Memories.

di xswaghair_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First chapter. ***
Capitolo 2: *** Second chapter. ***
Capitolo 3: *** Third chapter. ***
Capitolo 4: *** Fourth chapter. ***
Capitolo 5: *** Fifth chapter. ***
Capitolo 6: *** Sixth chapter. ***
Capitolo 7: *** Eighth chapter. ***
Capitolo 8: *** Seventh chapter. ***
Capitolo 9: *** Ninth chapter. ***
Capitolo 10: *** Tenth chapter. ***
Capitolo 11: *** Eleventh chapter. ***
Capitolo 12: *** Twelfth chapter. ***
Capitolo 13: *** Thirteenth chapter. ***
Capitolo 14: *** Fourteenth chapter. ***
Capitolo 15: *** Fifteenth chapter. ***
Capitolo 16: *** Sixteenth chapter. ***
Capitolo 17: *** Seventeenth chapter. ***
Capitolo 18: *** Eighteenth chapter. ***
Capitolo 19: *** Nineteenth chapter. ***
Capitolo 20: *** Twentieth chapter. ***
Capitolo 21: *** Twenty-first chapter. ***
Capitolo 22: *** Twenty-second chapter. ***
Capitolo 23: *** Twenty-third chapter. ***
Capitolo 24: *** Twenty-fourth chapter. ***
Capitolo 25: *** Twenty-fifth chapter. ***
Capitolo 26: *** Twenty-sixth chapter. ***
Capitolo 27: *** Twenty-seventh chapter. ***
Capitolo 28: *** Twenty-eighth chapter. ***
Capitolo 29: *** Twenty-ninth chapter. ***
Capitolo 30: *** Thirtieth chapter. ***
Capitolo 31: *** Thirty-first chapter. ***
Capitolo 32: *** Thirty-second chapter. ***
Capitolo 33: *** Thirty-third chapter. ***
Capitolo 34: *** Thirty-fourth chapter. ***
Capitolo 35: *** Thirty-fifth chapter. ***
Capitolo 36: *** Thirty-sixth chapter. ***
Capitolo 37: *** Thirty-seventh chapter. ***
Capitolo 38: *** Thirty-eighth chapter. ***
Capitolo 39: *** Thirty-ninth chapter. ***
Capitolo 40: *** Fourtieth chapter. ***
Capitolo 41: *** Fourty-first chapter. ***
Capitolo 42: *** Fourty-second chapter. ***
Capitolo 43: *** Fourty-third chapter. ***
Capitolo 44: *** Fourty-fourth chapter. ***
Capitolo 45: *** Fourty-fifth chapter. ***
Capitolo 46: *** Fourty-sixth chapter. ***
Capitolo 47: *** Fourty-seventh chapter. ***
Capitolo 48: *** Fourty-eighth chapter. ***
Capitolo 49: *** Fourty-ninth chapter. ***



Capitolo 1
*** First chapter. ***


MEMORIES

First chapter.


« ''Bella, giovane e intelligente'' è il modo con cui mi descrive il mio fidanzato. ''Una brava figlia, sempre solare anche se a volte ci fa disperare'' dicono i miei genitori. ''Capace di andare avanti senza l'aiuto di nessuno, può avere momenti di debolezza ma è forte. Lei può farcela'' oppure ''sempre disponibile, è perfetta come giornalista. E poi adora stare a contatto con la gente'' riferiscono amici e parenti. Capacità riassuntive? Okay. Inglese? Okay. Tutto quello che è necessario è dentro di me, non posso lasciarlo a casa. Piuttosto, devo ancora preparare la valigia! »
Beh, tutta la gente che mi stava attorno si sbagliava, prima di tutto avrebbero dovuto accennare qualcosa riguardo le mie frasi rivolte al muro, o meglio, a me stessa. Sì, voglio sottolineare che parlavo da sola, ma mica adesso è cambiato qualcosa, ah?! Sono sempre me, quella che parla ad alta voce per la casa!
« Bene, anche i bagagli adesso sono pronti. Vediamo un po' dov'è il biglietto aereo... » dissi cercando dentro una cartella piena di documenti e cose varie « eccolo! Ah, ma domani, quindi, parto presto? Questa proprio non ci voleva, non posso dormire 'sta sera! E domani sarò una zombie, ne sono certa. »

I miei monologhi continuarono per ore e ore, finché non mi avvolsi in una silenziosa lettura fino al mattino seguente. In un primo momento la stanchezza non si fece sentire, contenevo abbastanza energia sufficiente da poter entrare in un parco divertimenti con la mattinata e uscirne di notte, ma sinceramente mantenere gli occhi aperti non fu così facile.

« Amore, sii educata con tutti, non sbagliare neanche un accento di pronuncia, nulla! » mi disse Roberto - il mio fidanzato - all'aeroporto « E adesso cerca di chiuder gli occhi, riposati, eh?! »
« Sì, amore mio. Certo che mi riposerò; comunque spero di scendere al più presto. Sai, è appena iniziato giugno e penso che fino a dicembre sarò impegnata lassù, al nord! »
« Oh, Emma. Sei così dolce, una ragazza d'oro. Posso sempre salire io a prenderti! Oppure salgo, e se la ditta me lo permette, rimango qualche settimana con te, a goderci il paesaggio britannico! Potremmo andare a visitare Lochness, che ne pensi? Altrimenti l'Irlanda! Quel paese è magnifico, sai? »
« Certo che lo so, chissà forse ci andrò per intervistare qualche diva irlandese! »
Io amavo veramente Rob, lui con i suoi occhi verdi e i capelli biondi. Il principe azzurro che ogni ragazza sognerebbe di avere, il principe azzurro che sceso dal proprio bel cavallo bianco mi porse la mano e mi chiese di andare alla festa di San Valentino, il principe azzurro che mi diede un bacio sulla fronte prima di chiedermi se volessi diventare la sua principessa. Questo io lo chiamavo amore. Un vero amore.
Dopo di lui, salutai mamma e papà che sembrava non mi volessero lasciare pur sapendo che non sarei scomparsa, poi due miei amici e infine il cagnolino - non proprio mio, perché mia mamma non ne ha mai voluti a casa, ma di quei due miei amici: Sharon e Davide - che stava attaccato e davanti alla mia valigia, come se preferisse che io prendessi lui al posto di quel bagaglio pieno di roba. 

Lacrime? Domande sul tornare o meno? Mezzi sorrisini? C'erano stati, sì. Ma ormai era tutto dietro le ruote posteriori di una scatola dura e grande, azzurra e colma di scarpe e abbigliamento. Io ero già a Londra con la mente, anche se non con il corpo. L'emozione di cominciare a lavorare come ho sempre sognato fu indescrivibile. Io in una metropoli, sola, con un capo probabilmente furioso, gente invidiosa e altra che "forse" si sarebbe resa conto di una diciottenne palermitana che potrebbe anche essere soprannominata "novellina" di lì a poco. La testardaggine che mi convinse a scegliere quel che stavo per fare copriva il timore che mi venne subito dopo aver messo piede sull'aereo. 
Mani a sinistra, anzi, braccia a sinistra, a destra, in alto e in basso, mascherine e salvagente. Sempre molto comiche le hostess con il loro completo unico colore e le calzamaglie che spezzano l'uguaglianza fra giacchetta, gonna o pantaloni e scarpette. Non ebbi neanche il tempo di osservare per bene quello che avrei dovuto fare nel caso di tragedie che mi addormentai come un gattino che ha appena finito di mangiare cinque scatolette di pesce. 

Due ore dopo.
« Siete pregati di scendere e... » e bla bla bla.
Mi ero svegliata grazie a quella fastidiosissima voce inglese che continuava a risuonarmi nella mente come se non ci fosse altro da ricordare o da pensare.
A quanto pare ero rimasta l'unica cretina a dormire sull'aereo, ma poi mi accorsi che c'era una ragazza seduta poco più avanti di me. Forse aveva più o meno la mia età, chi lo sa!
« Siete pregati di scendere, grazie. » disse un'hostess indicando me e quella ragazza ancora dormiente « scusa, potresti dire alla tu amichetta di svegliarsi? » 
Ecco, adesso non ne potevo più:
1- quella ragazza non era ''mia amichetta'';
2- poteva benissimo svegliarla lei;
3- se ero certa che fosse stata anche lei a dire alla radiolina dell'aereo che saremmo dovute svegliarci, le avrei dato una manciata di schiaffi. Mi ispirava schiaffi.
« Sì, certo, la sveglio. Ma vorrei che lei sappia che questa ragazza non è una "mia amichetta" e che lei non è adatta a fare l'hostess, qui ci vuole cortesia e simpatia. Pancia in dentro, petto in fuori, mento alzato e sorriso sulle labbra. Tutto qua, il suo capo glielo ha mai accennato? E lei ascoltava i suoi genitori quando le davano i primi insegnamenti per fondare le basi caratteriali e comportamentali, ah?! »
Forse avevo un po' esagerato, ma fui contenta che non rispose e filò dritto senza fiatare né sbuffare. "Le soddisfazioni della vita" avrebbe detto mia madre.
« Hey, ragazza? Sai, dovremmo scendere... »
« Ancora cinque minuti... » rispose con voce tranquilla ma desiderosa.
« Sei su un aereo e siamo appena arrivati, che ne pensi di scendere? »
Lei non rispose e allora passai al piano B, il primo era effettivamente il piano A. Dunque, le diedi un piccolo pizzicotto sulla mano e... *puff* ecco la ragazza, occhi aperti, bocca spalancata e qualcosa che le passava per la mente che immaginavo fossero domande come « Chi è questa qua? » oppure « Cosa ci fa qui, accanto a me? ».
« Senti, scusa per il pizzicotto e per i miei incitamenti per farti svegliare, davvero, non volevo. L'hostess me lo ha chiesto e a quanto pare le ultime due rimaste qui sopra siamo proprio noi, so che ti starai facendo strane domande su di me e ti chiedo di nuovo scusa, se vuoi ti offro qualcosa al bar se c'è... Comunque è quasi l'ora di pranzo, se vuoi pranziamo al Mc Donald's? Se non ricordo male ci dovrebbe essere, è da tanto che non vengo qui. Devo farmi perdonare, sono consapevole di non essere una delle migliori sveglie esistenti nel mondo e so che ti sei svegliata in malo modo più tu che io! »
La ragazza continuò a fissarmi negli occhi e poi aprì la bocca per dire qualcosa, poi la chiuse e poi la riaprì « Sei buffa, sai? ».
Buffa? Io? 
« Beh, non ti devi scusare di nulla! Anzi grazie per avermi svegliato e se ho parlato nel sonno non farci caso, i miei ci hanno fatto l'abitudine! Comunque accetto un tuo invito da Mc Donald's, ma promettimi una cosa, okay? » io annuì fra la sua frettolosa parlantina « Io pago quel che mangio io e tu quel che mangi tu! Non voglio essere in debito con nessuno, e tu non lo devi essere con me. Comunque come ti chiami? » disse porgendomi la mano, ma subito dopo la ritirò « Io sono Martina! Ho diciotto anni e fra poco ne compio diciannove, sai, mio papà mi comprerà una macchina! » poi mi porse nuovamente la mano facendo cenno che toccava a me presentarmi.
« Ecco, ehm... io sono Emma, ho diciotto anni e i diciannove li compio fra sei mesi precisi, non so cosa mi regaleranno in futuro i miei genitori e... »
« Ma perché non scendiamo dall'aereo? »
« Aereo? Oh, cazzo. I bagagli! »
Spostai lo sguardo da Martina alla porta d'uscita dell'aereo, e non so come, ma lei percepì subito cosa intendevo dire per ''oh, cazzo. I bagagli''. Scendemmo velocemente dall'aereo, perdemmo tempo all'aeroporto per trovare due dannati bagagli e poi li vedemmo: uno sopra l'altro poggiati in un angolino con scritto sopra ''bagagli dimenticati''. 
« Una cosa veloce, eh?! » disse la ragazza, sorridendo.
« Eh, sì. Menomale che li abbiamo trovati! Comunque forse è meglio che andiamo veramente a mangiare, così finiamo le nostre "presentazioni" e possiamo parlare senza problemi di tempo, sai forse la timidezza è scomparsa... »
« Se avevi della timidezza in te, come mai adesso mi rivolgi la parola così facilmente, quando prima stavi quasi balbettando? »
« Beh, mi capita spesso quando sto con gente nuova, che non ho mai conosciuto né visto... insomma, prima sono un ghiacciolo, poi comincio a sciogliermi! »
« Come mio fratello, insomma. »
« Non so come sia tuo fratello, ma penso che tu abbia azzeccato il concetto. »
Lei mi fece l'occhiolino, prendemmo i bagagli e poi ci dirigemmo verso il Mc Donald's. Le chiacchere continuarono e io riuscii a presentarmi in modo decente, poi lei mi raccontò il motivo per cui si trasferì a Londra, e io il mio. In poche parole i suoi genitori erano divorziati e con la madre non aveva buoni rapporti, quindi decise di trasferirsi in periferia londinese per andare a vivere dal padre nonostante lui avesse una seconda moglie e altri due figli.

« Beh, io adesso dovrei scappare. Tieni il mio numero, potrebbe servirti! Una nuova amica per te, una nuova per me, no?! »
« Certo, mi farò sentire... Martina, giusto? »
« Martina, sì, Martina la ragazza addormentata su una delle tante poltrone di un aereo... e tu Emma, la ragazza che ne sveglia un'altra e si scusa centomila volte e poi consiglia di fare un break e grida ''oh, cazzo'' riferendosi ai bagagli, giusto? »
« Giustissimo! » risposi con un sorriso smagliante di sincerità. 

Dopo esserci allontanate una dall'altra, ognuna di noi prese la propria strada e intanto io registrai il suo numero nel cellulare e le inviai un messaggio indicandole che ero io e che poteva registrarsi il mio numero. Lei mi rispose con uno smile '':)'' e io anche, poi non ebbi più traccia di lei.

Salii su un taxi, indicai la strada da prendere e poi dopo mezz'ora di viaggio automobilistico arrivai a Marylebone - uno dei quartieri più popolari di Londra -, scesi dal taxi, pagai, presi i bagagli e fu qualche vicoletto più avanti da dove ero scesa, sfociante nella strada principale, ad accogliermi con cinque persone ancora oscure ai miei occhi. Un signore panciuto si avvicinò a me, fece un cenno di saluto con la mano nonostante fossi ancora lontana e poi vidi avvicinarsi a lui anche gli altri quattro personaggi incogniti. 

« Saresti tu la novellina, eh?! Il capo avrà fatto bene ad assumerti, comunque piacere di conoscerti. » e che avevo detto? Me lo ero immaginata che "novellina" sarebbe stato il mio soprannome, non sapevo se per sempre, ma per un bel po' di tempo lo sarebbe stato sicuramente. 
Salutai il presunto capo per prima, avevo capito che fosse lui non solo dai suoi passi che intravidi da lontano, ma anche dal fatto che il ragazzo che mi parlò - che avrei tanto voluto chiamare "quattrocchi" o "brufolone" - lo indicò quando pronunciò la sua seconda frase. Poi salutai tutti gli altri.
« Salve, sono Emma. Emma Ceraulo. »
« Salve, e benvenuta in redazione. Non sono sicuro della sua preparazione, ma a questo provvederemo, intanto questo ragazzo » disse indicandomi quattrocchi « è Mark, poi lei è Bella, lei Antonie e lui Andrew! » 
Bella, un nome che fa pensare ad una ragazza presuntuosa, bionda, occhi azzurri, vestita di rosa con i tacchi a spillo, e invece no. Una ragazza coi capelli corti e rossi, gli occhi mascherati di nero ed un felpone - anch'esso nero - addosso, anche se c'era un caldo. Era semplice, forse un po' punk. Dagli altri due, invece, non sapevo tirar fuori qualcosa, l'abbigliamento non parlava molto: Andrew coi mocassini e dei pinocchietti di jeans, una camicetta bianca e sfibbiata dalla parte superiore, se voleva apparire come un provocatore, non lo era affatto; poi Antonie, lei sì che mi sembrava presuntuosa, forse perché aveva gioielli d'oro bianco che ornavano il suo corpo o la sua acconciatura - una bella treccia bionda a lisca di pesce - o anche i suoi occhi, forse troppo truccati. 


SE AVETE LETTO QUESTO PRIMO CAPITOLO, POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMO CAPITOLO NON E' DEI MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMO CAPITOLO E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEL QUINTO CAPITOLO, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 2
*** Second chapter. ***


MEMORIES

Second chapter.


« Che sonno! » dissi sbadigliando.
Mi ero appena svegliata, e finalmente in uno di quei modi che vengono immortalati nei video dei film. Poi guardai l'orologio. L'orologio, cazzo. Non c'era un orologio in quella stanza! Mancava l'apparecchio fondamentale alla vita in quaranta metri quadrati di un monolocale?! Ah, a proposito... avevo affittato un appartamentino - non proprio un monolocale, anche se non era così grande - sempre a Marylebone, era troppo grazioso: l'esterno in rosso che veniva spezzato dal verde del piccolo prato, una casetta a due piani di cui io occupavo solo il pian terreno - il piano superiore non fu mai affittato, a volte avrei voluto visitarlo, ma nonostante il fatto che possedevo anche la chiave della porta principale (e superiore), non rischiai mai. Il buio mi metteva troppa paura -, l'interno era perfetto, mobili classici, letto matrimoniale tutto per me, cucina attrezzata e stessa cosa il bagno. L'appartamento era ospitale e soprattutto pulito! Ci trovai anche una boccetta di profumo, un biglietto da visita appartenente al proprietario, uno spazzolino portatile nuovo, tutta la posateria e le stoviglie, coperte e lenzuola nuovissime e soprattutto un televisore quaranta pollici samsung. Pft, come se il televisore fosse più importante del camino che avevo trovato nella sala da pranzo. Capite? Camino! Io l'ho detto di essere dentro un film! Da quando si trova un camino nel proprio appartamento? Io a Parigi né in altre città non lo avevo mai trovato! Aspetta aspetta... volevo accendere il camino a giugno o mi rendeva felice il solo pensiero di averne uno a casa - che proprio casa non lo era, almeno all'inizio -? Comunque, ritornando all'orologio... mancava l'orologio! Dico, ero contentissima di aver prenotato un alloggio confortevole per la mia lunga permanenza - sapevo già che primo o poi me ne sarei scappata e avrei comprato una casa tutta mia, e solo mia - ma mancava l'orologio, eh?! L'unica soluzione fu alzarmi dal letto e andare a cercare il cellulare. Lo trovai ed erano le 09:17. 
« Emma, mettiamoci a lavoro: prepara la colazione, sistema i bagagli, mangia, lavati, vestiti e poi sei pronta per andare a lavoro. Non dimenticare di aggiungere un filo di trucco, però! »

I miei monologhi non avevano avuto mica una sosta, ah?! Erano solo scomparsi per un bel po', il bello era che con me stessa parlavo in italiano e poi mi ritrovavo a parlare in inglese con la redazione e tutto il resto del mondo che mi circondava. La prima volta che chiamai Rob da Londra andò a finire che parlai in inglese, perché? Perché secondo lui avrei dovuto mantenere l'allenamento. Ero troppo debole per parlare sia italiano che inglese, erano i primi giorni e dovevo fare belle figura, diceva. 

« Ciao Emma! Desideri un caffè? » mi chiese il brufolone, aspetta... come si chiamava? Ah, sì. Mark.
« No, grazie » gli sorrisi e suppongo che lui abbia apprezzato quel dilatamento delle labbra, continuava a fissarmi e diventò anche fastidioso « non ne ho si bisogno, ne ho già bevuto un po' questa mattina e sinceramente berne un'altra tazzina mi farebbe uscire fuori di testa! »
Lui ricambiò il sorriso e poi si avvicinò a me Andrew. Non mi salutò né con uno ''ciao'' né con altro. Mi strinse semplicemente la mano, e mi sorprese. Perché? Perché si vedeva che anche in quell'ambito avevo cambiato aria. In Italia, o per lo più a Palermo, la gente salutava in modo molto amichevole anche gli sconosciuti, invece a Londra c'era chi - come i palermitani - salutava in modo amichevole, senza far caso al galateo e poi chi porgeva la mano, in modo freddo. 
Poi però Andrew si sciolse, mi parlò.
« Raccontaci un po' dell'Italia... Com'è la vita da quelle parti? »
Quella domanda era speciale, non vedevo l'ora di rispondere.
« Beh, io sono siciliana » immaginavo già che nelle loro menti - ormai tutti quelli della redazione si erano avvicinati a me, per salutarmi e poi ascoltarmi. Mancava solo il capo, che neache gli altri avevano visto - sarebbero comparse immagini di mafia, ma dall'esterno io non vidi nulla « e la vita lì non è delle migliori, ma d'altronde tutta l'Italia è messa male, forse anche tutto il mondo. C'è troppa distinzione fra gente povera e gente ricca, gente che da buona lavoratrice si reca a lavoro senza fiatare per prendere quel che gli spetta alla fine di ogni mese, ma altra non fa niente e guadagna più di chi si spezza la schiena a lavorare giorno e notte per far sì che i propri figli abbiano un pezzo di pane... » continuai il mio racconto parlando anche di cose positive, del buon cibo e del mare italiano. Parlai anche dei monumenti e fu lì che venni interrotta da un botto. Era il capo che chiuse la porta dell'ufficio in modo violento. 
« Senti Emma, se vuoi raccontare qualcosa ai tuoi nuovi amichetti cerca di non farlo qui. Soprattutto non davanti a me. » mi disse il capo - di cui non sapevo ancora il nome -. 
Primo giorno. Primo rimprovero.
« Adesso vai a Trafalgar Square. Hanno cominciato una conferenza stampa, anzi no. Deve ancora cominciare. Svelti voi altri! » incitò indicando gli altri compagni, poi continuò « Allora, Emma. Dove eravamo rimasti? Ah, ricordo. Dunque... c'è una conferenza stampa sotto copertura. Fai domande, tante domande e non stupide. Non voglio più rimproverarti. Andrew, accompagnala. Emma oggi dovrà mettersi a lavoro: lei domanderà, prenderà appunti e abbozzerà tutto per l'articolo. Tu farai le foto. Andrew, guardami. Cerca di fare foto decenti. A più tardi. O al massimo, a domani. »
Il capo chiuse la porta dietro di sé per andarsene. 

Io e Andrew prendemmo i nostri cappotti e scendemmo in strada.
« E' molto tosto il capo, fa sempre così? » domandai lungo il marciapiede che stavamo percorrendo, pronti a scendere nei sotterranei e prendere l'Underground londinese.
« Ancora non lo conosci, baby! » rispose in modo sarcastico, almeno nei miei confronti.

Arrivati a Trafalgar Square vidi un grande capannone - forse era stato costruito per ''proteggere'' coloro che dovevano essere intervistati dal freddo o sicuramente perché il meteo aveva previsto pioggia, ma non piovve affatto - e gente ammassata davanti le transenne. Avvicinandomi ancora di più vidi che davanti a me c'erano dei bodyguards alti e muscolosi. Mi tranquillizzai quando Andrew fece notare la sua cartellina da ''giornalista'' e ci fecero entrare. Entrare, dove? Beh, ci fecero superare le transenne e poi sì che mi accorsi di chi era che dovevo intervistare: Emma Watson. C'era lei lì, con altri signori che presumevo fossero i registri di un nuovo film in cui la protagonista era proprio l'Hermione Granger di Harry Potter!
Andrew mi sorrise quando notò il mio stupore, poi poggiò delicatamente la mano sulla mia schiena per farmi avanzare e poi prendere posto fra gli altri intervistatori.

Dopo qualche domanda arrivò il mio turno. Forse era passata mezz'ora o anche sessanta interi minuti, ma stavo ascoltando la voce di Emma Watson dal vivo, e questo mi bastava. Era ormai grande, una donna sposata con un figlio, ma per me rimase sempre l'intellettuale Granger. 
« Signorina Watson! » dissi, alzando un po' il tono della voce per farmi sentire e alzando il braccio sventolandolo in modo che potesse notare da dove provenisse quel richiamo, il mio richiamo « Ha fatto così tanti film, e io sono una sua ammiratrice da quando lei era bambina, o meglio... ragazzina » avrei voluto continuare senza far arrossire le mie guance, ma l'emozione e le risate degli altri giornalisti mi fecero bloccare per qualche secondo. Poi ripresi, osservando piacevolmente l'interesse della Watson « lei mi ha sempre fatto emozionare, le sue espressioni sono fantastiche e tutti i premi che ha vinto se li è proprio meritati » feci una pausa, sospirai « beh, tutti le hanno fatto domande per il nuovo film, e sinceramente non vedo l'ora di correre al cinema per vederlo... » altri risolini mi interruppero « ma volevo domandarle delle cose in particolare... cosa ne pensa adesso di Harry Potter? E mi scusi, per la domanda fuori contesto! » conclusi sorridendo. Adesso gli intervistatori che mi avevano preceduto si ammutolirono e diedero spazio solo alle parole di quella splendida ragazza. 
« Harry Potter è la serie che ha fatto gioire milioni di ragazzi, ma i primi siamo stati io, Rupert e Daniel. E' stato fantastico girare per quel film e l'emozione che si prova durante la ''pietra filosofale'' è la stessa dell'ultimo della serie. Avrei continuato e continuato a recitare la stessa parte per quel film, d'altronde lì è descritta anche la storia di ognuno di noi: attori e bambini, ragazzi ed adulti! Chi se lo sarebbe mai immaginato: la piccola Emma Watson, una dei tre protagonisti della serie! E' fantastico, anzi magico! »
Io annotai tutto quello che disse, Andrew, nel frattempo, cominciò a scattare delle foto. 
« Grazie per la sua risposta, Emma. Forse non ho centrato il concetto del nuovo film, ma suppongo che i ricordi non facciano male. E questo non è un brutto ricordo! »
Lei sorrise e le sue piccole rughe comparirono lungo il contorno degli occhi.
« Oh, forse è stata la migliore delle domande di quest'oggi. Ricordare è un bene, hai ragione. Qui abbiamo parlato tutti delle emozioni provate nel nuovo cast, dei nuovi attori - anche americani - che ho conosciuto, ma tornare al passato e confrontare quello, con il presente, è ancora più allettante! Beh, io direi che come amici-attori non ne troverò mai con lo stesso umorismo e semplicità di Daniel e Rupert e anche tutti gli altri del cast di Harry Potter, dunque... se sono qui è grazie a loro e a voi che mi seguite sin da quando avevo undici anni, o anche meno. Penso che la differenza fra tutti gli altri film in cui ho recitato e quest'ultimo che quella ragazza ha evidenziato » disse indicandomi « c'è: sono belli, ma Harry Potter rimane Harry Potter. Adesso devo andare, babbani! » concluse con un mezzo sorrisino.
''Babbani'' era l'ultima parola che aveva detto fra i suoi occhi lucidi e la mente piena di ricordi. Era ancora Hermione Granger, quella che io imitavo da piccola.

Con l'emozione ancora addosso, ritornai insieme a Andrew alla base - mi sentivo nel film di 007, sì - e poi cominciai ad abbozzare tutto quello che avevo ottenuto, mentre lui sfogliava - per lo più osservava... - le foto salvate nella sua Nikon.


QUESTO E’ GIA’ IL SECONDO CAPITOLO, SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO ALLA FINE DEL PRIMO… POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMA PARTE DELLA STORIA E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEL QUINTO CAPITOLO, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 3
*** Third chapter. ***



 

MEMORIES
Third chapter.


L'articolo era pronto e perfetto. Avevo anche sistemato le foto di Andrew all'interno di esso, e sinceramente ero orgogliosa del mio primo lavoro e pronta ad affrontarne altri. Quel giorno il capo non si fece più vedere, ma la mattina seguente sembrava abbastanza calmo che mi avvicinai spontaneamente a lui per mostrargli il lavoro.

« Ne hanno fatti di migliori, ma questo non è male, complimenti. Forse con lei riusciremo a salire i gradini e guadagnare il nostro titolo a nome giornalistico... » disse sospirando, poi continuò « Andrew ha fatto delle ottime foto e per questo continuerà ad avere lo stesso ruolo. Lei, signorina Emma, invece, cerchi di non fare domande sul passato. Sì, è stata un'ottima idea e anche la Watson le ha fatto i complimenti, ma il tema parlava del nuovo film. Se proprio non ci fosse o non le venisse una domanda adeguata sono due le cose da fare: o chiedere al compagno un consiglio o reagire come ha fatto lei. Ripeto, apprezzo molto il vostro lavoro. »
« Oh, grazie. »
« Adesso venga nella mia stanza, ma prima chiami Andrew e lo faccia venire con lei! » ribatté fra i miei segni di assenso.

Entrai nella grande stanza - quella dove stava per la maggior parte del tempo tutta la redazione, perché c'era un grande tavolo su cui tutti potevamo poggiare i nostri materiali e condividere i vari argomenti da trattare - e domandai dove fosse finito Andrew. Poi mi rispose Bella...
« E' sceso giù, c'è il suo ragazzo che è venuto a portargli qualcosa dallo starbucks... »
Il suo ragazzo? All'inizio non riuscivo a capire, poi compresi che Andrew fosse omosessuale. Non fui turbata da questo particolare, sinceramente non mi importava il suo stato sentimentale o altro, e dopodiché decisi di aspettarlo tranquillamente poggiata sul tavolino. Non mi andava di andare dal capo e poi farlo richiamare, non sarebbe stato giusto. In quei cinque minuti di attesa pensai a Rob. Non lo sentivo da un po' e spettava a me chiamarlo, solo che non mi andava proprio. Chiamato lui, avrei dovuto chiamare anche i miei genitori, Sharon e Davide. Non ne valeva la pena farlo in quel momento, quindi rimandai le mie telefonate a sera. 
Ecco, Andrew era rientrato.
« Ragazzi, volete del caffè? John ne ha portato per tutti! Guardate cosa mi ha regalato! Non è meraviglioso? » domandò facendo notare una tazza con la foto di lui e il presunto John.
Sentii vocine d'assenso, eravamo tutti contenti per lui, ed era la prima volta che vidi non giudicare un ragazzo gay.

Dopo cinque minuti di break, o per lo più di chiacchere di gruppo, io e Andrew ci distaccammo dal gruppo e andammo dal capo.
« Allora, oggi dovete farmi un grande piacere... andate da Harrods e poi scrivete qualcosa di caratteristico per fare un articolo da presentare alle agenzie turistiche. Adesso mettetevi a lavoro. Ah, intervistate i turisti che trovate. Poi venite e portatemi qualcosa dello starbucks. Con Andrew che saliva con quei bicchieri di caffè mi è venuta la voglia. »

Come il giorno precedente io e Andrew andammo a prendere l'Underground.
Fra i milioni di turisti che c'erano giù scontrai qualcuno dai visi conoscenti, apparentemente conoscenti. Una volta quando andai a Parigi incontrai un'insegnate della mia scuola sulla metro e quindi non mi sembrava impossibile incontrarne qualcuno anche in quel paradiso grigio e freddo.
Arrivati alla nostra fermata, ma ancora nei sotterranei della città, salii la prima rampa di scale che era posta davanti a me. Io ho sempre odiato le scale, e in quel momento le odiai ancora di più, perché un signore mi cadde addosso e io, a mia volta, caddi per terra, nel più lurido dei pavimenti.
« Oh, scusi! Non volevo! E' che ho perso l'equilibrio e... »
« Non si preoccupi. » risposi mentre Andrew mi diede una mano per risollevarmi, e poi mi sistemai i vestiti sperando che non si fossero sporcati i miei pantaloni preferiti. Ma non si erano sporcati, si erano strappati. Bella questa!

« Oh, santo cielo! Le si sono strappati i pantaloni! »
Probabilmente avrei voluto dargli uno schiaffo in faccia, non perché per colpa sua mi si erano strappati i pantaloni, ma per l'esatto motivo che l'ultima frase che disse era così fastidiosamente ovvia che anche un bambino avrebbe capito di dover tacere. A quel punto fui io a fulminare quell'inglese con gli occhi per farlo stare zitto dai suoi ''oh''.

« Non ti preoccupare, vanno di moda i pantaloni strappati! » cercò di tranquillizzarmi Andrew.
« I pantaloni strappati dalla parte anteriore del ginocchio, o della coscia! Non dal sedere, eh?! » risposi con un pizzico di ironia.
Lui si mise a ridere e io continuai a fare la seria. Mi riusciva bene, ma ammetto che stavo per scoppiare a sghignazzare anche io!

Usciti da quel buco, con la borsa a tracolla e il giubbino che mi coprivano buffamente la parte strappata dei miei pantaloni arrivammo da Harrods, che effettivamente era proprio accanto all'uscita delle scale. Facemmo una capatina dentro i magazzini di Harrods, intervistammo turisti e commessi. E alla fine, come ci era stato chiesto, andammo allo starbucks per prendere del caffè per il capo.

« Desideri qualcosa, tu? » domandai.
Andrew mi fece un cenno di negazione. Allora presi anche una ciambella per me, ne avevo bisogno e mangiare mi fece sentire meglio. 

Riprendemmo la metro della Brompton Road e poi ritornammo nell'ufficio della redazione.
« Tenga capo, spero che non si sia raffreddato. Noi continueremo il nostro lavoro, okay? » dissi spostando lo sguardo dal compagno di redazione al capo e viceversa.
Nessuno rispose, e quindi pensai ''chi tace acconsente'' e poi mi misi subito a lavoro.

Si era già fatto tardi ed ero rimasta sola. Andrew se ne andò per ultimo, rispetto agli altri. Non gli sembrava giusto lasciarmi sola, ma alla fine lo convinsi e ritornò a casa sua.
Terminato il mio lavoro, sistemai l'ufficio e lasciai quello che avevo preparato sulla scrivania del capo con un mio post-it. 

Verso le 19:23 scesi in strada e decisi di ritornare a casa a cambiarmi a causa dei miei pantaloni strappati. Dopodiché riscesi e ritornai sulla Brompton Road.
Era tardi e molti negozi erano già chiusi, ma ero ancora ferma nello stesso posto dov'ero caduta a fissare una parete.
Era bianca con macchie che indicavano la sporcizia e pezzi di carta spezzati ancora attaccati al muro. Chissà perché mi ero bloccata, mi ricordava qualcosa quella parete. Qualcosa di felice. Ma non riuscivo a ricordare cosa. Quella volta passai avanti, salii le scale e dopo essere arrivata in superficie alzai gli occhi in cielo. 
Era tutto così bianco, grigio, triste. Ma allo stesso tempo piacevole. Quell'aria fresca d'estate che veniva respirata, il colore del cielo che rimaneva costante fino alle 22:00. Tutti quei colori freddi che vengono spezzati dal rosso dei bus e delle cabine telefoniche. Londra però suscita più emozioni di quanto se ne possono immaginare. Certo, d'estate mica cade la neve, ma è bella. Bella per ogni suo piccolo pregio. E per ogni difetto. Londra è confusione. E io amo Londra.
Andai - per la seconda volta in un giorno - da starbucks, presi un'altra ciambella come qualche ora prima e la gustai. Era buona, sì. Casa non mi mancava affatto anche se erano passati solo due giorni e magari non avrei potuto giudicare così presto. Ma io stavo bene lì, mi sentivo come se tutti mi conoscessero e io conoscessi tutti. Bella come sensazione, o forse magica?! 
Quando fu tempo di ritornare e scesi nuovamente nei sotterranei londinesi mi soffermai un'altra volta davanti quella parete, poi scossi il capo e ritornai per la mia strada.

Quando arrivai a casa, misi il pigiama e sistemai i vestiti. Diedi un'occhiata alla strada dalla finestra stile americano che mi ritrovai e poi mi poggiai per terra con le spalle date al camino.
« Hey, amore come va? » avevo chiamato Rob. Era arrivato quel momento...
« Bene, il lavoro si complica qui in officina, e se non trovo al più presto un lavoro adatto ai miei titoli di studio potrei rischiare di rimanere per sempre intrappolato qui. Ma il problema sei tu, cara. Io non posso stare lontano da te! E' troppo faticoso! »
« Oh, Rob. Anche a me tu manchi! Forse non immagini quanto, ma sono sicura che le cose si sistemeranno, te lo prometto! »
« Non promettere nulla, non si sa quello che potrebbe accadere domani, non si sa. Tu non devi rimanere con un debito al cuore. Nessuno lo deve rimanere. Non siamo marito e moglie, Emma. Abbiamo due vite separate che si sono incrociate, ma non sappiamo per quanto tempo... E' questo che mi strugge di più, il fatto di poter pensare che forse tu ti farai un'altra vita là e io rimarrò qua... »
« Se questo dovesse succedere, sappi che probabilmente è giusto così. »
« Cosa vorresti dire? »
« Beh, il destino non è scritto. Siamo noi che lo scriviamo momento per momento e quindi se per caso noi dovessimo lasciarci sappi che un motivo c'è. Non è ''per caso'' che due persone non si amano più, anche se una prova lo stesso sentimento tutte le volte che incrocia gli occhi dell'altra. Io ti ho amato, sappilo. E ti amo, sappi anche questo. »
« Ti amo anche io, Emma. »
Io e Rob ci congedammo con quelle parole dolci che si dicono i ragazzini a sedici anni. Io ne avevo diciotto, sì, ma chi ne ha diciotto come chi ne ha quaranta non smette di essere adolescente. Io ero solo la tipica ragazza in cerca della realizzazione del proprio sogno, quella coi piedi per terra ma con la testa fra le nuvole. Quella romantica ma allo stesso tempo con un caratteraccio da ragazzo rozzo... così parlai con mia madre quella sera...
« Mamma, non mi importa. Io non voglio scendere. Qui sto bene. »
« Emma, Rob soffre. Sharon dice che non ti sei fatta più sentire e la stessa cosa Davide. Cosa stai combinando? »
« Senti mamma, cosa ti importa di più? Me o gli altri? Io qua vedo il mio futuro. Io a Palermo non ci scendo. Quella è solo la città dove sono nata e cresciuta. Qui diventerò donna. » dissi alzando il tono della voce. Forse ero egoista, e un po' falsa dato che prima avevo detto ''ti amo'' a Roberto. Ma io dovevo trovarmi un lavoro, e me lo ero trovata. Avrei voluto continuare gli studi a settembre e poi laurearmi con degli ottimi voti! Chissà, a Cambridge o una di quelle università londinesi - o in provincia - troppo carine e ben organizzate!
« Hai ragione, ma non puoi abbandonare tutto così in fretta, anzi, non lo devi completamente abbandonare! »
« Mamma, senti, io ho in mano il mio futuro e ne faccio quel che voglio. Sharon si è fatta sentire? Davide mi ha mai chiamato? Sono solo amici che cercano persone per riunirsi in discoteca e inventare una scusa al loro padre. Te la dico io la verità qual è. Ed è proprio questa. Adesso ciao, devo svegliarmi presto domattina. » terminai la chiamata. Ero nervosa, non potevo sentire un'altra parola di quella donna. Ero stanca. Stanca. Ci mancava solo che l'indomani mi veniva a prendere mio padre, come faceva quando dormivo da una compagna alle medie e lo facevo disperare. Ero grande, magari non così grande, ma potevo autogestirmi. E poi stavo solo facendo il mio lavoro, con la fortuna di averlo trovato. E fu realmente fortuna quella. 
Io volevo bene a tutti: mamma, papà, Rob e i miei amici. Ma il ''cercare a convenienza'' non mi piaceva. Se volevano credere nella mia ''new life'', bene. Altrimenti peggio per loro. Io dovevo lavorare, avere delle basi per me e per i miei figli. Per costruire una famiglia.


TERZO CAPITOLO PRONTO, SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMA PARTE DELLA STORIA E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEL QUINTO CAPITOLO, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 4
*** Fourth chapter. ***


MEMORIES
Fourth chapter.


Le settimane successive le passai fra interviste e abbozzi. Avevo anche perso un bel po' di chili a forza di camminare senza automobile e la stanchezza si faceva sentire ogni singola sera.
Io e gli altri della redazione non diventammo 'amici stretti', ci bastava essere 'colleghi', solo con Andrew legai un po' di più e iniziai qualche piccolo discorsetto con gli altri tre. Il soprannome ''novellina'' scomparve e non andò a nessun'altro dato che dopo di me non ci furono 'nuovi arrivati'.
Unica cosa che mi capitò nelle successive settimane di sorprendente? Nulla. Mi resi conto con il passare dei giorni che facevo sempre la stessa vita: ufficio, Underground, un preciso luogo di Londra, interviste, ritorno, abbozzo e fine. Questa era la mia vita, la mia stancante vita.

''Emma, ho bisogno del tuo aiuto. Per favore dammi l'indirizzo di casa tua, non posso restare un altro secondo in quest'orrido posto.'' fu il messaggio che mi svegliò nel bel mezzo della notte del 24 giugno.
Era la Martina che avevo conosciuto sull'aereo, proprio quella che non voleva svegliarsi. Le inviai un messaggio e subito dopo sentii bussare alla porta. Che poi non 'bussarono', ma suonarono il campanello...
Sistemai i capelli, misi le pantofole ai piedi, sciacquai velocemente il viso perché altrimenti mi sarei buttata per terra a causa del sonno e poi mi avvicinai alla porta in modo silenzioso con... beh, avevo avuto il tempo di prendere una padella! « Non si sa mai » ripetevo fra me e me. 
Naturalmente mancava lo spioncino e quindi non potevo vedere chi ci fosse dall'altra parte e quindi aprii con cautela la porta.
*boom*
« Dio mio, ti ho fatto male? Non volevo! » dissi con la padella ancora alzata. Avevo dato un colpo di padella a qualcuno, sì.
Quel qualcuno tacque e il cappuccio - che aveva in testa - non mi permetteva di intravedere neanche un lineamento del viso, quindi dato che era ancora stordito chiusi la porta sentendomi forse più sicura.
« Cazzo che dolore. » disse il viso incognito che era lì fuori « Emma, vuoi aprire? Ma che avevi una padella in mano? » terminò con voce femminile. Poi ricominciò dicendo « Emma, sono Martina! ».
A quel punto buttai la padella per terra solo che mi cadde sulla punta del piede. 
« Cazzo. Merda. Cazzo. Cazzo. Cazzo. »
« Che è successo Emma? Prima mi dai una padellata in testa e poi ti metti a sclerare con le tue solite parolacce? Vuoi aprirmi questa cazzo di porta? »
Non esitai un secondo in più ed aprii quella 'cazzo di porta'.
« Oh, finalmente! Ma che ti sei fatta? » disse guardando me che avevo un piede sopra l'altro per alleviare il dolore e il labbro posto fra l'arcata dei denti superiore e quella inferiore « Immagino che la padella ti sia caduta sul piede... ».
Io feci cenno di sì e lei disse « Beh, non fa male quanto una padella in testa, penso... o forse sì! Proviamo? Ecco la padella, abbassati un po' che sei troppo alta e... »
« CAZZO MARTINA, NON TOCCARMI CHE MI FA MALE IL MIGNOLINO! » gridai mentre mi rannicchiavo in me stessa per terra.

Dopo aver messo del ghiaccio sul mio piede e altro sulla nuca della mia ospite notturna le feci un po' di domande...
« Uno: perché sei qua? Due: cosa intendi per ''non posso restare un altro secondo in quest'orrido posto''? Tre: svelami come hai fatto a trovarmi subito dopo che ti ho inviato il messaggio dell'indirizzo se tuo padre abita dall'altra parte della città. Quattro: perché cazzo eri incappucciata? Cinque: adesso puoi parlare. » 
Lei cominciò un discorso lungo ore e ore e con il ghiaccio in testa che ogni tanto dovevo cambiare e prendere quello 'nuovo' dal freezer mentre io la ascoltavo.

Capii che suo padre non era più 'colui che lei pensava che fosse' e disse si comprendere il motivo per cui i suoi si erano lasciati. Lui era un tipo violento anche con la sua 'nuova famiglia' e Martina quella notte, o forse sera, scappò da quella casa per venire da me proprio perché il padre la prese a schiaffi. 

« Scusa, quello che è successo è una tragedia e forse sarebbe meglio non aggiungere un mio commento, ma devo farti una domanda... come mai adesso sorridi nonostante la mia 'padellata' e quello che è successo? »
Martina rimase per qualche secondo zitta, modificando la sua espressione da sorridente in triste. Forse avevo sbagliato a farle quella domanda, e sicuramente anche ad accoglierla nel bel mezzo della notte/mattino in quel modo così brutale, ma volevo sapere tutto, ormai. 
« Beh, sai quando vuoi trovare un lato positivo in quello negativo? Ecco, io sorrido perché ho un'amica speciale che ho proprio davanti la punta del mio naso. Avevo paura, paura che succedesse qualcosa di brutto. Di sera rimanevo sveglia, tutto mi spaventava e ancor di più mi terrorizzava il pensiero di esser capitata in una casa dove altre persone, come me, avrebbero potuto aver paura dello stesso individuo. Non immaginavo la violenza di mio padre in questo modo, da piccola era serio ma non si mostrava violento. Solo quando avevo sei anni cominciò a fare del male a mia madre, ma io non capivo, ero troppo piccola. »
A quel punto preferii non fare più domande, anche se avrei voluto continuare. Quella perfidia mi era del tutto estranea ma cominciò a fare paura anche a me l'idea di una persona del genere. 
Mart mi chiese se poteva rimanere da me - cosa che avevo già immaginato da quando sentii il suo nome rimbombare nelle mie orecchie - per un po' e io accettai. Adesso avevo un appartamento diviso in due. 
Quella notte io non andai a dormire, era troppo tardi per riprendere sonno e poi svegliarmi alle sette per andare a lavoro, quindi decisi di parlare con Mart dei miei orari e delle 'regole' che avevo stabilito in quell'istante per divederci i compiti di pulizia. 

Al mattino quando fui pronta per scendere anche la mia 'compagna' di appartamento venne con me. Disse che voleva accompagnarmi e poi sarebbe andata a fare qualche capatina nei negozi londinesi e soprattutto a fare un po' di spesa. 
Quando ci congedammo io mi avviai verso la mia strada ed entrata in ufficio vidi solo Antonie che mi disse: « Senti, dobbiamo prepararci. Oggi abbiamo un mucchio di lavoro e gli altri hanno già cominciato. Preparati con le cartelle. Io domande, tu appunti e abbozzo finale, okay? » io feci cenno di ''sì'' e poi il lavoro cominciò.

« Beh, dobbiamo andare nuovamente da Harrods anche se l'altra con te non c'ero io, comunque... l'articolo consiste sulla moda. Dobbiamo girare tutti i negozi che ci troviamo davanti, annotare e annotare. Intervistare commessi e a quanto pare troveremo qualche vip. Girano delle foto interessanti su certi attori, non so chi. Forse cantanti, beh non ne sono sicura. Ma li riconoscerò subito, quindi muovi quelle gambe e cammina più velocemente! »
Eravamo ancora sull'Underground, scendemmo e per l'ennesima volta mi bloccai davanti quella parete. 
« Vuoi sbrigarti? » disse Antonie con tono arrogante prendendomi per la manica.

Fra tutti quelli che dovevamo incontrare incrociammo Cheryl Cole. Era abbastanza disponibile, anche se per parlarle abbiamo dovuto far finta di esserle amiche. 
Aveva un paio di occhiali scuri e un cappello in testa, come per non farsi notare. Era anche vestita con un abbigliamento largo e lungo.
Antonie le fece qualche domanda riguardante la carriera solo per dare un pizzico di senso a quell'avventura, poi passò agli ideali sulla moda.
Io annotai tutto, anche se mi era un po' difficile. La Cole parlava troppo velocemente e a volte non riuscivo a capire neanche una frase di ciò che diceva. Cosa riesco a ricordare meglio? Sicuramente la sua bassezza. Gli inglesi son tutti bassi, pochi sono alti da un metro e sessanta in su e io ero decisamente un metro e settanta, molti centimetri più alta di lei. 

Quando ritornammo in ufficio Antonie cominciò a cercare delle immagini ed ad ordinare file sul suo pc personale e quello comune. Intanto io mi occupai del mio abbozzo e in tre ore l'articolo pareva pronto. 

Qualche oretta più tardi anche gli altri della redazione tornarono, pronti a completare il loro lavoro e alla fine riuscimmo a creare un settimanale decente: moda. attori, spese, turismo, interessi erano gli argomenti di cui parlava.
« Emma, complimenti forse senza di te questo 'magazine' non sarebbe esistito. Siamo pronti a pubblicarne altri, vero ragazzi? » disse Bella voltandosi verso Andrew, Mark e Antonie. 
Ero come dentro un film, l'emozione della prima volta continuava a svilupparsi dentro di me in modo più veloce, ma continuo. ''wow'' fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare.

Una settimana dopo, le interviste continuarono, il lavoro anche e persi il conto di tutte le volte che mi soffermai al solito posto. Erano uscite copie e copie del nostro 'magazine' chiamato ''Popular people or hobby?'', la prima volta che lessi il titolo lo avrei giudicato infantile ma con il successo che ebbe non c'era nulla di cui lamentarsi. Era finito il tempo di pubblicare le proprie notizie per altri giornali, adesso ne avevamo uno nostro. Solo ed unicamente nostro. 

Intanto, Martina era entrata in una scuola artistica non per studiare, ma per aiutare ad interpretare meglio le parti teatrali. Non so perché l'abbia fatto, ma aveva un cuore dolce e questo era comprensibile. In Italia aveva studiato arte e teatro, il suo sogno era quello di diventare un'attrice ma capì che non era facile, quindi cominciò coi piccoli passi che una scuola - di cui non ricordo il nome - le permetteva, dandole dei bonus utili per il futuro. Successivamente io e lei andammo anche in un orfanotrofio e donammo parte dei nostri soldi per far costruire una nuova struttura in cui noi avremmo dovuto dipingere le pareti sviluppando la nostra creatività. 

Fra lavoro e orfanotrofio la stanchezza aumentava e decisi di prendermi quattro giorni di pausa, che avrei sfruttato al meglio...


INNANZI TUTTO SCUSETE IL MIO RITARDO RIGUARDO LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO CAPITOLO, MA CON L’INIZIO DELLA SCUOLA E TUTTI I COMPITI DA FARE NON HO POTUTO PROPRIO CONTINUARE, COMUNQUE… QUARTO CAPITOLO PRONTO, SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMA PARTE DELLA STORIA E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEL QUINTO CAPITOLO, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO. 


Ps: spero di poter pubblicare i capitoli una volta a settimana, molto probabilmente il sabato sera/notte! Grazie di nuovo per la lettura!

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Capitolo 5
*** Fifth chapter. ***


MEMORIES
Fifth chapter.


Quattro giorni di puro riposo e poi partì nuovamente lo stress. 
Avevo dormito, mangiato, giocato, mi ero rilassata ma non ero mentalmente e fisicamente pronta ad iniziare un nuovo giorno di lavoro. Un po' come la scuola, no?! Felice di rincontrare i propri compagni, ma esaurita dal pensiero dei compiti sia da fare a casa sia quelli da svolgere in classe. 
Sinceramente in quei giorni ero andata anche all'orfanotrofio e stava diventando cosa di sempre. Andare lì significava anche partecipare alla messa e poiché io non ero una grande praticante della chiesa non facevo tutto con buon umore, ma stare a contatto con quei bambini era piacevole. Pensavo a come sarebbe stata la mia vita al posto loro: non avrei mai avuto un sorriso, e avrei sempre sperato in una famiglia anche se non biologica. Sorridere non è facile, ridere lo è ancor meno e vedere l'estremità delle labbra di quei bambini e ragazzi dilatarsi era unico. In fin dei conti poco mi importava di dover perdere un'ora in chiesa, ma volevo assolutamente giocare con quei bambini, raccontargli storie e ridere insieme a Martina per non farli più piangere. Mi piaceva quando venivano contro il mio corpo per abbracciarmi, quella sensazione era di una serenità assoluta. 
Ritornando al 28 giugno, comunque... che dovevo fare? La solita vita! Già avevo previsto una mia sosta davanti quella lurida parete, interviste, starbucks, Andrew e gli altri, le grida del capo... Sembravo stanca, però non lo ero. Almeno non lo ero di rimanere lì! 

« Allora, allora, allora dato che non posso mandarvi sempre allo stesso posto sapete che fate? Spargetevi lungo i muretti che rinchiudono il Tamigi e fate tutte le foto che vi vengono in mente! Dico TUTTE. Oggi non ho un lavoro preciso da assegnarvi e quindi farete delle foto che potrebbero ritornarci utili e voglio trovare ogni vostra macchina fotocamera piena di foto! Ci siamo capiti, ah?! »
Tutti noi annuimmo e cominciammo il nostro lavoro. Poi Mr. Wint - così scoprii che si chiamava - fece cenno a Mark e a Bella di avvicinarsi a lui e così fecero. La curiosità non mi permise di non dare ascolto, ma purtroppo non afferrai un granché di quello che venne detto: sentivo solo bisbigli e bisbigli che giudicavo senza senso.

Io mi incamminai con Andrew e ammetto che il nostro rapporto era molto bello, era sempre stato amichevole fin dall'intervista della Watson e mi faceva piacere averlo accanto e scambiare qualche parola anche con lui. Parlammo di me, solo di me. E non riuscivo a capire perché il 90% delle volte si parlava solamente di una ragazza di nome Emma che abitava in Italia e si era trasferita da poco, proprio non riuscivo a capirlo. 
« Che mi dici di queste vacanze? » mi domandò con un tono assonnacchiato.
Io gli elencai tutto in modo frettoloso e poi arrivati lungo il Tamigi cominciò il 'set fotografico'. Che poi che senso aveva fare delle foto al Tamigi quando eravamo una redazione e non un gruppo di fotografi? Boh, questo lo poteva sapere solo il capo, di certo non potevo darmi io una risposta perché sicuramente sarebbe stata: « Non avrebbe nessun senso, e se lo avrebbe sarebbe assurdo! ».

Feci qualche foto anche ai turisti che salutavano da quella barchetta che faceva fare il giro turistico sul Tamigi, e confesso che c'erano molti asiatici! 
Intanto la mia mente fu sommersa da strani ricordi che preferii scacciare via quando vidi un cartellone con scritto ''Alan Carr vi aspetta nelle sue nuove puntate! Nuova gente da intervistare, nuovi successi, nuovi interessi!''. 
« Attraente quella pubblicità, vero?! » disse Andrew.
Cosa poteva avere di attraente? Il viso di quel signore ormai del tutto pelato? Ma no, quello era solo qualcosa che mi sorprese dai colori caldi che spezzavano la solita temperatura umida lindinese estiva.

Ritornati in redazione tutti ci eravamo chiesti a cosa servivano 'fondamentalmente' quelle foto, che ci avevano fatto solo perdere tempo quando invece potevamo già avere un bel magazine conpletamente pronto. Mr. Wint non fece altro che dire le parole che aveva pronunciato prima che noi svolgessimo quel lavoro e poi disse: « Adesso siete liberi, domani però il lavoro è duro! Molto duro! ». Non mi ero spaventata tanto di quella frase, dopo tutto quello che stava passando il mio fisico che ormai soffriva di 'continua stanchezza'. 

Ero libera e decisi di concludere quella giornata ricordando. Ero stanca di soffermarmi davanti una maledetta parete bianca di un sotterraneo londinese che collegava l'Underground con la superficie terreste, ne ero veramente stanca. 
Ormai quella era diventata un'abitudine e quindi mandai un messaggio a Mart per dirle che mi sarei soffermata un po' per le strade di Londra prima di tornare a 'casa'.

Arrivata in quel monotono luogo mi fermai, accarezzai la fronte, spostai i capelli mettendoli dietro l'orecchio. Non riuscivo a capire cosa c'era in quella parete di così sbalorditivo da farmi bloccare. 
Poi vidi una strana scritta, che non era una 'scritta' ma uno di quei pezzi di foglio dei volantini attaccati alla parete. C'era scritto 'One Dir' poi non riuscivo più a leggere perché mancava l'altra parte del foglio che era sommersa da un altro. Quella scritta era sbiadita e all'inizio non mi dava nessun segno, osservai meglio gli altri volantini e nulla. Cominciai a dubitare delle mie capacità riflessive supponendo di essere pazza, e che forse la gente che in quel momento mi guardava mentre saliva le scale e mi passava accanto pensava lo stesso. Poi mi avvicinai ancora di più alla parete e spostai delicatamente il mucchio di volantini che stavano sopra quello con scritto 'One Dir'. Lessi. Dio, c'era scritto 'One Direction'. Cosa ci voleva a capirlo? Era una scritta banale, non era così difficile da decifrare eppure perché io dovetti spostare, o meglio, staccare i fogli che erano posizionati sopra quello per capirlo? 
« Ero piccola, una ragazza appena uscita dalle medie mano nella mano con mamma e papà, proprio qui davanti questa parete. Ricordo che la fissavo felice, ma non riesco ad andare oltre... » dissi in quel momento. Poi mi sforzai. « Dio, aspetta. I One Direction non erano dei cantanti? » quella domanda conportò la navigazione in internet tramite cellulare per chiarire tutto. Sì, erano dei cantanti, la mia band preferita da adolescente, i miei idoli: Harry Edward Styles, Niall James Horan, Liam James Payne, Louis William Tomlinson e Zayn Jawaad Malik. Stavo quasi per svenire, non perché ero consapevole che quelli erano proprio dei bei ragazzi, come facevano le miei compagne di liceo quando parlavamo di Giovanni Musso, ma per l'esatto motivo che se non intravedevo quella scritta e se non ricercavo qualcosa tramite Google io sarei rimasta a bloccarmi lì senza un motivo. Adesso ricordavo, ma perché li avevo dimenticati? Eppure pareva che avevo continuato le mie ricerche su di loro fino a quell'istante! Pareva anche che conoscessi loro meglio di Sharon o Davide! Quei ricordi non mi fecero svenire, ma una lacrima attreversò la mia guance e un sorriso comparve sulle mie labbra. 
Corsi di nuovo verso l'Underground per salire su e ritornare a Marylebone. Non feci altro che sorridere e sorridere, pensando a come avevo fatto a non percepire subito che quel volantivo risaleva a loro.

Marylebone, appartamento, letto, pc. 
Mi ero messa a ricercare cose su di loro e vidi che erano cresciuti parecchio. Erano passati quattro stramaledettissimi anni e adesso avevano tutti sui venticinque, ventiquattro e ventitre anni. Loro crescevano e io sempre la solita mocciosa. Loro sempre belli e io sempre la solita cessa che cammina. 
You tube, what makes you beautiful, lacrime.
Video diary, lacrime.
Tutto 'up all night', lacrime.
Tutto 'take me home', lacrime.
Aspetta aspetta...! Avevano fatto un terzo album e anche un quarto: 'forever' e 'loved by you'.
Cominciai ad ascoltare tutti loro singoli con le lacrime agli occhi e la voglia di imparare i nuovi testi. Ero ritornata la quattordicenne-directioner di una volta, quella che passava le notti su Twitter nella speranza di farsi seguire dai proprio idoli... 

A proposito di twitter, aprii una nuova cartella, digitai 'twitter' e poi bastò poco per inserire nick e password.
Le lacrime continuavano a scendere, ricordavo di avere come icon non foto mie ma di cantanti, avevo il profilo tutto omogeneo con banner, bg, icon e intestazione ben abbinati. Vidi che sulla timeline non c'erano più foto di gente famosa, ma c'erano ragazze, bimbi, madri. Era tutto cambiato. Non c'era più niente di simile al mio profilo. Forse era il momento di cambiarlo, ma prima decisi di leggere i miei tweet. Mi misi a ridere quando incocciai quelli 'comici' e a piangere quando chiedevo follemente un semplice 'follow' ai One Direction, Cher Lloyd, Conor Maynard, Demi Lovato e tante altre persone. Tutta gente di cui ammiravo la voce, la forza, il carattere. 
E così quella sera mi addormentai. Fra lacrime e ricordi, sorrisi e rimpianti di sogni non realizzati. Però ero a Londra, e forse quella sarebbe stata una svolta.
Nulla è impossibile, bisogna crederci fino alla fine.
 
Ricordo solo che quella sera, prima di addormentarmi, Martina se ne stava per i fatti propri, senza disturbarmi, forse perché sapeva che quello non era il momento giusto per attaccare un discorso e quindi fu lei a coprirmi con il lenzuolo e a levarmi il pc da dosso quando fui sommersa dalla stanchezza.
Solo quando si addormentò accanto al mio fianco mi svegliai per qualche secondo e poi ripresi sonno per la stanchezza e la mente piena di pensieri.

INNANZI TUTTO SCUSETE IL MIO RITARDO RIGUARDO LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO CAPITOLO, MA CON LA SCUOLA E TUTTI I COMPITI DA FARE NON HO POTUTO PROPRIO CONTINUARE, COMUNQUE… QUINTO CAPITOLO PRONTO, SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMA PARTE DELLA STORIA E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO. 

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Capitolo 6
*** Sixth chapter. ***


MEMORIES
Sixth chapter.


Mi ero appena svegliata ed erano le cinque del mattino. Non ero affatto stanca e non fu la sveglia a farmi aprire gli occhi, probabilmente la sera prima avevo abbandonato tutto verso le venti e quindi la mia 'duracell' era già abbastanza carica. Mart stava ancora dormendo e quindi nell'arco di tempo che sfruttai per alzarmi dal letto, prendere cellulare e pc, cercai di non fare rumore e fortunatamente arrivai in cucina sana e salva, sia io sia il pc e l'iphone. 

Poi iniziai a prepararmi una colazione stile inglese/americano molto, ma molto calorica con uova strapazzate, bacon e succo d'arancia e nel frattempo feci qualche altra ricerca sui One Direction. Sputavo uova d'appertutto quando venivo a sapere cose assurde come quando lessi: 'uno dei oned si sposerà con te, ma prima devi mettere mi piace a...'. 
« Dio, che orrore. Queste qua aspetteranno non so quanto e poi rimarranno zitelle a vita. » pensai, o meglio dissi con un tono di voce piuttosto basso. 
Esplorai un altro po' il web e vidi che la gente 'rozza' esisteva ancora. Nonostante fossero passati quattro anni c'erano quei famosi 'haters' che criticavano e che andavano ignorati. Era rimasto tutto uguale dal punto di vista 'interno' o caratteriale della gente, ma si vedeva la differenza fra quando io avevo quattordici anni e quei giorni, o forse anni.
Le lacrime, i sorrisi, l'orgoglio per quei cinque ragazzi li avevo lasciati alla sera precedente, ma quella mattina fui sconcertata da coloro che seguivano la band. Gente che chiama 'idolo' la persona sbagliata, avrei voluto dire. Ma non era quell'idolo lo sbaglio, ma la persona che li seguiva. Una persona, come tante, rozza che non prova sentimenti, fa tutto perché deve seguire la 'massa'. Perché secondo loro quella è 'moda'. Poi c'ero io che ero malata di mente per i miei idoli, senza la loro voce non avrei potuto vivere ed ero davvero sorpresa del fatto che non ascoltavo più le loro canzoni da quattro anni. Io quando sapevo che dovevano venire in Italia, mi mettevo a piangere. Perché? Perché non avevo i soldi per andarli a vedere, per cantare insieme a loro, per vederli su un palco, per sentirli salutare l'Italia dal vivo. Io non c'ero mai stata accanto a loro, ma loro lo sono sempre stati accanto a me. Io la notte fingevo di essere lì, ad abbracciarli, porgergli la mano e ringraziarli, ma evidentemente non era così che doveva andare. Colui, e in questo caso 'coloro', che ammiro li chiamo idoli. Quelli che si seguono per 'moda', non sono idoli, ma evidentemente la spregevolezza della gente copre tutto. 

Arrivate le otto del mattino io ero pronta per scendere e andare in redazione con auricolari e musica a tutto volume. Mart non si era ancora svegliata, forse le lezioni le sarebbero iniziate alle dieci, chissà! L'unica cosa che dovevo fare era quella di affrontare l'umidità mattutina e poi mi sarei ritrovata libera a vagare per le strade dopo aver ottenuto l'incarico dal capo.

« Sentite, ieri foto oggi lavoro duro. Voi altri » disse indicando Mark, Bella e Antonie « andrete da The Big Brother » fece una pausa riflessiva toccandosi la fronte e poi osservò me e Andrew « voi... beh, avete notato qualcosa lungo il Tamigi? Dai, ci potete arrivare da soli... vi do solo un indizio, parliamo di programmi televisivi! ».
Io non riuscii a capire né il senso della domanda, né i collegamenti con altre fonti. Avevo la mente altrove. Poi fui bloccata dalla voce di Andrew che disse: « Beh, cosa c’era lungo il Tamigi? Acqua, cemento, ponti, traghetti turistici, cartelloni pubblicitari, gente e altra gente… ».
Vidi il capo annuire quando Andrew finì la sua riflessione, poi disse: «Vedi che lo hai detto, riflettici un altro po’! Questa ‘cosa’ è anche venuta in parte su una delle foto che proprio Emma ha scattato, ed eravate insieme! » Mr. Wint a quel punto si bloccò lasciando concentrare noi due, ma non riuscimmo ad azzeccare il concetto che fu successivamente svelato da quell’uomo panciuto.
« Avete detto ‘cartelloni pubblicitari’, no?! Beh, cosa c’era in quei cartelloni pubblicitari che potrebbe collegarsi con qualche programma televisivo? »
« C’era cibo dappertutto! » disse Andrew.
Mr. Wint fece un cenno di negazione e ci fece riflettere qualche minuto in più. Qualcosa doveva pur esserci, e avevo la risposta sulla punta della lingua! Poi riuscii a capire ciò che intendeva il capo e dissi: « Centra qualcosa con Alan Carr? Ieri c’era questa pubblicità, ma non ne sono c… ».
Andrew annuiva così frettolosamente che sembrava il suo corpo fosse comandato da un burattinaio. Avevo l’impressione che gli si stesse rompendo il collo, poi capii che avevo realmente capito tutto.
« Perfetto, Emma. ‘Alan Carr’. Voi andrete negli studi, assisterete alla registrazione odierna e farete qualche domanda agli intervistati! Sapete chi sono? »
Io non mossi il capo e mi allontanai dal gruppetto per prendermi un bicchierino d’acqua dal distributore, mentre la marionetta-Andrew lo scosse indicando che non sapeva nulla.
« Poco informati i ragazzi, ah?! Beh, ci saranno delle star! Immaginate, già la Watson, Cheryl Cole! Ne avete intervistata di gente, e adesso? Cosa vi toccherà, miei cari! Cosa vi toccherà! Rimarrete sbalorditi! »
Io e Andrew ci guardavamo a vicenda, non riuscivamo a comprendere cosa intendeva il capo… ‘gente famosa’ si era capito, ma io volevo sapere CHI.
« Allora, facciamo una cosuccia… voi arrivate agli studi, mi chiamate prima di entrare e poi… *puff* il gioco sarà fatto! »
« Scusi, ma io avrei già potuto prepararmi delle domande! Come faccio? So che ogni volta è a ‘sorpresa’, ma ci sono degli argomenti specifici di cui parlare! Non può farci intervistare ‘a tappeto’! » esclamai io con un tono forse un po’ troppo alto. Ma volevo sapere chi, o il motivo, per cui avrei effettuato delle domande!
Lui non rispose e indicò agli altri tre della redazione di cominciare a lavorare, mentre a noi - me e Andrew - di aspettare altri dieci minuti in ufficio e poi saremmo potuti andare a compiere la nostra “missione”.
 
Erano passati quegli interminabili gruppi di sessanta secondi moltiplicati per dieci e così scendemmo in strada e poi prendemmo la macchina di Andrew per dirigerci in un luogo a me sconosciuto.
« Chi pensi che saranno? Secondo me andrà a finire che intervisteremo solo Alan, sono sicuro che è lui l’obbiettivo. Magari per riuscire ad ottenere qualche informazione in più per le prossime puntate, così per avvisare tramite il magazine la gente e poi fare pubblicità al programma… » Andrew continuò il suo discorso a lungo e poi arrivò il mio momento per parlare ed far uscire fuori quello che pensavo.
« Io veramente sono convinta che dovremmo intervistare una vera e propria star, ho pensato a Katy Perry… »
« Potresti avere ragione, ha la seconda nazionalità inglese… quindi può darsi. Poi chi potrebbe esserci? »
« Beh, non sono io l’inglese, lo sei tu! Io a mal’appena conosco le ‘star’ italiane, figurati quelle di nazionalità inglese! Che poi potrebbero esserci anche star a titolo internazionale… »
 
Arrivammo a destinazione e così chiamammo Mr. Wint.
« Salve, pronto?! » dissi io che non sentivo nulla dall’altra parte del telefono eccetto il rumore di qualcosa che rotolava per terra.
« Capo?! E’ successo qualcosa? Pronto, pronto! » non so perché ma ero preoccupata, non sentivo nulla e poi fu Andrew a togliermi il telefono dalle mani per intervenire lui.
« Mr. Wint?! E’ successo qualcosa? Potrebbe rispondere? »
Nessuno parlava dall’altra parte, si sentiva solo quell’interminabile rumore.
Stemmo più di dieci minuti a richiamare e a capire che c’era qualcuno che rispondeva, ma non parlava. La solita cosa ‘misteriosa’ continuava a omettere suoni di rotazione, e io mi stavo innervosendo.
« Santo cielo, io non ci sto un minuto in più qua dentro. Non voglio rimanere notti in redazioni per finire quest’articolo che dovremmo fare, già che odio le sorprese, poi ci si mette anche lui. Che poi è già un uomo maturo, come si permette a… »
« Sta’ zitta, tu! Senti! » mi interruppe Andrew avvicinandomi il telefono all’orecchio destro.
Non riuscivo a capire nulla di quello che sentivo, ma in fondo c’erano delle voci…
Se solo non ci fosse stato quel rumore che sommergeva gli altri avrei potuto capire qualcosa!
« Non ti sembra la voce di Mark? O anche di Antonie? »
« Io sinceramente sento sussurri e basta, non riesco ad andare oltre… »
Poi sentii un ‘Emma’, e alzai il sopracciglio.
Poi un altro ‘Emma’, e alzai l’altro sopracciglio.
Non capivo di chi fosse la voce che sentivo, ma il mio nome veniva pronunciato da qualcuno.
« Senti, Andrew. Ho il numero di Antonie, la chiamo e vediamo se è lei fra le persone che parlano, altrimenti mi dai il numero di Mark e chiamo anche lui, ah?! »
Lui mi fece un cenno di assenso e io scesi dall’auto.
Sentii un’auto allontanarsi mi girai e…
 « ANDREW! DOVE CAZZO CORRI? »
Dio, faceva parte della combriccola? Pensai di correre dietro la macchina, ma era già troppo lontana! Feci qualche passo con l’iphone fra le mani e con il numero di Antonie appena digitato, chiamai e la chiamai, nulla! Ero incazzata, come si fa?! Chiamai Andrew e mi rispondeva la segreteria telefonica, stessa cosa con Bella! Continuavo a correre in quello spiazzale dove un coglione mi aveva abbandonata come se fossi la prima prostituta che gli capitava! “Assurdo” era l’unica parola che riuscii a pronunciare quando vidi un botto di ragazzine davanti l’entrata dell’edificio di registrazione del programma di Alan Carr.
Vidi che c’erano due entrate, una completamente non affollata perché era sbarrata, l’altra era ricoperta da piccole teste rosse e bionde, qualcuna bruna, ma poche.
Poi vidi che c’erano due macchine, o meglio camioncini, seguite da due auto che parevano di scorta, come se lì dentro dovessero esserci i vip che avrei dovuto intervistare.
Mi avvicinai anche io con la mia capigliatura scombinata a causa delle corse che mi ero appena fatta e vidi degli uomini robusti che cercavano di far fare spazio in modo tale che coloro che sarebbero scesi da quei veicoli potessero passare. Non riuscii a vedere molto, l’unica cosa di cui mi accorsi è che l’entrata per coloro che avevano un ‘pass’ era un’altra differente dalle due che avevo adocchiato per prime; mi avvicinai poi a quella ed entrai in studio, presi posto e notai che era tutto pronto per lo spettacolo. Chi mancava? Solo Alan e tutti coloro che avrebbero partecipato alla trasmissione.
 
Con il passare dei minuti la gente entrava: alcuni erano stati ‘invitati’ come ospiti, altri erano giornalisti come me. Intanto cercavo di rintracciare coloro con cui pensavo di non voler più parlare, soprattutto con Andrew e poi fu il capo a chiamarmi nel momento esatto in cui iniziò la sigla del programma…
«Vai ad intervistare questi due ragazzi, degli altri tre non ne ho notizie. Questi oggi sono ospiti nella… »
Due ragazzi su tre…
« Non puoi entrare negli studi. Solo alla fine dello spettacolo... »
« Ma sono già dentro gli studi, e… »
Era entrato Andrew, si era seduto accanto a me.
Aveva fatto tutto in silenzio perché stavano già registrando e quindi io dovetti parlare piano sia con il capo e dovevo anche gesticolare verso quel coglione per fargli capire che quel che aveva fatto era un passo indietro, che ne valeva cento, contro la mia fiducia.
« Allora stai dentro, ma non parlare. Alla fine farai le domande, hai capito? Ci siamo intesi? A proposito, dov’è Andrew? E’ arrivato? »
Avrei voluto gridare. Allora è vero che erano tutti in combriccola, ma con quale scopo, quello di rendermi nervosa? Quello di farmi fare una brutta figura davanti delle persone che con poca probabilità mia abbiano vista? Volevo capire, ma forse quello non era momento.
Risposi a tutte le domande del signor Wint e poi terminai la chiamata girandomi verso Andrew e dandogli un pizzicotto sul palmo della mano.
Dio, come se non si faceva male! Pareva insensibile! Forse se lo avrebbero fatto a me sarei saltata in aria, avrei gridato, mi sarei morsa la mano, avrei delirato! Ma lui nulla. Nulla di nulla.
« Cosa cazzo ti è saltato in mente, ah?! Rispondimi! » gli ripetei un botto di volte senza ottenere nulla, stava immobile, poi si girò e mi fece cenno di star zitta. Come se fossi una bambina ineducata!
Il tempo passava, e non spuntava nessuno sul palco, solo quel tizio dalla testa ormai pelata che parlava e parlava. Mi sembrava di udire solo gruppi consonantici e vocalici di ‘bla’.
Squillò di nuovo il telefono, risposi con tono calmo pensando fosse il capo, poi sentii una voce femminile.
Mia madre.
« Emma, non bloccare di nuovo il telefono, ti prego! Puoi aspettare un secondo che ti passo tuo padre? »
 
« Papà, non mi interessa. Volete venire? Venite! » dicevo sulla soglia della porta da cui ero entrata. Mi ero alzata dalla mia postazione perché non volevo creare maggiore disturbo a coloro che stavano accanto, dietro e davanti a me.
In poche parole avevo bloccato più volte il telefono a mia madre, tentava sempre di dirmi un romanzo di cose che a me non era gradevoli. Quella volta, però, decisi di fare la brava ragazza e ascoltai tutto con calma, quasi calma. Gesticolavo, parlavo italiano, bastava poco e mi sarei messa ad urlare! Ero nervosa, il fatto che i miei genitori sarebbero voluti venire a Londra con Rob mi rese nervosa. Stavo passando un periodo rosa, con sfumature di grigio, poi nere, poi ancora più cupe! No, non potevano! Io dovevo lavorare, e dovevo anche prepararmi per un piccolo corso di studio che avrei voluto fare prima di entrare in università, la quale non sapevo ancora quella che avrei frequentato.
« Emma, ma mi senti? » mi domandò mio padre alzando un po’ il tono della voce.
Non riuscivo, non riuscivo a rispondere. Quello che c’era davanti a me era ben altro che paradisiaco.
« Papà, devo salutarti. Ciao. » dissi con voce secca con lo sguardo fisso in un solo punto.
 
Caldo, sudore, occhi lucidi.
Stavo svenendo, mi mancava l’aria.
Volevo chiamare Andrew, nonostante mi stesse antipatico in quel momento, ma mi sentivo male.
Non potevano farmi questo, no che non potevano!
 
Cercai di camminare verso la poltroncina dov’ero seduta, feci qualche passo tenendomi da qualche parte, ma non riuscivo a vedere dove mettevo i piedi. Ero ferma, ero mentalmente ferma.
Raggiunsi il mio posto quasi zoppicando, con le labbra schiuse e gli occhi sgranati. Avevo la fronte rugosa a causa del suo arricciamento.
« Incredibile. » sussurrai.
Andrew si girò verso di me, non capiva. Non poteva capire.

 
ECCOMI QUI A PUBBLICARE QUESTO SESTO CAPITOLO, FORSE QUELLO CHE MI HA EMOZIONATO DI PIU’, ANCHE SE TUTTI MAN MANO MI EMOZIONANO… SPERO CHE IL PIACERE CHE PROVO IO NELLO SCRIVERE LO PROVIATE ANCHE VOI LETTORI DI QUESTA FF! SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI,  SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO. 

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Capitolo 7
*** Eighth chapter. ***


MEMORIES
Eighth chapter.


« Ben svegliata mia cara amica! » gridai io quando appena sveglia aprii le tende, saltavo per la camera da letto, presi un cuscino e lo tirai verso Mart.
« Uff, non mi tormentare, fammi dormire un altro po', ti prego! »
« Senti bellezza, oggi dovevi farmi una sorpresa e forse sono in vena di sorprese! Quindi... o adesso o mai più! »
« Mai più? »
« Sei una pessima amica, e stavo anche pensando di dirti che... »
Martina sollevò la testa dal letto spostando anche un po' le lenzuola che le ricoprivano le caviglie, forse le davano fastidio, o anche solletico... alla pianta del piede.
« Beh, ci conosciamo da un po', non di certo da anni... ma sicuramente sei un'amica speciale, e le amiche speciali non sono solo amiche ma 'migliori amiche', e non so, ti piacerebbe che dicessi alla gente che ho l'amica migliore del mondo la quale mi fa sorprese, si occupa di me, mi capisce, mi prepara la colazione e tante altre cose? » dissi con un tono abbastanza veloce; non sapevo quale potesse essere la sua reazione e quindi mi preparai a tutte le probabili risposte, ad un 'no' soprattutto.
« Oh, migliore amica, finalmente ne ho una vera e propria! »
Alzai un sopracciglio, poi lei si scaraventò sopra il mio petto abbracciandomi e dicendomi che mi voleva bene.
« Ma sei tenerissima! Ancor di più questa mattina, Emma! Cosa ti è capitato? Quei ragazzi? Quello svenimento? Oppure hai per caso mangiato tonnellate di miele? Sputa il rospo, babe! »
Martina, la ragazza poco più bassa di me, capelli ricci e di un castano chiaro adorabile con un ciuffo blu che spuntava dal nulla. Martina, la ragazza che svegliai sull'aereo. La prima ragazza a cui mi ero affezionata a Londra, la città dei sogni. La ragazza che ricevette una padellata in testa dalla sottoscritta, la ragazza che ospitai a casa.
Martina, la mia migliore amica. Migliore, un semplice aggettivo che rende una persona superiore rispetto alle altre. Una sola parola in più che probabilmente ne vale mille. E se io per lei ero una 'vera e propria migliore amica', lei lo era anche per me. Sì, pian piano crescevo e pian piano mi rendevo conto che il mondo che mi circondava non era più lo stesso. Per certi versi rimanevo sempre la solita mocciosa, per altri mi sembrava di essere già abbastanza matura per accudire dei figli, ma la verità è che la mia autostima era cresciuta grazie ai momenti passati con quella sconosciuta. No, scusate... con la mia migliore amica, unica e sola al mondo. Non avrei mai trovato una sua sosia, mai. E nessuno sulla faccia della Terra me l'avrebbe portata via.

« Perché piangi? » mi chiese asciugandomi una lacrima, una delle tante lacrime che stavo versando. Forse erano lacrime amare, di coccodrillo, ma lì c'era amore. Lacrime dolci, d'affetto, d'amicizia. Lacrime che scendevano dal viso e lo bagnavano con tanta delicatezza che sembrava stessero danzando.
« Sai Mart, quando ti ho incontrato la prima volta non immaginavo tutto questo. Tu hai pianto un sera, una notte, no, scusa, una mattina ed adesso tocca a me. Ieri ho passato una lunga serata a riflettere: genitori, Rob, te, il lavoro, proggetti per il futuro... Tu sei una delle cose più belle che mi siano capitate, però mi dispiace. Mi dispiace perché io devo lavorare, e anche tu devi lavorare ma alla fine non passiamo tanto tampo insieme e fra orfanotrofio e tutto il resto ci occupiamo poche volte di noi stesse! Perdonami, ti prego. »
Lei era tutta orecchie, ascoltava ed ascoltava, sorrideva e mi stringeva fra le sue braccia ancora più forte.
« Dovrei essere io quella a piangere fra le tue braccia, per il fatto di mio papà, ma non ti ho dato peso perché è giusto così, è un passato da dimenticare il mio » disse asciugandomi le lacrime e facendomi sorridere sottolineando il particolare che forse stavo piangendo senza un motivo, anche se forse quelle lacrime non erano del tutto inutili, dovevo pur lasciarle andare, abbandonarle, non volevo più tenerle dentro « e forse ho sbagliato io a non aprirmi troppo con te, o forse ogni cosa ha il suo tempo? Emma, mia carissima migliore amica Emma, ogni cosa ha il suo tempo, e noi siamo diventate amiche, così... con il passare dei giorni! Adesso, però, siamo migliori amiche e questo non ci farà mica separare, ah?! »
Le sorrisi per l'ennesima volta, speciale per com'era. Semplice, simpatica, scherzosa. La mia migliore amica, insomma.

« C-cosa sono quelli? »
« Ti dico solo due cosucce: 1- li ho trovati qui fuori; 2- sembrano entrambi intestati a te! »
Martina si avvicinò ai due oggetti che avevo trovato fuori e posizionato sopra il tavolo della sala da pranzo: una lettera e una rosa gialla, il suo colore preferito.
La vidi aprire la busta e spalancare la bocca, non volli avvicinarmi a lei, non volevo fare l'impicciona. Quello era il suo momento e qualunque cosa fosse sembrava la stesse rendendo felice. Ma che dico, non stette immobile e balzò sopra di me facendomi quasi cadere!
« L'hai letta, vero?! » mi domandò con uno sguardo intrigante, io feci cenno di no sorridendo, forse era la prima volta che sorridevo in quel modo dopo tanto tempo « Giura! » esclamò dopo aver dato un'altra occhiata alla lettera che aveva in mano.
« Presa! » gridai nel tratto di un millesimo di secondo! Ecco, la curiosità era scoppiata! Aprii la porta e uscii fuori, beh... ero anche in pantofole ma non mi importava! 
Cominciai a correre e vidi che una ragazza mi veniva dietro con un braccio alzato e mille parole che mi imprecavano di fermarmi! Poi mi bloccai dalla stanchezza e caddi a terra, sul prato di una delle case del vicinato.
Appena mi raggiunse Mart si buttò sopra di me e cercò di prendere quello che le avevo strappato dalle mani.
« Vuoi darmelo? Dai! »
Io la ignorai e cominciai a leggere...
« Mia amata Martina, oggi come non mai mi accorgo che sei una persona speciale, forse la più importante ed è per questo che voglio chiederti una cosa... vuoi essere la mia fidanzata? Sì, so che sono poche parole e che penserai sia un ineducato ma ciò che provo per lei è molto più di quello che possa pensare. Le scrivo questa lettera perché sostengo sia un modo elegante di descriverle quello che sento quando la vedo: confusione in testa. Sono giorni, settimane che la penso ed adesso ho trovato il coraggio, la prego, mi parli! »
Ero rimasta sbalordita, quelle erano parole che potevano formare un'opera poetica. Però mi domandavo perché l'autore - che scoprii fosse un certo Luke Chairs - scriveva dando del 'lei' e premetto che in inglese il 'lei' non si da, ma quello non era inglese, era francese! Un ragazzo dal nome e dal cognome inglese che scrive ad una ragazza italiana parole in francese!
« Wow. » dissi al momento in cui rimasi immobile e Mart potè levarmi quel romantico biglietto dalle mani, poi aggiunsi « Domanda numero uno: chi è questo tuo moroso? Domanda numero due: perché non me ne hai mai parlato? Domanda numero tre: dove hai trovato un tipo così romantico? E cerca di svegliarti adesso, però! » 
Beh, la mia migliore amica era rimasta incantata, forse da come avevo interpretato quelle parole o dal tono di voce in cui immaginava lui pronunciasse quelle parole.
Il 'lui' misterioso - almeno a me - ma romantico. 
Rob era come il principe azzurro, ma quelle parole valevano tanto, più di tutti gli 'amore mio' che avevo ricevuto fino a quel momento.
« Te la senti di correre? » mi domandò Mart prendendomi per mano e senza rispondere alle domande che le avevo fatto precedentemente. Sinceramente ero stanca, ma fui costretta a muovere i piedi velocemente ed arrivare a casa con le pantofole tutte sporche di terra e la caviglia che cominciò a farmi male, ma non troppo... solo qualche fitta!

Mart mi ordinò di vestirmi velocemente, ma naturalmente prima feci una doccia e poi quando fummo entrambe pronte prendemmo l'Underground.
« Emma, la sorpresa che devo farti ne contiene due... una più che altro dedicata a me, l'altra a te! » fu la frase che cominciò a farmi sospettare un probabile incontro con il suo moroso...

« Vedi che qui ci sono le scale, stai attenta a dove metti i piedi! »
« Ma mi hai fasciato gli occhi! Sei tu che devi stare attenta a dove io metto i piedi! » sentii che lei rideva mentre teneva ferma la fascia che mi aveva messa intorno alla nuca. Doveva essere una sorpresa coi fiocchi la sua, a quanto pareva...!
« Ta daan! » esclamò sorridendo e fissando la mia espressione a dir poco stupefatta di quello che avevo davanti.
« Ma... ma... ma è fantastico! » lei continuava a sorridere, poi mise il braccio intorno alle mie spalle e mi strinse a sé.
Ero davanti la Royal Ballet School. Teatro di cui mi ero innamorata leggendo un libro, teatro in cui sarei voluta entrare. Teatro in cui... 
« E' lui Luke! » mi disse Mart indicando un ragazzo muscoloso dai capelli del suo stesso colore e con gli occhi verdi, beh... teatro mozza fiato, ragazzo mozza fiato!
« Hai già letto la mia lettera? » disse il ragazzo con sottofondo la risata contagiosa della mia migliore amica.
Anche lui si mise a ridere e vidi abbracciarli quindi preferii guardare d'altra parte, ma le mie intenzioni furono impedite quando dovetti presentarmi al ragazzo.

« Vedremo lo 'schiaccianoci', so che ti piace! » 
Cosa cosa cosa? Non avevo capito che dovevamo vedere uno spettacolo in uno dei teatri più prestigiosi del mondo, io non avevo chiesto nulla e mentre si formavano tante domande nella mia mente facendo diventare le mie guance rosse dall'emozione a causa del pensiero di poter pensare di essere lì, a realizzare un altro mio sogno, risposi semplicemente di 'sì' con la timidezza che seppelliva l'autostima la quale mi ero creata a Londra durante quei giorni.

Lui era un ballerino, il ballerino protagonista della scena. Chissà perché non avevo notato le sue gambe così ben diritte, una perfettamente parallela all'altra, e la sua postura perfetta! 
No, non lo avevo notato poi così tanto; mi ero solo attaccata al particolare principale: Mart e Luke si amavano, ma Giulietta doveva ancora dare la risposta a Romeo.
Alla fine dello spettacolo li vidi baciare, ma non un bacio e via, uno passionale, sincero, vero.
Quel bacio che forse pensavo di aver ricevuto milioni di volte da Roberto, e anche se per lui fosse stata così 'passionale' la nostra storia, per me non lo era poi così tanto. Non riuscivo più a pensarlo come il mio fidanzato, mi era difficile... 

« Gli ho detto di sì, non vedi quanto è romantico! Quanto è bello! E' stato lui a farci questo regalo... però io gli ho consigliato lo 'schiaccianoci' al contrario di un'opera lirica che sarà effettuata domani! Che ne pensi? Per favore... rispondimi! » Mart stava diventando come una bambina che chiedeva lo zucchero filato al padre, perché non le rispondevo? Ehm... stavo mangiando pane e nutella, ne avevo bisogno!
« Non chiedermi nulla, prima rispondi alle domande che ti ho fatto questa mattina. Oh. » dissi sputando qualche briciola di pane sulla tovaglia.
L'Emma ineducata era ritornata! E faceva anche rima! 
« Beh, l'ho conosciuto alla scuola d'arte... insegna ai ragazzi come migliorare i passi...; non te ne avevo parlato prima perché non era una cosa ufficiale, son due giorni che ci penso ossessionatamente! E poi? Qual'era l'altra domanda? »
« Va bene così! Per l'altra ho trovato la risposta da sola, Luke... Luke Chairs! » lei sorrise e io le porsi una fetta di pane, così la prese e l'addentò!
« Senti, mi ha dato questo » mi interruppe tirando fuori dalla tasca dei jeans che indossava un volantino con scritto 'ballo di gala' « dice che non ci va gente qualunque e bisogna indossare una maschera, una semplice maschera - sempre in stile elegante - che possa coprire anche solo gli occhi, naturalmente la visuale deve essere libera, ah?! » concluse ridendo, e questo comportò anche una mia risata cercando di immaginare come fosse una festa in maschera con persone che vanno una contro l'altra a causa delle fessure all'altezza degli occhi non tagliate!
« Io parteciperò, dovrei però puntare un giorno per andare a fare shopping e comprare una maschera decente, l'abito l'ho, ma la maschera no! »
Lei annuì e mi indicò che mancavano pochi giorni a sabato e quindi saremo potute uscire a comprare entrambe ciò che mancava.

Era già l'ora di andare a letto dopo una giornata fra amiche, fidanzato dell'amica - o meglio, migliore amica - e spettacolo de 'lo schiaccianoci' al Royal.
Non riuscivo a prendere sonno, pensavo e ripensavo a ciò che avevo fatto con Mart e quindi mi venne l'idea di creare io una maschera: una per me ed una per Martina. 


OTTAVO CAPITOLO PUBBLICATO E CHE DIRE? BEH, L'HO DEDICATO ALL'AMICIZIA FRA EMMA E MARTINA, HO SCELTO DI TRATTARE QUEST'ARGOMENTO PERCHE' DOPO TUTTO UN PO' DI CALMA DOPO QUELLO CHE ERA CAPITATO CI VOLEVA E MI SCUSO PER AVERVI ANNOIATO!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI,  SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 8
*** Seventh chapter. ***


MEMORIES
Seventh chapter.


Schiudere e sbarrare le labbra, appoggiare il mento sulla mano che a sua volta era collegata al gomito posto sopra il braccio della poltroncina. 
Sentivo caldo, tutto quel caldo che non sentivo più dall'estate scorsa. 
Avevo forse bisogno di bere, ma non riuscivo a muovermi. 
Stavo lì, immobile a fissare due ragazzi che salirono sul palcoscenico per parlare con Alan Carr. 
Non mi sembrava vero, ma i brividi che percorrevano la mia schiena erano infiniti; uno dopo l'altro. 
Ogni tanto poggiavo la mano sulla fronte, mi sentivo debole, ma forse quella debolezza non era dovuta ad uno stato fisico, ma psicologico. Non ero in grado di seguire il discorso, ero semplicemente immersa nei miei pensieri e nelle voci di quegli, ormai, uomini. 
I loro sorrisi non erano fantastici quanto le loro risate. No, non avevo perso tempo, avevo semplicemente ritrovato quello che mi era sembrato di perdere ma che avevo nascosto dietro l'angolo e che non riuscivo a scovare fino ad allora. Le loro voci anche se non raggiungevano le note alte durante le normali frasi parlate erano rilassanti. Mi sembrava di dormire essendo cullata fra le loro braccia come una bambina che ha bisogno di essere dondolata nel corpo della madre prima di dormire. 
Qualche volta chiudevo gli occhi, poi li riaprivo e mi accorgevo che era tutto vero. 
'Fanculo ad Andrew e agli altri, io adesso ero lì a vedere quello che avevo immaginato fosse il mio futuro, quello per cui speravo, quello che forse avevo dimenticato, quello che avevo ritrovato. 

« Emma, tocca a te fare le domande... non vedi che hanno già tutti finito? » disse il ragazzo seduto accanto a me, sì colui che fino a qualche minuto prima o anche oretta avrei rimproverato facendogli rizzare i capelli. 
Non potevo rispondergli, ma avevo capito cosa volesse dire. 
Alzai il braccio per fare qualche domanda, poi lo ritirai ma vidi che era già troppo tardi. 
I loro occhi si voltarono verso di me, un puntino bianco dalla chioma bruna e gli occhi non definitamente a mandorla. 
E io continuavo a fissare due paia di occhi: uno azzurro e l'altro castano come i miei.
Non ho ancora detto chi erano, vero?! Beh, William Tomlinson e Jawaad Malik. 
Color cielo e color terra, mare e fango.
Non potevo resistere e quei secondi in cui non parlai mi sembrarono interminabili. Volevo emettere suoni, ma mi era impossibile. L'emozione di averli visti, anche due su cinque era mozza fiato. Ed era proprio il fiato che mi mancava! 

« Faccio io le domande al posto della fanciulla perché è un po' raffreddata e quindi le fa male la gola... » intervenne Andrew e fu così che ricevette un piccolo calcio sulla gamba in modo che fu costretto ad esclamare « ahi! ».
Il loro successo? 
La carriera?
Perché mancavano tre quinti della band?
Nuove notizie sul probabile sciogimento dei One Direction? Solo rumors o realtà?
Erano le domande che venivano pronunciate da Andrew e le risposte? Beh, non mi interessavano quanto le loro voci. 
Non riuscivo a comprendere il significato delle parole e poi ad ascoltare il tono di voce per farlo rimanere impresso nella mente contemporaneamente.

Vidi tutti alzarsi, io ero ancora seduta a fissare il solito punto. 
Poi anche quel punto formato da due sagome si sollevò e così anch'io trascinata da Andrew che cercava di dirmi che stava andando a prendere la macchina e che dato che stava piovendo sarebbe stato opportuno che io fossi rimasta ad aspettare dentro gli studi, e così feci. 
Veloce, pensai. Sì, quell'intervista, quelle voci, quelle domande, quelle risposte, tutto mi era sembrato veloce. Così bello e veloce, così meraviglioso e lontano anche se ero a pochi passi dai miei 'idoli'. Sì, forse avrei potuto continuare a chiamarli idoli perché nonostante tutto gli idoli rimangono, sono io che me ne ero andata a causa dello stress scolastico, degli impegni e della realtà che non mi permetteva più di volare come una volta. Pian piano i pezzi di me che si erano frantumati venivano raccolti ed uniti, attaccati, come un puzzle. 
Mi poggiai alla parete che si trovava accanto la porta da dove ero entrata e nella quale mi ero soffermata per parlare con mia madre e poi con mio padre al telefono per aspettare il mio compagno di redazione e continuare il mio soliloquio. 

*boom*
« Stai bene? Hei, mi senti? Mi vedi? »
« Qualcuno conosce questa ragazza? Per favore! Qualcuno sa chi sia questa ragazza? L'avete vista con qualcuno? »
« Corro fuori, Malik non allontanarti! Jo, vieni con me! »
« Ragazza?! Sveglia! Alan, ma è tutta sudata! Chiama l'ambulanza nel frattempo, non possiamo perdere altro tempo così! »
Passi dopo passi, grida, telefoni che squillavano, quei giornalisti che facevano foto e video. Io, per terra.
« Emma, Emma! Emma, cosa ti è successo?! Emma, svegliati! Dio, calo di zuccheri, ha le labbra viola e il viso troppo pallido! C'è qualcuno che sappia soccorrere? Emma, Emma cazzo svegliati! »
Sentivo solo grida, stavo male, non avevo neanche la forza di aprire gli occhi. 
« Stia calmo, abbiamo chiamato l'ambulanza » disse un ragazzo « giusto, Alan?! »

« Che volete tutti voi? »
« Siamo in tre, cosa pensa vogliamo! C'è una ragazza laggiù con il suo accompagnatore, la vede? Lui la sta tenendo in braccio! Beh, si è sentita male, può controllarla urgentemente! »

Mi sentii poggiare su qualcosa di morbido ma non completamente comodo, si muoveva e c'erano delle figure che mi guardavano. Scuotevo il capo lentamente e pian piano cercavo di aprire gli occhi, ma non riuscivo ad alzare le palpebre. Continuavo a sudare e questo lo percepivo perfettamente, sentivo esageratamente caldo e di calo di pressione non se ne parlava. Neanche io sapevo cosa mi fosse capitato perché fino ad allora non ero mai svenuta. 
Sentivo la voce di Andrew spiegare di esser uscito fuori e di non essersi accorto della scena, poi sentivo voci di apparenti sconosciuti e 'apparenti' perché quelle voci pareva conoscerle, ma non ne ero sicura, come non ero sicura di dove fossi capitata. Mi sembrava di girare quando invece ero ferma, e le goccioline scendevano dalla fronte come se mi avessero buttato dell'acqua addosso. 
Poi mi addormentai e solo dopo due ore vidi che non ero più in un luogo circondato da pareti bianche, ma ero a casa. A casa mia, sul letto e con Mart accanto. 
Aprii gli occhi, allontanai il lenzuolo che avevo posto sopra le gambe e mi alzai un po'. Mart arricciò il naso e cominciò ad osservarmi senza fiatare. 
« Finalmente sveglia la mia cara amica, ah?! Vuoi raccontarmi cosa è successo? Il tuo amichetto è venuto qua ma è stato di poche parole, dice che il dottore non ha trovato nulla di grave in te, solo una piccola contusione alla caviglia che ti sei procurata cadendo! Adesso stai calma e se ne hai bisogno continua a riposarti, eh?! »
Contusione alla caviglia? Ma se stavo benissimo! 
« So solo che sono caduta come se mi fossi addormentata tutto d'un tratto, poi sentivo voci e voci e penso di essermi addormentata un botto di volte da quando sono svenuta... »
Mart si era già allontanata come se non le importasse quello che mi era capitato. La vidi avvicinare solo dopo una ventina si secondi con un vassoio in mano.
« Voilà! Le lait, les biscuits, c'est tout pour toi, ma amie! » 
Che dolce, parlava anche francese quella splendida ragazza, mia ospite e mia amica! 
La ringraziai e poi si sedette accanto a me come precedentemente e mi fece cenno di parlare in modo tale le potessi raccontare tutto quello che mi fosse capitato. 

« Probabilità numero uno: sei svenuta a causa di quei ragazzi; probabilità numero due: sei svenuta a causa del nervosismo procurato sia dalla redazione che dai parenti; probabilità numero tre: sei svenuta per tutte le cause che ho elencato precedentemente, vero?! »
« Beh, probabilmente sì! Sai, ritrovarsi con... »
« E racconta, com'era vedere quei 'guys' davanti a te? Io probabilmente sarei salita sul palco per salutarli e non avrei neanche avuto il tempo di svenite! »
Parlava come se io fossi svenuta volontariamente, quando di 'volontario' non c'era nulla. Io non ero mica un'attrice, l'unica cosa che mi preoccupa seriamente era se mi fosse capitato altre volte, da bambina mi era successa una cosa simile in piscina perché gli spogliatoi erano troppo piccoli e il calore dei phoni mi fece sentire male, ma non 'sudavo' dopo esser svenuta, e non mi addormentai per quasi un'ora come accadde quella volta. 
« Uhm, bene. Bene. Domani, dato che non andrai a lavoro ti farò visitare qualcosa di fantastico, hai capito?! »
''Qualcosa di fantastico, non andrò a lavoro'' altre sorprese mi sconvolsero, forse non erano adatte a me. Io non ero la tipa delle 'sorprese'.
« Basta che non mi fai svenire o cose simili, ah?! »
Lei fece cenno di no, poi parlammo tutto il giorno. 

''Emma, come va?'' fu il messaggio che mi arrivò da Rob. 
''Bene, a te come va la vita?'' scrissi e poi inviai il messaggio. Rileggendo il suo mi accorsi che c'era scritto 'Emma', e non più 'amore mio' come mi scriveva prima o come preferiva chiamarmi. Forse quella lontananza la cominciava a percepire anche lui e non sapevo definirla un bene o un male.
''I'm fine'' mi rispose ''ho saputo che non hai reagito nel migliore dei modi riguardo il futuro e probabile arrivo dei tuoi e il mio a Londra, eh?!''
Ringrazio il cielo che stavamo messaggiando e che non stavamo parlando né al telefono, né faccia a faccia. 
Scrissi la verità. No, non mi sarebbe piaciuto averli fra i piedi nel territorio dove lavoravo, nel territorio dove avevo bisogno di crearmi una vita dove in quel momento non avevo evidenziato un rapporto con loro. Chiamatemi egoista, perché forse lo ero. Ero proprio egoista come i personaggi dei miti greci, come Achille e come Ettore. Sì, lo ero. 
''Sappi che io non potrò venire, ma fammi il piacere di accettare i tuoi genitori''
Quella frase, quella maledettissima frase era semplice e che faceva riflettere.
Avevo esagerato, avevo trascorso tredici anni di scuola con loro, amicizie con loro, fidanzamenti e giochi con coloro che mi hanno donato la vita e io? E io facevo la stronza? Sì, ma dovevo smetterla al più presto. Non doveva essere vero. Io ero stata educata da due forti genitori che mi avevano permesso di continuare gli studi, partire, divertirmi. Due genitori di cui essere fiera. Due genitori unici, che non riuscivo più ad amare come facevo prima. Forse era la vita o forse ero semplicemente io a voler cambiare. 

Dopo aver smesso di messaggiare con Rob, decisi di chiamare a mamma, poi, però non lo feci. 
Presi carta e penna, mi avvicinai alla scrivania e cominciai a scrivere. Volevo farle notare il mio talento, l'amore per la scrittura, l'amore che provavo ancora per loro e volevo ricordarle tre parole 'ti voglio bene'.


- Cara mamma, 
ti scrivo da Londra e non ti sto nemmeno chiamando perché sostengo che la lettera rimarrà sempre, mentre la mia voce un giorno se ne andrà. Queste parole rimarranno scritte, la voce è solo aria che vaga e scompare dopo pochi secondi. 
Sai, mi comporto male ogni giorno. Pensavo di essere la figlia perfetta, la fidanzata perfetta, la studentessa perfetta, la giornalista perfetta e invece non lo sono, sai perché? Beh, la parola ‘perfetta’ non credo esista… io sono semplicemente me stessa, la bambina che hai partorito diciotto anni fa con tanta fatica, la bimba che hai rimproverato ed hai incoraggiato, la bimba di cui forse sei stata fiera ma per cui a volte ti sei arrabbiata. Sì, anche adesso sono una bimba. Sono piccola come una volta. Forse lo sono sempre stata. 
Non ci sono molte parole da dedicarti, neanche tu sei stata la madre che volevo che fossi, sai perché? Perché la madre di cui immaginavo fosse la migliore non esiste. Non c’è madre che rimproveri suo figlio, non c’è madre che fa sentire male suo figlio, ma tu nonostante tutto mi sei stata vicina. E’ ovvio che magari non mi hai fatto sentire nel migliore dei modi in certe occasioni, ma so che lo hai fatto perché prima di te tua mamma ha dovuto dare l’educazione a dei figli, e tu te la sei cavata da sola perché sapevi benissimo che quella che avevi ricevuto non bastava per me. Sono cresciuta in uno che di certo non è il migliore dei quartieri di Palermo, ma ho acquisito dei valori che a volte non riesco ad adoperare. Sei stata la mia educatrice migliore insieme a papà, e vi voglio bene. Tre semplici parole che forse valgono più di quanto tu possa pensare. 
Voglio scusarmi, perdonami.
 
Ti voglio bene, Emma. -

ECCOMI QUI A PUBBLICARE QUESTO SETTIMO CAPITOLO, L'HO SCRITTO COSI' TANTO VICINO ALL'ALTRO PERCHE' AVEVO BISOGNO DI SCRIVERE, AVEVO TROPPE IDEE CHE DOVEVO RENDERE PUBBLICHE QUI DENTRO... SPERO CHE IL PIACERE CHE PROVO IO NELLO SCRIVERE LO PROVIATE ANCHE VOI LETTORI DI QUESTA FF! SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMA PARTE DELLA STORIA NON E' DELLE MIGLIORI,  SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 9
*** Ninth chapter. ***


MEMORIES
Ninth chapter.


Il giorno dopo mi svegliai con un mal di schiena bestiale, mal di testa e anche un botto di colla davanti ai miei occhi sparsa sul tavolo.
Però c'erano anche le maschere che avevo creato, l'unica cosa positiva...
Una azzurra per me ed una verdignola per Mart, ho sempre pensato che il verde e l'azzurro si abbinassero perfettamente con il castano dei nostri capelli, quindi mi sembravano adatte per la festa!
Notai che era tardi, e per tardi intendo che mancavano dieci minuti all'orario per cui sarei dovuta essere già in redazione a lavorare.
« Merda. » sussurrai correndo in bagno e cercando di sbrigarmi.

Ero già arrivata nel solito vicoletto di Marylebone per entrare in ufficio, in ritardo di venti precisissimi minuti. Gruppi di sessanta secondi del cavolo.
Comunque, aprii la porta e vidi tutti a fissarsi e parlare come se io non ci fossi, come se la porta non avesse fatto rumore, come se fossi solo il vento che sposta le tende quando soffia.
« Salve. » dissi con tono neutro, anche perché la scorsa volta che ci eravamo visti avevano proggettato qualcosa di cui la sottoscritta non ne era a conoscenza.
Tossii più volte, non mi piaceva essere messa in disparte, ma nessuno mi degnava di uno sguardo né di un saluto.
Poi mi alzai rumorosamente dalla sedia alla quale mi ero accomodata, poggiai violentemente le mani sulla scrivania e dissi alzando un po', forse anche troppo, il tono della voce: « Per quale motivo vi è saltato in mente di non rispondermi al telefono due giorni fa? Tu, Andrew, perché mi hai lasciata sola per un botto di tempo? E perché lei » dissi indicando il signor Wint, pur sapendo non fosse educato indicare la gente più grande di me e soprattutto con quel tono « ha presumibilmente creato una specie di complotto con i miei compagni di redazione? Ah, ultima cosa... perché non mi volete parlare, non mi fissate, non mi avete neanche salutato? Come se avessi la lebbra! » vidi i loro volti girarsi pian piano verso di me, poi Bella mi si mise accanto e mi chiuse gli occhi come aveva fatto Mart il giorno precedente. Feci qualche passo in avanti guidata dalle sue fredde mani poste sulle mie palpebre.
« Apri gli occhi, Emma » mi disse togliendo i suoi gelidi palmi dal mio viso.

« Is this for me? Are all things for me? » gridavo in inglese, con un sorriso smagliante sulle labbra e gli occhi lucidi.
Avevano creato un mini-studio per me, per scrivere, per concentrarmi al meglio durante il lavoro.
Dissero che quella stanza con pareti arancioni e arredamenti nuovi di zecca me l'ero meritata tramite i capolavori che avevo fatto, soprattutto perché avevamo finalmente un magazine tutto nostro con tutto quello che facevamo giornalmente. 
« Beh, ti dobbiamo delle spiegazioni... qui in ufficio non ti abbiamo risposto per farti innervosire, sì è vero. Volevamo fosse qualcosa che tu non avresti potuto immaginare e sapevamo benissimo che oggi avresti fatto domande a non finire con quel viso arrabbiato che avevi fino a qualche minuto fa. Poi Andrew se ne è andato per più di mezz'ora, l'altra volta, perché non solo doveva farsi attendere da te e far sì che ti innervosissi ancor di più, ma anche perché doveva sul serio trovare un parcheggio, penso di aver chiarito tutto, giusto? »
« E lo scopo di tutto il vostro giochetto è stato questo? » dissi passando la mano sui mobili in legno, sulla scrivania e prendendo in mano una penna stilografica che trovai nel portapenne.
« Sì » disse Mark senza esitare « soprattutto perché ognuno di noi ha il suo spazio qui dentro, tu stavi sempre fuori o anche nella stanza principale, ma ognuno di noi per lavorare ha bisogno del proprio silenzio che non deve assolutamente essere sommerso da altre voci... E' anche un modo di dirti che adesso potrai fare articoli ancor più interessanti di quelli che fai già! »
Tutto quel manicomio per me? Al dire il vero mi sembrava un po' banale. 
Non so perché ma dopo tutto quello che avevo passato fra svenimenti e il resto ero diventata un po' scettica.
Io non avrei fatto tutto quel macello per decorare ed arredare una stanza, però Mart mi aveva detto « Intanto domani non andrai a lavoro. » quindi un po' di verità c'era. Non ero stata io a voler saltare un giorno di sacrificio! Supposi che erano stati loro ad incaricare Andrew di dire a Mart quello che mi aveva riferito, ma rimaneva un dubbio, forse molti di più... e se non fossi svenuta che avrebbero fatto? E se tutto quello 'svenimento' dipendesse dalla telefonata che avevo ricevuto dai miei genitori? Anche se fossi svenuta per ciò che provavo per quei ragazzi... non potevano prevederlo - la redazione, intendo -, no?!
Ero ancora scettica al pensiero di quelle, come dire... coincidenze? Sì, coincidenze. 
Non gli domandai nulla, non volevo fare Holmes anche se la voglia di indagare non mi abbandonava...
« Allora, ti piace? » mi sentii dire dal capo. Io annui con un movimento della testa e mentre tutti gli altri si dirigevano da altre parti io chiusi la porta del mio 'spazio' e mi sedetti sulla sedia da scrivania.

Non capivo se dovevo essere contenta di quello che avevo trovato o continuare a sospettare di un quartetto, anzi cinquetto, di persone.
I miei pensieri continuavano ad annebbiare la mia mente, poi trovai un post-it.
"La tua probabile altra domanda... coincidenze?" lessi e sorrisi. Chiunque lo abbia scritto, in qualunque momento, sapeva già cosa mi sarei chiesta oltre alle domande principali che avevo fatto.
"Sì, non sono coincidenze. Noi non abbiamo chiamato nessuno e l'intervista era già programmata. Tu sei svenuta e noi di ciò non ne sapevamo nulla, però ci hai facilitato il lavoro. Perché fare questo? Beh, se pensi che la risposta di Mark ti abbia soddisfatto sono contento per te, ma il motivo principale è stato quello di creare questa stanza e fare un articolo che tu scriverai sul lavoro che hanno fatto i tuoi compagni di redazione."
« Mistero svelato. » sussurrai sorridendo e meravigliandomi di non aver trovato quel pezzo di carta prima, era abbastanza in vista, forse era la stanchezza che mi impediva di trovare i pezzi mancanti del puzzle e il mittente era sicuramente il signor Wint.

« Hai finito di lavorare? » ero al telefono con Mart appena uscita dal mio spazio, dall'ufficio, dal lavoro. L'avevo telefonata per dirle se le andava di uscire a comprare i vestiti, anticipando così l'uscita di sabato, ma a quanto pare era ancora alla scuola d'arte ad insegnare tecniche ai ragazzi. 
Alla fine decisi di andare a fare una passeggiata al parco vicino casa e godermi l'aria frizzante pomeridiana.
Presi un gelato nonostante sapessi non era granché e lo mangiai sedendomi sull'erba con la schiena poggiata sul tronco di un albero a contemplare gli scogliattoli che ogni tanto comparivano dal nulla. 
In lontananza vidi dei bambini rincorrersi. Erano abbastanza piccoli e sembrava si divertissero. Notai che si avvicinavano a me correndo, ma non guardavano nella mia direzione.
« Mattew? Christopher? » gridai alzandomi.
Loro mi guardarono e continuarono a correre, ma questa volta verso di me. 
Erano due dei bambini dell'orfanotrofio, non li vedevo da un po' di giorni e sembravano un po' più malconci del solito. 
Avevano undici e nove anni, orfani sia di madre che di padre. Venivano da una famiglia di cui gli zii e i nonni non volevano più saperne di loro e non vennero mai adottati, ogni persona che andava in orfanotrofio voleva prendere o solo Mattew - il più grande - o solo Chris.
« Dov'è madre Anne? » chiesi ai due.
Loro non mi risposero subito, poi mi dissero che era uscita e che quindi loro avevano deciso di farsi un giretto.
« Un giretto? Ma lo sapete che se non vi trova o se vi vede qui per strada si arrabbia? E poi siete piccolissimi! Non potete andare in giro per Londra! » loro annuirono ma stettero zitti. Sapevano che li avrei portati da qualche parte con me, e forse era anche una buona idea. Mi presero per mano: l'undicenne per la mano destra, l'altro stava attaccato a quella sinistra.

Non li portai a casa, ma in giro per i negozi. Decisi di comprargli qualcosa di nuovo, ma prima di tutto gli sciacquai il viso in una fontanella. 
Avevano qualche macchia di terra sul nasino e sulle guance, gliela tolsi e ci incamminammo per andare in centro.
Mi dava fastidio dover vedere gente che mi guardava in modo assurdo. Forse pensava fossi una di quelle ragazze che per ignoranza fanno figli a volontà senza curarsi della loro salute, del loro aspetto e soprattutto della loro istruzione.
Ignorai tutti coloro che continuavano ad osservarmi ed entrai in qualche negozietto carino come la Benetton.
Mia mamma mi comprava sempre cose lì, soprattutto quando rientravo ancora nell'età di quei due piccoli furbetti.
« Emma, posso prendermi anche quello? »
« Anche io lo voglio! »
Erano uno che tirava un braccio, l'altro a guardare la vetrina di dolciumi e saltellare.
Mi sembrava di essere in qualche cartone animato della Disney, come in Pinocchio - non so perché mi venne in mente in quel preciso istante, sinceramente non ricordavo bene la storia, ma forse c'entrava qualcosa con quella situazione -.
Sorrisi davanti i loro teneri sguardi, forse erano più bravi loro a sedurre più di qualunque altro ragazzo.
« Salve, potrebbe darmi centocinquanta grammi di marshmallow per questi bimbi? » chiesi ad un uomo panciuto che aveva un po' l'aria da francese.

Ritornai in orfanotrofio con quei due fanciulli stretti alle mie mani.
Avevo un po' paura di come reagire a chiunque aprisse la porta, soprattutto alla madre Anne. 
Mart mi aveva detto che la sua rabbia era atroce, quindi il terrore di prepararmi a quel momento era paralizzante.
« Dove vi eravate cacciati voi due? E tu, Emma, cosa ci fai qui? » era Anne, fronte aggrottata e orecchie quasi in fumo, avrei voluto tagliare la corda ma spinsi i ragazzi ad entrare.
« Beh, mi scusi se sono arrivata adesso ma avevo pensato di uscire con Chris e Mattew, non c'era nessuno e avevo lasciato un post-it sulla porta, sarà volato a causa del vento... » mentii balbettando un po'. Speravo tanto non si notasse nulla, fingevo di tossire qualche volta per sembrare più credibile. Insomma, sembrava che Anne si convinceva sempre di più che quello che le dicevo fosse vero.
Le dissi che ero andata a fare shopping con loro e mi fece entrare per qualche minuto.
Confermò più volte che voleva vedere i vestiti addosso ai bambini così sorridendogli li imprecai di andarseli a provare e così fecero.
Gli stavano davvero bene e nonostante ogni tanto infilavano la mano nel sacco di marshmallow facevano sorridere quella signora ormai abbastanza grande per badare ad una trentina di bambini.

Alla fine mi ritirai a casa stanca dalla lunga camminata e con tutti i soldi che avevo nel borsellino spariti. O meglio, spesi.
Pensavo di aver fatto un'opera di bene e quindi non ci pensai molto, intanto mi facevo raccontare da Mart la sua giornata con i ragazzi e con Luke che a quanto pare le stava insegnando a danzare armoniosamente. Mi fece vedere i passi che aveva imparato e qualche volta cascò in terra.
« So solo la prima e seconda posizione! » disse ridendo e provando quei passi.
« E ti senti già una professionista? » domandai unendomi alla sua risata contagiosa.
Lei annuì e poi cercando di fingere di ballare si recò verso il frigorifero a prendere una torta al cioccolato che aveva cucinato la mattina stessa dopo che io ero andata a lavorare.
« Questa sera accontentiamoci! » esclamò affondando l'indice nel pan di spagna e poi avvicinandolo al mio naso per lasciare una macchiolina marrone.


GIURO CHE NEI PROSSIMI CAPITOLI CI SARA' QUEL CHE ANCHE IO ASPETTO DI SCRIVERE DA UN PO', VOLEVO SOLO CREARE L'ATMOSFERA SU QUELLO CHE STA ATTORNO AD EMMA, I SUOI PENSIERI E I SUOI MODI DI RAGIONARE. NON SO SE HO ANNOIATO, PERO' A ME E' PIACIUTO MOLTO SCRIVERE QUESTI NOVE CAPITOLI, lol. FATEMI SAPERE DI COSA NE PENSATE, OKAY? UN GRAZIE IMMENSO A mitchie Justice PER RECENSIRE I MIEI CAPITOLI, E GRAZIE ANCHE A CHIUNQUE ALTRO LEGGA QUESTA STORIA, DAVVERO. 
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 10
*** Tenth chapter. ***


MEMORIES
Tenth chapter.


Era finalmente arrivato il sabato dello shopping, mancavano solo pochi giorni - esattamente quattro - a quell'evento a cui decisi di partecipare.
Ero già pronta davanti la porta ad aspettare Mart che si arrotolava una sciarpa al collo e nel frattempo giocherellavo con il cellulare.
« Martina, sei pronta? Vedi che sono già le nove e mezzo! » esclamai dopo averla vista saltellare da una stanza all'altra cercando di mettersi le ballerine.

« Uh, guarda! » eravamo già fuori casa, di preciso dentro uno di quei negozi carini dove vengono abbigliamento per ragazze. Mart si era fermata davanti la vetrina per più di dieci minuti e quindi non mi restava altro che entrare. Quando esclamò qualcosa mi teneva per la manica del mio giubbino indacando un abito rosso a campana: stretto sopra e largo sotto con una fascia bianca che avrebbe dovuto stringere la vita.
« Scusi, c'è la taglia... Emma, che taglia prendi? »
« I-io? Vedi che io opto per un abito azzurro, non rosso! Avevo fatto anche la maschera e... » mi sentii afferrare per entrambe le braccia e trascinare in un camerino.
« Grazie, questa va bene! » disse la mia migliore amica rivolgendosi alla commessa, poi si girò verso di me « Senti, provati questo, poi alla maschera ci pensiamo. Io intanto vedo qualcosina per me. » 
Volevo ribadire ma lei mi faceva stare zitta soffocando la mia voce con la sua, oppure tappandomi la bocca.

« Pare che questi vestiti siano adatti per voi! » disse una commessa sorridendoci.
Io avevo provato quello che Mart aveva visto per me, lei invece se lo era scelta da sola. Era un abito corto e abbastanza aderente il suo, color lilla. Scelse anche un paio di scarpe verdi come la maschera che le avevo fatto. 
« Mart, sei stupenda e non sto scherzando! » dissi guardandola mentre osservava allo specchio come le stavano le scarpe e soprattutto se l'abbinamento verde-lilla funzionasse.

« Batti il cinque, sister! » disse quella spendacciona della mia migliore amica; quelle scarpe le erano costate poco più del vestito e voleva prendersele a tutti costi. A questo punto anche io non mi ero limitata a spendere una certa cifra, pensavo di aver esagerato con le spese, ma quell'abito era originale, diverso, fantastico. Avevo fatto bene a prenderlo, ne ero certa.
« Adesso mancano i cappelli, però... » dissi fermandomi davanti un negozio d'accessori e dondolando da un piede all'altro indicando l'entrata.
« Vestito, scarpe, maschera e vuoi anche il cappello? » mi domandò Mart osservandomi stranita. Io annuì, un cappello ci voleva e io avevo già immaginato quale.
« Su, entriamo. » le sussurrai prendendola per mano per far sì che si muovesse dal punto dove si era pietrificata.

« Salve, possiamo aiutarla? »
« Beh, in un certo senso sì, volevo vedere qualche cappello stile bombetta, preferibilmente rosso... »
Il commesso mise sotto il mio naso una serie di cappelli, sembravano tutti uguali ma cambiava la tonalità di colore, poi ne vidi uno che non prese ma era messo in mostra da un manichino.
« Senta, e quello è in vendita? » dissi indicandogli ciò che avevo appena visto.
Quel signore mi fece cenno di sì, lo prese e me lo mostrò. Era bianco, lo stesso bianco della fascia del vestito che avevo comprato qualche minuto prima. Era perfetto.
« Se desidera, può anche provarlo... abbiamo anche degli accessori: collane, bracciali, anelli, orecchini di tutti i tipi,... »
« Anche maschere? » lo interruppe Martina.
« Sì, anche quelle! »
Poi si girarono tutti nuovamente verso di me che provavo quel cappello. Il colore era delicato e mi stava tanto bene in testa. Mi immaginavo già vestita come una di quelle fanciulle degli inizi del '900, nella loro semplice eleganza. 
« Questo lo prendo » dissi indicando al commesso il cappello « potrei vedere anche qualche maschera che possa abinarsi a quest'abito? ». Conclusi la mia domanda tirando fuori dal sacchetto il tessuto rosso e appoggiandolo al petto.

Le maschere erano di tutti i colori e sinceramente la mia idea era quella di mettere le ballerine bianche - che avevo portato da Palermo -, l'abito rosso spezzato dal bianco della fascia e il cappello bianco. Cominciai a dubitare delle mie scelte, forse sarebbe stato meglio prenderlo rosso il cappello, così potevo prendere la maschera bianca. 
Cosa feci alla fine? 
Scelsi una di quelle maschere che coprono mezzo viso, naturalemente solo la parte superiore.
Era di un bianco sfumato da strisce di pois rossi piccoli piccoli, che sembravano quasi attaccati se venivano osservati da lontano, ma non lo erano.
Per l'ennesima volta uscii fuori dalla borsa il portafoglio e pagai ciò che dovevo comprare, poi uscii soddisfatta dal negozio messa a braccetto con Mart.

« Adesso tu sei al completo, io il cappello non lo voglio e la maschera l'ho già pronta grazie a te... uhm, che facciamo adesso? »
« Shopping di nuovo, no; cinema no, altrimenti non ci capirei nulla dai troppi pensieri che affollano la mia mente; di andare a mangiare non se ne parla; so che sicuramente dovrò spendere altri soldi e che oggi ne ho spesi abbastanza, ma... perché non andiamo in una s.p.a.? Ci rilassiamo e poi... paghiamo anche l'estetista e il parrucchiere, così sistemiamo un po' anche il nostro aspetto! »

Eravamo di fronte all'Hyde Park, pronti ad entrare in uno dei migliori s.p.a. di Londra che si trovava all'interno del Mandarin Oriental Hyde Park.
« Un ora di massaggi e crema idratante! » disse Martina ad una ragazza dai capelli rossi e in casacca marrone.
Lei ci diede dei 'pass' e ci fece pagare la somma richiesta per quei trattamenti, poi noi aggiungemmo in coro che volevamo anche dei trattamenti estetici specifici fra cui manicure e pedicure, poi anche taglio e piega per i capelli.

Ci avevano fatto avvolgere in un accappatoio morbidissimo e che odorava di lavanda francese, sembrava di essere in un film di aristocratici e quando delle signore cominciarono a farci dei massaggi non riuscivo più ad immaginare la mia provenienza. Era cambiato così tanto in solo pochi giorni e il sabato successivo sarebbe già stato Luglio. Ad agosto avrei dovuto cominciare a compilare il modulo di iscrizione per l'università, ma quello non era momento. Dovevo solo rilassarmi, pensare al presente, alla festa, a come avrei dovuto truccarmi, alla mia migliore amica ed al lavoro che mi aspettava a Marylebone.

« Emma, fatti mettere lo smalto bianco sia ai piedi che alle mani... così, per lo meno lo abbini all'abito! Rosso sarebbe troppo pesante per te, io lo metterò lilla! » esclamò Martina facendomi l'occhiolino e sorridendo al solletico che sentiva alla pianta del piede immerso nell'acqua bollente.
I massaggi ci avevano reso molto più rilassate e non ci volle molto per rendere completa manicure e pedicure. Avevamo scelto dei colori carini, non da adulte né da anziane. Dei colori adatti alla nostra età ed adesso mancava l'ultimo passo: il taglio di capelli. 
Mentre ero assorta del dolore che provavo mentre mi facevano lo shampoo cercavo di sfogliare la rivista digitale delle acconciature che mi avevano affidato dandomi un'Ipad. 
Capelli scalati e ciuffo corto laterale. Mi erano sempre stati bene i capelli in quel modo, qualche volta avevo provato a tagliarmi i capelli corti, a rasarmeli da mezzo lato, a fare la frangia, ma il ciuffo funzionava sempre.

Era il tempo di andare, capelli completamente leggeri e ben pettinati, ciuffo tagliato alla perfezione, unghia ben limate e decorate. Beh, sembrava di essere una barbie, mancava solo la parrucca bionda ed un trucco che coprisse quelle poche lentiggini che mi ritrovavo sul naso e qualcuna più chiara sulle guance. Non che fossero tanto visibili, però se qualcuno mostrava molta attenzione si notavano benissimo.
« Emma, pronta ad incamminarci verso casa? » annuii alla domanda di Martina e cominciammo a camminare. 

Pensandoci bene non avevamo neanche pranzato quel giorno, quindi la sera ordinammo due pizze familiari: una ai quattro formaggi, l'altra margherita.
« Quella che fanno da noi è centomila volte meglio! » esclamai masticando quell'impasto che pareva fosse chewingum.
« Io mangio solo la mozzarella! »
Combinammo un macello quella sera, mangiammo solo la mozzarella e il condimento ai quattro formaggi senza sfiorare l'impasto di farina.

« Perché non proviamo entrambe ciò che metteremo mercoledì? » disse Mart come facendo accendere la lampadina che le stava accanto.
Tirai fuori dal sacchetto quello che avevo comprato con piena attenzione. Cercai anche di non rovinare le unghia e dopo essermi spogliata misi il vestito. 
« Sembri un confetto lilla! » dissi ridendo.
« E tu rosso! »
« Per caso ci sai camminare con quelle scarpe? » dissi con un sorriso pronto a scoppiare in un'altra risata.
Mart provò a camminare, inizialmente pareva stesse zoppicando, poi si mise seria e riuscì anche a saltare con i tacchi.
« Sei tu la scema che non vuole provare a camminare con queste, non puoi sempre mettere scarpe basse! » disse indicando le ballerine che avevo ai piedi.
« Numero uno: non ci so camminare; numero due: sono troppo alta per metterle, non posso avere dei trampoli ai piedi! »
« Stai insinuando che io sia bassa? »
« No, non lo sei... ma più di me, sì! »
Mart si avvicinò al letto, prese un cuscino e me lo tirò addosso con una tale velocità di cui non me ne ero neanche accorta!
Passammo una notte a prenderci a cuscinate con quei vestiti che ci erano costati un botto di soldi...


ECCOMI QUI A SCRIVERE QUESTO DECIMO CAPITOLO... NON SO PERCHE' MA MI ISPIRAVA MOLTO L'IDEA DELLO 'SHOPPING', SCUSATE ANCORA SE VI ANNOIATO, COMUNQUE... COSA NE PENSATE DEI PERSONAGGI? DELLA STORIA? UNA VOSTRA PROSPETTIVA PER I CAPITOLI SUCCESSIVI QUALE SAREBBE?
ANCORA UN GRAZIE IMMENSO A COLORO CHE HANNO RECENSITO LA MIA FF, CHI LA SEGUE E CHI L'HA MESSA TRA LE RICORDATE. GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE. 
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 11
*** Eleventh chapter. ***


MEMORIES.
Eleventh chapter.


Ballerine ai piedi, cappello in testa, abito ben stirato, io ero pronta per salire sulla macchina di Luke, Mart era già davanti con lui.
Loro due stavano parlando armoniosamente di ciò che avrebbero preferito ballare, di prendere precauzioni nel caso dell'ubricarsi - anche se entrambi sapevano che non doveva succedere -, stavano parlando anche dei passi di tango che Mart non ricordava bene. Poi c'ero io che se sentivo la frase « Ti va di ballare la salsa? » pensavo a qualsiasi cosa tranne i passi del balletto.
Sapevo ballare qualcosina, magari guidata dal partner, ma non sapevo i passi specifici né di salsa, né di tango.
Non ero affatto pentita del fatto di aver partecipato a quell'evento, anche se me ne sarei stata seduta su uno dei tanti sgabelli vicino ad uno di quei banconi dove offrono da bere, magari con un bicchiere di champagne in mano.

Eravamo arrivati, dopo diciassette esatti minuti dalla partenza da Marylebone.
Era un posto incantevole, sembrava quasi isolato da tutto il resto del mondo, pareva essere in una lontana collina dove non si sente neanche il fruscio del vento che sbatte contro le foglie e i fiori di pesco. C'era un prato verde e piano sotto il mio naso, dei piccoli sentieri circondati da alberi dalla chioma rosa e bianca.
Poi si innalzava un palazzo, anzi, sembrava quasi uno di quelle strutture neoclassiche in marmo bianco, e forse così era.
Decorazioni ben definite all'esterno ed all'interno, il bianco di una costruzione spezzato dalle luci che illuminavano il viale, gli alberi, il prato e che facevano notare i piccoli insetti che volavano intorno ai lampioni.

Dopo essermi sistemata per bene maschera e abito entrai accompagnata da Mart e Luke che stavano alla mia sinistra. 
Gente di classe con diversi tipi di maschere in viso si girarono verso di noi e qualcuno sorrise anche. Gente coi bicchieri mezzi pieni mezzi vuoti in mano, altra che danzava con il proprio compagno, c'erano anche dei bambini che correvano per la sala. 
Probabilmente avevo il viso paonazzo davanti tutti quegli occhi puntati addosso, poi mi calmai quando tutti ricominciarono a fare quel che stavano facendo fino a qualche secondo prima.
« Problemi se balliamo? » disse Mart fissandomi con un sorrisino sulle labbra e indicando il suo moroso.
Io feci cenno di no, poi le dissi di stare tranquilla e fu così che aggiunse che poi anche io avrei potuto ballare con Luke. 
« No, cara, non preoccuparti! Divertitevi voi due, troverò pur qualcosa da fare, no? Non penso di essere l'unica senza partner, eh?! » risi e poi li vidi allontanarsi e mettersi a ballare come non avevo mai visto fare. La mia migliore amica era un po' goffa, ma si faceva guidare dai passi di lui che mostrava tanta sicurezza ed era concentrato sui suoi occhi color verde scuro.

Passai molto tempo seduta a bere acqua ed ad andare in bagno come un scema. Non avevo nulla da fare, quindi giocavo con l'Iphone oppure ascoltavo i discorsi di un gruppetto di ragazzi che erano vicino a dov'ero seduta anch'io. Pareva che anche loro si stessero annoiando, quindi era una cosa reciproca! Di tanto in tanto Martina si avvicinava cercando di convincermi per ballare anche semplicemente con lei, ma non ne avevo voglia. Preferivo guardare gli occhi della gente tramite quelle maschere e cercare di capire qualcosa in più su ciò che avevo intorno. 
Un'ora, due ore, erano già passate due ore e trenta minuti di osservamenti invani alla gente che mi passava davanti o mi stava accanto. Quei due sembravano non stancarsi mai e quindi decisi di allontanarmi. Ero stanca di stare seduta a meditare e il cielo blu elettrico che notavo osservando l'enorme finestra che avevo di fronte ai miei occhi mi ispirava più compagnia di quella che avevo lì dentro. Andai fuori con la maschera che cominciava a darmi fastidio, misi il cappello bianco e prima di scendere quei pochi gradini che dividevano il prato dal palazzo mi affacciai dalla piccola ringhiera che faceva da ponte alle scalinate poste sia alla mia destra che alla mia sinistra. Quel posto era davvero paradisiaco. Tutti quei colori anche se offuscati dal buio della notte erano unici, in contrasto fra di loro ma delicati nella loro unione.

Ero già abbastanza lontana dall'entrata principale del palazzo, non ero neanche vicina ai cancelli che racchiudevano l'enorme giardino, sembrava fossi a metà strada posta fra una fontana in marmo, un lampione, una panchina ed un enorme tappeto verde spezzato dal tronco di un robusto albero di pesco. Non avevo paura di sporcare l'abito o anche le scarpe nonostante esse fossero bianche, ma ero con la schiena poggiata al fusto marrone con il viso rivolto verso le centinaia di migliaia di stelle che avevo davanti ai miei occhi. Belle e luminose nella loro semplicità, facevano riflettere e rilassare. In quel momento non stavo pensando a qualcosa di preciso eccetto al dolore che mi provocava la maschera che pareva stringersi sempre più al mio pallido viso non abbronzato. Non volevo sciogliere il filo che la rendeva aderente perché avevo paura che non sapendola rilegare decentemente, l'avrei rimessa in un modo penoso. Non la tolsi, sopportai quel peso dall'interminabile tortura.

Sentivo dei passi dietro di me, pian piano si avvicinavano al territorio che avevo conquistato. Non mi girai pensando fosse qualcuno di mia conoscenza e continuai a guardare le stelle con la mente sopraffatta dalle mille domande che mi ponevo sul punto interrogativo che continuava a caminnare verso di me. Lo vidi sedersi, era una figura maschile di cui non avevo mai notato i tratti del viso o anche della corporatura.
« Belle le stelle. »
« Se posso chiederglielo... chi è lei per interrompere il mio silenzio? » 
« Piacere, sono un ragazzo in maschera che ha visto una principessa annoiata uscire dalla reggia proprio dieci minuti fa e pensavo che un po' di compagnia non le fosse sgradevole, lei chi sarebbe per farmi domande di questo genere? »
Lo sconosciuto aveva una voce limpida e mentre pronunciava quelle parole mi porse la mano con un sorriso di mezzo lato che gli comparse sulle sue labbra carnose.
Io mi misi a ridere quando mi chiamò 'principessa', mi sembrava di essere al film "La vita è bella" con Roberto Benigni, un'opera famosissima in Italia e forse anche all'estero.
« Io sono la ragazza che stava guardando in santa pace quel panorama... » dissi ricambiando il sorriso dello sconosciuto ed indicando il cielo sembre più scuro e le stelle sempre più luminose.
A quel punto vidi il ragazzo alzarsi, e i miei occhi caddero sul suo corpo. Era elegante e notavo la sua carnagione non troppo chiara. Si stava sistemando lo smoking che indossava e la maschera nera che aveva sul viso, mi porse la mano come se voleva che mi alzassi; io l'afferrai e quando mi fui alzata abbassai il capo per sistemare l'abito rosso. 
« Preso! » esclamò quel ragazzo sfilandomi il cappello di dosso e sventolandolo all'aria mentre correva e si allontanava da me.
« Ineducato di un ragazzo, mi dia quel cappello! » stavo gridando con un sorriso a trentadue denti sopra il mento e i capelli che venivano mossi dal vento che mi andava contro mentre rincorrevo quel puntino nero il quale girava fra gli alberi del giardino. Pareva pure di stare in uno di quei film degli inizi del '900, avrei voluto dare del "lei" al ragazzo, ma l'inglese non me lo permetteva quindi deliravo in italiano così potevo sentirmi soddisfatta!
« Mi rincorra! »

Avevo smesso di essere bambina, poi lo ero ritornata, avevo rismesso e alla fine mi ero ritrovata a correre con ragazzo di cui non conoscevo né viso né nome.
Ci fu un momento in cui non lo vidi più, non sentii neanche un rumore dei suoi passi, nulla di nulla.
« Oh, scusa! » sussurrai affannata dalla corsa.
Santo cielo, come avevo potuto? Non lo avevo visto e forse lui non aveva visto me, ci eravamo scontrati ed adesso eravamo uno sopra l'altro a cercare di non incrociare gli sguardi. Sapevo che se avessi cercato i suoi occhi e se ci fossi entrata dentro non sarei riuscita più ad uscire. Perché quel 'sapevo'? Beh, c'ero già dentro. Ero dentro quell'oceano marrone che riuscivo a distinguere tramite la luce dei lampioni. Io immobilizzata sopra di lui, lui sotto di me. Sentivo il calore del suo corpo penetrarmi nelle vene, il suo respiro sul mio viso, le sue mani calde sul mio corpo che cominciava a raffreddarsi... o forse a scaldarsi? Non capivo più nulla, mi sentivo confusa, sentivo caldo poi freddo. Vedevo lui avvicinarsi a me come se volesse rapire le mie labbra ormai sedotte dalle sue. No, non poteva capitare e invece sì, capitò e come. Continuavamo a stare uno sull'altro, lui stringeva sempre di più le sue braccia al mio corpo e la brezza dell'erba su cui eravamo delicatamente poggiati non ci diede fastidio, stessa cosa le maschere le quali non ci impedirono di fare quel che stavamo facendo. Sembravamo in piena armonia a fare giochetti con le labbra che si intersecavano perfettamente una con l'altra. Non ebbi più pensieri in quel momento, dolce e magico momento. Mi stavo baciando con uno sconosciuto, di cui la voce mi sembrava in parte conoscente ed allo stesso tempo indescrivibilmente bella, trasparente, leggera, dolce. Lui cominciò ad accarezzarmi i capelli ed io ad odorare il profumo che aveva messo al collo, sentivo sapore di tabacco sulle sue labbra, forse, anzi, molto probabilmente fumava. Non avrei mai voluto staccarmi da lui, non in quel momento, forse mai. 

« Emma, Emma?! » 
« Dio, devo andare! Cazzo, sono tutta scombinata! » dissi ancora con le labbra fra quelle dello sconosciuto che mise un dito sulla punta del mio naso come per farmi tacere.
« Inviale un messaggio con su scritto che sei con me! »
Risi, poi dissi: « Certo, sono con uno sconosciuto con il quale... oddio, che ho fatto?! »
Anche lui si mise a ridere, forse aveva intuito quel che volevo dire e mi tolse il cellulare dalle mani scrivendo lui un messaggio a Martina. Gli avevo detto io il suo nome e così trovo il numero nella rubrica e le scrisse qualcosa in inglese: "stai tranquilla, tornerò più tardi questa sera. xx".
« Quindi ti chiami Emma? »
Io feci cenno di sì e gli domandai il suo nome ma non volle dirmelo, quindi cercai a tutti i costi di convincerlo a sputare il rospo.
« Ma come... mi baci, sai il mio nome e non vuoi dirmi il tuo? » dissi ridendo.
« Non è colpa mia se sono attraente! »
Giuro che dopo quell'affermazione ero assorta in una risata ancora più lunga e rumorosa, poi mi sentii prendere per la testa e mentre eravamo ancora sdraiati uno sull'altro sull'erba lui mi baciò di nuovo e poi mi sussurrò: « Adoro la tua risata! ».

Dio, se Rob per me era il principe azzurro allora non ne capivo proprio nulla di uomini!
Quella sera, o meglio notte, Mart mi disse che non aveva problemi e che anche lei sarebbe andata a dormire da Luke; dunque noi stemmo tutto il tempo a parlare, a ridere, a baciarci senza mai scoprirci il viso da quelle maschere. Bastava guardarci gli occhi da quelle piccole fessure per capirci, non c'era bisogno d'altro. Eravamo semplicemente noi stessi, senza conoscerci né niente. Però entrambi sentivamo qualcosa che non ci avrebbe separati proprio in quel momento, forse non ci avrebbe mai separati.
« Emma, te la senti di correre? Sai... rimanere qui dentro quando fra poco chiuderanno i cancelli non mi va! »
Lui mi fece cenno di spostarmi, si alzò e nuovamente mi porse la mano. Ci sistemammo embedue i vestiti e fu così che un'altra corsa iniziò!
« Dove mi porti? » gridai mentre con una mano tenevo il cappello e il cellulare e l'altra la lasciavo stringere a lui.

« Ti piace? »
Mi aveva portato sul Tamigi, lui disse che quella non era una semplice prospettiva del fiume, forse la migliore. Aggiunse che adorava guardare le stelle da là, poi si sedette su un muretto e mi fece cenno di salire.
« E se si rovina il vestito? »
« Te ne comprerò tanti, tutti quelli che vuoi! »
Io sorrisi vedendo i suoi occhi brillare e la sua voce penetrare nuovamente nelle mie vene, poi sussurrai: « Non ho mai detto di volerti come principe! ».
Lo vidi scendere dal muretto, avvicinarsi a me mentre io mi allontanavo a piccoli passi finché non dovetti mettere le mani sulla ringhiera che si affacciava al fiume. Sentii le sue mani legarmi a vita già stretta dalla fascia bianca dell'abito e il suo respiro sul mio, i suoi occhi sui miei, le sue labbra sulle mie. 
« Lo dirai. » disse accarezzandomi le guance ormai incendiate da quel bacio, da lui.
Poi sentimmo una musica provenire da un luogo indefinito.
« Vuoi ballare? »

Ci ritrovammo ad incrociare le gambe, con una fronte contro l'altra. Eravamo quasi della stessa altezza, io ero poco più bassa di lui e quel profumo che inondava i suoi capelli mi faceva sentire in mar aperto. Mi feci tante domande, non tanto su quella stravagante serata, ma volevo scoprire il suo volto, glielo chiesi più volte anche quando ci soffermavamo a giocherellare con le nostre labbra, ma lui non voleva. Come se avesse paura di scoprirsi. Durante quel ballo gli raccontai un po' di cose di me, ma lui non parlò, mi ascoltò dolcemente e mai disse qualcosa sul suo conto.
« Perché non vuoi levare quella maschera? »
Lui non rispose, poi prese il telefono dalla sua tasca che stava squillando.
Sì allontanò da me e il suo viso divenne cupo.
« Horan, non è momento. » 
Horan? 
« No, non so quando torno. Voi siete già tutti a casa? »
Tutti? 
A casa? 
« Domani dì a Paul che non so se potrò arrivare presto. Forse neanche verrò a registrare. »
Paul?
Registrare? 

« Che succede? »
Non mi rispose, non mi disse nulla, tacque. Si avvicinò nuovamente a me, la musica che c'era nell'aria cessò e lui mi sfilò la mascherà dal viso delicatamente, come se non volesse farmi male.
« Sapevo di conoscerti. » disse sorridendo.
Non capivo cosa volesse dire, lo guardai come per avere spiegazioni e mentre anche lui toglieva la maschera dal viso disse: « Non svenire, principessa! ».


FINALMENTE IL CAPITOLO CHE ASPETTAVO DI SCRIVERE E CHE MOLTO PROBABILMENTE CHI SEGUE LA FF SPERA DI LEGGERE. NON SO CHE DIRE, lol. COSA PENSATE DI EMMA? E CHI PENSATE CHE FOSSE IL RAGAZZO? VI E' PIACIUTO IL CAPITOLO? ODDIO, SPERO DI SI'! ANYWAY... ANCORA UN GRAZIE IMMENSO A COLORO CHE HANNO RECENSITO LA MIA FF, CHI LA SEGUE E CHI L'HA MESSA TRA LE RICORDATE. GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE. 
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 12
*** Twelfth chapter. ***


MEMORIES.

Twelfth chapter.


Ero già sveglia da circa cinque minuti, non volevo aprire gli occhi perché sapevo che la luce del sole mi stava già bruciando il viso e girarmi mettendomi dall'altra parte della finestra non bastava.
Il letto sembrava abbastanza comodo e grande, il cuscino era anche molto più morbido di...
« Dove sono finita?! » esclamai alzando il busto di scatto dal letto, con i capelli scombinati ed ancora il vestito della sera precedente addosso. 
Mi alzai immediatamente per capire un po' di più sulla situazione che avevo davanti gli occhi, poi sentii un « Ahi! » e saltai in aria.
« Emma, mi hai pestato la mano! »
« Ops, ma dove mi hai portato? No, aspetta, ieri non ervamo fuori e poi... »
« Ti sei addormentata in macchina sul taxi e ti ho portato qui! » disse Zayn. Sì, pensate un po'... un'aspirante giornalista che una sera incontra per puro caso Zayn Malik macherato con il quale il sogno di una vita diviene realtà nel giro di pochi secondi? Dio, dire "non posso crederci" non era sufficiente. 
« Aspetta aspetta... hai dormito nel sacco a pelo? Con questo caldo? Accanto e sotto il tuo letto? » mi misi a ridere, poi aggiunsi « E io sto parlando con... con... ».
« Stai parlando con me che... »
Comiciai a camminare per quella stanza senza uscirne fuori, gesticolando e parlando in italiano. Ignorai le domande di quel ragazzo, non lo ascoltai, non ci riuscivo. Troppa confusione in mente, troppe cose da sistemare. No, non poteva essere. Quel 'puro caso' era pietrificante. 
« S-sto parlando c-con Z-Zayn M-Malik? » conclusi con il corpo posto davanti l'enorme imposta di quella camera da letto e la testa che pian piano si girava verso di lui.

« Emma, ti ricordi quando sei svenuta? »
Dopo interi periodi sussurrati in italiano, sguardi di incomprensione fra me e lui, e tante altre cose mi fece quella domanda. 
Adesso spiegatemi voi come vi sentireste in una situazione del genere? Una tranquilla permanenza a Londra, uno svenimento, una normalissima festa e poi? Impossibile. 
Che poi... nothing is impossible e quello lo sembrava, ma non lo era. Io avevo quel ragazzo davanti gli occhi, davanti il mio corpo. Davanti a me. Fino ad una sera prima era tutto così magico, e la magia non è realistica, ma questa volta il suo viso era scoperto. I suoi occhi brillavano ancor più di prima, il suo sorriso era ancor più dilatato di prima.
« Sto sognando? »

*   *   *

« Emma, ti squilla il telefono! »
« Mart, lasciami dormire! »
Sentivo che qualcuno scuoteva il mio corpo in modo fastidioso, ma la voce non era quella di Mart...
« Emma, svegliati! »
« Uhm... »
Finalmente quella voce mi aveva abbandonata, questa volta ero da sola io con il sonno.

« Santo cielo, ma che...? » qualcuno mi aveva buttato dell'acqua addosso come per farmi svegliare « Che razza di posto è questo? ».
Mi alzai dal letto, non capivo dove fossi. Quel posto mi sembrava conoscente, lo avevo visto... ma dove? 
Cominciai ad esplorare il territorio, ero in una camera senza nessuno dentro ad eccezione di me. Eppure come dell'acqua si era rovesciata sul mio corpo? 
Aprii due porte, una che portava ad un bagno da camera ed un'altra che portava lungo un corridoio spezzato a metà da una scalinata.
Quando uscii dalla stanza dove mi ero ritrovata vidi un sacco a pelo davanti la porta che avevo appena varcato. Un sacco a pelo, in estate, sì.
Comunque, scesi le scale tenendomi alla ringhiera come se avessi paura di cadere. 
Un salone, camino, divani, televisore, porta, cucina. Cucina, profumo. Profumo, cibo. 
Quell'odore delizioso di uova strapazzate e di bacon invase le mie narici, iniziai ad avvicinarmi lentamente al luogo di provenienza di ciò che profumava tutto il piano inferiore di quell'enorme casa.
« Merda. »
« Che stai dicendo, Niall? Vedi che queste cose sono ottime! »
Avevo quel ragazzo della sera prima davanti a me, il petto nudo, la schiena scoperta, i tatuaggi ben visibili, i capelli sistemati sin dal mattino.
Niall? 
« Ben svegliata, Emma! » 
Dio, si era girato con sorpresa. Io odiavo le sorprese, eh?! E quella era una sorpresa? Quello sguardo cos'era? Quel sorriso? Quella voce? Quel "Niall" che aveva pronunciato?

« Emma, svegliati! » qualcuno stava picchiettando le mi guance « Vedo che sei soggetta a svenimenti! »
Aprii gli occhi, focalizzai l'immagine, mi alzai dal divano sul quale mi ero poggiata prima di svenire… che poi quello non era uno svenimento, era un semplice 'giramento di testa'!
« Ehm, ha chiamato la tua amica... »
« Che ore sono? »
« Quasi le dieci... »
Mi misi in piedi di scatto, osservai prima il mio aspetto penoso dall'alto verso il basso, poi mi avvicinai allo specchio che vidi dietro un porta cappotti correndo.
Misi le mani sul viso.
« Ho tutto il trucco scolato! »
Avevo un aspetto orrendo, sembravo un panda dagli occhi neri, o un pugile che avevano fatto a pugni!
Zayn mi indicò il bagno e quindi corsi subito dentro mentre lui mi guardava come se fossi un alieno.

Zayn, è strano pronunciare quel nome. Ero solo un'adolescente innamorata che poi all'età di maturità rivede tutto quello che desiderava fino a qualche anno prima davanti ai propri occhi.
Era bello, ma incredibilmente lontano anche se era accanto a me. Non potevo immagginarmelo, e anche se volevo fare qualche passo indietro per rivedere i momenti più belli della sera precedente non riuscivo del tutto a concentrarmi. Non presi sul serio quella situazione, forse mi sentivo ancora dormiente. E quegli occhi che mi sembrava di conoscerli già da prima, mi sembravano del tutto nuovi, come quella voce. Ma quella casa? Perché mi sembrava proprio di aver già visto quella casa? Avevo solo sognato, sì, non potevo dubitare di altro.
Eppure quei pensieri venivano ed andavano. Davanti quello specchio non potevo far altro che osservarmi e cercare di capire se fosse tutto vero ed ad un "sì" avrei voluto rispondere di "no", non ero capace di reggere quella situazione? Perché dopo aver desiderato di essere al suo fianco, al fianco di Zayn Malik, c'era qualcosa in me che mi diceva di scappare? 

« Pronto, Emma?! Ma che fine hai fatto? Vedi che ha chiamato il tuo capo e... Emma?! Emma?!»
« Mart, non sono in una situazione in cui ho la memoria sufficiente per sistemare tutte cose. Devo spiegarti romanzi, forse ventiquattro ore non bastano, scusa ma devo andare! »
« Okay, ma Emma?! »
Quelle erano state le ultime parole che riuscii a sentire della mia migliore amica. Non sto dicendo 'ultime' perché poi accadde qualcosa di brutto, eh?! 
Solo che quel mini-dialogo fu interrotto da lui che aprii la porta del bagno.
« Tutto bene? » disse avvicinandosi a me e spostandomi una ciocca di capelli mentre con le sue dita pettinava la mia chioma bruna.
« Posso farti delle domande? »

Eravamo in cucina seduti uno accanto all'altro sugli sgabelli del banco da colazione a parlare. Per l'ennesima volta mi ritrovai io a parlare solo e solamente di me come durante i primi giorni di lavoro a Marylebone.
« Quindi aspiri a diventare una giornalista? »
« Sì, ma non è questo il punto... Davvero ci siamo baciati? » domandai facendo una smorfia non tanto dovuta al fatto che avevo baciato un ragazzo, ma perché avevo baciato lui.
Lui mi sorrise più volte a quella domanda e dopo ogni sorriso mi chiedeva sempre perché glielo domandavo, "come se non volessi crederci" mi sarebbe piaciuto rispondergli, ed in parte era vero. 
« Quindi tu sei sul serio Zayn Malik? Il cantante della band dei... »
« Sì, sono io... dei One Direction! »
« E tu mi hai visto svenire? »
« Sì, e anche parlare nel sonno come questa mattina. » disse ridendo. Dio, quella risata valeva più di un disco di platino. L'avrei ascoltata per ore e ore, ne ero certa.
« Dimmi che non è vero! »
Lui continuava a sorridere, e se mi domandavo ancora perché tutto mi sembrava così finto è perché non avevo mai visto un ragazzo cercare continuamente i miei occhi.
Il problema è che lui dopo averli cercati, li catturava e come se non li volesse mollare cercava di stare fermo sullo stesso punto.
Ma la sua voce mi distraeva e ogni tanto perdevo la proiezione dei suoi oceani marroni posti sui miei e mi concentravo sulle sue labbra che ogni tanto mordicchiava o che bagnava con un leggero strato di saliva.

« Adesso devo andare a lavoro. » dissi cercando di mantenere la calma, senza guardarlo anche se mi era impossibile « Possiamo far finta che non sia successo nulla? »
Non sorrise, non mosse nessun muscolo. Non sembrava né irritato né contento. Era neutrale. 

Avevo già preso la mia borsa, mi ero sistemata i capelli e il cellulare e tutto il resto lo avevo con me. Lui nei miei pensieri, e forse anche nel mio cuore.
Dopo aver varcato la porta lo vidi uscire e afferrarmi la mano: « Ci rincontreremo, vero? ».
Io gli sorrisi. Sì, volevo rincontrarlo. Quel sogno era divenuto realtà, ma non dovevo correre. Dovevo prendere tutto con i propri tempi quindi mi avvicinai a lui e gli diedi un tenero bacio sulla guancia destra e delicatamente staccai la mia mano dalla sua sussurandogli: « Scusa. ».


ULLALA'(?), DODICESIMO CAPITOLO PUBBLICATO! NON SO... COME VI SEMBRA E COSA VI ASPETTATE? NON HO DA FARVI ALTRE DOMANDE, MA SE VOLETE POTETE FARMENE VOI, EH?! ANYWAY, GRAZIE A CHI LEGGE E UN GRAZIE IMMENSO A mitchie Justice PER AVERMI SOSTENUTA! 
PS: non ho riletto, sistemo tutto quanto domattina perché adesso devo andare a letto, lol. Sì, così presto! D:
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 13
*** Thirteenth chapter. ***


MEMORIES
Thirteenth chapter.


Ero andata normalmente a lavoro, ma prima ero passata da casa per cambiarmi, e il solo pensiero di quello che mi era successo non mi faceva sentire normale.
A tutti i costi cercavo di non ricordare nulla, ma la frase nothing is impossible non funzionava, perché quello era davvero impossibile. Per forza riuscivo a ricordare, magari non chiaramente, ma più le ore passavano... più i particolari mi tornavano in mente.
Avevo passato tutto il tempo in redazione a sistemare i lavori che avevo fatto prima di quel mercoledì sera, zitta nel mio angolino e con qualche vignetta che magari spuntava sulla mia testa.
Più cercavo di evitare certi argomenti, più questi si rendevano visibili proprio davanti al mio naso.
« Emma, va tutto bene? » mi domandava qualche volta Andrew entrando nel mio 'nuovo studio', per informarsi innanzi tutto che stessi completando il lavoro.

Erano già le diciotto, e per la prima volta in quelle settimane passate a Londra ero uscita in un oriario decente dalla redazione; avevo completato il giornalino e Mark era rimasto per completare il lavoro di revisione ed aggiunta delle immagini che aveva scattato proprio quel giorno. L'indomani il magazine sarebbe stato pubblicato, poi avrei dovuto riniziare il lavoro.
Comunque, ero già fuori all'aria aperta con mille pensieri che inondavano la mente: troppo sovraccarica, forse?
Decisi di andarmi a rilassare all'Hyde Park, proprio quello di fronte al centro estetico in cui ero andata con Martina, pensavo di poter fare qualche foto carina alla natura londinese, quindi mi incamminai sistemando i capelli in un tuppo.
Sinceramente c'era caldo quel giorno, il fascia-collo che avevo indossato non serviva e neanche il giubbino. Potevo benissimo camminare con jeans e maglia con maniche a tre quarti ed un paio di Vans ai piedi.

Ero seduta per terra e tutti i riferimenti alla sera precedente erano puramente casuali. Pur volendoli dimenticare non potevo. No, scusate... non volevo.
Cominciai a ripensare a tutti quei momenti che in mente non apparivano più come sfumature, adesso erano chiari come i trailer di un film. Tutto mentre scattavo foto al prato verde, ai canarini, ai cani che si avvicinavano. Tutto quel trambusto romantico mischiato con quell'altro, che uno scopo preciso non aveva.
La mia non era confusione, era semplicemente voglia di ricominciare, o meglio continuare, tutto quello che era successo e quella vocina dello 'scappare da ciò che mi era capitato' riuscivo ad ignorarla, quasi a non sentirla.

Sprofondai in un sonno profondo in quel prato, tranquilla come se fossi nel mio letto; avevo come cuscino la borsa e il giubbino e qualche volta arricciavo il naso sentendo le foglie cadermi sul viso, ma non aprivo gli occhi. Immaginare mi era più facile in quel modo, senza stare alzata né con il mento poggiato sulla mano, preferivo abbassare le palpebre per sognare.
In effetti stavo sognando, rividi meglio tutti quei momenti: la sua maschera mi apparse più limpida come la sua voce, tutto combaciava perfettamente. Quel tono che forse mi sembrava un tantino diverso da quello delle voci registrate in una canzone era uguale, la mia? Solo impressione. 
Una volta avevo letto su twitter "sono innamorata di ragazzi che non ho mai visto e di voci registrate" ed era così fottutamente vero. Vero finché non lo vidi, anzi... non li vidi. Avevo ancora visto solo Louis William Tomlinson dagli occhi color mare e lui, colui che avevo sempre amato con il cuore. Era la mente che li aveva dimenticati, non il cuore. Quello non dimentica, quello nasconde e conserva, ma basta poco per scovare ciò che si desidera, se amato con il cuore. 
Se dico che lui mi era sempre piaciuto più di tutti, era vero. Io li ho sempre amati, e questo lo ripeterò all'infinito, ma quel paio d'occhi che in quel preciso istante mi pareva di avere addosso mi avevano colpita. Sì, erano dei banalissimi occhi marroni, un po' a mandorla e con delle bellissime ciglia attorno, ma io mi ero innamorata.
La sua voce poi, i suoi acuti, la sua parlata, i suoi modi di fare con le mani e con quelle labbra che muoveva in modo delicato ma allo stesso tempo provocante.
Ecco cosa succedeva, mi provocava con la sua bellezza, con la sua dolcezza, con ogni molecola del suo corpo.
Non stavo solo vedendo tramite i sogni quel che mi era capitato, stavo riflettendo in un modo che prima non avevo mai adoperato. 

Avevo di nuovo le labbra contro le sue, gli occhi puntati gli uni sugli altri ed una musica in sottofondo.
Una musica in sottofondo. Non melodia, ma musica.


- They don’t know about the things we do;
they don’t know about the I love you; 
but I bet you if they only knew; 
they will just be jealous of us.
 
They don’t know about the up all night’s;
they don’t know I waited all my life;
just to find a love that feels this right; 
baby, they don’t know about;
they don’t know about us. -

Sì, avevo impostato quella canzone come suoneria - e non mi stavo baciando con nessuno, era solo un sogno. Tutto un sogno - me ne ero innamorata sin dall'età di quattordici anni e ricordo ancora quando la cantavo insieme alle mie compagne, anche se loro non uscivano pazze per i miei idoli.
« Emma, dove sei finita? Cerco di rintracciarti da ieri notte e non ho notizie di te sin da 'sta mattina! Mi vuoi dire cosa hai combinato? E cerca di tornare a casa! »
« Sì, torno subito! » dissi con un'aria risolente nonostante il tono di Martina non era dei migliori. Presi tutto quello che mi ero portata dietro e mi incamminai per prendere l'Underground ed arrivare a Marylebone. Seduta lungo il traggitto sotterraneo vidi tutte le foto che avevo scattato, erano dei capolavori. Fare la fotografa mi giovava alla salute, ma scrivere ancor di più!

« Quindi ti sei baciata con colui il quale non pensavi di incontrare mai nella tua vita? Ad una festa? Festa in maschera? Quando sei uscita fuori? E c'hai passato un'intera notte? »
Era forse la sedicesima volta che mi faceva le stesse domande nello stesso ordine, no, forse diciassettesima! Beh, avevo perso il conto... ma quel che mi sorprendeva e che non mi sentivo più l'unica a non poter credere a quello che mi era capitato. E' la centesima volta che lo ripeto, vero?! 
Immaginatevi voi al posto mio, dopo... come vi sentireste? 
Ritorniamo a noi: dunque, anche lei mi guardava scioccata e io avrei voluto un'altra me guardare la mia figura allo stesso modo in cui stava facendo Mart!
« Bella, ti squilla il telefono! » dissi alla migliore amica che non poteva distogliere i suoi occhi dal mio viso « Rispondo io, ho capito. »

« Ah, okay. No, per me non ci sono problemi. Sì, è andato tutto a posto! Te la passo immediatamente! Martina? »
Lei era ancora immobile come se stesse unendo i pezzi di un puzzle mentale, la chiamai più volte per andare a rispondere a Luke che era al telefono con me.
Dopo un po' scosse il capo e si alzò dalla sedia sulla quale era seduta e mi tolse il telefono dalle mani.
In poche parole quella sera loro sarebbero dovuti uscire ed io? Sola, a casa. 
Questa volta non me lo avevano chiesto di andare con loro, e io non ero affatto offesa, solo che avrei dovuto trovare qualcosa da fare e giocare con le carte al 'solitario' non mi andava.

Loro erano già fuori e io dentro come un topo in trappola, di uscire non mi andava, soprattutto in quel momento con dei tizi che passavano con le canzoni dello stereo ad alto volume. 
La mia non era paura, era aspettativa della realtà. Non volevo che mi succedesse qualcosa di brutto quindi mi accomodai sul divano e accesi la televisione.
Giocherellavo con il telefono ogni tanto e quando mi capitava il numero di mamma mi chiedevo se le fosse arrivata la lettera o se le fosse passata la minima idea di chiamarmi. Stessa cosa per papà; di Rob non avevo più tracce e molto probabilmente non ne avrei volute avere soprattutto in quel momento, ma dovevo essere onesta e non volevo essere amata e non volevo amare una persona per cui non provavo più la stessa cosa di prima, anche se quel più in qualche modo mi innervosiva. Gli inviai un messaggio e gli spiegai tutto chiaro e tondo.

Era passata più di un'ora di solitudine assoluta, l'unica mia compagnia era la televisione e quel cellulare che d'un tratto squillò. Pensavo fosse Rob, invece era un numero strano che non avevo mai visto prima. 
"Hi" c'era scritto e io risposi con la stessa ed indentica sillaba.
"Do u remember me?"
"I don't know who u're!"
Scriveva abbreviato e io rispondevo in altrettanto modo con quel che sapevo potessi abbreviare; poi una pietra sbatté contro il vetro della finestra, fortunatamente non rompendolo.
Piano piano mi avvicinai, pensavo fosse uno scherzo, non capivo.
Mi affacciai e giù non c'era nessuno; guardai per un millesimo di secondo le stelle balbettando qualcosa che stava a dire che probabilmente c'era qualche ragazzino in vena di scherzi, poi mi girai e...


popopopopolaretti! OGGI SONO DI BUON UMORE, lol. RINGRAZIANDO AL CIELO AVEVO GIA' ANTICIPATO BUONA PARTE DEI COMPITI PER DOMANI E QUINDI MI SONO DEDICATA INTERAMENTE A QUEST'ALTRO CAPITOLO CHE COME AL SOLITO SPERO VI PIACCIA! COSA NE PENSATE DI QUESTO E COSA IMMAGINATE DEL PROSSIMO? GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 14
*** Fourteenth chapter. ***


MEMORIES
Fourteenth chapter.


« Stai calma, non ti faccio del male! »
Mi ero girata e delle mani si erano poggiate delicatamente sui miei fianchi, sentivo il calore di quei palmi riscaldarmi il corpo, un respiro che spostava i capelli dalla mia fronte.
Era lui e non poteva essere vero, non poteva sapere nulla di me, non poteva starmi così accanto. Non in quel momento, non lui. Non Zayn Malik, non quel cantante.
Non riuscivo a parlare, come se tutto si fosse bloccato ma invece lui muoveva quegli occhi, quelle labbra. 
Il suo sguardo su di me era indescrivibile, ma non solo quel 'fissare', anche la sensazione di averlo vicino. Nuovamente vicino.
« Zayn io non... tu... »
« Ti ho spaventata? »
Io balbettavo, lui era fluido ancora così vicino, troppo vicino a me. Scossi il capo; no, non mi aveva spaventata, ma adesso ero impreparata, non sapevo come reagire. 
« Ho preso questo! » disse sorridendomi mentre io lo osservavo ancora con attenzione, ogni suo minimo particolare e notai che aveva un piccolo neo sul laterale del naso, quel neo che coprivano con il fard quando dovevano fare dei video. E io non sopportavo quel particolare, era bello lo stesso, anche con quella macchiolina. 
Anche io coprivo le mie lentigini posizionate su guance e viso, non mi piacevano, poi cominciarono a schiarire e non ci feci più caso, cominciarono ad apparirmi naturali, segni particolari.

Comunque, mi mostrò il suo cellulare con il mio numero impresso: mi aveva registrata con il mio stesso nome, ma in urdu. 
Avevo imparato un po' di quella lingua quando mi interessai ad un libro la quale protagonista era figlia di un pakistano, avevo sostenuto qualche corso a pagamento e avevo imparato le frasi più comuni e i vocaboli più importanti, ed adesso riconoscevo il mio nome scritto in quella lingua quasi indecifrabile.
« L'ho preso quando ancora dormivi... »
Come faceva a sapere che lo avevo registrato nella rubrica? Come faceva a sapere che non lo ricordavo? 
« ti ho fatto anche un disegno, guarda... » dal suo Iphone prese la foto di un disegno, un capolavoro; si vedevano tutti i miei lineamenti sotto le coperte, la linea perfettamente dritta che ritraeva il mio naso, le ciglia distese sulle guance, era un artista e non era solo colui che pensavo che fosse, era di più, magico e fantastico, unico e la ragione per cui mi ero innamorata di lui nonostante la differenza fra noi erano sei anni, due cittadinanze diverse e delle origini mischiate fra loro - lui inglese, mezzo irlandese e pakistano ed io italiana e per un quarto croata perché lo era mia nonna paterna - era sempre più visibile.

« Emma, che hai? Perché non parli? »
Sì, ero stata tutto il tempo immobile a fissarlo, a perdermi dentro di lui, a giocherellare coi suoi occhi che seguivano i miei fuggitivi. Solo una volta mi staccai, pronunciando un 'perché' a bassa voce, forse senza farmi sentire da lui, ma questo non mi importava.
« Su, vestiti... ti devo portare in un posto! » disse sospirando e ridendo. 
Sorrisi e risate, sguardi persuasivi, confusione, perdizione.
Sembravo un robot comandato da lui, non volevo fosse così, l'idea si 'scappare' ricominciò ad accendersi nella mia mente.

Ero pronta, con un sorriso sulle labbra anch'io. Ero felice o confusa? Non volevo saperlo, volevo solo essere stretta fra le sue braccia ma non lo fece, non mi sfiorò per tutta la sera, solo con le sue mani toccò i miei fianchi quando mi sorprese alla finestra, solo quei secondi che parevano un'eternità.
« Sali in auto. » mi incitò a muovermi, aprendo la portiera della sua auto nera. Pensavo non sapesse guidare, almeno fino a quattro anni prima non sapeva portare una macchina!
« Che metto? » indicava lo stereo e i suoi occhi erano di nuovo puntati su di me.
« Hai Green Day? » gli domandai e lui scosse la testa « Maroon 5? » lui scosse nuovamente il capo e poi disse: « non ho bisogno di musica, parlami, ti prego! ».
Io mi limitai ad osservarlo: stetti zitta, anche se non mi piaceva.

« Emma, siamo arrivati! »
Mi aveva portato all'una di notte in un luna park; luci e colori invasero la mia visuale e il suo viso era oscurato dal buio, ma si rilluminava quando si voltava dall'altra parte, poi mi porse la mano e cominciò a camminare dirigendosi verso la biglietteria.
« Ma non c'è nessuno! »
« Lo so! »
« E che facciamo, allora? »
« Sai scavalcare, no? »

Eravamo dall'altra parte del recinto, io e lui e tutte quelle luci che non smettevano di brillare nonostante nessuno girovagasse da quelle parti. Non mi aveva aiutata, anzi mi aveva lasciata da sola a scavalcare una rete con la sua risata in sottofondo.
« Ti piacerebbe salire lassù? »
« Sulla ruota panoramica? E come ci arriviamo? E poi non è un classico? »
« Tu vieni! »
Ci avvicinammo un po' e poi *puff* la ruota si mise in moto! « Non ti bloccare, su sali! » esclamò con un tono dolce ma altrettanto fastidioso nei confronti dei miei pensieri relativi a tutte le sorprese che mi stava facendo; fino ad un'ora prima ero in pigiama e poi disturbata da lui, adesso ero lì, per la seconda sera consecutiva, insieme all'uomo con cui avevo sempre sognato un relazione, ci avevo sperato, ma che poi avevo sepolto a causa di tutti gli altri pensieri.
Dunque, eravamo lassù che ci tenevamo alla barra delle poltroncine di quel coso roteante.
« Dio, sono bellissimi! » eravamo arrivati in cima, e ci eravamo bloccati lassù come se ci fosse qualcuno giù a dare dei comandi alla ruota; erano apparsi dei fuochi d'artificio sopra le nostre teste e lui li indicava come se fosse la prima volta che li vedesse; troppe sorprese, ma questa volta non irritanti ma piacevoli, rilassanti, romantiche!

Eravamo di nuovo coi piedi per terra a ridere con uno zucchero filato fra le mani e senza neanche sfiorarci: fra noi c'era la giusta distanza, tutte le cose che avevamo fatto prima dovevano essere cancellate e dovevamo riniziare da lì, due normali persone, due amici. La verità era che lui non smetteva di essere il mio irrangiugibile idolo ed io ero sempre la solita mocciosa. 
Chiamarlo 'Zayn' un po' mi infastidiva perché non volevo ripetere il nome di un cantante, volevo conoscerlo per quello che dimostrava di essere all'infuori delle foto, dei video, delle canzoni.

Ci eravamo seduti per terra, coi jeans attillati ed una maglia larga io, mentre lui aveva una camicia blu che gli stava da favola.
« Perché ieri sera eri più socievole? »
Non risposi perché non sapevo neanche io cosa mi fosse preso, la timidezza era stato sempre un mio problema ma da quando ero a Londra si faceva sentire sempre meno.
« Non pensare che io sia un cantante, pensa che io sia una normale persona, che sia un giovane di periferia! D'altronde è questo che sono realmente, Zain, non Zayn con la ipsilon! »
« Ma io sono innamorata di entrambi! »
Che avevo detto? Sì, mi ero riscaldata, avevo pronunciato quella frase?! Dio, non era possibile, no. No. No. NO.
Lui rise e io mi tappai la bocca, la timidezza si era trasformata in 'troppa confidenza' e questo non avrei mai dovuto permetterlo!
« Stavo scherzando! » esclamai accompagnado tutto con una risata, una bugia. La mia prima bugia a lui, non avrei dovuto neanche dirla, né pensarla!
Dopo vidi la sua mano cercare la mia sull'erba secca, poi io feci finta di guardare l'orologio, il problema è che non avevo nessun aggeggio al polso quindi lo sentii ridere per l'ennesima volta, poi presi il cellulare: « Ma sono già le tre! »

Eravamo già in macchina, ci eravamo messi a correre per raggiungerla come la sera precedente, senza riflettere, essendo semplicemente noi stessi e quando dovetti scavacare il recinto lui mi prese in braccio poggiandomi dolcemente per terra, come se fossi sul serio la sua principessa.
« Sai tutto di me? »
« Uhm... in parte! »
« Cosa di preciso? »
« Tante cose che ho riportato alla luce poco tempo fa, le avevo seppellite ma... » una lacrima mi percorse il viso, se sembravo felice lo ero davvero, ma il pensiero di quell'evento era straziante. Sembrava così semplice da trattare come argomento, ma non lo era, non per me che ero troppo emotiva! Poi aggiunsi con un sorrisino e asciugandomi la lacrima: « Tutti sanno che tu sei il vanitoso, quello che fa il duro ma è dolcissimo; Niall mangia sempre e poi c'è Harry che adora i gatti e lo chiamano 'donnaiolo'; Louis è lo spiritoso e Liam il papà, no?! ».
« Davvero dicono così? » domandò ridendo.
Io annuii e lui mi chiese se fossi straniera. 
« Sì, lo sono purtroppo... »
« Perché quel 'purtroppo'? Da dove vieni? America? »
« Italia. » non aggiunsi altro, lui non sapeva nulla e non doveva sapere altro, almeno non quella notte, o meglio... mattina!
« Parli bene l'inglese! »
« Ehm, grazie! » mi sentii meglio dato che non dovetti dare spiegazioni riguardo la linea negativa che avevo dato a quella frase.

Eravamo arrivati a Marylebone e io avevo gli occhi rossi dalla stanchezza, lui sbadigliava ogni tanto e poi prendeva sempre discorsi diversi come se non volesse che scendessi dalla sua auto.
« Non è ancora arrivata la tua amica! »
Lo osservai stranita, poi diedi un'occhiata alla finestra e non c'era neanche la lampadina che lasciavamo di solito accesa era circondata di luce.
« Ho le chiavi! » gli dissi mostrandogli il piccolo mazzo, sorridendogli e chiudendo la portiera, poi mi incamminai verso l'entrata.

« Hai dimenticato questo! »
« Oh Dio, mi ha fatto prendere un colpo! » dissi quasi senza fiato, nonostante non avessi corso, ma lui mi era venuto silenziosamente dietro e poi mi aveva fatto spaventare!
« Stavolta ti sei spaventata, eh?! » sorrise, poi mi porse la borsetta che mi ero portata dietro dove c'era solo un pacco di fazzoletti perché il cellulare lo avevo in mano.

Ero finalmente dentro casa, senza lui né i suoi occhi addosso. Non era successo nulla di particolare, almeno così mi piaceva pensare. Poi riflettevo e mi rendevo conto che forse quello era un guaio.


ECCOOOOOMI! DOPO UN PO' DI GIORNI NON MI SONO FATTA PIU' SENTIRE ED ADESSO HO PUBBLICATO IL QUATTORDICESIMO CAPITOLO! COME VI SEMBRA E COSA VI ASPETTATE PROSSIMAMENTE? CHE AVETE SENTITO MENTRE LEGGEVATE? FATEMI SAPERE!!
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 15
*** Fifteenth chapter. ***


MEMORIES
Fifteenth chapter.


Erano passate due settimane di puro lavoro, una settimana di stress, un'intera settimana senza vederlo ma mai dimenticarlo. Cercavo di rimanere calma, in fin dei conti non doveva essere nessuno per me, giusto? Solo un ricordo, no?! Una cotta venuta fuori dopo tanto tempo, che forse dovevo lasciare marcire. 
Avevo sbagliato molte volte nella mia vita, ma non avevo sbagliato ad innamorarmi di un uomo, di un ragazzo, di un bambino che stavano dentro un corpo abbastanza cresciuto, alto, bello, anche un po' muscoloso, un corpo che avevo visto solo nelle foto ma che poi d'un tratto mi avvolse fra le sue braccia, un corpo che mi stette vicino per due giorni, ma io avevo bisogno della sua voce, di quel suono che vedevo. Sì, potevo vederlo oltre a sentirlo, se fossi stata sorda non mi sarebbe importato, io avrei visto quella voce e me ne sarei innamorata ugualmente. 
Il cioccolato caldo nei suoi occhi che facevano fondere i miei.

« Emma, oggi dovresti sistemare queste cose? »
« Tutte queste? Non posso andare con Andrew? Vanno ad intervistare qualcuno loro, no?! »
« No, sistema queste cose. » che aveva? Era un malloppo troppo grosso e io stavo facendo apprendistato per diventare giornalista, non una che sistemava fogli e cartelle. Nulla togliendo a quel compito, sempre dignitoso come qualsiasi altro, ma io dovevo imparare a migliorare i miei difetti, allora cosa c'ero andata a fare lì? Certo, sempre la città in cui avevo sempre desiderato metter piede, ma il motivo principale era quello di coltivare il mio talento per tirarne fuori uno ancora più ricco!

« Ho sistemato tutto... »
« Perfetto, raggiungi gli altri! » disse mr. Wint con un tono nervoso, forse arrabbiato.
« E dove sono? »
« Ti pare che lo so? Gli ho dato io il compito, ma due ore fa! Muoviti! » stava gridando, mi stava gridando contro. Che avevo di sbagliato? Mi ero sempre presentata a lavoro, avevamo creato anche un magazine e il mio stipendio non era neanche completamente garantito dallo stato e non avevo mai chiesto un aumento!

« Andrew, dove sei? Qui non ti vedo! »
« No, devi salire! Sono al quinto piano, veloce che non posso parlare! Dillo all'usciere di accompagnarti su! »
Terminai la chiamata ed obbedì al mio compagno di redazione, li avevo trovati per caso, nessuno mi rispondeva al telefono ed erano tutti ad intervistare qualcuno di cui il nome mi era ignoto.

Bussai alla porta, anzì busso il signore alto e un po' robusto che mi accompagnava.
« Scusate! » dissi alla gente che avevo di fronte agli occhi senza guardarli, fissavo solo il quaderno con tutti gli appunti delle interviste precedenti, che poi era un taccuino.
« Dove eravamo rimasti? » disse Bella, era la prima volta che la vedevo intervistare qualcuno, Andrew era impagnato con le foto e Mark aiutava la fanciulla. Di Antonie non vedevo neanche l'ombra.
« Ah, sì! Beh, come vi sentite per il tour? Qualche segreto che potete svelarci? » continuò Bella.
« Siamo emozionati, le tappe sono molte e non comprendono solo un continente ma ben due: Europa ed America. Un mese non sarà sufficiente, per lo meno tre ed il pensiero che manca poco ci... » disse una voce.
« Ci spaventa! » continuò un'altra.
« Cerchiamo di imparare tutto, ma il bello è che in fin dei conti quando siamo sul palco ci dimentichiamo il lavoro acquisito e facciamo le cose spontaneamente. Forse è questo che fa divertire le fan, e ci piace molto! »
« Non abbiamo segreti, non fino ad adesso. La verità è che le cose che dovremmo svelare... le abbiamo già dette! Siamo sempre sinceri e fare le sorprese ci piace, ma queste vengono fuori al momento giusto, in questo momento non abbiamo qualcosa che possa fare sorprendere, giusto Malik? »
Malik? No, basta, vi prego!
Alzai lo sguardo, erano loro. I miei idoli al completo e aveva appena parlato Niall. 
« Malik? A chi sorridi? » disse Liam James Payne, ragazzo dagli occhi nocciola, dal cuore dolce, dal sorriso inimitabile.
Divenni tutta rossa, mi stava osservando. Ringrazio un signore che bussò alla porta per avvisare che erano arrivati gli ospiti per un'altra conferenza. Adesso tutto era ritornato al normale, i miei occhi li osservavano - i One Direction - di nascosto mentre fingevano di seguire la scrittura incisa sul taccuino, o meglio su quei disegnini: cuori, occhi, labbra, abiti. Sì, un'altra mia qualità era quella dell'arte. Forse per questo apprezzavo il canto e il ballo, la recitazione e tanto altro. La vena artistica l'avevo ereditata da mio padre, ma mentre lui si concentrava sull'arte astratta durante il tempo libero, io cercavo di illustrare paesaggi e migliorare la fisionomia del viso.

Era tutto finito, dovevo solo porgergli la mano e non sarebbe successo nient'altro. Se mi ero abituata a sopravvivere alle sorprese potevo anche superare quella!
« Salve; piacere di conoscerlo; grazie per aver risposto; arrivederci; ciao. »
Quel 'ciao' era rivolto a lui, mentre tutti andavano avanti quel secondo in cui gli strinsi la mano come se non fosse successo nulla sembrava interminabile. Mi mise un biglietto in mano, come per non farlo notare agli altri, solo che quegli 'altri' non si capiva chi fossero: se gli altri della band, la redazione, quelli della conferenza, le fan sotto l'hotel.
"Ti aspetto sul retro" erano le quattro ed uniche parole che lessi, cosa voleva? La curiosità mi stava travolgendo dalla "a" alla "zeta". Mi girai osservando gli altri salutare i One Direction, il sorriso di Harry, o come lo chiamavamo fra 'directioners' Hazza, era molto più bello con qualche brufolo attorno. Cosa c'era di male nel coprirlo? O anche coprirli?

Ero sul 'retro', con braccia conserte e sguardo fisso in un unico punto: l'unica porta d'entrata e d'uscita.
« Dove ti sei cacciata in questi giorni? » 
« Perché compari sempre dietro le mie spalle? »
« Non pensi sia più romantico? E poi ti ho fatto una domanda, non vorrai mica cambiare la mia opinione che ti descrive come una ragazza educata?! »
« Sei tu che dovresti colpire me con uno sguardo, e comunque hai il mio numero. Smettila di girarmi intorno, non sono un'esca da catturare! » dissi gesticolando e con un sorrisino sulle labbra.
« Oh, ma anche tu potevi chiamarmi! »
« Il romantico non dovevi essere tu? »
« Non ho detto che devo esserlo per forza! »
« Allora vai e non sedurmi! » esclamai ridendo e indicandogli la via d'uscita.
Lui mi abbracciò, come se fosse una cosa che non faceva da tanto tempo e che aveva bisogno di fare, poi disse: « Emma, perché mi respingi? Cosa ho che non va? ».
« Non ti conosco! »
« Ma se hai sempre seguito le nostre canzoni, sai forse cose che noi neanche potevamo sapere che voi fan poteste sapere! »
« Può darsi! » gli dissi osservandolo e alzando un poì il viso per guardarlo meglio ed allontanandolo da me.
« Ci conosceremo, allora? »
« Svelto il ragazzo! Zayn, sei un cantante ed io una futura universitaria! »
« Sarai la mia giornalista preferita, compro sempre il tuo magazine. »
« Sempre? » gli dissi guardandolo stranita.
Lui alzò il gomito e si grattò il capo: « solo la scorsa settimana... » confessò sorridendo.
« Emma, non è mai troppo tardi, non vuol dire niente quel che hai detto! »
Mi voltai, James. I due James erano dietro di noi e parlò Liam, poi vidi avvicinarsi anche Harry e Louis.
Li guardai sopresa, non potevo averli davanti. 

« Stai tranquilla, la sua non è fretta! Ringrazia che adesso non è più introverso come un po' d'anni fa! » affermò Styles poggiando una mano sulla mia spalla e sorridendo alla meraviglia che mi aveva fatto tutte quelle sorprese, poi continuò il suo discorso dicendo: « Veramente attori e giornalisti dovrebbero andare d'amore e d'accordo, cantanti e giornalisti anche! Tutta la gente famosa deve camminare a braccetto con i giornalisti! ».
« Edward, è il contrario! » disse Niall correggendolo e ridendo. Dio, una delle altre risate che non si potevano classificare! 
« Dunque, ci siamo capiti, no?! » mi chiese facendo gesti che indicavano l'eliminazione di ciò che aveva detto prima, sorridendo a Niall e guardandomi con quegli smeraldi.
Io feci cenno di sì, poi vidi tutti avvicinarsi a me come per presentarsi e così fecero.
« Sono pochi quelli che ci sconoscono, tu non appartieni a quella percentuale, ma per educazione bisogna porgere la mano ad una bella ragazza! » disse Louis, sorridendomi e facendo notare le piccole rughe che gli si formavano intorno agli occhi quando dilatava le labbra e abbassava un po' le palpebre. 
« Emma, sono Emma, non chiamatemi in quel modo! »
« Vedo che sei socievole! »
« Timida, introversa, lunatica, forse anche simpatica e solare, ironica, penso di essere semplice, sognatrice e parlo tanto nonostante la timidezza che a volte mi calpesta! Sono anche fragile ed abbastanza emotiva, se fossi più piccola o anche non in veste di giovane apprendista mi sarei messa a piangere! »
Avevo sputato un altro rospo, come se mi venisse tutto facile in quel momento, quando non lo era affatto. Era solo apparenza, dentro avevo degli elefanti che saltavano e colpivano con le loro zanne d'avorio il mio stomaco ormai frantumato, ma in alto il mio cuore stava riprendendo il normale ritmo, anche se non era del tutto a passo rispetto alle volte precedenti, o meglio al mio naturale battito cardiaco.

Tutti si erano allontanati, sembravano davvero dei fratelli e chiedergli un autografo sarebbe stato ridicolo, però mi avevano parlato e dire che non mi sarei più lavata la spalla a causa della mano di Harry sarebbe stata un'idea, ma non era quello a sorprendermi più di tutto e non ero più così infantile: il fatto è che loro erano sul serio dei semplici ragazzi senza scrupoli esagerati, magari c'è chi aveva il vizio per qualcosa di preciso, ma lo possedeva sin da prima di diventare importante.
Zayn mi prese la mano, quel nome - come tutti gli altri dei componenti della band, d'altronde - mi pareva sempre strano da pronunciare, sembrava di stare nel paese delle meraviglie ma tutta quella fantasia fu interrotta da una sua domanda: « Domani ti fai trovare pronta verso le nove del mattino? ».


FINALMENTE HO PUBBLICATO ANCHE QUEST'ALTRO TESTO, IL QUINDICESIMO CON PRECISIONE. CHE VE NE PARE DELL'ENTRATA DEI ONE DIRECTION? TROPPO OVVIA? E' UNA STORIA DIVERSA DALLE SOLITE? COSA NE PENSATE DEI PERSONAGGI?
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 16
*** Sixteenth chapter. ***


MEMORIES
Sixteenth chapter.


Ero pronta, messa davanti la porta, disponibile ad aprirla ai primi passi che udivo dall'altra parte.
Avevo sistemato i capelli in uno chignon e avevo coperto il collo con una sciarpa bordeaux non troppo pesante anche se il freddo si faceva sentire in casa nonostante fosse estate.
Mi ero allontanata qualche minuto dalla mia postazione perché stavo dimenticando una scatola di cioccolattini che aveva preparato Mart per portarli in orfanotrofio, ma me ne lasciò un po' per me e così ne andai a prendere uno perché morivo di fame. 
Lei sapeva già tutto, mi prese anche per ridicola quando le dissi che molto probabilmente sarei voluta scappare da quella situazione. L'unica cosa che mi infastidiva era doverle parlare della mia gioia, quando lei aveva un passato più triste di quello che pensavo di avere io. Ecco perché eravamo migliore amiche e ci affezionammo in così poco tempo: ognuna di noi poteva riempire lo spazio vuoto nel proprio cuore con una semplice parola, un sorriso, una risata condivisa.

Suonò il campanello ed io corsi ad aprire la porta...
« Ah. Ciao Luke. » che fine aveva fatto Zayn?
« Come mai già vestita? Oggi non sei libera? »
Io lo ignorai e senza specificare nulla gli indicai la stanza dov'era Martina. Le doveva fare un regalo, era entrato con uno scatolo rettangolare fra le mani e quindi quando lo accompagnai in cucina sorrisi al pensiero delle grida d'emozione della mia coinquilina.
E così fu! 
« Grazie, grazie, grazie! » disse Martina a Luke con gli occhi proiettati sopra quella scatola che aprii delicatamente: le aveva comprato un vestito giallo ed arancione, ed adesso gli dava leggeri baci sulle guance avvolgendogli le braccia al collo.

« Sono già le nove e diciassette minuti... » dissi ridendo ed appoggiandomi al laterale della porta guardando colui che aspettavo mi venisse a prendere come aveva proggettato il pomeriggio precedente. I suoi capelli non avevano un ordine ben definito e cominciavo a notare un po' di barba che gli stava ricrescendo attorno alle labbra.
« Non pensi di doverla levare? » dissi indicandogli quei peli pungenti sul mento.
« 'Sta sera sarà fatto, promesso! »
Cominciai a ridere, se prima mi sentivo comandata da lui, dai suoi gesti, dai suoi occhi e labbra adesso sembrava che lui voleva essere comandato. Ma non ero quel tipo di ragazza e fortunatamente potei godermi quel primo momento insieme a lui, come tutti gli altri d'altronde, ma questo mi sapeva di diverso, senza sorprese del genere 'sconosciute'.
« Oggi devi andare a lavoro? » mi chiese porgendomi il braccio in modo che i nostri arti superiori potessero intrecciarsi.
« No, e non saprei dire se è una fortuna o meno! »
Lui sorrise guardando in basso, pareva volesse dire qualcosa ma non lo obbligai. Adoravo i suoi modi di fare 'misteriosi', era interessante ed altrettanto sexy anche con scarpe da tennis e felpa extra-large.
Quel giorno camminammo all'aria aperta, senza preoccuparci né lamentarci del dolore ai piedi o del vento che ogni tanto ci andava contro facendoci rabbrividire.

Adesso eravamo seduti su delle sedie di un un pub, stranamente aperto anche di mattina, forse perché faceva anche la caffetteria? 
« Adesso raccontami un po' di te, io parlo sempre di me e se pensi che io ti conosca... fai finta che non sia vero, almeno in parte. Non so chi sei tu veramente, conosco solo quell'immagine che vedo muoversi tramite YouTube! » gli chiesi guardandolo sempre meglio negli occhi con quelle ciglia che sbucavano e diventavano sempre più lunghe ed attraenti.
« Ci crederesti che vorrei ritornare l'umile ragazzino di una volta? Quello che non c'era sui social network, che nessuno avrebbe mai conosciuto: solo i miei amici ed i miei parenti! »
Ritirai la mano poggiandola sulla mia gamba accavallata all'altra, poi gli dissi con un sorriso in modo tale che non si spaventasse e si sentisse sicuro nonostante fosse già abbastanza maturo con i suoi ventiquattro anni: « Se tu non fossi diventato famoso cosa sarebbe successo alla tua voce? Il tuo talento sarebbe rimasto chiuso e non svelato al mondo intero. Gente che, » mi soffermai un attimo per raccogliere tutte le parole che volevo dire ed anche pensare se potevo pronunciare certe cose, poi mi ripresi « come me, sarebbe rimasta con un solco al cuore e forse i One Direction sarebbero stati solo quattro, e senza di te! Non preoccuparti, se c'è gente che ti vede solo come un uomo ormai ricco che se ne frega di tutto il resto... devi stare tranquillo. Tu sei dolce, e questo lo sa solo chi riesce a comunicare con i tuoi occhi! ».
Lo rassicurai dandogli una pacca alla spalla, anche le star avevano le loro fragilità, forse anche più di quelle che avevo io. Ma sapevo che lui era migliorato, si vedeva. Era maturato abbastanza, rimaneva sempre un ragazzo ma che faceva saltelli nel gradino dedicato agli uomini!
« Perché sai dare consigli agli altri e sei così sicura di te? Sai esprimire la tua idea, ma non in modo superficiale... »
« Quante cose devi conoscere ancora di me! No, questi non sono consigli, sono solo prospettive della vita, realtà nascoste. E la sicurezza che sembra che io possegga non c'è, la mia autostima pare aumentare ma qualche volta fa un grosso passo indietro. E' così la vita e sto cercando di apprezzarla nel miglior modo possibile, riunendo i pezzi e cercando quelli mancanti; con lacrime e sorrisi, con risate e con interi discorsi! »
« Hai mai pensato di voler sparire? »
« Perché questa domanda? » gli chiesi incuriosita, poi vidi che lui non rispose e si limitava ad aspettare una delle mie frasi o anche di più, e quindi parlai io: « Mi sarebbe piaciuto farlo in tanti momenti della mia vita, soprattutto da quando ho quattordici anni. Non mi sarei mai e poi mai, e non lo farò neanche adesso, suicidata né tagliata le vene come molta gente faceva e continua a fare. Questo discorso, poi, mi mette anche i brividi al pensiero che c'è gente che soffre d'autolesionismo a causa di brutte parole pronunciate da stupida gente. Ma non è questo il mio problema, mi sono sentita grande nei momenti sbagliati e quando capivo di esser troppo piccola mi accorgevo di aver già preso la strada sbagliata. Sono vissuta anche in una famiglia dove la 'comprensione' non era una cosa di tutti i giorni; adesso mi ritrovo qui a capire per la prima volta quanto la vita fosse faticosa, ma sto imparando ad ascoltare ed a farmi ascoltare. Non mi sento più chiusa in una gabbia, mi sento libera! ».
Mi sorpresi delle parole che avevo adoperato, sinceramente piacevano anche a me e vidi che lui le gradiva.
« Cosa ti è capitato per domandarmi questo? » glielo avevo richiesto, però bastava riflettere un altro po' per arrivare autonomamente alla risposta definitiva senza che lui me la dasse. Riflettendoci l'essere famoso vuol dire sia essere amato che odiato, quindi per questo lui sarebbe voluto sparire e volevo solo che non avrebbe mai mollato la presa.

Eravamo di nuovo per strada a camminare, però non in uno di quei luoghi affollati di Londra, eravamo ben nascosti alla vista della gente anche perché lui mi teneva per mano.
Dio, era il ragazzo più tenero che avessi mai conosciuto: voleva anche darmi la sua felpa perché qualche volta mi sentiva tremare, diceva che aveva una maglia sotto, ma io non gli permisi di mettermela addosso. Non volevo gli succedesse qualcosa di male, preferivo che la febbre fosse venuta a me.
« Da qui si vede tutta la città, pensavo che dal London Eye la vista era migliore, ma dura solo pochi secondi... qui invece possiamo starci quanto vogliamo! »
Mi aveva portato su uno di quei tetti dei grattaciali dove il freddo ti fa morire di ipotermia.
« Appoggiati a me! » mi disse sfiorando con la sua calda mano la mia spalla. 
Mi ero appena accovacciata su di lui, fra le sue braccia, con un sorriso inimitabile che aveva la stessa graduazione del suo. Il vento spostava i nostri capelli e quel freddo che mi andava contro si trasformava nel calore del suo respiro che mi finiva addosso. 
« Mi sono rifugiato qui una sola volta, era il primo anno di carriera e avevo visto che potevo ritrarre un'intera città da quassù! » sembrava immerso dei ricordi, forse superava momenti difficili coprendoli con quelli gioiosi. Aveva un viso neutro che ogni tanto si abbassava sul mio come per osservarmi anche da vicino e scorgere altri particolari che prima non gli erano noti. 
Il cielo era d'un grigio chiaro e romantico, che mi faceva riscaldare al solo pensiero che ero con lui.
« Un giorno ti ricorderai di questi momenti? »
« Se dovessi dimenticarmeli, li scriverò! »
« Io nel mio cuore, e tu nel tuo. Con un pennarello indelebile, vero? »
« Sì. »
Mi diede un tenero bacio sulle labbra, abbassando il capo sul mio e sfiorandomi i capelli che si muovevano già da soli a causa delle correnti d'aria. 
Il suo viso si allineava perfettamente al mio mentre morivamo dalla voglia di rimanere per sempre insieme e ci chiedevamo il motivo per cui non c'eravamo mai incontrati prima.
Me lo chiedevo anche io ed ogni singola notte da adolescente fino a quel giorno di luglio.


ullalà(?), SONO ARRIVATA CON IL SEDICESIMO CAPITOLO E SEMBRA QUASI IMPOSSIBILE DI CONTINUARE QUESTA FF! EHM... CONTINURERO' A CHIEDERVI, COSA NE PENSATE? LUKE E MART? ZAYN ED EMMA? DELLE RIFLESSIONI? 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 17
*** Seventeenth chapter. ***


MEMORIES
Seventeenth chapter.


« Dimmi che non mi sto cacciando in un grosso guaio, anche se io al posto tuo direi di sì... »
« Dipende dai punti di vista, devi considerare che i giornalisti sono sempre stati odiati e » Mart si fermò un secondo vedendomi deglutire, poi riprese il discorso « naturalmente se c'è amore, ci sono anche delle eccezioni, no?! Sei sicura che... »
« Che?! » parlavo da due giorni precisi dello stesso argomento con un dolore allo stomaco che non voleva abbandonarmi, avevo paura di cosa potesse succedere a causa della nostra diversità, quella fra me e Zayn, intendo. Chiedevo continuamente a Martina consigli e sentirmi dire la verità faceva male. Il problema è che io volevo detto che sarebbe andato tutto bene, che non ci sarebbero stati problemi, ma la verità era una... e sia io che la mia migliore amica ne eravamo a conoscenza.
« Cerca di stare tranquilla, nulla è scritto e poi devi ancora leggere un libro dove due persone diverse non possano stare insieme. E poi cosa avreste di diverso? Solo il mestiere? Lui ha un talento come tutti gli altri ed ha realizzato il suo sogno, perché tu devi considerarlo come un extra-terrestre quando ci esci anche il pomeriggio e persino la sera? »
Altra domanda insopportabile. Veramente non ero proprio uscita con lui. Solo una volta, anzi due. Tutte le altre lo avevo incontrato per puro caso!
« Per lo meno sei sicura di provare qualcosa per lui? »
Non avevo mai preso in considerazione un frase del genere, e cominciavo a domandarmela anche autonomamente. Se c'era qualcosa che provavo per lui... la risposta sarebbe stata immediata, ovvero una bella affermazione, ma non sapevo se quel sentimento potesse essere amore o semplice affetto! 
Rimasi un po' a riflettere, sinceramente avevo tutti i sintomi di una ragazza innamorata e se finivo per ascoltare sempre il cuore avrei dimenticato la testa da qualche parte, quindi cominciai a far funzionare il cervello senza trovare né un punto d'inizio né uno di fine.
« Mi hai detto che lui ti ha chiesto di volerti conoscere, no?! » mi domandò ancora Mart mentre io annuivo con la mente piena di pensieri « E allora continua a conoscerlo, d'altronde solo così puoi scoprire cos'hai dentro quel cuore e quella testa! » concluse sorridendo.
Poi cominciai a parlare io, gesticolando: « So che suona strano, ma quando pensavo di sapere tutto di lui da una vita e supponevo che quando l'avrei incontrato sarei stata pronta a tutto, era così semplice. Poi come se avessi perso la memoria ho ricominciato a raccogliere le mollichine e mi ritrovo davanti l'uomo che ho sempre desiderato d'avere accanto. Non so se prova i miei stessi sentimenti, non so cosa possa passargli per la mente, ma quei baci sono dati con affetto, come se ognuno di noi avesse bisogno di qualcuno che voglia del bene all'altro. Ma quel 'volere bene' non è detto che sia 'amore', e prima di pensare a lui e a come potrebbe reagire, devo pensare qualcosa nel mio conto! Non posso dire di amarlo quando non è vero, non posso amare una persona la quale è solo un simbolo d'affetto! »
« E se ti dicessi che tu lo ami? »
Non volevo pensarlo o forse sì? La positività che avevo sempre tenuto stretta fra le mie braccia si oscurò diventando negatività. E se io l'amassi? L'amore non è una cosa semplice e mai lo sarà, solo che avevo troppi dubbi o forse paure. Non volevo rimanere delusa, quello di cui avevo voglia era ripetere quel mercoledì sera altre cento volte, forse per sempre, per ricordarmi di un mistero romantico di cui avevo perso la testa. E da quella volta, molto probabilmente, avevo cominciato a riflettere con il cuore.

Il lavoro mi aspettava e quindi quando il capo mi affidò tappa e compagno d'intervista mi incamminai per andare al museo delle cere.
« Che è successo l'altro giorno, quando ci hai raggiunti in hotel ed alla fine sei scesa giù? Perché non sei venuta con noi a prendere qualcosa da starbucks? »
« Non ho voglia di parlarne, Andrew. » risposi con tono secco, non mi andava neanche di sviluppare pensieri relativi a quei momenti però qualcosa proiettava ogni secondo passato con Zayn.
« Sei di poche parole oggi, eh?! Ho visto che vi siete parlati voi due, tu e quel tizio che ti aveva aiutato quando eri svenuta qualche settimana fa... »
Chi mi aveva aiutato? Zayn?
« Ma di chi parli? » lo guardai incuriosita, sapevo chi intendesse, ma dovevo pur avere un'aria da investigatrice.
« Quel brunetto. »
« Gli ho semplicemente porso la mano per salutarlo! » dissi sorridendo, più a me che a lui.
« Ma ti guardava durante la conferenza! E ho trovato anche questo nella tua giacca! » Dio, aveva il bigliettino che mi aveva messo Zayn fra le mani! « Ti ho visto anche scendere dalle scale con fretta e parlavi con lui nel retro... ».
Io lo ignorai, anche se rivelai a me stessa che parlarne con una persona dell'altro sesso - e anche se fosse gay, non me ne sarebbe importato - mi sarebbe piaciuto, soprattutto per sapere cosa ne pensasse!

« La verità è che non so se per lui provo amore... »
*puff*, avevo finito per raccontargli tutto, ogni singolo secondo della storia che avevo passato con quel ragazzao. Andrew aveva sin dall'inizio osservato ogni mio singolo gesto senza interrompermi. Non mi guardava neanche stranito e a volte sorrideva!
« Devi sapere prima che cosa pensa lui, poi io sono sicuro che tu provi qualcosa di più che un semplice 'affetto'. E se lui non condividesse? Cara, non illuderti. Qui sono tutti bravi a passare tre o più giorni con una persona dalle tue stesse caratteristiche - timida ma allo stesso tempo simpatica - e non devi dimenticare che dietro di lui ci sono milioni di persone che potrebbero anche non digerire ciò che provate reciprocamente - ammesso che lui ti ami! -. Cerca di tenere la testa ben attaccata alle spalle e non cadere ai suoi piedi! »
Aveva parlato con tutta sincerità e la ragione che aveva era visibile a mille chilometri di distanza. Non dovevo cadere ai suoi piedi, non lo avevo ancora fatto, non ero diventata una che gli inviava messaggi e sinceramente cercavo il più possibile di evitare di leggere le nostre conversazioni tramite sms e di ritrovarmi il suo numero - ancora non registrato nella rubrica - fra le mani. Per tutto il resto, non aveva di certo torto. 
Quelle parole, però, facevano allo stesso tempo male, perché l'irrangiugibile si allontanava sempre di più e fra quelle di Andrew e di Mart c'era la stessa metafora che indicava di trovare la 'chiave' per aprire sia il mio che il suo cuore. 

Eravamo entrati al museo delle cere per fare qualche foto e inserirci nella massa per poi fare un'intervista a chi? Forse non ci crederete, ma una chioma tinta di biondo platinato era davanti a noi. 
« Merda. Siamo davanti Lady Gaga o sbaglio? »
« Hai scelto questo lavoro, sei in apprendistato, incontri gente famosa e dici anche parolacce? »
« Perché, non mi è consentito? »
Andrew si mise a ridere silenziosamente come non lo sentivo da tanto, mi odiai per qualche minuto pensando che il rapporto che avevo stretto con lui non era quello di due amici, solo di due conoscenti. Non sopportavo il fatto che io gli dovessi raccontare cose e lui stesse zitto ad ascoltarmi senza mai parlare della sua vita privata ma solo del lavoro.
« Senti dopo che finiamo qua... ti andrebbe di uscire? » gli chiesi, oltretutto mi sembrava opportuno! 

« Ha detto che le piacerebbe venire più volte qui a Londra! »
Io ed Andrew eravamo già fuori e controllavamo i nostri appunti, le nostre domande non erano state molte, anche perché nessuno dei due aveva un bagaglio pieno di roba riguardo la cantante americana, ma quelle che avevamo fatto bastavano ed avanzavano!
« Perché ti limiti a parlare solo di certi argomenti senza andare oltre? Di cosa hai paura? » non avrei dovuto fare quella domanda e mi chiusi in me stessa dopo aver pronunciato quelle parole, ma non potevo lasciare che si stesse zitto senza mai esprimere un parere preciso. Lui parlava, ma in ogni cosa inseriva sfumature non sue.
Vidi che il suo viso si impallidì, i suoi occhi divennero lucidi.
« Nessuno ha mai avuto bisogno di me... »
Lo incitai a parlare ancora di più, me ne pentivo lo stesso e sempre più, ma gli volevo bene e questo non mi avrebbe impedito nulla. Come lui dava consigli a me, io ero pronta a darli a lui.

Non bastavano altre parole, mi mostrò la spalla.
« Chi te lo ha fatto? »
Lui non parlò, tacque nuovamente. Non sarei dovuta arrivare al punto di chiedergli ciò che gli avevo appena domandato. 
« Il mio compagno... il mio compagno mi ha... » disse con le lacrime agli occhi, mentre qualcuna gli rigava già le guance diventate color porpora.
Quel ragazzo, John mi pare si chiamava, gli aveva procurato degli enormi lividi alla spalla, forse a tutto il corpo. 
« Sei andato da un medico? » gli dissi osservando meglio quelle macchie violacee.
« Emma, sono innamorato di un tossico! »


DICIASSETTESIMO CAPITOLO PROOOONTO! FORSE VI STARETE CHIEDENDO PERCHE' NON HO PARLATO TANTO DI MALIK ED EMMA, NO? BEH, PRIMA DI SCRIVERE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FF AVEVO PENSATO UN PO' COME STRUTTURARE TUTTO, E DEGLI INSEGNAMENTI DI VITA MI SEMBRAVANO ADEGUATI DATO CHE SIA I PROTAGONISTA CHE I LETTORI SONO E SARANNO SICURAMENTE ADOLESCENTI-RAGAZZI! FATEMI SAPERE, EH?! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 18
*** Eighteenth chapter. ***


MEMORIES
Eighteenth chapter.


« Ma questi lividi? E' caduto? »
« No, lui è... »
« Sono caduto! » mi interruppe Andrew e io lo guardai storto.
Eravamo andati in ospedale, per lo più lo avevo portato io. E se fosse qualcosa di grave? Era tutta nera quella spalla e anche la sottilissima maglia che aveva addosso lo faceva soffrire. 
« Brutta caduta, ragazzo. Ringrazia che non c'è nessuna frattura, però dovrai tenere il braccio a riposo! »

« Merda, appena mi vede così sarà peggio! »
Era arrabbiato con me? Con John? Con lui stesso per essersi innamorato della persona sbagliata? Con il dottore? O direttamente con il mondo intero?
« Passerà presto! »
« Un cazzo! Emma, non posso tenere questa fascia e levarla mi è impossibile! » esclamò con un tono di voce abbastanza alto. 
« Non è neanche normale che la persona che ami ti prenda a schiaffi, non pensi? » io risposi con altrettante tono di voce non esageratamente elevato perché non volevo che qualcuno sentisse la nostra conversazione la quale non era delle migliori! 
Lo vidi allontanarsi, con uno sguardo triste. 
« Andrew, non puoi...! » 
Era già troppo lontano, vidi però che una mano si avvicinò al viso. Stava piangendo. 
Cercai di raggiungerlo, ma la folla non mi permetteva di  avanzare in modo veloce come stranamente lui riusciva a fare.
« Andrew! Andrew! » gridavo e nel frattempo sussurravo alle persone alle quali calpestavo involontariamente i piedi: « Oh, scusi! No, non volevo! Mi perdoni! ».
« Cerchi di stare più attenta la prossima volta! » mi disse un signore di mezza età, lo fissai e poi i miei occhi persero di vista la chioma bionda di Andrew.

« 'Fanculo! » 

« Andrew, ti prego rispondi! » ero immobile, con le spalle date all'entrata di un mini-market che cercavo di rintracciare il mio collega tramite il cellulare, ma non rispondeva. 
Finii per lasciargli un messaggio vocale alla segreteria telefonica, mi scusai anche se non capivo cosa gli avesse fatto più male... forse perché gli avevo detto che non è normale una persona che prende a schiaffi l'altra? Cosa c'era di strano in quella frase? Era la verità...

« Mart, sei a scuola? »
« Sì, perché? Devi passare? »
« Sì, anche perché devo informarmi su una cosa scolastica! » dissi con tono serio e silenzioso mentre parlavamo al telefono, quasi senza farmi sentire.
« E' successo qualcosa? »
« No, no. Spero di no. »
Appena terminammo quella chiamata mi avviai verso l'istituto dove lavorava seguendo la cartina del maps con l'Iphone.
"Di' a mr. Wint che non verrò domani per problemi di salute" mi scrisse Andrew via messaggio, senza rispondere al mio "che è successo? Perché sei andato via?".
Troppa confusione in un giorno pensai.

« Scusi, sa come posso rintracciare l'università di Oxford? »
« Emma, vuoi ritornare fra i banchi? » mi chiese Mart mentre ero rivolta ad una signora della segreteria con cui non avevo mai parlato e con cui non parlai mai più.
« Ehm, è questo l'indirizzo di posta elettronica,... » disse dandomi un bigliettino con su scritto l'email, poi disse: « perché proprio Oxford? E' molto conosciuto come istituto universitario ma ce ne sono tanti anche qui in città! ».
« Non so, è una mia idea sin da quando ero piccola... comunque, grazie! » dissi allontanandomi dalla postazione di quella signora che sorrideva nonostante avesse del lavoro pesante da svolgere: lo si vedeva dalla scrivania alla quale poggiava i gomiti mentre parlava.


« Li hai visti quei ragazzi? Non sono fantastici? Sono sicura che quella con i capelli rossi, mi pare si chiami Joe, diventerà famosa, me lo sento! E' bravissima, non trovi? » 
« Sì. »
« C'è anche quell'altro, Chris! Potrebbero recitare in coppia in Romeo e Giulietta, stanno anche benissimo insieme! » esclamò con un sorriso da sognatrice, poi si riprese chiedendomi cosa avessi. 
« Nulla, sono solo stanca e non intendo faticare oggi. Tu devi uscire? »
« No, non dovrei, perché? »
« Uhm, ti dispiacerebbe aiutarmi a portare la biancheria in lavanderia? Li lavo io i piatti questa sera! » le chiesi con un sorrisino di mezzo lato e lei ricambiò rispondendomi che non aveva nessun problema ad aiutarmi, così ci ritrovammo con dei sacchetti pieni zeppi di biancheria sull'Underground. Devo dire che eravamo state veloci ad andare a casa e poi riscendere in strada.

« Guarda un po' chi c'è? »
« Lavatrici? » dissi spostando lo sguardo da Mart alla gente che avevo davanti e sorridendole tentai un'altra parola sperando che stesse pensando quella: « Confusione? Ehm, allora scusa se ti farò aspettare! ».
« Emma, sono ragazzine con un block notes in mano! »
« Lista della spesa da fare, sicuro. » affermai alzandomi sulle punte dei piedi e scovare qualcosa da dietro la vetrina, poi non vedendo nulla decisi di varcare l'imposta d'entrata.
« E tu quelle fanciulle con le braccia alzate al cielo e con acuti che escono dalle loro corde vocali le giudicheresti solo 'ragazze che devono fare la spesa'? »
« Cosa? » le chiesi inarcando un sopracciglio, non riuscivo a sentirla a causa di tutte quelle grida! Non potevano gridare per strada? Qual era il piacere di gridare dentro una lavanderia?
Ci fu un momento in cui vidi spostare la massa e riuscii ad intravedere qualcuno...
« Sempre nei momenti meno opportuni, come se mi seguissero. » dissi sbuffando, anche se dentro di me c'erano delle farfalle che ballavano la conga.
« Non ti sento, Emma! » gridò Martina guardandosi attorno.
« Te la senti di andare? » gridai all'orecchio della mia migliore amica con l'intenzione di uscire da quel buco pieno di gente ammassata una sull'altra. Avrei preferito diventare sorda in quel momento e non sentire quelle stupide frasi da adolescente, solo fiato sprecato.
C'erano persone che facevano foto, flash che illuminavano coppie di visi.
« Va be', prima aiutami a mettere tutto nella lavatrice velocemente, li riprendiamo dopo! Ti prego! » gridai per l'ennesima volta.

Eravamo finalmente fuori, con i saccetti vuoti fra le mani cercando di piegarli e poterli mettere in borsa.
« Sai chi erano quelli, vero? » mi domandò Mart e io proseguii il discorso annuendo, poi le feci cenno di tacere e obbedì.
« Guarda caso portano a lavare la biancheria proprio qua. » dissi a braccia conserte e abbassando lo sguardo.
« Vedi che è una delle migliori lavanderie di Londra. »
« Sì, certo. Adesso esistono anche le migliori lavanderie, no?! » dissi ironicamente e lei sussurò un 'sì'.
Quando ci eravamo spostate da quel luogo di circa cento metri sentii altra confusione alle mie spalle, mi voltai e c'erano tutte quelle ragazzine che sorridevano, altre piangevano. 
Cosa avrei fatto io al posto loro? Forse avrei fatto parte di tutte quelle che nuotavano fra le loro lacrime.
Avrei voluto avvicinarmi e dirle che sarebbe andato tutto bene, che era solo un autografo quello che non avevano ricevuto, che l'amore per i propri idoli era superiore a tutto, che dovevano continuare a sperare, in fondo erano di Londra o in ogni caso di quella zona!

Tutta quella confusione era cessata, finalmente potevo udire qualsiasi cosa in modo perfetto senza il bisogno che qualcuno mi gridasse in faccia e che io debba fare altrettanto.
« Voilà, ecco che i One Direction vengono a fare il bucato qui! Sapevi qualcosa tu, vero? » mi chiese Mart ridendo, quando arrivò il momento di rientrare in lavanderia ed aspettare che il lavoro della lavatrice fosse finito. Io scossi il capo e lei disse: « Uhm, dubito che tu non ne fossi a conoscenza! ».
« Giuro che è stato un caso. Non ho intenzione di incontrarli! »
« Però di abbracciarli, di diventare qualcuno per loro? Non ti conosco da diciotto anni, ma hai pianto troppi giorni con gli auricolari alle orecchie, quindi mi posso giudicare esperta nei confronti dei tuoi pensieri su quei tipi! » esclamò continuando a ridere, poi si accorse che la lavatrice aveva finito il lavaggio e cominciò a premere dei tasti per aprire la portiera di essa.
« Sono stati i miei idoli... e lo sono ancora oggi. » risposi con pura serietà.
« Ed hai avuto il culo di incontrarli, di svenire, di baciarti con uno di loro, di svegliarti in una casa che non è la tua, di uscire sempre con uno di loro e di incrociarli anche qui! Chiamala fortuna! »
« Senti, numero uno: non sono una puttana che ha avuto voglia di baciarsi con... con Malik; numero due: non è colpa mia se sono svenuta; numero tre: non sono io a volerli incontrare! »
« Bene, cominci anche a balbettare quando devi pronunciare il nome di quello là! »
La lasciai perdere, non capivo se la sua fosse ironia o semplice voglia di scherzare. Io non ne avevo affatto.
Se era successo qualcosa con quel ragazzo, ed era accaduto sul vero senso della parola, non potevo farmi una colpa. Anche lei mi aveva detto che dovevo provare a conoscerlo come lui voleva conoscere me, ma c'era troppo trambusto nella mia mente e non era il momento di pensare. 
« Mart, basta. Sono venuta qui per lavorare ed andare all'università, non vedi che mi sono informata proprio oggi? Non ci posso fare nulla se sembra di vivere in un sogno, in fondo perché non dovrebbe divenire realtà? Perché dovrei continuare a pensare che sia tutto anormale? Perché non posso incontrarmi con Zayn? Non posso considerarlo sempre un cantante, è prima di tutto una persona! E poi anche tu questa mattina mi hai suggerito di continuare a conoscerlo! »
« Non ti sto impedendo nulla, solo che... lascia stare quel che ti ho detto, so che il tuo futuro sarà accanto ai vip, ma hai visto quante persone c'erano oggi? Solo qua davanti! Hai visto tutte quelle che piangevano? Tutte quelle che pur di incontrare coloro che tu chiami 'idoli' a poco si stavano prendendo per i capelli? »
"Sì, le ho viste." avrei voluto rispondere, ma non lo feci. Stetti zitta a riflettere su quelle parole che la ragazza che avevo accanto mi aveva appena pronunciato.
Era fottutamente vero; non potevo perdere la testa per qualcosa che non sarebbe mai capitato, dovevo anche tener conto delle parole di Andrew: "Cara, non illuderti. Qui sono tutti bravi a passare tre o più giorni con una persona dalle tue stesse caratteristiche - timida ma allo stesso tempo simpatica - e non devi dimenticare che dietro di lui ci sono milioni di persone che potrebbero anche non digerire ciò che provate reciprocamente - ammesso che lui ti ami! -. Cerca di tenere la testa ben attaccata alle spalle e non cadere ai suoi piedi!".

Ero nella merda, contraddivo la verità e continuavo a farmi del male da sola.
Dovevo imparare una volta per tutte la lezione e di certo un giorno non mi fu sufficiente.
« Sei arrabbiata con me? »
« No, Mart. » dissi soffermandomi a prendere fiato, ervamo appena arrivate a casa e stavo cercando le chiavi, poi mi ripresi: « Sono distrutta e tu devi promettermi una cosa, okay? ».
La vidi annuire, quindi continuai il mio discorso senza interruzioni: « Se mai dovessi scoprire che per lui provo qualcosa che sia... che sia amore, giurami che mi porterai lontano da qui! Ti supplico! ».
Lei rideva, come se la situazione era divertente.
« Nessuno ti sta dicendo che non devi provare amore per quel cantante, ma devi solo stare attenta a dove metti i piedi! Non fare quattro passi in una volta, sei stata troppo veloce per i miei gusti; un passo alla volta ti sarà concesso, mia cara! »
« Sono seria, non voglio perdere la testa per la persona sbagliata, non sarei più in grado di ritornare me stessa! »
« E se sarà amore, non ne avrai bisogno! Ti sentirai te stessa, come sei ora e come sei sempre stata! » esclamò Mart come se stesse leggendo la frase di un libro invisibile che probabilmente teneva fra le mani ma che io non potevo vedere.

"Domani vengo a lavoro. John non è tornato penso sia sbronzo sotto qualche ponte; scusami per oggi, non voglio che accada più qualcosa del genere" mi inviò Andrew quella notte.
"Non ti preoccupare per me, cerca di star bene. Troverai una persona che ricambi il tuo amore!" risposi io pentendomene, non dovevo scriverglielo. Lui amava John e ero sicura che non era facile pensare di potersi innamorare di un altro. 
Sbronzo sotto qualche ponte mi fece venire i brividi. 
Non osai immaginare la sofferenza del mio compagno di redazione, forse non volevo neanche pensarci, quindi mi misi a lavoro sull'argomento che avevamo affrontato al museo delle cere con Lady Gaga e scrissi l'articolo che poi inviai al capo all'una di notte precisa.

Giornata faticosa, ricca di pensieri. 
Un altro ostacolo del tipo sentimentale si posizionò davanti a me e dovevo superarlo a tutti i costi.


hip hip urrà! DICIOTTESIMO CAPITOLO APPENA SFORNATO, HA SAPORE DI FRAGOLE! ODDIO, MI STA VENENDO LA FAME! OKAY, LA SMETTO, lol. COMUNQUE, COSA VE NE PARE? DI TUTTI I PENSIERI? DI ANDREW? EMMA? MART? DELLA LAVATRICE? AHAHAHAHAHAH, ESCLUDIAMO LA LAVATRICE, SU!
NON SO PERCHE' MA MENTRE SCRIVEVO AVEVO IN MENTE LA DIVINA COMMEDIA, COME SE EMMA FOSSE IN UN GIRONE DELL'INFERNO A CAUSA DEI TROPPI COMPLESSI CHE SI FA!  VABBUO', MI ECLISSO! SO GIA' CHE QUALCUNO STAVA MORENDO DALLA NOIA A FORZA DI LEGGERE!
COMUNQUE... GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 19
*** Nineteenth chapter. ***


MEMORIES
Nineteenth chapter.


Ero sfinita dalla giornata precedente: avevo la schiena a pezzi, le gambe semi-paralizzate, un mal di testa atroce e cosa mancava? C'era anche il ciclo mestruale che comportava tutti quei dolori.
« Hai fame? Ho preparato delle ciambelle con vaniglia! » mi chiese Mart quando mi avvicinai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua ed andare a lavorare con la mano poggiata sulla pancia per cercare di rilassarmi e smettere di soffrire, solo che il pensiero relativo ad un'intera settimana da passare in quel modo mi rendeva ancor più nervosa di quanto lo ero già!
« Uhm, capisco... una bella tisana male non te ne farà, aspetta che te la preparo! »
« Mi vuoi morta? Dimmi di no, voglio solo dormire, costruiscimi un letto portatile! »
La sentii ridere, mentre io ero completamente seria a fare smorfie ogni cinque secondi per quell'insopportabile dolore che mi costringeva a piegarmi.
« Tu vorresti andare a lavoro in questa condizione? »
Io annuii, in effetti cosa c'era di strano? Dovevo solo imparare a sopportare quell'atrocità, ci voleva del tempo nonostante erano passati già degli anni, ma a quanto pare non ero maturata abbastanza da poter realizzare mentalmente - e forse anche fisicamente - che era un fenomeno a cui ogni donna prima o poi si sarebbe dovuta sottomettere.

« Dai, ti accompagno io! Non posso vederti andare da sola lì! »
« Ma non è lontano! » risposi io vedendola fermarsi davanti l'uscio della porta con lo sguardo puntato sui suoi piedi o su...
« Non ci posso credere, di nuovo dei fiorni? Per me? Quanto è dolce Luke! »
Bene, altri dieci minuti da perdere a leggere quella letterina posta fra i petali azzurri e bianchi di quel mazzo, pensai.
« Spero i colori siano di tuo gradimento, » lesse Martina con una smorfia « puoi anche dirmelo che non li apprezzi, però voglio che tu sappia che io ho fatto questo dono con tutto il cuore e la mia intenzione era quella di rendere la tua giornata migliore! Vieni fuori. xx ».
La vidi girare la busta dove era conservato quel foglietto e mi domandò mettendo su il broncio: « Chi è il tuo moroso? ».
Io alzai le mani per aria, guardandola stranita... poi lei avvicino il retro della busta al mio viso. For my Emma c'era scritto.

Varcai la porta prima con un piede, poi con l'altro spinta dalla mia migliore amica che era coperta dalle mie spalle.
Poi sentii un clacson suonare, e non era troppo in lontananza. Proveniva da un'auto scura, quindi per precauzione non mi avvicinai anche se sentivo che il suono era insistente.
Qualcuno scese dal veicolo, sistemò i capelli, butto la sigaretta. 
« Mart, di' che mi devi accompagnare tu a lavoro, ti supplico! »
Lei era immobile dietro di me che invocava gli dei per farmi camminare da sola, ma io stavo riuscendo a mantenere i miei piedi fissi sul punto in cui mi ero bloccata.
« Dài, per favore! »
Lei continuò a non fissarmi e cercò con tutte le sue forze di convincermi a fare un passo.
Intanto Zayn - e come al solito avrei voluto chiamarlo semplicemente 'ragazzo' - non si avvicinò, rimase nei dintorni della sua auto a fissarmi finché non tirò fuori il cellulare della tasca.
"Let's go?" mi inviò un messaggio.
"Sorry, my bf want come with..." avrei dovuto scrivere un 'me' in più ma quella stupida di Mart mi sfilò il telefono dalle mani e così mi incitò a muovermi.
« Emma, vai! » mi gridò entrando in casa e chiudendo la porta con una velocità che avrebbe fatto invidia anche a Speedy Gonzales.

« La tua amica non ti voleva lasciare, eh?! » 
Mi ero avvicinata a lui a braccia conserte ed un sorriso quasi simmetrico al suo. 
« Scusa, è stato il contrario, no?! » disse vedendomi sbuffare ma con un altro sorriso pronto a splenedere fra le mie labbra.
« Senti, io dovrei andare a lavoro... non ho tempo per queste cose! » esclamai con un tono di scuse, sciogliendomi nei movimenti ed indicando la direzione del mio buco da apprendista.
« Posso sempre darti un passaggio! » era già pronto ad aprire la portiera dal lato sinistro per farmi accomodare, io lo bloccai dicendogli che potevo anche andare a piedi ma lui mi costrinse a salire in auto.
« Sei proprio cocciuto tu, eh?! »
« E tu più di me che non ti fai sentire per giorni! »
« Non sei nessuno per me! »
« Sei solo stata una mia stalker? Quindi in qualche modo ti interesso! » rise e quando lo sentii riprendere fiato un brivido mi percorse il corpo facendomi trasalire.
« -avi! » mentii « Voglio dire... mi 'interessavi', non sta scritto da nessuna parte che tutto è reale ancora adesso! ».
« Uhm, allora non leggo bene i tuoi occhi! » questa volta sbuffò e mentre si allacciava la cintura per poi mettere l'auto in moto girò il capo verso di me per un millisecondo.
Hai letto benissimo, caro. Ma è solo un interesse, per ora non so se c'è qualcosa che sia più grosso di questo... avrei voluto dirgli, mantenendo la carma e senza andare in tilt!

« E' il magazine che scriviamo, questo? » allungai il braccio per prendere quella rivista e con la coda dell'occhio vedevo il profilo perfetto di quel ragazzo: cavità oculari, naso, labbra, mento! 
Cominciai ad indicare alcuni paragrafi di certe pagine sussurrando qualcosa che volesse dire "questo l'ho scritto io, anche questo e quell'altro!".
« Ehm, Emma? E' questa la destinazione? » come una musichetta stile 'ritiro di tutti i pensieri', lo guardai nel profondo degli occhi e poi spostai la testa a sinistra, ma sempre volta verso il lato destro dell'auto, per scorgere cosa c'era al di là della portiera. 
« Sì, grazie! » esaltai sorridendogli, poi scesi dall'auto e sentii tirarmi per un lato della borsa che avevo con me.
« Non dimentichi qualcosa? » si era affacciato dal mio lato, con la fronte aggrottata e degli occhi che ispiravano tenerezza.
« Penso di avere tutto con me: cellulare, borsa,... Cosa ho dimenticato? » questa volta allontanò il viso e quindi fui io ad entrare solo mezzo busto nuovamente in auto.
« Oh oh, no caro! Sei troppo precoce per i miei gusti! » si era avvicinato a me come per baciarmi, ma non glielo permisi. Non di nuovo. Mi sentii soddisfatta quando glielo impedii, anche perché le parole di Andrew mi erano state d'aiuto. Solo che, ripensandoci, non avevo fatto altro che scontrare le mie labbra con le sue nei giorni precedenti. Volevo illudermi che erano solo i baci di un'amicizia, ma forse non erano neanche quelli.
Lui si limitò ad un sorriso, sincero il ragazzo era la frase che più gli si addiceva.

« Emma, se ti vedeva il capo sai cosa sarebbe potuto succedere? »
Il ragazzo biondo, da un amore complicato si era avvicinato a me ponendomi una domanda a cui non riuscivo né a trovare un senso né una risposta. Il dolore che non mi aveva disturbato durante gli ultimi minuti, forse perché scacciato da qualcosa che era più forte dal punto di vista metaforico, e qualsiasi riferimento a quel cantante erano puramente casuali.
« Cerca di non farti vedere con qualcuno di quel genere! » disse indicando la finestra, come se ci fosse qualcosa di male in quello che avevo fatto un istante precedente.
« Perché? »
« Potrebbe finire male; dovrai indagare su tutte le cose che quei tizi nascondono alla stampa. »
« Andrew, scherzi? Non sono più piccola, queste cose non esistono. Sveglia! »
Lui, invece, pareva essere serio. Ma dài, chi lo avrebbe mai detto? Una cosa del genere, intendo!

« Signorina? »
« Eccomi, capo! » eravamo in tema dell'esercito o sbaglio?
« Ti assegno il compito uno: Olly Murs - Notting Hill. »
Altro cantante che aveva sfondato il cartellone degli ascolti.
« Sissignore! »
Solite mosse; prendere: penna, taccuino, occhiali da sole... ah, dimenticavo! Convenzione per l'Undergronud.
« Sei con me? » chiesi ad Andrew dandogli una pacca sulla spalla, poi sussurrai ricordandomi che gli faceva male: « Oh, scusa! Non volevo! ».

« Che ci fa quel brunetto ancora qui? »
Effettivamente era passata già una mezz'ora da quando mi aveva lasciata. 
« Ti fa cenno di avvicinarti... » disse sbuffando e continuando ad osservarmi come se fossi un'aliena.
« Zayn, non ti ho detto che devo andare a lavoro? » mi ero avvicinata alla macchina e lui abbassò ancor di più il finestrino al quale aveva poggiato il gomito destro.
« Non può andarci solo lui? » mi domandò indicando Andrew che batteva la pianta del piede per terra.
« Emma, se vuoi ci vado solo io! Mi raggiungi dopo? » mi sentii gridare quelle parole alle spalle, mi voltai e subito dopo ne vennero pronunciate altre: « Va be', ti invio gli appunti questa sera, basta che per domani è tutto pronto! ».
« Okay! » gridai alzando la mano come cenno di saluto.
« Quindi sali o no? » mi rivoltai verso Zayn e senza che mi dicesse altre feci il giro dell'auto e salii a bordo.
« Dopo che fai il bad boy convincendo - non so come - un ragazzo a fare quasi il doppio del lavoro richiesto, pensi che non salivo? »
Lui fece una mossa, come se stesse dubitando. Poi mise in moto l'auto.
« Che si fa? »
« Oh oh, sei troppo precoce per i miei gusti! » ripetè imitandomi.
Io scoppiai a ridere e anche lui dopo di me.


ciappa(?) la gallina, ciappa(?) la gallina, coccodè! SI', SONO FUORI DI TESTA, MA OKAY! ANDIAMO ALLE DOMANDE... CERTO, E' OVVIO CONTINUARVI A CHIEDERE COSA NE PENSATE DELLA STORIA IN GENERALE? DI JAWAAD? EMMA? MART? ANDREW? GRAZIE DI CUORE, IN OGNI CASO!
COMUNQUE... GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 20
*** Twentieth chapter. ***


MEMORIES
Twentieth chapter.


« Mi porti dove c'è un lago, in estate... sai che l'acqua non è delle migliori per nuotare, vero? E poi chi si è portato il costume? Nessuno! »
Cosa gli era passato per la testa? O cosa aveva al posto del cervello? 
In effetti il panorama era magnifico, ma dalla sera di quel ballo in maschera non facevamo altro che osservare il mondo che ci stava attorno, come se ciò che stava dentro di lui o dentro di me era meno importante.
« Che hai intenzione di fare? » lo guardai inarcando un sopracciglio, aveva tolto gli occhiali da sole che indossava per guidare e poi posò il cellulare in auto tornando verso di essa; dopo qualche minuto lo vidi correre verso di me e tutto il fango che era per terra in una frazione di secondo era sopra i miei abiti!
« Ma guardati, sei tutta sporca! »
Oh, scusi... mi perdoni! aveva detto il tizio che mi aveva fatto cadere strappando i miei abiti migliori nel corridoio dell'Underground, ed adesso c'era anche lui che rideva guardandomi dall'alto verso il basso ed evidenziando tutte le macchie marroni e grigie che avevo sul corpo!
« Cazzo, Zayn! Sei venuto qui per sporcarmi? » lui scoppiò a ridere ed intanto io mi abbassai e raccolsi una manciata di fango. Poi, mentre si allontanava, gridai con uno spirito di ironia sperando che non fosse troppo fragile e si offendesse: « Ti meriti tutta la merda che c'è per terra! ».
« Zayn? » sussurrai quando dopo qualche secondo non lo vidi più.
« Merda ci sarai tu! » cazzo, cazzo, cazzo! Si era nascosto dietro un dannato albero per tirarmi dell'altro fango? L'avrebbe pagata cara, anzi carissima!

Continuavamo a tirarci fango, sembravamo dei maialini che si rotolavano in quella melma marrone e potevo dire addio ai miei abiti, alle mie scarpe, a tutto! Ma, riflettendoci, quando mi sarebbe mai capitato di infangarmi in quel modo? 
« La prossima volta che ci vedi in lavanderia, ti devi avvicinare! » disse Malik indicando i miei abiti ormai color cacca, forse pensando che la lavanderia sarebbe potuto essere un altro nostro punto di incontro.
« Io non ho visto nessuno! » gridai mentre correvo cercando di sfuggire alle sue braccia tutte infangate.
« Emma, attenta! »
Certo, cosa ci vuole dopo una bella infangata? Mi pare ovvio che cadere accidentalmente in un lago si addice alla perfezione, no?! Intanto fu così e mi sentii subito soffocare dall'acqua fino a quando non risalii in superficie! Avevo bevuto un misto di fango, acqua dolce e piovana ma non mi era successo nulla, fortunatamente...
« Ora vieni anche tu! » gridai alzandomi in piedi per raggiungerlo; effettivamente non era così profondo quel punto! 
« Emma, lasciami! » lo avevo acchiappato, come facevano i granchi e mentre lui cercava di liberarsi da me, io lo portavo sempre più in riva al lago finché non ci ritrovammo in acqua insieme!
« Dimmi che il fatto che tu non sappia nuotare sia solo una finta! » esclamai ridendo e raccogliendo i miei capelli bagnati in una coda alta.
« Ehm... »
« Bene, allora nuota con me fin lì! » dovevamo essere una fonte di calore dato che l'acqua non era delle più calde. Non era neanche gelida, ma stare immobile era odioso!
Io cominciai a nuotare fino all'altra sponda e notai che il lago si faceva più profondo proprio nel mezzo; quando arrivai e mi poggiai ad un masso senza neanche toccare il fondo con i piedi notai che Zayn si avvicinava lentamente quindi andai sott'acqua raggiungendolo.
« Oh, sei lento! Non sei in grado di partecipare ad una gara, eh?! » io continuai a ridere poggiando le mani sulle sue spalle ricoperte dalla maglia nera che aderiva perfettamente al suo petto.
« Stai male? Dài, ti porto a riva! » dissi dopo pochi secondi vedendolo respirare faticosamente. Anche a me capitava i primi tempi che avevo imparato a nuotare, ma avevo sei anni non ventiquattro!
Uscii dall'acqua attorcigliando i capelli a se stessi per togliere il peso di quel liquido e andai in macchina per prendere una bottiglietta che avevo adocchiato.
« Stai meglio? » gli chiesi qualche minuto successivo al bere.
Lui annuii; la cosa che mi aveva lasciata stupefatta era che non aveva il viso pallido come capitava a me, il suo era rimasto dello stesso colore olivastro.
Avevo esagerato, non dovevo permettergli di nuotare. 
Lo vidi alzare e porgermi una mano per fare altrettanto; poi si allontanò salendo su un masso che faceva da scoglio.
Il fango era andato via, aveva lasciato solo qualche leggera macchia sia sulla mia maglia che sulla sua che adesso era volata via in un batter d'occhio.
Emma, non guardare. Emma, basta. Emma, hai fatto abbastanza per tutto il tempo che siete stati insieme. Emma, chiudi gli occhi immediatamente! continuavo a ripetermi senza la minima importanza di quello che dicevo, perché lo osservavo mettendo per bene a fuoco l'immagine! Uccidetemi, vi prego! pensai quando vidi che si tuffò.

Ero finita anche io per gettarmi dallo stesso punto in cui lo aveva fatto lui, solo che io, al contrario, non avevo quell'aspetto seducente. E menomale che non sapeva nuotare il ragazzo! 
Mi avvicinai a lui, che si era spostato dal punto in cui ero caduta io, come un cagnolino. Vidi le punte dei suoi capelli sempre in modo più chiaro e si erano arricciate.
« Ma tu non sapevi... »
Mise un dito sulle mie labbra per farmi tacere e le mie braccia finirono per avvolgere il suo collo. Che cazzo sto facendo? erano le quattro parole che si illuminavano ripetutamente nella mia mente. Avevo di nuovo i suoi occhi puntati addosso ed in quel momento li odiai, non potevano rendermi schiava del loro padrone! No, non potevano!
Ad un certo punto mi staccai da lui, non doveva succedere nulla.
« Scusa ma non posso. » dissi osservando il resto del mio corpo sommerso dall'acqua. Lui cercava di ipnotizzarmi nuovamente, ma riuscii ad impedirglielo. 
Stavo sicuramente perdendo la testa, non volevo che le nostre labbra s'intrecciassero un'altra volta. Se doveva accadere, non in quel momento né lì. 
In fondo cosa sapeva lui di me? Eravamo due sconosciuti di cui uno aveva invitato l'altra ad uscire, non una volta, non due, più volte. Ci sarebbe stato tempo per tutte quelle romanticherie.
« L'hai mai ascoltata 'live while we're young'? » mi chiese vedendomi allontanare da lui.
Io mi voltai e feci cenno di 'sì' con il capo, poi lui disse: « Loro fanno finta che quello sia amore, loro si divertono e fanno pazzie, perché noi non possiamo? Perché hai paura di starmi accanto? Cosa ho di strano? ».
Cosa hai di strano? Tu niente, sono io che non riesco ad accettare la realtà. Sai... dopo aver sognato per troppo tempo, poi quando quel 'desiderio' si avvera pensi che sia soltanto un'immaginazione... pensai, ma non risposi. 
« Non è detto che fra noi nascerà l'amore, Emma. Però divertiamoci, i baci non sono segno di amore, sono simbolo di affetto! » ribadì avvicinandosi a me.
Effettivamente dove stava scritto che quei baci dovevano essere d'amore?
Ma se lui volesse solo giocare? Se poi andasse a finire che uno dei due si innamorerà sul serio dell'altro, ma quest'ultimo non ricambiasse? 
Ero confusa e la mia paura derivava da qualcosa che neanche io sapevo esistesse. Avrei preferito fuggire da quel posto, ritornare a casa, non vedere più quel viso che mentre si avvicinava al mio sembrava suscitare degli effetti post-droga.

Se quello sarebbe diventato più che affetto, bene... altrimenti nessuno dei due avrebbe dovuto soffrire dopo quell'ennesimo bacio.
Era come se lui lo desiderasse mentre io non facevo altro che pentirmi di quello che stava succedendo. Forse neanche sarei dovuta andare a Londra, neanche avrei dovuto realizzare il mio sogno di giornalista - e anche se non lo ero a tutti gli effetti, ero pronta a diventare una delle più ricercate; quello era un apprendistato, ma era già un passo avanti nella mia carriera -. 
I miei pensieri erano accompagnati da 'irresistible', ma soprattutto dalla parola kissable che si addiceva così tanto al contesto di quei minuti con le mie labbra che aderivano alle sue.
« Hai freddo? » mi chiese vedendomi tremare. Io, sinceramente, sentivo il sangue scorrermi nelle vene ustionandole, a quel punto non sapevo perché stessi tremando.
« Dài, usciamo! » esclamò. 
Dopo quel maledetto bacio - mi sto pentendo anche di soprannominarlo "maledetto" - avevamo nuotato per un paio di minuti, ed... o ero io ad inseguire lui o viceversa.
Quando uscimmo dall'acqua Zayn andò a riprendere la sua maglia, mentre io mi avvicinai all'auto per cercare l'asciugamano che mi aveva indicato.
« Ho portato anche questi, non si sa mai! Ne vuoi uno? » mi chiese porgendomi dei sandwich.
« No, grazie! Preferirei un phono per asciugare questi vestiti ed i capelli! » dissi ironicamente e sorridendogli, mentre con un'altra asciugamano mandava via l'acqua dalle sue ciocche brune.

Eravamo già in auto; mi aveva detto che mi avrebbe portato a casa sua dato che io 'desideravo un phono'. Non mi aveva permesso di ribattere e dire che potevo benissimo andare a Marylebone bagnata per com'ero.
Non so come lui riusciva a parlare durante il tragitto, invece io ero sopraffatta dai pensieri. In fondo quel bacio è stato simbolo d'affetto continuavo a ripetermi.
« Non penso di poter portare il phono in auto, non saprei dove attaccare la presa per metterlo in funzione! » rise. In poche parole voleva farmi scendere dal suo veicolo.
« Senti, rimango solo per il tempo che occorre ad asciugarmi i capelli, okay? » dissi quando eravamo appena entrati in casa.
Stavo chiedendo un suo consenso? 
Lui annuì e poi mi accompagnò in bagno - potevo anche andarci da sola, sapevo dove fosse -. 
Appena chiusi la porta, cominciai ad asciugarmi il capo con quell'aggeggio. 
« Chi c'è in bagno? »
« Non aprire! C'è Emma! »
« Emma? Quella ragazza dell'altra volta? »
« Senti, Liam... non è il momento! »
« Come non è il momento? Sai cosa potrebbe succedere se la vedono uscire da questa casa, vero? »
Ero dentro un discorso, almeno c'era il mio nome. Sentivo la voce di Zayn a malapena che veniva soffocata da quella di Liam. Spensi il phono e aprii la porta del bagno, notando che i visi di quei due si voltarono verso di me.
« Scusate, io vado! » dissi con un sorriso, che dentro era equivalente ad un pianto.
« Emma! » sentii gridare da Zayn mentre ero già fuori, a prendere la direzione che avevo percorso l'ultima volta che ero stata lì.

Non eravamo fatti neanche per vederci. Il bello che erano stati anche i suoi compagni di band a consigliarmi di permettergli di conoscermi.
Lui mi aveva portato nei posti più isolati di quella regione meridionale dell'Inghilterra per non farsi notare dagli altri?
Quella ragazza dell'altra volta? era la frase che più odiai, compreso il mio nome.
Quell'affetto che potevamo provare uno nei confronti dell'altro doveva sparire, immediatamente.


pepepepepepepe! COME LA VA? A ME BENE, ANCHE SE AVREI PREFERITO CHE OGNI CAPITOLO AVESSE IL SUO 'FELICI E CONTENTI', MA CHE STORIA SAREBBE? EVIDENTEMENTE TROPPO 'OVVIA'... ANYWAY, COSA NE PENSATE DEI PERSONAGGI? DI MALIK? PAYNE? EMMA? DEL CAPITOLO IN GENERALE?
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 21
*** Twenty-first chapter. ***


MEMORIES
Twenty-first chapter.


Ero tornata nel mio appartamento nel bel mezzo del pomeriggio, senza far scivolare una lacrima o almeno cercando di riuscire in quell'intento.
Non ci eravamo giurati nulla, ma tutto quel volta stomaco non era dovuto a lui, forse... invece di immergere solo un dito nella zuppa dei sogni avevo lasciato che tutto il braccio si bagnasse di quel liquido ferendomi. 
Me lo avevano detto che non dovevo essere veloce nel frequentare gente dal titolo famoso, ma cosa c'era di frettoloso? 
Non era successo nulla di particolare davanti gli occhi di Liam Payne, ma sentivo ugualmente quel senso di colpa che mi impediva di respirare quando facevo qualcosa di grave.
« Emma, che stai facendo? Quando sei arrivata? » mi domandò Martina, stranita dal fatto che fossi nella mia camera a sistemare gli abiti mettendoli nella valigia. Io la ignorai, era l'unica cosa che mi era concesso di fare. 
« Posa quella valigia! Dove vorresti andare? Di nuovo in Italia? Stai scherzando, spero! »
No, forse non sarei voluta ritornare in Italia, ma avrei preferito andare lontano da lì!
Con la coda dell'occhio scorsi Mart avvinarsi sempre più a me, mi afferrò per i polsi e mentre morivo dalla voglia di scoppiare a piangere serravo le mascelle finché la prima lacrima mi scese dalla guancia, seguita da un'altra ed un'altra.
« Santo cielo, cosa è successo? »
Io balbettai qualcosa, accompagnata da lei per sedermi sul materasso al quale avevo poggiato il bagaglio.
« Ho fatto l'errore più grande della mia vita » dissi singhiozzando « non dovevo avvicinarmi a quei ragazzi, non che sia pericoloso per me, ma per loro! Non posso permettere certe cose, io non dovevo venire qua! E' stato tutto uno sbaglio sin dal principio: non dovevo litigare con mamma, non dovevo inviare quel messaggio a Rob, non dovevo fare nulla di nulla ed adesso mi ritrovo sola con una colpa che inonda la mia mente da capo a fondo! ».
« Ti sei dimenticata di una ragazza che è proprio qui accanto a te, che vuole sostenerti e che sa che non hai fatto nulla di sbagliato. Emma, sei o no una giornalista? Se la tua paura è quella che possano vederti con lui... puoi benissimo dire che stavi effettuando un'intervista, no?! » io le sorrisi, forse l'unica persona al mondo che poteva volermi bene era lei. Una persona conosciuta per caso, che si ritrovò a casa mia.

Restai con quell'aria da sofferente per poco più di una decina di minuti, Mart cercava di farmi sorridere e di non farmi pensare a quello che erano state le parole di uno dei due James dei One Direction.
Diceva che piangevo per la stanchezza e per la paura di affrontare tutti i dubbi che tenevo nascosti. Secondo lei avrei dovuto parlare di più e smetterla di mettere in primo piano gli altri.
« Dài, riprenditi! Mica ti ha offeso? Si risolverà tutto! Non sarà una cosa da nulla, ma devi prendere precauzioni! Questo è ciò che comporta la tua situazione e sappi che non è una cosa orrenda! Ti ci abituerai... » disse quando mi vide posare la valigia « Promettimi che non cercarai più di fare ciò che stavi facendo, intesi? E vai a prendere il tuo cellulare, che continua a vibrare! ». Io annuii alle sue parole. Forse ero io colei che cercava di osservare tutto dal lato oscuro, negativo, quando quelle parole erano un modo per dire "attenzione!".

"What's up?"
"I'm fine." risposi mettendo un punto alla fine. Zayn mi aveva inviato un paio di messaggi tutti con le stesse parole, come se anche lui avesse paura di qualcosa.
"Don't go away, pls" 
"I won't"
"Sorry, but Liam doesn't want u go out! Would you come with me?"
« Digli di sì! » disse Mart spuntando alle mie spalle senza che io me ne rendessi conto.
« Mart, io... »
« Emma, sei una cogliona. Ti metti a singhiozzare per un persona che non ti ha offesa, avrai pure capito bene, ma nessuno ti ha detto parolacce! » quel cogliona tuonò nella mia mente sempre più volte, poi riuscii a dimenticarlo. Lo aveva detto sarcasticamente o no? Forse no...

Quel giorno non lo vidi, gli dissi che non ne avevo voglia anche perché avevo bisogno di riposarmi. 
Disse che per lo meno avrebbe voluto sentire la mia voce, così mi chiamò prima che gli dassi il consenso.
« Emma, perdonami! Ma... »
« Capisco, stai tranquillo. » dissi con un tono serio, anche se sulle mie labbra spuntava un sorriso. La sua voce, il pensiero che mi stesse pensando erano la causa di quei colori che comparivano in modo astratto davanti ai miei occhi.
« Mi farò perdonare, troverò un modo! Non posso vivere con il pensiero che tu ti sia offesa con me. »
A quella frase un altro sorriso comparse sul mio viso, seguito da Martina che stava ascoltando tutta la conversazione e lasciava uscire qualche commento che indicava la limpidezza della voce di quel ragazzo.
Come faceva ad essere così gentile? Come facevo io ad essermi messa a piangere?
« Zayn, forse è meglio che per il momento non ci vediamo... »
Lui non mi rispose e colei che avevo accanto mi diede un pizzicotto sul braccio.
« Puoi fare una cosa per me? Adesso? » mi chiese con voce ansiosa, ed io sussurrai un leggero "certo".
« Affacciati dall'imposta e guarda la strada... »
« Sì, fatto! »
« Cosa vedi? »
«Delle case divise da... da una lunghissima strada. »
« Sai dove ti trovi? »
« Mi stai prendendo per il sedere, Zayn? » dissi ridendo.
« Ti ringrazio era questo che aspettavo! » mi rispose sollevato.
« Cosa aspettavi? Malik? Hei, cosa aspettavi? »
Rimase muto e mise un termine alla chiamata.

"Aspettavo la tua risata... mi mancava" fu il messaggio che mi inviò dopo pochi minuti.
Come se fossi qualcuno di importante, pensai.
« Emma, preparati al peggio! » esclamò Mart, facendomi l'occhiolino.
Non riuscii a capire il senso di quella frase e non seppi nulla che la riguardasse da Mart, che si era diretta verso un'altra stanza lasciandomi sola.

Un po' troppo movimentata era quella serata, con sfumature nere che coprivano quelle bianche: in poche parole mi aveva chiamato mio padre da Palermo dicendomi qualcosa riguardante Rob. Io ero a tutto orecchi, era pur sempre un ragazzo a cui mi ero affezionata e dato che non mi aveva risposto al messaggio che gli avevo inviato avevo bisogno di sue notizie...
« E' ricoverato... »
Io tacqui a quella frase. Come ricoverato? Perché?
« Scusa papà, ma non capisco cosa intendi dire per 'ricoverato'. »
Lui non parlò, aspettò qualche secondo prima di dirmi quattro parole. Solo quattro. Forse quelle che non avrei mai voluto sentirmi dire. Cominciai a girare per la camera, braccia conserte e telefono in mano poggiato all'orecchio. 
« Roberto ha il cancro. »
« C-cosa? »
« Roberto ha un tumore ai polmoni! » urlò mio padre con la voce che stava per scomparire, soffocata da quella maledetta parola.
« No, non può essere. » dissi sfiorando le labbra con il palmo della mano con la quale non reggevo il cellulare, poi ripetei ciò che avevo detto con un tono di voce molto più alto.
« Papà! Quando lo ha scoperto? Come è successo? Papà, rispondi! »
Avevo le lacrime agli occhi, anzi, stavo già piangendo dall'esasperazione. Una malattia che avevo provato a giudicare lontana adesso aveva colpito il mio ex ragazzo. Non potevo che piangere e piangere, non sapevo cosa stavo facendo ma sentivo il mio viso prendere fuoco e raffreddarsi con le lacrime che scendevano dalle mie pozze marroni. 
Santo cielo, un cancro! 
Dovrebbe essere solo un segno zodiacale, avevano scritto una volta ed io continuavo a ripetermelo in mente.
Mio padre mi disse che c'era anche mia mamma in ospedale. Non rispose alle mie domande, forse dovevo imparare a trovare una risposta da sola e quella l'avrei dovuta ottenere ritornando lì, in quell'inferno. Era già la seconda volta in un giorno che l'idea di lasciare Londra mi passava per la mente, ma la seconda volta era per una causa di cui mi sentivo colpevole.
E se non l'avessi lasciato solo?
E se fossi con lui?
E se avesse il tumore da un po'... quel messaggio?
E se tutto fosse andato bene per entrambi ed adesso fossimo tutti insieme, qui a realizzare ognuno i propri sogni?
E se non fossi stata sgarbata?


Quella sera chiamai tutti: Sharon, Davide, anche mia mamma che non rispondeva al cellulare perché molto probabilmente era ancora in ospedale! Gli altri due non ne sapevano nulla, non mi sorpresi del fatto e quindi chiamai anche i parenti di lui che mi risposero fra i loro singhiozzi.
« E' ricoverato da una settimana, e mi hanno avvisato adesso! » dissi a Mart tremando, che era nuovamente accanto a me con una mano poggiata sulla mia spalla sinistra.
Scoppiai a piangere quando scoprii che lo sapeva già da due mesi, prima che io partissi. 
Perché non mi aveva detto nulla?
Perché i suoi genitori non ne parlavano?


Prima di addormentarmi fra le lacrime per il senso di colpa, per lui, per la vita di un giovane gli scrissi un messaggio. 
"Ti sarò vicina, anche se sono qui!", gli inviai sette parole che mi auguravo di non inviare mai a nessuno in certi contesti come questo.
Cosa feci quella sera? Pregai, pregai che quell'angelo non volasse in cielo, che Roberto rimanesse vivo per vivere al meglio, per godersi ogni momento di gioia, i suoi parenti, i suoi amici, le sue future fidanzate, la sua futura moglie, i suoi futuri figli. Anche i nipoti!


ciuri ciuri ciuri ri tuttu l'annu lalala! COME LA VA? ALLOR DUNQUE(?), QUESTO CAPITOLO E' TROPPO TRAGICO? SI', STO COMINCIANDO CON LE DOMANDE PERCHE' SON DUE GIORNI CHE LO DEVO POSTARE E NON HO FATTO NULLA DI NULLA! OGNI SANTA VOLTA SONO IMPEGNATA PER COMPITI E COSE VARIE E STO USCENDO PAZZA, lol. ALTRE DOMANDE... COSA NE PENSATE DI EMMA? JAWAAD? ROBERTO? MARTINA? METTIAMOCI ANCHE... IL PAPA' DI EMMA? DALLA SERIE "INTERROGATORI" SU RAI2 PROSSIMAMENTE ALLE 21:10! SONO FUORI DI TESTA, LO AMMETTO!
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 22
*** Twenty-second chapter. ***


MEMORIES
Twenty-second chapter.


Quando il giorno dopo mi svegliai feci tutto di corsa.
Avevo delle tappe da raggiungere e gli stessi pensieri che inondavano la mente.
Prima tappa? Lavanderia. 
Non avevo nessun appuntamento con qualcuno in quel posto, dovevo semplicemente portarci i miei abiti del giorno precedente non solo per far sparire le macchie di fango ma anche quelle procurate dalle "cose" che ogni donna deve sopportare almeno una volta al mese. 
Quelle macchie si erano sparse nei jeans ma fortunatamente erano sbiadite e non si notavano tanto. Morale? Mai bagnarsi in casi del genere.
Seconda tappa: casa.
Dovevo ritornare nel mio appartamento per stampare la domanda d'iscrizione per Oxford. Proprio quella mattina mi ero anche informata e fortunatamente avevo ancora molte possibilità per entrare a far parte del college.
Sì, Emma andrà al college, pensai sorridendo.
Poi il mio viso divenne cupo dopo aver messo la busta, che avevo preparato per inviarla, nella buca lettere.
Sono fortunata, mentre c'è chi lotta fra la vita e la morte ogni giorno. E non deve arrendersi lui, deve andare avanti a tutti i costi, anche se sarà faticoso. 
Mi recai a lavoro - la mia terza tappa - con il pensiero fisso a Rob, come se volessi essere vicina a lui nonostante fossi così distante. 
La distanza, un problema che avevo cercato di affrontare sin da piccola, pensai.

Passarono due, tre giorni, una settimana, tredici giorni e ancora una buona notizia non era arrivata.
In quel periodo mi sentii più vicina ai miei genitori, anche perché li chiamavo molto spesso e finivamo per parlare di me e dei miei progetti per il futuro come se non sapessero già tutto.
Non sentii mai la voce di Rob, ma la immaginavo debole e un po' rauca. Continuavo a pregare che guarisse giorno dopo giorno, non avrei sopportato un dolore di cui io avevo paura di essere la causa, quando sapevo benissimo che anche se fosse stato... come gli avrei potuto procurare quella malattia? Come?
Intanto feci visita anche all'orfanotrofio ed un giorno,  proprio mentre raccontavo delle storie a Mattew e Chris insieme a Martina, vidi una bambina avvicinarsi con dei cerotti sulle braccia.
Era appena uscita dall'ospedale. Due anni di guerra. Due anni di tumore al fegato. Lei era viva, era riuscita a sopravvivere ed adesso a vivere! 
Ricordo che un brivido mi percorse la schiena, un sorriso comparve sulle mie labbra e spalancai le braccia per accoglierla e dirle che era stata brava, che era una lottatrice uscita fieramente vincitrice da una guerra pericolosa.

Non sentivo anche la voce di Zayn da un bel po'. Glielo avevo chiesto io che era meglio se non ci inontrassimo e lui non aveva opposto resistenza.
Avevo incontrato Harry Styles ed Ed, Ed Sheeran, però. Che poi quello non era un 'incontro causale', dovevo intervistarli e loro risposero normalmente a tutte le domande che gli feci.
Ed Sheeran era un poeta, continuava ad esserlo costantemente! Scriveva canzoni fantastiche, cantava in modo fantastico, era tutto fantastico. Semplice, ma fantastico!
In quanto ad Edward avevo paura mi facesse qualche domanda... ma obbiettivamente non dovevo essere io colei che aveva quel compito? 
Lui si limitava ad osservarmi e sapevo che si ricordasse di me, glielo leggevo in quegli occhi verde smeraldo!
Dopo aver finito "l'intervista" che avevo fatto per strada e poi mi allontai, mi sentii seguire.
« Emma! » qualcuno mi chiamò e la voce la riconoscevo anche se fosse stata soffocata da una mano poggiata sulla bocca.
Mi voltai e lo vidi.
« Uhm, cosa vuoi? » gli domandai gentilmente e sorridendogli.
« Mi ha detto di darti questo... »
Harry Edward Styles, da Holmes Chapel, componente di una boy band e soprattutto mio idolo mi porse una busta gialla.
« Trattala con cura, ci tiene. » disse facendomi l'occhiolino, mentre lo smeraldo sinistro si illuminava alla luce del sole.
« Cosa? La busta? » gli domanda
ridendo, come se non fosse ovvio, notando che si stava allontanando; poi aggiunsi: « Chi è il mittente? ».
« Sai già la risposta! E sapevo che ti avrei incontrato, prima o poi! » esclamò quasi urlando, alzando il braccio e muovendolo per salutarmi da lontano con un sorriso.
Io in quel momento divenni rossa e la busta la aprii solo quando terminai il mio lavoro e fui arrivata a casa.

« Sapeva che mi avrebbe incontrato... »
« Su, aprila! Cosa aspetti? » mi domandò Martina che era ancora più ansiosa di me.
Ci furono un paio di minuti silenziosi fra me e lei, il tempo di aprire la busta e avrei visto cosa c'era.
« Mio Dio. » sussurrò la mia migliore amica.
« E'-è bellissimo! » fu l'unica cosa che riuscii a dire balbettando un po' per l'emozione di avere un capolavoro davanti.
Un capolavoro? Erano tre!
Zayn aveva chiesto ad Harry un favore, quello di darmi quella busta con tre disegni. No, scusate... con tre ritratti. 
Uno lo avevo già visto tramite una foto che mi mostrò una sera, quando era venuto nel mio appartamento e per poco non mi faceva prendere un grosso spavento.
Gli altri? Beh, mentre quello era nero su bianco, nei due successivi una marea di colori si incontravano.
« Ma questa è la villa della festa! E questi siete voi! » disse Martina indicando ogni particolare di quel disegno rimanendo a bocca aperta « E quest'altro? Hai un sorriso fantastico qui! ».
Aveva anche illustrato la giornata al lago, il primo e l'ultimo giorno che avevamo passato insieme. Io e lui. Ma non era detto che fosse l'ultimo.
« Guarda, c'è un bigliettino lì! » disse Mart.
Io lo presi e cominciai a leggere.
"If you won't want to meet me, it's okay. But please, if you would like nightly I'm in the starbucks that is in Charing Cross Road. 
P.s.: Are beautiful my drawings? xx Zayn
"
« Vacci. Subito. » mi ordinò Martina.

Ero per strada, buttata fuori casa da una ragazza che non aveva affittato il 'mio' appartamento, ma lo avevo affittato io. 
Nel bel mezzo di una serata, dopo tredici giorni senza sentire quel ragazzo dovevo vederlo. Questa era la teoria di una ragazza la quale conoscevo ormai meglio di chiunque altro.
Quando mi ritrovai in quella strada, davanti starbucks non avevo idea di come parlare, né se dovevo esprimere delle emozioni.
Però, per una volta, eravamo in città in un comune luogo.
Aprii la porta e la varcai. C'era ancora gente a quell'ora e ciò mi rese rigida; poi scorsi una chioma bruna e solitaria accomodata su una poltrona parallela ad un tavolo; mi avvicinai.
« Ciao Zayn! » dissi appoggiando una mano sulla spalla di quella figura.
Quest'ultima non si voltò e quando fui di fronte ad essa scorsi che non era lui. Ed allora dov'era finito?

- Girl I see it in your eyes you’re disappointed
Cause I’m the foolish one that you anointed with your heart
I tore it apart
And girl what a mess I made upon your innocence
And no woman in the world deserves this
But here I am asking you for one more chance

 

Can we fall, one more time?
Stop the tape and rewind
Oh and if you walk away I know I’ll fade
Cause there is nobody else

It’s gotta be you
Only you
It’s gotta be you
Only you

Now girl I hear it in your voice and how it trembles
When you speak to me I don’t resemble, who I was
You’ve almost had enough
And your actions speak louder than words
And you’re about to break from all you’ve heard
Don’t be scared, I ain’t going no where

I’ll be here, by your side
No more fears, no more crying
But if you walk away
I know I’ll fade
Cause there is nobody else

It’s gotta be you
Only you
It’s gotta be you
Only you

Oh girl, can we try one more, one more time?
One more, one more, can we try?
One more, one more time
I’ll make it better
One more, one more, can we try?
One more, one more,
Can we try one more time to make it all better?

Cos its gotta be you
Its gotta be you
Only you
Only you

It’s gotta be you
Only you
It’s gotta be you
Only you! -


Quella canzone, quelle voci mi fecero voltare immediatamente. Erano sul bancone di starbucks i miei idoli, a cantare ed a sorridere. E dietro di me c'era una distesa di fan che fortunatamente non capì nulla sul mio conto. Mentre i miei occhi divenivano lucidi, le mie guance si coloravano di rosa e le mie mani tremavano ad ogni intonazione.
Niall, Liam, Zayn, Harry e Louis erano lì sopra ad osservarmi e a spostare lo sguardo sulle altre persone. 
Ma in quel momento mi sentivo solo io e loro. Io e le loro voci. Io ed i loro occhi.

Quando tutto cessò e le fan - che a quanto pare avevano già ottenuto il loro autografo e le foto che anche io avevo desiderato tanto - se ne andarono Zayn saltò giù dal bancone.
« Grazie per essere venuta! » disse abbracciandomi.
Poi anche tutti gli altri si avvicinarono.
« Siete solo amici, giusto? » mi domandò Louis ridendo. Cosa voleva insinuare?
« Sì! » mi affrettai a rispondere, e dopo Liam mi porse le sue scuse per quel giorno che sembrava avessi dimenticato.
« Uhm, bene! Adesso che sono finiti tutti i momenti affettivi possiamo andare? » disse Hazza ridendo. Cosa c'era da ridere? 
Vidi Niall dargli una gomitata e Liam ridere come non glielo sentivo fare da tempo, nel senso che non ascoltavo da diversi anni anche tramite YouTube la sua risata.
« Posso permettermi una domanda e un'esclamazione prima che andate? »
Loro si erano già tutti girati eccetto Zayn che forse voleva dirmi una cosa senza che nessuno lo sentisse.
Mi fecero un cenno d'assenso e così dissi: « Quindi ogni sera suonate qui? ».
Avrei immaginato un "no", ed invece ad accogliermi c'era un "sì, lo facciamo anche per beneficienza. I soldi che riusciamo a raccogliere quando i ragazzi mangiano durante i nostri minuti di canzoni ce li da starbucks e noi, di conseguenza, li mandiamo agli ospedali, in paesi poveri e negli orfanotrofi!".
Avevano un cuore d'oro quei cinque, lo avevano sempre avuto. E dovevo accettarli come cantanti e come normali ragazzi. Perché erano in carne ed ossa, non avevano la pelle fluida come gli alieni - come se li avessi mai visti gli extra-terrestri! - ed io, effettivamente, potevo stare con loro. Ed il motivo lo sapete già: era il mio lavoro quello di frequentare gente famosa, e nessuno mi impediva ciò.
« A massive thank you! » dissi imitandoli quando lo dicevano ai concerti. Loro si misero a ridere e poi Zayn mi portò fuori.

« Ti meriti tutto il bene possibile! » esclamò sorridendo con i suoi occhi che si fondevano coi miei.
Un ombra coprii i miei occhi. Le sue labbra si poggiarono sull'angolo delle mie labbra e disse: « Ti voglio bene. Non un semplice 'ti voglio bene', questo è particolare! ».
Io mi limitai a sorridere e ricambiai il bacio dandogliene uno sulla guancia: « Anche io, idolo! ».


eeeh macarenaaa! OGNI VOLTA ARRIVERO' CON UNA CANZONE, lol. QUESTO CAPITOLO L'HO CANCELLATO NON SO QUANTE VOLTE, CHE POI NON L'HO CANCELLATO IO VOLONTARIAMENTE SI E' CANCELLATO DA SOLO! COMUNQUE... COME VI SEMBRA? EMMA E MART? I PENSIERI? I ONE DIRECTION? 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.

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Capitolo 23
*** Twenty-third chapter. ***


MEMORIES
Twenty-third chapter.


Un giorno passava, l'altro volava. 
Sembravo Alice nel paese delle meraviglie con dei dolori al posto di quello che doveva essere 'felicità'.
La verità è che ero più lunatica della luna, se si può dire.
Avevo la testa divisa in due, l'anima che faceva avanti ed indietro: Londra - Palermo, Palermo - Londra.
Non riuscivo più a scrivere qualcosa di presentabile al capo e cercavo di scacciare qualsiasi pensiero che mi passava per la mente e che poteva procurarmi dei brividi alla schiena.
Cancro e baci, felicità e tristezza, sembravano la stessa cosa o ero io che stavo diventando pazza?
Tutte quelle lacrime che rigavano il mio viso sembravano calde di rabbia ma allo stesso tempo gelate dalla paura di qualcosa che non volevo succedesse.
Due ragazzi, due persone diverse, due amori: uno fallito, l'altro che stava cominciando a sbocciare.
Ma quella paura e quella rabbia erano dovuti sia all'uno che all'altro. Cosa c'era che non andava? Io? Beh, di questo ne ero certa. Una frase, neanche quella riuscivo a completare che mi buttavo esausta per terra con il viso fra le mani a singhiozzare.
E poi dicevano che bisogna sperare, come se nel caso di Rob era necessaria solo la speranza.
E cosa dovevo sperare su Zayn? Che diventasse il mio moroso? No, non c'era alcun motivo di doverlo diventare. Ogni cosa che mi passava per la mente su di lui doveva sparire, ma era impossibile.
Poteva dirmi 'ti voglio bene' e tutte quelle frasi romantiche quanto voleva, ma non potevo piangere per amore. Non dovevo piangere per amore.

Avevo avuto più volte il viso di Zayn contro il mio e più lo respingevo, più desideravo ritornare a quella serata in maschera, senza sapere della sua identità.
Stavo migliorando, stavo peggiornado, non lo sapevo neanche io quello che mi stava accadendo!
Come se io fossi ad un passo dall'accettare che poi non eravamo così lontani, diversi, però ogni volta avevo paura di buttarmi dal precipizio e rimettevo il piede apposto sentendomi sicura.
Cosa volevo che ci fosse sotto quel buco nero? Cuscini messi uno accanto all'altro per un atterraggio sicuro o spine di dolore come quelle che trafiggevano la mia mente in quei giorni?

Martina cercava di farmi smettere di piangere, di cercare di non pensare a loro che sembravano essersi impadroniti della mia mente.
« Intanto adesso arriva Zayn! » mi disse un giorno, come se lui doveva prendersi cura di me o come se fosse la mia medicina. 
E poi non sapevo di avere un impegno con lui, non c'era alcun motivo di uscire con uno sconosciuto.
Ma tu mi conosci, facile a dirsi ma non a farsi!
Ero in preda all'esasperazione. Più i giorni passavano più desideravo scomparire.
Mr. Wint qualche volta mi rimproverava per gli errori che commettevo quando scrivevo gli articoli e diceva sempre: « Menomale che c'è Antonie che corregge tutto! ».
La voglia di fuggire aumentava, ma mancava poco... l'università e sarei stata indipendente!
Giuro che cominciai a contare le ore, i giorni per aspettare il momento in cui mi sarebbe arrivato il permesso d'ammissione.

Era una di quei giorni sprecati, passati a piangere e a sorridere per fare felici gli altri.
« E' in bagno! » sentii dire.
Ero in ginocchio messa accanto al water per vomitare tutto ciò che avevo bevuto durante tutta la notte. Cosa? Solo una bottiglia di birra, una sola.
Avevo sempre detto che non mi piaceva bere alcool, non lo avevo mai fatto, ma quella sera provai il primo bicchiere e passai al secondo. Un'intera bottiglia di birra era scivolata per il mio intestino ed adesso era lì: unita all'acqua del water. 
Quando sentii dei passi avvicinarsi alla porta mi affrettai a chiuderla a chiave, poi mi poggiai al lavandino per sciacquare la bocca e lavare i denti.
Il mio alito era penoso, me lo aveva detto anche Martina la mattina di quel giorno.
« Emma, apri la porta! »
Io non risposi, non subito almeno.
« Cosa hai fatto? Emma, cosa hai combinato? »
Lo avevo davanti, sì quel Malik. 
Le sue mani tenevano immobili le mie spalle e mi fissava negli occhi con aria seria. Ogni tanto alzava il tono della voce scuotendomi ed io rimanevo muta ad osservare i suoi lineamenti.
Sì, ero pazza.

Mi ero addormentata sul suo corpo, molto probabilmente. Eravamo per terra, o meglio... lo era lui.
Sentivo il suo tocco delicato accarezzarmi i capelli e il suo respiro addosso come capitava con mamma quando ero piccola e le 'coccole' esistevano ancora.
Non abbassava mai lo sguardo verso di me, ma io lo alzavo verso il suo mento che era senza alcun segno di barba.
Intravedevo le sue labbra e il suo naso e qualche ciocca di capelli muoversi. Era bello, senza dubbio.
Quando si accorse che i miei occhi erano aperti si limitò a sorridermi.
« Perché hai bevuto? »
Una lacrima, due, tante lacrime invasero il mio viso.
« Non me lo chiedere! » dissi singhiozzando e volendo alzarmi, ma non ci riuscii. Ero troppo debole.
« Promettimi che non lo farai mai più. »
« Non sei mio padre. »
« Te lo direbbe chiunque, non solo tuo padre. Vedi come sei conciata? Non sei in grado di reggere un bicchiere di birra, figuriamoci una bottiglia! » disse con un sorrisino sulle labbra.
Non capivo, ma se io avevo bevuto una bottiglia?
Emma non buttarti, è troppo presto... diceva la vocina nella mia mente.
Dove mi sarei dovuta buttare? 
« Zayn, vai via per favore! » dissi sollevandomi un po' ed asciugandomi il viso.
« Possiamo parlarne? » 
« Che ti dovrei dire, Zayn? Dimmelo tu! Io non lo so! » un altro pianto seguì le mie parole inutili.
« E' ancora la storia di sempre, vero? Sì, siamo troppo diversi io e te. Emma, ma ti rendi conto? Non ti ho chiesto nulla! »
In effetti non mi aveva chiesto mai nulla...
Adesso anche lui sembrava innervosirsi. "Zayn, rimani con me!" avrei voluto dire, ma non ce n'era bisogno. Lui c'era, ma non come io c'ero per Rob.

Non potevo smettere di piangere, prendere aria e piangere.
Volle raccontato tutto ed io obbedii. 
Adesso lui sapeva la mia storia, lui sapeva ogni motivo delle mie paure, dei miei pianti e cosa riuscì a dirmi? Solo un "sei sola qua, sei forte, devi farcerla".
Ero sola, infatti. Senza lui. Quindi lui non c'era, era solo un'illusione, no?!
Ero forte? Uhm, non pensavo...
E poi dovevo farcela, non un puoi farcela. Era un obligo, il mio?

Avevamo passato ore nella stessa posizione: uno che guardava dall'altro verso il basso, l'altra che guardava dal basso verso l'alto.
Lui mi spiegò che Martina era uscita con un certo Luke, sì il suo moroso.
Lei non era sola, lei era forte, lei ce l'aveva fatta.
Rob era solo, ma era forte e doveva farcela.
Stavo facendo tutti i paragoni possibili mentre lui parlava e io ogni tanto smettevo di pensare con il fine di guardarlo meglio.
« Parli sempre così tanto? » gli dissi notando che si fermò, sorrise e poi ricominciò annuendo.
Stava raccontando la sua prima esperienza lontano da casa. 
Anche lui prendeva in considerazione un precipizio, e più volte cercava di buttarsi. 
Sua mamma lo aveva buttato dal letto per andare ai provini di x-factor, quello fu il suo primo precipizio. 
Aspettate, quanti anni erano passati? Sette?
Erano passati sette anni da quel giorno e lui lo raccontava con ogni singolo particolare come se fosse capitato il giorno precedente.
« Il tuo preferito della band? Forse è meglio che ti componga la domanda al passato... chi era il tuo preferito della band? » rabbrividii a quella domanda.
« Non ne avevo uno, mi piacevate tutti. »
« Oh, ma ogni ragazza ha un preferito! E perché, adesso non andiamo bene? » voleva provocare o cosa con quello sguardo che avevo puntato addosso?
« 
Ammetto che siete molto bravi... allora non preferito, ma chi ti ha colpito per primo, no? » lui annuì mentre portava il suo viso più vicino al mio. 
« Harry, Harry Styles. » dissi mentendo. 
« Bugiarda! » urlò lui mentre io mi alzai velocemente dalle sue gambe e corsi in cucina.
Sentivo che mi stava rincorrendo, ma le mie forze non mi permettevano di girarmi quindi cominciai a girovagare per casa cercando di sfuggire ai suoi occhi.

« Lasciami! » gridai fra una forte risata mentre mi faceva il solletico.
« Oh, no che non ti lascio! »
« Scrivo tutto sul giornale! » lo minacciai.
« Cosa? Che hai un rapporto con... »
Cominciai ad agitarmi fra le sue braccia che mi tenevano stretta a sé.
« Non ho alcun rapporto con te! » lo zittii, pensando che potesse servire.
Lo vidi sorridere, poi mi diede le spalle e in una frazione di secondo dopo aver fatto qualche passo che lo allontanasse da me, si rivoltò e velocemente mi venne incontro.
« E come mi spieghi questo? »
Le sue labbra erano sulle mie. Basta! 
Il suo profumo inondava le mie narici e i suoi occhi erano chiusi vicino ai miei. Le sue ciglia erano perfettamente lunghe ed evidenti, ancora più belle se guardate da vicino.
Scorsi il neo che aveva da un lato sul naso e sentivo le sue labbra sorridere contro le mie. 
Non mi andava il fatto che si prendesse gioco di me così facilmente. Non gli avevo dato una grande confidenza, no? O sì? O no?
« Ti denuncerò! » gli sussurrai quando era già abbastanza lontano dal mio viso. 
« Ed io te, perché bevi! Così ci ritroveremo insieme da qualche parte in carcere, no? »
Io risi a quella frase, poi dissi: « Vai Zayn! E non mi stare troppo vicino! ».
« E tu non bere più! »
Lo vidi andare via, prendendo la mia mano e portandosela con sé finché poteva.


navigare e messaggiare illimitatamenteeeee! I MIEI COMPAGNI MI HANNO FATTO FISSARE CON QUESTA CANZONE, lol. COMUNQUE, COSA VE NE PARE? EMMA? MALIK? ANCHE IL LAVANDINO ED IL WATER? MARTINA? METTIAMOCI ANCHE LUKE NONOSTANTE C'E' SCRITTO UNA VOLTA SOLA IL SUO NOME E NON SE NE PARLA COMPLETAMENTE? 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 24
*** Twenty-fourth chapter. ***


MEMORIES
Twenty-fourth chapter.


La noia mi stava uccidendo, continuavo a girare i pollici fissando Mr. Wint che gridava davanti a Mark.
L'effetto 'sbronzo' era finito fortunatamente, stavo solo cercando di non spostare la mente altrove ed ascoltare quelle urla che penetravano nel mio corpo facendomi rabbrividire ma senza capire il significato di ogni singola parola.
O Mark aveva pubblicato qualcosa di sbagliato, o non aveva compreso ciò che il capo gli aveva detto di fare oppure non avevo idea di quello che stava succedendo e cercavo silenzio e concentrazione per ascoltare ciò che mi frullava per la testa.
« Oh, perdonatemi! Mi stanno chiamando... esco fuori un attimo! »

Quando ero al telefono la sua voce mi metteva paura, non perché era lei... perché avevo timore delle parole che poteva pronunciare.
« Lo stanno riempendo di medicinali, per l'operazione è ancora troppo presto. Sai se a Londra ci sono ottimi medici che potrebbero garantire qualcosa del genere? »
« Mamma non sono esperta in medicina e non conosco nessun medico qui, potrei chiedere a... » a Zayn, avrei voluto dire. Lui lo conoscevo, e mi chiedevo perché non avessi preso in considerazione né Andrew né gli altri della redazione, né Mart - nonostante fosse italiana - né qualcun'altro... Perché proprio quel nome mi era passato come un lampo per la testa?
« Chiederò ai miei amici! » mi limitai a rispondere.
« Aspetta Emma, c'è Roberto che vuole parlarti! »
« Lo fanno parlare al telefono? Può parlare al telefono? » domandai stranita, ma anche un po' felice. Sentirlo non mi avrebbe fatto male, e se glielo permettevano era lui che lo aveva chiesto. Dovevo pur fare qualcosa per lui e fargli sentire la mia voce, che io c'ero, era, forse, sufficiente in quel momento.

« Emma... » 
Il mio nome, solo quella parola, quelle quattro lettere: due vocali e due consonanti mi fecero rabbrividire.
« Rob sono qui, con te! Ce la farai, non devi aver paura. So che sei forte, tu puoi sconfiggerlo. Devi riuscirci. Rob, mi senti? Rob? »
Che ho detto di male? Perché non sento più neanche il suo respiro affannato?
« Non preoccuparti per me, qui va tutto bene. » altro brivido « Come va a te, piuttosto? »
« Bene. » dissi sorridendolo ed immaginandolo dall'altra parte del telefono, forse anche lui con un sorriso fra le labbra.
« Sai, tua mamma è molto simpatica... anche Sharon! »
Sharon? 
« Viene a trovarmi, è lei che mi ha letto il tuo messaggio... quello che mi hai inviato forse un mese fa, se non mi sbaglio. Eravamo insieme quella sera! » non c'era alcuna nota di arroganza nella sua voce, non voleva esserlo. Era insieme a Sharon, la mia amica, o meglio amica a convenienza. Perché? « Avevamo pensato di fare qualcosa insieme... volevamo chiamarti. Abbiamo finito per... »
Dimmelo Rob, avevato finito per fare l'amore, vero? 
« Parlare come non avevamo mai fatto prima, non è così antipatica come pensavo che fosse. Era uno stupido giudizio, quello! Penso di... di provare qualcosa per lei. »
Sorrisi. La mia non era gelosia, solo che pensavo a Sharon. La conoscevo come 'ragazza un po' stronza', magari anche il mio era uno stupido giudizio. 
E se trattasse lui come trattava gli altri? 
E se continuasse ad essere così 'lascia e prendi'?
 
« Emma, mi sei mancata. Mi è mancata la tua voce, la tua risata, tutto. Mi manca il fatto che non posso vederti ma sono felice al pensiero che lo sei tu. Per piacere, se dovessi... »
« Non succederà Rob, siamo tutti con te. Lontani o vicini, siamo qui. Sharon si prenderà cura di te, sono sicura che anche lei ricambia il tuo sentimento! E' solo una battaglia, solitamente vince il buono e quello sei tu! »
Sentii qualcuno soffiarsi il naso dall'altra parte. Poi la voce di quella ragazza dirgli: « Dài Rob, riposati! ».
Lui mi salutò dolcemente e la chiamata terminò senza neanche risentire la voce di mia madre.
Ripensandoci, solo io avevo soprannominato quel ragazzo "Rob", gli altri lo chiamavano sempre e semplicemente "Roberto".

« Uhm, telefonata lunga! Vedi che dovremmo andare... sai, è un po' tardi e trovare Pattinson non è facile. E' uno dalla camminata veloce, a che lo vedi a che scompare! » mi disse Andrew.
Come in Twilight, pensai. 
Erano passati diversi anni da quando non lo vedevo più in scena, ma rimaneva sempre affascinante.
« Continua la tua storia con quel cantante? »
« Non ho una storia con lui, non sono impegnata. »
« Direi che continuate a vedervi. Ringrazia che nessuno vi ha visti, che non sono usciti commenti, né foto. »
Incoraggiante il ragazzo.

Pensavo che doveva essere un'intervista di sfuggita, invece c'era una vera e propria conferenza. Forse cominciavo a capire cosa intendeva dire il mio compagno di redazione con quelle parole che indicavano fretta: le domande sarebbero state poche, altrettanto le risposte. Tutto si sarebbe concluso nel giro di pochi minuti.
« Storia con la Stewart... ricominciata come? » chiese un giornalista.
« La conferenza non è relativa al nuovo film? Che c'entra Kristen? » domandai ad Andrew voltandomi verso di lui.
« Il giornalismo è gossip, baby! » 
Finalmente ebbi il coraggio di alzare la mano. Fare una domanda del genere che avevo chiesto alla Watson non si era rivelato 'fantastico' per il capo quindi mi catapultai in un campo che pur essendo relativo alle nuove esperienze di quell'attore era pur sempre originale.
« L'ambiente non è quello odierno come la colonna sonora e tutto il resto. Rappresenta gli anni '30 e '40 e lei è un giovane che pensa solo ad uccidere. E' passato dal 'romanticismo' alla 'guerra' nel corso della sua carriera, come pensa sia stato l'impatto? Che genere preferisce? Ed un'altra domanda... è stato facile interpretare il ruolo di 'assetato di sangue ebreo'? »
Era così che si chiamava quell'altro film di cui il protagonista era lui. 
Notai che le domande poste agli attori mi riuscivano meglio di qualunque altra quando lui rispose dopo qualche secondo di riflessione.
« Sinceramente non ho riscontrato molte difficoltà, dovevo semplicemente mostrare un'aria arrabbiata che non mi appartiene. Penso che parlare di 'storie romantiche' è molto più bello, ma questa è la realtà. Certo, esistono molti film che sono ambientanti in periodi di guerra, non dico che questo sia il migliore, però contiene il suo insegnamento. Io sono solo un attore, non il regista e quello che ho provato mentre recitavo era proprio quello che dovevo fare notare: la rabbia al pensiero che esistessero persone del genere. Magari è solo uno stereotipo la mia parte, ma c'è qualcosa di vero. Bisogna stare solo attenti, il film è abbastanza pesante ma interessante! »
Annotai tutto, Andrew fece qualche foto. 
Guarda caso si chiamava Robert. Come Rob. 

Quando ritornai in ufficio avevo un panino fra le mani. Era ora di pranzo e quindi mi era concesso fare un spuntino.
Dopo aver finito di mangiare tutto presi il cellulare fra le mani. 
Due chiamate: una di Martina, l'altra di mio padre.
« Perché mi hai chiamato? Cos'è successo papà? » avevo chiamato prima lui sapendo che potevo congedarlo al più presto. Non si sarebbe prolungato tanto nel discorso, lo conoscevo fin troppo bene. I nostri dialoghi potevano essere chiamati 'lunghi' solo quando eravamo uno accanto all'altra. A lui non piaceva parlare al telefono, gli sapeva di lontano.
« Volevo semplicemente sapere come stavi, sono tuo padre, ricordi? »
Quel pizzico di ironia che aveva nel tono di voce mi fece sorridere. 
« Sto bene papà, solo che vorrei vivere in un mondo migliore senza pensieri ed ogni messaggio e chiamata mi mette ansia. »
« Come quando guardavamo insieme il Re Leone, quel posto intendi? Come si chiamava? »
Se lo ricordava ancora lui... ero piccola, mi mettevo sulla sua schiena mentre era piegato a quattro zampe così cantavamo e ridevamo.
« Hakuna Matata! » dissi ridendo, poi continuai: « Sì, quel posto! ».
« Si vede che sei cresciuta, piccola mia! »

Non volevo affatto smettere di parlare con mio padre, era il fratello che non avevo mai avuto. Gli volevo bene, si vedeva nonostante io fossi a migliaia di chilometri da lui.
Quando chiamai Mart mi disse semplicemente che non trovava un documento e poi lo trovò mentre parlavamo di dove io lo avevo messo.
Erano finiti i dialoghi tramite cellulare per quel giorno, avevo solo il tempo di scrivere l'articolo così sarebbe stato pronto ed il giorno dopo avrei trovato l'altro numero del nostro giornale appeso alle pareti delle edicole.

"The new Pattinson" avrei chiamato l'articolo. 


conga conga conga! UNA SETTIMANA ED ECCOMI QUA! E' UN CAPITOLO MOLTO CALMO, E' SOLO UNO DI PASSAGGIO... UNA PREPARAZIONE A COSA? BEH, LO SCOPRIRETE NON NEL PROSSIMO CAPITOLO, MA FINO AL TRENTESIMO C'E' TEMPO! lol. MI SAREBBE PIACIUTO SCRIVERE CINQUANTA CAPITOLI E FORSE LO FARO', MA EFFETTIVAMENTE SONO TANTI E SI CREA TROPPA MONOTONIA NONOSTANTE SAPPIA COME RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA RIPETIZIONE DEGLI EVENTI... VOGLIO SOLO ANTICIPARVI CHE CI SARA' UN MOMENTO DI PACE, UNO DI TOTALE PERDIZIONE, UNO DI RECUPERO ED UN ALTRO CHE RIGUARDA LA PACE ASSOLUTA. DEVO SEMPLICEMENTE ESSERE CAPACE DI SAPER DIVIDERE TUTTO IN MODO EQUO ANCHE SE NON E' FACILE. LA STORIA DEVE E DOVRA' ESSERE INTRICANTE ALMENO UN PO', SPERO. FINO AL DECIMO CAPITOLO AVEVO PARLATO DI BASE... DALL'UNDICESIMO E' CAMBIATO QUALCOSA PONENDO UN NUOVO PERSONAGGIO ALLA VITA DI EMMA, FORSE ANCHE CINQUE. PIAN PIANO SE NE PARLA SEMPRE DI PIU' MA DAL VENTESIMO C'E' UN OSTACOLO OVVERO IL TUMORE DI ROB. STO FACENDO UN PO' IL SUNTO DI TUTTO PERCHE' VORREI RICORDARVI IL NOME DELLA FF E SOPRATTUTTO GLI EVENTI CHE ACCADONO CAPITOLO PER CAPITOLO. QUASI SEMPRE UN RICORDO VIENE RIMESSO IN VITA, A VOLTE PORTA LACRIME ALTRE INVECE GIOIA COME QUANDO IL PAPA' DI EMMA PARLA DEL 'RE LEONE'. HO GIA' IN MENTE UN FINALE PERFETTO PER LA STORIA, ANCHE UN EPILOGO. NON SO SE HO SUSCITATO EMOZIONI IN VOI, SO SOLO CHE STO SPRIGIONANDO TUTTO QUELLO CHE TENGO DENTRO, TUTTO QUELLO CHE SENTO, TUTTO QUELLO CHE VEDO. E' PURA FANTASIA LA MIA, MA SI METTE A CONFRONTO CON LA REALTA'. RICORDO CHE EMMA E' UN PERSONAGGIO GIA' ABBASTANZA ADULTO, QUINDI LA SUA VITA E' DIFFERENTE DALLA MIA. SOLO IL PASSATO PUO' ESSERE UN PO' SIMILE AL MIO PRESENTE. COMUNQUE... COSA NE PENSATE DELLA PROTAGONISTA? ROB? SHARON? I GENITORI DI EMMA? ANDREW?
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 25
*** Twenty-fifth chapter. ***


MEMORIES
Twenty-fifth chapter.


Che avevo detto? Già alle sei del mattino nelle edicole c'erano colonne e colonne di "Popular people or hobby?".
Non dovevo andare immediatamente a lavoro, però avevo bisogno di un po' d'aria fresca.
C'era Martina con me, aveva il giorno libero e quindi sarebbe rimasta per strada a causa di alcune cose che doveva sbrigare. 
« Merda, ho dimenticato il passaporto a casa! »
« Oh, era tanto che non ti sentivo dire una parolaccia... da quando stai con Luke ne dici molto meno! » dissi ironicamente e poi mi misi a ridere leggermente. 
Vidi con la coda dell'occhio il suo viso girarsi con un'espressione infuriata verso il mio. Non era ira la sua, solo 'finta ira', ira di scena!
« A che ti serve il passaporto? » le chiesi ritornando seria.
« Lo devo mostrare ad una signora della scuola, sinceramente non so il perché, e dato che oggi non lavoro potevo avere del tempo per portarglielo, ma me lo sono dimenticata per l'ennesima volta! »
« Uhm, te lo ricorderò io domani! Stai tranquilla! » le dissi sorridendo e poggiando una mano sulla sua spalla.

« C'è il tuo amico. »
Il suo viso si era girato in avanti e con la mano indicava un ragazzo biondo.
« Andrew? No, ti sarai sbagliata. »
« Che palle, c'è sempre qualcuno che conosci nei paragi. Me ne sto andando da Luke, con te da sola non ci posso stare più. »
Che cosa aveva? Non c'era nessuno di mia conoscenza davanti al mio naso, solo normale gente londinese, cosa voleva che ci fossero? Gli opossum?
« Mart! Vieni qua, chi cazzo c'è? Siamo per strada è ovvio che c'è gente! »
La vidi allontanare e poi prendere il primo taxi che le passò accanto.
E' possibile che ogni volta la gente debba allontanarsi da me?  
Ero rimasta sola e quei passi che avevo fatto per raggiungerla furono inutili. Quando mi girai per proseguire sulla mia strada non vidi nessun 'amichetto biondo', forse si era sbagliata.

Ero entrata in un negozio di dischi, l'idea di essere lì dentro mi emozionava. La musica mi emozionava.
« Shit! » dissi ad alta voce e una decina di visini pallidi si girò verso di me, io mi abbassai facendo finta di cercare qualcosa che mi era caduta per terra.
« Hai bisogno d'aiuto? » mi chiese una voce maschile il cui viso mi era ignoto.
« No, no, grazie! Sto solo cercando il mio cellulare... »
« Lo hai in mano! »
Doppia merda, solo che non sapevo se quella 'merda' poteva essere soprannominata fortuna.
Sollevai il mento per guardare il sapientone che mi stava parlando, tripla merda. Sentii le mie guance prendere fuoco ed adesso cominciavo a ricordare perché avessi detto quella parola.
Mi voltai di scatto e mi alzai in piedi, era poco più alto di me e mi infastidiva guardarlo negli occhi. Troppo celeste, troppo.
« Scusa ma tu non... tu sei... »
Uscii velocemente dal negozio, cominciai a camminare forse a correre, sorpassai gente dopo gente.
Perché tutto a me? Perché devo incontrarle sempre io le persone? 

Ero ferma in un angolino nascosto, nessuno mi avrebbe visto in quel posto. Non lui, non Niall. 
I suoi occhi erano troppo profondi, non dovevo entrarci dentro, non dovevo parlargli. 
Perché a Niall no ed agli altri sì? 
Però la sua voce era così armoniosa, il suo viso così angelico, sembrava perfetto. Forse lo era. Ma non potevo avere un altro pensiero sulle spalle, ne avrei avuti già troppi, perché sapevo che non era solo lui a farmi quest'effetto. Erano tutti e cinque. Ed io mi facevo illudere da quelle voci poste una sull'altra. 
Non sapevo rispondere alle domande che chiedevo a me stessa, non era questione di 'a lui no ed agli altri sì'', perché anche se avessi incontrato Payne o qualsiasi altro componente della band il mio cuore sarebbe esploso. La vera risposta a tutto è che mi sembrava strano avere un rapporto del genere con persone che neanche conoscevo. 
Beh, forse il 'rapporto' vero e proprio non lo avevo ancora con nessuno, anche se con Zayn, nonostante non lo vedevo da giorni, continuava a crescere qualcosa, mentre con gli altri rimaneva allo stesso punto da quando non li incontrai in quella conferenza. 
Sto elaborando troppi pensieri, basta Emma, dissi tra me e me.

Il mio viso rimaneva voltato verso l'estremità di quella parete e quando decisi di andarmene qualcosa mi sfiorò, mi afferrò.
Provai a fare resistenza, non ci riuscivo.
« Non ti devo mica uccidere, smettila di darmi schiaffi da gatto cinese! »
« Zayn? » dissi aprendo gli occhi che fino a qualche secondo prima tenevo chiusi « Zayn, vuoi farmi prendere un colpo? Perché mi segui sempre? Perché mi cerchi? Perché ti ho sempre così vicino? Ti odio! » gli urlai contro. Non sopportavo che mi venisse a cercare di continuo, anche quand'ero fuori casa. Mi chiedevo come avesse fatto a trovarmi, in fondo avevo visto solo Niall da quelle parti, non lui né gli altri.
Lui mi tolse le mani di dosso e si morse il labbro. Portò le braccia in aria come in segno d'arresa. 
« Non pensi di essere abbastanza maturo per fare certe cose? Oh, scusa... forse non lo sei. »
Dio, sono stata troppo arrogante. Per favore fatemi smettere! 
Ero a braccia conserte appoggiata al muro senza degnarlo di uno sguardo. Non poteva sempre sorprendermi, no? Perché dovevo vivere con la paura che lui mi persegutasse? E perché dovevo avere paura di un ragazzo che non mi stava facendo del male? Cosa cazzo altro mi era preso?
« Emma, perdonami. Non volevo. Sono pur sempre un ragazzo, posso avere solo qualche anno in più rispetto a te! Perdonami. »
Era come un bambino: troppo timido, però quando voleva... apriva il suo cuore in un modo spettacolare. Anche io ero così fino a prova contraria: timida con poca voglia di mettermi in mostra, però la chiave del mio cuore la davo solo alle persone di cui potevo sul serio fidarmi. Lui, forse, era uno di quelli. 
Si scusò dolcemente, arricciando la fronte per far notare ancor meglio i suoi occhi. Era splendido nella sua semplice maglia bianca e nei suoi jeans. 
Cominciai ad ansimare, forse un po' troppo. Il mio respiro si faceva sempre più pesante di fronte a lui. 

Mi convinse a camminare. Cercavo di stare tranquilla, ma tutti mi indicavano e mi guardavano straniti. Dovevo essere coraggiosa in qualche modo, ma l'unica cosa che riuscivo a fare era quella di serrare la mascella e sgranare gli occhi quando Zayn mi parlava. Ogni tanto gli sussurravo che quella non era stata una buona idea, ma lui non voleva saperne.
« Non c'è nulla di male nell'essere amici, no?! »
« Solo amici? »
Stupida boccaccia, chiuditi. Non devi pronunciare neanche mezza parola, nulla! 
« Vorresti essere più che un'amica? »
Merda.
« No, intendevo dire che sono solo una conoscente... sì, proprio una conoscente, non di più, non un'amica! » 
Stavo tremando o cosa? Un'altra paura coprii il mio volto. Prima o poi dovevo liberarmi di tutte quelle insicurezze e soprattutto della mia parlantina che a volte diventava esageratamente pesante.

« Su, siediti! »
Eravamo un'altra volta lungo il tamigi, come quella sera, quella prima notte, non sera. I miei occhi incrociarono i suoi e poi caddero sul suo corpo. Intravedevo qualche tatuaggio sul petto.
« Perché li hai fatti? Ricordo quando avevi solo questo! »
Mi permisi di toccarlo delicatamente. Era un segno in arabo, se non sbaglio avevo sentito dire che era una frase che gli diceva spesso suo nonno, ma per evitare brutte figure mi limitai ad indicarglielo. Lo vidi sorridere, poi aggiunsi: « Quando hai ricoperto tutto il braccio » gli dissi afferrandoglielo « ero pensierosa. Speravo che un giorno li avessi fatti scomparire tutti ed invece sono ancora qui. Sono certa che indicano sul serio qualcosa di importante per te, però non smettevo di domandarmi perché volessi rovinare la tua pelle... ».
« Quando ami una persona lo scrivi d'appertutto, no?! Beh, tutto ciò che ho amato l'ho scritto anche io d'appertutto, ma sono sempre in viaggio e quindi ho deciso di incidere le cose sulle mia pelle, rendendole indelebili. Così un giorno potrò ricordarmi del numero che mi avevano assegnato ad x-factor, di tutti gli eventi passati insieme alla band, di tutto quello che voglio tenere a mente. Anche a mia mamma non piacciono... »
« Sono come fratelli vero? Niall, Liam, Harry e Lou, intendo. »
« Sì, quelli che non ho mai avuto. Solo che pensare al nostro incontro è un po' difficile. Preferisco sapere che li ho avuti sempre accanto come le mie sorelle. »
Quelle parole mi fecero diventare gli occhi lucidi. Io non avevo né fratelli, né sorelle. Lui però aveva degli amici che, come io avevo Mart, sembravano parenti, parenti stretti. Fratelli.
Mi ero sempre vista in lui, come se fossi la gemella di quel cantante. Solo proveniente da origini diverse. 
Dicevano sempre: "gli opposti di attraggono". A me, invece, pareva di essere attratta da una persona emotiva come me, solo con dei misteri alle spalle e con un carattere che stavo scoprendo giorno dopo giorno.
« Oh, non piangere. Non ho detto nulla di male! » mi prese fra le sue braccia, come se fossi sua figlia. 
Sentii la peluria delle sue braccia nude addosso e le sue mani accarezzarmi il viso. 
Potevano chiamarlo 'perfido' quanto volevano, però io ero pronta a ribadire che era più dolce del miele. 
Sentivo il suo cuore battere sotto il mio orecchio poggiato sul suo petto ed il mio che stava per impazzire. A chi dovevo dare ascolto? 
« Forse è ora di accompagnarti a lavoro! »
Come fai a sapere che devo andare a lavoro? 
« Come fai ad avere un tempismo perfetto? »
« Sono sempre stato così, non sono io ad essere prevedibile, io so solo prevedere! » 
Che razza di gioco di parole era? 

Lui volle accompagnarmi e durante la camminata mi disse che era con Niall, solo che io non lo avevo notato. Non potevo non notare una chioma bruna che si distingueva dalle altre tutte rosse e bionde, no? Era impossibile che non l'avessi visto. Ma come non credergli? 

Arrivata in redazione tutti erano già al loro posto di lavoro. Guardai molto spesso l'orologio quel giorno, non vedevo l'ora di ritornare a casa ed affrontare le parole di Mart, sentivo che dovevano essere un po' affilate. Forse anche io stavo cominciando a prevedere
Intanto, quando in ufficio non avevo nulla da fare, cominciai a scrivere tutti i momenti belli passati con quel ragazzo. No, scusate, non con quel ragazzo. Con il mio idolo.
Mi venne in mente un pomeriggio, quando eravamo sulla cima di un grattacielo a contemplare ciò che stava sopra e sotto di noi.
Quella volta chiese se avessi ricordato, in futuro, quello che stava succedendo e siccome la voglia si scrivere era immensa cominciai a narrare tutte little things che avevamo fatto sin da quella notte di festa fino ad arrivare a quel giorno. 

"Sognai per tanto tempo un abbraccio come quello che mi diede, l'abbraccio di un idolo alla propria fan. Solo che sapevo che non poteva essere più solo un idolo. Forse anche io non ero solo una conoscente, né un'amica, stavo cambiando non solo per lui, ma anche per me. Glielo leggevo nei suoi occhi, che pur essendo scuri parevano più limpidi di un'acqua di sorgente."


one way or another! lalala. OKAY, E' FINITA L'ERA DELLE CANZONI CHE NON C'ENTRANO NULLA CON I MIEI IDOLI E DA QUESTO CAPITOLO COMINCIO CON LORO! NON HO MOLTO DA DOMANDARVI... SOLO: COME VI SEMBRA? SO CHE E' LA TIPICA DOMANDA, MA MI FA PIACERE SAPERLO CAPITOLO DOPO CAPITOLO! lol.
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 26
*** Twenty-sixth chapter. ***


MEMORIES
Twenty-sixth chapter.


La sera precedente avevo paura di prendere qualche pugnalata al cuore a causa di Mart; scoprii che non era arrabbiata, solo che ogni volta che entrambe avevamo del tempo libero finivamo per perderci negli uragani di altri argomenti. 
Ci sarebbero state varie occasioni di uscite fra amiche, avrebbe detto mia madre, ma lei non era solo un'amica: era la mia migliore amica.
Quella mattina mi svegliai presto e sentii odore di sigaretta provenire dai miei capelli: Malik. 
Una cosa che doveva fare quel ragazzo era quella di smetteredi fumare. Non per la puzza di fumo che inondava le mie narici, ma per lui. Potevo anche avere diciotto anni, ma ero pur sempre prudente!
Comunque, prima di pensare alla mia fase di 'bellezza' - nonostante non fossi vanitosa, ma con quel termine intendevo dire: doccia, shampoo e tutte quelle cose da fare in bagno la mattina prima di uscire da casa freschi e puliti - preparai la colazione anche per Martina e mentre aspettavo che il caffè si raffreddasse mi catapultai sul divano con il cellulare in mano.
Nessuna chiamata solo tre messaggi: numero sconosciuto ma conoscente, chi poteva essere? Si era sbagliato, cominciava ad essere anche prevedibile.
"2day come to the studio when u finish to work! xx"
Avrei voluto scrivergli why? ma la risposta sarebbe stata ovvia quindi gli risposi solo con un "Perfect! Can i take my bf?".

Ero già per le strade di Londra, questa volta con Mark - non chietemi il perché, sinceramente lo aveva deciso di capo a fondo Mr. Wint senza darci alcuna spiegazione - quando Mart mi inviò un 'grazie'.
Immaginavo il suo sorriso appena sveglia mentre si strofinava gli occhi davanti la soglia della sala da pranzo. 
Sedicesimo giorno di luglio, diciannovesimo compleanno di una ragazza. Martina, la mia migliore amica.
Le avevo preparato una torta al cioccolato, una lettera e una piccola scatola. 
"Non sono molti, solo quello che posso permettermi! Spero che il tuo sogno si realizzi e che potrai metterti alla guida di un'auto che forse tuo padre non potrà regalarti oggi; però questi soldi potrebbero servirti anche per quel veicolo in futuro! Ti voglio bene, perdonami se questa mattina non ci sarò... :)"

Altre ore di lavoro andate, obbiettivo successivo? Passare una giornata con la festeggiata!
Andai alla scuola d'arte e non la trovai.
A casa, neanche.
Chiamai a Luke, non era con lui.
Girai per mari e per monti ma non c'era traccia di Martina.
Provai a chiamarla più volte ma non mi rispondeva al cellulare. Cosa le era passato per la testa? Dove se ne era andata? 
Dopo un po' squillo in telefono; era il suo fidanzato.
« Emma, ti dispiace se rimango con lui? Mi ha preparato una... non me lo vuole dire! Hei, non ti sei offesa, vero? Sabato sono tutta per te! »
Aveva chiamato tramite il cellulare del suo moroso, ero felice che stessero bene insieme, però anche io volevo passare del tempo con lei nel giorno del suo compleanno! Magari darle un abbraccio, uno solo! Ma se quello la rendeva felice, bene. Non petevo impedirglielo, e sorrisi al pensiero che Luke era un ragazzo d'oro. Quello che Martina si meritava. Il giorno prima diceva di voler passare del tempo anche con me; l'unica cosa che pensai  e sorrisi mentre ascoltavo la sua voce che aveva sfumature di allegria fu: lunatica, ho un'amica lunatica! 

Avevo seguito l'indirizzo che mi aveva inviato Zayn via messaggio. Immaginavo di entrare in un luogo semi-buio con le pareti rosse e dei grandi microfoni che amplificavano le loro voci.
Era solo immaginazione la mia o era realtà? Uhm, ogni tanto non mi sbagliavo
Quando entrai e suonai il campanello mi rispose un signore dalla voce sconosciuta, pronunciai il mio nome e poco dopo sentii la voce di Louis, Peter Pan.
« Stavamo provando! Oh, ma sei proprio bella! Un po' esagerato quel rossetto, le mie sorelle non dovranno mai metterlo. Ops, ma quella borsa? Tutte queste cose griffate? »
Io risi, non sapevo se stesse scherzando o meno, ma risi ascoltandolo. Sembrava mi conoscesse da una vita e quei suoi occhi turchesi mi sapevano di... no, del colore della maglia di superman che indossava durante uno dei primi video-diary ad x-factor!
Prima di avvicinarmi agli altri vidi gli occhi di Niall fissare una figura che stava, forse, vicino a me e che non era un oggetto.
Qualcuno mi cinse i fianchi, mi girò e si avvicinò all'orecchio sinistro per sussurrarmi: « Salve Biancaneve! ».
Dopodiché costui - in quel momento mi sembrava più oppurtuno non pensare a Zayn Malik, quello che cono scevano tutti, ma ad un costui - poggiò le sue labbra sulle mie ed avvolse una mano dietro il mio collo. Sentii un 'oh!' dietro le spalle, ma lo ignorai. Chiunque fosse stato.
Fu breve quel bacio, ma lungo allo stesso tempo. Lungo per me che sentivo i brividi percorrermi la schiena e che non riuscivo a tenere gli occhi aperti mentre le sue labbra posavano perfettamente sulle mie.

« Quindi voi... »
Era già successa una notte precedente la stessa storia. No, non stavamo insieme. « No, Harry. »
Ero diventata rossa come un pomodoro. Merda, come nascondere ciò che non era ufficiale ma che era stato visto dagli occhi di tutti? 
Mi affrettai a salutare gli altri, poi Niall mi fece l'occhiolino e mi porse un cd. 
« Forse ieri non lo avevi notato, ma me sì. Tieni, dallo alla tua amica, sono sicura che le piacerà! » si riferiva al bruno del gruppo con quel 'lo'? Capelli ed occhi scuri? Sì?
Come facevano a sapere del compleanno di Mart? Ah, vero. Avevo chiesto a Malik se lei poteva venire e fortunatamente - anche se non so spiegare il motivo del mio 'fortunatamente', perché non c'è un motivo dell'averlo detto - non mi fecero nessuna domanda che la riguardasse. 
Perché avevo chiesto quel favore a Zayn? Beh, per lo meno la mia migliore amica avrebbe ascoltato musica che non fosse dei Muse, ma quel cd era simbolo che doveva solo ascoltare loro.

Emma, sei una giornalista, hai il diritto di stare con loro, disse la mia coscienza "rossa", un po' malefica rispetto all'altra.
Non ti fare sedurre da lui, di' no ad ogni richiesta, non puoi permetterti un alro bacio, sussurrò quella "angelica".
Stavo parlando con me stessa e mi ero persa tutta 'last first kiss'. Le loro voci si univano come se non fossero diverse, però riuscivo a distinguere quella rauca di Harry, gli acuti di Zayn e Louis, la voce calma di Liam e quella mite di Niall. Un non sense, no?! 

« Dove scappi? » 
Avevo passato più di due ore chiusa in quello studio a pensare e ridere accompagnata dai loro canti. Lì dentro si divertivano come matti, non c'era bisogno di guardarli o sentirli per capirlo. Erano spontanei: dietro quel vetro erano loro, e per "loro" intendo cinque normali ragazzi
« Devo andare da Martina, sarà già tornata a casa... » mentii. Sapevo che quella sera - anche se non mi aveva avvisato - sarebbe rimasta con Luke, ma non dovevo farmi sedurre, finché riuscivo nel mio intento.
« Vieni con noi! Non penso sia ritornata, ricordi... »
« Sì, ricordo. » bloccai le parole di Jaw - Jawaad - ed afferrai la maniglia della porta che mi avrebbe accecato con la luce che non vedevo da un po'. Comunque, lui intendeva quando molte volte rimanevo a casa da sola fino a tardi perché la mia migliore amica era con il suo fidanzato.
« Sei una tipa solitaria! »
« Non lo sono. » dissi dando le spalle alla porta che fino a qualche secondo prima avevo davanti.
« Allora vieni. »
« No. »
« Louis, vai a prendere la macchina! » gridò mentre cercavo di girare la maniglia, ma era bloccata.
« Lasciami! » gridai dandogli un pizzicotto sul polso e provando a non scoppiare a ridere, ma sembrava fosse d'acciaio e non mosse neanche una palpebra.

Mi teneva stretta a sé quando entrai a casa sua, o meglio, loro. Pensavo che vivesse solo con Niall, poi capii che vivevano tutti insieme. 
« Qui ci incontriamo sempre! » mi disse Liam. Ah, no. Non vivevano tutti insieme, ognuno aveva la propria casa, quella era solo dedicata agli incontri. Certo, mica avevano bisogno di una sola stanza per incontrarsi, ne avevano bisogno di: una, due, dieci, tredici camere! 
« Noi andiamo! »
« Cosa? Zayn, cosa? »
« A casa! » rispose, io feci una smorifia. Cosa intendi dire per casa? A casa tua? Quella lì? 

« Ti ricordo che non potrei, che sono stanca, che non ho voglia di andare a piedi... Adesso il taxi lo puoi pagare tu, senta mi fa scendere? Zayn, molla l'osso. Scusi? » fui trascinata da lui come una bambina che era ferma davanti alla vetrina di dolciumi, stavo parlando con il muro più che con me stessa, il taxi che prendemmo non fece terminare la mia parlantina ed alla fine?
« Ci faccia scendere qui! »
« No, io devo scendere. »
« Siamo arrivati! » disse sorridendomi ed inclinando un po' la testa.
« Ti odio. »
« Dall'odio nasce l'amore. » 
A quella frase gli diedi una pacca al braccio e lui si mise a ridere guardando sempre avanti e cercando le chiavi di casa. 
« Non vado a casa degli estranei. »
« Non è la prima volta che vai a casa degli estranei e non fare la bambina. » lo aveva detto anche lui che lo ero. Una bambina, intendo.

Entrai a casa sua a braccia conserte. Mi fece cenno di sedermi e poco dopo mi domandò se desideravo qualcosa. Mi chiese se volevo vedere un film. Classico, pensai. Poi vedendo che non rispondevo cominciò a propormi delle attività anti-noia. 
« Ho capito. Io sono sopra, lì c'è la porta. Quando te ne vuoi andare te ne vai. Non sei una persona che ha voglia di divertirsi. »

Quando salì al piano di sopra, mi guardai intorno e notai di avere tutto il pian terreno per me. Non avevo intenzione di scombinargli la casa né di andarmene, solo di oziare sul divano mangiando patatine - che avevo avvistato sul tavolo da pranzo - e guardare qualcosa in televisione. Televisione? Beh, quella sembrava uno schermo da cinema. 
Ero di un controsenso unico quel giorno, non volevo stargli accanto ma come una calamita volevo essere il più vicina possibile a lui. Cosa mi era preso non lo sapevo. 
C'est la vie, c'est l'amour. C'est che mi sono innamorata di un coglione.
 

dudadudadudadadudaduda. I'M HERE, FOR YOU! lol. ANYWAY, BABES! COMMENT CA VA? - non so scrivere la ç maiuscola, lol - VE GUSTA IL CAPITOLO? - non so scrivere spagnolo, è una lingua improvvisata quella che ho scritto... -  MALIK AND EMMA? ONED? MART? POVERA EMMA, DOPO CHE VOLEVA STARE ANCHE CON LEI MART SE NE E' ANDATA DAL SUO BOYFRIEND! *si mette a cantare 'boyfriend' di Justin*
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 27
*** Twenty-seventh chapter. ***


MEMORIES
Twenty-seventh chapter.


Mi ero appena svegliata ed il dolore che avevo alla schiena pareva non volersene andare. Sembravo un'anziana che aveva appena fatto esercizio fisico dopo una quarantina d'anni. Ero quasi paralitica, insomma. Sei parole: Malik avrebbe dovuto cambiare il divano.
Quando mi misi in piedi - anche se ammetto che gattornare non mi avrebbe fatto del male -, mi tornò in mente tutto quello che mi era capitato il giorno precedente, anzi... ci fu un breve riassunto della mia intera vita come se stessi per morire e quindi era necessario ripercorrere ogni anno della mia esistenza. Che cazzo mi sta succedendo? 
Uhm, cominciavo ad essere anche un po' grezza coi termini, dopotutto l'italiano non lo capiva nessuno, no?!
Comunque, tutto quel flashback che avevo in testa era causato dalla scritta "Nicholas Sparks", nonché il mio scrittore preferito. 
Presi di corsa il libro, poggiato su un tavolino, sul quale c'era quella incisione e come quando venne aperto il famoso vaso di Pandora una miriade di pensieri mi tornarono in mente. 
Merda, ho dormito qua? fu il pensiero numero uno.
Non è ancora sveglio, posso andarmene, o no? Cosa farebbe lui? No, non se ne andrebbe! E perché mi sto mettendo nei suoi panni? fu quello numero due.
Devo andare a lavoro! Che giorno è oggi? Martedì? Mercoledì? Che giorno? fu il terzo. 
Poi ce ne furono una decina riguardante Rob, altri riguardanti la fine sconosciuta che aveva fatto Mart ed il mio cellulare... 
Però quel libro? 
Dear John; caro John, ricordati di guardare la luna.
« Uhm, già letto. » dissi dirigendomi verso un intero scaffale pieno di libri. 
« Mi sembrano troppo femminili, questi. Ma che razza di genere legge? » mi domandai. Effettivamente, tutti quelli che mi saltarono all'occhio erano di un genere che non immaginavo potesse leggere ed invece c'erano quei testi a dimostrarmelo. Trascinavo la mia mano facendola strisciare sulla copertina dei libri che erano posti in salotto, poi, vicino alla porta del bagno, notai che c'erano dei fili di capelli: non bruni come i miei, non biondi, ma rossi che risaltavano alla vista a causa del pavimento bianco. 
In bagno non c'era alcuna traccia di donna, reflettei. 
Insomma, l'unica cosa che mi passò per la mente era se lui avesse... se... beh, si è capito. 

Non fuggii, non mi interessava se aveva una storia con un'altra, non ero impegnata con lui anche se ne ero attratta. Forse era un buon segno per lasciarlo perdere, per non pensarlo, però non sentivo nessuna sfumatura di "odio" che potesse passarmi per la mente e fare a pezzetti il mio cuore. Intanto la canzone "taken" prendeva vita nella mia mente.
Questa volta mi ero seduta per terra, a gambe incrociate a leggere un libro di cui non avevo mai notato - in Italia - né il titolo né la copertina, chi era l'autore? Sempre Sparks.
Si intitolava "Come un uragano". La trama era esaltante anche perché immaginavo già il genere romantico di cui parlava. Il ricordo di una coppia che cominciava a conoscersi giorno dopo giorno, tutto per puro caso. I libri di quell'autore mi portavano sempre a fare delle considerazioni con la mia vita e anche quella volta ne feci una, come se il mio destino fosse già scritto e guarda caso fra quelle parole.
L'ho incontrato per puro caso, dovevo solo lavorare qui non ballare con lui, non frequentarlo, però c'è stata qualcosa che si è scatenata in noi: la voglia di parlare, di divertirci, di ridere. Come se fossimo amici, più che amici. Quell'uragano... sembra quasi qualcosa di metaforico. L'uragano, per me, potrebbe essere ciò che provo quando lo vedo! pensai, provando - finalmente, forse - un po' di rabbia per quel filo di capelli che avevo trovato, dopotutto non ero un'investigatrice... perché, allora, il mio cervello riportava quell'immagine?

Ero immersa nella lettura quando qualcuno bussò alla porta. Una, due volte. Zayn non scendeva. 
« Continuo dopo. » sussurrai sbuffando.
« Chi è? »
« Zayn, apri. Sono Janette! »
Okay, Zayn è fidanzato. Emma, stai calma. E' uno stronzo, lo sappiamo entrambe. Ha ventiquattro anni e vuole spassarsela, giusto per ricordarsi di questi tempi. Emma, non aprire la porta di scatto e non mollare schiaffi a nessuno. Emma?! 
Aprii la porta velocemente, quasi con la mano pronta ad essere liberata come un cane rabbioso che aveva voglia di aggredire la gente.
Bassa, formosa, carnagione un po' scura, capelli rossi. 
« Oh, finalmente ha deciso di fidanzarsi! » sorrise la... « Piacere, sono la governante! Lei? ».
Falso allarme
« E-Emma! N-no, non sono la sua ragazza... » dissi porgendole la mano e ricambiando il sorriso. 
« Oh, Janette! Stavo per venire, solo che ero ancora a letto... ho dimenticato di lasciare le chiavi fuori, perdonami! » sentii urlare dal piano di sopra: Zayn.
Stava scendendo le scale: capelli scombinati, canottiera, pantalone con... le mucche? 
« Perché ridi? » mi chiese Janette, poi continuò: « Ah, ho capito! Beh, glielo ha regalato sua mamma, è il cocco di famiglia! ».

Eravamo in quattro nella sala da pranzo, sì... c'era anche quel libro che cominciava ad essere di compagnia nonostante fosse chiuso. La governante di Malik mi raccontò varie vicende che lo riguardavano e non potevo far altro che ridere e nel frattempo incrociare gli occhi di Zayn che parevano indicare la voglia di far terminare tutta quell'umiliazione.
Mi divertivo ad ascoltare tutto ciò che usciva dalle labbra di quella donna, non immaginavo di conoscere così tante cose su di lui da un'altra persona. Sembrava molto più sociale, il ragazzo, con me, invece cominciai a capire che ci sarebbe voluto dell'altro tempo per far sì che il suo cuore si aprisse del tutto. L'unica domanda che mi ponevo era relativa a quei baci. Se aveva ancora delle sfumature di timidezza nei miei confronti perché tutto quel piacere? Uhm, forse voleva sfidare il suo animo più interno.
« Una volta non riusciva a mettere la cravatta dopo che glielo avevo spiegato così tante volte che a poco c'era scritto anche sulle pareti. Io non ero qui, ero a casa di un'amica e quindi dovetti salutarla per venirlo ad aiutare. Non dico che è come un figlio, però lo tratto come se fosse un nipote! E' adorabile non trovi? » mi domandò accarezzandogli una guancia che, come l'altra, si riempì di un rosso simile ai capelli di Janette. Lei aveva, all'incirca, una cinquantina d'anni ma ne dimostrava molti di meno, soprattutto per lo spirito vivace che teneva dentro.

Erano già le dieci del mattino, dopo pranzo sarei dovuta andare a lavoro e Jan - così aveva chiesto di chiamarla: Janette, intedo - mi aveva proposto un passaggio, ma Zayn disse che mi avrebbe accompagnato lui. « Allora io vado... però, Emma, ammetti che è un amore questo ragazzo! » mi chiese, ed io feci cenno di sì sorridendole come un ebete. 
« Che leggevi? » mi chiese dopo che la governante si chiuse la porta alle spalle.
« Mi hai lasciato sola per un'intera notte e per tutta la mattina. Ti rendi conto? »
« Potevi andartene! »
A quell'esclamazione non avevo risposta: era vero.
« So che saresti voluta rimanere qui, a casa tua non c'era nessuno e lo sai benissimo. La tua amica non si è fatta sentire, quindi ringraziami di averti offerto questa possibilità. Non capita a tutti! »
« Certo, perché tu sei Zayn Malik dei One Direction e nessuno deve e può entrare in questa casa tranne... » gli diedi le spalle e stavo parlando facendo gesti con le mani che parevano prender forma di paperelle. 
« Ssh. » disse avvicinandosi a me e dandomi un bacio, un altro bacio. Stava diventando più dolce del miele, avrei dovuto comprare delle arance per farlo diventare 'aspro', ma non ero sicura che a Londra ci fossero agrumi di ottima qualità come in Sicilia.
Sentii il suo corpo poggiarsi sul mio e spingermi verso la parete più vicina. Era attratto dalle mie labbra o cosa?
Non so perché ma rispondevo ad ogni suo movimento con le labbra e le sue braccia avvolsero come una coperta la mia schiena, i suoi occhi erano molto probabilmente chiusi come i miei ed io finii per circondargli il collo con le braccia. 
Sentivo il mio respiro sempre più pesante, poi un pizzico sulle labbra mi fece sussurrare un "ahi" e lo sentii sorridere; accarezzavo i suoi capelli come lui sfiorava i miei. 
Cosa che mi lasciò sorpresa fu il fatto che non c'era alcun sapore né odore di tabacco. 
« Pensi di risolvere tutto così vero? » sorrisi quando si allontanò di qualche centimetro da me.
Lui rise ed io feci lo stesso, poi aggiunse: « Però piace anche a te! ».
Aveva colpito in pieno il mio punto debole. Non risposi, mi limitai a sorridere. Sorridere, come sempre. 
Abbassai lo sguardo e spostai una ciocca dei capelli dietro l'orecchio: « Dovrei andare... » dissi.
« Pranza qua, c'è qualcosa in frigo! » esclamò avvicinandosi alla cucina, poi continuò: « C'è del... della pizza avanzata! Uhm, meglio di no. Possiamo mangiare al Mc Donald's! ».
« Pensavo volevi dirmi Nando's... » sussurrai a me stessa, mi parve che lui lo avesse sentito e lo scorsi sorridere scuotendo la testa.

Mangiammo silenziosamente, non c'era molto da dire, forse anche io cominciavo a chiudermi - in senso metaforico, eh?! - e capivo cosa provava lui. L'affetto era reciproco e lo dimostravamo nel migliore dei modi, poi venivano ad entrambi dei ripensamenti, ma a lui sembrava non importargliene, non dei baci, no.
« Buon lavoro, allora! Ehm... » 
Ti passo a prendere più tardi? pensai mi dovesse dire. Ciò mi sarebbe convenuto, anche perché dovevo chiedergli una cosa, forse più cose. Dovevo chiarire tutte le domande che avevo in mente, ma prima di tutto dovevo incontrare Martina. Non si faceva sentire da troppo tempo - una sera ed un'intera mattina, sì... troppo tempo, per me -, dovevo chiamare i miei genitori ed avere notizie di Rob, quindi non ero del tutto convinta di un altro nostro incontro di quella giornata.
« ... ci sentiamo, a domani! » questa volta aveva specificato il giorno, non era un "ci sentiamo" e stop, era un "ci sentiamo, a domani"!
Scesi dall'auto, feci il giro e l'istinto fu più forte dell'animo dolce - anche se iniziai a sospettare che avevo invertito le altre 'due me' più piccole che apparivano sulle mie spalle quando dovevano consigliarmi qualcosa-  che mi diceva di non farmi sedurre. Gli diedi un leggero bacio sulle labbra.
« Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Siamo amici. Obbiezioni? Sì, provo qualcosa di più non da oggi, non da ieri, forse da sempre. » ripetei in mente percorrendo il vialetto che mi avrebbe portato alla porta dell'ufficio.


cause everything you do is maaagic! BONSOIR! COMMENT CA VA? BIEN, POUR MOI! ALLOWA, COMINCIO A PARLARE ITALIANO CHE E' MEGLIO... LO AVETE VISTO IL PAPA? SA DI SIMPATICO, lol. COMUNQUE, ANDANDO AL CAPITOLO... VE PLASE? IO PALLALE MALE, IO NO SAPELE LINGUE! lol. MALIIIIK AND EEEEMMA! OKAY, E' STATO FIGOSO SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, IL BELLO E' CHE LE IDEE MI VENGONO DURANTE I COMPITI DI MATEMATICA IN CLASSE, lol. FATEMI SAPERE, OKAY? 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 28
*** Twenty-eighth chapter. ***


MEMORIES
Twenty-eighth chapter.


Le parole "a domani" sembravano non essere mai esistite, e forse sarebbe stato meglio in quel caso. Non vedevo Zayn da troppe ore e cominciavo ad essere ansiosa.
Forse mi sto affezionando troppo a lui, pensai mentre Mart parlava al telefono con Luke.
Le uniche parole che afferrai quando parlammo per una decina di minuti senza interruzione furono: "anello", "casa da soli", "festa organizzata", "lo amo".
« Non è bellissimo? E non voglio pensare a quello che mi darà come promessa di matrimonio! E' un ragazzo adorabile! » esclamò la mia migliore amica appena terminò la telefonata e mostrandomi l'anello che portava nell'anulare: era semplice ma sfavillante. Per un giorno intero aveva parlato con il suo moroso senza neanche vederlo, non mi rivolse molte parole fino a quel momento; cominciò a spiegarmi tutto nei minimi dettagli improvvisando due personaggi: lei e Luke. Stava recitando, ed in un modo fantastico, perché? Perché era reale, infatti lei era adatta per il mondo dello spettacolo, glielo si leggeva negli occhi, nei suoi movimenti, persino nella sua risata contagiosa.
« Martina, cerca di pensare anche alla tua carriera! E' ovvio che avere una posizione sentimentale stabile è un'ottima cosa, ma tu devi pur trovarti qualcosa da fare! Certo, lavori in una scuola... ma d'estate e non è un posto sicuro! So che hai ottime capacità e penso che potresti diventare qualcuno di importante, perché non ti informi con qualcuno per partecipare a dei corsi con i quali potresti ottenere delle parti da copione? Io... io... io potrei informarmi con Zayn, così ti faccio sapere! »
Per la prima volta mi sembrò di pronunciare il suo nome quasi sentendomi libera di un peso. Come se dovevo tirarlo fuori, perché non era un segreto quello che stavo vivendo.

« Emma, apri tu o io? Hanno suonato alla porta! »
« Arrivo! » gridai dalla cucina. Erano già le diciannove e cominciavo a sentire i primi lamenti intestinali a causa della fame.
Di corsa mi diressi alla porta e prima che la aprissi del tutto, sentii dirmi: « Te lo avevo promesso! ».
Smoking, capelli ben sistemati, occhi più attraenti del solito. Un ragazzo mi stava accecando con la sua bellezza e gli elefanti che saltavano dentro il mio stomaco, mi stavano uccidendo.
Vedendo Malik conciato in quel modo pareva fosse ritornato da un battesimo, un matrimonio o una cosa del genere, quindi cominciai a ridere osservando dall'alto verso il basso che io, al contrario suo, sembravo una vagabonda a causa della tuta che indossavo. 
« Ti do trenta minuti, vestiti e vieni fuori! » mi disse facendomi l'occhiolino. Emma, non svenire.
Quando chiusi la porta alle mie spalle feci un sospiro, poi mi diressi verso Martina: « Cosa indosso? Che metto? Non ho nulla! Mezz'ora è esageratamente poca per io potermi preparare! ». Cominciai a girovagare per la casa mentre aspettavo una risposta dalla mia migliore amica e lei mi indicò semplicemente il bagno. Ciò stava a dire: "Ai vestiti ci penso io, tu lavati e truccati!".

Ero pronta. Lasciavo addirittura una scia di profumo quando camminavo! Mart mi prestò un suo vestito abbastanza aderente e di un bianco splendente. « Ti dona! » mi disse. 
Raccolsi i capelli in uno chignon cinto da un nastro dello stesso colore dell'abito e portavo ai piedi delle ballerine. Avevo lasciato che delle ciocche di capelli semi-mossi cadessero sulle mie spalle. Mi ero truccata leggermente e mi sentivo fresca, come se fossi immersa nell'acqua gelata dell'Artide.
Quando abbandonai l'appartamento alle mie spalle ed attraversai il giardinetto che era davanti ai miei occhi, vidi il viso di Zayn schiarirsi con un sorriso sulle labbra. 
Mi sembrò che avesse mimato « Sei bellissima! » e quando fui vicina a lui ne ebbi la certezza. Ma... che fine aveva fatto la sua giacca? Perché era rimasto in camicia e... e pure un po' sfibbiata? 
« Che fine hanno fatto i tuoi vestiti? Lo smoking, intendo! Perché questi semplici pantaloni? Non dovevamo andare... » pensavo dovessimo andare in qualche luogo 'elegante'.
Mi bloccò. Con una mano sfiorò la mia spalla nuda e poi la sentii bloccarsi sulla mia schiena facendomi trasalire, con l'altra, invece, mi incitò a fare silenzio e in seguito anche a salire in auto.
Per tutto il tragitto non mi rivolse una parola, stessa cosa valeva per me che stavo pensando a tutto ciò che dovevo domardargli: ovvero i punti interrogativi irrisolti che si sviluppavano pian piano.
« Arrivati! » 
« Ed io? » dissi indicando il mio abbigliamento che si differenziava di un miglio dal suo! 
« Su, avvicinati! »
Obbedii anche quando mi fece cenno di dargli le spalle: sciolse lo chignon che avevo fatto e il nastro che lo cinceva lo legò al mio polso. I miei capelli semi-mossi sarebbero diventati lisci nel giro di una decina di minuti, era certo.
« Adesso sei più che perfetta! » disse avvicinandosi a me per darmi un leggero bacio sulle labbra che mi fece avvampare.

Di corsa scendemmo dalla sua automobile e come dei ragazzini alla festa di fine liceo in ritardo, ci intrufolammo in un buco dal quale non mi andava di passare. 
« Dài, vai per prima tu! »
Quella frase mi fece imbarazzare: « No, tu! ».
« Su, non devo guardarti! »
« Prometti che ti giri! » gli dissi puntandogli l'indice in viso e dopo lui incrociò le dita dando un bacio ad entrambe le parti. 
Quando uscii fuori da quell'inferno tubolare, colori sgargianti come il fucsia illuminarono il mio volto, poi saltai in aria quando, dopo pochi minuti, sentii Zayn cingermi i fianchi. 
« Pronta per la festa? » io sorrisi e feci cenno di "sì" con il capo. 
Mi aveva portato in discoteca, non si era preoccupato di coprire il suo viso, né il mio. Lì nessuno lo pensava ed anche se fosse, sotto quella musica dovevamo preoccuparci solo uno dell'altra e viceversa.

Alzavamo le mani in aria per ballare, saltare, scatenarci. Tutto ciò che era intorno a noi era come invisibile, erano importanti le nostre risate e gli sguardi che ci scambiavamo. Solo una volta mandammo giù un alcolico - di cui non ricordo il nome -, ma fortunatamente non ci fece alcun effetto. 
Erano passate quattro ore da quando ci eravamo intrufolati lì dentro, senza neanche pagare il biglietto d'entrata. 
Quando uscimmo fuori continuavamo a ridere e tevevo la testa poggiata sulla sua spalla e le dita della mano destra incrociate con le sue. Sentivo il fuoco di un'intera serata passata con lui e immaginavo che ancora non fosse finita. Mi spiegò che sarebbe rimasto lì se solo non fosse stanco dopo duecentoquaranta minuti di monotonia nei movimenti. 
« Preferisci andare a casa o dormi da me? »
« Spero non sia diventata un'abitudine! » dissi continuando a ridere. Sono ubriaca? mi chiesi. No, non potevo esserlo. L'ultima volta non avevo quell'aria 'allegra', quindi era solo un'esclamazione ironica quella che avevo appena pronunciato.

« Martina? Ci sei? » avevo deciso di chiamare la mia migliore amica-coinquilina e quel che sentivo dall'altra parte non era normale. Non fraintendetemi, c'erano solo dei sussurri che sembrava incitassero Mart a far sì che la chiamata terminasse al più presto.
« Lu, zitto! » Luke? Lo chiama "Lu"? « Emma, scusa... ci possiamo sentire più tardi? »
« Ma... » neanche il tempo di domandarle cosa le era successo, che *puff* la sua voce era svanita.
« Quindi? » mi chiese Zayn. In quel momento cominciai a pensare, avevo capito, ma non volevo crederci.
« Va bene, vengo con te, ma dobbiamo dormire in camere separate e non mi devo svegliare né addormentare con te accanto. Okay? Okay. »
« Perché tutti questi ordini? Non ti farei mai del male... » mi domandò ridendo. Cosa c'è da ridere? 
« Non voglio illudermi. » Boccaccia, sta' muta. Non devi fiatare!
« Di cosa dovresti... illuderti? »
« Uhm... su, andiamo a casa che comincio a sentire freddo! Qua a Londra c'è un'aria piuttosto fresca anche d'estate! Ah, dimenticavo... puoi prestarmi un tuo libro? Come un uragano, mi pare che si chiama! » ero passata da un discorso all'altro, non avevo voglia di rispondere a quella domanda anche se pensavo intuisse lui stesso la risposta. 
« Sì, ma comunque sono di mia sorella... non leggerei mai quei generi! » con quelle parole ebbi la risposta ad una delle mie domande, good.

Aperta la porta d'ingresso entrammo e mi accomodai sul divano del salotto riprendendo a leggere il libro che era rimasto lì dove lo avevo poggiato il giorno prima. Lui salii al piano superiore e dopo pochi minuti lo vidi scendere in canottiera. Vuoi farmi morire? 
« Ho visto il film un po' di anni fa, mi sono emozionato. Parla di... »
« Ssh, non voglio saperlo! Devo scoprirlo da sola! » esclamai arricciando il naso e facendo comparire una fossetta sulla guancia per via del sorriso che gli rivolsi. 
Dopo qualche secondo chiusi il libro e gli chiesi: « Posso farti qualche domanda? Non è a titolo giornalistico, so che ci odiate voi 'famosi' ma è una questione fra me e te! ».
« Noi 'famosi' - come ci chiami tu - non odiamo i giornalisti, ma i paparazzi esageratamente impusilvi; sono tutto orecchie! »
Presi un foglio che c'era sul tavolo e gli elencai una serie di domande scrivendole. La risposta l'avrei tenuta in mente, ma volevo che le sue parole scorressero una dietro l'altra senza l'interruzione della mia voce.
« Quella sera al ballo ero
 anche con gli altri della band, ci avevano invitato e c'erano altri artisti: attori, ballerini, presentatori, un bel po' di gente. Inizialmente non volevo andarci, sapevo che mi sarei annoiato, ma notai che non ero l'unico. Poi c'era Liam che ballava con la sua fidanzata, stessa cosa Niall. »
« Sono ancora fidanzati? Veramente ero rimasta a Louis e Liam: impegnati sentimentalmente, intendo, e... » c'era anche lui. Era fidanzato con un'altra cantante di cui non ricordavo bene il nome. Sapevo che Zayn aveva avuto molte storie con artiste famose e ciò comportava ogni volta una pugnalata al cuore, ciononostante non lo conoscevo all'età adolescenziale. 
« Ci seguivi ai tempi di x-factor? » io scossi la testa e lui continuò ottenendo un mio cenno d'assenso: « Ricordi Hannah? Hannah Walker? ».
Eccome se la ricordavo: bella e bionda. Sembrava perfetta per Louis, finché non si lasciarono.
« Qualche anno fa hanno ricominciato a frequentarsi e questo ha comportato una rottura con Eleanor, ma Lou non fa coppia fissa con nessuno. In quanto Liam sta con Danielle da un bel po' d'anni e Niall con una certa Gabel; comunque, ritornando al nostro discorso... ero con Harry quanto vidi una ragazza uscire dal portone: eri tu. Volevo chiederti di ballare per far svanire la noia che incombeva su di me, quindi quando finii di combattere contro la mia timidezza uscii fuori e dopo averti cercato, notai la tua chioma e la linea del tuo naso puntato al cielo per guardare le stelle: erano magnifiche. » lo sentii fare una pausa e i suoi occhi si posarono sui miei « Ti stai chiedendo di tutti quei baci, di tutti gli incontri e di tutte quelle cose che sembrano essere così distanti quando invece sono davvero capitate. Perché a me? ti sarai chiesta, lo so. La prima volta in cui ti avevo notato era da Alan Carr e quando svenisti osservai il tuo viso pallido e qualcosa dentro di me cominciava a battere più velocemente del solito: non capivo, però, se fosse paura o affetto. Ma non ti conoscevo e quella sera in maschera non sapevo che eri tu, però provavo la stessa sensazione di quando cercavo soccorso per aiutarti, lì, distesa per terra. Mi è passata per la mente la pazza idea di volerti conoscere, volerti frequentare. Lo rifarei anche adesso, sicuro. Ogni uscita fatta insieme, ogni sguardo incrociato, qualsiasi cosa che è accaduta fra noi sembrava di una magia assoluta, di quelle che non svaniscono e di cui non esiste trucco. Capii che non dovevo giocare coi tuoi sentimenti, non potevo prendermi gioco di te, perché non sei solo una ragazzina, sei di più. Quei baci erano diventati un modo per dimostrarti il mio affetto, ma percepii che non ti interesso. Vuoi solo divertirti, ne ho avuto la certezza fino a poco fa quando mi hai detto che dobbiamo dormire separatemente senza che io ti ordinassi qualcosa. Sai, anche io ci sono passato dall'amore-gioco ed è divertente. Solo che questo non mi sembra solo 'affetto', né 'gioco'. Io... »
Avevo capito cosa voleva dire. Aveva riassunto tutti i nostri incontri in quelle parole e quando parlava, teneva le sue mani strette alle mie senza lasciarle andare. Riuscii a vedere tutti i momenti passati con lui come dentro un film. Poco più di un mese ed eravamo così affiatati.
« Devo darti delle spiegazioni, Zayn. Ho un'intera vita da raccontarti e non bastano quattro parole. Ci vogliono forse intere ore per parlarne, per chiarire tutto. Beh, io non voglio divertirmi con te. All'inizio mi avevano avvisato di non avvicinarmi troppo a gente del tuo stesso livello, ma da quella notte io non feci altro che pensare a quel ragazzo che avevo sognato di avere accanto da tempo. Ti avevo avuto così vicino e sembravi essere svanito di punto in bianco, come da Alan. Quando avevo solo quattordici anni pensavo a come sarebbe stata la mia vita in futuro, poi conobbi un ragazzo e a quel punto pensai solo al presente. Solo a divertirmi. Ricominciai a fare progetti in un'età già matura e poi eccomi qui: giornalista in apprendistato. Non sapevo sarebbe successo davvero, 
il mio era solo un sogno. All'inizio non riuscivo a crederci di dover frequentare te e più cercavo di sembrare normale, più capivo che quella ragazza non ero io. Però, hai tirato fuori qualche parola che non dovevo dire, quanche indizio che ti sarebbe stato utile. Non posso farci nulla, ma è nella natura di ogni uomo e donna innomorarsi e da quando vidi la tua sagoma scura dietro quella maschera ad adesso, so che non ho più bisogno delle domande che devo farti, perché so abbastanza di te e quel che devo sapere non devo chiedertelo io, ma lo scoprirò giorno dopo giorno, anche se non dovessi più frequentarti. Devi scusarmi se mi sono fatta fraintendere e se ti ho frainteso, ma ho scritto ciò che mi hai chiesto guardando Londra dall'alto. Ho scritto i nostri momenti più importanti. » 
Quando terminai di parlare una lacrima mi rigò il viso. Una lacrima dolce, una lacrima d'amore. 
Le sue mani si spostarono sulla mia schiena e fecero sì che mi avvicinassi a lui. Finimmo per abbracciarci e poi ci addormentammo una accanto all'altro su quello scomodo divano. 

« Ti amo. » sussurrò con le labbra poste sul mio capo. Io non risposi, ma gli strinsi la mano e alzai il mento per baciarlo come non avevo fatto prima: con la consapevolezza che questa volta eravamo sicuramente in due ad amarci sul serio. 
A quel pensiero sentii un brivido percorrermi la schiena, i peli delle braccia rizzarsi, il calore del suo corpo vicino al mio.
 

"Quella notte una lacrima mi rigò il viso, lo amavo anch'io e sentirmelo dire con quella voce, con quegli occhi sui miei, con quelle mani strette alle mie era indescrivibile. Non potevo giudicarlo perfetto, perché non c'era aggettivo per descrivere quello che provavo. Il suo respiro mi tranquillizzava. Io l'amavo, ne ero certa. Lui, così distante, si era rivelato vicino. Era umano, non un cantante; era un ragazzo prima di essere un cantante; era Zayn Malik, ed io lo amavo così. Ci era voluto del tempo per abituarmi a quell'idea, a quel sentimento che io stessa provavo. Però, quel tempo, principalmente sembrava essere tanto, ma mi resi conto che era poco. E se fosse qualcosa di precoce? Sarò pronta a salire anche su quel treno, per prendere il controllo di esso e ristabilizzarlo per chiedere chiarimenti, se l'amore non dovesse funzionare, sono sicura che incontreremo la vera nostra anima gemella. Perché esiste, perché io ci credo e sono convinta che sia lui."


baby you light up my word like nobody eeeelse! WHAT MAKES YOU BEAUTIFUL E' LA CANZONE DI CUI MI SONO INNAMORATA SIN DALL'INIZIO, QUINDI LASCIATEMI CANTARLA NONOSTANTE LA MIA SCHIFOSA INTONAZIONE! lol. ANYWAY... MI E' VENUTO IL DIABETE MENTRE SCRIVEVO, lol. COME VI PARE? E' TROPPO PRECOCE? E' VERO CHE C'HO MESSO VENTOTTO CAPITOLI PER ARRIVARE AD UN 'TI AMO', PERO' VOGLIO SAPERE SE E' TROPPO VELOCE IL PASSAGGIO DA IMPOSSIBILITA' A POSSIBILITA'! COMUNQUE, COSA VE NE PARE DI MART? EMMA? MALIK? LUKE? METTIAMOLI UN PO' TUTTI, NON SI SA MAI!
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 29
*** Twenty-ninth chapter. ***


MEMORIES
Twenty-ninth chapter.


« Perché sei andata via da me? Perché non mi cerchi più? »
« Rob, io dovevo trovarmi una sistemazione! Non potevo rimanere lì a studiare, sarei comunque partita ed ho trovato anche la possibilità di lavorare per tre mesi! Lo sai benissimo! »
« Sì, ma adesso stai con lui! » ero rannicchiata per terra mentre Roberto gridava e mi prendeva a schiaffi.
Diceva di aver resistito per troppo tempo, di odiarmi, di non volermi più vedere... ma prima avrebbe messo una fine alla mia anima.
Sulle mie braccia comparivano macchie rosse con la forma delle sue mani, i suoi occhi erano sgranati dalla rabbia la sua mascella serrata. 
Io? Piangevo a dirotto, tenevo il viso fra le mani e non sentivo più la schiena. Gridavo dal dolore per liberarmi di esso, ma nulla. Ero rinchiusa in quella stanza bianca macchiata dal mio stesso sangue, con lui. Le mie lacrime erano calde e riuscivano a riscaldarmi quando poggiavo le mani per terra e sentivo il ghiaccio sotto di me. 
I suoi occhi parevano diventare viola e non riuscivo a vedere i suoi capelli che parevano mimetizzarsi con ciò che avevo intorno. 
Continuai a gridare per il dolore, a dirgli che gli sarei rimasta accanto, lo avevo promesso a me stessa e così mi addormentai.

*   *   *

« Emma che è successo? » mi disse Zayn quando di scatto mi sollevai dal divano respirando pesantemente. Avevo avuto un incubo, un orrendo incubo
« Nulla, s-stavo sognando. »
« Un brutto sogno, direi... hai gridato tutto il tempo e non smettevi di dire 'Rob'? Chi è? »
Il mio respiro affannato cominciava a ritornare normale, ma avevo ancora in mente quelle scene. Eppure Roberto non mi ha mai toccato, non mi ha mai fatto del male. Perché quell'incubo? 
« N-nessuno. » dissi voltandomi verso di lui. Gli stavo mentendo e mi sentii in colpa. « La verità è che non ho voglia di parlarne... », conclusi.
Lui annuì, sollevandosi leggermente dal divano e si avvicinò a me dandomi un leggero bacio sulla fronte.
« Quando vorrai parlarmene, sarò pronto ad ascoltarti! »
« Grazie ma... » Sai se a Londra ci sono ottimi medici che potrebbero garantire qualcosa? mi aveva chiesto mia madre riguardo l'argomento del cancro di Rob qualche giorno prima « conosci qualche dottore? Non so, qualcuno che si occupi di... di tumore? ». 
Lui mi guardò stranito. Avrei voluto mettere in chiaro molte cose in quel momento ma non era il caso, forse più in là.
« Ehm, ne conosco qualcuno, sì! Vuoi il biglietto da visita? » io annuii, così lui si alzò delicatamente da quel divano come se non avesse alcun dolore alla schiena mentre io cominciavo a sentire le prime fitte.
Dopo qualche minuto lo sentii arrivare. Avevo il viso fra le mani e stavo ripensando a ciò che era apparso nella mia mente. Che orrore, pensai.

Facemmo colazione normalmente, non come due ragazzi che si erano rivelati un sentimento, solo come amici. Lui non mi chiamò in nessun modo particolare, così io potei stare a mio agio in quella casa. Dovevo chiedergli un altro favore, e questa volta riguardava Mart, la sua carriera
Ero diventata troppo altruista quella mattina: volevo togliere qualsiasi peso avessi addosso, così quando sarei arrivata a casa avrei riferito tutto a coloro a cui dovevo un favore.
« Scusa se te lo chiedo, so che non te ne può fregar di meno, ma... conosci anche qualcuno che potrebbe occuparsi di teatro? » feci una smorfia quando glielo domandai, mi sentivo strana.
« Perché tutte queste insolite domande? Forse ho esagerato ieri sera, non dovevo... però erano giorni che pensavo di dirtelo! » io lo feci tacere poggiando l'indice sulle sue labbra e gli sorrisi. Gli spiegai di Mart, ma non riuscii a pronunciare nulla riguardante Rob, quello sarebbe rimasto un mistero per lui.
« Beh, dovrei chiedere a Liam. Danielle è una ballerina e quindi rientra nel mondo dello spettacolo, potrebbe sapere qualcosa! »
A quel punto mi diedi una pacca sulla fronte! Che demente che è,  c'è Luke! Può chiedere a lui! 
« Senti, oggi hai impegni? Non saprei... »
« No, perché? »
A quel punto mi bloccai a fissare le sue labbra macchiate dal caffè che aveva preparato e così mi misi a ridere; lui si leccò le labbra, o meglio... i baffi - che non aveva, ma l'espressione funziona meglio con 'baffi' - e poi aggiunsi: « Mi accompagneresti a casa per cambiarmi e poi... beh, ti andrebbe di uscire? Anche se in tardo pomeriggio dovrei raggiungere la redazione! ».
Per la prima volta glielo avevo proposto io, il coraggio non sapevo dove l'avessi trovato, forse perché volevo allontanare per un po' i miei pensieri su Rob che mi avrebbero afflitto quella sera.

Ci trovavamo nella periferia londinese, non sapevo con precisione il luogo perché ancora non sapevo orientarmi. Ci tenevamo per mano, non parlammo quasi mai, aspettavamo solo che il vento si poggiasse sui nostri visi permettendoci di improvvisare un volo che non avrebbe mai preso vita. Camminammo per ore ed ore ed ad ogni dieci passi qualcuno chiedeva l’autografo ed io staccavo la mano da quella si Zayn.
« No, ti prego. » disse quando un gruppo di ragazzine si avvicinarono a noi ed io cercai di ritrarre la mano dalla sua « Prima o poi lo dovranno sapere! », concluse sorridendo.
Non era successo nulla di particolare, eccetto il fatto che percepivo un nervosismo enorme da parte di Zayn dopo un bel po' di tempo che cercavamo di stare da soli.
Disse che non sopportava che la gente invadesse la sua privacy ogni cinque secondi, eppure faceva quella vita da tempo! Provai a calmarlo offrendogli qualcosa da mangiare per strada, ma non bastò.
« Vorrei poter sapere che fossi tutta per me, ed invece non lo sei come io non lo sono per te. »
Quella frase mi lasciò a bocca aperta. L’animo bianco – che avevo anche giudicato perfido – sussurrava “stronzo” nella mia testa, l’altro non era comparso.
Perché deve essere stronzo?
Ha semplicemente detto che mi vorrebbe tutta per sé, pensai.
Effettivamente qualcosa che mi infastidiva c’era. Perché c’era una sfumatura di possesso? Odiavo quel verbo adoperato sulle persone ed anche se lui non aveva pronunciato quella parola, la sentivo nei paragi.
“Come io non lo sono per te”; Zayn non perdere la testa per me, ci sono milioni di fan che vogliono un tuo abbraccio, non essere egoista, ti prego!
Non risposi a ciò che mi riferì, quasta volta non ne avevo il coraggio, molto probabilmente.
 
Era il momento di andare a lavoro e la mia mente non smetteva di elaborare strani pensieri.
La parola "confusa" mi si addiceva alla perfezione.
Quando gli chiesi se poteva accompagnarmi a lavoro, non ebbi problemi di “resistenza” con lui. Accettò anche sorridendomi e ringraziando il cielo, i suoi occhi non catturarono i miei prima di scendere dalla sua auto. Nessun “ti amo”, fortunatamente solo un bacio in fronte che ricevetti da lui.
Quando entrai in redazione vidi il capo che produceva un ticchettio con le dita che sbattevano sul grande tavolo da lavoro. Notai la smorfia che mi riferì Andrew, senza parlare di Antonie.
« Penso che sai cosa dovrai fare adesso, no?! »
Io scossi la testa: ero puntuale e avevo tutto il lavoro che mi era stato assegnato il giorno prima pronto.
« Glielo spiego io! » disse il biondo.
 
« Cosa? » ero traumatizzata, non poteva essere vero, non doveva capitare ed invece… sì.
« Mi rifiuto di farlo, intanto fra qualche mese comincerò l’università e non mi interesserà più questo lavoro di merda! » gridai incazzata.
« Sai benissimo quello che succederà, è capace di tutto Wint! »
« Ma non posso scrivere un articolo sugli One Direction! Non potrò costringerlo a rivelarmi ogni cosa che questo foglio richiede! Non sono una spia! »
Ero nella merda più totale. Mi era stato chiesto di scrivere tre intere pagine su quella band. Perché proprio a me?
Andrew mi consigliò di obbedire alle parole del capo, avrebbe anche potuto parlare con il preside di Oxford per non accettarmi e quindi ciò voleva dire che non avevo scelta?! Era qualcosa di esageratamente prevedibile alla quale non potevo sfuggire con facilità ottenendo tutti i successi che volevo.
Dovevo seguire la scaletta di ‘questions’ scritte su un foglio che mi venne consegnato poco dopo. Tutto perché?
« Ecco, guarda qua! » mi disse Mr. Wint dopo avermi avvisato su alcuni particolari che anche Andrew aveva già evidenziato.
“Zayn Malik: cotta o amore?”, lessi, poi continuai: “Queste foto riportano il giovane cantante britannico mano nella mano con una fanciulla con la quale si pensa sia impegnato sentimentalmente…”.
« Ma lui non è nessuno per me! » mentii urlando e buttando il giornale per terra. “Mirror daily”.
Mi ritirai nell’ufficio che mi avevano creato i miei compagni di redazione, ero nervosa, avevo bisogno di piangere e così mi sfogai nascondendo il viso fra le mani come in quell’incubo.
Perché quando tutto sembra così perfetto, poi c’è sempre qualcosa che deve rovinare quella pace? Perché?
 
Forse sarebbe stato meglio porre fine a quel rapporto sin dai primi saluti. Però, come potevo? Avevo capito che contro di me c’erano due destini assurdi che continuavano ad amarsi nonostante combattessero con tutto quello che gli stava attorno. Mi sentii morire quando riflettei nuovamente su ciò che provavo per lui ed un mal di stomaco, che non fosse causato né dalle farfalle né dagli elefanti, mi colpì.
« Ti porto una tazza di camomilla! » mi disse Andrew dopo un’ora che ero rinchiusa nel mio buco.
 
« In qualche modo immaginavo succedesse qualcosa del genere. La stessa richiesta non è stata fatta solo a te, anche a Bella: solo che lei frequentava un attore, tra l’altro non inglese… Jeremy Sumpter. Io conobbi Bella prima di diplomarmi, seguivamo lo stesso corso di letteratura e quindi eravamo diventati buoni amici anche perché molte volte le davo ripetizioni. Insomma, ci divertivamo. Il suo sogno era quello di diventare qualcuno nel mondo dello spettacolo » a quella parola ogni pensiero che mi passava per la mente era riferito a Mart « ma rinunciò quando il padre - giornalista da anni - morì. Dunque, viveva frequentando scuole di lettere ma con il sogno di diventare un’attrice ed infatti quando Jeremy venne in Inghilterra fu lei che dovette intervistarlo per il giornalino della scuola. Ciò che venne fuori? Beh, fu un articolo indescrivibile, chissà se ne parlano ancora da qualche parte! Comunque, si era conquistata la fortuna di partecipare ai provini del nuovo film e così cominciarono a parlare da ‘conoscenti’ fino a fare coppia fissa. »
A quel punto deglutii, poi sentii continuarlo: « Si frequentavano da mesi, lei aveva già ottenuto qualche parte teatrale, non ancora cinematografica, ed a sconvolgere la sua vita fu anche la morte della madre. Così abbandonò tutto quello che aveva costruito insieme al celebre attore e ricominciò a studiare per ottenere un titolo giornalistico. Poi? Beh, si laureò ed eccola qui. Aveva ancora i capelli del colore naturale, non si truccava eccessivamente - nel senso: non riempiva le palpebre di nero -, stava meglio di adesso. Parlò più volte di Sumpter come un ottimo compagno, una cura a tutti i problemi che le si erano posti davanti alla punta del naso, e fu così che il capo le chiese di creare due o più colonne di articolo sul suo moroso. Lei cercò in tutti i modi di ribellarsi, ma i ricatti erano eccessivi e quindi dovette rinunciare anche a lui. »
Quel racconto mi scosse. Non sapevo cosa fare, di certo non avrei mai rinunciato a quell’amore, ma all’università? No, neanche a quella.
 
Arrivai a casa sfinita: occhi gonfi, mani gelate, schiena a pezzi.
Eliminai immediatamente dalla testa ciò che mi serviva per completare i ‘favori’ che dovevo a Mart e a mamma, e così chiamai quest’ultima riferendole il numero di telefono che era impresso nel bigliettino da visita che mi aveva dato Zayn. A quanto pare, però, non era più tanto interessata la famiglia di Rob, mentre Martina davanti alle mie parole sembrava sciogliersi.
« E’ già un grande passo! Non pensi? »
« Certo. » risposi con tono neutro, forse quello non era momento per poter parlare di ‘gioia’.
 
Quando mi addormentai fui finalmente sola, io con il sonno, io con la stanchezza. In quel mondo non avrei avuto bisogno di nessuno, né tanto meno della paura. 


everything about you you youuu! SALVE PIPOL, DOPO UN PO' DI TEMPO HO SCRITTO QUESTO CAPITOLO CHE AVVISO "E' DI PASSAGGIO"! SO CHE E' VENUTO UNA MERDA, MA VALEVA LA PENA SCRIVERLO, ALTRIMENTI... BOH! VOLEVO AVVISARMI CHE MI E' VENUTA UN'IDEA GENIALE, E SE DICO GENIALE... E' GENIALE! AHAHAHAHAHAHAHAHAH. NON SO QUANDO LA SVILUPPERO', VORREI SCRIVERLA AL PIU' PRESTO, MA NON PRESTISSIMO! COSA VE NE PARE DEL CAPITOLO? FATEMELO SAPERE! AH, ANCORA DOVETE SCOPRIRE TAAAANTE COSE MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH. 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 30
*** Thirtieth chapter. ***


MEMORIES
Thirtieth chapter.


Erano passati più di tre giorni da quando entrai in redazione. Mr. Wint mi aveva lasciato libera per qualche giorno per cominciare a lavorare sull’articolo, il problema? Non riuscivo a trovare qualche argomento da trattare, anche già preso in considerazione in passato. Almeno così, mi aveva consigliato Andrew. Insomma, dovevo avere il coraggio di estrapolare qualche notizia da quella band, solo che... dove lo trovavo? Intanto comincia a fare un giretto sul web, ma quella mattina non ne volevo proprio. Ero esausta a causa del giorno prima passato con Mart in giro per i negozi, nervosa per l’articolo, pensierosa per Rob. E per Zayn?


« Posta! »

« Posta? »

« Emma, c’è una busta sotto la porta! »

Pensiero numero uno: lettera d’amore da parte di Luke;

pensiero numero due: lettera - okay, lo dico... - d’amore da parte di Zayn.

Mi strofinai gli occhi prima di catapultarmi davanti alla bianca porta d’ingresso e fra uno sbadiglio e l’altro mi chinai per prendere quella tipica busta bianca con... un sigillo rosso di cera-lacca.

From Oxford;

for Emma Ceraulo.

A quelle parole mi sentii morire. Mi diedi un pizzicotto sulla guancia, morsi la lingua, strofinai nuovamente gli occhi ormai rossi e *puff*, tirai fuori ciò che era contenuto lì dentro.

“Dear Emma,

your proposity for the university was accepted by your new teachers.

In September you will come here to study:

subjects of litterature and other subjects like French.

We hope for you,

congratulations.

Mr. Malik.”

Malik?

Aprii di scatto la porta e vidi quel demente ridere all’impazzata.

Gli diedi una pacca alla spalla e, ridendo anche io, gli dissi: « Sei solo uno scemo! ».

A questo punto lui si avvicinò a me per darmi il buongiorno con un bacio e così qualcosa di cartaceo passò davanti ai miei occhi.

Cercai di acchiappare quell’altra busta, ma non ci riuscii.

« Zayn! Smettila di correre! » gridai cercando di stargli dietro, finché non finimmo entrambi sul retro dell’appartamento a rotolare sull’erba: lui vestito normalmente, io con il pigiama con degli unicorni disegnati.

Lui mugugnò imitando il verso di quei poveri animali tutti colorati, ammesso che potessero essere chiamati ‘animali’.

« Emma che è successo? Stai bene? » mi disse dopo un po’. Avevo forse riso troppo e quindi avevo bisogno di una pausa per respirare o...

« Presa! » dissi alzando le mani in aria in stile: “we’re the champions”.

Scoppiai a ridere per l’ennesima volta rivolgendogli una smorfia che indicava il suo fallimento: « You’re a loser! » gridai andandolo ad abbracciare.

Lui mi permise di cingergli i fianchi e così voltandomi scorsi ciò che era scritto sul lato posteriore della busta.

Stesse scritte di quella precedente.

Uscii fuori il foglio che c’era di dentro e... stesse scritte?

« Quindi tu hai già aperto ques-... quindi io... »

Notai il suo capo fare cenno di “sì” e così mi resi conto che non stavo sognando. Nessun rancore, nulla. Solo voglia di saltare addosso alla persona che amavo di più al mondo e...

« Mio Dio, Zayn grazie! Grazie! » gridai baciandolo da entrambi i lati delle guance ed anche sulle labbra..

Gli ero saltata sul serio addosso dallo stupore, lui mi strinse forte e lo sentivo ridere mentre i miei occhi lacrimavano di gioia. La mia mente non andava oltre quell’abbraccio, non pensai a nulla tranne che a noi. Mi chiesi come fosse tutto così ‘reale’ anche se incredibilmente ‘lontano’ allo stesso tempo, ma non c’era risposta. Ero riuscita ad entrare al college!

Altro ostacolo? Dovevo fare un esame per poi poter seguire normalmente le lezioni.


Entrai a casa gridando, Mart mi venne immediatamente contro e quando mi vide con gli occhi gonfi e le guance rosse pensò fosse successo qualcosa fra me  e Zayn, quindi la scorsi stringere i pugni, ma rallentò subito la presa quando vide la cera-lacca con scritto ‘Oxford school’ nella busta che avevo in mano.

Ancora mi domandavo come aveva fatto Zayn a non rovinare la busta, ed a timbrare quella che aprii per prima nello stesso identico modo dell’originale. Ma che mi importava? Preferii rimanere all’oscuro di quel segreto, tutto doveva rimanere una sorpresa! Una delle più belle della mia vita.


Andò a finire che dedicai quella giornata a Zayn: gli dovevo un favore, anzi... molti di più e così gli proposi di uscire e che questa volta la tappa l’avrei scelta io.

Avevo anche una cosuccia da dirgli, e gliel’avrei riferita all’ultimo.

Ero al volante nella sua auto, sapevo guidare, ma non ero abituata a tenere fermo un volante che doveva essere comandato al contrario di quello del paese da cui provenivo. Patente o no, avevo sempre quella fatta in Italia. Valeva? Uhm, non sapevo dirlo. L’importante? Non causare la morte di nessuno e non fare incidenti.

Ringraziando il cielo, arrivammo sani e salvi a destinazione. Non in centro, non in periferia, eravamo lontani da tutti. Ricordo che ero andata in quel posto con mio padre e mia madre quattro anni prima. Avevo portato con me una cesta per fare una specie di picnic ma non c’era granché lì dentro, solo qualche sandwich preparato velocemente da Mart la quale negli ultimi giorni mangiava più del solito e ne era testimone il frigorifero sempre vuoto.

Parcheggiai l’auto e notai che ero capace di farlo, fui quasi sorpresa dopo mesi che non portavo un veicolo. Comunque, quando mettemmo i piedi per terra aprii lo sportellone posteriore e facendomi aiutare da Zayn presi tutto quello che poteva essere utile.

Notai che c’era una rivista un po’ mal’andata lì dietro, quando l’afferrai osservai l’immagine del ragazzo che amavo stampata sulla copertina. “This is a mistake? Depression.” furono le parole che riuscii a leggere prima che lui me lo togliesse dalle mani. Mi disse che aveva fame e con la coda dell’occhio notai quella rivista cadere in un sacchetto nero il quale era situato all’entrata del parco.


Mi ero distesa su una tovaglia bianca, che avevo portato da casa, facendo sì che il sole accarezzasse il mio viso, come quando andavo a mare. Sentii il calore da esso emesso riscaldare la mia pelle e dopo essermi appisolata per circa un’ora non vidi Zayn. Accanto a me non c’erano persone, quindi era improbabile che fosse andato a fare degli autografi da qualche parte. Mi misi sulle punte per trovare una chioma bruna ed appuntita, ma nulla.

« Boom! » sussurò qualcuno alle mie spalle facendomi prendere un colpo.

« Dove ti eri cacciato? »

Zayn sorrise e così mi mostrò un mazzo di denti di leone... i fiori, intendo.

« Mi ricordano quando ero piccolo e li cercavo sui marciapiedi per soffiarci sopra e poi far volare tutte le piume bianche esprimendo un desiderio. Ne ho presi un bel po’, ma tieni... soffiaci sopra. »

Credo ancora nei desideri, che essi si possano avverare, mi ripetei.

Soffiai e tanti piccoli semini bianchi volarono in aria.

Anche Jawaad fece lo stesso e poi finì per avvolgere il mio collo con il suo braccio destro.

« Posso dirti una cosa? » gli domandai osservandolo per bene, come quando ero sbronza in bagno posta sopra le sue gambe.

Lui mi fece cenno d’assenso e così mi avvicinai ancor di più a lui.

« Devo dirtelo da tanto tempo, ma non riuscivo mai ad aprir bocca per pronunciare tre parole, ogni momento è stato quello esatto, però adesso penso di possedere il coraggio per dirtelo: I think I love you? No. I know I love you! »


Gliel’ho detto, gliel’ho detto, pensavo mentre eravamo immersi nel nostro pranzo.

Era così bello pensarlo come un ‘moroso’, ma strano il fatto di averlo accanto per un giorno intero, come in passato ed in futuro.

Finalmente potevo dire di essere una coppia, ma non sapevo se lo eravamo definitivamente.

« Perché ti sei innamorato di me? »

« Te l’ho già spiegato, tu perché di me? » mi chiese ponendo le sue mani sui miei polsi per farmi distendere sulla tovaglia.

I miei capelli furono schiacciati dal mio capo e lui si avvicinò sempre di più, mi baciò per l’ennesima volta, ma questo era dopo un “ti amo”, dopo un’altro ed un’altro.

Sentii un pizzico di dolore quando mi morse il lobo dell’orecchio, uno di solletico quando le sue labbra si posarono sul mio collo.

« Perché sei diverso, ed io adoro tutto ciò che lo sia! Zayn, io ti amo perché tu sei te stesso! »


Il suo respiro muoveva leggermente i miei capelli quando era disteso accanto a me; quel respiro era piacevole come il vento sottile che va in viso in una calda giornata estiva.

Giurai che non avrei mai smesso di amarlo, quando guardandolo negli occhi lo vidi gioire dal profondo del cuore come. Era bello, prezioso, inestimabile, proprio come un tesoro. Però non d’oro, né d’argento. Lui era molto più prezioso e per questo lo amavo: era raro.

LO AVETE VISTO IL BANNER? Asdfghjkl, DEVO DARE I CREDITI A: @infinitjve GRAZIE BELLA! IN POCHE PAROLE LO DEVO INSERIRE IN ALTRI VENTISEI CAPITOLI, PERCHE' SE NON SBAGLIO NEI PRIMI TRE L'HO GIA' MESSO!
DOPO NON SO QUANTI GIORNI ECCOMI QUI CON QUESTO CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA ANCHE PERCHE' L'HO SCRITTO PIU' DI QUATTRO VOLTE ED ALLA FINE HO CAPITO CHE SE NON LO SCRIVEVO SU DRIVE - DOVE I FILE SI SALVANO ANCHE SE NON METTI 'SALVA' - NON POTEVO SCRIVERE NADA A CAUSA DI UN GUASTO CHE CONTINUA A PRESENTARSI NONOSTANTE ABBIA PORTATO IL PC A RIPARARE. ANYWAY, COSA NE PENZZZZZATE? CON LA ZZZZETA! AHAHAHAHAHAH. ANYWAY, VADO A SCRIVERE L'ALTRO CAPITOLO, DEVO FARMI PERDONARE, QUINDI CERCHERO' DI POSTARLO ENTRO OGGI, ALTRIMENTI SE NE PARLA MERCOLEDI', PERCHE' DOMANI PARTO, uff. CIAAAAAAAAAAAAAAO!  
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 31
*** Thirty-first chapter. ***



MEMORIES
Thirty-first chapter.


« Hai cominciato a scrivere l’articolo? Sai, fra poco quei ragazzi partono! » mi gridò contro Mr. Wint dopo più di due settimane dal “ti amo” che avevo pronunciato davanti a Zayn: negli ultimi giorni ci eravamo visti più spesso, ma ciò significava più foto in giro, più gossip.

Comunque, perché doveva essere così gentile da ricordarmi che cominciavo ad odiarlo? Il capo, intendo. Quante soddisfazioni mi diede? Nessuna. Tutte quelle che avevo ricevuto, le avevo ottenute da sola. Cosa feci dopo le sue urla? Serrai la mascella, arrotolai le dita in un pugno, buttai per terra la cartella che avevo in mano dove erano contenuti alcuni files ed anche io gridai qualcosa simile a « Vada a ‘fanculo lei e tutti i suoi articoli! » voltandomi di scatto e chiudendo la porta alle mie spalle.

Corsi in giardino con gli occhi lucidi, non per piangere, ma per la rabbia di abitare in un mondo di merda. Cambiare città non era necessario, né regione, né stato e molto probabilmente neanche continente. L’unica chance che mi rimaneva era quella di cambiare pianeta, forse morire. Ma fortunatamente quell’idea scomparve subito.


« Emma ritorna! » mi sentii gridare alle spalle quando ero già con le mani in tasca, simbolo che non avevo voglia di parlare.

Ad un certo punto mi voltai di scatto e questa volta le braccia stavano una sopra all’altra, beh... un calo di lessico: ero a braccia conserte.

Vidi Andrew trasalire al mio sguardo. Ero furiosa, si notava.

« Senti, non sono una macchinetta. Quei ragazzi sono umani, io sono umana. Se Bella ha voluto lasciare quel tizio, fatti suoi. Ho il mio carattere, strano per com’è, ma è il mio. Non mi posso fare comprare, non posso fare comprare le mie idee, né le mie opere. Che li vada ad intervistare l’uomo dal “non ho le palle, quindi voi dovete fare tizio, caio e sempronio”! ».

Mart mi aveva insegnato a gesticolare quasi come un’attrice. Solo che quel momento era così vero che ne volevo subito uscire, come se fosse una pellicola di un film ed io un pupazzo che viene tagliato subito di scena.


Lasciai quel momento alle mie spalle, non mi andava di pensarci. Se qualcuno voleva vendersi, di certo non ero io. Avevo acquistato il potere di dire ‘no’ da un po’ di tempo, lo dovevo tenere ben stretto, non volevo ritornare ad apparire “facile” ferendo prima me stessa e poi gli altri.

Quando arrivai a casa cercai di mantenere un tono tranquillo mentre ero alla ricerca di Mart.

Non in cucina, non in camera da letto, da nessuna parte, nemmeno in giardino.

Passai più volte davanti la porta del bagno ma non scorsi mai nessun’ombra che usciva dalla fessura che separava pavimento e porta.

Forse è lì, pensai. Così aprii la porta e la trovai coi capelli attorcigliati alle dita della mano sinistra e il mento tutto sporco di... vomito?

Quei pochi passi che bastavano per avvicinarmi a lei furono scattanti, le presi della carta per asciugarsi e le legai i capelli con una pinza. Non mi importava cosa avesse, in quel momento dovevo solo prendermi cura di lei come se fossi sua madre o sua sorella.


Aveva vomitato più di tre volte, poi quattro ed infine era arrivata oltre la settima volta.

Non aveva digerito?

E’ magrissima, e se soffre di bulimia?, pensai anche se quando vomitò davanti ai miei occhi non si mise nessun dito in bocca, né pressò lo stomaco.

« Cos’è successo? Che hai mangiato? » le chiesi quando si sollevò da terra e mi sembrò ‘stabile’ per rispondere alla mia domanda, anche se era in stile doppia-domanda.

Lei non mi rispose, solo che il suo viso pallido diceva tutto e non ci voleva molto a capire quello che le stava capitando. Volevo semplicemente sperare di sbagliarmi, solo questo.

Martina, intanto, si era data da fare con le pulizie, ogni tanto ritornava in bagno ed io non potevo dirle “smettila di pulire, riposati” che mi aggrediva con il suo sguardo, come avevo fatto io con Andrew.

All’inizio le diedi una mano, poi mi disse che doveva fare tutto da sola e mi ordinò di sedermi, così continuai la lettura del libro che mi aveva prestato Zayn e qualche volta fui interrotta dai suoi messaggi.

L’idea dell’articolo non mi passò per la mente, però non riuscivo a togliere gli occhi dalla mia migliore amica. Quindi abbandonato il libro ed il cellulare mi avvicinai a lei che aveva quasi gli occhi rossi come la punta del naso, come se volesse scoppiare a piangere.

Lo avevo immaginato ed accadde: Mart cadde fra le mie braccia e cominciò a singhiozzare quasi graffiandomi la schiena per la rabbia che teneva dentro.


Non la mollai mai, neanche in quel momento. L’avevo aiutata lasciandola stare a casa, l’avevo trattata come una sorella e più il tempo passava più mi rendevo conto fosse quella che non avevo mai avuto.

« E’ quello che penso io? » le domandai scorgendo il suo viso sollevarsi verso il mio quando le lacrime sembravano finite.

La carriera, il suo sogno, che fine faranno?, mi domandai vedendola annuire.

Perché era la mia migliore amica? Perché ci capivamo a vicenda, non avevamo bisogno di molte parole, solo quelle necessarie.

A quel punto la strinsi forte a me e quasi una lacrima mi scese dall’occhio.

Diciannove anni, solo diciannove.

« Sei sicura? »

Lei annuì.

Ma non è ancora presto per saperlo?

« E’ d-di L-Luke? » balbettai.

Annuì nuovamente.


Mi spiegò che aveva pensato più volte ad un rapporto che riguardasse azioni superiori con lui. Non le bastava una volta, no... aveva bisogno anche di una seconda ondata di piacere.

Le parole sono le stesse che mi pronunciò; non ero disgustata, era una bella ragazza, lui un affascinante ballerino, ma perché anticipare ciò?

Forse non sono stata chiara, ma si sarà intuito... Martina era incinta e le sue lacrime erano di coccodrillo. Avrebbe dovuto pensarci non “più volte” ma mille volte a ciò che stava facendo.

Cercai di tranquillizzarla, anche se cominciavo ad innervosirmi anche io.

Esistono delle precauzioni, pensai.

Avrebbe una vita intera per pensare a dei figli.

Forse quella non era la sua intenzione, come mi aveva detto lei voleva quell’ “ondata di piacere” che non aveva mai provato.

Ma non era una giustificazione, quella, per me.


Rimase accovacciata sul mio fianco per ore mentre io immergevo la mente nel famoso ‘pensatoio’ di Harry Potter.

Se solo fosse più responsabile.

Ma è responsabile, ha voluto solo giocare.

Giocare con il fuoco.

« Martina, puoi sempre... » non volevo dirlo, ma mi stavo autodistruggendo a ciò che mi era passato per la mente. Non è una bella cosa abortire, ma se fosse l’unica soluzione? « abortire! ».

« Lo terrò. » disse sospirando pesantemente.

« Luke lo sa? »

A quella domanda non rispose. “No, non lo sa”, mi avrebbe detto.

DOPO NON SO QUANTI GIORNI ECCOMI QUI CON QUESTO CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA!! E CHE DIRE... POVERA MART. COSA LE ACCADRA'? SORPRESAAA!  
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 32
*** Thirty-second chapter. ***


MEMORIES
Thirty-second chapter.


« Dài, mica ti uccide un ginecologo! »

« Ma non è ancora presto? »

« Fai un tentativo, hai già fatto il test quattro volte e spunta la striscia azzurra! »

« Vorrei sentirmi dire che è tutto un incubo. »

Presi di nuovo coraggio per dire: « Puoi sempre abortire! ».

Ma lei fortunatamente aveva sempre detto di no, per quest’altro motivo la stimavo.

Negli ultimi giorni mi ero presa molto più cura di lei, Luke era venuto qualche volta a casa e mai Mart gli volle parlare di ciò che le successe.

Prima il padre, adesso un figlio, pensai a tutte le sfortune che le erano capitate negli ultimi mesi.

« E’ il nostro turno, su alzati! » le dissi scattando in piedi.

Le sorrisi notando il suo viso esageratamente neutro. Se voleva tenere quella dolce creatura doveva pur trovare qualcosa di positivo e soprattutto cominciare a prendere una responsabilità che sarebbe durata per tutta la vita.


« Quindi? » domandai al dottore, il quale stette muto per qualche minuto prima di rispondere.

« Sì. La ragazza è incinta! »

Io sorrisi a trentadue denti, Mart fingeva di mantenere la calma ed il ginecologo ci porse la mano per congedarci.

« Sono incinta. » disse la mia migliore amica quando eravamo già fuori dall’ospedale « Ho diciannove anni. ».

« E quando pensi di dare la buona notizia a Luke? » forse esagerai con ‘buona’. Andava bene solo ‘notizia’.

« Non penso di essere pronta. A diventare mamma, intendo. »

« Hai solo paura, Mart. Un figlio è il regalo più bello che una donna potesse ricevere. »

« E se... andassimo in orfanotrofio? »

« C-cosa? »

Sperai con tutte le mie forze che non volesse affidare il figlio all’orfanotrofio, sul serio.

Quando arrivammo davanti il portone di quel luogo un brivido freddo fece sollevare i piccoli peli che coprivano le mie braccia e quando lo varcammo Mattew ci corse incontro.

« E’ da tanto che non venite, ci siete mancate! » disse con gli occhi chiusi e le braccia che avvolsero prima la vita di Martina, poi la mia.


Sembrava che la mia migliore amica cominciasse a ragionare: chiamò Luke per raggiungerci, doveva parlargli.

Erano passati troppi giorni da quando aveva pianto fra le mie braccia e non poteva aspettare ancora, forse il contatto con quei bambini giovava alla sua salute ed a quella del nascituro.

All’inizio lui aveva rifiutato, disse di essere troppo impegnato, poi Mart gli rispose motivando con solo tre parole - quattro, in inglese - quello di cui aveva bisogno. Neanche io ero pronta a ciò che pronunciò, così mi girai di scatto.

« Aspetto tuo figlio. »

Quel “tuo”. Quel “figlio”. Ma soprattutto quel verbo: “aspetto”.

Silenzio. Silenzio ovunque. Anche i bambini avevano smesso di giocare, anche le foglie di muoversi a causa del vento, anche io avevo smesso di respirare per qualche secondo.

Dall’irresponsabilità alla paura. Dalla paura alla fretta, riflettei.


Lasciai Mart e Luke - aveva capito che era opportuno raggiungerci - da soli, io me ne ritornai a casa.

Sentii mamma e papà e come al solito il discorso finii su Roberto.

« Non ci sono miglioramenti e lo riempono di medicine. Cosa cercano di ottenere? »

« Non lo so, si vedrà a Londra. »

Londra? Cosa? Non avevano detto di no?

« L-Londra c-che? »

« Lo devono spostare, le cliniche che ci sono qui sono troppo poco efficienti. »

« Ma a Perugia? Milano? So che lì ce ne sono di ottime! »

« Hanno contattato il dottore che tu mi hai consigliato... e Roberto vorrebbe anche vederti. »

« Sarò... felice anche io di vederlo, ma Sharon? Si è fatta sentire? » perché mi sono soffermata su ‘felice’?

« E’ sempre qui. Comunque, perché non vieni? »

Stavo detestando ciò che era rimasto di me in quella terra quasi tropicale.

« Lavoro. » dissi imitando il tono serio di mia madre.

Solo che non era questione di lavoro, c’era qualcosa che mi diceva che dovevo svolgere delle azioni - buone o cattive, non lo sapevo - lì, e mai me ne sarei dovuta andare.


Ero immersa nei mie pensieri: dovevo affrontare gli esami d’ammissione a scuola, forse scrivere anche un articolo, concentrarmi sul mio futuro, aiutare la mia migliore amica, cercare di essere una persona migliore, Rob e la sua malattia, mamma e papà, Andrew e tutti gli altri.

Che vita, sussurrai prendendo il cellulare fra le mani e componendo il numero di Zayn.


« Sei libero questa sera? » dissi come se non volessi essere sentita, ma aspettate... ero sola a casa!

« Perché parli piano? » mi rispose lui gridando.

« Tu perché urli? » risi aspettando una sua risposta.

Sunto della situazione? I need to go out, pls.


« Dove le ho messe le scarpe? Ah, eccole. Dio, ho i capelli di merda! No, dài così sono più sistemati. Ma perché sembro un dugongo? Martina apri la porta che hanno suonato! »

Martina?

« ‘Fanculo, sono sola. Sì, arrivo! » dissi saltellando da una stanza all’altra; mi ero ridotta a prepararmi negli ultimi dieci minuti di tempo che mancavano alle otto di sera. Mi ero persa nella lettura di “Come un uragano” e in qualche fazzoletto adoperato per le lacrime. Perché Sparks mi fa sempre piangere?

« Parli da sola? »

« Grazie per il libro! E’ fantastico, tua sorella ha bei gusti. »

« Parli da sola? »

« Oh, stavo cercando di sistemare i capelli, ma sai... quando sono lisci l’unica soluzione è lasciarli per come sono! »

« Emma? »

« Chi è morto? »

« Sono vivo. »

Avevo aperto la porta e neanche avevo degnato Zayn di uno sguardo, stavo solo cercando di sistemare i capelli e poi osservavo i miei piedi nudi applicandomi sull’unghia del mignolo che era viola sin da quando la padella mi cadde dalle mani. Ma parlo da sola? Ovvio, mica mi aiuta qualcuno!

« Sembri un morto... » dissi sollevando il viso verso il suo, corrugando la fronte e mettendo a fuoco l’immagine che avevo davanti. Che cazzo ha combinato? mi domandai scoppiando a ridere.

Lui si accarezzò il viso e poi sussurro: « Non sono più... ».

« Più sexy? No, non fai effetto. Sembri un barbone, però. Aspetta che cerco nella borsa qualche monetina! » neanche io sapevo se stessi scherzando o meno, poi aggiunsi: « Hai messo il mascara? ».

« Che hai bevuto? » disse ridendo.


Ci volle un’ora intera prima che smettessi di delirare.

Tutto quello era solo un aperitivo, eccome se scherzavo. Ciò che mi era sempre piaciuto di lui era il suo modo di condividere moments con me. Shut the door, così cominciava la canzone? Beh, una delle mie preferite.


Sono stata io a chiamarlo e lui mi propone di andare in un centro commerciale?

« Non è luogo di elemosina, qui... magari per strada! »

Okay... non faceva ridere. Ammetto che tutta quella voglia di scherzare mi venne a causa del mio nervosismo, solo che Zayn me lo fece passare, ma una risata dopo l’altra ci voleva. Avevo bisogno del suono armonioso della sua, delle leggere rughe che gli comparivano intorno agli occhi quando dilatava le labbra e gli zigomi prendevano una forma ben definita.

Sapete dove mi portò?

Hamleys, lessi.

Era un negozio di giocattoli, uno dei più gettonati di Londra.

Così, mano nella mano con un barbone, varcai l’entrata di quel posto incantevole.

Poteva essere banale, ma era carino.


Salimmo primo e secondo piano ed ogni orso che vedevo lo abbracciavo! Erano dolci, anche perché in alcuni c’era un pacchetto di monetine al cioccolato in omaggio. Qualche bambino mi guardava in modo strano, così gli sorridevo e andavo avanti. Cominciai a considerare, come aveva detto Zayn, che forse avevo bevuto qualcosa... vodka? No, nulla di nulla. Volevo divertirmi, e quel modo era ottimo!

Stavo girando fra cavalli di legno, bambole di pezza e soldatini.

Jawaad - ammetto che mi piaceva chiamarlo così, tutti lo conoscevano come “Zayn”, ma quel Jawaad era particolare, almeno per me - era immerso nel mondo dei ‘lego’ e quando mi avvicinai verso di lui notai che, come quando aveva la busta d’ammissione dietro le schiena, teneva qualcosa dietro.

Incrociai i suoi dannati occhi, quelli che mi colpivano ogni singola volta, ed il mio viso divenne serio all’opposto del suo che pareva essere bagnato dal sudore, come se avesse paura di qualcosa e che la stesse affrontando con difficoltà.

Le sue grandi mani coprivano uno... « Adoro quando una persona viene chiamata per nome, perché colei si sente importante per colui che la chiama, quindi cara Emma, sono pronto a qualsiasi risposta. Sarò pure un barbone, » a quel punto scoppiai a ridere e poi cercai di mantenermi « qualcuno che forse è amato in tutto il mondo, sono famoso, ma non mi importa di ciò che possa pensare la gente, a me importa ciò che sta nella tua testolina. ».

« Arriva al dunque Malik. » gli dissi incrociando le braccia al petto.

« Te ne comprerò uno migliore, ma questo è carino, non pensi? E’ fatto coi lego! »

Potete uccidermi? Miele everywhere. Perché tutti così dolci? Cosa hai mangiato, Zayn? La Setteveli?

« Mi stai facendo una proposta dalla serie: “Vuoi essere la mia fidanzata?”. » gli domandai sdolcinata.

Lui mi fece una smorfia d’assenso.


Stavo tremando.

« Non ci credo. »

Lo conoscevo da poco più di un mese, no? O da una vita? Erano passati sette anni ed in quel momento mi sentivo ridicola. Nel momento che avevo sempre desiderato. Tutto così lontano, di nuovo. Stavo sognando, ma cosa c’è di male nel sognare? No, era tutto vero. Lui era lì, davanti ai miei occhi, timido per com’era, introverso, ma attraente. Finto intellettuale, gentile, caloroso, fragile, dal volere essere forte.

Lo conosco fin troppo bene.

Deglutii un secondo, poi dissi: « Dici sul serio? O sono dentro un libro di Sparks? ».

« Sei solo dentro il tuo futuro libro. » mi rispose. Come faceva a dirlo?

« Io ti amo, ma non vorrei essere ridicola... »

« Di cosa dovresti esserlo? » perché queste risposte pronte?

« Se tutto stesse accadendo così in fretta? »

« E’ passato poco più di un mese e non ti sto chiedendo di sposarmi! » perché tutti queste dubbi? Nei miei pensieri ero sempre stata sicura di me stessa, riflettei.

A quel punto lui prese la mia mano e sentii una scossa che si aggirava fra vene ed arterie. Lui era la luce, l’energia o cos’altro? C’erano milioni di parole da paragonare a quell’angelo.

« Posso dirti di sì? Anche se è tutto uno di quei sogni da quindicenne e fra poco mia mamma verrà a svegliarmi... »

Lui mi sorrise e così sì concentrò sull’anulare della mia mano sinistra mettendogli una specie di anello rettangolare azzurro.

Poi vedendomi che lo osservavo meravigliata si avvicinò al mio orecchio e mi disse: « This isn’t our summer love, this is forever. ».

CON NESSUN "TROPPO TARDI" ECCOMI TORNATA! COME VI SEMBRA? DUNQUE, MARTINA? LUKE? AH, COSA PENSATE FARA' LUKE? COSA PENSATE DI QUELLA COGLIONA DI EMMA - sempre con il timore di fare la scelta giusta, tra l'altro -? SONOTROPPOFIGOMALIK? COSA SUCCEDERA' SECONDO VOI FRA ROB ED EMMA? OKAY, HO GIA' DETTO TANTO CHE SUCCEDERA' QUALCOSA, lol. BYEEE!  
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 33
*** Thirty-third chapter. ***



MEMORIES

Thirty-third chapter.


Era il giorno del mid-August, ovvero il Ferragosto italiano.

Un po’ mi mancava la tradizione della lunga dormita in spiaggia, con il sole splendente nel bel mezzo del cielo e di notte la luna che emetteva la luce più chiara e limpida del mondo insieme alle stelle, magari anche con qualcuna che lasciava una scia durante la sua caduta per esprimere un desiderio. Ma sapete perché ero lo stesso contenta? Perché la stella più bella del mondo l’avevo accanto.

« Che ne dici di alzarci? Faremo tardi in spiaggia! »

Era stata quella l’idea di Zayn sin dal principio: andare in spiaggia ad accendere un falò e molto probabilmente sarebbero venuti anche gli altri della band.

Ciò sembrava carino, ma occorrevano ben centoventi minuti per raggiungere il litorale britannico e sentire sulla pelle l’acqua salata del mare, quasi sicuramente, gelato.

« Ancora un altro po’, non ho voglia di fare sforzi! » mormorai affiancata a lui nel suo letto.

La sera precedente mi aveva invitata a casa sua e mangiammo sul tetto per osservare il cielo - dipinto di blu, sul serio. Why? ‘Cause a Londra c’è luce fino alle dieci di sera d’estate, non è magnifico? -, così rimasi anche a dormire.

« Sembri Biancaneve: carnagione chiara, capelli scuri, labbra rosee... »

« Tu, invece, sei il mio principe azzurro, anche se non sei biondo, né i tuoi occhi sono blu. » una fitta invase lo stomaco, come se avessi ricevuto un pugno, “sei il mio principe azzurro” erano parole adatte a Rob, con il suo fascino ariano, nonostante gli occhi verdastri.


Durante il tragitto cantammo tutto il tempo le canzoni di Bruno Mars. Sapevo che anche lui andava matto per la sua voce, come me, e sentire gli acuti di Zayn era come se dentro il corpo si scatenasse una guerra fra ghiaccio, fuoco e viceversa: il fuoco che scioglie il ghiaccio e quest’ultimo che raffredda il primo.

La sua voce soffocava la mia, le mie risate le sue, sembravamo tanto uguali ma allo stesso tempo diversi.


« Pronto ad entrare in acqua? Ho smentito tutte le mie opinioni sulla tua paura, c’mon! » gli gridai appena immersi i piedi in quell’acqua... beh, avevo indovinato, era gelata.

Come la prima volta mi morsi il labbro vedendo la sua maglia volare via e poi corse verso di me e la canzoncina di Baywatch - ammetto che qualche volta lo vedevo, ma doveva essere il più raro dei casi - cominciava a prendere vita nella mia testa.

« Penso che se dovessi bagnarti non potrebbe succedere altro che... »

« Non rischiarti! » ribattei più tardi del dovuto e già avevo la pelle d’oca sentendo la pelle inumidita, poi quando si allontanò nuotando a stile libero dissi: « Stronzo d’un pesce Malik, la pagherai cara! ».

Lo raggiunsi quasi affannata e trattenni un secondo il respiro prima di avvicinarmi a lui con la finta intenzione di baciarlo, così quando le mie labbra si scontrarono con le sue, cercai di farlo annegare facendo forze sulle sue spalle... ma nulla.

« Non mi freghi! »

Cazzo, pensai.

Mi stava tenendo per i fianchi e con lui tutto il corpo sprofondò in quella limpida acqua mentre le nostre labbra continuavano il loro gioco.

Appena ritornammo a respirare - cosa che avrei cominciato a fare anche se non fossi andata in apnea - un colpo di tosse interruppe il mio sorriso e poi anche quello di Zayn.

Ci voltammo all’unisono e Liam James Payne corse verso di noi tuffandosi, nonostante l’acqua bassa, in un modo spettacolare.


« Non ottenere lo sguardo della mia fanciulla, stronzo! » Zayn stava scherzando, si capiva benissimo, ed io scoppiai a ridere davanti a Liam come se fosse mio fratello, o qualcuno con cui ridere era spontaneo.

« La mia principessa non viene, devo pur ottenere un paio di occhiate! »

« ‘Fanculo Payne! »

La mia risata si fece più calorosa e così anche Liam cominciò a ridere con me, Mr. permaloso Malik aveva vinto e così ottenne l’uscita di scena del suo amico facendo sì che tutta la mia attenzione si rivolgesse solamente a lui..


Quando uscimmo dall’acqua cominciai a sentire freddo nonostante l’asciugamano che tenevo sulle spalle, quindi mi sdraiai per farmi riscaldare dai pochi raggi solari che riscaldavano l’atmosfera. Meno di un’oretta ed il cielo avrebbe cominciato a piangere, insomma mancavano sessanta minuti ad una tempesta, tutto prevedibile.

Comunque, invece di addormentarmi - com’era mio solito fare - ascoltai della musica e passando dai Muse ricominciai a pensare a Mart: la sua nausea era aumentata, non potevo mangiare formaggi né salumi e la voglia immensa di gelato la distruggeva ogni volta che non trovava una gelateria decente. La sua pancia a distanza di un mese era cresciuta di poco, le sue idee sul futuro di quel bambino erano solo uno scarabocchio nella sua testa, Luke? Si era occupato maggiormente di lei e pareva avere paura ogni volta che entrava a casa nostra. Non avevano cominciato a pensare ad un nome per quella creatura, non avevano trovato tempo per lei (la creatura futura a nascere, intendo), solamente quello di stare insieme a scherzare chiusi in una camera, e, sinceramente, ciò mi compiaceva soprattutto perché ero quasi certa che Luke non l’avrebbe abbandonata.


--- ---


“At 6 pm, i’ll be ready! U? Zayn, xx”

“Ehm, i’m ready now...”

“Better, come!”

“Perfect!”

“Like u :) xx”

“Love u <3”

Se si parlava di perfezione potevo mostrare alla gente che il mio... il mio fidanzato lo era, facendo semplicemente leggere le nostre conversazioni via messaggi. Adorabile? Yes. Romantico? Yes. Protettivo? No, iper-protettivo. Solare? Yes. Dalla lunga parlata? Yes. Cos’altro? Beh, se la perfezione non esiste come potevo definirlo? Indescrivibile?


« Mi sei mancato! » gli dissi saltandogli addosso non appena aprii la porta, lo ammetto... stavo spiando la sua camminata lenta dalla finestra della mia camera.

Lo sentii sorridere ed io divenni color... melanzana? Pomodoro? Quello di Pachino? Può darsi, ma non ero riuscita a trattenermi. Parevo una bambina che ha voglia di abbracciare il padre dopo una lunga giornata!

« Ci siamo visti ieri! »

« Ti vedo tutti i giorni, Zayn. Le vostre fan... oh, perdonami, le vostre directioners mi odieranno. » avevo fatto bene a correggermi, c’erano più che fan in quella famiglia, c’erano directioners: sognatrici pazze, spericolate, con un amore impossibile, ma nulla è impossibile.

« Ti odi? » mi chiese vedendo il mio viso abbassarsi e facendolo, non saprei, forse risplendere con il suo sorriso?

« No, penso di no. »

« Quindi sappi che c’è una directioner che non ti odia! »

« Non ho capito, perdonami... »

« Tu sei una directioner, lo sei stata fino ad ora e non ti odi. Emma, sei il mio sorriso, come potrebbero odiarti? »

« Tu sei tutto per loro; le ragazze, lì fuori, sperano in tuo “vuoi essere mia?”, però... sai che ti dico? Sperano di più in tuo abbraccio, in tuo “ciao”, in qualcosa che tu le rivolgi con amore, vero amore, ma non quello che provi per me, quello che provi per loro deve essere più forte, più vero, infinito. »

Lui non mi rispose, capì cosa intendevo dire, questa era un’altra fortuna: ci completavamo perché riuscivamo a capirci.


« C’mon babe, siamo arrivati! »

« Babe, babe, non sono un bebè! »

« Allora amore mio, quando vuoi tu possiamo scendere! » si corresse lui ridendo al mio lamento e poi io feci altrettanto.

Era il ventinove di agosto, ed un brivido gelato mi percorse la schiena al suo “amore mio”, un altro al tocco delicato che colpiva la mia schiena ogni volta che la sua mano mi sfiorava.

Indovinate un po’, ventinove di agosto... cosa vi viene in mente?

« Entrate! Oh, piacere, devi essere Emma! » aveva aperto la porta una splendida ragazza dalla carnagione né troppo chiara né troppo scura, con degli splendidi capelli ricci che le cadevano sulle spalle e degli occhi luminosi; Danielle.

Le porsi la mano e le sorrisi, sembrava anche gentile, beh... forse lo era.

Dunque, era il giorno del compleanno di Liam e non sarebbero mancati Louis, Niall, Harry e naturalmente Zayn. C’era anche Gabel - la fidanzata di Niall - a casa Payne e se non avevo capito male dovevano arrivare anche le sorelle del festaggiato e tutto il resto della famiglia.


Mi domandavo come Niall sopportasse Gabel: tipica ragazza ciarlatana, dagli occhi fuggitivi e con l’antipatica dote di parlare sempre più del dovuto, ma fortunatamente senza ottenere risultati. Anche Zayn se ne accorgeva e avvicinando le sue labbra al mio orecchio diceva sempre qualcosa che mi faceva ridere, ma forse ridevo anche per il solletico che mi provocava il suo respiro sulla mia pelle.

« Però è carina... e le piace mangiare! »

A quel punto guardai storto Zayn e lui scoppiò a ridere.

« Su, non mettere il broncio! E’ bionda, occhi azzurri, pelle dorata, è una meraviglia, ma... »

Questa volta non era broncio, era un super-broncio.

« Ma? »

« You’re perfect to me! »

« Don’t copy Ed Sheeran’s words, please. »

« But it’s really!»

Perché l’inglese rende tutto così magico?, mi domandai.


Ero seduta fra Zayn e Louis mentre stavamo vedendo un film. Horror? No. Romantico? No. Scherzo, non era un film, era tutta la vita del festeggiato ridotta in un cd, e per “ridotta” intendo ventiquattro anni in un’ora.

« Bullo. Guardate che coglione che rompe i... hai sul serio paura dei cucchiai? Liam, da quando ti conosco non ne hai mai rotto uno e qui... » sussurrò Lou fra lo sguardo inorridito e quello divertito.

« Li ha sempre rotti, buttati, ha mangiato le zuppe con le forchette! Dove sei stato tutto questo tempo? » intervenì Zayn.

Lou non rispose, sbuffò soltanto e così io risi notando la sua faccia da coglione.

Dio, non aveva mai perso la voglia di far sorridere gli altri, come se fosse quella la sua energia, quindi gli dissi: « Sai, ti stimo. ».

« Senti ragazzina, non ho bisogno dei tuoi... hai detto che mi stimi? Wow, Zayn, lo sai che la tua ragazza è fantastica? » il mio fidanzato si girò con una faccia stranita, come se fosse appena caduto dalle nuvole, poi Tomlinson continuò: « Oh, so che sai tutto di me, ma non sai che... beh, certo che lo sai! » concluse facendo delle smorfie mentre Zayn era intento a seguire il riassunto di vita-Payne. Cosa dovevo sapere? Era certo che mi sarei messa a ridere, questo dovevo sapere.


Un cagnolino, un pc, un televisore, un intero nuovo guardaroba, una tazza di caffé stra-particolare e...

« Ragazzi, non penso sia per me, sapete non mi sono mai cresciute... »

« Non fare il comico! » gridò Styles da un angolino della stanza ed avvicinandosi al gruppo raccolto intorno ad un grande tavolo facendo brillare i suoi occhi verde smeraldo con qualche sfumatura di grigio.

« ... di chi è? » domandò Liam alzando il braccio in aria e facendo notare a tutti un reggiseno blu con pizzo bianco.

Io non persi tempo ad osservare Malik morto dalle risate insieme a Lou: lo avevano comprato insieme?

« Stronzi che non siete altro! » li maledette Liam ridendo anche lui mentre i suoi genitori erano rimasti immobili a fissare quell’indumento intimo.

Dal sacchetto tirò fuori anche un perizoma, un top scollato, una giarrettiera e un...

« E’ un assorbente! Beh, di moda no?! Ci sono anche dei consigli che riguardano quei giorni, sai?! » disse Lou.

Zayn non c’era più, era scomparso, sentivo solo il dolce suono della sua risata mischiarsi con quella di William Tomlinson mentre continuavano a contorcersi per terra davanti agli occhi scandalizzati di tutti e mi sentii osservata quando anche io mi unii a loro senza neanche farci caso.


Dopo l’happy birthday to you ci congedammo tutti, era già abbastanza tardi e stare con quei due signori che parevano essere traumatizzati non giovava alla saluta di nessuno.

A chi non piace parlare con la gente più grande e di una certa esperienza?

Ma quelli là sembrano non volere mai scherzare, riflettei... molto probabilmente sbagliandomi.

Ovvio, quale genitore non sarebbe rimasto stupefatto - negativamente - dal comportamento degli amici del figlio?

Ottima torta, ottima serata, ottime discussioni, ottime risate e conoscenze.

Era tempo di arrivare a casa e quella notte non l’avrei passata con Zayn, o meglio sì, ma non da lui, da me.

La verità era che eravamo diritti verso casa sua, finché non vedemmo centinaia di directioners lì fuori.

« Scendi, Zayn. Sta a te fare gli autografi. » dissi sorridendo nel vedere quelle ragazze che probabilmente non vedevano l’ora di ritornare a casa con gli occhi in lacrime ed un ricordo che non sarebbe mai svanito.

Lui non obbedì e così facendo retro-marce si dirisse verso casa mia.

Glielo dissi la prima, la seconda ed anche la terza volta che bastava un piccolo gesto, e l’unica cosa che riuscì a dirmi fu: « Ho paura. ».

« Di cosa? »

Non rispose, non volle rispondere.

Così entrammo direttamente a casa nel modo più veloce possibile e sapendo dell’assenza di Mart, la quale era da Luke, ci sentimmo liberi di parlare di qualsiasi cosa.


Mi distesi accanto al suo petto con l’intenzione di dormire ma non smettevo di pensare a quelle parole: “Ho paura”.

Sentivo il suo respiro non essere costante quindi capii che anche lui non aveva chiuso occhio.

« Zayn? »

« Sì. »

« Di cosa hai paura? »

Ci stette un po’ prima di rispondere: « Di fallire. ».

« Ma l’hai sentita la tua voce? E’ meravigliosa, è in stile save you tonight, solo che salva la gente giorno e notte e personalmente mi ha salvato più di quattro anni fa e continua a farlo. »

« Ho paura di fallire... con te. » si corresse facendomi tacere, così mi voltai e avvolsi la sua vita con il mio braccio sinistro.

« Quando capiremo di aver fallito sapremo che è stata solo un’esperienza. » sussurrai baciandolo.

« L’esperienza più bella della mia vita. » disse lui.

« Della nostra vita. » questa volta fui io a correggerlo.

bruuuum! SI, CORRO ED E' TARDISSIMO, IN POCHE PAROLE MI SONO ADDORMENTATA... OKAY, lol. DUNQUE, MALIK? VAS HAPPENIN? AH, COME VI SEMBRANO I PERSONAGGI FIN'ORA? ONE DIRECTION? BEH, POI LI VEDREMO MEGLIO, SUL SERIO!
EMMA? MART? SOLITE DOMANDE, NO?! BEH, FATEMI SAPERE!!!  
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
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Capitolo 34
*** Thirty-fourth chapter. ***


MEMORIES
Thirty-fourth chapter.


Mi ero addormentata nel modo più dolce possibile e mi svegliai senza fretta. Ormai il lavoro lo avevo abbandonato, forse non sarei più tornata lì, però era solo un “forse”. Non potevo lasciare Andrew con quella testa di cazzo di Mr. Wint, ne ero certa.

Fissai Zayn e lo vidi sorridere nel sonno, probabilmente la sua mente stava elaborando uno di quei sogni che sembrano quasi reali e così decisi di non svegliarlo.
Scesi dal letto e misi una delle tante vestaglie di Martina. Ormai la sua casa era quella di Luke, o almeno così pensavo, ed invece li trovai uno accanto all’altra nel divano della sala da pranzo. Avrei voluto immortalare quel momento nella mia macchina fotografica, con Luke che sfiorava la pancia della mia migliore amica. Ci avevano ceduto la camera da letto, erano stati fin troppo gentili e la povera creatura che cresceva di giorno in giorno aveva dormito in una posizione scomodissima, lo immagino!

Non cucinai per non dare fastidio a quei tre angeli e così mi diressi nel bar più vicino per prendere quattro cornetti, anzi... cinque: ormai Mart mangiava il doppio!
Certo, essere in dolce attesa così giovane non sarebbe stata una grande idea, ma Dio aveva regalato quel nascituro che sarebbe stato perfetto per unire ancora di più quei due fidanzati. Luke aveva un lavoro, Mart lo avrebbe trovato, e magari il loro figlio, o la loro figlia, sarebbe cresciuto, o cresciuta, sul palco-scenico per poi diventare una delle stelle di Hollywood!

Mi ero vestita in maniera molto sbrigativa e così in meno di dieci minuti ero già a casa; i cornetti per Martina e Luke li lasciai in cucina e misi un bigliettino nella sedia della sala da pranzo con le indicazioni per trovarli: se li avessi lasciati nel posto dove dormivano Mart si sarebbe svegliata nauseabonda! Poi, comunque, andai da Zayn e lo vidi a torso nudo voltarsi verso di me: forse aveva sentito i miei passi?
« Oh, ciao amore! » ormai lo chiamavo così, stavamo insieme da settimane e cercavo di non far sembrare la situazione piuttosto strana, anche se nessuna mia amica che avevo lasciato a Palermo ci avrebbe creduto, forse perché anche me sembrava un sogno?
Ma un sogno divenuto realtà, pensai. E poi cosa c'è di strano?
« Sei stupenda! »
« Mio caro, queste parole le scrive solo Nicholas Sparks nei suoi libri anche quando una ragazza, come me in questo momento, ha i capelli arruffati ed una carnagione violacea sotto gli occhi! Eppure mi pare di aver dormito bene! » gli risposi con un pizzico di ironia, poi continuai: « Monsieur, c’est votre petit dejeuner! ».
« Merci, madame! » mi rispose educatamente e sorridendo.
Non avrei resistito molto con ogni suo impeccabile sorriso, prima o poi sarei svenuta!
Posai i cornetti sul letto e come una calamita non potei evitare di abbracciarlo; lui mi diede un leggero bacio sulla nuca e mi strinse forte a sé: « Sai che ti dico? Facciamo un giro in bicicletta? Uhm, cosa fanno i fidanzatini? Vediamo un po’... innanzi tutto, questo! » disse ridendo ed io non potei fare altrettanto!
Mi buttò nel letto e fortunatamente i cornetti non si distrussero, immaginavo già la splendida nutella, ma stop... dunque, cominciò a baciarmi il collo ed ogni volta che le mie labbra catturavano le sue sentivo un po’ di dolore quando mi pizzicava, io non smettevo di ridere per il solletico che provavo quando le sue dita sfioravano la mia schiena e poi...
« Oh merda! La nutella, i miei cornetti! » gridai ridendo quando rotolando nel letto poggiai una gamba su quella colazione squisita!
Lui si distaccò da me e così io potei alzarmi e mettere a posto i miei vestiti che... beh, ormai erano a base di cornetto! Insomma non smettemmo di ridere perché ad essere conciata in malo modo non ero solo io, ma anche lui!

Matura per i miei diciotto anni e mezzo o meno, riempii la vasca da bagno per togliere quell’odore dolciastro, che sa’ di nocciola, da dosso! Il tempo che la riempivo Zayn si sfilò i pantaloni e non potei fare a meno di ridere e domandargli cosa aveva intenzione di fare.
« Ehm... » tossii « Sai, non ho voglia di... » mi bloccai un attimo per fare un resoconto della situazione e capire cosa dovevo dire « Devi per forza...».
Neanche il tempo di dirlo, che mi prese in braccio con tutti i vestiti ancora incollati al mio corpo e mi lasciò scivolare nella vasca da bagno.
« Non ti guardo! » mi disse ridendo.
« Zayn, esci da qui! »
« Ops, sono già dentro, è un po’ noioso uscire! » disse con un pizzico di sarcasmo, così cominciai a schizzargli l’acqua e lui fece la stessa cosa con me.
«I want, I want, I want but that’s crazy! » canticchiò in seguito.
« Sono contenta che sai che è una cosa da pazzi, Malik! »
«I want you to rock me, rock me, rock me, yeah! » mamma, posso svenire?, pensai ascoltando la sua voce.
« Non mi sedurrai mai... » dissi, poi continuai a bassa voce « anche se lo hai già fatto, cazzo! ».
Voltandomi a braccia conserte lo vidi avvicinarsi a me e quindi pensai mi volesse dare un altro di quei baci da sogno, ed invece mi acchiappò facendo sì che la mia schiena si poggiasse sopra il suo petto e quando stava per sfilarmi i pantaloni da dosso, non sapevo che fare. Forse, in fin dei conti, volevo il mio corpo seminudo accanto al suo o mi stavo facendo comandare come se fossi una marionetta?
Come le contrazioni fra le vocali greche era il primo a vincere, e così mi ritrovai senta maglia né pantaloni immersa nell’acqua schiumosa della vasca da bagno.
« Non guardarmi troppo! » esclamai e lui si mise a ridere.
« E allora dimenticati di diventare mia moglie! »
« Avevi già programmato un matrimonio? » continuai a stuzzicarlo per ore mentre mi baciava.
 
Mi sento al sicuro fra le sue braccia.
« Sai, un giorno potresti far diventare in tuo corpo nero così ti farai i tatuaggi della tua stessa carnagione! »
« Non ti piacciono? » disse con quegli occhi che cominciavano a sapermi di miele perché ispiravano infinita dolcezza!
« Vedere un teschio qua, un cuore là e delle labbra stampate qui non è il migliore spettacolo che abbia mai visto, ma poi comincio ad esplorare il tuo cuore e vedo che quello è pulito, bello, sincero, romantico, lì c’èil mio Zayn. »
« Ed anche la mia Emma. » mi disse sorridendomi.
« Ma... aspetta, noi non dovevamo andare in bicicletta? »
« Oui, ma cherie! »
« Non ti vedo come un francese, su... smuoviamoci! » dissi mettendomi in piedi e prendendo l’accappatoio. Potevo stare tranquilla: i miei slip erano ancora a posto, ed anche il reggiseno. Quindi non dovevo vergognarmi, almeno cercavo di non far trasparire la mia timidezza!
Anche lui uscì dall’acqua - tranquilli, i boxer li aveva, anche lui, ancora addosso - e messo l’accappatoio si diresse verso il letto per asciugarsi e poi vestirsi.
Io ero rimasta in bagno e sentivo i suoi occhi puntati addosso quando mi stavo mettendo un paio di jeans.
« Zayn, guarda com’è affascinante la parete! Fissa lei, non me! » esclamai e lui si mise a ridere.
« Sei tu la mia ragazza, non lei! E poi è bello vederti saltellare qui e là per mettere dei jeans strettissimi! »
« Shut up, babe! »
« C’mon, ti aiuto! »
« Mantieni la distanza di sicurezza! » Dio, che scema, pensai. Zayn mi avrebbe presa per pazza. Dopo aver dormito ed aver fatto il bagno - senza lavarmi decentemente - con lui, gli chiedo di mantenere la ‘distanza di sicurezza’? Distanza di sicurezza ‘sto cazzo, riflettei.
« Niente, su vieni ad aiutarmi! »
Mi cinse i fianchi nudi e rabbrividii: « Non farmi rabbrividire con il tuo tocco da Apollo, su aiutami che... » sospirai « Uh, riuscita! ».
« Che materie hai studiato l’anno precedente? Greco? Ti prenderei per pazza se non fossi mia! »
« Puoi farlo lo stesso! » gli feci l’occhiolino, poi continuai: « Su, non fare il romanticone con tutti questi “mia”, fai il maschiaccio! » esclamai imitando una voce rauca, appunto da maschio.
« Cosa intendi? Quel tipo ragazzo che si riempe di steroidi? Quello forzuto? Ma cherie, ho te che sei la mia forza, il mio sorriso e tutto! »
« Mio caro, mangi troppi dolci! »
« Sei tu il mio dolce! Okay, la smetto. Su, bellezza, almeno che non vuoi essere fulminata dai miei occhi, cammina! »
« Non mi fai ridere. » dissi seria.
« Devo imparare ed essere antipatico? »
« Uhm, forse! »
Mi prese, come per dimostrami la sua forza, e mi mise sulla spalla a testa in giù, come per fare l’antipatico, e mi portò fuori per salire in macchina ed andare a prendere le bici... sapeva già che io non ne avevo, quindi dovevamo andare obbligatorialmente a casa sua.


Avevamo fatto tutto di fretta, quindi quando ci mettemmo in sella - io sulla bici di Louis, forse - cominciammo a pedalare fino ad arrivare all’Hyde Park dove mi ero addormentata una volta sognando il suo bacio. Ma questa non avevo più bisogno di sognare, o meglio... , ma lo faceva da sé ed io condividevo quei momenti nel migliore dei modi.
Riusciva a sorprendermi in ogni singolo momento e quando mi prese la mano, nonostante tutte le persone che avevamo attorno, non potei che sorridergli e dirgli quanto lo amavo.
E quel concetto lo acchiappò al volo, perché nei suoi occhi leggevo che anche lui provava la stessa cosa.
« Ero distesa lì vicino... »
« E poi? »
« Ed immaginavo te che mi baciavi come avevi fatto alla festa in maschera. »
Così cominciò a correre verso l’albero che gli avevo indicato ed io lo seguii.
Prese un legnetto e cominciò a raschiare il tronco scrivendo:

“Our first very love.
Emma & Zayn.
However, wherever, whenever and forever”.

Teneva le spalle poggiate al tronco di quell’albero ed io gli stavo accanto guardando il cielo.
« Oggi è proprio un bella giornata. Mancano le stelle, però! » sussurrò.
« Non è ancora notte, e poi ne ho una proprio qui accanto! Sai, ha una voce meravigliosa ed è amato da milioni di ragazze: certo che loro hanno dei bei gusti! E poi sembra un angelo quando dorme, ma mi sbaglio... lo è, ed anche quando è sveglio! Ha dei folti capelli neri ed un sorriso chelight up my world like nobody else! Pensavo avesse paura dell'acqua o del buio, e forse è vero, ma non lo dimostra molto facilmente. E' gentile, onesto, è il ragazzo perfetto! Beh, sono anche gelosa della sua ragazza! »
« Solo questo? » mi domandò mentre sentivo il mio telefono squillare.

« Emma? » dissero dall’altra parte del telefono.
« Chi sei? »
« Sono a Londra, tu dove sei? Vorrei vederti! »
« Scusa, ma chi sei? »
Qualcuno parlava italiano e quello stesso qualcuno aveva una voce rauca.
Sono a Londra”, mi ripetevo.

« Chi era? » mi domandò Malik quando bloccai la chiamata.
« Non lo so... »
« Su, andiamo a prendere qualcosa da starbucks, non hai mangiato nulla ‘sta mattina! »
« Ma siamo stati pochissimo qui! »
« Hai bisogno di mangiare! » esclamò facendomi il solletico nella pancia ed io feci altrettanto.


Avevo capito che con Zayn sarebbe stato diverso; con lui ridevo, mi divertivo, ero me stessa, e non sentivo più la paura di essere osservata in malo modo quando tenevo la mia mano stretta alla sua. Ero cambiata, non ero più la persona stra-timida di un tempo, con Malik avevo aperto il mio cuore e forse anche lui era cambiato, in meglio, però.

change, change your life take it aaaaaall! DOPO UN BOTTO DI GIORNI, ECCOMI RITORNATA QUI A SCRIVERE UN NUOVO CAPITOLO! FIATO SOSPESO? BEH, TROPPI MOMENTI DOLCIOSI! OLTRETUTTO DOVEVA PUR ACCADERE QUALCOSA E QUESTO E' SOLO L'INIZIO DEL 'MISTERO' CHE HO DA TEMPO VOGLIA DI SCRIVERE! FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DEI PERSONAGGI, E VI RACCOMANDO... FATE I BUOOOONI! c:
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol.
 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 35
*** Thirty-fifth chapter. ***



MEMORIES

Thirty-fifth chapter.
 

Cinque giorni dalla chiamata dello sconosciuto e ne mancavano dieci all’inizio della scuola.

Più volte quello stesso numero mi aveva chiamato e poi capii chi era: Roberto.

Chi altro poteva essere se non lui? Se non il ragazzo che stava lottando fra la vita e la morte? Quello che avevo lasciato, quello che era rimasto a Palermo, quello che, nonostante tutto, aveva continuato a vivere trovando in qualcun’altro ciò che pensava avesse trovato in me. E così avevo fatto anch’io, solo che Zayn non era una semplice persona, lui era famoso, lui poteva avere qualunque cosa volesse, ma non era questo che mi piaceva di lui. Era il suo cuore che mi aveva attratta, non la sua fama.

Sapevo dove fosse stato ricoverato, Roberto intendo, e avevo tenuto un giorno libero per andarlo a trovare: l’unica cosa che potevo fare.

Le condizioni non erano delle migliori e quella chioma bionda era sparita. Ad illuminare il suo viso c’erano solo due occhioni verdi ed un sorriso che rimaneva a stento.

Era splendido, bello per come mi aveva salutato quel giorno all’aeroporto, bello come sempre.

Non avevo smesso di fissarlo quando ancora stava dormendo e tutto mi ritornò in mente.

Il nostro primo bacio, il calore che sentivo quando ero con lui e poi la voglia di progettare un futuro, ma mai farfalle allo stomaco, mai.

Il destino era stato crudele con lui, ma Rob non gliela dava per vinta, perché era ancora fra noi a raccontarci le sue esperienze e quanto volesse andare fuori a prendere una boccata d’aria fresca.

Stanco dei cerotti, dei dottori, del pallore di tutte le pareti che lo avevano circondato fino a quel momento. Stanco di tutto. Forse anche di me.


« Hello, are you Roberto? » gli dissi per scherzare, per colorare quel viso troppo bianco.

« E-Emma, E-Emma, s-sei tu? » disse quando finalmente i suoi occhi cominciarono ad aprirsi meglio « Non ci posso credere, sei venuta a trovarmi? Devi raccontarmi tutto! ».

Un brivido mi percorse le braccia quando lo scorsi cercare le mie mani e così gliele avvicinai.

Sembra quasi un bambino innocente, solo un po’ cresciuto.

« Oh, » feci subito una pausa, a quel punto cosa avrei dovuto dirgli? Avrei dovuto parlare della mia vita sentimentale? Del lavoro che avevo abbandonato? Il bello era che avevo detto a mia madre che non volevo tornare a Palermo perché mi stavo impegnando sul lavoro, ma cominciavo a dubitare non solo delle mie parole, ma anche delle mie capacità « niente di importante, ho intervistato qualcuno... » e ho abbandonato il lavoro, avrei voluto dirgli « e fra un po’ di giorni comincia l’università, sperando di essere ammessa con ottimi risultati, sai... Oxford! ».

« Fantastico! » esclamò, sforzandosi per sorridermi.

Perché sei stato così crudele, destino? Perché? E’ uno splendido ragazzo, non lo vedi?

« In quanto a te... come ti senti? » gli domandai, come se la risposta non fosse ovvia.

« Ci sono stati momenti migliori! Sai, ti saluta Sharon! E’ stata accanto a me giorno e notte, spero di poterla abbracciare, un giorno e smetterla di stringere le mani a tutti! Non sapevo fosse così speciale, invece si è rivelata una delle migliori aiutanti. Ma... la verità è che all’inizio non riuscivo a stare senza di te, e dopo il messaggio sono stato un po’ più male del solito, anche sei lei era accanto a me, anche se tratteneva ogni mia lacrima, ogni mia paura e cercava di farmi sorridere. Non è potuta venire qui, si è presa un brutto raffreddore in ospedale e quindi non poteva venirmi a trovare nemmeno lì! Tu hai qualche leggera patologia? Raffreddore, leggera febbre,... »

Mi fece ridere, perché? Beh, “tu hai una leggera patologia?” era una frase che mi rivolgeva tante volte quando non voleva essere contagiato e di certo quell giorno non l’avrei fatto, non volevo un peggioramento.

Era inutile dire “è stata colpa mia”, perché il cancro non dipendeva da me, ma se fossi rimasta nella mia terra madre lui non si sarebbe sentito così, mi avrebbe avuta sempre vicino ed al posto di “Sharon” ci sarebbe stato il mio nome. Ma io non lo amavo ed il destino aveva scelto diversamente, per me e per lui.

Zayn era il mio punto di riferimento, il mio migliore amico, il mio fidanzato, l’uomo con cui avrei voluto costruire tutta la mia vita e quella dei nostri figli, il mio primo vero amore, la persona con cui avrei voluto condividere tutto come stavo già facendo, colui con cui sarei voluta invecchiare, colui che avrei rintracciato quando lo sentivo lontano a causa dei tour, il mio ricordo più magico e reale che sarebbe durato anche dopo la nostra morte, la mia ispirazione, il mio essere, il mio sorriso, il mio buon umore e soprattuto il mio idolo, anche dopo tantissimi anni, ma sempre il mio idolo.


Parlammo per ore ed ore e mi accorgevo sempre di più che con Rob avevo condiviso interi anni della mia mia vita ed ogni parola era la conseguenza di una dolce lacrima che rigava il mio viso.

Era come piangere a fine degli anni di scuola, quelle sì che sono lacrime dolci, perché hai paura di perdere tutti.

E con lui fu così, e la parola “amore”, che usava ogni volta che voleva evidenziare ciò che aveva provato per me, faceva rabbrividire.

In forma non era, ma non era neanche uno di quei ragazzi che sembravano davvero morti.

Ricordo che sua mamma ci guardava da fuori ed ogni tanto Roberto le rivolgeva qualche sorriso ed io voltandomi facevo altrettanto. Quella donna mi odierà, pensavo. Ma non era lei che mi faceva paura, ma il cancro.


Stavo per uscire dall’ospedale. Erano passate più di sei ore e cominciava a fare freddo.

« Tornerai? » mi aveva chiesto, e con la canzone ‘torn’ in mente non potei rifiutare e così gli promisi una visita nel giorno successivo.

« Certo, domani vengo! Cerca di stare meglio! » lo raccomandai congedandolo e facendogli l’occhiolino.

Mi sentii morire dentro quando ero già nell’Underground.

Era come se qualcosa volesse che lasciassi tutto il presente per tornare indietro, ma io volevo andare avanti, perché avrei preferito non voltarmi mai e puntare sempre verso un’unica direzione.

I miei idoli si chiamano One Direction, sarebbero un po’ come l’unica direzione da seguire, solo che loro sono cinque, come potrò fare?, ricordai, ed invece ce la feci. Solo quattordici anni, solo quattordici.

Un cartellone pubblicitario era stato un segnale, poi da Alan, poi la festa e... « Shit. » sussurrai.

E’ successo forse tutto così in fretta?, riflettei, ma poi abbandonai tutto e chiamai Zayn.

« Finalmente! Ho cercato di rintracciare anche Martina ma non sapeva dove fossi! »

« Perdonami, sono andata a trovare un amico che... »

Zayn non sapeva nulla di noi, di me e Rob, intendo.

« Che? » mi incitò lui a continuare.

« ... che ha una grave malattia, è stato ricoverato qui da qualche giorno! Perdonami se non ti ho avvisato prima e sono mancata per tutte queste ore, ma glielo avevo promesso! »

In effetti Malik non sapeva tutto della mia vita passata e questo un po’ mi lasciava perplessa. Perché non me lo ha mai chiesto? Perché non parla mai di come potessi trovarmi o se vorrei ritornare a fare la mia vecchia vita? Infondo sa da dove vengo e perché sono qui, la mia mente stava facendo un enorme sforzo, ero confusa e forse avevo di nuovo paura, la stessa di Zayn, quella di fallire.

« Zayn? »

« Sì? »

« Posso vederti? Dove sei? » non resistetti, stavo cominciando a singhiozzare davanti ad una marea di persone, per timore, per confusione.

« Emma, su, non piangere! Sono fuori con gli altri ragazzi, ma dimmi dove possiamo incontrarci! »

« Non lo so, Zayn, non lo so! Ho solo bisogno di te! »

Ero completamente entrata in pallone e la gente cominciò a fissarmi, il mio viso era rosso ed ancor di più la punta del mio naso. ‘Fanculo l’imbarazzo, io avevo bisogno dell’unica persona di cui mi sarei potuta fidare, almeno così pensavo.


Avevo corso pur di incontrarlo, pur di vederlo spalancare le braccia per accogliermi con un caloroso abbraccio, come quello di mamma che cominciava a mancarmi.

E se fosse tutto uno sbaglio?, non lo era, e mai lo sarebbe stato.

Mi aspettava davanti una scuola, non sapevo dove fossi, ma avevo seguito le indicazioni senza un criterio preciso, ma ero arrivata e lui era poggiato su un muretto.

Pensavo stesse fumando ed invece no; non sentivo l’essenza di tabacco da tempo, forse aveva smesso. Better, sussurrai.

Quando mi vide scorsi il suo viso sorridere come quando mi portò in discoteca.

« Non piangere, non voglio vederti così, cos’è successo? » il suo tono di voce mi fece calmare solo un pochino, perché non smettevo di ansimare a causa delle lacrime ed ormai il trucco era sparito.

« Zayn, devo raccontarti un sacco di cose, tutto! »

E lui non aspettò neanche un secondo, lui voleva ascoltarmi, come se fosse un angelo pronto a tutte le preghiere da portare al Signore, e forse lo era, il mio angelo, intendo.


Gli raccontai tutto, lui sembrava non stancarsi mai, e gli parlai non solo delle cose che già sapeva su di me, ma anche di Rob, soprattutto di lui.

Gli dissi di quando scoprii che avesse il cancro e di tutte le paure che avevo provato, senza parlare dei paragoni che avevo fatto fra lui - Roberto - e Zayn. Pronunciavo “stronza” a me stessa, e lo ero.
Gli raccontai di come avevo conosciuto Mart, di cosa le era capitato con suo padre, di Mr. Wint e come avevo lavorato in redazione, di Andrew e tutto il resto dei compagni, di ciò che mi era stato chiesto di scrivere e che avevo rifiutato, di quel cartellone pubblicitario nei sotterranei londinesi. Di come mi ero sentita quando intervistai Emma Watson e Cheryl Cole. Poi andai anche indietro e così mi resi conto che non facevo altro che parlare di Londra, Palermo e viceversa. Parlai di mia mamma, di mio padre, del fratello, o sorella, che avevo sempre desiderato e dei miei complessi da bambina, della morte di mia nonna - l’unica che avevo conosciuto -
e di quanto la mia vita fosse cambiata.

Prolungai tutto con le mie aspettative per il futuro e poi conclusi con un:  « Ti amo, io non posso stare senza ascoltare la tua voce, senza i tuoi occhi addosso, senza il tuo sorriso, senza il tuo calore! Sei sempre così gentile, ti sei preso cura di me quando avevo bevuto, ed ora sai tutto. Ti ricorderai di me, vero? Anche quando non ci sarò più, giusto? ».

Lui mi cinse le spalle, come se fosse mio padre o qualcuno che mi volesse raccomandare.

« Emma, sono io che senza di te non potrei vivere, ringrazio chiunque per averti incontrata, anche se nel modo più insolito possibile! Non ti ho mai voluto costringere a raccontarmi di te, perché sapevo che prima o poi l’avresti fatto e guarda un po’? Emma, l’hai fatto da sola, sei forte! Sai una cosa? Una volta mia mamma mi disse che lassù qualcuno prende le persone più belle e buone, un po’ come quando dal prato cogli i fiori più belli. Mica prendi quelli brutti, no? »

Che intendeva dire, che prima o poi se ne sarebbe andato anche lui?

« Ma nel nostro mondo ne rimangono altri, belli e brutti, solo che colui che verrà preso diventerà un angelo, magari il tuo! »

Aveva fatto sì che il mio capo si avvicinasse al suo petto ed ero sempre più convinta che il mio angelo fosse lui.

« Ti amerò per sempre, anche quando ti innamorerai di un ragazzo forzuto, antipatico e senza tatuaggi! Magari l’esatto contrario di me! » concluse sorridendo.

« Ma io amo te... »

Per l’ennesima volta toccai i cieli del paradiso, con l’unica persona che riusciva a farmi provare qualcosa, delle farfalle allo stomaco, forse elefanti.

« Allora non dimenticarti nulla, neanche la scritta sull’albero. Siamo insieme, nessuno potrà farci del male. »


Grazie per aver donato l’uomo più bello del mondo, quello più gentile, onesto. Un sogno, il mio. Grazie.”

HOLA! E' LA PRIMA VOLTA CHE SALUTO COSì, lol. COME VI SEMBRA? IO STO PIANGENDO, PER ORA SONO TROPPO SENSIBILE, NON E' POSSIBILE! SUL SERIO, COSA NE PENSATE? ZAYN? EMMA? ROBERTO? LE PAURE DELLA PROTAGONISTA? IL FUTURO? BEH, SAPPIATE CHE NEI PROSSIMI TRE O DUE, ARRIVA LA GROSSA BOTTA, MA ANCORA NON VI LASCIO SOLI, DOBBIAMO ARRIVARE A CINQUANTA CAPITOLI, NON ABBANDONATEMI! c:
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 36
*** Thirty-sixth chapter. ***




MEMORIES

Thirty-sixth chapter.


Il tredici settembre, tutto sarebbe iniziato, la mia nuova vita scolastica, insomma.

Temevo di non essere psicologicamente pronta a mettermi a studiare con tutto quello che stava succedendo, e di certo avrei dovuto abbandonare le visite da Rob e a volte anche quelle dal ginecologo con Mart. Però Zayn lo avrei chiamato anche quando mi sarei messa sul treno che mi avrebbe portato ad Oxford ogni singolo giorno, perché, di certo, non avrei mai abbandonato la mia dimora londinese per abitare in un’altra cittadina.

Quel giorno era non solo il compleanno di un altro della band o dei miei ‘esami d’ammissione’, ma anche quello che indicava il count down per l’inizio del tour degli One Direction; meno trenta giorni.

E forse non ero pronta neanche a quello: a non sentire la voce di Zayn, a dovermi abituare ai fusi orari e rispettare le ore in cui avrei dovuto chiamarlo.

Non so, devo solo provare a crederci, come una volta. Ci riuscirò, mi ripetevo riferendomi a tutto ciò che mi circondava.


Mi aveva accompagnata Zayn e durante il tragitto non avevamo fatto che parlare.

Gli chiesi se dovevamo andare da Niall di sera e lui mi rispose che il suo amico era andato in Irlanda per festeggiare con i suoi. Anche Gabel era con lui.

« Sono sicuro che spaccherai il culo a tutti e ti ammetteranno senza fiatare! » esclamò quando ci trovavamo di fronte quell’enorme castello.

Io vorrei studiare qui?, mi domandai facendo una smorfia.

Sembrava un luogo da ricconi, uno per i figli di papà, o mi sbagliavo? Sperai che fosse solo una brutta impressione e prima di avviarmi, baciai Zayn.

« Saranno loro a spaccarmi la testa con tutte le cose da studiare, » gli feci l’occhiolino « ma terrò duro, così poi potrò diventare qualcuno di ancora più importante! ».

« Ancora più importante perché sei la mia ragazza e vorresti diventare mia moglie? » scherzò ed io mi misi a ridere.

Alzai gli occhi al cielo e gli sussurrai all’orecchio: « Uhm, può darsi! ».


Scritto consegnato ed orale da esporre.

Emma puoi farcela, se hai capito tutte quelle cose in inglese puoi anche parlare, no?, sussurrai dopo essermi alzata dalla mia postazione per consegnare il mio compito.

« Salve, di cosa vuole parlarci? » mi domandò una signora sulla sessantina, bassa, capelli grigi ed occhiali sulla punta del naso.

Esitai un po’, non emozionarti, non c’è nessuno, né tua mamma, né nessun altro!, poi iniziai: « Il mio argomento riguarda tematiche sulla violenza. ».

Nessuno mi rivolse un sorriso. Solo qualche colpo di tosse.

Cominciai a parlare a ruota libera portando esempi di vario tipo ed espandendo tutto nel campo giornalistico.

« Al giorno d’oggi solo i quotidiani si occupano di casi del genere, ma non sempre. Ormai si parla solo di moda e gossip senza dar spazio ai giovani che giorno dopo giorno procurano del male a se stessi. Perché non se ne accorge nessuno? Forse perché non li conosciamo fino in fondo? O perché siamo semplicemente assenti? Ci sono bambini dietro i cancelli dell’orfanotrofio che vengono ignorati, altri che pur avendo dei genitori sono trascurati e poi vorrebbero una società migliore? Certo, i dibattiti contro la violenza sulle donne sono interessanti, ma abbiamo mai reagito? Non so se la nostra sia paura o meno, solo che dobbiamo costruire un punto di forza che non è né la politica né la chiesa: siamo noi. » così conclusi tutto.

Un battito di mani, due, tre. Un applauso. Avevo parlato per venti minuti sfoggiando il mio inglese, parlando di ciò che mi è sempre interessato e concludendo con due parole che mi erano sempre piaciute.

Mi sentii orgogliosa come non mai, forse perché ce l’avevo fatta.

In fondo non avevo ripassato durante l’estate, ma avevo raccolto solo indizi, parole, segni. Quelli della gente che mi stava accanto, e tutto si è rivelato utile, o almeno speravo.


Un’ora, due. Erano già le quattro del pomeriggio ed era passata una mattina intera per sostenere quell’esame. Adesso aspettavo i risultati, non ci sarebbe voluto molto.

« Dove sei C, dove sei... » sussurrai mentre con il dito scorrevo su una lista.

« C, ecco! Ceraulo Emma... » chiusi gli occhi prima di leggere il risultato « A. ».

Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!

Il mio cuore batteva all’impazzata, era stata una cosa apparentemente brevissima, ma l’importante era quella “A”. Anche se fosse stata un “B” avrei gioito, ma io? Con una A? La mia A di ammissione, Dio!

Ragazzi che gridavano dalla gioia, altri che piangevano ed io che ero semplicemente rossa in faccia ed alla ricerca di un fazzoletto all’interno della borsa che mi ero portata dietro.

Sembravo normale ma qualcosa si scateva dentro di me, come se ci fosse Polifemo a fare festa.

« Salve è lei Emma? La ragazza che ha parlato di tematiche v... »

Non feci finire di parlare un signore che mi venne incontro, anche lui coi capelli bianchi, ma con degli occhi più azzurri del cielo.

« Sì, sono io. »

« Oh, molto piacere! Sono Scott, Scott Madison. Ho notato il suo prestigio nell’elaborazione delle parole e sono rimasto stupefatto. »

Rossa in viso? No, affatto... stavo svenendo, di nuovo.

Emma, stai calma, respira.

« Beh, da un bel po’ di anni lavoro con l’ingl... » neanche il tempo di finire la frase che mi prese sotto-braccio e mi guidò verso le aule di Oxford: se dico un sogno, dovete crederci.


Stavo cercando il cellulare nella borsa quando ero finalmente, e di nuovo, a Londra.

Avevo parlato a lungo con Mr. Madison ed ero piuttosto stanca.

« Dio, Emma come è andata? Ops, Beth stai calma! » rise; avevo chiamato per prima Mart per la buona notizia, era la mia migliore amica e doveva sapere tutto, e dico TUTTO di me.

« Cazzo Martina, ho preso una A! »

Non sentii nulla quindi continuai io: « Aspetta, chi è Beth? ».

« Merda! Hai avuto una merda di culo! Sei stata ammessa con una A? A di Ancona? A di amore? » ribatté immediatamente dopo la mia domanda: sembrava più emozionata di me!

« Ma... Beth? Chi sarebbe? »

« Oh, che stupida! La bambina... si chiama Beth! Elisabeth! Ti piace come nome? »

« Uhm... non ci basta la regina? »

La sentii ridere, e ciò mi fece rincuorare.

Ma per lo meno è sicura che sia una femmina?, mi domandai, ma senza dire nulla, non volevo rovinare quel momento... ma c’era un momento che avrebbe toccato la mia vita, uno che non avrei mai dimenticato e che non sapevo potesse avvenire così presto. O forse, non volevo.


Avevo percorso tutto il tragitto, per arrivare all’ospedale dov’era stato ricoverato Rob, parlando con Martina ed ancora mancavano tre persone da avvisare: Zayn, mia mamma e Roberto.

Salii di corsa le scale e quando arrivai nella sua camera con un sorriso a trentadue denti, senza preoccuparmi dei miei capelli scombinati o delle labbra troppo asciutte, né dell’abbigliamento scomposto.

Poi qualcosa comparve, qualcosa di oscuro, qualcosa che si evolveva dentro di me.

Paura.

« Scusi, che sta succedendo? » chiesi ad un’infermiera che si trovava fuori la camera di Roberto.

Lei non mi rispose, scosse la testa.

Cominciai a sudare, sudare freddo.

Non posso mantenere la calma.


Perché in un giorno così bello?

« Emma, non preoccuparti... » mi rassicurava sua madre il cui nome non riuscivo nemmeno a ricordare. Maria? Daniela?

Chi si deve preoccupare? Io? Lei ha perso la sensibilità?, mi andava di dirle.

« Ma si può entrare? »

« Stanno facendo la chemio! » esclamò un po’ arrabbiata la signora.

Ma non vedono quanto soffri? Non si accorgono delle tue grida? Non notano il sangue che invade la tua bocca quando tossisci? Perché vuoi fingere di star bene, Roberto?!

Forse la vita era una sorta di gara, o è una sorta di gara?

Un insieme di ‘perché’ senza senso, delle risposte inutili ed un passato che continua ad essere il tuo presente.

C’ero io presente, dietro quei vetri, a notare il suo viso pallido.

Io a sentirmi in colpa.

Io a vedere gli occhi della madre puntanti su di me.

Io a corrugare la fronte ed a riempire gli occhi di lacrime.

Io a farmi forza per altre ore senza fiatare.

Io a continuare a pregare il Signore per aiutare quel ragazzo.

Avrei voluto gridare al mondo la crudeltà del destino.

Avrei voluto abbandonare tutto e fuggire.

Avrei voluto ritornare piccola, innocua.

Avrei voluto vivere in un mondo migliore.

Ma tutto era impossibile.

Troppo tardi, erano due parole che non avrei tollerato.

Perché non c’è un ‘presto’ per il cancro.


Sconvolta per ciò che sentivo e che non volevo vedere cercai di distogliere la mente da tutto con un caffè ed una rivista.

Li avevo comprati al bar - se così si può chiamare - dell’ospedale insieme a qualcosa per la signora Domenica, o meglio Mimma.

Donna forte, un po’ nervosa.

Certo, chi non lo sarebbe stato?

Giuro che mi sarei accontentata di un “può farcela, forse ce la faremo” dei dottori, in quel momento.

Distratta dal ticchettio dell’orologio, dai passi dei dottori e dalle porte che si aprivano continuavo, nonostante tutto, a leggere una rivista di gossip.

Mi rilassava, anche se la tensione non era facile a mollarmi.

Lessi qualcosa su musicisti, cuochi, moda e... “This is a mistake? Depression.”.

Tra l’altro non dovrebbe essere “Is this...”?, mi domandai.

Ma quel titolo mi era conoscente, certo... era quello della prima pagina della rivista! E perché, dato che era la prima pagina, non c’ero passata prima?

L’immagine che avevo davanti gli occhi pure.

Zayn Malik, sussurrai sfiorando i bordi dell’immagine.

Emma, sono tutte baggianate, non crederci, è gossip.

Giornata troppo impegnativa, chiudiamo tutto.

Stai calma, non piangere.

Emma?

Qualunque cosa parlasse dentro di me ormai era stata soffocata.

Passato e presente sono la stessa cosa. Odio ed amore possono essere lo stesso sentimento.

I'M BAAAACK! COME VA? BEH, PER EMMA NON TANTO ME, IO SONO PREOCCUPATA PER LA SCUOLA E POI... BEH, MANCATE VOI! c:
BEH, NON SO SE HO PIANTO PERCHE' HO SCRITTO A ROUND QUINDI, IDK, SKSTM, OKAY LA SMETTO DI SCRIVERE COSI'!
DIO, VI RINGRAZIO SEMPRE E COMUNQUE, SIETE SPECIALIII! PS: VI LASCIO CON LA COVER "I'M YOURS" DEI ONE DIRECTION... L'ORIGINALE E' PERFETTA, MA CANTATA DA LORO MI PIACE LO STESSO, NON POSSO FARCI NADA!
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 37
*** Thirty-seventh chapter. ***


MEMORIES
Thirty-seventh chapter.


Non ero fuggita dal mondo intero, tralasciando il mio cervello che cominciava a costruirsi una nuova vita.

Quella rivista ormai era diventata di mio possesso e sapevo dove l’avevo vista.

Ma non realizzavo ciò che c’era scritto, o meglio... non riuscivo a realizzare.

L’avevo vista quando avevo guidato fino ad un parco con Zayn, il giorno in cui lo vidi diventare rosso per ciò che tenevo in mano e così gettò via quel mucchio di carta colorata.

Mistake, depression, mistake,. What is it?, ripetevo, ma non bastava.

C’era una ragazza in quella foto, una particolare, non l’esatto contrario di me, no.

E forse non era per lei che ero arrabbiata, lo ero per Zayn, che non mi aveva mai parlato di quello quello che stavo leggendo.

Intanto la rabbia si era trasformata in lacrime, e quella brutta espressione che rivolsi alla gente che mi circondava, quando camminavo, era simbolo di amarezza.

Come ha potuto?

Ma non sapevo nulla, non potevo affidarmi a due colonne di giornale. Era da sciocchi potersi fidare di una rivista.

Per diversi giorni percorsi le stesse strade: casa-stazione, stazione-Oxford, Oxford-ospedale ed ospedale-casa, e tutte le volte il mio cellulare stava spento, la porta di casa mia chiusa a chiave e quelle poche volte ad aprire era Luke grazie alle chiavi che si era fatto dare da Martina, ormai immobile nel suo letto aspettando che i mesi passassero.

« Emma? Ti sta squillando il telefono? »

« Oh, lascia perdere... sarà qualche offerta del gestore! » dicevo sempre per evitare eventuali discorsi.


Il “non ero fuggita” non era vero, perché la verità era che stavo fuggendo dall’unica persona che ogni mattina mi lasciava una rosa blu dietro alla porta, quella persona che doveva e voleva sapere il ‘perché’ del mio comportamento, quella persona che non aveva smesso di chiamarmi né di inviarmi messaggi. La stessa persona che non avevo mai smesso di amare, ma... io avevo fallito e se quella storia fosse stata vera, anche lui.

E se è questa la sua paura?, mi chiesi una mattina di domenica.

Tenevo il cellulare acceso per Mart, nel caso le servisse qualcosa, dato che era rimasta a casa da sola.

Dovevo sbrigare delle cose al corriere - mia mamma mi aveva inviato delle cose per Mimma - ed anche alla Brit School per la mia migliore amica, poi sarei andata da Luke - ormai sapevo dove abitava a causa di tutte le volte che Martina mi descriveva ogni suo passo per raggiungere quell’abitazione - e stop.

« Martina, sono appena scesa in strada! So dove abita... Mart? » risposi al cellulare che, qualche secondo prima, stava squillando, ma non feci caso al numero.

« Emma? » era una voce maschile.

« S-scusa... chi sei? » come non poter riconoscere quel tono terribilmente veloce?

« Non fare la sciocca, sai chi sono. » rispose.

« Payne? Liam Payne? » domandai quasi tremando, chiedendomi, anche, il  motivo per cui risposi.

« Sì. Dobbiamo vederci. »

« Scusa, ma non posso e sono abbastanza impegnata con l’università. »

« Abbastanza da andare ogni giorno all’ospedale? Sai quanto sta soffrendo Malik? E’ una persona, non una pietra! »

« Come hai il mio numero? » domanda stupida, riflettei... ma pur sempre utile a cambiare il discorso anche se ricadeva sulla stessa persona.

« L’ho preso dal suo cellulare. Cazzo, chiunque tu sia e sei riuscita ad entrare nella vita di quel ragazzo, perché te ne sei andata? Perché non ci sei più? Si sente una merda ogni singolo giorno e tu? » ricominciò ad essere scontroso, come se fossi una bambina. Sono una bambina?

« Pensi che io stia bene? Che me la passi alla grande? Che non abbia versato neanche una lacrima? »

Non parlò. Forse era quasi a conoscenza di ciò che avevo visto e quello che poteva scatenare una dannata rivista.

« Ogni giorno viene a casa tua... »

« Lo so. »

« Ti chiama e non rispondi. Ti cerca e non ti trova. Ti sei volatizzata, ma non per lui. Zayn sa che ci sei ed esce la mattina e ritorna la sera pur di rivederti. Devo farti vedere una cosa, Emma. So che la situazione non è facile, neanche io potevo crederci all’inizio, ma ormai è andata. Per favore, non abbandonarlo, sarebbe capace di uccidere anche me, anche se per ora è troppo debole. »

« Sei con lui? »

« No. »

« Sicuro? »

« Di più; Emma, ascolta... Sono serio e se hai visto quel che penso tu abbia visto... beh, come darti torto? E’ una strana storia ed è anche un po’ insolita, ma devo farti vedere delle cose, devo parlarti. Però, adesso devo andare e fatti sentire, è per il bene di tutti! »

Dopo aver posato il telefono nella borsa mi tornò a mente il tono di voce di Liam: amareggiato, impaurito, preoccupato, in pensiero. Ero certa che lui sapeva cosa avevo visto e che mi avrebbe dato delle risposte.


Camminai per ore e dopo aver risolto ogni singola faccenda avvicinai in redazione, senza entrare, solo per vedere i ragazzi... soprattutto Andrew.

Aspettai fuori qualche oretta e poi finalmente qualcuno uscì.

« La ragazza sorpresa per la Watson è tornata! »

Mi voltai subito. Alto, biondo, perfetto.

Corsi verso Andrew per abbracciarlo e lui spalancò gli armi superiori sorridendo.

« Non ti fai sentire da tempo, un messaggio, una visita... nulla! »

Io rimasi in silenzio, non avevo voglia di parlare, però dovevo ammettere una cosa: mi era mancato.

« Su, mollami! » esclamò facendomi ridere e così smisi di fare il bradipo e ritornai in me.

« Come mai se venuta? Vuoi riprenderti il posto? » mi domandò in seguito.

« Mio caro, Mr. Wint non ha rovinato nulla a scuola, quindi non c’è alcun motivo di ritornare per lui o quanto meno per un lavoro! Ormai l’estate è finita e... beh, volevo vederti! »

« Quale onore! » risi « Solo me? O anche gli altri? ».

« Magari anche Bella... ma dài, anche Mark ed Antonie! »

Lui mi prese sottobraccio e mi guidò il più lontano possibile da quella struttura.

« Poi li veniamo a trovare, intanto facciamo un giretto. » mi disse.


Ci eravamo ritrovati dopo settimane ed avevamo parlato di tutto, cercando di non toccare l’argomento “Zayn”.

Discutemmo della scuola e di come Mr. Wint sistemò, poi, i ruoli lavorativi della redazione; il loro magazine settimanale era fallito e ci sarebbe stato bisogno di qualche svolta, ma nulla... la redazione era temporaneamente legata ad un’altra.

Mi sorpresi quando Andrew, di sua spontanea volontà, cominciò a parlare di John.

Il vecchio John, il ragazzo di cui Andrew è innamorato, lo stesso che ritornava a casa malconcio, ricordai.

Disse che si erano visti un paio di volte, ma il loro non era più un ‘rapporto’ vero e proprio, ormai aveva trovato la persona che pensava fosse quella giusta, un certo Brand.

« Tu, invece? Come va con... Dio, non ricordo il nome! Ah, sì... Zayn! » merda.

« Bene. » mentii mordendomi il labbro.

« Progettato qualcosa per il futuro? »

« No, meglio non pensarci... siamo entrambi impegnati al momento, a poco inizia il tour, e l’università, poi... » in quell’istante mi sembrava di averlo accanto: Zayn, intendo. In un certo senso, come se vivesse dentro di me.

Quelle frasi le abbandonai il prima possibile, cambiai discorso, avevo parlato già troppo di quel ragazzo.

Di quel ragazzo che stai facendo soffrire, avrei voluto dire. Una fitta mi trafisse il cuore e lo stomaco.

Sono uno schifo, ma lui avrebbe dovuto parlarmene..., continuai.


Si era fatto tardi ed il mio telefono era entrato in quiete dopo una serie di chiamate. Io ed Andrew ci eravamo congedati sperando in altri incontri e con l’intenzione di organizzare dei ritrovi anche con gli altri ragazzi della redazione. La mia testa aveva ricominciato a ricordare la voce di Liam: è per il bene di tutti, mi aveva detto.

« Ehm, ciao Liam. » lo avevo chiamato. Forse avevo trovato il coraggio.

« Oh, ciao! No, non sono Liam... »

« Danielle? »

« Sì! Tu... la tua voce è così conoscente! » rispose lei.

« Emma, la... » la fidanzata di Zayn, mi sarebbe piaciuto rispondere, ma non sapevo se potevo dirlo.

« Mi ricordo di te! Volevi Liam? Certo, aspetta che te lo passo. » notai la gentilezza di quella ragazza e mi sorpresi dato che non sapevo fosse così dolce.

Aspettai qualche minuto e dopo Mr. James Payne si impadronì del silenzio occupato solo dal rumore dei miei passi e dai clacson delle automobili che mi passavano accanto.

« Vuoi renderti utile così presto? Per me va benissimo, ma sappi che ti devo venire a prendere io. Non puoi camminare da sola. » fu così dannatamente perspicace che avrei voluto odiarlo, ma non potevo. Liam voleva aiutarmi, anzi... aiutarci.

« Sono già per strada! »

« Dove sei? »

« Nei pressi di WhiteChapel Road! »

« Stai andando in ospedale? »

« No, perché? »

« Pensavo andassi sempre lì, dato che in quella strada c’è il Royal London Hospital. Comunque, vai vicino al passaggio sotterraneo dell’Underground WhiteChapel e sono lì in cinque minuti. »

Neanche il tempo di dire “grazie” che bloccò il telefono.


Aveva ragione, bastarono cinque precisi minuti ed era già accanto a me, con un cappello e degli occhiali da sole che gli coprivano il viso, non del tutto, ma sufficientemente.

Dopo essere saliti in macchina, cominciò a guidare.

« Ma siamo a casa di Zayn! »

« Fidati, non c’è. »

« Liam? »

« Sì?! »

« Cos’è questa storia? Perché mi hai portato qui? »

« Vedrai. » mi rispose secco prendendo una chiave dalla tasca dei pantaloni neri che indossava.

Quando entrammo tutto era al proprio posto. La casa era perfettamente ordinata e non c’era alcuna traccia di Zayn, né di Janette.

Liam camminava davanti a me e mi guidò verso una camera in fondo al corridoio del primo piano.

Effettivamente non ero mai entrata lì...

La luce di un vecchio lampadario illuminò quella stanza, le pareti ingiallite a causa dell’umidità apparirono chiare davanti ai miei occhi come...

« Cosa sono quelli? » domandai.

« Li ha disegnati lui... »

Cosa avevo davanti ai miei occhi? Una centinaia di fogli appesi al tetto con impresso...

« Perché c’è il mio viso su ogni ritratto? »

« Non sei tu, anche se... »

Allora era vero?

It's a beaaaaaautiful daaaaay! WEEELLA! SI RICOMINCIA CON LE CANZONI, EH?! VI HO LASCIATO ANCHE QUESTA VOLTA CON UN PUNTO INTERROGATIVO...

PROMETTO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO SCOPRIRETE CIO' CHE ERA SCRITTO NELLA RIVISTA... HO SOLO VOLUTO PROLUNGARE IL 'MISTERO' PER FARVI STARE IN ANSIA!
L'IDEA MI E' VENUTA UNA MATTINA MENTRE MI PREPARAVO PER ANDARE A SCUOLA E TENGO DENTRO QUELLO CHE VOGLIO SCRIVERE DA MARZO, CAPITE?
OH, ADESSO MI SONO SFOGATA!
COMUNQUE, COME VA? A ME BENE, BEH.. NON VEDO L'ORA CHE LA SCUOLA FINISCE!
MA... IL CAPITOLO COME VI SEMBRA?

UHM... CINQUE E GIORNI E GLI ONE DIRECTION CANTERANO IN ITALIA? BEH, IO NON CI ANDRO', MA SONO CONTENTA PER COLORO CHE LI VEDRANNO (di certo non per le bimbeminchia che sicuramente avranno rubato il posto a chi se lo mertita sul serio)! BACIOOONI E BUOOOONA DOMEEEENICA!
 

GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 38
*** Thirty-eighth chapter. ***


MEMORIES

Thirty-eighth chapter.


Il mio pianto era uno di quelli isterici, se così si poteva definire.

Ricordo la spiegazione di Liam: veloce, scorrevole, pungente, tagliente, dolorosa.

« Pensavo sapessi... » mi aveva detto « dato che ci seguivi da tempo come band. ».

Ed invece non sapevo nulla.

« So che sembra di vivere in un altro mondo, neanche io potevo crederci all’inizio... »

“Chi c'è in bagno?”

“Non aprire! C'è Emma!”

“Emma? Quella ragazza dell'altra volta?”

“Senti, Liam... non è il momento!”

“Come non è il momento? Sai cosa potrebbe succedere se la vedono uscire da questa casa, vero?” tempo prima avevano pronunuciato queste testuali parole, ed adesso sapevo cosa c’entravano.

Non era questione delle fans che mi avrebbero vista uscire era solo la realtà più triste che poteva esistere.

Ecco perché Zayn una sera preferì venire a casa mia piuttosto che io da lui.

Ecco perché a volte preferiva scomparire dalla vista di tutti.

Ecco perché voleva che sorridessi quando camminavamo insieme, come per nascondere qualcosa.

Ecco perché era successo tutto così in fretta, tutto in un modo così magico, tutto partito da uno svenimento ed una sera sotto le stelle.

« Dimmi che è solo un brutto incubo, Liam. »

Lui mi cinse le spalle, come se fosse mio padre o comunque una persona che era lì per aiutarmi.

Ma le mie lacrime scorrevano. Scorrevano perché avevo paura, perché sapevo che gli ostacoli non erano finiti e che dovevo smettere di vivere nella ‘perfezione’ in cui mi stavo abituando.


Stetti un po’ di tempo distesa sul divano scomodo dove dormii una notte con Zayn osservando la bacheca di libri che sembravano parlarmi.

Liam era con me ed ogni tanto mi rivolgeva la parola.

Non voleva farmi soffrire, sapeva cosa avevo visto, e letto in una rivista, e quello che aveva ricoperto la mia visuale qualche ora prima.

« Emma, devi solo accettare che c’è stata una ragazza prima di te... » solo che non era una semplice ragazza.

« Devi pensare... »

« Di essere vissuta due volte? » ribattei presa dal nervosismo.

« Quasi. »

« Quindi Zayn non è innamorato di me? E’ innamorato solo del mio corpo che è... uguale a quello di... » scoppiai in un altro pianto.

« Emelin, anche se tutti la chiamavano Amy. »

Se avessi avuto un po’ di umorismo gli avrei chiesto il motivo per cui da Emelin era soprannominata Amy, ma non era il caso, e nemmeno volevo sapere qualcos’altro in più. O pensavo di non voler sapere nulla.

« Era straniera, come te » odiavo le sue similitudini « e non posso aggiungere nulla sul suo aspetto anatomico, troppo uguali, identiche, simili come due gemelle. » mi venne un groppo alla gola appena sussurrò le ultime quattro parole.

« Com’è morta? » non sapevo perché o come ero riuscita a domandarglielo.

Ormai sentivo qualcosa pizzicarmi gli zigomi, come due aghi che non smettevano di attaccarmi.

« Suicidio. » si bloccò un secondo, poi continuò « Aveva uno splendido carattere, sempre gentile ed educata, non faceva mai notare il suo accento asiatico perché non voleva essere presa in giro, ma l’unico problema era essere la fidanzata di Zayn. La gente la accusava, e non parlo di ragazzine, ma di donne abbastanza mature, anche stelle internazionali. Non sopportava il fatto che Zayn volesse coprirla, o che a volte dovessero passare intere giornate in casa. Avevano progettato qualcosa di serio ma lei non riuscì a reggere il peso. Aveva scelto di morire, non buttarsi da qualche parte, non cercare di drogarsi o cose simili. Decise di annegare in un lago. Nelle ultime settimane andava sempre lì e ricordo che la vedevo ritornare con gli abiti bagnati. Diceva che non era riuscita ad asciugarsi, fingendo che frequentava lezioni di nuoto. Ma la verità era che lei non aveva alcun costume sotto gli abiti. Zayn sorrideva come un matto quando la vedeva, i suoi occhi brillavano e non smetteva di baciarle il collo o di guardarla negli occhi. L’amava sul vero senso della parola. Solo che diventava sul serio esageratamente protettivo. Poi sei arrivata tu: mi raccontò di una ragazza che si era sentita male e gli s’illuminava l’animai, senza parlare di quando è uscito quella sera del ballo per cercarti. Non sapeva fossi tu, ma qualcosa di lui lo avvertiva. »

Brividi.

« Scusa, cosa intendi dire con lago? » non volevo capire, forse.

« C’è un bosco fuori città, lì c’è un laghetto piuttosto piccolo, con acqua pulita e limpida. Da quello che ho capito è rimasta nell’acqua gelata per ore. » avevo capito, non bene, ma benissimo.

Sprofondai per l’ennesima volta in dei singhiozzi.

« Dài, non piangere così tanto. » mi supplicò.

« Liam, io non... non sapevo... » tremai.

« Non sapevi cosa? Emma, è una storia incredibile, lo ammetto anche io, ma vi amate! »

« Non volevo succedessero cose del genere! Io non sono Amy, o come si chiamava, io sono io. E io mi sono innamorata di Zayn Malik, ma... » lui non è innamorato di me, volevo dire.

« … ma anche se lui era innamorato di Emelin, adesso lo è di te. L’amore non è un lascia e prendi, ma vuol dire che in voi ha trovato qualcosa di speciale. E se ha deciso di conoscerti è perché in te ha trovato una persona nuova, lui voleva dimenticare Amy e c’era quasi riuscito! » continuò lui al posto mio.

« Non capisci, lui mi ha portato al lago! Quel giorno in cui mi hai vista e stavi quasi urlando contro lui mentre io ero in bagno! »

James all’inizio stette in silenzio.

« D-dove ti ha portato? »


Era un bel casino, o una bella merda. Ma non merda nel senso di fortuna, in quello di sfiga.

Ripensai a tutto quello che mi era accaduto nei mesi precedenti.

“Stai tranquilla, la sua non è fretta! Ringrazia che adesso non è più introverso come un po' d'anni fa! [...] Veramente attori e giornalisti dovrebbero andare d'amore e d'accordo, cantanti e giornalisti anche! Tutta la gente famosa deve camminare a braccetto con i giornalisti!” mi aveva detto Harry, come per incitarmi a stare con Zayn quella volta che li incontrai in un hotel per andarli ad intervistare senza neanche saperlo.

« Devo parlargli. » si affrettò a dire Liam prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

Io sobbalzai immediatamente e cercai di bloccarlo.

« Che cazzo vuoi fare, ah?! » gli domandai con gli occhi ancora gonfi e gli zigomi, come la punta del naso, arrossati.

« Ma ti rendi conto che ti ha portato dove è... »

« … dove è morta Amy? » continuai al posto suo « Senti, non voglio avere più a che fare né con te, né con lui e neanche con tutti gli altri. Io non mi sarei mai dovuta cacciare in questa situazione, ma quel che è fatto è fatto! » urlai prendendo la mia borsa ed abbandonando tutto alle mie spalle.

Ero arrabbiata col mondo per non avermi suggerito niente, per avermi fatto vivere in un modo che non era ‘magico’, anche se lo sembrava.

« Oh, Emma!  Finalmente! » disse qualcuno dopo aver sbattuto la porta alle mie spalle.

Sono nella merda più completa.

Perché tutto a me ogni santa volta? Perché?


Mi rimase l’immagine di Malik davanti agli occhi mentre percorrevo velocemente la strada per ritornare a casa; mi aveva vista con le lacrime rabbiose che percorrevano i sentieri già tracciati da altre lacrime sulle mie guance. Forse erano tutte immagini quelle che mi circondavano, io stessa ero un’immagine, una di quelle che era appesa in quella stanza. Anche se c’erano milioni di visi uguali al mio, tantissimi occhi dalla forma uguale a quella dei miei, tante me che non erano me e tante Emelin che erano me.

“Oh, Emma! Finalmente!” aveva detto, solo che quel suo tono di voce era così innocuo, innocente, all’insaputa di tutto.

Non sai nulla di me, Jawaad, ed invece sapeva tutto.

Ero io che non sapevo nulla di lui, io che mi ero nascosta per mesi dietro le sue braccia apparentemente possenti che avevano coperto anche la morte di un ragazza.

Perché tutti hanno parlato della sua fragilità nello stare insieme alle altre persone?, mi domandai.

Ovvio, l’effetto collaterale dopo quello che ha vissuto.


Arrivata a casa mi buttai nel letto, di peso morto.

Chiesi un solo piacere a Mart: non parlarmi.

Forse ero stata scortese, ma ne avevo bisogno.

Quell’amore mi ha fatto perdere la testa. Perché “quel” e non “questo”? Forse perché non lo sentivo più mio; improvvisamente mi sentii come se la fidanzata di Zayn Malik da Bradford fosse sempre stata Amy.

“Lui è innamorato di te, ha trovato qualcosa di speciale in te, stava quasi per dimenticare Amy”, infatti... ‘stava’. Queste erano pressappoco le parole che aveva pronunciato Liam.


Lo svenimento, la festa, la discoteca, il lago, le uscite insieme, Gotta Be You da Starbucks, quando mi veniva a prendere a lavoro, quando salimmo su un grattacielo per ammirare Londra.

I sorrisi, gli sguardi, le risate, le chiaccherate, i momenti condivisi insieme.

La scritta sull’albero e la mia mania di annotare ogni nostro avvenimento.

Io e lui. Lui e me.

E’ tutto un brutto sogno, un incubo. Domani mi sveglio, ripetei fino a che i miei occhi non si chiusero appesantiti dalle lacrime e dai singhiozzi.


*   *   *


« Mamma, guarda! Oh mio Dio, ci andiamo? Non li ho mai visti dal vivo, su mamma, dài! A che siamo a Londra! »

« Lo sai che abbiamo ancora tante cose che dobbiamo visitare? »

« Certo che lo so, ma... »

« Niente “ma”. Tu devi stare con noi. Ti è bastato il museo delle cere. A proposito, in che fermata dobbiamo scendere? » chiese a mio padre innervosita.

« Alla prossima! »

Quando scendemmo dalla metro bastava percorrere il corridoio per trovarsi lungo una rampa di scala che indicava l’uscita del sotterraneo.

« C’è anche la pubblicità qui sotto accanto quella di Bublè! » rimasi sorpresa osservando un foglio appeso al muro con le sagome di cinque ragazzi, i miei idoli, i miei ragazzi, coloro che mi avevano insegnato a vivere, a sognare, a credere.


A credere in un amore.


« Emma, io ti amo. »

« Emma, lui ti ama. »


*   *   *


« Stai bene? Dio, ti faccio una camomilla, su! » mi svegliò Mart, anche se gli occhi li aprii da sola.

IO LO SO CHE MI ODIATE TUTTI QUANTI, MA FINALMENTE HO LEVATO UN GROSSO PESO DA DOSSO! *si inchina per eventuali applausi invisibili(?)* BEH, COME VI HO LASCIATO? AHAHAHAHAHAH. OKAY, FORSE E' UNA CAGATA E ME NE STO RENDENDO CONTO SOLO ADESSO... VOGLIO SAPERLO DA VOI, MIIII! COMUNQUE, BELLA SCOPERTA, EH?! CHISSA' COSA SUCCEDERA'... BEH, IO LO SO... MUAHAHAHAHAHAH.
AH, UNA COSUCCIA! DITEMI COME CI SIETE RIMASTI, E' IMPORTANTE, ALTRIMENTI MI INVENTO UN'ALTRA TRAGEDIA!
VOLEVO RICORDARVI IL COLLEGAMENTO CON IL TITOLO 'MEMORIES'... COME VEDETE OGNI COSA E' COLLEGATA E SE CI HO MESSO TRENTASETTE CAPITOLI PER ARRIVARE A QUESTO... BEH, UN MOTIVO C'E'! SPERO DI NON ESSERE STATA NOIOSA CON QUESTA STORIA!
KATY PERRY IS ON REPLAY, ON REPLAY:
1- FATEMI SAPERE SU COME VI SEMBRA LA TRAGEDIA!
2- RISPONDETE ALLA DOMANDA: FUTURO VICINO, FUTURO LONTANO O PRESENTE? [*vocina veloce* molto probabilmente farò di testa mia, ma mi piacerebbe saperlo, posso accontentarvi! lol]
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 39
*** Thirty-ninth chapter. ***



MEMORIES
Thirty-ninth chapter.


Per lo meno possiamo parlare, non dico di ritornare a quel rapporto così...

« E’ ridicolo il tuo moroso. » intervenne Mart mentre leggevo uno di quei tanti messaggi che mi arrivavano ogni singolo giorno.

Io la fulminai con uno sguardo: non era più nessuno per me.

“... così magico.

« E poi dovrebbe smettere di fare la femminuccia scrivendo ‘magico’ ad ogni frase, quando la magia non esiste. » ribattei io stessa.

Il dramma era che proprio io soprannominavo “magica” ogni nostra giornata, “magica” ogni nostra parola, “magici” noi.

« Prima che perdi il treno, sali! »

Effettivamente non avevo il tempo materiale per aspettare un altro treno, quindi dovevo prendere per forza quello o... o sarei rimasta a Londra saltando l’università che nell’ultimo mese si era rivelata piuttosto monotona.

Non avevo fatto grandi amicizie e non prendevo spesso parola coi professori: la solita timida Emma.

Insomma, tutti i giorni erano gli stessi, tralasciando il corso di crescita della pancia della mia migliore amica.


« Fra poco arrivano le vacanze natalizie e dovrete impegnarvi, almeno nella letteratura latina. »

disse l’insegnante a fine giornata.

Blablabla, ma chi ti ascolta.

Beh, ero ritornata l’irresponsabile ragazzina liceale, solo che questa volta ero ad un livello più alto.

Non vedevo l’ora di ritornare a casa e rilassarmi un po’ sul divano senza pensare a nulla.

Puoi dirmi cosa è successo?

Rispondimi ad un solo messaggio

Emma, ti prego

Sono una merda, pensai.

Forse lo ero sul serio, e ritornando al discorso... lui... lui non era innamorato di me.

E se fosse innamorato di me?, mi domandai.

Cacciai immediatamente quel pensiero dalla mente.

Lui era innamorato di Amy, non di me.


« E’ venuto Luke, dato che tu eri a scuola e siamo ad una settimana di ritardo dall’appuntamento con il ginecologo mi ci ha portato lui, ho visto il bambino è piccolo così » disse unendo l’indice ed il pollice della mano destra; ero entrata da appena un secondo a casa e già Martina aveva cominciato a parlare velocemente con una vocina stridula che mi faceva scoppiare la testa « e dice che non potrò chiamarla Beth, o meglio Elisabeth, perché non è una femmina ma è un maschio! »

« Martina, potresti raccontarmi tutto fra un po’ di tempo? No, aspetta... è un maschio? Cosa? »

« Mmh, sì. »

« Ah, wow. » dissi con tono secco.

Non capivo, eravamo ad ottobre, dopo tre mesi e già si sapeva se il bambino fosse maschio o femmina?

« Quindi è sicuro maschio? »

« Sì sì. » rispose lei rifugiandosi in bagno.

Così io mi distesi sul divano e mentre cancellavo tutti i messaggi ricevuti mi venne in mente Liam.

Gemella”, aveva detto?


Ero curiosa di scoprire ciò che mi era stato rivelato, approfondirlo.

A quel punto mi era venuto un dubbio: e se mia mamma non fosse quella biologica?

Era come se qualcosa mi dicesse che sotto sotto c’era qualcosa, qualcosa che univa sul serio me e Zayn.

Qualcosa che io non sapevo e che avrei dovuto scoprire.

O forse qualcosa che già conoscevo, ma non ne ero certa.

Dovevo parlarne con mia madre, mio padre o al massimo ritornare a Palermo, al municipio o in ospedale.

« Porca puttana. » esclamai ad un certo punto.

La verità era che non avevo mai fatto ricerche su Amy, non avevo mai visto nulla che potesse somigliare a ciò che avevo davanti.

No, invece avevo visto qualcosa che potesse somigliarle: il mio riflesso allo specchio, io.

C’erano solo foto di lei e Zayn mano nella mano, labbra contro labbra, petto su petto.

Zayn, Zayn, Zayn, ripetei mordendomi il labbro.

Vedevo i loro visi smaglianti, vedevo il mio riflesso sullo schermo del cellulare che veniva nascosto dalle loro sagome, o forse dal loro amore.

Non potevo negare l’innegabile: io ero uguale a quella ragazza, la stessa che si era stancata delle critiche, la stessa, che probabilmente, aveva dormito con Zayn sul divano scomodo e che si era spogliata davanti a lui quando dovevano fare il bagno. Quella ragazza che, prima di me, era morta amando un tesoro.

Emelin, anche se tutti la chiamavano Amy.


--- ---


C’era poco tempo per pensare, ero limitata a studiare tutto il pomeriggio, ma fortunatamente le vacanze natalizie erano simbolo di relax.

E’ vero, non avrei mai dovuto lasciare Martina da sola, ma io avevo una questione da risolvere, e poi con lei sarebbe rimasto Luke.

Ormai loro erano come marito e moglie, da gennaio l’appartamento sarebbe stato abitato solo dalle mie lacrime che scesero non appena arrivai a Palermo.

Ma non fu tanto perché rividi i miei genitori, no, quello non c’entrava.

C’era di più, qualcosa che mi era stata sempre nascosta.


Eravamo troppo uguali io ed Emelin per non essere sorelle, tra l’altro gemelle.

Ero troppo vuota per non sapere che dall’altra parte del mondo cresceva una ragazza identica a me.

« Ci sarebbe stato tempo per dirtelo. » replicò mia madre quando strinsi i pugni alla saputa che tutto quello che avevo sospettato fosse vero.

« Sai mamma, ho sempre pensato che la mia vita fosse già scritta in qualche libro. E sai quante volte questa frase è stata detta? Oh, no... scusa, tu non sei mia madre. » urlai con le lacrime agli occhi.

Ricordo che mio padre non voleva ascoltare, come se si fosse auto-esiliato da quel discorso quando poteva benissimo parlarmene lui stesso.

L’ira aveva divorato ogni mio pensiero.

E quelle urla che continuavano a rimbombare il 23 dicembre fra le mura della casa di famiglia, sapevo sarebbero rimaste per sempre, come lo sono rimaste nella mia mente.

Sapevo solo la fine della mia nascita, non l’inizio.

Non conoscevo le mie origini.

Non sapevo chi fosse mia madre, mio padre, se fossi nata in Italia o no.

Non ero certa neanche che fossi Emma.

Eppure alcuni tratti somatici erano identici a quelli dei miei genitori adottivi, o era solo abitudine del sentirsi dire “sei uguale a tua mamma”?


« Dormi qua? » era passato mio padre dalla mia vecchia camera, forse voleva tenermi compagnia, ma io lo liquidai subito.

Mio padre, riflettei.

Tutta quella gentilezza? Quel modo di essere il ‘buon papà’?

« Se potessi partirei immediatamente. Forse neanche sarei venuta. Non so perché l’ho fatto, potevo dedicare del tempo a Roberto oppure potevo seguire il tour... » mi bloccai.

Il tour. Metà ottobre, novembre, dicembre, gennaio.

Mi voltai immediatamente verso l’anta dell’armadio il quale una volta era colmo di vestiti.

« … il tour, sì. Avrei potuto seguire un tour. »

Quando l’uomo che ogni volta mi dava il bacio della buonanotte si allontanò dalla mia camera, freddo e quasi intimorito dal mio atteggiamento, mi misi subito in piedi ed aprii l’anta sinistra dell’armadio.

C’erano ancora. I poster, intendo.

Passai delicatamente la mano sopra quelle figure di carta e poi comiciai a cercare tutti i cd che tenevo nel cassetto dei “ricordi”.

Trovai anche il libro “Dare To Dream”.

« Bracciali, collana, libro, Take Me Home, oh... eccolo: Up All Night. »

Tutti parlavano di un primo amore, e forse era vero, perché me ne ero innamorata anche io.

Quel “tutta la notte”, quelle note movimentate, quelle voci che sembrano così perfette, quasi irreali, le avevo osservate, non viste, ascoltate, non sentite, ma soprattutto avevo imparato ad amarle.

E sapevo che, adottata o meno, il sangue che fino a quel momento aveva percorso le mie vene era diventato gelido, perché lui, meglio di me, era a conoscenza del fatto che per riscaldarmi, come per calmarmi, c’era bisogno di quella musica.


“Happy Xmas! :) xx” fu il primo messaggio del giorno, guarda caso quello di Zayn.

Mi scappò una risata, era appena la vigilia di Natale e lui? Lasciamo perdere, il solito sbadato, sussurrai.

Ma non sbadato sino al punto di non farmi comparire un sorriso sulle labbra.

Emma inviagli un messaggio, dissi dentro di me.

“Oh, thanks. Happy Xmas to you, too” stavo per rispondere, ma poi venni distratta dall’odore della colazione proveniente dalla cucina.

Sembravano uova e bacon: colazione inglese, insomma.

Entrai in cucina quasi addormentata con la tipica luce estiva che compariva anche nel pieno inverno.

« Non penso di fermarmi molto. »

« Sei solo arrivata ieri! » si voltò mia madre, la signora che mi aveva cresciuto per anni.

« Con il risultato di scoprire misteri? Beh, Sherlock Holmes è inglese, non italiano. Preferisco fare l’investigatrice lì, non qui. E poi se mia madre mi ha abbandonato, ci sarà un motivo, no?! Vuol dire che non voleva una marmocchia tra i piedi. » risposi acida.

« Senti, tua madre sono io. »

« La stessa che ieri sera mi ha detto che non sono nata dal suo grembo? Non sapevo che anche tu avessi una gemella! Che famigliola numerosa, allora! »

« Emma, vuoi finirla? Tua madre non ha mai voluto sapere di te. »

« Certo, perché tu la conoscevi? » continuai il mio discorso sarcastico « Devo anche ringraziarti di avermi trovata per strada, per caso? Oppure mi hai preso da qualche parte in orfanotrofio? Sai, ho conosciuto a Londra dei bambini che non sono mai stati adottati perché i genitori adottivi non possono prendere in affidamento due fratelli, ne vogliono sempre e solo uno, come se fossero dolcetti. Sai quanto è orrendo? Ah?! ».

« Sei troppo piccola per capire. »

« Hai ragione, sono troppo piccola. Piccola per stare con gente che per diciotto anni, quasi diciannove, non mi ha mai detto nulla. Sapevo che questo paese è una merda, sapevo che in un certo senso io non sarei stata la svolta per questa terra, questa dannata Sicilia abitata da infami. »

Infami, infami, infami, questa parola si ripeteva nella mia testa nel giorno di pace, quello del Natale. Quello in cui, dopo ventiquattro ore precise, avrei preso l’aereo, pagando qualsiasi cifra, pur di ritornare nella mia vera casa. Quella in cui mi ero fatta le ossa da sola.

Avevo rovinato abbastanza vite: quella di Zayn, dei miei genitori e la mia.

Ed anche quella di Rob.

A questo punto la vera infame ero io che non fui coerente, perché io amavo quella terra mediterranea, quella terra che, nonostante tutto, era simbolo di speranza per la luce che ogni tanto compariva nel buco nero mafioso, quella terra per cui avrei arricciato le maniche di una camicia per poi combattere contro qualcuno di più potente per far capire qualcosa che nessuno aveva mai insegnato.

Coraggio illusionista, era il mio.


Arrivai di fretta all’aereoporto.

Sarei dovuta partire dopo una settimana, ma al diavolo i soldi ed il biglietto.

La mia vita era più movimentata di quella di una star internazionale, e questo la rendeva interessante e fastidiosa allo stesso tempo.

Dopo interi mesi di monotonia scolastica devo pur ribellarmi con continui spostamenti, pensai ironicamente.

Dunque ero stata adottata.

E sarei dovuta tornare indietro nel tempo per scoprire ciò che né la donna che mi aveva cresciuta, né nessun altro mi aveva voluto riferire.

Dovevo scoprire le mie origini.

Dovevo sapere chi fosse Emelin, soprannominata Amy.

Ma avevo bisogno di aiuto e le lacrime non sarebbero state utili.

Quelle le dovevo abbandonare e conservare per un altro momento.


Tua madre sono io.”

Sì, non sei nata dal mio grembo, ma ti ho cresciuta come se lo fossi stata.

Troppe parole risuonavano nella mia mente, tutte per dire che non ero sua figlia, ma che indicavano un amore materno che non riuscivo più a sentire.

Anche io, forse, ero morta con lei.

Ero morta con Emelin.

Con Amy.

GENTEEE! BEH, CON DUE SETTIMANE E MEZZO, DI RITARDO CHI E' CHE VUOLE UCCIDERMI? IOOO, IOOO!
BEH, L'HO SCRITTO TUTTO OGGI E MOLTO PROBABILMENTE E' VENUTO SOLO UNA CAGATA.
MA SAPETE COSA MI PIACE?
CHE ANCORA NULLA E' SICURO.
BEH, NON CI SONO CERTEZZE SULL'ADOTTAMENTO E COSE VARIE, C'E' SOLO QUELLA CHE EMMA NON SENTE PIU' LA MADRE E IL PADRE COME LE PERSONE DI UNA VOLTA, MA COME ESTRANEI CHE LA CREDONO "PICCOLA", "INFERIORE", SOPRATTUTTO LA MADRE.
CON MART E' TUTTO A POSTO, IDEM PER LA SCUOLA, MA CON ZAYN?
BEH, NON SAPETE ANCORA NULLA VOI, MA E' LUI IL CUORE DELLA STORIA, QUINDI CONCENTRATEVI SUGLI ASPETTI CHE FIN'ORA HANNO LEGATO ZAYN ED EMMA.
AH, NON DIMENTICATE I PARTICOLARI CHE HO VOLUTO EVIDENZIARE ALL'INIZIO DELLA STORIA:
- ORFANOTROFIO;
- REDAZIONE;
- ROBERTO.
E MIEI CARI, SAPPIATE CHE OGNI FILO E' COLLEGATO, CHE QUALCHE ALTRA TRAGEDIA TRAVOLGERA' EMMA, CHE LA VITA NON E' ROSE E FIORI, MA CI SONO ANCHE DISGRAZIE.
DIMENTICAVO, SI E' NOTATO CHE EMMA E' UN PO' ESAURITA CON TUTTA L'IRONIA ED IL SARCASMO CHE HO USATO? lol.
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA IL CAPITOLO, E SOPRATTUTTO SE VI SENTITI UN PO' SMARRITI O VUOTI, NEL SENSO CHE SECONDO VOI MANCA UN PEZZO FONDAMENTALE IN QUESTO CAPITOLO, IL PEZZO DELLA "SCOPERTA", QUELLO CHE COLLEGHERA' DEFINITIVAMENTE OGNI COSA.
RECENSITE, PLS.
E RISPONDETE ANCHE ALLA DOMANDA QUI SOTTO!
KATY PERRY IS ON REPLAY, ON REPLAY: 
1- FATEMI SAPERE SU COME VI SEMBRA LA TRAGEDIA!
2- RISPONDETE ALLA DOMANDA: FUTURO VICINO, FUTURO LONTANO O PRESENTE? [*vocina veloce* molto probabilmente farò di testa mia, ma mi piacerebbe saperlo, posso accontentarvi! lol]
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 40
*** Fourtieth chapter. ***



MEMORIES
Fourtieth chapter.


Quando molti mesi prima, a giugno, arrivai in quella casa avevo notato un camino, e fu quello a farmi compagnia per il venticinque dicembre, per il giorno di San Silvestro e tutti quelli a seguire fino al mio compleanno: il quattro gennaio.

Ero rimasta ore ed ore accovacciata vicino alle mattonelle di quella struttura che emettava caldo, ma quel calore non riusciva a riscaldare il mio cuore, come la sua voce. Ormai non c’era più nulla che potesse farlo.

Rimanevo per ore a leggere i libri che mi compravo ogni singolo giorno formando una raccolta tutta mia, quella raccolta che sarebbe stata simbolo della mia odiosa solitudine che mi aveva resa distante da tutto e tutti: ero senza Martina, senza i miei genitori, senza Zayn, senza la redazione, senza un sogno, senza una vita, solo un passato ingarbugliato.

Ero immersa nella lettura de “Il meglio di me” di Nicholas Sparks, era uno di quei libri che, come al solito, leggevo e rileggevo evidenziando le parti più belle, un po’ come “L’ultima canzone” o “I passi dell’amore”, ed ogni tanto pensavo ai giorni precedenti e forse anche a quel giorno.

Maledizione, sussurrai mettendondomi in piedi.

Ho diciannove anni e me ne sto qui, seduta, come una vecchia di cinquanta anni?, sospirai.

« Emma, non fare la pensionata, vatti a comprare un muffin ed una candelina! » incitai me stessa uscendo da casa ed abbandonando alle spalle un ambiente senza ‘decorazioni post-natalizie e pre-epifania’.


Posato il libro decisi di assaggiare l’aria fresca che entrò nell’appartamento subito dopo aver aperto la porta, sapevo che lì fuori ci sarebbe stata qualcosa, ma a farmi compagnia era solo una lettera ed era ovvio sapere chi fosse il mittente.

La scartai come quando aprii quella di ammissione ad Oxford rabbrividendo al soffio che mi accarezzava la pelle delicatamente e alla neve che per la prima volta ricoprì le punte dei miei piedi scalzi.

“Al diavolo tutti i ‘cara’ che avrei dovuto scriverti,

tu sei solo Emma, la mia Emma.

So cosa ho sbagliato nella vita, so che io sono solo un fallito che continua a perdere anche quando è in cima alle classifiche insieme ad altri quattro amici, ma tu, meglio di me, hai capito che non era necessario conoscere “Zayn Malik dei One Direction”, ma “Zayn Malik” e basta.

So che tu mi conoscevi e so che tu, prima di fidarti di me, prima che io riuscissi a considerarti sul serio parte di me, hai aspettato perché sapevi che c’era qualcosa in più che dovevi sapere, qualcosa che forse neanche io avrei rivelato a nessuno.

E’ inutile stare a raccontare ogni minimo dettaglio da quella puntata di Alan Carr, ma è importante che tu sappia una cosa: io ti amo come quando te lo dissi seduto su quel divano e come quando, molto prima, ti baciai sull’erba umida di quel posto dove ci incontrammo in maschera.

Ti amo quando sei arrabbiata, ti amo in ogni momento.

Anche se non vuoi più saperne di me.

Sono un fallito che aveva cominciato ad alzarsi, ma che è caduto.

Caduto di nuovo come è già successo.

E quella storia avrei dovuto raccontartela io, non chi non la conosceva.

Ho sofferto, e non voglio apparire come uno che vuole ottenere pietà, ma solo che vuole essere capito.

Devo parlarti perché è arrivato il momento che non avrei dovuto escludere dalla nostra ‘storia’.

Voglio vedere il tuo sorriso illuminarmi l’anima.

Voglio vedere i tuoi occhi lucidi dalla gioia.

Voglio vedere la mia ragazza, Emma.

Buon compleanno amore mio!

Meriti i diciannove anni più belli della tua vita, non rovinati da uno come me.

Ti raccomando, goditeli.

Con amore,

Zayn :)”

Lo ammetto, anche se quel ragazzo in quella lettera aveva parlato più di sé che di me, una lacrima mi rigò il viso, una lacrima dolce come quelle di una volta.

Aveva capito che non c’era bisogno di tutte quelle parole sdolcinate, ma di essere semplicemente lui per rendere delle frasi indimenticabili.

Un fallito?, mi domandai.

Anche lui era caduto nel vortice che cominciò a masticare la mia tenera carne quando venni a conoscenza della malattia di Rob, solo che la sua ragazza era morta, e quella stessa ragazza era più vicina a me di quanto potessi immaginare.


--- ---


Otto giorni dopo al mio compleanno, c’era il suo.

Forse avrei dovuto chiamarlo o semplicemente inviargli un messaggio, ma non me la sentivo, come non ero abbastanza in forma per scrivere una lettera.

Se Emelin fosse stata mia gemella allora a che età è morta?

Quando è morta?

Non smettevo di domandarmelo.

Volevo credere fosse morta da ragazza piuttosto matura e le foto che trovavo sul web non mi davano alcuna dimostrazione: era alta e snella, aveva sempre viso da ragazzina.

Ma quel dodici gennaio non era adatto a tutti i segreti da svelare, non era adatto a niente.

Venticinque anni, Zayn, ti rendi conto?, avrei voluto dirgli abbracciandolo forte e poggiando delicatamente le labbra sulla sua fronte alzandomi in punta di piedi.

Incoerente che non sono altro, sussurrai.

Effettivamente non facevo altro che pensare a lui come se fosse la purezza in persona o, sul serio, il fallimento.


« Hello! » mi distrassi grazie a Martina che entrò pimpante dalla porta di casa, ovvio... aveva ancora le chiavi!

« Hei, bellissima! Come sta il principe? » dissi con un tono di tenerezza nel confronto del piccolo che cresceva dentro il grembo materno di una che sapevo sarebbe diventata una stella, più di quanto lo fosse già.

« Scalcia alla grande, sarà testardo, me lo sento! » rise, poi continuò « Ti ho portato la colazione, non si sa mai... mangi pochissimo e si vede, mettiti a lavoro che fra poco devi portare gli esami! Sì, per l’ennesima volta! » sbuffò.

« Non sai cucinare. »

« Meglio queste merde di uova o non mangiare nulla? »

« Uhm... »

« Ho capito, va bene. Però mangia lo stesso! »


Parlammo un po’ di tutto, non lo facevamo da tempo e Mart capì che per me l’unico rimedio che potesse esistere era ciò che non volevo né sentire, né vedere.

Chiariamo il particolare che la mia vita, pur non volendo, girava attorno a lui.

« Roberto? »

« Lo sono andata a trovare ogni singolo giorno e... »

« Ed è una palla. » continuò lei facendomi ridere, ma non dovevo farlo, quindi mi rimisi subito seria.

« No dài, non lo è. E’ giusto così, sono la persona che gli è stata più vicina, oltre ai suoi familiari... »

« Ma proprio non ti rendi conto che anche tu hai una vita? »

« Vado anche all’orfanotrofio più spesso, Chris e Mattew sono cresciuti parecchio! » cercai di voltare pagina, ma non ci riuscii.

« Cerca di non cambiare discorso, non mi freghi. Emma, su, hai diciannove anni! Capisco che è un periodo difficile ma non puoi chiuderti in questa casa aprendo la porta alle sei del mattino e poi di nuovo alle undici di sera solo per far passare un po’ d’aria! Non pensi che dovresti uscire qualche volta? »

Io la guardai stupita, lei, la stessa Martina che avevo conosciuto su un aereo e che era rimasta incinta pochi mesi dopo, aveva il coraggio di dirmi che “dovevo divertirmi”? Con la scuola?

Ecco che nuovamente la coerenza mi abbandonò; sì, ero proprio una fanatica anziana con la fissa dei libri al posto delle soap opera, che voleva fare la divertente e movimentata vita di una volta e non starsene a casa.

Ma mi condannavo da sola.


« Gli hai parlato? »

« Con questa faccia da cogliona secondo te vado a casa sua dicendogli che voglio chiarire tutte cose dopo interi mesi che non gli do confidenza? »

Lei non esitò un momento a rispondermi: « Sì. ».

Facile a dirsi ma non a farsi, pensai.

« Lui ha sbagliato... »

« Questo mi è chiaro, ma l’amore non è tutto rose e fiori. »

« Allora chissà perché tu e Luke siete l’esempio della perfezione! » feci una smorfia.

« Sai quanti problemi abbiamo affrontato? Sai cosa vuol dire essere incinta? Ah, lo sai? Mi devi proprio fare incazzare? Non sai nulla, Emma. ed hai trascorso la maturità più bella che una ragazza potesse vivere! Io mi sono rovinata per tutta la vita con questo marmocchio che non fa altro che farmi stare sveglia giorno e notte ed adesso? La mia carriera? »

Rimasi in silenzio.

« Hai ragione, perdonami. »


Erano le ventitré precise. Mi trovavo sotto casa di Zayn e non sapevo qual mal vento mi avesse portato lì.

Torturavo le mie labbra fino al punto di far uscire un po’ di sangue che sentii subito invadermi le papille gustative.

Dovevo posare la lettera che avevo preparato in tutto quell’arco di tempo che ci aveva fatto incontrare, tutte quelle piccole frasi che scrivevo ogni volta da quando me lo consigliò su un grattacielo inglese ammirando la meravigliosa Londra estiva dall’alto.

Avevo, però, aggiunto i miei auguri e... beh, non c’era alcun motivo per dargliela.

Meglio bruciarla, pensai acida.

Infine, passai velocemente dal giardino che divideva me e quell’immensità di abitazione.


Arrivai in ospedale, di notte, pur di non abbandonare i miei pensieri in una camera buia e solitaria, con un corpo senza anima: il mio.

« Signorina lei non... »

Oh, io non posso fare nulla, riflettei.

« Non si preoccupi, sono amica del paziente! »

« Senta, si fermi! » gridò un’infermiera dietro di me.

Questa mi trattenne per il polso.

Ho già combinato abbastanza casini.

« Roberto sta dormendo. »

« Ma non voglio disturbarlo! »

« Lui è... »

Aprii la porta e spostai le tendine di plastica che occupavano la mia visuale.

« Signorina! Roberto ha bisogno di riposo! E’ in gravi condizioni! » mi gridò l’infermiera.

Più gravi di prima?

« Quanto gravi? » la morte sembrava volermi sorprendere con qualche altro colpo.

« Il tumore comincia ad allargarsi. Stiamo agendo con esagerato ritardo, non pensiamo ci sia... Signorina! » mi gridò, per la seconda volta.


Non avevo bisogno delle stupide parole di un’infermiera.

Roberto doveva guarire.

Ed in quella notte, non doveva sentirsi solo, non come gli avevo permesso di essere a causa dei miei ‘progetti’ ed ‘impegni’.

BUONA NOTTE GEEENTE! ALLORA... QUESTO CAPITOLO L'HO SCRITTO IN UN MIX DI GIORNI E QUINDI NON E' MOLTO BELLO!
E' UN CAPITOLO DI PASSAGGIO, SI E' CAPITO NO?
CASA DI MALIK, ROB... MEZZA LITIGATA CON MART! BEH, MANCANO D I E C I CAPITOLI, yooo!
VADO VADO!
NOOOOTTE!
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Capitolo 41
*** Fourty-first chapter. ***



MEMORIES
Fourty-first chapter.


Dopo tre giorni avevo capito che Rob era sul serio in gravi condizioni.

Non riusciva più a tenere gli occhi aperti, dormiva e stava fermo più di un vegetale.

Mi chiedevo come fosse possibile quel peggioramento in pochi giorni. Forse io avevo la testa per aria e non me ne ero accorta, o semplicemente era stato uno boom immediato e potevo giustificarmi.

Ma c’era sua madre che continuava a fissarmi con disprezzo, nonostante le continue visite e la gentilezza che cercavo di dimostrare, sebbene il nervosismo che mi trasmetteva.

« Migliorerà. » la rassicuravo, anche se non era facile ‘promettere’ certe cose.

« Mio figlio? Lui è morto da meno di un anno, questo non è nessuno. »

Rimasi in silenzio.

Questo. Cos’era? Un oggetto?

« Mi scusi, ma io non ce la faccio più. Suo figlio sta male, come milioni di persone in questo mondo. Non c’è nulla di positivo, e so che è brutto dirlo, ma invece di “pensare al futuro” lo guardi adesso e lo ami lo stesso invece di dire che è morto. Perché non lo è. Respira. » mi erano bastati pochi minuti per gasarmi.

Non parlò, neanche dopo qualche minuto. Tacque.


« Potete entrare, ma una alla volta. » disse l’infermiera.

Io feci cenno con la mano alla madre di Roberto e lei si fece largo entrando per prima.

Quando fu il mio turno cercai di non incrociare le pupille stanche e cupe di quel ragazzo. Non volevo fargli domande per non farlo sforzare ma fu lui a parlarmi.

« Tu e mamma non smettete di litigare. »

« Se il nostro fosse un litigio non sarei qui! » gli feci l’occhiolino.

« Sto facendo soffrire mezzo mondo. »

Sei tu che soffri più di noi, pensai.

« L’importante è che sei ancora qui fra noi anche se... »

« Veramente preferirei avere un pacco di pop corn e guardarvi da lassù. Certamente non mi farebbe così male la testa, né tutto il resto! »

Sorrisi leggermente.

« Io preferirei che tutto questo non fosse successo. » conclusi.


Ero fuori dall’ospedale.

Ammetto che c’era un po’ di caldo, certo... due maglioni ed una sciarpa che avvolgevano il mio corpo!

Comunque, dovevo incontrare i ragazzi della redazione, forse mi sarei distratta un po’. Forse.

« Su, questa sera un po’ di birra è gradita, vero Emma? » mi domandai.

Il vizio del parlare da sola stava ritornando, poi mi venne in mente il giorno in cui mi ero ubriacata per la prima volta.

“Ti denuncerò!”

“Ed io te, perché bevi! Così ci ritroveremo vicini da qualche parte in carcere, no?”

“Vai Zayn! E non mi stare troppo vicino!”

“E tu non bere più!”

Tanto non lo avevo promesso.


Arrivai a casa, buttai tutto per aria ed aprii l’armadio.

Cercavo di evitare pensieri relativi a certi vestiti che avevo indossato quando ero con Zayn, quindi passai a quelli ‘mai’ messi, che erano addirittura orrendi, neanche sapevo perché li avessi comprati.

« Da nerd, estivo, giacca, vistoso, semplice, troppo semplice, da strapazzo, oh... ecco, la felpa è perfetta! »

Felpa e jeans. Scarpe da tennis.

Non sembro una vecchia, non sembro un’adolescente, sembro me stessa... okay, sto anche al calduccio, sussurrai.

Appunto, sembravo.

Ero cambiata, ultimamente: anche Roberto me lo aveva detto.

Non ero una donna, neanche una ragazzina, ero solo un ammasso di carne ed ossa, niente in più.


« Hei, Andrew! Ci si vede! » esultai con le dita intrecciate nascoste dalla tasca della felpa.

« Se non ti avessi chiamato l’altra sera saresti a casa a... » si bloccò.

« A dormire o mangiare! » a deprimermi.

« Su, c’è Mark che vuole vederti! »

« Sono sempre della stessa statura ed il mio viso non è cambiato, perché dovrebbe? »

« Forse perché non vieni in redazione da tempo? »

« Oh, sì. Giusto. Quindi Mark sarebbe il tipo che mi chiamò ‘novellina’? »

« Pensavo avessi cominciato a perdere la memoria! » scherzò avvolgendomi il collo con il suo braccio.

Io risi, però non dentro. Effettivamente volevo perderla la memoria.


« Perché così “semplice”? » mi disse Antonie, quando entrai nel pub.

Poteva non mancare una critica?

« Tu perché sembri una statua di cera? Ops, scusa se il mio dito lascia l’impronta nel tuo viso, se lo poggio. Impara a mettere meno fard, cara! »

Lei mi sorrise e mi strinse forte a sé.

Non avevo capito stesse scherzando, o forse mi era tutto ben chiaro, ma ero certa che in fondo - molto in fondo - io ed Antonie potevamo essere ‘amiche’, non con la “a” maiuscola, ma amiche e basta.

« Sei la benvenuta, o... la ben-ri-venuta, novellina! » scherzò Mr. “ti chiamo di nuovo novellina” Mark.

« Stai tranquillo, non entrerò in redazione, ho molto altro da fare in questi ultimi tempi, e poi... un giornale da quattro soldi? Ma per favore. » sbuffai.

Volevano mettere quel magazine parallelo ad altri?

No, non ci siamo.

« Non è così male affidarsi ad un’altra rivista, però. » ribatté Bella.

Vero, c’era anche lei.

Adesso spunta Mr. Wint e sono finita.

« Ah. Ciao Bella. » sorrisi, nascondendo l’imbarazzo per tutte le parole che stavano uscendo senza neanche una revisione per capire se mi era permesso pronunciarle o meno.

Fottitene Emma.


Parlammo per ore dei nostri progetti senza toccare né salatini né bibite.

« Non dovete prendere nulla da bere? »

Loro mi guardarono per qualche secondo e poi Mark si mise in piedi per andare ad ordinare qualcosa.

« Oh, grazie! » sorrisi.

Mi ero rifugiata dietro una bella maschera pronta a sorridere anche quando meno qualcuno se lo aspetta.


Alla fine mi era capitato un goccio di vodka, solo per ‘riscaldarci’ avevano detto gli altri.

Io, invece, avevo il bisogno di perdere la testa e poi svegliarmi in un mondo a me sconosciuto come in uno dei video-clip di Katy Perry: last friday night.

Capii che era inutile provare quel ‘piacere’ dell’ubriacarmi con loro, quindi rimasi tutto il tempo seduta finché non si fece un orario opportuno per andare via con qualche scusa che avevo rimediato.

« Scusate, ma non me la sento di rimanere ancora un po’! »

« E secondo te ti lasciamo andare così facilmente? Non ci vediamo da un sacco di tempo, resta un altro po’! » rispose Bella. Era diventata più amichevole del solito con una domanda ed un’esclamazione o sbaglio?

« No, veramente. Domani devo andare a scuola e... »

« E domani niente scuola! » concluse prendendomi per mano e facendomi restare incollata alla sedia ascoltando gli affari di quei quattro che capivo a malapena.


Arrivai a casa sfinita, mi accompagnarono loro.

Sembravano i miei genitori o qualcosa di simile, non ragionavo più. Non avevo toccato nulla di ‘pesante’, ma mi sentivo terribilmente giù, come se mi avessero presa a calci o ero sul punto di morire.

Non avevo la forza di toccare nulla, mi misi a letto senza mettermi il pigiama. Ero distrutta e l’alcool non mi avrebbe guarita, in quel caso c’era bisogno di recuperare ore notturne che avevo perso con Rob o a pensare.

Pensare, pensare, pensare.

Forse era quello che dovevo fare, anche se da una parte mi feriva.


Erano passate due orette circa da quando ero arrivata a casa e guardavo un punto fisso nel tetto.

Mi era passata per la mente un’idea.

E quell’idea non mi sarebbe sfuggita facilmente.


Presi il cellulare sopportando il dolore delle gambe pesanti quando mi misi in piedi e mi rigettai nel letto componendo un numero.

Stai sbagliando, diceva qualcosa dentro di me.

Emma, devi farlo, diceva un’altra vocina.

Ero sul punto di non sapere neanche io se stessi facendo la cosa giusta, ma ne avevo bisogno: chiamai Zayn.


Rispose la segreteria telefonica con la sua voce registrata: un classico.

A quel punto cominciai a pensare di vivere dentro un film, forse in un film horror o in uno di quelli dove la protagonista è una sfigata.

Ed io ero una sfigata, e forse continuo ad esserlo.


Fui così presa dalla situazione che neanche riuscii a rendermi conto di ciò che stava succedendo, ma lo sapevo e ne ero consapevole.

Anche il mio cuore lo era - consapevole, intendo - perché più ascoltavo la sua voce che diceva “take a message”, più ritornavo la teenager di un tempo. E sapevo che se non avessi lasciato quel messaggio, e se questa volta non fossi stata io a prendere le sue mani e fare un passo avanti, sarei caduta in una fossa dalla quale non mi sarei più potuta alzare.

E così parlai, anche se per qualche secondo, ma parlai.

“Hi Zayn, sorry me, please. I didn’t know what I did. This is like a horror movie and... and my life was better with you near me. Maybe I don’t deserve you, but... there’s always a second chance, right?”

E lì terminai la chiamata sentendomi più stanca che mai.

PIPOL, SO CHE SONO PASSATE BEN DUE SETTIMANE E QUALCHE GIORNO IN PIU', MA NON E' STATO TANTO PER GLI IMPEGNI MA PER LE MANCATE IDEE CHE NON HO PIU' AGGIORNATO LA FF! STATE TRANQUILLI, SONO RITORNATA IN FORMA E CON UN BEL CHECK-UP(?), SONO PRONTA A RICOMINCIARE!
COMUNQUE.. COME VI PARE?
EMMA? CHE HA COMBINATO? VI SEMBRA CORRETTO O NO?
E COSA NE PENSATE DI ROB E DELLA SUA ROBA? AVETE QUALCHE IDEA SU DI LUI?
FATEMI SAPERE, EH? 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
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SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 42
*** Fourty-second chapter. ***




MEMORIES
Fourty-second chapter.


Ero arrivata a maggio sfinita, non sapevo come fossero andati gli ultimi esami, né come avrei potuto continuare a studiare con quel mal di testa che non voleva abbandonarmi neanche se lo avessi pagato.

Mi stranii il fatto che Zayn non mi aveva risposto, come se ci fosse stato qualcosa di sbagliato nel messaggio vocale che gli avevo inviato. Forse era quello, che più di tutto, mi deprimeva.

Cominciai a chiedermi se lo avesse ascoltato o meno, come aveva reagito, cosa aveva intenzione di fare.

Ma non era colpa sua: anche se non mi aveva parlato di Emelin, ero stata io ad allontanarmi da lui e devo dire che da quando era cominciato il tour, nonostante sapessi per certo che alla fine la band era ritornata a Londra, non avevo ricevuto più quelle lettere, quei fiori e tutte quelle cose che volevo evitare ma che mi facevano sentire cercata, o meglio... amata.


La fissazione con la ricerca su “Emelin” continuava alla grande, ... per modo di dire.

Il problema era che su internet trovavo le stesse cose delle volte precedenti e andare in giro alla ricerca di informazioni non sarebbe stato il massimo.

Sarei dovuta andare in municipio, o cose simili, per trovare più indizi, ma non mi andava, perché sapevo che più di chiunque altro a darmi qualche risposta sensata poteva essere una sola persona.

La domanda che mi ponevo più spesso ultimamente era “a quanti anni è morta?”.

Trovavo date impossibili su quella ragazza risalenti a quattro anni prima.

« Non poteva avere quindici anni! » sussurrai facendo una smorfia.

No, non poteva essere possibile, sarebbe stata troppo piccola ed immatura.

Troppo innocente.

A quell’età sarebbe dovuta uscire con gli amici di scuola o con quelli che aveva conosciuto tramite dei corsi, almeno così facevo io.

« E poi sembra così cresciuta in queste foto, non che io fossi stata bassa, ma io a quattordici anni non mi conciavo in questo modo. » riflettei osservando una foto in cui Amy, o Emelin, o in qualsiasi modo la gente la chiamava, era vestita: un paio di pantaloncini a vita alta, uno chingon scombinato e degli occhiali a tappo di bottiglia che le oscuravano gli occhi.

Sembrava uscita da uno di quei film anni ‘70.

La intravedevo mano nella mano con Zayn ed in ogni foto sembrava essere stanca, proprio come aveva detto Liam.

Morivo dalla voglia di ritornare indietro nel tempo e vedere come se la spassavano quei due, ma era impossibile, almeno che non fossi stata Luce nella saga di Fallen quando entrò nelle sue ombre.


Avevo, però, un’altra chance, una delle poche che rimanevano: chiamare Liam.

Lui si era offerto di aiutarmi e quello mi sembrava il momento esatto.

Ho fatto bene a non chiamarlo prima, non bisogna buttare la prima carta, pensai.

Mi venne un volta stomaco terribile quando feci squillare il telefono.

Però ero più tranquilla dell’ultima volta in cui ebbi l’intenzione di farmi sentire da loro, da Zayn, dalla band, forse...


Sentivo la tipica suoneria di chi non ha ancora risposto, quel suono che si ripeteva ogni tre secondi e che non avrebbe smesso di alimentare il mio mal di testa finché non avessi capito che non era disponibile, Liam... intendo.

Provai a richiamare più volte, ma nulla.

Quei tentativi erano inutili.

Non avevo il numero degli altri della band, e qualcosa mi diceva che dovevo provare e riprovare a chiamare Liam. Come se avessi avuto un colpo di fortuna.

Ma quale fortuna, più sfigata di così.


Erano passate alcune ore da quando avevo chiamato Liam e avevo passato tutto il resto della giornata a vagare per la casa in cerca di notizie anche da parte di Mart e Rob.

Martina era una palla, non da bowling, più grande!

Sembrava tenesse in grembo due gemelli, ma era solo uno il piccolino.

Ricordo che le domandai: « Mangi tu assai o lui? No, perché ogni volta che ti vedo pare che mangi palloncini ad elio ma non voli... ».

Lei non mi rispondeva mai e si limitava a ridere ed in quel momento ricordavo quando venne per la prima volta a casa mia.

A proposito, mi mancava tanto non poterla vedere mangiare di nascosto, cucinare qualcosa, sporcare le pareti di cioccolata, saltare sul letto, parlare tutti i giorni di “come ti è andata la giornata?” o vedere qualche telefilm insieme.

Era divertente e sapevo che non avrei riavuto la Martina di una volta.

Lei ormai era una donna, una madre, non più una normale ragazza degli anni ‘90.

In quei mesi dimenticai cosa voleva dire stare sveglie fino alle cinque del mattino a piangere o a ridere.

« Ho una famiglia, ormai. »

Quando me lo disse mi sentii morire. Non tanto per “ho una famiglia”, ma per “ormai”.

Come se lo desiderasse da sempre, forse intendeva che prima non aveva un buon rapporto con la madre ed il padre e quindi aveva avuto l’idea di costruirsela da sola la famiglia.

Ogni volta veniva a trovarmi con Luke il quale non sembrava più tanto impegnato come prima.

Adesso sembrava tutto casa e Mart, nell’attesa del nascituro.

Ogni tanto mi chiedevo se lui avesse mai avuto la paura di non riuscire nelle nuove missioni, nel diventare un padre a tutti gli effetti, ad imparare a fare il marito oltre che il ballerino.

Non erano una famiglia impeccabile, perché?

Perché non era così che doveva finire.

Martina avrebbe dovuto fare l’attrice, prima di diventare mamma, e salire sui palchi e poi vedersi in tv.

Forse sarebbe riuscita anche a vedersi nel grande schermo, magari per fare un film comico mentre cercava di ballare guidata da Luke.

Sarebbe stato magnifico, ma ormai erano due genitori e dovevano cercare di mantenere la calma e crescere, loro insieme al bambino.


Poi c’era Rob.

Gli avevano dato una settimana.

« Come, scusi? »

« E’ dimagrito molto, non regge più nulla, non tiene nulla in quel... » in quel corpo, stava per dire. Ma stette zitta, capì che c’era l’anima - che era scomparsa da tempo ed era ritornata a prendere posto nel suo solito corpo - a piangere, l’anima di una ragazzina. Me.

Ragazzina, sì.

Ero ritornata piccola, non ero maturata.

Mi mancava anche l’abbraccio di una madre. Ma non avevo una madre.

« Non pianga. » mi consolavano, mentre Mimma stava immobile, con gli occhi fissi sul punto in cui la dottoressa ce lo aveva detto.

Aveva la pelle d’oca ma il viso neutro.

Lei lo sapeva, Roberto era morto, non ci sarebbe stata speranza anche per un’altra settimana di vegetazione.

Lui aveva smesso di parlare, di ridere, di vivere.

Tutte quelle nostre foto erano ricomparse, nella mia mente con tutti i momenti belli passati insieme.


« Emma, io ti amo tanto e vorrei... » mi aveva detto Roberto qualche anno prima.

« Dimmi, non ti fermare, purtroppo non ho più nulla da spendere per compare qualcosa e... »

Mi aveva baciato, in un modo tenerissimo.

« Oh, okay. » mi ero limitata a dire.

E poi, da quel giorno, eravamo un unico scrigno delle nostre anime.

Finché non fossi andata a Londra, ripescando tutto il mio passato e scoprendo che il futuro era lo stesso identico momento del passato. Uguali, ma in tempi diversi.

Perché l’amore per i miei idoli era ritornato in quello che doveva essere futuro, ma presentandosi nel presente.

Il passato con Rob si ripresentò in quegli ultimi giorni, dopo tutto quel tempo a cercare di evitare l’argomento “ti amavo anche io, ma non eravamo fatti per stare insieme”.

Forse volevamo entrambi chiudere quell’avventura mettendo un po’ di rosa, in tutto quel nero che avevamo intorno.

Avevo scoperto vari segreti, ricordi.

Forse quelli mi avevano ferita più di tutti, e non mi ero alzata forte, solo un po’ più coraggiosa quando scoprii che non potevo fermarmi troppo presto.

O meglio, avevo probabilmente la buona volontà di scoprire altro e poi fermarmi quando mi sembrava più opportuno.

Dunque, sapevo che mancava una settimana ad uno dei miei probabili vortici che mi avrebbero fatta sentire più vuota di com’ero già.


Quando i miei pensieri si rifugiarono nuovamente in un angolo della mia mente, ripresi l’Iphone e ricominciai a chiamare Liam.

Ci vollero tredici squilli prima che rispondesse qualcuno, o meglio... lui.

Sì, le avevo contate.

« Liam, scusa, ma devo chiederti un paio di cose e... »

« Sei Emma? Beh, non posso parlare sto... »

« Sì, sono io; stai cosa? Liam? Liam, ci sei? »

Non sentivo più nessuno dall’altra parte, mi ero un po’ preoccupata, magari aveva qualche intervista e aveva lasciato il telefono.

« Ti stai risentendo con Danielle? »

« No, con lei ho chiuso cinque minuti fa, non avrebbe senso chiamarla di nuovo, no Zayn, non prendere il cellulare! »

« Voglio solo salutarla, mica c’è qualcosa di male, eh?! Ciao Danielle, come va? »

Quello era Zayn?

Quella voce era di Zayn?

No, no, no, no, no, no, non è possibile!, pensai.

Era rauca e con un filo di “voglio cambiare, non voglio avere un passato” che la identificava.

Io stetti zitta, non doveva scoprire che c’ero io dietro quella chiamata.

« Liam, Danielle forse a chiuso. »

« Danielle? » questa volta era Liam a parlare, non sapevo che dire.

« Sì, okay chiudo. » sussurrai, ma non fui io a terminare la chiamata, sentii Zayn dire qualcosa.

« Per quale cazzo di motivo non vuole rispondermi, e tu con un solo ‘Danielle’ la fai parlare? Dovevo chiederle una cosa! »

« Senti Zayn, stai fermo col mio cellulare! »

« Hei, Dan, so che sei ancora lì. Potresti ordinare una pizza e portarla nel backstage? »

« Tutto qui? » domandò Liam.

Sono nella merda.

« Okay. » risposi. Non sapevo quale fosse la voce di Danielle, non avevo idea di come poterla imitare.

Non sentii più nessuno, solo il tac di un tasto premuto.

Poi dei passi frettolosi.

Della roba che si muoveva, sembravano vestiti.

Un altro tac.

Respiri profondi.

« Zayn, non è come pensi... » era Liam.

Forse lo aveva capito.

Senti un respiro più profondo, poi un altro.

« Zayn, io... » sempre Payne.

Mi sentii in colpa.

Porca puttana, Zayn.

« Liam? Dimmi che è uno scherzo. »

Sentii i passi di qualcuno allontanarsi, capivo benissimo chi era.

« Zayn? » sussurrai. Non sapevo da dove mi fosse uscito, perché non mi fossi trattenuta, non c’avevo capito più nulla e l’unica cosa che mi consolava era che Malik teneva ancora il mio numero di telefono.

« Emma non ho voglia di parlarti. Sei solo una stronza che vuole far soffrire chi cerca di stare calmo. »

Sono una stronza, me lo ha detto.

« Ci sono stata male anche io ed ho... »

« Hai chiamato Liam? » stava urlando, era nervoso.

« Zayn, io... » mi ero ritrovata a dire le stesse due identiche parole che aveva pronunciato l’altro ragazzo della band qualche minuto prima.

« Tu cosa? Ti ho chiamato non so quante volte, mi ero piazzato anche sotto casa tua e tu? Sei una stronza. Quand’è che mi hai inviato un messaggio alla segreteria telefonica? Quanti giorni fa? E che cosa? Solo scuse? Oh, Emma. Sai, ho sbagliato in vita mia tante volte, ma in questa hai concluso tu con il cadere in una fossa, e ci rimarrai dentro. »

Bloccò.

Non mi disse “non richiamare”, no.

Solo che ero una stronza.

Che dovevo rimanere nella fossa in cui ero caduta.

Che non avrei dovuto cercare la forza per rimettermi in piedi.

Forse, anche che non dovevo più amarlo.

DOPO DUE SETTIMANE DI RITARDO ECCOMI QUI. VI GIURO CHE SCRIVO OGNI VOLTA CHE MI CONNETTO, IL PROBLEMA E' CHE NON HO MOLTA FANTASTIA NEGLI ULTIMI TEMPI, IL BELLO E' CHE MI ERO ORGANIZZATA BENE! OKAY, MI METTERO' D'IMPEGNO E SCRIVERO' SEMPRE DI PIU', SPREMERO' LE MENINGI E MI FARO' VENIRE ALTRE IDEE! IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!! FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 43
*** Fourty-third chapter. ***




MEMORIES
Fourty-third chapter.


Era un po’ come sapere che stavo andando contro vento, che poi ci sarebbe stata una soffiata più forte ed allora sì che non avrei più trovato la forza di rialzarmi dalla fossa in cui, Zayn Malik aveva confermato, ero caduta.

Ma finché avevo la forza, dovevo andare avanti.

« Ciao, mamma. » l’avevo chiamata, e cosa che più al mondo mi lasciò perplessa, fu che io riuscii a chiamarla “mamma”.

« Oh, Emma, ciao, come va? Ho sentito di... »

« Roberto? Beh, sì. »

Era davvero tutto cominciato da capo? Io non ero più sua figlia? Il suo punto di riferimento, quello centrale, era Roberto?

« Volevo chiedertelo da tanto tempo, ma prima vorrei scusarmi per Natale, sono stata poco educata; » continuai « sai, sono mesi che torturo i miei ricordi, la mia mente, forse per trovare una soluzione, ma... » non le avrei chiesto di Emelin, quello mai « puoi dirmi qualcosa sulla mia vera madre, quella biologica? ».

Tacque per qualche secondo.

Se mi fossi fermata a “la mia vera madre”, mi avrebbe detto che era lei, perché mi aveva cresciuta, ma continuai con “biologica” e quindi in qualche modo mi rispose, anche se quattro parole non mi bastarono.

« Chiedi a tuo padre. » la sentii sospirare.

Come?

Tu non sai nulla?

« Ma... »

« Emma, deve essere lui a parlartene, lui sa più di me. Avevi quasi un anno quando... » adesso le quattro parole si erano duplicate, triplicate, erano aumentate.

« Quando? » domandai.

« Quando decidemmo di formare una famiglia. »

Mancava qualcosa.

Un tassello di puzzle che poteva rendere quella conversazione più convincente, reale.

« Ed in che senso ne sa più di te, se mi avete entrambi adottata? »

« Nel senso che... »

« Che? » la incitai.

Stette zitta, sentivo che non ce la faceva, un peso troppo grosso da levare da dosso tutto insieme e sarebbe stato difficile ritornare ‘vuota’, senza quell’ingombro.

« E’ tuo padre, quello biologico. Avremmo dovuto dirti anche questo. E’ una storia lunga, non ne volevo far parte io, ma era amore il nostro e continua ad esserlo. Non potevo avere figli, ma non è questo il punto, avremmo pur sempre adottato qualche bambino, e tuo padre, all’inizio, era un po’ incredulo sulla relazione. Non voleva dirmi di te... o meglio, di voi. Tua sorella era stata adottata e cercava disperatamente qualche coppia che adottasse anche te. Io l’ho convinto dicendogli che non doveva, che ti avremmo tenuta e che doveva trovare tua sorella. Era in preda alla disperazione, voleva che qualcuno vi addottaste perché non sapeva come riuscire a stare con voi, non aveva il tempo di crescervi da solo, e quando cercò la donna a cui aveva affidato tua sorella... »

Ero pietrificata.

E forse lo era anche lei dato che si bloccò tutto di un tratto, singhiozzando.

Non era quella la risposta che cercavo.

Io volevo sapere che fine avesse fatto mia madre e lei tirò fuori un altro argomento?

Che il mio padre biologico lo avevo sempre avuto accanto e che voleva farmi adottare?

Questo era quel che mi aveva detto?

« … non c’era più. Gli dissero che era scappata dall’Italia, che se n’era andata per sempre perché non voleva più avere a che fare con questo paese. »

« M-ma mia m-mamma? L-lei l’hai c-conosciuta? » tremavo, balbettavo, ero confusa.

« No. Tua mamma non si è fatta più sentire dopo il parto, stando a quel che dice tuo padre. Io avevo cominciato a pensare che fosse stata lei a prendere tua sorella, ma tuo padre sostiene ancora che l’ha data in affidamento. Solo che né di tua sorella, né della tua madre biologica, né di quella adottiva di Francesca, abbiamo avuto notizie finché... »

Era ritornata seria, sembrava più calma, anche più libera.

« Francesca? » Si chiamava Emelin, anche se tutti la chiamavano Amy, avrei detto.

« Tua sorella, tuo padre voleva chiamarla così. Stavo dicendo... finché un giorno non ci arrivò una chiamata. Erano stranieri, non si capì molto. Ci dissero che trovarono dei documenti che contenevano delle informazioni su tuo padre, tra cui il numero di telefono, l’indirizzo ed altro, e ci dissero se conoscevano una ragazza sui quattordici anni » lì mi sentii morire sul serio, ma non era certo quel che pensavo, no, non lo era « bruna, chiara di carnagione, altina... quel giorno ti osservai tutto il tempo. Sapevo cosa stava succedendo, o meglio... era già successo. Tuo padre, appena ebbe la conferma, cercò di mantenere la calma, ma di notte piangeva come un matto disperato. Cercavo di tranquillizzarlo, ma perdere una figlia così? Una figlia, che tra l’altro, si era suicidata affogando nell’acqua di un lago? Alla fine decidemmo che quell’estate dovevamo andare a respirare l’aria del luogo in cui era morta: Londra. Non si chiamava Francesca, ma Amy, se non sbaglio. Vedemmo il suo viso stampato su ogni rivista, come se fosse divenuta lo scandalo di tutta l’Inghilterra e la gente, nella metro, fissava te che eri identica. Cosa cambiava? Che tu mettevi solo un filo di trucco, lei si era spacciata per una diciottenne vestendosi anche con abiti versace. Era una di quelle ragazze stra-ricche e montate. Allora parlavano che aveva una relazione con un cantante, ma tuo padre non ci crede. O forse, non vuole crederci. E poi c’eri tu che ne eri innamorata pazza di quella band e che rompevi le scatole ogni cinque secondi quando vedevi qualche cartellone pubblicitario con quei cinque ragazzi, tra cui quello. Quello con cui si pensa avesse avuto una relazione Francesca. Quindi mi venne la paura che tu continuassi ad amare quella band, che mettessi in rilievo quel ragazzo bruno rispetto agli altri, e così quando mi parlasti per la prima volta di Roberto avevo capito che forse tutte le mie lamentele su quella band ed il resto fossero servite a farti capire che bisogna tenere ben salda la testa sulle spalle. Finalmente io e tuo padre potevamo avere i nostri anni di relax e tu crescevi come una normale ragazzina. Poi ti venne la geniale idea di andare a Londra, di nuovo, però questa volta per lavorare e studiare. » concluse ironicamente.

Era necessario essere ironici?

A me era morta una sorella, avevo una madre scomparsa ed era importante che io non mi innamorassi di uno appartenente ad una band? Per non finire come mia sorella?

E lei che ne sapeva di Amy? Che ne sapeva se non era sul serio innamorata di Zayn?

Che ne sa se non lo sono anche io, tuttora?

Ora capivo il suo nervosismo, quando vidi quel pezzo di carta nel sotterraneo dell’Underground a Londra.

Ora, però, sapevo qualcosa in più: mia sorella aveva fatto finta di essere una maggiorenne, era morta a quattordici anni e tutto quanto il mio passato era fortemente legato a lei, nonostante non l’avessi mai conosciuta.

Concludemmo la chiamata sconvolte. Sia io che mia madre adottiva.

Lei si era liberata di un peso, ma mi aveva detto che mi amava davvero e che non farebbe più nessuno sbaglio.

Ma ormai sia io, sia mio padre, che lei avevamo sbagliato.


Adesso sentivo le parole di Zayn che mi rimbombavano più frequentemente in testa.

Lo immaginavo preso dalla rabbia che aveva accumulato in tutti quei mesi.

Lo immaginavo mentre teneva forte il telefono.

Lo immaginavo che cercava di tenere i piedi ben saldi al suolo per non cadere per terra e spaccare tutto, tutto quello che io non ero arrivata a rompere in tempo. Tutto quello che era rimasto di noi.

Lo immaginavo furioso, come non mai, e forse, quando aveva messo da parte il telefono, una lacrima era scesa anche a lui, e gli aveva rigato la guancia, percorrendo il suo alto zigomo e arrivando all’estremità del mento, dove si sarebbe buttata e da lì sarebbe scomparsa per sempre, come Emelin.

Come Emelin”, sempre come lei.

Lei che non aveva fatto nulla per me, anzi, una cosa sì: peggiorarmi la vita.

Ed io? Ed io che cercavo sempre qualcosa da scoprire, qualcosa di nuovo, qualcosa di interessante.

Ma rimanevo più ferita che mai.

Più ferita nel sapere che era meglio rimanere chiusa in quella bolla di sapone, non farla scoppiare una ed un’altra volta ancora.

Ma una cosa mi fece rimanere perplessa: “Quello con cui si pensa avesse avuto una relazione Francesca”.

Non capivo. Non era certo?

Liam mi aveva fatto capire che loro avevano una relazione seria e tutti quei ritratti... beh, erano un po’ una conferma.

Perché quel “con cui si pensa”? Perché?


Non ci volle molto a capirlo, e non era nulla di serio.

Era solo il tipico punto interrogativo che aveva posto mio padre a quell’evento.

Era lui a non crederci, solo lui, e quindi lei aveva usato quella frase come per citare lui in tutto quel discorso.

Però, adesso che sapevo tutto su mia sorella, mi rimanevano tre punti da chiarire:

1. perché mio padre non me ne aveva parlato prima;

2. che fine avesse fatto la mia mamma biologica;

3. come aveva passato Zayn gli anni prima di me, e soprattutto quelli con Amy.

DOPO QUASI UNA SETTIMANA, MA ECCOMI! VOLEVO SCUSARMI PER IL CAPITOLO UN PO' PIU' CORTO DEL SOLITO, MA QUESTO ERA BASATO SU UN LUNGO DISCORSO E SPERO CHE SIA RIUSCITA A CHIARIRE GRAN PARTE DELLA SITUAZIONE, IL RESTO POTRA' DIRCERLO IL CARO ZAYNUCCIO, EH?
IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 44
*** Fourty-fourth chapter. ***



MEMORIES
Fourty-fourth chapter.


Mi aveva promesso che ce l’avrebbe fatta, ed ero sicura che lei avrebbe gridato al mondo il suo dolore invece io rimanevo chiusa in me stessa riempendo la camera dell’ospedale di lacrime.

Era ovvio che lei non poteva trattenere le sue grida, la piccola creatura che aveva aspettato per nove mesi nel ventre di Mart stava per nascere ed io vedevo la mia migliore amica da dietro un vetro con un velo bianco che le copriva le gambe

« Su, dovrei essere più in ansia io che tu! » mi picchiettò qualcuno la spalla.

« Oh, ciao Luke, non ti avevo visto... beh, sì! Ehi, ma che aspetti ad entrare per vedere tuo figlio nascere? »

« I medici hanno detto che manca ancora un po’, anche se a quanto vedo hanno già sistemato tutto! »

« Sì, in effetti... »

« Grazie per aver tenuto d’occhio Mart, Emma. » disse ritornando serio.

« Grazie? Beh, se tenerla d’occhio vuol dire stare per ucciderla una padella quasi all’alba, allora sì! » sorrisi ricordando quando ancora nulla di tutto quello che stava per succedere era stato programmato.

« Dài, ti sta chiamando, vai! » continuai fissando Mart da dietro il vetro sorridendo e dando una spinta leggera a Luke.


Lui entrò ed io mi sentì terribilmente inutile dato che loro formavano qualcosa di sensato di cui io non facevo parte.

Emma, sono una coppia loro!, pensai.

Cara coscienza,

ti odio,

con amore, me, dicevo a me stessa con una voce che era la mia ma più dolce dell’augurio odioso dell’altra.

Ecco, ci manca solo avere due personalità..., riflettei e poi sorrisi di scatto vedendo Martina che rideva come se avesse nuovamente diciotto anni, la pancia fosse scomparsa, proprio come i dolori alla schiena, l’incredibile fame e gli sbalzi d’umore.

Rideva osservandomi con Luke alla calcagna.

Anche lui rideva.

Avrei voluto chiedergli perché, ma mi venne così spontaneo dimenticare che in una stanza al piano di sopra c’era Roberto, che Zayn mi aveva presa per stronza e la stessa cosa io avevo fatto con lui, che avevo una sorella morta ed una madre dispersa.

Però risi.

Risi come una volta.

« Ecco che è arrivata la nostra altra volta di... »

« Era da tanto che non ti vedevo, mi sei mancato, Zayn! » risposi girandomi con la testa china sui piedi e sorridendo come una matta.

Combaciavano i miei pensieri con le sue parole.

O ero fuori di testa dopo delle risate insensate?

« Dio... »

« Mio. » concluse lui.

« Ecco, no, scusa, perdonami, non volevo, avevo la mente da qualche altra parte, scusa, scusa! » ero di un rosso peperone che nessuno poteva nascondere dietro un vetro e si sarebbe visto anche se mi avessero messo dietro le pareti bianche dell’ospedale!

« Non preoccuparti capisco... »

Picchiavo mentalmente me stessa per aver scambiato Andrew per Zayn.

La voce di Andrew per quella inconfondibile di Zayn.

« Oh, porca miseria, perdonami ancora, io non dovevo... »

« Emma, si vede che ti manca! »

« No, Andrew, per favore, cambiamo discorso! Perché sei qua? »

« Devo parlarti... »

« E come mai sapevi che io ero qui? » aggrottai la fronte.

Lui, invece, la stirò portando le sopracciglia in alto e disse: « Devo parlarti, tutto qua. Pensavo fossi da Roberto, ma mentre salivo le scale mi sono accorto che eri qua. ».

« E come facevi a sapere qual è l’ospedale in cui è stato ricoverato? » forse stavo esagerando.

« Me lo hai detto tu... »

Feci mente locale.

« No, io non ti ho mai detto nulla di qui. Tu sapevi solo di Rober... »

« Senti, Emma, parliamo da un’altra parte, qui c’è troppa gente! » mi fermò prima che io finissi la frase.


Percorremmo tutto il corridoio fino ad arrivare in fondo, dove non c’era nessuno, solo qualche infermiere.

« Che devi dirmi? Perché? Cazzo, la mia migliore amica sta per partorire e tu mi porti via? »

« Devo spiegarti un po’ di cose, è da tempo che dovevo farlo, ma penso che è arrivato il momento di parlare come una volta. »

« Sono le parole ‘una volta’ a spaventarmi di più. E perché in questo periodo tutti vogliono parlarmi? » domandai invano riferendomi a mia madre, quella adottiva.

« Ricordi Mr. Wint? »

« Lo stronzo dell’articolo, come no. » dissi con una risatina sarcastica.

« Ecco, ci sei arrivata da sola “l’articolo”. »

« Che intendi per ‘ci sei arrivata da sola?’ »

« Beh, Wint lo ha fatto di proposito a voler che tu cercassi qualche informazione su... per fare l’articolo, ecco. »

« Tu sapevi già da prima? » ero in uno stato di confusione e di ‘voglia di spaccare tutto’.

Non un ‘’, non un ‘no’: « Ho cercato di fartelo capire tramite la storia di Bella... ».

Lo guardai dritto negli occhi nella speranza si pietrificasse, corrugai la fronte per concentrarmi sull’obbiettivo, ma nulla.

« So che vuol dire, magari avresti capito tutto sin dall’inizio, tu e Z-Zayn » non capivo perché balbettò il suo nome « avreste potuto parlare già da tempo, o magari avresti fatto tutto con calma e... ».

« No, tu non lo sai. Avresti dovuto dirmelo dall’inizio. Ora scommetto che con quella rivista che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso il vostro capo si è arricchito, e per questo vi siete associati a qualcos’altro, no? Lo scoop di ‘Zayn e il suo problema’ era bello pesante, non pensi? ‘Wohoo, la nuova Amy fa colpo per l’ennesima volta sul celebre cantante inglese’. O cos’altro? Aspetta... dimmi anche che c’hai guadagnato anche tu! Magari hai rivelato qualcosa alla stampa, no? Ops, “scusa Emma, ma sono io la stampa”. Dimmi che scherzi, Andrew! »

Non rispose subito.

« So cos’ho fatto. Non volevo vederti neanche io con lui. La notizia di Amy, cinque anni fa, è stata uno strazio per tutta Londra. Non voleva nessuno che tu facessi la sua stessa fine. Bella si era ripresa, quindi... beh, quel racconto era un po’ per dirti che potevi benissimo allontanarti da lui e... »

« Cosa ‘e...’? Sono stata davvero una stronza a pensare di potermi fidare di te. »

Labbro, fermati, non tremare. Guance, non arrossatevi. Occhi, non cominciate a diventare lucidi, vi prego, dissi mentre mi allontanavo in fretta da Andrew.


Quelli dell’amore non corrisposto, quelli che si innamorano degli occhi di uno sconosciuto, quelli che si innamorano da soli. Quelli che « da oggi in poi non lo penserò più » e che quando quella persona accenna anche un solo saluto si sentono morire dentro, eravamo questi, io e Zayn?

Scrissi sul cellulare quella frase pensando di poterla aggiungerla alle altre che avevo scritto da quando conobbi Malik sul vero senso della parola, asciugandomi di fretta le lacrime dagli occhi e dalle guance e per poi dirigermi verso la sala in cui stava Mart, ancora coricata sul letto e con quella copertina.

Ricordavo a malapena le sue risate di prima, o quando mi chiamò dicendomi: « Dio, Emma, non puoi capire che dolore, mi si sono rotte le acque! Ed adesso che faccio? Luke mi ammazza se vede che si è sporcato il pavimento, la signora dell e pulizie è ancora in viaggio! ».

Sorrisi al pensiero.

Era davvero importante il pavimento o il dolore che doveva provare?

Mi chiedevo come faceva lei a sopportare tutto quel peso.


« Ecco, penso che ora sia il momento! » disse una dottoressa che entrò nella stanza.

Martina si agitava come una pazza e stava per piegarsi in due se non fosse stata trattenuta dai dottori.

Teneva la mano stretta al polso di Luke, e la mano del futuro padre diventava sempre più scura a causa del blocco sanguigno che probabilmente gli stava procurando Martina.

Ad un certo punto chiusero le tende e non potei più guardare.

Sentivo solo grida.


« E’ la zia, lei? » mi domandò una signora aprendo la porta e portando con sé un corpicino bianco avvolto in altrettanta copertina bianca.

Spuntava solo un ciuffo di capelli castano chiaro.

« Z-zia? » chiesi, poi mi accorsi che le tendine erano scomparse e che vedevo di nuovo Mart e Luke - il quale aveva un assurdo segnale al polso - che mi sorridevano con un cenno d’assenso. Io? Zia io? « Oh, sì, scusi, è che... » cercai di continuare, ma la dottoressa mi interruppe.

« Certo, la capisco, è sempre un’emozione! »


Ero passata dalle lacrime ad un sorriso immenso, e cosa che mi faceva stare più bene era che Martina era uscita sana e salva da tutto quello.

Le rimaneva ancora la pancia gonfia che si intravedeva da sotto il lenzuolo che adesso la copriva fino al seno.

« Vediamo un po’ come ti vuole chiamare la mamma, eh? » dissi appena la dottoressa me lo porse e mi guidò verso Mart.

Quando entrai nella stanza in cui era stata spostata per liberare la ‘zona parto’ la vidi sorridente più del solito.

« E’ bellissimo, non trovi? » mi domandò.

« Vedendo i genitori... ecco, beh, è un’opera d’arte! Manca solo il nome... » sorrisi guardandolo sorridere e muovere le manine paffute e rosse.

« Penso che Logan sia perfetto! »

« Logan? Come Logan Lerman? » risi.

« Beh, anche! »


Lasciammo Logan a Luke per un po’, noi eravamo rimaste sole in quella pallida camera.

« Emma, scusa se mi sono allontanata negli ultimi tempi... »

« Per una giusta causa! » sorrisi.

« Ma se a poco neanche ti davo retta quando parlavi del mio futuro... dicevi la verità, me ne pento ancora di aver fatto questa scelta. » e guardò Luke « Sai, non l’ho fatto con cattiveria, ma sapevo che sarei diventata matura. Non sopportavo più il fatto di essere inferiore, di essere un peso nei tuoi confronti. Emma, io non volevo, sul serio. Ma mio padre... lo sai come è andata quella notte, no? Quindi mi sembrava giusto costruire un tetto tutto mio, e, beh, ho capito che Luke è la persona giusta. Quella notte, il giorno del mio compleanno, ci eravamo scatenati, ci sentivamo padroni del mondo ed ora avremo un mascalzone fra i piedi per tutta la vita! ».

« L’importante è che adesso è tutto a posto. Che voi vi amate adesso e per sempre, okay? »

E a quel punto ci abbracciammo.

« Ti voglio bene, Emma. »

« Anche io, tanto! »

DOPO QUASI UNA SETTIMANA, MA ECCOMI! ALLOWA, DICIAMO CHE MI SENTO SODDISFATTA DI ESSERE ARRIVATA SIN QUI, CHIARIZIONE DI ANDREW, DI MART ED ANCHE LA NASCITA DEL PICCOLO LOGAM, AAAW. EHM EHM *TOSSISCE* TENETE BEN IN MENTE 'LOGAN' - 'MART' - 'LOGAN LERMAN', INTESI? OH, OKAY.
ALLA PROSSIMA, E FATEMI SAPERE TUTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTO!
IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 45
*** Fourty-fifth chapter. ***



MEMORIES
Fourty-fifth chapter.


Nasce uno, muore l’altro

Nacque Logan, morì Roberto.

Cinque giorni dopo, il ventisette maggio.

Corsi in ospedale come una disperata dopo una visita a casa di Mart e Luke.

Mimma mi spiegò che avevano cercato più volte di rianimare Rob, ma niente.

Non mi facevano entrare nella stanza in cui si trovava e non potevo nemmeno vederlo a causa di quelle tendine.

Erano tutti pallidi in faccia, era arrivati anche il padre di Roberto, Sharon e due nonni.

« E’ da tanto che non ci si vede! » esclamò la ragazza che era stata con lui prima che venisse a Londra.

Sorrisi a malapena. E’ meglio così, avrei voluto dire.


Dopo due intense ore di interventi e cose varie per cercare di riprovare i tentavi falliti nel rianimarlo uscì un solo dottore.

Fissò Mimma per prima, poi il padre, me e Sharon.

Pendevamo tutti dalle sue labbra e quelle non si mossero neanche di un millimetro se non fosse stato per la sua testa che continuava a scuotersi da destra verso sinistra per qualche minuto.

Sì, per qualche minuto.

Anche io rimasi immobile, con gli occhi sgranati e le punta delle dita che sembravano più gelate che mai.

Immaginavo già il mio viso bianco macchiato di due occhiaie violacee, proprio come quello del padre di Rob, il quale, invece, aveva la punta del naso e le orecchie rossi.


Aspettai che i primi ad entrare ed uscire fossero i suoi genitori, ma Sharon non poteva entrare prima di me.

Lei poteva essergli stata accanto per un periodo in cui io non c’ero, ma io con lui avevo condiviso tanti dei miei anni, non mesi, non giorni, non ore.

Vedevo quel viso pallido, quella cute senza capelli, quegli occhi chiusi, che, una volta, erano verdi. Avevo bisogno di ritornare indietro nel tempo, forse?

No. Non era necessario soffrire un’altra volta.

« Ciao Roberto. Te ne sei andato per sempre? Devi lasciarmi di nuovo sola? Ah, scusa. E’ vero. Sono io che ti ho lasciato solo. Egoista? Prepotente? Frettolosa nel voler abbandonare tutto e aprire nuove porte? »

Emma, parli sola, Roberto è morto, dannato subconscio.

« Tu sei il mio Rob. Capito? Io voglio ritornare indietro, voglio tenerti stretto fra le mie braccia, voglio averti vicino. Adesso che faccio? Parlo pure a un corpo morto che... che non risponde! »

Sentii una stretta al cuore pronunciando quelle parole.

Volevo solo ritornare sua amica.

Volevo solo non averlo mai lasciato solo.

Quella era la mia punizione? Quella che mi era stata data da Dio per essermi comportata in quel modo?

Per averlo mollato? Solo per questo?

Eppure pensavo che ‘mio’ potevo usarlo solo sulla persona che più amavo al mondo, su Zayn.

Ed invece la usai anche per lui. E non era la prima volta.


- - -


« …insomma, non penso si possa desiderare figlio migliore di te, Roberto. » concluse Mimma.

Eravamo al suo funerale.

Il cielo non era cupo, non pioveva, non c’era vento.

C’era solo il sole che con i suoi raggi sfiorava il vetro trasparente del porta foto che stava sulla tomba color ciliegio del ragazzo.

Ricordavo che in ‘The Last Song’ c’era il raggio di sole che attraversava il vetro colorato della chiesa, come se fosse l’anima del padre di Ronnie a far visita in quel momento.

Ma non sapevo se crederci o meno.

Se credere che quel raggio di sole fosse Roberto.

Non poteva esserlo. Non dovevo credere negli angeli, anche perché, se esistessero, avrebbero potuto ascoltare i miei pianti e lo avrebbero salvato. Perché, invece, no?

Mi ero distratta tutto quel tempo che mi dimenticai che era il mio turno.

Non dovevo salire da nessuna parte, non c’erano gradini, nulla.

Dovevo solo mettermi al centro fra la tomba, la lapide e la gente che stava lì: Mimma, il papà di Roberto, Sharon, i due nonni paterni e il parroco.

Le persone giuste, non poche, né troppe, e, per fortuna mia, non c’era mio padre, né la mia madre adottiva.

« E’ stata una persona davvero fantastica. Non dimenticherò mai i suoi occhi, i suoi modi di fare e quel suo accento che usava per parlare seriamente. Quando mi dissero della sua malattia rimasi di stucco. Non potevo crederci... o meglio, non volevo. Pensavo fosse tutto uno scherzo, una messa in scena, ma no, lui stava davvero male. Ha lottato come non ho mai visto fare in vita mia. E’ venuto qui, per me. Ha continuato a volermi bene quando io stavo cercando di allontanarmi da lui, dal resto del mondo, per dedicarmi ad altro. L’ho amato, ma non so se potrei dire ‘sul serio’. Forse non so più cosa sia ‘amare’. O forse sì. Ma lui rimarrà il mio primo amore. »

Rimasi seria per tutto il tempo in cui aprii la bocca per produrre parole dopo parole.

Non me ne bastavano molte, stavo già male di mio e se avessi parlato un altro po’ sapevo che sarei svenuta.

Mi ero soffermata sui particolari più stupidi che si potessero dire di lui, ma non riuscivo ad andare oltre.


Chiesi a tutti perdono per la mia fuga dopo il discorso.

Ero andata via di fretta, sentivo l’aria soffocarmi e le guance andarmi in fumo.

Avevo paura di finire stesa per terra come all’intervista di Alan Carr, ma a distrarmi fu una donna che mi bloccò mentre varcavo i cancelli del cimitero.

« Hei, scusi, lei era... »

Mi voltai di scatto per vederla in viso, ma non riuscii ad intravedere nulla se non i capelli scuri ed un viso piuttosto chiaro.

Si bloccò proprio quando mi girai verso di lei, ma dopo qualche secondo proseguì: « ah, no, mi sono sbagliata! Vada vada, e mi perdoni per il richiamo! » mi sorrise ed io cercai di fare altrettanto.


- - -


Continuai per la mia strada.

Sapevo dove andare.

Non avevo bisogno di cambiarmi, di togliermi quella veste nera di dosso, tanto il lutto l’avevo ugualmente tatuato negli occhi, nel cuore.

Presi l’Underground, superai Marilebone e mi ritrovai lungo la strada in cui si affacciavano tante case bianche.

Era da tanto che non passavo di lì ed in quel momento sperai profondamente ci fosse qualcuno in casa.

Mi avvicinai alla porta superando il giardino, poi suonai il campanello.

« Arrivo! » urlò una voce femminile.

Aspettai qualche minuto lì fuori sentendo il viso caldo e le mani fredde, poi qualcuno aprì.

« Oh, è da tanto che non la vedo, cara, forse un anno? No, un po’ meno, vero? Si accomodi! Il ragazzo non ha più parlato di lei, ma ha passato dei momenti orrendi. »

Mi fece entrare in casa.

Zayn non aveva cambiato arredamento. C’erano i libri sulla solita libreria, il divano scomodo messo davanti al tavolino, e poi c’era quel bagno con la luce sempre spenta in cui ero entrata quando avevo sentito la voce di Liam rimproverare Zayn per avermi portata con lui.

« Vuole un po’ di tè? L’ho preparato per il ragazzo, ma non ne ha bevuto neanche un po’! Si è chiuso la porta a chiave e non esce da lì da un bel po’ d’ore! Comunque, se lo vuole posso benissimo riscaldarlo! »

Ero senza parole.

Non sapevo che dire, se accettare o meno.

« Zayn è qui? » mi uscì dalla bocca solo questo.

« Sì, non gliel’ho già detto?! Se vuole posso chiamarlo! E’ proprio in quella camera... » disse girando il collo verso la stanza in cui mi aveva portato Liam. Quella dove erano appesi tutti i disegni di Emelin.

« No, vado da sola se non ti dispiace, Jen! Non mi far sembrare Sua Maestà quando mi chiami, eh? » sorrisi e lei mi lasciò andare.


Mi bastò poco per arrivare lì davanti e dovetti prendere tanto fiato prima di aprire la porta, ma come disse Janette era chiusa a chiave.

« Non provare ad aprire! » gridò qualcuno dall’altra parte.

Così io bussai e sentii dire: « Janette, non voglio tè! ».

Bussai altre volte finché non capii che qualcuno si stava avvicinando alla porta.

Stava girando la chiave, poi vidi la maniglia abbassarsi.

Avevo di nuovo la sensazione si svenire.

Sii forte, devi parlargli, è arrivato il momento.

« Dovevo immaginare fossi tu. Che ci fai qui? Devi sempre rompermi le scatole, eh? »

« Zayn, sono venuta qua per parlare. » ero seria e lo fissai negli occhi sperando che anche lui capisse che le mie intenzioni fossero sul serio quelle di chiarire ogni cosa.

Sospirò: « Spero sia qualcosa di veloce, perché ho da fare! ».

Lo lasciai perdere: entrambi sapevamo che non era nulla di veloce ciò di cui dovevamo discutere.


Mi disse che dovevamo stare il più lontano possibile da Janette, che non voleva farsi sentire da lei e quindi fu costretto a farmi entrare nella camera in cui si era chiuso.

Erano sparite tutte cose, le pareti erano state imbiancate e alcune foto ricoperte da un leggere velo bianco.

Il pavimento era tutto sporco di polvere e vernice e poi c’era Zayn con le mani in tasca che apriva l’imposta per far passare un po’ d’aria.

« Li ho tolti tutti, non ne potevo più di vederli qui. »

Corrugai la fronte.

« So che sei stata qui, con Liam. Beh, per lo meno lui è riuscito a parlartene. In fin dei conti non so se io ci sarei riuscito. » sorrise guardando per terra e abbassandosi per raccogliere qualche disegno macchiato che era rimasto per terra, come uno straccio.

« Come l’hai conosciuta, Zayn? » forse mi ero affrettata, ma lui non si disturbò.

« L’incontrai più volte per strada. Frequentava gente strana e, una notte, quando la vidi, la chiamai. Non per nome, non sapevo come si chiamasse. Lei si avvicinò a me e notai che era sbronza, barcollava e poi si accasciò per terra, così io feci lo stesso. Ebbi la fortuna di non essere visto, di sembrare un ragazzo qualunque. Lei parlava poco, non aveva nulla da dire e l’unica cosa che fece fu offrirmi da bere. Le chiesi quanti anni aveva perché se l’avessero scovata i poliziotti l’avrebbero arrestata, ma lei non rispose, non quel giorno. »

« E tu la lasciasti bere? »

Lui scosse la testa, poi continuò: « Non volevo rimanesse con quei ragazzi di strada, poteva anche drogarsi, già era tanto tutte le bottiglie che aveva buttato giù, così la portai a casa di Janette. Lei non voleva averla in casa, diceva fosse una ladra e che prima o poi avrebbe preso tutto per poi comprarsi della droga, così l’unica cosa che potei fare fu portarla a casa mia. Non avrei dovuto farlo, ma non potevo neanche lasciarla per strada, né portarla in un posto dove avrebbero controllato il suo stato di ebrezza e poi arrestarla! »

Si fermò, poi io gli dissi di continuare. Era ora che lui mi raccontasse come stassero le cose, il suo punto di vista.

« Da quella volta sembrò che non se ne volesse più andare. E’ vero che usciva di casa presto e ritornava tardi, ma penso capì che volevo aiutarla. Poi, un giorno, le dissi che era ora che si trovasse una sistemazione ma lei disse di no, voleva stare qui, con me. Apprezzava quando ritraevo il suo volto la notte, mentre dormiva. Ed era bello vederla preparare la colazione la mattina. Avevo capito che avevamo superato la fase ‘amici’, passando direttamente a quella di coppia. L’unica cosa che non sapevo di lei era la sua età. Non voleva rivelarmela. Ma dietro tutto questo c’era un problema: i paparazzi. Ci seguivano ovunque, lei era stufa, ma cercavamo di stare insieme. Penso che il resto lo sai, no? »

Annuii: « Te la sei portata a letto, vero? ».

Si grattò la fronte.

« Non potevo immaginare avesse quattordici anni, capisci? Noi stavamo già insieme da un po’... non volevo toccarla, non le avrei mai fatto del male! » il discorso diventava sempre più vivace.

« Hai fatto sesso con una quattordicenne, lo sai? » non sapevo se mettermi a gridare o stare calma.

« Emma, io non lo sapevo, okay? Hai visto come si conciava? Hai visto il suo viso tutto truccato? Chi lo può immaginare? »

Come si permetteva a rispondermi in quel modo? « Ma dovevi impedirglielo! Non vedevi che dentro era ancora una bambina? Zayn, sai cos’hai fatto? Lo sai? Non posso crederci che tu l’hai toccata. »

« Emma, vai via da questa casa. E’ meglio per tutti e due. Hai voluto sapere tu come è andata, io te ne ho parlato. Dovevo farlo. Era tua sorella e reagirei allo stesso modo se fosse successo ad una delle mie. Sai come mi sento? Una merda. Forse sarebbe stato meglio se non fossi nato e se mi fossi buttato con lei da lì. Perché ho voluto continuare la mia storia con te? Beh, non lo so neanche io. Forse qualcuno mi aveva dato un’altra possibilità. Ma questa ‘possibilità’ mi ha ridotto uno schifo, peggio della prima. Ho sbagliato. Lo so. Ma io ho imparato dai miei errori. Io non ti ho toccata. Non ti ho mai chiesto nulla che fosse ‘sesso’ o cose varie. Penso che nella nostra relazione abbiamo avuto degli alti e bassi, ma ci siamo divertiti, Emma. Noi ci siamo amati. E tu non puoi dire il contrario. »


« E’ vero, Zayn. » dissi appena varcata la porta di casa sua.

DOPO UNA SETTIMANA, MA ECCOMI! ALLOWA, CHE MI DITE? IO SONO FELICISSIMA! FINALMENTE HANNO PARLATO! EMMA, COME SEMPRE, UN PO' SCONTROSA, MA PENSO SIA NATURALE, NO? PER LO MENO HA SENTITO IL SUO PUNTO DI VISTA!
EEEEEEH, ECCO CHE CI AVVIAMO FRA GLI ULTIMI CINQUE CAPITOLI, COME VI SENTITE? BEH, ADESSO ARRIVANO LE MIE PARTI PREFERITE!
VI DICO SOLO UNA COSA: C'E' ANCORA UN'ULTIMA SCOPERTA! UAAAAAAA!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, lol
ALLA PROSSIMA, E FATEMI SAPERE TUTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTO!
IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 46
*** Fourty-sixth chapter. ***


- alla mia lollina,

che quando arriverà sin qui e leggerà questo mini-post sperò sorriderà,

non smetterò di dirti che sono felicissima per te,

per il giorno in cui li hai visti,

per avermi raccontato tutto,

le tue paure,

le tue lacrime,

la tua gioia nel vederli,

tutto,

e spero che capiterà ancora e ancora e magari ci ritroveremo insieme,

sì, insieme sotto quel palco a cantare con loro,

grazie, Chiara.



MEMORIES
Fourty-sixth chapter.


Tutti i pianti che avevo trattenuto durante la morte di Roberto vennero fuori solo dopo.

Avevo passato tutta l’estate a deprimermi, a pensare come sarebbe stato per sua madre non avere più un figlio.

E’ soprannaturale vedere un figlio morire prima dei genitori, diceva sempre un mio insegnante.

Ormai erano passati parecchi mesi, erano gli inizi di dicembre, e dovevo prepararmi mentalmente che sarei stata via da Londra per più di due settimane.

Avevamo uno stage a Parigi con il college e la notte prima della partenza non riuscivo a dormire: pensavo ad un’estate sprecata ed ad un inizio del secondo anno di università ancora più disastroso del primo.

Speravo che per lo meno qualcosa si mostrasse un successo, quello stage.

Avevo deciso di prendere una camera da condividere con una sola mia compagna, si chiamava Asia.

Non sapeva tante cose sul mio rapporto con Zayn, non era una tipa assai curiosa, anzi... preferiva strasene distesa sul materasso a contemplare il tetto.

Questo mi facilitò la partenza.

Quando arrivai all’aeroporto una serie di ricordi mi ritornarono in mente. Ricordavo la dormita di Mart e il suo brusco risveglio a causa di una stupida hostess e la mia odiosa voce, ciò mi fece ridere e distrarmi dalla gente che teneva lo sguardo fisso su di me, poi c’era Asia che cercava di parlarmi in modo da far trasparire tutto quanto.

Forse anche lei odiava avere dei riflettori addosso solo perché stavamo una accanto all’altra mentre ci avviavamo lungo il corridoio che ci avrebbe portate all’entrata dell’aereo diretto a Parigi.

Con lei non avevo mai avuto quel gran rapporto che c’era fra me e Mart, era solo una compagna, non ero pronta a chiamarla amica, anche perché con lei non avevo condiviso granché.


Per arrivare a Parigi ci volle un’ora scarsa.

Atterramo ad Orly con la massima puntualità ed insieme ad altre universitarie ci avviammo verso la fermata dei taxi per andare alla zona centrale, Operà-Montmartre.

Lo scopo dello stage era quello di cimentarsi bene nella lingua francese e fortunatamente riuscivo a parlarlo piuttosto bene, eccetto quelle volte in cui la mia mente diventava un arido luogo con tanto di palla di fieno rotolante.

« Benvenue, chéries! » disse una signora sulla mezza età seduta dietro il bancone della hall dell’hotel in cui alloggiavamo.

« Claire, venez ici! Ces filles sont ici avec le collège, aiderez leus avec les bagages! » diceva sempre la stessa e poi rispose la presunta Claire.

« Un minute e je serai là! »


Erano passati i primi giorni da paragina, ma non era molto divertente essere richiamata più volte e continuare a girare musei contemplando tutti i quadri ed etichette sottostanti.

« Muoviti, non puoi fermarti ad ogni loro cartellone pubblicitario, tanto verranno tra pochi giorni, e poi non hai detto che hai rotto con lui? »

Sì, mi ero bloccata con lo sguardo fisso su un panno di carta con i visi di tutti e cinque i ragazzi, di nuovo, anche se non a Londra.

E no, non pensavo di aver rotto con Zayn, ero ancora convinta che le nostre erano state liti, non dimenticavo quello ‘stronza’ e tutte le parole che mi rivolse in mala fede, ma era arrabbiato, e se contavo tutte le volte che avevo pensato male di lui allora potevano sul serio rinchiudermi a vita in carcere mentre lui stava fuori vivo e vegeto.

« Asia, avrò distrutto l’inizio di una relazione, ma non per sempre, sono in tempo, no? »

« Non starai pensando mica... »

« Che la stessa identica frase è stata pronunciata chissà quante volte quando la persona a cui è riferita vorrebbe fare una pazzia? Sì, hai ragione. » sorrisi continuando a tenere lo sguardo fisso sullo stesso punto.

Poi continuai: « Mancano sei giorni, posso farcela! E’ uno stadium tour, devono pur esserci dei posti rimasti! ».

« Ci sarà tutta la Francia! Che vuoi che ti dica? Provaci, cercali! »

« Vuoi dirmi con ‘cercali’ che verrai anche tu? »

« Sì, quindi cerca di trovarne due! » mi fece l’occhiolino, poi disse: « Non ti posso fare andare sola, e poi anche io voglio godermi un concerto! ».


Non trovai alcun biglietto.

Tutti i posti erano esauriti e purché tentai fino all’ultimo giorno dovevamo solo provare a fare una cosa.

« Che hai detto? Non senti che quella là grida tutto il tempo? »

« Abbassati, fatti piccola piccola! » urlai.

Eravamo dentro la folla nella speranza di poter entrare nello stadio.

« Non ce la faremo! E’ impossibile coi tizi, laggiù! »

« No, abbassati e appena entrano queste ragazze entriamo anche noi, okay? »

Sembravamo due tartarughe e la gente non faceva altro che pestarci le mani o inciampare sopra di noi.

« Dài! » sussurrai con l’incertezza di essere stata sentita o meno.

Sì, ero stata sentita.

Lei era entrata.

Feci un respiro profondo e nascosta fra le gambe di chi spingeva e chi stava entrando varcai anche io il cancello.

Ero ancora abbassata nel tentativo di rialzarmi che mi resi conto che c’ero riuscita e appena mi misi in piedi corsi verso Asia, che si trovava un tantino più lontana, per abbracciarla.

« Pronta? »

Lei mi fece cenno di sì.

« Corri, okay? Non fermarti! Ci vediamo appena siamo a quella entrata! » gridai indicando la porta numero sei.


Correvamo più velocemente possibile, con la speranza di non perderci di vista, ma c’era troppa gente e la porta era piuttosto lontana.

Quando entrammo nello stadio ci mettemmo nel prato, per non essere né troppo vicine, né troppo lontane.

Avevamo, come le altre, delle fasce in testa con scritto ‘One Direction’ e appena ci fermammo sul prato cominciammo a scrivere sulle braccia i loro nomi con dei pennarelli scuri.

Non c’erano mille ragazze a piangere, gridare, ridere, alzare le mani e cantare.

Ce n’erano settantamila.

Avevo poggiato lo zaino per terra e non avevo il coraggio di sedermi per terra.

Volevo stare alzata come tutte le altre, con la pancia che sembrava essere infestata da volatili e una voglia immensa di gridare anche io con le lacrime agli occhi e far sapere a tutti che c’ero riuscita.

Non importava più se avevo avuto una storia con Zayn, no.

Mi importava che io ero lì a sostenerli, dopo otto anni dall’inizio carriera.


« And now? What do we sing? » era Niall, poi Lou seguì abbracciandolo.

« Uhm... maybe, we could sing Little Things, ye? »

« Ohoh, Zayn, is your turn! »

« So? C’mon, don’t listen to Haz! Paris? Are you here? »

« Zayn, the song! » gridò Liam facendo capire che era il momento di iniziare.

Your hand fits in mine like it’s made just for me, la sua voce rimbombava dentro la mia testa.

Il suo accento era adorabile, non potevo resistere.

La chitarra in sottofondo e Niall che non smetteva di agitarsi con Josh il batterista.

Tutti gli altri erano calmi.

But I bear this in mind, it was meant to be.

And I’m joining up the dots, e lì mi sentii cadere, with the freckles on your cheeks,

and it all makes sense to me.

Sentivo il suo sguardo di sopra nonostante fossimo lontani, sentivo la sua voce come se fosse accanto a me a sussurrarmi che non dovevo coprire le lentiggini che si trovavano un po’ sul naso e sulle guance.

Poi c’era Liam, toccava a lui.

I know you’re never loved the crinckels by your eyes when you smile, e notai tutte le ragazze che avevano i lineamenti intorno agli occhi a forza di piangere e cantare.

You've never loved your stomach or your thighs,

the dimples in your back at the bottom of your spine, prese fiato, but I'll love them end lessly.

Cos’importavano le nostre cosce in quel momento? La nostra pancia? C’erano loro.

Loro che erano più importante di tutto il resto.

Finito il ritornello c’era Louis, lui e la tazza di tè.

You can't go to bed without a cup of tea,

and maybe that's the reason that you talk in your sleep, chi non parlava nel sonno? Chi non riesce a sfogarsi quando è sveglio e lo fa quando dorme, quando neanche ci si rende conto? Tutti quei segreti che il cuscino assorbe sempre... and all those conversations are the secrets that I keep,

though it makes no sense to me.

Arrivò Harry con il suo assolo.

I know you've never loved the sound of your voice on tape, chi? Io? La mia sembrava tanto stridula, you never want to know how much you weigh, you still have to squeeze into your jeans, e qui tutte le ragazze scoppiarono a piangere.

Perché essere grasse è un problema? Perché la gente deve sempre criticare e criticare?

But you're perfect to me...

Di nuovo il ritornello e poi Niall con la chitarra e la sua voce che sembrava essere sommersa da quelle delle directioners.

You'll never love yourself half as much as I love you, no, appunto, non ci riuscivo, sapevo che c’era qualcun’altro che poteva amarmi più di quanto io potessi amare me stessa, era questo che mi piaceva, che non mi faceva venire i brividi.

You'll never treat yourself right darlin' but I want you to, e come sempre si bloccò qui, e poi con altri passi di chitarra accompagnò l’ultima parte, if I let you know I'm here for you, maybe you'll love yourself like I love you, oh, e speravo che quel ‘oh’ non finisse mai. Mi sentii piena dentro, ed un caldo immenso che mi riscaldò il cuore.

Niall c’era sempre stato.

Anche Harry, Louis, Liam e Zayn.

Ero io che me n’ero andata.

Mancava l’ultimo assolo di Harry, i suoi ricci si muovevano contro vento e le su lunghe gambe non smettevano di camminare lungo il prolungamento del palco per toccare le mani alle fans.

I've just let these little things slip out of my mouth, sorrise e la telecamera fece vedere il suo viso puntellato da due fossette, ‘cause It's you, oh It's you, It's you they add up to, and I'm in love with you and all these little things.

Poi cominciarono tutti insieme per concludere la canzone con il ritornello.

Le loro voci avevano raggiunto l’armonia degli anni precedenti, quella che iniziò con Torn e non se ne andò mai.

Perché loro non sarebbero mai scomparsi, mai, se non fosse stato per l’ultima directoner rimasta in vita, senza ricordi, senza nulla.

Loro sarebbero vissuti per sempre. In mezzo a quei poster strappati, ai dischi rotti, alle foto vecchie, ai ricordi frantumati, alle lacrime prosciugate, alle grida ammutolite.

Sarete il mio più bel ricordo, sussurrai e poggiai la mano sul petto preparandomi a cantare l’ultima parte, come se fossi allo studio di registrazione seduta con la schiena diritta e le labbra puntate su un microfono per intonare le ultime parole: i won't let these little things slip out of my mouth but if it's true, It's you, It's you, they add up to, I'm in love with you and all your little things.


Adesso potevo scrivere una bella V a ‘going to oned’s concert’.

Ma no, non lo feci.

Ci saranno altre volte, lo prometto, pensai.

E quella promessa la mantenni con il ricordo dei ragazzi che si abbracciarono dopo Little Things.

Con il ricordo dei ragazzi per cui avrei dato la vita.

Con il ricordo ci cinque sconosciuti seduti su degli scalini a rispondere alle ‘ammiratrici’ che poi divennero ‘fans’ ed infine ‘directioners’.

Con il ricordo delle loro lacrime riprese dalle videocamere e fatte vedere a tutto lo stadio mentre se le asciugavano grazie a dei pannelli.

Con il ricordo che questa volta non me ne sarei più andata, anche se accanto a me non c’era Zayn.

Anche se quella sera non avevo intenzione di passare dai backstage e riparare tutte le fratture, no.

Avrei rovinato tutto, e avevo rovinato abbastanza.

Quella sera era finita, così, al meglio.

Non ci sarebbe voluto altro, se non un abbraccio di Asia che mi disse: « Sono felice che tu hai finalmente realizzato il tuo sogno! ».

Vero, ho realizzato il mio sogno.

SONO IN ANTICIPO DI UNA NOTTE, A M A T E M I! lol
CHE VE NE PARE? ANDIAMO AL DUNQUE, LA STORIA E' FINITA, MI SECCO', NON NE VOGLIO SAPERE PIU' NULLA. OKAY? OKAY.
RINGRAZIO ANCORA UNA VOLTA CHIARA PER L'ISPIRAZIONE CHE MI HA DATO, GRACIAS BELLAAA!
POI... BEH, IL FATTO DEL 'VIAGGIO' ERA ISPIRATO AL CONSIGLIO DI MITCHIE, QUINDI GRAZIE ANCHE A TE, MA CHERIE!
ED INFINEEE... LA STORIA NON E' FINITA, SCHERZAVO!
DOBBIAMO ARRIVARE A C I N Q U A N T A CAPITOLI, MIEI CARI, E QUINDI NE MANCANO SOLO QUATTRO BELLI TONDI TONDI E PIENI PIENI, EH?
CONTENTI CHE NON E' FINITA?
DITEMI DI TUTTO, COME VI E' SEMBRATO? E' STATO UN CAPITOLO UN PO' SOFT, NON TROPPO DEPRESSO, NE' TROPPO ALLEGRO, CI VOLEVA, NO?
DOPOTUTTO NEI PROSSIMI QUATTRO ARRIVA LA BATOSTA(?) BELLA GROSSA... E SINCERAMENTE MI MANCA SOLO IL MINI RIASSUNTINO DI UN CAPITOLO PER CONCLUDERE TUTTI I MIEI FLASH MENTALI!
AU REVOIR!

IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 47
*** Fourty-seventh chapter. ***



MEMORIES
Fourty-seventh chapter.


'a thousand years' - C. Perri. (cliccate sulla nota per ascoltare mentre leggete, spero funzioni, ma se non funziona andatela a cercare su you tube!)

La mattina dopo avrei dovuto prendere l’aereo e andare via, ma intanto volevo godermi per l’ultima volta la vista dal terzo piano della Tour Eiffel.

Stetti lassù sin da quando le biglietterie aprirono e scelsi di prendere il ticket per salire a piedi.

Sono più di mille gradini, lo sai, Emma, vero?, certo che lo sapevo, ma volevo sentire il brivido del vento che attraversava il giubbotto che tenevo e farmi venire ugualmente la pelle d’oca, volevo sentire un gelido respiro proveniente dal nulla spingere verso il mio viso spostando i capelli ed adoravo vedere il mio alito formare una nuvoletta prima di dissolversi nell’aria.

Salii le scale tranquillamente, senza fretta, senza voglia di arrivare in cima e dire ‘ma che faccio qui? Fatemi scendere’, perché io sarei rimasta lì, fino alla chiusura.

Volevo spendere qualche moneta ai monocoli osservando Parigi dall’alto, scrutando gli Champs Elysee e la chiesta del Sacro Cuore, poi spiare qualcuno sui battelli che percorrevano la Senna e vedere altri a Trocadero mentre salivano su delle piattoforme, mettersi in punta di piedi e farsi fare una foto mentre sembra che si è poggiati alla Tour Eiffel.

Mi piaceva vedere la gente da lontano e fare qualche pensierino, anche quando mi sedevo al bar e dietro i migliaia di bastoncini con tanto di lecca lecca a forma della torre, gli occhi mi finivano addosso ai bambini che si erano appena sporcati di cioccolata calda e alle madri disperate che cercavano di pulire i maglioni e i pantaloni dei propri figli.

Li vedevo tutti con cappelli russi sul capo, occhiali da sole e pelliccioni stile anni ‘50, donne giovani accanto a uomini piuttosto cresciuti e famiglie di tutti i tipi, dai Giapponesi agli Americani.

Tenevano pacchi di Louis Vuitton con una mano e con l’altra, invece, tenevano il cappello ben saldo in testa.


Ci saresti dovuto essere anche tu, Rob.

Come se doveva esserci, lui doveva girare il mondo, lui mi avrebbe accompagnata a Parigi per fare shopping per le vie più prestigiose, avrebbe dovuto portarmi al Moulin Rouge per qualche spettacolo e poi mi avrebbe fatto fermare in un negozio di dolciumi sulla strada dei tarocchi che portava al Sacro Cuore, e, subito dopo, alla piazza degli artisti per fare un ritratto insieme, magari mentre ci baciavamo, e così sia uno che l’altra eravamo costretti a stare immobili, con le labbra incastonate a ridere mentre il pittore faceva qualche smorfia per aver sbagliato dei tratti.

Ma tu non amavi più Rob, non non lo amavo più, ma ci eravamo promessi tante cose che valeva farle tutte nonostante io avessi la testa ad un altro, ed avrei continuato a fare la stronza, a dire belle parole dietro un tradimento che non sarei stata capace di mantenere.

No, non avrei fatto mai una cosa del genere a Rob, non a lui, almeno.

E non sarebbe stato lui con cui io avrei dovuto condividere quei momenti, no.

Non da fidanzato, almeno.


Non andavo matta per l’ultimo piano della torre, preferivo il secondo, per lo meno lì potevo sporgermi un po’ anche se c’era una retina di protezione.

Era bello perché, al contrario del terzo piano, era tutto aperto e sentivi che il metallo oscillava per via del vento e poi potevi farti qualche risata silenziosa pensando alle espressioni della gente che si era buttata da là per amore non corrisposto, affari falliti, semplice voglia di morire e cose varie.

Ed io, al contrario loro, ero lì per riempire la mente, non liberarla, e pensare se un giorno avrei mai potuto realizzare gli altri miei sogni: lavorare per il Times di Londra e scrivere qualche libro, ogni tanto, giusto per andare oltre le regole delle news e superare i confini dell’immaginazione, girare il mondo in cerca di novità da pubblicare e poi scrivere qualche pensiero sull’Iphone, poi passarlo al pc, sistemare tutto e preparare un capitolo.

Era questo che volevo, io, una testiera, uno schermo e tutta la mente immersa nei mondi più sperduti dell’universo.

Solo che mancava qualcosa, anzi... no, qualcuno.


Continuavo a fissare Parigi con i polsi penzolanti dalla ringhiera del secondo piano, tutto era come quando ero arrivata, eccetto le mie gambe che cominciarono a farmi male a causa di tutte le ore che avevo passato sullo stesso punto a guardare milioni di palazzi, case, negozi, persone, che per me, in quel momento, equivalevano al nulla.

« Sapevo che ti avrei trovata, prima o poi. »

Solite coppiette romantiche.

« Ti hanno visto l’altro giorno, non sei mica passata inosservata sotto gli occhi di tutta quella gente! »

Perché lui aveva una voce che sembrava essere trattenuta da qualcosa, come se tenesse la mano sulla bocca, e lei non rispondeva mai?

« Qualcuno ti ha anche scattato delle foto e degli intelligenti hanno riportato tutto sul giornale. Giro per Parigi da quando ho notato la notizia, capisci cosa vuol dire vederti qui? Nel posto troppo certo dove rifugiarsi? Sono stato ore seduto per i musei, » lo sentii ridere leggermente « ma nessuna traccia di te, e dove ti trovo? Ringrazio Josh che ti ha vista una mezz’oretta fa sull’ascensore che portava qui, quello dal terzo al secondo piano, intendo! Ero proprio su quel ponte, mi ha chiamato, mi ha detto che aveva vicino te ed io sono corso subito. Certo, ho dovuto aspettare la fila, ma chi vuoi che mi riconoscesse tutto incappucciato? Magari pensano che sono un turista senza riserve e che ha dovuto usare un inutile cappellino da mare per salire a dicembre sulla Tour Eiffel! “Con questo freddo quel pazzo mette un cappellino di paia?” » disse imitando qualcuno e nessun’altro rispondeva « “Ci credo che si copre fino alla bocca con l’impermeabile, qua ci sono dei ghiaccioli, non persone, eh.” ».

Cosa trovava divertente nel suo discorso?

Ed io perché mi ero distratta dai miei pensieri?

Decisi di andarmene da lì, non volevo ascoltare altro.

Magari la ragazza leggeva il movimento delle labbra ed era sordo-muta, o semplicemente muta!

« Hei, non andare via! »

Non parla con te, disse il mio subconscio.

« Emma, dove vai? »

Adesso con chi parla?

Qualcuno mi prese per il braccio.

« Scusa, non volevo metterti paura, ma ho sul serio girato mezza Parigi per vederti. »

Quella dannata voce resa quasi incomprensibile, probabilmente dall’impermeabile di cui aveva parlato, continuava a torturarmi la mente, e qualcos’altro anche il braccio.

« E’ per parlarti! Sai cosa vuol dire cercare di non essere visto da un paparazzo? Ecco, è difficile. » e si sfibbiò un po’ il colletto.

Ecco, è difficile”, conoscevo quella voce, quell’accento.

Mi voltai di scatto.

Stessi lineamenti, stessa carnagione, stesse labbra.

« Possiamo andare dietro quel cartello? Qua mi sento troppo in vista, già che camminare con gli occhiali da sole con questo tempo non è il massimo! » sorrise.


Continuava a tenere ben salda la sua mano al mio polso e mi portò dietro un cartello senza due sagome ovali dove probabilmente dovevano poggiarsi i visi della gente per poi far scattare delle foto.

« Abbassati, su. »

« Zayn? N-non capisco, scusa, che ci fai qui? Lo sai che puoi rischiare, eh? Se ci v...» -edono?

« No, non ci vedranno qui dietro, stai tranquilla! Hei, che hai? » mi sollevò il viso con il pollice, un classico.

« Sai, un tizio che mi viene incontro conciato come lo sei tu in questo momento… beh, non è il massimo. »

Sorridevo con gli occhi abbassati, avevo una gran voglia di abbracciarlo, ma no, dovevo trattenermi.

Lui doveva parlarmi, io pure, forse era il momento esatto quello, forse entrambi eravamo terrorizzati da tutti quei particolari da chiarire e quindi ci eravamo sempre ritirati, e quelle poche volte che avevamo pensato ‘è il momento’ avevamo fatto un passo indietro… ma, questa volta lo avremmo rifatto?

« Emma, ho riflettuto tanto, è poco più di un anno che ci comportiamo in modo penoso solo perché… sì, okay, so di aver sbagliato, dovevo dirtelo subito di Amy, ma stava tutto andando alla perfezione, non volevo rovinare proprio nulla! »

Era stanco e tremava un po’, aveva le labbra sempre più violacee e cercava di tenere il più possibile le mani una stretta all’altra.

« Ho capito… continuo io che è meglio. Non lo so perché mi sono fatto prendere dalla rabbia quando hai chiamato Liam e poi ti ho risposto io, o quando qualche mese fa sei venuta a casa mia, non lo so, veramente, non dovevo comportarmi in quel modo e cacciarti via. »

« Zayn, anche io ho sbagliato! »

« No, Emma. Io dovevo capire cosa vuol dire quello che tu hai vissuto, dovevo mettermi nei tuoi panni. Invece che ho fatto? Il bravo ragazzo portandoti cose qua e là e poi? Poi nulla. Nulla. Faccio schifo, lo so. Ma voglio che tu sappia la differenza che c’è fra te e Amy. Tu non sarai mai come lei, okay? »

Aspettò qualche secondo, voleva che facessi cenno di con il capo per poi continuare.

« Ho torturato la mia mente per ore ed ore. Ad un certo punto ho pensato sul serio che avessi sbagliato a prendere la decisione di creare una relazione con una ragazza identica alla mia ex morta, ma poi ho capito. Tu non sei uguale a lei, no. Potrete avere lo stesso aspetto somatico, ma.. cazzo, Emma, tu non ti sei mai montata la testa! »

« In che senso? » gli domandai facendo cenno di abbassare il tono della voce.

« Scoprii che lei aveva quattordici anni quando già i paparazzi cominciavano ad assalirci. Giuro, a volte lo faceva apposta a mettersi in mostra, ed io che dovevo fare? Ovvio, cercavo di coprirla! A quattordici anni era solo una bambina ricoperta di polvere rosa in faccia e non faceva altro che rendersi trasgressiva nei confronti di tutti. Avevo cominciato a pensare che lei fosse ossessionata dalla fama che riceveva grazie a me, sì, perché era questo che la rendeva felice, e non si preoccupava delle notti passate! Giuro, non lo avrei fatto, non sono quel genere di persona, Emma! Sul serio! »

Gli tremava il labbro, stava per piangere e non smetteva di far rumore con le nocche o strofinarsi gli occhi.

Sapevo che lui non avrebbe mai storto un capello a nessuno, né che avrebbe fatto sesso con una quattordicenne, ma quella volta non lo sapeva.

« Andava dovunque ci fossi anche io solo per qualche scatto e far scatenare il putiferio fra i giornalisti. Lei non era una ragazza seria, no. Lo ripeto, era una bambina che cercava di vivere come se avesse già vent’anni, come se fosse già abbastanza matura per affrontare certe situazioni! Era egoista, e penso che non mi abbia mai amato sul vero senso della parola. Una sera era ubriaca, fu quella volta che mi rivelò un sacco di cose. Non voleva che la sfiorassi per accompagnarla al piano di sopra per dormire, né che le porgessi un po’ di carta dopo aver vomitato da qualche parte a casa mia, io dovevo stare fermo, lì, sul divano, ad ascoltarla mentre gironzolava per la casa. Mi rimproverò ripetutamente per quello che avevamo passato qualche notte precedente ed io non riuscivo a capire. “Ho quattordici anni, Zayn!”. Lì mi cadde il mondo addosso. Mi sentii morire. Continuava a darmi della testa di cazzo per non averlo capito prima, ma che ci potevo fare? Anche lei avrebbe dovuto dirmi che in fin dei conti non le andava, che era troppo presto. Ma quella volta non mi trattenni, mi aveva mentito per un po’ di mesi e se le voci fossero arrivate alla stampa? Quindi… beh, le diedi uno schiaffo. Capisci? Non solo un maniaco, ma anche un delinquente violento! »

Cominciò a singhiozzare.

« Poi lei decise di suicidarsi. La gente non smise mai di chiamarmi terrorista ed io non mi sentivo più me stesso. Ero diverso. Sentivo che la gente stava lontano da me, persino le mie sorelle. Mi sentivo colpevole della sua morte. Pensai che era stato quello schiaffo, ma no. Lei non ricordava nulla di quella notte, e poi era passato quasi un mese da quando mi aveva parlato in quel modo! Diceva che era stanca di tutto, poi, però, non perdeva l’occasione di mettersi in mostra. Secondo me era stanca di dover fingere, solo di questo. »

Concluse così ed io stavo lì, immobile, a fissare i le sue grandi mani che non smettevano di far terminare quei singhiozzi e quelle lacrime che sembravano una pioggia leggera.

« Tu sei sempre stata sincera, e giuro, non sapevo come dirti che una persona ti era identica. Sei sempre stata così… come dire? Onesta? Non hai mai avuto bisogno di nascondere le tue lacrime, i tuoi fallimenti, i tuoi sorrisi, nulla. Sempre aperta a tutti. Ho giurato più volte che non avrei sbagliato con te, ma l’ho fatto. Non ho mai capito come riuscissi ad ascoltarmi, né come ti fidavi ciecamente di me quando tutti mi stavano lontano quasi come se avessi la lebbra! Mi chiesi più volte lo stesso quesito… se tu conoscessi Emelin! In fondo ci seguivi anche all’età in cui io e lei stavamo insieme, quindi supposi che non ne volevi parlare! Liam aveva capito tutto… parlava del vostro strano accento, entrambe un po’ straniere. Sostenne per primo che foste gemelle, ma neanche lui riusciva a capire perché dalle tue labbra non usciva nessun ‘Emelin’ o ‘Amy’! »

Era il mio turno?

« Io… allora, io no, non lo sapevo e non so come facevo a non accorgermi di lei. Forse ero troppo piccola per riuscire a capire una cosa del genere, Zayn. A volte non ci credo neanche adesso. Il problema è che non ricordo granché… Ricordo che ero super invidiosa, ma in fondo, invidiosa di cosa? Non lo so, Zayn. Ho visto delle foto, giuro, ci somigliamo tantissimo, ma non io quattordicenne e lei quattordicenne, no. Ci somigliamo se mettessimo a confronto la me di adesso e la Emelin di quasi sei anni fa. Non so perché… non me lo so spiegare! E poi… beh, devi scusarmi anche tu. Non dovevo prendermela in quel modo, non dovevo comportarmi da stronza! E scusami per Roberto, ma è stato il mio primo amore. »

Mi guardò intensamente con le labbra arricciate.

Sapeva cosa intendevo dire per Emelin, sapevamo entrambi quanto sembrava ‘cresciuta’, lui più di me.

« Zayn, io non dovevo neanche parlare con Liam, lo sai bene. E, l’ultima cosa, prima di andare via: ho aspettato tutta la vita una storia da sogno come la nostra e giuro che non vorrei mai svegliarmi tranne quando subentrano certi incubi. Quella notte non potevo immaginare te sotto una maschera, ma so che riuscirei fuori per la noia e mi andrei a distendere su quel prato nella speranza che l’uomo della mia vita mi venga incontro e mi baci sotto la luna piena. »

Sospirai un’ultima volta sapendo che poi non ci sarebbe stato più tempo.

« Abbiamo sbagliato entrambi rispecchiandoci in due amori non corrisposti che ci hanno legato ancora di più facendo sì che il nostro fosse migliore, ed è successo, quindi… beh, scusa se ti sto dicendo così quando magari per te è tutto il contrario! »

« Emma, » mi fece trasalire prendendomi la mano ed asciugandomi una lacrima « sai cosa amo di te? »

Lui stava ancora con le sue bollicine d’acqua sulle guance senza toccarle.

« Adoro il fatto che tu sai amare sul serio una persona, ed io te ne sarò grato. Ho pensato di buttarmi anche io da qualche altezza, di affogare nell’acqua o di smettere di respire da un momento all’altro. Io non dovevo avere nessun rapporto con Emelin se solo non l’avessi portata a casa mia, ma quel che è fatto è fatto. Sono stato uno stupido a fidarmi ciecamente di una persona falsa e me ne pento di soprannominarla così ancora oggi, qui, davanti a te, perché è tua sorella e scommetto che provi una stretta al cuore. Magari se fosse cresciuta insieme a te sarebbe stato tutto diverso, in una famiglia per bene e non in mezzo alla strada con dei drogati o gente del genere. Lo ammetto, io l’ho amata e non credo che lei abbia mai ricambiato tutto ciò. So che fra noi non può ritornare nulla come quell’estate, ma permettimi di aiutarti appena arriviamo a Londra, ti prego, ti devo questo favore. »


Non sapevo che dirgli, anche io sapevo che nulla sarebbe ritornato a posto, che ricominciare da capo era difficile. Io volevo provarci, volevo avere un’altra chance, ma se lui non fosse d’accordo?

A quel punto non sapevo cos’era più importante se difendere la reputazione di mia sorella o quella di un ragazzo, di un cantante, di un millionario.

Però mia sorella era morta, e non valeva la pena lottare per una vita morta.

Non valeva la pena continuare ad isolarmi dal mondo solo perché dovevo scoprire e sistemare altro.

Ma valeva la pena sorridere a Zayn e dirgli che mi sarei fidata di lui, che non l’avrei lasciato solo e che non lo avrei mai mentito.

« Pensi che noi ci siamo amati e basta? Tutto passato? »

Mi ero alzata, non importava la gente che era lassù, ero sicura di me e non avevo paura degli sguardi altrui.

« Penso che quando all’intervista di Alan Carr sono corso ad aiutarti ho fatto bene e che quando ci siamo rincorsi sull’erba bagnata dall’umidità, non ho sbagliato. Se ti ho portato sulla cima di quel palazzo vuol dire che ho capito che la mia vita doveva » si bloccò un momento per alzarsi anche lui, levarsi quello stupido cappello e poggiare le sue labbra sulle mie, sentii un brivido immenso, non me lo aspettavo, questo era il bello, però sentivo un piacere infinito, un piacere che non si era mai spento e che si stava accendendo più di prima « doveva intrecciarsi con la tua per sempre. No, non voglio ricordare i momenti in cui pensavo di essere caduto in una fossa, per la seconda volta consecutiva, perché non è affatto vero. Non sarà facile ricominciare, ma se tu volessi, beh, le mie braccia saranno sempre aperte per abbracciarti, okay? » poi continuò « Scusami se qualche tempo fa ti ho dato della stronza, non dovevo. Scusa di tutto, ancora. Non smetterò mai di farmi perdonare, perché non meritavi tutto ciò! »


Non meritavo tutto quello, mi ripetevo in continuazione dirigendomi verso la ringhiera dove mi ero posizionata prima che venisse Zayn.

Mi ero allontanata da lui per pensare. Avevo paura di prendere la decisione che dovevo prendere, avevo paura di pronunciare quell’okay e ritrovarmi punto e a capo.

Se tu lo ami, si era fermato il mio subconscio.

Sì, io lo amo, era l’unica risposta che trovavo.

Lo avevo amato sul serio per tutto quel tempo, volevo abbracciarlo e continuare a stringergli le mani mentre ci baciavamo, ma c’era sempre quel timore proveniente da non sapevo dove.

Lui si era scusato di tutto, avevamo chiarito con la massima calma e c’era stata pure la sorpresa di quel bacio a coronare tutto quanto, ma se la nostra relazione non avesse più funzionato?

E se poi fosse una perdita di tempo?

Volevo mettere degli occhiali a raggi-x e vedere se quel ‘sì, lo amo’ non fosse solo una convinzione imposta dalla mente.

Ma no, non lo era.

Non c’era bisogno di un apparecchio del genere per capire che mi brillavano gli occhi e mi veniva spontaneo pensare quanto fosse surreale averlo accanto con quel viso dolce che non mi sarei mai stancata di vedere e quella voce che non avrei smesso di ascoltare come se fosse la melodia di una ninnananna.


Quando dopo qualche minuto si avvicinò a me non sussurrò nessun ‘allora?’ o ‘ti amo’.

Non voleva né farmi fretta, né pronunciare qualcosa che secondo lui avrebbe potuto farmi cadere ai suoi piedi, perché sapeva benissimo che non ero quel genere di persona

Mise anche lui le mani che penzolavano in aria e guardava un punto fisso sotto di noi.

L’Arc De Triomphe.

Era così bello vederlo da lassù, e sembrava anche molto piccolo, ma no, non lo era.

Ed io non mi dovevo fare distrarre da ciò che faceva Zayn.

Così feci un sospiro, ero pronta, mi sentivo sicura come quando mi alzai da quella posizione scomoda in cui eravamo stati per parlare.

Avvicinai la mia mano destra alla sua mano sinistra, senza fissarlo, né voltarmi verso di lui, poi gliela strinsi e sentii la sua mano affarrare per bene la mia intrecciando le dita.

Chiusi gli occhi, volevo vedere i colori che comparivano nel buio quando pensavo a lui.

C’era una tempesta di colori, c’era di tutto tranne che oscurità.

« Tu guardi le stelle, stella mia, » disse a bassa voce continuando a tenere ben salde le nostre mani « ed io vorrei essere il cielo per guardare te con mille occhi. ».

Lo scorsi sorridere, io feci altrattento mentre fu lui a voltarsi verso di me.

« Sono sicuro che la conosci, no? »

« Una delle frasi che descrivono l’amore platonico! » sorrisi « L’amore è il mezzo che ti permettere di rimettere le ali e raggiungere la felicità... ».

Lui sorrise arricciando il naso, con la lingua fra i denti e gli zigomi alzato.

« Zayn, » mi fermai.

« Emma, ti amo anche io! »

Non c’era bisogno di un bacio, e Zayn azzeccò il momento esatto per pronunciare quelle parole, senza fretta, senza premura.

Avevamo semplicemente il bisogno di prenderci per mano e guardare il mondo dalla prospettiva dell’essere in due, non più soli.

POCO PIU' DI UNA SETTIMANA, MAAA.. AMATEMI, SONO CINQUE PAGINE DI WORD, EHEH.
ALLOWA, RINGRAZIO LA MIA FANTASTICA AMICA PER LE IDEE GENIALI CHE MI HA DATO, SENZA DI LEI NON AVREI POTUTO SVILUPPARE TUTTO QUESTO, QUINDI GRAZIE, BELLA!
POI BEH, GRAZIE ANCORA A VOI CHE LEGGETE SILENZIOSAMENTE E A MITCHIE (CHE RINGRAZIO ANCHE GIU')!
CHE NE PENSATE? SPIEGATO TUTTO TUTTO? BEH, MANCANO SOLO DUE COSE DA CHIARIRE NEI DUE PROSSIMI DUE CAPITOLI, POI C'E' IL FINALE! *piange*
GRAZIE DI TUTTO, DOLCEZZE!
AH, DITEMI CHE NE PENSATE DI EMMA E ZAYN? PLS. PLS. PLS.

ALLA PROSSIMA, E FATEMI SAPERE TUTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTO!
IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 48
*** Fourty-eighth chapter. ***


MEMORIES

Fourty-eighth chapter.

 (cliccate sulla nota per ascolare mentre leggete, vi spunterà un'altra finestra con un account tumblr dove c'è questa melodia - non so come si chiama la canzone, l'ho presa da un acc. tumblr mentre scrivevo, okay... ehm, a me è piaciuta molto, soprattutto per una parte del capitolo e dovete dirmi una cosa... solo a me le lacrime scendono? Beh, fatemi sapere, ok?)


Era così strano averlo accanto durante lo studio, stava cominciando un’altra estate ed io dovevo prepararmi per presentare le altre materie.
Mi sembrò che tutto stesse diventando più leggero, con la persona che si ama accanto, ma non volevo, né dovevo, distrarmi perché se tutto fosse andato per il meglio mi sarei potuta laureare entro i due anni successivi.
Ma non c’era bisogno di appesantire i miei pensieri di buon’ora al mattino, quando il tour era finito, e tutte quelle chiamate con i fusi orari da rispettare erano terminate.
« Zayn, devo alzarmi, su! »
« Uhm. » era un lamento continuo la mattina, ma era tenero vedere il suo viso completamente affondato sul cuscino e di notte sentire il suo respiro mio collo, uno abbracciato all’altra.
« Non vorrai farmi alzare da sola, sai che ho un po’ paura del buio… »
« ‘On c’è ‘uio la ‘attina! » sì, saltava anche alcune lettere. Certo, con la bocca immobilizzata dalla fodera e dal lattice!
Ogni santo giorno dovevo avvicinarmi a lui per fargli il solletico e farlo svegliare, quindi feci lo stesso anche quel giorno.
« ‘On ‘offro più il ‘olletico! » rideva, cercando di mantenere la posizione calma di un dormiente.
« Dài! » esclamai mentre lui cominciava a scuotere il braccio sul letto cercandomi, ma io continuavo a spostarmi, per lo meno, in quel modo, sarebbe stato costretto ad alzarsi.
E avevo ragione, alzò il viso dal cuscino, sollevò le palpebre pesanti e si passò una mano tra i capelli tenendo il gomito dell’altro braccio sul cuscino.
« Sappi che ti amo tanto! » era quasi infastidito.
« Spero che non sia nulla di sarcastico! » e mi avvicinai per dargli un bacio in guancia, continuando camminare sulle ginocchia nel materasso « “Buongiorno, amore”, dovresti dire, eh? ».
« Buongiorno, amore! » sorrise, e si avvicinò lentamente « Che ne dici se facciamo un gioco? ».
« Uhm. » lo imitai.
E continuava ad avvicinarsi gattonando finché non si mise seduto proprio vicino e davanti a me. Mi osservò intensamente prima di prendermi per i fianchi e rotolare dall’altra parte del letto per poi finire una sopra all’altro facendoci il solletico, o meglio, essendo io la vittima di quelle risate irrefrenabili.
« Smettila! »
« No! » rispose.
Così finii per essere intrappolata fra le sue braccia, schiena contro petto, mentre scendeva le scale e cominciava a baciarmi la curvatura collo-spalla, non smettevo di sorridere e giuro che era tutto così irresistibile.
Le sue labbra erano morbidissime ed era piacevole sentirle sulla propria pelle e l’odore dei suoi capelli? I suoi occhi ingannatori che ogni tanto si fermavano sui miei? Il sorriso malizioso con la lingua fra i denti? Le sue mani terribilmente calde che mi teneveno stretta a sé?
Avrei ripetuto quella scena milioni di volte.

Facemmo colazione e poi mi misi nel suo divano a leggere qualche altro libro - Il meglio di me, sempre di Nicholas Sparks -; finalmente aveva deciso di cambiarlo - il divano, intendo - e prese finalmente uno di quelli comodi e soffici.
« Devo farti conoscere una persona, altrimenti poi chiude i cancelli e non so se potrai vederla ancora! »
« Ma… ma ho cominciato a leggere da poco, Zayn! »
Si piegò leggermente per darmi un bacio sulle labbra e mi porse una mano per alzarmi.
« Stasera rimango sveglio e ti do compagnia mentre leggi, okay? »
« Dimmi solo che la persona che dovrei conoscere sia simpatica, ti prego! »
« Lo è, te lo prometto! »
E ricambiai il bacio tenendo la mia mano stretta alla sua durante il tragitto che ci portava di sopra.

Mi aveva detto che riguarda ciò che lui mi promise qualche tempio prima, quella cosa che mi “doveva”, quel favore che doveva ricambiare.
Ammetto che un po’ l’idea mi spaventava, ma se la persona mi sarebbe stata simpatica, beh, dovevo fidarmi di lui.
« Oh, e quindi? Non ho voglia di entrare lì dentro, mi è bastata la ventina di minuti del maggio scorso, Zayn. »
Non parlò, era convincente anche solo fissando qualcuno, ma dovette scendere dall’auto prima che io aprissi lo sportello.
« Abbiamo già sofferto abbastanza entrambi, ci siamo lasciati la storia alle spalle, ricordi? Non sopporto dover ricordare certe cose, e poi non sento più la sua famiglia da tempo e non ho intenzione di… aspetta, » mi bloccai di colpo e lui annuì.
C’era qualcosa che non quadrava.
« Scendi dalla macchina, Emma. »
Misi i piedi a terra come una marionetta con la testa a quel punto interrogativo: perché Zayn mi aveva portato al cimitero dov’era stato sepolto Roberto?
Forse neanche lui aveva capito cosa intendevo io per tutte quelle parole messe a caso, magari quella era una visita ad un suo parente o cose simili, anche se mi sembrava un po’ difficile, ma lui continuava a guardarmi in modo perplesso, come se entrambi sapevamo che qualcosa non andava.
Infatti superammo la sepoltura di Rob, passammo avanti, andammo a destra e a sinistra schivando alberi e interi pezzi di marmo finché non arrivammo vicino ad una pozzanghera, poi una decina di passi a sinistra e c’era un cespuglio con dei puntini rossi, probabilmente bacche ed accanto una tavola bianco perla.

Rimasi a fissare quel punto, Zayn mi prese la mano, la strinse forte.
« Dovevo, Emma. » e mi vennero i brividi, attraversando la schiena e le braccia più lentamente possibile, no, non furono affatto veloci.
Io ricambiai la stretta di mano il più forte possibile, forse perché avevo bisogno di qualcuno che mi sosteneva prima di buttarmi sulle ginocchia sulla fredda erbaccia mai tolta, malandata e con qualche punta ingiallita.
« Emelin, un’anima mai nata. » perché non c’era nessun cognome? Perché quella frase? Perché quelle lettere consumate dall’umidità e un po’ arrugginite?
Avevo le lacrime agli occhi.
Un’anima mai nata.”
Poi c’era una sua foto in bianco e nero, un bellissimo sorriso, capelli neri che coprivano metà viso e il resto non truccato, semplice.
Abbassai lo sguardo e notai altre cose, c’erano delle lettere.
No, anche delle foto, e dei disegni.
Tantissimi disegni.
Li presi ed erano un po’ umidi e rovinati. Sentivo la carta sbriciolarsi un po’ fra le mie mani.
C’erano lei e Zayn, lei in spieggia, lei sul lago, loro che si baciavano, le loro mani intrecciate.
E poi quei disegni? Il ventre seminudo, oppure un primo piano con degli occhi ben definiti.
« Aveva delle mani bellissime, ricordo che le consigliai di suonare il piano… » e Zayn prese un foglio dove aveva disegnato due lunghe mani tinte sulle unghia ed una foto unita al pezzo di carta grazie ad una graffetta « Gliele restituisco a poco a poco, appena si rovinano gliene porto altre. Non ho mai buttato nulla, sono cose sue ed è meglio che le tenga, anche se qualcuna l’ha presa su-... ».
« Cosa? Chi? »
« Quando finisci ti farò capire. » mi sorrise e si allontanò un po’.
Aveva intuito che dopo le foto e dopo i disegni sarebbe toccato alle lettere, ma no, non mi andava di aprirle tutte in quel momento, solo una, e cercai quella con la data più remota.


Amore,
ciao.
Sono passati diciassette giorni, lo sai? Io non credo di farcela, forse dovevo esserci io con te, dovevo prenderti e salvarti, dovevo farti capire che non importava più tutto quello, che avremmo continuato a lottare, ma no, era a te che non importava, lo so bene.
Però ci divertivamo insieme, no? E tutte quelle risate? Bei momenti, Amy.
Adesso mi sembra tutto così grigio, dovrei farmi una vita, no?
Solo che mi manchi tanto, anche se non ne sono più tanto sicuro… forse mi manca il fatto dell’essere una persona normale. Una persona di cui non si parla ogni giorno, una persona che non è sospetta, una persona che viene guardata con occhi normali da gente normale. Voglio essere Zain. Sì, senza quella ‘y’.
Mi avrai pure rovinato, ma giuro che ti amo e se potessi verrei io da te, ma non ho abbastanza coraggio.
Perché il coraggio è il primo ad andarsene quando ho paura.
Amy, salvami, ti prego.


Ripiegai quel foglio e lo misi al suo posto, un po’ più sotto il cespuglio per non farlo bagnare per un’improvvisa foglia, insieme agli altri.
Perché il coraggio è il primo ad andarsene quando ho paura.
Mi sollevai ripensando a quella frase, a quella lettera e raggiunsi una sagoma poco più lontana che era Zayn e quando gli fui vicina lo presi per la mano, per fargli capire che nonostante eravamo distrutti da una brutale situazione, eravamo in due, insieme.
Ci baciammo leggermente sulle labbra mentre ci allontanavamo da quel luogo e sorrisi, perché i nostri occhi parlavano senza parole.

Ci stavamo dirigendo verso l’uscita, o, almeno, quella che a me sembrava un’uscita, ma era una nuova porta, la porta di un mistero che solo Zayn avrebbe reso visibile.
« C’è nessuno? »
« Chi cerchi? » sussurrai.
« Hei? Signora, so che è qui! »
« Zayn, magari sta dormendo, andiamo via; che vuoi dirle, d’altronde? »
« Ssh, ah, eccola! Oh, non la vedo da tempo, come sta? »
Era la stessa signora che avevo visto quando avevano sepolto Rob, quella che mi aveva fermato.
Guardandola meglio i suoi capelli non erano del tutto scuri, c’era qualche ciuffetto bianco.
Aveva la pelle un po’ invecchiata e notando le mani sulla porta anche questa sembrano lunghe, come quelle di Amy, e con qualche ferita.
« Scusa, Zayn, entra pure! » disse fissandomi.
« Vieni, Emma! » mi trascinò Zayn.
Era una casetta tutta in legno dove c’erano tantissimi quadri pieni di polvere e strumenti da lavoro, doveva essere la custode del cimitero.
« Stavo levando un po’ di spine dalle rose, voi che fate qui? »
Perché sento lo sguardo di quela signora sopra di me?, mi chiesi.
« Ehm, ho portato Emma per… »
« Emma? Oh, che bel nome. Anche io avrei chiamato mia figlia così. Indica forza, se non sbaglio, sì, è proprio un bellissimo nome! »
Sentii Zayn sorridere ed i miei occhi si sollevarono su di lui proprio quando quella signora cominciò a parlare.
Aveva un ottimo accento inglese, la donna.
« Potesse capire quanto ho pianto per averla con me, ma non penso sia felice di vedermi; ho vissuto con una mia sola metà... » si fermò « e l’altra non l’ho vista crescere, ma una cosa di lei sapevo: che sarebbe stata forte, ed io, anche se da lontano, l’avrei supportata, per qualsiasi scelta. Quante volte ho pregato, e poi l’ho vista con le lacrime di una bambina sugli occhi, le guance ed il naso arrossati. Certo, non avrei voluto vederla in quel modo, l’avrei voluta vedere splendere con un bel ragazzo al suo fianco e ridere. Ho solo una foto di lei, era una neonata, una goccia d’acqua all’altra. Quanto sono belle, vivono entrambe dentro di me, anche se una potrebbe stare anche fuori, e non solo nelle mie preghiere! ».
Quella signora dalla pelle rovinata, la stessa che si complimentava per il mio nome e parlava di due gocce d’acqua, sotto quelle rughe e quelle macchie causate dal sole non era solo la custode del cimitero.
Alzai leggeremente il viso, incrociai il suo sguardo e notai due castani occhi un po' a mandorla e un sorriso obliquo che probabilmente aveva conservato in tutti quegli anni.
« M-mamma? Mamma, sei tu? » le lacrime ricominciarono a formare delle leggere cascate e le mie mani cercavano di non tremare mentre sul tavolo ne cercavano altre due da stringere più forte della maniera in cui avevo stretto quella di Zayn.
« Sì, Emma, sono io, Emma, amore mio! » e girò intorno alla tavola per fermarsi accanto a me ed abbracciarmi forte mentre io non sentivo più le gambe e il labbro da quanto tremavano e lei mi accarezzava la chioma folta di capelli castani e sussurrava: « Sapevo mi avresti riconosciuta, amore, quanto mi è dispiaciuto non vederti crescere, Emma cara, amore mio! ».


DOPO DUE SETTIMANE, LO SO, CARI, LO SO, MA LA SCORSA SETTIMANA SONO PARTITA (ANCHE SE PER DUE GIORNI) E MI SONO MESSA A STUDIARE UN PO', QUINDI... ECCO, PERDONATEMI!
MA COME VI SEMBRA IL CAPITOLO? SPERO TANTO CHE LA MELODIA IN SOTTOFONDO SI ADATTI AL TESTO, SI ADATTAVA MENTRE SCRIVEVO E NE HO ASCOLTATO UNA PARTE MENTRE RILEGGEVO!
GRAZIE TANTE, DI TUTTO... MANCANO DUE CAPITOLI, GENTE, DUE CAPITOLO! OMG.
IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!!
FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A 
mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA -->
http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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Capitolo 49
*** Fourty-ninth chapter. ***




MEMORIES

Fourty-ninth chapter.

Dopo quell’abbraccio e quelle lacrime c’erano stati solo due sorrisi e due strette di mano.
Come se l’effetto di quell’amore materno fosse svanito proprio come era arrivato.
Io avevo bisogno di spiegazioni, però quelle lacrime che avevano accarezzato le guance rosse di quel giorno quasi estivo, dentro una casa al cimitero, erano così naturali che quasi quasi mi sembrava di vedere quella scena ovunque, mentre cercavo le mani di mia madre su una tavola di legno impolverata.
Le avevo detto che avrei dovuto pensare.
Quel dannato verbo continuava a comparire ovunque ci fossi anch’io.
La mia mente era fatta per pensare, per riflettere, e da una parte ero stanca.
Se quello che dovevo seguire era un copione avrei buttato e poi bruciato tutto, ma non trovavo nessun fottuto copione.
« Stai bene? Posso accompagnarti io, se le devi parlare… »
« Pensi che devo dire qualcosa a mio padre? Lui non sa nulla di tutta questa storia! » dissi riferendomi ad Emelin.
Invece lui sapeva, solo che me lo aveva nascosto per anni, e non sapevo se era corretto essere arrabbiata o meno, perché lo volevo troppo bene e no, non sarei riuscita ad odiarlo, mai.
« Sa di noi? »
Scossi la testa.
Era vero, di questo mio padre non sapeva nulla, neanche quando ero scesa in Sicilia gliene avevo parlato.
Intanto Zayn continuava a darmi le spalle, come se non volesse farsi vedere in viso, mentre si preparava per uscire.
« Io affronterei la situazione con calma, gliene parlerei, Emma. E’ giusto. »
E se, e se… “e se” cosa?
« E se non capisse? »
Si girò.
« Sei sua figlia, capirà. Ora devo andare, altrimenti i ragazzi cominciano a tartassarmi di messaggi! » avvicinandosi al letto mi diede un bacio sulla fronte.
« Zayn? »
Mi guardò, e sorrise.
« Spaccate, okay? »
« Tu sii forte. Ti amo, non dimenticarlo! » disse allontanandosi dalla porte e mentre lo sentivo scendere le scale lo sentii continuare « Cerco di venire presto, va bene? Mi mancherai! ».
Anche tu, Zayn.

Parlare al telefono con un genitore sembrava più facile di parlargli faccia a faccia, almeno nel mio caso, ma no, non lo era.
Era tutto normale mentre fingevo che andasse bene e quando mi buttai con quel ‘so di mamma’, lui stette zitto. Dissi che l’avevo vista. E continuò a tacere. Che sapevo di Emelin. E non parlò.
« So tutto di te, Emma. »
« Ma evidentemente io non sapevo nulla né di me, né di te. »
« Tua madre se ne è andata, sai perché, no? » aveva alzato il tono della voce.
« Preferisco venirlo a sapere da lei! »
« Tu che credi di sapere tutto, ormai » si fermò « io so di quel ragazzo, e mi hai chiamato anche per questo. Lo stai frequentando anche tu, no? Sai, chiunque parla di voi. Tutti. Emma, ma ti rendi conto? »
« Zayn non è un assassino. »
« Apri gli occhi, figlia mia. Non ti fare accecare dalla fama! »
« Tu non hai capito che se mi avessi amato sul serio non mi avresti lasciata sola, senza un passato. Senza una sorella. Tu non l’avresti data a quella donna, vero? Ma non te ne fregava nulla, se non avessi trovato quell’altra, di donna, no? Dovrei essere orgogliosa del mondo che hai costruito su di me o di quello che io sto buttando giù per fare della mia vita una migliore? »
« E’ un altro discorso quello, Emma. Io non sapevo che fare con due figlie, da solo, con un lavoro di troppe ore al giorno! Non potevo crescervi, così ho deciso di darvi in affidamento, ma non ci sono riuscito. Una è uscita dalla mia vita per sempre segnando una cicatrice alla saputa della sua morte senza che neanche sapessi che il suo nome fosse simile al tuo. Emelin. Tua madre non aveva molta fantasia. Doveva ricordarsi dei vostri nomi e quindi quella ‘e’ e quella ‘m’ iniziale vi avrebbe rese inseparabili! Io la amavo e lei è andata via proprio come Emelin. Come una foglia che vola dopo una soffiata di vento autunnale che cancella tutti i ricordi estivi. Ma lei non è riuscita a cancellarmi un bel niente. Quanto l’ho odiata. Mi aveva promesso che mi sarebbe stata accanto, ma alla prima occasione è sparita. Voleva anche te. Voleva tutte e due le sue figlie per crescerle in un paese migliore. Ed io dalla disperazione ci sono cascato con la prima signora che mi aveva rintracciato per caso. Come se volessi liberarmi anche di voi, perché voi eravate un po’ come la sua reincarnazione e non potevo sopportarla anche da lontana. Dovresti essere grata alla donna che ti ha cresciuta al mio fianco, Emma! »
« Papà… » era preso dalla rabbia, gli si leggeva nel tono di voce.
« E tu te ne sei andata proprio come lei. E stai con quel… quel ragazzo che ha fatto perdere la testa a tua sorella! Ti prego, mollalo. Non sopporterei di soffrire ancora solo per vedere te perderti come Francesca, o Emelin o come si chiamava. Giuro, Emma, io non ce la faccio più. Non voglio vederti con lui! »
Ero quella ragazza che con tutti quei libri aveva vissuto più vite, e quelle mi sembravano le parole di un padre già conosciuto. Uno di quelli con la paura tatuata sulla pelle. Ma paura di chi? Di Zayn?
« No. » sussurrai. Mi sentivo debole, dovevo riprendermi. « No, papà. No che non lo lascio. Anche io ho sofferto, okay? E non sono in grado di devastare una parte della mia vita che cerco di ricostruire dopo una caduta colossale. Volevo semplicemente dirti di lui, dirti che mi piacerebbe tenere stretta la tua mano alla mia mentre mi incamminerò all’altare, un giorno. »
Termina” premetti sullo schermo del cellulare.
Termina, cazzo, termina, avevo le lacrime. Di nuovo quelle maledette lacrime. Sempre loro.

« Non ha capito un cazzo, Zayn! » sorrisi quando aprì la porta di casa sua ed io su quelle scale con la testa fra le mani.
« Non ha capito un cazzo. Non capisce nulla. Non si rende conto di quanto soffro dentro, di quanto possa amarti. “So tutto”. No, non sa nulla. » gridai alzandomi di forza e andando a battere le mani sul petto di Zayn.
Mi poggiai su di lui, mentre mi facevo tenere ferma. Mentre qualcuno cercava di asciugare le mie lacrime. Mentre quel qualcuno continuava a giurarmi che non mi avrebbe lasciato, che dovevo stare tranquilla, che eravamo in due, che ce l’avremmo fatta. Mentre la stessa persona continuava a fare da muro ai miei pugni.
« Apri gli occhi. Mi vedi? Ecco, non diventare ceca. Non vedere dolore ovunque. Emma, ci sono io. Sono qui, con te. Devi parlare con tua madre, solo questo. Ricorda che c’è anche Martina, non sei sola. »
Mi cullò fra le sue braccia per un po’.
« Ti ricordi » chiusi gli occhi, e li riaprii qualche secondo dopo « quando mi hai lasciato davanti la sua tomba? »
Lui annuì.
« Ne ho letta una, sì, una lettera. Non volevo essere invasiva… Come hai fatto a superare tutto quello? Zayn, giuro, penso che ogni giorno sia migliore del precedente ed invece no, mi sa che è il contrario. »
« Mi sono dato forza con gli unici ragazzi che mi avrebbero sostenuto nonostante tutto. »

 
-   -   -

La stessa donna bruna del cimitero mi venne incontro con uno scatolo rosa fra le mani, avvicinandosi a me che ero all’entrata di quel lugubre luogo.
« Ciao, Emma. »
Rimasi seria al suo saluto.
Dovevo trattenere le lacrime, dovevo dimenticare tutto, in quel momento dovevo solo pensare a cosa dire, a cosa volevo sapere.
« Volevo realizzare il mio sogno. »
« C-che? » non riuscivo a capire. Come aveva fatto a leggermi nel pensiero? Come faceva a sapere che io le avrei domandato ‘perché sei venuta qui’?
« Qua è tutto più bello, qui c’è l’aria sporca delle sette di pomeriggio che si pulisce durante la notte diventando fresca e leggera di mattina. Qui ci sono le possibilità per un futuro migliore. Qui c’è tutto quello che ho sempre desiderato. »
« E perché non ci portavi direttamente con te? Perché sei scappata dall’ospedale? Perché non hai avvisato? Perché non dicevi a papà delle tue intenzioni? Perché... »
« Perché tuo padre non voleva. Perché “non avrei avuto speranze”. Ma ho sperato tanto che ce l’ho fatta, perché se continui a sperare si realizzano anche i sogni più grandi. E quando avevo acquisito tutto perdendo di vista Emelin, l’ho persa. Ho perso uno dei doni più grandi che il Signore mi avesse mai fatto. Forse l’avrei dovuta crescere meglio, forse si sentiva sottovalutata, aveva paura di continuare ad essere ‘inferiore’. Non si è mai aperta con me. Era molto riservata. Forse non la conoscevo, poi, così bene. »
« Se hai fallito con lei, perché non venivi in Italia, perché non ti sei fatta vedere? »
« Non è bello sapere di una figlia morta, Emma. Non tanto per il fatto che mi hanno tenuta per qualche notte ferma nello stesso punto, circondata da quattro mura, ma persino con la paura di dire le cose sbagliate e rovinare anche quell’altro ragazzo. Sai quanto è stato brutto vederlo piangere davanti a sua madre che cercava di mantenere la calma quando anche a lei scendevano le lacrime? E’ stato brutto capire il significato dell’essere inferiore. Inferiori a loro, ai poliziotti, all’Inghilterra, al mondo. Come se fossi una cicca di sigaretta pestata quarantesei volte. »
Aveva ragione, non potevo darle torto.
Aveva paura di rialzarsi come l’avevo avuta anche io quando scoprii di Amy.
Aveva paura di gridare ‘ho vinto’ e poi perdere di nuovo tutto e sentire il mondo crollarle sopra le spalle fino a farla cadere.
« Dovevo ascoltare tuo padre, non sarebbe successo nulla. Emelin sarebbe viva, tu l’avresti conosciuta e non avresti vissuto tutto questo. Io ti avrei fatto da madre, ti avrei cresciuta, ti avrei insegnato a non mollare mai. »
Era un momento in cui solo i nostri occhi potevano parlare.
Era uno di quei pochi minuti passati a capirsi sul serio.
Uno di quelli che servono davvero nella vita.
« Allora, cominciamo a conoscerci. A diventare madre e figlia. Ad essere madre e figlia. Abbiamo sofferto troppo, è tempo di dare una svolta e darci forza con le uniche persone disposte a sostenerci nonostante tutto. »


DOPO PIU' DI UN MESE, EH GIA'. BEH, CHE DIRE... ULTIMAMENTE NON MI VA MOLTO DI STARE SU EFP, QUESTO E' UN ANNO MOLTO IMPEGNATIVO E STARE SU EFP VUOL DIRE ANCHE CONTRIBUIRE A RECENSIRE STORIE, E NO, NON MI SONO FERMATA PER RECENSIRE.
MI DISPIACE TANTISSIMO, MA FARO' UN RESET DI TUTTE LE STORIE, PERCHE' NE SEGUO TROPPE CHE NON MI INTERESSANO, NON MI PIACCIONO E CHE RECENSISCO PER FORZA, QUANDO NON CI SI DOVREBBE SENTIRE OBBLIGATI, MA NON ME LA SENTO DI DIRE 'NO' AI MESSAGGI CHE INVIATE, QUINDI RECENSIRO' UN NUMERO RISTRETTO DI STORIE E DI AUTORI.

AVEVO GIA' SCRITTO QUESTO CAPITOLO DA TEMPO, E' UN PO' RIBELLE E NON E' UNO DEI MIGLIORI. POSSO DIRE CHE NELL'OSCURITA' SI VEDE UNA LUCE. E CHISSA' QUALE LUCE.
EHEH, NON VOGLIO DARVI TROPPI INDIZI PER IL PROSSIMO CAPITOLO. VORREI PROVARE A STACCARVI QUALCHE LACRIMA, CI VUOLE, NO?
COOOOMUNQUE, COME VI E' SEMBRATO? PADRE-MADRE? CHIARIMENTO SULLA MADRE? EMMA-MAMMA?

RITORNANDO AL DISCORSO DI POCO FA: MI DISPIACE NON AVER PIù RECENSITO FF DI AUTORI CHE SEGUIVO VOLENTIERI, MA E' STATA ANCHE QUESTIONE DI TEMPO. RITORNERO' PIU' FORTE DI PRIMA, LO PROMETTO!
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> 
http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO

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