Hell’s haund

di HellSINger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo: puppies ***
Capitolo 2: *** in trappola ***
Capitolo 3: *** Voglio essere amata ***
Capitolo 4: *** L'ombra sorridente ***



Capitolo 1
*** prologo: puppies ***


Il progetto “Hell’s haund”cominciò ben presto.
La creazione dei guerrieri perfetti, per completare le mire di conquista dell’imperatore.
i cani da caccia dell’esercito, più che soldati erano degli autentici mostri.
Angelica e Daimon si presero la responsabilità di portare il progetto al compimento, le cavie erano i “loro figli”.
 

Il buio ancora teneva prigionieri i suoi occhi, un delicato dolore le attanagliava il collo.
“operazione completata con successo” esclamò una voce robotica.
Le bende le attanagliavano la testa rendendole impossibile vedere il proprietario di quella voce.
Lentamente la nebbia la abbandonò, attorno a lei c’era solo bianco e puzzo di disinfettante. Apparve all’improvviso un uomo bianco,
“soggetto sperimentale 57, procedura 4” disse con la stessa voce da robot che lei aveva udito in precedenza.
L’uomo cominciò a tastarla e ad esaminare nel dettaglio ogni cm del suo corpo da bambina.
“soggetto sperimentale 57…”
Capendo che si riferiva a lei disse: “sì?”
Ma non vi furono repliche. L’uomo le scompigliò i capelli, li guardò con attenzione, il loro colore azzurrato doveva incuriosirlo.
Completata l’esaminazione, prese una specie di pistola e le tatuò il numero 1 sul braccio.
“operazione completata con successo, proseguire con
archiviamento soggetto” detto ciò l’essere la scortò in una stanza e scomparve, solo dopo aver chiuso con cura la porta.
Lei non sapeva di essere il primo cane caccia, neanche che sarebbe stato meglio morire come i 56 prima di lei.
Nel silenzio delle tenebre di quella stanza, quella piccola creatura dalla mera esistenza, urlò la sua esistenza nel silenzio,dandosi
un nome “Miku”.

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Capitolo 2
*** in trappola ***


Quando il buio ti inghiotte, tutto diviene lentamente uguale: il tempo e la tua esistenza sembrano annullarsi.
Appena nasciamo non abbiamo minima considerazione ne di chi siamo ne di cosa siamo, per questo nel progetto prese lei “la parte più importante”.
Un suono metallico ruppe il silenzio della sua stanza buia, le ombre fuggirono alla vista di quella donna. Aveva un gran bel sorriso. I suoi occhi erano verdi-azzurri, infinitamente profondi. La fissò senza perdere il sorriso. 
“chi sei ?”
 “Io sono Angelica e sono tua madre”
“Cosa vuol dire madre?”
“madre mà-dre, Donna genitrice di figli; anche, femmina di animali che ha generato. First tu sei la mia prediletta. ” 
“first?” 
“First è il tuo nome provvisorio, il nome te lo guadagnerai oggi”
“è Miku”
 “sciocchina non puoi deciderlo tu sono i genitori che danno il nome ai figli”

L’espressione della donna mutò, da dolce e pacata si trasformò in un’espressione altera, da capobranco.
 “sì, madre” 



La verità è che i nostri genitori ci danno un nome solo per poterci donare un destino o per sottolineare il fatto che gli apparteniamo.
Il modo secondo il quale i “cani da caccia”
ottengono il loro destino è assaporando la vita nella sua essenza.


Angelica la prese per mano e la scortò in un corridoio bianco immacolato, migliaia di porte si affacciavano,
le osservavano, scorrevano incessanti e assolutamente anonime, apatiche.
Il corridoio terminava in un salone molto ampio.
Ferro, ferro ovunque: freddo, gridante, profumato di morte e ricco di ombrose vicende che di certo non le sarebbero state svelate tanto facilmente.
First gettò uno sguardo interrogativo, all’unica fonte di conoscenza lì presente: sua madre.
Un cenno, nulla più. Resta lì, questo fu la risposta.
Poi Madre scomparve inghiottita dalle fameliche ombre.
Non voleva restare sola, Madre la aveva abbandonata, così presto.
Aveva paura. 
Che posto era quello?
Silenzio. 
Stridio.
Calò un freddo sipario di ferro,
tagliando la stanza, intrappolandola in una sezione grande almeno un quarto della dimensione totale del salone.
Ora che sarebbe successo?
Avrebbe rivisto madre?
Avere un nome l’avrebbe fatta amare da Madre?
Silenzio. 
Rantolio sommesso. 
Occhi gialli luminosi in risposta.
Sangue.
Dolore.
Panico.
Buio.
 
 

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Capitolo 3
*** Voglio essere amata ***


Era sola, lo era sempre stata.
Il mostro l’avrebbe mangiata, non avrebbe più rivisto Angelica, sua madre.
una fitta calda e dolorosa le strinse il cuore e il braccio; aveva un lungo squarcio sul braccio sinistro.
Faceva male,
faceva male,
tanto male,
troppo male.
A stento riusciva a rimanere in piedi, stava perdendo troppo sangue.
Sarebbe morta, si sarebbe morta, ma morire che significa?
-significa che smetterai di esistere-
Esistere?
-si, non sarai più qui ne da nessun’altra parte. Così nessuno verrà a sapere della tua esistenza, nessuno ci amerà mai-

Le lacrime scendevano dai suoi occhi blu, mentre gli occhi rossi del mostro si stavano avvicinando.
“No, voglio essere amata” <
First sorrise, mentre i suoi lunghi capelli azzurrati diventavano grigi, le sue unghie si erano allungate leggermente.
Sorrise lievemente, mentre la ferita si richiudeva e guariva.
Rise, mentre il suo nemico balzava per rapirle la vita.
ghignò, mentre tendeva il braccio, continuò, mentre lo trafiggeva con la mano tesa.
Sorrise sadicamente, mentre cingeva il cuore del suo assassino mancato.
“Mi hai fatto dono del tuo cuore, ma io non ti amerò mai” <
Rise folle, nel suo vestito rosso cremisi.
La creatura si muoveva ancora, si dibatteva tra vita e morte.
Con le poche forze che le restavano, tese le sue mani verso colei, che gli aveva rubato il cuore.
Miku gli si avvicinò e chinandosi disse: “Lo rivuoi, vero?” <
La creatura rantolò, allungando ancora di più la sua mano.
il cuore cadde a terra a pochi millimetri da quel’essere, ma non era più utilizzabile perché era stato distrutto, da una poderosa pedata.
“non dono il cuore al primo appuntamento, sarà per la prossima volta, ah non ce ne sarà una, che peccato”
Osservandolo meglio non era propriamente un mostro, era un essere umano, una cavia, un capro sacrificale.
“…”
.basta così, questa non sono io.
- Che sciocca sentimentale, non hai ancora capito, vero?
Io sono te o tu sei me?-

Lentamente First tornava normale, i suoi capelli, le sue unghie e i suoi occhi erano tornati come erano prima.
Cosa aveva appena fatto?
Attorno a lei solo sangue e ombre, si guardò attorno.
Quale era il suo peccato?
L'aver ucciso o la cieca voglia di essere amata?

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Capitolo 4
*** L'ombra sorridente ***


non c'è un master tra di noi, sorella mia.
io sono te così come tu sei me.
odiami pure, ma sappi che io tornerò in superficie tutte le volte che avrai bisogno di me.
Voglio salvarti, in questo mondo di guerra e corruzione non c'è posto, per chi non ama combattere.
Dovrai svegliarmi ancora, Perchè nessuno ama chi muore stupidamente.
Pagherai poi il prezzo per le nostre azioni, perchè nessuno ama gli assassini.


"Questo è promettente, pensavo che non ce l'avrebbe mai fatta e invece abbiamo una candidata eccellente"
"Bene Angelica, hai pensato a che nome dare a first?"
"Miku 'the smiley dog' "
"Hai sempre questa odiosa abitudine di dare dei titoli, è troppo lungo"
"Miku 'The smiley dog', è estremamente più breve che descrivere tutta la vicenda"
"e perchè? mia amata angelica?"
""perchè, come lo smiley dog è una creatura tra la bestia e l'umano, che porta tragiedia a chiunque guardi il suo sorriso. Che contagia il mondo con la paura.
Hai visto l'Hess PKI356 come ha reagito?
uno dei nostri esperimenti falliti che ha paura...che esita anzi che uccidere tutto ciò che vede."

"ok,ok ho capito, come sempre hai ragione tu mia cara... dalle pure il nome che vuoi a me importa solo rendere felici i nostri investitori"

Ancora una volta era da sola, con una fioca luce a tenerle compagnia, ma finalmente sua madre le aveva dato un nome:"Miku", aveva forse capito, che le piaceva quel nome?
-No, è funzionale data la sua brevità. Ne dimentichi una parte...-
Smiley dog, che cosa mai voleva dire?
-che saremo fedeli all'associazione come dei cani... i loro cani-
Sospirò mentre la voce nella sua testa inveiva contro tutti.
Parla male di chi vuoi mia cara...tu io non ti darò retta.
-mia cara tu? anche io ho un nome... Hagane, chiamami così. Non vedo l'ora di sentirti chiamare il mio nome, supplicandomi di salvarti di nuovo da morte certa. -
finalmente la voce si era spenta.

La porta cigolò, mentre la luce si insidiava nella stanza come un vento impetuoso tra le fronde di un albero.
"Oggi è un grande giorno"
Non riusciva a credere ai suoi occhi, quello sarebbe stato certamente un giorno difficile da dimenticare.

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