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Autore: xswaghair_    28/12/2012    10 recensioni
Pronta a lavorare, Emma ritorna a Londra e rivive tutto quello che aveva visto qualche anno prima insieme alla sua famiglia. I primi mesi di lavoro non sono dei migliori, è naturale per una giovane giornalista in apprendistato. Fa già parte una redazione e il lavoro si complica: poco tempo per tante cose. Si allontana dalla famiglia, dal fidanzato, dai vecchi amici ma dai libri, ciò che le hanno insegnato a sognare, no. Fra la confusione nei sotterranei londinesi, però, comincia a ricordare. Cosa? ''Ero piccola, una ragazza appena uscita dalle medie mano nella mano con mamma e papà, proprio qui davanti questa parete. Ricordo che la fissavo felice, ma non riesco ad andare oltre...''. Ne sono passati tanti di giorni per riuscire a ricordare. Lì c'era una pubblicità, una volta. ''I miei idoli, i miei cinque ragazzi: i One Direction'' tutte incertezze che svaniscono dopo un ''vai ad intervistare questi due ragazzi, degli altri tre non ne ho notizie. Questi oggi sono ospiti nella...'' erano ospiti da Alan Carr, perché due su cinque? ''Non puoi entrare negli studi. Solo alla fine dello spettacolo...'' ripeteva il capo parlando di coloro che non si dimenticano con il cuore. Ma poi...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIES

First chapter.


« ''Bella, giovane e intelligente'' è il modo con cui mi descrive il mio fidanzato. ''Una brava figlia, sempre solare anche se a volte ci fa disperare'' dicono i miei genitori. ''Capace di andare avanti senza l'aiuto di nessuno, può avere momenti di debolezza ma è forte. Lei può farcela'' oppure ''sempre disponibile, è perfetta come giornalista. E poi adora stare a contatto con la gente'' riferiscono amici e parenti. Capacità riassuntive? Okay. Inglese? Okay. Tutto quello che è necessario è dentro di me, non posso lasciarlo a casa. Piuttosto, devo ancora preparare la valigia! »
Beh, tutta la gente che mi stava attorno si sbagliava, prima di tutto avrebbero dovuto accennare qualcosa riguardo le mie frasi rivolte al muro, o meglio, a me stessa. Sì, voglio sottolineare che parlavo da sola, ma mica adesso è cambiato qualcosa, ah?! Sono sempre me, quella che parla ad alta voce per la casa!
« Bene, anche i bagagli adesso sono pronti. Vediamo un po' dov'è il biglietto aereo... » dissi cercando dentro una cartella piena di documenti e cose varie « eccolo! Ah, ma domani, quindi, parto presto? Questa proprio non ci voleva, non posso dormire 'sta sera! E domani sarò una zombie, ne sono certa. »

I miei monologhi continuarono per ore e ore, finché non mi avvolsi in una silenziosa lettura fino al mattino seguente. In un primo momento la stanchezza non si fece sentire, contenevo abbastanza energia sufficiente da poter entrare in un parco divertimenti con la mattinata e uscirne di notte, ma sinceramente mantenere gli occhi aperti non fu così facile.

« Amore, sii educata con tutti, non sbagliare neanche un accento di pronuncia, nulla! » mi disse Roberto - il mio fidanzato - all'aeroporto « E adesso cerca di chiuder gli occhi, riposati, eh?! »
« Sì, amore mio. Certo che mi riposerò; comunque spero di scendere al più presto. Sai, è appena iniziato giugno e penso che fino a dicembre sarò impegnata lassù, al nord! »
« Oh, Emma. Sei così dolce, una ragazza d'oro. Posso sempre salire io a prenderti! Oppure salgo, e se la ditta me lo permette, rimango qualche settimana con te, a goderci il paesaggio britannico! Potremmo andare a visitare Lochness, che ne pensi? Altrimenti l'Irlanda! Quel paese è magnifico, sai? »
« Certo che lo so, chissà forse ci andrò per intervistare qualche diva irlandese! »
Io amavo veramente Rob, lui con i suoi occhi verdi e i capelli biondi. Il principe azzurro che ogni ragazza sognerebbe di avere, il principe azzurro che sceso dal proprio bel cavallo bianco mi porse la mano e mi chiese di andare alla festa di San Valentino, il principe azzurro che mi diede un bacio sulla fronte prima di chiedermi se volessi diventare la sua principessa. Questo io lo chiamavo amore. Un vero amore.
Dopo di lui, salutai mamma e papà che sembrava non mi volessero lasciare pur sapendo che non sarei scomparsa, poi due miei amici e infine il cagnolino - non proprio mio, perché mia mamma non ne ha mai voluti a casa, ma di quei due miei amici: Sharon e Davide - che stava attaccato e davanti alla mia valigia, come se preferisse che io prendessi lui al posto di quel bagaglio pieno di roba. 

Lacrime? Domande sul tornare o meno? Mezzi sorrisini? C'erano stati, sì. Ma ormai era tutto dietro le ruote posteriori di una scatola dura e grande, azzurra e colma di scarpe e abbigliamento. Io ero già a Londra con la mente, anche se non con il corpo. L'emozione di cominciare a lavorare come ho sempre sognato fu indescrivibile. Io in una metropoli, sola, con un capo probabilmente furioso, gente invidiosa e altra che "forse" si sarebbe resa conto di una diciottenne palermitana che potrebbe anche essere soprannominata "novellina" di lì a poco. La testardaggine che mi convinse a scegliere quel che stavo per fare copriva il timore che mi venne subito dopo aver messo piede sull'aereo. 
Mani a sinistra, anzi, braccia a sinistra, a destra, in alto e in basso, mascherine e salvagente. Sempre molto comiche le hostess con il loro completo unico colore e le calzamaglie che spezzano l'uguaglianza fra giacchetta, gonna o pantaloni e scarpette. Non ebbi neanche il tempo di osservare per bene quello che avrei dovuto fare nel caso di tragedie che mi addormentai come un gattino che ha appena finito di mangiare cinque scatolette di pesce. 

Due ore dopo.
« Siete pregati di scendere e... » e bla bla bla.
Mi ero svegliata grazie a quella fastidiosissima voce inglese che continuava a risuonarmi nella mente come se non ci fosse altro da ricordare o da pensare.
A quanto pare ero rimasta l'unica cretina a dormire sull'aereo, ma poi mi accorsi che c'era una ragazza seduta poco più avanti di me. Forse aveva più o meno la mia età, chi lo sa!
« Siete pregati di scendere, grazie. » disse un'hostess indicando me e quella ragazza ancora dormiente « scusa, potresti dire alla tu amichetta di svegliarsi? » 
Ecco, adesso non ne potevo più:
1- quella ragazza non era ''mia amichetta'';
2- poteva benissimo svegliarla lei;
3- se ero certa che fosse stata anche lei a dire alla radiolina dell'aereo che saremmo dovute svegliarci, le avrei dato una manciata di schiaffi. Mi ispirava schiaffi.
« Sì, certo, la sveglio. Ma vorrei che lei sappia che questa ragazza non è una "mia amichetta" e che lei non è adatta a fare l'hostess, qui ci vuole cortesia e simpatia. Pancia in dentro, petto in fuori, mento alzato e sorriso sulle labbra. Tutto qua, il suo capo glielo ha mai accennato? E lei ascoltava i suoi genitori quando le davano i primi insegnamenti per fondare le basi caratteriali e comportamentali, ah?! »
Forse avevo un po' esagerato, ma fui contenta che non rispose e filò dritto senza fiatare né sbuffare. "Le soddisfazioni della vita" avrebbe detto mia madre.
« Hey, ragazza? Sai, dovremmo scendere... »
« Ancora cinque minuti... » rispose con voce tranquilla ma desiderosa.
« Sei su un aereo e siamo appena arrivati, che ne pensi di scendere? »
Lei non rispose e allora passai al piano B, il primo era effettivamente il piano A. Dunque, le diedi un piccolo pizzicotto sulla mano e... *puff* ecco la ragazza, occhi aperti, bocca spalancata e qualcosa che le passava per la mente che immaginavo fossero domande come « Chi è questa qua? » oppure « Cosa ci fa qui, accanto a me? ».
« Senti, scusa per il pizzicotto e per i miei incitamenti per farti svegliare, davvero, non volevo. L'hostess me lo ha chiesto e a quanto pare le ultime due rimaste qui sopra siamo proprio noi, so che ti starai facendo strane domande su di me e ti chiedo di nuovo scusa, se vuoi ti offro qualcosa al bar se c'è... Comunque è quasi l'ora di pranzo, se vuoi pranziamo al Mc Donald's? Se non ricordo male ci dovrebbe essere, è da tanto che non vengo qui. Devo farmi perdonare, sono consapevole di non essere una delle migliori sveglie esistenti nel mondo e so che ti sei svegliata in malo modo più tu che io! »
La ragazza continuò a fissarmi negli occhi e poi aprì la bocca per dire qualcosa, poi la chiuse e poi la riaprì « Sei buffa, sai? ».
Buffa? Io? 
« Beh, non ti devi scusare di nulla! Anzi grazie per avermi svegliato e se ho parlato nel sonno non farci caso, i miei ci hanno fatto l'abitudine! Comunque accetto un tuo invito da Mc Donald's, ma promettimi una cosa, okay? » io annuì fra la sua frettolosa parlantina « Io pago quel che mangio io e tu quel che mangi tu! Non voglio essere in debito con nessuno, e tu non lo devi essere con me. Comunque come ti chiami? » disse porgendomi la mano, ma subito dopo la ritirò « Io sono Martina! Ho diciotto anni e fra poco ne compio diciannove, sai, mio papà mi comprerà una macchina! » poi mi porse nuovamente la mano facendo cenno che toccava a me presentarmi.
« Ecco, ehm... io sono Emma, ho diciotto anni e i diciannove li compio fra sei mesi precisi, non so cosa mi regaleranno in futuro i miei genitori e... »
« Ma perché non scendiamo dall'aereo? »
« Aereo? Oh, cazzo. I bagagli! »
Spostai lo sguardo da Martina alla porta d'uscita dell'aereo, e non so come, ma lei percepì subito cosa intendevo dire per ''oh, cazzo. I bagagli''. Scendemmo velocemente dall'aereo, perdemmo tempo all'aeroporto per trovare due dannati bagagli e poi li vedemmo: uno sopra l'altro poggiati in un angolino con scritto sopra ''bagagli dimenticati''. 
« Una cosa veloce, eh?! » disse la ragazza, sorridendo.
« Eh, sì. Menomale che li abbiamo trovati! Comunque forse è meglio che andiamo veramente a mangiare, così finiamo le nostre "presentazioni" e possiamo parlare senza problemi di tempo, sai forse la timidezza è scomparsa... »
« Se avevi della timidezza in te, come mai adesso mi rivolgi la parola così facilmente, quando prima stavi quasi balbettando? »
« Beh, mi capita spesso quando sto con gente nuova, che non ho mai conosciuto né visto... insomma, prima sono un ghiacciolo, poi comincio a sciogliermi! »
« Come mio fratello, insomma. »
« Non so come sia tuo fratello, ma penso che tu abbia azzeccato il concetto. »
Lei mi fece l'occhiolino, prendemmo i bagagli e poi ci dirigemmo verso il Mc Donald's. Le chiacchere continuarono e io riuscii a presentarmi in modo decente, poi lei mi raccontò il motivo per cui si trasferì a Londra, e io il mio. In poche parole i suoi genitori erano divorziati e con la madre non aveva buoni rapporti, quindi decise di trasferirsi in periferia londinese per andare a vivere dal padre nonostante lui avesse una seconda moglie e altri due figli.

« Beh, io adesso dovrei scappare. Tieni il mio numero, potrebbe servirti! Una nuova amica per te, una nuova per me, no?! »
« Certo, mi farò sentire... Martina, giusto? »
« Martina, sì, Martina la ragazza addormentata su una delle tante poltrone di un aereo... e tu Emma, la ragazza che ne sveglia un'altra e si scusa centomila volte e poi consiglia di fare un break e grida ''oh, cazzo'' riferendosi ai bagagli, giusto? »
« Giustissimo! » risposi con un sorriso smagliante di sincerità. 

Dopo esserci allontanate una dall'altra, ognuna di noi prese la propria strada e intanto io registrai il suo numero nel cellulare e le inviai un messaggio indicandole che ero io e che poteva registrarsi il mio numero. Lei mi rispose con uno smile '':)'' e io anche, poi non ebbi più traccia di lei.

Salii su un taxi, indicai la strada da prendere e poi dopo mezz'ora di viaggio automobilistico arrivai a Marylebone - uno dei quartieri più popolari di Londra -, scesi dal taxi, pagai, presi i bagagli e fu qualche vicoletto più avanti da dove ero scesa, sfociante nella strada principale, ad accogliermi con cinque persone ancora oscure ai miei occhi. Un signore panciuto si avvicinò a me, fece un cenno di saluto con la mano nonostante fossi ancora lontana e poi vidi avvicinarsi a lui anche gli altri quattro personaggi incogniti. 

« Saresti tu la novellina, eh?! Il capo avrà fatto bene ad assumerti, comunque piacere di conoscerti. » e che avevo detto? Me lo ero immaginata che "novellina" sarebbe stato il mio soprannome, non sapevo se per sempre, ma per un bel po' di tempo lo sarebbe stato sicuramente. 
Salutai il presunto capo per prima, avevo capito che fosse lui non solo dai suoi passi che intravidi da lontano, ma anche dal fatto che il ragazzo che mi parlò - che avrei tanto voluto chiamare "quattrocchi" o "brufolone" - lo indicò quando pronunciò la sua seconda frase. Poi salutai tutti gli altri.
« Salve, sono Emma. Emma Ceraulo. »
« Salve, e benvenuta in redazione. Non sono sicuro della sua preparazione, ma a questo provvederemo, intanto questo ragazzo » disse indicandomi quattrocchi « è Mark, poi lei è Bella, lei Antonie e lui Andrew! » 
Bella, un nome che fa pensare ad una ragazza presuntuosa, bionda, occhi azzurri, vestita di rosa con i tacchi a spillo, e invece no. Una ragazza coi capelli corti e rossi, gli occhi mascherati di nero ed un felpone - anch'esso nero - addosso, anche se c'era un caldo. Era semplice, forse un po' punk. Dagli altri due, invece, non sapevo tirar fuori qualcosa, l'abbigliamento non parlava molto: Andrew coi mocassini e dei pinocchietti di jeans, una camicetta bianca e sfibbiata dalla parte superiore, se voleva apparire come un provocatore, non lo era affatto; poi Antonie, lei sì che mi sembrava presuntuosa, forse perché aveva gioielli d'oro bianco che ornavano il suo corpo o la sua acconciatura - una bella treccia bionda a lisca di pesce - o anche i suoi occhi, forse troppo truccati. 


SE AVETE LETTO QUESTO PRIMO CAPITOLO, POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA O ANCHE SE PENSATE CHE COME PRIMO CAPITOLO NON E' DEI MIGLIORI, VOGLIO SOLO AVVISARVI CHE IL MEGLIO - LA PARTE CHE ANCHE IO PREFERISCO - NON ARRIVERA' SUBITO, NON AVREBBE SENSO SECONDO ME, LA STORIA NON SAREBBE PIU' AVVINCENTE O ORIGINALE. SE INVECE VI E' PIACIUTO COME PRIMO CAPITOLO E VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEL QUINTO CAPITOLO, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO.
  
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