Lo strano caso del cane che abbaiava a mezzanotte

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: l'insopportabile ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo: il sacrosanto venerdì diciassette ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: campi innevati ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: sconosciuta ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: le scale della Guferia ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: considerazioni casuali ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: il bacio ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette: Grifondoro vs Corvonero ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto: scommesse ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove: riflessioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci: armature e trofei ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici: grazie ad un poltergeist ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici: insinuazioni ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici: correndo in corrodoio ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici: domande filosofiche ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici: amori vecchio stampo ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici: biscotti annacquati per conigli affamati ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette: Orchideous ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto: risvegli a sorpresa ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove: fregato ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti: guerra sull'Hogwarts Express ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno: vacanze ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue: sospirati ritorni ***
Capitolo 24: *** Spinoff 22: sul treno ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventitre: vampiri ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventiquattro: doppi sensi ***
Capitolo 27: *** Capitolo venticinque: tra i vicoli di Hogsmeade ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventisei: chiedere, o meglio, come chiedere? ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventisette: festa Rosso e Oro ***
Capitolo 30: *** Capitolo ventotto: cani e fantasmi alla Foresta Proibita ***
Capitolo 31: *** Capitolo ventinove: notizie Babbane ***
Capitolo 32: *** Capitolo trenta: Cullen Longman e il viscidume ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentuno: dare spettacolo ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentadue: secchi alla mano ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentatre: ricatti ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentaquattro: un cavaliere al gran ballo ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentacinque: messaggi incantati ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentasei: complotti ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentasette: era una notte buia e tempestosa ***
Capitolo 40: *** Capitolo trentotto: traviando i posteri ***
Capitolo 41: *** Capitolo trentanove: romantiche confessioni ***
Capitolo 42: *** Capitolo quaranta: addio ai bagordi ***
Capitolo 43: *** Capitolo quarantuno: sospetti ***
Capitolo 44: *** Capitolo quarantadue: come una doccia gelata ***
Capitolo 45: *** Capitolo quarantatre: era destino ***
Capitolo 46: *** Capitolo quarantaquattro: la quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 47: *** Capitolo quarantacinque: consolazioni su commissione ***
Capitolo 48: *** Capitolo quarantasei: tempo di esami ***
Capitolo 49: *** Capitolo quarantasette: richiesta di chiarimenti ***
Capitolo 50: *** Capitolo quarantotto: l'imbarazzante incidente dell'abbraccio ***
Capitolo 51: *** Capitolo quarantanove: risultati ***
Capitolo 52: *** Capitolo cinquanta: sulla banchina ***
Capitolo 53: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo: l'insopportabile ***


Note: Scrivo in piccolo giusto per non dare noia al prossimo con le mie quisquiglie. Piccola premessa: io, in genere, ho una profonda aberrazione per la stragrande maggioranza di storie romantiche, sentimentali, mielose e dir si voglia. Naturalmente ci sono meravigliose eccezioni, ma tant'è. La mia cura autoprescrittami, quindi, è stata quella di scriverne una. Stanca di vedere persone che si amano subito alla follia, ho tentato, magari male, ma questo sta a voi dirmelo, di descrivere l'imbarazzo di non saper cosa fare davanti all'altro sesso con un po' di ironia.
Devo però ringraziare chi ha letto questa storia in anteprima, dandomi dei consigli, ridendo al momento giusto e sopportandomi quando piombavo su msn passando capitoli da leggere: un grazie milla quindi ad Alektos, Rowena e Fleartacasi, a cui devo, inoltre, consigli e ispirazioni geniali. Il titolo della storia fa il verso al romanzo di Mark Haddon "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte". Non so dire se ci sia ispirazione, il libro non l'ho mai letto. E ora basta ciance XD

Prologo: L’insopportabile

Sirius Black odiava James Potter, strano ma vero. Affermazione un po’ insolita a vedersi: così lapidaria, così forte. Sicuri di aver letto bene? Coraggio, tornate alla prima riga e rileggete. Pauroso, vero?
Ebbene sì, lo è, ma ciò non toglie che questa sia la più pura e innegabile verità. James Potter era stato da sempre il suo migliore amico, eppure Sirius aveva cominciato ad odiarlo. E ne aveva ben donde, sia chiaro: da un po’ di tempo a questa parte Ramoso era diventato insopportabile; lo si sarebbe anche potuto definire odioso. “Disgustoso” e “Irrecuperabile” erano gli aggettivi che si ritrovava ad usare con maggior frequenza. Tutta colpa di quella Evans, esatto. La bella, buona, brava, simpatica Lily Evans: la piattola. Non che lui la detestasse per davvero, intendiamoci. James Potter aveva frequentato ragazze ben peggiori nel corso della sua carriera di ragazzo popolare, considerò, ma non aveva mai avuto la pretesa di portarsele appresso in ogni momento della giornata.
Che fine avevano fatto i Malandrini?
Lui non aveva mai fatto una cosa del genere, e di frequentazioni, non tanto quanto si vociferava, ad esser sinceri, ne aveva avute. E nemmeno Remus e Peter, anche se, be’… non che avessero poi una grande dimestichezza con le ragazze.
A lui quell’atteggiamento dava molto fastidio, ecco. La cosa peggiore era che gli altri due sembravano non dare segni di insofferenza, come se tutto fosse normale. Non lo era nemmeno un po’! Probabilmente si erano messi d’accordo per fargli fare la figura del cretino isterico, della fidanzata gelosa. Le questioni di cuore di Ramoso non lo interessavano affatto, lui voleva solo che tutto tornasse come prima.
- Che hai Felpato? – chiese Remus, uscendo dalla serra numero cinque di Erbologia.
- Niente. – grugnì lui, desiderando ardentemente di essere lasciato nel suo brodo.
- Ancora la solita storia? Sono due mesi che vai avanti così, non c’è proprio verso che tu riesca a rassegnarti?
- Non sono due mesi. – ribatté, risentito. Lui non rimuginava, e, soprattutto, non si rassegnava.
- Spiacente di dover dissentire. Si sono messi insieme poco prima di Natale, non dirmi che hai dimenticato gli scherzi con le renne, e noi siamo a metà febbraio. Direi che sono quasi due mesi. – convenne l’altro pacatamente, avvolgendosi la sciarpa rosso-oro intorno al collo.
Possibile che non lo rammentasse? La carnevalata che aveva organizzato per indispettire il suo migliore amico era stata piuttosto appariscente. Lui ne aveva un ricordo terribile.
- Già, Signor Precisino, meraviglioso! – Sirius guardò davanti a sé, torvo. Tra la piccola folla di studenti che camminava davanti a loro poteva vedere senza difficoltà i due giovani innamorati mano nella mano: che schifo.
- Guardalo, è schizzato via senza nemmeno salutare!
- Veramente ha salutato. – disse Peter aprendo la bocca per la prima volta. – Ha detto che ci saremmo visti a pranzo.
- Io non l’ ho sentito.
- Per forza, hai tenuto il muso per tutto il tempo. Chissà dove avevi la testa. Ad ogni modo, io rimango il Signor Lunastorta. – disse Remus.
- Sirius, non vorrei che fosse solo una mia impressione, ma stai diventando verde. Non è che sei invidioso? – domandò Peter, quasi preoccupato.
- Io non sto affatto diventando verde. Devi avere le visioni, Codaliscia.
- No, ma di certo stai schiumando di rabbia. Credo che dovresti smetterla di aggirarti da solo per il parco, è evidente che hai delle frequentazioni ben strane. – rise Remus, accelerando il passo e cominciando ad allontanarsi dagli altri due.
- Dove stai andando adesso? Non puoi offendermi e poi andartene come se niente fosse!
- Mi tocca andare dalla Chips, Sirius. Vedi di ricordarti di non prendere impegni, stasera.
- E’ oggi? – domandò, piuttosto sorpreso.
- Già… - mormorò Remus alzando le spalle, prima di andarsene.
- Oggi è il diciassette? – chiese poi rivolto a Peter, per fugare ogni dubbio.
- A meno che il calendario non sia impazzito proprio oggi sì. – mormorò il ragazzo con aria di rimprovero. – Mi sorprende che tu l’abbia dimenticato. – E se ne andò anche lui, stanco di stare fuori, con i piedi ancora in mezzo a rimasugli di neve, a prendere freddo.
Fu in quel preciso istante che Black si rese conto che quella tutta storia cominciava ad avere brutti risvolti: si stava comportando come un vero e proprio imbecille.


I commenti sono sempre graditissimi, al prossimo aggiornamento! Per sapere quando e dove fate una capatina sul forum ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo primo: il sacrosanto venerdì diciassette ***


Capitolo primo: il sacrosanto venerdì diciassette

- Ciao, sono un idiota. – esordì Sirius circa un quarto d’ora dopo, bloccando Lunastorta mentre entrava in Sala Grande. – Puoi anche darmi un pugno in faccia se vuoi, vendicati pure.
Remus rise piano: - Non me la sono presa, davvero. E non ho intenzione di prenderti a pugni. Sarebbe una battaglia persa; per me, ovviamente.
- Il grande e magnanimo Remus Lupin mi perdona?
- Quasi. – rispose lui, malcelando un sorriso furbastro.
– Ci sono James e Lily, li raggiungiamo? – propose Peter allegramente, unendosi a loro. - Beh… dopo di te, Felpato. – Remus rise maliziosamente.
- Sei un gran bastardo. – sussurrò l’altro, sentendosi tradito.
- Ti rammento che mi hai quasi supplicato perché io mi vendicassi. – il ragazzo si sedette comodamente, cominciando subito a chiacchierare con i piccioncini.
Sirius da parte sua avrebbe voluto strangolarlo, colpirlo; magari anche fargli solo un dispetto. Osservando il volto pallido dell’amico però, e pensando alla lunga nottata a venire rinunciò, sedendosi a sua volta.
- Ne vuoi un po’? – chiese Lily, porgendogli una caraffa. Lui avrebbe voluto mandarla al diavolo, ma stava effettivamente morendo di sete.
- Sì, grazie. – mormorò a denti stretti, osservando James fare mostre di uno dei suoi sorrisi beoti.
Se all’una e mezza stava morendo di sete, alle tre e quarantacinque Sirius stava decisamente morendo di noia. La storia delle varie legislazioni per il controllo delle pericolose creature magiche del Sud America dal milleottocentotrentatre in poi non lo interessavano minimamente. Decise quindi di voltarsi verso il suo compagno di banco, in cerca di conforto. Fortunatamente la lezione era talmente noiosa che nemmeno James riusciva a distrarsi fissando semplicemente una testa rossa poco più avanti. Continuava a sbuffare, cercando di non addormentarsi; non tanto per dovere morale, quanto per difendere una reputazione da temerario e impavido, costruita nell’arco di sei lunghi anni.
- Psst! Ramoso!
- Che c’è? – rispose l’interessato, reprimendo a stento l’ottantesimo sbadiglio. Sì, per disperazione aveva anche perso tempo a contarli.
- Battaglia navale? – propose speranzoso.
- Sicuro! – James pareva felice di avere un’alternativa a monologo incessante di Ruf. Forse, considerò Sirius, il suo amico non era ancora del tutto da buttare. Fu molto difficile cercare di giocare senza disturbare il pisolino degli altri studenti; le navi colpite tendevano a lamentarsi rumorosamente, senza contare le urla degli equipaggi e gli spruzzi d’acqua ogni qual volta una di queste affondava.
- Ti ho distrutto la flotta, Felpato. – constatò James, evitando gli schizzi della sua ultima vittima agonizzante.
- Posso cercare la tua ultima nave, almeno? – implorò Sirius.
- Se insisti…
- F4.
- Spiacente amico mio, mancata. – rispose il ragazzo appallottolando il pezzo di carta che avevano usato. – Vuoi la rivincita?
- No. – sospirò Sirius appoggiando la testa sul banco – Il mio orgoglio non riuscirebbe a sopportarlo.
Potter rise sotto i baffi, chiudendo distrattamente il quaderno, consapevole del fatto che non avrebbe mai preso un appunto. Inoltre aveva qualcuno a cui poterli estorcere, eventualmente. Come tutte le cose terribili la lezione sembrò durare all’infinito, ma anche la tortura di Storia della Magia era destinata a finire e con essa l’intera settimana; non prima però di un’estenuante ora di Aritmanzia. Fu un sollievo potersi concentrare sul rilassante week-end incombente.
- Non ne posso più, sono stanco morto. Odio i venerdì pomeriggio. A proposito… qualcuno ha preso degli appunti alla lezione di Ruf? – mormorò Peter, entrando in Sala Comune. – Ho cercato di seguire, ma è stato del tutto inutile. – aggiunse, preoccupato.
- Lascia perdere Codaliscia, è di Storia della Magia che stiamo parlando: chissenefrega.
- Non preoccuparti, posso prestarti i miei – intervenne Lily, unendosi ai quattro. – Ehm… come funzionerà stasera? – chiese poi, preoccupata.
Evans era stata messa a parte del grande segreto più o meno da un mese scarso. Era stato Remus stesso a decidere di parlare, dopo che lei aveva visto in che condizioni si era ridotto dopo l’ultima luna piena. Secondo le dolci e amichevoli parole di Sirius sembrava che fosse stato preso in pieno da un Nottetempo; sì, gennaio era stato terribile, era da tempo che non succedeva qualcosa del genere. James gli aveva raccontato, ridendo, nonostante tutto, che lui e Felpato si erano dovuti dare da fare non poco per tenerlo a bada.
Sirius non era stato d’accordo e Peter si era schierato con lui riguardo alla rivelazione, mentre Ramoso aveva detto di fidarsi completamente di Lily.
Il piccolo Lunastorta era stato fiducioso, e, a dirla tutta, aveva vinto la scommessa. In fondo lui e Lily erano amici da sempre, era stanco di mentire con lei; era convinto che non lo meritasse. La ragazza si era dimostrata dolce, comprensiva e disponibile in caso di bisogno. Black aveva trovato quella perfezione stomachevole. Perché non era scappata urlando come avrebbe fatto chiunque altro sano di mente?
- Oh be’, penso che andrà come sempre. Verso le nove fingerò di sentirmi poco bene, andrò in Infermeria e mi farò accompagnare al passaggio segreto dalla Chips. Poi non mi resterà che aspettare gli altri per dare inizio alle danze. Dobbiamo pur dare una qualche emozione a Hogsmeade. – spiegò Remus con un sorriso tirato.
La ragazza annuì, seria. – Ma voi come farete a passare inosservati?
- Siamo Animagi, e già questo aiuta. – disse Peter.
- Senza contare che abbiamo anche il mantello dell’Invisibilità che ti ho mostrato, per non parlare della Mappa. – aggiunge James con orgoglio, mentre estraeva dalla tasca il pezzo di pergamena ripiegato per mostrarglielo.
Lily passò il resto del pomeriggio ridendo di gusto insieme al suo tè, James e i deliziosi (e vergognosamente impertinenti) commenti che apparivano magicamente ogni qual volta che posava lo sguardo sulla meravigliosa creazione dei Malandrini. In più di un’occasione la fecero anche arrossire. Non c’era nulla di meglio per rilassarsi e oziare in attesa dell’ora di cena.
A tavola Remus divenne cupo, a e poco valsero le battute di Ramoso sul suo “Piccolo problema peloso”; continuava a rimuginare su quella schifosa notte di gennaio e ai quattro giorni di riposo tassativo che ne erano seguiti. Temeva di fare il bis, e la cosa non lo entusiasmava per nulla. Lily l’aveva osservato per tutta la sera: ora che sapeva si era resa conto che la sua vita doveva essere stata un vero inferno; l’attaccamento e l’affetto dei tre pazzi nei suoi confronti erano lodevoli. Non di meno, era stupita di non aver mai sospettato di nulla, non avendo mai creduto alle supposizioni di Severus. Era così strano pensare che Remus potesse essere sempre così malaticcio; la Sala Comune sembrava il regno dell’ottusità, ma forse era meglio così.
- Ragazzi, io non mi sento bene. – esordì Remus, alzandosi dalla sua poltrona all’orario convenuto.
- Povero il nostro Lupin, così delicato. Non c’è verso che tu riesca a passare un po’ di tempo senza ammalarti, vero? – constatò Sirius, facendogli l’occhiolino.
- Dovresti andare dalla Chips. – proseguì Peter, tenendo il gioco.
- E’ quello che farò. – rispose lui, fingendosi pensoso. – Ci vediamo dopo, non fate tardi. – si raccomandò poi, uscendo.
- Ragazzi. – disse poi James, dopo aver aspettato qualche minuto. – Io vado a prendere il mantello e poi noi andiamo.
- Devo aspettarvi alzata?
- Non ti conviene, Lily. Faremo davvero molto tardi. – disse Sirius, sentendosi magnanimo. Nonostante tutto l’idea di lasciarla lì, sola e preoccupata per niente era troppo perfino per lui. Con scuse di varia natura i tre uscirono dal ritrovo dei Grifondoro, anche se la semplice sbruffoneria dei Malandrini avrebbe giustificato qualsiasi gesto contro le regole. Ben presto si ritrovarono a spasso per i corridoi bui e deserti. Fatta eccezione per Gazza e per qualche insegnante sfaccendato nessuno sembrava avere voglia di sfidare la sorte per gironzolare al freddo, lontano da un bel camino scoppiettante.
- La via è libera?
- Aspetta, controllo. – disse James illuminando la pergamena con la bacchetta. – Gazza è al pian terreno, quasi tutti gli insegnanti sono ancora in Sala Professori e la Chips sta tornando ora in Infermeria. È meglio usare il mantello, comunque.
Siccome ormai la stoffa non era più sufficiente per nasconderli completamente, avevano dovuto sperimentare una particolare tecnica: Peter si trasformava in topo e andava a nascondersi nella tasca di Potter, mentre Black in versione canina camminava al fianco dell’amico che si preoccupava di guidarli con cautela, seguendo le istruzioni della Mappa. Così James aspettò che tutti fossero in postazione, poi si lanciò addosso il mantello, di modo che nemmeno la luce della bacchetta potesse recare fastidio ai personaggi quadri. Un fascio di luce improvviso poteva renderli molto suscettibili, non volevano mai sentire ragioni, e finivano sempre per fare la spia.
Passeggiarono per la scuola tranquillamente, come se ne fossero loro stessi i padroni; l’unico incontro degno di nota fu il Frate Grasso, fantasma di Tassorosso, che stava chiacchierando con a bassa voce con una delle armature. A dire il vero sembrava più un monologo che altro. Non erano destinati ad essere così fortunati a lungo, però.
- Abbiamo un problema. – disse James, una volta raggiunto il prato.
- E sarebbe? – domandò Sirius, tornando in forma umana.
- Hagrid sta passeggiando con il suo gigantesco cane, non credo che sarà felice di vederci se ci troverà. – rispose, mentre entrambi si avviavano a passo spedito verso il Platano Picchiatore.
- Dì a Codaliscia di sbrigarsi, allora.
Potter fece uscire il piccolo topolino dalla tasca, e lo posò sulla terra gelida. Lui, come era solito fare, fece la sua personale ispezione della zona, mettendosi ad annusare l’aria guardandosi intorno con i suoi piccoli occhietti acquosi.
- Ti vuoi muovere? Non abbiamo tutta la notte! – latrò Sirius, piuttosto scocciato.
Obbediente Codaliscia sfrecciò velocemente verso l’enorme albero per bloccare il meccanismo che lo rendeva così violento.
Non appena videro aprirsi il passaggio gli altri due cambiarono forma e si infilarono nel tunnel che conduceva alla Stamberga Strillante, da dove cominciavano a provenire, in lontananza, i ben noti e strazianti lamenti.
Quando il Guardiacaccia, guidato dal fiuto del suo fedele quattro zampe che aveva cominciato ad abbaiare selvaggiamente, giunse davanti al Platano, tutto era tornato perfettamente calmo.


Ringraziamenti:
Juls: Ciao, innanzitutto, e grazie per il commento al primo capitolo ^^. In effetti ho sempre avuto quest'idea di un Sirius lamentosissimo nei riguardi di James per le questioni amorose XD. E' insopportabile, ma a me fa tanta tenerezza (anche perchè non sono io che me lo devo subire XD). Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^.
Mirwen: Non sembri avere tre anni, comunque ora risponderò alle tue domande. Paddy è, effettivamente, un po' fuori, ma migliorerà, o peggiorerà a seconda dei punti di vista XD. Quanto al riprendersi... dipende da come la vediamo: diciamo che avrà presto una "distrazione". Sì, alla fine è solo geloso, James resta il suo migliore amico (se non lo uccide prima) e sì, continuo la storia, come puoi vedere!
Un grazie anche a clod88, LilyChan, puccalove90 e SlytherinPrincess che hanno messo questa storia tra le preferite. Grazie a tutti, ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo due: campi innevati ***


Capitolo due: campi innevati

 

Quando giunsero alla Stamberga Strillante, Remus era già completamente trasformato e la luna era alta nel cielo, ben visibile tra gli squarci del tetto malandato. La bestia parve calmarsi non appena li vide arrivare, alleviando così, in parte, la sua ferocia autodistruttiva. Un secondo dopo, senza darsi nemmeno troppa cura di passare inosservati, erano di nuovo fuori nella gelida aria di febbraio, a godersi la libertà. Hogsmeade sembrava deserta, e i campi al limitare del villaggio, ancora sporchi di neve immacolata, sembravano irresistibili. In effetti, pochi sceglievano di attardarsi per le strade; da tempo, ormai, non era molto sicuro. Molte imposte erano state sprangate, tanto da sembrare abbandonate.

E furono, come ogni mese, corse, inseguimenti ed esplorazioni verso la campagna selvatica. Sirius ogni tanto si allontanava, scodinzolante, tutto preso a seguire tracce di animali che il suo naso sensibile captava improvvisamente, e spesso tornava dopo aver stanato un piccolo animale che si divertiva a inseguire. Eppure quelle lepri e quei tassi, e quella sera perfino una volpe, che scovava, finivano sempre per fregarlo e lasciarlo a bocca asciutta. Così sembrava che il grande cervo che l’accompagnava si facesse beffe di lui, quasi offrendosi come preda, per poi respingerlo con il suo enorme palco di corna, mentre il piccolo topo spesso li osservava, intento a pulirsi il muso. Sembrava sentirsi superiore a quei giochi, o forse la taglia non gli premetteva di farne sempre parte. Le sue pulizie venivano spesso interrotte da un enorme Lupo Mannaro che arrivava all’improvviso, quasi a volerlo indispettire di proposito.

Ma quando la luna cominciò a impallidire l’unico gioco fu la sfrenata corsa verso la Stamberga Strillante, dove Remus potè assaporare il breve armistizio concessogli dalla sua maledizione. Lupin si lasciò cadere a terra, pallido e stravolto. Gli amici tornarono velocemente a forma umana, poiché il pericolo era passato.

- Hai davvero un bella cera, sei vecchio per darti alle corse. – commentò Sirius, che aveva ancora il fiatone, grattandosi la testa.

- Non avrai veramente preso le pulci, Felpato? Diamine, serve più manutenzione a te che a un Mannaro! – disse James.

- Potremmo sempre fargli il bagno. – convenne Peter, provocando le risate degli altri.

- Anche febbraio è passato. – commentò stancamente Remus, tossendo.

- Non è nemmeno andata male, stanotte. Ti ho visto in condizioni decisamente peggiori. – mormorò James, sedendosi accanto a lui.

- La Chips sta uscendo ora dall’Infermeria. Vuoi che restiamo come l’altra volta? – Domandò Sirius, mentre osservava la mappa.

- No, tanto sarà qui tra poco, potete andare. – bofonchiò Remus, tamponandosi col fazzoletto il sangue di una mano ferita. Facevano già tanto, troppo per lui.

- Non mi sembri poi così convinto.

- Dai Codaliscia, non sono in punto di morte! – replicò, tentando di protestare.

James si alzò improvvisamente per andare a prendere il mantello, una volta recuperatolo se lo posò sulle ginocchia, pronto per farlo entrare in azione.

Remus riuscì a mormorare un “grazie” a fatica, prima di vederli sparire tutti e tre sotto i suoi occhi. Due minuti dopo sentì la voce dell’Infermiera chiamarlo. Il suo invisibile corteo personale lo accompagnò fino al suo letto e aspettò pazientemente le fine delle medicazioni post-trasformazione. Nessuno parlò al momento del congedo, ma Sirius si scoprì quel tanto che bastava a rendere visibile la sua nera coda scodinzolante. Fu felice di sentire il suo amico soffocare a stento una risata.

Quando i Malandrini misero finalmente piede nella Sala Comune la trovarono buia e vuota. Il camino però era stato spento da poco, qualcuno doveva essersene appena andato; nessuno dei tre aveva dei dubbi sull’identità di quel ritardatario.

 

                                                             ***

 

Quando Sirius si svegliò la mattina dopo trovò il dormitorio deserto. Sbadigliando rumorosamente si buttò giù dal letto e guardò distrattamente la sveglia che segnava le nove e mezza passate. Si lavò e si vestì velocemente: d’accordo che era sabato e non avevano lezione, ma non era carino piantarlo in asso così. Si ricordò poi che quella mattina presto James aveva l’allenamento di Quidditch, in previsione della prossima partita con Corvonero. Non lo invidiava davvero; una levataccia del genere dopo una notte quasi del tutto insonne non era per niente invitante. Se non altro, pensò, Ramoso sarebbe rimasto lontano dalla piattola Evans. Scese in Sala Grande e non fu affatto sorpreso di trovarci Peter, preso a consumare un’abbondante colazione.

- Fame? – chiese con sarcasmo, vedendo la quantità di cibo che circondava il piccolo topo.

Il ragazzo mugugnò qualcosa in risposta, poiché aveva la bocca piena, facendo segno all’altro di servirsi dal suo personale bottino.

- Sei stato da Remus? – domandò poi Sirius, sedendosi.

- No, non ancora, ma non sono qui da molto. – aggiunse a mo’ di scusa. – Vieni a trovarlo con me?

Black annuì, cominciando a riempirsi il piatto. Le notti di luna piena tendevano a renderlo piuttosto famelico.

Meno di un quarto d’ora dopo i due erano sulla strada che portava all’Infermeria. Com’era prevedibile a parte il buon Lunastorta non c’era nessuno: difficile che qualcuno stesse così male da trascinarsi fin laggiù.

- Dormito bene? – Esordì Black, attirando su di sé l’attenzione.

- Meravigliosamente, direi che ho dormito come un cucciolo. – puntualizzò Remus, mettendosi a sedere. – Felpato, ti prego, non fare più giochetti del genere, come la coda di ieri sera: sono quasi scoppiato a ridere in faccia alla Chips mentre mi disinfettava. Avrebbe potuto trovarlo alquanto inopportuno.

- Ma via, non fare il solito musone! – rispose l’interessato mentre si avvicinava a Peter, che nel frattempo si era già messo accanto al letto del “malato”.

- Sarà di certo meglio di quello che ti propinano qui. – mormorò Codaliscia porgendogli una stecca di cioccolato.

Un attimo dopo sentirono la porta aprirsi e voltandosi all’unisono notarono la chioma rosso scuro di Lily fare capolino.

- Ciao.

- Posso entrare? Disturbo? – chiese lei, quasi improvvisamente timida.

- Vieni pure, come vedi sono in compagnia. – rispose Remus, facendo segno di avvicinarsi.

La sua presenza disturbò molto Sirius. Possibile che dovesse seguirli ovunque? Poteva starsene al campo ad ammirare il suo beniamino, in fondo.

- Volevo solo sapere se stavi bene. Me ne vado subito se do fastidio. – si affrettò a dire lei, cogliendo lo sguardo di Sirius.

- Tranquilla, Felpato a volte dorme male. Comunque… - Remus fece per rispondere, osservandosi le medicazioni. – Direi che non c’è male, anche se ho passato giorni migliori.

Lily sorrise, ammirata per la semplice ironia che la faceva sentire a suo agio, sdrammatizzando la situazione. Sirius fu abbastanza sveglio da capire di doversi vergognare per il suo stupido atteggiamento. In fondo lei voleva essere solo gentile, e lui lo sapeva.

- Sei rimasta in Sala Comune, ieri? – chiese.

- Oh, be’, in effetti sì. Poi quando ho visto che non riuscivo a tenere gli occhi aperti me ne sono andata a dormire. – confessò lei.

- Non ti sei persa granchè. – fece notare Peter, con noncuranza. – In genere andiamo subito a dormire anche noi.

- Buongiorno, Madama Chips.

- Buongiorno Remus. Vedo che sei in compagnia stamattina. – constatò lei, porgendogli il vassoio della colazione. – Ragazzi non lo stancate, deve riposare.

- Quando potrà tornare in dormitorio? – si affrettò a chiedere la ragazza.

- Non lo so dire di preciso, signorina Evans, probabilmente domani. Mi raccomando, lasciatelo tranquillo.

- Non si preoccupi Madama Chips, sto bene. – Remus detestava sentirsi di peso, e avrebbe continuato a giustificarsi per ore, se la donna non si fosse allontanata, lasciandolo libero di gustare la sua colazione. I tre rimasero con lui tutto il tempo, a chiacchierare. Lily si era sbarazzata dei suo iniziali disagi e imbarazzi cominciando a comportarsi come se tutto fosse perfettamente normale, cosa che, a conti fatti, era vera. Sirius, quasi deluso, si ritrovò a dover ammettere la ragazza era degna della sua ammirazione. Soltanto verso le undici, sotto le continue insistenze dell’Infermiera, decisero di andarsene.

- James?

- Suppongo che a quest’ora abbia finito i suoi allenamenti, forse passerà a salutarti prima di pranzo.

- Spero proprio di no, Codaliscia, perché penso che verrà da me soltanto per lamentasi.

- Non ti invidio proprio, Lunastorta. – ammise Sirius.

- Io mi auguro solo di sopravvivere, - rise Remus, - Be’, ci vediamo dopo, allora. Grazie di essere passata, Lily, mi ha fatto davvero piacere. Torna pure con Ramoso, se vuoi.

- Lo dice solo perché spera che tu riesca a farlo tacere. – la informò Codaliscia con un ghigno sinistro.

Una volta fuori dall’Infermeria i tre si divisero. Lily corse a raggiungere il suo amato ragazzo, che non vedeva da un numero irragionevole di ore; Peter migrò in Sala Comune e Sirius…

- Sicuro di non voler venire?

- Sì, Peter, non continuare a chiedermelo. Ho solo voglia di gironzolare un po’. – e così Black sparì per i corridoi. A dirla tutta non aveva voglia di annoiarsi guardando a vuoto un camino, e non voleva certo sprecare quelle poche ore studiando.

Aveva di meglio da fare, lui. Cosa, effettivamente, non avrebbe saputo dire.

Mentre vagava senza meta si rese di colpo conto di essere rimasto senza una ragazza per troppo tempo. Contrariamente alla credenza comune non ne aveva affatto avute migliaia; aveva un corteo di ragazzette belanti al seguito, come James, ma ciò non significava averle frequentate tutte. Le ragazze stancavano, tra l’altro. Petulanti, noiose, incoerenti… ti facevano venire voglia di lasciarle nel loro brodo. Era meglio starsene in pace a progettare l’ennesima birbonata. Ci sapeva fare però; faceva il fanfarone, questo sì, e farle squittire era davvero semplice; ma di “fidanzate”, e i Malandrini lo sapevano bene, ne aveva avute pochine. Prese al momento giusto erano un toccasana per l’autostima e per la reputazione. L’ultima, Erinn Ethelwold, risalente a ottobre, l’aveva piantato dopo essere venuta a conoscenza di una sua piccola e innocente scappatella. In fondo che colpa ne aveva se lei quel giorno aveva deciso di fare la scontrosa e lui si era rivolto alla sua compagna di stanza? Non l’aveva premeditato, era semplicemente successo. Erinn non era stata dello stesso avviso. Poi era toccato a lui, un paio di mesi dopo, diventare musone e nessuna avrebbe mai potuto resistere a quel suo caratteraccio. D’altronde pensava a Lily Evans, e a quanto stesse rovinando la sua amicizia con James, più di quanto avesse mai fatto con qualsiasi altra. Annoiato dai suoi stessi pensieri, decise quindi di entrare in biblioteca. Più in basso di così non poteva cadere, per cui tanto valeva. Non aveva mai bazzicato molto in quel posto: l’ultima volta, se ben ricordava, era stata quando avevano deciso di fare ricerche per diventare Animagi. A differenza di quanto era successo nella Sala Comune, in una delle serre di Erbologia, nei bagni del quinto piano, nella Torre di Astronomia e in tanti altri posti, non aveva mai avuto avventure galanti in quella stupidissima biblioteca; fino a quel momento.

Vagò per un po’ per un gli scaffali, osservando distrattamente gli studenti che stavano chini su enormi volumi polverosi. Chissà che avevano fatto di male nella vita per meritare un supplizio del genere.

Stava quasi per fare dietrofront e andarsene quando, in un tavolo un po’ in disparte, la vide.

 

 

 

Ringraziamenti:
Mirwen: In effetti ho dovuto pensarci a lungo su come infilarli sotto a quel mantello. Quanto a Sirius è me nei miei momenti peggiori, con una punta di isteria e stronzaggine congenita.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: sconosciuta ***


Capitolo tre: sconosciuta

Si sorprese di non averla mai notata prima, perché era, senza mezzi termini, bella. Non riuscì a indovinare il colore dei suoi occhi, poiché aveva la testa abbassata, ma i suoi capelli biondi erano piuttosto appariscenti. Incuriosito, decise di avvicinarsi. Prese un libro a caso dallo scaffale e andò a sedersi accanto a lei. Un secondo dopo aveva già cominciato a parlarle.
- Ciao!
- Ciao. – rispose lei, alzando un attimo lo sguardo su di lui. Sirius notò i suoi chiarissimi occhi celesti e, osservando meglio la divisa, capì che si trattava di una studentessa di Corvonero. La ragazza parve intuire lo sguardo di Sirius e indovinando quale, ovvia domanda, le sarebbe stata presto rivolta si affrettò a rispondere, anticipandolo: - Antiche Rune. – disse, malcelando un velo di imbarazzo. Tutte sapevano che se Black ti si avvicinava il novantanove per cento dei casi era per un solo, evidente motivo.
Lui, da parte sua, fece una pausa studiata, dopo aver annuito gentilmente, fingendo di essere molto interessato ad un libro in tedesco di cui, francamente, non capiva una sola parola.
- Di che anno sei?
- Quinto. – rispose brevemente la sconosciuta.
- Non mi ricordo di averti vista allo Smistamento, strano.
- Forse perché il Cappello era così largo che mi ha coperto tutta la faccia. – disse la ragazza, schiudendo le labbra in un sorriso timido.
- Come ti chiami?
- Ludovine. – disse e fece un pausa, pensierosa. Sembrava stesse morendo dalla voglia di dire qualcosa. Sirius l’aspettava al varco, poiché era curioso. – Tu sei Sirius Black, vero? – chiese finalmente, distogliendo definitivamente l’attenzione dal libro che aveva fissato ostinatamente per far desistere, invano, il ragazzo.
- E come lo sai? – La faccenda poteva rivelarsi interessante.
- La tua fama ti precede, - rispose con semplicità, - e posso immaginare perché ti sei seduto accanto a me. Io però ho già un ragazzo, Sirius.
Lui non battè ciglio, celando la delusione; in fondo non significava proprio nulla. Era solo un grande, enorme ostacolo. Non che questo dettaglio l’avrebbe fatto desistere, ad ogni modo.
- Per ora. – fece notare con la sua più collaudata dalla faccia tosta.
- Cosa? – mormorò lei, tra l’indignazione e lo stupore.
- Non si può mai sapere come vanno queste cose. – disse, per poi aggiungere dopo una breve pausa: - Chiunque sia è fortunato.
- Grazie. – quelle parole fecero arrossire violentemente Ludovine, in parte per orgoglio, in parte per imbarazzo.
Colpito e affondato. Battaglia navale non era decisamente il suo gioco, constatò il Malandrino. In fondo non poteva andargli sempre bene. Rimase lì, come un baccalà, alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuna, che potesse incuriosirlo. E la trovò, poco dopo. A vederla era chiaro che si trattava di una ragazzina, non poteva avere più di quattordici anni. La seguì con lo sguardo per qualche minuto, distrattamente. Stava giusto riflettendo sull’opportunità di abbandonare quel campo ostile, quando il flusso dei suoi incoerenti pensieri fu brutalmente interrotto.
- Piantala di guardare in quel modo quella Tassorosso. – sibilò una voce insolente alle sue spalle. A parlare era stata una ragazzina seduta di fronte alla bella Ludovine; lo stava fissando con aria sprezzante.
- Che hai detto?
- Quella è mia sorella, e vorrei farti notare che ha dodici anni. Finiscila di fissarla in quel modo o ti infilo la tua bacchetta su per il sedere! – aggiunse con evidente perfidia.
- Complimenti a chi ti ha insegnato le buone maniere. – ribattè lui, gelido. Ci era rimasto male, ad essere sinceri, mai più avrebbe pensato che quella bambina potesse essere così giovane; non poteva certo correrle dietro.
- Parla per te. – lo rimbeccò l’altra, acida. Black si voltò a guardarla in viso per la prima volta. Era un tipetto quantomeno curioso. Aveva corti e mossi capelli neri a mettere in evidenza il viso piccolo e tondo. Gli occhi scuri e leggermente allungati lo stavano fissando, mentre le labbra erano contratte in una smorfia nervosa: sembrava pronta ad entrare in guerra con il mondo.
- Ma sentila. Cosa vorresti fare, Lingualunga, eh?
- Silenzio, Black! – ululò Madama Pince mentre passava, interrompendo i due.
La ragazza cominciò a ridere sommessamente, mostrando i denti. La bibliotecaria l’aveva completamente ignorata, per sua fortuna. Che piccola bastarda, pensò Sirius.
- Metti via quel libro, Casanova, non ti serve. – sussurrò poi lei, appoggiando la testa su una mano.
- Tu dici? – chiese il ragazzo, incuriosito.
- Non penso che il saggio del monaco tedesco Drogone sull’amor cortese in versione originale possa aiutarti.
Appena sentite quelle parole Sirius allontanò il volume da sé come se fosse stato incandescente; era veramente inorridito. Affranto, sentì che anche Ludovine si era unita alla lieve risata.
- Smettetela anche voi due! – tuonò la strega, avvicinandosi minacciosamente al tavolo.
- Ci scusi, - disse la giovane, - ma è colpa di Sirius Black che fa battutacce.
- Mi ascolti bene signor Black. – iniziò la donna, concentrandosi su di lui, - Se deve rimanere qui per disturbare le consiglio caldamente di andarsene!
Scocciato da quella situazione, in cui sembravano avercela tutti con lui, Felpato si alzò senza aggiungere una parola. Si riappropriò del suo noto auto-controllo solo quando si ritrovò nuovamente nei corridoi.
Aveva finalmente una ragazza a cui pensare che non fosse Lily Evans. In un certo senso per lui era un sollievo. No, non stava pensando al bel viso di Ludovine la Corvonero; era evidente che non avrebbe cavato un ragno dal buco con lei. Si concentrò invece sulla sua logorroica compagna di banco. Per essere una mocciosetta di era dimostrata davvero scurrile. Senza contare che, la carogna, aveva fatto ricadere su di lui una colpa che non aveva. La Pince le aveva pure creduto! Ripensò a quella sua risatina da iena a lungo, mentre faceva ritorno verso il dormitorio.
- Ehi, che fine avevi fatto? – chiese James, vedendolo entrare.
- Ho fatto un giro. – replicò lui, laconico, senza fornire altre spiegazioni.
Remus fu dimesso la sera stessa, permettendogli così di potersi recare a cena con gli altri. Aveva ancora l’aria stanca e malata, ma nessuno oltre ai Malandrini ci fece caso: tutti conoscevano di fama la sua salute cagionevole.
Lupin fu ben felice di potersene tornare alla sua solita compagnia dei compagni di stanza e al suo comodo letto a baldacchino, anche se la battaglia di cuscini tra Peter e James gli stava impedendo di prendere sonno rapidamente.

La domenica che ne seguì fu molto pigra. Dopo un risveglio faticoso e vergognoso verso le undici e mezza, che aveva ovviamente annullato l’esistenza della mattinata, e un lauto pranzo per riempire gli stomaci brontolanti, Remus e Sirius si erano messi a giocare a scacchi, pur senza molto impegno, sotto lo sguardo di Peter che faceva rumorosamente il tifo. James aveva preferito farsi consolare da Lily, dopo l’ennesimo, estenuante allenamento mattutino; perché lui, come aveva urlato “casualmente” a pranzo, non oziava! I pigolii dei piccioncini in amore disturbavano molto il povero Felpato. A voler essere sinceri stavano distruggendo ciò che rimaneva della sua pazienza.
- Oh, questo sottofondo è insopportabile, io me ne vado. – disse Sirius alzandosi.
- Deve essere in astinenza. – commentò Remus, abbandonato a tradimento dal suo avversario. Potter e compagna, dal canto loro, non davano segno di essersi accorti di nulla, troppo impegnati dai loro affari.
Sirius si trovò, come il giorno prima, solo e scocciato. Fu quasi ovvio per lui tornare a mettere piede in biblioteca. Vi ritrovò così la sua “amica” del giorno prima, intenta a scrivere alacremente sulla sua pergamena. Lui considerò che in fondo aveva un conto in sospeso con quella ragazza, tanto valeva raggiungerla e sedersi di fronte a lei.
- Stai studiando? – chiese lui.
La ragazza alzò lo sguardo per fissarlo, quasi feroce. – A dire la verità sono in pausa. – ammise – sto scrivendo una lettera.
- E’ una lettera d’amore? – domandò Sirius trattenendosi a fatica dallo scoppiarle a ridere in faccia.
- Stai facendo delle insinuazioni? – lei si mise subito sulla difensiva, pronta a colpire.
- Insinuazioni? Quali insinuazioni? – il malandrino si guardò attorno, fingendo di cercare qualcosa. La sua interlocutrice rise.
- Ridi spesso tu, vero?
- Sei tu che mi fai ridere. – fece notare lei, posando la piuma.
- L’ultima volta che hai detto una cosa del genere sono stato invitato ad andarmene dalla bibliotecaria.
- E te la sei data a gambe, - precisò lei – comunque ora Madama Pince non c’è. I suoi libri sono incustoditi.
- Ti abbandonerai al vandalismo?
- Non prima di aver finito questa lettera per i miei. Cosa dici, glielo scrivo che Sirius Black aveva pensato di fare avances alla mia sorellina?
Il ragazzo si irrigidì un attimo, perché sapeva lei sarebbe stata capace di farlo davvero.
- Cornelia Lethifold, ti dispiacerebbe passarmi il tuo libro? Mi serve. – domandò un ragazzo, avvicinandosi.
- Lo sto usando, Cullen. – rispose lei, voltandosi appena.
Lui glielo sfilo quasi con forza, sibilando: - Bugiarda.
Sirius lo riconobbe immediatamente, perché era il Prefetto di Grifondoro di quell’anno. La scelta doveva essere stata molto scarsa se Silente aveva nominato un cretino come lui.
- Ma guarda se bisogna essere scocciati così… - aveva cominciato a borbottare la ragazza, alzandosi; Black la precedette.
- Cullen vai a dare noie a qualcun altro, ti va?
- Senti io…
- Sono sicuro che ci sono un sacco di bambini del primo anno che non vedono l’ora di farsi disturbare.
- Senti Black… - tentò nuovamente l’altro, invano.
- Gira al largo. – minacciò, posando la bacchetta sul banco, bene in evidenza. Il Prefetto, sconfitto, lasciò il libro e se ne andò con aria pomposa. – Com’è che lo conosci?
- Non lo conosco, semplicemente sembro avere una calamita per gli idioti. – ammise lei lanciando una lunga, significativa occhiata verso Sirius. Lui capì al volo l’allusione.
- Così ti chiami Cornelia, bel nome.
- Già, lo è in teoria, diventa mostruoso quando frequenti una scuola Babbana.
- Sei Babbana? – chiese lui, alquanto sorpreso. - Mia madre fa l’architetto, vedi un po’ tu. – rispose tranquillamente lei, rimettendosi a scrivere.
- Oh. – mormorò lui.
- Oh. – gli fece il verso lei, imitando alla perfezione il tono sorpreso della sua voce. Non si era nemmeno presa la briga di alzare lo sguardo. Ne seguì una lunga pausa durante la quale nessuno dei due aprì la bocca. Si sentiva solo il ruvido scorrere della penna sulla pergamena. Felpato la fissava, incuriosito.


Ringraziamenti:Grazie a tutti coloro che hanno letto e gentilmente commentato *_* Bene, dopo la suspence che vi ha attanagliato l'ultimo capitolo avete l'occasione di scoprire l'identità di questa sconosciuta. Vi consiglio poi di cercare il cognome della donzella su "Animali fantastici, dove trovarli" o su wikipedia... scommetto che sarete sorpresei, soprattutto dopo aver pensato al Velo del ministero XD

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: le scale della Guferia ***


Capitolo quattro: le scale della Guferia

- Sai cos’è un architetto, vero? – sbottò lei ad un tratto, colta dal dubbio.
- Ehm… certo.
- Perché mio padre non aveva idea di cosa si trattasse, quando l’ha conosciuta.
Sirius si domandò perché le stesse dicendo questo. Forse era dovuto all’imbarazzo di avere uno sconosciuto seduto di fronte che la fissava; non avrebbe certo saputo darle torto. Apprezzò il suo sforzo per rompere il ghiaccio e decise così di venirle incontro. Dopo un paio di minuti restituì il favore: - Suppongo che tu dovresti ringraziarmi, per prima, intendo. – aggiunse, notando la sua espressione scettica.
- Immagino di sì, ma penso che sarei riuscita a cavarmela egregiamente da sola.
- Oh, ne sono sicuro. Scommetto che avresti suggerito anche a lui di fare una certa cosa con la sua bacchetta.
- Probabile. – ammise Cornelia con un sorrisetto impertinente. Mentre parlava aveva cominciato a raccogliere le sue cose; Sirius ne dedusse che la lettera era completa.
- Non volevo farti fare la figura della ragazza volgare. – rispose poi lui, con un sorriso beffardo dipinto sul viso.
Un attimo dopo entrambi sentirono la porta aprirsi e, sporgendo la testa, videro Irma Pince fare il suo rientro trionfale nel suo regno. Era evidente che con lei presente non sarebbero più riusciti a parlare.
- Usciamo? – propose Sirius.
Cornelia lo seguì senza più fiatare portandosi dietro, oltre alla lettera, il famoso libro della discordia. – Che fai ora, cavalier servente? – gli chiese non appena furono fuori.
- Ho una vasta scelta oggi: posso osservare il mio migliore amico pomiciare con la sua ragazza, - disse senza nascondere il suo evidente disgusto – posso fingere di essere preoccupato per gli esami e studiare, posso farmi battere a scacchi, posso vedere Potter che non mi ha più in nota ora che ha di meglio da fare e…
- Invidioso?
- Chi, io? – esclamò risentito, squadrandola da capo a piedi. Lei sembrò non gradire affatto quelle attenzioni.
- No, parlavo di Gazza il custode. – disse, non prima di essersi guardata intorno per assicurarsi che la sua malefica gatta non fosse in circolazione. – Mi sembra evidente che stiamo parlando di te, no?
Improvvisamente usare uno Schiantesimo sulla ragazza non gli sembrò affatto una brutta idea. Sarebbe stato poco galante, è vero, ma a lui prudevano le mani.
- Non sono invidioso.
- Lo immagino. – disse lei, cominciando a salire una rampa di scale. Il ragazzo la inseguì, deciso a non dargliela vinta in alcun modo. D’accordo, era un po’ fuori allenamento, ma sapeva ancora tenere le redini (non briglie!) della situazione.
- Cosa stai cercando di dire?
- Sto semplicemente dicendo…
- Cosa?
- Che hai bisogno di una ragazza, Sirius Black. – rispose lei con disarmante semplicità, schivando un’armatura che per qualche motivo si era messa a passeggiare.
- Era quello che stavo cercando di fare ieri in biblioteca: procurarmi una ragazza. – constatò lui, quasi offeso.
- Non ti è andata molto bene, ammettilo. La mia amica Ludovine ti ha dato un bel due di picche e tu ti sei fatto rimproverare dalla bibliotecaria ben due volte.
- Se è per questo mi sono fatto insultare senza ragione da una stupida quindicenne di Corvonero, – sì, notò Sirius con stizza; la nemesi delle bella Ludovine era pure sua compagna di casa! – e sottolineo stupida. – aveva aggiunto, sperando di farla andare fuori dai gangheri.
Era divertente fare arrabbiare le ragazze, in genere era il modo più veloce per conquistarle; a parte Lily, ma lei era un caso a sè. Ad ogni modo, aveva notato che si lasciavano baciare con eccezionale facilità quando erano prese a strillare insulti. Con Cornelia non ebbe un gran successo, però. Lei lo stava guardando con aria di compatimento.
- Non sono permalosa come te! – sbottò, prima di voltargli per l’ennesima volta le spalle.
- Non è certo una cosa di cui vantarsi. – rispose Black. – Si può sapere dove mi stai portando? – le toccò una spalla, per farla fermare. La mocciosetta aveva un passo fin troppo spedito e impettito per i suoi gusti.
- Io non ti sto portando da nessuna parte. – replicò lei, fermandosi. – Sei tu che mi stai seguendo come un maniaco. – puntualizzò.
- Ti sei appena persa, vero? – in realtà quello che si era perso era lui: a forza di battibeccare aveva perso il senso dell’orientamento e ora non avrebbe saputo dire dove si trovavano.
- A dire il vero quello è l’ingresso della Guferia. Vuoi tenermi la mano mentre spedisco la mia lettera? – rise lei entrando e chiudendogli maleducatamente la porta in faccia. Era l’ennesimo fallimento della giornata; Sirius si chiese se qualcuno non gli stesse facendo il malocchio. L’avrebbe aspettata, comunque: col cavolo che si sarebbe arreso.
Protetta dal legno della pesante porta, Cornelia si sentì in salvo. – Un po’ di pace. – borbottò la ragazza, trovandosi finalmente sola. – Vieni, Dike, - chiamò – hai una lettera da mandare a casa. – Si avvicinò all’animale e con cautela fissò la piccola lettera, poi liberò il gufo, permettendogli di compiere la sua missione. Uscì poco dopo con calma, convinta di essersi liberata del suo scocciatore. Fu sorpresa quando se lo trovò nuovamente davanti, con un odioso sorriso sarcastico dipinto in faccia.
- Che diavolo ci fai ancora qui?
- Pensavi davvero che me ne sarei andato per così poco? Illusa. – mormorò il ragazzo, languidamente.
Lei alzò gli occhi al cielo, sconsolata: - Quasi quasi preferivo Cullen.
- Oh giusto, il buon vecchio Cullen, – disse Sirius sedendosi con grazia sulle scale consunte – mi sono distratto e non ho più approfondito la questione, com’è che lo conosci? – chiese facendole segno di sedersi accanto a lui. Lei obbedì, riluttante, per poi iniziare a spiegare.
- Guarda che non è una grande storia… - disse nel tentativo di dissuaderlo.
- Sono un aristocratico Purosangue annoiato, - rispose lui, laconico, mentre si allentava la cravatta della divisa – ho un disperato bisogno di distrazioni.
- A me sembra che tu abbia un disperato bisogno di altro. – buttò lì lei, senza quasi rendersi conto delle implicazioni che poteva avere una frase del genere.
- Cornelia, maliziosa Cornelia, di che parli?
Lei capì di aver appena fatto una figura da Cioccorana; in fondo il doppio senso era bello e servito su un piatto d’argento, ma non arrossì, per la sorpresa di Sirius. Si limitava a fissarlo, pronta a ribattere; era evidente che il concetto di “imbarazzo” non doveva averla mai sfiorata. A Black ricordò uno degli aggettivi che sua madre usava spesso, nei suoi riguardi: spudorato. Cornelia sembrava l’incarnazione vivente di quella parola.
- Parlo dello schiaffo che ti meriteresti per la tua capacità di essere asfissiante.
- Oh, davvero?
- Già, povero aristocratico Purosangue annoiato. – rispose lei, cimentandosi di nuovo in una quasi perfetta imitazione del tono di Sirius. – Comunque, il signor Cullen Longman mi aveva chiesto di usciere con lui… in novembre, se ben ricordo. Pare che non abbia gradito il mio rifiuto, e così ha cominciato ad approfittare della sua grande posizione di Prefetto, come se la scuola la gestisse lui.
- A Longman non sono mai piaciuti i rifiuti.
- Non è un problema mio, però.
- No di certo. È che ne ha ricevuti parecchi in questi anni. – rise Sirius, quasi compatendo il suo povero e disgraziato compagno di casa.
- Ad ogni modo è evidente che ho fatto bene a non uscire con lui, visto il suo comportamento.
- Perché non gli scagli contro una bella fattura?
- Mi piacerebbe molto – disse lei, quasi dispiaciuta, - ma sto ancora cercando quella più adatta. – aggiunse, mostrando l’intestazione del libro che aveva portato con sé.
- “Torture e fatture medievali”? – lesse Sirius – Vuoi ucciderlo?
- Non penso che arriverei a tanto. – lei fece una pausa e al ragazzo sembrò di capire che ne sarebbe stata capace, e senza sforzo. – Però… - proseguì - sto cercando qualcosa di abbastanza disgustoso o umiliante, o entrambe le cose insieme. In fondo, a dispetto del titolo è un libro piuttosto innocuo. Anche se alcune cose sono davvero schifose. Sai, ormai è arrivato al punto di aspettarmi fuori dalle classi. – sembrava voler disperatamente giustificare le sue azioni, e per dimostrarsi sincera aveva fissato gli occhi grigi di Sirius, mentre parlava. Ma qualcosa diceva al ragazzo che se lui, cosa che non pensava affatto, le avesse consigliato di desistere, lei sarebbe andata avanti comunque.
- E pensare che a me è bastato così poco… - si vantò Black, giusto per riportare la conversazione ad un tono più leggero.
- Grazie tante! – esclamò lei – Tu hai due anni in più di lui e sei considerato uno dei ragazzi più popolari della scuola, senza contare che saprà certamente quello che fai a chi non ti sta a genio, come Piton.
- Be’, lui è un caso speciale, vedi – spiegò – non si può non trattarlo in un certo modo; sai, non mi piaci nemmeno tu, ma non ti sto scagliando addosso maledizioni, ti pare?
Lei lo fissò, esterrefatta.
- Non guardarmi così, carina. Non ti sei certo impegnata a fare la simpatica.
- Posso sbavare come quelle del tuo fanclub, se la cosa ti piace. – Ed eccola lì, nuovamente battagliera, e lo faceva con stile, tutto sommato: non urlava, non pestava i piedi e non inveiva in maniera banale con squallidi insulti. Spargeva accuratamente il suo veleno; a conti fatti, bastava evitare gli schizzi, pensò Sirius.
- In effetti, - ammise lui con un largo sorriso – è sempre una cosa piuttosto divertente.
- Sei disgustoso.
- Non più di te, hai spezzato il povero cuore di Longman.
Cornelia parve rifletterci su, come se non avesse voglia di portarsi appresso una reputazione che non le andava a genio. Si fissò le mani, ricominciando a parlare: - Era così stupido… lo è a dire il vero. Non credo che ci voglia un grande intelletto per notarlo. – alzò di nuovo lo sguardo, stavolta non cercava approvazione, la sua era una affermazione ben chiara. Contraddirla significava passare a propria volta per stupidi, e lui lo sapeva, come sapeva che lei aveva perfettamente ragione.
- No, hai fatto bene a lasciarlo perdere. Ma dove vai? – chiese debolmente mentre la vedeva alzarsi.
- Alla mia Sala Comune. Pensi di seguirmi anche lì?
- Mi piacerebbe, ma non ho idea di dove si trovi e penso che tu riusciresti a seminarmi. – Non diede quasi il tempo a Sirius di finire la frase, poiché se ne era andata di gran carriera, quasi correndo. A lui non rimase altro che fissare l’esile figura fino a che non sparì dalla sua vista. Poi, con calma, tornò a sua volta nella sua Sala Comune, dove gli amici lo stavano certamente aspettando.


Ringraziamenti: Grazie a tutti coloro che leggono e commentano. Spero che ora siate riusciti a conoscere un po' meglio Cornelia. Ditemi cosa ne pensate.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: considerazioni casuali ***


Capitolo cinque: considerazioni casuali

- Si può sapere dove diavolo ti eri cacciato? – l’apostrofò James, non appena lo vide.
- Non pensavo che avresti sentito la mia mancanza, James. Eri così impegnato! – sbuffò Sirius, fingendosi interessatissimo al capitolo dodici del manuale di Incantesimi che aveva trovato sul suo letto; chissà quando ce l’aveva lasciato.
- Tu mi nascondi qualcosa. – James gli sfilò il volume, costringendo l’amico a guardarlo in faccia.
- Oh, e va bene, sono stato in biblioteca, contento?
- Felpato, tu non ci vai mai in biblioteca. – Peter si era appena inserito nel discorso: sembrava davvero turbato da quella rivelazione. Era come se gli avessero detto che gli esami erano stati anticipati alla settimana prossima.
- Sarà per questo che lo dice come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi, Codaliscia.
Comunque non è stato affatto carino piantarmi in asso in quel modo. – disse Remus, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare. – Oltretutto stavo sperimentando la mia tattica d’assalto migliore. La regina era molto delusa.
- Lo so, ma non riuscivo più a sopportare il rumore che faceva James. Il cane di Hagrid sbava meno, comunque.
- Felpato! – James si alzò dal letto, offeso a morte. Sulle questioni di cuore era sempre stato estremamente permaloso. Non solo su quelle, a dire il vero: era un caro ragazzo, ma l’orgoglio era una brutta malattia.
- Non è certo colpa mia. È un dato di fatto. Quasi mi dispiace per la Evans, che si è fidanzata con un cane bavoso. – D’accordo, pensò Sirius, il cane era lui. Lo sapeva, naturalmente. Però lui era sicuramente più gentleman di quell’impiastro di Potter insegui-gonnelle.
- Vi presento Sirius Black, l’uomo invidia! Davvero, sei così verde che potrebbero usarti come nuovo stendardo per i Serpeverde. Sei smeraldino.
- Remus, non è una cosa carina da dire a uno che ti tiene sempre la mano ogni volta che finisci in Infermeria.
- Trovati una ragazza. – lo canzonò James.
Che strazio, pensò Sirius. Era già la seconda persona che glielo faceva notare. A lui, poi. Lui che aveva deciso di spingere Potter tra le braccia della sua prima ragazza per svegliarlo; perché se aspettava la Evans… Lui che, volendo, avrebbe potuto conquistare mezza scuola con un semplice sorriso, perché i suoi genitori, almeno, avevano avuto il buon gusto di regalargli un gran bel viso. Lui, il cui cognome anche se infangato bastava a ricevere il rispetto di chiunque. Lui che era diventato, da due mesi a questa parte, così musone che era quasi impossibile sopportarlo. Dannata Lily Evans.

***


- Come mai ci hai messo tanto a tornare? – chiese Ludovine, vedendo entrare la sua amica. – Non dovevi soltanto spedire una lettera a casa?
- Sì, - disse Cornelia sbuffando – ma ho avuto dei contrattempi. – si sedette pesantemente sulla poltrona accanto all’amica, decisa a passare le prossime dodici ore almeno a poltrire.
- Che contrattempi?
- Ho avuto la piacevole sorpresa di dover gestire due scocciatori in contemporanea. Anche se poi lo scocciatore numero uno ha disperso lo scocciatore numero due. – spiegò con un certo sollievo nella voce.
- Posso immaginare l’identità del primo scocciatore, era Cullen, vero?
- Cullen era lo scocciatore numero due, a dire il vero. È quello che è stato mandato via con la coda tra le gambe. – disse buttando nel camino un pezzo di pergamena accartocciato.
- Davvero? E il primo chi era? – domandò l’altra, sorpresa. La faccenda stava diventando interessante.
- Oh, il primo era Sirius Black. Sai, quello che ieri sembrava volerti conquistare a tutti i costi. Secondo me era venuto a cercarti. – aggiunse maliziosamente.
- Non penso che con me avrebbe ricavato qualcosa… tu, invece?
- Io? Io me lo sono trascinata dietro fino alla Guferia, sembrava pronto a pedinarmi fino a qui. Ludovine cominciò a ridere davvero di gusto: - Povera piccola cara, e ora come farai?
- Dipende da lui. Posso sempre trovare su questo libro qualcosa che gli si addica. – Cornelia cominciò ad accarezzare la copertina del “suo” libro preferito. Non vedeva l’ora di cominciare a fare esperimenti.
- Secondo me cercava te, non me. Perché ti avrebbe seguito per tutto il tempo, altrimenti?
- E’ una bella domanda, Ludovine. Visto che per tutto il tempo ci siamo rinfacciati a vicenda il penoso comportamento di ieri. – mormorò pensierosa, cercando di non ascolta le insinuazioni dell’amica che cinguettava “Ma allora sei cosciente di essere una carogna!”. - Ridevi anche tu per le battutacce della “carogna” qui presente.
- Ma certo, hai disintegrato la sua autostima! Come si poteva non ridere in un momento del genere? – rise l’altra ripensando alla scena. Oh sì, lei l’aveva proprio sistemato. Era curioso che lui fosse tornato a cercarla: il signor Facciatosta non mollava mai.
- E se lo meritava, o sì, anche se ha guadagnato un punto per aver disperso quel cretino. – disse Cornelia più a se stessa che altro.
- Ehi, Conrad! – Ludovine chiamò un ragazzo che stava uscendo in quel momento dai dormitori. Lui si guardò un secondo intorno, per individuare la sua interlocutrice. Si avvicinò, quando la trovò.
- Lo sapevi che tua sorella sembra farsela con Sirius Black? – rise lei, mentre Cornelia sprofondava nella sua poltrona, alzando gli occhi al cielo, scocciata. Avrebbe tanto voluto diventare magicamente invisibile. Conrad posò lo sguardo sulla sorella appallottolata, perplesso. La somiglianza tra i due era straordinaria, sembravano fatti con lo stampino: stessi capelli, stessi tratti; lui era solo un più alto e, al contrario di Cornelia, aveva gli occhi di un azzurro cupo, quasi blu.
– Peggio per lei. – commentò infine, alzando le spalle. Con calma poi si diresse verso l’uscita, salutando distrattamente.
- Tuo fratello non dà alcuna soddisfazione.
- E meno male, Ludovine. – rispose Cornelia. Lei lo adorava proprio per questo: il suo assoluto, enorme menefreghismo per le faccende altrui. Non che fosse un egoista, semplicemente trovava inutile e superfluo ficcanasare.
- Che fine hanno fatto i fratelli che difendono a spada tratta l’onore delle loro ingenue sorelle?
- Sono di un’altra generazione, morti e sepolti. – sospirò la ragazza considerando che nemmeno i cavalieri serventi erano più quelli di una volta.

***


Fu strano osservare come due persone che non si erano mai notate in cinque lunghi anni continuassero a incrociarsi ora, dopo uno stupido incontro casuale. Nessuno dei due dava mai segno di degnare l’altro di uno sguardo, ma entrambi avevano registrato quel buffo fenomeno. In fondo, non si è mai abbastanza cresciuti per giocare a nascondino.
- Felpato, ricordami perché abbiamo messo Divinazione nel nostro piano di studi?
- Perchè Cura delle Creature Magiche ti annoiava e non volevi frequentare Babbanologia per non urtare la sensibilità della Evans.
- Già, be’… è stato un grosso errore. – ammise James.
- Il grosso errore è stato darti retta. – bofonchiò Sirius sedendosi sul primo sgabello utile, accanto agli scomodi tavolini. Rimase poi in silenzio osservando il suo riflesso nella sfera di cristallo.
- Hai proprio la coda fra le gambe. – constatò Peter sedendosi accanto a lui. – Cominci a diventare noioso. – e se lo diceva lui era davvero un brutto, bruttissimo segno.
- Vi ricordate dei bei vecchi tempi in cui dava del musone a me? – rise James dandogli una pacca di incoraggiamento sulle spalle.
- Prevedo un grosso mucchio di guai per voi se continuate così. – minacciò, prima di essere zittito dall’ingresso dell’insegnante.
- Bene, ragazzi. – salutò la professoressa, ormai decrepita, entrando. - Diamoci come sempre alla lettura dei segni; James Potter, saresti così gentile da concedermi la tua mano? Sirius si coprì la bocca con entrambe le mani per non scoppiare a ridere: ecco la sua vendetta, non si era dovuto nemmeno impegnare. Il suo amico, intanto, stava diventando rosso in viso, come se la stanza si fosse fatta improvvisamente incandescente. Nessuno degli altri prese molti appunti sulle predizione della professoressa; trovarono molto più divertente osservare la faccia della sua vittima, sempre più afflitta e sofferente. Sirius realizzò che a lui, dopotutto, Divinazione era sempre piaciuta.
Per la vergogna James costrinse i Malandrini ad uscire per ultimi dall’aula, trattenendoli fisicamente, dopo la lezione.
- Ramoso, non ho così tanti maglioni da lasciarti rovinare, sai?
- Oh dai, Remus, non è questo il problema. Ora che siamo gli ultimi che cosa vuoi fare, si può sapere? – chiese Codaliscia liberandosi dalla presa con uno strattone.
James li fece uscire e quando fu fuori esclamò, contento: - Questo! – e così chiuse con la chiave che aveva appena sgraffignato la porta della stanza.
- Stai diventando un cattivo ragazzo. – constatò Sirius, scotendo la testa.
- Ha parlato l’uomo che aveva progettato un incontro ravvicinato tra Piton e un Lupo Mannaro completamente sviluppato! – rispose Ramoso, trattenendosi dall’urlare.
- Ma Piton se lo meritava!
- Guarda che è andata bene che non è successo nulla, o sarei stato in guai seri. – lo rimproverò aspramente Remus.
- Fatemi capire, - disse il ragazzo, - James rinchiude a chiave una dolce e cara vecchia e il mostro sono io? Mi dispiace Lunastorta, ho fatto una delle più grandi “stupidate” (e mi trattengo per voi) dell’universo, e mi sembrava che ne avessimo parlato abbondantemente a suo tempo. Avevate ragione, ho sbagliato. Non mi passerà mai più una cosa del genere nemmeno nell’anticamera del cervello. Io scherzavo, prima, possibile che dobbiate prendere tutto così maledettamente sul serio? Devo girare coi cartelli?
Remus rise per la delicatezza di Sirius nel trattenersi dal mostrarsi sboccato; forse, ma non lo si poteva appurare, stava imparando a fare l’adulto. A fasi alterne, certo, ma si stava svegliando. La lavata di capo che aveva ricevuto aveva funzionato. – Be’, ammetti almeno di avere una pessima influenza sul prossimo.
- Le cattive azioni mi mettono fame, scendiamo? Io poi devo anche allenarmi per sabato, dopo Pozioni. – fece notare James, lugubre.
- Direi che non abbiamo scelta, allora. – Peter cominciò a scendere le scale per primo, mentre il distinto rumore del suo stomaco brontolante faceva piegare gli altri tre dalle risate.
Arrivati in Sala Grande Sirius buttò, casualmente è bene specificare, lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero: trovò immediatamente “Quella lì”, soprannome con cui aveva appena deciso di ribattezzare Cornelia nei suoi pensieri. La ragazza era intenta a scherzare insieme a quelli che presumeva fossero i suoi amici e un ragazzo dagli occhi azzurri che le somigliava moltissimo. A differenza della risatina trattenuta da iena che aveva sfoggiato in biblioteca, dove bisognava fare silenzio per forza di cose, ora stava sghignazzando senza ritegno. Il pensiero che quei versi sguaiati potessero essere rivolti a lui lo fece rabbrividire. “Quella lì” meritava vendetta.


Ringraziamenti:
Mirwen: ecco qua il capitolo nuovo di zecca, ti piace? Fammi sapere che ne pensi ^^.
lauraroberta87: grazie mille per aver messo la storia tra i tuoi preferiti! Pensa, anche io con storie di questo tipo mi dico sempre "no, non mi piace", e sono finita a scriverne una. Sono contenta che tu abbia gradito la resa dei personaggi, e felicissima che Cornelia ti piaccia!
Grazie a tutti quelli che leggono, mettono nei preferiti e che passano di qui. Occhio, il prossimo capitolo si chiamerà... il bacio XD

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: il bacio ***


Capitolo sei: il bacio

Naturalmente, com’era ormai abitudine, pranzarono in compagnia della piattola umana Evans, cosicché fu costretto a comportarsi bene. Insieme a lei c’erano due delle sue amiche, Karyn e Christine. Se Erinn era stata l’ultima ragazza che aveva avuto, proprio Christine era stata l’ultima pazza che aveva tentato di sopportarlo durante il suo non ancora terminato periodo di crisi. La cosa non era durata più di una settimana, e, stando alle inaffidabili vanterie di Sirius, era pure una buona media; fortunatamente era finita in maniera tranquilla esattamente come era cominciata, nessuno serbava rancore.
- E’ pittoresco vederti solitario, Black. – disse Christine, salutandolo. – Di solito qualcuna che ti gira attorno c’è, a meno che tu non ci stia nascondendo qualcosa.
- Mi piacerebbe molto avere dei segreti. – rispose lui, sedendosi, - ma credimi, non fa per me: sono quasi sempre sincero.
Non fu affatto sorpreso di ricevere un calcio da Remus, che gli era seduto di fronte; il poverino si era quasi strozzato con l’acqua che stava bevendo a sentire quella frase infelice. Sirius fece finta di nulla, riservandogli soltanto un’occhiata significativamente scocciata.
- Quasi. – replicò Lily con un sorrisetto, intromettendosi.
- Christine, ci sono troppi ascoltatori indiscreti, ti pare?
La ragazza rise, e arrossì violentemente quando lui le scostò i capelli per parlarle all’orecchio. Era un atteggiamento cretino, ma si trattava pur sempre del ragazzo più bello della scuola.
- Nulla di sconcio, chiaro? – lo redarguì James, abituato alle sceneggiate dell’amico.
- Pensa a quello che mi tocca vedere tra te e la tua ragazza. Se continuate di questo passo avrò l’onore di vedere il concepimento del vostro primogenito in diretta. – mormorò, con enfasi. L’effetto su sconvolgente, i due arrossirono fino alla radice dei capelli e si misero a mangiare in silenzio, con la testa bassa. Sirius si pentì di non aver usato quella battuta settimane prima. – Ad ogni modo ci sono solo maggiorenni all’ascolto, no? Per cui, evitiamo la morale.
Le argomentazioni di Black parvero essere convincenti per la seconda volta di seguito, perché tutti, compresa Karyn che iniziò a parlottare con la ragazza che le era seduta di fianco, cominciarono a farsi i fatti propri.
- Bene, mia cara, veniamo al dunque. – bisbigliò alla ragazza, - ho bisogno di una nuova vittima.
- Cosa?
- Sono disperato, Christine. Le smancerie di quei due mi stanno uccidendo e mi chiedo, sinceramente, come facciate a sopportarli. – confessò con il cuore, metaforicamente, in mano.
- Non lo metto in dubbio. – in effetti, osservò la ragazza fissando per un attimo i due indiziati, erano davvero melensi. – Ero convinta che i disperati facessero tenerezza, però Sirius, tu invece… ricordi molto una zitella inacidita.
- Grazie, sapevo di poter contare su di te. Avanti, per favore, ho una fama da portare avanti, io!
Lei lo fissò, scettica e divertita al contempo. – Cosa dovrei fare? – domandò, infine.
- Hai notizie del mio fanclub?
La ragazza scoppiò a ridere, calamitando su di sé gli sguardi degli altri. – Niente, niente. – farfugliò agitando le mani, per poi tornare a confabulare. – Il tuo fanclub gode ottima salute, a quanto ne so. – aggiunse, facendo segno a Sirius di guardare in fondo al tavolo. Da che James aveva ufficializzato, sbandierandolo e urlandolo ai quattro venti (presumibilmente ormai anche il corpo insegnanti era stato adeguatamente avvisato), il suo rapporto con Lily il Potter club si era scisso in due: metà programmava la morte prematura della bella Grifondoro, l’altra era confluita in quello di Sirius, e già sembrava in ansia, dato che si mostrava in pubblico e così affiatato con Christine.
- Hai qualcuna da consigliarmi?
Lei ci mise un attimo a rispondere, pensando di aver capito male, o che, tutt’al più, fosse uno scherzo. Quando fu chiaro che le intenzioni del Malandrino erano evidenti ed inequivocabili parlò: - Cosa devi farci?
- Divertirmi un pochino, ma, soprattutto, mantenere intatta la mia dignità.
- E’ lo stesso genere di cosa che hai fatto con me?
- Veramente mi sarebbe piaciuto metterti nella lista delle storie seria, ma ti sei arresa troppo presto. – lui sorrise, e vide la ragazza arrossire nuovamente, come era giusto che fosse. Tutte quelle normali arrossivano, di tanto in tanto.
- Quella. – indicò la giovane, puntando il dito contro una delle Grifondoro in fondo al tavolo spiate solo un minuto prima. Per sua fortuna erano così intente a cicalare che non l’avevano affatto notata, o sarebbe stata aggredita alla prima occasione utile.
- Perfetto. – sorrise Sirius, mettendosi a mangiare. Christine, dal canto suo, sembrava soddisfatta: era passata dal ruolo di “vittima” a quello di carnefice, e la cosa le piaceva un mondo.
D’accordo, Black si sentiva un po’ spregevole, ma in fondo lui era solo una simpatica canaglia, no?
- Be’, di cosa avete confabulato? – domandò Codaliscia, dopo essersi servito per la seconda volta con le patate.
- Peter non sono certo le cose che un gentiluomo…
- Oh sì, il gentiluomo. – lo interruppe bruscamente Christine, con una punta di sadismo della voce. – Gioca a fare il gran bastardo dei romanzi d’appendice.
Sirius tentò invano di tapparle la bocca, ma sapeva bene che era impossibile chiudere il becco ad una ragazza con grandi novità da spiattellare. E, in effetti, lei spiattellò tutta la poco edificante conversazione avvenuta tra i due.
- Sei un animale. – commentò Lily.
- Esattamente come il tuo ragazzo. – ribatté Black, riferendosi alla loro natura di Animagi. Christine e Karyn la interpretarono molto diversamente, invece, e pensarono malissimo.
- Non credere che la mia amica ti abbia fatto un gran favore. – rispose Evans, sorridendo.
- Già. - aggiunse Karyn, mentre sistemava uno dei suoi fermagli colorati. – Christine odia quella tizia perché dice che è cretina.
- Io non lo dico: lo è!
- E così cercavi di ingannarmi? – chiese lui.
- Sì, Black. E credimi, la sorpresa te la saresti meritata proprio tutta.
A lui non restò altro che incassare il colpo, in silenzio. Il genere femminile si divertiva a maltrattarlo, ultimamente. Tutto era cominciato esattamente dal giorno in cui l’augusta Walburga Black aveva incenerito il suo nome, cancellandolo dall’arazzo. Ad essere sincero gli era parso un brutto segno; ma non si sarebbe mai aspettato una catastrofe del genere. Sirius, dando prova di una maturità che spesso non mostrava di possedere, decise poi di non seguire il consiglio di Christine. Poteva fare la persona seria, per una volta. Fu la ragazza di Grifondoro ad avvicinarlo, però. Probabilmente era stata istigata proprio dalla sua malefica socia di malefatte; ora ricordava perché lei aveva mollato la spugna: detestava essere costretta a cambiare idea, e Black non aveva certo mai avuto il tatto delle sue amiche. Fu quasi commuovente notare come la giovane cercasse disperatamente di sapere se Christine fosse effettivamente la sua ragazza o meno, sembrava ne andasse della sua vita stessa. Non fu niente di indimenticabile per nessuno dei due, ad ogni modo. Lei si chiamava Mary, aveva sedici anni e a discapito della pessima pubblicità ricevuta era una ragazza piuttosto simpatica. Fu una piacevole compagnia del dopo lezioni; parlarono a lungo, passeggiarono per i corridoi e si fecero delle grasse risate. Quel giorno, nella Sala Comune, fu lui a dare spettacolo, e non il solito Potter.
Fu così gentile da accompagnarla fino alla biblioteca, poiché lei doveva finire i compiti. Sfortunatamente, anche se con gli anni si era fatto un po’ più saggio, non si era fatto più furbo: era evidente che un posto come quello non era certamente adatto a lui. E infatti, mentre i due si stavano salutando, a modo loro, nei corridoi, la sorte decise di far passare di lì il Prefetto di Corvonero, che li colse in flagrante, presi a scambiarsi certe affettuosità.
- Ciao, Sirius. – salutò Ludovine, - La tua Sala Comune era troppo affollata?
- E anche se fosse? – rispose lui, scortesemente. Detestava essere interrotto.
- Non vorrai farmi fare la parte del Prefetto antipatico. – Ludovine sentiva su di sé le occhiate gonfie d’occhio della ragazza abbracciata a Sirius; la stava davvero mettendo in imbarazzo.
- Non penso che sarebbe possibile. – ammise lui, aprendo la porta della biblioteca, per far entrare la sua amica. Ludovine aspettò che la sconosciuta sparisse, prima di parlare di nuovo: - Qualcuna lo verrà a sapere. – informò poi, prima di andarsene.
Per un lungo, interminabile minuto Sirius Black si chiese perché la cosa avrebbe dovuto preoccuparlo.

***


- Il tuo amichetto si dà da fare. – esordì Ludovine, salendo le scale del dormitorio. Fare le ronde poteva diventare piacevole, anche se lei, ad essere sinceri, non era nei corridoi in veste “ufficiale” nel momento in qui aveva fatto la sua grande scoperta. La sua amica non era in vista, ma c’era, ne era certa. Si era eclissata lì ore fa.
- Davvero? – la voce di Cornelia echeggiò per le spesse mura di pietra. – La cosa dovrebbe interessarmi in qualche modo?
- Avanti, non fare la stupida. Si vede che ti piace. – disse lei andandosi a sedere sul suo letto.
- Mi piace? – ripetè sorpresa la diretta interessata, facendo capolino dal corridoio che portava ai bagni.
- Non vorrai darmela a bere, Nel.
Cornelia entrò nella stanza e, senza parlare, cominciò a massaggiarsi, con la salvietta appena agguantata, i capelli che aveva finito di lavare giusto in tempo per subire insinuazioni sulla sua vita sentimentale. Era un ottimo metodo per nascondersi dallo sguardo inquisitore dell’amica. Sospirò, sapendo che prima o poi avrebbe dovuto rispondere.
- Allora? – la incitò Ludovine. – Più tempo ci metti a parlare e peggio penserò.
- Mettiamola così: non si può negare che sia un gran bel ragazzo. – sospirò la ragazza infine, voltando le spalle all’amica. Stava aspettando la mazzata mortale.
- Per i tuoi standard equivale ad una dichiarazione d’amore eterno e imperituro. – rise l’altra, decisamente soddisfatta di sé.
- Molto divertente.
- E aspetta che lo venga a sapere Bonnie! Già muore d’invidia per non essere stata presente al tuo show di sabato scorso, ti ricordi quante volte ci ha chiesto di raccontarglielo? Scommetto che comincerà a seguirti giusto per vederti in azione.
Le mancavano solo le cinguettanti guardie del corpo, pensò Cornelia, come se già il resto non fosse un problema. Perché non aveva scacciato ringhiando Black, quando ne aveva avuto la possibilità? E, soprattutto, perché lei rivolgeva la parola alle sue amiche? Portavano solo guai…
- Perché non vai dal tuo simpatico ragazzo, Roger, eh Lu? – sibilò, lugubre.
Con la salvietta che aveva in mano ci si poteva strozzare il prossimo, considerò Cornelia, mentre l’amica si rotolava sul letto, quasi preda dalle convulsioni per le risate.




Note e ringraziamenti: Eh, lo so, non era il bacio che vi sareste aspettati, ma è pur sempre Sirius: non volevo che ve lo dimenticaste, ecco XD. Il più bello ora sarà scoprire se Nel la prenderà male o meno. Prepararevi signore, il prossimo capitolo è dedicato al Quidditch e ad altro con Grifondoro vs Corvonero!

Mirwen: Ecco il nuovo capitolo carissima, sono felice che ti piaccia anche il fratello di Cornelia, è un bel tipo, vero? XD
lauraroberta87: tesoro sei gentilissima! Grazie per aver letto tutte le mie storie in un solo pomeriggio: sei un mostro! Davvero, i tuoi complimenti sono esagerati e tu sei stata fin troppo gentile *_*. La crocchia Weasley fa danni, lo so XD. Spero di piaccia anche questo capitolo.
Ora la smetto di rompere e vi lascio!

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Capitolo 8
*** Capitolo sette: Grifondoro vs Corvonero ***


Capitolo sette: Grifondoro vs Corvonero

Il tempo passò veloce, e in un attimo arrivò il giorno della partita fra Grifondoro e Corvonero. Il tavolo rosso-oro fu particolarmente chiassoso quella mattina: con James Potter nel ruolo di Cercatore la vittoria era assicurata praticamente sempre.
- Pronto per il trionfo?
- Che domande, Codaliscia, è praticamente ovvio! – cinguettò James. Ormai, per abitudine, nessuno faceva caso alla sua boria, pienamente giustificata se non altro, in quel campo. O quasi.
- Ramoso, il “premio modesto dell’anno” per il 1978 spetta proprio a te! – Sirius pagò per quella battuta con un doloroso e mirato calcio negli stinchi.
- Tu, piuttosto: sparirai di nuovo da qualche parte come fai di solito o assisterai alla partita? – l’apostrofò James, con tono di rimprovero.
- Potrei mai abbandonare il mio migliore amico nel momento del bisogno? – Black prese la sua sciarpa e la indossò teatralmente, provocando non poche risate da parte delle amiche di Lily, sedute lì accanto. Ebbe ancora più gusto nel farlo, notando il suo stupido fratello, Regulus, lanciargli strane occhiate dal suo tavolo.
Con tutto quello che stava succedendo in quegli anni i Serpeverde cominciavano a essere un po’ troppo spregiudicati. L’esibizione di Potter gli avrebbe fatto passare la cresta per un po’. Ramoso si alzò per primo a colazione, insieme ai suoi compagni di squadra, per andare al campo e raggiungere gli spogliatoi. Il resto della scuola seguì il loro esempio una mezzora dopo. Faceva ancora piuttosto freddo, nonostante fossero i primi di marzo, e tutti si auguravano che la partita fosse di breve corso: nessuno aveva poi molta voglia di gelare sugli spalti. La tifoseria era spaccata precisamente a metà: i Serpeverde pregavano per la vittoria dei Corvonero, perché, com’è ovvio, per niente al mondo si sarebbero abbassati a sostenere il nemico mortale, soprattutto ora che l’odio reciproco sembrava acuirsi di mese in mese. I Tassorosso, al contrario, reduci da una vergognosa sconfitta, contavano di vedere umiliata la casa di Priscilla.
Sirius non dovette nemmeno sforzarsi a guardarsi intorno per trovare “Quella lì”, ovvero sia Cornelia. Avvolta come una mummia in una sciarpa che a occhio e croce doveva essere lunga probabilmente dieci metri, gli passò davanti senza dar segno di averlo visto. Stava chiacchierando con le amiche e la sorella Tassorosso, e parevano tutte molto prese a obbligare la piccola a tradire il suo credo, rinnegare la momentanea alleanza con i Grifondoro e convertirla al culto Corvonero. Insieme a loro un altro paio di ragazzi, uno era quello visto a pranzo, (presumibilmente fratello delle due data la spiccata somiglianza, particolarmente evidente con la giovane Corvonero), stavano cercando di farle indossare una sciarpa nera e blu. La ragazzina di Tassorosso sembrava piuttosto contrariata, ma non riusciva a smettere di ridere. Curiosamente notò che la sua antipatica scocciatrice personale era l’unica dei tre ad avere gli occhi scuri; gli altri due sfoggiavano dei fenomenali occhi blu. Non seppe mai dire perché, ma sentì l’irrefrenabile impulso di attrarre la sua attenzione, anche se questo lo faceva somigliare a James. Una volta entrato nel suo campo visivo, fece segno a Cornelia di avvicinarsi, ma lei negò con la testa, sorridendo.
Ma che diavolo aveva sempre da divertirsi tanto? Sirius insistette fino a che lei, scocciata, non lo raggiunse, superando qualche eccitato bamboccio del primo anno che camminava nella direzione opposta alla sua.
- Si può sapere cosa vuoi? – l’apostrofò.
- Buongiorno anche a te, Cornelia. – salutò lui. Lei, per tutta risposta, incrociò le braccia al petto, minacciosa, aspettando che lui dicesse qualcosa di più intelligente.
- Non mi sembra giusto quello che stai facendo, insomma, impedire alla tua povera sorellina di sostenere la squadra che vincerà.
- Cosa? – mormorò lei. – Mi hai chiamato per dirmi questo? – chiese con aria scettica. Bello fin che vuoi, pensò Cornelia, ma era davvero ben stupido. - Per quale altro motivo, altrimenti? – domandò Sirius, consapevole di risultare estremamente odioso.
- Constance sa benissimo cosa rischia se non si adegua. – replicò lei, glaciale, alzando lo sguardo verso gli spalti. Suo fratello Conrad, approfittando della sua stazza, era riuscito finalmente a mettere la sua sciarpa su quella di Tassorosso, che la ragazzina trovava indubbiamente più consona. L’altra pareva offesa, ma non troppo seriamente. Sirius seguì lo sguardo di lei, trattenendo una risata alla scena a cui aveva appena assistito.
- Perché non tieni d’occhio tuo fratello, invece? Non mi pare che frequenti buone compagnie. – disse velenosa Cornelia, indicando un punto lontano. Black notò Regulus insieme a quel deficiente di Mocciosus e a quel figlio di papà di Barty Crouch. Tutti membri di un esclusivo club che si faceva vanto di usare magia oscura per sport, sperimentandola anche sul prossimo. Nessuno di loro indossava i canonici colori verde e argento, al contrario notò moltissimo, disgustoso blu. Ringhiò, ma non si abbassò a rispondere; la partita stava per cominciare e i giocatori avevano fatto il loro ingresso in campo.
Ci fu una vera e propria ovazione quando James Potter sfrecciò in cielo; la dolce, tenera Lily Evans non sembrava nemmeno più lei da tanto urlava.
Commentava la partita Jeremy Gordon, studente del quarto anno e Tassorosso: inutile specificare quanto fosse di parte, ma la McGranitt, seduta accanto a lui, non sembrava farci minimamente caso, dato che tutto sommato era la sua casa che veniva favorita.
- Stupido cretino. – borbottò Cornelia, dopo averlo sentito denigrare il portiere di Corvonero per essersi fatto fregare dal Cacciatore Oliver Winter.
- Be’, - commentò Sirius divertito, - non ha certo torto, no?
La tentazione di pestargli un piede o, quanto meno di lanciargli uno Schiantesimo era forte per Cornelia, ma, purtroppo per lei, non era molto ferrata con quegli incantesimi.
- Come puoi vedere stiamo vincendo. – constatò poi Black, quando il punteggiò si stabilì su cinquanta a trenta per i rosso-oro.
- Speriamo allora che Potter si infortuni prima di prendere il Boccino, così almeno non dovremmo avere problemi a farcela. – rispose lei con un sorriso.
- La vita è un sogno.
- Potter potrebbe cadere dalla scopa e spezzarsi metà delle ossa che ha in corpo. Lo spero proprio. – mormorò lei con cattiveria, sillabando con sadica soddisfazione l’ultima frase.
- Non di azzardare a dire più una cosa del genere! – urlò lui. Godric, non si poteva gufare il prossimo in quel modo.
- Non preoccuparti, le mie predizioni non si avverano mai, purtroppo.
- Forse sei una strega sconvolgentemente mediocre. – disse Sirius, fissandola negli occhi.
Stranamente la vide arrossire per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, anche se quella parola non rendeva minimamente giustizia al colore che stava assumendo la pelle della giovane: pareva incandescente. Non si trattava di imbarazzo però, bensì di rabbia.
- TU! – urlò, ignorando il caos sulle tribune dovuto al fatto che Winter avesse segnato di nuovo – Stupido imbecille! Il fatto che mia madre sia Babbana non significa che io sia meno dotata di te, razza di Purosangue idiota! Stupido Grifondoro spocchioso e pieno di boria, è per colpa di quelli come te che… - qui Sirius non capì, il delirio si era fatto incomprensibile, come se lei stesse parlando in un’altra lingua, a lui sconosciuta. Poi Cornelia tornò a urlare. Stanco di quel continuo ronzio che continuava a sentire in sottofondo, pensò a cosa fare per potersene liberare. Le opzioni erano due: o scaraventarla giù dagli spalti, ma supponeva che il preside non avrebbe gradito, o baciarla. Optò per la poco elegante espressione: ficcarle la lingua in bocca.
Cornelia non reagì per la sorpresa, per un attimo il suo cervello l’abbandonò quando Sirius posò la sua bocca sulla sua, e lei rimase immobile; una bambola di pezza sarebbe stata più reattiva, probabilmente. Sapeva perfettamente qual era il comportamento razionale da seguire, ma dopotutto era una ragazza, e in quanto tale fece la cosa più stupida: lasciò correre. In fondo la carne è debole.
- Ce la fai a stare zitta, adesso? – abbaiò Sirius, staccandosi da lei.
La ragazza in tutta risposta si pulì teatralmente la bocca con la manica della divisa, schifata. Non tardò a far sentire nuovamente la sua voce: - Grazie per avermi rovinato la romantica idea che avevo di un primo bacio. – urlò.
In quel preciso istante un affranto Jeremy Gordon annunciava il pareggio di Corvonero per merito di Violetta Lamberg.
Cornelia lanciò un’eloquente occhiata a Black. – Ora la partita si fa interessante, vero? – annunciò, approfittandone per cambiare discorso. Detestava ammetterlo, ma quello che aveva appena fatto Black l’aveva messa in difficoltà, sconvolta era un termine che rendeva l’idea.
- Non c’è modo di farti tacere?
- Ne dubito.
- Dovrei tapparti la bocca un’altra volta, ma baci veramente da schifo. – replicò lui.
Sirius non ebbe quasi il tempo di finire la frase che Cornelia, livida dalla rabbia, si era dileguata. Lui si sentì un po’ in colpa, be’, forse più che “un po’”, ma non si mosse. Oltretutto ne avrebbe ricavato solo un’altra sfilza di insulti e appellativi poco eleganti: non l’aveva sopportato prima, non l’avrebbe fatto nemmeno ora. Nel giro di quaranta minuti il punteggiò si ribaltò notevolmente a favore degli avversari. La giornata si stava rivelando veramente spiacevole. Il suo fraterno amico James volava affranto, alla ricerca di un Boccino introvabile.
Ulteriormente depresso da quella scena decise che era giunta l’ora di andare alla ricerca di “Quella lì”; non si era ancora deciso a chiamarla con il suo nome, nella sua testa. Se l’avesse fatto lei sarebbe diventata reale, e la sola idea era inquietante. Pensava di trovarla afflitta e mogia in un angolo, con le lacrime agli occhi, ferita dalle sue parole.
Quando la trovò, invece, sembrava tranquilla e serena, intenta a godersi in solitudine la partita; o almeno questa era l’impressione che dava. Sospirò, poiché forse così avrebbe potuto gestire meglio la situazione. Una ragazza in lacrime, si sa, è completamente incapace di ragionare.
- Oggi sei riuscito ad offendermi a morte ben due volte, direi che basta. – esordì lei atona, senza guardarlo in faccia. – Ad ogni modo stiamo conducendo la partita, forse non sono così poco dotata.
- Forse. Resta innegabile il fatto che tu non sappia baciare. – Sirius si morse la lingua subito dopo quell’infelice uscita, ma doveva ammettere che la tentazione era stata troppo forte. – Ma in fondo è normale.
- Mi stai chiedendo scusa? – chiese lei, scocciata. Continuava a fissare il campo, ma lui dubitava che lo vedesse realmente, accecata com’era da una rabbia non del tutto sbollita.
- Diciamo che la mia prima ragazza non è rimasta entusiasta dalla mia performance. – ammise il ragazzo. A dirla tutta quella volta non si era divertito molto nemmeno lui, ricavandone una inattesa delusione, ma quello era un particolare che si poteva omettere tranquillamente.
Lei sorrise debolmente, e lui interpretò quel gesto come una provvisoria fine delle ostilità. Non sapeva quando si stesse sbagliando.




Note e ringraziamenti:
lauraroberta87: grazie ancora per i tuoi gentilissimi complimenti, finirai per farmi arrossire ^///^. Non so perchè è commentata così poco, ma se i commenti sono questi non me ne lamento neanche un po'! Ecco un'altra avventura del nostro depravato ninfomane!
Miriel: Non preoccuparti, l'importante è ricevere un commento prima o poi. E, credimi mi ha fatto molto piacere. Mi sento un po' in colpa per averti attirato con il titolo di un libro che io non ho letto e che conosco solo di fama XD. Grazie per i complimenti, davvero. Lily e James sono dei pomicioni infiniti!

Preparatevi, perchè Nel non ha ancora finito di "cazziare" Sirius, ma sono convinta che lui sopravviverà in qualche modo...

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Capitolo 9
*** Capitolo otto: scommesse ***


Capitolo otto: scommesse

- E la ragazza di ieri ha gradito, invece? – domandò la giovane, con glaciale indifferenza.
Sirius rimase interdetto e si mise a fissarla, incuriosito. Come faceva a saperlo, lei? A meno che…
- Te l’ha detto… ?
- Me l’ha detto Ludovine, sì. Non vedeva l’ora di darmi la notizia, ci crederesti? Si è messa a correre per le scale, dalla fretta.
- Sì, aveva dato anche a me quell’impressione. Che pettegola. – commentò maligno, mettendosi le mani in tasca, nel disperato tentativo di non farle diventare cianotiche. Ecco perché si era messa a ridacchiare come un’oca il giorno prima.
- Lei non è affatto pettegola. – Be’, pensò Cornelia fra sé e sé, quasi mai. – Vi ha semplicemente colti in flagrante.
- C’è differenza? - chiese lui, visibilmente imbarazzato. Dovevano anche processarlo ora? Sarebbe stato giudicato? Via, per una cosa così da nulla…
- Per me sì. – rispose lei. Fece una breve pausa, e si umettò le labbra, prima di riprendere il discorso. – A che gioco stai giocando, Sirius Black? Un bacio al giorno leva il Guaritore di torno? – non riuscì a trattenere una risata maligna e piena di scherno. Se non si fosse sfogata così, probabilmente l’avrebbe preso a schiaffi; meglio evitare la violenza, finché era possibile.
Sirius stava pensando ad una risposta adeguata, quando fu distratto da un boato della folla. Guardò il campo e vide James lanciarsi veloce in picchiata, seminando senza alcuna difficoltà il Cercatore avversario. Ritrovandosi quasi in caduta libera, il ragazzo schivò di poco un Bolide che gli aveva tirato la Battitrice Amanda Encloss e, dopo un momento lunghissimo che fece trattenere il fiato a tutti i presenti, eccolo stringere vittorioso il Boccino d’Oro. La partita era finita e Grifondoro aveva vinto. Gordon si abbandonò a giubilanti urla e gridolini che parvero infastidire infinitamente Cornelia. Aveva appoggiato le braccia al corrimano di legno che fungeva da protezione, evidentemente depressa. All’ennesimo “Viva Potter” urlato dalle tribune inarcò un sopracciglio, minacciosa. Si voltò verso il ragazzo, pronta per l’inevitabile e tetro destino che l’attendeva. – Avanti, - disse, - distruggimi.
- Vorrei, – ammise Sirius sorridendo in maniera sorniona – ma sembri già abbastanza triste di tuo.
- Non lo sono… - tentò di protestare lei, senza nemmeno troppa convinzione.
- Lo sei perché la tua previsione non si è avverata e io ti ho sbattuto in faccia la dura realtà per tutto il tempo.
Cornelia si passò una mano fra i capelli con stanchezza, come se fosse stata reduce da una lunga battaglia, paragone non troppo distante dalla realtà, in fondo.
- Come fanno le altre a sopportarti, me lo spieghi?
Black rise di gusto, poiché il tono della ragazza gli era sembrato così… supplichevole. Avrebbe potuto dire che in realtà non lo sopportavano a lungo, o che lui non gradiva la natura eccessivamente emotiva delle ragazze e che quindi, alla fine, era lui che non le sopportava, non il contrario. Poteva… ma, in fondo, perché non continuare secondo il ruolo che gli si addiceva così bene e che gli regalava un sacco di bei momenti?
- Loro sono gentili con me, e io lo sono con loro. – la guardò negli occhi, prima di continuare. – Delusa?
- No, non direi; non per te, almeno. Per la partita molto, ma… - non finì mai la frase, lasciando morire quel pensiero inconsistente. Osservò i giocatori in formazione congratularsi a vicenda prima di sparire nei rispettivi spogliatoi.
- Se ti può consolare non durano a lungo. Sembrano sempre delle gran simpaticone, poi si trasformano in lagne ambulanti. Pretendono di starti continuamente addosso e se…
- Se le tradisci? – lo interruppe lei, decisa a interrompere quel monologo inutile per arrivare subito al sodo. – Povero Black. – lo canzonò lei.
- Non mi sorprende che tu sia sola, sai? – replicò Sirius, con il preciso intento di offenderla. Sembrava impossibile avere un dialogo tranquillo con lei. – Scommetto quello che vuoi che nessuno sopravvivrebbe ad un appuntamento con te; poveri ragazzi, per forza si tengono alla larga, a parte Cullen: ma abbiamo appurato che lui è un idiota, perciò…
- Scommetti che trovo il modo di lanciarti giù dalle tribune? – Cornelia gli si era lanciata contro, feroce, sfoderando la bacchetta. Era riuscita a spingere Sirius contro la balaustra e gli aveva puntato l’arma contro, pronta a scagliare un qualunque incantesimo, pur di sfogarsi. Le tribune però si stavano svuotando e tutti gli studenti si trovarono ad occupare il corridoio di passaggio dove loro due sostavano, presi a spingersi l’uno con l’altro. Qualcuno pestò più volte i piedi dei due duellanti.
- Ehi, ragazza, penseranno che siamo insieme se rimaniamo così vicini. – rise lui.
- Parla ancora una volta e ti strappo la lingua.
- Scommettiamo che riesco a farti tacere? – Sirius non riusciva a non trovare la situazione divertente. In fondo, se solo ci fosse stata meno folla, avrebbe potuto spingerla via senza problemi: Cornelia era alta, ma non certo quanto lui.
- Non provare a baciarmi di nuovo. – minacciò lei a denti stretti, stringendo ancora di più la bacchetta.
- Ok. – Sirius parve finalmente rassegnarsi. – Per cui, se dovessi chiederti di uscire con me, diresti di no, scommetto.
- Già. – disse lei, approfittando di un momento favorevole per staccarsi, seppur di poco, da lui.
- Meglio così, probabilmente mi annoierei a morte.
- Scommettiamo di no? – disse improvvisamente Cornelia, perdendo la testa. Lo sapeva anche lei che non avrebbe dovuto, ma si trattava di una scommessa innocente dopotutto, e non poteva di certo sottrarsi.
- La cosa si sta facendo interessante, Cornelia. – disse Black. – Vediamo se mi sbaglio, allora. Usciamo insieme? Scommetto tutti i Galeoni in mio possesso, cioè moltissimi, che ti sto mettendo in imbarazzo.
- Oh piantala di usare quella parola! – strillò lei, facendo sussultare un paio di Serpeverde che l’avevano affiancata. – Non devi per usare la parola “scommetto” tutte le sante volte.
A Sirius non era mai capitato di metterci così tanto per rimediare un appuntamento. Certo, il buon Ramoso ci aveva messo anni, ma era una cosa completamente diversa, per sua fortuna. - Continua così, e sarò capace di appostarmi davanti all’ingresso della Sala Grande per trascinarti a Hogsmeade.
- Be’, fallo! – gridò, esasperata.
- Sfida accettata, ragazza.
La giovane rimase un attimo interdetta, come colta da un dubbio improvviso. – E l’altra? – chiese, più con curiosità che gelosia: gelosia di cosa, oltretutto?
- Dimenticatela, dubito che mi verrà ancora a cercare. – le disse il ragazzo. – Sembra che tuo fratello ti stia chiamando.
Lei si voltò, sospettosa, ma vedendo che la stavano effettivamente cercando, si infilò nel fiume di persone e sparì, senza salutare. Raggiunti i suoi amici si voltò per vedere se Black era ancora lì e il suo stomaco fece una capriola: l’idea di quello che l’aspettava la stava terrorizzando.

***


Sirius, da parte sua, decise che era giunto il momento di unirsi nuovamente alla sua allegra brigata: avrebbe fatto meglio ad essere presente al trionfale ritorno di James, dopo l’uscita dalle docce. Diventava particolarmente suscettibile quando si sentiva trascurato, caratteristica che lo faceva somigliare molto ad una donna. Ma a Potter quel paragone non faceva certo piacere.
- Felpato, cominciavamo a sentire la tua mancanza. – salutò Remus, vedendolo arrivare.
- Oh, sono davvero, davvero commosso per questo. – ironizzò l’altro.
- Corvonero era in vantaggio, prima che James prendesse il Boccino. – informò Peter, mettendosi in mezzo. – Te lo dico per evitarti qualche figuraccia.
- So che sarai sorpreso, Codaliscia, ma ho seguito la partita. – ammise, sedendosi accanto alle trepidanti Lily, Karyn e Christine.
- Hai visto la picchiata che ha fatto?
- Sì, Lily. – rispose Sirius, pazientemente, nel vano tentativo di evitare lo sguardo inquisitorio dei suoi amici. In quella situazione si sarebbe messo a chiacchierare anche con i sassi.
- Credevo che avessi seguito il consiglio di Ramoso, sì ecco, credevamo fossi intento a far conquiste.
- Dite? – si domandò Karyn, voltandosi a guardare Minus.
Black considerò che se quello che aveva fatto era una “conquista”, avrebbe preferito essere morto.
- Dai Peter. – intervenne Lunastorta, - E’ così musone che annoierebbe una pianta grassa. Scommetto che è andato a dare noia a suo fratello o a Mocciosus, o entrambi.
Sirius sentì un brivido quando Remus usò, certamente involontariamente, la parola “scommetto”; aveva ragione Cornelia: era già stata usata abbastanza.
- Né l’uno, né l’altro. – rispose laconico, cercando di porre fine alla discussione. Fu la puntuale comparsa di Potter a toglierlo dall’impaccio. Non per niente era il suo migliore amico. – Ecco il nostro eroe! – urlò per farsi notare.
Lily scattò in piedi e si lanciò verso il ragazzo, volandogli praticamente in braccio senza tanti complimenti. Le altre due ragazze risero sommessamente.
- La ragazza è innamorata. – constatò Remus pacatamente.
- Grazie Lunastorta, senza le tue argute considerazioni io e Codaliscia non ci saremmo mai arrivati.
Bastò il tono risentito con cui Felpato aveva detto quelle poche parole per far scoppiare a ridere gli altri due, senza una vera ragione tra l’altro.
- Ma che succede? – la voce fuori campo di James era solo il sottofondo poco chiaro della sinfonia dei due Malandrini sghignazzanti.
- Credimi, James, non vuoi saperlo. – commentò Sirius, lugubre. – E complimenti per la presa, ottima come sempre!
- Davvero? – chiese Ramoso, passandosi una mano fra i capelli ancora umidi, mentre perfino Lily cominciava a prenderlo in giro per i suoi ridicoli atteggiamenti da super eroe.
- James, hai gli occhiali completamente appannati, non credo che andrai molto lontano. – disse la giovane, abbandonandosi ad una risata cristallina. Così, prendendo il campione sottobraccio, la ragazza si avviò verso il castello, seguita a ruota dalla “scorta reale”.
Naturalmente Ramoso si abbandonò ad una dettagliatissima radiocronaca dell’incontro, dimenticandosi forse che i suoi compagni erano tra il pubblico, ad applaudirlo. Agli amici e alla fidanzata non restò altro da fare che gelarlo con battutacce ad ogni particolare esagerato.
- Quella Amanda Encloss, accidenti a lei: mi ha quasi tirato un Bolide in faccia, a me! Non c’è più rispetto per chi porta gli occhiali, eh?
- Ramoso, quell’affare ti è passato accanto ad un metro di distanza. – osservò tranquillamente Felpato. – L’ho visto con i miei occhi, per cui, non tentare di fregarmi.
- Solo perché ho sterzato all’ultimo minuto! E inoltre…
- Sì, James, e sei stato proprio bravo, davvero. – lo bloccò Lily. Adulare Potter era un ottimo modo per tenerlo buono, o, come un quel caso, tappargli la bocca.
- Lily, te ne siamo grati. Sei un’ottima amica. – bisbigliò Lunastorta, cercando di non farsi sentire dal diretto interessato. La ragazza per tutta risposta regalò ai tre un sorriso luminoso.
Per la prima volta da due mesi, Black non ne fu infastidito.



Note e ringraziamenti:
Un enorme, prezioso grazie a lauraroberta87, Miriel e Thiliol per le loro gentilissime recensioni, poichè mi hanno fatto immensamente piacere. Grazie infinite, spero che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento.

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Capitolo 10
*** Capitolo nove: riflessioni ***


Capitolo nove: riflessioni

- Stupido Potter, c’eravamo quasi. – commentò Ludovine, discutendo con le altre della partita.
– Se solo Tobble avesse visto il Boccino un nanosecondo prima, ce l’aveva ad un palmo dal naso…
- Purtroppo il dramma dei Grifondoro è che hanno quasi sempre ragione, se si tratta di Quidditch. – commentò Cornelia, che li aveva appena raggiunti.
- Oh, finalmente sei qui! – Esclamò Bonnie, la sua compagna di stanza. – Siccome stavolta abbiamo visto Black in azione con i nostri occhi vogliamo sapere tutto.
Proprio quello che lei temeva. Il dettagliato resoconto delle sue avventure durante la partita.
- Ma allora è vero. – commentò Conrad, pur senza mostrarsi particolarmente interessato all’evento.
- Vero cosa?
- Che Sirius Black e Cornelia si frequentano, Constance. Non hai visto quanto si è sbracciato lui per chiamarla di sotto? – cicalò Bonnie, mentre si risistemava la treccia sfatta.
- Davvero? – chiese la ragazzina, fermandosi di fronte alla sorella. Cornelia desiderò ardentemente che un fulmine a ciel sereno la incenerisse: almeno non avrebbe dovuto più dare spiegazioni a nessuno, dopo.
- Non è esattamente così… - balbettò per prendere tempo, - e poi tu non dovresti andare dai tuoi compagni di casa a festeggiare per la nostra miserevole sconfitta?
- Questo mi sembra molto più divertente. – sentenziò Constance, mettendo le mani sui fianchi, impettita. La ragazza digrignò i denti, rabbiosa. Se solo avesse avuto una Giratempo per tornare alla settimana scorsa! Col cavolo che avrebbe difeso la sorella da Black, non si meritava quella cortesia. In fondo era anche colpa sua se ora le cose avevano preso quella pessima piega.
Fortuna volle che proprio mentre si accingeva a pensare ad una risposta più o meno coerente, alcuni Tassorosso, amici di sua sorella, trascinarono via la deliziosa impertinente, lasciandola contrariata e a bocca asciutta. Cornelia la vide sparire con sollievo, notando che insolitamente la carogna indossava ancora la sciarpa blu e nera del fratello.
- Sei una maledetta fortunella, per ora. – disse questi, mentre lei sospirava soddisfatta. – Non ti lascerà in pace facilmente. Non fino a che non avrai soddisfatto la sua curiosità.
- Posso farci qualcosa?
- Finchè rimarrà nostra sorella niente, credo. – disse Conrad posandola una mano sulla spalla, a mo’ di incoraggiamento. Nonostante la faccia affranta della ragazza nemmeno lui riusciva a rimanere del tutto serio.
- Questo non mi fa sentire meglio.
- Nel, non puoi parlottare con tuo fratello e ignorare noi; non è giusto! – Ludovine e Bonnie l’allontanarono da quella sua ancora di salvezza quasi di peso. Due contro uno: quello non era onesto, altroché. E mentre veniva trascinata verso il suo personalissimo patibolo, sentì il monito di suo fratello, calmo e pacato, che saggiamente le disse: - Ricordati che sono le tue amiche!
In quel preciso momento della sua vita Cornelia realizzò quanto la verità fosse una delle cose più dolorose al mondo.
La cosa non fu né breve né indolore. Quando Bonnie aveva detto “tutto” sapeva cosa intendeva: ogni singola parola e ogni singolo gesto. Il dormitorio era divenuto la prigione di Cornelia che, raggomitolata sul letto, pensava al modo di zittire le altre quattro donzelle sue carceriere. Ebbene sì, alla parola Black, tutte le compagne di stanza avevano mostrato interesse.
- Avete parlato molto?
- Dipende da cosa è molto. Non abbiamo parlato ininterrottamente per tutta la partita, se è questo che chiedi. – borbottò la ragazza, sulla difensiva.
- Ma state insieme o no? – chiese Ina molto pragmaticamente. In fondo era questo il particolare più interessante, i dettagli si potevano anche immaginare.
- No, assolutamente no, credevo di essere stata chiara!
- Ma perché ti ha chiamato di sotto?
- Te l’ho detto, Cleo, per fare il cretino. Ha passato il tempo a fare battutacce…
- E scommetto che tu gli rispondevi per le rime. – intervenne Ludovine, che la conosceva fin troppo bene. La sua migliore amica non aveva mai imparato a chiudere quel forno di bocca, ed era evidente che per Black doveva essere un grande divertimento tormentarla.
- Nel, non dovresti ribattere sempre. – disse Bonnie, saggiamente. – Prima o poi finirai male.
- E questo è proprio il giorno in cui sono finita male, temo.
- Perché? Che è successo dopo?
Cornelia fu dibattuta; in un certo senso aveva un gran voglia di svuotare il sacco e dire come erano andate realmente le cose. Non che si vergognasse di quello che era successo, o non più di altre cose che le erano capitate in quindici lunghi anni di vita; sapeva però che risatine isteriche, battute e commenti vari sarebbero piovuti su di lei a non finire. Meglio non parlare.
- Dopo? Niente di interessante…
- Dai, per favore, io ti ho raccontato di Roger. – disse Ludovine. – Tu e io non abbiamo segreti.
- Oh, ti prego. Io non ti ho asfissiato per giorni con mille domande. Me l’hai detto tu di tua spontanea volontà.
- E ora non stai parlando di tua spontanea volontà?
Non se le sarebbe scollata di dosso fino a che non avesse confezionato una storia convincente. E per essere credibili non bisognava mai scostarsi troppo dalla realtà, questo Cornelia lo sapeva bene. – Be’, ci siamo messi a parlare della partita e lui si è offeso per alcune mie battute su Potter. Da cosa nasce cosa… - e qui, mentre le ragazze si aspettavano una dichiarazione d’amore, la ragazza glissò sapientemente sul bacio e disse: - ed è tutto finito con una scommessa.
- Che genere di scommessa?
Che fare ora? Dire che la posta in palio era la sopravvivenza di entrambi ad un appuntamento? No, non poteva dirlo, non ora che era quasi fuori dai guai.
- Non me l’ha detto, ho paura che lo scoprirò domani. Ora se volete scusarmi io vado un attimo in bagno. – disse e senza guardarle in faccia Cornelia prese la porta, lasciando le altre solo parzialmente soddisfatte.
- Secondo me non ce la racconta giusta. – disse Bonnie, sospettosa.
- Ma è scappata via, non penso vorrà dirci altro.
- Be’, Lu, esiste la tortura. – propose Cleo, scherzosamente.
- Non ci resta che vedere come si mettono le cose domani. Dopotutto non dobbiamo nemmeno aspettare molto. – concluse Bonnie, raccogliendo l’immediata approvazione delle altre.

***

Come le sue amiche avevano supposto, Cornelia non era certo andata in bagno. Al contrario si era fiondata a tutta velocità nei dormitori maschili, facendo irruzione nella stanza del fratello.
- Ehi, d’accordo che voi ragazze potete entrare, ma la cortesia non è un optional. – la accolse Nick, amico secolare di Conrad.
- Scusatemi. – pigolò lei, andandosi a sedere sul letto del fratello per far sprofondare la faccia nel cuscino. Fortunatamente nella stanza c’erano solo loro due, o si sarebbe sentita veramente una cretina.
- Ehi, ehi. – disse lui, sfilandole il guanciale. – Questo è mio, non voglio che sia macchiato con uno degli stupidi trucchi che usi tu.
- Mi ci voglio solo soffocare, per favore. Fallo tu se vuoi, non opporrò resistenza.
- Quando saremo senza genitori e non controllati da insegnanti e roba simile volentieri, ma per oggi dovrai sopravvivere, mi spiace. – disse il ragazzo, lanciando un’occhiata perplessa all’amico.
- Meglio che vada. Suppongo dobbiate parlare. – disse questi, alzandosi. I due fratelli rimasero in silenzio mentre lui usciva e lo sentirono borbottare con gli altri compagni di dormitorio, che stavano salendo giusto in quel momento. “Niente da fare, crisi famigliare”, furono le ultime parole che i due sentirono, prima che i passi si allontanassero definitivamente.
- Si può sapere che è successo? L’interrogatorio è stato peggio del previsto?
Facendo un grosso sospiro Cornelia si accinse a spiegargli tutta la storia da dove era iniziata, ovvero in biblioteca. Cercò di essere il più sincera possibile, ma anche con lui omise il particolare del bacio, pur spiegandogli in cosa consisteva la dannata scommessa.
- Due teste di legno. – commentò il ragazzo, alla fine del discorso.
- Lo so, mi ci sono infilata da sola. Il problema è: come ne esco?
- Dipende, l’hai già baciato?
Cornelia impallidì, ma non rispose. Per sua fortuna Conrad lo interpretò come un no. – Allora, forse fai ancora in tempo a levartelo di dosso.
- Perché mi hai fatto quella domanda? – chiese la ragazza incuriosita. In fondo, messa così sembrava più il genere di domanda che avrebbe fatto una sua amica, non lui.
- Perché finite sempre per sragionare quando vi capita una cosa del genere.
Un pugno nello stomaco avrebbe avuto meno effetto sulla ragazza. In fondo era appena stata messa in dubbio la sua capacità di essere razionale. – Lo dici dall’alto della tua esperienza?
- Via, non essere permalosa; tutto sommato ti reputo un animaletto intelligente. – rise il ragazzo, guadagnandosi un’occhiata colma di odio. – Certo che proprio con Sirius Black dovevi inguaiarti?
- Stai solo rigirando il coltello nella piaga. Non ero venuta qui per questo. – mugugnò Cornelia, sentendosi tradita.
- E cosa vorresti sentirti dire da me? In fondo, non sei una condannata a morte: mettiamola così, sarai presto una ragazza molto invidiata.
- Questo mi porterà a detestarlo definitivamente. – sentenziò lei, impassibile.
- Buon per te. Ora, se non ti dispiace, vado a lamentarmi di una certa sconfitta in Sala Comune con i miei amici. Quanto al quello che consideri un problema, su con il morale, e stai lontana da Constance. – le disse prima di uscire.
Nonostante gli avvertimenti del fratello fece sprofondare nuovamente la faccia nel cuscino, e al diavolo il resto; in fondo lui avrebbe saputo pulirlo con un comunissimo incantesimo, e poi lei non si riempiva la faccia di schifezza come sua zia Patricia. Rimase lì per un po’, a meditare su una qualche soluzione possibile: si rese presto conto che a parte una morte improvvisa o una fuga in un altro continente avrebbe dovuto affrontare la dura realtà. Tanto valeva farlo più o meno a testa alta. Forte di questo pensiero riuscì a sopravvivere con dignità per tutto il resto della giornata. A cena si rifiutò categoricamente di buttare lo sguardo sul roboante tavolo dei Grifondoro. Quanto a le sue amiche si limitò ad occhiate glaciali: anche se non aveva algidi occhi blu come il resto della sua famiglia, aveva comunque l’espressione truce di chi non avrebbe esitato a dar battaglia. Per le piccole confabulatrici fu sufficiente.




Ringraziamenti:
PiccolaBlack: ecco l'aggiornamento. Non siamo ancora nel vivo dell'azione, ma ci arriveremo presto, non preoccuparti. Grazie mille per i complimenti, se molto gentile.
lauraroberta87: eccomi il più velocemente possibile! Grazie ancora dei tuoi gentilissimi commenti, felice di sapere che la storia ti fa ridere ^^
Miriel: Eh sì, Sirius in fondo sa ragionare e ammette quando sbaglia: non lo dice, ma intanto lo sa intuire. Lui e Nel ne hanno di strada ancora da fare!
Mirwen: Ciao! Mi spiace che tu abbia problemi di linea, al momento sono un po' sfortunata anche io in questo senso, si fa quel che si può. Fammi sapere che te ne pare ^^
Thiliol: Ma, non so dire fino a che punto Sirius sia cotto; è divertito dall'idea di avere a che fare con una ragazzina particolarmente sboccata, se non altro. Questo non è ancora l'appuntamento che speravi, ho messo un po' di suspence XD.
Princess_jadore: Eh sì, anche lui in effetti è un po' pesante, ma sono convinta che gli passerà e che ci farà l'abitudine alla fine. Grazie mille per aver letto e commentato.

Grazie per essere arrivati in fondo a questo capitolo. La domanda ora è: che accadrà tra Nel e Sirius quando si troveranno letteralmente l'uno di fronte all'altra? Vorrei dirvelo, ma dovrò trattenermi. Non penso che sarà nemmeno lontanamente simile a qualsiasi cosa abbiate immaginato.

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci: armature e trofei ***


Note al capitolo: Bene, siamo al ferale appuntamento. Come avete notato Nel se la sta, semplicemente, facendo sotto. E' evidente che Sirius ha il manico del coltello in mano: ma non sarà così per tutto il tempo. No, la giovane Corvonero non prenderà il sopravvento, non ce la farà, poveraccia XD


Capitolo dieci: armature e trofei

Cornelia quella sera si addormentò serena, dopo essersi nascosta dietro le pesanti tende del baldacchino: in fondo bastava non pensarci. La capriola che il suo stomaco fece quando aprì gli occhi alla mattina però, le confermò che i suoi sforzi non avrebbero cambiato nulla. Aspettò che le altre uscissero dalla stanza, prima di sgusciare fuori dal letto; nessuna l’aveva chiamata e di questo, tutto sommato, era grata. Le raggiunse a colazione, mentre erano prese a chiacchierare allegramente o a leggere distrattamente il giornale, che ultimamente finiva per occuparsi quasi sempre di cronaca nera; l’assenza di Black al tavolo le aveva deluse, si sarebbero fatte scappare un semplice e innocente commento molto volentieri. In fondo avrebbe risollevato loro il morale dalle deprimenti notizie che stavano leggendo.
Le uscite ad Hogsmeade si svolgevano solitamente nel primo pomeriggio, e così lei approfittò del tempo disponibile per studiare con calma e tranquillità. Evitò con cura di guardare l’orologio, consapevole che in ogni caso l’avrebbe resa solamente più ansiosa.
- Tutto bene? – le chiese Ludovine nel pomeriggio, osservando l’amica passeggiare guardinga per i corridoi, come se temesse di essere aggredita da un momento all’altro. D’accordo che erano momenti bui, ma lei ora era dentro la scuola, non sperduta in qualche vicolo.
- Una meraviglia. – mentì, lei sorridendo.
- Buon pomeriggio! – la voce squillante e improvvisa di Sirius la fece sussultare; era stata presa decisamente in contropiede. Un inizio niente male.
- Non dirmi che ti ho spaventata. – rise lui, mentre osservava quasi compiaciuto le facce delle amiche di lei. Le aveva osservate per un po’, prima di avvicinarsi. “Quella lì” le era sembrata proprio un animale braccato, sarebbe stato sciocco non approfittarne – Ciao anche a te Ludovine e…
- Bonnie. – rispose l’interessata con un sorriso a trentadue denti.
- Mi sei solo arrivato alle spalle, perché avrei dovuto sorprendermi? – li interruppe Cornelia, con sarcasmo.
- Be’… - disse Bonnie, mentre già pensava alle domande che avrebbe fatto a Cornelia quella sera, in dormitorio. – Noi ce ne andiamo. È stato un piacere, Sirius.
- Il piacere è tutto mio. – salutò, mentre le due si allontanavano. – Allora, pronta per la scommessa?
- Oh, sì, ho atteso questo momento con trepidazione. – rispose lei, mentre si sistemava la sciarpa. Come tutti gli altri ragazzi quel giorno non indossava la divisa; in fondo perché non sfruttare il proprio guardaroba per i momenti di libera uscita?
- Ma che bell’uso dell’ironia, Cornelia. – commentò Sirius. – Cominciamo proprio bene. – e, facendole cenno di seguirlo, si avviarono giù per le scale. Non parlarono durante il tragitto, nessuno dei due ne sentiva il bisogno. Black quasi pensava con rammarico a quel divertente pomeriggio in cui aveva tramato contro i non ancora fidanzati James e Lily. Per fortuna non avrebbe rischiato di incontrarli; quasi tutti i Grifondoro stavano smaltendo i festeggiamenti della notte precedente. Quasi riusciva ad immaginarsi la scena: Potter intento a rivivere, per la millesima volta, i momenti salienti dello scontro; Peter che pendeva dalle sue labbra, come tanti altri del resto, provando un gran interesse per le avventure altrui; e Lily e Remus, probabilmente lontani dalla folla, intenti a studiare, o almeno a fingere di concentrarsi sui libri. Nulla che non avesse già visto diverse volte, insomma.
- Signor Black, dove pensa di andare? – la voce della McGranitt l’aveva bloccato giusto un attimo prima di varcare la soglia della scuola. La tentazione di risponderle: “a Hogsmeade, e dove sennò?”, fu forte, ma si trattenne; sapeva che non conveniva fare i furbi con lei. – Lei è in punizione, signor Black, non vorrei che se lo fosse dimenticato. – disse la donna, immobile, mentre Sirius le si avvicinava, seguito da una confusa Cornelia.
- Temo proprio di averlo dimenticato, invece. – disse lui, con calma.
- Non sono il tipo che ama farsi prendere in giro, e lei dovrebbe saperlo. Le ricordo che grazie alla sua bravata abbiamo un’antica armatura ancora dispersa per i sotterranei.
- Come diavolo hai fatto a dimenticarti una cosa del genere? – esclamò Cornelia, sorpresa.
- Comprendo il suo sgomento, signorina Lethifold, ma la prego di moderare il suoi toni. – il turpiloquio non era mai piaciuto a Minerva.
- Mi scusi, professoressa, ma è una cosa così stupida! – replicò lei, con enfasi, fissando Sirius negli occhi.
- Sono d’accordo, perciò credo che potrebbe seguirci anche lei allo studio di Gazza, per appurare quanto sconsiderato sia il comportamento di Black e quanto eccessivi i suoi modi. Avanti, su. – li esortò la strega, facendoli incedere innanzi a lei.
- E’ una bella prova di lealtà questa, Cornelia. – sussurrò Sirius, mentre camminava baldanzoso.
- Oh togliti quel sorriso dalla faccia e chiudi il becco. – lo rimproverò lei. – Come Merlino fai a infilarti sempre nei guai, si può sapere?
- Silenzio! – tuonò la McGranitt, mentre apriva la porta dell’ufficio del custode.
- Argus, è qui, ma ha portato un aiutante oggi.
- Oh, bene, bene. – disse lui, avvicinandosi. Cornelia fissò l’odiosa Mrs. Purr che li osservava dalla piccola scrivania con aria truce. – Cosa vuole che ne faccia? – disse il magonò con l’aria di chi avrebbe voluto tanto lanciarli nel mezzo delle acque gelide del lago. Cornelia si sentì sotto processo. Le era capitato raramente di trovarsi nei guai con Gazza, e ora capiva che aveva fatto bene; aveva un gusto sadico se si trattava di punire gli studenti.
- Basta che me li tenga occupati per qualche ora.
- Allora possiamo fargli lucidare i trofei, cominciano ad avere bisogno di manutenzione. Su, seguitemi. – disse mentre lui apriva la porta per farli uscire.
- Mi raccomando, Argus, tienili d’occhio. Non sarebbe la prima volta che il signor Black cerca di svignarsela prima del tempo.
- Non si preoccupi, professoressa. Non li lascerò soli nemmeno un minuto.
Il processo era finito, considerò Cornelia, e loro erano appena stati condannati alla pena capitale.
Il tragitto verso l’aula dove venivano conservati tutti i trofei fu silenzioso, eccezion fatta per i continui borbottii di Gazza su come il preside fosse troppo tenero nel punire gli studenti, mentre lui conosceva i metodi che funzionavano a dovere in quei casi.
Entrambi i ragazzi furono grati quando notarono il custode chiudere la porta, lasciandoli soli, pur con la minaccia della gatta presente al di là della porta, come sorvegliante.
- Complimenti, grazie a te sono stata trascinata in punizione! Passerò il pomeriggio a lucidare degli stupidissimi trofei con questo straccio lurido. – sibilò lei, tirandogli il pezzo di stoffa che le era stato consegnato per adempiere al suo lavoro. Lui lo schivò senza difficoltà, rendendo ancora più nervosa la ragazza.
- Hai fatto tutto da sola, tu e la tua malefica linguaccia. Ringrazia piuttosto che la McGranitt si sia dimenticata di toglierti dei punti, presa com’era a impedirmi di svignarmela. – rispose lui, colpendola in pieno con lo straccio per restituirglielo.
- E ora?
- E ora rimboccati le maniche e mettiti a lucidare. – rise lui.
- Lo trovi divertente?
- Molto, soprattutto perché sei passata dal terrore per mastro Gazza alla violenza ingiustificata. Sembri sul punto di esplodere, ma non preoccuparti, ora sbollirai in un attimo. – e detto questo le lanciò una medaglia particolarmente annerita; solo dopo dieci minuti di strofinamenti intensi scoprì che si trattava di un’onorificenza titolata ad Albus Silente per meriti scolastici. Per qualche motivo lei si ritrovò ad odiarlo, anche se le era sempre parso un tipo simpatico, e piuttosto impegnato, nell’ultimo periodo.
Cornelia notò subito come Sirius sembrasse avvezzo a quel lavoro, e notò anche come lui selezionasse i pezzi da pulire per sé, lanciandole senza troppi complimenti quello che lui scartava.
- Fai piano, questa mi è quasi arrivata in testa.
- Tranquilla, è troppo dura perché tu possa rompertela. – la gelò lui, lanciandole l’ennesimo trofeo. Non si aspettava però di ricevere quello stesso oggetto in testa un secondo dopo, appena abbassata la guardia.
- Sono stufa di leggere “James Potter” su metà di quello che mi tiri. – disse lei. – E comunque, anche la tua testa sembra resistente.
- Tu sei pazza. – rispose lui, massaggiandosi il punto in cui era stato colpito. – E no, non provare a rispondermi. – le disse, notando che lei era già pronta per replicare. Quella non era una ragazza, quello era un Poltergeist in incognito: bisognava avvertire Pix seduta stante. Senza degnarla di uno sguardo tornò verso la teca, cominciando a frugare: - Se sei stanca di Potter quanto lo sono io abbiamo una vasta scelta di nomi: Bellatrix Black, Thomas Riddle, Minerva McGranitt, la nostra amata professoressa. – elencò lui con tono estasiato, continuando ad estrarre oggetti: - Poi chi abbiamo… uh, Frank Paciock, anche lui un gran bel secchione. Dimmi, continuo l’elenco o smettiamo con i capricci?
Offesa, la ragazza avanzò a grandi passi verso Sirius e, strappatogli di mano il trofeo della discordia si mise a pulirlo con foga, in silenzio.
- Non esagerare, che se lo rovini poi James si offende.
- Stai zitto. – rispose lei, lugubre.
Ci vollero ore per pulire gran parte del materiale stipato nelle teche, e entrambi avevano la brutta sensazione che per quanto lavorassero le varie medaglie e oggetti si moltiplicassero, anziché diminuire. Cornelia era esausta, ma non osava parlottare più di tanto: si limitava a qualche sbuffo di noia che puntualmente le spettinava la frangetta scura. Anche Sirius sembrava aver perso il buon umore, dimostrandosi particolarmente disturbato ogni volta che sentiva i passi di Gazza avvicinarsi e i suoi poco simpatici commenti sul fatto che non sentisse strofinare a sufficienza. Ben presto si stufò. – Cornelia, sei stanca?
Lei alzò lo sguardo, in cerca di una qualche traccia di sarcasmo; fu piacevolmente sollevata quando non ne trovò. – Non ne posso proprio più. – confessò.
- Bene, allora la finiamo qui. – annunciò lui, lanciando per terra lo straccio.
- E come? Dobbiamo finire il lavoro. Ti ricordo che Gazza o quella sua gatta ci tengono d’occhio.
- Come te la cavi con gli incantesimi di pulizia?
- Me la cavo, appunto. – disse lei. – Ma siamo comunque sorvegliati.
- D’accordo, noiosona, ho capito. Ma credimi, so per esperienza che fregare mastro Gazza è tutto fuorché difficile, e la gatta non è affar nostro. – Senza dare altre spiegazioni trasse dalla sua tasca quello che a Cornelia parve un semplice specchio e cominciò a chiamare James. Dopo qualche tentativo l’amico rispose, per la sorpresa della ragazza.
- Che vuoi? Sono impegnato. – la testa spettinata di Potter apparve alla vista dell’amico.
- Se per impegnato intendi vantarti delle tue imprese piantala e dammi retta. La McGranitt mi ha beccato per i corridoi e si è ricordata dello scherzetto dell’armatura. Sono finito a pulire trofei e sono sorvegliato.
- Gazza e Mrs Purr?
- Ho bisogno di un diversivo. – tagliò corto Black.
- D’accordo, ma solo perché sei tu, Felpato. Farò un po’ di caos nel corridoio, ma dovrai sbrigarti, non garantisco nulla.



Note e ringraziamenti:

Non vi aspettavate una cosa così, vero? Nemmeno io, all'inizio. Minerva si è voluta intromettere ed ecco il risultato. Ce la faranno i nostri eroi a darsi alla fuga? E ora ringraziamo voi gentilissimi recensori.

Miriel: sono felice che il rapporto tra fratelli ti piaccia: quello era un capitolo di transizione, e serviva per introdurre meglio il personaggio di Cornelia e il suo piccolo mondo. Che carine le pettegole, vero? XD
Princess_jadore: tranquilla, Sirius sta ragazza la trova XD. Vero che sono terrificanti le riunioni/interrogatori con le amiche? Povera Nel!
lauraroberta87: al posto di Nel molte sarebbero passate ad amene attività con Sirius, ma ci arriveremo presto, quindi anche su questo possiamo stare tranquilla. Povera, è alle prime armi, non sa che fare.
Thiliol: mmm, non so se definire Sirius proprio stracotto; diciamo che si è trovato un delizioso animaletto da compagnia, un po' mordace ma spassoso XD
Mirwen: lo immagino cosa aspettavi, ma questo è il capitolo che dovrebbe farmi perdonare. Lo fa, vero? XD Felice di averti piacevolmente sorpreso, ad ogni modo.

E per tutti gli altri alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo undici: grazie ad un poltergeist ***


Note: Bene, abbiamo lasciato i nostri eroi in panne, nel tentativo di fuggire da Gazza: pensate che James sarà sufficientemente bravo da togliere dai guai il suo amico? Lo scoprirete presto prestissimo XD


Capitolo undici: grazie ad un Poltergeist

- Che cosa stai facendo? – domandò Cornelia non appena Sirius chiuse la comunicazione con James.
- Te lo spiego dopo. – disse Black, sbrigativo. - Ora per favore controlla che Gazza e la gatta se ne vadano quando James farà confusione.
Spaesata e senza aver ben capito, la ragazza si avvicinò alla porta, in attesa. Nemmeno cinque minuti dopo sentirono entrambi un rumore infernale provenire da qualche parte non meglio definita del loro piano, accompagnato dalle urla e dagli insulti di Pix, che non perdeva mai occasione per fare un po’ di sano fracasso; soprattutto se questo faceva imbestialire Gazza. Come da copione, udirono il magonò allontanarsi borbottando maledizioni seguito dalla sua fida compagna di vita. La giovane Corvonero socchiuse leggermente la porta quel tanto che bastava per accertarsi che la via fosse libera. – Se ne sono andati. – sussurrò poi, richiudendola.
- Bene. Ti va di darmi una mano? – disse Sirius estraendo la bacchetta e cominciando ad usare l’incantesimo Gratta e Netta senza ritegno. Cornelia lo affiancò, mettendosi a ripulire gli oggetti senza nemmeno spostarli dalla mensola su cui si trovavano.
- Quanto tempo abbiamo?
- L’accoppiata James-Pix è generalmente vincente, ma non mi adagerei sugli allori. – considerò il ragazzo mentre cercava, invano a dire il vero, di ripulire una medaglietta in onore di Jocunda Sykes.
- Tergeo. – recitò Cornelia con aria saccente. – Funziona meglio per le incrostazioni.
Sussultò un secondo dopo sentendo una vocina provenire dalla tasca dei pantaloni di Sirius.
- Dimmi James. – rispose lui, tirando fuori lo specchietto.
- Ho scatenato Pix, ma sta tornando, per cui non farti beccare con la bacchetta in mano. – avvertì James, prima di sparire.
- Hai sentito, no? – mormorò Sirius rivolto alla ragazza che senza battere ciglio aveva già fatto sparire la sua bacchetta per riprendere il vecchio straccio.
Un minuto dopo il custode aveva fatto irruzione nella stanza, imprecando.
- Maledetta canaglia di un Poltergeist, riuscirò a convincere il preside a sbatterlo fuori, prima o poi. Voi due avete deciso di fare pausa? – domandò, feroce.
- Veramente noi abbiamo finito. – interloquì Cornelia cercando di essere gentile, anche se in realtà gli avrebbe volentieri sputato in faccia, se solo ne fosse stata in grado. Mrs Purr si avvicinò guardinga, fissando malevola la teca, come alla ricerca di una piccola e compromettente macchiolina. Anche Gazza, seguendo l’esempio della sua beneamata, si mise ad esaminare con cura l’opera dei due studenti.
Cornelia aveva il terrore che lui, o quel felino dall’intelligenza quasi umana, si accorgessero della fregatura; mentre Sirius, accidenti a lui, aveva assunto quella sua solita, odiosa faccia da schiaffi e stava tranquillo, in attesa della sua liberazione.
- Può andare, e ora fuori. E non voglio vedervi a zonzo per i corridoi. – minacciò, mentre Black già trascinava fuori la ragazza dicendo: - Arrivederci mastro Gazza, è stato un piacere!
- Ora posso ricevere una spiegazione? – domandò la ragazza un po’ di tempo dopo, quando furono fuori dal raggio d’azione del magonò.
- Ti riferisci allo specchietto? Solo un modo che uso con James per comunicare. È utile quando ti mettono in punizione separatamente.
- E succede spesso? – domandò lei sarcasticamente, mentre cominciava a pulirsi le mani lerce con un fazzoletto.
- Se ti riferisci ad oggi, giuro sulla mia testa che non me lo ricordavo. – disse Sirius, ridendo.
- Quindi o hai incrociato le dita o tu non hai mai avuto una testa, perché non ti credo.
Sirius la squadrò per bene, prima di rispondere. – Dovresti fidarti del prossimo.
- Il prossimo è una cosa, tu un’altra. – sentenziò la ragazza. – Che facciamo ora?
- Avevamo una scommessa, ma è tardi per andare a Hogsmeade, e poi ormai siamo dei criminali, se hai notato.
- Ho notato, sì. Sono stata traviata da un mago che non sa nemmeno usare gli incantesimi di pulizia giusti. – lo derise lei, mentre scendevano le scale. – E non usare la scusa che non li usi spesso, perché ci faresti soltanto una pessima figura.
Tutto sommato, si ritrovò a pensare Sirius nonostante fosse colto da una forte smania omicida, era divertente. – Se vuoi posso farti tornare nel covo delle tue amiche, Cornelia.
- Oh, non chiamarmi per nome tutte le volte, sembri mia madre. – replicò lei. – E no, non ho alcuna voglia di subire un lungo e doloroso interrogatorio, anche se tutto sommato la storia della punizione è piuttosto innocua.
- Innocua?
- Vedendo come ti sbracciavi ieri si sono convinte che stiamo insieme. – mormorò lei, seria, come se quella possibilità fosse plausibile quanto sorprendere un Centauro conversare amabilmente con un mago.
- Capisco. – mormorò Sirius, pensoso. Non riusciva a capire se quella ragazza fosse in imbarazzo o meno. Era molesta, spesso irosa: non era di certo una ragazzina timida che si nasconde per un nonnulla. – La cosa ti disturba molto?
- Mettiamola così Sirius Black: da che ti conosco sono stata pedinata, insultata, sfidata, presa largamente per i fondelli e punita per aver detto la verità, ovvero che sei un cretino. Come se non bastasse ho passato le ultime due ore a lucidare tanti di quei trofei che passerò le prossime settimane a sognarmeli di notte. Inoltre sono diventata socia di uno dei maggiori “infrangi-regole” della storia della scuola. Devi ammettere che la cosa non versa molto a tuo favore, no? – spiegò lei con molta, troppa calma.
- Mi fa apparire come una figura piuttosto losca. Secondo me hai respirato troppa polvere là dentro, deve averti dato alla testa. Vieni con me. – disse prendendola per un polso.
- Dove vuoi portarmi?
Era una mania dei Corvonero fare domande e voler sempre sapere tutto? Non poteva aspettare di scoprirlo con i suoi occhi? Se non fosse stato almeno un po’ divertente, lui l’avrebbe già piantata in asso da un pezzo. Cornelia era la conferma della sua teoria dell’insopportabilità congenita a lungo termine del genere femminile.
- Per una volta dovrai aspettare e scoprirlo da te.
Cornelia, dal canto suo, ripensò a quello che le aveva detto suo fratello. Era, disperatamente, fregata. Odiava quando gli altri avevano ragione. Non sopportava essere nel torto, soprattutto quando veniva zittita in malo modo.
Fu una piacevole sorpresa ritrovarsi fuori, nell’aria fredda del pomeriggio morente. Le cinque dovevano essere passate da un pezzo, e il sole cominciava a sparire dietro le montagne; videro diversi studenti rientrare dalla loro passeggiata, molti portavano con sé i segni di uno shopping selvaggio, come enormi buste di dolciumi e abnormi sacchetti di Caccabombe che probabilmente sarebbero state sequestrate prima del week end successivo.
- E ora?
- E ora osserviamo i volti felici di chi non è stato in punizione, mentre tu prendi aria al cervello. – disse Sirius senza guardarla in faccia.
- Se è uno scherzo è pessimo, se sei serio è una delle idee più idiote che mente umana abbia mai partorito. – rispose lei, sempre più seria, mentre Black cominciava a ridere sommessamente.
- Abbiamo cominciato così alla partita di Quidditch, devo ricordarti come è andata a finire?
- No, ti prego. – disse lei vagabondando per il cortile, ancora popolato da qualche studente. – E’ un tunnel da cui vorrei uscire. – e si incamminò tranquilla verso il portico che portava alle serre, per poi sedersi sulla fredda pietra della balaustra.
- E’ un tunnel da cui non si esce mai. – fece notare Sirius prendendo posto accanto a lei.
Cornelia rabbrividì perché, di nuovo, si sentì fregata. Il problema era che forse le andava bene così. – Come dico che è finita questa scommessa alle mie pettegole amiche? – chiese poi, sorridendo.
- Dovrai confessare, addolorata, che ho vinto io. – rispose lui avvicinandosi quel tanto che bastava per toccare le labbra di lei. L’avrebbe baciata volentieri se Cornelia, pur rimanendo immobile, non si fosse messa a ridere.
- Ti sta bene. – fece notare lei, mentre parlava tra una risata e l’altra. – Così impari a insultarmi alla partita. – aggiunse mentre ormai era sul punto di piangere, da tanto sghignazzava. Sirius rimase lì a fissarla, sentendosi vagamente preso per i fondelli. Possibile che “Quella lì” volesse, a tutti i costi, averla vinta? Cercando di riprendere un po’ di autocontrollo, si mise ad osservarla, in attesa.
- Che c’è? – chiese lei, mentre con la manica del maglione scuro si asciugava un paio di lacrime traditrici.
- Nulla. – disse, appoggiando la schiena ad una delle colonne. – Aspetto che tu finisca, piccola iena.
- Per essere un coraggioso Grifondoro ti arrendi con troppa facilità. – Cornelia assunse un’espressione maliziosa, consapevole di stare istigando Sirius a fare del suo peggio – e non sono affatto una iena.
- Oh no, fidati. Sei una piccola iena petulante e sghignazzante. – sentenziò lui, avvicinandosi di nuovo. Sirius non era disposto a farsi prendere in giro più di una volta nell’arco di una stessa giornata. Aveva una dignità e una reputazione! La ragazza intuì le sue intenzioni, ma questa volta non fece niente per farlo desistere, nemmeno una risatina nervosa. Fu buffo per lei notare come in quel momento il suo cuore avesse accelerato i battiti più di quanto le fosse mai capitato. Era piacevole, ed era decisamente meglio dell’assalto a tradimento del giorno prima. Questo era più vicino alla sua romantica idea di… secondo bacio.
Quando Black si staccò da lei notò, per sua somma soddisfazione, che l’aveva fatta arrossire. In effetti si accorse, accarezzandola, che aveva la guancia rovente – Sei in imbarazzo. – le disse poi, giusto per esserle d’aiuto.
- Sei un vero stronzo. – rispose lei, avvicinandosi quel tanto che bastava perché le punte dei loro nasi si sfiorassero. Non c’era un motivo particolare per rimanere in quella posizione, ma era carino. Il ragazzo si limitò a sorridere, ormai abituato al turpiloquio.
- Che dici, aspettiamo che passi il coprifuoco per farci inseguire ancora da Gazza o rientriamo? – domandò sottovoce.
- Vi presento Sirius Black, il temerario. – rise Cornelia, alzandosi.
- E’ irritante sentire il proprio nome per intero. Sembri un insegnante.
- Preferisci “Sir”, come si sente per i corridoi?
- Merlino, no. È il soprannome più terrificante che abbia mai sentito. Lo usa James quando vuole farmi uscire dai gangheri. Quindi piantala, o troverò un soprannome altrettanto disgustoso.
Cornelia alzò gli occhi al cielo, decisa a non continuare quella disputa inutile. – Nel sarà più che sufficiente, nel mio caso. – e apparentemente soddisfatta di sé si avviò, mentre lui l’affiancava.
Non si dissero molto nel tragitto, travolti dal chiacchiericcio degli ultimi ritardatari che, come loro, si affrettavano a tornare nel castello. Da diversi anni, ormai, il coprifuoco era stato anticipato per la sicurezza degli studenti e tutti, quantomeno ufficialmente, desideravano mostrarsi diligenti. Notarono il custode sulla soglia, minaccioso, tutto preso a rimproverare un paio di dolci e spaesate ragazzine del terzo anno; grazie a questo passarono inosservati oltre la soglia del portone.
- Fuggirai anche questa volta senza salutare?
- Non potrei mai, non sono così maleducata. – rispose la ragazza. Gli diede un rapido bacio sulla guancia e svanì su per le scale, senza che lui potesse dire o fare qualcosa.


Note e ringraziamenti:
lauraroberta87: come vedi in questo capitolo Nel ha trovato una buona ragione per non farsi venire un attacco isterico, per ora, se non altro. Molte si sarebbero lanciate a fare dell'altro, ma chi lo sente poi Gazza se non strofini quei vecchi gingilli?
Thiliol: e infatti i Manlandrini sono dei geni nel cavarsi fuori dai guai, come hai visto. Grazie per la recensione!
Miriel: è di Sirius che stiamo parlando, la McGranitt non ce la fa più a tenere il conto delle malefatte sue e dei suoi amici! XD Quanto a Nel: donna sbagliata nel momento sbagliato, anche lei poteva non urlare come un'aquila XD. Beh, dai, ora si è consolata, no? XD
Mirwen: No, l'armatura è tutt'ora dispersa, non ho idea di dove sia, francamente XD. Grazie per la recensione e tranquilla, non sei fusa ^^
Princess_jadore: eh... Sirius ormai ci ha perso il conto. Non sa più quello che combina e cosa no. La tosta Nel è appena caduta, ora bisogna vedere come si evolverà la cosa no? Gazza in effetti fa tenerezza, però bisogna dire che lui è un sadico XD
bic: che piacere vederti qui! Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, alla prossima!!!

E per questa volta i nostri due si sono salvati. E sono arrivati a concludere qualcosa, se non altro. Bastava avere fede ed attendere.
Il prossimo capitolo si intitolerà insinuazioni: non sono solo le amiche di Cornelia ad essere spudoratamente curiose, ma anche certi Malandrini di mia conoscenza avranno quache domanda da fare.
Grazie per le gentilissime recensioni che mi lasciate sempre, fanno davvero piacere ^^

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici: insinuazioni ***


Note: Bene e dopo la missione compiuta di Sirius (ehi, per gli standard della ragazza con cui ha a che fare quello che ha ottenuto è un traguardo) tocca agli amici di entrambi gli schieramenti. Non vedono l'ora di dire la loro, sapete?


Capitolo dodici: insinuazioni

- Come è andata? – domandò Ludovine come la vide rientrare in Sala Comune. Insieme a lei, accatastate sulla stessa poltrona, c’erano anche Cleo, Bonnie e Ina: sembravano quattro dolci, tenere e affezionate ficcanaso.
- Vi siete viste, sì? – rispose lei, andando ad accomodarsi sulla poltrona vicina. Conrad non era in vista: se la sarebbe dovuta cavare da sola, purtroppo.
- No, eravamo prese ad aspettare il tuo rientro. – commentò Cleo, con supponenza, sistemandosi per bene la cravatta della divisa. Era sempre stata un po’ una perfezionista, con le sue manie da gran signora; dopotutto il suo nome era pur sempre Cleopatra e lei, a differenza di diversi altri nella torre, aveva una dignità Purosangue da difendere.
- Vi annoiate molto senza di me, vero?
- No, non direi. Nel, per quanto tu ti illuda noi abbiamo passato una favolosa giornata a Hogsmeade; tu eri l’ultimo dei nostri pensieri, fidati. Non ti abbiamo vista in giro, che fine avete fatto tu e il signor Black?
Signor Black, aveva detto Bonnie. Non male. Se lui era un signore lei era prossima all’incoronazione, questo era certo. – Be’, come potete notare, - disse Cornelia mostrando le mani ancora un po’ sporche, - Io ho dovuto lavorare mentre voi vi divertivate. Il fatto che non vi sia mancata mi intristisce un poco.
- Dai, noi scherzavamo! – intervenne Ina, sorridendo – ma perché lavorato? Faceva parte della scommessa?
- Be’, non proprio. – in un attimo Cornelia si era messa a raccontare di come fosse, ingiustamente è chiaro, finita in punizione, sollevando rabbia e indignazione nelle sue amiche. “Col cavolo che sarò gentile con la McGranitt, a lezione”, aveva commentato malignamente Bonnie e “Ma Black non ha preso le tue difese?” aveva sbottato sconcertata Lu. – E quindi ho passato due meravigliose ore a lucidare robaccia con Black, sorvegliata da Gazza che se ne stava fuori dalla porta a fare stupidi commenti sarcastici. – aveva poi concluso.
- E come è stato? – chiese poi Bonnie, con una certa malizia.
- A cosa ti riferisci? – la giovane tentò di sviare abilmente il discorso. – Fare le pulizie e sopportare Sirius contemporaneamente è stato alquanto doloroso.
- Nel, non intendevamo questo. Lo sai.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, decisa a non rispondere. Eppure quattro ragazze continuavano a fissarla insistentemente. La cosa grave è che nessuno sembrava notarlo: i presenti o leggevano o stavano facendo i compiti, il che era altamente ingiusto. Sentì nostalgia per Sirius; lui, almeno, avrebbe fatto una stupida battuta.
- Non abbiamo fretta. – cantilenò Cleo.
Cornelia sorrise maliziosamente: - Non ho alcuna intenzione di dirvelo, ragazze.
- Ti prego, non lasciarci così. – cominciò a piagnucolare Ina, seguita subito dalle altre. – Cosa avete fatto, cosa vi siete detti… non dirmi che vi siete dichiarati!
- Non lo devo mica sposare! – tuonò la ragazza, infastidita. Ma che avevano in testa? Lo aveva incontrato sì e no tre volte…
- Mmm, sei troppo ombrosa, ti deve essere successo qualcosa. – constatò saggiamente Ludovine con fare pensoso. Cornelia diventava così rabbiosa solo se la si pungeva sul vivo, o se c’era qualcosa che non voleva dire. Il resto erano sceneggiate. Come previsione, la vide tamburellare le dita nervosamente sul bracciolo, presto avrebbe ceduto.
- Oh e va bene, tanto continuerete a darmi il tormento. Mi ha baciato. – sibilò infine a bassa voce, soffiando come un gatto.
- Lo sapevo! – esultarono le ragazze insieme.
- No aspetta, - le fermò Bonnie. – Che significa ti ha baciato? Vi sarete baciati, voglio sperare. Non sarai rimasta lì come una povera imbranata. - Cornelia provò l’impulso di saltarle addosso e sbranarla. L’unico problema era che dopotutto si trattava una sua amica, e che lei non era un grosso predatore: dettagli, insomma.
- Per chi mi hai preso? – replicò poi, spavalda. E mentre le sue amiche cinguettavano sull’argomento, con gli occhi lucenti quasi a forma di cuore, Cornelia si alzò, soddisfatta. Per il momento il pericolo era passato.

***

- Ramoso, ti devo la vita. – esordì Sirius, entrando nel dormitorio.
- Oh sì, devi. La signora Grassa si è lamentata molto vedendomi uscire e rientrare poco dopo. Mi ha detto che sono un indeciso. – rise James, sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Mi spiace, ma credimi è molto meglio di Gazza e quella specie di gatto.
James annuì, in silenzio. – Come ci sei finito in punizione non ricordo di…
- Nemmeno io me lo ricordavo. – lo interruppe il ragazzo. – E’ per l’armatura, da quel che ho capito è ancora a zonzo per i sotterranei, il che mi fa ben sperare; una nostra lezione di Pozioni potrebbe presto o tardi venire brutalmente interrotta.
- Oh sì, giusto, non me lo ricordavo nemmeno io. Peccato però che ti abbia trovato oggi, se fosse stato durante la settimana avresti potuto giustificarti per i compiti non fatti.
- E chi la sente poi la tua ragazza, se faccio perdere altri punti a Grifondoro? – disse Sirius, con tono di rimprovero, come se quella fosse una responsabilità di James.
- Ti prego, non ricominciare, ne ho fino alla nausea…
- Noi comuni mortali sopportiamo le tue radiocronache e commenti delle partite, dai anche a Felpato i suoi svaghi, che poi diventa triste e guaisce come se fosse alla catena. – era stato Remus a parlare, mettendo piede nella stanza.
- Da che parte stai tu? – borbottò Potter.
- Suppongo da quella di uno che ha ascoltato tutto il giorno te, James. – proruppe Peter uscendo dai bagni, di passaggio. – Io vado a studiare, perché, a differenza di voi, devo finire i compiti. – e sparì, così come era arrivato, dopo aver agguantato il tomo di Incantesimi.
- Adoro quel ragazzo. – commentò Sirius con un largo sorriso.
- Se si lamenta Peter, che vive per i tuoi resoconti, significa che stai diventando patologico. – aggiunse Remus, con un pacato sorriso. - Detesto dare fuoco alle polveri, lo sai bene.
- A proposito di fuoco alle polveri. – disse Ramoso, cambiando completamente discorso, - Sbaglio o non eri da solo? Mi è sembrato di intravedere qualcuno nello specchietto. – gli era sembrato, oh sì. La cosa divertente è che gli era parso fosse una ragazza, ma questo non spettava a lui confessarlo.
Sirius scrutò suo “fratello” attentamente: lo specchietto poteva essere fallace, non era la prima volta che gli capitava di vedere una cosa per un’altra; portava gli occhiali per un motivo preciso in fondo. Aveva una vista pessima e lo sapeva bene. Eppure capì dal suo sguardo che era matematicamente certo di quello che aveva visto; mentire avrebbe solamente svelato la sua gigantesca coda di paglia. Non era il caso.
- Non ero da solo. – ammise con noncuranza.
- Oh, ma è interessante. – disse Remus con tono straordinariamente sorpreso. – Sono proprio curioso di sapere di che storia si tratta. – si sedette di fianco a James e entrambi si misero a fissare l’amico, incoraggianti.
- Avanti Sirius, parla. È da secoli che non sentiamo una buona storiella delle tue. – disse James. – Io ho parlato fin troppo in questi giorni, è giusto che ti ceda la scena.
E Black, ritrovatosi con le spalle al muro, non poté far altro che spiegare di come un’insulsa ragazzetta del quinto anno, evitò accuratamente di specificare la Casa, onde evitare missioni esplorative degli amici, grazie alla sua vergognosa eloquenza fosse stata spedire a lucidare trofei insieme a lui. Quando entrambi ne avevano avuto abbastanza si erano rivolti alla mano salvifica di un amico, tutto qui.
Il punto era che non era tutto lì. Non lo era affatto.
- Dopo cos’è successo? – domandò Remus.
- Dopo sono entrato in azione io. Ho incrociato Pix e gli ho chiesto che gli andava di far imbestialire Gazza.
- La risposta immagino sia stata più che ovvia.
- Indovinato, Lunastorta. Ma, questo non è il mio momento. Dopo che ve ne siete andati cosa avete fatto tu e questa misteriosa ragazza?
- Non ho intenzione di dirtelo, comare curiosona. – e Sirius chiuse le tende del baldacchino, nascondendosi alla vista.
- Che melodrammatico. – commentò Remus, - Tante storie e poi si fa beccare nei corridoi.
- Appunto Remus. – lo interruppe James. – Di solito va più o meno in giro a vantarsi delle scemenze che fa. Ha evitato di parlarne solo altre tre o quattro volte…
- Ovvero quando la cosa era seria. – completò l’altro.
- Gatta ci cova. – concluse Ramoso, mentre un ghigno malefico compariva sul suo viso.
Naturalmente avevano parlato con un tono di voce normale, cosicché l’ombroso Felpato potesse origliare senza grande sforzo. Come da programma, il ragazzo scostò brutalmente le tende, fissando gli amici. – James, grandissimo esibizionista che non sei altro: per nostra fortuna non ci comportiamo tutti come te. Vai da Lily, ti starà sicuramente cercando.
- Io non credo. Mi ha mollato su due piedi per correre da Alice, pare che lei e Frank si siano messi insieme.
- Visto Felpato come siamo informati sui pettegolezzi ora che abbiamo un infiltrato? – rise Remus.
- Già, siamo quasi invidiosi della tua immensa fortuna. – e, in un attimo, Sirius aveva sfilato a tradimento gli occhiali all’amico. – Vediamo se riesci a trovare il tavolo dei Grifondoro a cena. – e scoppiò a ridere mentre, invano, James cercava di recuperare il suo bene più prezioso. Gli era bastato mettersi in piedi e alzare il braccio; la sua altezza rendeva quasi impossibile raggiungerlo, a meno non buttarlo a terra. Ed è proprio quello che fece Potter, insultandolo, mentre l’altro pensava che, per sua fortuna, l’argomento “Quella lì” era stato momentaneamente archiviato.
Sia Cornelia che Sirius furono più che sollevati di incrociarsi per le scale ad ora di cena: erano le uniche due persone di loro conoscenza che non avevano interesse a sapere qualcosa di quella domenica pomeriggio, e considerando la miriade di domande con cui erano stati bersagliati non era poco. Dallo sguardo disperato della ragazza Sirius capì che non era il caso di avvicinarsi; la sorella minore era avvinghiata al braccio di lei come una piovra. Era un’immagine molto tenera. Sorpassandola agilmente infierì soltanto con un lieve buffetto sulla nuca, mentre la piccola Constance, imperterrita, continuava a chiedere e voler sapere cosa fosse successo.
Si ignorarono per il resto del tempo, anche se Cornelia, quando si alzò, non si negò certo il piacere di restituire il favore del buffetto: siccome era in compagnia delle sue amiche fu impossibile per i Malandrini individuarla, nonostante continui tentativi di Peter di allungare il collo e sporgersi per vedere meglio. Nessun altro poi era così interessato: il gossip del giorno, al tavolo dei Grifondoro, riguardava Paciock, non certo Black.
- Togliti quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia, la scoveremo. – disse James, approfittando di un momento di distrazione di Lily. – E sai che lo faremo.
Sirius sospirò sconsolato, fissando la sedia vuota del preside al tavolo degli insegnanti: chissà dove era andato, ultimamente pareva esse molto impegnato altrove.



Ringraziamenti:
PiccolaBlack: Eh sì, Nel lascia spesso senza parole. Sono felice che i due ti siano sembrati carini e grazie per i complimenti. Ecco l'aggiornamento ^^
Bic: ecco il tuo seguito ^^. Non ti so dire quanto effettivamente i due siano cotti, perchè sono restii a parlarne. Però in effetti, cominciano a essere alquanto affiatati ^^
Mirwen: mi spiace che tu sia sempre di corsa ^^. Felice che anche a te i due siano piaciuti.
Princess_jadore: grazie, sono felice che questo capitolo di sia piaciuto ^^. Sì Nel è vagamente arrossita XD, e la capisco, poraccia. Ma dopotutto Sirius è stato carino, per ora XD
Miriel: mi spiace per i tuoi problemi di connessione, so che significa -_-. Sì, alla fine la punizione di è velocemente risolta, e si sono anche consolati, mi pare XD

Ricapitolando: da una parte abbiamo delle adorabili quindici/sedicenni più sorellina jolly che fremono dalla voglia di ascoltare gustosi pettegolezzi; dall'altra dei malandrini di vecchio pelo che sanno bene come trattare un ostaggio restio a parlare.
Il prossimo capitolo (il tredicesimo, e come dice la Cooman è un numero sfortunato XD) si intitola "correndo in corridoio": chi starà fuggendo da chi, e perchè?
In ultimo, ho appena pubblicato anche una breve flashfic dal titolo Ferret il subdolo, sarei felice se ci deste un'occhiata ^^

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici: correndo in corrodoio ***


Note: Ed ecco il capitolo della maratona XD. Sirius e Nel hanno fatto una bella operazione di avvicinamento, in tutti i sensi. E, quindi, in quale imprevedibile modo può evolvere la cosa?



Capitolo tredici: correndo in corridoio

Nei giorni successivi non accadde nulla di significativo per nessuno dei due. Sirius trovava sempre disgustoso l’atteggiamento di James e Lily, e l’aggiunta dell’altra coppia di teneri innamorati non faceva che peggiorare le cose. Sembrava di essere costantemente da Madama Piediburro, uno dei luoghi che il Signor Ramoso denigrava, quando ancora faceva affidamento al suo cervello, preferendolo agli ormoni. Cornelia, invece, viveva sotto assedio da parte di amiche e sorella senza contare l’urlo di suo fratello, un mirabolante “Sei fregata”, gridato da una parte all’altra della Sala Comune lunedì sera.
Persi nei loro inferni personali i due non si incrociarono, né si cercarono. Per i primi due giorni Cornelia non vi diede peso, ma il mercoledì decise che se Black voleva fare il furbo, be’, avrebbe trovato pane per i suoi denti.
- Ti vedo nervosa, oggi.
- Cosa te lo fa pensare? – mormorò Cornelia, riponendo la sua bacchetta con tanta foga da farla scricchiolare.
- No, così. – rifletté Roger, che aveva osservato la scena.
- E ricordatevi che voglio un metro di pergamena nel saggio per mercoledì prossimo mi sono spiegata? E vorrei pregare il signor Lewis di rendere comprensibile la sua calligrafia, o la prossima volta il suo voto sarà “Troll”. – li interruppe la professoressa McGranitt rimproverando un ragazzo della classe di Serpeverde, con qui dividevano, oltre a Trasfigurazione, le lezioni di Erbologia.
- E’ solo nervosa perché il suo ragazzo non si fa sentire, né vedere, aggiungerei, da domenica. – disse Ludovine, dando un bacio sulla guancia al ragazzo, riprendendo il discorso.
Cornelia trovò quella dimostrazione di affetto alquanto disgustosa. – Non è il mio ragazzo.
- Ah no? – chiese Roger. – Cos’ è allora, esattamente?
- Un imbecille. – disse d’impulso, mentre gli altri due scoppiavano a ridere.
- Dai, è del settimo anno, probabilmente sarà molto impegnato per preparare i suoi esami, come noi riguardo ai nostri.
- Ha! Sirius Black impegnato a preparare gli esami. Ce lo vedi? – fece notare Ludovine, incamminandosi per i corridoi.
- Ok, accantoniamo quest’ipotesi. – mormorò il ragazzo. – Avrà comunque i suoi motivi.
- Sì, immagino. – gemette la Cornelia, notando quel deficiente di Cullen, lo scocciatore universale, passare per il corridoio. Lo evitò con una gomitata ben piazzata. Qualcuno meritava vendetta.
Sfortunatamente Aritmanzia ed Erbologia in successione non davano certo il tempo di pensare lucidamente al da farsi. D’accordo, Erbologia pareva una materia rilassante, ma travasare una pianta e coprire le radici mentre questa tentava di spruzzarti dritto negli occhi una sostanza puzzolente e piuttosto velenosa, non era certo l’emblema del relax.
Finite le lezioni però c’era la consueta marea di compiti; Cornelia passò ore febbrili nel tentativo di completare le tre mappe celesti che le erano rimaste indietro. La professoressa di Astronomia non gradiva consegne in ritardo, purtroppo. Ma quando si ritrovò a inveire per la terza volta contro Black, buttando l’occhio sulla costellazione di Sirio, capì che tanto valeva togliersi il problema. Via il dente, via il dolore.
Nemmeno Sirius Black aveva avuto una giornata particolarmente eccitante, dal punto di vista scolastico. Aveva dovuto sopportare le moine di Lumacorno durante la lezione di Pozioni: vedere un adulto fare tante sviolinate a un paio di diciassettenni era quantomeno disdicevole: soprattutto se i due erano, la ancora una volta perfetta Lily Evans, e l’insulso Mocciosus. Quasi non si sorprendeva più all’idea che i due fossero stati tanto amici. Quasi, ovvio. Perché la Evans, pur con tutti i suoi difetti, era intelligente davvero; Piton aveva solo un elenco di incantesimi di magia oscura imparati a memoria da far paura.
Come se non bastasse la sua pozione era diventata blu, invece dell’arancione segnalato sul libro di testo. Perfino quella di Peter aveva un aspetto incantevole in confronto alla sua.
- Felpato?
- Sii breve, Lunastorta, sono impegnato.
- Sì, sei impegnato a prendere un voto molto vicino allo zero. – rise Remus, mantenendo lo sguardo sul suo calderone fumante. – Che ne dici di smettere di mescolare quella roba, magari solo per un paio di minuti. No perché sembri un pazzo furioso.
E mentre il suo amico parlava Sirius si ricordò che il Blu era uno dei colori della maledetta casa di Corvonero; non era giusto che le pozioni gli ricordassero certe cose così, a tradimento. Disgustato, smise di mescolare: due minuti dopo, come Remus aveva consigliato, la pozione schiarì, divenendo di un tranquillizzante color arancio che gli valse un Oltre ogni previsione di gran soddisfazione; non potè fare altro che ringraziare quel piccolo secchione di Lupin. Dopo quella piccola iniezione di fiducia Sirius decise di risollevare la sua noiosa giornata con una vena di brivido. In fondo, l’armatura vagante per cui era stato punito era ancora in libertà, perché non approfittarne?
- James?
- Sirius?
- Lo trovi molto divertente? – ringhiò Black, infastidito dal sarcasmo mal celato dell’amico.
- Sei molto tenero quando ti arrabbi. – disse Lily, mentre camminava di fianco a loro. Sirius rimase alquanto interdetto, non tanto per aver ricevuto un complimento del genere, quanto per il fatto che era stata la ragazza del suo migliore amico a farlo. Si trattenne a fatica dall’arrossire.
- Lily! – sbottò Potter, scosso. – Sirius! – gridò poi, squadrando l’amico. – Che diavolo…
- Non guardare me, ha fatto tutto la Evans! – si giustificò Felpato.
- Avevi ragione Remus. – rispose la ragazza, ridendo. – Sono due bambini!
- Lily, te l’avevo detto, per quando possa essere stato convincente Ramoso a parole è rimasto tale e quale a com’era. – mormorò Lunastorta, mentre i suoi amici lo fissavano con aria inebetita. – Eddai, era uno scherzo scemo. Non devo essere per forza quello serio sempre.
- Sarebbe bello se tu fossi serio ogni tanto. – gemette James, tirando un sospiro di sollievo.
- Sei il peggiore di noi, ammettilo. Per questo oggi pomeriggio, anziché studiare, tu verrai con noi, a fare un certo lavoretto. – disse Sirius, estraendo la Mappa dal libro di Pozioni.
- Non contarci. Ho i compiti di Divinazione da fare.
Due ore dopo i Malandrini al completo erano nuovamente nei sotterranei.
- Ma non dovevi studiare? – domandò Peter, mentre camminava seguendo James come un’ombra.
- Ah, il nostro Lupetto dice tante di quelle cose…
- Sirius, mi spieghi perché guardi quella Mappa? Non ricordo che segnali le armature vaganti. – domandò Codaliscia, nuovamente.
- Se la prossima volta vai in punizione al posto mio possiamo girare pure bendati. – lo gelò Black.
- Spero tu voglia trattare meglio la tua ragazza di quanto tu non stia facendo con noi, o ti molla subito anche questa. – lo prese in giro James.
Sirius si fermò, sbuffando. – Ridi, James, ridi pure. Un’altra battuta e riempirò la scuola di volantini con la radiocronaca del tuo primo appuntamento, incluso il fatto che stavi per uscire dal dormitorio con i pantaloni slacciati e la cravatta su una spalla, senza mantello e a dicembre.
- Non lo faresti.
Felpato alzò un sopracciglio: - Quant’è vero che mi chiamo Sirius Black.
- Dove avevamo lasciato quest’armatura? – chiese Remus, tentando, invano, di cambiare discorso. James, come Sirius, tendeva spesso alla paranoia.
- Non lo farai, vero? Avanti, per una piccola battuta innocente non vorrai certo farmi fare una figuraccia per due stupide battute.
- Non lo so, Ramoso. Ne riparliamo, ok? Quanto all’armatura…
- Giuramelo! – supplicò Potter.
- James, sei veramente patetico. – lo informò Peter, deluso nel vedere come uno dei suoi migliori amici, nonché idolo, sapesse trasformarsi in un patetico tappetino.
- Ne riparliamo. – disse Sirius, riprendendo a camminare con calma, mentre il suo migliore amico arrancava, implorando pietà.
- Non credevo che si sarebbe rincretinito così tanto.
- Nemmeno io, Peter. – disse Lunastorta. – Evidentemente in una coppia uno dei due deve andare fuori di testa. Lily per il momento è salva.
- E nel caso di Sirius?
- Non saprei, lui è già ridotto così male…
- Remus, ti ho sentito, vecchio Licantropo invidioso!
- Invidioso? E di che, del tuo muso da cane? – rise il ragazzo. – E non tentare di minacciarmi come con James, non hai prove. – aggiunse bloccando l’invettiva dell’amico. – La mappa che dice?
Scornato, Sirius buttò lo sguardo sulla mappa, svogliatamente. Un secondo dopo dovette a stento trattenersi dall’imprecare; su un piccolo cartellino che si muoveva proprio verso il sotterraneo compariva un nome: Cornelia Lethifold.
- Ehm… ragazzi io dovrei andare. – disse lentamente, non osando togliere lo sguardo dal pezzo di pergamena.
- Perché? – chiese Peter. – E’ stata una tua idea venire qui.
- Lo so, ma vi giuro che devo andarmene di corsa.
- Hai forse beccato sulla mappa la tua bella in compagnia? – insinuò Ramoso, strappandogli di mano la pergamena e cominciando ad osservarla intensamente. Sirius nemmeno ci fece caso.
- Io devo andare ora, a dopo. – e sparì in un lampo, correndo il più veloce possibile.
Cornelia vagava per il castello indispettita: l’aveva cercato ovunque, non le rimanevano i sotterranei. Naturalmente, secondo le famose leggi tramite le quali l’universo si prende gioco di te, la persona che cerchi è nell’ultimo posto in cui metti piede. Tra l’altro a Cornelia non era mai piaciuto il disgustoso odore di muffa che lì era particolarmente persistente. Chissà cosa ci faceva Black laggiù. Si stava giusto chiedendo se fosse il caso di guardare nell’aula di Pozioni, quando lo vide comparire da uno dei cunicoli generalmente deserti con l’aria di chi era appena evaso da Azkaban. Non dava segno di averla vista.
- Ehi! – chiamò, quasi urlando. Vide il ragazzo voltarsi di colpo, e avvicinarsi a lei con frenesia febbrile.
- Mi hai fatto perdere quasi dieci anni di vita! – sbottò Sirius, cercando di riprendere il controllo di sé. - Non farlo mai più!
- Scusa, non volevo. – mormorò lei, pentendosi subito di quella cortesia. Non era lì per fare la carina, lei. – E comunque ti restituivo il favore dell’altro giorno, non è che solo perché una cosa la fai tu è divertente…
- Sì, d’accordo, possiamo discuterne da un’altra parte? – disse Sirius. Dannazione, rischiava di farsi beccare in flagrante dai suoi amici e lei stava lì a blaterare di scemenze di cui non gli importava nulla, al momento. – Vieni, andiamo. – e, prendendola per un polso, la portò via dai sotterranei, praticamente di corsa.
Si rese conto in quel momento che James e gli altri probabilmente stavano osservando la Mappa; avrebbero capito subito l’identità della misteriosa ragazza. La sua vita stava diventando decisamente troppo complicata.
Cornelia dal canto suo non capiva, era una sensazione che aveva provato diverse volte trovandosi in compagnia di Sirius, cominciava ad averne abbastanza. Eppure, mentre il suo cervello le urlava di mandarlo a quel paese seduta stante, decise di aspettare di ricevere uno straccio di spiegazione da parte del giovane Grifondoro. E l’avrebbe avuta, a costo di estorcergliela con una Maledizione Senza Perdono.



Ringraziamenti:
Mirwen: ecco l'aggiornamento. Saranno teneramente odiosi quei Malandrini? Grazie per i tuoi genitilissimi commenti.
PiccolaBlack: grazie per aver commentato, sono felice che la storia ti piaccia ^__^
Thiliol: Eh sì, Remus è l'acqua cheta che fa crollare i ponti. E questo non è ancora nulla, fidati.
Miriel: Davvero non lo so chi è messo peggio. Sirius però se la cerca, e non è nemmeno troppo furbo a dirla tutta!
lauraroberta87: tranquilla, capita di perdere dei capitoli per strada. Felice che il bacio consenziente ti sia piaciuto, quello che hai visto di Sirius non è ancora nulla, fidati XD
Princess_jadore: prima o poi James riavrà i suoi occhiali, promesso. Certe cose agli amici vanno dette, ma gli amici sono davvero pesanti quando ci si mettono! I Malandrini sono in azione! XD

Sirius è un pelo vigliacchetto, vero? Dai, in fondo sta solo difendendo la sua privacy: è un gentleman, dopotutto.
Nel riuscirà ad avere delle risposte da lui? Secondo me è abbastanza forte da riuscirci, ma, dopo questo, si chiariranno?

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici: domande filosofiche ***


Note: Bene, spero di non avervi fatto penare tra un capitolo e l'altro, io faccio del mio meglio, eh? ;P Abbiamo lasciato i nostri due giovinastri di corsa per le scale, con Cornelia in preda al furore e allo spasmodico bisogno di risposte. Ce la farà a ricevere un chiarimento adeguato?



Capitolo quattordici: domande filosofiche

Non aveva idea di dove lui la stesse portando, ma aveva come la sensazione che Sirius stesse fuggendo disperatamente da qualcosa di spaventoso; pregò che non si trattasse di Gazza: una punizione era stata più che sufficiente. Quando, dopo un’eternità secondo gli standard di Cornelia, si fermarono, lei aveva il fiatone e le faceva male la milza. Non era mai stata un tipo particolarmente atletico.
- Dove siamo? – balbettò, col fiato corto.
- Al quarto piano, lontano dai guai, spero. – rispose Sirius. – Che cosa ci facevi nei sotterranei? – chiese poi con un tono che alla ragazza parve ingiustificatamente brusco.
- Cosa ci facevo? Ti cercavo, Black! È tutto il santo giorno che cerco di scovarti. Mi chiedo cosa ci stessi facendo tu, a parte vincere una nuova punizione premio!
- Cercavi me? – domandò il ragazzo, sorpreso.
- E ti sorprendi anche? Che giorno è oggi, Sirius Black?
- Mercoledì, mi pare.
- Sono tre giorni che non mi rivolgi la parola! – strillò lei, guadagnandosi i rimproveri di una signora di un piccolo quadro alla parete, che era stata disturbata dalla sua voce sgraziata.
Quell’urlo fu come una rivelazione per Sirius, anche se, onestamente, non si sarebbe mai aspettato una reazione così violenta da parte sua. - Oh, è vero. – ammise.
- Tutto qui? È tutto quello che sai dirmi? Neanche un “Mi dispiace” o “Scusa”? Che cosa credi di fare?
- Cosa credi di fare tu, mocciosa! Se hai intenzione di scoprire i limiti delle tua corde vocali FALLO LONTANO DA QUI! – ululò la signora del quadro, puntandole contro il dito roseo. Sirius nel frattempo aveva cominciato a ridere.
- Non ridere, Black! Non farlo! – minacciò lei. Per sua sfortuna questo lo fece sghignazzare ancora di più. – Senti, - disse agguantandogli la mascella con una presa talmente stretta che Sirius si ritrovò a ringraziare che lei non avesse artigli: - ora tu mi dai una spiegazione o te ne farò pentire!
- Mollami la faccia, o credimi, nessuno mi impedirà di pietrificarti seduta stante.
Cornelia lo fissò astiosa e… cedette.
- Grazie.
- Io sto aspettando. – disse Cornelia incrociando le braccia al petto. – Perché abbiamo fatto quattro piani di corsa come se fossimo inseguiti dal diavolo in persona?
- C’erano i miei amici, nei sotterranei. – confessò Sirius sottovoce, come se ci fosse qualcosa di estremamente vergognoso nel dire una cosa del genere. Lei sgranò gli occhi credendo di aver capito male. Sirius non poteva aver detto una cosa del genere, si stava sbagliando per forza. Un dubbio però le si insinuò nella mente.
- Mi stai nascondendo? – chiese molto francamente.
- Ehm…
Quel silenzio imbarazzato confermò i suoi dubbi. – Mi stai prendendo in giro? Perché se sei serio giuro che non sopravvivrai per raccontarlo. – Non ebbe la forza per urlare, né tantomeno per subire l’ennesimo rimprovero sulle sue urla. Ringraziò che il corridoio fosse deserto, probabilmente non sembrava nemmeno normale in quel momento.
- Smettila di farneticare, Nel, stai facendo tutto da sola. – la zittì Sirius, prima di cominciare a spiegarsi. – Non ti sto affatto nascondendo, anche se dal tuo punto di vista potrebbe sembrare così.
- Potrebbe? POTREBBE? Siamo scappati dai tuoi amici.
- Zitta e fammi finire. – disse posandole un dito sulla labbra. – Tu non sai che tortura può essere sopportare James, Remus e Peter. Insieme sono una combinazione letale. Ti distruggeranno e mi distruggeranno. Nonostante le apparenze sono i più grandi, petulanti, curiosi, vergognosi e disgraziati pettegoli del paese. Fidati. Cercavo solo di vivere tranquillo, almeno per un po’… anche se ormai il danno è stato fatto.
- Il danno? – disse, scostando la mano del ragazzo per poter parlare.
- Sì, abbiamo una stupida mappa che segnala tutti gli “abitanti” del castello. Ci avranno sicuramente visto correre via… e ora conoscono la tua identità. – concluse amaramente, senza approfondire. Cornelia sorvolò sui dettagli che al momento le sfuggivano; non era il momento per essere curiosi.
- Sembri uno appena venuto via da un funerale.
- Preferirei un funerale a quello che mi aspetta in Sala Comune.
- Tu, eh? Io sono assediata dalle mie compagne di stanza che mi fanno la posta in dormitorio. In più ho un fratello maggiore che si fa beffe di me e devo andare in giro guardinga per evitare che una dodicenne Tassorosso mi faccia domande imbarazzanti. Povero Sirius Black, quasi mi dispiace per te. – lo derise lei. – Per quanto vorresti nascondermi?
- Per un po’, giusto il tempo di prepararmi al peggio.
- Oh, com’è coraggioso il Grifondoro Sirius, avete notato? – cominciò a ripetere lei, imitando la vocetta stridula delle ragazzine del primo anno che aveva sempre visto ronzargli attorno.
- Non è divertente.
- No, non lo è. Soprattutto perché mi fai passare per un’amante che deve essere nascosta per non ingelosire la moglie. E anche se la moglie si chiama James Potter la cosa non mi sta bene.
Sirius la guardò, lei ricambiò lo sguardo e non ebbero scampo: scoppiarono, irrimediabilmente, a ridere.
- Mi ci vedo, sposato con il capitano di Quidditch, intendo. – disse Black.
- Oh sì… - Cornelia faceva fatica a parlare tra una risata e l’altra – la domanda è: chi metterà l’abito bianco?
- Lily mi odierà se le soffio il ragazzo così.
E per qualche minuto non ci fu altro che la risata impertinente di loro due. Il litigio, la fuga e le recriminazioni furono dimenticate, solo per un po’.
- Che ne vuoi fare di me, sposina? – domandò poi Cornelia, tornando di colpo molto seria.
- Dipende molto da quello che vuoi fare tu.
- Stiamo insieme o sono solo una da nascondere agli occhi di tutti?
Sirius sorrise. In effetti la stava strapazzando un po’ troppo; lui, nei suoi panni, se la sarebbe presa molto di più. Ringraziò di non dover avere a che fare con se stesso.
- Non ti voglio nascondere da tutti, solo da quei tre. Non mi sembri convinta, però. – disse, notando che lei aveva messo le mani sui fianchi e si era messere a battere un piede a terra. L’eco del corridoio amplificava non poco il rumore. Sembrava molto più minacciosa di quanto non fosse in realtà.
- Cosa te lo fa pensare?
- Intuito. – disse prendendola sotto braccio e cominciando a passeggiare, trascinandola senza sforzo, anche se lei opponeva una, seppur debole, resistenza.
- E questo?
- Ti porto nella Sala Comune di Corvonero, dove potrai abbondantemente vergognarti di avermi mai incontrato.
- Mi avevi detto che non sapevi dov’era. – puntualizzò lei.
- Hai buona memoria, vedo. – rispose Sirius, per nulla turbato. – Be’, sai… mentivo.
- Il che non è per niente incoraggiante.
- Non direi. – e senza preavviso si avvicinò per baciarla, stringendola delicatamente a sé. Per quanto indispettita, Cornelia schiuse le sue labbra e passò le braccia dietro al collo di Sirius, lasciandosi andare. E va bene, da parte sua non era molto coerente, ma non poteva starsene lì a litigare per sempre. Le mani di lui le accarezzarono i fianchi, e così decise di non essere da meno cominciando ad accarezzargli i capelli. Sarebbe potuto essere un momento molto romantico, benchè fossero in mezzo al corridoio, se un anziano mago con un enorme colletto inamidato, tanto da far apparire l’abbigliamento di Nick-Quasi-Senza-Testa sobrio, non avesse gridato un paio di volte, estremamente scandalizzato: “State dando spettacolo, svergognati!”
- Questo è completamente sleale. – disse la ragazza con una smorfia, quando si staccò da lui.
- Ma davvero? Come se fosse solo colpa mia. – disse Sirius abbandonandosi a quella sua risata tanto simile ad un latrato. – Ora, a meno che tu non abbia deciso di strangolarmi, puoi togliere le tue braccia dalla mie spalle? – aggiunse, facendole lasciare la presa.
- Cha faccia tosta. – commentò lei, sorridendo maliziosamente.
- Siamo in due. – e ripresala sotto braccio tornò a camminare. Mentre si avvicinavano, inesorabilmente, verso la sala comune di Corvonero, Cornelia sentì salire dalla sua pancia una certa agitazione indefinita. Se aveva imparato a conoscere il suo… ragazzo? Era autorizzata a chiamarlo così, ora? Per farla breve, se aveva capito qualcosa di lui doveva aspettarsi un qualche tiro mancino. Non sarebbe stata in grado di sopportarlo, temeva proprio di essere giunta al limite.
- Sei pallida. – disse lui dolcemente, mentre raggiungevano la dannata destinazione.
- Devi proprio accompagnarmi fin là? – domandò lei quasi sottovoce.
- Perché no? – Sirius era perplesso da quel repentino cambiamento d’umore, una caratteristica che aveva già notato. Cornelia era strana: un momento era smaliziata, pronta a spaccare il mondo e quello dopo si chiudeva a riccio, risultando impenetrabile. Non arrossiva quasi mai, ma si imbarazzava molto più spesso di quanto aveva immaginato all’inizio.
- Ho paura di quello che potresti fare. – confessò lei, tentando di mantenersi tranquilla. Ripensare al bacio che si erano appena dati non aiutava assolutamente; fortuna che c’era Sirius a trascinarla, o avrebbe finito per ritrovarsi a terra.
- Nel, non mordo. – bisbigliò lui, accarezzandole i capelli.
- Di questo non sono affatto sicura. – concluse lei, con un grande sospiro, mentre salivano per la stretta scala a chiocciola. Perché finiva sempre per sentirsi irrimediabilmente stupida? Ma soprattutto, perché si sentiva lo stomaco sempre sottosopra quando si ritrovava con lui? Dalle dettagliate descrizioni che aveva avuto da Ludovine e altre ragazze la sensazione doveva essere piacevole; nella realtà non lo era quasi mai. Sentì i brividi correre lungo la sua schiena, mentre Sirius la sospingeva leggermente in avanti, verso il suo destino. Quella era una delle meravigliose eccezioni che confermavano la regola. Mai si era ritrovata così in imbarazzo davanti alla porta con il battente di bronzo a forma di corvo; nemmeno quando le era capitato di rimanere chiusa fuori come una povera imbranata. Ora che ci pensava la sua vita non era stata esente da momenti imbarazzanti: perché dovevano tornarle tutti alla mente proprio ora? Cornelia bussò una sola volta, con rassegnazione. Il becco dell’animale si spalancò e una dolce voce chiese: - Avere o Essere?
- Dobbiamo rispondere? – domandò Sirius, piuttosto sorpreso.
- Se non vogliamo rimanere qui in eterno sì.
- Be’, allora direi…
- No, devi essere sicuro. Se sbagliamo dobbiamo aspettare che qualcun altro risponda, non penso tu voglia farti raggiungere dai tuoi amici. – spiegò Cornelia.
- Allora prego, brillante Corvonero, rispondi alla domanda.
- Avere o Essere? Immagino dipenda da cosa si ha e chi si diventa.
- Ben detto. – rispose il corvo; nello stesso istante la pesante porta di legno scattò. E mentre Cornelia allungava timidamente la testa per vedere quanta gente c’era in Sala Comune, Lu e Cleo le si pararono davanti.
- Ciao, carissima. Ti fai accompagnare fino alla porta adesso?
Cornelia desiderò ardentemente di essere morta.



Ringraziamenti:

Bic: ciao carissima e grazie per aver commentato il capitolo. Eh sì, Sirius è proprio un pollo, ma lo sa, naturalmente. I Malandrini avranno di che divertirsi ora! Sirius, semplicemente, non pensa a certe cose: ha tanti pregi, ma è anche un pelo egoista. Peccato che Nel non sia disposta ad accettare questa condotta XD.
lauraroberta87: sempre felice di far staccare qualcuno da economia aziendale! Sì, in effetti il capitolo scorso era di passaggio, ma in questo qualcosa succede, no? Spero ti sia piaciuto, io mi sono divertita un sacco a scriverlo.
hermione616: grazie cara, felice che la storia ti piaccia, e grazie per il commento!
Miriel: pronta a soddisfare la tua curiosità! Lo so, i Malandrini sono dei tenerissimi bastardi, non si può non volergli bene XD. Ecco come andrà quasi a finire XD
Princess_jadore: Eh... i due più infantili della scuola XD. Nemmeno io saprei chi difendere, ma mi fanno tanto tanto ridere! Cornelia vorrebbe attenzioni, si è incazzata come una iena giusto perchè Sirius non l'ha degnata di uno sguardo per un po' XD
Mirwen: Dici che è una buona spiegazione questa? XD Grazie come sempre per il gentilissimo commento!

A me questa ragazza fa tanto tenerezza XD. Ecco, per i Malandrini bisognerà attendere un po', ma il dormitorio di Corvonero sta per divertirsi un sacco? Non ci credete? Ci vediamo al capitolo quindici, significativamente intitolato "Amori vecchio stampo". Che combineranno "quelli là"?

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici: amori vecchio stampo ***


Note: Bene, ripensate alla scena finale dello scorso capitolo: le amiche avvoltoio di Nel sulla porta del dormitorio che non vedono l'ora di vedere come lei e Sirius giustificheranno la loro presenza lì davanti. Soprattutto perchè Sirius si comporterà da Malandrino, come al suo solito. Comincio a pensare che Cornelia abbia la vocazione per la santità XD



Capitolo quindici: amori vecchio stampo

- Ora, non dovrei farti io la morale. – disse Cleo con fare cospiratorio. – Ma lui non dovrebbe essere qui, né conoscere la nostra Sala Comune.
- Lo so, ma non gliel’ho certo detto io…
- E’ vero, so da tempo dove si trovano le sale di tutte e quattro le Case. – rispose Sirius con fare sfrontato, rimanendo immobile sulla soglia.
- E come?
- Oh, Ludovine, sai che lui e la sua banda di amici possono tutto, no? – disse Cornelia con un’espressione decisamente antipatica. Non era gelosa, ma la faccia da pesce lesso di Sirius era a dir poco… da schiaffi. – Bene, ora che ti sei assicurato che sono arrivata sana e salva te ne puoi andare, no?
- Mi cacceresti così in malo modo davanti alle tue amiche?
Nella testa della ragazza la risposta si compose rapidamente: “Sì, brutto cascamorto”.
- Immagino che ci sarai abituato. Ha sempre pronte delle rispostacce. – intervenne Cleo con una risatina. – Le vogliamo bene anche se è così. – e tutti e tre risero sommessamente.
Cornelia digrignò i denti; non poteva essere casuale, dovevano essersi messi d’accordo, per forza.
- Eppure è tempo che io vada. – disse Sirius, abbandonandosi ad un cavalleresco, fuori moda quanto efficace baciamano nei confronti di Ludovine e Cleopatra, che andarono, come è logico, in brodo di giuggiole. Nel sgranò gli occhi: la stava ufficialmente prendendo in giro. Si schiarì la voce due volte, prima di ottenere nuovamente l’attenzione del ragazzo.
- Non mi stavo dimenticando di te. – le fece notare, abbandonandosi ad un bacio che un babbano avrebbe definito “cinematografico”. Cornelia, che ne era consapevole protagonista, lo giudicò grottesco, imbarazzante poiché era davanti a due sue amiche gongolanti, e adorabile. Il suo viso toccò tonalità purpuree in un battibaleno. – Bene, - si accomiatò Sirius. – ho compiuto il mio dovere, ci vediamo ragazze. - E ciò detto sparì, lasciandole tutte e tre imbambolate e assorte.
- Vieni dentro. – la chiamò Ludovine, trascinandola per un braccio. – Merlino, – aggiunse ridendo – è terribilmente romantico.
- Tu dici? Per me è terribile e basta. – boccheggiò Cornelia, ancora rossa in viso. – Ti prego, mi sento rovente, ovunque ma non vicino al camino.
- Ma come sei carina quando sei innamorata. – la prese in giro Cleo, sorridendole bonariamente. Per lei e le altre compagne di dormitorio era uno spasso vedere la loro amica in quelle condizioni. Un grugnito senza senso proveniente da un fagotto appallottolato in una poltrona accanto alla finestra che una volta era Cornelia, fece loro capire che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.

*****

Sirius tornò al suo dormitorio con fare baldanzoso. Oh sì, ci sarebbero stati i suoi amici pronti a deriderlo e maltrattarlo, ma in compenso aveva fatto fare a Cornelia la figura della Cioccorana, ed era perfino riuscito a scatenare la sua gelosia, cosa che lo faceva sentire molto orgoglioso e fiero di sè. Che adorabili colpetti di tosse, aveva dato; era stata sul punto di esplodere, e ben gli stava. Nessuno poteva prenderlo per il naso troppo spesso, e se lo faceva meritava un’adeguata punizione. Senza contare che, anche se non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno bisbigliando, era stato un bacio di congedo degno di nota.
- Ciao cavaliere errante. – lo salutò James, seduto sulla sua poltrona. Non si voltò a guardarlo; preferiva mantenere un po’ di sana suspence. Sapeva essere terrorizzante se lo voleva.
- Stai tentando di praticare terrorismo psicologico?
- Non mi trovi convincente, Sirius?
- Ehm… no. – rispose l’interessato, con calma. Tutto si poteva dire di James, ma non che incutesse paura, proprio no.
- E’ stato veramente imbecille da parte tua lasciarci in quel corridoio con la mappa: ora so che te la fai con Cornelia Lethifold, chiunque lei sia.
- Sì, Sirius, sei stato veramente geniale. Non abbiamo affatto notato il tuo cartellino correre affiancato da un altro. E non vi abbiamo visti anche vicini, molto vicini, tutti intenti a scambiarvi effusioni. – soggiunse Peter con una risatina acuta.
- E questo vi ha traumatizzato? – replicò Sirius, spavaldo, mentre cominciava a sentire la gola secca. – E per caso avete scoperto anche di che Casa è, investigatori dei miei stivali?
- No. Ci siamo disinteressati poco dopo. Avevamo un’armatura da cercare, se ben ricordi. – disse James. – E poi sarebbe stato veramente poco saggio da parte tua accompagnarla fino alla sua Sala Comune. Troppo ovvio, troppo semplice. In fondo non riesco a pensare così male di te.
Black fece un sospiro di sollievo.
- Naturalmente controllerò stasera dopo il coprifuoco, è un metodo molto più sicuro. – rise James. – Me l’ha suggerito Remus, è stato un consiglio fenomenale, non credi?
Sirius si fece un appunto mentale: alla prossima luna piena sbranare il mannaro. Digrignò i denti, senza rispondere.
- Ramoso, non cerca di impedircelo, dici che è normale?
- Sì Codaliscia, è solo sconvolto. Ma stai tranquillo Felpato caro, non abbiamo fretta. In fondo, se volessi potrei rivolgermi a Lily o alle sue simpatiche amiche…
James fece una pausa ad effetto, e Sirius si sentì morire: non avrebbe sopportato le loro battute. Lo aveva fatto anche lui fino a non molti mesi prima, è vero, ma era completamente diverso; la vittima era un’altra persona. E quella persona si stava vendicando in maniera veramente subdola e crudele.
- Ci ho pensato, davvero. Ma che gusto ci sarebbe? Voglio vederti mentre ti affanni a coprire il tuo segretuccio.
- Hai finito? – chiese Sirius.
- Sì. – rispose candidamente l’altro con un sorriso a trentadue denti.
- Allora vado a cercare la mappa in dormitorio.
- Non la troverai mai. L’ho nascosta bene. – rise James, malevolo. Cinque minuti dopo Sirius annunciò di aver trovato un singolare pezzo di pergamena sotto il letto di Peter. James imprecò a vuoto per tutta la cena. Detestava sentirsi svilito e sminuito. Tra menti malvagie ci si capisce sempre al volo, anche quando non lo si vuole: sono gli inconvenienti che si incontrano quando si è migliori amici. Ciò naturalmente non fece desistere il signor Potter da suo intento. Il duello era solo rimandato, e di poco, oltretutto.
La sera dopo, infatti, fu difficile prendere sonno per Remus e Peter, poiché i due litiganti passarono tre ore a insultarsi e a saltare sui letti cercando di acchiappare l’uno dalle mani dell’altro la fantomatica mappa.
- La strapperai se continui così, Sirius. – lo ammonì Peter.
- Tanto meglio. – rispose il ragazzo. – Se ci siamo ridotti a usarlo per queste stupidate è evidente che non ci serve più.
- Parla per te. – esclamò Remus, spingendolo via dal suo giaciglio. – Vorrei dormire.
- Oh Lunastorta, che lagna. – ululò James. – Voglio dormire, voglio studiare, perché dobbiamo rompere il coprifuoco? Falli da solo i tuoi compiti, lascia stare quel bambino, non insultare il professore!
- Ti ho mai impedito di insultare un professore? – chiese questi, perplesso.
- La tua faccia ammonitrice mi inibisce ogni volta. – fu la laconica risposta. Poi, mentre i presenti continuavano a chiedersi cosa cavolo avesse voluto dire, James si buttò su Sirius, sfilandogli la pergamena dalla mano.
- Vittoria! Ora vediamo dove dorme la tua bella. – sibilò, fuggendo dal suo inseguitore furente.
- Ehi James. – intervenne Peter. – Non sarà così antipatico perché è geloso?
- Oh ti prego, Codaliscia, non dire scemenze. – rispose Sirius, mentre Potter si sedeva proprio sul letto dell’amico, confabulando a bassa voce.
- Dunque… Grifondoro no, non è una dei nostri. Serpeverde ne dubito, perché se così fosse non ti rivolgerei più la parola. Uh, Mocciosus non è nei dormitori, starà colando unto su una delle sue pergamene. Tassorosso… mmm… mamma mia, che folla. Lethifold, ecco, ce n’è una! No, aspetta, questa qui non è lei eppure… no, si chiama Constance. Non ci resta che Corvonero, amico mio, te la fai con una secchiona. – disse James mentre Remus tossicchiava per il disappunto. – Oh, infatti, eccola qui. Cornelia Lethifold, dormitorio di Corvonero.
- Oh bene, lo sai. E ora? – borbottò Sirius dal pavimento, dove era rimasto dopo l’assalto alle spalle. Era arrabbiato per essere stato colto con le mani nel sacco come un pivello qualsiasi, ma sapeva che era inevitabile. Forse, subendo la tortura a rate sarebbe stato meno doloroso.
- Ti pedinerò per scovarti in situazioni imbarazzanti.
Errore, a rate sarebbe stato peggio.
- Lily Evans ne sarà entusiasta, scommetto.
- Non oseresti!
- Ricatto per ricatto, amico mio. Questa è la guerra.
- IO VOGLIO DORMIRE! – urlò Remus con voce insolitamente alta. James e Sirius si sentirono improvvisamente stanchi da morire; un minuto dopo tutti ronfavano della grossa. Remus si diede dell’imbecille per non approfittare mai abbastanza del suo lato autoritario.
Se il rapporto, ufficialmente ancora senza nome e senza particolari implicazioni, tra Cornelia e Sirius si poteva definire strano e, in un certo senso, “a distanza”, dopo la grande scoperta di James lo era diventato ancora di più. Le amiche di Nel erano sconcertate dall’indifferenza che entrambi mostravano l’uno nei confronti dell’altra quando erano in pubblico, ma cambiarono presto idea quando la ragazza spiegò loro il perché. A quanto pareva una storia d’amore segreta era qualcosa di meraviglioso che ogni ragazza desiderava dalla culla. Sua sorella Constance poi, aveva avuto la malsana idea di raccontare loro le più famose storie d’amore babbane: Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Abelardo e Eloisa, Enea e Didone, Cenerentola e altre, quasi tutte connotate da una fine violenta e dolorosa, motivo per cui Cornelia non voleva avere nulla da spartire con certe romantiche eroine. Il commento di Cleo “Ma che bella che deve la letteratura babbana” fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Dopo tutto il modo per evitarle c’era: passare il pomeriggio nel parco. Faceva ancora freddo, ma bastava appallottolarsi nel caldo mantello e nella sciarpa e in caso di gelo tremendo usare un incantesimo riscaldante. C’era anche da dire che la primavera si avvicinava sempre più, per fortuna. Naturalmente, Sirius avrebbe pagato il conto anche per questo, perché, nonostante tutto, anche Cornelia era una ragazza e non andava in visibilio per le mani screpolate. Fu proprio nel parco che i due erano destinati a incontrarsi nuovamente, dopo quel congedo nella torre vietato ai minori e che, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere vietato a Nel stessa.
Sirius trovò “Quella lì”, ormai usava quel nome come affettuoso vezzeggiativo, anche se non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sul letto di morte, appoggiata al tronco di un grande faggio non molto lontano dal lago. Avvolta com’era nel suo mantello sembrava quasi più piccola; una macchia scura in un pozza verdastra.
- Che ci fai qui? – chiese per rendere nota la sua presenza. Lei alzò lo sguardo dal suo libro, sfoggiando un sorriso malizioso.
- Fuggo dalle pettegole, e tu?
- Fuggo dai pettegoli. Abbiamo lo stesso problema. – ammise lui.
- Accomodati, allora. – l’invitò Cornelia con un cenno, senza aggiungere altro.



Ringraziamenti e note:

Princess_jadore: Fidanzati credo che sia una parola un po' grossa, se ti sentisse Sirius fuggirebbe alla velocità della luce. Altro che riunione Nel e Friends, c'è stato dell'altro XD Grazie come sempre.
Thiliol: grazie mille, trovo anche io che sia una scena abbastanza divertente XD, ma loro due non hanno ancora deciso chi deve fare la sposa!
Miriel: lo sport preferito di Sirius è mettere in imbarazzo la sua amichetta, e come vedi ci riesce senza grande sforzo ihih. La domanda del corvo me l'ha suggerita Alektos, quindi il merito è più suo che mio.
Mirwen: direi che con le Corvonero Sirius ha preferito dare spettacolo XD
PiccolaBlack: eccoti servito l'aggiornamento XD. Felice di sapere che ti piacciono SIrius e Nel ^__^

Non vi aspettavate altro da Black, no? C'è solo da vedere come se la caveranno ora durante questo tete a tete improvvisato. Il prossimo capitolo si intitolerà "biscotti annacquati per conigli affamati". Preparatevi a conoscere un nuovo mirabolante personaggio. Come se non ce ne fossero abbastanza, già XD

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici: biscotti annacquati per conigli affamati ***


Note: Pronti per il nuovo personaggio? Vi avverto, parla poco, ma ispira una simpatia irresistibile. E preparatevi anche ad una Cornelia molto combattiva, Sirius ci rimetterà quasi le penne.


Capitolo sedici: biscotti annacquati per conigli affamati

Sirius si sedette accanto a lei, appoggiandosi comodamente sul tronco. Aveva anche lui il mantello, ma non se lo avvolse attorno, più per sbruffoneria che per altro.
- Ti verrà freddo. – l’ammonì Cornelia dolcemente, stupendosi quasi della sua stessa improvvisa cortesia.
- Non preoccuparti, mamma.
- Arrangiati, allora. – lo liquidò lei, addentando uno dei biscotti al cioccolato che aveva trafugato in Sala Grande a merenda. Dopotutto non l’aveva ancor perdonato per la pietosa sceneggiata davanti alla sua Sala Comune.
- Non invogli a farti compagnia. – disse Sirius, senza scomporsi.
- Purtroppo per te ero in compagnia ben prima che arrivassi tu. Spiacente, ma non sei indispensabile. – lei indicò un punto vicino senza nemmeno scomodarsi a guardarlo in faccia. In fondo si era preoccupata per lui, era stata gentile. Il sarcasmo non era gradito. Allungando il collo Sirius intravide alla sinistra della ragazza una indistinta macchia di pelo color crema.
- Che cos’è?
- Il mio coniglio. Si chiama Bianconiglio. – rispose con semplicità. Black rimase sorpreso; quella palla pelosa tutto sembrava fuorché un coniglio. Innanzitutto era grande quanto un cane di piccola taglia e soprattutto… - Vorrei farti notare che non è bianco.
- Lo so, e allora?
- Lo hai chiamato Bianconiglio, non si chiama un coniglio così se non è bianco. È come chiamare Blacky un gatto rosso.
Cornelia lo guardò storto, dubitava seriamente che il suo interlocutore fosse normale. Non soddisfatto, Sirius rincarò la dose: - E poi guarda quanto è grosso, che cosa gli dai da mangiare?
- Carne umana. – rispose lei d’impulso, ridendo in maniera alquanto macabra e scoprendo i denti.
- Vergognati. – la rimproverò Sirius, per niente serio.
– Lo so, lo so, Bianconiglio è veramente grasso. E non lo pesiamo da un anno e mezzo; l’ultima volta è stato traumatico scoprire che era così ciccione. – sospirò prima di riprendere - Ma non mangia poi così tanto, sai?
- Dipende da che carne umana gli dai…
- Dovrebbe dimagrire, è anche per questo che lo porto fuori. Intanto un po’ di aria fresca non può fargli che bene, anche perché non credo che abbia molto in simpatia gli Elfi domestici che fanno le pulizie. Spero sempre che ne approfitti per fare quattro salti, ma il pigro – disse rivolgendosi per un attimo direttamente all’animale, - non fa un passo.
- Non potevi portarti un gatto come tutti?
- Mia sorella ci ha provato, ma lui non ha voluto saperne: porta ancora i segni dei graffi da Natale. – spiegò Cornelia.
- Rimane il mistero di Bianconiglio. È un nome ridicolo.
- Oh, quanto sei noioso. – ribattè la ragazza posando il libro. – Fare commenti sul nome di un coniglio… pensa al tuo.
- Stiamo litigando per quel coso? – chiese Sirius indicando di nuovo la palla di pelo. Cornelia lo guardò, torva. In realtà si stava alterando perché più lui parlava più le tornavano in mente spezzoni degli ultimi commenti delle sue amiche, delle impertinenze della sorella e della vergogna che aveva provato a… diavolo, non si era nemmeno fatta cogliere in flagrante; l’avevano fatto davanti a loro e basta. Accidenti a Black e alle sue stupide idee. Eppure, questo non lo avrebbe mai ammesso.
- Se ti spiego di Bianconiglio la finiamo? – chiese.
- Naturalmente.
- Bene, per farla semplice è il nome di un personaggio di un racconto babbano che si chiama Alice nel paese delle Meraviglie… - in realtà non fu né facile, né breve tentare di riassumere vicende e personaggi bizzarri di quel libro. In effetti, per quanto lei fosse una strega e quindi abituata a cose insolite, si sentiva lievemente stupida mentre parlava, e la faccia perplessa del suo interlocutore era ben poco incoraggiante.
- Quindi hai dato al tuo animale il nome di un coniglio nevrotico con panciotto e l’ossessione di fare tardi? – domandò Sirius. – Azzeccato…
- Non potevo prevedere che sarebbe diventato un lavativo di prima categoria. – si giustificò lei, quasi offesa.
- Strana storia, ad ogni modo. Piuttosto allucinante, se vuoi sapere come la penso. Se penso che i babbani la raccontano ai loro figli…
- Perché?
- Perché quello che i babbani chiamano il Cappellaio Matto era un mago, e non molto a posto da quel che ho sentito dire; una volta tanto ci hanno azzeccato. È vissuto nell’Hampshire circa centocinquanta anni fa, era un pozionista; peccato che abbia finito per avvelenarsi con i suoi intrugli.
- Oh. – Cornelia era sorpresa, e anche piuttosto delusa. Ecco come distruggere un libro “Mito d’infanzia” in pochi semplici passi. – Bene, grazie a te non potrò mai più pensare a quel libro come prima.
- Hai fatto tutto da sola. – l’ammonì Sirius.
- Per la verità io me ne stavo sola e serena a studiare incantesimi, quando tu sei arrivato a scocciare e a fare stupide domande, costringendomi con la tua petulante dialettica a raccontarti la trama di un libro di cui sono finita per scoprire fin troppo.
- E io che pensavo di farti un favore…
- Come la bella figura che ho fatto davanti alle mie amiche? Un grandissimo favore. Anzi, lasciatelo dire: GRAZIE!
- Oh, questo è il problema. – disse Sirius, ghignando. Doveva ammetterlo, quella ragazza diventava una iena se si riusciva ad infastidirla. In fondo che aveva fatto di male? La conferma arrivò attraverso uno sguardo glaciale della ragazza: se avesse potuto infilzarlo con un’arma l’avrebbe fatto; lui doveva considerarsi fortunato dal trovarsi all’aperto, lontano da armature e tentazioni pericolose per la sua incolumità. – E non mi hai nemmeno offerto un biscotto. – aggiunse, lamentandosi come un bambino.
Cornelia inarcò minacciosamente un sopracciglio: - Oh no, altro che biscotto ti meriteresti tu.
- Ad esempio?
- La risposta è fin troppo facile. – rispose lei, pur rimanendo estremamente seria. – Me le servi su un piatto d’argento, comincio a pensare che tu lo faccia apposta.
- Che ragazza sagace. – la derise Sirius. – Ehi, il tuo coniglio in panciotto sa muoversi, cominciavo a dubitarne. – aggiunse, notando che Bianconiglio si era messo a saltellare.
Cornelia si girò a sua volta, giusto per vedere il grassoccio animale avvicinarsi goffamente al fazzoletto dove giacevano ancora una mezza dozzina di biscotti. – Devo dire che non si smentisce mai. Bell’animale, veramente. Levicorpus. – disse il ragazzo, mentre il povero animale veniva trascinato a mezz’aria, allontanato dai fragranti biscotti che stava annusando preso dalla curiosità. Bianconiglio cominciò a contorcersi tentando di liberarsi dall’incantesimo che lo teneva appeso a testa in giù. – Ha una pancia talmente grande, ricorda uno di quei tacchini che servono per cena sotto Natale. – osservò con occhio attento e clinico.
- Liberacorpus. – urlò prontamente Cornelia puntando la sua bacchetta, e assicurandosi che il povero coniglio atterrasse dolcemente; sapeva che erano animali dalla schiena fragile. – Dico, sei diventato scemo?
- Che vuoi che sia successo? È rimasto a testa in giù solo un attimo.
- Ti piacerebbe che qualcuno scagliasse incantesimi su di te per sport? – ribattè lei, furiosa. Che avrebbe fatto la prossima volta? Sezionato il mostro del lago? Resuscitato un animale morto? Era meno fastidioso vederlo tormentare gli altri studenti, come aveva spesso visto per i corridoi; almeno era una sfida quasi ad armi pari. La causa di tutto quel trambusto, intanto, si era rimessa a ciondolare allegramente nei dintorni, come se la discussione l’avesse animato. Nonostante il brutto momento, Bianconiglio non sembrava per nulla traumatizzato. Cavolo, pensò la ragazza, quel coniglio non permetteva nemmeno che lei prendesse le sue difese.
- Guardalo, sta benissimo. – osservò Sirius allungando una mano per accarezzarlo. – L’incantesimo l’avrà infastidito e basta. Non perdo certo tempo a torturare animali. Tipico di voi ragazze fare scene per niente. – fu la goccia che fece traboccare il vaso. Dopotutto non aveva fatto altro che aspettare una scusa per attaccare, un pretesto per vendicarsi: eccolo servito. Questo era meglio delle battute, delle insinuazioni e del vergognoso uso che Sirius faceva della malizia.
Cornelia gli si lanciò addosso buttandolo a terra, aiutata più dallo slancio che dalla sua effettiva forza: - Dammi un buon motivo per non scagliarti addosso tutte le fatture che ho imparato in questi anni. – sibilò a distanza ravvicinata dal viso di Sirius.
- Noto giusto ora la somiglianza con il tuo grazioso animaletto color crema; forse dovresti davvero lasciarmi quegli ultimi biscotti, che ne dici? – rispose Sirius mentre le bloccava il polso impedendole di attuare i suoi propositi. Non moriva certo dalla voglia di farsi affatturare, e, oltretutto, non aveva nemmeno mentito: a vederla Cornelia non sembrava che una ragazzetta qualunque, eppure lo stava schiacciando. In un modo o nell’altro doveva per forza aver seguito la stessa dieta del suo piccolo amico a base di carne umana.
Nuovamente offesa, arrabbiata e chissà cos’altro, la ragazza cercò di rispondere con un incantesimo, ma si trovò impossibilitata a farlo: Black l’aveva fregata. Quanto a risse aveva certamente più esperienza di lei. - Lasciami andare. – sbottò.
- Hai iniziato tu questo simpatico giochetto. Tirati fuori dai guai da sola. – la ragazza cercò di tirarsi su, ma lo strattone che diede Sirius mollando improvvisamente la presa la sbilanciò facendola cadere di nuovo in avanti. Non fu piacevole per nessuno dei due, dato che le loro teste cozzarono violentemente, producendo un rumore sordo.
- Grande idea, imbecille.
- Finezza, che piacere risentirla, come sta? – con questa nuova battuta Sirius rischiò grosso, fortunatamente bloccò giusto in tempo la mano di Cornelia, salvandosi da un violento, quanto ben piazzato schiaffo. – Non riprovarci mai più.
Nessuno di loro notò un leggero fruscio d’erba poco distante. – Nel, che stai facendo?
I due ragazzi si voltarono all’unisono: Constance stava ad un paio di passi dal faggio con Bianconiglio tra le braccia e aveva un’espressione molto curiosa dipinta sul volto.
Il cervello di Cornelia registrò velocemente quella stranezza, e capì al volo; la posizione in cui si trovava poteva dare adito a bruttissimi malintesi. In quel preciso istante Sirius Black pensò di ridersela di gusto, per nulla turbato da quello che stava succedendo.
Dimentica di qualsiasi senso del pudore, la giovane Corvonero agguantò la sua bacchetta, pronta finalmente a colpire.
- Aqua Eructo! – scandì lei con estrema soddisfazione, mentre un violento e travolgente getto d’acqua si riversava sul povero ragazzo finalmente alla sua mercè. – Cosa ci fai qui, Connie? – chiese, mentre Sirius tentava di non affogare. Questo episodio, pensò, si sarebbe certamente piazzato nella top ten dei momenti più felici della sua relazione.



Ringraziamenti:
Princess_jadore: James ha passato l'inferno, i primi tempi con Lily. Ora i Malandrini sanno, ma non credo che Sirius sia ancora così disposto a presentargliela, diciamo, e l'avvicinamento tra i due c'è stato, come hai visto, ma non troppo pacificamente XD
Miriel: eh sì, pan per focaccia e, credimi, sarà sempre peggio XD
Felpa_fan: grazie per le tue recensioni, sei molto gentile. Jamese e Sirius non hanno bisogno di fare la pace, non sono veri litigi, sono piccole baruffe, niente di più ^^
Mirwen: ciao carissima! Povero Remus, non può nemmeno più dormire in pace che qualcuno gli salta sul letto XDD

Ce la farà Sirius a non affogare? Ovviamente sì, ma questa non è una gran novità. Come sempre, quei due sono riusciti a mettersi in situazioni imbarazzanti che danno adito a tanti, tantissimi doppisensi. E' nel loro DNA, e Connie è ottima per ricoprire il ruolo di colei che li coglie in flagrante.

Come sempre grazie a tutti!

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette: Orchideous ***


Note:Bene bene bene: tranquilli, Constance avrà il suo piccolo adorabile minuto di gloria, e sì, Sirius se la caverà egregiamente, non dovrà nemmeno passare in Infermeria! Buona lettura ^^


Capitolo diciassette: Orchideous

- Che state facendo? – chiese la ragazzina posando a terra l’animale.
- Ripasso per i nostri esami di giugno. Vuoi provare a fermare il getto d’acqua?
- Finite Incantatem. – Pronunciò la ragazzina. Grazie a Connie Sirius ora era fradicio, ma salvo.
- Che diavolo ti è saltato in mente? – urlò l’interessato, tossendo. La carogna aveva aspettato che lui fosse distratto e in preda alle risate; aveva calcolato tutto. Doveva aver bevuto un litro d’acqua, almeno. Bagnato com’era ora sentiva davvero il freddo, si sarebbe volentieri avvolto nel mantello, se fosse stato asciutto. Agguantò la sua bacchetta caduta poco più in là di tutta fretta, facendo uscire da essa un piacevole getto di aria tiepida per asciugarsi quel tanto che poteva.
- Ha praticato il Levicorpus su Bianconiglio. – spiegò Nel, indignata, consapevole che in quel modo avrebbe portato dalla sua parte la giovane sorella.
- Che cosa? – disse la ragazzina sgranando gli occhi. – E perché? – chiese poi.
- Una storia lunga. – tagliò corto il ragazzo, volgendo ora la bacchetta in direzione della testa. Constance parve alquanto sorpresa, ma notando l’alzata di spalle di Cornelia e sinceratasi che il coniglio stava bene e che, anzi, non era così pimpante da secoli, decise di lasciar perdere a sua volta.
- Sembrava steste facendo tutt’altro ad essere completamente sinceri. – bisbigliò facendosi piccola piccola e arrossendo di vergogna quasi, per aver pensato ad una cosa simile. In fondo, era stata una cosa che aveva pur visto con i suoi occhi.
- Mi chiedo come… - Sirius parve pensarci seriamente su per un attimo. Merlino, cacciare in buffe situazioni “Quella lì” era fin troppo facile, peccato non desse così tante soddisfazioni; conosceva delle compagne di scuola che per uno scherzo simile sarebbero corse via urlando. – Ad ogni modo, e penso che tua sorella forse una volta tanto sarà d’accordo con me, guardare di nascosto non è il massimo.
- Io stavo soltanto passeggiando, siete voi a fare strane cose in mezzo al parco. Vi poteva vedere chiunque. – fece notare la Tassorosso, sedendosi vicino a lui, ma non abbastanza da essere schizzata dai vestiti ancora bagnati che Sirius strizzava senza pietà.
- Devi ammettere che ha perfettamente ragione.
- Giusto, Nel. E chi è l’assatanata che mi è saltata addosso? Non era forse una ragazza di Corvonero, del quinto anno e che corrisponde in maniera sconcertante alla tua descrizione?
- Questa cosa posso riferirla in giro, vero? – chiese d’improvviso Connie spalancando i suoi occhi azzurri. Vera o meno, questa era un’insinuazione che non si poteva non diffondere. Già s’immaginava la faccia di suo fratello, da scompisciarsi dalle risate.
- Con tutti i particolari che vuoi. Inventali se quello che hai visto non è abbastanza. – propose Sirius, accomodante. – Vuoi questi biscotti? Penso che tua sorella ne abbia mangiati abbastanza per oggi. – aggiunse, scoccando un’occhiata malevola alla sua duellante personale.
- Te lo sei scelta proprio bene. – approvò Constance, addentando un dolce.
- Non sai quanto. – commentò torva la ragazza, puntando nuovamente la bacchetta su un Sirius vagamente preoccupato. Si rilassò solo quando sentì uscire dalla bacchetta un getto d’aria tiepida quando il suo anche se più debole. – Giuro che non so cosa mi trattenga dal lanciarti nel Lago. – disse con rammarico. Sirius aveva conquistato le sue amiche e sua sorella scambiando quante, due parole? Era la fama che si accuratamente plasmato in sette anni a fare tutto il lavoro sporco? Era un mistero il fatto che nonostante tutto questo lei continuasse ad avere voglia della sua compagnia.
- Ehi ehi, ragazzina, lasciamene uno, guarda come mi hanno conciato? Ho bisogno di qualcosa di zuccheroso per consolarmi.
Cornelia alzò gli occhi al cielo; Circe, pure la sceneggiata del cucciolo bastonato, proprio da lui, poi. E quella piccola smorfiosa che si vendeva per un paio di dolci…
- Per quello ti devi rivolgere a mia sorella a quanto ne so. – rispose Connie, con un radioso sorriso.
- Sono tutti così nella tua famiglia?
- Più sono giovani peggio sono. – disse Cornelia pensando al più piccolo della famiglia, ancora troppo giovane per entrare ad Hogwarts. Quello era davvero un piccolo unno. Sua sorella, invece, era un genio: doveva ammettere che l’aveva addestrata bene. Tempo quattro o cinque anni e sarebbe diventata micidiale.
- Sono circondato quindi?
E mentre Black finiva di asciugarsi alla bella e meglio il pomeriggio moriva, lasciando i tre ragazzi più coniglio nella semioscurità. Dato l’approssimarsi del coprifuoco che impediva agli studenti di attardarsi all’aperto, tornarono all’interno della scuola di buon passo. Constance, avvistato suo fratello maggiore, li abbandonò quasi subito, smaniosa di avere un pettegolezzo da riferire. Cornelia sapeva che Conrad si sarebbe fatto gli affari suoi, se non altro pregandolo disperatamente, ma le sue amiche erano in agguato.
- Sei ancora schifosamente umidiccio. – disse rivolgendosi a Sirius, giusto per distrarsi.
- Forse perché mi hanno quasi affogato, ma chi può dirlo, se si tratta di te. Questo corridoio è un po’ troppo affollato e noi siamo in bella mostra.
- Con che scusa sei sparito oggi? – domandò curiosa Cornelia, mentre entrambi defilavano verso un luogo più appartato, sperando di non ricevere sorprese dalle scale.
- Dovevo studiare.
- Mai sentito nulla di più patetico. Non è nemmeno lontanamente credibile.
Perché non stava mai, accidenti, mai zitta? Non lo sapeva forse da sè che era una scusa patetica e ridicola? Senza contare che per di più James la usava quando andava a puntare Lily in biblioteca. Non si era inventato di meglio, poteva capitare. Farlo notare in quel modo era davvero da cafoni, invece.
- Suggeriscimi tu qualcosa, avanti.
- Non potrai mentire per molto ancora. – fece notare Cornelia con semplicità. – Guardati, vai in giro come un animale braccato, collezioni figuracce una dopo l’altra e c’è almeno una persona, il tuo supposto migliore amico da quel che si dice, che ti fa la punta come un segugio. Condizione invidiabile, trattandosi di uno dei ragazzi più popolari della scuola.
- Hai un vero talento come uccellaccio del malaugurio.
La ragazza sospirò, sconsolata. – Esiste un modo per farti ragionare? Quanto sei testardo, Sirius. Per una volta che cerco di darti una mano vedi di evitarti il sarcasmo.
No, pensò Felpato, la ragazza lagnosa e in cerca di affetto no. Non si sarebbe messo a consolarla, neanche sotto tortura. Si affannò a cercare di intuire se la ragazza era sulla soglia delle lacrime, poi si diede dell’esagerato da solo. Era riuscita a non piangere alla partita di Quidditch, non avrebbe aperto i rubinetti ora.
- Vuoi essermi d’aiuto? Metti a dieta quel coniglio. – disse, indicando il muso color crema che spuntava dalla borsa della ragazza.
- Tu mi farai uscire pazza. – sospirò l’interessata.
- Il sentimento è del tutto reciproco mia cara. Se non altro siamo sulla medesima lunghezza d’onda, e non è poco. – disse Sirius prima di pronunciare – Orchideous. - Dalla sua bacchetta apparve uno sgargiante mazzo di fiori. Tra lo stupore Cornelia riconobbe delle giunchiglie, delle primule, delle campanule, un tulipano color porpora e una rosa di una tonalità molto tenue di giallo, tanto da sembrare quasi bianca: un’accozzaglia per tutti i gusti.
- Lo sai che è un trucco che fanno anche i babbani? Quelli che fingono di essere maghi lo usano in continuazione, se hanno un pubblico.
- Buon per loro. – convenne Sirius, porgendoglieli gentilmente.
- E dovrei entrare in dormitorio con questi? – chiese la ragazza, fissandoli intensamente. Quei fiori erano decisamente assortiti, e mandavano un profumo buonissimo. – Tanto varrebbe trascinarsi sul patibolo. Non mi inseguono, ma mi fanno dei lunghi interrogatori.
- Oh, ma non devi affatto vergognarti. – disse Black, avvicinandosi. – Voglio dire, non c’è proprio nulla di male in un mazzo di fiori. E poi nessuno avrà a pensare male.
- Cosa?
- Sono la nuova dieta per il tuo coniglio gigante, ragazza. Non può andare avanti così, mi sembra evidente. Ti stai spezzando una spalla solo per portartelo nella borsa. – e il ragazzo indicò l’animale, che, in effetti, stava annusando con interesse i fiori che la sua padrona teneva in mano. A Cornelia caddero la braccia: non poteva essere vero, se lo era immaginato.
- Non ho idea di come si evochi un mazzo di carote, se vuoi ci lavoro questo fine settimana. – aggiunse Sirius, mentre la ragazza teneva gli occhi bassi, mordendosi un labbro. Se qualcuno fosse arrivato in quel momento a dirle che si trovava nel bel mezzo di una commedia degli equivoci, francese, magari, gli avrebbe creduto all’istante.
- E tu sprechi una rosa e un bellissimo tulipano per un coniglio?
- Ripensa un momento a quello che mi hai detto sull’alimentazione di quell’affare. – si congedò Sirius, dandole un veloce bacio sulla guancia.
Oh, pensò Cornelia, quanto avrebbe riso Conrad, avrebbe pianto dalle risate, perfino; si sarebbe fatto venire il singhiozzo. Era inevitabile, ne avrebbe parlato con lui. Riusciva a rimanere seria e contenuta con il suo ragazzo ma andava a piagnucolare dal fratello: patetico. Sbuffò, pensando che la guerra era ancora lunga, ma che riguardo a quella battaglia il suo esercito era andato proprio in rotta. Si sentiva come Napoleone a Waterloo, non potendo contare, però, tutta l’onnipotenza degli anni di gloria. Suo malgrado, mise i fiori in borsa sopra il libro di incantesimi, proprio accanto al suo peloso amico.
Quando la riaprì, una volta giunta in dormitorio, e assicuratasi di essere sola e inosservata, tutto quello che era rimasto era una mezza primula dall’aria sofferta e il tulipano color porpora, che pur portava i segni di un morso su uno dei petali. Delle giunchiglie, della rosa e del resto non c’era nessuna traccia.
Sospirando, Cornelia prese ciò che rimaneva della cena del suo animale di compagnia e lo chiuse nel libro Storia della Magia dell’anno precedente, di modo che non appassissero. Le era tornato utile per un compito a inizio anno, e poi aveva dimenticato di portarselo a casa. Tanto sapeva che quel libro non sarebbe stato toccato per molto tempo, come per Alice nel paese delle Meraviglie, del resto.



Ringraziamenti:
Thiliol: ecco qua, ti è piaciuta la parte di Connie? Non è una piccola morbosetta deliziosa? XD Grazie mille di leggere e commentare la mia storia, spero davvero che questo capitolo sia di tuo gradimento.
Miriel: Be', sono dolci a loro modo, in un certo senso XD. Non saranno mai dei trottolini amorosi dudududadada, ma impareranno a divertirsi un pochetto ^^, se non si uccidono prima, ovvio XD
Mirwen: un grosso grosso grossissimo in bocca al lupo per l'esame! Felicissima di sapere che Bianconiglio è di tuo gradimento! Alla prossima!


Non lo dirò mai abbastanza, e qui sarò breve per non tediarvi con i nomi, ma gli interessati sanno: grazie a chi legge, commenta, ascolta, fa infinite chattare a blatera di Sirius, i malandrini e di tante altre scemate. senza non saprei che fare.

Certo che Black è subdolo a regalare dei fiori ad una ragazza, intendendo cederli invece ad un coniglio, seppur adorabile, no? XD Grazie a tutti coloro che leggono o passano di qua. Ricordate che i commenti non sono un obbligo, ma sono la linfa vitale di un'autrice, quindi sì, sto cercando di farvi sentire in colpa ;P

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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto: risvegli a sorpresa ***


Note: Prima della vendetta di Cornelia un breve capitolo di pausa incentrato quasi completamente sui Malandrini. Avete presente le mamme che fanno una testa così ai loro piccini, dicendo che non è il caso di uscire con il freddo e la pioggia, perchè poi si prendono dei gran brutti malanni? Ecco, ora scoprirete che hanno perfettamente ragione. Mai sfidare il buon senso!


Capitolo diciotto: risvegli a sorpresa

I giorni passarono in fretta, rendendo così sempre più vicine le vacanze di Pasqua. Ciò, naturalmente, significava essere oberati di compiti e molti studenti, soprattutto quelli del quinto e del settimo anno, si attardavano in biblioteca fino al tempo massimo consentito, e spesso anche oltre. Non era raro sentire la voce della bibliotecaria diffondersi per i corridoi, intenta a cacciare fuori i ritardatari: erano quasi tutti di Corvonero. Alcuni Prefetti, decisamente immorali, si appostavano in zona con lo scopo di togliere punti agli studenti della Casa rivale.
Non era comunque un gran male: il tempo, dall’incontro sotto il faggio di Sirius e Cornelia, era notevolmente peggiorato. Gli ultimi scampoli dell’inverno morente avevano regalato folate di vento gelido prima, e pioggia torrenziale poi. Gli allenamenti di Quidditch erano stati sospesi fino a data da destinarsi, così come le lezioni notturne di Astronomia.
Cornelia aveva gioito, così come tutta la sua classe, della possibilità di non stare al freddo, sulla torre, in piena notte.
Qualcun altro, invece, si preparava a trascorrere la consueta serata a zonzo al chiaro di luna; seppur quella notte tutto il cielo risultasse nero di nuvole, senza che nemmeno una stella riuscisse a fare capolino.
- Che tempo da lupi. – commentò James assorto, appoggiato al davanzale di una delle finestre.
- Bella battuta, Ramoso; sconvolgentemente originale.
- Remus, però ha ragione. – disse Sirius, inserendosi nel discorso. – Non potevi scegliere un altro giorno?
- Certo. Aspetta, prendo il calendario e scelgo in base ai nostri impegni incrociati. – rispose Lunastorta sfogliando il libro che aveva sulle ginocchia. – Che ne dici di mai?
- Ottima scelta. Approvo! Così non ci bagneremo fino alle ossa. – disse Peter dalla sua poltrona pericolosamente accanto al camino scoppiettante.
- Non fare il freddoloso, sarà divertente! – esclamò James. – Ehi, Felpato, che ne dici di ridarmi la Mappa?
- Fossi matto. – fu la laconica risposta. – Stasera la tengo io.
- E come? La tieni fra i denti mentre trotterelli scodinzolando per la scuola? O tu rimani normale mentre i vago sottoforma di cervo? Dimenticavo che il mio mantello è grande quanto la vela di una nave.
- Ragazzi, - sibilò Lily, - vi sentiranno. Parlate piano.
- Se tu non avessi le corna, - ribattè Felpato sottovoce – occuperesti molto meno spazio.
- La battuta è vecchia. – sbottò Peter.
- Vuoi rimanere qui, stasera? – lo minacciò il ragazzo.
- Magari. – sospirò Codaliscia, pur sapendo che li avrebbe seguiti ugualmente. Anche perché, senza di lui, col cavolo che sarebbero riusciti ad eludere il Platano Picchiatore.
- Tanto, Sirius, di che hai paura? La tua amichetta misteriosa sarà nella sua Sala Comune, là dove dovrebbe essere. A meno che…
- Piantala James. – lo zittì Lily, continuando a scrivere il suo tema di Pozioni, - Quasi non vedo l’ora che tu te ne vada. Senza offesa, Remus.
- Tranquilla, ti capisco. – convenne l’interessato.
- Solo perché lo sopportiamo potremmo aspirare alla santità. – sentenziò Sirius, mentre il suo migliore amico lo mandava a quel paese. Rise alle sue battute, ma prima di dargli la mappa si sincerò, senza farsi vedere, che Cornelia fosse effettivamente dove doveva essere. Per qualche astruso motivo, avere la conferma dei suoi pensieri, vedendo un semplice cartellino, fu oltremodo rassicurante.

****

- Cornelia?
- Che cosa c’è? Starei studiando. – rispose la ragazza, senza alzare la testa dalla sua pergamena. Se suo fratello voleva estorcerle delle informazioni avrebbe dovuto impegnarsi molto di più.
- Volevo chiederti una cosa… - iniziò Conrad, tentando di ignorare le risatine commesse delle altre ragazze.
- Ti ascolto.
- Fossi in te preferirei parlarne in privato. Te lo consiglierei, quantomeno. – risate più audaci si aggiunsero a quelle precedenti. Nel lanciò un’occhiata perentoria alle sue amiche, prima di rispondere. Stranamente, queste non si sentirono affatto minacciate, anzi.
- Come puoi notare lo sanno già. Qualunque cosa sia loro sanno. – fece una pausa per zittire nuovamente Ludovine e Bonnie. Quest’ultima, poi, continuava a lanciarle occhiate maliziose, il che era un pessimo segno. – Sono peggio di un branco di spie.
- Constance mi ha raccontato una storia piuttosto stravagante. Volevo parlartene prima, ma per una qualche ragione ti sei rintanata spesso in biblioteca in questi giorni.
- Secondo te a chi è meglio dare credito: a me o ad una dodicenne morbosa? – chiese la giovane, sprezzante.
- Ad una dodicenne morbosa. – suggerì Ina, ammiccando. Nel sbuffò forte, scompigliandosi alcuni ciuffi di capelli che le ricadevano sulla fronte.
- Oh be’… - disse Conrad, pensieroso. – Credo che il più sincero sarebbe Bianconiglio.
- Pensi che riuscirai a farlo parlare?
- Posso provarci. Io avevo Eccezionale nel mio G.U.F.O. di Incantesimi.
- Per favore, non fare allusioni riguardo agli esami. – implorò Lu. – E’ già abbastanza deprimente passare le nottate sui libri.
- Non è successo niente. – insistette Cornelia, tornando al vecchio discorso. – E anche se fosse non potresti farci nulla. – aggiunse con supponenza.
- E’ vero. – constatò il fratello. – Ma potrei darti un consiglio.
- Cioè?
- Magari non fare certe cose proprio in pubblico, ci sono persone impressionabili al castello. – rispose Conrad, cominciando a ridere.
Cornelia si nascose la faccia tra le mani, annichilita. Quella era una notte perfetta per compiere un omicidio. Il cattivo tempo avrebbe coperto tutte le tracce. Eppure, pensò, volgendo lo sguardo alla finestra, scaraventare suo fratello, che ora rideva sguaiatamente con i suoi amici, dalla torre era un’impresa al di là delle sue possibilità. Si ritrovò a sperare che quella serata volgesse al termine il più in fretta possibile. Desiderava ardentemente sprofondare nel tepore delle coperte, e non era certo l’unica.

****

- Sto gocciolando. – si lamentò Peter, mentre trotterellava dietro ai suoi amici, continuando a scivolare sull’erba.
- Tu? Pensa un po’, io invece sono al caldo e asciutto, vero Ramoso?
- Io non ci vedo un accidente. – rispose il ragazzo, levandosi gli occhiali.
- Più orbo della Strega Orba. – commentò Felpato, pratico.
- Vi prego, muoviamoci o finiremo per ammalarci!
- Certo Codaliscia. Si sente spesso parlare di topi di campagna affetti da raffreddore. – mugugnò James, prima di trasfigurarsi. Finalmente poteva vantare una vista, se non da rapace, quantomeno decente. Anche perché, chi ha mai sentito parlare di un cervo miope? Nonostante tutto la notte passò quasi in allegria, tra una corsa e l’altra. Ramoso era quasi certo di aver distrutto un paio di aiuole, infilandosi per sbaglio in alcuni giardini, ma decise saggiamente di non preoccuparsene. Com’era prevedibile, i tre Animagi si trascinarono in dormitorio sfiniti e fradici, lasciandosi dietro una scia umidiccia che, secondo la sagace intuizione di Peter, ricordava tanto la bava di lumaca. Il risveglio fu segnato da un singolare concerto di starnuti e colpi di tosse.
- Che vi avevo detto? – gracchiò Peter con una voce che sembrava provenire dall’oltretomba, o quantomeno dal sottoscala.
- Ok, Codaliscia, sei un genio. – disse James, tossendo rumorosamente. – Vuoi un premio?
- Io suggerirei un pugno ben piazzato sul naso. – propose Sirius boccheggiando, incapace perfino di alzare la testa.
- Ma se non riesci nemmeno a tirarti su!
- Non urlare, Peter, mi rimbomba tutto! – si lamentò James.
- Non sto urlando. – fece notare, calmo.
- Be’, allora taci. – disse Sirius da sotto il cuscino.
- Io oggi non ci vado dalla McCosa, e nemmeno da LumaViscido. – pigolò nuovamente Potter.
- E chi la regge una giornata di scuola? Andiamo in Infermeria. – propose Minus.
- Posso scendere in pigiama?
- Be’… - James si interruppe improvvisamente, piazzando cinque starnuti in successione. – Le tue fans approverebbero, noi e la tua ragazza meno.
- Allora muoio qui. – concluse Sirius, prima di sentire uno strano tonfo nella stanza. - Che c’è?
- Sto bene. – bisbigliò Peter dal pavimento. – Sono caduto mentre scendevo dal letto.
- Bravo. – commentò James, infilandosi i pantaloni della divisa. – Io vado a dire a Lily di avvisare che oggi non saremo a lezione, nel mentre cercate di prepararvi.
- Contaci!
Semivestito, spettinato (ma questa non sarebbe nemmeno una novità) e moribondo, James Potter prese a vagare come un fantasma per la Sala Comune alla ricerca della sua amata.
- Karyn? – chiamò, intercettando la ragazza sulle scale dei bagni.
- Dio James, che t’è successo?
- Lasciamo stare, c’è Lily?
- Sì che ci sono, sto scendendo. – rispose l’interessata, avvicinandosi. – Che hai fatto? – domandò a sua volta, vedendo la faccia del suo ragazzo.
- Nulla di che, come ho detto a Karyn è una storia lunga. Sono qui per chiederti un favore. – James si interruppe, voltandosi giusto in tempo per non starnutire in faccia alle due. – Remus ha appestato la nostra stanza, siamo tutti ridotti così. Potreste avvisare che noi quattro oggi restiamo in Infermeria?
- Certo, nessun problema. – rispose Lily, annuendo.
- Ora però io vi consiglio di andare giù, o farai ammalare metà dei Grifondoro. – disse Karyn, sorpassandolo.
- Guarisci presto, James. – lo salutò Lily. – Ti bacio domani, ti spiace? – aggiunse, sparendo di gran carriera. In quel momento Potter si sentì straordinariamente depresso.
I tre Malandrini malandati uscirono dal ritratto della Signora Grassa con andatura piuttosto barcollante. Stavano male, erano inclini al melodrammatico ed erano intenzionati a poltrire per tutta la giornata, anche a costo di calcare un po’ la mano. Ebbero presto l’occasione di verificare il loro tasso di credibilità incrociando il custode per il corridoio.
- Che ci fate qui? Dovreste essere in classe.
- Stiamo andando in Infermeria. – dichiarò Sirius, tossendo con tutta la forza che aveva. Avrebbe pure sputato un polmone, pur di dimostrare che stava dicendo la verità.
- Tutti e tre? – chiese Gazza, oltremodo sospettoso.
- I virus sono micidiali. – spiegò James, abbozzando un sorriso.
- In tal caso spicciatevi. – ordinò il Magonò, scostandosi schifato.
La sceneggiata fu ripetuta davanti a Madama Chips, tale e quale. Entrarono in Infermeria al grido di “Stiamo tanto male!” e, non appena confermata la veridicità dei loro sintomi, furono spediti in comodi letti.
- Quanto tempo! – li salutò Remus, cinereo, mentre la strega ricompariva portando con sé un vassoio con tre bicchieri e una bottiglia.
- Possibile che dobbiate fare tutto insieme, voi? – sbottò, accingendosi a trafficare con la pozione. – Perfino ammalarvi! A cosa è servito mettervi al mondo in quattro? Uno era più che sufficiente.
- Ma non sarebbe stato così divertente. – constatò James.
- Lo immagino. – commentò la donna, glaciale. – Bevete questo.
- Che cos’è? – chiese Minus.
- Una pozione abbastanza potente da farvi tornare la voce e sedare la tosse. Ai vostri nasi raffreddati penseremo poi. – Madama Chips poi si mise a distribuire i bicchieri con la solerzia che la contraddistingueva. Sirius la bevve tutta d’un fiato, pentendosene immediatamente. - Fa schifo. – dichiarò, sprezzante.
- E’ il prezzo da pagare per guarire, signor Black. – rispose la donna, senza scomporsi.



Note e ringraziamenti:
Miriel: Be', con un cognome così la famiglia Lethifold non potrebbe che essere un po' strana, no? Sirius è in un guaio, sì, ma non esageriamo a chiamarlo amore, per ora.
lauraroberta87: che piacere ritrovarti! Lo so, questi esami sono uno strazio, davvero. Sono felicissima che il nuovo capitolo ti sia piaciuto, e spero sia di tuo gradimento anche questo. Nel c'è poco ma tornerà...
Hermione616: grazie mille, sono felice che la famiglia di Nel ti piaccia, eccoti il nuovo capitolo!
felpa fan: ecco il nuovo agigornamento, spero ti piaccia!


Le ultime note finali erano scritte un po' in ostrogoto, ma pazienza. Spero che i miei malandrini malandati vi siano piaciuti e che vi abbiano strappato almeno un sorriso. Non preoccupatevi, Nel è in agguato. Grazie ai vecchi e ai nuovi commentatori, e a tutti i lettori, dal contatore vedo che siete tanti.

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove: fregato ***


Note:Come da titolo, Cornelia è pronta per la sua malefica vendetta. L'Infermeria sarà stranamente affollata tra poco...
E Sirius se lo merita, visto che ha maltrattato, oltre a Nel, ma questo è standard, Bianconiglio XD


Capitolo diciannove: fregato

Il parere di Sirius sulla pozione si rivelò molto condivisibile: sia Peter che James sputacchiarono quell’orrida cosa per due minuti buoni, implorando dell’acqua con cui sciacquarsi la bocca. Inutile dire che madama Chips gliela negò, adducendo motivazioni precise sul motivo per cui medicine e altre cose non vanno mai mischiate.
- Come se le avessi chiesto un Whisky Incendiario. – brontolò James, incrociando le braccia al petto.
- Ti sta proprio bene, così impari a non credermi quando ti dico che mi propina intrugli schifosi. – lo derise Remus, sistemandosi comodamente nel letto che ormai poteva tranquillamente definire il suo. La Chips lo piazzava sempre lì.
- E mentre voi blaterate – intervenne Sirius, sbadigliando – io mi metto a fare un pisolino.
- Tu speri di dormire? Illuso. – disse Peter, con voce rauca, tirandogli il secondo cuscino che gli era stato messo sotto la testa. Era ancora così intontito e scombussolato dai suoi malanni che il guanciale toccò quasi subito terra, dopo un volo di pochi centimetri.
- Bel modo davvero di far compagnia ad un povero malato. – disse Remus.

****

Cornelia si era alzata in tempo, aveva fatto colazione con calma e aveva portato da mangiare al suo coniglio adorato. Era pronta, insomma, per scendere dalla torre ed preparasi ad affrontare con successo due ore di Trasfigurazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure, materia quanto mai fondamentale, viste le ultime notizie che si leggevano sui giornali riguardo ai Mangiamorte e sugli hobby che coltivavano alcuni studenti; tutto era quindi tranquillo. Si sorprese molto, perciò quando fu intercettata da Angela, una compagna di Casa di sua sorella. - Che succede? – chiese.
- Nulla di che, ma credo che Connie abbia bisogno di te; sai stamattina ha avuto un piccolo incidente con una pozione…
- Allora è meglio se andiamo a chiedere a Conrad, lui è più esperto in queste cose.
- No, non direi. È più una cosa da donne. – rispose Angela, prendendo la ragazza per un polso e cominciando a guidarla in direzione delle cucine.
- Dove mi stai portando?
- Dove Constance ha il coraggio di aggirarsi. – fu la frettolosa risposta. Trovarono la ragazzina poco dopo, seminascosta in un angolo buio. Quando Cornelia la vide sospirò profondamente: - Ora guardami negli occhi e dimmi: quante volte ti ho detto di non fare esperimenti sulla tua persona se non sei sicura di quello che fai?
- Io ero sicura! – rispose Constance, avanzando verso un cono di luce. L’effetto della pozione che aveva testato era sconvolgente.
- Mi sembra chiaro che non ha sortito l’effetto sperato: lisciarti i capelli. – considerò la giovane Corvonero, infilando la mano nel cespuglio di capelli della sorella, che ricordava certe vistose pettinature afro.
- E adesso? – pigolò la ragazzina.
- Ci toccherà fare tappa dalla Chips. Io ho paura di peggiorare soltanto la situazione. Angela, mi spiace, ma tu a lezione ci devi andare, se non altro per dire che faremo tardi.
- Nessun problema. Allora, ci vediamo dopo. – salutò la ragazza.
- A dopo!
- Ma come faccio, Nel? Io non vado in giro conciata così!
- Sì, lo so, aspetta. – rispose la ragazza cominciando a trafficare nella sua borsa. Dopo aver frugato anche negli angoli più remoti ne trasse un paio di grossi elastici per capelli: lei, che aveva capelli corti, non li usava, ma se li portava spesso dietro perché aveva notato che tornavano utili nei momenti più impensati, come quello. Le due sorelle litigarono un po’ con quella enorme massa amorfa, ma alla fine riuscirono a domarla con uno chignon abbastanza stretto. Ora non restava che trascinarsi verso l’Infermeria che era poco distante. Constance si aggirava guardinga, come un’evasa, terrorizzata all’idea di fare qualche incontro spiacevole, ma a quell’ora i corridoi erano deserti. Eppure non si rilassò finchè sua sorella non le aprì la porta cigolante che dava accesso al regno di Madama Chips.
Entrando notarono che la stanza era stranamente piena: quattro letti erano occupati tutti in una volta, un vero record: non si verificava un affollamento del genere dall’ultima epidemia di influenza di gennaio. Sia Constance che Cornelia li riconobbero quasi subito; anche se non li conoscevano di persona, eccezion fatta per Sirius Black, la ghenga di Potter era famosa.
- Ciao Sirius. – salutò Connie, gioviale, senza pensarci più di tanto. Non aveva considerato che le conseguenze di quelle poche sillabe sarebbero state catastrofiche.
Se Sirius si era irrigidito, vedendo entrare le uniche, o meglio, l’unica persona che non avrebbe dovuto mettere piede lì dentro quella mattina, sentendosi rivolgere addirittura un saluto aveva perso non meno di dieci anni buoni di vita.
- Ciao. – bofonchiò in risposta, tentando di nascondersi con il lenzuolo. Nel notò quasi compiaciuta la reazione del ragazzo, ma non fece null’altro che sospingere la sorella verso l’ufficio dell’infermiera, di lui si sarebbe occupata dopo. Certe cose richiedevano tempo e pazienza.
- Chi è la donzella che ti ha salutato? – sibilò James con voce suadente.
- Nessuno.
- Guarda che glielo chiedo quando ripassa. – minacciò.
- Fai pure. – disse Sirius, cominciando a sperare che la pozione che aveva bevuto da poco mostrasse interessanti effetti collaterali.
Cornelia aveva osservato la scena dal vetro che separava l’ufficio dalla stanza dei degenti senza aver sentito nulla oltre ad un confuso borbottio.
- Cosa volete ragazze? – la voce della Chips la richiamò prontamente alla realtà.
- Mia sorella ha avuto un piccolo problema sperimentando una pozione liscia-capelli. – spiegò la ragazza, mentre Connie si scioglieva la chioma, mostrandola in tutto il suo mostruoso splendore.
- Non mi dica che è irreversibile. – piagnucolò la ragazzina.
- Sciocchezze. Questo si sistema in un minuto. – disse la strega alzandosi per prendere la sua bacchetta. – Ehi voi, poco baccano o vi sbatto fuori! Non ne ho mai visti di malati con questa ridarella. – urlò.
Constance trattenne una risatina, mentre la donna cominciava ad armeggiare con le sue ciocche.
- Oh ragazze, state lontano da quei quattro scalmanati. Non fanno altro che fare confusione, e hanno la brutta mania di fare le cose in simbiosi. Conoscendoli devono essere stati fuori tutto il pomeriggio sotto l’acqua; non si spiega altrimenti un raffreddore così micidiale. Mi rovineranno il povero signor Lupin, così delicato, se continuano così. Ecco fatto signorina Lethifold, la sua testa è di nuovo a posto. – concluse la Chips, mentre sistemava un’ultima ciocca ribelle e particolarmente annodata.
- Grazie. – disse la piccola con gli occhi lucidi. Cavolo, credeva che l’anziana donna le avrebbe fatto lo scalpo a furia di tirare. Come prima, Cornelia le aprì la porta per farla passare ed entrambe furono nuovamente catapultate tra i malandrini malandati. Connie salutò di nuovo, educatamente, e stavolta anche Cornelia decise di dare il suo contributo. Sirius voleva fare il furbo e nasconderla? Preferiva passare le sue giornate a correre per i corridoi con il terrore di farsi beccare? Bene, lei gli avrebbe risolto il problema, oh sì.
- Guarisci presto, Sirius, ci vediamo. – disse con fare piuttosto vago, mentre tre paia di occhi si premuravano di squadrarla per bene. Black, dal canto suo, si sarebbe voluto alzare per strangolarla personalmente.
- Sicuro di non conoscerle? – chiese Remus.
- Mai viste in vita mia. – dichiarò Felpato cercando di apparire il più sicuro di sé possibile. Nel sorrise: se Sirius era sfrontato lei lo era di più. Provare per credere. Si avvicinò quel tanto che bastava per raggiungere il suo letto, di modo di rivolgersi direttamente all’interessato.
- Oh, certo. Ti piacerebbe Sirius Black. – disse prima di fare dietro front verso la porta.
- Scusami, posso chiederti una cosa? – domandò James. Lei si bloccò sulla soglia.
- Sì.
- Com’è che ti chiami?
Lei ci pensò un attimo, prima di rispondere; in fondo avrebbe potuto essere controproducente. Poi vide l’espressione supplicante del suo disgraziato personale, e non ebbe più dubbi: - Cornelia Lethifold. – trillò lei prima di uscire, disgustosamente soddisfatta di sé.
- Sembri molto fiera di te. – constatò Connie, osservandola.
- Non sai quanto. – confermò la giovane, incamminandosi per i corridoi. Sapeva bene che in quella stanza semi vuota aveva appena scatenato l’inferno. Subito dopo le si formò in mente un altro pensiero, riguardo alla malattia dei quattro ragazzi. A sentire la Chips dovevano essere stati fuori a prendere la pioggia per mezzo pomeriggio, eppure lei li aveva visti gozzovigliare per la scuola fino all’ora di cena. Ma, dopotutto, non era un problema suo, come la bella gatta da pelare che aveva lasciato in mano al torturatore di conigli.
- Felpato sei patetico. – cantilenò Peter.
- Già, stai tremando come una foglia. – notò Remus, quasi preoccupato.
- E così è lei… - iniziò Ramoso, con fare indagatore. – e pensa, non mi sono dovuto nemmeno impegnare. Me l’ha praticamente detto di sua spontanea volontà.
- Lo so. – si lagnò Black, disperato. A che gioco giocava la “Quella lì”, eh? Si sarebbe dovuto alzare per soffocarla, altro che. Bisognava ammettere che aveva una mente alquanto diabolica, e non era affatto un pensiero rassicurante.
- No, no, no. Non pensare di nasconderti sotto un lenzuolo e fingere di non esistere. Noi quattro ora parliamo. – lo esortò James, allungandosi per scoprire la faccia dell’amico, sapientemente seppellita dal cotone.
- E cosa dovrei dirti?
- Tutto, è ovvio. – disse Remus. – Sai, vorremmo un po’ di distrazioni. Comunque avevamo già capito che era lei.
- E da cosa? – chiese Felpato, tra l’incuriosito e il risentito.
- La tua faccia.
- E’ vero, Codaliscia. Ti giuro, quando l’hai vista ti sei trasfigurato. Sembrava tu avessi appena visto Merlino o…
- La morte. – completò Sirius, nascondendo la testa sotto il cuscino.
- Io volevo dire Circe. – fece notare James.
- Ma la morte è un paragone azzeccato. Sembravi proprio un cadavere. – disse Peter, ridacchiando.
- Scommetto… - iniziò Lunastorta, schiarendosi la voce per sembrare più autorevole – che lei ha solo approfittato dell’occasione buona per farti fesso. Sembrava estremamente soddisfatta mentre rispondeva alla domanda di James.
- E che avrei fatto per meritarlo?
- Azzardo un’ipotesi: l’hai nascosta alla vista del mondo e soprattutto nostra.
- Lunastorta, chissenefrega delle congetture, veniamo al sodo: come bacia la donzella?
- Crepa Potter. – sibilò Black a denti stretti.
- Sì, certo, come no. Comunque ora sarà molto più divertente.
- Divertente, James? – chiese Minus.
- Sì, lo sarà. Pensa, possiamo chiedere di ottenere informazioni sulla donzella di Sirius a Lily, ne faremo di belle, fidatevi.
- Senti James, ti sembra che io abbia fatto tante storie per te e la tua Evans, ai tempi?
- Ma io ero un caso disperato. Come potevi infierire su di me?
- Tranquillo, l’ha fatto. – lo assicurò Lupin.
- Tanto meglio, ora è il nostro turno. – concluse il ragazzo, sfregandosi le mani.
- Io sono morto. – mugugnò Sirius, avvolgendosi nelle coperte, sperando di soffocarci dentro. Era così preso dai suoi drammi personali che non sentì nemmeno la Chips strillare nuovamente dalla sua postazione. In effetti era proprio come se fosse morto.


Ringraziamenti:
Frytty: grazie sono felice che la storia ti stia piacendo! Peter è involontariamente comico a volte XD
Miriel: be', eccoti Nel in tutto il suo splendore XD. Meno male che quando non c'è i malandrini non ne fanno sentire la mancanza!
lauraroberta87: non sprizzano per intelligenza nello scorso capitolo, lo ammetto XD

Bene, James, Remus e Peter si divertiranno molto, ora. Se non altro non avranno di che annoiarsi; quanto a Sirius... be'... che si goda la convalescenza, anche se ho paura di quello che potrà fare a Nel. E' un tipo vendicativo, e non ama subire scherzi: che, si nota?
Nella chat di Accio del 20 giugno ho mostrato, giuro, mi era capitata tra le mani qualche giorno prima e mi aveva folgorato, l'immagine di un'attrice che sarebbe perfetta per interpretare Cornelia, in vesione adulta. I capelli sono lunghi, ma suppongo che se li sia fatta crescere, quanto agli occhi azzurri... Nel li ha scuri, ma facciamo finta di niente: la smorfia, in compenso, è proprio da Nel!

Cornelia Lethifold

Grazie come sempre per i commenti! Gente, Conrad non l'ho ancora trovato, mi spiace, ma presto dovremo creare il suo fanclub!

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Capitolo 21
*** Capitolo venti: guerra sull'Hogwarts Express ***


Note: Bene, il danno è fatto, come si dice. Nel ha avuto soddisfazione come si addice a chi attende a singolar tenzone.
Pensate che Sirius gliela farà passare liscia? Illusi...


Capitolo venti: guerra sull’Hogwarts express

Il cadavere, una volta conosciuto come Sirius Black, passò i giorni successivi in caccia. Obiettivo: uccidere Cornelia Lethifold. Si finse morto per tutto il tempo che dovette passare forzatamente in Infermeria, cercando disperatamente di eludere domande e basse insinuazioni. Certo, il carattere è carattere, e certe sue rispostacce urlate con voce sgraziata fecero decidere alla Chips di dimettere alla svelta i quattro malati. Qualcuno giurò di averli visti mentre venivano buttati fuori a pedate, ad eccezione del povero Remus, perchè lui soffriva di salute cagionevole, com’era universalmente noto.
Una volta libero, quindi, Black cominciò a pattugliare aule e corridoi come un Prefetto perfetto, così come era stato ribattezzato dai suoi amici. Cercò e frugò dovunque, ma della ragazza nessuna traccia.
Cornelia naturalmente non era scema, e sapeva bene che per il suo innocente scherzetto ora pendeva su di lei una taglia stile “viva o morta”. E lei aveva tutta l’intenzione di passare le vacanze di Pasqua nel mondo dei vivi. Comprese così che la soluzione migliore sarebbe stata fingersi inesistente fino al giorno della partenza, avrebbe avuto tempo per pensare alla mossa successiva. Ma aveva sottovalutato il suo cacciatore, troppo presa ad incastrare l’enorme Bianconiglio nella sua gabbietta, fare i bagagli e progettare i suoi giorni di meritato riposo, e le prese quasi un colpo quando lui le passò accanto sulla banchina della stazione giovedì mattina; fortunatamente non l’aveva notata, troppo preso a sorpassare suo fratello con uno spintone per accaparrarsi un buon scompartimento. Colta dal panico si era aggrappata alla sua amica, cercando disperatamente di nascondersi. Era andata molto vicino alla catastrofe, considerò poi, con un sospiro.
- Scusa la domanda, ma perché continui a nasconderti? – domandò Roger, trascinando il suo baule.
- Come credo di aver già spiegato negli ultimi giorni, se lui mi trova sono definitivamente morta. – si lagnò Cornelia. - Faccio notare che è il suo ragazzo. – disse Ludovine alzando un sopracciglio. Perché quella ragazza rendeva sempre tutto così complicato? – Mai visto nulla di più ridicolo.
- Per voi è facile.
- Sì, estremamente facile, su questo ti do ragione. Ti spiace salire sul treno? Vorrei arrivare a casa. – Roger le indicò il vagone, facendole cenno di salire. La ragazza sapeva che era lo stesso su cui aveva appena visto salire la banda di Potter, le probabilità di trovarsi a faccia a faccia con Sirius erano troppe. Esitò, incerta.
- Avanti, da quando sei così fifona? - tentò di dire l’amica, comprensiva. – Qualunque cosa accada sappi che ti abbiamo voluto bene. – aggiunse, assumendo un aria molto abbattuta.
Difficile dire se la battuta fosse stata pensata apposta per ottenere una reazione, ma in ogni caso funzionò: Cornelia, ferita nel suo orgoglio, si arrampicò baldanzosa con armi e bagagli, ritrovandosi nello stretto corridoio del treno un meno di un attimo; per poco non travolse due delle sue compagne di stanza.
- Il mio piede! – ululò Cleo con una smorfia.
- Scusami, scusami, scusami. – cominciò a dire Nel. – Trovami uno scompartimento vuoto il più in fretta che puoi e mi offro volontaria per farti i compiti.
- Stai ancora fuggendo da Sirius? – s’informò Bonnie, sporgendo la testa dallo scompartimento accanto. Nel non fece in tempo a negare che Lu, raggiunto anche lei il corridoio, decise di parlare in sua vece.
- Sì, sta diventando semplicemente vergognosa.
- Non è affatto vero. – sbottò lei, acida. Avrebbero potuto deriderla in eterno, ma non in mezzo a quel corridoio. Era andato tutto così bene a Hogwarts, che era così grande, ma lì…
- Ragazzi, levatevi di qui, state ostruendo il passaggio.
- Oh Remus, per favore. Non sei più un Prefetto, levati certi paroloni dalla bocca.
- D’accordo, Sirius. Restiamo pure qui in mezzo a un corridoio per tutto il viaggio fino a Londra. – rispose Lupin, con fare condiscendente. Black però aveva smesso di ascoltarlo nel preciso momento in cui l’amico aveva aperto bocca, perché qualcosa aveva subito catturato la sua attenzione: in mezzo al quel gruppetto di persone aveva appena individuato la sua amatissima nemica. Le lanciò un’occhiataccia furiosa, ma Nel sostenne il suo sguardo. Sembrava sicura di sé, ma Sirius non sapeva che la ragazza in realtà stava pregando perché qualcuno la salvasse da quell’impaccio.
- Be’? Che ci facciamo qua impalati si può sapere? – chiese James aggiungendosi alla piccola folla, seguito da Lily e Peter. – Cerchiamo uno scompartimento, avanti!
- Ramoso, siamo bloccati, c’è traffico oggi. – fece notare Remus.
- Non avrete certo intenzione di stare qui, no? Dai, là in fondo dovrebbero esserci degli scomparti vuoti. – rispose il ragazzo cominciando a farsi strada. Tra un “permesso”, uno “scusa” e un “per favore ti levi di lì” riuscì a oltrepassare molti studenti, giungendo davanti a Nel. – Ehi, ciao.
- Ehm, ciao.
- Cerchi posto? Puoi venire con noi, sono sicuro che farai la gioia di Felpato. – la invitò James, non prima di aver lanciato un sorriso sornione al suo migliore amico.
Perfetto, considerò Nel, ora era in mezzo a due fuochi.
- Vai pure, tanto se Roger viene con noi non avremo più posto per te. – disse Bonnie ad alta voce.
- Certo che lui si siede con noi. – rispose Lu, avvinghiandosi al braccio del suo ragazzo.
- Ottimo. – commentò James, sorvolando sul fatto che le amiche della giovane Corvonero stessero già ridacchiando come oche. Sirius la vide alzare gli occhi al cielo, abbattuta, e la cosa gli fece immensamente piacere. Nel lasciò che Lily e i Malandrini le passassero avanti, scegliendo di ignorare deliberatamente Sirius, che non le aveva rivolto parola, e poi li seguì mestamente. Le sue pessime amiche l’avrebbero pagata cara.
Quando entrò nello scompartimento notò che l’unico posto strategicamente lasciato libero era quello accanto a Sirius. Impacciata, sistemò silenziosamente le sue cose e riluttante si sedette accanto al ragazzo. Si sentiva in territorio nemico, e la cosa era dannatamente terrificante.
Azzardando un paragone, Cornelia ora si sentiva come un pulcino dalle piume arruffate capitato lì per caso. Consapevole di avere tutti gli sguardi puntati su di sé, tirò fuori dalla borsa il libro che aveva da poco iniziato, immergendosi in una taciturna lettura. Dopotutto quel viaggio non sarebbe durato in eterno, poteva sopravvivere. Mentre leggeva, sentiva lo sguardo insistente e insolente di Sirius: era evidente che era ancora arrabbiato per l’ultimo scherzetto, sembrava non vedesse l’ora di saltarle alla gola.
- Che stai leggendo? – le chiese Lily gentilmente, nel tentativo di rompere il ghiaccio. Nel non la conosceva di persona, ma la chioma rosso scuro della ragazza era inconfondibile.
- Guerra e pace. È un mattone babbano. – si affrettò ad aggiungere con un lieve sorriso, avendo intercettato lo sguardo curioso di Potter.
- E di che parla? – domandò Sirius, scontroso.
Correzione, pensò Cornelia: con quel musone il viaggio sarebbe stato davvero interminabile. - Di guerra e di pace, come da titolo. – replicò pacatamente. Non sarebbe certo entrata nella classifica delle sue battute più pungenti, ma per qualche motivo riscosse un certo successo. Lily, Remus e Peter si lasciarono sfuggire una risatina, mentre James si esibì in un pessimo tentativo di autocontrollo.
- Complimenti… Cornelia, – iniziò James, ricordandosi solo in un secondo momento il nome della ragazza, ripensando al giorno che aveva trovato il cartellino sulla Mappa – non è da tutti avere a che fare con questo musone. Presentiamoci ufficialmente, anche se per certo mi conosci. – il ragazzo allungò la mano, e Nel gliela strinse prontamente, divertita.
- Piantala di comportarti come il Ministro della Magia. – lo rimproverò la sua ragazza. – Lily Evans, e tu Cornelia…
- Lethifold, ma Nel è sufficiente.
- Peter Minus, vicino di letto del musone. – si presentò un ragazzo con i capelli color topo. Lei lo salutò, ricordandosi di averlo visto spesso in compagnia del suo famoso amico con gli occhiali.
- Mi dispiace per te. – rispose sorridendo, mentre Sirius grugniva e gli altri cominciavano a ridere ancora più forte.
- Remus Lupin. – disse il giovane di fronte a lei. – Anche Lily una volta faceva battutacce del genere.
- Le faccio ancora.
- Sì, certo, ma non come ai bei vecchi tempi, quando davi dei grandiosi due di picche. – e mentre rideva della battuta, Cornelia notò l’aria sbattuta e la carnagione pallida del ragazzo. In Infermeria le era parso ancora più malaticcio.
- Bella sceneggiata, congratulazioni. – sibilò Sirius.
- Salve, mi chiamo James Potter e la ospiterò per le vacanze di Pasqua, ma prima mi potrebbe restituire il mio migliore amico? Quello vivo, non la mummia. – lo canzonò Potter, tra le risate. - Avevo i miei buoni motivi per non farglielo sapere, come puoi notare. Ti avevo detto che sono terribili. – bisbigliò Black.
- Faccio notare che le mie supposte amiche mi hanno appena infilato tra le tue fauci. Carine, vero? – disse Nel, a bassa voce. – L’ho fatto perché te lo meritavi. E tu lo sai. I tuoi amici non mi sembrano così terrificanti…
- Solo perché cercano di fare bella figura.
- Noi facciamo sempre bella figura! – si intromise Peter.
- Ti dispiace non mettere becco in discorsi che non ti riguardano? – abbaiò Black.
- Non ho ucciso qualcuno, Sirius. – si giustificò lei.
- Certo, infatti dopo questa bella birbonata sei praticamente scomparsa dalla scuola. Non ho fatto altro che cercarti.
- Oh, è perché sentivi tanto la mia mancanza, vero? – quasi urlò Cornelia, indecisa se essere seria o meno.
- Scusate. – li interruppe Lily. – Io e James ora andiamo a fare il nostro dovere di Caposcuola nel vagone apposito. – disse, alzandosi e trascinando fuori il ragazzo. Gli altri lo salutarono, mentre Potter si lamentava, mugugnando “Ma io volevo sapere come andava a finire!”
- Non farci caso, è un curiosone. – commentò Remus.
- Solo lui?
- Ormai lo sappiamo, smettila di lagnarti all’infinito. Ti prego. – lo implorò Peter.
Sirius si voltò a guardare “Quella lì” con aria arrabbiata, e lei non fece altro che abbozzare un mezzo sorriso. Black fece un sospiro e decise di lasciar perdere: ormai il danno era fatto, e i suoi amici si erano già sfogati un po’, forse l’avrebbero lasciato in pace. Non Ramoso, certo, ma non si poteva desiderare tutto dalla vita. Ed era inutile che Nel fingesse noncuranza leggendo tranquilla nel suo angoletto; lui la conosceva bene.
Nonostante le premesse il viaggio passò in un lampo, e Felpato ebbe modo di perdonare la sua giovane e infingarda ragazza. Certo, bisognava sopportare le visitine cicliche di Potter e le sue battutine sagaci, ma quando la Corvonero posò nelle mani di Sirius il suo libro lui seppe esattamente cosa fare: lanciarlo in faccia a Potter nel tentativo di colpirgli gli occhiali. Sfortunatamente il pesante tomo sbattè contro la porta a vetri che era stata chiusa repentinamente e si afflosciò a terra. Quando lui glielo restituì gentilmente i due malandrini in comodo notarono che tra Cornelia e Sirius si era finalmente passati dalla guerra alla pace, almeno per il momento.


Ringraziamenti e note varie:
Meissa: benvenuta a bordo! E' sempre un piacere notare oscuri lettori manifestarsi, una gioia, direi! Sono felice che la storia ti piaccia, sia come stile che come personaggi, davvero! Ecco, quando do segni di dipendenza mi piace sempre prenderlo come un complimento, anche quando non sono certa che lo sia XD. Spero che il nuovo aggiornamento ti sia piaciuto, anche se qui Nel subisce, più che attaccare! Alla prossima!
Frytty: Ah, i Malandrini sono ancora agli inizi per ora. A parte James, sanno aspettare XD. Speravi davvero che Nel non parlasse? Non avrebbe mai potuto lasciarsi scappare un'occasione così ghiotta! Grazie, alla prossima!
Miriel: E' sì, la ragazza non si fa certo sfuggire un'occasione del genere! Il punto è che Sirius, come vedi, non l'ha presa benissimo! Grazie mille!

In pubblico non può accanirsi più di tanto, ma visto che ora è simpatico come un calcio nel sedere, potete ben capire quanto Sirius sia irritato. Nel dovrà trovare il modo di farsi perdonare...
Come sempre grazie a tutti!

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Capitolo 22
*** Capitolo ventuno: vacanze ***


Note: I nostri due innamorati *risate generali del pubblico non pagante* ora si lasceranno per un'intera settimana. Ce la faranno a sopravvivere? Intanto, preparatevi a conoscere l'ultimo membro della famiglia Lethifold, il piccolo fratellino mancante. E, udite udite, vedrete una giovane Tonks di appena... cinque anni!


Capitolo ventuno: vacanze

Nel scese dal convoglio con l’animo molto più leggero di quando ci era salita. Era soprappensiero, tanto da inciampare vistosamente sui pochi gradini che la separavano dalla banchina; sentì distintamente Sirius ridacchiare della sua goffaggine, ma non vi badò. Cercò con lo sguardo amiche e fratelli, individuandoli quasi all’istante, poco lontani. Accanto a lei, nel mentre, James e Lily erano avvinghiati come e più del solito: un “addio” in grande stile. Sirius grugnì per il disappunto, e Cornelia provò molta comprensione per lui. Remus e Peter, avvezzi a spettacoli del genere, e per niente desiderosi dell’ennesima replica, erano già in compagnia dei rispettivi genitori; assieme a loro stavano altri due adulti, presumibilmente i genitori di Potter, che avevano gentilmente deciso di dare le spalle al figlio, visibilmente impegnato.
- E i tuoi? – le chiese Sirius attirando la sua attenzione.
- Al di là della barriera, per via di mia madre. I tuoi, invece?
- Salutano il loro unico figlio. – rispose lui con sarcasmo, indicando due persone dall’aria particolarmente distinta. – Non ricordo di averli mai visti così entusiasti di qualcuno. – aggiunse, cercando di reprimere con tutte le sue forze quel goccio di indivia che provava per quel fratello così bene accetto.
Cornelia tacque, pensierosa. Si era pentita di aver toccato un tasto così dolente. La storia della fuga da casa di Black aveva circolato parecchio ad Hogwarts, ma non si sarebbe mai aspettata una rottura così… definitiva.
- Pensi di farcela a staccarti, James? – domandò Black cambiando repentinamente argomento.
- Solo dopo che tu avrai finito con la tua.
Cornelia guardò Sirius con apprensione; sperava di evitare l’ennesima esibizione pubblica: nella torre di Corvonero la sua performance era ormai un argomento che riaffiorava ciclicamente tra le sue amiche. Fortunatamente, ma solo per poco, non era ancora cosa di dominio così pubblico. Rimasero entrambi uno di fronte all’altra, immobili. Era chiaro che lui non le sarebbe mai venuto incontro. E, accidenti a lei, le veniva da ridere.
- Bene… passa delle buone vacanze, Sirius.
- Grazie a te sarà difficile. – rispose lui, indicando Potter. No, non era decisamente d’aiuto.
- Per quanto tempo vorrai ancora vorrai farmi sentire in colpa? – Nel non ebbe il tempo di scoprirlo, l’urlo di suo fratello la distrasse.
- Quanto tempo ti ci vuole ancora per baciarlo?
La Corvonero raggelò, e con uno sguardo quasi di scusa si avvicinò a Sirius, baciandolo delicatamente. Non diede quasi occasione al ragazzo dirle “ciao”: dopo un frettoloso saluto ai Malandrini la ragazza si era diretta di gran carriera verso Conrad e compagnia, trascinando il pesante baule e scomparendo oltre la barriera. L’ultima cosa che Sirius vide furono i corti capelli di lei che svolazzavano scomposti e una grossa macchia color crema ostinatamente definita “coniglio”.
- Sembravi una verginella. – commentò James, piano. – E comunque devo farti una confessione.
- Sentiamo… - borbottò l’altro, a denti stretti.
- Avevo giurato a me stesso che mi sarei fatto piacere la tua amichetta in ogni caso, anche se si fosse rivelata la più grande piovra appiccicosa… - qui Black pensò più che altro allo stesso James con la Evans – o una grandissima ehm… ragazzetta con la puzza sotto il naso. Per carità, ha carattere da vendere, e penso che tu l’abbia vagamente notato e sai cosa? Adoro il modo in cui ti tortura. – concluse il ragazzo con un gran sorriso.
Per risposta Sirius gli pestò un piede, non prima di salutare calorosamente i Potter, che si erano nuovamente offerti di ospitarlo. Felpato gliene era davvero grato; peccato per quel loro figlio insopportabile.

*****

Cornelia fu davvero felice di riabbracciare finalmente sua madre e suo padre: potevano scriverle in continuazione, ma non era la stessa cosa. La lontananza da casa era l’aspetto che meno le piaceva di Hogwarts. Meno gradevole fu avere tra i piedi quel petulante di suo fratello Connor, un bambino di otto anni mai uscito dalla fase dei “perché”. I tre fratelli durante le vacanze erano costretti e tenere i loro bauli sotto chiave perché lui non ci ficcanasasse. La madre pretendeva che fossero indulgenti con lui, ma si trattava pur sempre di un bambino irritante e “a sorpresa”, come amava raccontare il signor Lethifold.
Nel si sentì sotto assedio quasi subito, perché il piccolo continuò a tormentarla per tutto il tempo che passarono in stazione.
- Come mai sei così rossa, eh? – continuava a chiedere. La ragazza dovette minacciare Connie di morte per farla tacere. Al momento, mettere al corrente i suoi genitori della sua vita sentimentale non rientrava nei piani.
- Connor, ti prego, non insistere o dovrò parlare. – commentò Conrad, con fare sibillino, una volta saliti in macchina.
- Dire cosa?
- Stupidaggini, mamma, davvero. – tentò Nel, dissimulando il suo imbarazzo.
- Mamma, Nel è… - tentò di dire Connie, prima di venire quasi soffocata dalla sorella. – Quasi in pari per la preparazione degli esami! – completò Nel, prima di aggiungere, sottovoce: - e tu cuciti la bocca, Conrad, o divulgherò la tua cotta segreta per Violetta Lamberg.
- Che hai detto?
- Zitta, Connie. Lasciaci ascoltare la radio. – concluse il giovane, improvvisamente brusco, poiché toccato sul vivo. La musica, probabilmente, l’avrebbe distratta, pensò Nel. Ma non furono le note di qualche canzone babbana in voga al momento a riempire la macchina. L’edizione pomeridiana del radio-giornale dedicò ampio spazio alle notizie di cronaca nera, omicidi e scomparse particolarmente inquietanti o misteriosi, in grado di mettere seriamente in difficoltà la polizia.
- Ragazzi, - annunciò il padre, mentre lo speaker passava alle notizie sportive – abbiamo deciso di non dirvi nulla prima, perché non credevo fosse necessario, e Hogwarts è un posto sicuro. Credo vi siate accorti che ultimamente si sente parlare un po’ troppo di questioni di sangue e superiorità della razza magica. – l’uomo si interruppe, distratto dalla smorfia della moglie, seduta accanto a lui. – C’è un mago, in particolare, Voi-sapete-chi, che ha attirato su di sé le simpatie di molte persone, quei seguaci che si fanno chiamare Mangiamorte. Cominciano a succedere cose strane, e anche se la Gazzetta del Profeta lo ignora e non ne parla, cominciano ad essere coinvolti dei babbani. Si sono accorti anche loro che sta succedendo qualcosa. Perciò lo dico ora: non credete a tutto quello che sentirete e leggerete in futuro, perché potrebbe non essere vero. E non date ascolto a certe sciocchezze, avete il cervello: usatelo.
Fu come ricevere una doccia gelata, per i tre. Benjamin Lethifold non era il tipo di persona che si lasciava suggestionare da voci o dicerie, ed era preoccupante vederlo così corrucciato. Sua moglie non aveva detto una parola, anche lei presa da foschi pensieri. Spesso faticava a seguire certe “manie” e strambi discorsi che sentiva in bocca al marito e ai figli, si sentiva molto distante dal mondo magico, eppure ne era parte, marginalmente. Si sentiva impotente e non era così fiduciosa, riguardo la sicurezza della scuola. Se le cose fossero continuate così nessuno avrebbe potuto sentirsi tranquillo, ma non si poteva smettere di vivere.
- Ragazzi, dopotutto sono solo notizie. Abbiamo solo una settimana per stare insieme, poi sarete presi dalle vostre cose e i vostri esami; voglio che i vostri pensieri siano questi, perciò non pensateci fino a che non sarà necessario.
Dopotutto, pensò Cornelia, era vero: arrovellarsi per niente era inutile, anche se quello che si stava movendo sembrava prospettarsi pericoloso. Si ripromise di tenere d’occhio il giornale con più costanza, una volta tornata a scuola, e di non rimanere chiusa nel suo piccolo microcosmo. Ma non riuscì a trattenere una risata di cuore quando, entrando in camera sua, vide un rigonfiamento sospetto sotto le sue lenzuola: i gatti, si sa, amano le lenzuola fresche di bucato.

*****

Sirius, invece, si trovò sul punto di rimpiangere l’orribile casa Black. Era quasi più imbarazzato dalle allusioni e dai racconti di amori giovanili dei Potter, che dalle stesse battute di James che, forte del suo ruolo di “padrone di casa”, aveva abbandonato ogni reticenza. Il giovane mago quasi rimpianse i giorni in cui il suo amico ciondolava in dormitorio preso dalle sue pene amorose; quasi.
Felpato fu presto costretto, quindi, a sfruttare la sua ultima risorsa: rifugiarsi dalla cugina. Gli era stato categoricamente proibito anche solo di nominare Andromeda dal giorno della sua disdicevole fuga, ma da quando anche lui aveva scelto di fregiarsi del titolo di “traditore” aveva ripreso a frequentarla saltuariamente. Quella, quindi, gli sembrò un’ottima occasione per fare una rimpatriata. Era anche un occasione per recuperare qualche notizia su quello che stava accadendo nel mondo magico. Tra le famiglie di purosangue giravano brutte idee, negli ultimi tempi: dopotutto se ne era andato soprattutto per quel motivo.
Non fece in tempo a varcare la soglia di casa che un piccolo demone rosa di cinque anni gli era saltato addosso: la piccola Ninfadora Tonks. L’aveva vista sì e no un paio di volte, ma era indimenticabile; un po’ per la sua capacità di far assumere ai suoi capelli e ai suoi lineamenti colori e varianti improponibili, ma soprattutto per il fatto che sembrava sempre una reduce di guerra. Quel giorno sfoggiava un livido sul braccio e un graffio sulla guancia, anche se in genere erano le gambe ad avere la peggio, per quella sua attitudine a inciampare nei propri piedi.
- Ieri sono caduta dalle scale. – salutò la bambina, senza mollare la presa. – Il mio taglio sanguinava, ma non ho pianto. – aggiunse, giusto per fare bella figura.
- Bene. – rispose Sirius, vagamente a disagio. – Andromeda ci sei? Non lasciarmi in balia di tua figlia!
- Ciao Sirius, scusami, ma non sono riuscita a trattenerla. Dora staccati da lui e fallo entrare, per favore. – rispose la donna raggiungendo l’ingresso. La piccola, però, non battè ciglio e Sirius dovette prenderla in braccio per varcare la soglia. La cosa mandò in sollucchero Dora, che si strinse a lui come un koala.
- Credevo fossi dai Potter, come mai sei qui?
- Volevo venire a trovare la mia cugina preferita. – rispose Sirius, cercando di non arrossire al “Ti voglio bene” bisbigliato da Tonks.
- Certo, certo. – ridacchiò Andromeda, facendolo accomodare in cucina. – Hai la stessa faccia colpevole di quando facevi i dispetti a… alle tue cugine cercando di negare l’evidenza. Hai litigato con James? È ancora per quella sua ragazza?
- Io non ti facevo i dispetti.
- Sirius…
- Non si tratta della sua ragazza.
- Allora è per la tua. – intervenne Ted, comparendo sulla porta. – Dovevo immaginare che tu fossi qui, la mia Dora non è venuta a salutarmi.
- Sirius non ce l’ha la ragazza. Lui deve sposare me! – sbottò la bambina, indignata.
- La settimana scorsa volevi sposare tuo padre. – soggiunse la strega.
- Tutti e due. – spiegò Dora con naturalezza, tendendo le braccia verso Ted, che le si era avvicinato. Sirius ringraziò silenziosamente.
- Da certe tue lettere non mi sembrava fossi il tipo da aver… - Andromeda si fermò un attimo per soppesare le sue parole – problemi con il gentil sesso. Mi racconti le bugie? – chiese con quel fare un po’ scherzoso e un po’ materno che aveva sempre avuto con lui.
- No! È che dopo aver passato anni a sopportare le pene d’amore del prossimo vorrei sguazzare indisturbato nelle mie, senza Mister Pettegola a darmi noia. – disse il ragazzo, risentito.
- Oh, è questo. – commentò Andromeda comprensiva, senza smettere di lanciare occhiate sornione al marito.
- Che c’è?
- Sirius, temo che tu abbia incontrato la ragazza che ti fregherà. – disse Ted posandogli una mano sulla spalla. Fu difficile per lui non ridere dell’espressione attonita del giovane Black. Toccò alla strega, come sempre, risolvere l’impiccio.
- Ti va di restare per cena? Non ci vediamo praticamente mai. Inoltre mi farebbe comodo avere una babysitter in grado di tenere a bada Dora per un po’.
A conti fatti, ragionò Sirius, c’era davvero qualcosa che non andava tra lui e il genere femminile. Tutto sommato era Nel quella che gli dava meno problemi, al momento. Non riuscì mai a stabilire se era da considerarsi un bene o un male, poiché Tonks gli aveva piazzato un mano una bambola di pezza.
- Giochiamo alla famiglia!


Ringraziamenti e note:
Frytty: grazie, sono felice che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e grazie per aver commentato ^^
Miriel: Eh, Potter diventa facilmente un bel capro espiatorio, tranquilla comunque, i nostri amici non hanno alcuna intenzione di comportarsi bene, prossimamente.
nian nian: ciao, no, è la prima volta che ti vedo qui, ma è sempre un piacere fare nuove conoscenze. Qui non ci si ferma mai fra una cosa e l'altra. Tu sei l'alterego vivente di Nel? Auguri, mia cara XD
Mirwen: eccoti servita mia cara. Non so quanto spesso aggiornerò, ma suppongo che continuerò a mantenere un ritmo simile a questo. Grazie per la recensione!
Meissa: be', grazie come sempre per i tuoi bei commenti! Be', sì, Ramoso è un pirla e con lui c'è poco da fare, ma Sirius e Nel sanno capirsi di tanto in tanto. Concordo, senza questi amici pazzi non ci sarebbe altrettanto gusto! Ok, sei una dipendente senza speranza. Attendo notizie sull'altarino!

Non vi preoccupate, già dal prossimo capitolo i nostri saranno di ritorno per Hogwarts, a casa si sono fermati giusto per ricaricare le batterie. Capitolo tranquillo ma, spero, gradito!

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Capitolo 23
*** Capitolo ventidue: sospirati ritorni ***


Note: Le vacanze di Pasqua, si sa, durano sempre troppo poco. Per cui senza indugiare è bene che i nostri amici tornino a scuola per nuove, mirabolanti avventure. Sto esagerando? Può darsi, ma sappiate che entro sera tutte le componenti del fanclub di Sirius subiranno un brutto colpo.


Capitolo ventidue: sospirati ritorni

Le vacanze volarono in fretta. Sirius venne a sapere dalla cugina un sacco di notiziole riguardo la sua vecchia famiglia, e in particolare su suo fratello: Andromeda lo pregò di sorvegliarlo, ma lui aveva di certo di meglio da fare che fare la balia ad un Serpeverde e James fu d’accordo con lui, quando gliene parlò. A casa Potter si festeggiò il compleanno di Ramoso in pompa magna, e stormi di gufi si appostarono sui davanzali della casa, portando con loro biglietti e pacchetti più grandi di loro. Black aspettò l’ultimo giorno di vacanze prima di riferire anche ai signori Potter le ultime notizie ricevute, e, purtroppo, loro dovettero dare conferma del brutto clima che si cominciava a riscontrare nella comunità magica.
Il sole però splendeva il giorno in cui si diressero a King’s Cross, e non era possibile rimanere seri con una così bella e ventosa giornata. Perciò i due ragazzi si apprestarono a salutare la coppia con allegria.
- Non preoccupatevi troppo, Hogwarts è un posto sicuro. E, James, so che avevi degli ottimi G.U.F.O., ma per questi M.A.G.O. ti dispiacerebbe almeno fingere di studiare?
Il ragazzo si finse scocciato, salutando i genitori. – Sarò un perfetto Caposcuola, promesso.
- Sei il nostro orgoglio, tesoro. – si accomiatò sua madre.
- A presto, Sirius. Torna a trovarci quando vuoi!
La voce del signor Potter fu l’ultima cosa che Black sentì, prima di oltrepassare la barriera. Credeva che James fosse già sulla banchina, ma si ritrovò solo come un cretino: probabilmente doveva aver intercettato la Evans, e in quel caso, era meglio che lui non fosse presente.
- Che manico di scopa, quella Petunia, come fa ad essere la sorella di una come Lily? – disse James, comparendo all’improvviso.
- Non sei con la tua bella?
- Sta salutando i suoi e quella specie di pianta grassa secca. La tua dov’è?
- Dov’è chi? – chiese Peter, raggiungendo i due.
- L’amichetta di Felpato. – spiegò James con aria furbetta.
- E’ laggiù. – indicò poi Sirius, indicando un gruppetto poco distante. Giusto in quel momento Nel si voltò nella sua direzione e lo vide. Fu un momento piacevole.
- Non avrai mica paura, no Casanova? – l’incalzò Ramoso. La risposta di Black fu rubata da un’opportuna folata di vento, ma James non aveva bisogno di molta fantasia per risalire all’aggettivo prescelto; di certo non era una cosa che si addiceva ad un buon rampollo purosangue. Stizzito, Sirius si incamminò verso il capannello di Corvonero, ricevendo, senza che la sua ragazza avesse il tempo di dire “bah”, il saluto delle amiche di lei. Inspiegabilmente, la sorellina Tassorosso sembrava fissarlo con… ammirazione. Ma lui aveva da tempo rinunciato di cercare di capire gli strani membri di quella famiglia.
- Ti sono mancata? – esordì lei, con un sorriso malizioso, sistemandosi qualche ricciolo ribelle con la mano.
- Da morire. – rispose lui, beffardo, notando giusto un secondo dopo la presenza di Conrad, il fratello maggiore di Cornelia. I loro occhi si incontrarono per un lungo secondo, mentre in sottofondo si sentivano commenti alla “che carini”, che tanto infastidivano Nel.
- Andiamo? – disse la ragazza, riportandolo alla realtà. – Ci vediamo dopo, ragazze.
- Dopo di lei, mademoiselle. – rispose lui, indicandole la strada. – Simpatico, tuo fratello. – aggiunse poi.
- Ma se non gli hai nemmeno rivolto la parola. – fece notare Nel, scettica.
- Ho fiuto. – disse semplicemente Sirius.
- Dovrei fidarmi? – sì, il “signor Black” aveva un lato molto, molto losco. E non si preoccupava nemmeno di nasconderlo, pensò Nel fra sé e sé.
- Ti tocca, anche perché sei impalata sui gradini di un treno pronto a partire tra dieci minuti. Mi piacerebbe tornare ad Hogwarts, sai? – con un piccolo incoraggiamento, che le malelingue avrebbero definito “spinta”, Sirius convinse Cornelia a mettere piede nel convoglio. Con quello che lei gli combinava lui era fin troppo buono, ecco. Lily li vide per l’ultima volta mentre erano intenti a sistemare bauli e gabbie varie; a Bianconiglio fu naturalmente riservato un posto d’onore: per tutto il viaggio si resero irrintracciabili. Cleo cercò di avere notizie, senza successo, da Remus e i suoi compagni di scompartimento. I due, però, sembravano essere spariti senza lasciare traccia. Ricomparvero solo al momento di scendere dal treno: avevano entrambi un’aria parecchio scombussolata e soddisfatta.
- Ciao, pomicioni! – li salutò Potter, raggiungendoli. – Che avete combinato?
- Taci, esibizionista. – lo zittì Sirius. Diventava estremamente permaloso su certi argomenti. Soprattutto quando era il bue a dare del cornuto all’asino.
- Stanco, Sirius? – scherzò Lupin. – Cominciavamo a darti per disperso. Cornelia, le tue amiche sono venute a cercarti.
- Me? – si chiese la giovane, piuttosto sorpresa.
- Fai, fai il furbo, Lunastorta: continua così che alla prossima notte brava ti concio per le feste. – rispose Sirius. – Sei avvertito.
- Sempre se non viene giù il diluvio universale, l’ultima volta ho temuto di annegare. – disse Peter ad alta voce.
Alle parole del ragazzo a Nel scattò qualcosa in testa: probabilmente i malandrini si riferivano all’ultima volta che erano finiti in Infermeria, ma perché parlare di notte se l’infermiera aveva parlato del pomeriggio? Posò lo sguardo su Remus, che sembrava decisamente più in salute e…
- Nel! Ora tu vieni con noi e poche storie. – esclamò Bonnie, agguantandola per un braccio e trascinandola via, borbottando qualcosa sulle ultime novità da raccontare. Lanciò a Black un’occhiata disperata: che c’era da raccontare, ancora? Le sue amiche cosa immaginavano che facesse assieme al suo ragazzo? Poi si ricordò che era di Sirius che si stava parlando: aveva decisamente sottovalutato la popolarità di quell’individuo. Sentì Remus dire qualcosa al giovane Minus, qualcosa sul tenere a freno la lingua, ma ormai era lontana da loro, e il cicaleggio di Bonnie si era fatto prorompente. Era evidente che avrebbe dovuto riordinare i suoi pensieri più tardi.
A cena Nel fu piuttosto assente, anche se mangiò con appetito. Sentiva che i suoi pensieri vagavano nella mente senza alcun ordine; sembravano sfrecciare da una parte all’altra del suo cervello senza pietà, quasi a farle venire il mal di testa di proposito. Le allegre chiacchiere delle amiche non erano di grande aiuto, ma non poteva fargliene una colpa. Buttò svogliatamente lo sguardo sul tavolo del Grifondoro mentre faceva sparire il dolce dal piatto: continuava a sfuggirle il motivo per cui Sirius e i suoi amici fossero così popolari. Va bene, in fondo lo sapeva: non capiva però perché mezza scuola dovesse guardarli con fare adorante. In fin dei conti James sembrava stabilmente inguaiato con la Evans, e, dopo anni di “caccia grossa”, difficilmente se la sarebbe fatta scappare. Quanto a Sirius… be’, con la metà delle energie che quelle oche belanti sprecavano per sbavargli dietro avrebbero potuto irretire una mezza dozzina di ragazzi. O, almeno, così le pareva. E poi, fino a prova contraria, lui era di sua proprietà al momento. Potevano pure rassegnarsi e smetterla di guardarlo come un pezzo di carne al sangue.
- Nel, noi saliamo, vieni?
Le parole di Roger la riportarono prepotentemente nel mondo reale; un’idea malefica le balenò in mente.
- Andate pure avanti, io arrivo. – disse, bevendo l’ultimo sorso di succo di zucca rimasto nel bicchiere. Così, mentre gli altri raggiungevano la porta della Sala Grande, lei si diresse verso il fantomatico tavolo del destino, avvicinandosi a Black.
- Buonanotte. – trillò con la voce più falsa e smorfiosa che avesse mai provato ad imitare, prima di indugiare con un bacio sulla guancia. Diverse ragazze che assistettero alla scena rischiarono il collasso, e Cornelia dovette trattenere a forza un sorriso compiaciuto.
Black notò alcune delle più accanite sostenitrici del suo fanclub sull’orlo di una crisi isterica. - Ti diverti? – chiese.
- Moltissimo.
- Mi vendicherò. – fece notare il ragazzo con fare malandrino.
- Bene. – rispose semplicemente Nel, prima di alzare i tacchi. Lui aveva già osato baciarla davanti alla porta della sua Sala Comune, di peggio non poteva certo fare. Nemmeno lui.
- E quella chi era? – chiese Christine sorniona, con l’aria tipica di… un’ex frequentatrice.
- La nuova ragazza di Sirius. – rispose Lily distrattamente.
- Sembra un tipo sfacciato.
- E questo è niente, Karyn. – replicò Sirius con orgoglio, quasi si trattasse di una sua creazione.
- Qualcuno passerà una notte agitata per questo. – aggiunse la ragazza guardandosi intorno.
- Ehi, che posso farci io? – si difese Felpato mentre Remus lo colpiva con una gomitata, lamentando la sua assoluta assenza di sensibilità. Stare seri era molto difficile: per una qualche ragione non riusciva affatto a dispiacersi per quelle giovani donzelle.

***

- Improvvisa nostalgia? – chiese Bonnie sorridente, vedendo entrare Nel in dormitorio.
- Come se non si fosse scambiata abbastanza effusioni in treno. – commentò Ludovine.
- Senti chi parla, l’anno scorso ho temuto che tu e Roger foste sul punto di diventare un'unica forma di vita. – disse Nel, cominciando a spogliarsi della divisa. – Comunque credo di essere stata alquanto masochista e di essermi appena condannata a morte.
- Perché? – chiese Ina.
- Ho baciato…
- Oh… ma che…
- Sulla guancia Cleo. L’ho baciato sulla guancia! – si giustificò Nel.
- In pubblico però. Ti faranno a fette!
- Io spero vivamente di no! – disse Nel, sospirando. Il suo era stato un dovere, giusto per far capire che lei era legittimata a farlo, a differenza di altre. Tutto quello che voleva, ora era tranquillità. Qualcosa le faceva temere, però, che i suoi desideri non sarebbero stati esauditi. Inoltre, c’era ancora quella storia delle uscite dei magnifici quattro. Stando alle loro parole, ed era certa di aver sentito bene, dovevano essere abituati ad andarsene a zonzo di sera. Non era certo difficile ingannare la Chips su questo, senza contare che erano sempre girate voci sul fatto che loro, in barba a tutti i divieti, facessero il bello e il cattivo tempo per il castello, di notte. Ma ridursi in quello stato significava essere rimasti sotto l’acqua per ore, a che pro? E dove poi, sulla torre di Astronomia? Già non era bello andarci per la lezione quando c’era freddo, figuriamoci per diletto. A meno che non fossero usciti, e questo era davvero un pensiero idiota. E riflettendo sulla sua idiozia si addormentò profondamente.



Note e ringraziamenti:
Frytty: grazie Frytty, è sempre un piacere leggere i tuoi commenti, sono davvero felice che la storia continui a piacerti e spero che anche il nuovo capitolo sia di tuo gradimento!

Meissa: sono felicissima che ti piacciano i personaggi. Per Conrad ormai si pensa ad un fanclub, io personalmente lo adoro! Non so se Tonks si ricorderà di quei pochi incontri con Sirius, magari se l'è ricordato durante una serata a Grimmauld Place, giuro che chiedo XD. Nel 2, la vendetta. spero si veda!

Miriel: Eh sì, Tonks è un tipo già dalla più tenera età! Non ho scritto niente di più su Sirius compagno di giochi, ma l'immagine è più o meno quella. I Lethifold hanno tutti nomi con la C, fissazione di mamma, sai com'è. Tranquilla, i trottolini amorosi miglioreranno presto!

Mirwen: se vuoi ti metto in contatto con Andromeda e poi vi accordate voi sulla tariffa e tutto il resto XD

Nella testa di Nel qualcosa si sta muovendo, bisogna vedere in che direzione porterà. Per tutti i curiosi che si stanno chiedendo cosa effettivamente abbiano fatto quei due in treno (le amiche di Cornelia e i Malandrini mi hanno fatto una testa così in proposito, per non parlare di Lady Black, vero cara?) sappiate che il prossimo capitolo sarà dedicato a quel momento lì.

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Capitolo 24
*** Spinoff 22: sul treno ***


Note: Orbene, mi hanno chiesto con un po' di fretta il capitolo e io corro a pubblicare, figuratevi. Tanto lo so che siete solo dei curiosoni morbosi come e peggio di Constance, vi ho scoperto!
Va bene, dai, niente di male. Vado ad alzare un poco poco il rating, visto che ora eravamo al minimo.
Ah, ho visto Nel in tv: l'attrice della foto interpreta niente meno che Anna Bolena in questo scenggiato decisamente sconsigliato ai minori. Tutti i giovedì su canale 5, giusto per dirlo. Mi viene un colpo ogni volta che la vedo XD.

Un'importante dedica va a quella "scassapalle" di Lady Black, la prima comare che mi ha chiesto di andare a sbirciare dalla serratura. Questo capitolo è tutto merito, o colpa, sua!
Buona lettura comunque!


- Era necessario spingermi? – chiese Nel con fare velenoso, mentre cercava di non pestarsi i piedi; per colpa di Sirius per poco non si stampava contro la parete opposta del treno. La gabbietta di Bianconiglio ondeggiò pericolosamente.
- Hai problemi di equilibrio, Nel? – rise Sirius, premurandosi di salvare il coniglio. Se sopportava “Quella lì”, meritava un po’ di aiuto, no? – E pensare che il treno è fermo, se continui così non mi arrivi intera a scuola.
- E’ tutta colpa tua! – sibilò Nel, con gli occhi ridotti a due fessure.
- Ciao piccioncini. – salutò Cleo a braccetto con Constance, sorpassandoli. La giovane Corvonero l’aveva fatto unicamente per vedere la faccia scocciata della sua amica, che, in effetti, la fissava stralunata. Più che altro Cornelia si chiedeva perché sua sorella frequentasse certa gentaglia: l’avrebbe rimessa in riga a dovere alla prima occasione.
- Tua sorella si farà una cultura in compagnia di quella. – considerò Sirius. E se non era Cleo, c’era sicuramente Nel a fare la sua parte.
- Già. – concesse Cornelia. – Diamoci alla fuga, prima che qualcun altro faccia battutacce intelligenti. – propose.
- Perfetto. – Sirius accettò immediatamente, vedendo James farsi largo. Stava tentando di baciare Lily mentre saliva sul treno; allo stesso tempo lei, rassegnata, cercava disperatamente di evitare che lui le cadesse addosso, visto che Potter non guardava dove metteva i piedi. Sembrava un cretino, ma forse era dovuto al fatto di averlo sopportato tutta una settimana. Poteva passare qualche ora senza di lui senza soffrire di nostalgia. – In marcia, Lethifold, o non troveremo uno scompartimento vuoto neanche morti. – disse Black prima di scavalcarla. Perché le ragazze erano così lente a fare tutto?
Cornelia dovette arrancare parecchio per tenere il passo, anche perché se Sirius vantava una fama sufficiente a far scansare quasi tutti gli studenti, lei era una perfetta sconosciuta che doveva trascinarsi dietro un bagaglio grande quasi quanto la sua persona e pesante praticamente il doppio. Attraversarono tutto il convoglio, nel tentativo di allontanarsi da scocciatori, conosciuti e non.
- Ma quanto cavolo è lungo questo treno? – sbottò, ormai senza speranza.
- Tranquilla, siamo arrivati. – la rassicurò Sirius, aprendo la porta dell’ultimo scompartimento: per loro fortuna era completamente deserto.
Sistemarono con calma le loro cose e fecero in modo che Bianconiglio ricevesse una postazione degna del suo rango, ovvero su uno dei sedili accanto al finestrino. L’animale sbadigliò soddisfatto e chiuse gli occhi, deciso a farsi un lungo pisolino.
- E’ inutile che ci mettiamo comodi, Sirius, tanto arriverà qualcun altro. – disse Nel, buttandosi a peso morto su uno dei sedili.
- Sei una donna di poca fede. – rispose lui mettendo mano alla bacchetta.
- Che fai?
- Pratico un Incantesimo di Disillusione, così nessuno verrà a disturbare.
- Lo sai fare? – domandò la ragazza, sorpresa.
- Sono al settimo anno, io. – borbottò Black, risentito. Credeva che fosse una specie di imbranato? Certo, si era quasi fatto affogare, ma lì era stata tutta colpa delle circostanze avverse.
- Tutto questo per godere della mia compagnia? Molto romantico. – disse Cornelia con aria divertita e civettuola.
- Senti, - disse Sirius spostandosi repentinamente e sedendosi di fronte a lei. – Tu e il tuo delizioso scherzetto mi sono costati una delle settimane più infernali della mia vita, e non vantarti, il merito è tutto di James Potter. – aggiunse, facendo morire sul nascere il sorrisetto compiaciuto che si stava facendo strada sul viso della ragazza. – Perciò ora la smetti di fare la furba e mi dai retta, è chiaro?
Mentre parlava Sirius si era avvicinato a lei quel tanto che bastava per sembrare il più spaventoso possibile. In un certo senso ci era riuscito; Cornelia l’aveva ascoltato diligentemente senza muovere un muscolo. Sapeva essere perentorio, quando voleva. Aveva però commesso il grosso errore di appoggiare le mani sulle sue ginocchia.
La Corvonero si era irrigidita quasi subito, sentendo quel contatto inatteso. Si diede della stupida da sola, perché farsi venire la tachicardia perché uno ti sta toccando le ginocchia, senza alcun motivo particolare, se non per urlarti in faccia che tu devi chiudere il becco, be’… non era molto normale.
Abbassò immediatamente lo sguardo con il proposito di fissarsi le scarpe, ma la visuale era impedita dalla presenza di Sirius, che praticamente la sovrastava; quindi dovette fissarlo negli occhi. Non convinta tentò un altro paio di volte quel giochino di occhi per distrarsi, ma senza successo; alla fine capì che tanto valeva guardarlo in faccia.
- Ok. – pigolò in maniera quasi impercettibile.
Sirius si rialzò senza battere ciglio, riprendendo la sua opera. Nel lo osservava con la testa appoggiata al braccio. Quel silenzio rappresentava una tortura.
- Funziona davvero? – chiese, affiancandosi al Grifondoro.
- Che domande, è ovvio.
Siccome dubitava di lui, la ragazza aprì la porta e si affacciò. Black però sembrava aver detto la verità: diversi ragazzi si erano avvicinati fino a pochi passi da loro, per poi fare dietrofront sconsolati, mormorando che il treno era ovunque pieno. In quel momento la locomotiva dell’Hogwarts Express fischiò e il treno cominciò a muoversi.
- Non ho alcuna intenzione di starmene qui mentre tu fissi un corridoio vuoto per tutto il tempo. – le fece notare Sirius, mentre la prendeva per la vita e la trascinava via. – Muffliato. – disse poi, giusto per essere sicuri che nessuno tentasse di spiare.
- Che genere di programmi hai Sirius? Perché sembriamo completamente isolati dal mondo.
- Lo siamo. – rispose semplicemente il ragazzo andandosi a sedere e trascinandosi dietro Nel, che gli finì quasi in braccio.
- Non sono affatto comoda. – protestò lei.
- Problema tuo. – disse Sirius. – Senza contare che grazie al tuo bell’addio alla banchina, quel deficiente di James mi ha dato della verginella. Devo vendicarmi anche per questo, io non sono affatto una verginella. – spiegò, prima di baciarla rudemente.
Nel sentì la mano del ragazzo sfiorarle delicatamente nuca, e questo bastò per farla rabbrividire. Era scomoda come e più di prima, ma non aveva alcuna intenzione di muoversi, ora; non che avrebbe potuto, vista la presa ferrea del ragazzo.
- Lo so. Che tu non sei una verginella, intendo. – disse poi lei, ridacchiando. Potter cominciava a ispirarle sincera simpatia, aveva proprio punto il suo amico sul vivo. – Dubito che tu sia mai stato paragonabile a niente del genere.
- Sembra incredibile a dirsi, ma ho avuto un’infanzia.
- Passata a guardare sotto le gonne delle bambine, scommetto. – esclamò Nel, riuscendo, finalmente, a districarsi dall’abbraccio di Black e a sedersi di fianco a lui.
- Magari, ma ho avuto un’educazione abbastanza rigida, e le mie cugine non avrebbero apprezzato. Ho dovuto aspettare di avere undici anni e ritrovarmi su questo treno, prima di poter dare il via alle danze.
- E’ una storia molto triste. – convenne la ragazza, baciando languidamente la guancia di Sirius. – Sto per commuovermi.
- Lo immagino.
- Comunque è tutta colpa di Conrad, che si è messo ad urlare. E anche colpa tua: eri troppo impegnato ad essere arrabbiato con me per tener fede alla tua fama. Verginella.
- In realtà la responsabilità è in parte tua. Non posso sempre farlo io tutto il lavoro sporco, ti pare? Non ti ho insegnato proprio niente?
- No. – rispose Nel candidamente, prima di umettarsi le labbra. – Evidentemente sei un pessimo insegnante. – rincarò la dose inarcando un sopracciglio.
- Provocarmi è pericolosissimo. – minacciò Sirius, avvicinandosi: i loro nasi si sfioravano, ora. Cornelia sorprese Sirius e se stessa quando fu lei a prendere il ragazzo per la nuca e avvicinarlo quel poco che bastava per avvicinare le loro labbra. Dopotutto Black poteva essere un pessimo insegnante, ma lei era una scolara piuttosto diligente, se la materia era di suo interesse. Presto i baci non si contarono più, e Nel era convinta che sarebbe rimasta senza fiato. Ma si stava sottovalutando, la sua resistenza era pari a quella di Sirius, che nella foga però, la stava quasi schiacciando contro la parete del vagone. Finse di non considerarlo un problema, fino a che non diede una testata contro il vetro dello scompartimento.
- Ahi. – mormorò lei, mentre il ragazzo ancora le mordicchiava il labbro inferiore.
- L’ho sempre detto che hai una testa troppo dura per farti veramente male.
- Non è quello che speravo di sentirmi dire. – sbottò.
- Lo so. – rispose Black accarezzandole il mento. – Speravi che ti consolassi molto romanticamente?
- Non esageriamo. – disse Nel, smorzando subito i toni. Non era un’eroina tutta sospiri e frivolezze.
- Bene, - convenne Sirius. – mi toccherà insegnarti un nuovo giochetto. – aggiunse prima di baciarla di nuovo. Ma, stavolta, non si limitò alle labbra. Piano piano cominciò a sfiorarle il mento, la guancia, scendendo delicatamente verso il collo. I suoi capelli neri facevano il solletico a Nel che stava immobile, abbracciata al ragazzo, piacevolmente sorpresa dalla novità. Aveva improvvisamente molto, molto caldo. Quando Sirius le sfiorò la pelle con la lingua rabbrividì nuovamente, e quando cominciò a succhiarla le sfuggì un debole gemito che la fece arrossire ancora di più.
- Ma allora il modo per scioccarti c’è. – soggiunse Black, sornione, staccandosi un momento da lei, prima di riprendere l’opera.
- Non sei affatto d’aiuto. – disse Cornelia, distogliendo lo sguardo e fissando il suo riflesso sul vetro: anche in quel modo poteva il colore assurdo delle sue guance. Senza contare il battito assai accelerato del suo cuore. – Mi sto vergognando come una ladra.
- Non devi, il nostro unico testimone dorme. – replicò Sirius indicando Bianconiglio, prima di riprendere la sua opera. Fosse dipeso da lui avrebbe continuato a baciarla fino alla spalla, ma la cravatta della divisa e il colletto della camicia erano un impaccio consistente. Presto ai due cominciò anche a brontolare lo stomaco.
- Sei molto femminile, Nel.
- Sei un vero uomo, Sirius. Che dici, usciamo alla ricerca del carrello dei dolci? – propose Nel.
- Fortuna vuole che io abbia una cugina molto materna. – disse Sirius andando ad armeggiare con i suoi bagagli. – E grazie al senso di colpa, dovuto al fatto che non ci vediamo quasi mai, sono più rifornito di Mielandia. – aggiunse, cominciando a tirarle Cioccorane, Api frizzole, Zuccotti di Zucca e Bacchette magiche alla Liquirizia.
- Nemmeno avessi sei anni. – commentò la ragazza agguantando al volo uno zuccotto, prima che le arrivasse in faccia.
- Ridi pure, ma è grazie a me che non morirai di fame. – rispose Sirius, sprezzante, mentre cominciava a banchettare. Cornelia scoprì presto che se Sirius aveva fame mangiava quanto un lupo: quando addentò una delle Api frizzole che lei aveva in mano temette che le avrebbe azzannato anche un dito. Le labbra di Sirius sulle sue dita furono, ad ogni modo, l’ennesima causa di brivido non altrimenti giustificabile. Ringraziò di essere comodamente seduta, o sarebbe rotolata via. Se lui voleva metterla in crisi, e sicuramente lo voleva, be’, ci stava riuscendo. Il suo autocontrollo stava già salpando verso altri lidi.
Quando si sentì sufficientemente sazia la Corvonero riprese in mano il suo “Guerra e pace”.
- Da dove diavolo spunta fuori?
- Dai miei bagagli. Questo viaggio dura ore, non mi piace annoiarmi. – rispose, consapevole di stare assestando un pugno in pieno stomaco all’autostima di Black. Sirius, infatti, la guardò malissimo.
- Eddai, scherzavo. – disse Nel, lanciando il libro verso il sedile di fronte. – Non mi sto annoiando, lo giuro. – aggiunse appoggiando la testa sulla sua spalla. – Però, ora che ci penso, se io mi mettessi a leggere in questa posizione fino al castello sarebbe molto romantico, non trovi?
- Mi si anchiloserebbe la spalla, Cornelia. – scandì Sirius, cercando di rimanere serio, seppure con scarso successo. Un po’ volendo, un po’ per caso, questo suo tremolio dovuto alle risate trattenute bastò a far scivolare Nel sulle sue gambe.
- Sei carina messa così. Sei anche comoda? – rise il Grifondoro, sfiorandole la guancia.
- Molto più ora di quando ero seduta in braccio a te, o di quando cercavi di farmi soffocare. – rispose la ragazza, tirandosi su.
- Ti spiace se ti faccio soffocare ancora un po’?
Sirius non ebbe il tempo di finire la frase; Nel aveva approvato la proposta all’istante. Quando il treno finalmente si fermò entrambi avevano il fiato corto e l’aria dispiaciuta. Il mondo là fuori non sarebbe stato nemmeno lontanamente divertente come quello scompartimento angusto.


Note e ringraziamenti:

Frytty: sono felice che tu non veda l'ora di leggere il nuovo capitolo e spero proprio che ti sia piaciuto. Come si dice la curiosità è donna, sono perfettamente d'accordo! Fammi sapere, alla prossima!
Meissa: Ecco, teneri forse è una parola grossa, ma mi piace aver dato l'effetto di una scena da film. Ecco soddisfatta la tua curiosità, spero che ne sia valsa la pena di aspettare, Nel è diabolica, ma anche tanto dolce XD. Sapevo che la foto ti sarebbe piaciuta, per me è proprio lei! Tranquilla, Nel sopravviverà al fanclub!
Miriel: ecco, questa può essere considerata una cosa romantica? XD No perchè non ce li vedo questi due a fare per davvero i trottolini amorosi dudududadada XD Grazie per il commento, as always!
nian nian: non preoccuparti, l'importante è vederti passare di qua ogni tanto. Felice che Dora ti sia piaciuta e... ti riconosci pure qui? XD Fammi sapere!
Mirwen: eheh, no dai, Nel sopravviverà, comunque ringrazia per la bacchetta di scorta, magari la userà!


Bene, come vedete si sono dati da fare. I commenti sono sempre graditissimi, alla prossima!

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Capitolo 25
*** Capitolo ventitre: vampiri ***


Note: Apparantemente questo titolo senza un perchè ha un suo senso, se pensate a cosa succede nello scompartimento. Andiamo a scoprire quanto sarà tenera Nel "il giorno dopo".
Grazie a tutti coloro che hanno gentilmente commentato lo scorso capitolo e chi era presente alla serata in chat del 14 luglio: "spargere eredi", Mapina, è un'espressione che un giorno o l'altro dovrò usare.


Capitolo ventitre: vampiri

Il mattino dopo, però, Nel fu assorbita da ben altri pensieri dovuti ad una particolare scoperta avvenuta mentre si stava tranquillamente lavando la faccia.
- IO LO AMMAZZO QUEL DANNATO BASTARDO! – Ululò di colpo, terrorizzando le sue vicine. Bianconiglio era semplicemente inorridito.
- Che diavolo ti è preso? Perché urli come una pazza?
- Guarda! È colpa di quel cretino di Black! Cleo, è un imbecille! – esclamò nuovamente Cornelia, indignata. La sua amica non riusciva a capire, ma quando lei indicò il collo vide la causa di tutto quel trambusto. Un inconfondibile livido bluastro faceva bella mostra di sé, Cleo trattenne una risata.
- Be’, diciamo che non ha fatto proprio tutto lui. Se non altro tu l’hai lasciato fare. Ehi Lu, vieni un momento a vedere!
- Cleo, non sono un animale esposto allo zoo. – protestò Nel, cercando, invano, di divincolarsi dall’attento esame delle sue amiche.
- Wow, io ho aspettato un bel po’ prima che Roger…
- CHE COSA STARESTI INSINUANDO? – urlò la ragazza, livida. Già stava con Black, il che poteva dare adito ad ogni genere di voci, se poi infierivano così era la fine.
- Ma piantala Nel, non fare la melodrammatica. Me ne ha fatto uno il mio vicino di casa lo scorso Natale. – disse Bonnie con tranquillità.
- Prego? – chiese Ina. – Ti sei fatta fare un succhiotto dal tuo vicino di casa così, per noia?
- Lo conosco da una vita, non sapevamo cosa fare, c’era vischio ovunque perché mia madre è una maniaca di queste cose… sì ecco: è successo.
- Nulla da ribattere su questo. – constatò Cleo.
- Ho un modo per evitare che lo venga a sapere l’intero universo? Sai, non è che ho proprio l’anima dell’esibizionista. – disse Cornelia, sperando di attirare l’attenzione.
- Davvero? Strano, noi abbiamo avuto l’impressione esattamente opposta.
- Vi prego!
- Potresti metterti del fondotinta. Se te lo stendi bene dovrebbe coprirtelo, ma non ti durerà tutto il giorno. Rischi di dovertelo sistemare spesso. – suggerì Lu, con fare pensoso.
- Va bene, ho capito. – sospirò la ragazza, chiudendosi la camicia fino all’ultimo bottone in alto. Sarebbe soffocata pur di non farsi scoprire, ed è quello che sarebbe successo, constatò poi, cercando di deglutire: ma il colpo di grazia fu merito del nodo della cravatta.
- Quando diventi cianotica posso avvisarti? – domandò Ina, dubbiosa sulla riuscita del grande piano.
Indubbiamente, sarebbe stata una giornata molto lunga. Senza contare che, neanche a farlo apposta, quella mattina il sole aveva deciso di splendere e di riscaldare in maniera quasi insolita per quella stagione. Nel si ritrovò ad imprecare contro il nome, già di per sé maledetto, di Sirius Black. E no, ricordare la gradevole occasione che aveva prodotto quel guaio, come avevano suggerito Bonnie e Ina in un momento di evidente sadismo, non aiutava.

In qualche modo, magicamente si oserebbe supporre, il placido sonno di Felpato, causa di tutto quel trambusto, fu interrotto da una spiacevolissima sensazione: le orecchie cominciarono a fischiargli così forte che si svegliò di colpo, anzi, rischiò di essere buttato giù dal letto, e anche Peter, suo vicino, notò quel fenomeno.
- Qualcuno deve odiarti a morte. – considerò Codaliscia distrattamente a colazione. Ciò non avrebbe dovuto sorprendere il malandrino, e infatti non se ne preoccupò. Con suo grande rammarico non vide “Quella lì”, evidentemente era scesa prima di lui e ora era chissà dove a fare chissà cosa. Detta così non suonava granchè bene, ma, dopotutto, tra poco sarebbe stata a lezione, quindi Sirius non aveva di che preoccuparsi. L’avrebbe vista dopo, pensò, non sapendo in quale guaio si stava cacciando.
Nel, dal canto suo, fece di tutto per non pensare a Sirius durante la lezione di Incantesimi. Si posizionò nel banco accanto alla finestra, che lasciò aperta tutto il tempo nella speranza di non rimanere senza fiato. Riuscì a fatica a seguire le parole del professor Vitious, e ringraziò quando, posando lo sguardo sull’orologio da polso, vide che era ora di pranzo. Rubò velocemente un paio di panini e si infilò nel dormitorio alla velocità della luce, lanciando via la cravatta che atterrò sulla testa del povero coniglio. Quella pausa era vitale per sopravvivere e arrivare a sera. Inoltre era un ottimo modo per evitare gli sguardi del prossimo. Quella cretina di Debby aveva osato farle lo sgambetto: e aveva solo undici anni! Entro giugno l’avrebbe soppressa, parola d’onore. Si osservò attentamente allo specchio: il livido era ancora più viola, se possibile.
- Deficiente. – commentò Cornelia, subito assecondata dal suo alter ego imprigionato nel vetro.
Alla fine delle lezioni la giovane Lethifold andò a cercare refrigerio nel grande parco di Hogwarts: con un po’ di fortuna avrebbe potuto piazzarsi in semi solitudine vicino al lago. Sotto uno dei grandi faggi, invece, trovò Sirius Black con i malandrini a seguito.
- Ehi manico di scopa, com’è che oggi imiti la McGranitt? – l’apostrofò Sirius con uno dei suoi tipici modi carini, gentili e deliziosamente a modo.
- Non è decisamente giornata, Sirius.
- No, seriamente, le somigli davvero. A parte lo chignon, gli occhiali e tutti quegli anni di esperienza nel campo della trasfigurazione sei uguale. Anzi, sei quasi più abbottonata di lei, oggi. Paura che i raggi del sole ti danneggino?
Che grande, grandissimo pallone gonfiato idiota, pensò Cornelia.
- Questo è tutta colpa tua! – strillò lei allentandosi la cravatta e scoprendo parte del collo.
“Uh”, pensò Black. Non era la prima ragazza che reagiva in quel modo alle sue attenzioni. Dopo si abituavano, ma al primo impatto molte raggiungevano ragguardevoli livelli di isteria, come la sua interlocutrice. Non l’aveva forse sempre detto che le ragazze diventavano spesso scontrose e antipatiche senza ragione? Le altre, però, non erano così sfacciate da mostrare il danno impunemente alla luce del sole.
- Cornelia, sbaglio o hai avuto a che fare con un vampiro ultimamente? Sirius, c’è un lato di te di cui non eravamo a conoscenza? – domandò James, sorridendo in direzione del fraterno amico. Questo era il malandrino che Sirius adorava! Diavolo, ci voleva una smorfiosa Corvonero isterica per farlo tornare alla normalità.
- Oh, molto divertente Caposcuola Potter. Davvero, io mi sto rotolando dalle risate.
- Be’ Nel tecnicamente non è soltanto colpa mia. – borbottò Sirius, cercando di prendere tempo. In fondo, che aveva fatto di male? Era un segnetto, sarebbe andato via in men che non si dica. Se aveva così poco pudore poteva andare dalla Chips a chiedere consiglio, no?
- No, certo. Ho fatto tutto da me, dimenticavo di essere una contorsionista! – replicò lei, strillando furiosamente, mentre Remus e Peter fingevano di essere seriamente impegnati in un’interessantissima discussione. James ascoltava, desideroso di sapere come sarebbe andata a finire.
- Non credo che intendesse questo. – bofonchiò Remus, tornando subito dopo ai suoi affari.
- Diciamo che ti sei… - James faticava a trovare le parole adatte da dire di fronte ad una ragazza, anche se Nel al momento non sembrava nemmeno umana. – ti sei… distratta un attimo.
- Era più di un attimo. Si è distratta per tutta la durata del viaggio. – affermò Sirius.
- DA CHE PULPITO! – Urlò Cornelia, indignata. Cercando di riprendere un po’ di controllo si riabbottonò la camicia. – E poi è stato un attimo.
- Un attimo fatale. È stato più che sufficiente.
- Smettila di ghignare, perché giuro, e te lo giuro, che ti ricambierò il favore! – sibilò la ragazza, cercando di risultare il più cattiva possibile.
- Ah, non vedo l’ora. – rispose Sirius con aria incredibilmente soddisfatta. Circe, quant’era spassosa “Quella lì”. Non diede tempo alla giovane di arrossire; l’agguantò per un polso e la trascinò a terra, accanto a sé. Cornelia avvampò nuovamente sentendo gli altri tre ridacchiare. Si sentiva alquanto frustrata: avrebbe dovuto dire a Sirius che l’odiava, ma c’erano prove troppo evidenti a dimostrare il contrario per essere anche vagamente credibile.
- Potresti assumere un’aria meno inquietante? Sembri una delle Furie, mi spaventi Codaliscia. – chiese Sirius, gentilmente. Nel lo fissò con sufficienza. Peter, da parte sua, era terrorizzato dall’aria bellicosa che lei aveva assunto.
- Quale delle tre? – chiese Remus.
- Oh, è facile, lei è Megera. – rispose Sirius osservandola per bene con i suoi occhi grigi. Sapeva quanto lei detestasse essere squadrata.
- Signori, vado a salutare la mia bella prima degli allenamenti. – disse Potter, alzandosi. Correzione, valutò Sirius: James era sempre la bavosa lumaca pomiciante.
- Cos’è, questo battibecco ti ha fatto venire nostalgia per i vecchi tempi? – chiese Lupin.
- Ma figurati Lunastorta, lui è per il vero amore. – rise Sirius, mentre l’amico si allontanava mandandolo a quel paese. Così imparava a fargli passare notti insonni ad ascoltare le poesie che lui dedicava alla Evans.
- Guarda Felpato, le tue fans sono a lutto. – disse Minus osservando un gruppo di mestissime ragazze in riva al lago. Tra le tante si poteva vedere anche Mary, la ragazza con cui Sirius aveva avuto uno… scambio culturale ormai mesi prima. Lei non l’aveva più cercato, che motivo aveva di rimanerci male? Che consumasse la sua vedovanza in silenzio e senza altre storie: oltretutto era una privilegiata!
- Nel, donna crudele, vedi è tutta colpa tua.
- Quanto ci vorrà perché smettano di farci caso? – domandò Cornelia intercettando un paio di sguardi malevoli diretti a lei.
- Un po’, temo. Non se la sono ancora fatta passare per James, figuriamoci per questo qui. – disse Lunastorta, pacato. – Certo, saranno presto distratte da altro: prima Potter, poi Paciock poi…
- E io che mi preoccupavo per gli esami. – esclamò la ragazza disperata, posando la testa sulla spalla di Sirius, che l’abbracciò prontamente.
- Merlino, Remus: tu sì che sai come consolare il prossimo. – soggiunse Black, cominciando ad accarezzare i capelli di lei con teatrale premurosità.
- Non ti ho ancora perdonato. – mugugnò Nel senza muoversi. Cosa credeva, che due moine e una carezza sarebbero state sufficienti? Illuso. – E Remus ha detto solo la sconsolante verità. Accidenti a me, dovevo essere fuori di senno ieri sera.
- No, è solo il mio irresistibile fascino.
Nel alzò la testa per guardarlo negli occhi, scettica: - Ah, davvero? Questa mi è nuova.
- Touchè. – sibilarono i due malandrini.
- Devo chiuderti la bocca come al solito?
- Sei in un luogo pubblico, Sirius.
- E il parco è tanto grande, come tu ben sai, Remus.
Così fu Sirius a segnare un punto contro gli altri due Malandrini che, per sopravvivenza personale, più che altro, si videro costretti ad abbandonare il faggio. Sopportare James e Lily, per bearsi delle sceneggiate di Sirius, era un conto; sopportare gli incontri amorosi del prossimo in pubblico erano ben altra.
- Sei insopportabile quando fai così, lo sai? – disse Nel dopo aver salutato i due, cercando, senza troppo impegno ad essere onesti, di allontanare Sirius da sé.
- Ma a chi vuoi darla a bere, ragazza mia… - rispose, divertito dalla sua aria velenosa. Le sue smorfie avevano sempre un che di surreale.
Voleva la guerra? Ottimo. A quel punto la giovane si sentì autorizzata a saltare letteralmente addosso a Sirius, anche se era in pubblico: lui non se ne lamentò.
- Sai, - disse lei, sorniona, mentre riprendeva fiato. – Non avevo mai baciato un vampiro.
- E questo non è nulla. – disse il ragazzo abbracciandola ancora più stretta. Anche stavolta, come era accaduto in presenza di Bianconiglio, Nel era finita su Sirius con tutto il suo peso. Ma lui era troppo impegnato in altro, per avvedersene. Se lei fosse stata un gatto, quello sarebbe stato il momento ideale per fare delle rumorosissime fusa. Cornelia passò il resto della serata un favoloso stato semicatatonico. Fu spiacevole sentire la voce di sua sorella rompere la magia e chiederle: - Cos’è quel livido che hai sul collo?
La ragazza deviò il discorso, posticipando la spiegazione all’indomani mattina. Non aveva idea di cosa dire a Connie, ma poteva tentare con la carta dello scarica barile.
- Conrad, è ancora di moda la favola delle api e dei fiori?
Suo fratello la fissò con terrore.




Note e ringraziamenti:

Mirwen: mia cara, resta quando vuoi, i tuoi commenti sono sempre molto graditi, sono felicissima che ti sia piaciuto!

nian nian: ok, dai, abbiamo trovato una differenza tra te e Nel, se non altro. Altrimenti davvero, c'era da scambiarlo per un vero oroscopo!

germana: ciao mia cara, non vorrei sbagliarmi ma credo sia la prima volta che ti vedo passare per questi lidi; sono davvero felice che la storia di piaccia, continua a seguirci XD

Frytty: be', con la mia rapidità di aggiornamenti non ci si può lamentare poi troppo, ti pare? Non mi piace lasciare troppo spazio tra un aggiornamento e l'altro. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!

Miriel: sì be', in una situazione del genere sarebbe difficile essere veramente troppo acidi. Naturalmente si può non essere nemmeno vagamente trottolosi, e loro due lo dimostrano ampiamente!

Stellabrilla: grazie mille per il tuo commento! Sono davvero felice che i dialoghi ti piacciano, io ci tengo sempre a farli apparire i più reali possibili!

Bene, Conrad è alquanto scosso, al momento. Che dite, è finalmente pronto a comportarsi da buon vecchio fratello maggiore e difendere a spada tratta la virtù della sorella?
Sempre che abbia voglia di misurarsi con Sirius, sia chiaro...

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Capitolo 26
*** Capitolo ventiquattro: doppi sensi ***


Note: Mi spiaceva lasciarvi in sospeso con Conrad, dopotutto. In fondo nello scorso capitolo l'abbiamo abbandonato in pieno choc, non vorrei vi preoccupaste troppo per lui.
Naturalmente, anche stavolta, si manterrà fedele al suo stile, non temete. Ma ,se mai vi venisse il dubbio, sappiate che vuole un gran bene a Nel, più avanti lo dimostrerà.


Capitolo ventiquattro: doppi sensi

- Che c’è? – chiese Nel sorpresa, notando l’espressione sconvolta del fratello.
- E me lo chiedi pure? Che razza di domande sono? – poi Conrad ebbe un lampo di genio – Oh Merlino, tu hai…
- Più forte, dai. Glie elfi in cucina non ti hanno sentito! – sbottò Nel con sarcasmo. Da quando aveva cominciato a parlare un’altra lingua senza accorgersene?
- Abbi pietà di me, ti prego. Risparmiami i dettagli. Usa una tua amica per questo tipo di confidenze, io sono tuo fratello. Certe cose non dovrei nemmeno immaginarmele.
Ci volle quasi un’ora per convincere Conrad del fatto che tra lei e Sirius non fosse successo niente: oddio, proprio niente no, dovette considerare con lieve sorriso, ma di certo non quella cosa. Cornelia, a dir la verità, ebbe il sospetto che il suo insigne fratello non fosse affatto preoccupato della sua sorte, ma dal fatto di essere stato battuto sul tempo da una più giovane di lui. Già, era un tipo abbastanza orgoglioso. Ah, l’amore fraterno.
- E’ bello vederti preoccupato per me. – ironizzò Nel, vedendo lo sguardo del ragazzo concentrarsi sulla figura della Cacciatrice di Corvonero: Violetta Lamberg.
- Be’, - disse lui, focalizzando nuovamente l’attenzione sulla sorella e lasciandosi andare su una delle poltrone della Sala Comune. – Mi hai fatto prendere un colpo! Uno se ne sta lì, tranquillo tranquillo a pensare ai fatti suoi…
- Alla Lamberg.
- ‘Sta zitta. Dicevo, uno è lì, tutto preso e gli si para davanti una schizzata come te e sgancia una bomba di quelle dimensioni. La gente si preoccupa.
- Ok, scusa. È che ho Connie l’appiccicosa che mi fa domande imbarazzanti.
- Dovrebbe farle a me?
Forse il sesso maschile era programmato per essere così disgustosamente insopportabile.
- No ma… - Nel confessò l’inconfessabile all’orecchio del fratello, ignorando alcune delle ragazze lì presenti che la fissavano astiose, presumibilmente per la storia di Black. Dopotutto non si poteva essere spudorati tutto il magico giorno, non se la sentiva di fare una nuova sceneggiata.
- Oh. – commentò poi Conrad. – Quel Black si dà da fare, complimenti.
- Ora mi spiego perché l’altro giorno ha detto che gli eri simpatico. – constatò lei con disappunto.
- Comunque, più che di api e di fiori io parlerei di oche e sanguisughe. – si congedò il ragazzo, alzandosi.
Nemmeno a farlo apposta, pensò la giovane Corvonero sconsolata, le sanguisughe e il loro uso nelle pozioni era stato argomento di studio proprio quel giorno, a lezione. Non credeva che avrebbe avuto il coraggio di guardare in faccia Lumacorno per un po’. Non senza arrossire. Da quello che potè poi intuire divennero un grande argomento di conversazione nel giovane dormitorio di Tassorosso. Nel capì di aver traviato una generazione.
Lo studio però premeva e, nonostante il bel tempo (Morgana, sembrava che le giornate lo facessero apposta ad essere una più bella dell’altra), Nel si trovò costretta a passare lunghe serate in biblioteca. Intensificò ancora di più le ore di studio dopo aver preso un vergognoso Accettabile in Trasfigurazione, la sua materia preferita.
- Giochi a fare la suora di clausura? – le bisbigliò Sirius all’orecchio, una sera, facendole prendere un colpo. Perdeva un anno di vita ogni volta che lui faceva così, per un totale di almeno sette anni a settimana.
- Non sai nemmeno che cos’è. – rispose con aria scettica, spostando la sua borsa per farlo sedere accanto. Certo, ricevere attenzioni era sempre molto lusinghiero, ma non le risolveva il problema di un compito non brillante.
- Ti aiuto io! – esclamò Black entusiasta, quando venne a conoscenza del problema. La Corvonero, a quel punto, si sentì perduta: sapeva cosa intendesse Sirius per “studiare”. Era una cosa che aveva già avuto l’onore di sperimentare.
Eppure si dovette ricredere: lei si ritrovò presto con un inaspettato Eccezionale in Trasfigurazione, lui fu vittima di un sorprendente attacco di vampiri. Sirius aveva detto che non ne vedeva l’ora, no?
La Pince parve non accorgersi di tutto questo, il che decretò la fine della sua fama di acuta osservatrice. Sirius, quindi, dovette rendersi conto che anche la biblioteca poteva essere un posto fantastico per… faccende private. A discapito della Pince c’era da dire che loro non avevano quasi mai parlato, né avevano attentato alla vita dei suoi amati libri. Sirius era così di buon umore che non si risentì minimamente quando trovò James e Lily particolarmente affaccendati nel loro dormitorio. Si affrettò semplicemente a tornar fuori.
- Ti prego, Lunastorta, giochiamo a scacchi così forse non penserò a ciò che ho visto e non dovrò cavarmi gli occhi.
- Volevo avvisarti, ma non me ne hai dato il tempo. – rispose Remus, apparentemente molto dispiaciuto.
- E dovrei crederti?
- La scacchiera è in dormitorio, comunque. – fece notare Lupin. – Mi dispiacerebbe salire per disturbarli.
- Vai tu, Codaliscia.
- Ma neanche morto, vampiro.
- Guarda che ti faresti della cultura, sai? – insistette Sirius, con fare incoraggiante.
- Oh, Felpato, ti prego. – sospirò Remus, coprendosi la faccia con il libro di Difesa Contro le Arti Oscure – Se tu devi farti accecare io ora dovrò diventare sordo. Sei proprio un animale. Non potevi tenerti questa cosa per te?
- Sai, Lunastorta, ci ho pensato. Ma poi mi sono rammentato del fatto che tu ti sei casualmente dimenticato di dirmi che avrei fatto meglio a star lontano dal dormitorio, e quindi…
- Io spero solo che finisca presto. – confessò Peter, affranto.
- Se conosco James gli ci vorrà meno di un minuto. – disse Black, scoppiando a ridere. Gli altri lo seguirono a ruota.
- Ehm… ragazzi? – chiese Potter facendo capolino. Era splendido nel suo insieme: nessuno, nemmeno sua madre, probabilmente, aveva mai visto quel ragazzo così arruffato. – Non è che per caso qualcuno di voi ha messo piede qua dentro? Mi è sembrato di sentire un rumore…
Per colpa della precedente battuta di Sirius fu piuttosto difficoltoso rimanere seri.
- Già finito, Ramoso? Non è che siccome sei una scheggia nel Quidditch devi esserlo sempre! Comunque, tranquillo, sotto gli occhi non mi è capitato niente di nuovo. – rise Sirius. Peter era paonazzo a causa delle risate, Remus cercava di non soffocare.
- Oh piantala.
- Pensa quando lo saprà la tua mamma, James. – disse Peter. Non che fosse una cosa sconvolgente, ma era quel genere di notizie di cui le madri non gradivano venire a conoscenza.
- Ti prego, Lily è mia amica e le voglio bene, ma dimmi che, qualunque cosa voi stiate facendo, stia avvenendo sul tuo letto. – implorò da sotto il suo libro Remus.
- Be’, non osate mettere piede qua dentro.
- Tranquillo, nemmeno sotto tortura. – ammise Minus.
- Attento Ramoso, che senza occhiali non vedi nemmeno dove hai il naso. Compiango quella povera santa donna. Merlino, deve essere proprio innamorata se ti darà retta – Aggiunse Sirius, deciso a mettere sempre a suo agio il suo amico. – A presto! – disse, prima che il suo amico scomparisse nuovamente, sbattendo la porta.
- La Evans non ci rivolgerà mai più la parola dopo questa. – sibilò Codaliscia, solidarizzando per un momento con quella povera ragazza. Con che coraggio sarebbe uscita da quella porta?
- Non oserei nemmeno darle torto. – soggiunse Remus, comprensivo. Non si sarebbe affatto sorpreso se lei avesse deciso di togliergli il saluto.
- Più che altro… - iniziò Sirius tranquillamente. Oddio, la Evans certi trattamenti se li era quasi meritati, ma in fondo non voleva essere troppo crudele; sapeva essere magnanimo alle volte. – Mi chiedo se dopo questo bel momento i due riusciranno mai a concludere. Voglio dire, se lei propende per il romanticismo James ha chiuso per almeno due mesi.
A discapito delle illazioni di Black i tre dovettero aspettare molto, molto a lungo. All’una di notte erano ancora tutti e tre in Sala Comune, a ciondolare da una poltrona all’altra. Felpato vide il prefetto, Cullen Longman, guardarlo con disappunto più spesso di quanto un gentiluomo avrebbe accettato: se si sprecava tanto per Cornelia doveva essere proprio disperato, lei sola sarebbe stata in grado di schiacciarlo come un moscerino. Senza contare che, essendo tutti tranquillamente davanti al fuoco, non stavano infrangendo alcun coprifuoco: era inutile che cercasse di punirli. La tentazione di insegnare alla ragazza qualche trucchetto era forte, anche se ora riusciva a concentrarsi solo sulla nostalgia per il suo comodo letto.
Dopo un’eternità videro distintamente una chioma rossa darsi ad una rapidissima fuga, e capirono di poter, finalmente, fare ritorno al loro amato dormitorio. James era nascosto dalle pesanti tende rosse, ma tutti sapevano che non stava dormendo. Nessuno ebbe la forza di dirgli alcunché, a parte Sirius, naturalmente: era il suo ruolo di migliore amico ad obbligarlo, dopotutto.
- Lo chiamavano El rapido! – bisbigliò, scostando una delle tende.
Per tutta risposta si vide arrivare in faccia il cuscino di Potter, opportunamente trasfigurato in un mattone: lo schivò per un pelo. Fu quello a convincerlo che era giunto il momento di dormire.
Nei giorni successivi Lily fu, comprensibilmente, ombrosa con tutti Malandrini. Anche con l’amato James, ebbene sì. Sirius da parte sua era deliziato dal quell’atteggiamento, anche se aveva da tempo smesso di focalizzare il suo astio su di lei: era un tipo simpatico, era gentile, metteva in riga Ramoso e aveva un gradevole senso dell’umorismo, ad essere sinceri. Peter ne era rimasto indifferente: sapeva che le sarebbe passata, prima o poi. James era semplicemente disperato, e passava il tempo a cercare di carpire informazioni dalle sue amiche; era un po’ come ritornare ai tempi in cui tentava di avere uno straccio di appuntamento.
Quanto a Remus…
- Perché con lui ci parla, eh? Che cosa ho fatto di male per meritare nuovamente questo? – proruppe Potter con fare affranto.
- Ramoso, lui è Remus. Il gentile, affidabile, tenero nonché adorabile orsacchiotto di tutta la Sala Comune di Grifondoro: qual è la ragazza che non gli rivolgerebbe la parola?
- Ti odio perché sei sincero, Felpato. – mugugnò James, rassegnato. Codaliscia e Felpato si guardarono negli occhi prima di sospirare. Dio, che strazio i problemi sentimentali.
- Basta che ti rimetti per la partita e andrà tutto bene. – sentenziò Peter.
- Dai piccolo Jamie, vai a implorare il perdono anche per noi. – scherzò Sirius. Incredibilmente, il ragazzo seguì il suo consiglio. E così, dopo due soli giorni di pausa, la coppia d’oro di Hogwarts tornò all’attacco: l’umore di Black divenne molto simile a quello del fanclub di Potter, le cui adepte, visto il gelo tra i due, si erano illuse di poter zompare addosso al loro beniamino. Sirius, almeno, sapeva da chi farsi consolare, ora.



Ringraziamenti e note finali:

germana: ecco un rapidissimo aggiornamento, spero sia di tuo gusto e grazie per seguirmi!
nian nian: guarda cara, non lo so. Comincio a spaventarmi anche io, penso sia un dono, non saprei dire XD Ne faranno ancora di belle quei due
Miriel: ah, Circe non so da dove mi è uscita. Semplicemente ho pensato ai maghi e streghe famose et voilà! Sono felice che il capitolo di sia piaciuto, spero che questo sia ancora meglio per te!
Mirwen: Conrad come vedi suggerisce altro XD. Spero davvero che il capitolo ti sia piaciuto, e grazie!
Meissa: ciao mostro XD, tranquilla, mica vengo a cercarti con il mitra spianato, ancora... Visto lo sceneggiato? Eh, è un po' così, lo so hehe. Sono una coppia atipica, poco dolci, lui assai cafone e scazzato con lei a parte quando si tratta di divertirsi un attimo e lei... lei si vendica appena può. Ma si trovano bene, ti pare?
Flea: grazie per essere passata carissima, troppo buona. So che ti sei spoilerata mezzo mondo, e grazie per la pazienza, i commenti e i suggerimenti!

Be', Conrad è uno consolante, vi pare? XD Se non altro è uno coerente con se stesso.
Diciamo pure che Nel si è "Vendicata" di Sirius, se così possiamo dirlo. Lui di certo è molto felice, la bilioteca è diventata un posto molto piacevole per lui. Nel prossimo capitolo di perderemo per i vicoli di Hogsmeade, sempre se la nostra coppietta non fa altri danni

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Capitolo 27
*** Capitolo venticinque: tra i vicoli di Hogsmeade ***


Note: Bene, come vi avevo anticipato, in questo capitolo si fa un salto a Hogsmeade, perchè, ovviamente, una simpatica gita non può certo mancare. La domanda è: riusciranno Nel e Sirius a comportarsi in maniera normale? Sugli altri ho già rinunciato...


Capitolo venticinque: tra vicoli di Hogsmeade


Nel rise veramente di gusto al resoconto e anche alla vista delle brevi sventure di James Potter, e certo non si sorprese per la reazione della povera Lily. Dopotutto era nella sua natura avere un po’ di comprensione femminile.
- Peccato che sia durato poco, mi piaceva vedere James strisciare e implorare pietà; di solito fa sempre il borioso.
- Questo è quello che va in giro a dire lui. – commentò Sirius, mentre entrambi scendevano le scale per andare a lezione. Era un caldo sabato, il giorno ideale per una tranquilla gita a Hogsmeade.
- Davvero?
- Definirlo l’essere più patetico del pianeta non renderebbe l’idea.
- Davvero? – chiese nuovamente Cornelia spalancando gli occhi. Probabilmente aveva appena assunto un’espressione idiota, ma la rivelazione aveva un che di sorprendente.
- Se te lo dice Peter puoi crederci. – confermò Sirius, entrando in Sala Grande. La ragazza fece per dirigersi al suo tavolo, ma Black la trascinò verso il quello di Grifondoro e la fece sedere accanto a sé.
- Non dovrei essere qui. – sbottò la ragazza. – Mi hai già fatto finire in punizione una volta.
- Punto primo: per la punizione hai fatto tutto da sola. Punto secondo: siamo nel fine settimana e nessuno ci farà caso. Punto terzo: Silente non c’è, la McGranitt è nel suo ufficio a sostituirlo e Gazza sta dando la caccia a Pix perché l’altra notte ha continuato a disturbarlo senza fargli chiudere occhio.
Certo non aveva nulla da ribattere a quelle validissime ragioni. Oltretutto gli insegnanti seduti al tavolo erano ben pochi: evidentemente qualcun altro era stato disturbato dal poltergeist e desiderava dormire a lungo. Lei non aveva sentito nulla, ma era pur vero che i Corvonero stavano in una torre altissima e alquanto fuori mano.
- Perché è qui? – chiese Potter raggiungendoli solo in quel momento e affiancandosi a Lily come un francobollo miope. Quella ragazza sapeva come comandare a bacchetta un uomo.
- Per dispetto, naturalmente. – spiegò Sirius.
- Bel modo di iniziare la giornata. – commentò sottovoce Remus, ma quasi nessuno lo sentì, perché decine di gufi planarono nella grande sala, depositando pacchi e lettere. Quello dei Lethifold, Dike, naturalmente non poteva sapere del cambiamento di posto della ragazza, e dopo la sosta al tavolo dei Tassorosso fece piovere su Conrad lettere per due. Il ragazzo, senza scomporsi, gliele tirò dietro, tra le risate beffarde dei suoi amici. In breve il chiacchiericcio degli studenti si acquietò, poiché tutti erano presi a leggere le notizie provenienti da casa. Sirius vide suo fratello allungare il collo per vederlo al meglio della sua condizione di reietto, ma purtroppo per il secondogenito Black il giovane Grifondoro aveva una cugina dalla sua parte.
- Notizie di tua cugina? – chiese Lily gentilmente, mentre scorreva le due pagine che i genitori le avevano mandato, sperando di leggere un paio di righe scritte dalla sorella.
- Allora hai ancora dei parenti che ti rivolgono la parola. – commentò Nel, sorpresa.
- Solo i pazzoidi e i diseredati: il che, credimi, è un gran bene. – disse Sirius compiaciuto, lanciando occhiate a Remus. Non voleva metterlo in imbarazzo, ma semplicemente fargli capire che i pazzoidi, anche se mannari, erano meglio di tanta altra gente. Lo trovava detestabile quando si deprimeva senza ragione.
- Da me notizie di routine, e voi? – chiese James; per qualche fortunata ragione anche La Gazzetta del Profeta inviatagli dai genitori era meno deprimente del solito.
- Idem. – risposero gli altri, ad eccezione di Lily e Sirius.
- Mia sorella non si interessa nemmeno di sapere se sono viva o morta. – commentò la Evans, acida.
- E dai ancora retta a quella scema? – chiese Potter.
- Be’ sì. Poteva dirmi che aveva intenzione di fidanzarsi, no?
- Se ti consola Evans, la cara cugina Andromeda mi informa che la sua deliziosa figlioletta ha di nuovo intenzione di sposarmi: non dovevo andarla a trovare per pasqua. – dichiarò Sirius, cercando di non arrossire alle risate sguaiate di James, Karyn, Christine e… Nel.
- E quanti anni ha?
- Cinque. Lo chiedi perché sei gelosa, Lethifold?
- Per Priscilla, la tua vanità fa sì che tu ti sopravvaluti molto, vero?
Sirius fece per rispondere, ma notò che tutti gli altri li stavano fissando con curiosità.
- Sì?
- No, vi prego, continuate: questo è meglio del teatro di Londra. – confessò Remus, scatenando il nervoso di Sirius e l’ilarità di Nel, che non si offese minimamente. Dannazione, era la sua ragazza, era un suo dovere essere solidale con lui; non si fa combutta con gli amici! Potter aveva ragione: che diavolo faceva Lunastorta alle donne?
Per fortuna non era costretto a frequentarlo tutto il pomeriggio. Giunti a Hogsmeade, infatti, finirono per dividersi in tanti ordinati gruppetti con la comune intenzione di non rivedersi per un bel po’ di tempo. Sirius e Nel furono i fortunati che riuscirono ad accaparrarsi un buon posto ai Tre Manici di Scopa, gremito come sempre. Batterono sul tempo i due malandrini solitari che si accompagnavano alle amiche di Lily, accaparrandosi l’ultimo tavolo disponibile. Ad essere onesti il merito fu tutto di Cornelia o quasi, poiché Black, molto poco cavallerescamente, la usò come scudo umano per farsi largo tra la folla. La giovane Corvonero catalogò nella sua memoria quell’esperienza come “il giorno in cui mi trasformai in un rostro”: una cosa altamente femminile, ovviamente. Ma dopotutto un aspetto positivo c’era; il locale era pieno di gente impegnata a farsi i fatti suoi: gli invidiosi, gli scocciatori e i facenti parte di fanclub sulle celebrità scolastiche erano tutti a deprimersi davanti alle vetrine di Madame Piediburro. Tutto l’insieme rendeva il covo di Madama Rosmerta assolutamente rilassante. I due ragazzi cincischiarono parecchio davanti a una Burrobirra e un Whisky Incendiario che Sirius riuscì a far bere alla ragazza solo grazie alla minaccia di usare un imbuto. Cornelia non fu particolarmente conquistata dalla bevanda, tant’è che continuò a tossicchiare anche quando uscirono nuovamente tra le viuzze del paese. Black si sentì moralmente obbligato a darle della mammoletta.
- Non avrei nemmeno l’età per berla, quella schifezza.
- Io l’ho assaggiata la prima volta alla vittoria della coppa di Quidditch al quarto anno. Alcuni del settimo erano riusciti a portarla in Sala Comune. Da allora ho fatto parecchi bis. – confessò il ragazzo, giusto per pavoneggiarsi.
- E Rosmerta te lo vendeva quando eri ancora minorenne? – chiese lei, scettica.
- Ma certo. Spesso non mi fa nemmeno pagare. – disse, sperando di impressionare la sua interlocutrice. Non funzionò, naturalmente, e Sirius si ricordò in un lampo che dopotutto stava parlando a “Quella lì”. – E’ perché ho un gran fascino e un’aria simpatica.
- Se lo dici tu. – rispose la giovane con un sorriso malizioso, continuando a passeggiare in una via piena di casette residenziali. – Comunque a me quella roba ha fatto davvero schifo.
- Davvero? Fa sentire! – disse Black spingendola in un vicolo solitario e cominciando a baciarla selvaggiamente. Quello era una attacco in piena regola, esattamente come quello della partita, e no, stavolta Nel non avrebbe fatto la bella statuina.
- Sei diventato matto? – domandò, riuscendo, non senza impegno, ad allontanare Sirius da sé.
- No, a dire il vero. Tu piuttosto? Le ragazze per bene non si fanno infinocchiare da uno come me, e non bevono. – Non che Sirius la considerasse poi una donzella davvero per bene, sia chiaro.
- Io? Ma se mi hai obbligato tu! Mi hai minacciato.
- Avevo ragione, stai vaneggiando ed è tutta colpa dell’alcool. – insistette Sirius, convinto, cercando di baciarla di nuovo. La ragazza continuò a trattenerlo, per quanto possibile, tenendo le sue mani sulle spalle.
- Ora ho capito come circuisci le tue vittime. – disse Nel, ridendogli in faccia allegramente.
- Dobbiamo toglierti questo vizio di ridere sempre nei momenti inopportuni. Quello che stavo per fare era estremamente serio.
- Come questo? – chiese la ragazza avvicinandosi abbastanza perché le loro labbra si sfiorassero soltanto. Sirius indugiò per un po’, accarezzandogliele con la lingua, prima di impegnarsi “sul serio” ad assaggiarle. La giovane Corvonero stabilì immantinente che quelle era una tortura e, per tanto, illegale: le parole “da ripetere il più presto possibile” le vennero in mente solo in un secondo momento. In breve tempo il maglione che lei si era legato in vita cadde a terra, in quanto disgustosamente di troppo. Ma non ci fu tempo di verificare se altri capi di vestiario potessero rivelarsi ingombranti.
- Beccati! – strillò una voce insopportabilmente famigliare. I due si staccarono alla velocità della luce e Sirius valutò la possibilità di trasformarsi seduta stante in un assassino. Possibile che lui e Potter fossero così in sintonia ormai da scegliere gli stessi posti per… spupazzare la propria ragazza in santa pace? Era grave, molto grave.
Nel gemette debolmente, sperando che la terra le si aprisse sotto i piedi.
- Chi la fa l’aspetti, Felpato caro. Comunque, diamine, sei all’aperto e in pieno giorno. – disse James, indicando il maglione di Cornelia.
- Non gliel’ho sfilato io.
- Non me l’ha sfilato lui! – si giustificarono i due, parlando contemporaneamente. Lily, poco distante, rise sommessamente, anche se si vergognava di avere a che fare con un ragazzo così stupido.
- Certo, e io vi credo. – sghignazzò Potter. – Non fare tardi stasera, Sirius. Non vorrei che qualcuno ti facesse dimenticare certe cose! – aggiunse dileguandosi poco dopo. I due colti in flagrante videro distintamente Lily scandire le parole “mi dispiace tanto”, mentre, sorridendo, veniva trascinata via. Sirius si voltò per cercare comprensione nella sua dolce metà, ma non la trovò subito: dovette abbassare lo sguardo per trovare Cornelia appallottolata accanto a quel tanto chiacchierato capo d’abbigliamento, appoggiata al muro della casa di cui stavano invadendo il giardino. Doveva essersi lasciata scivolare mentre il disgraziato e amata si davano alla fuga.
- Tutto bene?
- Non lo so. – confessò la ragazza. – Mi ha fatto prendere uno spavento tale che mi ha tolto dieci anni buoni di vita!
- Già, anche a me. Ce la fai a rimetterti in piedi? – domandò Black tra il divertito e il preoccupato.
- Ti spiace darmi cinque minuti? Credo di essere in tachicardia e non penso che le gambe mi reggerebbero. – pigolò Nel sentendosi tanto stupida. Sirius ebbe il buon cuore di non infierire, era evidente che Potter aveva fatto abbastanza per entrambi, il sistema nervoso della ragazza sembrava sul punto di cedere. Il fatto di esserne la causa era una discreta lusinga, considerò, mentre pensava a come raccogliere i cocci di “Quella lì”. Si sedette accanto a lei, in attesa che tornasse in sé, temendo ad un certo punto di doverla riportare indietro di peso. Nel si appoggiò a lui sospirando rumorosamente, tentando di riprendersi. Nonostante l’impiccio tornarono al castello in perfetto orario.



Ringraziamenti:

Meissa: Eh, guardate un telefilm perchè piace il protagonista è un'ottima ragione. Ah, e io che credevo di inventare, invece questi episodi sono di vita vissuta XD. Potter è una comare e Sirius uno stronzo tenero, concesso XD. Nel quando sarà una donna sarà anche più consapevole, maliziosa già la è, non può che peggiorare XD. Con tuo fratello in teoria sei salva, ma non frequento i giovani d'oggi, non so XD Cullen è solo invidioso, verrà sistemato a dovere, lo prometto. Sirius e Nel ne usciranno quasi salvi.
Come sempre grazie! Eh, io pubblico in fretta perchè ho tanti capitoli già scritti di vantaggio, tutto qui!

Mirwen: Conrad è un corvaccio, dopotutto, è fantasioso sì XD Grazie e alla prossima, as always!

Miriel: Eh... Nel è pur vero che ha grande confidenza con Conrad, ma ci sono dei limiti XD Ah, con James non è successo nulla, è che il fatto che James si sia affacciato per pungolarsi con gli amici le aveva dato noia XD

Flea: sanguisughe for president! Lily è una santa, condivido. Grazie per il commento tesora!!!!



Eh, capitemi, i Corvonero hanno un sistema nervoso assai fragile. Nascono così, è una tara genetica.. alla prossima XD

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Capitolo 28
*** Capitolo ventisei: chiedere, o meglio, come chiedere? ***


Note: Bene, un aspetto che non avevamo ancora sondato della nostra piccola Cornelia è la sua ottima capacità deduttiva.
Vediamo se riuscirà a scoprire certi segreti malandrini...


Capitolo ventisei: chiedere, o meglio, come chiedere?

Lì per lì Cornelia non aveva dato alcun peso alle parole di Potter ad Hogsmeade: dopotutto potevano tranquillamente riferirsi al coprifuoco. Quando però venne a sapere che Remus Lupin era stato nuovamente ricoverato in Infermeria fu colta da un terribile sospetto: quei quattro idioti dovevano aver fatto uno dei loro vagabondaggi notturni.
Non sapeva e non aveva nessun modo di scoprire se quei ragazzi fossero nuovamente usciti dalla scuola, ma già il fatto che l’avessero fatto una volta, per prendere tutta quell’acqua poi, la sconvolgeva.
Fare le scarpe a tutto lo staff docenti, a Gazza, ai fantasmi, ai quadri che sempre si divertivano a fare la spia e a tutti i sistemi di sicurezza non era affare da poco. Certo, c’era ancora la possibilità che si fossero semplicemente recati alla torre di Astronomia, ma le pareva troppo stupido, perfino per dei perdigiorno (o perdinotte, in quel caso) come Sirius e compagnia. Non aveva proprio senso. Dovevano essere usciti, e bisognava indagare sul come.
Passò alcune sere a fare congetture e elucubrazioni con Bianconiglio spalmato sullo stomaco: forse a causa di quei chili, o forse a causa della sua ottusità non riuscì a farsi venire in mente niente di sensato. Il che la irritava molto.
Rimaneva quindi un solo, ma alquanto avvilente per la sua intelligenza, modo per scoprirlo: chiedere. Non aveva nemmeno idea di come domandare, perché, dopotutto, si trattava di farsi i fatti del prossimo e Nel sapeva che si trattava di una cosa decisamente irritante. Sapeva pure, però, che il genere femminile ha un vero talento ad abbindolare il prossimo con vezzi e moine; non era quello che si poteva definire il suo genere di modus operandi, ma lo aveva visto fare alle sue compagne di dormitorio. Poi, be’, da qualche tempo aveva il privilegio di vedere Lily Evans in azione, e questo era quanto.
E mentre Cornelia si perdeva nei meandri delle sue sinapsi sospettose, qualcun altro si preparava alla partita di Quidditch più attesa dell’anno: Grifondoro contro Serpeverde.

***

- Dorme, vi rendete conto? È il capitano della squadra e dorme!
- La causa potrebbe essere dovuta al fatto che sono le sei di mattina e che la partita è alla nove e mezza? – chiese Remus sbadigliando vistosamente e riafflosciandosi sul suo letto.
- Ma è la partita dell’anno! – bisbigliò Codaliscia con una vena di isterismo.
- Torna a dormire, rompiboccini che non sei altro. – mugugnò Sirius, scostando una tenda.
- Ma…
- Buonanotte! – sibilarono Lunastorta e Felpato all’unisono.
Così, per almeno un’altra ora e mezza, quasi dormirono sereni. L’ansia di Peter continuò a tormentarlo, costringendo il ragazzo a rigirarsi a vuoto nel letto.
- Sveglia, ragazzi! – li salutò James gioviale alle sette e mezza, spostando a tutti le comode, pratiche tende, di modo che potessero accecarsi con la luce del sole mattutino.
- Sai, questo è uno dei mille motivi per cui ti definirei una schiappa di coinquilino.
- Ringrazio sempre il cielo di non essere al tuo posto durante le vacanze, Sirius. – fece eco Remus, molto comprensivo. Ma Potter non ascoltava, tutto preso a vestirsi, mentre ripeteva ad alta voce le tattiche di assalto, i suggerimenti da dare ai suoi compagni di squadra, gli insulti con cui ricoprire gli avversari: routine, insomma. Peter lo seguiva come un’ombra, tutto preso a fare squittii d’approvazione e a dare consigli.
- Godric, non sembrano nemmeno normali. – sbottò Sirius, lasciandosi cadere giù dal letto. Per fortuna era una mattina piuttosto nuvolosa, o si sarebbe accecato per davvero, grazie al delicato buongiorno di Potter. Remus non sembrava messo meglio, era finito sotto al suo baldacchino.
- Capisco tutto, Lunastorta carissimo, ma farla finita per così poco mi sembra ridicolo.
- Sirius… - disse una voce da sotto al letto. – Se qualche idiota si diverte a farmi finire la cravatta della divisa qua sotto non è certo colpa mia. Comunque non hai più undici anni per… Di colpo Remus si zittì, lasciando completamente indifferenti James e Peter, ma preoccupando un poco Sirius.
- Lupin? – chiese il ragazzo allungandosi per sbirciare sotto al letto. – Ehi laggiù, c’è nessuno? Guarda che io…
Nemmeno Sirius riuscì a completare la frase, alla vista di quello che gli aveva appena mostrato Remus. Entrambi si guardarono negli occhi, cercando di non ridere.
- La scoperta è tua: ti lascio l’onore, Lunastorta.
- Grazie, adorabile cane bastardo. – sibilò Remus. Strisciando fuori da sotto al letto. – Ehm, James? Ti scoccerebbe ascoltarmi un attimo? Avrei una domanda da farti. – iniziò lui, tentando di ignorare i ghigni dell’amico.
- L’ascolto, pomposissimo amico mio.
- Quando qualche sera fa ti ho chiesto di far… avvenire la cosa solo e soltanto sul tuo letto, mi hai dato ascolto, vero? No perché… - e in un attimo la tenera espressione di Remus fece trasparire la sua anima malandrina – ho trovato questo sotto al mio letto. – disse, mostrando un reggiseno all’amico.
- I casi sono soltanto due, James e se quel coso è tuo ti disconosco. – proruppe Sirius cominciando a ululare dalle risate, mentre James, paonazzo, correva a strappare dalle mani dell’impassibile amico l’indumento della vergogna, per farlo sparire nel suo baule. Peter era paralizzato dalla sorpresa.
- Si può sempre contare su di te, vero Remus?
- Ma certamente. Comunque credo che Lily gradirebbe riaverlo. – aggiunse.
- E io ho un incontro fondamentale a cui partecipare! Non ho tempo per le vostre baggianate! – Urlò James, uscendo dal dormitorio con tre falcate ridicolmente lunghe.
- Sbaglio o invecchiando si fa sempre più permaloso? – chiese Peter, non appena potè riottenere l’uso della parola.
- Non so se catalogarlo come un pensiero divertente o mostruoso. – ponderò Remus.
- Be’, almeno ora ha spirito competitivo da vendere. Ucciderà quei Serpeverde con lo sguardo, e voglio essere in prima fila a godermi lo spettacolo. – concluse Sirius, mentre finiva di vestirsi.
Si ritrovarono poco dopo tutti quanti nella chiassosissima Sala Grande: sembrava molto più piena, vispa e popolata del solito. Dopo quello che i tre Malandrini avevano visto nel loro dormitorio potevano tranquillamente supporre che certi studenti si duplicassero di notte come i funghi; sul come non c’era certo bisogno di disquisire.
Sirius mangiò con appetito e con la testa bassa; guardare James in faccia era un impresa decisamente al di là delle sue possibilità: fumava dalle orecchie dalla rabbia.
- Era il caso di farlo arrabbiare così? – continuava a ripetere ossessivamente Peter, rimproverando a Felpato e Lunastorta il penoso comportamento tenuto quella mattina. Se Remus, ormai per attitudine, era abituato ad interpretare il martire, e riusciva a non ascoltarlo, chiacchierando amabilmente con Christine, Sirius preferì alzarsi ed andare a prendere una boccata d’aria per non azzannarlo. Agguantò con la sua solita mancanza di delicatezza Nel e si avviò verso il parco e gli spalti.
Lei nemmeno ci fece caso, rassegnata all’idea di essere sequestrata in quel modo: le sue amiche sospirarono come Raperonzolo al balcone, e a lei venne la nausea. Capiva molto il povero Roger, che fissava Lu, la sua ragazza, con aria stralunata. L’atrio della scuola, però, era occupato da un gruppetto di gagliardi Serpeverde che chiacchieravano, discutendo delle possibilità di vittoria. Tra loro spiccava Regulus, niente e popo’ di meno che il Cercatore della squadra. Black si sentì quasi insultato dall’idea di dover farsi strada tra quella gentaglia, e fino a non molto tempo prima si sarebbe assai divertito a combinarne una delle sue, ma era cresciuto, dopotutto.
- Non preoccuparti per oggi, Reg. Fatti un semplice voletto tranquillo: tanto sarà mio fratello a vincere. – sibilò in direzione del suo consanguineo; d’accordo, non era del tutto adulto, ma aveva una vita davanti a sé per migliorare. – Levati dai piedi Mocciosus. Molto gentile, grazie. – aggiunse Sirius, spostando Piton di peso.
Cornelia fu silenziosa spettatrice di quel breve scambio di battute, e vedendo la faccia scura del ragazzo decise di non rincarare la dose con la sua curiosità per qualche tempo. Ma dopo dieci minuti di stoico silenzio qualcuno doveva pur rimettersi a parlare.
- Sirius? – chiamò lei, con voce più gentile possibile.
- Che c’è? – sbottò lui con tono evidentemente scortese, in parte dovuto al fatto di aver appena rivolto la parola a Regulus.
- Risparmiati la maleducazione per qualcun altro. – replicò, pur cercando di non sembrare troppo indispettita. - Che ti ho fatto io? Non ho detto nulla di male, sono stata gentile e…
- E’ questo che mi spaventa a morte. Tu non sei mai gentile, Cornelia. – disse lui, con un ghigno beffardo.
- Non è vero, e comunque volevo solo farti una domanda.
- Ecco, ora sono terrorizzato. – rispose lui quasi ridendo. Se non altro sapeva come tirarlo su di morale.
- Perché? – Cornelia si sentì quasi offesa da quell’affermazione: d’accordo che l’aveva definita megera, ma non era un mostro.
- Tu non chiedi il permesso per fare nulla, di solito. Non a me, almeno.
- Posso farti questa domanda o no?
- Sono tutt’orecchie.
- Bene. – disse lei, prima di pensare come formulare tutta la questione. Forse era il caso di prenderla alla larga, almeno all’inizio. – Dunque: diciamo che a Hogwarts girano diverse voci su di te, James, Peter e Remus… - ignorò sdegnosamente il ghigno di soddisfazione di Sirius, e riprese il discorso – una delle quali vuole che voi siate avvezzi ad andarvene a zonzo per la scuola.
- E quindi?
- Il punto è che sono matematicamente certa del fatto che voi non vi limitiate affatto a scorrazzare per i corridoi. – disse.
Sirius mantenne un dignitoso contegno, ma il suo stomaco fece una capriola: dove cavolo voleva andare a parare?
- Be’, la certezza non posso averla di certo, ad essere onesti. Però vedi, quando vi ho beccato dalla Chips, lei ha detto che siete stati fuori a prendere acqua tutto il pomeriggio. È una bella teoria, ma io vi ho visti dentro la scuola. E poi vi ho sentiti fare i vostri discorsi criptici. Dovete per forza essere usciti di notte. O è così, o praticate strani riti sulla torre di Astronomia.
- Ne hai di tempo per perderti dietro a delle sciocchezze. – disse Sirius.
- Anche tu. E la tua stizza mi dice che ho perfettamente ragione. La domanda, infine, è: com’è che riuscite ad eludere tutti i sistemi di sicurezza? – concluse lei con un’espressione di avida curiosità.
Sirius Black rimase per un minuto in rigoroso silenzio. Possibile che si fossero lasciati scappare troppo? In effetti con Lily tra i piedi si preoccupavano meno di cucirsi la bocca: il che era male, molto male. Soprattutto se avevano a che fare con una sfinge del genere.
- Sto aspettando. – disse lei.
- E se non volessi dare soddisfazione ad una ficcanaso come te? – propose lui, buttandola su un tono più leggero.
- Non mi merito di morire dalla curiosità. A chi vuoi che lo vada a dire? – lo supplicò.
- Sai che per una cosa del genere potrei finire in punizione per il resto della mia permanenza qui?
Priscilla, quanto era sfuggente Sirius quando non voleva rispondere.
- Ti ho già visto in punizione, non sei per niente simpatico. Eviterei di farti finire in una situazione così.
- Ehi, che succede? – chiese Connie, andandosi a sedere di fianco a Sirius. – I tuoi amici mi hanno detto che potevo sedermi qui, io non trovavo più posto. Non disturbo, vero? – domandò nuovamente con un tono volutamente lezioso ed irritante. Nel la fulminò con lo sguardo.
- Cerca di non morire nel frattempo. – le bisbigliò Sirius all’orecchio. Merlino, quanto amava i Tassorosso e i suoi amici, ovviamente.



Note e ringraziamenti:

Meissa: Nel, se si impegna, è una donna che dà un sacco di soddisfazioni. A Tonks un giorno passerà la cotta infantile di Sirius, passando per quel degenre di Remus, e non so dire se è meglio. Lo dico anche io che Potter e Black sono empatici, perchè è vero! Nel sta cominciando a dimostrarsi delicata, ma, tranquilla, sopravviverà. Felice che la tua recensione sia stata la centesima, lo apprezzo molto XD e speriamo che questo capitolo ti sia piaciuto!

Mirwen: Eh sì povera Nel, le è preso proprio un colpo. Spero ti piaccia anche questo capitolo!


Anche questo è più un capitolo di passaggio che altro, ma mi auguro sia stato ugualmente di vostro gradimento. Nel non penso che getterà la spugna così facilmente, vediamo come reagirà Sirius, però.

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Capitolo 29
*** Capitolo ventisette: festa Rosso e Oro ***


Note: Pensavo di aspettare ancora un paio di giorni, ma leggendo la gentile risposta di Mapina ad una mia recensione e quindi ecco il nuovo capitolo.
Bene, avevamo lasciato Cornelia alle prese con spinose questioni che hanno stuzzicato notevolmente la sua curiosità. Sirius sarà disposto a cedere?


Capitolo ventisette: festa Rosso e Oro

Contrariamente alla stesse aspettative di Potter, fu una partita molto combattuta e sofferta. James forse, scindendo Sirius da Regulus, aveva dimenticato l’ostinata tempra che ogni vero Black sa dimostrare al momento opportuno: sta di fatto che dovette lottare parecchio. Regulus era un discreto giocatore, e fece prendere un paio di colpi all’eroe rosso-oro con alcune finte ben congeniate. La squadra di Serpeverde era però meno oliata, anche a causa di alcune sostituzioni dell’ultima ora dovute a infortuni: Grifondoro vinse infine per duecentosettanta a duecentotrenta. Il che significava aver conquistato l’agognata coppa, con una partita in anticipo sulla fine del torneo.
Tutti i membri della squadra vennero portati al castello in trionfo tra ali di folla festante; tutto sommato anche a Tassorosso e a Corvonero faceva piacere vedere loro sul podio, rispetto ai comuni rivali. Cornelia cercò di rimanere un po’ trattenuta riguardo ai festeggiamenti: la sua natura dispettosa le diceva di irritare Sirius il più possibile, ma venne presto travolta dall’entusiasmo generale.
La Sala Comune di Grifondoro divenne presto caotica quella sera, e fu una vera sfida per l’incauta Minerva McGranitt uscirne indenne.
- Collins, Collins! È Idromele quello? Mi auguro sentitamente che Rosmerta non abbia acconsentito a vendertelo! Quella è un botte e tu non sei maggiorenne.
- Offro io, professoressa! – gridò James dal trono su cui era stato fatto salire: una poltrona sopra uno dei semplici tavoli da studio. – Non faccia complimenti, questa vittoria è anche merito suo.
- Signor Potter, la prego di… - Minerva avrebbe voluto finire la frase e dimostrarsi un’energica donna d’azione, ma qualcuno le aveva effettivamente messo un bicchiere in mano, imbarazzandola non poco. Pensando alla faccia delusa del povero Horace allo stadio, bevve tutto d’un fiato. La cosa non passò inosservata, poiché diversi studenti le fecero la ola.
Tentò più volte di andarsene ad un orario ragionevole, ma c’era sempre qualcuno pronto a trascinarla in mezzo alla stanza a far baldoria. Diversi ragazzini del primo anno, dimentichi di ogni rispetto e pudore, osavano strattonarla per la veste, richiamandola al centro dell’attenzione. Dovette pregare per potersene andare a dormire.
- Torni pure quando vuole, signora! – le urlò Sirius, accomiatandosi.
- La tengo d’occhio signor Black, e si ricordi che il mancato sonno non sarà una scusa domani mattina.
- Sarò al primo banco, promesso!
- Sirius, - chiamò Lupin, non appena sentì chiudersi il passaggio con il quadro della Signora Grassa - non ti aspetterai che ti creda.
- Ti vedo ciondolante, Remus. Pensi di farcela domani ad alzarti? – chiese il ragazzo, ridendo. Il suo amico pareva alquanto intontito, forse perché lui non aveva ascoltato quando l’aveva implorato di non servigli più da bere? Sì, poteva benissimo essere quella la causa.
- Chi c’è qua sotto? – chiese Peter, guardando sotto la sua poltrona. – Oh, ciao Frank.
- Siamo messi bene. – commentò Sirius, mentre il fraterno James Potter gli cadeva addosso. – Lo sai che non ho i capelli rossi e che non sono Lily, vero? Quindi non baciarmi, non lo troveresti romantico.
- Sì, lo so. – rispose il giovane, scandendo lentamente le parole. – E’ che sono un po’ stanchino.
- Buon Merlino, sono le quattro! – esclamò Remus, riprendendo verve alla vista dell’orologio.
- Splendido. – rispose James, sollevando i suoi occhiali come aveva fatto con il Boccino solo poche ore prima. – Sirius?
- Dimmi.
- Dici che questa è una posizione ridicola per entrambi?
- Susanne è rimasta “appolipata” a me in questa maniera per circa mezz’ora, tu che ne dici?
- E che è successo? – domandò Frank, da sotto alla poltrona, curioso.
- Niente, al momento ho già una ragazza per certe cose. – Sirius e James risero, mentre quest’ultimo si rialzava faticosamente. Pareva scattante come un vecchio.
- Quasi mi vergogno di conoscervi. – sbottò Karyn, comparendo improvvisamente.
- E’ quel che dico anche io. – disse Peter, giusto per dare manforte. In realtà gli altri non erano messi meglio: molti bambini del primo, del secondo, e si sperava anche del terzo erano già, fortunatamente, andati a dormire; quel penoso spettacolo gli era stato risparmiato, per ora. Lily apparve giusto in tempo per accasciarsi accanto all’ammirato Cercatore: vuoi per un brindisi per augurale, vuoi per una qualsiasi altra scusa, anche lei aveva bevuto parecchio.
- Mi gira la testa. – si lamentò lei.
- Vuoi qualcosa da bere per tirarti su?
- Ti prego, Sirius. Se solo ci penso mi viene da vomitare. – pigolò la ragazza, gemendo.
- Proprio quello di cui avevo bisogno. – proruppe Remus con enfasi, tra una risatina e l’altra – una bella ed edificante discussione. Mi sento appagato.
- Ti accontenti di poco. – considerò Paciock, approfittando di un momento di ludicità per rimettersi in piedi. Guardò la lunga cortina di quindicenni giubilanti, pronto ad affrontarla. – Godric, sono troppi. Non troverò mai Alice.
- Dipende, se si sta dando da fare come la Clarke ci metterai un attimo a… diciamo scovarla. – spiegò Sirius, indicando una coppietta decisamente presa.
- Come mai la conosci? – chiese Karyn, sedendosi accanto a lui.
- Indovina. – risposero Lily, James e Sirius stesso insieme. – Dai, è ovvio.
Fu l’ultima frase che tutti loro ricordarono di aver sentito pronunciare: non avrebbero nemmeno saputo dire come erano riusciti a raggiungere i letti ormai alle sei di mattina, come aveva disperatamente fatto notare Remus, mentre continuava a ridere senza ragione. Il sole accecante che spuntò poco dopo sembrava il preludio di una splendida giornata.
Al risveglio Sirius si sentì uno straccio. Non era raro per lui passare notti praticamente insonni, ma questo non significava esserci troppo abituati. Non che anche in quelle condizioni non potesse usufruire del suo fascino malandrino, gli altri tre erano certamente messi peggio di lui, ma sapeva di avere a che fare con quella iena di Cornelia. Lei avrebbe “sparato sulla… voce rossa”, secondo un modo di dire babbano che non aveva mai capito. Sì, insomma, avrebbe probabilmente detto che sembrava essere appena stato sputato dalle fauci di una non meglio identificata creatura che aveva tentato di mangiarselo; come darle torto, avrebbe sicuramente aggiunto. Lui la conosceva bene: eccome, purtroppo. Meglio delle sue stesse tasche.
Per questo la sua mascella rischiò di franargli sulle scarpe, quando sentì il gentile buongiorno della ragazza.
- Avete festeggiato fino a tardi, mi hanno detto. – soggiunse la giovane con voce sottile, baciandolo teneramente, quella mattina. Decisamente non era un atteggiamento normale.
- Tutto bene, Nel? Mi sembri strana.
- Trovi? – disse lei, fingendo di cadere dal pero. – Forse è perché sei stanco.
A Sirius quel tono dolce e quasi materno metteva i brividi: d’accordo, era pure piacevole, ma completamente innaturale. Con il proseguire della giornata, i modi di fare zuccherosi di Nel peggiorarono di ora in ora. Per un attimo Black temette di avere a che fare con la piccola Tonks: anche Nel, se avesse potuto, forse si sarebbe raggomitolata in braccio a lui come un tenero e puccioso animaletto da compagnia; con sollievo il ragazzo di rese conto che era troppo cresciuta anche solo per provarci. No, non era soltanto questo; lei aveva anche un che di svenevole che risultava alquanto insopportabile.
Non che non ci fossero dei vantaggi, sotto sotto: era docile, remissiva e faceva senza dire “ma” tutto quello che le si chiedeva. Un gioiellino, insomma. La donna, o quasi donna ideale. Non strillava e non l’aveva sentita lamentarsi una sola volta: non aveva nemmeno inveito contro quelle del suo fanclub!
- Nel?
- Sì, Sirius?
- C’è un particolare motivo per cui ti stai comportando così?
- No, perché? – chiese lei sbattendo le ciglia come una leziosa bambola. Cornelia sapeva bene che il suo comportamento la faceva somigliare ad una schifosa gatta morta, ma pur di soddisfare la sua curiosità avrebbe fatto questo ed altro. Lu l’aveva sempre vinta con Roger, quando faceva così. Lei non era certa del risultato, perché non era esperta con quella tattica: contava di prenderlo per sfinimento; quella sì che era una sua specialità. – Sto facendo qualcosa di male?
- Ho paura che qualcuno abbia usato su di te un Imperio.
- Addirittura? – replicò Nel con una risata cristallina.
- Ho modo di farti tornare normale? – domandò Sirius, esausto. Le ragazze appiccicose erano parecchio problematiche.
- Mmm… fammi pensare… - ponderò la ragazza passando una mano tra i bei capelli neri di Sirius; lo vide fremere di febbrile agitazione e si sentì pronta per il trionfo. – Un modo ci sarebbe. – aggiunse, prima di un’eterna pausa ad effetto. – Che ne dici di soddisfare la mia curiosità di ieri, alla partita?
Sirius sgranò gli occhi: - Tutto questo per quella cosa di ieri? – sbottò, levando la mano di lei dalla sua testa. Era meglio che non si accorgesse che la sua faccia aveva assunto una temperatura pari a quella della gola di un drago.
- No, non solo. – rispose Nel con franchezza. – Se tu fossi completamente antipatico non sarei riuscita a fingere così bene: lo ammetto, invogli a farmi comportare così, anche se mi costa fatica. Però sì, una buona percentuale è dovuta anche a quello.
Sedotto, fregato ed abbandonato, considerò Sirius, mentre ancora teneva la mano della ragazza. Merlino, quanto la odiava. Perché cavolo ora si era impuntata con questa storia, eh? Voleva la verità, l’avrebbe avuta, altroché. Ci si sarebbe soffocata!
- Vuoi davvero saperlo? – domandò Sirius con una voce che sembrava provenire dai sotterranei della Gringott. Nel esitò un attimo, ma, dopotutto, non si era certo impegnata così tanto per nulla.
- Certamente.
- Seguimi. – disse Black con fare rude, cominciando a trascinarla per il parco. Nel si rese subito conto che si stavano dirigendo verso il limitare della Foresta Proibita e la cosa non le piacque affatto. Le lezioni erano finite, e la bella stagione faceva sì che ci fosse ancora molta luce, ma quella massa intricata di alberi non le piaceva per niente. Sperò che non si allontanassero troppo dalla capanna del Custode; così, se non altro, non sarebbero stati completamente isolati.
Le sfuggì un gemito quando si accorse che Sirius stava deviando verso il punto più deserto possibile. Lui se ne accorse, ma non vi badò: la verità costava cara e quello non era certo il momento di fare la fifona. A costo di terrorizzarla l’avrebbe trascinata fin dove voleva lui e al diavolo tutto il resto.
- Sirius? – chiamò lei debolmente, mentre si inoltravano tra i primi, lugubri alberi. Non voleva fare incontri spiacevoli.
- Stai zitta. – intimò lui, per poi ignorarla. Affranta, Nel continuò a seguirlo, pentendosi della sua testardaggine e continuando a tastare la sua bacchetta, per assicurarsi che nemmeno lei tentasse di svignarsela in maniera inopportuna. Camminarono per poco ancora, e si fermarono in una piccola raduna. Hogwarts era ancora ben visibile, dal punto in cui si trovavano.



Ringraziamenti e note:

Miriel: carissima, figurati, a me interessa solo sapere di tanto in tanto se la storia continua a piacerti, il resto, per me, non ha importanza. Buon viaggio, comunque!

Stellabrilla: recensioni come la tua sono la mia gioia, davvero. Sono felice che la resa dei personaggi ti piaccia e che risulti convincente, soprattutto per il legame d'amicizia che si instaura. Sì, forse con Peter sono troppo buona, ma, dopotutto, è stato loro amico per sette anni almeno, non posso trattarlo come un traditore, ancora. Felice che Nel ispiri le tue simpatie, speriamo che continui a farlo!

Ok, mi sento un po' in colpa per lasciarvi così... giusto un pelino, ma prometto che il prossimo capitolo giungerà molto presto.
Intanto di lascio con una domanda tutta per voi: che intenzioni ha il nostro bel Malandrino?

Vi aggiungo che oggi, 2 agosto, la sottoscritta è finalmente riuscita a concludere la storia, per cui sì, vi ammorberò ancora per molto.
Alla prossima!

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Capitolo 30
*** Capitolo ventotto: cani e fantasmi alla Foresta Proibita ***


Note:Bene, dopo avervi fatto rosolare un attimo eccovi il nuovo capitolo. Spero che la vostra curiosità sia stata appagata. Dall'8 al 16 agosto sono stata in vacanza, perciò perdonate il ritardo nell'aggiornamento. Alla prossima!



Capitolo ventotto: cani e fantasmi alla Foresta Proibita

Cornelia continuava a guardarsi intorno, sospettosa, e invidiando mortalmente la sicurezza di Sirius.
Non poteva immaginare che lui, sebbene in altra forma, conoscesse quel posto perfettamente e che avesse la certezza di trovarsi in un luogo assolutamente sicuro.
- Era necessario trascinarsi fino a qui?
- Sì, detesto la gente che origlia i discorsi altrui. – disse Sirius con una strana intonazione, quasi a voler far sentire in colpa la ragazza. Ma lei, in fondo, non aveva fatto nulla di male, e non si era certo messa ad origliare. – Prima che io ti dica la verità – Black si sentì un filo pomposo, mentre pronunciava queste parole, ma era necessario farlo. – Devi giurarmi che non lo andrai a spifferare in giro.
- Lo giuro. – disse la Corvonero di tutta fretta, poiché quel posto non le piaceva affatto.
- Guarda che non scherzo. È una cosa seria.
Nel si limitò ad annuire, e al ragazzo questo sembrò bastare.
- C’è un unico modo, veramente efficace, per sgattaiolare fuori dalla scuola. Intanto bisogna sapere da dove uscire – annunciò il giovane Grifondoro glissando sui passaggi segreti – noi abbiamo risolto il problema diventando Animagi. – concluse poi, trionfante.
Cornelia lo osservò attentamente, come se stesse cercando tracce di una menzogna, poi scoppiò a ridergli in faccia, con grande disappunto di Sirius.
- Certamente, io, infatti, sono Agrippa! Non c’era bisogno di tutta questa scena per mentire. E poi potevi trovarne una più credibile!
- Non è una bugia! – balbettò Black furioso, ricordandosi di quando sua madre preferiva credere alle assurde storie di Regulus, anziché dare retta a lui. Se non altro una piccola consolazione c’era: quella era la vera Nel.
- Sì, certo…
E va bene, bisognava ammettere che in effetti non era facile credere ad una storia del genere. Ma lui sapeva come convincerla del contrario. Ancora ringhiando per il disappunto, Sirius mutò forma, lasciando al posto della sua abituale natura un enorme cane nero.
Nel si lasciò scappare un urletto di isterica sorpresa: tutto si sarebbe aspettata, ma non quello che aveva davanti agli occhi. Senza contare che ora il cane stava ancora ringhiando. Perfetto. Era sola nella foresta proibita in compagnia di un gigantesco canide. E mentre ancora pensava ai drammi della sua vita, Felpato si era messo tranquillamente ad annusare la zona circostante, evidentemente preso dai fatti suoi.
- D’accordo, ti credo. Torna normale. – tentò di dire. Black la ignorò bellamente. – Sirius, per favore, mi sento scema a parlare con te in quelle condizioni.
Di nuovo niente. Effettivamente anche se non c’era nessuno a spiarli si sentiva piuttosto stupida. Non sapeva nemmeno se lui fosse in grado di capire quello che lei diceva.
- Seduto. – disse poi quasi svogliatamente. Per sua grande sorpresa Felpato ubbidì, Merlino solo sapeva perché. Cornelia sorrise, sinceramente divertita; ora il fatto di trovarsi nella Foresta Proibita era finito in secondo piano. – Rotola. – ordinò, mimando il gesto con la mano. Il cane, nuovamente, eseguì. La ragazza non ebbe il tempo di gioire del suo nuovo successo, poiché Felpato le saltò addosso con le sue zampacce, facendola cadere a terra. Le stava impietosamente leccando la faccia.
- Non è così piacevole come può sembrare. – sbottò la ragazza. – Non per me.
Sirius tornò in un attimo il ragazzo più popolare di Grifondoro e non solo (il più modesto!). – La verità chiede sempre pegno. – disse.
- Ti credo sulla parola, Lord Canterville. – rispose, tentando di pulirsi.
- Lord cosa?
- Sei un aristocratico diseredato, d’accordo, ma sei ugualmente pietoso. – rise la ragazza mettendosi a sedere, nonostante le resistenze di Sirius, che non aveva intenzione di farsela scappare come il suo solito. – Non conosci la storia di Lord Canterville? Mi sorprende, a voi maghi dovrebbe anche piacere. In un simpatico racconto questo tizio è un fantasma inglese che cerca di spaventare inutilmente una famiglia di americani che ha comprato il suo antico maniero. Tra i suoi mille travestimenti c’era anche quello di un enorme cane nero.
- Ah sì?
- Non spaventava nemmeno i bambini. – rise lei. – Era un fantasma simpatico, ma un po’ patetico.
- Tu invece ti sei spaventata, e non cercare di negare, ho un ottimo udito. – fece notare Sirius, baciandola avidamente. Era certo che a questo non ci sarebbero state obiezioni. Nel effettivamente lo preferì alla attenzioni canine.
- Lo so. – ammise Nel a testa bassa, cercando di evitare il suo sguardo canzonatorio. – Non mi fa onore, ma come hai fatto a fare una cosa del genere? Gli Animagi non sono rigidamente registrati al Ministero, come la McGranitt?
- Dal punto di vista strettamente tecnico sarebbe illegale ma… - con una facilità che non avrebbe creduto possibile Sirius si mise a raccontare di come era nata quell’avventura. Omise il dettaglio principale, ovvero il piccolo problema peloso di Remus, e si accontentò di giustificare il gesto come una tenera birbonata adolescenziale. C’erano patti di amicizia che non si potevano tradire. Mai. La ragazza lo ascoltò avidamente, ammirata. Era una faccenda completamente fuori legge, questo era chiaro, ma non faceva male a nessuno; ora capiva la reticenza del ragazzo.
- Non vi facevo così bravi. – commentò.
- Siamo sbruffoni, - concesse Sirius, - ma con cognizione di causa.
- E gli altri?
- Gli altri cosa?
- Tu sei un cane, gli altri che animali sono?
- James è un cervo con il più grande palco di corna mai visto – Sirius si concesse una risatina, - Peter è un topo e Remus… - pensò velocemente a qualcosa non troppo lontano dalla verità – un lupo.
- Oh. – disse la ragazza, pensierosa. – E’ per questo che usate tra di voi quei nomignoli strani?
- Già. – rispose. A Black sembrò quasi di vedere gli ingranaggi di Cornelia in preda ad un’attività straordinaria. La cosa non gli piaceva; spesso era troppo intuitiva e curiosa. Doveva imparare a rispettare dei limiti. Ma lui, dopotutto, aveva il coltello dalla parte del manico: sapeva come distrarla, e oltretutto aveva anche un certo affare in sospeso dalla gita di Hogsmeade. Ci volle meno di un minuto per farle dimenticare il tarlo dei suoi pensieri, grazie alla tecnica del “buttarsi a peso morto su una giovane vittima indifesa”. La paura tendeva sempre a rendere le ragazze particolarmente bisognose d’affetto, se si sapeva cogliere l’occasione. Arrivarono al castello giusto per l’ora di cena, entrambi avevano la divisa curiosamente sporca di erba e terra.
Nel si sentì un po’ in colpa con il senno di poi: con tutto quello che stava succedendo nel mondo magico era stato assolutamente avventato seguire Sirius in quel modo; però non le era successo nulla di male, nonostante quei brevi momenti di terrore, a parte l’avere a che fare con Black medesimo.
Quello sì che lo si poteva definire addestramento per il peggio, pensò sorridendo.
- Sei reduce da una gita fuori porta? – chiese distrattamente Remus lanciando una significativa occhiata alla divisa dell’amico. – James, dobbiamo portarlo a passeggio più spesso.
- Remus, tu dovresti essere quello serio. – pigolò Sirius, afflosciandosi su una poltrona. - E io sono il tuo fedele amico fraterno. Confidati con il buon vecchio Ramoso. – disse Potter, gaudente, cercando di imitare il modo di fare dell’amico.
- Sono così insopportabile? – chiese rivolto agli amici.
- Be’… - iniziò Remus – Affettuosamente ma…
- Sì. – risposero Lily e Peter, seppur con aria incoraggiante.
- Evviva. – borbottò Sirius, sprofondando ancora di più: ancora un po’ e si sarebbe ritrovato sotto il tavolo dei compiti, tra le pergamene gettate dai suoi amici.
- Che è successo? – chiese James - Da quello che vedo pensavo che Felpato fosse andato a farsi una bella e salutare scampagnata in compagnia.
- Infatti. – rispose Sirius, lugubre, prima di proseguire. Era il caso di mettere subito al corrente i Malandrini sulla piccola diffusione della loro particolarità. Temeva che non l’avrebbero presa bene, ma quella iena non gli aveva lasciato poi molta scelta. – Ma ho dovuto dire a Nel che siamo Animagi.
- Cosa? – squittì Peter con voce insolitamente alta. James, che si già preparato una serie di scherzose domande sulla sua aria afflitta, che stranamente si accoppiava al fatto che lui fosse in compagnia, sgranò gli occhi.
Remus posò lo sguardo su Sirius in attesa del seguito. – Da quando sei così chiacchierone?
- Mi spiace, ma quella specie di mostro sotto mentire spoglie ha un buon udito e una memoria ferrea. – in breve Sirius spiegò i motivi per cui si era reso necessario parlare, nonostante le sue reticenze.
- Accidenti. – commentò Potter. – Quella è un genio del male.
- Dovevi trovartene una meno complicata. – considerò Lily. – In effetti ultimamente siete stati un po’ troppo sicuri di voi. Probabilmente è colpa mia.
Era vero, considerò Sirius, mentre Ramoso si lanciava in un’appassionata difesa della sua dolce metà. La sua presenza li aveva resi meno cauti, parlavano a voce troppo alta e senza preoccuparsi di chi stava loro intorno. Ma non aveva più voglia di prendersela con lei; non aveva fatto nulla di male.
- Potevi mentire. – disse Peter, brusco. – Non era necessario che anche lei lo sapesse. – d’accordo, per Lily avevano fatto un’eccezione, ma non si poteva dirlo a tutte le ragazze che Sirius frequentava; se continuava così a giugno lo avrebbero saputo tutti. Era una cosa fra loro.
Sirius non gi diede retta, preoccupato dalla reazione di Remus. Non aveva ancora aperto bocca.
- Be’… - esordì, catalizzando in un attimo l’attenzione degli altri. – Non che avessi molta scelta, se le cose stanno come dici. E il preside non ci ha ancora convocato. Quindi devi averla terrorizzata abbastanza, nella foresta.
Sirius preferì non puntualizzare il fatto che non l’avesse solo spaventata, non propriamente, ecco: era servito allo scopo di distrarla, e tanto bastava. – Ma? Sento che sta per arrivare la mazzata, ora.
- Di me che hai detto?
- Non le avrai detto che…
- Dai, Peter, ragiona. Secondo te vado a dire alla prima capitata che Remus è un lupo mannaro? Di questi tempi poi? – sbottò Black con voce bassissima. – Ho detto che come animale ti trasformi in un lupo, tutto qua. Abbiamo dei nomignoli talmente strambi che non farà obiezioni.
- Buon per lei. – convenne Lupin, sospirando. Era bello sapere che, dopotutto, ci si poteva fidare degli amici. Peter non sembrava affatto d’accordo, e continuò a farlo presente fino all’ora di andare a dormire. Gli altri Malandrini lo lasciarono sfogare, e Sirius si guardò bene dal controbattere: non aveva intenzione di mettere nuovamente alla prova la pazienza del prossimo. Se non altro James e Remus avevano capito la situazione, e si erano comportati di conseguenza.
- Se la McGranitt ci viene a svegliare nel cuore della notte per sbatterci fuori da Hogwarts io l’accoppo! – disse Minus a mo’ di buonanotte, tra le risate degli altri. Le sue minacce non erano mai molto credibili.
Infatti, quando la mattina dopo si accorse che era tutto tranquillo, seppellì l’ascia di guerra. Certo che la vita era parecchio complicata, considerò Black.



Note e ringraziamenti:

Fleacartasi: la nostra piccola adorabile Nel è un genio a suo modo, e ottiene quasi sempre quello che vuole... grazie per aver commentato!
nian nian: spero che la suspence sia stata adeguatamente appagata! Fammi sapere se Nel ti piace anche qui, oltre a quando fa la svenevole!
Meissa: tranquilla, l'espressione non suona affatto male, anzi, rende benissimo l'idea! Sirius e Regulus si disprezzano profondamente, ma sotto sotto penso che sentano la mancanza l'uno dell'altro. Hanno scelto vite diverse, e ne sono ben consapevoli. Nel va dove vuole lei, e io non ho alcun potere decisionale, prova a invitarla e vedi che ti risponde XD. Sono felice che ti piaccia, cmq. James lasciamolo a Lily, ecco. La suspence è finita e perdonami per l'attesa dovuta alle vacanze. Grazie per i complimenti e per la splendida recensione.

A tutti i lettori silenziosi e alle deliziose persone che hanno messo la storia tra i preferiti: Alla prossima!

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Capitolo 31
*** Capitolo ventinove: notizie Babbane ***


Note:Capitolo di pausa, forse un po' più serio dei precedenti, ma la guerra c'è, e trapela anche nella gabbia dorata che è Hogwarts. E' importante che i ragazzi siano consapevoli, ed era importante mostrarlo, vista la scelta che faranno i Malandrini di cui a poco. Spero vi piaccia



Capitolo ventinove: notizie Babbane

Cornelia sentì molte risatine quando fece rientro nel dormitorio, ma preferì non farci caso facendo sparire la divisa inutilizzabile e lanciandosi a tutta velocità sotto la prima doccia disponibile. Quando un gettò gelido le piombò sulla testa, segno che l’acqua calda sarebbe arrivata non prima di qualche minuto, invidiò lo status di Prefetto di Ludovine, e la conseguente possibilità di usare quei bagni da lei descritti come i giardini dell’Eden.
Il suo ragazzo Roger, a sua volta prefetto, l’aveva consolata dicendo, molto più prosaicamente, che erano solo immensi vasconi pieni di acqua schiumosa. Ora come ora, si sarebbe accontentata, pensò, mentre l’acqua, finalmente bollente, rischiava di ustionarla. Maledette vecchie tubature.
Quando fu finalmente al riparo delle chiacchiere delle altre ragazze, ovvero quando Bonnie e Ina smisero di ridacchiare sommessamente dai loro letti, ripensò a quello che era successo quel pomeriggio. Per quanto assurda, incredibile, demente e un'altra mezza dozzina di aggettivi simili, fosse la spiegazione che aveva ricevuto, era sensata. Quasi se li immaginava, quei quattro idioti, scorrazzare per il parco e dintorni sotto forma animale. Doveva essere una bella fatica, per Minus, stare dietro a quei tre giganti: il suo animale non era granchè, dopotutto. Non tanto per la difficoltà in sé, perché lei non sarebbe stata capace nemmeno di tentare un’impresa simile, ma per… praticità. Chissà poi perché Remus aveva scelto il lupo, come animale, sembrava così poco adatto a lui. Il mondo era bello perché era vario, pensò, prima di addormentarsi.
Il sole splendente della mattina la svegliò piuttosto bruscamente, e ci mise diversi minuti prima di essere in grado di articolare un pensiero coerente. Nel si preparò come un automa, senza nemmeno prendersi la briga di guardarsi allo specchio: sapeva che avrebbe visto solo un riflesso vergognosamente somigliante ad uno zombie, tanto valeva soprassedere. Si accodò alla schiere di vocianti amiche e le seguì docilmente verso la Sala Grande. Magari immergendo la faccia nel piatto con uova e bacon avrebbe potuto sperare di svegliarsi: il massimo sarebbe stato annaffiarla con il succo di zucca; era certa che Conrad sarebbe stato deliziato dall’idea di venirle in aiuto e contribuire alla sua causa.
Quando si trovò improvvisamente davanti Sirius Black si convinse di aver sbagliato tavolo: ma, allora, perché tutte le sue amiche erano comodamente sedute?
- Che diavolo ci fai qui? – chiese con evidente sorpresa, una volta resasi conto che non era lei ad aver sbagliato, ma lui. Aveva un ghigno terribilmente inquietate. Non è che poteva tornarsene a dormire con Bianconiglio?
- Buongiorno dolci donzelle. – salutò Sirius – Dormito bene? – chiese poi rivolto a Nel, che lo fissava alquanto allibita.
Non solo le sue amiche ridacchiavano come idiote, ma perfino Connie si era avvicinata per godersi la scena. Conrad e Nick si nascondevano dietro al giornale. Era giunto il momento di rimettere in moto i suoi neuroni.
- Dovrebbe esserci solo una dolce donzella, per te. – rispose lei, velenosa.
Black trattenne una risata compiaciuta; non c’era niente di più divertente al mondo che farla ingelosire. Ma proprio nulla.
- Non posso salutare le tue amiche? – domandò mentre Bonnie, Cleo, Ina e Lu bisbigliavano oscenamente. Il povero Roger era consolato da Nick e altri: era evidente che per la sua ragazza era più piacevole dare retta alle schermaglie di Sirius e Nel che a lui. – Non posso farci nulla se sono delle splendide amiche, no? E, dopotutto, non posso farci nulla nemmeno se mi hanno dotato della vista. – aggiunse, mentre vedeva che lei stava pericolosamente inarcando un sopracciglio. – E poi tu non sei mai dolce.
- Possiamo accecarti. – disse lei, passando di colpo al pluralis maiestatis, giusto per darsi un tono. – Tempero la bacchetta? – aggiunse con calma olimpica. Era così pacata che a Sirius ricordò il suo amico Remus. E quando Lunastorta faceva così diventava pericoloso.
- Non ti fa bene frequentare certa gente. – rispose, quasi serio.
- Già. Ora che ci penso tu sei il primo della lista, categoria “cattive compagnie”. I casi sono due: o ci diciamo addio o conveniamo che ormai io sono senza speranza.
- Sei dannatamente senza speranza. – fece notare Black, tra le risate generali. Un attimo dopo diversi gufi planarono nella Sala Grande, per la giornaliera consegna della posta. Quasi tutti i poveri pennuti portavano con sé voluminose copie della Gazzetta del Profeta: Dike portava con sé una quantità di carta improponibile. Sembrava affaticata, e infatti planò con poca grazia a due centimetri dal piatto di Conrad.
- Mamma ha paura che non leggiamo abbastanza? – domandò questi, sfogliando l’enorme plico appena ricevuto.
- La Gazzetta non dice nulla di interessante. – commentò Ludovine, sfogliandola velocemente. – Dopotutto, se possono permettersi di sprecare due pagine per il Ritrovato di Nonna Acetonella è evidente che non sta succedendo nulla di che, là fuori. Non succede niente da mesi, a quanto pare. – aggiunse chiudendo il viso gioioso di un’attempata strega e piegando la sua copia. Era strano che non ci fossero notizie degne di nota, dato che fino a quell’inverno la cronaca nera aveva sempre finito per occupare metà giornale.
- Mmm, io non ne sono sicuro. Guarda qua, Nel. – disse Conrad spingendo un giornale verso la sorella. La ragazza notò con sorpresa che si trattava del Guardian.
- Che cos’è? Sbaglio o è difettoso, queste foto sono così statiche!
- No, è che è un giornale babbano. – rispose l’interessata distrattamente, notando che Sirius aveva allungato la testa per vedere.
- Oh. – commento Cleo, sorpresa. Era la prima volta che ne vedeva uno.
- Guarda il biglietto. “Leggete a pagina dieci”. – lesse Black, indicando un pezzetto di carta fissato con una graffetta. Cornelia riconobbe la calligrafia di sua madre.
La ragazza sfogliò velocemente il giornale, giungendo alla fatidica pagina dieci. Un titolo era stato evidenziato.
- Leggi ad alta voce, sottosopra non riesco a decifrarlo. – chiese Nick, l’amico di Conrad.
- “Ancora nessuna chiarezza da parte della scientifica: ignote le cause di morte della famiglia Lloyd.” – seguiva un dettagliato articolo sulla misteriosa vicenda di questa famiglia, i cui componenti, cinque in tutto, genitori, nonna e due bambini, erano stati trovarti morti nella loro casa di Manchester circa due settimane prima. Nemmeno l’autopsia sembrava aver messo luce su quello strano caso; sembravano morti tutti per improvviso arresto cardiaco. Nessuna fuga di gas, niente sostanze tossiche. Sembravano semplicemente decedute. Cornelia faticò parecchio a spiegare termini decisamente babbani come “polizia scientifica”, “autopsia”, “referto medico”: a tutti però era chiaro che non si trattava di una cosa normale.
- Sembrerebbe opera di Maledizioni Senza Perdono. – disse Cleo, cupa.
- Tu credi?
- Non si spiega altrimenti, Lu. – disse Conrad. – Un bambino di sette anni non muore improvvisamente e senza alcuna ragione.
- A che scopo sterminare una famiglia? – domandò Nel ad alta voce.
- Incutere paura. – rispose Sirius. – Sanno che i babbani tendono al panico, una volta tolte loro certe sicurezze. Si divertono a vederli spaesati, li considerano come animali e vogliono vederli braccati.
Per una qualche ragione il tavolo dei Serpeverde esplose in una fragorosa risata. Non era certamente legato a quello di cui loro stavano discutendo, ma sentirono un brivido scuotere le loro schiene. Si stava facendo tardi quindi tutti, di malavoglia, si alzarono per trascinarsi a lezione. L’umore non era dei migliori: Nel, conscia di stare per affrontare due ora di Storia della Magia, agguantò il Guardian, e lo lesse per conto suo.
Diverse altre notizie erano state segnate, nelle pagine successive; nessuna era eclatante quanto la strage di quella famiglia, ma c’erano piccole stranezze, piccoli eventi che solo qualcuno a conoscenza del mondo magico poteva notare. Gente, anche di un certo spessore politico, che si comportava in maniera strana, facendo dichiarazioni piuttosto bizzarre, curiose migrazioni di animali fuori stagione, evidentemente sfrattate da creature poco raccomandabili. E in mezzo a tutto quello Nel si chiedeva perché avrebbe dovuto interessarle il Concilio dei Folletti Gallesi riuniti del 1497.
A Sirius, più che la notizia in sé, era rimasta in testa l’inopportuna risata del tavolo verde e argento. Aveva come la sensazione che anche se avessero effettivamente letto una cosa del genere, ne avrebbero trovato il lato comico. Dopotutto erano loro a prendere di mira i Mezzosangue con scherzi di dubbio gusto, sperimentando Magia Nera e rimanendo sostanzialmente impuniti, poiché i genitori minimizzavano la questione, trovandola spesso divertente. Casa Black era stata tra le prime ad inaugurare questo bel clima di “purismo”, tema entusiasticamente abbracciato da Regulus. In effetti la Casa di Salazar Serpeverde sembrava essere diventato un centro pieno di nuove leve per quell’esercito di militanti che cominciavano a farsi chiamare Mangiamorte.
- Gran brutta storia. – commentò Remus, mentre uscivano da Divinazione, dopo che Black aveva raccontato loro quello che aveva appreso a lezione.
- Paciock ha ragione a dire di voler intraprendere la carriera Auror, è quello che voglio fare anche io, non appena uscito di qui. – disse James, convinto. Era l’unica cosa sensata da fare, in un momento del genere. Non si poteva certo stare con la paura addosso, dopotutto, lo vedeva anche lui: a Hogsmeade si cercava di vivere normalmente, ma gli abitanti sparivano al tramonto, terrorizzati.
- Però vedi, nemmeno il Ministero fa qualcosa di concreto. – intervenne Sirius, - Lo leggi il giornale, no? Minimizza i fatti, dice che il comportamento di certe persone è “fenomeno marginale nella società magica, e di nessuna efficacia a livello sociale”, come ha scritto il vicedirettore della Gazzetta, solo la settimana scorsa. Che possono fare, gli Auror, se è il Ministero stesso a dire che va tutto bene?
- E che scelta c’è? – chiese Peter, mentre rientravano in Sala Comune.
- La scelta c’è sempre. – rispose James, mentre posava i libri. – Se possiamo battere quegli idioti boriosi a Quidditch, possiamo farlo in qualsiasi modo. – aggiunse, riferendosi all’ultima partita.
La discussione, come sempre, finì in risata. Tornarono a parlare di questioni serie con la Evans. Sirius sapeva, anche se suo fratello non l’avrebbe mai ammesso, che James teneva particolarmente alla sua opinione, essendo figlia di babbani. Lei, più di tanti altri, doveva avvertire quei sinistri cambiamenti nell’aria. E così era. Lily non riusciva a credere come si potesse dar credito a scemenze sulla purezza del sangue come queste: la fine della sua amicizia con Mocciosus doveva averla ferita più di quanto non sembrasse.
Dimostrava ogni giorno di non essere una strega di serie b, Black cominciava a capire perché a Ramoso piacesse tanto.


Grazie mille alle 33 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti! Io attendo sempre i vostri commenti!!!

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Capitolo 32
*** Capitolo trenta: Cullen Longman e il viscidume ***


Note: Bene, come potete intuire dal titolo di questo capitolo, cambiamo completamente argomento, rispetto a prima, e torniamo dal nostro adorabile amico Cullen. Credevate che mi fossi dimenticata di lui? Nel sì, probabilmente, ma io no... XD



Capitolo trenta: Cullen Longman e il viscidume

Se fuori Hogwarts il mondo sembrava sul punto di collassare senza che il Ministero muovesse un dito, all’interno del castello la vita continuava serena, consumandosi in tranquilli drammi esistenziali e piccoli isterismi in previsione degli esami. La rivalità tra Serpeverde e Grifondoro, dopo la clamorosa vittoria di quest’ultima nella recente partita di Quidditch, era più forte che mai, e si vedeva. Le clessidre posizionate nell’atrio della scuola avevano vita movimentata: rubini e smeraldi andavano e venivano in grande quantità. I professori, ma soprattutto i prefetti si davano un gran da fare. Cullen Longman era diventato presto uno dei più ligi esecutori del decalogo del prefetto modello, non fosse altro perché toglieva punti in continuazione, mostrando una rigidità di condotta che aveva del sovraumano.
C’era da dire che gran parte di questo suo dubbio successo era dovuto al fatto che lui, seguendo il consiglio di altri colleghi più grandi, si appostava spesso all’uscita della biblioteca, pronto a cogliere in flagrante chi violava il coprifuoco. Diversamente da quello che si può pensare erano ben poche le vittime tra i Corvonero: avevano sì una gran passione per lo studio e una mania di perfezione e di eccellenza scolastica, ma in genere rispettavano le regole. Erano quindi altri a subire questo trattamento, e, nemmeno a farlo apposta, il gusto di punire un Serpeverde ritardatario era inimmaginabile.
Tutto questo aveva reso Longman particolarmente gradito ai suoi compagni di Casa, non notando che questo suo comportamento dava il via a piccole ripicche e vendette che definire infinite era limitativo.
I Caposcuola Evans e Potter tentarono un paio di volte di dissuaderlo, ma senza troppo successo. Cullen, per quanto idiota, sapeva il fatto suo. Alla Evans aveva risposto che far rispettare le regole non era un reato, costringendo la povera ragazza alla resa per mancanza di argomenti per cui controbattere. Al capitano Potter aveva semplicemente detto, alzando le spalle, che se questo faceva arrabbiare un paio di idioti del tavolo verde e argento non c’era nulla di male, costringendo James a dargli praticamente ragione.
- Stai perdendo colpi, Ramoso. – aveva commentato Remus quella sera, riguardo alla disfatta dei due.
Sirius aveva preferito non infierire: era umiliante farsi fare una lezione di vita da un vermicolo, ma contava sul fatto che Nel gli avrebbe presto dato una lezione, o l’avrebbe fatto lui. Poiché Longman aveva l’elasticità mentale di un muro, aveva continuato a dare il tormento alla giovane Lethifold, che generalmente rispondeva per le rime o scansandolo a gomitate. Almeno cinquanta dei punti mancanti ai Corvonero erano dovuti a questo suo atteggiamento, con grande scorno della ragazza. Sulle prime Black aveva trovato la faccenda piuttosto divertente, ma quando la sua piccola tresca era divenuta pubblica aveva notato che l’idiota prefetto tentava di dare noia anche a lui. Come se un pivello avesse potuto metterlo nel sacco.
Se Sirius era leggermente infastidito, Cornelia era sul punto di un crollo nervoso. Non che la cosa rappresentasse una novità di per sé; andava in crisi facilmente quando la gente, ovverosia amici, fratelli, ragazzo, amici del ragazzo e financo coniglio di compagnia, le stava troppo addosso. L’idea che qualcuno non vedesse l’ora di togliere dei punti alla sua casa solo per antipatia personale la mandava semplicemente fuori dai gangheri.
- Sto per esplodere. – aveva affermato una sera in sala comune, all’ennesimo tiro mancino tiratole da Cullen. Come tutti gli scocciatori aveva la capacità di trovarsi nel luogo giusto al momento giusto.
- Quanti punti? – chiese Bonnie, sbadigliando.
- Cinque, spero tanto di poterli recuperare domani ad Antiche Rune. – rispose la ragazza, sconsolata.
Infatti, vedendo le frequenza con cui veniva punita per qualsiasi inezia, aveva cominciato a recuperarli il più possibile a lezione. Questo, naturalmente, significava sgobbare sui libri più del dovuto, ma il suo senso di colpa faceva miracoli. Si ritrovò più volte a maledire il suo senso del dovere. In quei mesi Nel aveva pensato spesso al suo libro preferito “Torture e fatture medievali”, ma ora le sembrava un progetto quanto mai lontano nel tempo, anche perché quel libro non era più a portata di mano. La bibliotecaria, Irma Pince, l’aveva minacciata quasi con la forza di restituirglielo, dopo ben due mesi. Nel si era chiesta perché tanta insistenza: era un libro che non chiedeva mai nessuno. Così ora si limitava a rimirarlo da lontano, ogni volta che passava di là. Siccome la Pince aveva citato Mastro Gazza aveva deciso di non rischiare, e di non riprenderlo più in mano per un bel pezzo.
Di conseguenza era a corto di spunti per torturare il prossimo. Quel libro le aveva dato un sacco di belle idee, ma erano tutte poco praticabili, soprattutto se voleva rimanere a scuola; aveva come il sentore che a casa non avrebbero affatto gradito una lettera d’espulsione. Così continuava a sopportare l’ingrata presenza in maniera più o meno decorosa, ma la goccia in grado di far traboccare il vaso era prossima a cadere.
Il mercoledì pomeriggio era sempre un giorno parecchio impegnativo per Corvonero e Grifondoro: avere Pozioni dopopranzo, quando in realtà vorresti semplicemente fare un pisolino, era sempre abbastanza traumatico.
Lo era doppiamente se questo significava condividere due ore di lezione con Longman.
- Pensi che ti lascerà mai in pace? – chiese Ina, mentre vedeva che il prefetto cercava di lanciare verso Nel i suoi occhi di rospo andati a male.
- Tu che ne pensi? – rispose sconsolata l’interessata, facendo evanescere i proiettili del suo nemico.
- Com’è che Sirius non fa niente? – chiese Ludovine – Che razza di cavaliere è?
- Uno di quelli che ride alle spalle di una donzella in difficoltà. – disse Nel, facendo ridere la sua compagna di banco. In effetti Black non era stato molto galante; poteva offrirle il suo aiuto. Cornelia, orgogliosa com’era, non l’avrebbe mai accettato, battendo i piedi e strillando che lei era capacissima di cavarsela da sola. Ma non avrebbe disdegnato una gentile offerta, l’avrebbe lusingata per un breve momento. Sirius però non sembrava molto gentiluomo, quando si trattava di lei.
- Ho proprio paura che dovrò arrangiarmi da sola.
- E come? – domandò Lu.
- Non ho mai abbastanza tempo per elaborare un piano decente, ogni suggerimento è gradito. – sospirò la ragazza, lasciando cadere nel calderone scaglie di Petardo Cinese. Poteva sempre, con la gentile intercessione di James Potter, liberare un bolide e sperare che lo colpisse accidentalmente. Ecco, quella sì che era un’ottima idea. Cornelia sorrise fra sé e sé, continuando a lavorare; dopotutto si trattava di rimediare ad una tremenda ingiustizia, lei non era cattiva, ma non aveva più intenzione di farsi perseguitare.
Tra un ingrediente disgustoso e l’altro, senza contare la soporifera voce di Lumacorno che copriva ogni suono nel sotterraneo, le ore passarono quasi piacevolmente. Nel non amava il persistente odore di muffa che si percepiva da quelle parti, e trovava inquietanti almeno la metà dei vasi pieni di strani liquidi mefitici e oggetti non identificati, ma il pensiero della vendetta la rendeva gioviale.
Uscì baldanzosa dalla classe, desiderosa di rivedere la luce del sole e delle corridoi un po’ luminosi, niente poteva disturbarla.
- Non si corre in corridoio, Lethifold. – la richiamò una voce, marcando volutamente sul suo cognome.
Effettivamente qualcuno in grado di mandarla fuori dai gangheri c’era, e non si trattava di Black.
- Non stavo correndo. – disse semplicemente, senza fermarsi.
- E’ la tua parola contro la mia, e io sono un prefetto.
- Giusto, temo di non aver notato la corona che indossi di solito. Scusami, devo essere accecata dalla tua boria. – c’era un tempo per lo sdegnoso contegno e uno per il turpiloquio, considerò Nel.
- Nel… ricordati i punti che ti ha tolto l’altro ieri. – bisbigliò Ina, tentando di rabbonire l’amica. Ma alla ragazza non importava più: per quello che la riguardava poteva toglierne anche centoquaranta, avrebbe comunque risposto per le rime.
- Non mi piace il sarcasmo, Lethifold. – rispose Longman, senza scomporsi.
- Ed è un vero peccato. – forse Sirius aveva ragione quando la prendeva in giro e le diceva che non era normale che qualcuno volesse uscire con lei: Cullen ne era la prova vivente.
- Non vorrai far tardi in giro come al solito.
- No, decisamente no. Ci sono sempre persone pronte a punire chi non rispetta le regole, vero? – Come se i fatti suoi dovessero riguardarlo, pensò la ragazza, astiosa.
- Credo che dovrò toglierti… - cominciò a dire Cullen con estrema soddisfazione.
- Non provarci! – strillò la ragazza, causando un moto di curiosità tra diversi studenti, che si fermarono a guardare.
- Nel… - chiamò Ludovine, che ormai si sentiva in imbarazzo per lei. – Stai dando spettacolo.
- Chissenefrega, io non lo sopporto più! – sibilò in risposta.
L’alterco sembrava giunto ad un punto di stallo, il prefetto di Grifondoro si stava mettendo in ridicolo in pubblico, e la sua timida collega non era affatto di aiuto.
- Dovrò trascinarti dal preside. – disse il ragazzo, mentre la collega gli suggeriva a sua volta di non mettersi in mostra a quel modo.
- Provaci, dovrai trascinarmici a forza. – urlò Cornelia, consapevole del fatto che non sarebbe arrivato a tanto, o almeno così sperava. Parecchi ragazzi ormai incitavano l’uno o l’altra a fare del loro peggio.
Longman estrasse la bacchetta, più come sterile minaccia che altro; Nel era propensa a fare sul serio, invece. Lui non fece tempo ad aprire bocca che la ragazza già stava scagliando il suo incantesimo.
- Mangialumache! – urlò con tutta la sua forza. Cullen sgranò gli occhi, colpito in pieno. Fece per parlare, ma quando aprì la bocca fece solo uscire un viscido lumacotto grigio con tanto di bava. Molti dei presenti, schifati, approfittarono per dileguarsi e per andare in sala comune o a studiare da qualche parte, sentendo che il custode veniva a vedere la causa di quel chiasso.
Nel rimase un attimo immobile, con il braccio ancora teso, a fissare il suo nemico che, carponi, continuava a vomitare viscidume e lumache. Poi, resasi conto di quello che aveva appena fatto, si diede ad una rapida fuga. Aveva la sensazione che questo le sarebbe costato più dei cinque canonici punti che il prefetto di Grifondoro era solito sottrarle. Con quel pensiero in testa corse ancora più rapidamente, decisa a non farsi trovare. Non l’avrebbero catturata viva, mai.



Note e ringraziamenti:

lore91: ciao, felice di conoscere un'altra lettrice prima silenziosa! Mi fa davvero piacere che tu abbia volontariamente scelto di uscire allo scoperto XD. Dare personalità ai personaggi è tremendamente divertente, ed è un piacere sapere che il lavoro viene riconosciuto. Sirius è paracchio ammaliante di suo, non devo aggiungerci molto. Non sei la prima che si identifica in Nel, ma non vorrei che fosse unicamente per starsene comodamente nelle braccia del nostro malandrino XD. Grazie, alla prossima!

Lars Black: ciao e benvenuta su questi lidi, innanzitutto. Felicissima che tu abbia deciso di commentarmi. Anche a te, dico grazie per i complimenti sulla caratterizzaazione dei personaggi, perchè, effettivamente, ci tengo. Cornelia è un tipino mica da ridere, e sono davvero felice che attiri così tante simpatie (non succede altrettanto nell'accanito fanclub di Sirius, per dire XD). La sdolcinatezza non mi piace, quindi la tengo lontana più che posso! Spero che questo capitolo di sia piaciuto! Fammi sapere


Bene, ora non bisogna che scoprire cosa accadrà alla nostra piccola eroina. Riuscirà a salvarsi?

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Capitolo 33
*** Capitolo trentuno: dare spettacolo ***


Note: E' giunto il momento di scoprire se Nel è riuscita a farla franca o meno... ma, soprattutto, Sirius riuscirà a rendersi utile?


Capitolo trentuno: dare spettacolo

Scapicollarsi per il corridoio a quel modo fece ricordare a Nel del giorno in cui Sirius l’aveva trascinata per quattro piani come una furia; nonostante la rabbia e la frustrazione che aveva provato quel giorno, ora avrebbe voluto tanto essere trainata a quel modo, perché se non altro sarebbe fuggita molto più velocemente. Riuscì a non farsi fregare da una rampa di scale in movimento e raggiunse agilmente il primo piano; al secondo aveva già il fiatone e una voglia matta di accasciarsi da qualche parte e morire come un vecchio animale stanco. E tutto per colpa di uno stupido, idiota, troll di un prefetto. Mentre fuggiva poteva sentire le voci di parecchi ragazzi che sghignazzavano o che commentavano, schifati, l’evento; da parte sua Cornelia era nauseata da tutte quelle bavose lumache, presumibilmente Cullen le avrebbe vomitate per un po’. Non udendo immediatamente nessuna voce di professore si tranquillizzò un attimo, rallentando l’andatura; quando però sentì l’urlo di Gazza riprese a correre come se fosse inseguita dal diavolo in persona. Notò poi, tra i ragazzi che popolavano il corridoio, finalmente liberi dopo una lunga giornata, i Grifondoro all’uscita da Trasfigurazione: per la prima volta in vita sua considerò Sirius Black come un’ancora di salvezza. - Ti prego salvami, sono una fuggiasca. – balbettò, attaccandosi a lui come una creatura braccata e continuando a guardarsi intorno come un’anima in pena. A ben vedere sembrava una cozza saldamente incollata ad uno scoglio. Non doveva essere uno spettacolo edificante, pensò Black.
- Che è successo? – chiese Peter, dando voce alla perplessità di tutti i presenti.
- Sono ufficialmente una ricercata. – pigolò l’interessata facendosi piccola piccola per la vergogna e il terrore della punizione che le sarebbe certamente toccata. Hogwarts non era abbastanza grande per nasconderla fino alla fine dei tempi.
- Perché devi sempre portare il prossimo sulla cattiva strada, me lo spieghi? – interloquì Remus, con aria malandrina.
- Da quel che ne so quel ruolo spetta a te. – rispose tranquillamente Sirius, ricordando, con quella semplice allusione, che se lui era un cane era tutto merito del buon vecchio Lunastorta.
– Si può sapere che è successo?
- Ehm… - cominciò a borbottare Nel, rimanendo avvinghiata a Sirius in una maniera che a lui ricordava tanto sua cugina; non che gli dispiacesse troppo, in realtà. – Temo… temo di aver dato, ehm… diciamo spettacolo in corridoio.
- Che? Finalmente ho la gioia di vedere Sirius cornuto? – chiese James, scoppiando in una sonora risata. Sirius e Cornelia lo freddarono immediatamente con un’occhiata di biasimo. Nel si chiedeva come si potesse pensare ad una scemenza simile nel momento in cui la sua incolumità era appesa ad un filo. Black, nonostante un lieve irrigidimento iniziale, dovette trattenere un motto di scherno; la marmocchia Corvonero era un tipo rognoso da trattare, difficilmente avrebbe trovato qualcun altro con la sua pazienza e il suo spirito di sacrificio.
- Che intendi per spettacolo? – s’informò Remus, ora davvero incuriosito.
- Ha a che fare con il vostro prefetto. – spiegò, evasiva.
- Longman? – chiese Sirius. Nel annuì impercettibilmente.
- Lo sapevo che c’era una tresca! – sbottò Potter, mentre Lily, ridendo, cercava invano di zittirlo.
- A dire il vero ho avuto un violento scambio di battute… - la giovane si fermò, sentendo alcuni ragazzi che si facevano largo parlottando fra loro: “Hai visto che schifezza?”, “L’ha proprio sistemato per bene”, “Non vorrei essere nei suoi panni, poveraccio”.
- E… ? – chiese Sirius, alzando un sopracciglio. Aveva come il presentimento che “Quella lì” fosse esplosa in grande stile.
- Ha nuovamente cercato di togliermi dei punti adducendo motivazioni false e bislacche, non potevo certo permetterglielo.
- Ma è un prefetto. – disse Peter.
- Ma uno che si diverte a tormentare gli studenti. – convenne Lily, sospirando.
- Ho dovuto reagire, gli ho lanciato contro un Mangialumache. – ammise finalmente Cornelia, con un ghigno di sadica soddisfazione dipinto sul suo viso tondo.
Un secondo dopo Sirius era già scoppiato con la sua tipica risata tanto simile ad un latrato, sembrava veramente divertirsi un modo.
- Tu mi stai dicendo – iniziò, tentando invano di localizzare gli occhi scuri di Nel, che si stava rimpicciolendo ancora di più – che hai tenuto con te per mesi, portandotelo dietro come se si trattasse del tuo erede, un libro con le peggiori fatture e nefandezze possibili e immaginabili, e al momento di agire te ne esci con quello?
- Non è che sul momento io abbia avuto così tanto tempo per pensarci. – si difese Nel, ringhiando. – E poi è da un sacco di tempo che non mi avvicino più a quel libro.
- Perché? – domandò Remus.
- Perché l’ha tenuto per così tanto tempo che se lei ci si avvicina ancora la Pince le stacca una mano a morsi. – rise Sirius, scatenando l’ilarità generale del gruppetto.
- E’ un problema che riguarda anche questi due. – disse James indicando Lily e Remus, che negavano con convinzione.
- Io non mi sono mai fatto minacciare. – fece notare Lupin.
- Ma se l’anno scorso ti ha quasi cacciato fuori a pedate? – disse Peter.
- D’accordo, sono un disperato topo di biblioteca, infierite pure. – concesse Remus.
- Oh no. – lo interruppe Sirius – Qui abbiamo decisamente di meglio. E così pensavi di squagliartela, vero? – disse, rivolto a Nel. – Bel tentativo, ma ti è andata male, spiacente. Solo pochi hanno il privilegio di scamparla, e sei in presenza di entrambi i Caposcuola di Grifondoro, che, come è noto, sanno essere molto severi.
- Piantala, Felpato.
- Ci stai facendo passare per persone molto cattive. – sospirò Lily. Ok, forse lei un pochino la era, ma James…
- Sei quasi peggio di Pix. – disse James, rivolto a Nel. – Ma, dopotutto, se non sono mai riusciti ad espellere lui non penso che potranno con te.
- James, piantala di fare l’idiota, le prolunghi soltanto l’agonia. – come non detto, James era crudele, certe volte. – Nel, mi dispiace, tutti i presenti avrebbero voluto fare a Longman almeno una volta quello che tu hai fatto oggi, ma credo che una punizione ti tocchi. – disse Lily il più gentilmente possibile.
- Merlino, Lily Evans che parla in pubblico di vendetta; Ramoso, la tua pessima influenza non ha limiti. – rise Remus. – Stento a riconoscerti.
E mentre gli altri sdrammatizzavano l’accaduto, Nel pensava alla sua condanna, ormai prossima.
- Signorina Lethifold? Signorina Lethifold? La vedo perfettamente, non c’è alcun bisogno che si nasconda dietro il signor Black, le dispiacerebbe seguirmi nel mio ufficio?
Cornelia si voltò con aria terrorizzata, e così facendo potè vedere che il professor Vitious, il suo referente di Casa, stava avanzando per il corridoio a passettini. Era più che evidente che la stava cercando da diversi minuti.
Dal tono della sua voce non sembrava particolarmente arrabbiato o nervoso; Filius Vitious era una persona dall’aria particolarmente rassicurante, ed era difficile vederlo fuori dai gangheri, ma, al contempo, era difficile immaginare cosa passasse per quella sua testa canuta.
- Arrivo. – disse, cercando di trovare il coraggio di staccarsi da Black. Sirius le venne prontamente in aiuto, dandole una delle sue solite spinte, e Nel per poco non rischiò di franare addosso al piccolo professore di Incantesimi. Gli altri ragazzi trattennero una risata, ma mentre cercava di non cadere li vide anche augurarle silenziosamente un “in bocca al lupo”; ricambiò il gesto con un sorriso sghembo.
- Credete che ne uscirà viva? – chiese Lily.
- Be’, Vitious non è famoso per essere cattivo, poteva andarle peggio, se la caverà. Quello che sta veramente male ora è il nostro beneamato prefetto. – rispose Remus, per nulla dispiaciuto per la sorte di Longman.
- Non stare in pensiero, te la restituiranno quasi intera. – disse James per consolare Sirius.
- Non sono affatto preoccupato, io.
- Bugiardo. – sibilò Remus con aria malandrina. Black ora avere un’ottima ragione per odiarlo: la gente sincera e saggia poteva essere altamente irritante.
- Ho fame. – proruppe Peter, cominciando ad avviarsi verso la Sala Grande per un rilassante tè; gli altri lo seguirono senza fiatare, anche perché in corridoio non c’era proprio altro da fare.

***

Raggiungere l’ufficio di Vitious per Cornelia rappresentò una vera e propria tortura. La brevissima falcata del professore, dovuta alla bassa statura del mago, costringeva la ragazza a procedere a passettini, perché mai si sarebbe permessa di passargli oltre, anche se sapeva perfettamente dove si trovava il suo ufficio. Quando entrarono nell’accogliente studio del professor Vitious alla ragazza mancò un battito, Minerva McGranitt li stava aspettando.
- Ho recuperato la signorina Lethifold in corridoio, come sta Longman?
- E’ riuscito a trascinarsi in Infermeria, ma sta ancora parecchio male. – Nel notò lo sguardo severo della strega trapassarla da parte a parte, come se le stesse facendo una radiografia. – Madama Chips dice che ne avrà per ore, l’Incantesimo era davvero potente.
- Fortunatamente non avrà grosse conseguenze, se non una pessima nottata. – rispose Filius, la McGranitt annuì rigidamente.
- Dieci punti in meno a Corvonero per il suo comportamento sono il minimo, signorina Lethifold, per la punizione lascio decidere al suo referente di Casa. – sentenziò la strega, prima di accomiatarsi.
La giovane sospirò: meglio dieci punti ora che settanta dilazionati per il vergognoso comportamento dello stupido prefetto. Il fatto che la professoressa di Trasfigurazione se ne fosse appena andata l’aveva rassicurata, seppur di poco.
- Siediti, Cornelia, dobbiamo fare due chiacchiere. – l’invitò il mago, arrampicandosi sulla pila di libri posizionata sul sedile, di modo che potesse vedere oltre il piano di legno della scrivania. La ragazza obbedì.
- Trovo strano un comportamento del genere da parte tua; in cinque anni non mi hai mai dato problemi prima di oggi. – Vitious fece una pausa, osservando attentamente la sua studentessa. – Di certo non mi sarei mai aspettato un attacco contro un prefetto.
- Mi dispiace, professore.
- Hai creato un bel macello nei sotterranei: il signor Longman si è dovuto trascinare in Infermeria, i corridoi sono praticamente impraticabili.
Qui Cornelia dovette trattenere un sorriso: di certo, se non per la punizione che sarebbe presto seguita, non si pentiva di quello che aveva fatto. Sapere poi che Cullen avrebbe vomitato per quasi tutta la notte era un pacchia. – Non era mia intenzione, è stato come un duello scappato di mano. – pigolò, sapendo che il suo professore era stato un esperto duellante, in giovinezza.
- Sembra incredibile, ma ricordo gli ardimenti della gioventù. – ammise il mago. – Ma sono perfettamente d’accordo con Minerva; dieci punti non sono sufficienti. Argus ha già sistemato parte dei sotterranei, ma i corridoi necessitano di una rassettata. La tua punizione consisterà nel pulire il tutto senza magia.
Nel gemette: toccare quelle schifose, orrende cose mollicce non le piaceva per niente.
- Ti consiglio di cominciare subito, o Argus si lamenterà oltre ogni dire. Dovrai poi portare quello che raccoglierai al professor Lumacorno, le vuole per la sua dispensa di ingredienti. Non le era andata poi così male, pensò la Corvonero uscendo dall’ufficio; Vitious era una persona ragionevole e gentile, si era reso conto che quella non era altro che una ragazzata dovuta alla rabbia, ma era comunque lei quella che doveva raccogliere invertebrati sul pavimento.
- Che schifo. – sospirò affranta.


Note e ringraziamenti:

Lars Black: il tuo nick mi aveva fatto intuire che Sirius fosse il tuo preferito! Felice che Nel incontri la tua approvazione, lei ci tiene molto! Eh sì, è testarda, cocciuta, irriverente e sa tener testa a Sirius, un vero peperino! Spero che anche questo capitolo di sia piaciuto, grazie mille del commento!

luxy2: ciao e benvenuta tra noi! Felice di sentire che Nel piace anche a te! Davvero, ormai dà del filo da torcere a Sirius stesso, che non è certo un agnellino, povero ragazzo! Il titolo, mi chiedi? Non ha particolare significato, me l'ha suggerito un'amica e mi piaceva il suono. Come dico nelle note del prologo fa il verso al libro di Mark Haddon, tutto qui. Grazie per averla messa fra i preferiti!

Mirwen: che piacere risentirti! Sono davvero felice che questi capitoli che ti eri persa ti siano piaciuti! Meno male che non ti ho deluso con il Quidditch, mi ero preoccupata XD. Abbasso il Vermicolo, e, tranquilla, lo rivedrai tra poco vomitare lumache!


Ci vediamo al prossimo capitolo, una specie di paradiso di lumache, temo XD
Posso anticiparvi il titolo, comunque: secchi alla mano!
Commentate, gente, commentate

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Capitolo 34
*** Capitolo trentadue: secchi alla mano ***


Note: Ebbene, è giunto il momento che venga mostrata la punizione di Nel: vi avverto, fa effettivamente un po' schifo per chi non ama gli invertebrati bavosi, per il resto buon divertimento. Sirius darà il peggio di sè, non temete.


Capitolo trentadue: secchi alla mano

Il percorso che portava dai sotterranei all’Infermeria sembrò a Nel insolitamente lungo e disastrato: non vedeva altro che una scia di lumache a perdita d’occhio. Sospirando agguantò il secchio e la spugna Assorbitutto (articolo vincente nei prodotti di pulizia, perché, come citava lo slogan: “Raccoglie anche tre chili di guano di gufo senza dover essere risciacquata”) che l’inquietante Gazza le aveva dato e si avviò verso il luogo del misfatto. Beh, il custode poteva anche dire di aver pulito, e di lumache non se ne avvistavano, ma la bava appiccicosa era un po’ ovunque; senza contare che, inoltre, il tipico odore di muffa era più persistente che mai. Cornelia temette di vomitare a sua volta, ma, sospirando, si mise al lavoro.

Nella Sala Comune di Corvonero, invece, le amiche di Nel stavano mettendo al corrente Conrad delle ultime novità.
- Dovevi vederla, aveva ormai intorno un capannello di persone mentre trattava Cullen a pesci in faccia. – disse Ludovine, tutta concitata.
- Circe, sembrava una Banshee inferocita, - disse Cleopatra, usando una metafora alquanto colorita, se si aveva la sfortuna di aver visto per davvero una Banshee – quando poi si è messa a urlare per non farsi togliere dei punti!
- E quel mangialumache! – trillarono in coro Ina e Bonnie.
- Senza contare che poi se l’è data a gambe come un fulmine. – S’inserì nel discorso Roger, anche lui partecipe spettatore dell’evento. - Non l’ho mai vista correre tanto.
Conrad nel frattempo se la rideva di gusto. Sapeva bene che sua sorella era pericolosa, quando raggiungeva il limite della sopportazione: portava ancora i segni di certi morsi che lei gli aveva dato quando aveva sei, sette anni. – Peccato non esserci stato.
- Ma che fine ha fatto ora? – s’informò Nick.
- Non ne ho idea. – risposero i presenti. – Ma sicuramente si è fatta beccare. – disse Roger. – Dubito che sia riuscita a farla franca.
- Comunque ora Nel si è fatta un nome.
- Ho sentito dire che Vitious l’ha punita personalmente. – disse uno degli amici di Conrad che era lì a portata d’orecchio. – Dicono che le abbia detto di raccogliere a mano tutte quelle lumache.
- Che orrore. – commentarono tutti, pensando alla disgustosa scena.

In quella di Grifondoro, più o meno nello stesso momento, si discuteva nel medesimo evento: decisamente era la cosa più interessante successa nel corso della giornata.
- Ma voi avete visto che è successo? – chiese Christine ai Malandrini.
- Purtroppo no, abbiamo solo visto Cornelia, terrorizzata, darsi alla fuga e i commenti schifati della classe di Pozioni. Lo spettacolo deve essere stato veramente disgustoso. – rispose Remus, sorridendo.
- Terrorizzata? – chiese Alice.
- Sì, credo che le stessero tremando le gambe, la poverina non c’è abituata. – rispose Sirius ridendo.
- Oh be’, non arriverà mai ai nostri livelli. – fece notare James, in preda ad uno dei suoi soliti attacchi di boria.
- Glielo auguro. – rispose Remus con sincerità.
- Cullen sta veramente vomitando lumache da almeno un’ora? – domandò Karyn – deve essere uno spettacolo grandioso.
- Questo è crudele. – proruppe Lily.
- Ma è di tale soddisfazione! Magari questo gli servirà di lezione. – insistette Frank, mentre gli altri scoppiavano a ridere.
- Ora che mi ci fai pensare è il caso che io vada a vedere se Nel è morta di paura. – disse Sirius alzandosi.
- Oh, ma come sei premuroso, Sirius. – lo derise James.
- Fottiti Ramoso. – suggerì Black, uscendo.
- Non mancherò. – fu la risposta di Potter, mentre Lily gli assestava una gomitata in pieno petto, che Sirius supponeva fosse alquanto dolorosa. L’ultima cosa che vide furono Peter e Karyn sul punto di cadere dalle poltrone.
Per Black fu assai facile trovare “Quella lì”: arrivato al pian terreno gli fu sufficiente seguire la scia bavosa, in direzione dell’aula di Pozioni. Cornelia stava raccogliendo, una dopo l’altra, enormi lumache dai colori e le forme più improbabili.
- Ciao piccola Cenerentola, non vai al gran ballo stasera? – esordì, scompigliandole la chioma riccia. Nel aveva sì i capelli corti, ma non abbastanza da non finirle negli occhi dopo lo speciale trattamento di Sirius, e in più aveva le mani sporche di bava. Decisamente questo non la stava mettendo di buon umore.
- Che ne sai tu di Cenerentola?
- Non sei la prima non Purosangue che ho il piacere di frequentare, sai? – rispose con supponenza – Anzi, direi che sei solo l’ultima di una lunga lista.
- Devi rimanere qui per forza? – chiese lei, alzando appena la testa.
- E perdermi lo spettacolo di te che sguazzi nel tuo stesso fango? Dai, quante altre volte nella vita mi capiterà un’occasione simile?
- Ti odio. – sbottò Nel affranta, facendo cadere nel secchio, ormai pieno per metà, l’ennesimo paio di creaturine flaccide e collose, che atterrarono sulle compagne con un lieve “splat”.
- Inventatene un’altra. – rise Sirius. – Solo perché io posso usare la magia e tu no non devi prendertela con me; rifletti bene sulla tua condotta, e pensa, prima di agire. La Corvonero sei tu tra i due, se non sbaglio. – aggiunse con il tono più irritante che potè. Poi, non contento, fece evanescere con un semplice movimento della bacchetta un paio dei nuovi amici della ragazza. – So che invidi molto la mia superiorità, al momento.
- Lo scopo non è farle sparire, ma raccoglierle per Lumacorno. Devono andare nella sua dispensa. – ribattè lei, gelida.
Sirius rimase impassibile, e con un altro agile movimento di bacchetta fece apparire davanti al naso di Nel un piccolo mucchietto di invertebrati rossi. – Se vuoi diventare la cocca di Lumacorno dovrai escogitare qualcosa di meglio, rispetto a questi. Così va meglio, comunque?
Cornelia lo guardò furiosa, afferrò con le mani il mucchietto appena comparso e lo piazzò sotto il naso di Sirius – Vuoi portarlo tu dal professore? – sibilò, prima di metterle dentro al secchio. Black si era allontanato repentinamente, schifato da quella vista.
- Sei ridicolo. – gli disse Nel, mettendo mano alla spugna. – Hai un bel coraggio a dare a me della mammoletta.
- Touchè, Cenerentola. Però, in sette lunghi anni, non mi sono mai ritrovato a dover stare inginocchiato per due ore come una sguattera.
- Piantala, ti prego. – supplicò Nel. – E’ tutto il tempo che mi ripasso la lezione di Incantesimi per non ricordarmi cosa sto facendo, altrimenti userei questo secchio per vomitare.
- D’accordo. – concesse Sirius. – Quanto manca all’Infermeria?
- Se ho contato bene cento interminabili metri. E man mano che avanza il numero di lumache aumenta. Il pensiero che siano uscite dalla bocca di quell’imbecille mi fa ancora più ribrezzo.
Vagamente intenerito dalla scena, Sirius decise di dare una mano a Nel, facendo sparire qualche lumaca orrorifera di tanto in tanto. Anche perché, prima raggiungeva l’Infermeria, prima avrebbe avuto la possibilità di vedere l’idiota. Perciò, quando la ragazza finì finalmente la sua opera decise di fare il cavaliere e di aprirle la porta che si affacciava sul regno di Madama Chips.
- Ho finito, sono qui. – annunciò la ragazza, entrando.
- Oh, bene. Mi lasci qui la spugna, signorina Lethifold, e prenda questo, da portare al professor Lumacorno. – disse la strega con fare sbrigativo, piazzando in mano a Nel un altro, pesante secchio. – Non so che ha fatto a quel ragazzo, ma continua a vomitare incessantemente, e io non posso far altro che aspettare. Se continua così passerà una gran brutta nottata! – aggiunse, andando a soccorrere il suo unico malato, ormai cinereo in volto. Cullen non ne poteva davvero più. Sbarrò gli occhi quando vide la Corvonero passeggiare tranquillamente per la stanza dei degenti, e prese ancora più paura quando vide Black fargli un cenno di saluto, mentre l’ennesima lumaca gli usciva dalla bocca senza che ormai lui se ne rendesse conto.
- Hai veramente traumatizzato il povero Longman. – ammise Sirius, mentre uscivano. – Sono fiero di te.
- Sì, certo. Ti dispiacerebbe almeno portarmi uno dei due pesantissimi secchi? – domandò Nel.
- Spiacente, nemmeno morto. È inutile che si sporchiamo le mani in due.
- Ti supplico. – implorò la ragazza. – Mi sto umiliando!
- Oh, ma guarda, siamo all’imbocco del corridoio, è perfettamente inutile che li prenda io, per soli così pochi metri. – la prese in giro.
Scocciata e affranta, Cornelia si trascinò fino alla porta dell’aula di Pozioni, che trovarono chiusa. Su di essa era affisso uno dei leziosi bigliettini che il professore spesso usava per gli inviti alle sue feste; la scritta recitava “Sono nel mio ufficio, se avete bisogno passate di là”.
- Sei molto sfortunata, Nel. – disse Sirius, mentre vedeva “Quella lì” sbuffare e rimettersi in marcia verso l’ufficio di Lumacorno.
- Bussare è un’attività sufficientemente aristocratica per te? – chiese la ragazza, quando arrivarono davanti all’ufficio. Sirius, ubbidiente, esaudì il suo desiderio.
- Avanti. – disse la voce all’interno subito dopo.
Goffamente, Cornelia fece il suo timido ingresso con tanto di zavorre, seguita da Sirius, che si stava divertendo come non mai.
- Ho questi per lei. Mi ha detto il professor Vitious di portarglieli non appena finito.
- Certamente, signorina Lethifold, venga pure. – disse gioviale Horace Lumacorno, rimanendo comodamente seduto dietro la sua scrivania. – Ah, c’è anche lei signor Black, complice anche stavolta di qualche malefatta?
- Affatto professore, oggi sono qui in vece di supporto morale.
Supporto morale un corno, pensò Nel, stizzita. Sarebbe stato meglio rovesciargli entrambi i secchi in testa, se questo non avesse innescato una terribile vendetta.
- Come sta il signor Longman?
- Male. – rispose bruscamente la giovane. – La Chips dice che andrà avanti per tutta la notte. – aggiunse, soddisfatta.
- Che stomaco quel ragazzo, non mi stupisce che sia un prefetto. – commentò il mago, mentre i due ragazzi si scambiavano un’aria perplessa. Non vedevano il nesso fra le due cose, anche perché, evidentemente, non c’era. – Dovrei invitarlo alla mia prossima festa. – insistette il professore, lisciandosi i baffi da tricheco. – Bene, vi lascio andare. Signorina Lethifold, impari ad essere meno reattiva in futuro, mi ascolti, le servirà nella vita. Quanto a lei, signor Black, non la strapazzi troppo. Buona giornata.
E su questo commento finale i due uscirono dal piccolo ufficio, basiti.
- Come diavolo fa a sapere di che pasta sei fatto tu? – chiese Nel, sorpresa e quasi divertita. - Quello ne sa una più del diavolo. – commentò Sirius, con tono pomposo.
- Lei è avvertito. – disse la giovane, tentando di imitare la voce del suo professore. – Non mi strapazzi troppo, o la farò pentire, ha visto quello di cui sono capace.
Sirius le rise sguaiatamente in faccia.



Ringraziamenti rapidissimi perchè la povera autrice è impossibilitata a soffermarsi a lungo:

Non odiatemi, ma stavolta non posso dire granchè a nessuno, mi perdonate, vero? La prossima volta farò meglio. Sono su un pc in prestito, quindi immaginatevi voi...
Lars Black, felice che il capitolo ti sia piaciuto Cullen ha avuto proprio quello che si meritava! Sirius farà valere presto la sua proprietà, promesso!
Mirwen oh, cara, vedrai quanto l'aiuterà Sirius! Tranquilla, Cullen non uscirà!
luxu2: e non hai ancora visto nulla...
Lauraroberta87: cara, felice di risentirti! Eh, Nel è sempre un po' sfigata, ma tranquilla, le cose possono sempre peggiorare!
nian nian: il mangialumache era troppo bello per non essere sfruttato, vedrai che Nel sopravviverà a tutt questo!
Miriel: ne so qualcosa, anche la mia connessione oggi è bizzosa, quindi capisco XD. Felice che continui a piacerti ed è bello rivederti nella sezione commenti. Le lumache sono viscide, ma grandiose per punire il soggetto, no?


Al prossimo capitolo, se Nel non mi uccide il protagonista, nel mentre.

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Capitolo 35
*** Capitolo trentatre: ricatti ***


Note: Le schermaglie tra Sirius e Nel sono lontane a finire, per fortuna che abbiamo le feste di Lumacorno ad interrompere un po' la monotonia...


Capitolo trentatre: ricatti

- Sirius, vai a cena, dimenticati di me, ti va? – propose Nel avviandosi speditamente verso il bagno: quella cosa appiccicaticcia che aveva sulle mani si stava solidificando, e non le piaceva per niente.
- E ti avrei tenuto compagnia per tutto questo tempo per niente? – sbottò il ragazzo, sinceramente offeso. – Guarda che ci rimango male.
- Hai riso di me per mezz’ora almeno.
- Non è vero, non proprio tutto il tempo, ti pare? E ti ho anche dato una mano quando non avrei dovuto. Ho infranto le regole per te. – aggiunse con il tono più convincente possibile, prima di avvicinarsi a lei. L’effetto non fu esattamente quello sperato; Cornelia era meno disposta del previsto a perdonare, così, mentre Sirius cercava, invano, di baciarla, fece una bavosa carezza con la mano ancora sporca sulla guancia del Grifondoro, pulendosi anche il dorso.
- Non ti permetto di approfittarti costantemente di me, spiacente. – disse, prima di sparire verso i bagni. Black, schifato, la seguì. – Non credo che riuscirò più ad avvicinarmi a te, sai Sirius? La bava di lumaca fa veramente senso. – aggiunse aprendo il rubinetto.
- Credimi, per questa la pagherai.
- Davvero? Scommetto che James, Remus e Peter non sanno che sei quasi affogato per colpa mia. – gli occhi di Nel scintillarono, perfidi.
- Questo è vero. – ammise Sirius, pensoso, - Ma è pur vero che a James spesso racconto le mie avventure galanti, quindi…
- Non oseresti! – sbottò Cornelia, mentre diventava viola in viso, preda di cieca rabbia.
- Davvero? Chiedigli di Anita Khan, o di Camille Miller, dovrebbero essere divertenti gli aneddoti su Julia Dixon, li racconta quasi meglio lui di me, ma forse i più interessanti riguardano Nicole Haggard, oppure Christine, l’amica di Lily.
- Cuciti la bocca!
- Come desideri. – acconsentì Sirius, continuando a sghignazzare. Poteva quasi vedere il fumo bianco uscire dalle orecchie di “Quella lì”. – Comunque, - disse con fare vago, mettendosi una mano in tasca, - per quanto James odi essere disturbato mentre mangia, posso chiedergli di darci un’anteprima.
Nel, in quell’istante, desiderò di essere risucchiata dallo scarico del lavandino. Ascoltare le sue precedenti “avventure galanti” non rientrava nei suoi piani, né ora, né mai.
- Oh, ma guarda come sbollisci in fretta. – aggiunse con fare gioviale, mentre si puliva la faccia. – Vedi, carissima, per quanto scaltra tu possa essere io sarò sempre due anni avanti a te.
- Questo è subdolo.
- Anche riempirmi la faccia di roba appiccicosa lo è. – disse Sirius scortando fuori dal bagno la sua sguattera personale.
- Dove stiamo andando?
- Vorrei tanto trascinarti nel magico sgabuzzino delle scope al quarto piano. – Black notò con compiacimento la faccia allibita di Nel e il suoi occhi farsi enormi quasi quanto quelli di un elfo domestico – ma suppongo che sia preferibile cenare. – aggiunse, riuscendo, finalmente a baciarle le labbra.
Giunti alla Sala Grande si separarono, andando ognuno al suo tavolo. Cornelia Lethifold poteva ora godere del suo piccolo quarto d’ora di celebrità: Cullen aveva dato fastidio a parecchi, ed erano grati che qualcuno gli avesse dato una lezione. Lei cercò di non farci caso, ma le amiche insistettero per farsi raccontare della punizione, guastandole in parte l’ottimo pollo arrosto con patate. Nonostante ciò si sentiva abbastanza tronfia e orgogliosa di sé. Solo ogni tanto si concedeva lunghe occhiate terrorizzate verso i Grifondoro.
- Com’è che la tua ragazza guarda di qua con aria angosciata?
- Siccome non si è affatto comportata bene nei miei confronti – esordì Sirius, - e siccome ha anche osato minacciarmi, le ho semplicemente detto che potrei suggerire a James di ragguagliarla su certe mie avventure galanti, di cui lui è così ben informato.
L’effetto di quella frase fu esplosivo. - Sei disgustoso! – sbottarono Christine e Karyn, mentre i Malandrini cercavano di non soffocare, poiché tutti avevano la bocca piena.
- Sirius questo è perfido! – commentò Peter con enfasi.
- Quando comincio? – chiese James, fingendo di non vedere l’espressione esterrefatta della sua Lily.
- Ramoso, se gli dai corda guarda che è finita. – suggerì Remus.
- Ehi, lo scopo che volevo ottenere era questo dopotutto.
- Ma che ti ha fatto quella povera ragazza per meritarsi questo? – domandò Lily.
- Lo so io. – commentò Sirius, torvo.
- Sì, lo immagino. – disse Lunastorta. – Probabilmente non ti ha dato retta per una delle tue solite follie, o, magari, ma è solo un’ipotesi, non si è dimostrata carina e gentile dopo uno dei tuoi soliti scherzetti?
- Remus è di una perspicacia inquietante, non trovi? – aggiunse Minus, notando che Sirius stava inarcando un sopracciglio, assai irritato dalla situazione.
- Lascia a Nel il suo breve momento di gloria, non ti è bastato fare di lei una criminale?
- Scusami Evans, io cosa c’entro?
- Be’, la tua famosa pessima influenza sul prossimo. – affermò Christine.
- Guarda che ci sei anche tu nel fatidico elenco.
- Come ti permetti Black? – urlò la giovane Grifondoro, posando violentemente il bicchiere.
- Giuro che non avrei fatto il tuo nome. – interloquì Potter, tranquillo. – Ho una morale io.
- Lo fai solo perché altrimenti Lily non te lo perdonerebbe mai.
- Remus? – chiamò James.
- Sì?
- Continua a prendertela con Sirius.
Karyn era ormai alle lacrime. – Vi prego, pietà! Non posso resistere di più.
- Allora, io che dovrei fare? – chiese James, perplesso. In quanto privilegiato confidente del rubacuori Sirius Black ne aveva da raccontare da qui all’eternità. Per quando gentiluomo nemmeno il bel rinnegato era immune dalla sana sbruffoneria della gioventù.
- Cucirti la bocca. – suggerirono le tre ragazze.
- Tieniti pronto ad ogni eventualità, però.
- Non perderò di vista il mio specchietto. – disse James, gongolante. Nello stesso istante gli stinchi di Potter e Black divennero facile bersaglio delle ragazze inferocite.
- Inizierò con Camille Miller. – bisbigliò poi Potter all’amico, mentre tornavano in sala comune.
- Meglio Nicole Haggard.
- Giusto, Sirius tu sei un genio del male!
- Comincio a pensare che quella povera Cornelia diventerà un martire, o una squilibrata, stando con te. – commentò Remus, sperando che la Corvonero fosse in grado di sopravvivere a quei due matti ora coalizzati.
- Balle. – minimizzò Sirius. Dopotutto lei era quasi riuscita ad affogarlo. – E pensa a quelle dolci donzelle che hai traumatizzato tu.
A questo Remus Lupin non seppe cosa ribattere e si mise a dormire.

*****

L’argomento “spifferamenti galanti” fu accantonato in men che non si dica, ma sia Nel che Sirius, senza contare James Potter, sapevano bene che sarebbe potuto saltar fuori in qualunque momento. Black si era reso perfettamente conto che quello rappresentava un ottimo deterrente per far rigare dritto la sua criminale preferita. Com’era prevedibile, la ragazza andava su tutte le furie ogni volta che si faceva accenno ad una di quelle streghe nominate, ed era pure peggio se si faceva un nome nuovo.
Nei giorni successivi Nel passeggiò sconvolgentemente a suo agio per i corridoi, e non accadeva più da mesi. Cullen Longman si era perfettamente ristabilito, e le girava al largo; se non altro era svelto a capire. Tutte le ragazze della scuola infatuate di Sirius, che avevano passato settimane a ingiuriarla e a guardarla storto, ora mantenevano un dignitoso contegno, temendo di ricevere lo stesso trattamento del prefetto. Ciononostante la Lethifold aveva imparato che girare con la bacchetta pronta ad agire non era una gran bella idea.
In quegli stessi giorni, diversi ragazzi ricevettero degli arzigogolati biglietti d’invito da parte del professor Lumacorno; furono loro consegnati dai polposissimi gufi della scuola, che gradivano come non mai quell’incarico speciale.
- Oh no, di nuovo! – sbottò James vedendo uno dei volatili planare il direzione della sua Lily.
- Che succede? – domandò Karyn.
- Lumaviscido ti ha di nuovo invitata ad una delle sue feste?
- Così pare, Peter. – mormorò Lily, tranquilla.
- Ma ci sarà Mocciosus, vero? – pigolò Potter, guadagnandosi un’occhiata in tralice dalla fidanzata.
- Be’, questo è praticamente certo. – disse Christine.
- Come mai non l’avete ricevuto anche voi? – chiese Constance, momentaneamente unitasi all’allegro drappello. Da che sua sorella aveva fatto furore nei corridoi aveva cominciato a seguirla ancora di più, senza contare il fatto che Sirius godeva della sua stima incondizionata.
- Ci ha provato qualche volta… - disse Felpato – ma vedendo la nostra vergognosa condotta ha preferito evitare. Io in particolare non sono più un gradito membro della rispettabile comunità magica.
I Malandrini sghignazzarono. - Nel, il professor Lumacorno non approfitta del tuo lampo di notorietà? Longman è stato invitato, se non sbaglio. – chiese Remus, curioso. La ragazza negò con la testa; meglio non ricordarsi che il suo nemico ora aveva la possibilità di gongolarsi, grazie a lei.
- Io lo so il perché. – intervenne Connie con un sorrisetto. – Da quel che si dice Lumacorno è ammirato dalla capacità di vomitare lumache di Cullen e per quanto ben piazzato sia stato il suo incantesimo – disse rivolta alla sorella. – lo trova infantile. Conrad ha riso per ore ed ore.
- Scommetto che dice così solo perché non l’ha provato. – ribattè l’interessata, gelida. Nel poteva ancora sentire nelle sue orecchie la risata caustica del fratello, e Sirius non l’aveva affatto consolata: anche se aveva detto che il professore di pozioni era un grasso tricheco dai gusti discutibili, aveva poi aggiunto che la sua cocca era pur sempre la perfetta Lily Evans, distruggendo la sua stima.
- Certo è che ti si prospetta una gran brutta serata, Lily.
- Ma non sarò sola, Karyn, vero James? – domandò la giovane Evans con fare sognante. – Mi farai da cavaliere, vero?
- Cosa? Starmene in mezzo a gente boriosa e piena di sé? Per chi mi hai preso? Ma neanche morto! – dichiarò Potter, brutale.
Sirius e Cornelia si scambiarono un’occhiata divertita: dando credito alla descrizione di Potter quello era proprio il posto adatto a lui.
- L’altra volta mi hai accompagnato, per favore. Una volta avresti fatto carte false per approfittare di un momento dei genere. – buttò lì la Grifondoro, ben certa di aver minato l’amor proprio del suo ragazzo.
- Una volta. – grugnì James. Remus trattenne a stento una risatina.
- Se non lo fai non ti rivolgerò mai più la parola. – minacciò.
- E non gliela darà mai più. – bisbigliò Sirius, cercando, invano naturalmente, di non farsi sentire.
- D’accordo. – cedette James, sconfitto su tutti i fronti. – Ma non farò conversazione, non sarò simpatico e mi annoierò per tutto il tempo.
- Bella prospettiva. – considerò Lupin.
- Praticamente un manichino. – diede man forte Minus.
- Grazie! – cinguettò Lily, lasciandosi andare ad uno di quei suoi slanci particolarmente affettuosi. James diede bandiera bianca e Sirius alzò gli occhi al cielo, scocciatissimo. Remus, invece, coprì velocemente gli occhi alla piccola Connie: - Lasciamo uno scampolo di innocenza almeno a questa.
- Credo sia troppo tardi. – rise Nel.


Ringraziamenti e note:

Lars Black: oh, direi che a Cullen sta proprio ma proprio bene. Nel e Sirius, come hai visto da questo capitolo, non ci annoiano mai. Al prossimo capitolo, e come sempre grazie!

Mirwen: grazie carissima e bocca in lupo in ritardo per il tuo esame, spero tu mi dirai che è andato bene! Visto il poco tempo grazie due volte per esserti soffermata a commentare!

Miriel: sì, Lumacorno ha dei gusti davvero strani in fatto di studenti da invitare alle sue feste ma, dopotutto, non possiamo impedirglielo! Sono felicissima nell'apprendere che la spugna sia di tuo gradimento: vuoi ordinarne una confezione? XD

Lore91: no, Sirius non si smentisce mai, ma almeno Nel è capace di tenergli testa se non altro. Incantesimo schifoso ma dannatamente efficace, e tanto ci basta. Grazie per avermi commentato di nuovo!

Grazie anche alle più di 30 preferenze alla mia storia, sono commossa!
Connie credo sia meno innocente di quanto creda Remus, ma non sarò certo io a distruggere le sue pie illusioni.
Al prossimo capitolo: un cavaliere al gran ballo

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Capitolo 36
*** Capitolo trentaquattro: un cavaliere al gran ballo ***


Note: Ebbene ci siamo: la festa di Lumacorno ha avuto inizio. Come possono aver passato il tempo Sirius e Cornelia, visto che non sono stati invitati?
Grazie a Lady Black per il suo essenziale contributo XD



Capitolo trentaquattro: un cavaliere al gran ballo

La fatidica sera della festa al LumaClub giunse fin troppo presto per il giovane James Potter, che, subito dopo cena, si lanciò di gran carriera verso i dormitori, costretto da Lily a rendersi presentabile.
- Che intendeva la Evans con presentabile? – chiese Sirius.
- Pettinato. – grugnì James.
- Wow. – considerò Remus, sedendosi sul suo letto. – Quella ragazza comincia a pretendere l’impossibile.
- Io non ci voglio andare. – dichiarò Potter lasciandosi cadere sul letto a peso morto. – Queste feste sono un’orrida tortura.
- Davvero? Non ne avevo idea, io non ci sono mai stato. – disse Peter con fare casuale, per una volta il non aver fatto qualcosa, e il non essere invitato da nessuna parte potevano diventare motivi di vanto.
- Io speravo di non rimetterci mai più piede, e invece…
- Salutami mio fratello e il piccolo Crouch, mi raccomando. – scherzò Sirius. – E Cullen, naturalmente.
- Sarà già tanto se resisterò a starmene nella stessa stanza con Mocciosus.
- Ci sarà tanta gente Ramoso, - lo rassicurò Remus – probabilmente non vi incrocerete nemmeno.
- Non sarei così ottimista. Con la fortuna che ho me lo ritroverò davanti in continuazione. – e detto questo uscì con aria lagnosa e indispettita.
- Melodrammatico. – dissero gli altri in coro.
- VI HO SENTITO! – urlò Potter dall’altro lato della porta.
- Vai via, spione. – gridò Sirius di rimando. Il cavaliere di Lily non sembrava per niente collaborativo quella sera; Felpato fu quasi dispiaciuto per quella povera ragazza. Ma dopotutto era stata lei a cedere alla corte del capitano della squadra di Quidditch.
- Oh, guarda, stanno litigando. – disse Black posando un orecchio alla porta.
- Che dicono, che dicono? – chiese Codaliscia divertito.
- Non riesco a intuire molto. – precisò il giovane, schiacciandosi ancora di più contro il legno e mettendo a dura prova il suo udito canino. – Ma sono certo di aver intercettato la frase “Non sei nemmeno capace di sistemarti quei capelli sparati in testa?”
- Sono fatti proprio l’uno per l’altra. – osservò Remus ridendo. Nei minuti successivi i tre si immaginarono quei poveri dannati incastrati nel clima disgustosamente civile e finto di ragazzini inamidati presi a scambiarsi falsi convenevoli, e provarono pietà per loro. Presto, però, Sirius decise di andare a cercare “Quella lì” prima che il coprifuoco tentasse, invano, di impedirgli di andare a zonzo. Agguantò la Mappa del Malandrino, giusto per precauzione, e si avviò in biblioteca, deciso a trascinarsi dietro la sua donzella. Dopotutto se il fraterno Ramoso si annoiava a morte uno doveva pur divertirsi, no? Gli piaceva definirla compensazione. L’equilibrio dell’universo andava mantenuto intatto.
Come da previsione, trovò Nel presa dai suoi affari in un piccolo cantuccio in compagnia delle amiche. Stavano disperatamente cercando di dare senso alle antiche rune che avevano davanti.
- Non è un modo un po’ deprimente per passare la serata? – esordì Sirius, vedendole.
- Lo è. – ammise Bonnie, - ma è anche l’unico modo per non prendere Troll all’esame per i G.U.F.O.
- Io devo anche fingermi offesa, depressa e sdegnata per non essere presente al grande party di questa sera. – spiegò Nel con un sorrisetto sghembo. – Sono in un angolino giusto per leccarmi le ferite.
- Ma poi, cosa ci sarà mai di affascinante in uno che vomita lumache?
- Dipende molto dalla richiesta di dimostrazioni, Ina. – rise Bonnie.
- Silenzio! – ululò la Pince, contrariata.
- Sempre per colpa tua, Black. – fece notare Cornelia. Era una scena molto simile a quella avvenuta mesi prima, dopotutto.
- Fuori di qui, iena.
- Non ero stata io a dare ordini l’ultima volta? – domandò, riferendosi all’episodio del cane nella foresta. Ina e Bonnie risero sommessamente, guadagnandosi l’ennesimo richiamo della bibliotecaria. Apparentemente contrariata Cornelia uscì dalla biblioteca.
- L’ultima persona che ha fatto degli appostamenti per me non è finita benissimo.
- Continua con questo giochino, carissima, e quella che finirà male sarai tu. – minacciò Black.
- Vista l’ora non mi sembra nemmeno improbabile. – Cornelia si guardò un attimo intorno, perplessa e forse anche vagamente preoccupata. - Che hai in mente?
- Nulla. – rispose candidamente il ragazzo.
- Sirius, se mi credi così stupida hai davvero una bassa opinione di me. – Nel incrociò le braccia – Hai la stessa faccia combina guai di qualche giorno fa quando sei venuto a prenderti gioco della mia disfatta.
- Propongo una romantica passeggiata per gli inquietanti corridoi semibui di Hogwarts.
- Sì, certo. – sghignazzò Nel con quella sua risatina trattenuta da iena. – Tu e io siamo l’emblema del romanticismo.
- Be’ sai… - iniziò Sirius – come essere più precisi? Non avendo a disposizione uno scompartimento di treno e vivendo disgraziatamente in due Ale piuttosto distanti del castello… Cornelia lo osservò attentamente, prima di parlare: - Hanno ragione i tuoi amici quando dicono che andresti tenuto alla catena con tanto di museruola.
- Dicono questo? – Black sgranò gli occhi.
- Tra le altre cose… - spiegò Cornelia, vaga. – Parevano molto divertiti. – aggiunse. – Comunque perché stazioniamo davanti ad uno sgabuzzino delle scope come se fosse la porta del paradiso?
- Perché la è. – dichiarò Sirius, notando lo sguardo pericolosamente scettico della ragazza. – Questo stanzino ha una lunga e onorevole tradizione, sai?
- Non voglio saperne nulla. – scandì Cornelia. – Nulla. Questo è peggio dell’elenco terrificante che mi hai fatto l’altro giorno. Non provarci.
- Mi togli gran parte del divertimento così.
- Desolata.
- All’inizio dei tempi… - Cornelia non aveva ancora imparato a rassegnarsi di fronte alla determinazione di Sirius. Ben presto si ritrovò costretta ad ascoltare di come lui, amico fedele nonché magnanimo dispensatore di consigli, avesse iniziato ai piaceri della vita tutti i suoi più cari amici. Dopotutto, aveva spiegato, era un suo dovere. James aveva bisogno di essere consolato per i continui due di picche ricevuti da Lily: era stata la disperazione a farlo capitolare tra una scopa e uno straccio della polvere. Poi aveva cominciato a sfruttare i bagni da prefetto e le docce degli spogliatoi. Con Remus, secchione ameba ligio alle regole e schivo, si era visto costretto a spingercelo dentro a forza e a chiuderlo con la ragazza che all’epoca gli piaceva. L’assenza di spazio aveva fatto il resto. Con Peter la cosa era andata più o meno alla stessa maniera, anche se la sua goffaggine era stata un po’ d’impaccio.
Mentre ascoltava il viso di Cornelia cambiò spesso espressione e colore: non avrebbe mai più potuto guardare quei tre in faccia. Mai e poi mai. Si vergognava per loro.
- Non posso credere che quello che mi stai raccontando sia vero. – gemette.
- Ma certo che è vero. – disse Sirius con la faccia di chi è geneticamente incapace di mentire. – Credo che tutti abbiano dei gran bei ricordi di questo posto, nonostante tutto. Se non ricordo male Remus l'ha definito piccolo, stretto, angusto e dannatamente simile ad un loculo. Questo non gli ha impedito di passarci diverso tempo. Peter invece ha passato un brutto momento con il detergente di nonna Acetonella, mentre era lì dentro, ma non si è mai saputo di più James è riuscito a carpire solo "dannatissima vecchiaccia Acetonella".
Per quanto imbarazzata Nel rise: - Per quale motivo ho l’onore di fare questo giro turistico?
- Comincio a credere che tu non sia affatto intelligente come fingi di essere. – disse Sirius aprendo la porticina. La giovane sbirciò timidamente dentro.
- Credo che agli aggettivi di Remus vada aggiunto buio e polveroso.
- Prometto che me ne lamenterò con Mastro Gazza. Sai, il coprifuoco si avvicina, e ti ricordo che molti quadri qui sono bacchettoni e non amano vedere effusioni in pubblico, per invidia, si intende. – disse Sirius, mentre poteva vedere distintamente diversi maghi ritratti fargli gesti certamente poco eleganti.
- Hai anche fretta? – protestò Nel.
- Sì. – disse Sirius, baciandola con urgenza e approfittando di quel suo momento di smarrimento per trascinarla in mezzo ai vecchi manici di scopa del polveroso sgabuzzino. Maledetto Sirius Black e maledetti i suoi agguati, pensò Cornelia. Effettivamente da lui non poteva aspettarsi altro che un comportamento del genere; lo sapeva, eppure per qualche astrusa ragione ogni volta si lasciava prendere di sorpresa: non che la cosa fosse poi un gran problema, in realtà. Si lasciò rubare un bacio, un altro, un altro ancora, troppi per essere contati.
Uno dei difetti, o anche dei pregi, a seconda di come la si voleva vedere, era la completa oscurità di quel piccolo anfratto: capiva bene come Peter avesse potuto avere un qualsiasi incidente con uno stupido detergente. Come se non bastasse, quella cecità obbligata centuplicava le sue sensazioni, e non sapeva fino a che punto fosse un bene, visto che Sirius stava a mezzo millimetro di distanza da lei. Se in biblioteca le fredde pareti l’avevano obbligata a trascinarsi dietro il maglione, lì era evidente che non le sarebbe servito: toglierlo di mezzo fu un vero sollievo. Sentì le labbra del ragazzo scendere delicatamente lungo il suo collo, e si lasciò sfuggire un lieve gemito di protesta. Non avrebbe sopportato un secondo… morso di vampiro così visibile. Sirius, da buon ragazzo intelligente, risolse il problema allentandole la cravatta e sganciando i primi bottoni della camicia, e anche qualcuno in più, già che era all’opera, per poter arrivare a sforare senza problemi la liscia pelle della spalla; Nel sospirò soddisfatta. Si riscoprì a tremare quando sentì le sue mani sotto la camicia, all’altezza dei fianchi, e inconsapevolmente si strinse a lui ancora di più. Il mezzo millimetro di distanza era scomparso, per la soddisfazione di entrambi. Black le accarezzò la guancia con la punta del naso, prima di sussurrarle: - Tutto bene? – chiese con fare premuroso.
Cornelia era certa che la stesse prendendo in giro.
- Sì. – la parola le uscì come un soffio. – Una meraviglia. – per quanto fosse impossibile vedere l’espressione di Sirius, lei sapeva che ora doveva aver fatto uno dei suoi odiosi ghigni compiaciuti ed irriverenti. In qualche modo riuscì a intercettare le sue labbra e a impegnarle doverosamente, in modo che la piantasse con le sue smorfie. L’aveva incastrata lì dentro, che si comportasse di conseguenza, ecco. Si stava sì abbandonando al volere di quel disgraziato, e volentieri, andava aggiunto, ma non gli avrebbe permesso di sghignazzare mentre cedeva, almeno questa volta. Udì poi un fruscio, mentre Sirius si allontanava un poco da lei, e quando si ritrovò nuovamente tra le sue braccia, capì che era stata la sua camicia ad andarsene. Non ne sentì la mancanza, considerò, provando un lieve solletico alle carezze di Sirius. Per diverso tempo si dimenticarono perfino di essere ad Hogwarts.
Quando riemersero dal loro mondo il coprifuoco doveva essere passato da un bel pezzo, eppure si sentivano diverse voci provenire dai corridoi. Per quanto scarmigliato, stropicciato e impresentabile Sirius si affacciò timidamente, con la bacchetta sfoderata: diversi quadri stavano discutendo animatamente.
- Che succede? – chiese, premurandosi di non puntare il sottile fascio di luce sui visi di qualche personaggio, sapendo che la cosa li rendeva irascibili.
- Problemi alla festa di Lumacorno. – rispose una vecchietta in camicia da notte. – Che diavolo ci facevi lì dentro, ragazzo?
- Nulla. – tagliò corto Black. – Che problemi?
- Un’armatura vagante ha movimentato l’ambiente. – disse una figura dall’aria particolarmente losca: sembrava l’archetipo del malvivente. – Ero presente. Un bello sparpagliamento di gente. Se ne parlerà un po’. – rise, lisciandosi i lunghi baffi.
- Uno scherzo dei tuoi? – chiese Nel, emergendo dal buio.
- Non era programmata una cosa così plateale. – si giustificò.
- Fingerò di crederti. – replicò la giovane, senza battere ciglio. – Rosso e oro, roba tua, sbaglio? – domandò, posando la cravatta di Sirius sulla bacchetta. – Sarebbe stato peggio se fossero state le tue mutande, no?
Le guance di Black si imporporarono lievemente, notando lo sguardo sconvolto dell’anziana strega. Sentì la giovane Corvonero sghignazzare divertita; fetente mocciosa, le piaceva scherzare col fuoco. Richiuse la porta dello stanzino, sentendo l’avvicinarsi di passi sconosciuti. Lui e Nel rimasero immobili con le orecchie tese per un po’, senza emettere alcun suono. Lo spazio ristretto continuava a obbligarli ad un contatto piuttosto ravvicinato. Tutto sommato quella situazione era un bene: con gente a zonzo per il castello, disturbata da un fracasso che loro non avevano avuto occasione di sentire, avrebbero potuto tornare in dormitorio senza difficoltà, a lui non sarebbe nemmeno servita la Mappa. Una volta tornati convenientemente abbigliati e presentabili, tra la scarsa luce che offrivano le bacchette e tutto il resto non fu affatto cosa semplice, si affacciarono entrambi con cautela, per controllare la situazione: al momento tutto pareva tranquillo.
- Direi che possiamo svignarcela.
- Già. Le nostre strade si separano qui stasera. – disse la giovane. – Buonanotte. - Buonanotte.
Nel fece per avviarsi, ma poi ci pensò su e tornò indietro per dare un degno bacio di commiato a Sirius. Era così entusiastico che lui fu tentato di ritrascinarla dentro lo sgabuzzino e fare il bis. – Ho pensato che uno in più non poteva far male.
- Direi che sono sempre graditi, più sono meglio è. – rispose Black sorridendo, prima di sparire nella direzione opposta.




Ringraziamenti e note finali:

Nana92: ciao e benvenuta su questi lidi! Ecco, la prossima volta non fare così tardi, fai una pausa e leggila un altro giorno! Sono cmq felice che ti sia piaciuta e che ti piacciano pure i personaggi. Io spero che anche questo nuovo capitolo sia all'altezza, ormai sono così tanti... grazie per averla messa tra i preferiti.

Lars Black: oh, felice di non annoiarti mai! Spero che anche questo sia di tuo gradimento e grazie per commentare sempre.

lauraroberta87: questo capitolo risponde a tutte le tue perplessità, mi pare. I due sono atipici, litigano, si odiano, si malmenano ma, alla fine... come sempre grazie!

Miriel: Eh eh, Lily mica scherza, tiene James per le corna, mi pare evidente... in fondo lui è innamorato. Sirius, invece, è sempre il solito tipaccio. Povera Nel, all'idea dell'excursus amoroso non ci ha più visto: dici che si è fatto perdonare, ora?

Mirwen: ma che imbucarsi... Sirius ha decisamente di meglio da fare, va! Nel, il genio del male ormai ha ceduto... Grazie come sempre anche a te!

Ogni mio commento è superfluo, vero? XD E grazie alle 42 (O_______O) persone che hanno messo la storia nei preferiti.

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Capitolo 37
*** Capitolo trentacinque: messaggi incantati ***


Note:Bene, e dopo lo spasso del precedente capitolo esigenze di storyline, visto che siamo nel 1978, dobbiamo tornare un pochino seri. Niente di straordinariamente drammatico ma... lasciate che vi spieghino tutto i Malandrini...

Capitolo trentacinque: messaggi incantati

Cornelia arrivò alla sua Sala Comune di corsa. Per l’agitazione per poco non sbagliò la domanda posta dal corvo, che l’avrebbe chiusa fuori, ma per fortuna riuscì a sgattaiolare dentro. Il dormitorio era buio e deserto, Bianconiglio russava sul suo letto.
- Dove sei stata? – si volle informare Cleo. – Hai l’aria di una che si è divertita molto.
- Scusami, ti ho svegliato. – glissò Nel fiondandosi in bagno, mentre si infilava il pigiama.
- In effetti sei rumorosa per essere una che è tornata dopo il coprifuoco. Non starai diventando una cattiva ragazza?
- Buonanotte. – salutò Nel, prima di chiudere le tende del baldacchino e arrotolarsi nelle coperte. Il coniglio zampettò accanto a lei, e si raggomitolò, immobilizzandosi come un peluche. La ragazza era certa di preferire Sirius, ma si accontentò di quel peloso scaldaletto.
Felpato, al contrario, trovò tutti i suoi compari profondamente addormentati, Potter compreso. Fu un peccato, perché non vedeva l’ora di farsi ragguagliare sulla serata. Resistette all’impulso di svegliarlo e si buttò sul letto, un secondo dopo era anche lui nel mondo dei sogni. La mattina dopo fu svegliato da Remus, che gli ricordava che lui e James erano attesi dal preside prima delle lezioni.
- Preside? – farfugliò ancora in dormiveglia. Che voleva Silente da loro?
- Armatura. Festa. Lumacorno. Caos. – spiegò Potter in maniera assai dettagliata.
- Vista l’ora hanno rimandato le decisioni a stamattina. – Lunastorta venne immediatamente in aiuto all’amico. - Lumacorno, come la McGranitt e molti altri sapevano di quest’armatura vagante. Siccome sapevano anche che eravate stati voi a mandarla a spasso, credono che lo scherzo sia stato premeditato.
- Non vedo l’ora. – mugugnò Black, alzandosi. Così, tentando di farsi svegliare, Sirius obbligò il suo migliore amico a farsi riassumere l’emozionante serata appena trascorsa. James allora iniziò allegramente a raccontare di quanto noioso folle il clima e l’ambiente, di quanto ridicole fossero le conversazioni e della pietosa scarsezza di Idromele, dovuta alla alta presenza di minorenni. Narrò di come Lumacorno si fosse sperticato in lodi per la sua Lily, cosa che l’aveva colmato d’orgoglio aggiungendo: “Meno male che c’è lei signorina Evans a portarmi qui il più talentuoso giocatore di Quidditch degli ultimi vent’anni, di solito è così sfuggente!”, di come avesse evitato tutti i Serpeverde presenti, mantenendo un dignitoso contegno. E poi…
- E poi?
- Be’, direi che l’armatura è entrata in maniera davvero improvvisa. Mi stavo giusto guardando intorno in cerca di un angolino tranquillo quando quella cosa è piombata nell’aula facendo un gran fracasso! – rise Potter. – Mi sono girato verso Lily, dicendole “Ora si che ci si diverte”, e in effetti così è stato. Dirk Cresswell ha quasi avuto un collasso dallo spavento. Il nostro Cullen per poco non si mette a vomitare tutta la Burrobirra che aveva bevuto, e ti assicuro che era tanta…
Sirius si unì alla risata.
- Dovevi esserci! Mindy Wilkinson per poco non si mette a piangere per lo spavento! E Lumacorno, lui era… era… semplicemente sconvolto! Sembrava incapace di fare alcunché. Poi ha dato una bella sistemata a quella ferraglia e ci ha mandati tutti a letto, tranne me e Lily. Io, insieme a te ho ricevuto un invito a questa fantastica colazione con il preside.
- E Lily?
- Be’, mi ha guardato male, ma ormai si è rassegnata a me. – scherzò James. – E la tua amichetta?
- Niente da dire, per ora.
- Oh sì, lo immagino. – Ramoso assunse un’aria cospiratoria. – Ti è passata la voglia di terrorizzarla, vero? Ha conosciuto lo sgabuzzino del quarto piano?
- Forse. – rispose enigmatico.
- Felpato, visto che eri così ansioso di far avere, tramite me, la tua biografia sentimentale alla tua amichetta, ti dispiace se stavolta diamo anche voce ai tuoi, non poi così rari, fallimenti?
- Provaci e ti affatturo.
- Mh, ho capito. Fai pure la figura del magnifico rubacuori, tanto ho visto che quella ti prende per quello che sei.
- Cosa sarei, io?
- Un cane da portare a spasso con il guinzaglio a strozzo. – spiegò James mentre raggiungevano il Gargoyle di pietra. – Lavatrice! – disse. Ormai erano così avvezzi a frequentare l’ufficio di Silente che conoscevano la parola d’ordine a memoria.
- Sono molto tentato dall’idea di provarlo io su di te, il guinzaglio a strozzo. – rispose Sirius mentre salivano le scale.
- Ma figurati, sei ancora lì con aria sognante; la Corvonero deve divertirti un sacco.
- Almeno conservo il mio senso dell’orientamento. – considerò Sirius – Mi ricordo che i primi tempi passavi le giornate a sospirare e a barcollare come un ubriaco, quando non tentavi il record di apnea.
James preferì non ribattere, ricordandosi di quanto patetico doveva essere sembrato in quel periodo. Assunsero un’espressione di dispiaciuta circostanza, consapevoli che, comunque, il preside non si sarebbe fatto prendere per il naso, ma sorprendentemente, Silente non c’era.
- E’ stato trattenuto da un impegno, sedetevi ragazzi, arriverà presto. – spiegò Armando Dippet dal suo ritratto.
- E’ sempre molto impegnato. – constatò James.
- Sì, e certo le vostre infrazioni non gli sono d’aiuto. Lui ha ben altro da fare che farvi da balia. – sbottò un altro ritratto.
- Dormito male, Phineas? – chiese Sirius.
- Oh, non permetterti di rivolgerti a me in questo modo, ragazzo. – rispose l’ex preside – Tuo padre ha fatto proprio bene a buttarti fuori…
- Se ben ricordo me ne sono andato io, ma non complichiamoci la vita con i dettagli. – specificò Sirius, mettendosi ad osservare uno degli strani gingilli che Silente teneva sulla sua scrivania.
- Via Phineas, lasciali perdere. – propose Dylis Derwent con un sorriso conciliante. – Potter, non mettere il naso tra quelle carte riservate! – strillò poi.
- Ero solo curioso. – disse l’interessato alzando le spalle. – Non mi va di stare qui a lungo. Entrambi i ragazzi sospirarono annoiati, mentre Nigellus scoccava la lingua, contrariato. Un paio di minuti dopo un gufo planò sul davanzale della finestra, e ai due sembrò stranamente conosciuto.
- Me lo sto sognando o lo abbiamo già visto?
- Felpato, non ti sembra il gufo dei Prewett? – disse James, alzandosi. Non era certamente sua intenzione intercettare la posta del preside, era solo per controllare.
- Che fai Ramoso?
- Niente. – senza slegare il cordoncino che legava il biglietto alla zampa dell’animale, il ragazzo cercò di leggere l’intestazione. Il gufo non si mosse, riconoscendo il giovane Grifondoro. Gideon e Fabian Prewett si erano diplomati anni prima, ma avevano frequentato il sesto e il settimo anno quando i piccoli Malandrini erano entrati a Hogwarts. Non si poteva dire che fossero diventati amici, ma si conoscevano e si stimavano reciprocamente. – Non si capisce niente, il messaggio sembra incantato.
- Potter, spostati, non hai alcun diritto di…
- Un attimo, professor Dippet. La calligrafia sembra quella di Gideon, ti ricordi quando scriveva i comunicati da Caposcuola quasi incomprensibili? Probabilmente non c’era nemmeno bisogno di incantarli per renderli illeggibili.
- James. – chiamò Sirius, che non si era mosso. – Non ti sembra strano che Silente riceva messaggi criptati dai suoi ex studenti?
- In effetti. – rispose l’altro, tornando a sedersi. I ritratti confabulavano tra di loro, piuttosto agitati. La cosa insospettì ancora di più i due. – Ne sapete niente voi?
- Anche se fosse non verremmo certo a dire certe cose a voi due, no? Silente ha una sua vita, al di fuori di queste mura. – disse Dylis, sibillina.
- Che lavoro fanno i Prewett?
- Auror. – rispose Black, mentre la porta dello studio si apriva: Albus Silente era appena rientrato.
- Buongiorno ragazzi, mi dispiace di avervi fatto aspettare, ci occuperemo subito della povera vecchia armatura che avete lasciato vagare.
- E’ arrivata posta, preside. – indicò Black.
- Grazie. – Silente andò tranquillamente a recuperare il messaggio, e poi lasciò libero il gufo, che partì in uno svolazzo di piume. Fanny lo guardò sdegnosa. – Credevo che la punizione per aver praticato un Locomotor su parte dell’arredo di Hogwarts le fosse bastato, signor Black. – Tutti ignorarono il “Ben detto” sussurrato da Phineas. – Quanto a lei, signor Potter, per quanto sia in suo diritto non apprezzare le feste organizzate dal professor Lumacorno, non dovrebbe disturbare il divertimento altrui.
- E se le dicessi che non c’entro nulla e che è stato un incidente? – tentò Potter.
- Difficile crederlo. – fece notare Dylis Derwent. Non aveva mai visto due ragazzi al cospetto del preside così tante volte. I due Grifondoro videro gli occhi dell’anziano preside scintillare, e si scambiarono un’occhiata.
- Credo che la nostra Dylis abbia ragione, perciò dovrò togliere alla clessidra di Grifondoro venti punti. – ai ragazzi non sembrò nulla di sconvolgente, avevano già vinto la Coppa di Quidditch.
- Professor Silente, – azzardò Potter – lo sa che riceve della posta ben strana?
- I fratelli Prewett sembrano molto in confidenza con lei, se le mandano messaggi privati. – aggiunse Sirius, mentre tutti i ritratti entravano in subbuglio.
- Abbiamo riconosciuto la calligrafia da zampe di gallina di Gideon.
- Sì, ho sempre trovato molto difficile leggere ciò che scrive quel ragazzo. – disse Silente quasi soprappensiero.
- Silente! – tuonò Dippet. – Ma cosa va dicendo, insomma!
Il mago non rispose, aspettando che i ragazzi esprimessero il loro dubbio.
- E’ per questo che è sempre fuori, non è vero? Cos’è, una specie di ordine segreto? – chiese Potter, sputando il rospo.
Il preside ci mise un po’, prima di rispondere; non sembrava per nulla turbato, ma era evidente che stava soppesando le parole. – Cosa ve lo fa pensare?
- Parecchie cose, e lei di certo non mente agli studenti. – disse Sirius, fissando i suoi occhi chiari.
- Siete molto giovani, e credo non siate ancora in grado…
- E’ da una vita che mi sento dire che non sono adulto abbastanza. – rispose Sirius, irruente, - Lo vediamo anche noi quello che sta succedendo là fuori, e il Ministero dorme.
- Sappiamo che lei e il Ministro non andate sempre d’accordo, e mi sembra strano che due Auror comunichino privatamente con lei. – disse James. – Voi vi state organizzando, è così?
- Che sciocchezze. – disse Nigellus. – E’ un preside, ha già molto lavoro senza doversi immischiare…
- Grazie, Phineas. – lo fermò Silente con gentilezza. – Quello che ci comunichiamo io e i fratelli Prewett è strettamente personale…
- Ma…
- Ma se veramente volete fare qualcosa per il vostro futuro diplomatevi, innanzitutto.
I due si guardarono basiti: non era certo il discorso che si aspettavano. Al momento non gliene fregava nulla dello stupido diploma; quei Mangiamorte non avrebbero certo chiesto referenze.
- Prendete i vostri M.A.G.O., e poi potremo parlarne. - Insistette Silente. – Rimarrete ad Hogwarts fino all’estate in ogni caso, pensate a questo, e continuate a guardavi intorno. So che volete diventare anche voi degli Auror, e verrà il tempo…
- Ma l’organizzazione segreta? – chiese James.
- Avrete tempo anche per l’Ordine della Fenice. – disse, enigmatico. – E ora vi consiglio di recarvi in Guferia, visto che vi piace avere a che fare con i volatili, c’è un gran bisogno di pulizia.
Questo non bastò affatto ai due giovani, che sommersero il preside di nuove domande. Solo dopo diversi minuti si rassegnarono ad andare incontro al loro destino. Avevano entrambi parecchie cose per la testa, ma ora sembrava più facile. C’era un obiettivo dopo il diploma, e qualcosa da fare.
- Pensi sia stato saggio? – chiese Dylis, quando Black e Potter furono usciti.
- Non avrei avuto molta scelta comunque. – rispose Silente. – Si sarebbero accorti dell’inganno del Ministero una volta messo piede nel Dipartimento Auror, e avrebbero fatto di tutto per agire. Quei due sono molto impulsivi.
- A me non sembra prudente. – disse Dippet, perplesso.
Note e ringraziamenti:

Lars Black: Eh sì, oserei dire che Sirius ha un certo ascendente su Nel! La festa credo sia andata alquanto bene, a parte l'inconvenient edell'armatura. Lumacorno ha dei gusti davvero strani, ma Nel si è divertita di più così...

Nana 92: mi fa piacere che anche a te piaccia la foto di Nel, per me è favolosa! Grazie davvero per seguirmi, spero che i capitoli rimanfano sempre di tuo gusto ocme questo!

Mirwen: sì ecco, parla sottovoce o ti ammazza in maniera lenta e dolorosa! Grazie per essere passata!

Miriel: mica li lascio a bocca asciutta, hanno abbondantemente consumato e fatto i loro comodi nel frattempo, sai? Quest'armatura è misteriosa, non so se si saprà mai chi l'ha messa in moto hehe. Grazie!

lauraroberta87: direi che hai esattamente centrato il punto XD. Non credo si diranno mai nulla di lontanamente puccioso, hanno altri modi, generalmente violenti, per manifestare il loro affetto! Grazie e alla prossima!

Meissa: Cara, mi sei mancata invece! Ma vedo che hai velocemente recuperato tutto quello che ti mancava. Nel è proprio un gneio del male, se vuoi, suoi impegni permettendo, te la presto per fare piazza pulita! Lo sgabuzzino è un gran bel posto, sì. Ovvio che lei impara in fretta, è una corvetta, no? XD

Grazie a tutti al prossimo capitolo!

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Capitolo 38
*** Capitolo trentasei: complotti ***


Note: E vediamo chi complotta contro cosa, o per quale causa... Gente, ho sbirciato e ho notato circa millemila letture alla mia storia O___O e sono sconvolta. I casi sono due: o barate spudoratamente aprendola per sport o la leggete in parecchi. Battete un colpo se siete vivi, o fate semplicemente un fischio, vi accoglierò con piacere!

Capitolo trentasei: complotti

- Pensi che dovremmo dirlo agli altri? – domandò Sirius mentre sperimentava la magica spugna Assorbitutto.
- Sì, penso che vorrebbero partecipare anche loro, e Lily. – rispose James, tentando di convincere uno stupido pennuto a levarsi dal suo trespolo.
- Il buongiorno si vede dal mattino, vero? – esordì Cornelia, comparendo all’improvviso. Sirius si voltò a guardarla, e di certo non ne fu felice. La ragazza aveva un che di pericoloso: si era appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate. A Black ricordò quelle gatte baldanzose che si posano mollemente sui davanzali, facendo ondeggiare lentamente la coda, prima di spiccare un salto e afferrare un povero passerotto indifeso.
- Devi proprio stare qui?
- Mi piace vederti sguazzare nel fango. – disse lei, vendicandosi del trattamento che aveva ricevuto pochi giorni prima.
- Come hai saputo della punizione? – chiese James.
- La serata di ieri se la ricorderanno a lungo in molti. Le voci sono girate. Ho dovuto semplicemente chiedere a Remus. – rispose sorridendo.
Black e Potter si sentirono traditi, che diamine, era un loro amico! – Potresti ricambiare l’aiuto che ti ho dato.
- Già Sirius, potrei. – ammise lei, seria. – Ma tu hai passato quasi mezzora a umiliarmi solo per poter dare una sbirciata in Infermeria, e poi, essendo due anni avanti a me sono convinta che tu ne sappia una più del diavolo.
- Ci sono anche io. – fece notare Potter casualmente.
- Infatti siete in due, e io tra poco ho lezione. Buon divertimento. – salutò, prima di schizzare via.
- E sparisci così?
- Non mi piace infierire, Sirius. – urlò lei dalle scale.
- Io la ammazzo quella. E tu non ridere! – sbottò Black, mentre Dike, il gufo della famiglia Lethifold, dava il suo contributo alla causa, sporcando il punto in cui James aveva appena pulito. Sirius pensò con rammarico alla sera prima, quando Nel si era risparmiata la sua dose di veleno e si era abbandonata al suo volere senza tante storie: era piacevolmente morbida da stringere, e questa era la cosa che gli era rimasta più impressa. Ma ora c’era James che imprecava ad alta voce a distrarlo; la sua spugna aveva decisamente bisogno di essere risciacquata.
Entrambi, comunque, trovarono più divertente quello che seguire la lezione di Cura delle Creature Magiche; in quel caso evitare quella materia si era rivelata una scelta azzeccata. Certo che, vista l’ora libera, Remus e Peter avrebbero potuto dimostrare un po’ di solidarietà: soprattutto Lunastorta, visto che si divertiva tanto a fare l’informatore per il nemico.
James e Sirius si riunirono agli altri dopo le pulizie, giusto in tempo per la lezione: tra un cambio d’ora e l’altro Potter e la Evans si sentirono in dovere di dimostrare al mondo quanto avevano sentito la reciproca mancanza; Ramoso perse gli occhiali dalla foga. Black finse di non conoscerli.
- Suppongo che è quello che vorresti fare anche tu con quella là. – disse Peter, oltrepassando le due piovre.
- Supponi male. – rispose Sirius, scontroso. – Dopo la sua visitina in Guferia è meglio che mi stia alla larga.
- Cos’è, ha pareggiato il conto? – chiese Remus, mentre si arrampicava sulle scale che portavano all’aula di Divinazione.
- Già. A proposito, Lunastorta, vedi di piantarla di renderti così utile e gentile verso il prossimo. La prossima volta che chiede, dì che sono in un altro continente.
- Agli ordini. – rise Remus, - E’ che sai supponevo che avesse una voglia matta di vendicarsi. Sirius attraversò la botola emettendo un grugnito.
Divinazione si rivelò uno strazio, come sempre, e i Malandrini furono entusiasti di poter scendere per il pranzo. Mentre si ingozzavano di patate arrosto James e Sirius annunciarono con aria cospiratoria che avevano importanti notizie da dire; intercettarono anche Frank e Alice, che, come da previsione, si dimostrarono interessati. Aspettarono la fine delle lezioni per potersi raggruppare in Sala Comune. Per diversi minuti Felpato e Ramoso si guardarono intorno con aria circospetta, per essere certi di non farsi sentire, ma non c’era pericolo, tutti erano impegnati in un furioso ripasso.
- Allora, che avete scoperto da Silente? – chiese Frank con impazienza.
Potter si impegnò a fare un resoconto, un po’ confuso e colorito, in alcuni punti, di quanto scoperto. Sirius dovette schiarirsi la voce un paio di volte per ricordargli che ripetere a pappagallo tutte le scemenze dette da Phineas non era propriamente indispensabile.
- Quindi il preside si sta organizzando per conto suo?
- Sì, Alice, e se degli Auror professionisti lavorano per lui al Ministero non deve esserci un bel clima. – spiegò Sirius, asciutto.
- Ma perché Silente non si mette a collaborare con il Ministro, a convincerli e cose così? – si chiese Peter. – Lui è bravo in queste cose e sarebbe anche molto più semplice.
- Non è sempre molto ben visto. – disse Remus, - Lo considerano… liberale, strano e roba del genere, lo sai. Credo siano quasi invidiosi della sua popolarità.
- Ma perché devono essere così ottusi? - sbottò Lily.
- Vigliaccheria. – insistette Remus. – E’ più facile voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla, sperando che le cose si risolvano da sé. Si limitano a non fare niente, sperando che passi. La gente scompare senza lasciare traccia e ci vengono a dire che sono solo fenomeni momentanei di una minoranza di persone.
- Alla faccia della minoranza. – sbottò Black. – I purosangue rimasti saranno pure pochi, ma hanno in mano gran parte della ricchezza e del potere, al momento. Non è un aspetto da prendere alla leggera.
- E’ una vergogna.
- E’ preoccupante. Potrebbero infiltrarsi nel Ministero e non potremmo nemmeno accorgercene, la Gazzetta non è più leggibile.
- Quindi che intenzioni abbiamo? – chiese Peter.
- Diplomarci, secondo quanto ha detto Silente. – disse James con una smorfia. – Ci tiene particolarmente, come se i Mangiamorte dovessero mettersi a controllare se hai preso i M.A.G.O. o meno, prima di farti fuori.
Peter rabbrividì. – Farti fuori?
- Sveglia, Peter, sta diventando una guerra. – sbottò Sirius. – Se non ora credo che lo diventerà presto. Dubito che le cose si risolveranno pacificamente.
- Tutto per la purezza del sangue?
- Non hai idea di quanto ci tengano là fuori, Lily. E’ il motto della mia famiglia, e di molte altre, immagino.
I ragazzi rimasero tutti in silenzio, pensierosi. Attorno a loro gli studenti scrivevano alacremente su lunghe pergamene, o sfogliavano febbrilmente i loro volumi: gli sembrò improvvisamente un’attività inutile e vuota.
- Quindi finiremo per arruolarci in un ordine segreto. – disse Frank, più a se stesso che agli altri.
- E’ per una buona causa, non voglio vivere in un mondo che divide le persone a seconda della discendenza magica. – disse James. – Convinceremo Silente a darci retta, a costo di Schiantarlo; in sette potremmo anche farcela!
Gli altri scoppiarono timidamente a ridere. In fondo non c’era poi molta differenza da quello alla carriera che avevano immaginato di seguire. Solo, data l’urgenza di quel momento, avrebbero dovuto fare a meno della burocrazia e dell’addestramento; non ne erano nemmeno troppo dispiaciuti.

Nella Sala Comune di Corvonero la conversazione era su toni decisamente più leggeri e più spensierati, tranne che per Nel.
- E’ rientrata ad un orario assurdo facendo finta di niente, ma sfortunatamente mi ha svegliata. – sibilò Cleo con fare sornione.
Le altre tubarono in maniera inquietante. In cinque anni Cornelia non si era mai accorta di frequentare e di chiamare amiche delle colombe. Forse, pensò con rammarico, le frecciate di Sirius sulla sua intelligenza non erano poi così infondate. Si stava proprio rammollendo, se gli dava ragione.
- Sì, ho fatto tardi, non più di quelli che sono andati da Lumacorno.
- Questo è vero, - concordò Lu, - il punto è che non sei andata a quella festa, a meno che tu non abbia dato una mano a Black con quello scherzetto.
- In effetti non gli ho dato una mano, lui dice di non avere meriti per quello, pare che l’armatura si sia auto-invitata di sua iniziativa. – spiegò la giovane, ben felice di avere un argomento per cui sviare.
- Be’, se è stato tutto il tempo con te non può averlo fatto per forza.
- Hai ragione, Ina, Nel ha permesso che venisse punito un innocente. – diede manforte Lu.
- Avevo proprio ragione a darti della cattiva ragazza. – scherzò Cleo.
La giovane Lethifold si coprì la faccia con le mani, mentre ascoltava quel rapido susseguirsi di parole sparate ad una velocità assurda: quale essere umano avrebbe potuto mettere insieme tante sillabe in pochi minuti se non le sue amiche?
- Cosa ci stai nascondendo? – cantilenò Lu. Ebbene sì, era mortalmente curiosa. Nel inspirò profondamente un paio di volte; mannaggia alla curiosità del prossimo e ai modi plateali di Sirius. Però forse un modo per cavarsela c’era, pensò. Gli ingranaggi del suo cervello lavorarono velocemente; se non si sbagliava aveva sentito dire che la miglior difesa era l’attacco, no?
Alzò di scatto la testa, le amiche notarono un secondo troppo tardi il suo ghigno insolente.
- Prima che io dica qualunque cosa, - esordì con calma. – Lu, deliziaci con uno dei tuoi pettegolezzi. È da una vita che non mi dici come vanno le cose tra te e Roger, e la cosa mi manca terribilmente. L’altro giorno si aggirava per la Sala Comune con l’aria beata di chi ha appena raggiunto il Nirvana, e sono praticamente certa che tu ne sia la causa. Dicci come hai fatto, coraggio.
Ludovine arrossì violentemente, e si limitò a balbettare “niente” con fare confuso. Cornelia era sono all’inizio. – E tu Bonnie! Non so perché ma ho proprio idea che tu ci abbia tenuto all’oscuro di qualche dettaglio con il tuo vicino di casa, siamo sicuri che ci sia stato solo un succhiotto? La noia gioca bruttissimi scherzi.
L’interessata divenne cianotica e le altre si guardarono intorno, cercando di evitare lo sguardo di Nel.
- Grazie per la comprensione. – disse, di nuovo straordinariamente affabile. Di colpo la sua espressione inquietante e crudele era svanita così, in un attimo. Le altre finsero di essere impegnate ad altro, ben sapendo che le schizofreniche potevano diventare assai pericolose. Cornelia considerò che tutto sommato si era guadagnata il lieto fine della giornata. Non la pensò così però nei due giorni successivi, notando che Sirius si divertiva (la sua aria si sfida e canzonatoria si vedeva lontano un miglio) ad ignorarla deliberatamente, come se avesse fatto qualcosa di male. Evidentemente non gli piaceva essere ripagato con la sua stessa moneta, ma lei non poteva farsene una colpa.
Ci rimuginò sopra parecchio, nel tragitto verso le serre di Erbologia, mentre correva per non bagnarsi e tentando di evitare le pozzanghere che il temporale pomeridiano stava formando. Decise di mettere l’orgoglio da parte e di andare a farsi umiliare da Sirius: era certa che lui non ne vedesse l’ora. Prima succedeva, prima se lo sarebbe buttato alle spalle.




Note e ringraziamenti:

Sana chang: Non so se si può nominare o meno un altro sito, ma a me basta vedere i tuoi commenti XD. Sono felice che i personaggi ti paiano in canon: Sirius in fondo se esce con una ragazza per un po' di più di qualche giorno tende a concentrarsi su quella! E sono felice che tu abbia detto che leggere questa storia ricorda più lo sbirciare da una serratura che una fic, perchè mi piace rendere i personaggi il più realistici possibile. Quindi grazie!

nian nian: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto: eh sì, ci sono premesse per eventi impostanti. James e Sirius continuano a dirmi che l'armatura ha vita propria XD boh...

Lars Black: eccoti accontentata e perdona il ritardo. Eh sì, sono proprio due curiosoni... come l'armatura XD

Miriel: Eh sì, questi nostri ragazzi ci stanno dimostrando di che pasta sono fatti. So che quella parte può sembrare poco credibile, ma ho fatto fatica ad immaginarmi un modo con cui farli venire a conoscenza dell'Ordine. Dopotutto il gufo non poteva far altro che arrivare in ufficio e loro hanno solo letto l'intestazione del biglietto... capisco le tue remore cmq, e grazie di aver commentato!

Mirwen: grazie di esser passata, sono felice che ti piaccia! Viva Silente e i Prewett!

Meissa: che gioia i tuoi commenti! Le amiche di Nel sono adorabili finchè non diventano le tue amiche e torturano te. Sirius, nonostante il risveglio è molto più fortunato. Ah, Phineas ama le comari curiose hehe. Cmq saranno avvisate più di due persone, per questa scoperta!!! Don't worry per il tag XD

Bene, Nel è sul punto di abbandonarsi al caratteraccio di Sirius, vediamo quanto lui la farà sfrigolare ancora. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 39
*** Capitolo trentasette: era una notte buia e tempestosa ***


Note: Titolo di capitolo di Schultziana memoria, pace all'anima sua, spero che abbiate colto il riferimento. Lo so che siete bravi XD
Sapete, in serate come queste può succedere di tutto, figuriamoci se abbiamo a che fare con Sirius e Cornelia...


Capitolo trentasette: era una notte buia e tempestosa

A differenza di Sirius, che era evidentemente avvantaggiato da anni di esplorazioni diurne e notturne, Cornelia non aveva la più pallida idea di dove si trovasse la Sala Comune di Grifondoro, quindi non poteva contare su una comparsa ad effetto come quella della Guferia, che, per inciso, sia era dimostrata tanto divertente quanto controproducente.
Sapeva, però, che per arrivare in quella stramaledetta Sala Comune tutti i Grifondoro passavano per il corridoio del terzo piano, e che passavano sempre davanti all’aula di Storia della Magia. Un pellegrinaggio per i disperati, insomma.
Al termine delle lezioni, quindi, filò speditamente in biblioteca a studiare, in modo tale da non rimanere indietro. I Malandrini rientravano sempre molto tardi all’ovile, quindi avrebbe dovuto aspettare un bel po’, dopo la fine della cena.
Suo fratello, incuriosito dalla sua aria indaffarata, le chiese cosa avesse intenzione di fare.
- Probabilmente mi sto preparando a farmi massacrare, con Sirius non si può mai sapere.
- Che hai fatto?
- Be’, sembra che non gradisca essere ripagato dei suoi scherzi. – spiegò.
- Ti sembra saggio aizzarlo?
Considerando che Black sapeva trasformarsi in un cane grande quanto un orso, Nel trovò il verbo “aizzare” particolarmente azzeccato.
- No, ma è una tentazione irresistibile. – ammise con franchezza.
- Buona missione, allora. – incoraggiò Conrad. – Cerca di tornare viva.
- Ah, per forza, pensi che potrei esimermi dal fare il resoconto alle mie compagne di stanza?
Entrambi risero, e Conrad si dileguò dopo un’incoraggiante pacca sulla schiena che per poco non fece cadere Nel a terra. Suo fratello sapeva essere un tipo materiale, a volte.
Un’ora dopo, con una spalla ancora dolorante, regalo della delicatezza degna di un elefante di Conrad, Cornelia si avviò mestamente per il corridoio, preda ad una strana ansia che le stava torturando lo stomaco. L’aver visto Sirius, sbruffone come sempre, a cena, l’aveva quasi fatta pentire della sua decisione. Si appollaiò come un avvoltoio appoggiandosi pigramente alla balaustra in attesa: sarebbe rimasta lì anche un’eternità, pur di finirla con quel giochetto.
In un certo senso Nel potè definirsi fortunata: avvistò Black dopo solo cinque, sette stando al suo orologio, minuti di appostamento. Sarebbe stato troppo chiedere di incrociarlo da solo, non ci aveva nemmeno mai sperato, ma tra tutti James era l’opzione peggiore. Intendiamoci, lo trovava simpatico, ma era il socio di malefatte del suo… di Sirius, ecco.
- Oh guarda chi si vede. – la salutò Potter con un sorriso da un orecchio all’altro. Ecco, appunto. Nel si mise a braccia conserte, tentando, invano, di non trovare affatto divertente l’espressione del ragazzo.
- Ciao. – mormorò con espressione neutra e un lieve sorriso. Sirius la stava squadrando, ormai non ci faceva nemmeno più caso, per quanto la cosa la infastidisse.
- Sbaglio o ho come la sensazione di essere di troppo? Dici che me ne devo andare, Nel? – chiese gentilmente.
- C’è il rischio che si verifichi una tempesta come quella che c’è fuori. – rispose gentilmente. Era dal pomeriggio che la pioggia scendeva a secchiate; come a dare ragione all’ipotesi della ragazza si sentì un tuono in lontananza.
- Afferrato. – disse James, sorridendo. – Divertitevi, se non di più, almeno quanto me! – disse prima di avviarsi su per le scale.
La parte semplice della faccenda era finita, pensò la ragazza con un sospiro.
- Cosa ci fai qui? – Sirius interruppe improvvisamente il corso dei suoi pensieri. Il tono di voce non tradiva nulla; avrebbe potuto essere arrabbiato o meno, non avrebbe mai potuto intuirlo. Lambiccarsi il cervello su questo non avrebbe avuto senso.
- Prova a indovinare. – disse Nel, tentando di trattenere la spocchia il più possibile – Diciamo che ho la sensazione che tu mi stia deliberatamente evitando.
- Davvero? – replicò lui, sardonico.
- E che la causa sia la mia visita in Guferia e il tuo eccesso di permalosità. – aggiunse.
- Interessante.
- Interessante cosa?
- Che tu sia venuta a cercarmi strisciando.
Se avesse avuto una fiala di veleno Cornelia ora l’avrebbe bevuta, avrebbe accelerato l’agonia.
- Credo che strisciare comporterebbe la mia umiliazione totale e il ridurmi in lacrime mentre imploro il tuo perdono.
- Sarebbe una scena davvero memorabile. – rispose Sirius, senza darle tregua, con tono irritante. Dal canto suo lui avrebbe potuto andare avanti per giorni, settimane con quel modo di fare. Casa Black era stata un ottimo campo di addestramento. Imbattibile, anzi.
- Ti prego, sta diventando una conversazione faticosa.
- Chi ha detto che dobbiamo parlare, scusa?
Quella frase detta con tono casuale ebbe l’effetto di un schioppettata; Sirius vide distintamente gli occhi della ragazza luccicare per la rabbia, ma fu solo un attimo.
- Avanti, fila. – disse Sirius, indicando l’aula del professor Ruf. Cornelia lo guardò storto. – Muoviti, prima che tu diventi protagonista di una nuova sceneggiata per i corridoi. Non ho voglia di farti da spalla.
Riluttante, e con una voglia matta di prenderlo a schiaffi, Nel seguì il consiglio. Dopotutto era una cosa ragionevole. Con la coda dell’occhio vide il ragazzo venirle dietro e chiudere la porta. L’aula era semibuia; la scarsissima luminosità veniva dai finestroni e dai rari lampi in lontananza. Nel si sedette su uno dei banchi, giusto per diminuire la differenza d’altezza tra lei e Sirius: non era proprio il caso che la sovrastasse in quel modo, non in quel momento.
- Soddisfatto?
- Abbastanza.
- Posso sapere perché ti stai comportando come se io ti stessi facendo uno dei peggiori torti del mondo? Ho soltanto pareggiato il conto. – sbottò, offesa.
- Mi ha infastidito. – replicò, laconico. Era scontroso almeno quanto il giorno in cui l’aveva trascinata per un braccio nella Foresta Proibita. No, forse stavolta fingeva; stavano discutendo di una sciocchezza, dopotutto.
- Nemmeno io mi diverto sai?
- Ma mi diverto io.
Bastardo egoista. – Non è una giustificazione valida. – sibilò, velenosa come non mai. Sirius la osservò attentamente, prima di rispondere.
- Visto che ti diverti tanto, c’era una cosa che mi sono dimenticato di dirti, sulla festa per la vittoria della Coppa di Quidditch. Avrei voluto fartelo sapere sul momento, ma eri molto presa a convincermi a darti retta. Susanne Wilmot è stata in braccio a me quasi tutta sera. – disse, con tono improvvisamente gioviale. Nel lo fissò con odio, presumibilmente, e l’aria di chi ha appena sentito qualcosa di sconvolgente.
- Che è successo? – farfugliò.
- Me l’ha chiesto anche Frank Paciock, e ti darò la stessa risposta: niente di niente. Susanne era abbastanza ubriaca, e quelle come lei diventano squallide dopo un po’. Ma si era particolarmente avvinghiata a me, dovevo ispirargli della sincera simpatia. Ma è pur vero che mi è finito in braccio anche James, quindi… - si avvicinò, notando con piacere che Cornelia stava ricominciando ora a respirare dopo una breve quanto atroce agonia. Appoggiò un mano sul ginocchio della ragazza e lo accarezzò delicatamente, lasciando scivolare un po’ la mano sotto la stoffa della gonna, sulla coscia. Nel per la sorpresa sussultò violentemente, come se si fosse scottata, facendo ridere Sirius di gusto. L’aveva appena presa in contropiede, ed era soltanto l’inizio.
- L’altra sera non ti eri sconvolta tanto, se ben ricordo.
- L’altra sera non ti stavo guardando in faccia. – rispose sinceramente Nel, senza arrossire.
Quell’inqualificabile essere le stava facendo venire un infarto dopo l’altro, e sentiva freddo, oltretutto. Forse non sarebbe tornata viva come pronosticato. Sostenere lo sguardo ironico di Sirius divenne presto troppo, quindi lo abbassò, rendendosi conto che le cose non facevano che peggiorare. Black non aveva cambiato posizione, e lei non riusciva a far altro che irrigidirsi. Che razza di situazione assurda.
- Non è stato divertente.
- Al contrario, la tua espressione avrebbe meritato di essere immortalata. – disse, ghignando. I suoi occhi grigi scintillavano nell’oscurità, si stava godendo un mondo quel momento. – Ora, ti dispiacerebbe chiedermi scusa per la Guferia? E’ una scommessa con Remus, niente di personale.
- No! – sbottò lei, accalorata.
- Potrei pensare che preferisci Lupin a me, personalmente ne uscirei distrutto.
- Leva la tua mano dalla mia gamba. – sillabò lei, scoprendo i denti come una fiera messa all’angolo.
- Neanche morto carissima, mi spiace. Ora la parola magica, per favore.
- No. – ripetè lei, mentre la rabbia saliva ancora di più. Sirius per un attimo credette che si sarebbe messa ad urlare dalla frustrazione, o qualcosa del genere. Ma non desistette.
- Non credere che sia molto difficile per me costringerti a rimanere qui fino a che non cederai. Non ho nemmeno bisogno della magia. Non penso che tu voglia passare la notte in mia compagnia, in questa buia stanza polverosa in una notte di tempesta… anche se l’altra sera probabilmente la tua risposta sarebbe stata assai diversa, o sbaglio?
Cornelia sapeva di avere le spalle al muro, in un certo senso, e lo detestava, davvero. Sospirò, cercando di calmarsi. – E va bene, vile approfittatore. Scusa. E non ti azzardare a fingere di non sentirmi e a chiedermi di ripeterlo, perché mi metto ad urlare per davvero.
- Brava la mia ragazza. Anche se sentirlo due volte mi rassicurerebbe molto. Per un attimo ho davvero temuto che avresti fatto vincere Remus.
- Ma per favore. – sbottò lei, indignata. – Non lo ripeterò.
- Molto male. – disse prima di baciarla; Nel fece per scostarlo.
- Sono io quello arrabbiato, qui.
- E io sono quella che è quasi morta d’infarto. – rispose, fissandolo astiosa, mentre un fulmine per un breve istante rischiarava i loro visi.
- Una cosa molto dolce. – aggiunse, prima di avvicinarsi di nuovo e premere le sue labbra contro quelle di Nel, che dovette dichiarasi sconfitta due volte.
- Mmm, sei stata più vicina al genere di carineria che mi piace altre volte. – disse Sirius, staccandosi da lei. La giovane ne fu un po’ rammaricata, ma data la situazione sarebbe stato sciocco darlo a vedere.
- La Wilmot sembra disponibile. – sbottò.
- Non rigirare la frittata, o mi rivolgerò a lei per davvero. – minacciò Black, gustandosi l’espressione della ragazza. Ebbe un piacevole flashback dello sgabuzzino e dell’intrinseca morbidezza di Nel, ma era certo che, dopotutto, anche Susanne avrebbe potuto rivelarsi all’altezza. Nel sembrò intuire fin troppo bene cosa gli stesse passando per la testa.
- Non scherzare. – disse, sistemandosi sul banco. Grazie a Sirius aveva rischiato di cadere un paio di volte. – E non guardarmi con quella faccia.
- Sto aspettando che tu ti decida ad augurarmi la buonanotte come si deve.
Circe, quel ragazzo era senza vergogna. – Mi arrendo Sirius, sono alla tua mercè. – disse stringendosi nelle spalle.
- Frase ambigua e pericolosa. – rispose lui, avvicinandosi. Cornelia non si sognò di protestare, visto che ormai aveva sventolato bandiera bianca. Ebbe un leggero tremolio quando Sirius la strinse tanto da lasciarla senza fiato, e rispose tentando di stritolarlo a sua volta, ma… con affetto. Non seppe dire quanto tempo ci mise ad augurargli la buonanotte, ma non aveva nemmeno voglia di pensarci. Se, rientrando, avesse svegliato una della sue compagne l’avrebbe pietrificata, semplicemente.
Quando Sirius, mentre erano ancora abbracciati, le bisbigliò, insolente – Sparisci, mocciosa. – aveva smesso di piovere da un pezzo, e lei gli aveva appena appoggiato la testa sulla spalla. Nel lo guardò storto, ottenendo, in cambio, un altro commiato premio.
Poco dopo era miracolosamente nel suo letto, senza sapere come ci era arrivata: era convinta che le gambe non l’avrebbero retta. Per una che aveva rischiato di agonizzare in una polverosa aula, la serata era finita magnificamente, considerò, ancora boccheggiando come un pesce lesso.



Note e ringraziamenti:
Miriel: oh no, tranquilla cara, non ti liberi certo di me XD. Mica facile, sai? hehe Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo sia stato di tuo gradimento!

Lars Black: eh sì, perdonate il ritardo. Sono davvero, davvero felice che ti sia piaciuto!

Mirwen: Con delle amiche così non si può far altro che essere molto, molto tenaci per non cedere. Grazie e alla prossima!

Meissa: eh, Sirius se l'è proprio andata a cercare col lanternino, e che se la goda! Silente è un uomo pacato, ma diabolico, e spero di aver dato un'idea. Grazie mille per i complimenti, è un piacere sapere che sono ancora aumentata nel punteggio di stima nei tuoi confronti *__* Spero che questo capitolo ti piaccia, io lo adoro!

Eh sì, stavolta le è proprio andata di lusso... Vi chiedo un ultimo favore, prima di andare. Ho postato una nuova shot che ha come protagonisti Sirius e Tonks. Non ce la dareste una leggiucchiata? XD Crostata di ciliegie Grazie mille, vi adoro ^__^

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Capitolo 40
*** Capitolo trentotto: traviando i posteri ***


Note: Lasciamo momentaneamente da parte Nel, o quasi, e concentriamoci sui malandrini che hanno una nuova missione da compiere.


Capitolo trentotto: traviando i posteri

- Sei sopravvissuta, allora. – le disse Conrad quella mattina, passandole una mano davanti alla faccia per attirare la sua attenzione. Nel non sembrava molto vispa.
- Sì, anche se per un attimo non ci avrei scommesso.
- Che è successo, lo puoi dire?
Cornelia regalò al fratello un’occhiata di traverso, e un sorriso le increspò le labbra.
- Rientra in quel genere di cose che un fratello non dovrebbe mai venire a conoscenza riguardo una sorella? – s’informò lui.
- Rientra perfettamente in quel genere di cose, mi spiace.
- Io sono una sorella, vado bene? – domandò Constance con un gran sorriso.
- Buona colazione. – salutò Conrad. Cornelia lo seguì di corsa al tavolo di Corvonero, sfuggendo alla morbosa sorella.
- Buongiorno. – la salutò Sirius, afferrandole la mano per rallentarla. – Dormito bene?
Cornelia trovò il suo tono di voce particolarmente canzonatorio, e non privo di doppi sensi.
- Ho Connie alle calcagna. – bisbigliò. Black la lasciò andare solo dopo uno di quei ridicoli baciamano che in genere riservava alle sue amiche per farla arrabbiare.
- Sembri di buon umore. – esordì Lily.
- Grazie a Nel ho vinto la scommessa che avevo fatto con Remus. – spiegò Sirius, sorridendo.
- No, ha davvero ceduto? – commentò l’interessato, profondamente rammaricato. – Pensavo che non ti avrebbe mai dato questa soddisfazione.
- Già, non sembrava per niente disponibile… a… collaborare, quando l’abbiamo incontrata ieri sera.
- Non ho detto che è stato semplice, al contrario, ho dovuto dare sfoggio del peggio di me, ma ce l’ho fatta.
- Ti prego, dimmi che non è una cosa così tremenda. – implorò Christine, sconvolta quanto Lily dai toni della conversazione.
- Ah, le ragazze di oggi sono così maliziose… - scherzò Black – ho semplicemente costretto Nel a chiedermi scusa, per le altre cose detto le mie memorie in privato. Vivi serena, Christine.
- Tutto questo per delle scuse?
- Guarda che quella è anche peggio di te, se vuole. È stata un’impresa! – commentò accalorato.
- E io ho decisamente fatto male i miei calcoli. – disse Remus. – Quanto avevamo fissato?
Sirius rise: - Eh, avevi voluto alzare la posta a dieci galeoni…
- Mi costringerai alla bancarotta.
- Oh, figurati, erano più simbolici che altro, considerali il mio regalo di Natale…
- In arretrato, Sirius. Non provare a dire in anticipo. – lo bloccò Remus.
- Se vuoi così…
- Sì preferisco, grazie. – rispose Remus addentando un toast.
- L’ultima volta che mi hai battuto a Sparaschiocco mi hai fatto pagare. – si lamentò Peter, inorridito.
- Ma è di Remus che stiamo parlando. – intervenne James, - E poi erano solo due Zellini.
- Tre. – puntualizzò Peter.
- Ti assicuro che sono stati bene investiti. – disse Sirius con fare enigmatico.
- Ovvero? - domandò Peter.
- Ogni cosa a tempo debito. – insistette Black, scambiandosi un’occhiata furbastra con James, che annuì con fare comprensivo. – Lo scoprirai stasera. – aggiunse, mentre osservava Nel tentare di sfuggire, senza grandi successi, alle attenzioni supplichevoli di Connie. Un bel diversivo pre-lezioni, senza dubbio.

****

- Allora, questo investimento? – domandò per la quarta volta Minus, con fare ansioso.
- Che modi, Codaliscia, datti una calmata. – rispose James, mettendo piede nel dormitorio, seguito da Lily.
- E lei che ci fa, qui? Avevamo detto noi quattro. – esclamò Felpato con fare ridicolmente teatrale e inorridito. – Scusa, Evans, non ce l’ho con te, è che mi piacerebbe essere avvertito per potermi organizzare. – si scusò subito, facendo posto sul suo letto perché potesse sedersi.
Lily ricambiò con un sorriso e si accomodò. – Grazie.
- Sirius, non è il gala di beneficenza del S. Mungo. – sbottò Ramoso.
- Sì, insomma, perché siamo tutti qui stasera? – chiese Remus. – Sentivamo la reciproca mancanza? – Non era per lamentarsi, ma aveva la spiacevole sensazione di sentirsi accerchiato.
- Festeggiamo, Lunastorta.
- Cosa?
- Festeggiamo te. – disse Lily, che era già stata bene informata in precedenza.
- Prego? – domandò nuovamente l’interessato, perplesso, capace solo ormai di parlare per monosillabi.
- Domani sera ci sarà la luna piena. – esordì Felpato, alzando scocciato gli occhi al cielo, notando la faccia, come sempre, afflitta di Remus. – E sarà l’ultima volta che questo avverrà ad Hogwarts.
- Le scommesse degli ultimi mesi a danni di tutti i nostri conoscenti…
- Ah, adesso io sarei una conoscente? – disse Lily, piantando le unghie nella trapunta del letto di Sirius.
- Dice per dire, lo sai, non è quasi mai cosciente delle sue azioni. – la rassicurò Black.
- No, Lily, non sei affatto una conoscente, ma…
- Se ti metti a baciarla qui non la finiamo più… - sbuffò Peter, guardando fuori dalla finestra. Incredibilmente Ramoso gli diede retta, e riprese a parlare.
- Per farla breve, abbiamo estorto soldi al prossimo per festeggiare la nostra ultima notte selvaggia! – disse James, buttandosi sotto al suo letto mentre ancora parlava e tirando fuori diverse bottiglie di…
- Burrobirra? – sbottò Sirius. – Avevamo detto Whisky o una qualsiasi cosa contenente un’irragionevole quantità di alcol!
- Non è che rastrellando Zellini posso fare miracoli, io. – disse, cominciando a stappare le bottiglie. – La prima al festeggiato, la seconda alle signore… tieni Codaliscia al volo, questa è mia. L’ultima per il cane… vuoi la ciotola Sirius?
Remus era rimasto fermo immobile, con la sua bottiglia in mano, pietrificato.
- Dici che sta bene? – chiese James a Lily.
- Non lo so. Ehi, Remus, qualcosa da dichiarare?
- Io? – Lupin bevve un lieve sorso – Oh… be’ che dire… grazie. – farfugliò, incapace di esprimersi con una frase di senso compiuto, sopraffatto dalla gratitudine.
- Chiudi la bocca Lunastorta, o non vieni bene in foto!
- Io non le faccio le foto con James se non si pettina.
- Ma pretendi l’impossibile, amore mio…
Due ore dopo erano mezzi addormentati e in stato confusionale, nonostante la bevanda fosse decisamente analcolica, come era stato più volte ribadito. Attorno ai ragazzi c’era una quantità infinita di fotografie di cui, presumibilmente, si sarebbero vergognati fino alla fine dei loro giorni. Le personcine imprigionate nelle cornici davano il peggio di sé quanto a boccacce da una foto all’altra.
- Che ore sono? – chiese ad un certo punto Remus con un rantolo.
- Tardi, devo proprio andare io. – disse Lily, tirandosi su di malavoglia.
- Ti accompagno? – James scattò sull’attenti, calandosi subito nei panni del cavalier servente. Gli altri tre risero assai rumorosamente.
- Non preoccuparti, penso che raggiungere il lontanissimo dormitorio femminile sarà un’impresa alla mia portata. – scherzò lei, salutandolo a suo modo.
- Merlino, sono senza vergogna. – mugugnò Lupin voltandosi dall’altra parte, e senza migliorare la situazione per altro. Sotto gli occhi gli era capitata una foto di Lily e James: gli fecero la linguaccia prima di cominciare a baciarsi selvaggiamente. – Sono circondato.
- Buonanotte. – disse poi Lily, staccando a forza i tentacoli di Potter che la stavano abbracciando. Diventava particolarmente appiccicoso quando lei era sul punto di allontanarsi oltre la massima distanza consentita tra i due di dieci centimetri. – A domani. – aggiunse.
- Oh. – mormorò James, affranto. – Be’, noi abbiamo da discutere di un’altra cosa prima di dormire.
A quella frase i suoi tre migliori amici lo insultarono contemporaneamente.
- Parlo seriamente, io! – tentò di dire.
- Raccontala a chi ci crede…
- Della Mappa! – sbottò infine, arruffandosi i capelli.
- La nostra Mappa dici? – tre scomposte testoline si voltarono nella sua direzione per ascoltarlo.
- Che ne facciamo? Voglio dire, a noi presto non servirà più e…
- Nota di nostalgia? – rise Black, mettendosi a sedere. – E’ evidente che a Hogwarts non ci metteremo mai più piede, e non faremo più…
- E’ che sai, Sirius, noi siamo in quattro, la Mappa è una. – spiegò Remus pazientemente.
- Unica e inimitabile, direi. – disse James. – O ce la sorteggiamo in una gara all’ultimo sangue o non so cosa potremmo farne… magari sorteggiare chi dovrà ereditarla o…
- Potremmo lasciarla qui. – propose Peter.
- Qui?
- Traviare le prossime innocenti generazioni nei secoli dei secoli? Intendi questo? – chiese Remus.
- Amen. Mi piace! – approvò James. – E’ molto meno cruento di quello a cui avevo pensato.
- Ma non qui. Sarebbe troppo semplice. Se la devono guadagnare. – disse Sirius, deciso. – Non abbiamo faticato come dei maledetti dannati per niente, no? Mesi e mesi di esperimenti, se ben ricordate.
I Malandrini annuirono con fare compito, creare quel gioiellino era stato fisicamente doloroso. Più di una volta si erano presentati a lezione con le sopracciglia inspiegabilmente abbrustolite. - E dove la nascondiamo?
- Ci lasceremo guidare dall’ispirazione domani sera. – asserì James.
- E per mia fortuna, a quell’ora sarò già in Infermeria. Piano geniale, io approvo. – confermò Remus. – E ora, in ricordo del magico periodo in cui sono stato Prefetto: spegnere le luci!
- Uh, sei diventato un duro, Lunastorta. Me la sto facendo sotto dalla paura. – disse James sfilandosi gli occhiali e sbadigliando rumorosamente.
- Ramoso, grazie per questa bell’immagine, ti ho visto l’intestino tenue, così. – esclamò Sirius, sbadigliando a sua volta, ma premurandosi di coprirsi la bocca con la mano. – Nox! – aggiunse, e la stanza calò nell’oscurità.
- Non ti facevo così impressionabile e delicato. – ghignò James nel silenzio generale.
- Sarà una nottata lunga, me lo sento. – disse Peter. Se quei due cominciavano a battibeccare sarebbero stati capaci di andare avanti fino all’alba, non sarebbe stata nemmeno la prima volta.
- Avete domani sera per fare gli scemi, vi prego, dormiamo.
- Ci si riposa da morti, Remus. – disse Sirius. – O in Infermeria, visto che domani sarai lì.
- O anche per certi corridoi, ma non so se Felpato dorme molto quando sta fuori fino a tardi. – fece James.
- Mi ricorderò di questo la prossima volta che ti servirà questa stanza, James. Me ne ricorderò eccome. Mago avvisato, quasi salvato.
- Mezzo salvato. – corresse Peter.
- Quel che è.
- Buonanotte. – strillò James con voce insolitamente acuta. Mezz’ora dopo, l’unico suono che proveniva dalla loro stanza era un discreto, ma quanto mai virile russare.


Ringraziamenti e note:
Oh, signore, solo due commenti per l'ultimo capitolo: mi sento quasi ferita XD, ma veniamo a noi.
Miriel: felice che ti sia piaciuto, davvero. Sirius è molto siriesco a tutti gli effetti, Nel è la vittima preferenziale della sua acidità, perchè ricambia magnificamente! Alla prossima e grazie!

Mirwen: sempre, sempre di corsa! Grazie per ricordarti sempre di passare e viva le aule polverose XD

Alla prossima e commentate gente!

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Capitolo 41
*** Capitolo trentanove: romantiche confessioni ***


Note: Signore e signori, siamo a 7092 letture, o barate o siete gentilissimi e io vi dovrei adorare *__*
Cmq, preparatevi, questo è uno dei capitoli che più mi ha divertito scrivere... siete avvisati. Ah, non fatevi spaventare dal titolo... un po' così XD



Capitolo trentanove: romantiche confessioni

Era ormai maggio inoltrato, e parecchi studenti preferivano abbandonare buie aule e sale comuni e trascinarsi alla luce del sole, nell’ampio parco, per studiare.
Speravano, grazie ad un’ambientazione assai amena e alla fresca arietta del meriggio, di lavorare in santa pace con tranquillità. Niente di più falso, naturalmente: lo sguardo diventava vacuo non appena si vedeva una farfalla svolacchiare tra le fronde di una pianta, ci si incantava davanti ai gorgoglii prodotti dal mostro del Lago sul pelo d’acqua, e si puntavano le ragazze o i ragazzi tanto bramati.
La preparazione degli esami, dunque, andava a rilento.
I Malandrini, ad ogni modo, non facevano eccezione. Si erano piazzati comodamente sotto i rami, pronti ad un intensivo pomeriggio di lavoro. Le intenzioni c’erano tutte, ma non erano durate che tre quarti d’ora. Ad eccezione di Remus erano tutti andati presto in escandescenza. James aveva alzato bandiera bianca ed era fuggito di gran carriera deciso a farsi un salutare giro sul suo fido manico di scopa al campo di Quidditch, per la gioia delle sue fan residue, scarse ma agguerrite. Peter aveva avuto un attacco di panico durante la sessione di ripasso di Divinazione, e Remus aveva dovuto trascinarlo in biblioteca per convincerlo che l’influsso negativo di Saturno sulla sua mappa astrale non gli avrebbe causato la perdita dell’udito, come pronosticava il libro. Sirius era rimasto solo come un cane, effettivamente in tutti i sensi, con la sola compagnia del manuale di Storia della Magia, a deprimersi. La cosa veramente triste era considerare il fatto che lui fosse incredibilmente riuscito a passare l’esame di Ruf ai tempi dei G.U.F.O., condannandosi ad altri due anni di noiosissime lezioni. Quando si dice lo spirito di masochistico sacrificio. Gli ci volle almeno un’ora per finire di leggere (capire sarebbe stato pretendere troppo) tre pagine, inframezzate da illustrazioni, si intende.
- Oh Felpato, mi fai davvero tanta pena. – disse James sopraggiungendo. Aveva giusto l’aria di chi era appena sceso dalla scopa, cosa che lo rendeva sempre tronfio come non mai, e, tanto per fugare ogni dubbio, si era trascinato dietro il suo manico di scopa. Un paio di ragazze convennero che quello era il momento adatto per fare una pausa.
Sirius non rispose, limitandosi ad ignorarlo. Potter fece un secondo tentativo.
- Ah, lo dicevo io che andarsi a infinocchiare con una Corvonero sarebbe stato un grosso, grossissimo errore. Sempre chini sui libri, tristi, pallidi, emaciati con l’aria di cricetini rachitici…
Black sollevò un sopraciglio: ma che razza di gente conosceva, Ramoso? E, soprattutto, in quale astruso modo Cornelia avrebbe potuto rassomigliare a quella descrizione?
- … dei secchioni, insomma. – proseguì Ramoso, con enfasi. – E hanno pure la brutta mania di infettare il prossimo. C’è già Remus che studia sempre, salvati almeno tu, ti prego.
- Commosso dal tuo interessamento. – rispose Black, lapidario.
- Dai, si vede che soffri. Vai in bianco da così tanto tempo che non ti si riconosce più…
Storia della Magia trovò un nuovo, fantasmagorico uso, atterrando violentemente e di spigolo sullo zigomo destro di James.
- Ahi. – mormorò l’interessato, offeso. – Morgana, roba di Ruf, sei in astinenza pesante se ti riduci a questo.
- Io non vado mai in bianco, James. – rispose Sirius, ferito nell’orgoglio, e rimarcando l’accento sulla parola mai.
- Quasi.
- Concesso, quasi mai. E, francamente, mi chiedo cosa te lo faccia pensare.
- Oh, mi aspettavo una cosa del genere. – James posò bruscamente la scopa e si sedette accanto all’amico. – Il fatto è che di questa tua Nel so assai poco, se non quello che ho visto. A me piace essere un cronista fedele. – aggiunse tirando fuori da chissà dove un block notes.
- Stai per prendere appunti? – gli chiese Sirius coprendosi una mano con la faccia, tentando di arginare le risate.
- Ma certo. – anche James rise, continuando a sistemarsi gli occhiali che per qualche ragione stavano continuando a scivolare. – Allora, questa tua donzella, com’è?
Sirius sembrò pensarci seriamente per un attimo, tentando di individuare un aggettivo in grado di definire “Quella lì”, rendendosi conto che uno non era affatto sufficiente a rendere l’idea.
- Ti dirò, James, Nel è una delle più grandi scassapalle che uno possa mai immaginare in incontrare nella sua vita. – fu costretto a fare una pausa, entrambi stavano sghignazzando. – Ha una linguaccia lunga e affilata, un sistema nervoso che io le consiglierei di far vedere a uno davvero bravo e una tendenza al turpiloquio che ha del sorprendente. Oltretutto ha una memoria di ferro e una capacità di farti fesso che mi preoccupa. Nonostante ciò è divertente, e dà un sacco di soddisfazioni. – concluse ammiccando.
- Bel quadro. – convenne Potter. – Mi chiedo come faccia a dare soddisfazioni, però, viste le premesse.
- Per quanto Nel ci provi non fa eccezione rispetto alle altre. Si lagnano in continuazione, ma circuirle è semplice.
- Sì, lo immagino. – disse James, scettico. Sirius aveva avuto un esiguo numero di ragazze e un bel gruppetto di “amiche per un giorno”, anche se non erano certo centoquaranta come si diceva in giro. Il punto era, comunque, che diverse l’avevano anche mandato a quel paese. – A che punto della classifica la mettiamo?
- Di certo sopra Erinn Ethelwold, la sceneggiata che mi ha fatto quando ci siamo lasciati è stata allucinante.
- L’avevi tradita. – disse James con fare comprensivo.
- Lei mi stava ignorando. – rimarcò Sirius, ponendo fine al dibattimento.
- Chiaro. – Potter scrisse diligentemente. – Poi c’è Julia Dixon, oh, con quella ho dei bei ricordi.
- Ne ho più io, fidati. – lo rassicurò Sirius. – Ma lei era allegra anche per i miei gusti.
- Sì, mi ricordo. Si è messa con quello là il giorno dopo che voi vi siete piantati.
- E si era messa con me quando il giorno prima aveva lasciato Daniel. Evidentemente non le piace star sola.
- Quanto a Camille? – domandò James.
- Tanto bella, - disse Sirius con un sospiro di nostalgia - ma anche tanto appiccicosa.
- Anita e Nicole?
- Erano più grandi di me, mi hanno insegnato tante belle cose. Superano Nel, dunque.
- Be’, non si piazza certo male, tutto sommato. Per una mocciosa come sembra pare se la cavi.
- James, ti voglio bene, ma onestamente credo se la sia cavata meglio lei di te, stando alle prime esperienze. Tu vagavi disperato con gli occhi a forma di cuore per la Evans. Non eri realista.
- Ma l’ho conquistata alla fine, no? – borbottò James, scrivendo sul blocco.
- A quest’ora staresti ancora sospirando, se non fosse stato per me. E non saresti nemmeno l’unico.
- L’unico a non fare che? – chiese una voce alle loro spalle.
- Oh, ciao Nel, nulla tranquilla, cose fra me e Sirius. – tagliò corto James.
- L’unico a non battere chiodo. - chiarì Sirius con aria malandrina. – Origliavi per caso?
- Oh, no. – disse lei stiracchiandosi. – Dopo tre ore china sui libri sono arrivata a non sentirmi più le gambe e ho pensato di fare un giretto, sfortunatamente ti ho avvistato mentre cominciavi a stilare una classifica.
- Classifica? Merlino, quale classifica? – domandò James sgranando gli occhi e facendo sparire il blocco dell’infamia.
Nel incrociò le braccia e lanciò uno sguardo in direzione di Sirius: - Non ho sentito tutto, per mia grande fortuna, ma Julia Dixon come ragazza allegra anche per i tuoi gusti e “mi hanno insegnato tante belle cose” credo mi rimarranno nel cuore per un po’.
- Ho anche detto che sei più sveglia di quanto non fosse James agli inizi.
- Esperienza diretta, Sirius? – chiese Nel sforzandosi di non arrossire e di rimanere seria. – E avevo anche detto che non volevo saperne nulla, avevo ragione.
- E pensa che non avevamo nemmeno finito. – soggiunse James, pentendosi all’istante di quell’affermazione, vista l’occhiata che i due gli stavano rivolgendo.
- Eravamo appena usciti dall’impiccio e tu ripiombi nei casini… - fece Sirius.
- Era solo per non lasciare il lavoro a metà. Senza offesa Cornelia, ma c’eravamo quasi, volevo catalogare Christine e poi farla finita. Dopotutto è l’ultima che ti ha preceduto e quindi…
- Ci mancano i punteggi e siamo a cavallo. – sbottò Nel.
- Oh, gran bella idea, ragazza mia. Sirius, potremmo fare dei punteggi, così avremmo un lavoro di tipo scientifico, potrei chiedere aiuto a Remus che è così preciso.
- Lo stai facendo apposta? – chiese Nel a bruciapelo.
- Sì. – confermò Sirius. – Questo è il suo massimo divertimento.
- Credo anche che Christine abbia un vantaggio su Cornelia. Dopotutto è una Grifondoro, non dovevi farti tutta quella strada per andare da lei, bastava il dormitorio. Questione di mera comodità.
Black ormai stava piangendo dalle risate, era più forte di lui. Era una situazione al limite dell’assurdo. Nel era ancora immobile, presumibilmente sconvolta.
- Grazie per l’aiuto, Sirius, te ne sono davvero grata.
- E cosa posso farci io? - replicò Black, continuando a ridere.
- Credo che vorrebbe un po’ di conforto. – spiegò James suadente.
- Gli cade una ai piedi dopo sette anni che le va dietro tormentandola e si sente in diritto di dare consigli, a me. – disse Sirius. Stavolta anche Nel sfoggiò la sua risatina trattenuta da iena.
- Cosa sarebbe, una specie di complotto?
- E’ giunta l’ora che tu ripassi, James. Ciao, ciao. – Sirius piazzò in mano all’amico il suo enorme, odioso volume e gli fece cenno di sparire.
- D’accordo. – concesse Potter. – Ma io posso sfruttare il mio comodo lettuccio!
- Finchè io o gli altri te lo concediamo! – urlò Black di rimando, mentre l’amico si allontanava.
– Dove eravamo rimasti?
- Al fatto che quello che ho sentito ricordava molto la classifica del campionato di Quidditch, Sirius. – disse la ragazza sedendosi.
- Ah, a volte ricordi un po’ un Bolide… - Black la guardò per bene. – ma tutto sommato sei più carina di una Pluffa. – aggiunse baciandola sulla guancia. Le ragazze che si erano messe in pausa avevano ricominciato a studiare, inorridite da quella vista inopportuna.
- Tutto qui? – chiese Nel, scettica.
- Paragonarti ad un Boccino d’Oro mi sembra pretendere troppo, non credi?
- Sono sicura di potermi far prestare una mazza da Battitore, dovrò solo sincerarmi di restituirla priva degli schizzi di sangue e materia grigia, sempre che tu la possieda. – la Corvonero rimase seria per cinque secondi, e considerando l’espressione di Sirius fu una notevole prova di autocontrollo, prima di distogliere lo sguardo, ridacchiando. Poi prese il viso del ragazzo e lo avvicinò a sé per baciarlo voluttuosamente.
- Mi sarei accontentata di questo, senza tirare in ballo l’attrezzatura da Quidditch. – fece notare Cornelia, quando si staccò da lui.
- E ci metti due mesi per confessarmi che non sei complicata come dai a vedere?


Ringraziamenti e note:

Mirwen: ciao cara, grazie mille del commento e dei Malandrini, anche loro ringraziano per i complimenti, nonostante a loro sia toccata solo dell'innocua Burrobirra! Alla prossima!!!!

Miriel: Farsi beccare da Gazza sarebbe troppo banale, troppo ovvio XD. Questi sono i veri ed originali Malandrini! Eh sì, siamo già a giugno, ma ci sono ancora tanti capitoli. Alla prossima e come sempre grazie!

Meissa: Oh no, cara, a Sirius è praticamente darla vinta, soprattutto in questo particolare frangente, è uno stronzone bastardo molto persuasivo XD. Tranquilla per il ritardo, siamo tutti pieni di impegni, tranquilla! Oh, sì, era tutto organizzato, molte delle mie storie sono tutte collegate XD eh sì, non reggono nemmeno la burrobirra, non sono granchè hehe. Oh, Sirius non metterebbe mai Remus sul lastrico, almeno spero... Nel è salva, per ora....

Vi avverto, questo credo sia l'apice di tenerezza mai raggiunto dai due. Fatevi due conti hehe

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Capitolo 42
*** Capitolo quaranta: addio ai bagordi ***


Note: Sembra un titolo malinconico, ma guardate e godetevi coi malandrini l'ultima notte di luna piena a Hogwarts. Spero vi piaccia, ho amato molto scriverlo ^^


Capitolo quaranta: addio ai bagordi

Sirius, in realtà, non aveva certo bisogno di Nel per capire quanto lei fosse semplice e raggirabile: aveva una certa esperienza diretta nel campo dopotutto, e aveva un diligente testimone con prove alla mano per dimostrarlo. Però ora quel morbido fagotto velenoso era tra le sue braccia, la tentazione di farsi impartire una ripetizione in più era decisamente troppo forte per essere ignorata.
- Hai perfettamente ragione, sei identica a tutte le altre. – concesse Sirius quando si staccarono. Il viso della ragazza era a pochi centimetri dai suoi occhi, lievemente arrossita a causa dell’ennesima battutaccia e desiderosa di aria per recuperare un respiro tranquillo dopo quell’apnea. Era quasi adorabile così conciata e lievemente affannata.
- E io continuo ancora a chiedermi come fanno a venirti dietro. – rispose lei dandogli uno schiaffetto nemmeno troppo delicato, sorridendo maligna. Alcune spettatrici non paganti strabuzzarono gli occhi, odiando a morte la pazza che osava deturpare il più bel viso di Hogwarts.
- Tu sei malata di esibizionismo. – disse Black, mentre la ragazza cercava di negare. – Ma sarà meglio parlarne da un’altra parte. – aggiunse, alzandosi. Tese la mano alla ragazza ed entrambi si avviarono da qualche parte nel castello.
- Oh. Nel, bentornata. Come è andata la ricerca del Graal? – domandò Ludovine con sarcasmo, vedendola entrare.
- Prego? – domandò Cornelia, sorpresa.
- Graal. – scandì Ina. – Ultimamente sparisci così spesso che abbiamo il dubbio che tu ti sia unita ai paladini di re Artù.
- Ce lo vedo bene Black come paladino. – disse Bonnie, bevendo un sorso di tè. - Mmm… quale dei tanti?
- Non lo so, Ludovine. – disse Cleo pensierosa, picchiettando la sua piuma sulle labbra. – Conoscendo il tipo Lancillotto. – propose, scoppiando poi a ridere. – Senz’offesa, chiaro.
- Oh, be’, non potrei nemmeno lamentarmi, l’ho colto in flagrante. – rispose Cornelia, sorvolando sull’accurata conversazione da salotto appena udita. Era certa che le ragazze avessero fatto le prove in attesa del suo arrivo per farla rendere al meglio.
- Mi stai dicendo che l’hai trovato in dolce compagnia e la tua unica reazione è venire qui a preparati il tè e a mettere delle zollette di zucchero nella tua tazza? – Ora che ci pensava Ludovine era sempre stata in dubbio sulla salute mentale della sua amica.
- La dolce compagnia era Potter, e la flagranza era dovuta al fatto che stavano stilando una classifica sulle ragazze di Sirius. – commentò, fingendosi indignata.
- Tipico. – commentò Cleo. – Quando io e Jeffrey stavamo insieme ho trovato un paio di volte una classifica sulle… grazie di tutte le sue compagne di classe. Io ero al primo posto, però.
- Ma è disgustoso! – commentò Bonnie – Anche se è Black. – aggiunse vedendo che le altre facevano le spallucce.
- Tu come ti piazzi, Nel?
- Dobbiamo proprio parlare della concorrenza schiacciante contro cui devo misurarmi io? – domandò la Corvonero, mentre Lu, avvistato il suo personale paladino, fuggiva senza salutare verso nuove avventure.
- Buon viaggio Ginevra! – la salutarono le altre, mentre Roger si voltava a guardarle perplesso.
- Poi si lamenta di me! – sbottò Cornelia, non supportata dalle compari, che la mandarono bonariamente a quel paese.

*****

La notte passò serenamente per quasi tutti gli abitanti di Hogwarts. A mezzanotte tutti gli studenti erano ormai appisolati nei loro letti, o su vecchi libri che avrebbero presto lasciato sui loro proprietari certe inconfondibili macchie da inchiostro che genitori troppo apprensivi avrebbero definito con orrore “tatuaggi”. Quattro di loro, però, erano svegli e vispi come non mai, decisi a rendere quella serenata al chiaro di luna indimenticabile.
Da diverso tempo avevano smesso di rimanere chiusi nella Stamberga Strillante, e c’era seriamente il rischio che gli abitanti di Hogsmeade si dimenticassero della casa stregata. Fu forse per questo che Felpato, preda dell’entusiasmo, entro nel passaggio ululando a più non posso, come impazzito. Sciagurata fu l’idea di Ramoso di imitarlo, poiché, per chi non lo sapesse, il bramito del cervo è uno di quei suoni potenti e angoscianti in grado svegliare in un lago di sudore gelato un povero dormiente, convincendolo che una Banshee inferocita si trovi nei paraggi. Lunastorta, nelle vesti di licantropo, e quindi con un certo pelo sullo stomaco in tutti i sensi, si turbò. Codaliscia squittì pazzamente, e Ramoso raspò il terreno in segno di incoraggiamento. In quel modo qualunque matto con la insensatezza di uscire nonostante le battute di caccia dei Mangiamorte capì che quella era la serata buona per rimanere a casa, o per rintanarsi alla Testa di Porco, per lo meno.
Presi da un moto di nostalgia, i Malandrini presero a battere tutti i luoghi nascosti che avevano scoperto nel corso degli anni, e negli occhi acquosi del piccolo topo Codaliscia sembrò di vedere un velo di malinconia, ma presumibilmente era semplicemente l’effetto del vento e dello sforzo di rimanere saldamente attaccato al manto dell’enorme cane nero.
L’alba giunse ovviamente troppo presto, e Remus fu costretto a sorbirsi la ramanzina della Chips, che era impazzita dalla preoccupazione, non vedendolo arrivare.
Gli altri tre sghignazzavano in disparte a quella vista: finalmente, dopo sette anni, erano riusciti a non farla passare franca a Lupin, che in genere era così fortunato da sfuggire a qualunque punizione. Come avrebbe riferito poi Remus stesso ai Malandrini la mattina dopo, tra le risate generali, madama Chips non era stata affatto gentile con le medicazioni e il resto. Ma mentre il povero Lunastorta sperimentava tutto questo James, guidando gli amici per i bui corridoi, si dirigeva con passo spedito verso i corridoi del primo piano.
- Perché dannazione siamo qui? – chiese Peter riprendendo le sue solite sembianze.
- Seguiamo il tuo geniale suggerimento. – ringhiò Black.
- Dai, Sirius, urla, così facciamo gli esami rinchiusi nei sotterranei. – strillò Potter – E che diamine, venite sotto al mantello, che tra poco non avremo nemmeno più questa a farci le soffiate. – aggiunse, sventolando la Mappa in faccia ai due.
- Stai calmino. – suggerì Minus, alzando le braccia.
- Non mi sentono quando sono da qualche parte, ma sentiranno te se continui ad imitare un’oca senza testa! – sibilò Sirius, agguantando un lembo del mantello.
- E dove cacchio mettiamo questa cosa? – bisbigliò James, abbassando notevolmente il tono della sua voce, ma senza riuscire a tradire un certo isterismo.
- Da Gazza.
- E che razza di idea sarebbe, Codaliscia? – rispose il Grifondoro. – Tanto vale permettere a Pix che la faccia a brandelli, o chiedere al Barone Sanguinario un consiglio sulle questioni di cuore, già che ci siamo.
- Guarda che non è una brutta idea. – disse Sirius.
- Ah no? – Peter guardava da un amico all’altro, nervosamente.
- E’ un piano sadico.
James parve rifletterci un attimo: - Tu a cosa avevi pensato, Sirius?
- A niente, tu?
- Nemmeno. – convenne Potter. – Vada per Gazza. Ma ora, amici miei, sotto il mantello.
Ubbidienti, gli amici seguirono James verso il mitico ufficio di Gazza, e lo forzarono con un banale “Alohomora”.
- Idiota. – commentò Sirius.
Una volta dentro si guardarono intorno, pensando a dove incastrare la buona vecchia Mappa. - Rischiamo di fare dei danni se non guardiamo dove mettiamo le mani. – Peter cominciò a perlustrare tutto l’ufficio armato di bacchetta.
- Facciamo le cose per bene, qui c’è il suo cassetto personale. – notò James. Il riflesso della flebile luce che emetteva la sua bacchetta faceva risplendere la montatura degli occhiali tondi. Sirius si allungò, entrando nel cono di luce dell’amico. – Perfetto.
- Bene. In zona non c’è nessuno, quindi dovremo tornare indietro senza problemi. Addio, amica Mappa, ci mancherai.
- Parole sante. Addio. – concordò Peter.
- Come se fosse una bella donna. Addio, comunque. – disse Black con fare solenne.
- Fatto il misfatto. – sillabò James, e la rete di inchiostrò sparì, per lasciare una triste e vecchia pergamena. – Nox! – dissero gli altri, e il buio calò nell’ufficio.
- E ora via! – corsero verso il dormitorio con uno strano eccesso di adrenalina, con di nuovo la paura di farsi beccare nonostante il mantello, e fu davvero esilarante. Si misero a letto quando il sole cominciava a farsi intravedere, e non gliene importò nulla.

- La Chips mi odia. – dichiarò Remus la mattina seguente, afflitto. Non sembrava essere mai stato così felice di vedere qualcuno al suo capezzale. Era così disperato che dava l’idea di uno che avrebbe accettato anche un Dissennatore per compagno di chiacchiere, ma i Malandrini non facevano certo gli schizzinosi.
- Povero cuccioletto, non ti coccolano più? – chiese Sirius con uno sbadiglio degno di un leone. Aveva rischiato di addormentarsi pure a colazione, ma con Nel nei paraggi non era il caso di dare segni di debolezza. Il tavolo di Corvonero era sempre e comunque troppo vicino.
- Mi ha cacciato una delle sue pozioni direttamente in gola.
- Che tortura. – convenne James annuendo.
- Lo faceva anche mia madre quand’ero malato. – disse Sirius – Credo sperasse di strozzarmi. Guardati le spalle.
I Malandrini risero.
- Voi tre! L’orario delle visite è finito, e non tentate di commuovermi con quei vostri sguardi da animaletti bisognosi d’affetto. A lezione, su. – sgomitò la strega, facendosi largo tra i ragazzi. – Signor Lupin, questa è per lei mi aspetto che la beva tutta. – disse mettendogli in mano con fare burbero un calice fumante. – Siete ancora qui? – urlò poi.
- Avrà le sue cose? – ipotizzò James.
- A quell’età? – chiese Peter.
- Fuggite vuoi finchè potete. – implorò Remus. – Tornerà presto!
- FUORI DI QUI!
- Comincio a pensare che due ore di traduzioni del poema di Baarslak il nano in quel suo dialetto runico sconosciuto ai più non sia per niente male. – fece James, varcando la soglia del corridoio. Si pentì della sua affermazione non appena messo piede in classe, ma tra un’imprecazione e l’altra sfogliando l’inutile dizionario runico/runico (così scelto perché ormai i ragazzi al settimo anno devono conoscere assai bene la lingua e possono cavarsela anche così), poteva sempre scambiare bigliettini amorosi con la Evans.

- Ne avete perso uno per strada? – chiese Connie allegra quando, passeggiando con la sorella, incontrò il quartetto, momentaneamente ridotto a trio, dopo pranzo. Sirius e Nel si scambiarono un’occhiata.


Note e ringraziamenti:

Miriel: Eh no, non si smentiscono mai mai! XD Grazie per la recensione!
Mirwen: Nel in fondo è una che perdona... di certo si impegnerà per scalare la classifica!

Pareri come sempre graditi!

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Capitolo 43
*** Capitolo quarantuno: sospetti ***


Note: Bene, Cornelia non si è rassegnata alla storia degli animagi, e continuerà ad investigare. Sapete, quando il suo cervello si mette in moto non c'è modo di fermarlo...


Capitolo quarantuno: sospetti

- Remus è di nuovo malato, ho paura che starà in Infermeria fino a stasera. – rispose James. – Come sempre.
- Mi dispiace. – disse Nel sinceramente. – Nulla di grave, spero.
- No. – rispose Sirius alzando le spalle. – E’ che ha la tempra di una mammoletta e si ammala per un nonnulla. Abbiamo seriamente pensato di istituirgli un dormitorio personale laggiù, almeno si evita il via vai.
Connie rise allegramente e Nel le andò dietro. – Se passate a trovarlo salutatelo da parte nostra.
- Ma si ricorda di me? – disse la Tassorosso tra lo scettico e il preoccupato.
- Di questo non dubiterei. – fece James con fare grave e Peter sghignazzò di gusto, ripensando ad una certa scena madre.
- Ottimo. – disse la ragazzina tutta felice, cominciando a trascinarsi dietro la sorella. Cornelia non faceva resistenza, ma Sirius ebbe l’impressione che, anche volendo, Nel non avrebbe potuto opporsi in alcun modo all’energia impressionante della morbosa.
- Ci vediamo dopo, sempre che tu non sparisca. – la salutò con fare sfrontato.
- Tanto sarò in biblioteca, a costruirmi una muraglia personale di libri, in attesa di essere salvata.
- E i doppi sensi si sprecano. – commentò James con una gomitata in direzione dell’amico.
- Grazie, Ramoso, senza di te vagherei per il mondo inconsapevole e ignaro. Andiamo a vedere se Lunastorta è ancora vivo.
- Lily mi aveva detto di sì, quando è passata a salutarlo, magari lei ha rabbonito la Chips, ti pare?
Sirius e Peter si guardarono scotendo la testa: Lily aveva tanti pregi, e su questo niente da discutere, ma James la santificava a volte, sopravvalutando le capacità della bella rossa.

****

- Senti, tu ora devi metterti qui e spiegarmi come dannazione faccio a preparare quella dannatissima Pozione Corroborante che quel dannato Lumacorno ci vuole far studiare per martedì. – sbuffò Ludovine fissando Nel, che era appena arrivata, con aria un tantinello isterica. I suoi occhi chiari la stavano fissando in maniera inquietante. Connie preferì migrare saggiamente verso altri lidi.
- Si può sapere che hai?
- Ti stavo aspettando! – soffiò l’amica. Cornelia guardò distrattamente l’orologio.
- Sono in ritardo di tre minuti. Tre miseri minuti. Il capitolo, comunque, è il quattordici, non il sedici. – disse, indicando il libro.
Lu si passò una mano fra i capelli biondi, lievemente imbarazzata. – Questo spiega perché mi sembrava strano che servisse polvere di Lagopus…
- Già. – bisbigliò l’amica sedendosi e cercando di fare il meno rumore possibile. Da un po’ di tempo Irma Pince la sorvegliava con una certa assiduità. – Qual è il piano di battaglia prima di buttarsi nel favoloso mondo della numerologia applicata?
- Ripassare il favoloso mondo della numerologia applicata, cercando di capire perché quando finisco di decifrare un codice il risultato è lungo il doppio di quello iniziale. – berciò Cleo sbuffando dietro una pila di tomi.
Mestamente anche Nel si mise all’opera, constatando che, in effetti, Aritmanzia sapeva essere assai poco appagante, quando non dava i risultati sperati.
Alla fine della giornata Nel si ritrovò con un mal di testa degno del premio Strega dell’anno e la sensazione di un tarlo intento a consumarle quel poco di materia neuronale che le rimaneva. Considerando che stava cercando di memorizzare dieci pagine fitte di appunti la cosa non era affatto semplice.
La provvidenziale lampadina le si accese quando, a cena, vide Remus Lupin nuovamente seduto al tavolo dei Grifondoro con l’aria parecchio sbattuta e sofferente. Era lui a non farle tornare i conti! Non che fosse strano vederlo seduto lì, ma c’era tutto un insieme di cose che i suoi ingranaggi cercavano di sistemare.
Nel tentò di non fossilizzarsi troppo su quelle sue pindariche elucubrazioni, ma il pensiero finiva lì ogni volta che si distraeva. Per cui a un certo punto decise che tanto valeva pensarci, rendersi conto di delirare e accantonare il tutto.
Una cosa che in effetti l’aveva insospettita da un po’ era il fatto che, da quando aveva scoperto degli Animagi illegali, gli inseparabili quattro sembravano molto più guardinghi e sospettosi, a parole. Ora che ci rifletteva, non avevano quasi più usato i loro soprannomi. Senza parlare della millantata salute cagionevole di Remus. Nessuno poteva ammalarsi con tanta costanza e in maniera quasi ciclica, e senza una valida ragione.
Malato poi era una parola davvero troppo vaga. Tutto e niente, come se stesse nascondendo qualcosa. Ma preferì rimandare al giorno successivo le sue indagini, il letto chiamava e non vedeva l’ora di sparire sotto le morbide coperte.
Il pensiero delle cose nascoste tornò prepotentemente in cima alle sue preoccupazioni il pomeriggio dopo, ad Erbologia. Seguendo le istruzioni della professoressa Sprite si erano messi ad estrarre da grossi vasconi pieni di terra i Tuberi Alsaziani, un’assurda specie di pianta che deponeva i suoi frutti sottoforma di uova color… be’ cacca d’oca a ben vedere, e punteggiati di verde. Scoprire che servivano per numerose creme di bellezza aveva terrorizzato metà delle ragazze della classe. I giovanotti l’avevano presa con molta più filosofia.
Infilare le mani nella nuda terra pareva essere un’attività tranquilla e piacevole, ma i Tuberi avevano la brutta abitudine di nascondersi bene, senza contare che erano più scivolosi di una saponetta.
- Siamo chinate qui da mezz’ora e ne abbiamo estratti tre. – mormorò Lu, guardando mesta il cesto ai suoi piedi.
- Quanti ne vuole, lei? – chiese Ina, mentre si metteva un momento in piedi.
- Una ventina. – rispose Bonnie continuando a rovistare.
Nel sospirò, afflitta. Remus poteva essere assai più gradevole e simpatico di un Tubero, ma giocava a nascondino nella medesima maniera.
Perché diventare Animagi e seguire James, Sirius e Peter in folli scorribande se il risultato era un viaggio premio per salutare la cara Chips?
- Ha! Il quarto! – esultò Bonnie, facendo rotolare il suo tesoro insieme agli altri.
- Non sarebbe meglio ora essere dentro una Piramide? Saremmo sporche e scomode come ora, ma almeno il premio consisterebbe in oggetti preziosi.
- O in una fattura letale.
- O in un attacco di claustrofobia.
- Ok, ritiro tutto. – Cleo alzò le mani in segno di resa. – Abbasso le piramidi e viva il terriccio.
- E se optassimo per una comoda via di mezzo? – chiese Nel ridestandosi.
- Tipo?
- Non saprei, era tanto per dire. – disse corrucciata, mentre sentiva che uno dei “tesori” sgusciava via dalla sua presa. – Ci penso su.
Ma, in realtà, tornò ad assumere un’aria concentrata presa a voler scoprire cosa diamine nascondessero i Malandrini. Davvero, o Remus era il più grande simulatore della storia, con quella sua falsa aria da bravo ragazzo, o non si spiegava perché seguisse quegli altri in scorribande sotto le mentite spoglie di un lupo. La scelta di quell’animale inoltre le sembrava totalmente inadatta all’indole dolce di Lupin.
Che aveva a spartire con l’irrequietezza dell’assurdamente enorme cane di Sirius, con la sfrontatezza di Potter e il suo palco di corna in dotazione e con la fragile natura di Peter? No, no, no. Sarebbe uscita pazza nel tentativo di capirlo.
- Allora, questa via di mezzo?
- Non ne ho idea. – ammise Nel sospirando.
- E tu sei rimasta lì con l’aria tutta corrucciata per dieci minuti buoni per niente? – abbaiò Ludovine.
- Ehm… temo di sì. Oh, guarda, il quinto! – chiocciò la Corvonero tutta felice, distraendo le amiche. Meglio che non le facessero perdere il filo del ragionamento.
- Il sesto! – ululò Bonnie di slancio con il braccio immerso nella terra fino alla spalla. Fece per allungarsi ancora un po’, ma il Tubero continuava a sgusciarle via: non si sa come, finì lunga e distesa nel vascone, adorabile quanto un sacco di concime.
- Nuova cura di bellezza? – chiese Cleo, tentando di tirarla fuori.
- Ehi ragazze, che succede? – domandò bruscamente la Sprite, sopraggiungendo. – Quando ho detto che i Tuberi Alsaziani vengono usati per prodotti di bellezza, intendevo dire che devono essere opportunamente trattati. Rotolarcisi in mezzo non funziona, signorina Millhoud.
Ridacchiarono in parecchi, e la stessa Cornelia dovette trattenersi per amicizia; la povera vittima era sufficientemente imbarazzata di suo. Lei e le altre passarono diverso tempo a cercare di ripulirla, mentre il gruppetto di Roger se la rideva sotto i baffi.
Il risultato non fu certamente dei migliori: avevano sì reso Bonnie presentabile, ma quelle piene di terra erano diventate loro.
- Ho idea che si siano invertite le parti. – ponderò Ludovine con aria molto compita. – Merlino, guarda come ci siamo ridotte per delle uova color cacca.
Ridere per la parola “cacca” sarebbe stato considerato inadeguato per dei bambini dai tre anni in su, ed era certamente disdicevole per delle brillanti studentesse di Hogwarts, ma nessuna di queste ragioni fu sufficiente. Tutte loro passarono da una risatina tirata ad un fragoroso ed incontrollabile scroscio di risa che si contagiava da una ragazza all’altra e che aumentava di intensità da un momento all’altro.
Non riuscivano a guardarsi in faccia senza ululare, e presto la stessa Ludovine sentì scendere un paio di lacrime. Nel dovette chinarsi, perché le gambe la tradirono come sempre; temette seriamente di farsela addosso, la milza innalzava in grido di vendetta.
Ripresero il controllo di sé solo dopo diversi minuti. Cacca divenne la nuova parola tabù del dormitorio.

****

- Devo cominciare ad annaffiarti? – chiese Sirius divertito quella sera, osservando i capelli della ragazza, graziosamente decorati con zolle di terra, ormai tutt’uno con le onde scure di Nel. – Credevo fossi l’unico con l’esclusiva di permettermi di conciare una divisa in questo modo.
- E pensa che avevo pure il grembiule da lavoro. – rispose lei. – Comunque, se sei geloso di Bonnie sfidala a duello, schiaffeggiala con un bel guanto d’altri tempi. Ne sarei oltremodo onorata.
- No, non potrei mai trattar male una ragazza.
- Con me quindi hai un permesso speciale? – lo interruppe lei.
- Naturalmente. – rispose Sirius con noncuranza.
La giovane sospirò e decise di abbandonare Black subito dopo, decisa a debellare il nido di merli che si stava installando sulla sua testa. Il Grifondoro tentò una strenua resistenza, ma il coprifuoco si avvicinava e dovette finire per dichiararsi sconfitto.
Fresca, pulita e senza alcuna traccia di terra addosso, Nel decise di mettersi a dormire presto, levando Bianconiglio dal suo cuscino. L’animaletto si lamentò arricciando il naso, ma la ragazza godeva ancora di uno schiacciante vantaggio, quanto a forza bruta. Arrotolata nelle lenzuola, la ragazza sbadigliò rumorosamente, e giusto in quel momento qualcosa la colpì come un fulmine a ciel sereno.
Remus era ciclicamente ammalato.


Note e Ringraziamenti:

Miriel: Sì, in effetti i professori di Hogwarts hanno un gusto sadico nei riguardi dei loro ragazzi, meno male che ci sono personcine preparate come i nostri malandrini che possono permettersi di passare nottate a zonzo! Spero di piaccia anche questo capitolo!
Meissa: Be', sì, James è un idiota e Sirius raggiunge picchi di stronzaggine che raramente si è visto... ti aspettavi altro da Sirius Black, forse? In effetti Nel è stoica a resistere anche a questa cosa delle classifiche, felice di averti fatto ridere carissima, alla prossima!

Bene, il prossimo capitolo sarà un bello scossone per voi, preparatevi! Io vi ringrazio perchè vedo che mi leggete in tanti e in tanti mi avete messo tra i preferiti (ben 46!); posso farvi però una piccola richiesta? Qualche commentino, visto che ultimamente sono davvero, davvero pochi. Mi fareste un enorme piacere, grazie ^^

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Capitolo 44
*** Capitolo quarantadue: come una doccia gelata ***


Note: Bene, lo scossone, preparatevi, sarà bello forte. Ditemi che ne pensate, o insultatemi, anche XD


Capitolo quarantadue: come una doccia gelata

La mattina dopo, al risveglio, Nel capì che era quella parola la chiave di volta di tutto. Nessuno poteva ammalarsi con una cadenza così regolare. Nessuna malattia poteva presentare ricadute del genere, anche perché di certo Madama Chips sarebbe stata in grado di sistemarlo, e se non lei qualcuno al S. Mungo; i genitori di Remus dovevano essere pur informati dei continui ricoveri del figlio, no? Possibile che non se ne preoccupassero?
Mentre si lavava i denti cercò di pensare a quando si ricordava di averlo visto in quel letto accanto alla finestra dell’Infermeria. Sempre quello, come se gli appartenesse. C’era stata la volta prima della partenza per le vacanze, a fine marzo… poi quella volta nello stesso periodo della partita Grifondoro vs Serpeverde, più o meno risalente ad un mese prima e ora questa, in pieno maggio…
Davvero una cadenza curiosa.
Passò i due giorni successivi a rimuginarci sopra, senza ricavarne nessuna deduzione o conclusione particolarmente brillante. Si sentiva una mezza schiappa come investigatrice. Decise di non demordere comunque, tra un ripasso e l’altro i suoi ingranaggi continuavano a macinare ipotesi. Di qualunque cosa si trattasse gli altri dovevano saperlo; e questa era una certezza. Non facevano una piega vedendo l’aria da scheletrino malnutrito dell’amico, e per non preoccuparsi dovevano per forza conoscerne la causa.
Nemmeno il resto della scuola dava segnale di aver notato qualcosa, ma d’altronde anche lei aveva notato certe coincidenze solo per caso. Almeno sapeva di non essere una paranoica.

****

Frequentare uno come Sirius Black aveva molti vantaggi e anche diversi svantaggi. Trattandosi di uno dei ragazzi più ambiti della scuola ci si ritrovava ad avere a che fare con sguardi maligni da parte di giovani rifiutate, patetici tentativi di ripicca e amiche curiosone come non mai che fremono sull’avere notizie su quello che viene unanimemente considerato poco meno di un semi dio. D’altro canto, se si aveva la tempra di accettare il carattere estremamente irritante dell’affascinante soggetto, ci si divertiva molto, si vivevano avventure al limite della demenzialità o alquanto pericolose, e si scoprivano un sacco di luoghi sconosciuti, come le aule deserte del settimo piano.
Essendo lontane, sporche, polverose e chi più ne ha più ne metta, a nessuno veniva in mente di metterci il naso. Sembravano essere state abbandonate da diverso tempo, probabilmente erano appartenute a professori che avevano insegnato materie oggi dimenticate. E proprio in una di queste aule un po’ fuori mano, e certamente sconosciute ai più, che Sirius e Cornelia finivano spesso per studiare. Non che ci fosse bisogno di una scusa, in realtà, ma giusto per mantenere le apparenze… sparire in uno sgabuzzino, luogo decisamente più gettonato, per darsi alla pazza gioia era fin troppo lampante.
Erano entrambi pigramente seduti per terra sotto una finestra dai vetri incrostati. Nel aveva appoggiato la testa sulla spalla di Sirius, le braccia conserte e le maniche della camicia tirate su. Lui l’aveva cinta con un braccio, lo sguardo che vagava da lei, alla stanza, al soffitto.
- Nel, cosa c’è di così sconvolgentemente interessante nella parete di fronte?
- Potrei farti la stessa identica domanda riguardo al soffitto. – sospirò lei alzando un sopracciglio.
- Be’… - iniziò Black – potrebbe anche essere dovuto al fatto che mio sto annoiando a morte. – buttò lì.
- Sì. – Nel sollevò leggermente il capo, annuendo. – Sarebbe un esperimento interessante tornare indietro nel tempo di… - posò una mano sulla bocca, fingendo di pensare molto intensamente. – Dieci, quindici minuti, e sentire la tua opinione in proposito. Dovrei preoccuparmi molto in caso di risposta affermativa.
- Dovresti eccome. – Sirius si abbassò per baciarle una tempia. – Avresti un record in negativo spaventoso.
- E piantala con queste classifiche…
- Non devi certo farti venire i complessi di inferiorità, mia cara. – la rassicurò lui.
- Vorrei tanto ripagarti con la stessa moneta. – s’imbronciò la giovane.
- Sì, questa mancanza di paragone è un autentico dramma. – la prese in giro Sirius. – Cercherò di sopportarlo.
La ragazza roteò gli occhi al cielo, scocciata. Uno a zero per lui, accidentaccio. – Comunque, tornando a quel quarto d’ora fa potresti anche richiuderti i pantaloni. – mormorò velenosa, mentre Sirius cominciava a ridere.
- Patetico tentativo di sviare il discorso, miss “la mia gonna copre il minimo indispensabile”. – rispose, mentre Cornelia, livida, si tirava giù l’orlo della gonna che, dovette ammettere, le aveva lasciato un po’ troppo scoperte le gambe.
- E mi hai anche tirato i capelli, prima. – soffiò lei, imbronciata come una bambina.
- Colpa dell’entusiasmo. – si scusò Sirius baciandola con foga, tanto che finirono quasi stesi per terra. Nel non era una campionessa di equilibrio, con Black nelle vicinanze.
Rimasero poi ancora lì, decisi a non immergersi nella folla di Hogwarts, godendo della tranquillità di quel pomeriggio di primavera.
- A che pensi? – le chiese Sirius ad un certo punto, notando la sua aria corrucciata. Come aveva notato altre volte, quasi poteva immaginarsi gli ingranaggi nella testa di Nel, presi a lavorare alacremente.
- A niente. – rispose lei, titubante. In realtà a qualcosa pensava, e anche da qualche giorno. Forse tanto valeva sputare il rospo. – C’è soltanto una cosa su cui continuo ad arrovellarmi e che non mi torna…
Sirius si irrigidì un attimo, e non parlò. Nel era ancora appoggiata a lui, poteva sentire il calore della sua guancia anche attraverso il cotone della camicia. – Riguardo a cosa? – chiese poi.
- Be’… - iniziò Cornelia. – Mi è tornata in mente la storia degli Animagi… e con il senno di poi mi è sembrato strano che uno come Remus abbia acconsentito ad una cosa del genere.
Sirius rimase nuovamente in silenzio. La giovane decise di proseguire.
- Non tanto per la storia dell’illegalità; avete convinto Peter, si poteva convincere anche lui. Mi chiedo perché accettare con una salute così cagionevole. Finisce così spesso in Infermeria che ormai ha un letto per sé…
A Black mancò letteralmente un battito. La conversazione stava prendendo una piega che decisamente non gli piaceva, soprattutto dato che Remus ne era diventato protagonista. Aveva già notato la curiosità di “Quella lì”, ed era sempre stato uno degli aspetti che gli erano piaciuti di meno. La ragazza non diede adito di aver notato alcun cambiamento, e proseguì per la sua strada.
- Ogni notte brava per lui deve essere uno stress notevole. Trasformarsi già non è semplice di per sé, in quelle condizioni così precarie deve essere anche peggio. – Nel fece una pausa, prima di riprendere. – Sarebbe davvero imprudente permetterglielo da parte vostra, a meno che non siate a conoscenza della malattia che lo affligge. Senza contare che è proprio strano che si ammali nello stesso periodo, sono poche la cause che possono costringerti a letto in maniera così ciclica. – concluse poi, finendo di elencare le prove raccolte.
Sirius rimase immobile, apparentemente impassibile. Dentro di sé era invece un calderone ribollente: odiava Cornelia, in quel momento. Detestava la sua prontezza di mente, la sua curiosità, la sua capacità di cogliere ogni singolo indizio costringendolo a doversi guardare intorno. La odiava perché era una ficcanaso, perché quello che aveva scoperto non la doveva riguardare.
Tra i due calò un lungo e pesante silenzio; in qualche modo era molto diverso da qualsiasi altro momento in cui loro due si erano trovati da soli e muti. Quasi lo si percepiva.
Nel alzò un attimo la testa per guardarlo; sembrava sprofondato chissà dove, come fosse da un’altra parte.
- Sirius, ci sei? – lo chiamò con aria quasi divertita, avvicinandosi per baciarlo. Black non rispose. Nel lo trovò molto strano, soprattutto considerato che si era scostato da lei. – Sirius? – tentò ancora, sfiorandogli il viso con la mano.
Il ragazzo scostò la mano di Nel come se ne fosse incredibilmente infastidito. – Piantala. – disse con una voce che lei stentò a riconoscere. Lo osservò attentamente; pareva estremamente arrabbiato, furioso forse era la parola corretta. Sembrava stesse digrignando i denti con forza, la mascella era serrata. La Corvonero era confusa. Sirius notò quello sguardo, e questo lo fece imbestialire ancora di più. Aveva gettato il sasso, non poteva non rendersene conto, e certo non poteva fare finta di nulla nascondendo la mano. Il ragazzo si alzò bruscamente, deciso a interrompere qualsiasi contatto fisico con lei; Nel quasi perse nuovamente l’equilibrio, visto che si era praticamente abbandonata di peso su Black. Aspettò che fosse lui a parlare, perché sinceramente si sentiva afona in quel momento, e non avrebbe saputo nemmeno cosa dire. Alto com’era Sirius la sovrastava senza alcuno sforzo; Cornelia ne fu quasi intimidita.
- E così ti diverti a curiosare in giro? – l’apostrofò lui aspramente.
Dopotutto Nel non si era propriamente messa a curiosare in giro, aveva raccolto un paio di idee, ma non riuscì a convertire nulla di tutto ciò in parole.
- Non hai veramente nient’altro da fare che giocare a mettere insieme i pezzi del puzzle, Cornelia, ti dà così soddisfazione?
La giovane boccheggiò, Sirius non aveva mai pronunciato il suo nome con una tale dose di disprezzo.
- Non ti è venuto in mente che forse la cosa non ti riguardava? Che non avresti dovuto metterci in naso? – Black quasi urlava, e più lei si rimpiccioliva più gli veniva voglia di gridare, di scrollarla o qualcosa del genere.
- Mi dispiace… - farfugliò Nel in un sussurro.
- Non è vero! – urlò lui. – Sarebbe bastato non fare la piccola ficcanaso, non mettersi a curiosare, non insistere a volersi fare i fatti degli altri. Era forse così difficile? Ne hai ricavato qualcosa?
Nel non riusciva più nemmeno a guardarlo in faccia, i suoi occhi avevano autonomamente deciso di fissare la pietra del pavimento, e forse era meglio così.
- Non sei che una stupida mocciosa. – sibilò lui, prima di voltarsi e prendere la porta. Nel non fece niente per impedirglielo, sapeva che non avrebbe cambiato le cose in alcun modo. Qualsiasi cosa gli avesse detto l’avrebbe solo fatto infuriare di più; cercò di scacciare il groppo che si stava facendo nella sua gola con un pigolio, invano. Sentì i passi di Black scendere gli scalini di fretta come un eco lontano. Lei non osò muoversi.
Rimase lì in bel po’ di tempo, con le mani fredde come due ghiaccioli abbandonate sul suo grembo e una grande voglia di piangere. Ricacciò indietro le lacrime più e più volte, perché se si fosse messa a singhiozzare si sarebbe sentita ancora più patetica.
Non aveva minimamente considerato le conseguenze del suo agire, sottovalutando la cosa; d’altronde non avrebbe di certo potuto immaginare una reazione del genere da parte di Sirius. Evidentemente era andata a sbattere contro qualcosa di cui non avrebbe dovuto minimamente essere a conoscenza, ma non avrebbe potuto prevederlo.
Aveva sì scoperto l’arcano, ma da quella verità non ne aveva ricavato nulla, se non una pugnalata in pieno petto, e due stupide lacrime che erano scese nonostante tutto. Si sforzò di calmarsi, pulendosi il viso con la mano. Mordendosi la lingua per essere certa che nessun’altra lacrima pensasse di fare la furba e tradirla, uscì dalla vecchia aula. Tornò verso la Sala Comune come un automa, e a stento riuscì a rispondere alla domanda del corvo di bronzo: ne aveva abbastanza, di rompicapi. Si fiondò nel suo dormitorio, curandosi di essere il più possibile invisibile. L’unico occupante della stanza era Bianconiglio, che si faceva beatamente i fatti suoi; anche la sua presenza era di troppo al momento. Quando raggiunse il bagno non riuscì più a trattenersi, e si mise a piangere.



Ringraziamenti e note:

Miriel: oh, molto molto vicina al segreto come vedi, tanto che ci si è scottata in pieno. Di certo qui non è stata trascurata! Fammi sapere cosa ne pensi e grazie per il tuo commento.
ino the demon: è bello vedere che i preferiti aumentano già con la storia così avanzata, grazie mille! Spero ti piaccia anche il proseguio della storia. Se vorrai farmi sapere che ne pensi io sono qua.
Meissa: rispostona unica, ok? Nel ama rischiare, sia schiaffeggiando il più bel ragazzo della scuola, oh sì! Le amiche di Nel sono splendide nella loro malvagità! E pure Remus, che finalmente riesce a farsi odiare dalla Chips! Peter, Peter, Peter: in fondo serve anche lui, oh sì! La ficcanaso qui ha pure cantato! Tranquilla, se ancora non mi odia avrai altri capitoli da leggere, prima della fine! Eh... i GUFO ora sono il meno!

A voi!

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Capitolo 45
*** Capitolo quarantatre: era destino ***


Capitolo quarantatre: era destino

Sirius tornò alla sala comune di Grifondoro con una tale rabbia in corpo che quasi non riusciva a ragionare. Come aveva osato Cornelia mettersi a fare delle stupide congetture su Remus? Cosa gliene importava? Perché Merlino tutti dovevano sapere che combinavano loro quattro di notte fuori da scuola? Non era già abbastanza che Remus passasse ogni dannato mese almeno una giornata in Infermeria a farsi curare per una cosa che non aveva chiesto?
Raggiunse i dormitori maschili senza nemmeno guardarsi intorno ed entrò sbattendo la porta. Aveva una gran voglia di fracassare qualsiasi oggetto alla sua portata.
- Che ha? – chiese Lily rivolta a James, vedendolo passare come una furia. Aveva una faccia spaventosa.
- Non lo so. – rispose il ragazzo, perplesso. – Qualunque cosa sia non voglio averci a che fare.
- Non sarebbe meglio andare a vedere cos’ha?
- Se io ora entro lì dentro, Lily, ne esco con gli occhiali disintegrati e il naso fratturato almeno in tre punti. – spiegò James. – E ad ogni modo non riuscirei a sapere niente. È meglio aspettare che sbollisca.
Anche Peter, che era seduto accanto a loro, aveva assistito a quella scena, e non gli era piaciuta per niente. Non presagiva nulla di buono.

*****

A Nel prese sinceramente un colpo quando sentì la porta del dormitorio aprirsi e il vociare delle amiche invadere l’ambiente. L’ultima cosa che avrebbe voluto al momento era gente tra i piedi. Corse al lavandino e si lavò velocemente la faccia, cercando di cancellare ogni traccia delle lacrime che aveva versato. Non si era mai sentita così stupida e con un morale così basso. Avrebbe voluto nascondersi in un angolino e aspettare che passassero almeno diecimila anni.
- Nel? Sei tu di là? Non sapevamo dov’eri finita!
E invece avrebbe dovuto affrontare una giuria di amiche; sapeva che si sarebbero accorte che qualcosa non andava. Uscì dal bagno strascicando i piedi e con gli occhi fissi sul pavimento disgustosamente identico a quello delle aule al settimo piano.
- Allora sei viva! Ci stavamo chiedendo che fine avessi fatto, anche se avevamo delle ipotesi. – disse Cleo, allegra.
- Sì, sono decisamente viva. – rispose con quel suo tono di voce volutamente canzonatorio. Non le uscì convincente come al solito.
- Sembri depressa, che hai?
- Niente Bonnie. – disse, vaga. Si sedette sul letto, sperando di sprofondarci dentro.
- Sicura? Sembra che tu abbia pianto. – s’inserì Lu con gentilezza, sedendosi accanto a lei. Gli occhi dell’amica erano ancora inequivocabilmente rossi, alcune ciocche di capelli erano bagnate, come se avesse infilato la faccia sotto il getto d’acqua del lavandino.
- Sembra? – sbottò Nel con una cattiveria che non sapeva nemmeno lei da dove aveva tirato fuori.
- Hai litigato con Sirius?
Quel nome fu l’equivalente di uno schiaffo in pieno viso. Le tornarono in mente le parole che le aveva rivolto, e la gola minacciò di chiudersi nuovamente.
- Lascia perdere, non mi va di parlarne.
- Ma…
- Per favore, fate finta di non avermi visto. – supplicò. Lu non fece in tempo ad alzarsi che l’amica aveva già tirato le tende del baldacchino, nascondendosi alla vista. – Ci vediamo a cena. – borbottò, congedandole. Perplesse, le tre ragazza uscirono, senza avere la minima idea di cosa potesse essere successo. Era già capitato che Nel diventasse scontrosa, e sapevano che non amava subire troppe domande, ma non era mai stata così depressa. Se era dovuto ad un litigio con Black era la prima volta che si trattava di qualcosa di serio, e dalla sua reazione pareva grave.
Non appena Cornelia sentì la porta richiudersi fece un sospiro di sollievo e lasciò cadere la faccia sul suo cuscino. Sperò ardentemente che l’ora di cena decidesse di non arrivare, quella sera.

****

Ci volle diverso tempo perché Sirius si calmasse, e nel frattempo era riuscito a prendere a calci gran parte degli oggetti che occupavano il pavimento della camera che condivideva con i suoi amici. Era solo l’inizio, naturalmente: avrebbe dovuto spiegare cos’era successo, rischiavano davvero di finire in un guaio, se alla maledetta mocciosa fosse saltato in testa di dare fiato alla bocca.
- Dov’è Remus? – chiese a James, rimettendo piede nella Sala Comune.
- Era in biblioteca, che succede Felpato?
- Deve venire su, dobbiamo parlare. – Sirius pareva avere una certa fretta, Codaliscia se ne accorse.
- Vado io. – disse il ragazzo, affrettandosi ad uscire.
- Mi sono persa qualcosa? – domandò Lily.
- No, per ora no. Andiamo ad aspettare gli altri due dentro, poi vi spiego.
- Anche io? – domandò la giovane, sorpresa.
- Direi che la cosa ormai riguarda anche te. – rispose Black con aria particolarmente infastidita, mentre faceva dietro front.
Potter e la Evans si guardarono perplessi, e decisero di seguirlo. James guidò la sua metà verso la stanza sospingendola lievemente con una mano sulla sua schiena, come lei non avesse mai messo piede lì dentro.
Il dormitorio era piuttosto in disordine, più del solito, almeno, dopo il trattamento speciale di Sirius. I due non ci fecero caso, e si limitarono a sedersi sul letto di James. Il silenzio che era calato fra i tre aveva un che di imbarazzante. Poco dopo furono raggiunti anche dagli altri. - Che stai combinando, Sirius? Peter mi aveva detto che avevi una fretta del diavolo… - esordì Remus, entrando.
- Io non combino proprio nulla. – rispose l’interessato, assai risentito. Non era lui che combinava guai, non stavolta.
- Allora? – lo richiamò James.
- Abbiamo un grosso problema, Cornelia sa tutto. – sbottò.
- Tutto? – fece eco Peter, perplesso.
- Sì, tutto riguardo a noi e Remus. Ha capito che una persona malaticcia non può andarsene in giro di notte come un Animagus, si è ricordata che ogni volta che noi usciamo lui finisce dalla Chips e che questo avviene con cadenza regolare. – elencò Sirius, odiando ancora di più quella piccola spocchiosa mente diabolica.
- Sa che è un lupo mannaro, quindi?
- Non ha detto questo, ma se è arrivata a capire che le malattie con certi sintomi si contano sulla punta di una mano è come se lo sapesse.
- E quante malattie ci sono con sintomi del genere? – esclamò Peter allarmato.
- Praticamente una. – rispose James, stringendo i pugni. Non era certamente una bella situazione.
- Ma come ha fatto? – si domandò Remus ad alta voce. Credeva di essere piuttosto al sicuro, con qualche amico con cui condividere e nascondere il segreto; non era più il tempo delle patetiche scuse da anni ormai.
- Probabilmente è stata colpa mia quando ho accennato agli Animagi, non che lei mi abbia lasciato molta scelta. – sbuffò Sirius, amareggiato. – Credevo che questo avrebbe soddisfatto la sua curiosità e che avrebbe smesso di curiosare. Evidentemente mi sbagliavo di grosso.
Calò nuovamente il silenzio nella stanza; stavolta, però, era caricato di un certo nervosismo. Non avevano la più pallida idea di cosa fare.
- C’era una ragione quando ti dicevo di stare alla larga da quelle intelligenti. – disse James con un sorriso tirato. – Ti sei fatto fregare.
- Oh, Lily non mi sembra una stupida. – ringhiò Sirius. – Ma non va di certo in giro a ficcanasare solo perché ha un buon cervello, ti pare? Di sicuro non si è mai messa a fare domande o a indagare su quello che facciamo. – aggiunse, fissando la Evans negli occhi.
La giovane si ritrovò inaspettatamente al centro dell’attenzione, presa in causa come prototipo femminile di ragazza che non mette il prossimo nei guai.
- Be’… - tentennò – Non che mi sia mai particolarmente interessato sapere cosa faceva James, fino a non molto tempo fa, e poi c’era chi si poneva domande per tutti e due…
- Piton. – borbottò Remus.
- Mocciosus. – fece eco Peter.
- E’ un paragone che rende l’idea. – disse Sirius, disgustato. Nel non aveva nulla da invidiare a quel Serpeverde, su quel frangente.
- All’epoca mi sembrava una teoria così assurda. – proseguì Lily. – Per quanto ragionevole non avrei mai potuto crederci. Vi odiava e vi detesta così tanto che sapevo che si sarebbe inventato qualunque cosa solo per tentare di espellervi. – disse con un’espressione dolorosa. Severus era rimasta una nota dolente, considerando le scelte che lui aveva fatto.
- Resta il fatto che tu non hai fatto nulla di male. – disse James.
- Al contrario di Cornelia. – sospirò Sirius. Se quattro mesi prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a difendere Lily Evans, la perfetta ragazza di Potter, avrebbe riso in faccia a quel povero pazzo.
- E ora? – pigolò Peter. – Che facciamo?
- Io non tenterei un altro diversivo come quando qualcuno ha voluto fare una sorpresa a Piton. – disse Remus.
- Tanto più che ha solo peggiorato la situazione, - convenne James. – Mocciosus ti aveva visto, in fondo a quel tunnel.
- Come aveva fatto a non trapelare la notizia? – chiese Lily.
- Il preside l’aveva convinto a tenere la bocca cucita, ed è stato un bene. – rispose Sirius, serio. – Se avesse provato a parlare non penso che mi sarei limitato a quello che avevo pensato in origine.
- Se Cornelia andrà da Silente, o da qualunque altro professore, l’effetto sarà lo stesso. Non le permetteranno certo di diffondere la notizia. – fece notare Remus, pallido. Anche in un momento del genere, dove lui stesso rischiava parecchi guai, riusciva a mantenere una certa dose di raziocinio. Era una qualità che spesso gli era stata invidiata dagli amici, nonostante lo prendessero in giro per il suo fare compassato.
- Ma non vale per gli Animagi! – squittì Peter, con fare ansioso. – Io lo dicevo che non avrebbe portato nulla di buono.
- Be’, fino ad ora è rimasta zitta. – concesse Potter, che si guadagnò all’istante un’occhiataccia da parte di Sirius.
- Non hai idea di dove possa spingersi una ragazza per ripicca. – commentò quest’ultimo. Lily annuì gravemente.
- Le hai anche dato modo di darsi alla vendetta?
- Se vuoi la prossima volta mi metto a ringraziarla, Codaliscia.
- Che Godric di casino, Sirius… - sospirò Remus. – Davvero, non ce la fai a non infilarti in situazioni che fanno danni, vero? – aggiunse, serio, ma senza essere arrabbiato. L’amico incassò senza fiatare.
- Idee su come fare? – disse poi.
- Se avessimo ancora la Mappa con noi sarebbe meglio. – esordì James. – Sarebbe più facile tenerla d’occhio. Per ora non ha aperto bocca, ma è meglio evitare che lo faccia. Vediamo cosa combina nei prossimi giorni, posso sempre andare nell’ufficio di Gazza con il mantello, se lei prova a rendersi irrintracciabile.
Nessuno fece obiezioni, anche se Peter continuò a tormentarsi le mani a lungo, come per celare una sorta di insoddisfazione. Sirius riprese quella sua espressione indecifrabile che assumeva quando non voleva che nessuno gli desse noia. Rimanevano Lily e James, senza contare Remus, e il suo pallore spaventoso.
- Tutto bene? – domandò Lily, consapevole dell’idiozia della sua stessa domanda. Lupin non pareva dello stesso avviso, visto che le regalò un timido sorriso.
- Speravo di poter arrivare al giorno del diploma senza troppi grattacapi. – ammise il ragazzo. – Evidentemente è destino.
- E’ che non è nel nostro stile. – confermò James.
Sirius emise un grugnito scorbutico, in qualche modo anche lui era d’accordo.



Ringraziamenti:

Miriel: eh sì, un vero e proprio colpo! Sirius ha esagerato nei modi, ma di certo ha ragione, spero sarai curiosa di vedere come evolverà! ^___^ Ti faranno compagnia ancora per un po', temo XD

Grazie agli altri silenziosi lettori.

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Capitolo 46
*** Capitolo quarantaquattro: la quiete dopo la tempesta ***


Note: Conrad e le sue consolazioni le vedrete nel capitolo successivo, ora una tremenda cena in Sala Grande...

Capitolo quarantaquattro: la quiete dopo la tempesta

Cornelia si accorse che era quasi giunta ora di cena quando Bianconiglio divenne improvvisamente vispo. L’animale si premurò di annusarla per bene, tra una zampettata e l’altra, quasi per accertarsi che fosse davvero lei. La giovane gli accarezzò il pelo distrattamente. Maledisse l’orologio per le troppe poche ore che aveva sul quadrante. Nello stesso istante sentì la porta aprirsi.
- Nel? – era la voce di Lu. – E’ praticamente ora di cena, se vuoi scendere. Non volevo che te dimenticassi. – aggiunse dolcemente.
- Va bene, ora scendo. – mugugnò senza alzare la testa. Avrebbe preferito che le amiche si dimenticassero della sua stessa esistenza, ma quella non sarebbe stata certo ricordata come la sua giornata fortunata.
Aspettò di sentire la porta di pesante legno richiudersi, e solo allora riemerse dal cuscino. Pigramente sgusciò fuori dal baldacchino, decidendo di rendersi almeno vagamente presentabile. Non aveva alcuna voglia di scendere in mezzo al caos della Sala Grande, ma nascondersi sarebbe stato ancora più stupido. Sospirando, si mise a percorrere i famigliari corridoi.
La folla vociante degli studenti la infastidì parecchio e, se possibile, la mise ancora più di malumore. Sforzandosi di non notare tutto ciò attraversò con passo svelto lo spazio che la separava dal tavolo di Corvonero, andandosi a sedere al posto che le aveva tenuto Bonnie. Lanciò uno sguardo fugace verso gli studenti di Grifondoro, ma il primo viso che intercettò fu quello di Black: Nel abbassò velocemente gli occhi, ma l’occhiata astiosa che il ragazzo le riservò la colpì ugualmente. Se due giorni fa le avessero detto quanto poteva fare male uno sguardo del genere non ci avrebbe creduto. Era evidente che, se lui avesse potuto, l’avrebbe incenerita. La ragazza piantò quindi i suoi occhi sul piatto, cercando di essere molto concentrata sulle conversazioni dei suoi vicini, pur senza parlare molto; aveva già dato blaterando troppo, un po’ di mutismo non le avrebbe fatto male.
Ludovine cercò invano di tirarla su di morale. Scambiava occhiate nervose con le sue compagne, ma era evidente che non potevano poi fare più di tanto. Bonnie ed Ina cercarono di distrarla più volte, e Nel tentò di facilitar loro il compito: non aveva voglia di fare troppo la musona, ma appariva comunque… spenta, rispetto ai suoi standard.
- Non devi stare qui per forza se non ti va. – le disse Cleo ad un certo punto. Dopotutto sapeva cosa poteva voler dire passare attraverso una delusione del genere; c’erano passate tutte. - Che importanza vuoi che abbia? – sbuffò lei. – Se non è stasera sarà domani o il giorno dopo ancora. Non posso mettermi in clausura solo perché frequentiamo la stessa scuola e ci sono degli spazi in comune. Oltretutto siamo anche vicini agli esami. Sopravvivrò.
- La cosa è quindi irrecuperabile? – domandò Ina.
- Lo è.
- Ma è solo una litigata, non sarà certo la prima né l’ultima che ti capiterà di affrontare, no? – disse Ludovine. Anche lei si era scornata diverse volte con Roger, e più di una volta le era capitato di ritrovarsi in dormitorio, in lacrime, convinta che tutto sarebbe finito. E invece le cose si erano sempre sistemate. Conoscendo Nel era probabile che stesse ingigantendo tutto: era così evidentemente negata per i rapporti di coppia.
- Ho litigato con Sirius quasi ogni giorno da quando lo conosco. Credimi, conosco la differenza. - Ma…
- Fine della discussione. – ringhiò spezzando un pezzo di pane. – Non mi andava di parlarne prima come non mi va adesso. – fissò negli occhi le sua amiche, come a sfidarle a continuare. Ancora una parola e si sarebbe realmente sfogata su di loro.
Nel fu poi tra i primi ad alzarsi da tavola per tornare nella Sala Comune. Il dover sfilare tra i tavoli fu per lei una discreta tortura; vide gli amici di Sirius osservarla cupi e i membri del fanclub di Sirius discutere animatamente. Ne sarebbero seguite altre, di giornate sfortunate.
- Non c’è verso di farla parlare. – commentò Bonnie, dopo che l’amica se n’era andata.
- Non c’è mai verso, in particolare adesso. – rispose Ludovine sospirando. Nel era sempre stata così, non sarebbe certo cambiata.
- Ma le farebbe bene sfogarsi. – intervenne Cleo. – Così continuerà a rimuginare per giorni.
- Se tu vedi alternative…
- Non pensi che potremmo chiedere a suo fratello, no Lu? – chiese Ina mentre si apprestavano a salire le scale. – Magari lui riesce a capire cosa cavolo è successo.
- Non credo, non è il tipo da mettere una mano sulla sua spalla e chiedere cosa non va, ti pare? – rispose Cleo. Conrad era semplicemente uno che viveva facendosi i fatti suoi, e sembrava vivere molto bene, così.
- Priscilla, Nel è sua sorella o no? Si accorgerà pure che qualcosa non va, no? – sbottò Ina.
- Lo scopriremo subito. – disse Ludovine, andando alla ricerca del primogenito di casa Lethifold.

***

- Ti vedo serio, stasera. – disse Christine vedendo Sirius sedersi al tavolo con aria particolarmente lugubre.
- Cosa te lo fa pensare? – rispose James con sarcasmo, anche lui vagamente accigliato.
- E’ successo qualcosa con la tua amichetta? – domandò Karyn.
- A quanto pare. – la faccia di Sirius era come un pezzo di marmo, non invitava a fare conversazione. Con Nel era successo decisamente più di un generico qualcosa.
- Siamo sempre molto solidali. – intervenne Remus. – Quando uno di noi è di cattivo umore lo diventiamo tutti. – spiegò.
- Già. – disse Peter, giusto per convalidare la teoria e dare man forte.
Sirius continuò a farsi i fatti suoi per tutta la durata della cena; non aveva di certo voglia di essere di compagnia, e non doveva nemmeno prendersi la briga di doversi giustificare, gli amici sapevano. Fu estremamente irritato dal vedere quella maledetta mocciosa farsi velocemente largo tra la folla e sedersi a tavola. Da parte sua non avrebbe mai più voluto incrociarla.
In qualche modo sapeva che “Quella lì” avrebbe alzato lo sguardo sul tavolo di Grifondoro, quindi continuò a fissarla fino a che non vide realizzarsi la sua supposizione. Quando incrociò i suoi occhi scuri si limitò ad incenerirla, costringendola a mettersi a fissare il suo piatto. Vederla così mogia rispetto al suo solito fu di estrema soddisfazione.
Nonostante ciò Nel era ancora lì, ad un tavolo di distanza, ed era troppo vicina. Gli studenti che chiacchieravano gli davano noia, le ragazze del suo supposto fanclub non gli erano mai sembrate così stupide. Finì velocemente di mangiare e si alzò senza dire una parola, deciso a togliersi velocemente da tutto quel marasma.
Nessuno dei Malandrini disse nulla, ma Lily guardò James con aria interrogativa. Lui alzò le spalle, come a dire che non c’era da preoccuparsi.

Sirius non amava stare al chiuso. Non avrebbe saputo dire se era una deformazione dovuta alla sua doppia natura canina, o se era un retaggio dei tempi in cui ancora frequentava Grimmauld Place, ma detestava sentirsi in gabbia. Quand’era nervoso, poi, diventava una vera agonia. Per questo non gli passò nemmeno nell’anticamera del cervello di rintanarsi nella Sala Comune; al contrario prese la porta e si diresse nel parco che conosceva così bene. L’aria fresca sul suo viso fu un vero toccasana. Non aveva realmente bisogno di chiarirsi le idee, nella sua testa era tutto in perfetto ordine, il che, per i suoi standard, era quasi una novità. Ripensò mentalmente alla giornata appena trascorsa; gli era sembrata innaturalmente lunga, tutto merito di quella marmocchia ficcanaso, tale e quale a quel rifiuto umano di Mocciosus. Era un paragone che certo non faceva fare bella figura alla piccola Corvonero, ma la sostanza si riduceva a questo. Proprio non capiva cosa poteva averla spinta a mettersi a giocare all’investigatrice dilettante. Sbuffò, rendendosi conto che la sua passeggiata senza meta l’aveva condotto nei pressi del Lago Nero. Era un luogo che aveva un che di inquietante, visto dopo il tramonto, soprattutto considerato il continuo gorgoglio delle acque, dovuto al mostro che le abitava. Nella forma di Felpato non ci aveva mai fatto caso. Rimase lì con aria meditabonda per un pezzo, mentre l’aria della sera scuoteva le fronde di quei faggi così famigliari. Tornò indietro molto dopo il coprifuoco, ma quello era l’ultimo dei suoi pensieri. Quando giunse nel dormitorio i suoi amici erano già sotto le coperte ed erano già piombati nel dormiveglia immediatamente precedente il sonno. Fu felice di quel piacevole silenzio. Quella sera solitaria all’aria aperta fece bene a Sirius. Era un modo del tutto diverso di affrontare la rabbia: onestamente, come cane era molto più semplice. Bastava scorrazzare come un pazzo fino a farsi esplodere i polmoni, abbaiare come un dannato, fingere di voler sbranare un cervo così stupido da voler insistere a galoppare di fianco a lui e prendere delle sonore cornate quando ci provava. Significava anche diventare un inconsueto Nottetempo per un topo con le zampe troppo corte e tenere a bada un lupo mannaro assai particolare. Facendo così i problemi sparivano. Su due zampe, invece, continuavano a rimanerti in testa e basta, vorticando paurosamente. Per questo la folla era fastidiosa: creava ancora più confusione. Quando la mattina dopo si svegliò, Black provò un magnifico momento in cui potè sentirsi leggero come una piuma.
Era ancora arrabbiato, però. E non aveva ancora voglia di tornare ad essere il loquace Felpato. Avere a che fare con lui equivalse, per diversi giorni, a voler accarezzare un riccio contropelo. Nessuno dei Malandrini ci fece caso, perché non sarebbe durata in eterno. Forzarlo a comportarsi normalmente sarebbe stato soltanto controproducente. Peter, Remus e James evitarono ogni contatto con quella corazza spinosa, pur rimanendo in zona. Non si sa mai quando un riccio scontroso può aver bisogno di compagnia.




Ringraziamenti e note:

Miriel: Eh, James è insospettabilmente sagace, alle volte XD. Come definisce lui, non definisce nessuno. In un qualche modo la situazione si risolverà, ma dovrai aspettare i capitoli 47/48. Come sempre grazie ^^
Lars black: Ciao, che piacere rivederti! lo so, è un vero peccato che Nel e Sirius abbiano litigato e nemmeno io credo che lei parlerà. Sirius avrà il tempo di capire di aver esagerato... grazie mille ancora!

E grazie ai numerosi lettori! Commenti oltremodo graditi!

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Capitolo 47
*** Capitolo quarantacinque: consolazioni su commissione ***


Note:Bene, è giunto il momento di mostrare Conrad sotto la luce del buon fratello maggiore. Non rinnegherà mai il suo stile, ma se lo si sa apprezzare, si noteranno le sue qualità uniche...


Capitolo quarantacinque: consolazioni su commissione

Se da una parte Sirius era riuscito almeno in parte a sbollire la sua furia, Nel si ritrovava a maledire la sveglia, le lezioni, il corpo docente e Bianconiglio, che aveva deciso che quella era la sera adatta per dormire nell’incavo tra il suo collo a la spalla. Lo spostò di lì prima che l’enorme massa di pelo la soffocasse e gli offrì una carota per metterlo tranquillo. Lo osservò con aria assonnata, mentre cercava di capire nuovamente chi era e dove si trovava.
Nel era convinta che si sarebbe sentita meglio il giorno dopo e che, nonostante la mazzata ricevuta e l’angoscia iniziale, le cose sarebbero lentamente migliorate. Non era affatto così. Il lagnoso vociare delle sue amiche che si preparavano ad affrontare la giornata le fece venire una gran voglia di sotterrarsi; si nascose la testa tra le mani, sospirando.
Perché la gente non avvertiva mai? Cosa sarebbe stato dire: guarda, la vita è un intricatissimo casino, e ogni volta che posi un piede da qualche parte rischi di franare giù? Sirius l’aveva gelata due volte, il giorno prima; una volta al settimo piano e poi a cena, non garantiva di poterlo sopportare ancora a lungo. In Sala Grande, almeno, non le era venuto da piangere. Senza contare gli amici di Black, che sicuramente erano al corrente di tutto quanto; sperava di non dover mai più rivolgere loro la parola.
- Nel, scendi? – chiese Bonnie gioviale, scostandole la tenda del baldacchino. Cornelia aveva ancora la testa fra le mani, non notò subito il raggio di sole che aveva invaso la sua piccola oasi.
- Grazie, Bonnie, ma non mi serve la balia. – borbottò, lugubre. Ne aveva una di madre, a casa. Non voleva essere trattata come una bambina bisognosa di attenzioni; se la sarebbe cavata. Non era certo la prima che si ritrovava a vivere una rottura così brutale, no? Erano sopravvissute le altre e in qualche modo, ma il come era ancora tutto da stabilire, se la sarebbe cavata anche lei.
Possibile che non potessero darle un minimo di fiducia?
Nei due giorni successivi fu ben poco consapevole di quello che accadeva intorno a lei. Si limitò a vagare per il castello come un fantasma, seguire le lezioni, studiare e sprofondare nelle poltrone della Sala Comune con un buon libro. Meno gente notava, meglio era. Una di quelle facce rischiava di essere quella troppo conosciuta.
Connie provò a ronzarle attorno come sempre, ma si accorse presto del suo malumore, anche perché era impossibile non notarlo. Tentò un paio di volte di scoprire che stava accadendo, invano.
- Le tue amiche non sanno niente, a parte che hai litigato con Black. A me lo vuoi dire?
- Non mi scocciare, Constance. Non ho voglia di darti retta. – aveva risposto lei con fare particolarmente acido, disperdendo la Tassorosso. Non se lo meritava, ma al momento tendeva a odiare chi si faceva troppe domande, come lei stessa aveva fatto.
Oltre all’invito di Ludovine, quindi, Conrad ricevette anche l’invito di sua sorella Connie, a indagare su Nel. La piccola, in particolare, si era mortalmente offesa.
- Mi ha cacciato via. – ripetè per la terza volta la dodicenne, aggrappata al braccio del fratello maggiore, che sospirò pazientemente.
- Me l’hai detto, Connie. Da quello che ho capito Nel è intrattabile. – disse. – Lo sai che quando è così poi non è la gentilezza fatta persona.
- Ma se ce l’ha con Sirius – iniziò lei sgranando gli occhi blu, come se fosse impossibile avercela con uno dei ragazzi più ammirati della scuola – che lo dica a lui, io che c’entro?
- Non è così semplice.
- Be’, parlale. – ordinò.
Conrad capì ben presto di non avere scampo.
Attese il pomeriggio e la fine delle lezioni, per poter disporre di tempo e tranquillità. Con tutta probabilità sua sorella era nascosta in biblioteca o in Sala Comune, presumibilmente a debita distanza dalle amiche, giusto per evitare il rischio che le ponessero altre domande.
Non fu quindi sorpreso quando, molto prevedibilmente, la trovò appallottolata su uno dei sedili di pietra ricavati nello spessore delle ariose finestre ad arco. Sembrava estremamente presa da quello che stava leggendo. Sospirando Conrad andò a sedersi di fronte a lei.
- Ciao Nel.
- Ciao. – rispose lei frettolosamente, senza alzare la testa.
- Devi aver fatto uscire pazze le sue amiche, con il tuo comportamento in questi giorni. – esordì lui – Sono venute a chiedere, a me, di “scoprire cosa diavolo è successo”, se ben ricordo le parole di Ludovine. – aggiunse con evidente sarcasmo.
La giovane smise di leggere e chiuse il libro.
- Connie, invece, si è limitata ad appendersi al mio braccio come una scimmia, chiedendo vendetta perché era stata zittita in malo modo da te.
- Mi dispiace. – mormorò lei con un sorriso tirato, pensando a Conrad in balia della sorella.
Il ragazzo alzò le spalle, come a dire che non gli importava. – E’ evidente, - disse poi – che devono essere davvero disperate se chiedono a me di scoprire qualcosa, quando il mio menefreghismo è universalmente noto.
Nel annuì.
- Ma ho promesso di fare un tentativo, quindi mi tocca chiederti che è successo, sebbene non me ne importi nulla.
- Grazie per l’interessamento. – rispose, sinceramente grata del suo atteggiamento. Suo fratello era diventato il suo confidente preferenziale per una valida ragione dopotutto. – Mettiamola così, da qualche giorno io e Sirius non stiamo più insieme, fine della storia.
- E questo lo sanno anche i muri. – convenne il ragazzo.
Cornelia si mise a fissare il paesaggio fuori dalla finestra e le belle e selvatiche montagne lontane. Si morse un labbro, nervosa. Non aveva niente da dire, e di certo non sarebbe scesa nei dettagli.
- Ci sei rimasta male? – le chiese poi lui a bruciapelo. Nel si decise a fissare finalmente il fratello, sorpresa. Non era quello che si sarebbe aspettata da lui.
- Mi hanno detto che piangevi, l’altro giorno. E mi ero accorto anche io che non sembravi particolarmente allegra.
- Oh. – fu tutto quello che lei riuscì a dire in un primo momento. – Be’… è… strano, più che altro. Non me l’aspettavo, e non ho la più pallida idea di cosa fare.
- Non so che dirti. – ammise Conrad. – Per me puoi fare quello che vuoi, solo non mandare al diavolo Connie troppo spesso o dovrò sopportarla io.
- Messaggio ricevuto. – rispose con un mezzo sorriso. – Comunque è colpa mia, quindi non dovrei nemmeno lamentarmi. – disse, rabbuiandosi subito.
- Per Connie o per Sirius?
- Per Sirius. – mentre pronunciava quel nome le tornarono in mente le parole che lui le aveva rivolto. Risentirle nella sua testa fu quasi peggio che averle sentite per davvero, in quella stanza isolata. La gola si chiuse di nuovo. – E’ stata colpa mia. Ho messo il naso dove non dovevo. – ammise frettolosamente.
- Una cosa grave?
- Abbastanza. – disse lei, mentre mandava giù la saliva, ricordandosi dell’inutile tempo speso a fare congetture. – Mi sento così stupida, e in colpa anche.
- Non credo tu sia stupida, Nel. – la rassicurò Conrad. – Che eri terribilmente curiosa era risaputo, ti avrà sottovalutato. La prossima volta…
- Non credo che avrò prossime volte… - pigolò.
Conrad sospirò. Era difficile consolare una persona che non ti dice apertamente che cos’ha, soprattutto se lo fai su commissione. Vide chiaramente gli occhi di sua sorella farsi lucidi; era sul punto di piangere di nuovo, anche se cercava di trattenersi. Stringeva il libro che aveva in mano con una forza tale che le nocche le erano diventate bianche.
Si guardò intorno, pensando a qualcosa di eccezionalmente intelligente da dire, ma vide solo le amiche della sorella entrare nella Sala Comune. Probabilmente avevano deciso di fare una pausa dallo studio. Di certo Cornelia non voleva vederle.
- Sono appena entrate le tue amiche. Fila in dormitorio, se non vuoi parlare con loro; penso che per un po’ vorranno fare il terzo grado a me.
La ragazza si alzò, decisa a darsi alla fuga. – Grazie. – mormorò.
- Dovere. – le sorrise Conrad incoraggiante. Nel marciò verso la sua stanza con passo spedito, la vista era vagamente annebbiata.
Fece appena in tempo a chiudersi la porta alle spalle, quando il suo autocontrollo andò a farsi benedire, e si ritrovò nuovamente a piangere. Parlare, o anche non parlare con Conrad le aveva fatto tornare in mente tutti quei particolari dolorosi che in un primo momento la sua mete aveva scacciato via. Più cercava di non pensarci, peggio era. Si ritrovò ben presto con la faccia bagnata di lacrime; si ripulì con la manica, gettando il libro che ancora aveva in mano sul suo letto. Nonostante la gentilezza di Conrad si sentiva cretina e completamente inerme; non ricordava di essersi mai sentita così triste.

- Scoperto niente? – chiese Lu a Conrad quella sera.
- Niente di importante. – concesse il ragazzo. – Ma è chiaro che non ha alcuna intenzione di aprire la bocca a riguardo, ti consiglio di lasciar perdere.
- Ma è così giù di corda…
- Non lo resterà per sempre, ti pare? Sopportala per un po’ e vedrai che tornerà come nuova. – fu la definitiva diagnosi di Conrad. Tutto sommato forse non aveva nemmeno tutti i torti.

Nei giorni successivi Nel si abbandonò ad uno studio intensivo e folle; era un buon modo per occupare ogni centimetro quadrato del suo cervello con roba importante, anziché pensieri cupi, e poi cominciava davvero ad avere una fifa blu per i suoi G.U.F.O.: temeva che non sarebbe mai stata abbastanza pronta.
Le sue amiche divennero curiosamente meno pressanti; le parole Sirius Black vennero velocemente bandite da dormitorio e da qualsiasi conversazione tra loro. Perfino Connie sembrava meno appiccicosa, e Cornelia supponeva che il merito fosse dovuto ad una bella strigliata da parte di suo fratello: avrebbe dovuto ringraziarlo due volte nel giro di quattro giorni. Quello sì che era umiliante. Nonostante tutto, però, Cornelia si trovava vagamente a disagio ogni volta che le capitava di incontrare Black, i suoi amici o la stessa Evans: quando erano nei suoi paraggi lei aveva come la sensazione che la stessero tenendo d’occhio, e non era affatto piacevole. Senza contare spesso le occhiate tra il curioso e preoccupato delle amiche e… gli odiosi membri del fanclub di Sirius.
Nel credeva che sarebbero state oscenamente entusiaste della rottura tra lei e il loro beniamino, ma in realtà la fissavano possibilmente con ancora più astio di prima. Vedere il loro eroe così corrucciato e di malumore pareva averle scosse grandemente, e, naturalmente, il merito non poteva che essere della Corvonero.
Niente andava come doveva andare, dunque.
Per questo trovò, infine, notevolmente rilassante e liberatorio stazionare spesso e volentieri nelle vicinanze di Conrad. Non che scegliesse di elemosinare deliberatamente la sua compassione, anche perché al massimo avrebbe ricevuto un commento sprezzante e il consiglio di darsi una svegliata, magari con calcio nel sedere incorporato per incoraggiamento, ma capitava che tra il tavolo dove studiavano le amiche e quello del fratello preferisse il secondo. Dopotutto si trattava solo di lasciarsi cadere su una poltrona della Sala Comune o su una sedia in biblioteca e leggere per i propri affari; Nel era una presenza decisamente discreta, e Conrad l’accolse senza ribattere, continuando la sua vita e fingendo di notare solo di tanto in tanto, la presenza della sorella a poca distanza. Difficilmente si scambiavano una parola, e tante volte nemmeno uno sguardo, ma saperlo lì per Cornelia era oltremodo rassicurante.



Ringraziamenti:

Lars Black: Grazie come sempre per il gentilissimo commento. A Sirius servirà ancora un po' di tempo per rendersi conto di aver veramente esagerato. Forse, col tempo... spero intanto che questo capitolo ti sia piaciuto!
Miriel: eh sì, questi due sempre peggio... forse in futuro le cose andranno meglio per entrambi. Grazie per continuare a commentarmi!

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Capitolo 48
*** Capitolo quarantasei: tempo di esami ***


Capitolo quarantasei: tempo di esami

Con il passare dei giorni l’umore di gran parte degli studenti, soprattutto di quinto e settimo anno, andò notevolmente peggiorando. Gli esami si stavano avvicinando con crudele velocità, e il tempo per ripassare non sembrava mai essere sufficiente. Crisi d’ansia erano frequenti tra i più emotivamente fragili, e perfino i Malandrini erano dovuti scendere a patti e ammettere che forse, più per sicurezza che altro, una sfogliata ai libri non avrebbe fatto alcun male.
- Non ne ho voglia, Remus. – sospirò James, buttato supino sul letto, con la testa a ciondoloni e il libro tenuto sottosopra.
- Conosci la teoria della trasfigurazione umana?
- Abbastanza, Lunastorta, ti pare?
- Ti ricordi come mutare stato di una sostanza da solido a liquido…
- Eccetera eccetera? Ho fatto un esperimento ieri su Mocciosus, funzionano magnificamente.
- E sai anche…
- E’ probabile che anche la risposta a questa tua domanda sia sì, Codaliscia. – li interruppe Sirius, sbadigliando. – Sai, stava diventando monotono.
Se c’era qualcuno che, contrariamente a quanto sarebbe stato normale, sembrava divertirsi un mondo, quello era Sirius Black. Era un periodo abbastanza tranquillo, rispetto alla media, ma la tranquilla routine della vita con i suoi inseparabili amici aveva smussato alcuni angoli e lo faceva stare… bene.
- Bene, io penso che andrò da Lily… - disse Potter, tentando, con disumano sforzo di alzarsi dall’assurda posizione che aveva assunto.
- Poveraccia, lasciala in pace, almeno ogni tanto. Ormai mi costringe a non dirti dove si mette a studiare… - disse Lupin con aria divertita.
- E tu fai pure combutta con lei. Tu sei mio amico, ricordi?
- Sono anche suo amico, James. E da prima di te. – aggiunse giusto per farlo arrabbiare. Peter rise, prima di ributtare frettolosamente lo sguardo sui suoi libri.
- Dai, lascialo andare a divertirsi. – concesse Sirius con un ghigno divertito. – Lily può sempre ripassare con lui certe meravigliose fatture che sono in programma; io lo farei.
- Mandami un gufo, il giorno che tornerai a tifare per me. – disse Potter sistemandosi gli occhiali e uscendo.
- Non mancherò! – urlò Sirius in direzione della porta, ridendo senza posa. Nemmeno Lily gli dava più tanto fastidio; certo, era costretto a imprecare quando i due piccioncini debordavano sulla sua poltrona mentre erano presi in amene attività, ma la Evans, alla fin fine, era una gran cara ragazza.
Gran parte della fauna femminile aveva notato la ripresa di spirito di Sirius, e ne era davvero entusiasta. Lo sconforto più nero aveva lasciato campo libero alla speranza, e tra una studiata e l’altra si trovava sempre tempo per una puntata al ragazzo più affascinante della scuola. Certo, era bello comunque, ma la sua faccia scura e minacciosa l’aveva reso apparentemente inavvicinabile. Chissà quale terribile onta doveva aver arrecato l’ultima, insipida fiamma di Black, per ridurlo così.
Ma tutte loro avevano sopravvalutato il problema: Black non era certamente il tipo da lunghi lutti, e anche Cornelia se ne era accorta.
Era rimasta sorpresa dall’atteggiamento di quelle che lei aveva sempre definito oche belanti, ma poi aveva collegato il loro atteggiamento con l’umore di Sirius. Non era quello, ad infastidirla, quanto l’aria di sufficienza che traspariva da certe loro occhiate, come se sapessero tutto. Un paio di volte non aveva resistito alla tentazione e le aveva fissate di rimando, almeno per ottenere uno scambio alla pari. Ogni volta, invece, le designate si affrettavano ad abbassare lo sguardo e a sgattaiolare via, magari arrossendo un po’. Non avevano nemmeno argomenti con cui sostenere le loro tesi, considerò la ragazza.
Così, quando le aveva viste tornare allegre e starnazzanti, decise a non degnarla della benché minima attenzione, ne aveva sorriso.
- Tu non sei normale. – le aveva detto Cleo, un giorno.
- Perché?
- Riprendono a correre dietro a quello che è stato il tuo ragazzo e tu ne sorridi? Non è normale.
- Dovresti esserne gelosa. – convenne Bonnie.
Nel ci pensò su: era forse ancora gelosa di lui? La gelosia non era la prima cosa che le veniva in mente, ripensando a Sirius. Se ci ripensava, ed evitava accuratamente di farlo, finiva sempre per ricordarsi quello che era successo quando si erano lasciati. Il dolore non era lancinante come all’inizio, ma rimaneva, come restava la sensazione di essere stata una grandissima idiota.
- Perché dovrei, non sono più la sua ragazza. – le era sempre suonato strano definirsi la ragazza di qualcuno, figuriamoci l’ex, di qualcuno.
- Sì, be’, non è che si smette automaticamente, ci vuole un po’. – spiegò Lu gentilmente. Nel alzò le spalle: ora come ora la possibilità di essere lasciata in pace da tutti era un grandissimo lusso, poteva pure permettersi di diventare un po’ impermeabile ai sentimenti.
- Poi passa.
- Passa cosa? – s’informò Nel.
- Tutto. – disse semplicemente l’amica.
- Giuramelo.
Ludovine sorrise. – Prima o poi, sì.
Si fosse trattato di quel preciso istante, per Nel sarebbe stato perfetto. Naturalmente, se le fans erano di buon umore, significava che lo era anche l’artefice di tutto quel movimento inconsulto di ciglia ben truccate. Black doveva aver sbollito la rabbia: questo la tranquillizzava, perché raramente le era capitato di avere a che fare con una persona così spaventosa, quando alterata. Quei pochi sguardi raggelanti che lui le aveva riservato l’avevano trafitta; non era una cosa che desiderava rivivere.
La sensazione di essere tenuta d’occhio, però, rimaneva. Tra un ripasso di Erbologia, e un vano tentativo di mandare a mente tutti i plurali irregolari degli aggettivi in Runico antico, aveva cercato di scacciare quella sensazione; eppure rimaneva. Si era già scottata abbastanza con il curiosare nei fatti dei Malandrini, e non aveva alcuna voglia di commettere lo stesso errore.
Più volte le era capitato di incrociare, in maniera assai fugace, gli occhi di Peter Minus. Più raramente scovava gli altri, ma erano spesso nelle sue vicinanze. C’era quasi da rimpiangere Cullen Longman, che continuava a starle ben lontano, tutto preso a tacchinare qualcun’altra, con un aria così tronfia da non sembrare vera.

****

Maggio poi finì inesorabilmente per trasformarsi in giugno, e gli esami divennero inesorabilmente prossimi.
- Non so niente! – proruppe una sera Ina, disperata, cercando di soffocarsi con il Libro standard degli incantesimi, Classe Quinta.
- Dici? – chiese Roger.
- Faccio schifo con gli incantesimi di Locomozione.
- Non devi far muovere una locomotiva, sai? Un cancellino basterà. – la rassicurò Cleo.
- Perché la zuccheriera che ho trasfigurato in mela sa di zucchero? – sbuffò Nel. Assaggiarla per verificare la riuscita dell’esperimento non era stata una cosa furba: le era andata anche bene che non aveva addentato un pezzo di porcellana.
- Perché non sai Trasfigurare. – disse una voce.
- Grazie mille, Nick, sei confortante. – rispose lei all’amico di Conrad, lugubre.
- Piuttosto, come sono quelli della commissione? – chiese Lu, fremendo.
- Li incontrerai domani. – disse Conrad. – E’ inutile rovinarti la sorpresa.
- Per favore. – supplicò Nel.
- Oh, be’… - cincischiò il ragazzo. – Sono assai vecchi, ma non per questo meno attenti.
- C’è sempre qualcuno che prova a imbrogliare… - iniziò Nick. – Ma non ne vale mai la pena.
- Non era nostra intenzione.
- Tanto meglio. – disse Conrad. – Buon divertimento, dopodomani.
Una prepotente morsa strinse lo stomaco dei ragazzi. Per la prima volta da tempo, notò Nel, questo suo sentire non era dovuto a Sirius.
Il programma degli esami era fitto e piuttosto intenso, sia per i G.U.F.O. che per i M.A.G.O. Sarebbero andati avanti per due settimane, con prove teoriche al mattino e pratiche al pomeriggio; abbastanza per non lasciare tempo a niente altro, a meno di non essere un Malandrino, nello specifico Sirius Black. Tornato alla consueta forma di corpo, ma soprattutto di mente, aveva ricominciato a ripassare la sua materia preferita, ogni qualvolta sfuggiva allo sguardo inquisitore di Remus; ovverosia anatomia umana.
- Dove eri finito, Felpato? Domani si inizia e tu stai fuori a cincischiare. – lo redarguì Remus.
- Se stavo cincischiando era un gran bel cincischiare.
- La fortunata? – domandò Peter.
- Mary.
- La cretina di Christine? – chiese James inforcando un attimo gli occhiali.
- Proprio lei, volevo approfondire la sua conoscenza.
- Evviva. – esultò Codaliscia, rimettendosi a dormire. Ormai quelle non erano nemmeno lontanamente simili a delle novità.

Gli esaminatori, in effetti, erano più vecchi che mai. Certo, c’era chi aveva già avuto il piacere di vederli, ma alcuni di loro davano l’impressione di essere sul punto di sbriciolarsi.
- Chi è quella che ha esaminato Silente di persona? – chiese Alice quella mattina a colazione.
- La professoressa Marchbanks. La vedi quella piccoletta? È lei. – disse Sirius.
- Merlino, quanti anni avrà? – chiese Lily.
- Non contano più in anni, secondo me vanno direttamente con le migliaia questi qui. – sentenziò Frank.
Tutti, dopo il lieve stupore iniziale della commissione, erano ripiombati nel furioso ripasso dell’ultimo minuto. Si poteva dire che tutti se la stavano facendo sotto, senza mezzi termini. Quando Nel e le sue amiche entrarono nella Sala Grande, opportunamente preparata per l’occasione, lei si scoprì a tremare: sentiva chiaramente che cinque lunghi anni di nozioni erano volati via dalla finestra mentre dormiva. Fu restia a separarsi dalle amiche che furono fatte sedere lontano da lei. Poi sospirò, e all’iniziare dello scorrere della sabbia nella grande clessidra posò lo sguardo sul suo foglio: la prima domanda le sembrò conosciuta e una risposta le si formò velocemente nella testa. Intinse la penna nella boccetta di inchiostro e cominciò a scrivere alacremente.
L’esame degli studenti del M.A.G.O. si svolse in maniera del tutto simile ai G.U.F.O., a parte per quell’insignificante preoccupazione per il diploma da conseguire. Le persone più tranquille dell’aula erano probabilmente James Potter e Sirius Black, che stavano allegramente compilando le loro pergamene con la facilità con cui una massaia avrebbe stilato la lista della spesa. Remus sembrava prendere la cosa molto sul serio, ma anche lui scriveva velocemente e senza intoppi. La penna di Peter Minus correva a velocità doppia rispetto agli altri, ma aveva già collezionato diverse cancellature e macchie: il dorso della sua mano era nero di inchiostro.
- Com’è andata? – chiese Sirius quasi ridendo a Peter, vedendo le condizioni in cui era ridotto.
- Male, ho dovuto chiedere una pergamena di riserva e ricopiare, ormai era tutto illeggibile.
- Pensavo peggio, - ammise francamente Remus allungando un fazzoletto a Minus, - anche se la fortuna che mi era toccata ai G.U.F.O. non mi avrebbe dato fastidio.
- Ci sarà da ridere mercoledì con Pozioni. – proruppe Lily, raggiungendoli. - Facendo tutto di corsa ho finito per non ripassarla, quasi.
- Non sarà certo un problema per te, sei la cocca di Lumacorno.
- Prima finiamo Incantesimi, poi parleremo del resto. – consigliò Peter. Gli esami sarebbero stati lunghissimi, tanto valeva andare avanti e pensare ad uno alla volta.



Ringraziamenti:

Miriel: da Conrad non ci si poteva aspettare niente di più, visto il suo carattere. Ma Nel lo sa e gli piace così, e, come dici tu, in quei momenti di accetta davvero di tutto, inclusa la muta comprensione. Conrad è in effetti il fratello maggiore che tutte vorremmo avere; almeno io di certo lo vorrei XD Grazie per le segnalazioni, appena ho un po' ti tempo vado a sistemare!
Lars Black: Nel e Sirius torneranno a parlarsi nel capitolo 47 e 48 anche, non dovrai attenere molto, quindi ^^ Conrad è carino quando si impegna, vero?
gugugu: grazie, è bello avere nuovi recensori, anche se verso la fine della storia, davvero! Sono felice che la storia ti piaccia, ti sembri plausibile e che i caratteri dei personaggi ti paiano rispettati. E' una cosa a cui tengo davvero molto! Conrad è uno dei miei preferiti, lo ammetto, e amo davvero il fraterno rapporto fra lui e la sorella. Non volevo un'amicizia perfetta tra loro, perchè fra fratelli c'è sempre rivalità e non è mai facile. Loro hanno uno strano equilibrio, si comprendono. Grazie mille, alla prossima

E grazie a tutti i lettori silenziosi, sia che abbiano messo la storia tra i preferiti o meno ^^

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Capitolo 49
*** Capitolo quarantasette: richiesta di chiarimenti ***


note: Finalmente Nel e Sirius riprenderanno a parlare...


Capitolo quarantasette: richiesta di chiarimenti

Incantesimi fu l’inizio di una sequenza interminabile di prove. L’esame più problematico fu Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Rickwick pareva essere scomparso senza lasciare alcuna traccia di sé da almeno due giorni, e questo aveva contribuito non poco ad innervosire gli studenti e il preside.
- Non è un buon segno. – aveva commentato James, serio.
- Di questi tempi cosa lo è? – aveva detto Frank, trascinandosi verso la Sala Grande, pronto per l’ennesima prova teorica. Ben presto la teoria non sarebbe affatto bastata. Sembrava proprio destino che i professori di quella materia avessero una sorte nefasta.
Uno degli esami peggiori per tutti fu naturalmente Storia della Magia; memori di ore di noia infinita e mortale, diversi rischiarono di afflosciarsi addormentati davanti al loro compito. Le ore di sonno perso erano più forti dell’ansia da prestazione.
Aritmanzia, per il quinto anno di Corvonero, ma presumibilmente per tutte le classi, fu un colpo duro da digerire. Nel quasi impazzì nel tentativo di spiegare in maniera concisa le proprietà magiche del numero sette, e in quelle due ore di passione si chiese più volte quale atto di masochismo l’avesse spinta a scegliere quella materia.
Dopo quello, qualsiasi altra cosa potè essere considerata in discesa, benché Astronomia si svolgesse di notte, costringendo molti ad autoimporsi di non avere sonno. Nel era approssimativamente sicura di aver azzeccato il calcolo sulla densità gassosa della massa di Giove e di aver correttamente calcolato il diametro degli invisibili, ma maledettamente presenti, anelli di Nettuno. Fu assai più incerta nel determinare l’altitudine del monte Olimpo su Marte.
- Non ce la faccio più. – scandì Roger buttandosi a peso morto sul libro di Divinazione.
- Mancano ancora Erbologia, Cura delle Creature Magiche e…
- Antiche, pallosissime Rune. – disse Bonnie, esausta. – Tanto varrebbe essere morti.
- Non è una bella battuta, visto quello che è successo a Rickwick. – disse Cleo.
- Ma si sa cosa è successo?
- In realtà no. – Lu sbadigliò clamorosamente, prima di continuare. – Ma il fatto che sembri scomparso nel nulla non è decisamente buon segno. Insegna una materia assai scomoda, ultimamente.
Cornelia annuì silenziosamente, con la testa appoggiata alla mano. Era troppo stanca anche solo per esprimere un’opinione. Fece per dare la buonanotte e si avviò verso la sua Sala Comune. Mentre abbandonava la biblioteca intravide James Potter vagare tra gli scaffali, e non era certamente normale. Era giunto il momento di porre fine a quella storia, perché era evidente che le sue non erano manie di persecuzione, ma realtà.
- Ti vedo pensierosa. – la salutò Ludovine quella mattina, che approfittava del giorno di pausa per poter fare una degna colazione senza che il suo stomaco obiettasse. Era così di buon umore che stava imburrando amorevolmente il pane per Roger. Nel glissò su quel ridicolo particolare.
- Sono solo stanca.
- Non sarà mica per le voci che si sentono in giro? – chiese Cleo delicatamente.
- Che voci? – chiese sbadigliando.
- Oh be’, pare che Sirius… ecco… esca di nuovo.
Cornelia incassò senza battere ciglio: stava bevendo, non era il caso che si soffocasse. – Davvero?
- Sì, ma…
- Se non lo so adesso me ne accorgerò appena finiti gli esami, Bonnie. – via il dente, via il dolore. Ormai il peggio doveva essere passato.
- E’ stato visto con un paio di ragazze diverse. Una è della sua Casa, pare che si chiami Mary. Quando giunge il peggio può sempre arrivare la catastrofe. Cornelia non aveva bisogno di altre parole, la faccia di Ludovine era un libro aperto. Mary era la ragazza che Sirius aveva baciato mentre aveva cominciato a fare il filo a lei. Evidentemente aveva pensato di provare anche quella, visto che la prima passata non era stata sufficiente.
Non era tanto la cosa in sé, cercò di auto-convincersi la ragazza mentre si preparava un panino che non aveva alcuna voglia di ingerire, quanto il fatto che ora lei doveva andarlo a cercare. La morsa allo stomaco si ripresentò più viva che mai. Non aveva con chi parlarne, né con chi sfogarsi: se la sarebbe dovuta cavare completamente da sola.
Non sarebbe stato facile recuperare Sirius da solo, ma era l’unico modo in cui lei avrebbe potuto trovare il coraggio di aprire bocca. La presenza di chiunque altro le avrebbe soltanto fatto morire le parole in gola. Se poi l’avesse intercettato in gentile compagnia sapeva che non sarebbe sopravvissuta per raccontarlo. Dalla sua parte poteva dire di conoscerlo discretamente bene, c’erano corridoi che erano tappe obbligare per i Grifondoro per accedere alla Sala Comune e c’erano tratti tipici che lui percorreva spesso. Bastava avere un po’ di fortuna e armarsi di santa pazienza, sperando che quel briciolo di fegato che era riuscita a raccogliere non l’abbandonasse. Lo avvistò due volte, ma per due volte le mancò il coraggio.
Quando lo vide incamminarsi verso il corridoio che portava alla scalinata principale che conduceva all’ingresso, decise che era ora di muoversi. Dovette imprecare contro se stessa per convincere le sue gambe, ma alla fine riuscì a farsi ubbidire. Corpo e mente sembravano sintonizzati sulla stessa frequenza, per il momento.
Lo chiamò più di una volta, ma il ragazzo sembrò non udirla. Nel non seppe dire se si trattava di una cosa premeditata o se effettivamente non riuscisse a farsi sentire. Doveva ammettere che più che parlare stava rantolando.
- Sirius! – chiamò infine, abbastanza forte perché fosse impossibile ignorarla.
Il ragazzo si fermò, sorpreso. Non si aspettava di risentire quella voce famigliare così presto. Cosa diavolo voleva da lui?
- Che c’è? – le chiese bruscamente, voltandosi a guardarla. Nel rimase un attimo muta e immobile, gelata dal solito sguardo freddo del ragazzo. Feriva, come sempre, ma aveva ormai perso l’effetto sorpresa; se l’era aspettato.
- Ti devo parlare.
- Di cosa? – chiese lui sospettoso.
- Lo sai bene, di cosa. – rispose lei con una sicurezza che non sapeva da dove le era venuta. Forse la voglia di finirla con tutto quello stava sopraffacendo il terrore di dover affrontare una conversazione del genere.
Sirius riflettè velocemente. Non aveva voglia di parlare con lei. Non era più così arrabbiato come lo era stato due settimane fa, non desiderava ardentemente che sparisse e non gli andava di trattarla ancora in malo modo, ma non voleva parlare con lei. Avrebbe preferito ignorarla, fingere che non esistesse. Visti gli ultimi avvenimenti però, era evidente che non poteva. Decise di fare l’unica cosa da possibile, per quanto controvoglia.
- Seguimi. – disse, avviandosi verso il giardino.
Non era la prima volta che a Nel veniva ordinato, più o meno perentoriamente, di seguirlo. Obbedì senza ribattere, incamminandosi dietro di lui, a breve distanza. Molti ragazzi si stavano godendo la breve pausa nel parco, ed era evidente che Black non aveva alcuna intenzione di mescolarsi a loro. Preferì puntare verso il portico, assai più deserto e lontano da occhi e orecchie indiscrete. A Cornelia quel posto non piaceva, non le portava alla mente che ricordi inadatti al momento, ma non osò ribattere.
- Parla, ti ascolto. – disse Sirius, sedendosi comodamente in uno dei vani. Nel rimase in piedi, rigida come un palo. Ci mise un paio di secondi per riordinare la frase, lui la stava fulminando, in attesa.
- Ho notato che tu e i tuoi amici mi state stranamente tenendo d’occhio. – disse. Sirius continuava a fissarla, in silenzio. – Ho visto James vagare curiosamente per la biblioteca, e Peter fissarmi in modo strano.
Il Grifondoro ghignò sentendosi raccontare la scarsa professionalità dei suoi amici in missione segreta. – E allora?
- Non sbaglio se penso che sia dovuto al… - qui Nel faticò davvero per trovare una definizione adatta – nostro ultimo scambio di battute, vero?
- Già.
- Di cosa hai paura, Sirius?
- Vediamo se ci arrivi, Cornelia. – rispose lui, sollevando la schiena dalle colonne a cui si era appoggiato. – Di solito sei brava a capire queste cose, no?
- Perché hai paura che io vada in giro a parlare? – chiese lei, tenendo gli occhi bassi.
- Cosa posso aspettarmi, secondo te, da una che si mette a ficcanasare? – non sembrava particolarmente arrabbiato, la sua voce era quasi incolore. Nel non sapeva se fosse un bene o un male.
- Io non ho…
- Andiamo. – la interruppe lui. Non aveva voglia ti sentire ridicole, patetiche scuse. Non le aveva volute prima, non le avrebbe accettate ora. Anche perché non era lui a doverle ricevere.
– Quanti altri studenti si sono messi a scoprire i piccoli segreti del prossimo?
- Io non mi sarei mai immaginata di mettermi deliberatamente ad indagare. Mi sono trovata davanti a degli indizi, ho collegato i fatti perché tutto mi sembrava assurdo e io te l’ho semplicemente fatto notare. Solo dopo ho…
- Hai continuato a controllare dopo che ti avevo espressamente detto di non metterti in mezzo? – Sirius si trattenne dall’urlare solo perché non voleva che nessuno sentisse. Com’era possibile che lei avesse continuato per la sua strada, nonostante tutto? Sorvegliarla non era di certo bastato.
- Come avrei potuto ignorarlo? Avevo il sospetto e mi sono ritrovata davanti le mappe del calendario lunare per la professoressa Sinistra. Non l’ho scelto io il programma di ripasso. – disse, cercando di mantenere la voce ferma. Non voleva ripassarci, una volta era bastato. Si ricordava ancora il giorno in cui, per caso, era giunta alla certezza. Finchè si trattava di sospetti si poteva fingere di non sapere, ma il trovarsi la verità che le aveva fatto rompere con Sirius così sbattuta in faccia l’aveva scossa. Era difficile accettare che uno come Remus Lupin potesse nascondere una natura del genere, dentro di sé. Sembrava completamente innaturale. Sirius continuava a fissarla, in silenzio, e Nel sentì gli occhi farsi leggermente lucidi, e abbassò repentinamente lo sguardo.
- Non pensavo che avrei scoperto una cosa del genere, e… mi dispiace che Remus sia un Licantropo, credo che nessuno meriti una condanna del genere, tanto meno uno come lui… - si interruppe un momento per guardare Sirius. La stava ascoltando attentamente, non sembrava intenzionato ad interromperla. Lui quasi sorrise alla parola “Licantropo”; non l’aveva chiamato Lupo Mannaro, né in senso neutro, né dispregiativo, aveva scelto la parola specifica, come se si trattasse di una qualsiasi malattia.
- Come puoi aver pensato che l’avrei detto a qualcuno?
- Come potevo immaginare che saresti stata zitta? – chiese Sirius di rimando. Non la stava canzonando, era una domanda sincera.
- Remus è qui, quindi suppongo che il preside conosca il suo problema; evidentemente sapeva che avrebbe potuto gestire la cosa… - tentennò lei, prima di rendersi conto che stava di nuovo cadendo nel vortice delle congetture – ti fidavi così poco di me? Avrei potuto dire in qualunque momento che tu e gli altri avevate infranto la legge per diventare Animagi e non mi sembra di averlo fatto.
Sirius alzò le spalle, mentre Nel continuava a fissarlo, seria.
- E’ una cosa diversa. Con gli Animagi si poteva scherzare, con questo no.
- Non la è, Sirius. Immagino che Lily lo sapesse… - buttò lì lei, vaga. – Lo dico perché chiunque, frequentandolo assiduamente, noterebbe che qualcosa non va.
- Lei lo sa. – disse semplicemente. Sirius capì in quel momento che la sua era stata una scelta netta, un bivio: o lei, o i suoi amici, e non aveva avuto bisogno di riflettere per capire qual era la via migliore.
In cuor suo Nel l’aveva sempre saputo, ma sentirsi dire che non era all’altezza della sua fiducia non le aveva fatto bene. Per niente. I suoi occhi erano visibilmente lucidi per l’amara delusione.
Sirius, che se la trovava di fronte in quelle condizioni, non sapeva che dirle. Capiva di averla ferita, e a differenza di quanto avrebbe desiderato anche solo il giorno prima, non ne era contento. Le aveva detto qualcosa di crudele, per quanto sincero. Tornando indietro non avrebbe cambiato nulla, per proteggere la sua amicizia. Era conscio di aver agito nell’unico modo possibile, ma vederla con le lacrime trattenute a viva forza, più per orgoglio che altro, probabilmente, gli dispiaceva.
- Nel, mi dispiace.
- Non è affatto vero. – lo aggredì lei, mentre lo sforzo di articolare una frase lasciava libere di fluire un paio di lacrime.
- E invece sì. – rispose lui, tranquillamente. – Non mi fa piacere vederti così, anche se non sembra. Io ti avevo già avvertito, una volta.
- Puoi lasciarmi in pace? – chiese lei improvvisamente. – Voglio dire, puoi fidarti della mia parola o continuerai a tenermi d’occhio fino alla fine della scuola?
- Vedrò di fidarmi. – rispose Sirius con un accenno di sorriso.
- Grazie. – disse lei, prima di filare via a passo svelto senza voltarsi nemmeno una volta. Dopotutto era riuscita ad ottenere quello che voleva: evitare pedinamenti e affini da parte dei Malandrini in azione. Tornando in dormitorio si rese conto che non avrebbe saputo spiegare quella repentina ricaduta, e la infastidiva il pensiero che gli altri potessero credere fosse dovuta a Mary o a qualunque altra frequentazione di Sirius.
Aveva un gran bisogno di essere consolata e… abbracciata, magari. Ma non sarebbe servito, visto che non voleva essere sincera. L’unica persona con cui non avrebbe dovuto fingere era la stessa che le aveva detto di non essersi fidata abbastanza di lei.



Ringraziamenti:

Lars Black: Spero sinceramente che questo capitolo ti sia piaciuto, be'... Sirius si è distratto con altre, più che altro, questo sì. D'altronde è semplicemente tornato alla sua routine

gugugu: Eccomi qua, spero di non averti fatto attendere troppo. Guarda, più commenti ricevo e meglio sto, ma ovviamente ognuno ha i suoi tempi ^^. Benchè la scena non sia finita, penso che qui tu ti sia fatta un'idea di come evolverà la storia, ormai agli sgoccioli. Felice che ti sia piaciuto il capitolo di transizione.

Miriel: eh sì, sono ormai indifferenti, e Sirius la prende alla leggera perchè per lui è più comodo così, diciamo. Nel è al quinto e i Malandrini al settimo, esatto! Coraggio con gli esami, ci siamo passati tutti!


Giuro che la scena non finisce qui: via i forconi!

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Capitolo 50
*** Capitolo quarantotto: l'imbarazzante incidente dell'abbraccio ***


Note: Bene, mentre i forconi sono nella rimessa io mi appresto a postare la fine della scena. E' stato crudele separare in due i pezzi, ma devo pur mantenere viva la vostra attenzione in qualche modo, no?


Capitolo quarantotto: l’imbarazzante incidente dell’abbraccio

L’idea di Nel era di infilare le scale a velocità mai vista, entrare nella Sala Comune senza farsi notare e rendersi invisibile per qualche millennio. In realtà si era presto resa conto che i gradini sembravano moltiplicarsi e i corridoi allungarsi a dismisura, contro la sua volontà. Anche Sirius era velocemente rientrato nel rassicurante edificio in pietra: era estremamente pensieroso. Era più facile essere arrabbiato con lei, trattarla con sufficienza e decidere che Nel fosse troppo ficcanaso e presa a giocare all’investigatrice per rimanere ferita. Non gli era importato, prima, anzi: a quello mirava e vedendola passeggiare per la scuola era evidente che era meravigliosamente riuscito nel suo intento. Trovarsela lì, inerme, in piedi, rigida e prossima alle lacrime era diverso. Non gli piacevano le ragazze che piangevano; erano ridicole e fastidiose, e lui le malsopportava. Nonostante ciò, si ritrovò a spasso per i corridoi, nella vaga speranza di incrociare quella stupida mocciosa Corvonero. Immaginava avrebbe tentato di ripararsi nel suo dormitorio, per cui prese senza indugio le scale che portavano ai piani superiori; con un po’ di fortuna l’avrebbe intercettata. Non sapeva che dirle, come non l’aveva saputo prima, ma non se la sentiva di lasciarla così.
La trovò più o meno a metà strada, in uno stretto e polveroso corridoio al quinto piano. Era evidente che non voleva fare incontri, nel suo percorso. Cercò di chiamarla, ma lei non diede segno di averlo sentito, troppo presa dai suoi pensieri. Fu costretto ad avvicinarsi abbastanza per afferrarle il polso e chiamarla, giusto perché non le prendesse un colpo.
- Nel? – chiamò incerto.
Lei si morse il labbro; qualcosa nella frase “essere lasciata in pace” non doveva essere stato recepito. Non rispose. Sirius la fece girare, e si ritrovò davanti il viso tondo della giovane, inondato di lacrime. Il suo autocontrollo non aveva retto a sufficienza, evidentemente. Pensò a qualcosa di adatto da dire, poi si ricordò di essere completamente negato e di stare guardando negli occhi una che voleva semplicemente scomparire. Prima che potesse articolare un suono, lei gli si era gettata addosso, singhiozzando.
Essere spiazzato era la sensazione che meglio descriveva lo stato d’animo di Sirius, al momento.
Cornelia non sapeva che Priscilla stesse facendo: aveva una gran voglia di piangere, e quella era l’unica persona su cui sfogarsi. Il suo cervello non trasmetteva altro.
Il Malandrino era più che lievemente in imbarazzo: gli capitava di trovarsi così a disagio praticamente solo con la piccola Ninfadora. Quando la bambina gli si arrampicava addosso, o quando pretendeva con insistenza di giocare con lui finiva sempre per sentirsi un grande idiota, mentre Andromeda in sottofondo se la sghignazzava allegramente. La situazione, dunque, gli era quasi famigliare. Non che Dora fosse solita a piangerli disperatamente addosso, però... Sembrava che Nel stesse sfogando le lacrime trattenute per giorni tutte in una volta; pareva inconsolabile, e, come se non bastasse, il suo lieve singhiozzare echeggiava sinistramente per il corridoio deserto. L'unica cosa che a lui venne in mente di fare, alla fine, fu abbracciarla a sua volta, nell'attesa che la tempesta passasse.
Nel fu grata nel sentire le braccia del ragazzo attorno a sè, perchè erano l'unica cosa di cui avesse effettivamente bisogno, dopotutto. Ogni volta che un singhiozzo un po' più forte la sconquassava, lei si stringeva a lui un poco di più, quasi rischiando di stritolare Black. Ci volle un bel po', prima che lei si calmasse, e in quel lasso di tempo Sirius considerò saggio non dire nè fare nulla. Ci fu un silenzio molto lungo. Alla fine la ragazza smise di piangere. - Finito? - le chiese, quando gli parve che lei fosse abbastanza tranquilla per parlare.
- Sì. - rispose lei tirando su con il naso e alzando la testa per guardarlo. Aveva gli occhi e il naso rossi, e la faccia ancora umida di pianto.
- E' la seconda volta che rischio di affogare per colpa tua. - le fece notare con un mezzo sorriso.
- Come mi dispiace. - rispose con una punta di ironia e la voce ancora tremula. Sirius ghignò apertamente, probabilmente il peggio era appena passato.
Nel notò in quell'istante di essere ancora stretta dal confortevole abbraccio del ragazzo. - Le tue due nuove amiche non potrebbero esserne gelose?
- Per cominciare le nuove amiche sono tre. - puntualizzò lui, marcando volutamente il tono sulla parola amiche. - E anche quando, se cominceranno a darmi noia, posso sempre cercarmene delle altre.
Cornelia fece una strana smorfia, che presumibilmente voleva esprimere disappunto, e si asciugò il viso con la manica della divisa. Ripensò ai discorsi delle sue amiche: sentire quella frase non l'aveva fatta ingelosire, per niente.
Tra i due calò nuovamente il silenzio, dovuto alla mancanza di argomenti.
- Non volevo inzupparti la camicia. - disse poi, mentre Sirius mollava la lieve presa che l'aveva trattenuta fino a quel momento. Ne fu lievemente rammaricata, ma così doveva essere.
Sirius alzò le spalle; al momento una camicia fradicia di lacrime era l'ultimo dei suoi problemi.
- Me ne farò una ragione. - disse. - Pensi di riuscire a raggiungere la tua Sala Comune sana e salva?
La ragazza parve pensarci su; poteva essere una sfida alla tua portata. - Sì. - ammise.
- Allora vai. - rispose Sirius dandole uno di quei buffetti sulla nuca che tanto infastidivano Cornelia, che rimase immobile, lasciandosi sfuggire un sospiro.
- Allora ciao. - disse lei, tentennando. - E... grazie. - aggiunse poi sottovoce.
Dopodichè andarono ognuno per la propria strada, senza rammarico o pentimento. Nel si era resa conto che una volta giunti al fondo si poteva sempre scavare, ma che, comunque, si finiva per arrivare da qualche parte.
Sirius, invece, doveva solo convincere i suoi amici a piantarla con i turni di guardia, visto che non servivano più.

*****

- Ti sei dato al ripasso? - l'apostrofò James, vedendolo entrare nella Sala Comune.
- Ci sono cose che temo sempre di dimenticare. - rise Sirius, accomodandosi su una poltrona.
- Lo immagino. - grugnì Remus con un sorriso sghembo. Vista la frequenza dei ripassi di Felpato era fisicamente impossibile che dimenticasse alcunchè, di quella materia.
- Hai controllato dov'è quella? Dobbiamo andare a vedere se è in biblioteca? - gli chiese poi Peter, che ormai aveva preso come una piacevole routine la sua attività spionistica.
A Sirius venne da sorridere, sentendo il termine usato dall'amico: non la chiamava "Quella lì" da un pezzo, nella sua testa.
- Non ce n'è bisogno, Codaliscia, lasciala pur stare.
- Perchè? - insistette Peter.
- Perchè non penso che parlerà. Non ne ha avuto intenzione prima, non ce l'avrà ora.
- Come mai tutta questa sicurezza, Sirius? - gli domandò Remus, sedendosi in maniera più composta.
- Ci ho parlato. - rispose.
- Ah davvero? - si rivolse James all'amico fraterno, scettico.
- Sì, non l'ho detto tanto per dire.
- Com'è che tutt'ad un tratto ti fidi? - chiese nuovamente Peter.
- Perchè penso che ne abbia abbastanza di vedersi controllata, e perchè non credo sarebbe così carogna da voler mettere nei guai Remus. E' ficcanaso, ma Mocciosus è ad un livello superiore.
- Dopotutto sono riusciti a far tacere lui. - disse Remus. - Davvero posso piantarla di guardarmi alle spalle?
- Considerando che è la stessa cosa che mi ha chiesto lei, direi di sì.
- Lo noto ora, Sirius, sei inciampato in una pozzanghera o hai dovuto consolare una delle tue amiche che ha, inevitabilmente, scoperto l'esistenza di un'altra attenta conoscitrice delle tue grazie?
- Fatti gli affaracci tuoi, cornuto. - lo gelò Sirius con profonda soddisfazione. Il suo non era poi un gran segreto, ma aveva la sensazione che dire qualcosa del tipo "Ho consolato la ragazza che ho piantato in malo modo, perchè mi sembrava sull'orlo della disperazione nel momento in cui le ho detto che non avevo avuto abbastanza fiducia in lei" non sarebbe suonato granchè bene. In effetti, una situazione così assurda non gli era ancora capitato di collezionarla, fino a quel giorno.

****

- E’ finita! – tuonò Ludovine buttandosi pesantemente sul suo letto quel venerdì pomeriggio.
- E’ finito cosa?
- Non fare l’ottusa, Nel. È finita la lunga, straziante, interminabile, pazzesca, destabilizzante sessione d’esami.
- Ah, quella. – rispose reprimendo a fatica uno sbadiglio e accasciandosi a sua volta sul letto dell’amica. Tra una cosa e l’altra non se ne era quasi accorta. I G.U.F.O. erano finiti, era ufficialmente una donna libera; nel suo caso in tutti i sensi.
- Sono così stufa che nemmeno mi importa dei risultati. Voglio solo pensare a come mi divertirò quest’estate.
- Secondo me non la penserai così quando metterai piede a casa, Cleo. – disse Bonnie. – Sarai tesa come una corda di violino fino a che non ti verranno recapitati i risultati, e anche io. – confessò poi.
- Io ci penserò quando sarà il momento. Per ora viva il dolce far niente. – disse Ina, convinta. Cornelia sospirò, incerta. Non sapeva se sentire la mancanza o meno del matto studio delle settimane precedenti. Era stato sfiancante, ma l’aveva tenuta occupata.
L’ozio più completo andava bene per Bianconiglio, che non aveva pensieri, lei doveva pensare alle condizioni in cui sarebbe tornata a casa.
Non aveva detto a nessuno di aver parlato con Sirius, meno che mai aveva citato quello che si poteva definire “l’imbarazzante incidente dell’abbraccio”. Tutto quello era stato surreale, a dir poco, ma, per qualche inspiegabile ragione, l’aveva fatta stare meglio. A conti fatti, non si pentiva di quel suo atto istintivo. Nonostante i litigi, il senso di colpa, la scomoda verità sbattuta in faccia e tutto il resto non aveva più avuto voglia di deprimersi da allora. Ciò che veramente l’aveva rinfrancata era l’aver notato che nessuno dei Malandrini la spiava più. Non aveva più parlato con Sirius o con nessuno di loro, ma aveva notato l’assenza di astio negli occhi grigi di Black; non pensava che avrebbe mai trovato così consolante l’essere completamente ignorata. Certo, venire a sapere da alcune bene-informate della Sala Comune che una delle tre nuove amiche del ragazzo aveva gettato la spugna l’aveva fatta sorridere, ma poi nemmeno tanto. Era consapevole che, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto esserci ancora lei, a dare grattacapi al bel Grifondoro.
Quindi più oziava, e più rimaneva a Hogwarts, più ci avrebbe rimuginato su. Ludovine sbagliava, non era finita, lei avrebbe dovuto pazientare ancora un po’.


Ringraziamenti:

Lars Black: ecco il nuovo capitolo, spero sia di tuo gradimento; in qualche modo Sirius rimedia al danno, sempre se così si può dire...

Miriel: be', che dici, è stato più redditizio? Almeno ora si sono chiariti, e possono andare avanti tranquillamente con la loro vita. Spero ti sia piaciuto.

Ne approfitto per augurare a tutti un Buon Natale!

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Capitolo 51
*** Capitolo quarantanove: risultati ***


Note: Ci siamo quasi, dopo questo mancano il cinquantesimo e l'epilogo, grazie a tutti coloro che mi stanno ancora seguendo!


Capitolo quarantanove: risultati

E mentre gli studenti del quinto anno si rilassavano, e gli altri intraprendevano invece i loro esami, i ragazzi del settimo attendevano pazientemente i risultati dei M.A.G.O. che, a differenza dei G.U.F.O., venivano rilasciati a scuola, assieme al diploma.
- Pensi che siano usciti? – chiese Peter nervosamente quella sera.
- Codaliscia, sono le undici, ormai bisogna aspettare domani. – rispose Remus, cortese.
- Ma io non ce la faccio ad aspettare. E se mi hanno bocciato? E se devo ripetere l’anno?
- Che palle, sei una lagna. – sbottò Sirius. – Hai passato gli esami del quinto, perché dovresti avere problemi con questi?
- Guarda la mia bella che ritorna all’ovile! – esclamò James, risollevandosi dalla poltrona su cui era sprofondato. – Lily, quanto mi sei mancata. – aggiunse arpionandola mentre si avvicinava al ragazzo, divertita ma alquanto rassegnata.
- Sono stata via dieci minuti.
- Per me una vita.
- Ti avevo chiesto di venire con me, ma tu non hai voluto. – lo rimbeccò lei.
- Parlare alla McGranitt non è il genere di attività che mi piace fare con te.
- Minerva non dice mai delle cose interessanti, poi. – si intromise Black, affabile.
- Stavolta sì. – lo smentì Lily. – Mi ha detto che i risultati usciranno domani mattina e che saranno esposti nell’atrio della Sala Grande.
- Siete preoccupati? – chiese la giovane Mary, sopraggiungendo giusto per andare ad accomodarsi accanto al suo beniamino.
- Per niente. – risero Sirius e James, mentre Remus sospirava sconsolato, alzando gli occhi al cielo.

****

La Caposcuola Lily Evans non era stata l’unica a ricevere la soffiata sui risultati, perché quando i ragazzi scesero verso l’atrio lo trovarono già stracolmo di gente. Non solo gli studenti del settimo si erano accalcati, ma anche parecchi altri curiosi cercavano di leggere i voti vergati con calligrafia sottile e minuta. Non sarebbe stato facile farsi strada.
- Ma sono notizie così interessanti? Cioè, devono essere per forza di dominio pubblico? – chiese Christine, lanciando una significativa occhiata a Mary, che sembrava tenere d’occhio Sirius.
Era perfettamente inutile che si sforzasse, visto che l’altra ragazza si stava facendo largo per piombare addosso al Malandrino.
- Se non lo fosse la cosa perderebbe fascino, ti pare? – suggerì James, trascinando con sé Lily, agguantandola per un fianco.
- Non ha fascino per niente. – disse Peter, mangiucchiandosi le unghie. – Io sto agonizzando qui.
- Ehi, Ramoso, guarda che se hai preso anche un solo Oltre Ogni Previsione scrivo ai tuoi! – urlò Black.
- Come se fosse solo lontanamente possibile.
- Se riuscissimo a vederli lo sapremmo. – commentò Remus, sospirando. Non che fosse particolarmente preoccupato, ma stare sulla graticola a sfrigolare per l’incertezza non piaceva molto nemmeno a lui.
- Io non vedo niente! – protestò di nuovo Peter.
- E’ che sei un tappetto. – disse James, pulendosi gli occhiali e stringendo gli occhi nocciola, cercando di vedere meglio.
- Disse occhio di falco. – scherzò Lily, dandogli un buffetto.
- Li prendo i Boccini o no?
- Li rompi anche, James. – sospirò Remus. – Sei un maestro in entrambe le arti.
Potter non riuscì a formulare una risposta coerente in tempo, perché l’attenzione fu attirata da una ragazzina che sbucava carponi da sotto le gambe di studenti parecchio più grandi di lei. Alcuni sembrarono non notarla, perfino. La ragazza di mise velocemente in piedi, pulendosi la divisa, solo in un secondo momento si rese conto di chi aveva di fronte.
- Oh, ciao. – esclamò con un sorriso. Non era altri che la piccola Constance Lethifold.
- Che ci facevi là sotto? – sbottò Karyn, osservandola.
- Oh, niente. – rispose alzando le spalle. – Sono solo venuta a dare un’occhiata ai risultati, ma c’era folla… - disse indicando il marasma dietro di lei. – E mi sono dovuta arrangiare. Complimenti, siete dei notevoli secchioni voi.
- Grazie. – disse Lily.
- Be’, me ne vado a fare colazione. Comunque, wow, che invidia! – commentò la ragazzina ammirata, prima di sparire.
- Senti, Sirius, ma in quella famiglia il gene della normalità?
- Non sanno nemmeno che cos’è. – rispose Black, decidendosi a farsi fisicamente largo tra la gente.
Connie non aveva mentito: praticamente tutti avevano passato gli esami con il massimo dei voti. Christine di era dovuta accontentare di due Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione e Storia della Magia e un Desolante in Divinazione, mentre Karyn si era fregata con un Accettabile in Erbologia, che non le era mai piaciuta, e un paio di, comunque ottimi, Oltre ogni Previsione.
Peter Minus era sconvolto. – Non ci credo.
- Promosso in tutte le materie, Codaliscia. – disse James.
- Credevo di aver fatto schifo in Pozioni.
- Non abbastanza a quanto pare, qui leggo Accettabile. – rispose Remus, sorridendo. Anche lui era vergognosamente soddisfatto di sé.
- Bene, filiamo a mangiare anche noi? – chiese James. – Permesso, primi della classe in marcia! – strillò, di modo da potersi fare largo senza sforzo.
- James. – sbottò Lily.
- Dammi ancora del primo della classe e ti affatturo! – rispose Sirius, lanciando un’occhiata di disappunto ad un paio di Serpeverde che stazionavano nel suo spazio vitale. Decisamente, non aveva voglia di farsi rovinare la giornata da chicchessia.
Non accadde nient’altro di rilevante, a parte la messa in mostra dei voti e la fugace, quanto indimenticabile apparizione di Connie-talpa, almeno, e le ore passarono oziose, mentre i comuni mortali degli anni di mezzo naufragavano fra prove d’esame e rapidi ripassi.

Presto finirono anche gli esami con commissione interna, e venne il turno di personaggi del calibro di Conrad e Costance Lethifold, controllare i propri risultati. Regulus Black e Barty Crouch poterono vantare i risultati migliori dei loro rispettivi anni, per l’invidia di molti.
- Il genio Black colpisce ancora.
- Non ho niente in comune con quello sgorbio là, James, non fare paragoni.
- Essere intelligenti non è una colpa, Sirius. – constatò Remus.
- Bah. – rispose lui. Ad essere sinceri a lui invece sembrava una vera onta essere paragonato a gente così, nonostante l’evidente legame di sangue. Se quello che Reg faceva poteva essere considerato sintomo di intelligenza, lui avrebbe preferito essere additato come un idiota.

- Io dico che è ingiusto. – sbottò Cleo. – Mica siamo i figli della schifosa!
- Prego? – chiese Nel. Ultimamente le ci voleva un po’ per afferrare certe affermazioni delle amiche.
- I M.A.G.O. sanno i risultati, tua sorella sa di essere passata, e mi pare pure abbastanza bene, quell’essere di tuo fratello sai i suoi voti e noi siamo gli unici a dover attendere una stupida lettera a casa.
Ah, pensò Nel, quello era il problema.
- Ehi, io ci sono passato l’anno scorso, ma non mi sembra che mi abbiano dovuto ricoverare al s. Mungo per isteria.
- Tu non reagiresti nemmeno se in Troll di bussasse davanti alla porta di casa, Conrad, non conti. – borbottò Lu. – Il giorno che accadrà finirai in prima pagina sui giornali e noi tutti grideremo al miracolo.
- Noto forse del sarcasmo? – rise Roger sommessamente.
- Non sbagli, comunque, a definirlo essere. – sorrise Nel, compiaciuta.
- Spero solo che siano veloci e indolori. – berciò Bonnie, sfogliando annoiata Strega Moderna. – O mia madre mi farà una testa così nell’attesa.
- Consolati con la cerimonia dei diplomi e il banchetto di fine anno. Cogli l’attimo. – esclamò Ina con finto entusiasmo.
- Queste nuove generazioni mi lasciano perplesso. – borbottò Conrad, sparendo alla ricerca dei suoi adorati coetanei. Una in particolare lo interessava parecchio.
Cornelia osservò attentamente le mosse della sua guida spirituale, e osservò con un lieve ghigno i due sparire fuori dalla Sala Comune. Nei giorni precedenti aveva già notato quest’improvviso avvicinamento tra suo fratello e la cacciatrice Violetta. Evidentemente aveva deciso di passare all’attacco.
Considerando che tra due giorni sarebbero iniziate le vacanze che li avrebbero tenuti lontani per un paio di mesi, capì che Conrad aveva un pessimo tempismo. Era consolante sapere che essere negati per certe faccende era una questione ereditaria.

*****

La cerimonia dei diplomi avveniva nella stessa, identica maniera dai tempi in cui Hogwarts stessa era stata fondata. Gli studenti dell’ultimo anno venivano chiamati ad uno ad uno a ricevere l’agognata pergamena e a stringere la mano al preside. Il tutto coronato da un’aria di ufficialità che non pareva nemmeno vera.
- Sembra di andare ad un funerale. – sbottò James, guardandosi allo specchi o del bagno con addosso la lunga veste nera da indossare per l’occasione.
- Giusto, ricordo che in genere le nostre divise sono così colorate! – lo prese in giro Remus, sistemandosi a sua volta.
- Assomiglieremo a tanti, piccoli imbecilli.
- Piccoli un corno, siamo maggiorenni, Sirius. – sbottò Peter, tronfio della sua eleganza.
- Bene, io scendo da Lily, ci vediamo giù. – sparì Potter con aria sognante, prendendo con slancio la porta del dormitorio.
- Tipico. – commentò Black. – Ci accodiamo anche noi? Non vorrei far tardi ed essere costretto a sedermi di fianco a Mocciosus.
Trotterellarono velocemente vero la Sala Grande, addobbata per l’occasione. I quattro grandi tavoli erano spariti per lasciar posto a numerose file di sedie, gran parte delle quali già occupate. Ai ragazzi del settimo anno erano riservate le prime file per comodità.
- Dov’è James? – chiese Peter.
- Credo sia quello che sta cercando di fondersi con quel cappello da strega. – disse Remus. – Vorrei dire che è Lily, ma non ne sono sicuro.
- Di qua! – si sbracciò Karyn, facendo segno ai Malandrini. – Non volevate mica sedervi di fianco a dei Serpeverde, no? – chiese quando si avvicinarono.
- No, già essere vicino d’elenco a Piton è un dramma sufficiente. Rischio di scivolare dietro alla sua scia. – disse James, sopraggiungendo.
- E’ in momenti come questi che mi sento fiero del nome Black.
- Che cosa orribile da dire, Sirius.
- Perché Christine? Mica l’ho chiesto il cognome, ma ce l’ho, tanto vale sfruttarlo.
- Sta arrivando il preside.
- Non è un po’ tardi per fare il Caposcuola, James? – chiese Peter, dubbioso.
- E’ che non vuole sfigurare di fronte alla sua metà. – disse Sirius.
- Come se non lo conoscessi. – rise Lily da sotto il suo enorme cappello nero. – Non è mai riuscito a fregarmi, non lo farà oggi.
- Tu darmi retta mai, vero? – latrò Sirius con un enorme sorriso. – Ho passato quanti, quattro anni a dirti che ti avrebbe tenuto in pugno?
- Io ricordavo un’espressione più colorita… - fece Remus.
- Dettagli, Remus, dettagli. – lo zittì James. – Pensa al diploma.
E giusto in quel momento, come evocati, il preside e l’intero corpo docenti fecero il loro ingresso trionfale.


Ringraziamenti:
Lars Black: Eh, non so se qui ti do troppa soddisfazione... non odiarmi, ti prego XD

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Capitolo 52
*** Capitolo cinquanta: sulla banchina ***


Note: Perdonate l'ora, ma è l'una e mezza e non ho la forza di rispondere ai vostri gentili commenti come al solito, preferisco mettere direttamente online il nuovo capitolo ^^E' un po' lunghetto, perchè siamo quasi in fondo. Arriverà presto l'epilogo a sancire la fine di questa avventura, ma ci saranno dei seguiti che sono già in cantiere, per cui... rimanete sintonizzati, vi dirò tutto prossimamente!


Capitolo cinquanta: sulla banchina

- Ragazzi, è una gioia vedervi qui. – annunciò il preside, andando a mettersi dietro al leggio, con uno svolazzo color melanzana, dato dall’abito che aveva scelto di indossare. – Apprezzo la vostra disponibilità, soprattutto considerato che siete obbligati a presiedere. – disse, tra le risate dei ragazzi. - Ottimo. – richiamò in un attimo l’attenzione su di sé – Detto questo, e considerando che voglio presto rivedere i quattro grandi tavoli ben posizionati, iniziamo a consegnare questi diplomi. – fece un cenno a Minerva McGranitt, che si alzò prontamente per recarsi in prossimità di un grosso cesto dove erano contenuta numerose pergamene arrotolate e legate da un sottile nastro rosso. - Prima di cominciare volevo complimentarmi con tutti voi per gli ottimi risultati degli esami di quest’anno, - disse Silente con un sorriso. – una media davvero alta, sono molto contento di voi. Quindi, signorina Alcott Delia, venga pure a stringermi la mano…
L’interessata si alzò e, con passo incerto, avanzò fino ad una sorridente professoressa di Trasfigurazione, per poi raggiungere il raggiante Albus Silente, che le strinse la mano con calore. - Bene, passiamo a…
Uno dopo l’altro, in ordine alfabetico come quando, sette anni prima, erano stati chiamati allo Smistamento, tutti i neo diplomati andarono a raccattare con orgoglio il loro attestato.
- Black, Sirius!
- Le mancherò, professoressa? – chiese il ragazzo, guardando la sua referente di casa.
Gli occhiali della strega scintillarono, e i suoi occhi sorrisero, ma solo loro. – Vada a stringere la mano al preside, Black, prima che si formi la fila.
- Lei sa che ci deve una spiegazione, ancora, vero? – chiese il ragazzo, non appena si trovò davanti a Silente.
- Signor Black non si preoccupi. – rispose l’anziano mago, mentre ancora stringeva la mano di Sirius. – Avrà mie notizie molto presto, si goda la vacanza, per ora. – disse, prima di chiamare un certo Coutron.
La consegna andò avanti più o meno senza incidenti. Lily sorrideva come una bambina, mentre riceveva il diploma, Peter quasi inciampò nei suoi stessi piedi mentre avanzava, e fu salvato dal preciso intervento di Remus, che stava appunto tornando indietro. Christine arrossì stringendo la mano di Silente e Karyn rimase per cinque minuti con un’espressione a dir poco estasiata.
Poi venne il turno di Piton, seguito a ruota da Potter. Entrambi si guardarono in cagnesco, mentre sfilavano davanti ai professori.
- Le sono grato per avermi fatto giocare anche da moribondo. – disse James ringraziando la McGranitt con un sorriso.
- Tenevamo entrambi alla coppa. – rispose le donna, mentre il ragazzo accennava un inchino. - Preside, il diploma ce l’ho.
- Lo vedo. – disse Silente agguantandogli la mano.
- Che aspetta, allora?
- Come ho detto al suo amico signor Black, controlli spesso l’affluenza di gufi a casa sua. Sullivan Rebecca. – aggiunse poi, passando oltre.
- Vi raccontavate le storielle, voi e il preside? – domandò Frank, raggiungendoli.
- Abbiamo cercato di scucirgli nuove informazioni su quella sua organizzazione segreta, ma fa il vago. – disse Potter, deluso.
- Ha solo detto di controllare la posta. – borbottò Sirius.
- Pensi che si farà vivo, Sirius? – chiese Alice, che era appena sopraggiunta e aveva preso sottobraccio il fidanzato.
- Se tra due settimane non riceveremo notizie mi sentirò autorizzato a spedirgli una Strillettera con i fiocchi, e non mi sentirò nemmeno in colpa. – disse James, con un luccichio negli occhi.
- Teniamoci in contatto fra noi, ad ogni modo. – convenne Lily senso pratico – il primo che saprà qualcosa avviserà gli altri.
- Non c’è pericolo che mi liberi di loro. – mormorò Remus, indicando gli amici e fingendosi dispiaciuto. – Li considero una persecuzione, ormai.
- Sette anni per avere questa scottante rivelazione. Sette. – disse James, ridendo.
- Turpin Alastair. – fu l’ultimo nome che venne chiamato, mentre gli altri ragazzi erano sparsi per il salone, intenti ormai a chiacchierare liberamente. Un paio di minuti dopo i quattro tavoli erano stati ripristinati, e gli studenti erano tornati a suddividersi per Case.
- Bene, ragazzi, l’ora di pranzo si avvicina, e non ho intenzione di lasciarvi a languire troppo a lungo. – disse il preside, richiamando immediatamente su di sé l’attenzione degli astanti. – Un altro anno è passato con una rapidità che ogni volta mi sorprende, e molte cose sono successe, sia dentro che fuori Hogwarts.
Calò il silenzio, nella Sala Grande. Rimasero tutti in attesa della frase successiva. Albus Silente parve pensare a lungo alle parole adatte da dire.
- Non sta a me dirvelo, ragazzi miei, ma le cose stanno cambiando. Le novità sono state portate dalla brezza da un pezzo, ma il vento si sta alzando, e non so dirvi quando, ma di certo ci ritroveremo in mezzo alla tempesta. Non so cosa ne pensino là fuori, ma posso dirvi quello che io penso.
I Malandrini si scambiarono veloci occhiate, come molti altri studenti.
Cornelia e Conrad, al tavolo dei Corvonero, assunsero un’espressione corrucciata. Gran parte dei Serpeverde seguiva con aria annoiata.
- Lord Voldemort – e qui parecchie persone lo fissarono con occhi sgranati o con l’aria di chi stava guardando un pazzo pronto a giocare col fuoco – è un uomo dalle idee molto chiare, ed è molto determinato. Sa come ottenere ciò che vuole, e temo che il nostro Ministro non sarà forte abbastanza. Ha molti alleati, e altri ne verranno. Non saranno giorni facili, per voi, ed è triste adombrare così la vostra gioventù, ma vi prego di fare attenzione. Vi attendono lunghi anni di vita intensa, non buttateli per un’infatuazione, per la gloria o per il potere. È una strada da cui non si può mai tornare indietro, e per imboccarla bisogna essere molto più preparati di quanto voi non siate. – fece una pausa, e non un suonò si levò dai tavoli.
- Ma oggi è una bella giornata e il vostro ultimo giorno di scuola, e come ogni anno abbiamo una Coppa da conferire. Al quarto posto si classifica Tassorosso, con trecentocinquanta punti. Un lieve applauso, dapprima assai timido, poi meno trattenuto, si levò tra i tavoli come un brusio.
- Al terzo posto Corvonero, con trecentonovantacinque punti.
Cleo e Lu si applaudirono a vicenda, visto che erano state le ultime a far guadagnare dei punti alla loro Casa.
- Al secondo posto Serpeverde, con quattrocentoquaranta punti.
Un boato esplose dalle parti del tavolo verde e argento.
- E al primo posto, con quattrocentosessanta punti Grifondoro, che si aggiudica la Coppa.
Il tavolo gioì festoso, seguito dall’applauso di complimenti di Corvonero e Tassorosso. Nessuno dei Serpeverde osò applaudire, e tutti loro rimasero a braccia conserte.
- Guarda mio fratello, sembra mio padre. – rise Sirius.
- Perché il Crouch in miniatura è carino con quella faccia da funerale? – fece eco James. – Quest’anno non credevo li avremmo stracciati…
- Ah, non rinnegare la tua natura ottimista, sapevo che ce l’avremmo fatta. – esultò Frank.
- Buon pranzo, ragazzi. – disse il preside, mentre la tavola veniva magicamente imbandita di ogni ben di dio.

*****

E dopo, non restò altro che fare i bauli. Era ogni anno un’operazione alquanto penosa e raccapricciante, soprattutto per chi era malauguratamente poco dotato di ordine. Raccattare oggetti e capi di vestiario dispersi in nove mesi e oltre tra dormitorio e Sala Comune non era cosa facile.
- Nel? Nel? Hai idea di dove sia finita la mia maglietta blu?
- Sicura di non averla riportata a casa, Ina? Non la vedo girare da qualche mese. – rispose la ragazza mentre usava la magia per ripiegare parte del suo guardaroba. Sbadigliò rumorosamente, annoiata.
- La mia spazzola?
- Mensola del bagno, Lu. – rispose nuovamente, guadagnandosi un motto di approvazione.
L’aveva vista quando era andata a recuperare il suo spazzolino da denti, non era certo merito della sua memoria. Con calma ripiegò le lettere ricevute da casa e le infilò dentro al calderone, sotto lo sguardo vigile di Bianconiglio. Poi venne il turno dei libri. Li impilò con cura, notando che stranamente aveva due copie di Storia della Magia; si ricordò solo in un secondo momento del perché ne avesse due, di cui una risalente all’anno precedente, e di cosa contenesse.
L’aprì al capitolo ventidue “Come anche i Maghinò hanno gabbato l’inquisizione spagnola”, trovando al loro posto, esattamente come aveva lasciato o quasi, la mezza primula e il tulipano color porpora con il morso del coniglio.
Erano diventati sottili sottili e piuttosto delicati, ma erano ben conservati, e i colori ancora sgargianti. Sospirò con un moto di malinconia, ripensando a quella giornata. Una previsione dopotutto l’aveva azzeccata, alla faccia di Sirius: il tentato affogamento rientrava ancora in uno dei momenti più belli della loro relazione, realizzò con un sorriso ebete. Il Grifondoro fradicio e annaspante era un’immagine che aveva ancora il potere di divertirla.
Bianconiglio guardò voglioso le due vittime scampate al massacro.
- Nel, sei in trance? – la chiamò Bonnie.
- No. – esclamò lei, chiudendo repentinamente il libro e riponendolo. Forse era il caso di non pensarci, come non aveva più pensato ad Alice nel Paese delle Meraviglie.
Sfortunatamente, quella notte, sognò miriadi di campi fioriti.
La mattina della partenza fu, al solito, caotica e confusionaria. Per due volte Nel si convinse di aver dimenticato qualcosa di fondamentale, ma tutto era ermeticamente sigillato nel suo baule. Bianconiglio era pigiato nella sua gabbietta.
A colazione lei, ma anche tutti gli altri, in realtà, si ingozzarono delle loro leccornie preferite, poichè avrebbero dovuto farne a meno per un tempo irragionevolmente lungo. Con gran scorno di Gazza e di alcuni, scorbutici abitanti dei quadri, tutta la scuola era un allegro vociare. Al momento di salire sulle carrozze trainate da forze invisibili quasi tutti avevano abbandonato le divise per poter godere nuovamente dei proprio abiti “civili”. Nick-quasi-senza-testa li salutò con fare particolarmente caloroso.
- Addio Nick! È stato un piacere conoscerti! – disse Potter.
- Contraccambio, mascalzonacci. – disse, rivolto in generale ai Malandrini.
- Mi mancherà molto vivere qui. – confessò Remus, mentre prendeva posto su una vettura.
- A chi lo dici. – rispose Peter, sospirando. – Dopo tanto non mi sembra più nemmeno vero.
- Be’, potremmo venire qui a far vibrare le pareti della Stamberga, di tanto in tanto. Mica è vietato.
- E’ vietato. – scandì Remus.
- Grazie per la botta di ottimismo, finiremo tutti dentro, ok Remus? – sbottò Potter scoppiando a ridere.
- Era per dire.
- Vorrei vedere. – disse Sirius.
Per tutti gli studenti del settimo anno fu difficile ammettere che non avrebbero più messo piede in un luogo che era da considerare magico anche per chi aveva a che fare tutti i giorni con simili stranezze.
- Se potessi non me ne andrei mai via. – sussurrò Alice, salendo sull’Espresso di Hogwarts.
- Non lo vorrebbe nessuno, credo. – buttò lì Christine, prima di lanciare un’ultima occhiata al castello e immergersi nella bolgia degli scompartimenti affollati.
Poco dopo il treno fischiò e cominciò a sferragliare, allontanandosi dalla selvaggia Scozia.
- Nostro fratello si è infrattato? – chiese Connie alla sorella, distogliendola dalla sua tranquilla lettura.
- Sì.
- Con chi?
- Violetta Lamberg, la cacciatrice della nostra squadra. – rispose Nel, mettendosi a guardare fuori dal finestrino. In effetti li aveva visti presi a parlare fitto fitto sulla banchina, e aveva saggiamente pensato di non intromettersi e sacrificarsi stoicamente a viaggiare con Connie e le amiche.
- Prima o poi mi ci metterò anche io a fare quelle cose. – disse Constance.
- Aspetta e spera. – la derise bonariamente Ludovine, prima di partire alla ricerca di Roger. Cornelia rise sotto i baffi, mentre il selvaggio paesaggio cambiava, regalandole alla vista campi ordinati. Londra si avvicinava.
Nel e le sue amiche scesero dal convoglio stiracchiandosi, e trascinandosi dietro i pesanti bauli. Passare tante ore sedute aveva la controindicazione di intorpidire parecchio le membra. Il fumo della vecchia locomotiva appestava in parte la banchina del binario 9 3/4, gremito di genitori.
- Signore, io vi saluto. - disse Cleo, smontando con un salto. - I miei mi aspettano, ci sentiamo, vero?
- Naturale. - rispose Lu, abbracciandola. - E cambia gufo, ci mette troppo tempo per consegnare.
- Solo quando i miei sganceranno nuovi finanziamenti.
- Ciao, venale. - la salutò Nel, ridendo.
- Guarda che non scherzo! - rimbeccò Cleo, salutando anche le altre. - Buona estate! - disse, incamminandosi.
- Fuori una. - disse Connie, sorridendo.
- E non devo nemmeno chiedermi da chi ha preso. - sospirò Ina, con una smorfia.
Una dopo l'altra le amiche di Nel la salutarono con abbracci spezza-costole e si incamminarono ognuna per la propria strada. La Corvonero e la sorella rimasero in attesa di Conrad.
- Ma quanto gli ci vuole?
- Dipende.
- Da che? - insistette Constance.
- Da quello che stanno facendo. - sghignazzò Nel, maligna. Oh, avrebbe potuto tenerlo in scacco tutta l'estate, con quella storia. Che spasso, già se lo immaginava.
- Ciao ragazze, Lu?
- Sempre dritto finchè non vai a sbattere contro quella montagna umana di suo padre. - spiegò Nel, assaporando l'espressione di puro terrore di Roger.
- Oh, guarda. - disse poi Connie. - C'è Sirius.
Non c'era solo lui: la squadra dei Malandrini al gran completo si stava facendo largo tra la folla.
- Magnifico. - borbottò lei, mentre la sorella si sbracciava senza ritegno.
- Pensa, è l'ultima volta che sarò costretto a vedere le facce dei miei famigliari, visto che le incontro solo qui. Sto per commuovermi.
- Ma piantala, Felpato. - disse James tirandogli un pugno sul braccio.
- Vado da mia madre. - salutò Peter, - va bene?
- Oh, Codaliscia, non so se riuscirò a sopportare la lontananza. - esclamò James con fare teatrale, prima di buttarsi su Lily. - Mi mancherai anche tu, carissima. - rispose, dopo averla baciata.
- E il lieto fine è assicurato anche per quest'anno. - sospirò Remus - Ciao Frank, occhio ai gufi! - urlò poi, vedendo Paciock sul punto di oltrepassare la barriera. Il ragazzo gli rispose con un cenno e un sorriso.
- Che ci fai qui? - sbottò Peter rivolto ad una ragazza.
- Passavo a salutare. - disse Nel, con un lieve sorriso, mentre quasi doveva trattenere la sorella la collottola, da tanto si agitava. Era un'immagine quasi comica.
- Uh, c'è Conrad! - esclamò la più giovane dei Lethifold, dandosi alla fuga. - Ciao! - urlò.
Nel la seguì con uno sguardo quasi perplesso. La conosceva, in fondo. Perché sorprendersi, dunque? Lui l'avrebbe uccisa per non averla trattenuta abbastanza a lungo.
- Bene... ehm. - tentennò. - Vi sto che non ci vedremo più... buone vacanze e buona estate. - disse, facendo rotolare fuori le parole come un fiume in piena.
- Grazie, anche a te. - disse Lily, gentile.
- E buona fortuna. - aggiunse, pensando poi di specificare - Qualunque cosa abbiate deciso di fare da qui in poi. - era sincera, mentre gliel'augurava.
- Be', grazie, buon proseguimento, per te. - le disse Remus con un pelo di invidia. Potendo non si sarebbe mai diplomato, pur di rimanere a frequentare quella scuola.
- Be', ciao. - disse, facendo dietro front.
- Ciao. - la salutarono infine anche James e Sirius.
- La pazza è fuggita. - disse Peter, mentre Black sogghignava divertito all'idea di quel soprannome per "Quella lì". Era azzeccato, senza ombra di dubbio.
- E Mary dov'è? - chiese James.
- Che Merlino vuoi che ne sappia, io? - sbottò Sirius, sbadigliando. - Non so certo dove sono tutte le Grifondoro della scuola, ti pare?

- Apnea da Quidditch? - chiese Nel, raggiungendo il fratello e alludendo a Violetta, che stava appunto oltrepassando la barriera, sotto lo sguardo languido di Conrad. - Dovrò intercettarti la posta?
- Solo se vuoi morire giovane.
- Ah, questa scena non vorrò perdermela. - disse Connie, ghignando.
- Scherzi a parte, hai fatto tutto quello che dovevi?
- Hai perso il tatto per strada, Nel? Sei peggio di nonna Gerberula. - berciò Conrad.
- Giusto, la nonna! Impazzirebbe per aneddoti scolastici come questi! - esultò Connie, immaginandosi la piccola, rugosa strega ululare dalle risate mentre lei, da brava nipote, spiattellava i più reconditi segreti dei suoi fratelli. Nonna pagava bene, per certe notizie.
- Ti porto il baule. - disse il ragazzo.
- Anche io. - fece eco la sorella, e entrambi agguantarono in perfetto sincrono il baule di Connie, avanzando verso la barriera.
Fu così che Sirius ebbe un ultimo flash della famiglia Lethifold, mentre si guardava intorno alla ricerca dei signori Potter, di modo da non vedere cosa stessero facendo Lily e James. Conrad e Cornelia arrancavano faticosamente, portando stoicamente il loro baule più quello che si erano divisi. Constance trotterellava dietro di loro, e per qualche ragione sembrava la ragazzina più felice del mondo. Fu lei a oltrepassare il muro per prima con un saltello, e il fratello la seguì a ruota.
Nemmeno a farlo apposta, sospirò Sirius, Nel fu l'ultima a sparire dal suo campo visivo, insieme all'inseparabile Bianconiglio.
Forse avrebbe sentito la mancanza di quel coniglio abnorme, pensò, mentre la macchia celeste che era Nel, con la sua maglietta chiara e la gonna di cotone, spariva in un soffio.



Intanto grazie a Piccola Black, Lars Black, gugugu e Miriel: a voi un grosso bacio ^^

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Capitolo 53
*** Epilogo ***


Note: Intanto grazie a Piccola Black e Miriel per i gentilissimi commenti: sì, siamo proprio alla fine, grazie per avermi seguito e commentato fino a qui, davvero, davvero grazie, anche se questo epilogo sarà, ovviamente, un po' triste...

Dopo oltre diecimila letture, per cui ringrazio tutti voi che passate di qui, è giunta l’ora di salutarci. La storia di Sirius e Nel finisce qui.
Come ho anticipato in altri capitoli, o in risposte ad alcune recensioni, in realtà non è proprio finita qui… Esiste quantomeno un seguito. Rowena ha scritto una breve storia dal titolo Back Chat per il mio compleanno, e non finirò mai di ringraziarla abbastanza per questo, perché nonostante duri solo cinque capitoli, io attendevo quello successivo come una drogata, non sto scherzando XD. Segue gli eventi della saga di Hp, e suppone un fugace incontro tra i nostri protagonisti all’inizio del quinto libro, a livello temporale. Niente di più, niente di meno. E’ scritta molto bene, ed è un regalo bellissimo, quindi la consiglio.

Poi… chiacchierando in chat con Rowena, Alektos, Roby Lupin e Freddy Mercury ci siamo immaginate cose sarebbe potuto succedere e Sirius non fosse finito in carcere, e se la guerra fosse andata altrimenti: lui e Cornelia si sarebbero rivisti? E in che termini? Ne è nata una storia demenziale e che temo molto lunga, attualmente in lavorazione e senza titolo. Affettuosamente, la chiamiamo la “nostra Au”. Presto verrà messa online sotto l’autore Stormtroopers in stillettos, perché è folle, ed è un lavoro comune. In definitiva ringrazio queste amiche per le chiacchierate folli, e a loro, come a tutti i miei lettori, dedico questo capitolo, ma ne parlerò poi, nei ringraziamenti nelle note finali. Spero vogliate seguire me e loro nel nostro vortice di follia, per intanto posso offrirvi questo epilogo decisamente canon e… serio.


Epilogo

Cornelia e Sirius non ebbero più occasione di incontrarsi, dal quel giorno, nè mai cercarono di farlo. Il vivere due vite completamente diverse, la distanza e una vera e propria guerra in corso non gliel'avrebbe reso possibile neppure se avessero voluto.
Quando Nel si diplomò, nel 1980, la nostalgia che provò a lasciare Hogwarts fu più cupa di quella che già tanti avevano vissuto prima di lei. Il castello sicuro e protetto dal preside attutiva le notizie di guerra, stando fuori avrebbe dovuto piombare dolorosa realtà.
E quella realtà la schiaffeggiò il primo novembre del 1981, quando lesse la notizia della morte dei Potter sulla Gazzetta del Profeta.
In prima pagina campeggiava lo scintillante titolo che proclamava la definitiva sconfitta di Voldemort ad opera di un bambino di solo un anno, ma lei non riusciva a vederla. Pensava a quei due nomi, a quei due volti che ricordava sorridenti e a quel figlio che sarebbe cresciuto da solo.
Ricordava la risata cristallina di Lily, e la buffa espressione che faceva James quando si guardava invano intorno, mentre si puliva gli occhiali.
- E' un brutto modo per festeggiare la fine della guerra. - le disse suo padre, serio. Lo era davvero, era orribile. Vivere in un mondo libero era un sollievo, ma lo era meno pensando che ci sarebbero state due persone, quelle due persone in meno.
Peggio ancora fu quello che lesse due giorni dopo, agguantando il giornale al volo, avida di notizie. La foto di Sirius Black, accompagnata da un breve ma raccapricciante articolo che raccontava come avesse venduto il suo migliore amico e la moglie, risaltava, nuovamente in prima pagina. Non fu quello, a sconvolgerla, non come si sarebbe aspettata. Leggere quelle frasi equivalse a bere veleno, ma era la fotografia a toglierle il fiato.
Non c'era altro che una folle, disturbante risata muta che sembrava risuonarle nella testa, e due occhi così vuoti che parevano morti. Non lo riconosceva, non era la persona che la prendeva in giro per la sua imbranataggine nei corridoi, che le faceva i dispetti, che urlava contro di lei perchè si era messa a scoprire strane cose su sui amici.
Le era parsa sincera la sua bramosia nel proteggere i suoi affetti, ma evidentemente non aveva retto il confronto con altro.
- Tu riesci a crederci? - sussurrò Nel a Conrad, passandogli il giornale per allontanare quell'immagine da sè.
Il fratello l'osservò attentamente, prima di rispondere. - Non lo so, ma non credo abbiamo molta altra scelta. Tutti quei testimoni costituiscono una prova schiacciante, ti pare?
Nel avrebbe voluto rispondere che quelle persone non lo conoscevano, mentre lei sì. Ma non era vero, perchè quel volto spaventoso non apparteneva a Sirius Black. La persona con cui lei aveva diviso ore serene non era un assassino.

Dopo quei fatti, i processi, le incarcerazioni e la disperata voglia di tutti di ricominciare a vivere serenamente, Cornelia era convinta che niente l'avrebbe più scossa così tanto. Ma si sbagliava. Nell'estate del 1993 il nome di Sirius Black occupò nuovamente i suoi pensieri.
Non era in Inghilterra, quando lui si diede alla fuga, come non c'era stata per lunghi periodi, dalla fine della guerra. Ormai era stabilmente ancorata in terra straniera, e fu la corposa corrispondenza con la sua famiglia a permetterle di essere una della prime persone in Belgio a leggere di quella fuga miracolosa. Tra le lettere dei suoi genitori, i disegni dei nipoti, e gli aneddoti raccontati dai fratelli, Nel ritrovò la foto di dodici anni prima, inquietante e terribile. Non era un'immagine a cui ci si poteva abituare, ma il pensare che fosse riuscito ad evadere da Azkaban non la sconvolgeva più di tanto. Si poteva dissimulare l'affetto per un amico, ma non la propria sconvolgente abilità. E questa lei la ricordava bene.
- Notizie dalla vecchia Inghilterra? - chiese una voce dall'altra stanza.
- Sì, e non buone, Andreas. Un pazzo omicida è riuscito a fuggire da Azkaban. – commentò Nel, lugubre, mentre scorreva l'articolo che percorreva i sanguinosi atti di più di un decennio prima.
- Chi?
- Sirius Black. - rispose, senza più aggiungere una parola.
Se certe terribili notizie avevano sempre campeggiato in prima pagina, rendendo impossibile non notarle, le ultime informazioni su Black parvero voler rimanere nascoste, e Cornelia le trovò con più di una settimana di ritardo, sfogliando svogliatamente il vecchio giornale.
Un brivido la percorse, leggendo quel nome, e si affrettò a puntare gli occhi sulla piccola colonna in quindicesima pagina. Il Ministero dava notizia della morte del pericoloso evaso, e... lo scagionava.
Senza che il giornalista incompetente ne spiegasse esaustivamente le ragioni, veniva detto che ci si scusava per l'imperdonabile errore, e ci si rammaricava per la prematura scomparsa del mago.
Niente altro.
Cornelia accartocciò la pagina con rabbia. Com'era possibile, niente altro? Dodici anni di prigionia in compagnia di Dissennatori, due anni come latitante e una morte che l'articolo lasciava intendere violenta.
E niente.
Un colpo di spugna, scuse frettolose e via alla prossima pagina, come sempre si soleva fare. Capiva perchè i suoi famigliari considerassero il Ministro Caramell poco più di uno smidollato. Non aveva reso giustizia ad un uomo che aveva sofferto ingiustamente, e la notizia era così stilizzata e nascosta che molti probabilmente non l'avevano nemmeno letta. E Sirius Black sarebbe rimasto un assassino, pensò affranta. L'aveva creduto per quattordici anni. Si era rosa il fegato tentando di capire come aveva potuto essere possibile una cosa del genere. Si era immaginata quella risata echeggiare per le strade con un brivido. Quello stesso suono nella sua testa, ora, riprendeva la caratteristica di sempre: la sghignazzata di un ragazzo che la prendeva in giro perchè si divertiva a farla impazzire.
Le tornarono in mente miriadi di dolci ricordi, mentre le veniva da piangere.
Era morto solo, esiliato, quando già perdere James doveva essere stato uno strazio indicibile. I pezzi di quel puzzle incompleto tornarono al loro posto, dopo inutili tentativi di anni.
Era triste che una persona avesse dovuto morire, per potersi proclamare innocente. Si meritava ancora lunghi anni per recuperare quella vita perduta.
Se ne era vergognata, ma aveva sempre conservato un buon ricordo, di lui; come i testimoni si erano basati su ciò che avevano visto, lei aveva fatto altrettanto, ed era un piacere sapere di non aver sbagliato, in fondo.
Buttò il giornale nel camino e si passò una mano nei capelli che negli anni aveva lasciato crescere. La casa era completamente silenziosa, Andreas non c'era.
Scacciò via le lacrime amare che erano scese per dispiacere, tristezza e anche senso di colpa.
Forse Sirius ora stava meglio in compagnia di James che con chiunque altro. Uscì dal soggiorno e si recò verso le camere: in una di queste una marmocchia di quasi due anni dormiva: ogni tanto arricciava adorabilmente il naso, presumibilmente stava sognando.
Cornelia si appoggiò allo stipite della porta, sospirando e lasciandosi sfuggire un sorriso quasi impercettibile.



Ringraziamenti sentimentali:
in genere non lo faccio mai, perché si rischia sempre di passare per la brutta copia di Miss Italia, ma dopotutto è una storia pressoché eterna, merita qualche frase un po’ più corposa. Quindi, signori miei, sarò prolissa.
Lavoro a questa storia dal novembre 2007, praticamente si è trattato di un parto XD, e mi ha tenuto compagnia per un sacco di tempo: il divertimento che mi ha procurato, le crisi di nervi, e il magone che sto sentendo ora sono sentimenti autentici per cui ringrazio. La stesura non è stata semplice, ogni tanto ho avuto qualche battuta d’arresto, la prima verso il capitolo venti, e una intorno al trentotto, perché ero incapace di rassegnarmi all’idea che la fine si stava avvicinando. Altre volte ho scritto speditamente e quelli sono stati i momenti migliori. I momenti in cui le parole sono fluite da sole sono stati magnifici, anche se erano le tre del mattino. È idiota dirlo, ma per me questo è come un lutto: mi toccherà salutare un sacco di gente simpatica.
In primo luogo Nel, con la sua adorabile istericità intrinseca e la sua scarsa, ma latente dolcezza e adorabile scaltrezza; le voglio bene come ad una figlia, le auguro tutta la felicità di questo mondo. La sua famiglia pazza: soprattutto Conrad, il fratello maggiore che io stessa avrei voluto avere, così adorabilmente menefreghista, ma ugualmente sensibile e Connie, la morbosa più carina del mondo, scassapalle ma in grado di illuminarti le giornate, con la sua propensione ad apparire nei momenti meno indicati; e tutti i personaggi di contorno. Mi è già capitato di crearne tanti, ma questi mi hanno fatto compagnia così a lungo che fatico a staccarmene. I Lethifold, comunque, restano per me i vicini di casa ideali!
Mi mancheranno anche i personaggi di zia Row (che odio per l’occasione sprecata che è stata “I Doni della Morte”), che potrò pure riprendere in qualunque momento: conoscendoli dall’alba del nuovo millennio, e avendo atteso spasmodicamente l’arrivo di ben tre libri, ormai è come se li conoscessi. Anche se un incontro in viva persona credo che risulterebbe divertente quanto demenziale e surreale. I Malandrini e tutti gli altri, inclusi quelli che non ho usato, con le loro vite “magiche” e a volte fenomenalmente comiche e ingarbugliate, altre di una tristezza così infinita che non sembra nemmeno vera, sono stati i babysitter della mia adolescenza, senza contare che, inoltre, sono stati un buon argomento di conversazione per iniziare un sacco di conoscenze con gente adorabile. Un bel po’ di me non sarebbe qui, senza questa simpatica gente fatta di inchiostro e nulla; parrà stupido o che altro, ma è la nuda verità *momento groppo in gola e occhietti lucidi da dietro gli occhiali. Tranquilli, è tutta colpa del monitor*
E ora gli special thanks alle persone!
A commentatori o recensori che di si voglia, che sono tanti, davvero tanti. Non vi cito ad uno ad uno perché riempirei una pagina, prendete per buone le mie risposte capitolo per capitolo. Ai lettori e a chi ha messo la storia tra i preferiti: gente ancor più numerosa a cui mando un saluto. Se volete mie notizie fate un fischio e vi manderò una graziosa mail di ringraziamento ad personam. XD
Al mio gatto Aramis, palla di pelo da otto chili e cinquantasei centimetri di punto vita che è stato il prototipo per Bianconiglio.
Alla mia famiglia detta “Casa Lady” (a breve una sit-com), assurda come quella dei Lethifold, benché non abbia fratelli né sorelle.
Ad Alektos, la prima in assoluto che ha sentito parlare di questa idea, che ha letto i “manoscritti” nella mia calligrafia cirillica in prima persona, che ha riso dell’idiozia di Sirius e James, e della verve di Cornelia, e che dall’inizio sapeva come sarebbe andata a finire. Grazie per i suoi consigli, per le chiacchierate e per essere un’ottima compagna universitaria. Mi sopporta ancora ora, e già questo richiede un premio Oscar. In generale un grazie di cuore, comunque, per gli scleri che ci concediamo.
A Rowena, la manager che presto darà vita alla mia sit-com, che ha sopportato, come tanti altri, le mie incursioni su msn con interi capitoli da leggere e malloppi word da settanta pagine, e che nonostante ciò non mi ha ancora mandato a cagare, ridendo dei Malandrini, e che, come me, ama le donne “energiche” e “moderne” a prescindere dall’età. Viva la generosità dei genovesi XD. Mi ha pure dedicato una storia tutta per me, come omaggio a questo malloppo, direi che di più non si poteva chiedere.
A Fleacartasi, grande fan di Nel, che mi chiedeva su msn le novità dal fronte e che mi ha comunicato i suoi pareri a riguardo via sms!
A Lady Black, unica donna che trova Nel irritante pur di difendere l’amato Sirius a spada tratta anche quando si comporta da stronzo. Dice che la piccola Corvonero è tenera, a volte, e questo mi basta. Colei che mi costringeva a scrivere i capitoli in presa diretta (io poi l’ho torturata alla stessa maniera XD), cercando di instillarmi un certo sentimentalismo nel mio cinico cuoricino, e che ha preteso che sbirciassi i due piccioncini presi durante i loro affari privati. E che mi ha dato buoni consigli, e ottime chiacchierate.
A Bic, Mapina per le belle parole e per le domande sulla chat di accio sulle novità dei capitoli, che mi hanno lusingato come non mai, e per le chiacchierate assai ispirose.
A FreddyMercury per aver commentato quasi tutta la mia produzione.
A RobyLupin per aver diffuso la mia storia e per avermi drogato con Hc (spacciatrice!)
E ricito daccapo Alektos, Freddy Mercuri, Roby Lupin e Rowena in rigoroso ordine alfabetico, perché mi stanno aiutando a scrivere quella follia che sarà il seguito versione AU. A volte ci facciamo paura. A volte… XD
E a tutti quelli che ho dimenticato facendo saltar loro i nervi. Siccome ora non riesco davvero più a leggere quello che scrivo…
Au revoir!

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