EPISODIO 0 - Ricominciare a Vivere (VERSIONE ABBANDONATA) di HikariMoon (/viewuser.php?uid=119941)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Salve
a tutti! Come promesso ecco la
continuazione della mia One-Shot. ^-^ Cercherò di non
dilungarmi troppo, ma ci
sono alcune cose che devo necessariamente dire. Prima, e più
importante, questa
storia avevo già cominciato a pubblicarla su un altro sito
(Battle Spirits
Unofficial Forumfree)... sono sempre io: non è un plagio! E
di conseguenza, chi
non vuole rovinarsi la sorpresa non vada a guardare. ;) Seconda cosa
riguarda
come essa è nata. Alla fine di "Battle Spirits Dan il
Guerriero
Rosso", io e mio fratello abbiamo sbirciato la trama di Brave
(sì,
lo so non si deve fare...) e siamo rimasti scioccati dalla conclusione.
E così
ci siamo detti: perchè non creiamo noi un altro finale?
Risultato? Quello che è
nato come un gioco, è diventato un progetto ambizioso:
sviluppare tanti episodi
quanti quelli di una serie per cambiare tutte quelle cose che ci
avevano
lasciato l'amaro in bocca. Questo episodio è solo il primo,
dunque, di una (si
spera) lunga serie. Quindi, terza e ultima premessa: a sviluppare le
trame di
questi episodi sono state dunque due teste (quella di mio fratello e la
mia), a
scriverle materialmente sono le mie mani e per quanto riguarda la
creazione dei
duelli (se no che Battle Spirits è?) il merito va tutto a
mio fratello. Con
questo concludo. Ah, un'ultima cosa... in questo episodio non
ci sarà
ancora Gran RoRo, ma forse l'avevate capito: si chiama "Episodio 0"
proprio perchè sistema alcune cose che saranno poi
fondamentali per dare il via
alla storia. Ho detto proprio tutto. Solo un'ultima cosa: buona
lettura! ^-^
HikariMoon
Capitolo 1
Il cielo era
terso e limpido. La volta azzurra del cielo di fine estate era velata
soltanto
da poche nuvole bianche e sfilacciate che pigramente la solcavano. Gli
alberi,
seppur ancora verdi e pieni di foglie, iniziavano a tradire il sempre
più
vicino arrivo dell’autunno e qualche foglia ingiallita
prematuramente si
staccava delicata dai rami e, fluttuando come in una danza, si posava
silenziosa sui sentierini in pietra ben curati del cimitero. Esso, se
non fosse
stato per le lapidi marmoree perfettamente allineate e per i fiori
lasciati
accanto agli incensi accesi, le cui volute di fumo creavano arabeschi
contro
l’azzurro, non sarebbe neppure parso tale. In quella giornata
quasi autunnale
l’aria era fresca e pungente e un leggero venticello
proveniente dal mare, che
si intravedeva lontano dietro la città, portava con
sé su quelle colline il suo
odore salmastro e nostalgico che ben si armonizzava con il fruscio
delle foglie
e l’odore degli incensi. Quel giorno il cimitero era quasi
deserto e un’immensa
tranquillità pervadeva quel luogo. Soltanto una ragazza era
inginocchiata
davanti ad una lapide piuttosto recente davanti a cui erano appoggiati
un
bastoncino d’incenso e un mazzo di fiori formato da rose
rosse e garofani rosa
inframezzati dai piccoli fiori bianchi del velo di sposa e circondati
dai fiori
lilla e bluette della pervinca, dei non ti scordar di me e della
pulmonaria
avvolti infine da una corona bianca e gialla di biancospino e corniolo.
L’abito
bianco e rosa risaltava e, allo stesso tempo, si confondeva con i
colori tenui
del posto.
I capelli
viola
lunghi fino alle sue spalle, trattenuti soltanto da un fermaglio rosa
sulla
sinistra, venivano mossi dal vento e alcune ciocche le passavano
davanti agli
occhi. La ragazza, che aveva poco più che sedici anni,
però, non sembrava dare
loro attenzione e, inginocchiata, fissava con uno sguardo malinconico e
triste
dei suoi occhi ametista la foto incastonata nella lapide. Essa
immortalava il
volto di un ragazzo probabilmente della sua età con i
capelli rossi e gli occhi
marroni che sorrideva con la mano alzata e delle carte in mano. La
ragazza
sollevò lentamente la mano e dolcemente sfiorò,
appena con la punta delle dita,
la foto. Un colpo di vento più forte scosse i suoi capelli e
una lacrima rigò
la sua guancia e scivolò fino ad infrangersi su
un’altra foto posta davanti ai
fiori, raffigurante la stessa ragazza a braccetto con due ragazzi, di
cui uno
era il ragazzo con i capelli rossi.
Mai sorrise e
con una mano si asciugò la lacrima che scorreva sulla sua
guancia. Poi si alzò
e il suo sguardo vagò sull’orizzonte del mare
lontano fino a quando non tornò a
fissare la foto del ragazzo.
“Ci
sarebbe
tanto bisogno del tuo aiuto Dan.”
La ragazza
sorrise perché era convinta che in qualche modo Dan la
potesse sentire. Un
colpo di vento fece sollevare da terra alcune foglie rosse e arancioni
che
iniziarono a danzare in aria. Mai le seguì con lo sguardo ed
ebbe l’impressione
che a pochi passi da lei, dove quelle foglie iniziarono a danzare a
spirale per
qualche istante, ci fosse Dan. La stava guardando con il suo solito
sguardo
deciso che quella volta aveva, come altre volte, una sfumatura che lo
addolciva. Mai sorrise e tornò a voltarsi verso la lapide,
mentre le foglie
riiniziarono a correre nel vento e la figura di Dan si dissolse. La
ragazza
iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Sai,
da quando
siamo tornati qui nel nostro tempo io, Hideto e Kenzo ci siamo
impegnati di
nuovo per far sapere la verità a tutti. Lo dobbiamo a tutti
gli abitanti di
Gran RoRo, del futuro, a Kajitsu, a Yuuki e a te, Dan. Sono certa che
un giorno
ci riusciremo. Passo dopo passo, riusciremo a far cambiare questo mondo
e così
allora Magisa riaprirà i portali. Basterà farlo
pian piano. Sono fiduciosa.
Però sarebbe bello farlo con te al mio
fianco…”
La mano di Mai
cercò il ciondolo che portava al collo, un ciondolo dorato
con al centro
un’ametista.
“Vedrai,
sarò
all’altezza di tutto quello che tu hai sempre fatto per il
bene di tutti. Ora
che è arrivato il mio turno, non mi arrenderò.
Combatterò anche per te, Dan.”
Mai
alzò la
testa a guardare il cielo azzurro mentre con la mano sinistra spostava
i
capelli di lato. Era proprio una bellissima giornata. Mai si
voltò e iniziò a
camminare lungo i vialetti deserti. Era piacevole tutta quella calma e
tranquillità. Quante poche volte aveva potuto godere di
quella calma in tutti
quegli anni. Mai fece vagare lo sguardo tra le lapidi e le aiuole
soffermandosi
su un vecchietto che molti metri più in là stava
posando un mazzo di fiori
davanti ad una di esse. Mai chiuse gli occhi e fece un ampio respiro
riempiendosi i polmoni dell’aria fresca. Pensò per
un attimo che l’estate stava
per finire, presto sarebbe arrivato l’autunno e poi
l’inverno. Tutto poteva
cambiare, ma le stagioni si sarebbero continuate a susseguire. Mai si
fermò e
si voltò verso la tomba ormai lontana di Dan. Il vento le
scosse i capelli e i
vestiti. Con profonda malinconia pensò a quante stagioni
sarebbero passate, una
dopo l’altra, anche ora che Dan non c’era
più. Il tempo continuava a scorrere,
le piante a fiorire, il vento a soffiare. Mai sorrise. Il futuro glielo
aveva
insegnato, anche i periodi più brutti passavano.
Sentì una volta di più che un
giorno, prima o poi, sarebbero riusciti a far cambiare il mondo.
Dopo un
attimo,
Mai tornò a voltarsi e i suoi occhi furono attirati da
un’altra persona che ora
si trovava nel cimitero. Lontano il vecchietto se ne stava andando.
C’erano
probabilmente solo loro due. Mai guardò con
più attenzione e vide che era
una ragazza forse di uno o due anni più grande di lei. Era
voltata di schiena,
inginocchiata vicino ad una lapide di marmo chiaro. Indossava un
bolerino
arancione a maniche lunghe sopra un vestito di colore giallo oro. I
capelli castano
chiaro erano sciolti e le arrivavano un po’ più
giù delle spalle. Quando il
vento gli muoveva si vedeva un cerchietto arancione che li teneva fermi
sulla
fronte.
Mai rimase
immobile ad osservare la ragazza chiedendosi se la persona, che era
venuta a trovare,
era una persona importante per lei come per lei era stato Dan. Scorsero
alcuni
attimi e un soffio di vento scosse i suoi capelli e la sua gonna
facendola
rabbrividire per un istante. La ragazza alzò una mano per
trattenere i capelli
che il vento muoveva davanti al suo viso. All’improvviso la
ragazza si alzò e
Mai si riscosse. Ebbe l’impressione che dicesse qualcosa ma a
causa della
distanza Mai non sentì le sue parole. Poi la ragazza
iniziò ad allontanarsi con
passi frettolosi dopo essersi guardata di lato come per vedere che
nessuno
l’avesse vista. Dopo che la ragazza si era allontanata di una
ventina di metri,
Mai non riuscì a reprimere la curiosità di vedere
quella tomba e si avvicinò
lentamente. Si fermò davanti alla lapide e il suo sguardo
cercò di nuovo la
ragazza, che ormai era diversi vialetti più in
là. Poi i suoi occhi si
abbassarono e per prima cosa videro il mazzo di fiori posato davanti
alla
lapide. Era un mazzo di rose bianche avvolto in una leggera carta verde
chiaro.
Mai provò una strana sensazione di ansia mentre i suoi occhi
lentamente
salivano a guardare la lapide e per un attimo provò quasi
paura di vedere cosa
c’era scritto. Su un lato della lapide era cresciuta una
piantina di roselline
selvatiche di color rosa, i cui fiori iniziavano ad appassire. Al
centro c’era
la foto di una ragazzina di circa quattordici anni, il cui volto dalla
carnagione chiara era circondato da lunghi capelli verde chiaro. Gli
occhi rosa
chiaro sembravano scrutare chi la guardava come per leggere dentro di
lui e un
sorriso enigmatico illuminava il suo volto. La voce di Mai, a causa
dello
stupore, uscì dalla sua bocca in un sussurro.
“Kajitsu…
Momose…”
Di scatto si
voltò nella direzione in cui la ragazza si era allontanata.
Era ancora più
lontana di prima. Mai tornò a voltarsi ancora una volta
verso la lapide, prima
di mettersi a correre verso di lei. Voleva capire. Chi era quella
ragazza? Come
conosceva Kajitsu? Perché le aveva portato un mazzo di
fiori? Doveva sapere.
Sentendo i suoi passi di corsa sul selciato, la ragazza, senza
voltarsi, aveva
affrettato il suo passo. Mai si chiese se avesse qualcosa da
nascondere. Se era
così, lo avrebbe scoperto. Accelerò e di
conseguenza anche la ragazza iniziò a
correre. Mai però fu più veloce e
riuscì ad afferrarla per un braccio
costringendola a fermarsi. La ragazza si voltò quasi
spaventata cercando di
liberarsi da Mai.
“Lasciami
andare! Non ho fatto niente di male! Lasciami o chiamo
qualcuno!”
Mai si
sorprese
a quella reazione e i suoi sospetti aumentarono. Cercando di
tranquillizzarla
sorrise, ma la ragazza continuava a cercare di sciogliersi dalla mano
di Mai
per correre verso l’uscita.
“Lasciami
andare! Non so chi tu sia, ma lasciami andare!”
“Non
voglio
farti niente. Voglio solo che tu risponda ad una domanda, poi ti lascio
andare.
Cosa ci facevi a quella tomba?”
La ragazza non
sembrò ascoltarla e la guardò con un misto di
rabbia e di paura.
“Quello
che
fanno tutti! E adesso lasciami andare!”
La ragazza
riuscì a liberare il braccio dalla mano di Mai e
iniziò a correre. Non riuscì a
fare pochi passi che la voce di Mai la fermò.
“Come
conoscevi
Kajitsu Momose? Avevi conosciuto lei e suo fratello Yuuki? Rispondimi,
ti
prego!”
La ragazza si
voltò con sorpresa e guardò Mai con
più attenzione. Mai ne approfittò per avvicinarsi.
“Li
conoscevi?
Conoscevi i fratelli Momose?”
La ragazza
però
non rispose e la guardò con vago sguardo indagatore.
“E
tu come
facevi a conoscerli?”
Mai decise di
stare al suo gioco nella speranza di scoprire qualcosa.
Voltò lo sguardo di
lato e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Ero
una loro
amica…”
A quel punto
la
ragazza la scrutò con ancora più attenzione
avvicinando il volto a Mai che la
guardò a sua volta un po’ sorpresa.
“Tu
sei… tu
sei… Mai Viole?”
Una marea di
ricordi le passò per la mente sentendo quel nome e si chiese
come mai quella
ragazza avesse usato proprio quello. Ma non le sembrava una persona
pericolosa.
Decise di arrischiarsi a confermare.
“Sì,
sono io.
Ma non mi faccio chiamare così da un sacco di tempo. Ormai
ho ripreso il mio
vero cognome. Shinomiya.”
La ragazza
indietreggiò e, sorridendo felice, congiunse le mani
soddisfatta. Sembrava
entusiasta.
“Allora
sei un
Maestro della Luce. Sono così contenta di averti incontrato!
O sperato per
tanto tempo di poter incontrare uno di voi! Avrei voluto venirvi a
cercare, ma
non ho mai trovato il coraggio perché temevo sarebbe stato
troppo rischioso!”
Mai rimase un
po’ interdetta dal fiume di parola della ragazza e da quel
repentino cambio di
atteggiamento. Senza contare il fatto che era decisamente raro
incontrare
qualcuno che sognava di incontrare uno dei Maestri della Luce in quel
periodo.
Non sapeva più se essere sospettosa o incuriosita.
“E
come mai
volevi incontrare uno di noi? E si può sapere chi
sei?”
La ragazza
sorrise
quasi a volersi scusare e si colpì delicatamente la testa
con un pugno quasi a
punirsi della mancanza di cortesia.
“Scusami
se non
mi sono presentata. Mi chiamo Elisabeth. E riguardo a tutto il resto,
risponderò ad ogni tua domanda ma non qui.”
Il viso di
Elisabeth
assunse un’ espressione seria e i suoi occhi azzurri si
mossero velocemente a
guardarsi attorno, come per essere sicura che non ci fosse nessuno.
“Devi
capire,
qualcuno qui potrebbe sentirci. Vieni con me. A casa mia staremo
più tranquille.”
Elisabeth a
quel punto si voltò e iniziò a camminare verso
l’uscita mentre Mai era sempre
più sorpresa dagli atteggiamenti di quella ragazza. Mai si
guardò attorno e non
vide nessuno. Cosa c’era di così segreto da non
poter parlare in quel posto? Mai
venne riscossa dalla voce di Elisabeth che si trovava ormai vicino al
cancello
e le faceva gesto di sbrigarsi.
“Mai,
vieni.
Che cosa stai aspettando?”
“Niente,
arrivo.”
Mai si
affrettò
e raggiunse Elisabeth. Aveva deciso di fidarsi di lei. Prima di
attraversare il
cancello si voltò indietro. La tomba di Dan era
lì tra tutte quelle altre.
Sorrise e strinse il ciondolo. “A presto Dan.”
Poi Mai
attraversò il cancello e vide Elisabeth in attesa sul bordo
del marciapiede.
Dopo un attimo sorrise e alzò un braccio muovendolo in segno
di saluto. Mai
guardò nella sua stessa direzione e vide avvicinarsi verso
di loro una limosine
grigio metallizzato che si fermò davanti a Elisabeth. Dal
posto di guida scese
un uomo sulla quarantina in divisa che fece un leggero inchino verso
Elisabeth.
“Scusi
il
ritardo, Lady Elisabeth. La signorina accanto a lei
è…”
Elisabeth
sorrise e prese Mai a braccetto. “È
un’amica. È una dei Maestri della Luce, Mai
Viole il Guerriero Viola.”
L’uomo
sorrise
e annuì. “Capisco. Presumo che la signorina Mai
verrà alla villa con noi.”
Elisabeth
aprì
la portiera sorridendogli di rimando, prima di tornare a voltarsi verso
di lei.
“Esattamente.
Mai sali, arriveremo in pochi minuti a casa mia.”
Mai
annuì
meccanicamente e salì sulla limosine, imitata subito dopo da
Elisabeth. L’uomo,
prima di salire sulla macchina, guardò attorno come per
controllare che non ci
fosse nulla di sospetto. Soddisfatto dal controllo, salì e
mise in moto.
La limosine
cominciò a seguire la strada che si snodava tra le colline.
Il cimitero e la
città rimasero dietro ancora di più. Nelle conche
si riusciva a vedere il mare
azzurro che lontano scintillava. Mai, seduta sul sedile, guardava fuori
dal
finestrino mentre davanti le passavano i muri delle case, i giardini e
i prati.
Si continuava a chiedere chi fosse quella ragazza, che cosa avesse a
che fare
con loro Maestri della Luce e con Yuuki e Kajitsu Momose. Elisabeth era
seduta
davanti di lei e la guardò per un attimo, indovinando in
parte i pensieri di
Mai.
“Intanto
scusa
per la mia reazione di prima. So che ti sembro strana, con tutte queste
preoccupazioni o paranoie sul fatto di essere sentita e seguita, ma
quando
arriveremo a casa mia capirai tutto.”
Mai la
guardò.
“Immagino che neppure qui puoi rispondermi.”
“Sì,
sarebbe meglio.
Scusa se faccio tanto la misteriosa, ma non si sa mai chi potrebbe star
ad
ascoltare. Non è per Kosuke, di lui mi fido ciecamente e poi
sa tutto anche
lui. Il fatto è che voi Maestri della Luce avete ancora
così tante persone che
vi odiano e non aspettano altro che voi cerchiate di far sentire
più forte la
vostra voce per mettervi a tacere. Questo però immagino che
tu lo sappia,
vero?”
Mai
annuì
tristemente. Eccome se lo sapeva. Era anche per quello che era andata
nel
futuro. Per ritrovare in un certo senso se stessa. Prima aveva perso la
fiducia
in sé, aveva smesso di lottare perché non ce la
faceva più di essere derisa,
indicata con disprezzo, odiata. Solo per voler dire la
verità… e sapeva anche
bene che bastava che loro alzassero un po’ la testa per
rivedersi ripiombare
tutto addosso. Dopotutto era quello che era successo a Yuuki e sarebbe
potuto
succedere anche a Dan. Era per quello che ora, che aveva ritrovato la
forza per
riprendere a lottare, aveva deciso insieme agli altri di farlo passo
dopo
passo. Elisabeth la fissava e vedendo la sua espressione triste si
pentì di
quello che aveva detto.
“Scusa,
se ho
tirato fuori un argomento triste. Non volevo, credimi!”
Mai sorrise e
scosse la testa. “Non dovevi scusarti, sono io che mi sono
persa nei miei
ricordi.”
Elisabeth
sembrò sollevata e guardò fuori dal finestrino.
Alla fine della salita di
quella collina, c’era un cancello di ferro battuto molto
elaborato che chiudeva
una cinta di mura. Oltre si vedeva una villa di colore bianco-giallo
circondata
da un grande giardino. Mai imitò Elisabeth e
osservò la villa sempre più
vicina.
“Ecco,
ormai
siamo arrivati. Quella è casa mia.”
Mai
continuò a
guardare, mentre il cancello si apriva e loro entravano nel parco lungo
una
stradina sterrata e segnata da mattoni perfettamente allineati. Davanti
alla
casa le attendevano un maggiordomo. L’uomo si
avvicinò e aprì la portiera
aiutando a scendere Elisabeth. Poi accortosi dell’ospite,
aiutò anche Mai a
scendere. A Mai tornarono in mente Serge e Gaspard. Quei due uomini
assomigliavano loro.
Elisabeth si
voltò verso il maggiordomo “Kojiro, in mia assenza
è successo qualcosa?”
“No,
Lady Elisabeth.
Tutto tranquillo.”
Elisabeth
sorrise soddisfatta anche se, sotto sotto, sembrò essere
anche un po’ delusa.
Mai nel frattempo si guardava attorno. Quel posto era veramente
rilassante e
molto bello. Il suo sguardo passò poi sulla casa dove molte
finestre erano
aperte e le tende all’interno venivano mosse dal vento.
“E
per quanto
riguarda le sue condizioni, è cambiato qualcosa?”
Mai a quelle
parole si voltò chiedendosi di chi stessero parlando.
Qualche parente malato di
Elisabeth?
“No,
Milady.
Sono rimaste stabili, come ieri. Più tardi verrà
l’infermiera per i soliti
controlli, mentre il giardiniere ha già preparato i fiori.
Sono posati sul
tavolino all’entrata.”
Elisabeth
sospirò guardando verso una delle finestre del secondo
piano. Poi guardò con un
sorriso di riconoscenza il maggiordomo.
“Grazie.
Allora
vado subito a trovarlo.”
Il maggiordomo
annuì prima di spostare la sua attenzione su Mai.
“E
la signorina
che è venuta con voi?”
Mai, chiamata
in causa, fece un inchino. “Buongiorno. Sono Mai Shinomiya,
molto piacere.”
Elisabeth
guardò sorridendo il maggiordomo.
“È
il Guerriero
Viola, una dei Maestri della Luce.”
Mai si accorse
che anche il maggiordomo a quelle parole annuì, come se
sapesse benissimo che
cosa stava succedendo. Sarebbe voluta essere al suo posto. Non sapere
che cosa
stesse succedendo la infastidiva.
“Capisco,
molto
bene. Vado a dire di preparare il tè. Se mi volete
scusare.”
L’uomo
si
allontanò mentre anche la limosine si allontanava verso la
rimessa accompagnata
dal rumore della ghiaia. Mai guardò dentro il portone e vide
la sala d’entrata
con due grandi scalinate al centro. Elisabeth iniziò a
salire i pochi gradini
d’accesso facendolo cenno si seguirla.
“Mai
non
restare lì, entra. Non voglio sembrare scortese lasciandoti
qua fuori. Vieni.”
Mai la
seguì ed
entrò nel fresco della sala atrio. I loro passi rimbombavano
sul marmo del
pavimento. Sulle pareti c’erano alcuni quadri che
raffiguravano certamente la
famiglia di Elisabeth. Ai lati si aprivano due corridoi e altre porte
c’erano
oltre le due scalinate. Accanto alle pareti c’erano alcune
credenze di legno
antiche. Nello spazio al centro, dove si incontravano le due scalinate,
c’erano
un divanetto con accanto un tavolino. Su di esso Mai vide un altro
mazzo di
rose bianche, tenute legate da un filo di ferro. Un altro mazzo di rose
bianche. Elisabeth si avvicinò al divanetto e
posò la sua borsa facendo gesto a
Mai di fare lo stesso. Mai posò la borsa bianca accanto a
quella di Elisabeth,
mentre la ragazza prendeva in mano il mazzo di rose.
“Prima
di
rispondere alle tue domande, vorrei mostrarti una cosa. Ti avverto che
forse
potrebbe essere un po’ scioccante per te. Vieni.”
Elisabeth
iniziò a salire la scalinata. Mai prima si seguirla la
guardò incuriosita,
chiedendosi il perché di quell’avvertimento.
Capendo che, solo seguendola, lo
avrebbe scoperto, Mai la raggiunse. Salirono fino al secondo piano.
Elisabeth
prese il corridoio sulla sinistra. Da un lato si aprivano porte,
dall’altro
c’erano le finestre che davano sulla parte dietro del
giardino. Mai capì che
stavano andando nella stanza le cui finestre, Elisabeth aveva osservato
dall’entrata. Le tornarono in mente le sue parole: vado
subito a trovarlo, le
sue condizioni… Mai si chiese di chi stessero parlando.
Ormai non credeva più
che fosse un suo parente; dopotutto che motivo c’era di
farglielo incontrare
altrimenti? Se voleva che lui avesse delle visite, non avrebbe certo
portato
una sconosciuta incontrata mezz’ora prima. Mai si chiese
un’altra volta chi era
quella persona misteriosa. In quel momento Elisabeth si
fermò davanti ad una
delle porte e mise la mano sulla maniglia, senza però
aprirla. Mai si fermò
accanto a lei.
“Vorrei
chiederti di non gridare o reagire in modo troppo esagerato…
in realtà dubito
che ti potrà sentire, ma cerca di non farlo comunque?
Ok.”
Mai
annuì
mentre la tensione dentro di lei cresceva. Senza contare lo sguardo
malinconico
con cui Elisabeth aveva parlato. Chi c’era oltre la porta e
che cosa aveva?
Come a volerle rispondere, Elisabeth aprì la porta ed
entrò fermandosi subito
con le rose in mano. Mai entrò.
La stanza era
fresca e leggermente soleggiata. Le leggere tende bianche volavano fino
in
mezzo alla stanza a causa del vento. Le pareti erano bianche e
c’erano appesi
alcuni quadri che raffiguravano paesaggi. Accanto alla porta
c’era un mobile
con alcuni soprammobili e dei libri. Nell’angolo opposto
c’era un divanetto con
due poltroncine con al centro un tavolino decorato da un centrino di
pizzo. Un
soffice tappeto troneggiava al centro della stanza. Sulla parete
c’era un
orologio. Davanti di loro c’era un letto con accanto un
comodino con un vaso di
rose ormai un po’ appassite, una foto girata verso il cuscino
e quello che Mai
riconobbe come un mazzo di carte di Battle Spirits.
Dall’altro lato del letto
c’erano alcuni apparecchi medici che emanavano un lento e
continuo bip. Alcuni
cavi li collegavano alla persona distesa nel letto. Era un ragazzo di
alcuni
anni più grande di Mai che sembrava star dormendo. Due
cuscini lo sorreggevano,
coperto da un lenzuolo bianco. Sulla bocca aveva un respiratore e il
braccio
destro disteso sul materasso aveva alcune flebo attaccate ad esso. I
capelli
azzurro pallido erano delicatamente mossi dal vento e gli occhi erano
chiusi.
Il suo respiro era regolare e tutto avrebbe fatto credere che stesse
dormendo,
se non fosse stato per i valori indicati su quelle apparecchiature.
Valori
troppo bassi per uno che dormiva.
Mai
arretrò di
un passo, gli occhi sbarrati dallo stupore. Erano passati
così tanti mesi
dall’ultima volta che lo aveva visto e, sebbene sapesse che
era impossibile,
sapeva anche che non poteva essere che lui. Non poteva crederci, non ci
riusciva. Lui non poteva essere lì. Nella mente si
affastellarono immagini del
passato: da quando lo aveva incontrato per la prima volta, a quando
l’aveva
visto per l’ultima volta… quando era andata a dire
a Dan e agli altri che lei
non ce la faceva più, che si arrendeva. L’ultima
volta prima di quel giorno. Elisabeth
la guardava in attesa che lei dicesse qualcosa o magari temeva che lei
si
mettesse a gridare. Ma Mai non aveva la forza neppure per parlare,
figurarsi
per gridare. Mai scosse la testa posandosi al muro della stanza e
afferrando
istintivamente il ciondolo che pendeva al suo collo. Non - poteva -
essere.
Quelle parole continuavano ad essere scandite nella sua mente. Poi alla
fine,
dopo aver deglutito, riuscì a tirare fuori abbastanza voce
per sussurrare.
“Yuuki…
Momose…
non è possibile…”
Elisabeth a
quel punto si avvicinò al comodino e con gesti lenti
cambiò le rose nel vaso
con quelle che aveva. Appoggiò quelle appassite su una sedia
e cercò di
ravvivare un po’ le altre nel vaso. Mentre lo faceva,
parlò a Mai senza
voltarsi.
“Te
l’avevo
detto che sarebbe potuto essere un po’ scioccante.”
Scioccante…
Mai
pensò che era dir poco. Come puoi reagire se uno ti mostra
ancora vivo qualcuno
che in teoria tu consideravi morto? Mai cercò di riprendere
il controllo di se
stessa. Sarebbe dovuta essere contenta di vedere un suo amico ancora
vivo, ma
la sorpresa era ancora troppo forte per realizzarlo. Mai si
avvicinò lentamente
verso il letto tenendo lo sguardo fisso su Yuuki. Nel frattempo
Elisabeth aveva
terminato di sistemare le rose e si era voltata verso Yuuki. Con
delicatezza
aveva sistemato il lenzuolo che il vento aveva leggermente spostato.
Poi aveva
incrociato le mani e aveva sorriso.
“Buongiorno,
Yuuki. Hai visto chi è venuta oggi a trovarti? Una delle tue
amiche, ti
ricordi? Il Guerriero Viola. Sai, l’ho incontrata al cimitero
dove ho portato i
fiori da parte tua per tua sorella. Come è piccolo il mondo,
vero?”
Mai la
guardò. Elisabeth
non sembrava per niente infastidita dal fatto che il ragazzo non le
rispondesse, anzi, sembrava invece che per lei fosse normale e ne fosse
abituata. Ad un certo punto si mise a ridere.
“Sì,
lo so.
Avrei dovuto cercare lei e gli altri prima, ma devi capirmi. Avrei
rischiato di
metterti in pericolo e tu hai bisogno di tranquillità e
riposo per riprenderti.
Sono certa che un giorno capirai.”
A quel punto
Elisabeth
si voltò sorridendo verso Mai e facendole cenno verso Yuuki.
“Dai,
prova a
dirgli qualcosa. Il dottore ha detto che gli fa bene sentire parlare. E
poi
sono certa che sentire una voce conosciuta gli farà ancora
più bene. Dopotutto
ha sempre solo sentito la mia. Si chiederà chi cavolo sono.
Ma io mi sono
presentata fin dal primo giorno, te lo assicuro: è una cosa
che si deve fare
ogni volta che si conosce qualcuno di nuovo. Dai, parlagli.”
Mai
affiancò Elisabeth
e solo in quel momento si rese conto pienamente dello stato di Yuuki:
era in
coma. Sapeva bene che cosa significava. E se esso risaliva a quel
giorno, dopo
tutto quel tempo, capì che non c’erano neanche
più molte speranze che lui si
risvegliasse. Gli occhi le si inumidirono e non riuscì a
trovare nulla da dire.
Alla fine riuscì a sussurrare le prime parole venutele in
mente.
“Ciao,
Yuuki. È
un po’ che non ci vediamo…”
Prima che Mai
potesse trovare qualcos’altro da dire, lei e Elisabeth
sentirono bussare. Un
attimo dopo apparve sulla porta aperta il maggiordomo.
“Perdoni
l’intrusione, Milady. Volevo solo avvertirla che il
tè è pronto e che è appena
arrivata l’infermiera. Le ho detto che voi eravate qui e che
aspettasse un
attimo.”
Elisabeth
annuì. “Ti ringrazio Kojiro, dille che scendiamo
subito. Credo che anche Mai
debba un attimo riprendersi.” Poi si voltò verso
Mai e le posò una mano sulla
spalla. “Dai, vieni. Dopo se vuoi puoi tornare ancora, ma ora
l’infermiera deve
fare i controlli.”
Mai
annuì e la
seguì fuori dalla stanza come un’ automa. Prima di
uscire, però, si voltò
un’altra volta a guardare Yuuki disteso su quel letto.
Rieccomi
qua. Cosa ne pensate? ^-^ Penso che per essere la prima parte
dell'episodio (ho
dovuto dividerlo in più parti perchè se no era
troppo lungo) ci siano
abbastanza colpi di scena, vero? Yuuki è ritornato
(quasi...): non potevamo far
morire il nostro Guerriero Bianco, vero? E poi neppure in Brave erano
molto
chiari... e la prossima volta perciò scopriremo quello che
secondo me (e mio
fratello) gli è successo. Povera Mai, non se lo aspettava
proprio! Ok,
non vi trattengo ancora molto... solo un ringraziamento a chi ha
recensito e
inserito nelle preferite o nelle seguite "Waiting For You", ovvero:
Lacus Clyne, ShawnSpenster e chicca12lovestory. Mi raccomando, se vi va
e avete
tempo lasciatemi una recensione, anche piccolina. Ma vi ringrazio anche
se solo
leggerete. A presto, Hikari
P.S.
purtroppo non posso ancora segnare i personaggi perchè non
ancora presenti
nella sezione. Man mano che scriverò farò
richiesta che vengano aggiunti e per
questo vi chiedo, se sarete d'accordo e vi andranno bene, di votarli.
Grazie
mille.
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Un paio di
minuti dopo, Mai ed Elisabeth erano sedute su un tavolino sotto un
pergolato,
nel retro del giardino. Attorno a loro c’erano vialetti che
si snodavano tra
alberi, aiuole di fiori colorati e aiuole verdi. Tra le tante aiuole,
c’era
anche un roseto con splendidi fiori bianchi. Un attimo dopo che loro
erano
arrivate, il maggiordomo aveva portato due tazzine, una teiera e un
piatto di
dolcetti e biscotti per poi allontanarsi e rientrare nella casa. Ora
Mai stava
muovendo il cucchiaino nella tazza, cercando di riordinare le idee,
anche in luce
di quello che aveva visto. Elisabeth stava facendo lo stesso, in attesa
che Mai
iniziasse a farle domande. Alla fine Mai, dopo aver bevuto un sorso di
tè e
aver riappoggiato la tazzina, alzò lo sguardo verso
Elisabeth.
“Come…
come hai
incontrato Yuuki? Cioè, come mai ora lui è qui in
casa tua in quello stato?
Come è successo, come hai saputo di Kajitsu e soprattutto
perché lo stai
aiutando e l’hai aiutato anche quando le posizioni contro di
noi Maestri della
Luce erano più decise e dure di oggi…
perché?”
Elisabeth
sorrise al fiume di domande di Mai. Domande più che
legittime. Decise quindi di
raccontarle ogni cosa, cercando di non dimenticare nulla di quello che
sapeva.
“Allora,
diciamo che mi hai fatto davvero un sacco di domande. Cerchiamo,
però, di andare
con ordine. Io ti racconto com’è andato, se poi mi
vuoi domandare
qualcos’altro, potrai farlo. Come l’ho
conosciuto… allora, è successo un paio
di giorni dopo quello di cui tutti i giornali hanno parlato. Lo avrai
sentito
anche tu. Parlavano dell’uccisione di uno dei Maestri della
Luce, del Guerriero
Bianco, di uno dei due Maestri della Luce che più aveva
cercato di
destabilizzare l’ordine insieme al Guerriero Rosso e roba
simile…”
Mai
trasalì al
sentir nominare Dan, ma non interruppe Elisabeth che
continuò con il suo
racconto.
“Ma
non
cambiamo discorso. Vedi, quel giorno io ero andata a dare una mano a
dei
volontari che aiutano i senzatetto, dando loro cibo, vestiti e tutto
quello che
può loro servire. Lo faccio perché mio padre mi
ha insegnato fin da bambina ad
aiutare i meno fortunati… sai, lui era un medico nelle
missioni in Africa. Ma
non voglio dilungarmi, riprendo a raccontare. Beh, vedi quel giorno
aveva
iniziato a piovere ed io ero appena salita sulla limosine per tornare a
casa
quando uno di quei senzatetto si era avvicinato e aveva attirato la mia
attenzione da dietro il finestrino. Devi sapere che lo conoscevo. Era
un medico
anche lui, in un ospedale, lo conosceva anche mio padre. Poi aveva
lasciato il
lavoro e aveva iniziato a vivere in strada quando aveva perso la moglie
e il
figlio in un incidente stradale... Ecco che torno a divagare,
scusa.”
Mai scosse la
testa, come per farle capire che non c’era problema.
Elisabeth allora riprese.
“Beh,
lui mi
disse che mi doveva parlare. Sembrava molto sospettoso e si continuava
a
guardare attorno. Lo feci salire sulla macchina e solo allora mi
raccontò tutto,
dicendomi che non dovevo farne parola con nessuno…”
“…
allora, posso sapere che cosa sta
succedendo? Ti ho già detto che non lo racconterò
a nessuno.
L’uomo
sembrò
ancora incerto per un attimo, ma poi decise di fidarsi.
“Sei
una cara e
brava ragazza ed è per questo che ho pensato che solo tu
potessi aiutarmi e
aiutarlo.”
Elisabeth
inclinò la testa perplessa. “Aiutarlo, di chi stai
parlando?”
L’uomo
abbassò
ancora di più la voce. “C’è
un ragazzo, dove vivo. Ha bisogno di urgenti cure
mediche…”
Elisabeth lo
guardò ancora più perplessa, continuando a non
capire.
“Ma
non puoi
portarlo in ospedale? Io non sono mica un medico, cosa posso fare
io?”
L’uomo
le prese
con una mano il braccio, scuotendo vigorosamente la testa.
“Non
posso, o
loro lo ammazzano. Che cosa credi, che non ci avessi pensato? Ma loro
lì lo
scoprono e terminano il lavoro che hanno iniziato! Lo fanno fuori in
quattro e
quattr’otto se vogliono.”
Elisabeth
cominciò ad avere un po’ di paura a quelle parole.
Cominciava a temere che ci
fosse qualcosa di criminale sotto a tutto quello.
“Loro,
ammazzare, fare fuori… ma di che cosa stai parlando? Chi
sono questi loro? Non
voglio essere coinvolta in niente di losco o criminale,
io…”
L’uomo
la
guardò quasi supplicandola. “Ti prego, ha
veramente bisogno di aiuto e io non
so a chi altro chiederlo. Non ho potuto fare nulla per salvare mio
figlio,
aiutami almeno a salvare questo ragazzo.”
Elisabeth
fissò
i suoi occhi per qualche istante prima di sospirare.
“D’accordo.
Spero di fare bene a fidarmi. Kosuke vieni, dobbiamo
seguirlo…”
L’autista
annuì
e scese. Fece per aprire l’ombrello, ma il senzatetto gli
fece cenno che era
meglio di no, per non attirare l’attenzione.
L’autista aspettò un cenno di Elisabeth
e poi lo mise via. Elisabeth si strinse nel suo giubbotto, tirandosi su
il
cappuccio, e iniziò a seguire il senzatetto.
L’autista le veniva dietro.
Iniziarono a camminare velocemente tra vicoli stretti, resi ancora
più
difficili da percorrere da pozzanghere e spazzatura. Finalmente dopo
minuti
interminabili raggiunsero il piano terra di una casa mezza diroccata ma
mai
abbattuta. La porta era completamente rotta. All’interno
Elisabeth si guardò
attorno e vide che, da alcuni buchi nel soffitto, la pioggia entrava
anche lì.
Abbassò il cappuccio e si avvicinò a una specie
di stanza più piccola fatta di
legno. Sicuramente la nuova casa dell’ex-medico.
C’erano vecchi giornali e un
paio di scarpe rovinate. L’uomo le fece cenno di venire e
scomparve
all’interno. Elisabeth si avvicinò e fece cenno
all’autista di seguirla. Quando
Elisabeth entrò, fu accolta da un certo disordine di vecchi
piatti, scatole di
conserve, pile di vestiti rovinati e giornali. Alla fine vide
l’ex-medico
inginocchiato accanto ad una specie di giaciglio, fatto con un vecchio
materasso e coperte logorate dall’uso. Solo a quel punto si
accorse che, in
quel letto, c’era un ragazzo disteso. Fece un passo indietro.
“È
lui il
ragazzo di cui ti parlavo.”
Elisabeth lo
osservò un po’ meglio, cercando di trattenere la
tensione. Il respiro del
ragazzo era affannoso e il volto era percorso da una smorfia di dolore.
Sembrava dormire, ma le sue mani ogni tanto stringevano la coperta come
a
sottolineare le fitte di dolore. L’autista si
avvicinò e, allora, l’ex-medico
scoprì leggermente il corpo del ragazzo. Elisabeth per poco
non svenne, quando
vide la maglietta bianca del ragazzo completamente tinta di un rosso
cupo
all’altezza dell’addome. Alcuni panni erano stati
messi per bloccare la
fuoriuscita. Si sedette sull’unica sedia di quella
“casa”. Sentiva il cuore
batterle all’impazzata nel petto. Vi posò una mano
per paura che scoppiasse.
L’autista osservò per un attimo la ferita.
“Che
cosa gli è
successo?”
“Arma
da fuoco.
Ero lì vicino quando gli hanno sparato. Quegli uomini sono
scappati perché
pensavano stesse per arrivare la polizia e poi è arrivato un
ragazzo che, dopo
essersi avvicinato, è corso via sconvolto.
All’inizio volevo scappare anch’io,
ma alla fine mi sono avvicinato e ho visto che era ancora vivo. Senza
pensare
alle conseguenze, l’ho trascinato fino a qui e ho cercato di
fermare la
fuoriuscita di sangue come potevo. Ma non sono certo nella mia sala
operatoria.
Ha bisogno di vere cure o per lui sarà la fine.
Già temevo non sarebbe
sopravvissuto fino ad oggi.”
L’autista
annuì
e poi guardò ancora un attimo il ragazzo. Poi, come colto da
un’illuminazione,
si voltò verso Elisabeth che si stava riprendendo.
“Lady
Elisabeth,
non lo riconoscete? È apparso anche al telegiornale. Uno dei
Maestri della
Luce.”
A quelle
parole
Elisabeth si fece coraggio e si avvicinò. Pensò a
quante cose più terribili di
quelle aveva sicuramente visto suo padre: doveva mostrarsi alla sua
altezza.
S’inginocchiò accanto all’autista e vide
che era vero. Era il Guerriero Bianco,
Yuuki Momose se non ricordava male. Ucciso, secondo il telegiornale di
due
giorni prima. Allora era ancora vivo. Avvicinò lentamente la
mano al suo viso e
lo sentì bollente. Prima che la allontanasse, il ragazzo
mosse le labbra
pronunciando un’unica parola.
“Kajitsu…”
Elisabeth
allontanò la mano e si voltò preoccupata verso i
due uomini. “Ma è bollente! E
chi è Kajitsu?”
L’ex-medico
sospirò tristemente. “Temo stia delirando. La
ferita si deve essere infettata.
Non fa altro che ripetere a intervalli quel nome… Kajitsu,
Kajitsu… e anche
rosa bianca, pioggia, spine, Maestri della Luce. E ancora Kajitsu.
Continua a
ripeterle senza senso.”
A quel punto
Elisabeth
si ricordò di un’altra cosa detta dai
telegiornali. Kajitsu Momose: era sua
sorella. I telegiornali la avevano definita un
“mostro” che il Re del Mondo
Altrove aveva fermato. Quante volte aveva sentito i Maestri della Luce
smentire
quelle e altre cose. Lo guardò un’altra volta. La
voce dell’autista la
riscosse.
“Dobbiamo
fare
qualcosa o in questo stato non resisterà ancora a
lungo.”
“Hai
ragione.
Dobbiamo fare qualcosa, ma cosa? Non possiamo davvero portarlo in
ospedale. Ma
forse…” Ad Elisabeth tornò in mente un
altro collega di suo padre, grande amico
di famiglia che gestiva una clinica privata dove anche lei era nata.
Solo lui
poteva aiutarla.
“Kosuke,
dobbiamo portarlo dal dottor Aosawa. Sono certa che lui ci
aiuterà.”
L’autista
annuì
e con l’aiuto dell’ex-medico sollevò il
ragazzo. Elisabeth si alzò e andò a
controllare che non ci fosse nessuno. Il più velocemente
possibile, raggiunsero
la limosine e posarono Yuuki sul sedile posteriore. Sperarono che
nessuno li
avesse visti. L’autista corse al posto di guida. Elisabeth
stava per salire, ma
l’ex-medico la afferrò per un braccio. Lei si
voltò.
“Mi
raccomando.
Stai attenta. Nessuno, di cui non ti fidi, deve sapere di lui,
altrimenti non
sareste al sicuro né lui né tu. Gli uomini che lo
hanno ridotto in questo stato
non scherzano di certo.”
Elisabeth
represse la paura e cercò di fare un sorriso convincente.
“Lo so. Starò
attenta, te lo prometto.”
“Buona
fortuna.”
A quel punto
l’uomo la lasciò e Elisabeth salì sulla
macchina, sedendosi vicino a Yuuki. Con
il suo fazzoletto cercò di asciugare la pioggia dal suo viso.
“Kosuke,
fai
presto ti prego.”
Per la prima
volta si accorse di trovarsi davanti a qualcosa di rischioso e che
avrebbe
avuto bisogno di tutto il suo coraggio e la sua determinazione. In quel
momento,
però, vedendolo così ferito e così
indifeso, senza pensare alle conseguenze decise
che avrebbe fatto di tutto per salvarlo e per aiutarlo.
L’immagine di suo
fratello, morto alcuni anni prima, le attraversò la mente.
Trattenendo le
lacrime, pensò fermamente che non doveva andare nello stesso
modo. Tristemente
pensò a quante persone crudeli esistevano a quel mondo. Come
si poteva ridurre
in quello stato un ragazzo? Improvvisamente Yuuki gemette, percorso da
una
fitta più forte. Elisabeth gli strinse la mano.
“Devi
resistere. Ce l’hai fatta fino ad adesso. Non arrenderti
proprio ora.”
“Corremmo
alla
clinica. Riuscii a convincere il dottore ad aiutarmi mantenendo la
più stretta
segretezza. Radunò le persone della sua equipe di cui
più si fidava e iniziò ad
operarlo. Tutti promisero di non dire nulla. Rimasi commossa da tanta
abnegazione. Non so quanto rimasi lì ad aspettare. Credo, ad
un certo punto, di
essermi anche addormentata. Quando mi svegliarono,
l’operazione era conclusa.
Il dottore volle parlarmi prima di portarmi da lui.”
“Elisabeth,
voglio parlarti chiaro. L’operazione è andata
bene, ma le sue condizioni sono
ancora critiche. Bisogna ancora vedere se supererà le
prossime ventiquattro,
quarantott’ore. Ha perso molto sangue e mi sorprende ancora
il fatto che sia
sopravvissuto senza cure fino ad oggi. E c’è
un’altra cosa. Se anche riuscisse
a farcela, c’è un’ampia
possibilità che entri in coma. Qualunque cosa accada,
sia per te, sia per la mia dignità di medico,
farò il possibile e ti aiuterò.
Ma non nutrire grandi speranze in ogni caso.”
“Contro
quello
che disse il medico, Yuuki superò le
quarantott’ore. Ma entrò in coma. Il dottore
mi aiutò a recuperare le apparecchiature e le medicine. Con
il tempo le sue
condizioni si sono stabilizzate e lentamente il suo corpo ha iniziato a
guarire. Solo che non si è mai risvegliato.”
Elisabeth
sospirò e Mai cercò di collegare quel racconto a
quello che lei aveva fino a
quel momento saputo.
“Sono
ormai più
di sei mesi che è in quello stato. Ormai, il dottore ha
detto che le
possibilità che si risvegli, dopo tutto questo tempo, sono
pressoché nulle. Ora
ti chiederai perché io continui a occuparmi di lui in questo
modo, invece di
lasciarlo in clinica finché magari lui cederà. Me
lo sono chiesta anch’io. In
realtà, non lo so neppure io il vero motivo.”
Elisabeth
iniziò a fissare la tazzina e con il cucchiaino
iniziò a giocherellare con le
briciole di biscotti sul tavolo. Mai non disse nulla. Aspettava che la
ragazza
finisse di dire tutto quello che doveva.
“Sai,
in realtà
ci ho pensato. Credimi. Anche più di una volta. Un paio di
mesi fa era stato
quasi tentata di farlo. Mi dicevo che ormai erano passati quattro mesi
senza
che fosse cambiato nulla. Io avevo fatto tutto quello che avevo potuto.
Avevo
la coscienza a posto. Stavo quasi per chiamare il dottore per
dirglielo. Eppure,
quando sono entrata nella sua stanza prima di fare la telefonata e
l’ho visto,
ho pensato che se c’era ancora una speranza per
lui… beh, aveva il diritto di
averla ed io non potevo togliergliela. Mi capisci?”
Mai
annuì. “Sì,
ti capisco. Sai, come ragionamento sembri un po’ un Maestro
della Luce.”
Elisabeth
sorrise. “Chissà, magari se non
c’eravate voi, lo sarei diventata io. Magari
sono una specie di riserva.”
Anche Mai
sorrise pensando all’altruismo che quella ragazza aveva
dimostrato, anche
quando nessuno e neppure le loro famiglie avrebbero fatto qualcosa per
loro. In
quei mesi la polemica contro di loro si era placata anche
perché loro si erano
arresi. Forse ora, con quello che avrebbero fatto lei, Hideto e Kenzo
sarebbe
tornata. Non lo sapeva proprio… questo non cambiava,
però, l’opinione positiva
che Mai aveva di Elisabeth. Era stata una delle pochissime che non
aveva
voltato le spalle a uno di loro Maestri della Luce.
“E
per quanto
riguarda Kajitsu? Hai cercato sue notizie in base a quello che aveva
detto
Yuuki prima di entrare in coma?”
Elisabeth
annuì.
“Esatto, Mai. Capii che quella persona per lui era importante
e per questo
decisi di trovare informazioni. Nei telegiornali continuavano a dire
che era
una creatura pericolosa, che aveva cercato di distruggere
l’umanità, che voi
Maestri della Luce eravate dei pazzi incoscienti che, per avere fama,
avevano
impedito all’umanità di raggiungere il
benessere.”
Mai
sentì
montarle dentro la rabbia. Quante volte aveva sentito quelle accuse
senza
senso. Tutte persone che non avevano capito che le parole del Re del
Mondo
Altrove servivano solo per conquistarli e averli dalla sua parte.
“Menzogne
pilotate per screditarci. Possibile che nessuno abbia mai capito che
l’umanità
deve cambiare da sé? Il potere del Nucleo avrebbe forse
cambiato il mondo, ma
non avrebbe migliorato le persone. Avrebbero continuato ad odiare, a
fare
guerra e a cercare i propri interessi come adesso!”
Elisabeth
rimase allibita dalla reazione di Mai. Solo ora capiva quanto male
avevano
potuto fare quelle accuse ai Maestri della Luce, che erano stati pronti
a tutto
pur di salvare la Terra.
“Mai,
all’inizio io non credevo né agli uni
né agli altri. Ero più che altro
indifferente. Ma mio padre mi ha insegnato che bisogna pensare con la
propria
testa. Sai, lui è morto in Africa facendo il medico. Ci fu
un attacco di
mercenari e lui fu colpito. Una cosa, però, mi aveva anche
insegnato: che chi è
al potere ti dice quello che gli fa comodo. Anche in Africa,
c’era chi
prometteva benessere, cibo e cure per tutti e poi a mio padre e ai suoi
colleghi era già tanto se arrivavano le medicine e lo
stretto necessario per
tutte quelle persone. Questo e il fatto che abbiano cercato di
assassinare
Yuuki, mi ha fatto pensare che forse avevate veramente voi ragione. E
ne sono
stata sempre più convinta. Chi è nel giusto non
fa eliminare le persone che gli
vanno contro. E voi Maestri della Luce non avete mai fatto del male a
nessuno.”
Mai sorrise.
“Sei veramente una ragazza speciale, Elisabeth.”
Elisabeth
arrossì a quel complimento. “Grazie. Ma non penso
di avere niente di speciale.
Siete voi Maestri della Luce le persone speciali.”
Mai la
guardò
come aveva guardato anche Yus tanto tempo prima.
“Sai,
è proprio
questo che ti rende speciale.”
Per un attimo,
nessuna delle due disse più nulla. Ognuna sembrò
assorta nei propri pensieri.
Dopo alcuni minuti fu Mai la prima a spezzare il silenzio.
“Perché
andavi
al cimitero?”
“Ho
pensato che
potevo fare qualcosa per lui. Porto i fiori al suo posto
finché non lo farà
lui. Ho scelto le rose perché credevo avrebbe fatto piacere
ad entrambi.”
A Mai
tornò in
mente il Gradino delle Rose dai sei colori. L’aveva visto per
l’ultima volta il
giorno in cui Kajitsu era morta.
“Sì,
avrebbe
fatto loro piacere… C’è ancora una cosa
che vorrei sapere. Perché non hai mai
cercato di contattare uno di noi Maestri della Luce?”
“Beh,
in realtà
all’inizio non sapevo neppure come fare. Senza contare che
non sapevo neppure
se sarebbe sopravvissuto e voi credevate fosse morto. Inoltre, tutti
voi
avevate cercato di far perdere le vostre tracce. Tu, il Guerriero Blu,
il
Guerriero Giallo, il Guerriero Verde… all’inizio
avevo pensato che il Guerriero
Rosso, Dan Bashin sarebbe stato più facile da
trovare… dato il suo impegno, mi
capisci. Ma dopo quel giorno si dileguò. Poi, dopo un
po’, pensai che forse
fosse meglio non dire niente e aspettare. Se avevano cercato di
eliminarlo,
quella gente era pericolosa. Temevo che cercandovi, avrebbero avuto dei
sospetti. Sarebbe stato troppo pericoloso non solo per lui ma anche per
voi.
Forse ho sbagliato, non lo so…”
Mai la
guardò
con indulgenza. “Non darti colpe, tu hai fatto quello che
ritenevi più giusto.
Dopotutto se non fosse stato per te, lui non sarebbe ancora
vivo.”
Elisabeth
annuì
pensierosa. “Già… penso che tu abbia
ragione.”
Mentre le due
ragazze parlavano, il sole aveva continuato il suo corso e il cielo
aveva
assunto un colore sempre più intenso di azzurro. Il vento
muoveva le fronde e
faceva cadere le prime foglie ingiallite dai rami. Esse danzavano lungo
i
vialetti, tra l’erba e i vari cespugli di fiori. Ad un certo
punto le due
ragazze sentirono, dietro di loro, un rumore sulla ghiaia e si
voltarono.
Videro il maggiordomo che stava facendo un piccolo inchino.
“Milady,
non
vorrei disturbare, ma volevo solo avvertirla che l’infermiera
se ne è andata.
Ha detto che tornerà domani alla stessa ora a meno che non
ci sia qualche
problema.”
Elisabeth
sorrise. “Ti ringrazio. Mai, finiamo il tè e poi
torniamo un po’ da lui prima
che tu vada, ok?”
Mai
annuì e
prese la tazzina il cui tè era ormai freddo. Mai lo bevve
senza dire nulla come
anche Elisabeth, il cui tè non doveva essere di certo
più caldo. Il maggiordomo
attese pazientemente che le due finissero prima di avvicinarsi per
raccogliere
le tazzine e il resto. Mai e Elisabeth si alzarono quasi insieme.
“Andiamo,
Mai.
Ti faccio strada.”
Le due
tornarono dentro la casa e risalirono le scale. Dopo un paio di minuti
erano di
nuovo dentro la stanza. Niente era cambiato. Solo alcuni petali delle
rose si
erano staccati per il vento ed erano caduti sul comodino. Yuuki
continuava a
dormire e non si era mosso di un millimetro. I valori sui macchinari
erano
sempre gli stessi.
Elisabeth si
avvicinò al letto e strinse la mano sinistra di Yuuki. Mai
rimase un passo
dietro di lei.
“Posso
rivelarti una cosa? Forse c’è un motivo per cui mi
ostino ad occuparmi di lui.
In tutto questo tempo è diventato per me come un fratello.
Sai, il mio vero
fratello è morto in un incidente stradale alcuni anni fa.
Entrò in coma, ma
morì pochi giorni dopo. Occuparmi di lui è un
po’ come occuparmi di mio fratello.
Credo di essermi affezionata a lui. Come ad un fratello
maggiore.”
Mai la
guardò.
In un certo senso, era contenta che Yuuki avesse trovato quella nuova
“sorella”
che si occupasse di lui. Certo, agli occhi di Yuuki non avrebbe mai
preso il
posto di Kajitsu… Mai venne distratta dal corso dei suoi
pensieri dalla voce di
Elisabeth. La ragazza aveva lasciato la mano di Yuuki e si era
avvicinata al
comodino. Aveva preso in mano il mazzo di carte che vi era posato e si
era
voltata verso Mai.
“Il
giorno che
l’ho trovato, aveva solo questo con sé. Era il suo
mazzo di carte, vero?”
Mai prese il
mazzo che Elisabeth le porgeva. Iniziò a scorrere le carte:
erano bianche, ma
ce n’erano anche verdi. Quelle di Kajitsu. Elisabeth nel
frattempo continuava a
parlare.
“Non
è che io
sia una grande esperta, ma ho capito subito che era un mazzo forte. Il
dottore
mi aveva detto che dovevo parlargli, di cosa non aveva
importanza.”
Bufera
Impenetrabile, Ricarica Nuclei, Potente Elisir, Supremo
Gugnir…
“Oggi
giorno
gli parlavo di cosa succedeva e molte volte gli parlavo delle sue carte
e anche
di quella sottospecie di mazzo che è il mio. Gli dicevo cosa
facevo per
migliorarlo e gli facevo complimenti per le sue carte.”
Mai annuiva. Yggdrasill, Cavaliere d’Acciaio; Woden,
il Grande
Cavaliere Alato; Walhalance dalla Corazza Indistruttibile…
Improvvisamente,
Mai si fermò con due carte in mano. Elisabeth smise di
parlare e la guardò,
chiedendosi che cosa le fosse preso. Si avvicinò e vide le
carte che aveva in
mano.
“Hououga,
Fenice
Implacabile e Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato. Mai,
c’è qualcosa che non
va?”
Mai scosse la
testa, guardando con un po’ di tristezza quelle due carte.
Poi alzò la testa e
sorrise.
“Sai,
Elisabeth,
queste due carte sono molto importanti per Yuuki. Hououga ero lo spirit
di
Kajitsu, mentre Ragna-Rock è il simbolo della promessa che
si sono fatti,
quella di cercarsi anche in futuro e di stare di nuovo
insieme.”
Elisabeth
annuì
sorpresa, anche se in parte non aveva capito che cosa intendesse. Poi
guardò
Yuuki.
“Ora
che lo so,
conserverò queste carte con ancora più cura. Mai,
adesso vi lascio un po’ soli
così puoi parlargli liberamente.”
Prima che Mai
potesse dirle qualcosa per fermarla, Elisabeth era andata alla porta e
ed era
uscita. Mentre la chiudeva, si era voltata ancora una volta verso Mai.
“Sono
certa che
un giorno si risveglierà, Mai.”
Elisabeth non
attese risposta e chiuse la porta. Dopo lo scatto della maniglia, tutto
rimase
silenzioso. Gli unici rumori erano il cinguettio degli uccellini fuori
dalla
finestra e il monotono ronzio delle macchine. Dopo un attimo, Mai si
voltò
verso il comodino e posò il mazzo di carte. Per ultime
posò Hououga e
Ragna-Rock. In quel momento vide la foto nella cornice sul comodino:
era la
stessa foto che c’era sulla lapide. Elisabeth doveva essere
riuscita ad averne
una copia. Si chiese se non fosse bastata la voce di Kajitsu per
risvegliarlo.
Sospirò, pensando che, se anche fosse stato, Kajitsu non era
più là. Tornò a
voltarsi verso la stanza. Mai prese una sedia e la mise vicino al
letto. Si
sedette e chiuse gli occhi. Poi gli aprì e guardò
Yuuki. Dalla flebo, ad
intervalli regolari, scendeva una goccia. Il respiratore, al ritmo del
suo
respiro, si appannava. Sul monitor una linea verde zigzagata mostrava i
battiti
del suo cuore. Mai rimase in silenzio per lunghi minuti prima di
riuscire a
parlare.
“Scusa,
se non
sono venuta prima. Ma sia io che gli altri credevamo che tu fossi
morto.
Soprattutto Dan, rimase profondamente segnato da quello che era
successo. Si
sentiva anche in colpa per averti coinvolto. Forse però tu
avresti agito lo
stesso, anche se Dan non ci fosse stato. Quella volta, voi due siete
stati i
più forti e determinati di tutti. Io in quei giorni mi sono
fatta prendere
dalla paura. Sentirmi derisa e accusata mi terrorizzava. Tutto quello
mi tolse
ogni forza di lottare.”
Mai
sospirò, ripensando
a quel periodo della sua vita. Era stato veramente duro. Lentamente,
dopo
essersene andata e aver ripreso il suo nome, aveva ricominciato a
riacquistare
un po’ di serenità. Poi c’era stata la
chiamata dal futuro…
“Sai,
Yuuki, da
quel giorno sono successe tante cose. Kazan ci ha chiamato nel futuro
per
aiutare l’umanità a bloccare la riconfigurazione
della Terra. Se non l’avessimo
fermata, tutto sarebbe stato azzerato. Ci siamo andati tutti: io,
Clarky,
Kenzo, Hideto e anche… Dan. Ero stata io che avevo preso
l’incarico di andarlo
a prendere. Era tanto che non lo rivedevo. Era molto cresciuto, anche
se era
demoralizzato da quei duelli che faceva, senza un vero avversario,
senza il
mettere in gioco veramente la vita. Nel futuro abbiamo ritrovato
fiducia in noi
stessi, siamo tornati com’eravamo e abbiamo ripreso a
combattere con la stessa
determinazione di un tempo. Alla fine ce l’abbiamo fatta e
ora nel futuro gli
uomini vivono in pace con le creature oscure… o meglio, i
Mazoku. Sono creature
di Gran RoRo rimaste sulla Terra. Ci sono stati un sacco di scontri tra
i due
popoli. Ora però è tornata la pace. E sai cosa
abbiamo anche scoperto? Anche
gli abitanti di Gran RoRo erano umani evolutosi poi con il
tempo.”
Mai si
fermò
per un attimo, cercando le parole per continuare.
“Quindi,
anche
tu e Kajitsu… siete stati sempre umani in un certo senso, o
almeno così credo.
Ah, un’altra cosa. Sai chi abbiamo incontrato nel futuro? Tra
le tante persone
che abbiamo conosciuto, c’eravate anche voi.” Mai
sorrise. “O meglio, le vostre
reincarnazioni. Vi chiamate Zolder Grave e Flora Perfume. Avete
entrambi un
mazzo verde-bianco e Ragna-Rock. Il buffo è che non andate
quasi mai molto
d’accordo e vi ricordate poco o nulla del legame che
c’è tra voi. Senza contare
che avete dei caratteri decisamente più… come
dire… estroversi. Ma sono certa
che con il tempo, vi ricorderete di voi.”
Mai
s’interruppe di nuovo. Stava per arrivare ad un punto molto
doloroso per lei.
Ormai lo aveva accettato, ma era sempre penoso parlarne. Mai,
però, sentiva il
bisogno di sfogarsi definitivamente. Aveva pianto tante volte nel
futuro, prima
di accettare quello che era successo. Si era rassegnata, ma sentiva
ancora un
groppo in gola. Sentiva che era arrivato il momento di liberarsi anche
di
quello, di sfogarsi anche lì nel presente. Solo
così avrebbe potuto ricordare
Dan con serenità.
“Clarky
è
rimasto nel futuro. Diceva che per lui era quella la sua nuova casa.
È rimasto
lì con una ragazza che ci ha aiutato, Angers
Lochè. Spero che siano felici
insieme. Invece io, Kenzo e Hideto siamo tornati. Abbiamo deciso di
ritornare a
far sentire la nostra voce. Pian piano riusciremo a farla sentire a
tutti.
Finiremo quello che tu e Dan avevate iniziato.”
Mai prese un
ampio respiro prima di continuare. Con la mano destra strinse il
medaglione che
portava al collo. Poi iniziò a giocherellare con una delle
ciocche di capelli.
“Dan
invece non
è tornato. Non ha potuto. Per attivare l’energia
necessaria a salvare la Terra
c’era bisogno di qualcuno che si sacrificasse. L’ho
a fatto lui. È sempre stato
così, sempre in prima linea. Lo sai anche tu. Il futuro gli
aveva fatto bene.
Era tornato come un tempo. Con la sua stessa determinazione.”
Lo sguardo di
Mai si abbassò e s’incupì. Poi
quest’ombra passò e ne prese il posto una
nostalgica
dolcezza.
“Avevo
già
capito che Dan non sarebbe tornato, se avesse continuato a combattere.
Avevo
trovato in Inghilterra i resti del museo di Battle Spirits.
Lì era conservato
il suo mazzo e su una targa c’era scritto che si erano perse
le sue tracce dal
giorno in cui lo avevo portato nel futuro… 30 agosto 2010.
Mi sentivo in colpa.
Ero stata io a portarlo nel futuro e volevo essere io a impedire che si
avverasse. Decisi di combattere contro di lui, sconfiggerlo e
convincerlo a non
combattere più. A lasciare quell’ultimo duello a
qualcun altro. Non mi diede
ascolto e mi rispose che era venuto nel futuro per duellare ed era
quello che
avrebbe fatto. Avrebbe continuato a vincere. Mi rassicurò e
mi chiese di
tornare sull’astronave con lui, dicendomi che ne sarebbe
stato felicissimo. Non
riuscii a dirgli di no, anche perché era quello che volevo
anche io: stargli
vicino.”
Mai
sospirò.
Dire tutto quello che aveva provato le era difficile, ma il fatto che
Yuuki,
purtroppo, non potesse risponderle, rendeva la cosa in un certo senso
più
facile.
“Quello
non
bastò, però, a dissipare ogni mio dubbio. Prima
del duello finale, andai da lui
per parlargli, fargli capire le mie paure. Non riuscivo a togliermi
dalla testa
che lui nel passato non era tornato. Mi rassicurò e mi disse
che non mi dovevo
preoccupare perché sarebbe andato tutto bene. Mi promise che
quando sarebbe
finito saremmo tornati indietro e avremo affrontato il passato insieme,
io e
lui. Riuscì un’altra volta a rassicurarmi. Gli
promisi che gli avrei preparato
il curry, come quello di Zungurii. Dopotutto, doveva essere solo quel
duello…”
Mai sorrise al
pensiero del bacio che lei e Dan si erano scambiati un attimo prima di
quel
combattimento.
“Finito
quel
duello, saremo tornati indietro insieme. Ma alla fine accadde quello
che doveva
succedere. Forse Dan mi aveva rassicurato per fare sì che io
lo lasciassi
andare. Forse sapeva già che quello era il suo destino. Nel
duello ne aveva
avuto la conferma. Durante il duello la sua postazione si era
danneggiata e non
sarebbe comunque potuto tornare…”
Le emozioni e
il dolore, tenuti dentro tanto a lungo, si facevano sentire dopo ogni
parola
che Mai pronunciava. Il suo tono di voce si fece più
concitato e il suo respiro
affannoso. Poi Mai fu scossa da un singhiozzo e si fermò
all’improvviso
portando le mani al viso, alcune lacrime scivolarono lungo le sue
guance.
“Non
ho potuto
fare nulla, capisci? Solo vederlo scomparire, dissolversi in un vortice
luminoso…
se forse ci avessi provato, l’avrei salvato, ma non ho
neppure tentato… ma
probabilmente non sarebbe servito comunque… è
stato tutto troppo veloce. In
quell’istante ho provato un dolore così grande,
così lacerante… credevo di non
riuscirlo a sopportare… faceva così male. Era
come se mi avessero colpito al
cuore… come se mi avessero strappato una parte di me, il mio
respiro, la mia
stessa vita… non so neppure come spiegarlo… Dan
era diventato una parte
fondamentale della mia vita. Mi sono sentita morire, svuotata di ogni
cosa…
negli occhi avevo solo lui che scompariva, non riuscivo a pensare a
niente
altro: solo che lo stavo perdendo… e io non ho provato a
fare nulla, nulla…”
Mai, il viso
oscurato dai capelli, sentì le lacrime calde rigarle sempre
più numerose le
guance. Sentì di non avere più la forza di
parlare. Scoppiò in un pianto
silenzioso, un pianto liberatorio che le avrebbe permesso, anche in
quell’epoca,
di accettare il fatto che Dan non era più li accanto a lei.
Per lunghi minuti i
suoi singhiozzi ruppero il silenzio nella stanza.
Salve a tutti! ^-^ Come
promesso, ecco
il secondo capitolo di questo primo episodio. Come avrete notato, ho
cambiato
il nome della ragazza che ha aiutato Yuuki: da Isabel a Elisabeth
(anche nel
capitolo 1, ovviamente..). A parte questo, abbiamo scoperto che cosa
era
successo al nostro Yuuki e come ha fatto a salvarsi. Spero che questa
nostra
soluzione vi piaccia: fateci sapere che ne pensate. E
nell’ultima parte, ho
voluto dare sfogo a Mai. Né nella serie, né nella
One-shot, erano ed ero
riuscita a trasmettere tutto il dolore che la nostra Guerriera Viola
aveva
provato. Spero di non averla resa troppo piagnucolosa. Se
c’è qualche erroretto
fatemelo notare, così lo posso correggere: ho riletto
attentamente, ma qualcosa
sfugge sempre. ^-^
Grazie a
chicca12lovestory e Lacus Clyne per aver recensito lo scorso capitolo
e aver inserito questa storia nelle seguite e grazie a ShawnSpenstar
per aver
recensito e aver inserito la storia nelle preferite. Spero di non
deludervi! ;)
Ovviamente, grazie anche a chi solo legge.
E prima di
salutarvi, vi lascio una piccola anticipazione sul prossimo
capitolo: arriverà il momento per Mai di salutare Yuuki ed
Elisabeth e
succederà anche qualcosa di piuttosto importante a uno dei
nostri personaggi… largo
a ogni ipotesi! XD Con questo vi saluto e vi dò appuntamento
(con molta
probabilità) a martedì prossimo! Alla prossima,
Hikari
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Finalmente, dopo un
po’, i singhiozzi si fecero più
rari e anche il respiro di Mai, prima affannoso, si face sempre
più calmo. Mai
si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Si sentiva
meglio. Era riuscita,
finalmente, a far uscire anche quell’ultimo residuo di dolore
represso. Ora,
avrebbe potuto ricominciare la sua vita in quell’epoca, con
la dolcezza del
ricordo di Dan e la rassegnazione per averlo soltanto nel suo cuore.
Dopotutto,
non avrebbe potuto continuare a soffrire in quel modo. Con il tempo, il
ricordo
di Dan avrebbe rischiato di venir intaccato dalla rabbia e dalla
disperazione
per non aver fatto nulla. Così, invece, Dan sarebbe rimasto
come era dentro di
lei e l’avrebbe accompagnata sempre. Sapeva già,
che la malinconia e la sua
mancanza non sarebbero mai venute meno. Ora, però, sapeva
che poteva
conviverci. Sarebbe stato un grande aiuto per ogni suo passo futuro.
Mai sorrise
dolcemente e, con gli occhi chiusi, strinse con entrambe le mani il
ciondolo
che portava al collo. Sapere che Dan sarebbe stato sempre accanto a lei
in ogni
sua scelta futura, la faceva sentire bene. Ora forse, capiva per la
prima volta
a pieno le ragioni di Dan, il motivo per cui in quel duello
l’aveva sconfitta e
l’aveva ringraziata per avergli permesso di ritrovare la
forza e l’entusiasmo.
Le due cose che, tutto quello che era successo, gli avevano portato
via. Era
tornato il suo Dan, il Dan di cui si era innamorata.
A quel punto Mai si
alzò e andò verso la finestra.
Posò le mani sul davanzale e si sporse verso il giardino,
respirando l’aria
fresca del pomeriggio. Rimase per lunghi istanti ad assaporare la
carezza del
vento sulla pelle e tra i capelli. Ad occhi chiusi respirò
per alcune volte a
pieni polmoni. Finalmente si sentiva pronta e carica per ogni sfida
futura.
Ancora di più di quel giorno in cui aveva parlato con Kenzo.
Improvvisamente a
quel ricordo aprì gli occhi di scatto. Solo in quel momento
si ricordò che si
era messa d’accordo con Kenzo di incontrarsi fuori dal
cimitero. Guardò
l’orologio. Imbarazzata pensò che Kenzo doveva
averla data per dispersa o
peggio. Chissà cosa credeva le fosse successo…
afferrò il cellulare che per
fortuna aveva in tasca e non nella borsa e scrisse velocemente un
messaggio a
Kenzo. Andarsene ora di fretta in furia le sembrava ingiusto e da
maleducati,
sia nei confronti di Yuuki che nei confronti di Elisabeth.
“Scusa
se non ero lì dove ci eravamo messi d’accordo.
Non preoccuparti, non mi è successo nulla. Ci vediamo verso
le cinque nella
solita piazzetta. Mai.”
Quando Mai premette il tasto di
invio si sentì meno in
colpa. Povero Kenzo, se lo immaginava già che correva come
un matto per tutta
la città a cercarla. Chissà, magari aveva
già avvisato Hideto… Mai sorrise
divertita. Le avrebbero dato sicuro dell’incosciente. Mai,
dopo un attimo,
tornò seria e guardò verso il letto dove
c’era Yuuki. Tutto quello le fece
venire in mente un altro problema: doveva dire agli altri della sua
scoperta o
doveva fare finta di niente fino a quando, magari, un giorno Yuuki si
sarebbe
risvegliato? Mai tornò a sedersi. Era combattuta. Da un
certo punto sarebbe
stato giusto dirglielo, ma d’altra parte si correva il
rischio che tutti quei
Maestri della Luce in quella villa creassero dei sospetti. Era anche
vero che
da quel giorno erano ormai passati più di sei
mesi… ormai quegli uomini dovevano
aver dato Yuuki per morto.
E poi c’era anche
un’ altra cosa. Cosa sarebbe
successo se anche Kenzo e Hideto avessero scoperto che Yuuki era vivo?
In quel
momento non riusciva a prevedere come avrebbero potuto reagire...
forse,
pensandoci, la soluzione migliore era aspettare un po’.
Magari Yuuki si sarebbe
risvegliato e così sarebbe stato molto più
facile. Mai sospirò mordendosi il
labbro inferiore. Ma aveva lei il diritto di nascondere una cosa simile
ai suoi
amici? L’avrebbero accusata di non fidarsi di loro e non
avrebbero avuto tutti
i torti.
“Oh, Dan… tu
cosa faresti al mio posto?”
Per lunghi istanti Mai
sembrò restare veramente in
attesa di una risposta. Alla fine rialzò la testa cercando
di scrollarsi di
dosso tutta quella indecisione. Decise di fare quello che riteneva
più giusto:
era certa che, così, anche gli altri l’avrebbero
capita.
In quel momento i suoi occhi
vennero attirati
dall’orologio. Ormai si era fatto un po’ tardi. Non
poteva non presentarsi di
nuovo all’appuntamento con Kenzo. Non era giusto trattare
così un amico… Mai
capì che era arrivato il momento di salutare Yuuki. In
realtà lasciarlo lì, in
quello stato le sembrava strano. La certezza, però, che
fosse in buone mani, la
rassicurava. Yuuki aveva veramente trovato una nuova sorella in
Elisabeth. Mai
tornò a guardare verso Yuuki.
“Ora io devo andare.
Sai, parlare con te mi ha fatto
bene… spero che abbia fatto bene anche a te, in un modo o
nell’altro, Yuuki. Ho
deciso di aspettare un po’ a parlare di te con Hideto e
Kenzo. In questo modo, forse,
tu riuscirai a riprenderti prima e nel frattempo passerà
ancora tempo dal quel
giorno. Penso che sia la soluzione migliore, o almeno credo. Spero che
tu sia
della mia stessa idea. Chiederò a Elisabeth di tenermi
informata, nel caso tu
ti riprenda.”
A quel punto Mai si
alzò e tornò a mettere la sedia
dove l’aveva trovata. Prima di uscire tornò ancora
una volta accanto al letto
di Yuuki.
“Buona fortuna, Yuuki
Momose. A presto.”
A quel punto Mai si diresse verso
la porta. Prima di
chiuderla, guardò un’ultima volta nella stanza.
Poi, senza dire una parola,
chiuse la porta delicatamente. Mai vi si posò sopra e
sospirò. Dopo un attimo
si staccò dalla porta e iniziò a ripercorrere il
corridoio verso le scale.
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Elisabeth era seduta sul
divanetto sotto le scale.
Aveva tolto le scarpe per sedersi più comodamente,
appoggiata a uno dei due poggia
braccia mentre leggeva un libro. Accanto a lei c’erano la sua
borsa e quella di
Mai. Era così immersa dalla lettura che non aveva neppure
fatto caso a quanto
tempo avesse trascorso Mai nella stanza di Yuuki. Era così
concentrata, che non
si accorse di Mai fino a quando non fu accanto a lei. Nel sentire il
rumore di
passi dietro di lei, trasalì e si voltò di
scatto. Per poco non le scivolò il
libro dalle mani. Davanti a lei trovò Mai che sorrideva.
“Scusami se ti ho
spaventata. Non volevo.”
Elisabeth si alzò
posando il libro e, allo stesso
tempo, cercando di infilarsi le scarpe senza usare le mani. Non
riuscendoci, si
abbassò fulminea per farlo il più velocemente
possibile. A Mai venne quasi da
ridere: Elisabeth era così buffa in quella situazione. Alla
fine Elisabeth si
rialzò un po’ in imbarazzo.
“Non ti preoccupare,
non è colpa tua. Ero io ad essere
distratta!”
Mai annuì sorridendo.
“Comunque mi dispiace di averti
spaventata.”
A quel punto, Elisabeth
riacquistò la calma e scrutò
il volto di Mai.
“Tu come stai? Va tutto
bene?”
Mai annuì sorridente.
“Sì. Sto bene, non ti
preoccupare.”
Elisabeth si convinse e sorrise
anche lei. Non avrebbe
mai pensato che Mai sarebbe stata così serena dopo una
scoperta simile. Lei non
ci sarebbe riuscita. I Maestri della Luce erano davvero persone
straordinarie.
“Adesso devo proprio
andare, Elisabeth. Mi aspettano e
sono già in ritardo. Ma mi ha fatto piacere conoscerti e
rivedere Yuuki… anche
se sarebbe stato meglio in altre situazioni.”
Elisabeth sospirò.
“È stato bello anche per me. E per
quanto riguarda Yuuki, vedrai che si riprenderà. Ne sono
sempre più convinta.”
Mai non disse nulla e prese la
sua borsa. Poi affiancò
Elisabeth e attraversò la sala fino al portone. Le due
ragazze si fermarono ai
piedi della scalinata d’entrata.
“Mai, sei sicura di non
voler essere accompagnata? Ti
faccio accompagnare da Kosuke, guarda che non è un
problema.”
Mai le fece capire di non
preoccuparsi. “Non ti
disturbare. È una bella giornata. Faccio quattro passi e
prendo l’autobus.”
Elisabeth sospirò
sconfitta. Dopo un attimo, però,
tornò a sorridere. Si voltò verso Mai e
l’abbraccio, gesto che Mai ricambiò
subito dopo.
“È stato
bello conoscerti Mai Shinomiya e non solo
perché sei un Maestro della Luce.”
A quel punto, le due ragazze si
separarono e Mai tirò
fuori un biglietto dalla borsa, porgendolo a Elisabeth che lo prese.
“È il mio
numero di cellulare. Qualunque cosa succeda,
chiamami.”
Elisabeth annuì.
“Contaci. Beh, allora a presto, Mai.”
“A presto,
Elisabeth.”
Dopo aver salutato Elisabeth, Mai
iniziò a percorrere
il vialetto d’entrata. Elisabeth rimase per un po’
ad osservarla, ma alla fine
rientro nella villa. Mai raggiunse il cancello che le venne aperto
subito.
Quando sentì lo scatto metallico del cancello, Mai si
voltò per un attimo.
Quante cose erano successe in quei pochi mesi. Si chiese se avrebbe mai
riavuto
una vita normale: da quando era stata a Gran RoRo, non era mai durato a
lungo.
Mai iniziò a camminare
lungo il muro che delineava la
proprietà di Elisabeth. Lontano, davanti a lei, vedeva il
mare scintillare
sotto i raggi del sole pomeridiano. Lungo la strada passavano
pochissime
automobili. Mai ne fu contenta. Aveva bisogno di ancora un
po’ di tempo per
metabolizzare tutto ciò che era successo. In fondo alla
discesa vide la fermata
dell’autobus. Improvvisamente, sentì un rumore
dietro di lei e vide l’autobus
sempre più vicino. Iniziò a correre e raggiunse
la fermata giusto in tempo per
salire sull’autobus. Non appena salita, Mai si sedette su uno
dei sedili
liberi. Si posò allo schienale e chiuse gli occhi. Fuori il
paesaggio cambiava
metro dopo metro: la città era sempre più vicina.
Ora, che era sola, sentiva anche
un’altra cosa dentro
di lei. Il fatto che Yuuki fosse ancora vivo aveva acceso in lei
un’altra
speranza: come lui, forse anche Dan era vivo da qualche parte. Magari
in quel
momento stava facendo un duello. Sorrise. Sarebbe stato proprio da
lui…
“Dan… mi
manchi tanto…”
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Kenzo era seduto sul bordo della
fontana. Era la
quinta volta che vi ci sedeva. Muoveva le gambe avanti indietro e si
continuava
a guardare attorno con impazienza. Per l’ennesima volta si
alzò.
“Ma dove si
è cacciata Mai?”
In quel momento vide, ferma ad
uno degli
attraversamenti pedonali che collegavano la piazza alle altre strade,
una nota
figura vestita di rosa e bianco. Il vento le muoveva i capelli viola.
Raggiungendolo, la ragazza sorrideva.
Kenzo le si avvicinò
con tutta l’intenzione di
sgridarla. Aveva intenzione di tenerle il muso, finché non
gli avesse spiegato
il motivo di tutto quel ritardo. Voleva capire perché lo
aveva fatto
preoccupare da morire.
“Mai, si può
sapere che cosa hai fatto? Lo sai quanto
mi hai fatto preoccupare?!?”
Mai sorrise e gli cinse le spalle
con un braccio.
“Scusami. Non lo farò più.
Promesso.”
Kenzo sospirò
sconfitto. Aveva già capito che non
sarebbe riuscito a tenerle il muso. A quella ragazza non si riusciva a
resistere, quando faceva così. Il ragazzino sorrise: avrebbe
ormai dovuto
saperlo, visto il tempo da cui la conosceva. Mai era proprio una
ragazza
speciale, senza contare che era un’amica insostituibile.
“D’accordo.
Ci conto Mai. Allora, posso sapere che
cosa ti ha trattenuta?”
Mai si staccò da lui e
fece un paio di passi avanti
con le mani incrociate dietro la schiena. Dopo un attimo si
voltò sorridendo.
“Ho incontrato un
amico.”
Kenzo la guardò
incuriosito. “Davvero? E chi sarebbe?”
Mai si piegò verso di
lui sorridendo enigmatica. “È un
segreto. Te lo racconto un’altra volta.”
Kenzo rimase di stucco. Dopo un
attimo insorse alla
risposta della ragazza.
“Ma non puoi fare
così! Cosa vuol dire che non me lo
vuoi dire?!? Mai, lo sai quanto mi hai fatto aspettare? Mai!”
La ragazza ridendo aveva iniziato
a camminare, senza
aspettare che l’amico terminasse di esporre le sue lamentele.
Kenzo, a quel punto,
fu costretto ad accelerare il passo per raggiungerla. Non appena la
raggiunse
ancora imbronciato, Mai si voltò verso di lui sorridendo e
cingendolo di nuovo
con il braccio.
“Un giorno te lo dico,
Kenzo. Ma non oggi.”
Arrendendosi, Kenzo
sospirò. Se Mai voleva fare la
misteriosa, non restava altro che stare al suo gioco.
“Allora dimmi Kenzo,
come sono andati i tuoi esami?”
I due ragazzi iniziarono a
parlare del più e del meno,
mentre camminavano nella piazza. Oltre gli edifici, il sole stava
iniziando a calare
verso l’orizzonte che iniziava a tingersi dei colori soffusi
del tramonto. Il
mare scintillava frastagliato dalle onde.
Senza saperlo, Mai e Kenzo come
anche Hideto, in giro
per il mondo, stavano andando verso una nuova vita, una vita in cui non
sarebbero
stati più Maestri della Luce, ma soltanto persone normali.
Verso un nuovo
futuro, nel mondo reale e non in quello di Gran RoRo. Verso un futuro
che aveva
bisogno della loro determinazione per cambiare almeno un po’.
In modo che la
verità, la verità che loro conoscevano su Gran
RoRo e su quello che era
successo, potesse un giorno trionfare.
Il futuro, però, si
sa, non si può mai prevedere che
cosa nasconde e, forse, i varchi di Gran RoRo un giorno si sarebbero
riaperti,
portando nuove avventure e avverando i loro desideri… il
tutto stava nel saper
aspettare… e nel non perdere mai la speranza.
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…
MAGGIO 2011 …
Elisabeth si alzò
dalla sedia. Erano già le tre.
Doveva andare ad una festa di beneficenza organizzata da una sua amica.
Non
poteva ritardare. La ragazza guardò Yuuki. Non si era ancora
risvegliato.
Nessuno sapeva che lui si trovava lì e nessuno doveva
saperlo. Neppure le sue
amiche lo sapevano. Sentì bussare e si voltò. Nel
vano della porta vide il
maggiordomo.
“Milady, temo proprio
che sia ora di andare.”
Elisabeth annuì e
andò verso la finestra. Spostò le
tende e l’aprì. Poi le sistemò in modo
che da fuori non si vedesse dentro.
Terminata quell’operazione, si voltò verso il
maggiordomo.
“Adesso vado. Lascio la
finestra aperta. Ora che c’è
di nuova la bella stagione, un po’ di aria fresca gli
farà bene. Nel caso poi
faccia troppo freddo, dì all’infermiera che chiuda
e lasci solo la ribalta.
Arriverà tra poco vero?”
Il maggiordomo annuì.
Elisabeth si avvicinò al letto
di Yuuki per sistemargli il lenzuolo.
“Ci vediamo dopo,
Yuuki.”
A quel punto la ragazza si
diresse verso la porta. Nel
vano, però, si voltò guardando ancora una volta
verso il ragazzo. Poi si voltò
verso il maggiordomo.
“Nel caso
l’infermiera ritardi, vieni a controllare
tu.”
“Sarà fatto,
Milady.”
Mentre il maggiordomo chiudeva la
porta, Elisabeth si
fermò ancora una volta.
“Ah, ancora una cosa.
Se succede qualcosa, Kojiro,
voglio essere immediatamente avvisata.”
Il maggiordomo annuì
facendo chiudere la porta. “Sarà
fatto Milady.”
I loro passi, dopo alcuni
istanti, si fecero sempre
più lontani fino a scomparire. Nella stanza tutto rimase
silenzioso e calmo. Il
solo rumore era quello degli apparecchi medici. Da fuori, veniva lo
stormire
delle fronde mosse dal vento e un profumo di fiori. Sul comodino
c’era un vaso
pieno di rose bianche e il mazzo di carte. Yuuki continuava il suo
sonno senza
risveglio. Era ormai passato più di un anno da quando era
entrato in coma.
Tutto era tranquillo. Per lunghi
minuti, l’unico
movimento fu quello delle tende che si muovevano al vento fin dentro la
stanza.
Improvvisamente, una soffusa luce verde le illuminò. Un
istante dopo apparve
una piccola farfalla verde e luminosa. Era lei che emanava quella luce.
Lasciandosi dietro una sorta di
scintillante polvere verde, la farfalla volò
delicatamente dentro alla
stanza dirigendosi prima verso il comodino. Passò vicino al
mazzo di rose e
alle carte. Subito dopo volò verso Yuuki. Dopo essersi
librata per alcuni
istanti vicino al suo volto, leggera e impalpabile, si posò
sulla sua mano
sinistra.
“Yuuki…”
Yuuki
non si mosse. Aveva gli occhi chiusi. Si sentiva
stanco, ma allo stesso tempo completamente rilassato. Avrebbe voluto
aprire gli
occhi, ma non ce la faceva. Sapeva che facendolo non sarebbe
più potuto tornare
lì. Dopotutto quello che aveva passato, quel totale
abbandono era piacevole.
Eppure quella voce aveva qualcosa di familiare. Anzi, sentiva che era
di
qualcuno importante per lui.
“Yuuki…”
A
quel secondo richiamo, Yuuki aprì gli occhi. Non
riconobbe quello che vedeva attorno a sé. Non riusciva a
capire dove fosse.
Forse stava sognando. Era sospeso in una specie di vuoto, avvolto da
una luce
bianca e argento. Forse era quello che gli dava quella sensazione di
pace.
Cercò di capire da dove provenisse la voce, ma non vide
nulla. Stava quasi per
lasciarsi andare di nuovo, quando all’improvviso vide venire
verso di lui una farfalla
verde. Gli passò davanti al viso, volteggiando per qualche
istante davanti a
lui. Dopo un attimo di esitazione allungò la mano per
toccarla, ma essa sfuggì
al suo tocco allontanandosi da lui, lasciandosi dietro una luccicante
scia. In
quell’istante ciò che l’avvolgeva
mutò all’improvviso. Al posto della luce
bianca, Yuuki si trovò sospeso in una luce verde, chiara e
vaporosa. Attorno a
lui, quella luce soffusa scintillava formando delle bolle di luce.
Allora si
ricordò e sentì dentro di lui una sensazione di
serenità. Si sentiva leggero,
quasi come se fosse stato sospeso nell’acqua.
Cercò di nuovo la voce che lo
aveva chiamato. Qualcosa dentro di lui gli diceva che doveva fare in
fretta,
perché presto tutto quello sarebbe svanito. Sentiva che lei
era lì. Era lei che
lo chiamava, ora lo sapeva. La farfalla tornò a passare
davanti a lui e, quando
si allontanò, la seguì con gli occhi. E
finalmente la vide. Ad una decina di
metri da lui vide, eterea e diafana come una farfalla, Kajitsu. La
ragazza
sembrava avvolta da una sottile nebbia evanescente, simile a quella che
all’alba avvolgeva ogni cosa. Il lungo abito nero e verde si
muoveva
delicatamente attorno a lei come mosso da un’impercettibile
brezza, allo stesso
modo dei suoi lunghi capelli verdi raccolti in due trecce. Dietro di
lei, quasi
vibranti di vita, ondeggiavano le sue verdi ali. Kajitsu
alzò la mano destra,
su cui si posò leggera la farfalla che un istante dopo si
dissolse in verdi
scintillii. Yuuki sorrise. Finalmente la rivedeva. Quante volte aveva
sperato
accadesse. Cercò di raggiungerla ma si sentì
troppo stanco. Ora che era lì non
poteva lasciarla andare… ma era troppo stanco.
Sotto
lo sguardo smarrito del ragazzo, mentre
abbassava la mano, Kajitsu si voltò a guardarlo. Nei suoi
occhi Yuuki vide una
profonda malinconia, unita ad una grandissima dolcezza. Istintivamente
cercò di
nuovo di raggiungerla, per poterla abbracciare di nuovo. Di nuovo non
ci
riuscì. Per quanti sforzi facesse, però, non
riusciva a spostarsi da lì.
Sembrava che qualcosa lo tenesse bloccato e che una specie di barriera
trasparente li tenesse divisi. Allungò la mano ed ebbe quasi
l’impressione di
toccarlo, un cristallo invisibile e freddo. Subito dopo
l’abbassò scoraggiato.
“Kajitsu…”
A
quel punto Kajitsu sorrise. La ragazza, leggera come
una farfalla, si avvicinò. Si fermò a un paio di
metri da lui. Un silenzio
magico e surreale li avvolgeva.
“Sono
qui, Yuuki…”
Yuuki
sorrise. “Sono così felice di rivederti Kajitsu.
Ho sperato tanto di poterti rivedere e ora che ce l’ho fatta,
non ti lascerò
più.”
Kajitsu
sorrise dolcemente e scosse la testa. Yuuki
non capì. Perché non voleva restare
lì? Sarebbero potuti restare per sempre
insieme in quel luogo.
“Tu
non puoi restare qui, Yuuki. Devi svegliarti. Il
tuo compito di Guerriero Bianco non è ancora
finito.”
Per
un istante infinito Yuuki e Kajitsu si guardarono.
Yuuki non voleva accettarlo. Voleva restare lì con lei.
Sentì una profonda
stanchezza penetrare dentro di lui. Anche se avesse voluto, non ce
l’avrebbe
fatta a muoversi da lì.
“Non
ce la faccio, Kajitsu… e forse non lo voglio
neppure. Quello che voglio è stare con
te…”
In
quel momento Kajitsu allungò una mano verso di lui,
guardandolo con profonda tristezza. Yuuki ebbe l’impressione
di scorgervi quasi
delusione.
“Yuuki,
devi svegliarti.”
Yuuki
scosse la testa. Era stanco. “Non ci riesco
Kajitsu, sono stanco… voglio restare qui.”
Kajitsu
assunse un’espressione di malinconica
delusione. Yuuki si sentì male a vederla così.
“Avevi
promesso, Yuuki. Avevi promesso che la rosa
bianca non sarebbe mai caduta. Avevi promesso che non ti saresti mai
arreso… se
ora ti arrendi, non ci sarà più nessuna speranza
per noi, per i nostri sogni.”
Yuuki
si riscosse e la guardò. Kajitsu aveva ragione.
Non poteva arrendersi. No, non avrebbe mai ceduto. Raccolse dentro di
lui tutta
la forza che aveva. Allungò la mano sinistra e si protese
per stringere quella
di Kajitsu. Solo pochi centimetri li separavano. Un luminoso sorriso
apparve
sul volto di Kajitsu. La ragazza si protese e strinse la mano di Yuuki.
In
quell’istante una luce iridescente l’avvolse e
davanti al suo petto apparve il
simbolo verde, un luminoso smeraldo. Davanti al petto di Yuuki apparve
invece
uno scintillante diamante, il simbolo bianco. Yuuki e Kajitsu si
sorrisero per
attimi infiniti. Poi Kajitsu lo tirò vero si lei. Insieme si
allontanarono da
quel luogo. Una luce luminosa, come quella di una finestra in una
stanza buia,
apparve dietro a Kajitsu. Yuuki e Kajitsu, ora, erano vicini. Il
ragazzo capì.
“Stai
per andartene…”
Kajitsu
annuì. Posò la mano sinistra sul volto di
Yuuki. Lui gliela strinse con la mano destra. Kajitsu sorrise. Una
lacrima di
cristallo le rigò il volto. Ma non era triste. In
quell’istante Kajitsu si
dissolse improvvisamente in decine di verdi farfalle. Yuuki sorrise e
si voltò
verso quella luce che sembrava il sole. Le farfalle lo affiancarono,
volando
accanto a lui. Un attimo prima di essere avvolto dalla luce del sole,
Yuuki
sentì di nuovo la voce di Kajitsu.
“Noi
supereremo il tempo e ci rincontreremo sicuramente…
un giorno verrà il tempo per noi di incontrarci
ancora… Yuuki…”
Yuuki
sorrise. Lo sapeva, si sarebbero rivisti. Non
aveva alcun dubbio. Chiuse gli occhi, mentre la luce bianca lo
avvolgeva e le
farfalle si dissolvevano in verdi scintillii.
“Ti
aspetterò,
Kajitsu…”
Improvvisamente la porta della
stanza si aprì. La
farfalla si dissolse. Entrò una donna vestita da infermiera
che si avvicinò ai
macchinari. Posò una borsa sulla sedia e tirò
fuori una cartella. Sospirò,
pensando a quel povero ragazzo bloccato lì su quel letto da
mesi e forse per
sempre. Nella cartella iniziò a trascrivere i valori degli
schermi. Poi,
controllò il contenuto della flebo e con una siringa,
aggiunse parte del
contenuto mancante. Terminato quello, la donna andò verso la
finestra e la
chiuse a ribalta come le era stato chiesto. Stava per andare via,
quando per
scrupolo i suoi occhi caddero di nuovo sugli schermi. Per poco non le
venne un
colpo. I valori erano diversi. Si passò una mano sugli occhi
e corse a prendere
la cartella, credendo ad uno scherzo della mente. Confrontò
i valori. Non era
possibile: stavano aumentando. I valori stavano risalendo. Per un
attimo
temette che fosse un attacco che l’avrebbe ucciso. Poi, prima
che facesse
qualcosa, vide che si stabilizzavano su valori normali. Con il cuore a
mille si
avvicinò al letto. La voce le tremava per
l’emozione.
“Ragazzo, mi
senti?”
Sotto il suo sguardo sbalordito,
l’infermiera vide
Yuuki muovere una mano. La donna si portò una mano alla
bocca. In quel momento,
Yuuki aprì lentamente gli occhi. Dopo averli sbattuti un
paio di volte, Yuuki
voltò lentamente la testa verso la donna, guardandola
spaesato.
“Dove…
sono?”
L’infermiera
cercò di tenere a freno l’eccitazione.
Cercando di riacquistare la sua professionalità, si
inginocchiò vicino al suo
letto sorridendo.
“Non temere. Sei al
sicuro. Va tutto bene.”
Yuuki la guardò,
cercando di capire che cosa stesse
succedendo e chi fosse quella donna. Sentì la testa pesante.
Non ricordava
nulla. Alla fine i suoi occhi tornarono a chiudersi. Questa volta,
però,
l’infermiera era convinta che fosse vero sonno. Ripresasi, si
alzò e corse
verso la porta lasciando tutto lì. Appena fuori dalla porta,
corse verso le
scale euforica.
“Signor Kojiro, presto!
Dobbiamo chiamare il dottore e
la signorina Elisabeth! Presto! È successa una cosa
straordinaria!”
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Elisabeth stava ascoltando
distrattamente quello di
cui parlavano le sue amiche. Non le sentiva quasi. Stava pensando
ancora una
volta solo a Yuuki. Si sentiva in ansia e preoccupata, come quella
volta per
suo fratello. All’improvviso un uomo del catering si
avvicinò e attirò la sua
attenzione.
“Signorina Elisabeth,
perdoni l’intrusione. Il suo
autista chiede che lei lo raggiunga subito. Dice che è
importante.”
Le sue amiche la guardarono
perplesse. “Va tutto bene,
Elisabeth?”
Elisabeth annuì,
mentre il battito del suo cuore
aumentava. Cercò di sorridere. “Tutto a posto.
Scusate, ora devo andare. Ci
sentiamo presto.”
Elisabeth si allontanò
con il cuore che le martellava
nelle tempie. Si fece largo tra gli invitati quasi di corsa. Ti prego, fa che non sia successo niente a
Yuuki… ho già perso un fratello, non ne voglio
perdere un altro. Era questo
l’unico pensiero che riusciva a formulare. Finalmente
raggiunse l’autista.
L’uomo sembrava quasi non stare più nella pelle
dall’impazienza.
“Milady, finalmente.
Kojiro, al telefono.”
Senza dirle altro, le
mollò in mano il telefono della
limosine. Con gli occhi, Elisabeth cercò una risposta alle
sue paure, ma
l’autista non sembrava volergliele dare. Anzi le fece cenno
di rispondere.
Sembrava non stare più nella pelle.
“Kojiro, pronto? Sono
Elisabeth.”
Elisabeth ascoltò con
ansia. Dopo un attimo il suo
voltò si illuminò di sorpresa. Gli occhi azzurri
si spalancarono stupiti.
Elisabeth sentì il cuore scoppiare, questa volta di
felicità. Fremeva
dall’emozione e gli occhi le si inumidirono. Continuava ad
annuire. Alla fine
riuscì a trovare la forza per parlare.
“Arriviamo, arrivo.
Saremo lì il prima possibile.”
Elisabeth chiuse il telefono e
salì sulla limosine,
dove già l’aspettava l’autista che non
aspettò neanche che lei parlasse. Mise
in moto, non appena Elisabeth chiuse la portiera.
“Alla villa, Kosuke.
Presto… mio fratello si è
risvegliato.”
Mentre la macchina procedeva
spedita, Elisabeth
premette le mani sul petto per paura che il cuore esplodesse. Sorrideva
felice.
Guardò verso il cielo per mandare un messaggio al fratello
scomparso anni
prima. Lo ringraziò. Sapeva che quello era un suo regalo,
per non lasciarla
sola.
Non appena la macchina
arrivò davanti alla porta
d’entrata, Elisabeth non attese neppure che la macchina si
fermasse. Scese in
corsa e si fiondò dentro la villa. Con il fiato corto e gli
occhi lucidi salì
le restanti rampe di scale. Raggiunse di corsa la stanza. Arrivata sul
vano
della porta, vide l’infermiera, il dottore e il maggiordomo
vicino al letto.
Elisabeth ansimava.
“Sono qui! Sono
qui…”
I tre si voltarono. Il
maggiordomo la raggiunse
raggiante e sbalordito.
“Lady Elisabeth,
è incredibile. È assolutamente
incredibile. Dopo tutto questo tempo… tutto questo
tempo.”
Elisabeth si voltò
speranzosa verso il dottore. L’uomo
sorrise nel vederla così felice e annuì.
“Sì,
Elisabeth. Yuuki si è svegliato. I valori stanno
tornando nei parametri. Ora sta dormendo. Entrò domani
mattina, credo si
risveglierà definitivamente.”
Elisabeth sorrise ancora di
più e corse ad
abbracciarlo. Abbracciò anche l’infermiera e il
maggiordomo. Pure l’autista che
un attimo dopo gli raggiunse. Mentre lo faceva, il dottore
cercò di riprendere
il controllo della situazione.
“Ovviamente Elisabeth,
dovrà fare molta
riabilitazione. È più di un anno che è
fermo su quel letto. I suoi muscoli non sono
più abituati a muoversi.”
Elisabeth annuì.
Qualunque cosa ci sarebbe stata dopo,
sarebbe stato facile. Non aveva alcun dubbio. Il passo più
grande Yuuki lo
aveva già fatto. Niente avrebbe potuto diminuire la sua
felicità.
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Yuuki sentì un fresco
venticello sul volto. Cercò di
muoversi. Sentiva il corpo pesante. Muovere la mano gli sembrava
già
un’impresa. Non capiva che cosa stesse succedendo. Sentiva la
mente vuota.
Mentre apriva gli occhi, gli tornarono però in mente le
ultime cose che
ricordava. La corsa, l’uomo che gli sparava, Dan accanto a
lui… poi nero, il
vuoto più totale. Gli sembrò di ricordarsi anche
di un uomo in una baracca, di
una ragazza in una macchina, ma non ne era sicuro. Infine il sogno di
Kajitsu.
Che cosa era successo? Aprì gli occhi. Si accorse di essere
in una stanza.
Alcuni mobili, un divanetto. La testa gli faceva un po’ male.
Cercò di non
pensarci. Si voltò. Vide un comodino con un vaso di rose.
Capiva sempre meno.
Cercò di alzarsi. Fece una fatica mostruosa solo per alzare
il busto. Sentì una
leggera vertigine. Si accorse di essere legato ad una flebo. Voltandosi
vide
anche degli apparecchi medici. Si chiese di nuovo che cosa fosse
successo. In
quel momento, sentì la porta aprirsi e la voce preoccupata
di una persona che
si affrettò ad entrare.
“No, non alzarti. Il
dottore ha detto che devi
aspettare un po’.”
Yuuki si voltò verso
la voce. Vide una ragazza che si
avvicinava sorridendo. Non l’aveva mai vista. La
guardò stando in guardia.
Anche se sapeva bene di poter far poco in quello stato…
“Chi sei?”
La ragazza si affiancò
al letto. Vide il sospetto
negli occhi di Yuuki. “Mi chiamo Elisabeth. Sono io che mi
sono occupata di te
in tutto questo tempo. Non temere, qui sei al sicuro.”
Yuuki cercò di alzarsi
ancora una volta, ma alle fine
si lasciò andare sul letto.
“Devi dare tempo ai
tuoi muscoli di riabituarsi. È
tanto tempo che non si muovono.”
Yuuki la guardò senza
capire. Gli ultimi avvenimenti
che ricordava gli vorticavano nella mente. Tanto tempo… ma
allora quanto tempo
era passato? Dove si trovava? Cosa era successo veramente?
Elisabeth sorrise, comprendendo
la sua confusione. Si
voltò e prese, dal mazzo di carte sul comodino, le prime
due. Yuuki la guardò:
voleva farle tante domande, ma si sentiva stanco e privo della voglia
di farle.
“Una persona mi ha
detto che sono molto importanti per
te. Non appena ti sarai un po’ ripreso, ti
racconterò tutto quello che è
successo.”
Yuuki prese a fatica le due carte
che Elisabeth gli
porgeva. Le guardò: Hououga, Fenice Implacabile e
Ragna-Rock, Cavaliere Signore
del Fato. Yuuki sorrise e strinse le due carte al petto chiudendo gli
occhi.
“Kajitsu…”
Salve a tutti! ^-^ Sì,
lo so… avevo
promesso che mettevo il capitolo ieri. Ma tra una cosa e
l’altra (stavo pure
male nel week-end e lunedì…) non ci sono
riuscita. Spero che mi perdoniate. ;)
Allora come vi sembra? Aspetto i vostri commenti: immaginavate che quel
qualcosa di importante che sarebbe successo, fosse il risveglio di
Yuuki? :D E
spero vi sia piaciuta anche la parte con Mai e Kenzo…
Ok, come spazio dell’autore fa schifo… ma ho
pochissimo tempo e se non lo
facevo stamattina, forse oggi pomeriggio non ci sarei riuscita. ^-^
Quindi,
passo velocissima ai ringraziamenti: un grazie enorme a
chicca12lovestory e
ShawnSpenstar per aver recensito lo scorso capitolo e aver messo la
storia
nelle preferite e a Lacus Clyne per la recensione dello scorso capitolo
e aver
inserito la storia nelle seguite. Grazie! E grazie anche a chi solo
legge. J
Ultima cosa e poi vi saluto: nel
prossimo capitolo rivedremo Mai, Kenzo e Hideto alle prese con un
torneo di
Battle Spirits e ci sarà qualcuno che farà
arrabbiare la nostra Guerriero Viola: chissà chi
sarà e perché…
XD
A presto, Hikari
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Una ragazza sedeva su una delle
panchine che si
trovavano tra le siepi del giardinetto creato sul tetto
dell’edificio. Accanto
a lei, c’era una borsa aperta da cui spuntava un contenitore
per le carte. Le
sue dita battevano veloci e leggere sui tasti del computer che teneva
sulle
ginocchia e un sorriso inarcava delicatamente le sue labbra. Sembrava
molto
presa da quello che faceva. I capelli viola le cadevano ai lati del
viso,
trattenuti da un fermaglio rosa e solo ogni tanto un solitario alito di
vento
glieli muoveva.
Ad un certo punto, la ragazza
chiuse il computer e
stiracchiò le braccia. Poi prese la borse e vi mise dentro
il portatile; mentre
lo sistemava al suo interno, toccò il contenitore delle
carte e sorrise. Senza
perdere altro tempo, richiuse la borsa e si alzò. Si
sistemò una ciocca di
capelli con la mano destra e il suo sguardo fu attratto da uno di quei
volantini che tappezzavano i muri della città e anche i pali
della luce. Scosse
la testa per ravvivare i capelli e poi si posò allo
schienale della panchina in
attesa, passando in rassegna le persone che passavano
dall’altra parte della
strada.
Finalmente, dopo un
po’, vide arrivare alla sua
sinistra i due ragazzi che aspettava. Uno aveva i capelli blu e
indossava
vestiti blu e beige. L’altro era un po’
più piccolo e aveva i capelli verdi.
Entrambi la salutarono. Mai ricambiò sorridendo. Mentre
aspettava che la
raggiunsero, il suo sguardo si perse
nell’immensità del cielo azzurro e la sua
mente ebbe il tempo di ripercorrere il passato e soprattutto quegli
ultimi
mesi. Le sue mani strinsero con più forza lo schienale della
panchina. Si erano
impegnati molto in quei mesi, ma avevano ancora così tanto
da fare. Quando
riabbassò lo sguardo, si vide puntati addosso gli occhi
leggermente preoccupati
dei due ragazzi. Si staccò dalla panchina e mise le mani
dietro la schiena,
sorridendo per rassicurarli. I due, dopo un’istante, si
convinsero e sorrisero
anche loro. Sapevano che Mai stava valutando quanto avevano fatto in
quei mesi
per la causa Gran RoRo. Sorrisero tutti e tre. Se qualcuno li avesse
visti,
avrebbe percepito, forse, qualcosa di strano in loro.
Un’esperienza che gli
aveva resi diversi e questo lo si leggeva sui loro volti. Per alcuni
attimi
rimasero in silenzio poi scoppiarono a ridere. Il ragazzo con i capelli
blu si
posò allo schienale della panchina e mise le mani in tasca.
“Ed eccoci di nuovo
insieme. Non è male tornare qui,
ogni tanto. Il mondo è bello, ma non quanto il tempo passato
con voi, amici
miei.”
Il ragazzino con i capelli verdi
lo guardò facendo una
faccia orgogliosa. Mai sorrise. Conosceva bene i loro botta e risposta.
“Hideto, mi sembra
ovvio no? Io sono un genio e Mai è
una ragazza splendida. Dove le trovi persone come noi?”
Hideto si mise a ridere, gli mise
un braccio attorno
alle spalle e con l’altra cominciò a strofinargli
il pugno sulla testa. La
ragazza, invece, continuava a guardarli divertita, abituata a certe
scene.
“Kenzo! Ma quando la
smetterai di fare il bambino presuntuoso?”
“Quando tu la smetterai
di essere fissato con le
carte!”
“La mia non
è una fissazione, ma una passione! E poi
non è più come una volta!”
“Certo… io
la chiamerei un’ossessione! Ossessione che
per di più ora coltivi quando nessuno ti vede!”
Hideto continuò ancora
un attimo a stuzzicarlo, ma poi
lo lasciò andare. Dopotutto non poteva maltrattare troppo il
suo migliore
amico…
“E tu Mai, tutto a
posto, vero?”
Mai annuì e con le
mani iniziò a giocherellare con una
delle ciocche di capelli.
“Sì, tutto a
posto. Finché vi aspettavo stavo usando
il computer.”
Kenzo la guardò.
“Hai deciso di riaprire il tuo blog?”
“Per dire la
verità ci stavo pensando… ma non ho
ancora deciso. Per essere sincera, fino ad un po’ di tempo fa
lo ritenevo un
po’ sciocco e infantile. Ora, però, mi farebbe
pensare di essere di nuovo a
Gran RoRo.”
Hideto le mise un braccio attorno
alle spalle
sorridendo.
“Ammettilo Mai
Shinomiya è un’idea per diffondere le
nostre parole. Stai tornando alle origini, blog e Battle
Spirits.”
Mai, ridendo, si
liberò dalla presa e si mise ad un
passo di distanza da lui puntandogli contro il dito.
“Hideto Suzuri, allora
vuoi proprio che ritorniamo
sulla bocca di tutti per essere derisi? Un blog ha troppi contatti. E
per
quanto riguarda i duelli, non ci trovo più gusto.”
“Eh, dai. Eri una
campionessa. Perché non ti iscrivi
al torneo? Oggi ci sono le iscrizioni. Senza di te tra i partecipanti,
non c’è
gusto ad arrivare primo!”
Mai fintamente indignata mise le
mani sui fianchi.
“Vorrei proprio sapere chi ti dice che arriveresti primo, se
io partecipassi!”
“Ma perché
il mio mazzo è imbattibile!”
Kenzo si mise in mezzo ai due e
li guardò un po’
offeso.
“Guardate che ci sono
anche io! Anche se sono più
piccolo so farmi valere quanto voi!”
Hideto a quelle parole
circondò le spalle ad entrambi,
tirandoli accanto a sé.
“Ve lo immaginate?
Hideto Suzuri, Mai Shinomiya e
Kenzo Hyoudo, che mostrano a tutti la propria bravura lottando per la
vittoria!
Da non perdere! Siamo pur sempre duellanti di carte!”
Mai si sciolse delicatamente dai
due e si avvicinò al
muretto davanti alla panchina. I due rimasero immobili a guardarla. Mai
chiuse
gli occhi e fece un profondo respiro. Poi, alzò la mano
sinistra e prese
delicatamente il ciondolo dorato su cui era incastonata
un’ametista che pendeva
da una catenina dorata che le cingeva il collo. Il suo sguardo
malinconico si
rifletté sulla pietra preziosa. Dopo un istante, Mai fece
scattare una levetta
e il ciondolo si aprì. Al suo interno c’era la
foto di un ragazzo con i capelli
rossi e gli occhi marroni che la guardava sorridente. Nel metallo
dell’altro
lato c’era inciso un nome in caratteri corsivi elaborati: Dan.
Mai mosse le labbra, pronunciando
in un sussurro il
nome del ragazzo. Richiuse il ciondolo con uno scatto e si
voltò lentamente. Il
suo sguardo era sicuro.
“Ho già
deciso e sapete il perché della mia decisione.
I duelli di Battle Spirits non mi interessano più. Mi
riportano alla mente
ricordi a cui preferisco non ripensare. E poi non ho più un
motivo per
duellare… ora ho trovato un altro modo di combattere per i
nostri obiettivi.”
I due ragazzi rimasero zitti e si
guardarono senza
sapere cosa dire. Avrebbero voluto che duellare fosse per Mai un modo
per
ricordare Dan, ma ogni volta la ragazza si era rifiutata di farlo,
quasi quel
rifiuto dei duelli fosse, invece, per lei il modo migliore per
ricordarlo.
Forse era perché l’ultimo duello che aveva fatto
era proprio quello contro Dan.
Magari era seria, quando diceva che non aveva più un motivo
per duellare.
Hideto mise le mani in tasca e
alzò le spalle.
“Se è
proprio questa la tua ultima decisione… spero
almeno che ci accompagnerai alle iscrizioni e che farai il tifo per
noi…”
La ragazza sorrise.
“Certo. Non mi perderei un vostro
duello per nulla al mondo.”
A quel punto, anche Kenzo
rinunciò a convincere Mai e
guardò l’orologio.
“Che ne dite? Andiamo
dentro? Non vorrei chiudano
prima che arriviamo. So che subito dopo faranno i sorteggi.”
Gli altri due annuirono e si
avviarono. Mentre
camminavano, Kenzo sembrò per un attimo pensieroso.
“A proposito, Mai. Mi
è tornata in mente una cosa. Chi
è che avevi incontrato lo scorso settembre?”
Hideto li guardò
perplesso. Mai si stupì del fatto che
Kenzo se ne ricordasse. In realtà, non aveva ricevuto
nessuna nuova notizia da
Elisabeth e quindi aveva deciso di aspettare ancora un po’
per parlarne. Presto
lo avrebbe fatto comunque: si sentiva in colpa per tenerli allo scuro
di tutto.
La ragazza cercò di sorridere convincente e li prese a
braccetto.
“Ma non dovevamo andare
al banco delle iscrizioni?
Dobbiamo muoverci o non ci saranno più posti per
voi!”
Hideto e Kenzo si guardarono
senza riuscir a trovare
un modo per controbattere mentre, ormai, trascinati da Mai, erano
già entrati
nell’edificio e più precisamente nella sala delle
iscrizioni. La stanza era
affollata da decine di ragazzi che si accalcavano davanti ai tre
manifesti
appesi o davanti ad un banchetto in un angolo. Dietro al banchetto,
c’era una
giovane donna che compilava dei fogli e accanto a lei un uomo che
sembrava star
spiegando qualcosa ad un gruppo di ragazzi assiepati davanti a lui, non
senza
qualche difficoltà.
Hideto guardò la fila
sorridendo preoccupato. “Pensate
che riusciremo ad arrivare al banchetto prima che finisca
l’orario di
iscrizioni?”
Kenzo alzò le spalle.
“Mettiamoci in fila e
scopriamolo.”
I due si misero in fila e Mai gli
affiancò guardandosi
attorno. Tutti sembravano così entusiasti di partecipare,
così impazienti di
iniziare, così pieni di speranze di vincere. Gli occhi di
Mai si velarono di
nostalgia, ripensando che fino a poco tempo prima era stato
così anche per lei.
Ora, invece, ogni volta che prendeva le carte non sentiva
più nessun
entusiasmo. Forse era perché si era impegnata nel diffondere
la verità di Gran
RoRo in modo diverso. O magari le stava succedendo come a Dan: quei
duelli non
le bastavano più. Forse preferiva serbare vivo il ricordo
del suo ultimo vero
duello. Eppure teneva le carte sempre con sé, senza mai
separarsene…
Hideto e Kenzo videro il suo
sguardo e sospirarono,
incapaci di convincerla a duellare, mentre si avvicinavano sempre
più al
banchetto d’iscrizione. Ormai mancavano solo due persone.
Kenzo si voltò verso
Mai.
“Siamo quasi
arrivati.”
Mai si riscosse e
annuì. Poi li guardò cercando di
sorridere. “Sentite, io vi aspetto più in
là. È inutile che rimanga in fila
visto che non mi iscrivo.”
La ragazza non aspettò
la loro risposta e si allontanò
fermandosi vicino ad una colonna dove, poco lontano, c’era un
gruppo di
ragazzi. Hideto si voltò verso Kenzo.
“Secondo te cosa
possiamo fare? Io non so più che cosa
inventarmi. Ci sarà un modo per farla combattere di
nuovo!”
Kenzo lo guardò per un
istante prima di voltarsi verso
la ragazza che iscriveva. “Magari ha solo bisogno di uno
stimolo.”
Hideto scosse la testa
spazientito. “E dove lo
troviamo?”
La sua domanda, però,
rimase nell’aria perché la donna
si era rivolta proprio verso di lui.
“Nome e
cognome.”
Hideto annuì.
“Hideto Suzuri.”
La donna lo guardò per
un attimo per poi compilare il
modulo. Hideto sapeva che loro erano ancora conosciuto sia in bene,
come forti
duellanti, sia in male, come i Maestri della Luce. Come venivano
giudicati,
dipendeva da quale dei due aspetti prevaleva. Hideto sospirò.
Mentre Hideto e Kenzo
continuavano ad aspettare, Mai
era appoggiata con le mani dietro la schiena alla colonna, con lo
sguardo che
apparentemente fissava i poster affissi alla parete di fronte. In
realtà non li
vedeva neppure, perché la sua mente era completamente persa
in altri pensieri.
Stava pensando a come fare a portare avanti la loro missione. Anche le
voci del
gruppetto di ragazzi poco distante da lei le giungevano lontane e
confuse,
quasi come se fosse avvolta dalla nebbia, e anche tutti i rumori della
stanza
le giungevano attutiti e indistinti. Improvvisamente, la corrente dei
suoi
pensieri venne, però, interrotta da un voce sconosciuta.
“Ma chi, quel Dan
Bashin?”
In un attimo, Mai si riscosse dal
torpore staccandosi
dalla colonna e guardandosi attorno. In poco tempo riconobbe da dove
proveniva
quella voce. Era la voce di uno di quei ragazzi che parlavano poco
distanti da
lei e Mai prestò più attenzione alle loro parole.
In quel momento, stavano
parlando due ragazzi circa della sua età, uno che sembrava
piuttosto insicuro
mentre l’altro ostentava fin troppa sicurezza, sembrando
arrogante.
“Ma sì ti
dico. Quel Dan Bashin era fortissimo. Prima
che scomparisse nessuno lo riusciva a battere.”
“Ma per favore! Peccato
che mi sia trasferito qui dopo
la sua scomparsa. Avrei dimostrato a voi rammolliti che io sono molto
più forte
di quel Bashin. Nessuno mi batte dall’inizio
dell’anno.”
“Guarda che anche lui
non scherzava! Durante l’ultimo
periodo prima di scomparire aveva vinto decine di duelli e tornei e
anche
nell’ultimo torneo a cui stava partecipando, stava
sbaragliando tutti!”
“Solo voci. Io sono
molto più forte.”
Un altro ragazzo, con aria di
quello super informato,
si inserì nel discorso.
“E sapevi anche che
quel Dan Bashin era proprio quel
Dan Bashin che ha sconfitto il Re del Mondo Altrove tre anni fa? Era
chiamato
il Re dell’Impatto Devastante ed era il Guerriero Rosso.
Dicono che, dopo la
morte del Guerriero Bianco, abbia smesso di smentire le accuse contro
di loro e
si sia dedicato solo ai duelli.”
Il ragazzo che si dava un sacco
di arie, alzò le
spalle e guardò quelli dietro di lui con aria sarcastica.
“Il Guerriero Rosso ma
per favore… se anche fosse, le
tv mi sembra abbiano detto abbastanza sul suo conto e su quello degli
altri. I
Maestri della Luce… pfui, un gruppo di rammolliti che non
aveva niente altro da
fare che cercare la fama rovinando il futuro del pianeta. Senza contare
che
quel Re del Mondo Altrove non sembrava poi così
forte… io lo avrei battuto
senza difficoltà. Mi chiedo perché non sia
diventato io un Maestro della Luce.
Avrei obbligato il Re del Mondo Altrove a fare quello che prometteva.
Grazie a
me il mondo sarebbe uno splendore. Ma si sa, vengono scelti sempre
quelli con
minor talento e pregio perché quel Dan Bashin era proprio
questo. Lui e il
Guerriero Bianco erano i due più esaltati. Due veri
esagitati. Gli altri erano
ancora ancora decenti e, con me alla guida, non si sarebbero fatti
traviare
dalle idee di quei due pazzi. Ma parlando di Bashin in
particolare… un
duellante mediocre e senza talento, senza arte né parte che
ha avuto la fortuna
di trovare duellanti ancora più deboli. Se fossi stato io ad
incontrarlo lo
avrei fatto tornare in lacrime dalla mamma. Io sarei stato capace di
salvare il
mondo, l’unico degno a farlo. Vi pare? Altro che Dan Bashin!
Lui e i suoi amici
ci hanno tolto le speranze di un futuro migliore. E poi ci
sarà un motivo se ha
lasciato di punto in bianco l’ultimo torneo o
sbaglio?”
Alcuni ragazzi attorno a lui si
guardarono perplessi,
mentre i suoi amici ridevano stupidamente come lui. Mai, invece, dopo
un attimo
dello stupore più puro, sentì montare dentro di
lei soltanto rabbia. Strinse i
pugni con forza e serrò la bocca che assunse un’
espressione dura. Gli occhi si
ridussero a due fessure, in cui gli occhi viola scintillavano furiosi.
Come si
permetteva quel tipo di dire delle cose simili su Dan? Sul ragazzo che
amava? E
su di loro Maestri della Luce! Quel pallone gonfiato non valeva neppure
la metà
di Dan, se solo avesse potuto dimostrarglielo… ed era anche
lui uno degli
stupidi che aveva creduto a quelle bugie. Sentire di nuovo quelle
accuse verso
di loro, la fece infiammare. Era la goccia che faceva traboccare il
vaso:
sentire di nuovo quelle accuse nella bocca di quel ragazzino
presuntuoso,
sentire come parlava di Dan… Aveva sopportato tutto, ma
quello non lo poteva
accettare. Mentre la rabbia cresceva, Mai sentì aumentare
dentro di sé qualcosa
che da molto tempo si era assopito. Se qualcuno l’avesse
guardata in volto,
avrebbe visto lo sguardo che Mai aveva tante volte avuto quando
sconfiggeva tutti
i suoi sfidanti.
Mai era certa che quel tipo fosse
iscritto a quel
torneo. Altrimenti non sarebbe stato lì e poi bastava
sentire come si
elogiava... Non gli avrebbe permesso di parlare in quel modo. Gliela
avrebbe
fatta pagare. In quel momento la raggiunsero Hideto e Kenzo che la
guardarono
preoccupati vedendo la sua trasformazione. Kenzo cercò di
capire che cosa fosse
successo.
“Mai, va tutto
bene?”
“Benissimo, va tutto
benissimo.”
Senza aspettare risposta, Mai li
superò e si diresse
verso il banchetto di iscrizione con un passo rapido che avrebbe fatto
spostare
chiunque. Hideto e Kenzo alzarono le spalle senza capire e decisero di
seguirla.
Un ragazzo si stava facendo
iscrivere. Le sue parole
furono interrotte da Mai che gli passò davanti senza dirgli
nulla e sollevando
il suo disappunto. La ragazza posò, quasi sbatté,
con forza la mano sul
banchetto e guardò con sguardo determinato, che non
ammetteva repliche, la
donna delle iscrizioni. I ragazzi e ragazze più vicini si
sporsero per vedere
che cosa stesse succedendo, già alcuni aveva vagamente
riconosciuto la ragazza.
“Mai
Shinomiya”
A quelle parole Hideto e Kenzo,
poco dietro di loro,
ammutolirono sorpresi, le bocche letteralmente spalancate. Tutti e due
si
chiedevano la stessa cosa: ma Mai non aveva detto che non voleva
partecipare?
La donna eseguì,
chiedendosi perché la ragazza non
avesse fatto la fila. Ma non erano problemi suoi. E poi anche gli altri
in fila
si erano rassegnati: le iscrizioni dopotutto non richiedevano molto
tempo.
“Sei iscritta. Aspetta
i sorteggi.”
“Benissimo.”
Detto questo Mai si voltò iniziando a
camminare con passo deciso verso il gruppetto di ragazzi di prima.
Hideto
ripresosi, cercò di fermarla e con una mano tentò
di afferrarla per un braccio,
ma la ragazza non si lasciò bloccare e proseguì
imperterrita.
“Mai si può
sapere che succede? Ma non eri tu quella
che non voleva partecipare? Mai!”
Le sue parola rimasero
inascoltate. Hideto si voltò
sconfortato verso Kenzo.
“Chi la capisce
è bravo…”
Kenzo, invece, non si arrese.
“Seguiamola e lo
scopriamo ne sono sicuro. Scommetto che sta andando dal motivo della
sua
rabbia.”
Hideto e Kenzo si misero quasi a
correre per
raggiungere Mai, che quasi marciava. Hideto, finalmente,
riuscì ad affiancarla
e la guardò perplesso.
“Mai, ci vuoi dire che
cosa sta succedendo?”
“Ve lo spiego dopo.
Adesso ho una cosa da fare.”
Pronunciate quelle parole, Mai
accelerò il passò
lasciando indietro Hideto e Kenzo che ci capivano sempre meno.
Superò alcuni
ragazzi diretta verso quelli che prima aveva accanto.
Hideto e Kenzo avrebbero
preferito qualche spiegazione
in più da Mai. Non restava altro da fare che scoprire che
cosa doveva “fare”
Mai. I due ragazzi si fermarono un paio di passi dietro a Mai, sperando
di
riuscire finalmente a capire che cosa stesse succedendo. Oltre a Mai
videro un
gruppo di ragazzi.
In quel momento il gruppetto si
voltò incuriosito
verso Mai, fremente di rabbia. La sua espressione rivelavano
un’ira repressa,
ma controllata. Lo sbruffone e i suoi amici si voltarono, guardandola
in modo
arrogante e con uno sorriso da schiaffi sul volto. Il capannello di
ragazzi,
nel frattempo, si faceva sempre più folto di curiosi. Un
silenzio teso e
surreale regnava nell’atrio. Il fatto che molti avessero
riconosciuto Mai come
una dei Maestri della Luce aumentava l’attesa. Tutti tacevano
in un muto
stupore, misto a curiosità, anche gli stessi Hideto e Kenzo.
Dopo qualche
istante lo sbruffone fece un passo in avanti e guardò Mai
con aria di
sufficienza.
“La
famosa Mai
Viole se non sbaglio, stavamo proprio parlando… di voi
Maestri della Luce.”
Pronunciò
le
ultime parole sottolineandole con la voce, come se fossero una
gravissima
condanna. Lo sbruffone incrociò lo sguardo prima con Mai,
poi con Hideto e
Kenzo, che aveva riconosciuto poco dietro, cercando di guardarli con
sfida e
superiorità, ma alla fine dovette essere lui a distogliere
lo sguardo dai loro.
Per darsi un tono si mise a ridacchiare, cercando di nascondere il
nervosismo.
“A
cosa devo
l’onore di una visita da voi tre? Credevo vi foste nascosti
in una buca per la
vergogna… magari come ha fatto Bashin e come avrebbe fatto
anche Momose se
fosse ancora vivo… O, ma forse vuoi un mio autografo? Mi
spiace, li ho finiti.
Passa un’altra volta.”
Lo sbruffone e
i suoi amici si rimisero a ridere, ma quando lo sbruffone
tornò a voltarsi
verso Mai ed incrociò il suo sguardo gelido, tutti smisero
di ridere e fecero
quasi un passo indietro per confondersi con gli altri. Mai fece un
passo avanti
e iniziò a parlare in modo freddo e tagliente, ogni parola
rifletteva la sua
rabbia. Ogni sua parola le facevano sempre più voglia di
strozzarlo. Fortuna
per lui che era una ragazza educata…
“A
parte il
fatto che non ti chiederei un autografo neppure se mi
pagassi… immagino che tu
e le tue arie vi siate iscritti a questo torneo. Spero per te che la
tua forza
sia pari almeno a un centesimo di quello di cui ti sei vantato.
Così almeno
durerai nel torneo il tempo sufficiente che io ti possa incontrare. E
quando
arriverà quel momento, ti farò rimpiangere e
rimangiare ogni singola parola che
tu hai detto in quest’ultimo quarto d’ora, a
proposito di noi Maestri della
Luce e riguardo a Dan. Te ne pentirai amaramente. Ah,
un’altra cosa… io sono
Mai Shinomiya.”
Detto questo,
Mai fece retro front e si allontanò insieme agli altri.
Mentre si allontanavano
lo sbruffone, visibilmente nervoso, aveva cercato di rimettersi a
ridere,
seppur poco convinto.
“Cos’è
una
sfida, Maestra della Luce? A quanto pare fate ancora la voce grossa
quando non
ce nessuno di importante che vi sbugiarda in diretta. Siete
ridicoli!”
Le sue parole,
però, suonarono per nulla convincenti e si persero nel
brusio che stava
nascendo di nuovo nella stanza, tanto che neppure i suoi amici risero.
Nel
frattempo Mai e gli altri erano usciti di nuovo nel giardinetto e Mai
si era
seduta con stizza su una delle panchine.
“Brutto
pallone
gonfiato. Ancora una parola e gli avrei mollato un pugno. Come si
permette di
parlare in quel modo? Se me lo ritrovo tra le mani io…
io…” Mai prese un
respiro cercando di calmarsi. “Presuntuoso
ragazzino… ma gli farò vedere io!”
A quel punto,
Mai si voltò verso gli altri che la guardavano sorridendo.
Vedendoli, Mai
sorrise a sua volta e si alzò dalla panchina calmata.
“Che
c’è?” Mai
parlò con voce soave.
Hideto le mise
una braccio attorno alle spalle. “Bentornata Mai
Viole… e io non mi sarei
potuto esprimere in modo migliore. Mi hai proprio tolto le parole di
bocca.
Questi ignoranti che si credono chissà chi sono i
peggiori.”
Mai sorrise,
arrossendo
vagamente d’imbarazzo e accorgendosi che forse aveva
esagerato un tantino, ma
poi sorrise guardandoli con espressione angelica.
“Ho
detto
qualcosa che non andava?”
Kenzo si mise
a
ridere. “Credo che tu gli abbia messo un bel po’ di
paura e poi hai sorpreso
tutti, pure noi. Comunque nel torneo non ci sarai solo tu. Abbiamo
anche noi un
conto in sospeso con lui e allora capirà che cosa vuol dire
combattere con un
Maestro della Luce.”
Hideto
annuì.
“Saremo in tre e non potrà sconfiggerci tutti. Uno
di noi gliela farà pagare.”
Mai si sciolse
dal braccio di Hideto e guardò i due ragazzi, scuotendo la
testa come per far
loro capire qualcosa di indiscutibile.
“Mi
spiace, ma
sarò io a fargliela pagare. E se vi incontrerò
sulla mia strada durante il
torneo, mi vedrò costretta a battervi.”
“Lo
stesso vale
per noi.”
Tutti
sorrisero
decisi a quella sfida. Finalmente tutti e tre i Maestri della Luce
rimasti
erano pronti a combattere. Anche Mai che, come ipotizzato da Kenzo, ora
aveva
trovato una ragione per combattere e per superare l’ostacolo
che fino a quel
momento le aveva impedito di farlo.
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La stanza
adibita al torneo era piena di banchetti, affiancati da due sedie e da
gruppetti di persone, intente a sfidarsi a Battle Spirits e ad
assistere ai
duelli. I banchetti erano una ventina. Mai e Hideto, in quel momento,
erano
fuori nei giardinetto e cercavano di calmare Kenzo. Il ragazzino era su
tutte
le furie.
“Non
è giusto
che io sia stato battuto da lui! Valgo molto di più di lui e
non meritavo di
uscire ai quarti del torneo!”
Hideto gli
mise
una mano sulla spalla. “Che ci vuoi fare…
purtroppo è andata così. Quel tipo ha
solo un sacco di fortuna.”
Kenzo
annuì,
ancora furioso. “Senza contare che comunque un po’
bravo lo è… ma io sono molto
più bravo!”
Mai gli mise
una mano sull’altra spalla. “Sarà per
un’altra volta. Ma non resterà impunito.
Io e Hideto gliela faremo pagare anche per questo.”
Kenzo,
leggermente calmato, annuì e li guardò
sorridendo. “Ci conto. Sapete già le
combinazioni per le semifinali?”
Mai scosse la
testa imitata da Hideto. Kenzo iniziò a camminare.
“Allora andiamo a vedere.”
Un attimo dopo
erano davanti al tabellone. Mai e Hideto erano
muti. Kenzo sembrava dispiaciuto.
“Mai,
Hideto… a
quanto pare siete finiti uno contro l’altro.”
Hideto
sembrava
contrariato. “Io e Mai dobbiamo sfidarci? Doveva essere lo
scontro della
finale.”
Il ragazzo
sbuffò. “A quanto pare gli è andata
un’altra volta bene al nostro amico…”
Mai
girò la
testa di lato infastidita. “Amico neppure un
po’…”
A quel punto
Hideto si voltò verso di Mai allungando la mano.
“A
quanto pare
solo uno di noi arriverà in finale. Vinca il
migliore.”
Mai sorrise e
gli strinse la mano. “Vinca il migliore.”
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Hideto era
posato ad uno dei muri esterni dell’edificio, le mani in
tasca, e guardava
senza prestare molta attenzione ciò che gli stava davanti.
La sconfitta gli
bruciava ancora. Ok, perdere con Mai era meglio che con quello
sbruffone, ma
era pur sempre perdere. Sorridendo, però, penso che, forse,
era successo anche
perché Mai era stata fin dall’inizio molto
più motivata. Il suo obiettivo era
fargliela pagare allo sbruffone e non si sarebbe fermata davanti a
nulla.
Avrebbe voluto che Kenzo fosse lì a cercarlo di tirare su di
morale, ma era
rimasto a vedere come finiva l’incontro dello sbruffone.
Hideto sorrise.
Sperava che, per ironia della sorte, quel tipo non perdesse, sfuggendo
così a
Mai…
“Spero
che non
te la sia presa…”
Hideto si
voltò,
vagamente colto alla sprovvista, e vide Mai. La ragazza lo guardava in
attesa
di una risposta.
“Tranquilla.
Una sconfitta è una sconfitta… sarà
per la prossima volta. Comunque volevo
farti i miei complimenti. Hai fatto un duello spettacolare.”
Mai
voltò
leggermente la testa verso il basso e sorrise. “Grazie. Ma
anche tu sei stato
bravo…”
Hideto si
staccò dal muro mettendosi di fronte a Mai.
“Ma
stavolta
non è stato sufficiente. In ogni caso tu eri la
più motivata. Sei la nostra
rappresentante adesso. Duella anche al posto nostro.”
Mai lo
guardò
sorridendo risoluta. “Puoi contarci.” Poi si
voltò verso il cielo. “Questo
duello sarà per te Dan. Non
permetterò che lui possa parlare male di te. Lo
batterò a nome tuo e degli
altri, anche di Yuuki. Vincerò Dan. Questa è una
promessa.”
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L’aria
della
stanza vibrava, carica di tensione. Quasi tutti i concorrenti erano
ammassati
attorno a due soli banchetti, quelli su cui si sarebbe tenuto il duello
finale.
Attorno ad essi, c’erano due metri di spazio che un uomo del
torneo aveva
creato. Teneva un microfono in mano. Era emozionato. Annunciare un
duello con
un Maestro della Luce… certo, non erano certo persone molto
stimate, ma pur
sempre fortissimi duellanti.
“Eccoci
finalmente al momento più atteso di tutti! La finale!
Davanti a me sta per
tenersi il duello che vedrà scontrarsi una ragazza la cui
fama è controversa,
una dei Maestri della Luce passati da eroi, a coloro che hanno impedito
che i
problemi della Terra fossero eliminati e il duellante che si vuole
imporre come
il più forte di tutti, Shiro! Uno scontro entusiasmante ed
imperdibile quindi e
presentati dalla mia modesta persona! Allora diamo inizio! Duellanti ai
vostri
posti!”
Hideto e
Kenzo,
seppur infastiditi dalle parole usate dal presentatore, si trovavano in
un
posto perfetto per assistere ad entrambi i duelli, anche se, ad
entrambi, era
passato nella mente che il posto migliore sarebbe stato quello del
finalista.
Prima che i due sfidanti si sedessero, Hideto si chinò verso
Kenzo.
“Lasciando
perdere i contenuti… Sbaglio o è una
presentazione stile Galaxy?”
Kenzo
ridacchiò. “Ci stavo pensando anche io.”
In quel
momento,
Mai si fece largo tra gli altri ragazzi e si sedette al suo posto,
tirando
fuori il mazzo di carte. Subito dopo, Shiro avanzò tra gli
altri partecipanti dandosi
arie da super star. Infatti, arrivato davanti alla sedia, si era
voltato verso
gli altri ragazzi, alzando le braccia verso l’alto.
“Ammirate
il
futuro vincitore di questo torneo! L’unico, inimitabile ed
imbattibile Shiro!”
Nella stanza
si
sentirono alcuni applausi e grida di incoraggiamento, che ben presto si
capirono provenire dal gruppo dei suoi fedelissimi. Il resto dei
concorrenti lo
guardava o con un’espressione di perplessità o con
un’espressione di chi è
sull’orlo di scoppiare in una risata. Mai non
batté ciglio, ma gli lanciò uno
sguardo gelido in cui c’era tutto il suo disprezzo. Hideto e
Kenzo invece
trattennero a stento le risate e si tirarono una gomitata di
complicità. Anche
il responsabile-presentatore lo guardava piuttosto perplesso, ma anche
infastidito dalla sua arroganza. A quel punto erano quasi meglio i
Maestri
della Luce… Quando vide che il ragazzo, invece di sedersi,
continuava a fare il
gradasso, si avvicinò e con decisione lo obbligò
a sedersi, lanciandogli
un’occhiata piuttosto eloquente. Non voleva certo restare
lì fino a sera, aveva
anche lui una vita privata… Lo sbruffone sbuffando si
sedette, ma prima di
tirare fuori il mazzo si voltò ancora una volta verso il suo
“pubblico”. Il
responsabile si mise una mano sulla fronte disperato, ma poi
sospirò e cercò di
tornare a sorridere.
“Forse
finalmente si potrà continuare. Duellanti, pronti ad
iniziare.”
Salve a tutti! ^-^ Lo so,
ora mi starete
chiedendo: e i duelli?!? ^-^’ Però io
l’altra volta avevo detto che c’era il
torneo… e i duelli in questo capitolo non ci stavano proprio
per problemi di spazio. Intanto, però,
abbiamo scoperto chi è che ha fatto arrabbiare la nostra
Mai… io non vorrai
trovarmela davanti! XD Comunque, e questa è una promessa, la
prossima volta ci
sono veramente i duelli (e sono due… uno lo sapete: Mai
contro Shiro, e l’altro?
Beh, lo scoprirete!), che ovviamente saranno quelli classici, niente
terreni di
gioco, purtroppo. Ma più avanti ci saranno anche quelli.
Detto questo i
soliti e dovuti ringraziamenti a chicca12lovestory, Lacus Clyne
e ShawnSpenstar che hanno recensito anche lo scorso capitolo e hanno
inserito
la storia nelle preferite! ^-^
Il nome
dell’avversario di Mai è, come sempre, uno dei
primi che ho trovato.
Detto questo, vi
saluto. Non vi assicuro che aggiornerò proprio
martedì, ma
farò il possibile.
Grazie ancora,
anche a chi solo legge. Alla prossima, Hikari
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Yuuki era seduto su una delle
poltroncine nel bungalow del giardino di Elisabeth. Aiuole piene di
fiori lo circondavano e un mazzo di rose era stato messo dalla ragazza
sul tavolino. Erano ormai tre settimane che faceva riabilitazione. Si
stava riprendendo velocemente. Il suo voltò si
incupì. Era dentro di lui che non andava. Il sogno di
Kajitsu, ora che era lontano, gli faceva tornare i rimorsi e i sensi di
colpa per non essere riuscito a fare nulla per salvarla e ancora meno
per far sapere la verità a tutti. Anche lui e Dan avevano
fallito. Strinse i pugni. Forse il Re del Mondo Altrove aveva avuto
ragione: forse il suo destino era veramente quello della disperazione e
del rancore, della solitudine e dello sconforto... forse ne sarebbe
stato veramente consumato. In quel momento, si accorse di Elisabeth
davanti a lui. La ragazza si sedette guardandolo preoccupato.
“Yuuki, va tutto
bene?”
Yuuki annuì scacciando
quei pensieri. “Sì, non ti preoccupare.”
Elisabeth non ne era convinta, ma
lasciò perdere. Era un’altra la cosa che voleva
chiedergli.
“Senti, sei sicuro che
non vuoi chiamare i tuoi amici? Saranno contenti di
rivederti.”
Yuuki scosse la testa.
“È meglio così. Ne sono
convinto.”
Elisabeth lo guardò
offesa. Perché quel ragazzo doveva essere così
testardo? Ma lei non si sarebbe arresa: no, signore. La ragazza
tirò fuori un mazzo di carte.
“Allora ti sfido. E se
vinco, si fa come dico io.”
Yuuki sorrise divertito.
“Sicura di poter vincere? Non dicevi di non essere
esperta?”
Elisabeth lo guardò in
segno di sfida. “Tu non te ne preoccupare. O devo credere che
il Guerriero Bianco ha paura di perdere?”
I due si guardarono. Yuuki, alla
fine, preso il mazzo di carte che aveva posato sul tavolino. Lo teneva
sempre con sé. Era da tanto che non faceva un duello.
Iniziò a mescolare, mentre Elisabeth iniziava a fare lo
stesso soddisfatta. Elisabeth assomigliava un po’ a Kajitsu.
Aveva quasi la stessa premura nei suoi confronti.
“D’accordo.
Accetto la sfida. Ma poi non dire che non ti avevo avvisata.”
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Mai e lo sbruffone cominciarono a
mescolare i propri mazzi. I lineamenti del volto di Mai tradivano la
rabbia trattenuta dentro. Shiro, invece, si comportava come se ogni sua
azione fosse straordinaria ed imperdibile. Mai ne fu quasi disgustata e
si chiese come avesse potuto un ragazzo simile battere Kenzo e
paragonarsi a Dan, non avendo neppure una briciola del suo carattere.
Dan non si sarebbe mai comportato il quel modo.
“Allora Mai Shinomiya,
come ci si sente ad avere davanti il duellante più forte di
tutti? Ad avere l’occasione di sfidarlo?”
Mai lo fissò,
continuando a mescolare le carte e cercando di trasmettergli con lo
sguardo tutto il suo disprezzo e il suo odio. Mai pensò che
le parole del ragazzo dimostravano perfettamente quanto fosse pieno di
sé e quanto fosse vera l’opinione che aveva di
lui. Peccato che non si rendesse conto di quanto fosse ridicolo e
presuntuoso…
“Se lo avessi davanti,
te lo saprei dire. Ma sono desolata: non è qui.”
Shiro la guardò,
sorridendo da gradasso. “Come siamo velenosi. Parole simili
non si adattano ad una ragazza carina come te, anche se sei una Maestra
della Luce.”
Mai gli passò il suo
mazzo e prese il suo con un gesto brusco della mano. Ogni parola che
diceva, sembrava detta apposta per aumentare la voglia di annientarlo
durante il duello. Sembrava che essere Maestro della Luce fosse una
malattia ai suoi occhi.
“Oh, ti accorgerai ben
presto che mi si addicono perfettamente… lo sai, spesso le
apparenze ingannano. Dopotutto sono una di quei Maestri della
Luce… In ogni caso era la risposta più gentile
che mi era venuta in mente e non pensare di addolcirmi con i tuoi
insulsi complimenti.”
Il ragazzo prese il mazzo di Mai,
cercando di trattenere la rabbia che le sue parole gli stavano facendo
nascere.
“Allora, carina, mi sa
che devi rivedere il significato della parola gentile e sapere che non
si rifiuta mai nessun complimento.”
“Stai tranquillo. Il
significato che ora ho impresso nella mente è perfetto per
uno come te. E ti renderai subito conto che non sarà
dimostrato solo dalle mie parole. E non sono solita accettare i
complimenti detti da quelli che li uniscono alle offese.”
“Peccato che tu abbia
una così cattiva opinione di me. Sono certo che conoscendomi
mi apprezzeresti.”
Mai posò, sul lato del
banchetto dalla parte di Shiro, il mazzo del ragazzo sorridendo
sarcastica.
“Temo che tu ti stia
sopravvalutando. Sono certa che conoscendoti l’opinione che
ho su di te non potrebbe che peggiorare. Come penso che la tua su noi
Maestri della Luce non possa migliorare.”
Shiro sbuffò e la
guardò duro e rabbioso, posando il mazzo di Mai.
“Ok, adesso basta Shinomiya. Ho cercato di essere gentile, ma
vedo che con te non serve. Dovevo aspettarmelo da una come te. Le tv
avevano ragione. Non credere che avrai alcuna pietà da parte
mia.”
Mai ricambiò lo
sguardo fermamente e senza indugi, posizionando il proprio mazzo sul
terreno.
“È proprio
quello che volevo, perché tu non ne avrai da parte mia. Ah,
e un’altra cosa. Ho tenuto in serbo per questo duello una
carta speciale del mio mazzo. Con quella ti darò il colpo di
grazia.”
“Pensi di farmi paura
Mai Shinomiya? Non temo uno degli amici di Bashin e neppure una che
basa la sua forza sulla fama che si era fatta come Maestra della
Luce.”
Mai prese le prime quattro carte
del suo mazzo. “Scoprirai a tue spese che non sono solo voci.
Vedrai una Mai che ormai da tempo nessuno più
vedeva.”
La voce del presentatore
interruppe il loro scambio di parole. Meglio non esagerare,
pensò… non voleva essere certo arrestato per
accusa di lasciar diffondere le idee dei Maestri della Luce…
“A quanto pare
l’aria è infuocata! Sarà un incontro
entusiasmante! Duellanti iniziate ad evocare i vostri spirits. Che il
duello abbia inizio!”
Entrambi presero le prime quattro
carte del proprio mazzo. Shiro sorrise soddisfatto delle carte che
aveva pescato, più che mai convinto della vittoria. Sarebbe
stato lui a far rimpiangere quelle parole a Mai. A fare la prima mossa
fu proprio la ragazza.
(TURNO 1)
“Inizio io. Fase
Iniziale. Fase di Acquisizione.”
Mai acquisì una quinta
carta dal mazzo e la aggiunse con un gesto rapido della mano alle
quattro carte che aveva già pescato*. Nel farlo chiuse gli
occhi. La sentiva di nuovo, sentiva di nuovo quell’energia
dentro di lei: quella di quando duellava a Gran RoRo e nel futuro, quel
fuoco che sul campo da gioco le bruciava dentro. Aveva
veramente l’impressione di trovarsi lì. Le
sembrava di indossare l’uniforme di battaglia che aveva usato
nel futuro, con cui lì aveva duellato. Attorno a lei la
stanza non c’era più. Sentiva il duro metallo
sotto ai piedi, l’aria del terreno che le sfiorava il volto.
Mai sorrise impercettibilmente. Avrebbe vinto: non poteva perdere.
Aprì di scatto gli occhi.
“Fase Principale: evoco
Balam, Guerriero
delle Tenebre di livello 1.”
In un istante, Mai
posizionò la carta sul terreno di gioco spostando sopra di
essa l’unico nucleo rimastole dopo averne pagato il costo. La
ragazza riuscì a vederlo, davanti a lei, pronto a lottare. Mai
alzò lo sguardo, sfidando con esso il proprio avversario.
“Prego, a te la
mossa.”
(TURNO 2)
Shiro sorrise con sufficienza,
dando l’impressione di essere deluso.
“Mi sarei aspettato
qualcosa di più da te, Maestra della Luce. In ogni
caso… Fase Iniziale, Fase dei Nuclei.”
Il ragazzo spostò un
quinto nucleo nella sua Riserva. Sorrise sicuro di sé:
sarebbe stato ancora più facile di quanto credeva.
“Ora ti faccio vedere
io di che cosa è capace un grande duellante. Fase di
Acquisizione.”
Mai non sembrò
preoccuparsi delle sue parole e il ragazzo, come Mai prima di lui,
aggiunse una quinta carta alla mano*.
“Benissimo, Fase
Principale: evoco Automa
di Pietra di livello 2. Fase di Attacco: vai Automa di Pietra
attacca.”
Il ragazzo ruotò la
carta in orizzontale. Mai se lo aspettava e non esitò un
attimo a prendere la sua decisione.
“Ne rispondo con la
vita.”
Shiro sogghignò.
“Quella non sarà l’unica tua perdita.
Attivo l’effetto Sgretola di Automa di Pietra:
perdi un numero di carte pari al livello del mio spirit. Dì
addio a due carte del tuo mazzo.”
Mai non fece una piega:
spostò un nucleo dalle Vite alla Riserva e spostò
le prime due carte del suo Mazzo negli Scarti: Energia Big Bang e Strega Malefica.
Spostando il nucleo si vide avvolta da un guscio luminoso blu:
credette quasi di sentire il colpo dove c’era la sua uniforme.
Sorrise: ogni Vita che perdeva la avvicinava un passo di più
alla vittoria.
“Il mio turno termina
qui. Voglio proprio vedere cosa farai ora, Shinomiya.”
(TURNO 3)
Mai assunse
un’espressione decisa. “Lo vedrai subito. Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di
Recupero.”
Mai eseguì tutte le
azioni una dopo l’altra. Aveva aggiunto un’altra
carta alla sua mano* e nella sua Riserva c’erano cinque
nuclei, pronti ad essere usati. Mai non ebbe un attimo di indecisione.
“Fase Principale: evoco
Rotosauro di primo
livello ed elevo Balam
al livello 3. E ora, Fase di Attacco: Balam, Guerriero delle
Tenebre colpisci!”
Mai ruotò la carta
senza distogliere lo sguardo dal suo avversario. Quest’ultimo
rifletté per un secondo prima di spostare un nucleo delle
sue Vite nella Riserva.
“Rispondo al tuo
attacco con la Vita. Sarai soddisfatta, immagino.”
Mai si posò allo
schienale della sedia sorridendo con freddezza. “È
solo l’inizio. Termino il mio turno.”
(TURNO 4)
Shiro guardò Mai con
un’espressione sicura e sarcastica. La sua mano
già sopra il contenitore dei Nuclei.
“Che paura…
Fase Iniziale. Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Il ragazzo osservò la
carta che la sorte gli aveva permesso di pescare*: una magia. Ottimo:
sarebbe stato pronto ad ogni mossa della sua avversaria.
“E ora Fase di
Recupero: Automa
di Pietra torna pronto alla battaglia. Fase Principale:
evoco Muro Vivente
di livello 1 ed elevo Automa di Pietra al
livello 3. Quindi… miei due spirits: attaccate!”
Il ragazzo ruotò
velocemente entrambe le due carte. “Cosa fai ora, Shinomiya?
Ah, ovviamente attivo l’effetto Sgretola
di Automa di Pietra:
perciò perdi altre tre carte.”
Come già prima, Mai
spostò le carte senza battere ciglio: Ciclone Fiammeggiante, Ashtal e Sarcofago Trafitto si
aggiunsero alle altre nei suoi scarti. Dopodiché Mai rispose
ai due attacchi.
“Blocco
l’attacco di Muro
Vivente con Rotosauro
e rispondo all’altro con la Vita.”
Il piccolo drago aveva PB
inferiori e Mai lo spostò, subito dopo aver bloccato, negli
scarti. Poi spostò un secondo nucleo dalle Vite. Il suo
avversario intanto gongolava.
“Termino il mio turno.
Siamo un po’ in difficoltà, eh, Maestra della
Luce? Sorpresa dalla mia bravura?”
(TURNO 5)
Mai sorrise sarcastica.
“Se è tutto qui quello di cui sei capace, ne hai
ancora di strada da fare: così non raggiungerai mai il
livello di Dan.”
Prima che Shiro potesse
replicare, Mai aggiunse un nucleo alla sua Riserva.
“Fase Iniziale, Fase
dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero: il mio Balam torna
pronto all’attacco.”
A quel punto, Mai tirò
fuori dalle carte che aveva in mano quella che aveva appena pescato,
posizionandola sul terreno.
“Fase Principale: evoco
Drago della Pioggia di
livello 1 e abbasso Balam
al primo livello. Quindi, attivo il nexus Tempio
a Piramide.”
Mai lo sentì, il
rumore della piramide che emergeva dalla roccia e che si stagliava in
tutta la sua bellezza dietro le sue spalle, irradiandola di luce rossa,
la luce di Dan: alla fine era stato lui a tingerla dei suoi colori.
Davanti vedeva i suoi spirit scalpitare. Quello era solo
l’inizio. Mai abbassò le carte,
senza che il suo sguardo tradisse alcun turbamento.
“E con questo concludo:
prego, a te la mossa.”
Il ragazzo non riuscì
a non ridacchiare. “A quanto pare abbiamo paura di attaccare.
Ti capisco: ormai di restano solo tre vite. Troppo rischioso,
eh?”
Mai lo guardò
vagamente divertita: come era ingenuo… “Non
è ancora arrivato il momento.”
(TURNO 6)
Shiro non sembrò
minimamente preoccuparsi della sottile minaccia di Mai: lentamente
l’avrebbe sconfitta. Ora toccava di nuovo a lui.
“Come credi…
Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di
Recupero: entrambi i miei spirit si disimpegnano.”
Il ragazzo tornò a
ruotare le due carte spirits sul suo Terreno di gioco. Poi, con un
sorrisetto perfido, prese la carta che aveva appena pescato
dondolandola davanti al proprio volto prima di posarla sul Terreno*.
“Ora è
arrivato il momento di fare sul serio. Fase Principale: attivo il nexus
Duello ad Armi Pari
e lo porto al secondo livello, abbassando al secondo
livello Automa di
Pietra. Quindi Fase di Attacco: sferro un attacco multiplo
con entrambi i miei spirit.”
Mai sembrò soppesare
per un istante la situazione prima di prendere la propria decisione.
“Blocco
l’attacco di Automa
di Pietra con Balam,
Guerriero delle Tenebre e rispondo all’altro
con la Vita.”
La ragazza spostò un
nucleo nella Riserva dalle Vite, in questo modo ridotte a due, e il
proprio spirit negli Scarti, distrutto dopo il blocco. Un ghigno di
soddisfazione percorse il volto del suo avversario.
“Non dimenticarti
dell’effetto dei miei spirit: Sgretola ti
toglie due carte, più altre tre carte per effetto del nexus
e grazie a Duello
ad Armi Pari posso attivare l’effetto di Muro Vivente e
toglierti così altre due carte.”
Mai lo fissò per un
attimo con uno sguardo irremovibile e spostò le carte senza
distogliere gli occhi dal suo avversario: Ankillersauro,
Tempio Diroccato,
Drago della Pioggia,
Balam, Guerriero
delle Tenebre, un altro Tempio Diroccato,
Schelevipera
e Balmung, Dragone Rigenerato.
Il numero delle carte del mazzo di Mai diminuivano sempre
più, con malcelata soddisfazione del suo avversario, il cui
volto manifestava la sua sempre più grande certezza di
vincere. In fondo, però, si vedeva anche il fastidio di non
riuscire a scorgere sul volto di Mai la più piccola
preoccupazione: la stessa espressione sicura e decisa continuava a
persistere sul suo viso nonostante ogni suo attacco e il suo evidente
svantaggio.
“Con questo concludo il
mio turno. Attivo quindi l’effetto di Duello ad Armi Pari:
il mio Automa di
Pietra recupera. Ora voglio proprio vedere che cosa farai
per impedire di perdere al mio prossimo turno, Shinomiya.”
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Yuuki prese il proprio mazzo che
Elisabeth gli porgeva e lo posizionò sul campo da gioco.
Sentiva un’emozione strana, ora che stava per iniziare quel
duello. Era il primo duello di Battle Spirits che faceva dal giorno in
cui aveva rischiato di morire ed era entrato in coma, più di
un anno prima. Da quanto tempo non usava quelle carte;
l’ultima volta aveva duellato con Dan, uno o due giorni prima
di quel fatidico giorno. La ragazza posizionò, come il
ragazzo, il mazzo e nel farlo si accorse che Yuuki aveva posato in
disparte due carte. Lo guardò interrogativa.
“Sono Hououga, Fenice Implacabile e
Ragna-Rock, Cavaliere Signore del Fato.”
Elisabeth sgranò gli
occhi per la sorpresa. “Ma perché non le
usi?”
Yuuki prese le prime quattro
carte del mazzo.
“Non le voglio
più usare per combattere. Ad esse sono legate dei ricordi
che sbiadirebbero usandole in duello.”
Elisabeth non replicò
e rimase muta a fissarlo, venendo colta di sorpresa dalla domanda
successiva del ragazzo.
“Chi inizia?”
Elisabeth si riscosse.
“Che cosa? Chi inizia? Beh, ti ho sfidato io, inizio io: va
bene?”
Yuuki non rispose e si
limitò ad annuire. A quel punto Elisabeth prese le prime
quattro carte. Era eccitata ed emozionata: era il primo e vero duello
che faceva con Yuuki, con uno sfidante che le avrebbe dato filo da
torcere e che molto probabilmente, se non sicuramente,
l’avrebbe sconfitta. Ma non poteva arrendersi per questo:
avrebbe lottato e fino alla fine.
(TURNO 1)
Elisabeth deglutì e
prese un respiro. “Benissimo. Fase Iniziale e Fase di
Acquisizione.”
Elisabeth guardò e
aggiunse alla mano la carta che aveva pescato**: poteva tornarle utile.
Ora, però, sapeva già la mossa che avrebbe fatto.
“Fase Principale:
attivo il nexus Frutti
dell’Albero della Saggezza al primo livello e
concludo il mio turno.”
(TURNO 2)
Yuuki rimase immobile, come se
non avesse sentito le parole della ragazza. Il suo sguardo fissava la
carta che Elisabeth aveva appena posizionato. Frutti dell’Albero
della Saggezza… la carta che Kajitsu usava
sempre, la carta che anche lui aveva utilizzato quando aveva combattuto
insieme a lei contro Chlothar. Per un istante ebbe
l’impressione di vedere Kajitsu al posto di Elisabeth, come
quando erano bambini e lui le insegnava a duellare…
Kajitsu fissò
attentamente le carte che aveva in mano, con un’espressione
così concentrata da sembrare buffa. Poi
l’espressione del suo volto si distese; sorridendo
soddisfatta posò delicatamente una carta sul campo da gioco
e, nel farlo, il suo sguardo cercò quello del fratello.
“Attivo…
Frutti dell’Albero della Saggezza.”
La bambina aveva messo tutto il
suo impegno per pronunciare correttamente il lungo nome del nexus. Il
ragazzino di fronte a lei sorrise.
“Ottima mossa, brava
sorellina.”
Il volto della bambina venne
illuminato da un sorriso felice.
“Grazie…”
“Yuuki…”
A quella voce il ragazzo si
riscosse dai propri ricordi che si dissolsero davanti ai suoi occhi. Di
fronte a lui, l’immagine sorridente della piccola Kajitsu
venne sostituita dal volto preoccupato di Elisabeth.
“Yuuki, ti senti
bene?”
Yuuki chiuse gli occhi per un
attimo per riacquistare il controllo della situazione, cercando subito
dopo di sorridere per rassicurare la ragazza.
“Sì, sto
bene. Non preoccuparti. È solo che quella carta mi ha
riportato alla mente dei ricordi, la usava sempre
Kajitsu…”
Elisabeth non rispose, sentendosi
un po’ in colpa per aver usato quella carta: avrebbe voluto
tirarlo su di morale e invece stava ottenendo il risultato contrario. A
quel punto Yuuki riprese il duello.
“Fase Iniziale, Fase
dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Dopo aver messo tra le altre la
carta appena pescata**, ne prese altre due posizionandole con un gesto
sul terreno.
“Fase Principale: evoco
Guerriero Calibro e
Supremo Gugnir entrambi
al livello 1. Quindi Fase di Attacco: attacco con entrambi i miei
spirit.”
Il ragazzo spostò
orizzontalmente le due carte. Elisabeth, turbata da prima e sorpresa
del fatto che Yuuki le avesse già sferrato un attacco
così deciso, esitò un attimo prima di spostare la
mano sulle proprie Vite.
“Rispondo ad entrambi
gli attacchi con la Vita. Grazie all’effetto del mio nexus,
ottengo altri due nuclei nella mia Riserva.”
Yuuki si posò sullo
schienale della sedia. “Termino il mio turno.”
(TURNO 3)
Elisabeth era confusa. Yuuki le
aveva fatto capire che non sarebbe andato piano con lei solo
perché era alle prime armi. Senza contare che provava una
strana sensazione ad usare carte che sapeva avrebbero ricordato a Yuuki
la sorella Kajitsu. Ma non poteva darsi per vinta.
“Tocca a me: Fase
Principale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione; quindi Fase di
Recupero e Fase Principale.”
La mano di Elisabeth
esitò un attimo sulla carta che aveva appena pescato**,
incerta se evocare lo spirit oppure no. Alla fine prese le due carte
spirits che già aveva in mano.
“Evoco Spirit Tanya al
primo livello e Gremly
al terzo. Quindi elevo Frutti dell’Albero della
Saggezza al livello 2…”
La usava sempre Kajitsu… Le parole
pronunciate da Yuuki un attimo prima le risuonarono nella mente. La
mano le tremò e la convinzione di star sbagliando
completamente nel suo tentativo di risollevare Yuuki la fece esitare.
Chiuse gli occhi scuotendo la testa: doveva rimanere concentrata.
“Io… Fase di
Attacco: Gremly attacca.”
Yuuki la fissò per un
attimo, cercando di capire a che cosa stesse pensando. Poi
spostò la mano sulle proprie Vite, spostandone un nucleo
nella Riserva.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Elisabeth non riuscì a
non sorridere vedendo il proprio attacco andare a buon fine. Per un
attimo fu quasi tentata di attaccare di nuovo, ma alla fine
preferì non rischiare.
“Termino il mio turno.
Per l’effetto di secondo livello di Frutti dell’Albero
della Saggezza, Gremly
recupera.”
(TURNO 4)
Yuuki posò sul tavolo
la mano con cui teneva le carte.
“Come mai hai deciso di
non attaccare anche con Spirit
Tanya? Io non avevo spirit con cui bloccare e alla fine il
tuo spirit avrebbe recuperato.”
Elisabeth sorrise alzando le
spalle. “Ho preferito non rischiare…
chissà, magari avresti potuto usare una qualche magia per
mettermi in svantaggio fin da subito.”
Yuuki sorrise divertito.
“Pensi che sia così cattivo?”
Elisabeth lo guardò,
puntandogli un dito accusatore. “Non mi sembra che tu abbia
cominciato piano il primo turno! E poi non preoccuparti,
avrò tempo i prossimi turni per attaccare di nuovo le tue
Vite.”
Yuuki risollevò le
carte. “Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Mentre pescava la carta**, Yuuki
guardò Elisabeth.
“Hai cominciato bene
per essere alle prime armi, ma ricorda: in Battle Spirit ogni turno,
anche il primo, può poi decretare la tua sconfitta o la tua
vittoria. Fase di Recupero e Fase Principale: elevo entrambi i miei
spirit al secondo livello. A te la mossa.”
(TURNO 5)
Elisabeth sembrò
riflettere per un attimo sulle parole di Yuuki e sul significato di
quello che lui aveva fatto nel turno appena concluso. Mentalmente si
ammonì di continuare ad impegnarsi: avrebbe dimostrato a
Yuuki di essere una brava duellante.
“Fase Iniziale, Fase
dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Elisabeth aggiunse la carta magia
che aveva appena pescato alla mano**. Dopodiché
spostò i nuclei dagli Scarti nella Riserva e prese lo spirit
che già prima avrebbe voluto evocare.
“Fase di Recupero e
Fase Principale: evoco uno dei miei spirits preferiti, Angelia della Luce
di livello 2. Per effetto dell’evocazione di Angelia della Luce scopro
un numero di carte pari al numero di Simboli gialli presenti sul mio
Terreno. Se tra esse c’è una magia,
potrò tenerla in mano. In tutto sono tre.”
Elisabeth non attese risposta e
prese le prime tre carte e le voltò in modo che anche Yuuki
potesse vederle: Pozione
Reale, Puntale
Lamato e Affaticamento.
La ragazza rifletté un attimo e alla fine aggiunse alla mano
la terza carta che aveva scoperto. A quel punto posizionò in
cima al mazzo le altre due, lasciando come prima carta la magia.
Elisabeth alzò lo
sguardo e incrociò quello di Yuuki e si accorse che sembrava
star riflettendo sulle carte che avevano appena mostrato. Sarebbe
dovuta stare più attenta: quella mossa non aveva
avvantaggiato solo lei. Doveva stare attenta: era certa che Yuuki
stesse già progettando una strategia che tenesse conto anche
delle carte che lei avrebbe pescato. La ragazza abbassò lo
sguardo per osservare il Terreno di gioco. Valeva la pena rischiare un
attacco? Riflettendo, tutti i suoi spirits, esclusa Angelia della Luce,
erano più deboli… Improvvisamente le
tornò in mente l’effetto di Supremo Gugnir:
se anche attaccava, Yuuki avrebbe potuto bloccare rimandandole in mano Spirit Tanya e
lasciandola in svantaggio. Se si era accorta lei di quel particolare, a
Yuuki non era sfuggito di sicuro. Elisabeth si posò alla
sedia.
“Termino il mio
turno.”
(TURNO 6)
Yuuki non perse tempo.
“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Il ragazzo aggiunse la carta che
aveva appena pescato alla sua mano**. Subito dopo, avvicinò
la mano agli spirits sul Terreno.
“Passo direttamente
alla Fase di Attacco: Supremo
Gugnir attacca.”
Elisabeth decise che la cosa
migliore da fare fosse sfruttare l’effetto di Frutti dell’Albero
della Saggezza, in modo da accumulare nuclei per qualsiasi
mossa futura.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
La ragazza spostò il
nucleo della Vita nella Riserva e ve ne aggiunse un altro, preso dal
contenitore. Yuuki a quel punto posò il braccio sul tavolo:
Elisabeth si stava dimostrando una duellante piuttosto brava. Voleva
proprio vedere come avrebbe proseguito.
“Termino il mio turno.
Tocca a te Elisabeth.”
(TURNO 7)
Elisabeth prese un respiro,
guardando decisa le carte che aveva in mano. Non poteva continuare ad
aspettare più turni passavano, più carte utili
sarebbero state pescate da Yuuki. Prima che fosse tardi, era arrivato
il momento di agire: aveva tutte le carte necessarie per farlo.
“Molto bene. Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione.”
Elisabeth aggiunse la carta alla
mano, sapendo bene quale fosse**. Subito dopo ne prese
un’altra posizionandola sul Terreno.
“Evoco Amenborg di
livello 2. Quindi, utilizzo la carta magia Astro della
Velocità, abbassando Amenborg al primo livello e Gremly al
secondo. Durante questo turno, ogni volta che infliggerò
danno alle tue Vite, otterrò due nuclei nella mia
Riserva.”
Yuuki sorrise: a quanto pare
Elisabeth stava per passare al contrattacco. Doveva tenersi pronto.
Elisabeth spostò la mano su Angelia della Luce.
“Comincia la mia Fase
di Attacco: Angelia
della Luce attacca.”
Yuuki non esitò
neppure un attimo e, impassibile, avvicinò la mano alle Vite.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Elisabeth sorrise soddisfatta
mentre spostava due nuclei nella Riserva. Subito dopo la sua mano si
spostò su un altro spirit, spostandolo in orizzontale.
“Attacco con Amenborg.
Azione Lampo: utilizzo la carta magia Affaticamento:
impegni tanti spirits quanti solo quelli miei impegnati. Guerriero Calibro viene
impegnato.”
Yuuki non replicò e
impegnò anche il suo unico spirit che avrebbe potuto
bloccare. Subito dopo tornò a spostare un nucleo dalle Vite.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Elisabeth attese solo un attimo
prima di spostare in orizzontale un terzo spirits. Poteva vincere:
aveva in mano anche Pozione
Reale. Sì, doveva esserne convinta.
“Attacco con Gremly!”
Yuuki prese tranquillamente una
carta dalla propria mano, voltandola verso Elisabeth.
“Azione Lampo: utilizzo
la carta magia Cortina
Nebulosa. Durante questo turno Gremly non
potrà infliggere danni alle mie Vite.”
Elisabeth sbuffò: lo
sapeva che Yuuki non si sarebbe fatto battere così
facilmente. Ma non poteva arrendersi.
“Va bene…
allora attacco con Spirit
Tanya e utilizzo l’Azione Lampo.”
Elisabeth guardò con
determinazione Yuuki e voltò verso di lui la carta che,
dall’inizio del Turno, teneva pronta per essere usata.
“Utilizzo la carta
magia Pozione Reale:
Amenborg e
Gremly recuperano.”
Mentre Elisabeth spostava in
verticale i due spirits, Yuuki spostò un terzo nucleo dalle
Vite nella Riserva.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Elisabeth lo guardò
trionfante. A Yuuki rimaneva una sola Vita. Poteva vincere. Sorridendo
posò la mano su Amenborg.
“Attacco
un’altra volta con Amenborg che colpisce la tua ultima Vita,
Yuuki.”
Yuuki sorrise divertito: lo aveva
immaginato. Elisabeth era stata un po’ ingenua a pensare che
lui non fosse pronto a difendersi… Con un gesto sicuro,
Yuuki prese una carta dalla mano.
“Azione Lampo: utilizzo
la carta magia Potente
Elisir pagando il costo anche da Supremo Gugnir.
Grazie al suo effetto, spostò due nuclei dalla Riserva alle
mie Vite.”
Elisabeth rimase a bocca aperta,
sorpresa dal vedere che Yuuki aveva avuto in mano anche quella carta.
Il ragazzo spostò quindi due Nuclei e, subito dopo, ne
rispostò uno dei due alla Riserva.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Elisabeth sbuffò.
“E per fortuna che non duellavi da molto
tempo…”
Yuuki sorrise. “Non
essere così negativa. Devo ammettere che in questo turno mi
hai messo in difficoltà. Ma dovresti saperlo… mai
cantare vittoria troppo presto.”
Elisabeth sorrise lanciandogli
uno sguardo di sfida. Non aveva nessuna intenzione di arrendersi.
“Grazie, comunque.
Termino il mio turno e, per effetto di Frutti dell’Albero
della Saggezza, i miei spirits recuperano.”
Anche il capitolo 5 è
concluso. ^-^ E finalmente sono iniziati i duelli da tanto voi attesi:
Mai Vs. Shiro e Yuuki Vs. Elisabeth… si accettano scommesse
su chi saranno i vincitori secondo voi! XD
A parte questo, diciamo che è un momento un po’
speciale: questi sono i primi duelli di questa serie!!! Siamo ansiosi
di sapere che cosa ne pensate (sia su come sono strutturati, sia su
come sono descritti)! :D Detto questo, avrete notato gli asterischi
sparsi per il capitolo… ebbene, per dimostrarvi che
“non c’è trucco non
c’è inganno”, trascrivo qui
sotto le carte che i vari duellanti hanno pescato nei rispettivi
turni… la trasparenza prima di tutto, senza togliere nulla
alla suspence! XD (ditemi se questa soluzione va bene…
dopotutto questo duelli sono le prime prove. Se preferite, dalla
prossima volta non scrivo le carte che pescano… o le scrivo
a duello concluso… ditemi voi.)
*(TURNO
1) Cattedrale
Purpurea, Rotosauro,
Danza Macabra,
Balam, Guerriero
delle Tenebre + Carta
in più
*(TURNO
2) Automa di Pietra,
Segugio Preistorico,
Martello Magico,
Aura Offensiva + Muro Vivente
*(TURNO
3) Tempio a Piramide
*(TURNO
4) Fuoco della Vittoria
*(TURNO
5) Drago della Pioggia
*(TURNO
6) Duello ad Armi
Pari
**(TURNO
1) Frutti
dell’Albero della Saggezza, Gremly, Spirit Tanya, Astro della
Velocità + Amenborg
**(TURNO
2) Guerriero
Calibro, Supremo
Gugnir, Sacro
Elisir (alias Pozione
della Salvezza), Nobiltà
d’Animo + Cortina Nebulosa
**(TURNO
3) Angelia della
Luce
**(TURNO
4) Bufera
Impenetrabile
**(TURNO
5) Inverti Mano
**(TURNO
6) Potente Elisir
**(TURNO
7) Pozione Reale
Ed ora, il prossimo
capitolo… fin da ora vi annuncio che questa settimana
potrebbe saltare l’aggiornamento del sabato. Non è
ancora sicuro, sicuro, ma nell’eventualità dovrete
aspettare martedì prossimo per sapere come si concluderanno
i duelli. Spero che non vi dispiaccia troppo e che avrete pazienza di
aspettare… senza contare che ormai siamo quasi alla fine di
questo Episodio 0: il prossimo, infatti, sarà il penultimo
capitolo. ^-^
E anche per questo devo fare un ringraziamento enorme ai “tre
moschettieri” (ops… due perché Lacus
vuole essere Milady… XD… o uno, se a chicca non
va bene essere un moschettiere…) che hanno recensito ogni
capitolo e inserito la storia nelle preferite: chicca12lovestory, Lacus
Clyne e ShawnSpenstar. Grazie, grazie, grazie! E grazie anche a chi solo legge, ci
mancherebbe…
Beh, con questo vi lascio.
Un saluto enorme a tutti. Alla prossima, Hikari (o
D’Artagnan… XD)
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Finale
del Torneo di Battle Spirits: si affrontano
Mai, con un mazzo viola e rosso, e Shiro, con un mazzo apparentemente
blu. Nel
corso dei turni Mai ha perso un totale di tre Vite, mentre Shiro ne ha
ancora
quattro. Dopo l’ultimo attacco del ragazzo, che a costretto
Mai a scartare
altre carte dal proprio mazzo (arrivando ad un totale di 12 carte
scartate),
sul Terreno della ragazza sono rimasti solo Drago della Pioggia e il
nexus
Tempio a Piramide. Ha ora inizio il settimo turno.
(TURNO
7)
Mai
non rispose alla provocazione del suo avversario. Se credeva che lei si
arrendesse, si sbagliava di grosso. Il momento del contrattacco sarebbe
presto
arrivato.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Mai
guardò la carta che la sorte le aveva fatto pescare*. Un
sorriso sicuro inarcò
le sue labbra: Shiro non sapeva ancora che cosa lo attendeva.
“Ed
ora, Fase Principale…”
Una luce viola
percorsa da fulmini
dorati l’avvolse. Ruotò su sé stessa
fino ad alzare la mano verso il cielo,
rivelando la carta che aveva in mano che sembrò essa stessa
provocare i fulmini
che la circondavano.
“…
Apriti terra, squarciati cielo… evoco Siegwurm,
Possente Dragone Imperatore del Tuono al livello
1.”
Il fragore dei
fulmini la circondò
fino a quando essi vennero spazzati via dal potente ruggito del drago
che aveva
evocato. Sentì i capelli agitati dallo spostamento
d’aria del ruggito e lo vide
passare accanto a lei,
quasi sfiorarla
con le sue ali squamose, prima di posizionarsi sul Terreno di gioco.
Sperò che
Dan potesse vederla. Mai
sorrise di nuovo. I preparativi per il suo show stavano iniziando.
“Quindi
elevo Drago della Pioggia al
terzo livello.”
Mai
spostò
un nucleo sullo spirits. Subito dopo le sue dita tornarono a sfiorare
le carte
che aveva in mano.
“A
questo
punto, elevo al secondo livello Tempio a Piramide ed
utilizzò la carta magia Carta
in Più. Acquisisco due carta dal mazzo e ne
scopro una terza: se è uno spirit rosso posso aggiungerlo
alla mia mano.”
Mai
eseguì
le sue mosse senza alcuna esitazione, spostando rapidamente i nuclei
usati per
pagare il costo della carta. Shiro la fissò cercando di
intuire che cosa
avrebbe pescato e di valutare come quelle carte avrebbero potuto
influire.
Aveva già capito che avrebbe dovuto fare attenzione allo
spirit che Mai aveva
appena giocato. Sicuramente era uno dei suoi spirit chiave: aveva visto
la sua
espressione sicura e si chiedeva se essa facesse parte di una qualche
strategia
precisa. Eliminare Siegwurm sarebbe
stato
sicuramente un duro colpo per lei. L’importante era non farsi
intimorire: Mai
aveva ancora solo due Vite. Doveva solo tenerla d’occhio.
Nel
frattempo, Mai aveva pescato le prime due carte del mazzo aggiungendole
alla
mano*. Subito dopo, aveva girato la terza carta: Rotosauro.
Shiro sbuffò: la solita fortuna sfacciata. Mai non
sembrò prestare attenzione alle
reazione dell’avversario.
“Con
questo
termino il mio Turno.”
(TURNO 8)
Shiro
ridacchiò divertito. Dopo tutta quella preparazione,
chissà cosa si era
aspettato. Era inutile che Mai evocasse i suoi spirits chiave, se poi
non li
usava: tanto meglio, sarebbe stato più facile per lui
vincere.
“Mi
aspettavo qualcosa di più. Comunque… Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Shiro era
più deciso che mai di concludere il prima possibile il
duello: avrebbe potuto
così dimostrare, definitivamente, la propria
superiorità. Il ragazzo aggiunse
alla mano la carta spirit appena pescata, ignorandola per il momento:
ci
sarebbe stata successivamente l’occasione giusta per
chiamarlo sul Terreno.*.
“Bene,
Fase
Principale: elevo Automa
di Pietra al terzo
livello e Muro
Vivente al secondo grazie ai
nuclei di Duello
ad Armi Pari che abbasso al
livello1. Passo alla Fase di Attacco: Automa di
Pietra attacca e colpisci con il tuo effetto Sgretola.”
Mai
valutò
rapidamente la situazione e portò la mano sopra a Drago
della Pioggia senza esitazione.
“Blocco
con Drago della Pioggia.”
Consapevole
di che cosa significasse, Mai spostò lo spirit negli Scarti
e sotto lo sguardo
trionfante del proprio avversario portò la mano sopra al
mazzo iniziando a
scartare le carte: Cattedrale
Purpurea, Balmung, Dragone Rigenerato,
Danza Macabra e
infine Berit,
Artigli Micidiali. Un mormorio di sorpresa
serpeggiò tra la folla di ragazzi assiepata ad assistere.
Shiro sorrise,
palesemente divertito e soddisfatto dalla situazione.
“Maestra
della Luce, se non fai qualcosa perderai il tuo mazzo prima di poter
reagire.”
(TURNO 9)
Mai
ricambiò
il sorriso con un’espressione sicura: ogni parola del suo
avversario le
scivolava addosso senza toccarla minimamente. Aveva completa fiducia
nel
proprio mazzo. Ed era determinata a vincere.
“Preoccupati
di quello che devi fare tu e non degli altri: per quanto riguarda me,
me ne
preoccupo da sola. Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Se la
tenesse per sé stesso la sua patetica commiserazione. Non
aveva alcuna fretta
di sconfiggerlo, perché sapeva esattamente come voleva
sconfiggerlo. E per
farlo doveva aspettare ancora: solo a quel punto gli avrebbe sferrato
l’attacco
definitivo. Mai osservò soddisfatta la carta appena aggiunta
alla propria mano*.
Tutti i tasselli si stavano sistemando. Il gran finale si stava
preparando.
“Fase
Principale:
evoco Rotosauro di
livello 1 ed elevo Siegwurm al
secondo. Attivo quindi il nexus Cattedrale Purpurea.”
Mai
posizionò la carta nexus accanto a quella già
attivata. Probabilmente non
sarebbe riuscita ad usare il suo effetto, ma quello che più
le interessava era
la sua Gemma. A quel punto, Mai prese un’altra carta dalla
mano sorridendo.
“Utilizzo
di
nuovo la carta magia Carta in
Più. Non penso
serva che ti spieghi di nuovo il suo effetto.”
Shiro
sbuffò
infastidito: Mai si stava prendendo gioco di lui. sempre più
furioso, le lanciò
un’occhiata di sfida. Occhiata che Mai ignorò
bellamente, mentre pescava le
carte e ne scopriva la terza*. Con quella mossa un altro tassello si
era
inserito al suo posto: presto avrebbe avuto inizio l’atto
finale.
“Ankillersauro. Uno spirit
rosso: posso quindi tenerlo
in mano.”
Shiro
avrebbe voluto mordersi le mani: quella ragazza aveva proprio una
fortuna
sfacciata, nonostante lui fosse riuscito ad eliminarle quasi mezzo
mazzo. Ma
non le sarebbe bastato per vincere: l’avrebbe sconfitta.
L’espressione
negli occhi di Mai divenne determinata. Era ora di farsi
un’idea delle carte
che il proprio avversario aveva nella mano. La ragazza
spostò la mano su uno
degli spirit sul suo Terreno.
“Fase
di
Attacco: Siegwurm, Possente
Dragone Imperatore del
Tuono colpisci con Impatto
Devastante.”
Shiro si
accorse che Mai stava tentando di metterlo alle strette, cercando di
eliminare
almeno uno degli spirits con cui stava assottigliando il suo mazzo. Era
proprio
un’illusa se pensava che bastasse così poco.
Sarebbe stato lui, invece, a
metterla alle strette.
“Blocco
con Muro Vivente e
Azione Lampo: utilizzo la carta
magia Martello
Magico pagando il costo anche
da Automa di Pietra. Grazie ad essa il mio spirit ottiene 3000 PB per
un totale
di 8000 PB. Che peccato… il tuo Siegwurm
ne ha
solo 6000. Temo che dovrai dirgli addio.”
Mai
sospirò
leggermente contrariata: doveva proprio usare le maniere forti. Ma,
dopotutto,
era quello che voleva anche lei: non si sarebbe accontenta di batterlo
con uno
spirit qualunque. La ragazza sorrise annoiata.
“Attivo
l’effetto di secondo livello di Tempio
a Piramide:
rinunciando ad una delle mie Vite…”
Nel
pronunciare quelle parole, Mai prese uno dei due nuclei rimasti nelle
Vite
spostandolo nel contenitore posto al centro del banchetto.
“…
posso far
tornare disimpegnato sul campo da gioco un mio spirit con Impatto Devastante distrutto durante
questo turno. Siegwurm,
Possente Dragone Imperatore del Tuono torna
quindi sul mio Terreno.”
Il ragazzo
si ricordò solo in quel momento che la ragazza aveva in
gioco anche Tempio a Piramide.
Grazie a quella mossa, Mai aveva
praticamente reso inutile la sua carta: l’aveva sprecata,
nonostante Mai non
fosse riuscita comunque ad eliminare il suo spirit. Senza che lui se ne
accorgesse, la certezza di vincere stava cominciando a vacillare. Ogni
turno
che passava, si sentiva sempre di più un topo braccato da un
gatto che, invece
di colpirlo subito, si divertiva a stuzzicarlo. L’ansia di
concludere stava
aumentando in Shiro. Ma non poteva darla per vinta a quella ragazza,
non doveva
mostrarsi colpito dalla luce vittoriosa del suo sguardo.
“Se
credi ti
possa bastare questo per vincere, ti sbagli di grosso. Sono ancora io
in
vantaggio, Shinomiya: ti è rimasta solo una Vita. Non mi
sarà difficile
eliminarti anche quella.”
Mai si
posò
alla sedia senza essere particolarmente colpita dalle sue minacce.
“Come
credi.
Termino il mio turno.”
(TURNO 10)
La sicurezza
di Mai cominciava ad innervosirlo. Aveva molte meno chance di lui di
vincere,
eppure era calmissima come se, in ogni caso, avesse lei in mano le
redini del
gioco. L’immagine del gatto che giocherella con il topo gli
tornò in mente.
Scuotendo la testa con decisione, il ragazzo scacciò dalla
testa quel pensiero:
avrebbe vinto.
“Fase Inziale,
Fase dei Nuclei e Fase di
Acquisizione.”
Quando Shiro
vide la carta che aveva appena pescato, cercò di recuperare
la convinzione che
sarebbe stato lui a trionfare*. Ma, forse non sarebbe servito evocarlo:
Mai si
era mostrata molto interessata a distruggere gli spirits con cui le
diminuiva
il mazzo. Bene, le avrebbe dato quello che voleva.
“Fase
di
Recupero e Fase Principale: abbasso Muro Vivente al
livello 1. Evoco quindi Segugio
Preistorico al
livello due ed elevo Automa
di Pietra al
secondo.”
Un sorriso
perfido inarcò le sue labbra. Mai sarebbe caduta nella sua
trappola.
“Fase
di
Attacco: Automa di
Pietra colpisci con
l’effetto Sgretola.”
Mai, senza
esitazione, spostò due carte dalla cima del mazzo agli
Scarti: Strega
Malefica e Telescopio
Killer. Poi, portò la mano sul Terreno di gioco.
“Blocco
con Siegwurm, Possente Dragone
Imperatore del Tuono.”
Shiro
sorrise soddisfatto: proprio quello che voleva.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Fuoco
della Vittoria.
Distruggo quindi Rotosauro e
il nexus Tempio a Piramide.
Hai avuto troppa premura di
eliminare il mio spirit: la tua mossa ti si è ritorta
contro. Ora sei
completamente scoperta.”
Mai non fece
una piega e spostò le due carte negli Scarti, come poco
prima Shiro aveva fatto
con Automa di
Pietra. Il ragazzo stava
gongolando: davanti a lui vedeva la vittoria. Mai non aveva
più nulla per
difendersi.
“È
arrivata
la tua fine, Shinomiya. Segugio
Preistorico attacca!”
Shiro
alzò
lo sguardo trionfate, ma non si scontrò con lo sguardo
sconfitto di Mai. La
ragazza, invece, stava sorridendo tranquilla. Anzi, Mai posò
il mento sulla
mano che teneva le carta guardandolo divertita.
“Shiro,
nessuno ti ha mai detto che chi gioca con il fuoco… alla
fine finisce per
bruciarsi? Azione Lampo.”
Shiro a
quelle parole si immobilizzò. Era stato un ingenuo: come
aveva potuto pensare
che Mai tra le sue carte non avesse una magia con cui contrastare le
sue mosse?
La ragazza prese una carta tra quelle che aveva in mano girandola verso
l’avversario che, non appena la vide, quasi
sbiancò.
“Carta
magia
Fuoco della Vittoria:
pagando il costo
necessario anche da Siegwurm
che abbasso al
livello 1, Muro
Vivente e Segugio
Preistorico vengono distrutti.”
Shiro
strinse le labbra con rabbia, mentre spostava i due spirits negli
Scarti. Ogni
suo muscolo fremeva di rabbia. Era quello che Mai voleva fare:
prenderlo in
giro, metterlo in ridicolo. Il ragazzo strinse la mano a pugno e la
posò sul
tavolo. Furioso lanciò uno sguardo carico d’odio
verso l’avversaria.
“Termino
il
mio turno.”
(TURNO 11)
Mai sorrise.
A quanto sembrava la sicurezza del suo avversario cominciava a venire
meno. Il
lungo duello che lui non era riuscito ancora a terminare lo stava
innervosendo:
quale vergogna per la sua grande bravura… Ma non aveva
bisogno della sua
incertezza per vincere.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Mai aggiunse
un’altra carta alla sua mano senza prestarle molta
attenzione*. Le sarebbe
stato utile, ma non quella volta. Mai sorrise: era arrivato il momento
di
chiamare sul palcoscenico un altro degli attori principali…
in attesa dei
protagonisti.
“Fase
di Recupero e Fase Principale…”
Mai prese
tra le dita una carta, volgendo gli occhi verso il proprio avversario,
il cui
sguardo, nell’incrociare, il suo vacillò.
Sorrise
divertita, una luce bianca e viola l’avvolse.
Era arrivato il momento di evocarlo.
“Evoco…
l’oscurità purpurea, il
campione
dell’Attacco Tenebra: mostrati a noi… Belzebeat
dei Sette Shogun al livello 2.”
Mai
posizionò la carta sotto lo sguardo stupito del suo
avversario, sorpreso dal
vederla evocare un altro rarissimo spirit. Allora non era solo Siegwurm il suo spirit
chiave. Doveva trovare
assolutamente un modo di fermarla prima che la situazione gli sfuggisse
di
mano. Le parole successive di Mai, però, fecero dissolvere
in lui l’ultima
briciola di incondizionata fiducia nella propria vittoria.
“Attivo
l’effetto di Belzebeat:
quando evocato posso
riportare senza costo sul mio terreno un numero di spirit con Attacco Tenebra dai miei Scarti il cui
costo totale non sia superiore a 13.”
Mai prese
lentamente le carte dei propri Scarti e le scorse rapidamente
estraendone però
solo una, che posizionò sul Terreno con sopra un nucleo. Belzebeat stava richiamando a sé uno dei
suoi guerrieri: un Balam,
Guerriero delle Tenebre. Shiro per un
attimo rimase senza parole: con un’unica mossa la sua
avversaria era riuscita a
passare da una situazione di svantaggio ad una di vantaggio. Anzi,
avrebbe
potuto anche vincere: non sarebbe riuscito a contrastarla.
“Rievoco
quindi uno dei miei Balam
al primo livello.”
Mai sorrise.
Shiro si rese conto solo in quel momento che Mai non aveva rievocato
anche il
secondo Balam.
Perché? Con rabbia strinse le
mani a pugno fino a farsi diventare le nocche bianche. Avrebbe potuto
batterlo
evocando anche l’altro spirits. Voleva prenderlo di nuovo in
giro, era
evidente. Voleva mostrare la sua superiorità giocando con
lui. Se solo avesse
potuto fargliela pagare…
“Molto
bene.
Con questo termino il mio turno.”
(TURNO 12)
La rabbia
che aveva fino a quel momento contenuto esplose. Mai lo stava
deliberatamente mettendo
in ridicolo e questo non poteva permetterglielo. Non lo aveva
attaccato, quasi
volesse far vedere che poteva batterlo quando più le
aggradava. Avrebbe vinto,
qualunque sarebbe stato il costo. Aveva in mano le carte necessarie per
farlo.
Non avrebbe più concesso nessuna pietà a quella
ragazza.
“Ora
basta,
Maestra della Luce: con questo hai superato il limite. La pagherai
cara! Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Di scatto
prese la prima carta del mazzo e la posò sul terreno con
forza*.
“Fase
Principale: evoco Iguanasauro di
secondo livello
ed evoco Drago Bicefalo di
livello 2!”
Shiro
posò
anche quella carta con un solo pensiero: l’avrebbe distrutta,
a qualunque
costo. Con rabbia, però, si accorse di non poter evocare
anche l’altro spirit
con cui le avrebbe dato il colpo di grazia. Doveva aspettare.
L’espressione
tranquilla di Mai lo mandava su tutte le furie, ma, con
l’ultimo briciolo di
lucidità si rese conto che attaccare sarebbe stato
rischioso. Con due soli
spirit che poteva attaccare, Mai avrebbe potuto comunque vincere il
turno
successivo. Con
tutte le sue forze si convinse di aspettare ancora un turno: in quello
avrebbe
vinto in un modo o nell’altro. Era solo questione di tempo.
Fremente e
visibilmente nervoso si posò sulla sedia.
“Termino
il
mio turno. Preferisco godermi lentamente la tua sconfitta.”
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Villa
di Elisabeth: il duello tra la ragazza, con un
mazzo verde e giallo, e Yuuki, che usa un mazzo bianco, prosegue. Nel
corso dei
turni, Elisabeth ha tentato più volte di sconfiggere il
ragazzo che, però, è
riuscito a contrastare tutti i suoi attacchi grazie alle carte magia.
Sul
Terreno di Elisabeth ci sono quattro spirits, mentre su quello di Yuuki
solo
due. In gioco c’è l’avvisare Mai e gli
altri del risveglio di Yuuki. Ha ora
inizio l’ottavo turno.
(TURNO 8)
Yuuki
sorrise soddisfatto, vedendo la determinazione di Elisabeth. Quel
duello si
stava rivelando più interessante di quanto avesse pensato.
Ed Elisabeth si era
dimostrata molto meno sprovveduta di quanto lei gli avesse fatto
credere.
Decisamente un duello divertente che stava riuscendo a distrarlo,
almeno per un
po’, dai suoi pensieri.
“Fase
Inziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di
Recupero.”
Yuuki
guardò la carta che aveva appena pescato, non riuscendo a
non pensare al
significato che essa avrebbe avuto a Gran RoRo**. Allontanando quei
pensieri,
Yuuki la posizionò sul Terreno.
“Fase
Principale: ora tocca a me evocare uno dei miei spirit preferiti, … il re dei ghiacciai
perenni… Walhalance
dalla Corazza Indistruttibile di
livello 2.”
Uno
squarcio si aprì nel terreno,
provocato dai potenti fulmini che lo sferzavano. Da esso si erse una
colossale
piramide di ghiaccio scintillante, che i fulmini facevano risplendere.
Improvvisamente il ghiaccio venne mandato in mille frantumi e, al suo
posto,
apparve un possente spirit armato di una scintillante armatura argentea.
Elisabeth
deglutì, stringendo con più forza le carte che
aveva in mano. Sapeva bene
quanto fosse forte quello spirit, dopo le tante volte che ne aveva
letto
l’effetto mentre Yuuki era in coma. Doveva tenersi pronta.
Yuuki spostò lo
spirit appena evocato in orizzontale.
“Fase
di Attacco: Walhalance
attacca.”
Elisabeth
non ebbe alcuna esitazione e spostò la mano sule proprie
Vite. Avrebbe fatto di
tutto per non perdere: voleva che Yuuki acconsentisse a chiamare Mai e
gli altri.
“Rispondo
all’attacco con la Vita.”
Yuuki
sorrise. Non aveva intenzione di attaccare di nuovo; sarebbe stata una
mossa
troppo azzardata che avrebbe rischiato di scoprirlo. E poi, voleva
vedere
ancora un po’ come duellava Elisabeth.
“Con
questo concludo il mio turno. A te la mossa.”
(TURNO 9)
Elisabeth era sempre
più emozionata. Non avrebbe mai
creduto di potersi entusiasmare così tanto per un duello.
Sentiva la carica di adrenalina
sempre più forte dentro di lei ogni turno che passava. Era
per questo che non
aveva nessuna intenzione di farsi intimorire da quello spirit.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di
Recupero.”
Elisabeth
prese senza esitazione la prima carta del mazzo, sapendo bene quale
fosse**, e
passò subito all’azione posizionandola sul Terreno.
“Fase
Principale: evoco Puntale
Lamato al livello
2 ed elevo Angelia
della Luce al terzo
livello, Amenborg
e Gremly
al secondo.”
Elisabeth
prese un profondo respiro e guardò Yuuki con determinazione.
Doveva crederci e
ci sarebbe riuscita.
“Utilizzo
quindi la carta magia Inverti
Mano. Grazie
ad essa scarto le carte che ho in mano e ne acquisisco di nuove, pari
al numero
delle carte che tu hai in mano.”
Elisabeth
sorrise mettendo la magia negli scarti. Non aveva altre carte da
scartare.
Subito dopo, ne prese altre tre. Se avesse potuto, la ragazza avrebbe
incrociato le dita. Lentamente, le aggiunse una dopo l’altra
alla mano**.
Appena finito, sorrise, senza riuscire a nascondere il sollievo di aver
pescato
quelle carte. I suoi occhi corsero al Terreno, valutando la situazione:
grazie
alla magia che aveva appena pescato, poteva vincere. Elisabeth
posò la mano su
uno degli spirit ruotandolo in orizzontale.
“Fase
di Attacco: Angelia
della Luce colpisci.”
Yuuki
non si fece cogliere impreparato e spostò immediatamente la
mano sui propri
spirit.
“Blocco
l’attacco con Guerriero
Calibro.”
Elisabeth
mal celò la propria soddisfazione ed estrasse una carta da
quelle che teneva in
mano.
“Proprio
quello che volevo… Azione Lampo: utilizzo la carta magia Piedi Alati.
In questo modo il mio spirit non può
essere bloccato da tuoi spirit con livello uguale o inferiore. Angelia della Luce colpisce
perciò una delle tue Vite!”
Yuuki
rimase colpito da quella mossa, ma poi, con tranquillità,
spostò la mano sui
nuclei delle Vite. Elisabeth non perse tempo.
“Il
mio attacco non finisce qui: non potrai bloccare tutti i miei spirits. Puntale Lamato attacca!”
Yuuki
sorrise sicuro e la sua espressione fece ammutolire la ragazza.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Bufera Impenetrabile.
Durante questo turno le mie Vite non possono subire più di
un attacco.”
Elisabeth
rimase senza parole. Era incredibile come Yuuki avesse ribaltato la
situazione,
ma dopotutto lo aveva saputo prima di iniziare il duello. Yuuki era pur
sempre
un ex-Maestro della Luce. La ragazza sbuffò delusa e
incrociò le braccia,
posandosi allo schienale della sedia.
“Se
è così… attivo l’effetto Raggio di Luce
di Angelia della
Luce e riprendo dagli
Scarti Piedi Alati.
Quindi, concludo il mio
turno e utilizzo l’effetto di Frutti dell’Albero
della Saggezza di secondo livello: i miei spirits tornano
disimpegnati.”
(TURNO 10)
Yuuki
guardò Elisabeth con comprensione. Capiva il motivo di fondo
per cui lo aveva
sfidato, cercare di distoglierlo dai propri pensieri, e per questo le
era
grato, ma era pur sempre un duello di Battle Spirits. E se voleva
rispettare
l’impegno che la ragazza aveva messo in quel combattimento,
lui non poteva
essere da meno.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di
Recupero.”
Yuuki
aggiunse alla mano la carta appena pescata, senza avere intenzione, in
quel
turno, di evocare altri spirits.
“Fase
Principale: elevo Supremo
Gugnir e Guerriero
Calibro al secondo livello e Walhalance al
livello 3.”
Elisabeth
lo guardò, in attesa di vedere che cosa avrebbe fatto e
senza riuscire a
nascondere un leggero timore perché lo intuiva.
“Fase
di Attacco: attacco con Walhalance
dalla Corazza
Indistruttibile e utilizzo il suo effetto di livello 3.
Tutti i tuoi
spirit con 4000 PB o meno vengono distrutti.”
A
quelle parole, seppur lo sapesse, Elisabeth rimase di sasso e
spostò come un
automa Spirit Tanya,
Gremly e
Amenborg negli
Scarti. Poi, dopo un attimo di esitazione, rispose
all’attacco.
“Blocco
con Angelia della
Luce.”
Elisabeth
spostò a malincuore anche quello spirit negli Scarti, ben
sapendo che non
avrebbe potuto agire in altro modo. Yuuki, però,
continuò senza alcuna
incertezza.
“Attacco
anche con Supremo
Gugnir.”
Elisabeth
si riscosse, più che mai decisa ad impedire al ragazzo di
batterla.
“Blocco
Supremo Gugnir con
Puntale
Lamato.”
Yuuki
spostò lo spirit negli Scarti e portò poi la mano
sull’altro spirit ancora
disimpegnato.
“Attacco
con Guerriero
Calibro.”
Elisabeth
gli lanciò uno sguardo determinato ed estrasse una carta da
quelle che aveva in
mano.
“Non
ti lascerò battermi così facilmente, Yuuki.
Azione Lampo: utilizzo la carta
magia Velocità
Divina, grazie alla quale
durante questo turno il costo degli spirits nella mia mano con Alta Velocità con costo uguale
o
superiore a 6 è ridotto a 4. Evoco
quindi Hercules,
Cavaliere Selvaggio al
livello 2 e blocco con esso Guerriero
Calibro.”
Yuuki
rimase impassibile e spostò anche Guerriero Calibro,
come prima Supremo
Gugnir, negli Scarti.
Elisabeth si offese un po’ ma non lo lasciò
vedere: non era giusto che Yuuki
non le desse la più minima soddisfazione, neppure quando gli
eliminava gli
spirit. Sembrava che avesse il pieno controllo del duello e prevedesse
ogni sua
mossa… il che poteva anche essere. Ma nonostante questo, era
riuscita a
difendere la sua ultima vita. La voce del ragazzo attirò la
sua attenzione,
distogliendola da quelle riflessioni.
“Termino
il mio turno.”
(TURNO 11)
Yuuki
era scoperto. Se la fortuna fosse stata dalla sua parte, avrebbe anche
potuto
vincere. Sì, doveva esserne convinta: avrebbe vinto e
avrebbe convinto Yuuki a
chiamare Mai e gli altri. Dopotutto doveva eliminargli solo due Vite.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Chiudendo
gli occhi, portò la carta che aveva pescato davanti al
volto. Poi, quasi con
paura, aprì lentamente l’occhio destro. Subito
aprì anche l’altro non credendo
a quello che vedeva: aveva pescato la carta più forte del
suo mazzo, il suo
spirit chiave**. La carta che suo padre le aveva regalato per il suo
compleanno
l’anno prima che morisse in Africa. Sperò che le
portasse fortuna, ma di una
cosa era certa: suo padre sarebbe stato orgoglioso di quello che stava
facendo
e anche di come si era comportata nel duello, indifferentemente da come
si
sarebbe concluso.
“Fase
di Recupero e Fase Principale: abbasso Hercules,
Cavaliere Selvaggio al primo livello e lo utilizzo come
tributo per
evocare tramite Transevocazione il mio spirit preferito, L’Imperatore
Kaiseratlas di livello 2.”
Yuuki
rimase leggermente colpito e sorrise divertito: Elisabeth non gli aveva
mai
detto che aveva uno spirit così raro. Ma, dopotutto, ognuno
aveva i propri
segreti…
“E
ora Yuuki, Fase d’Attacco: attacco con Puntale
Lamato!”
Elisabeth
lo guardò trionfante, ma Yuuki non sembrò essere
preoccupato e, quando prese
una delle carte dalla propria mano, la ragazza lo guardò
stupita dal vederlo
usare un’altra carta magia.
“Azione
Lampo: utilizzo la carta magia Sacro Elisir,
che mi permette di spostare un nucleo dalla mia Riserva alle mie Vite.
Quindi,
rispondo all’attacco con la Vita.”
Elisabeth
sbuffò indispettita, vedendo che Yuuki era riuscito a
difendere un’altra volta
la sua ultima Vita. La ragazza, però, non si diede per vinta.
“Ti
sei difeso, Yuuki. Ma non potrai difenderti anche dal mio Kaiseratlas!”
Sorridendo,
Yuuki scosse la testa e Elisabeth si pietrificò.
“Ti
sbagli, Elisabeth. Utilizzo nuovamente l’Azione Lampo:
utilizzo la carta magia Nobiltà
d’Animo. Grazie ad essa tutti i miei
spirits, e in questo caso Walhalance, recuperano.”
Elisabeth
sentì sparire la sensazione di vittoria.
“Blocco
l’attacco de L’Imperatore
Kaiseratlas con Walhalance
dalla Corazza Indistruttibile.”
Elisabeth,
sorridendo rassegnata, spostò lentamente lo spirit distrutto
negli Scarti.
Qualcosa dentro di lei le diceva che aveva perso. Stranamente,
però, non si
sentiva delusa: era stato il duello più bello mai fatto
nella sua vita. L’unica
cosa che le dispiaceva era che non avrebbe potuto chiamare Mai. Ma,
forse,
doveva finire così…
“Termino
il mio turno e, grazie a Frutti
dell’Albero della
Saggezza, il mio spirit recupera. A te la mossa,
Yuuki.”
(TURNO 12)
Yuuki
guardò la ragazza e si accorse dal suo sguardo che ormai era
certa di perdere.
E sotto sotto vide la sua delusione di non essere riuscita a vincere
per
convincerlo a chiamare gli altri Maestri della Luce. Sorrise
perché notò anche
un’altra cosa: nonostante tutto, Elisabeth si era divertita
in quel duello. E
anche lui: un giorno, qualcuno, gli aveva detto che era quella la cosa
più
importante in Battle Spirits.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Yuuki
guardò la carta che aveva appena pescato e si
preparò ad evocarla.
“Fase
Principale: evoco Sacro
Laevateinn al terzo
livello. Subito dopo, abbasso Walhalance
al
primo livello e rinuncio ad esso per poter evocare tramite
Transevocazione…”
Lo
spirit venne circondato da una luce
azzurra e ai suoi piedi apparve il simbolo luminoso di un fiocco di
neve. Walhalance si
dissolse in cristalli luminosi che
si condensarono nel simbolo bianco del Diamante, al cui posto, poi,
apparve un
bianco cavaliere dalle grandi ali.
“…
Woden, il Grande
Cavaliere Alato al livello
3.”
Elisabeth
guardò ammirata quello spirit, consapevole della propria
sconfitta che.
“Ed
ora Fase di Attacco: vai, Sacro
Laevateinn,
colpisci.”
Elisabeth
portò la mano su Puntale
Lamato. “Blocco.”
Yuuki
posò la mano su Woden
spostandolo in
orizzontale. “Ed ora, attacco con Woden, il Grande
Cavaliere Alato.”
Elisabeth,
prima di spostare l’ultimo nucleo dalla sue Vite,
guardò Yuuki. Si accorse con
sorpresa che c’era una luce nuova che brillava nei suoi
occhi, una luce che lei
non gli aveva mai visto. Era quella la luce, la decisione, la
determinazione di
un Maestro della Luce? Era quella la determinazione che Yuuki un tempo
usava
nei duelli? Sperò con tutto il cuore che fosse
così…
“Rispondo
con la Vita.”
Elisabeth
sospirò sconfitta, dopo aver spostato l’ultimo
nucleo nella Riserva. Aveva
sfidato Yuuki solo nella speranza di farlo tirare un po’ su
di morale e per
convincerlo a chiamare i suoi amici. Erano ormai tre settimane che si
era
risvegliato. All’inizio capiva che volesse prima fare la
riabilitazione. Aveva
capito che il suo orgoglio gli avrebbe impedito di farsi vedere in
quello
stato. Ma ormai erano giorni che riusciva a muoversi come prima, anche
se si
stancava dopo un po’ di tempo. Non voleva che si isolasse.
“Grazie,
Elisabeth. È stato un bellissimo duello.”
Elisabeth
alzò la testa. Yuuki sorrideva. Elisabeth lo
imitò: forse non aveva fallito
completamente, almeno lo aveva tirato un po’ su di morale.
Avrebbe trovato
un’altra occasione, o un altro modo, per convincerlo o
obbligarlo a lasciarle
chiamare Mai.
“Prego.
Mi sono allenata tanto, mentre tu eri a letto. Ma sapevo di non avere
grandi
speranze.”
Yuuki
posò il mazzo accanto a sé, continuando a
sorridere.
“Sai,
Elisabeth, i duelli di Battle Spirits permettono ai due sfidanti di
capirsi
meglio che a parole. Ti ringrazio per quello che fai per me.”
Elisabeth
si alzò sorridendo felice. “Grazie. Io non ho
fatto nulla. Vado a chiedere di
far portare il tè.”
La
ragazza cominciò ad allontanarsi, ma non fece pochi passi
che la voce di Yuuki
la fermò. Elisabeth si voltò verso di lui.
“Ancora
una cosa, Elisabeth… se vuoi, puoi avvertire Mai.”
Elisabeth
sbattè gli occhi sorpresa. Dopo un attimo, però,
sorrise dolcemente e con
orgoglio. Allora c’era riuscita. “Volo!”
Felice,
scese a due a due i gradini del bungalow e corse verso la villa,
lasciando
Yuuki che, pensieroso, era tornato a guardare verso il giardino.
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(TURNO 13)
Mai
sorrise determinata e divertita da quella frase. Si capiva benissimo
che
l’aveva detto solo per darsi un tono.
“Questo
lo
credi tu. Non sarò io quella ad essere sconfitta.”
Shiro la
guardò senza capire e, per la prima volta, anche un
po’ intimorito nonostante
la rabbia che aveva. Si sentiva sempre più un burattino che,
in quel duello,
aveva fatto solo quello che la ragazza voleva. Quasi che, in nessun
momento,
lui avesse costituito una minaccia… quasi quel duello fosse
durato così tanto
solo per il divertimento di Mai. Le lanciò uno sguardo
furente e le parlò a
denti stretti.
“Di
che cosa
stai parlando, Shinomiya? Il duello non è ancora
finito.”
Mai sorrise
soddisfatta. “No, ma lo sarà presto. Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di
Acquisizione e Fase di Recupero.”
Shiro era
teso come non mai, in attesa della mossa della sua avversaria. Non
riusciva ad
immaginare che cosa avrebbe potuto fare. Avrebbe attaccato? Avrebbe
usato
qualche magia? Avrebbe passato anche quel turno senza fare nulla? Si
sentiva in
sua completa balia, un giocattolino nelle sue mani. Mai sorrise
angelica
vedendo la sua confusione. Anche se, in realtà, sembrava
più il sorriso di una
fiera che sa di avere la propria preda in trappola e non aspetta altro
che
darle il colpo finale...
“Fase
Principale: elevo Siegwurm al
terzo livello ed
elevo Balam al
livello 2.”
Shiro la
guardò in attesa. Mai rimase in silenzio alcuni istanti.
Attorno a loro, tutto
il pubblico tratteneva il fiato in attesa di sapere cosa avrebbe fatto
la
ragazza.
“Prego,
a te
la mossa.”
(TURNO 14)
Le parole di
Mai sbalordirono tutti. Brusii sempre più concitati si
alzavano dal pubblico,
dove molti affermavano di non aver visto da un sacco di tempo un duello
simile.
La reazione
di Shiro fu, invece, diversa. Il tono che Mai aveva usato gli fece
completamente perdere il controllo: quella sarebbe stata
l’ultima volta che si
prendeva gioco di lui. Le avrebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia,
fosse
l’ultima cosa che faceva.
“Questo
sarà
il principio della tua fine, Maestra delle Luce. Fase Iniziale, Fase
dei
Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”
Con un gesto
rabbioso prese la prima carta del mazzo e, quando la vide, non
poté reprimere
un sorriso di gioia*. In lui sentì riaccendersi la speranza:
se anche non
riusciva a sconfiggere i suoi spirits o ad eliminarle la sua ultima
Vita, aveva
un altro modo per vincere. Senza alcuna esitazione prese la carta
appena
pescata e un’altra che aveva già in mano.
“Fase
Principale: attivo il nexus Fabbrica
di Automi.
E subito dopo, evoco Castello
Fortificato di
livello 1.”
Shiro
guardò
Mai ma incontro solo la sua indifferenza. Il ragazzo fremette
d’ira.
“Effetto
dell’evocazione di Castello
Fortificato: per
ogni nexus sul mio Terreno, devi scartare cinque carte. Shinomiya,
chissà se
hai ancora voglia di sorridere ora che ti elimino dieci
carte.”
Mai,
imperterrita, lo fissò senza distogliere lo sguardo mentre,
lentamente,
scartava le carte dal proprio mazzo. In quel momento si decideva
definitivamente il duello. Carta
in Più, Energia
Big Bang, Bilancia
Letale, Globo
Artigliato, Tempio
a Piramide, Balam,
Guerriero delle Tenebre, Bilancia Letale,
Ciclone Fiammeggiante,
Scheletrox e infine Sarcofago Trafitto.
Mai non poté non sorridere. Quasi non si accorse che il suo
mazzo era ormai
sottilissimo. Non aveva importanza. L’unica cosa importante,
era che quella
carta era ancora lì, tra le sole poche carte rimaste nel
mazzo. Mai non si
accorse neppure del proprio avversario che, per lunghi istanti, rimase
immobile
a pensare a cosa fare.
Shiro stava
perdendo il controllo e la concentrazione. Mai praticamente lo ignorava
e anche
averle eliminato dieci carte sembrava ininfluente. Non lo avrebbe mai
ammesso,
ma qualcosa gli diceva che, se non vinceva in quel turno, avrebbe
perso. Ma non
poteva attaccare, non sarebbe servito a nulla: i suoi spirits sarebbero
stati
sconfitto e, il turno successivo, avrebbe perso certamente. No. Non si
doveva
dare per vinto. Doveva resistere solo un turno, per pescare
un’altra carta che
magari gli avrebbe permesso di vincere. Non poteva perdere contro di
lei, non
poteva perdere contro un Maestro della Luce. Doveva resistere.
“Termino
il
mio turno.”
(TURNO 15)
Mai sorrise
sicura di sé: quel duello era durato anche troppo a lungo.
Era arrivato il
momento di calare il sipario.
“Fase
Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”
Mai
guardò
la carta che aveva appena pescato e sorrise di nuovo: la sorte era
dalla sua
parte*. Ma, forse, non era stato solo quello a far sì che
quella carta
riuscisse a non essere eliminata. Lo sguardo di Mai divenne glaciale e
i suoi
tratti si indurirono: i tempi erano maturi. Era arrivato il momento di
far
entrare sul palcoscenico i due protagonisti. Il sipario stava per
aprirsi
sull’atto finale.
“Fase
di
Recupero. Fase Principale: abbasso Siegwurm,
Belzebeat e
Balam al
livello 1. Quindi evoco Teschiavolo
di
livello 1.”
A quelle
parole, Shiro sgranò gli occhi senza avere la forza di fare
nulla. Rimase
immobile, quasi ipnotizzato, a guardare Mai che eseguiva ogni mossa
senza
esitazione.
“Elimino
Belzebeat dei
Sette Shogun e lo utilizzo come un
tributo per evocare tramite Transevocazione…”
Una luce
livida, verde e viola,
lugubre e percorsa la lampi di energia l’avvolse.
“…
il conquistatore dorato con doppio
simbolo… Asmodeo
dei Sette Shogun.”
Un simbolo
viola apparve nel cielo
completamente ricoperto dalla nubi. Improvvisamente, esse si
squarciarono
lasciando spazio ad un oscuro centauro ricoperto da
un’armatura dorata.
Shiro rimase
a bocca spalancata di fronte all’evocazione di quello spirit
ancora più potente
e raro degli altri. Per poco le carte non gli caddero di mano, mentre,
nella
testa, solo un pensiero si stagliava sempre più nitido:
aveva perso.
“Non
è
possibile…”
Mai sorrise
implacabile. “Attivo l’effetto
dell’evocazione di Asmodeo:
due nuclei di ogni spirits avversario vengono mandati nella Riserva.
Inoltre,
per l’eliminazione di Belzebeat
scarti dalla
tua mano un numero di carte pari a quattro.”
Shiro si
pietrificò, spostando come un automa le carte che aveva in
mano negli Scarti.
Poi, lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Se anche
avesse avuto qualche
carta con cui difendersi, ora non poteva fare più neppure
quello. Mai sorrise
con malcelata soddisfazione prendendo un’altra carta dalla
mano.
“Utilizzo
quindi la carta magia Energia
Big Bang: durante
questo turno posso portare tutti gli spirit del genere Draghi
Stellari nella mia mano ad un costo pari alle vite che
possiedo. Quindi il costo è uno.”
Mai ebbe quasi
l’impressione che le
carte che aveva in mano si illuminassero di luce rossa. Ne
percepì quasi il
calore, quasi fosse veramente sul Terreno di gioco.
“Evoco
un
altro spirit: elimino Siegwurm
Possente Dragone per
evocare tramite Transevocazione…”
Lingue di
fuoco l’avvolsero. Mai
ruotò su sé stessa facendosi circondare da esse.
Quando alzò la carta tutte le
fiamme sembrarono partire da essa.
“…
Siegwurm-Nova, Drago Supernova al
livello 1.”
Ogni attimo
che
passava, la realtà che stava prendendo forma davanti si
faceva sempre più evidente.
Shiro non riusciva a muovere un muscolo, completamente sopraffatto.
Aveva perso
e Mai lo stava per battere in grande stile.
“Attivo
l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova:
grazie all’eliminazione di Siegwurm,
Possente Dragone
recupero tutte e cinque le Vite.”
Mentre
spostava i nuclei, Mai chiuse gli occhi. La
luce azzurra dei nuclei l’avvolse e sulla sua armatura
tornarono a risplendere
cinque Vite.
“Ed
ora, è
arrivato l’atto conclusivo: Asmodeo dei Sette
Shogun attacca!”
Mai
ruotò la
carta e Shiro spostò, come un robot, due nuclei dalla sue
Vite senza riuscire a
pronunciare una sola parola. Immobile assisteva alla sua sconfitta,
cedendo
alla forza incontrastata di Mai.
“Vai,
Siegwurm-Nova, Drago Supernova
spazza via anche le sue
ultime due Vite!”
Mai vide il
dragone alzarsi in volo e
dirigersi verso il suo avversario, avvolto da fiamme. Aveva vinto: per
Dan.
Nonostante quello che avevo detto
lo
scorso capitolo… sono riuscita ad aggiornare sabato (grazie
allo sciopero di
ieri che ci ha dato un po’ di tempo…)! Ma veniamo
a noi: It’s Battle Time! ^-^
Cosa ne pensate di questo capitolo tutto tutto dedicato solo alla fine
dei due
duelli? XD Ma soprattutto, che ne pensate di come sono finiti? I
vincitori, come
già immaginavate, sono Mai e Yuuki. Anche se, alla fin fine,
nel duello tra
Yuuki e Elisabeth la vincitrice morale è proprio Elisabeth,
che è riuscita a
convincere Yuuki a lasciarle chiamare Mai. Una sorta di
pareggio… (O.O Ma com’è
che Yuuki, alla fin fine, cede sempre? Forse sarà come dice
Lacus… è proprio un
cavaliere. ^-^) Ma quello che vi avrà fatto più
piacere, sarà stata sicuramente
la sconfitta di Shiro: Mai non poteva assolutamente perdere con lui,
no? XD
Per quanto riguarda i dati tecnici, vi scrivo come promesso le pescate
degli
ultimi turni:
*(TURNO 7) Siegwurm,
Possente
Dragone Imperatore del Tuono (+ Carta in più, Belzebeat dei Sette
Shogun, Rotosauro)
*(TURNO 8) Drago
Bicefalo
*(TURNO 9) Energia
Big Bang (+ Asmodeo dei Sette Shogun, Fuoco della Vittoria,
Ankillersauro)
*(TURNO 10) Castello
Fortificato
*(TURNO 11) Demonosso
*(TURNO 12) Iguanasauro
*(TURNO 13) Teschiavolo
*(TURNO 14) Fabbrica di
Automi
*(TURNO 15) Siegwurm-Nova,
Drago Supernova
**(TURNO 8) Walhalance
dalla Corazza Indistruttibile
**(TURNO 9) Puntale Lamato
(+ Piedi
Alati,
Hercules, Cavaliere Selvaggio, Velocità Divina)
**(TURNO 10) Sacro
Laevateinn
**(TURNO 11) L’Imperatore
Kaiseratlas
**(TURNO 12) Woden, il
Grande Cavaliere Alato
E anche oggi, prima dei saluti,
siamo
arrivati al momento dei ringraziamenti che, in generale, vanno a tutti
quelli
che hanno letto questo capitolo. I ringraziamenti speciali vanno
invece, come
ogni volta, ai miei tre moschettieri: chicca12lovestory (mi sa che
è rimasto
disponibile solo Porthos… spero ti vada bene lo stesso.
^-^’), Lacus Clyne
(alias Aramis) e ShawnSpenstar (alias Athos) che hanno recensito lo
scorso
capitolo e che sono i tre che hanno inserito la storia nelle preferite.
Con il prossimo capitolo, cala il sipario su questa primo
episodio… finalmente
tutti i Maestri della luce rimasti (ovvero Mai, Yuuki, Hideto e Kenzo)
si
riuniranno.
Ma non temete, questo non
è un addio…
perché molto presto ne inizierà un altro! Adesso
voi direte: che bello, tornano
a Gran RoRo! Beh… non è così. O
meglio, l’episodio che si chiamerà
“Episodio 1”
vedrà effettivamente il ritorno a Gran RoRo… ma
il prossimo episodio sarà un
episodio speciale. Faremo infatti un passo indietro e cercheremo di
rispondere
a queste domande: che cosa è successo veramente nei due anni
trascorsi dalla
vittoria contro il Re del Mondo Altrove al 30 agosto 2010?
Perché i Maestri
della Luce da eroi sono stati isolati e accusati di aver impedito il
benessere
della Terra? Cosa li ha portati a dividersi e a perdere fiducia in se
stessi?
In poche parole… il Prequel di Brave! ^-^
Con questo vi saluto e vi do
appuntamento all’ultimo capitolo dell’episodio 0
per i saluti e per le
anticipazione del Prequel. A presto, Hikari/D’Artagnan
P.S. chi è mio fratello?
O.o Beh… come
dire… lui ha detto che non ha ancora deciso
(cioè... forse avrebbe deciso, ma è un
personaggio che non c'entra niente con i moschettieri...).
U.U’ Vabbè… sua domanda: chi
potrebbe essere secondo voi?
P.P.S. se volete nel
prossimo e ultimo
capitolo vi scrivo come erano costituiti i mazzi di Mai, Yuuki,
Elisabeth e
Shiro… perché prima di fare i duelli, e
nonostante non tutte le carte sarebbero
state usate, mio fratello con il mio supporto ha creato i loro mazzi:
è da essi
che lui ha poi creato i duelli (cosa che succederà per tutti
i duellanti, anche
successivamente). ^-^
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Shiro
guardò
impotente il campo di gioco e quasi come un automa spostò
l’ultimo nucleo delle
sue Vite. Aveva perso. Non era possibile, ma era vero. Lui era il
più forte
duellante di tutti… nessuno poteva batterlo, ma era stato
battuto. Non poteva
essere successo. Non da una degli ex-Maestri della Luce.
Mai si
alzò,
accolse le sue carte, mettendo Siegwurm-Nova come prima carta, e pose
il mazzo
nella borsa. Guardava il suo sfidante, ma non provava alcuna
pietà. Oh, forse
sì… dopotutto era solo un ragazzino presuntuoso.
Forse finalmente avrebbe
capito. Proprio in quel momento Shiro si alzò in piedi,
facendo cadere la sedia
e sbattendo le mani sopra il tavolino. Tutti gli sguardi si voltarono
verso di
lui.
“Non
posso
avere perso! Non è possibile! Sono il duellante
più forte! Tu… tu hai avuto
fortuna! Non si può considerare valido questo incontro!
Dovevo essere io il
vincitore! Sei solo una guastafeste, Mai Shinomiya! È
un’abitudine per voi
Maestri della Luce!”
Mai lo
guardò gelida, mentre alcuni suoi amici, senza riuscirci,
cercavano di
calmarlo. Sistemandosi la borsa su un braccio, Mai fece un paio di
passi
avanti, fermandosi ad un paio di metri da lui.
“Sei
solo un
povero illuso e un ragazzino presuntuoso. Non avresti dovuto crederti
meglio di
Dan senza averlo conosciuto. Sei come tutti gli altri. Credi di sapere,
ma ripeti
solo quello che altri dicono e che fanno passare per
verità… Dan combatteva per
gli altri e con il cuore, anche se nessuno l’ha capito. Tu
combatti solo per te
stesso e per metterti in mostra. Parli senza sapere quello che dici e
senza
pensare che ci possa essere qualcuno che ti dimostri il
contrario.”
Shiro la
guardò con rabbia, ma alla fine fu lui, una volta di
più, a dover distogliere
lo sguardo. La voce di Mai riprese.
“Sei
solo un
bulletto che prova gusto ad essere seguito da quattro ragazzini come
te. Mi fai
quasi pena. Spero che questa sconfitta ti faccia venire un
po’ di umiltà. E sai
perché non sei diventato Maestro della Luce?
Perché sei solo un egoista,
egocentrico. Essere Maestro della Luce significa essere pronto a
combattere per
gli altri e non per sé stessi e a fare qualsiasi cosa per
difendere il mondo.
Anche se questo può significare sacrificarsi. È
quello che noi abbiamo fatto:
non importa cosa potranno dire gli altri. Ma tu questo non lo puoi
capire. Ti
credi un grande, ma la vera grandezza è molto diversa da
quello che tu immagini.
Quando inizierai a guardare con i tuoi occhi e pensare con la tua
testa, solo
allora forse lo capirai.”
Mai si
voltò
e si avvicinò ad Hideto e Kenzo che la guardavano orgogliosi
per le parole che
aveva detto. Il presentatore sospirò. Per fortuna aveva
smesso… temeva
iniziasse a tirar fuori i discorsi che i Maestri della Luce facevano un
anno
prima… Subito dopo, però, l’uomo scosse
la testa sorridendo: ma a chi la dava a
bere? Aveva dall’inizio del duello tifato per quella ragazza
e non poteva dire
che le sue parole sembrassero da pazzi. Sentite dal vivo facevano
sicuramente
molto più effetto. In quel momento Shiro fece un paio di
passi avanti furioso,
arrivando dove Mai si trovava un attimo prima e guardandola con sfida.
“Parli
tanto
solo perché hai vinto. Vorrei vedere se ti avessi sconfitto.
Io penso con la
mia testa: quello che hanno detto su di voi è vero. I guai
che ci sono ancora
nel mondo sono colpa vostra e della vostra ottusità. E
quello che penso di Dan
lo penso ancora. Dopotutto mi hai sconfitto tu e non lui.
E…”
Mai si
voltò
e interruppe il fiume di parole di Shiro. Non le aveva neppure sentite.
Le
suonavano come un disco rotto, che fin troppe volte le avevano fatto
sentire. Ma
ormai era stufa di starlo ad ascoltare. Lentamente e senza togliergli
gli occhi
di dosso, tirò fuori una carta dalla borsa e gliela
mostrò.
“La
vedi
questa carta? È Siegwurm-Nova.
Ebbene, era una
carta di Dan. Quella che gli ha permesso di sconfiggere la maggior
parte dei
suoi avversari e anche il Re del Mondo Altrove. Per tutto il resto,
continua a
pensarla come vuoi. Con i sordi è inutile parlare.”
Il ragazzo
rimase senza parole e Mai fece per andarsene. Poi, però,
cambiò idea e si
fermò, tornando a girare la testa verso il ragazzo e
lanciandogli un altro
sguardo impietoso.
“Ah,
un’altra cosa… Utilizzai un mazzo per certi versi
simile a questo e soprattutto
carta durante un duello, tempo fa. Venni sconfitta. Vuoi sapere chi era
il mio
sfidante? Era Dan. Quindi, avendo perso contro di me, è come
se tu avessi perso
contro di lui.”
La ragazza
tornò a voltarsi senza però muoversi di un passo.
Sentiva lo sguardo di Shiro
puntato su di lei.
“Non
hai
avuto speranze con me, non le avresti avute con lui. E lui ha salvato
il mondo,
che tu o quelli come te lo vogliate oppure no.”
Shiro fece
un passo indietro senza saper più che cosa dire: le ultime
parole di Mai erano
suonate come una verità inconfutabile. Lentamente
abbassò la testa sconfitto,
venendo inglobato tra la folla di ragazzi ammutoliti. Non sapevano che
cosa
dire o pensare. Alla fine iniziarono a sparpagliarsi a gruppetti
continuando a
bisbigliare. Più di uno era rimasto colpito dalle parole di
Mai e dal suo
duello. La ragazza raggiunse finalmente Hideto e Kenzo sorridendo.
“Missione
compiuta.”
Hideto
sembrava divertito. “Complimenti, Mai. E per fortuna che tu
eri quella che non
voleva rischiare che tutto finisse come l’ultima
volta…”
Mai
inclinò
la testa un po’ imbarazzata. “Hai ragione. Penso di
aver un po’ esagerato. Non
lo farò più, ve lo prometto.”
Kenzo
sorrise. “Però sono d’accordo con te:
quando ci vuole, ci vuole.”
I loro
discorsi vennero interrotti dall’arrivo della donna che poche
ore prima
prendeva i nominativi degli iscritti.
“Mi
scusi,
signorina Shinomiya ma c’è qualcuno che la
desidera al telefono. Non mi ha
detto il suo nome ma ha detto che è importante.”
Mai, dopo
aver annuito alla donna, ricambiò lo sguardo perplesso di
Hideto e Kenzo. Per
lunghi istanti si chiese chi potesse essere… magari
Elisabeth? Ma aveva il suo
cellulare… poi si ricordò che prima del duello lo
aveva spento, mandandole un
messaggio nel caso la cercasse. Lo faceva sempre: si sapeva mai quando
la
poteva chiamare. Quel pensiero la fece convincere che, forse, era
proprio Elisabeth.
Seguì
la
donna fino al telefono, mentre Hideto e Kenzo le facevano cenno che
l’aspettavano fuori. Mai prese la cornetta e
aspettò che la donna si
allontanasse. Le mani quasi le tremavano. Aveva paura di cosa avrebbe
sentito…
se fosse stata Elisabeth che le diceva che Yuuki era… Mai
scosse la testa. Non
voleva neppure pensarci. Trasse un profondo respiro prima di avvicinare
il
ricevitore all’orecchia.
“Pronto?
Sono Mai. Chi parla?”
“Mai,
sono Elisabeth. C’è una cosa importante
che devi sapere. Ho già mandato la mia limosine a
prenderti.”
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Mai scese
davanti alla villa facendo un cenno all’autista, che
ricambiò con un piccolo
inchino. Hideto e Kenzo scesero guardandosi attorno perplessi. Che cosa
erano
venuti a fare in quella villa? Mai era stata piuttosto vaga e
misteriosa al
riguardo. Quando era tornata da loro, sembrava sconvolta dalla sorpresa
ma allo
stesso tempo euforica e visibilmente emozionata. Non aveva detto loro
molto.
Solo che stava per venirli a prendere una limosine per accompagnarli da
una
persona. Poi, era stata sorda a qualsiasi loro richiesta di
spiegazioni. In
macchina, finalmente, aveva rivelato che andavano dalla persona che
aveva
incontrato in settembre. Né Kenzo né Hideto
erano, però, riusciti a farsi dire
altro neppure a quel punto. E ora, eccoli finalmente lì. Era
ormai pomeriggio
inoltrato. Si voltarono verso il portone d’ingresso, mentre
la limosine si
allontanava. Videro una ragazza con i capelli castani vestita con un
vestito
arancione venire loro incontro. Era anche lei visibilmente emozionata.
Si
avvicinò a Mai come se fossero vecchie amiche.
“Mai,
sono così
contenta che siate venuti.”
Poi
sorridendo,
si voltò verso Hideto e Kenzo.
“Benvenuti
a
tutti, Maestri della Luce.”
Hideto e
Kenzo si guardarono perplessi e stupiti di venire accolti lì
come Maestri della
Luce.
Mai sorrise.
“Grazie a te, Elisabeth. Loro sono Hideto Suzuri e Kenzo
Hyoudo, il Guerriero
Blu e il Guerriero Verde. E lei…” Mai si
voltò verso i due ragazzi. “… e lei
è
Elisabeth. Ho incontrato lei in settembre.”
Elisabeth
sembrava un po’ in imbarazzo. “Devo chiedervi
scusa. Avrei dovuto chiamarvi
prima, ma lui non ha proprio voluto. Non voleva sentire
ragioni… non sapete che
fatica ho fatto a convincerlo.”
Hideto e
Kenzo la guardarono confusi. Ci capivano sempre meno. Chi era lui? E che cosa aveva a che fare con
loro? Mai, invece, sembrava capire a chi si riferisse perché
sorrise.
“È
proprio
da lui. Grazie ancora per averci chiamato.”
Elisabeth
sorrise. “Di nulla. Seguitemi, vi accompagnò da
lui.”
I tre la
seguirono. Attraversarono l’atrio e si diressero in un
corridoio. Uscirono in
una veranda a vetri. Elisabeth
li
condusse fuori nel giardino. Proseguirono lungo i vialetti tra le
aiuole.
Hideto e Kenzo erano sempre più curiosi di sapere
perché erano stati trascinati
là, Mai sempre più emozionata. Finalmente si
fermarono, Elisabeth si voltò
verso di loro.
“Vi
lascio
da soli, penso avrete molte cose da dirvi. Fate pure con
calma.”
Detto questo
la ragazza si allontanò senza aspettare risposta, come se si
rendesse conto di
essere, in quell’occasione, di troppo. I tre guardarono
davanti a loro. Videro
un bungalow di legno con sotto alcune poltroncine di vimini e un
tavolino con
un servizio da tè. Su una delle sedie c’era seduto
qualcuno. Era un ragazzo
voltato di schiena. Aveva i capelli azzurro pallido. Hideto e Kenzo
spalancarono la bocca. Un attimo dopo il ragazzo si alzò con
una leggera fatica,
voltandosi verso di loro. Sembrava un po’ incerto su cosa
dire ed esitò un
attimo prima di parlare.
“Salve,
ragazzi… è un po’ di tempo che non ci
vediamo…”
Hideto e
Kenzo rimasero pietrificati dallo stupore, sgranando gli occhi.
“Yuuki?!?”
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I quattro
ragazzi erano seduti attorno al tavolino. Erano passate un paio
d’ore da quando
erano lì. Il cielo si stava ormai tingendo dei colori del
tramonto. In tutto
quel tempo si erano raccontati tutti i pezzi mancanti del puzzle. Sia
da una
parte che dall’altra: quello che era successo in quei mesi e
quello che era
successo nel futuro. Il tè era finito e anche i biscotti.
L’ultimo lo stava sgranocchiando
svogliatamente Kenzo. Non si capacitava ancora di quello che era
successo.
Davanti a loro c’era davvero Yuuki. Non credeva ancora a
quello che gli avevano
raccontato. Solo in quel momento si ricordò che Mai, nel
racconto, aveva
rivelato che aveva scoperto tutto quello già a settembre.
“Ancora
non
ci credo… senza offesa, Yuuki. Ma ritrovarti
vivo… cavolo non me lo sarei mai
aspettato. C’è solo una cosa che mi sfugge. Mai,
ma perché non ce lo hai detto
prima?”
Mai
abbassò
gli occhi un po’ imbarazzata. “Scusate. Mi era
sembrata la cosa migliore per
non rischiare di mettere in pericolo nessuno…”
Hideto
sorrise comprensivo. “Non ti preoccupare. Ti capiamo.
L’importante è che tutto
si sia risolto bene. Ce l’ho io adesso una domanda. Che cosa
farai adesso
Yuuki?”
Kenzo e Mai
si voltarono verso il ragazzo. Yuuki non rispose subito. Prima
sembrò pensarci
un attimo.
“Ancora
non
lo so. Per prima cosa penso che mi prenderò un po’
di tempo per mettere insieme
i pezzi della mia vita. Sono successe così tante cose anche
quando ero in coma…
la scomparsa di Dan, la vostra avventura nel futuro. Devo fare un
po’ di ordine
a ciò che mi circonda e dentro di me… poi non lo
so…”
Gli altri
tre capirono il perché di quei suoi dubbi. Dopotutto, per il
mondo, lui era
morto. Tornare in mezzo a tutti avrebbe creato scalpore e
chissà se i loro
nemici non ci avessero riprovato ad eliminarlo…
“Capite
anche voi che farmi rivedere potrebbe essere pericoloso. Senza contare
che per
tutti sono in pratica un morto che cammina. E sono anche in debito nei
confronti di Elisabeth. Mi ha salvato e per lei sono come un
fratello… per un
po’, finché non mi sarò ripreso del
tutto, resterò qui. Poi deciderò cosa fare.
In ogni caso penso che per voi sia meglio non farvi vedere troppo con
me. Mi
volevano morto e ora che anche Dan è scomparso, se io
riapparissi, avrebbero
solo me da eliminare. È molto più sicuro che voi
continuiate per la vostra
strada, andando avanti come avete fatto in tutti questi mesi.”
Mai lo
guardò. “Ne sei sicuro? Dopotutto solo noi e
Elisabeth sappiamo che tu sei
vivo. Non vorremo lasciarti da solo.”
Yuuki
sorrise, avrebbe voluto dire che c’era abituato, ma non lo
fece. “Non
preoccuparti. Voi che cosa farete ora?”
Hideto si
posò allo schienale con le mani incrociate dietro la testa.
“Io
credo
che continuerò a vagabondare. Ci ho preso gusto e poi credo
che così riuscirò
ad incontrare più persone disposte ad ascoltarmi. E poi
così imparerò un po’ di
tecniche di cura da tutto il mondo... come facevo nel futuro. Mi
diverto ad
imparare queste cose perché so che così posso
rendermi utile.”
Hideto
tornò
a sollevarsi e guardò verso Kenzo. “E tu Kenzo?
Continuerai con i tuoi studi?”
Kenzo
annuì
convinto. “Sì. Diventerò un grande
scienziato e farò scoperte che permetteranno
di risolvere i problemi del mondo, dimostrando che siamo noi esseri
umani che
lo facciamo migliorare. E tu Mai?”
Mai si vide
puntati addosso gli occhi di tutti e tre i ragazzi. Sorrise e
guardò verso il
cielo. Uno splendido tramonto lo tingeva di un caldo e avvolgente
colore
dorato, che sfumava nel rosso e nell’arancio, contrastando
con l’azzurro e il
blu notte che si diffondeva dal lato opposto. Ogni oggetto che veniva
colpito
dai raggi del sole assumeva una sfumatura dorata. Che pace che
c’era in quel
momento. Si sentì invadere da una profonda tristezza. Anche
se sapeva che si
sarebbero tenuti in contatto, sembrava un addio.
“Credo
che
continuerò a diffondere la verità. Lo dobbiamo a
così tante persone che contano
su di noi. Forse riaprirò anche un
blog…”
Tutti
rimasero zitti. Sentivano anche loro che le loro strade si stavano un
po’
separando. Avevano un unico obiettivo, ma l’avrebbero
raggiunto ognuno con la
strada che si stavano tracciando davanti. Si insinuava,
perciò, dentro di loro,
il timore che il legame che si era creato a Gran RoRo si potesse in
qualche
modo spezzare, come già aveva rischiato di succedere prima
dell’avventura nel
futuro. E poi c’era la paura, dovuta al fatto che avrebbero
dovuto camminare su
strade parallele contando soprattutto sulle loro forze. Mai
sentì acuirsi la malinconia
dentro di lei. Non voleva che finisse così. Poi
alzò lo sguardo verso il cielo,
sempre più punteggiato di stelle che stavano apparendo via
via più luminose
anche nella luce del tramonto. In quel momento, vide luccicare una
stella ed
ebbe l’impressione che avesse brillato di luce rossa.
Sbatté gli occhi stupita,
ma poi sorrise rincuorata e si voltò sorridendo verso gli
altri.
“Guardate
che non è un addio. Dobbiamo tenerci sempre in contatto e
dirci ogni novità. Se
necessario potete contattarmi a qualunque ora della notte e del giorno.
Non vi
libererete tanto facilmente di me.”
Hideto
sorrise. Mai era incredibile. Poteva diventare una furia o essere la
persona
più dolce del mondo. Cercava di tirarli su di morale e la
ringraziò
mentalmente. Dopotutto aveva ragione. Intraprendere strade diverse non
era
dirsi addio. Erano i Maestri della Luce e non avrebbero permesso che il
tempo e
le distanze li separassero. Senza contare che la loro meta era la
stessa. Si
sarebbero incrociati tante volte, ne era sicuro.
“Ti
pentirai
di quello che hai detto quando le nostre e-mail ti sveglieranno in
mezzo alla
notte. E pretendo di esser informato di ogni novità da
tutti, mi raccomando. E
se ci capita potremo anche sfidarci.”
Kenzo
guardò
Mai e Hideto. Era il più piccolo, ma non voleva dimostrarlo.
Viaggiando con
loro era molto cambiato e in meglio. Era diventato più
altruista e meno
presuntuoso. Sorrise pensando che fino a qualche tempo prima non lo
avrebbe mai
pensato. Era diventato anche più sicuro di sé e
questo lo doveva a loro.
“Beh,
allora
mi sa che dovrò continuare a sopportarvi. Ma non mi
dispiace. Mi sarei
arrabbiato se non avreste voluto tenere i contatti. E io sono pronto ad
accettare ogni sfida.”
Yuuki
sorrise, guardando i tre ragazzi. Da quando li aveva incontrati, era
cambiato
molto il modo in cui vedeva il mondo. La sua vita era sempre stata
solitaria e
l’unica persona che vi aveva fatto parte era stata Kajitsu.
Ora invece era
tutto diverso. Kajitsu non c’era più, ma grazie a
loro e anche a Dan era
riuscito a superare il dolore e a continuare ad andare avanti. In
realtà ora,
dopo quello che era successo, sentiva dentro di lui ancora grandi
dubbi.
L’unica certezza era che un giorno avrebbe rivisto Kajitsu e
avrebbe potuto
dirle che gli altri Maestri della Luce erano le persone migliori che
avesse mai
conosciuto. Ora capiva perché erano stati loro ad essere
scelti ed era contento
che lui e Kajitsu li avessero incontrati. Grazie a loro era cambiato o
forse
era tornato quello che era un tempo. Sperava che quello che era
successo poco
più di un anno prima non rovinasse tutto. Temeva che quello
che gli aveva detto
il Re del Mondo Altrove, nonostante tutto, si potesse avverare. Ma non
serviva
preoccupare gli altri con i suoi dubbi. Gli avrebbe affrontati da solo.
“Basta
che
mi diciate solo quando e dove. Vi raggiungerò senza farmi
scoprire.”
Mai sorrise
come gli altri. Ora, era certa che non si sarebbero persi di vista e la
malinconia di prima scomparve. Si sentì leggera e ottimista.
Qualcosa le diceva
di nuovo che avrebbe rivisto Dan e chissà magari anche Gran
RoRo. E sentiva che
lo stesso valeva anche per gli altri.
A quel punto
i quattro ragazzi si alzarono. Yuuki gli accompagnò fino al
cancello. Lì si
salutarono. Mentre si allontanavano, Mai, Hideto e Kenzo videro
Elisabeth che
raggiungeva Yuuki. I due, poi, si voltarono dirigendosi verso la villa.
Presto
anche loro tre si sarebbero salutati e avrebbero preso strade diverse.
Era
veramente l’inizio di una nuova vita e di una nuova
avventura. Forse Battle Spirits
non ne avrebbe più fatto parte, ma chi poteva dirlo? Loro
sarebbero comunque
stati per sempre i Maestri della Luce. Qualunque cosa avrebbero detto
gli
altri. E poi Magisa glielo aveva promesso. Un giorno il varco con Gran
RoRo si
sarebbe riaperto. Era per questo che si dovevano impegnare. Nel cielo
dietro di
loro brillarono due stelle: una sembrava rossa e l’altra
verde. Una invece,
alta nel cielo blu sopra il sole che tramontava, brillava bianca e
splendente
più di tutte e sembrava quasi la luce del Nucleo
Progenitore. Forse la Terra e
Gran RoRo avrebbero avuto bisogno dei Maestri della Luce molto prima di
quanto si
potesse credere? Solo il futuro avrebbe risposto a questa domanda.
…
TO BE CONTINUED …
Siamo
arrivati alla fine! ^-^ Questo è l’ultimo capitolo
di questo Episodio 0… che
poi, in realtà, avrei potuto mettere tutti i capitoli come
un’unica One-shot…
ma avevo un sacco di motivi per non farlo: 1. sarebbe stato troppo
lungo e
pesante da leggere, 2. avrebbe tolto la suspence e 3. con i prossimi
episodi
non avrei retto il ritmo. XD
Ora, però, passiamo alle cose serie. Quando ho pubblicato la
One-shot “Waiting
for You”, che è diventata la prima storia della
serie “I Guerrieri della Luce”,
la mia speranza era trovare altre persone che amassero Battle Spirits
quanto me
e mio fratello. E così è stato… ma la
cosa più bella, quella che ci ha riempito
di più il cuore (a me e a mio fratello) non sono state le
recensioni positive.
La cosa più bella è essere riuscita a farvi
emozionare, divertire, anche
immedesimarvi e arrabbiarvi insieme ai personaggi di questa storia.
Perché è
soprattutto merito vostro, merito di tutti voi che avete letto, se
questa
storia è arrivata fino all’ultimo capitolo e se,
dopo questo episodio, ce ne
saranno degli altri. E il ringraziamento più grande di tutti
va ai nostri “tre
moschettieri” che fedelmente e con entusiasmo hanno
apprezzato ogni volta di
più ogni capitolo di questa storia:
Grazie
chicca12lovestory,
grazie
LacusClyne
e
grazie
ShawnSpenstar.
Per
questo non siate tristi. La nostra avventura nel mondo di Battle
Spirits è
appena iniziata. ^-^ Ci sono ancora tanti misteri da svelare, nemici da
affrontare, scelte da prendere per i nostri amati Maestri della Luce!
Con questo vi saluto e vi dò appuntamento, a chi
già c’è e a chi magari ci
sarà, al prossimo episodio…
Varco
Apriti, Energia!
E
come ultimo (per questa volta) saluto, vi lascio i mazzi dei duellanti
di
questo Episodio (comprese le carte che non si sono viste):
(MAI) Asmodeo
dei Sette Shogun
1x, Siegwurm-Nova, Drago
Supernova 1x, Belzebeat
dei Sette Shogun
1x, Siegwurm, Possente Dragone
Imperatore del Tuono 1x,
Berit, Artigli
Micidiali 1x, Strega
Malefica 2x, Balmung,
Dragone Rigenerato 2x, Balam, Guerriero
delle Tenebre 3x, Globo Artigliato 1x,
Scheletrox 2x,
Ankillersauro
2x, Scorpione
Letale 1x, Teschiavolo
1x, Drago
della Pioggia 2x, Rotosauro
2x, Ashtal
1x, Demonosso
1x,
Fuoco della Vittoria 2x,
Ciclone Fiammeggiante
2x, Carta in Più 3x,
Telescopio Killer 2x,
Energia Big Bang 3x,
Danza
Macabra 2x, Sarcofago
Trafitto 2x, Bilancia
Letale 2x, Tempio
Diroccato 2x, Tempio
a Piramide 2x, Cattedrale
Purpurea 3x
(SHIRO) Castello Fortificato 1x,
Drago Bicefalo 1x,
Kujaraku,
Pavone Fiammeggiante 1x, Douglas il
Gladiatore 1x, Dracoltello
2x, Segugio
Preistorico 3x, Automa
di Pietra 3x, Muro
vivente 2x, Ankillersauro
1x, Rocciarex 2x,
Babyrousa, Bestia
da Battaglia 3x, Pedone Gustav 2x,
Lucertola
Rasoio 2x, Iguanasauro
2x, Goradon 3x,
Falange Infuocata 2x,
Fuoco della Vittoria 2x,
Martello Magico 2x,
Aura Offensiva 1x,
Aura Luminosa 1x, Blitz
1x, Impatto
delle Armi 1x, Elevalivello
3x, Crollo
della Strategia 2x, Duello ad Armi Pari 2x,
Fabbrica di Automi 2x
(YUUKI) Ragna-Rock, Cavaliere
Signore del Fato 1x,
Woden, il Grande
Cavaliere Alato 1x,
Walhalance dalla
Corazza Indistruttibile 1x,
Yggdrasill,
Cavaliere d’Acciaio 1x, Hildir la Valchiria 1x,
Cannone
di Ferro MK-II 2x, Balder, Soldato Scudo 2x,
Gigandroide 2x,
Artefatto
Fjalar 2x, Supremo
Gugnir 3x, Guerriero
Magnum 1x, Supremo
Laevateinn 3x, Farfalla
Arcobaleno 1x,
Guerriero Calibro 2x,
Cigno Kigna 2x,
Potente
Elisir 3x, Purificazione
Testuggine 1x,
Ricarica Nuclei 2x,
Bufera
Impenetrabile 3x, Aura Fulminante 2x,
Sacro Elisir
(Pozione della Salvezza) 1x, Nastro Imprigionante 2x,
Nobiltà
d’Animo 2x, Attacco Diamante 1x,
Cortina Nebulosa
2x, Nave
Madre dell’Infinito 3x, Santuario
Inviolabile 3x
(ELISABETH) L’Imperatore
Kaiseratlas 1x,
Hercules,
Cavaliere Selvaggio 1x, Iberix, Bestia Intelligente
1x, Grande
Angelia Sophia 1x, Puntale Lamato 2x,
Angelia
della Luce 1x, Pungiglione
Nero 1x, Libellula
Fatale 1x, Fata
Farfalla 2x, Angelia
Kleio 3x, Amenborg
3x, Rana
Balzante 1x, Gremly
2x, Spirit
Tanya 3x, Pungiglione
Velenoso 1x, Scarabeo
Corazzato 2x, Recupero
del Branco 2x, Campo
Immaginario 2x, Affaticamento
1x, Inverti
Mano 2x, Astro
della Velocità 1x, Nebbia Invalidante 1x,
Pozione Reale 3x,
Prigione
di Spine 3x, Piedi
Alati 2x, Forza
della Natura 1x, Velocità
Divina 1x, Frutti
dell’Albero della Saggezza
3x, Collina
Prodigiosa 2x
Grazie
ancora a tutti. ^-^ Alla prossima, Hikari
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