un bambino, un fratello, 3 vite...

di Narcissa malfoy jnr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** quando ti senti sola... ***
Capitolo 2: *** quando il sogno che si stava avverando si frantuma... ***
Capitolo 3: *** quando accade un miracolo... ***
Capitolo 4: *** quando il sogno diventa realtà ***
Capitolo 5: *** quando comprendi che devi farti forza ma non ce la fai... ***
Capitolo 6: *** quando non ti accorgi dello scorrere del tempo... ***
Capitolo 7: *** quando c'è qualcuno che ti ama... ***
Capitolo 8: *** Quando fai shopping... ***
Capitolo 9: *** quando ti assalgono i ricordi... ***
Capitolo 10: *** quando fai una sorpresa ***
Capitolo 11: *** quando si dice il destino... ***
Capitolo 12: *** quando puoi divertirti di nuovo... ***
Capitolo 13: *** quando le emozioni prendono il sopravvento ***
Capitolo 14: *** l'altra sposa ***
Capitolo 15: *** l'arrivo in villa ***
Capitolo 16: *** SORPRESA!!! ***
Capitolo 17: *** la tragedia... ***
Capitolo 18: *** il responso... ***



Capitolo 1
*** quando ti senti sola... ***


quando ti senti sola QUANDO TI SENTI SOLA...

Salve ragazzi, sono una nuova scrittrice di questo sito, spero siate clementi, perchè sono abbastanza suscettibile!
scherzo! solo che vorrei sapere che ne pensate, tutto qui. ora vi lascio alla lettura.
Bacioni


Narcissa

DLIN DLON

Il suono di un campanello, le voci degli alunni che si precipitano fuori dell'edificio scolastico. Il sole volge al tramonto colorando di oro il paesaggio circostante...
Una ragazza di 16 anni, stava uscendo da scuola con le sue amiche. Era stata una giornata stressante, e dopo una giornata così cosa c'era di meglio se non un bel panino e una sfuriata al karaoke?
Tra chiacchiere e risate, venne fuori un argomento un po' doloroso...

" beata te,Aiko, tu non hai fratelli o sorelle di cui occuparti! Io, invece, dopo una giornata così devo pure badare a mio fratello di 2 anni e dopo devo studiare. che palle!"

"tu dici così, ma alla fine ti piace avere un fratello, non è vero? Non ti rende felice sentirgli dire le sue prime parole, vedergli fare un sorriso, stargli accanto e sostenerlo nei suoi primi passi?"

"sì. Però..."

"però, non ti lamentare, tu un fratello ce l'hai, adesso, quando ritornerai a casa e aprirai la porta, lui sarà lì ad aspettarti, ti sorriderà e ti abbraccerà. Non scostarlo, abbraccialo, perché è un grande tesoro. Tu questo tesoro e l'hai, io invece sono sola. Quando aprirò la porta di casa, troverò il vuoto ad aspettarmi..."
una lacrima silenziosa scese dai suoi bellissimi occhi azzurri, le accarezzò la gota ed arrivò alle rosee labbra.
Tutto il dolore che in quegli anni le aveva urlato dentro, era uscito fuori in quell'unica e solitaria lacrima... perché le altre sue amiche potevano avere un fratello e lei no? In fondo non stava chiedendo nulla di impossibile, solo un fratello, no, per lei questo era impossibile, la mamma, non poteva più avere figli, le avevano asportato una tuba per una gravidanza extra uterina, e l'altra era danneggiata. Quello, quello di 9 anni prima, era stato un vero miracolo...


FLASH BACK

Il cielo era ricoperto qua e là da soffici e candide nuvole dalle quali il sole faceva capolino, una graziosa bimba bionda con occhi azzurri, stava giocando con i suoi amichetti...

"quella sembra un orso!"

"e quella un aeroplano!"

" aiko,amore, vieni dentro che ti dobbiamo dire una cosa!"la richiamò il papà

"ma papà io voglio giocare!"

"giocherai dopo, ora ti dobbiamo dire una cosa importante.."

"va beeeeene..."
Entrò in casa come le avevano detto i suoi genitori.
La cucina non era di lusso, ma ugualmente calda e accogliente. C'era una grande parete attrezzata sulla destra, il piano cottura di fronte alla parete attrezzata e una grande finestra da dove entrava la luce. Il lampadario era ampio e semplice, sotto di esso un tavolo in legno in stile inglese, come del resto tutta la cucina.
Mamma era seduta a capo tavola, papà alla sua destra, lei doveva sedersi alla sua sinistra.

"aiko, ti piacerebbe avere un fratellino?"

"sì.."

"se questo accadrebbe, tu aiuteresti la mamma?"
"
"sì..."

"che brava la mia bambina!"
la mamma la prese e l'abbracciò forte forte, come solo lei sapeva fare. La bimba si sentì al sicuro tra le forti braccia della sua adorata mammina. Poi l'abbraccio si sciolse...

"amore. La mamma aspetta il tuo fratellino, sei contenta?"

"tantissimo mamma!"
l'abbracciò di nuovo. Era così felice! Non sarebbe più stata sola...

i giorni corsero velocemente. Lei aiutava la mamma. Le aiutò a scegliere il corredino, a sistemare la stanza. Ogni giorno era una nuova scoperta.
Riordinarono insieme quella che per molto tempo era stata la stanza dei giochi di Aiko. Alcuni giochi furono portati in soffitta, gli altri, sistemati, nella stanza del bimbo in arrivo...
Quanti scherzi che la mamma le preparò nei giorni a seguire... un serpente di pezza di qua, uno spruzzo di farina di là...

Cucinavano spesso dolci insieme.
Quelli furono giorni indimenticabili. La mamma era più felice del solito...

"la colpa è tua! Se non ti fossi sciupata così tanto. Avresti potuto portare avanti la gravidanza, e invece no! Hai voluto strafare ed ecco il risultato, hai perso il bambino. Ora, chi glielo dice ad Aiko? Come fai a spiegarle che il fratellino che ha tanto desiderato non arriverà mai?"

" non lo so, non lo so.."
piangeva come una disperata. Perché dovevano fare questo proprio a lei? Perché dovevano prima illudere e poi deludere una bimba?

"glielo dirò io, in un modo o nell'altro glielo dirò..."

" no, lasci che lo faccia io. Sono una mamma, posso comprendere meglio i suoi sentimenti..."

" fa come vuoi..."

la notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno. Il sole volgeva al tramonto. Colorava il cielo di sfumature di rosso, arancio, indaco e blu... una bimba bionda stava rientrando a casa, sorrideva, perché presto sarebbe arrivato il suo fratellino... e invece...

"aiko, la mamma deve dirti una cosa importante..."
lottò per trattenere le lacrime

"sul mio fratellino?"

"sì"

"di cosa si tratta mamma? Sta per nascere?"

"no, amore, ecco vedi il tuo fratellino... come posso dirtelo?"

"che cosa mamma?"

'' il tuo fratellino...non c'è più... è morto... non è più potuto nascere...''

'' mamma, stai dicendo che io non avrò un fratellino?''

''sì amore...''
allungò una mano per accarezzarla, ma la piccola, la scostò...

'' non mi toccare! Non mi chiamare più amore! Non voglio avere più niente a che fare con te! Non sei più mia mamma! Lasciami in pace... perché? Perché non posso avere un fratellino? Che ti ho fatto mamma?''

''amore non è colpa tua, nemmeno mia. Solo non doveva nascere il tuo fratellino. Non l'ho deciso io, ma Qualcuno che è più potente di noi, e noi non possiamo fare niente contro le sue decisioni... mi dispiace piccola mia, mi dispiace...''

4 braccia che si intrecciano, due corpi che si uniscono, le urla disperate d due persone che cercano di confortarsi a vicenda per qualcosa che nessuna delle due potrà più avere...
l'una un figlio, l'altra un fratello...

FINE FLASHBACK

''mi dispiace Aiko, involontariamente, ho ferito i tuoi sentimenti... perdonami...''

''non ti preoccupare, è tutto passato...''

''sì, però, scusami...''

''basta frignona! Ma non è ora di andare al karaoke? A quest'ora la tariffa è più bassa! Dai corriamo!"

''ok!!!!!!!!!!!!!!!!!!''

una pazza corsa a chi arriva prima seguì la triste vicenda... nessuno per quella giornata pensò più a nulla, solo a divertirsi.

Era ormai sera, quando le 4 ragazze uscirono dal karaoke...

''guarda come è tardi! Mamma sarà preoccupata! Fortuna che ci siamo anticipate i compiti! Ci vediamo domani!''

''ciao!''

Aiko, corse verso casa. Inconsapevole della lieta notizia che la attendeva...
Le altre tre invece...

'' certo però, tu, a lamentarti di tuo fratello davanti a lei. lo sai che è sensibile alla cosa...''
''me l'ero scordato!''

''ma non lo sapete?''

''cosa?''

''la mamma di Aiko,è incinta, è all'ottavo mese! Le cose cambieranno per aiko!''

----

''amore... ti prego portami all'ospedale...''

''certo cara...''


Allora? ke ne pensate?
Fatemi sapere!!
Alla prossima!

Narcissa

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Capitolo 2
*** quando il sogno che si stava avverando si frantuma... ***


CAP 2

CHIEDO PERDONO A TUTTI VOI CHE MI SEGUITE, MA HO DOVUTO CANCELLARE I CAPITOLI, PERCHè ERA INCOMPRENSIBILE! MI SONO ACCORTA CHE ALCUNE FRASI NN SI LEGGEVANO E LA STORIA STAVA DIVENENDO UNO SCHIFO, PRATICAMENTE, PERCHè NON ME L'AVEVTE DETTO? COMUNQUE NN VI VOGLIO UCCIDERE, NO, NON VI PREOCCUPATE, ANZI SPERO CHE ADESSO GRADIRETE DI PIù LA STORIA! 

RINGRAZIO COLO RO CHE MI HANNO SEGUITA NELLA PRECEDENTE STESURA: MISS_MICHY, BABYZQUEENY, CURIX E  AIKA_CHAN. SPERO GRADIRETE DI PIù!

UN BACIONE. 

FATEMI SAPERE!!!

QUANDO IL SOGNO KE SI STAVA AVVERANDO SI FRANTUMA...
- Capitolo 2° -


arrivò alla porta di casa, l'aprì, tutto buio...accese la luce. Tutto era deserto...

“mamma,papà, dove siete?”

---nessuna risposta
prese a correre per tutta la casa, niente...
*magari saranno usciti...*

no, che fosse accaduto di nuovo? Non poteva succedere! Nella mente di aiko riaffiorarono vecchi ricordi..

FLASHBACK
Era una mattina assolata. Faceva molto caldo nonostante fosse inverno. Aiko aveva 15 anni, stava ritornando da scuola. Aprì la porta di casa e la trovò vuota. Sulle prime non si preoccupò molto. Era abituata a non trovare nessuno al suo ritorno. Passò molto tempo. Decise di accertarsi che i suoi genitori stessero bene...

“papà, sono Aiko, dove siete?”

“a-all'ospedale...”

“è successo qualcosa? La mamma sta bene?”

“s-sì, ti prego vieni...”

non se lo fece ripetere due volte. Chiamò un taxi e si diresse all'ospedale ove si recava sempre la mamma...
*sarà successo qualcosa! Che sia successo qualcosa a mio fratello? papà piangeva...no non devo pensarci...*

“signorina, siamo arrivati...”

“grazie...”

pagò la corsa e andò al reparto maternità...
il padre, era appoggiato alla finestra, pensava, ma aveva gli occhi rossi, aveva pianto...

“papà...”

“aiko, finalmente sei qui! Va da tua madre, è disperata, ha bisogno di te...”

“ma cosa è successo?”

“ ecco, vedi, ha perso il bambino...”

“ma come? L'ultima volta, era alle prime settimane, ma ora, al sesto mese! Come è potuto accadere? Papà, perché io non posso avere un fratello?”

“non lo so amore mio, non lo so...”
gli si stringeva il cuore a vedere la sua piccola in quello stato. L'unica figlia che avesse mai potuto avere. Purtroppo, l'utero era troppo stretto e non riusciva a portare a termine una gravidanza, Aiko era stata una benedizione...

aiko, con le lacrime agli occhi, si costrinse ad entrare e mostrarsi forte. Chissà se ce l'avrebbe fatta.
Entrò in quella stanza. Maledettamente bianca. Eccola, sua madre era seduta sul suo lettino. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava invecchiata di 10 anni. Aveva gli occhi rossi, incapaci di versare più una lacrima, aveva le occhiaie... era la depressione in persona. Le si strinse il cuore a quella vista. Trattenne le lacrime, doveva essere forte, per lei, per sua madre...

“mamma...” la chiamò. Un sussurro sottilissimo che la madre riuscì a cogliere. Si girò verso di lei. Gli occhi ormai di chi si era arreso...

“Aiko...”
le si avvicinò lentamente. Si sedette sul letto e la strinse forte a se.
No, non doveva piangere, doveva sostenere la mamma, per quanto anche lei stesse male.

La mamma si strinse attorno alla sua piccola.
Già la sua piccola bambina, quella bimba ormai diventata ragazza. Sembrava una madre in quel momento. Di sicuro Aiko stava più male di lei, ma non ce la faceva. Era per aiko che aveva deciso di riprovare, ma anche per se stessa, voleva di nuovo avere tra le braccia una creatura indifesa. Ma perché, perché non poteva?
"il suo utero è troppo stretto e non riesce a portare avanti, fino in fondo una gravidanza. Mi dispiace, ma la vostra primogenita è già stato un miracolo..."
un miracolo...un dono...era stato bello aiutarla a crescere e diventare quello che era ora. Una ragazza diligente, brava. Non una di quella ragazzine super viziate. Era proprio fiera della sua bambina...

“mamma, fatti coraggio, ci riproverai, vedrai che un bambino verrà...”

“come sei matura piccola mia...”

restarono abbracciate ancora a lungo, confortate dal calore di quell'abbraccio.

Pochi giorni dopo la mamma fu dimessa dall'ospedale. La casa era irriconoscibile. Piena di polvere, sembrava disabitata da secoli. Papà portò in camera da letto la moglie e Aiko iniziò a preparare il pranzo.
Era un altro di quei maledetti giorni di sole. Il cielo limpido senza una nuvola, un vento leggero dava sollievo dal caldo, era cominciato l'autunno. In questi giorni, si dovrebbe essere felici, invece in quella casa, in casa Aogiri, regnava il più profondo silenzio. Un silenzio simbolo di lutto. Un lutto che ricorreva ormai da troppi anni.
*signore, ti prego, tu che puoi fare tutto, allevia le sofferenze di mia madre. Concedile il dono di un figlio. Ti prego! Non ce la faccio a vederla così*
la povera Aiko, invocava così la benedizione del signore, ogni giorno. Ma la mamma non dava segni di miglioramenti. Inutili gli antidepressivi prescritti dal medico.

“mamma, oggi ho preparato le lasagne besciamelle e funghi! Quelle che ti piacciono tanto!”

“grazie figlia mia, ma non le merito, perché non sono in grado di farti felice...”

“mamma, non ti preoccupare, davvero, io sto bene! Sarei più felice, però, se tu mangiassi e mi aiutassi a cucinare i dolci come una volta. Ti ricordi? Da piccola lo facevamo sempre... fammi felice mamma...”

“se è questo quello che vuoi...”

“sì mamma! Dai siediti e mangiamo...”
passarono i giorni e la mamma di Aiko sembrò rimettersi completamente. Aveva ritrovato il buon'umore.

Intanto...

“aogiri è assente anche oggi. Qualcuno ha sue notizie?”

“signorina, credo che la madre non stia tanto bene...”

“che cos'ha?”

“credo abbia perso il bimbo al sesto mese di gravidanza. Era da tanto che ne voleva uno...”

“mi dispiace. Ma Aogiri che cosa può fare?”

“deve stare vicina alla madre perché è caduta in uno stato di depressione, ma pare si stia ristabilendo. Credo che tra pochi giorni ritorni...”

“grazie...”

la ragazzina matura e diligente mancava a tutta la classe, perché nessuno poteva fare a meno della sua spensieratezza...

Aiko, in effetti, tornò pochi giorni dopo a scuola. Non era nelle migliori condizioni. Ma tutta la classe, avrebbe fatto di tutto per sostenerla e farle ritrovare l'allegria e il sorriso che le davano molto. Sarebbe ritornata la spensierata e felice Aiko a breve... continua

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Capitolo 3
*** quando accade un miracolo... ***


CAP 3

 QUANDO ACCADE UN MIRACOLO...
- Capitolo 3° -


la mamma si era ristabilita. Aveva ripreso le sue mansioni come nulla fosse accaduto. Apparentemente. In realtà soffriva molto, ma non per lei. Ma per la sua bimba, voleva donarle un fratello, perché sapeva che aiko ne voleva uno, sapeva che si sentiva sola, nonostante le fosse sempre vicina. Aveva deciso. Doveva fare qualcosa. Consultò un ginecologo…

“senta signora, il problema è il suo utero. Ma credo potremmo provare con dei farmaci durante la gravidanza…”

“no, i farmaci non li voglio usare…”

“no, non nuoceranno al bambino. Tante donne nelle sue stesse condizioni li hanno usati ed ora hanno figli sanissimi. Basterà prenderli verso metà gravidanza. Verso il 4 mese, fino alla nascita del bambino…”

“mi ha convinta. Quanto avrò notizie le farò sapere…”

“arrivederci signora…”

“arrivederci…”

non parlò a nessuno del suo piano. Né al marito né alla figlia. Tenne tutto per sé.
Attese pazientemente il momento propizio e chiese al marito un rapporto sessuale. Tutto andò secondo i piani.
Fino al terzo mese. Nascose la gravidanza, se avesse indugiato ancora l’avrebbero scoperto e si sarebbero molto arrabbiati. Aspettò che si creasse l’atmosfera giusta. Intanto faceva regolari visite dal ginecologo, per avere sotto controllo la situazione. Tutto procedeva normalmente.

Era una sera fresca e tranquilla. Una di quelle sere tranquille, dove tutto ti sembra irreale…

“amori miei, vi devo parlare…”

“certo, di cosa?”

“ecco vedete, i-io… s-sono incinta. Spero che questa sia la volta buona…”

“ma mamma! È una splendida notizia! Ma da quanto sei in questo stato? “

“tre mesi e 1 settimana…”

“TRE MESI E UNA SETTIMANA?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?! E quando pensavi di dircelo, quando nasceva?”

“su, non vi arrabbiate! Come si dice “prima dei tre mesi porta sfiga!”“

“mamma! Sei impossibile!”

“ha ragione Aiko e devo aggiungere incredibile!”

“ma ti voglio tanto bene mamma!”
l’abbracciò forte. Un abbraccio che durò molto a lungo. Le sembrò di ritornare indietro nel tempo. Quando era piccola e la mamma le aveva data la bella notizia. Si sentiva come una bambina in quel momento una bimba che ha appena ricevuto il suo regalo di natale…
FINE FLASHBACK

dal quarto mese la mamma cominciò a prendere le medicine prescritte dal medico. Fece tutti gli analisi. Il bambino stava bene. La felicità di quella famiglia arrivò alle stelle.
Era tutto normale fino a quella mattina, ed ora? No, non poteva accadere proprio ora che era all’ottavo mese. Non poteva accadere un’altra volta.
Ora, aveva paura di alzare la cornetta e riascoltare la cruda verità…

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Capitolo 4
*** quando il sogno diventa realtà ***


CAP 4

QUANDO IL SOGNO DIVENTA REALTà…

- Capitolo 4° -

 

“pronto?”

 

“papà…dove siete?”

 

“in ospedale, presto vieni…”

 

ti sembra di essere ritornata indietro nel tempo. Le stesse parole, lo stesso tono, la stessa giornata tutto era uguale. Esci di casa, chiami un taxi, ti accompagna all’ospedale, lo paghi, Sali al reparto maternità. Tuo padre è affacciato alla finestra, ha gli occhi rossi, ha pianto…si gira verso di te, ti abbraccia… ti indica una stanza. Esitante entri…la solita maledettamente bianca stanza…la solita stanza che odora di disinfettante…la stessa odiata stanza…lo stesso letto dove hai più volte visto tua madre piangere, non ce la fai più vuoi che la si finisca con questa storia. Basta. Hai deciso. Dopo aver confortato la mamma le chiederai di non ritentare più.

Ti avvicini…sta dormendo…le accarezzi il dolce volto segnato dagli anni… gli occhi color ebano si schiudono e ti sorridono…un sorriso enigmatico… la delicata mano segnata da anni di lavoro ti accarezza una guancia…ti indica qualcosa…incerta ti volti e noti una cosa che prima non c’era o che semplicemente non avevi visto…

Ti alzi, anzi è il tuo corpo che si alza, sei in uno stato come di trance, ti avvicini temendo di vedere qualcosa ke ti possa ferire…sei arrivata, ma i tuoi occhi si rifiutano di vedere, lentamente ti sporgi a guardare…

Un bimbo… piccolo, indifeso, dolce… ti  guarda con i suoi grandi occhioni blu… non ci puoi credere, non ci vuoi credere, tendi le braccia verso quell’indifesa creatura, la prendi in braccio e la coccoli…non appena lui ti guarda scoppi in un fiume di lacrime…la tua felicità è alle stelle…

 

“mamma…sono così felice…”

 

“anch’io bimba mia, anch’io, ma ti prego, qualsiasi cosa succeda, tu devi promettermi che ti prenderai sempre cura di lui come se fosse tuo figlio, devi promettermelo…”

 

“mamma, ma che stai dicendo? Lo cresceremo insieme tu, io e papà, insieme…”

 

“vorrei tanto che fosse così…”

piangi, non sai cos’altro fare…sai solo piangere… tuo padre è seduto vicino a lei e le stinge una mano…

 

“dammi un bacio piccola…”

le porgi un casto bacio sulla guancia, le porgi tuo fratello affinché possa abbracciarlo… vi abbraccia entrambi…come fosse l’ultima cosa che facesse…

 

“abbiate cura di lui e di voi…vi voglio bene tutti e tre… vi amo…”

vedi quegli amati occhi spegnersi per sempre, senti quel corpo smettere di respirare…ma tu sai solo piangere le tue infinite lacrime…

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Capitolo 5
*** quando comprendi che devi farti forza ma non ce la fai... ***


CAP 5

QUANDO TI ACCORGI CHE DEVI FARTI FORZA MA NON CE LA FAI...
- Capitolo 5° -


 
passarono ormai 2 mesi da quel fausto e infausto giorno. Come si può dimenticare?
Vedere il corpo della propria madre scomparire dentro una bara, sotto terra… come puoi farcela?
Il palo che per te era segno di forza, crollò come crolla un castello di carta.
Quel giorno, ci furono tutti a sostenerti. Tutti ma proprio tutti, tutta la cittadina.

Quella donna, Blue Aogiri era conosciuta e apprezzata da tutto il paese. Nessuno potrà mai dimenticare il suo grazioso sorriso, i suoi preziosi consigli, la sua semplicità. Era una donna fantastica. Non ci sono parole per descriverla. Amava tutto e tutti, anche se questo amore,a a volte la faceva soffrire. Quante volte aveva pianto da sola nella sua stanza, senza che nessuno la vedesse. Era una donna grandiosa. Era morta per donare la felicità a sua figlia, per donarle un fratello.
Tutti si erano offerti di prendersi cura del bambino o di aiutare la ragazza che era rimasta sola, senza una figura importante nella sua vita. Lei aveva risposto con un semplice “grazie per essere intervenuti e per il vostro appoggio, ma saprò cavarmela…”

Ora, a due mesi di distanza, il vuoto lasciato non si era colmato, ma quel vuoto non sarà mai colmo.
Ma la piccola Aiko, ora aveva una cosa più importante a cui pensare. Suo fratello Seiji.
Seiji significa “amare il blu” ecco il perché di quel nome. Così potrà portare sempre con se un frammento della persona che è morta per donargli la vita.

Accudire un bambino, non è mai facile. Devi dargli la poppata ogni 2-3 ore. Devi cambiarlo, devi stare attenta a non farlo ammalare. Un bambino non ha difese. Devi divenire tu la sua fortezza, la sua sicurezza. E nonostante le sue incertezze, le sue paure, il suo dolore, Aiko aiutò quel bambino a divenire un uomo.

“papà, non riesco a farlo smettere di piangere…”

“avrà le coliche…”

“come devo fare?”

il padre, dolcemente, prese suo figlio tra le braccia e lo poggiò, sulla sua spalla, con il pancino contro i propri pettorali. Seiji, si calmò piano piano, fino ad addormentarsi.

“grazie papà…”

“sono cose che man mano si imparano, non preoccuparti…”

prendere tra le braccia una creaturina indifesa, abbracciarla, nutrirla, accudirla. Ti dà un grande senso di pace. Aiko, capì così che la sua vita era questa, che non doveva abbattersi, perché la sua mamma, le aveva chiesto questo. Vivere per suo fratello.

DRIIIIIN

Suonano alla porta. Aprì e vedi delle persone amiche sorriderti. Asuka, Momo, Miki, Yukito, Touya, andarono tutti a farle una visita… gli sorridi e con ancora il biberon dell’acqua in mano, li fai accomodare in cucina.

“aiko, la tua cucina è diversa dall’ultima volta o sbaglio?”

“ma ti sei fumata il cervello? È normale che la cucina è cambiata, ora c’è un bambino per casa…”

“ah, già è vero… sono proprio una stupida…”

“dai, non preoccuparti è normale, perché tu sei sempre così!” sorrise Aiko. Quei ragazzi, la facevano sentire proprio bene. Il suo gruppo. I suoi migliori amici.

Asuka, una ragazza, con i capelli neri e corti, due occhioni da bambina, verdi come l’erba del prato. Era molto simpatica e pazza.

Momo, una ragazza dolce e delicata come una pesca. I capelli castano chiaro, incorniciavano un viso da bambolina. Era la più timida del gruppo.

Miki. La più sclerata in assoluto. Parlava spesso a vanvera [ ehi! Io non parlo a vanvera! ndMiki ah no? E allora la frase di prima allora? Ti sei data anche dell’idiota! ndIo ma le battute le hai scritte tu! NdMiki io? (me ke si indica con fare innocente) grrrrrrrrrrrrrrNdMiki aiutooooooooo NdIo]. Aveva capelli ricci, color del fuoco che incorniciavano due occhi castani.

Yukito. Il più bello di tutta la scuola. Aveva capelli color dell’oro e occhi azzurri [il principe azzurro! -ç- ndIO ma se assomigli a me! ndDraco Malfoy appunto! Sei tu il mio principe azzurro!ndIo ah, grazie!ndDraco ma non è vanitoso però ndIo ki sarebbe vanitoso? Vieni qui ke ti faccio vdre io! ndDraco ma perkè dv sempre litigare con i miei personaggi? ndIo] era un tipo quieto che amava la pace.

Touya. Capelli castani occhi color ghiaccio, molto amico di Yukito era il secondo più bello della scuola. Era il saggio del gruppo.

Poi, c’era lei Aiko. Spensierata, modesta, saggia. Insieme facevano un bel gruppo assortito. Sì, quei ragazzi erano i suoi amici ed avevano la straordinaria capacità di farla sentire bene.

UEEEEEEEEE

“scusate, seiji chiama!”

“vai vai!”

aiko, corse dal suo adorato batuffolino. Era l’ora della poppata e a quanto pare anche del cambio pannolino.


“non so voi, ma la vedo molto trascurata…” disse momo con fare preoccupato

“sì, hai ragione, ma bisogna anche capirla, ha perso la madre e di punto in bianco si deve prendere cura di suo fratello da sola. È difficile per una ragazza di quasi 17 anni…” disse Asuka

“ ragazzi, l’unica cosa che possiamo fare noi è di starle vicino e aiutarla. Deve vivere la sua nuova vita…” disse touya

“hai ragione…” esclamarono all’unisono tutti gli altri.


“ecco qua! Ora che sei pulito, prepariamo la pappa…”

“facci vedere questo giovanotto!”
Aiko, lo affidò alle cure di Momo.

“ma quanto è cresciuto! E veramente molto bello e in salute…”

“Grazie…” disse Aiko dal più profondo del suo cuore

“ di che?”

UEEEEEEEEEEEEEEEEE

“ Aiko…” la chiamò Momo spaventata

“dammi qua…” si offrì Asuka

“ amore mio, vieni dalla mamma…”

lo prese in braccio. Il bambino si calmò all’istante…

“scusate, non è abituato a gente estranea…”

“aiko, hai appena detto “vieni dalla mamma” ?”

“sì, ora vi spiego…”

FLASHBACK

Una giornata di duro lavoro era giunta a termine. Seiya Aogiri rientrò a casa e vi trovò la sua famiglia.
Sua figlia Aiko, la più grande, stava preparando la cena. Suo figlio Seiji, stava dormendo nel passeggino in cucina. Quando, all’udir dell’uscio chiudersi, scoppiò a piangere. Aveva il sonno leggero.

“Seiji, amore, va tutto bene, è papà che torna…”
sua figlia cullava dolcemente tra le braccia suo fratello. Aveva un bellissimo sorriso sul volto. Quel sorriso le donava. Gli sembrò di ritornare indietro nel tempo, quando sua mogli era ancora viva. Quando cullava allo stesso modo la loro primogenita…

“ecco papà, vuoi andare da lui? Buonasera papà”

“buonasera Aiko.” e le scoccò un bacio sulla guancia. Un altro poi a Seiji.

“ Aiko, vado a fare una doccia…”

“vai pure…”

dopo poco, la cena fu pronta. Si sedettero tutti e due a tavola…

“senti Aiko, Seiji, ha bisogno di una madre…”

“papà, non venirmi a dire ke ti sei trovato un’altra donna, perché non lo sopporterei…”

“ fammi finire, non mi sono trovato nessun altra donna. Per me ci sarà sempre e solo tua madre. Volevo dirti, ke sei molto brava ad accudirti di tuo fratello, e ke sarebbe meglio se divenissi tu sua madre, non fa niente se non saprà mai che sei sua sorella, l’importante è ke lui viva con un punto fermo…”

“e tu papà, tu sarai suo padre o suo nonno?”

“sarà meglio essere il nonno, altrimenti potrebbe insospettirsi una volta fatto grande. Sempre che per te non sia un problema essere una madre…”

“papà per me non sarà mai un problema. Sarò sua madre e tu suo nonno. “

FINE FLASHBACK

“e così io sono diventata sua madre e papà suo nonno…”

“ma non sarà troppo pesante per te?”

“non vi preoccupate, dovevo lo stesso accudirmi di lui. Ora essere sua madre o sua sorella, non c’è nulla di male…”

“hai ragione…”

PIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

“oh il caffè è pronto!”

una tazza di caffè e una fetta di torta, portata dagli amici di aiko, allietarono una piacevole giornata…

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Capitolo 6
*** quando non ti accorgi dello scorrere del tempo... ***


CAP 6

QUANDO NON TI ACCORGI DELLO SCORRERE DEL TEMPO...
- Capitolo 6° -



6 mesi.
Un periodo dannatamente lungo, un periodo dannatamente corto.
Una contraddizione.
Sembrava che il tempo non volesse passare mai, ma volava.

Una ragazza bionda, occhi azzurri, alta, magra. Poteva fare la modella, invece faceva la mamma.
La mamma a tempo pieno.
6 mesi prima aveva lasciato la scuola, per accudire suo fratello, la sua unica ragione di vita.
Aveva perso una madre. Si era occupata di tutto in questo periodo di tempo e avrebbe continuato a farlo. Forse era un fardello troppo grande da portare sulle sue deboli spalle da adolescente, ma lei lo portava come se non pesasse nulla.
Forse qualcosa pesava.
Pesava 8 chili. Suo Fratello. Seiji. Il piccolo e innocente Seiji.
In quel periodo di tempo aveva capito tutto di quel bambino. Dal pianto per la poppata a quello per il cambio o a quello semplicemente per bisogno di attenzione. Ogni pianto aveva un suono diverso. Era maturata, forse troppo in fretta per la sua età. Era una donna matura, ma ancora una ragazzina.

A volte desiderava che suo fratello. Suo figlio. Non fosse mai nato, così lei avrebbe potuto vivere la sua vita come le sue compagne. Ma, quando lo vedeva affidarsi a lei completamente, lo vedeva sorridere, questa voglia le passava, quel bambino aveva uno strano effetto su di lei.
Era per questo che aveva deciso di festeggiare il primo semestre di suo figlio.
Aveva organizzato una piccola festicciola. Aveva invitato miki, momo, asuka, touya e yukito.

Quanto tempo era passato, erano passati sei mesi. Ma se ti guardi indietro ti accorgi che il tempo è volato e tu non te ne sei accorta.
Se ripensi alle prime volte.
Non riuscivi a farlo stare zitto. Non riuscivi a capire perché piangesse. Dovevi stare attenta quando cambiarlo. Eri una vera frana e invece ora sei diventata un’esperta. Ora fai tutto con più sicurezza. Eppure erano passai solo sei mesi.

“Ma… ma…”
la voce di tuo figlio ti riporta alla realtà. Ti giri e vedi il suo dolce viso illuminarsi e porgerti un sorriso. Gli sorridi.

L’hai vestito a festa. Una magliettina verde prato e un paio di jeans. Sembra proprio un ometto. Gli spettini un po’ i capelli e lo baci.
“amore della mamma, che c’è?”

“ba…ba…” le porge le braccia. Vuole essere preso in braccio e lei lo soddisfa. Lo prende tra le sue braccia e lo fa volare. Il gioco che a lui piace molto. Ride di gusto. Lo abbracci, lo baci, baci quel piccolo tesoro.


“aiko! Da quanto tempo!”

“ salve ragazzi! Davvero da quanto tempo! Come va?”

“bene. E a te?”

“bene grazie…”

“ e questo giovanotto?”

“ta…”

“dice grazie…”

“prego!” asuka spettinò i capelli del piccolo con fare affettuoso. Il piccolo stringeva tra le braccia il suo nuovo giocattolo. Un camion dei pompieri con tanto di attrezzature. Era rosso e giallo come quello vero. Con le piccole manine, lo sbatteva a terra, lo metteva in bocca. Fortuna che nn c’erano pezzi che si potevano staccare.
“6 mesi… piccolo birbante, sei diventato grande… ah proposito Aiko, io la settimana prossima do una festa, ci saranno tanti boy, vuoi venire?”

“ mi dispiace, non posso… c’è il piccolo…”

“ma lo sai ke compio 17 anni?”

“sì, ma…”

“ma cosa? L’anno prossimo sarò maggiorenne!”

“dimmi una cosa, non hai paura?”

“paura di cosa?”

“di diventare grande…”

“ e perché?”

“ sai cosa significa essere maggiorenne?”

“ fare ciò che vuoi…”

“invece significa assumersi le proprie responsabilità , diventare un’adulta fare le proprie scelte ed essere consapevoli di ciò che si fa… non significa solo sballo. Perché a 18 anni sarai indipendente e solo allora ti accorgerai che la tua vita è volata, ti accorgerai che alcune scelte erano sbagliate e altre giuste, bada bene a ciò che fai. Forse ora ti sembreranno sciocchezze, ma quando sarai più grande capirai. Non fare scelte avventate…”

“ urca aiko, ma quanti anni hai?”

“17”

“EEHHHHHHHHHH?! E parli come un’ adulta!”

“beh, perché per me il tempo è volato. Ora sono mamma…”

“ma anche se sei mamma, non è detto che tu non possa divertirti. Vieni alla festa.”

“mi dispiace asuka, ma non posso…”

“come desideri…”

continua...

 

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Capitolo 7
*** quando c'è qualcuno che ti ama... ***


cap 7

QUANDO C’è QUALCUNO CHE TI AMA…

- Capitolo 7° -

 

Era una giornata come tante, eppure, diversa. Aiko si era svegliata alle luci dell’alba, perché il piccolo Seiji aveva avuto un incubo. Da allora non era più riuscita a riaddormentarsi. Aveva, allora, fatto il letto e la sua camera, poi si era lavata ed era scesa in cucina, mancava poco alle 6, aveva cominciato così a preparare la colazione, perché a breve il padre doveva andare a lavorare.

Batté le uova, frisse la pancetta, spremette le arance, preparò le cialde e andò di sopra.

 

“papà svegliati, sono le 6e15…”

 

“mhhh, ah ciao amore, già in piedi?”

 

“Seiji ha avuto un incubo stamattina all’alba e non sono più riuscita a dormire.”

 

“non mi sono accorto di niente”

 

“eri stanco. Ma muoviti che la colazione si fredda”

 

“è già pronta?”

 

“sì…”

 

“corro!”

 

Si precipitò fuori dal letto e si chiuse in bagno, dopo 5 minuti era già vestito, pulito e pettinato.

“papà sei peggio di un bambino!”

 

“che mi hai preparato di buono?”

 

“pane burro e formaggio…”

 

“nooo, non mi piace!”

 

“non fare il bambino, questo c’è e questo ti mangi… oggi devo andare a fare la spesa…”

 

“davvero hai preparato pane, burro e formaggio?”

 

“si”

 

“non ci credo…”

 

“scendi e vai a vedere.”

 

Neanche un bambino si sarebbe comportato come lui. Scese di corsa le scale per vedere se c’era davvero ciò che aveva detto Aiko. Lei lo seguì a ruota. Seiya, vide la tavola apparecchiata, con le forchette e i coltelli già disposti ai lati del tavolo. Il bicchiere e l’acqua già erano lì, mancavano solo i piatti con la colazione.

 

“ma io non vedo nulla!”

 

“aspetta…”

 

Aiko si avvicinò ai fornelli e prese un tegame coperto. Poi prese due piatti. Scoperchiò il tegame e riempì i piatti con pancetta e uova, dopo di ché prese il pane e il succo d’arancia. Si sedettero e mangiarono con molto appetito.

 

“non facevo colazione in questo modo da una vita!”

 

Eh, già, le loro colazioni erano sempre frenetiche. Papà mangiava qualcosina alla svelta, di solito un cornetto e un caffè. Mentre Aiko preparava il biberon a Seiji che strillava con  tutte le sue forze. Aiko faceva raramente colazione. Invece quella mattina c’era una calma ed una serenità troppo a lungo sospirata.

 

“eh già, da quando è arrivato Seiji non riusciamo più a stare un po’ in pace.”

 

“ma è bello averlo per casa.”

 

“sì, da un tocco di allegria…”

 

“se tua madre fosse qui,Aiko, sarebbe fiera di te…quanto mi manca, tu le assomigli molto…”

 

“anche a me manca…ma lo sai che ho preparato le cialde? Ora le vado a prendere!”

 

“le cialde? Buone!”

 

La ragazza si alzò da tavola ed andò a prendere le cialde. Le guardò, le prese, prese il miele e si avvicinò al tavolo. Ve le poggiò sopra e con una scusa andò di sopra. Si buttò a capofitto sul letto e cominciò a piangere tutte le sue lacrime.

 

“mamma, perché te ne sei andata? Perché mi hai lasciata sola? Perché? Mi hai fatto un regalo stupendo, mi hai donato Seiji, ma poi mi hai negato il tuo affetto, il tuo calore, il tuo sorriso. Mi hai negato la tua presenza. Era bello tornare a casa da scuola e dire: “mamma, sono tornata” per poi abbracciarti e baciarti. Mi piacerebbe risentire la tua voce confortarmi quando ne avevo più bisogno, sentire le tue calde mani accarezzarmi e la tua profonda voce confortarmi. Perché te ne sei andata mamma? Perché mi hai lasciata sola? Perché mamma, perché?”

 

Seiya Aogiri si accorse che le cialde erano appena un po’ bagnate. Si accorse che erano le lacrime di Aiko che aveva sentito riaprirsi una ferita che era già aperta. Salì le scale ed andò in camera della figlia. La vide stesa sul letto, stava piangendo. Si avvicinò, si sedette e le pose la mano sul capo. Aiko a quel contatto alzò la testa e vide il padre sorriderle tristemente. Lo abbracciò come non faceva da molto. Rimasero abbracciati, confortati dal calore di quell’abbraccio.

 

“papà è tardi, devi andare…”

 

“certo amore, ora vado. Ma ricordati che tua madre è sempre con te e ti protegge.”

 

“sì, papà…”

 

Si alzarono ed ognuno prese la propria strada. Aiko cominciò a pulire e Seiya andò a lavorare…

 

SPAZIO AUTRICE:

ALLORA??? ecco, vi chiedo ancora perdono, ma mi sono fatta perdonare (spero) con questo nuovo chap. se no, mi uccidete, che vi posso dire. spero sia di vostro gradimento.

baci&abbracci

Narcissa!!!

me lo lasciate un commentino? please! ^____^!


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Capitolo 8
*** Quando fai shopping... ***


cap 8

QUANDO FAI SHOPPING…

- Capitolo 8° -

 

Seiji quella mattina si svegliò abbastanza tardi, lasciando così il tempo ad Aiko di stirare, pulire e lavare le stanze della casa. Ebbe il tempo anche di cucinare il pranzo prima di cominciare a scaldare il latte al suo dolce tesoro. Alle 10 in punto Seiji chiamò.

 

UEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

 

“seiji chiama” aiko lasciò ciò che stava facendo ed andò dal suo batuffolino. Lo lavò,lo pettinò e vestì. Dopo di che, lo poggiò a terra, rifece la culletta, rimise in ordine la cameretta, lo riprese in braccio e scese di sotto. Il latte era caldo al punto giusto. Prese il biberon, lo aprì, vi versò il latte e i biscotti. Lo richiuse, lo agitò e lo porse a Seiji, che lo bevve avidamente.

Intanto, finì di preparare il pranzo. Prese la borsa con il tutto per Seiji, il portafogli, i soldi, la lista della spesa, il passeggino, Seiji e si avviò in centro.

 

“buongiorno Aiko, tutto bene? Come sta il piccolo?”

 

“ Buongiorno signora Otome, il piccolo, come vede, dorme beato.”

 

La signora Otome era una donna sulla cinquantina molto legata alla famiglia Aogiri. Aveva capelli neri spruzzati di bianco, occhi verdi molto vivaci, labbra carnose incrinate sempre in un sorriso radioso. Anche lei come Blue aveva una parola per tutti. Non si lasciava mai scoraggiare dagli incidenti della vita, ed era molto legata ad Aiko. Per lei era come una figlia, e per Aiko, era un punto di riferimento. Si volevano molto bene e quanto poteva, la signora Otome, andava sempre a trovare la piccola aiko ed il suo fratellino.

 

“come è bello, come si è fatto grande. Complimenti Aiko, lo stai crescendo molto bene…”

 

“grazie mille… mi scusi, ma ora devo proprio andare…”

 

“dove vai?”

 

“vado a fare shopping, devo comprare qualcosa da mangiare, il frigo è quasi vuoto.”

 

“allora vai. Quando ritorni, vieniti a prendere un caffè.”

 

“se non sarà troppo tardi, lo accetterò volentieri…”

 

“allora a dopo.”

 

“a dopo…”

 

Aiko riprese il suo cammino. Durante il tragitto, incontrò molte persone conosciute, ognuna delle quali si fermava a chiedere del bambino e di lei, rispose cortesemente a tutte. Arrivò al centro commerciale all’incirca verso le 11e15. entrò e subito una folata di aria fresca la inondò, dando sollievo dal caldo che faceva quella mattina. Cominciò ad aggirare il reparto verdure, poi quello della pasta, poi della frutta, infine quello baby. Trovò un bavaglio molto simpatico ove era dipinto un orsacchiotto che beveva attaccato ad un biberon e sopra vi era scritto “bevo per dimenticare”. Le piacque subito e lo prese. Poi comprò il latte per il piccolo, dei pannolini,qualche magliettina e qualche pantaloncino. Arrivarono al reparto giocattoli (doveva passare obbligatoriamente di la per andare alle casse) e notò un giocattolino da mano molto carino, aveva 4 anelli legati ad una maniglia. Era di diversi colori, ne scelse uno blu con gli anelli rosso, giallo, verde e arancione. Andò alla cassa e pagò. Caricò tutto sotto ed ai lati del passeggino e si avviò all’uscita.

Fuori il caldo era afoso, c’era molta umidità, e non passava neanche un filo di vento, decise di comprare un fresco gelato per combattere la calura. Ne prese uno di medie dimensioni al gusto di amarena, tiramisù e zuppa inglese con uno spruzzo di panna. Seiji, non appena lo vide, cominciò ad indicare il gelato. Allora Aiko si fece dare un mini cono con un po’ di gelato alla fragola e glielo porse. Non appena lo ebbe in mano, il piccolo, fece un gridolino di gioia ed Aiko sorrise a quel meraviglioso tesoro.

 

“non dovresti accontentarlo sempre,sai? I bambini devono anche piangere qualche volta” disse una voce alle sue spalle. Aiko si girò per vedere in volto colui che aveva le aveva dato un consiglio, rimase stupefatta. Era un giovane alto, atletico, biondo, occhi castani profondi e sorridenti spruzzati da un po’ di malinconia, labbra carnose ed un sorriso radioso. Doveva avere all’incirca 20 anni.

 

“non l’ho accontentato, oggi fa caldo e fa bene anche a lui rinfrescarsi con un po’ di gelato. Non posso pensare solo a me stessa sai? Ho delle responsabilità.”

 

“certo, hai ragione, ma qualche volta fallo piangere, così non crescerà viziato.”

 

“grazie del consiglio, credo proprio che lo seguirò.”

 

“prego!”

 

“comunque molto piacere, mi chiamo Aiko.” gli tese la mano

 

“ piacere mio, mi chiamo Lucas “ strinse la mano di Aiko.

A quel tocco, i ragazzi, sentirono un brivido correre lungo la schiena. Si sentirono appagati, felici, completi. Anche solo la presenza dell’uno e dell’altra li completava. Ma cos’erano quelle emozioni?

 

“ dimmi Lucas, non sei giapponese vero?”

 

“no, come l’hai capito?”

 

“il tuo è un biondo molto chiaro, per noi sarebbe finto.”

 

“ah.”

 

“e poi i tuoi occhi sono meno tirati dei nostri”

 

“mh.”

 

“ma sai solo mugugnare?”

 

“no, solo mi hai sorpreso. Poche persone si accorgono che non sono giapponese.”

 

“ma se si vede subito!”

 

“beh, alcuni non mi guardano attentamente forse…”

 

“forse…”

 

UEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

 

“mi sembrava strano!”

 

“cosa?”

 

“che stesse così calmo…”

 

“perché non lo è?”

 

“no, gli piace stare al centro dell’attenzione… è una peste…”

 

“ah, ma ora calmalo ti prego, mi sta venendo mal di testa.”

 

“sì, scusami…”

 

Aiko prese Seiji in braccio e lo cullò dolcemente. Il piccolo si calmò subito.

 

“sei brava…”

 

“grazie…”

 

Seiji, cominciò a strofinarsi gli occhi, così aiko, prese il ciuccio, stese il passeggino e ve lo adagiò. In 10 secondi netti, Seiji si addormentò tranquillo. Con il visino sporco di fragola e le manine appiccicose.

Restarono per un tempo infinito a guardarsi negli occhi, senza dirsi niente, perché niente c’era da dire, sentivano di conoscersi da anni. Ma poi il silenzio divenne imbarazzante.

 

“ahm, Aiko, che scuola fai?” fu Lucas a rompere quel silenzio

 

“io non vado più a scuola”

 

“allora dimostri molto meno di dell’età che hai…”

 

“no, non mi sono spiegata bene, io ho quasi 18 anni, ma ho lasciato la scuola.”

 

“perché?”

 

“perché dovevo accudire Seiji…”

 

“ e tua madre?”

 

“mi…mia madre… n-non c-c’è più…”

 

“mi dispiace…ti va riparlarne?”

 

Aiko lo guardò negli occhi e comprese che di lui poteva fidarsi. Annuì e cominciò a raccontare. Gli parlò di tutto delle gravidanze andate male, dell’ultimo parto, di come ha dovuto andare avanti, di come ha cresciuto seiji, di tutto. Mentre lo faceva, piangeva, consumò tutte le sue lacrime. Erano lacrime soffocate per un amore finito, per una vita spezzata. Erano lacrime di dolore e solitudine.

Lucas attese che lei finisse di raccontare, poi le andò vicino e l’abbracciò.

Un abbraccio di conforto. Quell’abbraccio donò ad Aiko sicurezza. Si lasciò andare. Lo abbracciò con tutte le sue forze. Rimasero lì fermi, confortati dal calore di quell’abbraccio. A l’uno donava calore, all’altra conforto e sicurezza.

SPAZIO AUTRICE:

allora? ke ve ne pare? avete visto? è entrato in scena un nuovo personaggio!!!! ed avrà un certo ruolo in questa storia, ma non vi dico quale, sappiate solo che... no, non posso dirvelo. comunque spero che si a più scurrile adesso, la storia... i primi capitoli saranno stati un pò tristi, maliunconici, ma sappiate che era necessario far comprendere quanto è difficile per aiko, dover abbandonare la sua vita di adolescente e cominciarne una nuova, una da mamma, lei, che non ha potuto avere una "preparazione". perchè al giorno d'oggi, è sempre più frequente il caso di ragazze madri, ma queste, perlomeno, hanno 9 mesi di preparazione, aiko, invece, aveva una madre e da un giorno all'altro non ce l'ha più, è per questo che all'inizio è un pò malinconica, ma man mano le cose cambieranno, anche se il velo di tristezza che esiste negli occhi di Aiko resterà. con questo spero abbiate compreso più a fondo aiko.

comunque, ringrazio tutti coloro che dopo la "revisione" della storia l'hanno letta, anche se non hanno recensito. ringrazio tantissimo lorella per la sua recensione: tesò mi fa piacere che nonostante la malinconia, questa ti rilassi, per sapere se Aiko si innamora devi aspettare un pò, ma i risvolti ci saranno. continua a seguirmi un bacio!!!! 

grazie a tutti 

Narcissa

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Capitolo 9
*** quando ti assalgono i ricordi... ***


cap 9

Prima di cominciare la storia, volevo dirvi che il colore del narratore, con i rispettivi dialoghi è rosa, mentre i ricordi sono in corsivo e in viola. il monologo interiore di un altro personaggio è celeste, spero gradirete... con questo è tutto.

QUANDO TI ASSALGONO I RICORDI…

- Capitolo 9° -

Quella notte, Aiko, non dormì per niente bene. Pensava e ripensava a quel ragazzo, al suo nome ed al suo volto. Aveva qualcosa di vagamente familiare, ma non sapeva spiegarsi cosa. Quegli occhi, quelle labbra, quell’espressione, già le conosceva. Dove l’aveva già visto? Dove si erano incontrati e parlati?  Non riusciva a dare una risposta alle sue domande. Sapeva che doveva a tutti i costi rivederlo, doveva parlargli, doveva chiedergli, doveva spiegarsi… pensando a tutto ciò cadde in un sonno leggero.

 

“dai Aiko, prendimi…”

La incitava un bambino biondo dagli occhi nocciola. Era un bambino strano. Era troppo chiaro per essere giapponese, eppure i suoi genitori erano giapponesi. Aveva gli occhi un po’ meno tirati dei loro e più belli, più chiari, più nocciola. Era un bambino fantastico. Sapeva farla ridere e piangere. La aiutava quando c’era bisogno e si allontanava quando comprendeva che Aiko aveva bisogno di stare sola.

 

Ma chi era quel bambino che tanto le ricordava Lucas, e perché le veniva in mente proprio ora? A quegli interrogativi non sapeva dare risposta.

 

Intanto…

 

“Aiko, dolce Aiko, vedo che mi hai dimenticato. Ma presto ti ricorderai di me. In fondo avevi appena 4 anni quando me ne andai. Ma io non ti ho dimenticata. Mi sono ricordato di te non appena te ne sei andata. Oh, Aiko, sei sempre la stessa timida, modesta e dolce bimba che ho lasciato? Aiko, ricordati di me. Mi sei piaciuta da quando ti vidi per la prima volta. Allora io avevo 8 anni, tu tre, ero così piccolo  e già compresi che quello che provavo per te, non era amicizia ma qualcosa di più. A quell’età già sapevo di amarti. Ma poi, mi sono dovuto trasferire. Mi opposi con tutte le mie forze, ma i miei non ne vollero sapere, mi allontanarono da te. Io volevo restare per sempre con te, mi bastava essere solo un tuo amico, ma ora non mi basta più, ora ti voglio con me per sempre. Ma non posso averti. Perché Aiko ti sei dimenticata di me? Perché ti sei già impegnata? Aiko amore mio, non farmi più soffrire così”

 

Il povero Lucas, si tormentava perché credeva che aiko si fosse sposata, ma lui non poteva sapere che in realtà Seiji era il fratellino di Aiko.

 

“aiko, io devo andare via, non potremo più vederci, mi devo trasferire in un paese molto lontano…”

“quanto lontano?”

“tanto”

“e non potremo vederci mai più?”

“forse un giorno, tra tantissimo tempo…”

“no, non te ne andare…”

“non posso fare altrimenti, i miei genitori hanno deciso per me…”

“oh Lu… io ti voglio tanto bene, non voglio che tu te ne vada!”

“ma Ai…Ai, non piangere….ti prego, altrimenti mi metto a piangere pure io…”

I due bimbi si strinsero forte, si abbracciarono come se non ci sarebbe stato un domani, come se la loro vita fosse giunta a termine. Piansero perché non potevano più vedersi.

“ai, io ti prometto che un giorno ti verrò a prendere e resteremo sempre insieme…”

“è una promessa?”

“è una promessa. Quando sarò grande ti verrò a cercare, fino ad allora aspettami…”

“si Lu…”

Suggellarono la loro promessa con un candido bacio a timbro…

 

“Lu…”

“Lu? Chi è Lu?”

“papà?”

Aiko si svegliò di colpo, sentendo la voce del padre…

“buongiorno Aiko, dormito bene?”

“sì…”

“lo sai che ore sono?”

“no…”

“le 6e30…”

“oh no…”

“sì…”

“aspetta, ti preparo qualcosa in fretta…”

Si alzò dal letto, si mise le ciabatte ed in pigiama scese di sotto. Fece un caffè e preparò un cornetto caldo alla cioccolata a suo padre, glielo mise in tavola con qualche altra brioche e lo chiamò.

“papà, è pronto in tavola!”

“hai fatto flash…”

“avevo già tutto pronto…”

“ah…”

“…”

“a proposito, chi è Lu?”

“Lu?”

“sì, non appena ti sei svegliata hai detto Lu…”

“ah, è quel bambino con il quale giocavo sempre quando era più piccolo, ti ricordi? Si trasferì quando avevo 4 anni…viveva qui da solo un anno. Ricordi?”

“ah si, quel bambino biondo!”

“sì proprio lui…”

“come mai lo chiamavi?”

“boh, mi è venuto in mente all’improvviso!”

“ sicura?”

“sicurissima!”

“mah…”

“…”

“io vado a lavoro”

“buona giornata, ci vediamo a pranzo…”

“ciao!”

 

“così papà è andato, Seiji dorme ancora, sarà meglio cominciare a preparare. Poi devo ripulire la casa. Sembra sia passato un ciclone!”

Così si mise al lavoro, cominciò dalla camera del padre, la stessa camera ove fino a poco tempo prima vi dormiva anche la mamma. Sembrava fosse passata un’eternità da quel giorno, ma erano passati solo pochi mesi. Blue, non sembrava essersene mai andata, era come se vivesse ancora con loro. Gli abiti erano al loro posto. La biancheria era nei cassetti, gli effetti personali erano nel cassetto del comodino…sembrava che la mamma fosse uscita per fare la spesa, ma non sarebbe mai ritornata, la porta non si sarebbe aperta e nessuno avrebbe detto “Aiko, amore sono tornata!”, no, non avrebbe mai più ascoltato quella voce calda e forte che la rassicurasse, non avrebbe più rivisto quel volto e quel sorriso amico. No, la mamma non sarebbe mai più tornata.

 

Mai più.

 

Parole troppo forti per una ragazza fragile come lei.

 

Lacrime.

 

Le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi, un’altra volta. Non avrebbe voluto piangere, ma non ce la faceva. Si doveva sfogare, voleva ritrovare la spalla amica sulla quale piangere.

Con gli occhi ancora bagnati,con le lacrime che ancora scendevano, aiko rifece il letto. ripulì tutto ed uscì da quella camera. Chiuse la porta quasi con violenza, come se volesse dire alla madre che era colpa sua, perché l’aveva lasciata sola. Con la forza della disperazione fece le faccende domestiche, stirò e cucinò. Stremata e accaldata, si buttò sul divano per concedere un po’ di riposo alle sue membra stanche. E fu proprio allora che notò una foto…

 

E sentì nostalgia…

 

E sentì felicità…

 

E sentì tristezza…

 

E sentì appagamento…

 

E sentì la vita… 

SPAZIO AUTRICE:

allora, nex commento, va bene, perchè io pubblico la storia anche su un altro sito e so che questa è apprezzata; mi chiederete allora perchè la pubblico, è per le 20-30 persone che leggono la storia anche se non commentano, ma vi chiedo solo una cosa, vorrei sapere anche voi cosa ne  pensate, perciò, recensite, non vi costa nulla!!! ma mi farete tanto contenta...

baci&abbracci

Narcissa

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Capitolo 10
*** quando fai una sorpresa ***


cap 10

QUANDO FAI UNA  SORPRESA …

-Capitolo 10°-

E sentì nostalgia…

 

E sentì felicità…

 

E sentì tristezza…

 

E sentì appagamento…

 

E sentì la vita…

 

5 volti, 5 sorrisi, 5 paia di occhi che la guardavano, 5 facce viste e riviste migliaia di volte. Aveva voglia di rivederli. Era tempo che non aveva notizia di loro.

Quasi, come se avesse sentito il suo desiderio di uscire, Seiji si svegliò. Aiko, lo prese lo lavò lo preparò, gli diede il latte, prese il passeggino e via…uscì di casa.

 

Percorse in breve tempo la strada che la divideva da quel luogo ricco di ricordi. Ed eccolo…girato l’angolo si pose davanti a lei un edificio di 3 piani rigorosamente dipinto di bianco e grigio all’esterno, colorato e vivace all’interno. L’intero edificio sovrastava un enorme cortile ove i ragazzi potevano passeggiare e amoreggiare, o semplicemente giocare. Tanta vivacità, tanta voglia di apprendere, tanta frenesia, tanta nostalgia trasmetteva quel luogo amato ed odiato. Quante volte aveva odiato quel luogo a causa delle punizioni, delle interrogazioni andate male, dei compiti in classe… quante volte, dopo aver messo piede nel giardino, si era sentita invasa da una sensazione di benessere, quante volte, in quel giardino erano state organizzate feste, cene, uscite con gli amici, quante volte… tante… troppe… poche… Aiko aveva ancora voglia di organizzare, odiare, ridere e scherzare in quel luogo abbandonato da tempo.

Entrò, col cuore che batteva all’impazzata, percorse il breve tratto che distanziava l’entrata principale dal cancello. Si accostò alla guardiola e disse: “sono Aiko Aogiri, ex-studentessa di questa scuola,vorrei fare visita ai professori” 

“attendi una attimo che controllo se veramente è stata studentessa qui…”

“si…”

Dopo, circa 5 minuti, il bidello ritornò, le sorrise e le porse un cartellino con la scritta ‘visitatore’.

 

“ecco un’altra che ha fatto ciò che non doveva” pensò tra se il bidello, ma non poteva sapere che in realtà quello fosse il fratellino di Aiko.

 

Entrò in quell’edificio. Davanti a lei, come tante volte, si stagliò il padiglione centrale, ricco di corridoi che portavano alle aule sul retro e di fianco. L’attraversò ed arrivò alle scale. Non poteva salirle, non col passeggino, chiamò il bidello.

“mi scusi, non mi potrebbe aprile l’ascensore? Non posso salire col carrozzino…”

“certamente!”

Con la chiave il bidello le aprì l’ascensore…

“prego…”

“grazie…”

Pigiò il pulsante n°2 e attese che l’ascensore si mettesse in funzione. Sembrarono passare millenni. Finalmente le porte si aprirono ed aiko potè nuovamente vedere la luce del sole. Con passo deciso si diresse verso quella che era stata la sua classe qualche tempo addietro. Arrivò. La famosa 3°D. la porta era chiusa, dall’interno non arrivava alcun suono. Doveva esserci lettere. Solo lei era in grado di tenere la classe in assoluto silenzio. Rimase immobile, a guardare quella porta, non riusciva ad avere il coraggio di aprirla. Tentò di bussare, ma la mano non voleva ubbidire.

Rimase ad attendere.

“mi scusi, dovrei entrare” le disse il bidello che come al solito portava circolari scolastiche il quel quadernone troppo riempito.

“ah si mi scusi.”

Il bidello la sorpassò ed entrò nell’aula lasciando la porta aperta. Fu allora che Aiko ebbe il coraggio di entrare. La rivide finalmente, la sua gloriosa classe. C’erano tutti, quel giorno. Li guardò e riguardò. Qualcuno sonnecchiava, qualcun altro giocava con il telefonino, chi faceva disegnino e chi ascoltava la lezione. La solita classe. La sua classe. Le venne da piangere, ma non lo fece. Restò, invece, immobile. Il bidello andò via. Solo allora, la prof si accorse di lei.

“scusi signorina, credo che abbia sbagliato aula…”

“mi scusi, non è la 3°D?”

“si…”

“allora sono nel posto giusto…”

All’udire quella voce familiare, quasi tutti gli studenti si voltarono.

E la videro.

E la riconobbero.

E le corsero incontro.

E l’abbracciarono.

E furono…

Lacrime

Sorrisi

Gioia.

 

“ma che cos’è questo baccano? Tornate a posto!”

“ma professoressa, non l’ha riconosciuta? È aiko Aogiri! Ci ha lasciato poco tempo fa, perché doveva badare al fratellino!”

“Aogiri? Sei veramente tu?”

La prof le si avvicinò e l’abbracciò, e furono di nuovo lacrime…

Qualche  ragazzo corse fuori dall’aula per chiamare gli altri prof, ed in un attimo fu festa.

Ci furono…

Fotografie.

Cin cin.

Sorrisi.

Giochi.

E fu una giornata indimenticabile.

 

SPAZIO AUTRICE:

Allora, ke ve ne pare? spero ke la storia sia di vostro gradimento, ma non lo so perchè nex mi recensisce!!!!! se non mi dite che ne pensate, come faccio io a sapere se vi piace? beh, ovviamente, non dimentico di ringraziare Tay_ (benvenuta nel mondo di "un bambino, un fratello, tre vite..."  spero che continuerai a seguirmi!!!!) e lorella ( ci saranno nuovi sviluppi, spero che questo sia stato di tuo gradimento!!!!), che hanno recensito, e tutti voi che leggete solamente, sapete, anche se mi criticate, non vi posso uccidere!!!! so solo i vostri nick e se li inserite i vostri nomi, niente più!quindi non vi posso rintracciare, nè minacciare, perciò, un commentino me lo lasciate? anche piccolo piccolo!!!!

con questo vi lascio...

baci&abbracci

Narcissa

commentate mi raccomando!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 11
*** quando si dice il destino... ***


cap 11

allora, il capitolo di oggi è suddiviso in diverse sezioni... quella di Aiko ed altre due, queste saranno evidenziate da un colore diverso e dagli asterischi...spero vi piaccia. Fatemi sapere se quest'iniziativa è di vostro gradimento!!!  

QUANDO SI DICE IL DESTINO…

-Capitolo 11°-  

 

Si accorse che erano le 13 in punto. Doveva tornare a casa perché a breve sarebbe rientrato il padre e voleva mangiare prima di andare a riposare. Salutò tutti. Riprese l’ascensore e ritornò nell’atrio principale. Restituì il cartellino e si avviò verso l’uscita, ma prima si voltò per rivedere un’altra volta quel luogo di ricordi.

E salirono le lacrime. Ma non le lasciò sgorgare.

“arrivederci” disse tra se e se prima di rigirarsi ed andarsene.

 

 

“si, signor preside, i computer ed il sistema elettrico sono a posto.”

“meno male, altrimenti chi le sentiva le proteste degli studenti?”

“voi. Voi siete il preside!”

“avete sempre voglia di scherzare, signor Duglas”

“ è nel mio DNA”

“allora, quanto le devo?”

“oh niente, facciamo 30.000 yen solo per il disturbo.”

“ecco a lei. Arrivederci”

“mi chiami in caso di bisogno. Arrivederci”

“ senz’altro.”

I due uomini si salutarono ed ognuno prese la sua strada.

E fu allora che la notò, una ragazza bionda, alta e bella che spingeva un carrozzino. E fu così che le corse dietro. Di slancio, senza nemmeno pensarci, l’abbracciò da dietro.

 

Aiko si stava dirigendo verso l’uscita, quando qualcuno l’abbracciò da dietro. Rimase sconvolta, era incapace di muoversi. Chi era quella persona che aveva osato prendersi tante libertà? Con decisione, si liberò dalla stretta, si girò e lo schiaffeggiò.

 

Lucas, sentì una fitta di dolore attraversargli la guancia. Rimase interdetto a guardarla.

 

Aiko rimase di stucco, non pensava fosse Lucas, ed ora come poteva spiegarlo, come poteva scusarsi, non avrebbe accettato le sue scuse! Ed ora, come avrebbe fatto?non poteva perdere la sua amicizia. Mille e più pensieri le attraversarono la mente, quando, quasi di slancio, si inchinò e chiese scusa.

Se possibile Lucas rimase ancora più shoccato, non si aspettava delle reazioni contraddittorie, da parte di quella stupenda fanciulla. Ma rimase piacevolmente divertito nel notare le emozioni susseguirsi sul suo bel volto.

 

“ Lucas ti prego perdonami… non mi aspettavo fossi tu… è che pensavo fosse un maniaco…e ….” Aiko rimase senza parole, nell’accorgersi che Lucas stava letteralmente stramazzandosi a terra dalle risate. Lo guardò con un misto di rabbia e perplessione negli occhi.

 

“bf… scusami tu… è che…non… dovevo…”

“Lucas? Ti calmi? Ci sta guardando tutto l’istituto!”

 

Lucas si guardò intorno. Per quanto gli fu possibile, si calmò, prese sottobraccio Aiko e uscì.

Passeggiarono a lungo, prima di arrivare al parco della città

 

“ti va di sederci e chiacchierare un po’?”

“mi dispiace, devo proprio andare, tra poco arriva mio padre da lavoro e vuole mangiare… ti va di unirti a noi, per il pranzo?”

“ ma tuo padre non sarà contrario?”

“non ti preoccupare”

 

Passggiarono allegramente per la città, si fermarono a guardare delle vetrine, comprarono qualcosa a Seiji, un dolce per il pranzo… entrarono in un negozio di abbigliamento femminile solo per curiosità, ma qualcosa colpì gli occhi di Aiko.

 

Uno splendido abito da sera… blu, come i suoi occhi… era lungo, fino a terra, semplice, come lei… era a balconcino, una fascia sotto il seno di pizzo ricamato, blu scuro, formava, dietro, un enorme fiocco ricamato, con i lembi lunghi, che toccavano terra. Dal fondo della gonna fino a metà, delle piccole montagne di pizzo ricamato di colore blu scuro, rendevano quel vestito un incanto…

 

“ è stupendo…” affermò Aiko

“già…” asserì Lucas

“chissà quanto costa?” guardò il cartellino. Era troppo. Decisamente troppo, però era bello.

“perché non lo provi?”

“ buona idea…”

Chiamò la commessa e le chiese di darle quello della sua misura. Entrò in camerino e lo indossò. Inutile dire che le stava un incanto, il vestito faceva risaltare i suoi occhi blu ed i capelli biondi. Tutti nel negozio si girarono a guardarla, tutti rimasero incantati da quella fanciulla.

 

“sei uno schianto…”

“Grazie…”

“perché non lo prendi?”

“perché non saprei quando indossarlo… e poi è caro…”

“ah…”

“allora signorina lo prende?” chiese la commessa “ è inutile dirle che è stupenda con quell’abito indosso…”

“ grazie, ma non posso prenderlo…”

Tutti si intristirono. Una così bella ragazza, non poteva non mettere un vestito tanto bello.

 

In quel momento entrò lo stilista Valentino. Dire che restò incantato nel vederla, è un semplice eufemismo.

 

“signorina, le sta un amore…”

“grazie, ma ho già spiegato, che non posso prenderlo…”

“ma…”

“ piace anche a me, ma davvero non posso prenderlo…”

Anche Valentino si intristì.

“ mi potrebbe gentilmente dire il suo nome?”

“sono Aiko Aogiri, piacere” gli porse gentilmente la mano che lo stilista strinse con molto piacere

“Valentino”

 

Tra i saluti, i ragazzi andarono via. Arrivarono a casa e trovarono Seiya già lavato e cambiato, stravaccato sul divano in pelle, aspettando la figlia.

 

“Aiko, per l’amor di Dio, dove sei stata? Ero in pensiero.”

“sono andata a scuola. Volevo salutare i miei compagni e i prof.”

“ah… ma, ti prego, prepara! Sto morendo di fame!”

“subito”

Aiko si spogliò della giacca di Jeans, mise il grembiule e cominciò a cucinare. Seiya invece rivolse tutte le sue attenzioni al piccolo Seiji che rideva felice sulle sue ginocchia. Lucas passò totalmente inosservato, solo fino a quando Seiji non lo indicò con la sua piccola mano.

Seiya lo guardò per un lungo periodo. Poi…

 

“scusa, chi sei?”

“ Lucas Mattias Douglas, piacere…”

“seiya, piacere mio…”

“ lo sai che il tuo nome mi è familiare?ma non so dove l’ho sentito!”

“vivevo qui molto tempo fa…”

“sì, ora ricordo, tu sei l’amico d’infanzia di Aiko!”

“sì…”

“allora, cosa hai fatto in tutto questo tempo? Sei cresciuto, sei diventato molto più grande. E devo dire che ti sei fatto proprio un bel giovanotto…”

“grazie…ma mi scusi, la zia Blue dov’è? Non la vedo…”

 

Gli occhi di Seiya si intristirono. Abbassò lo sguardo. Restò in silenzio, scegliendo le parole più adatte per dare la brutta notizia al ragazzo. Sapeva che le era molto affezionato e non voleva ferirlo troppo. Ma in queste situazioni si sa, è meglio andare subito al sodo.

“ecco vedi… Blue se n’è andata diversi mesi fa… ci ha lasciato solo il suo ricordo e questo bambino … Aiko da allora non è più la stessa, da ragazzina spensierata si è ritrovata ad essere una madre a tempo pieno. A volte, non riesce a reggere il dolore per la scomparsa della madre e comincia a piangere, altre volte, invece, si perde nei suoi pensieri e sta in silenzio per ore. Per lei è stato un duro colpo, come lo è stato per me. Ha deciso di lasciare la scuola perché non poteva occuparsi sia di Seiji che dei compiti. Ora vive la sua vita come meglio può però, lo sento che le manca uno svago. Se puoi aiutala…”

Disse tutto in una sola volta. Solo alla fine, si accorse di stare piangendo e con lui anche Lucas, che non poteva sopportare la notizia della scomparsa della donna che lui considerava come una madre.

Si guardarono a lungo negli occhi, poi si abbracciarono come solo un padre ed un figlio possono fare.

Intanto seiji dormiva beato sul cuscino del divano.

 

Con un sorriso sulle labbra, Aiko, andò in soggiorno. Quando però li vide comprese subito di cosa avevano parlato. Con lo sguardo basso e la voce roca… disse semplicemente…

 

“è pronto in tavola…”

 

***

 

“quella fanciulla era semplicemente stupenda, nessun’altra può vestirlo con eguale grazia, deve assolutamente averlo” disse colui che ama le belle cose e la moda più di se stesso

“ma maestro, l’avete sentita anche voi, ha detto che non può comprarlo, e che non sa quando metterlo…”

“ allora le daremo un occasione…”

“ ma come?”

“ sta a vedere…”

 

***

 

“buongiorno signora, è arrivata la signorina Edgeworth”

“ la faccia accomodare…”

“ buongiorno madame, in cosa posso servirla?”

“oh, mia cara, siediti…”

“ grazie…” la ragazza, con fare aggraziato, si accomodò su un’elegante, quanto sobria, poltrona in pelle.

“ l’ho fatta chiamare, per parlarle di mio figlio, ecco, vede, penso che sia in età per sposarsi ed ereditare il casato. Come sa, mio marito è defunto, ed io sono troppo vecchia per portare ancora le redini di questa casa, ci voglio spalle forti ed oramai, le mie non lo sono più, perciò volevo una moglie adatta al ruolo di consigliera e madre, non a caso, tra le possibili candidate, ho scelto te. Sei una fanciulla stupenda, e non credo che mio figlio possa restare indifferente alla tua bellezza, oltretutto hai tutte le doti che una buona moglie deve avere. Sai leggere, scrivere, vai a cavallo, ricami, danzi, parli diverse lingue e provieni da un’ottima famiglia. Non credo che mio figlio sollevi obiezioni, e spero nella tua buona fede…”

“sono lusingata…”

“ bene, vi conoscerete, non appena tornerà dal suo viaggio all’estero.”

 

****

 

“sai cucinare, complimenti…”

“grazie…”

“senti, mi dispiace tantissimo per la tua perdita, ero davvero affezionato a tua madre, mi dispiace davvero…e poi ti devo chiedere scusa… la prima volta che ti ho vista, credevo che Seiji fosse tuo figlio e che ti fossi sposata all’età di 17 anni, perché eri rimasta incinta. È un’idea parecchio assurda ora che ti conosco, ma mi devi credere, queste cose accadono sempre più spesso e …”

“non preoccuparti, è facile equivocare…”

Il silenzio che ne seguì fu davvero imbarazzante. Restarono seduti sul divano a guardare la tv e non dissero una parola. Ognuno aveva bisogno del proprio spazio. Ognuno doveva pensare…

DLIN DLON

Il campanello di casa Aogiri suonò.

“Aiko, il campanello…”

“ah, sì, vado.”

Aiko aprì la porta e vide un postino recapitarle un mazzo di rose, un pacco ed un biglietto. Con titubanza Aiko prese il tutto ed entrò in casa. Il mazzo di rose era stupendo. 13 rose si intrecciavano a formare una cornucopia, dalla quale fuoriuscivano bianchi gigli… Aiko, li rimirò a lungo. Li porse a Lucas ed andò a prendere un vaso.

“chi te li manda?”

“non lo so, c’era anche un biglietto, ora lo vado a leggere…”

Pose il mazzo di rose nel vaso e corse a prendere il biglietto con il pacco.

 

Cara Aiko,

dal momento che non hai potuto comprarlo,

te lo regalo.

Nessuno può indossarlo tranne te,

solo tu.

Non riportarlo indietro, sarebbe un’offesa,

è un mio regalo.

Allegato a questo biglietto troverai un mazzo di rose ed il vestito.

Indossalo il 25 di questo mese.

Alle otto verrà una limousine a prenderti.

Porta anche il tuo amico, quello che era con te…

Non mancare

Con affetto

                            Valentino. 

SPAZIO AUTRICE: 

allora eccoci qua con un nuovo esilarante capitolo. ke dite, vi è piaciuto? ma non me lo dite ed io non lo so!!! vi dico solo che è da ora che comincia la vera storia, tutto si delineerà e tutti avranno un ruolo importante ai fini della storia, ma questa, è ancora lontana dalla sua fine!!!!! 

spero solo che i commenti a questo capitolo siano più numerosi. ringrazio le 8 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, ne approfitto per chiedere ad Aika_chan il motivo per il quale ha tolto la storia dai preferiti, non è obbligatrio che tu mi risponda, ma è stata, come dire... un'offesa, perchè è come se mi avessi detto che all'inizio ti piaceva, e poi è stata uno sfacelo, se c'è qualcosa, basta dirmelo, non mi offendo...

approfitto anche per ringraziare: Tay_ : non ti preoccupare, questo è il periodo delle vacanze, perciò spero che tu ti sia divertita!!!! io resto a casa tutta l'estate!!!! una cosa che mi ha fatto piacere, è leggere che appena tornata hai letto il nuovo capitolo ed hai commentato dicendomi anche ke è stato di tuo gradimento. mi ha fatto davvero tanto piacere, spero che anche questo ti piaccia! fammi sapere!!! ^___^

Gocciolina: finalmente un' altra persona che mi fa sapere che esiste!!!! ke gioia!!! sei la benvenuta!!! mi fa piacere che la storia ti piaccia, anche se non apprezzi nomi così orientali, ma devi sapere che io amo il Giappone e tutto ciò che lo riguarda, perciò non potevo che attribuire nomi particolari ai miei personaggi. molti di quei nomi Hanno un significato, come per esempio Ai significa amore, mentre ko è una sillaba che sta per ragazza, quindi tradotta significa ragazza portata all'amore... invece per quanto riguarda l'altro aspetto, credo che come tutti i bambini hanno bisogno di una madre, anche il piccolo Seiji ha bisogno di una madre, hai ragione dicendo che loro così gli mentono, ma io penso che per un bambino, è molto importante avere una figura stabile nella sua vita quale quella di un genitore, che ne pensi? spero vivamente che tu continui a seguirmi! ci tengo al tuo parere!!!!!! ^___- 

ringrazio ancora tutte le persone che leggono!!!!

un bacio

Narcissa

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Capitolo 12
*** quando puoi divertirti di nuovo... ***


cap 12

QUANDO PUOI DIVERTIRTI DI NUOVO…

-Capitolo 12°-

 

Cara Aiko,

dal momento che non hai potuto comprarlo,

te lo regalo.

Nessuno può indossarlo tranne te,

solo tu.

Non riportarlo indietro, sarebbe un’offesa,

è un mio regalo.

Allegato a questo biglietto troverai un mazzo di rose ed il vestito.

Indossalo il 25 di questo mese.

Alle otto verrà una limousine a prenderti.

Porta anche il tuo amico, quello che era con te…

Non mancare

Con affetto

                  Valentino.

 

È difficile descrivere la reazione di Aiko. Ella restò sorpresa, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte di un famoso stilista. Le doveva stare veramente bene per indurlo ad un simile comportamento, anche perché egli poteva averne quante ne voleva di modelle. Ma aveva scelto lei, era stata scelta tra mille per indossare quel favoloso abito di Valentino, eppure non era così bella, aveva un incarnato chiaro, gli occhi come il mare, i capelli come il grano maturo, il volto rotondo e perfetto, le curve al punto giusto, i seni sodi e piccoli, i fianchi non troppo larghi, le gambe lunghe e snelle, insomma, aveva le qualità di una qualsiasi altra modella, eppure lui aveva scelto lei, doveva avere una bellezza particolare.

“allora, cosa hai deciso?” la interruppe Lucas

“ non posso restituirlo, ho un invito alla festa da ballo del famoso Valentino, un abito da sballo…che posso fare? Devo accettare, e poi mi farà bene un po’ di svago.”

“ovvio…”

“ma comunque non posso certo andarci da sola!” lo guardò con occhi dolci. Da bimba.

“ devi trovare qualcuno che ti accompagni…” incrociò quello sguardo di mare e non potè fare a meno di accettare.

“ok…”

Aiko gli saltò addosso come una bambina che ha appena ricevuto il regalo tanto agognato.

Lucas restò di sasso, ma poi senza esitazione, la abbracciò con tutto l’affetto che provava per quella ragazza.

Il calore di quell’abbraccio rievocò in loro vecchi ricordi. Ricordi a lungo dimenticati.

 

I due bimbi erano seduti sul ramo di un albero, da lì si poteva vedere il tramonto sul mare. Mille colori sfumavano il cielo, donando quella vista per la quale vale la pena di vivere. E loro erano lì, su quell’albero, seduti su, forse, il ramo più alto della quercia, la loro quercia, la stessa quercia sotto la quale si erano incontrati, la stessa che aveva visto tante peripezie, la stessa che stava condividendo con loro l’ultimo atto di una bellissima storia d’amicizia…

“lucas promettimi che quando ritornerai, mi porterai a vedere il tramonto sulla riva del mare…”

“te lo prometto…”

Il loro non fu uno di quegli addii strazianti. Il loro, non fu un addio. Il loro fu un arrivederci. Un dolce arrivederci. Senza lacrime né pianti di amarezza, fu un arrivederci con un sorriso, non triste come da circostanza, ma un sorriso di speranza, di gioia e di amore, ma soprattutto, fu un sorriso di arrivederci. Un arrivederci non detto ma sussurrato dalle labbra con un dolce sorriso…

 

Risvegliati dall’incanto di quei dolci ricordi sussurrati da una circostanza favorevole, i loro occhi si incrociarono. E fu allora che sentirono qualcosa cambiare.

 

 

***

 

“mamma, madame Duglas, mi ha invitata oggi a palazzo…”

“ ma questa è una meravigliosa notizia! E cosa ti ha detto?”

“mi ha chiesto di essere la fidanzata del figlio!”

“oh mia cara! Che ruolo importante! Tutti ora ti porteranno grande rispetto, i Duglas sono una delle più nobili e rispettabili famiglie e noi abbiamo l’onore di essere chiamati al loro cospetto come con-suoceri! Oh che onore! Domani andrò io stessa a ringraziare madame come si deve! Ora però piccola mia, è tempo di spese, devi comperare un vestito adatto a l’occasione, non  posso credere che la mia piccola divenga una rispettabile nobildonna! Oh piccola mia, sono orgogliosa di te!”

Le due donne si abbracciarono forte come se non volessero lasciare scappare  l’occasione che si era presentate loro.

 

***

“Maestro, se non sono troppo indiscreta, vorrei chiederle perché ha regalato quel vestito a quella ragazza, ci sono molte ragazze, forse più belle di lei, che avrebbero potuto indossarlo…”

“hai ragione, ci sono centinaia di ragazze che avrebbero potuto indossarlo, ma non avrebbe avuto lo stesso effetto. Quelle ragazze, indossano abiti costosi ogni giorno, per loro è lavoro, indossare quel capo o un altro, per loro non ha importanza… ma quegli occhi… quella ragazza, ha indossato quell’abito con la consapevolezza di non poterlo comprare, l’ha indossato con gli occhi di un innamorato, l’ha indossato, non per vanità, ma per assaggiare, per un solo istante, la fortuna delle persone che possono permetterselo. Ma soprattutto, l’ha indossato con cura, delicatezza e leggiadria, come se fosse un gioiello prezioso, come se lo potesse sgualcire… ha trattato quell’abito come fosse stato un bambino, si è comportata…non so come definirlo…ma il suo comportamento, il suo portamento, i suoi capelli del grano maturo, i suoi occhi… occhi che non avevo mai visto… celesti come il cielo di primavera, dolci come quelli di una madre, tristi come quelli di una persona che ha perso qualcuno di veramente caro, mi hanno chiesto, supplicato, invogliato, indotto a donarle quell’abito che le avrebbe portato un po’ di serenità…”

La giovine, era rimasta affascinata dalle parole del maestro, non pensava che dietro una tale scelta vi fossero motivazioni tanto profonde, però li aveva visti scintillare anche lei quegli occhi… anche lei ne era stata affascinata…

“ha ragione maestro, solo lei può indossarlo…”

“hai compreso…”

 

***

“papà, ti devo chiedere una cosa…”

“dimmi figliola…”

“ecco, sono stata invitata ad una festa, il 25 di questo mese, e mi chiedevo se potevi tenere Seiji per un po’…”

“certo che lo posso tenere, era anche ora che uscissi un po’ di casa senza Seiji! Ma per curiosità, di che festa si tratta?”

“è un gran galà, ci saranno molte persone importanti…”

“ e chi ti ha invitato?”

“tanto non mi credi!”

“e tu dimmelo!”

“lo stilista Valentino…”

“chi?”

“Valentino”

“e come lo conosci?”

“è una lunga storia…”

“ e tu raccontamela…”

E aiko gli parlò dell’abito, dell’incontro con lo stilista, del regalo, della limousine, dell’accompagnatore… di tutto…

“ è una grande occasione, non puoi sprecarla, vai figliola e divertiti!”

 

Quando gli eventi ti prendono, non puoi fare nulla per fermarli. Aiko, continuò a svolgere le sue mansioni, continuò ad occuparsi del suo tesoro, ma di tanto in tanto si perdeva nei suoi pensieri. Immaginava come sarebbe stata la festa, come si sarebbe vestito Lucas, praticamente, fantasticava ad occhi aperti.

Dal canto suo, Seiya era più felice che mai. Era da tempo che la sua bimba non sorrideva più così. I suoi occhi si illuminavano e la immaginava scendere le scale con quel meraviglioso vestito che non aveva voluto mostrargli. Voleva il meglio per la sua bimba e dal profondo del suo cuore, ringraziava Blue, per aver regalato alla loro piccola una tale occasione.

 

Finalmente, il giorno tanto atteso arriva, e quando meno te lo aspetti, suona il campanello. Tuo padre non c’è perché è uscito per una passeggiata con Seiji. Esci dalla vasca, ti copri con un accappatoio, ti metti un asciugamano in testa per asciugare i capelli, e con i piedi ancora bagnati, metti le ciabatte e corri ad aprire la porta. Chi ti ritrovi davanti? I tuoi amici: Asuka, Momo, Miki, Touya, Yukito.

 

“perdonaci Aiko, siamo venuti senza invito…”

“ no, non ti preoccupare, mi stavo lavando perché fra un paio d’ore devo andare ad una festa  e devo prima stirare i capelli e poi acconciarli per bene…”

“uh uh, e così vai ad una festa, come mai noi non ne sapevamo niente?”

“beh, è stata una cosa un po’ improvvisa a dire la verità…”

“ah, e dove vai?con chi vai? Porti anche il piccolo?”

“piano con le domande, allora vado alla villa che c’è sul lago non lontano da qui, ci vado con Lucas, un mio amico d’infanzia, e no, non porto il piccolo con me…”

“ uao! Alla villa sul lago, ma se non sbaglio quella è la villa di villeggiatura di Valentino, il famoso stilista!”

“esattamente!”

“e come fai ad essere stata invitata ad una sì tale festa?”

“beh, ecco, la storia è un po’ lunga…”

“eddai, raccontala!”

E ricominciò la sua storia. Dopo una mezz’ora. Il racconto finì, tutti restarono affascinati dalla fortuna della loro amica, ma dopotutto un po’ di felicità spettava anche a lei dopo tutti quei mesi.

Fu così che Asuka, Momo e Miki, trascinarono, letteralmente, la loro amica in camera sua.

Le asciugarono i capelli, la truccarono, le rifecero le sopracciglia e le smaltarono le unghie.

Dopodichè andarono in camera da letto e quello che videro le lasciò confuse. Un abito di simile taglio e fattura non lo avevano mai visto, aveva ragione Aiko a dire che era stupendo…

Glielo fecero indossare. Inutile dire ke restarono incantate. Le alzarono i capelli, intrecciandoli con nastri del colore del vestito, le fasciarono le mani con nastri intrecciati, le misero ai piedi dei semplici sandali color del mare intenso, aggiunsero una borsa del medesimo colore e diedero l’ultimo tocco con un nastro al collo, semplice, elegante e fantastico, come Aiko.

 

DLIN DLON

 Il campanello suona, Touya apre la porta e riconosce il suo vecchio amico Lucas, amico suo e di Aiko, sin dai tempi delle elementari. Si erano scritti qualche volta, ma rivedersi dopo tanto tempo era un’emozione diversa.

I sorrisi si stamparono sui loro volti. Le mani si strinsero, le braccia si intrecciarono.

“amico mio, quanto tempo!”

“un’eternità.”

“certo che sei proprio messo bene. Un abito da sera Dolce e Gabbana, una limousine, una rosa blu…siamo sicuri che andate ad una festa e non ad un appuntamento galante?”

“sicuro, sicuro. La limousine l’ha mandata Valentino”

“ praticamente manca solo la donzella…”

“touya chi è alla porta?” chiese momo scesa a chiedere informazioni

“Lucas! Ed è arrivato anche il padre di Aiko…”

“bene allora sedetevi tutti che sta arrivando Aiko…”

 

I quattro si accomodarono sul divano in salotto. Ciò che videro li lasciò senza fiato. Nessuno l’aveva mai vista così bella. Anche lucas, che l’aveva vista in anteprima restò senza fiato.

Semplici orecchini di swarousky pendevano dalle orecchie. Un nastro blu le fasciava il collo. Dalle mani pendevano nastri oltremare. Due boccoli incorniciavano il viso tondo e piccolo. Il blu del make-up risaltava i suoi occhi, le guance erano rosee e la bocca era ancora più rossa. Il vestito era semplicemente stupendo. Una visione celestiale. Lucas, d’impulso si alzò, le si avvicinò, le prese la mano e la baciò con tanto ardore e passione, poi le porse la rosa.

Seiya, dal canto suo, pianse di gioia, nel vedere la figlia così bella, serena e felice.

 

Blue, dall’alto, mandò un bacio alla sua piccola e sorrise di gioia. Le lacrime sgorgavano dai suoi dolcissimi occhi.



SPAZIO AUTRICE:
questa volta non mi dilungo molto perchè è mezzanotte passata. ringrazio vivamente Gocciolina e Tay_ per le loro recensioni ed invito anche gi altri a fare lo stesso.... non mi dilungo perchè ho avuto 3 giorni pesantissimi.
vi auguro di passare un sereno ferragosto.

baci e abbracci

Narcissa

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Capitolo 13
*** quando le emozioni prendono il sopravvento ***


cap 13

QUANDO LE EMOZIONI PRENDONO IL SOPRAVVENTO…

Capitolo 13°

 

E vide quelle scale tante volte scese, sotto una nuova luce.

E sentì gli occhi fissi su di lei.

E sentì lo stupore dei presenti.

E sentì l’emozione salire.

E temette di inciampare, e temette di fare una figura davanti alle persone a lei più care.

Sembrò passare un’eternità prima di decidersi a scendere.

Le scale sembrarono più lunghe di quanto ricordasse.

E poi… eccoli…

 

Asuka era in piedi accanto alla scala. I capelli erano cresciuti e le arrivavano alle spalle. una buffa mollettina a fiori le alzava la frangia dal viso. Indossava un paio di jeans sgualciti ed una maglia hard rock. La fissava. Ricordava la prima volta che l’aveva incontrata: era seduta su una panchina e piangeva. Ricordava ancora quel viso rigato di lacrime, aveva letto la disperazione nei suoi occhi, quegli smeraldi chiedevano conforto, non poteva negarglielo, anche se non la conosceva. Le si avvicinò piano e si sedette accanto a lei, le porse un fazzolettino e le disse semplicemente: “io sono Aiko, e tu?” con la semplicità di una bambina. Asuka l’aveva guardata stranita, poi le si era buttata letteralmente addosso. Aiko, non fece nulla, semplicemente l’abbracciò, e diede alla ragazza quell’appoggio di cui aveva bisogno. Da quel giorno si erano riviste tante volte, fino a diventare amiche per la pelle.

 

Momo, invece era seduta sul sofà. Aveva in braccio Seiji. Indossava una semplice gonna a pieghe lunga fino a metà coscia. Sopra un maglioncino di lana leggera. I lunghi e lisci capelli erano raccolti in una coda molle che rilasciava cadere alcune ciocche sulle spalle. lei,era la più timida e generosa della classe. Avevano fatto le medie e  le superiori insieme. Si rivolsero per la prima volta la parola, un giorno di marzo. Ad aiko serviva una mina, non era riuscita nemmeno a formulare la domanda che Momo già gliel’aveva porta. Il sorriso che le fece e la dolcezza che esprimevano quegli occhi castano-ambra la colpirono immediatamente. Cominciarono le prime chiacchiere, poi i discorsi ed i preziosi consigli.

 

Miki. Miki, era tutta un’altra storia. Era un periodo nero per Aiko, la madre aveva appena perso un bambino. Era praticamente la tristezza in persona e Miki, con la sua allegria e la sua sincerità l’aveva avvicinata e contagiata. Era sempre allegra, raramente i suoi occhi erano tristi. Si lasciava cadere tutto di dosso e non legava mai seriamente con le persone, a parte il suo gruppo. Quel giorno i suoi occhi castani erano più dolci che mai, erano gli occhi di una persona orgogliosa della sua amica. Era riuscita a dominare i ricci ribelli in una coda ed indossava un vestitino a maniche lunghe, verde, che le ingentiliva i lineamenti, rendendola più femminile.

 

Poi c’era Yukito, il dolce yukito. I capelli dell’oro risplendevano come mai avevano fatto prima, gli occhi erano di un azzurro intenso. Divenivano così quando era in preda delle emozioni più forti. Indossava dei semplici jeans blu, con una maglia a righe blu. Era accanto allo stipite della porta della cucina e la guardava stupefatto. Non aveva mai visto la sua amica così bella e radiosa. L’aveva conosciuto grazie ad Asuka, glielo aveva presentato un giorno assolato di fine estate. Le aveva detto semplicemente : “ diventerete grandi amici” e così fu. C’era stata subito intesa tra loro.

 

Il più difficile da interpretare era Touya, gli occhi d’argento fuso risplendevano come non mai, ma il suo volto era impassibile. Il suo abbigliamento era sobrio. Indossava dei pantaloni di cotone neri, con uno smanicato di cotone sopra la camicia bianca come il latte. Era il suo primo amore, si era subito innamorata di quel giovane dolce e saggio, gentile con tutti coloro che gli stavano a cuore. Non era stata corrisposta, ma in cambio aveva ricevuto la sua amicizia. Più preziosa di un amore che forse sarebbe durato poco.

 

Seduto sul divano, con le lacrime che scendevano c’era colui che le aveva donato la vita. Il suo papà, mai come in quell’occasione era stato tanto orgoglioso della sua dolce figliola. Per la prima volta dopo mesi la vedeva felice e sorridente.

 

E poi… eccolo…

 

Nel suo completo nero come la notte. La candida camicia spiccava sotto l’oscurità ed il papillon le sembrava quanto mai appropriato. Gli occhi castani non erano mai stati tanto belli. I capelli biondi risaltavano al contrasto con il nero del completo. Le labbra erano leggermente aperte, come a cercare l’aria che mancava. Lo stupore si leggeva in tutta la sua figura. Lo aveva visto tante volte, eppure non le era sembrato mai così bello.

 

E poi, finalmente, si decise.

Con grazia e compostezza scese quelle scale. Una mano alzava di poco il vestito, lasciando intravedere i sandali semplici. I capelli ondeggiavano ad ogni passo. I veli scendevano leggeri.

Nemmeno una dea si sarebbe comportata in eguale modo.

E finalmente eccolo, l’ultimo gradino della scala. Finalmente eccola davanti a loro.

 

E lo vide avvicinarsi con sicurezza, con serietà, con stupore e ammirazione.

Se lo ritrovò davanti. Istintivamente gli porse la mano, come se lo avessero sempre fatto, lui la prese e la baciò con ardore.

Ed eccola.

Una rosa blu. Un piccolo fiore, con un grande significato.

Con mani tremanti la prese, l’annusò e lo ringraziò. Poi lo notò. Un anello semplice, come lei, era legato al centro della rosa, nascosto tra i petali. Ma era impossibile non notarlo, uno splendido anello di acquamarina, che si abbinava perfettamente con i suoi occhi e l’abito. Con delicatezza lo sfilò e fece per metterlo al dito, ma Lucas la fermò. Lo prese, lo baciò e glielo mise al medio destro. Poi le prese l’altra mano e le baciò l’anulare.

Solo uno sguardo e tutto fu chiaro. Quel gesto valeva molto più di mille parole.

E fu allora che compresero.

Non sarebbero mai più stati separati.

Sempre insieme.

 

Nell’aria aleggiava, orami, la tensione, la dolcezza, la compostezza, l’ammirazione, l’amore.

L’aria era pressoché irrespirabile. Era troppo pesante.

Tutti erano ammutoliti.

Quel silenzio non ammetteva interruzioni.

Non occorrevano parole.

Dai loro sguardi, dai loro volti, dai loro sorrisi, si comprendeva tutto.

 

A rompere quella dolce illusione fu seiji. Il piccolo, dolce seiji.

“mamma bella…”

Tutti, come risvegliati da un dolce torpore, si girarono verso il piccolo. Lo guardarono interrogativi, al chè, il piccolo ripetè:

“mamma bella…”

 

E sentì quel fastidioso formicolio agli occhi, quell’ odioso nodo in gola, e vide la vista appannarsi, ma lo vide. Gli corse incontro e lo strinse a sé, e non riuscì a trattenersi. Le lacrime furono libere di sgorgare.

E piangeva, piangeva di felicità.

Perché seiji aveva detto la sua prima parola.

Perché sapeva che non doveva essere lei ad essere chiamata in quel modo.

Perché comprese, che non avrebbe mai smesso di amare quel dolce tesoro. Neanche nei suoi momenti peggiori.

E lo strinse a se. Incurante dei presenti.

C’erano solo lei e Seiji.

Suo fratello, il suo tesoro, suo figlio.

ANGOLINO!!!!

eccomi qui, finalmente, con un nuovo capitolo. finalmente il ballo e la comparsa di Aiko, con il nuovo capitolo, che ne pensate? fatemi sapere!!! ringrazio tantissimo Tay_ e Gocciolina per le loro  recensioni e per tutti coloro che leggono!!! grazie mille!!!

alla prox

baci&abbracci

Narcissa

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Capitolo 14
*** l'altra sposa ***


cap 14

L’ALTRA SPOSA

Capitolo 14°

In una villa di ricche dimensioni, con un giardino immenso e curato, fornito di ricche statue greche, in una stanza che di umile non aveva nulla. tende di raso rosa appese alle finestre con mantovane fucsia che scendevano ai lati degli stipiti, mobili di pregiato legno intagliato a mano erano stipati intorno alle pareti,arricchiti da stupendi suppellettili e  dolci bambole di porcellana, un letto a baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza, coperto da delicate tende rosa racchiuse da un semplice fiocco fucsia di fianco alle colonne di legno di ciliegio intarsiato da fiori di rosa. Una porta di legno più scuro, dava sul bagno, rosa, grande come pochi, ricco come nessuno, l’enorme vasca era in marmo di Carrara leggermente rosato e i sanitari di marmo rosa, un enorme specchio troneggiava sul lavandino, di fianco ad esso, v’era un mobile sul quale erano poggiati fermagli e trucchi delle più prestigiose marche, appesi ai lati del lavello e del bidé asciugamani di cantù.  

Una ragazza dai capelli dell’ebano, gli occhi di smeraldo e le labbra di rosa aveva completato la sua opera. I soffici capelli alzati in un semplice chignon tenuto alto da un semplice fiocco di raso verde, dal quale scendevano leggeri boccoli che ricoprivano il collo ed incorniciavano il volto, gli occhi erano più brillanti che mai, risaltati da un ombretto verde chiaro che incorniciava gli smeraldi che aveva al posto degli occhi, la pelle candida e delicata delle guance era stata colorata con un po’ di rosso. Dalle orecchie pendevano grandi orecchini di smeraldo che esaltavano il grande collier di brillanti con al centro uno dei più grandi smeraldi esistenti al mondo; semplici guanti verdi fasciavano le delicate mani, e un bracciale di brillanti si stringeva intorno al sottile polso. Un bustier di raso verde decorato da fiori di pizzo con al centro uno swaroky fasciava l’esile busto ed innalzava il decoltè. Un ampia gonna di georgette verde si apriva a sbuffi sull’immensa cascata di taffettà prato, bordato da fiori di pizzo; la gonna si apriva in un piccolo strascico che terminava con applicazioni di pizzo verde chiaro.

Si mirò e rimirò più volte nello specchio, dando leggeri ritocchi ai capelli, quando fu pienamente soddisfatta, entrò nella stanza nella quale attendeva la madre.

“madre, che ve ne pare? Non vi sembra un abito stupendo?”

“oh cara, è delizioso, ti si addice perfettamente…”

“oh, non vedo l’ora… ci saranno tante persone illustri!!! Come sono emozionata!!!”

“sì, tesoro, ma non farti prendere troppo dall’emozione e mantieni la tua regalità, ricordati che a breve sarai tu la nuova Madame Duglas!”

“sì…”

“dai preparati che George Françis ti aspetta nella limousine …”

“proprio come cenerentola!”

“sì cenerentola…” ribadì con voce triste la madre. Triste perché a breve avrebbe perduto la sua figliola. Triste perché lei non poteva vivere felice e spensierata come tutte le altre giovani ragazze, lei era un’aristocratica, doveva seguire il cerimoniale, non poteva fare ciò che voleva… triste perché temeva che la sua dolce figliola le avrebbe voltato le spalle, l’avrebbe accusata di averle imposto quel matrimonio… triste perché temeva che potesse essere infelice come lo era stato lei. Obbligata a sposarsi con un uomo che non amava, ed essere violentata da lui senza ritegno, senza nemmeno il diritto di replicare. Lui era suo marito, aveva ogni diritto su di lei…

 

**********

Una fanciulla dai capelli dell’ebano e gli occhi d’ambra si mirava allo specchio, godendosi delle dolci ed esperte mani che le sfioravano ed accarezzavano i capelli, acconciandoli alti sulla nuca, abbellendoli con semplici rose bianche. Il leggero make-up grigio risaltava sulla sua pelle caffelatte,le labbra leggermente rosate dal rossetto, le accrescevano il volume delle labbra. Lo stretto corpetto di pizzo bianco fasciava il busto snello, la lunga ed ampia gonna di organza, arricchita qua e là da rose di tulle applicate, terminava in uno splendido strascico ricamato a mano. Guanti di pizzo fasciavano le braccia, lasciando scoperte le dita snelle, una collana di perle aggraziava il collo. Il lungo velo ricamato fu poggiato sulla sua testa ricoprendo la raffinata pettinatura.

La sposa era pronta.

Helèna Mary Green era pronta.

Una ragazza stava per diventare donna.

Con passo leggero si avviò alla porta, dove l’attendeva il padre. Elegante e raffinato nel suo abito scuro; i capelli bianchi risaltavano sull’oscurità. Le porse il braccio. Lei lo strinse. Si avviarono.

Verso l’altare.

Verso la felicità di un padre che credeva avere donato la felicità a sua figlia.

Verso l’infelicità di un matrimonio senza amore.

Eccolo l’uomo dai capelli scuri e dagli occhi chiari che sarebbe stato il suo peggiore incubo. Le promesse furono pronunziate. Helèna Mary Green e Edward Michael Edgeworth erano divenuti marito e moglie.

Una condanna.

Una maledizione.

Una sfortuna.

Il ricevimento fu lussuoso e spettacolare. I due sposi erano felici. I baci furono scambiati e la torta tagliata. Gli invitati andarono via. I due giovani restarono soli.

Entrambi si cambiarono.

Quella sera indossò un completino di pizzo bianco molto semplice, ricoperto da una leggera vestaglia. Lui invece, indossava un paio di boxer neri, come la sua anima.

Quando lei si presentò a lui, si mostrò cordiale verso di lei, la fece accomodare di fianco a lui e la baciò dolcemente, il bacio si approfondì, diventando sempre più duro e violento. Nulla traspariva da quel bacio, solo voglia di possesso. Le mani solcavano frenetiche il corpo della giovane, slacciarono senza troppa grazia la vestaglia di lei, strattonò il reggiseno e strappò le mutandine.

Quello che fu dopo furono solo lacrime di dolore… per una violenza subita, per un animo lacerato, per una fiducia persa…

Fu così, sempre. Tutte le volte che la voleva, la prendeva, se no, non la calcolava. Fu così fino a quando non concepirono Elisabeth.

Una bimba nata senza amore. Solo dalla violenza e dall’astio. Poco dopo la nascita della piccola, Edward morì.

Finì tutto. L’oblio e la sofferenza. E fu solo il tempo dell’amore. Amore, quello vero, donatole da un uomo che l’amava per davvero. Amore dato e ricevuto alla sua piccola. Che non seppe mai nulla di quella storia.

 

********

 

La donna fu riscossa dai suoi pensieri dalla melodiosa voce di sua figlia.

“a più tardi madre…”

“a più tardi, e mi raccomando divertiti…”

“sì”

La giovane baciò le guance della madre e se n’andò, lasciando la donna nei suoi pensieri.

 

No si disse, Elisabeth non sarebbe stata infelice, perché lei stessa aveva ammesso che Lucas le piaceva. Sì, si disse. Sua figlia sarebbe stata felice…

 

 

 Con passi leggeri, Elisabeth,percorse il grande corridoio ed arrivò alla grande scala che dava sul salone da ricevimento. Un ragazzo dai capelli castani e gli occhi neri, era ai piedi della scala. Si stava annoiando certo, ma non poteva perdere l’occasione di vedere Elisabeth vestita da sera, era da sempre innamorato di lei, ma la madre aveva deciso che Lucas dovesse sposarla, non lui, lui era il secondogenito, per una manciata di secondi era il secondogenito, se fosse nato lui per primo, si ritroverebbe fidanzato con la ragazza più bella del pianeta, ed invece no, lei doveva essere di Lucas, del suo gemello, del primogenito, per il nome del casato. Se solo avesse potuto strangolarlo…

Fu riscosso dai suoi pensieri dall’entrata in scena di lei. Elegante nel suo vestito verde, scendeva le scale, sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare, l’istinto era quello di abbracciarla e chiederle di sposarlo da un momento all’altro, ma il galateo gli imponeva di offrirle una rosa da attaccare al vestito di lei e di porgerle il braccio, e così fece.

Le porse una rosa gialla, la sua preferita, e le offrì il braccio, lei lo accettò con piacere, non prima di avergli mostrato un dolce sorriso che solo in compagnia di quel giovane sapeva fare.

Insieme si incamminarono verso la limousine, vi salirono sopra e chiesero all’autista di partire…

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Capitolo 15
*** l'arrivo in villa ***


cap 15

L’ARRIVO IN VILLA…

Capitolo 15°

“maestro buonasera. Complimenti per la festa, veramente grandiosa. Ho sentito dire che a breve dovrebbe esserci una sorpresa…” chiese un giovane dai capelli dell’ebano e gli occhi di smeraldo. Era un’apprendista del maestro e voleva in tutti i modi divenire famoso come lui.

“si tra breve ci sarà una sorpresa, per ora non posso dire altro…”

“amico carissimo, complimenti, veramente grandiosa… l’idea delle rose alle finestre è sublime!”

“ti ringrazio amico mio…”

Alla festa erano presenti centinaia di persone, personaggi famosi, modelle del maestro, ex  modelle, amici intimi di Valentino.

La sala era addobbata, come ogni finestra, di rose di molte varietà diverse che davano un aspetto floreale alla sala ed emanavano un profumo sublime. Un’enorme scala, sulla quale era poggiata un tappeto di velluto rosso, portava all’entrata principale, sulla ringhiera in legno pregiato, erano appoggiati bouquet di rose uniti da nastri  che scendevano lateralmente la scala. Sulla destra della scala, verso il fondo della sala, si intravedeva lo sfarzoso buffet arricchito anch’esso da mazzi di rose. In fondo proprio alla sala vi era un’orchestra di 47 elementi che suonavano dal vivo musica di compagnia. Sotto quelle note, ci si poteva parlare, mangiare, ballare…

Le scale esterne, erano letteralmente piene di paparazzi che cercavano di catturare le star in atteggiamenti strani, nessuno di loro poteva entrare, solo qualcuno che aveva l’autorizzazione del maestro. Beati i pochi fortunati!

 

Intanto….

 

Il silenzio che permeava nell’auto era pesantissimo, nessuno dei due aveva proferito parola da quando avevano messo piede nell’auto. La tensione era alle stelle.

Lei fantasticava sulla sua entrata in scena guardando fuori dal finestrino. Lui era immerso nei suoi pensieri più profondi, sui suoi ricordi più odiati…

 

********

 

 “Lucas dammelo, quello era mio…”

“ora è mio, io sono il più grande, devi portare rispetto!”

“no, è mio, me lo devi ridare!”

“ noooo…”

Un bimbo biondo correva per tutta la stanza inseguito da suo fratello gemello. Litigavano per un giocattolo, un nonnulla… spesso, volentieri, sempre…

E chi aveva la meglio? Lucas Mattias. Il più grande. L’erede. Colui che doveva ereditare tutto.

E lui?

Il secondogenito, nato in una famiglia che voleva un maschio. Ne avevano due. Il più grande era il più importante. Qualsiasi cosa voleva Lucas, poteva averla. Se la voleva George no, perché Lucas è il primogenito.

Ma in che razza di mondo siamo! Lucas può avere tutto e George nulla! perché? Eppure i Duglas sono ricchi. Eccome se lo sono. Lo hanno dimostrato.

Era impossibile non ricordare quel giorno, George ne aveva combinata un’altra delle sue, questa volta aveva rotto un vaso di cristallo molto costoso. Lucas aveva cercato di aiutarlo, ma non c’era stato nulla da fare.

“George è irrequieto. Vivace. Non rispetta le regole. Può disonorare la famiglia. Dobbiamo fare qualcosa!” esclamò un uomo alto, robusto e con i lineamenti severi.

“Cosa?”chiese una donna fragile e minuta.

“Lo mandiamo in un collegio svizzero, privato, ove gli insegneranno le buone maniere, mentre Lucas imparerà a casa.”

“ma non è giusto, o tutti e due o nessuno! George potrà imparare a casa anche lui!”

“è troppo irrequieto. Lì lo tratteranno bene, ma gli faranno comprendere come dovrà comportarsi”

“no, non voglio…”

“non me ne frega niente di  cosa vuoi tu. George andrà in un collegio! Così ho deciso!”

Vi sembra giusto? Io dico vi sembra giusto? Lui può avere tutto ed io nulla?

Perché?

Tornavo a casa una volta al mese, mi accoglievano felici, mi facevano passare qualche bella giornata e poi mi rispedivano in collegio. Ma non ero affatto felice. Per niente. Praticamente vivevo in un posto grigio e buio ove mi trattavano come una feccia, e quando tornavo a casa, vivevo di messinscene.

Per fortuna c’era lei ad allietare i miei giorni. Quando tornavo a casa era lì che mi aspettava. Mi abbracciava forte e mi diceva che mi voleva bene. Quando ero con lei ero veramente felice, e lei era veramente se stessa, perché il cerimoniale non le permetteva una vita da monella. Rideva spensierata ogni qualvolta c’era una situazione buffa, mi sgridava se sbagliavo, mi abbracciava quando ero triste, mi confortava, mi voleva bene.

Mi ripromisi di renderla felice e liberarla da quella gabbia dorata in cui viveva perché anche lei doveva sbocciare.

Solo questo desideravo.

Renderla felice.

Nemmeno questo potrò fare, perché me l’hanno sottratta.

Me l’ha sottratta.

 

Riscosso da questi pensieri, si rese conto dello sguardo vacuo della ragazza, così decise di rompere il ghiaccio…

“Elly, sei bellissima”

“grazie…anche tu” un sorriso smagliante illuminò il suo volto di pesca

“dico sul serio…”

“anch’io…”

“Elly…”

“sì?”

“ti amo…”

 

La ragazza si voltò verso di lui stupita. Credeva stesse scherzando, invece era serio.

George l’amava. Ma lei amava un altro, o no? Ma come poteva rifiutarlo senza offenderlo?

Gli voleva bene, ma non fino a questo punto…

“george…”

“non dire nulla, ti prego…”gli occhi gli s’inumidirono…

“ma…”

“rispondimi, mi vuoi bene?”

“sì, ma…”

“…vuoi più bene a Lucas…” finì lui per lei con un tono amareggiato

“…”

“rispondi…” era una supplica

“sì…” gli occhi di lei si bagnarono di acqua e sale. Una piccola goccia fuoriuscì dagli occhi prato di lei.

“non piangere…”

“io, non volevo forti soffrire, perciò non te lo volevo dire, ma tu hai voluto che te lo dicessi!” scoppiò in singhiozzi.

“george, io ti voglio tanto bene!”

“anch’io te ne voglio, su vieni qui…”

I ragazzi si abbracciarono per un tempo infinito. Lei  continuò a piangere fino ad addormentarsi.

 

**********************

 

In un’altra auto, due giovani ragazzi, stavano ripensando alla scena vissuta poco prima.

Lei aveva sentito il cuore sciogliersi quando aveva udito quelle parole.

 

Mamma Bella…

 

Allora era questo che aveva provato sua madre quando aveva sentito pronunciare per la prima volta quella parola? Un’emozione indescrivibile aveva preso il sopravvento su di lei, non aveva pensato a nulla, se non correre ad abbracciare il suo bambino, incurante del make-up che si scioglieva sotto il passaggio delle lacrime salate che finalmente erano uscite sciogliendo il nodo che opprimeva la sua gola. Era ancora preda di quelle emozioni indescrivibili che aveva vissuto poco prima. Stava cercando di calmarsi guardando fuori dal finestrino.

 

Lui invece, si era reso conto di quanto quella ragazza gli volesse bene, e quanto lui ne volesse a lei. Si era reso conto che era diventata la persona più importante della sua vita. Era tornato  per vedere una vecchia amica ed invece aveva scoperto che l’antico sentimento che era racchiuso in lui, si era risvegliato più forte e prepotente di prima.

La guardò di sottecchi. Il viso perso nel paesaggio, l’abito blu che risaltava la sua pelle chiara ed i suoi capelli biondi. Le mani delicate che tormentavano l’anello che le aveva regalato. Era praticamente una visione.

La guardò per un tempo infinito.

Lei si accorse che la stava osservando, si girò e gli porse un sorriso imbarazzato ma sereno.

Lui arrossì e si voltò dall’altra parte. Poi si rigirò e le disse:

“sei bellissima…”

“grazie… anche per l’anello, è stupendo…”

“tu sei stupenda…”

Le guance di lei s’imporporarono.

“ mi lusinghi…”

“te lo meriti… una ragazza come te le merita proprio queste lusinghe e trattamenti. Anche Valentino se n’è accorto…”

“io non merito proprio niente, perché con il mio egoismo ho fatto soffrire mio padre…”

“ non dire mai più una cosa del genere. Se tua madre non avesse voluto un altro figlio, non c’avrebbe provato tante volte. Era perché lo voleva principalmente lei. Che le conseguenze siano state nefaste, è il destino, ma il destino ha voluto anche che tu incontrassi Valentino nella boutique e che ti regalasse quel vestito per una festa alla quale non avresti mai partecipato, e per di più ti trovi con un ragazzo tremendamente affascinante al tuo fianco…”

Queste ultime parole fecero sorridere Aiko ed alleggerire il cuore da un peso grande.

Vederla sorridere fece scioglier il cuore di Lucas.

“perché ridi?” fece finta di nulla

“per quello che hai detto…”

“vuoi dire che non sono estremamente sexy ed affascinante?”

“ si certo che lo sei, ma sei anche dolce e sensibile, per questo ringrazio il cielo per averti portato al mio fianco… ti sono enormemente grata per la tua amicizia…”

Gli occhi scintillavano di sincerità mentre fissava i suoi acquamarina nel castano dei suoi.

I loro occhi si fecero seri. I  loro volti si avvicinarono. Le loro labbra s’incontrarono in un dolce bacio alla ciliegia.

 

*******************

 

“elly, svegliati siamo quasi arrivati…”

La scosse con dolcezza.

“mhhh…mi sono addormentata.”

“sì, siamo quasi arrivati!”

“oh mio dio, mi devo rifare il make-up!”

Estrasse dalla borsa una trousse e cominciò a dare qualche tocco qua e là, mentre la macchina faceva il suo ingresso nel giardino della villa.

 

 

Una villa di stile settecentesco si parò dinanzi a loro. Le luci illuminavano l’enorme facciata di bugnato e marmo. Le finestre sormontate da timpani triangolari arricchite da bassorilievi, erano incorniciate da rose colorate che conferivano un aria floreale alla facciata della villa. la macchina si fermò davanti alla grande fontana di peltro levigato che nascondeva l’imponente scala a tre entrate che portava all’entrata principale. Era piena di paparazzi che non smettevano di scattare foto. Alla porta vi erano dei buttafuori che lasciavano entrare solo gli invitati.

George scese dall’auto e come era suo dovere aprì la portiera alla sua compagna.

La ragazza fu oggetto di molta attenzione da parte dei paparazzi. Subito la riconobbero e cominciarono a fare domande alla quale rispondeva con gentilezza e sorrisi. Lei ed il suo compagno, salirono le scale e furono annunciati ai presenti. Tutta la sala si voltò verso di loro e restando rifulsa dalla bellezza dei due giovani, ma le sorprese non erano finite.

I ragazzi scesero dalle scale e furono accolti con gioia dal padrone di casa.

“maestro, è un onore esse qui stasera…”

“ti ringrazio cara, e lasciami dire che sei stupenda!”

“grazie maestro!”

Poi il maestro strinse la mano a George ringraziandolo per la sua presenza alla festa. I ragazzi furono richiamati da un gruppo di persone molto famose che vollero conoscerli.

 

Tra la folla, intanto, un giovane in giacca di pelle e camici aperta, si faceva largo. La sua imponenza dava nell’occhio e il suo abbigliamento lasciava scioccati i presenti. Dall’alto della sua statura, notò il maestro e cercò di arrivarvi il più in fretta possibile.

“maestro, vi annuncio che stanno arrivando.”

“molto bene…”

“signori e signore, chiedo la vostra attenzione…”

 

 

Il bacio li lasciò intontiti, ma consapevoli dei loro sentimenti. Era il primo bacio per entrambi e le stelle che videro dimostrarono che il piacere di stare accanto al proprio amato era autentico. La macchina entrò nella villa e si fermò davanti all’ingresso.

Lucas scese dall’auto, e come aveva fatto poco prima suo fratello gemello, aprì la portiera dell’auto.

I paparazzi erano già pronti a scattare.

L’attesa sembrava interminabile.

I body guard formarono due file compatte per non lasciar passare i paparazzi.

Le porte erano pronte per essere aperte.

Aiko scese dall’auto.

L’aria si fece irrespirabile.

Con estrema lentezza, i due ragazzi salirono le scale tra i flash delle macchine fotografiche.

 

Le luci nella sala si spensero. La musica si fece soffusa. L’unica fonte di luce era il fascio che illuminava la porta.

I battenti si aprirono.

I giovani fecero il loro ingresso.

Un ooohhh generale riempì la stanza, poi più nulla. solo silenzio.

Anche il maestro restò immobile, abbagliato dallo splendore della giovane.

 

Aiko si sentì osservata. Le guance le s’imporporarono di rosa. Non s’aspettava una simile accoglienza. Timidamente cominciò, insieme a Lucas, a scendere le scale.

Il maestro andò loro incontro.

“sei una visione…”

“maestro….”

“non dire nulla, permettimi di accompagnarti fino alla fine delle scale”

Aiko guardò il suo accompagnatore che acconsentì con un lieve cenno della testa.

Il fascio di luce li seguì fino alla fine delle scale. Il maestro prese la mano di Lucas e quella di Aiko e le riunì.

“ballate per me…”

La musica riprese il suo corso e i due giovani cominciarono a ballare al centro della sala nello stupore più generale.

 

Il maestro, invece, non era mai stato più orgoglioso del suo lavoro. Una lacrima di gratitudine bagnò il suo volto. Mentre i due giovani danzavano ancora nello stupore generale.

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Capitolo 16
*** SORPRESA!!! ***


cap 16

SORPRESA!!!

-Capitolo 16°_

 

“ma quello non è Lucas?” chiese Elisabeth al suo accompagnatore

“sì, è proprio lui…” rispose George

“ma che ci fa qui?”

“non lo so…”

“e poi chi è quella splendida fanciulla con la quale è arrivato?”

“bo”!

 

I due giovani stavano ancora danzando, quando le luci si riaccesero. La musica si fermò, come anche i due giovani. Si guardarono negli occhi, s’inchinarono e Lucas accompagnò Aiko ad un tavolo libero.

“vado a prendere qualcosa da bere… prendo qualcosa anche a te?”

“un cocktail analcolico grazie…”

“vado e torno…”

 

Intanto, Elly e George si avvicinarono al tavolo dove era seduta Aiko.

“scusami, è libero?” chiese Elisabeth

“prego, solo uno è occupato”

“grazie…”

“ comunque piacere, io sono Elisabeth e lui è George”

“molto piacere, io mi chiamo Aiko…”

“il piacere è mio Aiko, ma lasciatelo dire, quel vestito è un incanto…”

“grazie, me l’ha regalato il maestro…”

“allora lo conosci?”

“no, l’ho incontrato una volta nella sua boutique, mentre provavo quest’abito, ha detto che solo io potevo indossarlo e me l’ha regalato. Io non volevo, ma me l’ha inviato a casa…”

“è molto nobile da parte sua…”

“sì veramente nobile, anche a te però sta bene quel vestito, ti si addice molto e si abbina perfettamente con i tuoi occhi smeraldo.”

“grazie…sei veramente molto gentile…”

“prego…”

Il silenzio cadde tra di loro. Era imbarazzante. Poi la salvezza. Arrivò Lucas.

“ecco, per te, attenta a non sporcare quell’abito…”

“grazie, ah, ti volevo presentare…”

Il ragazzo si girò e li vide…

Che ci facevano suo fratello e la sua migliore amica a quel ballo? Che fossero stati invitati anche loro? E perché a lui non avevano detto nulla?

“buonasera! Ti sei fatta ancora più bella dall’ultima volta che ci siamo visti…” disse Lucas ad Elisabeth baciandole la mano

“grazie, ma non farmi arrossire!”

Poi Lucas si rivolse al fratello, non dissero una parola, semplicemente si strinsero la mano.

 

Intanto Aiko, guardava esterrefatta la confidenza con la quale Lucas parlava con Elisabeth, o Elly, come la chiamava lui. Uno sguardo poco rassicurante all’indirizzo del suo “ragazzo” e tutto fu chiarito. ‘parliamo dopo’ era questo ciò che diceva quello sguardo poco rassicurante.

 

Poi lo shock.

Il telefonino squilla. Lei risponde.

“corri presto. Seiji non sta bene. Lo stiamo portando in ospedale!è grave!”

 

Le lacrime scesero sulle sue guance imbrattando il make-up e lasciando colare il mascara sulle guance. I presenti al tavolo la guardarono stupiti. Lucas le passò una mano intorno alle spalle e lei cominciò a piangere disperata appoggiata al suo petto.

“aiko, tesoro colmati!” le chiese allarmato lui

“ il mio bambino, in ospedale!”

“che hai detto?”

“seiji…”

“ho capito!”

Fu un attimo. Lucas corse ad informare il maestro, mentre Elisabeth e George accompagnarono una distrutta Aiko alla macchina.

Il maestro fu da loro in un batter d’occhio insieme a Lucas.

“mi dispiace maestro…”

“corri e non ti preoccupare. Ci sentiamo…”

 

“ in ospedale, presto!”urlò Lucas all’autista.

La macchina partì di corsa verso l’ospedale.

 

‘piccolo mio, resisti,la mamma sta arrivando!’

SPAZIO AUTRICE:

adesso ragazzi, mi sono davero stufata, se la storia fa schifo, basta dirmelo, lo accetto e la cancello, non ci sono problemi, ma se vi piace, se la gradite almeno un pò, xkè non me lo dite? sapete quante volte spero di trovare un commento nuovo e non lo trovo? sapete che per ogni capitolo ci sono almeno 30 persone che leggono e nessuno recensisce? talvolta solo un paio di persone. ma vi sembra giusto che un autore non debba sapere cosa ne pensano i suoi lettori? quest è una storia che amo molto, perchè è molto sentita e speravo che potesse piacere, invece non lo so. ho avuto più successo con storie che ho scritto per puro diletto. non sapete quando grande sia stata la mia delusione. questa è l'ultima volta che scrivo qualcosa del genere. se non avrò pareri, penso di non continuare più la storia, perchè preferisco non finirla anzichè pubblicarla e restare delusa perchè non è stata letta.

con questo vi lascio.

con l'augurio che recensiate.

narcissa

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Capitolo 17
*** la tragedia... ***


cap 17

LA TRAGEDIA

-Capitolo 17°-

 

Dalla villa all’ospedale dove avevano portato Seiji c’erano più di 30 minuti di macchina, anche se l’autista aveva acceso le quattro frecce e non smetteva di suonare, sarebbero arrivati in circa 20 minuti. Un tempo troppo lungo.

Aiko era disperatissima, piangeva. Non poteva perderlo, era la sua unica ragione di vita, era l’ultimo ricordo di sua madre, non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere senza quella piccola peste. Mentre l’auto correva verso l’ospedale, davanti agli occhi di Aiko si presentarono le scene più disparate, una più brutta dell’altra.

Ma soprattutto le si presentò davanti la possibilità che quella magia, la magia della maternità, sarebbe potuta scomparire. Non avrebbe mai più potuto…

Rivedere  il suo piccolo sorriso sdentato.

Sentirlo ridere, con la sua calda ed infantile risata.

Sentirlo piangere.

Sentirlo vicino a sé.

Abbracciarlo… pensare di non poter più vedere e sentire tutte queste cose l’angosciò ancora di più. Inconsciamente strinse la mano di Lucas.

Il ragazzo si girò verso di lei.

E comprese.

Comprese quello che stava immaginando Aiko.

E si sentì impotente. Veramente impotente.

Le strinse di più la mano per farle comprendere che lui era con lei.

Le sarebbe stato accanto qualsiasi cosa fosse accaduta.

Qualsiasi.

Le avrebbe regalato tutto il suo sostegno.

Le avrebbe regalato la sua spalla, il suo cuore.

In silenzio avrebbe sofferto con lei.

Sarebbe stato sempre con lei.

 

“Aiko,  qualunque cosa accada, sarò sempre con te…”

“lo so…”

 

Una frenata brusca li sbalzò dai sediolini.

E capirono.

Fu un istante.

Un lampo.

La portiera dell’auto si spalancò. Aiko era già vicina all’entrata, l’aveva lasciato solo.

Aprì a sua volta la portiera ,ringraziò l’autista e corse anche lui verso l’inferno.

 

Un corridoio bianco, che puzzava di disinfettante si presentò loro.

L’arredo era squallido.

Lo stesso di quasi un anno prima.

Lo stesso ospedale che aveva visto morire sua madre.

Lo stesso posto dove aveva sperato di non dovervi ritornare mai più.

Ed invece eccola lì, a correre verso il bancone dell’accettazione. Il bancone della verità. Quello che le avrebbe dato la sentenza.

 

“buonasera signorina, posso esserle d’aiuto?” chiese una donna sulla quarantina, con già i segni della vecchiaia e qualche chilo di troppo.

“cerco Seiji Aogiri, è stato portato qui circa un’ora fa, ha quasi un anno…”

“si ho capito, lei è una sua parente?”

“sono sua madre…”

“mi scusi signora, la accompagno subito…”

 

La donna uscì dal bancone e le fece strada verso un corridoio buio dove presero l’ascensore, notò che i due erano in abito da sera e comprese che questi erano veramente molto costosi. Lo stesso vestito della ragazza lo aveva visto qualche settimana prima nell’atelier del maestro Valentino.

L’ascensore finalmente si aprì.

La luce del corridoio li investì in pieno. Quasi ne furono accecati.

Con un coraggio mai dimostrato, Aiko scese dall’ascensore ed imboccò il corridoio.

 

“all’incrocio a  destra”

“grazie” disse Lucas e con Aiko s’incamminò verso quella direzione.

 

Il corridoio sembrava non voler finire.

Ad ogni passo il cuore accelerava.

Ad ogni passo la paura aumentava.

Ad ogni passo una lacrima scendeva.

Finalmente imboccarono il corridoio.

Una porta in acciaio pesante  emerse davanti a loro. I vetri erano di peltro smerigliato sopra i quali troneggiava la “ +” simbolo dell’ospedale, sopra di questa, un cartello dichiarava “ SALA OPERATORIA” sotto un led luminoso avvisava che era in corso un operazione.

 

Sulla panchina vicino a quella porta vi era un uomo.

Il volto segnato dal dolore.

Gli occhi che avevano pianto le loro lacrime.

Le mani che si coprivano il viso.

Era disperato.

 

“papà”

Un sussurro appena udibile. Un respiro appena percepito.

L’uomo si voltò.

La ragazza gli corse incontro e lo abbracciò.

Gli occhi s’incontrarono. Il padre lesse la muta domanda negli occhi della figlia: ‘cosa è successo?’

 

“stavamo al piano di sopra, aveva appena preso il latte. L’ho vestito e l’ho portato in camera sua per farlo addormentare. Ho notato che aveva il respiro affannato e gli ho misurato la febbre, 38. Gli ho dato una tachipirina e l’ho fatto addormentare. Almeno credevo. Sono sceso di sotto per prendere un po’ d’acqua nel caso avesse avuto sete, ed in quel momento ho sentito un botto, come se qualcosa fosse caduto…” il racconto s’interruppe, perché l’uomo aveva ricominciato a piangere, tra i singhiozzi continuò… “sono andato alle scale e l’ho visto. Era disteso a terra in un mare di sangue…” Seiya si portò le mani al volto… “come ho potuto allontanarmi da lui?come ho potuto? Potevo stare più attento!”

“papà, non disperarti, non è colpa tua…”

Cercò di rincuorare suo padre mentre le lacrime le scendevano di nuovo dagli occhi zaffiro.

 

Lucas si avvicinò loro, mise una mano sulla spalla di Seiya e strinse quella di Aiko.

Quel piccolo e semplice gesto li aiutò molto.

Significava che era con loro, e con loro avrebbe sofferto o gioito.

 

Secondi, minuti, ore…

Quelli che passarono da quando Seiji era in quella stramaledetta sala.

Orrore e paura cominciarono a farsi strada nei loro cuori.

 

BIP

Un suono semplice ma la contempo significativo. Dopo quasi sei ore, il led luminoso si spense. L’operazione aveva avuto temine.

Inconsciamente, Aiko, Seiya e Lucas trattennero il respiro. Quando il medico uscì dalla sala i loro cuori persero un battito…

 SPAZIO AUTRICE:

chiedo umilmente perdono a tutti voi che segiute, ma non ho avuto il tempo materiale per aggiornare, tra studio e cose varie non ho avuto tempo. mi dispiace davvero tanto per il ritardo, ma vi supplico perdonatemi!!!! non l'ho fatto apposta, sono state forze di causa maggiore che mi hanno spinta a ritardare così tanto l'aggiornamento. comunque vedo sempre che le recensioni scarseggiano, anche se ne approfitto per dare il benvenuto e ringraziare sackiko_chan e mora1992 per le loro recensioni. grazie mille ragazze.spero ke il nuovo capitolo sia di vostro gradimento. 

kiss Narcissa

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Capitolo 18
*** il responso... ***


cap 18

 

IL RESPONSO…

-Capitolo 18°-

 

Colui che uscì da quella sala sembrò un angelo, o forse un diavolo, con gli abiti insanguinati e gli occhi stanchi. Le mani stringevano uno straccio di carta, segno che le aveva appena lavate, la mascherina era appesa al collo.

 

Sul volto uno sguardo preoccupato.

 

I cuori accelerarono bruscamente.

 

Gli occhi s’inumidirono.

 

La mano di Aiko, strinse più forte quella di Lucas.

 

Seiya si alzò dalla sedia e s’avvicinò alla figlia. Le poggiò una mano sulla spalla, quella di aiko, gli cinse il fianco.

 

Un gioco di sguardi.

 

Un miscuglio di colori.

 

Un miscuglio di emozioni  che si susseguivano negli occhi acquamarina di una madre dalla giovane età.

 

Un sospiro fuoriuscì dalle labbra di un uomo dal quale dipendeva o era dipesa, la vita di Seiji.

 

Quando questi cominciò a parlare, i cuori dei presenti si fermarono nuovamente.

 

 

“l’operazione è riuscita, ma ha perso molto sangue. Siamo riusciti a fermare l’emorragia ed abbiamo ricomposto la frattura, ma la situazione è grave. Il bambino è debole, ha la febbre, e questo complica le cose, senza considerare che è piccolo d’età. L’incidente potrebbe aver causato dei danni, ma questo lo scopriremo molto più in là…”

 

Acqua e sale scesero dal mare bagnando le guance di rosa.

 

Le braccia s’incrociarono in un abbraccio disperato.

 

L’uomo attese che i presenti si calmassero, poi riprese a parlare.

 

“lo abbiamo portato nel reparto rianimazione di neuro chirurgia infantile. Potrete vederlo tra poco. Può entrare una sola persona.”

 

Ancora un gioco di sguardi.

 

Un gioco di colori.

 

Poi una domanda…

 

“ce la farà?” Lucas aveva rotto quel silenzio

 

“dipende dal bambino…”

 

Un cenno d’assenso ed il medico se n’andò.

 

Aiko e Seiya, stretti in un altro abbraccio, si sedettero sulla panchina.

 

Lucas comprese che dovevano restare soli.

 

“vado a prendere da bere…” e si allontanò.

 

 

 

 

 

 

“pronto?” una voce chiese al telefono

 

“ciao Toy, sono Lucas…”

 

“ciao amico, come va la festa?”

 

“è proprio di questo che ti volevo parlare…”

 

“è successo qualcosa?”

 

“siamo in ospedale…”

 

“che è successo?”

 

“Seiji è caduto dalle scale, è stato appena operato, ma la situazione è grave. Aiko è distrutta.”

 

“siamo subito da voi…”

 

“grazie… ah portate qualcosa per Aiko, quel vestito non è adatto…”

 

“certo, ti serve altro?”

 

“no grazie, siamo all’ospedale pediatrico, reparto di neuro chirurgia infantile, rianimazione”

 

“siamo lì tra poco”

 

“grazie.”

 

“ciao”

 

Un bip ed il telefono tornò silenzioso.

 

Le lacrime bagnarono le sue guance.

 

 

 

 

Dopo un po’ ritornò da Aiko e Seiya, con gli occhi gonfi e due tazze di caffè in mano.

 

“grazie…”

 

Il liquido nero diede un po’ di sollievo a quegli occhi stanchi. Svegliò quelle membra intorpidite.

 

Restarono ancora un po’ così, poi s’alzarono e si avviarono al reparto di neuro chirurgia…

SPAZIO AUTRICE: eccomi qui con il nuovo e triste capitolo. 

che dire, il capitolo è molto denso di emozioni e lacrime, e speroche vi abbia comunicato qualcosa... mentre scrivevo i capitoli piangevo, non sapete quanto sia stato difficile per me scrivere questi capitoli così tristi. cascano in un periodo, per me, di lutto e sofferenza, a breve ricorrerà il primo anniversario della scomparsa di mio nonno, una persona squisita, silenziosa e piena d'allegria; e poche settimane fa è scomparsa, a l'età di 38 anni, mia zia. improvvisamente, non sappiamo cosa è successo, sappiamo solo che ci ha lasciati, ha lasciato un marito che non riesce a darsi pace....

scusatemi per questo sfogo in questa sezione, ma è il capitolo adatto, penso. come sempre le recensioni scarseggiano, anzi potremo dire che siete quasi tutti scomparsi ad eccezione di sackiko_chan che mi segue e mi da conforto... con questo è tutto... vi lascio con la speranza di aggiornare presto.

bacioni

Narcissa

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