Hydrus

di BekySmile97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I: Principio di tempesta ***
Capitolo 3: *** II: Ricordi e paure ***
Capitolo 4: *** III: Rose nere ***
Capitolo 5: *** IV: Non aver paura ***
Capitolo 6: *** V: Bolle di sapone ***
Capitolo 7: *** VI: La scelta ***
Capitolo 8: *** VII: Una nuova vita ***
Capitolo 9: *** VIII: Tradimento ***
Capitolo 10: *** IX: Stelle e tenebre ***
Capitolo 11: *** X: A Nord e a Sud ***
Capitolo 12: *** XI: Strane creature ***
Capitolo 13: *** XII: Rivelazioni ***
Capitolo 14: *** XIII: Il sapore della verità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO:

 
“Come sono arrivata qui?” mi chiedo mentre guardo i Light che si avvicinano.
Poi, il perché si chiamino Light non l’ho mai capito. Il nome “light” ricorda luce, calore, felicità… invece i Light sono l’opposto: uomini, mostri o corals? Nessuno sa cosa è nascosto sotto quel mantello nero come la notte… i pochi che l’hanno scoperto non sono riusciti a raccontarlo.
Probabilmente non ci sarei riuscita neanche io.
 
Nevicava ormai da ore in quella landa desolata, un vento ghiacciato mi scompigliava i capelli, nessuno mi avrebbe sentita… ma non sarei morta senza lottare, non mi avevano insegnato questo i miei genitori.
Li avevano giustiziati davanti a tutti, nella piazza principale, per “Alto Tradimento A Everett”.
Avevo solo tre anni, loro mi nascosero e iniziarono a correre per le strade, facendosi inseguire dai Guardiani… tutto questo per salvarmi.
E ora stavo per morire…
 
Ormai erano a meno di dieci metri, dopo ci sarebbe stato l’oblio.
Magari non sarebbe stato così tremendo, sarebbero finiti tutti i miei guai, sarei finalmente riuscita a riposare…
“NO! Non mi farò uccidere così facilmente!” urlo ai Light.
 
Sento rimbombare nella mia mente delle parole, fredde come il cuore di Everett, il nostro tiranno, nonché il nostro re.
“Nessuno umano aveva mai osato sfidarci.” mi dicono “Meriti un premio…”.
Detto questo mi sollevano e mi portano via.
Le ultime parole che riesco ad urlare al vento prima di svenire sono: “Tarooooon! Aiuto!”
 
 
“Nives!” urlo svegliandomi di colpo.
“Padron Taron… tutto bene?” mi chiede preoccupato il mio servo.
“Dov’è Nives?” gli chiedo brusco.
“Sarà a dormire dai Guardiani, immagino…”, mi risponde atterrito.
“Immagini? Vai subito a controllare!” gli ordino seccato, mentre lui corre fuori a controllare.
 
Dopo un’eternità torna con una faccia da cane bastonato e mi dice: “E’ sparita…”.
Corro fuori, non può essere sparita. Attraverso la Città Vecchia e corro verso la piazza principale della Cittadella.
“Niveeees!” urlo al vento.
Arriva qualcuno, probabilmente un Guardiano, che mi prende e mi trascina nella Città Vecchia, mentre borbotta: “Povero signorino, non le fa bene bere…”
Poi solo nero.
  



Angolo Aurice:

Allora? Che ne pensate del prologo?
Ammetto che non si capisce molto della storia e che è anche particolarmente corto,  ma prossimo capitolo si allungherà e si inizierà a capire qualcosa in più.
Ah, il prossimi capitoli saranno tutti dei flashback...

BekySmile97


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Capitolo 2
*** I: Principio di tempesta ***


I: Principio di tempesta

 
“Quest’anno non nevicherà… ormai sono giorni che piove…” penso delusa mentre vedo la pioggia battere sui vetri della classe.
“Reckless!” mi urla il professore, un ometto basso di nome Fungus, che non è mai riuscito a combinare niente nella vita.
“Potresti dirmi cos’è Everett?” mi chiede con un finto sorriso, mentre i suoi occhi brillano malvagi.
“Everett è il nostro re. Non si sa veramente bene cosa sia, alcuni dicono che è un umano, altri uno spirito, altri ancora un vampiro… l’unica cosa certa è che vive a Classem, in una fortezza detta “L’Inespugnabile”. A lui viene attribuita la nascita di Hydrus.
A mio parere è una semplice figura leggendaria utilizzata per tenere unito il popolo di Hydrus…” dico tranquillamente al professore.
Vedo che strabuzza gli occhi sorpreso.
“Reckless… di nome e di fatto… con quale coraggio racconti queste leggende popolari? E con quale coraggio insulti Everett davanti a tutta la classe?” mi sibila contro.
“Everett è un umano, un re generoso che ha migliorato Hydrus, rendendola un luogo pacifico e sicuro.” fa una pausa ad effetto e mi guarda fisso. “E nella sua estrema bontà ha deciso di visitare Le Cinque Città. Reckless… sa cosa sono Le Cinque Città?”
“Le Cinque Città sono le città più potenti di Hydrus. Sono anche le uniche che, durante la guerra dei Dragon Lords,  si sono schierate con Classem.” gli rispondo acida, evitando commenti personali.
“Lo dici come se ti desse fastidio la vittoria di Everett.” commenta “Comunque Everett arriverà tra tre giorni a sceglierà una ragazza che lo seguirà nel suo viaggio. Reckless!” mi urla il professore, interrompendo le mie fantasie su come sarà la vita senza una di quelle galline che sono le mie compagne.
“Lei può anche non presentarsi alla cerimonia, tanto non verrà mai scelta!” mi dice con uno sguardo malvagio.
Non resisto più: mi alzo, mi avvicino al professore e gli tiro uno schiaffo che gli fa girare la faccia.
Poi faccio un leggero inchino e esco dalla sala, lasciando le mie quattordici compagne e Fungus a bocca aperta.
 
 
“Niente neve quest’anno…” penso mentre passeggio sotto i portici del palazzo.
“Signor Taron! Signor Taron!” mi urla Blas, il mio fidatissimo servo, interrompendo i miei pensieri sul tempo atmosferico.
“Dimmi Blas. Ci sono problemi nella Cittadella?” chiedo annoiato. Sono sempre gli stessi problemi, gente che ha fame, freddo, paura…
“No, al professor Fungus è venuta una crisi isterica!” dice eccitato, interrompendo la mia lista.
Alzo lo sguardo e lo guardo divertito, tutto il suo corpo esprimeva eccitazione per quello che era appena successo.
“Chi è il genio che l’ha mandato in crisi?” chiedo curioso mentre penso che dovrò complimentarmi con chi l’ha fatto partire di testa.
“Nives Reckless, la figlia adottiva dei Guardiani.” mi dice ridacchiando.
“Ah… come si suol dire: un nome, una garanzia… non è vero Blas?” gli chiedo tranquillamente.
“Già… quella ragazza è una furia… molto combattiva, ma combina guai ogni santo giorno!” mi dice scuotendo la testa.
“Eppure gli abitanti della Cittadella la considerano La Prescelta…” dico pensieroso. Ogni volta che si parla di lei alla Cittadella la gente si… si… si infervora… credo si questa la parola giusta per descriverli.
La voce stridula di Blas mi sveglia dalle mie riflessioni: “Signorino! Non dite queste cose! Vi metterete nei guai!”
Intanto siamo arrivati davanti alla porta della classe, niente mi avrebbe preparato allo spettacolo che mi si offriva all’interno.
 
Il professor Fungus aveva rovesciato  la cattedra, rotto i vetri della finestre e bestemmiava in tutte le lingue parlate e conosciute in Hydrus. Le tredici ragazze si erano appiattite contro il muro in fondo alla classe, spaventate dalla pazzia di Fungus..
Un momento… tredici?
“Dove sono le altre due?” chiedo a Blas mentre corro a prendere qualcosa con cui colpire Fungus.
Alla fine trovo una sedia che magicamente era ancora intatta e gliela fracasso gentilmente in testa e, in pochi secondi, mi ritrovo circondato dalle ragazze che mi ringraziano, mi abbracciano, mi baciano… per fortuna arriva Blas che, in modo fermo e deciso, me le stacca di dosso: “Insomma! Il signorino Taron è già fidanzato! Levatevi cornacchie e diteci dove sono finite le altre due!”
“Nives è corsa via prima dell’attacco di pazzia di Fungus…” dice una ragazza sull’orlo delle lacrime.
“E l’altra?” chiedo, anche se ho già capito che cose era successo.
Tutte le ragazze iniziano a piangere sommessamente e indicano un punto in fondo all’aula, poi escono silenziosamente.
 
In quell’angolo c’era una corals, probabilmente una delle più belle della sua specie.
Giaceva rannicchiata in posizione fetale, con le mani che le coprivano la pancia, nascondendo il pugnale che l’aveva uccisa.
Le sfilai delicatamente il pugnale, incrostato del sangue argentato dei corals, e la presi in braccio, quasi per continuare ad illudermi che fosse solamente addormentata… che avrebbe aperto i suoi occhi e mi avrebbe detto di lasciarla giù…
Ormai erano arrivati un sacco di Guardiani, che presero un Fungus svenuto e lo portarono via, ma io non li guardavo neanche… camminavo senza meta…
Alla fine trovai le sue compagne a piangere in un angolo. Chiesi dove abitava e il suo nome, in modo da avere una meta da raggiungere e, quando scoprii che era orfana non mi rimase altro che portala in casa dei Guardiani, stenderla sul primo letto che trovai e sedermi a riflettere…
 
 



Angolo Autrice:

Dunque? Che ne pensate? Regge il confronto con il prologo?
A mio parere no... non è proprio il massimo... adesso penserete tutti che Nives è una schizzata e Taron un menefreghista...
Vabbè, accetto di buon grado ogni critica e rigrazio le tre anime pie che hanno recensito il prologo e le due che seguono la storia <3
Spero che recensirete anche questo capitolo :)

BekySmile97

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Capitolo 3
*** II: Ricordi e paure ***


II: Ricordi e paure


Spalanco la porta di casa mia, la mia unica e vera casa.
Si trova nella parte più povera e malmessa della Cittadella, una catapecchia infilata tra un vecchio portico con sotto un lavabo di pietra e tra una stalla abbandonata.
Non so neanche io perché la definisco “casa mia”, probabilmente perché mi ricorda l’odore dei miei genitori… anche se sono già tredici anni che sono morti mi ricordo perfettamente i loro odori.
Quello di mia mamma era dolce, sapeva di miele e di pane appena sfornato; quello di mio padre di carbone e di fuoco. Già, di fuoco… sono sempre stata diversa dalle altre persone… sento cose che gli altri non sentono… forse è per questo che mi sento così male qui…
“Niveeeeees! Dove sei?” sento urlare per le strade, probabilmente è un Guardiano che mi sta cercando per riportarmi nella Città Vecchia.
Esco velocemente dalla baracca e mi dirigo verso le mura esterne, le più spesse e antiche di tutta Hydrus, cercando quella piccola breccia dove solo un bambino o una ragazza minuta come me riesce a passare.
 
Adesso devo trovare il modo di attraversare la pianura senza essere scorta dai Guardiani. Per mia fortuna ha smesso di piovere e si è alzata una leggera nebbia, così posso correre velocemente verso il bosco, l’unico posso dove riesco a pensare tranquillamente…
Inizio a correre, velocissima e silenziosa, sembra quasi che i miei piedi non tocchino la terra.
Appena attraverso i cespugli di fragole e more mi sento finalmente al sicuro…
 
 
“No padre! Non potete farmi, anzi, fargli, questo!” urlo sbattendo i pugni sul tavolo di legno dove mio padre passa la metà delle sue giornate. L’altra metà la passa a correre dietro alle ragazze della Cittadella.
“Perdonami figliolo, ma da quando ti interesano i corals? Il professor Fungus è sempre stato molto tranquillo e rispettoso delle regole.” mi dice mio padre calmissimo.
“Fungus è pericoloso! Bisogna rinchiuderlo, mandarlo in esilio, fare qualcosa del genere! Hai capito?” gli urlo in faccia. Non può essere così indifferente davanti alla morte di una ragazza, non può!
“Non parlarmi così! Se vai al Nord trovi quante corals vuoi!” mi urla in faccia. Almeno si è svegliato.
“Fosse anche un vampiro o qualsiasi altra cosa mi sarei arrabbiato lo stesso!” gli dico mentre corro fuori dalla “stanza azzurra”, come la chiamavo da bambino. All’ultimo momento mi giro e gli dico: “Ah.., ho diciotto anni. Saprò capire cos’è giusto e cos’è sbagliato!” poi esco sbattendo violentemente la porta.
“Signorino Taron! Avete fatto tremare le pareti!” mi dice sorpreso Blas.
“Blas, è arrivato il momento di affrontare la mia più grande paura…” gli dico mentre inizio a scendere nei sotterranei.
 
 
“Anche l’acqua ha un buon odore…”  penso mentre sono seduta in quella piccola radura che ho scoperto tanto tempo fa.
“E’ in giorni come questi che vorrei avere vicino i miei genitori…” penso specchiandomi nel piccolo ruscello che taglia la radura in due semicerchi perfetti.
Mi sdraio sull’erba bagnata e lascio correre liberamente i miei pensieri… perché il professore mi ha provocato in quel modo? Sono così brutta? Così tremenda?
Rimango a guardare il cielo e a pensare fin quando non sento un ringhio basso e profondo provenire dai cespugli dietro di me.
Mi alzo di scatto e mi ritrovo davanti un lupo gracile, smunto, dal pelo grigiastro e gli occhi tristi.
“Hai fame?” gli chiedo, anche se non mi risponderà. Ed è ovvio che ha fame! Basta guardarlo per vedere che soffre.
“Sì principessa… avreste qualcosa da darmi?” mi risponde inaspettatamente, mentre, stranamente, accenna un inchino.
 
 
“L’avete uccisa perché ne avevate voglia?!?” chiedo sorpreso a Fungus, che si è rivelato essere un mutaforma, una specie di lucertola gigante che si può trasformare in tutto ciò che vuole. L’unica pecca è che mantiene sempre la stessa massa, quindi se diventasse un ragno si prezzerebbe le gambe perché le gracili zampe di un ragno non sopporterebbero il troppo peso.
“Certo che l’ho uccissa perché ne avevo voglia! I coralss ssono cossì fasstidiossamente perfetti. Anche sse la mia vera preda era Nivess…” mi dice sibilando.
“Nives? E perché?” chiedo mentre vedo le pareti della cella chiudersi intorno a me. E’ uno spazio troppo piccolo e umido… non resisterò ancora a lungo…
“Il mio padrone mi aveva essplicitamente detto di uccidere La Presscelta… ma come mai ssei cossì interesssato a Nivess? Ne ssei forsse innamorato?” mi sibila nuovamente.
“Per tua informazione sono felicemente fidanzato con una dodicenne che non ho mai visto in faccia… anche tu credi che Nives si La Prescelta, perché?” gli chiedo mentre cerco di mantenere la calma, visto che ormai le pareti mi stanno soffocando.
“Perché è un incrocio tra un elfo e un Dragon Lordss… è una delle ultime della ssua sspecie…” ma non riesco a sentire la fine. Le pareti ormai mi stavano uccidendo lentamente nella loro inesorabile morsa.
Corro fuori dalla cella e la chiudo a chiave.
“Stavo letteralmente soffocando la dentro… non sono neanche riuscito a capire come mai Nives è La Prescelta… sono un incompetente…” sussurro a Blas mentre cerco di respirare normalmente.
“Non si preoccupi signorino! Siete rimasto la dentro un sacco di tempo. La prossima volta riuscirete a scoprire qualcos’altro…” mi dice Blas premuroso, ma io so che non riuscirò a tornare la dentro mai più…
 
Dopo qualche minuto mi riprendo e dico al Guardiano: “Tu! Di ai tuoi compagni che se il prigioniero esce dalla cella mi divertirò personalmente a tirare il collo a chi l’avrà fatto fuggire!”
Detto questo inizio a salire la scale “Ah, se mio padre vi dice di liberarlo ditegli che lo ritengo un incompetente e che la deve smettere di tradire mia madre con le prime donne che incontra.” aggiungo.    
Adesso dovevo solamente organizzare un funerale. 




Angolo Autrice:

Ecco qui il secondo capitolo... in questo, a mio parere, si notano altri aspetti del carettere dei due protagonisti.
Sinceramente questo capitolo non mi dispiace... voi che ne dite?
Rigrazio le quattro (ora sono quattro *.*) anime pie che recensiscono e hanno messo Hydrus tra le seguite.
Spero che recensirete anche questo :)


BekySmile97

Ps: se avete qualche dubbio ditemelo! Mi piace rispondere alle vostre recensioni <3

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Capitolo 4
*** III: Rose nere ***


III: Rose nere

 
“Ricapitoliamo: hai menato un professore, sei andata nella Cittadella e poi, pentita, sei tornata in classe, ma non vedendo nessuno sei tornata qui?” dice G, il Guardiano che mi ha trovato quando avevo solo tre anni e mi aveva portato via dalla strada. Era anche quello che, per ironia della sorte, aveva giustiziato i miei genitori.
“Sì…” dico mesta. Non gli ho detto del lupo, di quello che mi ha detto… troppo pericoloso e troppo strano.
“Vai a dormire! Domani ci sarà il funerale della tua compagna.” mi ordina.
 
“Stamattina il sole è venuto a dirle addio.” penso mentre raggiungo le mie compagne.
Le osservo bene… ora siamo di nuovo in quindici. La nuovo arrivata si chiama Lyla, ha i capelli biondo oro e gli occhi verde smeraldo. Le mani sono ruvide e consumate, segno che viveva nella Cittadella fino a ieri, probabilmente faceva la lavandaia, anche se dimostra dieci anni o poco più.
Le mie riflessioni vengono interrotte dall’arrivo del Capo Clan dei corals di questa città.
Su suo ordine ci dividiamo in due file che camminano parallele alla destra e alla sinistra della barella su cui è stata deposta la corals. Lyla, invece, cammina silenziosa silenziosamente dietro la barella.
 
La singolare processione attraversa tutta la Città Vecchia, passando tra la folla dei benestanti che si è riunita, poi passa per la via principale della Cittadella.
Lì le persone lavorano, tirano avanti, fanno finta di non vedere la processione. Io li capisco… nella Cittadella, quando qualcuno muore, viene fatta una buca e nel cimitero e si mette una croce di legno per segnalare che lì c’è già sotto qualcuno.
Non riesco ad andare avanti sotto quegli sguardi inquisitori, quindi mi fermo.
 
“Lei era una voi…” sussurro nel silenzio surreale che si è creato.
“Suo padre era un cacciatore, è morto sbranato da un orso. Sua madre era una sarta, morta di polmonite, mentre lei, Marina, era una lavandaia. Era una di voi!” dico alla folla che, estere fatta,  si è fermata a guardarci, anzi, a guardarmi.
“Stupida!” mi dice una mia compagna e costringendomi ad andare avanti.
 
 
Si era fermata e il popolo l’aveva ascoltata.
Ovvio… l’adorano.
Alla fine la processione era continuata fino all’esterno delle mura, con dietro un piccolo drappello degli abitanti della Cittadella.
Ci eravamo diretti verso il Grande Fiume e, dopo aver lentamente deposto sulla superficie increspata da leggere onde il corpo della corals, di Marina, lei iniziò lentamente a diventare di corallo, di un colore tra il rosa e il rosso, mentre la corrente la trasportava lontano… verso il mare…
Le sue compagne, dietro di me, piangevano silenziose. Sembrano tante rose nere… ma Nives le batte tutte.
I capelli color rame sono raccolti in una semplicissima treccia e il suo vestito completamente nero mette in risalto la sua esile figura… è molto bella…
 
Torno a guardare Marina che viene portata via dalla corrente… anche lei era molto bella…
Mi volto per guardarla di nuovo, ma è sparita.
“E’ una povera anima in pena la signoria Nives…” mi dice Blas.
“Sai dov’è andata?” gli chiedo.
“Signorino… non mi sembra il caso…” mi dice, anche se con la tasta mi fa segno verso il bosco.
Mi incammino tranquillamente… voglio vederla anche solo da lontano.
 
 
“Lupo! Dove sei?” sussurro.
“Eccomi qui principessa!” sento venire dai cespugli.
“Ti ho già detto di non chiamarmi principessa… tieni, ti ho portato questi.” dico mentre tiro fuori dei pezzi di carne, che avevo rinunciato a mangiare la sera prima. Lui si fionda subito a mangiarli, senza fare troppi complimenti.
Inizio ad accarezzargli la testa, mentre penso a quello che avevo detto oggi agli abitanti.
“Sai… oggi ho fatto una specie di discorso agli abitanti della Cittadella…” dico.
“E?” mi chiede.
“Si sono fermati ad ascoltarmi. Qualcuno ci ha anche seguito per il resto della processione. Sembravano quasi… quasi ipnotizzati…” dico pensierosa.
“Naturale! Ti ho già spiegato tutto ieri…” mi dice mentre mangia.
Ad un certo punto alza la testa di scatto e guarda i cespugli dietro di me. “C’è qualcuno che ci osserva.” sussurra “Direi che è meglio che levi le tende…” aggiunge prima di scappare.
 
 
“Come fa ad essere così tranquilla con un lupo di fianco?” penso mentre vedo scappare via quella sottospecie di lupo.
“Allora signore… volete rimanere a spiarmi per il resto della giornata? O preferite farvi vedere?” mi chiede inaspettatamente.
“Ehm… ecco… io… insomma…” inizio a balbettare mentre esco fuori dal mio nascondiglio.
Mi guarda curiosa, poi inizia a ridacchiare… intanto ne approfitto per guardare bene i suoi occhi: sono azzurri nella parte più esterna, mentre vicino alla pupilla sono verdissimi.
“Cos’è? Adesso vi incantate pure?” mi chiede facendomi prendere un colpo, mentre lei ride di gusto.
D’altro canto io arrossisco violentemente… come mai reagisco così? Le ragazze non mi hanno mai fatto questo effetto.
“Torniamo seri. Come mai mi stava spiando Taron?” mi chiede tranquillamente.
“Ma… come… cosa… chi?” dico come un ebete.
“Pensavate che non vi avessi riconosciuto? Mi ricordo ancora la prima volta che siamo incontrati… avevo sei anni e voi mi avevate  detto che ero una pezzente e io per risposta vi avevo rotto un dente.” mi dice sorridendo.
Spalanco gli occhi… come fa a ricordarsi tutti questi particolari?
“Sorpreso?” mi chiede continuando a sorridere.
“Un po’.” ammetto. Quando sorride è anche più bella.
“Comunque volevo chiederti come mai sei scappata via prima.” le dico cercando di sembrare il più serio possibile.
“Perché odio stare con la gente che mi considera strana…” sussurra triste.
“Beh, voi siete stranamente bella.” dico.
Si gira e mi guarda male. “Lo devo prendere come un complimento?” mi chiede serissima.
“No! Cioè… sì… o no?” farfuglio.
“Siete più strano di me…” sussurra “E questo mi piace…”
Poi si avvicina lentamente e mi da un leggerissimo bacio sulle labbra.
In pochi secondi è già sparita, facendomi pensare di aver sognato tutto, lasciandomi impalato in mezzo alla radura. 




Angolo Autrice:

Ecco qui l'ultimo capitolo prima di una luuunga pausa estiva, dove continuerò a scrivere i capitoli, ma non riuscirò a pubblicarli perchè dove vado in vacanza non c'è internet :'(
Vabbè, spero che questo capitolo vi piaccia e ringrazio, come al solito, le 5 anime pie che seguono la mia storia e  Mohria  che mi ha messo tra gli autori preferiti *.*

Vabbè, BUONE VACANZE A TUTTI :)

BekySmile97

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Capitolo 5
*** IV: Non aver paura ***


IV: Non aver paura

 
“Nivess… Nivess… Nivess…” sento sussurrare nei miei sogni.
E’ un sibilo insistente, continuo, che mi disturba… vorrei che smettesse...
Alla fine apro gli occhi per capire chi mi chiama. Il mio cuore vuole che sia Taron, ma quando mi guardo intorno vedo solo un nero completo.
Alla fine accendo una candela e seguo il suono del mio nome.
“Nivess… Nivess…” continua la voce.
Attraverso le sale buie e umide come in uno stato di trance… cammino senza sapere dove vado, ma conoscendo perfettamente che direzione prendere.
Nessuno mi sbarra la strada, riesco ad evitare tutti i Guardiani che pattugliano il palazzo.
 
“Nivess… Nivess…” la voce ora è molto più forte, riesco a sentire un odore penetrante, simile a quello di un frutto marcio, come quello di un uccello morto.
Il mio cammino mi conduce nei sotterranei, dove vedo rinchiuso un essere ripugnante, che riconosco essere un mutaforma.
Di colpo le sue squame diventano di un rosa pallido, la sua testa diventa più piccola, gli crescono i capelli e i suoi occhi diventano piccoli e cattivi.
“Avvicinati prescelta…” mi dice Fungus “Immagino che vorrai sapere del tuo passato… vieni da me e saprai tutto…” continua con una voce suadente, mentre io mi avvicino pericolosamente alla gabbia. So che non dovrei, ma non riesco a resistergli.
“No!” dice una voce maschile dietro di me.
“Nives… fermati… non ascoltarlo…” continua mentre mi abbraccia dolcemente.
 
Mi giro a guardare chi mi abbraccia e mi ritrovo davanti due occhi grandi e marroni come quelli di un cerbiatto.
“Nives… ascoltami… per favore…” mi dice.
Non gli rispondo. Ormai mi sono persa nei suoi occhi scuri e profondi, e credo che sarà dura uscirne.
“Nives, stai bene?” mi chiede preoccupato.
“Hai dei bellissimi occhi…” gli rispondo a bassa voce.
“Grazie… anche i tuoi occhi sono molto belli.” replica sorridendo.
Ha un sorriso dolcissimo, tanto che il mio stomaco inizia a fare le capriole e le mie guance si infiammano.
Dietro di noi il mutaforma continua a sbraitare frasi.
“Nivess… Nivess… venite qui! Non dategli ascolto! Io so tutto… venite da me…” ma io ormai non lo ascolto più.
“Forse è meglio se mi segui…” mi sussurra Taron in un orecchio mentre mi trascina fuori dalle segrete.
 
Dopo qualche minuto di camminata nel buio chiedo a Taron dove siamo diretti.
“In un posto bellissimo… come te del resto.” mi dice facendomi arrossire ancora di più.
“Vieni...” mormora mentre apre una porta che da su una scala a chiocciola lunga e stretta.
Mentre procedo con cautela mi chiedo cosa accidenti mi sta succedendo. Non è da me comportarmi così… non è normale che non riesca a parlare tranquillamente con un ragazzo.
“Eccoci arrivati!” mi annuncia mostrandomi un’enorme tenda di velluto blu.
“A te l’onore…” mi dice mentre mi avvicino per aprirla.
Di colpo vedo davanti a me tutta la Città Vecchia, con le strade illuminate da una marea di torce e i Guardiani che pattugliano tranquillamente le strade.
“E’ assolutamente stupenda…” dico con un fil di voce, mentre osservo incantata la città.
“Già… mi è sempre piaciuto questo posto. Ogni volta che guardo la Città Vecchia da qui mi sento come un uccello che sta per spiccare il volo.” mi dice in tono cospiratore.
“Comunque ti ho portato qui sopra per dirti una cosa…” mi bisbiglia.
Mi giro e lo guardo attentamente. So già cosa mi chiederà e sarà un’impresa rispondergli.
 
 
Prendo un bel respiro e formulo la domanda: “Perché mi hai baciato?”
Le parole escono tranquille, sicure… ma dentro di me mi sento morire. Ho una paura assurda della possibile risposta.
Alza gli occhi e mi guarda intimorita. “Credo di averlo fatto… insomma… credo proprio che ne avessi solamente voglia…” mente spudoratamente abbassando gli occhi al pavimento.
“Mentite sapendo di mentire…” le dico mentre la prendo tra le mie braccia. Ero rimasto pietrificato nella radura sino a un’ora fa, e tutto questo perché non riuscivo a credere a quello che era successo. “Non sto mentendo…” replica debolmente.
“Ammettendo che stai dicendo la verità… ora devo dirti io una cosa molto importante.” le sussurro nell’orecchio.
“Cioè?” mi chiede quasi in apnea.
“Anch’io ne ho voglia…” le dico mentre mi chino su di lei.
Chiudo gli occhi e la bacio, non con un bacio a stampo come quello di stamattina. La bacio intensamente e a lungo.
 
Quando ci stacchiamo evito il suo sguardo, preferisco guardare fuori dalla finestra.
“Nevica…” sussurra Nives.
“Già… non è uno spettacolo bellissimo?” le chiedo mentre mi volto a guardarla.
Non mi risponde, si gira a guardarmi e nei suoi occhi cangianti vedo la risposta a molte delle domande che non ho pronunciato e che non pronuncerò mai. Ma vedo anche molte domande e molta paura.
“Tranquilla… ci sarò sempre io a proteggerti… non aver paura…” le dico mentre la abbraccio. Nel frattempo lei piange silenziosamente.
E la neve continua a scendere tranquillamente, su una città ignara su cosa sta succedendo. 




Angolo Autrice:

Sono tornataaa! Eccovi il quarto capitolo, che ne dite? E' venuto un po' corto, ma è giusto bloccarlo a questo punto.
Rigrazio, come al solito, chi segue la storia (anche se ora siete solo in quattro D':) e Naitmers che mi ha fatto notare alcune mie pecche che ho cercato di eliminare il questo capitolo.
Al prossimo capitolo (che non so quando verrà pubblicato) :*

BekySmile97

eNai adcer 

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Capitolo 6
*** V: Bolle di sapone ***


V: Bolle Di Sapone

 
“Eccomi qui padre. Perché mi avete fatto chiamare?” gli chiedo entrando nella stanza azzurra. Spero solo che non sia venuto a sapere di quello che è successo stanotte.
Alza un attimo lo sguardo e mi osserva come se fossi un disgraziato per poi tornare a guardare alcune carte. Ogni volta che fa così significa che lo sventurato che è stato convocato ha fatto un qualcosa di orribilmente sbagliato.
“Figlio, girano delle strane voci nel palazzo. Molto infide e ambigue.” mi dice parlando lentamente.
Non fiato. Parlare senza sapere cosa mi vuol dire sarebbe un grosso sbaglio.
“Riguardano te e una ragazza. Una che abita con i Guardiani.” continua senza staccare gli occhi dalle carte.
“Ho paura di non comprendere quello che dite, padre…” dico mentre cerco di mantenere la calma.
“Una certa Nives… non ti ricorda niente questo nome?” mi chiede ignorando palesemente la mia affermazione.
“No, non mi ricorda niente.” gli rispondo in tono incolore.
“Molto bene… domani arriverà la tua fidanzata.” afferma tranquillo mostrandomi una lettera.
“Ma…” cerco di replicare. Tuttavia il pugno che mio padre sbatte sul tavolo mi fa capire che non ho il permesso di parlare.
“Sei congedato.” mi dichiara facendomi un segno con la mano. 
Faccio per uscire quando la sua voce roca mi blocca nuovamente: “Non voglio che si ripetano altri episodi del genere. E’ un ordine.”
Mentre esco dalla stanza non posso fare a meno di pensare che mio padre è un ipocrita, forse il più grande della città.
Lui mi dice di restare devoto a una ragazza che non ho mai visto e per cui non provo niente, quando lui non resta fedele neanche alla sua sposa?
 
“Signorino, cosa voleva vostro padre?” mi domanda Blas vedendomi uscire.
“Ah, non lo immaginate? Vi consiglio di sforzare un po’ la vostra memoria, potreste scoprire cose molto interessanti!” gli dico adirato. L’unico che poteva sapere qualcosa è lui.
“Signorino, mi spiace contraddirvi, ma io non so di cosa state parlando.” afferma guardandomi negli occhi.
Quando una persona dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima io penso sempre a Blas: dai suoi occhi grigi puoi e potrai sempre capire se sta mentendo. E ora non lo sta facendo.
“Scusami, ma è successo un disastro e non so come rimediare…” gli dico con gli occhi lucidi.
“Beh, mia mamma mi diceva sempre che bisogna soffrire e lottare per ottenere quello che si vuole. Mi sembra che voi stiate arrendendo e stiate seguendo la corrente. E questo non è da voi e mi preoccupa. Come può un ragazzo come voi lasciarsi comandare a bacchetta da quel leccapiedi di vostro padre?” mi chiede premuroso.
“Non lo so… probabilmente ho paura…” dico mentre delle lacrime mi rigano il volto.
“Allora siete umano…” mi dice Blas mentre mi asciuga il viso. 
 
 
“Dunque ragazze, come vi ho già spiegato in alcune province del Sud la cerimonia è stata così sfarzosa e magnifica che Everett ha addirittura lodato il governatore. Noi dovremo far in modo che Everett ci conceda il piacere della sua presenza per più di un giorno. Dovremo essere la città più bella e invidiata di tutta Hydrus! Avete capito?” ci gracchia contro la sostituta di Fungus, un’ottantenne dalla pelle sottile come carta velina, i capelli lunghi e corvini e un viso con un naso enorme e a forma di artiglio. Il suo nome è Raven e oserei dire che è molto azzeccato, visto che nell’insieme sembra, appunto, un corvo.
“Piroettate su voi stesse! Inchinatevi! Sorridete! Attente al vestito! Ferme! Zitte! Non così! Un po’ più di grazia! Insomma, ma mi ascoltate sì o no?” sono le sue affermazioni preferite.
E’ da tutta la mattinata che ci prepariamo per la cerimonia, anche se io, visto quello che è successo ieri sera, preferirei non esserci domani.  
In più tutte le mie compagne sono esaltatissime, per loro andar via con Everett significa mantenere un tenore di vita maggiore. Per me solo perdere qualcuno.
In un certo senso in tutta la città c’è un’aria di eccitazione: per gli abitanti della Cittadella l’arrivo di Everett significa cibo. Per quelli della Città Vecchia gloria.
Infatti domani le porte della Città Vecchia saranno aperte a tutti e nel cortile del palazzo del Governatore si terrà una cerimonia nella quale Everett sceglierà una ragazza, dopo ci saranno banchetti e festeggiamenti dove i ricchi abitanti della Città Vecchia vanteranno le loro ricchezze e si ingrazieranno Everett con loro modi opulenti e ipocriti. Quelli della Cittadella mangeranno, mendicheranno e si terranno il più lontano possibile dal sovrano, che per loro è solo una leggenda e preferiscono non averci niente a che fare…
“Nives! Tutto bene?” mi chiede Lyla facendomi sobbalzare.
La osservo attentamente: con addosso il vestito della cerimonia è ancora più bella, nonostante la giovane età.
L’abito blu scuro che le cinge leggermente la vita la fa sembrare di qualche anno più vecchia, e le fa quasi risplendere i capelli biondi raccolti in una lunga treccia.
“Everett sceglierà te.” le dico di getto. Lei è la migliore: è dolce, modesta e trova sempre il lato positivo in ogni situazione.
Arrossisce violentemente e balbetta: “Grazie, ma io preferirei rimanere qui…”
“Come mai?” le chiedo sinceramente interessata.
“Per i miei genitori sarebbe una perdita immensa. Vedi…” mi inizia a spiegare abbassando la voce “… io ogni pomeriggio vado nella Cittadella a lavorare per portare ancora un po’ di soldi alla mia famiglia. Mio padre sta molto male e mia madre non riesce a farcela da sola…” finisce con gli occhi lucidi.
Credo che di non riuscire a capire fino in fondo questa ragazza: davanti a tutti si mostra frivola, allegra e schietta. Qui con me la vedo per quello che è realmente: spaventata e sola. Molto sola.
“Tranquilla…” le dico mentre tenta di trattenere le lacrime.
“Oggi vengo con te a darti una  mano, potrei portare qualche medicina per tuo padre e darti una mano in qualche lavoro. Che ne dici?” le domando con molta gentilezza.
“Grazie… ho davvero bisogno d’aiuto…” bisbiglia.
“Non ti preoccupare. Da d’ora in poi ti darò una mano io.” le ripeto abbracciandola.
Una bugia è come una bolla di sapone, più è grande, più scoppia in fretta.
Solo che in quel momento non pensavo che scoppiasse così velocemente…
 
“Lupo… sono tornata…” sussurro alle piante, mentre lo vedo comparire silenziosamente al mio fianco.
“Principessa.” dice mentre accenna a una riverenza.
“Ti prego, non chiamarmi così, mi fai sembrare più importante di quel che sono.” dico modesta.
“Ma siete importante, ve l’ho già spiegato. Non vi ricordate quello che vi ho raccontato?” mi domanda guardandomi sottecchi.
“Me lo ricordo… solo che è troppo… impossibile. Capisci cosa intendo?” gli dico sospirando.
Avevo passato tutto il pomeriggio girando con Lyla nella Cittadella. Avevo lavato così tanti panni in un unico pomeriggio da chiedermi come facessero a far questo le massaie della Cittadella tutti i giorni.
Ma in realtà so benissimo la risposta. Riescono a far questo perché devono.
E’ l’unico lavoro che procura abbastanza soldi, anche se è uno dei peggiori. Star chinata tutto il giorno ti rovina la schiena, la cenere che si sparge sui panni per renderli più bianchi ti uccide i polmoni e i saponi rendono le mani ruvide e nodose prima ancora della vecchiaia.
Eppure le donne continuano a farlo. Bisogna ammettere che se fossero loro a comandare sulla città potremmo dormire sonni tranquilli, perché nessuno sa prendersi cura degli altri come una madre.
“Sì… capisco, ma dovete credermi. Soprattutto perché domani avrete bisogno del mio aiuto per scappare dalla città…” dice sovrappensiero.
“Scusa ma non credo di capire.” dico dubbiosa. Scappare via? Perché mai dovrei farlo?
“Scusatemi voi, stavo solo pensando ad alta voce. Ora è meglio che vada via… tornate in città e andate a dormire immediatamente. Capito? Non parlate con nessuno e correte immediatamente dai Guardiani.” mi spiega come un padre apprensivo.
Annuisco e inizio a correre verso la città. La piana che mi divide dalle mura è completamente illuminata dalla luna ed è silenziosa, rendendo il paesaggio molto spettrale e triste.

Appena valicato il piccolo buco tra le mura, sento dei versi stranissimi… come dei sibili… come… come quando Fungus pronuncia la “s”!
“Mutaforma… come fanno ad essere entrati nella città?” mi domando correndo verso la baracca che un tempo era stata la mia casa.
Nella frenesia della corsa vado a sbattere contro un uomo.
Vedo la sua faccia mutare dal rosa carne e diventare un orribile muso verde e squamoso, e inizio ad urlare.
Continuo a correre il più forte possibile, per arrivare a casa.
Corro, corro e corro. Senza fermarmi.
Solo dopo che mi sono finalmente chiusa la porta della baracca alle mie spalle posso accasciarmi sul pavimento e sfogarmi nell’unico modo che mi è consentito: piangere.
Mentre calde lacrime mi rigano il viso sento i mutaforma correre e parlottare tra loro mentre mi cercano.
“Ma non mi troveranno...” penso prima addormentarmi per sognare i miei genitori cullarmi dolcemente e promettermi che non mi sarebbe mai accaduto niente di male. 



Angolo Autrice:

Ecco qui il quinto capitolo.
Sono tipo tre fogli Word, ma l'alternativa era fare un capitolo della solita lunghezza e successivamente un capitolo di passaggio molto corto.
Quindi ho deciso di unirli insieme.
Tornando alle solite domande, che ne pensate?
A me piace particolarmente, non so perchè...
Mah, l'importante è che piaccia a voi :)

BekySmile97

Ps: perdonatemi le continue frasi fatte che ho messo all'interno del capitolo, so che sono la parte peggiore dell'insieme, ma non sapevo che altro mettere :/

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Capitolo 7
*** VI: La scelta ***


VI: La scelta

 
“Nives, svegliati…” sento qualcuno che sussurra, destandomi dai miei sogni.
“No, lasciami sognare ancora un po’…” biascico.
“Perché, cosa stai sognando di così bello?” mi domanda la voce sconosciuta.
“Una cosa bellissima: ero con mia mamma e mio papà al Nord, correvamo su prati di erba verde e soffice e di nontiscordardime profumati. Poi tornavamo a casa assieme per mangiare e per poi andare a dormire tutti e tre abbracciati…” dico assaporandomi ancora la dolcezza e la semplicità di quel sogno.
Lo sconosciuto inizia a giocare con i miei capelli e mi da un bacio ispido sulla fronte dicendomi: “Per fortuna riesci ancora a rifugiarti nei sogni, io è da tempo che non ci riesco…”
Poi sento che si alza. Non faccio in tempo a veder chi era, perché quando apro gli occhi è già sparito.
Mi guardo in giro confusa e esco di casa. Sotto la luce del sole quello che mi è successo ieri sera sembra solo un grande incubo.
Mi incammino di corsa verso la Città Vecchia, anche se nella mia testa ronzano tantissime domande. Come mai ci sono dei mutaforma in città? Perché il lupo mi ha detto che sarei dovuta scappare? Chi era l’uomo che mi ha svegliato?
Anche se la cosa che momentaneamente mi preoccupa di più è sapere come reagirà Raven vedendomi arrivare in questo stato…
 
“Sei orribile, indescrivibilmente sporca e, soprattutto, in ritardo! Corri dalle altre per prepararti! Non voglio fare brutta figura con il Governatore per la tua scempiaggine!” strilla come un aquila vedendomi.
Ubbidisco prontamente. Anche se in testa continua a ronzarmi insistentemente una domanda: “Cosa farò se Everett mi sceglierà?”
 
 
“Benvenuta Misty, benvenuta… spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso per voi.” dice mio padre alla nuova arrivata, una ragazza di dodici anni con la pelle di porcellana, i capelli castani con alcune ciocche color miele e due occhi neri come pozzi.
“E’ di una bellezza quasi inquietante…” sussurro a Blas mentre la vedo entrare e sedersi con grazia su una sedia.
“Abbastanza, signorino… abbastanza…” mi replica Blas sottovoce.
“Dunque, per quanto ne so, voi provenite da una delle province di confine. Mi sbaglio?” chiede mio padre alla ragazza.
“No, non si sbaglia. C’è sempre un gran tumulto in quella zona. Sa, alcuni villaggi si sono ribellati e hanno dichiarato apertamente guerra ad Everett… ma sono stati subito sconfitti… da un esercito di mutaforma… solo che…” spiega quest’ultima con una voce melodiosa, anche se all’ultimo momento sento una punta quasi d’irritazione. Come se l’epilogo di questa storiella non sia uno dei migliori.
“Solo che?” domanda mio padre curioso.
“Ecco… sembra che alcuni ribelli siano stati visti fuggire con…” sussurra turbata “ecco… con un Dragon Lords!”
“Con chi?” chiede mio padre allo stesso tempo sorpreso e infuriato.
“Pensavo che fossero stati uccisi tutti durante la guerra dei Dragon Lords…” intervengo io pensieroso. Di colpo mi tornano in mente le ultime parole che mi disse il mutaforma prima che io uscissi dalla cella. “E’ un incrocio tra un elfo e un Dragon Lords…” mi aveva sibilato.
“Infatti… è quello che mi ha detto mio padre! E’ assolutamente improbabile che ne esistano ancora! Quegli scellerati dei mutaforma se lo saranno solamente immaginato!” strepita Misty indignata.
“Signorino Taron… ma i mutaforma non volevano uccidere Nives…” mi sussurra Blas in un orecchio, interrompendo il flusso continuo dei miei pensieri su quanto fosse maligna e pettegola la mia promessa sposa.
“Comunque ormai siete in un posto sicuro e tranquillo. Non dovrete più preoccuparvi di questi affari.” afferma mio padre alla ragazza in un modo premuroso, ma anche falso.
“Piuttosto, Taron!” sbotta mio padre “Perché non porti Misty a fare un giro per la Città Vecchia? Magari alla finestra sulla Cittadella?” mi domanda mio padre con un tono indifferente. Anche se l’accenno quasi casuale alla vetrata mi fa intendere che ormai non riuscirò più a incontrare Nives.
Così, mentre esco accompagnato da Misty capisco che la peggiore delle mie ipotesi si sarebbe avverata.


“E’ una bellissima città la vostra! Si nota proprio che gli architetti erano degli umani!” esclama Misty.
“Scusami, ma credo di non comprendere…” biascico annoiato. Mio padre a trattenuto Blas con una scusa ben poco plausibile e mi ha scaricato la responsabilità di tenere d’occhio questa.
“Ma è così semplice! La mia città è stata fondata degli elfi, per il semplice motivo che tutta la sua struttura si proietta verso il cielo. Invece alcune città del Sud sono state edificate da alcune creature sconosciute, che avevano la strana mania di fare ogni cupola a forma di cipolla! D’altro canto, alcune città del Nord sono state costruite dai dragon Lords: hanno delle grandi mura difensive e sono tutte costruite con una pietra solida ma che non dà la sensazione di essere rinchiusi sottoterra. Oltretutto ci sono, solitamente, un cinque o sei torri che servivano come punto di partenza e di atterraggio dei draghi! Ovviamente il fatto che siano tutte di pietra è che non abbiano neanche una costruzione in legno è dovuto al fatto che i draghi incendierebbero tutto con un solo soffio!” spiega tutta d’un fiato, annoiandomi a morte.
“Ma ormai quelle piattaforme sono assolutamente inutilizzabili, visto la scarsità di draghi…” continua a blaterare a ruota libera, ma io non la ascolto più… infatti la comparsa di Nives mi distrae da ogni evento che mi accade intorno.
Posa per un secondo il suo sguardo su di me, poi mi sorride e segue le sue compagne.
“Ma… ma mi stai ascoltando?” mi chiede Misty svegliandomi dalle mie fantasie.
Mentre penso a una  risposta beneducata che le faccia chiudere la bocca lo scampanio delle campane del palazzo ci avverte che l’arrivo di Everett è imminente e che la cerimonia sta per iniziare, con mio grande sollievo e con un’enorme stizza della dodicenne.
Ora arrivava il momento più difficile da sopportare: la scelta di Everett.
 
 
“Posso morire?” mi chiede Lyla mentre aspettiamo pazientemente che Raven ci venga a chiamare per la cerimonia.
“Meglio di no, altrimenti la cornacchia ti ucciderà per la mancata presenza alla cerimonia.” le rispondo.
“E’ una battuta?” mi chiede speranzosa.
Scuoto la testa e mi preparo mentalmente ai minuti d’inferno che precederanno la scelta.
“Pronte ragazze? Se una di voi farà anche un qualsiasi e infinitesimale errore, speri vivamente di venire scelta da Everett, altrimenti vi faccio passare a miglior vita!” stilla con tono autorevole.
Ci mettiamo tutte quindici in fila indiana e usciamo sorridendo nella piazza addobbata a festa, la quale è stracolma di uomini e donne e, su un palco riservato agli abitanti della Città Vecchia, noto Taron con la sua famiglia e una bambina.
Ma dov’è Everett?
 
Non faccio in tempo a scoprirlo che inizia la musica, delle note leggere e tranquille rompono il silenzio, facendo iniziare la coreografia che ci accompagnerà al fino al palco. Inizialmente è solo il suono di un flauto che ci accompagna, le sue note leggere ci guidano in alcune piroette e graziosi inchini. Piccoli passi in avanti e un ultimo inchino segnano la fine del flauto.
Infatti attaccano con una velocità impressionate a suonare un tamburello, un flauto traverso e una trombetta: un ritmo veloce e continuo ci trascina in una danza sfrenata, con giravolte, ruote, passi fatti ad una velocità impressionante. In certi momenti non mi sembra neanche di toccare il suolo.
Quando, con gran dispiacere del pubblico, la musica si ferma, degli applausi scroscianti ci avvertono che lo spettacolo ha avuto un gran successo.  
Il padre di Taron, nonché il nostro Governatore, si muove pesantemente verso il centro della piazza, dove abbiamo avuto la premura di sistemarci in linea e di stare perfettamente immobili e silenziose.
“Signori e signore… uomini e donne di tutte le età, ecco a voi Everett, il nostro ed unico sovrano!” urla al pubblico ormai ammutolito.                            

Eccolo il nostro re! Cammina beffardo davanti alle quindici ragazze considerate idonee per partire con lui.
I suoi occhi color ghiaccio guizzano alla ricerca di una minima imperfezione, i capelli bianchi e unti gli ricadono sul volto ossuto e pallido e lo fan sembrar ancor più vecchio di quel che è.
Tutta la piazza sta trattenendo il fiato, un silenzio innaturale sembra essersi impossessato della città... fa paura... è la calma innaturale prima della tempesta.
Everett sembra non notare questa calma surreale, infatti continua a camminare davanti a noi quindici con molta calma, osservandoci quasi distrattamente. Sembra crogiolarsi nell'impazienza dei cittadini, quasi sorride vedendo le nostre facce preoccupate durante la sua passeggiata trionfale e ammicca a tutte le ragazze che osano guardarlo negli occhi.
Per una frazione di secondo i suoi occhi incontrano i miei e non riesco a trattenermi dal dimostrare la mia forza d'animo sostenendo il suo sguardo tagliente e freddo. Un brivido mi attraversa la schiena e mi viene la pelle d'oca, perché ormai ho capito che tutte le storie che mi ha raccontato il lupo sono la pura verità... una spaventosa ed orribile realtà...
Alla fine si ferma e urla al popolo: "Sudditi! Ho scelto quale tra queste ragazze sarà la fortunata che mi seguirà fino a Classem!"
Detto questo, con una lentezza esasperante, punta il suo dito ossuto contro di me, condannandomi per sempre.



"No... non lei... per favore, tutte tranne lei..." è l'unica cosa che riesco a pensare dopo la scelta di Everett.
Parte un lungo applauso e le tocca seguire il re fino al centro della piazza, dove viene mostrata in tutta la sua bellezza e la sua paura. I suoi occhi guizzano da ogni parte alla ricerca di una faccia amica.
Vorrei correre da lei, abbraccia la e urlare ad Everett di non portarmela via. Di non osare neanche lontanamente sfiorarla con le sue mani secche e unte.
Inizio a correre tra la folla, sotto lo sguardo inferocito di mio padre, che mi urla qualcosa che non riesco a comprendere.
Alla fine Blas mi afferra la manica e mi trattiene dalle pazzia che stavo per compiere. Sento lo sguardo di Nives trapassarmi da parte a parte, sembra volermi dire che l'ho molto delusa...
Intanto Misty mi raggiunge e mi sussurra nell'orecchio: "Questo lo dirò a mio padre... vedrai che non ne sarà per niente felice..." per poi scappar via.
Ma non mi importa niente di suo padre, del mio o di qualsiasi altra persona di questo universo diversa da Nives.
Perché non sopporterei di starle lontano, perché non riesco a vederla camminare al fianco di un altro uomo diverso da me, perché io la amo. 




Angolo Autrice:

Sono in ritardo.
In ritardissimo.
Mi sento in colpa!
Comunque, che ne dite del capitolo? Dal prossimo si inizia a muoversi!
Finalmente i nostri protagonisti inizieranno a girare per Hydus :D
Poi... chi credete che sia l'uomo che sveglia Nives?
E... che ne dite di Misty? A me ricorda un po' Hermione nei primi capitoli di Harry Potter... ma è solo una mia idea (certo che se non so neanch'io a chi somiglia sono messa male).
Vabbè, sparisco :*

BekySmile97

 

 

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Capitolo 8
*** VII: Una nuova vita ***


VII: Una nuova vita
 

"Molto bene! Possiamo iniziare il banchetto!" urla il Governatore, rompendo un silenzio molto imbarazzante.
"Ditemi, mia cara, cosa preferite mangiare solitamente?" mi chiede Everett con la sua voce gracchiante e fastidiosamente strascicata.
"Solitamente mangio qualsiasi cosa mi propongano i Guardiani." dico incolore.
"Ah... e cosa più precisamente?" continua insistente.
"Pane e acqua." rispondo acida. Se mi osa toccare non saprò rispondere delle mie azioni.
Ride e si rivolge al Governatore: "Che ragazza di spirito! Credo che sia la migliore che ho scelto finora." continua sorridendo.
"Molto felice di saperlo." gli risponde il padre di Taron, sorridendo falsamente.
Detto questo si dirigono verso la tavolata, disposta sotto un enorme portico, completamente coperta di ogni sorta di cibi o vivande varie.
Non mi resta altro da fare che seguirli, vedendo dietro di me Taron e la bambina di prima che mi vengono dietro con calma.
"Signor Everett, avete conosciuto mio figlio e la sua fidanzata?" butta lì tranquillamente il Governatore.
Alla parola "fidanzata" mi sento mancare, inizia a girarmi violentemente la testa e vedo diventare tutto nero...


"Nives!" urlo vedendola cadere pesantemente a terra.
"Sta semplicemente cercando un po' di attenzione." sbuffa Misty sarcastica.
"Semplicemente cercando un po' di attenzioni? Sta male! Non la vedi?" urlo inferocito.
Come fa ad essere così insensibile?
"Non posso fare a meno di concordare con il ragazzo." dice Everett, per poi continuare imperterrito "E, sopratutto, vorrei che arrivasse a Classem tutta intera!"
"Su insomma! Fate qualcosa!" sbotta mio padre.
"Cosa?" urlo io esasperato.
"Non lo so! Falle la respirazione bocca a bocca! " dice Everett.
"Ma buttale addosso un secchio d'acqua!" strilla Misty.
"No! Con il freddo che fa si prenderà una polmonite!" spiega Everett arrabbiato.
"Insomma! Faccio io!" urlo.
Poi mi chino e le faccio la respirazione bocca a bocca, con grande disgusto di Misty e approvazione da parte di Everett. Di colpo spalanca gli occhi e mi guarda intontita, cercando disperatamente di capire cosa accidenti le stesse succedendo.
"Taron..." sussurra quasi ipnotizzata.
"Sì, sono io..." le rispondo a bassa voce sorridendo.
Vedo i suoi occhi diventare accesi da una gioia incontenibile e mi avvicino lentamente al suo volto, ma Blas tossisce nervosamente e mi fa capire che non è né il momento né la cosa giusta da fare.
La prendo per mano e la aiuto a rialzarsi, cercando di far finta di niente, mentre Misty mi lancia sguardi fiammeggianti pieni d'odio.
"Grazie al cielo è ancora tutta intera... ditemi, mia cara, come mai siete svenuta?" le chiede Everett con una voce stranamente strascicata.
"Per un ricordo..." sussurra prima di dirgli ad alta voce: "Semplicemente mi è mancata l'aria, con questo freddo pungente mi sembra una cosa perfettamente normale."
"Certamente, mia cara, è una cosa normalissima!" commenta il re mentre le porge un mantello foderato di pelliccia.
"Molto gentile." gli dice Nives indossandolo.
E come se stessimo andando al patibolo insieme: ho paura ma voglio anche sapere come andrà a finire.

Il pomeriggio passa molto lentamente: Everett ci coinvolge nei dialoghi più strampalati che avessi mai sentito e Nives e Misty non mi degnano di uno sguardo per tutto il tempo. L'una perchè troppo spaventata da quel che potrebbe succedere, l'altra per stizza.
L'unica persona che mi fa compagnia è Blas, che con il suo modo cortese e tranquillo mi inserisce in alcuni discorsi su fatti quotidiani e avvenimenti di poca importanza.
Non riesco a pensare a come sarebbe la mia vita senza di lui, mi ha fatto da padre e da amico per tutti questi anni. Per fortuna che esistono persone del suo stesso carattere.
Naturalmente mio padre, sapendo cos'era avvenuto tra me e Nives, decide di sottolineare il più possibile delle volte che Misty è la mia promessa sposa, anche se l'aria poco entusiasta di quest'ultima rovina puntualmente tutti i suoi discorsi.
Ogni tanto compare anche un abitante della Città Vecchia che tenta di entrare nelle grazie di Everett e di mio padre, con i modi più ipocriti e falsi che avessi mai visto. Entrambe le ragazze fissano disgustate quei vani tentativi, dimostrando di avere almeno un piccolo punto di contatto tra i loro caratteri così diversi.
Verso l'imbrunire Everett decide di aver dato troppo sfogo alla sua parlantina e, dopo aver i salutato allegramente tutti quanti, se ne va, seguito a ruota da mio padre e da Misty. Nives, invece, si dirige in fretta verso la casa dei Guardiani, senza lasciarmi neanche il tempo di spiegarle gli ordini tassativi di mio padre...


"Non posso restare qui... ma dovrà andare? Al Nord? Oppure è più sicuro dirigersi al Sud? Alle province di confine no... troppo lontane e comporterebbero un viaggio troppo lungo e pericoloso..." penso mentre raccolgo tutto l'occorrente per sopravvivere il più a lungo possibile fuori dalla città. Non voglio andarmene con Everett, ma non posso neanche nascondermi nella Cittadella, mi troverebbero subito.
Comunque prima di tutto voglio parlare con Fungus, potrebbe saper qualcosa di importante che il lupo mi ha omesso.
Quindi raccolgo la mia bisaccia e mi incammino silenziosamente verso le segrete.
Nel palazzo regna il silenzio più assoluto: sembra che tutto il mondo si sia fermato ad osservarmi sgattaiolare furtivamente verso la prigione.
Le poche candele accese illuminano corridoi freddi e solitari e, stranamente, in pochi minuti mi ritrovo a battere il pugno sulla porta della cella di Fungus.
"Chi accidenti è?" domanda adirato.
"Zitto e muto e vedi di rispondere alle mie domande." gli ordinò dopo che lo vedo alzarsi e spiarmi dalle sbarre.
"Certo Presscelta... cosa desideri sapere a un povero mutaforma caduto in rovina?" mi domanda con voce suadente.
"Ho troppe domande e poco tempo. Dunque: perché ci sono dei mutaforma a piede libero in città? Sai dove si nascondono i Dragon Lords? E, ultima domanda, perché Everett mi ha scelto?"gli chiedo mentre prende le sue sembianze umane.
"Alla prima domanda non posso rispondere, ho fatto un giuramento e intendo mantenerlo." inizia tranquillo "Alla seconda, mi spiace, ma non so rispondenti. Invece la risposta dell'ultima mi sembra ovvia!" esclama alla fine.
"Ovvia? Cosa può esserci di ovvio in tutto questo!" sbotto indicandomi intorno.
"Quella sottospecie di lupo con cui parli ogni pomeriggio non ti ha spiegato niente?" domanda stancamente.
"Mi ha spiegato molte cose. Cose che non puoi neanche immaginare." ribatto acida, ma dentro sono sconvolta. Come fa a sapere dei miei colloqui con il lupo?
"Anch'io ho i miei segreti principessa." dice facendomi sobbalzare. " Ora vi consiglio di andarvene... non per quanto tempo la vostra fuga rimarrà segreta..." conclude guardandomi intensamente.
"Molto bene. Addio Fungus." dico uscendo di corsa dai sotterranei.
"Arrivederci principessa, arrivederci..." mi urla dietro.
 
Solo quando mi ritrovo nella piana nevosa e illuminata dalla luna iniziò a riflettere sulle risposte che
mi ha data Fungus.
Perché la scelta di Everett dovrebbe essere ovvia? 
Sospiro e inizio ad incamminarmi verso il Nord, più precisamente verso l'ultimo posto dove è stato avvistato un Dragon Lords. 
"Spero solo che Taron trovi la mia lettera..." sospiro prima di iniziare a correre.
 
Dopo poche ore mi ritrovo sulle montagne a Nord della città. 
"Il lupo aveva ragione quando mi aveva detto che potevo percorrere grandi distanze senza stancarmi!" penso guardandomi intorno. 
La desolazione totale e la tristezza di questo luogo mi spingono a continuare il mio cammino e quando vedo avanzare dalle figure nere, che riconosco essere dei Light, il mio istinto inizia ad urlare di scappare via da qui.
Ma io rimango inchiodata ad aspettare l'arrivo dei Light, anche se una paura gelida attanaglia il mio cuore.
In testa continuo a pensare come ho fatto ad arrivare fin qui, che non mi farò uccidere da questi mostri senza aver lottato, che avrei fatto meglio a scappar via subito.
In quei pochi mentre che si separano rivivo i pezzi della mia vita più spaventosi: la morte dei miei genitori, i racconti su queste creature che mi tenevano sveglia la notte.
Ala fine mi faccio coraggio e gli urlo: "NO! Non mi farò uccidere così facilmente!"
Sento rimbombare nella mia mente delle parole, fredde e dure.
“Nessuno umano aveva mai osato sfidarci.” mi dicono “Meriti un premio…”.
Detto questo mi sollevano e mi portano via.
Le ultime parole che riesco ad urlare al vento prima di svenire sono: “Tarooooon! Aiuto!”
 
 
“Nives!” urlo svegliandomi di colpo.
“Padron Taron… tutto bene?” mi chiede preoccupato Blas entrando.
“Dov’è Nives?” gli chiedo brusco.
“Sarà a dormire dai Guardiani, immagino…” mi risponde atterrito.
“Immagini? Vai subito a controllare!” gli ordino seccato, mentre lui corre fuori a controllare. Ho un orribile presentimento. 
 
Dopo un’eternità torna con una faccia da cane bastonato e mi dice: “È sparita…”.
Corro fuori: non può essere sparita. Attraverso la Città Vecchia e corro verso la piazza principale della Cittadella.
“Niveeees!” urlo al vento che come risposta mi manda un ululato triste e drammatico.
In quel momento arriva qualcuno, probabilmente un Guardiano, che mi prende e mi trascina nella Città Vecchia, mentre borbotta: “Povero signorino, non le fa bene bere…”
Poi solo nero. 



Angolo Autrice:

Rendetevi conto che sono un genio! Pensavo di aver lasciato questo capitolo salvato sull'aPad e, invece, l'avevo salvato sul computer!
Quindi sono riuscita ad aggiornare prima del solito, non male vero?
Comunque, parlando del capitolo, che ne pensate?
A me piace molto il fatto che sono riuscita a unirmi al prologo senza troppi problemi, e il fatto che da d'ora in poi i due protagonisti saranno separati :D
Poi, non so perchè, trovo un qualcosa di quasi comico nell'inizio... anche se forse quello è il pezzo più carente di tutto l'insieme...
Infine, non mi resta che dirvi di recensire, mi piacerebbe molto avere un vosto parere!
Sparisco, ci sentiamo al prossimo capitolo :*

BekySmile97 

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Capitolo 9
*** VIII: Tradimento ***


VIII: Tradimento
 

Quando mi sveglio nel mio caldo e comodo letto mi sento ancora stordito e, per pochi  istanti, penso di aver sognato tutto: la scelta di Everett, l’arrivo di Misty, la fuga di Nives….
Ma quando vedo una busta bianca, con scritto sopra con una calligrafia aguzza e disordinata il mio nome, i ricordi mi travolgono in pieno, più vividi che mai.
Apro con le mani tremanti  la busta e le parole scritte al suo interno mi colpiscono come uno schiaffo.
 
Caro Taron,
probabilmente quando leggerai questa lettera avrò già valicato le montagne al Nord e forse avrò raggiunto un accampamento di Dragon Lords.
Non seguirmi, te lo chiedo con il cuore in mano, resta dove sei e vivi la tua vita nel migliore dei modi.
Ti auguro tutto bene e tutta la felicità possibile.
Nives Reckless.
 
E’ come se qualcosa mi si fosse rotto dentro. Mi manca l’aria: è peggio di una secchiata d’acqua gelida, più forte di un pugno nello stomaco, brucia più di un taglio.
Mi ha abbandonato, forse per sempre.
 
Qualche ora dopo mi ritrovo con mio padre e Blas, nella stanza azzurra, ad aspettare l’arrivo di Everett.
Alla scoperta della fuga di Nives mio padre mi ha preso per il collo, quasi per strozzarmi, e ha iniziato ad urlarmi paonazzo di dirgli che fine avesse fatto, ma io sono rimasto zitto e ho detto che non ne avevo la più pallida idea. Non intendo tradirla, né ora, né mai.
L’entrata rumorosa e allegra di Everett mi distoglie dai miei pensieri.
“Allora, Nives è pronta a partire?” chiede sorridendo.
Mio padre mi guarda come se fossi io la causa di tutti i suoi mali e balbetta: “Ci duole informarvi che… ecco… Nives è… insomma… è fuggita.”
Everett tira un lungo sospiro e poi inizia: “Me lo immaginavo… i componenti della sua specie tendono ad essere degli spiriti liberi.” ci guarda attentamente e poi continua il suo monologo: “E mi dispiace dover dare quest’ordine, mi era molto piaciuta la vostra accoglienza e ieri mi sono particolarmente divertito, ma alla fine vi siete mostrati degli incompetenti. Quindi non mi resta che avvertire i miei più fedeli servi, anche se mi spiace molto dover essere arrivato a questo punto…”
“Tutto questo che significa?” chiedo intimorito. Ho un pessimo presentimento.
“Significa, molto semplicemente, che devo uccidervi.” spiega candidamente.
“Scusi? Questa è casa mia! Le mie guardie obbediscono solo a me!” stilla mio padre più infuriato che mai, calcando sulle parole “mia” e “me”.
“Non credo proprio. Mi duole informarvi che le vostre guardie sono quasi tutte morte.” dice schioccando le dita.
Con orrore vedo tutti i guardiani presenti nella stanza diventare dei mutaforma, che in un attimo si lanciano senza pietà contro me, mio padre e Blas.
Quest’ultimo mi afferra il braccio e mi trascina via, lasciando mio padre che urla a squarciagola: “Tradimento! Alle armi, alle armi!” mentre i mutaforma si accaniscono contro di lui.
“Blas! Mio padre… dobbiamo salvarlo!” gli urlo mentre mi spinge per i corridoi con una forza che non mi sarei mai aspettato dalla sua corporatura vecchia e esile.
“Signorino, ora dovete pensare solo a voi.” mi dice fermandosi davanti a un muro di pietra scura e compatta.
Con gesti abili e veloci apre una porta abilmente camuffata.
“Vi porterà dritto alle stalle. Lì prendete un cavallo e andate il più velocemente possibile a Saat, una delle poche città del Sud rimasta quasi apertamente schierata contro Everett.” spiega spingendomi dentro.
“Addio signorino. Spero che abbiate più fortuna di me…” finisce chiudendo il passaggio e lasciandomi rinchiuso al buio.
“BLAS!” strillo cercando di aprire la porta.
Dopo qualche minuto passato invano a cercare di spalancare il passaggio capisco che è tutto inutile e, sconfitto, inizio a scendere i gradini umidi e scivolosi.
Sembra di scendere verso l’inferno: l’acqua che cola dalle pareti, il buio quasi totale che mi accompagna… tutto ha un che di irreale. Quando ormai sono nell’oscurità da qualche minuto sento un urlo lacerante squarciare le pareti e rimbalzare all’infinito nel corridoio, subito accompagnato da un forte scampanio che indica che i mutaforma sono infine irrotti nella Cittadella.
Inizio a scendere il più velocemente possibile, devo uscire di qui, subito!
Ma durante la veloce discesa metto un piede in fallo e scivolo a terra, andando a sbattere rumorosamente contro un muro, che mi lascia dolorante dovunque.
Mi alzo e inizio a cercar di capire come fare ad aprire il passaggio, tuttavia, quando la temperatura inizia ad alzarsi e capisco che rischio di morire intrappolato come un topolino, inizio a sbattere violentemente i pugni contro la porta, urlando rabbioso: “Come si apre questo maledetto passaggio?”
A furia di tirar pugni riesco finalmente ad aprirlo, colpendo sicuramente qualcosa che fa scattare il rumoroso meccanismo di apertura, e vedo la stalla in fiamme.
Con un incredibile sangue freddo monto sul primo cavallo che mi trovo ed esco finalmente all’aria aperta, dove si para davanti ai miei occhi uno spettacolo che non dimenticherò mai.
 
 
Ho freddo, molto freddo.
Non mi sento le dita dei piedi e credo si sia formato un sottile strato di brina che ricopre il mio corpo.
“Finalmente sei sveglia umana.” esclama una voce autoritaria che sembra gelare l’aria intorno a me.
Apro gli occhi e mi guardo intorno attentamente: il pavimento è composto da un tappeto di neve bianchissima e le pareti di ghiaccio sottile riflettono la luce esterna creando un gioco di luci così bello da mozzare il fiato. Ma quando mi volto verso l’origine della voce trattengo a stento un urlo. Quella creatura scheletrica dalla pelle raggrinzita e cinerea, gli occhi lattiginosi e privi di vita e la bocca stretta in un ghigno malefico distrugge la bellezza spettacolare dell’ambiente circostante.
“Mi lusingano molto i tuoi pensieri… naturalmente cos’altro potevo aspettarmi dall’ultimo ibrido della nostra regione?” chiede sarcastica, avanzando verso di me.
“Niente di diverso.” rispondo beffarda.
“Non ti hanno insegnato a parlare con una regina?” chiede adirata.
“Mi spiace signora, ma non vedo corone.” continuo ironica, accennando uno stupido inchino.
“Reckless, non provocarmi…” mi avverte mostrandomi i denti affilati “Un tempo ero come te, ma ora non disdegno neanche la carne umana…”
“Allora, cara regina, sapete dirmi dove si nascondono i Dragon Lords?” le chiedo, addentrandomi in un terreno alquanto insidioso.
Inizia a camminare nervosamente per la sala, lanciando occhiate verso un esterno che non vedo.
“Venti.” dice dopo un po’, con un tono come se un numero spiegasse tutto.
“Mi scusi, venti cosa?” le domando lanciandomi occhiate nervose intorno. Per quanto questo posto sia bello, mi sembra di essere sottoterra, di essere in trappola.
“Hanno ucciso venti dei miei sudditi. Venti dei migliori. Se sapessi dove si nascondono quei vigliacchi li ucciderei uno ad uno: gli toglierei l’anima e li farei precipitare da un burrone. Li scuoierei e lascerei che i miei sudditi li divorino. E non ne lascerei nessuno vivo su questa terra.” urla mentre i suoi occhi diventano completamente neri, accessi da una furia omicida che rischia di travolgermi.
“Quindi, piccola ibrida, sei pronta a morire?”
 
 
La città è in fiamme.
Gente che urla e scappa, inseguita da mutaforma e guardie passate dalla parte di Everett. E nel cielo c’è la creatura più mostruosa e imponente che abbia mai visto.
Rimango a bocca aperta ad osservare il minaccioso drago dalle scaglie verde acqua, gli occhi dallo sguardo fin troppo intelligente e dalle ali che oscurano il sole, cavalcato da un uomo in armatura, che decima le file dei mutaforma.
Ho un Dragon Lords davanti ai miei occhi.
Un urlo terrorizzato, da bambina, mi risveglia dallo stato di trance in cui ero caduto. Riconosco tra la folla urlante Misty che, nonostante il suo ego smisurato, sembra un topolino trascinato via dalla marea.
Probabilmente prendo la decisione peggiore della mia vita: mi butto in mezzo alla folla, afferro Mistye, issandola a cavallo dietro di me, galoppo verso le porte della Cittadella.
Quasi volo, con quella ragazzina stretta dietro, tra gli arbusti della piana e i sempreverdi del bosco.
 
Mi fermo solamente quando credo di aver messo una grande distanza tra i mutaforma e me.
Mi volto un secondo ad osservare il lontano pennacchio di fumo che indica che tutta la mia vita sta lentamente andando in cenere, e poi riparto.
Se Nives ha scelto di salvarsi da sola, almeno voglio portare Misty in un luogo sicuro, lontano da questi orrori che forse sono troppi per una bambina di dodici anni.
Forse sono un po’ troppi anche per me…
  

Angolo Autrice: 

Eccomi qui! Il capitolo più sudato, più scritto, più corretto e più strano è stato finalmente pubblicato.
E' stato un taglia e cuci assurdo: alcune parti erano state scritte in brutta su dei foglietti ancor prima che arrivassi a questo capitolo, altre sono state scritte faticosamnte su un quaderno durante le ore di storia e geografia... ci è voluta una vita, ma ne è valsa la pena.
Oggi sono riuscita a scrivere il "finale" del capitolo e sono corsa subito a pubblicarlo :)
Oltretutto sono in vena di ringraziamenti, quindi ecco qui per la prima volta chi segue la mia storia:

Nelith
RITA_RBS
Mohria
Naitmers
Sasha29
Secretly_S
TsukiKozui

 

Sappiate che siete le mie sette anime pie preferite *.*
Comunque, non mi resta che salutarvi e ricordarvi di dirmi che ne pensate (tralasciando il fatto che ho lasciato Nives che sta per morire e mi odierete perchè non ho scritto se si salva o no u.u).
Al prossimo capitolo :*

BekySmile97

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Capitolo 10
*** IX: Stelle e tenebre ***


IX: Stelle e  tenebre 

 
“Mi scusi signora, ma credo esistano altri modi per risolvere la questione… uccidendomi non avrete indietro i vostri sudditi.” le spiego cercando di mantenere il mio sangue freddo.
“Lo so bene. Ma almeno avrò la mia vendetta. Quindi cammina e vedi di non opporre resistenza.” dice con una voce che mi fa gelare il sangue nelle vene.
Decido di assecondarla per il momento, quindi seguo docile i due Light che, comparsi da una galleria, mi scortano fuori, probabilmente verso l’esterno.
Mentre ci muoviamo silenziosi per le gallerie di ghiaccio osservo attentamente i miei due carcerieri: ad un occhio poco attento potrebbero sembrare quasi dei fantasmi, tutti uguali tra loro, ma hanno delle caratteristiche fisiche strane e diverse tra loro.
Quello alla mia sinistra cammina lentamente strascicando i piedi, mentre il Light a destra fluttua silenzioso; quello che erroneamente definiamo essere un cappuccio di stracci è, in realtà, un lembo di pelle che, restando comunque attaccato al collo, o penzola inerte sulla schiena o viene alzato fino a coprire completamente il volto.
La pelle di entrambi è di un grigio spento, con qualche macchia nera spellata, forse a causa di una malattia dell’epidermide; riesco ad osservare attentamente il volto del Light a sinistra: gli occhi, che sono lattiginosi e spenti, confermano una mia teoria. I Light sono ciechi.
Un altro aspetto strano del loro volto è che sono sprovvisti della bocca: al suo posto hanno una lunga cicatrice pulsante e, sinceramente, spero proprio di non scoprire mai come si nutrono. Noto con sgomento che sono anche sprovvisti di orecchie.
Come riesco ad orientarsi? Solo con l’aiuto dell’olfatto?
Bisogna comunque dire che non vanno in giro nudi come vermi, perché sono coperti con stracci di vario genere. Rabbrividisco pensando che probabilmente quegli stracci erano appartenuti a normali essere umani.
“Noto con piacere che trovi l’anatomia dei miei sudditi molto interessante.” afferma la regina dietro di me. “Eh sì, mia cara, so leggere nel pensiero. Tutti i miei sudditi riesco a farlo con l’aiuto di quello che hai banalmente definito “cappuccio” e, sempre grazie a quello, riescono a comunicare tra loro e anche ad orientasi anche meglio di voi esseri umani.” conclude rispondendo ad alcuni dei miei interrogativi.
Peccato che non capisco come mai sia diventata la loro sovrana…
Lei, d’altro canto, manifesta miei dubbi: “Naturalmente ti stai chiedendo perché non mi hanno ucciso eleggendomi, invece, come loro regina.”
Annuisco e mi preparo ad ascoltare la sua storia.
La mia morte è momentaneamente rimandata.
 
“Sono nata anni fa in un piccolo villaggio ai piedi delle montagne. Li ho vissuto i quindici anni migliori della mia vita, assieme alla mia famiglia e ai miei amici… ero molto felice, e anche bella. So che sembra impossibile, ma da ragazza ero come te: gli occhi erano chiari e limpidi, i capelli rossi e lunghi e la corporatura minuta e aggraziata… stando con i Light sono diventata questo mostro. Naturalmente la mia vita non era perfetta in ogni sua piccola sfumatura: non avevo mai visto il mio vero padre, che purtroppo era morto durante la guerra dei Dragon Lords, quindi mia madre era stata costretta risposarsi per mantenere me e i miei fratelli; oltretutto due miei fratelli erano stati uccisi durante una delle insurrezioni contro Everett, allora il mio patrigno mi aveva promessa in sposa a un ricco e vecchio mercante. Ecco com’era programmata la mia vita prima che lui arrivasse.” inizia raccontare malinconica.
“Lui…mi ricordo ancora perfettamente la prima volta che l’ho visto. La cosa che mi colpì subito furono i suoi occhi azzurro ghiaccio, due occhi che, al posto di mettermi in guardia, mi hanno fatto innamorare… ovviamente lui mi ha usata. Voleva solo sapere dove i miei compaesani avevano nascosto un Dragon Lords e io, come una povera stupida, glielo ho detto senza battere ciglio. Sai, mia cara ibrida, io sono morta a quindici anni… sono morta a causa sua.” sibila prima di iniziare ad urlare una serie di colorate bestemmie contro Everett.  
“Quel mostro li ha uccisi tutti! Ogni singolo abitante del mio villaggio. Mi ha lasciato in vita solo perché gli avevo rivelato tutto; mi ha lasciato in vita per farmi portare appresso il ricordo del mio tradimento per sempre. Quando ho visto il villaggio in fiamme, i miei fratelli, mia madre e tutti i miei amici morire, ho pensato di buttarmi giù in un burrone, ma i Light mi hanno trovato e, sorprendentemente, mi hanno eletto loro regina. Sono stati la mia famiglia fino ad adesso e, come loro capo, ho il dovere di proteggerli… noto che sei ancora perplessa. Non riesci proprio a capire perché i Light mi abbiano risparmiato. Eppure è così ovvio… non ho detto che ero come te? Apri gli occhi piccola ibrida: sono un incrocio tra un’umana e un Light.” finisce lasciandomi di stucco.
Un colpo d’aria gelida mi risveglia: siamo finalmente usciti  sul fianco innevato della montagna.
Sento la regina borbottare qualcosa su “una cosa abbastanza indolore”, ma non ci faccio troppo caso. Non riesco a non osservare il cielo blu scuro tempestato di luminosissime stelle… ha tutto un'aria così tranquilla. Sembra che tutti i guai che ho dovuto affrontare siano spariti dalla faccia della terra.
“Sa… anche la mia famiglia è morta a causa di Everett. Sempre per causa sua ho dovuto abbandonare la persona a cui tenevo di più. Vorrei vendicarmi anch’io. Ma uccidendomi gli spianereste solo la strada.” spiego in vena di confessioni.
“Sinceramente, non mi interessa.” dice secca, svegliandomi dai miei pensieri.
Poi è un attimo, un secondo di sconforto, un momento di distrazione… e cado.
I due Light al mio fianco mi afferrano e mi scaraventano giù dal crinale.
E cado.
 
 
“Misty.” dico alzando lo sguardo dal fuoco.
“Dimmi Taron.” replica esausta. Abbiamo cavalcato per tutto il giorno e capisco che possa essere stanca, ma ho bisogno di parlare.
“Sai dove sia Saat?” le chiedo speranzoso.
“Sì… ma non posso condurti fin lì. E’ una città di ribelli. Non andrò mai in un posto la cui popolazione è schierata contro Everett.” spiega stancamente.
“Ma… ma come?” chiedo sbigottito. “Se non ci fossi stato io a salvarti da quel… da quello… da quella strage, tu saresti morta o peggio.” le dico tutto a d’un fiato.    
“Esiste qualcosa di peggio della morte?” mi chiede.
“Esiste.” dico cupo, osservando il fuco scoppiettare allegramente.
Dopo qualche minuto di silenzio, Misty inizia a spiegare tranquilla: “Comunque non posso portarti a Saat… secondo me sarebbe meglio andare fino a Classem o in una qualche città di confine. Lì di sicuro troveremo qualcuno che ci saprebbe spiegare bene cosa sta succedendo…”
“Mi spiace doverti correggere, ma tu andrai a Classem. Da sola. Se non vuoi guidarmi fino a Saat allora cercherò di arrivarci da solo. Buona fortuna.” le dico alzandomi.
Mi guarda sbigottita e si alza raggiungendomi.
“Ma non è logico! Non ha senso andare là! Ci sono i ribelli! L’unica cosa sensata è andare da Everett! Ma mi stai ascoltando o no?” strilla.
“No. Hai detto talmente tante stupidaggini nell’arco di pochi minuti da farmi venir il mal di testa.” replico secco.
“Ma… insomma, non è che se Blas ti ha detto di andarci tu devi farlo per forza! Lui è solo uno stupidissimo e inutile…” non la lascio finire.
Le do uno schiaffo.
“Non ti permettere di parlare così di lui! Se non avesse avuto un così grande sangue freddo saremmo tutti e due morti! Capito?” le grido.
Mi guarda negli occhi con un’aria di sfida e poi si mette a piangere. Tra i singhiozzi riesce a mugugnare uno “scusa”, per poi continuare a piangere più forte.
Sarà anche una ragazzina insopportabile e senza un briciolo pazienza, ma ha pur sempre dodici anni.
“Vieni qui…” le dico abbracciandola. “Siamo entrambi molto stanchi e non ha assolutamente senso quello che stai dicendo. Quindi è meglio cercare di dormire almeno un po’, poi domani vedremo cosa fare. Va bene?” le chiedo.
Annuisce e si scioglie dall’abbraccio per andarsi a sistemare vicino al fuoco. Chiude gli occhi e mi sembra quasi di vederla per quel che è in realtà: una bambina la cui vita è stata decisa a tavolino… mi fa quasi pietà.
“Buona notte Misty… vedrai che riusciremo a risolvere tutto.” le sussurro prima di osservare il cielo blu scuro e le stelle, sperando che Nives sia al sicuro. 
 
 
Un colpo.
Una botta.
Un urto da togliermi il fiato ferma la mia caduta.
Ma la sensazione di star precipitando non accenna ad andarsene. Forse sto ancora cadendo. Ma allora su cosa sono precipitata?
Decido di aprire gli occhi per capire cosa sta succedendo. L’aria fredda mi sferza il viso e, incredibilmente, vedo che le stelle, al posto di diventare più lontane, si avvicinano.
“Forse sono morta.” penso osservando il cielo.
Per un secondo rimango sospesa in aria, per poi rincominciare a cadere e sbattere nuovamente su quello su cui ero precipitata prima.
Sento provenire delle urla rabbiose dal basso mentre una voce, che riconosco essere quella dell’uomo che mi aveva trovato qualche giorno prima a dormire nella baracca, mi dice: “Vedi di aggrapparti, altrimenti non la smetterai mai di fare acrobazie per aria.”
Tasto attentamente il terreno sotto di me. E’ squamoso. Mi giro lentamente su me stessa e cerco di capire bene cosa sta succedendo.
La prima cosa che vedo è un uomo. Un uomo che vola.
“Insomma, vuoi aggrapparti a Shyrnae o no?” chiede tra lo spazientito e il divertito.
“Shyrnae?” chiedo.
Poi capisco tutto.
So su cosa sono caduta. So perché i Light urlano. So chi è l’uomo.
Mi metto seduta e mi aggrappo alle meravigliose scaglie verde acqua dell’animale che mi ha salvata.
“Noto che finalmente hai afferrato il concetto.” dice l’uomo seduto davanti a me.
Cerco di riflettere con lucidità, prima di ordinargli: “Ascolta, non uccidere nessun Light e atterra. Devo parlare con la loro regina.”
Senza neanche voltarsi esordisce che sono una pazza e che, se è proprio quello che desidero, mi porterà a terra. Infatti Shyrnae atterra tranquillamente sul terreno innevato, davanti alla regina, che mi guarda allibita.
“Vuoi uccidermi?” chiede più a se stessa che a me.
“No. Voglio solo una promessa.” replico scivolando a terra tranquillamente.
“Quale?” domanda preoccupata.
“Aiutami. Tu vuoi vedere Everett morto; io voglio che sparisca e non si faccia mai più vedere. Tu vuoi vendicare i tuoi soldati; io voglio vendicare la mia famiglia. Tu sei un ibrido, lo sono anch’io. Forse siamo gli ultimi rimasti. Aiutami. Mi hanno detto quello che devo fare, ma non ci riuscirò mai da sola. Aiutami quando ne avrò bisogno e giuro che i Dragon Lords non attaccheranno mai più nessuno dei tuoi. Aiutami e io ti aiuterò nel momento del bisogno.” le dico.
Noto per un attimo nei suoi occhi lattiginosi una scintilla di vita, vedo per un istante quella che era stata un tempo.
“Mi aiuterai?” le chiedo speranzosa.
“Certo mia cara ibrida. Per ora potrai essere una mia alleata, ma ti avverto che se un qualsiasi dei miei sudditi verrà attaccato da quel mostro, tu diventerai mia nemica, e non ti conviene affatto.” replica soddisfatta.
Abbiamo avuto entrambe ciò che volevamo.
Mi volto e raggiungo il mio salvatore.
“Per essere una semplice ragazzina sei fin troppo pazza… o intelligente. Dipende da punti di vista.” mi dice l’uomo.
Non rispondo, ma vado invece ad accoccolarmi su Shyrnae, cercando una posizione comoda per prendere sonno.
Non credo che serva dire niente.
Non ho paura di cadere, sono al sicuro.
Per la prima volta in vita mia credo di aver fatto una cosa giusta.


Angolo Autrice: 

Eccomi qui! Ho aggiornato prestissimo, approfittando delle vacanze pasquali :)
E' un capitolo lungo, complicato e... insomma, quando c'è  il monologo della regina e nell'ultimo blocco ammetto di aver azzardato, ma meglio rischiare a fare qualcosa di diverso, non credete?

Aggiungiamo il fatto che ho finalmente messo la ripugnate descrizione dei Light, ho fatto apparire Misty ancor più odiosa, è ricomparso l'uomo della baracca e, infine, Shyrnae (la cosa più lunga è stata trovare un nome adatto :O)! Tra l'altro, avete capito cos'è?  
 Comunque, visto che sono ancora presa dallo spirito pasquale (esiste?) pubblico ancora una volta i ringaziamenti:

Nelith
RITA_RBS
Mohria
Naitmers
Sasha29
Secretly_S
TsukiKozui
giada1999

E' incredibile! Ora siete in otto *.*
Bhè, non mi resta che auguare buona Pasqua a tutti :)
A (spero) presto :*

BekySmile97 

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Capitolo 11
*** X: A Nord e a Sud ***


   X: A Nord e a Sud
 
“Ho deciso.” annuncia Misty.
Ancora insonnolito biascico un “Cosa?” mentre tento inutilmente di trovare un filo logico tra tutti i miei pensieri.
“Ti condurrò fino a Saat.” dice incolore spolverando l’abito e pettinandosi con le dita i capelli castani.
Annuisco.
“Non mi dici niente? Insomma…” e qui abbassa la voce come se stesse per dire un segreto inconfessabile “… ti ho dato ragione…”
“Senti Misty, sono molto contento che tu abbia momentaneamente messo da parte il tuo ego, ma sono ancora abbastanza addormentato per connettere velocemente tutte le informazioni che mi dai.” spiego impiastricciato dal sonno.
“Allora vedi di svegliarti, perché sarà un lungo viaggio, quindi è meglio mettersi subito in cammino, non trovi?” chiede con un fare stranamente amabile.
“Va bene…” dico alzandomi.
Qui qualcosa non quadra.
 
“Stiamo camminando ormai da ore… non possiamo andare a cavallo?” si lamenta per la millesima volta Misty.
“Senti, ti ho già detto che è meglio tenerlo fresco nel caso dovessimo trovare un qualche pericolo. Non so, trova qualcosa per distrarti…” le spiego.
Riflette in silenzio per qualche minuto e poi mi domanda: “Posso raccontarti una storia?”
La guardo stranito, ma annuisco. Se è l’unico modo per non sentirla lamentarsi…
“Bene. Hai mai sentito parlare della leggenda dei Corals?” mi chiede speranzosa in un no, che naturalmente è la mia risposta, considerando che non ho mai avuto molto tempo per ascoltare leggende varie.
“Dunque, la storia inizia molti anni fa. Ancor prima delle guerre dei Dragon Lords e dell’ascesa di Everett. Come certamente saprai i Corals sono creatura legate all’acqua e se ne rimangono lontani per troppo tempo muoiono.” inizia “Comunque, la leggenda di cui voglio parlarti narra del primo (e probabilmente ultimo) Corals che è riuscito a domare un drago, diventando il primo Dragon Lords di tutta la regione…” spiega paziente, guardandomi.
“Nella nostra regione, anni fa, le Isole dei draghi erano completamente isolate del resto della regione e i Corals che ci abitavano erano costretti a sopravvivere con il poco che riuscivano a produrre le piante dell’isola, poiché quasi tutta la popolazione animale era stata uccisa dai draghi che le popolavano. Molti avevano tentato di sconfiggerli o di superare il mare, per cercare di raggiungere terre più propizie, ma tutti finirono per fallire miseramente.” racconta.
La guardo un attimo e poi le chiedo, tradendo la mia impazienza: “E?”
“Abbi un po’ di pazienza… stavo dicendo che nessuno era mai riuscito ad oltrepassare il mare o, se ci era riuscito, non era mai tornato indietro. Quindi, un giorno… anzi, è sbagliato dire “un giorno”, certe cose non si decidono così, svegliandosi la mattina.” borbotta pensosa.
“Cose cosa?” domando sinceramente interessato. 
“Dunque, è meglio dire così: gli abitanti delle isole, ormai stanchi della loro squallida vita, decisero di mandare un giovane a catturare un drago. Era una missione pericolosa in tutti i sensi… infatti, addentrandosi verso l’interno dell’isola, la scarsità d’acqua e il caratteraccio dei draghi avrebbero scoraggiato anche un normale umano, figuriamoci un Corals… ma un ragazzo, sorprendentemente, si propose per questa pericolosa missione, lasciando di stucco i suoi compaesani. Quando mia madre mi raccontava questa storia, soleva dire che il ragazzo aveva accettato l’incarico perché aveva avuto un sogno in cui lui raggiungeva delle terre al Nord e ne diventava il re ma, a mio parere, si era proposto solamente perché era stanco di vivere e pensava che morendo sarebbe finalmente riuscito a trovare un po’ di pace.” continua ignorando la mia interruzione.
La guardo, evitando di commentare.
Com’è possibile che non abbia in corpo neanche un briciolo di romanticismo? Come accidenti fa ad essere così pragmatica?
“Comunque, tralasciando le mie personalissime impressioni, sarà meglio continuare la storia. Sta di fatto che questo ragazzo si addentrò nella foresta dell'isola, per andare alla ricerca di un drago abbastanza docile da domare e, dopo giorni di infruttuosa ricerca, riuscì a trovare un esemplare abbastanza piccolo e dall’aspetto poco pericoloso. Quindi, per cercare di catturarlo…” inizia a raccontare.
“Ma com’era fatto?” la interrompo.
Mi lancia un’occhiataccia e riprende: “Era un drago. Sai com’è fatto un drago no? Due ali, le zampe, con tutte le scaglie colorate… un drago. Non è importante come fosse, è importante quello che succede dopo. Posso continuare senza essere interrotta?” chiede scettica, mentre io annuisco mesto.
“Allora, dov’ero arrivata? Ah sì: il ragazzo stava cercando di catturare il drago. Provò a costruire varie trappole, che furono inevitabilmente distrutte dal suddetto drago. Quindi, stava per tornare sconfitto sulla costa dov’era costruito il suo villaggio, ma decise prima di fare un ultimo tentativo: decise di utilizzare l’acqua.”
Faccio per aprire bocca, ma un’occhiata stizzita di Misty mi fa desistere.
“Ovviamente, non aveva intenzione di tirare nelle fauci del drago una secchiata d’acqua e poi mettersi a pregare che non lo riducesse in cenere… il suo piano prevedeva di sfruttare le capacità dell’acqua, utilizzando un potere noto solo ai Corals. Quindi si appostò vicino ad un ruscello e aspettò… la sua attesa fu ripagata solo pochi giorni dopo, quando il drago arrivò vicino al suo nascondiglio per riposarsi. Allora il ragazzo rimase appostato, attendendo che il drago si addormentasse, e poi creò una gabbia d’acqua.” narra.
“Che?” la interrompo.
Va bene che è una leggenda, ma non può raccontare cose così ai limiti dell’impossibile. Non ha mai visto nessun Corals manipolare l'acqua, neanche per creare una bolla.
“Crea una gabbia d’acqua. Gran parte dei Corals riescono a controllare l’elemento dell’acqua con una facilità estrema, posso farne quello che vogliono, non lo sapevi?” spiega incredula della mia ignoranza, ma non faccio in tempo a rispondere che continua a raccontare: “Ti stavo dicendo che il ragazzo plasmò una gabbia d’acqua e rinchiuse il drago che, svegliatosi a causa del baccano che fece il giovane, iniziò a dimenarsi e a sputare fuoco, cercando inutilmente di rompere l’incantesimo. Alla fine si arrese all’evidenza e il ragazzo riuscì a domarlo e ad andarsene dall’isola.” conclude.
Aspetto che continui il racconto, ma rimane stranamente in silenzio.
“Ma… finisce così?” le chiedo.
“No, è una delle leggende più lunghe, infatti continua raccontando di come il ragazzo sia diventato il primo Dragon Lords della regione, ma è troppo lunga da raccontare…” spiega mesta.
“Bhè, direi che ho abbastanza tempo per sentire anche il resto, non ti pare?” le chiedo con un sorriso che ricambia amabilmente.
 
 
“Nives, siamo arrivati.” dice il cavaliere, mentre Shyrnae atterra dolcemente su una torre di pietra massiccia.
“Ma dove?” gli chiedo guardandomi intorno. Sicuramente siamo molto più a Nord rispetto a prima, ma non sapevo l’esistenza di una città così lontana da Classem.
“Benvenuta nell’ultima città appartenente ai Dragon Lords.” mi dice con un largo sorriso che riesco ad intravedere sotto l’elmo, mentre mi aiuta a scendere da Shyrnae.
“Oh!” esclamo osservando attentamente il paesaggio che mi circonda.
Probabilmente siamo atterrati sulla torre più alta della città: riesco a vedere perfettamente la cerchia delle mura più esterne e le case, tutte rigorosamente in pietra, che circondano le torri all’interno. Il cielo è di un azzurro intenso e riesco a scorgere in lontananza il mare, sentendo dovunque un odore salmastro che impregna le pareti.
“Magnifico vero? Non anche se è da tanti anni che vivo qui non riesco mai ad abituarmi. Pensa che quando il tempo è particolarmente soleggiato si riescono a vedere le isole del Nord…” spiega l’uomo togliendosi l’elmo e mostrando il suo volto pieno di fuliggine.
“Comunque, mi chiamo Winloas. Sai che somigli incredibilmente a tuo padre?”

Qualche ora dopo, mi ritrovo davanti al Consiglio della città. Winloas mi ha promesso che appena potrà mi racconterà bene come faceva a conoscere mio padre e tutto quello che sa sui miei genitori, ma prima di tutto mi ha spiegato che devo essere presentata al Consiglio.
“Dunque, tu sei Nives Reckless, figlia di Cymneat Reckless e l’elfa Nymph?” chiede un uomo dalla pelle di carta velina e la barba bianchissima che tocca il suolo.
Annuisco convinta.
“Ottimo. Come certamente saprai tuo padre era il capo di questo Consiglio, nonché il più valente tra i Dragon Lords.” continua squadrandomi attentamente.
Lo guardo allibita, cercando di connettere tutte queste informazioni con quelle che mi ha dato il lupo.
“Mi scusi, signore.” interviene Winloas. “Nives non può sapere tutte queste cose. I suoi genitori furono giustiziati quando lei aveva solo tre anni.”
“E con ciò? Se è loro figlia qualcosa dovrà pur sapere.” insiste freddo il vecchio.
“E’ stata educata dai Guardiani della sua città, secondo le loro usanze. Non sa praticamente niente di noi e del nostro popolo. Permettetemi di insegnarle tutto quello che so…” lo supplica lui.
“Mio caro Winloas, benché tu col passare degli anni abbia acquistato un posto di rilievo in questo Consiglio, è meglio che tu stia in silenzio. L’unica cosa che dobbiamo fare è capire se è realmente la figlia di Cymneat, prima di dichiararla la nostra guida. Quindi come mai potremmo capirlo se tu le racconti tutte le nostre usanze?” chiede scettico.
“Ma…” tenta di replicare nuovamente.
“Niente ma. Io e i miei colleghi abbiamo già deciso che l’unico modo per appurare la sua identità sia lasciarla domare il drago che era appartenuto a Cymneat. Se è veramente sua figlia, si lascerà domare, se non lo è…” dice lasciando quella specie di minaccia in sospeso.
Lo guardo con una rabbia incredibile e gli sibilo contro: “So di chi sono figlia, non ho bisogno di una stupida prova indetta dal Consiglio per dimostrarlo.”
“Invece sì. Quindi ora puoi ritirarti con Winloas e, soprattutto, cercare di imparare un po’ di buona educazione. La prova di terrà domani a mezzogiorno. La seduta è tolta!” annuncia alzandosi.
Lo guardo andare via impettito, sperando vivamente che inciampi nella sua barba, cosa che, con mio grande disappunto, non succede.
“Tranquilla Nives. Vedrai che per te sarà una passeggiata. Comunque, se preferisci, puoi fare un po’ di pratica con Shyrnae. Che ne dici?” mi chiede Winloas premuroso.
“Direi che è una buona idea. Andiamo.” gli dico annuendo.
“Perfetto! Seguimi.” mi dice precedendomi per i vari corridoi.
“Adesso l’unica cosa che voglio fare è far mangiare a quel vecchiaccio la sua barba dalla sorpresa!” gli spiego, mentre lui scoppia in una fragorosa risata.
“Sei simile a tuo padre più di quanto pensassi. Anche lui lo odiava, ma aveva capito che senza il suo appoggio non avrebbe mai potuto far niente…” spiega incupendosi.
“Perché? Che progetti aveva in mente?” gli domando curiosa.
“Cose troppo ambiziose che lo hanno portato a rifugiarsi nella tua città. Meglio che per ora tu ti concentrassi solamente sulla prova. Va bene?” mi chiede.
Annuisco. E' una cosa ben strana parlare con un uomo che conosceva i miei geniori, e questo mi lascia quasi senza parole.
Sospiro. Quanto vorrei sapere dove si trova Taron ora…
 
“Misty, quanto credi che manchi ormai?” le domando. Mi ha raccontato per intero la leggenda e stavo pensando di chiederle anche qualcosa sugli elfi, ma prima è meglio cercare di capire dove siamo.
“Insomma, ormai siamo su questa piana da ore… forse sarebbe meglio accamparsi.” le spiego.
“Taron, vedi quelle montagne là avanti?” mi chiede indicando un punto indefinito all’orizzonte.
Annuisco.
“Ecco, oltre quelle montagne c’è Saat. Ancora due giorni di marcia come questa e dovremmo arrivare alla loro base.” spiega.
“Cosa pensi che sia meglio fare?” le chiedo.
“Direi di andare avanti fin quando cala il sole… magari se andiamo a cavallo riusciamo a diminuire i tempi.” dice.
“Va bene… forse è meglio trovare prima qualcosa da mangiare, non credi?” continuo io.
“Abbiamo già raccolto abbastanza frutti prima, io direi di andare avanti e non preoccuparci. Prima arriviamo in un centro abitato, meglio è.” spiega.
“Allora andiamo.” le dico salendo a cavallo.
Spero solo di riuscire ad arrivare a Saat il prima possibile, ho uno strano presentimento.


Angolo Autrice:

Sono tornata! 
Ho finalmente aggiornato!
In questo capitolo il problema più grande me lo ha dato l'inizio... non sapevo proprio come attaccare nè come riempire il viaggio di Misty e Taron. Insomma, non potevo mica scrivere "Dopo tre giorni di duro cammino arriviamo a Saat..."! Ha un che di estemamente fastidioso e impreciso, quindi ho deciso di mettervi una leggenda che, tranquilli, non è buttata lì a caso ;)
Poi, che ne dite del nuovo personaggio? Winloas... ci impiego sempre una vita a trovare un nome adatto T.T
Comunque, direi che è il momento di mettere i ringraziamenti! Facciamola diventare una buona abitudine: 

Nelith
RITA_RBS
Mohria
Naitmers
Sasha29
Secretly_S
TsukiKozui
giada1999
nike97
(e anche a Niccolò che ha letto il racconto e mi ha spiegato che gli faccio salire il diabete u.u)

Grazie mille! Siete in nove! Veramente, mi volete far morire di crepacuore :')
Al prossimo aggiornamento :*

BekySmile97

Ps: ah, faccio anche una cosa che odio profondamente: auto-pubblicità; questo perchè a causa di questa storia (
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1801769&i=1  ) i miei aggiornamenti già imprecisi e discontinui rischiano di diventarlo ancora di più :/ 

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Capitolo 12
*** XI: Strane creature ***


XI: Strane creature 

“Dunque, cosa sai dei draghi?” mi chiede Winloas guardandomi attentamente.
La scorsa notte l’avevo passata in quella che, come mi era stato detto, era stata l’abitazione di mio padre, agitandomi tra sogni inquieti e ben poco chiari.
“Ben poco, in realtà. Visto che si credeva che i Dragon Lords si fossero estinti, si pensava che non si avrebbero più avuto problemi con i draghi…” spiego calma.
“Sai che questo è un insulto a Shyrnae e a tutta la sua razza? I draghi son ben più intelligenti di una normale bestia…” inizia a dire, prima di venire interrotto da una mia domanda.
“E i lupi?” chiedo a bruciapelo.
“Non ha senso quello che mi stai chiedendo e farò finta di non essere stato interrotto. Intesi?” mi chiede prima di riprendere il discorso: “Per darti un’idea, pensi che io abbia dato il nome Shyrnae? Certo che no! I draghi non sono come dei normalissimi cagnolini! Hanno un’intelligenza tutta propria e, aimè, anche un carattere particolarmente permaloso… certo, sono anche dei compagni leali e coraggiosi, ma è sempre meglio evitare di dargli torto.”
Annuisco e lo osservo attentamente.
Non saprei dargli un’età: gli occhi sono scuri e profondi, velati da una qualche malinconia, i capelli biondicci e la barba ispida, il sorriso luminoso nonostante quella strana tristezza nello sguardo… chissà se mio padre era simile a lui.
“Comunque… ma mi stai ascoltando?” mi chiede cogliendomi in fallo.
“Sì, scusa. Mi ero persa solo un attimo. Cosa stavi dicendo?” gli chiedo.
“Ti stavo tentando di spiegare il modo migliore per domare un drago, ma visto che non sei molto attenta, potrei anche smettere…” mi dice.
“Scusami, ma stavo pensando hai miei genitori… quando mi capita smetto di pensare a qualsiasi cosa mi accade intorno…” spiego tristemente, sentendo diventare improvvisamente i miei occhi umidi.
Alzo lo sguardo afflitta e vedo che anche Winloas, piangendo, tiene il capo basso, come se stesse portando una colpa tutta sua che non può condividere con gli altri.
“Mia cara, ti consiglio di ascoltarmi e di smetterla momentaneamente di pensare a loro. Ogni cosa a suo tempo, non credi?” mi domanda mentre annuisco.
“Molto bene, come ti stava dicendo l’unico modo per domare un drago è…” mi inizia a spiegare mentre cerco di ascoltarlo attentamente.
Come ho già detto, quel vecchiaccio dovrà mangiarsi la barba dalla sorpresa.
 
 
Ci stiamo dirigendo a Sud.
Ogni ora che passa si nota sempre di più.
La neve, col passare delle ore, è sparita e il freddo è meno pungente. Ma, sempre col passare del tempo, mi sono accorto che più avanzavamo più ci allontanavamo dalla civiltà.
“Misty, ma superate le montagne, quanto tempo credi che impiegheremo per arrivare?” le chiedo vedendole avvicinarsi ad una lentezza esasperante.
“Dipende, da un minimo di tre giorni a un massimo di una settimana. La cosa in assoluto più difficile sarà superare le montagne, ma dopodiché dovrebbe essere tutto relativamente facile.” spiega mesta.
Eppure… c’è sempre qualcosa che non mi torna.
Già ieri avevo notato un qualcosa di strano, di inquietante in questa piana.
“Non trovi che ci sia qualcosa di strano?” le chiedo guardandomi intorno inquieto. E’ possibile che mi senta osservato?
“No, non mi sembra. Cosa ci trovi di allarmante?” mi domanda di rimando.
“E’ privo di vita.” le rispondo semplicemente. “C’è troppo silenzio…”
“Siamo in inverno, mi sembra una cosa normalissima!” esclama lei.
“Sì, ma… c’è qualcosa che non quadra…” sussurro.
Più procediamo più il silenzio aumenta. E’ un qualcosa di assolutamente innaturale, ma Misty non sembra accorgersene per niente… o preferisce non darlo a vedere.
Poi, improvvisamente, scopro il motivo di tanto silenzio: siamo finiti nel territorio di una Dikmant.
La vedo avanzare lentamente. Le sue fattezze semi umane hanno un che di grottesco e meraviglioso allo stesso tempo: le gambe, o meglio dire, le zampe sono sottili come stecche e coperte da una pelle squamosa che, all’altezza del ginocchio, diventa un soffice piumaggio di un colore tra il rosa e il rosso che le copre il resto del corpo. Sul volto, sprovvisto di naso, spiccano due occhi gialli dalle pupille minuscole e la bocca, dall’aspetto umano, può benissimo competere con quella di un felino per la dentatura affilata e letale.
La Dikmant spalanca le braccia, che si aprono in un sottile strato di pelle, e plana verso di noi ruggendo furiosamente.
Cerco di montare a cavallo con Misty dietro, ma l’animale è più veloce di noi.
Mi sbatte violentemente contro, facendomi cadere a terra, ed io le assesto un calcio cercando di alzarmi e scappare via. Ma questa mi afferra e mi morde il braccio facendomi urlare di dolore.
Vedo che mi osserva con un’aria ancor più famelica di prima e, quando ormai ho capito che la mia ora è giunta, sento Misty urlare, cercando di distrarla da me.
Infatti questa, contenta di aver trovato non una, ma ben due prede, si avventa contro Misty che, d’altro canto inizia a correre più velocemente possibile.
Mi alzo in piedi e inizio a ricorrerle cercando disperatamente di trovare un modo per fermarla.
 
 
“Ti ricordi bene cosa ti ho spiegato di fare?” mi chiede nuovamente Winloas.
Annuisco e guardo ancora una volta preoccupata la torre più bassa e massiccia, con un’altissima merlatura che nasconde l’arena che, come mi ha spiegato Winloas, viene utilizzata come spazio per addestrare i draghi più giovani.
Ci dirigiamo lentamente, seguiti da una piccola folla di curiosi che ci segue. La paura, piano piano, inizia a farsi spazio nel mio cuore, facendomi tremare anche un po’ le gambe. Ma, appena arrivo sulla sommità della torre, questa scompare rimpiazzata dallo stupore.
Non ho mai visto una creatura così bella.
Le scaglie sono nere e gli occhi intelligenti, che riesco a scorgere dopo che li aperti un attimo, hanno un che di triste ma fiero; è anche possente e ben più grande di Shyrnae. Ma la cosa più strana è che non è né incatenato né chiuso in una qualsiasi gabbia, bensì è lasciato lì a sonnecchiare tranquillamente nel mezzo.
“Senti…” sussurro a Winloas guardando il drago “ma credi che possa funzionare quello che mi hai raccomandato di fare?”
Borbotta un “ovviamente nessuno si fida mai di me” prima di augurarmi buona fortuna e andare a prendere posto vicino ai vecchi del Consiglio, su un palco più alto.
“Nives Reckless, sei pronta? Puoi anche ritirarti se la consideri una sfida più grande di te…” mi provoca il vecchio del giorno prima.
“Ovviamente!” urlo io dal basso.
L’anziano borbotta qualcosa ai suoi compagni prima di declamare quasi allegramente: “Svegliate il drago!”
 
Non avrei mai immaginato che potesse essere così enorme.
Dopo essere stato punzecchiato un po’ con qualche lancia il drago decide di degnarmi della sua attenzione, alzandosi a quattro zampe e squadrandomi attentamente. Il suo sguardo mi passa al setaccio mentre ripenso alla prima cosa che mi ha detto di fare Winloas: “Non guardarlo mai negli occhi. E’ come chiedergli di attaccarti subito.”
Ma non riesco a distogliermi dal suo sguardo magnetico, sostenendolo senza troppa fatica.
Strano a dirsi ma credo che mi abbia quasi sorriso, prima di cacciare un ruggito incredibile, che mi risveglia dallo stato di trance in cui ero caduta, e avvicinarsi lentamente a me.
Mi guardo intorno cercando di capir bene che fare. Correre non servirebbe a niente, in quanto l’arena è troppo piccola. Scarto anche l’opzione di conficcargli una pietra appuntita in uno dei due occhi: devo domarlo, non mutilarlo.
Alla fine decido di sfruttare uno dei tanti consigli di Winloas: correre a nascondersi sotto il suo ventre, facendo attenzione ai possibili sbuffi di fuoco. Può sembrare una cosa da gran vigliacchi, ma è l’unico modo per confonderlo almeno un po’.
Così schizzo velocemente sotto la sua pancia, lasciandolo un attimo disorientato.
Ma è proprio in quel secondo che la mia mente elabora un buon modo per sconfiggerlo.
Lui abbassa il muso sotto il ventre e si prepara a sputare una fiamma mortale ed io, velocemente, mi aggrappo alla sua coda che viene costretto ad alzare per non ustionarsi. 
Mi arrampico lentamente sul suo dorso, sentendo tutti gli occhi dei presenti puntati sulla mia schiena. Ignorandoli, continuo la mia faticosa salita, facendo a non cadere. Infatti il drago, accortosi di avermi mancato, inizia a scuotersi violentemente per farmi scivolare a terra e ogni tanto si gira sputando fuoco.
Imperterrita, continuo ad arrampicarmi, fin quando arrivo alla base del suo collo cerco bene di capire cosa fare. Winloas mi aveva spiegato che i draghi, non parlando la nostra lingua, comunicano con i loro cavalieri via immagine e che quindi, se questo mi avrebbe trovato degna, si sarebbe messo in contatto con me.
Rimango lì ferma, aspettando chissà che cosa, mentre cala un silenzio completo sull’arena. Quasi non mi accorgo che il drago si è messo a “parlare” con me: le prima immagini che mostra sono infatti quelle dell’arena e degli spettatori ma, quando mostra me stessa che lo fissa attentamente, capisco cosa sta succedendo.
Mi travolge una sequela di ricordi di ogni tipo: i miei genitori, Winloas, uomini che tentano di domarlo, il Consiglio che lo rinchiude, l’abbandono da parte di mio padre… e un nome. Un nome che riecheggia per tutta la mia mente, che continua a comparire dovunque, che non mi lascia mai in pace.
Zensray.
Ecco come si chiama.
“Capisco…” sussurro scivolando giù dal suo dorso, sotto gli sguardi stupefatti dei presenti. Solo Winloas mi lancia uno sguardo radioso.
Appena metto piede a terra, mi schiarisco la voce e annuncio al Consiglio ancora stupefatto: “Questo è Zensray, il mio drago.”
 
 
Continuo a inseguirle cerando disperatamente di capire cosa fare.
La risposta a questa mia domanda arriva pochi attimi dopo, quando Misty cade a terra dopo essere inciampata. Infatti la Dikmant, avventandosi allegra contro la ragazza e cercando di morderla al collo, viene incredibilmente bloccata da Misty che, cercando disperatamente di proteggersi coprendosi il volto con un braccio, la scaglia lontano.
Quando finalmente la raggiungo, la Dikmant se ne sta svolazzando via; mi chino su Misty e le chiedo come sta.
Inizia a piangere prima di dirmi tra i singhiozzi: “Taron… io… non lo so… non volevo… ma lei…”
La abbraccio e le dico di star calma, prima di chiederle che cosa avesse fatto di così potente da far scappare un predatore così affamato.
Mi guarda con due occhi tristissimi prima di mostrarmi i palmi delle mani, coperti improvvisamente di segni e linee nere bruciacchiate.
“Cosa sei?” sussurro osservando preoccupato le sue mani.
“Ti giuro che non lo so.”



Angolo Autrice: 

Probabilmente a causa del caldo che posto un capitolo così... così... così... non so neanche definirlo da quanto lo trovi fatto male.
Uff... aggiungiamo il fatto che sto scoprendo come si sentono i serpenti quando fanno la muta e che sono comunque in ritardo e siamo a posto!
Che ne dite? Come avrete già capito dal mio primo commento, non me gusta molto... già il titolo è la prima cosa che mi è venuta in mente, figuriamoci il resto.
Non crocefiggetemi per il fatto che Nives ora sembra un'eroina di prima classe in quanto è riuscita a domare un drago in questo modo, avevo un vuoto talmente tanto profondo che nemmeno i Coldplay sono riusciti a darmi una mano (per spiegarvi meglio questa mia affermazione: quando ho il "blocco delo scrittore" ascolto una qualsiasi anzone dei Coldplay e inizio a scrivere). E non uccidetemi per il fatto che anche Misty ha un qualcosa di soprannaturale... comunque questo non è campato per aria u.u
U signor, cosa accidenti sto scrivendo? 
Meglio scrivere i ringraziamenti (ora siete addirittura dodici! Uno di questi giorni cadrò morta a terra dalla felicità :D): 

Nelith
_HeartDrum_

Mohria
Naitmers
Sasha29
Secretly_S
TsukiKozui
giada1999
nike97
pIkKoLa_Emo
care394rina
Angelita 00


Infine, questa è l'ultima cosa che scrivo, promesso, dovrei riuscire ad aggiornare la storia ancora un paio di volte prima di partire, tutto dipende dalla voglia e da quanto salirà la temperatura della stanza dove tengo il computer.
Ora è meglio sparire silenziosamente, tipo ninja...

BekySmile97

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Capitolo 13
*** XII: Rivelazioni ***


XII: Rivelazioni

 
Se dicessi che non rimasi sorpreso da quello che era successo a Misty, mentirei spudoratamente.
Non gliene parlai fino a quando non arrivammo ai piedi delle montagne, dopo quattro giorni.
“E ora che facciamo?” le chiedo guardando la parete di roccia liscia e compatta davanti a noi.
“Dovrebbe esserci un passo da qualche parte... o almeno, so che esisteva un passo.” spiega pensierosa.
Cercando di rimanere calmo le dico: “Cosa significa “esisteva”?”
“Significa che fino a qualche anno fa c’era un passaggio, ora non saprei dirti. Potrebbe essere stato murato, oppure è crollato… non so neanche dove possa essere.” mi risponde pensierosa.
“E non potresti… insomma… immagino che tu abbia capito cosa intendo…” sussurro con lo sguardo basso.
“Certo che ho capito e no. Non so neanche cosa posso fare con questi… questo… questa maledizione!” sputa inferocita e alzando i piccoli pugni per aria.
Annuisco come per dire “va bene” e inizio a perlustrare il fianco della montagna, mentre Misty si dirige a farlo dalla parte opposta.
Gironzolando alla ricerca del passaggio noto che è un posto veramente bellissimo: davanti alla montagna c’è un’enorme distesa di fiori blu e bianchi e il cielo, incredibilmente limpido, sembra fondersi con quei fiori, dando l'impressione di continuare anche a terra.
Mi perdo nei miei pensieri cercando di trovare quel maledetto passo o una parete su cui arrampicarsi… senza accorgermene continuo insistentemente a pensare a Nives, anche se non so dove possa esser andata o cosa le possa esser successo.
Semplicemente, mi manca.
Cercando di scacciare il suo pensiero, decido di dirigermi verso la parte dove si era diretta Misty, rinunciando a questa ricerca inutile. Ma non faccio in tempo a raggiungerla che sento un suo urlo perforarmi le orecchie, costringendomi a correre velocemente verso di lei.
Cosa le sarà mai successo?
 
Riesco a raggiungerla in fretta e, nascondendomi tra gli anfratti rocciosi, osservo la curiosa scena che si para avanti a me: la mia compagna è circondata da uomini dalla pelle cinerea, i capelli color del fuoco e alti quasi il doppio di lei che, sprezzante come sempre, gli urla contro una serie di improperi di tutti i colori. Mi scappa quasi un sorriso vedendo gli uomini indietreggiare prima che quello che sembra il capo decida di issarsela in spalla. Lei, furiosa, inizia a strillare: “Taron! Dove accidenti sei? Salta fuori codardo dei miei stivali e vedi di salvarmi!”
La maledico mentalmente appiattendomi ancor di più contro la parete: ora sanno che siamo in due.
L’uomo che la tiene stretta le ordina di stare zitta e poi dice ai suoi compagni di cercarmi. Inizio a pregare tutti gli dei che mi vengono in mente mentre questi mi passano vicino, guardando con attenzione con i loro occhi rosso fuoco o neri come il carbone tutti gli anfratti che trovano.
Continuano per un po’ di minuti a svolgere minuziosamente questa operazione e poi si allontanano, lasciandomi tirare un sospiro di sollievo che dura, purtroppo, per pochi attimi. Infatti compaiono davanti a me due occhi rossi che mi scaraventano fuori dal mio nascondiglio e mi trascinano verso Misty.
“Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?” le sibilo contro mentre questi ci legano come salami.
“Non so di cosa tu mi stia parlando.” replica lei indifferente.
La lascio perdere prima di domandare al capo: “Cosa ci volete fare?”
“Vi porteremo da Cain, signore di Saat. Lì sarete giudicati e giustiziati.” risponde lui incolore.
“Per cosa?” chiedo io scervellandomi nel tentativo di capire cosa fare.
“Per aggirarvi nelle terre del nostro signore senza il suo consenso e perché questa ragazza ha tentato di aprire il passaggio per Saat.” ribatte lui come se fosse la cosa più ovvia de mondo.
“Cosa?” strilla Misty infuriata, prima di essere zittita da un’occhiataccia di questi.
Ci lasciamo trasportare docili lungo la montagna, fin quando gli uomini si fermano e aprono un passaggio nascosto nella roccia che penetra attraverso la montagna, abbandonandoci a terra e spingendoci al suo interno.
Mentre procediamo alla luce fioca di alcune fiamme che questi hanno acceso sui palmi delle loro mani, chiedo a Misty che tipo di creature sono.
“Sono dei Cirment, o almeno credo. Non ne avevo mai visti dal vivo, quindi non sono proprio sicura della loro natura.” spiega camminando svelta.
Annuisco seguendo quelle che sembrano delle creature leggendarie quanto i Dragon Lords.
Il tunnel è asciutto, ma freddissimo. Infatti il terreno è lastricato da una spessa lastra di ghiaccio molto scivolosa, dove spesso i miei piedi slittano prendendo le direzioni più strane.
Mentre procediamo nel buio non posso fare a meno di domandarmi come finirà questa storia…
 
 
Sono passati ben quattro giorni da quando sono riuscita a domare il drago di mio padre.
Winloas mi ha accolto in casa come se fossi figlia sua, insegnandomi tutto quello che c’è da sapere sui Dragon Lords e sui draghi in generale. Continua a dirmi che prima di cavalcare Zensray dovrei imparare il più possibile delle loro abitudini.
Comunque, detto in poche parole, va tutto bene.
Eppure continuo a vedere un qualcosa in Winloas che mi inquieta, mi lascia sbigottita. Per quanto continui a dimostrarmi quanto mi vuole bene quanto si fidi di me, c’è ancora qualcosa che gli impedisce di raccontarmi tutta la verità su cosa è successo ai miei genitori. Ogni volta che provo a chiedergli qualcosa su di loro distoglie lo sguardo e cambia argomento.
Ma oggi c’è qualcosa di diverso, me lo sento dentro.
“Sai Nives…” inizia a dirmi guardando fuori dalla finestra il cielo cupo che precede la pioggia “Forse non sono stato completamente corretto con te…”
Lo guardo incuriosita, cercando di capire cosa voglia rivelarmi.
“In cosa?” domando cercando di tenere un tono dolce.
“Su quello che è successo ai tuoi genitori. Non vorrei raccontartelo, ma per non riesco a dormire la notte pensando che ti sto mentendo su un sacco di cose…” risponde cercando di non far tremare la voce.
Gli faccio un cenno, incoraggiandolo ad andare avanti.
Lui prende un respiro e continua: “Poco dopo la tua nascita tuo padre decise di abbandonare la nostra vecchia capitale, una città bellissima e antichissima, per nascondersi in una provincia con la sua famiglia. Mi rivelò le sue intenzioni e lo aiutai a partire, nascondendo il tutto al Consiglio che non avrebbe mai approvato la sua scelta. Qualche mese dopo la nostra città fu conquistata in seguito a settimane di lotta per difenderla: Everett entrò trionfante seguito dalle sue truppe e raggiunse a passo di marcia il palazzo il cui si teneva il consiglio. Non dimenticherò mai la sua espressione quando entrò dentro e trovò solamente me, pronto a combattere fino alla morte pur di non rivelargli dove si nascondesse tuo padre: gli occhi azzurri guizzavano irati da un parte all’altra della stanza, cercando di capire dove mai avesse sbagliato. Vedendolo ero sicuro che non avrebbe mai potuto vincere la mia forza di volontà.”
Lo guardo alzarsi e avvicinarsi al fuoco che arde allegramente nel camino, mente il cielo diventa sempre più nero.
“Ma lui era più furbo di me, purtroppo. Mi legò ad una sedia e iniziò a interrogarmi, ma senza arrivare a torturarmi. Aveva un piano preciso quello, che mise in atto appena capì che non mi sarei arreso tanto facilmente: fece raccogliere il più possibile di abitanti della città e uno alla volta li portò davanti a me. La prima vittima fu un giovane di vent’anni appena. Saprei descrivertelo ancora con precisione, anche se sono passati anni: il viso era dai lineamenti delicati, la pelle rosea e gli occhi blu scuro che spiccavano sul suo viso. I capelli neri e corti che incorniciavano il tutto. Quel mostro me lo ha mostrato e mi ha detto: “Visto che sei così sicuro di riuscire a resistermi, vediamo quanto resisterai a loro.”. E da lì è cominciato l’inferno. Ha preso il ragazzo e, dopo averlo immobilizzato, ha iniziato lentamente a scuoiarlo davanti ai miei occhi, tenuti aperti a forza da dei mutaforma.” racconta strozzando un singhiozzo, mentre io impallidisco inorridita da tanta crudeltà.
“Ha resistito alla tortura senza un lamento… dopo mezz’ora morì dissanguato senza versare neanche un gemito. Everett mi guardò con aria di sfida e urlò: “Un altro!”, seguito da i pianti di una donna portata all’interno della stanza da alcuni mutaforma. E’ andato avanti per ore inventandosi le tecniche più raffinate per ucciderli davanti ai miei occhi sempre più inorriditi e stanchi di quell’inutile carneficina. Ad alcuni venivano prese braccia e gambe dai mutaforma che tirando in direzione opposta le estremità li uccidevano squarciandoli; ad altri venivano tagliate le articolazioni oppure Everett li faceva mordere da animali velenosi o li costringeva ad ingoiare piante allucinogene… è stato… non esistono parole per descrivere la sofferenza di quelle povere anime che ho condotto alla morte…” biascica girando per la stanza.
La testa mi gira e sento salire la nausea. Barcollo fino alla finestra, aprendola e cercando invano di respirare… ho schifo di Everett e ho paura di sapere dove andrà a parare Winloas.
“Gli ho dato del filo da torcere, ma la mia forza di volontà non è bastata. Dopo un pomeriggio passato a tortura tutti quegli innocenti, decise di giocare il tutto e per tutto. Fece trascinare all’interno della stanza mia moglie. Lei mi urlò di non rivelargli niente ed Everett le disse con tono suadente: “Una dona combattiva vedo… allora per te dovrò usare un trattamento speciale.”, prima di schioccare le dita e chiamare i mutaforma. Dopo pochi minuti rientrarono con alcune carogne e, capendo che intenzioni avesse, urlai che avrei rivelato tutto, di risparmiar mia moglie, di uccidermi se proprio voleva, ma di non toccar lei…” fa una pausa che sembra durare secoli. Fuori rimbombano già dei tuoni e io mi sono girata per guardarlo negli occhi.
“Tu… cosa hai fatto?” sussurro pensando di non aver sentito bene.
“Non mi ha ascoltato.” continua invece lui tra le lacrime, ignorando la mia domanda. “Gli urlato tutto quello che sapevo, ma lui l’ha uccisa lo stesso. Non voglio raccontarti come... sono morto anch’io nel vederla crollare a terra con una bava giallognola alla bocca e gli occhi scuri sbarrati dal terrore. Everett mi ha lasciato agonizzante nella stanza, caduto a terra per i sensi di colpa e per la perdita del mio amore. Quando il Consiglio mi ritrovò poche ore dopo mi disse che non avrei potuto far diversamente, che nessuno di loro sarebbe riuscito a sopportare una prova così ardua… non capivano e non capiscono… qualche giorno dopo venni a sapere della morte di tuo padre.” conclude osservando cupo le fiamme.
“Li hai traditi…” bisbiglio incredula, cercando di trattenere le lacrime.
“Sai qual è la parte più terribile Nives? Li tradirei di nuovo. Se potessi tornare indietro rifarei esattamente le stesse cose, anzi, urlerei anche più forte ad Everett pur di vedere mia moglie salva. Li tradirei mille volte ancora… sono un mostro…” singhiozza crollando a terra davanti al camino.
“Sì, lo sei.” sussurro uscendo dalla stanza e sentendo rincorrermi per i corridoi i suoi gemiti che mi perforano le orecchie.
Corro fuori all’aperto, sotto la pioggia che ormai ha iniziato a battere copiosamente a terra, mischiando le mie lacrime alle gocce scure che cadono dal cielo. E urlo. Urlo fino a sentirmi svuotata dentro.
E intanto la pioggia continua a cadere.
 
 
Sono passate delle ore, credo, prima che uscissimo finalmente alla luce del sole.
Misty barcolla leggermente e io non sento più le gambe.
“Signori!” esclama lei puntando faticosamente i piedi e costringendo la pattuglia a fermarsi.
Noto la sua calma quasi paurosa nel pronunciare quell’unica parola.
“Vi chiedo gentilmente di liberarci, altrimenti sarò costretta a fare un qualcosa che odio con tutta me stessa.” dice apparentemente tranquillissima, mentre io mi sporgo ad osservare le sue mani.
Nere. Sono completamente coperte di segni neri.
Questi sghignazzano fino a farsi venire le lacrime agli occhi e poi il loro capo, avvicinandosi a Misty, le domanda cercando di contenere il riso: “E cosa vorresti mai farci?”
Mi accuccio a terra sperando di non venir travolto da qualsiasi cosa abbia fatto scappare la Dikmant e aspetto.
Sento i Cirment urlare sorpresi e, esattamente nell’attimo in cui affosso la testa tra le spalle, passare sopra di me un qualcosa di potente, ma leggero come una folata di vento.
Mi rialzo barcollando e vedo buttati a terra i nostri carcerieri, mentre Misty sviene per lo sforzo. Taglio velocemnte le corde che mi legano le mani con una psada che hanno lasciato cadere e la raggiungo per soccorrerla, mentre i primi Cirment si rialzano cercando di capire cosa mai li abbia stesi con così tanta potenza.
“Misty, riprenditi ti prego…” le sussurro in un orecchio vedendoli avanzare ancora storditi verso di noi.
Lei apre gli occhi neri e mi guarda stravolta.
“Ti prego… dobbiamo correre via di qui.” le dico mettendola in piedi.
Ma, essendo ancora troppo debole, casca nuovamente a terra.
Lentamente quelli circondano, osservandoci minacciosi.
“Credo che Cain non si dispiacerà se uno dei due prigionieri sfortunatamente si è ucciso dalla disperazione…” mormora il capo puntando un coltello alla mia gola.
“E che l’altra, purtroppo, ha avuto alcuni problemi nel passaggio e quindi siamo stati costretti a tagliarle le mani…” continua mentre uno dei suoi afferra Misty.
Mi preparo al peggio, chiudendo gli occhi e sperando che non sia troppo doloroso, mentre il Cirment preme la lama sul mio collo.
Nel buio delle mie palpebre sento una voce di vecchia urlare imperiosa, salvandoci dall'inevitabile:“Non toccate l’umano e la strega!”


Angolo Autrice: 

Sono tornata per sparire. Non male vero?
Questo è l'ultimo aggiornamento prima della mia partenza (due settimane in Inghilterra e poi in montagna fino a fine Agosto)... accidenti a me e ai troppi compiti che mi hanno dato! Sono stata fino ad adesso a fare matematica D:
Ma mi chiedo: i professori sanno il significato della parola vacanza o lo ignorano completamente?
Ok, tralasciando quest'inutile sfogo, sarà meglio parlare del capitolo.
Prima di tutto, vi piace?
La parte della confessione di Winloas l'ho iniziata a pensare mesi fa (tipo a Gennaio o giù di lì) e sinceramente non pensavo che sarebbe uscita così... ho dovuto alzare il rating della storia da giallo ad arancione. Comunque mi piace.
Invece il pezzo di Misty e Taron è leggermente... bha... non mi soddisfa molto, sopratutto la fine. 
Vabbè, signori e signori, è arrivato il momento dei ringraziamenti: 

Nelith
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ladyselena15 

LysL_97
 

Vi amo tutti!
Quando mi sono accorta che eravate in quattordici mi si è quasi spaccata la mascella!
Ok, basta sparare cose a caso (per quanto sia stata momentaneamente presa da un attacco di dolcezza non mio) xD
Buone vacanze a tutti!
Ci si rivede a Settembre ;)

BekySmile97

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Capitolo 14
*** XIII: Il sapore della verità ***


XIII: Il sapore della verità

 
La pioggia cade, batte sulla mia testa senza pietà, soffocandomi e serrandomi la gola in un pianto che continua a scuotere tutto il mio corpo.
Gli occhi mi bruciano e le palpebre iniziano a farsi pesanti, mentre la testa ciondola quasi senza vita sul mio petto che si alza e si abbassa ancora nella vana ricerca d’aria.
Senza sapere cosa fare, vago senza meta nella città piangendo e strillando, mentre la testa mi gira vorticosamente e la pioggia mi entra nelle ossa, ripulendomi l’animo pieno di immagini e ricordi non miei.
Non riesco più a trovare un pensiero razionale o completamente mio.
Ho bisogno di qualcuno che mi capisca, che mi consoli, che mi dica che va tutto bene.
Ho bisogno di Taron.
Nel fiume di parole sconnesse che urlo compare anche il suo nome, una piccola ancora di salvezza che evita il disastro.
Chiudo gli occhi e mi tappo la bocca, assaporando tutti i ricordi che ho di lui e sognando il sole nascosto dalle nuvole della tempesta e il tepore dei suoi raggi sulla mia pelle.
Rimango impalata in mezzo alla strada aggrappandomi a ricordi e sogni come se fossero l’unica cosa capace di salvarmi in questo momento.
Quando finalmente riesco a muovermi i vestiti sono completamente appiccicati alla mia pelle e ho freddo, molto freddo, ma almeno so dove andare.
In pochi minuti raggiungo il capanno di Zensray ed apro la spessa porta di pietra, mentre uno scroscio di fulmini e tuoni si scatena all’esterno, seguito dal ruggito potente del mio drago e da uno sbuffo si fuoco che illumina per qualche secondo, come un fulmine, il casotto.
In un attimo sono accanto a lui e gli accarezzo il muso mentre i suoi sbuffi mi asciugano un poco i vestiti; avvicinandomi al suo orecchio gli sussurro: “Zensray, è ora di andarsene.” e mi arrampico velocemente sul suo dorso.
Lui esce lentamente fuori all'aria aperta sotto la pioggia che non ha ancora cessato di battere e, con estrema calma, sbatte le ali e si solleva in volo nella tempesta, una saetta nera su un sottofondo di fulmini e tuoni.
Sale, sale e sale.
Sempre più su, sfidando la tempesta e portandomi in salvo da tutti questi orrori.
Supera la spessa coltre di nubi battendo vigorosamente le sue enormi ali, mostrandomi finalmente il sole splendere e spandere dolcemente i suoi raggi sopra il bianco delle nuvole. L'aria frizzante mi scompiglia i capelli rossicci e i miei abiti, di nuovo fradici, incominciano nuovamente ad asciugarsi e scaldarmi.
Sorrido alla vista di questa meraviglia mentre le lacrime partono a scendere copiose, forse per l’emozione di trovarmi finalmente in un posto dove non potrebbe accadermi niente di male. 
Zensray, intanto, lancia il suo caratteristico grido che infiamma l'aria circostante e mi mostra dove ha intenzione di portarmi: al confine tra Hydrus e l'Oltre.
“Perché?” gli domando mentre lui continua a puntare verso la catena montuosa che ci nasconde l'Oltre, un mondo popolato da chissà quali creature, probabilmente non ancora pronto per essere scoperto da noi.
Come risposta ricevo una sfilza di immagini, ritraenti una donna con i capelli rossicci, gli occhi turchesi e la pelle nivea, che mi riempiono la testa con un soffondo di voci diverse che compongono una semplice frase: "Perché sei pronta per sapere cosa sei."
Accarezzo il suo manto squamoso con affetto mentre lui mi porta finalmente in un posto sicuro: a casa, a casa di mia madre.
“Grazie...” sussurro piena di gratitudine appisolandomi al sicuro tra le scaglie morbide alla base del suo enorme collo, mentre il sole inizia a calare sotto le nuvole e compaiono le prime timide stelle.
Sto tornando casa.
 
 
Apro gli occhi sentendo svanire poco a poco la pressione del coltello sul mio collo. 
Mi alzo lentamente tastandomi il corpo come per paura di aver perso qualche pezzo e intanto Misty zoppica fino a raggiungermi e, aggrappandosi al mio braccio, si nasconde dietro di me.
Nel frattempo la vecchia strilla ancora un qualcosa di indefinito ai Cirment, prima di avvicinarsi a noi e dirci: “Miei cari ragazzi, scusate questi zotici: sanno solo uccidere e torturare la gente…” prima di aggiungere sottovoce: “Tipico comportamento da Cirment…”
La guardo con una faccia interrogativa e lei, facendo un gesto con la sua mano piena di anelli come per dirci che non era importante la sua ultima affermazione, riprende: “Comunque quando Cain verrà a sapere cosa stavano per fare allora si pentiranno amaramente della loro natura così selvaggia...”
I Cirment, intanto, si allontanano da noi e dalla piccola donna che ci osserva e ci rassicura come se fossimo delle piccole creature rarissime da non farsi sfuggire. La sua pelle scura e rugosa, i capelli bianchissimi, gli occhi grigi che saettano senza sosta da una parte all’altra e i segni azzurri dipinti sulla sua pelle la fanno sembrare una qualche maga uscita da dei racconti popolari.
Quando crede di averci rassicurato a sufficienza il suo volto si apre in un enorme sorriso prima di dirci: “Perfetto miei cari, io sono Calypso. Immagino che abbiate fame, o mi sbaglio?”
La mia pancia, come risposta, inizia a fare dei versi particolarmente eloquenti, mentre Misty biascica un sì e si siede a terra ormai sfinita.
“Cosi!” urla riferendosi ai Cirment. “Portate un po’ di legna e qualcosa da mangiare che questi poveretti stanno letteralmente morendo di fame!” aggiunge gesticolando da ogni parte.
La ringrazio e mi siedo a terra, cercando di capire cosa mi sembra di aver lasciato indietro.
“Un momento… e il mio cavallo che fine ha fatto?” esclamo ricordandomi dell'animale e di tutte le magre provviste che erano rimaste sopra.
I Cirment iniziano a ridere e mi gettano davanti una catasta di legna, accendendola e mettendo a cuocere la carcassa di quello che credo fosse stato il mio cavallo.
“Ah… capisco.” borbotto guardando Misty stesa a terra, mentre i segni sulle sue mani spariscono poco a poco.
“Mia cara, non avevo mai visto una strega che potesse mettere così tanta potenza in un solo incantesimo. Ti faccio i miei complimenti.” dice Calypso sorridendo e scrutando le mani di Misty con evidente curiosità.
“Ma, cosa intendete esattamente per “strega”?” le domando  cercando di richiamare alla mia mente tutto quello che so sulla magia.
“Per “strega” intendo una ragazza che riesce a dominare degli elementi oppure che è capace di modificare l’ambiente intorno a se solo con la forza dei suoi pensieri e della sua anima. E soprattutto intendo una ragazza capace di salvare un ragazzetto troppo pauroso per combattere.” dice facendomi arrossire fino alla punta delle orecchie al ricordo della scena di qualche minuto fa.
Intanto i Cirment hanno montato il campo e il sole ha iniziato la sua lenta discesa.
“Non sono una strega…” protesta debolmente Misty, scatenando una grossa risata in Calypso che scuotendo la testa le ribatte: “No mia cara, lo sei eccome. Fai anche tu parte di una delle razze più odiate da Everett e il suo seguito.”
“Odiate da Everett?” chiedo curioso di saper qualcosa in più sul nostro sovrano.
“Certo mio caro. Ah, a proposito, come vi chiamate?” domanda cambiando discorso per un attimo.
“Io sono Taron e lei è Misty.” dico guardando il viso dell’arzilla vecchietta illuminarsi.
“Ah, tu sei il figlio del governatore dell’ultima città che Everett ha invaso… mi spiace per l’accaduto.” dice prima di riprendere il suo discorso di prima: “Comunque stavo dicendo che Everett odia qualsiasi persona possa spodestarlo dal suo trono, quindi lui considera maghi, streghe ed ibridi dei temibili avversari. Appena salito al potere ordinò che questi fossero cacciati dalle sue città e che non osassero metterci più piede… ma come ben saprai Classem ospita il più importante quartiere magico di tutta la regione.”
Balbetto un “no” mentre Misty, di colpo ripresasi, inizia a parlare del quartiere magico e di tutto quello che sa riguardo a quel argomento con Calypso scuote la testa in segno di approvazione e inizia a discutere allegramente con lei.
Alzando gli occhi al cielo vado ad aiutare i Cirment, mentre la vecchia e la ragazza continuano a parlottare contente.
 
Finito di mangiare mi stendo a guardare le stelle e vendo rimproverato subito dalla vecchietta che mi dice: “Sei già stanco caro? Certo che ormai i ragazzi sono tutti dei mollaccioni…”
Lasciandola borbottare per i fatti suoi, con Misty sdraiata di fianco a me che tiene la sua testa appoggiata sul mio petto, inizio a pensare al più e al meno.
Ripenso a Nives e a quello che era successo tra noi, mi chiedo cosa stia facendo e intanto nella mia testa continua a frullare senza sosta il nome “Calypso” che, non capisco come, mi ricorda qualcosa… qualcosa di importante.
“Calypso…” sussurro chiamandola.
“Dimmi caro.” dice alzandosi dal suo giaciglio vicino al fuoco ed avvicinandosi.
“Il tuo nome mi ricorda qualcosa… sei una Corals vero?” le domando continuando a pensare.
“Ovvio che sono una Corals!” esclama prima di domandarmi: “Altrimenti cosa stanno a significare questi simboli?” mentre con un gesto teatrale si indica tutti le righe azzurre sparse sul corpo.
“Giustamente…” borbotto rimuginando sul suo nome.
“Mah… i ragazzi ai miei tempi erano decisamente più svegli e svelti.” brontola nuovamente, alzandosi e tornando vicino al fuoco.
Chiudo per un attimo gli occhi cercando di sciogliere l’ingarbugliamento dei miei pensieri e le chiedo ancora: “Sei un’amica di Cain?”
“Sono la sua amica più fidata e non è una cosa da poco.” risponde mentre i suoi occhi brillano nel buio come quelli di una gatta.
“Sei la regina dei Corals…” sussurro capendo di colpo chi mi ritrovo davanti.
“Allora sei più sveglio di quel che pensavo, mio caro. Ti consiglio di dormire e di non svegliare la tua amica… domani dovrà dare a fondo a tutti i suoi poteri se vogliamo arrivare a Saat il prima possibile. Non sono posti sicuri questi…” mormora stendendosi a terra.
Osservo ancora per un attimo il cielo stellato, prima di chiudere gli occhi e crollare in un mondo popolato da Nives e tutti i ricordi che ho di noi.
 
 
Apro gli occhi di scatto sentendo delle voci concitate che parlano sotto Zensray.
Mi appiattisco sul suo dorso, mentre queste aumentano d’intensità dicendo qualcosa di incomprensibile.
E poi li vedo.
Creature diafane con grandi occhi e capelli dei colori più svariati.
Elfi.
Quello che sembra il capo, un vecchio dagli occhi neri e una lunghissima barba violacea che gli incornicia la testa pelata, si avvicina a me e, con voce rotta dall’emozione, mi dice: “Nymph…”
Scuoto la testa e gli sussurro: “Non sono Nymph… sono sua figlia…”
Lui mi guarda spaesato per un attimo, cercando di capire cosa gli avessi detto e dopo un momento, accorgendosi del suo errore, scoppia in singhiozzi abbracciandomi e urlando parole che non comprendo.
E rimango lì, abbracciata all’unico familiare che mi sia rimasto, piangendo con lui, fin a quando non crolliamo addormentati entrambi sulla nuda terra.


Angolo Autrice:

Buonsalve a tutti!
Sono finalmente tornata... per sparire.
Prima di inizire a tirarmi addosso ogni cosa che trovate a portata di mano, lasciatemi almeno spiegare: stando traslocando, non so bene quando, dove e come riuscirò ad aggiornare... i miei genitori stanno pensando di buttar via il mio caro computer del 2006 e quindi sto lottando per salvarlo.
Se tutto va bene dovrei riuscire ad aggiornare tra un mese, o almeno farmi sentire in qualche modo.
Tralasciando tutte queste cose "burocratiche", cosa ne pensate del capitolo?
Nives piange più o meno sempre e questa cosa non mi piace... comunque il resto non mi sembra male; l'ho scritto facilmente, quindi mi sembra una buona cosa, almeno spero.
Ah, ho un'altra domanda, abbastanza stupida, ma devo farvela: i draghi hanno le orecchie?
Vabbè, è arrivato il momento di ringraziarvi:
Nelith       _HeartDrum_
Naitmers       Sasha29               
Secretly_S        TsukiKozui             
giada1999        nike97                   
pIkKoLa_Emo         cate394rina                
Angelita 00         ladyselena15         
LysL_97          kaliko99           
Arya373         Daphne7           
GaiMe95         Ninriel               
 
Eccole qui le mie superstar!
Ci ho impeigato un bel po' a mettervi su due colonne (che mi sono venute anche abbastanza storte) e a vedere se c'eravate tutti.
Dovrò iniziare a scrivere i nick in ordine alfabetico... 
Comunque, direi che ho detto/fatto tutto!
Incredibile... devo già tornare a fare geometria... domani torno a scuola e non ho ancora finito i compiti, non male vero?
Vabbè, ci sentiamo al prossimo aggiornamento :D

BekySmile97

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