Can't love, can't hurt

di DumbledoreFan
(/viewuser.php?uid=13062)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't let me go ***
Capitolo 2: *** Just friends ***



Capitolo 1
*** Don't let me go ***


Buona sera a tutti! E' la prima cosa che pubblico in questo fandom e quindi sono un po' emozionata ç___ç
Il primo capitolo di questa storia è abbastanza angst, ma vi assicuro che già dal prossimo capitolo il tono cambierà: il punto focale di questa storia sarà Harry e Louis che cercano di essere amici anche se sono ancora irremediabilmente cotti l'uno dell'altro.
Cosa importante: la parte in corsivo è un flashback, poi passa almeno qualche mese dal tempo vero di narrazione, quello scritto normale.
Beh, non vi trattengo oltre!
Enjoy!






 
Questa storia è dedicata a due persone
molto speciali nella mia vita.
Beatrice, che mi ha trascinata in questo fandom
e mi ha aiutata passo passo per il creare questa mia prima FF,
e a Gemma, mia figlia, anche lei responsabile della mia discesa
nel magico mondo dei One Direction <3

Grazie ad entrambi, siete speciali.












 
Can't love, can't hurt








 

“Non ce la faccio più.”

“Ti prego non dire così.”

“E’ quello che mi ripeto anche io da troppo tempo." 

“Non dire così Harry, passerà, andrà meglio.” 

"Ma non sta migliorando, ogni giorno è sempre più difficile, ogni giorno fa sempre più male.”

“Io sto anche peggio, cosa credi? Ma non voglio mollare, non possiamo mollare, mi avevi promesso che l’avremmo affrontato insieme.”

“E tu mi avevi promesso che sarebbe andato tutto bene, ma chiaramente non è così. Io sto male, tu stai male, e l’ultima cosa che voglio è farti soffrire.”

“Quindi pensi che lasciandoci starei meglio?”

“Forse non ora, forse non domani, ma alla fine potresti essere felice. Niente più pressione, niente da nascondere,nessuna delusione…”

“Come puoi dire una cosa del genere? Vuoi togliermi l’unica cosa che funziona?”

“Non funziona Louis, non te ne accorgi? Niente funziona andando avanti così.”

“E’ solo questione di tempo…”

“No, non lo è. Non ce la faccio più, ci stiamo uccidendo.”

“Harry…”

“Basta Louis, ti prego…basta.”

“Non farmi questo, sai che non dipende da me…”

“Proprio perché non dipende da te so che non potrà andare meglio, è inutile che continuiamo a ferirci. Non ha più senso.”

“Non puoi dire che non è giusto solo perché non è facile.”

“Non è più amore se ci fa più male di quanto ci fa bene.”

“Harry…”

“E’ finita Louis.”

 

*

 

Erano almeno dieci minuti abbondanti che Harry fissava lo scatolone posato per terra davanti a lui, l’ultimo del trasloco rimasto da sistemare, cercando di convincersi ad alzarsi dal letto e disfarlo, mettere a posto le ultime cose e andare oltre. Ma dopo quello scatolone, tutto sarebbe sembrato definitivo, irreparabile, si sarebbe sentito senza possibilità di tornare indietro. Vederlo lì, in camera sua, era l’unica fonte di quel briciolo di tranquillità che gli era rimasta, l’aveva lasciato lì per ingannarsi del fatto che avrebbe potuto fare un passo indietro e riportare tutto a com’era prima. Ma adesso era arrivato il momento di affrontare la realtà.

Quella scatola era solo una scatola, e non gli avrebbe ridato indietro Louis. Non avrebbe potuto prendere quella scatola ancora impacchettata e tornare nella loro casa, per stare insieme a lui. D’altronde, era stato Harry a fare quella scelta, era stato lui a decidere di chiudere la loro storia una volta per tutte.

Aveva detto a Louis che non era più amore se faceva male più di quanto faceva bene, ed era convinto che lasciandosi liberi la situazione sarebbe migliorata, che sarebbero potuti essere più sereni, più tranquilli, più felici.

Ma Harry si sbagliava.

Anche se faceva più male di quanto faceva bene, era sempre amore, dopotutto. Perché ancora aveva il batticuore a sentir parlare di Louis, sentiva ancora le farfalle nello stomaco quando per sbaglio incrociavano i loro sguardi, e ancora aveva una voglia matta di baciarlo fino a svenire. 

In realtà Harry non era propriamente pentito di quella decisione, perché nel momento in cui l’aveva presa, si sentiva davvero senza scelta. Passavano più tempo a litigare che a fare l’amore, più tempo a tenersi il broncio che a fare pace, la pressione si era fatta davvero troppa, o forse era troppo quello che dovevano nascondere. Non era il modo giusto di vivere quella relazione, e lo sapevano entrambi, perciò perché continuare a ferirsi? Perché non rendere tutto più semplice? Niente più problemi, sotterfugi, cose studiate a tavolino, niente più sguardi d’accusa o sofferenti ammonimenti. Avrebbero accontentato così tante persone lasciandosi. 

Ma Harry come poteva sapere che il dolore di vedere Louis con gli occhi affranti, l’impossibilità di toccarlo, i modi sempre più morbosi con cui cercavano di evitarsi, sarebbero stati mille volte peggio? Non si immaginava certo che sarebbero stati bene subito, ma forse dopo un po’ sarebbe migliorato.

E invece no.

Perché per quanto era faticoso e doloroso nascondere quella scintilla nei loro occhi, almeno c’era. Adesso invece sembrava tutto tristemente… spento.

Harry aveva capito di dover lasciare Louis perché si stavano distruggendo, ma adesso erano morti.

Forse uccidersi a vicenda sarebbe stato più dolce?

Forse alla fine, anche quando l’ultimo barlume di speranza si fosse dissolto, si sarebbero salvati?

Harry aveva lasciato andare Louis per tentare di salvarlo, ma di fronte a quello scatolone si ritrovò a pensare che sarebbe stato meglio se Louis avesse insistito per continuare. Se Louis non l’avesse lasciato andare.

Harry si alzò di colpo dal letto e si inginocchiò davanti alla scatola, cominciando a svuotarla ed appoggiare disordinatamente tutte le cose sul pavimento. Erano tutti oggetti che aveva portato via dalla sua vecchia stanza; cd e dvd un po’ malandati, qualche libro consumato, un cubo di Rubik mai finito, agende e taccuini sporchi, e infine qualche cornice. Una foto con sua sorella Gemma, una con i suoi genitori, la prima foto che si era fatto insieme ai ragazzi… e infine, per ultima, una foto con Louis, una delle prime che si erano fatti dopo essersi messi insieme. Quelle quattro cornici prima erano poggiate sul comodino accanto alla sua parte di letto, così da poter avere uno sguardo frequente e veloce verso coloro che rendevano la sua vita degna di quel nome. Osservò la foto con Louis per dei lunghi istanti, lasciandosi scappare un sospiro amaro, ma non esitò poi a metterla sul nuovo comodino insieme a tutte le altre.

Potevano non parlarsi quasi più, cercare di evitarsi più che potevano, ma Harry non voleva che Louis lo lasciasse andare del tutto. E proprio mentre se ne stava steso sul letto a contemplare quella foto, come se per magia riuscisse a riportarlo a quei giorni più limpidi, Harry prese il suo diario e cominciò a scrivere. Ma non una confessione, un racconto, o una poesia, niente di tutto quello. Harry aveva bisogno di esprimere quello che provava nel modo più intenso, diretto e profondo che conosceva. E così, si mise a scrivere una canzone.

 

Now you were standing there right in front of me

I hold on it’s getting harder to breath

All of a sudden these lights are blinding me

I never noticed how bright they would be

 

I saw in a corner there is a photograph

No doubt in my mind it’s a picture of you

It lies there alone on its bed of broken glass

This bed was never made for two

I’ll keep my eyes wide open

I’ll keep my arms wide open

 

Don’t let me

Don’t let me

Don’t let me go

‘Cause I’m tired of feeling alone

 

Don’t let me

Don’t let me go

‘Cause I’m tired of feeling alone

 

I promised one day I’d bring you back a star

I caught one and it burned a hole in my hand oh

Seems like these days I watch you from afar

Just trying to make you understand

I’ll keep my eyes wide open yeah

 

Don’t let me

Don’t let me

Don’t let me go

‘Cause I’m tired of sleeping alone

 

 

------------- * --------------

 

 

Appena avvistò una fila di sedie vuote vicino al gate del loro aereo, Harry ci si fiondò senza la minima esitazione, sospirando appena quando finalmente si sedette, la testa buttata indietro e gli occhi socchiusi. Niall e Liam lo imitarono all’istante, sedendosi accanto a lui altrettanto sfiniti, mentre Louis e Zayn erano rimasti più indietro, troppo stanchi per accelerare il passo. Finalmente dopo l’estenuante viaggiare del tour, ai ragazzi era stato concesso qualche giorno di riposo per tornare a casa e ricaricarsi prima di ripartire per le mancanti tappe.

I concerti e il contatto diretto con i fan era sicuramente la parte che Harry preferiva, non c’era una sola sensazione al mondo che potesse competere con quella di stare sul palco sovrastato da persone pronte a darti il loro cuore in cambio di qualche canzone, in cambio della cosa che più amava fare nella sua vita, e il senso di gratitudine spesso era tanto da schiacciarlo, ma non poteva negare che il tour fosse anche tanto stancante da prosciugarlo. Era un essere umano, dopo tutto. Debole ed imperfetto. Non un eroe, come molti fan pensavano. E quando Louis gli sfilò davanti per sedersi nel posto più lontano della fila, gli fu ancora più chiaro.

Harry non riusciva a credere che le cose si fossero davvero trasformate a tal punto da ridursi così. Se solo qualche tempo fa gli avessero detto che si sarebbe ritrovato così forzatamente distante da Louis, non c’avrebbe mai creduto. Quella distanza imposta era qualcosa che non avevano mai sperimentato e mai avrebbero dovuto farlo; dal primo momento che si erano conosciuti, Harry e Louis avevano capito che sarebbero stati inseparabili, perciò la situazione non era solo dolorosa, era inconcepibile.

Harry cercava di non pensarci, di distrarsi, di chiudere gli occhi e perdersi nella musica, ma non era così semplice.

“Vado a comprare dell’acqua, volete qualcosa?”

Harry tirò su la testa di colpo e aprì bocca per dire qualcosa, ma quando si trovò davanti proprio Louis, che lo stava guardando apparentemente tranquillo, la mano aperta in un accenno di richiesta, quel “vengo con te” morì sulle labbra di Harry e si ributtò indietro, distogliendo con forza lo sguardo.

Louis avrebbe voluto sospirare esasperato, no meglio, avrebbe voluto afferrare il ragazzo per le spalle, scuoterlo con forza e urlargli dritto in faccia di smetterla, smetterla di ignorarlo, smettere di fingere che quella era la scelta giusta, smetterla di stargli lontano perché se prima stavano male, adesso era anche peggio. Aveva ormai perso il conto di tutte le volte che aveva cercato il numero di Harry in rubrica, o si era avviato a casa sua, deciso a parlargli, urlargli, metterlo davanti al fatto che avevano fatto una cazzata e che se prima andare avanti era difficile, così era impossibile. Ma tutte le volte aveva chiuso il telefono o fatto marcia indietro, forse per codardia o forse per semplice paura. In fondo, che soluzione c’era? Tornare insieme, e riprendere quella vita che li aveva portati a lasciarsi? Forse Harry non aveva tutti i torti, forse dopo molto, molto tempo, potevano essere felici, anche se non riuscivano a vederlo. 

Forse se erano semplicemente fatti per stare insieme, il mondo avrebbe trovato il modo per farlo accadere. O forse il destino era una grande stronzata e loro erano due grandi vigliacchi.

Louis abbassò lo sguardo a sua volta e si avviò da solo al bar lì davanti per comprare una bottiglietta d’acqua, impedendosi fisicamente di voltarsi e lanciare qualche occhiata furtiva ad Harry. Gli mancava guardarlo. Quando dormivano insieme, e lui si svegliava per primo, passava interminabili minuti a fissare Harry, per cercare di imprimersi nella mente ogni suo minuscolo dettaglio. Lo aiutava per i momenti in cui era solo, ma adesso i ricordi cominciavano a farsi più sfocati. Aveva il terrore che continuando così, tra un po’ si sarebbe dimenticato tutti quei dettagli intimi che amava, il modo in cui pronunciava il suo nome quando facevano l’amore o come canticchiava sotto la doccia la mattina.

Dimenticare era così triste.

Quando Louis tornò dove gli altri erano seduti, Paul, illoro capo della security, gli stava già dando le direttive su come dividersi.

“Harry e Niall, voi siete i primi a partire, dal questo gate;Zayn, Louis e Liam, voi tra quarantacinque minuti dal gate 53. Godetevi un po’ di riposo a casa ragazzi.”

Harry sospirò quasi inconsciamente e si alzò in piedi imitato subito da Niall, per salutare, un momento che era sempre stato triste per loro visto quanto erano abituati a stare sempre insieme, a condividere tutto senza la minima distanza. Ma dopo la rottura con Louis era forse il momento più triste, perché tutti potevano ammirare quanto tutto fosse crollato a pezzi.

Dopo aver stretto Liam e Zayn in un lungo abbraccio, Harry si voltò verso Louis che lo stava guardando con una certa aspettativa, le braccia stese lungo i fianchi e gli occhi ben concentrati. Ignorarsi in quel momento era davvero impossibile, non potevano far finta che l’altro non esistesse e andarsene ognuno per la sua strada. Loro non avevano litigato, loro non si odiavano, perciò si osservarono con una certa cautela prima di avvicinarsi e abbracciarsi. Fu un contatto breve e superficiale, niente a che vedere con i lunghi e caldi abbracci che erano soliti scambiarsi, ma era già molto di più di quanto si concedevano da quando si erano lasciati.

“A presto Lou.”

“Buon viaggio Harry.”

Furono le prime parole che si scambiarono in non si ricordavano nemmeno quanto, e nel momento in cui Harry si voltò per avviarsi all’imbarco con Niall, avrebbe voluto piangere. Non sapeva nemmeno se per la tristezza, il dolore o la rabbia, voleva solo piangere e buttare fuori tutto quel peso che gravava sul suo cuore.

Forse arrivato a casa l’avrebbe fatto, si sarebbe sdraiato sul letto ancora vestito e si sarebbe concesso un paio di minuti per essere patetico e piangersi addosso. 

Montato sull’aereo non disse una parola, ed era quasi sul punto di mettersi le cuffie e cercare di dormire quando Niall gli posò una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.

“Ti va di parlarne?”

Parlarne. Il loro più grande divieto.

Harry guardò Niall negli occhi e si rese conto che effettivamente non ne aveva mai parlato con nessuno da quando si erano lasciati, perché dirlo ad alta voce lo faceva sembrare troppo reale, troppo insopportabile, ma in quel momento aveva una gran voglia di sfogarsi, di vomitare il dolore e provare a ripulirsi, così annuì lievemente e appoggiò la testa sul sedile dell’aereo.

“Credevo sarebbe andata meglio, davvero. Non subito certo, neanche dopo un po’, ma poi credevo che l’abitudine e il non sentirsi più oppressi da quel… segreto troppo grande avrebbero fatto il loro effetto.” cominciò Harry con un sussurro, gli occhi chiusi e le mani strette intorno ai braccioli.

“D’altronde, che altra scelta avevo? Continuare così ci faceva troppo male, stavamo comunque perdendo quello che avevamo, ed uscire allo scoperto per salvarlo non era possibile. Credevo che sarebbe andata meglio, ma non è così.”

Harry strinse gli occhi più forte e rimase qualche istante in silenzio, prima di confessare come si sentiva.

“Ho perso tutto, Niall. Louis non era solo il mio ragazzo, era il mio fratello maggiore e il mio migliore amico, e adesso non ho più nessuno dei tre. E lo so che ci stavamo uccidendo, lo so che ogni cosa che facevamo finiva per ferirci e che non potevo sopportare l’idea di far soffrire Louis… ma adesso è tutto spento. E sono costretto a stare qui, a guardarlo di sfuggita e a sopportare i silenzi forzati, a reprimere non solo ogni contatto romantico, ma ogni contatto umano. Non posso parlargli, non posso guardarlo, non posso stargli vicino, e questo è contro natura, perché da quando ci siamo conosciuti io e Louis siamo sempre stati inseparabili e condividevamo qualcosa di unico, e non può essere tutto perduto, non può essere tutto sparito, io ne ho bisogno, è come se non avessi più una parte di me.”

La parole di Harry si fecero più veloci e allarmati, poi si fermò di colpo e riprese fiato.

“Mi manca il mio migliore amico. Mi manca il suono della sua risata alle mie battute, mi mancano i suoi scherzi, mi mancano le lunghe chiacchierate al telefono o i messaggi stupidi ad ogni ora. Mi manca vivere con lui, lavarmi i denti al suo fianco, usare il suo stesso shampoo, guardare la tv insieme. Tutto questo non è giusto, non sarebbe dovuto accadere, non avrei dovuto perdere il mio migliore amico.”

A Niall non passò inosservato come alla fine la voce di Harry si incrinò, e gli strinse la spalla più forte, finché questi non aprì gli occhi un po’ lucidi e si voltò verso l’amico.

“Ma perché vi fate questo? Perché vi evitate così quando il problema non era essere amici?” chiese il ragazzo al suo fianco.

“Credo perché paradossalmente questo è il modo migliore per non tormentarci oltre… se stessimo vicini, non faremmo altro che sbatterci in faccia quello che abbiamo perso, sarebbe davvero una tortura peggiore di quanto non sia questa…lontano dagli occhi, lontano dal cuore.” rispose Harry facendo spallucce.

“Ma così non è lontano dagli occhi, lontano dal cuore Haz, perché siete obbligati a stare insieme comunque, anche se non vi parlate siete lì nella stessa stanza in continuazione…non pensi che almeno parlare e riprendere un po’ della vostra amicizia potrebbe alleviare invece che peggiorare la situazione?”

Harry sbattè veloce le ciglia, registrando le parole diNiall e soppesandole con attenzione, per poi lasciarsi andare sul sedile e sospirare appena.

“Non lo so” ammise semplicemente, con la testa che iniziava a girargli.

“Perché non parli con Louis? Scommetto che lui prova esattamente le stesse cose, scommetto che gli manchi più di qualunque altra cosa, no anzi lo so, lo so per certo, e insieme potete cercare di risolverla, di tornare amici.” A quelle parole Harry non riuscì ad evitare di abbassare lo sguardo e toccarsi la base del naso, stringendola per trattenere una lacrima.

“Non lo so” ripeté con un tono di voce che fece capire a Niall che era meglio smettere di parlare, avevano già detto abbastanza. L’amico accettò la muta richiesta dell’altro e si limitò a passargli un braccio sulle spalle e stringerlo per qualche secondo a sé, per poi lasciarlo andare e cambiare prontamente discorso. Parlarono del più e del meno, delle cose buffe che gli erano successe negli ultimi giorni, e di quello che avrebbero fatto appena arrivati a casa.

“Ti mandano a registrare?” chiese Niall stupito, e Harry annuì con il capo.

“Vogliono un’altra versione di “Don’t let me go”, per prova…vogliono vedere se funzionerebbe davvero come singolo.”

La voce di Harry si era abbassata, e Niall non riuscì a capire se era per l’iniziale idea di divisione dal gruppo, o se era per la canzone, che aveva scritto per Louis. Gliel’aveva confessato la prima volta che gliel’aveva fatta sentire, senza aggiungere altro, e a Niall si era stretto il cuore.

Tutto ciò era ingiusto. I suoi due migliori amici non si meritavano di vivere una cosa del genere, e la cosapeggiore era che lui non poteva farci niente.

O forse… poteva.

“Quando vai in sala di registrazione?”







 
Spazio dell'Autrice.


Eccoci qua!
Il capitolo si ferma così di colpo giusto per essere cattiva e lasciarvi a crogiolare nel chiedervi cosa succederà xD
Comunque sì, considerate bene che questo è solo l'inizio, il punto di base, già dal secondo capitolo la storia prenderà una piega un po' diversa...abbiate fede!
Purtroppo non so quando aggiornerò perché ho delle storie in corso sia nel fandom di Glee che in quello di Teen Wolf, ma state sintonizzati!
Spero che almeno questo inizio vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito.

Ringrazio prima di tutto e con tutto il mio cuore Beatrice, che non solo è la mia beta, ma la ragazza che con me ha ideato la storia e mi sta aiutando passo passo. Ti adoro tesoro <3

Grazie anche a Flavia, la mia migliore amica, che ha letto in anteprima questo capitolo e mi ha aiutato con le correzioni **

E ovviamente grazie a tutti voi che siete arrivati fin qui <3
Spero di rivedervi presto!

Un bacione grande!

Alexa

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Just friends ***


Buon giorno adorabili lettori **
Sono tornata con il secondo capitolo di questa long Larry ** Già da qui si capisce il vero filo conduttore di tutta la storia, spero che vi piaccia <3
Enjoy!









"Niall, sei consapevole vero che io a quest’ora dovrei essere ancora languidamente addormentato, invece che prelevato di forza da casa mia senza una spiegazione?” bofonchiò Louis ancora mezzo addormentato, con la guancia poggiata al vetro del finestrino mentre lanciava un’occhiataccia al biondo che stava guidando.

“E’ un’emergenza, sennò non l’avrei fatto.” Louis sbuffò sonoramente e socchiuse gli occhi, cercando di riafferrare almeno l’illusione del suo sonno perduto, per poi riscuotersi dopo un po’.

“Ehi, non si tratta tipo di un’iniziativa esclusiva di Nando’s, per cui se porti un amico puoi avere il doppio del pollo gratis? Perché giuro che se mi hai svegliato a quest’ora improponibile della mattina per una cosa del genere, puoi scendere e cominciare a correre, Nialler.” esclamò Louis con tono abbastanza minaccioso per essere ancora un po’ intontito.

“No Tommo, niente di tutto questo… anche se sarebbe una cosa davvero meravigliosa.” rispose l’amico, i cui occhi si illuminarono appena, senza però distoglierli un secondo dalla strada davanti a sé.

“Sarebbe stata una cosa da te.” borbottò Louis chiudendo nuovamente gli occhi e sprofondando nel sedile del passeggero.

“Ma poi, ora che ci ripenso… tu non dovresti essere in Irlanda? Non avevi detto che volevi vedere i tuoi per un paio di giorni?” continuò dopo qualche minuto, aprendo un solo occhio per guardare il biondo.

“Vado domani, avevo delle cose da fare qui.” rispose lui vago, beccandosi uno sguardo in tralice dall’amico.

“Niall sei strano oggi, è successo qualcosa di grave?” ribatté Louis raddrizzando la schiena con fare preoccupato.

“Strano? No no, niente.” replicò velocemente l’altro, girandosi un attimo per guardare l’amico con espressione confusa, ma il tono vagamente acuto della voce lo tradì un po’.

“Sì, strano. Non hai spiccicato parola di tua volontà da quando mi hai svegliato, non hai fatto una sola battuta né hai detto una sola volta che hai fame… sei strano.” spiegò Louis cercando di fargli capire che non riusciva a nascondergli una cosa del genere, si conoscevano troppo bene ormai.

“E’ presto anche per me.” ribatté semplicemente Niall stringendosi nelle spalle e accennando un sorriso quasi di scusa.

Louis continuò ad osservarlo per qualche istante ma si decise a non insistere oltre, nonostante fosse sicuro di aver ragione. Aveva visto Niall in tutte le condizioni umane possibili (e questa non era sempre una cosa positiva), specialmente la mattina presto, ed era perfettamente in grado di riconoscere quando era tranquillo e quando invece era preoccupato. Ma, se il ragazzo non voleva dirgli il motivo, non l’avrebbe forzato oltre. Si spaparanzò scompostamente sul sedile e rivolse lo sguardo alle familiari strade della città che stavano scorrendo davanti a lui.

“Mi puoi dire almeno se questa è una sorpresa, una specie di regalo, qualcosa di bello, o se semplicemente vuoi farmi a pezzetti e sotterrarmi da qualche parte? In caso fosse l’ultima opzione, ci tengo a precisare che se mi vuoi fuori dal gruppo, basta dirlo, e che comunque fareste schifo senza di me.” fece Louis sollevando il mento tronfio, e facendo sbuffare Niall rumorosamente.

“Stai zitto e dormi?!” lo rimbeccò spazientito, mentre l’altro lo guardò quasi offeso prima di sospirare e arrendersi con le domande.

Gli ci volle un po’ prima di accorgersi che la strada che stavano percorrendo era davvero molto familiare, e stava per girarsi e chiedere a Niall perché lo stava portando verso il loro studio di registrazione, ma si ricordò in tempo dell’ammonimento dell’amico così rimase in silenzio, guardando con più attenzione fuori dal finestrino per controllare se magari si era sbagliato. E invece aveva ragione. Niall rallentò e parcheggiò davanti al loro studio, e lanciò un’occhiata preoccupata all’orologio, scendendo velocemente. Louis lo seguì senza esitazione, ma con un grande punto interrogativo stampato in fronte. La band era in vacanza, non avevano programmato nessuna sessione di registrazione, e se l’avessero fatto, l’avrebbero avvertito, non sarebbe venuto Niall a prelevarlo e portarlo lì in gran segreto. Si sentiva come se gli stesse sfuggendo un gigantesco tassello e la cosa era frustrante, tanto che stava per afferrare Niall per le spalle e scuoterlo fino a che non avrebbe confessato, ma non appena arrivarono di fronte alla porta della loro solita stanza, fu l’amico a prenderlo per spalle e guardarlo dritto negli occhi.

“Louis, ho bisogno che tu ascolti questo. Con attenzione. Devi… dovete rendervi conto di quello che vi state facendo, dovete… comunicare in qualche modo, in qualsiasi modo, e questo penso che sia un buon inizio. Vi state facendo entrambi del male in un modo che non solo non vi meritate, ma che non è necessario. Quindi, per favore, rimani qui e ascolta, ascolta bene, ok?” gli disse con un tono veramente serio, un tono che non apparteneva affatto al Niall che conosceva, e questo lo allarmò non poco, lasciandolo senza fiato, con i dubbi rimasti a mezz’aria.

Il ragazzo non disse altro, si limitò a guardarlo dritto negli occhi per poi annuire con il capo e portarsi l’indice alle labbra per fargli segno di non parlare. Entrarono silenziosamente nella stanza, e quando il tecnico alla console si girò confuso verso di loro, Niall fece anche a lui cenno di stare zitto e si appoggiò al muro più lontano dal vetro, così da non essere visto. Louis lo imitò in silenzio, e proprio mentre la sua testa stava cercando di dare una spiegazione a tutto quello, il tecnico si voltò verso il vetro e sollevò il pollice.

“Ok Harry, quando sei pronto.”

Lo stomaco di Louis si accartocciò su se stesso solo a sentir pronunciare quel nome, e si girò velocemente per incrociare gli occhi di Niall, il quale strinse un po’ le labbra e poggiò una mano sul braccio di Louis.

“Now you were standing there right in front of me…I hold on it’s getting harder to breath.”

Quando Harry cominciò a cantare, Louis trattenne il respiro quasi senza accorgersene, il cuore che contro la sua volontà aumentò i battiti. Sapeva che Harry aveva scritto una canzone originale, aveva sentito che ne parlava, ma non si era mai azzardato a chiedere di leggerla o farsela cantare, come non aveva avuto la presunzione di credere se quella canzone parlasse di lui, anche se un po’ ci sperava. E mentre ascoltava Harry cantare, quella speranza si faceva dolorosamente reale.

“It lies there alone on its bed of broken glass… this bed was never made for two.”

Louis si strinse istintivamente le braccia intorno al torace, come se volesse difendersi dal ricordo che balzò prepotente nella sua mente non appena udita quell’ultima frase: lui ed Harry, sdraiati nel letto di quest’ultimo, mentre il suo era rimasto quasi inutilizzato da quando avevano comprato casa insieme, e Harry che ci scherzava sempre, che lo punzecchiava dicendogli “che ci fai qui? Non c’è posto, questo è il mio letto, vai nel tuo.” e non appena provava ad alzarsi lo afferrava per un braccio e trascinava con sé sulle coperte.

“Don’t let me, don’t let me, don’t let me go…’cause I’m tired of feeling alone.”

Louis chiuse gli occhi e strinse forte le labbra, trattenendosi dall’emettere qualunque suono quando in realtà avrebbe voluto urlare. Urlare forte, fare irruzione e urlare contro Harry, perché lui non l’avrebbe mai lasciato andare, lui non voleva, l’avrebbe stretto forte e tenuto con sé per sempre, anche se gli era proibito amarsi. Louis non era d’accordo, non lo era mai stato, e quante volte avrebbe voluto dirglielo, quante volte avrebbe voluto tirarlo a sé e fargli sapere quanto si sentiva solo, quanto era triste il loro letto senza di lui. Ma perché, se Harry si sentiva esattamente nello stesso modo, non gliel’aveva detto? Perché non era tornato indietro, tornato sui suoi passi, e non avevano provato ad aggiustare tutto? Perché si era limitato a scrivere quel grido d’aiuto nel testo di una canzone invece di parlare con lui? Potevano aiutarsi a non sentirsi più soli. Potevano farcela insieme.Louis non aveva mai smesso di credere in loro. Nemmeno quando Harry l’aveva lasciato.

Si era promesso che non si sarebbe mai arreso, e lui era un uomo di parola. Lui e Niall rimasero in religioso silenzio, immobili, ad ascoltare Harry che registrava tutta la canzone, aggiustando i pezzi che non erano venuti bene, riprovando in varie tonalità, e tutte le volte che la sua voce si incrinava un pochino Louis stringeva più forte gli occhi, trattenendosi il più possibile dal mostrare quanto sentire Harry cantare quelle parole lo incrinasse dentro. Non era giusto che il loro amore avesse portato a tutto ciò. Il loro amore doveva essere una salvezza, non una condanna. Quando l’assistente disse ad Harry di aver finito, Louis sobbalzò violentemente, quasi preso dal panico.

Ma ebbe a mala pena il tempo di muoversi che Harry spalancò la porta che lo divideva dall’altra parte della saletta, e non appena si ritrovò davanti a Louis rimase pietrificato, ancora con le dita intorno alla maniglia e gli occhi spalancati, anche lui con una nota di terrore e di pura sorpresa. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa, ma rimase a boccheggiare senza riuscire a staccare lo sguardo da Louis, il quale lo stava osservando agitato e nervoso. Niall si girò verso l’assistente e gli fece cenno di seguirlo fuori.

“Io vi aspetto giù, e sappiate che non vi faccio tornare a casa finché non avete chiarito. E levatevi dalla testa che ferirvi a vicenda è l’unica via e che non avete scelta, perché non lo è. C’è sempre scelta.” disse il biondo prima di uscire dalla saletta e chiudersi la porta alle spalle, lasciando i due ragazzi da soli. Harry e Louis rimasero qualche istante in silenzio a fissarsi, poi il più giovane sospirò appena e si passò una mano dietro la nuca.

“Che ci fai qui?” chiese alla fine, alternando lo sguardo da Louis al pavimento con una certa velocità.

“Niall stamani si è presentato a casa mia e mi ha letteralmente prelevato senza dirmi dove stavamo andando. Poi mi ha portato qui e mi ha detto che dovevo… ascoltare.” spiegò Louis, rendendosi conto che quella era la frase più lunga che aveva detto ad Harry da quando si erano lasciati, e non sapeva decidere se la cosa gli faceva male lo faceva stare meglio. Harry sospirò di nuovo e scosse un po’ il capo con un sorrisino quasi divertito.

“Dovevo aspettarmelo dopo ieri.” borbottò Harry quasi fra sé e sé, e l’altro gli rivolse uno sguardo confuso.

“Che intendi?” domandò Louis aggrottando la fronte, ma Harry non rispose, limitandosi a stringersi nelle spalle e scivolare a terra, sedendosi appoggiato alla parete. Dopo qualche istante Louis si sedette di fianco ad Harry, guardandolo con insistenza, tanto che l’altro sentiva fisicamente i suoi occhi premergli addosso.

“Harry ti prego parlarmi. Questo silenzio forzato mi uccide, più di qualunque altra cosa. Io e te eravamo abituati a dirci tutto ciò che facevamo, tutto ciò che pensavamo, ti prego sii sincero con me e parlami.”

“Che ti devo dire Louis? Che questa situazione mi sta uccidendo? No peggio, che mi sembra di essere già morto, perché senza di te è tutto spento… vuoi sentirmi dire che mi sbagliavo? Che non va affatto meglio, ma che è ancora peggio? Che non ce la faccio più? Lo sai già, non c’è bisogno che te lo dica.” mormorò Harry senza staccare gli occhi da terra.

“No invece ho bisogno che tu me lo dica, ne ho bisogno perché fino ad ora non sapevo quello che provavi veramente, non fino a che non ti ho sentito cantare questa canzone.” replicò Louis alzando un dito verso il vetro, e a quel punto Harry si voltò per guardarlo dritto negli occhi, senza dire niente per qualche secondo.

“Credevo davvero che sarebbe andata meglio. Credo ancora che sia meglio se non stiamo insieme. Ma tu sei tutto per me Louis. Non solo il mio ragazzo, sei come un fratello, sei il mio migliore amico, e non posso perdere tutto.” confessò Harry a cuore aperto, senza più trattenersi, disse solo la verità, quello che aveva detto a Niall sull’aereo, perché se lo meritava, Louis meritava di sapere.

“E non devi, non dobbiamo. Anche tu per me sei più che solo il mio ragazzo, e non poterti parlare, chiamare o anche stare sul divano a guardare la tv con te mi uccide. Possiamo avere ancora questo, possiamo ancora essere migliori amici.” ribatté Louis posando una mano sulla spalla di Harry e guardandolo con lo sguardo traboccante di aspettativa. Sembrava un cucciolo in quei momenti, e l’altro non riuscì a trattenere un sorriso.

“Possiamo Lou? C’ho pensato così tante volte, mi mettevo lì e pensavo “possiamo tornare a quando eravamo solo amici”, ma io e te siamo stati solo amici? Certo, i primi tempi di X Factor non stavamo insieme, ma io ero così innamorato di te, fin da subito che mi vergogno quasi a ripensare a quanto palese e devoto ero. Ti seguivo come un cagnolino, ridevo ad ogni tua battuta, ti guardavo mentre dormivi… ti rendi conto, ti guardavo mentre dormivi!” replicò Harry scuotendo un po’ il capo, senza smettere di sorridere fra sé e sé.

“Possiamo provarci… quale altra scelta abbiamo? Neanche io ero messo tanto meglio, c’ho messo solo un po’ di più a rendermene davvero conto, ma possiamo provarci, ricominciare e trovare una nuova situazione che funzioni, che ci faccia veramente stare meglio.” rispose Louis facendo scendere la mano verso quella di Harry, che strinse quasi con timidezza, abbassando lo sguardo. “Io ti amo Harry, ma finché il nostro amore non ci farà più bene che male, sono disposto ad esserti solo amico, a riavere tutto quello che condividevamo, senza superare la linea… Lo so che sarà difficile, ma qualunque cosa che non sia questo.” disse cercando nuovamente gli occhi dell’altro, il quale dopo una manciata di secondi si aprì in un sorriso luminoso.

“Mi sei mancato così tanto Lou.” disse Harry buttandosi senza esitazione fra le sue braccia, stringendolo forte. Louis avvolse il ragazzo fra le proprie braccia e poggiò il viso nell’incavo del suo collo, inspirando forte il suo odore.

“Anche tu Haz…tu e le tue fossette.” rispose l’altro accarezzando con il dorso della dita una guancia di Harry, facendolo ridacchiare. Si separarono dopo qualche minuto, ed entrambi furono sinceramente sopresi di rendersi conto che dopo mesi, finalmente potevano assaporare un po’ di sana felicità.

“Quindi… solo amici?” chiese Harry con un sorriso felice, ma con una nota di amarezza. Alla fine il management aveva ottenuto quello che voleva. Louis ricambiò il sorriso e gli tese la mano.

“Solo amici.”








 
Spazio dell'Autrice.
 
Eccoci qua :D
...io amo Niall, ve l'ho mai detto che amo Niall? Bene, io amo Niall! E' il nostro salvatore, il capitano della nostra ship, e ha fatto quello che tutti noi avremmo voluto fare: prendere Harry e Louis, rinchiuderli in una stanza e obbligarli a parlare. I nostri due eroini parlano e decidono che così non possono andare avanti, e che devono provare almeno ad essere "solo amici".
...non ci riusciranno mai, penserete voi, e in effetti lo penso anche io, e sotto sotto lo pensano anche loro. Sarà questo il divertente della storia LOL

Ringrazio come al solito quell'amore di Beatrice, la mia beta nonché il mio braccio destro, che senza di lei non so come farei <3
Ringrazio anche tutte le bellissime, stupende persone che hanno recensito lo scorso capitolo ** Non sapete quanto mi ha fatto piacere, davvero, specialmente perché questa è la mia prima storia qui e speravo così tanto che l'inizio vi piacesse! Spero di non deludervi <3 Grazie grazie mille <3

Un bacione e alla prossima!

Alexa
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2149431