The Broken Girl & The Hopeless Boy

di Yuki Dragon Slayer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mietitura. Curioso, non trovi? ***
Capitolo 2: *** A normal Killers' Dinner ***
Capitolo 3: *** Sorry, I'm not a Barbie. ***
Capitolo 4: *** Watch me burn ***
Capitolo 5: *** But I'm in love ***
Capitolo 6: *** Ti vada o no ***
Capitolo 7: *** The Careers ***



Capitolo 1
*** La mietitura. Curioso, non trovi? ***


Capitolo 1

Era pronta. Lo era ormai da anni. Poteva benissimo dire che la sua esistenza avesse quell’unico scopo: Partecipare agli Hunger Games.
Clove era una ragazza piuttosto anonima, capelli e occhi scuri e piuttosto bassa, ma era stata allenata fin da bambina ad uccidere a vista. Con sé aveva perennemente almeno 2 pugnali, non se ne separava mai poiché il distretto 2 non era un luogo così pacifico.
Il suo nome era appena stato chiamato e nessuno si sarebbe offerto volontario, lo sapeva, ma a lei stava bene così. Era pronta ormai.
L’esile donnetta che aveva appena letto il suo nome si chiamava Sheila Milky, sorrideva come un’ebete e si apprestava a prendere il prossimo biglietto. Aveva una capigliatura tutta boccoli verde acqua e un colorito della pelle piuttosto rossastro e i gioielli di alabastro non facevano che renderla più ridicola.

“Disgustosa.”

Pensò fermamente Clove. Il distretto 2 era particolarmente favorito dal pubblico di Capitol City, ma lei non se li era mai fatti andare a genio. Se erano così favoriti dalla grande Capitol City allora perché erano ancora pressoché trattati come schiavi? Non lo avrebbe mai capito.

«è giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile!»

Doveva solo aspettare, di lì a poco avrebbe preso il treno ad alta velocità per quella città infernale e avrebbe vinto gli Hunger Games ottenendo così quel poco d’ amore dai suoi genitori che le era sempre stato negato come se fosse costretta ad esserne privata.

«Timothy Preston!»

Un ragazzo sui 13 anni piuttosto pallido e con i capelli rossi come il tramonto si fece largo tra la folla col morale a terra, probabilmente aveva appena iniziato i veri addestramenti, quelli duri che ti lasciavano i muscoli intorpiditi per due settimane intere, quelli senza il quale saresti stato immediatamente sconfitto dai tributi dell’uno.
Salì sul palcoscenico dopo aver ricevuto una gentile pacca sulla sua spalla da Sheila e sbuffò contrariato mentre quest’ultima rivolgeva un altro dei suoi sorrisetti ebeti alla folla di tributi.

 «C’è qualche volontario?»

Senza neanche il tempo per chiudere gli occhi una voce si innalzò potente prima di tutte le altre.

«Mi offro volontario!»

Clove si voltò alla disperata ricerca di colui che aveva gridato, aveva una voce familiare: potente, sicura, profonda, orgogliosa. Sì, l’aveva riconosciuto. Cato.
Cato si aprì una via verso il palco spintonando giù Timothy e si girò verso una pressoché infastidita Sheila con un sorrisetto malizioso; Aveva già deciso da un po’ che quello sarebbe stato il suo anno. I 74° Hunger Games sarebbero stati suoi, ma a quale prezzo?
Si voltò verso una Clove che lo guardava con espressione imperscrutabile, probabilmente confusa dal suo gesto, ovviamente non poteva sapere il motivo.

«Forza ragazzi, è il momento che i due tributi si stringano la mano!»

Cato allungò la mano verso Clove con una sicurezza innata, lei strinse la sua mano prima con timore, poi con più convinzione.

«Finalmente ti ho trovata.»

«Cosa?»

Clove si era sempre vantata di saper controllare ogni sua emozione, anche la più infima e piccola, ma ad una frase così non avrebbe saputo come rispondere.
Con questa frase Cato aveva appena abbattuto lo spesso muro di vetro che aveva creato per anni.
Sheila Milky spintonò leggermente i due ragazzi nel Palazzo di Giustizia del distretto 2 per concedergli quei pochi minuti per parlare con i loro parenti, amici e conoscenti; in fondo non avrebbe saputo dire se uno di quei due ragazzi sarebbe ritornato a casa sua.
Clove aspettò per circa una ventina di minuti nell’angusto spazio in cui l’avevano fatta aspettare. I suoi genitori non sarebbero venuti, forse per la prima volta ci aveva davvero sperato, ma semplicemente non sarebbe accaduto.
Ad un certo punto si aprì la porta ed entrò un uomo alto, robusto, con una testa liscia e brillante come una palla da bowling appena lucidata, ma quello che la fece sobbalzare erano gli occhi di quell’individuo: così scuri e profondi, tristi, ma allo stesso tempo pieni di vita, di una vita che ha rischiato di non esserci più, gli occhi di qualcuno che ha combattuto fino alle fine per la sopravvivenza. Brutus.

«Salve signorina.»

«Brutus.. Perché sei qui? Sei il mio mentore, avremmo potuto parlare sul treno tra pochi attimi.. Spero tu non sia qui perché ti faccio pena.»

Brutus la guardò sorpreso, ma allo stesso tempo intrigato; quella ragazza sapeva farsi valere, l’aveva tenuta d’occhio durante gli allenamenti e sapeva per certo che Clove avesse un bel caratterino, ma in fondo il suo carattere non le avrebbe fatto vincere gli Hunger Games.
Il punto forte di Clove erano i coltelli, affilati, lunghi, a manico corto o semplici taglierini, non aveva importanza; non sbagliava mai un colpo con uno di quelli in mano.

«Pena? Questa parola non l’ho mai sentita nel distretto 2. Oh no, sono venuto qui per parlarti, per parlare degli Hunger Games, Clove.»

«Dimmi Brutus, quand’è che la gente non parla dei Giochi della Fame?»

«Ogni giorno. Cerchiamo di non dire niente al riguardo e..»

«Oh, ma falla finita! Ci addestrate a combattere appena ci mettono nella culla! Gli unici argomenti di cui sento parlare sono: armi, Hunger Games e gloria. Credi che non sappia cosa pensano di me? Credono che sia già spacciata, ma nessuno di loro sa quali sono le mie abilità. Nessuno.»

«Io sì. Ed è per questo che voglio farti capire che questo non è un gioco. Non puoi saper maneggiare solo coltelli, lì dentro potrebbero anche non esserci. Se vi dessero una balestra come faresti?»

Clove ammutolì per un istante. Aveva ragione anche se odiava ammetterlo.
Per anni si era sempre e solo allenata con i coltelli, non aveva usato nessun’altra arma, benché la sua allenatrice avesse cercato di persuaderla ad esercitarsi almeno con l’arco.

«Ascolta Clove, prima dell’inizio degli Hunger Games ci saranno gli allenamenti per voi tributi. Concentrati su altri strumenti, altre armi, per almeno 3 giorni. In fondo sei una dei favoriti, non avrai bisogno di saper usare molti strumen-»

«Dovrei allearmi con quelli dell’uno e del quattro?! Oh no, te lo scordi.»

«Clove devi farlo! È l’unica maniera per sopravvivere il più a lungo possibile.»

Brutus e Clove si guardarono a lungo negli occhi con aria di sfida e dopo quei lunghi minuti un Pacificatore bussò alla porta e aprì un piccolo spazio sufficiente per vedere i contorni della divisa bianca.

«Signore, i minuti a sua disposizione sono finiti, la prego di congedarsi. La signorina Clove è pregata di recarsi nella sala principale dell’edificio dove la aspetta una limousine che la porterà sul treno ad alta velocità diretto a Capitol City.»

Brutus annuì e fece un lieve cenno con la testa a Clove prima di uscire dalla stanza; Non si sarebbe mai aspettata che il severo, maestoso Brutus sarebbe stato l’unico a farle visita.
Dopo che Brutus fu uscito dalla porta della sua stanza Clove si guardò ancora per un attimo intorno ammirando gli affreschi ai lati che forse vedeva per l’ultima volta; no, avrebbe vinto gli Hunger Games e sarebbe tornata a casa, lo sapeva, ci credeva.
Uscì dalla porta e venne scortata da un altro Pacificatore e in poco tempo raggiunse la sala maestosa dipinta di bianco e porpora con uno sgargiante tappeto quadrato color avorio su cui stava in piedi l’altro tributo, Cato.

«Cato.»

«Clove.»

Cato strinse i pugni incerto sul modo con cui comportarsi con lei, mentre Clove si concentrò per mantenere un’espressione neutra, non doveva sembrare agitata, nervosa o spaventata; stava giusto per chiedergli il motivo che l’aveva spinto ad offrirsi volontario proprio quell’anno, quando Sheila la sospinse verso l’entrata trillando:

«Forza ragazzi, dobbiamo andare alla stazione! Non vorrete arrivare in ritardo spero!»

Clove sbuffò lisciandosi il vestito color oro che indossava solamente per la mietitura e bisbigliò quel tanto che bastava per non essere sentita da Sheila.

«Perché non ti ci butti sotto quel treno?»

Cato ridacchiò sotto i baffi mentre Sheila li guardava con sguardo inquisitorio.
Clove guardò Cato ridere e senza accorgersene si ritrovò a sorridere a sua volta.
Il ragazzo entrò per primo nella limousine candida con i finestrini oscurati, seguito da Clove e dalla loro accompagnatrice.
Sebbene il mezzo di trasporto fosse molto lungo, lo spazio nel quale quei 3 dovevano stare seduti era claustrofobico; Clove era praticamente in braccio a Cato per non parlare della capigliatura eccessivamente voluminosa di Sheila che stava entrando in stretto contatto con la bocca di Clove; la situazione era snervante.

«Senti cosetta potresti toglierti quello schifo di parrucca e andare un po’ più in là? Sei troppo ingombrante.»

«Clove, ma come ti permetti?! Questi capelli sono verissimi e poi non sono ingombrante, sono magra come un manichino da vetrina.»

«Magari fossi un manichino, almeno terresti tappato quel buco di fogna che ti ritrovi al posto della bocca! Mi stai facendo venire il mal di testa.»

«Signorina! Non accetto questo comportamento e suddetto linguaggio scurrile, mi sono spiegata?»

Intanto che Sheila e Clove litigavano nello stretto spazio della limousine Cato rideva di gusto come non gli succedeva ormai da anni; nella vita quotidiana il suo unico scopo era allenarsi, non c’era tempo per le risate.
Clove alla fine la ebbe vinta, Sheila accettò di sedersi lievemente più in là, ma non ammise che quella vaporosa acconciatura verde-acqua fosse una parrucca.  Si stese leggermente verso Cato per respirare quel poco d’aria che c’era là dentro e chiuse gli occhi, sarebbero arrivati a momenti alla stazione.

«Stai meglio?»

La voce di Cato le fece riaprire subito gli occhi, come se fosse in allerta.

«Sì. Ma a te che importa?»

«Oh, mi scuso cara la mia principessa.» Disse lui ironico alzando le mani come in segno di resa.

«Dovrei forse avvisarti che ho 2 coltelli nascosti nel mio vestito.»

«Uh - uh. Cos’era, una frecciatina?»

«Hey, ma allora non sei così stupido come credevo.»

«Sai, in questo momento vorrei proprio sapere dove sono nascosti quei coltelli.»

«Ehm.. Ragazzi, la volete smettere di simpatizzare con l’altro?»

Appena terminata l’assurda frase con cui se ne era appena uscita Sheila, i ragazzi si voltarono con sguardo assassino verso di lei facendole abbassare lo sguardo.
Clove sentì la loro accompagnatrice bisbigliare tra sé:

«Mai più distretto 2, nossignore, mai più distretto 2!»

A quella dichiarazione sorrise malefica, era un piacere torturare quella trota salmonata di Sheila.
Cato abbassò leggermente il finestrino della limousine facendo scorgere a Clove i pochi tratti della stazione del distretto 2; non ci era mai andata, le era sempre stato raccomandato di non farlo e lei per una volta nella sua vita aveva ubbidito. Alcuni operai con divise bianche e grigie lucidavano il solido fianco del treno ad alta velocità, era semplicemente bellissimo.
Mai Clove aveva visto così tanta imponenza e restò a bocca aperta, poi però si ricordò cosa quel treno avrebbe significato per lei e Cato e rimise la sua maschera da ragazza distaccata e fredda.
Salì sul treno seguita dagli altri e nella saletta principale trovò Brutus intento a leggere un giornale su un lussuoso divanetto di pelle vermiglio; quando vide i due tributi fece loro un cenno di saluto con il capo e riprese a leggere mentre Sheila accendeva la televisione.

«Ragazzi, mettetevi pure comodi, il viaggio non durerà che una manciata di ore.. Servitevi pure prima della cena.»

Clove guardò l’immenso banchetto con freddezza, il cibo non le era mai mancato, ma non avrebbe toccato niente finché non sarebbe stata l’ora della cena.

«Io.. Preferirei andare nella mia stanza.»

«Come vuoi Clove, ti aspettiamo per cena allora!»

Cinguettò Sheila e Clove si ritirò nella sua stanza.
“Se non mi accoppano prima” pensò scettica lei guardando fuori dal finestrino, per la prima volta nella sua vita stava lasciando il Distretto 2.

 

Ciao a tutti! Grazie a chi ha letto questo mio primo capitolo, che dire, sono una grandissima fan della Clato e ho provato a mettere nero su bianco le idee che mi venivano in mente pensando al libro visto dal punto di vista dei tributi del distretto 2!  Mi farebbe molto piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate, recensioni buone o critiche che siano sono tutte ben accette. Il prossimo capitolo lo pubblicherò Sabato 12 Ottobre per chi è interessato! Detto questo.. Grazie a tutti! ^^


 

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Capitolo 2
*** A normal Killers' Dinner ***


Cosa avrebbe fatto fino all’ora di cena? Piuttosto, cosa avrebbe fatto in merito alla sua vita. Doveva allearsi con i tributi dell’uno e del quattro, questo l’aveva accettato, ma sapeva che il vincitore degli Hunger Games era solamente uno. Cosa avrebbe fatto con Cato? Lo avrebbe lasciato per ultimo? No, lui probabilmente era forte il doppio di lei, non avrebbe mai potuto affrontarlo in un corpo a corpo.. Però forse poteva aizzarlo contro uno dei tributi dell’uno, almeno non avrebbe dovuto sporcarsi le mani.
Fece girare tra le mani uno dei suoi coltelli preferiti, uno dalla lama romboidale perfettamente lucidata con un manico di legno resistente rinforzato con fili di ferro; fece finta di scagliarlo contro un avversario immaginario, quasi non si accorse della presenza che era appena entrata in camera sua.

«Chi ti ha dato il permesso di entrare?» Disse Clove sapendo perfettamente chi si era appena intrufolato nel suo spazio vitale.

«Mi sono auto-invitato. Volevo solo parlarti.»

Cato gonfiò i muscoli del petto sembrando così ancora più imponente mentre lei lo guardava con sguardo furbo e malizioso.

«Avanti, sono tutta orecchie, ma ricorda che ho un amichetto proprio qui vicino a me se dirai qualcosa di spiacevole.»

«Le risse tra tributi prima degli Hunger Games sono vietate, lo sai.»

Cato le sorrise incrociando le braccia e appoggiandosi con la schiena alla porta della stanza, Clove si corrucciò a quella frase e non potendo più ribattere incrociò le braccia e si sedette sul letto.

«Allora? Cosa vuoi?»

«Non è che mi diresti qualcosa su di te?»

«Pensi veramente che ti dirò quali sono i miei punti deboli, Cato?»

«Beh.. In effetti il piano era quello, Sì.»

«Esci da qui prima che aizzi il mio coltello contro il tuo petto.»

Clove si sedette sul suo letto incrociando le braccia di rimando e sbuffando con finta aria esasperata.

«Ok.. Suvvia Clove, stavo scherzando..»

Clove incrociò anche le gambe incitando Cato ad andare avanti.

«Formiamo un’alleanza Clove.»

«Per gli Hunger Games no?»

Cato sollevò un sopracciglio con fare sarcastico.

«No.. Per cucinare deliziose torte da portare a Caesar Flickerman.. Andiamo Clove, è ovvio che sto parlando degli Hunger Games!»

Clove lo incenerì con lo sguardo.

«Solo ad una condizione.»

Disse scandendo bene ogni singola parola.

«E sarebbe?»

«Se insieme a noi per ultimi rimarranno i tributi dell’1  voglio fare a pezzi la ragazza. Dare un po’ di spettacolo, sai com’è.. Prima che la vera finale abbia inizio.»

Cato sogghignò sotto i baffi felice di aver appena concluso una tregua e di aver guadagnato una nuova e forte alleata.

«Ora gradirei se tu uscissi dalla mia stanza visto che dovrei prepararmi per la cena.»

Cato sorrise e strinse la maniglia d’oro della porta in legno chiaro.

«Ci vediamo a cena Clove.»

Quando il ragazzo fu completamente uscito dalla stanza Clove si gettò sul letto ancora completamente fatto e chiuse gli occhi concentrandosi sui propri pensieri.
Dopo la discussione con Cato era particolarmente sfinita, troppa ansia in una sola giornata; non le piaceva tutto quello che stava succedendo, la sua vita era un circo lo perfetto ed essere scelta come tributo aveva rovinato la sua routine, ora si sentiva leggermente spaesata e cominciava a farle male la testa.
L’unica sicurezza che aveva era che con Cato al suo fianco avrebbe avuto ancora più possibilità di vincere i Giochi Della Fame e di portare così onore alla sua famiglia.
Aprì nuovamente gli occhi e spalancò l’armadio accanto al letto che le avevano fornito, non c’erano troppi abiti, in fondo il viaggio sarebbe stato piuttosto breve, comunque Clove optò per una camicia senza maniche rossa e pantaloni stretti alle caviglie completamente neri, mise solo una molletta per capelli che serviva più per attirare l’attenzione che per svolgere il suo effettivo lavoro.
Poi si slegò i capelli lasciandoli cadere morbidi sulle spalle. Non le era permesso slegarsi i capelli a casa, né tantomeno in addestramento; in casa sua non c’era nemmeno uno specchio se non nella camera della madre in cui le era sempre stato vietato l’accesso, ma parecchie volte Clove era stata lì per vedersi bene allo specchio, per notare i vistosi cambiamenti del suo viso e del suo corpo.
Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta e il viso sorridente di Sheila Milky si affacciò alla sua porta.

«Clove cara la cena è servita.»

Clove senza rispondere varcò la soglia della propria camera per recarsi nel vagone dove si sarebbe tenuta la cena trovando già seduti davanti a sé Cato e Brutus.
Si sedette vicino a Cato e osservò diffidente le abbondanti porzioni di cibo che erano state poggiate su un largo tavolino rettangolare in mogano.

«Non morde mica sai.. Il cibo.»

Enobaria, che fino a quel momento era sempre stata come invisibile, la guardò infilzando con la forchetta un pezzo di arrosto di maiale ricoperto di qualche salsa agrodolce; Lei era una dei loro mentori, si era fatta trapiantare una mandibola con dei denti spaventosi, tuttavia rimaneva una donna molto attraente.

«Al contrario di te, giusto?»

«Dipende da quanto sono affamata, bambina.»

«Come mi hai chiamata scusa?»

«Ragazzi, ragazzi, su mangiate sennò tutto questo ben di Capitol si fredda!»

Provò a calmarli Sheila mentre Cato se la rideva silenziosamente tra un boccone e l'altro di torta salata allo speck e patate dolci.
Clove guardò ancora una volta con fare minaccioso la possente donna davanti a sé per poi volgere il suo interesse verso le pietanze sul tavolo; c'era veramente di tutto, dal riso e stufato a costolette succose e dorate, dai sorbetti dai colori pastello ad alcuni cupcakes ricoperti di glassa verde fosforescente ornati con piccole violette in cima.
Optò come prima scelta per lo stufato, aveva una gran fame e forse era anche per quello che  le sembrò particolarmente delizioso.
Finita la portata assaggiò l'agnello in salsa di rose con contorno di patate al burro fuso, in fondo doveva mettere su un altro po' di peso per gli Hunger Games, non si sa mai quel che sarebbe potuto succedere.
Come dolce invece scelse uno di quei cupcakes fosforescenti dall'aria insolita.

«Ma sono davvero commestibili?»

Osservò Clove scettica, mentre Cato alzò le spalle.

«Che ne so, tanto il massimo che può capitarti è schiattare sul colpo.»

«Davvero incoraggiante Cato, davvero.»

«Dal colore sembrano radioattivi e poi cosa vuoi da me scusa? Io dico sempre quel che penso.»

«Beh non avere un cervello abbastanza sviluppato comporta anche questo, immagino.»

Cato si alzò facendo una risata molto poco rassicurante che prestò si trasformò in un ghigno spettrale.

«Che cosa hai detto, piccola

«Che hai la testa vuota, brutto scimmione

Stavano per saltarsi addosso quando all'improvviso Brutus scoppiò in una grassa risata.

«Ragazzi, siete esilaranti! Farete scintille agli Hunger Games! Gli sponsor cadranno a cascate su voi due!»

E continuò a ridere tenendosi la pancia, una risata che contagiò gli stessi Cato e Clove che prima di scoppiare a ridere si guardarono con fare ammiccante.
Enobaria sogghignò e intimò ai ragazzi di andare a vedere le mietiture di tutti gli altri tributi, ma prima riservò loro un paio di consigli di sopravvivenza. Aveva ripetuto in continuazione una frase ben specifica che Clove continuava a riascoltare nella mente.
“Restate uniti, uccidete, ma restate vivi.”

Dopo la cena Clove andò a sedersi in un salotto con delle piccole poltroncine rosse di velluto tutte attaccate tra loro e cominciò a memorizzare i suoi nuovi avversari.
Distretto 1: Marvel & Lux.

«Carina la ragazza!»

Clove sussultò appena e vide dietro di sé Cato che lanciava un lungo e sonoro fischio riferendosi alla biondina appena apparsa in televisione, Lux.

«Tsk, se ti piacciono le snob allora sì, è veramente perfetta.»

«Snob? Clove, tra pochi giorni saremo nell'arena dei Giochi della Fame, ti pare un ambiente snob?»

«Oh beh, allora penso che la signorina dai capelli d'oro sia già parecchio svantaggiata in partenza.»

«Clove, ricordati che formeremo un'alleanza con loro. Smettila con i pregiudizi.»

«Non mi sembra che sia io ad aver iniziato a fischiare.»

«Touché

Cato si sedette accanto a Clove sulla poltroncina alla sua destra e continuarono a guardare il video.
Distretto 2: Clove nel video sembrava fiera, coraggiosa, sanguinaria, ma in realtà solo lei sapeva che aveva provato un'enorme paura quando venne chiamato il suo nome; Poi venne il turno di Cato, bello e fiero che si faceva largo tra la folla offrendosi volontario, sul palco sembrava ancora più alto e maestoso accanto a lei, che era molto più bassa.
E così ad uno ad uno i tributi di tutti i distretti fecero la loro comparsa sullo schermo piatto che i due fissavano con curiosità, fino a quando arrivò il turno del distretto 12.

«MI OFFRO VOLONTARIA! MI OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO!»

Aveva urlato Katniss Everdeen, nuovo tributo del distretto 12; sapevano tutti che per il distretto 12 offrirsi volontari equivaleva a morte certa, insomma, non erano mai stati preparati a combattere, non avevano la resistenza fisica e nemmeno le basi per sopravvivere, però quella ragazza infastidiva particolarmente Clove.
«Cosa ti prende Clove?»

«Quella non mi piace.»

«Sinceramente.. Chi ti piace?»

Fece notare ironicamente Cato, cosa che gli costò una gomitata nelle costole che lo fece rimanere senza fiato per pochi secondi.

«Penso solo sia un componente pericoloso; nessuno del distretto 12 si sarebbe mai offerto se non avesse in mente un piano.»

In verità però Clove aveva cominciato ad odiare la ragazza proprio nel momento in cui si era offerta volontaria per salvare la vita della sorella; nessuno lo avrebbe mai fatto per lei e questo le dava fastidio, era superiore o no ai membri del distretto 12?
Certo che sì e glielo avrebbe dimostrato.

Afferrò Cato per il colletto avvicinandosi a lui con fare implorante.

«Lascia che sia io ad ucciderla! Voglio abbatterla con le mie stesse mani.»

Cato le sorrise maliziosamente.

«Lux e la femmina del Distretto 12? Va bene, ma il resto lo lascerai a me.»

Angolo Autore: Ciao a tutti! :D Come promesso in precedenza, oggi ho finalmente aggiornato il capitolo della storia dei nostri fantastici Tributi :3 Spero vi sia piaciuto e sarei davvero, davvero tanto felice se mi lasciaste anche un piccolo commentino sull'opinione generale di questo Secondo Capitolo! Il prossimo Capitolo verrà messo Sabato prossimo, Grazie a tutti coloro che hanno letto! <3

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Capitolo 3
*** Sorry, I'm not a Barbie. ***


Dopo aver spento il video i due ragazzi stavano per recarsi nelle loro stanze, quando arrivò Sheila che li avvisò che erano appena arrivati a Capitol City.

Clove e Cato si affacciarono ad uno dei tanti finestrini del treno e anche se ormai era praticamente notte fonda una miriade di persone erano lì ad accoglierli salutando con enfasi verso di loro.

Un ragazzo sulla ventina con la pelle colorata di un arancione fluorescente mandò baci volanti a Clove che respinse con una manata mentre Cato ringhiava alla folla con fare ironico, il che li fece andare completamente in visibilio, compresa una donna con una voluminosa parrucca ocra che svenne tra le braccia del marito.

Vennero accompagnati in un'enorme sala bianca e dopo poco arrivararono alcuni Pacificatori separando Cato e Clove e portandoli rispettivamente nelle stanze dove li attendeva il Gruppo di Rinnovo.

Clove non era particolarmente agitata, già dall'ingresso di 3 buffe donnette in completo stile Capitol le aveva fatto intendere che non le avrebbero fatto del male, almeno per il momento.

«Tu devi essere Clove!»

Le disse con aria eccitata la più bassa tra le tre che era completamente in visibilio, aveva degli strani tatuaggi floreali sulle braccia che attirarono la sua attenzione.

«Sono io.»

«Perfetto allora, spogliati e mettiti questo.»

La seconda, con la pelle colorata di blu e piuttosto grassoccia le porse un candido camice, come quelli che si usano negli ospedali; Clove lo prese guardandolo sospettosamente.

«Perché?»

«Perché? Sveglia tesoro, dobbiamo farti bella per l'incontro con il tuo stilista!»

Rispose seccata l'ultima delle tre che sembrava più vecchia di quel che doveva essere, con gli angoli degli occhi tirati leggermente in su e le labbra incorniciate da una spessa linea nera.

Clove quindi si spogliò e si mise il camice, la fecero appoggiare su un comodo lettino bianco e le spalmarono una crema dall'odore acre di uova andate a male.

«Che è quella roba che mi state spalmando?»

«è crema depilatoria cara, serve a far morire tutti quei peli che hai sul tuo corpo! Li elimineremo proprio tutti!»

Le disse quella bassa entusiasta dal raschiare gli ultimi rimasugli di crema sulle sue gambe per poi passare al bacino.

Non era una bella sensazione, ma non era nemmeno una delle più rassicuranti e per un momento si chiese se stessero facendo lo stesso a Cato.

Dopo pochi secondi le passarono su tutto il corpo una crema delicata all'olio di mandorla e fiori d'arancio per rendere morbida e vellutata la sua pelle, come se nell'arena dovesse far colpo sulla gente invece di ucciderla; davvero non ne capiva il senso.

Le limarono le unghie e ci passarono sopra un lieve strato di smalto rinforzante trasparente che scoprì aveva un forte odore penetrante che in fondo non le dispiaceva.

Delta, la donnicciola bassa e perennemente eccitata mugolò sentenze su quanto il loro lavoro fosse venuto bene, mentre Extrivia, la donna grassoccia annuiva forsennatamente e Polietra fumava una sigaretta non degnandole più di uno sguardo.

Delta accompagnò Clove in una piccola stanza color argento mentre un uomo mingherlino con occhiali dalla montatura spessa e grigia le sorrideva sotto parecchi strati di fondotinta argento.

«Salve cara, sono Tristan Closher, il tuo stilista.»

"Oh no, l'ennesimo pazzoide"

pensò Clove sfoggiando uno dei suoi sorrisi tremendamente falsi.

«Salve a lei.»

«Potresti toglierti l'accappatoio, tesoro?»

«Che cosa?»

«Andiamo, sono il tuo stilista, puoi fidarti di me!»

«Sentimi tu, caro, il mio corpo nudo non l'hanno nemmeno mai visto i miei genitori da quando ho compiuto 6 anni, ho fatto solo un'eccezione per quelle 3 perché erano donne, se si può chiamarle ancora così, ma non penserai davvero che io mi spogli davanti ad uno come te spero.»

Disse Clove freddamente lanciandogli uno sguardo di ghiaccio.

Con sua grande sorpresa Tristan scoppiò a ridere.

«Mi piaci ragazza, sei una dura, come ovviamente tutti quelli del vostro distretto.. Ho già in mente dei costumi spettacolari per voi, vedrai. In fondo per dei valorosi guerrieri come voi direi che dei costumi dorati da gladiatori faranno la loro figura..»

«Costumi da.. Gladiatori?»

Clove aveva sempre avuto una passione segreta per i gladiatori; uomini forti, possenti e coraggiosi, seppur essendo schiavi combattevano avidamente con tutte le loro forze per ottenere la libertà dall'imperatore, ma solo il più valoroso sarebbe stato ricompensato.

In fondo gli Hunger Games erano solamente una versione più moderna dell'Arena degli antichi Romani.

Poi scosse velocemente la testa e ritornò a fissare quell’uomo così minuto che l’avrebbe fatta sentire una vera guerriera e lasciò scivolare a terra l’accappatoio rivolgendosi allo stilista.

«Svelto, prendi le mie misure.»

Tristan sorrise soddisfatto e cominciò ad allungare il sottile metro giallo scuro che teneva stretto nella mano destra allungandolo con quella sinistra.

«Ci metterò poco, tu cerca solo di rilassarti.»


Eccomi! Come promesso eccovi il terzo Capitolo! Scusate se era un po' più corto degli altri, ma era fondamentale per andare avanti nella storia, fra una settimana capirete Fufufu (?) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se qualcuno ha qualcosa da dire può scrivere qualunque cosa senta di dover dire o chiedere. Beh.. Penso di aver finito! A Sabato prossimo!
Yuki

 

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Capitolo 4
*** Watch me burn ***


Clove scese fino al pianoterra del Centro Immagine perché la cerimonia di apertura stava per cominciare e lì, vicino ad un carro simile a una biga c’era Cato, imponente nel suo costume da Gladiatore, ma leggermente ridicolo con quelle piume rosa shocking che Tristan aveva messo come prova all’ultimo momento su di lui.

«Ciao Clove.»

«Ciao Sheila!»

Cato alzò un sopracciglio sperando di aver capito male.

«Sheila?»

«Sì, Sheila! Non sei lei? Ah no è vero.. Tu sei Cato, scusa non ti avevo riconosciuto con quel piumaggio sexy sull’elmo.»

Cato lanciò a Clove uno sguardo di sfida che lei raccolse immediatamente guardandolo nello stesso modo.
Tristan e un’altra donna dai capelli corvini e lunghi si misero tra loro due sistemando gli ultimi dettagli e li fecero salire sul carro.
Dopo pochissimo la musica di apertura ebbe inizio e le porte si aprirono rivelando davanti a tutti i Tributi una folla immensa di gente che esultava e gridava all’impazzata facendosi largo tra le smisurate parrucche.
Immediatamente partì il Distretto 1 e la folla impazzì seduta stante, loro erano sempre i favoriti.
Subito dopo partirono i cavalli di Clove e Cato, ma Clove non se ne preoccupava molto, guardava dritto davanti a sé come a dimostrare di avere il controllo su tutto, ma la realtà era che le sudavano le mani dall’eccitazione e avrebbe voluto urlare e salutare tutta quella gente.
Poi, un boato più che entusiasta si alzò dalla folla e Clove, privata del suo momento di gloria, si girò verso i carri più indietro; per un attimo spalancò la bocca: I tributi del distretto 12 stavano andando a fuoco! O meglio, il fuoco era sui loro mantelli e loro noncuranti di questo si stringevano le mani come se avessero già trionfato.
Dopo questa trovata Clove sentì ancora più rabbia montarle dentro per quel tributo: Katniss Everdeen doveva morire e sarebbe morta per mano sua.
I carri una volta arrivati occuparono l’anello dell’Anfiteatro cittadino e lì si alzò un uomo con dei capelli bianchi come la neve che si apprestava a dare a tutti i Tributi il benvenuto ufficiale, Il presidente Snow.
Successivamente tutti i carri e suddetti Tributi ritornarono nel Centro di Addestramento, Clove scese dal carro togliendosi il pesante elmo d’oro gettandolo sul carro mentre Cato rimase qualche minuto a fissare Katniss Everdeen.
Era furba, ma non abbastanza, Clove l’avrebbe schiacciata.
E così pensando lanciò anche lui l’elmo dorato tirandolo tra le braccia di Tristan e si ritirò verso le sue stanze assieme alla compagna.
Clove si diresse a gran passi verso l’ascensore seguita a ruota da Cato e quando entrò gli diede le spalle non volendo fargli scorgere il viso.

«Che cosa diamine vuoi?»

«Clove, ma tu.. Stai piangendo?»

Chiese Cato scombussolato dalla sua stessa domanda.

«No che non sto piangendo!»

Ma tirando su col naso involontariamente Clove si era scavata la fossa da sola.

«Sì, tu stai piangendo.»

«è che non la sopporto! La Everdeen si crede tanto primadonna, ma in verità è una perdente! La voglio uccidere ora!»

Cato la afferrò per le spalle facendola voltare verso di sé, Dio, non aveva mai visto una ragazza piangere e non sapeva come comportarsi, perciò la scosse leggermente avanti e indietro e le asciugò le lacrime.

«Sai che non si può, non ancora, pazienta qualche settimana e sarà tutta tua.»

Cato si soffermò a guardare il quadrante dell’ascensore che ormai segnalava il loro piano e si affrettò a dirle:
«Dov’è andata a finire la tua solita calma serafica?»

A quella frase Clove si scosse violentemente come a voler togliere  di dosso quel peso che la opprimeva e sulla sua faccia ritornò l’espressione di più completa indifferenza che la caratterizzava.
Le porte dell’ascensore si schiusero e dinanzi a loro le imponenti figure di Brutus ed Enobaria a braccia conserte fecero la loro apparizione, mentre dietro di loro una sorridente Sheila trillava con la sua voce cristallina.

«Coraggio giovani, andiamo a vedere le vostre stanze!»

Mentre si avviavano Cato afferrò il gomito di Clove avvicinandosi al suo orecchio sinistro.

«Dopo cena. Camera tua.»

Detto questo si affrettò a raggiungere Brutus lasciandosi dietro di sé una Clove basita.





Clove si ritrovò ancora una volta a bocca aperta: La sua stanza era perfetta, il letto era ricoperto da lenzuola porpora con rifiniture in oro, i cuscini erano anch’essi rossi (come facevano a sapere che il rosso era il suo colore preferito?) e la doccia era enorme e piena di pulsanti di tutti i colori.
La parete di fronte al letto era completamente di vetro e scoprì che, con una specie di telecomando poggiato sul comodino, poteva cambiare il panorama che poteva ammirare dalla sua stanza; avrebbe potuto scegliere anche il paesaggio del suo Distretto che raffigurava l’Osso, la bianca montagna che caratterizzava proprio il suo distretto, ma non lo fece.
Clove non scelse l’immagine raffigurante il Distretto 2, ma quella del Distretto 4: Il mare.
Clove non aveva mai visto il mare.  Beh, praticamente nessuno oltre ai Pacificatori e agli abitanti del Distretto 4 avevano visto il mare. Probabilmente oltre a loro solo i vincitori degli Hunger Games.
Immaginò di nuotare in quell’acqua limpida, inspirare profondamente l’odore della salsedine e sentire tra le mani la sabbia, quando all’improvviso fu riportata alla realtà dai continui colpetti sulla spalla da parte di Sheila.

«Clove, la cena è pronta, vorresti seguirmi per favore?»

«Ehm.. Sì un attimo, dammi 10 minuti per cambiarmi.»

Aprì l’armadio e indossò un vestito blu che le arrivava alla ginocchia, aveva lo scollo a V e la seta l’avvolgeva mettendo in risalto le sue curve.
Clove andò a sedersi alla lunga tavola di legno di frassino imbandita con pietanze di tutti i tipi, proprio come sul treno, ma mentre si serviva da mangiare sentiva lo sguardo di tutti puntato su di sé.
Sollevò per un attimo il capo in direzione di Cato e lui distolse subito lo sguardo ridendo ad una battuta di Brutus, l’aveva immaginato o aveva davvero visto Cato, Quel Cato, arrossire?!
No, sicuramente aveva immaginato.
La cena tutto sommato trascorse piacevolmente, Sheila era molto più naturale della Mietitura; ora aveva i capelli lisci rossi come il fuoco e un abito bianco e nero tutto spigoli.
Per essere strana, era molto meglio vederla così che con la pelle rossa a mo’ di aragosta.
Cato attirò l’attenzione di Clove con un gesto della mano e con il labiale le disse alcune parole.

“5 minuti. Camera tua.”

Okay, quello era il momento perfetto per andare nel panico, ma Clove sapeva controllare bene le sue emozioni, perciò sorrise rivolta verso di lui.

«Io vado in camera mia.»

«-Petta!»

Enobaria le fece segno di fermarsi mentre toglieva la foglia attaccata alla povera fragola finita tra i suoi denti, come uno squalo.

«Preparati Clove, domani ci sarà l’intervista, l’abito è già stato scelto, tu preparati solo mentalmente.»

Clove annuì una volta e si voltò per tornare verso camera sua.
 

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Capitolo 5
*** But I'm in love ***


Si tolse il vestito blu, era un peccato perché l’aveva messo per poco tempo, ma doveva mettersi di decisamente più comodo, chissà, magari la conversazione tra lei e Cato sarebbe finita come una lotta all’ultimo sangue. In caso fosse andata male si sarebbe rifugiata sotto il letto magari.

Dopo essersi messa una canotta grigia e dei pantaloni neri si sedette sul letto e in quel momento qualcuno bussò alla porta.

«Chi è?»

«Sono Cato.»

Clove girò la maniglia della porta e Cato scivolò furtivamente in camera sua.

«Carina..»

«Che?»

«La camera.. è carina.»

«Ah.. Oh sì, la camera..»

Cato la guardò sollevando un sopracciglio mentre Clove si sedette sul letto con fare accigliato.

«Di che volevi parlarmi Cato?»

«Per prima cosa.. Hai paura?»

Clove scoppiò a ridere, la domanda di Cato l’aveva sorpresa a tal punto da permetterle una reazione del genere.

«Clove, non sto scherzando.»

«Vuoi sapere la verità Cato? Ho paura, paura da non reggere, nel sonno mi sveglio tremando e madida di sudore per gli incubi che già mi assalgono. Ho paura Cato, ma chi non ne ha?»

«Tutti abbiamo paura della morte.»

Disse guardando fisso negli occhi Clove, serio. Al contrario lei sorrise, un sorriso dolce, sincero, come gli aveva fatto solo una volta in passato.

«Ma io non temo più di tanto la morte Cato. Ho paura che se morirò nessuno si ricorderà mai di me, verrò dimenticata, a nessuno importerà della mia morte, nemmeno ai miei genitori!»

Clove senza essersene accorta si era messa ad urlare, ma Cato la afferrò per i polsi azzerando quasi lo spazio tra loro due.

«A me importa.»

Disse piano Cato, quasi come se stesse parlando a sé stesso; la sua voce di solito possente e ironica aveva assunto una sfumatura che mai Clove aveva sentito.
La voce di Cato era ferma, melliflua, come un bisbiglio.

«A me importa.»

Ripeté lui, questa volta a voce un po’ più alta.
In quel momento Clove capì che l’unico amore di cui aveva bisogno era quello di Cato; per tanto tempo aveva pensato che l’unica cosa che l’avrebbe fatta stare meglio sarebbe stato l’amore che avrebbe ricevuto dai suoi genitori dopo aver vinto gli Hunger Games ed essere diventata una gloriosa Mentore; ma in quel momento era Clove, solo Clove e a Cato importava comunque della sua vita. Gli importava di lei.
Clove guardò dritto negli occhi di Cato, non aveva mai notato l’azzurro intenso degli occhi di lui e stette lì a fissarli fino a quando d’impulso si sollevò sulle punte e posò le sue labbra sulle sue.
All’inizio Cato si irrigidì, ma poi circondò i fianchi di Clove con le braccia.
Le labbra di Cato erano ruvide e calde, si potevano paragonare al deserto, ma in compenso l’azzurro dei suoi occhi faceva sì che nel mezzo del deserto Clove avesse trovato la sua Oasi.
Dopo poco si staccarono, leggermente imbarazzati e confusi, erano comunque nemici, non avrebbero dovuto simpatizzare, ma ormai era troppo tardi.
Clove prese la mano di Cato guardando in basso verso il pavimento ricoperto di soffice moquette candida.

«Se vuoi.. Puoi restare qui per questa notte..»

Cato sorrise gonfiando leggermente il petto mentre Clove fece un sorrisetto tirato perché altrimenti sarebbe scoppiata a ridere, quando era nervosa a volte rideva, era un modo per intimorire l’avversario, ma anche per ricordarsi che tutto andava bene.
Clove si infilò sotto le lenzuola e Cato la seguì a ruota, lui indossava una camicia bianca e pantaloni grigi leggeri, si sdraiò sopra le lenzuola e si mise di profilo rivolto verso la schiena di Clove, l’abbracciò da dietro avvicinandola a sé e le baciò leggermente la spalla sinistra facendola sospirare.
Sentendo quel piccolo sospiro Cato sorrise malizioso e l’abbracciò ancora più stretta.
Alla fine morire per salvare la vita di Clove non gli sembrava più una brutta idea. E pensando questo si addormentarono  restando abbracciati tutta la notte.


Angolo autrice: Bonjour a tutti! :D Spero che questo capitolo, anche se breve, vi sia piaciuto. Allora.. Le cose tra i nostri 2 tributi cominciano a scaldarsi, che dite? :3 Però qualcosa succederà tra pochissimo, non vi anticipo niente u.u Vi avviso però che il prossimo capitolo verrà pubblicato fra 2 settimane, quindi il 16 di Novembre, per cause mistiche (?) No, devo portare il mio portatile a riparare perchè sta morendo :c Alla prossima! :Yuki:

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Capitolo 6
*** Ti vada o no ***


La mattina dopo Clove si alzò col torcicollo. Sheila aveva bussato 3 volte alla sua porta, ma lei aveva risposto a monosillabi lasciando intendere di lasciarla stare.
Cato stava ancora dormendo, così Clove si alzò dal letto stiracchiandosi e piegò a sinistra e a destra il collo per riacquistare quel poco di mobilità che le consentiva la testa.
Decise di andare a farsi una doccia, infondo Cato dormiva profondamente, non se ne sarebbe accorto, giusto?
Chiuse delicatamente la porta del bagno e si svestì, poi entrò nella doccia inondandosi d'acqua calda, quasi bollente.
Adorava sentire l'acqua calda sulla sua pelle, come una coperta calda pronta ad accoglierla.
Uscì dopo poco dalla stanza con indosso una canottiera nera e pantaloncini elastici, giusto per il tempo di sistemarsi e scegliere altri vestiti che avrebbe indossato per la giornata, ma per un momento si appoggiò all'anta dell'armadio; quella sera avrebbe avuto l'intervista.
I capelli ancora umidi le si appiccicavano sul viso e Clove li spostò nervosamente  dietro la sua spalla.
Improvvisamente sentì la maniglia della porta girare, non fece neanche in tempo a voltarsi che Cato era sparito. Semplicemente se ne era andato senza dirle nulla.
Clove si vestì alla bell'è meglio e uscì dalla sua camera trovando tutti tranne Cato ed Enobaria al tavolo facendo colazione con abbondanti fette di torta.

«Ah! Finalmente sei arrivata! Ti ho chiamata un sacco di volte, che ti è successo?»

«Niente. Dove sono Enobaria e Cato?»

Brutus e Sheila si guardarono per un attimo che parve interminabile e poi Brutus finalmente, riprese a guardare negli occhi Clove.

«Cato ha chiesto di essere allenato separatamente.»

Questa frase l'aveva colpita come un secchio d'acqua gelida in faccia, no peggio, come quando si era rotta il braccio a 13 anni, quando aveva appena cominciato ad esercitarsi nello scontro corpo a corpo.

«Cosa?»

«Mi hai sentito. Beh, sei sorpresa? Era ovvio che prima o poi le cose sarebbero andate così, siete i Favoriti e solo uno di voi sopravvivrà.»

«Beh, ma perchè adesso?! Non capisco.»

«Perchè stasera ci sarà l'intervista, Clove. E' ora che impari a pensare sempre e solo a te stessa, se penserai al tuo compagno di squadra, è morte certa. Gli Hunger Games sono una cosa terribile, la gente muore lì dentro senza che tu possa fare niente per aiutarli.»

Clove si zittì abbassando lievemente il capo, Brutus aveva ragione, questo comportamento non era da lei, lei era forte, spietata, una macchina da guerra. Cosa importava di Cato? Lei avrebbe vinto.

***

Clove inspirò profondamente e dopo qualche secondo espirò buttando fuori tutta l'aria che aveva immagazzinato; Non era troppo agitata, anche se a dire la verità quell'attesa infinita la stava uccidendo, per non parlare della situazione in cui si trovava.
Da una parte davanti a sè aveva il ragazzo del Distretto 1, aveva uno smoking azzurro su misura, era alto e magro con un viso piuttosto particolare, quasi simpatico avrebbe osato dire; dall'altra, proprio dietro di lei c'era Cato, estremamente elegante nel suo completo grigio-argento, che cercava continuamente di parlarle, ma lei non lo ascoltava, era ancora furiosa per quello che era successo.

«Clove! Eddai Clove!»  Le sussurrò Cato in modo implorante.

«Ti scongiuro, posso spiegare!»

Clove continuò imperterrita ad ignorarlo, non gli avrebbe permesso di distrarla per nulla al mondo, era un momento troppo importante.
Cato la afferrò per la spalla destra e lei si divincolò andando a sbattere contro il ragazzo di fronte a lei.

«Toglimi le mani di dosso Cato! E tu.. scusa.»

Il ragazzo del Distretto 1 si voltò leggermente con un'espressione iraconda sul volto, ma quando vide Clove si bloccò per un momento e rilassò i muscoli.

«Non preoccuparti, è tutto a posto. A proposito, io sono Marvel e tu sei..»

«Clove. Distretto 2.»

Disse fieramente la bruna guardando negli occhi l'altro tributo.

«Clove eh? Penso che mi ricorderò questo nome.»

Marvel tese la mano verso Clove e lei titubante gliela strinse.

«Benvenuta nell'alleanza dei Favoriti.»

«Ehi senti tu, giù le mani dalla mia compagna di Distretto.» Disse Cato furibondo.

La ragazza davanti a Marvel si girò indispettita e seccata dalla parlantina che si era formata da pochi minuti.

«Insomma Marvel, la vuoi pianta-»

Tutti si girarono verso la biondina che si era arrestata così violentemente da far voltare metà dei tributi presenti.

«Glimmer che hai?»

Marvel diede qualche pacca alla spalla nuda di Glimmer che si riprese subito dopo essersi soffermata un po' troppo a lungo con lo sguardo sui pettorali di Cato.

«Non è nulla. Ah, ecco Flickerman!»

Caesar Flickerman salutò la grande folla scalpitante proprio sotto i suoi piedi, dire che loro lo adoravano era poco, Capitol lo "venerava".

«Ed ora accogliamo la deliziosa Glimmer, tributo del distretto 1!»

La folla esplose in un urlo fragoroso e uniforme all'apparizione di Glimmer sul palco, era veramente bella e seducente nel suo vestito corto e oro.
Il turno di Marvel arrivò prima di quanto Clove si aspettasse, pensava che 3 minuti sarebbero stati più lunghi.
Marvel si alzò dalla sedia mano nella mano con Caesar e cacciò un urlo entusiasta facendo ruggire la folla.
"Oh no" Pensò Clove. "Sta calma Clove, rilassati, un bel respiro e via."
Clove non riusciva a muoversi, ma una leggera spinta arrivò in suo aiuto.

«Vai Clove, stendili tutti.»

Clove annuì leggermente mentre Caesar la annunciava a tutta Capitol e Distretti.
Caesar le prese la mano aiutandola ad accomodarsi sulla sedia.
Lei stessa dopo la sua intervista non riusciva a ricordare quasi niente di quello che aveva detto al suo intervistatore.
Tutto le arrivava ovattato alle orecchie, persino l'intervista di Cato. Era solamente riuscita a sentire frammenti del suo discorso, del tipo:
"Sono pronto, sono cattivo"
Per il resto tutto le sembrava estraneo, anche l'intervista di Katniss Everdeen che piroettava come una principessina inghiottita dalle fiamme.
Sì, tutto le arrivava ovattato, fin quando non venne il momento di intervistare Peeta Mellark.
Il ragazzo del Distretto 12 era piuttosto anonimo, biondo, con una faccia spaventata, sorprendentemente normale.

«Scommetto che c'è una bella ragazza pronta ad aspettarti a casa, eh Peeta?»

«Beh no.. Non penso mi abbia mai notato prima della mietitura.»

«Beh allora fai una cosa, vinci questa edizione e torna da lei, sono sicuro che non potrà più resisterti!»

Caesar Flickerman ammiccò al pubblico mentre Peeta sospirava guardando in basso.

«Non credo che vincere mi sarà d'aiuto.»

«E perchè no?»

«Perchè lei è venuta qui insieme a me.»

Clove restò basita per qualche minuto. Katniss Everdeen per l'ennesima volta le aveva rubato la scena. Come aveva fatto a far invaghire quel tipo di lei? Erano LORO, Cato e Clove ad amarsi. Ah già, dimenticava che lei era l'unica ad essere innamorata dell'altro. E così Clove si sciolse i capelli e se ne andò, lasciando dietro di sè un silenzio tombale.


Ecco a voi l'ennesimo capitolo della storia u.u Clove sta sempre diventando più furiosa riguardo a Katniss Everdeen ed è decisa a fargliela pagare, fra 2 settimane scoprirete che cosa succederà ai nostri amati Tributi del Distretto 2! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ci vediamo il 23! Ps: E quattro giorni dopo esce CARCHING FIRE! Non so voi, ma io sono emozionatissima *-* Ciao a tutti coloro che hanno letto la mia umile FF x3     Yuki

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Capitolo 7
*** The Careers ***


Clove si infilò la tuta rossa e nera aderente con il numero del suo distretto sul braccio destro.
Oggi sarebbero iniziati gli allenamenti, ma lei non si sentiva affatto nervosa, anzi, era piuttosto contenta che tutte quelle rappresentazioni inutili fossero finite, finalmente avrebbe potuto ricominciare ad allenarsi.
Clove spinse il bottone più in basso dell'ascensore mentre Sheila la accompagnava  restando sempre zitta e soprattutto a debita distanza, Clove era stata abbastanza chiara dicendole di starle almeno a 2 metri di distanza sempre e comunque.
Quando si aprirono le porte la strada le venne sbarrata dall'imponente schiena di Cato che si voltò subito dopo aver sentito il suono dell'apertura delle porte dietro di lui.

«Buongiorno Clove.»

Cato sorrideva, comportamento che non era assolutamente compatibile con lui, se non per l'impercettibile sorriso di compiacimento che aveva disegnato sul volto ogni volta che metteva al tappeto qualcuno.
Probabilmente era eccitato tanto quanto lei per gli allenamenti che sarebbero incominciati di lì a qualche minuto.

«'Giorno.» Si limitò a dire allora e camminò dritto verso Marvel che stava osservando Glimmer esercitarsi in un complicato nodo "Gassa Spagnola".

«Ehi Marvel.»

Il ragazzo appena sentì il saluto di Clove si girò verso di lei e alzò il braccio in segno di saluto.

«'Giorno Clove, dormito bene?»

«Beh, direi di sì visto che nessuno per ora ha attentato alla mia vita!»

Marvel rise leggermente a quel goffo tentativo di Clove di fare una battuta.

«Capisco come ti senti, anche nel Distretto 1 devi fare attenzione a dove vai.»

«Com'è il Distretto 1?»

Il sorriso di Marvel repentinamente si trasformò in una leggera smorfia e strinse le mani a pugno tendendole contro i fianchi.

«Andiamo Clove, dovremmo trovare qualcosa da fare, saremo i Favoriti, ma questo non vuol dire che dobbiamo annoiarci, non credi?»

E detto questo, senza aspettare la risposta della ragazza, si fece largo tra alcuni tributi e andò alla postazione di tiro con le lance.
Clove sorrise tra sè e sè, le piaceva il modo di pensare di Marvel, perchè annoiarsi?
Girò il capo alla ricerca di Katniss Everdeen e la vide entrare nella sala nello stesso istante in cui le porte dell'ascensore si aprirono.
Ovviamente Everdeen era con "l'innamorato" e si guardavano intorno con lo sguardo perso, come due conigli in una tana di lupi.
Clove sorrise al pensiero e si diresse verso la zona di lancio con i coltelli, avrebbe fatto rimpiangere a Katniss di essersi offerta volontaria.
Mentre esaminava con cura un coltello a serramanico lungo 8 cm si rese conto che Cato si stava esercitando nella stessa postazione di tiro di Marvel; il biondo prese in mano una lancia saggiandone il peso e con un'immensa facilità la scaraventò dritto al cuore di un manichino a 15 metri di distanza trapassandolo.
Clove sapeva che Cato era bravo nello scontro corpo a corpo, ma mai aveva sospettato che fosse così bravo nel maneggiare le armi con quella disinvoltura.
Marvel dal canto suo non sembrava affatto stupito, simulò uno sbadiglio e indietreggiò di una trentina di metri.

«Non ce la farà mai..» Bisbigliò Clove pienamente convinta.

Marvel prese una lancia lunga e piuttosto leggera e la scaraventò dritta al cuore di un altro manichino, trapassandolo come aveva fatto precedentemente Cato.
Clove restò a bocca aperta, questi erano i favoriti.
Guardò il piccolo coltello che stava impugnando con mano ferma chiedendosi cosa ci facesse lì dentro, ma poi le parole di Brutus le ritornarono alla mente "Io conosco le tue capacità".
Schiacciò un pulsante e 5 figure umane di cartone presero posto rispettivamente a 15, 20, 25, 30, 35 metri, ognuna aveva sul proprio cartonato un mirino puntato al cuore.
Clove fece un lungo respiro, rilassò tutti i muscoli, saggiò un'ultima volta il peso e la consistenza delle sue armi e tirò tutti e 5 i coltelli verso i cartonati con una velocità impareggiabile.
Guardò in basso per un momento e alzò dopo pochi secondi il viso verso le sagome: tutte e 5 erano state trafitte esattamente dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
Tutti i presenti nella sala avevano trattenuto il fiato, lo sentiva dal silenzio  improvvisamente calato nella stanza, sentiva l'odore della paura, così invitante da farle venire l'acquolina in bocca, così irresistibile ai suoi sensi da travolgerla completamente, decisamente migliore di qualsiasi altro sentimento mai provato.
 Anche lei era una Favorita e tutti avrebbero fatto meglio a capirlo.
Cato si diresse verso la compagna e le diede un colpetto sulla spalla sorridendo.

«Ben fatto, Distretto 2.»

«Dimmi qualcosa che non so.» Rispose Clove irritata dal suo nuovo soprannome e prese a punzecchiargli leggermente il fianco con un altro dei coltelli che aveva a sua disposizione.

«E comunque Cato, sai che potresti fare di meglio con quella lancia, non è vero?»

Cato sogghignò e fermò il coltello di Clove prendendolo per la punta e guardò la compagna intensamente negli occhi, gli allenamenti lo mandavano decisamente su di giri.

«Non trovi che scoprire tutte le mie carte alle prede sia patetico? Penso sia più originale far immaginare ai poveri tributi cosa sono capace di fare e poi al momento decisivo restituire loro una morte tre volte peggiore di quella che si erano immaginati.»

Clove rimase un attimo spiazzata da quelle parole, ma subito dopo si fece seria.

«Basta che ti ricordi il nostro patto.»

«Oh, lo farò» sorrise malizioso Cato. «Come potrei dimenticarmene?»

Improvvisamente Clove si accorse che Katniss Everdeen li stava fissando e bisbigliò piano a Cato cercando di non farsi sentire.

«Sai, è da un po' di tempo che sto pensando a una cosa..»

«Che cosa?»

«In che modo dovrei svagarmi con la Everdeen? Più mi fissa e più sono convinta che dovrei riservarle una morte lenta e dolorosa. Non sei d'accordo?»

Cato lentamente si voltò verso la ragazza del Distretto 12 e sì, effettivamente li stava fissando, la guardò intensamente cercando di farle abbassare lo sguardo e dopo esserci riuscito spostò il suo sguardo verso il "ragazzo innamorato" che non era nemmeno capace di scagliare una lancia senza inciampare nei suoi piedi cadendo così rovinosamente a terra.
Cato rise leggermente e Clove sorrise al pensiero di una preda facile, ma nello stesso momento dopo che Everdeen gli ebbe sussurrato qualcosa all'orecchio Peeta Mellark prese un grosso peso da 50 Kg e lo scagliò a una ventina di metri dai suoi piedi.
Clove non sapeva capacitarsene, i tributi del Distretto 12 solitamente erano degli imbranati, i primi ad essere fatti fuori, allora perchè quei due sembravano così determinati?

«Sono più che d'accordo.»

I due Tributi del Distretto 2 si scambiarono uno sguardo d'intesa, gli Hunger Games significavano morte e spettacolo, perciò avrebbero omaggiato Capitol City con le loro performances migliori e solo il migliore tra loro avrebbe vinto, al diavolo l'amore, non c'è spazio per i sentimenti quando la tua vita è appesa ad un filo.

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