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Capitolo 1 *** Hey, ci credi nell'amore a prima vista? ***
Hey the first
Hey,
ci credi nell'amore a prima vista?
Lo so che le dediche di solito
vanno a inizio capitolo; per una volta, la mia è alla fine.
L’anima
gemella.
Dicevano
che l’anima gemella si potesse trovare, prima o poi. Che la
si potesse
incontrare passeggiando per strada, facendo spesa al supermercato, tra
i banchi
di scuola o addirittura attraverso quegli infernali aggeggi Babbani che
potevano metterti in contatto con tutto il mondo – social network, li chiamavano loro.
Ad ogni
modo, dicevano che la si incontrava per forza, prima o poi. E che, in
qualche
modo, riuscivi a capire che era
lei:
un brivido che percorreva la schiena, una strana sensazione, un
pensiero
improvviso, un oggetto che cadeva... pareva che l’incontro
non potesse non
avere conseguenze. Era questo che alcuni Babbani dicevano. E alcuni di
loro ci
credevano veramente.
I maghi,
sull’onda di questo mirabolante pensiero, si erano
messi a creare e
inventare oggetti capaci di trovarla, quest’anima gemella:
dalle bussole che
riuscivano perfino a indicarti la via,
qualora la dolce metà fosse relativamente vicina a te, ad
aggeggi simili a
Ricordelle, ma che si limitavano ad avvertire della suddetta vicinanza
(ovviamente,
il funzionamento era dubbio, ma il guadagno assicurato –
George Weasley giurò
che la prima persona che aveva comprato una delle Bussole Sentimentali
appena
ricevute in negozio fu Lavanda Brown, seguita a ruota da
Romilda
Vane).
Ma io mondo
è bello perché è vario e, tanto nel
mondo magico quanto in quello Babbano,
c’erano persone che dell’anima gemella se ne
fregavano altamente, o peggio,
non ci credevano. Persone che ritenevano che l’amore
arriva quando e come
vuole, che è inutile cercarlo con stupide invenzioni. Che al
mondo non ci sarà
mai qualcuno che si adatta perfettamente a te.
Una di
queste persone era Rose Weasley, che, nonostante possedesse una
delle sopracitate Ricordelle
incastonata a un
braccialetto regalatale da suo cugino James, rimaneva del tutto
indifferente
all’argomento.
Una di
queste persone era Sarah Calvinson che, anima gemella o non gemella,
voleva una
sola persona, e l’avrebbe ottenuta a ogni
costo.
Una di
queste persone era Liam Nott, che liquidava queste credenze da
ragazzine come
“Babbanate”.
Una di
queste persone era James Sirius Potter, una di queste persone era Albus
Severus
Potter, una di queste persone era Audy Lloyd, una di queste persone era
Scorpius Malfoy.
Una di
queste persone non
era
Orion
Aldebaran, che, pur non avendola ancora trovata, era sicurissimo di
essere
destinato a una persona particolare nel mondo, e difendeva questa sua
tesi a
bacchetta tratta.
Una di
queste persone non
era
Chloe Ryan,
secondo cui Cupido doveva essere stato un mago e pozionista molto
abile, primo
inventore di filtri d’amore e simili; mezzi che, combinati al
suo potente intuito,
utilizzava per far incontrare e innamorare le anime gemelle.
Perché esistevano, le
anime gemelle.
Una di
queste persone non
era
Alex Lloyd,
che con la sua presunta anima gemella era stata fidanzata, un tempo.
Una di
queste persone non
era
Lily Potter,
una di queste persone non era Albus
Potter,
una di queste persone non era Louis Weasley.
Ma, di un
partito o dell’altro, all’amore non
scappò nessuno di loro.
*
Rose Weasley e Chloe Ryan avevano
stretto amicizia già dal primo secondo della loro vita da
streghe, quando si
erano incontrate alla stazione di King’s Cross, ancora
inconsapevoli che
sarebbero entrambe appartenute alla stessa Casa e allo stesso
dormitorio. E,
quel primo settembre dell’anno 2021, la loro amicizia
compieva ufficialmente
quattro anni.
Non era un
gran avvenimento, dopotutto: che bisogno c’era di ricordare
una data del
genere? Per Rose, ancora nessuna. Ancora.
Perché il primo settembre, dopo quel giorno, sarebbe
destinato a essere l’anniversario
non solo dell’inizio di una secolare amicizia, ma anche di
molto, molto altro. Tutto
sembrava doversi svolgere come l’anno precedente –
l’arrivo all’ultimo minuto,
l’impossibilità di trovare il volto di Chloe tra
quella folla non
quantificabile, la furiosa corsa per accaparrarsi uno scompartimento
decente –
quando, controllando il suo orologio, Rose si accorse che non erano ancora le undici, ma mancava circa
mezz’ora. Mezz’ora!
Poteva fermarsi a chiacchierare con i Potter e gli altri Weasley,
scegliere uno
scompartimento assieme a Chloe... Ammesso che le sarebbe servito, uno
scompartimento. Già, perché
quell’estate le era arrivata via gufo
un’inaspettata novità: era
Prefetto. Quindi avrebbe
dovuto incontrarsi con i colleghi – ma quant’era
bello dire colleghi? –
delle altre Case, dare
indicazioni ai primo anno, far sì che i corridoi del treno
non fossero pieni di
gente, e mansioni del genere. Nonostante non assomigliasse affatto a
sua madre, l'avevano ugualmente scelta come Prefetto. Superarono
la barriera e vennero investiti istantaneamente dal fumo della
locomotiva
scarlatta, brillante in quel giorno di sole; il chiacchiericcio
insistente
della folla, i primo anno tutti con la stessa espressione mista tra lo
spaventato e l’eccitato, i gruppi di amici che si ritrovavano
dopo un’estate
intera... era familiare. Era Hogwarts. Fu allora
che successe.
Fu allora
che li, che lo vide.
Fu allora;
fu un istante.
« Rose!
Rose! Che diavolo ci fai già qui? T’aspettavo
più tardi, come l’anno
scorso! » Ma Rose non
udì affatto la voce di Chloe.
« Rooose?
Rooose? Grattastinchi t’ha mangiato la lingua? »
Nessuna risposta. C’era un
gruppo di tre persone non ancora in uniforme, poco lontano da lei. E
lui... lui
era tra questi. Con i suoi capelli color grano, gli occhi ciel sereno e
un
sorriso che ella paragonò a un raggio di sole. (Col senno di
poi, Rose si
sarebbe maledetta per aver solo pensato
paragoni del genere: chi descriverebbe mai dei capelli biondi come color grano? Occhi azzurri come ciel sereno? Un semplice sorriso come raggio di sole? Oh sì, si
sarebbe
notevolmente stupita di quanto quel colpo di fulmine l’aveva
instupidita. Però
lo pensava, allora, lo pensava veramente.)
Il ragazzo
si voltò verso di lei e le lanciò uno sguardo,
senza scollarsi il sorriso di
dosso – anzi, a Rose parve proprio
più ampio; solo in quel momento la ragazza si accorse che,
se due erano
ragazzi, la terza era una Serpeverde del quinto anno, Calvinson forse,
che gli
stava tremendamente attaccata. A metà tra il compiaciuta e
l’imbarazzata, si
decise a riscuotersi e salutare Chloe, che sembrava non essersi
minimamente
accorta del fatto appena accaduto. Chiacchierarono,
chiacchierarono di tutto. Da come avevano passato l’estate,
alle nuove materie
che ci sarebbero state quell’anno, alle gite a Hogsmeade, a
come i nuovi primo
anno avrebbero reagito a Hogwarts, alla spilla da Prefetto di Rose.
Allo
scompartimento si aggiunsero presto anche le altre ragazze con le quali
dividevano il dormitorio, tra cui c’era Beatrix Delaney,
un’altra grande amica
di Rose. In tutto
quel fiume di parole, Rose non poté fare a meno di ripensare
al ragazzo della
fermata; certo, avrebbe dovuto concentrarsi sul suo nuovo incarico,
sullo
scoprire chi fosse l’altro Prefetto di Grifondoro e gli
altri, ma non ci
riuscì. Il biondino e il suo sorriso erano impressi
indelebilmente nella sua
mente, un muro per tutti gli altri pensieri. Ma, nonostante
ciò, un’idea, una
malsana idea, un piano stupido ma forse efficace, una pazzia le
illuminò gli
occhi.
Vista la compagnia che circondava
Chloe, Rose decise che sì, ormai poteva anche sbrigare
ciò che aveva in mente;
con una scusa, la Weasley si allontanò, decisa.
Almeno, sperava che il
coraggio e la determinazione non la abbandonassero proprio in quel
momento.
Superò lo
scompartimento di James – ne riconobbe la voce e gli
schiamazzi anche da fuori
– che, in una situazione normale, avrebbe invece salutato;
non si curò di
cercare gli Scamandro, néHugo, né
Albus; correva dritta per la sua strada.
E i maghi
le vennero evidentemente in aiuto, perché, proprio mentre
stava per raggiungere
un altro vagone, dall’ultimo scompartimento uscì
un ragazzo biondo dagli occhi
chiari, che indossava una cravatta verde-argento.
Rose rimase
impietrita. Ora che ci pensava, effettivamente... non era... poteva
anche...
non aveva niente da perdere, dopotutto...
Colse la
palla al balzo e corse incontro al ragazzo prima che questi
raggiungesse la sua
meta; lo fermò afferrandogli il braccio.
« Hey,
Weasley. Che...? »
« Hey,
Malfoy, ci credi nell’amore a prima vista? »
La dedica di questa long
è divisa in sette modi:
A Krixi e Clare, che mi hanno convinta a tornare.
A Edward Morgan Forster, perché Camera con vista
è una fonte d'ispirazione inesauribile.
Alle mie tre J (Juliet, Jodi e Joanne), perché mi fanno
commuovere sempre. Ai Beatles,
perché non serve specificare perché.
A Erika, perché dopodomani sarà il mio
efp-versario e lo festeggio con questa long.
A Gimp e Niki, senza i quali non esisterebbero i banner di inizio
capitolo.
...E a te, se hai letto questo capitolo fin proprio alla fine.
Un grazie a RoseFelicis31697 e Alexia26, che hanno
letto e recensito lo scorso capitolo :)
« Hey, Malfoy, ci
credi nell’amore a prima vista? »
Scorpius
era prossimo a una
sonora risata che riuscì a stento a trattenere. E solo a
causa dell’espressione
un attimo prima determinata, un attimo dopo delusa, della Weasley.
Sì insomma,
non voleva essere scortese, ma andiamo, cosa diavolo passavaper la testa a quella
Grifondoro? No che non
ci credeva, lui, all’amore a prima vista! Che cazzata
assurda! Che poi, non era
la prima volta che vedeva la
Weasley... oh, forse intendeva che erano il primo settembre di quattro
anni
prima lei si era innamorata di lui, e ora si era decisa a confessarlo,
dopo
così tanto tempo? O era impazzita, a forza di tenere il naso
sui libri?
« Weasley, tu sei...? »
« Oh, no! » Esclamò in fretta
lei, agitando le mani convulsamente. « No, no, no! Ma cosa
vai a pensare, no!
Oh Godric, no, assolutamente! No! No! No... Io... oh, lascia
perdere! »
E, con
queste confuse parole,
Rose fece dietrofront e scappò via, a testa bassa.
*
Alex, Allen
e Audy erano i tre gemelli della famiglia Lloyd. Già, tre gemelli. Tre.
Gemelli. Anche se, in questo
specifico
caso, non si assomigliavano di certo.
Erano
strani, i Lloyd. Già solo perché erano tre ed
erano gemelli; se si pensava anche ai nomi che avevano, diventavano
il doppio più strani.
Alex era
una ragazza, e pure
Allen; era Audy l’unico maschio, sebbene il suo fosse un nome
da donna. Già,
perché per un irreversibile errore burocratico causato
dall'ospedale –
perché fosse irreversibile, il signor Lloyd stava ancora
cercando di capirlo –
avevano sbagliato a
scrivere i loro nomi: Alex doveva essere un’Alexandra,
Audy un Andy, e Allen...
be’, Allen era l’unico rimasto giusto. Ma per il
signore e la signora Lloyd le stranezze intorno ai loro tre figli non
sarebbero di certo finite lì.
La
settimana prima del loro
undicesimo compleanno, i tre ricevettero una strana lettera scritta con
inchiostro smeraldino, sigillata con ceralacca rossa recante uno strano
stemma,
sconosciuto ai due genitori Babbani. Quando assunsero la
novità – la magia, i
figli maghi, una scuola di magia
– i
signori Lloyd ci rimasero parecchio male, e l’unico motivo
per cui non persero
i sensi fu probabilmente che l’ambulanza li avrebbe portati
in quel famoso
ospedale dov'erano nati i tre, ed era l’ultima cosa che
volevano.
Così, nel 2017 Hogwarts aprì loro
le porte e nel 2017 vennero Smistati, assieme a tanti altri studenti.
Ma
finirono in tre Case diverse.
Alex, con
gran sorpresa dei
fratelli, finì in Serpeverde; Allen, seconda ad essere
Smistata, divenne una Corvonero;
Audy finì in Tassorosso. Grifondoro, come avevano
segretamente sperato i
genitori – si erano documentati e avevano letto
l’intera Storia di Hogwarts
–, non divenne la Casa di nessuno dei tre, al
contrario di Serpeverde, quella che li preoccupava di più. E
vi era finita Alex.
*
Nella
carrozza di prima classe dove solitamente i professori che giungevano a
scuola
in treno si radunavano, il chiacchiericcio era insistente. Tutti
sembravano
conoscere tutti e, tra una tazza di tè e l’altra,
si scambiavano novità su ogni
cosa, come solo i vecchi amici fanno. E lì in mezzo Orion
Aldebaran si sentiva
alquanto fuori luogo; probabilmente l’avevano scambiato per
un comune
passeggero. Eppure avanti, erano davvero così sciocchi da
credere che si era
seduto al loro tavolo solo perché non c’era altro
posto? Li aveva riconosciuti
tutti: di fronte a lui sedeva Adhara Sullivan, astronomia; alla sua
destra
c’era l’anziana professoressa Vector, Aritmanzia;
riconobbe poi Madama Tome, la
bibliotecaria, John Jefferson, Babbanologia, e Neville Paciock,
Erbologia. « Oh, ma
come siamo scortesi! Abbiamo un ospite tra noi, e non gli abbiamo
nemmeno rivolto
la parola! Buon uomo, come si chiama lei? Vuole una tazza di
tè? »
Orion
rifiutò cortesemente l’offerta della bibliotecaria
e, schiarendosi prontamente la
voce, comunicò il suo nome e cognome.
Evidentemente
stupita da quel nome altisonante,
Madama Tome, tutta impettita, si presentò per prima, seguita
poi a ruota dagli altri professori.
«
Simpatico. Ha il nome di una costellazione e il cognome di una stella
luminosa.
Adhara Sullivan. » Disse, tendendogli la mano. « Già.
Dev’essere stato il destino, credo. Comunque, anche lei
può vantare il nome di
una stella, no, signorina Sullivan? »
La donna
annuì, dopo aver vistosamente arricciato il naso alla parola
destino, tornando a prestare
attenzione ai
pettegolezzi della Vector e della Tome.
« La cara
Topazia me l’ha detto in confidenza, probabilmente non dovrei
dirvelo: Sibilla
si è finalmente decisa a dare le dimissioni! »
Esclamò la professoressa di
Aritmanzia, esaltata.
« Uh. Be’,
era anche ora, no? » Commentò Paciock. «
La Cooman ha insegnato anche a me... e
i miei genitori. »
« Chi sarà
il nuovo insegnante di Divinazione? » Chiese la Sullivan,
pronunciando
quell’ultima parola con disprezzo. « O la materia
verrà abolita? »
Orion
trattenne a stento un commentaccio; per quale motivo doveva abolirsi
una
materia come la divinazione? Qual
sublime disciplina, predire il futuro!
« Ma no,
Adhara, ma cosa dici! Non so chi sia il nuovo insegnante, ma lo
scopriremo presto,
suppongo. » Replicò la Vector.
« Già, temo.
»
*
« Rose! »
Rose
s’irrigidì. Non era tornata nel suo
scompartimento, dopo quello che era successo;
aveva optato per tranquillizzarsi un po’ altrove, conscia di
ciò che aveva
fatto. O forse inconscia. Ad ogni
modo, in qualsiasi via le sue elucubrazioni avessero avuto
l’intenzione di
andare, vennero interrotte da una voce che lì per
lì la ragazza non riuscì a
identificare; con la coda dell’occhio vide un ciuffo di
capelli
biondi accuratamente pettinati. Rose si voltò e
tentò di sorridere a Louis, il
piede che batteva ritmicamente al suolo conferendogli la solita aria di
impazienza. « Rose! »
Ripeté suo cugino, esasperato. « Che ci fai ancora
qui? Ma non t’è
arrivato il biglietto? È
un quarto d’ora che t’aspettiamo, io e gli altri
Prefetti! Muoviti! Vieni! » Porca Morgana,
pensò. Non sono tornata allo
scompartimento! Tentò
di giustificarsi con suo cugino, ma invano: Louis era
un pignolo,
puntuale e preciso ragazzo, degno figlio di sua madre, e Rose
l’esatto
contrario: trasandata a livelli cosmici, perennemente in ritardo
– infatti, non
è che andassero più di tanto d’accordo,
loro due.
Ormai ben
conscia di chi sarebbe stato l’altro Prefetto di Grifondoro,
seguì Louis senza
farsi domande né fargli domande – ma oh, come
l’avrebbero
presa gli altri Prefetti? S’era condannata la carriera,
forse? E in
effetti capì di essersela veramente condannata, la carriera,
quando entrò in
uno scompartimento piuttosto largo, capace di contenere una decina di
persone;
già tutti in uniforme (lei ovviamente non s’era
ancora cambiata, c’era tanto di
quel tempo prima di arrivare a Hogwarts!), i sette Prefetti la
osservavano con
le sopracciglia alzate, mentre Louis si profondeva nei suoi migliori
sorrisi di
scusa, finti e tirati come quelli di qualche attrice Babbana.
Fu allora
che successe.
Fu allora
che lo, che li vide.
Fu allora;
fu un istante.
Fu anche
quasi un dejà vu.
Ma in
quell’istante i suoi occhi incontrarono prima quelli di
Scorpius Malfoy, che,
per quanto possibile, alzò ancor di più le
sopracciglia e assunse
un’espressione di profondo stupore, e poi quelli di...
« Scusate
il ritardo! Io, ehm, lei... insomma, il mio messaggio non è
arrivato a
destinazione, e Rose nemmeno, ecco. » Si
giustificò Louis, scaricando
accuratamente la colpa dell’accaduto su tutti men che lui. « Bene »,
sospirò un nono individuo che Rose riconobbe come uno dei
Capiscuola di
Corvonero, « ora che siete tutti, vi spiegherò un
po’ in cosa consiste la
vostra carica. Siete gli studenti che, a parere della preside Silence,
si sono
dimostrati più meritevoli di indossare la spilla che vi
è stata consegnata,
perciò portatela con onore. » Cominciò,
il tono languido e svogliato, cosa che
non ci sarebbe mai aspettata da uno che si presentava così.
« Io sono Adam
Bannet, ed è a me o agli altri Capiscuola che dovrete far
riferimento per
qualsiasi domanda – sì, in teoria potreste
chiedere anche ai professori, ma non
avranno voglia di calcolarvi, perciò date retta a noi. « La
preside vi conferisce il potere di sottrarre o regalare punti agli
studenti, ma
fidatevi, fatelo il meno possibile. La Silence sa come ogni
singolo punto viene aggiunto o tolto dalle clessidre, e non
ha
particolari problemi a rimbeccare i professori se non le sta bene
qualcosa.
Sarete monitorati 24 ore su 24 quando e se deciderete di giocare coi
punti,
sappiatelo. Mago avvisato, mezzo salvato. »
Proseguì, il tono perennemente
piatto, vivacizzatosi solo un minimo nel discorso riguardante la
preside Silence.
« Per il resto, dovrete aiutarci a mantenere
l’ordine nelle sale comuni e nei
corridoi, qui sul treno... ci aiuterete ad addobbare a Halloween,
Natale, San
Valentino, Pasqua, Due Maggio e simili... E boh, se mi venisse in mente
qualcosa ve lo dirò. Per ora, conoscetevi e fate attenzione
che i primo anno
non facciano casini nel treno e », fece una pausa, voltandosi
verso Rose, «
Weasley, suppongo, sarebbe meglio indossare l’uniforme.
»
*
Scorpius si
lasciò cadere su un sedile, già esausto. Lui non
la voleva, quella fottuta
spilla – lo sapeva che gli avrebbe portato solo seccature e
perdite di tempo.
Perché non scegliere Sarah Calvinson al posto suo? Era
sicuramente più prudente
e meritevole di lui. E ne sarebbe stata notevolmente
più contenta.
« Il vecchio Bannet è contento di
essere Caposcuola, quest’anno! »
Fece Liam, cercando di rompere il silenzio che era calato non appena il
Corvonero li aveva lasciati. « Pff,
Bannet aveva quella faccia funerea anche il giorno che venne a sapere
della sua
nomina a capitano della squadra – o tiene per sé
la sua felicità, o se ne frega
di tutto e tutti. È
difficile inquadrarlo, Adam. » Rispose una Corvonero
piuttosto carina. «
Comunque, io me ne vado! »
Oh, be’,
cominciavano bene. Avrebbero dovuto essere affiatati, no? Non si
presentavano
nemmeno, invece. Ma chissenefrega,
pensò. Meno collaboro con questi
qua,
meglio sto. Proprio a
questo proposito fece per suggerire a Liam, visto che anche i
Tassorosso
stavano per uscire, di tornare al loro scompartimento, ma vide che si
era
avvicinato a Rose Weasley.
« Weasley!
» La chiamò. « Piacere, Liam Nott.
» Si presentò, tendendogli la mano. La Weasley
arrossì violentemente e, evidentemente imbarazzata,
tentò di sorridere. « Hey, Malfoy, ci
credi nell’amore a prima
vista? » Ecco. La Weasley non s’era presa
una cotta per lui... ma per Liam.
Here
I am!
Vi ho praticamente presentato buona parte dei protagonisti. Rose,
Scorpius, Liam Nott, Sarah Calvinson (anche se solo nominata), Alex,
Allen e Audy Lloyd, Orion Aldebaran e Adhara Sullivan.
Volevo sotolineare una cosa: a inizio capitolo, Scorpius pensa che Rose
sia impazzita a forza di studiare, mentre poco dopo la vediamo in una
veste molto più trasandata. NON è un caso ;)
Piccolo avviso: domani partirò, purtroppo tornerò
il 20 agosto. E penso proprio che non riuscirò a
connettermi, perciò non potrò aggiornare prima!
>.<
Un grazie a Clare Esse, Alexia 26
e la mia c(hi)ara __Here,
per aver recensito lo scorso capitolo.
Lupetta mia, questo te lo dedico <3
« Weasley!
Piacere,
Liam Nott.
»
« Uhm? Ah,
oh... Piacere, Rose...
»
« Sei
un’amica di Chloe, vero?
»
« Amica
di... oh, sì, sì! Anche
se ‘amica’ è riduttivo – non
la considero una sorella perché litigheremmo
sempre, se lo fossimo davvero, ma... è la mia migliore
amica, ecco. Tu invece
come...?
»
« Come la
conosco? Siamo amici d’infanzia.
»
« A- amici
d- d’infanzia?Non lo sapevo, non ne
avevo idea...! »
« Eh, a
Hogwarts ci siamo un po’ persi di
vista, ma siamo ancora grandi amici, indubbiamente. Be’, ci
vediamo presto!
»
Ci
vediamo presto. Ci vediamo presto. Ci
vediamo presto. Rose non
aveva fatto altro che ripetersi all’infinito
quella manciata di parole che aveva scambiato con Liam Nott –
sapeva anche il
suo nome! Sapeva anche il suo nome adesso! Si era presentato lui! Era
un
Prefetto! Erano Prefetti entrambi! – per tutta la durata del
banchetto di
inizio anno, e inevitabilmente si inceppava su quel “ci
vediamo presto”, ogni
volta. Si era impressa meticolosamente ogni accento, ogni minima
inflessione
della voce di Nott in mente; non aveva fatto praticamente altro, quella
sera a
cena. Non aveva seguito lo Smistamento, non aveva proferito parola, non
aveva
nemmeno mai alzato lo sguardo verso il tavolo verde-argento.
Né aveva chiesto a
Chloe niente riguardo al suo amico
d’infanzia;
nonostante ne avesse una voglia matta, aveva deciso di
tenerselo per sé, ancora un po’.
« Oh, oh,
oh! Qualcosa mi dice che quest’anno il corso di Divinazione
sarà più
frequentato che mai... hai voglia di venire anche tu, Rosie?
» Domandò Chloe
ridendo.
« Eh? »
Rose, ovviamente, non aveva prestato la minima attenzione alle parole
dell’amica.
« Ho
chiesto se frequenterai Divinazione anche tu, quest’anno.
» Ripeté l’amica, un
po’ seccata.
« E perché
dovrei? Odio la Cooman e odio la sua materia, niente mi farà
cambiare idea.
Vogliamo paragonare la Divinazione con l’Aritmanzia? Ma per
favore! »
« Ma...
Rose, non hai sentito? La Cooman è andata in pensione...
c’è un nuovo
professore. » Fece Beatrix.
« E che
professore! » Esclamò Chloe con la stessa aria
sognante di Rose. « È là, vicino alla
Sullivan. »
« Dove? »
« Vicino
alla Sullivan, Rose, vicino alla Sullivan. Ma... sicura che vada tutto
bene? »
Domandò Beatrix.
« Sì, sì,
tutto bene, tutto benissimo! ...Ah, è quello? Mi aspettavo
di meglio »
« Di
meglio? Di meglio?! Tu stai male, Rose, tu stai male. E comunque,
» continuò
Chloe dopo una pausa, « la Divinazione non è una
brutta materia. Affatto. È un’arte. Ma...
Rose? Mi ascolti? »
Si erano
incontrati. I loro sguardi s’erano incontrati, e non
perché Rose si era voltata
verso il loro tavolo. Se n’era accorta dopo, e, voltandosi, i
loro sguardi si
erano incontrati. Lui sedeva tra Malfoy e la Calvinson e... Morgana, la
stava
salutando. Stava sventolando la mano e sorridendo in direzione di Rose.
Incerta,
Rose sorrise a sua volta e, altrettanto incerta e imbarazzata,
agitò la mano in
direzione di Liam.
*
« Perché
non ce l’ha detto? »
Orion si
stava divertendo di gusto. L’avevano fatto sedere tra Paciock
e la Sullivan,
l’insegnante di Astronomia che, a quanto aveva appreso sul
treno, odiava la
Divinazione. « Detto cosa? »
« Che era lei
l’insegnante di Divinazione. »
« Perché
sparlavate tanto tranquillamente della mia materia che ho preferito non
interrompervi. » Ironizzò.
« Io...
spero di non averla offesa », si scusò la donna,
« ma la Divinazione è
veramente una materia inutile. E, tra l’altro, la sua aula
occupa una torre che
potrebbe essere potenzialmente un buon osservatorio. »
Rincarò.
« Anche la
sua, di aula, occupa una torre dalla quale si potrebbe ben prevedere il
futuro,
potenzialmente.
»
« Ma che
discorsi sono questi? La torre di Astronomia serve per osservare le
stelle! A
che cosa potrebbe...? »
« Lei crede
che il futuro non si possa prevedere anche osservando le stelle,
signorina
Sullivan? »
« Oh, no,
non metta le stelle in mezzo a quella robaccia
lì! »
« Non è
robaccia. » Replicò Orion, mantenendo il suo
solito tono pacato e la sua calma
innata a dispetto della crescente irritazione della collega.
« Si limiti
ai tarocchi, alle sfere di cristallo e quelle boiate lì, ma
ci non metta in
mezzo le stelle, così sublimi e così perfette!
»
« Oh, mi
spiace per lei, ma sono proprio costretto a mettercele, le stelle,
perché sono
uno dei massimi strumenti per la previsione del futuro. »
« Oh, ma
cosa vuole saperne lei, di stelle?! »
«
Si fidi, quanto ne
sa lei.
»
« Puah! Ne
dubito fortemente. »
« Orion,
non dia retta ad Adhara, fa sempre così quando si parla di
Divinazione. »
S’intromise Neville. « Prova ad accettarla, come
materia, avanti! Anch’io
odiavo Pozioni – e l’odio tuttora, nonostante tutto
–, ma- »
« Ma Pozioni
è una materia interessante!
Utile! Come faresti senza sapere dove trovare un Bezoar,
all’occorrenza? O come
preparare un antidoto? »
« Signorina
Sullivan, lei ha paura dei ragni? » Le chiese Orion, con un
sorriso beffardo
stampato in volto.
« Come
diavolo...? Oh no, no, non me la fai! No! Non ci casco, io! Non mi
verrà a dire che ci sono dei ragni nelle mie stanze
perché l’ha letto dalla disposizione delle foglie
d’insalata nel mio piatto!
No! Questo sarà un lungo anno, Aldebaran, questo
sarà un lungo anno! »
« Non ne
dubito, Sullivan, non ne
dubito: lo
sapevo già prima che me lo dicesse lei. »
Touché.
Neville
proruppe in una fragorosa risata, facendo irritare ancor di
più la giovane
professoressa che, di conseguenza, se la prese con il cibo che aveva
nel
piatto.
Oh
sì, sarà un lungo anno.
*
Che diavolo
aveva in mente? Era diventato scemo, tutto ad un tratto? Era ubriaco,
forse? E
dire che non c’erano alcolici, al banchetto. Si era ubriacato
di succo di
zucca, era quello che gli aveva dato alla testa, forse?
Era stato
il soffitto incantato, l’aria di Hogwarts, lo Smistamento,
Sarah che non aveva
smesso un attimo di declamare quanto la sua estate fosse stata
“da urlo”, Liam
che aveva salutato la Weasley facendo irritare la ragazza accanto a
lui, il
sorriso incerto della Weasley stessa? Si sarebbe fatto controllare da
Madama
Chips, prima o poi. Ma ora, in quel momento, qualcun altro aveva preso
possesso
del suo corpo, e stava salendo tutte quelle interminabili rampe di
scale per
raggiungere Rose, che chissà dov’era arrivata.
Probabilmente era già entrata in
sala comune, e tutta la fatica che stava facendo era inutile. Ma valeva
la pena
tentare, no? No?
Ma, per
qualche scherzo del destino – fermi tutti: lui non ci credeva
affatto, al
destino! –, l’aveva raggiunta veramente, alla fine.
Era riuscito a bloccarla un
attimo prima che raggiungesse il ritratto della Signora Grassa, e aveva
impedito in extremis che urlasse per lo spavento.
« Malfoy!
Ma che... Merlino, m’hai fatto prendere un colpo! »
Esclamò. Poi, evidentemente
ricordandosi di ciò che aveva combinato in treno, aggiunse:
« Oh, senti... per
questa mattina... fa’ finta di niente, ok? » Disse,
sforzandosi di sorridere.
« Ti piace
Liam? » Domandò schietto Scorpius.
« Che?! »
Rose avvampò. « N- Nott? A me? Nah! »
Il ragazzo
sorrise. « Cazzo, sai mentire insomma, Weasley. »
Rose
imprecò sottovoce. « Non dirglielo, ti prego, non
dir- »
«
T’aiuterò. »
Ma che
cazzo aveva detto?
« Eh?
Perché? »
Già,
perché? Per svegliare la belva Calvinson che fino a quel
momento aveva fatto la
guardia a Liam in modo ineccepibile? O per liberarsi di lei? Per vedere
il suo
migliore amico in compagnia, per una volta, di una ragazza diversa da
Sarah?
Per un moto di compassione estrema? Perché?
E
come gli era saltata in mente,
questa mirabolante idea?
« Boh », scrollò le spalle. «
Posso anche non farlo, eh. »
« No, no, no! » Esclamò la
Weasley, gesticolando. « No, io... veramente mi aiuterai?
»
« Va bene », annuì con un sorriso
che non prometteva niente di buono, « ma così sei
tu ad avermelo chiesto. »
Touché.
*
Beatrix
aveva un colpo d’occhio che superava di gran lunga quello
delle compagne di
dormitorio, nonché quello di tutti i
componenti della Casa di Grifondoro. E non lo diceva per vantarsi, era
semplicemente la verità: doveva esserci pur un motivo se era
la cercatrice
della squadra della Casa dal secondo anno – e no, non era
perché suo fratello
era il capitano, nonostante molti lo insinuassero.
Riusciva a
vedere parecchie cose che ad altri passavano inosservate: una piccola
macchia
su un vestito, una persona in lontananza, sguardi rubati. Proprio a
proposito
di quest’ultimo punto, ne aveva beccato uno poco prima, al
banchetto di inizio
anno; ma il particolare sensazionale è che
l’artefice ne era Rose. La loro Rose. Rose
Weasley. E il
destinatario... Beatrix era di spalle, purtroppo non avrebbe potuto
cogliere il
volto del ragazzo – perché, dallo sguardo
dell’amica, era un
ragazzo – senza farsi scoprire; ciò non
significava però che
non avesse i suoi sospetti... Perché dopotutto, aveva
intravisto Scorpius
Malfoy salire le scale dietro di loro, e Rose non era entrata con loro
in sala
comune, subito dopo cena.
« Che?
Scorpius e Rose? Dici? » Esclamò Chloe
nell’apprendere la notizia. « Ma dai,
Scorpius non è affatto il tipo
di
Rose! Ma ti sarai sbagliata, avrai visto ma- »
« Io non ci
vedo male
», fu l’acida
risposta della cercatrice. « Comunque, secondo me
è- »
« Ssh, ecco
Rose! »
« Rose!
Rosie cara! »
« Non hai
niente da dirci tu?! » Domandò Chloe diretta,
mandando a buone donne il
tentativo di Beatrix di estorcerle l’informazione con le
buone.
Rose
avvampò istantaneamente, cercando di inventare scuse per
andarsene in dormitorio
– in cinque secondi nominò una forte emicrania,
grande stanchezza post lungo
viaggio in treno, rischio di Spruzzolosi acuta e altamente infettiva et
similia. Ma ben presto si trovò con le spalle al muro,
circondata dalle due
amiche.
« Non mi
dire che ti piace Malfoy e Bea aveva ragione, ti prego
», supplicò Chloe.
« Che? No!
» Replicò repentinamente Rose. « No,
io... Oh, e va bene. Si tratta di Nott, il
tuo caro amico
d’infanzia.
»
Confessò, rivolgendo le ultime parole a Chloe.
« Nott? Chi
è Nott adesso? Non ce l’ho presente... non gioca a
Quidditch, vero? » Domandò
Beatrix, mentre l’altra Grifondoro si asteneva dal
commentare, limitandosi a
sgranare gli occhi per la grande sorpresa. « Oh Merlino!
» Esclamò poi,
improvvisamente illuminata. « Non sarà il tipo a
cui fa la guardia la
Calvinson, vero? »
Chloe
deglutì rumorosamente. « È
Liam, che ti piace? »
Here I am! Dopo secoli
e secoli, sono tornata da un'esperienza superbellissima che mi ha
tenuto bloccata 14 giorni + 7 di riabilitazione (credetemi, sembravo i
tipi "appena tornati" della pubblicità della Costa D:) e ho
finalmente aggiornato!
Questo capitolo è più corto di come doveva essere
- c'era un pezzo su Alex Lloyd, ma ho deciso di posticiparlo al
prossimo capitolo. Ve ne lascio un po' qui sotto :-)
Chi
avrebbe devastato quell’anno? Quali coppie secolari
ancora perduravano? C’erano Liam e Sarah, ma (a) non erano
una coppia, e (b)
lei era la sua “migliore amica” (si poteva davvero
definire così?), non avrebbe
potuto/dovuto/osato farlo.
Un grazie a _nichlillian, Elizha, Clare Esse, Alexia26,
__Here e Elle_13che hanno recensito lo scorso
capitolo.
Oh, ma quante siete *-* Graziegraziegrazie! ♥
Chi avrebbe
devastato quell’anno? Quali coppie secolari
ancora perduravano? C’erano Liam e Sarah, ma (a) non erano
una
coppia, e (b)
lei era la sua “migliore amica” (si poteva davvero
definire
così?), non avrebbe
potuto/dovuto/osato farlo.
Alex
Lloyd, la t-shirt di un gruppo rock Babbano addosso al posto della
camicia –
sì, quei fottuti Capiscuola o Prefetti le avrebbero tolto
dei punti, ma non le
importava – e la cravatta male annodata, faceva volteggiare
lo sguardo attorno
alla Sala Grande per scovare le sue prossime vittime. Prestava
relativamente
ascolto a ciò che Sarah diceva: dopotutto, non le
interessava minimamente
quanto fosse stata incredibile la sua estate... e poi tanto non era a
lei che
rivolgeva le sue vanterie, ma a Liam, quindi poteva anche proseguire
nella sua
ricerca senza disturbo.
Tutto era
cominciato l’anno precedente: si era innamorata, aveva
trovato la sua anima
gemella. Sì, perché lei ci credeva fermamente,
nell’anima gemella: il resto –
destino, amore che dura tutta la vita – erano solo cazzate,
ma l’anima gemella
esisteva. E la sua le era venuta incontro l’anno prima,
durante una punizione da
cui stava cercando di scappare. Incredibile a dirsi: lei era una
ribelle, coi
capelli tinti e il trucco pesante, la divisa che mancava sempre di
qualche
pezzo e la gomma perennemente in bocca; lui un secchione del cazzo coi
capelli
sempre in ordine, lo stereotipo del bravo studente. Cosa
c’era di più diverso?
Ma il loro
era stato un amore totale, devastante, forte. Nato dal nulla, per caso,
ma
finito per una motivazione ben specifica: Sarah. Era stata Sarah a
farli
mollare, con scuse su scuse, inganni e via dicendo. Era stata una mossa
subdola:
la Calvinson non sopportava di vedere qualcuno felice che non fosse
lei, e aveva
saputo sfruttare la diversità di quei due caratteri al
meglio.
Ma Alex si
sarebbe vendicata. Oh, sì, avrebbe distrutto la sua cara
amica – prima o poi
Nott, da imbecille com’era, avrebbe ceduto a Sarah, si
sarebbero messi insieme,
avrebbero anche passato mesi e mesi felici e contenti. Ma poi avrebbero
litigato di brutto; non avevano (come potevano?) ancora idea di quanto.
Liam si
sarebbe incazzato, Alex lo sapeva, aveva già tutto il piano
mentalmente pronto,
e non avrebbe degnato Sarah più nemmeno di uno sguardo.
Allora lei avrebbe
cercato conforto da Alex, ma... la giovane Lloyd sarebbe stata troppo
impegnata
a fare la troia in giro per aiutare la sua
“migliore” amica in preda alla
depressione post rottura di una storia secolare.
E,
nell’attesa di devastare Sarah, distruggeva altre coppie che
si formavano a
Hogwarts – a volte le riusciva, a volte no, ma non le
importava. Era solo un
passatempo, non ci si impegnava nemmeno troppo.
Era una
Serpeverde, e doveva esserci un motivo, no?
*
Come
avrebbe potuto provare a Rose il tasso di imbecillità
di Liam Nott?, era la domanda che tormentava Chloe dal primo giorno di
quel
quinto anno. Lei lo conosceva bene, lo conosceva anche troppo bene;
sapeva che
era un mollusco, che spesso e volentieri si piegava al volere di quella
forma
evoluta di oca di Sarah Calvinson e degli altri Serpeverde, che era un
credulone, ma fondamentalmente un doppiogiochista. Perché se
all’esterno si
presentava come una sorta di orsetto di peluche, buono, solare, aperto,
che
ride e scherza con tutti, in realtà era un approfittatore di
prima categoria, e
non scherzava mai. In tono
ironico,
diceva sempre ciò che pensava.
Liam non
sopportava Sarah, gliel’aveva detto più di una
volta, ma le faceva comodo:
finché c’era lei, nessun’altra avrebbe
osato avvicinarsi a lui, e ciò gli
evitava pesanti scocciature. Chloe stessa, che lo conosceva da una
vita,
cominciava a chiedersi se anche con lei facesse il doppio gioco;
risparmiava
almeno i suoi amici, Liam?
... Ammesso
che, per lui, conoscersi da una vita significasse essere amici.
Ad
interrompere le sue elucubrazioni fu (fortunatamente) l’aula
di Divinazione
appena raggiunta: era totalmente diversa dalla precedente, tanto che,
se non
fosse stata l’unica aula di quel lato della torre, Chloe
avrebbe certamente
creduto di aver sbagliato strada.
Non c’erano
più candele dal profumo così che spesso
alteravano la percezione dei sensi, ma
semplici candele di cera bianca, intagliata ai lati con strani simboli,
forse
rune; le tende alle finestre ora erano di pesante velluto nero,
così come
cuscini e poltrone; gli sgabelli e i tavolinetti circolari dove
avrebbero preso
posto erano ricoperti di uno strano tessuto viola scuro, e il legno
inciso
anch’esso di rune; i due terzi delle pareti erano occupati da
alte librerie
contenenti di tutto, da libri a oggetti utili per la disciplina; aveva
un’aria
decisamente più professionale e meno Madama Piediburro. Il
professor Aldebaran,
seduto accanto al caminetto già acceso, un paio di piccoli
occhiali tondi sulla
punta del naso, era intento a sfogliare un manuale e
s’accorse appena
dell’arrivo dei primi studenti. Chloe prese posto al suo
solito tavolino, il
più in basso a sinistra, aspettando che Beatrix arrivasse
– conoscendola, era
ancora a ingozzarsi di pancake a colazione.
«
Aldebaran! » Un urlo echeggiò sulle pareti della
torre, probabilmente
proveniente dalle scale. « Dove sei?! »
Il
professore, pacato, di tolse gli occhialini, mormorando qualcosa come:
« Ora
siamo passati al tu? »
La Sullivan
entrò nell’aula rumorosamente, rompendo il
silenzio. Gettò uno sguardo ai
cinque o sei ragazzi già presenti per poi rivolgere
nuovamente l’attenzione al
professore. « Hai presto uno dei miei telescopi portatili
senza chiedermelo? »
Domandò funerea. Conoscendo la nota avversione della
Sullivan per la
Divinazione, Chloe cominciò a pensare che l’aula
sarebbe stata distrutta da un
meteorite entro dieci minuti. Il che era un vero peccato.
« Non eri
in aula quando sono venuto – e sono passato due volte.
» Rispose Aldebaran,
sorridendo.
« Non
m’importa, avresti dovuto chiedermelo
lo stesso! Potevi cercarmi, non ti pare? »
«
Ho chiesto, ma alla fine la preside Silence mi ha dato
l’autorizzazione a
prenderlo lo stesso. » Fece, scrollando le spalle.
« Dovrò anch’io far
lezione, in qualche modo. »
« Non con i
miei
telescopi! Servono anche a me »
« Ma non
hai lezione adesso, e
comunque non
puoi osservare le stelle di giorno. Giuro, entro mezzanotte
sarà di nuovo sulla
tua scrivania. » Mentre la Sullivan era evidentemente
furiosa, Aldebaran non
aveva un singolo nervo irritato, e anzi sembrava più
pacifico che mai.
Purtroppo
per la Sullivan, il discorso non faceva una piega. Non trovando niente
da
ribattere – e si sapeva quanto amasse ribattere, quella donna
– fece
semplicemente dietrofront e corse via, ma non prima di aver incenerito
con lo
sguardo il collega.
« La
Sullivan ce l’ha già con lei, eh, professore?
»
« Già, Alex
Lloyd, pare proprio di sì. »
*
Rose era
ancora in fibrillazione, quella mattina. Sentiva l’eco della
voce di Nott – Piacere,
Liam Nott
– in testa ogni
secondo, intervallata ogni tanto da quella di Malfoy – t’aiuterò
–, che, pur essendosi offerto per primo, alla fine
l’aveva incastrata e continuava a sostenere che fosse stata lei a
chiedergli aiuto. La ragazza avrebbe voluto poter fare
progressi ogni giorno, poter parlare sempre di più con Nott
da un’ora all’altra,
ma capiva bene che non era possibile. Non c’erano occasioni,
e non era poi così
amica di Malfoy – non poteva ancora unirsi al loro gruppo con
la scusa di fare
quattro chiacchiere con Scorpius. E i Prefetti non s’erano
nemmeno visti più, dopo
quel giorno sul treno. L’avvenimento più vicino,
gliel’aveva ricordato Malfoy,
era Halloween: si sarebbero incontrati per addobbare la Sala Grande,
tutti e
sei. E allora, magari, avrebbe potuto parlare con Nott.
Ma il 31
Ottobre era così distante... non le restava altro che
prendere un’altra fetta
di torta e ammazzare il tempo così – no, non
poteva mangiare torte fino a fine
ottobre, mancava più di un mese, sarebbe a dir poco
ingrassata e diventata
fuori dalla portata di Nott, più di quanto già
non fosse! Il tempo era una
tragedia greca. Non potevi prenderlo, rallentarlo, dominarlo. Solo
stare ai
suoi ordini.
« Weasley!
» Con gran sorpresa di Rose, quella mattina dopo colazione
Scorpius le era
venuto incontro, mentre lei si accingeva a scendere verso la capanna di
Hagrid
per Cura delle creature magiche. « Sai, potrebbe darsi che al
mio amico, là,
possano servire degli appunti di Cura delle creature magiche... a patto
che la
tua grafia sia ordinata e leggibile », disse. Le fece un
occhiolino e scomparve
dietro la porta dell’atrio, senza nemmeno lasciarle il tempo
di ringraziare.
Sorridente
come non mai, Rose s’avviò con più
energia di prima a lezione, conscia che
avrebbe dovuto prendere appunti con una certa decenza, almeno quella
volta.
*
Quinto
anno.
James era
già il favorito prossimo Caposcuola di Grifondoro
– nonché membro della squadra
di Quidditch, alunno scapestrato ma notevolmente brillante, ragazzo
dalla nota
bellezza... qualcuno aveva da aggiungere altre qualità a
James Sirius Potter?
Quinto
anno.
Lily era
iscritta a tanti corsi quanti poteva frequentarne senza ammazzarsi di
studio,
un po’ come aveva fatto zia Hermione un tempo. E, come per
James, già si
mormorava che la Silence avrebbe scelto lei come Prefetto al suo quinto
anno –
e Lily frequentava solo il terzo.
Tutti non
facevano che ripetere « Oh, guarda James Potter,
così simile al nonno – ottimo
giocatore di Quidditch, ottimo studente... », « Oh,
ma quella è Lily Potter!
Brava ragazza, proprio come Lily Evans. Si assomigliano così
tanto... ha
ereditato proprio tutto da lei. »
« Oh,
guarda, quello è Albus Potter. Assomiglia tutto a suo padre
» ma non
è altrettanto grande.
Quinto anno.
Albus
Severus Potter era un
ragazzo perfettamente nella media: non atletico né giocatore
di Quidditch, non
bello quanto suo fratello, né tantomeno brillante quanto sua
sorella. Non era
un Prefetto, come lo era stato James e lo sarebbe stata Lily,
né lo avrebbero
mai scelto come Caposcuola, a differenza dei suoi
fratelli.
Quinto anno, e tutti si aspettavano che Albus
facesse qualcosa di grandioso da un momento all’altro;
qualcosa che potesse
contraddistinguerlo, al pari dei fratelli, del padre, dei nonni, dei
parenti tutti. Ma erano
cinque anni che questo
qualcosa continuava a non accadere, tanto che i più si erano
rassegnati al
fatto che non avesse niente di speciale.
E a lui
andava bene così.
Insomma,
era stata una sua scelta,
non aver
fatto il provino per la squadra di Quidditch di Grifondoro nonostante
suo
fratello continuasse a ripetergli che era un ottimo Battitore; una sua scelta,
non impegnarsi nello studio
come sua sorella; una sua scelta,
il
non volersi mostrare troppo, non voler eccellere.
Ma a lui
andava bene così...
Albus non
amava chiacchierare, a differenza di Fred e Charlie, che ciarlavano
ogni
secondo – pareva temessero chissà quale tortura,
smettendo di parlare per
cinque secondi. Un pensiero non faceva in tempo ad arrivare al loro
cervello
che subito si tramutava in parole, e la maggior parte delle volte erano
cazzate
colossali (i Babbani
che venerano Marte,
poi martellano Venere?; Io che
sono
un ragazzo minuto, posso ammazzare il tempo?) che
sarebbe stato meglio non
sentire. L’unico momento in cui riuscivano a far un minimo di
silenzio era di
prima mattina, appena svegli; ma già l’odore della
Sala Grande faceva evaporare
ogni traccia di sonno residuo, alimentando la loro parlantina, oltre
che la loro
fame.
Distratti
dai loro discorsi Charlie e Fred, dal sonno Albus, nessuno dei tre si
accorse
che alla ragazza che avevano di fronte era caduto qualcosa, e che il
piede di Charlton
avrebbe certamente pestato questo qualcosa, se non fosse intervenuto
Albus.
« Fermo! »
Lo ammonì. « C’è qualcosa per
terra... »
Il giovane
Potter raccolse il quadratino di plastica: era un cd dei Ministry of
Magic,
scivolato dalla tracolla aperta della ragazza che ormai era entrata in
Sala
Grande.
« Ministry
of Magic? E chi diavolo sono? »
« Oh
Charlie, ma dove vivi? » Piagnucolò Fred.
« Al numero
4 di Privet Drive, lo sai.
»
« Oh
giusto, Londra. La Londra Babbana! »
« Conoscete
la ragazza che era davanti a noi? » Domandò Albus,
ignorandoli.
« Non
vorrai veramente restituirglielo?
È da pazzi! »
« La
conosci? »
« Sì... di
nome... di fama... »
« E allora,
chi è? »
« Amico, io
non ti consiglio di- »
« Chi
è?
»
Here I am! Con il
capitolo che parla di Alex Lloyd, Chloe e Albus. E, a proposito di Albus: i due che sono con lui son suoi cugini entrambi. Charlton è figlio di Dudley e non so ancora chi XD E l'altro è Fred v.v
Domani inzia la scuola, e non so come andranno gli aggiornamenti... ma
farò di tutto per pubblicare una volta a settimana!
Prima che mi dimentichi come sempre: se volete aggiungermi su Facebook
(sono Oonagh No Efp; trovate il link nella mia pagina autore) ho fatto
un album con tutti i prestavolto per ogni personaggio ;)
Al prossimo capitolo!
Ci sono cose che accadono solo nei
film Babbani; storie strappalacrime ambientate in quei... come si chiamano?, collage dove essere popolari è
l’ambizione di tutti, e puntualmente i protagonisti sono Lei, una sfigata
totale, e Lui, il miglior giocatore di quello sport che va tanto di moda tra i
Babbani, il foolball. Lui è fidanzato con l’Altra, la più popolare
dell’istituto, e insieme sono inevitabilmente perfetti; ma un giorno Lui e Lei,
che ha rigorosamente una pila di fogli non rilegati in mano, si scontrano e,
proprio mentre Lui l’aiuta a raccogliere tutto ciò che è inevitabilmente volato
a terra, le loro mani si sfiorano, ed è l’amore.
Rose e Liam non
erano la coppia protagonista di un film Babbano – anche perché lei non era per
niente anonima e lui non era per niente un giocatore di Quidditch –, ma avevano
qualche chance ugualmente, ne era sicura. Poteva capitare, scivolare sul
pavimento di marmo dell’atrio e rovinare a terra proprio quando c’era Liam Nott
a pochi passi da lei; infondo era risaputo che Rose fosse la goffaggine per
antonomasia. E, per condire il tutto in salsa Babbana, avrebbe aggiunto una
pila di pergamene con gli appunti di qualche materia – e qualche altra bianca,
giusto per fare mucchio – che si sarebbe sparpagliata tutto attorno a lei, in
modo che le loro mani si potessero sfiorare come in un film.
... Ma lei
aveva una grafia orrenda ed era disordinatissima nel prendere gli appunti: non
poteva mostrarli a Liam. No, non andava bene, era da rivedere. Magari avrebbe
potuto chiedere consiglio a Chloe! E aspettare che fosse passato Halloween:
dovevano decorare la Sala Grande, mancavano così pochi giorni...
*
« Cosa c’è di
complicato? Le zucche devono ridere
quando uno studente passa loro davanti, non parlare!
Weasley, sistema le candele, falle fluttuare! Non tu, Rose, Louis! Prefetti, cosa sono questi
incantesimi così imprecisi, eh? Fate il quinto anno! Hudson, sistemali tu dove
puoi. Bennett, va’ a chiamare i fantasmi, dovrebbero essere nell’atrio che ci
aspettano.E occhio a non far entrare
Pix! »
Era
insopportabile. La preside Silence dava ordini a destra e a manca, con la sua
precisione ultraterrena; nemmeno fosse il due maggio, dove tutto doveva essere assolutamente perfetto per via delle
autorità del Ministero che venivano a commemorare il giorno lì. E, come se non
bastasse, la Weasley era all’altro capo della Sala Grande con i prefetti di
Tassorosso: sarebbe potuto andare peggio?
Tessa Garfield, l’unica tra i
prefetti che si potesse definire veramente carina, stava disperatamente
tentando di attaccare uno striscione in punto dove non arrivava. « Perché non
usi la magia? Wingardium Leviosa »
Mormorò Scorpius appuntando la decorazione in un chiodo tanto in alto che
neanche lui avrebbe raggiunto senza magia.
« Perché ci sarei arrivata, se non
mi avessi guastato i piani tu. »
« Oh, sì, certo.»
« Immagino che debba ringraziarti
dell’aiuto. »
« Non era un aiuto », replicò, «
volevo solo ricordarti qual era l’incantesimo. Anche se non ho mai sentito di
un Corvonero che si dimentica la formula dell’Incantesimo di Levitazione.
Complimenti, devi essere la prima! » Sorrise ironico. « Prendilo come un
insegnamento, ecco. »
La Corvonero alzò le sopracciglia.
« Non ho bisogno degli insegnamenti di un Serpeverde. Perché non mi lasci in
pace? » Ribatté piccata.
« Avete scelto voi due di aiutare noi in
quest’angolo. Andate a fare comunella coi Tassorosso e mandateci su i
Grifondoro, allora, no? »
Tessa sgranò gli occhi. « Allen,
andiamocene da Anthony e Felix. Loro saranno di certo più simpatici di questi
due qui! Serpeverde del cazzo, sapete sempre come essere i più stronzi. »
Esclamò, prendendo l’amica sotto braccio e costringendola a partire.
« Io non avevo detto niente, ma
okay, me li prendo lo stesso gli insulti. » Borbottò Liam. « Almeno verranno i
due Weasley, tutto di positivo. »
*
Matthew Rogers
era:
1.Indubbiamente uno dei ragazzi più carini del settimo
anno.
Okay, ce n’erano altri: Darren
Preston sopra tutti. Ma Darren non aveva lo stesso sorriso del suo migliore
amico, non aveva lo stesso sguardo allegro, non... non era come Matthew.
2.Intelligente.
3.Fin troppo dolce.
4.Un ottimo Portiere.
Tanto che
aveva giocato nella squadra di Quidditch fino all’anno precedente; ora, dato
che aveva gli esami, aveva chiesto di essere tenuto come riserva.
5.Un Caposcuola molto poco autoritario.
Il che era tutto di positivo: c’era
già Louis che toglieva punti a destra e a manca per ogni minima imprecisione.
6.Un ottimo dispensatore di consigli.
7.Il suo ragazzo.
E Lily non avrebbe potuto esserne
più fiera.
Tanti li dicevano fatti l’uno per
l’altra, li indicavano come la coppia perfetta tra i Grifondoro; si erano
conosciuti solo l’anno prima, quando, apparentemente senza motivo, Matt aveva
cominciato a parlare con lei del più e del meno in sala comune e lei aveva
dovuto smettere di studiare per dar retta a quel sorriso ammaliante. Ma le voci
pareva circolassero da ancor prima. Come e quando, Lily non lo sapeva; Matthew
le confessò più avanti che era stato proprio a causa di quelle voci se era
andato a parlarle: voleva capire se veramenteerano tanto in sintonia come si diceva.
« Magari il tipo che le ha messe in
giro aveva un grande occhio interiore », fu l’unico commento di Lily su tutta
la vicenda.
« Occhio interiore o no, devo
comunque ringraziarlo, o non t’avrei conosciuta. E scoprire chi è, magari... »
Era il 30 ottobre; Hogwarts, piena
di zucche, candele incantate e decorazioni di vario genere, era pronta anche
quell’anno per il banchetto di Halloween, che si sarebbe tenuto la sera
successiva – benché, in realtà, i festeggiamenti cominciassero quella sera
stessa, essendo sabato¹ –. Ogni armatura, ogni corrimano, ogni piano
era pieno di festoni, candele fluttuanti, zucche che ridevano quando passavi
loro davanti, pipistrelli di carta che uscivano dai nascondigli più improbabili
quando avevano voglia.
Lei e Matt stavano vagando per i
diversi piani alla ricerca delle decorazioni che non avevano ancora scoperto; o
meglio, che Lily non aveva ancora
scoperto e che Matt insisteva tanto per mostrarle, perché “le aveva sistemate
lui”.
« Vedi quelle zucche? Sono le
uniche che non ridono. Tua cugina Rose e Liam Nott hanno insistito tanto perché
ci mettessimo dentro delle candele che cambiavano colore della fiamma ogni
cinque secondi. Ovviamente l’incantesimo l’ho fatto io. È venuto bene, non trovi? »
Lily forzò un sorriso e strinse
ancor di più la mano del ragazzo. « Già », annuì, tentando subito di cambiare
argomento. « Chi è Liam Nott? »
« Un Prefetto di Serpeverde. Sai,
lui e tua cugina sembrano aver legato parecchio... sono così diversi, però... »
« Uhm? »
« Sì. Vedi, lui viene da una buona
famiglia, ha ricevuto la migliore educazione, lo si vede anche dai suoi voti.
Tutti Eccellente, nessun Accettabile. » Matt cominciò a gesticolare con la mano
che aveva libera, come era solito fare per sottolineare particolarmente un
concetto. « Tua cugina... sì, insomma... non so, sarò franco: non capisco perché
l’abbiano scelta. Adam Bannet – un ottimo compagno, te lo presenterò – mi ha
detto che è anche arrivata tardi alla loro riunione il primo giorno di scuola,
sul treno... »
« E allora? » Domandò Lily,
piccata. Non avrebbe retto ancora per molto il tono che Matt usava contro Rose,
criticandola con quelle stupide scusanti.
« Allora lei dovrebbe dare il buon
esempio. Non arrivare tardi a lezione o non allacciarsi la cravatta o non
studiare mai come fa lei. So che ti sembra una cosa stupida, Lily », Matt le
mise mani sulle spalle, « ma tienilo a mente: in questi casi è l’apparenza che
conta. So che sarai un buon Prefetto, quando verrà il tuo turno. »
« E se non lo diventassi? » Perché nessuno mette mai in conto che io
potrei non voler diventare Prefetto?
O avere la media che ho? O che pianifichino tutto per me?
« Ti sceglieranno, vedrai. Se hanno
preso Rose...! Comunque, quei due sembrano intendersi bene, avresti dovuto
vederli... magari cominceranno a circolare delle voci su di loro, e finiranno
come me e te. » Le diede un bacio tra i capelli e le circondò le spalle con un
braccio, a mo’ di scusa; evidentemente aveva capito quanto quel discorso senza
capo né coda le aveva dato fastidio.
« Già, forse sì. »
E lo sperava davvero, che Rose
potesse trovare qualcuno come Matt. Perché, nonostante tutto, era l’unica cosa
che in vita sua aveva scelto autonomamente, e anche la più bella.
¹Essendo sabato: ho controllato. Il 30 Ottobre del 2021 è veramente sabato!
Here I am!
Ebbene
sì, non è stato un compito di fisica, non un’insegnante impossibile di chimica,
non il liceo scientifico, non un sms non risposto, non un ragazzo qualsiasi a
impedirmi di scrivere. Anzi, ho da parte altri tre capitoli QUINDI, banner
permettendo, potrei aggiornare lunedì prossimo o anche prima.
Che
dire? C’è Rose che escogita piani di conquista che potrebbe attuare; Scorpius che fa di tutto per aiutare la ragazza –
so che sembra una parte irrilevante, ma... tenete a mente la reazione di Tessa –;
Lily e Matthew. Oh. Loro sono il pezzo forte. Lui, settimo anno, vive della sua
popolarità ed è parecchio egocentrico. Lei... è innamorata, e glielo perdona sempre.
Vi
ricordo sempre che sul mio profilo facebook (Oonagh No Efp;
lo trovate anche nella mia pagina autore) c’è l’album con tutti i prestavolto, Prefetti e Capiscuola compresi! :-)
Un grazie a bess_Black,
_nichlillian, Elle_13, Alexia26 e Duvrangrgata ♥
«
Se speri di farmi fuori con un
assalto da dietro, Sullivan, è tempo sprecato: prevedo ogni tua
mossa. »
Adhara Sullivan rimase bloccata a
metà dell’opera, con un urlo soffocato in gola.
Seduto sul suo solito scranno,
Orion Aldebaran le dava le spalle, intento a mangiare chissà
quali prelibatezze
offerte dagli elfi per la mattina di Halloween; la donna non
poté fare a meno
di chiedersi come fosse possibile che quell’uomo riuscisse
seriamente a
prevedere tutto. Che fosse veramente opera dell’occhio
interiore? Fermi tutti:
Adhara Sullivan si stava chiedendo veramente se l’occhio
interiore esisteva? Che
stupidaggine! Ma quale
occhio interiore, quali previsioni, quale Divinazione: per quanto
avesse
tentato di camminare silenziosamente per far riuscire il suo scherzo e
spaventarlo da dietro, sicuramente i suoi passi avevano fatto rumore, e
Orion
se n’era accorto. E visto che era la mattina di Halloween e
tutti gli altri
erano già a tavola, aveva concluso che a camminare dietro di
lui potesse essere
solo Adhara. Ma sì, doveva essere andata così!
«
Era solo uno scherzetto di
Halloween,
professor Aldebaran. Di certo non di aspettava un dolcetto da parte
mia, no? » Oh,
sì, uno scherzo innocente, spaventare un collega a
colazione: non era nei miei
piani che qualcosa gli andasse di traverso, assolutamente!
« Oh, no, affatto. Anche perché
dubito delle sue abilità culinarie, professoressa
Sullivan.
»
« Ci sono tante cose di me che non
sai, Aldebaran. Potrei stupirti facilmente. »
« Ne dubito fortemente. Io prevedo, mia
cara. »
« Oh, certo, certo, come no,
dimenticavo! Comunque, di che parlavate voi due? » Adhara si
decise a sviare
l’argomento, conscia di quanto la situazione sarebbe potuta
degenerare; Neville
intanto sembrava ridersela di gusto. Qualcuno
almeno sembra divertirsi più di me – oh, un muffin
di zucca!
« Vacanze. Quest’inverno
progettavo di andare in Irlanda con la mia famiglia e vedere come se la
passa
un vecchio compagno di Hogwarts. » Neville afferrò
un biscotto che sembrava
dover riprodurre Nick-Quasi-Senza-Testa, ma con scarsi risultati.
« Tu,
programmi per Natale? O rimarrai qui? »
« No, pensavo di rimanere. Non ho
particolari impegni, né la voglia di tornare a casa.
»
« Io pensavo di andare nel Sahara.
» Commentò Orion.
E chi te l’ha chiesto?
« Wow! Hai un bel coraggio ad
affrontare un clima del genere... »
« Non posso parlare di coraggio
con te, Neville. »
L’uomo fece un gesto di noncuranza
con la mano, e prima che ricominciasse a parlare Adhara ne
approfittò. « Uh, il
Sahara... ci sono i serpenti, là, sai? Potresti essere mor-
ah, no, magari tra
simili non si attaccano. » Provocò.
Orion si limitò a continuare a
spalmare una marmellata di uno strano verde acido su una fetta di pane
tostato,
impassibile. « Dici, Adhara? »
La donna annuì, col suo solito sorrisetto
soddisfatto.
« Be’, allora sono proprio salvo.
» Fece una pausa, continuando a interessarsi al cibo.
« Sei mai stata morsa da
una vipera? » Chiese poi, con noncuranza.
Cosa sentono le mie orecchie? Orion Aldebaran, che prevede ogni cosa,
ha bisogno di chiedermi un
particolare della mia vita? «
Oh come, non sei capace di saperlo senza
chiedermelo? Peccato. Ma sarò gentile, per una volta, vista
la compassione che
ho per la tua cecità interiore: no, mai. »
Orion sorrise soddisfatto, posò
coltello e cibo sul piatto e alzò gli occhi verso di lei.
«
Allora
avevi proprio ragione: tra simili non si attaccano mai. »
§§§
La prima
cosa cui aveva pensato Rose, svegliandosi, fu: dolcetto
o scherzetto? Era finalmente Halloween!
Dunque,
c’erano parecchie cose da fare, doveva alzarsi
all’istante: oggi non era una
giornata comune, era Halloween... doveva controllare com’era
il tempo fuori e
scegliere cosa mettersi in base a quello, dare una sistemata ai capelli
assurdi
che aveva ereditato dalla madre, controllare che le decorazioni fossero
tutte a
posto in sala comune, scendere a fare colazione, decidere come
trascorrere quel
pomeriggio, preparare l’uniforme pulita per il banchetto di
quella sera.
Oh, no, troppe cose! Rose si portò la
coperta fin sopra le orecchie e, cullata da quel torpore, si
addormentò.
«
Rose,
svegliati. »
Una
voce.
Chloe. Ma lei aveva così sonno... « Lasciami
stare, Chlo. »
«
Rose,
svegliati. »
Un’altra
voce. Beatrix. Ma era così morbido il letto... «
Suvvia, Bea... è domenica... »
«
Rose,
svegliati! »
Un’altra
voce. Louis. Ma si stava così bene a- Louis?!
« Oh merda, Louis! » Rose scattò a
sedere, sgomenta. « Ma non dovresti essere
in camera nostra! Sei un ragazzo! Non puoi! Dovrei so...
dov’è Louis? » Aveva
sentito la sua voce, ne era sicura: ma ora dove s’era
cacciato suo cugino?
«
Oh,
questo coso funziona davvero. L’ho comprato al negozio di
scherzi di tuo zio
quest’estate, può imitare la voce di una persona
qualsiasi. Forte! » Esclamò
Chloe, raggiante. « E non fare quella faccia: Louis sarebbe
stato capace di
salire sul serio se non ti muovi ad andare giù. Dovete
controllare le
decorazioni della sala comune, ricordi? Lo sai che si è
fissato perché teme che
James ne abbia rotta una. Anche se forse sono stata io a romperla, non
lui. »
Oh,
già, ora ricordava:
l’elenco infinito di cose
che l’avevano convinta a rimanere a letto. Per qualche strana
ragione, Rose
sentì l’impulso di tornare a dormire di nuovo.
Controllare
le decorazioni della sala comune con Louis non era stata una tragedia,
in fin
dei conti, se paragonata al decidere cosa fare quel pomeriggio. Beatrix
aveva
gli allenamenti – poteva essere anche Natale, o Capodanno...
ma se il capitano
aveva deciso che quel giorno c’erano gli allenamenti,
così era, e non li
avrebbe spostati per niente al mondo –, mentre a Chloe non
andava di uscire
sotto quella pioggia torrenziale: Hogsmeade era bella col sole che
sbatteva
contro i muri degli edifici e illuminava le vie, con la neve che la
copriva
come zucchero a velo, con la nebbia che la faceva sembrare
più tetra e
misteriosa, ma non con la pioggia, secondo lei. Alla fine
s’era imbattuta per
caso in Albus, Fred e Charlton che uscivano, e s’era unita a
loro... almeno,
quella era la sua idea iniziale finché non arrivò
qualcuno a sconvolgerle i
piani.
«
Merda »,
sbuffò Fred, « ho dimenticato i Galeoni di sopra.
Ragazzi, torno subito,
davvero! »
Avevano appena sceso l’ultimo
scalino
delle gradinate dell’atrio; ignorando Charlie che continuava
a ripetere che
glieli avrebbe prestati lui – « Andiamo, Fred, per
una Burrobirra! » –, Fred
fece dietrofront e corse via.
Albus si lasciò cadere a
terra,
sospirando.
« L’hai trovata,
poi? » Domandò
Charlton.
Chi?
Non poté fare a meno di chiedersi Rose; curiosa
com’era, si
mise bene in ascolto. Perché, ora che ci pensava, era
parecchio che non parlava
un po’ con suo cugino: per quanto ne sapeva lei, poteva anche
avere la ragazza,
ora...
« Oh, no », Albus si
passò una
mano tra i capelli, « e non credo sia- »
« Rose! »
Liam.
Liam. Liam. Rose
sentì il suo battito accelerare improvvisamente. È
Liam, non
può non essere lui!
« Rose! Buon Halloween,
Prefetto!
» Liam era in piedi a tre passi da lei, col suo solito
sorriso raggiante in
volto e Scorpius poco lontano. Niente
Calvinson, oggi?
« Liam! Scorpius. »
Li salutò.
Aveva chiamato Malfoy per nome? Ma che...? Be’, in fondo
chiamare Liam per nome
e Scorpius per cognome avrebbe stonato parecchio alle orecchie di
chiunque. Soprattutto a quelle di Sarah
Calvinson.
« Andate a Hogsmeade? »
« Sì: pensavamo di
andare a
prendere una Burrobirra... come più o meno metà
scuola. Non so se troveremo
posto, infatti! » Liam arricciò il naso e sorrise,
incerto. Non aveva tutti i
torti: gran parte degli studenti si sarebbe rintanata dentro I Tre
Manici di
Scopa, con quella tempesta. « E Chloe dove l’hai
lasciata? »
« Non vuole uscire!
» Rose roteò
gli occhi. « Detesta Hogsmeade sotto la pioggia, e a
quest’ora probabilmente
starà già dormendo. Così- »
« Vieni con noi! »
La interruppe
Malfoy, gettandole un’occhiata eloquente. «
Così non saremo io e Liam come al
solito... No? »
Liam sembrò entusiasta della
proposta. « Già! Andiamo, vieni con noi! Sempre
che non avessi un altro
appuntamento, ovviamente. »
Rose rimase paralizzata.
(Malfoy,) Liam, lei. Tre Manici
di Scopa. Stesso tavolo. Vicini. Insieme.
Inutile dire che non poté non
accettare.
La pioggia cadeva tanto fitta che
lungo la strada lastricata s’erano formati dei torrentelli;
se continuava così,
magari, le serre avrebbero potuto allagarsi e di conseguenza Erbologia
saltare
per qualche giorno. In condizioni normali Rose si sarebbe beata anche
solo del
pensiero di avere qualche ora di nullafacenza in più... ma
quelle non erano
condizioni normali. Stava tentando di ripararsi dalla pioggia con
Scorpius
sotto il suo ombrello – il poveretto, lasciato il proprio casualmente al castello, aveva provato a
rubare quello di Liam così
da spingere quest’ultimo e Rose sotto lo stesso, ma con
scarsi risultati –e
Liam di fianco a lei; parlavano del più e
del meno, di tutto ciò che passava loro per la testa tanto
beatamente che a
stento si ricordava della presenza di Malfoy.
Giunsero al pub fin troppo presto,
e lo trovarono fin troppo pieno di gente. La barista fece i salti
mortali per
trovar loro – e tutti gli altri mille che aspettavano
all’ingresso da chissà
quanto tempo – un posto, ma tra turisti e studenti di
Hogwarts era un’impresa
impossibile; Liam, la cui pazienza era pari a quella che potrebbe avere
un
Centauro trovandosi Dolores Umbridge davanti, decise di uscire,
sostenendo di
avere un’idea migliore dello stare lì impalati ad
aspettare inutilmente.
« Allora, cosa proponi di
fare?
Io al Testa di Porco non ci metto piede, se è questo che
pensi. »
« No, niente Testa di Porco.
» Si
voltò verso Rose. « Andiamo da Madama Piediburro,
no? »
§§§
Bagnati fradici da capo a piedi, i tre ragazzi entrarono nel
locale. La carta da parati lilla a cuori decorata con nastrini viola
qua e là
sembrò far salire i conati di vomito ai ragazzi, tanto era
schifata la loro
espressione; loro malgrado si sedettero in un tavolinetto da tre
– o meglio, da
due, ma con l’aggiunta di un’altra sedia; avrebbe
mai potuto Madama Piediburro
aspettarsi una tale richiesta? – in un angolo.
«
Andiamo,
ragazzi, è un locale come un altro... non è nato
come posto per le coppiette,
no? Ci è solo diventato
dopo. Che
importa se stiamo qui invece che altrove? »
«
Oh, Liam,
hai ragione: la prossima volta che abbiamo una domenica libera
veniamoci
insieme », borbottò Scorpius.
Il
resto
del discorso non riuscì a coglierlo; l’unica cosa
che le riuscì di pensare fu
semplicemente che Sarah doveva sapere...
Il più
velocemente possibile lasciò tutto e volò a
prendere il cappotto, pregando che
Sarah Calvinson non fosse nel posto più impossibile del
mondo proprio in
quel momento.
Here
I am!
Prima di tutto, un
piccolo appello: c'è per caso qualche beta che ha tempo
di controllarmi i capitoli? Perché ora, con la scuola, mi
ritrovo sempre a scrivere/revisionare la fic dopo ore e ore di studio,
col cervello in fumo. Ho seriamente paura di pubblicare castronerie
improponibili! Bene, se c'è qualcuno che è
disposto, mi faccia sapere!Qui o tramite facebook (Oonagh No Efp),
è lo stesso :-)
Siamo solo all'inizio ma... Halloween. Accennavo già a
qualcuno
che ad Halloween accadranno molte cose; una parte sono già
qui,
altre arriveranno nel prossimo capitolo, altre ancora nell'ottavo (sono
tutti pronti, mentre il nove procede più a rilento ;_;).
Chi abbiamo qui? I soliti litigi di Orion e Adhara (sì, mi
sono
divertita abbastanza a scrivere quella parte, lo ammetto <3);
Rose,
Liam e Scorpius da Madama Piediburro!; un ultimo POV apparentemente
sconosciuto. Eh. Questo è un personaggio un po'
così;
lo/la conoscerete nel prossimo capitolo. Dovrebbe restare
per pochi capitoli, ma non si sa mai cosa deciderà di fare.
Alla prossima! :-)
Un
grazie a Sam Ladybird,
Duvrangrgata, _nichlillian, ohmymoretz, anise, MYH and ONE;
scusate se non ho ancora risposto a tutte, lo farò presto ♥
Ma
un grazie speciale a
Bess_Black, che mi ha betato il capitolo ♥
Essere il
marito della barista dei Tre Manici di Scopa aveva i suoi bei vantaggi,
scoprì
quel pomeriggio Orion. Non si riusciva quasi ad aprire la porta del
locale, per
quanta gente era stipata lì nell’entrata, tutti
inevitabilmente in attesa di un
tavolo libero. Ma per lui, Vitious e Hagrid non c’erano stati
particolari
problemi: dopotutto erano con Neville, a loro era bastato prendere il
vassoio
con le quattro Burrobirre e salire le scale che conducevano al piano
superiore
– alias casa dei coniugi Paciock – per trovare un
posto tranquillo. Finalmente
comodi, Orion poté assaggiare un sorso della famigerata
Burrobirra di
Hogsmeade, di cui si sentiva parlare così tanto in giro; si
concentrò sul
sapore del tutto nuovo di quella bevanda mentre gli altri attorno a lui
parlavano. « ...Non
pensi, Orion? » Gli chiese ad un certo punto Neville,
facendolo rinvenire.
« Come
dici? »
« Adhara. È
partita in quarta, quest’anno: a quanto dice, è
parecchio avanti col programma.
»
« Oh, sì,
l’ho sentito dire anch’io, Septima e Rüf
ne parlavano la settimana scorsa: lui
non faceva altro che lagnarsi su quanto indietro fosse già,
nonostante sia solo
fine ottobre. »
« Rüf è
sempre indietro col programma. Lo sarebbe anche se iniziasse a fare
lezione a
giugno! » Esclamò Filius energicamente.
« È sempre stato così, da quando
insegno qui. E io insegno da parecchio, fidatevi di me! »
« Non ci
sta studente vivo che non ci abbia avuto Rüf, a Hogwarts. O
almeno, io non ne
conosco nessuno. » Ridacchiò Hagrid, scolando in
un unico sorso un intero
boccale di Burrobirra, nemmeno fosse acqua.
Orion
abbassò lo sguardo sul centrino che decorava la tavola:
sembrava fatto a mano,
probabilmente da Hanna. Forse aveva dei parenti Babbani che le avevano
insegnato a lavorare all’uncinetto; che nostalgia.
Però era proprio vero che
Adhara era partita in quarta: sembrava inarrestabile, quella donna.
Riusciva
fare cinquemila cose al secondo, e non esaurire le energie; non era per
niente
sorprendente che fosse già avanti col programma, visto il
suo modo di fare.
« Orion? »
L’uomo alzò lo sguardo al richiamo del collega di
Erbologia; Hagrid e Vitious,
di fronte a loro, stavano continuando a parlare dei vecchi tempi di
Hogwarts. «
Va tutto bene? »
« Sì,
assolutamente, perché? »
«
Sembrava... è da quando abbiamo cominciato a parlare di
Adhara che sei
ammutolito. » Fece. « Hey, amico, non è
che ti piace? »
Silenzio.
Si poteva sentire il vento soffiare, il vociare del locale al piano di
sotto e
addirittura il ticchettio della pioggia sui vetri; durò una
frazione di
secondo, quel silenzio fatto di occhi sgranati... finché
Orion non sputò in
faccia ad Hagrid tutta la Burrobirra che aveva rimasta in bocca. « Merlino,
Hagrid, scusami! » S’affretto a riparare il danno
fatto con qualche
incantesimo, prima di tornare alla domanda di Neville. « Ma
no, Neville, no,
per carità! Stimo la Sullivan: ha il suo bel temperamento,
grinta e
testardaggine da vendere; pensa sempre con la sua testa, e questo lo
apprezzo,
ma... andiamo, non la sopporto. E lei non sopporta me. È
palese, amico! Come ti
vengono certe idee? »
«
“Dall’odio all’amore il passo
è breve”. »
« Se fossi
alto cinquanta centimetri, Neville, non lo diresti! »
Esclamò Filius, con la
sua solita buffa veemenza. Ma Orion
non lo udì quasi. L’unica cosa che fece fu
pensare: fosse così semplice.
§§§
« Certo che
questo posto non si può guardare... »
mormorò Scorpius arricciando il naso di
fronte a tutti quei fronzoli. « Ora ricordo perché
non c’ho mai portato nessuna
ragazza. »
« Perché
non ne hai mai avuta una, piccolo Don Giovanni? » Liam gli
diede una gomitata.
« Forse avrei preferito stare
sotto la pioggia, o a Hogwarts. » Replicò
Scorpius, ignorandolo.
« Quanto
sei triste, Malfoy, cerca di divertirti! » Sbuffò
Rose. « Dovresti imparare a
guardare il lato positivo delle cose: siamo all’asciutto, al
caldo, e possiamo
anche divertirci alle spalle delle coppiette presenti. Guarda
là, per esempio »
Rose gli mise una mano sulla spalla, indicandogli il punto
aldilà della testa
di Liam che doveva osservare, « sapevi di mia cugina Lucy e
quel tipo, il
prefetto di Tassorosso... come si chiamava... Hanks? »
« È Banks, Weasley,
Banks. Dopo più di un
mese devi ancora imparare i nomi degli altri
Prefetti? E dire che sono tuoi coetanei, dovresti conoscerli da un
pezzo. »
Rose
arrossì a quell’affermazione: in fin dei conti,
lei fino a quel primo settembre
non conosceva nemmeno Liam. E non si capacitava di come
potesse esserle passato inosservato!
«
E comunque no, non lo sapevo. » Aggiunse
Scorpius, con una mezza risata.
Rose
sorrise a sua volta. « Ecco, visto? Non lo sapevo nemmeno io.
E se non fossimo
seduti a questo tavolo circolare apparecchiato con una tovaglia di seta
lavanda
e puntellato qua e là di fiocchi color lillà non
potremmo stabilire gli
occhiali di chi sono più ridicoli, no? E io voto per Lucy e
la sua montatura di
corno – sembrano quelli dello zio Percy. »
« Non puoi
fare un paragone del genere, Rose »
s’inserì Liam. « Banks non indossa un
paio
di occhiali, ma due sfere di cristallo.
» Rose non
riuscì a trattenere una risata. Non certo perché
fosse una battuta divertente,
anzi, era alquanto pessima, ma piuttosto per come Liam
l’aveva pronunciata, lo
sguardo e l’aria che aveva – e perché
avrebbe riso per qualsiasi battuta il
ragazzo avesse detto, qualsiasi.
« Certo che
sei strano, eh. »
Liam alzò
un sopracciglio. « Be’, se è per questo,
tu sei più strana di me. »
Rose
avvampò di nuovo e abbassò lo sguardo. Strana. Mi considera più strana di
lui. Ora, il punto è: lui si
considera strano? Perché, se non si considerasse strano, di
conseguenza non
sarei troppo strana nemmeno io, ma se lui stesso pensa di essere
strano, oh,
allora io cosa sono? Più strana di un tipo che
già si considera di per sé
strano. Troppo complicato! Dovrò chiedere a Malfoy. Ma se lo
facessi sarei
strana? Aaaaargh! « Hey, è positivo!
È... è una
stranezza positiva, la tua. Positivo come un test di gravidanza.
»
Rose si
sentì congelare. Ma la risposta
positiva
a un test di gravidanza non è da considerarsi sempre
positiva, no? Cioè, non è
sempre una buona cosa, no? Quindi siamo daccapo! « Ah, no aspetta. Non è una
cosa
sempre positiva quella... » Liam si scompigliò i
capelli.
Rose si
sentì più leggera di un fiocco di neve.
« Sei più triste di Scorpius. » Fece,
scuotendo la testa.
« Positiva.
Sì, sei positiva. » Continuò Liam.
« Ehm,
io... dovrei... ecco... andare in bagno! » Esclamò
a quel punto Scorpius,
sorridendo prima a Liam e lanciando un’occhiata eloquente poi
a lei. Scomparve
in un batter d’occhio. Scommetto che non sa
nemmeno dov’è, qui, il bagno. «
“Eccellente”. » Disse Rose dopo un
po’.
« Uhm? »
« “Eccellente”.
È un voto positivo. Per rimediare al paragone di prima, sai.
»
« Oh, ah,
già. Era pessimo, vero? »
«
Abbastanza! » Sorrise. Io. Liam. Madama Piediburro. Soli. Scorpius
Malfoy, meriti un monumento
placcato oro nell’atrio della scuola! « È che non sono in vena.
Di
solito sparo cazzate a gogò, ma la pioggia confonde.
» Liam arricciò il naso,
voltandosi verso la finestra. « Confonde. »
Era strano,
Liam Nott in quei panni. Rose era abituata a vederlo sempre col sorriso
e la
battuta pronta, quello che appena vede qualcuno che conosce si getta ad
abbracciarlo o a dargli pacche su una spalla; solare ed espansivo,
sintetizzando. Che gli era successo? « Hey Liam, va tutto-
»
« Liam! »
Rose riconobbe la voce che l’aveva interrotta
all’istante; squillante più di un
campanello, Sarah Calvinson si gettò al loro tavolo seguita
diligentemente da
quella che Rose riconobbe come Elle Moriarty, Tassorosso, terzo anno. « Sarah! »
La salutò con entusiasmo il ragazzo. « Elle. Begli
orecchini: hai distrutto il
lampadario della tua sala comune per procurarteli? Be’, no,
è impossibile: è
fin troppo bello, quel lampadario. Avanti, sto scherzando, come sempre!
» Liam
le fece l’occhiolino.
Be’, doveva esserci lo
scherzetto di
Halloween, dopo il dolcetto, no? Ma qualcosa mi dice che non scherzi
affatto,
Liam Nott.
§§§
Quando Scorpius tornò,
trovò due
tazzine di porcellana bianche e rigorosamente decorate di rosa sul loro
tavolo,
e Rose intenta a mescolare qualcosa col cucchiaino. Quando
sentì il ragazzo
alzò lo sguardo. « Oh. Ti ho preso del
tè, va bene? Era l’unica cosa decente
del menù, fidati. » Disse.
« S-sì.
Dov’è Liam? » Chiese, sedendosi di
fronte a lei, il posto prima occupato
dall’amico.
« È andato
via », Rose fece le spallucce, « sono venute Sarah
e Elle Moriarty, e l’hanno
trascinato via più o meno a forza. Cioè, no, lui
era fin troppo consenziente,
ma loro la forza l’avrebbero usata, se ce ne fosse stato
bisogno. Oh, sì. »
Rispose, annuendo. Scorpius
scosse la testa in segno di disapprovazione. « Quando se
n’è andato? »
« Qualche
minuto dopo che te ne sei andato tu. A proposito, erano belle le
decorazioni
del bagno? Devi essere stato a osservarle parecchio. »
Sorrise. «
Dopo un’attenta analisi durata all’incirca trenta
minuti, posso concludere
che... no, fanno schifo come tutto qua dentro, ovviamente. »
Sospirò. «
Scusalo, è un deficiente. Non capirà mai.
Piuttosto, se l’avessi saputo, non
t’avrei lasciata sola finora. »
«
Neeeeessun problema. Sono sana e salva nonostante gli sguardi taglienti
di
Sarah, e anche se molti dei presenti mi hanno rivolto occhiate
compassionevoli
pensando che avessi preso un due di picche, oh, sto bene. » « Sicura? »
« Ah-ah.
Piuttosto, ora che siamo soli e non abbiamo niente da fare, puoi anche
dirmelo.
»
Scorpius
alzò le sopracciglia. « Che? »
« Del
perché mi stai aiutando. Tessa Garfield mi ha detto che, non
troppo tempo fa,
le hai detto una frase tipo: “Scorpius Malfoy non aiuta mai
nessuno”. Ma lo
stai facendo, con me. Quindi, perché? » Non aveva
mai visto Rose così seria. E così abbattuta.
Poteva dire che stava bene, ma
andiamo, s’era appena vista portar via la prospettiva di un
pomeriggio insieme
a Liam dalla Piediburro, e non era poco! « Se ti
dicessi che non lo so? » Sospirò.
« Non ti
crederei. Devi avere un doppio fine per forza, Scorpius Malfoy.
»
Non mi crederesti? «
Sarah. Non sai che
tortura averla sempre, ogni giorno, appresso. Dovrei staccarmi da Liam
per non
averla più tra i piedi, ma... non è che il mio
cognome sia molto ben visto, a
Hogwarts. È quasi sinonimo di
“Mangiamorte”. Liam è uno dei pochi di
cui mi
fidi davvero, e di cui mi possa
fidare davvero. E se si decidesse a uscire con qualcuna che non sia
Sarah, be’,
lei magari prima o poi getterebbe la spugna. O almeno è
quello che spero. » Era la
prima cosa che gli era passata per la testa. E, in fondo, era anche la
verità,
nonostante non il suo fine primario.
§§§
Tutti
avevano avuto qualcosa di dolce da quell’Halloween: Audy era
riuscito a entrare
nelle cucine e portarsi via montagne di cibo che avrebbe condiviso coi
suoi
compagni di dormitorio quel pomeriggio; Sarah aveva portato Liam via da
Madama
Piediburro e con qualche scusa ci avrebbe trascorso la restante parte
del
pomeriggio; Elle aveva ottenuto una sorta di sconto della pena. Lei,
invece,
non aveva avuto ancora niente; col senno di poi avrebbe fatto meglio a
non
pensarlo, perché qualcosa le era stato riservato,
sì, ma tutt’altro che dolce.
Aveva
individuato la sua vittima, finalmente: stavano insieme
dall’anno precedente;
erano entrambi illustri studenti; avevano età fin troppo
diverse. Ed era il
punto che Alex contava di usare per far scoppiare i tanto chiacchierati
Lily
Potter/Matthew Rogers. Cominciò ad
appuntarsi tutto ciò che sapeva su di loro: nomi e cognomi,
età, Casa, squadra
di Quidditch, esami, altezza, peso, misure... Incredibile quante cose si possono apprendere
a Hogwarts se sai chi
ascoltare! « Alex
Lloyd? »
Chi cazzo mi cerca in biblioteca?!
Alex alzò lo sguardo, per
trovarsi a pochi centimetri da quello smeraldo di Albus Potter. Merda! È il fratello, anche senza
leggere il nome dagli potrebbe capire
che è Lily la ragazza descritta qui... Cazzo, questo
avrà letto la pergamena, e
io manco me ne sono accorta! La ragazza si affrettò a coprire
ciò che aveva appena scritto con altri fogli vuoti.
« Che vuoi? » Chiese
fredda.
Albus le
porse il cd. « Ti era caduto dalla borsa, così
l’ho raccolto... e ho pensato di
riportartelo. Poteva farti piacere. »
« Ah. »
Alex glielo prese dalle mani e lo ficcò nella tracolla,
assieme a tutto ciò che
aveva disposto sul tavolo. « Potevi anche non scomodarti
», ribatté; prese la
borsa e se la mise in spalla, avviandosi all’uscita. « E invece
l’ho fatto. » A pochi passi da lei, Albus stava
continuando a seguirla, chissà
per cosa.
« Potresti
anche andartene, ora. »
« Potresti
anche ringraziare, ora. »
« Grazie.
Contento, ora? Ciao. »Alex
aprì il
portone della biblioteca e scivolò fuori, in fretta. Se
Albus Potter avesse
letto ciò che aveva in programma per la sorella,
probabilmente avrebbe trovato
il modo di mandarla ad Azkaban.
« Hey,
Lloyd, aspetta! »
La ragazza
si fermò; cercò di calmare
l’irritazione crescente che il ragazzo le
alimentava, ma invano. « Che altro vuoi?! »
Sbottò, girandosi verso di lui.
« Niente.
Solo conoscere la ragazza che mio cugino non mi ha mai presentato.
» Il giovane
Potter sorrise, apparentemente soddisfatto. « O meglio, che
non ci ha presentato.
A nessuno. » Alex si
sentì mancare per un attimo.
Louis.
Here
I am! Scusate il
ritardo, ma non sapete quanto la scuola mi sommerga... rimango a
studiare fino a mezzanotte tutti i giorni, tanto per darvi un'idea ;_;
(E poi ci sono i prof che si lamentano se di mattina alla prima ora
sbadiglio, ma sorvoliamo.) Bene, chi
abbiamo qui? Elle. Uh, Elle. Di lei non dico niente, lascio pensare
voi! ;) E... oh, Alex. Finalmente si scopre il nome del famoso ex
ragazzo! Mi aspetto pomodori e/o ortaggi simili, sappiatelo, ma
penserò per sempre che Alex
e Louis stiamo benissimo insieme. Sono troppo carini,
no? Okay, no, piacciono solo a me. Be', non è un problema
dato che non stanno più insieme! :') Il prossimo
capitolo sarà pubblicato in una data per me moolto,
moooooolto importante. Se tutto va bene, tra dodici giorni esatti! Alla prossima,
dunque ;)
Capitolo 8 *** Il migliore di tutti gli Halloween. ***
hey the 8th
Il
migliore di tutti gli Halloween.
Un
grazie a Duvrangrgata, Sam Ladybird, _nichlillian, Flaqui, anise;
io vi adoro, veramente. ♥
E un
grazie speciale a
Bess_Black, che dovrà sopportare ogni mio
capitolo. ♥
« Malfoy, non dovevi farmi mangiare così tanto!
» Si lamentò
Rose all’uscita del locale, aprendo l’ombrello.
« Oh Merlino, finalmente si
respira. Non ne potevo più di tutto quel rosa e lilla.
»
« Weasley,
ti sei mangiata otto muffin. Otto!
E
dovremmo starci entrambi sotto quell’ombrello, adesso?
»Replicò
il biondo con un sorriso beffardo. « Appunto!
Che aiutante sei, se poi mi fai buttar giù tutto quello che
voglio mangiare? E
comunque, se non ci staremo, da gentiluomo, sarai tu
ad andartene fuori. Anche perché è il mio ombrello, e sei tu
quello che non l’ha portato – mossa intelligente,
davvero! » « Oh, ma
sentila! » Scorpius le prese l’ombrello dalle mani
e la spinse fuori. « Come se
non l’avessi fatto per te. Tie’, bagnati!
» « Malfoy!
Me la paghi! » Rose si avventò sul compagno con
tutta la forza che aveva per
riprendersi l’ombrello e farlo rimanere sotto la poggia
quanto più tempo
possibile, ma Scorpius riuscì facilmente ad evitarla facendo
un passo indietro
all’ultimo momento. Rose perse disgraziatamente
l’equilibrio – e non nel senso
che purtroppo lo perse, no: lo perse proprio senza un minimo di grazia,
sbracciando ovunque per trovare un appiglio e finendo per trascinare
anche
Scorpius sdraiato sul vialetto, accanto a lei. « Oddio,
Scorpius! Va tutto bene? » Gli domandò la ragazza,
seriamente preoccupata. La
giovane Weasley era un pericolo pubblico, glielo dicevano in tanti, e
per un
attimo temette che la cosa potessefargli rimangiare la promessa d’aiuto.
Scorpius si
rimise a sedere, i capelli ormai completamente attaccati al viso e gli
abiti
qua e là chiazzati di terra. Per qualche secondo non disse
niente; Rose poté
chiaramente contare tutte le gocce che cadevano a terra – 'tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic'
– e solo quando udì
la risata del ragazzo scoprì di aver trattenuto il respiro
per tutto quel
tempo. Si sentì terribilmente sollevata, ancor
più di quando aveva scoperto,
poco prima, che la sua stranezza era “positiva”;
riuscì ad alzare lo sguardo su
di lui e si lasciò facilmente contagiare dalla risata.
« Hey, non
ti sarai mica preoccupata? »
« Chi, io?
No! » Mentì spudoratamente.
« Non sai
mentire, Weasley, non sai mentire. » Scorpius le
scompigliò i capelli,
sorridendo; lì per lì Rose lo prese come un gesto
affettuoso, ma solo dopo si
rese conto del fatto che le sue mani erano completamente sporche di
fango.
« M’hai
sporcato i capelli! Bastardo! » « Ferma! Se
ti muovi di nuovo rischiamo di finire chissà dove rotolando
uno sopra l’altro.
» Scorpius rise di nuovo. « Merlino, ti ho fatto
passare il peggior Halloween di
tutta la tua vita. Prima ho provato a far stare te e Liam sotto lo
stesso
ombrello, ma ho fallito. Come ho fallito l’intento di
lasciarvi soli da Madama
Piediburro, perché non ho considerato la
probabilità che Sarah avesse spie
ovunque. E ti ho anche lasciata sola per mezzora buona. Ho cercato come
meglio
potevo di farti ridere un po’ per il resto del pomeriggio, ma
lo capisco, non
sono Liam Nott e... guardaci ora: sporchi di terra, bagnati fradici e
doloranti, seduti su un vialetto di Hogsmeade nel pieno del diluvio a
un paio
d’ore dal banchetto di Halloween. E non dire che potrebbe
andare peggio,
Weasley: nel cadere ho perso l’ombrello, e chissà
dov’è volato ora. » « Sì, sei
un fallito. Ma, tirando le somme, questo è stato il migliore
di tutti gli Halloween...
non montarti la testa, è solo perché gli altri
erano patetici. Questo almeno è
stato movimentato. » Rose sorrise, e così
Scorpius.
« Conviene
andare » disse, tirandosi in piedi. « Aspetta, ti
do una mano. Non montarti la testa
», la imitò, « è
solo perché non voglio finire di nuovo a terra! » Rose
accettò la mano che il biondo le aveva offerto, e lui le
fece l’occhiolino.
Quando
finalmente entrarono nell’atrio, oltre parecchie occhiate
curiose si lasciarono
una scia di gocce d’acqua e d'impronte dietro.
§§§
« Bel lavoro, Elle.
Diciamo che per questa
settimana non mi vedrai più; prendila come una sorta di
vacanza, ecco. Sei
libera, mia cara. » Le parole
di Sarah le vorticavano ancora in testa. Quanto era ossessionata quella
ragazza
da Liam Nott? E quanto era disposta a fare pur di tenerselo per
sé sola? Elle
se lo chiedeva da un pezzo, e non riusciva a capirlo. Ormai era
parecchio che
la Calvinson la teneva sotto la “sua ala”, per
così dire; ma solo ultimamente
le erano arrivati dei comandi del tipo “segui Liam
ovunque”, o “osserva le
mosse della Weasley” o addirittura “se puoi,
fa’ qualcosa, qualsiasi cosa,
per dividere quei due”. Così, quando li aveva
visti
insieme da Madama Piediburro, la
prima cosa che le era venuta in mente era stata chiamarla,
perché era veramente
l’unica che potesse dividerli, in quel caso. E grazie a
ciò s’era guadagnata
una settimana di libertà, inaspettatamente.
Sperare di
trovare qualcuno la sera del banchetto di Halloween era
un’utopia, ma Elle
doveva provarci lo stesso. Doveva assolutamente parlare con Hugo: era
uno dei
suoi migliori amici, e doveva sapere. A quel punto, per come stavano
messe le
cose, doveva sapere tutto.
Chiese a
chiunque lo vedesse di riferirgli che Elle lo cercava, ma solo due ore
dopo
riuscì a incrociarlo nell’atrio, quando ormai
aveva perso le speranze. Lo
trascinò a forza in giardino, con la solita vecchia scusa
del « devo parlarti
». « Elle »,
fece Hugo, « sembri preoccupata. Non hai una bella cera.
» Da che
mondo era mondo, il “dobbiamo parlare” era quasi
sempre stato seguito da una
dichiarazione d’amore, o qualcosa di affine per
intensità di sentimenti. Elle
immaginava che allo stesso Hugo ogni volta che era stato detto
“devo parlarti”
da una ragazza fosse toccata una confessione; ricordava qualche
episodio
risalente addirittura al primo anno. Ciò che sapeva per
certo era che mai
nessuna aveva fatto seguire a un “dobbiamo parlare”
la frase « Potrei dover
distruggere tua sorella ». E a Elle costò tanto
dirla che, una volta
pronunciata, non le sembrò vero di esserci riuscita.
Hugo
trasalì. « Che?! »
« Potrei
dover distruggere tua sorella. Credimi, non è niente che
dipende da me... Io ti
voglio bene, Hugo, e sai che non farei mai
niente che possa ferirti anche indirettamente. E mi conosci, sai che
sono sia
una buona amica che una buona Tassorosso, al contrario di qualcuno...
» Non fu
difficile per Hugo capire che Elle alludeva ad Audy Lloyd. Purtroppo.
Hugo
dovette appoggiarsi alla parete che aveva di fianco. « Stai
scherzando »,
sbottò freddo. « Cosa vuol dire che
“potresti distruggere mia sorella”, adesso?
» « È che...
Rose potrebbe avere una cotta per Liam Nott. »
« Oh. Ed è
perché ti piace Liam Nott che vuoi distruggerla? Per
renderti le cose più
facili? Elle, che cazzo stai dicendo? Non ti capisco. » « No!
Non... non mi piace Liam, affatto. È complicato, Hugo.
È Sarah, Sarah
Calvinson, ad essere ossessionata da Liam e... potrebbe chiedermi di
fare un
torto a tua sorella, capisci? Potrei doverle fare qualcosa di male.
Molto male.
»
« E perché?
» Hugo non aveva abbandonato il suo tono freddo.
« Perché
potrebbe ordinarmelo Sarah. »
« E da
quando prendi ordini da Sarah, tu? Proprio
tu? Che l’hai detto poco fa, sei una buona
Tassorosso? »
« Questo è
ancor più complicato... e difficile. »
« Aspetta,
Elle, aspetta. Tu mi stai dicendo che Sarah Calvinson, che è
ossessionata da
Liam Nott, potrebbe chiedere a te di fare del male a mia sorella in
qualsiasi
modo solo perché forse anche Rose ha una cotta per quello
lì? »
« Esatto. »
« E, fammi
capire, in questo triangolo, tu che cazzo c’entri?
Rispondimi: da quand’è che
prendi ordini da Sarah? Ci conosciamo da tre anni. Tu fai il gioco
sporco per
la Calvinson e non me l’hai mai detto? »
Hugo
Weasley in veste gelida la intimidiva parecchio. « No, non da
sempre... ma... »
« Elle,
parla. Ti prego. »
« Hugo, è
una faccenda assurda. Sul serio. Non c’entro solo io... e
potrebbe rimetterci
anche mio fratello, se si sapesse in giro. Ci rimetterebbe soprattutto
Leon. È
per questo che non te l’ho mai detto. »
« Elle, lo
capisci che io mi sono ciecamente fidato di te, che ti ritenevo una
delle
persone più leali qui dentro, e ora improvvisamente non so
se posso più farlo,
vero? »
Dannato
Weasley. Dannati i suoi capelli rossi, dannato il suo sguardo ora
così gelido,
dannato il sorriso che in quel momento non aveva. « Lo
capisco fin troppo bene.
E infatti te lo dirò, cosa c’è sotto:
ti dirò cos’è, perché mi
costringe così a
Sarah e perché Leon ne rimarrebbe male. Ma tu... tu devi
promettermi che non lo
dirai a nessuno. Nessuno, Hugo, vuol dire veramente nessuno.
»
§§§
Finalmente
il banchetto finì, e con esso Halloween e la pioggia che
tanto aveva causato
scompiglio. Ottobre lasciò il posto a novembre, le giornate
diventavano sempre
più corte e, proporzionalmente, la temperatura sempre
più fredda. Ormai non si
vedeva uno studente in giro senza sciarpa e guanti; i focolari erano
tutti
accesi ma nonostante ciò, soprattutto là sotto,
il freddo si sentiva ancora.
Liam era
seduto in sala comune con un libro di Antiche Rune aperto sulle gambe e
la
voglia di studiare altrove. Poco lontano da lui, Scorpius sembrava
appena aver
finito il saggio che Rüf aveva loro assegnato circa due
settimane prima. Era passato
quasi un mese, ormai, ma non poteva fare a meno di ripensare al modo in
cui
aveva lasciato Rose quel giorno, obbligato a inseguire Sarah. Dopo quel
giorno
non aveva avuto molte occasioni di parlare con la Weasley,
né di chiederle
scusa; dopotutto gliele doveva, le scuse, e anche parecchie. E le
doveva anche
un’uscita da Madama Piediburro. Fu così che
gli venne in mente: Rose avrebbe mai accettato di uscire con lui?
Perché ora
che ci pensava, non era normale che rimuginasse così tanto
su un fatto accaduto
un mese prima con una ragazza. E la Weasley era anche piuttosto carina.
Ecco,
per farsi perdonare, avrebbe potuto invitarla a Hogsmeade il prossimo
week-end!
« Hey,
Scorpius. »
« Mmm? »
« Secondo te,
la Weasley accetterebbe mai di uscire con me? »
Liam vide
l’amico sussultare, e poco mancò che una pozza
d’inchiostro macchiasse la
moquette della sala comune – fortunatamente aveva i riflessi
pronti, e riuscì a
raccogliere la boccetta prima che si ribaltasse. « Eh?! »
Non aveva mai visto gli occhi di Scorpius tanto sgranati e la sua
espressione
tanto stupita. Era così strano che volesse frequentare una
ragazza al di fuori
di Sarah? Anzi, era il contrario, forse. Il caso strano era che non
l’aveva fatto
finora.
« Secondo
te, se le chiedessi di uscire, Rose accetterebbe? »
« Io...
Be’, perché dovrebbe rifiutare? » «
Grandioso. Vado a cercarla, grazie amico! »
Here I am!
Lo so, dovevo postare una settimana fa... ma nel mio paesino Halloween
si festeggia, ed è la festa più importante
dell'anno (ok, non dovrebbe esserlo, ma praticamente è
così). Siccome questa volta è capitato di
mercoledì, hanno pensato bene di farla durare sei giorni,
dal venerdì! E io mi sono ritrovata impegnata in
più turni di animazioni di quanti avrei dovuto
ç_ç
Però ora sono qui v.v E vi lascio anche con una bella
sorpresa, no? Liam vuole chiedere a Rose di uscire! Vi vedo
già saltare di gioia XD
Elle. Oh, Elle. Elle nasconde un segreto... ma per ora non ne
parlerò, è ancora prestino. Però si
saprà, non vi lascerò all'oscuro di questo ^^
Il prossimo capitolo... non riesco a promettervi nulla, ma spero di
riuscire prima di metà novembre. Ma ripeto, non posso
metterci la mano sul fuoco purtroppo ç_ç
Alla prossima, e grazie ancora a tutti!
Un
grazie a SanaXD,
Duvrangrgata, Nipotina e BurningIce ♥ E a Bess -
graziegraziegrazie! ♥
«
Secondo te, se le chiedessi di uscire, Rose accetterebbe?
» « Io... Be’, perché
dovrebbe
rifiutare? » « Grandioso. Vado a cercarla, grazie
amico! » Erano passati una manciata di mesi,
eppure era fatta ormai. Avrebbe avuto la sua rivincita contro Big
M¹ da un
momento all’altro, e Liam nemmeno se ne rese conto.
Liam stava
correndo per Hogwarts da mezzora. Era completamente fuori di testa:
tremava,
era impaziente e sentiva i battiti del cuore rimbombargli nelle
orecchie –
questo punto, però, probabilmente era in parte dettato dal
fatto che, uscito
dalla sala comune, non si era fermato un momento. Ma dove poteva essere
Rose?
In biblioteca? No, non era la tipa da biblioteca. Amava stare tra la
gente: non
si sarebbe mai chiusa in un luogo silenzioso dove parlare era vietato.
Anche se
non l’aveva mai vista studiare, aveva buoni motivi per
credere che lei e Chloe
ciarlassero tutto il pomeriggio, tra un compito e l’altro. In
giardino? Era
freddo, però, e Rose soffriva particolarmente il freddo. In
sala comune? Oh
Godric, no! Come avrebbe fatto a entrare? Però una volta la
Weasley gli aveva
detto che la Signora Grassa era particolarmente sensibile ai
complimenti.
Forse, corrompendola un po’...
Dal punto
imprecisato in cui si trovava – aveva girato tanto che non
riconosceva più
nemmeno quell’ala del castello –
cominciò a salire le scale sperando di raggiungere
presto il settimo piano e vi arrivò con una strana
consapevolezza: conosceva
Rose meglio di quanto credesse.
Degli
strani vocalizzi risuonavano per tutto il piano; Liam
ipotizzò che potesse
essere un quadro, e ciò lo condusse davanti
all’ingresso della sala comune di
Grifondoro in pochissimo tempo.
« Oh,
dunque era lei ad esercitare la sua voce! »
Esclamò una volta lì, come se fosse
giunto per caso.
La donna lo
guardò di traverso. « Non ti conosco, ragazzo.
»
« Non
volevo disturbarla, mi spiace. Ma la sua voce mi ha particolarmente
catturato e
volevo solo sentirla cantare. » Liam cominciò ad
adularla con abilità.
« Oh, se è
così... » La Signora Grassa
s’addolcì e cominciò a intonare
qualcosa che
avrebbe dovuto assomigliare a una nota composizione lirica Babbana, ma
che
terminò con un acuto che mandò in pezzi i vetri
dipinti in un altro quadro.
«
Un’esecuzione davvero... particolare, che dire! Una...
personale
interpretazione della canzone, sì. » Prima che
potesse rispondere in qualsiasi
modo a quell’ambiguo complimento, Liam aggiunse: «
Lei ha un vero talento,
signora, dico sul serio! Dovrebbe sfruttarlo. Non ha mai pensato di
esibirsi da
qualche parte? Con la bellezza dei suoi tratti e una voce del genere,
potrebbe
rendere famoso anche il suo pittore! »
« Oh,
ragazzo, sei troppo buono, davvero! Non mi merito questi complimenti,
no! »
« Sa, c’è
un mio amico che potrebbe farle avere un posto in teatro... sa,
è proprio nella
sala comune! Se mi fa entrare, be’, potrei provare a-
»
« Parola
d’ordine? » Il sorriso del dipinto si fece
ingannevole, e la donna prese a
sbattere le ciglia.
« Io, in
realtà... Ma se mi fa entrare ugualmente... »
Proprio in
quel momento, per grazia di tutti i maghi, qualcuno uscì dal
dipinto
accompagnato da un seguito di risa.
Liam non
poté che sorridere: tempismo perfetto. Chloe.
*
L’aria di
dicembre era particolarmente fredda e pungente, ma il sole invernale
era di una
rara bellezza e Matthew preferiva di gran lunga passeggiare accanto al
Lago
Nero con Lily piuttosto che starsene chiuso dentro un locale come I Tre
Manici
Di Scopa. Così, nonostante fosse domenica pomeriggio e
nonostante Lily dovesse
studiare per il giorno seguente, quando James li raggiunse tutto
trafelato, erano
mano nella mano in giardino a camminare silenziosamente.
«Matt,
amico, come va? » Lo salutò James,
dandogli una pacca sulla spalla. I due
presero a parlare del più e del meno, delle partite di
Quidditch e di altro cui
Lily non fece caso. Represse a stento uno sbadiglio. Si sentiva
fortemente
nauseata: non sopportava James e le sue chiacchiere sul Quidditch, non
sopportava Matthew quando gli dava corda dimenticandosi di lei, non
sopportava
le passeggiate silenziose e calme della domenica pomeriggio, non
sopportava non
poter essere in sala comune a studiare, non sopportava addirittura il
pensiero
di dover studiare. Che le stava succedendo? Amava Matt, eppure, in quel
momento, aveva solo voglia di incenerirlo con mille fantasiosi
incantesimi
diversi. Amava il Quidditch, ma avrebbe voluto che non esistesse,
così James
non avrebbe cominciato a sproloquiare col suo ragazzo. Amava prendere
buoni
voti, eppure... « Sei
venuto qui per dirmi qualcosa? » Sbottò
all’improvviso contro il fratello,
l’unica mano libera stretta a pugno.
« Be’...
io... veramente... sì, ma è una cosa un
po’ delicata, Lily. Forse non sei
dell’umore adatto per saperlo ora, eh, sorellina? »
Lily chiuse
gli occhi nel vano tentativo di calmarsi; ormai sentiva la pelle
dolorante dove
le unghie affondavano. Doveva decidere sempre tutto James? «
No, voglio saperlo
ora. »
James
sembrò non avere altra scelta. « Si tratta di
Albus... è stato visto in giro
con la Lloyd. La Serpeverde, non la Corvonero. »
Matt
scoppiò a ridere. « Cosa?! Albus e Alex? Ma
cos’ha vostro fratello in testa? »
« E allora?
» Ribatté Lily, rigida.
« Gode di
pessima fama, quella ragazza. Dicono che... meglio se te lo risparmio.
Forse
sarebbe meglio parlare con Al, o avvertire mamma e papà,
sai, onde evitare
che...» « Albus fa
quel che vuole. »
« Va bene,
dai, ne riparliamo, Lily. » Prevedendo una sfuriata, James si
affrettò ad
andarsene prima che la situazione potesse degenerare.
« Sai,
Lily, secondo me James ha ragione: avvertite Harry e Ginny, parlate con
Albus,
fate tutto ciò che potete per farlo ragionare. Alex Lloyd
è un’amica di Sarah
Calvinson, e Sarah Calvinson è... be’... se ne
raccontano tante su di lei,
ecco. »
« Io non
parlo proprio con nessuno, né avverto i miei! Punto uno:
chi, voglio sapere chi vi ha detto
che Albus e Alex escono
insieme? Eh? Nessuno! Non potete saperlo, basta! Potrebbero essere amici, o nemmeno amici, vi pare? Due: da
quand’è che tu decidi per Albus? Per me?
Ah, già, da sempre! »
« Dai,
Lils, non scaldarti così, calmati... io... non intendevo...
»
« Io non mi
calmo! » Esplose. « E non chiamarmi Lils, lo sai
che lo odio. O almeno, dovresti saperlo.
Ma già, chissà quante
cose non sai di me. » Lily abbassò lo sguardo.
« Sai che odio il freddo? Sai
che sto congelando, ora? Sai che dovrei studiare? Sai che domani
è una giornata
particolarmente impegnativa per me? Sai che non voglio diventare
Prefetto? Né
Caposcuola? Sai che mi dà i nervi il fatto che per te esisti
soltanto tu? Sai
che fino a qualche secondo fa credevo di amarti, e ora non lo so
più? » Matt era
una statua. Non osava battere ciglio, né muovere un singolo
muscolo; le corde
vocali gliele aveva pietrificate la verità, gli arti
l’abbandono.
Vide Lily
andarsene senza l’ombra di una lacrima verso il castello, ma
sapeva che sarebbe
tornata. Perché era vero, forse non conosceva le piccole
cose riguardo la
Potter, ma ricordava bene che Lily credeva nell’anima
gemella. E lui era la sua anima
gemella.
*
Liam era
finalmente riuscito, con l’aiuto di Chloe, ad entrare nella
sala comune di Grifondoro.
Le doveva un favore, le doveva un grosso
favore. Trovò Rose comodamente spaparanzata su una poltrona
rosso e oro, i
piedi appoggiati sul tavolino basso di fronte a lei e un libro di
Antiche Rune
aperto, che sfogliava con parecchia indifferenza. Probabilmente aveva
la testa
da un’altra parte, perché non si era nemmeno
accorta di lui. Avanzò a
passo incerto, e si ritrovò a pronunciare le parole
« Hey, hai da fare il
prossimo week-end? » ancor prima di rendersene conto. Vide Rose
sussultare e sgranare gli occhi. « N-no, non credo...
» A fatica chiuse il
volume di Antiche Rune e si mi se a sedere più composta.
« Vieni a
Hogsmeade con me? » « O - okay!
» Replicò lei in fretta. « Bene! Sì,
insomma... mi fa piacere che... ecco... ci vediamo a lezione, eh?
»
« Sì, a
lezione, sì. C-ciao! » Le guance di Rose erano
totalmente color porpora, e, da
parte sua, Liam immaginò di aver assunto un sorriso
abbastanza ebete. La salutò
con la mano e uscì, senza curarsi di ringraziare nuovamente
Chloe.
Fuori
di lì, per poco non sbatté contro Elle
Moriarty, che avanzava nella direzione opposta. « Hey! Ma
che... Nott? Perché
sei appena uscito dalla sala comune dei Grifondoro? » Elle
arricciò il naso.
« Ho appena
chiesto a Rose Weasley di uscire con me », spiegò,
come se fosse la cosa più
naturale del mondo. « E tu dove vai? »
« A... A
parlare con Hugo », replicò questa. Troppo tra
le nuvole, Liam non notò quanto bianca era diventata.
Né che, sebbene la sala
comune dei Grifondoro si trovasse dalla parte opposta, Elle
l’aveva appena
superato correndo.
*
« Alex! »
Lily Potter e Matthew Rogers
avevano litigato. Le ragioni sembravano essere varie:
un’opinione discordante
su un certo argomento che nessuno sembrava sapere o voler nominare,
l’essere
troppo bambina di lei, il fatto che Lily non avesse voluto far sesso
con
Rogers. In tutti i casi, Alex avrebbe dovuto prendere strade
differenti,
fortemente differenti, per farli separare: avrebbe potuto aver bisogno
di Audy,
avrebbe potuto far circolare una voce, o addirittura sarebbe anche
potuta
rimanere ad aspettare che la storia finisse da sé. Doveva
scoprirlo il prima
possibile; Potter avrebbe potuto dirglielo, forse. Dopotutto,
ultimamente le
stava particolarmente appiccicato: di sicuro voleva sapere
cos’era successo tra
lei e Louis quando stavano insieme, ma quello era un argomento di cui
lei non
avrebbe mai più parlato,
e lui
sembrava non volerlo capire.
In tutto quel disordine, Sarah si
aspettava un momento libero per ascoltare i suoi piagnistei?
« Alex, tesoro, devi farmi un
favore. »
« Che vuoi, Sarah? Ho un
pelino
da fare. »
« Hai sentito
l’ultima? Liam ha
chiesto a Rose di uscire! Capisci? Di uscire!
» Sarah crollò sulla sedia di fronte ad Alex,
sconvolta.
« Devo scoppiarli? »
Domandò la
Lloyd, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
« Oh, no. A quello posso
pensarci
benissimo da sola. E comunque non sono ancora una coppia, non
c’è niente da
scoppiare! »
Pff.
« Allora che c’è? » Alex
alzò gli occhi al cielo.
« Non devi scoppiare
loro... devi far innamorare Rose di Scorpius. Così
lascerà Liam in pace. »
« Io non accoppio nessuno, lo
sai. Va contro i miei principi. »
« Lo so, lo so. Ma sai, Elle
è
amica di Hugo, che è il fratello della Weasley e coetaneo di
Lily Potter...
cos’è quella faccia, ti serve per caso una certa
informazione per scoppiare
Potter/Rogers? Che hanno litigato lo so anch’io. »
Bastarda.
« Non posso far accoppiare Rose e qualcun altro? Proprio
Scorpius? »
« Ti sto facilitando solo il
lavoro. Quei due sembrano tanto amici ultimamente... Però,
se devi ricorrere a
filtri d’amore o simili no, punta il più lontano
possibile da me e Liam.
Prendi, che so, tuo fratello, o chi ti pare. »
« Ma voglio
quell’informazione al
più presto. »
« Manderò Elle in
avanscoperta al
più presto. »
« Ecco. »
Sarah sorrise. « Ma...
perché non
la chiedi ad Albus Potter? Che c’è, temi che ti
lascerebbe perdere se scoprisse
che stai cercando di distruggere sua sorella? »
« Non me ne frega un cazzo di
Potter, sia chiaro. È lui che si è appiccicato a
me, non io a lui. »
« Meno male, Lexie, stentavo a
riconoscerti... Familiarizzare con un Grifondoro. Be’, dopo
che l’avrai usato
lo lascerai perdere, no? È abbastanza brutto dover
rispondere a chi mi chiede
se la mia migliore amica sia la ragazza di quello lì, adesso.»
Sì, certo che lo lascerò perdere. Credi che non
lascerò perdere anche
te, quando avrò finito tutto? Quante cose non sai di me.
¹ Big M = No, non
è nessuno di conosciuto. Arriverà tra qualche
capitolo e sarà moooolto importante! Per ora vi dico solo
che si chiama Michael Mailcognomedevoancoradeciderlo, e quel "Big"
è riferito al suo aspetto fisico: è un tipo
piuttosto alto e robusto - un armadio, insomma! Avevo detto prima di
metà novembre? E invece è passato quasi un mese
D: Sono imperdonabile, lo so. Spero che almeno ne sia valsa la pena :')
Il prossimo capitolo, vi avverto, si farà attendere. Sono in
mezzo a uno tsunami incredibile, piena di domande e con un peso sullo
stomaco del genere non riesco proprio a scrivere - dovrò
aspettare che passi. Però vi assicuro che
succederà qualcosa di particolare! ^^
Grazie millissime (?) a Vanilla_Rose,
BurningIce, Luce62442, Bess Black, potter fan, Nipotina,
Duvrangrgata.
Vi ringrazierò una per una e risponderò alle
recensioni che sono rimaste prestissimo, lo giuro ♥
(Banner momentaneamente
non disponibile )
Lily si
sentiva stranamente bene, quella mattina. Si era svegliata –
non che avesse dormito molto! – senza pensare minimamente al
pomeriggio precedente, alla litigata con Matt e a tutte le conseguenze
che questa aveva portato; non si erano più parlati. Non
l’aveva più visto né cercato: aveva
trascorso qualche ora in sala comune, dopo cena, ma di Matt non
c’era stata traccia. Dove voleva andare a parare quel
ragazzo? Era troppo orgoglioso per ammettere che lei aveva pienamente
ragione, che pensava solo e sempre a se stesso? O forse non gliene
importava nulla di lei?
Non si era
ancora fatto vivo. E di cose da chiarire ce n’erano tante,
visto che non si erano ancora lasciati ufficialmente. No, Lily. Non farai tu il primo
passo. Non di nuovo. Tocca a lui, questa volta.
Pensò con decisione.
E,
stavolta, avrebbe aspettato sul serio, a costo di farla finita.
§§§
Dopo tutti quegli anni, Chloe conosceva
bene Rose: sapeva che quando aveva buchi nell’orario
mattutino se ne tornava sempre a dormire. E quell’anno le
andava anche bene, visto che c’era sempre l’amica,
di ritorno da Divinazione, a svegliarla.
Quella mattina
Chloe si stupì non poco trovando Rose seduta sul pavimento,
a gambe incrociate, con una scatola di Api Frizzole (dolciume di cui la
Weasley faceva sempre un’ampia scorta tutte le volte che
capitavano a Mielandia) pressoché vuota di fianco a lei e lo
sguardo perso fuori della finestra. Okay,
era fuori di sé per l’appuntamento con Liam del
giorno successivo, sprizzava euforia da tutti i pori, non riusciva a
dire due parole concrete senza sorridere... ma addirittura non dormire?
« Ciao Rose » la
salutò entrando.
« Chloe... credo di avere un problema.
»
« Hai fatto
indigestione di Api Frizzole proprio oggi e domani non potrai andare a
Hogsmeade? »
Rose aveva una strana
espressione, un misto di confusione e malinconia. « Credo di
essermi innamorata! »
Chloe alzò le sopracciglia e cadde a
sedere accanto all’amica. « Ascoltami bene, Rose.
Lo conosci da - »
« Tanto tempo! »
« Oddio, hai una strana
concezione dei giorni che passano, Rosie, sono solo tre mesi in
realtà... quello che volevo dire comunque è che-
»
« Devo rassegnarmi!
È un amore impossibile! Ma come faccio, eh, come faccio? Lo
vedo tutti i giorni, con quei capelli chiari e gli occhi azzurri... non
posso vivere così! Non è possibile! »
« Ma Rose, domani voi dove- »
Rose afferrò un cuscino e ci soffocò qualche
singhiozzo. « Siamo come Romeo e Giulietta... sai... quei due
Babbani che finiscono per uccidersi. »
« Non li conosco e credo di
non volerli conoscere, troppo tristi per me. Ma Rose, qual è
il problema? Dovete uscire insieme domani! »
« Qual è il
problema? E lo chiedi anche? Siamo parenti, Chlo, siamo parenti!
» Rose chiuse gli occhi e arricciò il naso, quasi
a non voler vedere la reazione dell’amica. Poi li
riaprì di scatto. « Domani usciremo insieme? Ci
hai combinato un appuntamento? »
« Non ti seguo, Rose.
»
« Tu conosci Charlie! Conosci
Charlie meglio di me e l’hai convinto a passare un pomeriggio
insieme? »
Charlie? Ma che... Charlton?! « Merlino, Rose,
ma di chi parli?! »
« Charlton Dursley,
ovviamente. Il cu-cu-cu-cugino dei miei cugini. Mi sono innamorata di
lui! »
Il rumore di vari libri caduti a terra
attirò l’attenzione delle due ragazze. Poco
lontano da loro Lily, un’espressione di
incredulità dipinta in volto, le osservava paralizzata.
«Rose, ma sei diventata pazza dall’oggi al
domani?»
« Ma quale oggi e domani! Da
un’ora all’altra... fino a un’ora fa
continuava a ripetermi di non sapere cosa indossare domani pomeriggio,
e ora guarda com’è. »
Lily ignorò i tomi che aveva
lasciato cadere e le pergamene che in quel momento si stavano piegando
disordinatamente a terra e si avvicinò a Rose, che intanto
sembrava essere caduta in uno stato di contemplazione eterea simile a
quello in cui Chloe l’aveva trovata. Cercò di
scuoterla, ma invano.
Quando il piede della giovane Potter
urtò la scatola azzurro confetto che fino a poco prima aveva
contenuto Api Frizzole in grado di rifornire un esercito, Chloe ebbe
un’illuminazione. La raccolse e la annusò molto
cautamente; non era per niente ferrata in materia, ma l’odore
di zucchero caratteristico di quei dolciumi era totalmente assente:
ciò, considerato lo stato in cui verteva la Weasley, poteva
solo significare che i dolci erano stati imbevuti di un filtro
d’amore. Lily, ascoltando la sua teoria, non poté
far altro che annuire.
« Va’ a cercare
qualcuno, io proverò a tenerla ferma qui. Merlino, Rose, e
dire che ogni occasione è buona perché
papà racconti dello zio Ron e il filtro d’amore di
Romilda Vane! »
Chloe sorrise e uscì
immediatamente, perché non c’era tempo da perdere.
Dal settimo piano corse giù, lungo le scale, senza una meta
apparente ma sperando di trovare qualcuno di affidabile cui chiedere
aiuto; realizzò dove stava andando solo quando si
ritrovò davanti all’imbocco della torre di
Astronomia, dalla quale i Serpeverde di quinto anno stavano scendendo
fin troppo lentamente.
§§§
Scorpius
cominciò a sentir odore di guai quando vide Chloe, ai piedi
della scalinata che conduceva alla torre d’Astronomia, che si
sfregava le mani con fare nervoso, ma non avrebbe mai nemmeno
lontanamente immaginato cosa era accaduto. Lasciò Liam
indietro per avvicinarsi alla ragazza; sperò vivamente di
avere un presentimento sbagliato, che Chloe fosse lì
semplicemente per scambiare quattro chiacchiere con Liam o un altro
Serpeverde o chi le pareva, ma non doveva essere successo altro.
« Dimmi che non è
successo niente. »
« Temo di non poterti
accontentare. »
Scorpius alzò gli occhi al cielo: perché la
Weasley doveva essere sempre così maledettamente
irrecuperabile? Che aveva combinato adesso? A un giorno
dall’uscita con Liam!
« Mi spiace Malfoy,
so che è un fastidio, che magari avevi altro da fare, ma ci
serve veramente aiuto e non sapevo a chi poter chiedere. »
§§§
Il giorno prima, mattino presto
Alex uscì senza fare il
minimo rumore; attraversò la sala comune senza problemi e si
diresse di corsa verso l’atrio, conscia che Audy doveva
essere lì da parecchio. Quando arrivò a
destinazione, infatti, trovò suo fratello seduto sullo
scalino più basso, la testa tra le mani. Alex ebbe un moto
di affetto: doveva aver dormito veramente poco per farle
quell’enorme favore. Andò a sedersi accanto a lui,
accarezzandogli la spalla per avvertirlo del suo arrivo.
«
Oh, Lex, sei qui. » Audy represse a stento uno sbadiglio,
estrasse dalla sacca una scatola azzurra legata con un nastro fucsia e
la porse alla sorella. « Le Api Frizzole che avevi chiesto
», cominciò, riprendendo a frugare, « e
questo. Serve l’essenza del ragazzo di cui intendi farla
innamorare, ricordatelo. Un capello dovrebbe andar bene... ma
“qualcosa di più” sarebbe perfetto,
diceva il tizio che me l’ha venduto. Non so bene a cosa si
riferisse però. » Continuò porgendole
una boccetta di vetro smeraldo etichettata di rosa. Alex
provò a stapparla, con un sorriso soddisfatto.
« E riguardo alla Potter? Sai niente? » Gli
domandò.
« Non ancora. Non posso corrompere Elle, perché
è già sotto il controllo di Sarah... potrei
provare con Roxanne Weasley, ma dubito che conosca così bene
sua cugina. Mi inventerò qualcosa, ma non so se
riuscirò a scoprirlo prima di Sarah... lei ha la via diretta
per Hugo Weasley. »
« E io ho Albus Potter. Ma quello lì non vuole
parlare, Morgana solo sa perché. Bah, sicuramente non lo sa
nemmeno lui – è inutile. »
« Ma non stai facendo il gioco di Sarah? Voglio dire, se
impedisci a Rose e Liam di uscire, la Calvinson ti dirà
quello che vuoi sapere su Rogers e la Potter, no? »
« Io non gioco per nessuno,
Audy. Faccio solo il mio, di gioco. Quello che pare a me, non quello
che vuole Sarah. » Alex fece una pausa « Impedisco
a Liam e Rose di uscire perché non ho tempo da perdere. Ci
sono solo due anni, oltre questo, perché
quell’imbecille di Nott si decida a uscire con Sarah: non
può perdere tempo con altre ragazze, visto che finora non
l’ha fatto. Questo è il mio unico gioco.
»
« Capisco... »
« Grazie, Audy. Ti devo un altro favore. »
« E siamo a quota diciotto. Me
li ripagherai tutti prima o poi, lo sai? » Audy sorrise
ironicamente; si alzò in piedi e baciò sua
sorella sulla fronte, prima di tornare a dormire. « Ah, Alex
», Audy si voltò. « Io e Tessa* stiamo
insieme. È ufficiale. » Giorno stesso, scendendo dalle
scale.
Alex stava prestando attenzione a tutto
ciò che accadeva attorno a lei meno che ai racconti di
Sarah, che quel giorno vertevano sui pavoni che c’erano
– lei li aveva visti! – nel giardino della villa
dei Nott. Aveva appreso recentemente che due Serpeverde, una del sesto
e l’altra del quarto, avevano cominciato a uscire insieme;
pareva che fosse stata una ragazza del quinto ad aver combinato
l’appuntamento. Ma questa informazione non le bastava: lei
voleva i nomi. Così circolava con le orecchie più
aperte del solito, tentando di captare ogni possibile frammento di
indizio.
Quello che vide
dall’alto della rampa le fece però
tornare in mente l’evento del giorno: il piano per scoppiare
Liam e Rose doveva
aver avuto inizio, perché Scorpius e la Ryan stavano
correndo via mentre Liam
parlava con qualcuno a lei sconosciuto. Ma non l’avrebbero
fatta franca, quei
due, no, aveva previsto ogni cosa; si
scusò con Sarah e salì le scale
verso l’ufficio della Sullivan.
§§§
L’unica persona che poteva
aiutarli, in quella situazione, era un
professore. Qualcuno che li avrebbe ascoltati fino in fondo –
Rüf era
automaticamente escluso –, che non avrebbe sbandierato ai
quattro venti la
storia – la Vector era automaticamente esclusa –,
di cui si potessero fidare
ciecamente – Madama Bumb era automaticamente esclusa
–. Scorpius stava tentando
invano di convincere la Ryan a chiedere aiuto alla Filter,
l’insegnante di
Pozioni, ma la Grifondoro non si fidava di lei. «
È la donna più nervosa e
incostante che io conosca! », continuava a ripetere,
camminando sempre più
velocemente. Scorpius pensò che la loro meta fosse il luogo
in cui si trovava
Rose, ma si rese conto tardi che stavano correndo verso
l’ufficio di Aldebaran;
fin troppo tardi per opporsi.
« Hey, ma è ingiusto! Io non seguo Divinazione,
non so che tipo sia
Aldebaran. Non possiamo andare da Paciock, che oltretutto è
anche un amico di
famiglia dei Weasley? » «
Ti facevo più
intelligente, Malfoy! Paciock lo comunicherebbe subito alla
famiglia,
Ron si precipiterebbe qui con la prima Passaporta e scatenerebbe il
finimondo,
e la storia diverrebbe di dominio pubblico. Non dicevamo di tenerla tra
noi?
Fidati, Aldebaran è- oh, professore! » Prima che
Chloe potesse terminare il suo
discorso, la testa ricciuta del professore fece capolino dalla porta
dell’aula.
« Professore, la prego, abbiamo un problema. Si tratta di
Rose Weasley – lo so
che non è una sua alunna, ma è
un’emergenza, deve assolutamente venire con noi!
La prego, deve aiutarci! Almeno lei! » Esclamò con
foga la ragazza, tanto che
il professore fece evidentemente fatica a seguirla.
« Piano, Ryan, piano.
Lo sapevo, non bisogna mai sottovalutare i segni che possono sembrare
innocui... ho appena trovato, ripulendo l’aula, delle piume
di gufo che erano
in una posizione strana, un disegno sconveniente... un cattivo
presagio. Che
cosa è successo? »
Sì,
come no. Un
disegno sconveniente! Andiamo Aldebaran, ci dia una mano e basta, senza
ficcare
in mezzo quelle sue arti da baraccone. Pensò
Scorpius, sprezzante.
«
Guardate che vi ho
sentiti! » Una voce risuonò dal fondo della
scalinata a chiocciola. « Dunque è
vero! »
Aldebaran
si coprì gli
occhi prima con una mano e poi con l’altra,
l’espressione afflitta. Pochi
secondi e finalmente anche Scorpius poté riconoscere
chiaramente la voce della
professoressa Sullivan, di Astronomia. «
...e non sapevo
ancora quanto cattivo. Un pessimo presagio, non
c’è che dire. » Mormorò il
professore con rassegnazione.
«
Ragazzi, che fate
ancora qui? Aldebaran, non sei ancora andato a chiamare la Filter?
Forza,
dobbiamo risolvere la situazione il prima possibile! »
Ordinò la donna con fare
pratico. Ecco, appunto. L’avevo detto io di andare
direttamente dalla
Filter!
« L’avrei fatto, Sullivan, se non fosse che non so
ancora cos’è
successo! » Ribatté il professore seccato.
« La Weasley
è sotto
filtro d’amore. Com’è che non lo sapevi?
Non l’hai previsto, stavolta?
Oh, mi spiace. » Scorpius rimase sorpreso di quanto la
Sullivan risultasse
divertita, e, al contrario, Chloe e Aldebaran lievemente infastiditi.
«
Comunque forza, dobbiamo preparare un antidoto al più presto
e concederle il
resto del pomeriggio per riprendersi – ne avrà
bisogno. Domani la
interrogheremo ben bene, e troveremo il colpevole. »
« Ma Rose è impegnata
domani! » Esclamò Scorpius senza rendersene conto.
Si sentì tre paia d’occhi
puntati addosso subitaneamente. « Sì, insomma,
c’è l’uscita a Hogsmeade... lei
deve andare... »
« Oh, mi spiace,
signorino Malfoy, che il suo piano di invitare la signorina Weasley a
bere un
tè da Madama Piediburro sia saltato, ma ci sono delle
priorità, e al
momento la nostra è quella di assegnare una bella punizione
a qualche studente
qui dentro. »
Scorpius
non riuscì
nemmeno a sorridere per l’allusione alla stanza di Madama
Piediburro e
al ricordo del pomeriggio di oramai tante settimane prima. Vide solo
l’uscita
di Liam e Rose crollare in pezzi, e il sorriso di Sarah – e,
probabilmente,
Alex – dietro tutto ciò. Perché di una
cosa era certo: la Sullivan era stata
informata da una delle due. E lui non aveva fatto niente per impedire
che tutto
quel casino accadesse.
*Tessa: È
Tessa Garfield, la rossa Prefetto di Corvonero nonché amica
di Allen Lloyd.
Ora ditemi, ditemi
se Audy Lloyd non è figo. Boh, io me ne sono innamorata :')
Infatti avrebbe
dovuto essere solo una comparsa, ma ora ha una storia
tutta sua. Vedrete, vedrete. v.v Anche se penso che molti lo
odieranno e
non sanno nemmeno quali erano i miei veri piani per lui all'inizio.
Okay, mi farò perdonare dell'enorme ritardo. Il prossimo
capitolo è già pronto e arriverà
presto; vi lascio
un minuscolissimo spoiler :3
Sembrava una bambina. Rose osservava i
fiocchi cadere uno
dopo l’altro con una gioia infantile.
Un’allegria che non faceva altro che
confondere lo stomaco del ragazzo, già ridotto a una
centrifuga.
Merlino,
quello era vischio... perché spuntava sempre dal nulla,
lì ad Hogwarts?
Grazie a Dobby00, Nipotina, Vanilla_Rose e Duvrangrgata :'3 EBess,come sempre e sempre.
«
Mi sono
svegliata appena prima dell’inizio delle lezioni,
così sono corsa via senza
passare per la Sala Grande: non sarei arrivata in orario se avessi
anche fatto
colazione. Avevamo due ore di Incantesimi, poi un buco, che io
solitamente uso
per dormire visto che Chloe, al ritorno da Divinazione, può
svegliarmi. È così ogni
venerdì,
professoressa. Solo che
stavolta, quando sono entrata in camera, ho trovato una scatola piena
di Api
Frizzole sopra il mio letto. E io amo,
adoro, venero le Api
Frizzole. E avevo anche una fame incredibile, se
posso ricordarglielo per la centesima volta. Quindi le ho mangiate!
Pensavo
fossero un regalo di qualcuno, che ne so, tanto erano sopra il mio
letto, nel mio
dormitorio, come facevo a pensare
che fossero avvelenate? » Non ne aveva tenuto il conto, ma a
occhio e croce
quella era la decima volta che Rose ripeteva agli insegnanti
ciò che aveva
fatto la mattina precedente prima di finire in infermeria; ogni volta
il suo
tono era sempre più seccato. « Posso andare ora?
»
« Adhara,
lasciamola andare, avanti... sono ragazzi, vogliono poter uscire ogni
tanto, e
i week-end a Hogsmeade sono così pochi... »
Cercò di convincerla Aldebaran.
« Vi
ricordo che Madama Chips ha ordinato che Rose rimanga sotto
osservazione fino a
domani. » La professoressa si lasciò cadere sulla
sedia accanto al letto, le
mani che le coprivano il volto. Dall’altra parte,
l’espressione di Aldebaran
era mortificata – gli dispiaceva davvero
per tutta quella storia? Forse Rose l’aveva giudicato troppo
frettolosamente.
Forse Chloe aveva ragione, quando si perdeva nei suoi sproloqui
elogiativi su
di lui. Be’, coi dovuti limiti, ovviamente.
« Cos’è che
dovevi fare oggi? Andare a Hogsmeade con Malfoy? »
Hogsmeade.
Aveva immaginato quel giorno tante di quelle volte che non bastavano le
dita di
tutte le sue compagne di dormitorio per contarle. Lei e Liam sarebbero
andati
da Mielandia, sicuro,
com’era sicuro
che avrebbero evitato la Piediburro. Ma ora,
solo pensare che era tutto
andato in fumo... « No, con Nott. » Disse a
malincuore.
« Nott...
Nott... Il Serpeverde. » La Sullivan si tirò su di
scatto. « Ma Nott non è
quello che va in giro sempre con... con... con... »
« Sarah
Calvinson », suggerì Aldebaran.
« ... con
la Calvinson! Io pensavo che fossero fidanzati, ma se così
non è... »
« Sta
suggerendo che potrebbe essere opera sua? » No,
rifletté Rose, non poteva
essere così. Non era nello stile di Sarah... non sarebbe
ricorsa a simili
sotterfugi, si sarebbe ripresa Liam e basta. D’altro canto,
solo la Calvinson
aveva un qualche conto in sospeso con lei. E questo scherzetto le era
costato
l’uscita con Liam. Due punti che riconducevano alla
Serpeverde più che a
qualsiasi altro...
«
Aldebaran, tu e il tuo occhio interiore non dite nulla? Siete
stranamente
silenziosi. » Il
professore incassò la
frecciata senza battere ciglio. «Il mio occhio interiore vede
cose che voi due
non potete neanche immaginare.» Sospirò.
«Ho già i miei sospetti, diversi dai
vostri... ma sistemerò la faccenda a modo mio. Non guardarmi
così, Adhara, te
ne renderò partecipe appena posso... sempre che tu
voglia.»
*
Okay,
parlare con Mirtilla Malcontenta non era una gran bell’idea,
ma era risaputo
che amava spiare i bei ragazzi, e Matt era decisamente un bel ragazzo.
Lily ci
aveva provato, ma non riusciva a ignorarlo del tutto: nutriva ancora
qualche
speranza che sarebbe tornato da un momento all’altro
chiedendole scusa. Per
questo voleva informarsi sugli impegni che aveva avuto di recente: era
sicura
che qualcosa di esterno lo avesse trattenuto, non la mancanza di
volontà. Anche
perché non avevano ancora rotto definitivamente, erano solo
in una sorta di...
pausa.
La
Grifondoro si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi
prima di imboccare
il corridoio del secondo piano. Superò l’aula di
Difesa e altre porte a lei
sconosciute, quando però udì dei passi.
Paralizzata, si voltò per controllare,
senza trovarvi nessuno. “Mi sto
inventando
tutto. È solo suggestione. Calma, Lily, calma. Nessuno ti
sta seguendo e nessuno
ti vedrà entrare in quel bagno.”
Continuò a
camminare con passo più svelto; aveva quasi raggiunto la sua
meta, distava solo
qualche metro, quando udì di nuovo dei passi. E stavolta erano passi.
Lily afferrò la bacchetta e si voltò cautamente.
« C’è
qualcuno? » Sussurrò, controllando il
più possibile il tono di voce affinché
non tremasse.
Niente.
Eppure lei
aveva sentito, ne era certa.
Si
costrinse a respirare e, cercando di mantenere la calma –
perché doveva essere
sempre così ansiosa? –, riprese a camminare. O
meglio, avrebbe voluto, ma si
ritrovò un ragazzo non del tutto sconosciuto a tre passi da
lei, il gomito
appoggiato alla parete e un sorriso beffardo sulle labbra. Aveva
un’aria
tranquilla, il Tassorosso, come se fosse sempre stato lì.
Lily represse a
stento un grido.
« Sono così
spaventoso, Potter? »
« Perché
diavolo mi stavi seguendo, Lloyd?»
Il ragazzo
si inginocchiò davanti a lei, senza abbandonare
l’aria furba che aveva. Le
prese una mano e gliela baciò. « Non ci siamo mai
presentati ufficialmente,
vero? Audy Lloyd, per servirvi. »
Lily
continuò ignorando quel pomposo ed eccessivo convenevole.
« Non sono la
coscienza di Albus: se hai qualche problema con mio fratello parlane
con lui. »
Audy si
tirò in piedi, facendo una smorfia. « Non sono qui
per parlare di Albus, Alex o
chi altro. Sono qui per te, Lily.
»
Lily fece
un passo indietro: quel ragazzo si stava prendendo un po’
troppe libertà. « Che
vuoi? »
Audy
avanzò, colmando la distanza che la ragazza aveva cercato di
frapporre e, ignorando
la domanda, le prese una ciocca di capelli e disse: « Lo sai
che amo i capelli
rossi, io? »
« Ma tu non
sei il ragazzo di Tessa Garfield? » Ecco come conosceva Audy
Lloyd: Tassorosso
piuttosto anonimo, il ragazzo aveva parecchio successo con le
Grifondoro di
primo e secondo anno. Erano giorni che non facevano che urlare, in sala
comune,
del fatto che il “loro Audy” era da qualche tempo
impegnato. Veramente impegnato.
« E tu non
sei la ragazza di Matthew Rogers? Ops, tasto dolente, eh? »
Audy lasciò i
capelli della ragazza e si allontanò.
Lily
abbassò gli occhi e ripeté freddamente
la domanda: « Che vuoi? ».
« Il punto
non è ciò che voglio io, Potter, ma
ciò che vuoi tu.
» Audy incrociò le braccia al petto e le rivolse
un’occhiata
quasi di rimprovero. « So perché vuoi andare da
Mirtilla Malcontenta. Lo
immagino bene. Ma cosa faresti se Rogers dovesse venire a saperlo? Non
ci
sarebbero più speranze. Ti considererebbe una bambina, come
se la differenza
d’età non fosse già un problema tra
voi. Giusto? »
« Ora stai
per dirmi che mi aiuterai, non è vero? Che
anziché farmi andare da Mirtilla,
farai tu tutto, animato da Merlino solo sa quale improvvisa
benevolenza, senza
volere niente in cambio. E poi, a fine lavoro, pretenderai
l’universo sotto
ricatto. Non ci sto, Lloyd. Lavoro di testa mia, io.
»
« Credimi,
Potter, aiutarti è l’ultimo dei miei desideri.
» Questa affermazione la colpì
tanto che Lily non poté fare a meno di mostrare sorpresa.
« Quello che ti sto
offrendo non è aiuto gratuito, ma uno scambio. E niente
ricatti. Io ti aiuto in
un modo, tu in un altro. Facile no? »
« E come
vorresti aiutarmi, scusa? Non ho bisogno dei tuoi ambigui servizi,
Lloyd. »
« Tu e
Rogers avete litigato perché hai dei comportamenti
infantili? » La provocò.
Audy sperava che tutto andasse secondi i piani; proprio come Alex, era
estremamente calcolatore. In realtà era una dote di famiglia
che non aveva
risparmiato nessuno dei tre.
« Cosa?! »
Esclamò la ragazza. « È questo che si
dice in giro? Che sarei io quella
infantile? Ma per favore! Solo
perché è lui quello egocentrico e vanitoso che
pensa sempre e solo a se stesso,
sono io quella che deve passare da bambina? »
«
Avete litigato perché lui è
egocentrico? »
Lily prese
un respiro profondo e, ignorando la domanda, fece qualche passo verso
il bagno
del secondo piano. « Sì. C’è
altro che vuoi sapere? » Con un sorriso ironico e
soddisfatto allo stesso tempo, la Potter continuò a
camminare verso Mirtilla
Malcontenta. L’aveva battuto.
Con lo
stesso sorriso ironico e soddisfatto, Audy Lloyd pronunciò
un « No, grazie »
ben udibile, e si affrettò verso i piani bassi del castello.
*
« Oh, signorino Nott. Si sbrighi,
l’orario delle visite sta per scadere. »
Liam non se
lo fece ripetere due volte: superò l’anziana
infermiera che gli aveva aperto la
porta e si precipitò da Rose, che vedeva essere seduta a
leggere qualcosa.
L’infermeria
era calda e accogliente come pochi corridoi di Hogwarts; mentre fuori
la neve
scendeva in una vera e propria bufera, lì dentro il camino
scoppiettava e
c’erano ghirlande a ogni angolo, in ogni parete.
« Hey Rose,
come stai? » Balbettò a fatica quando fu poco
lontano dal letto dell’amica.
« Liam! Oh,
mi dispiace, mi dispiace tanto! » Rose si alzò in
fretta. « Non sai quanto avrei
voluto essere là fuori con te anziché trascorrere
un pomeriggio con la Sullivan
e Aldebaran! Sono mortificata! »
« Be’, non
credo sia la massima delle aspirazioni, trascorrere il sabato
pomeriggio
insieme a due professori... ma tranquilla, ci saranno altre occasioni,
no? »
Rose annuì
debolmente. Liam sorrise. Cos’era quell’improvvisa
voglia di baciarla che
aveva?
« Dai, non
fare quella faccia, è tutto ok! »
D’istinto l’abbracciò. La cosa lo
sorprese:
perché non ragionava più? Che gli succedeva? E
cos’era quel profumo di lavanda?
A Rose Weasley avrebbe abbinato la cannella, la vaniglia... invece i
suoi
capelli profumavano di lavanda. Perso nelle sue elucubrazioni a
proposito della
lavanda, indugiò più del dovuto
nell’abbraccio, che sciolse repentinamente una
volta accortosi della terribile gaffe, imbarazzato.
« Be’... »
Tentò di trovare qualcosa da dire, ma invano: il suo
cervello era alla mercé
della lavanda, del contatto che aveva appena avuto, delle labbra rosee
della
ragazza che formavano una specie di O, un’espressione
sorpresa.
Prima
che potesse dire qualsiasi cosa, la
Weasley esclamò: « Neve! ». Corsero
entrambi alla finestra, col naso
appiccicato al vetro. « Nevica! Nevica, finalmente! Liam, hai
visto? »
Sembrava
una bambina. Rose osservava i fiocchi cadere uno dopo l’altro
con una gioia
infantile. Un’allegria che non faceva altro che confondere lo
stomaco del
ragazzo, già ridotto a una centrifuga. Merlino, quello era
vischio... perché
spuntava sempre dal nulla, lì ad Hogwarts?
Incapace di
frenarsi, la baciò.
Con tutto
questo fluff mi faccio venire il diabete da sola ;_; Però la
zuccherosità (?)
di Liam viene compensata dalla parte di Audy – la amo *^* A
questo proposito,
volevo specificare che Lily aveva capito subito le intenzioni del
ragazzo:
aveva giustamente ipotizzato che tutto quell’improvviso
interesse e quelle
domande fossero soltanto mirati a scoprire qualcosa di più
su di lei e Matt, e
lei l’ha assecondato. Forse potrebbe sembrare strana, da
parte di Lily, una
scelta simile... non fatemi spoilerare niente però.
Posso dire che al prossimo capitolo
verrà svelato uno dei misteri che più affliggono
la fan fiction? Posso? Sono
troppo emozionata :’) Ho quasi deciso di non scrivere alcuna
nota, in quel
capitolo, perché sarebbe uno dei miei soliti sproloqui
lunghissimi. Okay, ora
smetto di scrivere.
Grazie a: Luce62442,
Bess Black, Duvrangrgata, BurningIce, Flaqui, Vanilla_Rose, Nipotina.
I don't want to be another wave in the ocean
I am a rock, not just another grain of sand
(Because we can, Bon
Jovi)
Alex
era entrata, come ogni lunedì mattina, in ritardo alla
lezione di
Storia della Magia che condivideva con i Grifondoro. Albus
notò
subito che aveva due occhiaie abbastanza profonde e l’aria
terribilmente stanca, ma lei liquidò la cosa con un semplice
«ho
dormito male».
A
quell’affermazione il ragazzo sorrise ironico; appena
Rüf affondò
la testa in uno dei tre volumi impolverati che aveva aperto sopra la
cattedra riprese a parlare con la vicina di banco. «Oh,
avanti. Se
pensi che siano tutti stupidi da non notarlo, ti sbagli di grosso.
Con chi hai fallito?»
Alex
aggrottò la fronte. «Di che parli, Potter? Non ti
capisco.»
«Ah
ah, sì, certo.»
Che
Potter sapesse? Ma no, era impossibile. Solo i Serpeverde conoscevano
quella particolarità di Alex, di come “impiegava
il tempo libero”
– in realtà, solo Sarah, Liam, Scorpius, il gruppo
di Big M al
completo, Audy e, purtroppo, Allen. Eppure,
a cos’altro avrebbe potuto riferirsi?
«Cosa
vuoi farmi credere, Lloyd? Che non è vero? Che mi sbaglio?
Ti prego!
So che sei tu la responsabile di metà delle coppie che hanno
rotto
ad Hogwarts da due anni a questa parte.» Sussurrò.
«Quindi ora
puoi anche rispondermi. Con chi hai fallito?»
Sapeva,
dunque. E se Albus Potter sapeva, voleva dire che solo lui ne era al
corrente o era una voce che circolava per tutta Hogwarts?
«Come
sai?» Mormorò Alex a denti stretti.
«Ti
osservo da un po’.» Albus scrollò le
spalle. «Il tuo segreto è
al sicuro con me. Non ne farò parola con nessuno.»
“Il
ricatto arriverà fra 3... 2... 1.5... 1...”, pensò.
Ma Albus non aggiunse altro. Si limitò a tornare a
quell’assurda
lezione sulla storia dell’origine delle prime
comunità Antimagia e
congedare ogni chiacchiera con uno dei suoi consueti e disarmanti
sorrisi.
*
Adhara
si svegliò di soprassalto, quella mattina. La prima cosa che
focalizzò fu lo specchio di fronte a sé, che le
rifletteva i
capelli scarmigliati e l’espressione incredula; ancora
sconcertata
dal sogno che l’aveva riportata alla realtà, si
alzò e si
sciacquò il volto.
Era
uno dei suoi primi ricordi, quello che aveva rivissuto quella notte.
Aveva sette anni, nel suo sogno come nei ricordi, e giocherellava con
un astrolabio; puntandolo verso il mese corrente – che era
sicuramente autunnale o invernale – aveva letto il nome di
una
costellazione, Orione. “Quella
con le tre stelle tutte vicine!”
aveva pensato, e si era subito fiondata alla finestra: nel cielo
buio, non si stagliava altra costellazione che quella. Non
c’era la
luna, non c’erano stelle di alcun tipo, c’era solo
Orione.
Adhara
estrasse dal cassettone il primo paio di jeans che vide e il primo
maglione, che risultò essere blu notte a pois grigio perla.
Innervosita da quell’inconveniente coincidenza –
perché era una
coincidenza! Lei non ci credeva, nel destino, quelle erano robacce da
Divinazione e Aldebaran poteva tenersele anche per sé
– ne afferrò
un altro, azzurro chiaro.
Orione...
Dannazione, perché il suo odiato collega doveva avere un
nome tanto
affascinante? Cercando di ignorare sogno e coincidenza, scese a
prendere una tazza di caffè, consapevole che ormai, vista
l’ora,
la Sala Grande doveva essere vuota.
«Dormito
male?» Le domandò qualcuno prima ancora che
potesse anche mettere
piede nella stanza.
«Posso
almeno finire di svegliarmi prima di cominciare a rispondere alle tue
irritanti domande, Orion?» Replicò dopo essersi
seduta. La tazza di
ceramica bianca che aveva appena voltato si riempì di
caffè. Orion
si bloccò a pochi passi da lei. «Mi hai chiamato
per nome.» Adhara
fece per prendere un sorso di caffè, ma rimase con la tazza
a
mezz’aria. Che diavolo aveva fatto? L’aveva
chiamato per nome? La
sua espressione stupita, come i suoi occhi sgranati, si riflettevano
perfettamente nel volto di Orion. «Ti sbagli.»
Decise posando la
tazza. «Oh,
no. Mi hai chiamato per nome.» Orion accennò un
sorriso. Ma
che diavolo le succedeva? A forza di pensare a quel sogno
l’aveva
anche chiamato per nome, lei che insisteva col cognome a spada
tratta, quando si trattava di lui? «Ti ho detto che ti
sbagli. Ti
sembra possibile che io chiami te per nome? Non accadrà
mai!»
«Sai,
forse non mi odi quanto pensi.»
Questo
non poteva reggerlo. «Sai, forse invece sei tu che non mi odi
quanto
pensi, e continui a sperare che io ti abbia chiamato per nome,
Aldebaran, quando sai benissimo che non è così e
che così non
potrà essere!» Replicò, afferrando le
sue cose per andarsene.
«Il
punto è che io non ti odio, Adhara.»
E
in un attimo fu come se qualcosa di esterno avesse aspirato tutta
l’aria che c’era dentro la Sala Grande, lasciandoli
senza
possibilità di respirare. Adhara abbassò lo
sguardo e si limitò a
mormorare un «Ecco, appunto» prima di andarsene.
Come
erano arrivati a quel punto?
*
Rose
non si era mai sentita così.
Così
felice, così leggera, così spensierata... okay,
no, di pensieri per
la testa ne aveva anche troppi, ma erano allegri. Erano quel genere
di pensieri che fanno sorridere ogni volta che passano davanti agli
occhi, cui è impossibile resistere; quei ricordi
così piacevoli che
sono sempre fonte d’emozione, che sia felicità o
malinconia.
Non
c’era il sole, quella mattina, ma il mondo brillava; erano le
quattro del mattino quando si era svegliata, eppure non si sentiva
per niente assonnata. Era la persona più vitale seduta al
tavolo dei
Grifondoro.
«Ti
prego, Rose, scollati quel sorriso ebete prima che te lo stacchi io a
forza», la minacciò James, rannuvolato.
«Hey,
Potter, non è colpa mia se sei così
negativo.» Replicò lei con
una smorfia allegra. «Guarda, anche Al stamattina
è sorridente! Sei
il solo di malumore, vergognati.»
«È
successo qualcosa, Rose?» Domandò Lily con fare
indagatore,
tentando di distrarsi dal lanciare occhiate alla parte opposta della
tavolata, dove Matt stava chiacchierando animatamente con i suoi
compagni tra un cornetto e l’altro.
Rose
fece per rispondere inventandosi qualcosa quando incrociò lo
sguardo
di Liam, che le lanciò un sorriso e le fece
l’occhiolino.
Lily
osservò l’espressione della cugina e poi, seguendo
il suo sguardo,
si voltò e intercettò quella di Liam Nott.
«Non mi dirai che...?»
Rose
arricciò il naso e, sorridendo, annuì
più di una volta. Lily non
riuscì a trattenere un debole urlo di sorpresa e, incurante
di
quanti ora la osservavano, si alzò e fece il giro della
tavolata per
correre ad abbracciare la cugina.
«Ma
che caz- Al, tu ne sai qualcosa?» Domandò James,
irritato da tutto
quel buonumore iper-diffuso; Albus tuttavia non lo stava nemmeno ad
ascoltare, lasciando morire la sua domanda.
*
-Aprile/maggio
del terzo anno di Scorpius
«E
così sono andato da lei e gli ho detto-»
«Le»,
lo corresse d’istinto Scorpius.
«Come,
scusa?» Big M si voltò di scatto, la fronte
corrugata.
«È
una donna. Si dice ‘le’, non
‘gli’.» Replicò a fatica;
perché aveva avuto la brillante idea di correggerlo?
«Ah,
scusa» disse acidamente il ragazzo, tornando a parlare con i
suoi
compagni. Liam scoccò a Scorpius uno sguardo di rimprovero e
avanzò
al fianco del ragazzone, lasciando l’amico indietro.
La
combriccola era a metà della rampa di scale, diretta
all’aula di
Incantesimi, quando una trafelata Rose Weasley intimò loro
di
spostarsi mentre correva con una pila di libri in mano dalla parte
opposta. Scorpius vide Big M farsi da parte e poi Rose
misteriosamente inciampare in qualcosa; la rossa si riprese appena in
tempo lasciando cadere i libri a terra.
«Sta’
un po’ attenta, Weasley!» Disse Big M ridendo
più degli altri;
non si voltarono indietro nemmeno per un secondo, continuarono la
loro salita come se nulla fosse successo.
«La
simpatia...» La Weasley si chinò con
l’intento di impilare i
libri che aveva perduto, ma li trovò già uno
sopra l’altro.
«Lasciali
perdere» fece Scorpius prima di correre e raggiungerli.
-La
sera in sala comune
«La
Weasley è la classica persona che si prende in giro
facilmente, non
trovate?» Big M tirò fuori dal suo nascondiglio
una bottiglia di
Vodka Volante che era riuscito a portar dentro Hogwarts, Merlino solo
sapeva come.
«È
che non si ribella. Le hai fatto lo sgambetto e non ha detto nulla.
Né un insulto, né una parola, niente!»
Fece qualcun altro
ridacchiando.
«Già.
Mi piacerebbe provocarla, vedere se reagisce, in qualche modo...
Scorpius!»
Scorpius
sentì il cuore in gola. Odiava Big M, non l’aveva
mai sopportato:
quell’aria di superiorità che aveva, come se fosse
il Serpeverde
più bello e più capace di tutti (quando in
realtà era di bellezza
ampiamente discutibile), quel suo continuo burlarsi di tutto e tutti
e fare il bullo con chiunque... Scorpius non lo soffriva, ma al tempo
stesso ne era intimorito. Big M era temuto da tutti, e
perciò aveva
grande influenza: poteva rovinare la reputazione di uno studente
semplicemente schioccando le dita. E quella del giovane Malfoy era
già abbastanza in bilico. «Uhm?»
«Che
c’è, sei interessato alla Weasley? Oggi sei
rimasto ad aiutarla
coi libri...»
Scorpius
lasciò correre la provocazione e si limitò a
scuotere la testa con
sguardo apatico.
«Sai,
stavo pensando... potrebbe essere il tuo turno di farci divertire un
po’.» Big M rimase ad osservare Scorpius in attesa
di una qualche
reazione. «Scommetto che riuscirai ad uscire con la Weasley
prima
del settimo anno.»
Scorpius
sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, quando Liam gli
fece
segno di fare silenzio e parlò al posto suo. «Lo
farò io. Sarà
più divertente.»
«Sarà...
più divertente, dici?» Big M sembrò
pensarci su un po’. «Bene,
dovrà esserlo allora. Sempre fino al settimo anno, eh!
Buonanotte,
ragazzi.» Big M si alzò e contemporaneamente i
suoi due “scagnozzi”
lo imitarono, quasi fossero legati a lui da un incantesimo.
«Liam,
tu-» «Zitto,
ora parlo io.» Liam aveva un’aria scura e una
strana rabbia negli
occhi. «Ora tu, piccolo biondino, dovrai aiutarmi, visto che
per non
so quale moto l’altruismo ho voluto pararti il culo. Hai
tempo fino
al primo settembre del settimo anno per procurarmi quel cazzo di
appuntamento oppure, oltre che tornare a essere lo sfigato totale che
eri al primo anno, vorrai scavarti la tomba da solo.» Liam si
alzò
e, senza aggiungere altro, uscì dalla sala comune. Da
quel giorno smisero di andare in giro con Big M e i suoi. Da quel
giorno Scorpius cominciò a dubitare di tutto ciò
che aveva attorno:
la fratellanza che legava i compagni di Casa, l’amicizia, il
fatto
che Liam avesse una sua personalità. Capì che era
tutta una
questione di convenienza: non c’era fratellanza, non
c’era
amicizia, ognuno legava con chi poteva fargli comodo; Liam non aveva
un carattere, cambiava a seconda di come tirava il vento. Se
questa era la casata Serpeverde, lui perché era
lì dentro?
Hi
guys!
Ebbene
sì, ladies and gentlemen (?), non sono morta. Affatto. Sono
più
vitale del solito. Oh, dovreste vedermi! Un sorrisino ebete dalla
mattina alla sera, un’allegria palpabile e milioni e milioni
di
farfalle nello stomaco, io. Che si stanno divorando tutto
ciò che
mangio, visto che ho perso un chilo e mezzo e ho dovuto fare un altro
buco alla cintura ^^
Allora?
Vi chiedevate in tanti perché Scorpius avesse deciso di
aiutare
Rose, al primo capitolo. Ebbene, ecco qui. Big M. Un nome, una
condanna. Oh, ne vedrete, ne vedrete delle belle! Ho già
buttato giù
mezzo capitolo in cui combinerà un disastro, il nostro
povero
Michael Minace.
E
Liam? Vi dicevo che non era affidabile, che era un idiota.
Più che
idiota ora posso dirlo: non ha una personalità, diventa
ciò che gli
altri vogliono che sia. E ciò che a lui rimane
più congeniale
essere.
«La
primavera è la più terribile delle
stagioni!», scrive T. Mann in
Tonio Krogër. Ebbene, ha ragione. In primavera non si combina
niente, non si riesce a mettere in fila un pensiero sensato! Mi sento
un po’ Tonio ultimamente, ma non riesco davvero a fare altro
che
non fare niente. Quindi mi troverò con mille insufficienze
da
recuperare mooolto presto. Quindi perdonatemi, davvero, prima o poi
diventerò una brava ragazza e aggiornerò in tempi
decenti ç-ç
Grazie a ChocochanHP, Nipotina, Bess
Black e Luce62442 :')
How many times must a
man look up
before he can see the sky?
(Bob Dylan, Blowing in the wind)
Se
questa era Serpeverde, lui perché era lì dentro?
Scorpius
gettò un’occhiata a un Liam parecchio annoiato
che, stravaccato
sul divanetto della sala comune, aspettava invano che qualcosa di
interessante gli passasse davanti.
«Vacanze
di Natale in avvicinamento! Non c’è proprio niente
da far- hey,
amico, cos’è quella faccia?» Gli chiese
dopo aver intercettato il
suo sguardo. Liam si sedette compostamente e aggiunse:
«È successo
qualcosa?»
Scorpius
abbassò lo sguardo sulla boccetta di inchiostro che stava
torturando; se la rigirava tra le dita come se questo potesse dargli
un po’ di coraggio. Con una mossa decisa la
appoggiò sul
tavolinetto e si voltò di nuovo verso l’amico,
pronto a parlare.
«Senti, è un po’ che ci penso... hai
avuto il tuo appuntamento
con Rose, ormai.»
«Oh,
ne ho avuto più d’uno», lo corresse,
alzando gli occhi al cielo
con un sorriso stampato in volto. «Rose è
fantastica. Non ti
ringrazierò mai abbastanza per avermela fatta
conoscere.»
Scorpius
deglutì. Nott,
non mi rendi le cose facili.
«Ah,
devo farle un regalo... un bel regalo, per Natale. Un libro credi che
le possa piacere?»
«Dipende
dal libro...» Scorpius distolse lo sguardo
dall’amico e alzò le
sopracciglia.
«A
te è successo qualcosa. Non divaghiamo parlando di Rose:
dimmi cosa
c’è.»
Il
ragazzo trasse un respiro profondo – di quanto coraggio
c’è
bisogno per riportare a galla ricordi che la propria mente lascia
sepolti tanto in profondità, per proteggere
l’animo! – e, spinto
dallo stress emotivo in cui si era trovato ogni volta che aveva
incrociato il sorrisetto di Big M in quei giorni, si liberò.
«Dicevo, hai avuto più
di un appuntamento
con Rose. Quando pensi di... di parlare con Big M?»
Scorpius vide Liam sbiancare notevolmente. Notò che le sue
mani
avevano cominciato a tremare e che la sua fronte era ora imperlata di
sudore. Liam stava sudando freddo. Liam che era sempre così
composto, stava cedendo. Si passò le mani tra i riccioli
biondi, lo
sguardo pietrificato dall’orrore. «Cazzo. Cazzo.
Cazzo. Sono un
coglione. Salazar elfo domestico. Puttana Morgana.» In mezzo
a
continue imprecazioni di quel genere, Liam si alzò e
uscì dalla
sala comune, lasciando Scorpius in uno stato di agitazione palpabile.
E
ora, cosa sarebbe successo? Big M avrebbe lasciato correre la cosa,
finalmente? Avrebbe smesso di rivolgere quelle eloquenti occhiate a
Scorpius, che sembravano dire «Tu non meriti di essere
qui» o,
altre volte, «Se hai la popolarità che hai lo devi
a me,
non dimenticartelo»? Di Michael Minace si diceva che non
dimenticava
mai niente. E, probabilmente, quando prendeva di mira qualcuno non lo
lasciava andare. Anni e anni prima, Liam si era anche offerto al
posto suo, ma l’unico, vero obiettivo di Big M era sempre
stato
Scorpius.
Alex
entrò in quel momento e si sedette dove fino a un attimo
prima era
stato Liam, interrompendo il flusso di pensieri di Scorpius.
«Dove
se ne andava Nott così di fretta?» Chiese,
sistemando i piedi sul
tavolinetto davanti a lei. «Merlino, Scorpius, hai una faccia
improponibile. Sembri spaventato, lo sai?»
«Sì,
Alex, molto probabilmente lo sapevo anche senza che tu me lo facessi
notare.» Scorpius si alzò, deciso a chiudersi nel
dormitorio e non
uscirne più per un bel pezzo, ma Alex gli afferrò
il polso.
Scorpius si voltò, però la ragazza
continuò imperterrita a
masticare la chewing-gum che aveva in bocca senza degnarlo di uno
sguardo né lasciargli la camicia.
«Ricordati
che, se ti servisse qualcosa, io e Audy siamo bravi a fare
casini.»
«Non
credo che l’aiuto dei Lloyd mi serva, ora.»
«Non
sottovalutarci, Malfoy. Non farlo mai, per alcun motivo.»
*
Lily
sorrideva. Sorrideva sempre, in quei giorni, e ne aveva circa mille
motivi: c’era il sole, era quasi Natale, presto avrebbe
rivisto sua
madre, suo padre e Palladipelo (il gatto randagio che aveva adottato
dieci anni prima); il lago nero ghiacciato era spettacolare, adorava
le montagne innevate, avrebbe staccato da Hogwarts per un bel pezzo.
Guai a ricordarle che forse ne era così felice
perché non avrebbe
rivisto Matt per tutto quel tempo: Hugo faceva ancora i conti con un
livido violaceo sul braccio.
Avevano
finalmente concluso due strazianti ore di pozioni; la prossima
lezione sarebbe stata Cura delle Creature Magiche, per Lily,
così le
toccò troncare a metà il discorso con Hugo e Elle
e andare verso la
capanna di Hagrid.
Stava
camminando sotto un cielo particolarmente azzurro quando
sentì una
mano sulla sua spalla; il suo sesto senso le rivelò a chi
apparteneva ancor prima di voltarsi.
«Cosa
vuoi, di
nuovo,
Lloyd?»
Un
Audy Lloyd comprensivo di divisa da battitore di Quidditch si era
unito alla combriccola di Grifondoro che stavano camminando a passo
svelto attraverso i giardini.
«Scambiare
quattro chiacchiere» replicò il ragazzo con
semplicità, scrollando
le spalle. «Allora, come stai?»
«Cosa
vuoi, Lloyd?»
«Sei
sempre così diffidente?»
«Solo
con chi se lo merita.»
Audy
la fronteggiò con un’espressione particolarmente
soddisfatta. «Oh,
cosa ho fatto per meritare qualcosa dalla giovane Lily Luna
Potter?»
Lily
lo ignorò e prese a scendere la collina. «Sai,
potresti andartene,
ora. Il campo di Quidditch è da quella parte. Di
là, vedi? Quel
tipo con la divisa di Grifondoro che ci sta venendo incontro ci sta
andando; è sicuramente più intelligente di te e
saprà guidarti
bene. Segui lui.»
«Quanti
complimenti. Tutti per Matthew Rogers e per me mai niente,
eh?»
Lily
si fermò di colpo. Come cazzo aveva fatto a non riconoscere
Matt?
Gli gettò un’altra occhiata e, a malincuore,
constatò che Lloyd
aveva ragione. Era Matt, ed era sempre più vicino.
L’aveva
evitato per tutto quel tempo... era riuscita perfino a non
incontrarlo mai nella sala comune, possibile che ora le toccava
incrociarlo nei giardini, così grandi e apparentemente
sconfinati?
«Ero
riuscita a evitarlo, ci sarebbero state le vacanze... questo
è
destino, però.» Mormorò.
«No,
Potter, questa è sfiga,
che è diverso.» Audy le passò un
braccio attorno alle spalle e,
facendosi ben notare da Rogers, la accompagnò in quel modo
per un
bel pezzo.
«Sei
divertente, molto divertente, lo sai?» Replicò
Lily ironica,
prendendo senza alcuna grazia la mano del ragazzo e scostando il
braccio dalle sue spalle quando furono fuori dal campo visivo del suo
ormai ex ragazzo.
«Però
il braccio, mentre c’era Rogers nei paraggi, l’hai
lasciato, eh?»
Audy la fronteggiò nuovamente e si avvicinò
pericolosamente al suo
volto. Le punte dei loro nasi si toccavano ormai; Lily si
sentì
terribilmente nervosa, tanto che ‘nervosa’ non era
nemmeno la
parola adatta per definire il suo stato attuale.
«Matt
non ci vede più, ormai, puoi smetterla.»
«Oppure
potrei non farlo, che dici?» Audy appoggiò la
fronte a quella della
ragazza.
«Che
hai intenzione di fare?» Lily era pietrificata; si sentiva
una mano
di Audy sulla schiena, e aveva il volto che era a un niente dal suo.
«Potrei
baciarti.» Suggerì lui con uno strano tono di voce
che sembrava
tracciare linee circolari sulla pelle.
«Oppure
potresti non farlo, che dici?» Replicò Lily,
cercando di mostrarsi
più tranquilla possibile.
Audy
si avvicinò ancora di più; Lily temette che
avrebbe tentato davvero
di baciarla. Eppure la cosa che la spaventava più di tutte
era che
lei non stava facendo niente per impedirlo.
Sentì
le labbra di Audy sulla pelle della guancia; vi sostarono per un
tempo indefinito, al termine del quale Lily rigettò fuori
tutta
l’aria che aveva trattenuto nei polmoni e aprì gli
occhi – non
aveva nemmeno notato di averli chiusi.
«Hai
vinto, Potter.»
Audy
si allontanò di qualche passo poi, istantaneamente, si
voltò. «Sei
in ritardo per la lezione.»
«Già,
chissà per colpa di chi.»
«Vieni
con me.» Con un ampio sorriso il Tassorosso le tese la mano.
«Tu
sei in ritardo e io non ho voglia di sorbirmi un allenamento per
niente, sono solo una riserva. Andiamo, vieni con me.»
Lily,
ancora in balia del vortice di emozioni che il suo corpo aveva retto
in una sola mezz'ora – gioia, serenità,
frustrazione, seccatura,
sgomento, paura, terrore, sollievo e qualcos’altro di non
meglio
identificabile –, si trovò a fissare la sua mano
pallida e a
pensare che le sue dita lunghe erano decisamente più belle
di quelle
tozze di Matt.
*
Rose
e Chloe stavano rientrando a Hogwarts proprio in quel momento, ormai
stanche di passeggiare senza meta per i giardini col solo scopo di
tenersi lontane dai libri, quando videro in lontananza un biondino
dialogare a toni accesi con un tizio di colore che non faticarono a
riconoscere come Big M. Cercando di tenersi a una “distanza
di
cortesia” si avvicinarono, timorose di una potenziale rissa
visto
il soggetto coinvolto; riuscirono ad udire solo flebili brandelli di
conversazione e da lì riconoscere chi il biondo fosse, prima
di
uscire allo scoperto.
«...e
più divertimento sarà... così, e te la
sei cercata.»
«...era
diverso...! Le circostanze... volta... capisci?»
«Liam?»
Mai Rose si sarebbe immaginata che Liam, proprio
Liam,
conoscesse Big M tanto da trattenersi con lui a parlare nei giardini.
Immaginava che si conoscessero, vista la comunanza di Casa, e che
pure si parlassero, magari, ma non in quel modo. Big M non era uno
affidabile, lo sapevano tutti; era piuttosto da temere ed evitare.
Liam era forse nei guai con quel tipo?
«Rose!»
Liam le corse incontro e le diede un leggero bacio. «Hey, M,
lei è
Rose.» Liam fece scivolare la sua mano in quella di Rose e la
tenne
stretta.
Big
M le tese la mano. «Michael. Michael Minace. Ma tutti mi
chiamano
semplicemente Big M, per ovvi motivi.» Michael
abbassò il capo in
quello che forse avrebbe dovuto essere un lieve inchino mentre Rose,
dal canto suo, si limitò a sorridere, un po’
turbata.
«Be’,
allora vi lascio agli affari vostri. Ci vediamo ragazzi.» Big
M
passò loro avanti e, prima di andarsene definitivamente,
poggiò una
mano sulla spalla di Liam e mormorò: «Ricordati
ciò che ti ho
detto, amico.»
Liam
mosse qualche passo nella direzione opposta, mantenendosi silenzioso.
Rose non osò parlare né tantomeno chiedergli se
potevano entrare
nel castello, ora, e magari raggiungere la povera Chloe che aveva
lasciata sola; aspettò che fosse lui a dire qualcosa,
fornire
qualche spiegazione magari. Ma Liam non lo fece, così
toccò alla
ragazza informarsi. «Cosa ti ha detto Big M che devi
ricordare?»
Liam
alzò il capo verso la ragazza e sorrise. «Niente
di che. Un
consiglio... per una certa cosa che riguarda noi Serpeverde. Mi
spiace, Rose, non posso rivelartelo.» Le baciò la
fronte. «Vorrei,
non sai quanto vorrei, ma... te l’ho detto, riguarda noi, non
è
giusto nei confronti degli altri coinvolti se te lo dico,
capisci?»
Rose
si limitò ad annuire. Liam appariva turbato, fin troppo;
escluse a
priori che stesse mentendo, era impossibile. Che motivo ne avrebbe
avuto?
Erano
arrivati all’entrata del castello. Probabilmente la maggior
parte
degli studenti cominciava ad appropinquarsi ai propri tavoli per la
cena, mentre altri dovevano ancora terminare i propri compiti e
avrebbero fatto tardi.
«Volevo
chiederti una cosa...» Liam cominciò a contorcersi
le mani, nervoso
come mai Rose l’aveva visto. «È un
po’ che usciamo insieme, che
sediamo vicini nelle lezioni in comune... che ci frequentiamo, ecco.
»
Rose
si sentì avvampare; immaginava già quello che
Liam stava per dire e
il solo pensiero le faceva rimescolare il sangue. Come avrebbe potuto
mangiare qualcosa a cena se quel ragazzo le riempiva lo stomaco di
tutte quelle farfalle?
«Magari
è ora di ufficializzare la cosa, no?»
Incapace
di dire alcunché Rose lo cinse in un abbraccio forte, che
parlava da
sé. Rimasero in quella posizione, lei con la testa
appoggiata al
petto, dove sentiva il cuore battere, lui che le accarezzava i
capelli, per un tempo indefinito, che entrambi sperarono diventasse
l’eternità.
Rose
lo baciò con dolcezza; senza smettere di sorridere, mano
nella mano,
entrarono in Sala Grande quando gran parte della scuola –
professori compresi – era già a sedere. Ma la cosa
non li scalfì
minimamente.
Era
un sogno. Era un sogno e contemporaneamente la realtà; era
l’incredibile. E Rose doveva solo ringraziare Scorpius Malfoy.
People!
Stanno
cominciando a succedere un po’ di cose. La mia mente
è in
fermento, ho già tutto
chiuso
nel mio cervellino! Tutti i prossimi avvenimenti! Ah, mi sento
vagamente potente v.v Forse è complice la non-primavera di
fuori. Okay, sul capitolo non ho niente da dire, tranne quello
‘Scorpius Malfoy’ finale: mi sono sentita un
po’ cattivella a
terminare la parte RosexLiam con nome e cognome dell’unico
ragazzo
che davvero shippo con la Weasley, ma dovevo. Comincio a capire
perché secondo tutti sono una Serpeverde forse (?)
Di questi tempi noto spesso
quanto le mie scelte vadan dritte, ma all'inverso
non è il gusto dell'opposto
non è anarchismo
ho semplicemente scelto di
essere me stesso!
(The Sun, Outsider)
Le
vacanze di Natale erano prossime, ma la mole di lavoro non diminuiva
affatto ad Hogwarts. Si poteva annusare il profumo delle feste in
ogni angolo del Castello, nel più buio e irraggiungibile
anfratto
dei sotterranei si sentiva quell’inconfondibile odore di
relax,
mattinate trascorse in casa sotto le coperte e, soprattutto, distanza
da Hogwarts. Ciononostante la maggior parte degli studenti,
consapevoli della fine di quella parte dell’anno, era china
su
pergamene di compiti e gli stessi professori si trovavano spesso
confinati nell’ufficio della preside in assemblea, dopo
estenuanti
ore di lezione.
In
quel momento i professori erano tutti riuniti attorno allo stesso
tavolo, ma non per discutere di questioni scolastiche: si stavano
godendo a pranzo le ultime ore di libertà prima delle
lezioni
pomeridiane e un’altra inevitabile assemblea.
Orion
e Neville arrivarono, l’uno proveniente dalla Torre e
l’altro
dalle Serre, quando i piatti erano già in tavola e tutti
stavano
mangiando. Con respiro corto si sedettero come al solito
l’uno
accanto all’altro.
«Che
fai, non mangi?» Domandò Neville al compagno, che
stava fissando il
piatto con uno strano sguardo.
«Come
mai sei arrivato in ritardo, Neville?» Replicò
Orion sviando la
domanda.
L’insegnante
di Erbologia rimase sorpreso. Non era raro che arrivasse in ritardo,
soprattutto per pranzo: spesso si ritrovava a dover predisporre in
anticipo le piante che avrebbe usato nella lezione pomeridiana
successiva, o rimettere tutto in ordine. Per di più, le
serre non
erano proprio dietro l’angolo. «Tu piuttosto,
perché sei arrivato
in ritardo?» Aggiunse alla sua spiegazione.
«Ho
avuto qualche problema in classe» Rispose evasivo,
rimescolando ciò
che aveva nel piatto e finalmente prendendo qualcosa da mangiare.
«Va
tutto bene, amico? »
Orion
si voltò verso Neville, in modo che, essendo questi
l’ultimo della
tavolata, nessun altro potesse vedere né sentire
ciò che stava per
dire. «Oh, sì. Ma c’è
qualcuno che crede di avermi spaventato
disegnando col mio cibo dei caratteri sfavorevoli, nemmeno fossero i
fondi del tè. Dunque lasciamogli pure credere che io non
sappia
riconoscere uno scherzo dalla vera divinazione, no?»
«Questo
è un colpo basso. Non dovresti lasciare che ti prenda in
giro così,
chiunque sia l’artefice di questo.»
«Oh,
no. Sarà divertente. Guarda Adhara come se la ride con
Jefferson.
Sarà divertente.» Ripeté, mangiando
ancora.
«Non
sarai mica geloso?» La buttò lì
Neville, con apparente
indifferenza.
«Io?
Di Jefferson? E perché? Ma per favore!»
«È
un po’ che non vi parlate, in effetti, voi due – tu
e Adhara,
intendo. E ora lei ha cambiato posto a tavola, siede vicino a qualcun
altro... Non mi dirai che è successo qualcosa?»
Effettivamente
si erano parlati raramente da quella mattina in Sala Grande, Orion e
Adhara. Non che si evitassero... lui non la evitava almeno... lei lo
evitava! Non ci aveva fatto caso prima. Lei lo stava evitando! E
chissà perché, poi. Insomma, erano colleghi e
avevano avuto una
singolare discussione singolare. Adhara era una donna molto
suscettibile, dopotutto.
«Nah,
assolutamente niente degno di nota.»
Non
era geloso. Non lo era affatto.
Però
un po’ i battibecchi con Adhara gli mancavano. Sì,
insomma, erano
divertenti.
*
Albus
Severus Potter sembrava essere dotato di poteri divinatori, oppure
era un Legilimens molto capace: qualsiasi cosa Alex tentasse di
nascondergli, il moro lo scopriva sempre. Prima aveva scoperto come
occupava il 70% del suo tempo, ora se ne era appena uscito con una
frase che fece tremare Alex e la costrinse ad aggrapparsi al muro per
non cadere giù. Ma era la reincarnazione di Merlino o il
figlio di
Harry Potter, quello che aveva davanti?
«Allora?
Ti ho fatto una domanda. Alle domande solitamente si
risponde.»
«Eh?»
Alex era rimasta fossilizzata all’affermazione precedente,
incapace
di ascoltare altro.
Qual
era il segreto di Albus Severus Potter? Perché aveva deciso
di
appiccicarsi a lei in quel modo? Con quale strano potere riusciva a
scombussolarle l’esistenza in quel modo? Mille fatture e
altrettanti incantesimi si affacciarono alla mente della ragazza che,
per evitare una buona dose dei guai che ne sarebbero conseguiti
– e
anche perché, infondo, considerava Albus suo amico,
benché fosse
molto restia ad ammetterlo – evitò di scagliargli.
«Ti
ho chiesto», ripeté Albus, «come hai
intenzione di vendicarti di
Sarah¹. E non guardarmi così, ho solo fatto due
più due.»
«Perché?
Perché devi essere sempre così
ermetico?» Sbottò Alex. «Sherlock
Holmes, il mago più brillante del secolo, o forse abile
studente di
Divinazione che non frequenti? Cosa sei, Albus Potter? Mi hai
avvicinata contro ogni consenso, hai scoperto cose di me che nessuno
sa... e rimani sigillato come una zip.» Sospirò.
«Io giuro che non
ti capisco.»
«Non
c’è molto da capire in me, Alex Lloyd. Sono
perfettamente nella
norma, niente è di spicco in me. Non sono popolare come
James o
intelligente come Lily. Non sono uno dei migliori giocatori di
Quidditch del mio anno né una futura promessa del Ministero
della
Magia. Non sono niente tranne me stesso. Non ho etichette e non
aspiro a farmene. Preferisco mille volte rimanere lo sfigato che
nell’ombra dei suoi fratelli osserva il mondo... Preferisco
mille
volte non comportarmi come gli altri si aspettano che io mi comporti.
Non c’è niente da capire tranne questo.»
«Se
fosse veramente così non avresti cominciato a
perseguitarmi»
«E
se fosse una persecuzione, come dici, mi avresti allontanato diverso
tempo fa.»
Alex
sospirò. «Non hai risposto, comunque.»
Albus
la guardò con aria interrogativa, come se si fosse
già dimenticato
la domanda.
«Perché?»
Ripeté Alex.
«Ah,
quello. Quello è stato un incidente di percorso.»
Albus abbassò lo
sguardo per sottrarsi ai gradi occhi azzurri di Alex, indagatori come
mai prima. «Non era nei miei piani», si
sforzò di fronteggiarla,
«innamorarmi di te.»
Albus
Severus Potter era un ragazzo perfettamente nella norma, che viveva
nell’ombra dei suoi fratelli al riparo da etichette
insostenibili.
Eppure aveva appena fatto uno sgarro. Qualcosa che nessuno si sarebbe
mai aspettato da lui. Qualcosa che avrebbe portato il suo nome di
bocca in bocca, che era proprio ciò che cercava di evitare.
Ma al
momento era ciò che gli importava di meno.
«Tu...
cosa?!»
«Andiamo.
Hai capito. Mi sono innamorato di te.»
*
Il
caso, il destino, il fato, le coincidenze, la natura, i Fondatori,
qualunque cosa governasse il precario equilibrio di Hogwarts non
aveva ancora finito di sorprendere Alex Lloyd quel giorno. Non era
servito a niente dileguarsi con una scusa davanti a quella pesante
affermazione, mi sono innamorato di te, no, ciò che
l’attendeva
sarebbe stato anche peggio. E lei nemmeno lo sapeva.
Aveva
lasciato Albus in corridoio, decisa a saltare la lezione verso cui si
stavano dirigendo insieme. Non avrebbe potuto sopportare di starsene
seduta accanto al Potter senza niente da dire, senza una parola,
perché da qualsiasi cosa sarebbe nato imbarazzo.
Sì, ecco,
imbarazzo. Era imbarazzata, tremendamente. Fino a quel momento aveva
pensato che Albus per lei fosse solo il Potter che la perseguitava,
quello con cui trascorrere tranquillamente le mattinate a lezione
–
tranquillamente, sì, salvo le sorprese a quanto pareva non
infrequenti che Albus Potter riservava al mondo –, ma niente
più.
Ora invece si vergognava, si vergognava di incontrarlo, di parlarci,
di camminare con lui in corridoio o in giardino, di considerarlo suo
amico. In un attimo aveva visto il loro rapporto crollare in mille
pezzi; sentiva di non potersi più affidare ad Albus come
prima
avrebbe naturalmente fatto. Aveva solo in quell’attimo capito
quanto dipendesse dal Potter.
Hey,
non poteva permettersi di piangere. Non lei.
Con
gli occhi e la testa rivolti in basso Alex correva il più
lontano
possibile dall’aula di Incantesimi, dal castello, dagli
studenti.
Arrivata all’atrio si sentì per un secondo
spaesata, non sapendo
dove potersi rifugiare, ma in un secondo decise di correre verso i
sotterranei e il suo dormitorio, nella speranza che tutti fossero a
lezione. E fu allora che, come un cataclisma, il secondo accadimento
della giornata si abbatté su di lei.
«Alex
Lloyd.»
Alex
si voltò al sentire quella voce vagamente familiare
pronunciare il
suo nome.
«Dove
stai andando?»
¹come
hai intenzione di vendicarti di Sarah: ricordo che
è stata Sarah a
mettere in crisi il rapporto tra Louis e Alex, fino poi a farli
lasciare definitivamente. Ricordo anche che è per questo che
Alex
“scoppia” chiunque le capita a tiro: aspetta che
Sarah si fidanzi
con Liam per poi vendicarsi ;)
Mi
sento cattiva.
Mi
sento molto cattiva.
(1)
per quello che succede OhmyAlbus
çwç e (2) perché sono in
superritardissimo. (A questo proposito, scusate, ma sono potenzialmente
morta - una storia lunga che ha a che fare con una cotta tremenda,
credo che questo basti a far intendere in che stato sono
ç-ç).
Anyway,
sappiate che ho appena finito di scrivere un capitolo Rose/Scorpius.
Perché in 93284059 me lo chiedevate (checccare, siete
dolcerrime :'3), e sarà il prossimo. A proposito,
è un capitolo superfAIgo, vi avverto. Anzi, vi lascio pure
uno spoiler, perché è il mio capitolo preferito
finora.
«Scorpius,
io sono carina?» Gli chiese, lo sguardo fisso
all’orizzonte.
A Bess, perché è la beta migliore del mondo e un tesoro immenso. E una figa, perché mi ha pure fatto il banner di inizio capitolo.
A BurningIce, coccinella allegra, VexDominil, Elvass, Anonimadelirante che ancora, nonostante io sia pessima nel rispettare le scadenze e rispondere alle recensioni, mi seguono e recensiscono.
Abbraccio tutti :3
«Alex Lloyd.»
Alex si voltò al sentire quella voce vagamente familiare pronunciare il suo nome.
«Dove stai andando?»
«Non è affar tuo, Weasley.»
Alex non aveva dimenticato. Era passato tanto, tantissimo tempo da quando erano stati insieme, ma Alex non aveva dimenticato un millimetro quadro di Louis. Eppure stentava a riconoscerlo. Aveva perso la sua caratteristica vocina squillante da bambino, non aveva più le guancie pienotte come allora e gli si intravedeva un accenno di barba. “Tutto questo tempo ha lasciato più segni su lui che me”, pensò Alex.
«Lo è. Perché abbiamo Incantesimi insieme adesso, e l’aula non è certo nei sotterranei ma al terzo piano, dal quale non è mai stata spostata. Se ti serve posso procurarti una mappa del castello.» Replicò il biondo, il tono di superiorità marcato.
“Fottuto Prefetto”. «Sto tornando in dormitorio, io-»
«'Ho dimenticato una cosa', vero? Be’, in questo caso arriverai tardi a lezione come tuo solito, e sarò costretto a segnalare questa tua mancanza a Nott o Malfoy per l’ennesima volta. Ma, visto che ti conosco abbastanza bene, stai meditando di saltare la lezione, e non posso permettertelo.»
Visto che ti conosco abbastanza bene.
«Louis, non è il momento.»
Alex fece per dirigersi verso il dormitorio ma Louis, deciso a impedirglielo, si frappose fra la ragazza e la scalinata che conduceva al sotterraneo.
«Alex,» cominciò, mettendole una mano sulla spalla, «lo so che mi ripeterai ancora che non è affar mio e anzi, aggiungerai pure che sono un prefetto del cazzo, un fottuto perbenista che pensa soltanto a reggersi sulla sua carica, ma devo dirtelo. Sono preoccupato. I tuoi comportamenti non sono visti bene dalla maggior parte degli insegnanti che anzi spesso hanno da ridire sulle tue mancanze riguardo al corretto modo di indossare l’uniforme, l’orario di inizio lezioni e la frequenza delle lezioni seguite. Allen non vuole ammetterlo, non vuole parlarti, ma teme per la tua promozione e i tuoi G.U.F.O. Dice che i tuoi non ti farebbero ripetere l’anno e anzi, verresti ritirata e iscritta a una normale scuola Babbana. Ciò non può importare a te, ma importa a me, a tua sorella, alla tua famiglia.» Louis sospirò. «Alex, tu... è tutto okay?»
«Sì», replicò in fretta e con un’espressione vacua stampata in volto, «sì, mai stata meglio.» Con un movimento secco della spalla scostò la mano di Louis e, raccolta la tracolla – quando le era caduta? –, si diresse a passo veloce verso la sua stanza, prima che qualcosa, o qualcuno, potesse nuovamente scombussolarle l’esistenza.
*
«Hey Lu’, se io avessi freddo?»
«Vuoi davvero che ti risponda quello che ti dico ogni santa sera, Rose?»
«Ma io odio le ronde!»
Come ogni sera, Rose Weasley e suo cugino Louis si trovavano, com’era loro dovere, a camminare per tutto il settimo piano fino a tarda ora. Rose aveva imparato ad amare il suo incarico di prefetto; sì, insomma, c’erano tante responsabilità che, diciamocelo, non si adattavano a una persona estremamente distratta come lei, ma le piaceva l’idea che c’era davvero qualcuno che faceva affidamento su Rose Weasley, ed era questo a spronarla maggiormente. Ma se c’era una cosa che odiava, erano le ronde notturne. Perché primo: non poteva stare in compagnia di Liam, che era al piano terra; secondo: c’erano spifferi ovunque in quel castello e la sera erano veramente insopportabili e terzo: Louis aveva una parlantina inarrestabile. Anche peggiore dello zio Percy.
«Louis?»
«Che c’è?»
«Che hai?» Quella sera Louis Weasley era particolarmente silenzioso. Il che non era strano, di più. Rose avrebbe voluto mordersi la lingua; cosa le saltava in mente di stimolare la conversazione con suo cugino, una volta che stava beatamente in silenzio?
«Niente.»
«Okay, c’è qualcosa che non va.»
«Ti dico di no.»
«Sai, forse dovresti parlarle.»
Louis sgranò i suoi grandi occhi azzurri in direzione di quelli scuri della cugina. «Eh? Con chi?»
«Con lei. Chiunque sia. Se hai un problema, dovresti parlarle. Se stai qui a rifletterci perderai solo tempo.»
Louis sorrise di un sorriso amaro. «Fosse così facile, Rose. Fosse così facile.»
Rose si accasciò a terra, stringendosi sempre più nella giacca della divisa. «Sai, se ci pensi non è difficile. Si tratta di fare una cosa che sai ben fare, che è parlare. Andare da lei, camminare nella sua direzione, e poi parlare, ordinare le lettere in modo che ne esca qualcosa di senso compiuto. Tecnicamente non è difficile. Devi solo volerlo. Quello, quello è difficile.»
«Per te è tutta una favola. Sei una bella ragazza, non devi aver paura di un rifiuto, piaci a tutti. Per te è così facile, Rose... Ma esistono anche persone per cui non è così. Gente nascosta nell’ombra. Gente che viene disprezzata, spesso, per come è. E sai, è difficile mostrare qualcosa agli altri quando hai paura di farlo vedere anche a te stesso.»
«Hey, non è facile nemmeno per me! Cosa credi? Anche io li ho avuti, i miei rifiuti!» Scattò, punta nel vivo.
Louis alzò un sopracciglio. «Ah sì? Vai, elencameli. Ascolto.»
Rose tacque, la mente improvvisamente vuota.
Era stato veramente sempre tutto così facile, per lei?
*
Quando Rose aveva mentito a Liam, Scorpius non immaginava niente del genere. Incrociatolo nei giardini, la Weasley aveva detto al suo ragazzo che no, non era lui che si era fermata ad aspettare lì, sapendo che Serpeverde sarebbe tornato dalla lezione di Cura delle Creature Magiche, ma Scorpius; aveva aggiunto che si erano dati appuntamento per studiare insieme Aritmanzia. E Scorpius, sebbene parecchio stupito da quella palese bugia dell’amica, le aveva straordinariamente retto il gioco.
Ormai era allenato a quel genere di cose.
«Hey, quanto lontano vogliamo andare?» Domandò il biondo ad un certo punto, visto che la rossa non smetteva un attimo di camminare. «La biblioteca è all’interno della scuola, non qui nei giardini. Anche perché comincia a farsi freddo, il sole sta già scendendo.»
Rose si fermò, ma non disse una parola. Come la sera prima, si accasciò a terra stringendosi sempre di più nella giacca della divisa, col freddo di dicembre che superava anche l’imbottitura del mantello. Ormai le vacanze erano alle porte.
Scorpius, vedendo lo strano umore della rossa, la imitò; si sedette accanto a lei, il mantello bordato di verde-argento stretto intorno a sé. Chissà perché suo padre aveva voluto che anche il suo mantello personale fosse decorato con i colori della Casa di Hogwarts.
«Siamo fortunati. Nonostante il freddo, c’è un bel paesaggio.» Disse più a se stesso che a Rose, aspettando che quest’ultima gli desse spiegazioni. Che tardarono un po’ ad arrivare.
«Scorpius, io sono carina?» Gli chiese, lo sguardo fisso all’orizzonte.
Scorpius fu preso alla sprovvista. «Be’, sì, oddio, Rose, sì! Perché dovresti pensare il contrario? Okay, i gusti sono gusti, potresti non piacere proprio a tutti, sei particolare... ma sì, secondo me sei abbastanza carina.» A dir tutta la verità, a Scorpius non piaceva Rose. Era carina, sì, ma aveva un naso all’insù che le dava quell’aria da francese che proprio non gli piaceva. Poi era magra, fin troppo. E aveva gli occhi scuri. Di un bel taglio, ma scuri. Però preferì non elencarle tutti i difetti fisici che aveva; non era proprio il momento, al contrario.
Rose lo fissò, gli occhi impauriti. «Quindi secondo te a Liam piaccio solo per questo, perché sono bella?»
Scorpius s’intenerì. «Ma no! Cosa vai a pensare? Perché poi? A Liam sei simpatica. Gli piace anche il tuo carattere. Gli piaci tu, Rose. Lo conosco abbastanza da poterlo dire con certezza.» “Almeno credo di conoscerlo abbastanza. Liam è una sorpresa continua”, pensò. Ma preferì non dirle nemmeno questo.
«Ieri sera... ieri sera ho avuto una discussione con Louis. Mi ha fatto intendere che io piaccio alla gente, per questo non sono mai stata rifiutata da nessun ragazzo. Perché a tutti piaccio per il mio aspetto fisico. Ma io non voglio questo.» Rose si cinse le ginocchia con le braccia e vi nascose la testa.
Scorpius le accarezzò una spalla. «Tu tremi», disse poi, e le appoggiò metà del suo mantello sulle spalle. Rose si tirò a sedere e si avvicinò all’amico, in modo che potessero essere entrambi il più possibile coperti.
«Elimina questo pensiero, okay? Cancellalo. Tu sei bella. Stop. Piaci alla gente perché sei solare, sempre allegra, sprizzi luminosità da tutti i pori. Non per il tuo aspetto fisico. Non sei il tuo corpo, Rose. Non dirlo, non pensarlo più.» Disse. «E poi, sono sicuro che hai interpretato male le parole di Louis.»
Rose tacque per un po’, assaporando il suono e soprattutto il significato di quelle parole, soppesandole minuziosamente. «Siamo fortunati; nonostante il freddo, c’è un bel tramonto.» Appoggiò la testa alla spalla di Scorpius senza dire altro.
Rimasero in quella posizione finché il sole non scomparve dietro l’orizzonte.
Aver aspettato così tanto ne vale la pena, non ne vale la pena, non lo so. So che questi ultimi mesi sono stati pessimi sotto ogni punto di vista: credo di non essermi mai sentita presa in giro così tanto da una delle persone che reputavo più importanti. Ma grazie alla Rowling "Hogwarts will always be there to welcome you home", e certe volte proiettarsi nel castello, leggendo o scrivendo che sia, è un toccasana. Perciò sì, ho ripreso a scrivere, un po' con la forza, ma ho ripreso :')
Non è una scusa, lo ripeto. Sono stata pessima e niente vale come scusa, nemmeno i diciotto anni appena compiuti, nemmeno il fatto che oggi è Halloween e sto soffrendo come un cane per James e Lily (solo una parola: otp ç_ç). Peeeerò, here I am. A distribuire abbracci gratis a tutti :3