un bambino, un fratello, 3 vite... di Narcissa malfoy jnr (/viewuser.php?uid=13774)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** quando ti senti sola... ***
Capitolo 2: *** quando il sogno che si stava avverando si frantuma... ***
Capitolo 3: *** quando accade un miracolo... ***
Capitolo 4: *** quando il sogno diventa realtà ***
Capitolo 5: *** quando comprendi che devi farti forza ma non ce la fai... ***
Capitolo 6: *** quando non ti accorgi dello scorrere del tempo... ***
Capitolo 7: *** quando c'è qualcuno che ti ama... ***
Capitolo 8: *** Quando fai shopping... ***
Capitolo 9: *** quando ti assalgono i ricordi... ***
Capitolo 10: *** quando fai una sorpresa ***
Capitolo 11: *** quando si dice il destino... ***
Capitolo 12: *** quando puoi divertirti di nuovo... ***
Capitolo 13: *** quando le emozioni prendono il sopravvento ***
Capitolo 14: *** l'altra sposa ***
Capitolo 15: *** l'arrivo in villa ***
Capitolo 16: *** SORPRESA!!! ***
Capitolo 17: *** la tragedia... ***
Capitolo 18: *** il responso... ***
Capitolo 1 *** quando ti senti sola... ***
quando ti senti sola
QUANDO
TI SENTI SOLA...
Salve ragazzi, sono una nuova scrittrice di
questo sito, spero siate clementi, perchè sono abbastanza
suscettibile!
scherzo! solo che vorrei sapere che ne pensate, tutto qui. ora
vi lascio alla lettura.
Bacioni
Narcissa
DLIN
DLON
Il
suono di un campanello, le voci degli alunni che si precipitano fuori
dell'edificio scolastico. Il sole volge al tramonto colorando di oro il
paesaggio circostante...
Una
ragazza di 16 anni, stava uscendo da scuola con le sue amiche. Era stata una
giornata stressante, e dopo una giornata così cosa c'era di meglio se non un bel
panino e una sfuriata al karaoke?
Tra
chiacchiere e risate, venne fuori un argomento un po' doloroso...
" beata te,Aiko, tu non hai fratelli o sorelle di cui occuparti! Io, invece, dopo
una giornata così devo pure badare a mio fratello di 2 anni e dopo devo
studiare. che palle!"
"tu
dici così, ma alla fine ti piace avere un fratello, non è vero? Non ti rende
felice sentirgli dire le sue prime parole, vedergli fare un sorriso, stargli
accanto e sostenerlo nei suoi primi passi?"
"sì.
Però..."
"però,
non ti lamentare, tu un fratello ce l'hai, adesso, quando ritornerai a casa e
aprirai la porta, lui sarà lì ad aspettarti, ti sorriderà e ti abbraccerà. Non
scostarlo, abbraccialo, perché è un grande tesoro. Tu questo tesoro e l'hai, io
invece sono sola. Quando aprirò la porta di casa, troverò il vuoto ad
aspettarmi..."
una
lacrima silenziosa scese dai suoi bellissimi occhi azzurri, le accarezzò la gota
ed arrivò alle rosee labbra.
Tutto
il dolore che in quegli anni le aveva urlato dentro, era uscito fuori in
quell'unica e solitaria lacrima... perché le altre sue amiche potevano avere un
fratello e lei no? In fondo non stava chiedendo nulla di impossibile, solo un
fratello, no, per lei questo era impossibile, la mamma, non poteva più avere
figli, le avevano asportato una tuba per una gravidanza extra uterina, e l'altra
era danneggiata. Quello, quello di 9 anni prima, era stato un vero
miracolo...
FLASH
BACK
Il
cielo era ricoperto qua e là da soffici e candide nuvole dalle quali il sole
faceva capolino, una graziosa bimba bionda con occhi azzurri, stava giocando con
i suoi amichetti...
"quella
sembra un orso!"
"e
quella un aeroplano!"
" aiko,amore, vieni dentro che ti dobbiamo dire una cosa!"la richiamò il
papà
"ma
papà io voglio giocare!"
"giocherai
dopo, ora ti dobbiamo dire una cosa importante.."
"va
beeeeene..."
Entrò
in casa come le avevano detto i suoi genitori.
La
cucina non era di lusso, ma ugualmente calda e accogliente. C'era una grande
parete attrezzata sulla destra, il piano cottura di fronte alla parete
attrezzata e una grande finestra da dove entrava la luce. Il lampadario era
ampio e semplice, sotto di esso un tavolo in legno in stile inglese, come del
resto tutta la cucina.
Mamma
era seduta a capo tavola, papà alla sua destra, lei doveva sedersi alla sua
sinistra.
"aiko, ti piacerebbe avere un fratellino?"
"sì.."
"se
questo accadrebbe, tu aiuteresti la mamma?"
""sì..."
"che
brava la mia bambina!"
la
mamma la prese e l'abbracciò forte forte, come solo lei sapeva fare. La bimba si
sentì al sicuro tra le forti braccia della sua adorata mammina. Poi l'abbraccio
si sciolse...
"amore.
La mamma aspetta il tuo fratellino, sei contenta?"
"tantissimo
mamma!"
l'abbracciò
di nuovo. Era così felice! Non sarebbe più stata sola...
i
giorni corsero velocemente. Lei aiutava la mamma. Le aiutò a scegliere il
corredino, a sistemare la stanza. Ogni giorno era una nuova scoperta.
Riordinarono
insieme quella che per molto tempo era stata la stanza dei giochi di Aiko.
Alcuni giochi furono portati in soffitta, gli altri, sistemati, nella stanza del
bimbo in arrivo...
Quanti
scherzi che la mamma le preparò nei giorni a seguire... un serpente di pezza di
qua, uno spruzzo di farina di là...
Cucinavano
spesso dolci insieme.
Quelli
furono giorni indimenticabili. La mamma era più felice del solito...
"la
colpa è tua! Se non ti fossi sciupata così tanto. Avresti potuto portare avanti
la gravidanza, e invece no! Hai voluto strafare ed ecco il risultato, hai perso
il bambino. Ora, chi glielo dice ad Aiko? Come fai a spiegarle che il fratellino
che ha tanto desiderato non arriverà mai?"
" non lo so, non lo so.."
piangeva
come una disperata. Perché dovevano fare questo proprio a lei? Perché dovevano
prima illudere e poi deludere una bimba?
"glielo
dirò io, in un modo o nell'altro glielo dirò..."
" no, lasci che lo faccia io. Sono una mamma, posso comprendere meglio i suoi
sentimenti..."
" fa come vuoi..."
la
notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno. Il sole volgeva al tramonto.
Colorava il cielo di sfumature di rosso, arancio, indaco e blu... una bimba
bionda stava rientrando a casa, sorrideva, perché presto sarebbe arrivato il suo
fratellino... e invece...
"aiko, la mamma deve dirti una cosa importante..."
lottò
per trattenere le lacrime
"sul mio fratellino?"
"sì"
"di
cosa si tratta mamma? Sta per nascere?"
"no,
amore, ecco vedi il tuo fratellino... come posso dirtelo?"
"che
cosa mamma?"
'' il tuo fratellino...non c'è più... è morto... non è più potuto
nascere...''
'' mamma, stai dicendo che io non avrò un fratellino?''
''sì
amore...''
allungò
una mano per accarezzarla, ma la piccola, la scostò...
'' non mi toccare! Non mi chiamare più amore! Non voglio avere più niente a che
fare con te! Non sei più mia mamma! Lasciami in pace... perché? Perché non posso
avere un fratellino? Che ti ho fatto mamma?''
''amore
non è colpa tua, nemmeno mia. Solo non doveva nascere il tuo fratellino. Non
l'ho deciso io, ma Qualcuno che è più potente di noi, e noi non possiamo fare
niente contro le sue decisioni... mi dispiace piccola mia, mi
dispiace...''
4
braccia che si intrecciano, due corpi che si uniscono, le urla disperate d due
persone che cercano di confortarsi a vicenda per qualcosa che nessuna delle due
potrà più avere...
l'una
un figlio, l'altra un fratello...
FINE
FLASHBACK
''mi
dispiace Aiko, involontariamente, ho ferito i tuoi sentimenti...
perdonami...''
''non
ti preoccupare, è tutto passato...''
''sì,
però, scusami...''
''basta
frignona! Ma non è ora di andare al karaoke? A quest'ora la tariffa è più bassa!
Dai corriamo!"
''ok!!!!!!!!!!!!!!!!!!''
una
pazza corsa a chi arriva prima seguì la triste vicenda... nessuno per quella
giornata pensò più a nulla, solo a divertirsi.
Era
ormai sera, quando le 4 ragazze uscirono dal karaoke...
''guarda
come è tardi! Mamma sarà preoccupata! Fortuna che ci siamo anticipate i compiti!
Ci vediamo domani!''
''ciao!''
Aiko,
corse verso casa. Inconsapevole della lieta notizia che la
attendeva...
Le
altre tre invece...
'' certo però, tu, a lamentarti di tuo fratello davanti a lei. lo sai che è
sensibile alla cosa...''
''me
l'ero scordato!''
''ma
non lo sapete?''
''cosa?''
''la
mamma di Aiko,è incinta, è all'ottavo mese! Le cose cambieranno per
aiko!''
----
''amore...
ti prego portami all'ospedale...''
''certo
cara...''
Allora? ke ne
pensate?
Fatemi sapere!!
Alla prossima!
Narcissa
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Capitolo 2 *** quando il sogno che si stava avverando si frantuma... ***
CAP 2
CHIEDO PERDONO A TUTTI VOI CHE MI SEGUITE, MA HO DOVUTO
CANCELLARE I CAPITOLI, PERCHè ERA INCOMPRENSIBILE! MI SONO
ACCORTA CHE ALCUNE FRASI NN SI LEGGEVANO E LA STORIA STAVA DIVENENDO
UNO SCHIFO, PRATICAMENTE, PERCHè NON ME L'AVEVTE DETTO? COMUNQUE
NN VI VOGLIO UCCIDERE, NO, NON VI PREOCCUPATE, ANZI SPERO CHE ADESSO
GRADIRETE DI PIù LA STORIA!
RINGRAZIO COLO RO CHE MI HANNO SEGUITA NELLA PRECEDENTE STESURA: MISS_MICHY, BABYZQUEENY, CURIX E AIKA_CHAN. SPERO GRADIRETE DI PIù!
UN BACIONE.
FATEMI SAPERE!!!
QUANDO IL SOGNO KE SI STAVA
AVVERANDO SI FRANTUMA...
- Capitolo 2° -
arrivò alla porta di casa,
l'aprì, tutto buio...accese la luce. Tutto era deserto...
“mamma,papà, dove siete?”
---nessuna risposta
prese a correre per tutta la casa, niente...
*magari saranno usciti...*
no, che fosse accaduto di nuovo? Non poteva succedere! Nella mente di aiko
riaffiorarono vecchi ricordi..
FLASHBACK
Era una mattina assolata. Faceva molto caldo nonostante fosse inverno. Aiko
aveva 15 anni, stava ritornando da scuola. Aprì la porta di casa e la trovò
vuota. Sulle prime non si preoccupò molto. Era abituata a non trovare nessuno
al suo ritorno. Passò molto tempo. Decise di accertarsi che i suoi genitori
stessero bene...
“papà, sono Aiko, dove siete?”
“a-all'ospedale...”
“è successo qualcosa? La mamma sta bene?”
“s-sì, ti prego vieni...”
non se lo fece ripetere due volte. Chiamò un taxi e si diresse all'ospedale ove
si recava sempre la mamma...
*sarà successo qualcosa! Che sia successo qualcosa a mio fratello? papà
piangeva...no non devo pensarci...*
“signorina, siamo arrivati...”
“grazie...”
pagò la corsa e andò al reparto maternità...
il padre, era appoggiato alla finestra, pensava, ma aveva gli occhi rossi,
aveva pianto...
“papà...”
“aiko, finalmente sei qui! Va da tua madre, è disperata, ha bisogno di te...”
“ma cosa è successo?”
“ ecco, vedi, ha perso il bambino...”
“ma come? L'ultima volta, era alle prime settimane, ma ora, al sesto mese! Come
è potuto accadere? Papà, perché io non posso avere un fratello?”
“non lo so amore mio, non lo so...”
gli si stringeva il cuore a vedere la sua piccola in quello stato. L'unica
figlia che avesse mai potuto avere. Purtroppo, l'utero era troppo stretto e non
riusciva a portare a termine una gravidanza, Aiko era stata una benedizione...
aiko, con le lacrime agli occhi, si costrinse ad entrare e mostrarsi forte.
Chissà se ce l'avrebbe fatta.
Entrò in quella stanza. Maledettamente bianca. Eccola, sua madre era seduta sul
suo lettino. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava invecchiata di 10 anni.
Aveva gli occhi rossi, incapaci di versare più una lacrima, aveva le
occhiaie... era la depressione in persona. Le si strinse il cuore a quella
vista. Trattenne le lacrime, doveva essere forte, per lei, per sua madre...
“mamma...” la chiamò. Un sussurro sottilissimo che la madre riuscì a cogliere.
Si girò verso di lei. Gli occhi ormai di chi si era arreso...
“Aiko...”
le si avvicinò lentamente. Si sedette sul letto e la strinse forte a se.
No, non doveva piangere, doveva sostenere la mamma, per quanto anche lei stesse
male.
La mamma si strinse attorno alla sua piccola.
Già la sua piccola bambina, quella bimba ormai diventata ragazza. Sembrava una
madre in quel momento. Di sicuro Aiko stava più male di lei, ma non ce la
faceva. Era per aiko che aveva deciso di riprovare, ma anche per se stessa,
voleva di nuovo avere tra le braccia una creatura indifesa. Ma perché, perché non
poteva?
"il suo utero è troppo stretto e non riesce a portare avanti, fino in
fondo una gravidanza. Mi dispiace, ma la vostra primogenita è già stato un
miracolo..."
un miracolo...un dono...era stato bello aiutarla a crescere e diventare quello
che era ora. Una ragazza diligente, brava. Non una di quella ragazzine super
viziate. Era proprio fiera della sua bambina...
“mamma, fatti coraggio, ci riproverai, vedrai che un bambino verrà...”
“come sei matura piccola mia...”
restarono abbracciate ancora a lungo, confortate dal calore di quell'abbraccio.
Pochi giorni dopo la mamma fu dimessa dall'ospedale. La casa era
irriconoscibile. Piena di polvere, sembrava disabitata da secoli. Papà portò in
camera da letto la moglie e Aiko iniziò a preparare il pranzo.
Era un altro di quei maledetti giorni di sole. Il cielo limpido senza una
nuvola, un vento leggero dava sollievo dal caldo, era cominciato l'autunno. In
questi giorni, si dovrebbe essere felici, invece in quella casa, in casa
Aogiri, regnava il più profondo silenzio. Un silenzio simbolo di lutto. Un
lutto che ricorreva ormai da troppi anni.
*signore, ti prego, tu che puoi fare tutto, allevia le sofferenze di mia madre.
Concedile il dono di un figlio. Ti prego! Non ce la faccio a vederla così*
la povera Aiko, invocava così la benedizione del signore, ogni giorno. Ma la
mamma non dava segni di miglioramenti. Inutili gli antidepressivi prescritti
dal medico.
“mamma, oggi ho preparato le lasagne besciamelle e funghi! Quelle che ti
piacciono tanto!”
“grazie figlia mia, ma non le merito, perché non sono in grado di farti
felice...”
“mamma, non ti preoccupare, davvero, io sto bene! Sarei più felice, però, se tu
mangiassi e mi aiutassi a cucinare i dolci come una volta. Ti ricordi? Da
piccola lo facevamo sempre... fammi felice mamma...”
“se è questo quello che vuoi...”
“sì mamma! Dai siediti e mangiamo...”
passarono i giorni e la mamma di Aiko sembrò rimettersi completamente. Aveva
ritrovato il buon'umore.
Intanto...
“aogiri è assente anche oggi. Qualcuno ha sue notizie?”
“signorina, credo che la madre non stia tanto bene...”
“che cos'ha?”
“credo abbia perso il bimbo al sesto mese di gravidanza. Era da tanto che ne
voleva uno...”
“mi dispiace. Ma Aogiri che cosa può fare?”
“deve stare vicina alla madre perché è caduta in uno stato di depressione, ma
pare si stia ristabilendo. Credo che tra pochi giorni ritorni...”
“grazie...”
la ragazzina matura e diligente mancava a tutta la classe, perché nessuno
poteva fare a meno della sua spensieratezza...
Aiko, in effetti, tornò pochi giorni dopo a scuola. Non era nelle migliori
condizioni. Ma tutta la classe, avrebbe fatto di tutto per sostenerla e farle
ritrovare l'allegria e il sorriso che le davano molto. Sarebbe ritornata la
spensierata e felice Aiko a breve... continua
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Capitolo 3 *** quando accade un miracolo... ***
CAP 3
QUANDO
ACCADE UN MIRACOLO...
- Capitolo 3° -
la mamma si era ristabilita. Aveva
ripreso le sue mansioni come nulla fosse accaduto. Apparentemente. In realtà
soffriva molto, ma non per lei. Ma per la sua bimba, voleva donarle un
fratello, perché sapeva che aiko ne voleva uno, sapeva che si sentiva sola,
nonostante le fosse sempre vicina. Aveva deciso. Doveva fare qualcosa. Consultò
un ginecologo…
“senta signora, il problema è il suo utero. Ma credo potremmo provare con dei
farmaci durante la gravidanza…”
“no, i farmaci non li voglio usare…”
“no, non nuoceranno al bambino. Tante donne nelle sue stesse condizioni li
hanno usati ed ora hanno figli sanissimi. Basterà prenderli verso metà
gravidanza. Verso il 4 mese, fino alla nascita del bambino…”
“mi ha convinta. Quanto avrò notizie le farò sapere…”
“arrivederci signora…”
“arrivederci…”
non parlò a nessuno del suo piano. Né al marito né alla figlia. Tenne tutto per
sé.
Attese pazientemente il momento propizio e chiese al marito un rapporto sessuale.
Tutto andò secondo i piani.
Fino al terzo mese. Nascose la gravidanza, se avesse indugiato ancora
l’avrebbero scoperto e si sarebbero molto arrabbiati. Aspettò che si creasse
l’atmosfera giusta. Intanto faceva regolari visite dal ginecologo, per avere
sotto controllo la situazione. Tutto procedeva normalmente.
Era una sera fresca e tranquilla. Una di quelle sere tranquille, dove tutto ti
sembra irreale…
“amori miei, vi devo parlare…”
“certo, di cosa?”
“ecco vedete, i-io… s-sono incinta. Spero che questa sia la volta buona…”
“ma mamma! È una splendida notizia! Ma da quanto sei in questo stato? “
“tre mesi e 1 settimana…”
“TRE MESI E UNA SETTIMANA?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?! E quando
pensavi di dircelo, quando nasceva?”
“su, non vi arrabbiate! Come si dice “prima dei tre mesi porta sfiga!”“
“mamma! Sei impossibile!”
“ha ragione Aiko e devo aggiungere incredibile!”
“ma ti voglio tanto bene mamma!”
l’abbracciò forte. Un abbraccio che durò molto a lungo. Le sembrò di ritornare
indietro nel tempo. Quando era piccola e la mamma le aveva data la bella
notizia. Si sentiva come una bambina in quel momento una bimba che ha appena
ricevuto il suo regalo di natale…
FINE FLASHBACK
dal quarto mese la mamma cominciò a prendere le medicine prescritte dal medico.
Fece tutti gli analisi. Il bambino stava bene. La felicità di quella famiglia
arrivò alle stelle.
Era tutto normale fino a quella mattina, ed ora? No, non poteva accadere
proprio ora che era all’ottavo mese. Non poteva accadere un’altra volta.
Ora, aveva paura di alzare la cornetta e riascoltare la cruda verità…
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Capitolo 4 *** quando il sogno diventa realtà ***
CAP 4
QUANDO IL SOGNO DIVENTA REALTà…
- Capitolo 4° -
“pronto?”
“papà…dove siete?”
“in ospedale, presto vieni…”
ti sembra di essere ritornata
indietro nel tempo. Le stesse parole, lo stesso tono, la stessa giornata tutto
era uguale. Esci di casa, chiami un taxi, ti accompagna all’ospedale, lo paghi,
Sali al reparto maternità. Tuo padre è affacciato alla finestra, ha gli occhi
rossi, ha pianto…si gira verso di te, ti abbraccia… ti indica una stanza.
Esitante entri…la solita maledettamente bianca stanza…la solita stanza che
odora di disinfettante…la stessa odiata stanza…lo stesso letto dove hai più
volte visto tua madre piangere, non ce la fai più vuoi che la si finisca con
questa storia. Basta. Hai deciso. Dopo aver confortato la mamma le chiederai di
non ritentare più.
Ti avvicini…sta dormendo…le
accarezzi il dolce volto segnato dagli anni… gli occhi color ebano si schiudono
e ti sorridono…un sorriso enigmatico… la delicata mano segnata da anni di
lavoro ti accarezza una guancia…ti indica qualcosa…incerta ti volti e noti una
cosa che prima non c’era o che semplicemente non avevi visto…
Ti alzi, anzi è il tuo corpo
che si alza, sei in uno stato come di trance, ti avvicini temendo di vedere
qualcosa ke ti possa ferire…sei arrivata, ma i tuoi occhi si rifiutano di
vedere, lentamente ti sporgi a guardare…
Un bimbo… piccolo, indifeso,
dolce… ti guarda con i suoi grandi
occhioni blu… non ci puoi credere, non ci vuoi credere, tendi le braccia verso
quell’indifesa creatura, la prendi in braccio e la coccoli…non appena lui ti
guarda scoppi in un fiume di lacrime…la tua felicità è alle stelle…
“mamma…sono così felice…”
“anch’io bimba mia, anch’io,
ma ti prego, qualsiasi cosa succeda, tu devi promettermi che ti prenderai
sempre cura di lui come se fosse tuo figlio, devi promettermelo…”
“mamma, ma che stai dicendo?
Lo cresceremo insieme tu, io e papà, insieme…”
“vorrei tanto che fosse così…”
piangi, non sai cos’altro
fare…sai solo piangere… tuo padre è seduto vicino a lei e le stinge una mano…
“dammi un bacio piccola…”
le porgi un casto bacio sulla
guancia, le porgi tuo fratello affinché possa abbracciarlo… vi abbraccia
entrambi…come fosse l’ultima cosa che facesse…
“abbiate cura di lui e di voi…vi
voglio bene tutti e tre… vi amo…”
vedi quegli amati occhi
spegnersi per sempre, senti quel corpo smettere di respirare…ma tu sai solo
piangere le tue infinite lacrime…
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Capitolo 5 *** quando comprendi che devi farti forza ma non ce la fai... ***
CAP 5
QUANDO TI
ACCORGI CHE DEVI FARTI FORZA MA NON CE LA FAI...
- Capitolo 5° -
passarono ormai 2 mesi da quel fausto e infausto giorno. Come si può
dimenticare?
Vedere il corpo della propria madre scomparire dentro una bara, sotto terra…
come puoi farcela?
Il palo che per te era segno di forza, crollò come crolla un castello di carta.
Quel giorno, ci furono tutti a sostenerti. Tutti ma proprio tutti, tutta la
cittadina.
Quella donna, Blue Aogiri era conosciuta e apprezzata da tutto il paese.
Nessuno potrà mai dimenticare il suo grazioso sorriso, i suoi preziosi
consigli, la sua semplicità. Era una donna fantastica. Non ci sono parole per
descriverla. Amava tutto e tutti, anche se questo amore,a a volte la faceva
soffrire. Quante volte aveva pianto da sola nella sua stanza, senza che nessuno
la vedesse. Era una donna grandiosa. Era morta per donare la felicità a sua
figlia, per donarle un fratello.
Tutti si erano offerti di prendersi cura del bambino o di aiutare la ragazza
che era rimasta sola, senza una figura importante nella sua vita. Lei aveva
risposto con un semplice “grazie per essere intervenuti e per il vostro
appoggio, ma saprò cavarmela…”
Ora, a due mesi di distanza, il vuoto lasciato non si era colmato, ma quel
vuoto non sarà mai colmo.
Ma la piccola Aiko, ora aveva una cosa più importante a cui pensare. Suo
fratello Seiji.
Seiji significa “amare il blu” ecco il perché di quel nome. Così potrà portare
sempre con se un frammento della persona che è morta per donargli la vita.
Accudire un bambino, non è mai facile. Devi dargli la poppata ogni 2-3 ore.
Devi cambiarlo, devi stare attenta a non farlo ammalare. Un bambino non ha
difese. Devi divenire tu la sua fortezza, la sua sicurezza. E nonostante le sue
incertezze, le sue paure, il suo dolore, Aiko aiutò quel bambino a divenire un
uomo.
“papà, non riesco a farlo smettere di piangere…”
“avrà le coliche…”
“come devo fare?”
il padre, dolcemente, prese suo figlio tra le braccia e lo poggiò, sulla sua
spalla, con il pancino contro i propri pettorali. Seiji, si calmò piano piano,
fino ad addormentarsi.
“grazie papà…”
“sono cose che man mano si imparano, non preoccuparti…”
prendere tra le braccia una creaturina indifesa, abbracciarla, nutrirla,
accudirla. Ti dà un grande senso di pace. Aiko, capì così che la sua vita era
questa, che non doveva abbattersi, perché la sua mamma, le aveva chiesto
questo. Vivere per suo fratello.
DRIIIIIN
Suonano alla porta. Aprì e vedi delle persone amiche sorriderti. Asuka, Momo,
Miki, Yukito, Touya, andarono tutti a farle una visita… gli sorridi e con
ancora il biberon dell’acqua in mano, li fai accomodare in cucina.
“aiko, la tua cucina è diversa dall’ultima volta o sbaglio?”
“ma ti sei fumata il cervello? È normale che la cucina è cambiata, ora c’è un
bambino per casa…”
“ah, già è vero… sono proprio una stupida…”
“dai, non preoccuparti è normale, perché tu sei sempre così!” sorrise Aiko.
Quei ragazzi, la facevano sentire proprio bene. Il suo gruppo. I suoi migliori
amici.
Asuka, una ragazza, con i capelli neri e corti, due occhioni da bambina, verdi
come l’erba del prato. Era molto simpatica e pazza.
Momo, una ragazza dolce e delicata come una pesca. I capelli castano chiaro,
incorniciavano un viso da bambolina. Era la più timida del gruppo.
Miki. La più sclerata in assoluto. Parlava spesso a vanvera [ ehi! Io non parlo
a vanvera! ndMiki ah no? E allora la frase di prima allora? Ti sei data anche
dell’idiota! ndIo ma le battute le hai scritte tu! NdMiki io? (me ke si indica
con fare innocente) grrrrrrrrrrrrrrNdMiki aiutooooooooo NdIo]. Aveva capelli
ricci, color del fuoco che incorniciavano due occhi castani.
Yukito. Il più bello di tutta la scuola. Aveva capelli color dell’oro e occhi
azzurri [il principe azzurro! -ç- ndIO ma se assomigli a me! ndDraco Malfoy
appunto! Sei tu il mio principe azzurro!ndIo ah, grazie!ndDraco ma non è
vanitoso però ndIo ki sarebbe vanitoso? Vieni qui ke ti faccio vdre io! ndDraco
ma perkè dv sempre litigare con i miei personaggi? ndIo] era un tipo quieto che
amava la pace.
Touya. Capelli castani occhi color ghiaccio, molto amico di Yukito era il
secondo più bello della scuola. Era il saggio del gruppo.
Poi, c’era lei Aiko. Spensierata, modesta, saggia. Insieme facevano un bel
gruppo assortito. Sì, quei ragazzi erano i suoi amici ed avevano la
straordinaria capacità di farla sentire bene.
UEEEEEEEEE
“scusate, seiji chiama!”
“vai vai!”
aiko, corse dal suo adorato batuffolino. Era l’ora della poppata e a quanto
pare anche del cambio pannolino.
“non so voi, ma la vedo molto trascurata…” disse momo con fare preoccupato
“sì, hai ragione, ma bisogna anche capirla, ha perso la madre e di punto in
bianco si deve prendere cura di suo fratello da sola. È difficile per una
ragazza di quasi 17 anni…” disse Asuka
“ ragazzi, l’unica cosa che possiamo fare noi è di starle vicino e aiutarla.
Deve vivere la sua nuova vita…” disse touya
“hai ragione…” esclamarono all’unisono tutti gli altri.
“ecco qua! Ora che sei pulito, prepariamo la pappa…”
“facci vedere questo giovanotto!”
Aiko, lo affidò alle cure di Momo.
“ma quanto è cresciuto! E veramente molto bello e in salute…”
“Grazie…” disse Aiko dal più profondo del suo cuore
“ di che?”
UEEEEEEEEEEEEEEEEE
“ Aiko…” la chiamò Momo spaventata
“dammi qua…” si offrì Asuka
“ amore mio, vieni dalla mamma…”
lo prese in braccio. Il bambino si calmò all’istante…
“scusate, non è abituato a gente estranea…”
“aiko, hai appena detto “vieni dalla mamma” ?”
“sì, ora vi spiego…”
FLASHBACK
Una giornata di duro lavoro era giunta a termine. Seiya Aogiri rientrò a casa e
vi trovò la sua famiglia.
Sua figlia Aiko, la più grande, stava preparando la cena. Suo figlio Seiji,
stava dormendo nel passeggino in cucina. Quando, all’udir dell’uscio chiudersi,
scoppiò a piangere. Aveva il sonno leggero.
“Seiji, amore, va tutto bene, è papà che torna…”
sua figlia cullava dolcemente tra le braccia suo fratello. Aveva un bellissimo
sorriso sul volto. Quel sorriso le donava. Gli sembrò di ritornare indietro nel
tempo, quando sua mogli era ancora viva. Quando cullava allo stesso modo la
loro primogenita…
“ecco papà, vuoi andare da lui? Buonasera papà”
“buonasera Aiko.” e le scoccò un bacio sulla guancia. Un altro poi a Seiji.
“ Aiko, vado a fare una doccia…”
“vai pure…”
dopo poco, la cena fu pronta. Si sedettero tutti e due a tavola…
“senti Aiko, Seiji, ha bisogno di una madre…”
“papà, non venirmi a dire ke ti sei trovato un’altra donna, perché non lo
sopporterei…”
“ fammi finire, non mi sono trovato nessun altra donna. Per me ci sarà sempre e
solo tua madre. Volevo dirti, ke sei molto brava ad accudirti di tuo fratello,
e ke sarebbe meglio se divenissi tu sua madre, non fa niente se non saprà mai
che sei sua sorella, l’importante è ke lui viva con un punto fermo…”
“e tu papà, tu sarai suo padre o suo nonno?”
“sarà meglio essere il nonno, altrimenti potrebbe insospettirsi una volta fatto
grande. Sempre che per te non sia un problema essere una madre…”
“papà per me non sarà mai un problema. Sarò sua madre e tu suo nonno. “
FINE FLASHBACK
“e così io sono diventata sua madre e papà suo nonno…”
“ma non sarà troppo pesante per te?”
“non vi preoccupate, dovevo lo stesso accudirmi di lui. Ora essere sua madre o
sua sorella, non c’è nulla di male…”
“hai ragione…”
PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
“oh il caffè è pronto!”
una tazza di caffè e una fetta di torta, portata dagli amici di aiko,
allietarono una piacevole giornata…
|
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Capitolo 6 *** quando non ti accorgi dello scorrere del tempo... ***
CAP 6
QUANDO
NON TI ACCORGI DELLO SCORRERE DEL TEMPO...
- Capitolo 6° -
6 mesi.
Un periodo dannatamente lungo, un periodo dannatamente corto.
Una contraddizione.
Sembrava che il tempo non volesse passare mai, ma volava.
Una ragazza bionda, occhi azzurri, alta, magra. Poteva fare la modella, invece
faceva la mamma.
La mamma a tempo pieno.
6 mesi prima aveva lasciato la scuola, per accudire suo fratello, la sua unica
ragione di vita.
Aveva perso una madre. Si era occupata di tutto in questo periodo di tempo e
avrebbe continuato a farlo. Forse era un fardello troppo grande da portare
sulle sue deboli spalle da adolescente, ma lei lo portava come se non pesasse
nulla.
Forse qualcosa pesava.
Pesava 8 chili. Suo Fratello. Seiji. Il piccolo e innocente Seiji.
In quel periodo di tempo aveva capito tutto di quel bambino. Dal pianto per la
poppata a quello per il cambio o a quello semplicemente per bisogno di
attenzione. Ogni pianto aveva un suono diverso. Era maturata, forse troppo in
fretta per la sua età. Era una donna matura, ma ancora una ragazzina.
A volte desiderava che suo fratello. Suo figlio. Non fosse mai nato, così lei
avrebbe potuto vivere la sua vita come le sue compagne. Ma, quando lo vedeva
affidarsi a lei completamente, lo vedeva sorridere, questa voglia le passava,
quel bambino aveva uno strano effetto su di lei.
Era per questo che aveva deciso di festeggiare il primo semestre di suo figlio.
Aveva organizzato una piccola festicciola. Aveva invitato miki, momo, asuka,
touya e yukito.
Quanto tempo era passato, erano passati sei mesi. Ma se ti guardi indietro ti
accorgi che il tempo è volato e tu non te ne sei accorta.
Se ripensi alle prime volte.
Non riuscivi a farlo stare zitto. Non riuscivi a capire perché piangesse.
Dovevi stare attenta quando cambiarlo. Eri una vera frana e invece ora sei
diventata un’esperta. Ora fai tutto con più sicurezza. Eppure erano passai solo
sei mesi.
“Ma… ma…”
la voce di tuo figlio ti riporta alla realtà. Ti giri e vedi il suo dolce viso
illuminarsi e porgerti un sorriso. Gli sorridi.
L’hai vestito a festa. Una magliettina verde prato e un paio di jeans. Sembra
proprio un ometto. Gli spettini un po’ i capelli e lo baci.
“amore della mamma, che c’è?”
“ba…ba…” le porge le braccia. Vuole essere preso in braccio e lei lo soddisfa.
Lo prende tra le sue braccia e lo fa volare. Il gioco che a lui piace molto.
Ride di gusto. Lo abbracci, lo baci, baci quel piccolo tesoro.
“aiko! Da quanto tempo!”
“ salve ragazzi! Davvero da quanto tempo! Come va?”
“bene. E a te?”
“bene grazie…”
“ e questo giovanotto?”
“ta…”
“dice grazie…”
“prego!” asuka spettinò i capelli del piccolo con fare affettuoso. Il piccolo
stringeva tra le braccia il suo nuovo giocattolo. Un camion dei pompieri con
tanto di attrezzature. Era rosso e giallo come quello vero. Con le piccole
manine, lo sbatteva a terra, lo metteva in bocca. Fortuna che nn c’erano pezzi
che si potevano staccare.
“6 mesi… piccolo birbante, sei diventato grande… ah proposito Aiko, io la
settimana prossima do una festa, ci saranno tanti boy, vuoi venire?”
“ mi dispiace, non posso… c’è il piccolo…”
“ma lo sai ke compio 17 anni?”
“sì, ma…”
“ma cosa? L’anno prossimo sarò maggiorenne!”
“dimmi una cosa, non hai paura?”
“paura di cosa?”
“di diventare grande…”
“ e perché?”
“ sai cosa significa essere maggiorenne?”
“ fare ciò che vuoi…”
“invece significa assumersi le proprie responsabilità , diventare un’adulta
fare le proprie scelte ed essere consapevoli di ciò che si fa… non significa
solo sballo. Perché a 18 anni sarai indipendente e solo allora ti accorgerai
che la tua vita è volata, ti accorgerai che alcune scelte erano sbagliate e
altre giuste, bada bene a ciò che fai. Forse ora ti sembreranno sciocchezze, ma
quando sarai più grande capirai. Non fare scelte avventate…”
“ urca aiko, ma quanti anni hai?”
“17”
“EEHHHHHHHHHH?! E parli come un’ adulta!”
“beh, perché per me il tempo è volato. Ora sono mamma…”
“ma anche se sei mamma, non è detto che tu non possa divertirti. Vieni alla
festa.”
“mi dispiace asuka, ma non posso…”
“come desideri…”
continua...
|
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Capitolo 7 *** quando c'è qualcuno che ti ama... ***
cap 7
QUANDO C’è QUALCUNO CHE TI AMA…
- Capitolo 7° -
Era una giornata come tante,
eppure, diversa. Aiko si era svegliata alle luci dell’alba, perché il piccolo
Seiji aveva avuto un incubo. Da allora non era più riuscita a riaddormentarsi.
Aveva, allora, fatto il letto e la sua camera, poi si era lavata ed era scesa
in cucina, mancava poco alle 6, aveva cominciato così a preparare la colazione,
perché a breve il padre doveva andare a lavorare.
Batté le uova, frisse la
pancetta, spremette le arance, preparò le cialde e andò di sopra.
“papà svegliati, sono le
6e15…”
“mhhh, ah ciao amore, già in
piedi?”
“Seiji ha avuto un incubo
stamattina all’alba e non sono più riuscita a dormire.”
“non mi sono accorto di niente”
“eri stanco. Ma muoviti che
la colazione si fredda”
“è già pronta?”
“sì…”
“corro!”
Si precipitò fuori dal letto
e si chiuse in bagno, dopo 5 minuti era già vestito, pulito e pettinato.
“papà sei peggio di un
bambino!”
“che mi hai preparato di buono?”
“pane burro e formaggio…”
“nooo, non mi piace!”
“non fare il bambino, questo
c’è e questo ti mangi… oggi devo andare a fare la spesa…”
“davvero hai preparato pane,
burro e formaggio?”
“si”
“non ci credo…”
“scendi e vai a vedere.”
Neanche un bambino si sarebbe
comportato come lui. Scese di corsa le scale per vedere se c’era davvero ciò
che aveva detto Aiko. Lei lo seguì a ruota. Seiya, vide la tavola
apparecchiata, con le forchette e i coltelli già disposti ai lati del tavolo.
Il bicchiere e l’acqua già erano lì, mancavano solo i piatti con la colazione.
“ma io non vedo nulla!”
“aspetta…”
Aiko si avvicinò ai fornelli
e prese un tegame coperto. Poi prese due piatti. Scoperchiò il tegame e riempì
i piatti con pancetta e uova, dopo di ché prese il pane e il succo d’arancia.
Si sedettero e mangiarono con molto appetito.
“non facevo colazione in
questo modo da una vita!”
Eh, già, le loro colazioni
erano sempre frenetiche. Papà mangiava qualcosina alla svelta, di solito un
cornetto e un caffè. Mentre Aiko preparava il biberon a Seiji che strillava
con tutte le sue forze. Aiko faceva
raramente colazione. Invece quella mattina c’era una calma ed una serenità
troppo a lungo sospirata.
“eh già, da quando è arrivato
Seiji non riusciamo più a stare un po’ in pace.”
“ma è bello averlo per casa.”
“sì, da un tocco di allegria…”
“se tua madre fosse qui,Aiko,
sarebbe fiera di te…quanto mi manca, tu le assomigli molto…”
“anche a me manca…ma lo sai
che ho preparato le cialde? Ora le vado a prendere!”
“le cialde? Buone!”
La ragazza si alzò da tavola
ed andò a prendere le cialde. Le guardò, le prese, prese il miele e si avvicinò
al tavolo. Ve le poggiò sopra e con una scusa andò di sopra. Si buttò a
capofitto sul letto e cominciò a piangere tutte le sue lacrime.
“mamma, perché te ne sei
andata? Perché mi hai lasciata sola? Perché? Mi hai fatto un regalo stupendo,
mi hai donato Seiji, ma poi mi hai negato il tuo affetto, il tuo calore, il tuo
sorriso. Mi hai negato la tua presenza. Era bello tornare a casa da scuola e
dire: “mamma, sono tornata” per poi abbracciarti e baciarti. Mi piacerebbe
risentire la tua voce confortarmi quando ne avevo più bisogno, sentire le tue
calde mani accarezzarmi e la tua profonda voce confortarmi. Perché te ne sei
andata mamma? Perché mi hai lasciata sola? Perché mamma, perché?”
Seiya Aogiri si accorse che
le cialde erano appena un po’ bagnate. Si accorse che erano le lacrime di Aiko
che aveva sentito riaprirsi una ferita che era già aperta. Salì le scale ed
andò in camera della figlia. La vide stesa sul letto, stava piangendo. Si
avvicinò, si sedette e le pose la mano sul capo. Aiko a quel contatto alzò la
testa e vide il padre sorriderle tristemente. Lo abbracciò come non faceva da
molto. Rimasero abbracciati, confortati dal calore di quell’abbraccio.
“papà è tardi, devi andare…”
“certo amore, ora vado. Ma
ricordati che tua madre è sempre con te e ti protegge.”
“sì, papà…”
Si alzarono ed ognuno prese
la propria strada. Aiko cominciò a pulire e Seiya andò a lavorare…
SPAZIO AUTRICE:
ALLORA???
ecco, vi chiedo ancora perdono, ma mi sono fatta perdonare (spero) con
questo nuovo chap. se no, mi uccidete, che vi posso dire. spero sia di
vostro gradimento.
baci&abbracci
Narcissa!!!
me lo lasciate un commentino? please! ^____^!
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Capitolo 8 *** Quando fai shopping... ***
cap 8
QUANDO FAI
SHOPPING…
- Capitolo
8° -
Seiji quella mattina si
svegliò abbastanza tardi, lasciando così il tempo ad Aiko di stirare, pulire e
lavare le stanze della casa. Ebbe il tempo anche di cucinare il pranzo prima di
cominciare a scaldare il latte al suo dolce tesoro. Alle 10 in punto Seiji chiamò.
UEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
“seiji chiama” aiko lasciò
ciò che stava facendo ed andò dal suo batuffolino. Lo lavò,lo pettinò e vestì.
Dopo di che, lo poggiò a terra, rifece la culletta, rimise in ordine la
cameretta, lo riprese in braccio e scese di sotto. Il latte era caldo al punto
giusto. Prese il biberon, lo aprì, vi versò il latte e i biscotti. Lo richiuse,
lo agitò e lo porse a Seiji, che lo bevve avidamente.
Intanto, finì di preparare il
pranzo. Prese la borsa con il tutto per Seiji, il portafogli, i soldi, la lista
della spesa, il passeggino, Seiji e si avviò in centro.
“buongiorno Aiko, tutto bene?
Come sta il piccolo?”
“ Buongiorno signora Otome,
il piccolo, come vede, dorme beato.”
La signora Otome era una
donna sulla cinquantina molto legata alla famiglia Aogiri. Aveva capelli neri
spruzzati di bianco, occhi verdi molto vivaci, labbra carnose incrinate sempre
in un sorriso radioso. Anche lei come Blue aveva una parola per tutti. Non si lasciava
mai scoraggiare dagli incidenti della vita, ed era molto legata ad Aiko. Per
lei era come una figlia, e per Aiko, era un punto di riferimento. Si volevano
molto bene e quanto poteva, la signora Otome, andava sempre a trovare la
piccola aiko ed il suo fratellino.
“come è bello, come si è
fatto grande. Complimenti Aiko, lo stai crescendo molto bene…”
“grazie mille… mi scusi, ma
ora devo proprio andare…”
“dove vai?”
“vado a fare shopping, devo
comprare qualcosa da mangiare, il frigo è quasi vuoto.”
“allora vai. Quando ritorni,
vieniti a prendere un caffè.”
“se non sarà troppo tardi, lo
accetterò volentieri…”
“allora a dopo.”
“a dopo…”
Aiko riprese il suo cammino.
Durante il tragitto, incontrò molte persone conosciute, ognuna delle quali si
fermava a chiedere del bambino e di lei, rispose cortesemente a tutte. Arrivò
al centro commerciale all’incirca verso le 11e15. entrò e subito una folata di
aria fresca la inondò, dando sollievo dal caldo che faceva quella mattina.
Cominciò ad aggirare il reparto verdure, poi quello della pasta, poi della
frutta, infine quello baby. Trovò un bavaglio molto simpatico ove era dipinto
un orsacchiotto che beveva attaccato ad un biberon e sopra vi era scritto “bevo
per dimenticare”. Le piacque subito e lo prese. Poi comprò il latte per il
piccolo, dei pannolini,qualche magliettina e qualche pantaloncino. Arrivarono
al reparto giocattoli (doveva passare obbligatoriamente di la per andare alle
casse) e notò un giocattolino da mano molto carino, aveva 4 anelli legati ad
una maniglia. Era di diversi colori, ne scelse uno blu con gli anelli rosso,
giallo, verde e arancione. Andò alla cassa e pagò. Caricò tutto sotto ed ai
lati del passeggino e si avviò all’uscita.
Fuori il caldo era afoso,
c’era molta umidità, e non passava neanche un filo di vento, decise di comprare
un fresco gelato per combattere la calura. Ne prese uno di medie dimensioni al
gusto di amarena, tiramisù e zuppa inglese con uno spruzzo di panna. Seiji, non
appena lo vide, cominciò ad indicare il gelato. Allora Aiko si fece dare un
mini cono con un po’ di gelato alla fragola e glielo porse. Non appena lo ebbe
in mano, il piccolo, fece un gridolino di gioia ed Aiko sorrise a quel
meraviglioso tesoro.
“non dovresti accontentarlo
sempre,sai? I bambini devono anche piangere qualche volta” disse una voce alle
sue spalle. Aiko si girò per vedere in volto colui che aveva le aveva dato un
consiglio, rimase stupefatta. Era un giovane alto, atletico, biondo, occhi
castani profondi e sorridenti spruzzati da un po’ di malinconia, labbra carnose
ed un sorriso radioso. Doveva avere all’incirca 20 anni.
“non l’ho accontentato, oggi
fa caldo e fa bene anche a lui rinfrescarsi con un po’ di gelato. Non posso
pensare solo a me stessa sai? Ho delle responsabilità.”
“certo, hai ragione, ma
qualche volta fallo piangere, così non crescerà viziato.”
“grazie del consiglio, credo
proprio che lo seguirò.”
“prego!”
“comunque molto piacere, mi
chiamo Aiko.” gli tese la mano
“ piacere mio, mi chiamo
Lucas “ strinse la mano di Aiko.
A quel tocco, i ragazzi,
sentirono un brivido correre lungo la schiena. Si sentirono appagati, felici,
completi. Anche solo la presenza dell’uno e dell’altra li completava. Ma
cos’erano quelle emozioni?
“ dimmi Lucas, non sei
giapponese vero?”
“no, come l’hai capito?”
“il tuo è un biondo molto
chiaro, per noi sarebbe finto.”
“ah.”
“e poi i tuoi occhi sono meno
tirati dei nostri”
“mh.”
“ma sai solo mugugnare?”
“no, solo mi hai sorpreso.
Poche persone si accorgono che non sono giapponese.”
“ma se si vede subito!”
“beh, alcuni non mi guardano
attentamente forse…”
“forse…”
UEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
“mi sembrava strano!”
“cosa?”
“che stesse così calmo…”
“perché non lo è?”
“no, gli piace stare al
centro dell’attenzione… è una peste…”
“ah, ma ora calmalo ti prego,
mi sta venendo mal di testa.”
“sì, scusami…”
Aiko prese Seiji in braccio e
lo cullò dolcemente. Il piccolo si calmò subito.
“sei brava…”
“grazie…”
Seiji, cominciò a strofinarsi
gli occhi, così aiko, prese il ciuccio, stese il passeggino e ve lo adagiò. In
10 secondi netti, Seiji si addormentò tranquillo. Con il visino sporco di
fragola e le manine appiccicose.
Restarono per un tempo
infinito a guardarsi negli occhi, senza dirsi niente, perché niente c’era da
dire, sentivano di conoscersi da anni. Ma poi il silenzio divenne imbarazzante.
“ahm, Aiko, che scuola fai?”
fu Lucas a rompere quel silenzio
“io non vado più a scuola”
“allora dimostri molto meno
di dell’età che hai…”
“no, non mi sono spiegata
bene, io ho quasi 18 anni, ma ho lasciato la scuola.”
“perché?”
“perché dovevo accudire
Seiji…”
“ e tua madre?”
“mi…mia madre… n-non c-c’è
più…”
“mi dispiace…ti va
riparlarne?”
Aiko lo guardò negli occhi e
comprese che di lui poteva fidarsi. Annuì e cominciò a raccontare. Gli parlò di
tutto delle gravidanze andate male, dell’ultimo parto, di come ha dovuto andare
avanti, di come ha cresciuto seiji, di tutto. Mentre lo faceva, piangeva,
consumò tutte le sue lacrime. Erano lacrime soffocate per un amore finito, per
una vita spezzata. Erano lacrime di dolore e solitudine.
Lucas attese che lei finisse
di raccontare, poi le andò vicino e l’abbracciò.
Un abbraccio di conforto.
Quell’abbraccio donò ad Aiko sicurezza. Si lasciò andare. Lo abbracciò con
tutte le sue forze. Rimasero lì fermi, confortati dal calore di
quell’abbraccio. A l’uno donava calore, all’altra conforto e sicurezza.
SPAZIO AUTRICE:
allora?
ke ve ne pare? avete visto? è entrato in scena un nuovo
personaggio!!!! ed avrà un certo ruolo in questa storia, ma non
vi dico quale, sappiate solo che... no, non posso dirvelo. comunque
spero che si a più scurrile adesso, la storia... i primi
capitoli saranno stati un pò tristi, maliunconici, ma sappiate
che era necessario far comprendere quanto è difficile per aiko,
dover abbandonare la sua vita di adolescente e cominciarne una nuova,
una da mamma, lei, che non ha potuto avere una "preparazione".
perchè al giorno d'oggi, è sempre più frequente il
caso di ragazze madri, ma queste, perlomeno, hanno 9 mesi di
preparazione, aiko, invece, aveva una madre e da un giorno all'altro
non ce l'ha più, è per questo che all'inizio è un
pò malinconica, ma man mano le cose cambieranno, anche se il
velo di tristezza che esiste negli occhi di Aiko resterà. con
questo spero abbiate compreso più a fondo aiko.
comunque,
ringrazio tutti coloro che dopo la "revisione" della storia l'hanno
letta, anche se non hanno recensito. ringrazio tantissimo lorella per
la sua recensione: tesò mi fa piacere che nonostante la
malinconia, questa ti rilassi, per sapere se Aiko si innamora devi
aspettare un pò, ma i risvolti ci saranno. continua a seguirmi
un bacio!!!!
grazie a tutti
Narcissa
|
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Capitolo 9 *** quando ti assalgono i ricordi... ***
cap 9
Prima
di cominciare la storia, volevo dirvi che il colore del narratore, con
i rispettivi dialoghi è rosa, mentre i ricordi sono in corsivo e
in viola. il monologo interiore di un altro personaggio è
celeste, spero gradirete... con questo è tutto.
QUANDO TI ASSALGONO I RICORDI…
- Capitolo 9° -
Quella notte, Aiko, non dormì
per niente bene. Pensava e ripensava a quel ragazzo, al suo nome ed al suo
volto. Aveva qualcosa di vagamente familiare, ma non sapeva spiegarsi cosa.
Quegli occhi, quelle labbra, quell’espressione, già le conosceva. Dove l’aveva
già visto? Dove si erano incontrati e parlati?
Non riusciva a dare una risposta alle sue domande. Sapeva che doveva a
tutti i costi rivederlo, doveva parlargli, doveva chiedergli, doveva spiegarsi…
pensando a tutto ciò cadde in un sonno leggero.
“dai Aiko, prendimi…”
La incitava un bambino biondo dagli occhi nocciola.
Era un bambino strano. Era troppo chiaro per essere giapponese, eppure i suoi
genitori erano giapponesi. Aveva gli occhi un po’ meno tirati dei loro e più
belli, più chiari, più nocciola. Era un bambino fantastico. Sapeva farla ridere
e piangere. La aiutava quando c’era bisogno e si allontanava quando comprendeva
che Aiko aveva bisogno di stare sola.
Ma chi era quel bambino che
tanto le ricordava Lucas, e perché le veniva in mente proprio ora? A quegli
interrogativi non sapeva dare risposta.
Intanto…
“Aiko, dolce Aiko, vedo che
mi hai dimenticato. Ma presto ti ricorderai di me. In fondo avevi appena 4 anni
quando me ne andai. Ma io non ti ho dimenticata. Mi sono ricordato di te non
appena te ne sei andata. Oh, Aiko, sei sempre la stessa timida, modesta e dolce
bimba che ho lasciato? Aiko, ricordati di me. Mi sei piaciuta da quando ti vidi
per la prima volta. Allora io avevo 8 anni, tu tre, ero così piccolo e già compresi che quello che provavo per te,
non era amicizia ma qualcosa di più. A quell’età già sapevo di amarti. Ma poi,
mi sono dovuto trasferire. Mi opposi con tutte le mie forze, ma i miei non ne
vollero sapere, mi allontanarono da te. Io volevo restare per sempre con te, mi
bastava essere solo un tuo amico, ma ora non mi basta più, ora ti voglio con me
per sempre. Ma non posso averti. Perché Aiko ti sei dimenticata di me? Perché
ti sei già impegnata? Aiko amore mio, non farmi più soffrire così”
Il povero Lucas, si
tormentava perché credeva che aiko si fosse sposata, ma lui non poteva sapere
che in realtà Seiji era il fratellino di Aiko.
“aiko, io devo andare via, non potremo più vederci, mi
devo trasferire in un paese molto lontano…”
“quanto lontano?”
“tanto”
“e non potremo vederci mai più?”
“forse un giorno, tra tantissimo tempo…”
“no, non te ne andare…”
“non posso fare altrimenti, i miei genitori hanno
deciso per me…”
“oh Lu… io ti voglio tanto bene, non voglio che tu te
ne vada!”
“ma Ai…Ai, non piangere….ti prego, altrimenti mi metto
a piangere pure io…”
I due bimbi si strinsero forte, si abbracciarono come
se non ci sarebbe stato un domani, come se la loro vita fosse giunta a termine.
Piansero perché non potevano più vedersi.
“ai, io ti prometto che un giorno ti verrò a prendere
e resteremo sempre insieme…”
“è una promessa?”
“è una promessa. Quando sarò grande ti verrò a
cercare, fino ad allora aspettami…”
“si Lu…”
Suggellarono la loro promessa con un candido bacio a
timbro…
“Lu…”
“Lu? Chi è Lu?”
“papà?”
Aiko si svegliò di colpo,
sentendo la voce del padre…
“buongiorno Aiko, dormito
bene?”
“sì…”
“lo sai che ore sono?”
“no…”
“le 6e30…”
“oh no…”
“sì…”
“aspetta, ti preparo qualcosa
in fretta…”
Si alzò dal letto, si mise le
ciabatte ed in pigiama scese di sotto. Fece un caffè e preparò un cornetto
caldo alla cioccolata a suo padre, glielo mise in tavola con qualche altra
brioche e lo chiamò.
“papà, è pronto in tavola!”
“hai fatto flash…”
“avevo già tutto pronto…”
“ah…”
“…”
“a proposito, chi è Lu?”
“Lu?”
“sì, non appena ti sei
svegliata hai detto Lu…”
“ah, è quel bambino con il
quale giocavo sempre quando era più piccolo, ti ricordi? Si trasferì quando
avevo 4 anni…viveva qui da solo un anno. Ricordi?”
“ah si, quel bambino biondo!”
“sì proprio lui…”
“come mai lo chiamavi?”
“boh, mi è venuto in mente
all’improvviso!”
“ sicura?”
“sicurissima!”
“mah…”
“…”
“io vado a lavoro”
“buona giornata, ci vediamo a
pranzo…”
“ciao!”
“così papà è andato, Seiji
dorme ancora, sarà meglio cominciare a preparare. Poi devo ripulire la casa.
Sembra sia passato un ciclone!”
Così si mise al lavoro,
cominciò dalla camera del padre, la stessa camera ove fino a poco tempo prima
vi dormiva anche la mamma. Sembrava fosse passata un’eternità da quel giorno,
ma erano passati solo pochi mesi. Blue, non sembrava essersene mai andata, era
come se vivesse ancora con loro. Gli abiti erano al loro posto. La biancheria
era nei cassetti, gli effetti personali erano nel cassetto del
comodino…sembrava che la mamma fosse uscita per fare la spesa, ma non sarebbe
mai ritornata, la porta non si sarebbe aperta e nessuno avrebbe detto “Aiko,
amore sono tornata!”, no, non avrebbe mai più ascoltato quella voce calda e
forte che la rassicurasse, non avrebbe più rivisto quel volto e quel sorriso
amico. No, la mamma non sarebbe mai più tornata.
Mai più.
Parole troppo forti per una
ragazza fragile come lei.
Lacrime.
Le lacrime cominciarono a
scendere dai suoi occhi, un’altra volta. Non avrebbe voluto piangere, ma non ce
la faceva. Si doveva sfogare, voleva ritrovare la spalla amica sulla quale
piangere.
Con gli occhi ancora
bagnati,con le lacrime che ancora scendevano, aiko rifece il letto. ripulì
tutto ed uscì da quella camera. Chiuse la porta quasi con violenza, come se
volesse dire alla madre che era colpa sua, perché l’aveva lasciata sola. Con la
forza della disperazione fece le faccende domestiche, stirò e cucinò. Stremata
e accaldata, si buttò sul divano per concedere un po’ di riposo alle sue membra
stanche. E fu proprio allora che notò una foto…
E sentì nostalgia…
E sentì felicità…
E sentì tristezza…
E sentì appagamento…
E sentì la vita…
SPAZIO AUTRICE:
allora,
nex commento, va bene, perchè io pubblico la storia anche su un
altro sito e so che questa è apprezzata; mi chiederete allora
perchè la pubblico, è per le 20-30 persone che leggono la
storia anche se non commentano, ma vi chiedo solo una cosa, vorrei
sapere anche voi cosa ne pensate, perciò, recensite, non
vi costa nulla!!! ma mi farete tanto contenta...
baci&abbracci
Narcissa
|
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Capitolo 10 *** quando fai una sorpresa ***
cap 10
QUANDO FAI UNA
SORPRESA …
-Capitolo 10°-
E sentì nostalgia…
E sentì felicità…
E sentì tristezza…
E sentì appagamento…
E sentì la vita…
5 volti, 5 sorrisi, 5 paia di
occhi che la guardavano, 5 facce viste e riviste migliaia di volte. Aveva
voglia di rivederli. Era tempo che non aveva notizia di loro.
Quasi, come se avesse sentito
il suo desiderio di uscire, Seiji si svegliò. Aiko, lo prese lo lavò lo
preparò, gli diede il latte, prese il passeggino e via…uscì di casa.
Percorse in breve tempo la
strada che la divideva da quel luogo ricco di ricordi. Ed eccolo…girato
l’angolo si pose davanti a lei un edificio di 3 piani rigorosamente dipinto di
bianco e grigio all’esterno, colorato e vivace all’interno. L’intero edificio
sovrastava un enorme cortile ove i ragazzi potevano passeggiare e amoreggiare,
o semplicemente giocare. Tanta vivacità, tanta voglia di apprendere, tanta
frenesia, tanta nostalgia trasmetteva quel luogo amato ed odiato. Quante volte
aveva odiato quel luogo a causa delle punizioni, delle interrogazioni andate male,
dei compiti in classe… quante volte, dopo aver messo piede nel giardino, si era
sentita invasa da una sensazione di benessere, quante volte, in quel giardino
erano state organizzate feste, cene, uscite con gli amici, quante volte… tante…
troppe… poche… Aiko aveva ancora voglia di organizzare, odiare, ridere e
scherzare in quel luogo abbandonato da tempo.
Entrò, col cuore che batteva
all’impazzata, percorse il breve tratto che distanziava l’entrata principale
dal cancello. Si accostò alla guardiola e disse: “sono Aiko Aogiri,
ex-studentessa di questa scuola,vorrei fare visita ai professori”
“attendi una attimo che
controllo se veramente è stata studentessa qui…”
“si…”
Dopo, circa 5 minuti, il
bidello ritornò, le sorrise e le porse un cartellino con la scritta
‘visitatore’.
“ecco un’altra che ha fatto
ciò che non doveva” pensò tra se il bidello, ma non poteva sapere che in realtà
quello fosse il fratellino di Aiko.
Entrò in quell’edificio.
Davanti a lei, come tante volte, si stagliò il padiglione centrale, ricco di
corridoi che portavano alle aule sul retro e di fianco. L’attraversò ed arrivò
alle scale. Non poteva salirle, non col passeggino, chiamò il bidello.
“mi scusi, non mi potrebbe
aprile l’ascensore? Non posso salire col carrozzino…”
“certamente!”
Con la chiave il bidello le
aprì l’ascensore…
“prego…”
“grazie…”
Pigiò il pulsante n°2 e
attese che l’ascensore si mettesse in funzione. Sembrarono passare millenni.
Finalmente le porte si aprirono ed aiko potè nuovamente vedere la luce del
sole. Con passo deciso si diresse verso quella che era stata la sua classe
qualche tempo addietro. Arrivò. La famosa 3°D. la porta era chiusa,
dall’interno non arrivava alcun suono. Doveva esserci lettere. Solo lei era in
grado di tenere la classe in assoluto silenzio. Rimase immobile, a guardare
quella porta, non riusciva ad avere il coraggio di aprirla. Tentò di bussare,
ma la mano non voleva ubbidire.
Rimase ad attendere.
“mi scusi, dovrei entrare” le
disse il bidello che come al solito portava circolari scolastiche il quel
quadernone troppo riempito.
“ah si mi scusi.”
Il bidello la sorpassò ed
entrò nell’aula lasciando la porta aperta. Fu allora che Aiko ebbe il coraggio
di entrare. La rivide finalmente, la sua gloriosa classe. C’erano tutti, quel
giorno. Li guardò e riguardò. Qualcuno sonnecchiava, qualcun altro giocava con
il telefonino, chi faceva disegnino e chi ascoltava la lezione. La solita
classe. La sua classe. Le venne da piangere, ma non lo fece. Restò, invece,
immobile. Il bidello andò via. Solo allora, la prof si accorse di lei.
“scusi signorina, credo che
abbia sbagliato aula…”
“mi scusi, non è la 3°D?”
“si…”
“allora sono nel posto
giusto…”
All’udire quella voce
familiare, quasi tutti gli studenti si voltarono.
E la videro.
E la riconobbero.
E le corsero incontro.
E l’abbracciarono.
E furono…
Lacrime
Sorrisi
Gioia.
“ma che cos’è questo baccano?
Tornate a posto!”
“ma professoressa, non l’ha
riconosciuta? È aiko Aogiri! Ci ha lasciato poco tempo fa, perché doveva badare
al fratellino!”
“Aogiri? Sei veramente tu?”
La prof le si avvicinò e
l’abbracciò, e furono di nuovo lacrime…
Qualche ragazzo corse fuori dall’aula per chiamare
gli altri prof, ed in un attimo fu festa.
Ci furono…
Fotografie.
Cin cin.
Sorrisi.
Giochi.
E fu una giornata
indimenticabile.
SPAZIO AUTRICE:
Allora,
ke ve ne pare? spero ke la storia sia di vostro gradimento, ma non lo
so perchè nex mi recensisce!!!!! se non mi dite che ne pensate,
come faccio io a sapere se vi piace? beh, ovviamente, non dimentico di
ringraziare Tay_ (benvenuta nel mondo di "un bambino, un fratello, tre vite..." spero che continuerai a seguirmi!!!!) e lorella ( ci saranno nuovi sviluppi, spero che questo sia stato di tuo gradimento!!!!), che
hanno recensito, e tutti voi che leggete solamente, sapete, anche se mi
criticate, non vi posso uccidere!!!! so solo i vostri nick e se li
inserite i vostri nomi, niente più!quindi non vi posso
rintracciare, nè minacciare, perciò, un commentino me lo
lasciate? anche piccolo piccolo!!!!
con questo vi lascio...
baci&abbracci
Narcissa
commentate mi raccomando!!!!!!!!!!!!
|
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Capitolo 11 *** quando si dice il destino... ***
cap 11
allora,
il capitolo di oggi è suddiviso in diverse sezioni... quella di
Aiko ed altre due, queste saranno evidenziate da un colore diverso e
dagli asterischi...spero vi piaccia. Fatemi sapere se quest'iniziativa
è di vostro gradimento!!!
QUANDO SI DICE IL DESTINO…
-Capitolo 11°-
Si accorse che erano le 13 in punto. Doveva tornare a
casa perché a breve sarebbe rientrato il padre e voleva mangiare prima di
andare a riposare. Salutò tutti. Riprese l’ascensore e ritornò nell’atrio
principale. Restituì il cartellino e si avviò verso l’uscita, ma prima si voltò
per rivedere un’altra volta quel luogo di ricordi.
E salirono le lacrime. Ma non
le lasciò sgorgare.
“arrivederci” disse tra se e
se prima di rigirarsi ed andarsene.
“si, signor preside, i
computer ed il sistema elettrico sono a posto.”
“meno male, altrimenti chi le
sentiva le proteste degli studenti?”
“voi. Voi siete il preside!”
“avete sempre voglia di
scherzare, signor Duglas”
“ è nel mio DNA”
“allora, quanto le devo?”
“oh niente, facciamo 30.000
yen solo per il disturbo.”
“ecco a lei. Arrivederci”
“mi chiami in caso di
bisogno. Arrivederci”
“ senz’altro.”
I due uomini si salutarono ed
ognuno prese la sua strada.
E fu allora che la notò, una
ragazza bionda, alta e bella che spingeva un carrozzino. E fu così che le corse
dietro. Di slancio, senza nemmeno pensarci, l’abbracciò da dietro.
Aiko si stava dirigendo verso
l’uscita, quando qualcuno l’abbracciò da dietro. Rimase sconvolta, era incapace
di muoversi. Chi era quella persona che aveva osato prendersi tante libertà?
Con decisione, si liberò dalla stretta, si girò e lo schiaffeggiò.
Lucas, sentì una fitta di
dolore attraversargli la guancia. Rimase interdetto a guardarla.
Aiko rimase di stucco, non
pensava fosse Lucas, ed ora come poteva spiegarlo, come poteva scusarsi, non
avrebbe accettato le sue scuse! Ed ora, come avrebbe fatto?non poteva perdere
la sua amicizia. Mille e più pensieri le attraversarono la mente, quando, quasi
di slancio, si inchinò e chiese scusa.
Se possibile Lucas rimase
ancora più shoccato, non si aspettava delle reazioni contraddittorie, da parte
di quella stupenda fanciulla. Ma rimase piacevolmente divertito nel notare le
emozioni susseguirsi sul suo bel volto.
“ Lucas ti prego perdonami…
non mi aspettavo fossi tu… è che pensavo fosse un maniaco…e ….” Aiko rimase
senza parole, nell’accorgersi che Lucas stava letteralmente stramazzandosi a
terra dalle risate. Lo guardò con un misto di rabbia e perplessione negli
occhi.
“bf… scusami tu… è che…non…
dovevo…”
“Lucas? Ti calmi? Ci sta
guardando tutto l’istituto!”
Lucas si guardò intorno. Per
quanto gli fu possibile, si calmò, prese sottobraccio Aiko e uscì.
Passeggiarono a lungo, prima di arrivare al parco della città
“ti va di sederci e
chiacchierare un po’?”
“mi dispiace, devo proprio
andare, tra poco arriva mio padre da lavoro e vuole mangiare… ti va di unirti a
noi, per il pranzo?”
“ ma tuo padre non sarà
contrario?”
“non ti preoccupare”
Passggiarono allegramente per
la città, si fermarono a guardare delle vetrine, comprarono qualcosa a Seiji,
un dolce per il pranzo… entrarono in un negozio di abbigliamento femminile
solo per curiosità, ma qualcosa colpì gli occhi di Aiko.
Uno splendido abito da sera…
blu, come i suoi occhi… era lungo, fino a terra, semplice, come lei… era a
balconcino, una fascia sotto il seno di pizzo ricamato, blu scuro, formava,
dietro, un enorme fiocco ricamato, con i lembi lunghi, che toccavano terra. Dal
fondo della gonna fino a metà, delle piccole montagne di pizzo ricamato di colore
blu scuro, rendevano quel vestito un incanto…
“ è stupendo…” affermò Aiko
“già…” asserì Lucas
“chissà quanto costa?” guardò
il cartellino. Era troppo. Decisamente troppo, però era bello.
“perché non lo provi?”
“ buona idea…”
Chiamò la commessa e le chiese
di darle quello della sua misura. Entrò in camerino e lo indossò. Inutile dire
che le stava un incanto, il vestito faceva risaltare i suoi occhi blu ed i
capelli biondi. Tutti nel negozio si girarono a guardarla, tutti rimasero
incantati da quella fanciulla.
“sei uno schianto…”
“Grazie…”
“perché non lo prendi?”
“perché non saprei quando
indossarlo… e poi è caro…”
“ah…”
“allora signorina lo prende?”
chiese la commessa “ è inutile dirle che è stupenda con quell’abito indosso…”
“ grazie, ma non posso prenderlo…”
Tutti si intristirono. Una
così bella ragazza, non poteva non mettere un vestito tanto bello.
In quel momento entrò lo
stilista Valentino. Dire che restò incantato nel vederla, è un semplice
eufemismo.
“signorina, le sta un amore…”
“grazie, ma ho già spiegato,
che non posso prenderlo…”
“ma…”
“ piace anche a me, ma
davvero non posso prenderlo…”
Anche Valentino si intristì.
“ mi potrebbe gentilmente
dire il suo nome?”
“sono Aiko Aogiri, piacere”
gli porse gentilmente la mano che lo stilista strinse con molto piacere
“Valentino”
Tra i saluti, i ragazzi
andarono via. Arrivarono a casa e trovarono Seiya già lavato e cambiato,
stravaccato sul divano in pelle, aspettando la figlia.
“Aiko, per l’amor di Dio,
dove sei stata? Ero in pensiero.”
“sono andata a scuola. Volevo
salutare i miei compagni e i prof.”
“ah… ma, ti prego, prepara!
Sto morendo di fame!”
“subito”
Aiko si spogliò della giacca
di Jeans, mise il grembiule e cominciò a cucinare. Seiya invece rivolse tutte
le sue attenzioni al piccolo Seiji che rideva felice sulle sue ginocchia. Lucas
passò totalmente inosservato, solo fino a quando Seiji non lo indicò con la sua
piccola mano.
Seiya lo guardò per un lungo
periodo. Poi…
“scusa, chi sei?”
“ Lucas Mattias Douglas,
piacere…”
“seiya, piacere mio…”
“ lo sai che il tuo nome mi è
familiare?ma non so dove l’ho sentito!”
“vivevo qui molto tempo fa…”
“sì, ora ricordo, tu sei
l’amico d’infanzia di Aiko!”
“sì…”
“allora, cosa hai fatto in
tutto questo tempo? Sei cresciuto, sei diventato molto più grande. E devo dire
che ti sei fatto proprio un bel giovanotto…”
“grazie…ma mi scusi, la zia
Blue dov’è? Non la vedo…”
Gli occhi di Seiya si
intristirono. Abbassò lo sguardo. Restò in silenzio, scegliendo le parole più
adatte per dare la brutta notizia al ragazzo. Sapeva che le era molto
affezionato e non voleva ferirlo troppo. Ma in queste situazioni si sa, è
meglio andare subito al sodo.
“ecco vedi… Blue se n’è
andata diversi mesi fa… ci ha lasciato solo il suo ricordo e questo bambino …
Aiko da allora non è più la stessa, da ragazzina spensierata si è ritrovata ad
essere una madre a tempo pieno. A volte, non riesce a reggere il dolore per la
scomparsa della madre e comincia a piangere, altre volte, invece, si perde nei
suoi pensieri e sta in silenzio per ore. Per lei è stato un duro colpo, come lo
è stato per me. Ha deciso di lasciare la scuola perché non poteva occuparsi sia
di Seiji che dei compiti. Ora vive la sua vita come meglio può però, lo sento
che le manca uno svago. Se puoi aiutala…”
Disse tutto in una sola
volta. Solo alla fine, si accorse di stare piangendo e con lui anche Lucas, che
non poteva sopportare la notizia della scomparsa della donna che lui
considerava come una madre.
Si guardarono a lungo negli
occhi, poi si abbracciarono come solo un padre ed un figlio possono fare.
Intanto seiji dormiva beato
sul cuscino del divano.
Con un sorriso sulle labbra,
Aiko, andò in soggiorno. Quando però li vide comprese subito di cosa avevano
parlato. Con lo sguardo basso e la voce roca… disse semplicemente…
“è pronto in tavola…”
***
“quella fanciulla era
semplicemente stupenda, nessun’altra può vestirlo con eguale grazia, deve
assolutamente averlo” disse colui che ama le belle cose e la moda più di se
stesso
“ma maestro, l’avete sentita
anche voi, ha detto che non può comprarlo, e che non sa quando metterlo…”
“ allora le daremo un
occasione…”
“ ma come?”
“ sta a vedere…”
***
“buongiorno signora, è
arrivata la signorina Edgeworth”
“ la faccia accomodare…”
“ buongiorno madame, in cosa
posso servirla?”
“oh, mia cara, siediti…”
“ grazie…” la ragazza, con
fare aggraziato, si accomodò su un’elegante, quanto sobria, poltrona in pelle.
“ l’ho fatta chiamare, per
parlarle di mio figlio, ecco, vede, penso che sia in età per sposarsi ed
ereditare il casato. Come sa, mio marito è defunto, ed io sono troppo vecchia
per portare ancora le redini di questa casa, ci voglio spalle forti ed oramai,
le mie non lo sono più, perciò volevo una moglie adatta al ruolo di consigliera
e madre, non a caso, tra le possibili candidate, ho scelto te. Sei una
fanciulla stupenda, e non credo che mio figlio possa restare indifferente alla
tua bellezza, oltretutto hai tutte le doti che una buona moglie deve avere. Sai
leggere, scrivere, vai a cavallo, ricami, danzi, parli diverse lingue e provieni
da un’ottima famiglia. Non credo che mio figlio sollevi obiezioni, e spero
nella tua buona fede…”
“sono lusingata…”
“ bene, vi conoscerete, non
appena tornerà dal suo viaggio all’estero.”
****
“sai cucinare, complimenti…”
“grazie…”
“senti, mi dispiace
tantissimo per la tua perdita, ero davvero affezionato a tua madre, mi dispiace
davvero…e poi ti devo chiedere scusa… la prima volta che ti ho vista, credevo
che Seiji fosse tuo figlio e che ti fossi sposata all’età di 17 anni, perché
eri rimasta incinta. È un’idea parecchio assurda ora che ti conosco, ma mi devi
credere, queste cose accadono sempre più spesso e …”
“non preoccuparti, è facile
equivocare…”
Il silenzio che ne seguì fu
davvero imbarazzante. Restarono seduti sul divano a guardare la tv e non
dissero una parola. Ognuno aveva bisogno del proprio spazio. Ognuno doveva
pensare…
DLIN DLON
Il campanello di casa Aogiri
suonò.
“Aiko, il campanello…”
“ah, sì, vado.”
Aiko aprì la porta e vide un
postino recapitarle un mazzo di rose, un pacco ed un biglietto. Con titubanza
Aiko prese il tutto ed entrò in casa. Il mazzo di rose era stupendo. 13 rose si
intrecciavano a formare una cornucopia, dalla quale fuoriuscivano bianchi
gigli… Aiko, li rimirò a lungo. Li porse a Lucas ed andò a prendere un vaso.
“chi te li manda?”
“non lo so, c’era anche un
biglietto, ora lo vado a leggere…”
Pose il mazzo di rose nel
vaso e corse a prendere il biglietto con il pacco.
Cara Aiko,
dal momento che non hai potuto comprarlo,
te lo regalo.
Nessuno può indossarlo tranne te,
solo tu.
Non riportarlo indietro, sarebbe un’offesa,
è un mio regalo.
Allegato a questo biglietto troverai un mazzo di rose
ed il vestito.
Indossalo il 25 di questo mese.
Alle otto verrà una limousine a prenderti.
Porta anche il tuo amico, quello che era con te…
Non mancare
Con affetto
Valentino.
SPAZIO AUTRICE:
allora
eccoci qua con un nuovo esilarante capitolo. ke dite, vi è
piaciuto? ma non me lo dite ed io non lo so!!! vi dico solo che
è da ora che comincia la vera storia, tutto si delineerà
e tutti avranno un ruolo importante ai fini della storia, ma questa,
è ancora lontana dalla sua fine!!!!!
spero solo che i commenti a questo capitolo siano più numerosi. ringrazio le 8 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, ne approfitto per chiedere ad Aika_chan il
motivo per il quale ha tolto la storia dai preferiti, non è
obbligatrio che tu mi risponda, ma è stata, come dire...
un'offesa, perchè è come se mi avessi detto che
all'inizio ti piaceva, e poi è stata uno sfacelo, se c'è
qualcosa, basta dirmelo, non mi offendo...
approfitto anche per ringraziare: Tay_ : non
ti preoccupare, questo è il periodo delle vacanze, perciò
spero che tu ti sia divertita!!!! io resto a casa tutta l'estate!!!!
una cosa che mi ha fatto piacere, è leggere che appena tornata
hai letto il nuovo capitolo ed hai commentato dicendomi anche ke
è stato di tuo gradimento. mi ha fatto davvero tanto piacere, spero che anche questo ti piaccia! fammi sapere!!! ^___^
Gocciolina: finalmente
un' altra persona che mi fa sapere che esiste!!!! ke gioia!!! sei la
benvenuta!!! mi fa piacere che la storia ti piaccia, anche se non
apprezzi nomi così orientali, ma devi sapere che io amo il
Giappone e tutto ciò che lo riguarda, perciò non potevo
che attribuire nomi particolari ai miei personaggi. molti di quei nomi
Hanno un significato, come per esempio Ai significa amore, mentre ko
è una sillaba che sta per ragazza, quindi tradotta significa
ragazza portata all'amore... invece per quanto riguarda l'altro
aspetto, credo che come tutti i bambini hanno bisogno di una madre,
anche il piccolo Seiji ha bisogno di una madre, hai ragione dicendo che
loro così gli mentono, ma io penso che per un bambino, è
molto importante avere una figura stabile nella sua vita quale
quella di un genitore, che ne pensi? spero vivamente che tu continui a
seguirmi! ci tengo al tuo parere!!!!!! ^___-
ringrazio ancora tutte le persone che leggono!!!!
un bacio
Narcissa
|
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Capitolo 12 *** quando puoi divertirti di nuovo... ***
cap 12
QUANDO PUOI DIVERTIRTI DI NUOVO…
-Capitolo 12°-
Cara Aiko,
dal momento che non hai potuto
comprarlo,
te lo regalo.
Nessuno può indossarlo tranne te,
solo tu.
Non riportarlo indietro, sarebbe un’offesa,
è un mio regalo.
Allegato a questo biglietto troverai un
mazzo di rose ed il vestito.
Indossalo il 25 di questo mese.
Alle otto verrà una limousine a
prenderti.
Porta anche il tuo amico, quello che
era con te…
Non mancare
Con affetto
Valentino.
È
difficile descrivere la reazione di Aiko. Ella restò sorpresa, non si sarebbe
mai aspettata una reazione del genere da parte di un famoso stilista. Le doveva
stare veramente bene per indurlo ad un simile comportamento, anche perché egli
poteva averne quante ne voleva di modelle. Ma aveva scelto lei, era stata
scelta tra mille per indossare quel favoloso abito di Valentino, eppure non era
così bella, aveva un incarnato chiaro, gli occhi come il mare, i capelli come
il grano maturo, il volto rotondo e perfetto, le curve al punto giusto, i seni
sodi e piccoli, i fianchi non troppo larghi, le gambe lunghe e snelle, insomma,
aveva le qualità di una qualsiasi altra modella, eppure lui aveva scelto lei,
doveva avere una bellezza particolare.
“allora,
cosa hai deciso?” la interruppe Lucas
“ non
posso restituirlo, ho un invito alla festa da ballo del famoso Valentino, un
abito da sballo…che posso fare? Devo accettare, e poi mi farà bene un po’ di
svago.”
“ovvio…”
“ma
comunque non posso certo andarci da sola!” lo guardò con occhi dolci. Da bimba.
“ devi
trovare qualcuno che ti accompagni…” incrociò quello sguardo di mare e non potè
fare a meno di accettare.
“ok…”
Aiko gli
saltò addosso come una bambina che ha appena ricevuto il regalo tanto agognato.
Lucas
restò di sasso, ma poi senza esitazione, la abbracciò con tutto l’affetto che
provava per quella ragazza.
Il
calore di quell’abbraccio rievocò in loro vecchi ricordi. Ricordi a lungo
dimenticati.
I due bimbi erano seduti sul ramo di un
albero, da lì si poteva vedere il tramonto sul mare. Mille colori sfumavano il
cielo, donando quella vista per la quale vale la pena di vivere. E loro erano
lì, su quell’albero, seduti su, forse, il ramo più alto della quercia, la loro
quercia, la stessa quercia sotto la quale si erano incontrati, la stessa che
aveva visto tante peripezie, la stessa che stava condividendo con loro l’ultimo
atto di una bellissima storia d’amicizia…
“lucas promettimi che quando
ritornerai, mi porterai a vedere il tramonto sulla riva del mare…”
“te lo prometto…”
Il loro non fu uno di quegli addii
strazianti. Il loro, non fu un addio. Il loro fu un arrivederci. Un dolce
arrivederci. Senza lacrime né pianti di amarezza, fu un arrivederci con un
sorriso, non triste come da circostanza, ma un sorriso di speranza, di gioia e
di amore, ma soprattutto, fu un sorriso di arrivederci. Un arrivederci non
detto ma sussurrato dalle labbra con un dolce sorriso…
Risvegliati
dall’incanto di quei dolci ricordi sussurrati da una circostanza favorevole, i
loro occhi si incrociarono. E fu allora che sentirono qualcosa cambiare.
***
“mamma,
madame Duglas, mi ha invitata oggi a palazzo…”
“ ma
questa è una meravigliosa notizia! E cosa ti ha detto?”
“mi ha
chiesto di essere la fidanzata del figlio!”
“oh mia
cara! Che ruolo importante! Tutti ora ti porteranno grande rispetto, i Duglas
sono una delle più nobili e rispettabili famiglie e noi abbiamo l’onore di
essere chiamati al loro cospetto come con-suoceri! Oh che onore! Domani andrò
io stessa a ringraziare madame come si deve! Ora però piccola mia, è tempo di
spese, devi comperare un vestito adatto a l’occasione, non posso credere che la mia piccola divenga una
rispettabile nobildonna! Oh piccola mia, sono orgogliosa di te!”
Le due
donne si abbracciarono forte come se non volessero lasciare scappare l’occasione che si era presentate loro.
***
“Maestro,
se non sono troppo indiscreta, vorrei chiederle perché ha regalato quel vestito
a quella ragazza, ci sono molte ragazze, forse più belle di lei, che avrebbero
potuto indossarlo…”
“hai
ragione, ci sono centinaia di ragazze che avrebbero potuto indossarlo, ma non
avrebbe avuto lo stesso effetto. Quelle ragazze, indossano abiti costosi ogni
giorno, per loro è lavoro, indossare quel capo o un altro, per loro non ha
importanza… ma quegli occhi… quella ragazza, ha indossato quell’abito con la
consapevolezza di non poterlo comprare, l’ha indossato con gli occhi di un
innamorato, l’ha indossato, non per vanità, ma per assaggiare, per un solo
istante, la fortuna delle persone che possono permetterselo. Ma soprattutto,
l’ha indossato con cura, delicatezza e leggiadria, come se fosse un gioiello
prezioso, come se lo potesse sgualcire… ha trattato quell’abito come fosse
stato un bambino, si è comportata…non so come definirlo…ma il suo comportamento,
il suo portamento, i suoi capelli del grano maturo, i suoi occhi… occhi che non
avevo mai visto… celesti come il cielo di primavera, dolci come quelli di una
madre, tristi come quelli di una persona che ha perso qualcuno di veramente
caro, mi hanno chiesto, supplicato, invogliato, indotto a donarle quell’abito
che le avrebbe portato un po’ di serenità…”
La
giovine, era rimasta affascinata dalle parole del maestro, non pensava che
dietro una tale scelta vi fossero motivazioni tanto profonde, però li aveva
visti scintillare anche lei quegli occhi… anche lei ne era stata affascinata…
“ha
ragione maestro, solo lei può indossarlo…”
“hai
compreso…”
***
“papà,
ti devo chiedere una cosa…”
“dimmi
figliola…”
“ecco,
sono stata invitata ad una festa, il 25 di questo mese, e mi chiedevo se potevi
tenere Seiji per un po’…”
“certo
che lo posso tenere, era anche ora che uscissi un po’ di casa senza Seiji! Ma
per curiosità, di che festa si tratta?”
“è un
gran galà, ci saranno molte persone importanti…”
“ e chi
ti ha invitato?”
“tanto
non mi credi!”
“e tu
dimmelo!”
“lo
stilista Valentino…”
“chi?”
“Valentino”
“e come
lo conosci?”
“è una
lunga storia…”
“ e tu
raccontamela…”
E aiko
gli parlò dell’abito, dell’incontro con lo stilista, del regalo, della
limousine, dell’accompagnatore… di tutto…
“ è una
grande occasione, non puoi sprecarla, vai figliola e divertiti!”
Quando
gli eventi ti prendono, non puoi fare nulla per fermarli. Aiko, continuò a
svolgere le sue mansioni, continuò ad occuparsi del suo tesoro, ma di tanto in
tanto si perdeva nei suoi pensieri. Immaginava come sarebbe stata la festa,
come si sarebbe vestito Lucas, praticamente, fantasticava ad occhi aperti.
Dal
canto suo, Seiya era più felice che mai. Era da tempo che la sua bimba non
sorrideva più così. I suoi occhi si illuminavano e la immaginava scendere le
scale con quel meraviglioso vestito che non aveva voluto mostrargli. Voleva il
meglio per la sua bimba e dal profondo del suo cuore, ringraziava Blue, per
aver regalato alla loro piccola una tale occasione.
Finalmente,
il giorno tanto atteso arriva, e quando meno te lo aspetti, suona il
campanello. Tuo padre non c’è perché è uscito per una passeggiata con Seiji.
Esci dalla vasca, ti copri con un accappatoio, ti metti un asciugamano in testa
per asciugare i capelli, e con i piedi ancora bagnati, metti le ciabatte e
corri ad aprire la porta. Chi ti ritrovi davanti? I tuoi amici: Asuka, Momo,
Miki, Touya, Yukito.
“perdonaci
Aiko, siamo venuti senza invito…”
“ no,
non ti preoccupare, mi stavo lavando perché fra un paio d’ore devo andare ad
una festa e devo prima stirare i capelli
e poi acconciarli per bene…”
“uh uh,
e così vai ad una festa, come mai noi non ne sapevamo niente?”
“beh, è
stata una cosa un po’ improvvisa a dire la verità…”
“ah, e
dove vai?con chi vai? Porti anche il piccolo?”
“piano
con le domande, allora vado alla villa che c’è sul lago non lontano da qui, ci
vado con Lucas, un mio amico d’infanzia, e no, non porto il piccolo con me…”
“ uao!
Alla villa sul lago, ma se non sbaglio quella è la villa di villeggiatura di
Valentino, il famoso stilista!”
“esattamente!”
“e come
fai ad essere stata invitata ad una sì tale festa?”
“beh,
ecco, la storia è un po’ lunga…”
“eddai,
raccontala!”
E
ricominciò la sua storia. Dopo una mezz’ora. Il racconto finì, tutti restarono
affascinati dalla fortuna della loro amica, ma dopotutto un po’ di felicità
spettava anche a lei dopo tutti quei mesi.
Fu così
che Asuka, Momo e Miki, trascinarono, letteralmente, la loro amica in camera
sua.
Le
asciugarono i capelli, la truccarono, le rifecero le sopracciglia e le
smaltarono le unghie.
Dopodichè
andarono in camera da letto e quello che videro le lasciò confuse. Un abito di
simile taglio e fattura non lo avevano mai visto, aveva ragione Aiko a dire che
era stupendo…
Glielo
fecero indossare. Inutile dire ke restarono incantate. Le alzarono i capelli,
intrecciandoli con nastri del colore del vestito, le fasciarono le mani con
nastri intrecciati, le misero ai piedi dei semplici sandali color del mare
intenso, aggiunsero una borsa del medesimo colore e diedero l’ultimo tocco con
un nastro al collo, semplice, elegante e fantastico, come Aiko.
DLIN
DLON
Il campanello suona, Touya apre la porta e
riconosce il suo vecchio amico Lucas, amico suo e di Aiko, sin dai tempi delle
elementari. Si erano scritti qualche volta, ma rivedersi dopo tanto tempo era
un’emozione diversa.
I
sorrisi si stamparono sui loro volti. Le mani si strinsero, le braccia si
intrecciarono.
“amico
mio, quanto tempo!”
“un’eternità.”
“certo
che sei proprio messo bene. Un abito da sera Dolce e Gabbana, una limousine,
una rosa blu…siamo sicuri che andate ad una festa e non ad un appuntamento
galante?”
“sicuro,
sicuro. La limousine l’ha mandata Valentino”
“
praticamente manca solo la donzella…”
“touya
chi è alla porta?” chiese momo scesa a chiedere informazioni
“Lucas!
Ed è arrivato anche il padre di Aiko…”
“bene
allora sedetevi tutti che sta arrivando Aiko…”
I
quattro si accomodarono sul divano in salotto. Ciò che videro li lasciò senza
fiato. Nessuno l’aveva mai vista così bella. Anche lucas, che l’aveva vista in
anteprima restò senza fiato.
Semplici
orecchini di swarousky pendevano dalle orecchie. Un nastro blu le fasciava il
collo. Dalle mani pendevano nastri oltremare. Due boccoli incorniciavano il
viso tondo e piccolo. Il blu del make-up risaltava i suoi occhi, le guance
erano rosee e la bocca era ancora più rossa. Il vestito era semplicemente
stupendo. Una visione celestiale. Lucas, d’impulso si alzò, le si avvicinò, le
prese la mano e la baciò con tanto ardore e passione, poi le porse la rosa.
Seiya,
dal canto suo, pianse di gioia, nel vedere la figlia così bella, serena e
felice.
Blue,
dall’alto, mandò un bacio alla sua piccola e sorrise di gioia. Le lacrime
sgorgavano dai suoi dolcissimi occhi.
SPAZIO AUTRICE:
questa volta non mi dilungo molto perchè è mezzanotte passata. ringrazio vivamente Gocciolina e Tay_
per le loro recensioni ed invito anche gi altri a fare lo stesso....
non mi dilungo perchè ho avuto 3 giorni pesantissimi.
vi auguro di passare un sereno ferragosto.
baci e abbracci
Narcissa
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Capitolo 13 *** quando le emozioni prendono il sopravvento ***
cap 13
QUANDO LE EMOZIONI PRENDONO IL
SOPRAVVENTO…
Capitolo 13°
E vide quelle scale tante volte scese, sotto una nuova
luce.
E sentì gli occhi fissi su di lei.
E sentì lo stupore dei
presenti.
E sentì l’emozione
salire.
E temette di inciampare, e temette di fare una figura
davanti alle persone a lei più care.
Sembrò passare un’eternità prima di decidersi a
scendere.
Le scale sembrarono più lunghe di quanto
ricordasse.
E poi…
eccoli…
Asuka era in piedi accanto alla scala. I capelli erano
cresciuti e le arrivavano alle spalle. una buffa mollettina a fiori le alzava la
frangia dal viso. Indossava un paio di jeans sgualciti ed una maglia hard rock.
La fissava. Ricordava la prima volta che l’aveva incontrata: era seduta su una
panchina e piangeva. Ricordava ancora quel viso rigato di lacrime, aveva letto
la disperazione nei suoi occhi, quegli smeraldi chiedevano conforto, non poteva
negarglielo, anche se non la conosceva. Le si avvicinò piano e si sedette
accanto a lei, le porse un fazzolettino e le disse semplicemente: “io sono Aiko,
e tu?” con la semplicità di una bambina. Asuka l’aveva guardata stranita, poi le
si era buttata letteralmente addosso. Aiko, non fece nulla, semplicemente
l’abbracciò, e diede alla ragazza quell’appoggio di cui aveva bisogno. Da quel
giorno si erano riviste tante volte, fino a diventare amiche per la
pelle.
Momo, invece era seduta sul sofà. Aveva in braccio
Seiji. Indossava una semplice gonna a pieghe lunga fino a metà coscia. Sopra un
maglioncino di lana leggera. I lunghi e lisci capelli erano raccolti in una coda
molle che rilasciava cadere alcune ciocche sulle spalle. lei,era la più timida e
generosa della classe. Avevano fatto le medie e le superiori
insieme. Si rivolsero per la prima volta la parola, un giorno di marzo. Ad aiko
serviva una mina, non era riuscita nemmeno a formulare la domanda che Momo già
gliel’aveva porta. Il sorriso che le fece e la dolcezza che esprimevano quegli
occhi castano-ambra la colpirono immediatamente. Cominciarono le prime
chiacchiere, poi i discorsi ed i preziosi
consigli.
Miki. Miki, era tutta un’altra storia. Era un periodo
nero per Aiko, la madre aveva appena perso un bambino. Era praticamente la
tristezza in persona e Miki, con la sua allegria e la sua sincerità l’aveva
avvicinata e contagiata. Era sempre allegra, raramente i suoi occhi erano
tristi. Si lasciava cadere tutto di dosso e non legava mai seriamente con le
persone, a parte il suo gruppo. Quel giorno i suoi occhi castani erano più dolci
che mai, erano gli occhi di una persona orgogliosa della sua amica. Era riuscita
a dominare i ricci ribelli in una coda ed indossava un vestitino a maniche
lunghe, verde, che le ingentiliva i lineamenti, rendendola più
femminile.
Poi c’era Yukito, il dolce yukito. I capelli dell’oro
risplendevano come mai avevano fatto prima, gli occhi erano di un azzurro
intenso. Divenivano così quando era in preda delle emozioni più forti. Indossava
dei semplici jeans blu, con una maglia a righe blu. Era accanto allo stipite
della porta della cucina e la guardava stupefatto. Non aveva mai visto la sua
amica così bella e radiosa. L’aveva conosciuto grazie ad Asuka, glielo aveva
presentato un giorno assolato di fine estate. Le aveva detto semplicemente : “
diventerete grandi amici” e così fu. C’era stata subito intesa tra loro.
Il più difficile da interpretare era Touya, gli occhi
d’argento fuso risplendevano come non mai, ma il suo volto era impassibile. Il
suo abbigliamento era sobrio. Indossava dei pantaloni di cotone neri, con uno
smanicato di cotone sopra la camicia bianca come il latte. Era il suo primo
amore, si era subito innamorata di quel giovane dolce e saggio, gentile con
tutti coloro che gli stavano a cuore. Non era stata corrisposta, ma in cambio
aveva ricevuto la sua amicizia. Più preziosa di un amore che forse sarebbe
durato poco.
Seduto sul divano, con le lacrime che scendevano c’era
colui che le aveva donato la vita. Il suo papà, mai come in quell’occasione era
stato tanto orgoglioso della sua dolce figliola. Per la prima volta dopo mesi la
vedeva felice e sorridente.
E poi… eccolo…
Nel suo completo nero come la notte. La candida
camicia spiccava sotto l’oscurità ed il papillon le sembrava quanto mai
appropriato. Gli occhi castani non erano mai stati tanto belli. I capelli biondi
risaltavano al contrasto con il nero del completo. Le labbra erano leggermente
aperte, come a cercare l’aria che mancava. Lo stupore si leggeva in tutta la sua
figura. Lo aveva visto tante volte, eppure non le era sembrato mai così
bello.
E poi, finalmente, si decise.
Con grazia e compostezza scese quelle scale. Una mano
alzava di poco il vestito, lasciando intravedere i sandali semplici. I capelli
ondeggiavano ad ogni passo. I veli scendevano
leggeri.
Nemmeno una dea si sarebbe comportata in eguale
modo.
E finalmente eccolo, l’ultimo gradino della scala.
Finalmente eccola davanti a loro.
E lo vide avvicinarsi con sicurezza, con serietà, con
stupore e ammirazione.
Se lo ritrovò davanti. Istintivamente gli porse la
mano, come se lo avessero sempre fatto, lui la prese e la baciò con ardore.
Ed eccola.
Una rosa blu. Un piccolo fiore, con un grande
significato.
Con mani tremanti la prese, l’annusò e lo ringraziò.
Poi lo notò. Un anello semplice, come lei, era legato al centro della rosa,
nascosto tra i petali. Ma era impossibile non notarlo, uno splendido anello di
acquamarina, che si abbinava perfettamente con i suoi occhi e l’abito. Con
delicatezza lo sfilò e fece per metterlo al dito, ma Lucas la fermò. Lo prese,
lo baciò e glielo mise al medio destro. Poi le prese l’altra mano e le baciò
l’anulare.
Solo uno sguardo e tutto fu chiaro. Quel gesto valeva
molto più di mille parole.
E fu allora che compresero.
Non sarebbero mai più stati
separati.
Sempre insieme.
Nell’aria aleggiava, orami, la tensione, la dolcezza,
la compostezza, l’ammirazione, l’amore.
L’aria era pressoché irrespirabile. Era troppo
pesante.
Tutti erano
ammutoliti.
Quel silenzio non ammetteva
interruzioni.
Non occorrevano
parole.
Dai loro sguardi, dai loro volti, dai loro sorrisi, si
comprendeva tutto.
A rompere quella dolce illusione fu seiji. Il piccolo,
dolce seiji.
“mamma bella…”
Tutti, come risvegliati da un dolce torpore, si
girarono verso il piccolo. Lo guardarono interrogativi, al chè, il piccolo
ripetè:
“mamma bella…”
E sentì quel fastidioso formicolio agli occhi, quell’
odioso nodo in gola, e vide la vista appannarsi, ma lo vide. Gli corse incontro
e lo strinse a sé, e non riuscì a trattenersi. Le lacrime furono libere di
sgorgare.
E piangeva, piangeva di
felicità.
Perché seiji aveva detto la sua prima
parola.
Perché sapeva che non doveva essere lei ad essere
chiamata in quel modo.
Perché comprese, che non avrebbe mai smesso di amare
quel dolce tesoro. Neanche nei suoi momenti
peggiori.
E lo strinse a se. Incurante dei presenti.
C’erano solo lei e Seiji.
Suo fratello, il suo tesoro, suo
figlio.
ANGOLINO!!!!
eccomi qui, finalmente, con un nuovo capitolo.
finalmente il ballo e la comparsa di Aiko, con il nuovo capitolo, che ne
pensate? fatemi sapere!!! ringrazio tantissimo Tay_ e Gocciolina per le loro recensioni e per
tutti coloro che leggono!!! grazie mille!!!
alla prox
baci&abbracci
Narcissa
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Capitolo 14 *** l'altra sposa ***
cap 14
L’ALTRA SPOSA
Capitolo 14°
In una villa di ricche
dimensioni, con un giardino immenso e curato, fornito di ricche statue greche,
in una stanza che di umile non aveva nulla. tende di raso rosa appese alle
finestre con mantovane fucsia che scendevano ai lati degli stipiti, mobili di
pregiato legno intagliato a mano erano stipati intorno alle pareti,arricchiti
da stupendi suppellettili e dolci
bambole di porcellana, un letto a baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza,
coperto da delicate tende rosa racchiuse da un semplice fiocco fucsia di fianco
alle colonne di legno di ciliegio intarsiato da fiori di rosa. Una porta di
legno più scuro, dava sul bagno, rosa, grande come pochi, ricco come nessuno,
l’enorme vasca era in marmo di Carrara leggermente rosato e i sanitari di marmo
rosa, un enorme specchio troneggiava sul lavandino, di fianco ad esso, v’era un
mobile sul quale erano poggiati fermagli e trucchi delle più prestigiose
marche, appesi ai lati del lavello e del bidé asciugamani di cantù.
Una ragazza dai capelli
dell’ebano, gli occhi di smeraldo e le labbra di rosa aveva completato la sua
opera. I soffici capelli alzati in un semplice chignon tenuto alto da un
semplice fiocco di raso verde, dal quale scendevano leggeri boccoli che
ricoprivano il collo ed incorniciavano il volto, gli occhi erano più brillanti
che mai, risaltati da un ombretto verde chiaro che incorniciava gli smeraldi
che aveva al posto degli occhi, la pelle candida e delicata delle guance era
stata colorata con un po’ di rosso. Dalle orecchie pendevano grandi orecchini
di smeraldo che esaltavano il grande collier di brillanti con al centro uno dei
più grandi smeraldi esistenti al mondo; semplici guanti verdi fasciavano le
delicate mani, e un bracciale di brillanti si stringeva intorno al sottile
polso. Un bustier di raso verde decorato da fiori di pizzo con al centro uno
swaroky fasciava l’esile busto ed innalzava il decoltè. Un ampia gonna di
georgette verde si apriva a sbuffi sull’immensa cascata di taffettà prato,
bordato da fiori di pizzo; la gonna si apriva in un piccolo strascico che
terminava con applicazioni di pizzo verde chiaro.
Si mirò e rimirò più volte
nello specchio, dando leggeri ritocchi ai capelli, quando fu pienamente
soddisfatta, entrò nella stanza nella quale attendeva la madre.
“madre, che ve ne pare? Non
vi sembra un abito stupendo?”
“oh cara, è delizioso, ti si
addice perfettamente…”
“oh, non vedo l’ora… ci
saranno tante persone illustri!!! Come sono emozionata!!!”
“sì, tesoro, ma non farti
prendere troppo dall’emozione e mantieni la tua regalità, ricordati che a breve
sarai tu la nuova Madame Duglas!”
“sì…”
“dai preparati che George
Françis ti aspetta nella limousine …”
“proprio come cenerentola!”
“sì cenerentola…” ribadì con
voce triste la madre. Triste perché a breve avrebbe perduto la sua figliola.
Triste perché lei non poteva vivere felice e spensierata come tutte le altre
giovani ragazze, lei era un’aristocratica, doveva seguire il cerimoniale, non
poteva fare ciò che voleva… triste perché temeva che la sua dolce figliola le
avrebbe voltato le spalle, l’avrebbe accusata di averle imposto quel
matrimonio… triste perché temeva che potesse essere infelice come lo era stato
lei. Obbligata a sposarsi con un uomo che non amava, ed essere violentata da
lui senza ritegno, senza nemmeno il diritto di replicare. Lui era suo marito,
aveva ogni diritto su di lei…
**********
Una fanciulla dai capelli
dell’ebano e gli occhi d’ambra si mirava allo specchio, godendosi delle dolci
ed esperte mani che le sfioravano ed accarezzavano i capelli, acconciandoli
alti sulla nuca, abbellendoli con semplici rose bianche. Il leggero make-up
grigio risaltava sulla sua pelle caffelatte,le labbra leggermente rosate dal
rossetto, le accrescevano il volume delle labbra. Lo stretto corpetto di pizzo
bianco fasciava il busto snello, la lunga ed ampia gonna di organza, arricchita
qua e là da rose di tulle applicate, terminava in uno splendido strascico
ricamato a mano. Guanti di pizzo fasciavano le braccia, lasciando scoperte le
dita snelle, una collana di perle aggraziava il collo. Il lungo velo ricamato
fu poggiato sulla sua testa ricoprendo la raffinata pettinatura.
La sposa era pronta.
Helèna Mary Green era pronta.
Una ragazza stava per
diventare donna.
Con passo leggero si avviò
alla porta, dove l’attendeva il padre. Elegante e raffinato nel suo abito
scuro; i capelli bianchi risaltavano sull’oscurità. Le porse il braccio. Lei lo
strinse. Si avviarono.
Verso l’altare.
Verso la felicità di un padre
che credeva avere donato la felicità a sua figlia.
Verso l’infelicità di un
matrimonio senza amore.
Eccolo l’uomo dai capelli
scuri e dagli occhi chiari che sarebbe stato il suo peggiore incubo. Le
promesse furono pronunziate. Helèna Mary Green e Edward Michael Edgeworth erano
divenuti marito e moglie.
Una condanna.
Una maledizione.
Una sfortuna.
Il ricevimento fu lussuoso e
spettacolare. I due sposi erano felici. I baci furono scambiati e la torta
tagliata. Gli invitati andarono via. I due giovani restarono soli.
Entrambi si cambiarono.
Quella sera indossò un
completino di pizzo bianco molto semplice, ricoperto da una leggera vestaglia.
Lui invece, indossava un paio di boxer neri, come la sua anima.
Quando lei si presentò a lui,
si mostrò cordiale verso di lei, la fece accomodare di fianco a lui e la baciò
dolcemente, il bacio si approfondì, diventando sempre più duro e violento.
Nulla traspariva da quel bacio, solo voglia di possesso. Le mani solcavano
frenetiche il corpo della giovane, slacciarono senza troppa grazia la vestaglia
di lei, strattonò il reggiseno e strappò le mutandine.
Quello che fu dopo furono
solo lacrime di dolore… per una violenza subita, per un animo lacerato, per una
fiducia persa…
Fu così, sempre. Tutte le
volte che la voleva, la prendeva, se no, non la calcolava. Fu così fino a
quando non concepirono Elisabeth.
Una bimba nata senza amore.
Solo dalla violenza e dall’astio. Poco dopo la nascita della piccola, Edward
morì.
Finì tutto. L’oblio e la
sofferenza. E fu solo il tempo dell’amore. Amore, quello vero, donatole da un
uomo che l’amava per davvero. Amore dato e ricevuto alla sua piccola. Che non
seppe mai nulla di quella storia.
********
La donna fu riscossa dai suoi
pensieri dalla melodiosa voce di sua figlia.
“a più tardi madre…”
“a più tardi, e mi raccomando
divertiti…”
“sì”
La giovane baciò le guance
della madre e se n’andò, lasciando la donna nei suoi pensieri.
No si disse, Elisabeth non
sarebbe stata infelice, perché lei stessa aveva ammesso che Lucas le piaceva.
Sì, si disse. Sua figlia sarebbe stata felice…
Con passi leggeri, Elisabeth,percorse il
grande corridoio ed arrivò alla grande scala che dava sul salone da
ricevimento. Un ragazzo dai capelli castani e gli occhi neri, era ai piedi
della scala. Si stava annoiando certo, ma non poteva perdere l’occasione di
vedere Elisabeth vestita da sera, era da sempre innamorato di lei, ma la madre
aveva deciso che Lucas dovesse sposarla, non lui, lui era il secondogenito, per
una manciata di secondi era il secondogenito, se fosse nato lui per primo, si
ritroverebbe fidanzato con la ragazza più bella del pianeta, ed invece no, lei
doveva essere di Lucas, del suo gemello, del primogenito, per il nome del
casato. Se solo avesse potuto strangolarlo…
Fu riscosso dai suoi pensieri
dall’entrata in scena di lei. Elegante nel suo vestito verde, scendeva le
scale, sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare, l’istinto era quello di
abbracciarla e chiederle di sposarlo da un momento all’altro, ma il galateo gli
imponeva di offrirle una rosa da attaccare al vestito di lei e di porgerle il
braccio, e così fece.
Le porse una rosa gialla, la
sua preferita, e le offrì il braccio, lei lo accettò con piacere, non prima di
avergli mostrato un dolce sorriso che solo in compagnia di quel giovane sapeva
fare.
Insieme si incamminarono
verso la limousine, vi salirono sopra e chiesero all’autista di partire…
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Capitolo 15 *** l'arrivo in villa ***
cap 15
L’ARRIVO IN VILLA…
Capitolo 15°
“maestro buonasera.
Complimenti per la festa, veramente grandiosa. Ho sentito dire che a breve
dovrebbe esserci una sorpresa…” chiese un giovane dai capelli dell’ebano e gli
occhi di smeraldo. Era un’apprendista del maestro e voleva in tutti i modi
divenire famoso come lui.
“si tra breve ci sarà una
sorpresa, per ora non posso dire altro…”
“amico carissimo,
complimenti, veramente grandiosa… l’idea delle rose alle finestre è sublime!”
“ti ringrazio amico mio…”
Alla festa erano presenti
centinaia di persone, personaggi famosi, modelle del maestro, ex modelle, amici intimi di Valentino.
La sala era addobbata, come
ogni finestra, di rose di molte varietà diverse che davano un aspetto floreale
alla sala ed emanavano un profumo sublime. Un’enorme scala, sulla quale era
poggiata un tappeto di velluto rosso, portava all’entrata principale, sulla
ringhiera in legno pregiato, erano appoggiati bouquet di rose uniti da
nastri che scendevano lateralmente la
scala. Sulla destra della scala, verso il fondo della sala, si intravedeva lo
sfarzoso buffet arricchito anch’esso da mazzi di rose. In fondo proprio alla
sala vi era un’orchestra di 47 elementi che suonavano dal vivo musica di
compagnia. Sotto quelle note, ci si poteva parlare, mangiare, ballare…
Le scale esterne, erano
letteralmente piene di paparazzi che cercavano di catturare le star in
atteggiamenti strani, nessuno di loro poteva entrare, solo qualcuno che aveva
l’autorizzazione del maestro. Beati i pochi fortunati!
Intanto….
Il silenzio che permeava
nell’auto era pesantissimo, nessuno dei due aveva proferito parola da quando
avevano messo piede nell’auto. La tensione era alle stelle.
Lei fantasticava sulla sua
entrata in scena guardando fuori dal finestrino. Lui era immerso nei suoi
pensieri più profondi, sui suoi ricordi più odiati…
********
“Lucas dammelo, quello era mio…”
“ora è mio, io sono il più
grande, devi portare rispetto!”
“no, è mio, me lo devi
ridare!”
“ noooo…”
Un bimbo biondo correva per
tutta la stanza inseguito da suo fratello gemello. Litigavano per un
giocattolo, un nonnulla… spesso, volentieri, sempre…
E chi aveva la meglio? Lucas
Mattias. Il più grande. L’erede. Colui che doveva ereditare tutto.
E lui?
Il secondogenito, nato in una
famiglia che voleva un maschio. Ne avevano due. Il più grande era il più
importante. Qualsiasi cosa voleva Lucas, poteva averla. Se la voleva George no,
perché Lucas è il primogenito.
Ma in che razza di mondo
siamo! Lucas può avere tutto e George nulla! perché? Eppure i Duglas sono
ricchi. Eccome se lo sono. Lo hanno dimostrato.
Era impossibile non ricordare
quel giorno, George ne aveva combinata un’altra delle sue, questa volta aveva
rotto un vaso di cristallo molto costoso. Lucas aveva cercato di aiutarlo, ma
non c’era stato nulla da fare.
“George è irrequieto. Vivace.
Non rispetta le regole. Può disonorare la famiglia. Dobbiamo fare qualcosa!”
esclamò un uomo alto, robusto e con i lineamenti severi.
“Cosa?”chiese una donna
fragile e minuta.
“Lo mandiamo in un collegio
svizzero, privato, ove gli insegneranno le buone maniere, mentre Lucas imparerà
a casa.”
“ma non è giusto, o tutti e
due o nessuno! George potrà imparare a casa anche lui!”
“è troppo irrequieto. Lì lo
tratteranno bene, ma gli faranno comprendere come dovrà comportarsi”
“no, non voglio…”
“non me ne frega niente
di cosa vuoi tu. George andrà in un
collegio! Così ho deciso!”
Vi sembra giusto? Io dico vi
sembra giusto? Lui può avere tutto ed io nulla?
Perché?
Tornavo a casa una volta al
mese, mi accoglievano felici, mi facevano passare qualche bella giornata e poi
mi rispedivano in collegio. Ma non ero affatto felice. Per niente. Praticamente
vivevo in un posto grigio e buio ove mi trattavano come una feccia, e quando
tornavo a casa, vivevo di messinscene.
Per fortuna c’era lei ad
allietare i miei giorni. Quando tornavo a casa era lì che mi aspettava. Mi
abbracciava forte e mi diceva che mi voleva bene. Quando ero con lei ero
veramente felice, e lei era veramente se stessa, perché il cerimoniale non le
permetteva una vita da monella. Rideva spensierata ogni qualvolta c’era una
situazione buffa, mi sgridava se sbagliavo, mi abbracciava quando ero triste,
mi confortava, mi voleva bene.
Mi ripromisi di renderla
felice e liberarla da quella gabbia dorata in cui viveva perché anche lei
doveva sbocciare.
Solo questo desideravo.
Renderla felice.
Nemmeno questo potrò fare,
perché me l’hanno sottratta.
Me l’ha sottratta.
Riscosso da questi pensieri,
si rese conto dello sguardo vacuo della ragazza, così decise di rompere il
ghiaccio…
“Elly, sei bellissima”
“grazie…anche tu” un sorriso
smagliante illuminò il suo volto di pesca
“dico sul serio…”
“anch’io…”
“Elly…”
“sì?”
“ti amo…”
La ragazza si voltò verso di
lui stupita. Credeva stesse scherzando, invece era serio.
George l’amava. Ma lei amava
un altro, o no? Ma come poteva rifiutarlo senza offenderlo?
Gli voleva bene, ma non fino
a questo punto…
“george…”
“non dire nulla, ti
prego…”gli occhi gli s’inumidirono…
“ma…”
“rispondimi, mi vuoi bene?”
“sì, ma…”
“…vuoi più bene a Lucas…”
finì lui per lei con un tono amareggiato
“…”
“rispondi…” era una supplica
“sì…” gli occhi di lei si
bagnarono di acqua e sale. Una piccola goccia fuoriuscì dagli occhi prato di
lei.
“non piangere…”
“io, non volevo forti
soffrire, perciò non te lo volevo dire, ma tu hai voluto che te lo dicessi!”
scoppiò in singhiozzi.
“george, io ti voglio tanto
bene!”
“anch’io te ne voglio, su
vieni qui…”
I ragazzi si abbracciarono
per un tempo infinito. Lei continuò a
piangere fino ad addormentarsi.
**********************
In un’altra auto, due giovani
ragazzi, stavano ripensando alla scena vissuta poco prima.
Lei aveva sentito il cuore
sciogliersi quando aveva udito quelle parole.
Mamma Bella…
Allora era questo che aveva
provato sua madre quando aveva sentito pronunciare per la prima volta quella
parola? Un’emozione indescrivibile aveva preso il sopravvento su di lei, non
aveva pensato a nulla, se non correre ad abbracciare il suo bambino, incurante
del make-up che si scioglieva sotto il passaggio delle lacrime salate che
finalmente erano uscite sciogliendo il nodo che opprimeva la sua gola. Era
ancora preda di quelle emozioni indescrivibili che aveva vissuto poco prima.
Stava cercando di calmarsi guardando fuori dal finestrino.
Lui invece, si era reso conto
di quanto quella ragazza gli volesse bene, e quanto lui ne volesse a lei. Si
era reso conto che era diventata la persona più importante della sua vita. Era
tornato per vedere una vecchia amica ed
invece aveva scoperto che l’antico sentimento che era racchiuso in lui, si era
risvegliato più forte e prepotente di prima.
La guardò di sottecchi. Il
viso perso nel paesaggio, l’abito blu che risaltava la sua pelle chiara ed i
suoi capelli biondi. Le mani delicate che tormentavano l’anello che le aveva
regalato. Era praticamente una visione.
La guardò per un tempo
infinito.
Lei si accorse che la stava
osservando, si girò e gli porse un sorriso imbarazzato ma sereno.
Lui arrossì e si voltò dall’altra
parte. Poi si rigirò e le disse:
“sei bellissima…”
“grazie… anche per l’anello,
è stupendo…”
“tu sei stupenda…”
Le guance di lei
s’imporporarono.
“ mi lusinghi…”
“te lo meriti… una ragazza
come te le merita proprio queste lusinghe e trattamenti. Anche Valentino se n’è
accorto…”
“io non merito proprio
niente, perché con il mio egoismo ho fatto soffrire mio padre…”
“ non dire mai più una cosa
del genere. Se tua madre non avesse voluto un altro figlio, non c’avrebbe
provato tante volte. Era perché lo voleva principalmente lei. Che le
conseguenze siano state nefaste, è il destino, ma il destino ha voluto anche
che tu incontrassi Valentino nella boutique e che ti regalasse quel vestito per
una festa alla quale non avresti mai partecipato, e per di più ti trovi con un
ragazzo tremendamente affascinante al tuo fianco…”
Queste ultime parole fecero
sorridere Aiko ed alleggerire il cuore da un peso grande.
Vederla sorridere fece
scioglier il cuore di Lucas.
“perché ridi?” fece finta di
nulla
“per quello che hai detto…”
“vuoi dire che non sono
estremamente sexy ed affascinante?”
“ si certo che lo sei, ma sei
anche dolce e sensibile, per questo ringrazio il cielo per averti portato al
mio fianco… ti sono enormemente grata per la tua amicizia…”
Gli occhi scintillavano di
sincerità mentre fissava i suoi acquamarina nel castano dei suoi.
I loro occhi si fecero seri.
I loro volti si avvicinarono. Le loro
labbra s’incontrarono in un dolce bacio alla ciliegia.
*******************
“elly, svegliati siamo quasi
arrivati…”
La scosse con dolcezza.
“mhhh…mi sono addormentata.”
“sì, siamo quasi arrivati!”
“oh mio dio, mi devo rifare
il make-up!”
Estrasse dalla borsa una
trousse e cominciò a dare qualche tocco qua e là, mentre la macchina faceva il
suo ingresso nel giardino della villa.
Una villa di stile
settecentesco si parò dinanzi a loro. Le luci illuminavano l’enorme facciata di
bugnato e marmo. Le finestre sormontate da timpani triangolari arricchite da
bassorilievi, erano incorniciate da rose colorate che conferivano un aria
floreale alla facciata della villa. la macchina si fermò davanti alla grande
fontana di peltro levigato che nascondeva l’imponente scala a tre entrate che
portava all’entrata principale. Era piena di paparazzi che non smettevano di
scattare foto. Alla porta vi erano dei buttafuori che lasciavano entrare solo
gli invitati.
George scese dall’auto e come
era suo dovere aprì la portiera alla sua compagna.
La ragazza fu oggetto di
molta attenzione da parte dei paparazzi. Subito la riconobbero e cominciarono a
fare domande alla quale rispondeva con gentilezza e sorrisi. Lei ed il suo
compagno, salirono le scale e furono annunciati ai presenti. Tutta la sala si
voltò verso di loro e restando rifulsa dalla bellezza dei due giovani, ma le
sorprese non erano finite.
I ragazzi scesero dalle scale
e furono accolti con gioia dal padrone di casa.
“maestro, è un onore esse qui
stasera…”
“ti ringrazio cara, e
lasciami dire che sei stupenda!”
“grazie maestro!”
Poi il maestro strinse la
mano a George ringraziandolo per la sua presenza alla festa. I ragazzi furono
richiamati da un gruppo di persone molto famose che vollero conoscerli.
Tra la folla, intanto, un
giovane in giacca di pelle e camici aperta, si faceva largo. La sua imponenza
dava nell’occhio e il suo abbigliamento lasciava scioccati i presenti.
Dall’alto della sua statura, notò il maestro e cercò di arrivarvi il più in
fretta possibile.
“maestro, vi annuncio che
stanno arrivando.”
“molto bene…”
“signori e signore, chiedo la
vostra attenzione…”
Il bacio li lasciò intontiti,
ma consapevoli dei loro sentimenti. Era il primo bacio per entrambi e le stelle
che videro dimostrarono che il piacere di stare accanto al proprio amato era
autentico. La macchina entrò nella villa e si fermò davanti all’ingresso.
Lucas scese dall’auto, e come
aveva fatto poco prima suo fratello gemello, aprì la portiera dell’auto.
I paparazzi erano già pronti
a scattare.
L’attesa sembrava
interminabile.
I body guard formarono due
file compatte per non lasciar passare i paparazzi.
Le porte erano pronte per
essere aperte.
Aiko scese dall’auto.
L’aria si fece irrespirabile.
Con estrema lentezza, i due
ragazzi salirono le scale tra i flash delle macchine fotografiche.
Le luci nella sala si
spensero. La musica si fece soffusa. L’unica fonte di luce era il fascio che
illuminava la porta.
I battenti si aprirono.
I giovani fecero il loro
ingresso.
Un ooohhh generale riempì la
stanza, poi più nulla. solo silenzio.
Anche il maestro restò
immobile, abbagliato dallo splendore della giovane.
Aiko si sentì osservata. Le
guance le s’imporporarono di rosa. Non s’aspettava una simile accoglienza.
Timidamente cominciò, insieme a Lucas, a scendere le scale.
Il maestro andò loro
incontro.
“sei una visione…”
“maestro….”
“non dire nulla, permettimi
di accompagnarti fino alla fine delle scale”
Aiko guardò il suo
accompagnatore che acconsentì con un lieve cenno della testa.
Il fascio di luce li seguì
fino alla fine delle scale. Il maestro prese la mano di Lucas e quella di Aiko
e le riunì.
“ballate per me…”
La musica riprese il suo
corso e i due giovani cominciarono a ballare al centro della sala nello stupore
più generale.
Il maestro, invece, non era
mai stato più orgoglioso del suo lavoro. Una lacrima di gratitudine bagnò il
suo volto. Mentre i due giovani danzavano ancora nello stupore generale.
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Capitolo 16 *** SORPRESA!!! ***
cap 16
SORPRESA!!!
-Capitolo 16°_
“ma quello non è Lucas?”
chiese Elisabeth al suo accompagnatore
“sì, è proprio lui…” rispose
George
“ma che ci fa qui?”
“non lo so…”
“e poi chi è quella splendida
fanciulla con la quale è arrivato?”
“bo”!
I due giovani stavano ancora
danzando, quando le luci si riaccesero. La musica si fermò, come anche i due
giovani. Si guardarono negli occhi, s’inchinarono e Lucas accompagnò Aiko ad un
tavolo libero.
“vado a prendere qualcosa da
bere… prendo qualcosa anche a te?”
“un cocktail analcolico
grazie…”
“vado e torno…”
Intanto, Elly e George si
avvicinarono al tavolo dove era seduta Aiko.
“scusami, è libero?” chiese
Elisabeth
“prego, solo uno è occupato”
“grazie…”
“ comunque piacere, io sono Elisabeth
e lui è George”
“molto piacere, io mi chiamo
Aiko…”
“il piacere è mio Aiko, ma
lasciatelo dire, quel vestito è un incanto…”
“grazie, me l’ha regalato il
maestro…”
“allora lo conosci?”
“no, l’ho incontrato una
volta nella sua boutique, mentre provavo quest’abito, ha detto che solo io
potevo indossarlo e me l’ha regalato. Io non volevo, ma me l’ha inviato a
casa…”
“è molto nobile da parte
sua…”
“sì veramente nobile, anche a
te però sta bene quel vestito, ti si addice molto e si abbina perfettamente con
i tuoi occhi smeraldo.”
“grazie…sei veramente molto
gentile…”
“prego…”
Il silenzio cadde tra di
loro. Era imbarazzante. Poi la salvezza. Arrivò Lucas.
“ecco, per te, attenta a non
sporcare quell’abito…”
“grazie, ah, ti volevo
presentare…”
Il ragazzo si girò e li vide…
Che ci facevano suo fratello
e la sua migliore amica a quel ballo? Che fossero stati invitati anche loro? E
perché a lui non avevano detto nulla?
“buonasera! Ti sei fatta
ancora più bella dall’ultima volta che ci siamo visti…” disse Lucas ad
Elisabeth baciandole la mano
“grazie, ma non farmi
arrossire!”
Poi Lucas si rivolse al
fratello, non dissero una parola, semplicemente si strinsero la mano.
Intanto Aiko, guardava
esterrefatta la confidenza con la quale Lucas parlava con Elisabeth, o Elly, come la chiamava lui. Uno
sguardo poco rassicurante all’indirizzo del suo “ragazzo” e tutto fu chiarito.
‘parliamo dopo’ era questo ciò che diceva quello sguardo poco rassicurante.
Poi lo shock.
Il telefonino squilla. Lei
risponde.
“corri presto. Seiji non sta
bene. Lo stiamo portando in ospedale!è grave!”
Le lacrime scesero sulle sue
guance imbrattando il make-up e lasciando colare il mascara sulle guance. I
presenti al tavolo la guardarono stupiti. Lucas le passò una mano intorno alle
spalle e lei cominciò a piangere disperata appoggiata al suo petto.
“aiko, tesoro colmati!” le
chiese allarmato lui
“ il mio bambino, in
ospedale!”
“che hai detto?”
“seiji…”
“ho capito!”
Fu un attimo. Lucas corse ad
informare il maestro, mentre Elisabeth e George accompagnarono una distrutta
Aiko alla macchina.
Il maestro fu da loro in un
batter d’occhio insieme a Lucas.
“mi dispiace maestro…”
“corri e non ti preoccupare.
Ci sentiamo…”
“ in ospedale, presto!”urlò
Lucas all’autista.
La macchina partì di corsa
verso l’ospedale.
‘piccolo mio, resisti,la
mamma sta arrivando!’
SPAZIO AUTRICE:
adesso
ragazzi, mi sono davero stufata, se la storia fa schifo, basta dirmelo,
lo accetto e la cancello, non ci sono problemi, ma se vi piace, se la
gradite almeno un pò, xkè non me lo dite? sapete quante
volte spero di trovare un commento nuovo e non lo trovo? sapete che per
ogni capitolo ci sono almeno 30 persone che leggono e nessuno
recensisce? talvolta solo un paio di persone. ma vi sembra giusto che
un autore non debba sapere cosa ne pensano i suoi lettori? quest
è una storia che amo molto, perchè è molto sentita
e speravo che potesse piacere, invece non lo so. ho avuto più
successo con storie che ho scritto per puro diletto. non sapete quando
grande sia stata la mia delusione. questa è l'ultima volta che
scrivo qualcosa del genere. se non avrò pareri, penso di non
continuare più la storia, perchè preferisco non finirla
anzichè pubblicarla e restare delusa perchè non è
stata letta.
con questo vi lascio.
con l'augurio che recensiate.
narcissa
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Capitolo 17 *** la tragedia... ***
cap 17
LA TRAGEDIA
-Capitolo 17°-
Dalla villa all’ospedale dove
avevano portato Seiji c’erano più di 30 minuti di macchina, anche se l’autista
aveva acceso le quattro frecce e non smetteva di suonare, sarebbero arrivati in
circa 20 minuti. Un tempo troppo lungo.
Aiko era disperatissima,
piangeva. Non poteva perderlo, era la sua unica ragione di vita, era l’ultimo
ricordo di sua madre, non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere senza quella
piccola peste. Mentre l’auto correva verso l’ospedale, davanti agli occhi di
Aiko si presentarono le scene più disparate, una più brutta dell’altra.
Ma soprattutto le si presentò
davanti la possibilità che quella magia, la magia della maternità, sarebbe
potuta scomparire. Non avrebbe mai più potuto…
Rivedere il suo piccolo sorriso sdentato.
Sentirlo ridere, con la sua
calda ed infantile risata.
Sentirlo piangere.
Sentirlo vicino a sé.
Abbracciarlo… pensare di non
poter più vedere e sentire tutte queste cose l’angosciò ancora di più.
Inconsciamente strinse la mano di Lucas.
Il ragazzo si girò verso di
lei.
E comprese.
Comprese quello che stava
immaginando Aiko.
E si sentì impotente.
Veramente impotente.
Le strinse di più la mano per
farle comprendere che lui era con lei.
Le sarebbe stato accanto
qualsiasi cosa fosse accaduta.
Qualsiasi.
Le avrebbe regalato tutto il
suo sostegno.
Le avrebbe regalato la sua
spalla, il suo cuore.
In silenzio avrebbe sofferto
con lei.
Sarebbe stato sempre con lei.
“Aiko, qualunque cosa accada, sarò sempre con te…”
“lo so…”
Una frenata brusca li sbalzò
dai sediolini.
E capirono.
Fu un istante.
Un lampo.
La portiera dell’auto si
spalancò. Aiko era già vicina all’entrata, l’aveva lasciato solo.
Aprì a sua volta la portiera ,ringraziò
l’autista e corse anche lui verso l’inferno.
Un corridoio bianco, che
puzzava di disinfettante si presentò loro.
L’arredo era squallido.
Lo stesso di quasi un anno
prima.
Lo stesso ospedale che aveva
visto morire sua madre.
Lo stesso posto dove aveva
sperato di non dovervi ritornare mai più.
Ed invece eccola lì, a
correre verso il bancone dell’accettazione. Il bancone della verità. Quello che
le avrebbe dato la sentenza.
“buonasera signorina, posso
esserle d’aiuto?” chiese una donna sulla quarantina, con già i segni della
vecchiaia e qualche chilo di troppo.
“cerco Seiji Aogiri, è stato
portato qui circa un’ora fa, ha quasi un anno…”
“si ho capito, lei è una sua
parente?”
“sono sua madre…”
“mi scusi signora, la
accompagno subito…”
La donna uscì dal bancone e
le fece strada verso un corridoio buio dove presero l’ascensore, notò che i due
erano in abito da sera e comprese che questi erano veramente molto costosi. Lo
stesso vestito della ragazza lo aveva visto qualche settimana prima
nell’atelier del maestro Valentino.
L’ascensore finalmente si
aprì.
La luce del corridoio li
investì in pieno. Quasi ne furono accecati.
Con un coraggio mai
dimostrato, Aiko scese dall’ascensore ed imboccò il corridoio.
“all’incrocio a destra”
“grazie” disse Lucas e con
Aiko s’incamminò verso quella direzione.
Il corridoio sembrava non
voler finire.
Ad ogni passo il cuore
accelerava.
Ad ogni passo la paura
aumentava.
Ad ogni passo una lacrima
scendeva.
Finalmente imboccarono il
corridoio.
Una porta in acciaio
pesante emerse davanti a loro. I vetri
erano di peltro smerigliato sopra i quali troneggiava la “ +” simbolo
dell’ospedale, sopra di questa, un cartello dichiarava “ SALA OPERATORIA” sotto
un led luminoso avvisava che era in corso un operazione.
Sulla panchina vicino a
quella porta vi era un uomo.
Il volto segnato dal dolore.
Gli occhi che avevano pianto
le loro lacrime.
Le mani che si coprivano il
viso.
Era disperato.
“papà”
Un sussurro appena udibile.
Un respiro appena percepito.
L’uomo si voltò.
La ragazza gli corse incontro
e lo abbracciò.
Gli occhi s’incontrarono. Il
padre lesse la muta domanda negli occhi della figlia: ‘cosa è successo?’
“stavamo al piano di sopra,
aveva appena preso il latte. L’ho vestito e l’ho portato in camera sua per
farlo addormentare. Ho notato che aveva il respiro affannato e gli ho misurato
la febbre, 38. Gli ho dato una tachipirina e l’ho fatto addormentare. Almeno
credevo. Sono sceso di sotto per prendere un po’ d’acqua nel caso avesse avuto
sete, ed in quel momento ho sentito un botto, come se qualcosa fosse caduto…”
il racconto s’interruppe, perché l’uomo aveva ricominciato a piangere, tra i
singhiozzi continuò… “sono andato alle scale e l’ho visto. Era disteso a terra
in un mare di sangue…” Seiya si portò le mani al volto… “come ho potuto
allontanarmi da lui?come ho potuto? Potevo stare più attento!”
“papà, non disperarti, non è
colpa tua…”
Cercò di rincuorare suo padre
mentre le lacrime le scendevano di nuovo dagli occhi zaffiro.
Lucas si avvicinò loro, mise
una mano sulla spalla di Seiya e strinse quella di Aiko.
Quel piccolo e semplice gesto
li aiutò molto.
Significava che era con loro,
e con loro avrebbe sofferto o gioito.
Secondi, minuti, ore…
Quelli che passarono da
quando Seiji era in quella stramaledetta sala.
Orrore e paura cominciarono a
farsi strada nei loro cuori.
BIP
Un suono semplice ma la
contempo significativo. Dopo quasi sei ore, il led luminoso si spense.
L’operazione aveva avuto temine.
Inconsciamente, Aiko, Seiya e
Lucas trattennero il respiro. Quando il medico uscì dalla sala i loro cuori
persero un battito…
SPAZIO AUTRICE:
chiedo
umilmente perdono a tutti voi che segiute, ma non ho avuto il tempo
materiale per aggiornare, tra studio e cose varie non ho avuto tempo.
mi dispiace davvero tanto per il ritardo, ma vi supplico
perdonatemi!!!! non l'ho fatto apposta, sono state forze di causa
maggiore che mi hanno spinta a ritardare così tanto
l'aggiornamento. comunque vedo sempre che le recensioni scarseggiano,
anche se ne approfitto per dare il benvenuto e ringraziare sackiko_chan e mora1992 per le loro recensioni. grazie mille ragazze.spero ke il nuovo capitolo sia di vostro gradimento.
kiss Narcissa
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Capitolo 18 *** il responso... ***
cap 18
IL
RESPONSO…
-Capitolo
18°-
Colui che uscì da quella sala
sembrò un angelo, o forse un diavolo, con gli abiti insanguinati e gli occhi
stanchi. Le mani stringevano uno straccio di carta, segno che le aveva appena
lavate, la mascherina era appesa al collo.
Sul volto uno sguardo
preoccupato.
I cuori accelerarono
bruscamente.
Gli occhi s’inumidirono.
La mano di Aiko, strinse più
forte quella di Lucas.
Seiya si alzò dalla sedia e
s’avvicinò alla figlia. Le poggiò una mano sulla spalla, quella di aiko, gli
cinse il fianco.
Un gioco di sguardi.
Un miscuglio di colori.
Un miscuglio di emozioni che si susseguivano negli occhi acquamarina
di una madre dalla giovane età.
Un sospiro fuoriuscì dalle
labbra di un uomo dal quale dipendeva o era dipesa, la vita di Seiji.
Quando questi cominciò a
parlare, i cuori dei presenti si fermarono nuovamente.
“l’operazione è riuscita, ma
ha perso molto sangue. Siamo riusciti a fermare l’emorragia ed abbiamo
ricomposto la frattura, ma la situazione è grave. Il bambino è debole, ha la
febbre, e questo complica le cose, senza considerare che è piccolo d’età.
L’incidente potrebbe aver causato dei danni, ma questo lo scopriremo molto più
in là…”
Acqua e sale scesero dal mare
bagnando le guance di rosa.
Le braccia s’incrociarono in
un abbraccio disperato.
L’uomo attese che i presenti
si calmassero, poi riprese a parlare.
“lo abbiamo portato nel
reparto rianimazione di neuro chirurgia infantile. Potrete vederlo tra poco.
Può entrare una sola persona.”
Ancora un gioco di sguardi.
Un gioco di colori.
Poi una domanda…
“ce la farà?” Lucas aveva
rotto quel silenzio
“dipende dal bambino…”
Un cenno d’assenso ed il
medico se n’andò.
Aiko e Seiya, stretti in un
altro abbraccio, si sedettero sulla panchina.
Lucas comprese che dovevano
restare soli.
“vado a prendere da bere…” e
si allontanò.
“pronto?” una voce chiese al
telefono
“ciao Toy, sono Lucas…”
“ciao amico, come va la
festa?”
“è proprio di questo che ti
volevo parlare…”
“è successo qualcosa?”
“siamo in ospedale…”
“che è successo?”
“Seiji è caduto dalle scale,
è stato appena operato, ma la situazione è grave. Aiko è distrutta.”
“siamo subito da voi…”
“grazie… ah portate qualcosa
per Aiko, quel vestito non è adatto…”
“certo, ti serve altro?”
“no grazie, siamo
all’ospedale pediatrico, reparto di neuro chirurgia infantile, rianimazione”
“siamo lì tra poco”
“grazie.”
“ciao”
Un bip ed il telefono tornò
silenzioso.
Le lacrime bagnarono le sue
guance.
Dopo un po’ ritornò da Aiko e
Seiya, con gli occhi gonfi e due tazze di caffè in mano.
“grazie…”
Il liquido nero diede un po’
di sollievo a quegli occhi stanchi. Svegliò quelle membra intorpidite.
Restarono ancora un po’ così,
poi s’alzarono e si avviarono al reparto di neuro chirurgia…
SPAZIO AUTRICE: eccomi qui con il nuovo e triste capitolo.
che
dire, il capitolo è molto denso di emozioni e lacrime, e
speroche vi abbia comunicato qualcosa... mentre scrivevo i capitoli
piangevo, non sapete quanto sia stato difficile per me scrivere questi
capitoli così tristi. cascano in un periodo, per me, di lutto e
sofferenza, a breve ricorrerà il primo anniversario della
scomparsa di mio nonno, una persona squisita, silenziosa e piena
d'allegria; e poche settimane fa è scomparsa, a l'età di
38 anni, mia zia. improvvisamente, non sappiamo cosa è successo,
sappiamo solo che ci ha lasciati, ha lasciato un marito che non riesce
a darsi pace....
scusatemi
per questo sfogo in questa sezione, ma è il capitolo adatto,
penso. come sempre le recensioni scarseggiano, anzi potremo dire che
siete quasi tutti scomparsi ad eccezione di sackiko_chan che mi segue e mi da conforto... con questo è tutto... vi lascio con la speranza di aggiornare presto.
bacioni
Narcissa
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