L'ultima strofa della canzone di Lovy91 (/viewuser.php?uid=71277)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultima strofa della canzone - 1a Parte ***
Capitolo 2: *** L'ultia strofa della canzone - 1a Parte ***
Capitolo 3: *** L'ultima strofa della canzone - 2a Parte ***
Capitolo 4: *** L'ultima strofa della canzone - 2a Parte ***
Capitolo 5: *** L'ultima strofa della canzone - 3a Parte ***
Capitolo 6: *** L'ultima strofa della canzone - 3a Parte ***
Capitolo 7: *** L'ultima strofa della canzone - 4a Parte ***
Capitolo 8: *** L'ultima strofa della canzone - 4a Parte ***
Capitolo 9: *** L'ultima strofa della canzone - 5a Parte ***
Capitolo 10: *** L'ultima strofa della canzone - 5a Parte ***
Capitolo 11: *** L'ultima strofa della canzone - 6a Parte ***
Capitolo 12: *** L'ultima strofa della canzone - 6a Parte ***
Capitolo 13: *** L'ultima strofa della canzone - 7a Parte ***
Capitolo 14: *** L'ultima strofa della canzone - 7a Parte ***
Capitolo 15: *** L'ultima strofa della canzone - 8a Parte ***
Capitolo 16: *** L'ultima strofa della canzone - 8a Parte ***
Capitolo 17: *** L'ultima strofa della canzone - 9a Parte ***
Capitolo 1 *** L'ultima strofa della canzone - 1a Parte ***
L'ultima strofa della
canzone – 1a Parte
Era una tiepida giornata
di Giugno. La sveglia di Conan iniziò a suonare e una mano spuntò
fuori dalla coperta per spegnerla.
Le vacanze erano
cominciate e lui si era dimenticato di disattivare la sveglia
giornaliera. Per tre mesi avrebbe avuto un po' di pace dalle noiose
lezioni delle elementari. In cuor suo sperava che fossero finite
definitivamente perché avrebbe riacquistato il suo corpo di
adolescente. Aveva festeggiato sette anni il mese prima, il quattro
Maggio. Aveva perso i suoi diciassette anni e nessuno glieli avrebbe
più ridati. I suoi tre amici gli avevano regalato un pupazzo del
loro eroe preferito e un libro giallo. Ai di nascosto gli aveva
regalato un libro molto intricato e difficile di un autore straniero
inglese, famoso per i suoi scritti gialli ma che in Giappone era
praticamente sconosciuto. Ma la cosa più imbarazzante fu il
comportamento di Ran: l'aveva svegliato la mattina, era sabato quel
giorno, con un vassoio pieno di leccornie per colazione, poi lo aveva
portato con sé al parco e a pranzo gli aveva cucinato i suoi piatti
preferiti. Come regalo un completo nuovo elegante, scelto
appositamente da lei.
Si era imbarazzato da
morire, ma aveva dovuto fingere di essere contento di tutte quelle
attenzioni, come solo un bambino di sette anni può essere. Finita la
festa, la sera nel suo letto, aveva chiuso gli occhi desiderando con
tutte le sue forze di essere Shinichi Kudo e non più Conan Edogawa.
Alla fine decise di
alzarsi e quando aprì la porta della stanza si accorse di essere
solo. Si ricordò solo in quel momento che Goro era andato a trovare
un suo amico che aveva da poco aperto un bar e Ran era andata a una
lezione mattutina di karate. Andò in bagno con calma e si lavò i
denti, sistemò i capelli neri e lavò il viso. Mangiucchiò una merendina
e bevve un succo mentre guardava il notiziario finché il suo
cellulare non squillò.
Masticando l'ultimo pezzo
di merendina rispose << Pronto? >>.
<< Sono io Shinichi
>>.
<< Ai dimmi >>.
La ragazzina dai capelli
biondi e i tratti occidentali se ne stava seduta sul divano della
spaziosa ed eccentrica abitazione del dottor Agasa con una tazza di
tè in mano e la cornetta nell'altra.
<< Sto lavorando a
un nuovo prototipo dell'antidoto, volevi dirti che potrebbe essere
pronto tra qualche giorno. Vorrei che tu lo provassi >>.
<< Èdefinitivo?
>>, chiese speranzoso.
<< Temo di no, ma
almeno è qualcosa >>.
Sospirò. Era quasi un
anno che andava avanti a tornare adulto per ventiquattro ore
sporadicamente. E solo una volta era riuscito a dire a Ran cosa
provava, ma purtroppo avevano dovuto interrompere.
<< L'unico modo
perché sia definitivo è quello di cercare i documenti in possesso
in mano dell'Organizzazione >>.
<< Lo so. Ma tutte
le sedi da te conosciute sono state distrutte e le altre segrete.
Chissà se poi sono rimasti documenti di qualcosa >>, disse
affranto. Quella mattina non si era svegliato con l'umore migliore.
<< Sei di cattivo
umore? >>, chiese la piccola scienziata.
<< No, sto bene. Ora
devo andare, ho un appuntamento con i miei genitori a casa mia >>.
<< Va bene, se vuoi
dopo passa, così ne parliamo meglio del tuo cattivo umore e
dell'antidoto temporaneo >>.
La conversazione si chiuse
senza aggiungere altro, tipico di Ai. Non le si poteva nascondere
niente. Si mise una maglia e un paio di pantaloni, lasciò un
biglietto a Ran, prese lo skate e si diresse verso la sua vecchia
casa. Il giorno prima i suoi genitori gli avevano mandato un video
messaggio dagli Stati Uniti in cui gli annunciavano la loro visita.
Una visita breve, ma pur sempre una visita. Accelerando con lo skate,
fu davanti a casa sua in pochi minuti. La macchina dei suoi era
parcheggiata fuori, un auto blu presa a noleggio. Spinse il cancello
di ferro e poi busso al portone di legno ma si sorprese di trovarlo
aperto.
Lo aprì leggermente.
<< Mamma? Papà? >>.
<< Siamo in salone
tesoro >>, si sentì rispondere da sua madre.
Lasciò le scarpe
all'ingresso e mise un paio di pantofole, lasciò lo skate fuori.
Andò in salone per salutare i suoi ma si bloccò.
Quella era l'ultima cosa
che si aspettava di vedere.
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Capitolo 2 *** L'ultia strofa della canzone - 1a Parte ***
L'ultima strofa della
canzone – 1a Parte
Nella sua vita non poteva dire di non aver
mai avuto paura,
sarebbe stata una grande bugia. Anche perché non esiste nessun essere
vivente
che non l'abbia mai provata almeno una volta nella sua vita.
Quella volta il ghiaccio scorse nelle sue vene. Era come se
tutti gli organi fossero ricoperti da uno strato cristallino di
ghiaccio, il
cuore smise per un secondo di battere, ne era sicuro. Di colpo gli
venne la
nausea.
<< Mamma >>, riuscì solo a pronunciare.
Dalla signora Kudo non venne un solo suono a causa del
nastro adesivo argentato sulla bocca. Shinichi voleva andare da sua
madre ma
ebbe la sensazione che i piedi fossero piantati a terra da dei chiodi.
Ai suoi piedi un'ombra che fumava la sigaretta, l'odore
penetrante del fumo arrivò fino a lui. La gettò in un porta cenere lì
vicino ed
emise un sorriso sadico.
<< Ciao Shinichi >>
<< Ai la cena è pronta >>, disse Agasa.
La ragazzina guardava fuori dalle grandi vetrate della casa
il muro che separava la casa di Shinichi da quella dell'anziano
dottore. Teneva
le braccia conserte al petto e non staccava lo sguardo.
<< Ai che cosa guardi? >>.
Si girò dal dottore. << Shinichi non è passato
>>.
<< Magari aveva da fare >>.
<< Forse, ma avrebbe avvertito >>, ribatté Ai.
In quel momento il telefono squillò e il dottore andò a
rispondere.
<< Pronto? Oh ciao Ran! Come? No, Conan non è qui
>>.
Ai si voltò di colpo e un nodo allo stomaco le bloccò la
fame.
<< Non è tornato neanche a pranzo? So che aveva appuntamento
con i suoi genitori, forse si è fermato con loro in città o magari
dorme con
loro in albergo... >>, disse Agasa.
<< Passamela >>, disse la ragazzina e senza
tante cerimonie prese il cordless. << Ran, Conan non è tornato a
casa?
>>.
<< Stamattina ero a una lezione di karate e papà non è
ancora rientrato. Ho provato a chiamarlo ma il telefono è spento
>>,
disse preoccupata la giovane.
<< Sei sicura? Risulta proprio spento? >>.
<< Sì, ho provato più volte da un'ora. Sto cominciando
a preoccuparmi, il biglietto diceva che sarebbe tornato prima di cena o
forse
anche prima >>.
Ai capì che qualcosa non andava. A quel punto fece una voce
dolce e disse << Oh, tranquilla, penso che sia proprio con i suoi
genitori. Vedrai che tornerà presto, al massimo dorme da noi. Ciao ciao
Ran
>>.
<< Ai aspetta... >>.
Chiuse la comunicazione senza aggiungere altro.
<< Ai che succede? >>.
<< Credo sia nei guai. Andiamo subito a casa sua
>>. Ai prese una giacca leggera, anche se era Giugno c'era ancora
una
lieve brezza la sera. Agasa la seguì senza aggiungere altro e
percorsero in
trenta secondi che li separavano dalla casa dei Kudo. Fuori non c'era
nessuna
auto ma il cancello era aperto. Ai lo spinse ed entrò nel giardino,
salì i due
gradini e bussò.
<< Conan? Sono io, Ai >>.
Non ottenne risposta.
<< Conan? >>.
A quel punto il dottor Agasa usò le chiave che Shinichi gli
aveva dato per entrare in casi di emergenza. La casa era estremamente
silenziosa, come una cattedrale. Il legno non era pulito di recente,
c'era uno
strato di polvere come tutti i mobili. Ran non aveva avuto il tempo di
pulire,
impegnata com'era negli esami di fine anno.
<< Shinichi! >>, urlò a voce alta il dottore.
<< Siamo noi! >>.
Ai entrò in cucina, in biblioteca, nel bagno al piano a
terra. Vuoti.
Poi andò in salone e notò alcuni particolari strani. Mentre
il dottore girava per la casa uscì di nuovo fuori e collegò diversi
punti.
<< Dottore qui è entrato qualcuno oggi >>.
<< Ne sei sicura? >>.
Ai lo portò sul salone e indicò il pavimento. << Ci
sono due impronte di scarpa per terra ma solo una esce ed entra dalla
stanza.
L'altra si ferma poco dopo l'entrata. Inoltre per terra c'è una
striscia, come
se avessero trascinato qualcosa >>, si avvicinò al tavolo,
<< qui
manca un po' di polvere sul bordo e c'è qualcosa di appiccicoso, come
se ci
fosse stato attaccato il nastro adesivo. E il posa cenere è stato
lavato da
poco >>.
<< Qualcuno ha fumato ma i signori Kudo non fumano
e... pensi che lo abbiano rapito? Sei sicura che sia stato qui?
>>.
<< Sì, sul porticato c'è una frazione senza polvere,
lì c'era il suo skate, ne sono certa. E la striscia penso sia stata
lasciata da
Shinichi che veniva portato via >>.
<< Pensi che siano stati... >>, sbiancò.
Ai sospirò. << Non possiamo escluderlo >>.
<< Oh no! >>.
Ai prese il cellulare del dottor Agasa e fece il numero di
casa di Ran. Doveva inventarsi una scusa con lei, per fare in modo che
fosse
scusato per la notte.
<< Ciao Ran, Conan era con i suoi genitori. Rimane a
dormire con loro in albergo. Purtroppo ha scaricato il telefono, ecco
perché
non rispondeva e purtroppo non si ricorda il numero di casa a memoria.
Quindi
ti avverto io e stai tranquilla, a domani >>.
Disse tutto in un fiato senza darle possibilità di replica.
La ragazza era dall'altra parte della cornetta perplessa e arrabbiata
con
Conan, appena sarebbe tornato gliene avrebbe detto quattro.
<< Quanto tornerà a casa, se la dovrà vedere con Ran
ma penso non sia peggio di quello che gli succedendo adesso >>.
<< Dobbiamo chiedere aiuto. Chiamai Jodie >>.
Ai si girò con rabbia. << È impazzito? L'FBI? Non
possiamo coinvolgerla, anche se stanno indagando sugli Uomini in Nero
>>.
<< Ai rifletti. Se chiamiamo Jodie, solo lei, potrebbe
già essere un inizio. Non è il momento di fare i diffidenti >>.
La scienziata avrebbe voluto ribattere ma sapeva che non aveva
scelta, Jodie era diventata ormai abbastanza affidabile e con una buona
capacità di non dipendere troppo dall'FBI.
<< Aspetti... quando dice chiamiamo Jodie intende
dirle che Conan è stato rapito o Shinichi è stato rapito? >>.
Agasa non rispose.
<< No, così non ci sto! >>, urlò Ai.
A quel punto il dottore la prese per le spalle. << Ai,
basta! Shinichi potrebbe morire! >>.
Agasa alzò la voce, era la prima che lo faceva davanti a
lei. Ai tremò, lo shock di quella voce così alta.
<< D'accordo, chiamiamola >>.
Shinichi aprì gli occhi, aveva un forte mal di testa. Si
toccò e sentì sangue incrostato. Aveva immagini un po' confuse, non
capiva
nemmeno dove si trovava. Il pavimento era di pietra e a poco a poco la
vista
smise di essere annebbiata . Era quasi buio, a parte una finestrella
molto in
alto, non c'era nessun'altra fonte di luce.
C'era una porta in fondo e barcollando provò ad aprirla ma
era ovviamente chiusa. Notò una telecamera in un angolo, quindi era
ripreso. A
quel punto si ricordò cos'era successo e la sensazione di qualche ora
prima lo
rapì di nuovo. Poi si ricordò anche della sua mamma. Era viva? E il suo
papà?
Lui non c'era proprio...
Perché non lo avevano ucciso? Perché era ancora vivo? Per
sapere dov'era Sherry? Tutte quelle domande gli dolevano troppo la
testa già
pesante.
Non aveva più cellulare, cintura spara palloni, il
farfallino, nemmeno le scarpe solo i calzini bianchi.
Cosa poteva fare? Era bloccato. Non poteva fare altro che
sperare che Ai si accorgesse di quello che stava accadendo.
Angolo autrice!
Sono felice di aver letto le vostre
recensioni! Io adoro Conan ed è la prima volta che scrivo una FF
dedicata a un personaggio di un manga, quindi abbiate pazienza. Il
giallo è la mia passione, quindi sperò ci sarà abbastanza mistero per i
vostri gusti! Alla prossima volta ;)
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Capitolo 3 *** L'ultima strofa della canzone - 2a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 2a Parte
Jodie Starling a
prima
vista nessuno avrebbe detto che era un'agente dell'FBI. I capelli
biondi, gli occhi azzurri e la pelle candida, con quel corpo snello
ma con le curve al posto giusto. Sarebbe passata più per una modella
che per un'agente.
In quel momento se ne
stava a casa sua, sintonizzata sul canale americano per uno dei suoi
telefilm preferiti. Aveva un paio di giorni liberi e ne aveva
approfittato per dedicarsi a lei. Non era ancora completamente in
forma dopo la morte di Suichi Akai, quel ricordo era una ferita che
non si sarebbe mai rimarginata. Quell'amore negato
dall'Organizzazione.
Sul divano con un
pacchetto di patatine e una bibita, si rilassava. Per il giorno dopo
sarebbe andata a fare shopping, poi a mangiare con un'amica.
Qualsiasi cosa pur di non pensare.
Non poteva ancora sapere
che quei due giorni sarebbero stati i più lunghi, difficili e
impegnativi della sua carriera.
<< Arrivo! >>,
disse Jodie con il suo accento americano molto marcato. Guardò dallo
spioncino. << Oh! La piccola ragazzina timida e il geniale
dottore! Vi apro subito! >>.
Tolse il chiavistello,
girò la serratura e li fece entrare. Notò che erano leggermente
bagnati.
<< Ma fuori piove?
>>.
<< Sì, un temporale
estivo. Ci siamo bagnati quando siamo scesi dalla macchina >>,
raccontò Agasa, lasciando le scarpe all'ingresso e mettendosi delle
pantofole asciutte. Ai rimase in silenzio, non era ancora del tutto
convinta.
<< Dov'è il
ragazzino intelligente? >>, chiese Jodie con un sorriso. Quel
bambino gli piaceva un sacco, faceva delle deduzioni incredibili ed
era molto maturo per la sua età. Lo immaginava come un suo collega
tra una quindicina d'anni.
A quella domanda nessuno
dei due rispose. La donna capì che non era affatto una visita di
cortesia.
<< È
successo qualcosa? >>.
<< Jodie >>,
esordì Ai, << dobbiamo parlarle >>.
Ran era nel suo letto
preoccupata da morire. Conan a volte spariva per un giorno e poi
ricompariva.
Come Shinichi,
pensò.
Lui spariva per giorni,
mesi e poi ricompariva per un giorno, lasciandola nuovamente sola. E
quel giorno sotto il Big Ben, quando gli aveva confidato il proprio
amore, era stato il giorno più bello della sua vita. Ma oltre
questo, niente. Era sparito di nuovo, dalla sua vita.
A volte si
sentiva così sola, come in quel momento. Quando neanche Conan c'era,
si sentiva abbandonata da sola in quel mondo difficile. Quando
era con almeno uno dei due si sentiva protetta, al sicuro da tutto.
Sentirsi protetta da un bambino di sette anni, doveva essere messa
proprio male. Ma quei due erano così simili... I dubbi che fossero
la stessa persone le erano venuti più volte ma ogni volta succedeva
qualcosa che li scioglieva. Era certa che quando Conan sarebbe
tornato gli avrebbe dato una tirata alle orecchie ma non essersi
presentato a pranzo e a cena, ma per averla lasciata da sola.
Non aveva un orologio ma
sicuramente erano passate almeno due ore da quando era sveglio. Non
udiva alcun rumore, era come se il posto fosse deserto. Poteva
esserlo? Immaginò che si trattasse di una vecchia fabbrica. Cercò
di capirlo dalla stanza in cui si trovava. Non era grande, di
grandezza media. Ma forse nella sua statura sembrava più grande di
quanto avrebbe dovuto. Le pareti erano lisce e un tempo dovevano
essere dipinte di grigio. Le sfiorò e non rimase niente sulla dita,
erano pulite. Escluse fabbriche che producevano qualcosa che avrebbe
sporcato le pareti con delle polveri, non rimaneva che qualche
produzione di oggetti.
Quella stanza doveva
essere un piccolo deposito. Si chinò sul pavimento e notò che per
terra c'erano dei segni, grandi, paralleli. C'era appoggiato qualcosa
un tempo.
La porta si aprì ed entrò
un piccolo fascio di luce dorata. Due uomini entrarono dentro la
stanza.
Un'altra volta l'odore di
fumo dolciastro e penetrante.
<< Questo è tutto
>>, concluse Agasa.
Jodie Starling era
rimasta a bocca aperta. Nella sua vita ne aveva viste di cose, nella
sua carriera aveva affrontato i cattivi più pericolosi, le persone
più malvagie. Finalmente tutti i pezzi del puzzle avevano un senso,
tutto quelle che era successo aveva un nesso logico.
<< Riassumendo...
Tu sei Shiho Miyano, scienziata dell'Organizzazione degli Uomini in
Nero, che ha creato un farmaco che ringiovanisce e tu sei tornata
bambina. Ma ancora prima che tu lo assumessi, Shinichi Kudo ha visto
uno scambio di denaro sporco tra Vodka e un uomo, Gin lo ha sorpreso,
lo ha tramortito e gli ha dato la pastiglia, convinto che fosse un
veleno. È diventato Conan
Edogawa, si è trasferito da Ran Mouri, risolve lui i casi di Goro
Mouri usando aggeggi creati da questo dottore qui presente. Tu sei
fuggita dall'Organizzazione ed è per questo che Vermouth ti dava la
caccia. Ed ora Con... Shinichi è sparito e voi credete che sia opera
degli Uomini in Nero per via degli indizi ritrovati in casa Kudo. Ho
dimenticato qualcosa? >>.
<< Perfetto! >>,
esclamò Agasa.
Ai era rimasta in silenzio
per tutto il tempo rimasta in casa, con le braccia conserte e uno
sguardo schivo.
<< Wow >>,
disse solo l'agente. Si alzò e cominciò a passeggiare per la sala.
<< Questo spiega tutto... tutto! >>. Era in preda a una
crisi isterica. << Insomma tutto questo è... è... assurdo!
Insomma un farmaco che ringiovanisce... Un momento >>. Corse da
Ai e le mise le mani sulle spalle. << Per questo Vermouth è
sempre così giovane? >>.
<< Io non lo so >>,
disse Ai. << Finora io l'ho provata solo su una cavia, su di me
e Shinichi. La cavia non divenne un cucciolo ma semplicemente più
giovane. Forse io e Shinichi siamo tornati bambini perché la
formula toglie un numero preciso di anni o varia da soggetto a
soggetto. Vermouth conosceva i miei genitori che avevano già messo
in cantiere il farmaco >>. Fu precisa e logica.
<< Forse è per
questo che per molto tempo ha preso le vesti di Sharon >>,
ipotizzò il dottore, << se quelle pillole tolgono dieci anni
l'una non può averle prese tutte insieme, sarebbe stato troppo per
un corpo umano. Deve averne prese almeno tre a distanza di anni per
dimostrarne meno di trenta >>.
<< Insomma! >>,
alzò le voci Ai, << Non è questo il momento per fare
speculazioni. Shinichi potrebbe essere morto per quello che ne
sappiamo! >>.
Jodie si fece seria. <<
Invece penso di no >>.
<< Eh? >>,
fecero i due.
<< Se lo avessero
voluto morto non avrebbero inscenato tutto con i suoi genitori. E poi
ormai sapranno che anche tu sei tornata piccola e solo lui può
dirgli dove sei >>.
<< Chissà se sono
vivi... >>, si chiese affranto il vecchio dottore. Erano i suoi
migliori amici, voleva bene a Yusaku come a un fratello e la giovane
Yukiko era sempre così frizzante, allegra, un vero tornado...
<< Vorrei poterle
dire che lo sono, ma non possiamo escludere che possano essere morti.
Potrebbero aver usato sua madre per attirarlo dentro casa e poi
averla uccisa subito dopo, magari sotto gli occhi di Shinichi >>,
disse seria Ai.
<< Chi è stato? >>,
chiese Jodie.
<< Chi è stato chi?
>>, chiesero in coro.
<< A dire a loro chi
fosse in realtà Conan >>.
<< Vermouth, non ho
dubbi >>, rispose subito la bambina.
<< Lei lo sapeva?!
>>.
<< Sì, dalla notte
che le ha sparato, signorina. Sa anche chi è Ai >>.
<< Ma se sa chi è
Ai... perché non venirti a prendere? >>, fece notare Jodie.
Ai si irrigidì. Aveva
ragione! Ma allora chi era a conoscenza del segreto?
Heiji Hattori non lo
avrebbe mai fatto. Non era mai stata molto entusiasta di quel
giovane, ma di certo non era un traditore. I genitori di Shinichi erano
naturalmente
esclusi. Esclusa anche lei e il dottor Agasa non rimaneva nessuno,
tranne Ladro Kid.
Il ladro gentiluomo dal
mantello bianco, l'avversario del giovane detective privato, aveva
molta stima di Shinichi, non lo avrebbe mai e poi mai tradito.
<< C'è qualcuno che
sa e noi non ce ne siamo accorti >>, disse Ai.
Jodie strinse i pugni. <<
Faccio un paio di chiamate all'FBI e farò diramare un avviso per un
bambino scomparso in massima segretezza. Dirò di cercare in città,
non possono certo aver preso un aereo. Ora mi metto qualcosa di
decente e poi andiamo subito in una delle basi. Non dobbiamo perdere
tempo >>.
<< Jodie deve
tenersi per sé quello che sa... >>, disse il dottore.
<<
It will be our little secret!
>>, disse in inglese facendo l'occhiolino.
Ai guardò fuori, aveva
smesso di piovere. Era preoccupata, più preoccupata di quando era
morta Akemi. Non poteva permettersi di perdere un'altra persona che
le era stata vicina. Stavolta c'era in gioco la vita di tutti: dei
Detective Boys, i Mouri, gli Hattori, i Kudo, Ladro Kid, il dottor
Agasa, buona parte dell'FBI e tante altre persone che avevano avuto a
che fare con lei.
Shinichi, resisti, ti
prego..., pensò Ai. Nella sua vita non aveva
mai pregato, ma stavolta avrebbe giocato ogni carta per mettere fine
a quella storia.
Angolo autrice!
Grazie per le recensioni!
Mi piace molto il mistero, infatti studio per diventare Criminologa
ahahaha Al prossimo capitolo, chissà chi è la spia ;)!
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Capitolo 4 *** L'ultima strofa della canzone - 2a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 2a Parte
La sede dell'FBI dove
Jodie li portò era come quelle dei film. Gente che camminava avanti
a indietro, alcuni parlando al cellulare, altri al PC a visionare
file o a scrivere resoconti. Da alcuni parti si udivano degli spari,
sicuramente una sessione di allenamento a tiro.
<< Voglio parlare
con James Black >>, disse a un'agente dietro a una scrivania.
Alzò lo sguardo dal monitor del suo PC dove stava scrivendo. <<
Il signor James Black non c'è >>.
<< Come?! >>,
risposero in coro.
<< Signorina
Saintmillion, chi sono queste due persone? >>.
<< Sono testimoni di
un rapimento, volevo infatti parlarne con il capo. Hanno il pass
>>,
disse indicando il cartellino appeso alle loro maglie. Ai si sentiva
piuttosto a disagio: quando faceva parte dell'Organizzazione aveva
imparato fin da molto giovane a temere quella gente.
<< Mi dispiace, le
ripeto che il capo non c'è >>.
<< Dov'è andato?
>>.
<< In una regione
giapponese. Lo hanno chiamato per un caso di omicidio federale. Non
sarà di ritorno per due giorni >>.
A quel punto Jodie si
arrese. Lasciarono la sede dell'FBI e ritornarono in macchina. Provò
anche a chiamarlo ma ovviamente aveva il telefono spento, provò sul
secondo numero di lavoro, quello squillò ma non rispose. Lasciò un
messaggio in segreteria.
<< Ora che facciamo?
>>, chiese Agasa. Ai era piuttosto irritata. Sentiva che
stavano perdendo tempo, Shinichi non ne aveva.
Jodie rimase in silenzio
per un minuto. Aveva una soluzione, ma non le piaceva. Alla fine si
arrese, non aveva altra scelta.
<< Chiamerò Reina
>>.
<< Reina
Mizunaschi?! >>, esclamò Ai. << Poteva farsela venire
prima in mente, avremo guadagnato tempo invece di perderlo! >>.
<< Ai calmati >>,
fece Agasa.
Jodie cercò il numero di
Reina e per un secondo esitò, poi premette il tasto di avvio della
chiamata. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli...
<< Pronto? >>.
La sigaretta venne buttata
a terra, spenta con il tacco di una scarpa. Un sorriso luccicò nel
semi buio della stanza. L'altra figura più massiccia stava qualche
passo indietro, come se fosse un grado più in basso.
Shinichi non si mosse, non
voleva dare a vedere che era intimidito e spaventato.
<< È
molto tempo che non ci vediamo >>.
Shinichi non disse niente.
<< Non avrei mai
detto che eri un bambino, davvero. Il farmaco creato dalla bella
Sherry era ben più di un veleno. In fondo, però, non mi stupisce
più di tanto: quella ragazza era così intelligente... >>.
Shinichi si concesse un
sorrisetto. << Come avete fatto a capirlo? >>.
<< Diciamo che
abbiamo ricevuto una soffiata da qualcuno e dopo non è stato
difficile fare due più due >>, disse la persona dietro.
<< Mi sei sfuggito
una volta, non commetterò lo stesso errore due volte >>,
estrasse una pistola, << ma prima dimmi dov'è Sherry >>.
<< Non so niente di
nessuna Sherry >>, esclamò il ragazzino.
<< Non mentirci,
Shinichi Kudo. Sono certo che non solo tu sai dove si trova, ma la
frequenti regolarmente. E ti conviene parlare se non vuoi una
pallottola in fronte >>.
<< Puoi spararmi e
sperare che io non sappia niente oppure che tu abbia perso una
possibilità di sapere dov'è la tua cara Sherry. A te la scelta...
Gin >>.
Gin non abbassò la
pistola ma non sparò neanche. La logica del ragazzino lo aveva
colpito.
<< Dov'è mia madre?
E mio padre? >>.
<< Non ti interessa
>>, rispose Vodka.
<< Per ora ti
lascerò vivere, ma penso che prima o poi avrai voglia di parlare.
Sai, la tua identità non è l'unica che ci hanno comunicato >>.
Shinichi capì al volo
cosa intendeva ma prima che potesse replicare i due uscirono e
chiusero la pesante porta alle loro spalle. Il bambino corse e batté
i pugni contro la porta più volte.
<< Ran! >>,
urlò.
<< Ti avevo detto di
non chiamarmi a questo numero >>, disse Reina, << è
troppo pericoloso >>.
<< Non quanto quello
che sta succedendo. Conan è stato rapito da Gin e Vodka >>.
<< Cosa? >>,
esclamò Reina. Stava guidando e per poco non fece un incidente. Lei
non sapeva niente di Ai, Conan, del farmaco e di tutto quello che
c'era dietro. Era nuova, anche se dentro da qualche anno. Solo i
membri più vecchi potevano avere accesso a tutto quello che
combinava l'Organizzazione.
<< Dobbiamo
incontrarti, sei l'unica dalla nostra parte che può aiutarci >>.
<< Io non sono dalla
parte di nessuno >>.
<< Noi dell'FBI e
voi della CIA vogliamo la stessa cosa. Potrebbe essere la volta
decisiva per distruggerla >>, tentò di convincerla Jodie.
Ai si stava spazientendo.
Shinichi era scomparso già da tredici ore, se era lei che volevano
poteva essere ancora vivo altrimenti non c'era più speranza e quelle
due stavano discutendo tra chi era migliore. Agasa vide la sua faccia
e le mise una mano sulla spalla per farle capire che doveva avere
pazienza.
Reina fermò la macchina e
si mise a pensare. Suo fratello era al sicuro, nel programma di
protezione testimoni. Quel bambino era in pericolo, anche se non
capiva cosa potevano volere da lui. Sì, era molto intelligente e
maturo ma pur sempre un bimbo di sette anni. Forse aveva visto
qualcosa che non doveva vedere?
Riprese la conversazione.
<< Okay, incontriamoci nel parco di Beika, vicino alla fontana,
poi andremo in un punto più sicuro >>.
<< Va bene, tra un
quarto d'ora lì >>.
<< Papà ti sembra
questa ora di tornare? >>, lo sgridò Ran. Erano le undici
passate e suo padre era completamente ubriaco.
<< Oh Ran ma era una
festa! >>, biascicò, mangiandosi metà delle parole e cadendo
sul divano come un sacco di patate. Si addormentò in una frazione di
secondo.
Ran sbuffò. Quel giorno
le stavano facendo perdere tutti la pazienza. Lo coprì con un plaid
e lui cominciò a russare. Il giorno dopo avrebbe avuto un bel mal di
testa. Stava per salire in camera sua quando avvertì un rumore fuori
la strada, si affacciò ma non vide niente di insolito.
Salì le poche scale ed
entrò in casa, chiudendo la porta a doppia mandata. Prima di andare
a dormire mise un paio di piatti nel lavandino e lì lavò
velocemente. Fu un attimo, si accorse troppo tardi del pericolo. Un
fazzoletto le venne appoggiato sulla bocca, respirò quell'aria
chimica e prima di chiudere gli occhi riuscì a scorgere capelli
biondi, cappello nero e occhi glaciali.
<< Buonanotte Angelo
>>, sussurrò Gin.
Reina se ne stava seduta
sul bordo della fontana. Con i suoi bellissimi occhi si guardava
attorno per essere sicura di essere sola e che nessuno l'avesse
seguita. Da quella gente ci si poteva aspettare di tutto.
Jodie apparve in quel
momento e Reina si accorse che con lei c'era un vecchietto panciuto e
una bella bambina dai capelli biondi e dallo sguardo freddo. Quegli
occhi non gli erano nuovi.
<< Jodie >>,
disse come un saluto.
<< Reina, loro sono
Ai e il dottor Agasa >>.
<< Che cosa ci fanno
qui? Non mi hai mai detto che eri in compagnia. Questo non è un
gioco! >>.
<< Loro c'entrarono
con il rapimento di Conan Edogawa. Sono i suoi vicini di casa. Pare
che siano scomparsi anche i suoi genitori >>.
<< Cosa vogliono da
Conan Edogawa? È
testimone di qualche crimine? Altrimenti non gli avrebbero torto un
capello >>.
<< In un certo senso
è un testimone >>, disse Ai.
Reina la guardò. <<
Ho l'impressione di averti già visto, ma non so dove >>.
<< Sono certa che se
ci pensi lo capirai... Kir >>.
Aveva parlato da adulta
non da bambina. Ma sopratutto come faceva a sapere il suo nome
all'interno dell'Organizzazione?
<< Chi sei tu
veramente? Ma che sta succedendo? >>, esclamò la giovane.
<< Ho una storia da
raccontarti, Reina >>, disse Jodie. << E loro mi
aiuteranno >>.
Angolo autrice!
Grazie mille ancora per le recensioni! Sì, studio per diventare
Criminologa ^^ Ora si sa chi ha rapito Shinichi, ma la spia è ancora
ignota! Al prossimo capitolo ;)
|
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Capitolo 5 *** L'ultima strofa della canzone - 3a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 3a Parte
Reina rimase zitta per
tutto il racconto. Non riuscì a proferire una sola parola, era
troppo sconvolta. Pensava di essersi infiltrata in un'Organizzazione
spietata, ma più Jodie raccontava, più brividi freddi le scendevano
lungo la colonna vertebrale. Aveva visto Gin fare cose terribili,
Vodka seguirlo come un cagnolino, Vermouth era letale come un cobra,
lei stessa era stata costretta ad uccidere Suichi Akai. Dietro c'era
ancora più marciume di quanto potesse immaginare.
<< Conan Edogawa è
Shinichi Kudo? >>, domandò quasi in trance. << Ma allora
tu sei... Shiho Miyano >>. Ecco doveva aveva visto quegli
occhi, erano gli stessi della foto della giovane scienziata
diciottenne per cui Gin aveva un'ossessione morbosa. Aveva gli stessi
occhi di sua madre, aveva visto di sfuggita anche una sua foto.
<< Allora tu sei la
sorella di Akemi, la ragazza uccisa meno di un anno fa da Gin>>.
<< Sì sono io >>,
disse freddamente. Fece finta che la ferita nel suo cuore non stesse
bruciando.
<< Non hai mai
sentito parlare dell'APTX4869?
>>, chiese Jodie all'agente della CIA.
Reina
scosse la testa. << So che i coniugi Miyano stavano lavorando a
un farmaco basato sulle delle ricerche fornite da qualcuno >>.
<<
Cosa?! >>, esclamò Ai. << Non era tutta farina del sacco
dei miei genitori? >>.
<<
Le ricerche iniziarono perché qualcuno dell'Organizzazione consegnò
ai piani alti una scoperta e poi tuo padre cominciò a lavorarci e
così incontro tua madre e si misero insieme per creare il farmaco
>>.
<<
Incredibile >>, commentò il dottor Agasa. << Tu non ne
sapevi niente? >>.
<<
Niente, ero sicura che fossero i miei genitori ad aver scoperto il
punto di partenza... Ma comunque ora non è importante! >>, si
riprese da quei pensieri Ai, << Ci puoi aiutare o no a trovare
Shinichi? >>.
Reina
la guardò. << Forse. So per certo che da ieri Gin e Vodka non
sono reperibili, ho provato più volte a chiamarli ma il cellulare
risulto spento ad entrambi. Hanno diversi nascondigli dove portano
gente da uccidere, persona da interrogare, a volte cadaveri >>.
<<
Quanti sono? >>, chiese Jodie.
<<
Un po' >>.
<<
Non abbiamo tempo per controllarli tutti! >>, esclamò Ai.
<<
Ragazzina calmati, questo atteggiamento peggiora solo la situazione.
Se vuoi ritrovare il tuo amico ti conviene cercare di essere un po'
più razionale >>, la rimproverò Reina.
<<
Non trattarmi come una bambina! >>, reagì Ai. << Ho solo
una decina di anni meno di te >>.
<<
Ora basta! >> intervenni Jodie. << Reina, dicci quale
potrebbe essere il posto più quotato >>.
<<
Ci sono alcune vecchie fabbriche nella zona abbandonata del quartiere
di Beika >>.
<<
Cominciamo da lì. Shinichi è uno furbo, sa come cavarsela, sono
certo che troverà il modo di farci capire che siamo sulla strada
giusta >>, disse Agasa.
<<
Prendiamo la mia macchina, se non è un problema >>, disse
Reina, << così potrei entrare senza problemi. La mia ha i
vetri scuri e non c'è sicurezza all'entrata. Quella gente si sente
fin troppo sicura di sé >>.
<<
Allora muoviamoci >>, disse con forza Ai, camminando in
direzione dei parcheggi.
Siamo
arrivando Shinichi, resisti!
Dove
mi trovo?
Ran
aprì gli occhi e si ritrovò con i polsi e le caviglie bloccate. Era
stata legata. Sulla bocca però non c'era nastro adesivo. Tentò di
mettersi in una posizione che le permettesse di capire un po' di più
e con un po' di sforzo riuscì a mettersi seduta contro un muro. Era
talmente liscio che rischiava di cadere nuovamente come un peso
morto.
Gli
occhi glaciali...
Quegli
occhi freddi, che sembravano due iceberg. Ricordò anche di averlo
sentito pronunciare la parola angelo. Perché l'aveva chiamata così?
Chi era quell'uomo?
<<
C'è qualcuno? Aiuto, aiuto! >>, gridò Ran nella speranza di
essere sentita da qualcuno, ma ovviamente non ottenne risposta. Quel
posto sembrava un cimitero, non si sentiva neanche il rumore del
vento tra l'erba.
Si
chiese se suo padre stesse bene, potevano avergli fatto del male?
Ran
cercò di non piangere, ma una lacrima le scivolò lungo la guancia.
Voleva tanto che Shinichi fosse lì con lei, anche solo a darle
conforto di quel destino sconosciuto.
Non
sapeva che il suo innamorato era a pochi metri da lei...
Shinichi
se ne stava seduto contro un muro, sfinito. Aveva urlato per almeno
un'ora di seguito, sbattuto i pugni sopra quella porta metallica fino
a farli sanguinare. Non aveva quasi più voce, non riuscivo più a
muovere le braccia.
Lo
sapeva, sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma aveva sperato,
sempre, che lei non venisse coinvolta. Povero illuso che era stato!
Era naturale che prima o poi avrebbero scoperto tutto, che Ran
avrebbe pagato. Se quella sera si fosse fatto gli affari suoi non
sarebbe diventato Conan, non sarebbe mai andato a vivere da Ran, si
sarebbe dichiarato un po' prima... E forse chissà...
E
poi era stato così sciocco, era caduto in una trappola che anche un
neonato avrebbe capito! Ripenso a quei minuti terribili...
<<
Ciao Shinichi >>, disse Gin, accendendosi un'altra sigaretta.
Vodka emise un sorrise soddisfatto.
La
mano del ragazzino andò all'orologio spara anestetico ma Vodka
stringeva una pistola luccicante.
<<
Fossi in te non lo farei >>, disse puntando la pistola contro
la signora Kudo.
<<
Lasciatela andare, lei non c'entra niente! Dov'è mio padre? >>.
Gin
fece uno dei sorrisi freddi e spietati. << Pensa a te, che è
meglio, Shinichi Kudo. Ora tu verrai con noi, in un posto un po'
isolato per... chiacchierare >>.
Inutile
provare a negare che era Shinichi, era chiaro che lo sapevano.
Vermouth doveva aver fatto la spia, quell'infame. Non avrebbe dovuto
lasciarla andare quella notte, avrebbe dovuto cercare di tenerla
nella macchina e farla arrestare.
<<
Vodka, legalo >>, ordinò al compagno, lanciandogli il nastro
adesivo.
Yukiko
non faceva che dimenarsi, se non avesse avuto il nastro avrebbe
urlato. Si contorceva come morsa da una vipera.
<<
Dov'è mio padre?>>, ripeté Shinichi mentre Vodka si
avvicinava.
<<
È qui vicino, non preoccuparti >>, disse prendendo una boccata
di sigaretta.
<<
Spero che mia madre stia bene! >>.
<<
Certo che sta bene, tranquillo >>, confermò, tenendola sotto
tiro ora che Vodka si avvicinava a Conan.
Stavolta
non aveva via di scampo: se avesse reagito, le avrebbe sparato. E
chissà che fine avrebbero fatto fare a suo padre.
<<
Perché mi vuoi vivo? Potresti spararmi subito no? >>.
Gin
lo trafisse con lo sguardo. << Ho bisogno di qualche
informazione >>, disse fumando, << e tu sei l'unico che
puoi aiutarmi >>.
Shinichi
guardò sua madre e decise di arrendersi, se le informazioni che
volevano erano quelle che credeva lui, poteva avere una possibilità
lui e molte di più sua madre.
Si
lasciò legare le mani e mettere il nastro sulla bocca da Vodka. Gin
spense la seconda sigaretta e si avvicinò a Conan. Vodka prese il
posa cenere e andò in cucina a lavarlo.
Gli
mise una mano sul viso. << Sarà un piacere fare una
chiacchierata con te>>.
Shinichi
lo guardò con uno sguardo di sfida. Lo portarono fuori e di sua
madre non seppe più nulla...
Ai
era sul sedile posteriore della sua auto, silenziosa. Accanto a sé
il dottor Agasa. Rifletteva, non era ancora del tutto certa di
potersi fidare di Reina. Non era nella sua natura fidarsi delle
persone, figurarsi di persone che appartenevano a organizzazioni
segrete.
Il
cellulare del dottor Agasa squillò e rispose.
<<
Pronto? >>.
<<
MA SI PUO' SAPERE CHE FINE AVETE FATTO?!>>.
L'urlo
arrivò forte e potente dall'altro lato del telefono che perfino Ai
rimase scioccata. In quel momento l'auto si era fermata al semaforo.
<<
Heiji? >>, sussurrò il dottore.
<<
Certo, chi vuole che sia?! È tutto il giorno che cerco Conan e
nessuno mi risponde, ho provato a chiamare a casa e Ran mi ha detto
di riprovare dopo cena, chiamo un'ora fa e non mi risponde più
neanche lei! >>.
<<
Sei a Tokyo? >>, chiese Agasa.
<<
Sì, Conan non ve l'ha detto? Che anche Kazuha con me!>>.
I
due giovani erano fuori l'albergo che avevano prenotato. Erano stati
tutto il giorno in cerca di Shinichi, avevano appuntamento per la
sera, erano passati a casa loro nel tardo pomeriggio e non c'era
nessuno. Per disperazione avevano chiamato il dottor Agasa. Kazuha se
ne stava seduto su una valigia, una mano sotto il mento e lo sguardo
furioso, battendo un piede dalla rabbia.
<<
No, il fatto è... Aspetta, neanche Ran ti risponde più? >>.
Ai
si voltò di scatto a guardare Agasa e Jodie si voltò dal sedile
anteriore. Reina capì che era successo qualcos'altro.
<<
Sì... dottor Agasa ma va tutto bene? >>.
<<
Heiji... Shinichi è stato rapito dagli Uomini in Nero >>.
Angolo autrice!
In questo capitolo è arrivato Heiji!! Chissà come andranno ora le cose?
Tra qualche capitolo arriverà un altro personaggio che sarà di molto
aiuto ad Ai e gli altri! Al prossimo capitolo ;)
PS= Non so perchè la scrittura si imposta in un modo per un pezzo e poi
torna normale, scusate!
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Capitolo 6 *** L'ultima strofa della canzone - 3a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 3a Parte
<< Che cosa? >>.
Heiji urlò troppo forte senza rendersi conto che era in
mezzo alla gente. Kazuha sobbalzò a quel grido, cadendo dalle valige
sulla
strada. Si rialzò strofinandosi il sedere dolorante con la mano.
<< Ma che urli?! >>, strillò a sua volta la
ragazza. << Mi hai fatto prendere un colpo! >>.
<< Ehm scusa... >>, disse distrattamente il
giovane detective dell'Ovest. << Dove siete? Venite subito a
prenderci!
>>.
<< Abbiamo una sola macchina e non ci stiamo insieme a
Kazuha. Vado a prendere anche la mia macchina e vengo all'albergo
>>.
<< Non c'è tempo per questi dettagli! Kazuha può
tranquillamente restare in albergo, per lei sarebbe troppo pericoloso!
>>.
<< Troppo pericoloso? Heiji che succede?! >>.
<< D'accordo, dimmi il nome e la via dell'albergo e
stiamo arrivando >>.
Gli comunicò il nome e chiuse la comunicazione.
<< Heiji... >>.
<< Kazuha vai immediatamente in camera tua, ci vediamo
quanto torno >>, fece per prendere le valige ma lei lo fermò con
una mano
sul braccio.
<< Mi hai preso per un cagnolino per caso? Mi dici
almeno che succede >>.
<< Be' Shinichi ha qualche problema e ha bisogno del
mio aiuto >>.
<< Non eri al telefono con il Dottor Agasa? >>.
<< Sì... ma poi mi ha passato Shinichi e mi ha detto
che è coinvolto in un caso molto difficile e mi ha chiesto il mio aiuto
>>.
<< E quindi? Mi porti sempre. Perché stasera no? E poi
voglio vedere anche Ran. È da tanto che non la vedo e... >>.
Heiji la interruppe in modo brusco. << HO DETTO CHE
NON PUOI VENIRE! >>.
Kazuha rimase senza fiato per quelle voci così alte. Si
portò una mano alla bocca e aveva le lacrime agli occhi.
<< Scusa... è che non voglio che ti accada niente
>>, sussurrò lui, arrossendo.
La ragazza arrossì a sua volta e si convinse. << Va
bene... ma ti prego cerca di tornare presto... Non mi piace stare in
albergo da
sola, anche se in camere separate >>.
<< Ok, te lo
prometto. Ora vai dentro. Scusi >>, indicò un facchino che si
avvicinò.
<< Può portare le valige della ragazza dentro? È molto stanca
>>.
Voleva evitare che la ragazza vedesse arrivare il Dottor
Agasa. Da quello che aveva capito non aveva la sua macchina quindi
significava
che era con altra gente e inoltre non avrebbe mai parlato al cellulare
alla
guida.
La ragazza gli rivolse un ultimo sguardo prima di entrare e
poi agitò la mano, gli regalò un sorriso. Per Heiji quel sorriso era la
cosa
più importante che avesse.
Dopo un quarto d'ora arrivò una macchina lucida, nera e
costosa. Alla guida c'era una donna dai lunghi capelli mossi e degli
occhi blu
penetranti e meravigliosi. Nel lato del passeggero una donna bionda e
dagli
occhi azzurri, straniera. Dietro c'erano il Dottor Agasa e Ai. Si
ricordò che
la bionda era un agente dell'FBI e l'altra un agente della CIA,
Shinichi gliene
aveva parlato.
<< Sali >>, disse con voce secca Jodie.
Heiji andò dietro accanto alla bambina.
<< Allora, mi raccontate tutto? >>.
In breve gli spiegarono i fatti. Inoltre aggiunsero il fatto
che se Ran non rispondeva significava che forse era stata rapita anche
lei,
forse per usarla contro Shinichi. Reina volle l'indirizzo dei Mouri per
andare
a controllare, a forte velocità furono lì in pochi minuti, rischiando
di essere
fermati dalla polizia. Le luci erano tutte spente.
Heiji e Ai corsero su per le scale della casa e Ran non
c'era. Aprirono anche la porta dello studio e c'era solo Goro che
russava.
Preferirono non svegliarlo, altrimenti si sarebbe accorto della
sparizione
della figlia e questo avrebbe complicato ancora di più le cose.
Tornarono in macchina con una faccia terribile.
<< L'hanno sicuramente rapita >>, affermò Ai.
<< Abbiamo lasciato un biglietto cercando di imitare
la scrittura di Ran. Quando Goro si sveglierà crederà che lei è a una
lezione
supplementare di karate e a pranzo da un'amica, almeno guadagneremo un
po' di
tempo >>, raccontò Heiji.
<< Oh no >>, esclamò lo scienziato.
<< Io non capisco. Shinichi è un testimone pericoloso,
perché non ucciderlo? Cosa vogliono da lui? >>, si interrogò
Reina.
Ai si mise una mano sotto il mento, pensierosa. <<
Forse perché lui è un esempio perfetto. Insomma lui è tornato bambino
ed è
vivo. Forse vogliono usarlo come cavia >>.
<< E immagino che vogliano anche sapere dove tu ti
trovi >>, aggiunse il detective.
<< Già... ora che sanno che sono una bambina anche io
mi troveranno presto, ma con l'aiuto di Shinichi entro un'ora sarei
morta
>>, disse con calma.
<< Non dire queste cose Ai >>, la rimproverò il
dottore.
<< Cosa facciamo ora? >>, chiese Jodie.
Il silenzio aleggiò pesante nell'abitacolo. Nessuno sapeva
come muoversi: Shinichi e Ran erano stati rapiti, non sapevano neanche
se li
tenevano nello stesso posto. E loro erano una bambina scienziata, due
agenti di
attività governative, un detective del liceo e un anziano scienziato.
<< Ok, facciamo così: andiamo in uno dei posti che
Reina conosce, tanto per cominciare >>, disse Ai.
Reina mise in moto. << Il primo ti interesserà
>>.
Shinichi si era addormentato. La stanchezza aveva avuto la
meglio. Poggiato contro il muro, la testa di lato si era addormentato,
gli
occhiali erano caduti a terra.
Un forte rumore rimbombò per la stanza e si svegliò di
soprassalto, Gin attraversò velocemente la stanza e lo prese per il
colletto.
<< Dormito bene? >>.
<< Non c'è male >>, rispose sarcasticamente.
Gin lo lasciò cadere a terra e Shinichi si massaggiò la
testa, un forte dolore pulsava contro il suo cervello.
<< Allora sei pronto a parlare? >>.
<< Non ne ho molta voglia, passate più tardi >>.
Vodka avanzò dietro Gin con una pistola. Shinichi non mosse
un muscolo.
<< Ho un incentivo per farti venire voglia di
chiacchierare con noi. Vodka porta lo schermo >>.
L'uomo robusto passò uno schermo minuscolo nelle mani di
Gin. Era accesso e c'era un'immagine: Ran.
Era legata e seduta contro il muro come lo era lui fino a
poco fa. Aveva gli occhi chiusi, segno che stava dormendo.
<< Lei non c'entra niente, vi prego lasciatela andare!
>>.
<< È un incentivo per farti chiacchierare più
piacevolmente con noi. La tua ragazza dorme per via di un gas
soporifero ma
forse, se tu ti rifiuti di collaborare, potrebbe diventare più
velenoso... >>.
Shinichi era costretto a scegliere tra la vita di Ran e
quella di Ai. Per la sua non c'era niente da fare, ma sarebbe morto con
un
grande peso sulla coscienza. Lui amava Ran e voleva bene a Shiho. Ma
che peso
si può dare ai sentimenti quando c'è in gioco la vita delle persone?
Reina parcheggiò di fronte a un edifico annerito. Era molto
grande e composto da diverse aree.
Ai lo riconobbe.
<< È il luogo in cui lavoravo prima di diventare una bambina...
Ma è
bruciato! Perché ci hai portato qui? Ci prendi in giro? >>, si
scaldò la
ragazzina.
<< In verità so che dentro è stato abbastanza
sistemato. Hanno pensato che siccome era bruciato, potevano lasciare
l'esterno
come prima e l'interno sistemarlo un po' >>, spiegò.
<< Potrebbero esserci i dati per l'antidoto! >>,
sobbalzò Ai.
<< Ne sei sicura? >>, chiese Heiji.
<< Forse è proprio per questo che l'hanno
ristrutturato e lasciate annerite le pareti >>, disse Reina.
<< Potrebbero esserci uomini dell'Organizzazione?
>>, chiese Jodie.
<< Forse >>, rispose Reina, impugnando la
pistola. Jodie la imitò.
<< Dottor Agasa, lei resti in macchina >>, disse
Ai.
<< Cosa? Ai perché? >>, domandò sbalordito.
<< Ci vuole qualcuno che tenga in moto la macchina in
caso di fuga >>.
<< Ah giusto >>, approvò lui.
<< Allora entriamo! >>, disse con ardore Heiji
camminando velocemente verso l'edificio.
Ai lo prese per un lembo della maglia. << Non fare
l'impulsivo, detective. Fai andare avanti le due agenti, loro sono
armate, tu
no >>.
Heiji voleva replicare ma stette zitto, la logica di Ai era
inattaccabile.
Jodie e Reina tennero bel alzate le pistole mentre
camminavano verso un'entrata. Intorno c'era un silenzio assoluto. I
passi erano
l'unica cosa che si udiva. In lontananza il gracidare di un corvo.
L'aria
sapeva di bruciato, di prodotti chimici e di calcinacci. Ai e Heiji si
tennero
a distanza, attendendo il segnale di avanzare. Le due donne si misero
ognuna a
un lato della porta e si guardarono. Poi si fecero un cenno con la
testa e con
un calcio sfondarono la porta e puntarono la pistola.
Vuoto.
<< Avanti >>, sibilò Reina ai due che si
avvicinarono alla svelta ed entrarono.
Il dottor Agasa restò a guardare seduto al posto di guida,
pregando che tutto andasse per il verso giusto.
Angolo
autrice!
Chiedo scusa se aggiorno così tardi ma ho avuto
qualche problema u.u Comunque ora sono entrati in azione, chissà quanto
ci metteranno a capire dove sono ;) Alla prossima (giuro molto prima XD)
|
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Capitolo 7 *** L'ultima strofa della canzone - 4a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 4a Parte
L'interno era buio e silenzioso, sembrava
deserto. Ai accese
la luce del suo orologio per controllare l'interno e aiutare anche gli
altri.
<< Non c'è nessuno >>, sussurrò Jodie.
<< È strano >>, continuò Reina.
<< Da che parte andiamo? >>, chiese l'agente
bionda.
<< A destra >>.
Si girò a guardare la ragazzina bionda.
<< A destra? >>.
<< Il laboratorio è lì >>.
<< Noi dobbiamo cercare Shinichi! >>, le ricordò
Heiji.
<< Voglio controllare una cosa >>, disse Ai, senza
troppi giri di parole.
<< Ma... >>.
<< Niente ma,
Hattori. È molto importante >>.
<< Dividiamoci. Voi andate al laboratorio e noi diamo
un'occhiata in giro. Ci troviamo qui fra trenta minuti esatti.
Altrimenti vuol
dire che è successo qualcosa >>, disse Reina.
Annuirono e presero due direzioni diverse...
Ai e Heiji rimasero zitti per
tutto il tragitto. La bimba
era davanti tenendo l'orologio e guidava il detective dell'Ovest per
vari
corridoi tutti identici. Si chiese come facesse a ricordare la via,
poiché non
c'era nessuna differenza tra un corridoio e l'altro.
Alla fine si fermò di fronte ad una porta metallica.
<< E se ci fosse qualcuno? >>, domandò Heiji.
Tesero le orecchie. Silenzio.
Ai tocco la maniglia della porta con calma e un po' di paura
come se fosse elettrificata. La girò e la porta si aprì senza fare il
minimo
rumore. La luce era spenta e Ai l'accese e con essa spalancò gli occhi.
Il laboratorio era pressoché identico a come quando lo aveva
lasciato. I banconi lucidi, le provette pieni di liquidi strani, gli
strumenti
scientifici accuratamente puliti e disinfettati. L'aria era pesante di
prodotti
chimici, come quello di ospedale.
<< È identico a com'era >>, sussurrò lei
avanzando per il luogo.
<< Eppure trovo tutto molto strano. Non c'è anima
viva. Non posso credere che abbiano lasciato incustodito una loro sede
>>.
<< Anche io. Forse stanno diventando talmente tanto
sicuri di sé da diventare incauti. Tipico dell'essere umano >>,
disse la
ragazzina prendendo in mano una provetta contenendo un liquido
trasparente.
<< Sono già passati quindici minuti. Cosa siamo venuti
a fare qui? >>, domandò impaziente il ragazzo.
<< I miei appunti ma temo siano andati bruciati,
speravo che magari li avessero nascosti da qualche parte ma è tutto
uguale a
prima >>.
<< In pratica stiamo perdendo tempo >>.
Ai non rispose. Camminò per la stanza. Sapeva che in quel
laboratorio ci avevano lavorato anche i suoi genitori, tanti anni
prima. Era lì
che avevano cominciato quel farmaco maledetto che aveva condannato la
vita di
moltissime persone e che poteva essere un disastro di proporzioni
mondiali se
non ponevano rimedio immediatamente. Cercò un qualsiasi indizio che la
portasse
a credere che ci potesse essere un indizio di qualsiasi genere.
<< Se hanno ristrutturato questo posto vuol dire che
gli servirà >>.
Ai lo guardò. << Effettivamente sì... >>.
<< Pensaci Ai: sei sicura che non ci sia qualsiasi
cosa che possa aiutarti? >>.
La piccola scienziata si guardò intorno un paio di volte e
alla terza occhiata notò una cosa: una delle prese era intatta. Le
prese
elettriche dovevano per forza essere state sostituite, dopo l'incendio,
ma
quella era rimasta ferma a molti anni fa. Si avvicinò e abbassò per
guardarla
meglio.
<< C'è qualcosa di strano? >>.
Ai non lo ascoltò. Allungò la mano e tirò la parte
plastificata e quella si schiodò. Sorpresa, continuò a tirare finché
non fu completamente
tolta. Heiji frugò dentro e trovò una bustina di plastica annerita dal
fumo e
dentro due fogli e li passo ad Ai.
La ragazzina lo prese, estrasse i fogli e li lesse.
Fu l'ultima cosa che potesse mai immaginare.
Shinichi cercò nella sua memoria
la prima volta che si
ricordava di Ran. Aveva tre anni ed era il primo giorno d'asilo, era il
primo
ricordo che aveva di lei. Le loro mamme si conoscevano dal liceo ma con
gli
anni avevano preso due strade diverse dopo essersi sposate molto
giovani.
La mamma le teneva per mano mentre varcarono la soglia
dell'ampio cortile. Lui aveva il caschetto giallo in testa, la divisa
azzurro
cielo che coordinava perfettamente con i suoi blu. Yukiko era
giovanissima,
appena ventitré anni. Dopo averlo lasciato in classe, lui si era
sentito un po'
spaurito senza la mamma e il papà, era la prima volta che si trovava in
una
situazione del genere. Nel mezzo della folla di bambini vide una
bambina molto
carina seduta su una sedia, con le lacrime agli occhi. Lei era ancora
più
spaurita di lui.
Aveva i capelli lunghi e castani, occhi violetti. Lui si
avvicinò e le chiese << Perché piangi? >>.
<< Perché la mia mamma mi ha lasciato qui da sola
>>, rispose lei con le lacrime agli occhi.
<< Anche la mia però poi vengono a riprenderci
>>, cercò di rassicurarla lui.
La bimba smise un po' di piangere e lo guardò. << Mi
chiamo Ran Mouri >>.
<< Io Shinichi Kudo >>.
All'uscita da scuola lui scoprì che la sua mamma era amica
di Eri, la mamma di Ran. Quel giorno c'era anche Goro all'uscita da
scuola e
guardò Shinichi con uno sguardo affilato, segno che doveva stare
lontano dalla
sua bambina.
Da quel giorno, Shinichi e Ran divennero inseparabili.
Passavano vacanze, giornate a scuola finché crescendo non si crearono
anche
altre amicizie e si divisero un po', ma quell'amore era nato fin dalla
tenerissima età ed era destinato a durare per sempre.
Reina e Jodie non avevano trovato
nessuno. Evidentemente non
lo usano molto anche se ristrutturato. Erano di nuovo davanti alla
porta che
avevano sfondato e apparvero il giovane detective e Ai.
Erano trafelati e senza fiato.
<< Abbiamo una notizia >>, disse Ai, affannata.
<< Cioè? Avete visto qualcuno? >> chiese Reina.
Ai mostrò lentamente i due fogli che aveva in mano. <<
Questi sono dei miei genitori, erano nascosti dentro a una vecchia
presa. Qui
c'è l'antidoto per l'APTX4869 >>.
<< Che cosa?! >>, urlarono all'uniscono.
<< I miei genitori avevano già scoperto le
potenzialità del farmaco ma avevano distrutto le ricerche in modo da
non farle
cadere nelle mani sbagliate. Ed è per questo che sono morti,
l'Organizzazione
l'aveva scoperto e ha simulato un'incidente. Ma ormai le ricerche erano
andate
perse e non restava che ricominciare daccapo. L'unica cosa che hanno
salvato
sono le formule per l'antidoto. Posso ricrearlo >>.
<< Shinichi potrebbe tornare normale! >>, disse
Heiji con entusiasmo.
<< Il problema è che mi ci vogliono almeno tre ore
>>.
<< Tre ore? È troppo! >>, esclamò Jodie.
<< Non ho scelta. Conan non ha nessuna possibilità ma
Shinichi potrebbe averne >>, si arrabbiò Ai, perdendo la calma.
Per lei
era un momento molto difficile: l'aveva sempre sentito dentro di sé che
i
genitori non erano morti in un incidente, l'Organizzazione aveva
sterminato la
sua famiglia. Una rabbia enorme crebbe in pochi secondi dentro di lei,
ora il
suo scopo era quello di eliminarli tutti e mettere fine a quella
Organizzazione
che seminava morte e tristezza da troppo tempo.
<< D'accordo. Torna a casa del Dottor Agasa e crea
l'antidoto. Noi continuano a cercarli >>, disse Heiji.
All'improvviso un colpo di pistola ferì il ragazzo alla
spalla. Heiji barcollò e finì contro una parete ma prima prese Ai e la
mise
dietro di lui per proteggerla. Jodie e Reina spararono insieme e i due
proiettili colpirono insieme l'uomo vestito di nero che aveva sparato.
Il
nemico cadde sull'erba e morì.
<< Fa molto male? >>, chiese Jodie chinandosi
sul ragazzo.
<< Brucia un po' ma non è grave. Basterà una
fasciatura. Chi era quel pazzo? >>.
<< Probabilmente la guardia di questo posto. Forse
stava facendo il controllo dell'esterno ecco perché all'interno non
l'abbiamo
incontrato >>, spiegò Ai.
Trascinarono Heiji dentro la macchina dove c'era il dottor
Agasa spaventatissimo perché aveva udito gli spari. Reina aveva un kit
di
pronto soccorso nel bagagliaio della macchina e lo medicò con cura e
poi
risalirono tutti in macchina. Dopo la spiegazione data al dottor Agasa
ci fu
per un po' il silenzio.
<< Ai >>, la chiamò Heiji, << su che si
basano la ricerca dei tuoi genitori? >>.
<< Che vuoi dire? >>.
<< Non credo che abbiano iniziato la ricerca da un
giorno all'altro. Avranno avuto una base su cui cominciare >>.
<< Io... non lo so. So che esiste una leggenda intorno
a questo farmaco: pare che tantissimi anni fa una cometa lasciò cadere
una
pietra prodigiosa sulla terra in grado di ringiovanire e far
resuscitare i
morti. È una leggenda ovviamente. Penso che abbiamo scoperto
casualmente la
formula base >>.
<< Una pietra? >>, disse Reina. << Non sei
la prima persona da cui sento questa cosa >>.
<< Davvero? >>.
<< L'ho sentita... da Vermouth >>.
Angolo autrice!
Ed ecco che finalmente Vermouth è stata nominata!
Forse dal prossimo capitolo verrà nominato anche un altro
personaggio... vedremo ;) Ci vediamo al prossimo capitolo e grazie a
chi mi segue!!!
|
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Capitolo 8 *** L'ultima strofa della canzone - 4a Parte ***
N.B=
Tutte le teorie che verrano nominate finora sono mie semplici
supposizioni basate sugli eventi successi fino alla stagione in cui
siamo giunti finora. Quindi prendetele molto con le pinze, potrei
averci azzeccato come no!
L'ultima
strofa della canzone – 4a Parte
<< Vermouth? >>,
dissero in coro Ai, Jodie e
Heiji.
<< Sì, un giorno in macchina con Gin raccontò questa
leggenda. Non so come la conoscesse, se devo essere sincera non mi
sembra la
tipa che si mette a leggere libri di antiche leggende >>.
<< Quella donna è identica a trent'anni fa >>,
disse sotto voce Jodie.
<< So che è stata lei a uccidere i tuoi genitori,
anche tuo padre era un agente dell'FBI >>, disse Reina.
<< Davvero? >>, le chiese Heiji. << Ed è
identica? >>.
<< Non ha niente fuori posto. Ai, se i tuoi hanno
elaborato l'antidoto della formula vuol dire che esisteva anche ai
tempi di
Vermouth e parliamo di parecchi anni fa. È possibile che l'abbia presa
anche
lei? >>.
<< La pillola ringiovanisce ma non so di quanti anni,
non è stata sperimentata abbastanza >>, disse Ai.
<< Aspettate un attimo >>, li fermò il dottore,
<< vorreste dire che Vermouth ha più di cinquanta anni e ne
dimostra meno
di trenta... perché i genitori di Ai hanno creato lo stesso farmaco che
noi
credevano facesse tornare bambini? >>.
<< Non si spiega altrimenti >>, disse Reina.
<< Ora che ci penso non ho mai visto una sua foto >>.
Ai divenne pensierosa. Fece una veloce mappa mentale: se
Vermouth aveva realmente cinquant'anni e rotti e ne dimostra almeno
venticinque
in meno, doveva aver preso il farmaco. Ma se lei dai diciotto anni ne
aveva
tolto dieci, forse il farmaco non toglie più di tanto. Quindi dovrebbe
averne
prese almeno tre per riuscire a tornare così giovane.
Ma tre pillole come quelle nel corpo tutte insieme
l'avrebbero uccisa. Doveva passare almeno qualche anno prima di
riuscire a
prenderne una seconda, così come la terza o una quarta. Però avrebbe
ricominciato ad invecchiare con il tempo...
<< Sharon >>, disse come colpita da un fulmine.
<< Scusa? >>, le fece il dottor Agasa.
<< Vermouth ha preso per molto tempo le sembianze di
Sharon facendola passare per sua madre. E se l'avesse fatto perché, non
potendo
prendere tre, quattro pillole tutte insieme, gli servisse un'altra
identità per
il timore di farsi vedere invecchiata? >>.
<< Erano la stessa persona? >>, sbottò Reina,
scioccata.
<< È probabile
>>, disse Jodie. << Allora... perché Vermouth non ne ha
prese
altre? >>.
<< Con la morte dei miei genitori non c'era più
nessuno a crearle. Quando avevo tredici anni, mi hanno inserito della
divisione
dei farmaci speciali, sicuramente c'era lei dietro tutto questo. Deve
aver
convito il Capo a farlo, ero l'unica in grado di darle ciò che voleva.
Lei mi
cercava perché voleva altre pillole... >>, ragionò Ai. <<
Ed è il
motivo per cui non ha mai detto a nessuno dell'identità mia e di Conan,
era per
un suo tornaconto personale >>.
<< Ovvio >>, fu il secco commento di Heiji.
<< Ma in tutto questo le ricerche da dove sono
iniziate? Dobbiamo scoprirlo >>, disse Reina.
<< Non c'è tempo. Io devo immediatamente andare a casa
e creare almeno una pillola per Shinichi >>.
<< Va bene, ne discuteremo dopo >>.
Reina divenne stranamente silenziosa. Aveva un'idea molto ma
molto pericolosa in testa.
Alla fine si decise. << Voglio parlare con Vermouth
>>.
<< Non se ne parla neanche! >>, urlò Ai. Il
dottor Agasa le mise le mani sulle spalle nel tentativo di calmarla.
<< Se la nostra teoria su di lei è questa, potrebbe
spaventarsi nel sapere che la sua giovinezza è a rischio. Lei potrebbe
sapere
qualcosa >>.
<< È una teoria. Solo una teoria! Se ci sbagliamo lo condanniamo
a morte e insieme a lui tutti noi! >>. Ai era furiosa, il solo
pronunciare quel nome l'aveva agitata.
<< Penso che Reina abbia ragione >>, intervenne
Jodie.
<< Jodie >>, disse Ai.
<< Per quanto odi quella donna è l'unica che dopo Gin
ha influenza all'interno dell'Organizzazione. Tu andrai con il dottore
a
preparare l'antidoto e noi andremo a parlare con lei. Se le diciamo che
tu stai
preparando l'antidoto lei potrebbe essere più facile da interrogare
all'idea di
poterne avere qualcuno >>, spiegò l'agente dell'FBI.
Ai stringeva i pugni e voleva controbattere ma la logica era
inattaccabile.
<< Penso che per quanto rischioso, Jodie ha ragione
>>, concordò Heiji.
<< Okay, ci sto. Ma al primo segnale di pericolo
andate via >>, si fece promettere Ai.
<< Bene >>, disse Reina prendendo il telefono
cellulare. In quel momento la macchina era in un'aerea residenziale di
Beika e
non c'era quasi nessuno vista l'ora tardi. La donna fermò la macchina
sotto una
macchia di alberi e la chiamò. Il telefono squillò cinque volte prima
che la
voce di Vermouth, perfettamente sveglia, rispose.
<< Sì? >>.
<< Sono Kir >>.
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Ho bisogno di parlarti >>.
Vermouth era seduta su una sedia, con un bicchiere di
qualche alcolico tra le dita, davanti al PC. Indossava una sottoveste
bianca e
i lunghi capelli biondi erano sciolti fin sotto le spalle.
<< È tardi
direi. Sono le tre di notte >>.
<< Eppure sei sveglia >>.
<< Non ti sfugge niente eh? >>. Bevve un sorso
di alcool.
<< Dove posso vederti? >>.
<< Fuori Beika tra trenta minuti >>.
<< Non vuoi neanche sapere il motivo? >>.
<< Qualunque motivo sia scommetto che ne varrà la pena
>>. Chiuse la comunicazione.
Reina fissò il cellulare. << Lei lo sa >>.
<< Dici? >>, chiese il dottor Agasa.
<< Non era stupita ed era perfettamente sveglia. Non
mi stupirei se fosse pure vestita a puntino >>. Si girò a
guardare i
passeggeri di dietro. << Ora porto a casa voi due, poi noi tre
andiamo da
Vermouth. Per le sei e trenta pensi di aver finito? >>.
Ai controllò l'orologio al polso. << Lo spero. Farò di
tutto >>.
Reina lasciò
la ragazzina e il dottore a casa loro con la
promessa di rivedersi per le sei e mezza.
In macchina calò un velo di silenzio mentre si recavano
all'appuntamento con Vermouth.
Jodie pensava a quella donna dai capelli biondi e alla prima
volta che l'aveva vista. Aveva quattro anni e quella sera c'era un
cielo
limpido e pieno di stelle. Suo padre, un agente dell'FBI, e sua madre,
una
brava pianista, avevano cenato con lei, la loro ultima cena. C'era il
brodo di
pesce, quella volta. Quando si subiscono episodi traumatici è proprio
vero che
ci si ricorda dei dettagli insignificanti. La loro villetta era calma e
tranquilla.
Jodie venne messa a letto dalla sua mamma insieme al suo
orsacchiotto preferito. Somigliava tanto a lei, ma aveva gli occhi
azzurri del
suo nonno paterno. Fu l'ultima volta che vide il suo viso e i suoi
occhi dorati
pieni di vita, il sorriso disegnato dal rossetto rosso ormai sbiadito
dalla
lunga giornata, le dita consumate dal pianoforte. Il suo profumo di
lavanda.
Ad un certo punto nella notte lei si era alzata, aveva
sentito un forte rombo. Da sotto la porta vide che il corridoio era
buio. Con
l'orsacchiotto era andata ad aprire la porta e percorse il corridoio
fino alla
porta dello studio del suo papà che era accesa la luce. Anche se era
troppo
piccola per leggere l'ora lo aveva capito che era molto tardi.
Nello studio c'era una donna dagli occhi azzurri e dai
capelli biondi.
<< Ma chi sei tu? >>, aveva detto.
La donna si era messa un dito sulla bocca rossa e le aveva
fatto segno di tacere. Jodie aveva visto la sua mamma e il suo papà a
terra.
<< Sarà il nostro piccolo segreto, vero piccola? Le
vere donne sanno mantenere i segreti>>.
<< Mamma e papà perché dormono sul pavimento?
>>.
<< Sono stanchi, molti stanchi. Perché non resti
accanto a loro mentre dormono? >>.
Poi ricordi confusi. Fumo, caldo, fiamme. I soccorritori che
la portavano via. Le fecero tante domande. Lei aveva capito solo che i
suoi
genitori erano morti, non c'erano più.
Negli anni a venire il ricordo di Vermouth sfumò. Era stata
adottata da una zia, una sorella della mamma, che la crebbe insieme al
marito
come una figlia. In seguito, diventata adolescente, il suo viso tornò
in mente.
Divenne agente dell'FBI.
<< Posso farle una domanda? >>, chiese Heiji a
Jodie.
All'inizio non lo sentì e Heiji dovette ripetere. <<
Scusa, pensavo... Dimmi >>.
<< Perché Vermouth ha ucciso suo padre? >>.
Non le chiese perché aveva ucciso i suoi genitori ma suo
padre.
<< Non lo so... Ho studiato a lungo la carriera di mio
padre, i casi di cui si era occupato ma non ho trovato niente di
anomalo o
comunque niente che lo collegasse a lei... Forse era una vendetta per
qualche
motivo >>.
<< Nel caso Vermouth non ci fosse di aiuto cosa
facciamo? >>, chiese Reina. << Un piano B è necessario
>>.
Erano quasi arrivati, in leggero ritardo. A quell'ora si
vedevano già gli spazzini per le strade e le macchine che pulivano il
selciato.
<< Su che potrà sembrarvi assurdo e del resto lo
sembra anche a me... Credo che dovremmo concentrarci su cosa ha dato
inizio le
ricerche >>, disse il detective di Osaka.
<< Scusa è perché?! >>, dissero in coro le due
donne.
<< Shinichi e Shiho sono piccoli a causa di quello ed
è il motivo per cui Vermouth non li uccide e scommetto che è lo stesso
per cui
Shinichi è ancora vivo >>.
Reina rise amaramente. << Ma andiamo. Vuoi davvero
credere che una pietra sia scesa dal cielo e abbia la capacità di
portare in
vita i morti e ringiovanire? >>.
<< Sì lo credo. Ai mi sembrava troppo convinta per non
essere vero >>.
Erano arrivati. La moto di Vermouth era già parcheggiata.
<< Dorme mai quella donna? >>, chiese in tono
sarcastico Heiji.
Scesero e la videro appoggiata contro un muro, la sigaretta
tra le labbra color fragola. Girò la testa quando li vide. Kir si era
aspettata
una scenata nel vederla accompagnata.
Ma che stava succedendo?
Shinichi provò a indovinare l'ora, forse le quattro. Nello
stesso momento Ran si era svegliata con un gran mal di testa e una
voglia di
vomitare. Ma era forte e di certo non si faceva sconfiggere.
I due innamorati erano lontani, ma i cuori vicino. Entrambi
si sarebbero fatti forza l'uno per l'altra, nella speranza di rivedere
il viso
della persona amata.
Dovevano farcela, lo dovevano a tutto quel tempo che avevano
atteso...
Angolo autrice!
Oh ma quante recensioni!!!! *.* Il
personaggio misterioso ho preferito attendere un altro pò per nominarlo
ma c'è da dire che qualcuno di voi ha forse forse azzeccato... Il
rapimento di Conan è stata appena accennato, per quello c'è tempo...
Vermouth è entrata in scena ;) Be' al prossimo capitolo, buona lettura!
|
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Capitolo 9 *** L'ultima strofa della canzone - 5a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 5a parte
<< Il detective di
Osaka e l'agente bionda dell'FBI
>>, prese un'altra boccata di fumo, << che bella
combriccola che ti
porti dietro, Kir >>. Un po' di fumo uscì dalla sua bocca.
<< Mi sarei aspettata una reazione molto diversa
>>, disse Kir.
Vermouth la inchiodò con lo sguardo. << Dovresti
imparare a non aspettarti niente dalle persone, nemmeno le reazioni
>>.
<< Wow che massima >>, disse con fare sarcastico
Heiji.
<< Per quale motivo mi hai fatto uscire da casa mia?
>>.
Kir la fissò a lungo prima di rispondere. << Sai se
c'è qualcosa di nuovo dalle nostre parti? >>.
<< A parte che tu sei una traditrice, niente >>.
Il tono era uguale a chi chiede se fuori piove.
<< A giudicare da come l'hai presa, lo sapevi già
>>.
Rise. La sua risata era glaciale. Quel bellissimo viso
angelico venne contorto da una risata gelidissima e lunga. Heiji ne
ebbe
perfino paura. Jodie tremò.
<< Oh Kir ma chi volevi prendere in giro? Pensavi
davvero che mi fidassi di te? Io non sono Gin che mi fido della prima
prova di
coraggio che fai >>.
Jodie sentì un'onda dentro di sé, di dolore. Si riferiva a
Suichi.
<< Non sono qui per questo >>, continuò
l'agente, << vorrei che tu mi
dicessi che sai dove sono Gin e Vodka >>.
<< Perché li vuoi? >>.
<< In altre circostanze ti avrei detto di farti gli
affari tuoi ma ora non è il caso di essere maleducati. So che tu sai
che sta
succedendo qualcosa. Forse non sai esattamente qualcosa ma le tue
orecchie
hanno sicuramente orecchiato qualcosa da quei due. O forse proprio dal
Capo.
Avanti, dimmi quello che sai >>.
<< So di un rapimento in programma stamattina. Gin mi
ha chiamato circa trentasei ore fa. Mi disse che qualsiasi altra
operazione era
annullata e di non cercare nessuno dell'Organizzazione >>.
<< Ti ha anche detto dove portavano l'ostaggio?
>>, chiese Jodie, tagliente come il rasoio.
Vermouth la guardò e per un attimo vide la graziosa bimba
bionda. << No, ma forse so dove potrebbe essere. Chi è
l'ostaggio?
>>.
<< È Shinichi Kudo >>, rispose Reina.
<< Stai mentendo >>.
Le tre persone lo guardarono.
<< Tu sapevi benissimo che Shinichi Kudo è stato
rapito. Hai detto trentasei ore fa, quindi quella chiamata doveva
essere
importante. Non avresti mai detto un orario tanto preciso. Immagino che
quelle
notizie siano all'ordine del giorno. Avanti, dicci come sono andate le
cose
>>.
Reina e Jodie guardarono Vermouth.
<< La tua fama è ben giustificata, giovane detective.
Non ti si può mentire >>, fece una piccola risata. Nonostante ciò
era
perfettamente a suo agio. Sembrava di ferro, niente la sconvolgeva.
<< Io c'ero stamattina >>.
<< Cosa?! >>, esclamarono in coro.
<< Gin mi ha chiesto di travestirmi dalla madre di
Shinichi per attirarlo in una trappola. Non ho voluto condannarlo a
morte così
per salvarlo ho rivelato all'Organizzazione che Shinichi era a
conoscenza
dell'identità e del luogo in cui si trovava Sherry. Era l'unico modo
per non
farlo uccidere subito >>.
<< Ma allora i signori Kudo sono vivi... non sono mai
arrivati in Giappone! >>, disse Heiji.
Vermouth annuì. Buttò la sigaretta spenta a terra e ne
accese un'altra.
Reina strinse i pugni. << È colpa tua se hanno rapito
Ran Mouri >>.
<< Perché hai voluto salvargli la vita? >>,
chiese Jodie.
Prima di rispondere Vermouth attese un po'. Fumò un po' e
poi iniziò a parlare. << L'anno scorso a New York fingevo di
essere un
assassino di donne emigrato dal Giappone agli Stati Uniti. Ho
incontrato Ran e
volevo ucciderla. Mentre la rincorrevo, Shinichi l'ha raggiunta. Nel
tentativo
di ucciderla sono caduta ma i due mi hanno salvata. Gli devo la vita
>>.
Jodie si ricordò tutto. Suichi aveva sparato all'assassino
di New York ma non era lui, era... Vermouth!
Heiji esplose. << Se davvero gli dovevi tanto la vita
non avresti permesso tutto questo! >>.
<< Non sono stata io a rapirlo ma Gin. Spero solo che
possa sopravvivere >>, disse sprezzante Vermouth per la reazione
del
giovane detective.
<< Ecco perché eri ben sveglia oggi. Sapevi che lo
avremmo cercato >>, disse Reina.
Vermouth sorrise, guardò il cielo. << Proiettile
d'argento >>, sussurrò.
<< Sei stata tu a fare la spia? >>, chiese Heiji
avanzando con fare minaccioso.
<< No >>.
<< Allora chi? >>.
<< Forse Shinichi Kudo ha pestato il piede sbagliato
che sapeva della sua identità >>, suppose Vermouth.
<< Ti propongo un patto >>, disse all'improvviso
Jodie.
Reina e Heiji si girarono a guardarla sorpresi.
<< Abbiamo la formula per creare l'APTX4869 >>.
Per la prima volta forse dall'inizio della sua vita,
Vermouth venne colpita. Affilò lo sguardo, capì che forse stavolta era
in
trappola.
<< Se ci aiuti a trovare Shinichi Kudo, noi ti daremo
tutte le pillole di cui hai bisogno >>.
La bionda non rispose subito, continuò a guardare l'agente
dell'FBI.
Heiji pensò che fosse pazza. Aveva utilizzato una
supposizione senza prove per ricattare Vermouth. E se a lei non
serviva? E se
fosse tutta una storiella inventata? Avrebbe scoperto che sapevano
l'antidoto,
chiamare Gin e Vodka e far uccidere Ran e Shinichi senza pensarci due
volte.
<< Prendere o lasciare >>, precisò Jodie.
Reina era in mezzo alle due, i loro sguardi erano peggio di
due pugili su un ring in un incontro importantissimo.
<< D'accordo >>, accettò.
Heiji non ci credette, era fatta, ci erano riusciti.
<< Ho bisogno di un po' di tempo >>, gettò la
sigaretta a terra, la pestò con un tacco dello stivale e gettò indietro
i
capelli biondi, rimettendosi il casco.
<< Un po' di tempo? >>, le fece eco il
detective.
<< Sì, devo fare qualche giro e qualche chiamata. Non
avete altra scelta che fidarvi di me >>. Se lei era stata
incastrata con
le pillole, lei li avrebbe incastrati con la fiducia.
<< D'accordo. Appena puoi richiamaci. Ma se per le sei
e trenta non ti farai sentire vuol dire che ci hai tradito >>,
disse
Reina.
<< Non sei nella posizione migliore per parlare di
traditori >>, disse acidamente Vermouth allontanandosi.
La guardarono salire sulla moto e sgommare ad alta velocità.
Heiji si avvicinò a Reina. << Pensi di aver fatto bene
a far scoprire la tua identità? >>.
<< Ormai non ha più senso. Con stanotte le cose sono
cambiate >>, guardò i due con i suoi profondi occhi color
ghiaccio,
<< o vinciamo noi o loro >>.
Ai era in piedi su uno sgabello,
al tavolo grande era troppo
bassa per arrivarci. Aveva il camice bianco, quello per bimbi. Ma
faceva caldo,
la temperatura emanata dalle varie sostanze e dalle fiamme le
arrossarono le
guance. Accanto a lei il dottor Agasa.
Visti da lontano erano una strana coppia, la piccola che
guidava il grande scienziato, sembravano un nonno con la sua nipotina.
Ai non l'avrebbe mai ammesso ma il dottor Agasa era la cosa
più vicina a un padre che avesse mai avuto. I suoi genitori erano morti
poco
dopo la sua nascita, non aveva mai avuto modo di ricordare un abbraccio
di sua
madre o una carezza di suo padre. Però dentro di sé avvertiva, di tanto
in
tanto, una sorta di calore dentro di sé, come di un affetto che era
sempre
rimasto nel suo cuore, un senso di protezione che i suoi genitori le
avevano
dato anche se per poco tempo. E il dottor Agasa le ricordava quella
sensazione.
Hiroshi Agasa aiutava Ai ma era un po' malinconico. Era
abituato a vedere Ai bambina, non l'aveva vista adulta neanche
quell'unica
volta che era tornata grande. Non si era mai sposato e avuto figli e in
tutto
quel periodo si era affezionato alla piccola Ai come a una figlia.
L'idea che
tornasse grande un po' la rattristava, come un uccellino che lascia il
nido. Ma
al tempo stesso sentiva anche una grande felicità perché il più grande
desiderio di Ai era una vita normale e presto l'avrebbe avuta.
In quel tempo da sola Ran si mise
a pensare a tutta la sua
vita. Penso ai suoi genitori che tanto l'amavano ma che purtroppo non
erano andati
d'accordo. Eppure lei lo sapeva che nei loro confronti provavano
sentimenti
profondi... Suo padre era però troppo orgoglioso e troppo distratto per
capire
la sua mamma. Ed Eri era troppo innamorata di suo padre per accettare
la poca
attenzione.
E lei? Nella sua vita aveva amato una sola persona e quella
era Shinichi. Si chiese se lo avesse sempre amato. Concluse che i
sentimenti
per lui erano maturati negli anni, con la crescita fino a diventare un
amore
maturo e completo. E lui l'amava, glielo aveva detto e quelli erano
stati i
secondi più belli della sua vita.
Non lo vedeva da tempo ormai. Sarebbe morta senza dirgli che
anche lei lo amava? Senza sentire un suo abbraccio? Guardare i suoi
occhi per
l'ultima volta?
Lui era vivo? Era là dentro, legata e narcotizzata a caso
per qualche suo errore? Aveva fatto un torto a qualcuno di grosso?
Pensò anche al piccolo Conan. Gli sarebbe mancato anche quel
bimbo così intelligente, carismatico e somigliante a Shinichi.
Cominciò a piangere, pensando al dolore che la sua morte
avrebbe provocato alle persone a cui voleva bene. Ai suoi genitori, a
Sonoko, a
Kazuha e Heiji, al dottor Agasa, ai Detective Boys, Conan e... Shinichi.
Calde lacrime solcavano il suo viso, una profonda
disperazione le strinse il cuore. Non era da lei ma stavolta non vedeva
nessuna
via d'uscita.
Shinichi non aveva mai pensato
alla morte come a una cosa
tangibile. Tutti sanno di dover morire da un giorno ma non si pensa mai
alla
morte come a qualcosa di reale. Solo quando si giunge nell'età anziana
si
comincia a pensare alla fine della propria vita ma a quel punto, dopo
averla
vissuta, non si ha più paura della morte.
Ora invece la sentiva più vicina. Immaginò di chiudere gli
occhi per sempre e di non aprirli più. Dove si sarebbe risvegliato? In
un altro
luogo? O forse dopo la morte non c'era niente?
E si sarebbe risvegliato insieme a tante altre persone? E un
giorno tutti i suoi amici e familiari lo avrebbero raggiunto?
Sperò che Ran rimanesse in vita. Che dimenticasse
quest'evento così traumatico, andasse avanti con la sua vita. Il
diploma,
l'università, un fidanzato, matrimonio, figli, il lavoro dei suoi sogni.
Se non poteva esserci lui a renderlo felice, sperò che lo
facesse qualcun altro...
Reina, Jodie e Heiji risalirono in
macchina.
<< E ora che facciamo? >>, chiese Reina.
<< Niente, solo attendere. Aspettare il farmaco e la
risposta di quella donna >>, rispose Jodie, non volle neanche
pronunciare
il suo nome.
<< Attendere? Rimaniamo quasi tre ore con le mani in
mano?! >>, sbottò Heiji.
<< Hai altre idee? >>.
<< Sì, perché non ci informiamo su questa pietra?
>>.
<< Ancora? >>, disse esasperata Reina. <<
Mi spieghi perché dovremmo perdere tempo con una cosa del genere?
>>.
<< Visto che siamo senza far niente perdiamo tempo
così. Dobbiamo capire da dove deriva tutto questo. Il fulcro di tutto
questo
casino è quel farmaco. Se riusciamo a capire la sua importanza e la sua
composizione riusciremo a districarci meglio da questo guaio >>.
Le due agenti si arresero di fronte alla testardaggine del
ragazzo.
<< Ok, allora dove vuoi vedere? >>, domandò
Jodie.
Heiji venne preso alla sprovvista. << Ehm... ecco...
ancora non ne ho idea >>.
Reina e Jodie lo guardarono come se stesse scherzando.
<< Pensiamo: chi conosciamo tanto esperto di pietre?
>>.
<< Qui non ci vuole un esperto di pietre preziose ma
qualcuno che conosca questa leggenda e ci creda fermamente. E anche se
fosse
dove lo troviamo alle quattro del mattino, un esperto? >>. La
logica di
Reina non poteva essere smontata in alcun modo.
Heiji si mise a pensare. Un nome in testa lo aveva ma come
trovarlo? Era come cercare un ago in pagliaio...
<< Allora? >>, ripeté Jodie.
<< Una persona che conosce molto bene i minerali e le
pietre preziose ci sarebbe ma è diciamo... irreperibile >>.
<< E come può esserci d'aiuto qualcuno di
irreperibile? >>, lo interrogò l'agente dell'FBI.
<< Potremmo provare a farlo uscire allo scoperto...
>>.
<< Heiji Hattori non abbiamo molto tempo da perdere in
indovinelli. Di chi stai parlando? >>, chiesero in coro le due
agenti
dell'FBI e della CIA.
Heiji si passò una mano tra i capelli un po' imbarazzato.
<< Parlo di... Ladro Kid >>.
Angolo autrice!
Ed ecco qui il personaggio misterioso...
Ladro Kid! Ebbene qualcuno aveva indovinato!! Come lo troveranno però?
Ah, sarà molto più facile di quello che si crede ;) Vermouth è sotto
ricatto ma chissà se anche lei non nasconda qualcosa... La fine è
ancora un pò lontana... ci vediamo al prossimo capitolo ;)
PS= Grazie per le recensioni!
|
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Capitolo 10 *** L'ultima strofa della canzone - 5a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 5a Parte
Jodie e Reina lo guardarono
a lungo nella speranza di aver
sentito male.
<< Ladro Kid >>, ripeté lentamente l'agente
bionda.
<< Già >>, confermò Heiji.
<< Perdonami... ma come pensi che troveremo uno come
Ladro Kid?! >>, sbottò Reina.
<< Ehm... io speravo che di questo potevate occuparvene
voi. Insomma siete due esponenti delle organizzazioni mondiali più
importanti e
forti del mondo... Dovrebbe per voi essere abbastanza facile, diciamo
>>.
<< Guarda che non facciamo miracoli >>, disse
Jodie. << Ladro Kid è introvabile dal momento che non se ne
conosce
l'identità e anche se la conoscessimo sarebbe in prigione >>.
Reina si mise a pensare. << Aspettate... Ragioniamo un
attimo: ladro Kid appare quando manda i suoi biglietti pieni di
indovinelli
incomprensibili. Conan... cioè Shinichi è il suo rivale >>.
<< Se non sbaglio lui ha anche un altro rivale...
com'è che si chiama, un uomo anziano... Che a tutte quelle reliquie
preziose...>>, Jodie si mise a pensare.
<< Jirokichi Suzuki >>, suggerì il ragazzo.
Jodie si batté il pugno sulla mano. << Ah sì, right!
>>.
<< Suzuki... se non sbaglio è il nome di una famiglia
molto facoltosa di Tokyo >>, disse Reina.
<< Sì, Sonoko è la migliore amica di Ran >>,
spiegò Heiji.
<< Ladro Kid è furbissimo, ha sempre una soluzione a
tutto. E gli piace fare spettacolo. Va sempre dove ci sono oggetti
preziosi da
rubare... Scommetto che è uno che monitora costantemente i giornali, le
reti
televisive e radio e Internet >>, continuò con il suo
ragionamento.
<< Sì ma non sono le neanche le quattro e mezza del
mattino, dubito che sia sveglio >>, fece notare Jodie.
<< Dobbiamo fare un tentativo >>, disse Reina.
<< Quale tentativo? Non abbiamo uno straccio d'indizio
>>.
<< E se noi mettessimo alcuni indizi per lui?
>>, interruppe il battibecco il detective.
<< Cioè? >>, chiesero.
<< Mettiamo gli stessi indizi su tutti i forum e i
blog che lo riguardarono. Scommetto che amante com'è delle attenzioni
li
controllerà di continuo. Anzi, metterei la mano sul fuoco che ci è
iscritto lui
stesso e che commenta anche sotto falso nome >>.
<< È una follia, te ne rendi conto? >>, domandò
Jodie.
<< Lo so ma non abbiamo alternativa. Se non l'avreste
capito non ci resta che attendere che Ai sfornì il farmaco e la bionda
le
informazioni. Che abbiamo da perdere? >>.
Effettivamente da perdere non c'era niente, solo da
guadagnare. Andare in giro a casaccio a cercare Shinichi e Ran era solo
una
perdita di tempo ma soprattutto pericoloso. Se si fossero avvicinati al
covo
sbagliato, avrebbero attirato attenzioni rischiose. Bastava ricordare
la
pallottola che Heiji si era beccato alla spalla ed era stato molto
fortunato.
<< Ok facciamo così >>, acconsentì Reina.
<< Ho un portatile in macchina, ci collegheremo tramite telefono
cellulare >>.
Heiji sospirò. Non restava che incrociare le dita.
Reina fermò la macchina e le due agenti si misero a lavoro
sul portatile. Nel mentre lui si mise a pensare a Kazuha. Sicuramente
si era addormenta
e già sapeva che entro le sette, massimo le otto, la ragazza si sarebbe
chiesta
che fine avesse fatto il ragazzo. Stavolta non era neanche sicuro che
potesse
rivederla, si era infilato in un casino enorme. Immaginò la faccia e la
reazione della ragazza nel vedere la fasciatura al braccio. Come minimo
avrebbe
urlato come un'ossessa e sarebbe corsa a prendere una cassetta del
pronto
soccorso anche se era già perfettamente fasciata.
Com'era dolce e, allo stesso tempo, intraprendete e forte.
La ricordava così da sempre, da quando erano nati. Non si era mai
dichiarato a
Kazuha, pensava che avrebbe avuto tutta la vita per farlo... Si
ripromise che
se fosse uscito vivo la prima cosa sarebbe stata andare da lei e
dichiararle il
suo amore...
Una villa era immersa nel calore
di quella notte di Giugno.
C'era molto verde intorno e un laghetto in lontananza.
Affacciato al balcone c'era un ragazzo sui diciassette anni,
in un pigiama azzurro chiaro. Guardava la luna.
Era alto, con folti capelli castani, occhi chiari e bei
lineamenti.
Kaito Kurobane.
Era sveglio, nonostante l'ora. Il motivo era che stava
pianificando il suo prossimo furto, nella speranza che fosse l'ultimo.
Quando
pensava a compire un furto la sua mente non pensava ad altro, ovunque
fosse. Il
sonno era inutile in quelle occasioni. Non a casa, dopo ogni missione,
dormiva
per una giornata intera.
Dei rumori distolsero la sua attenzione, era arrivata una
mail sul suo indirizzo di posta. Non ci fece caso, poteva essere
pubblicità. Ma
al secondo e terzo rumore si girò a guardare lo schermo accesso.
Entrò nella stanza. Era grande e quadrata, con un letto
ampio e un armadio con cassetti. Accanto a letto un comodino su cui
c'erano tre
foto: la prima ritraeva una donna e un uomo con in braccio un bambino
di circa
quattro anni, sembravano molto felici. La seconda ritraeva Kaito un po'
più
grande con una bimba della sua età dai bellissimi occhi chiari.
Nella terza foto c'era una ragazza molto bella, dai folti
capelli scuri: Aoko Nakamori.
Kaito si sedette alla scrivania e aprì l'indirizzo di posta
elettronica. Erano tutti avvisi che qualcuno aveva aperto thread o
risposto
alle discussioni già esistenti dei forum che lo riguardavano. Si
divertiva un
mondo a mischiarsi tra la gente e far finta di essere un fan qualunque.
Trovò strano però tante risposte a quell'ora. E trovo ancora
più strano quando si accorse che venivano tutte da forum e blog
diversi. Decise
che c'era qualcosa di decisamente stravagante quando notò che tutte le
email
riportavano la stessa scritta su ogni piattaforma.
“Ai numeri indicati un incontro c'è,
sulla tortuosa strada
molle troverai i girovaghi che da tempo chiedono la tua consulenza.
40/20/18/26/42/48/42”
Cos'era uno scherzo?
Il primo impulso fu quello di un fan che si divertiva ad
imitarlo. Poi però pensò che a quell'ora nessuno, nemmeno il più pazzo,
si
sarebbe scomodato dal suo letto per scrivere una cosa del genere.
Trascrisse
tutto su un foglio e poi con un programma cancellò i messaggi dalle
piattaforme.
Che fare?
Si mise una mano sotto il mento e ragionò sull'indovinello.
Ci mise solo pochi minuti a comprendere la soluzione e il luogo dove
andare , se
era una trappola della polizia? Potevano essere così disperati da fare
una cosa
del genere.
Poi un'idea gli balzò in mente e sorrise. Decise di andarci
e si alzò per cambiarsi e darsi da fare.
Sì, sarebbe stata una notte divertente.
<< Ho scritto e letto codici
migliori >>, disse
Heiji, deluso.
<< Non potevi certo scrivere una cosa troppo
difficile. Non che lui sia stupido ma non c'era molto tempo da perdere
>>, spiegò Jodie.
Reina sistemò il portatile nel bagagliaio e si mise alla
guida. La stanchezza cominciò a farsi sentire, anche per gli altri
tenere gli
occhi aperti cominciò a essere difficile. Ora che c'era da aspettare,
l'adrenalina iniziale cominciava a calore lasciando il posto alla
stanchezza.
<< Mi fermo a un bar aperto di notte e prendo un
termos di caffè >>, disse Reina. Dieci minuti dopo trovarono un
vecchio
bar con una gentile vecchietta che gli riempì il termos di Reina con
del caffè
scuro e bollente. In macchina distribuì le tazze ai suoi compagni e
bevvero il
liquido caldo. Il caffè fece un poco effetto.
Reina andò al fiume dove lo aspettavano e si fermarono sulle
sponde, sotto il ponte, in modo da non essere notati da nessuno...
Shinichi girava per la stanza con
le mani in tasca. Cercava
una soluzione, aveva deciso di provare a reagire.
Fece appunto di tutto quello che sapeva: era in una stanza
quadrata dalle pareti molto lisce, in alto c'era una finestrella
impossibile da
varcare. Analizzò la porta. La tastò ancora e si accorse solo in quel
momento
che la serratura era piuttosto grande per quel tipo di porta. Inoltre
notò che
la porta era abbastanza vecchia ma la serratura era nuova, massimo
qualche
mese. Guardò nel buco della serratura e non vide niente, ci doveva
essere
infilata la chiave. L'occhio colse un luccichio, come quello di un
vetro.
Non poteva essere certo di vetro la chiave.
“La telecamera!”
Ecco come lo tenevano d'occhio. La serratura era più grande
del solito per infilarci una chiave con un obiettivo abbastanza grande
da
filmarlo.
Il bambino si guardò attorno e si accorse che tra la porta e
il muro c'era uno spazio. Un lampo lo colse. Si mise accanto alla
porta, in
modo che la videocamera non lo riprendesse.
Sapeva che di certo non erano Gin e Vodka a visionare i filmati,
ma uno della
loro Organizzazione dalle parti più basse.
Rimase lì, immobile, almeno trenta minuti.
Contemporaneamente un tizio dall'aria sveglia ma non troppo
fissava i due schermi dove c'erano Ran e Shinichi. Stava bevendo un tè
caldo
quando si accorse che era troppo tempo che non vedeva il ragazzino.
Mosse
leggermente lo zoom della telecamera ma il ragazzino era sparito!
Sputò il tè e si alzò subito dalla sedia girevole, correndo
nella stanza. Gin e Vodka sarebbero arrivati all'alba e non ci
avrebbero
pensato due volte a sparargli una pallottola in fronte.
Bussò alla porta. << Ehi mi senti? Parla, è un ordine!
>>.
Silenzio.
Bussò ancora a lungo poi decise di aprire. Da uno così
piccolo poteva anche essere riuscito a scappare dalla finestra. Aprì la
porta e
prima ancora che potesse intercettare il ragazzino al suo fianco,
Shinichi gli
diede una testata nello stomaco con tutta la forza che aveva e lui
cadde
all'indietro battendo la testa contro un muro e svenne.
Shinichi prese fiato per lo sforzo e cominciò a correre per
il corridoio, sapeva che c'erano altre telecamere e qualcuno che le
controllava, doveva muoversi a trovare Ran.
<< Siamo qui da almeno
mezz'ora >>, si lamentò
Heiji. << Per me avete avuto una pessima idea. Secondo me Ladro
Kid è nel
suo letto a russare beatamente >>. Era appoggiato contro il muro
a
braccia incrociate.
<< L'idea di coinvolgerlo è stata tua, Heiji >>,
gli ricordò Jodie.
Il detective sbuffò.
<< Calmatevi, ci potrebbe volere tempo >>, disse
Reina. Teneva la mano sulla pistola nella fondina, non poteva mai
sapere quale
pericolo era in agguato quella notte.
E poi apparve.
In perfetto silenzio, come se fosse sempre stato lì. Era a
qualche metro da loro, il solito sorriso sicuro sulle labbra, il
cappello
bianco, il vestito dello stesso colore. Il monocolo di vetro a celare
parzialmente la sua giovane identità.
Gli altri si spaventarono quasi quando lo videro, non aveva
prodotto un suono. Non riuscirono a dire niente, nessuno di loro si era
mai
trovato così vicino a Ladro Kid, a parte Shinichi.
<< Suppongo che siate voi >>, disse.
<< Sì >>, confermò Reina. << Abbiamo
bisogno del tuo aiuto >>.
<< Del mio aiuto? È una novità per me >>.
<< Non ci aspettavamo che fosse così facile >>,
disse Heiji avvicinandosi a Ladro Kid.
<< Ah ah >>, fece il ladro, << è meglio
tenere una certa distanza. E comunque era abbastanza facile: è bastato
dividere
tutti i numeri per due e il risultato corrispondeva alle lettere
dell'alfabeto
inglese. All'inizio mi chiedevo perché utilizzare un alfabeto straniero
e non
quello giapponese ma dopo aver visto voi due signorine ora lo capisco.
Sono
così giunto al Teimuzu >>. Si teneva a diversi metri di distanza.
<< Non ti fidi di noi? >>, chiese Reina.
<< Evito di fidarmi degli altri, molta gente di solito
cerca di catturarmi >>, disse Kaito.
<< E ti chiedi anche perché? >>, domandò Heiji.
Reina guardò male Heiji. << Hattori, piantala. Tu sei
un intenditore di pietre preziose? >>.
<< Le pietre sono il mio oggetto preferito. C'è chi
colleziona francobolli, monete, schede telefoniche... >>.
<< Furti >>, continuò Heiji.
<< Pietre preziose >>, lo corresse Ladro Kid,
<< sono disposto a mettere la mia conoscenza alla vostra mercé,
mie belle
signorine >>.
Il giovane detective di Osaka storse la bocca al complimento
lusinghiero del ladro.
<< Che cosa sai di una pietra scesa dal cielo che
riporta in vita i morti e permette di ringiovanire? >>, chiese
Reina, con
lei i complimenti non funzionavano.
Quello che seguì non se lo sarebbe aspettato nessuno: Ladro
Kid divenne rigido come una corda di violino e il sorriso sparì insieme
alla
sua sicurezza.
<< E voi come la conoscete? >>.
<< La conosci? >>.
Si ricompose. << Che volete sapere? >>.
<< Tutto >>, disse Jodie.
Ladro Kid si preparò
a raccontare. << Diecimila anni fa la cometa di Volley lasciò
cadere una
pietra molto potente sulla terra. La pietra di Pandora, la pietra della
vita. È
una pietra che brilla di rosso se esposta alla luce della luna >>.
Heiji ebbe un sussulto. << È per questo che rubi solo
di notte? E restituisci tutto quello che rubi? Stai cercando Pandora
>>.
<< Venni a conoscenza di quella pietra non molto tempo
fa. Mio padre è morto nel tentativo di rubarla a una Organizzazione
>>.<< Tuo padre? Allora... era lui il primo
Ladro Kid
>>, disse Jodie.
Kaito annuì. << So che quella pietra era finita nelle
loro mani per caso, poco tempo prima. Era stata in molte mani prima, so
che
avevano un acquirente però non l'ha mai acquistata e se ne persero le
tracce
>>.
<< Da chi avevano preso la pietra? >>, chiese
Reina.
<< Non lo so. Ma so una cosa: era una persona, non un
organizzazione da cui la pietra venne rubata. Questo è successo dieci
anni fa
>>.
<< Dieci anni fa?! >>, esclamò Heiji. <<
Quando i genitori di Ai morirono e la APTX4869 sparì >>.
I pezzi del puzzle cominciavano a tornare insieme.
Ladro Kid li guardò meglio. << Sbaglio o tu sei
l'amico di Conan? Il detective di Osaka? >>.
<< Sì sono io >>.
<< Oh porta i miei saluti a Conan allora, digli che ci
vediamo tra non molto >>, disse con un mezzo sorriso.
<< Shinichi è stato rapito dall'Organizzazione
>>.
<< Cosa? >>.
<< Lui lo sa? >>, chiesero le due agenti.
<< Certo che lo so. E no, non me l'ha detto lui. Basta
saper fare due più due >>. Si rivolse a Heiji. << Voglio
aiutarvi
>>.
<< Perché? >>.
<< Nutro una profonda stima nei confronti di Shinichi
Kudo, nelle sue abilità di detective. Come so che lui nutre stima nelle
mie
abilità di illusionista. E poi senza di lui, non mi divertirei più
>>.
Sorrise.
<< Allora sei disposto a darci una mano? >>, chiese
Heiji.
<< Va bene, ma non voglio venire con voi. So io quando
apparire >>.
Il detective sbuffò dinanzi alla sua sfacciataggine. Jodie
gli lanciò un cercapersone.
<< Ti cercheremo e manderemo coordinate, se ci servirà
il tuo aiuto >>.
In tutta risposta, Ladro Kid le lanciò un cercapersone
bianco. << Come sopra >>, disse con la sua espressione
furba.
Il ladro fece un inchino alle due belle ragazze, uno sguardo
al detective e sparì nel cielo con il suo deltaplano. Pochi secondi
dopo non
c'era più.
Reina guardò l'orologio. << Sono le cinque passate.
Tra meno di un'ora e mezza dovremo passare a prendere Ai >>.
<< Intanto direi di prendere la macchina e appostarci
di fronte a casa del dottor Agasa. Non si sa mai che qualcuno voglia
fermarli.
Non penso che sappiano, ma meglio non rischiare. Diremo a Vermouth di
venire là
davanti. A quanto pare la strada la conosce >>, disse sprezzante.
Heiji camminò dietro le due agenti, ragionando su ciò che
aveva detto ladro Kid. Se davvero la pietra era sparita dieci anni fa
poteva
essere quello il motivo per cui la formula della pillola andò persa,
non c'era
più la materia prima. Allora Ai come aveva fatto ricrearla? Forse negli
anni,
con la crescita della conoscenza scientifica, non ce ne era più
bisogno...
Forse i genitori di Ai avevano sintetizzato un enzima e nascosto da
qualche
parte... O forse nascosto proprio la pietra!
<< Aspettate! >>, urlò il ragazzo.
Le due si girarono.
<< Ai non potrà mai ricreare del tutto l'antidoto,
manca la pietra >>.
<< Ne sei sicuro? >>, disse Reina.
<< Prima di tornare piccola devono averle dato della
polvere ricavata dalla pietra che Ai deve aver scambiato per qualche
minerale!
>>.
<< Questo significa che non potranno mai tornare come
prima! >>, esclamò Reina.
<< No, io so per certo che i genitori di Ai hanno
nascosto la pietra. L'hanno sottratta alla persona che l'aveva donata
all'Organizzazione... facendola rubare dall'organizzazione che ha
ucciso il
padre di Ladro Kid! >>, un'altra illuminazione, << A quel
punto gli
uomini in nero hanno scoperto cosa avevano fatto e li hanno uccisi però
sono
sicurissimo che la pietra è da qualche parte >>.
<< Dobbiamo dirlo ad Ai >>, disse Jodie
prendendo il telefono.
<< No! >>, la fermò Heiji, << Se glielo
dici, Ai non si concentrerà sul farmaco e tutto andrà in malora.
Dobbiamo
trovarla noi >>.
<< E come?! >>, esclamò Reina. << È come
cercare un granello di sabbia di colore diversi in mezzo a miliardi
diversi!
>>.
Jodie si mise a pensare. Forse una persona che ne sapeva
l'esistenza c'era, o meglio non c'era più... ed era morta per questo
motivo.
<< Akemi Miyano >>.
Angolo autrice!
Mi sa che questo capitolo è un pò più lungo
degli altri o.O Comunque ora le cose si sono fatte un pò complicate!
Ladro Kid diventerà un alleato? Vedremo, al prossimo capitolo ;)
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Capitolo 11 *** L'ultima strofa della canzone - 6a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 6a Parte
<< Akemi Miyano? Se non sbaglio è la sorella di Sherry
>>, disse Reina.
<< Sì, sono certa che l'avesse lei. Sherry era
costantemente controllata dall'Organizzazione, Akemi aveva un margine
di
libertà che può averle permesso di nasconderla >>, disse Heiji.
<< E dove? Ai di certo non lo sa >>, fece notare
Jodie.
<< Sono sicuro che sia a casa sua. Shinichi mi disse
che Akemi aveva affittato un appartamento anticipando l'affitto di un
anno. Che
senso aveva anticipare tanti soldi? Forse sperava che in un anno
l'Organizzazione potesse essere sgominata >>.
<< Allora andiamoci. Posso provare a richiedere
l'indirizzo a qualche agente, nel database della polizia c'è di sicuro
>>, disse Jodie.
Reina si mise in macchina. << Andiamo >>.
Venti minuti dopo erano al palazzo che un
tempo era stata la
casa di Akemi. Un semplice palazzo intonacata di bianco dove vivevano
single,
giovani coppie o anziani.
Reina accostò la macchina sotto una fitta rete di alberi in
modo da controllare se ci fossero macchine sospette fuori. Il paesaggio
era
silenzioso, la notte stava lentamente schiarendo. Erano le cinque e
mezza.
<< Non c'è nessuno ma potrebbero esserci telecamere
nascoste quindi state attenti >>, disse la preparata agente della
CIA.
Scesero dalla macchina camminando piano e guardandosi
attorno. Non sapevano a che piano fosse l'appartamento della ragazza,
speravano
che ci fosse ancora il cognome nel campanello. Ebbero fortuna. Secondo
piano,
appartamento tre.
<< Ora che ci penso... come entriamo? >>, chiese
Heiji.
Reina tolse una pistola dalla cintura e ci mise un
silenziatore. << Così >>.
Sparò un rapido colpo e il portone si aprì. Salirono in
ascensore fino al secondo piano, temevano di essere visti da qualcuno
che si
era alzato presto. Mentre Jodie e Heiji tenevano d'occhio il
pianerottolo da
occhiate indiscrete, Reina usò la pistola per rompere la serratura ed
entrare.
L'appartamento era piuttosto semplice: un salone e in fondo una
stanza da letto. La porta sulla destra indicava una cucina e a sinistra
un
bagno. La casa era arredata in modo molto semplice, non c'erano
souvenir,
soprammobili particolari. Sembrava decisa a non restare per troppo
tempo.
C'erano poche foto sopra un cassettone nel salone d'entrata:
una c'era lei, dietro un paesaggio verde e una montagna sullo sfondo.
In
un'altra c'era sempre lei a otto, nove anni insieme a una bambina più
piccola
che le somigliava. E un'altra in cui c'era Shiho da grande, con la
solita
freddezza negli occhi.
Jodie vide che non c'erano foto di Suichi, si erano già
lasciati quando lei era andata ad abitare là. Ne fu sollevata, non lo
avrebbe
sopportato.
<< Dove cerchiamo? >>. Heiji si guardava
attorno.
<< Dividiamoci: io nel bagno, Reina in cucina e tu nel
salone. Poi cercheremo insieme nella stanza da letto >>, propose
Jodie.
I tre annuirono e si divisero.
Reina accese la luce della cucina. Davanti a lei c'era una
cucina semplice, dal mobilio di legno chiaro. Un tavolo della stessa
tonalità
era addossato contro la parete alla sua destra. Una finestra con delle
tendine
gialle era sull'unica parete libera. Per prima guardò nel muro, alla
ricerca di
mattonelle rotte o traballanti, poi dentro la cappa della cucina, sopra
e
dentro lo stipite della porta, in ogni sportello del mobilio, sotto il
tavolo e
le sedie. Cercò ovunque ma la pietra non saltò fuori.
Jodie nel bagno cercò nella grande vasca, nello scarico e
dentro le tubature del lavandino. Aprì lo specchio ma non c'era niente
a parte
vecchi tubetti di dentifricio e antidolorifici. Guardò dietro il water
e anche
lei nel muro e nelle mattonelle bianche ma niente.
Heiji nel salone aprì ogni cassetto, tolse la fodera dal
divano, guardò nel lampadario, sotto i tavolini bassi.
Si ritrovarono tutti e tre nel salone.
<< Niente da me >>.
<< Idem >>, rispose Jodie.
<< Qui non c'è >>, continuò Heiji. << Non
rimane che la camera da letto.
La camera aveva un grande letto al centro, le pareti tinte
di azzurro, un grande armadio e un cassettone per la biancheria. Le due
donne
guardarono nell'armadio, sotto il letto e nelle pareti.
Heiji andò al cassettone, c'erano sei cassetti. I primi due
non contenevano niente di rilevante, il terzo era bloccato. Notò che
mancavano
delle viti, forse Akemi non era brava in lavori di falegnameria e aveva
preferito lasciarlo così. Il quarto e il quinto contenevano biancheria
e
oggetti vari. Anche l'ultimo era bloccato.
Lo tirò più volte ma non si muoveva di un millimetro.
<< Venite qua >>, le chiamò Heiji. Le due si
avvicinarono. << Due cassetti sono bloccati. Al primo mancano
delle viti
ma questo è perfettamente integro >>.
<< Pensi che abbia nascosto la pietra in questo ultimo
cassetto e poi abbia bloccato il secondo per far credere che sia un
mobile
difettoso o lei sbadata? >>, domandò Jodie.
<< Forse >>, sussurrò il detective. Tirò forte
il cassetto, sfregandosi le mani e si graffiarono per lo sforzo. Cadde
all'indietro
quando riuscì a tirarlo fuori. Batté la testa contro il letto e si
massaggio il
capo dolorante.
<< Stai bene? >>, chiese Reina.
<< Sono stato meglio >>.
<< Ehm... è vuoto >>, disse sconsolata Jodie.
<< Cosa?! >>.
Il cassetto era vuoto, non c'era neanche un oggetto.
<< Fantastico, forse non è qui >>, disse Reina.
Heiji non ne era convinto. Sentiva che era là. Guardò il
cassettone e notò che il fondo del cassetto era meno spesso degli
altri.
Allungò la mano nel buco lasciato e la sua mano toccò qualcosa di
freddo,
solido e morbido allo stesso tempo.
Lo tirò fuori. Sembrava una soda palla di pongo rosso a cui
era attaccato dello scotch di quello da imballaggio, marrone.
<< Non mi dire che... >>, sussurrò Reina.
Heiji tolse il rivestimento morbido che risultò una sostanza
come pongo per bambini ma più appiccicoso. Si tolse lo scotch dalle
dita e il
fazzoletto che avvolgeva l'oggetto.
Trattennero tutti il fiato dalla sorpresa.
Davanti a loro c'era la gemma più meravigliosa che avesse
mai visto occhio umano: era perfettamente sferica, blu cobalto, liscia
al
tocco.
Heiji la alzò in modo che la pallida luna rimasta la
toccasse. Brillò di una luce rossa e sfavillante.
<< Pandora >>.
<< Incredibile... Tutto questo per una gemma >>,
scosse la testa Reina. << Per quanto straordinaria sia >>.
Heiji guardò l'orologio. Mancava solo mezz'ora. Dovevano
sbrigarsi.
Ran era appoggiata contro la parete, aveva
smesso di
piangere. Cominciava a sentire un forte mal di testa per la stanchezza
e per la
sete. Ormai aveva perso ogni fiducia di uscirne viva.
Poi una voce, forte e chiara, penetrò nel suo strato di
abbandono.
<< Ran! >>.
Per un attimo le sembrò quella di Shinichi.
<< Ran! >>.
<< Shinichi >>, sussurrò alzando la testa.
<< Ran! >>, era vicina.
Ma non era Shinichi, era Conan.
<< Conan... Conan! >>, urlò. << Sono qui!
>>.
<< Ran, chiamami così saprò dove! >>.
<< Conan sono qui, aiutami! >>.
Sentì bussare. << Sono qui, stai bene?! >>.
<< Più o meno... Sono più che altro stanca. Cosa ci
fai qui? Hanno rapito anche te? >>.
Evitò di rispondere alle domande. << Troverò il modo
di tirarti fuori di qui! >>.
<< No! Vai a chiamare la polizia, ti prego. Sei troppo
piccolo! >>.
Shinichi batteva i pugni sulla
porta, non sapeva come fare
ad aprirla. Non aveva le chiavi, le scarpe ed era troppo piccolo per
sfondarla.
Doveva procurarsi una pistola così avrebbe potuto sparare alla
serratura e
liberarla. Poi in qualche modo l'avrebbe portata fuori.
Un colpo di pistola alla spalla lo costrinse ad appiattarsi
alla porta.
<< Conan era uno sparo! >>.
<< Sto bene, mi ha solo sfiorato la spalla! >>.
<< Scappa ti prego! >>.
<< Ora vado a cercare qualcosa per aprire la porta,
torno subito! >>.
<< Conan non tornare! >>.
Ormai lui era già lontano. Sentì dei passi, forse lo stavano
cercando.
Le porte erano tutte chiuse finché non notò un ufficio in
fondo con la porta aperta. Camminò in punta di piedi e si mise di lato
per
controllare che ci fosse qualcuno ma era vuoto. Doveva essere la
postazione del
tizio di prima. C'era uno schermo accesso ed era diviso tra la cella di
Ran e
la sua.
Shinichi toccò lo schermo come per accarezzarla. Si vedeva
che era stanca e stremata dalla situazione. Riprese animo e si mise a
cercare
una pistola, qualsiasi cosa che potesse essergli utile. Sulla scrivania
c'erano,
oltre lo schermo, una tazza, briciole e oggetti di cancelleria.
Notò un blocchetto su cui erano annottate delle cose, degli
appunti. C'era il nome di Gin seguito da “Google” e alcune cose da
cercare.
Perché mai Gin faceva cercare le sue cose dagli altri?
I suoi occhi captarono un portatile. Era accesso ma la
connessione ad Internet richiedeva la password. Non c'era tempo, i
passi si
facevano più vicini. Dovevano essere in due ed erano sicuramente armati.
Nei cassetti non c'era nessun'arma, solo cianfrusaglie.
<< Eccolo! >>.
Shinichi si abbassò per evitare il colpo di pistola e passò
sotto le gambe di uno dei due per scappare. Corse a perdifiato finché
non si
ritrovò davanti alla porta di Ran.
<< Ran resisti! Troverò il modo per salvarti!
>>.
<< Conan! >>.
Uno dei due sparò ancora ferendolo alla spalla. Non era
stato molto preciso ma faceva male.
<< Conan ti sei fatto male?! >>.
<< No, è solo un colpo alla spalla! >>.
Mentre il primo lo minacciava con una pistola, il secondo lo
prese per il colletto della maglia.
<< Ora ti riporto in cella ma quando Gin tornerà
potrai dire addio alla tua amica per questo giochetto! >>.
<< No! Ran! >>, urlò.
<< Conan! >>.
Heiji irruppe in casa Agasa
insieme alle due agenti.
I due scienziati si trovavano ancora accanto al bancone.
Erano distrutti, il dottor Agasa si era bevuto tazze su tazze di caffè.
<< Siete in anticipo di dieci minuti >>, disse
Ai.
Heiji stava ancora prendendo fiato, mostrò solo la pietra.
<< Che cavolo è? >>, chiese la piccola.
<< Pandora, la pietra della leggenda >>, rispose
Reina entrando nella stanza.
<< L'ingrediente fondamentale che riuscirà a farvi
tornare adulti >>, aggiunse Jodie.
I due rimasero muti per la sorpresa.
<< Dove... dove l'avete trovata? >>.
<< A casa di Akemi, dottor Agasa >>, rispose
Heiji.
<< Akemi >>, sussurrò Ai.
<< Era nascosta sotto un cassetto. Ne aveva bloccato
un altro nel tentativo di far credere che fosse un mobile di poco
valore e
difettoso. L'aveva ricoperta di pongo e attaccata con dello scotch da
imballaggio. In questo modo il cassetto non si sarebbe mai aperto e se
mai
qualcuno ci fosse riuscito, la pietra sarebbe caduta sul fondo doppio
del
mobile. Il pongo di cui era ricoperto avrebbe attutito il colpo
>>, spiegò
Heiji.
Ai la prese in mano, era leggermente pesante. Era veramente
meravigliosa... I suoi genitori l'avevano nascosta ed erano morti per
quella
gemma...
<< Ma io ho creato comunque degli antidoti temporanei
>>.
<< Infatti non duravano in eterno >>, disse il
dottor Agasa.
La portò al banco di lavoro e con un bisturi provò a
grattare la superficie liscia. All'inizio pensò che non ci sarebbe
riuscita,
invece della polverina blu brillante cadde nel composto pastoso. La
superficie
era ancora liscia, come se il bisturi non l'avesse toccata.
Fuori il sole stava spuntando.
<< Si hanno notizie di Vermouth? >>.
<< Non ancora >>, rispose Reina.
Come se l'avessero chiamata, il cellulare di quest'ultima
squillò.
<< Pronto? >>.
<< Sono io >>.
<< Allora? >>.
<< Ho una notizia buona e una cattiva >>.
<< Dimmi la buona >>.
<< So dove sono >>.
<< E la cattiva? >>.
<< Gin e Vodka si recheranno lì a breve. Hanno deciso
di ucciderli anche al costo di perdere Sherry >>.
<< Ti aspetto davanti casa Kudo. Sbrigati >>.
Jodie le mise una mano sulla spalla. << Reina?
>>.
<< Abbiamo il luogo ma dobbiamo sbrigarci >>.
<< Perché? >>, chiese Heiji.
<< Hanno deciso di ucciderli >>.
Angolo
autrice!
Ed ecco la pietra di Pandora!! Ok, non avevo mai visto un immagine
di questa pietra misteriosa ho operato di fantasia! Ormai il ritorno di
Shinichi è prossimo... ma non sarà facile... Be', basta alla prossima
XD ;)
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Capitolo 12 *** L'ultima strofa della canzone - 6a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 6a Parte
Shinichi era
stato buttato
per terra bruscamente dopo averlo riportato nella sua cella. Gin
sarebbe stato lì entro trenta minuti. Gli rimanevano trenta minuti
di vita. E ne rimanevano altrettanti a Ran
Si rese conto che stavolta
non c'era niente da fare, stavolta era finita sul serio. Aveva
condannato a morte Ran con quella sua bravata, lui voleva solo
cercare di scappare o almeno liberare lei e farla tornare alla sua
vita, anche senza di lui...
Si mise a pensare al
tentativo di fuga. Sarebbe stato davvero impossibile riuscire a
scappare. C'erano telecamere ovunque ed era pieno di uomini, anche se
ne aveva visto solo due...
Mentre lo riportavano in
cella aveva visto che uno degli uomini mandava un email con il
cellulare e aveva udito la solita canzone dei “Sette piccoli
corvi”.
Sette piccoli corvi...
Improvvisamente si
illuminò. Aveva capito tutto, finalmente aveva capito. Cosa
c'entrava la canzone, chi era il capo, chi era stato a fare la
spia... Aveva compreso tutto, doveva trovare il modo di trasmettere a
qualcuno prima della sua morte quelle informazioni, così da poterli
denunciare!
Ran era preoccupata da
morire. Come aveva fatto Conan a trovarla? E dove l'avevano portato?
Era morto?
Ricominciò
a piangere, pensando a quel piccolo detective a cui voleva bene come
a un fratellino. Per il primo secondo gli era parso di aver sentito
la voce di Shinichi... erano così simili quei due...
Non lo avrebbe mai
rivisto, ne era certa. Sarebbe morta, aveva sentito, anche se non
distintamente, le parole dei due uomini che avevano portato via il
bambino.
Pregò che il dolore dei
suoi genitori e delle persone che l'amavano sarebbe durato il meno
possibile e che un giorno se ne sarebbero fatti una ragione.
Kaito era in piedi sul
tetto di un palazzo, il mantello bianco che svolazzava nel leggero
vento dell'aurora. Guardava la città sotto di lui, poche persone
erano passate, i primi pendolari che si recavano a lavoro o qualcuno
che aveva finito il turno di notte.
Il cercapersone squillò.
Il numero di Hattori.
Prese un cellulare con un
numero anonimo e lo chiamò.
<< Cominciavo a
preoccuparmi >>, scherzò.
<< Abbiamo Pandora
>>.
Il ladro restò in
silenzio, gli mancava la voce. Pandora era in mano loro, quella
pietra che lui aveva tanto cercato tra le persone più facoltose del
paese, nei musei più ricchi del mondo, nelle case più splendide...
era in mano ad una persona qualunque.
<< Devo vederla! >>.
<< Aspetta...
sappiamo anche dove sono Conan e Ran >>.
<< Va bene... ditemi
dove andare e ci sarò >>.
Reina guidava a tutta
velocità.
I passeggeri si tenevano
ai sedili e alle maniglie. Il tempo stringeva.
<< Vermouth ci
aspetta a mezzo chilometro dal luogo >>, disse la guidatrice,
facendo una curva per niente liscia.
Ai teneva in un sacchetto
dei vestiti per Shinichi e in una tasca un porta pillole con un unico
farmaco.
<< Heiji con chi
stavi parlando? >>.
Il detective guardò Ai.
<< Ehm... con Ladro Kid >>.
<< Ladro Kid?! >>,
alzarono le voci il dottor Agasa e Ai.
<< Sì... e lui che
ci ha parlato di Pandora... Ed è grazie a lui che ho capito dove si
trovava >>.
<< Scherzi?! È
questo che avete fatto mentre preparavo il farmaco? >>.
<< Dovevamo
impegnare il tempo in qualche modo... È
anche disposto ad aiutarci >>, spiegò Jodie.
<< Dovremmo
avvertire la CIA >>, disse Reina.
<< Anche l'FBI >>.
<< Non vi metterete
a litigare su chi condurre l'arresto, vero? >>, sperò Heiji.
Le due sbuffarono.
<< Forse è meglio
attendere un altro po'. Se gli agenti arrivano nello stesso momento
in cui arriviamo noi e Conan torna Shinichi davanti a tutti sarà il
caos. Ci conviene chiamarli quando lui sarà come prima. Senza
contare che metteremo in pericolo anche Ladro Kid. Direi che stavolta
si è meritato di essere lasciato stare >>, disse Ai.
<< Sono d'accordo
con lei >>, concordò Heiji.
<< Anche io >>,
continuò il dottor Agasa.
<< Va bene, allora
la chiamerò dopo trenta minuti in cui ci troviamo lì. Non possiamo
attendere oltre >>.
<< Farò come Reina
>>.
<< Se non possiamo
avere di meglio >>, sussurrò Ai.
<< Siamo arrivati
>>.
Vermouth era seduta sulla
sua moto con il casco sulle ginocchia. Per una volta non fumava.
Il quintetto scese dalla
macchina.
<< Buongiorno >>,
disse educata.
<< Dov'è? >>,
chiese Reina.
<< Non si usa essere
educati? >>.
<< Vermouth non
abbiamo tempo da perdere >>, disse Jodie. << Stanno per
ucciderli >>.
<< Lo so. Il posto è
una vecchia fabbrica di cibi surgelati che hanno abbandonato più di
trent'anni fa. L'Organizzazione ha comprato il fabbricato una decina
di anni fa, da allora lo usano per portare quelli da far parlare o
per ucciderli se sono troppo o poco in vista. Ci sono circa dodici
uomini ed è pieno di telecamere. C'è un generatore di emergenza nel
caso vada via la luce, quindi non pensate di mandare in tilt il
quadro elettrico perché non servirà. Ran si trova nel corridoio a
destra all'entrata, Shinichi dall'altra parte >>.
<< Vorrà dire che
agiremo in fretta >>, disse Reina.
<< Sì, sono
d'accordo >>. Jodie si tolse la pistola dalla fondina.
Reina ne lanciò una a
Heiji. << Sta attento >>.
<< Va bene. Ai è
meglio che tu resti accanto a me >>.
La bambina si girò al
dottore. << Dottore la prego di restare in macchina, se ci sarà
da fuggire se ne vada >>.
<< Non insisterò,
so che con te non funziona >>, disse con tenerezza il vecchio
dottore. Le mise una mano sulla testa. << Stai attenta, ti
prego >>.
Ai arrossì. <<
Certo, glielo prometto >>.
<< Si fidi >>,
disse Heiji con un sorriso.
Vermouth li guardò. <<
Che dolci >>, disse amaramente.
<< Il tuo compito è
finito >>, disse Reina. << Grazie >>.
<< Di niente. Noi
abbiamo un patto >>.
<< Quando Shinichi e
io torneremo grandi, ti darò tutte le pillole che servono >>,
promise Ai.
<< Bene, chiedi a
Reina come contattarmi. Buona fortuna >>. Si infilò il casco,
azionò la moto e scomparse in fretta dalla loro vista.
I quattro si guardarono.
<< Si comincia >>.
Dopo una breve macchia di
alberi, un grosso edificio si stagliava a pochi metri da loro. Era
scrostato di bianco, il terreno, intorno, incolto.
Trovavano sempre il modo
di rimanere nell'ombra.
In un angolo a nord c'era
una porta sorvegliata da due uomini vestiti di nero.
<< Se spariamo la
telecamera, se ne accorgeranno >>. Ai indicò la telecamera
sopra la porta.
<< Ho un'idea >>,
disse Heiji.
<< Che sonno
>>,
disse il primo.
<< Tra poco verranno
a darci il cambio >>, disse il secondo.
Reina si mise a camminare
in direzione dei due. Impugnarono subito la pistola.
<< Calma, calma.
Sono io, Kir >>.
<< Ah, ok. Scusa,
non ti avevamo riconosciuta >>.
<< Mi hanno
incaricata di provare a parlare un'ultima volta con Shinichi Kudo
>>.
I due si guardarono.
<< Davvero? Nessuno
ci ha detto niente >>.
<< È
una decisione dell'ultimo minuto >>.
<< Dobbiamo chiamare
prima il capo, non posso farti passare senza riceve un ordine
ufficiale >>.
Prese il telefono.
Non fece neanche in
tempo a comporre il numero che Reina gli tirò un calcio nello
stomaco. Il telefono cadde nell'erba secca e con un colpo del tacco
della scarpa lo ruppe. Il compagno puntò la pistola contro Reina, ma
Jodie lo colpì alla schiena da dietro e quello cadde sopra il suo
compagno svenuto.
Con un proiettile ruppe la
telecamera.
<< Bel piano Hattori
>>, disse Ai.
<< Grazie >>.
<< Se spariamo a
tutte le telecamere riusciremo a confonderli >>, esclamò
Jodie.
Ai frugò nella tasca del
sorvegliante e trovò un mazzo di chiavi. Dalla tasca dell'altro
prese il secondo.
<< Io andrò con
Jodie da Shinichi. Voi da Ran a liberala >>.
Annuirono tutti. Passò il
secondo mazzo a Reina e aprì la porta con il primo.
Di fronte a loro c'era un
lungo corridoio illuminato da una luce gialla. Le finestre erano
state murate e c'era solo quella luce fiocca a dare un po' di
visibilità. Reina sparò a un paio di telecamere. Ormai sapevano che
c'era qualcuno di estraneo all'interno.
Si guardarono un'ultima
volta e si divisero.
Reina e Heiji andarono per
il corridoio a destra. Reina sparò a tutte le telecamere. Distrutta
la terza sentì dei passi di corsa per il corridoio e un uomo sparò
a bruciapelo. I due si appiattirono alla parete e la donna sparò un
colpo alla gamba dell'uomo ma quello prima di cadere ne sparò un
altro che però colpì il muro appena sopra la testa di Heiji. A quel
punto Reina lo uccise con un proiettile alla schiena.
<< Non c'era bisogno
>>, protestò.
<< Invece sì, gli
ho dato la possibilità di arrendersi con lo sparo alla gamba >>.
C'erano molte porte di
metallo, alcune con chiusura ermetica, dovevano essere vecchi
frigoriferi.
Heiji bussò ad alcune. <<
Ran sei qui? >>.
Nessuna risposta.
Ai e Jodie avevano
incontrato due uomini sulla loro strada e purtroppo l'agente era
stata costretta ad ucciderli, nonostante gli avesse dato
l'opportunità di arrendersi. Avevano rotto tutte le telecamere sulla
loro strada e nonostante avessero bussato a tutte le porte, di
Shinichi nemmeno l'ombra.
Gin e Vodka erano fermi
sotto un lampione ormai spento. Il primo aveva la solita sigaretta
tra le dita, quasi finita.
Una moto arrivò in
lontananza.
<< Vermouth >>,
disse Gin, buttando a terra la sigaretta.
<< Gin, Vodka >>.
<< Allora? >>.
<< È
andato tutto come previsto >>, rise la donna, togliendosi il
casco nero. << Sono entrati e presto cadranno nella nostra
trappola >>.
<< Molto bene, lo
sapevo che di te ci si poteva fidare >>, rise anche lui, <<
quegli sciocchi non sanno ancora in che trappola sono capitati >>.
<< Non appena
metteranno piede nelle stanze dei due ostaggi, le porte si
sigilleranno automaticamente e non potranno più uscire. Dopo pochi
minuti un gas velenoso si sprigionerà e moriranno tutti >>,
disse con un sogghigno Vodka.
<< In questo modo ci
libereremo di quelle traditrici, di un testimone scomodo, di un
agente impicciona e di un detective inutile >>, fece l'elenco
Vermouth.
<< Hanno capito chi
è la spia? >>, le chiese Vodka.
<< Assolutamente no,
non riusciranno mai a capirlo >>.
<< Kir è proprio
una stupida. Pensava davvero che non avessi capito che era un agente
della CIA? Uccidere Suichi Akai è stata solo una scusa per farlo
togliere di mezzo senza sporcarci troppo le mani. L'ho capito da
quando siamo riusciti a riprendercela che lo era... >>.
<< Era utile però
averla. Così riuscivamo a capire anche i movimenti dei nostri
nemici! >>, sbottò Vodka in una grande risata.
Gin guardò l'orologio. <<
Meglio avvicinarci al complesso, così potremmo capire se è andato
tutto come previsto >>.
I due salirono sulla
Porsche e Vermouth sulla sua moto.
Intanto, un frullio di ali
si mischiò al rumore della moto e della macchina. Un colombo bianco
salì nel cielo e, poco dopo, posò le sue zampette su una manica
bianca.
Una mano accarezzò il
colombo.
<< Bravo >>,
gli sussurrò, togliendo il microfono dalla zampa. Occhietti neri
guardarono il suo padrone e tubò. Un'altra carezza.
Ladro Kid sorrise. <<
Sarà molto più difficile del previsto >>.
Angolo autrice!
Eh sembrava troppo buona la cara Vermouth! Almeno però sono arrivati
sul luogo dove sono tenuti... Be' alla prossima ;)
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Capitolo 13 *** L'ultima strofa della canzone - 7a Parte ***
L'ultima strofa della canzone –
7a Parte
Ran si era abbandonata in
posizione fetale sul pavimento.
Era stanca, affamata e indolenzita, ormai non si sentiva più le mani ma
solo un
formicolio.
Poi un rumore.
<< Ran! >>.
Uno sparo. Un altro ancora.
<< Ran, mi senti?! >>. Una voce maschile.
Conosco questa voce...
<< Ran Mouri! >>. Stavolta era una voce di
donna.
Vagamente conosceva anche quella.
Cercò di tirarsi su.
<< Sono qui, aiuto! >>.
<< Reina è qui! >>.
Heiji!
<< Heiji sei tu?! >>.
<< Sì, Ran! Stai bene?! >>.
<< Abbastanza... Conan! Dovete salvarlo! >>.
<< Ora ti salviamo e poi andiamo da lui! >>.
Heiji puntò la pistola contro la serratura della porta.
Reina sparò a un altro uomo, stavolta a un braccio, e lui si arrese. Il
suo
cellulare squillò.
Sgranò gli occhi.
<< Heiji no! Non sparare! >>.
Corse a togliergli la pistola da mano e farla cadere a
terra.
<< Sei impazzita?! >>.
<< Se apri la porta ed entriamo, moriremo! C'è un gas
velenoso! >>.
<< Cosa?! >>.
Ladro Kid era fuori dall'edificio,
sotto un albero. Aveva
mandato un messaggio a tutti e quattro nella speranza di essere
arrivato in
fretta. In lontananza vide la macchina nera e la moto dei tre. Non
scesero
neanche, rimasero fuori.
Il ladro pensò a un modo per metterli fuori combattimento ma
c'era il rischio di farsi scoprire. Se rimanevano al loro posto, non
erano
pericolosi ma al minimo movimento si sarebbe attivato...
Jodie sparò alla spalla di un uomo
e Ai si nascose dietro a
una colonna. Un altro nemico la scovò e le punto contro la pistola,
alla testa.
Ai reagì mordendogli una gamba e dal dolore sparò un colpo alla
colonna. Jodie
se ne accorse e gli sparò di striscio all'addome. Quello cadde a terra
con un
gemito di dolore.
<< Stai bene? >>.
<< Sì, ho reagito in tempo >>.
Ripresero a correre per il corridoio, ma di Shinichi neanche
l'ombra. Lo chiamarono a pieni polmoni ma non ricevettero risposta.
In cellulare di Jodie segnalò un messaggio ma lei non lo
lesse...
<< Shinichi! >>.
<< Shinichi! >>.
Il bambino alzò la testa al suono del proprio nome.
<< Ai?! >>.
<< Shinichi rispondi ti prego! >>.
<< Jodie! >>, sussurrò.
Corse alla porta e la picchiò di pugni. << Ai, Jodie!
Sono qui! Vi prego salvate Ran! >>.
Sentì un forte bussare alla porta. << Se ne stanno
occupando Reina e Heiji! >>.
<< Heiji?! >>. Si ricordò solo in quel momento
che Heiji e Kazuha erano in visita a Tokyo.
<< Dobbiamo sbrigarci, saranno qui a breve! >>.
Jodie puntò la pistola contro la porta e stava per sparare
quando un proiettile colpì la sua pistola facendola volare in alto e
cadere.
Jodie si scottò appena le mani e guardò chi aveva sparato.
<< Reina?! >>.
La ragazza aveva il fiatone e abbassò la pistola. <<
Non dovete aprire quella porta... >>, disse cercando di prendere
respiro.
<< Come?! >>.
<< C'è un gas velenoso che non appena metterete piede
nella stanza si attiverà >>.
Le due guardarono la porta con un misto di orrore in faccia.
Sarebbe stato impossibile sopravvivere dopo essere entrate.
Jodie guardò il cellulare e si accorse di avere un
messaggio. << Se non fossi arrivata tu... >>.
<< A Heiji è venuto il dubbio e mi ha mandato da voi
mentre fa compagnia a Ran >>.
<< Sta bene?! >>, chiese Ai.
<< È provata ma se la caverà >>.
<< Ran allora sta bene? >>, urlò Shinichi.
<< Sì tranquillo. Troviamo il modo di tirarvi fuori e
ce ne andiamo >>, gli disse Ai.
<< Shinichi c'è una finestra nella stanza? >>.
<< Sì ma è troppo piccola perfino per me >>.
<< Accidenti, le hanno pensate tutte >>, ringhiò
Reina.
<< Dobbiamo capire come viene innescato il
meccanismo... Ladro Kid dice che si innesca non appena si entra nella
stanza...
Forse aprendo la porta c'è un congegno >>.
Shinichi stava ascoltando e riflettendo. Si era seduto
contro la porta e guardava la stanza, poi si ricordò dei segni sul
pavimento.
<< Ehi! >>, urlò.
<< Shinichi hai capito qualcosa? >>, chiese Ai.
<< Sul pavimento ci sono delle strisce, io credo sia
un congegno di peso >>.
<< Un congegno di peso? >>.
<< Io peso diciotto chili, Ran ne peserà più o meno
cinquanta. Sono convinto che in entrambe le nostre celle ci siano dei
sensori
per cui non appena arriva a superare una certa quantità di peso, si
attivano.
Devono averli attivati dopo la loro ultima visita >>.
<< Allora basterà farti uscire senza entrare!
>>, esclamò Jodie.
Shinichi scosse la testa. << Non credo. Sono certo che
ci sono altri sensori che sotto i diciotto chili si attivano allo
stesso modo
>>.
<< E ora? >>, chiese in tono sconfitto Ai.
<< Se permettete, posso aiutarvi io >>.
Si girarono. Ladro Kid era davanti a loro, tranquillo come
se fosse a un picnic.
<< Ehi chi c'è con voi? >>.
<< Sai come tirarlo fuori? >>.
<< Sì, ma non sarà piacevole >>. Tirò fuori la
sua pistola con il gancio. << Anzi, proprio per niente >>.
<< Che cosa vorresti fare? >>, chiese spaventata
Jodie.
<< Lancerò questo gancio a Conan, lo attaccherà al
bordo dei pantaloni e poi lo tirerò indietro. Farà un po' male ma tutto
sommato
credo che mi perdonerà >>.
<< Si può sapere chi c'è con voi? Non è la voce di
Heiji! >>.
<< E la nube di veleno? >>, chiese Reina.
<< Fuggiamo >>.
<< Fuggiamo? Tutto qui? >>, chiese sbalordita
Reina.
<< Chiudiamo la porta e scappiamo. Dubito che
l'avessero programmata per espandersi, nel caso non avesse funzionato
>>.
<< Se non abbiamo di meglio >>, sussurrò Ai.
<< Non c'è tempo per altro. Gin e Vodka sono là fuori
insieme alla bionda >>.
<< Vermouth? >>, esclamarono.
<< Non mi dite che vi siete fidati di lei? >>,
sbottò il bambino da dietro la porta.
<< Come hai fatto a entrare senza farti vedere?
>>, chiese Jodie.
<< Me lo stai davvero chiedendo? >>, rise Ladro
Kid.
<< Aspetta... ma tu sei Ladro Kid! Siete tutti
impazziti, per caso?! >>, urlò Shinichi, battendo i pugni.
Kaito bussò alla porta. << Mi ringrazierai, vedrai
>>.
Reina puntò la pistola alla serratura e sparò. Quella cigolò
e si aprì leggermente.
Davanti a loro apparve un Conan stanco e distrutto, ma in
piedi. La spalla sanguinava ancora un poco.
<< Sei ferito >>, disse Ai. << Per fortuna
ho portato la cassetta del pronto soccorso >>.
<< Non è niente. Avanti, qual è il piano? >>.
Ladro Kid sparò il gancio a Shinichi.
Lui lo guardò e se lo agganciò al bordo dei pantaloni.
Jodie e Reina erano dietro alla porta, pronte a chiuderla
non appena la nube tossica cominciava a diffondersi.
<< Al mio tre >>.
Shinichi annuì.
Ladro Kid si appiattì alla parete, sperando di evitare che
ci finisse contro.
<< Uno >>.
<< Due >>.
<< Tre! >>.
Kaito spinse il tasto per richiamare la corda a gancio e
questa tornò indietro in mezzo secondo con Conan all'estremità. Lui
lanciò un
urlo e non appena varcò la soglia le due agenti chiusero la porta. Il
ladro lo
acchiappò e fuggirono più veloci della luce.Una nube
rossastra stava uscendo dal bordo della porta, ma
non si levò più tanto. Era programmato per fare in modo di non uccidere
gli
altri.
Dopo aver corso un bel po', si ritrovarono all'entrata e si
buttarono per terra dalla fatica.
<< Oh incredible! >>, urlò Jodie dalla
contentezza. << Il piccolo bimbo intelligente è salvo! >>.
<< Jodie non sono un bambino! >>.
<< Oh right, right! >>.
Shinichi si voltò da Ladro Kid. << Grazie >>.
Lui si strinse nelle spalle. << Figurati >>.
<< Questo non cambia le cose >>.
<< E chi ha mai detto di volerle cambiare? >>.
<< Piantatela >>, si intromise Ai. Passò il
porta pillole a Shinichi. << È definitivo >>.
Shinichi non credette alle sue orecchie. Tremando, prese il
porta pillole in mano. In pochi secondi sarebbe tornato se stesso per
sempre,
non sarebbe più stato Conan Edogawa. Sarebbe tornato alle superiori, i
suoi
amici, la sua casa, la sua vita di sempre.
<< Lei lo sa? >>.
<< No, non lo sa. Torna normale e ti benderò quella
ferita >>, disse Ai.
Conan stava per prendere quel farmaco quando la porta d’ingresso
si spalancò.
Gin, Vodka e Vermouth.
<< Ran mi senti? >>.
<< Sì ti sento! >>.
<< Resisti ancora un po' >>.
<< Proverò >>.
Heiji si chiese che fine avessero fatto. Di uomini
dell'Organizzazione non c'è ne erano più in giro. Shinichi era libero?
Non
aveva con sé neanche il cellulare, stupidamente lo aveva lasciato nella
macchina di Reina.
Forse erano in pericolo, o non era riuscita ad arrivare in
tempo...
<< Incredibile >>,
disse Gin con la sua solita
voce strascicata. << Siete riusciti a salvare il detective del
liceo
grazie all'aiuto di un ladro prestigiatore >>.
Puntò la pistola contro tutti. Vodka fece lo stesso.
Vermouth era dietro di loro e li guardava con un lieve
sorriso.
Jodie le ringhiò contro. << Sei un essere immondo
>>.
<< Quanti complimenti >>, rise.
<< Non avrei voluto sporcarmi le mani ma purtroppo non
abbiamo molta scelta >>, disse Gin, quasi scocciato. Poi il suo
sguardo
si spostò sulla piccola Ai e i suoi occhi si illuminarono. <<
Sherry
>>, sussurrò, << quanto mi sei mancata. Ho sognato questo momento
per tanto tempo >>.
<< Vorrei poter dire la stessa cosa >>.
<< Sei così carina, anche da piccola. È un vero
peccato... >>. Spostò la pistola su Shinichi. << Voglio
tenerti per
ultima. Voglio potermi godere questo momento per bene... Il primo sarà
questo
ragazzino che si è permesso di nascondersi al suo destino per tutto
questo
tempo >>.
Jodie portò la mano alla pistola ma Vodka gliela puntò
contro e le sparò di striscio al braccio. L'agente si coprì il braccio
sanguinante con una mano e gemette per il dolore.
<< Il prossimo che ci prova non sarà così fortunato
>>.
Ladro Kid si mosse. Così in fretta che nemmeno l'attento Gin
se ne accorse. Prese Shinichi in braccio, il fagotto con i vestiti e
lanciò una
bomba fumogena. Quando essa sparì, loro erano già lontani.
<< Vodka, Vermouth tenete sotto controllo questi
ostaggi. Non toccateli fino al mio arrivo. Soprattutto lei >>,
ordinò
indicando Ai.
L'uomo prese a correre per i corridoi all'inseguimento di
Ladro Kid e Shinichi.
<< Kid ma che fai?! >>.
<< Devo portarti dalla tua principessa e farti
prendere l'antidoto >>, rispose.
<< Rischi la vita! >>.
Sorrise. << Ormai Pandora è in ottime mani e dopo
tutto questo l'avrò tra le mie. Non ho più motivi per rubare, Shinichi
>>.
Girarono l'angolo proprio quando Gin sparò un colpo che
colpì solo il cappello di Ladro Kid che volò lontano. Lui continuò a
correre
senza raccoglierlo. Gin aumentò la velocità e gli fu a pochi metri.
Kaito commise l'errore di girarsi indietro per controllare a
che punto fosse e prima che se ne accorgesse, Gin sparò un colpo. Il
ragazzo si
abbassò ma non abbastanza in fretta, il monocolo con il vetro
antiproiettile
gli salvò l'occhio ma volò via anch'esso.
Una striscia di sangue cominciò a scorrere dalla fronte di
Kaito. Shinichi alzò lo sguardo e lo vide in volto, per la prima volta.
Si somigliavano molto, solo il taglio dei capelli e il
colore era diverso.
Il Ladro si buttò contro una parete che faceva ad angolo.
<< Ascoltami >>, gli consegnò il fagotto,
<< Ran si trova a pochi metri da qui >>, gli diede anche la
pistola, << usa lo stesso metodo che ho usato con te. Io troverò
il modo
di rallentarlo, ho ancora qualche bomba fumogena e di luce >>.
<< Ma... >>.
<< Niente ma. Me la caverò, sono furbo io! >>,
gli fece l'occhiolino. << La cosa più importante è che tu torni
adulto e
la salvi >>.
<< Sei ferito >>.
<< Oh non è niente. Fidati di me, per una volta
>>.
<< Va bene >>. Si alzò da terra. <<
Raggiungimi appena puoi >>.
<< Promesso >>. Rise.
Era così giovane, doveva avere diciassette anni come lui.
<< Ah >>, si voltò Shinichi, << come devo
chiamarti? Sai, già che ci siamo... >>.
Ladro Kid sorrise. << Sai già il mio volto, ma il mio
nome te lo dico: Kaito >>.
<< Ok, Kaito >>.
Dopo un'ultima occhiata, Shinichi corse via e lo lasciò ad affrontare
Gin. Aveva non più di un quarto d'ora.
Doveva farcela in nome di tutti quegli amici, sì anche
Kaito, che lo avevano salvato.
Angolo autrice!
Lo so cosa state pensando... ma quando torni Shinichi??? Effettivamente
sto cominciando a pensarlo anche io ahahaha XD Be', alla prossima Ran
potrebbe essere salva... o no? Be', alla prossima ;)
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Capitolo 14 *** L'ultima strofa della canzone - 7a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 7a Parte
Shinichi correva a perdifiato. Con
Ran c'era Heiji e sperava
di vederlo per riuscire a capire l'esatta posizione della ragazza.
Poi i capelli scuri di Heiji fecero capolinea dietro un
angolo.
<< Heiji! >>.
<< Shi... Conan! >>, urlò, correggendosi in
tempo. Gli corse incontro. << Stai bene? >>.
<< Sono in piedi. Dobbiamo muoverci. Ladro Kid non
riuscirà a tenerlo abbastanza >>.
<< Chi? >>.
<< Gin ci stava inseguendo. Dobbiamo tirare fuori Ran
>>.
<< Come? Aspetta... a te come ti hanno tirato fuori?
>>.
<< Con questo >>, gli mostrò la pistola con il
gancio. << Speriamo che abbia i pantaloni addosso >>. Gli
spiegò
brevemente il meccanismo.
Heiji bussò con forza alla porta. << Ran mi senti?
>>.
<< Sì >>. Era piuttosto debole.
<< Ascoltami molto bene >>, continuò Heiji,
<< c'è un congegno di peso sotto il pavimento. Se ti faccio
uscire senza
entrare, del veleno riempirà la stanza e morirai. L'unica soluzione è
tirarti
fuori e chiudere immediatamente la porta senza respirare. Hai capito?
>>.
<< Sì, ma come faremo? >>.
<< Ho qui con me una pistola con gancio. Aprirò la
porta e... porti un paio di pantaloni? >>. Arrossì.
<< Che domande sono? Sì, comunque >>.
<< Bene... allora ti aggancerai il gancio al bordo dei
pantaloni e ti tirerò con quello >>.
<< E come farai a chiudere la porta in tempo?
>>.
<< C'è Conan qui con me, la porta la chiuderà lui
facendo forza >>.
<< Conan?! Stai bene? >>.
<< Sì Ran, tranquilla. Ora mettiti al centro della
stanza, a mezzo metro dalla porta. Quando ti lancerò il gancio, mettilo
al
bordo dei pantaloni e poi resta immobile. Al mio tre tirerò indietro al
corda e
tu verrai sbalzata. Ti giuro che sarà il più indolore possibile
>>.
<< Heiji però io... >>. Era spaventata.
<< Sto per aprire la porta >>.
Heiji sparò alla serratura e la porta si aprì cigolando.
Ran era legata, a terra. Era ricoperta di polvere, stanca e
con le occhiaie ma non era ferita.
<< Che cosa aspettavi a dirci che sei legata?!
>>.
<< Te lo stavo per dire ma mi hai fermata! >>. S’irritò.
I due si misero a pensare. Se fossero entrati sarebbero
morti, lanciarle il gancio sarebbe stato inutile se non poteva
agganciarlo.
<< Ho un'idea... Più che altro è un ipotesi >>.
<< Sentiamo >>.
<< Il mio congegno si attivava per un peso superiore
ai diciotto chili. Quindi bastava che entrasse chiunque. Forse il
congegno di
Ran deve superare una certa quantità di peso... Se da me fosse entrata
Jodie
che peserà cinquantacinque chili, il congegno avrebbe realizzato che
c'erano
settantatré chili in totale. Per quello di Ran immagino ci voglia lo
stesso
quantitativo di peso >>.
<< Quindi? >>, chiese spazientito Heiji.
<< Se entro io, il peso dovrebbe essere sessantotto
chili >>. Si rivolse a Ran. << Quanto pesi esattamente?
>>.
Ran era piuttosto irritata. In tutto quel tempo le avevano
fatto solo domande inutili. << Cinquanta chili precisi >>.
<< Okay, allora possiamo provarci >>.
<< È una teoria. Non possiamo affidarci a una teoria
>>.
<< Non abbiamo di meglio. Kid non riuscirà a tenerlo
ancora a lungo >>.
<< Kid?! >>, esclamò Ran.
<< Ti spiego dopo >>, tagliò corto Shinichi.
<< Io entro, la slego e tu lanciami il gancio >>.
Il ragazzo si rese conto di non avere nessuna scelta.
Shinichi rimase appena prima della soglia.
<< Conan resta dove sei! >>.
Fece finta di non sentirla. Trattenendo il fiato, varcò la
soglia con un passo. Con gli occhi chiusi attese qualsiasi cosa. Non
accadde
nulla.
Presero tutti e tre un profondo respiro.
Alcuni spari si udirono.
Shinichi corse da Ran a slegarla. Le liberò le mani e i
piedi e lei lo abbracciò.
<< Oh Conan! >>, lo sguardo andò alla spalla,
<< Sanguini! >>.
<< Non è niente... >>, le sussurrò
nell'abbraccio, << Heiji lancia >>.
Il gancio giunse ai piedi di Ran e lei se lo mise al bordo
dei pantaloni. Conan uscì dalla stanza a grandi passi, guardandosi
attorno per
vedere se arrivava Gin. Era preoccupato anche per gli altri, sapeva che
non li
avrebbero toccati ma se Gin non tornava poteva esserci una strage.
Al tre di Heiji, Ran lanciò un urlo quando venne sbalzata in
avanti a finì sopra Heiji. Shinichi chiuse la porta con tutta la forza
che
aveva e cominciò a correre dalla porta opposta di Gin finché non furono
abbastanza lontani dalla nube mortale.
Ran si toccò i polsi doloranti e le caviglie distrutte dalla
corda.
<< Grazie! >>, abbracciò Heiji.
<< Oh di niente! >>.
Ran guardò Conan. << Perché hai quel sacchetto?
>>.
<< Ran, io devo parlarti >>.
<< E di cosa? >>.
Shinichi non cominciò mai il suo racconto perché Kaito corse
da loro urlando di fuggire.
<< Ladro Kid?! >>, esclamarono Ran e Heiji.
Aveva qualche graffio ma tutto sommato era intero.
<< È parecchio
infuriato >>, disse a Shinichi. << Oh, salve signorina.
Come sta?
>>.
<< Bene >>, sussurrò quasi in trance Ran.
<< Ladro Kid? >>, ripeté.
<< Dov'è Pandora? >>.
Heiji la tolse dalla tasca interna dov'era nascosta la
pietra e gliela consegno. Non ebbe tempo di ammirarla perché Gin sparò
un colpo
e ferì leggermente Kaito, che cadde in ginocchio.
<< Ho un’ultima bomba fumogena. Se corriamo forte per
questo corridoio, arriveremo all'entrata >>.
Lanciò la bomba contro Gin e il corridoio di riempì di fumo.
I quattro corsero velocemente, sentirono l'uomo tossire. La sua voce
era roca,
tutto quel fumo gliela stava togliendo.
Prese un cellulare dalla tasca e chiamò Vodka.
<< Toglieteli di mezzo, tranne Sherry >>.
<< D'accordo capo >>.
Chiuse la comunicazione e guardò i tre ostaggi.
<< Il capo ha ordinato di toglierli tutti di torno tranne
la cara Sherry >>.
<< Ottimo >>, disse Vermouth, con il suo sorriso
rosso fuoco.
Il compare di Gin prese la mira su Kir. << Sarai la
prima, traditrice >>.
Reina lo guardò senza distogliere lo sguardo. Se proprio
doveva morire, lo avrebbe fatto in piedi e senza smetterlo di guardarlo.
Uno sparo.
Jodie e Ai rimasero senza fiato alla vista del sangue sul
pavimento, del fumo che si levava dalla pistola luccicante. I gemiti di
dolore.
<< Avete sentito?! >>.
Heiji indicò la fine del corridoio dove c'erano Ai e Jodie
contro una parete scioccate. Entrarono nell'androne dell'ingresso e
rimasero
tutti e quattro a bocca aperta dallo stupore.
<<
Vermouth >>, sussurò Shinichi.
<<
Chris Vineyard? >>, esclamò Ran.
La bella bionda riponeva la pistola nella fondina attaccata
al suo vestito. Era ancora calda. Vodka era a terra, respirava, ma il
buco al
petto era inconfondibile.
<< Si può sapere da che parte stai? >>, chiese
Kir, aveva zero saliva in bocca.
<< Dalla mia >>, rispose, << non voglio
rinunciare alla mia giovinezza >>.
<< Chi sono queste persone? Ma tu... >>, indicò
Reina, << sei la presentatrice TV! E... professoressa Jodie?
>>.
Ran tremava dall'emozione e dalla paura.
<< Devo spiegarti molte cose >>, disse Shinichi.
<< Ai! >>, urlò Ran correndo dalla piccola.
L'abbracciò. << Come ti senti? Sei ferita? Che ci fai qui?!
>>.
<< Tu stai bene? >>, chiese la scienziata.
<< Sì, per fortuna >>.
<< Dovevo saperlo >>.
La voce di Gin, per quanto roca, era inconfondibile.
Non aveva neanche un capello fuori posto, la pistola ben
tenuta in mano e la sua solita aria sicura stampata in volto. Guardò
Vodka, non
lo aiutò neanche.
<< Mi hai davvero scocciato, detective da strapazzo
>>, si rivolse a Shinichi.
<< Si può sapere cosa sta succedendo?! >>, urlò
Ran impazzita.
<< Ma come non glielo hai ancora detto? >>.
Ormai era impazzito. Mai nessuno lo aveva messo in difficoltà in quel
modo.
Kaito si avvicinò a Ran. << A tempo debito ti verrà
rivelato tutto >>.
<< Perché invece non raccontiamo un po' come stanno le
cose, eh Gin? >>, chiese Shinichi.
Rimase zitto, un mezzo sorriso di sfida. << Avanti
>>.
Ai sgranò gli occhi. < Hai capito tutto?! >>.
<< So il significato della canzone dei “Sette piccoli
corvi”. È sempre stato tutto lì, in quella canzone. E so chi è il capo
>>.
Vermouth si lasciò andare a una risata. << Per favore,
mio caro detective. Come avresti fatto a conoscerlo? >>.
<< E tu Vermouth? >>
<< Cosa? >>.
<< Tu non l'hai mai visto in faccia, il tuo capo.
Vero? >>.
Per la prima volta non seppe cosa rispondere.
Shinichi guardò Gin. << Giusto, capo? >>.
Tutti si voltarono a guardarlo. Ai quasi si sentì male.
Vermouth quasi smise di respirare e Kir per miracolo non cadde per
terra dalla
sorpresa.
<< COSA?! >>.
Gin non si mosse di un millimetro.
<< Ma... ma... che dici? >>, Ai gli mise una
mano sulla spalla buona, << Sei forse impazzito, per caso?
>>.
<< Per niente. Gin è sempre stato il capo
dell'Organizzazione, fin dall'inizio. La canzone dei sette piccoli
corvi è
riferita a lui. Mamma corvo, con i suoi sette piccoli corvi: Vermouth,
Chianti,
Korn, Sherry, Vodka, Kir e Bourbon. Solo loro i suoi corvi speciali.
Sbaglio?
>>.
Non rispose, stava in ascolto.
<< Ti stai sbagliando, invece, ragazzino.
L'organizzazione esiste da... almeno novant'anni. Quindi dimmi come
potrebbe
>>.
<< Andiamo Vermouth davvero non ci arrivi? >>.
La piccola Shiho quasi svenne. << Ha presto l'APTX4869
>>.
<< Non è stata Vermouth ha trovare Pandora, ma Gin. Ha
messo i genitori di Ai a lavorarci e li ha uccisi quando hanno tentato
di
portarla via. Poi ci ha messo Ai a lavorarci quando aveva tredici anni.
Hai
ripreso a invecchiare? >>.
<< È assurdo! >>, urlò Vermouth. << L'ho
visto io stessa fare chiamate al capo, io stessa mandare email davanti
a lui
>>.
<< Fingeva, ha sempre finto. Nemmeno Vodka lo sapeva
>>.
Vermouth si scagliò contro Gin. << È vero? >>.
L'uomo cominciò a ridere, una risata glaciale. << Bravo,
sei davvero un ottimo detective. Sentiamo, che prove avresti? >>.
<< Te >>.
<< Scusa? >>.
<< Il tuo aspetto dimostra trentacinque anni eppure
fai cercare ai tuoi collaboratori le cose su Google. Come mai? >>.
<< Non è possibile >>, sussurrò Kir.
Ai non riusciva a proferire parola. Era troppo sconvolta.
<< Allora quanti anni ha davvero? >>, chiese
Jodie.
<< Gin ha vissuto l'adolescenza negli anni del
proibizionismo in America. Eh sì, il nostro caro Gin è americano
>>.
<< Americano? >>, ripeté Kaito. << Effettivamente
non ha l'aspetto giapponese >>.
<< È per questo che chiama i suoi collaboratori con
nomi di alcolici? >>, chiese Reina.
<< Esatto >>, confermò Shinichi. << Da
adolescente era contrario al proibizionismo e scommetto che importare
alcool è
stata la prima cosa illegale che ha fatto >>.
<< Ecco perché aveva tanta premura di riavere Ai.
Voleva il farmaco >>.
Ran era in mezzo a quel gruppo senza capirci niente. Ai
lavorare a un farmaco? Una bambina tanto piccola? Neanche una bimba
prodigio ci
sarebbe riuscita. E come faceva Conan a sapere tutte queste cose? Un
brivido le
passò sulla schiena. No, non poteva essere...
Gin non poteva più negare ormai. Tenne ben alzata la pistola
e con tutta la calma del mondo disse: << A dir la verità, la
prima cosa
illegale che ho fatto è stato un furto con scasso da un droghiere
>>.
<< Sei un bastardo! >>, urlò la donna. Gli puntò
contro la pistola. << In tutto questo tempo mi hai ingannata!
>>.
<< Sta zitta >>, le ordinò secco, << tu
non sei da meno, traditrice >>.
<< L'elemento che più mi ha portato a capire che eri
tu il capo è stata l'affermazione di Vermouth “proiettile d'argento”.
Gin in
giapponese si legge anche argento e da questo ho intuito che Vermouth
sapesse
che il capo era collegato all'argento >>.
Guardò Shinichi. << E ora dove pensi ti porteranno
queste informazioni? Se solo provate a tirare fuori una pistola,
sparerò a lei
>>, indicò con un cenno della testa Ran, la più vulnerabile.
<<
Morirete tutti, compresi Vermouth e Vodka. Io ricomincerò daccapo e voi
sarete
morti e insieme con loro i tuoi cari genitori >>.
Shinichi si fece scappare una risata. << I miei
genitori sono negli Stati Uniti >>.
Gin si accigliò.
<< Mia madre non si sarebbe mai comportata come ieri,
è una donna troppo forte. Inoltre ho notato che ogni volta che dicevi
una bugia
prendevi una boccata di fumo >>.
<< Ma che bravo >>, disse irritato.
<< Facciamo un patto >>, disse all'improvviso
Shinichi.
<< Ma che fai? >>, sussurrò Heiji.
<< No! >>, esclamarono le due agenti.
<< Conan! >>, urlò Ran ma Kaito le impedì di
andare da lui.
<< Tu li lasci andare e noi ti diamo Pandora >>.
Guardò Kaito. << Mi dispiace >>.
Kaito sorrise e scosse la testa, non importava. Aveva visto
Pandora, gli bastava.
<< Finirei comunque in prigione >>.
<< Hai abbastanza denaro da andare all'estero e farti
la plastica al viso >>, suggerì Shinichi, << ti daremo un
mese di
vantaggio. Nessuno sa che hai rapito me e Ran, nessuno saprà nulla
prima di
trenta giorni >>.
<< Non se ne parla >>, ringhiò Vermouth.
<< Il patto con me è ancora valido >>, disse Ai.
<< Ho messo da parte abbastanza polvere da creare altrettante
pillole.
Hai cento anni di sicurezza assicurata >>.
Gin si trovò davanti ad una grande opportunità. Uccidendoli
avrebbe creato molto caos...
Un fiotto di sangue colpì le pareti a raffica.
Gin si coprì la testa per evitare che il sangue sgorgasse
troppo.
Vodka gli aveva sparato. << Maledetto. Mi hai sempre
ingannato >>.
<< Mi hai tolto la soddisfazione >>, disse
Vermouth.
<< C'è ne anche per te >>.
Ora!
Heiji prese Conan in braccio, aprì la porta dell'ingresso e
filò fuori con lui, antidoto e la sacca dei vestiti.
<< Che ti prende?! >>.
<< Ti porto tra gli alberi e prendi la medicina
>>.
<< Perché ora? >>.
<< Devi delle spiegazioni a Ran e affronterai meglio
la polizia >>.
<< E gli altri? >>.
<< A posto. Mi ero messo d'accordo con Jodie e Reina
>>.
Ed era proprio così. Nel caso Shinichi non fosse tornato
adulto in tempo, avrebbero optato per quel piano B. Al primo accenno di
confusione, Heiji lo avrebbe portato via e gli avrebbe dato la medicina.
In una macchia di alberi lo gettò a terra e tirò fuori i
vestiti dalla sacca: un semplice completo.
Shinichi guardò la piccola pillola fra le mani.
Heiji annuì e lui la ingoiò.
In tre secondi, vacillò e Heiji lo sostenne. Il familiare
dolore e il caldo che si propagavano erano terribili. Lanciò un urlo.
<< Conan! >>.
Kaito la bloccò. << Sta bene, davvero >>.
<< BASTA! >>.
L'urlo di Gin li lasciò atterriti.
Vodka era svenuto di nuovo, prima di sparare a Vermouth.
<< Addio ragazzina >>.
Ran indietreggiò davanti alla pistola. Vermouth si mise
davanti a lei.
<< Fermati! >>.
<< Togliti di mezzo >>.
<< No! >>.
Gin le sparò. La donna cadde a terra, la gamba sanguinava e
Gin calciò lontano la pistola.
<< Oh
no Chris! >>, urlò Ran. << Perché lo hai fatto?
>>.
<< Tu mi hai salvato la vita, l'anno scorso ragazzina
>>, ansimò lei, << te lo devo >>.
Kir e Jodie puntarono la pistola insieme contro Gin.
<< Getta la pistola! >>, urlarono.
<< Sei in arresto per il rapimento di Conan Edogawa,
Ran Mouri e il tentato omicidio di Chris Vineyard, Ran Mouri e...
>>,
guardarono Kaito, << lui >>.
<< Non ne ho nessuna intenzione. Ho avuto molto tempo
per fare pratica >>, rise. Una risata pazza, con poca sanità
mentale.
<< E io molto tempo per fare pratica da detective
>>.
Gin si voltò al suono di quella voce. Per primo vide Heiji
Hattori, con un gran sorriso sulla faccia.
Poi lui. Occhi blu, capelli castani. Alto.
Lui.
Shinichi Kudo.
Angolo
autrice!
Ed ecco qui Shinichi! Finalmente ha deciso di rifarsi vivo!
Eh si il capo è Gin... l'avevate capito?? XD La spia chi cavolo è??
Alla prossima ;)
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Capitolo 15 *** L'ultima strofa della canzone - 8a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 8a Parte
Shinichi...
Ran lo guardava senza staccare lo sguardo. Quegli occhi che
guardava da quando era piccolissima, blu come il mare, la
ipnotizzavano. Lui
era sempre fiero, neanche una tempesta lo avrebbe piegato.
Vestiva con un paio di pantaloni scuri e una camicia nera. Poi
i suoi occhi notarono che su una spalla c'erano tracce di sangue.
La stessa di Conan...
Conan!
Dov'era? Nella confusione aveva visto che Heiji lo prendeva
in braccio e fuggiva fuori. Come si era procurato Shinichi quella
ferita?
Nell'esatta posizione di quella di Conan...
<< No, non ci voglio credere >>, sussurrò a se
stessa.
Reina e Jodie non mossero le pistole dalla mira contro Gin.
Ormai lui era solo: due agenti gli puntavano la pistola
contro e c'erano almeno altri tre ragazzi a fermarlo in caso di fuga.
Vermouth
era pronta a ucciderlo, se si fosse impossessata di nuovo della sua
pistola.
Lui però sapeva che c'era una via d'uscita, se si fosse mosso
velocemente.
<< Shinichi Kudo >>.
<< Gin >>. Teneva le mani in tasca,
completamente rilassato. Era di nuovo Shinichi, il mondo visto dalla
sua
altezza era fantastico. << Arrenditi e potresti avere un leggero
sconto
di pena >>.
<< Ho già chiamato la polizia, l'FBI e la CIA
>>, disse Heiji. << E arriveranno qui tra pochi minuti
>>.
Gin sorrise. << Sciocco, pensi che bastino due
poliziotti e qualche federale per fermarmi? Nella mia vita ho
affrontato
situazioni peggiori >>.
Jodie si tolse delle manette. << Mettiti contro il
muro >>.
Gin non si mosse. Diede una gomitata a Jodie e Reina sparò
d'istinto ma lui si ferì solo leggermente alla guancia, un rivolo di
sangue gli
macchiò i vestiti neri. Buttò a terra Kaito e prese Ran in ostaggio. La
ragazza
urlò.
<< No! >>, strillò Shinichi. << Lasciala
andare, ti prego! >>.
<< Ora voi vi allontanate e io me ne vado fuori, fino
alla mia macchina, con lei. Poi prenderò il primo aereo e andrò dove mi
pare.
Lascerò andare la ragazza solo quando non mi farà più comodo >>.
<< Sei davvero spregevole >>, sibilò Vermouth.
<< Zitta >>, intimò, << tu sei peggio
della peste >>.
<< Ragiona: sei ferito e perdi sangue. Non arriveresti
lontano ma se ti arrendi riceverai le cure adeguate >>, disse
Heiji.
Ormai Gin era pazzo, non ragionava in modo lucido. Il dolore
poi rendeva i suoi ragionamenti ancora più folli.
Jodie si teneva lo stomaco dolorante e puntò debolmente
l'arma. << Lasciala o sparo >>.
<< Lo stesso vale per me >>.
Kaito a terra era dolorante, la ferita alla gamba provocata
dalla pistola di Gin unita alla caduta, non aveva un bell'aspetto.
Shinichi fece qualche passo verso il nemico, a mani alzate.
<< Heiji ha ragione. Faremo qualunque cosa ma lascia andare Ran
>>.
<< Daresti la sua vita per lei, vero? >>.
Ran si dimenava e lui la stringeva forte al collo, non
riusciva neanche più ad urlare. Sgranò gli occhi a quella domanda e
guardò
Shinichi, voleva guardarlo negli occhi mentre rispondeva, quelli non
mentivano
mai.
<< Sì >>, sussurrò Shinichi. << Io... per lei
farei tutto >>.
<< Shinichi >>, rantolò Ran. Ormai le forze la
stavano abbandonando. Tutta la sua vita le stava passando davanti: i
suoi
genitori, giovani e appena sposati, molto innamorati, il suo primo
giorno
d'asilo, il compleanno in piscina a sei anni, il divorzio dei suoi
genitori un
anno dopo, le medie, le superiori, l'amicizia con Sonoko e Kazuha... E
in tutto
questo c'era sempre e solo lui: Shinichi. In ogni suo ricordo c'era
quel
ragazzo tanto arrogante quanto affascinante, per cui era perdutamente
innamorata e per anni aveva taciuto quel sentimento. Era stato lui per
primo a
dichiararlo, lei era rimasta zitta a quella dichiarazione.
E poi un giorno lui era sparito... senza spiegazioni, senza
motivi. Il massimo era qualche chiamata saltuaria, una visita ogni
tanto.
Ed ora lui era tornato, lei lo sentiva, non se ne sarebbe
andato mai più.
E lei stava per morire. No, non lo avrebbe permesso. Non
avrebbe permesso a un pazzo di rovinare la sua vita e quella di
Shinichi.
Raccolse le sue ultime forze.
Sentì il click della pistola. Stava per sparare contro
Shinichi. Il tempo rallentò per pochi secondi. Ran alzò il piede e lo
abbatté
con forza su quello di Gin. Lui ringhiò per il dolore e allentò
leggermente la
presa. Con le mani gli torse una mano fino a fargli cadere una pistola
che
Kaito recuperò con una mossa abile, gestendo il dolore e accasciandosi
contro
il muro, esausto.
Poi tirò indietro la testa e lo colpì sul naso e
approfittando della lacrimazione agli occhi si liberò totalmente della
presa e
gli diede un calcio un viso e un pugno nello stomaco.
Gin, che aveva puntato Ran come la più debole, non riuscì a
reagire a quell'attacco improvviso e violento.
Ran rimase in posizione di combattimento e con il fiatone,
respirando piano piano per calmare il cuore a mille.
Shinichi e Heiji erano rimasti a bocca aperta.
<< Forte >>, disse ammirata Ai.
Reina prese le manette da Jodie che non riusciva più a
muoversi e andò da Gin semi svenuto ad ammanettarlo.
<< Ran >>
La ragazza si voltò.
<< Shinichi >>.
Lui allungò una mano e lei gli porse la sua. Era da troppo
tempo che non sentiva il suo calore e la sua pelle.
Le sirene della polizia, molte sirene, si avvicinavano.
<< Sei stata grande >>, si complimentò Shinichi.
<< Grazie >>.
Intano Reina teneva fermo Vodka. Jodie si avvicinò a
Vermouth.
<< Devo tenerti ferma fino all'arrivo della polizia
>>.
<< La graziosa bimba dagli occhi azzurri ora avrà la
sua vendetta >>.
<< Non ho bisogno di vendetta. Non vali neanche quella
>>.
<< Sai perché uccisi tuo padre? >>.
<< Non mi interessa >>.
<< Aveva scoperto tutto. Sapeva dell'Organizzazione e
di Pandora >>.
<< Non mi importa più. È finita >>.
<< Lo so >>, disse arresa Vermouth. << Ma
è stata una gran fine >>.
<< Ehi Kudo! >>, Heiji gli batté la mano sulla
schiena con un gran sorriso.
<< Potresti lasciarci un po' di privacy >>.
Ran rise, una risata liberatoria. Heiji rise con lei e poi
anche Shinichi.
<< Ehi >>.
Shinichi guardò in basso verso Ai.
<< Grazie Ai >>.
<< Dovere >>.
<< Ai! >>.
Il dottor Agasa entrò trafelato. Abbracciò la bambina con
trasporto, piangendo. Poi corse ad abbracciare Ran. In pratica
abbracciava
tutti, perfino Reina.
Shinichi aiutò Kaito ad alzarsi.
<< Immagino che ora mi denuncerai >>.
<< No >>.
<< No?! >>.
<< Dopo quello che hai fatto per me, sono io a doverti
un favore. Hai Pandora... per me finisce qui >>.
<< Sono d'accordo >>.
Ran diede un bacio sulla guancia a Kaito. << Mi hai
salvato la vita. Non so come ringraziarti >>.
<< Un modo ci sarebbe... >>.
Shinichi lo fulminò con uno sguardo.
<< Scherzavo. Non te la tocca nessuno la tua
principessa >>.
<< Forse è meglio fasciarti quella ferita >>,
disse Jodie al giovane detective.
<< Me ne ero quasi dimenticato. Non fa nulla, davvero
>>.
Ran fissò quella ferita e Shinichi se ne accorse. La ragazza
intercettò il suo sguardo e si guardarono a lungo, sotto gli occhi di
tutti.
<< Ran... >>, sussurrò Shinichi. << Io...
>>.
<< Io dico che lo picchia >>, sussurrò Heiji a
Kaito.
<< Ci sto >>.
<< Dove sei stato tutto questo tempo? Come sei... come
hai fatto a... >>. Non riusciva a finire la frase, la logica gli
gridava
che no, non poteva essere così.
<< Conan aveva la stessa ferita... >>.
Shinichi voleva dirle come stavano le cose, ma era bloccato.
Aveva immaginavo tante volte quella scena, le parole da dirle ed ora
che c'era
gli mancava il coraggio. Non sapeva che reazione aspettarsi.
<< Oh mio Dio >>.
<< Ran >>.
<< Oh mio Dio! >>, urlò alla fine, mettendosi le
mani nei capelli. << Non è possibile. In tutto questo tempo!
>>.
<< Fammi spiegare >>.
Era in preda crisi isterica. Dopo lo stupore, arrivò la
vergogna di tutte le cose che gli aveva confessato, di tutte le volte
che si
era cambiata davanti a lui, il bagno assieme e tante altre cose.
Poi la rabbia. Bruciante e logorante.
Si avvicinò a grandi passi a lui e gli tirò uno schiaffo, il
cui suono rimbombò per tutto l'atrio.
Rimasero tutti atterriti, il silenzio era piombo.
Shinichi non ci scompose. << Suppongo di essermelo
meritato >>.
Lei aveva ancora la mano a mezz'aria, le lacrime di rabbia
sulle guance.
Si avvicinò a lei.
<< Non ti avvicinare o giuro che ti stendo >>.
<< L'ho fatto per proteggerti >>.
Con il capo, Ran indicò Gin, Vodka e Vermouth.
<< Ok, non ci sono riuscito molto bene ma giuro che
non volevo ferirti. Tante volte ho tentato di dirti la verità ma ho
sempre
avuto paura. Quando sono diventato Conan, tu sei arrivata a casa mia e
mi hai
portato da te, non ho avuto scelta. E tutte le volte che avevi dubbi
e...
volevo dirti sul serio la verità, non ti sto mentendo >>.
<< Come posso fidarmi di te? Mi hai mentito per un
anno >>.
<< Hai ragione, perfettamente. Senti, ne parliamo in
separata sede, ora dobbiamo sbrigare cose un po' urgenti >>.
Appena finito di parlare entrarono gli agenti.
<< Fermi tutti! >>, urlò Takagi.
Entrarono anche Sato, Chiba e Shiratori. Seguiti
dall'ispettore Megure.
<< Che diamine è successo qui? >>.
<< Sono responsabili del rapimento di Ran Mouri
>>, disse Jodie. Mostrò il cartellino. << FBI. Lui è il
capo di una
nota Organizzazione >>. Reina gli consegnò Gin. << E loro i
suoi
compari >>.
<< CIA >>. Reina mostrò il suo.
James Black entrò con alcuni agenti.
<< Jodie, hai effettuato una missione senza informarci!
Sono corso qui dopo che è arrivata la chiamata del giovane detective
sull'arresto dell'Organizzazione >>.
<< Me ne prenderò tutte le responsabilità >>.
Vermouth si alzò a fatica e si fece mettere le manette. Dei
paramedici misero Gin e Vodka sopra due barelle e li portarono via.
<< Shinichi >>, lo chiamò la bionda.
Il ragazzo si girò.
<< Siamo pari >>.
Lui fece un cenno di assenso con la testa.
<< Pari? >>.
<< Te lo spiego dopo >>.
Kaito venne visitato da alcuni paramedici e decisero di
ricoverarlo. Jodie venne curate e anche Heiji e Shinichi da alcune
ferite.
Nonostante alcuni graffi, Ran era quella che se l'era cavata meglio.
Trovarono alcuni cadaveri nell'edificio ma qualcuno vivi.
<< Ora che ci penso non ci hai detto chi è la spia
>>, si ricordò Heiji. Si trovavano vicino a un'ambulanza in cui
erano
seduti i due detective.
<< È vero!
>>, concordò Ai.
Rise. << Lo volete davvero sapere? >>.
<< Certo! >>, dissero in coro.
<< Nessuna >>.
<< Come sarebbe a dire? >>, sbottò Heiji.
<< Sono arrivati alla mia vera identità dopo che Gin
sospettò che Goro avesse messo una microspia in macchina. Devono aver
scoperto
che il talento di Goro era nato dopo che io ero andato a vivere con
loro. I loro
dubbi erano fondati dopo aver scoperto che mi trovavo nell'ospedale
quando
Reina era ricoverata. Mi hanno spiato per un po' e poi si sono
procurati le mie
impronte digitali e le hanno confrontate con quelle di Conan. Tutto qui
>>.
<< In pratica è colpa tua >>.
Shinichi si sentì un po' a disagio. << Più o meno
>>. Ridacchiò.
Ran se ne stava in disparte, appoggiata ad un albero.
<< Scusate >>.
Camminò fino a lei e si fermò a pochi passi, guardandola.
<< Hai qualcosa da dirmi? >>.
<< Che mi dispiace >>.
<< Questo l'avevo capito >>.
Shinichi si avvicinò a lei, ormai c'era poco spazio tra di
loro. Gli poggiò una mano sul viso e si avvicinò alle sue labbra.
Ran girò la faccia dall'altra parte.
<< No >>, cominciò a piangere, << mi
dispiace >>. Scappò via.
E Shinichi rimase lì, solo. Da lontano i suoi amici lo
guardavano, tristi anche loro.
Ran correva lontano da lui, dopo tutto quel tempo in cui
aveva desiderato quell'attimo, ma non ci riusciva, il peso di quelle
bugie era
troppo... Il trauma di ciò che aveva vissuto opprimeva la sua mente e
il suo
cuore. Lo amava, ma ci sarebbe voluto molto di più per perdonarlo.
Angolo autrice!
Ok, tutti pensavate finisse con un bel bacio... eh no! I cattivi sono
dietro le sbarre, Shinichi è tornato... ma mi dispiace, dovrete
sopportarmi un altro pochino XD Alla prossima ;)
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Capitolo 16 *** L'ultima strofa della canzone - 8a Parte ***
L'ultima strofa della canzone –
8a Parte
Ore dopo si trovavano tutti alla
centrale di polizia.
Dettero la loro versione e dopo aver rilevato impronte e DNA li
rilasciarono.
Reina e Jodie rimasero insieme ai poliziotti per riempire le scartoffie
delle
loro agenzie investigative. La bionda agente fu severamente sgridata e
sospesa
per due mesi dall'incarico: il regolamento prevedeva fino a nuovo
ordine ma
aver consegnato Gin e l'Organizzazione le aveva valso uno sconto.
Le impronte di Gin furono immesse nel database da Reina e fu
americano e nato negli anni venti, proprio come aveva detto Shinichi.
Sapendo
di fare un'azione illegale, modificò i dati nel database per far
credere che
Gin fosse nato molti anni dopo. Pandora era meglio che rimanesse un
segreto.
Kaito se ne era andato senza dire niente a nessuno. Aveva
lasciato gli altri con Pandora ed era tornato a casa. Era sparito
proprio come
Ladro Kid...
Goro ed Eri arrivarono in questura trafelati e con le
lacrime agli occhi, abbracciarono Ran e la tennero stretta. L'uomo
voleva
strangolare Shinichi ma fu fermato in tempo dal dottor Agasa e Heiji.
Quando
Eri chiese dov'era Conan, Ran disse che quella notte, prima che il
padre
tornasse, la madre era venuta riprenderselo ma non aveva fatto in tempo
ad
avvertire nessuno.
Shinichi chiamò i suoi genitori e li avvertì di cos'era
successo. Sua madre si mise a piangere, felice di riavere il suo
ragazzo e suo
padre prenotò i primi biglietti per raggiungerlo, cancellando tutti i
suoi
impegni.
Shinichi ritornò a casa sua, dopo ventiquattro ore d’incubo.
Anche Ai e il dottor Agasa erano tornati a casa loro e dopo un sonno
ristoratore, la bambina si sarebbe messa a preparare un'altra pillola
di
antidoto per tornare normale, poi avrebbe bruciato tutti i documenti e
quel
farmaco sarebbe sparito per sempre.
Ran fu accompagnata a casa dai suoi genitori e la mamma si
fermò per un paio di giorni, in modo da assicurarsi che andasse tutto
bene. La
ragazza chiese di stare un po' da sola e si chiuse in camera sua.
Sulla spalliera della sedia era rimasta una maglia di
Conan... No, Shinichi. Si portò le mani alla testa, aveva voglia di
gridare.
Non poteva credere che quel bimbo con gli occhiali a cui voleva bene
come a un
fratellino potesse essere il ragazzo che amava. Si sentiva quasi spiata.
Ricominciò a piangere. Era sempre stata forte, ma stavolta
non ci riusciva. Non poteva neanche parlarne con nessuno. Si sentiva
tradita
anche da quelli che lo sapevano e nessuno le aveva mai detto niente.
Si stese a letto e dopo poche lacrime cadde in un profondo
sonno senza sogni...
<< DOVE CAVOLO SEI STATO?! >>.
Kazuha era furiosa. Si era svegliata intorno alle nove e lui
non era nella sua camera. Niente messaggi sul cellulare o alla
reception. Si
era vestita, aveva fatto colazione e intorno a mezzogiorno aveva
incominciato a
chiamarlo senza ottenere risposta. Solo due ore dopo si era presentato
sulla
porta della sua stanza.
<< Ti ho chiamato, ti ho cercato! >>.
Avanzò minacciosamente. Heiji restava immobile.
<< Dove sei stato tutta la notte? Con Shinichi?!
>>.
Nessuna risposta.
<< Ma sei diventato sordo?! >>.
Il ragazzo le mise una mano sulla bocca. Quella reazione
fece zittire Kazuha. Heiji le tolse la mano dalla bocca e lei era
pronta a
ricominciare quando lui la baciò. Quel contatto da tanti anni sperato
la fece
diventare rossa fino alla punta dei capelli. Dopo il primo secondo di
sorpresa,
buttò le braccia al collo a Heiji e si lasciò andare a quel bacio. Lui
la
strinse per la vita e rimasero così a lungo, per molto tempo, finché
non si
fermarono per riprendere fiato.
<< Non pensare di cavartela così >>.
<< Ci avevo sperato >>, rise Heiji e anche lei
cominciò a ridere.
Risero per molto tempo e poi si baciarono ancora perché il
bacio e la risata sono tra le poche cose della vita che uniscono due
persone.
Shinichi stava dormendo
profondamente. Si era gettato sul
letto e si era addormentato, distrutto.
Fu svegliato da un tocco delicato.
<< Shinichi >>.
Ran?
<< Shinichi tesoro svegliati >>.
Il ragazzo aprì gli occhi. << Mamma? >>, gettò
un'occhiata all'orologio, << Ma sono le otto... >>.
<< Un mio vecchio produttore veniva qua in Giappone
per fare delle riprese e usava il suo jet, mi doveva un favore... ed
eccoci qui
>>.
Si sedette vicino a lui sul letto e l'abbraccio.
<< Come stai figliolo? >>.
<< Bene... non mi sono fatto male. Gli altri sono
messi peggio >>.
Yukiko aveva le lacrime agli occhi a riabbracciare suo
figlio diciassettenne, sano e salvo da un'organizzazione malvagia.
<< E ora che succederà? >>, chiese suo padre.
<< Gin avrà l'ergastolo insieme a Vodka e Vermouth.
Hanno trovato la lista delle persone coinvolte e sono parecchie e
famose. Ci
vorrà un po' >>.
<< E Ran? >>, Sua madre fece la domanda più
difficile.
<< L'ha presa molto male... >>.
<< È comprensibile >>, disse il padre, battendo
una mano sulla spalla del figlio.
<< Dalle del tempo e vedrai che tornerà da te
>>.
Shinichi però non ne era convinto, aveva la sensazione di
averla persa per sempre.
Dopo cena il dottor Agasa bussò alla porta di
Shinichi. Gli
aprì la signora Kudo e lui spiegò brevemente il motivo della sua visita
in così
tarda sera. Il ragazzo corse subito a casa del dottor Agasa, Ai stava
per
tornare adulta.
Shinichi e Agasa erano seduti sul divano ad attendere Shiho.
Nessuno dei due l'aveva mai visto adulta, a malapena avevano sentito la
sua
voce.
Poi la porta si aprì e la diciottenne Shiho fece la sua
comparsa.
Vestiva semplicemente e un piccolo sorriso increspava il suo
viso così giovane e bello, segnato dalle troppe cose che era stata
costretta a
vedere.
Il vecchio dottore si alzò e andò dalla giovane.
<< Ai... >>, sussurrò. Poi si ricompose e diede
un colpo di tosse. << Cioè Shiho >>.
<< Si sta bene nei miei panni >>.
<< Sei libera adesso >>, disse Shinichi.
<< Cosa farai? >>.
<< Resterò con il dottor Agasa e m’iscriverò all'università
>>.
<< Ma per te è una perdita di tempo! >>, esclamò
lo scienziato.
<< Voglio poter vivere una vita normale e voglio
cominciare da qui. Mi cercherò anche un lavoretto per mantenermi agli
studi,
anche se ho i soldi dell'eredità dei miei genitori >>.
<< Allora ti vedrò molto spesso >>, rise il
ragazzo.
Si guardarono e senza bisogno di dirselo sapevano che loro
erano migliori amici per la vita. Solo loro due potevano capire cosa
era
successo, le sensazioni provate. Shiho si avvicinò allo scienziato, che
era
tutto commosso e quasi sull'orlo di piangere. La sua piccola Ai non era
più una
bambina.
La ragazza lo abbracciò. Non aveva mai abbracciato nessuno
nella sua vita, nemmeno sua sorella. Aveva imparato che alle persone
che si
amano bisogna dimostrargli sempre l'amore che si prova.
Il dottore l'abbraccio quasi piangendo.
Shinichi li guardò tristemente. Erano tutti felici tranne
lui e Ran. Strinse i pugni e serrò le labbra, quasi con rabbia, tutta
verso se
stesso. Era arrivato il momento di agire e riprendersi la sua amata che
l'Organizzazione le aveva portato via.
<< Ran c'è Shinichi >>.
Eri si affacciò alla porta della figlia, pensava stesse già
dormendo vista l'ora. Invece era più che sveglia nel suo letto, con la
faccia
triste.
<< Non voglio vederlo >>.
<< Bambina mia è mezzanotte e per poco tuo padre non
gli ha sparato. C'è da dire che ha avuto un atto di coraggio >>.
Ran si alzò dal letto e si mise le pantofole e andò nella
sala. Eri salutò Shinichi e se ne andò nello studio al piano di sotto.
<< Ran... io... >>.
<< Se mi devi dire scusa sei venuto senza motivo
>>.
<< Voglio proporti una cosa >>.
<< E sarebbe? >>.
<< Dopodomani Heiji e Kazuha torneranno a Osaka e
pensavo che magari domani potremo trascorrere una giornata a Tropical
Land
tutti insieme. Vengono anche il dottor Agasa e Shiho >>.
< Shiho? >>.
<< È il vero nome di Ai... Sai ora è tornata normale
anche lei >>.
<< Continua >>.
<< Ti prometto che domani ti regalerò la giornata che
non ho potuto regalarti nell'ultimo anno >>. Le sorrise.
In un primo momento volle rifiutare, fare l'orgogliosa. Poi
penso a Heiji e Kazuha. L'aveva incastrata.
<< D'accordo >>.
Angolo
autrice!
Ok, sono un pochi in ritardo, scusate! Heiji e la cara
Kazuha finalmente si sono messi insieme! E cosa succederà a Tropical
Land? Alla prossima ;)
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Capitolo 17 *** L'ultima strofa della canzone - 9a Parte ***
L'ultima
strofa della canzone – 9a Parte
Quella mattina si annunciava calda
e solare.
Tropical Land era piena di gente: coppie, famiglie, gruppi
di amici. Esattamente come il gruppo formato da Shinichi e Ran insieme
al
dottor Agasa, Shiho, Heiji e Kazuha. Shiho varcò la soglia del parco
giochi
come in un sogno, non ci era mai stata. Ran la guardò a lungo quando
s’incontrarono
all'ingresso, quell’Ai adulta non riusciva ancora ad accettarla. Heiji
strinse
la mano alla giovane Shiho come se si vedessero per la prima volta e,
in
effetti, era proprio così. Kazuha chiese sottovoce a Heiji chi fosse
quella
bella ragazza e lui rispose che si trattava della sorella maggiore di
Ai che
era venuta a riprendersela ora che aveva terminato gli studi superiori
negli
Stati Uniti. La ragazza non poté che crederci, vista la somiglianza.
Ran si teneva a distanza da Shinichi, non era ancora pronta
a perdonarlo. Rimaneva vicino alla sua amica e non gli sfuggì la sua
mano
intrecciata a quella di Heiji. Così come non sfuggì a Shinichi.
Shiho camminava in mezzo alla folla tranquilla, per la prima
volta in vita sua godeva della libertà e del tempo libero, respirava a
pieni
polmoni l'ossigeno. Si sentiva rinata.
Le montagne russe decisero di tenerle per ultime, per
chiudere in bellezza quella giornata che sarebbe stata senz'altro
magnifica.
I ragazzi vollero provare a sparare al tiro al bersaglio
mentre le ragazze a prendere i peluche colorati al banco della pesca
delle
ranocchie. Agasa e Shiho si recarono al banco dello zucchero filato, la
ragazza
non l'aveva mai assaggiato e ne rimase stregata.
Shinichi approfittò di essere rimasto solo con Heiji per
parlare un po'.
<< Quindi... tu e lei... >>.
Heiji sparò un colpo e colpì un bersaglio, poi alzò lo
sguardo all'amico. << Cosa? >>.
<< Non fare il finto tonto con me >>, rise,
<< tu e Kazuha ieri vi siete baciati e messi insieme >>.
L'amico sparò un altro colpo. << Non ti sfugge niente,
abile detective >>.
Shinichi gli diede una gomitata, sogghignando. << Non
hai perso tempo >>.
<< Ne ho perso anche troppo in questi anni... E dopo
ave rischiato la morte... ho capito che non potevo attendere oltre
>>.
Shinichi guardò il banco delle ranocchie. Ran sorrideva con
la sua amica a cui si era aggiunta anche Shiho con il dottor Agasa.
Sembrava
felice ma dentro i suoi occhi leggeva ancora il trauma di ciò che aveva
vissuto.
<< Ti perdonerà >>.
<< Come? >>.
Heiji sorrise a Shinichi. << Sono certo che ti
perdonerà >>.
Il ragazzo tornò a guardare il gruppetto di ragazze felici e
si chiese cosa provava Ran in quel preciso momento...
<< Kazuha >>.
<< Sì Ran? >>.
<< Posso chiederti una cosa? >>. Abbassò la voce
per non farsi sentire dal dottor Agasa e Shiho.
<< Certo >>.
<< Tu e Heiji siete... come dire... >>. Arrossì.
Rise. << Te ne sei accorta? >>.
<<< Be'... sì >>.
<<< Non essere in imbarazzo >>, le diede una
pacca sulla spalla, << comunque sì >>.
<< Sono molto felice per voi! >>.
<< Ora posso fartela io una domanda? >>.
Ran annuì, ma sapeva cosa stava per chiederle.
<< Perché sei così distante da Shinichi? >>.
Lei sapeva che Heiji aveva preferito non dirle niente della
vera identità di Conan, aveva preferito che sparisse dalla sua vita
esattamente
come in quella delle altre.
<< Abbiamo litigato >>, mentì. Anche non era
proprio una bugia.
<< Oh mi dispiace... Posso sapere il motivo? >>.
<< È molto lungo da spiegare, sappi solo che si è
comportato molto male >>.
<< Ah se è così fai bene >>, fece la sostenuta,
<< non bisogna mai farsi mettere i piedi in testa! >>.
Ran rise. << Hai ragione! >>.
Il gruppo si riunì per andare a pranzo. In un fast food,
Heiji fece in modo di far sedere Ran e Shinichi insieme, davanti a lui
e la sua
ragazza.
Lei mangiò senza parlargli quasi, nonostante i suoi
tentativi.
Shinichi decise che era ora di fare qualcosa ad effetto,
qualcosa che sbloccasse i sentimenti di Ran dalla ragnatela di
delusioni e
rabbia che aveva dentro.
Dopo pranzo decisero di salire su
alcune giostre. Mentre
erano in fila per un percorso sull'acqua dentro una canoa di legno,
Shinichi
notò in lontananza una sua vecchia conoscenza.
Era Kaito. Sorrideva e teneva in mano un palloncino rosa.
Accanto a lui c'era una ragazza che somigliava molto a Ran, tranne che
per i
capelli scuri ed era più bassa. Si tenevano per mano e lei nell'altra
stringeva
un grosso elefante di peluche. Anche Kaito notò Shinichi e i due si
guardarono
a lungo, con un sorriso. Sembrava quasi che il tempo si fermasse.
Insieme condividevamo un segreto che sarebbe rimasto celato
per sempre.
<< Sono le tre meno un
quarto >>, disse
sottovoce Shinichi a Heiji. <>.
<< Dove? >>.
<< È una sorpresa >>.
Ran stava parlando con Shiho quando si sentì stringere la
mano da quella di Shinichi e trascinarla via.
<< Che stai facendo?! >>.
<< Zitta e seguimi! >>.
Il dottor Agasa li guardò andare via. << Che avrà in
mente Shinichi? >>.
<< Non lo so >>, rispose Shiho, << ma
spero per lui sia qualcosa di magico e lo stende sul serio >>.
<< Ma mi vuoi dire dove mi porti? >>.
<< In un posto speciale per noi >>.
Ran trasalì e capì immediatamente. Dopo pochi minuti si
ritrovarono al centro di quella che sembrava una grande piazza.
<< Mancano tre minuti >>.
<< Cosa speri di fare? >>.
<< Quel giorno ti ho portata qui per festeggiare e ti
ho regalato questo bello spettacolo. E dopo l'ultima giostra sono
sparito.
Stavolta però ti prometto che non andrò mai via. Una volta ti ho
promesso che
io ti sarei sempre stato accanto... e l'ho fatto, Ran. Anche se come
Conan non
ti ho mai abbandonato. Ho sempre pensato a te, ogni secondo. E mentirti
è stata
la cosa più orribile che potessi farti ma credimi... l'ho fatto solo
per te
>>.
Ran lo guardava e poi cominciò a piangere. << In tutto
questo tempo tu mi sei stato accanto ed io ho pianto spesso per te, per
le
volte in cui avevo bisogno e tu non c'era mai, a parte le tue chiamate
sporadiche. Ho sofferto moltissimo >>.
<< Anche io! >>, si avvicinò a lei.
Lei si allontanò all'inizio ma poi andò come una furia verso
di lui, piangendo e battendo pugni sul suo petto. La lasciò fare.
<< Io avrei capito, avrei tenuto il tuo segreto! Se
pensi poi che non abbia pensato al fatto che l'agenzia investigativa di
mio
padre fallirà per colpa delle tue bugie, pensi male! Sei una persona
orribile!
>>.
Lui le permise si sfogarsi e insultarlo.
<< E non pensi anche ai bambini, ah? Alla delusione
che avranno quando tu e Ai sarete spariti dalle loro vite? >>.
<< Ci ho pensato >>.
<< Tu hai pensato solo a te stesso! >>, urlò,
<< Alle tue indagini, come fai sempre. C'è un omicidio, un
rapimento che
viene prima di tutto. Come faccio a sapere che prima o poi non accadrà
di
nuovo?! Che tu te ne andrai e sparirai di nuovo?! >>.
Shinichi la costrinse a guardarla dritta negli occhi e in
quell'esatto momento l'acqua scaturì fuori, circondandoli.
<< Niente e ripeto niente viene prima di te, Ran. Io
ti amo da quando ero un bambino e conto di amarti tutta la vita, se tu
me lo
permetterai >>.
Lei smise di piangere, con le guance ancora bagnate, smise
anche di parlare, guardandolo negli occhi blu.
Poi si alzò in punta di piedi. Lui si avvicinò e si
baciarono.
Con l'acqua a circondarli, si diedero quel bacio troppo a
lungo assopito, che troppo tempo aveva atteso.
Un bacio addormentato per quattordici anni.
L'acqua li circondò per tutto il minuto successivo e quando
si spense, continuarono a baciarsi. Si abbracciarono stretti e si
staccarono.
<< Ti amo Shinichi >>.
<< Ti amo anche io Ran >>.
Si baciarono di nuovo e stavolta senza mai fermarsi, il
tempo non contava più, il passato non era importante. Perché quando c'è
l'amore
di due cuori che battono insieme niente è più importante di quel
sentimento
che
li unisce.
<< Heiji, dici che dovremmo dirgli che sono sul maxi
schermo della piazza? >>.
<< E perché? >>, le strinse la mano, <<
Credo che niente di più bello si sia mai visto su quel maxi schermo!
>>.
Quella giornata si concluse con le montagne russe. Ran e
Shinichi si sedettero vicini e Heiji e Kazuha dietro di loro e il resto
della combriccola
al vagone davanti. Shiho era nervosa, da adulta non ci era mai andata.
La carrozza partì e le grida entusiaste dei passeggeri si
sentirono alla prima discesa dopo una bella salita.
Quei giovani ragazzi non si resero ancora conto che la vita
per loro era appena iniziata, che le cose belle non sarebbero finite
lì. Gli
anni sarebbero passati, ma non si sarebbero mai lasciati. L'amicizia
era più
forte che mai.
Shiho urlò per tutto il tragitto, il dottor Agasa stringeva
la sua mano, era pallido di paura.
Alla fine della corsa, il gruppo scese ridendo a più non
posso.
E poi Heiji diede un bacio a Kazuha e Shinichi a Ran. Il
vecchio scienziato si commosse e Shiho gli passò un fazzoletto.
Heiji strinse la mano a Shinichi.
<< È stata una bella giornata. Ci rivedremo presto
>>.
<< Lo spero >>.
Kazuha strinse le mani di Ran. << A presto amica mia!
>>.
I due si allontanarono mano nella mano e sparirono alla
prima curva.
Il dottor Agasa si offrì di accompagnarli ma i due
preferirono stare soli.
Shinichi portò Ran sotto casa.
<< Grazie >>.
<< Per cosa? >>.
<< Per essere con me >>.
Shinichi le sorrise e si baciarono ancora.
Purtroppo Goro guardava dalla finestra e stava per puntare
l'arma contro il ragazzo, ma fu sua moglie a fermarlo, sgridandolo: i
ragazzi
sono ragazzi.
Ran salì le scale e Shinichi la guardò finché non entrò in
casa.
S’incamminò, le mani in tasca, gli occhi felici.
Shinichi Kudo era tornato ma si rese conto solo in quel
momento che non gli era mai importato di essere di nuovo grande, ma di
tornare
solo dalla sua Ran...
Angolo
autrice!
Chiedo tremendamente scusa per il ritardo ma
purtroppo tra impegni e Internet che funzionava male per colpa del mal
di tempo (vivo in Sardegna quindi penso avrete capito!) ho postato con
tanto ritardo! E questo bacio è avvenuto, stappiamo lo spumante ahahah
XD Però... non è finita! Ancora un capitolo e poi vi libererete di me
:) Alla prossima!
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