Scrivilo sui muri.

di bolladisapone_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Questa storia era nata come una One Shot, ma poi diventata troppo -davvero troppo- lunga ho deciso di dividerla in 3 capitoli.
Spero che questa mini-long vi piaccia, ci ho davvero messo l'anima.
Me la lasciate una recensione? Anche per divertirvi a lanciarmi pomodori?
Per me va bene.
Ora vi lascio alla fanfiction, che è molto meglio lol
Buona lettura. 

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Harry cammina avanti e indietro, in silenzio, lungo il corridoio di quell’edificio grigio e triste, sospirando per l’ottantatreesima volta –Louis giura di averle contate tutte, una per una- mentre il suo fidanzato lo fissa a debita distanza con le spalle poggiate al muro.
-“Hazz?”
Lo richiama dolcemente, con un sorriso divertito dipinto sulle labbra.
Il riccio continua la sua camminata a sguardo basso e con le braccia incrociate al petto, e Louis decide di staccarsi dal muro e posizionarglisi davanti per fermare quell’estenuante movimento diventato fonte di nervosismo per tutti.
Harry alza lo sguardo nell’istante esatto in cui Louis poggia le sue piccole mani sulle sue spalle larghe e gli sorride.
-“Sei nervoso?”
Il riccio si rilassa immediatamente, sciogliendo la postura retta che si era imposto di tenere ormai da mezz’ora a quella parte.
-“Solo un po’.”
Ha il coraggio di sussurrare, lasciandosi poi stringere tra le braccia dell’altro che, nonostante la bassa statura, lo coccola e lo tranquillizza.
Affonda il viso nell’incavo del collo di Louis, che si apre in un sorriso al respiro caldo dell’altro contro la pelle, e borbotta qualcosa che il liscio non riesce a decifrare.
Restano abbracciati per una manciata di minuti, in cui Louis si preoccupa di dondolarlo come un bambino e scompigliargli i capelli, infondendogli sicurezza e tranquillità.
Sono poi costretti a separarsi quando il rumore della porta principale li fa separare di scatto e voltare, vedendo comparire Niall con un bicchiere dello starbucks tra le mani.
Sospirano insieme, e poi Louis sorride al pensiero che quello è l’ottantaquattresimo sospiro di Harry da quando sono entrati in quell’edificio.
Resta con lo sguardo sulla figura del riccio davanti a sé che appoggia la schiena al muro e chiude gli occhi, lasciandosi andare al silenzio del corridoio riempito soltanto dai sussurri degli altri tre compagni di band.
Studia il profilo del suo viso, sorridendo ad ogni tratto ed imperfezione che lui conosce a memoria.
Si avvicina lentamente al suo corpo, poggiando le mani sui suoi fianchi ed incrociando gli occhi ai suoi quando l’altro apre gli occhi.
-“Non mi hai dato il buongiorno, stamattina.”
Sussurra, con un velo di malizia nella voce che Harry percepisce immediatamente.
Sorridono entrambi, guardandosi ancora e perdendosi l’uno negli occhi dell’altro, irrimediabilmente.
-“Con ‘buongiorno’ cosa intendi, piccolo impertinente?”
Louis ride a voce bassa e si spalma contro il corpo ormai rilassato dell’altro, stringendolo a sé con le mani ancora ancorate sui suoi fianchi.
-“L’impertinente della coppia non era lei, Styles?”
Chiede Louis, inclinando il viso e guardandolo con aria da finto innocente, senza riuscire a cancellare un sorrisetto sghembo che ormai è presente sulle sue labbra.
-“Le cose cambiano, Tomlinson.”
Il sussurro roco e malizioso di Harry gli riempie la testa in un battito di ciglia, riuscendo ad immobilizzare ogni suo muscolo per un attimo, mentre una scarica di brividi gli attraversa la spina dorsale.
E Louis sospira piano, convinto ormai che quel desiderio di Harry non scomparirà mai, portando le proprie labbra a sfiorare quelle del minore, sorridendovi poi contro.
-“Tranne noi.”
Sussurra ancora una volta, dando finalmente vita al bacio che entrambi attendevano dal risveglio veloce e stressante di quella mattina.
Si baciano lentamente, con dolcezza, mentre le basse risate innamorate e divertite di entrambi interrompono i baci ed il silenzio del corridoio.
Zayn, dall’altro lato del corridoio, sbatte rumorosamente la testa contro al muro, digrignando tra i denti un
-“Smettetela, che schifo.”
Riceve subito dopo uno scappellotto da parte di Liam che lo ammonisce con lo sguardo, mentre Louis si volta verso di loro e si appoggia completamente al petto di Harry che lo stringe con possessività e protezione.
Zayn e Louis si scambiano un’occhiata divertita, prima di scoppiare entrambi in una risata, scuotendo la testa, coordinati come sempre.
-“Non rompermi le palle, testa di cazzo.”
Sbotta Louis, facendo la linguaccia a Zayn che ricambia, senza rispondere alla provocazione, sotto gli occhi di tutti i presenti che li guardano sconvolti e un po’ rassegnati.
Harry non lascia la presa ferrea intorno alle spalle del suo ragazzo, continuando a tenerlo stretto a sé e ricambiando il bacio a stampo che Louis gli dedica una volta voltatosi di nuovo.
-“Ti amo.”
Torna a sussurrare Louis, facendo sorridere Harry e facendo sbruffare Zayn che viene colpito poco dopo dal bicchiere vuoto dello starbucks da un Niall ormai esasperato.
-“Giuro su Dio che sputerei di nuovo quel caffè per gettartelo in testa!”
Louis ed Harry scoppiano a ridere all’improvviso, seguiti a ruota da Liam che guarda tutta la scena con occhi divertiti.
I due ragazzi, invece, guardano l’uno lo sguardo dell’altro, sorridendo per le mille parole che non lasciano mai le loro labbra.
-“Ti amo anch’io.”
Si decide poi a rispondere Harry, in un bisbiglio più basso, prendendo il mento di Louis tra le dita per alzargli appena il viso e baciarlo, con un sorrisetto sulle labbra ed un sospiro del maggiore contro la bocca.
Si separano con un sorriso, prima di sentire la porta aprirsi un’ennesima volta.
Louis si allontana dal corpo di Harry, immediatamente, notando il loro maestro entrare con una cartellina sotto il braccio e degli occhiali a coprirgli gli occhi.
Restano tutti e cinque in silenzio, studiando le caratteristiche dell’uomo che si ritrovano davanti che li squadra a sua volta.
Capelli ricci e scuri, occhi color nocciola ed un sorriso educato sempre presente sulle labbra.
-“Io sono Christian, ragazzi. Penso abbiate capito chi sono, no?”
Si stringe nelle spalle, indifferente, e li supera per aprire la porta di un’aula ed entrarci subito dopo, alzando la voce per richiamarli.
-“Aspettiamo il tramonto o cominciamo?”
I cinque si guardano un attimo tra di loro, trattenendo una risata liberatoria e liberandosi di tutte le ansie.
Poi Harry e Louis si prendono per mano e finalmente entrano in aula.
Ognuno si siede ad un posto scelto a caso, mentre Harry e Louis siedono vicini, lanciandosi un’occhiata veloce per provare a non destare sospetti.
Il professore li guarda un attimo e poi sorride, perché la sfortuna –o fortuna?- di avere una figlia Larry Shipper è capitata proprio a lui.
-“Bene, cominciamo?”
Chiede tranquillo, poggiando la schiena contro la cattedra e guardando i cinque ragazzi che si guardano, tesi ed imbarazzati, per poi annuire e tornare con lo sguardo su di lui.
Sospira velocemente, spostandosi dalla cattedra per recuperare il gessetto, avvicinandosi alla lavagna.
-“Comincio con una domanda facile. Per voi cos’è l’amore?”
Chiede semplicemente, con un sorriso sulle labbra e lo sguardo fisso a studiare ogni movimento dei cinque ragazzi che ha davanti.
Nessuno sembra esser deciso a parlare per primo, però scopre Harry lanciare un’occhiata di sottecchi a Louis senza riuscire a trattenersi, e allora coglie l’attimo.
-“Cosa c’è, Harry? Louis ti ricorda l’amore?”
Fa giusto in tempo a vedere il ragazzo sgranare gli occhi e fissarlo, prima di sentire le risate degli altri riempire l’aula, seguite da uno sguardo ed un sorriso dolce di Louis nei confronti del riccio.
Il professore li osserva ancora, e con un sorriso morbido ripropone la domanda, tenendo gli occhi fissi in quelli verdi e vulnerabili di Harry.
-“Allora, Harry. Per te cos’è l’amore?”
Harry prende un respiro e getta un’altra occhiata a Louis che lo guarda per rassicurarlo.
Harry ha sempre odiato parlare, e di fatti, comincia a balbettare.
-“Io.. Credo che sia quella cosa che..”
-“Quella cosa?”
Chiede scettico Christian, sollevando un sopracciglio per spronarlo ad aprirsi ancora.
-“Avanti, Harry. Ti sei mai innamorato?”
Ammorbidisce il tono, e osserva il riccio annuire piano.
Sorride appena ed annuisce di specchio, sedendosi sulla cattedra perché sa che la chiacchierata sarà lunga.
-“Cosa provi quando sei innamorato?”
Gli occhi di tutti si concentrano su Harry, ed il ragazzo comincia a sudare ed a torturarsi le mani, però poi comincia a parlare.
-“Come se fossi chiuso in un ascensore, o se fossi al settimo piano di un palazzo.”
-“L’amore ti fa sentire in pericolo?”
Louis lo osserva con le sopracciglia inarcate ed un fulmine di dolore che gli attraversa le iridi azzurre, prima di vedere Harry scuotere la testa e prendere un respiro profondo.
-“Sei così sicuro di ciò che provi che.. ti senti in gabbia. In una bella gabbia.
Intendo.. sa quando un claustrofobico è chiuso in ascensore?”
Il professore annuisce, assottigliando lo sguardo per seguire il ragionamento contorto del ragazzo, e la consapevolezza delle sue potenzialità già gli si affaccia nella mente.
-“Sta male. Il respiro gli si blocca in gola ed ha una voglia pazza di uscire. Sbatte i pugni contro la parete chiedendo di scappare, pregando di salvarsi, perché.. è qualcosa di troppo grande da affrontare.
Quello è.. il momento della consapevolezza. Il momento in cui io scopro di amare.
Perché l’amore a me fa paura.. fa paura come se fossi su un burrone sul punto di cadere..
Però poi guardo avanti e scopro l’orizzonte.”
Si volta a guardare Louis, respirando piano, incontrando un attimo prima di voltare il viso quelle iridi azzurre che lo guardano consapevole.
-“Osservo l’orizzonte e non ho più paura di cadere..”
Il professore sorride sornione e, dopo aver lanciato uno sguardo a Louis, pone l’ennesima domanda.
-“Perché non hai più paura?”
-“Perché semmai dovessi cadere.. cadrei fissando l’orizzonte.”
Tutti restano in silenzio, compreso il professore che lo guarda piacevolmente sorpreso.
Harry si guarda intorno, sbattendo le palpebre velocemente ed arrossendo per gli sguardi indagatori che restano fissi su di lui.
-“Che ho detto?”
Piagnucola come un bambino, prima di sentire Louis voltargli il viso, prendendogli il mento tra le dita, e lasciargli un bacio veloce e bagnato sulle labbra.
-“Ti amo.”
Sussurra con un sorriso sulle labbra fini, facendone nascere uno simile sulle labbra carnose di Harry.
Il professore tossisce, ed entrambi si voltano verso di lui, staccandosi immediatamente l’uno dall’altro.
-“Siete carini, ma ho appena mangiato. Preferirei assistere ai vostri amoreggiamenti fuori dall’aula.”
Il professore nasconde una risata, facendo sorridere tutti e cinque i ragazzi che si tranquillizzano maggiormente, lasciandosi andare contro le sedie.
-“Allora, cos’è per voi l’amore, ragazzi?”
Il professore li guarda tutti, dondolando le gambe, ancora seduto sulla cattedra.
-“Una rottura di scatole?”
Esclama Niall, facendo ridere tutti e beccandosi un calcio da Louis che scivola sotto il banco per colpirlo.
-“Qualche idea più romantica?”
-“L’infinito.”
Risponde Zayn, con occhi sognanti ed un Liam che gli colpisce la spalla con un pugno, sorridendogli.
-“Troppo banale.”
Scarta ancora, osservando Louis, beccandolo intento ad osservare il ragazzo riccio che scarabocchia sul quaderno.
-“Louis?”
Il ragazzo liscio alza lo sguardo, puntandolo in quello scuro del professore. Poi sorride.
-“Harry.”
Harry alza il viso e fissa Louis, dedicandogli un sorriso pieno d’amore.
Si sporge per lasciargli un bacio sulle labbra che Louis ricambia senza vergogna, perché ormai la vergogna ha imparato a metterla da parte, perché quando una coppia come la loro vive di rari momenti in cui possono essere insieme imparano a sfruttarli tutti.
-“Non ho speranze.”
Sbotta il professore, spostandosi dalla cattedra con una risata a cui si unisce quella degli altri.
Louis ed Harry ridono labbra contro labbra, e dopo un ennesimo bacio si separano per tenere gli occhi fissi sulla mano del professore che con il gessetto scrive alla lavagna.
L’amore è..
Si volta ancora una volta e guarda tutti, sospirando prima di cominciare a parlare.
-“L’amore è una semplice emozione, come la sofferenza, come la gioia, come qualsiasi altro sentimento di cui siamo a conoscenza.
La musica è stata creata proprio per risvegliare le emozioni.”
I ragazzi ascoltano, interessati, già curiosi di scoprire dove quel discorso voglia andare a parare.
-“La musica può parlare di qualsiasi cosa, ragazzi. L’importante è metterci emozione.
Potete cantare dell’amore di cui tutti i cantanti cantano, del dolore che tutte le persone provano o potete parlare della prima volta che avete imparato a centrare il water.”
Parte una risata generale, ma il professore stampandosi un leggero sorriso sulle labbra, non smette di parlare.
-“Tutto ciò che importa, è che voi cantiate emozioni, ragazzi.”
Tutti annuiscono e lo guardano assorti, assorbendo come spugne ogni singola parola.
-“Louis. Tu di che sentimento parleresti nelle tue canzoni? Cosa vorresti dire alla gente?”
Louis ci riflette un attimo perché non gli va di essere banale, però poi risponde senza troppi giri di parole.
-“Il peso delle bugie.”
Harry si volta a guardarlo un attimo e stringe la mano intorno la sua, cercando di rassicurarlo.
-“Sapete che ciò che scrivete è ciò che siete?”
La lezione diventa un domanda e risposta, e tutto si fa più interessante.
-“Ragazzi.. se voi parlate d’amore, se riuscite a scrivere d’amore, è perché vi sentite innamorati. Se riuscite a parlare d’abbandono è perché vi sentite abbandonati. Qualunque cosa voi scriviate dovete sentirla sotto la pelle.”
Tutti annuiscono ed Harry scarabocchia una frase a caso sul suo quaderno, senza neanche volerlo fare davvero.
E si chiede, per la prima volta, cosa vorrebbe davvero urlare alla gente.
-“Lei mi sta dicendo che io potrei urlare alla gente ciò che sono attraverso le mie canzoni?”
Chiede all’improvviso, facendo alzare lo sguardo del professore su di lui.
-“Certo.”
-“Come potrei? Neanch’io so chi sono.”
-“Le tue parole lo sanno.”
Harry resta in silenzio, fissando il professore negli occhi e sospirando piano, prima di scuotere la testa.
-“E quando si ha troppo da urlare? A volte le parole non bastano.”
-“Ecco perché esiste la musica. La melodia, Harry. La tua voce. Le parole spiegano, ma la melodia e la voce fanno provare a chi ti ascolta ciò che tu senti dentro. Potresti dire una frase semplice come “mi sono innamorato di te” e dirla con mille sfumature diverse nel tono di voce. Qui entra in scena il cantante. Il cantautore scrive le canzoni e le interpreta. Voi dovete diventare attori delle vostre stesse emozioni.”
Si volta verso Niall, invitandolo ad avvicinarsi, allungando il braccio per porgergli il gessetto.
-“Allora, scrivi una parola che ti ricorda l’amore. Una qualsiasi, senza cadere nel ridicolo.”
Guarda Zayn con un sorrisino, il quale arriccia il naso e si volta, fintamente offeso.
Niall si alza in silenzio e lo raggiunge, recupera il gessetto, sospira, e guarda prima il professore e poi la lavagna.
-“Io non sono bravo in queste cose.”
Borbotta, riporgendogli il gessetto.
Il professore resta fermo, incrociando le braccia al petto e guardandolo, inarcando un sopracciglio.
-“Horan.”
Niall sbruffa e si volta di nuovo, scrivendo la prima parola a cui pensa.
Musica.
-“Perché hai scritto musica?”
-“Perché la musica è tutto ciò che ho ed è tutto ciò di cui mi importa, e credo che sia lo stesso che senti quando sei innamorato. Sbaglio?”
Guarda Harry e Louis e si stringe nelle spalle, riportando lo sguardo sul professore.
-“Io non so cosa significa essere innamorati, ma so cosa significa vedere persone intorno a me che si amano e che affronterebbero di tutto per il proprio partner. Io so per certo che farei lo stesso per la musica.”
Il professore allora sorride ed annuisce, indicandogli con un cenno del capo il suo banco.
-“Torna a sederti.”
Niall volta le spalle e torna alla sua postazione, battendo stancamente il cinque a Zayn, per poi rilassarsi contro lo schienale della sedia.
-“Liam, alza il tuo bel culo d’oro e vieni qua.”
Liam segue gli ordini con un sorriso sulle labbra e si dirige alla lavagna, recuperando il gessetto e scambiando uno sguardo con il professore che lo fissa attento e curioso.
Sospira appena e poggia il gessetto sulla lavagna, cominciando a scrivere.
Calma.
-“Perché hai scritto calma?”
-“Perché sono stanco degli amori tormentati.. di quelli difficili.”
Liam sospira e si volta un secondo verso Zayn, prima di tornare con lo sguardo sul professore accanto a sé.
-“L’amore non dovrebbe darci stabilità?”
Christian annuisce appena e cerca di decifrare una scintilla in quegli occhi marroni che però non riesce a capire.
-“Invece a me non lo da mai.. Io odio gli amori impossibili. Io vorrei solo essere felice.”
Liam nota un sorrisino dolce disegnarsi sulle labbra del maggiore, prima che con un gesto della mano lo mandi a sedere.
Posa il gessetto sulla cattedra e torna a posto, sussultando ad un improvvisa pacca sul gluteo destro.
-“Zayn!”
-“Oltre ad avere un culo d’oro sei anche un poeta.”
Lo prende in giro, aprendosi in un sorriso divertito ma sincero, mentre Liam con una smorfia gli si siede accanto.
-“Voglio proprio vedere tu come te la cavi dopo.”
-“Non sarò di certo bravo come te, Leeyum.”
I due sussurrano tra di loro e si guardano negli occhi, sorridendo dolcemente l’uno all’altro.
-“Mai nessuno sarà come te, Zayne.”
Improvvisamente il silenzio riempie la stanza, e tutti si crogiolano in esso, assorbendo la tranquillità delle mille parole dette quel pomeriggio che ancora girano in testa.
Harry mastica il cappuccio della penna nera, ricevendo qualche occhiataccia da Louis e qualche schiaffetto sulla mano.
-“Harry devi smetterla, è un vizio orrendo.”
Sussurra il maggiore, sentendo il professore chiedere scusa ed allontanarsi velocemente dall’aula con il cellulare in una mano.
-“Lou, mi aiuta a concentrarmi.”
-“Non fare il bambino. Puoi prendere un’infezione.”
Harry sorride a quella dolce sensazione di protezione che Louis gli trasmette, quindi si accoccola tra le sue braccia sporgendosi appena dalla sedia su cui è seduto, senza chiedere il permesso.
Louis lo stringe a sé facendo congiungere il petto con la sua schiena e gli bacia i ricci morbidi, sorridendo contro di essi al solito profumo di miele.
-“Sei un bambino.”
-“E tu sei una mamma.”
Bisbigliano entrambi, restando poi in silenzio per gustarsi quell’attimo soltanto loro.
Harry chiude gli occhi e lascia che Louis gli accarezzi i capelli, liberandolo da ogni sorta d’ansia o di tensione.
Ama questi momenti con il suo ragazzo.
Quei momenti in cui sono tranquilli ed in solitudine, in silenzio, a darsi ciò che i gesti possono dare più delle parole.
Allora il riccio alza il viso e si ritrova ad ammirare quello dell’altro sottosopra, sorridendogli.
-“Me lo dai un bacio?”
Chiede con dolcezza, vedendo poi Louis abbassare il viso con un sorriso sulle labbra e baciargli la punta del naso.
-“Ad una condizione.”
-“Quale?”
-“Sii il mio spiderman.”
Ridacchiano insieme, prima di far congiungere le loro labbra in un bacio lieve e dolce, mentre gli altri in silenzio li guardano ammaliati come se fossero la scena più bella di un film.
Christian rientra improvvisamente in aula e resta in silenzio sull’uscio della porta, sorridendo alla scenetta che si ritrova davanti.
Tossicchia appena, facendo rialzare Harry di scatto, notando Louis stringersi impercettibilmente su sé stesso.
E Christian quasi può sentirlo il freddo improvviso che le braccia di Louis hanno provato senza avere Harry da stringere, può quasi sentire il suo fiato spezzarsi per un attimo a quella mancanza improvvisa.
Christian può leggere lo smarrimento spontaneo che sfiora lievemente gli occhi di Louis, e che poi va via.
-“Zayn. Io ed i tuoi amici attendavamo questo momento dall’inizio della lezione!”
Zayn sbruffa mentre il resto dei ragazzi si lascia andare ad una risata, insieme al professore che non prova neanche a trattenersi.
Il moro si alza svogliatamente dalla sedia, dopo aver sfiorato la mano di Liam con la sua, raggiungendo il professore che è già vicino la lavagna a porgergli il gessetto.
Niall, nel frattempo, si sporge verso Liam, arricciando il naso.
-“Ciao innamorato.”
-“Ciao cosa?”
Liam si allontana di poco dal viso del biondo, notando un sorrisino sornione dipingersi sulle sue labbra rosee.
-“Credi che io non me ne sia accorto?”
Chiede furbo, indicando con il capo Zayn che sta scrivendo la sua parola alla lavagna.
Liam arrossisce e basta, abbassando di scatto la testa e stringendo una mano a pugno per trattenere il respiro.
Ha il cuore che batte a mille ed il corpo che comincia a tremare, quando sente la mano di Niall poggiarsi sulla sua spalla per accarezzarla.
-“Hei, Lee. Non dirò nulla. Lo prometto.”
Niall gli sussurra le parole all’orecchio destro, facendolo voltare.
Si scambiano un sorriso complice e si voltano verso la lavagna, leggendo la parola segnata con il gesso contro il nero della lavagna.
Sunshine.
Il professore, allora, pone la stessa domanda che ha posto agli altri due prima di lui.
-“Perché hai scritto sunshine?”
Zayn si volta impercettibilmente verso Liam e sorride, puntando di nuovo gli occhi in quelli di Christian dinanzi a sé.
-“Questo, poi, lo scoprirà chi deve scoprirlo. No?”
Christian gli dedica un sorriso e lo rimanda a posto, puntando lo sguardo ad Harry e Louis che si tengono la mano di nascosto.
Dev’essere orrendo, nascondere un amore.
Pensa Christian, prima di sentire la loro campanella personale suonare, segno dell’arrivo dell’autista dei ragazzi.
-“Bene, ragazzi, la lezione è finita. Ci vediamo la settimana prossima.”
Saluta tutti con un sorriso ed esce dall’aula, incamminandosi verso l’uscita, seguendo con lo sguardo due uomini in giacca e cravatta raggiungere l’aula.
Che gabbia che è il successo.
 
 
Louis poggia la fronte contro il muro, cercando di trattenersi dall’urlare come un isterico.
E’ da mezz’ora che prova a far andare la lavatrice, ma proprio non ci riesce.
-“Harry.”
Si ritrova ad urlare il nome dell’altro ragazzo un po’ più duramente di quanto in realtà volesse, ed il riccio si precipita al piano di sotto, in lavanderia, guardando il proprio ragazzo con la fronte ancora spiaccicata al muro.
-“Amore, stai bene?”
Louis si volta e lo guarda, sospirando alla calma improvvisa che alla sua sola presenza si impadronisce del suo corpo.
Fissa i suoi occhi verdi, i ricci sfatti, la penna sull’orecchio che ormai accompagna Harry da giorni, e le labbra rosse per i morsi ripiegate in una smorfia di preoccupazione.
-“Non va la lavatrice.”
Piagnucola il maggiore, facendo sorridere il riccio in un sospiro.
-“Non serve innervosirsi, Louis.”
Harry si inginocchia ed imposta la lavatrice, prima di accenderla.
-“Cosa c’è che non va?”
Chiede subito dopo, mentre Louis lo guarda ed inarca le sopracciglia, offeso e sorpreso.
Se Harry non conoscesse bene Louis, e se non immaginerebbe la reazione del suo fidanzato, gli riderebbe in faccia.
La sua espressione è dolce e buffa, ma Louis è suscettibile ed è meglio non provocarlo.
-“La prossima volta ci riuscirai da solo, amore.”
Harry, civettuolo, si alza dal pavimento e lascia un bacio sulla bocca imbronciata del maggiore, sospirandovi poi sopra.
Sfiora il suo naso con la punta del proprio, notando un lieve sorriso spuntare sulle labbra sottili del suo ragazzo.
-“Che ne dici se ti porto a letto?”
Mormora, fintamente innocente, sentendo Louis rabbrividire appena alla sua voce.
-“Non fare il civettuolo malizioso con me.”
Harry ride contro le labbra di Louis e vi lascia un altro bacio, che il maggiore ricambia con dolcezza.
-“Ma sono stanco..”
Continua Louis, con un sospiro, tenendo gli occhi vispi fissi in quelli di Harry.
-“Quindi se mi porti a letto sono felice.”
Harry ride piano e poggia le mani sotto le gambe del maggiore, prendendolo in braccio e facendogliele intrecciare intorno la propria vita.
Louis si stringe a lui e si sente piccolo -il fatto che sia il maggiore tra i due è tutt’altra storia-, perché Harry lo fa sempre sentire così piccolo e protetto quando lo abbraccia che resterebbe tra le sue braccia per sempre.
Restano lì ancora per un po’, solo abbracciati ed in silenzio, perché il giorno dopo Louis dovrà uscire e non si potranno vedere.
-“Amore mio.”
Mormora il maggiore, portando lentamente il viso nell’incavo del collo del suo ragazzo, respirando contro la sua pelle.
-“Dimmi piccolo.”
Harry lo stringe di più a sé, uscendo dalla lavanderia per dirigersi al piano di sopra, godendosi il respiro lievemente irregolare dell’altro contro il collo.
-“Ti amo.”
Louis sorride nascosto dagli occhi dell’altro, ed Harry sorride tra i suoi capelli, baciandoglieli subito dopo.
-“Ti amo anch’io.”
Risponde in un bisbiglio, mentre lentamente sale le scale e si dirige in camera.
Louis resta tra le sue braccia, giocherellando con i riccioli dietro la nuca, spostando poi appena il viso per osservare quello dell’altro.
Resta fermo ed in silenzio a contemplarlo, sfiorando con lo sguardo quella penna nera che da giorni è il suo tormento più grande.
Al pensiero si apre in un sorriso e riporta la vista sul viso di Harry nel momento esatto in cui l’altro abbassa lo sguardo ed incrocia il suo.
Passano l’uscio della porta e Louis stringe un po’ di più la presa delle gambe intorno ai suoi fianchi, ridacchiando come un bambino.
Harry sorride e basta, mentre, raggiunto il letto, lo fa distendere lentamente sul materasso e gli si stende addosso.
-“Siamo in una posizione compromettente, Tomlinson.”
Louis ride ancora perché non riesce a far altro con Harry accanto –o sopra- a sé, sorride e sente il cuore riempirsi d’amore come ogni volta che si guardano o si sfiorano soltanto.
Louis sa che si ameranno per sempre, ma sa anche che dovranno nascondersi ancora per molto.
Quindi ride ancora più forte quando le mani di Harry raggiungono i suoi fianchi per solleticarglieli, cercando di trattenere le lacrime agli angoli degli occhi che premono per scivolare via.
Cerca di restare forte, davanti ad Harry, ed a volte a malincuore non vede l’ora di essere lontano dal lui per poter crollare in santa pace.
Non è facile essere sempre la colonna portante di un rapporto, non è facile per lui sapere che semmai un giorno crollasse Harry non sarebbe in grado di essere forte per entrambi.
E Louis sa, per certo, che Harry lo salverebbe a costo di cadere giù.
Quindi continua a far finta di niente e ride, ricambiando poi l’abbraccio che l’altro gli dedica dopo il solito solletico.
Affonda il naso tra i suoi ricci e ne ispira il profumo, stringendoselo più forte tra le braccia perché sa che dovrà farne a meno il giorno dopo.
Si imprime il ricordo del suo corpo addosso, pronto a ripescarlo il mattino dopo appena alzatosi dal letto, sentendone già la mancanza.
Stringe la sua maglia tra le dita e stringe i denti, prendendo un po’ di forza dall’altro che, di conseguenza, lo stringe più forte.
Louis è la colonna del rapporto, ma lo sa che senza Harry che è la base, non riuscirebbe a reggere il peso di tutte quelle bugie.
Poi improvvisamente le labbra del riccio si posano sulle sue e tutto diventa più chiaro.
Louis è felice solo se ogni tassello del suo corpo congiunge con il suo.
Louis è felice solo se, come ora, sente le labbra di Harry muoversi lentamente sulle proprie ed il suo corpo muoversi in simbiosi con il suo.
Sorride perché sa già che Harry sta per chiederglielo, e si prepara psicologicamente, come ogni volta, senza però riuscirci mai.
Lo bacia ancora, con lentezza, e pensa di essere davvero stupido, perché dopo tutto questo tempo che han passato insieme ancora è un colpo al cuore sentirglielo sussurrare.
-“Voglio fare l’amore con te.”
La voce di Harry interrompe il bacio ed ogni suo pensiero.
Si guardano negli occhi, restando a contemplarsi ancora per un attimo.
Harry tiene una mano poggiata sul suo fianco e l’altra schiacciata contro al materasso per non pesargli addosso.
Louis si sente sempre protetto ad essere stretto in quel modo, e dire che ha sempre amato questa posizione è un eufemismo.
Lui ha sempre amato il sentirsi amato, e solo Harry ci riesce a fargli sentire l’amore addosso.
Il maggiore resta a guardarlo in silenzio, come sempre, disegnandosi un sorriso sulle labbra ed alzando il viso per regalargli un lieve bacio che per Harry è il segnale di permesso.
Il piccolo –solo d’età- approfondisce il bacio e si distende completamente sul maggiore che lo accoglie, divaricando di più le gambe per farselo stendere meglio addosso.
Restano sul materasso a baciarsi, con lentezza, perdendosi l’uno nel sapore dell’altro.
L’unico rumore che riempie la stanza è il dolce schioccare delle loro labbra ed il quasi soave schioccare delle lingue.
Harry si stacca dal bacio mordendogli il labbro, vedendo subito dopo Louis fargli una lieve linguaccia.
Gli morde la lingua per poi leccargliela, facendo ridacchiare l’altro, che si stringe a lui ancora un po’.
-“Mi sento così piccolo..”
Borbotta appena Louis, con un tono dolce nella voce infantile.
Harry lo guarda e sorride, facendo strusciare tra loro le punte dei loro nasi, senza mai scollare i loro sguardo.
-“Ma tu lo sei, piccolo.”
Louis sospira appena e riavvicina le labbra alle sue, dando finalmente vita ad uno di quei baci che sembrano interminabili.
Le labbra si scontrano, le lingue si incontrano e le pelli ancora coperte si sfiorano.
Ed ogni volta, Louis, si stupisce delle sensazioni sempre uguali e contemporaneamente sempre nuove che prova quando fa l’amore insieme ad Harry.
I gesti sono abitudinari, sicuri, familiari.
Harry gli sfiora piano un fianco, percorrendolo con le lunga dite affusolate, mugolandogli appena tra le labbra.
Le stesse mani lentamente lo spogliano, dei vestiti e delle barriere, e Louis conseguentemente si sente a casa.
Sono sempre le stesse mani a spogliarlo, lo stesso corpo a sfiorare il suo e le stesse labbra a baciarlo; ma come potrebbe mai stancarsi di tutte quelle sensazioni?
Si lascia andare ad una risatina accennata, preso dall’eccitazione, tremando ad un brivido di freddo che gli percorre il corpo rimasto nudo dopo che i vestiti son volati via.
Resta fermo a contemplare il corpo statuario del riccio su di sé che è intento ad aprire il cassetto e a recuperare l’occorrente, senza staccare gli occhi verdi dai suoi azzurri.
-“Muoviti e vieni qui a baciarmi.”
Ordina, con la voce morbida e divertita, mentre Harry gli sorride e stando agli ordini torna da lui per posargli un bacio bagnato sulle labbra.
-“Ogni suo desiderio è un ordine, mio principe.”
Ogni sussurro è ripieno di dolcezza, e Louis pensa che tradire il proprio ragazzo sia la cosa più stupida che esista.
Come fa la gente ad abituarsi a certi gesti sempre uguali? Come fa la gente a stancarsi delle abitudini?
Louis ci vive di abitudini, Louis vive di Harry da sempre e sa che non si stancherà mai di questo.
Tiene gli occhi fissi in quelli verdi di Harry, mentre quest’ultimo bagna due dita con il lubrificante, senza spostare lo sguardo da lui neanche un attimo.
Louis affoga nel suo sguardo e poi viene salvato da esso stesso.
Ha la testa piena di domande, mentre il le dita lunghe ed affusolate di Harry cominciano a sfiorargli l’apertura, facendolo sospirare.
Come farebbe lui a stancarsi di quello sguardo? Lui non riuscirebbe a guardare nessun altro paio d’occhi all’infuori di quelli di Harry.
Lui non si vedrebbe con nessun altro accanto, oltre lui.
Il primo dito lo penetra e per un attimo la mente si offusca dal dolore, cancellandogli ogni filo logico che i suoi pensieri –come sempre- avevano tessuto autonomamente.
Serra le palpebre e si calma solo quando sente il respiro di Harry sulle labbra e l’inizio di un bacio lento e bagnato.
-“Rilassati amore mio.”
La voce rauca e bassa di Harry gli raggiunge le orecchie, mentre comincia a muovere il primo dito dentro di sé.
Louis si lascia andare ad un gemito ringhiato tra il dolore ed il piacere, e tiene ancora gli occhi chiusi, sicuro che l’altro lo stia fissando a pochi millimetri dal viso.
Louis sa per certo che Harry si sta leccando le labbra secche, appena dischiuse, mentre segue con lo sguardo ogni sua espressione.
Harry ha amato da sempre le smorfie di Louis nel momento in cui il dolore diventa piacere.
Louis lo sa, e si chiede ancora una volta come faccia la gente a stancarsi dell’abitudine.
Sente un altro dito penetrarlo lentamente e trattiene appena il respiro, portando le braccia intorno al collo di Harry e riaprendo gli occhi appena lucidi.
Posa lo sguardo sull’altro e fissa i suoi occhi bassi ed i ricci appena bagnati, sentendo l’eccitazione crescere al sol guardarlo.
Contrae i muscoli delle gambe quando Harry sforbicia dentro di lui senza avvertirlo, procurandogli un lieve gemito a cui il riccio alza la testa.
-“Ti ho fatto male?”
Chiede, occhi negli occhi, e nonostante Louis abbia sentito dolore scuote la testa.
I movimenti delle dita si fanno più insistenti, ed Harry fissa il viso di Louis per non perdersi neanche un’espressione.
Osserva le palpebre abbassate e tremanti, le labbra appena dischiuse e la testa premuta contro il cuscino.
Harry ama osservare Louis sempre, ed in queste occasioni si prende tutta la briga di farlo nel modo più attento e minuzioso possibile.
Si concentra sul sue respiro irregolare e sulle sue guance che lentamente si colorano di rosso.
-“Sei bellissimo.”
Si lascia scappare in un sussurro, sentendo subito dopo un gemito di Louis riempire la stanza.
-“Dio, Harry.”
Il maggiore stringe il lenzuolo bianco sottostante tra le dita, inarcando appena la schiena ed allontanando il corpo dalla mano del piccolo.
Harry sfila lentamente le dita da lui e si posiziona meglio tra le sue gambe divaricate, guardandolo dall’alto con un sorriso.
-“Con calma Loulou, sei insaziabile.”
-“Oh, fanculo.”
Harry ride di cuore, bagnandosi un ennesima volta le dita di lubrificante e ricoprendosi con essa il membro, notando un sorrisino sornione e divertito aprirsi sulle labbra sottili dell’altro.
Si china un attimo a baciarlo, sentendo Louis sospirare tra le sue labbra.
Si baciano dolcemente, con lentezza, mentre il riccio continua a ricoprirsi il membro di lubrificante.
-“Sei pronto?”
Mormora ancora, creando come sempre quell’atmosfera tranquilla e rilassante che Louis ama, vedendolo poi annuire e basta.
Alza il busto dal suo corpo e si inginocchia tra le sue gambe, sfiorandogliele con lentezza, senza smettere di osservare il corpo dell’altro che reagisce spontaneamente ad ogni suo singolo sfioro.
Arriva alle caviglie, che accarezza piano con le lunghe dita, prima di stringere la presa della mano intorno ad esse.
Lo tira a sé, facendogli scivolare la schiena contro il materasso sottostante.
-“Piega le ginocchia.”
Mormora ancora, concentrato, e Louis risponde ai comandi spontaneamente.
Inclina il viso da un lato e lo osserva ancora, portando una mano ad accarezzargli una guancia rosea, sospirando piano quando sente la punta del membro dell’altro sfiorare la propria apertura.
-“Harry..”
Sussurra il suo nome, prima di mordersi il labbro inferiore con forza, facendo scivolare via la mano dalla sua guancia e portandola di nuovo tra le lenzuola.
Chiude gli occhi e deglutisce appena, arricciando le dita dei piedi al dolore che già sa che sentirà.
Harry lo penetra con dolcezza, tenendo una mano stretta intorno alla sua gamba e gli occhi che saettano dai loro corpi uniti al viso dell’altro contratto in una smorfia di dolore.
Louis resta immobile per qualche attimo, trattenendo il respiro per non urlare, grugnendo solo di tanto in tanto senza volerlo fare davvero.
Harry si abbassa su di lui per quel che può e gli bacia piano le labbra, scusandosi in quei baci un milione di volte, e Louis lo perdona un altrettanto milione di volte ricambiando ognuno di esso.
Restano stretti ed immobili a baciarsi, fino a che Harry non sente l’altro rilassarsi sotto di sé e ricambiare i baci senza né dolore né paure.
-“Scusami, non volevo farti male.”
Mormora appena, tra un bacio e l’altro, sentendo l’altro aprirsi in un sorriso lieve contro la sua bocca.
Louis non fa altro che baciarlo in risposta, stringendo le gambe intorno a lui e portando le mani fredde a sfiorargli il collo caldissimo.
Harry rabbrividisce a quegli sfiori, e quasi di conseguenza accenna la prima spinta.
Le labbra di Louis si schiudono sulle sue ed il riccio ne approfitta per sfiorargli la lingua con la propria,
dando vita ad un ennesimo caldo, bagnato e lento bacio.
Tutto da quel momento, nella testa di entrambi, si spegne.
L’universo smette di girare e resta ad ascoltarli.
Gli ansimi pesanti che immediatamente riempiono il silenzio della stanza, le mani di Louis che lentamente percorrono la schiena larga e sudata di Harry, le spinte lente e regolari, i cuori che battono all’unisono e due semplici ragazzi che camminano sulla stessa lunghezza d’onda tenendosi per mano.
Gli schiocchi dei baci ed il rumore degli affondi sono l’unica musica che in quel momento, entrambi, stanno suonando.
Non c’è un corso di musica, non c’è un palcoscenico, non ci sono cd da incidere, non ci sono fans e non ci sono manager.
C’è Harry e c’è Louis.
Ci sono loro due con il loro amore e questo sembra bastare ad entrambi.
Louis graffia appena la spalla del suo ragazzo ad una spinta più decisa e si lascia andare ad un gemito, mentre un sorrisino si dipinge sulle labbra di Harry che raggiunge l’orecchio dell’altro con lentezza.
-“Voglio sentire la tua voce, ti prego.”
Louis deglutisce perché la voce di Harry, mentre fa l’amore, è ancora più bassa e rauca.
Respira difficilmente ed il piacere lo sta completamente inondando, ma la mente non sembra voler smettere di pensare.
Ripercorre con il corpo e con la mente ogni singolo movimento dell’altro ragazzo.
Gli sfiora lentamente l’intera schiena, studiandone ancora una volta ogni singolo muscolo contratto.
Tiene gli occhi chiusi ed immagina Harry con gli occhi socchiusi, le guance rosse e le labbra schiuse per gli ansimi.
All’immagine celestiale che la sua mente ha elaborato stringe spontaneamente le gambe intorno al bacino dell’altro, lasciandosi andare ad un altro gemito di preghiere sconnesse.
Apre gli occhi e si volta un attimo a guardarlo, trovando il viso dell’altro esattamente come se l’era immaginato.
Sorride lievemente fiero di se stesso, prima di tornare a sospirare ad un nuovo affondo.
Harry alza gli occhi lucidi verso il suo viso e lo guarda negli occhi, sorridendogli appena, prima di tornare con lo sguardo in basso.
Si lascia scappare un gemito rauco e Louis si morde il labbro inferiore, alzando gli occhi al cielo per riappropriarsi di un po’ di autocontrollo.
La voce di Harry lo manda in estasi, come ogni volta, e quando sente la mano grande del minore sfiorargli il fianco si irrigidisce perché sa perfettamente cosa l’altro voglia fare.
Louis, ancora una volta, si chiede come faccia la gente a non amare l’abitudine e l’amore.
Chiude di nuovo gli occhi, si gode le spinte decise dentro di sé e le dita affusolate di Harry che cominciano a sfiorargli lentamente il membro.
Inarca appena la schiena e si lascia sfuggire un lamento eccitato che fa ridacchiare l’altro.
Louis non sa perché il sesso con Harry sia sempre così piacevole e diverso, nonostante sia poi sempre uguale.
Riesce solo a pensare che i movimenti leggeri e lenti della mano di Harry vanno ad aumentare ogni secondo che passa, e che le spinte dentro di sé si fanno più nette e decise.
Louis, a questo punto, sente davvero di star bruciando.
Sente il fuoco invaderlo ed avvolgerlo ad ogni singolo movimento dell’altro.
-“Harry.”
Mormora ancora il suo nome, prima di gemere di piacere e graffiargli la spalla ancora una volta.
Harry alza lo sguardo per fissare il viso dell’altro contratto dal piacere.
Continua con le spinte, ormai esausto e sudato, continuando il movimento regolare della mano.
Osserva le labbra morse e gonfie dell’altro leggermente dischiuse, le palpebre calate e tremanti, le guance rosse ed i capelli scompigliati dal sudore.
Harry vorrebbe seriamente avere la sua macchina fotografica in questo momento solo per immortalare Louis nell’esatto momento in cui raggiunge l’orgasmo.
E proprio mentre Harry, a quel sol pensiero, si riversa dentro di lui con un gemito trattenuto, Louis viene nella sua mano gemendo il suo nome senza alcun controllo.
Restano fermi per qualche secondo, l’uno stretto all’altro, entrambi bisognosi di ossigeno.
Respirano velocemente, Harry contro il collo di Louis e Louis tra i suoi capelli.
Chiudono entrambi gli occhi e si stringono, come di solito fanno dopo aver fatto l’amore.
-“Ti amo.”
Louis riesce a sussurrarglielo tra un ansimo e l’altro, incespicando sulle lettere ed alzando di più il viso verso il soffitto per ricercare ossigeno.
Harry alza il viso dal suo collo e gli bacia il mento, uscendo da lui ancora tremante per l’orgasmo.
Gli si distende accanto e lo copre con il lenzuolo, facendo sorridere di dolcezza Louis che chiude gli occhi e stringe le gambe per crogiolarsi ancora in quelle meravigliose sensazioni.
-“Ti amo anch’io.”
Risponde Harry, lentamente, con la voce rauca e bassa, poggiando una mano sul fianco dell’altro e voltandolo verso di sé.
Restano un tempo interminabile così, naso contro naso ed occhi negli occhi.
Si guardano, si sorridono e si amano; in silenzio.
Louis chiude gli occhi e si prende il suo tempo per riprendersi, lasciando che Harry stia fermo a fissarlo per tutto il tempo.
-“Cosa farei senza di te?”
Sussurra sincero, all’improvviso, con la voce ancora rauca dopo l’orgasmo, risollevando lentamente le palpebre ed accorgendosi che il piccolo lo stava già guardando.
-“Schifo.”
Risponde Harry, ridendo, stampando un altro bacio sulle sue labbra fini aperte in un sorriso.
-“Sei un idiota.”
-“Gli idioti sposano gli idioti.”
Louis sorride e sente le gambe tremare, perché mai prima d’ora ne avevano parlato eppure tutto sembra così semplice e roseo che quasi lo spaventa.
Non è più abituato alla semplicità, lui.
-“Quindi non puoi sposarmi.”
Harry arriccia le labbra, pensieroso.
Louis potrebbe giurare che stia riflettendo su cosa fare tra ridere o picchiarlo.
La sua mente pensa “baciarmi” ma non lo dice.
-“Io ti sposerò.”
Dichiara, infine, con un sussurro, lasciando un altro dolce bacio sulle sue labbra.
Louis non ricambia perché resta ancora a guardarlo, incredulo e sorpreso.
-“Harry..”
Sussurra anch’egli, volendo dire qualcosa ma senza riuscire a trovare le parole adatte.
-“Ti sposerò.”
Le loro labbra si ritrovano incollate di nuovo, e Louis questa volta sorride contro la sua bocca e ricambia il bacio con una dolcezza mai usata prima.
Ti sposerò. Ti sposerò. Ti sposerò.
Nel mondo di Louis, ora, nulla va storto.
 
                                                                                                                          
Louis apre piano gli occhi, lottando contro le palpebre che d’alzarsi proprio non ne hanno voglia.
Punta subito lo sguardo ancora assonnato sul comodino dove la sveglia digitale segna l’ora: 6:43
Sospira pesantemente e fa per voltarsi, notando però solo allora il braccio del fidanzato intorno ai suoi fianchi ancora nudi e il suo viso schiacciato contro la propria schiena.
Ridacchia addolcito, chiudendo di nuovo gli occhi e restando a crogiolarsi nel calore di quell’abbraccio.
Resta così per una manciata di minuti, però poi apre gli occhi di nuovo.
Porta lentamente la mano al polso dell’altro, solleticandoglielo con le dita, trattenendo una risata al grugnito assonnato dell’altro.
Finalmente Harry si sposta e si allontana dal suo corpo, così che Louis possa alzarsi, prendere un paio di boxer puliti dal comodino e correre in bagno.
I risvegli di Louis sono sempre caotici, mai calmi.
Harry riesce a svegliarsi prima di lui, ed ogni volta prepara ed inventa i modi più strambi per svegliarlo.
Attraversa il piccolo corridoio che li separa dal bagno, mentre un sorriso gli si dipinge sulle labbra al ricordo di quella volta in cui Harry l’aveva svegliato con la trombetta da stadio.
Oh Harry, perché non ti ho mai cacciato di casa?
Si blocca al centro del corridoio quando nota una scritta nera sul muro, sentendo la rabbia ribollirgli nel sangue.
Serra la mascella e continua il suo percorso, perché è la sua mattina, è il suo risveglio, e non vuole di certo che Harry glielo rovini anche oggi che chissà per quale grazia di Dio sta dormendo.
Entra in bagno, finalmente, ed apre immediatamente il getto dell’acqua.
Si volta per guardarsi nello specchio, inarcando scocciato le sopracciglia ad una scritta sul muro opposto che si riflette in esso.
Gira la manovella, deciso improvvisamente a fare una doccia fredda.
Questa storia sta diventando ingestibile.
Entra immediatamente nella doccia, trattenendo un sussulto all’acqua gelida che gli colpisce il corpo.
Poggia la schiena contro le mattonelle e resta immobile sotto il getto.
Sta cominciando a tremare ma non gl’importa, è il suo metodo per cancellare i pensieri che gli affollano la mente ogni volta.
Dopo qualche minuto fa riscaldare l’acqua, continuando a tremare e sentendo il nervosismo scivolare via.
L’acqua calda lo colpisce in pieno e si sente subito meglio, riacquistando il sorriso che per un solo attimo aveva perso.
Prende il flacone del bagnoschiuma e canticchia una canzone a caso di cui neanche lui ricorda il nome.
Louis ama i risvegli tranquilli e tutti per sé, quelli dove non c’è bisogno di confrontarsi con qualcuno alle prime luci dell’alba.
Lui ha sempre odiato parlare di prima mattina, perché appena sveglio lui è nervoso e stizzito.
Ma questo è il lato oscuro della convivenza.
Si insapona velocemente, senza chiudere l’acqua, lasciando che l’acqua continui a scorrere sul suo corpo incessantemente.
A doccia finita recupera un accappatoio e lo indossa.
Si posiziona davanti allo specchio, friziona i capelli con un asciugamano asciutto e fa un respiro profondo alla vista della frase di prima.
Deve per forza scrivere sui muri?
Esce dal bagno lentamente, senza far rumore, ritrovandosi davanti agli occhi la porta della camera degli ospiti macchiata anch’essa d’inchiostro.
-“Harry!”
Urla, sbattendosene del fatto che il fidanzato sia sicuramente ancora nel mondo dei sogni.
-“Vieni qui prima che io ti faccia il culo a strisce, e no, non è una nuova pratica sessuale!”
Sente la gola bruciare da tanto che ha urlato, e in men che non si dica Harry arriva con il viso sconvolto ed ancora assonnato, gli occhi sgranati per la paura e completamente nudo.
Louis incrocia le braccia al petto e lo guarda dritto negli occhi, fulminandolo con un solo sguardo nonostante l’inferiore massa corporea in suo confronto.
-“Abbiamo tutte le mura di casa piene di scritte, Harry. Ti rendi conto che le mura del nostro appartamento non sono quaderni?”
Harry storce le labbra e si rilassa subito, girando le spalle per tornare in camera.
-“E tu mi svegli per questo?”
Louis inarca le sopracciglia e sgrana gli occhi, sconvolto dalla reazione dell’altro.
Sbatte la porta del bagno, seguendo poi l’altro fino alla camera, dove sta indossando finalmente un paio di boxer puliti.
-“Questo, Harry? Ma sei serio? Dovremo ridipingere tutta casa! Ci sono scritte in cucina, in bagno, in corridoio, in camera da letto, in salone e sulle porte!”
Si accorge di star urlando quando Harry si posiziona davanti a lui e gli poggia le mani sulle spalle, stringendo appena la presa per farlo rilassare.
-“Lo so, amore. Mi dispiace, okay? Prometto di non farlo più.”
-“Mi prendi per il culo?”
Harry sospira e Louis scuote la testa, allontanandosi da lui.
-“Ma che parlo a fare io con te? Non capisci mai un cazzo!”
Il maggiore apre l’armadio e recupera i vestiti, tornando poi velocemente in bagno per vestirsi, sotto gli occhi colpevoli del suo ragazzo.
Harry si morde il labbro inferiore e si siede sul letto, stringendosi le ginocchia al petto.
Tiene gli occhi fissi sul muro di fronte al letto dove troneggia la frase che ha scritto il giorno prima mentre Louis era a fare la lavatrice.
I promised one day I’d bring you back a star.
Sospira di nuovo e chiude gli occhi, poggiando la fronte contro le braccia incrociate sulle ginocchia.
Lui ci sta davvero provando a far andare le cose bene e per il verso giusto, però spesso ha voglia di scappare e si rintana nelle sue canzoni.
Louis, spesso, gliel’ha sussurrato con dolcezza di dover e poter parlare con lui quando sorge un problema, ma lui semplicemente non ce la fa perché si sente in colpa quando il suo ragazzo abbassa lo sguardo e si graffia l’avambraccio con le unghie per trattenere i sensi di colpa.
Harry sa che Louis vorrebbe avere sempre tutto sotto controllo e assorbire il suo dolore come una spugna; ma non deve, non può.
Harry sa anche che Louis spesso crolla senza farsi vedere, sa che si chiude in bagno e fa una doccia fredda quando qualcosa va male.
Nessuno sa, però, che una volta Harry ha dovuto tirarlo fuori dalla doccia ormai svenuto.
Nessuno ha i ricordi che lui ha addosso.
Il corpo di Louis freddo ed immobile, il respiro appena irregolare e la paura che lo investì di colpo.
Harry ci prova a non crollare per non far crollare tutto, e lui pensa che questo sia il segreto di un rapporto così stabile e lungo.
L’uno è la colonna portante dell’altro.
Harry non crolla per Louis e Louis non crolla per Harry.
Restano forti ed in piedi perché sono insieme.
Sospira un’altra volta e si alza, con gli occhi lucidi ed il respiro appena appena irregolare.
Si dirige velocemente verso il bagno e tira un sospiro di sollievo quando non sente l’acqua scrosciare.
Bussa appena contro il legno, poggiando la fronte contro di esso, in attesa della voce dell’altro.
-“Cosa c’è?”
La risposta acida e sprezzante di Louis lo fa sorridere, così si spiaccica contro la porta e parla con voce quasi contenta.
-“Mi apri per favore?”
Louis apre la porta di scatto, facendo sbilanciare Harry che rischia di cadere.
Si guardano per un attimo.
Harry con la faccia da bambino e Louis con le sopracciglia corrucciate e le mani poggiate sui fianchi.
-“Cosa ti sorridi, eh?”
Harry sorride a vedere l’altro sporgersi appena in avanti, diventando ancora più piccolo, e gli scompiglia i capelli.
-“Mi ero preoccupato..”
Bisbiglia appena, dando uno sguardo veloce alla doccia.
Louis si volta per guardare nella stessa direzione del suo ragazzo e respira a fondo, voltandosi di nuovo e cancellando ogni minima traccia di rabbia dalla voce.
-“Mi dispiace, non dovevo chiudermi qui dentro.”
-“Non importa amore.”
Risponde di scatto il riccio, sorridendogli ed abbassandosi appena per lasciargli un bacio sulle labbra.
-“Mi perdoni?”
Chiede, ruffiano, mordendogli il labbro inferiore e facendo accennare una risata a Louis che resta immobile sotto i suoi gesti.
-“Come sempre.”
Harry ridacchia insieme a lui e gli prende la mano, trascinandolo fuori dal bagno e verso la camera da letto, camminando al contrario per continuare a guardarlo.
Louis tiene stretta la mano alla sua e non pone domande, seguendolo con lo sguardo e con i passi, avvicinandosi ancora un po’ per baciargli le labbra con dolcezza.
-“Dove mi porti?”
Chiede in un sussurro, con un pizzico di malizia nella voce e le rughe che gli si formano ai lati degli occhi.
Harry morde quelle rughe che ama da morire e poi posa un bacio contro la sua tempia, fermandosi al centro del corridoio e stringendolo in un abbraccio.
-“Nel mio cuore.”
Risponde, sincero, sentendo Louis stringersi a sé e nascondersi sul suo petto largo.
-“Ruffiano.”
Esclama Louis, ed Harry ride ancora una volta.
Riprende a camminare all’indietro per portarlo in camera, ma Louis oppone resistenza con un sorrisino bastardo e gli lascia un ultimo bacio a stampo sulle labbra prima di alzarsi il cappuccio della felpa a coprire i capelli ormai asciutti.
-“Io devo uscire con Zay amore, ci sentiamo stasera.”
Si allontana improvvisamente da lui ed Harry resta immobile a guardarlo, sbattendo più volte le palpebre, sorpreso.
-“Ma cos..?”
Non fa in tempo a continuare la frase che Louis gli urla un Ti amo lontano per poi sbattere la porta di casa ed uscire, lasciandolo da solo deluso e divertito.
Louis indossa gli occhiali da sole e si stringe nella felpa più grande di lui, accorgendosi troppo tardi di aver indossato una del suo ragazzo.
Arriccia il naso e si accoccola nella stoffa per sentire l’odore dell’altro, crogiolandosi in esso e cominciando a camminare verso casa dell’altro.
Non ci sono molte fans in giro a quell’ora, e quindi può camminare tranquillo senza essere circondato da ragazze urlanti.
Sente il cellulare vibrare e lo recupera velocemente dalla tasca, leggendo senza smettere di camminare.
Legge il nome Harry sul display e sorride, aprendo immediatamente il messaggio.

E’ uno stronzo, signor Tomlinson. Si scordi il sesso per almeno una settimana. :) xx –H

Louis ride e arriccia il naso, e si ricorda improvvisamente di Harry che gli fece notare di arricciare il naso troppo spesso senza accorgersene.
Si stringe nelle spalle e risponde velocemente, mordendosi il labbro inferiore per il divertimento ed il cuore che scoppia d’amore.

Sa anche lei che quello che non resisterà una settimana intera non sarò io, signor Styles. xx –L

Cammina ancora un po’ ed intravede la casa di Zayn in lontananza, quindi si decide ad aumentare la velocità dei passi.
Quando è davanti alla porta sente di nuovo il cellulare vibrare ed apre il messaggio, suonando il campanello con un sorriso dipinto sul volto.


Cosa vuole insinuare, mh? Io so trattenermi, non si credi così irresistibile. –H

Ma lo sono. –L


Ride per la propria risposta e ripone il cellulare in tasca, sentendo la serratura scattare ed uno Zayn in piedi davanti a sé ancora in boxer e assonnato.
-“Louis, che ci fai qui così presto?”
Il liscio gli regala il sorriso più bello, dolce e ruffiano del mondo.
Zayn, sbruffando, non può far altro che lasciarlo entrare.
-“Devi assolutamente aiutarmi!”
Esclama teatralmente Louis, facendo roteare gli occhi ad un Zayn nervoso e stanco.
-“Quanto è grave?”
-“Gravissimo! Tu non immagini, Zayne.”
Louis si posa le mani sulle guance e guarda a terra, scuotendo la testa come una perfetta vedova nera.
-“Louis.”
Ringhia Zayn, e Louis allora con uno sbuffo divertito lo guarda e torna serio.
-“Ho bisogno di una giornata lontano da Harry, Z.”
Zayn annuisce e gli lascia un bacio sulla tempia, facendo sussultare Louis che resta sorpreso dall’improvviso gesto affettuoso.
-“Vado a vestirmi ed usciamo subito, d’accordo?”
-“Sei serio?”
Esclama Louis, ancora più sorpreso, puntando gli occhi azzurrissimi in quelli scuri dell’altro.
Zayn ridacchia e scuote la testa, sospirando.
-“Mi hai trovato buono stamattina.”
Louis sorride con dolcezza e si siede sul divano come se fosse a casa sua, aspettando l’altro che –già lo sa- ci metterà secoli a prepararsi.
Chiude appena gli occhi e sospira, stringendosi dolcemente su se stesso e sorridendo al cellulare che vibra.
La mente gli dice di leggere il messaggio, ma i muscoli restano fermi a riposare.
E’ stanco ed il risveglio è stato peggio degli altri, vorrebbe solo dormire  e solo Dio sa quanto il divano sia comodo.
Si addormenta dopo poco, senza dar molto conto al cellulare che continua a vibrare.
Una mezz’oretta dopo Zayn scende velocemente le scale e chiama Louis, senza però ricevere risposta.
Si guarda intorno, inarcando le sopracciglia, sussultando poi a trovarlo accoccolato sul divano dormiente.
Sorride dolcemente e recupera una coperta che tiene sempre al lato del divano, coprendolo e sedendosi accanto a lui.
-“Louis, va tutto bene?”
Chiede con dolcezza, spostandogli con gentilezza un ciuffo di capelli dagli occhi.
Louis mugola nel sonno e sospira, stringendosi al fianco di Zayn e stringendo la sua maglia tra le mani.
-“Ho sonno.. ma resta con me.”
Zayn sospira ed annuisce, anche se l’altro con gli occhi chiusi non lo può vedere.
Si stende lentamente accanto a lui, stringendoselo tra le braccia e facendoselo accoccolare al petto.
-“Sono qui, riposati.”
Gli bacia i capelli e lentamente si lascia abbracciare da Morfeo insieme all’altro.


 
Zayn si sveglia di soprassalto dopo un incubo, tranquillizzandosi all’istante quando vede Louis dormire accanto a sé.
Sospira di sollievo e recupera il cellulare dalla tasca per controllare l’ora: 17:29
Riposa il cellulare in tasca e ripunta gli occhi sull’altro, restando qualche secondo a guardarlo.
Gli sfiora dolcemente la guancia con le nocche della mano destra, stando attento a non svegliarlo, sorridendo dolcemente quando lo sente sospirare.
Louis sembra un angelo quando dorme, e gli fa una tenerezza assurda, ma Zayn sa per certo che non glielo confesserà mai.
Louis apre lentamente gli occhi sotto le sue carezze, puntandoli immediatamente in quelli già vispi e svegli dell’altro.
Si sorridono entrambi e si siedono al centro del divano.
Louis ancora aggrovigliato nella coperta e Zayn vestito per uscire.
Il maggiore lo guarda e ride appena, accoccolandosi al suo petto improvvisamente.
-“Come farei senza di te?”
Chiede retorico, sentendo la risata dell’altro riempirgli le orecchie e le sue braccia avvolgerlo completamente.
Zayn non risponde, gli bacia soltanto i capelli e lo stringe ancora, prima di alzarsi e stiracchiarsi.
-“Usciamo?”
Louis lo guarda per qualche secondo e poi annuisce, stendendosi ancora una volta, gettandosi praticamente di nuovo sul divano.
Zayn sbuffa divertito e tira via la coperta che lo ricopre, lasciandolo infreddolito e con un dolce musetto degno di un bambino.
-“Smettila, Tomlinson, ed alzati. Non sarò carino e disponibile ancora per molto.”
Louis a quelle parole scatta in piedi e gli sorride, allungando le braccia al cielo per stiracchiarsi.
-“Sono pronto!”
Zayn ride e scuote la testa, recuperando le chiavi di casa.
-“Sempre il solito.”
Escono finalmente di casa, e Louis respira a pieni polmoni quella spensieratezza improvvisa.
Zayn è sempre capace di cancellare i problemi, e per quanto Harry a volte sia –stupidamente- geloso di lui, sa che nessuno potrà mai rovinare il rapporto che hanno.
Cominciano a camminare e Louis osserva il suo migliore amico, sorridendo ad ogni gesto previsto.
Zayn è solito aggiustarsi i capelli con lo sguardo rivolto all’orizzonte, poi recupera il pacchetto di sigarette dalla tasca, ne accende una e poi infila insieme al pacchetto in tasca anche la mano, tenendo fuori solo la destra per fumare.
Louis ha imparato così talmente tante cose di Zayn, osservandolo, che quasi si sente uno stalker professionista.
-“Perché sorridi?”
Interviene improvvisamente il moro, facendo sussultare Louis che scuote la testa, voltandosi a guardare altro.
Sente il moro sbuffare fumo e si volta di nuovo verso di lui, accorgendosi degli occhi dell’altro su di lui.
-“Che c’è?”
-“Perché sei venuto da me? Perché volevi staccare da Harry?”
Louis si stringe nelle spalle e si morde il labbro inferiore, spostando di nuovo lo sguardo da lui e scalciando un sassolino che si ritrova ad intralciare la sua strada.
-“Abbiamo litigato per una stupidaggine, ma abbiamo fatto subito pace.”
-“Tutto qui?”
Louis annuisce convinto e vede Zayn fare un altro tiro dalla sigaretta, ingoiando il fumo e rilassandosi immediatamente.
-“Allora che problema c’è?”
-“Nessuno.”
Risponde prontamente il maggiore, stringendosi nelle spalle.
-“Devo comprargli un regalo.. E poi lo sai che a volte ho bisogno dei miei spazi. Non voglio crollare davanti a lui, quando ho bisogno di andarmene lui sa che deve lasciarmi andare senza fare domande.”
Zayn annuisce e svolta a destra, seguito da un Louis pensieroso e distaccato.
-“Che regalo devi comprargli?”
Il volto dell’altro si illumina, insieme al suo sorriso, prima che parli felice ed entusiasta.
-“Sta scrivendo praticamente su tutti i muri della casa, e quindi avevo pensato ad un quaderno personale, un diario.. qualcosa su cui potrà scrivere liberamente e portare in giro quando vuole!”
Zayn annuisce, sinceramente interessato, facendo l’ultimo tiro dalla sigaretta e gettando a terra il mozzicone.
-“Incivile.”
Apostrofa Louis, a bassa voce, facendolo ridere.
-“Quindi sai già dove andare?”
Zayn svia il discorso, facendo ritornare a Louis il sorriso e sorridendo anch’egli di specchio.
-“In edicola. Che domande?”
Zayn sbuffa divertito per l’ovvietà della risposta e continua il suo percorso, diretti all’edicola più vicina a casa.
Camminano in silenzio per un po’ di tempo, entrambi a sguardo basso e con il volto coperto il più possibile; le mani nelle tasche e qualche ciuffo di capelli che fuoriesce dai cappucci delle felpe.
-“Qualcosa mi dice che tu voglia scrivergli una dedica in prima pagina sul nuovo diario. Sbaglio?”
Louis alza di scatto il viso e sgrana gli occhi, fermandosi di colpo al centro del marciapiede.
-“E’ così prevedibile?”
Zayn scuote la testa e porta gli occhi ai suoi, allungando la mano e porgendola all’altro.
-“No, ti conosco. Sei un tipo da poche smancerie, ma quando ti ci metti sei stomachevole.”
Louis arriccia il naso e gli schiaffeggia la mano, fintamente offeso, ricominciando a camminare e raggiungendo l’edicola mentre Zayn, pochi passi dietro di lui, ride senza curarsi di nasconderlo.
Salgono i due scalini ed entrano in edicola, in silenzio, sorridendo entrambi al suono delle campanelle poste al di sopra della porta.
-“Buonasera!”
Esclama improvvisamente un uomo sulla sessantina dietro il balcone.
Louis abbassa il cappuccio e gli dedica un sorriso, guardandosi poi di nuovo intorno alla ricerca di qualcosa che possa attirare la sua attenzione.
Restano qualche minuto in silenzio, con l’uomo che li fissa stupido ed incuriosito e Louis che si guarda intorno.
Zayn tossisce e l’altro si volta, guardandolo interrogativo.
-“Perché non chiedi?”
Louis annuisce e basta e poi si rivolge all’uomo.
-“Senta io..”
L’uomo scatta in piedi e lo guarda, sbattendo le palpebre un paio di volte e facendo bloccare le parole in bocca ad un Louis confuso.
-“Ma voi siete..?”
I due ragazzi sospirano e poi, ridendo, si guardano in volto.
-“Sì, noi siamo.”
L’uomo sorride e gli tende la mano, presentandosi e chiedendo un autografo per la sua bambina.
I due ragazzi firmano tranquillamente, dialogando con l’uomo fino a quando gli occhi di Louis non si soffermano su un diario posto dietro il bancone.
-“Scusi.. quello è in vendita?”
L’uomo si volta e indica il diario, vedendo poi Louis annuire appena.
-“Sì, vuoi questo?”
Louis annuisce con vigore e prende il portafogli, recuperando una penna stilografica e poggiando tutto sul bancone.
-“Dici che gli piacerà?”
Si volta verso Zayn, entusiasta, con un sorriso sulle labbra e gli occhi accesi di una luce che Zayn gli ha visto poche volte.
Annuisce, quindi, ricambiando il sorriso con uno dolce.
-“Lo amerà, come ama te.”
Sussurra, notando le guance dell’altro imporporarsi di un dolce colore roseo.
L’uomo prende una busta regalo e gli porge tutti gli oggetti; Louis paga e dopo aver salutato escono finalmente dall’edicola.
Si incamminano lentamente verso casa, quando Louis sente lo stomaco brontolare e si lamenta sottovoce.
Zayn cerca di ignorarlo, recuperando un’altra sigaretta dalla tasca e guardando i negozi davanti cui passano.
Poggia gli occhi sugli oggetti in vetrina, facendo il primo tiro dalla sigaretta e concentrandosi sui propri pensieri.
Sospira piano e caccia via il fumo dalle labbra, ripensando al volto di Liam che non vede da quasi una settimana.
Zayn sente la sua mancanza arrivare fin dentro le ossa, svuotargliele completamente e minacciarlo di cadere come un corpo senza vita.
Chiude gli occhi e sente onnipresente il peso della distanza pesargli sulle spalle.
Lui ci ha provato, per davvero, a vivere senza gli abbracci stretti e carichi d’affetto, senza i suoi sorrisi dolci, senza la voce seria ed il broncio messo sempre lì su quelle labbra da baciare.
Ha provato a vivere senza la sua voce melodiosa, senza la sua risata alta e cristallina, senza il bisogno di tenerlo stretto tra le braccia e senza la continua voglia di tenere gli occhi fissi nei suoi per sempre.
Zayn ha provato a vivere senza di Liam unmilionecentoventritremilaquattrocentotre volte, ma non ci è mai riuscito.
Louis tossisce e Zayn torna alla realtà, rendendosi conto di essersi fermato davanti ad una vetrina senza neanche accorgersene.
Dedica un sorriso di scuse all’amico e fa per ricominciare a camminare, fermandosi però quando i suoi occhi si soffermano su un portachiavi a forma di sole.
Si morde il labbro inferiore e la sua mente viaggia di nuovo.
Perché aspettare ancora?
Respira profondamente e lancia un’occhiata a Louis, entrando poi nel negozio senza spiaccicare parola.
Louis aspetta fuori, con le mani in tasca ed un sorrisino consapevole stampato sulle labbra.
Zayn esce poco dopo con un pacchettino regalo nella mano sinistra e la sigaretta in quella destra.
Riprende a camminare senza parlare, e Louis lo segue con una risata bassa e la busta contenente il regalo di Harry tra le mani.
-“Un regalino al boyfriend?”
-“Smettila!”
Zayn lo zittisce, fulminandolo con lo sguardo, facendo ridere Louis ancora di più.
Arrivano davanti casa di Zayn dopo pochi minuti e restano a guardarsi in silenzio.
Zayn non accenna ad entrare e Louis non accenna a muoversi.
Si guardano soltanto, senza fare altro.
Louis, improvvisamente sorride e lo abbraccia, stringendoselo forte al petto.
-“Buona fortuna Zayne.”
Il moro ricambia l’abbraccio e sospira, facendo suo il calore dell’altro ed un po’ del suo coraggio.
Sussurra un flebile “grazie” e scioglie l’abbraccio, sorridendogli timido.
A Louis scappa un sorriso, e poi, dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia, se ne va lasciandolo solo.
Zayn resta a guardare la schiena dell’amico allontanarsi, giocherellando con il pacchettino e rigirandoselo tra le mani.
Resta lì qualche minuto, indeciso sul da farsi, sospirando poi per prendere coraggio.
Si vive una sola volta, no?
Torna indietro sui suoi passi, camminando incerto e lentamente, mordendosi di continuo il labbro inferiore.
Tiene lo sguardo basso, il cappuccio della felpa a coprirgli ancora i capelli, la sigaretta ormai consumata tra le labbra e la sua svolta tra le mani.
Cammina senza pensarci ed arriva a casa di Liam, bloccandosi pochi isolati più in là e sentendo il cuore battere in ogni angolo del suo corpo.
Zayn è sicuro che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, perché non è solo il cuore che scalpita, ma tutto se stesso.
La cassa toracica sembra non riuscire a reggere i battiti cardiaci del suo cuore ed i polmoni non riescono ad inalare abbastanza ossigeno per farlo respirare.
Si accorge di star tremando e fa un passo indietro, deciso a voler tornare a casa sua e rinchiudere il regalo in qualche cassaforte irraggiungibile.
Ma proprio mentre sta per voltarsi la voce di Liam che lo chiama gli arriva alle orecchie.
Serra le palpebre e si gira lentamente, riaprendo gli occhi e fingendo un sorriso quando l’altro lo saluta con una mano.
-“Hei.”
-“Ciao.”
Ricambia Liam, con un sorriso, costringendo Zayn a fare qualche passo avanti ed avvicinarsi.
-“Che ci fai da queste parti?”
Chiede il biondo, senza perdere il sorriso che gli decora il viso.
Zayn si stringe nelle spalle e sospira, sorridendogli poi per nascondere il terrore che gli attanaglia ogni muscolo del corpo.
-“Ero passato per salutarti.”
Mormora piano, vedendo il volto di Liam illuminarsi a quella confessione.
O forse è solo un’impressione?
-“Ti mancavo?”
Chiede l’altro con una risata, e Zayn sbuffa un sorriso ed annuisce, lasciando cadere tutte le sue barriere.
-“Un sacco, Lì.”
Restano a guardarsi, con dolcezza, prima che Zayn finalmente prenda coraggio e gli porga il pacchettino.
Liam abbassa lo sguardo sulla sua mano e sbatte le palpebre, indicandosi subito dopo.
-“Per me?”
-“Per te.”
Conferma Zayn, vedendo Liam allungare una mano e recuperare il regalo per scartarlo.
Improvvisamente non ha più paura.
Liam apre il pacco con cura e recupera il portachiavi, ridacchiando appena e sentendo un senso di dolcezza invaderlo improvvisamente.
Tiene gli occhi fissi sul regalo senza guardare altro, sfiorandolo piano con il pollice, stringendoselo poi appena al petto.
-“Zayn.. un portachiavi giallo. Sei serio?”
Ride lievemente, vedendo Zayn storcere le labbra e stringersi nelle spalle.
-“Liam, l’ho preso apporta per te. Almeno fa finta che ti piaccia.”
Liam sorride con dolcezza e lo guarda, mordendosi il labbro inferiore per trattenersi dal baciarlo senza alcun permesso.
-“Sto scherzando, idiota. Lo adoro.”
Resta un attimo in silenzio, abbassando lo sguardo di nuovo sul portachiavi per un attimo, recuperando le chiavi dalla tasca.
-“Ma perché?”
-“Perché cosa?”
Chiede Zayn subito dopo, osservando Liam mettere con attenzione il suo regalo vicino le chiavi di casa.
-“Perché mi hai preso un regalo?”
Chiede con tono ovvio e divertito, rialzando gli occhi per puntarli nei suoi.
Zayn rabbrividisce e si stringe appena nella propria felpa, sentendo le guance andare in fiamme.
-“Non c’è un motivo preciso. L’ho visto e ti ho pensato.”
-“Un portachiavi a forma di sole giallo canarino ti ha fatto pensare a me?”
Liam ride, fallendo miserabilmente nel piano di sembrare offeso.
Zayn sorride divertito, riempiendosi le orecchie ed il cuore di quella risata che non sentiva da troppo tempo.
-“Buonanotte, Sunshine.
Sussurra appena, vedendo una scintilla accendersi negli occhi di Liam a quel nomignolo.
Volta le spalle e si allontana lentamente, sorridendo a quel senso di libertà che finalmente prova dentro.
Liam resta a guardarlo, fissando le sue spalle allontanarsi lentamente.
Sente la gola secca e lo stomaco stretto in una morsa, vorrebbe urlare il suo nome, ma riesce soltanto a sussurrarlo.
-“Zay..”
L’altro ragazzo non si volta neanche, alza la mano in un cenno di saluto e continua per il suo percorso.
Liam sente gli occhi riempirsi di lacrime e gli angoli delle sue labbra premere per puntare verso l’alto.
Non lo richiama, non gli corre dietro come nei migliori film romantici americani.
Resta a fissare le sue spalle mentre si allontana e sparisce nel buio in una serata scura di una vita reale di Londra.
Potrebbe sentirsi più felice?
Liam, mentre torna dentro casa con le chiavi strette al petto ed i singhiozzi di felicità che gli scuotono le spalle, crede proprio di no.

Louis percorre il vialetto di casa lentamente, alzando lo sguardo ad ogni finestra aperta.
Le luci sono spente, quindi quando arriva alla porta la apre silenziosamente ed entra facendo il minor rumore possibile.
Attraversa il salone enorme ed entra in cucina, accendendo la luce e poggiando la busta sopra il tavolo, aprendo poi il cassetto proprio di fianco al frigo per recuperare una penna decente perché lui di scrivere con la stilografica proprio non ne ha voglia.
Si siede al tavolo e recupera il diario comprato poche ore prima, sorridendo con dolcezza.
Apre la prima pagina e la piega in modo che tenga, leccandosi le labbra sottili e secche per riordinare le idee.
Louis ha pensato proprio a tutto per fare quella sorpresa al suo ragazzo, ma non a quello che vuole scrivergli su quella prima pagina.
Sbruffa e si alza di nuovo, recuperando qualche foglio dal cassetto dove prima ha recuperato la penna.
Si siede di nuovo e comincia a scrivere, cancellando due secondi dopo ogni volta.
Passa un’ora in quello stato, pensando ormai al fatto che Harry stia sicuramente dormendo.
Straccia un foglio dopo l’altro, e dopo aver imprecato tra i denti chiude gli occhi e si prende un attimo per pensare.
Cos’è che vorrebbe dirgli davvero? Cos’è che vorrebbe che Harry ricordasse sempre quando lui non sarà nei paraggi?
Louis prende un respiro e poggia la penna sul foglio, attendendo un po’ prima di scrivere; poi le parole arrivano da sole.

Ciao amore mio,
okay, forse è stupido e scontato cominciare una dedica così. Non credi?
Ma io sono stupido e scontato, insomma, sono il tuo ragazzo e mi conosci abbastanza per capire che sono da ore seduto davanti ad una pagina bianca per scriverti qualcosa di decente.
Questo diario è in primis per non farti più scrivere sui muri, ma è anche per riordinare tutti i tuoi pensieri e conservare ognuno di essi senza rischiare di perderli.
Perché tu non sei come me, piccolo.
Tu hai il potere di trasformare i sentimenti in parole e le parole in poesia.
Credi che avrei mai potuto lasciare che la vernice ricoprisse quei pezzi di te?
Spero che tu non l’abbia pensato neanche per un attimo, perché ti saresti sbagliato di grosso.
Ti sto scrivendo perché il diario delle canzoni è come un portafogli nuovo: se non ci metti una moneta porta sfiga.
Io voglio metterci qui dentro i miei pensieri e tutto ciò che provo per te.. o almeno posso provare a farlo.
Ti amo, Harry.
Questo lo sai già, questo lo sanno tutti anche se non lo sa nessuno.
Vorrei urlarlo al mondo così tanto, a volte, che brucia la gola a non poterlo fare.
E sai che la gola ci dovrà bruciare d’urla trattenute e di lacrime nascoste ancora per molto.
Ma non importa, amore, perché noi siamo qui e siamo in piedi.
So che spesso senti di non potercela fare, e so che non ne parli con me perché non vuoi appesantirmi con i tuoi dolori.
Ma noi ci siamo fatti una promessa Harry, ed un giorno giuro che faremo la stessa promessa davanti a Dio anche se nessuno ce lo concede.
Dio c’ascolta, Harry, e ci ama per come siamo.
Non importano le parole della gente, ricordi?
E non dobbiamo per forza sposarci in chiesa.
Dio per noi è ovunque.
Noi dobbiamo dirci sempre tutto perché è il nostro dolore, è la nostra gioia, sono i nostri traguardi.
Harry, siamo noi. Insieme.
Lo saremo sempre.
Voglio che tu lo ricorda ogni volta che siamo lontani, ogni volta che dovremo mentire ed ogni volta che avrai bisogno di mollare.
Lotta amore.
Stringi i denti, fascia i polsi e tieni duro.
Io sarò qui, sempre, a combattere  per te.
Arriverà il giorno in cui urleremo così tanto il nostro amore che la gola farà male per le urla e non per il silenzio.
Aspetta quel giorno insieme a me, aspetta la vittoria insieme a me.
E nel frattempo amami, Harry.
Io ti ho amato, ti amo e t’amerò.

-Tuo, per sempre, Louis.



Louis chiude il diario con un sorriso e rimette tutto nella busta, prendendo dello scotch e richiudendo tutto come se non fosse mai stato toccato.
Prende il regalo per il suo ragazzo e sale di sopra, poggiando soltanto le punte dei piedi su ogni gradino, per non far rumore.
Attraversa il piccolo corridoio con lo sguardo fisso sui suoi piedi ed una risata bassa sulle labbra, notando solo quando si trova davanti la porta aperta del bagno che la luce è stata rimasta accesa.
Si affaccia non notando nessuno, sentendo un senso di preoccupazione invaderlo.
Inarca le sopracciglia ed entra lentamente, ritrovandosi davanti agli occhi lo specchio del bagno scritto di rosso.
Cos’è quello, rossetto?
Ride con dolcezza, quando riesce a decifrare la scritta, sentendo il cuore stracolmo d’amore.
Se scrivo sullo specchio ti va bene? Ti amo sempre.
Louis poi, a questo punto, se ne frega che il suo ragazzo stia dormendo e che rischi l’infarto.
Corre fino alla camera da letto, fermandosi in tempo prima di scivolare lungo il pavimento e salta sul letto riempiendogli il viso di baci.
-“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.”
Harry, che per fortuna era sveglio, dopo un colpo iniziale comincia a ridere e lo abbraccia stretto.
Gli stringe le braccia intorno alla vita e lo trascina sotto di sé, baciandogli le labbra con dolcezza.
-“Ti amo anch’io.”
Sussurra, tra un bacio ed una risata.
Louis lo guarda negli occhi, con i propri lucidi e lo bacia di nuovo.
Harry ricambia ogni bacio con un sorriso sulle labbra ed il cuore che batte un po’ più forte.
-“Perché mi hai fatto aspettare tanto?”
Chiede con una dolcezza nella voce bassa che Louis ama sempre ascoltare, e gli sposta un ciuffo liscio di capelli che gli copre gli occhi azzurri.
Si guardano ancora un po’, in silenzio, e finalmente il maggiore si decide ad allungare il braccio e recuperare la busta che gli era caduta prima.
Gliela porge, con un sorriso, ed Harry lo guarda curioso e sorpreso.
-“Per me?”
Louis annuisce e gli preme la busta di carta contro il petto.
-“Per te.”
Harry sorride come un bambino al suo compleanno e recupera la busta dalle mani dell’altro, alzandosi dal suo corpo e sedendosi al centro del letto.
Louis lo segue con una risata e lo guarda con dolcezza mentre apre la busta ed osserva il contenuto con le labbra spalancate in un sorriso e le guance rosse.
Resterebbe ore ed ore a guardare il viso stravolto e stupito di Harry.
Ha sempre gli occhi lucidi e verdi spalancati e la risata da bambino.
Louis lo ama anche per questo.
Louis lo ama per ogni sua piccola sfumatura.
Harry recupera dalla busta il diario e la penna, fissandoli per un attimo e poi lanciandosi sul suo fidanzato per abbracciarlo e stringerlo a sé.
-“Ti amo, ti amo, ti amo.”
Louis ride e lo stringe a sé, lasciandosi cadere contro il materasso e sopportando il dolce peso dell’altro addosso.
Ridono e si baciano, ancora una volta, prima che Louis risponda con un “Anch’io ti amo.” sussurrato contro le labbra.
Louis porta una mano ai capelli di Harry per accarezzarglieli, sorridendo al sospiro calmo e rilassato dell’altro.
Restano stretti in questo modo per quelle che sembrano ore.
Louis che lo stringe e gli accarezza i capelli ed Harry che stretto al suo petto gli sussurra che lo ama e che gli è mancato.
-“Aprilo.”
Sussurra improvvisamente il maggiore, facendo sollevare il viso di Harry dal suo petto.
Il piccolo senza dire nulla apre il diario e, ad occhi sgranati, nota la dedica.
Rialza gli occhi su Louis che annuisce con un sorriso dolce, e solo allora comincia a leggere.
Ad ogni secondo che passa Louis vede gli occhi di Harry riempirsi sempre più di lacrime che però cerca di trattenere.
Gli accarezza piano la schiena e gli bacia la fronte, sentendo l’altro tirare su con il naso e vedendo la prima lacrima scivolare giù.
Harry sposta appena il diario per non bagnarlo di lacrime e continua a leggere, bagnando la maglia di Louis sotto di lui e lasciando scivolare le lacrime come se non se ne vergognasse.
Louis si sente fiero del suo ragazzo, in questo momento, più che mai.
Harry non si vergogna mai dei propri sentimenti e di ciò che è.
Louis, ancora, lo ama anche per questo.
Harry richiude il diario e si lascia andare ad un singhiozzo, posando il viso nell’incavo del suo collo e lasciandosi stringere tra le sue braccia.
-“Per sempre?”
Sussurra contro la pelle del suo collo, bagnandola con le lacrime, come un cucciolo indifeso.
-“Per sempre.”
Risponde Louis.
E questa, lo sanno entrambi, è un’altra tacita promessa.

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Capitolo 2
*** II ***


Zayn sta percorrendo, a piedi, la strada verso la scuola.
E’ da solo, nel più totale dei silenzi.
Ha la solita sigaretta mattutina tra le labbra e gli occhi ancora socchiusi per il sonno.
Inutile dire che non ha dormito, nonostante ci abbia provato davvero.
Per quanto lui si sia sforzato di chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno il viso sorpreso di Liam ed il suo sorriso continuavano a tormentarlo.
In tutta la sua vita Zayn ha sentito tante, forse troppe, frasi sull’amore.
La gente aveva sempre detto che fa sentire le farfalle nello stomaco, che fa tremare le gambe, che fa battere il cuore.
Nessuno lo aveva avvertito del resto.
Nessuno gli aveva mai detto che ti tiene sveglio la notte, che ti fa seccare la gola e tremare le mani, che ti manda in confusione e ti cambia completamente la vita.
Zayn ha sempre pensato che l’amore l’avrebbe potuto completare, un giorno, senza pensare al fatto che avrebbe pure potuto distruggerlo.
Lui non lo sa se Liam ha ricevuto il messaggio, la sera prima.
Magari ha dormito sogni tranquilli senza capire l’importanza di quel nomignolo, o forse ci ha riflettuto tutta la notte proprio come ha fatto lui.
Forse non staranno mai insieme, o forse sono l’uno la metà dell’altro.
Zayn getta il mozzicone a terra e lo calpesta, sbuffando l’ultima nuvoletta di fumo di quella mattina, mentre si spettina appena i capelli.
Lui davvero non sa a cosa pensare, e non sa assolutamente cosa aspettarsi.
Magari è ansioso per niente e Liam non ha neanche capito, o magari è l’ora di dire addio alla loro amicizia per sempre.
Zayn non sa, e lui odia non sapere.
Il dubbio lo tormenta, lo incasina, lo riempie fino all’orlo per poi lasciare che sia il terrore a bussare alla sua porta.
Non sa, davvero, cosa aspettarsi; e tutto questo lo spaventa a morte.
Si ritrova davanti scuola in un batter d’occhio, senza nemmeno accorgersene.
Sospira un’ultima volta e, con la chiave data dai manager, apre la porta.
Entra in corridoio, con le mani nelle tasche dei jeans ed il labbro inferiore tra i denti.
Si guarda intorno, circospetto, inarcando un sopracciglio quando non sente nessun rumore provenire da nessuna parte.
-“C’è qualcuno?”
La sua voce ed i passi sul pavimento fanno eco nell’edificio, e finalmente si accorge di esser solo.
In corridoio non c’è ancora nessuno e con un leggero sorriso continua a camminare nello spazio vuoto.
Lui ama essere il primo ad arrivare, così può sedersi in un angolo e riflettere su ciò che deve fare nell’arco di tutta la giornata.
Appena sveglio ha ancora la testa tra i sogni e le nuvole e non riesce proprio a mettere a fuoco ogni suo impegno.
Cammina fino alla fine del corridoio e si siede in un angolo, con le spalle e la testa contro al muro, chiudendo gli occhi e sospirando appena.
Stende le gambe in avanti e resta in silenzio, ad ascoltare la voce dei suoi pensieri.
Sente il silenzio riempirsi piano di parole, di frasi e poi di urla.
Ogni cosa nella sua mente urla di chiamare o di correre da Liam, gli dice di chiarire tutto e di rimangiarsi ogni cosa.
Che poi, Zayn, non saprebbe cosa rimangiarsi visto che di fatto non ha detto poi nulla.
Tiene gli occhi chiusi e rischia di addormentarsi, finché non sente l’eco dei passi riempirgli le orecchie.
E’ troppo stanco, però, per aprire gli occhi ed accorgersi di chi siano quei passi che si fanno sempre più vicini.
Resta in quella posizione senza muoversi, sentendo il sonno avvolgerlo prima che una mano calda sulla sua guancia lo interrompa.
Sgrana gli occhi e si allontana bruscamente, sbattendo ripetutamente le palpebre per focalizzare la figura davanti a sé.
Un Liam sorridente gli si inginocchia affianco e lo guarda, silenzioso.
Zayn, ora ne è sicuro, quando parlerà d’amore la prima cosa che dirà sarà: L’amore ti spappola il cervello, te lo mette in una scatola e poi lo manda in un paese che per galateo non posso nominare.
-“Liam!”
Esclama, tra il sorpreso e lo sconvolto, e l’altro ridacchia piano e riporta la mano sulla sua guancia, accarezzandogliela dolcemente con il pollice.
-“Buongiorno, sunshine.”
Sussurra, facendo perdere uno, due, forse tre battiti ad un Zayn che resta immobile, come pietrificato, nella sua posizione.
I secondi scorrono ma nulla si muove, entrambi si guardano l’uno perso nello sguardo dell’altro e respirano in perfetta sincronia.
Se non fosse per i battiti del cuore che gli rimbombano nelle orecchie Zayn penserebbe di essere morto.
Liam, lentamente ed in silenzio, si sposta e si siede a cavalcioni sulle sue gambe, senza staccare neanche un attimo lo sguardo dal suo.
Zayn lo sente deglutire e sorride lievemente per un attimo, deglutendo a sua volta quando sente la sua mano scivolare dalla sua guancia al suo collo, accarezzandoglielo con delicatezza e dolcezza.
I loro visi ormai sono vicini insieme ai loro cuori.
Zayn lo sente quasi il proprio cuore infiltrarsi tra le costole dell’altro ed il cuore di Liam infilarsi e nascondersi tra le sue.
Zayn sente i loro respiri mischiarsi e le loro anime scambiarsi.
Tutto di Zayn sembra diventare di Liam e tutto di Liam sembra diventare di Zayn.
-“Spero di aver capito bene, o questo gesto mi rovinerà la vita.”
Liam gli sussurra questa frase a pochi centimetri di distanza dalla bocca, prima di poggiare le sue labbra sulle sue per dare vita al loro primo bacio.
E’ un bacio semplice, senza reazioni alcune.
Uno scontro di labbra e di anime senza nessun intreccio né unione.
Eppure Zayn lo sente, proprio al centro del petto, il cuore che lentamente si completa.
Lui non sapeva neanche di star vivendo a metà, prima di saggiare le labbra dell’altro ragazzo.
Non sapeva neanche di aver così bisogno di lui, prima di infilargli la mano tra i capelli ed avvicinarlo a sé.
Non sapeva di aver così voglia di sentire il suo sapore, prima di muovere lentamente le labbra sulle sue per dare vita ad un bacio più morbido e bagnato.
Non sapeva neanche di piacere a Liam, per diamine, prima di sentire la sua lingua sfiorare la propria ed il suo corpo avvicinarsi al proprio per cercare più contatto.
Zayn e Liam non sapevano di amarsi in un modo così profondo; forse dovevano solo aspettare l’inizio di tutto per far esplodere l’amore.
Si baciano, ancora e ancora, senza avere la minima intenzione di smettere.
Zayn porta le mani, che prima teneva poggiate sul pavimento, sui fianchi dell’altro.
Lo sfiora e lo stringe contemporaneamente a sé, mordendogli il labbro inferiore per poi tornare a baciarlo, interrompendo la sua risata.
Per un attimo si pente di aver interrotto quel suono così melodioso, però poi il suono degli schiocchi dei loro baci lo distrae da qualunque altra cosa e qualunque altro rimorso.
Fa scivolare le mani dai suoi fianchi lungo l’intera schiena, accarezzandogliela con una dolcezza che non sapeva di possedere.
Si sorridono labbra contro labbra e si stringono ancora un po’, scoprendo lentamente il piacere di restare l’uno a contatto con il corpo dell’altro.
-“Quindi avevo capito bene?”
Sussurra Liam, con un sorrisino stampato sulle labbra e gli occhi lucidi fissi in quelli liquidi dell’altro.
Zayn annuisce e basta, riappropriandosi delle sue labbra un secondo dopo.
Ha aspettato per troppo tempo quelle labbra, e Liam ha scoperto di amare troppo le loro labbra unite, quindi lo lascia fare.
Si distaccano dopo poco, sorridendo ancora e guardandosi con un peso in meno sullo stomaco ed un sentimento più forte piantato nel cuore.
-“Tra poco arriveranno i ragazzi.”
Sussurra il moro, mordendo le labbra di Liam che arriccia il naso, guardandolo come un bambino offeso.
-“E allora?”
-“E allora niente.”
Ride Zayn, piano, baciandogli a stampo un’altra volta le labbra.
-“Credo sia meglio parlargliene poi in privato, e non farci trovare qui a terra a sbaciucchiarci come due adolescenti.”
Liam gli sorride e gli spettina i capelli, baciandogli le labbra per l’ultima volta prima della lezione.
-“Tu sei un adolescente, Zayn. Spesso te ne dimentichi.”
Zayn sbuffa e poi ridacchia, pizzicandogli i fianchi, costringendolo ad alzarsi dalle sue gambe.
Lo osserva alzarsi di scatto e ride, poi incrocia le gambe, guardandolo con dolcezza ed un pizzico di divertimento.
-“Il daddy non eri tu?”
Liam lo fulmina con lo sguardo e poi sbruffa.
Poco dopo il corridoio si riempie della risata sincera e cristallina di Zayn, seguita dalla porta che sbatte e dei passi che si avvicinano.
-“Buongiorno miei prodi compagni di avventure.”
Un Niall già vitale ed iperattivo fa il suo ingresso con tanto di frappuccino tra le mani, facendo sorridere entrambi che ricambiano il saluto.
Niall li raggiunge e si appoggia al muro, guardandosi intorno e poi guardando loro.
-“E i Larry dove sono?”


Louis sta dormendo beatamente, stretto nelle coperte calde, senza nessun pensiero e senza nessuna preoccupazione.
Ha il viso rilassato ed i capelli scompigliati, ed Harry lo sta fissando da ormai un’ora buona.
La sveglia ha suonato ma lui non ha alcuna voglia di alzarsi e lasciare quel loro nido d’amore, preferisce restare immobile a guardare l’altro dormire.
Poi, semmai, quando Louis si sveglierà lui chiuderà gli occhi e fingerà di non essersi svegliato.
Fingerà come ogni mattina di star ancora dormendo, continuando invece ad osservarlo ogni volta.
Osservare Louis per lui è un po’ come il caffè caldo la mattina.
Al posto di abbondare di caffeina lui abbonda di Louis Tomlinson.
Potrebbe esserci qualcosa di migliore al mondo?
Porta lentamente una mano sulla fronte del maggiore, spostandogli dagli occhi ancora chiusi un ciuffo di capelli, lasciando che un sorriso dolce gli si dipinga sulle labbra.
Louis è sempre stato il suo mondo, fin dal primo giorno, e se si ritrova a riguardare indietro non si rende ancora perfettamente conto di chi è diventato e di dove è arrivato.
Per Harry è difficile, quasi impossibile, abituarsi al fatto che la sua vita sia cambiata così tanto.
E non c’entra poi tanto la band, quanto il fatto che lui a soli sedici anni abbia trovato un compagno per la vita.
Perso nei suoi mille pensieri porta le dita ad accarezzare il contorno del viso di Louis.
La tempia, una guancia, e poi infine gli sfiora con tenerezza le labbra.
Harry non resiste alla tentazione e si alza dal letto, lentamente, sperando di non farlo svegliare.
Si spoglia delle coperte e trema di freddo quando il corpo nudo entra in contatto il freddo della stanza.
Sgattaiola fino all’armadio, voltandosi indietro un’altra volta per controllare lo stato dell’altro.
Sorride a vederlo dormire ed apre un’anta, recuperando la sua amatissima Canon e riavvicinandosi al letto.
Si siede sul materasso con le gambe incrociate, coprendosi alla meno peggio con le coperte ed accendendo la macchina fotografica.
La porta al viso e mette a fuoco, scattando poi con un sorrisino dolce stampato sulle labbra.
Una volta che il click ha rotto il silenzio della stanza e la foto è stata scattata, allontana la macchina dal viso e guarda tutto fiero la foto, non rendendosi nemmeno conto di Louis che piano apre gli occhi dopo essersi svegliato a causa del flash.
Louis odia categoricamente essere svegliato dalle luci forti che lo accecano, ma questa volta non urla né strilla.
Apre lentamente gli occhi e li punta, ancora assonnati ed appannati dal sonno, sulla figura accanto a sé.
Un sorriso lieve gli si dipinge sulle labbra e si stiracchia appena, facendo voltare immediatamente Harry che trattiene un attimo il respiro.
E’ tardi, merda, e Louis ora lo ucciderà.
-“Buongiorno piccolo.”
La voce del maggiore gli giunge alle orecchie, bassa e rauca come non lo è mai, e sente una strana dolcezza insinuarsi tra quelle lettere pronunciate con la lingua messa tra i denti.
Harry quindi sorride, stendendosi accanto all’altro e baciandogli a stampo le labbra.
Poco importa se Louis è appena sveglio e tra qualche minuto comincerà a strillare, vuole solo godersi quella pace mattutina che a loro manca da un bel po’ di tempo.
-“Buongiorno amore mio.”
Louis sorride del tono dolce che usa l’altro per parlare, e con un mugolio basso si avvicina di più al suo petto, lasciandosi stringere dalle sue forti braccia.
Resta al sicuro tra di esse, tenendo la guancia premuta contro il suo petto ed una mano poggiata sul suo fianco.
Chiude gli occhi e si lascia cullare dal battito appena più veloce del più piccolo, mordendosi il labbro inferiore quando un sorriso minaccia di dipingersi sulle sue labbra.
Harry vorrebbe davvero, o forse no, dirgli che è tardi e che devono darsi una mossa; ma Louis gli manca sempre di più, quindi resta in silenzio e tiene stretto l’altro a sé.
Tiene una mano tra i suoi capelli ed una sulla parte bassa della schiena, stringendolo al petto mentre le loro gambe lentamente si intrecciano.
Harry sa perfettamente che Louis ama questa posizione, quindi resta in silenzio e continua a proteggerlo dal mondo intero, baciandogli di tanto in tanto i capelli scompigliati.
-“Harry che ore sono?”
La voce morbida del maggiore arriva alle orecchie di Harry, che si irrigidisce all’istante.
-“Perché?”
Chiede, fingendosi innocente, e vede Louis spostare il viso dal suo petto per alzare lo sguardo e puntarlo nel suo.
-“Oggi abbiamo scuola.”
Harry schiude le labbra, fingendosi –ancora- sorpreso, senza smettere un attimo di fissare Louis.
Può finalmente dire che le lezioni di recitazione a qualcosa son pur servita.
-“Dici davvero?”
Esclama, allontanandosi dal corpo di Louis per recuperare il cellulare, mostrandolo poi a Louis senza avere il coraggio di parlare.
Il maggiore sgrana gli occhi alla vista dell’ora e salta praticamente dal letto, imprecando quando si ritrova il corpo nudo a contatto con il freddo mattutino.
-“Non ti ho mai odiato così tanto, Styles!”
Il riccio resta a guardarlo, divertito, ma si trattiene dal ridere per non ricevere una scarpa in pieno viso.
Louis recupera velocemente i vestiti, sbraitandogli contro di darsi una mossa, ed Harry si alza dal letto e posa la macchina fotografica al sicuro.
Vede Louis correre in bagno e recupera anche lui i vestiti, seguendolo sicuro e sorridente.
Quando oltrepassa la porta del bagno Louis lo guarda in cagnesco.
-“Esci fuori, non voglio vederti per il resto della settimana.”
Harry lo guarda, sporgendo il labbro inferiore e dedicandogli il miglior musetto di sempre.
-“Dai, Louis. Non l’ho mica fatto apposta.”
Mormora, con la voce da bambino e gli occhi che si riempiono di lacrime finte.
Louis lo guarda un attimo e sospira, sentendo già le barriere crollare, e riabbassa lo sguardo mentre incrocia le braccia al petto.
-“No, Harry. Sei il solito irresponsabile. Ora esci fuori e fammi fare una doccia!”
Sbotta, irritato, voltandosi per aprire l’acqua.
Harry sospira e si avvicina ancora di più al maggiore, posizionandogli le mani sui fianchi e facendolo voltare, sorridendogli sornione.
-“La facciamo insieme? Risparmiamo tempo ed acqua.”
Louis lo guarda infastidito, inarcando un sopracciglio, schiaffeggiandolo appena sulla guancia.
-“Non fare il malizioso ora, diamine. Non puoi risolvere tutto con un..”
Quell’inutile flusso di parole viene subito bloccato dalle labbra di Harry che si posano sulle sue.
Louis non riesce a fare altro, quindi si scioglie nel bacio e lo ricambia, sospirando appena tra le sue labbra.
Odia la velocità con cui Harry riesce a farsi perdonare qualunque cosa, ed odia il suo essere così debole ed influenzabile davanti alle attenzioni dell’altro.
Lo sente approfondire il bacio e sorride, ridacchiando piano quando la lingua dell’altro sfiora la sua, eliminando immediatamente ogni pensiero dalla sua mente.
Viene spinto verso la doccia ed indietreggia, lentamente, sussultando quando l’acqua comincia a bagnarli entrambi.
Louis non apre gli occhi nemmeno un attimo, troppo concentrato a godersi quelle sensazioni che solo Harry riesce a fargli provare.
Rabbrividisce alle mani del riccio che scorrono leggere sul suo corpo insieme all’acqua, incollandolo con gesti lenti e subdoli alla parete.
Il corpo del maggiore reagisce al freddo improvviso sussultando, ma lui non ci fa molto caso e stringe le mani tra i suoi ricci bagnati, baciandolo con un pizzico di desiderio in più.
Louis, deve ammetterlo a sé stesso: non ha davvero mai odiato il modo in cui Harry si fa perdonare così velocemente.
E’ come se fosse una specie di patto segreto tra di loro.
Harry lo fa innervosire e poi si fa perdonare. Louis ci ricava un po’ di nervosismo iniziale ed una sana scopata poi per far pace.
Le labbra dell’altro si allontanano improvvisamente dalle sue e Louis mette appena il broncio, risollevando le palpebre per guardarlo.
Si morde il labbro inferiore, perché i ricci bagnati che gli ricadono sulla fronte e le goccioline d’acqua che scivolano lungo il suo collo non fanno altro che renderlo ancora più sexy.
Louis si chiede se mai riuscirà ad abituarsi all’uragano che Harry gli procura nello stomaco, e nelle mutande.
Resta in silenzio, soffermando lo guardo su ogni gesto compiuto dal suo ragazzo.
Lo vede spostarsi appena a recuperare un flacone di bagnoschiuma, sorridendo quando l’altro si sporge di più in modo da non allentare la presa sul suo fianco.
Porta una mano piccola a poggiarsi su quella enorme di Harry che sta praticamente bruciando la sua pelle, stringendola appena.
Harry torna davanti a lui e lo guarda, con un sorrisino enigmatico sulle labbra.
-“Voglio lavarti.”
Spiega, capendo al volo la domanda inespressa dell’altro.
Louis arrossisce appena e boccheggia, senza spostare lo sguardo dai gesti di Harry.
Lo vede spremersi un po’ di bagnoschiuma su una mano ed allontanare l’altra dal suo corpo per sfregarla con l’altra.
Poi, finalmente, le mani di Harry sono di nuovo sul suo corpo.
Gli stringono i fianchi, massaggiano lentamente ogni centimetro del suo corpo.
Louis chiude gli occhi e si crogiola in quell’atmosfera così intima.
Harry tiene gli occhi aperti e fissi sul viso dell’altro.
Le sue mani scivolano su ogni porzione di pelle, ma gli occhi non vogliono assolutamente staccarsi dalla meraviglia che è il viso di Louis.
Lo osserva in ogni particolare, in ogni singola smorfia o sorriso, e può davvero essere soddisfatto di se stesso quando si accorge di conoscere ormai ogni singola perfezione o imperfezione di quel viso.
Può notare anche l’accenno di lentiggini che nessun altro ha mai visto sul suo viso, perché Harry è un buon osservatore, soprattutto quando si parla di Louis Tomlinson.
Fa scorrere le dita lungo la v appena pronunciata, vedendo il ragazzo abbassarsi di qualche millimetro, scivolando con la schiena contro il muro.
Sa perfettamente che quello è il suo punto debole, quindi ripercorre a ritroso, con le dita, lo stesso percorso di prima.
Le labbra di Louis si schiudono appena, mentre si lascia sfuggire un lieve gemito mal trattenuto ed un sospiro.
-“Hazz, smett..”
La frase di Louis viene spezzata dalle labbra di Harry che si fiondano sulle sue, dando vita ad un bacio quasi disperato.
Sente la sua lingua insinuarsi tra le labbra e solleva le palpebre, incrociando gli occhi di Harry.
Si baciano ad occhi aperti, sotto il getto dell’acqua che non smette un attimo di colpirli.
Louis sente le gambe tremare ed allaccia le braccia al collo dell’altro per tenersi fermo, nonostante sia schiacciato contro al muro con il suo corpo che lo tiene immobile.
Non smette neanche un attimo di baciarlo, con il cuore che trema ad ogni tocco di lingua.
Tiene gli occhi fissi nei suoi finché non sente le lunghe dita del suo ragazzo sfiorargli i fianchi.
Chiude gli occhi spontaneamente e sospira tra le sue labbra, portando le mani tra i suoi capelli che torna a stringere.
-“Rilassati, piccolo.”
Harry sussurra piano le parole contro le sue labbra, dopo essersi staccato dal bacio, con quella voce bassa e roca a cui Louis non può resistere.
Il maggiore si rilassa immediatamente contro le mattonelle dietro di sé, mugolando di piacere quando le mani dell’altro salgono di nuovo lungo tutti i suoi fianchi, accarezzandolo e venerandolo come solo lui riesce a fare.
Harry sorride a quei dolci mugoli ed al suo viso rilassato, mordendosi appena il labbro inferiore per trattenere il respiro.
-“Louis..”
Mormora dolcemente, vedendo l’altro aprire lentamente gli occhi e fissarli nei suoi.
Restano a guardarsi, con un sorriso dolce stampato sulle labbra ed i corpi in contatto.
Harry, davvero, non riesce a capacitarsi di come la sua vita sia cambiata.
E non riesce neanche a capire come faccia a resistere ancora al corpo statuario di Louis davanti a sé: nudo, bagnato ed invitante.
Si avvicina ancora un po’, facendo sfiorare le loro labbra prima di dar vita ad un bacio bagnato e lento.
Louis ricambia ogni gesto, sentendo la testa alleggerirsi come mai prima d’allora.
Accarezza la lingua di Harry con la propria, stringendosi ancora un po’ al corpo dell’altro.
Nella testa sta cercando di urlare alle gambe di non cedere, alle mani di non tremare e allo stomaco di non capovolgersi. Ma le sue urla e le sue richieste verso il proprio corpo non servono a nulla.
Louis –di questo ne è sicuro- non riuscirà mai a capire come faccia il suo ragazzo a farlo sentire così completo e devoto come mai prima d’ora.
-“Ti amo.”
Le labbra di Harry si allontanano dalle sue soltanto quei pochi secondi che servono per sussurrarglielo sulle labbra, con un sorriso dolce che coinvolge bocca ed occhi.
Louis sente le gambe cedere per l’ennesima volta e si aggrappa al suo corpo, sentendo Harry stringerselo al petto senza chiedere nulla, in modo da tenerlo stabile ed in piedi.
Si baciano di nuovo, come se avessero tutto il tempo del mondo, lasciando che tra le loro labbra scorri ancora l’acqua che li bagna e li lava di tutte le bugie che sono costretti a raccontare e di tutte le verità che sono costretti a nascondere
Louis si costringe a staccarsi dal bacio, sollevando le palpebre ed incastrando gli occhi in quelli verdi e liquidi dell’altro.
-“Ti amo anch’io.”
Lo bisbiglia, lentamente, ma Harry sente quel bisbiglio vibrare nel cuore come se fosse stato appena urlato.
Harry sente quelle parole scoppiargli dentro come se fosse la prima volta che se le sente dire, come se fosse l’ultima volta; come ogni volta.
-“Sei il mio fuoco d’artificio.”
Mormora, ancora, e si baciano di nuovo in una serie infinita d’amore e d’incontri di labbra.
Come farebbe Harry senza Louis? E come farebbe Louis senza Harry?
A questa domanda, entrambi, non sapranno mai cosa rispondere.
Forse non sarebbero nulla, forse non esisterebbero neanche.
Loro lo sanno, e lo sa chiunque li conosca e conosca il loro amore.
Loro sono nati per camminare in punta di piedi sul filo spinato della vita, mano nella mano.
 
 
 
Louis sta sbadigliando, coprendosi la bocca spalancata con la mano sinistra, mentre quella destra è intrecciata a quella del suo ragazzo che è stranamente pimpante e vivace a quell’ora del mattino.
Lo segue in silenzio, lasciandosi strattonare di tanto in tanto e sorridendo sotto la sua sciarpa di lana ingombrante ed il cappello basso per non farsi riconoscere.
Lo guarda di sottecchi, vedendo Harry girare il volto verso di lui e sorridergli.
-“Mi spieghi che hai?”
Chiede Louis, ridacchiando tra sé, accorgendosi del passo di Harry che finalmente rallenta la velocità.
Guarda poco più avanti spontaneamente e si accorge di essere ormai nei pressi della scuola.
Ora capisce perché, finalmente, Harry abbia dato tregua ai suoi poveri piedi.
-“Abbiamo lezione. Io amo venire qui, Louis. Lo sai.”
Louis annuisce e si stringe ancora un po’ nei suoi abiti pesanti, accoccolandosi al braccio dell’altro che gli posa subito dopo un bacio tra i capelli.
E’ bello camminare così tra le strade di Londra senza nessun paparazzo alle calcagna.
Sono stati attenti a non farsi seguire, a coprirsi come meglio potevano, e a percorrere la strada meno trafficata della città.
Non importa se hanno camminato per 10 minuti in più, farebbero entrambi qualsiasi cosa pur di passeggiare mano nella mano come una coppia normale.
Il sole è caldo sui loro visi, nonostante il vento freddo che li circonda, quando si fermano davanti al portone chiuso della scuola.
Louis prova ad afferrare la maniglia per aprire, prima di sentire la mano grande e calda dell’altro posarsi sulla sua.
-“Aspetta.”
Lo sente sussurrare la parola e si volta a guardarlo, con le sopracciglia appena inarcata, vedendolo guardarsi intorno.
-“Hazz.. cosa?”
-“Voglio baciarti all’aperto.”
Il suo sorriso era così spontaneo e le sue guance così rosse che Louis non poté trattenersi dal sorridere.
Si sporse appena per far sfiorare i loro nasi, in un dolce bacio eschimese, prima di allontanarsi un po’ e guardarlo negli occhi lucidi di dolcezza.
-“Potrebbero beccarci, e noi non vogliamo. Giusto?”
Mormora, come ad un bambino, accarezzandogli una guancia con il pollice.
Harry si rilassa contro quei tocchi e chiude appena gli occhi, mugolando un balbettio restio al divieto dell’altro.
-“Ma non c’è nessuno Louis.”
Piagnucola, riaprendo gli occhi e ritrovandosi il viso sorridente dell’altro ad una spanna dal viso.
Louis sospira ed annuisce, mordendosi appena il labbro inferiore e voltandosi completamente di fronte all’altro.
Restano a guardarsi per una manciata di minuti, con il fiato sospeso.
E’ il loro primo bacio senza nascondersi tra le mura di un appartamento.
Ed è così strano pensarlo se si conta il fatto che stanno insieme ormai da anni.
Harry avvicina il viso al suo per primo, e Louis lo segue come se fosse il suo specchio.
Le loro labbra si incontrano, tremanti, con il vento che gli sfiora la pelle.
Si baciano piano, lentamente, gustandosi quell’attimo come se fosse il primo e l’ultimo, impregnandosi ognuno nella mente il ricordo delle labbra soffici dell’altro nel preciso istante in cui si sono unite.
Sorridono labbra contro labbra, staccandosi con uno schiocco ed una leggera risata, mentre Louis arriccia il naso ed Harry resta a guardarlo.
-“Come fai ad essere sempre così bello?”
Chiede, sussurrando, sfiorandogli la guancia con le nocche della mano destra.
Louis si irrigidisce sotto i suoi tocchi ed arrossisce quando sente i suoi occhi bruciargli sulla pelle.
Può davvero fargli ancora questo effetto?
Cerca di trattenere un sorriso, mordendosi il labbro inferiore tra i denti ed abbassando il viso per nascondere il rossore.
Harry gli alza il viso con dolcezza e gli ribacia a stampo le labbra, aprendo poi subito dopo la porta e trascinandosi anche l’altro dentro l’edificio, intrecciando le dita alle sue.
Louis lo segue, colto di sorpresa, incespicando nei suoi piedi e finendo contro la schiena del suo ragazzo.
Harry si volta a guardarlo e gli sorride divertito, con gli occhi che brillano di una luce nuova ed i denti bianchi che Louis ama tanto in bella vista.
Ridono poi insieme, dirigendosi verso i ragazzi, stretti l’uno contro l’altro.
Harry se lo sente scivolare addosso: sarà una bella giornata.


Mezz’ora dopo si ritrovano in classe, seduti tutti agli stessi posti della volta precedente, con il volto assonnato ma le labbra aperte in un sorriso.
Harry è disteso alla meno peggio, con la testa poggiata sul petto di Louis e le gambe incrociate sotto il banco che sembra troppo piccolo.
Aspettano in silenzio l’arrivo di Christian, mentre Louis lancia qualche occhiata a Zayn e Liam che sembrano più vicini del solito e a Niall che dorme con la testa poggiata sul banco e la mano del moro tra i capelli.
Abbassa piano il viso per lasciare un bacio tra i ricci scomposti del suo ragazzo che ha gli occhi chiusi, sorridendo quando alza il viso dal suo petto e porta lo sguardo assonnato nel suo.
-“Cosa c’è amore?”
Louis sente che, a quella voce rauca che lo chiama amore, non si abituerà mai.
-“Liam e Zayn.”
Mormora soltanto, spostando lo sguardo di nuovo su di loro mentre Harry fa lo stesso.
Poi tornano a guardarsi e si sorridono.
Hanno già affrontato il discorso a modo loro, e con gli sguardi, si son rivelati felici per loro entrambi.
Christian arriva frettolosamente in classe, posando la borsa sulla cattedra e scusandosi con tutti.
-“Solite scuse. Con quale meravigliosa donzella hai passato la notte?”
Chiede Niall, ridendo, coinvolgendo il resto delle persone presenti.
Christian non risponde, gli dedica un sorriso e poi si volta per scrivere alla lavagna.
Proprio in quel momento il cellulare di Harry vibra, ed il ragazzo si affretta a recuperare il cellulare dalla tasca dei jeans.
Legge il nome sul display e volta il viso verso Louis, guardandolo come se stesse cercando di urlargli d’aiutarlo.
Louis, preoccupato, si sporge appena e gli stringe la mano libera alla sua, vedendo il riccio leccarsi le labbra e rispondere immediatamente, irrigidendosi contro la sedia alla voce dura e fredda che comincia a parlargli.
Restano tutti in silenzio, osservando Harry abbassare il viso per non lasciar trapelare nessuna emozione.
Resta al cellulare per minuti interminabili, mentre anche Christian lo osserva con un velo di preoccupazione a coprirgli gli occhi.
L’unico soffio che fuoriesce dalle sue labbra, dopo un tempo indeterminato, è un lieve “d’accordo” prima di staccare la chiamata e voltarsi verso Louis, in silenzio, che l’osserva con gli occhi spalancati e le labbra secche.
-“Dobbiamo parlare.”
Mormora appena, alzandosi dalla sua postazione e camminando verso la porta, aprendola con uno strattone ed uscendo senza dire altro.
Louis si guarda intorno e guarda Christian che annuisce appena, poi si alza anche lui e segue il suo ragazzo fuori, con un nodo allo stomaco e le lacrime che, ancora senza motivo, minacciano di cominciare a rigargli le guance.
-“Harry!”
Esclama, una volta uscito fuori dall’aula ed essersi chiuso la porta alle spalle.
Il riccio è seduto in corridoio, con le spalle contro al muro e le mani a coprirgli il viso.
Louis fa un attimo mente locale, chiedendosi se ha mai visto qualcosa di più struggente.
Poi cammina verso l’altro, inginocchiandosi al suo fianco e baciandogli con tenerezza i ricci ancora scompigliati.
Lo abbraccia stretto, facendogli poggiare la tempia contro il petto e tenendolo tra le braccia senza chiedere nient’altro.
Harry prova a parlare, ma il nodo alla gola gli vieta di potergli urlare di non lasciarlo solo.
Quindi si stringe di più al suo corpo, cominciando a singhiozzare e a bagnare la maglia spessa dell’altro.
Sente i singhiozzi scuotergli il petto e non se ne vergogna, perché ha così paura che venderebbe anche l’anima per assicurare un lieto fine a tutta quella storia.
Ha paura perché all’inizio della loro relazione Louis gli ha giurato che se un giorno avessero anche solo provato a farlo soffrire l’avrebbe lasciato per non far ricadere ogni cosa su di lui.
Harry ha paura di rivelargli ogni cosa perché nulla farebbe più male di vedere Louis andarsene con il viso basso e le spalle scosse dai singhiozzi, neanche tutte le avversità che potrebbero presentarsi lungo il loro cammino.
Lui ama Louis per tutto ciò che è, lo rispetta per il modo in cui si fa carico dei problemi a testa alta e che gli ricorda con un sorriso che tutto ciò che importa è essere insieme, ma più di tutto Harry è sicuro che Louis lo ami perché sarebbe pronto a morire per non fargli mai provare dolore.
Però Harry è pronto a condividere i problemi, a farsi carico di metà del dolore, a dividere le spese che quell’amore comporta.
Harry  è cresciuto, e vorrebbe così tanto che Louis gli desse soltanto una possibilità per dimostrarlo.
Vorrebbe così tanto che Louis accettasse di fargli male un po’ per far meno male a se stesso.
Quindi alza il viso ed incrocia gli occhi umidi a quelli azzurri e liquidi dell’altro, sentendo il respiro farsi meno presente.
Si sporge per baciargli le labbra con lentezza, sentendo nello stomaco il peso della paura che quella sia la fine.
Sente Louis ricambiare il bacio, anche se con un leggero astio dipinto sul viso.
Harry gli lascia tutta l’anima su quelle labbra, e Louis dopo il bacio se le lecca come se la stesse assorbendo pezzo dopo pezzo.
-“Cosa succede piccolo mio?”
Chiede il maggiore, con la voce bassa e dolce, accarezzandogli i capelli come se volesse proteggerlo dal resto del mondo.
Harry sospira a quel gesto e si morde il labbro inferiore, chiudendo appena gli occhi e provando a parlare con un filo leggerissimo di voce.
-“Devo incontrare Taylor Swift.”
Si schiarisce la gola e sente le braccia di Louis allontanarsi dal suo corpo, improvvisamente, facendolo sentire ancora più freddo e vuoto.
-“Perché?”
Il suo tono duro gli strappa il cuore, però decide di parlare lo stesso.
-“Amore.. il fatto che io sia ancora single è, sai, abbastanza strano.”
Louis aggrotta le sopracciglia e lo guarda, sgranando appena anche gli occhi.
-“Anche Niall è single.”
-“Ma Niall non ha nulla da nascondere.”
Sbotta appena, e vede l’altro irrigidirsi a quelle parole.
Harry non vorrebbe fargli male, Harry vuole soltanto alleggerirlo dai problemi.
Lo fissa un attimo, in silenzio, osservando ogni singolo movimento di Louis.
Lo vede alzarsi a viso basso ed allontanarsi da lui, senza spiccicare parola, dirigendosi verso l’uscita.
Harry si alza dal suolo e lo segue, afferrandogli un polso per fermarlo e facendolo voltare verso di sé.
-“Louis.. non farlo, ti prego.”
Louis alza il viso e punta i suoi occhi di ghiaccio in quelli verdi e caldi di Harry, senza lasciar trapelare nessuna emozione oltre l’apatia totale.
Si libera dalla sua presa ferrea con uno strattone, infilando le mani nelle tasche della felpa e guardando in basso, sentendo le pareti crollare già prima di essere demolite.
Sente gli occhi pieni di lacrime che presto cominciano a scivolare lungo le sue guance, ed Harry gli si avvicina ancora per cancellargliele con i palmi.
-“Non toccarmi.”
Louis si allontana di scatto, posando di nuovo gli occhi in quelli del suo ragazzo –o ex ragazzo?-, stringendo entrambe le mani a pugno per raccogliere tutt’insieme quella poca forza che gli è rimasta anche per fare un solo passo.
-“E’ finita, Harry. Io non posso permettertelo.”
Harry sente il respiro bloccarsi improvvisamente e le gambe lo minacciano di cedere, ma lui cerca di non pensarci e resta in piedi ed inerme davanti a lui.
-“Amore mio.. non fare l’idiota, avanti.”
Accenna un sorriso mesto, fintamente divertito, con gli occhi lucidi di lacrime di chi ancora spera che sia tutto uno scherzo.
Louis però resta immobile davanti a lui, a pochi passi di lontananza, con le lacrime che ancora scivolano via dai suoi occhi e le mani immobili nelle tasche.
Harry lo guarda negli occhi e solo allora sente ogni singola speranza sgretolarsi tra le mani del ragazzo di fronte a sé.
-“Louis..”
-“E’ finita.”
Louis lo ripete ancora una volta, sentendo i singhiozzi impadronirsi improvvisamente di lui.
Poi scappa via.
Apre la porta principale e si allontana, lasciando Harry immobile ed inerme ad assorbire tutto il dolore che quell’unica frase gli ha saputo causare.
Resta immobile davanti a quella porta spalancata, con gli occhi sgranati appannati dalle lacrime, lo sguardo fermo sulla schiena dell’altro che velocemente si allontana e l’aria che ad ogni passo dell’altro gli lascia i polmoni.
Vorrebbe urlare, ma non ci riesce.
Quindi si inginocchia sul pavimento, sbattendo velocemente le palpebre e lasciando che le lacrime gli inondino le guance.
Si fissa le mani tremanti e resta lì immobile, ad osservare il dolore che prende il sopravvento su ogni parte del suo corpo.
Si accorge lievemente del rumore della porta sbattere e dei passi veloci che corrono verso di sé.
Si accorge, ma non se ne importa, di Niall che si inginocchia davanti a lui e gli schiaffeggia appena la guancia.
Non reagisce, non fa altro che osservare le proprie mani che ancora tremano.
Niall si accorge del respiro difficoltoso ed urla il nome di Liam, con una tale disperazione nella voce che Harry quasi sorride.
Ma non ci riesce, non riesce a far nulla.
Harry è immobile ed inerme, inginocchiato ancora su quel freddo pavimento, abbandonato al suo dolore, distaccato ormai dal mondo come se fosse appena morto.
Harry è morto.



E’ notte, ed il buio lo avvolge come sta avvolgendo la sua anima.
Il fumo della sigaretta ormai consumata gli impregna ancora i vestiti, le lacrime secche gli rendono le guance lucide, e l’assenza di un giubbino lo fa tremare per il venticello notturno che lo colpisce in pieno.
Resta in piedi davanti scuola, con una bomboletta nella mano destra e gli occhi ancora umidi che fissano la porta.
Ha paura di attraversare quella porta e di entrare nel luogo dove Louis l’ha lasciato solo, dove ha abbandonato il loro amore, dove ha spezzato ogni cosa con la sua corsa verso il mondo.
Louis gliel’aveva promesso, una notte dopo aver fatto l’amore, con gli occhi ancora lucidi per l’orgasmo e le guance rosse per le risate. Harry ancora può sentire i ricordi bruciare sotto la pelle se chiude gli occhi.

-“Siamo noi due contro al mondo.”
Aveva sussurrato Louis, guardando il riccio negli occhi, portando una mano tra i suoi ricci per scompigliarli come solo a lui era permesso fare.
Harry aveva colto la palla al balzo ed aveva alzano lo sguardo per puntarlo nel suo, restando in silenzio per qualche attimo.
Si erano parlati con gli occhi, in quell’istante, e si erano urlati che s’amavano come mai nessuno era riuscito ad amarsi nei secoli ormai passati.
-“Mi abbandonerai mai? Mi lascerai lottare contro il mondo da solo?”
Louis l’aveva guardato ed aveva scosso la testa, portando la mano dai suoi capelli alla sua guancia, per accarezzarla.
-“No, Harry. Questo amore è nostro, e lotteremo insieme.”
Era sicuro, mentre parlava, come se avesse appena scoperto il futuro e gli fosse lecito sapere.
-“Lo prometti?”
-“Lo prometto.”
Aveva risposto, e s’erano baciati con i dubbi che diventavano vapore e volavano via.

 
Risolleva le palpebre nello stesso istante in cui i ricordi si dissolvono, lasciandolo in balia del vuoto e della solitudine.
Resta con lo sguardo fisso sulla grande porta, l’indecisione scritta negli occhi e la mano che si stringe convulsamente intorno alla bomboletta di vernice.
Alla fine prende un respiro profondo e si fa coraggio.
Apre la porta con le chiavi rubate –che lui preferisce indicare come prese in prestito- dal professore ed entra nell’edificio in religioso silenzio, guardandosi intorno mentre il buio lo investe.
Si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori il freddo pungente e lasciandosi avvolgere dal dolce calore delle mura che sembra si stiano stringendo intorno al suo corpo al ricordo straziante del dolore provato così poco tempo prima.
Il suo sguardo si posa irrimediabilmente a pochi metri di distanza da lui, dove tutto ha avuto fine.
Resta immobile, a fissare quel punto, a ricordare se stesso in ginocchio, con la disperata consapevolezza negli occhi.
Prova a camminare, ascoltando l’eco dei suoi passi, percorrendo l’intero corridoio.
Sbatte velocemente la bomboletta, fermandosi quando ormai ha raggiunto la fine del corridoio, voltandosi subito dopo verso il muro.
Non avrebbe mai accettato l’idea che tutto fosse davvero finito.
Toglie il tappo e comincia a scrivere, proprio nel modo in cui Louis odiava tanto.
Ora non ha solo una penna, una piccola porzione di muro e un amore immenso nel cuore.
Ora ha della vernice, un’intera parete bianca da sporcare ed il dolore che lo sta distruggendo a poco a poco.
Comincia con la prima frase, senza riflettere, mentre le lacrime gli bagnano il viso ed i singhiozzi si impadroniscono di lui.
“Don’t let me go.”
E non importa quali saranno le conseguenze, non importa neanche se verrà denunciato, l’unica cosa che importa è urlare in qualche modo quelle parole che non può pronunciare.
“I’ll keep my arms wide open.”
Ed è vero, che Harry resterà lì ad aspettarlo, con le braccia aperte ed il cuore che ancora pompa soltanto per lui. Non importa quanto tempo dovrà aspettare, non gli importa neanche sapere se Louis tornerà oppure no.
L’unica cosa di cui è sicuro è che lui non smetterà mai di attendere il suo ritorno.
“I hold on scared and harder to breath.”
Il respiro, mentre scrive, si fa più pesante.
E’ davvero così difficile respirare senza Louis? Harry non se n’era mai reso conto, fino a quando non ha dovuto davvero alzarsi dal suolo senza l’altro accanto.
“I’m tired of feeling alone.”
Ed è davvero stanco di sentirsi così solo quando si volta e non trova accanto l’altra parte di sé.
Sente le mani troppo fredde senza quelle piccole di Louis che gliele stringono, e già si immagina la desolazione del letto troppo vuoto e del silenzio assordante di casa loro così vuota.
Non si abituerà mai a questo senso di solitudine che lo avvolge e lo incatena quando il profumo di Louis non è più su ogni parte del suo corpo.
“Seems like these days I watch you from afar.”
Le lacrime sembrano bruciare sulle guance, mentre i muri dipinti di bianco si imbrattano di parole nere ripiene di dolore.
I muri si sporcano, ed il dolore lentamente sembra scomparire, convertendosi in musica.
Harry canta, disperato, quelle parole che poi comincia a scrivere.
Distaccate, sconnesse, senza alcun senso logico.
Ma a chi importa il senso, quando il dolore è l’unico sentimento che prende il sopravvento.
Si inginocchia, sfinito, poggiando la fronte contro il muro ancora fresco e singhiozzando tutto il dolore che si porta dentro.
Le sue urla fanno eco in tutto l’edificio, e si sente libero di piangere e cantare, singhiozzare e urlare ogni singola bestemmia che altre volte ha solo potuto farfugliare di nascosto.
Si gira e si siede, con le spalle contro al muro e le gambe distese lungo il pavimento.
I singhiozzi non si calmano ma la musica ora nella sua testa ha un senso.
Comincia a cantare, e non importa se sta stonando o sta prendendo troppe pause per i singhiozzi.
Harry, finalmente, si accorge di avere ancora qualcosa per cui vale la pena vivere.
La musica.





Zayn apre con uno scatto la porta principale di casa, entrando velocemente e chiudendosela subito dopo alle spalle.
Attraversa il piccolo corridoio, stringendosi nei vestiti completamente bagnati dalla pioggia, trovando ogni stanza della casa totalmente al buio.
Sospira, poggiando le buste del Mc Donald’s sul tavolino vicino la porta, prima di svoltare a destra e ritrovarsi nell’ampio salone.
Si ferma improvvisamente sull’uscio della porta, abbassando lo sguardo al pavimento ricoperto di lattine vuote di birra.
Alza il viso e nota la televisione accesa che riflette una leggerissima luce che illumina il divano di fronte ad essa e metà pavimento ormai disastrato.
Il volume è talmente basso che anche sforzandosi non riuscirebbe ad ascoltare neanche un quarto della conversazione tra i due attori che ora sembra stiano discutendo.
Sposta poi, infine, lo sguardo sul divano, dove un Harry ormai addormentato riposa con il respiro lento e regolare.
Gli si avvicina lentamente, sperando di non svegliarlo, inginocchiandosi accanto al divano per accarezzargli una guancia bagnata dalle lacrime ormai secche.
Vorrebbe fare qualcosa, ma non riesce a pensare a niente di intelligente.
Harry è a casa sua ormai da tre giorni e Louis non si fa sentire dallo stesso numero di giorni.
Porta lentamente la mano tra i ricci bagnati dell’altro, probabilmente dovuto al sudore che gli incubi gli provocano.
Zayn, in tutta questa storia, ha scoperto una cosa di Harry che prima non conosceva.
Harry spesso sogna corpi privi di vita ed il sangue che gli sporca le mani.
Zayn ha provato a capire perché sognasse cose del genere, chiedendogli se magari avesse un trauma legato al passato.
Il ragazzo riccio ha solo abbassato il viso, si è stretto le gambe al petto ed ha ricominciato a piangere.
Da allora Zayn non ne ha più parlato.
Scuote appena la testa per risvegliarsi dai suoi pensieri e resta immobile ad osservare il corpo addormentato dell’altro, chiedendosi altre mille volte cosa potrebbe fare per salvarlo, per salvarli.
La birra ed il dolore non stanno facendo altro che distruggere Harry attimo dopo attimo, eppure Zayn resta inerme davanti alla scena senza parlare.
Stringe appena i pugni mordendosi il labbro inferiore, poi in un impeto di rabbia si alza di scatto ed esce dalla stanza, recuperando le chiavi dell’auto e aprendo la porta principale con violenza.
Alza il cappuccio della felpa a coprirgli i capelli, guardandosi furtivamente intorno per non essere seguito e chiudendo la porta dietro di sé.
-“Sono stanco, cazzo.”
Impreca a denti stretti, raggiungendo velocemente la macchina e salendo al posto di guida.
Fuori sta piovendo, e dentro di sé manda a fanculo metà della generazione umana prima di avviare il motore.
Sfreccia sulle strade diretto a casa di Louis, con la radio accesasi da sola che manda in onda una canzone rilassante ed il rumore della pioggia che scroscia lungo i finestrini.
La mente si riempie di voci e contemporaneamente si svuota, facendogli trattenere l’aria nei polmoni per una manciata di secondi.
Riprende a respirare solo quando il cellulare gli squilla in tasca.
Zayn se ne frega delle regole stradali e di tutte quelle cazzate, così recupera in fretta il cellulare e risponde, sorridendo alla voce del suo ragazzo che lo richiama preoccupato dall’altro lato della cornetta.
-“Si può sapere almeno dove sei, ingrato?”
Zayn ridacchia e si morde il labbro inferiore, rilassandosi contro il sedile dell’auto.
-“Sto andando a casa di Louis. Tu sei a casa mia?”
Sente Liam sbruffare e rispondere in modo affermativo.
-“Sì, sono venuto per stare un po’ con te e ho preso le chiavi dalla matriosca fuori la porta per farti una sorpresa ma..”
-“Come fai a sapere che si trovano lì?”
La risata ovattata di Liam gli arriva fino alle orecchie, e la stessa cosa fa la sua voce poco dopo.
-“Sei così prevedibile, amore.”
Zayn a quel nomignolo rabbrividisce e si stringe nelle spalle, sentendo gli angoli delle labbra tirarsi all’insù per aprirsi in un sorriso.
Rallenta appena la sua corsa per abbassare il volume della radio e si rilassa ancora un po’ contro il sedile dell’auto.
Dovrebbe dire qualcosa, ma cosa, esattamente?
Zayn non è mai stato bravo nei discorsi e nelle relazioni, non sa mai cosa dire per esprimere al meglio le sue emozioni e non ha mai la parola giusta da pronunciare nel momento giusto.
Si sforza di cercare qualcosa di adatto, e per questo resta in silenzio per un attimo, continuando a guidare con la strada sgombra e la mente trafficata dai pensieri.
Sbatte appena la testa contro il poggiatesta, perché davvero è un idiota se non riesce a trovare le parole neanche per qualcosa di così poco.
Porta lo sguardo sulla casa di Louis che ormai riesce a vedere, anche se in lontananza, e sospira.
La va o la spacca.
-“Mi ami per questo.”
Sussurra piano, con un sorriso stronzo e finto sulle labbra ed il tono divertito che nasconde la paura nella voce.
Liam dall’altro lato della cornetta resta un attimo in silenzio, e Zayn si gode il suo respiro lento e cadenzato, parcheggiando finalmente e spegnendo il motore.
Poi la risposta dell’altro arriva come un fulmine a ciel sereno.
-“Sì, ti amo anche per questo.”
Poi la chiamata viene interrotta, lasciandolo con gli occhi sgranati ed il cuore che batte un po’ di più.
Resta momenti interminabili in auto, immobile, con la pioggia che continua a battere senza sosta contro il parabrezza e contro i finestrini, facendolo tornare alla realtà.
Sposta il cellulare dall’orecchio e lo guarda, sorridendo con dolcezza alla foto del suo ragazzo –Dio, finalmene può dirlo!- che sorride sullo sfondo.
Osserva ogni singolo particolare che quella foto è riuscita a cogliere di Liam.
Il naso che s’arriccia e gli occhi che si assottigliano.
Come potrebbe Zayn non amare ogni suo singolo tratto? E come potrebbe non voler essere la causa di tutti quei meravigliosi sorrisi?
Alla fine, con un sospiro ed un sorriso accennato, decide di scendere.
Si copre i capelli con il cappuccio della felpa e guarda un attimo fuori dal finestrino, recuperando le chiavi ed infilandosele in tasca.
Apre lo sportello ed esce velocemente dall’auto, richiudendoselo alle spalle e percorrendo di corsa il vialetto di casa Stylinson, riparandosi poi subito dopo sotto il portico.
Zayn è sinceramente esausto di tutta questa storia, e vorrebbe soltanto guardarsi intorno e non vedere problemi ovunque per una sola volta.
Ora che la sua vita sta percorrendo il binario giusto proprio non se la sente di lasciare che Harry e Louis percorrano diverse strade senza incontrarsi più.
Poggia la fronte contro il legno freddo e un po’ bagnato della porta, dopo aver suonato al campanello.
Attende per un’infinità di tempo, poi decide di risuonare il campanello.
Si allontana appena dalla porta e dà uno sguardo alle finestre del primo piano.
Tutto spento.
Zayn si sente spento da quando non sente la voce di Louis riecheggiare nella stanza di casa sua e da quando non vede il sorriso di Harry risplendere ed illuminare tutto il resto.
Si sente spento da quando non riesce a fare nulla per aiutare coloro che l’han tirato su ogni volta che sentiva di poter crollare.
Quindi urla il nome di Louis una, due, tre volte.
Tira calci alla porta e sente di poter bruciare per quanto stia urlando all’altro di aprirlo.
Non sentono Louis da giorni ed è preoccupato, perché Louis non è mai stato lontano da Harry per così tanto tempo e soprattutto non è mai stato così tanto tempo lontano da lui.
Urla un’ennesima volta il suo nome e sente un improvviso rumore di vetro che s’infrange contro il pavimento.
Resta in silenzio, la pioggia è l’unico suono che riempie il silenzio circostante di quella tarda serata.
Poi si riavvicina alla porta e sospira, richiamando l’altro con la voce dal tono più alto per farsi sentire e con un tono più dolce nella voce.
Sente la televisione accendersi e sospira, frustrato, sentendo però gli occhi inumidirsi perché Louis sta bene ed è tutto ciò che importa.
Un senso di felicità lo investe per un attimo, prima che il buio torni ad avvolgerlo.
-“Louis. Ascoltami solo un secondo. Non devi aprirmi o rispondermi, fammi solo capire che mi stai ascoltando.”
Alza appena la voce e sente il volume della televisione abbassarsi un po’.
Sorride consapevole, poggiando mani e fronte contro il legno della porta, chiudendo gli occhi.
-“So che stai male, Louis. Dannazione lo sa anche Harry. D’accordo?”
-“Non nominarlo!”
Un urlo indignato e frustrato giunge dall’altra parte della porta, e Zayn si accorge che Louis è a pochissimi centimetri da lui.
Sente il cuore piangere alla consapevolezza di non poterlo abbracciare.
Però poi prende un respiro profondo e ricomincia.
-“Mi conosci, piccolo.. sai che non sono bravo con le parole. Ma ho da dirti qualche cosa. Posso parlare? Mi ascolti?”
Louis non risponde e Zayn resta un attimo in silenzio, torturandosi il labbro inferiore con i denti, decidendo poi di continuare comunque.
-“So che fa dannatamente male, e so che sei ferito. Ti senti tradito, non perché Harry debba uscire con la bionda ossigenata.”
Zayn sente un sospiro che sembra tanto essere stato causato da un lieve sorriso, quindi sorride di conseguenza.
-“Ti senti tradito da te stesso perché tu ti sei sempre ripromesso di fare il possibile per portare avanti questa falsa da solo, senza far ricadere nulla sul tuo ragazzo.
Ti capisco, Louis. E ti rispetto.
Ti rispetto perché tu saresti pronto a fare qualsiasi cosa per lui, per la vostra storia, per il vostro amore.
Saresti disposto a morire per non fargli torcere un capello.
Ma cosa concludi chiudendoti in casa senza dargli la possibilità d’amarti ancora?
Louis lui deve farlo per te, per voi e per se stesso.
Io lo so che te ne sei accorto.”
-“Di cosa?”
La voce di Louis è flebile, stanca e debole, ma Zayn lo sente ugualmente.
-“Che Harry piange di notte perché i sensi di colpa lo perseguitano.”
Restano in silenzio, ancora, non parlano per molto.
Si crogiolano nel silenzio fatto di mille parole che soltanto loro riescono a scambiarsi anche senza guardarsi negli occhi.
-“Tu lo sai che lui vuole dimostrarti di essere cresciuto e di amarti. Vuole dimostrarti che il vostro dolore è vostro e non è solo tuo.
Louis, non potrai difenderlo dal mondo per sempre.”
Un singhiozzo interrompe le sue parole e quindi decide di zittirsi.
-“Credi che non lo sappia?”
Louis è così debole che può sentire i suoi pezzi cadere giù e toccare il pavimento.
Lo sente così indifeso che può vederlo crollare senza che le sue gambe lo reggano ancora.
Si inginocchia, quindi, e se ne fotte dei jeans che si bagnano e del freddo che si sta insinuando sotto la sua pelle.
Si inginocchia perché vuole essere accanto al maggiore anche con un ostacolo che li separa.
-“Quindi smettila di provarci. Louis, comincia a vivere e comincia a viverlo. Non devi pensare solo a ciò che magari ci sarà d’orrendo. Pensa ad ogni battito di ciglia che ti regala dal primo mattino quando si sveglia accanto a te. Non è forse uno dei motivi per cui respiri ancora?”
Louis dall’altro lato, seduto tremante e piangente sul pavimento, annuisce.
Zayn non può vederlo, ma lui sa per certo che il moro lo sta leggendo nel pensiero.
Lui riesce a capirlo come nessun altro, da sempre.
Louis lo ammette, a volte fa dannatamente paura; resta però il fatto che non lo sostituirebbe con nessun altro al mondo.
-“Grazie, Z.”
Zayn sorride e si alza lentamente, lasciando un bacio contro la porta fredda e bagnata.
-“Salva il vostro amore, ancora una volta.”
Detto questo si allontana lentamente, lasciando Louis con la mente ancora offuscata dall’alcol e le lacrime ad appannargli la vista ed il cuore.
 
 
Il giorno dopo le nuvole e la pioggia hanno dato posto ad un pallido sole che illumina appena la stanza.
Harry è sveglio ed è ancora disteso sullo stesso divano della sera prima.
Ha sentito Zayn tornare da chissà dove, ha sentito la voce di Liam, ed ha sentito schiocchi di baci che si sono affievoliti poi con un probabile cambio di stanza degli altri due.
Harry vorrebbe essere felice, per loro, ma non riesce ad esserlo neanche provandoci.
L’unica cosa che riesce a provare è il nulla, e questo quasi lo spaventa.
Lo spaventa non sentire la voce di Louis ormai da giorni, di aver vomitato quattro volte il giorno prima, di essere solo a casa di Zayn senza la compagnia di nessuno.
Harry è preoccupato dall’essere solo, perché quand’è solo la mente gli fa compagnia.
I ricordi si affollano, i pensieri urlano di essere ascoltati, ed è così difficile zittirli che a volte deve urlare davvero contro di essi.
E’ sicuramente pomeriggio inoltrato, la casa è vuota, e allora Harry ringhia infastidito.
C’è una voce dentro di sé che gli dice di correre da Louis; voce che, però, lui non vuole ascoltare.
Affonda il viso nel cuscino e si stringe ancora un po’ nella coperta calda che gli copre il corpo tremante a metà, lasciandogli scoperti i piedi e le spalle.
Sente gli occhi riempirsi di lacrime nell’esatto momento in cui il ricordo di Louis che va via da lui si affaccia alla porta dei suoi pensieri.
Lui non avrebbe voluto sbagliare, non avrebbe voluto che l’altro fuggisse via dal loro amore.
Si volta, quindi, guardando l’orologio alla parete.
Sì, è sicuramente pomeriggio inoltrato, quindi decide di alzarsi per dirigersi in bagno.
Fa come se fosse a casa sua e corre a farsi una doccia.
Non vuole sbagliare di nuovo, Harry.
Vorrebbe non sbagliare più.
Infatti, un’ora dopo, si ritrova in macchina a sfrecciare lungo la strada nell’auto di Zayn presa in prestito senza chiedere il permesso.
Ma chi se ne frega del permesso in questo caso? Harry non di certo.
C’è una canzone di Ed Sheeran che passa in radio, ed il ragazzo sorride appena pensando che dovrebbe chiamarlo, che dovrebbe informarlo di ciò che sta per fare.
Dovrebbe informare qualcuno, perché è davvero qualcosa di troppo grande, ma non riesce a fermarsi a ragionare.
Harry vuole, Harry avrà.
Un po’ come la logica dei bambini che devono per forza avere ciò che desiderano.
Harry desidera Louis proprio come un bambino desidera il leccalecca a forma di girandola.
E piangerà, sbatterà i piedi sul pavimento e farà i capricci.
Non gli importa.
Harry riavrà Louis.



Harry, poco dopo, si ritrova di fronte casa loro.
Resta in macchina a fissare quella porta con le lacrime agli occhi, il mal di testa che lo sta uccidendo, e la voglia di inginocchiarsi davanti all’altro e rendersi ridicolo che gli preme nello stomaco.
Respira faticosamente, chiudendo gli occhi per non lasciare all’ansia il sopravvento su se stesso.
Ha spento la radio già da un po’, quindi il silenzio lo circonda, interrotto solo dalle urla che ci sono nella sua testa.
Gli tremano le gambe e la forza sembra averlo abbandonato, ma riesce comunque a far scattare la serratura della portiera e ad aprirla.
Prende un ultimo respiro ed annuisce, scendendo lentamente dall’auto e chiudendo subito dopo la portiera, restando immobile.
Lo sguardo sulle proprie scarpe ed il respiro che lo abbandona.
Non vuole considerare le mani che gli tremano ed il cuore che batte troppo velocemente.
Lui è lì e non deve aver paura.
Da quando Harry ha motivo di aver paura di Louis?
Alza lo sguardo e lo punta sulla quella porta che gli sembra così lontana, catturando il labbro inferiore tra i denti ed allontanandosi dall’auto.
Percorre il vialetto lentamente, infilando le mani nelle tasche dei jeans e guardandosi intorno.
Quella è casa sua, dovrebbe conoscerla così a fondo da poterci camminare ad occhi chiusi, ma Harry non la riconosce più.
Sono passati solo pochi giorni, eppure non riconosce più casa sua nel momento in cui non sente le urla e le risate di Louis riempirgli le orecchie.
Non sente la sua mano stringere la propria per tirarlo velocemente in casa, non sente le sue labbra sulle proprie e non sente l’amore, che caratterizza la loro dimora da sempre, nell’aria.
Cammina a piccoli passi, ritrovandosi dopo un po’ di fronte la porta d’entrata, senza sapere cosa fare.
Ha le chiavi, è casa sua, potrebbe entrare e ne avrebbe anche il diritto.
Semplicemente non lo fa.
Poggia la fronte contro il legno della porta e resta immobile, lasciando che il vento della sera gli scompigli i capelli e si insinui sotto i vestiti.
-“Louis.”
Lo chiama a voce bassa, sicuro di non essere sentito dall’altro, sentendo già le lacrime invadergli gli occhi.
Si allontana dalla porta e scuote la testa, ricacciando indietro le lacrime e respirando profondamente.
Non vuole piangere, non deve piangere.
Dev’essere forte per entrambi.
Per Louis, per loro.
Quindi, infine, si decide a suonare il campanello.
Attende pochi attimi, poi la porta si apre con uno scatto.
Louis lo guarda sorpreso dal basso, con gli occhi sgranati ed il respiro che gli si blocca in gola.
Harry se ne accorge, ma resta immobile.
Restano a guardarsi per attimi infiniti, fino a che Louis non si sposta per farlo passare.
Tiene lo sguardo basso e deglutisce, provando a fermare il cuore che batte troppo velocemente.
Harry gli passa accanto in silenzio, abbassando il cappuccio della felpa che ancora gli copriva i capelli, voltandosi verso il suo ragazzo che sta chiudendo la porta nel modo più lento possibile.
Ha i capelli arruffati e le guance magre ricoperte di un leggero strato di barba.
Indossa una sua felpa, e quindi Harry sorride a vedergliela stare almeno due taglie più grandi.
-“Cosa ci fai qui?”
La voce di Louis, stranamente rauca, rompe il silenzio.
Poi si volta, incrociando i suoi occhi azzurri e spenti a quelli verdi e sorpresi del più piccolo.
Entrambi trattengono il respiro, ma fanno finta di nulla.
-“Sono venuto per.. parlarti?
Prova, Harry, scoprendo un sorriso ironico sulle labbra dell’altro.
-“Per parlare di cosa?”
Sbotta acido, Louis, superandolo e dirigendosi in salotto.
In silenzio, Harry, lo segue.
-“Sì, non mi hai dato il tempo di..”
-“Di fare cosa?”
Le urla cominciano a riempire la stanza, ed Harry lo lascia urlare senza dire niente.
Sa il modo che Louis ha di reagire, conosce a memoria ogni singola sfaccettatura del suo ormai storico ragazzo.
Quindi incassa il colpo ed abbassa il viso, pronto alle urla e alle parolacce che da lì a poco gli arriveranno addosso come una valanga di neve sporca di fango.
Lui lo sa che i sentimenti di Louis ora sono sporchi, e sa che potrebbe dire qualcosa che non pensa davvero.
E’ abituato, lui lo sa.
-“Non ti ho dato il tempo di parlare, Harry? E tu di tempo per dire la mia riguardo a ciò che stavi per fare me ne hai dato? Pensi solo a te stesso. Tu sei fottutamente sbagliato. Purtroppo sei fatto così!”
Gli occhi di Harry si sgranano appena, ma resta in silenzio ancora, a parare tutti i colpi come se gli stessero arrivando pugni.
Solo che, da questi pugni all’anima, Harry non sa difendersi.
-“Pensi soltanto a te. A ciò che vuoi essere, ciò che vuoi dimostrare, ciò che vuoi fare. A me ci pensi mai? A quello che voglio? Siamo una cazzo di coppia ma non ci comportiamo da tale. Tu ti comporti come se esistessi soltanto tu tra di noi. Le decisioni importanti non puoi prenderle da solo!”
Louis, poi, resta in silenzio e chiude gli occhi, con la gola che brucia per le urla e gli occhi per le lacrime che minacciano di uscire.
Incrocia le braccia al petto e si fa forza, prendendo un respiro profondo, tenendo lo sguardo addolorato fisso sul viso dell’altro.
Poi, finalmente, si decide a continuare senza urlare ma con il dolore che scivola via insieme alla sua voce.
-“Ti sei mai chiesto perché io mi senta così male ad immaginarti con un’altra persona?”
Harry alza lo sguardo e lo incrocia a quello lucido di Louis, abbassando subito dopo di nuovo il viso ed incassando un altro colpo.
Scuote la testa, però, per rispondere.
Poi resta in silenzio ad attendere.
-“Tu potresti innamorarti di chiunque altro, Harry. Non dirmi che non è così, so che ora cominceresti il tuo lungo discorso su quanto io sia perfetto per te.”
Louis fa una pausa per provare a calmarsi, ma le lacrime cominciano comunque ad abbandonare i suoi occhi per scivolare lungo le sue guance.
-“Entrambi sappiamo che non sono abbastanza. Sappiamo che con qualcun altro tutto sarebbe più facile. Pensi che le ore passate davanti allo specchio non abbiano una motivazione valida? Harry io voglio solo tenerti stretto per non perderti, ma forse dovrei lasciarti andare. Sono un egoista. Ti sto trattenendo in un modo che non è salutare per nessuno.”
I singhiozzi cominciano a scuotergli le spalle ed Harry muove un passo per stringerlo a sé, ma si ferma quando Louis si allontana da lui di ben due passi.
Il loro rapporto è come un gioco alla corda.
A volte tira uno, a volte tira l’altro.
Quando poi tirano entrambi il gioco diventa divertente e si comincia a ridere.
Harry vorrebbe avere la forza di poter tirare la corda per entrambi.
Però resta immobile, a rispettare i suoi spazi, guardandolo con il cuore distrutto mentre piange con orgoglio.
-“Devi andartene via da me.”
-“No.”
La risposta di Harry è immediata, e Louis quasi se ne spaventa.
Alza il viso e si ritrova gli occhi dell’altro vicini come mai, a quel punto non può fare altro che perdersi in quella distesa di verde.
Le dita del piccolo si stringono intorno ai suoi polsi, facendogli quasi male, costringendolo però a guardarlo negli occhi.
I loro visi si avvicinano, ma le loro labbra restano lontane.
-“Con qualcun altro sarebbe più facile, ma non sarebbe amore. Come devo dirtelo?”
Harry quasi ringhia le parole tra i denti, tenendo lo sguardo puntato in quello di Louis e le loro fronti quasi in contatto.
Louis abbassa il viso e chiude gli occhi, sentendo un singhiozzo scuotergli il petto.
Ad Harry fa male vederlo così, e soprattutto fa male sapere di essere la causa di quel dolore.
-“Ma con me è troppo difficile.. Harry, noi siamo impossibili.”
Harry gli costringe ad alzare il viso e a far incontrare i loro occhi.
Si perde negli occhi azzurri e liquidi del suo ragazzo, restando in silenzio, sentendo la gola bruciare per le parole che non riesce ad urlare.
Poi una lacrima scivola via dagli occhi di Louis, e a quel punto le parole sembrano formarsi da sole nella sua testa per poi scivolare via dalla sua bocca senza comando.
-“Io lo so, Louis, che niente è facile e che niente mai lo sarà, perché il mondo ci è contro e nessuno ha abbastanza forza e coraggio per difenderci dallo schifo che ci circonda.
Ma noi ce l’abbiamo, amore. Noi siamo abbastanza forti per resistere a tutto.
Tu devi giurarmi che lo saremo, perché io non posso continuare a vivere pensando alle notti insonni che passerò senza il tuo profumo ad imbrattare le lenzuola.
Louis, io non ci riesco a vivere senza vedere i tuoi capelli scompigliati sul cuscino quando in piena notte mi sveglio, senza le tue risate che riecheggiano in camera da letto durante una lotta con i cuscini, senza i tuoi baci a stampo ed i tuoi sorrisi labbra contro labbra.
Io non posso continuare a vivere senza la tua presenza tra le mura di casa nostra, non voglio neanche pensare a cancellare la macchia di caffè che ancora resta lì, sotto il soffitto.
Tu ricordi come c’è finita lì, vero, amore?
Avevi deciso di preparare la colazione il nostro primo mese di fidanzamento, e –combina guai come sempre-  avevi rischiato di ucciderti.
E Dio, quanto mi sono arrabbiato, quel giorno.
E ti chiedo scusa, Louis. Ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho sgridato quando cercavi solo di fare qualcosa di carino per me, ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho urlato contro i miei dubbi sulla nostra relazione e per tutte le volte che ti ho fatto credere che tu fossi troppo poco.
Ti chiedo scusa per ogni giorno della nostra vita insieme in cui non mi sono soffermato a ricordarti quanto tu fossi importante.
E non m’importa se ora tu sei qui, inerme, debole, distrutto, ed hai solo voglia di restare da solo.
Io non resterò a guardare mentre tu ti lasci cadere.
Rialzati, piccolo. Io sono qui a tenerti la mano, sarò sempre qui a tenerti stretto.
Aggrappati a me, come faresti all’ultimo ramo che ti separa dal burrone.
Fidati di me, come io mi sono fidato di te fin dal primo giorno.
Amami, Louis, perché io ho bisogno del tuo amore.
Ho bisogno che tu mi ami, per andare avanti.
Perché non voglio che di noi restino solo i ricordi che ti consumano l’anima, non voglio voltarmi nel letto e trovare la sagoma del tuo corpo senza sentire il tuo respiro regolare.
Louis, io non voglio tenerti incollato alla mente, custodito nei ricordi, a marcire nel mio passato.
Io ti voglio incollato alle mie labbra, custodito nelle mie braccia, a marcire una giornata intera tra le lenzuola mentre per l’ennesima volta facciamo l’amore.
Non abbandonarmi Louis, perché io non riuscirei ad andare avanti senza la tua vita che da senso alla mia di continuare.
Non lasciarmi, Louis.
Non lasciarmi andare. Io non lo farò.”
Louis lascia che quelle parole lo inondino, insieme alle lacrime che fanno lo stesso con i suoi occhi, inumidendoli e privandolo della vista nitida.
Poi scuote la testa ed abbassa lo sguardo, tirando via le braccia dalla presa salda di Harry che ancora teneva le mani strette intorno ai suoi polsi.
Si allontana dal suo corpo, respirando velocemente, sentendo la testa girare per un attimo.
Cade seduto sul divano dietro di lui, mentre tutte le parole dell’altro gli riempiono la testa che prende tra le mani, stringendo qualche ciocca di capelli tra le dita.
-“Harry, va via..”
Riesce a sussurrare, con un nodo alla gola ed il respiro ancora difficoltoso.
Alza il viso, riuscendo a vedere gli occhi di Harry sgranarsi e rivelare il verde coperto dalla lucentezza delle lacrime, prima di vederlo scappare via e sentire poco dopo lo sbattere della porta principale.
Si distende lungo il divano, affondando il viso in un cuscino mentre i singhiozzi si fanno più forti, scuotendogli il petto e l’anima.
Louis non è sicuro più di niente, ormai.
Non sa cosa farà, cosa vorrà, cosa deciderà.
L’unica cosa di cui è sicuro, quella che più gli lacera il cuore, è che ormai è finita. Davvero.
Harry cammina a passo veloce tra le strade buie e fredde di Londra, con una sigaretta stretta tra le labbra gonfie e le guance rosse segnate da lacrime vecchie e nuove.
Non ferma il suo cammino neanche per attraversare la strada, sa che se solo provasse a fermarsi l’unica cosa che farebbe sarebbe tornare indietro da Louis.
Abbassa lo sguardo alle proprie scarpe consumate, rialzando poi la testa per fingere indifferenza davanti agli occhi della gente, sentendo il cuore lacerarsi ogni volta che l’idea che Louis non lo rivoglia indietro torna a trovarlo.
Il vento della sera gli scompiglia i capelli e gli secca le lacrime, ma non porta via i ricordi di quel sussurro soffocato dalle lacrime.
Un lieve ed inudibile sussurro, che Harry aveva però sentito come una lama che lentamente gli trafiggeva la carne.
Un po’ come il coltello che gira nella piaga, ingrandendola e facendola grondare di sangue.
Ad Harry non è mai piaciuto sanguinare.
-“Va via.”
Una voce femminile e divertita, poco lontana da lui, lo fa voltare immediatamente.
Una ragazza è lì, che cerca di allontanare il suo ragazzo che prova a solleticarle i fianchi.
Sono così felici che ad Harry causano i conati.
Calcia una lattina di birra ferma davanti al suo percorso, sbruffando, alzando gli occhi sulla nuvoletta bianca appena fuoriuscita dalle sue labbra.
Improvvisamente si ferma e resta immobile, con la sigaretta consumata tra le dita della mano destra ed i ricci scompigliati dal vento coperti soltanto dal cappuccio della felpa.
Non può arrendersi così, lui non l’ha mai fatto.
Alza gli occhi al cielo, respirando un’ultima boccata di fumo dalla sigaretta prima di gettarla a terra, affondando gli occhi tra le stelle che quella sera riempivano il vuoto del cielo.
Un sorriso gli si stira sulle labbra rosse, mentre fiero delle lacrime sul suo volto, tiene la testa alta ed abbassa l’orgoglio.
Si volta di nuovo, quindi, tornando sui propri passi e ripercorrendo il percorso a ritroso, deciso e sicuro.
Potrebbe perdere Louis, ma questo non vuol di certo dire che rinuncerà.
Louis potrà cacciarlo mille volte, lui tornerà da lui mille volte ed una per continuare a provarci, per convincerlo che loro ed il loro amore valgono ancora la pena.
Perché l’amore, vive grazie a loro.
Ed Harry e Louis lo sanno.
Si ritrova poco dopo davanti alla porta di casa di Louis, trattenendo il respiro mentre le mani tremano.
-“Louis, aprimi.”
Si ritrova ad urlare all’improvviso, a pieni polmoni, poggiando la fronte sudata contro il legno della porta.
-“Louis, ti prego, dobbiamo parlare.”
Harry può chiaramente sentire l’ovattato rumore delle finestre di qualche vicino che si aprono, e non gli importa.
Scopre che non gl’importa più nulla, non gl’importa più di nessuno se Louis non è accanto a lui.
Sente lo strusciare di qualcosa contro la porta e si inginocchia, sicuro di un’unica cosa: Louis è con le spalle contro quel legno freddo, seduto a terra con le ginocchia al petto e la guancia segnata dalle lacrime sulle ginocchia.
Harry conosce alla perfezione il vizio del maggiore di asciugarsi le guance contro le ginocchia, ed infatti chiude gli occhi ed immagina l’altro compiere quel gesto proprio mentre Louis, dall’altro lato della porta, si asciuga le lacrime sui jeans sperando di sentirsi un po’ più forte.
-“Louis, lo so che sei qui..”
Il sussurro di Harry lo fa irrigidire contro la porta, facendogli alzare il volto e raddrizzare la schiena.
Le lacrime tornano ad impossessarsi dei suoi occhi, mentre poggia la testa contro il legno e socchiude le palpebre, lasciandosi andare senza maschere ad un singhiozzo un po’ più forte.
-“Ascoltami piccolo, io non ti ho mentito prima. Su niente. Noi possiamo essere abbastanza forti per-”
-“Stronzate!”
Le parole di Harry sono interrotte dall’urlo disperato di Louis, che si stringe ancora una volta le gambe al petto e ricomincia a piangere, senza riuscire più a trattenersi.
Harry sospira, sentendo più dolore per la consapevolezza delle lacrime dell’altro che per la situazione stessa.
-“Lasciami entrare, Louis. Ti giuro che dopo me ne andrò, per sempre. Ma permettimi di essere accanto a te, ti prego.”
Sussurra quindi, lasciando Louis senza più parole e con i singhiozzi che non riescono ad abbandonarlo un attimo.
Il maggiore sposta la schiena dalla porta, aprendola e lasciando entrare Harry che, allo scatto della serratura, ha immediatamente fatto irruzione in casa, sedendosi accanto a lui e stringendoselo tra le braccia.
Lo culla come d’abitudine, stringendoselo al petto ed accarezzandogli lentamente la schiena, affondando le labbra tra i suoi capelli lisci e baciandoglieli con dolcezza.
-“Sono qui amore mio, sono qui.”
Sussurra appena tra i suoi capelli, sentendo l’altro singhiozzargli contro il petto e stringere la sua felpa tra le dita, serrando gli occhi per provare a trattenersi ma senza riuscirci in nessun modo.
-“Dovresti andare via, Harry.. tu devi andartene.”
Bisbiglia tra le lacrime, allentando la presa sull’indumento dell’altro, cercando di calmare il respiro veloce e tratteggiato che i singhiozzi gli hanno procurato.
Alza il viso ed incontra gli occhi di Harry, affondandovi dentro un’ennesima volta, restando immobile a scrutare il suo sguardo per troppo tempo.
Si guardano, si studiano in silenzio e si amano.
Si amano guardandosi, sfiorandosi con gli occhi e poi con le mani e con i tocchi.
La mano di Harry si poggia sulla guancia di Louis, accarezzandogliela piano con dolcezza, mentre le sue labbra si stirano in un sorriso alla vista del maggiore che inclina il volto per andare incontro a quel contatto silenzioso ma pieno di parole.
Harry allora decide di rischiare, perché nulla gli porterà via Louis.
Lo riavrà, fosse l’ultima cosa che fa nella vita.
Avvicina il viso al suo, baciandogli con dolce lentezza le palpebre chiuse, sentendo il suo esile corpo tremare contro il proprio petto.
Fa scivolare le labbra lungo il profilo della sua guancia e bacia anch’essa, lievemente.
-“Non aver paura.”
Gli sussurra, sicuro e protettivo, con gli occhi fissi sul suo viso rilassato e la mano che continua incessante il movimento di quella dolce carezza sulla sua guancia.
Avvicina lentamente le labbra a quelle tremanti e sottili dell’altro, scrutando i suoi occhi per leggervi dentro qualcosa.
Louis non si allontana né si avvicina.
Resta lì, fermo ed inerme sotto i suoi tocchi, a guardarlo con occhi dolenti ed innamorati.
-“Non ho paura di te, Haz..”
Sussurra all’improvviso, labbra contro labbra, chiudendo gli occhi e lasciando che le loro labbra si incontrino in un dolce walzer di passi lenti e cadenzati.
Harry lo bacia, come mai prima d’ora, gustando il sapore di Louis e quello salate delle lacrime.
Lo stringe più a sé e lo bacia più affondo, sentendo ormai anche le proprie mani tremare a quelle sensazioni che non sente da tempo.
I corpi stretti, le labbra premute le une contro le altre, le mani improvvisamente intrecciate ed i cuori che, insieme, battono incontrollabili.
Ed Harry si stacca dal bacio e, senza riuscire a trattenersi oltre, gli sussurra sulle labbra un
-“Torna da me.”
Louis, come risposta, annuisce e basta, ribaciando quelle labbra gonfie e rosse di baci e di parole.
Ma Harry non si arrende, e allora continua, perché proprio non riesce a star zitto un attimo.
-“Amami.”
Louis annuisce di nuovo, perdendosi in un ennesimo bacio in cui si perde anche l’altro.
Un incontro d’amore e di lingue, di sapori e di speranze.
Il respiro che piano diventa più veloce, i battiti del cuore che diventano più prepotenti, ed Harry lo dice senza neanche pensarci.
-“Sposami.”

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