Skinny Alien Boy

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Casa sull'albero ***
Capitolo 2: *** Voci nel vento ***



Capitolo 1
*** Casa sull'albero ***


Note: Benvenuti nella raccolta! Sappiate che io sono una grande fan di Donna e Ten come partners in crime, e che, quando mi capitano prompt simpatici, amo immaginarmi piccole, sciocche avventure con loro due come protagonisti. Non aspettatevi pubblicazioni fisse o regolari. Lascio tutto un po' al caso e all'ispirazione, sperando di divertirvi! Prompt: Casa sull’albero. Personaggi: Ten. Parole: 394

Casa sull'albero

Il Dottore aveva un approccio tutto suo, alle cose. Ogni volta che si rigenerava, del resto, diventava un uomo del tutto nuovo, letteralmente. Lo era nel corpo e nella mente, anche se la sua memoria riemergeva sempre intatta. Cambiava, naturalmente, il suo modo di affrontare le cose, il suo modo di comportarsi e il suo modo di parlare. Donna criticava tendenzialmente ognuno di questi aspetti.
L’unico motivo per cui non si erano ancora decapitati a vicenda era che entrambi erano abbastanza irritanti da sapere di avere diverse cose da farsi perdonare. Ma c’erano anche volte in cui tacere alle frecciate dell’altro diventava davvero difficile.
“Sai, Donna, se questo TARDIS fosse una casa sull’albero non sono certo che ti darei il permesso di salire.”
“Il tuo ultimo atterraggio è stato su un albero” fa notare la donna. Ricorda ancora lo sballottamento e la paura che la nave spaziale precipitasse in malo modo. “Ed io c’ero.”
“Non è la stessa cosa.” Il Dottore s’affaccenda in girò, controllando i comandi del loro mezzo di trasporto. “Non ho mai avuto una casa sull’albero.” Dice poi improvvisamente, assai dispiaciuto.
“Com’è possibile, chiunque ne ha avuta una. Perfino io.”
“Oh, davvero?”
“Sì, e non ti avrei fatto salire.”
Il Signore del Tempo sembra assai deluso, e per un secondo assume l’espressione di un cucciolo abbandonato. Tacciono entrambi per un attimo, poi Donna riprende il discorso: “Con tutti gli anni che ti porti dietro, con tutti i viaggi che hai fatto, davvero non ne hai mai avuto una?”
“No…” risponde. Poi si gratta la testa e guarda in alto, là dove c’è il suo infinito guardaroba e… tutto il resto.
“Però potremmo costruirne una qui dentro.”
“Ti prego, no.”
“Sarà divertente!”
E’ un attimo, e Donna non ha più tempo di replicare. Il Dottore è preda di quella sua solita frenesia che lo porta a lanciarsi nelle cose con l’entusiasmo di un bambino. Dal nulla compaiono chiodi e martello.
“Dobbiamo solo prendere un po’ di legname qua e là, sarà un attimo.”
“Già, un attimo…” Donna si maledice,  pensando che avrebbe proprio dovuto rimanere zitta, ma è una cosa che non le riesce quasi mai. Così, affranta, comincia a contare gli attimi, sperando che il suo compagno di viaggio non si dia martellate sulle dita, perché non ce la farebbe a trasformarsi non solo in una babysitter, ma anche in un’infermiera.


 

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Capitolo 2
*** Voci nel vento ***


Note: Fandom: Doctor Who. Pacchetto Jane Austen. Prompt: L’urlo – Munch. Parole: 411

Voci nel vento


Il vento che investe Donna non appena mette piede fuori dal Tardis non ha nulla di normale. Se ne accorge dal modo in cui la schiaffeggia, e dal modo in cui ulula sinistramente. Ma un po’ tutto, in effetti, è strano. La strada su cui cammina era arancione e molliccia, il cielo ha striature molto poco naturali. Giunge poi la cosa peggiore… l’urlo. Un urlo profondo, devastante e straziato. L’Urlo per definizione.
- Si può sapere ora in che diavolo di pianeta siamo? – ringhia Donna, cercando di farsi sentire al di sopra di quella voce piena di orrore.
- Non è un pianeta. – si giustifica il Dottore, uscendo dall’astronave, con fare imbarazzato. – Credo che la modifica che ho fatto al motore abbia avuto esiti imprevisti.
- Dove siamo? – urla Donna, fissando in lontananza una figura di spalle, vestita di nero, apparentemente la fonte da cui proviene quella voce infernale.
- Ehm…
- Dimmi dove siamo o faccio a gara di urli con quel pazzo laggiù! – lo strillo di Donna riesce quasi a piegare il ciuffo del Dottore, già provato dal vento.
- Siamo finiti dentro un quadro. Credo sia l’urlo di Munch, e spero che tu non tenga troppo alle tue scarpe, i colori ad olio non si puliscono.
Donna ci mette un po’, a registrare l’informazione. Deglutisce, si guarda intorno, e poi fissa il Dottore.
- In un quadro, dici? In uno vero?
Il Dottore annuisce, quasi fosse un bambino. Donna vorrebbe chiedere spiegazioni, ma non ne ha la forza. Incrocia le braccia come una maestra o una mamma particolarmente minacciosa, e dà il suo ordine. – Prima mi porti a Londra, poi io ti strangolo, è chiaro?
Il Dottore annuisce di nuovo, sconfitto. – Però in fondo viaggiare anche in mezzo ai quadri era una cosa carina!
- MA NON NELL’URLO DI MUNCH. – Donna alza così tanto la voce che la figura misteriosa tace, si volta, sempre tenendosi la testa con le mani, e li fissa con aria di rimprovero.
Ora anche Donna si sente quasi in imbarazzo, ma mantiene lo sguardo fiero sulla figura fatta con i colori ad olio, perché non darà né a lei, né al Dottore, alcuna soddisfazione.
- Magari, la prossima volta, controllando le coordinate… - il Dottore non fa in tempo ad aggiungere altro, Donna l’ha afferrato per il bavero della giacca e l’ha trascinato dentro al Tardis, pronta per tornare a Londra, possibilmente quella vera, e non quella di una veduta della National Gallery.


 

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