di WarHamster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 武士道 ***
Capitolo 2: *** 一. 義 ***
Capitolo 3: *** 二. 勇 ***
Capitolo 4: *** 三. 仁 ***
Capitolo 5: *** 四. 礼 ***
Capitolo 6: *** 五. 誠 ***
Capitolo 7: *** 六. 名誉 ***
Capitolo 8: *** 七. 忠義 ***
Capitolo 9: *** 自害 ***



Capitolo 1
*** 武士道 ***



Guerriero
 

 
夏草や
兵どもが
夢の跡

松尾芭蕉

Erba estiva
per molti guerrieri
la fine dei sogni.

 
 
 

武士道 La via del guerriero
 

Il cielo notturno aveva sempre una sfumatura di viola a febbraio, sua sorella diceva fosse il riflesso dei fiori di sakura sulle nubi.
Yuuki non aveva mai amato la fioritura, e non sapeva nemmeno perché.

Sora era partito in sella al suo cavallo, con la sua bella armatura, sotto i fiori di ciliegio, fiero e glorioso come un drago. Immenso, come il cielo.
Quel cielo sfumato di viola, sfumato di sangue.

Sora l’aveva salutata nel loro splendido giardino. Sul viale aveva cavalcato Murakami-dono.
Era partito, perché un samurai segue sempre il bushidō, la via del guerriero.
E lei, una moglie, che via avrebbe dovuto seguire?



NdA:

L’ideogramma che fa da titolo (Tsuwamono) significa guerriero ed è uno degli ideogrammi utilizzati per indicare i samurai. Questo kanji è stato reso celebre da un haiku del maestro Matsuo Bashō (che ho riportato sotto il titolo) e che parla appunto della morte in battaglia (sull’erba estiva).
Vi sono diversi termini e situazioni in queste drabble che necessitano di una spiegazione, a partire dai titoli.
Il primo titolo (tradotto con “la via del guerriero”) è il bushidō, il codice dei samurai, il cammino che devono seguire e su cui possono sempre fare affidamento qualsiasi situazione si trovino dinnanzi; ciò che mi sono chiesta è quale via debba seguire una donna separata dal suo unico amore e per questo ho deciso di farla comportare esattamente all’inverso di come dovrebbe un samurai, questo perché Yuuki è una donna senza nulla di speciale, una donna piuttosto debole.
Il nome Sora significa cielo mentre Murakami è un cognome tipico di dignitari e samurai e “dono” è il suffisso a loro attribuito. Il nome Yuuki contiene i kanji yuu (gentilezza/distante, tranquillo) e ki (Speranza/splendore/vita), ho scelto questo nome per dare un’idea di come dovesse essere Yuuki prima della partenza di Sora.

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Capitolo 2
*** 一. 義 ***


一.  義 Onestà e giustizia


Yuuki lasciò che il pettine ornato di perle le venisse appuntato fra i capelli, fissava distrattamente la sua immagine nel piatto d’oro che le faceva da specchio.
«È storto» pronunciò imperiosa, «Le chiedo perdono, Yuuki-gozen» le mani tremanti della servetta si muovevano fra i suoi capelli per riparare all'errore.

Era perfetto, lo sapeva bene, eppure si sentiva pervasa di quella crudeltà che attanaglia il malato che non conosce cura.
Si chiedeva, notte e giorno, perché un’umile serva dovesse essere più felice di lei.

Si alzò sdegnosa «Non avrai mai più bisogno del mio perdono».

Distolse lo sguardo dal suo riflesso. Era onesta e giusta, prima di divenire sofferente.




NdA:
Il secondo titolo (onestà e giustizia) è il primo punto del bushidō, Gi, inteso soprattutto come onestà nel rapporto con gli altri e come perfetta capacità di distinguere bene e male.
La protagonista non ha un cognome poiché le donne dell’epoca, anche se mogli di bushi (ufficiali samurai) non avevano diritto ad un cognome, ma solo ad un suffisso a seconda della casta di appartenenza, in questo caso “gozen”.

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Capitolo 3
*** 二. 勇 ***


二. 勇 Eroico coraggio


Sora era partito da tre settimane, tre settimane in cui Yuuki non aveva fatto altro che lasciarsi annebbiare la mente dal dolore e dall’abbandono.
Nessuno poteva avvicinarla, il suo ordine era stato perentorio, soltanto Kojuro aveva il permesso di restarle accanto. Non sapeva nemmeno lei perché avesse allontanato tutti, non è che restare sola la facesse sentire meglio.
Forse non voleva guardare negli occhi i suoi servitori, aveva paura di incontrare i loro sguardi preoccupati.

Aveva respinto anche la visita della madre del suo sposo; non aveva il coraggio di affrontare chi avrebbe potuto capirla, come poteva? Sarebbe stato come scrutare nella sua stessa mente.



NdA:

Il terzo titolo (eroico coraggio) è il secondo principio, Yu, recita testualmente “nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere”.
Il nome Kojuro è una citazione di “Sengoku Basara” in cui Kojuro è il più fedele dei servitori di Masamune Date (storico condottiero).

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Capitolo 4
*** 三. 仁 ***


三. 仁 Compassione

Kojuro l’aveva convinta a lasciare il palazzo, diceva che sarebbe stata meglio, Sora si fidava di lui e Yuuki gli diede ascolto.
Passarono accanto ad un’anziana venditrice di fiori, le sue ceste traboccavano di ciclamini, sui gambi grassocci si appoggiavano le corolle capovolte, rosa come l’obi di Yuuki.

La vecchia strinse gli occhi bianchi al suo passaggio.
Lei la guardò per un istante, Sora l’avrebbe fatta portare a palazzo, affinché avesse una morte dignitosa, ma fu solo il pensiero di un istante, gli occhi di Yuuki erano ancor più cechi di quelli della venditrice.

La sua compassione era una sottile invidia, quanto avrebbe voluto lasciarsi morire nel profumo del ciclamini.



NdA:

Il quarto titolo è il terzo principio, Jin (compassione), un samurai deve sempre aiutare i più deboli e porre la sua forza al servizio del bene comune.
L’obi è la fascia che stringe in vita il kimono.

 

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Capitolo 5
*** 四. 礼 ***


四. 礼 Gentile cortesia


Venne anche il fratello del suo sposo, per portarle sostegno, e venne con le sue stoffe variopinte e i ricami sfarzosi.
Yuuki restò seduta in disparte mentre Kojuro lo accoglieva. Non versò il te, non suonò il koto, non chinò nemmeno il capo per ringraziare dei suoi regali.
Doni inutili che non lenivano la sua sofferenza, i suoi occhi non gioivano più di alcun colore.

A Yuuki non importava di chinare il capo e versare il te. Non aveva memoria delle buone maniere, soltanto del volto sorridente di Sora, mentre chiunque avesse intorno tentava inutilmente di rassicurarla.



NdA:

Ecco il quinto titolo, ovvero il quarto principio, Rei (gentile cortesia), un samurai deve portare sempre rispetto a chi ha di fronte.
Il koto è uno strumento tradizionale giapponese.

 

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Capitolo 6
*** 五. 誠 ***


五. 誠 Completa sincerità


Passarono tre mesi, e dal campo di battaglia non giunse alcuna notizia. Viveva la sua vita nell’ombra, rifiutandosi di far entrar luce nelle sue stanze e di uscire nel giardino.
Restava al buio, il più delle volte abbandonata sul letto, con gli occhi serrati così forte da farle dolere la testa, così forte da illuminare il nero oltre le sue palpebre.

Si diceva che presto sarebbe finita, che Sora sarebbe tornato.
Non sapeva più a chi mentiva, se a Kojuro, alla servitù o semplicemente a se stessa.

Tutto diventava più dolce nella luce bianca della menzogna.



NdA:

Il sesto titolo (completa sincerità) è il quinto principio, Shin, tanto le azioni quanto i pensieri e le parole di un samurai devono essere sincere.

 

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Capitolo 7
*** 六. 名誉 ***


六. 名誉 Onore

Sua madre amava ripetere quanto fosse suo compito portare onore alla casa di Murakami-dono.
Splendore, ricchezza, grazia quando c’era spazio solo per il fuoco del dolore.

Yuuki fissava il prezioso kimono ricamato con fiori di loto che avrebbe dovuto indossare e sentiva il petto stringersi come se non potesse più respirare.
Avrebbe dovuto uscire, camminare fra la mogli dei damyo, pasciuti signorotti che non sapevano nemmeno quale fosse il colore di un campo di battaglia. Avrebbe dovuto ascoltare i loro discorsi vuoti e avrebbe dovuto sorridere.

Sarebbe stato scortese non presentarsi.
Tutto quell’onore la bruciava come un fuoco gelido. Macchiò il kimono d’inchiostro e si rifugiò nelle sue stanze.




NdA:

Il sesto titolo (completa sincerità) è il quinto principio, Shin, tanto le azioni quanto i pensieri e le parole di un samurai devono essere sincere.
 

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Capitolo 8
*** 七. 忠義 ***


七. 忠義 Dovere e lealtà


Arrivò infine una spada, aveva sull’elsa un gemma rossa, per ricordargli delle sue labbra, e due gemme nere, perché i suoi occhi lo placassero.
Yuuki la accettò in silenzio.

Si sentì come se non ci fosse più nulla a cui mentire, come se il dolore avesse corrotto ogni sua singola fibra, come se la sofferenza avesse dissipato la lealtà.

Caddero sull’erba estiva tiepida di sole, lei e Kojuro.
Calda e odorosa come il suo animo corrotto.
Forse entrambi feriti, forse entrambi consumati.
Caddero gli yukata e la spada, insieme alla sua ultima speranza.

E dimenticò il giorno in cui aveva giurato lealtà e fedeltà a Sora Murakami.





NdA:
Il settimo principio, Shugi (dovere e lealtà), impone al samurai di essere fedele alle sue scelte.
Le gemme incastonate sulla spada sono una citazione da “Painted Skin: The Resurrection” in cui la principessa incastonava pietre preziose nel suo pugnale ad ogni nevicata in ricordo dell’amato.
lo yukata è la versione estiva e informale del kimono.

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Capitolo 9
*** 自害 ***


自害


Arrivò infine il suo amato.
Il suo fu un pianto straziato, di bestia, di una moglie senza più una via da seguire.
E come una bestia voleva morire, come il lupo senza più compagno, che vaga solo, in cerca della fine.

Guardò il loro talamo, guardò il loro giardino e sentì come se non le appartenessero più.

Si ritirò nella stanza che era stata di Sora; bestie mostruose dipinte sulla carta di riso.
S’inginocchiò con la porta alle spalle, legando le gambe affinché restassero unite, per dignità.

Sollevò la spada, tre gemme a specchio del suo viso.
Un rivolo rosso sulla lama mentre si piegava come un giunco al vento.

 
 
蝶とぶや此世に望みないやうに
小林 一茶
La farfalla vola
senza alcun desiderio
in questo mondo.


 


NdA:
L’haiku citato è del maestro Kobayashi Issa.
Per finire, il gesto di Yuuki non è un semplice suicidio, si tratta del rituale Jigai (con qualche variazione di cui spiegherò il motivo). Lo Jigai è il corrispettivo femminile del Seppuku (il suicidio tramite squarcio del ventre operato dai samurai), ma a differenza di quest’ultimo si svolge utilizzando un coltello tantō o kainen che veniva sovente nascosto sotto l’obi. La donna si inginocchiava in una stanza vuota dando le spalle alla porta e si recideva la vena giugulare, prima di ciò si legava insieme le gambe, così che la posizione del corpo non risultasse disordinata a causa delle convulsioni ante-mortem. Solitamente lo Jigai veniva operato per sfuggire alla conquista dei nemici (e quindi allo stupro) in questo caso però le motivazioni di Yuuki sono ben diverse, Sora è morto ma non vi è alcuna avvisaglia che il suo palazzo possa essere attaccato, quindi il suo suicidio è unicamente per porre fine alle sofferenze dovute alla perdita del marito, per questo invece del coltello utilizza la sua spada, proprio per sottolineare come il suo gesto sia dovuto unicamente alla perdita di Sora. Inoltre, la scelta di questo tipo di suicidio, che preserva la dignità, indica anche come lei voglia lasciare una buona immagine di sé, dopo averla distrutta nei mesi precedenti; è come se volesse lavare via il tradimento e i comportamenti disonorevoli con una morte dignitosa nonostante sia accompagnata da una grande disperazione.
In questa serie di drabble ho voluto concentrarmi non tanto sul samurai, quanto sulla moglie, colei che rimane nella magione e deve portare il peso della lontananza del marito. Ho notato che nei film e nei libri in cui compare una figura femminile di questo tipo (la moglie di un samurai partito in guerra) esse si dividono in due categorie: quelle il cui matrimonio combinato non presentava la benché minima traccia di amore e che quindi vivono tranquille e serene lo stesso (al massimo un po’ scocciate perché si ritrovano ad amministrare tutto da sole) e quelle che, pur amando il proprio compagno, preservano un contegno e una fermezza che, a parer mio, a volte sono fin troppo innaturali; saranno anche donne giapponesi del periodo Edo/Meiji, abituate sin da bambine a far fronte a qualsiasi situazione, cresciute con il pallino della grazia e dell’incorruttibilità della figura femminile, ma c’è un limite a tutto.
In questa serie di drabble ho voluto parlare di una donna che si abbandona alla sofferenza, una donna che amava così tanto il suo compagno da non trovare più alcun significato nel voler mantenere una facciata decorosa e che per lenire il suo dolore incolmabile si spingere a compiere gesti a cui normalmente non avrebbe nemmeno pensato.

Ringrazio chiunque abbia letto questa raccolta, spero vi sia piaciuta.

MaelstromDawn



 

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