EPISODIO 0 - Ricominciare a Vivere (VERSIONE ABBANDONATA)

di HikariMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti! Come promesso ecco la continuazione della mia One-Shot. ^-^ Cercherò di non dilungarmi troppo, ma ci sono alcune cose che devo necessariamente dire. Prima, e più importante, questa storia avevo già cominciato a pubblicarla su un altro sito (Battle Spirits Unofficial Forumfree)... sono sempre io: non è un plagio! E di conseguenza, chi non vuole rovinarsi la sorpresa non vada a guardare. ;) Seconda cosa riguarda come essa è nata. Alla fine di "Battle Spirits Dan il Guerriero Rosso", io e mio fratello  abbiamo sbirciato la trama di Brave (sì, lo so non si deve fare...) e siamo rimasti scioccati dalla conclusione. E così ci siamo detti: perchè non creiamo noi un altro finale? Risultato? Quello che è nato come un gioco, è diventato un progetto ambizioso: sviluppare tanti episodi quanti quelli di una serie per cambiare tutte quelle cose che ci avevano lasciato l'amaro in bocca. Questo episodio è solo il primo, dunque, di una (si spera) lunga serie. Quindi, terza e ultima premessa: a sviluppare le trame di questi episodi sono state dunque due teste (quella di mio fratello e la mia), a scriverle materialmente sono le mie mani e per quanto riguarda la creazione dei duelli (se no che Battle Spirits è?) il merito va tutto a mio fratello. Con questo concludo.  Ah, un'ultima cosa... in questo episodio non ci sarà ancora Gran RoRo, ma forse l'avevate capito: si chiama "Episodio 0" proprio perchè sistema alcune cose che saranno poi fondamentali per dare il via alla storia. Ho detto proprio tutto. Solo un'ultima cosa: buona lettura! ^-^ HikariMoon

Capitolo 1

Il cielo era terso e limpido. La volta azzurra del cielo di fine estate era velata soltanto da poche nuvole bianche e sfilacciate che pigramente la solcavano. Gli alberi, seppur ancora verdi e pieni di foglie, iniziavano a tradire il sempre più vicino arrivo dell’autunno e qualche foglia ingiallita prematuramente si staccava delicata dai rami e, fluttuando come in una danza, si posava silenziosa sui sentierini in pietra ben curati del cimitero. Esso, se non fosse stato per le lapidi marmoree perfettamente allineate e per i fiori lasciati accanto agli incensi accesi, le cui volute di fumo creavano arabeschi contro l’azzurro, non sarebbe neppure parso tale. In quella giornata quasi autunnale l’aria era fresca e pungente e un leggero venticello proveniente dal mare, che si intravedeva lontano dietro la città, portava con sé su quelle colline il suo odore salmastro e nostalgico che ben si armonizzava con il fruscio delle foglie e l’odore degli incensi. Quel giorno il cimitero era quasi deserto e un’immensa tranquillità pervadeva quel luogo. Soltanto una ragazza era inginocchiata davanti ad una lapide piuttosto recente davanti a cui erano appoggiati un bastoncino d’incenso e un mazzo di fiori formato da rose rosse e garofani rosa inframezzati dai piccoli fiori bianchi del velo di sposa e circondati dai fiori lilla e bluette della pervinca, dei non ti scordar di me e della pulmonaria avvolti infine da una corona bianca e gialla di biancospino e corniolo. L’abito bianco e rosa risaltava e, allo stesso tempo, si confondeva con i colori tenui del posto.

I capelli viola lunghi fino alle sue spalle, trattenuti soltanto da un fermaglio rosa sulla sinistra, venivano mossi dal vento e alcune ciocche le passavano davanti agli occhi. La ragazza, che aveva poco più che sedici anni, però, non sembrava dare loro attenzione e, inginocchiata, fissava con uno sguardo malinconico e triste dei suoi occhi ametista la foto incastonata nella lapide. Essa immortalava il volto di un ragazzo probabilmente della sua età con i capelli rossi e gli occhi marroni che sorrideva con la mano alzata e delle carte in mano. La ragazza sollevò lentamente la mano e dolcemente sfiorò, appena con la punta delle dita, la foto. Un colpo di vento più forte scosse i suoi capelli e una lacrima rigò la sua guancia e scivolò fino ad infrangersi su un’altra foto posta davanti ai fiori, raffigurante la stessa ragazza a braccetto con due ragazzi, di cui uno era il ragazzo con i capelli rossi.

Mai sorrise e con una mano si asciugò la lacrima che scorreva sulla sua guancia. Poi si alzò e il suo sguardo vagò sull’orizzonte del mare lontano fino a quando non tornò a fissare la foto del ragazzo.

“Ci sarebbe tanto bisogno del tuo aiuto Dan.”

La ragazza sorrise perché era convinta che in qualche modo Dan la potesse sentire. Un colpo di vento fece sollevare da terra alcune foglie rosse e arancioni che iniziarono a danzare in aria. Mai le seguì con lo sguardo ed ebbe l’impressione che a pochi passi da lei, dove quelle foglie iniziarono a danzare a spirale per qualche istante, ci fosse Dan. La stava guardando con il suo solito sguardo deciso che quella volta aveva, come altre volte, una sfumatura che lo addolciva. Mai sorrise e tornò a voltarsi verso la lapide, mentre le foglie riiniziarono a correre nel vento e la figura di Dan si dissolse. La ragazza iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli.

“Sai, da quando siamo tornati qui nel nostro tempo io, Hideto e Kenzo ci siamo impegnati di nuovo per far sapere la verità a tutti. Lo dobbiamo a tutti gli abitanti di Gran RoRo, del futuro, a Kajitsu, a Yuuki e a te, Dan. Sono certa che un giorno ci riusciremo. Passo dopo passo, riusciremo a far cambiare questo mondo e così allora Magisa riaprirà i portali. Basterà farlo pian piano. Sono fiduciosa. Però sarebbe bello farlo con te al mio fianco…”

La mano di Mai cercò il ciondolo che portava al collo, un ciondolo dorato con al centro un’ametista.

“Vedrai, sarò all’altezza di tutto quello che tu hai sempre fatto per il bene di tutti. Ora che è arrivato il mio turno, non mi arrenderò. Combatterò anche per te, Dan.”

Mai alzò la testa a guardare il cielo azzurro mentre con la mano sinistra spostava i capelli di lato. Era proprio una bellissima giornata. Mai si voltò e iniziò a camminare lungo i vialetti deserti. Era piacevole tutta quella calma e tranquillità. Quante poche volte aveva potuto godere di quella calma in tutti quegli anni. Mai fece vagare lo sguardo tra le lapidi e le aiuole soffermandosi su un vecchietto che molti metri più in là stava posando un mazzo di fiori davanti ad una di esse. Mai chiuse gli occhi e fece un ampio respiro riempiendosi i polmoni dell’aria fresca. Pensò per un attimo che l’estate stava per finire, presto sarebbe arrivato l’autunno e poi l’inverno. Tutto poteva cambiare, ma le stagioni si sarebbero continuate a susseguire. Mai si fermò e si voltò verso la tomba ormai lontana di Dan. Il vento le scosse i capelli e i vestiti. Con profonda malinconia pensò a quante stagioni sarebbero passate, una dopo l’altra, anche ora che Dan non c’era più. Il tempo continuava a scorrere, le piante a fiorire, il vento a soffiare. Mai sorrise. Il futuro glielo aveva insegnato, anche i periodi più brutti passavano. Sentì una volta di più che un giorno, prima o poi, sarebbero riusciti a far cambiare il mondo.

Dopo un attimo, Mai tornò a voltarsi e i suoi occhi furono attirati da un’altra persona che ora si trovava nel cimitero. Lontano il vecchietto se ne stava andando. C’erano probabilmente solo loro due. Mai guardò con  più attenzione e vide che era una ragazza forse di uno o due anni più grande di lei. Era voltata di schiena, inginocchiata vicino ad una lapide di marmo chiaro. Indossava un bolerino arancione a maniche lunghe sopra un vestito di colore giallo oro. I capelli castano chiaro erano sciolti e le arrivavano un po’ più giù delle spalle. Quando il vento gli muoveva si vedeva un cerchietto arancione che li teneva fermi sulla fronte.

Mai rimase immobile ad osservare la ragazza chiedendosi se la persona, che era venuta a trovare, era una persona importante per lei come per lei era stato Dan. Scorsero alcuni attimi e un soffio di vento scosse i suoi capelli e la sua gonna facendola rabbrividire per un istante. La ragazza alzò una mano per trattenere i capelli che il vento muoveva davanti al suo viso. All’improvviso la ragazza si alzò e Mai si riscosse. Ebbe l’impressione che dicesse qualcosa ma a causa della distanza Mai non sentì le sue parole. Poi la ragazza iniziò ad allontanarsi con passi frettolosi dopo essersi guardata di lato come per vedere che nessuno l’avesse vista. Dopo che la ragazza si era allontanata di una ventina di metri, Mai non riuscì a reprimere la curiosità di vedere quella tomba e si avvicinò lentamente. Si fermò davanti alla lapide e il suo sguardo cercò di nuovo la ragazza, che ormai era diversi vialetti più in là. Poi i suoi occhi si abbassarono e per prima cosa videro il mazzo di fiori posato davanti alla lapide. Era un mazzo di rose bianche avvolto in una leggera carta verde chiaro. Mai provò una strana sensazione di ansia mentre i suoi occhi lentamente salivano a guardare la lapide e per un attimo provò quasi paura di vedere cosa c’era scritto. Su un lato della lapide era cresciuta una piantina di roselline selvatiche di color rosa, i cui fiori iniziavano ad appassire. Al centro c’era la foto di una ragazzina di circa quattordici anni, il cui volto dalla carnagione chiara era circondato da lunghi capelli verde chiaro. Gli occhi rosa chiaro sembravano scrutare chi la guardava come per leggere dentro di lui e un sorriso enigmatico illuminava il suo volto. La voce di Mai, a causa dello stupore, uscì dalla sua bocca in un sussurro.

“Kajitsu… Momose…”

Di scatto si voltò nella direzione in cui la ragazza si era allontanata. Era ancora più lontana di prima. Mai tornò a voltarsi ancora una volta verso la lapide, prima di mettersi a correre verso di lei. Voleva capire. Chi era quella ragazza? Come conosceva Kajitsu? Perché le aveva portato un mazzo di fiori? Doveva sapere. Sentendo i suoi passi di corsa sul selciato, la ragazza, senza voltarsi, aveva affrettato il suo passo. Mai si chiese se avesse qualcosa da nascondere. Se era così, lo avrebbe scoperto. Accelerò e di conseguenza anche la ragazza iniziò a correre. Mai però fu più veloce e riuscì ad afferrarla per un braccio costringendola a fermarsi. La ragazza si voltò quasi spaventata cercando di liberarsi da Mai.

“Lasciami andare! Non ho fatto niente di male! Lasciami o chiamo qualcuno!”

Mai si sorprese a quella reazione e i suoi sospetti aumentarono. Cercando di tranquillizzarla sorrise, ma la ragazza continuava a cercare di sciogliersi dalla mano di Mai per correre verso l’uscita.

“Lasciami andare! Non so chi tu sia, ma lasciami andare!”

“Non voglio farti niente. Voglio solo che tu risponda ad una domanda, poi ti lascio andare. Cosa ci facevi a quella tomba?”

La ragazza non sembrò ascoltarla e la guardò con un misto di rabbia e di paura.

“Quello che fanno tutti! E adesso lasciami andare!”

La ragazza riuscì a liberare il braccio dalla mano di Mai e iniziò a correre. Non riuscì a fare pochi passi che la voce di Mai la fermò.

“Come conoscevi Kajitsu Momose? Avevi conosciuto lei e suo fratello Yuuki? Rispondimi, ti prego!”

La ragazza si voltò con sorpresa e guardò Mai con più attenzione. Mai ne approfittò per avvicinarsi.

“Li conoscevi? Conoscevi i fratelli Momose?”

La ragazza però non rispose e la guardò con vago sguardo indagatore.

“E tu come facevi a conoscerli?”

Mai decise di stare al suo gioco nella speranza di scoprire qualcosa. Voltò lo sguardo di lato e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli.

“Ero una loro amica…”

A quel punto la ragazza la scrutò con ancora più attenzione avvicinando il volto a Mai che la guardò a sua volta un po’ sorpresa.

“Tu sei… tu sei… Mai Viole?”

Una marea di ricordi le passò per la mente sentendo quel nome e si chiese come mai quella ragazza avesse usato proprio quello. Ma non le sembrava una persona pericolosa. Decise di arrischiarsi a confermare.

“Sì, sono io. Ma non mi faccio chiamare così da un sacco di tempo. Ormai ho ripreso il mio vero cognome. Shinomiya.”

La ragazza indietreggiò e, sorridendo felice, congiunse le mani soddisfatta. Sembrava entusiasta.

“Allora sei un Maestro della Luce. Sono così contenta di averti incontrato! O sperato per tanto tempo di poter incontrare uno di voi! Avrei voluto venirvi a cercare, ma non ho mai trovato il coraggio perché temevo sarebbe stato troppo rischioso!”

Mai rimase un po’ interdetta dal fiume di parola della ragazza e da quel repentino cambio di atteggiamento. Senza contare il fatto che era decisamente raro incontrare qualcuno che sognava di incontrare uno dei Maestri della Luce in quel periodo. Non sapeva più se essere sospettosa o incuriosita.

“E come mai volevi incontrare uno di noi? E si può sapere chi sei?”

La ragazza sorrise quasi a volersi scusare e si colpì delicatamente la testa con un pugno quasi a punirsi della mancanza di cortesia.

“Scusami se non mi sono presentata. Mi chiamo Elisabeth. E riguardo a tutto il resto, risponderò ad ogni tua domanda ma non qui.”

Il viso di Elisabeth assunse un’ espressione seria e i suoi occhi azzurri si mossero velocemente a guardarsi attorno, come per essere sicura che non ci fosse nessuno.

“Devi capire, qualcuno qui potrebbe sentirci. Vieni con me. A casa mia staremo più tranquille.”

Elisabeth a quel punto si voltò e iniziò a camminare verso l’uscita mentre Mai era sempre più sorpresa dagli atteggiamenti di quella ragazza. Mai si guardò attorno e non vide nessuno. Cosa c’era di così segreto da non poter parlare in quel posto? Mai venne riscossa dalla voce di Elisabeth che si trovava ormai vicino al cancello e le faceva gesto di sbrigarsi.

“Mai, vieni. Che cosa stai aspettando?”

“Niente, arrivo.”

Mai si affrettò e raggiunse Elisabeth. Aveva deciso di fidarsi di lei. Prima di attraversare il cancello si voltò indietro. La tomba di Dan era lì tra tutte quelle altre. Sorrise e strinse il ciondolo. “A presto Dan.”

Poi Mai attraversò il cancello e vide Elisabeth in attesa sul bordo del marciapiede. Dopo un attimo sorrise e alzò un braccio muovendolo in segno di saluto. Mai guardò nella sua stessa direzione e vide avvicinarsi verso di loro una limosine grigio metallizzato che si fermò davanti a Elisabeth. Dal posto di guida scese un uomo sulla quarantina in divisa che fece un leggero inchino verso Elisabeth.

“Scusi il ritardo, Lady Elisabeth. La signorina accanto a lei è…”

Elisabeth sorrise e prese Mai a braccetto. “È un’amica. È una dei Maestri della Luce, Mai Viole il Guerriero Viola.”

L’uomo sorrise e annuì. “Capisco. Presumo che la signorina Mai verrà alla villa con noi.”

Elisabeth aprì la portiera sorridendogli di rimando, prima di tornare a voltarsi verso di lei.

“Esattamente. Mai sali, arriveremo in pochi minuti a casa mia.”

Mai annuì meccanicamente e salì sulla limosine, imitata subito dopo da Elisabeth. L’uomo, prima di salire sulla macchina, guardò attorno come per controllare che non ci fosse nulla di sospetto. Soddisfatto dal controllo, salì e mise in moto.

La limosine cominciò a seguire la strada che si snodava tra le colline. Il cimitero e la città rimasero dietro ancora di più. Nelle conche si riusciva a vedere il mare azzurro che lontano scintillava. Mai, seduta sul sedile, guardava fuori dal finestrino mentre davanti le passavano i muri delle case, i giardini e i prati. Si continuava a chiedere chi fosse quella ragazza, che cosa avesse a che fare con loro Maestri della Luce e con Yuuki e Kajitsu Momose. Elisabeth era seduta davanti di lei e la guardò per un attimo, indovinando in parte i pensieri di Mai.

“Intanto scusa per la mia reazione di prima. So che ti sembro strana, con tutte queste preoccupazioni o paranoie sul fatto di essere sentita e seguita, ma quando arriveremo a casa mia capirai tutto.”

Mai la guardò. “Immagino che neppure qui puoi rispondermi.”

“Sì, sarebbe meglio. Scusa se faccio tanto la misteriosa, ma non si sa mai chi potrebbe star ad ascoltare. Non è per Kosuke, di lui mi fido ciecamente e poi sa tutto anche lui. Il fatto è che voi Maestri della Luce avete ancora così tante persone che vi odiano e non aspettano altro che voi cerchiate di far sentire più forte la vostra voce per mettervi a tacere. Questo però immagino che tu lo sappia, vero?”

Mai annuì tristemente. Eccome se lo sapeva. Era anche per quello che era andata nel futuro. Per ritrovare in un certo senso se stessa. Prima aveva perso la fiducia in sé, aveva smesso di lottare perché non ce la faceva più di essere derisa, indicata con disprezzo, odiata. Solo per voler dire la verità… e sapeva anche bene che bastava che loro alzassero un po’ la testa per rivedersi ripiombare tutto addosso. Dopotutto era quello che era successo a Yuuki e sarebbe potuto succedere anche a Dan. Era per quello che ora, che aveva ritrovato la forza per riprendere a lottare, aveva deciso insieme agli altri di farlo passo dopo passo. Elisabeth la fissava e vedendo la sua espressione triste si pentì di quello che aveva detto.

“Scusa, se ho tirato fuori un argomento triste. Non volevo, credimi!”

Mai sorrise e scosse la testa. “Non dovevi scusarti, sono io che mi sono persa nei miei ricordi.”

Elisabeth sembrò sollevata e guardò fuori dal finestrino. Alla fine della salita di quella collina, c’era un cancello di ferro battuto molto elaborato che chiudeva una cinta di mura. Oltre si vedeva una villa di colore bianco-giallo circondata da un grande giardino. Mai imitò Elisabeth e osservò la villa sempre più vicina.

“Ecco, ormai siamo arrivati. Quella è casa mia.”

Mai continuò a guardare, mentre il cancello si apriva e loro entravano nel parco lungo una stradina sterrata e segnata da mattoni perfettamente allineati. Davanti alla casa le attendevano un maggiordomo. L’uomo si avvicinò e aprì la portiera aiutando a scendere Elisabeth. Poi accortosi dell’ospite, aiutò anche Mai a scendere. A Mai tornarono in mente Serge e Gaspard. Quei due uomini assomigliavano loro.

Elisabeth si voltò verso il maggiordomo “Kojiro, in mia assenza è successo qualcosa?”

“No, Lady Elisabeth. Tutto tranquillo.”

Elisabeth sorrise soddisfatta anche se, sotto sotto, sembrò essere anche un po’ delusa. Mai nel frattempo si guardava attorno. Quel posto era veramente rilassante e molto bello. Il suo sguardo passò poi sulla casa dove molte finestre erano aperte e le tende all’interno venivano mosse dal vento.

“E per quanto riguarda le sue condizioni, è cambiato qualcosa?”

Mai a quelle parole si voltò chiedendosi di chi stessero parlando. Qualche parente malato di Elisabeth?

“No, Milady. Sono rimaste stabili, come ieri. Più tardi verrà l’infermiera per i soliti controlli, mentre il giardiniere ha già preparato i fiori. Sono posati sul tavolino all’entrata.”

Elisabeth sospirò guardando verso una delle finestre del secondo piano. Poi guardò con un sorriso di riconoscenza il maggiordomo.

“Grazie. Allora vado subito a trovarlo.”

Il maggiordomo annuì prima di spostare la sua attenzione su Mai.

“E la signorina che è venuta con voi?”

Mai, chiamata in causa, fece un inchino. “Buongiorno. Sono Mai Shinomiya, molto piacere.”

Elisabeth guardò sorridendo il maggiordomo.

“È il Guerriero Viola, una dei Maestri della Luce.”

Mai si accorse che anche il maggiordomo a quelle parole annuì, come se sapesse benissimo che cosa stava succedendo. Sarebbe voluta essere al suo posto. Non sapere che cosa stesse succedendo la infastidiva.

“Capisco, molto bene. Vado a dire di preparare il tè. Se mi volete scusare.”

L’uomo si allontanò mentre anche la limosine si allontanava verso la rimessa accompagnata dal rumore della ghiaia. Mai guardò dentro il portone e vide la sala d’entrata con due grandi scalinate al centro. Elisabeth iniziò a salire i pochi gradini d’accesso facendolo cenno si seguirla.

“Mai non restare lì, entra. Non voglio sembrare scortese lasciandoti qua fuori. Vieni.”

Mai la seguì ed entrò nel fresco della sala atrio. I loro passi rimbombavano sul marmo del pavimento. Sulle pareti c’erano alcuni quadri che raffiguravano certamente la famiglia di Elisabeth. Ai lati si aprivano due corridoi e altre porte c’erano oltre le due scalinate. Accanto alle pareti c’erano alcune credenze di legno antiche. Nello spazio al centro, dove si incontravano le due scalinate, c’erano un divanetto con accanto un tavolino. Su di esso Mai vide un altro mazzo di rose bianche, tenute legate da un filo di ferro. Un altro mazzo di rose bianche. Elisabeth si avvicinò al divanetto e posò la sua borsa facendo gesto a Mai di fare lo stesso. Mai posò la borsa bianca accanto a quella di Elisabeth, mentre la ragazza prendeva in mano il mazzo di rose.

“Prima di rispondere alle tue domande, vorrei mostrarti una cosa. Ti avverto che forse potrebbe essere un po’ scioccante per te. Vieni.”

Elisabeth iniziò a salire la scalinata. Mai prima si seguirla la guardò incuriosita, chiedendosi il perché di quell’avvertimento. Capendo che, solo seguendola, lo avrebbe scoperto, Mai la raggiunse. Salirono fino al secondo piano. Elisabeth prese il corridoio sulla sinistra. Da un lato si aprivano porte, dall’altro c’erano le finestre che davano sulla parte dietro del giardino. Mai capì che stavano andando nella stanza le cui finestre, Elisabeth aveva osservato dall’entrata. Le tornarono in mente le sue parole: vado subito a trovarlo, le sue condizioni… Mai si chiese di chi stessero parlando. Ormai non credeva più che fosse un suo parente; dopotutto che motivo c’era di farglielo incontrare altrimenti? Se voleva che lui avesse delle visite, non avrebbe certo portato una sconosciuta incontrata mezz’ora prima. Mai si chiese un’altra volta chi era quella persona misteriosa. In quel momento Elisabeth si fermò davanti ad una delle porte e mise la mano sulla maniglia, senza però aprirla. Mai si fermò accanto a lei.

“Vorrei chiederti di non gridare o reagire in modo troppo esagerato… in realtà dubito che ti potrà sentire, ma cerca di non farlo comunque? Ok.”

Mai annuì mentre la tensione dentro di lei cresceva. Senza contare lo sguardo malinconico con cui Elisabeth aveva parlato. Chi c’era oltre la porta e che cosa aveva? Come a volerle rispondere, Elisabeth aprì la porta ed entrò fermandosi subito con le rose in mano. Mai entrò.

La stanza era fresca e leggermente soleggiata. Le leggere tende bianche volavano fino in mezzo alla stanza a causa del vento. Le pareti erano bianche e c’erano appesi alcuni quadri che raffiguravano paesaggi. Accanto alla porta c’era un mobile con alcuni soprammobili e dei libri. Nell’angolo opposto c’era un divanetto con due poltroncine con al centro un tavolino decorato da un centrino di pizzo. Un soffice tappeto troneggiava al centro della stanza. Sulla parete c’era un orologio. Davanti di loro c’era un letto con accanto un comodino con un vaso di rose ormai un po’ appassite, una foto girata verso il cuscino e quello che Mai riconobbe come un mazzo di carte di Battle Spirits. Dall’altro lato del letto c’erano alcuni apparecchi medici che emanavano un lento e continuo bip. Alcuni cavi li collegavano alla persona distesa nel letto. Era un ragazzo di alcuni anni più grande di Mai che sembrava star dormendo. Due cuscini lo sorreggevano, coperto da un lenzuolo bianco. Sulla bocca aveva un respiratore e il braccio destro disteso sul materasso aveva alcune flebo attaccate ad esso. I capelli azzurro pallido erano delicatamente mossi dal vento e gli occhi erano chiusi. Il suo respiro era regolare e tutto avrebbe fatto credere che stesse dormendo, se non fosse stato per i valori indicati su quelle apparecchiature. Valori troppo bassi per uno che dormiva.

Mai arretrò di un passo, gli occhi sbarrati dallo stupore. Erano passati così tanti mesi dall’ultima volta che lo aveva visto e, sebbene sapesse che era impossibile, sapeva anche che non poteva essere che lui. Non poteva crederci, non ci riusciva. Lui non poteva essere lì. Nella mente si affastellarono immagini del passato: da quando lo aveva incontrato per la prima volta, a quando l’aveva visto per l’ultima volta… quando era andata a dire a Dan e agli altri che lei non ce la faceva più, che si arrendeva. L’ultima volta prima di quel giorno. Elisabeth la guardava in attesa che lei dicesse qualcosa o magari temeva che lei si mettesse a gridare. Ma Mai non aveva la forza neppure per parlare, figurarsi per gridare. Mai scosse la testa posandosi al muro della stanza e afferrando istintivamente il ciondolo che pendeva al suo collo. Non - poteva - essere. Quelle parole continuavano ad essere scandite nella sua mente. Poi alla fine, dopo aver deglutito, riuscì a tirare fuori abbastanza voce per sussurrare.

“Yuuki… Momose… non è possibile…”

Elisabeth a quel punto si avvicinò al comodino e con gesti lenti cambiò le rose nel vaso con quelle che aveva. Appoggiò quelle appassite su una sedia e cercò di ravvivare un po’ le altre nel vaso. Mentre lo faceva, parlò a Mai senza voltarsi.

“Te l’avevo detto che sarebbe potuto essere un po’ scioccante.”

Scioccante… Mai pensò che era dir poco. Come puoi reagire se uno ti mostra ancora vivo qualcuno che in teoria tu consideravi morto? Mai cercò di riprendere il controllo di se stessa. Sarebbe dovuta essere contenta di vedere un suo amico ancora vivo, ma la sorpresa era ancora troppo forte per realizzarlo. Mai si avvicinò lentamente verso il letto tenendo lo sguardo fisso su Yuuki. Nel frattempo Elisabeth aveva terminato di sistemare le rose e si era voltata verso Yuuki. Con delicatezza aveva sistemato il lenzuolo che il vento aveva leggermente spostato. Poi aveva incrociato le mani e aveva sorriso.

“Buongiorno, Yuuki. Hai visto chi è venuta oggi a trovarti? Una delle tue amiche, ti ricordi? Il Guerriero Viola. Sai, l’ho incontrata al cimitero dove ho portato i fiori da parte tua per tua sorella. Come è piccolo il mondo, vero?”

Mai la guardò. Elisabeth non sembrava per niente infastidita dal fatto che il ragazzo non le rispondesse, anzi, sembrava invece che per lei fosse normale e ne fosse abituata. Ad un certo punto si mise a ridere.

“Sì, lo so. Avrei dovuto cercare lei e gli altri prima, ma devi capirmi. Avrei rischiato di metterti in pericolo e tu hai bisogno di tranquillità e riposo per riprenderti. Sono certa che un giorno capirai.”

A quel punto Elisabeth si voltò sorridendo verso Mai e facendole cenno verso Yuuki.

“Dai, prova a dirgli qualcosa. Il dottore ha detto che gli fa bene sentire parlare. E poi sono certa che sentire una voce conosciuta gli farà ancora più bene. Dopotutto ha sempre solo sentito la mia. Si chiederà chi cavolo sono. Ma io mi sono presentata fin dal primo giorno, te lo assicuro: è una cosa che si deve fare ogni volta che si conosce qualcuno di nuovo. Dai, parlagli.”

Mai affiancò Elisabeth e solo in quel momento si rese conto pienamente dello stato di Yuuki: era in coma. Sapeva bene che cosa significava. E se esso risaliva a quel giorno, dopo tutto quel tempo, capì che non c’erano neanche più molte speranze che lui si risvegliasse. Gli occhi le si inumidirono e non riuscì a trovare nulla da dire. Alla fine riuscì a sussurrare le prime parole venutele in mente.

“Ciao, Yuuki. È un po’ che non ci vediamo…”

Prima che Mai potesse trovare qualcos’altro da dire, lei e Elisabeth sentirono bussare. Un attimo dopo apparve sulla porta aperta il maggiordomo.

“Perdoni l’intrusione, Milady. Volevo solo avvertirla che il tè è pronto e che è appena arrivata l’infermiera. Le ho detto che voi eravate qui e che aspettasse un attimo.”

Elisabeth annuì. “Ti ringrazio Kojiro, dille che scendiamo subito. Credo che anche Mai debba un attimo riprendersi.” Poi si voltò verso Mai e le posò una mano sulla spalla. “Dai, vieni. Dopo se vuoi puoi tornare ancora, ma ora l’infermiera deve fare i controlli.”

Mai annuì e la seguì fuori dalla stanza come un’ automa. Prima di uscire, però, si voltò un’altra volta a guardare Yuuki disteso su quel letto.

Rieccomi qua. Cosa ne pensate? ^-^ Penso che per essere la prima parte dell'episodio (ho dovuto dividerlo in più parti perchè se no era troppo lungo) ci siano abbastanza colpi di scena, vero? Yuuki è ritornato (quasi...): non potevamo far morire il nostro Guerriero Bianco, vero? E poi neppure in Brave erano molto chiari... e la prossima volta perciò scopriremo quello che secondo me (e mio fratello) gli è successo. Povera Mai, non se lo aspettava proprio!  Ok, non vi trattengo ancora molto... solo un ringraziamento a chi ha recensito e inserito nelle preferite o nelle seguite "Waiting For You", ovvero: Lacus Clyne, ShawnSpenster e chicca12lovestory. Mi raccomando, se vi va e avete tempo lasciatemi una recensione, anche piccolina. Ma vi ringrazio anche se solo leggerete. A presto, Hikari

P.S. purtroppo non posso ancora segnare i personaggi perchè non ancora presenti nella sezione. Man mano che scriverò farò richiesta che vengano aggiunti e per questo vi chiedo, se sarete d'accordo e vi andranno bene, di votarli. Grazie mille.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Un paio di minuti dopo, Mai ed Elisabeth erano sedute su un tavolino sotto un pergolato, nel retro del giardino. Attorno a loro c’erano vialetti che si snodavano tra alberi, aiuole di fiori colorati e aiuole verdi. Tra le tante aiuole, c’era anche un roseto con splendidi fiori bianchi. Un attimo dopo che loro erano arrivate, il maggiordomo aveva portato due tazzine, una teiera e un piatto di dolcetti e biscotti per poi allontanarsi e rientrare nella casa. Ora Mai stava muovendo il cucchiaino nella tazza, cercando di riordinare le idee, anche in luce di quello che aveva visto. Elisabeth stava facendo lo stesso, in attesa che Mai iniziasse a farle domande. Alla fine Mai, dopo aver bevuto un sorso di tè e aver riappoggiato la tazzina, alzò lo sguardo verso Elisabeth.

“Come… come hai incontrato Yuuki? Cioè, come mai ora lui è qui in casa tua in quello stato? Come è successo, come hai saputo di Kajitsu e soprattutto perché lo stai aiutando e l’hai aiutato anche quando le posizioni contro di noi Maestri della Luce erano più decise e dure di oggi… perché?”

Elisabeth sorrise al fiume di domande di Mai. Domande più che legittime. Decise quindi di raccontarle ogni cosa, cercando di non dimenticare nulla di quello che sapeva.

“Allora, diciamo che mi hai fatto davvero un sacco di domande. Cerchiamo, però, di andare con ordine. Io ti racconto com’è andato, se poi mi vuoi domandare qualcos’altro, potrai farlo. Come l’ho conosciuto… allora, è successo un paio di giorni dopo quello di cui tutti i giornali hanno parlato. Lo avrai sentito anche tu. Parlavano dell’uccisione di uno dei Maestri della Luce, del Guerriero Bianco, di uno dei due Maestri della Luce che più aveva cercato di destabilizzare l’ordine insieme al Guerriero Rosso e roba simile…”

Mai trasalì al sentir nominare Dan, ma non interruppe Elisabeth che continuò con il suo racconto.

“Ma non cambiamo discorso. Vedi, quel giorno io ero andata a dare una mano a dei volontari che aiutano i senzatetto, dando loro cibo, vestiti e tutto quello che può loro servire. Lo faccio perché mio padre mi ha insegnato fin da bambina ad aiutare i meno fortunati… sai, lui era un medico nelle missioni in Africa. Ma non voglio dilungarmi, riprendo a raccontare. Beh, vedi quel giorno aveva iniziato a piovere ed io ero appena salita sulla limosine per tornare a casa quando uno di quei senzatetto si era avvicinato e aveva attirato la mia attenzione da dietro il finestrino. Devi sapere che lo conoscevo. Era un medico anche lui, in un ospedale, lo conosceva anche mio padre. Poi aveva lasciato il lavoro e aveva iniziato a vivere in strada quando aveva perso la moglie e il figlio in un incidente stradale... Ecco che torno a divagare, scusa.”

Mai scosse la testa, come per farle capire che non c’era problema. Elisabeth allora riprese.

“Beh, lui mi disse che mi doveva parlare. Sembrava molto sospettoso e si continuava a guardare attorno. Lo feci salire sulla macchina e solo allora mi raccontò tutto, dicendomi che non dovevo farne parola con nessuno…”

 “… allora, posso sapere che cosa sta succedendo? Ti ho già detto che non lo racconterò a nessuno.

L’uomo sembrò ancora incerto per un attimo, ma poi decise di fidarsi.

“Sei una cara e brava ragazza ed è per questo che ho pensato che solo tu potessi aiutarmi e aiutarlo.”

Elisabeth inclinò la testa perplessa. “Aiutarlo, di chi stai parlando?”

L’uomo abbassò ancora di più la voce. “C’è un ragazzo, dove vivo. Ha bisogno di urgenti cure mediche…”

Elisabeth lo guardò ancora più perplessa, continuando a non capire.

“Ma non puoi portarlo in ospedale? Io non sono mica un medico, cosa posso fare io?”

L’uomo le prese con una mano il braccio, scuotendo vigorosamente la testa.

“Non posso, o loro lo ammazzano. Che cosa credi, che non ci avessi pensato? Ma loro lì lo scoprono e terminano il lavoro che hanno iniziato! Lo fanno fuori in quattro e quattr’otto se vogliono.”

Elisabeth cominciò ad avere un po’ di paura a quelle parole. Cominciava a temere che ci fosse qualcosa di criminale sotto a tutto quello.

“Loro, ammazzare, fare fuori… ma di che cosa stai parlando? Chi sono questi loro? Non voglio essere coinvolta in niente di losco o criminale, io…”

L’uomo la guardò quasi supplicandola. “Ti prego, ha veramente bisogno di aiuto e io non so a chi altro chiederlo. Non ho potuto fare nulla per salvare mio figlio, aiutami almeno a salvare questo ragazzo.”

Elisabeth fissò i suoi occhi per qualche istante prima di sospirare.

“D’accordo. Spero di fare bene a fidarmi. Kosuke vieni, dobbiamo seguirlo…”

L’autista annuì e scese. Fece per aprire l’ombrello, ma il senzatetto gli fece cenno che era meglio di no, per non attirare l’attenzione. L’autista aspettò un cenno di Elisabeth e poi lo mise via. Elisabeth si strinse nel suo giubbotto, tirandosi su il cappuccio, e iniziò a seguire il senzatetto. L’autista le veniva dietro. Iniziarono a camminare velocemente tra vicoli stretti, resi ancora più difficili da percorrere da pozzanghere e spazzatura. Finalmente dopo minuti interminabili raggiunsero il piano terra di una casa mezza diroccata ma mai abbattuta. La porta era completamente rotta. All’interno Elisabeth si guardò attorno e vide che, da alcuni buchi nel soffitto, la pioggia entrava anche lì. Abbassò il cappuccio e si avvicinò a una specie di stanza più piccola fatta di legno. Sicuramente la nuova casa dell’ex-medico. C’erano vecchi giornali e un paio di scarpe rovinate. L’uomo le fece cenno di venire e scomparve all’interno. Elisabeth si avvicinò e fece cenno all’autista di seguirla. Quando Elisabeth entrò, fu accolta da un certo disordine di vecchi piatti, scatole di conserve, pile di vestiti rovinati e giornali. Alla fine vide l’ex-medico inginocchiato accanto ad una specie di giaciglio, fatto con un vecchio materasso e coperte logorate dall’uso. Solo a quel punto si accorse che, in quel letto, c’era un ragazzo disteso. Fece un passo indietro.

“È lui il ragazzo di cui ti parlavo.”

Elisabeth lo osservò un po’ meglio, cercando di trattenere la tensione. Il respiro del ragazzo era affannoso e il volto era percorso da una smorfia di dolore. Sembrava dormire, ma le sue mani ogni tanto stringevano la coperta come a sottolineare le fitte di dolore. L’autista si avvicinò e, allora, l’ex-medico scoprì leggermente il corpo del ragazzo. Elisabeth per poco non svenne, quando vide la maglietta bianca del ragazzo completamente tinta di un rosso cupo all’altezza dell’addome. Alcuni panni erano stati messi per bloccare la fuoriuscita. Si sedette sull’unica sedia di quella “casa”. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto. Vi posò una mano per paura che scoppiasse. L’autista osservò per un attimo la ferita.

“Che cosa gli è successo?”

“Arma da fuoco. Ero lì vicino quando gli hanno sparato. Quegli uomini sono scappati perché pensavano stesse per arrivare la polizia e poi è arrivato un ragazzo che, dopo essersi avvicinato, è corso via sconvolto. All’inizio volevo scappare anch’io, ma alla fine mi sono avvicinato e ho visto che era ancora vivo. Senza pensare alle conseguenze, l’ho trascinato fino a qui e ho cercato di fermare la fuoriuscita di sangue come potevo. Ma non sono certo nella mia sala operatoria. Ha bisogno di vere cure o per lui sarà la fine. Già temevo non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi.”

L’autista annuì e poi guardò ancora un attimo il ragazzo. Poi, come colto da un’illuminazione, si voltò verso Elisabeth che si stava riprendendo.

“Lady Elisabeth, non lo riconoscete? È apparso anche al telegiornale. Uno dei Maestri della Luce.”

A quelle parole Elisabeth si fece coraggio e si avvicinò. Pensò a quante cose più terribili di quelle aveva sicuramente visto suo padre: doveva mostrarsi alla sua altezza. S’inginocchiò accanto all’autista e vide che era vero. Era il Guerriero Bianco, Yuuki Momose se non ricordava male. Ucciso, secondo il telegiornale di due giorni prima. Allora era ancora vivo. Avvicinò lentamente la mano al suo viso e lo sentì bollente. Prima che la allontanasse, il ragazzo mosse le labbra pronunciando un’unica parola.

“Kajitsu…”

Elisabeth allontanò la mano e si voltò preoccupata verso i due uomini. “Ma è bollente! E chi è Kajitsu?”

L’ex-medico sospirò tristemente. “Temo stia delirando. La ferita si deve essere infettata. Non fa altro che ripetere a intervalli quel nome… Kajitsu, Kajitsu… e anche rosa bianca, pioggia, spine, Maestri della Luce. E ancora Kajitsu. Continua a ripeterle senza senso.”

A quel punto Elisabeth si ricordò di un’altra cosa detta dai telegiornali. Kajitsu Momose: era sua sorella. I telegiornali la avevano definita un “mostro” che il Re del Mondo Altrove aveva fermato. Quante volte aveva sentito i Maestri della Luce smentire quelle e altre cose. Lo guardò un’altra volta. La voce dell’autista la riscosse.

“Dobbiamo fare qualcosa o in questo stato non resisterà ancora a lungo.”

“Hai ragione. Dobbiamo fare qualcosa, ma cosa? Non possiamo davvero portarlo in ospedale. Ma forse…” Ad Elisabeth tornò in mente un altro collega di suo padre, grande amico di famiglia che gestiva una clinica privata dove anche lei era nata. Solo lui poteva aiutarla.

“Kosuke, dobbiamo portarlo dal dottor Aosawa. Sono certa che lui ci aiuterà.”

L’autista annuì e con l’aiuto dell’ex-medico sollevò il ragazzo. Elisabeth si alzò e andò a controllare che non ci fosse nessuno. Il più velocemente possibile, raggiunsero la limosine e posarono Yuuki sul sedile posteriore. Sperarono che nessuno li avesse visti. L’autista corse al posto di guida. Elisabeth stava per salire, ma l’ex-medico la afferrò per un braccio. Lei si voltò.

“Mi raccomando. Stai attenta. Nessuno, di cui non ti fidi, deve sapere di lui, altrimenti non sareste al sicuro né lui né tu. Gli uomini che lo hanno ridotto in questo stato non scherzano di certo.”

Elisabeth represse la paura e cercò di fare un sorriso convincente. “Lo so. Starò attenta, te lo prometto.”

“Buona fortuna.”

A quel punto l’uomo la lasciò e Elisabeth salì sulla macchina, sedendosi vicino a Yuuki. Con il suo fazzoletto cercò di asciugare la pioggia dal suo viso.

“Kosuke, fai presto ti prego.”

Per la prima volta si accorse di trovarsi davanti a qualcosa di rischioso e che avrebbe avuto bisogno di tutto il suo coraggio e la sua determinazione. In quel momento, però, vedendolo così ferito e così indifeso, senza pensare alle conseguenze decise che avrebbe fatto di tutto per salvarlo e per aiutarlo. L’immagine di suo fratello, morto alcuni anni prima, le attraversò la mente. Trattenendo le lacrime, pensò fermamente che non doveva andare nello stesso modo. Tristemente pensò a quante persone crudeli esistevano a quel mondo. Come si poteva ridurre in quello stato un ragazzo? Improvvisamente Yuuki gemette, percorso da una fitta più forte. Elisabeth gli strinse la mano.

“Devi resistere. Ce l’hai fatta fino ad adesso. Non arrenderti proprio ora.”

“Corremmo alla clinica. Riuscii a convincere il dottore ad aiutarmi mantenendo la più stretta segretezza. Radunò le persone della sua equipe di cui più si fidava e iniziò ad operarlo. Tutti promisero di non dire nulla. Rimasi commossa da tanta abnegazione. Non so quanto rimasi lì ad aspettare. Credo, ad un certo punto, di essermi anche addormentata. Quando mi svegliarono, l’operazione era conclusa. Il dottore volle parlarmi prima di portarmi da lui.”

“Elisabeth, voglio parlarti chiaro. L’operazione è andata bene, ma le sue condizioni sono ancora critiche. Bisogna ancora vedere se supererà le prossime ventiquattro, quarantott’ore. Ha perso molto sangue e mi sorprende ancora il fatto che sia sopravvissuto senza cure fino ad oggi. E c’è un’altra cosa. Se anche riuscisse a farcela, c’è un’ampia possibilità che entri in coma. Qualunque cosa accada, sia per te, sia per la mia dignità di medico, farò il possibile e ti aiuterò. Ma non nutrire grandi speranze in ogni caso.”

“Contro quello che disse il medico, Yuuki superò le quarantott’ore. Ma entrò in coma. Il dottore mi aiutò a recuperare le apparecchiature e le medicine. Con il tempo le sue condizioni si sono stabilizzate e lentamente il suo corpo ha iniziato a guarire. Solo che non si è mai risvegliato.”

Elisabeth sospirò e Mai cercò di collegare quel racconto a quello che lei aveva fino a quel momento saputo.

“Sono ormai più di sei mesi che è in quello stato. Ormai, il dottore ha detto che le possibilità che si risvegli, dopo tutto questo tempo, sono pressoché nulle. Ora ti chiederai perché io continui a occuparmi di lui in questo modo, invece di lasciarlo in clinica finché magari lui cederà. Me lo sono chiesta anch’io. In realtà, non lo so neppure io il vero motivo.”

Elisabeth iniziò a fissare la tazzina e con il cucchiaino iniziò a giocherellare con le briciole di biscotti sul tavolo. Mai non disse nulla. Aspettava che la ragazza finisse di dire tutto quello che doveva.

“Sai, in realtà ci ho pensato. Credimi. Anche più di una volta. Un paio di mesi fa era stato quasi tentata di farlo. Mi dicevo che ormai erano passati quattro mesi senza che fosse cambiato nulla. Io avevo fatto tutto quello che avevo potuto. Avevo la coscienza a posto. Stavo quasi per chiamare il dottore per dirglielo. Eppure, quando sono entrata nella sua stanza prima di fare la telefonata e l’ho visto, ho pensato che se c’era ancora una speranza per lui… beh, aveva il diritto di averla ed io non potevo togliergliela. Mi capisci?”

Mai annuì. “Sì, ti capisco. Sai, come ragionamento sembri un po’ un Maestro della Luce.”

Elisabeth sorrise. “Chissà, magari se non c’eravate voi, lo sarei diventata io. Magari sono una specie di riserva.”

Anche Mai sorrise pensando all’altruismo che quella ragazza aveva dimostrato, anche quando nessuno e neppure le loro famiglie avrebbero fatto qualcosa per loro. In quei mesi la polemica contro di loro si era placata anche perché loro si erano arresi. Forse ora, con quello che avrebbero fatto lei, Hideto e Kenzo sarebbe tornata. Non lo sapeva proprio… questo non cambiava, però, l’opinione positiva che Mai aveva di Elisabeth. Era stata una delle pochissime che non aveva voltato le spalle a uno di loro Maestri della Luce.

“E per quanto riguarda Kajitsu? Hai cercato sue notizie in base a quello che aveva detto Yuuki prima di entrare in coma?”

Elisabeth annuì. “Esatto, Mai. Capii che quella persona per lui era importante e per questo decisi di trovare informazioni. Nei telegiornali continuavano a dire che era una creatura pericolosa, che aveva cercato di distruggere l’umanità, che voi Maestri della Luce eravate dei pazzi incoscienti che, per avere fama, avevano impedito all’umanità di raggiungere il benessere.”

Mai sentì montarle dentro la rabbia. Quante volte aveva sentito quelle accuse senza senso. Tutte persone che non avevano capito che le parole del Re del Mondo Altrove servivano solo per conquistarli e averli dalla sua parte.

“Menzogne pilotate per screditarci. Possibile che nessuno abbia mai capito che l’umanità deve cambiare da sé? Il potere del Nucleo avrebbe forse cambiato il mondo, ma non avrebbe migliorato le persone. Avrebbero continuato ad odiare, a fare guerra e a cercare i propri interessi come adesso!”

Elisabeth rimase allibita dalla reazione di Mai. Solo ora capiva quanto male avevano potuto fare quelle accuse ai Maestri della Luce, che erano stati pronti a tutto pur di salvare la Terra.

“Mai, all’inizio io non credevo né agli uni né agli altri. Ero più che altro indifferente. Ma mio padre mi ha insegnato che bisogna pensare con la propria testa. Sai, lui è morto in Africa facendo il medico. Ci fu un attacco di mercenari e lui fu colpito. Una cosa, però, mi aveva anche insegnato: che chi è al potere ti dice quello che gli fa comodo. Anche in Africa, c’era chi prometteva benessere, cibo e cure per tutti e poi a mio padre e ai suoi colleghi era già tanto se arrivavano le medicine e lo stretto necessario per tutte quelle persone. Questo e il fatto che abbiano cercato di assassinare Yuuki, mi ha fatto pensare che forse avevate veramente voi ragione. E ne sono stata sempre più convinta. Chi è nel giusto non fa eliminare le persone che gli vanno contro. E voi Maestri della Luce non avete mai fatto del male a nessuno.”

Mai sorrise. “Sei veramente una ragazza speciale, Elisabeth.”

Elisabeth arrossì a quel complimento. “Grazie. Ma non penso di avere niente di speciale. Siete voi Maestri della Luce le persone speciali.”

Mai la guardò come aveva guardato anche Yus tanto tempo prima.

“Sai, è proprio questo che ti rende speciale.”

Per un attimo, nessuna delle due disse più nulla. Ognuna sembrò assorta nei propri pensieri. Dopo alcuni minuti fu Mai la prima a spezzare il silenzio.

“Perché andavi al cimitero?”

“Ho pensato che potevo fare qualcosa per lui. Porto i fiori al suo posto finché non lo farà lui. Ho scelto le rose perché credevo avrebbe fatto piacere ad entrambi.”

A Mai tornò in mente il Gradino delle Rose dai sei colori. L’aveva visto per l’ultima volta il giorno in cui Kajitsu era morta.

“Sì, avrebbe fatto loro piacere… C’è ancora una cosa che vorrei sapere. Perché non hai mai cercato di contattare uno di noi Maestri della Luce?”

“Beh, in realtà all’inizio non sapevo neppure come fare. Senza contare che non sapevo neppure se sarebbe sopravvissuto e voi credevate fosse morto. Inoltre, tutti voi avevate cercato di far perdere le vostre tracce. Tu, il Guerriero Blu, il Guerriero Giallo, il Guerriero Verde… all’inizio avevo pensato che il Guerriero Rosso, Dan Bashin sarebbe stato più facile da trovare… dato il suo impegno, mi capisci. Ma dopo quel giorno si dileguò. Poi, dopo un po’, pensai che forse fosse meglio non dire niente e aspettare. Se avevano cercato di eliminarlo, quella gente era pericolosa. Temevo che cercandovi, avrebbero avuto dei sospetti. Sarebbe stato troppo pericoloso non solo per lui ma anche per voi. Forse ho sbagliato, non lo so…”

Mai la guardò con indulgenza. “Non darti colpe, tu hai fatto quello che ritenevi più giusto. Dopotutto se non fosse stato per te, lui non sarebbe ancora vivo.”

Elisabeth annuì pensierosa. “Già… penso che tu abbia ragione.”

Mentre le due ragazze parlavano, il sole aveva continuato il suo corso e il cielo aveva assunto un colore sempre più intenso di azzurro. Il vento muoveva le fronde e faceva cadere le prime foglie ingiallite dai rami. Esse danzavano lungo i vialetti, tra l’erba e i vari cespugli di fiori. Ad un certo punto le due ragazze sentirono, dietro di loro, un rumore sulla ghiaia e si voltarono. Videro il maggiordomo che stava facendo un piccolo inchino.

“Milady, non vorrei disturbare, ma volevo solo avvertirla che l’infermiera se ne è andata. Ha detto che tornerà domani alla stessa ora a meno che non ci sia qualche problema.”

Elisabeth sorrise. “Ti ringrazio. Mai, finiamo il tè e poi torniamo un po’ da lui prima che tu vada, ok?”

Mai annuì e prese la tazzina il cui tè era ormai freddo. Mai lo bevve senza dire nulla come anche Elisabeth, il cui tè non doveva essere di certo più caldo. Il maggiordomo attese pazientemente che le due finissero prima di avvicinarsi per raccogliere le tazzine e il resto. Mai e Elisabeth si alzarono quasi insieme.

“Andiamo, Mai. Ti faccio strada.”

Le due tornarono dentro la casa e risalirono le scale. Dopo un paio di minuti erano di nuovo dentro la stanza. Niente era cambiato. Solo alcuni petali delle rose si erano staccati per il vento ed erano caduti sul comodino. Yuuki continuava a dormire e non si era mosso di un millimetro. I valori sui macchinari erano sempre gli stessi.

Elisabeth si avvicinò al letto e strinse la mano sinistra di Yuuki. Mai rimase un passo dietro di lei.

“Posso rivelarti una cosa? Forse c’è un motivo per cui mi ostino ad occuparmi di lui. In tutto questo tempo è diventato per me come un fratello. Sai, il mio vero fratello è morto in un incidente stradale alcuni anni fa. Entrò in coma, ma morì pochi giorni dopo. Occuparmi di lui è un po’ come occuparmi di mio fratello. Credo di essermi affezionata a lui. Come ad un fratello maggiore.”

Mai la guardò. In un certo senso, era contenta che Yuuki avesse trovato quella nuova “sorella” che si occupasse di lui. Certo, agli occhi di Yuuki non avrebbe mai preso il posto di Kajitsu… Mai venne distratta dal corso dei suoi pensieri dalla voce di Elisabeth. La ragazza aveva lasciato la mano di Yuuki e si era avvicinata al comodino. Aveva preso in mano il mazzo di carte che vi era posato e si era voltata verso Mai.

“Il giorno che l’ho trovato, aveva solo questo con sé. Era il suo mazzo di carte, vero?”

Mai prese il mazzo che Elisabeth le porgeva. Iniziò a scorrere le carte: erano bianche, ma ce n’erano anche verdi. Quelle di Kajitsu. Elisabeth nel frattempo continuava a parlare.

“Non è che io sia una grande esperta, ma ho capito subito che era un mazzo forte. Il dottore mi aveva detto che dovevo parlargli, di cosa non aveva importanza.”

Bufera Impenetrabile, Ricarica Nuclei, Potente Elisir, Supremo Gugnir…

“Oggi giorno gli parlavo di cosa succedeva e molte volte gli parlavo delle sue carte e anche di quella sottospecie di mazzo che è il mio. Gli dicevo cosa facevo per migliorarlo e gli facevo complimenti per le sue carte.”

Mai annuiva. Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio; Woden, il Grande Cavaliere Alato; Walhalance dalla Corazza Indistruttibile…

Improvvisamente, Mai si fermò con due carte in mano. Elisabeth smise di parlare e la guardò, chiedendosi che cosa le fosse preso. Si avvicinò e vide le carte che aveva in mano.

“Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Mai, c’è qualcosa che non va?”

Mai scosse la testa, guardando con un po’ di tristezza quelle due carte. Poi alzò la testa e sorrise.

“Sai, Elisabeth, queste due carte sono molto importanti per Yuuki. Hououga ero lo spirit di Kajitsu, mentre Ragna-Rock è il simbolo della promessa che si sono fatti, quella di cercarsi anche in futuro e di stare di nuovo insieme.”

Elisabeth annuì sorpresa, anche se in parte non aveva capito che cosa intendesse. Poi guardò Yuuki.

“Ora che lo so, conserverò queste carte con ancora più cura. Mai, adesso vi lascio un po’ soli così puoi parlargli liberamente.”

Prima che Mai potesse dirle qualcosa per fermarla, Elisabeth era andata alla porta e ed era uscita. Mentre la chiudeva, si era voltata ancora una volta verso Mai.

“Sono certa che un giorno si risveglierà, Mai.”

Elisabeth non attese risposta e chiuse la porta. Dopo lo scatto della maniglia, tutto rimase silenzioso. Gli unici rumori erano il cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra e il monotono ronzio delle macchine. Dopo un attimo, Mai si voltò verso il comodino e posò il mazzo di carte. Per ultime posò Hououga e Ragna-Rock. In quel momento vide la foto nella cornice sul comodino: era la stessa foto che c’era sulla lapide. Elisabeth doveva essere riuscita ad averne una copia. Si chiese se non fosse bastata la voce di Kajitsu per risvegliarlo. Sospirò, pensando che, se anche fosse stato, Kajitsu non era più là. Tornò a voltarsi verso la stanza. Mai prese una sedia e la mise vicino al letto. Si sedette e chiuse gli occhi. Poi gli aprì e guardò Yuuki. Dalla flebo, ad intervalli regolari, scendeva una goccia. Il respiratore, al ritmo del suo respiro, si appannava. Sul monitor una linea verde zigzagata mostrava i battiti del suo cuore. Mai rimase in silenzio per lunghi minuti prima di riuscire a parlare.

“Scusa, se non sono venuta prima. Ma sia io che gli altri credevamo che tu fossi morto. Soprattutto Dan, rimase profondamente segnato da quello che era successo. Si sentiva anche in colpa per averti coinvolto. Forse però tu avresti agito lo stesso, anche se Dan non ci fosse stato. Quella volta, voi due siete stati i più forti e determinati di tutti. Io in quei giorni mi sono fatta prendere dalla paura. Sentirmi derisa e accusata mi terrorizzava. Tutto quello mi tolse ogni forza di lottare.”

Mai sospirò, ripensando a quel periodo della sua vita. Era stato veramente duro. Lentamente, dopo essersene andata e aver ripreso il suo nome, aveva ricominciato a riacquistare un po’ di serenità. Poi c’era stata la chiamata dal futuro…

“Sai, Yuuki, da quel giorno sono successe tante cose. Kazan ci ha chiamato nel futuro per aiutare l’umanità a bloccare la riconfigurazione della Terra. Se non l’avessimo fermata, tutto sarebbe stato azzerato. Ci siamo andati tutti: io, Clarky, Kenzo, Hideto e anche… Dan. Ero stata io che avevo preso l’incarico di andarlo a prendere. Era tanto che non lo rivedevo. Era molto cresciuto, anche se era demoralizzato da quei duelli che faceva, senza un vero avversario, senza il mettere in gioco veramente la vita. Nel futuro abbiamo ritrovato fiducia in noi stessi, siamo tornati com’eravamo e abbiamo ripreso a combattere con la stessa determinazione di un tempo. Alla fine ce l’abbiamo fatta e ora nel futuro gli uomini vivono in pace con le creature oscure… o meglio, i Mazoku. Sono creature di Gran RoRo rimaste sulla Terra. Ci sono stati un sacco di scontri tra i due popoli. Ora però è tornata la pace. E sai cosa abbiamo anche scoperto? Anche gli abitanti di Gran RoRo erano umani evolutosi poi con il tempo.”

Mai si fermò per un attimo, cercando le parole per continuare.

“Quindi, anche tu e Kajitsu… siete stati sempre umani in un certo senso, o almeno così credo. Ah, un’altra cosa. Sai chi abbiamo incontrato nel futuro? Tra le tante persone che abbiamo conosciuto, c’eravate anche voi.” Mai sorrise. “O meglio, le vostre reincarnazioni. Vi chiamate Zolder Grave e Flora Perfume. Avete entrambi un mazzo verde-bianco e Ragna-Rock. Il buffo è che non andate quasi mai molto d’accordo e vi ricordate poco o nulla del legame che c’è tra voi. Senza contare che avete dei caratteri decisamente più… come dire… estroversi. Ma sono certa che con il tempo, vi ricorderete di voi.”

Mai s’interruppe di nuovo. Stava per arrivare ad un punto molto doloroso per lei. Ormai lo aveva accettato, ma era sempre penoso parlarne. Mai, però, sentiva il bisogno di sfogarsi definitivamente. Aveva pianto tante volte nel futuro, prima di accettare quello che era successo. Si era rassegnata, ma sentiva ancora un groppo in gola. Sentiva che era arrivato il momento di liberarsi anche di quello, di sfogarsi anche lì nel presente. Solo così avrebbe potuto ricordare Dan con serenità.

“Clarky è rimasto nel futuro. Diceva che per lui era quella la sua nuova casa. È rimasto lì con una ragazza che ci ha aiutato, Angers Lochè. Spero che siano felici insieme. Invece io, Kenzo e Hideto siamo tornati. Abbiamo deciso di ritornare a far sentire la nostra voce. Pian piano riusciremo a farla sentire a tutti. Finiremo quello che tu e Dan avevate iniziato.”

Mai prese un ampio respiro prima di continuare. Con la mano destra strinse il medaglione che portava al collo. Poi iniziò a giocherellare con una delle ciocche di capelli.

“Dan invece non è tornato. Non ha potuto. Per attivare l’energia necessaria a salvare la Terra c’era bisogno di qualcuno che si sacrificasse. L’ho a fatto lui. È sempre stato così, sempre in prima linea. Lo sai anche tu. Il futuro gli aveva fatto bene. Era tornato come un tempo. Con la sua stessa determinazione.”

Lo sguardo di Mai si abbassò e s’incupì. Poi quest’ombra passò e ne prese il posto una nostalgica dolcezza.

“Avevo già capito che Dan non sarebbe tornato, se avesse continuato a combattere. Avevo trovato in Inghilterra i resti del museo di Battle Spirits. Lì era conservato il suo mazzo e su una targa c’era scritto che si erano perse le sue tracce dal giorno in cui lo avevo portato nel futuro… 30 agosto 2010. Mi sentivo in colpa. Ero stata io a portarlo nel futuro e volevo essere io a impedire che si avverasse. Decisi di combattere contro di lui, sconfiggerlo e convincerlo a non combattere più. A lasciare quell’ultimo duello a qualcun altro. Non mi diede ascolto e mi rispose che era venuto nel futuro per duellare ed era quello che avrebbe fatto. Avrebbe continuato a vincere. Mi rassicurò e mi chiese di tornare sull’astronave con lui, dicendomi che ne sarebbe stato felicissimo. Non riuscii a dirgli di no, anche perché era quello che volevo anche io: stargli vicino.”

Mai sospirò. Dire tutto quello che aveva provato le era difficile, ma il fatto che Yuuki, purtroppo, non potesse risponderle, rendeva la cosa in un certo senso più facile.

“Quello non bastò, però, a dissipare ogni mio dubbio. Prima del duello finale, andai da lui per parlargli, fargli capire le mie paure. Non riuscivo a togliermi dalla testa che lui nel passato non era tornato. Mi rassicurò e mi disse che non mi dovevo preoccupare perché sarebbe andato tutto bene. Mi promise che quando sarebbe finito saremmo tornati indietro e avremo affrontato il passato insieme, io e lui. Riuscì un’altra volta a rassicurarmi. Gli promisi che gli avrei preparato il curry, come quello di Zungurii. Dopotutto, doveva essere solo quel duello…”

Mai sorrise al pensiero del bacio che lei e Dan si erano scambiati un attimo prima di quel combattimento.

“Finito quel duello, saremo tornati indietro insieme. Ma alla fine accadde quello che doveva succedere. Forse Dan mi aveva rassicurato per fare sì che io lo lasciassi andare. Forse sapeva già che quello era il suo destino. Nel duello ne aveva avuto la conferma. Durante il duello la sua postazione si era danneggiata e non sarebbe comunque potuto tornare…”

Le emozioni e il dolore, tenuti dentro tanto a lungo, si facevano sentire dopo ogni parola che Mai pronunciava. Il suo tono di voce si fece più concitato e il suo respiro affannoso. Poi Mai fu scossa da un singhiozzo e si fermò all’improvviso portando le mani al viso, alcune lacrime scivolarono lungo le sue guance.

“Non ho potuto fare nulla, capisci? Solo vederlo scomparire, dissolversi in un vortice luminoso… se forse ci avessi provato, l’avrei salvato, ma non ho neppure tentato… ma probabilmente non sarebbe servito comunque… è stato tutto troppo veloce. In quell’istante ho provato un dolore così grande, così lacerante… credevo di non riuscirlo a sopportare… faceva così male. Era come se mi avessero colpito al cuore… come se mi avessero strappato una parte di me, il mio respiro, la mia stessa vita… non so neppure come spiegarlo… Dan era diventato una parte fondamentale della mia vita. Mi sono sentita morire, svuotata di ogni cosa… negli occhi avevo solo lui che scompariva, non riuscivo a pensare a niente altro: solo che lo stavo perdendo… e io non ho provato a fare nulla, nulla…”

Mai, il viso oscurato dai capelli, sentì le lacrime calde rigarle sempre più numerose le guance. Sentì di non avere più la forza di parlare. Scoppiò in un pianto silenzioso, un pianto liberatorio che le avrebbe permesso, anche in quell’epoca, di accettare il fatto che Dan non era più li accanto a lei. Per lunghi minuti i suoi singhiozzi ruppero il silenzio nella stanza.

Salve a tutti! ^-^ Come promesso, ecco il secondo capitolo di questo primo episodio. Come avrete notato, ho cambiato il nome della ragazza che ha aiutato Yuuki: da Isabel a Elisabeth (anche nel capitolo 1, ovviamente..). A parte questo, abbiamo scoperto che cosa era successo al nostro Yuuki e come ha fatto a salvarsi. Spero che questa nostra soluzione vi piaccia: fateci sapere che ne pensate. E nell’ultima parte, ho voluto dare sfogo a Mai. Né nella serie, né nella One-shot, erano ed ero riuscita a trasmettere tutto il dolore che la nostra Guerriera Viola aveva provato. Spero di non averla resa troppo piagnucolosa. Se c’è qualche erroretto fatemelo notare, così lo posso correggere: ho riletto attentamente, ma qualcosa sfugge sempre. ^-^
Grazie a chicca12lovestory e Lacus Clyne per aver recensito lo scorso capitolo e aver inserito questa storia nelle seguite e grazie a ShawnSpenstar per aver recensito e aver inserito la storia nelle preferite. Spero di non deludervi! ;) Ovviamente, grazie anche a chi solo legge.
E prima di salutarvi, vi lascio una piccola anticipazione sul prossimo capitolo: arriverà il momento per Mai di salutare Yuuki ed Elisabeth e succederà anche qualcosa di piuttosto importante a uno dei nostri personaggi… largo a ogni ipotesi! XD Con questo vi saluto e vi dò appuntamento (con molta probabilità) a martedì prossimo! Alla prossima, Hikari

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Finalmente, dopo un po’, i singhiozzi si fecero più rari e anche il respiro di Mai, prima affannoso, si face sempre più calmo. Mai si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Si sentiva meglio. Era riuscita, finalmente, a far uscire anche quell’ultimo residuo di dolore represso. Ora, avrebbe potuto ricominciare la sua vita in quell’epoca, con la dolcezza del ricordo di Dan e la rassegnazione per averlo soltanto nel suo cuore. Dopotutto, non avrebbe potuto continuare a soffrire in quel modo. Con il tempo, il ricordo di Dan avrebbe rischiato di venir intaccato dalla rabbia e dalla disperazione per non aver fatto nulla. Così, invece, Dan sarebbe rimasto come era dentro di lei e l’avrebbe accompagnata sempre. Sapeva già, che la malinconia e la sua mancanza non sarebbero mai venute meno. Ora, però, sapeva che poteva conviverci. Sarebbe stato un grande aiuto per ogni suo passo futuro. Mai sorrise dolcemente e, con gli occhi chiusi, strinse con entrambe le mani il ciondolo che portava al collo. Sapere che Dan sarebbe stato sempre accanto a lei in ogni sua scelta futura, la faceva sentire bene. Ora forse, capiva per la prima volta a pieno le ragioni di Dan, il motivo per cui in quel duello l’aveva sconfitta e l’aveva ringraziata per avergli permesso di ritrovare la forza e l’entusiasmo. Le due cose che, tutto quello che era successo, gli avevano portato via. Era tornato il suo Dan, il Dan di cui si era innamorata.

A quel punto Mai si alzò e andò verso la finestra. Posò le mani sul davanzale e si sporse verso il giardino, respirando l’aria fresca del pomeriggio. Rimase per lunghi istanti ad assaporare la carezza del vento sulla pelle e tra i capelli. Ad occhi chiusi respirò per alcune volte a pieni polmoni. Finalmente si sentiva pronta e carica per ogni sfida futura. Ancora di più di quel giorno in cui aveva parlato con Kenzo. Improvvisamente a quel ricordo aprì gli occhi di scatto. Solo in quel momento si ricordò che si era messa d’accordo con Kenzo di incontrarsi fuori dal cimitero. Guardò l’orologio. Imbarazzata pensò che Kenzo doveva averla data per dispersa o peggio. Chissà cosa credeva le fosse successo… afferrò il cellulare che per fortuna aveva in tasca e non nella borsa e scrisse velocemente un messaggio a Kenzo. Andarsene ora di fretta in furia le sembrava ingiusto e da maleducati, sia nei confronti di Yuuki che nei confronti di Elisabeth.

“Scusa se non ero lì dove ci eravamo messi d’accordo. Non preoccuparti, non mi è successo nulla. Ci vediamo verso le cinque nella solita piazzetta. Mai.”

Quando Mai premette il tasto di invio si sentì meno in colpa. Povero Kenzo, se lo immaginava già che correva come un matto per tutta la città a cercarla. Chissà, magari aveva già avvisato Hideto… Mai sorrise divertita. Le avrebbero dato sicuro dell’incosciente. Mai, dopo un attimo, tornò seria e guardò verso il letto dove c’era Yuuki. Tutto quello le fece venire in mente un altro problema: doveva dire agli altri della sua scoperta o doveva fare finta di niente fino a quando, magari, un giorno Yuuki si sarebbe risvegliato? Mai tornò a sedersi. Era combattuta. Da un certo punto sarebbe stato giusto dirglielo, ma d’altra parte si correva il rischio che tutti quei Maestri della Luce in quella villa creassero dei sospetti. Era anche vero che da quel giorno erano ormai passati più di sei mesi… ormai quegli uomini dovevano aver dato Yuuki per morto.

E poi c’era anche un’ altra cosa. Cosa sarebbe successo se anche Kenzo e Hideto avessero scoperto che Yuuki era vivo? In quel momento non riusciva a prevedere come avrebbero potuto reagire... forse, pensandoci, la soluzione migliore era aspettare un po’. Magari Yuuki si sarebbe risvegliato e così sarebbe stato molto più facile. Mai sospirò mordendosi il labbro inferiore. Ma aveva lei il diritto di nascondere una cosa simile ai suoi amici? L’avrebbero accusata di non fidarsi di loro e non avrebbero avuto tutti i torti.

“Oh, Dan… tu cosa faresti al mio posto?”

Per lunghi istanti Mai sembrò restare veramente in attesa di una risposta. Alla fine rialzò la testa cercando di scrollarsi di dosso tutta quella indecisione. Decise di fare quello che riteneva più giusto: era certa che, così, anche gli altri l’avrebbero capita.

In quel momento i suoi occhi vennero attirati dall’orologio. Ormai si era fatto un po’ tardi. Non poteva non presentarsi di nuovo all’appuntamento con Kenzo. Non era giusto trattare così un amico… Mai capì che era arrivato il momento di salutare Yuuki. In realtà lasciarlo lì, in quello stato le sembrava strano. La certezza, però, che fosse in buone mani, la rassicurava. Yuuki aveva veramente trovato una nuova sorella in Elisabeth. Mai tornò a guardare verso Yuuki.

“Ora io devo andare. Sai, parlare con te mi ha fatto bene… spero che abbia fatto bene anche a te, in un modo o nell’altro, Yuuki. Ho deciso di aspettare un po’ a parlare di te con Hideto e Kenzo. In questo modo, forse, tu riuscirai a riprenderti prima e nel frattempo passerà ancora tempo dal quel giorno. Penso che sia la soluzione migliore, o almeno credo. Spero che tu sia della mia stessa idea. Chiederò a Elisabeth di tenermi informata, nel caso tu ti riprenda.”

A quel punto Mai si alzò e tornò a mettere la sedia dove l’aveva trovata. Prima di uscire tornò ancora una volta accanto al letto di Yuuki.

“Buona fortuna, Yuuki Momose. A presto.”

A quel punto Mai si diresse verso la porta. Prima di chiuderla, guardò un’ultima volta nella stanza. Poi, senza dire una parola, chiuse la porta delicatamente. Mai vi si posò sopra e sospirò. Dopo un attimo si staccò dalla porta e iniziò a ripercorrere il corridoio verso le scale.

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Elisabeth era seduta sul divanetto sotto le scale. Aveva tolto le scarpe per sedersi più comodamente, appoggiata a uno dei due poggia braccia mentre leggeva un libro. Accanto a lei c’erano la sua borsa e quella di Mai. Era così immersa dalla lettura che non aveva neppure fatto caso a quanto tempo avesse trascorso Mai nella stanza di Yuuki. Era così concentrata, che non si accorse di Mai fino a quando non fu accanto a lei. Nel sentire il rumore di passi dietro di lei, trasalì e si voltò di scatto. Per poco non le scivolò il libro dalle mani. Davanti a lei trovò Mai che sorrideva.

“Scusami se ti ho spaventata. Non volevo.”

Elisabeth si alzò posando il libro e, allo stesso tempo, cercando di infilarsi le scarpe senza usare le mani. Non riuscendoci, si abbassò fulminea per farlo il più velocemente possibile. A Mai venne quasi da ridere: Elisabeth era così buffa in quella situazione. Alla fine Elisabeth si rialzò un po’ in imbarazzo.

“Non ti preoccupare, non è colpa tua. Ero io ad essere distratta!”

Mai annuì sorridendo. “Comunque mi dispiace di averti spaventata.”

A quel punto, Elisabeth riacquistò la calma e scrutò il volto di Mai.

“Tu come stai? Va tutto bene?”

Mai annuì sorridente. “Sì. Sto bene, non ti preoccupare.”

Elisabeth si convinse e sorrise anche lei. Non avrebbe mai pensato che Mai sarebbe stata così serena dopo una scoperta simile. Lei non ci sarebbe riuscita. I Maestri della Luce erano davvero persone straordinarie.

“Adesso devo proprio andare, Elisabeth. Mi aspettano e sono già in ritardo. Ma mi ha fatto piacere conoscerti e rivedere Yuuki… anche se sarebbe stato meglio in altre situazioni.”

Elisabeth sospirò. “È stato bello anche per me. E per quanto riguarda Yuuki, vedrai che si riprenderà. Ne sono sempre più convinta.”

Mai non disse nulla e prese la sua borsa. Poi affiancò Elisabeth e attraversò la sala fino al portone. Le due ragazze si fermarono ai piedi della scalinata d’entrata.

“Mai, sei sicura di non voler essere accompagnata? Ti faccio accompagnare da Kosuke, guarda che non è un problema.”

Mai le fece capire di non preoccuparsi. “Non ti disturbare. È una bella giornata. Faccio quattro passi e prendo l’autobus.”

Elisabeth sospirò sconfitta. Dopo un attimo, però, tornò a sorridere. Si voltò verso Mai e l’abbraccio, gesto che Mai ricambiò subito dopo.

“È stato bello conoscerti Mai Shinomiya e non solo perché sei un Maestro della Luce.”

A quel punto, le due ragazze si separarono e Mai tirò fuori un biglietto dalla borsa, porgendolo a Elisabeth che lo prese.

“È il mio numero di cellulare. Qualunque cosa succeda, chiamami.”

Elisabeth annuì. “Contaci. Beh, allora a presto, Mai.”

“A presto, Elisabeth.”

Dopo aver salutato Elisabeth, Mai iniziò a percorrere il vialetto d’entrata. Elisabeth rimase per un po’ ad osservarla, ma alla fine rientro nella villa. Mai raggiunse il cancello che le venne aperto subito. Quando sentì lo scatto metallico del cancello, Mai si voltò per un attimo. Quante cose erano successe in quei pochi mesi. Si chiese se avrebbe mai riavuto una vita normale: da quando era stata a Gran RoRo, non era mai durato a lungo.

Mai iniziò a camminare lungo il muro che delineava la proprietà di Elisabeth. Lontano, davanti a lei, vedeva il mare scintillare sotto i raggi del sole pomeridiano. Lungo la strada passavano pochissime automobili. Mai ne fu contenta. Aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per metabolizzare tutto ciò che era successo. In fondo alla discesa vide la fermata dell’autobus. Improvvisamente, sentì un rumore dietro di lei e vide l’autobus sempre più vicino. Iniziò a correre e raggiunse la fermata giusto in tempo per salire sull’autobus. Non appena salita, Mai si sedette su uno dei sedili liberi. Si posò allo schienale e chiuse gli occhi. Fuori il paesaggio cambiava metro dopo metro: la città era sempre più vicina.

Ora, che era sola, sentiva anche un’altra cosa dentro di lei. Il fatto che Yuuki fosse ancora vivo aveva acceso in lei un’altra speranza: come lui, forse anche Dan era vivo da qualche parte. Magari in quel momento stava facendo un duello. Sorrise. Sarebbe stato proprio da lui…

“Dan… mi manchi tanto…”

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Kenzo era seduto sul bordo della fontana. Era la quinta volta che vi ci sedeva. Muoveva le gambe avanti indietro e si continuava a guardare attorno con impazienza. Per l’ennesima volta si alzò.

“Ma dove si è cacciata Mai?”

In quel momento vide, ferma ad uno degli attraversamenti pedonali che collegavano la piazza alle altre strade, una nota figura vestita di rosa e bianco. Il vento le muoveva i capelli viola. Raggiungendolo, la ragazza sorrideva.

Kenzo le si avvicinò con tutta l’intenzione di sgridarla. Aveva intenzione di tenerle il muso, finché non gli avesse spiegato il motivo di tutto quel ritardo. Voleva capire perché lo aveva fatto preoccupare da morire.

“Mai, si può sapere che cosa hai fatto? Lo sai quanto mi hai fatto preoccupare?!?”

Mai sorrise e gli cinse le spalle con un braccio. “Scusami. Non lo farò più. Promesso.”

Kenzo sospirò sconfitto. Aveva già capito che non sarebbe riuscito a tenerle il muso. A quella ragazza non si riusciva a resistere, quando faceva così. Il ragazzino sorrise: avrebbe ormai dovuto saperlo, visto il tempo da cui la conosceva. Mai era proprio una ragazza speciale, senza contare che era un’amica insostituibile.

“D’accordo. Ci conto Mai. Allora, posso sapere che cosa ti ha trattenuta?”

Mai si staccò da lui e fece un paio di passi avanti con le mani incrociate dietro la schiena. Dopo un attimo si voltò sorridendo.

“Ho incontrato un amico.”

Kenzo la guardò incuriosito. “Davvero? E chi sarebbe?”

Mai si piegò verso di lui sorridendo enigmatica. “È un segreto. Te lo racconto un’altra volta.”

Kenzo rimase di stucco. Dopo un attimo insorse alla risposta della ragazza.

“Ma non puoi fare così! Cosa vuol dire che non me lo vuoi dire?!? Mai, lo sai quanto mi hai fatto aspettare? Mai!”

La ragazza ridendo aveva iniziato a camminare, senza aspettare che l’amico terminasse di esporre le sue lamentele. Kenzo, a quel punto, fu costretto ad accelerare il passo per raggiungerla. Non appena la raggiunse ancora imbronciato, Mai si voltò verso di lui sorridendo e cingendolo di nuovo con il braccio.

“Un giorno te lo dico, Kenzo. Ma non oggi.”

Arrendendosi, Kenzo sospirò. Se Mai voleva fare la misteriosa, non restava altro che stare al suo gioco.

“Allora dimmi Kenzo, come sono andati i tuoi esami?”

I due ragazzi iniziarono a parlare del più e del meno, mentre camminavano nella piazza. Oltre gli edifici, il sole stava iniziando a calare verso l’orizzonte che iniziava a tingersi dei colori soffusi del tramonto. Il mare scintillava frastagliato dalle onde.

Senza saperlo, Mai e Kenzo come anche Hideto, in giro per il mondo, stavano andando verso una nuova vita, una vita in cui non sarebbero stati più Maestri della Luce, ma soltanto persone normali. Verso un nuovo futuro, nel mondo reale e non in quello di Gran RoRo. Verso un futuro che aveva bisogno della loro determinazione per cambiare almeno un po’. In modo che la verità, la verità che loro conoscevano su Gran RoRo e su quello che era successo, potesse un giorno trionfare.

Il futuro, però, si sa, non si può mai prevedere che cosa nasconde e, forse, i varchi di Gran RoRo un giorno si sarebbero riaperti, portando nuove avventure e avverando i loro desideri… il tutto stava nel saper aspettare… e nel non perdere mai la speranza.

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… MAGGIO 2011 …

Elisabeth si alzò dalla sedia. Erano già le tre. Doveva andare ad una festa di beneficenza organizzata da una sua amica. Non poteva ritardare. La ragazza guardò Yuuki. Non si era ancora risvegliato. Nessuno sapeva che lui si trovava lì e nessuno doveva saperlo. Neppure le sue amiche lo sapevano. Sentì bussare e si voltò. Nel vano della porta vide il maggiordomo.

“Milady, temo proprio che sia ora di andare.”

Elisabeth annuì e andò verso la finestra. Spostò le tende e l’aprì. Poi le sistemò in modo che da fuori non si vedesse dentro. Terminata quell’operazione, si voltò verso il maggiordomo.

“Adesso vado. Lascio la finestra aperta. Ora che c’è di nuova la bella stagione, un po’ di aria fresca gli farà bene. Nel caso poi faccia troppo freddo, dì all’infermiera che chiuda e lasci solo la ribalta. Arriverà tra poco vero?”

Il maggiordomo annuì. Elisabeth si avvicinò al letto di Yuuki per sistemargli il lenzuolo.

“Ci vediamo dopo, Yuuki.”

A quel punto la ragazza si diresse verso la porta. Nel vano, però, si voltò guardando ancora una volta verso il ragazzo. Poi si voltò verso il maggiordomo.

“Nel caso l’infermiera ritardi, vieni a controllare tu.”

“Sarà fatto, Milady.”

Mentre il maggiordomo chiudeva la porta, Elisabeth si fermò ancora una volta.

“Ah, ancora una cosa. Se succede qualcosa, Kojiro, voglio essere immediatamente avvisata.”

Il maggiordomo annuì facendo chiudere la porta. “Sarà fatto Milady.”

I loro passi, dopo alcuni istanti, si fecero sempre più lontani fino a scomparire. Nella stanza tutto rimase silenzioso e calmo. Il solo rumore era quello degli apparecchi medici. Da fuori, veniva lo stormire delle fronde mosse dal vento e un profumo di fiori. Sul comodino c’era un vaso pieno di rose bianche e il mazzo di carte. Yuuki continuava il suo sonno senza risveglio. Era ormai passato più di un anno da quando era entrato in coma.

Tutto era tranquillo. Per lunghi minuti, l’unico movimento fu quello delle tende che si muovevano al vento fin dentro la stanza. Improvvisamente, una soffusa luce verde le illuminò. Un istante dopo apparve una piccola farfalla verde e luminosa. Era lei che emanava quella luce. Lasciandosi dietro una sorta di  scintillante polvere verde, la farfalla volò delicatamente dentro alla stanza dirigendosi prima verso il comodino. Passò vicino al mazzo di rose e alle carte. Subito dopo volò verso Yuuki. Dopo essersi librata per alcuni istanti vicino al suo volto, leggera e impalpabile, si posò sulla sua mano sinistra.

“Yuuki…”

Yuuki non si mosse. Aveva gli occhi chiusi. Si sentiva stanco, ma allo stesso tempo completamente rilassato. Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non ce la faceva. Sapeva che facendolo non sarebbe più potuto tornare lì. Dopotutto quello che aveva passato, quel totale abbandono era piacevole. Eppure quella voce aveva qualcosa di familiare. Anzi, sentiva che era di qualcuno importante per lui.

“Yuuki…”

A quel secondo richiamo, Yuuki aprì gli occhi. Non riconobbe quello che vedeva attorno a sé. Non riusciva a capire dove fosse. Forse stava sognando. Era sospeso in una specie di vuoto, avvolto da una luce bianca e argento. Forse era quello che gli dava quella sensazione di pace. Cercò di capire da dove provenisse la voce, ma non vide nulla. Stava quasi per lasciarsi andare di nuovo, quando all’improvviso vide venire verso di lui una farfalla verde. Gli passò davanti al viso, volteggiando per qualche istante davanti a lui. Dopo un attimo di esitazione allungò la mano per toccarla, ma essa sfuggì al suo tocco allontanandosi da lui, lasciandosi dietro una luccicante scia. In quell’istante ciò che l’avvolgeva mutò all’improvviso. Al posto della luce bianca, Yuuki si trovò sospeso in una luce verde, chiara e vaporosa. Attorno a lui, quella luce soffusa scintillava formando delle bolle di luce. Allora si ricordò e sentì dentro di lui una sensazione di serenità. Si sentiva leggero, quasi come se fosse stato sospeso nell’acqua. Cercò di nuovo la voce che lo aveva chiamato. Qualcosa dentro di lui gli diceva che doveva fare in fretta, perché presto tutto quello sarebbe svanito. Sentiva che lei era lì. Era lei che lo chiamava, ora lo sapeva. La farfalla tornò a passare davanti a lui e, quando si allontanò, la seguì con gli occhi. E finalmente la vide. Ad una decina di metri da lui vide, eterea e diafana come una farfalla, Kajitsu. La ragazza sembrava avvolta da una sottile nebbia evanescente, simile a quella che all’alba avvolgeva ogni cosa. Il lungo abito nero e verde si muoveva delicatamente attorno a lei come mosso da un’impercettibile brezza, allo stesso modo dei suoi lunghi capelli verdi raccolti in due trecce. Dietro di lei, quasi vibranti di vita, ondeggiavano le sue verdi ali. Kajitsu alzò la mano destra, su cui si posò leggera la farfalla che un istante dopo si dissolse in verdi scintillii. Yuuki sorrise. Finalmente la rivedeva. Quante volte aveva sperato accadesse. Cercò di raggiungerla ma si sentì troppo stanco. Ora che era lì non poteva lasciarla andare… ma era troppo stanco.

Sotto lo sguardo smarrito del ragazzo, mentre abbassava la mano, Kajitsu si voltò a guardarlo. Nei suoi occhi Yuuki vide una profonda malinconia, unita ad una grandissima dolcezza. Istintivamente cercò di nuovo di raggiungerla, per poterla abbracciare di nuovo. Di nuovo non ci riuscì. Per quanti sforzi facesse, però, non riusciva a spostarsi da lì. Sembrava che qualcosa lo tenesse bloccato e che una specie di barriera trasparente li tenesse divisi. Allungò la mano ed ebbe quasi l’impressione di toccarlo, un cristallo invisibile e freddo. Subito dopo l’abbassò scoraggiato.

“Kajitsu…”

A quel punto Kajitsu sorrise. La ragazza, leggera come una farfalla, si avvicinò. Si fermò a un paio di metri da lui. Un silenzio magico e surreale li avvolgeva.

“Sono qui, Yuuki…”

Yuuki sorrise. “Sono così felice di rivederti Kajitsu. Ho sperato tanto di poterti rivedere e ora che ce l’ho fatta, non ti lascerò più.”

Kajitsu sorrise dolcemente e scosse la testa. Yuuki non capì. Perché non voleva restare lì? Sarebbero potuti restare per sempre insieme in quel luogo.

“Tu non puoi restare qui, Yuuki. Devi svegliarti. Il tuo compito di Guerriero Bianco non è ancora finito.”

Per un istante infinito Yuuki e Kajitsu si guardarono. Yuuki non voleva accettarlo. Voleva restare lì con lei. Sentì una profonda stanchezza penetrare dentro di lui. Anche se avesse voluto, non ce l’avrebbe fatta a muoversi da lì.

“Non ce la faccio, Kajitsu… e forse non lo voglio neppure. Quello che voglio è stare con te…”

In quel momento Kajitsu allungò una mano verso di lui, guardandolo con profonda tristezza. Yuuki ebbe l’impressione di scorgervi quasi delusione.

“Yuuki, devi svegliarti.”

Yuuki scosse la testa. Era stanco. “Non ci riesco Kajitsu, sono stanco… voglio restare qui.”

Kajitsu assunse un’espressione di malinconica delusione. Yuuki si sentì male a vederla così.

“Avevi promesso, Yuuki. Avevi promesso che la rosa bianca non sarebbe mai caduta. Avevi promesso che non ti saresti mai arreso… se ora ti arrendi, non ci sarà più nessuna speranza per noi, per i nostri sogni.”

Yuuki si riscosse e la guardò. Kajitsu aveva ragione. Non poteva arrendersi. No, non avrebbe mai ceduto. Raccolse dentro di lui tutta la forza che aveva. Allungò la mano sinistra e si protese per stringere quella di Kajitsu. Solo pochi centimetri li separavano. Un luminoso sorriso apparve sul volto di Kajitsu. La ragazza si protese e strinse la mano di Yuuki. In quell’istante una luce iridescente l’avvolse e davanti al suo petto apparve il simbolo verde, un luminoso smeraldo. Davanti al petto di Yuuki apparve invece uno scintillante diamante, il simbolo bianco. Yuuki e Kajitsu si sorrisero per attimi infiniti. Poi Kajitsu lo tirò vero si lei. Insieme si allontanarono da quel luogo. Una luce luminosa, come quella di una finestra in una stanza buia, apparve dietro a Kajitsu. Yuuki e Kajitsu, ora, erano vicini. Il ragazzo capì.

“Stai per andartene…”

Kajitsu annuì. Posò la mano sinistra sul volto di Yuuki. Lui gliela strinse con la mano destra. Kajitsu sorrise. Una lacrima di cristallo le rigò il volto. Ma non era triste. In quell’istante Kajitsu si dissolse improvvisamente in decine di verdi farfalle. Yuuki sorrise e si voltò verso quella luce che sembrava il sole. Le farfalle lo affiancarono, volando accanto a lui. Un attimo prima di essere avvolto dalla luce del sole, Yuuki sentì di nuovo la voce di Kajitsu.

“Noi supereremo il tempo e ci rincontreremo sicuramente… un giorno verrà il tempo per noi di incontrarci ancora… Yuuki…”

Yuuki sorrise. Lo sapeva, si sarebbero rivisti. Non aveva alcun dubbio. Chiuse gli occhi, mentre la luce bianca lo avvolgeva e le farfalle si dissolvevano in verdi scintillii.

 “Ti aspetterò, Kajitsu…”

Improvvisamente la porta della stanza si aprì. La farfalla si dissolse. Entrò una donna vestita da infermiera che si avvicinò ai macchinari. Posò una borsa sulla sedia e tirò fuori una cartella. Sospirò, pensando a quel povero ragazzo bloccato lì su quel letto da mesi e forse per sempre. Nella cartella iniziò a trascrivere i valori degli schermi. Poi, controllò il contenuto della flebo e con una siringa, aggiunse parte del contenuto mancante. Terminato quello, la donna andò verso la finestra e la chiuse a ribalta come le era stato chiesto. Stava per andare via, quando per scrupolo i suoi occhi caddero di nuovo sugli schermi. Per poco non le venne un colpo. I valori erano diversi. Si passò una mano sugli occhi e corse a prendere la cartella, credendo ad uno scherzo della mente. Confrontò i valori. Non era possibile: stavano aumentando. I valori stavano risalendo. Per un attimo temette che fosse un attacco che l’avrebbe ucciso. Poi, prima che facesse qualcosa, vide che si stabilizzavano su valori normali. Con il cuore a mille si avvicinò al letto. La voce le tremava per l’emozione.

“Ragazzo, mi senti?”

Sotto il suo sguardo sbalordito, l’infermiera vide Yuuki muovere una mano. La donna si portò una mano alla bocca. In quel momento, Yuuki aprì lentamente gli occhi. Dopo averli sbattuti un paio di volte, Yuuki voltò lentamente la testa verso la donna, guardandola spaesato.

“Dove… sono?”

L’infermiera cercò di tenere a freno l’eccitazione. Cercando di riacquistare la sua professionalità, si inginocchiò vicino al suo letto sorridendo.

“Non temere. Sei al sicuro. Va tutto bene.”

Yuuki la guardò, cercando di capire che cosa stesse succedendo e chi fosse quella donna. Sentì la testa pesante. Non ricordava nulla. Alla fine i suoi occhi tornarono a chiudersi. Questa volta, però, l’infermiera era convinta che fosse vero sonno. Ripresasi, si alzò e corse verso la porta lasciando tutto lì. Appena fuori dalla porta, corse verso le scale euforica.

“Signor Kojiro, presto! Dobbiamo chiamare il dottore e la signorina Elisabeth! Presto! È successa una cosa straordinaria!”

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Elisabeth stava ascoltando distrattamente quello di cui parlavano le sue amiche. Non le sentiva quasi. Stava pensando ancora una volta solo a Yuuki. Si sentiva in ansia e preoccupata, come quella volta per suo fratello. All’improvviso un uomo del catering si avvicinò e attirò la sua attenzione.

“Signorina Elisabeth, perdoni l’intrusione. Il suo autista chiede che lei lo raggiunga subito. Dice che è importante.”

Le sue amiche la guardarono perplesse. “Va tutto bene, Elisabeth?”

Elisabeth annuì, mentre il battito del suo cuore aumentava. Cercò di sorridere. “Tutto a posto. Scusate, ora devo andare. Ci sentiamo presto.”

Elisabeth si allontanò con il cuore che le martellava nelle tempie. Si fece largo tra gli invitati quasi di corsa. Ti prego, fa che non sia successo niente a Yuuki… ho già perso un fratello, non ne voglio perdere un altro. Era questo l’unico pensiero che riusciva a formulare. Finalmente raggiunse l’autista. L’uomo sembrava quasi non stare più nella pelle dall’impazienza.

“Milady, finalmente. Kojiro, al telefono.”

Senza dirle altro, le mollò in mano il telefono della limosine. Con gli occhi, Elisabeth cercò una risposta alle sue paure, ma l’autista non sembrava volergliele dare. Anzi le fece cenno di rispondere. Sembrava non stare più nella pelle.

“Kojiro, pronto? Sono Elisabeth.”

Elisabeth ascoltò con ansia. Dopo un attimo il suo voltò si illuminò di sorpresa. Gli occhi azzurri si spalancarono stupiti. Elisabeth sentì il cuore scoppiare, questa volta di felicità. Fremeva dall’emozione e gli occhi le si inumidirono. Continuava ad annuire. Alla fine riuscì a trovare la forza per parlare.

“Arriviamo, arrivo. Saremo lì il prima possibile.”

Elisabeth chiuse il telefono e salì sulla limosine, dove già l’aspettava l’autista che non aspettò neanche che lei parlasse. Mise in moto, non appena Elisabeth chiuse la portiera.

“Alla villa, Kosuke. Presto… mio fratello si è risvegliato.”

Mentre la macchina procedeva spedita, Elisabeth premette le mani sul petto per paura che il cuore esplodesse. Sorrideva felice. Guardò verso il cielo per mandare un messaggio al fratello scomparso anni prima. Lo ringraziò. Sapeva che quello era un suo regalo, per non lasciarla sola.

Non appena la macchina arrivò davanti alla porta d’entrata, Elisabeth non attese neppure che la macchina si fermasse. Scese in corsa e si fiondò dentro la villa. Con il fiato corto e gli occhi lucidi salì le restanti rampe di scale. Raggiunse di corsa la stanza. Arrivata sul vano della porta, vide l’infermiera, il dottore e il maggiordomo vicino al letto. Elisabeth ansimava.

“Sono qui! Sono qui…”

I tre si voltarono. Il maggiordomo la raggiunse raggiante e sbalordito.

“Lady Elisabeth, è incredibile. È assolutamente incredibile. Dopo tutto questo tempo… tutto questo tempo.”

Elisabeth si voltò speranzosa verso il dottore. L’uomo sorrise nel vederla così felice e annuì.

“Sì, Elisabeth. Yuuki si è svegliato. I valori stanno tornando nei parametri. Ora sta dormendo. Entrò domani mattina, credo si risveglierà definitivamente.”

Elisabeth sorrise ancora di più e corse ad abbracciarlo. Abbracciò anche l’infermiera e il maggiordomo. Pure l’autista che un attimo dopo gli raggiunse. Mentre lo faceva, il dottore cercò di riprendere il controllo della situazione.

“Ovviamente Elisabeth, dovrà fare molta riabilitazione. È più di un anno che è fermo su quel letto. I suoi muscoli non sono più abituati a muoversi.”

Elisabeth annuì. Qualunque cosa ci sarebbe stata dopo, sarebbe stato facile. Non aveva alcun dubbio. Il passo più grande Yuuki lo aveva già fatto. Niente avrebbe potuto diminuire la sua felicità.

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Yuuki sentì un fresco venticello sul volto. Cercò di muoversi. Sentiva il corpo pesante. Muovere la mano gli sembrava già un’impresa. Non capiva che cosa stesse succedendo. Sentiva la mente vuota. Mentre apriva gli occhi, gli tornarono però in mente le ultime cose che ricordava. La corsa, l’uomo che gli sparava, Dan accanto a lui… poi nero, il vuoto più totale. Gli sembrò di ricordarsi anche di un uomo in una baracca, di una ragazza in una macchina, ma non ne era sicuro. Infine il sogno di Kajitsu. Che cosa era successo? Aprì gli occhi. Si accorse di essere in una stanza. Alcuni mobili, un divanetto. La testa gli faceva un po’ male. Cercò di non pensarci. Si voltò. Vide un comodino con un vaso di rose. Capiva sempre meno. Cercò di alzarsi. Fece una fatica mostruosa solo per alzare il busto. Sentì una leggera vertigine. Si accorse di essere legato ad una flebo. Voltandosi vide anche degli apparecchi medici. Si chiese di nuovo che cosa fosse successo. In quel momento, sentì la porta aprirsi e la voce preoccupata di una persona che si affrettò ad entrare.

“No, non alzarti. Il dottore ha detto che devi aspettare un po’.”

Yuuki si voltò verso la voce. Vide una ragazza che si avvicinava sorridendo. Non l’aveva mai vista. La guardò stando in guardia. Anche se sapeva bene di poter far poco in quello stato…

“Chi sei?”

La ragazza si affiancò al letto. Vide il sospetto negli occhi di Yuuki. “Mi chiamo Elisabeth. Sono io che mi sono occupata di te in tutto questo tempo. Non temere, qui sei al sicuro.”

Yuuki cercò di alzarsi ancora una volta, ma alle fine si lasciò andare sul letto.

“Devi dare tempo ai tuoi muscoli di riabituarsi. È tanto tempo che non si muovono.”

Yuuki la guardò senza capire. Gli ultimi avvenimenti che ricordava gli vorticavano nella mente. Tanto tempo… ma allora quanto tempo era passato? Dove si trovava? Cosa era successo veramente?

Elisabeth sorrise, comprendendo la sua confusione. Si voltò e prese, dal mazzo di carte sul comodino, le prime due. Yuuki la guardò: voleva farle tante domande, ma si sentiva stanco e privo della voglia di farle.

“Una persona mi ha detto che sono molto importanti per te. Non appena ti sarai un po’ ripreso, ti racconterò tutto quello che è successo.”

Yuuki prese a fatica le due carte che Elisabeth gli porgeva. Le guardò: Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Yuuki sorrise e strinse le due carte al petto chiudendo gli occhi.

“Kajitsu…”

Salve a tutti! ^-^ Sì, lo so… avevo promesso che mettevo il capitolo ieri. Ma tra una cosa e l’altra (stavo pure male nel week-end e lunedì…) non ci sono riuscita. Spero che mi perdoniate. ;) Allora come vi sembra? Aspetto i vostri commenti: immaginavate che quel qualcosa di importante che sarebbe successo, fosse il risveglio di Yuuki? :D E spero vi sia piaciuta anche la parte con Mai e Kenzo…
Ok, come spazio dell’autore fa schifo… ma ho pochissimo tempo e se non lo facevo stamattina, forse oggi pomeriggio non ci sarei riuscita. ^-^ Quindi, passo velocissima ai ringraziamenti: un grazie enorme a chicca12lovestory e ShawnSpenstar per aver recensito lo scorso capitolo e aver messo la storia nelle preferite e a Lacus Clyne per la recensione dello scorso capitolo e aver inserito la storia nelle seguite. Grazie! E grazie anche a chi solo legge.
J

Ultima cosa e poi vi saluto: nel prossimo capitolo rivedremo Mai, Kenzo e Hideto alle prese con un torneo di Battle Spirits e ci sarà qualcuno che farà arrabbiare la nostra Guerriero Viola: chissà chi sarà e perché… XD

A presto, Hikari

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Una ragazza sedeva su una delle panchine che si trovavano tra le siepi del giardinetto creato sul tetto dell’edificio. Accanto a lei, c’era una borsa aperta da cui spuntava un contenitore per le carte. Le sue dita battevano veloci e leggere sui tasti del computer che teneva sulle ginocchia e un sorriso inarcava delicatamente le sue labbra. Sembrava molto presa da quello che faceva. I capelli viola le cadevano ai lati del viso, trattenuti da un fermaglio rosa e solo ogni tanto un solitario alito di vento glieli muoveva.

Ad un certo punto, la ragazza chiuse il computer e stiracchiò le braccia. Poi prese la borse e vi mise dentro il portatile; mentre lo sistemava al suo interno, toccò il contenitore delle carte e sorrise. Senza perdere altro tempo, richiuse la borsa e si alzò. Si sistemò una ciocca di capelli con la mano destra e il suo sguardo fu attratto da uno di quei volantini che tappezzavano i muri della città e anche i pali della luce. Scosse la testa per ravvivare i capelli e poi si posò allo schienale della panchina in attesa, passando in rassegna le persone che passavano dall’altra parte della strada.

Finalmente, dopo un po’, vide arrivare alla sua sinistra i due ragazzi che aspettava. Uno aveva i capelli blu e indossava vestiti blu e beige. L’altro era un po’ più piccolo e aveva i capelli verdi. Entrambi la salutarono. Mai ricambiò sorridendo. Mentre aspettava che la raggiunsero, il suo sguardo si perse nell’immensità del cielo azzurro e la sua mente ebbe il tempo di ripercorrere il passato e soprattutto quegli ultimi mesi. Le sue mani strinsero con più forza lo schienale della panchina. Si erano impegnati molto in quei mesi, ma avevano ancora così tanto da fare. Quando riabbassò lo sguardo, si vide puntati addosso gli occhi leggermente preoccupati dei due ragazzi. Si staccò dalla panchina e mise le mani dietro la schiena, sorridendo per rassicurarli. I due, dopo un’istante, si convinsero e sorrisero anche loro. Sapevano che Mai stava valutando quanto avevano fatto in quei mesi per la causa Gran RoRo. Sorrisero tutti e tre. Se qualcuno li avesse visti, avrebbe percepito, forse, qualcosa di strano in loro. Un’esperienza che gli aveva resi diversi e questo lo si leggeva sui loro volti. Per alcuni attimi rimasero in silenzio poi scoppiarono a ridere. Il ragazzo con i capelli blu si posò allo schienale della panchina e mise le mani in tasca.

“Ed eccoci di nuovo insieme. Non è male tornare qui, ogni tanto. Il mondo è bello, ma non quanto il tempo passato con voi, amici miei.”

Il ragazzino con i capelli verdi lo guardò facendo una faccia orgogliosa. Mai sorrise. Conosceva bene i loro botta e risposta.

“Hideto, mi sembra ovvio no? Io sono un genio e Mai è una ragazza splendida. Dove le trovi persone come noi?”

Hideto si mise a ridere, gli mise un braccio attorno alle spalle e con l’altra cominciò a strofinargli il pugno sulla testa. La ragazza, invece, continuava a guardarli divertita, abituata a certe scene.

“Kenzo! Ma quando la smetterai di fare il bambino presuntuoso?”

“Quando tu la smetterai di essere fissato con le carte!”

“La mia non è una fissazione, ma una passione! E poi non è più come una volta!”

“Certo… io la chiamerei un’ossessione! Ossessione che per di più ora coltivi quando nessuno ti vede!”

Hideto continuò ancora un attimo a stuzzicarlo, ma poi lo lasciò andare. Dopotutto non poteva maltrattare troppo il suo migliore amico…

“E tu Mai, tutto a posto, vero?”

Mai annuì e con le mani iniziò a giocherellare con una delle ciocche di capelli.

“Sì, tutto a posto. Finché vi aspettavo stavo usando il computer.”

Kenzo la guardò. “Hai deciso di riaprire il tuo blog?”

“Per dire la verità ci stavo pensando… ma non ho ancora deciso. Per essere sincera, fino ad un po’ di tempo fa lo ritenevo un po’ sciocco e infantile. Ora, però, mi farebbe pensare di essere di nuovo a Gran RoRo.”

Hideto le mise un braccio attorno alle spalle sorridendo.

“Ammettilo Mai Shinomiya è un’idea per diffondere le nostre parole. Stai tornando alle origini, blog e Battle Spirits.”

Mai, ridendo, si liberò dalla presa e si mise ad un passo di distanza da lui puntandogli contro il dito.

“Hideto Suzuri, allora vuoi proprio che ritorniamo sulla bocca di tutti per essere derisi? Un blog ha troppi contatti. E per quanto riguarda i duelli, non ci trovo più gusto.”

“Eh, dai. Eri una campionessa. Perché non ti iscrivi al torneo? Oggi ci sono le iscrizioni. Senza di te tra i partecipanti, non c’è gusto ad arrivare primo!”

Mai fintamente indignata mise le mani sui fianchi. “Vorrei proprio sapere chi ti dice che arriveresti primo, se io partecipassi!”

“Ma perché il mio mazzo è imbattibile!”

Kenzo si mise in mezzo ai due e li guardò un po’ offeso.

“Guardate che ci sono anche io! Anche se sono più piccolo so farmi valere quanto voi!”

Hideto a quelle parole circondò le spalle ad entrambi, tirandoli accanto a sé.

“Ve lo immaginate? Hideto Suzuri, Mai Shinomiya e Kenzo Hyoudo, che mostrano a tutti la propria bravura lottando per la vittoria! Da non perdere! Siamo pur sempre duellanti di carte!”

Mai si sciolse delicatamente dai due e si avvicinò al muretto davanti alla panchina. I due rimasero immobili a guardarla. Mai chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Poi, alzò la mano sinistra e prese delicatamente il ciondolo dorato su cui era incastonata un’ametista che pendeva da una catenina dorata che le cingeva il collo. Il suo sguardo malinconico si rifletté sulla pietra preziosa. Dopo un istante, Mai fece scattare una levetta e il ciondolo si aprì. Al suo interno c’era la foto di un ragazzo con i capelli rossi e gli occhi marroni che la guardava sorridente. Nel metallo dell’altro lato c’era inciso un nome in caratteri corsivi elaborati: Dan.

Mai mosse le labbra, pronunciando in un sussurro il nome del ragazzo. Richiuse il ciondolo con uno scatto e si voltò lentamente. Il suo sguardo era sicuro.

“Ho già deciso e sapete il perché della mia decisione. I duelli di Battle Spirits non mi interessano più. Mi riportano alla mente ricordi a cui preferisco non ripensare. E poi non ho più un motivo per duellare… ora ho trovato un altro modo di combattere per i nostri obiettivi.”

I due ragazzi rimasero zitti e si guardarono senza sapere cosa dire. Avrebbero voluto che duellare fosse per Mai un modo per ricordare Dan, ma ogni volta la ragazza si era rifiutata di farlo, quasi quel rifiuto dei duelli fosse, invece, per lei il modo migliore per ricordarlo. Forse era perché l’ultimo duello che aveva fatto era proprio quello contro Dan. Magari era seria, quando diceva che non aveva più un motivo per duellare.

Hideto mise le mani in tasca e alzò le spalle.

“Se è proprio questa la tua ultima decisione… spero almeno che ci accompagnerai alle iscrizioni e che farai il tifo per noi…”

La ragazza sorrise. “Certo. Non mi perderei un vostro duello per nulla al mondo.”

A quel punto, anche Kenzo rinunciò a convincere Mai e guardò l’orologio.

“Che ne dite? Andiamo dentro? Non vorrei chiudano prima che arriviamo. So che subito dopo faranno i sorteggi.”

Gli altri due annuirono e si avviarono. Mentre camminavano, Kenzo sembrò per un attimo pensieroso.

“A proposito, Mai. Mi è tornata in mente una cosa. Chi è che avevi incontrato lo scorso settembre?”

Hideto li guardò perplesso. Mai si stupì del fatto che Kenzo se ne ricordasse. In realtà, non aveva ricevuto nessuna nuova notizia da Elisabeth e quindi aveva deciso di aspettare ancora un po’ per parlarne. Presto lo avrebbe fatto comunque: si sentiva in colpa per tenerli allo scuro di tutto. La ragazza cercò di sorridere convincente e li prese a braccetto.

“Ma non dovevamo andare al banco delle iscrizioni? Dobbiamo muoverci o non ci saranno più posti per voi!”

Hideto e Kenzo si guardarono senza riuscir a trovare un modo per controbattere mentre, ormai, trascinati da Mai, erano già entrati nell’edificio e più precisamente nella sala delle iscrizioni. La stanza era affollata da decine di ragazzi che si accalcavano davanti ai tre manifesti appesi o davanti ad un banchetto in un angolo. Dietro al banchetto, c’era una giovane donna che compilava dei fogli e accanto a lei un uomo che sembrava star spiegando qualcosa ad un gruppo di ragazzi assiepati davanti a lui, non senza qualche difficoltà.

Hideto guardò la fila sorridendo preoccupato. “Pensate che riusciremo ad arrivare al banchetto prima che finisca l’orario di iscrizioni?”

Kenzo alzò le spalle. “Mettiamoci in fila e scopriamolo.”

I due si misero in fila e Mai gli affiancò guardandosi attorno. Tutti sembravano così entusiasti di partecipare, così impazienti di iniziare, così pieni di speranze di vincere. Gli occhi di Mai si velarono di nostalgia, ripensando che fino a poco tempo prima era stato così anche per lei. Ora, invece, ogni volta che prendeva le carte non sentiva più nessun entusiasmo. Forse era perché si era impegnata nel diffondere la verità di Gran RoRo in modo diverso. O magari le stava succedendo come a Dan: quei duelli non le bastavano più. Forse preferiva serbare vivo il ricordo del suo ultimo vero duello. Eppure teneva le carte sempre con sé, senza mai separarsene…

Hideto e Kenzo videro il suo sguardo e sospirarono, incapaci di convincerla a duellare, mentre si avvicinavano sempre più al banchetto d’iscrizione. Ormai mancavano solo due persone. Kenzo si voltò verso Mai.

“Siamo quasi arrivati.”

Mai si riscosse e annuì. Poi li guardò cercando di sorridere. “Sentite, io vi aspetto più in là. È inutile che rimanga in fila visto che non mi iscrivo.”

La ragazza non aspettò la loro risposta e si allontanò fermandosi vicino ad una colonna dove, poco lontano, c’era un gruppo di ragazzi. Hideto si voltò verso Kenzo.

“Secondo te cosa possiamo fare? Io non so più che cosa inventarmi. Ci sarà un modo per farla combattere di nuovo!”

Kenzo lo guardò per un istante prima di voltarsi verso la ragazza che iscriveva. “Magari ha solo bisogno di uno stimolo.”

Hideto scosse la testa spazientito. “E dove lo troviamo?”

La sua domanda, però, rimase nell’aria perché la donna si era rivolta proprio verso di lui.

“Nome e cognome.”

Hideto annuì. “Hideto Suzuri.”

La donna lo guardò per un attimo per poi compilare il modulo. Hideto sapeva che loro erano ancora conosciuto sia in bene, come forti duellanti, sia in male, come i Maestri della Luce. Come venivano giudicati, dipendeva da quale dei due aspetti prevaleva. Hideto sospirò.

Mentre Hideto e Kenzo continuavano ad aspettare, Mai era appoggiata con le mani dietro la schiena alla colonna, con lo sguardo che apparentemente fissava i poster affissi alla parete di fronte. In realtà non li vedeva neppure, perché la sua mente era completamente persa in altri pensieri. Stava pensando a come fare a portare avanti la loro missione. Anche le voci del gruppetto di ragazzi poco distante da lei le giungevano lontane e confuse, quasi come se fosse avvolta dalla nebbia, e anche tutti i rumori della stanza le giungevano attutiti e indistinti. Improvvisamente, la corrente dei suoi pensieri venne, però, interrotta da un voce sconosciuta.

“Ma chi, quel Dan Bashin?”

In un attimo, Mai si riscosse dal torpore staccandosi dalla colonna e guardandosi attorno. In poco tempo riconobbe da dove proveniva quella voce. Era la voce di uno di quei ragazzi che parlavano poco distanti da lei e Mai prestò più attenzione alle loro parole. In quel momento, stavano parlando due ragazzi circa della sua età, uno che sembrava piuttosto insicuro mentre l’altro ostentava fin troppa sicurezza, sembrando arrogante.

“Ma sì ti dico. Quel Dan Bashin era fortissimo. Prima che scomparisse nessuno lo riusciva a battere.”

“Ma per favore! Peccato che mi sia trasferito qui dopo la sua scomparsa. Avrei dimostrato a voi rammolliti che io sono molto più forte di quel Bashin. Nessuno mi batte dall’inizio dell’anno.”

“Guarda che anche lui non scherzava! Durante l’ultimo periodo prima di scomparire aveva vinto decine di duelli e tornei e anche nell’ultimo torneo a cui stava partecipando, stava sbaragliando tutti!”

“Solo voci. Io sono molto più forte.”

Un altro ragazzo, con aria di quello super informato, si inserì nel discorso.

“E sapevi anche che quel Dan Bashin era proprio quel Dan Bashin che ha sconfitto il Re del Mondo Altrove tre anni fa? Era chiamato il Re dell’Impatto Devastante ed era il Guerriero Rosso. Dicono che, dopo la morte del Guerriero Bianco, abbia smesso di smentire le accuse contro di loro e si sia dedicato solo ai duelli.”

Il ragazzo che si dava un sacco di arie, alzò le spalle e guardò quelli dietro di lui con aria sarcastica.

“Il Guerriero Rosso ma per favore… se anche fosse, le tv mi sembra abbiano detto abbastanza sul suo conto e su quello degli altri. I Maestri della Luce… pfui, un gruppo di rammolliti che non aveva niente altro da fare che cercare la fama rovinando il futuro del pianeta. Senza contare che quel Re del Mondo Altrove non sembrava poi così forte… io lo avrei battuto senza difficoltà. Mi chiedo perché non sia diventato io un Maestro della Luce. Avrei obbligato il Re del Mondo Altrove a fare quello che prometteva. Grazie a me il mondo sarebbe uno splendore. Ma si sa, vengono scelti sempre quelli con minor talento e pregio perché quel Dan Bashin era proprio questo. Lui e il Guerriero Bianco erano i due più esaltati. Due veri esagitati. Gli altri erano ancora ancora decenti e, con me alla guida, non si sarebbero fatti traviare dalle idee di quei due pazzi. Ma parlando di Bashin in particolare… un duellante mediocre e senza talento, senza arte né parte che ha avuto la fortuna di trovare duellanti ancora più deboli. Se fossi stato io ad incontrarlo lo avrei fatto tornare in lacrime dalla mamma. Io sarei stato capace di salvare il mondo, l’unico degno a farlo. Vi pare? Altro che Dan Bashin! Lui e i suoi amici ci hanno tolto le speranze di un futuro migliore. E poi ci sarà un motivo se ha lasciato di punto in bianco l’ultimo torneo o sbaglio?”

Alcuni ragazzi attorno a lui si guardarono perplessi, mentre i suoi amici ridevano stupidamente come lui. Mai, invece, dopo un attimo dello stupore più puro, sentì montare dentro di lei soltanto rabbia. Strinse i pugni con forza e serrò la bocca che assunse un’ espressione dura. Gli occhi si ridussero a due fessure, in cui gli occhi viola scintillavano furiosi. Come si permetteva quel tipo di dire delle cose simili su Dan? Sul ragazzo che amava? E su di loro Maestri della Luce! Quel pallone gonfiato non valeva neppure la metà di Dan, se solo avesse potuto dimostrarglielo… ed era anche lui uno degli stupidi che aveva creduto a quelle bugie. Sentire di nuovo quelle accuse verso di loro, la fece infiammare. Era la goccia che faceva traboccare il vaso: sentire di nuovo quelle accuse nella bocca di quel ragazzino presuntuoso, sentire come parlava di Dan… Aveva sopportato tutto, ma quello non lo poteva accettare. Mentre la rabbia cresceva, Mai sentì aumentare dentro di sé qualcosa che da molto tempo si era assopito. Se qualcuno l’avesse guardata in volto, avrebbe visto lo sguardo che Mai aveva tante volte avuto quando sconfiggeva tutti i suoi sfidanti.

Mai era certa che quel tipo fosse iscritto a quel torneo. Altrimenti non sarebbe stato lì e poi bastava sentire come si elogiava... Non gli avrebbe permesso di parlare in quel modo. Gliela avrebbe fatta pagare. In quel momento la raggiunsero Hideto e Kenzo che la guardarono preoccupati vedendo la sua trasformazione. Kenzo cercò di capire che cosa fosse successo.

“Mai, va tutto bene?”

“Benissimo, va tutto benissimo.”

Senza aspettare risposta, Mai li superò e si diresse verso il banchetto di iscrizione con un passo rapido che avrebbe fatto spostare chiunque. Hideto e Kenzo alzarono le spalle senza capire e decisero di seguirla.

Un ragazzo si stava facendo iscrivere. Le sue parole furono interrotte da Mai che gli passò davanti senza dirgli nulla e sollevando il suo disappunto. La ragazza posò, quasi sbatté, con forza la mano sul banchetto e guardò con sguardo determinato, che non ammetteva repliche, la donna delle iscrizioni. I ragazzi e ragazze più vicini si sporsero per vedere che cosa stesse succedendo, già alcuni aveva vagamente riconosciuto la ragazza.

“Mai Shinomiya”

A quelle parole Hideto e Kenzo, poco dietro di loro, ammutolirono sorpresi, le bocche letteralmente spalancate. Tutti e due si chiedevano la stessa cosa: ma Mai non aveva detto che non voleva partecipare?

La donna eseguì, chiedendosi perché la ragazza non avesse fatto la fila. Ma non erano problemi suoi. E poi anche gli altri in fila si erano rassegnati: le iscrizioni dopotutto non richiedevano molto tempo.

“Sei iscritta. Aspetta i sorteggi.”

“Benissimo.” Detto questo Mai si voltò iniziando a camminare con passo deciso verso il gruppetto di ragazzi di prima. Hideto ripresosi, cercò di fermarla e con una mano tentò di afferrarla per un braccio, ma la ragazza non si lasciò bloccare e proseguì imperterrita.

“Mai si può sapere che succede? Ma non eri tu quella che non voleva partecipare? Mai!”

Le sue parola rimasero inascoltate. Hideto si voltò sconfortato verso Kenzo.

“Chi la capisce è bravo…”

Kenzo, invece, non si arrese. “Seguiamola e lo scopriamo ne sono sicuro. Scommetto che sta andando dal motivo della sua rabbia.”

Hideto e Kenzo si misero quasi a correre per raggiungere Mai, che quasi marciava. Hideto, finalmente, riuscì ad affiancarla e la guardò perplesso.

“Mai, ci vuoi dire che cosa sta succedendo?”

“Ve lo spiego dopo. Adesso ho una cosa da fare.”

Pronunciate quelle parole, Mai accelerò il passò lasciando indietro Hideto e Kenzo che ci capivano sempre meno. Superò alcuni ragazzi diretta verso quelli che prima aveva accanto.

Hideto e Kenzo avrebbero preferito qualche spiegazione in più da Mai. Non restava altro da fare che scoprire che cosa doveva “fare” Mai. I due ragazzi si fermarono un paio di passi dietro a Mai, sperando di riuscire finalmente a capire che cosa stesse succedendo. Oltre a Mai videro un gruppo di ragazzi.

In quel momento il gruppetto si voltò incuriosito verso Mai, fremente di rabbia. La sua espressione rivelavano un’ira repressa, ma controllata. Lo sbruffone e i suoi amici si voltarono, guardandola in modo arrogante e con uno sorriso da schiaffi sul volto. Il capannello di ragazzi, nel frattempo, si faceva sempre più folto di curiosi. Un silenzio teso e surreale regnava nell’atrio. Il fatto che molti avessero riconosciuto Mai come una dei Maestri della Luce aumentava l’attesa. Tutti tacevano in un muto stupore, misto a curiosità, anche gli stessi Hideto e Kenzo. Dopo qualche istante lo sbruffone fece un passo in avanti e guardò Mai con aria di sufficienza.

“La famosa Mai Viole se non sbaglio, stavamo proprio parlando… di voi Maestri della Luce.”

Pronunciò le ultime parole sottolineandole con la voce, come se fossero una gravissima condanna. Lo sbruffone incrociò lo sguardo prima con Mai, poi con Hideto e Kenzo, che aveva riconosciuto poco dietro, cercando di guardarli con sfida e superiorità, ma alla fine dovette essere lui a distogliere lo sguardo dai loro. Per darsi un tono si mise a ridacchiare, cercando di nascondere il nervosismo.

“A cosa devo l’onore di una visita da voi tre? Credevo vi foste nascosti in una buca per la vergogna… magari come ha fatto Bashin e come avrebbe fatto anche Momose se fosse ancora vivo… O, ma forse vuoi un mio autografo? Mi spiace, li ho finiti. Passa un’altra volta.”

Lo sbruffone e i suoi amici si rimisero a ridere, ma quando lo sbruffone tornò a voltarsi verso Mai ed incrociò il suo sguardo gelido, tutti smisero di ridere e fecero quasi un passo indietro per confondersi con gli altri. Mai fece un passo avanti e iniziò a parlare in modo freddo e tagliente, ogni parola rifletteva la sua rabbia. Ogni sua parola le facevano sempre più voglia di strozzarlo. Fortuna per lui che era una ragazza educata…

“A parte il fatto che non ti chiederei un autografo neppure se mi pagassi… immagino che tu e le tue arie vi siate iscritti a questo torneo. Spero per te che la tua forza sia pari almeno a un centesimo di quello di cui ti sei vantato. Così almeno durerai nel torneo il tempo sufficiente che io ti possa incontrare. E quando arriverà quel momento, ti farò rimpiangere e rimangiare ogni singola parola che tu hai detto in quest’ultimo quarto d’ora, a proposito di noi Maestri della Luce e riguardo a Dan. Te ne pentirai amaramente. Ah, un’altra cosa… io sono Mai Shinomiya.”

Detto questo, Mai fece retro front e si allontanò insieme agli altri. Mentre si allontanavano lo sbruffone, visibilmente nervoso, aveva cercato di rimettersi a ridere, seppur poco convinto.

“Cos’è una sfida, Maestra della Luce? A quanto pare fate ancora la voce grossa quando non ce nessuno di importante che vi sbugiarda in diretta. Siete ridicoli!”

Le sue parole, però, suonarono per nulla convincenti e si persero nel brusio che stava nascendo di nuovo nella stanza, tanto che neppure i suoi amici risero. Nel frattempo Mai e gli altri erano usciti di nuovo nel giardinetto e Mai si era seduta con stizza su una delle panchine.

“Brutto pallone gonfiato. Ancora una parola e gli avrei mollato un pugno. Come si permette di parlare in quel modo? Se me lo ritrovo tra le mani io… io…” Mai prese un respiro cercando di calmarsi. “Presuntuoso ragazzino… ma gli farò vedere io!”

A quel punto, Mai si voltò verso gli altri che la guardavano sorridendo. Vedendoli, Mai sorrise a sua volta e si alzò dalla panchina calmata.

“Che c’è?” Mai parlò con voce soave.

Hideto le mise una braccio attorno alle spalle. “Bentornata Mai Viole… e io non mi sarei potuto esprimere in modo migliore. Mi hai proprio tolto le parole di bocca. Questi ignoranti che si credono chissà chi sono i peggiori.”

Mai sorrise, arrossendo vagamente d’imbarazzo e accorgendosi che forse aveva esagerato un tantino, ma poi sorrise guardandoli con espressione angelica.

“Ho detto qualcosa che non andava?”

Kenzo si mise a ridere. “Credo che tu gli abbia messo un bel po’ di paura e poi hai sorpreso tutti, pure noi. Comunque nel torneo non ci sarai solo tu. Abbiamo anche noi un conto in sospeso con lui e allora capirà che cosa vuol dire combattere con un Maestro della Luce.”

Hideto annuì. “Saremo in tre e non potrà sconfiggerci tutti. Uno di noi gliela farà pagare.”

Mai si sciolse dal braccio di Hideto e guardò i due ragazzi, scuotendo la testa come per far loro capire qualcosa di indiscutibile.

“Mi spiace, ma sarò io a fargliela pagare. E se vi incontrerò sulla mia strada durante il torneo, mi vedrò costretta a battervi.”

“Lo stesso vale per noi.”

Tutti sorrisero decisi a quella sfida. Finalmente tutti e tre i Maestri della Luce rimasti erano pronti a combattere. Anche Mai che, come ipotizzato da Kenzo, ora aveva trovato una ragione per combattere e per superare l’ostacolo che fino a quel momento le aveva impedito di farlo.

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La stanza adibita al torneo era piena di banchetti, affiancati da due sedie e da gruppetti di persone, intente a sfidarsi a Battle Spirits e ad assistere ai duelli. I banchetti erano una ventina. Mai e Hideto, in quel momento, erano fuori nei giardinetto e cercavano di calmare Kenzo. Il ragazzino era su tutte le furie.

“Non è giusto che io sia stato battuto da lui! Valgo molto di più di lui e non meritavo di uscire ai quarti del torneo!”

Hideto gli mise una mano sulla spalla. “Che ci vuoi fare… purtroppo è andata così. Quel tipo ha solo un sacco di fortuna.”

Kenzo annuì, ancora furioso. “Senza contare che comunque un po’ bravo lo è… ma io sono molto più bravo!”

Mai gli mise una mano sull’altra spalla. “Sarà per un’altra volta. Ma non resterà impunito. Io e Hideto gliela faremo pagare anche per questo.”

Kenzo, leggermente calmato, annuì e li guardò sorridendo. “Ci conto. Sapete già le combinazioni per le semifinali?”

Mai scosse la testa imitata da Hideto. Kenzo iniziò a camminare. “Allora andiamo a vedere.”

Un attimo dopo erano davanti al tabellone. Mai e Hideto erano  muti. Kenzo sembrava dispiaciuto.

“Mai, Hideto… a quanto pare siete finiti uno contro l’altro.”

Hideto sembrava contrariato. “Io e Mai dobbiamo sfidarci? Doveva essere lo scontro della finale.”

Il ragazzo sbuffò. “A quanto pare gli è andata un’altra volta bene al nostro amico…”

Mai girò la testa di lato infastidita. “Amico neppure un po’…”

A quel punto Hideto si voltò verso di Mai allungando la mano.

“A quanto pare solo uno di noi arriverà in finale. Vinca il migliore.”

Mai sorrise e gli strinse la mano. “Vinca il migliore.”

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Hideto era posato ad uno dei muri esterni dell’edificio, le mani in tasca, e guardava senza prestare molta attenzione ciò che gli stava davanti. La sconfitta gli bruciava ancora. Ok, perdere con Mai era meglio che con quello sbruffone, ma era pur sempre perdere. Sorridendo, però, penso che, forse, era successo anche perché Mai era stata fin dall’inizio molto più motivata. Il suo obiettivo era fargliela pagare allo sbruffone e non si sarebbe fermata davanti a nulla. Avrebbe voluto che Kenzo fosse lì a cercarlo di tirare su di morale, ma era rimasto a vedere come finiva l’incontro dello sbruffone. Hideto sorrise. Sperava che, per ironia della sorte, quel tipo non perdesse, sfuggendo così a Mai…

“Spero che non te la sia presa…”

Hideto si voltò, vagamente colto alla sprovvista, e vide Mai. La ragazza lo guardava in attesa di una risposta.

“Tranquilla. Una sconfitta è una sconfitta… sarà per la prossima volta. Comunque volevo farti i miei complimenti. Hai fatto un duello spettacolare.”

Mai voltò leggermente la testa verso il basso e sorrise. “Grazie. Ma anche tu sei stato bravo…”

Hideto si staccò dal muro mettendosi di fronte a Mai.

“Ma stavolta non è stato sufficiente. In ogni caso tu eri la più motivata. Sei la nostra rappresentante adesso. Duella anche al posto nostro.”

Mai lo guardò sorridendo risoluta. “Puoi contarci.” Poi si voltò verso il cielo. “Questo duello sarà per te Dan. Non permetterò che lui possa parlare male di te. Lo batterò a nome tuo e degli altri, anche di Yuuki. Vincerò Dan. Questa è una promessa.”

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L’aria della stanza vibrava, carica di tensione. Quasi tutti i concorrenti erano ammassati attorno a due soli banchetti, quelli su cui si sarebbe tenuto il duello finale. Attorno ad essi, c’erano due metri di spazio che un uomo del torneo aveva creato. Teneva un microfono in mano. Era emozionato. Annunciare un duello con un Maestro della Luce… certo, non erano certo persone molto stimate, ma pur sempre fortissimi duellanti.

“Eccoci finalmente al momento più atteso di tutti! La finale! Davanti a me sta per tenersi il duello che vedrà scontrarsi una ragazza la cui fama è controversa, una dei Maestri della Luce passati da eroi, a coloro che hanno impedito che i problemi della Terra fossero eliminati e il duellante che si vuole imporre come il più forte di tutti, Shiro! Uno scontro entusiasmante ed imperdibile quindi e presentati dalla mia modesta persona! Allora diamo inizio! Duellanti ai vostri posti!”

Hideto e Kenzo, seppur infastiditi dalle parole usate dal presentatore, si trovavano in un posto perfetto per assistere ad entrambi i duelli, anche se, ad entrambi, era passato nella mente che il posto migliore sarebbe stato quello del finalista. Prima che i due sfidanti si sedessero, Hideto si chinò verso Kenzo.

“Lasciando perdere i contenuti… Sbaglio o è una presentazione stile Galaxy?”

Kenzo ridacchiò. “Ci stavo pensando anche io.”

In quel momento, Mai si fece largo tra gli altri ragazzi e si sedette al suo posto, tirando fuori il mazzo di carte. Subito dopo, Shiro avanzò tra gli altri partecipanti dandosi arie da super star. Infatti, arrivato davanti alla sedia, si era voltato verso gli altri ragazzi, alzando le braccia verso l’alto.

“Ammirate il futuro vincitore di questo torneo! L’unico, inimitabile ed imbattibile Shiro!”

Nella stanza si sentirono alcuni applausi e grida di incoraggiamento, che ben presto si capirono provenire dal gruppo dei suoi fedelissimi. Il resto dei concorrenti lo guardava o con un’espressione di perplessità o con un’espressione di chi è sull’orlo di scoppiare in una risata. Mai non batté ciglio, ma gli lanciò uno sguardo gelido in cui c’era tutto il suo disprezzo. Hideto e Kenzo invece trattennero a stento le risate e si tirarono una gomitata di complicità. Anche il responsabile-presentatore lo guardava piuttosto perplesso, ma anche infastidito dalla sua arroganza. A quel punto erano quasi meglio i Maestri della Luce… Quando vide che il ragazzo, invece di sedersi, continuava a fare il gradasso, si avvicinò e con decisione lo obbligò a sedersi, lanciandogli un’occhiata piuttosto eloquente. Non voleva certo restare lì fino a sera, aveva anche lui una vita privata… Lo sbruffone sbuffando si sedette, ma prima di tirare fuori il mazzo si voltò ancora una volta verso il suo “pubblico”. Il responsabile si mise una mano sulla fronte disperato, ma poi sospirò e cercò di tornare a sorridere.

“Forse finalmente si potrà continuare. Duellanti, pronti ad iniziare.”

Salve a tutti! ^-^ Lo so, ora mi starete chiedendo: e i duelli?!? ^-^’ Però io l’altra volta avevo detto che c’era il torneo… e i duelli in questo capitolo non ci stavano proprio per problemi di spazio. Intanto, però, abbiamo scoperto chi è che ha fatto arrabbiare la nostra Mai… io non vorrai trovarmela davanti! XD Comunque, e questa è una promessa, la prossima volta ci sono veramente i duelli (e sono due… uno lo sapete: Mai contro Shiro, e l’altro? Beh, lo scoprirete!), che ovviamente saranno quelli classici, niente terreni di gioco, purtroppo. Ma più avanti ci saranno anche quelli.
Detto questo i soliti e dovuti ringraziamenti a chicca12lovestory, Lacus Clyne e ShawnSpenstar che hanno recensito anche lo scorso capitolo e hanno inserito la storia nelle preferite! ^-^
Il nome dell’avversario di Mai è, come sempre, uno dei primi che ho trovato.
Detto questo, vi saluto. Non vi assicuro che aggiornerò proprio martedì, ma farò il possibile.
Grazie ancora, anche a chi solo legge. Alla prossima, Hikari

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Yuuki era seduto su una delle poltroncine nel bungalow del giardino di Elisabeth. Aiuole piene di fiori lo circondavano e un mazzo di rose era stato messo dalla ragazza sul tavolino. Erano ormai tre settimane che faceva riabilitazione. Si stava riprendendo velocemente. Il suo voltò si incupì. Era dentro di lui che non andava. Il sogno di Kajitsu, ora che era lontano, gli faceva tornare i rimorsi e i sensi di colpa per non essere riuscito a fare nulla per salvarla e ancora meno per far sapere la verità a tutti. Anche lui e Dan avevano fallito. Strinse i pugni. Forse il Re del Mondo Altrove aveva avuto ragione: forse il suo destino era veramente quello della disperazione e del rancore, della solitudine e dello sconforto... forse ne sarebbe stato veramente consumato. In quel momento, si accorse di Elisabeth davanti a lui. La ragazza si sedette guardandolo preoccupato.

“Yuuki, va tutto bene?”

Yuuki annuì scacciando quei pensieri. “Sì, non ti preoccupare.”

Elisabeth non ne era convinta, ma lasciò perdere. Era un’altra la cosa che voleva chiedergli.

“Senti, sei sicuro che non vuoi chiamare i tuoi amici? Saranno contenti di rivederti.”

Yuuki scosse la testa. “È meglio così. Ne sono convinto.”

Elisabeth lo guardò offesa. Perché quel ragazzo doveva essere così testardo? Ma lei non si sarebbe arresa: no, signore. La ragazza tirò fuori un mazzo di carte.

“Allora ti sfido. E se vinco, si fa come dico io.”

Yuuki sorrise divertito. “Sicura di poter vincere? Non dicevi di non essere esperta?”

Elisabeth lo guardò in segno di sfida. “Tu non te ne preoccupare. O devo credere che il Guerriero Bianco ha paura di perdere?”

I due si guardarono. Yuuki, alla fine, preso il mazzo di carte che aveva posato sul tavolino. Lo teneva sempre con sé. Era da tanto che non faceva un duello. Iniziò a mescolare, mentre Elisabeth iniziava a fare lo stesso soddisfatta. Elisabeth assomigliava un po’ a Kajitsu. Aveva quasi la stessa premura nei suoi confronti.

“D’accordo. Accetto la sfida. Ma poi non dire che non ti avevo avvisata.”

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Mai e lo sbruffone cominciarono a mescolare i propri mazzi. I lineamenti del volto di Mai tradivano la rabbia trattenuta dentro. Shiro, invece, si comportava come se ogni sua azione fosse straordinaria ed imperdibile. Mai ne fu quasi disgustata e si chiese come avesse potuto un ragazzo simile battere Kenzo e paragonarsi a Dan, non avendo neppure una briciola del suo carattere. Dan non si sarebbe mai comportato il quel modo.

“Allora Mai Shinomiya, come ci si sente ad avere davanti il duellante più forte di tutti? Ad avere l’occasione di sfidarlo?”

Mai lo fissò, continuando a mescolare le carte e cercando di trasmettergli con lo sguardo tutto il suo disprezzo e il suo odio. Mai pensò che le parole del ragazzo dimostravano perfettamente quanto fosse pieno di sé e quanto fosse vera l’opinione che aveva di lui. Peccato che non si rendesse conto di quanto fosse ridicolo e presuntuoso…

“Se lo avessi davanti, te lo saprei dire. Ma sono desolata: non è qui.”

Shiro la guardò, sorridendo da gradasso. “Come siamo velenosi. Parole simili non si adattano ad una ragazza carina come te, anche se sei una Maestra della Luce.”

Mai gli passò il suo mazzo e prese il suo con un gesto brusco della mano. Ogni parola che diceva, sembrava detta apposta per aumentare la voglia di annientarlo durante il duello. Sembrava che essere Maestro della Luce fosse una malattia ai suoi occhi.

“Oh, ti accorgerai ben presto che mi si addicono perfettamente… lo sai, spesso le apparenze ingannano. Dopotutto sono una di quei Maestri della Luce… In ogni caso era la risposta più gentile che mi era venuta in mente e non pensare di addolcirmi con i tuoi insulsi complimenti.”

Il ragazzo prese il mazzo di Mai, cercando di trattenere la rabbia che le sue parole gli stavano facendo nascere.

“Allora, carina, mi sa che devi rivedere il significato della parola gentile e sapere che non si rifiuta mai nessun complimento.”

“Stai tranquillo. Il significato che ora ho impresso nella mente è perfetto per uno come te. E ti renderai subito conto che non sarà dimostrato solo dalle mie parole. E non sono solita accettare i complimenti detti da quelli che li uniscono alle offese.”

“Peccato che tu abbia una così cattiva opinione di me. Sono certo che conoscendomi mi apprezzeresti.”

Mai posò, sul lato del banchetto dalla parte di Shiro, il mazzo del ragazzo sorridendo sarcastica.

“Temo che tu ti stia sopravvalutando. Sono certa che conoscendoti l’opinione che ho su di te non potrebbe che peggiorare. Come penso che la tua su noi Maestri della Luce non possa migliorare.”

Shiro sbuffò e la guardò duro e rabbioso, posando il mazzo di Mai. “Ok, adesso basta Shinomiya. Ho cercato di essere gentile, ma vedo che con te non serve. Dovevo aspettarmelo da una come te. Le tv avevano ragione. Non credere che avrai alcuna pietà da parte mia.”

Mai ricambiò lo sguardo fermamente e senza indugi, posizionando il proprio mazzo sul terreno.

“È proprio quello che volevo, perché tu non ne avrai da parte mia. Ah, e un’altra cosa. Ho tenuto in serbo per questo duello una carta speciale del mio mazzo. Con quella ti darò il colpo di grazia.”

“Pensi di farmi paura Mai Shinomiya? Non temo uno degli amici di Bashin e neppure una che basa la sua forza sulla fama che si era fatta come Maestra della Luce.”

Mai prese le prime quattro carte del suo mazzo. “Scoprirai a tue spese che non sono solo voci. Vedrai una Mai che ormai da tempo nessuno più vedeva.”

La voce del presentatore interruppe il loro scambio di parole. Meglio non esagerare, pensò… non voleva essere certo arrestato per accusa di lasciar diffondere le idee dei Maestri della Luce…

“A quanto pare l’aria è infuocata! Sarà un incontro entusiasmante! Duellanti iniziate ad evocare i vostri spirits. Che il duello abbia inizio!”

Entrambi presero le prime quattro carte del proprio mazzo. Shiro sorrise soddisfatto delle carte che aveva pescato, più che mai convinto della vittoria. Sarebbe stato lui a far rimpiangere quelle parole a Mai. A fare la prima mossa fu proprio la ragazza.

(TURNO 1)

“Inizio io. Fase Iniziale. Fase di Acquisizione.”

Mai acquisì una quinta carta dal mazzo e la aggiunse con un gesto rapido della mano alle quattro carte che aveva già pescato*. Nel farlo chiuse gli occhi. La sentiva di nuovo, sentiva di nuovo quell’energia dentro di lei: quella di quando duellava a Gran RoRo e nel futuro, quel fuoco che sul campo da gioco le bruciava dentro. Aveva veramente l’impressione di trovarsi lì. Le sembrava di indossare l’uniforme di battaglia che aveva usato nel futuro, con cui lì aveva duellato. Attorno a lei la stanza non c’era più. Sentiva il duro metallo sotto ai piedi, l’aria del terreno che le sfiorava il volto. Mai sorrise impercettibilmente. Avrebbe vinto: non poteva perdere. Aprì di scatto gli occhi.

“Fase Principale: evoco Balam, Guerriero delle Tenebre di livello 1.”

In un istante, Mai posizionò la carta sul terreno di gioco spostando sopra di essa l’unico nucleo rimastole dopo averne pagato il costo. La ragazza riuscì a vederlo, davanti a lei, pronto a lottare. Mai alzò lo sguardo, sfidando con esso il proprio avversario.

“Prego, a te la mossa.”

(TURNO 2)

Shiro sorrise con sufficienza, dando l’impressione di essere deluso.

“Mi sarei aspettato qualcosa di più da te, Maestra della Luce. In ogni caso… Fase Iniziale, Fase dei Nuclei.”

Il ragazzo spostò un quinto nucleo nella sua Riserva. Sorrise sicuro di sé: sarebbe stato ancora più facile di quanto credeva.

“Ora ti faccio vedere io di che cosa è capace un grande duellante. Fase di Acquisizione.”

Mai non sembrò preoccuparsi delle sue parole e il ragazzo, come Mai prima di lui, aggiunse una quinta carta alla mano*.

“Benissimo, Fase Principale: evoco Automa di Pietra di livello 2. Fase di Attacco: vai Automa di Pietra attacca.”

Il ragazzo ruotò la carta in orizzontale. Mai se lo aspettava e non esitò un attimo a prendere la sua decisione.

“Ne rispondo con la vita.”

Shiro sogghignò. “Quella non sarà l’unica tua perdita. Attivo l’effetto Sgretola di Automa di Pietra: perdi un numero di carte pari al livello del mio spirit. Dì addio a due carte del tuo mazzo.”

Mai non fece una piega: spostò un nucleo dalle Vite alla Riserva e spostò le prime due carte del suo Mazzo negli Scarti: Energia Big Bang e Strega Malefica. Spostando il nucleo si vide avvolta da un guscio luminoso blu: credette quasi di sentire il colpo dove c’era la sua uniforme. Sorrise: ogni Vita che perdeva la avvicinava un passo di più alla vittoria.

“Il mio turno termina qui. Voglio proprio vedere cosa farai ora, Shinomiya.”

(TURNO 3)

Mai assunse un’espressione decisa. “Lo vedrai subito. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Mai eseguì tutte le azioni una dopo l’altra. Aveva aggiunto un’altra carta alla sua mano* e nella sua Riserva c’erano cinque nuclei, pronti ad essere usati. Mai non ebbe un attimo di indecisione.

“Fase Principale: evoco Rotosauro di primo livello ed elevo Balam al livello 3. E ora, Fase di Attacco: Balam, Guerriero delle Tenebre colpisci!”

Mai ruotò la carta senza distogliere lo sguardo dal suo avversario. Quest’ultimo rifletté per un secondo prima di spostare un nucleo delle sue Vite nella Riserva.

“Rispondo al tuo attacco con la Vita. Sarai soddisfatta, immagino.”

Mai si posò allo schienale della sedia sorridendo con freddezza. “È solo l’inizio. Termino il mio turno.”

(TURNO 4)

Shiro guardò Mai con un’espressione sicura e sarcastica. La sua mano già sopra il contenitore dei Nuclei.

“Che paura… Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Il ragazzo osservò la carta che la sorte gli aveva permesso di pescare*: una magia. Ottimo: sarebbe stato pronto ad ogni mossa della sua avversaria.

“E ora Fase di Recupero: Automa di Pietra torna pronto alla battaglia. Fase Principale: evoco Muro Vivente di livello 1 ed elevo Automa di Pietra al livello 3. Quindi… miei due spirits: attaccate!”

Il ragazzo ruotò velocemente entrambe le due carte. “Cosa fai ora, Shinomiya? Ah, ovviamente attivo l’effetto Sgretola di Automa di Pietra: perciò perdi altre tre carte.”

Come già prima, Mai spostò le carte senza battere ciglio: Ciclone Fiammeggiante, Ashtal e Sarcofago Trafitto si aggiunsero alle altre nei suoi scarti. Dopodiché Mai rispose ai due attacchi.

“Blocco l’attacco di Muro Vivente con Rotosauro e rispondo all’altro con la Vita.”

Il piccolo drago aveva PB inferiori e Mai lo spostò, subito dopo aver bloccato, negli scarti. Poi spostò un secondo nucleo dalle Vite. Il suo avversario intanto gongolava.

“Termino il mio turno. Siamo un po’ in difficoltà, eh, Maestra della Luce? Sorpresa dalla mia bravura?”

(TURNO 5)

Mai sorrise sarcastica. “Se è tutto qui quello di cui sei capace, ne hai ancora di strada da fare: così non raggiungerai mai il livello di Dan.”

Prima che Shiro potesse replicare, Mai aggiunse un nucleo alla sua Riserva.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero: il mio Balam torna pronto all’attacco.”

A quel punto, Mai tirò fuori dalle carte che aveva in mano quella che aveva appena pescato, posizionandola sul terreno.

“Fase Principale: evoco Drago della Pioggia di livello 1 e abbasso Balam al primo livello. Quindi, attivo il nexus Tempio a Piramide.”

Mai lo sentì, il rumore della piramide che emergeva dalla roccia e che si stagliava in tutta la sua bellezza dietro le sue spalle, irradiandola di luce rossa, la luce di Dan: alla fine era stato lui a tingerla dei suoi colori. Davanti vedeva i suoi spirit scalpitare. Quello era solo l’inizio. Mai abbassò le carte, senza che il suo sguardo tradisse alcun turbamento.

“E con questo concludo: prego, a te la mossa.”

Il ragazzo non riuscì a non ridacchiare. “A quanto pare abbiamo paura di attaccare. Ti capisco: ormai di restano solo tre vite. Troppo rischioso, eh?”

Mai lo guardò vagamente divertita: come era ingenuo… “Non è ancora arrivato il momento.”

(TURNO 6)

Shiro non sembrò minimamente preoccuparsi della sottile minaccia di Mai: lentamente l’avrebbe sconfitta. Ora toccava di nuovo a lui.

“Come credi… Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero: entrambi i miei spirit si disimpegnano.”

Il ragazzo tornò a ruotare le due carte spirits sul suo Terreno di gioco. Poi, con un sorrisetto perfido, prese la carta che aveva appena pescato dondolandola davanti al proprio volto prima di posarla sul Terreno*.

“Ora è arrivato il momento di fare sul serio. Fase Principale: attivo il nexus Duello ad Armi Pari e lo porto al secondo livello, abbassando al secondo livello Automa di Pietra. Quindi Fase di Attacco: sferro un attacco multiplo con entrambi i miei spirit.”

Mai sembrò soppesare per un istante la situazione prima di prendere la propria decisione.

“Blocco l’attacco di Automa di Pietra con Balam, Guerriero delle Tenebre e rispondo all’altro con la Vita.”

La ragazza spostò un nucleo nella Riserva dalle Vite, in questo modo ridotte a due, e il proprio spirit negli Scarti, distrutto dopo il blocco. Un ghigno di soddisfazione percorse il volto del suo avversario.

“Non dimenticarti dell’effetto dei miei spirit: Sgretola ti toglie due carte, più altre tre carte per effetto del nexus e grazie a Duello ad Armi Pari posso attivare l’effetto di Muro Vivente e toglierti così altre due carte.”

Mai lo fissò per un attimo con uno sguardo irremovibile e spostò le carte senza distogliere gli occhi dal suo avversario: Ankillersauro, Tempio Diroccato, Drago della Pioggia, Balam, Guerriero delle Tenebre, un altro Tempio Diroccato, Schelevipera e Balmung, Dragone Rigenerato. Il numero delle carte del mazzo di Mai diminuivano sempre più, con malcelata soddisfazione del suo avversario, il cui volto manifestava la sua sempre più grande certezza di vincere. In fondo, però, si vedeva anche il fastidio di non riuscire a scorgere sul volto di Mai la più piccola preoccupazione: la stessa espressione sicura e decisa continuava a persistere sul suo viso nonostante ogni suo attacco e il suo evidente svantaggio.

“Con questo concludo il mio turno. Attivo quindi l’effetto di Duello ad Armi Pari: il mio Automa di Pietra recupera. Ora voglio proprio vedere che cosa farai per impedire di perdere al mio prossimo turno, Shinomiya.”

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Yuuki prese il proprio mazzo che Elisabeth gli porgeva e lo posizionò sul campo da gioco. Sentiva un’emozione strana, ora che stava per iniziare quel duello. Era il primo duello di Battle Spirits che faceva dal giorno in cui aveva rischiato di morire ed era entrato in coma, più di un anno prima. Da quanto tempo non usava quelle carte; l’ultima volta aveva duellato con Dan, uno o due giorni prima di quel fatidico giorno. La ragazza posizionò, come il ragazzo, il mazzo e nel farlo si accorse che Yuuki aveva posato in disparte due carte. Lo guardò interrogativa.

“Sono Hououga, Fenice Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato.”

Elisabeth sgranò gli occhi per la sorpresa. “Ma perché non le usi?”

Yuuki prese le prime quattro carte del mazzo.

“Non le voglio più usare per combattere. Ad esse sono legate dei ricordi che sbiadirebbero usandole in duello.”

Elisabeth non replicò e rimase muta a fissarlo, venendo colta di sorpresa dalla domanda successiva del ragazzo.

“Chi inizia?”

Elisabeth si riscosse. “Che cosa? Chi inizia? Beh, ti ho sfidato io, inizio io: va bene?”

Yuuki non rispose e si limitò ad annuire. A quel punto Elisabeth prese le prime quattro carte. Era eccitata ed emozionata: era il primo e vero duello che faceva con Yuuki, con uno sfidante che le avrebbe dato filo da torcere e che molto probabilmente, se non sicuramente, l’avrebbe sconfitta. Ma non poteva arrendersi per questo: avrebbe lottato e fino alla fine.

(TURNO 1)

Elisabeth deglutì e prese un respiro. “Benissimo. Fase Iniziale e Fase di Acquisizione.”

Elisabeth guardò e aggiunse alla mano la carta che aveva pescato**: poteva tornarle utile. Ora, però, sapeva già la mossa che avrebbe fatto.

“Fase Principale: attivo il nexus Frutti dell’Albero della Saggezza al primo livello e concludo il mio turno.”

(TURNO 2)

Yuuki rimase immobile, come se non avesse sentito le parole della ragazza. Il suo sguardo fissava la carta che Elisabeth aveva appena posizionato. Frutti dell’Albero della Saggezza… la carta che Kajitsu usava sempre, la carta che anche lui aveva utilizzato quando aveva combattuto insieme a lei contro Chlothar. Per un istante ebbe l’impressione di vedere Kajitsu al posto di Elisabeth, come quando erano bambini e lui le insegnava a duellare…

Kajitsu fissò attentamente le carte che aveva in mano, con un’espressione così concentrata da sembrare buffa. Poi l’espressione del suo volto si distese; sorridendo soddisfatta posò delicatamente una carta sul campo da gioco e, nel farlo, il suo sguardo cercò quello del fratello.

“Attivo… Frutti dell’Albero della Saggezza.”

La bambina aveva messo tutto il suo impegno per pronunciare correttamente il lungo nome del nexus. Il ragazzino di fronte a lei sorrise.

“Ottima mossa, brava sorellina.”

Il volto della bambina venne illuminato da un sorriso felice. “Grazie…”

“Yuuki…”

A quella voce il ragazzo si riscosse dai propri ricordi che si dissolsero davanti ai suoi occhi. Di fronte a lui, l’immagine sorridente della piccola Kajitsu venne sostituita dal volto preoccupato di Elisabeth.

“Yuuki, ti senti bene?”

Yuuki chiuse gli occhi per un attimo per riacquistare il controllo della situazione, cercando subito dopo di sorridere per rassicurare la ragazza.

“Sì, sto bene. Non preoccuparti. È solo che quella carta mi ha riportato alla mente dei ricordi, la usava sempre Kajitsu…”

Elisabeth non rispose, sentendosi un po’ in colpa per aver usato quella carta: avrebbe voluto tirarlo su di morale e invece stava ottenendo il risultato contrario. A quel punto Yuuki riprese il duello.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Dopo aver messo tra le altre la carta appena pescata**, ne prese altre due posizionandole con un gesto sul terreno.

“Fase Principale: evoco Guerriero Calibro e Supremo Gugnir entrambi al livello 1. Quindi Fase di Attacco: attacco con entrambi i miei spirit.”

Il ragazzo spostò orizzontalmente le due carte. Elisabeth, turbata da prima e sorpresa del fatto che Yuuki le avesse già sferrato un attacco così deciso, esitò un attimo prima di spostare la mano sulle proprie Vite.

“Rispondo ad entrambi gli attacchi con la Vita. Grazie all’effetto del mio nexus, ottengo altri due nuclei nella mia Riserva.”

Yuuki si posò sullo schienale della sedia. “Termino il mio turno.”

(TURNO 3)

Elisabeth era confusa. Yuuki le aveva fatto capire che non sarebbe andato piano con lei solo perché era alle prime armi. Senza contare che provava una strana sensazione ad usare carte che sapeva avrebbero ricordato a Yuuki la sorella Kajitsu. Ma non poteva darsi per vinta.

“Tocca a me: Fase Principale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione; quindi Fase di Recupero e Fase Principale.”

La mano di Elisabeth esitò un attimo sulla carta che aveva appena pescato**, incerta se evocare lo spirit oppure no. Alla fine prese le due carte spirits che già aveva in mano.

“Evoco Spirit Tanya al primo livello e Gremly al terzo. Quindi elevo Frutti dell’Albero della Saggezza al livello 2…”

La usava sempre Kajitsu… Le parole pronunciate da Yuuki un attimo prima le risuonarono nella mente. La mano le tremò e la convinzione di star sbagliando completamente nel suo tentativo di risollevare Yuuki la fece esitare. Chiuse gli occhi scuotendo la testa: doveva rimanere concentrata.

“Io… Fase di Attacco: Gremly attacca.”

Yuuki la fissò per un attimo, cercando di capire a che cosa stesse pensando. Poi spostò la mano sulle proprie Vite, spostandone un nucleo nella Riserva.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth non riuscì a non sorridere vedendo il proprio attacco andare a buon fine. Per un attimo fu quasi tentata di attaccare di nuovo, ma alla fine preferì non rischiare.

“Termino il mio turno. Per l’effetto di secondo livello di Frutti dell’Albero della Saggezza, Gremly recupera.”

(TURNO 4)

Yuuki posò sul tavolo la mano con cui teneva le carte.

“Come mai hai deciso di non attaccare anche con Spirit Tanya? Io non avevo spirit con cui bloccare e alla fine il tuo spirit avrebbe recuperato.”

Elisabeth sorrise alzando le spalle. “Ho preferito non rischiare… chissà, magari avresti potuto usare una qualche magia per mettermi in svantaggio fin da subito.”

Yuuki sorrise divertito. “Pensi che sia così cattivo?”

Elisabeth lo guardò, puntandogli un dito accusatore. “Non mi sembra che tu abbia cominciato piano il primo turno! E poi non preoccuparti, avrò tempo i prossimi turni per attaccare di nuovo le tue Vite.”

Yuuki risollevò le carte. “Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Mentre pescava la carta**, Yuuki guardò Elisabeth.

“Hai cominciato bene per essere alle prime armi, ma ricorda: in Battle Spirit ogni turno, anche il primo, può poi decretare la tua sconfitta o la tua vittoria. Fase di Recupero e Fase Principale: elevo entrambi i miei spirit al secondo livello. A te la mossa.”

(TURNO 5)

Elisabeth sembrò riflettere per un attimo sulle parole di Yuuki e sul significato di quello che lui aveva fatto nel turno appena concluso. Mentalmente si ammonì di continuare ad impegnarsi: avrebbe dimostrato a Yuuki di essere una brava duellante.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Elisabeth aggiunse la carta magia che aveva appena pescato alla mano**. Dopodiché spostò i nuclei dagli Scarti nella Riserva e prese lo spirit che già prima avrebbe voluto evocare.

“Fase di Recupero e Fase Principale: evoco uno dei miei spirits preferiti, Angelia della Luce di livello 2. Per effetto dell’evocazione di Angelia della Luce scopro un numero di carte pari al numero di Simboli gialli presenti sul mio Terreno. Se tra esse c’è una magia, potrò tenerla in mano. In tutto sono tre.”

Elisabeth non attese risposta e prese le prime tre carte e le voltò in modo che anche Yuuki potesse vederle: Pozione Reale, Puntale Lamato e Affaticamento. La ragazza rifletté un attimo e alla fine aggiunse alla mano la terza carta che aveva scoperto. A quel punto posizionò in cima al mazzo le altre due, lasciando come prima carta la magia.

Elisabeth alzò lo sguardo e incrociò quello di Yuuki e si accorse che sembrava star riflettendo sulle carte che avevano appena mostrato. Sarebbe dovuta stare più attenta: quella mossa non aveva avvantaggiato solo lei. Doveva stare attenta: era certa che Yuuki stesse già progettando una strategia che tenesse conto anche delle carte che lei avrebbe pescato. La ragazza abbassò lo sguardo per osservare il Terreno di gioco. Valeva la pena rischiare un attacco? Riflettendo, tutti i suoi spirits, esclusa Angelia della Luce, erano più deboli… Improvvisamente le tornò in mente l’effetto di Supremo Gugnir: se anche attaccava, Yuuki avrebbe potuto bloccare rimandandole in mano Spirit Tanya e lasciandola in svantaggio. Se si era accorta lei di quel particolare, a Yuuki non era sfuggito di sicuro. Elisabeth si posò alla sedia.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 6)

Yuuki non perse tempo. “Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Il ragazzo aggiunse la carta che aveva appena pescato alla sua mano**. Subito dopo, avvicinò la mano agli spirits sul Terreno.

“Passo direttamente alla Fase di Attacco: Supremo Gugnir attacca.”

Elisabeth decise che la cosa migliore da fare fosse sfruttare l’effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza, in modo da accumulare nuclei per qualsiasi mossa futura.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

La ragazza spostò il nucleo della Vita nella Riserva e ve ne aggiunse un altro, preso dal contenitore. Yuuki a quel punto posò il braccio sul tavolo: Elisabeth si stava dimostrando una duellante piuttosto brava. Voleva proprio vedere come avrebbe proseguito.

“Termino il mio turno. Tocca a te Elisabeth.”

(TURNO 7)

Elisabeth prese un respiro, guardando decisa le carte che aveva in mano. Non poteva continuare ad aspettare più turni passavano, più carte utili sarebbero state pescate da Yuuki. Prima che fosse tardi, era arrivato il momento di agire: aveva tutte le carte necessarie per farlo.

“Molto bene. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione.”

Elisabeth aggiunse la carta alla mano, sapendo bene quale fosse**. Subito dopo ne prese un’altra posizionandola sul Terreno.

“Evoco Amenborg di livello 2. Quindi, utilizzo la carta magia Astro della Velocità, abbassando Amenborg al primo livello e Gremly al secondo. Durante questo turno, ogni volta che infliggerò danno alle tue Vite, otterrò due nuclei nella mia Riserva.”

Yuuki sorrise: a quanto pare Elisabeth stava per passare al contrattacco. Doveva tenersi pronto. Elisabeth spostò la mano su Angelia della Luce.

“Comincia la mia Fase di Attacco: Angelia della Luce attacca.”

Yuuki non esitò neppure un attimo e, impassibile, avvicinò la mano alle Vite.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth sorrise soddisfatta mentre spostava due nuclei nella Riserva. Subito dopo la sua mano si spostò su un altro spirit, spostandolo in orizzontale.

“Attacco con Amenborg. Azione Lampo: utilizzo la carta magia Affaticamento: impegni tanti spirits quanti solo quelli miei impegnati. Guerriero Calibro viene impegnato.”

Yuuki non replicò e impegnò anche il suo unico spirit che avrebbe potuto bloccare. Subito dopo tornò a spostare un nucleo dalle Vite.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth attese solo un attimo prima di spostare in orizzontale un terzo spirits. Poteva vincere: aveva in mano anche Pozione Reale. Sì, doveva esserne convinta.

“Attacco con Gremly!”

Yuuki prese tranquillamente una carta dalla propria mano, voltandola verso Elisabeth.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Cortina Nebulosa. Durante questo turno Gremly non potrà infliggere danni alle mie Vite.”

Elisabeth sbuffò: lo sapeva che Yuuki non si sarebbe fatto battere così facilmente. Ma non poteva arrendersi.

“Va bene… allora attacco con Spirit Tanya e utilizzo l’Azione Lampo.”

Elisabeth guardò con determinazione Yuuki e voltò verso di lui la carta che, dall’inizio del Turno, teneva pronta per essere usata.

“Utilizzo la carta magia Pozione Reale: Amenborg e Gremly recuperano.”

Mentre Elisabeth spostava in verticale i due spirits, Yuuki spostò un terzo nucleo dalle Vite nella Riserva.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth lo guardò trionfante. A Yuuki rimaneva una sola Vita. Poteva vincere. Sorridendo posò la mano su Amenborg.

“Attacco un’altra volta con Amenborg che colpisce la tua ultima Vita, Yuuki.”

Yuuki sorrise divertito: lo aveva immaginato. Elisabeth era stata un po’ ingenua a pensare che lui non fosse pronto a difendersi… Con un gesto sicuro, Yuuki prese una carta dalla mano.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Potente Elisir pagando il costo anche da Supremo Gugnir. Grazie al suo effetto, spostò due nuclei dalla Riserva alle mie Vite.”

Elisabeth rimase a bocca aperta, sorpresa dal vedere che Yuuki aveva avuto in mano anche quella carta. Il ragazzo spostò quindi due Nuclei e, subito dopo, ne rispostò uno dei due alla Riserva.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth sbuffò. “E per fortuna che non duellavi da molto tempo…”

Yuuki sorrise. “Non essere così negativa. Devo ammettere che in questo turno mi hai messo in difficoltà. Ma dovresti saperlo… mai cantare vittoria troppo presto.”

Elisabeth sorrise lanciandogli uno sguardo di sfida. Non aveva nessuna intenzione di arrendersi.

“Grazie, comunque. Termino il mio turno e, per effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza, i miei spirits recuperano.”

Anche il capitolo 5 è concluso. ^-^ E finalmente sono iniziati i duelli da tanto voi attesi: Mai Vs. Shiro e Yuuki Vs. Elisabeth… si accettano scommesse su chi saranno i vincitori secondo voi! XD
A parte questo, diciamo che è un momento un po’ speciale: questi sono i primi duelli di questa serie!!! Siamo ansiosi di sapere che cosa ne pensate (sia su come sono strutturati, sia su come sono descritti)! :D Detto questo, avrete notato gli asterischi sparsi per il capitolo… ebbene, per dimostrarvi che “non c’è trucco non c’è inganno”, trascrivo qui sotto le carte che i vari duellanti hanno pescato nei rispettivi turni… la trasparenza prima di tutto, senza togliere nulla alla suspence! XD (ditemi se questa soluzione va bene… dopotutto questo duelli sono le prime prove. Se preferite, dalla prossima volta non scrivo le carte che pescano… o le scrivo a duello concluso… ditemi voi.)

*(TURNO 1) Cattedrale Purpurea, Rotosauro, Danza Macabra, Balam, Guerriero delle Tenebre + Carta in più

*(TURNO 2) Automa di Pietra, Segugio Preistorico, Martello Magico, Aura Offensiva + Muro Vivente

*(TURNO 3) Tempio a Piramide

*(TURNO 4) Fuoco della Vittoria

*(TURNO 5) Drago della Pioggia

*(TURNO 6) Duello ad Armi Pari

**(TURNO 1) Frutti dell’Albero della Saggezza, Gremly, Spirit Tanya, Astro della Velocità + Amenborg

**(TURNO 2) Guerriero Calibro, Supremo Gugnir, Sacro Elisir (alias Pozione della Salvezza), Nobiltà d’Animo + Cortina Nebulosa

**(TURNO 3) Angelia della Luce

**(TURNO 4) Bufera Impenetrabile

**(TURNO 5) Inverti Mano

**(TURNO 6) Potente Elisir

**(TURNO 7) Pozione Reale

Ed ora, il prossimo capitolo… fin da ora vi annuncio che questa settimana potrebbe saltare l’aggiornamento del sabato. Non è ancora sicuro, sicuro, ma nell’eventualità dovrete aspettare martedì prossimo per sapere come si concluderanno i duelli. Spero che non vi dispiaccia troppo e che avrete pazienza di aspettare… senza contare che ormai siamo quasi alla fine di questo Episodio 0: il prossimo, infatti, sarà il penultimo capitolo. ^-^
E anche per questo devo fare un ringraziamento enorme ai “tre moschettieri” (ops… due perché Lacus vuole essere Milady… XD… o uno, se a chicca non va bene essere un moschettiere…) che hanno recensito ogni capitolo e inserito la storia nelle preferite: chicca12lovestory, Lacus Clyne e ShawnSpenstar. Grazie, grazie, grazie! 
E grazie anche a chi solo legge, ci mancherebbe…

Beh, con questo vi lascio. Un saluto enorme a tutti. Alla prossima, Hikari (o D’Artagnan… XD)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Finale del Torneo di Battle Spirits: si affrontano Mai, con un mazzo viola e rosso, e Shiro, con un mazzo apparentemente blu. Nel corso dei turni Mai ha perso un totale di tre Vite, mentre Shiro ne ha ancora quattro. Dopo l’ultimo attacco del ragazzo, che a costretto Mai a scartare altre carte dal proprio mazzo (arrivando ad un totale di 12 carte scartate), sul Terreno della ragazza sono rimasti solo Drago della Pioggia e il nexus Tempio a Piramide. Ha ora inizio il settimo turno.

(TURNO 7)

Mai non rispose alla provocazione del suo avversario. Se credeva che lei si arrendesse, si sbagliava di grosso. Il momento del contrattacco sarebbe presto arrivato.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Mai guardò la carta che la sorte le aveva fatto pescare*. Un sorriso sicuro inarcò le sue labbra: Shiro non sapeva ancora che cosa lo attendeva.

“Ed ora, Fase Principale…”

Una luce viola percorsa da fulmini dorati l’avvolse. Ruotò su sé stessa fino ad alzare la mano verso il cielo, rivelando la carta che aveva in mano che sembrò essa stessa provocare i fulmini che la circondavano.

“… Apriti terra, squarciati cielo… evoco Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono al livello 1.”

Il fragore dei fulmini la circondò fino a quando essi vennero spazzati via dal potente ruggito del drago che aveva evocato. Sentì i capelli agitati dallo spostamento d’aria del ruggito e lo vide passare accanto a  lei, quasi sfiorarla con le sue ali squamose, prima di posizionarsi sul Terreno di gioco. Sperò che Dan potesse vederla. Mai sorrise di nuovo. I preparativi per il suo show stavano iniziando.

“Quindi elevo Drago della Pioggia al terzo livello.”

Mai spostò un nucleo sullo spirits. Subito dopo le sue dita tornarono a sfiorare le carte che aveva in mano.

“A questo punto, elevo al secondo livello Tempio a Piramide ed utilizzò la carta magia Carta in Più. Acquisisco due carta dal mazzo e ne scopro una terza: se è uno spirit rosso posso aggiungerlo alla mia mano.”

Mai eseguì le sue mosse senza alcuna esitazione, spostando rapidamente i nuclei usati per pagare il costo della carta. Shiro la fissò cercando di intuire che cosa avrebbe pescato e di valutare come quelle carte avrebbero potuto influire. Aveva già capito che avrebbe dovuto fare attenzione allo spirit che Mai aveva appena giocato. Sicuramente era uno dei suoi spirit chiave: aveva visto la sua espressione sicura e si chiedeva se essa facesse parte di una qualche strategia precisa. Eliminare Siegwurm sarebbe stato sicuramente un duro colpo per lei. L’importante era non farsi intimorire: Mai aveva ancora solo due Vite. Doveva solo tenerla d’occhio.

Nel frattempo, Mai aveva pescato le prime due carte del mazzo aggiungendole alla mano*. Subito dopo, aveva girato la terza carta: Rotosauro. Shiro sbuffò: la solita fortuna sfacciata. Mai non sembrò prestare attenzione alle reazione dell’avversario.

“Con questo termino il mio Turno.”

(TURNO 8)

Shiro ridacchiò divertito. Dopo tutta quella preparazione, chissà cosa si era aspettato. Era inutile che Mai evocasse i suoi spirits chiave, se poi non li usava: tanto meglio, sarebbe stato più facile per lui vincere.

“Mi aspettavo qualcosa di più. Comunque… Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Shiro era più deciso che mai di concludere il prima possibile il duello: avrebbe potuto così dimostrare, definitivamente, la propria superiorità. Il ragazzo aggiunse alla mano la carta spirit appena pescata, ignorandola per il momento: ci sarebbe stata successivamente l’occasione giusta per chiamarlo sul Terreno.*.

“Bene, Fase Principale: elevo Automa di Pietra al terzo livello e Muro Vivente al secondo grazie ai nuclei di Duello ad Armi Pari che abbasso al livello1. Passo alla Fase di Attacco: Automa di Pietra attacca e colpisci con il tuo effetto Sgretola.”

Mai valutò rapidamente la situazione e portò la mano sopra a Drago della Pioggia senza esitazione.

“Blocco con Drago della Pioggia.”

Consapevole di che cosa significasse, Mai spostò lo spirit negli Scarti e sotto lo sguardo trionfante del proprio avversario portò la mano sopra al mazzo iniziando a scartare le carte: Cattedrale Purpurea, Balmung, Dragone Rigenerato, Danza Macabra e infine Berit, Artigli Micidiali. Un mormorio di sorpresa serpeggiò tra la folla di ragazzi assiepata ad assistere. Shiro sorrise, palesemente divertito e soddisfatto dalla situazione.

“Maestra della Luce, se non fai qualcosa perderai il tuo mazzo prima di poter reagire.”

(TURNO 9)

Mai ricambiò il sorriso con un’espressione sicura: ogni parola del suo avversario le scivolava addosso senza toccarla minimamente. Aveva completa fiducia nel proprio mazzo. Ed era determinata a vincere.

“Preoccupati di quello che devi fare tu e non degli altri: per quanto riguarda me, me ne preoccupo da sola. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Se la tenesse per sé stesso la sua patetica commiserazione. Non aveva alcuna fretta di sconfiggerlo, perché sapeva esattamente come voleva sconfiggerlo. E per farlo doveva aspettare ancora: solo a quel punto gli avrebbe sferrato l’attacco definitivo. Mai osservò soddisfatta la carta appena aggiunta alla propria mano*. Tutti i tasselli si stavano sistemando. Il gran finale si stava preparando.

“Fase Principale: evoco Rotosauro di livello 1 ed elevo Siegwurm al secondo. Attivo quindi il nexus Cattedrale Purpurea.”

Mai posizionò la carta nexus accanto a quella già attivata. Probabilmente non sarebbe riuscita ad usare il suo effetto, ma quello che più le interessava era la sua Gemma. A quel punto, Mai prese un’altra carta dalla mano sorridendo.

“Utilizzo di nuovo la carta magia Carta in Più. Non penso serva che ti spieghi di nuovo il suo effetto.”

Shiro sbuffò infastidito: Mai si stava prendendo gioco di lui. sempre più furioso, le lanciò un’occhiata di sfida. Occhiata che Mai ignorò bellamente, mentre pescava le carte e ne scopriva la terza*. Con quella mossa un altro tassello si era inserito al suo posto: presto avrebbe avuto inizio l’atto finale.

Ankillersauro. Uno spirit rosso: posso quindi tenerlo in mano.”

Shiro avrebbe voluto mordersi le mani: quella ragazza aveva proprio una fortuna sfacciata, nonostante lui fosse riuscito ad eliminarle quasi mezzo mazzo. Ma non le sarebbe bastato per vincere: l’avrebbe sconfitta.

L’espressione negli occhi di Mai divenne determinata. Era ora di farsi un’idea delle carte che il proprio avversario aveva nella mano. La ragazza spostò la mano su uno degli spirit sul suo Terreno.

“Fase di Attacco: Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono colpisci con Impatto Devastante.”

Shiro si accorse che Mai stava tentando di metterlo alle strette, cercando di eliminare almeno uno degli spirits con cui stava assottigliando il suo mazzo. Era proprio un’illusa se pensava che bastasse così poco. Sarebbe stato lui, invece, a metterla alle strette.

“Blocco con Muro Vivente e Azione Lampo: utilizzo la carta magia Martello Magico pagando il costo anche da Automa di Pietra. Grazie ad essa il mio spirit ottiene 3000 PB per un totale di 8000 PB. Che peccato… il tuo Siegwurm ne ha solo 6000. Temo che dovrai dirgli addio.”

Mai sospirò leggermente contrariata: doveva proprio usare le maniere forti. Ma, dopotutto, era quello che voleva anche lei: non si sarebbe accontenta di batterlo con uno spirit qualunque. La ragazza sorrise annoiata.

“Attivo l’effetto di secondo livello di Tempio a Piramide: rinunciando ad una delle mie Vite…”

Nel pronunciare quelle parole, Mai prese uno dei due nuclei rimasti nelle Vite spostandolo nel contenitore posto al centro del banchetto.

“… posso far tornare disimpegnato sul campo da gioco un mio spirit con Impatto Devastante distrutto durante questo turno. Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono torna quindi sul mio Terreno.”

Il ragazzo si ricordò solo in quel momento che la ragazza aveva in gioco anche Tempio a Piramide. Grazie a quella mossa, Mai aveva praticamente reso inutile la sua carta: l’aveva sprecata, nonostante Mai non fosse riuscita comunque ad eliminare il suo spirit. Senza che lui se ne accorgesse, la certezza di vincere stava cominciando a vacillare. Ogni turno che passava, si sentiva sempre di più un topo braccato da un gatto che, invece di colpirlo subito, si divertiva a stuzzicarlo. L’ansia di concludere stava aumentando in Shiro. Ma non poteva darla per vinta a quella ragazza, non doveva mostrarsi colpito dalla luce vittoriosa del suo sguardo.

“Se credi ti possa bastare questo per vincere, ti sbagli di grosso. Sono ancora io in vantaggio, Shinomiya: ti è rimasta solo una Vita. Non mi sarà difficile eliminarti anche quella.”

Mai si posò alla sedia senza essere particolarmente colpita dalle sue minacce.

“Come credi. Termino il mio turno.”

(TURNO 10)

La sicurezza di Mai cominciava ad innervosirlo. Aveva molte meno chance di lui di vincere, eppure era calmissima come se, in ogni caso, avesse lei in mano le redini del gioco. L’immagine del gatto che giocherella con il topo gli tornò in mente. Scuotendo la testa con decisione, il ragazzo scacciò dalla testa quel pensiero: avrebbe vinto.

 “Fase Inziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Quando Shiro vide la carta che aveva appena pescato, cercò di recuperare la convinzione che sarebbe stato lui a trionfare*. Ma, forse non sarebbe servito evocarlo: Mai si era mostrata molto interessata a distruggere gli spirits con cui le diminuiva il mazzo. Bene, le avrebbe dato quello che voleva.

“Fase di Recupero e Fase Principale: abbasso Muro Vivente al livello 1. Evoco quindi Segugio Preistorico al livello due ed elevo Automa di Pietra al secondo.”

Un sorriso perfido inarcò le sue labbra. Mai sarebbe caduta nella sua trappola.

“Fase di Attacco: Automa di Pietra colpisci con l’effetto Sgretola.”

Mai, senza esitazione, spostò due carte dalla cima del mazzo agli Scarti: Strega Malefica e Telescopio Killer. Poi, portò la mano sul Terreno di gioco.

“Blocco con Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono.”

Shiro sorrise soddisfatto: proprio quello che voleva.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Fuoco della Vittoria. Distruggo quindi Rotosauro e il nexus Tempio a Piramide. Hai avuto troppa premura di eliminare il mio spirit: la tua mossa ti si è ritorta contro. Ora sei completamente scoperta.”

Mai non fece una piega e spostò le due carte negli Scarti, come poco prima Shiro aveva fatto con Automa di Pietra. Il ragazzo stava gongolando: davanti a lui vedeva la vittoria. Mai non aveva più nulla per difendersi.

“È arrivata la tua fine, Shinomiya. Segugio Preistorico attacca!”

Shiro alzò lo sguardo trionfate, ma non si scontrò con lo sguardo sconfitto di Mai. La ragazza, invece, stava sorridendo tranquilla. Anzi, Mai posò il mento sulla mano che teneva le carta guardandolo divertita.

“Shiro, nessuno ti ha mai detto che chi gioca con il fuoco… alla fine finisce per bruciarsi? Azione Lampo.”

Shiro a quelle parole si immobilizzò. Era stato un ingenuo: come aveva potuto pensare che Mai tra le sue carte non avesse una magia con cui contrastare le sue mosse? La ragazza prese una carta tra quelle che aveva in mano girandola verso l’avversario che, non appena la vide, quasi sbiancò.

“Carta magia Fuoco della Vittoria: pagando il costo necessario anche da Siegwurm che abbasso al livello 1, Muro Vivente e Segugio Preistorico vengono distrutti.”

Shiro strinse le labbra con rabbia, mentre spostava i due spirits negli Scarti. Ogni suo muscolo fremeva di rabbia. Era quello che Mai voleva fare: prenderlo in giro, metterlo in ridicolo. Il ragazzo strinse la mano a pugno e la posò sul tavolo. Furioso lanciò uno sguardo carico d’odio verso l’avversaria.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 11)

Mai sorrise. A quanto sembrava la sicurezza del suo avversario cominciava a venire meno. Il lungo duello che lui non era riuscito ancora a terminare lo stava innervosendo: quale vergogna per la sua grande bravura… Ma non aveva bisogno della sua incertezza per vincere.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Mai aggiunse un’altra carta alla sua mano senza prestarle molta attenzione*. Le sarebbe stato utile, ma non quella volta. Mai sorrise: era arrivato il momento di chiamare sul palcoscenico un altro degli attori principali… in attesa dei protagonisti.

 “Fase di Recupero e Fase Principale…”

Mai prese tra le dita una carta, volgendo gli occhi verso il proprio avversario, il cui sguardo, nell’incrociare, il suo vacillò. Sorrise divertita, una luce bianca e viola l’avvolse. Era arrivato il momento di evocarlo.

“Evoco… l’oscurità purpurea, il campione dell’Attacco Tenebra: mostrati a noi… Belzebeat dei Sette Shogun al livello 2.”

Mai posizionò la carta sotto lo sguardo stupito del suo avversario, sorpreso dal vederla evocare un altro rarissimo spirit. Allora non era solo Siegwurm il suo spirit chiave. Doveva trovare assolutamente un modo di fermarla prima che la situazione gli sfuggisse di mano. Le parole successive di Mai, però, fecero dissolvere in lui l’ultima briciola di incondizionata fiducia nella propria vittoria.

“Attivo l’effetto di Belzebeat: quando evocato posso riportare senza costo sul mio terreno un numero di spirit con Attacco Tenebra dai miei Scarti il cui costo totale non sia superiore a 13.”

Mai prese lentamente le carte dei propri Scarti e le scorse rapidamente estraendone però solo una, che posizionò sul Terreno con sopra un nucleo. Belzebeat stava richiamando a sé uno dei suoi guerrieri: un Balam, Guerriero delle Tenebre. Shiro per un attimo rimase senza parole: con un’unica mossa la sua avversaria era riuscita a passare da una situazione di svantaggio ad una di vantaggio. Anzi, avrebbe potuto anche vincere: non sarebbe riuscito a contrastarla.

“Rievoco quindi uno dei miei Balam al primo livello.”

Mai sorrise. Shiro si rese conto solo in quel momento che Mai non aveva rievocato anche il secondo Balam. Perché? Con rabbia strinse le mani a pugno fino a farsi diventare le nocche bianche. Avrebbe potuto batterlo evocando anche l’altro spirits. Voleva prenderlo di nuovo in giro, era evidente. Voleva mostrare la sua superiorità giocando con lui. Se solo avesse potuto fargliela pagare…

“Molto bene. Con questo termino il mio turno.”

(TURNO 12)

La rabbia che aveva fino a quel momento contenuto esplose. Mai lo stava deliberatamente mettendo in ridicolo e questo non poteva permetterglielo. Non lo aveva attaccato, quasi volesse far vedere che poteva batterlo quando più le aggradava. Avrebbe vinto, qualunque sarebbe stato il costo. Aveva in mano le carte necessarie per farlo. Non avrebbe più concesso nessuna pietà a quella ragazza.

“Ora basta, Maestra della Luce: con questo hai superato il limite. La pagherai cara! Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Di scatto prese la prima carta del mazzo e la posò sul terreno con forza*.

“Fase Principale: evoco Iguanasauro di secondo livello ed evoco Drago Bicefalo di livello 2!”

Shiro posò anche quella carta con un solo pensiero: l’avrebbe distrutta, a qualunque costo. Con rabbia, però, si accorse di non poter evocare anche l’altro spirit con cui le avrebbe dato il colpo di grazia. Doveva aspettare. L’espressione tranquilla di Mai lo mandava su tutte le furie, ma, con l’ultimo briciolo di lucidità si rese conto che attaccare sarebbe stato rischioso. Con due soli spirit che poteva attaccare, Mai avrebbe potuto comunque vincere il turno successivo. Con tutte le sue forze si convinse di aspettare ancora un turno: in quello avrebbe vinto in un modo o nell’altro. Era solo questione di tempo. Fremente e visibilmente nervoso si posò sulla sedia.

“Termino il mio turno. Preferisco godermi lentamente la tua sconfitta.”

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Villa di Elisabeth: il duello tra la ragazza, con un mazzo verde e giallo, e Yuuki, che usa un mazzo bianco, prosegue. Nel corso dei turni, Elisabeth ha tentato più volte di sconfiggere il ragazzo che, però, è riuscito a contrastare tutti i suoi attacchi grazie alle carte magia. Sul Terreno di Elisabeth ci sono quattro spirits, mentre su quello di Yuuki solo due. In gioco c’è l’avvisare Mai e gli altri del risveglio di Yuuki. Ha ora inizio l’ottavo turno.

(TURNO 8)

Yuuki sorrise soddisfatto, vedendo la determinazione di Elisabeth. Quel duello si stava rivelando più interessante di quanto avesse pensato. Ed Elisabeth si era dimostrata molto meno sprovveduta di quanto lei gli avesse fatto credere. Decisamente un duello divertente che stava riuscendo a distrarlo, almeno per un po’, dai suoi pensieri.

“Fase Inziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Yuuki guardò la carta che aveva appena pescato, non riuscendo a non pensare al significato che essa avrebbe avuto a Gran RoRo**. Allontanando quei pensieri, Yuuki la posizionò sul Terreno.

“Fase Principale: ora tocca a me evocare uno dei miei spirit preferiti, … il re dei ghiacciai perenni… Walhalance dalla Corazza Indistruttibile di livello 2.”

Uno squarcio si aprì nel terreno, provocato dai potenti fulmini che lo sferzavano. Da esso si erse una colossale piramide di ghiaccio scintillante, che i fulmini facevano risplendere. Improvvisamente il ghiaccio venne mandato in mille frantumi e, al suo posto, apparve un possente spirit armato di una scintillante armatura argentea.

Elisabeth deglutì, stringendo con più forza le carte che aveva in mano. Sapeva bene quanto fosse forte quello spirit, dopo le tante volte che ne aveva letto l’effetto mentre Yuuki era in coma. Doveva tenersi pronta. Yuuki spostò lo spirit appena evocato in orizzontale.

“Fase di Attacco: Walhalance attacca.”

Elisabeth non ebbe alcuna esitazione e spostò la mano sule proprie Vite. Avrebbe fatto di tutto per non perdere: voleva che Yuuki acconsentisse a chiamare Mai e gli altri.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Yuuki sorrise. Non aveva intenzione di attaccare di nuovo; sarebbe stata una mossa troppo azzardata che avrebbe rischiato di scoprirlo. E poi, voleva vedere ancora un po’ come duellava Elisabeth.

“Con questo concludo il mio turno. A te la mossa.”

(TURNO 9)

Elisabeth era sempre più emozionata. Non avrebbe mai creduto di potersi entusiasmare così tanto per un duello. Sentiva la carica di adrenalina sempre più forte dentro di lei ogni turno che passava. Era per questo che non aveva nessuna intenzione di farsi intimorire da quello spirit.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Elisabeth prese senza esitazione la prima carta del mazzo, sapendo bene quale fosse**, e passò subito all’azione posizionandola sul Terreno.

“Fase Principale: evoco Puntale Lamato al livello 2 ed elevo Angelia della Luce al terzo livello, Amenborg e Gremly al secondo.”

Elisabeth prese un profondo respiro e guardò Yuuki con determinazione. Doveva crederci e ci sarebbe riuscita.

“Utilizzo quindi la carta magia Inverti Mano. Grazie ad essa scarto le carte che ho in mano e ne acquisisco di nuove, pari al numero delle carte che tu hai in mano.”

Elisabeth sorrise mettendo la magia negli scarti. Non aveva altre carte da scartare. Subito dopo, ne prese altre tre. Se avesse potuto, la ragazza avrebbe incrociato le dita. Lentamente, le aggiunse una dopo l’altra alla mano**. Appena finito, sorrise, senza riuscire a nascondere il sollievo di aver pescato quelle carte. I suoi occhi corsero al Terreno, valutando la situazione: grazie alla magia che aveva appena pescato, poteva vincere. Elisabeth posò la mano su uno degli spirit ruotandolo in orizzontale.

“Fase di Attacco: Angelia della Luce colpisci.”

Yuuki non si fece cogliere impreparato e spostò immediatamente la mano sui propri spirit.

“Blocco l’attacco con Guerriero Calibro.”

Elisabeth mal celò la propria soddisfazione ed estrasse una carta da quelle che teneva in mano.

“Proprio quello che volevo… Azione Lampo: utilizzo la carta magia Piedi Alati. In questo modo il mio spirit non può essere bloccato da tuoi spirit con livello uguale o inferiore. Angelia della Luce colpisce perciò una delle tue Vite!”

Yuuki rimase colpito da quella mossa, ma poi, con tranquillità, spostò la mano sui nuclei delle Vite. Elisabeth non perse tempo.

“Il mio attacco non finisce qui: non potrai bloccare tutti i miei spirits. Puntale Lamato attacca!”

Yuuki sorrise sicuro e la sua espressione fece ammutolire la ragazza.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Bufera Impenetrabile. Durante questo turno le mie Vite non possono subire più di un attacco.”

Elisabeth rimase senza parole. Era incredibile come Yuuki avesse ribaltato la situazione, ma dopotutto lo aveva saputo prima di iniziare il duello. Yuuki era pur sempre un ex-Maestro della Luce. La ragazza sbuffò delusa e incrociò le braccia, posandosi allo schienale della sedia.

“Se è così… attivo l’effetto Raggio di Luce di Angelia della Luce e riprendo dagli Scarti Piedi Alati. Quindi, concludo il mio turno e utilizzo l’effetto di Frutti dell’Albero della Saggezza di secondo livello: i miei spirits tornano disimpegnati.”

(TURNO 10)

Yuuki guardò Elisabeth con comprensione. Capiva il motivo di fondo per cui lo aveva sfidato, cercare di distoglierlo dai propri pensieri, e per questo le era grato, ma era pur sempre un duello di Battle Spirits. E se voleva rispettare l’impegno che la ragazza aveva messo in quel combattimento, lui non poteva essere da meno.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Yuuki aggiunse alla mano la carta appena pescata, senza avere intenzione, in quel turno, di evocare altri spirits.

“Fase Principale: elevo Supremo Gugnir e Guerriero Calibro al secondo livello e Walhalance al livello 3.”

Elisabeth lo guardò, in attesa di vedere che cosa avrebbe fatto e senza riuscire a nascondere un leggero timore perché lo intuiva.

“Fase di Attacco: attacco con Walhalance dalla Corazza Indistruttibile e utilizzo il suo effetto di livello 3. Tutti i tuoi spirit con 4000 PB o meno vengono distrutti.”

A quelle parole, seppur lo sapesse, Elisabeth rimase di sasso e spostò come un automa Spirit Tanya, Gremly e Amenborg negli Scarti. Poi, dopo un attimo di esitazione, rispose all’attacco.

“Blocco con Angelia della Luce.”

Elisabeth spostò a malincuore anche quello spirit negli Scarti, ben sapendo che non avrebbe potuto agire in altro modo. Yuuki, però, continuò senza alcuna incertezza.

“Attacco anche con Supremo Gugnir.”

Elisabeth si riscosse, più che mai decisa ad impedire al ragazzo di batterla.

“Blocco Supremo Gugnir con Puntale Lamato.”

Yuuki spostò lo spirit negli Scarti e portò poi la mano sull’altro spirit ancora disimpegnato.

“Attacco con Guerriero Calibro.”

Elisabeth gli lanciò uno sguardo determinato ed estrasse una carta da quelle che aveva in mano.

“Non ti lascerò battermi così facilmente, Yuuki. Azione Lampo: utilizzo la carta magia Velocità Divina, grazie alla quale durante questo turno il costo degli spirits nella mia mano con Alta Velocità con costo uguale o superiore a 6 è ridotto a 4. Evoco quindi Hercules, Cavaliere Selvaggio al livello 2 e blocco con esso Guerriero Calibro.”

Yuuki rimase impassibile e spostò anche Guerriero Calibro, come prima Supremo Gugnir, negli Scarti. Elisabeth si offese un po’ ma non lo lasciò vedere: non era giusto che Yuuki non le desse la più minima soddisfazione, neppure quando gli eliminava gli spirit. Sembrava che avesse il pieno controllo del duello e prevedesse ogni sua mossa… il che poteva anche essere. Ma nonostante questo, era riuscita a difendere la sua ultima vita. La voce del ragazzo attirò la sua attenzione, distogliendola da quelle riflessioni.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 11)

Yuuki era scoperto. Se la fortuna fosse stata dalla sua parte, avrebbe anche potuto vincere. Sì, doveva esserne convinta: avrebbe vinto e avrebbe convinto Yuuki a chiamare Mai e gli altri. Dopotutto doveva eliminargli solo due Vite.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Chiudendo gli occhi, portò la carta che aveva pescato davanti al volto. Poi, quasi con paura, aprì lentamente l’occhio destro. Subito aprì anche l’altro non credendo a quello che vedeva: aveva pescato la carta più forte del suo mazzo, il suo spirit chiave**. La carta che suo padre le aveva regalato per il suo compleanno l’anno prima che morisse in Africa. Sperò che le portasse fortuna, ma di una cosa era certa: suo padre sarebbe stato orgoglioso di quello che stava facendo e anche di come si era comportata nel duello, indifferentemente da come si sarebbe concluso.

“Fase di Recupero e Fase Principale: abbasso Hercules, Cavaliere Selvaggio al primo livello e lo utilizzo come tributo per evocare tramite Transevocazione il mio spirit preferito, L’Imperatore Kaiseratlas di livello 2.”

Yuuki rimase leggermente colpito e sorrise divertito: Elisabeth non gli aveva mai detto che aveva uno spirit così raro. Ma, dopotutto, ognuno aveva i propri segreti…

“E ora Yuuki, Fase d’Attacco: attacco con Puntale Lamato!”

Elisabeth lo guardò trionfante, ma Yuuki non sembrò essere preoccupato e, quando prese una delle carte dalla propria mano, la ragazza lo guardò stupita dal vederlo usare un’altra carta magia.

“Azione Lampo: utilizzo la carta magia Sacro Elisir, che mi permette di spostare un nucleo dalla mia Riserva alle mie Vite. Quindi, rispondo all’attacco con la Vita.”

Elisabeth sbuffò indispettita, vedendo che Yuuki era riuscito a difendere un’altra volta la sua ultima Vita. La ragazza, però, non si diede per vinta.

“Ti sei difeso, Yuuki. Ma non potrai difenderti anche dal mio Kaiseratlas!”

Sorridendo, Yuuki scosse la testa e Elisabeth si pietrificò.

“Ti sbagli, Elisabeth. Utilizzo nuovamente l’Azione Lampo: utilizzo la carta magia Nobiltà d’Animo. Grazie ad essa tutti i miei spirits, e in questo caso Walhalance, recuperano.”

Elisabeth sentì sparire la sensazione di vittoria.

“Blocco l’attacco de L’Imperatore Kaiseratlas con Walhalance dalla Corazza Indistruttibile.”

Elisabeth, sorridendo rassegnata, spostò lentamente lo spirit distrutto negli Scarti. Qualcosa dentro di lei le diceva che aveva perso. Stranamente, però, non si sentiva delusa: era stato il duello più bello mai fatto nella sua vita. L’unica cosa che le dispiaceva era che non avrebbe potuto chiamare Mai. Ma, forse, doveva finire così…

“Termino il mio turno e, grazie a Frutti dell’Albero della Saggezza, il mio spirit recupera. A te la mossa, Yuuki.”

(TURNO 12)

Yuuki guardò la ragazza e si accorse dal suo sguardo che ormai era certa di perdere. E sotto sotto vide la sua delusione di non essere riuscita a vincere per convincerlo a chiamare gli altri Maestri della Luce. Sorrise perché notò anche un’altra cosa: nonostante tutto, Elisabeth si era divertita in quel duello. E anche lui: un giorno, qualcuno, gli aveva detto che era quella la cosa più importante in Battle Spirits.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Yuuki guardò la carta che aveva appena pescato e si preparò ad evocarla.

“Fase Principale: evoco Sacro Laevateinn al terzo livello. Subito dopo, abbasso Walhalance al primo livello e rinuncio ad esso per poter evocare tramite Transevocazione…”

Lo spirit venne circondato da una luce azzurra e ai suoi piedi apparve il simbolo luminoso di un fiocco di neve. Walhalance si dissolse in cristalli luminosi che si condensarono nel simbolo bianco del Diamante, al cui posto, poi, apparve un bianco cavaliere dalle grandi ali.

“… Woden, il Grande Cavaliere Alato al livello 3.”

Elisabeth guardò ammirata quello spirit, consapevole della propria sconfitta che.

“Ed ora Fase di Attacco: vai, Sacro Laevateinn, colpisci.”

Elisabeth portò la mano su Puntale Lamato. “Blocco.”

Yuuki posò la mano su Woden spostandolo in orizzontale. “Ed ora, attacco con Woden, il Grande Cavaliere Alato.”

Elisabeth, prima di spostare l’ultimo nucleo dalla sue Vite, guardò Yuuki. Si accorse con sorpresa che c’era una luce nuova che brillava nei suoi occhi, una luce che lei non gli aveva mai visto. Era quella la luce, la decisione, la determinazione di un Maestro della Luce? Era quella la determinazione che Yuuki un tempo usava nei duelli? Sperò con tutto il cuore che fosse così…

“Rispondo con la Vita.”

Elisabeth sospirò sconfitta, dopo aver spostato l’ultimo nucleo nella Riserva. Aveva sfidato Yuuki solo nella speranza di farlo tirare un po’ su di morale e per convincerlo a chiamare i suoi amici. Erano ormai tre settimane che si era risvegliato. All’inizio capiva che volesse prima fare la riabilitazione. Aveva capito che il suo orgoglio gli avrebbe impedito di farsi vedere in quello stato. Ma ormai erano giorni che riusciva a muoversi come prima, anche se si stancava dopo un po’ di tempo. Non voleva che si isolasse.

“Grazie, Elisabeth. È stato un bellissimo duello.”

Elisabeth alzò la testa. Yuuki sorrideva. Elisabeth lo imitò: forse non aveva fallito completamente, almeno lo aveva tirato un po’ su di morale. Avrebbe trovato un’altra occasione, o un altro modo, per convincerlo o obbligarlo a lasciarle chiamare Mai.

“Prego. Mi sono allenata tanto, mentre tu eri a letto. Ma sapevo di non avere grandi speranze.”

Yuuki posò il mazzo accanto a sé, continuando a sorridere.

“Sai, Elisabeth, i duelli di Battle Spirits permettono ai due sfidanti di capirsi meglio che a parole. Ti ringrazio per quello che fai per me.”

Elisabeth si alzò sorridendo felice. “Grazie. Io non ho fatto nulla. Vado a chiedere di far portare il tè.”

La ragazza cominciò ad allontanarsi, ma non fece pochi passi che la voce di Yuuki la fermò. Elisabeth si voltò verso di lui.

“Ancora una cosa, Elisabeth… se vuoi, puoi avvertire Mai.”

Elisabeth sbattè gli occhi sorpresa. Dopo un attimo, però, sorrise dolcemente e con orgoglio. Allora c’era riuscita. “Volo!”

Felice, scese a due a due i gradini del bungalow e corse verso la villa, lasciando Yuuki che, pensieroso, era tornato a guardare verso il giardino.

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(TURNO 13)

Mai sorrise determinata e divertita da quella frase. Si capiva benissimo che l’aveva detto solo per darsi un tono.

“Questo lo credi tu. Non sarò io quella ad essere sconfitta.”

Shiro la guardò senza capire e, per la prima volta, anche un po’ intimorito nonostante la rabbia che aveva. Si sentiva sempre più un burattino che, in quel duello, aveva fatto solo quello che la ragazza voleva. Quasi che, in nessun momento, lui avesse costituito una minaccia… quasi quel duello fosse durato così tanto solo per il divertimento di Mai. Le lanciò uno sguardo furente e le parlò a denti stretti.

“Di che cosa stai parlando, Shinomiya? Il duello non è ancora finito.”

Mai sorrise soddisfatta. “No, ma lo sarà presto. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Shiro era teso come non mai, in attesa della mossa della sua avversaria. Non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe potuto fare. Avrebbe attaccato? Avrebbe usato qualche magia? Avrebbe passato anche quel turno senza fare nulla? Si sentiva in sua completa balia, un giocattolino nelle sue mani. Mai sorrise angelica vedendo la sua confusione. Anche se, in realtà, sembrava più il sorriso di una fiera che sa di avere la propria preda in trappola e non aspetta altro che darle il colpo finale...

“Fase Principale: elevo Siegwurm al terzo livello ed elevo Balam al livello 2.”

Shiro la guardò in attesa. Mai rimase in silenzio alcuni istanti. Attorno a loro, tutto il pubblico tratteneva il fiato in attesa di sapere cosa avrebbe fatto la ragazza.

“Prego, a te la mossa.”

(TURNO 14)

Le parole di Mai sbalordirono tutti. Brusii sempre più concitati si alzavano dal pubblico, dove molti affermavano di non aver visto da un sacco di tempo un duello simile.

La reazione di Shiro fu, invece, diversa. Il tono che Mai aveva usato gli fece completamente perdere il controllo: quella sarebbe stata l’ultima volta che si prendeva gioco di lui. Le avrebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia, fosse l’ultima cosa che faceva.

“Questo sarà il principio della tua fine, Maestra delle Luce. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Con un gesto rabbioso prese la prima carta del mazzo e, quando la vide, non poté reprimere un sorriso di gioia*. In lui sentì riaccendersi la speranza: se anche non riusciva a sconfiggere i suoi spirits o ad eliminarle la sua ultima Vita, aveva un altro modo per vincere. Senza alcuna esitazione prese la carta appena pescata e un’altra che aveva già in mano.

“Fase Principale: attivo il nexus Fabbrica di Automi. E subito dopo, evoco Castello Fortificato di livello 1.”

Shiro guardò Mai ma incontro solo la sua indifferenza. Il ragazzo fremette d’ira.

“Effetto dell’evocazione di Castello Fortificato: per ogni nexus sul mio Terreno, devi scartare cinque carte. Shinomiya, chissà se hai ancora voglia di sorridere ora che ti elimino dieci carte.”

Mai, imperterrita, lo fissò senza distogliere lo sguardo mentre, lentamente, scartava le carte dal proprio mazzo. In quel momento si decideva definitivamente il duello. Carta in Più, Energia Big Bang, Bilancia Letale, Globo Artigliato, Tempio a Piramide, Balam, Guerriero delle Tenebre, Bilancia Letale, Ciclone Fiammeggiante, Scheletrox e infine Sarcofago Trafitto. Mai non poté non sorridere. Quasi non si accorse che il suo mazzo era ormai sottilissimo. Non aveva importanza. L’unica cosa importante, era che quella carta era ancora lì, tra le sole poche carte rimaste nel mazzo. Mai non si accorse neppure del proprio avversario che, per lunghi istanti, rimase immobile a pensare a cosa fare.

Shiro stava perdendo il controllo e la concentrazione. Mai praticamente lo ignorava e anche averle eliminato dieci carte sembrava ininfluente. Non lo avrebbe mai ammesso, ma qualcosa gli diceva che, se non vinceva in quel turno, avrebbe perso. Ma non poteva attaccare, non sarebbe servito a nulla: i suoi spirits sarebbero stati sconfitto e, il turno successivo, avrebbe perso certamente. No. Non si doveva dare per vinto. Doveva resistere solo un turno, per pescare un’altra carta che magari gli avrebbe permesso di vincere. Non poteva perdere contro di lei, non poteva perdere contro un Maestro della Luce. Doveva resistere.

“Termino il mio turno.”

(TURNO 15)

Mai sorrise sicura di sé: quel duello era durato anche troppo a lungo. Era arrivato il momento di calare il sipario.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Mai guardò la carta che aveva appena pescato e sorrise di nuovo: la sorte era dalla sua parte*. Ma, forse, non era stato solo quello a far sì che quella carta riuscisse a non essere eliminata. Lo sguardo di Mai divenne glaciale e i suoi tratti si indurirono: i tempi erano maturi. Era arrivato il momento di far entrare sul palcoscenico i due protagonisti. Il sipario stava per aprirsi sull’atto finale.

“Fase di Recupero. Fase Principale: abbasso Siegwurm, Belzebeat e Balam al livello 1. Quindi evoco Teschiavolo di livello 1.”

A quelle parole, Shiro sgranò gli occhi senza avere la forza di fare nulla. Rimase immobile, quasi ipnotizzato, a guardare Mai che eseguiva ogni mossa senza esitazione.

“Elimino Belzebeat dei Sette Shogun e lo utilizzo come un tributo per evocare tramite Transevocazione…”

Una luce livida, verde e viola, lugubre e percorsa la lampi di energia l’avvolse.

“… il conquistatore dorato con doppio simbolo… Asmodeo dei Sette Shogun.”

Un simbolo viola apparve nel cielo completamente ricoperto dalla nubi. Improvvisamente, esse si squarciarono lasciando spazio ad un oscuro centauro ricoperto da un’armatura dorata.

Shiro rimase a bocca spalancata di fronte all’evocazione di quello spirit ancora più potente e raro degli altri. Per poco le carte non gli caddero di mano, mentre, nella testa, solo un pensiero si stagliava sempre più nitido: aveva perso.

“Non è possibile…”

Mai sorrise implacabile. “Attivo l’effetto dell’evocazione di Asmodeo: due nuclei di ogni spirits avversario vengono mandati nella Riserva. Inoltre, per l’eliminazione di Belzebeat scarti dalla tua mano un numero di carte pari a quattro.”

Shiro si pietrificò, spostando come un automa le carte che aveva in mano negli Scarti. Poi, lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Se anche avesse avuto qualche carta con cui difendersi, ora non poteva fare più neppure quello. Mai sorrise con malcelata soddisfazione prendendo un’altra carta dalla mano.

“Utilizzo quindi la carta magia Energia Big Bang: durante questo turno posso portare tutti gli spirit del genere Draghi Stellari nella mia mano ad un costo pari alle vite che possiedo. Quindi il costo è uno.”

Mai ebbe quasi l’impressione che le carte che aveva in mano si illuminassero di luce rossa. Ne percepì quasi il calore, quasi fosse veramente sul Terreno di gioco.

“Evoco un altro spirit: elimino Siegwurm Possente Dragone per evocare tramite Transevocazione…”

Lingue di fuoco l’avvolsero. Mai ruotò su sé stessa facendosi circondare da esse. Quando alzò la carta tutte le fiamme sembrarono partire da essa.

 “… Siegwurm-Nova, Drago Supernova al livello 1.”

Ogni attimo che passava, la realtà che stava prendendo forma davanti si faceva sempre più evidente. Shiro non riusciva a muovere un muscolo, completamente sopraffatto. Aveva perso e Mai lo stava per battere in grande stile.

“Attivo l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova: grazie all’eliminazione di Siegwurm, Possente Dragone recupero tutte e cinque le Vite.”

Mentre spostava i nuclei, Mai chiuse gli occhi. La luce azzurra dei nuclei l’avvolse e sulla sua armatura tornarono a risplendere cinque Vite.

“Ed ora, è arrivato l’atto conclusivo: Asmodeo dei Sette Shogun attacca!”

Mai ruotò la carta e Shiro spostò, come un robot, due nuclei dalla sue Vite senza riuscire a pronunciare una sola parola. Immobile assisteva alla sua sconfitta, cedendo alla forza incontrastata di Mai.

“Vai, Siegwurm-Nova, Drago Supernova spazza via anche le sue ultime due Vite!”

Mai vide il dragone alzarsi in volo e dirigersi verso il suo avversario, avvolto da fiamme. Aveva vinto: per Dan.

Nonostante quello che avevo detto lo scorso capitolo… sono riuscita ad aggiornare sabato (grazie allo sciopero di ieri che ci ha dato un po’ di tempo…)! Ma veniamo a noi: It’s Battle Time! ^-^ Cosa ne pensate di questo capitolo tutto tutto dedicato solo alla fine dei due duelli? XD Ma soprattutto, che ne pensate di come sono finiti? I vincitori, come già immaginavate, sono Mai e Yuuki. Anche se, alla fin fine, nel duello tra Yuuki e Elisabeth la vincitrice morale è proprio Elisabeth, che è riuscita a convincere Yuuki a lasciarle chiamare Mai. Una sorta di pareggio… (O.O Ma com’è che Yuuki, alla fin fine, cede sempre? Forse sarà come dice Lacus… è proprio un cavaliere. ^-^) Ma quello che vi avrà fatto più piacere, sarà stata sicuramente la sconfitta di Shiro: Mai non poteva assolutamente perdere con lui, no? XD
Per quanto riguarda i dati tecnici, vi scrivo come promesso le pescate degli ultimi turni:

*(TURNO 7) Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono (+ Carta in più, Belzebeat dei Sette Shogun, Rotosauro)

*(TURNO 8) Drago Bicefalo

*(TURNO 9) Energia Big Bang (+ Asmodeo dei Sette Shogun, Fuoco della Vittoria, Ankillersauro)

*(TURNO 10) Castello Fortificato

*(TURNO 11) Demonosso

*(TURNO 12) Iguanasauro

*(TURNO 13) Teschiavolo

*(TURNO 14) Fabbrica di Automi

*(TURNO 15) Siegwurm-Nova, Drago Supernova

**(TURNO 8) Walhalance dalla Corazza Indistruttibile

**(TURNO 9) Puntale Lamato (+ Piedi Alati, Hercules, Cavaliere Selvaggio, Velocità Divina)

**(TURNO 10) Sacro Laevateinn

**(TURNO 11) L’Imperatore Kaiseratlas

**(TURNO 12) Woden, il Grande Cavaliere Alato

E anche oggi, prima dei saluti, siamo arrivati al momento dei ringraziamenti che, in generale, vanno a tutti quelli che hanno letto questo capitolo. I ringraziamenti speciali vanno invece, come ogni volta, ai miei tre moschettieri: chicca12lovestory (mi sa che è rimasto disponibile solo Porthos… spero ti vada bene lo stesso. ^-^’), Lacus Clyne (alias Aramis) e ShawnSpenstar (alias Athos) che hanno recensito lo scorso capitolo e che sono i tre che hanno inserito la storia nelle preferite.
Con il prossimo capitolo, cala il sipario su questa primo episodio… finalmente tutti i Maestri della luce rimasti (ovvero Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo) si riuniranno.

Ma non temete, questo non è un addio… perché molto presto ne inizierà un altro! Adesso voi direte: che bello, tornano a Gran RoRo! Beh… non è così. O meglio, l’episodio che si chiamerà “Episodio 1” vedrà effettivamente il ritorno a Gran RoRo… ma il prossimo episodio sarà un episodio speciale. Faremo infatti un passo indietro e cercheremo di rispondere a queste domande: che cosa è successo veramente nei due anni trascorsi dalla vittoria contro il Re del Mondo Altrove al 30 agosto 2010? Perché i Maestri della Luce da eroi sono stati isolati e accusati di aver impedito il benessere della Terra? Cosa li ha portati a dividersi e a perdere fiducia in se stessi? In poche parole… il Prequel di Brave! ^-^

Con questo vi saluto e vi do appuntamento all’ultimo capitolo dell’episodio 0 per i saluti e per le anticipazione del Prequel. A presto, Hikari/D’Artagnan

P.S. chi è mio fratello? O.o Beh… come dire… lui ha detto che non ha ancora deciso (cioè... forse avrebbe deciso, ma è un personaggio che non c'entra niente con i moschettieri...). U.U’ Vabbè… sua domanda: chi potrebbe essere secondo voi?

P.P.S. se volete nel prossimo e ultimo capitolo vi scrivo come erano costituiti i mazzi di Mai, Yuuki, Elisabeth e Shiro… perché prima di fare i duelli, e nonostante non tutte le carte sarebbero state usate, mio fratello con il mio supporto ha creato i loro mazzi: è da essi che lui ha poi creato i duelli (cosa che succederà per tutti i duellanti, anche successivamente). ^-^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Shiro guardò impotente il campo di gioco e quasi come un automa spostò l’ultimo nucleo delle sue Vite. Aveva perso. Non era possibile, ma era vero. Lui era il più forte duellante di tutti… nessuno poteva batterlo, ma era stato battuto. Non poteva essere successo. Non da una degli ex-Maestri della Luce.

Mai si alzò, accolse le sue carte, mettendo Siegwurm-Nova come prima carta, e pose il mazzo nella borsa. Guardava il suo sfidante, ma non provava alcuna pietà. Oh, forse sì… dopotutto era solo un ragazzino presuntuoso. Forse finalmente avrebbe capito. Proprio in quel momento Shiro si alzò in piedi, facendo cadere la sedia e sbattendo le mani sopra il tavolino. Tutti gli sguardi si voltarono verso di lui.

“Non posso avere perso! Non è possibile! Sono il duellante più forte! Tu… tu hai avuto fortuna! Non si può considerare valido questo incontro! Dovevo essere io il vincitore! Sei solo una guastafeste, Mai Shinomiya! È un’abitudine per voi Maestri della Luce!”

Mai lo guardò gelida, mentre alcuni suoi amici, senza riuscirci, cercavano di calmarlo. Sistemandosi la borsa su un braccio, Mai fece un paio di passi avanti, fermandosi ad un paio di metri da lui.

“Sei solo un povero illuso e un ragazzino presuntuoso. Non avresti dovuto crederti meglio di Dan senza averlo conosciuto. Sei come tutti gli altri. Credi di sapere, ma ripeti solo quello che altri dicono e che fanno passare per verità… Dan combatteva per gli altri e con il cuore, anche se nessuno l’ha capito. Tu combatti solo per te stesso e per metterti in mostra. Parli senza sapere quello che dici e senza pensare che ci possa essere qualcuno che ti dimostri il contrario.”

Shiro la guardò con rabbia, ma alla fine fu lui, una volta di più, a dover distogliere lo sguardo. La voce di Mai riprese.

“Sei solo un bulletto che prova gusto ad essere seguito da quattro ragazzini come te. Mi fai quasi pena. Spero che questa sconfitta ti faccia venire un po’ di umiltà. E sai perché non sei diventato Maestro della Luce? Perché sei solo un egoista, egocentrico. Essere Maestro della Luce significa essere pronto a combattere per gli altri e non per sé stessi e a fare qualsiasi cosa per difendere il mondo. Anche se questo può significare sacrificarsi. È quello che noi abbiamo fatto: non importa cosa potranno dire gli altri. Ma tu questo non lo puoi capire. Ti credi un grande, ma la vera grandezza è molto diversa da quello che tu immagini. Quando inizierai a guardare con i tuoi occhi e pensare con la tua testa, solo allora forse lo capirai.”

Mai si voltò e si avvicinò ad Hideto e Kenzo che la guardavano orgogliosi per le parole che aveva detto. Il presentatore sospirò. Per fortuna aveva smesso… temeva iniziasse a tirar fuori i discorsi che i Maestri della Luce facevano un anno prima… Subito dopo, però, l’uomo scosse la testa sorridendo: ma a chi la dava a bere? Aveva dall’inizio del duello tifato per quella ragazza e non poteva dire che le sue parole sembrassero da pazzi. Sentite dal vivo facevano sicuramente molto più effetto. In quel momento Shiro fece un paio di passi avanti furioso, arrivando dove Mai si trovava un attimo prima e guardandola con sfida.

“Parli tanto solo perché hai vinto. Vorrei vedere se ti avessi sconfitto. Io penso con la mia testa: quello che hanno detto su di voi è vero. I guai che ci sono ancora nel mondo sono colpa vostra e della vostra ottusità. E quello che penso di Dan lo penso ancora. Dopotutto mi hai sconfitto tu e non lui. E…”

Mai si voltò e interruppe il fiume di parole di Shiro. Non le aveva neppure sentite. Le suonavano come un disco rotto, che fin troppe volte le avevano fatto sentire. Ma ormai era stufa di starlo ad ascoltare. Lentamente e senza togliergli gli occhi di dosso, tirò fuori una carta dalla borsa e gliela mostrò.

“La vedi questa carta? È Siegwurm-Nova. Ebbene, era una carta di Dan. Quella che gli ha permesso di sconfiggere la maggior parte dei suoi avversari e anche il Re del Mondo Altrove. Per tutto il resto, continua a pensarla come vuoi. Con i sordi è inutile parlare.”

Il ragazzo rimase senza parole e Mai fece per andarsene. Poi, però, cambiò idea e si fermò, tornando a girare la testa verso il ragazzo e lanciandogli un altro sguardo impietoso.

“Ah, un’altra cosa… Utilizzai un mazzo per certi versi simile a questo e soprattutto carta durante un duello, tempo fa. Venni sconfitta. Vuoi sapere chi era il mio sfidante? Era Dan. Quindi, avendo perso contro di me, è come se tu avessi perso contro di lui.”

La ragazza tornò a voltarsi senza però muoversi di un passo. Sentiva lo sguardo di Shiro puntato su di lei.

“Non hai avuto speranze con me, non le avresti avute con lui. E lui ha salvato il mondo, che tu o quelli come te lo vogliate oppure no.”

Shiro fece un passo indietro senza saper più che cosa dire: le ultime parole di Mai erano suonate come una verità inconfutabile. Lentamente abbassò la testa sconfitto, venendo inglobato tra la folla di ragazzi ammutoliti. Non sapevano che cosa dire o pensare. Alla fine iniziarono a sparpagliarsi a gruppetti continuando a bisbigliare. Più di uno era rimasto colpito dalle parole di Mai e dal suo duello. La ragazza raggiunse finalmente Hideto e Kenzo sorridendo.

“Missione compiuta.”

Hideto sembrava divertito. “Complimenti, Mai. E per fortuna che tu eri quella che non voleva rischiare che tutto finisse come l’ultima volta…”

Mai inclinò la testa un po’ imbarazzata. “Hai ragione. Penso di aver un po’ esagerato. Non lo farò più, ve lo prometto.”

Kenzo sorrise. “Però sono d’accordo con te: quando ci vuole, ci vuole.”

I loro discorsi vennero interrotti dall’arrivo della donna che poche ore prima prendeva i nominativi degli iscritti.

“Mi scusi, signorina Shinomiya ma c’è qualcuno che la desidera al telefono. Non mi ha detto il suo nome ma ha detto che è importante.”

Mai, dopo aver annuito alla donna, ricambiò lo sguardo perplesso di Hideto e Kenzo. Per lunghi istanti si chiese chi potesse essere… magari Elisabeth? Ma aveva il suo cellulare… poi si ricordò che prima del duello lo aveva spento, mandandole un messaggio nel caso la cercasse. Lo faceva sempre: si sapeva mai quando la poteva chiamare. Quel pensiero la fece convincere che, forse, era proprio Elisabeth.

Seguì la donna fino al telefono, mentre Hideto e Kenzo le facevano cenno che l’aspettavano fuori. Mai prese la cornetta e aspettò che la donna si allontanasse. Le mani quasi le tremavano. Aveva paura di cosa avrebbe sentito… se fosse stata Elisabeth che le diceva che Yuuki era… Mai scosse la testa. Non voleva neppure pensarci. Trasse un profondo respiro prima di avvicinare il ricevitore all’orecchia.

“Pronto? Sono Mai. Chi parla?”

“Mai, sono Elisabeth. C’è una cosa importante che devi sapere. Ho già mandato la mia limosine a prenderti.”

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Mai scese davanti alla villa facendo un cenno all’autista, che ricambiò con un piccolo inchino. Hideto e Kenzo scesero guardandosi attorno perplessi. Che cosa erano venuti a fare in quella villa? Mai era stata piuttosto vaga e misteriosa al riguardo. Quando era tornata da loro, sembrava sconvolta dalla sorpresa ma allo stesso tempo euforica e visibilmente emozionata. Non aveva detto loro molto. Solo che stava per venirli a prendere una limosine per accompagnarli da una persona. Poi, era stata sorda a qualsiasi loro richiesta di spiegazioni. In macchina, finalmente, aveva rivelato che andavano dalla persona che aveva incontrato in settembre. Né Kenzo né Hideto erano, però, riusciti a farsi dire altro neppure a quel punto. E ora, eccoli finalmente lì. Era ormai pomeriggio inoltrato. Si voltarono verso il portone d’ingresso, mentre la limosine si allontanava. Videro una ragazza con i capelli castani vestita con un vestito arancione venire loro incontro. Era anche lei visibilmente emozionata. Si avvicinò a Mai come se fossero vecchie amiche.

“Mai, sono così contenta che siate venuti.”

Poi sorridendo, si voltò verso Hideto e Kenzo.

“Benvenuti a tutti, Maestri della Luce.”

Hideto e Kenzo si guardarono perplessi e stupiti di venire accolti lì come Maestri della Luce.

Mai sorrise. “Grazie a te, Elisabeth. Loro sono Hideto Suzuri e Kenzo Hyoudo, il Guerriero Blu e il Guerriero Verde. E lei…” Mai si voltò verso i due ragazzi. “… e lei è Elisabeth. Ho incontrato lei in settembre.”

Elisabeth sembrava un po’ in imbarazzo. “Devo chiedervi scusa. Avrei dovuto chiamarvi prima, ma lui non ha proprio voluto. Non voleva sentire ragioni… non sapete che fatica ho fatto a convincerlo.”

Hideto e Kenzo la guardarono confusi. Ci capivano sempre meno. Chi era lui? E che cosa aveva a che fare con loro? Mai, invece, sembrava capire a chi si riferisse perché sorrise.

“È proprio da lui. Grazie ancora per averci chiamato.”

Elisabeth sorrise. “Di nulla. Seguitemi, vi accompagnò da lui.”

I tre la seguirono. Attraversarono l’atrio e si diressero in un corridoio. Uscirono in una veranda a vetri.  Elisabeth li condusse fuori nel giardino. Proseguirono lungo i vialetti tra le aiuole. Hideto e Kenzo erano sempre più curiosi di sapere perché erano stati trascinati là, Mai sempre più emozionata. Finalmente si fermarono, Elisabeth si voltò verso di loro.

“Vi lascio da soli, penso avrete molte cose da dirvi. Fate pure con calma.”

Detto questo la ragazza si allontanò senza aspettare risposta, come se si rendesse conto di essere, in quell’occasione, di troppo. I tre guardarono davanti a loro. Videro un bungalow di legno con sotto alcune poltroncine di vimini e un tavolino con un servizio da tè. Su una delle sedie c’era seduto qualcuno. Era un ragazzo voltato di schiena. Aveva i capelli azzurro pallido. Hideto e Kenzo spalancarono la bocca. Un attimo dopo il ragazzo si alzò con una leggera fatica, voltandosi verso di loro. Sembrava un po’ incerto su cosa dire ed esitò un attimo prima di parlare.

“Salve, ragazzi… è un po’ di tempo che non ci vediamo…”

Hideto e Kenzo rimasero pietrificati dallo stupore, sgranando gli occhi. “Yuuki?!?”

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I quattro ragazzi erano seduti attorno al tavolino. Erano passate un paio d’ore da quando erano lì. Il cielo si stava ormai tingendo dei colori del tramonto. In tutto quel tempo si erano raccontati tutti i pezzi mancanti del puzzle. Sia da una parte che dall’altra: quello che era successo in quei mesi e quello che era successo nel futuro. Il tè era finito e anche i biscotti. L’ultimo lo stava sgranocchiando svogliatamente Kenzo. Non si capacitava ancora di quello che era successo. Davanti a loro c’era davvero Yuuki. Non credeva ancora a quello che gli avevano raccontato. Solo in quel momento si ricordò che Mai, nel racconto, aveva rivelato che aveva scoperto tutto quello già a settembre.

“Ancora non ci credo… senza offesa, Yuuki. Ma ritrovarti vivo… cavolo non me lo sarei mai aspettato. C’è solo una cosa che mi sfugge. Mai, ma perché non ce lo hai detto prima?”

Mai abbassò gli occhi un po’ imbarazzata. “Scusate. Mi era sembrata la cosa migliore per non rischiare di mettere in pericolo nessuno…”

Hideto sorrise comprensivo. “Non ti preoccupare. Ti capiamo. L’importante è che tutto si sia risolto bene. Ce l’ho io adesso una domanda. Che cosa farai adesso Yuuki?”

Kenzo e Mai si voltarono verso il ragazzo. Yuuki non rispose subito. Prima sembrò pensarci un attimo.

“Ancora non lo so. Per prima cosa penso che mi prenderò un po’ di tempo per mettere insieme i pezzi della mia vita. Sono successe così tante cose anche quando ero in coma… la scomparsa di Dan, la vostra avventura nel futuro. Devo fare un po’ di ordine a ciò che mi circonda e dentro di me… poi non lo so…”

Gli altri tre capirono il perché di quei suoi dubbi. Dopotutto, per il mondo, lui era morto. Tornare in mezzo a tutti avrebbe creato scalpore e chissà se i loro nemici non ci avessero riprovato ad eliminarlo…

“Capite anche voi che farmi rivedere potrebbe essere pericoloso. Senza contare che per tutti sono in pratica un morto che cammina. E sono anche in debito nei confronti di Elisabeth. Mi ha salvato e per lei sono come un fratello… per un po’, finché non mi sarò ripreso del tutto, resterò qui. Poi deciderò cosa fare. In ogni caso penso che per voi sia meglio non farvi vedere troppo con me. Mi volevano morto e ora che anche Dan è scomparso, se io riapparissi, avrebbero solo me da eliminare. È molto più sicuro che voi continuiate per la vostra strada, andando avanti come avete fatto in tutti questi mesi.”

Mai lo guardò. “Ne sei sicuro? Dopotutto solo noi e Elisabeth sappiamo che tu sei vivo. Non vorremo lasciarti da solo.”

Yuuki sorrise, avrebbe voluto dire che c’era abituato, ma non lo fece. “Non preoccuparti. Voi che cosa farete ora?”

Hideto si posò allo schienale con le mani incrociate dietro la testa.

“Io credo che continuerò a vagabondare. Ci ho preso gusto e poi credo che così riuscirò ad incontrare più persone disposte ad ascoltarmi. E poi così imparerò un po’ di tecniche di cura da tutto il mondo... come facevo nel futuro. Mi diverto ad imparare queste cose perché so che così posso rendermi utile.”

Hideto tornò a sollevarsi e guardò verso Kenzo. “E tu Kenzo? Continuerai con i tuoi studi?”

Kenzo annuì convinto. “Sì. Diventerò un grande scienziato e farò scoperte che permetteranno di risolvere i problemi del mondo, dimostrando che siamo noi esseri umani che lo facciamo migliorare. E tu Mai?”

Mai si vide puntati addosso gli occhi di tutti e tre i ragazzi. Sorrise e guardò verso il cielo. Uno splendido tramonto lo tingeva di un caldo e avvolgente colore dorato, che sfumava nel rosso e nell’arancio, contrastando con l’azzurro e il blu notte che si diffondeva dal lato opposto. Ogni oggetto che veniva colpito dai raggi del sole assumeva una sfumatura dorata. Che pace che c’era in quel momento. Si sentì invadere da una profonda tristezza. Anche se sapeva che si sarebbero tenuti in contatto, sembrava un addio.

“Credo che continuerò a diffondere la verità. Lo dobbiamo a così tante persone che contano su di noi. Forse riaprirò anche un blog…”

Tutti rimasero zitti. Sentivano anche loro che le loro strade si stavano un po’ separando. Avevano un unico obiettivo, ma l’avrebbero raggiunto ognuno con la strada che si stavano tracciando davanti. Si insinuava, perciò, dentro di loro, il timore che il legame che si era creato a Gran RoRo si potesse in qualche modo spezzare, come già aveva rischiato di succedere prima dell’avventura nel futuro. E poi c’era la paura, dovuta al fatto che avrebbero dovuto camminare su strade parallele contando soprattutto sulle loro forze. Mai sentì acuirsi la malinconia dentro di lei. Non voleva che finisse così. Poi alzò lo sguardo verso il cielo, sempre più punteggiato di stelle che stavano apparendo via via più luminose anche nella luce del tramonto. In quel momento, vide luccicare una stella ed ebbe l’impressione che avesse brillato di luce rossa. Sbatté gli occhi stupita, ma poi sorrise rincuorata e si voltò sorridendo verso gli altri.

“Guardate che non è un addio. Dobbiamo tenerci sempre in contatto e dirci ogni novità. Se necessario potete contattarmi a qualunque ora della notte e del giorno. Non vi libererete tanto facilmente di me.”

Hideto sorrise. Mai era incredibile. Poteva diventare una furia o essere la persona più dolce del mondo. Cercava di tirarli su di morale e la ringraziò mentalmente. Dopotutto aveva ragione. Intraprendere strade diverse non era dirsi addio. Erano i Maestri della Luce e non avrebbero permesso che il tempo e le distanze li separassero. Senza contare che la loro meta era la stessa. Si sarebbero incrociati tante volte, ne era sicuro.

“Ti pentirai di quello che hai detto quando le nostre e-mail ti sveglieranno in mezzo alla notte. E pretendo di esser informato di ogni novità da tutti, mi raccomando. E se ci capita potremo anche sfidarci.”

Kenzo guardò Mai e Hideto. Era il più piccolo, ma non voleva dimostrarlo. Viaggiando con loro era molto cambiato e in meglio. Era diventato più altruista e meno presuntuoso. Sorrise pensando che fino a qualche tempo prima non lo avrebbe mai pensato. Era diventato anche più sicuro di sé e questo lo doveva a loro.

“Beh, allora mi sa che dovrò continuare a sopportarvi. Ma non mi dispiace. Mi sarei arrabbiato se non avreste voluto tenere i contatti. E io sono pronto ad accettare ogni sfida.”

Yuuki sorrise, guardando i tre ragazzi. Da quando li aveva incontrati, era cambiato molto il modo in cui vedeva il mondo. La sua vita era sempre stata solitaria e l’unica persona che vi aveva fatto parte era stata Kajitsu. Ora invece era tutto diverso. Kajitsu non c’era più, ma grazie a loro e anche a Dan era riuscito a superare il dolore e a continuare ad andare avanti. In realtà ora, dopo quello che era successo, sentiva dentro di lui ancora grandi dubbi. L’unica certezza era che un giorno avrebbe rivisto Kajitsu e avrebbe potuto dirle che gli altri Maestri della Luce erano le persone migliori che avesse mai conosciuto. Ora capiva perché erano stati loro ad essere scelti ed era contento che lui e Kajitsu li avessero incontrati. Grazie a loro era cambiato o forse era tornato quello che era un tempo. Sperava che quello che era successo poco più di un anno prima non rovinasse tutto. Temeva che quello che gli aveva detto il Re del Mondo Altrove, nonostante tutto, si potesse avverare. Ma non serviva preoccupare gli altri con i suoi dubbi. Gli avrebbe affrontati da solo.

“Basta che mi diciate solo quando e dove. Vi raggiungerò senza farmi scoprire.”

Mai sorrise come gli altri. Ora, era certa che non si sarebbero persi di vista e la malinconia di prima scomparve. Si sentì leggera e ottimista. Qualcosa le diceva di nuovo che avrebbe rivisto Dan e chissà magari anche Gran RoRo. E sentiva che lo stesso valeva anche per gli altri.

A quel punto i quattro ragazzi si alzarono. Yuuki gli accompagnò fino al cancello. Lì si salutarono. Mentre si allontanavano, Mai, Hideto e Kenzo videro Elisabeth che raggiungeva Yuuki. I due, poi, si voltarono dirigendosi verso la villa. Presto anche loro tre si sarebbero salutati e avrebbero preso strade diverse. Era veramente l’inizio di una nuova vita e di una nuova avventura. Forse Battle Spirits non ne avrebbe più fatto parte, ma chi poteva dirlo? Loro sarebbero comunque stati per sempre i Maestri della Luce. Qualunque cosa avrebbero detto gli altri. E poi Magisa glielo aveva promesso. Un giorno il varco con Gran RoRo si sarebbe riaperto. Era per questo che si dovevano impegnare. Nel cielo dietro di loro brillarono due stelle: una sembrava rossa e l’altra verde. Una invece, alta nel cielo blu sopra il sole che tramontava, brillava bianca e splendente più di tutte e sembrava quasi la luce del Nucleo Progenitore. Forse la Terra e Gran RoRo avrebbero avuto bisogno dei Maestri della Luce molto prima di quanto si potesse credere? Solo il futuro avrebbe risposto a questa domanda.

… TO BE CONTINUED …

Siamo arrivati alla fine! ^-^ Questo è l’ultimo capitolo di questo Episodio 0… che poi, in realtà, avrei potuto mettere tutti i capitoli come un’unica One-shot… ma avevo un sacco di motivi per non farlo: 1. sarebbe stato troppo lungo e pesante da leggere, 2. avrebbe tolto la suspence e 3. con i prossimi episodi non avrei retto il ritmo. XD
Ora, però, passiamo alle cose serie. Quando ho pubblicato la One-shot “Waiting for You”, che è diventata la prima storia della serie “I Guerrieri della Luce”, la mia speranza era trovare altre persone che amassero Battle Spirits quanto me e mio fratello. E così è stato… ma la cosa più bella, quella che ci ha riempito di più il cuore (a me e a mio fratello) non sono state le recensioni positive. La cosa più bella è essere riuscita a farvi emozionare, divertire, anche immedesimarvi e arrabbiarvi insieme ai personaggi di questa storia. Perché è soprattutto merito vostro, merito di tutti voi che avete letto, se questa storia è arrivata fino all’ultimo capitolo e se, dopo questo episodio, ce ne saranno degli altri. E il ringraziamento più grande di tutti va ai nostri “tre moschettieri” che fedelmente e con entusiasmo hanno apprezzato ogni volta di più ogni capitolo di questa storia:

Grazie chicca12lovestory, grazie LacusClyne e grazie ShawnSpenstar.

Per questo non siate tristi. La nostra avventura nel mondo di Battle Spirits è appena iniziata. ^-^ Ci sono ancora tanti misteri da svelare, nemici da affrontare, scelte da prendere per i nostri amati Maestri della Luce!
Con questo vi saluto e vi dò appuntamento, a chi già c’è e a chi magari ci sarà, al prossimo episodio…

Varco Apriti, Energia!

E come ultimo (per questa volta) saluto, vi lascio i mazzi dei duellanti di questo Episodio (comprese le carte che non si sono viste):

(MAI) Asmodeo dei Sette Shogun 1x, Siegwurm-Nova, Drago Supernova 1x, Belzebeat dei Sette Shogun 1x, Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono 1x, Berit, Artigli Micidiali 1x, Strega Malefica 2x, Balmung, Dragone Rigenerato 2x, Balam, Guerriero delle Tenebre 3x, Globo Artigliato 1x, Scheletrox 2x, Ankillersauro 2x, Scorpione Letale 1x, Teschiavolo 1x, Drago della Pioggia 2x, Rotosauro 2x, Ashtal 1x, Demonosso 1x, Fuoco della Vittoria 2x, Ciclone Fiammeggiante 2x, Carta in Più 3x, Telescopio Killer 2x, Energia Big Bang 3x, Danza Macabra 2x, Sarcofago Trafitto 2x, Bilancia Letale 2x, Tempio Diroccato 2x, Tempio a Piramide 2x, Cattedrale Purpurea 3x

(SHIRO) Castello Fortificato 1x, Drago Bicefalo 1x, Kujaraku, Pavone Fiammeggiante 1x, Douglas il Gladiatore 1x, Dracoltello 2x, Segugio Preistorico 3x, Automa di Pietra 3x, Muro vivente 2x, Ankillersauro 1x, Rocciarex 2x, Babyrousa, Bestia da Battaglia 3x, Pedone Gustav 2x, Lucertola Rasoio 2x, Iguanasauro 2x, Goradon 3x, Falange Infuocata 2x, Fuoco della Vittoria 2x, Martello Magico 2x, Aura Offensiva 1x, Aura Luminosa 1x, Blitz 1x, Impatto delle Armi 1x, Elevalivello 3x, Crollo della Strategia 2x, Duello ad Armi Pari 2x, Fabbrica di Automi 2x

(YUUKI) Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato 1x, Woden, il Grande Cavaliere Alato 1x, Walhalance dalla Corazza Indistruttibile 1x, Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio 1x, Hildir la Valchiria 1x, Cannone di Ferro MK-II 2x, Balder, Soldato Scudo 2x, Gigandroide 2x, Artefatto Fjalar 2x, Supremo Gugnir 3x, Guerriero Magnum 1x, Supremo Laevateinn 3x, Farfalla Arcobaleno 1x, Guerriero Calibro 2x, Cigno Kigna 2x, Potente Elisir 3x, Purificazione Testuggine 1x, Ricarica Nuclei 2x, Bufera Impenetrabile 3x, Aura Fulminante 2x, Sacro Elisir (Pozione della Salvezza) 1x, Nastro Imprigionante 2x, Nobiltà d’Animo 2x, Attacco Diamante 1x, Cortina Nebulosa 2x, Nave Madre dell’Infinito 3x, Santuario Inviolabile 3x

(ELISABETH) L’Imperatore Kaiseratlas 1x, Hercules, Cavaliere Selvaggio 1x, Iberix, Bestia Intelligente 1x, Grande Angelia Sophia 1x, Puntale Lamato 2x, Angelia della Luce 1x, Pungiglione Nero 1x, Libellula Fatale 1x, Fata Farfalla 2x, Angelia Kleio 3x, Amenborg 3x, Rana Balzante 1x, Gremly 2x, Spirit Tanya 3x, Pungiglione Velenoso 1x, Scarabeo Corazzato 2x, Recupero del Branco 2x, Campo Immaginario 2x, Affaticamento 1x, Inverti Mano 2x, Astro della Velocità 1x, Nebbia Invalidante 1x, Pozione Reale 3x, Prigione di Spine 3x, Piedi Alati 2x, Forza della Natura 1x, Velocità Divina 1x, Frutti dell’Albero della Saggezza 3x, Collina Prodigiosa 2x

Grazie ancora a tutti. ^-^ Alla prossima, Hikari

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