The truth after that night

di Ice98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** 1. Envy ***
Capitolo 3: *** 2. Discovery ***
Capitolo 4: *** 3. Darkness ***
Capitolo 5: *** 4. She... ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***



The truth after that night
 
 
“Rey! Ma dove si sarà cacciato questa volta …? Quel bambino mi farà uscire fuori di senno..”
La donna dai capelli di cioccolato al latte esce dalla piccola casetta di campagna seguita da mamma gatta.
“Anche tu cerchi il tuo piccolino vero?”
La donna accarezza dolcemente il capo della micia che, come dimostrazione d’affetto si struscia contro le coperte caviglie.
“Rey? Sei in giardino?”
“E-eccomi mammina …”
Un bimbetto di circa cinque anni singhiozzante e sporco d’erba e fango si avvicina alla giovane.
“Ehi cos’è successo piccolino?”
“S-shono c-caduto mentre g-giocavo con Mew …”
Il piccolo mostra il micetto bianco pezzato di nero che tiene fra le manine scorticate.
“Oh tesoro …”
Lei si china prendendo in braccio il figlioletto, con un sorriso gli bacia la fronte mentre con la mano libera gli asciuga le perle salate.
“Il mio ometto … ora la mamma manda via la bua ok?”
Il bimbo annuisce stringendosi alla donna, la quale torna nella casetta riscaldata dal fuoco nel camino.
Posa il bimbo su una sedia andando a prendere una pezza e un po’ d’acqua per poi tornare di fronte a lui.
“Mew però s-sta bene”
“Certo, lo hai salvato tu e Mamma Gatta ti ringrazia tanto”
La giovane indica la micia che lecca il figlioletto sdraiato su degli stracci vicini al calore.
Il viso del bimbo si apre in un grande sorriso a quella magnifica vista.
La madre premurosa pulisce i graffi del figlio così come la micia lecca il piccino controllando che non sia ferito per poi tirarlo a se in segno d’affetto.
In fondo le mamme sono così in tutte le specie, non importa la razza, il colore o la specie, la mamma è la mamma … ma il papà?
Spesso il bimbo si chiedeva dove fosse suo padre, perché non stesse con la sua mamma, perché non voleva stare con lui?
E a tutto questo solo una risposta aveva trovato: il padre aveva abbandonato la madre per causa sua e per questo si sentiva in colpa e arrabbiato nello stesso tempo.
Avete ragione, è solo un bambino, ma un bambino molto più perspicace degli altri … un bambino “speciale” per così dire.
“Mamma com’è andata oggi?”
“Oh? Come mai me lo chiedi piccino?”
Chiede voltandosi la mora poco prima intenta a tagliare una carota.
“Perché … uhm … perché sono curioso!”
La risposta così spontanea e innocente del bambino strappa un risolino alla donna.
“Vediamo … oggi la mamma ha preso le tue verdure preferite dall’orto, ha cucito ed è stata dietro ad una piccola peste di nome Rey …”
“Io no peste!”
“Ah no? Guarda che se dici le bugie arriva il mostro del solletico”
Dichiara la donna con tono cantilenante.
“C-chi?”
Chiede allarmato il bambino guardandosi attorno in cerca del fantomatico mostro mentre la mamma si avvicina silenziosa.
Il piccolo indietreggia impaurito mentre la giovano lo afferra volteggiando per la stanza, portando le mani a solleticargli i piccoli fianchi.
Lui scoppia a ridere scalciando animatamente.
“N-nuuuu … b-basta m-m-mammiiiii!!!!!”
La donna si ferma, la lunga gonna color pesca le si arriccia attorno alle esili caviglie.
Posa il fanciullo sulla sedia a dondolo donatagli da un benefattore sconosciuto …
Quasi tutto nella piccola casa era stato comprato e/o donato da un nobile, quasi certamente, visto il legno pregiato con la quale è costruito tutto il mobilio.
Ogni due/tre settimane la giovane trovava, davanti alla porta di casa o addirittura DENTRO casa, delle banconote oppure dei vestiti pregiati, del semplice cibo o, in inverno, delle coperte di lana.
“Mamma oggi ho trovato questo”
Il piccolo mostra un pupazzo con le sembianze di un coniglio bianco con una benda sull’occhio e un marchio ricamato sul gilet blu.
“E’ il coniglietto della Phantom … dove lo hai trovato Rey?”
“”Era sul mio lettino”
“Ah, ho capito …”
“Chi ci fa questi regali?”
Il bambino scruta la donna con gli occhi scarlatti indagatori.
Ogni volta faceva sempre la stessa domanda e ogni volta la donna rimaneva muta, ignara della risposta.
“Allora?”
La incalza il bambino tirandole piano una ciocca di capelli.
“Uhm … di certo una persona tanto buona …”
“Il mio papà?”
“… certo, potrebbe essere piccino …”
“E perché non entra? Non vuole conoscermi?”
“No, no non è questo! E che il tuo papà ha tanto da fare, lavora in oriente, nell’India …”
“Ah … ho capito”
Il bambino sorride dolcemente rassicurando la madre mentre gioca con il pupazzo nuovo.
Lei gli bacia il capo tornando a preparare lo stufato per la cena.
 
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Da lontano un uomo, se così si può definire, osserva la scena immerso nel buio della notte, sua fedele compagna.
Fissa la piccola casa fiaccamente illuminata chiedendosi anche lui, come il bambino, chi fosse il capo-famiglia nonché marito di Rachel.
Il diavolo con il frak scuro aveva aiutato e osservato la giovane sotto ordine del padrone ricompensandola per averli aiutati a scoprì una certa verità …
Ma adesso si era fatto tardi, e se non tornava a casa per la cena chi le sentiva poi le lamentele del padrone sulla “cucina” di Bard?
Da uomo a diavolo, da diavolo a corvo l’essere ignoto scompare nella notte senza lasciare la minima traccia del suo passaggio.
 

Autrice:
Buon giorno gente, bhè se siete giunti al mio angolino significa che avete letto la storia.
Chiariamo, quest'idea mi è venuta mentre ero a scuola durante la verifica di tedesco... che ne pensate?
Siate sinceri e magari correggetemi oppure ditemi, se vi va, cosa pensate di questa storiella: la devo continuare o no?
Ditemi voi, ringrazio tutti quelli che leggeranno e che recensiranno.
Vi prego di perdonare i miei ORRORI ortografici >.<
Vi lascio qualche immaginetta.
Bye Bye Ice98

 

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Capitolo 2
*** 1. Envy ***



 
The truth after that night
 

Cap. 1 Envy
 
Intanto nel piccolo boschetto il sole inizia a calare lasciando spazio al freddo della sera.
Il piccolo Rey preoccupato, visto che la mamma non lo ha ancora chiamato, si avvia verso casa con dietro il pupazzo tutto sporco e un po’ sgualcito.
Gli uccelli iniziano a migrare in luoghi più caldi fuggendo dalla fredda Londra, il bambino spesso li guardava chiedendosi quante cose stupende avessero visto quei pennuti.
La mamma spesso gli raccontava delle storie fantastiche, con protagonisti grandi uomini con le ali eppure, lui non ne aveva mai visti.
Dopo dieci minuti di cammino arriva finalmente a casa.
“Mami!! Sono a casa!!”
Il piccolo bussa forte alla porta per farsi sentire, ma nessuno gli viene ad aprire.
Neanche lui sapeva come, ma era certo che l’abitazione fosse vuota, all’interno non sentiva la “presenza” della donna, non sentiva nulla: né l’odore della cena, né quello dei fiori freschi né, tanto meno, qualsiasi altro rumore.
“La tua mamma non c’è piccolino”
Il bimbo sobbalza avvertendo una voce profonda provenire da tutto intorno a lui.
Si volta vedendo una mano spuntare, insieme ad alcune ciocche di capelli bianchi, da dietro l’angolo dell’abitazione.
Rey deglutisce a fatica prima di parlare.
“L-lei…ehm…chi è?”
“Oh, io sono un tuo amico”
“La mamma mi ha d-detto di non p-parlare con gli sconosciuti”
L’uomo emette una stridula risata facendo inorridire il bambino.
“Ma che madre saggia hai, oppure stupida…”
“La mamma non è tupida!”
Gli occhi del piccolo s’illuminano di rosso facendo risaltare i tratti del viso che lo rendono identico al padre.
L’uomo ripete il riso spuntando del tutto da dietro l’angolo, fra le mani un’urna funeraria che Rey identifico come “vaso”.
“Ti va un biscottino?”
Chiede l’albino sfilandone uno dal vaso.
“Gli ho fatti io e devo dire che sono ottimi”
Gli e ne avvicina uno a forma d’osso, il piccolo cerca di guardarlo negli occhi coperti dalla frangia che afferra con forza.
“E-ehi! Ma guarda che bambino pestifero…”
“No mi piace non poterti guadare negli occhi”
“Sei furbo”
Gli tende il biscotto con un piccolo sorriso, il bambino lo annusa sospettoso per poi sfilarglielo di mano.
“Assomigli tantissimo a lui”
Il bimbo lo guarda sgranocchiando il biscotto.
“Tu conosci il mio papà? Siete amici??”
“Oh sì, siamo migliori amici”
L’uomo ridacchia con un filo di bava che gli scivola dal lato della bocca.
“Non immagini che sublimi risate mi fa fare ihihih”
Rey indietreggia rabbrividendo.
“Sì… allora mi dici ove è la mia mami?”
“Questo non lo so”
“C-come no?!”
“Non ho mai detto di sapere dov’è”
Dice l’albino sgranocchiandosi uno dopo l’altro tutti i biscotti.
“Ma potrei sempre aiutarti a cercarla…ihihih”
“Mh…”
“E potrei farti anche incontrare il tuo papà…”
“D-dici serio?!”
“Certo, serio come non mai”
L’uomo vestito di nero lo solleva da terra quasi fosse una piuma facendo sparire, chissà dove, il vaso ormai vuoto.
“Me lo ricordi tantissimo”
“Io n-non lo ho mai vitto”
“Vedrai che sarà… sorpreso… di vederti così cresciuto…ihihihih”
Il piccolo sorride acconsentendo a seguirlo, ma non senza l’inseparabile micetto e mamma gatta.
“Come ti chiami?”
Chiede curioso il bambino all’uomo toccandogli con le manine la cicatrice che gli sfigura il volto.
“Il mio nome è Adrian, figliolo…”
 
                   

Autrice:
Salve gente!!
Sono così felice che la mia storia vi sia piaciuta, non pensavo proprio! *^*
Desidero ringraziare tutti quelli che l'hanno letta e soprattutto recensita... GRAZIE!!!!!!
Ringrazio sakichan24, bilo99 e jennifer_tomlinson!!!
Spero che mi farete sapere cosa pensate di questo capitolo, magari con una recensione piccina piccina <3
Scusate gli ORRORI d'ortografia :')
Bye Bye Ice98
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 2. Discovery ***



 
The truth after that night

 
Cap. 2 Discovery

Il bambino, seduto sulle spalle del uomo, si guarda curiosamente attorno posando il micetto sulla marmaglia di capelli argentei.
“Signor Adian!! Lei dove vive??”
Chiede curiosamente il bambino sporgendosi in avanti per guardarlo.
“Io vivo a Londra”
“Onda??”
“Londra, piccoletto. Li potrò aiutarti a trovare la tua mamma”
“E io che ho detto? Onda!”
Ripete il minore, che per sua sfortuna, ha difficoltà a pronunciare le parole con la “R” chiamando così, il povero Undertaker, Adian.
“Sì, come dici tu”
Rey gonfia le guance offeso tirandogli una ciocca di capelli mentre gli occhi si fanno fucsia.
“No pendemi in gio!”
“Va bene, va bene mollami però!”
L’adulto riesce a liberarsi dalle manine paffute e piccine del bambino dandogli, per ammonirlo, un altro biscottino.
Il bambino lo divora guardando poi,ammaliato, un’enorme carrozza.
“Ohh”
“Ti piace?”
Chiede il giovane prendendo il piccolo dalla propria schiena e posandolo a terra insieme al fedele micio, per poi rimettersi a posto i capelli scompigliati.
Rey annuisce correndo vicino all’enorme destriero dal manto baio.
L’animale lo fissa noncurante mentre il bambino lo accarezza.
“Lisio…caldo e mobido! Come i letto!”
“Shishishi!!! Ragazzino, io ti ADORO!!! SHISHISHI!!”
L’uomo s’inginocchia a terra battendo il pugno sulla terra secca mentre l’animale e il bambino si guardano chiedendosi, in cuor loro, se quel “uomo” fosse veramente sano mentalmente.
Dopo essersi ripreso, l’argenteo si pulisce le lacrime tirandosi indietro la frangia.
“Forza, salite a bordo Messere”
“Messele?? E chi è??”
Chiede il bambino guardando l’uomo di fronte a lui, fissando poi lo sguardo sulla cicatrice.
“Oh? Tu hai bua?”
“Intendi questa?”
L’uomo si passa il dito sull’evidente cicatrice, Rey annuisce.
“Questa, figliolo, è uno dei miei più preziosi ricordi”
Adrian si china sul bambino prendendolo in braccio, lo posa all’interno della carrozza.
“Riposati un po’, Londra è tanto lontana”
“E Adian??”
“Adian deve guidare la carrozza, tu rimani qui con il tuo micetto, okey?”
“Shi, zio Adian”
“Z-zio?!”
“Sì, zio Adian”
Ripete il bambino con un enorme sorriso stritolando fra le braccine il povero e indifeso gattino.
L’uomo sembra arrossire, dico sembra perché nasconde immediatamente il viso sotto la lunga frangia, accarezzandogli i capelli moretti e soffici.
“Bravo piccolo”
Il becchino si siede al posto del cocchiere, da un leggero colpo alle redini e il cavallo si avvia con uno scossone.
Rey si affaccia sbirciando da dietro le tende nere per vedere il paesaggio notturno inghiottirli, pian piano si sdraia venendo risucchiato nel mondo di Morfeo, padrone dei sogni.
 
 
Casa Phantomhive
Ora di cena, 19:00
Salone
 
“Oggi sei andato a portare il solito ‘dono’ ?”
“Sì, signorino ma…”
“Ma…?”
“Bhè, in casa non c’era nessuno, da circa tre giorni direi”
“Cosa?! E dove sono?”
“Questo non lo so, signorino”
Il signorino si porta una mano a sostenere il mento, con le braccia incrociate, nella chiara postura del pensatore.
“Perché non me lo hai detto subito?”
“Sinceramente, credevo non le importasse”
“Stupido!”
Il maggiordomo sospira guardando l’ancora piccolo padrone.
“Hai notato qualcosa di strano lì?”
“No, so solo che la donna non abita più lì da giorni”
“Mh… tutto questo è molto strano…”
“Pensa che sia qualcuno che voglia arrivare a lei?”
“No, nessuno sa di quella donna, né tantomeno che io sono collegato a lei”
“Giusto…”
“Dobbiamo rintracciare ‘Il Becchino’ ”
“Vuole controllare se sono arrivati dei nuovi corpi…?”
“Sì, è possibile che qualcuno si sia sbarazzato di lei”
“Non né vedo il motivo”
“Controlliamo comunque”
“Come desiderate, signorino”
Il ragazzo dai capelli bluastri si alza salendo le scale verso la propria camera, il passo cadenzato accompagnato dal vecchio bastone.
Sebastian sparecchia il tavolo salendo poi dal tanto “amato” bocchan.
Ciel seduto sul bordo del letto con aria assorta, si porta una mano al mento, chiedendosi il motivo per qui qualcuno, o qualcosa, abbia fatto sparire una donna di così basso rango.
“Siete preoccupato per la donna”
Constata Sebastian mentre lo spoglia delle scarpe.
“Non dire sciocchezze”
“Io non posso mentire, ricordate?”
“Ciò non significa che quello che hai detto sia vero”
“Certo, signorino”
Il maggiordomo nero lo spoglia del tutto infilandogli la camicia da notte.
“E’ tardi, riposi”
“Sì”
“Buona notte, bocchan”
Sebastian esce dalla camera portando con se la luce delle candele,la porta si serra alle sue spalle, gli occhi si tingono di rosso.
Qualcosa di grosso stava per accadere.
Ma cosa di preciso?
 
 
 
Negozio del “becchino”
Ore 10:00
 
Ciel Phantomhive scende dalla carrozza con la sua solita grazia da nobile, Sebastian, alle sue spalle, lo segue come un’ombra o, dal suo punto di vista, come se Ciel fosse un piccolo micetto sperduto e bisognoso d’aiuto.
Come al solito, dal piccolo negozio, non proveniva alcun rumore.
Ciel, che dopo anni di esperienza aveva iniziato a conoscere il becchino, manda avanti Sebastian in avanscoperta.
La porta d’ingresso si apre con un lento e inquietante cigolio.
Il piccolo conte rabbrividisce stringendo la presa sul bastone.
“SHISHISHI”
“Buon giorno Undertaker”
“Ma chi si vede! E’ venuto per il letto del suo eterno riposo, conte?”
“Scordatelo”
“Uhuh che peccato però, ne ho una che si addice perfettamente a lei…”
Dice l’argenteo battendosi l’unghia laccata di nero sul mento.
“… piccola, nera e fredda, proprio come lei!”
Un cipiglio di rabbia si fa spazio sul volto del ragazzino.
“Divertente come al solito…”
“SHISHISHI lo so!”
Mentre i due litigano Sebastian viene distratto da un rumore.
Un miagolio, inudibile ad orecchio umano, lo attira come una dolce ninna nanna.
Il maggiordomo si avvicina ad una delle bare, aprendola delicatamente.
Tutto accade in un lampo: Il piccolo mio, non appena libero, salta sul volto del povero maggiordomo graffiandolo per bene e mordendogli l’orecchio.
Il piccolo dai capelli castani scoppia a ridere tenendosi lo stomaco.
“Hai visto zio Adian?? SHISHISHI!!!”
“SHISHISHI bravo ragazzino!”
Rey corre verso l’uomo nascondendosi dietro la sua veste nera con un sorriso furbo.
“Ma che…?! Aspetta! TU HAI UN NIPOTE?!”
“Eh? Io?”
Chiede confuso Undertaker guardando il piccolo Conte.
“Bè, ti ha chiamato zio!”
“Ah, no. Lui non è mio nipote, è suo figlio”
Risponde ridendo il becchino indicando, con la mano ossuta e candida, il maggiordomo.
“CHE COSA?!”
Ciel si volta con lo shock della notizia dipinto in volto, mentre Sebastian, troppo attratto dal gattino, non ha ascoltato la minima parola.
“E TU NN DICI NULLA?!”
“Ma che zampe raffinate, con il pelo così liscio come seta… e questo sguardo così… magnetico…che creatura angelica”
Il conte si trasforma in una caffettiera in ebollizione spruzzando fumo da bocca e orecchie.
“SEBASTIAN!”
“Uhm? Sì signorino?”
Il giovane si volta a guardare il più piccolo.
“Quando avevi intenzione di dirmi che hai un dannato figlio?!”
“Io ho COSA?!”
 
 
Autrice:
Saaalve!!! Vi prego perdonate il mio immenso ritardo!!! *supplica*
Con la scuola e tutto il resto non sono proprio riuscita ;^;
Comunque spero tanto che questo capitolo vi piaccia, ringrazio chi ha letto e recensioto fin ora!!
THANKS!!!!!!!!!!
Ps: perdonate gli errori di grammatica ;)
Ice98
 

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Capitolo 4
*** 3. Darkness ***


The truth after that night
 


Cap. 3 Darkness

Sebastian guarda stupito la creatura di fronte a lui, se un diavolo avesse potuto svenire il ragazzo sarebbe già steso a terra con Undertaker che saltella felicemente attorno al cadavere.
"Ih ih ih! Povero Sebas-chan!"
"Povero niente! I diavoli non possono avere figli!"
"E' questo che ti e' stato detto, Conte?"
Il ragazzo si volta a guardare il maggiordomo con sguardo assassino.
"Parla, immediatamente"
"C'e' un determinato periodo in cui, una volta ogni cinque anni, i demoni maschi sono fertili e hanno bisogno di accoppiarsi con una compagna ... essa può essere umana, demone, shinigami o angelo persino..."
"Ma tu non ti sei accoppiato con nessuna, o sbaglio?"
"Ih ih ih! Ne e' certo, Conte?"
"Si! E' sempre stato con me, lui non ha mai... no, aspetta!"
Il giovane conte si volta verso il diavolo che a sua volta sta guardando il bambino aggrappato alla lunga veste corvina del becchino.
"Zio? Zio Adian!"
Rey lo tira per attirare la sua attenzione ma l' uomo, troppo impegnato a sghignazzare per l' espressione del conte, non gli presta la minima attenzione.
Gli occhi del bambino diventano fucsia, la pupilla si allunga restringendosi come quella felina.
"ZIO ADIAN"
I capelli del piccolo si sollevano leggermente scurendosi, stringe i pugnetti paffuti attorno alla lunga veste.
Un' aura nera, ben poco rassicurante si forma attorno alla figura infantile che stringe il micio in una presa ferrea.
Il diavolo si avvicina al bambino inchinandosi di fronte a lui con fare paterno, ora che sono vicini la somiglianza si nota anche a occhio umano.
Sebastian tende le mani per prendere il povero animaletto, ma una voce glaciale lo blocca.
"No toccale, gatto MIO"
Gli occhi si illuminano di rosso avvertendo così il ragazzo del pericolo.
"Non ci si comporta così Rey, lui e' il tuo papà"
Il bambino si blocca lasciandosi sfuggire il piccino che se la da' a gambe in un battibaleno.
"Adrian!"
"Ih ih ih lui e' qui per chiederti una cosa, vero?"
Il diavolo sospira rivolgendo il suo sguardo verso il bambino, ormai non poteva più negare la somiglianza o l' aura troppo simile alla sua.
"Chiedimi pure piccolo... ehm... come ti chiami?"
Rey trema stringendosi allo zio.
L' argenteo lo prende in braccio stringendolo, quasi a proteggerlo, sul proprio petto mentre il bambino singhiozza.
Sebastian lo guarda spaesato non capendo la sua reazione.
"Rey vai di là con il Conte? Lui conosce tanti giochi"
Ciel sentendosi tirare in causa spalanca gli occhi guardando con astio il becchino che se la ride.
"N-no, io qui..."
"Facciamo così, se vai con il conte sta notte ti faccio dormire con il tuo micetto"
"D-davvero??"
"Lo prometto sulle mie bare"
Il bimbo ridacchia abbracciandolo affettuosamente.
"Peo' ci dai i bicotti?"
Undertaker si scioglie in una piccola risata dandogli fra le mani l' urna funeraria da cui strabordano i biscottini a forma d'osso.
Il piccolo corre veloce verso il conte tirandogli la mantella per farsi dare la sua attenzione.
"Vieni a ziocale co me?"
Ciel sospira guardando il sorrisetto innocente della creatura sotto di lui , almeno si consola trovando qualcuno , anche se essendo un bambino non e' molto giusto, più basso di lui di almeno un metro.
"Va bene piccoletto"
"Io no pioletto"
"Beh grande non sei"
"Neppule tu"
Gli fa notare il bambino facendosi seguire dal ragazzo fino al salottino nel retro bottega.


 
Intanto nel negozio....
 
"Perché si è messo a piangere...?"
"La madre gli disse che il suo papà era a lavorare in India ma che lo amava comunque e gli spediva tanti regali.... e ora si e' sentito chiedere il nome dal persona che credeva lo conoscesse...."
"Allora e' come immaginavo... lui è il figlio di Rachel"
"Complimenti per la deduzione Sebas-chan!"
Il diavolo lo fulmina con lo sguardo.
"Quindi lei diceva che i doni che il signorino le faceva erano da parte del marito che lavorava all' estero... aspetta un momento! Perché lui è qui con te?!"
"Passavo di lì e l ho visto tutto solo soletto... e anche io sono solo soletto...allora ho pensato che potevamo stare soli soletti assieme...ih ih!!"
"Finiscila di prendermi in giro!"
Gli occhi del moro diventano fucsia mentre un ringhio gutturale gli esce dalla bocca semi-schiusa.
"Cos'hai fatto a sua madre?!"
"Io? Assolutamente nulla, anzi, e' proprio ciò che lui ti vorrebbe chiedere..."
"Quando sono andato a casa sua non ho sentito alcun odore particolare..."
"Da sola non e' di certo scomparsa"
"Non capisco... chi potrebbe volere una donna povera? In fondo non se ne trae alcun vantaggio, non può chiedere un riscatto nè nulla del genere...."
"Chi sa'...ihihih"
"Cosa ci tieni nascosto Undertaker? Parla!"
"Oh io so taaaaante cose, ma per sapere bisogna pagare un pedaggio..."
Il moro stringe i pugni mentre i capelli si sollevano e l'aura scura lo circonda.
"Vi daremo una mano a trovarla"
"Tu e chi altri?"
"Io e il mio nipotino ovviamente!"
"Rey non e' tuo nipote!"
"Questo lo decide lui, ormai sono zio Adian"
"Tsk,vedremo"
"Ihihihih"
"Troverò Rachel... la riporterò da lui"
"Bravo bravo Sebas-chan, spezzerai nuovamente due cuori, ihihih tipico di voi demoni!!"
Il maggiordomo stringe i pugni infuriato.
"Questi non sono affari tuoi" 


 
E nel salottino di zio Adrian....
 
"Allola ziochiamo?"
"A cosa vuoi giocare?"
"A naccodino!!"
Il conte sospira passandosi una mano sugli occhi esasperato da quella assurda situazione.
"E sia..."
"Tu conta e io nascondo!!"
"Va bene "
Ciel dà le spalle al bambino coprendosi gli occhi con le mani.
"Uno.... due.... tre...."
Rey corre subito via cercando un posticino dove nascondersi.
L'armadio? No, troppo scontato.
Sotto il letto? No, troppo prevedibile.
Una cantina buia e tutta polverosa in cui neanche i ragni vivrebbero? Perfetta!
Il bambino scende le scale rese scivolose dalla polvere tossendo, dopo averla inalata. 
Si accuccia in un angolino ombroso appoggiandosi alla porta che, con un cigolio tenebroso si spalanca facendo cadere il bambino inghiottito dal buio.



 
Autrice:
Salve gente, vi prego perdonate il mio immenso ritardo!
Solo per mettere la storia con il tablet nuovo ci ho messo 20 minuti!! ;~;
Spero tanto che il nuovo capitolo vi piaccia, se avete qualcosa da dirmi, chiedermi, o che non capite chiedetemi pure, magari con una piccola recensione o tramite messaggio privato xD
Scusate i probabilissimi errori, a presto!
Ice98

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Capitolo 5
*** 4. She... ***



The truth after that night


4. She...

Rey cade all’indietro con un leggero tonfo sul pavimento di cemento duro e freddo.
Un’onda di polvere si solleva travolgendolo e sporcandolo da capo a piedi, impigliandosi fra i mori capelli e, per sua sfortuna, facendogli il solletico al nasino rosso per la botta.
Il bambino si alza spazzolandosela via dai pantaloncini e dalla camicetta bianca, abiti che gli sono stati procurati dallo zio dal funerale di un bambino che aveva, più o meno, la sua età.
La polvere, infida, ad ogni respiro s’infiltra in lui finchè, con un sonoro starnuto,  viene espulsa con un doppio risultato:
Primo:  il nasino torna libero.
Secondo: per sua sfortuna era talmente forte che anche gli stolti sensi di Ciel lo hanno avvertito e quindi scoperto.
“Ti ho trovato!”
Dei passi pesanti si avvicinano scendendo le scale a due a due, le mani guantate si posano sugli stipiti della porta mentre la chioma scura si confonde al buio.
“Dove diavolo…?”
Ciel si guarda attorno in cerca del bambino capendo che, magari con un leggero ritardo, al buio non vede, inizia a cercare una candela o un lumino da poter accendere.
Andando a tentoni sfiora diversi oggetti, alcuni appuntiti, alcuni lisci e freddi, fino a trovarne uno lungo e liscio con la punta increspata sulla quale sono assopite lacrime di cera: una candela.
Il giovane Lord tira fuori un fiammifero dalla tasca dei corti pantaloncini e, strusciandone il capo sulla parete, lo accende posandolo poi sul filo della candela.
“Forza ragazzino, fatti vedere, so che sei qua dentro perciò non far finta di nulla…sappi che io non perdo MAI in alcun gioco”
Afferma il ragazzino con un sorriso astuto e insieme compiaciuto.
Rey, intanto, si è nascosto dietro ciò che, al tatto, sembra una veste molto lunga e leggera, probabilmente estiva, ridacchia alle parole dell’avversario guardandolo da un’angolazione difficile anche solo da trovare.
Con passo felpato esce dal rifugio andando verso la porta ma, uno dei gradini, lo tradisce cigolando sonoramente al suo passaggio.
Ciel si volta con un guizzo della candela inquadrandolo nella luce.
“AH-AH!”
Grida puntandogli addosso il dito guantato di nero, quando, ad un tratto, elaborando ciò che aveva intravisto mentre si voltava, diventa rigido.
“SEBASTIAN!”
Un grido acuto risuona in ogni angolo del polveroso negozio del becchino, nonché zio, di Rey.
Il maggiordomo si volta distogliendo la propria attenzione dal becchino, prende di filato la porta che conduce fino alla “casa”  dell’uomo, cerca il padroncino e, subito dopo, il figlio.
“Bocchan…? Rey…?!”
“Shono quiiiiiiiiiiiiiiii pà!!!!!!!”
Grida il bambino abbastanza forte da essere udito persino nella strada affianco al negozio, il maggiordomo scende le scale in tutta fretta trovandosi davanti i due.
“Bocchan che succede? Ditemi che non mi avete chiamato solo perché avete perso…”
Il demone si sposta il ciuffo con un sospiro stanco e, forse, deluso.
Il bambino pesta il piede a terra stringendo il pugno.
“IO-NON-PERDO-MAI! E comunque non ti avrei mai chiamato per una tale futilità! Guarda…”
Con un ampio gesto del braccio il ragazzo indica la stanzetta.
“C’è qualcosa di strano… questo posto non è umano”
“Ovviamente, questo posto è casa mia, Diavolo”
Dice ridacchiando Adrian accarezzando, con la mano dalle lunghe unghie smaltate, la testolina del bambino il quale, con sguardo tetro e leggermente stupito, fissa la grande bara in legno di mogano posata al muro.
“Zio Adian…”
“Si nipotino?”
Un ringhio infastidito s’innalza nella piccola stanzetta riempiendola.
“Lui non è-…!”
“Basta così! Ora non devi pensare a quel…quel moccioso!”
“Io no micciosho!”
Grida il bambino facendosi largo fra il Conte e il padre, con passo svelto si mette di fronte alla bara spalancandone il coperchio finemente intagliato col volto di una splendida fanciulla.
“No, fermo!”
Adrian si tuffa dietro al piccolo un attimo dopo che il coperchio venne spalancato scoprendo così la figura che vi risiede.
Una donna, una giovane e bellissima donna  dal viso angelico e l’espressione dormiente, portava un abito antico che di quei tempi sono gli anziani potevano conoscere.
Esso era di un color pesca con ornamenti in tessuto trasparente a sbuffo sulle spalle magre e rigide, come si sia conservata in uno stato così perfetto rimane un mistero.
Fra le mani fredde teneva un ciondolo uguale a quello del becchino, ma solo una volta notate le mani si poteva notare l’enorme squarcio che partiva da sotto la mandibola della giovane e si andava a perdere sotto al vestito fino al ventre, probabilmente.
Un taglio netto e sicuro, non opera di qualche piccolo malvivente di strada insomma.
Adrian richiuse la cassa poggiandosi su di essa in modo che nessuno la potesse aprire, una mano lasciava intravvedere ben poco del disegno che la ornava e della scritta:

 
‘Claudia P.
13 luglio 1866
My only tresure’


 
“Bhè? Cos’avete da guardare? Non avete mai visto un cadavere di una donna??”
Gli ospiti spostarono l’attenzione su di lui, il ghigno divertito e un po’tonto che tanto lo faceva sembrar speciale non gli ornava il viso, al suo posto un semplice sorriso che lasciava trasparire quanto poco bene stesse mentendo.
“Questo è sicuramente uno dei miei migliori lavori in assoluto… detto questo uscite TUTTI da qui”
Riprese l’uomo spingendo un protestante conte, un basito demone un curioso bambinetto che, all’insaputa dello zio, era riuscito a leggere tutto.
“Undertaker chi diavolo è quella?! Pretendo delle spiegazioni, SUBITO!”
Grida battendo il piede mentre stringe le mani guantate a pugno, l’uomo chiude a chaive la porta facendo sparire le chiavi nella sua più che misteriosa veste.
Sebastian prende il figlio per il braccino cicciotto  arretrando con lui fino ad un divanetto dall’colore verde acido e dai cuscini morbidissimi.
“Rey… stasera verrai a casa con me, torneremo a vivere assieme come una vera famiglia e-…”
“No”
Risponde fermamente il bambino guardandolo negli occhi, lo sguardo sicuro.
“C-…capisco che tu sia spaventato all’idea di venire con me, è giusto, ma io sono il tuo papà e mi prenderò cura di te…”
“Tu hai buttato via me e mama… non ci volevi!”
Il demone spalanca gli occhi, cosa poteva dire per difendersi senza ferire il piccolo? Che non sapeva neanche di lui? Che è stato concepito per puro caso durante una scopata con una donna di cui conosce appena il nome?
“Bhè… ma non puoi restare qui, se vieni con me possiamo cercare insieme tua madre!”
“Zio Adian mi aiuta a cercare mama, tu vattene via”
E’ impossibile fermare la voce della verità, pura e spensierata, capace di ferire e alleviare l’animo delle persone con poche e semplici parole… e poi si sa, la penna ferisce più della spada.
Il bambino volta le spalle all uomo, a suo padre, dirigendosi verso il becchino con una leggera corsetta aggrappandosi alla sua veste.
I due, ignorando le proteste del giovane, si voltano accompagnandoli alla porta con un gesto della mano.
“Siete pregati di lasciare il mio negozio e tornare una volta morti, hihi grazie!”
E così i due fecero uscire dal loro negozio gli ospiti per poi chiudere il negozio e tornare nella loro camera da letto, l’urna colma di biscotti poggiata al petto del più grande mentre il piccino si stringe fra le sue braccia calde.
“Zio Adian… tu mi lascerai solo come ha fatto la mami e papà..? Ti dimentichelai tu anche di me…?”
Chiede con un  sussurro il bambino fissando lo shinigami negli occhi verdi lucenti, la cicatrice ben in mostra sulla pelle candida.
Lui si volta a guardarlo, i lunghi capelli bianchi scivolano giù dal suo petto.
“Figliolo io non ti lascerò a meno che non sia tu a chiedermelo…”
“… zio non lasciarmi mai…tienimi come quella bella donna… sempre con te”
Sussurra il piccolo in risposta chiudendo gli occhi, gli da un bacino sulla guancia cadendo in un agitato sonno.
Stupito da quelle parole il maggiore carezza il visetto del bimbo, invidiando Sebastian ma anche odiandolo, lui non aveva avuto il tempo di stare coi propri figli, a lui tutto ciò che amava era stato portato via in una notte brutale e per un futile motivo.
“Non permetterò che nessuno ti ferisca mai più, punirò IL bastardo che ti ha causato tanto dolore !”
E così dicendo stringe il piccolo coprendolo e lasciandosi anche lui cadere in un profondo, e colmo di incubi tinti di rosso, sonno.
 
 
Autrice:
Eccomi tornata con un nuovo capitolo (in estremo ritardo, lo so, ma con la scuola è dura T^T).
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno seguito la mia storia fino ad ora, presto arriverà una bella sorpresa... *inserire risata cattiva qui*
Perdonate gli orrori ortografici, grazie a chiunque legge e ancora di più a chi recensisce...GRAZIE <3
Ice98

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