Virgins, dragons, angels, and Winchester. The case of Annika Green.

di Shanax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Annika Green ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Annika Green ***



 

Lo ammetto, la prima volta che li vidi la mia reazione fu, “... Dio esiste. Grazie signore, grazie.”

Erano seduti accanto a me in un tavolo del fast food, dove ogni mattina da circa tre anni facevo colazione. Non perché mi piacesse il cibo unto, grasso e come gusto pari a quello di plastica sottovuoto. Semplicemente perché, in quel posto nessuno faceva mai caso a me.

 

Forse è meglio se partiamo dalle presentazioni.

 

Mi chiamo Annika, ho venticinque anni e sono una strega. Non una di quelle che pratica magia nera e ha contatti con i demoni. Sono una vera strega e oltretutto la futura depositaria di antichi poteri per stirpe di sangue.

 

Sono alta un metro e settanta, con una testa di capelli rossi ricci impressionante e un nasino alla francese piccolo e carino. Non mi ritengo male, anzi, il mio aspetto mi piace, soprattutto mi piacciono i miei occhi, anche se molti li ritengo strani e inquietanti. Sono eterocromatici, in parole povere uno diverso dall’altro, quello destro è azzurro chiaro, mentre quello sinistro è castano ambrato. È un tratto genetico nella mia famiglia, anche se, l’ultima nata con il mio stesso difetto è la mia bis, bis nonna. Una delle streghe più importanti dello scorso secolo stando a quando dicono in casa mia, no che io ne dubiti, anche se buona parte di quello che raccontano i miei genitori suona come una favola.

 

A parte gli occhi in ogni caso, sembra che io non abbia ereditato molto altro da lei... a detta dei miei parenti, sono l’essere più impedito della storia.

 

Partiamo dal principio in ogni caso.

 

Ho mosso il primo passo alla tenera età di due anni... e ancora adesso inciampo nei miei piedi ogni venti passi. Non passa un giorno che io non mi procuri qualche nuovo livido, e, o taglio/graffio/frattura e via discorrendo.

 

Qualcuno potrebbe dire: sei una strega, non puoi curarti?

 

Certo che posso, ma il rischio che corro ogni volta che pratico la magia, è pari a quello che correrebbe un domatore del circo entrando nella gabbia dei leoni con un vestito fatto di salsicce di maiale.

 

La maggior parte delle streghe della mia età, sa praticare ogni incantesimo, compreso il teletrasporto, quelli di guarigione e naturalmente il controllo dei quattro elementi. Io per quanto dotata di molto potere, se dovessi mai avventurarmi nel tentare di accendere un fiammifero con la mente, probabilmente rischierei di appiccare il fuoco alla mia casa.

 

I pochi incantesimi che riesco a padroneggiare sono la levitazione degli oggetti, anche se finora l’ho usata al massimo per girare lo zucchero nel mio caffè, di tanto in tanto rovesciandomelo anche addosso.

 

La luce, incantesimo utilissimo la notte per andare in bagno, poiché anche i pochi metri che separano la mia camera dalla toilette potrebbero essermi fatali. Non che una sfera luminosa che ti gravita a pochi centimetri dalla testa riduca davvero questo rischio, ma almeno mi permette di vedere dove andrò a sbattere.

 

E naturalmente la telepatia, peccato che questa non funzioni semplicemente guardando qualcuno. La telepatia ha dei limiti purtroppo, si può comunicare con chiunque e a qualsiasi distanza, ma... bisogna possedere o almeno toccare qualcosa di personale della persona con cui si vuole parlare o di cui si desidera leggere i pensieri. In sostanza il più inutile dei miei poteri giacché lo uso solo per avvertire mia madre o mia zia quando tardo a causa di qualche incidente/catastrofe, che probabilmente ho provocato io stessa.

 

La mia goffaggine comunque mi ha causato negli anni, alcuni problemi di rilevanza variabile.

 

Stilando una classifica dei più importanti, troviamo sicuramente al terzo posto: i miei problemi durante gli anni scolastici.

Vi dico solo che dopo il terzo anno alle scuole di base, mia madre fu costretta a esonerarmi da ogni attività sportiva/manuale che frequentavo. Soprattutto per il bene altrui, purtroppo nei miei incidenti, spesso e volentieri causati da uno scoppio dei miei poteri, dovuto all’ansia, erano altre persone a rimetterci. Non era facile spiegare come la corda che dovevo teoricamente saltare aveva preso vita propria e avesse tentato di strozzare la mia più odiosa compagna di classe, che in quel momento rideva di me. Né come l’intera classe di biologia, professore compreso, si fosse ritrovata coperta di una sostanza rossastra assimilabile a sangue, mista a piccoli pezzi di pelle verde-marrone che pochi istanti prima, appartenevano al rospo che stavo osservando e che avrei dovuto vivisezionare.

 

Mia madre e mia zia ogni volta avevano un bel da fare a coprire questi incidenti, non potevano certamente dire ai miei professori che ero una strega adolescente senza ancora il pieno controllo dei propri poteri. Non che adesso lo avessi, ma almeno avevo imparato a tenere sotto controllo i miei scoppi emotivi.

 

Continuando nella classifica al secondo posto troviamo sicuramente la mia mancanza di amici, per essere esatti, la mia incapacità di relazionarmi con gli altri. È difficile fartene quando sei una strega potente e incapace, ogni volta che avevo tentato di avvicinarmi a qualcuno, questa persona si era ritrovata in situazioni al limite del surreale. Tanto per citarne una… una volta ero stata invitata da una mia compagna di liceo a casa sua. Aveva detto di trovarmi buffa ma simpatica, ed essendo anche lei una con pochi amici (una sfigata come me insomma), aveva deciso di provare a conoscermi meglio. Non l’avesse mai fatto... quel pomeriggio fu semplicemente terrificante. Ero talmente felice che finalmente qualcuno volesse essermi amica, che la mia agitazione nel voler fare bella figura, rovinò tutto.

 

Nel momento stesso in cui misi piede in casa sua, cominciai a combinare disastri. Citarli uno per uno, sarebbe vergognoso, e ridurrebbe ancora la mia già scarsa autostima. Vi dirò solo che quando uscii dalla sua casa, il suo gatto aveva delle strane striature verdi. Le scale di casa sua erano diventate uno scivolo, molto comodo per scendere ma per salire... beh vi lascio immaginare. E per finire sua nonna era a terra svenuta e forse con un principio d’infarto...

 

Naturalmente nessuno poteva provare che fossi stata io a combinare tutte quelle cose, in quest’epoca nessuno credeva più alle streghe. Ma... era strano che ogni disastro che capitava in paese, fosse sempre assimilabile alla mia presenza. Forse non sapevano cos’ero, ma in generale tutti credevano che io portassi sfortuna.

Vorrei comunque specificare che per quanto riguardava la nonna, non era colpa mia... ok, non ero proprio innocente, ma ribadisco, non era colpa mia se la vecchia aveva deciso di fare dei biscotti ai pistacchi, proprio quel giorno.

 

Io sono allergica ai pistacchi e appena ne avevo addentato uno, la mia intolleranza aveva provocato uno scoppio dei miei poteri. Forse l’uscita del fantasma del suo defunto marito da un quadro era stata un po’ troppo sconvolgente per l’anziana donna. Giuro però, che non era assolutamente mia intenzione farla quasi morire di paura.

 

Quando la mia ex non amica (e che non lo sarebbe mai stata), mi disse, no beh... mi urlò, di andarmene, per la prima volta capii che la mia vita sarebbe stata solitaria... molto solitaria. Troppo, soprattutto considerando quello che sto per dirvi.

 

Al primo posto della classifica del mio personalissimo compendio di problemi, troviamo sicuramente il peggiore e anche il motivo per cui quando vidi quei tre uomini seduti vicino a me, ringraziai Dio.

 

A venticinque anni ero ancora vergine.

 

Tutti in paese mi conoscevano ormai e nessuno mi avvicinava più. La gente cambiava strada quando mi vedeva passare e in qualsiasi negozio entrassi, facevano gli scongiuri quando mi vedevano. Ovviamente i ragazzi del posto non ci avevano mai provato con me, non perché non fossi carina, semplicemente avevano paura di quello che gli poteva accadere standomi troppo vicini.

 

Veniamo però al vero motivo per cui la mia verginità mi turbava in quel modo. Il problema era semplicemente mio padre... lui era uno stregone che teneva molto alle tradizioni. Nonostante la mia goffaggine e la mia assoluta incapacità a generare anche solo un piccolissimo rivolo di vento senza fare danni, per lui il fatto che io fossi ancora casta, era un segno di nobiltà d’animo.

 

Ovviamente non aveva la minima idea del fatto che non lo ero per scelta. Anzi ero sicura che mi credesse una specie di santa. Invece la mia mente era piena d’immagini altamente pornografiche, del postino con quelle meravigliose spalle; del ragazzo della lavanderia automatica con quel torace largo che metteva sempre in risalto con canottiere attillate. E persino del cameriere con quel viso da totale deficiente ma con un culo fantastico e ovviamente in questo momento dei tre uomini seduti accanto a me. Erano semplicemente uno spettacolo per gli occhi, e soprattutto non conoscevano le storie su di me, poiché erano forestieri.

 

Tornando al problema principale però, mio padre fiero della sua figlia pura e totalmente inetta, aveva deciso che mi sarei dovuta sposare con il figlio dell’alto stregone che faceva da capo nel nostro circolo. Edward McKinley, l’essere più tronfio, sicuro di se, dispotico e antipatico del globo.

 

Vi chiederete... cosa c’entra col fatto che tu sia vergine?

 

C’entra, in quanto nella famiglia del mio pretendente, hanno sangue di drago nelle vene. Per spiegarmi meglio... circa ottocento anni prima il bis, bis, bis, bis, etc. etc... nonno della mia regale e futura palla al piede, s’innamorò di uno di questi esseri. Un drago... o forse draga... non lo so e non m’interessa. Diciamo di questo pezzo di lucertolona dagli occhi dorati e dalle mani bollenti e non è una metafora quest’ultima. Lo sfigato non era naturalmente vergine, e dopo l’accoppiamento, fu seviziato e ucciso dalla lucertolona che però intanto era rimasta incinta.

Da ottima madre premurosa, appena nato il figlioletto, lo mandò dai genitori del padre. Lei era troppo impegnata a prendersi cura della sua pelle squamosa, per occuparsi di un ibrido metà drago e metà stregone, avuto oltretutto da un essere impuro.

 

Per farla breve... il giovane crescendo mostrò di aver preso dal padre, era uno stregone con i fiocchi... dalla madre, però aveva ereditato il piccolissimo difetto di preferire congiungersi carnalmente con le vergini. Anche se col tempo il sangue di drago aveva perso di vigore, ancora adesso tutti i McKinley, sposano solo vergini.

 

Sarebbe anche accettabile se non fosse che una vergine, è tale solo fin quando non viene deflorata... e credete davvero che i McKinley non abbiano fatto caso a questo? Ovviamente la risposta è sì, ci hanno fatto caso, eccome. In effetti, le/i povere/i sventurate/i che si uniscono alla famiglia, non diventano proprio mogli o mariti, diventano concubine/i e vengono usati una notte sola, la prima. Dopo di questa, diventano semplici servi della famiglia.

 

Il mio generosissimo padre, aveva deciso che quel destino era più che accettabile per la sua casta e inutile figlia. Non potevo dare lustro alla mia famiglia sfoggiando i miei poteri, ma probabilmente potevo ancora essere utile. Furono circa queste le parole che il mio adorabile genitore mi disse prima di avvertirmi che avrebbe proposto l’unione al vecchio McKinley.  Se avessi generato un figlio di Edward, unendo cosi le nostre famiglie, mio padre avrebbe acquistato ancora più potere nel circolo.

 

Questa era ovviamente una bella cosa per la mia famiglia, ma per me?

 

No, dico, chi non vorrebbe nella sua vita conoscere le gioie del sesso una sola volta in vita sua e rischiare anche di rimanere immediatamente incinta? Io? Ma neanche per sogno, non era un caso se guardando il registro della mia tessera al videonoleggio, si potesse notare che il cinquanta per cento dei film che avevo affittato erano vietati ai minori di diciotto anni.

 

Il mio sogno, non era il principe azzurro, col suo cavallo bianco... il mio sogno era il principe azzurro, con un cavallo nei pantaloni, che mi rivoltasse come un calzino per giorni. Era il mio Superman personale, ma possibilmente senza mutande sopra la calzamaglia, meglio ancora... senza mutande e senza calzamaglia.

In quel momento però il mio sogno era di fare da piatto da portata per quei tre stupendi ed eccitantissimi uomini seduti accanto a me. Dio, avrebbero anche potuto cospargermi di pinoli e fanculo alla mia allergia!

 

Ebbene si signori e signore... questa sono io Annika Green, una strega incapace e frustrata per non essere mai stata sbattuta in vita sua.  

   

 

 

  

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



Jason, il cameriere con quel gran sedere, mi aveva appena portato la mia solita colazione. Un cappuccino con panna e cannella, un piattino con sopra le mie mini brioches preferite e il giornale.

Come il solito dopo aver depositato l’ordine, fuggì il più lontano possibile.

 Sospirai guardando allontanarsi quel fondoschiena fantastico, pensando a quanto avrei voluto metterci le mani sopra.

 

Ogni mattina mi sedevo sempre nel solito tavolo ad angolo, il più lontano possibile dal banco. Lo facevo per evitare gli sguardi della gente, e per non far fallire il locale. Nessuno sarebbe più entrato vedendomi seduta al centro della sala o peggio ancora al banco. Così, stavo nel mio angolo, osservando il via vai delle persone e leggendo il giornale.

 

Quando il sedere di Jason, scomparve alla vista, aprii il quotidiano e mi misi a leggere, girando distrattamente il cappuccino, senza poteri però. Non avevo nessuna voglia di rischiare di sporcarmi quel giorno. La maglietta che indossavo era la mia preferita; dell’alchemy, fatta a strappi con scollo alla Carmen. Il genere di abbigliamento che mandava fuori di testa mio padre, lo considerava da sgualdrina. Probabilmente era per quello che a me piaceva, non perché sembravo una davvero una battona, ma perché lui odiava che andassi in giro vestita così. Non che cambiasse molto la mia situazione, speravo, però che il mio amabile genitore capisse chi ero veramente.

 

 

In prima pagina il quotidiano titolava a lettere cubitali: La banda dell’omega colpisce ancora. Un altro furto  con scasso finito male, erano due mesi che il giornale riportava notizie di questo genere. Anche questa volta era stata fatta una vittima e come le quattro volte precedenti, era stato rubato un singolo oggetto e sul muro era stato trovato il simbolo dell’omega, la firma di questi ladri e assassini. 

 

Non notai immediatamente il piccolo gruppo di tre persone che venne a sedersi nel tavolo accanto al mio.

Ero sovrappensiero, continuavo a pensare di aver già sentito il nome della vittima riportato dal giornale, Geremia Bennett. Dovevo chiedere a mia madre o a mia zia, se l’avevo davvero sentito, era stato sicuramente da uno dei miei famigliari. Non che m’interessasse particolarmente la cosa, ma se era morto qualcuno della comunità magica, questa storia ci avrebbe presto coinvolto tutti.

 

Alzai la tazza del cappuccino che si stava raffreddando, portandola verso la bocca e nello stesso istante vidi i tre uomini seduti. La mia mano naturalmente mancò il bersaglio (capitava anche quando pensavo a cosa stessi facendo, figuriamoci quando ero distratta) e mi versai il contenuto addosso. Tipico... distolsi lo sguardo immediatamente, alzandomi per cercare di limitare il danno, ma in questo modo feci cadere la sedia all’indietro e inciampai in essa finendo a terra come un’idiota.

Un idiota che ora era completamente sporca di cappuccino, e aveva appena fatto una misera figura davanti a tre sconosciuti, che sembravano usciti dalle pagine di Filament.*

 

Rimasi alcuni secondi con il naso a terra, sporca di cappuccino e con la voglia di sparire nel nulla, come potevo essere cosi sfortunata e imbranata? Passati quei pochi istanti, però, ritirai tutto immediatamente. Per la prima volta mi sentii veramente fortunata, mentre due mani grandi e forti mi afferrarono per un braccio e per un fianco aiutandomi ad alzarmi.

D’accordo, la figuraccia rimaneva, ma era un prezzo che avrei pagato più volte e anche volentieri, se significava farmi mettere le mani addosso da quell’esemplare di toro da monta che si era immediatamente alzato e ora mi era tanto vicino che riuscivo anche a sentire il suo odore. Ed era buono, mi ricordava quello della carta dei libri antichi, misto a incenso.

 

Quando fui in piedi, mi trovai a fissare due occhi verdi con sfumature ambra, che mi sorridevano. L’uomo cui appartenevano era alto, molto alto, tanto che trovandomi cosi vicina a lui, fui costretta ad alzare il viso per poterlo guardare. Aveva un corpo statuario, appoggiando la mano sulla sua spalla per rialzarmi, mi ero subito resa conto che sotto i vestiti c’erano muscoli scolpiti e allenati. Doveva avere sui ventisei massimo vent’otto anni. Aveva capelli castani leggermente lunghi sul collo, e un bel naso dritto leggermente largo alla base, ma che s’intonava perfettamente con i suoi lineamenti affilati. E infine due labbra sottili ma ben disegnate che in questo momento mi sorridevano, formando due adorabili fossette ai lati.

 

Dire che era bello non avrebbe reso l’idea, mi sembrava di stare davanti ad una scultura più che a uomo in carne e ossa.

 

“Tutto bene?”

 

Oddio… e la sua voce... era bassa, calda e assolutamente sensuale. La mia mente stava già lavorando fervidamente, sentendo quella stessa bocca pronunciare porcate di ogni genere, mentre io lo cavalcavo come una cowgirl al rodeo. Ero già completamente andata, tanto che non mi resi neanche conto che stava aspettando una risposta.

 

“Ehi... ti ho chiesto se stai bene? Mi senti?”

“Eh?”

“Ti sei fatta male?”

 

Ok Annika sta calma, e rispondigli, ti prenderà per una totale deficiente se non dici qualcosa.

 

Continuai a guardarlo, mentre una serie di risposte si formava nella mia mente. Beh, non erano proprio generate dal cervello, erano più pensieri della regione a sud dell’equatore, che ormai aveva preso vita propria.

 

Risposta A: Sì, credo di essermi fatta davvero male. Perché non mi accompagni a casa... magari fino in camera mia, così ti mostro dove?

 

Risposta B: No, ma se vuoi farmene tu, sono a tua assoluta disposizione. Credo di essere portata per il sado-maso!

 

Risposta C: Credo di avere un principio di soffocamento, che ne dici di un po’ di respirazione bocca a bocca?

 

Avevo quasi deciso di dargli la risposta A, quando dalla mia bocca uscirono parole completamente diverse, questa volta purtroppo generata davvero dalla mia mente.

 

“Sto bene, grazie. Sono abituata a questo tipo d’incidenti, capitano quando ci si distrae.”

 

Avete presente quelle scene nei cartoni animati, quando un diavoletto e un angelo appaiono sulle spalle del protagonista per consigliarlo? Quello che mi accadde in quel momento si avvicinò molto a quel tipo di situazione.

Il mio cervello e le mie parti basse cominciarono a discutere, mentre la sottoscritta ascoltava, dando ragione a entrambi a turno.

 

Parti basse: Annika che cazzo dici? Ti rendi conto che ci stiamo giocando un’opportunità unica? Forse l’ultima nella nostra vita?  Hai guardato bene questo esemplare di stallone?

Cervello: L’ho visto ma farci passare per delle sgualdrine da uno che abbiamo appena conosciuto, sono sicura che non ci aiuterà.

Parti basse: Forse no, ma se invece accettava l’invito?

Cervello: Rifletti... sei completamente sporca di cappuccino e panna, e hai appena fatto la figura dell’idiota che non sa reggersi in piedi. Credi davvero che questo pezzo di manzo ci starebbe?

Parti basse: Magari gli piace il gusto al caffè, no?

Cervello: ...non avevo pensato a questo...

Annika: Stop, basta così. Comando ancora io qui, e dico che dobbiamo assolutamente conoscere lo stallone... il manzo... insomma avete capito. Quindi diamoci da fare... e soprattutto, scopriamo se ha intenzione di fermarsi in paese o è solo di passaggio.

 

Il David di Michelangelo, si spostò per rimettere a posto la sedia che avevo rovesciato. Stavo quasi per fermarlo, quando i miei occhi si posarono sugli altri due uomini ancora seduti, che mi stavano guardando incuriositi. Mi bastò un momento per perdere di nuovo l’uso del cervello e della parola. 

 

I compagni del bronzo di Riace alle mie spalle, erano qualcosa d’indicibile. Sembravano due modelli di biancheria intima. Anche se personalmente, avrei preferito guardarli con ancora meno indumenti addosso.

 

Quello più vicino a me, doveva avere qualche anno in più del colosso di Rodi che ora era dietro di me, aveva capelli biondi castani corti, sotto di cui c’erano due occhi incredibili, verdi e intensi che ricordavano quelli di una tigre ed erano contornati da una marea di adorabili lentiggini. Ma quello che mi provocò un eccesso di euforia fu la bocca, era dotata di due labbra rosee, carnose e assolutamente pornografiche. L’eccesso di allegria era naturalmente provocato dalle mie parti basse, che si stavano già chiedevo su quale parte del mio corpo avrebbero preferito sentire quelle labbra.

Arrivammo simultaneamente alla conclusione che non faceva molta differenza, ogni centimetro di me stessa ne avrebbe gioito in egual modo.

 

L’altro compagno in ogni caso non era da meno, era sicuramente il più vecchio dei tre, trentacinque anni circa. Capelli scuri, quasi neri e leggermente spettinati, contornavano un viso angelico (e ancora non sapevo quanto facessi bene a definirlo tale), con due occhi blu, in cui mi persi totalmente, erano incredibili, sembravano trapassarmi da parte a parte e leggermi direttamente nell’anima. Quando mi ripresi, diedi anche uno sguardo al resto naturalmente, e vi assicuro che era tutto al posto giusto. Aveva un’aria leggermente trasandata, con la cravatta annodata lenta sopra a una camicia immacolata e un completo scuro su cui portava un trenchcoat beige che lo faceva sembrare un impiegato sfaccendato o uno spogliarellista da locale per sole donne. Per qualche ragione che non sto a spiegare, riuscivo a immaginarlo meglio nella seconda versione.

 

Tutto questo ben di Dio era lì davanti a me, a portata di mano, ma naturalmente io cosa facevo? Rimanevo a fissarli muta come un pesce e grondante cappuccino, ero sicuramente un pessimo spettacolo.

 

“Sei sicura di stare bene?”

 

Era di nuovo il gigante ad aver parlato e voltandomi notai che mi stava porgendo un fazzoletto. Vedendo che non lo prendevo, però continuò.

 

“Hai della panna sul naso...”

 

Arrossii leggermente, prendendo il fazzoletto e cercando di asciugarmi almeno il viso. Per i vestiti ormai c’era poco da fare. Avrei potuto dire che ormai la situazione poteva solo migliorare, ma quando si trattava di me, non c’era nulla di più sbagliato. Il peggio sarebbe arrivato di lì a poco.

 

Successe tutto per un mio momento di distrazione.

 

Mi stavo ancora ripulendo, quando l’enorme ragazzo m’indicò un punto sul suo viso, per farmi capire dove avevo ancora della panna. Poi di colpo si avvicinò.

 

“Più giù, aspetta ti aiuto io...”

 

Mi prese la mano in cui avevo il tovagliolo e la guidò verso il punto in cui dovevo essere ancora sporca. Non so se lui si rese conto dell’imbarazzo che si diffuse sul mio viso, ma ero sicura di essere diventata più rossa dei miei capelli ormai. Il mio cervello, si era ormai totalmente disconnesso dal resto del mio corpo e non riuscì a controllare l’ondata di emozioni che mi travolse, quando le sue dita mi sfiorarono le labbra.

 

Pochi secondi dopo, sentimmo il rumore di gomme che stridevano sull’asfalto, una serie di clacson suonare e un botto assordante. Mentre tutti si voltavano verso la finestra per vedere cos’era successo, io chiusi gli occhi costernata.

 

Che diavolo avevo combinato questa volta?

 

Seguii la folla fuori dal locale, dimenticandomi per qualche istante dei tre uomini, che avevano attirato la mia attenzione (e non solo quella).

All’esterno vidi chiaramente un camion, il cui rimorchio era rovesciato e da questo, fuoriuscivano quarti di bue, che erano finiti su un’auto nera parcheggiata lì davanti. Sembrava che nessuno si fosse fatto male, ma il conducente del camion era sotto shock, e continuava ripetere che non era possibile quello che era successo.

 

Un momento dopo, fui superata dal biondo con le labbra da pornostar, che si diresse a occhi sgranati verso l’auto su cui era caduta qualche tonnellata di carne destinata al macello.

 

“La mia piccola... cazzo... l’avevo appena rimessa a posto. Che diavolo è successo?”

 

Per una volta, cervello e parti basse concordarono su qualcosa, si unirono per dirmi cosa pensavano di tutto ciò: Complimenti Annika, hai appena distrutto la macchina dei tre tipi da cui ti sarebbe piaciuto farti sbattere. Hai sempre un tempismo perfetto quando si tratta di rovinarti la vita con le tue mani. Ti conviene sparire prima che qualcuno tra la folla ti noti e cominci ad additarti come responsabile.

 

Seguii il consiglio, e mi spostai raggiungendo l’altro angolo dall’altra parte della strada e finalmente vidi cosa aveva causato l’incidente. Davanti al camion c’era un enorme buco nel terreno profondo almeno un paio di metri, l’autista frenando per non caderci dentro, doveva aver sterzato troppo forte e questo aveva fatto ribaltare il rimorchio.

 

Fissai ancora un momento la voragine e scossi la testa. Ero stata sicuramente io, poco prima dell’incidente stavo pensando a quanto dovessi apparire ridicola davanti a quei tre e quanto avrei voluto scavare una fossa per nascondermici dentro. Quando le mie emozioni erano uscite fuori dal mio controllo, il pensiero si era proiettato nella realtà, in quest’assurdo modo.

 

Sospirai, non potevo fare nulla, se avessi tentato di aiutare, probabilmente, avrei solo causato altri danni.  Mi allontanai da lì invece, lasciando sfumare anche solo l’idea di presentarmi ai tre esemplari di perfezione, che per qualche minuto, avevo sperato potessero essere la soluzione ai miei problemi.

 

Sconsolata, raggiunsi il motel di mia zia. So che può sembrare strano, ma anche streghe e stregoni lavorano, prima di tutto per mantenere le apparenze e in secondo perché l’abuso della magia poteva attirare attenzioni sgradite. Anche quest’epoca aveva i suoi pericoli, erano pochi gli umani a sapere della nostra esistenza, ma quei pochi erano pericolosi. Mio padre li chiamava cacciatori, sapevano dell’esistenza di noi streghe e del soprannaturale in generale, e perseguitavano anche quelli di noi che volevano vivere in pace e non facevano male a nessuno. Erano dei coglioni insomma, ma rimanevano comunque persone pericolose ed io non volevo aver nulla che fare con loro.

 

Lavoravo al motel da due anni se così si poteva dire, il mio unico compito era di registrare gli arrivi, consegnare le chiavi delle camere agli ospiti e rispondere al telefono. Un lavoro talmente semplice che anche un’impedita della mia portata poteva fare. Mia zia mi aveva assunto per compassione e anche perché ero la sua nipote preferita, nonostante la mia goffaggine, lei era sempre stata dalla mia parte.

 

Era l’unica a comprendere a pieno il mio stato d’animo. Anche a lei l’idea di mio padre di farmi sposare con un McKinley sembrava esagerata. Per questo da settimane ormai, stavamo programmando la mia fuga da quella città.

 

Per una strega sparire nel nulla era difficile, il potere di questa, era come un faro per gli altri stregoni, in particolare per quelli di famiglia. Mia zia stava cercando di insegnarmi come nascondermi magicamente, ma data la mia incapacità, le sue lezioni finora non avevano portato grandi risultati. 

Speravo solo di riuscire prima di fine mese, per allora era stato fissato il mio matrimonio se così vogliamo chiamarlo e una volta che fossi diventata una delle concubine di Edward allontanarmi sarebbe stato davvero impossibile, soprattutto se fossi rimasta incinta. Troppi occhi sarebbero stati puntati su di me a quel punto.

 

Le soluzioni erano solo due, o perdevo la verginità prima di fine mese, oppure me ne sarei dovuta andare, sperando di riuscire a rimanere nascosta fin quando non mi avessero creduto morta o comunque non più raggiungibile. Non avevo scelta, anche se ero la pecora nera della famiglia, anch’io avevo il diritto di vivere la mia vita come meglio credevo.

 

 

 

__________

 

* Filament è una rivista inglese erotica per donne. Gli uomini ritratti in essa, sono tutte persone affascinanti anche se non necessariamente modelli professionisti. Dietro le immagini ci sono racconti erotici e molto piccanti ma mai volgari, in quanto, secondo la fondatrice del giornale, a noi donne basta l’immaginazione a differenza della maggior parte degli uomini che invece necessitano di qualche aiuto visivo più dettagliato.

 

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 Angolo dell’autrice: In quest’angolo vorrei innanzitutto ringraziare tutte coloro che stanno seguendo questa ff.

L’idea è nata mentre guardavo la nona stagione di SPN, che a me come a molte di voi suppongo, mi sta uccidendo. Avevo quindi bisogno di ridere un po’ ed ecco com’è nata l’idea di Annika.

 

In ogni caso vi lascio alla lettura del capitolo.

Un bacio a tutte.

Shanax

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***



“Che hai combinato questa volta?”

 

C’erano voluti circa dieci secondi a mia zia per capire che avevo fatto un altro disastro. Non che fosse difficile, vista la condizione dei miei vestiti. Quando le raccontai tutto però, non poté fare a meno di mettersi a ridere, reazione che mi fece sprofondare ancora più a fondo nell’autocommiserazione.

 

Susan mi capiva, ma neanche lei poteva negare che i miei disastri avevano sempre qualcosa di assurdo. L’unica fortuna era che gli scoppi di magia casuali, difficilmente erano letali. Come per i bambini, l’emotività che li causava, raramente era volta a far del male. Io però ero adulta, con una gamma di sentimenti molto più ampia e con poteri ormai maturi, ecco perché anche se non letali questi incidenti, erano comunque pericolosi.

 

Quando mia zia riuscì a smettere di ridere, mi portò sul retro e mi ripulì da tutte le macchie. Rimasi a guardarla, invidiando la semplicità con cui lei riusciva a praticare gli incantesimi.

 

“Annie, tesoro, capisco perché tu sia così triste, ma vedrai che aggiusteremo tutto. L’importante è che non si sia fatto male nessuno.”

“Solo il mio orgoglio, tranquilla zia.”

“Erano davvero cosi belli questi tre tizi?”

“Belli non basta a descriverli, erano da orgasmo sensoriale. Ma non parliamo più di loro, tanto ormai... piuttosto dimmi, come va con Daniel?”

 

Daniel era il fidanzato di Susan ed era un normale essere umano. Faceva il meccanico e mia zia si era innamorata di lui a prima vista. Non che mi sfuggisse il perché, Daniel era uno degli uomini più sexy che questo paese potesse offrire. Capelli lunghi biondi e vivaci occhi nocciola, facevano da sfondo a un viso quadrato e molto maschile. Fisicamente però, era ancora meglio, pur essendo il compagno di mia zia, più volte mi ero trovata incantata a osservare quella pelle abbronzata, sotto di cui muscoli asciutti si contraevano mentre lui lavorava sulle sue adorate auto.

 

C’era anche da dire che non era solo bello, era anche intelligente, simpatico e tanto dolce. Oltretutto da quando mia zia gli aveva confessato la verità sulla nostra famiglia, si era dimostrato molto comprensivo. Non aveva fatto nessuna sfuriata, si era limitato a prendere la nuova situazione come un dato di fatto. Sinceramente la sua pacatezza ci aveva lasciato tutti a bocca aperta ma se zia Susan era felice, andava bene così, almeno per me.

 

“Tutto bene. Tra l’altro... mi ero quasi dimenticata di chiederti un favore. Questa sera dovrei uscire con lui e Barbara non può coprirmi alla reception, potresti fare tu il doppio turno?”

“... vuoi lasciarmi in albergo da sola, per tutta la notte?”

“Annie, so che puoi farcela, devi avere più fiducia in te stessa. Prendilo come un esercizio di autostima, sono sicura che se tu ne avessi un po’ di più, riusciresti tranquillamente a controllare i tuoi poteri.”
“... d’accordo, va bene. Resterò ma sia chiaro, non mi ritengo responsabile di eventuali danni a cose o persone.”

“Vedrai che andrà tutto bene. Questo è un periodo di calma, abbiamo solo due stanze occupate da coppie anziane di passaggio. Non dovrai fare praticamente nulla. ”

 

Mai parole furono più sbagliate di quelle, lasciate però che vi racconti come andarono le cose.

 

 

Daniel era passato a prendere zia Susan, un po’ in ritardo rispetto al solito. Si scusò dicendo che aveva avuto alcuni problemi sul lavoro. Né io, né mia zia ci preoccupammo di chiedere di che tipo di problemi si trattasse, entrambe capivamo di motori quanto lui di magia, praticamente niente.

Disse anche, che sicurante nella serata, avremmo avuto altri clienti, due persone cui aveva indicato il nostro motel. Non mi passò neanche per la mente che potessero essere i tizi del bar, a parte che erano in tre e in ogni caso non avrei mai creduto a tanta fortuna.

 

Rimasta sola in albergo, chiusi le porte e misi fuori il cartello che diceva di suonare il campanello per entrare, dirigendomi poi verso le cucine per prepararmi la cena. Anche un disastro ambulante come me doveva mangiare e tralasciando la marea d’incidenti che mi capitavano, come cuoca non ero male, sempre che non fossi agitata.

 

Ero a tavola quando il campanello suonò, molto tranquillamente mi alzai e diedi uno sguardo attraverso i vetri della porta d’entrata. Quello che vidi però mi mandò in panico totale, fuori c’erano il bronzo di Riace e labbra infuocate, due dei tre tizi di quella mattina.

Feci dietro front, correndo verso lo specchio , sistemandomi i capelli e controllando che il trucco non fosse sbavato.  Per essere sicura di non star sognando, mi diedi anche un pizzicotto sulla mano. Ero sveglia e fin troppo fortunata oggi.

 

Quando fui sicura di essere in ordine, mi fiondai verso la reception e schiacciai il pulsante d’apertura delle porte. Quando i due modelli entrarono e si avvicinarono al banco di registrazione, mi guardarono per un momento, poi il biondo mi riconobbe.

 

“Vorremmo... aspetta tu non sei la ragazza di questa mattina? Quella che si è rovesciata il cappuccino addosso e poi è caduta a terra?”

 

Fantastico, mi ricorda solo per via della mia figuraccia. Se non fosse cosi carino...

 

Arrossii leggermente e feci un cenno di assenso con la testa. Entrambi capirono immediatamente che ero ancora imbarazzata per l’accaduto e rimasero in silenzio. Ovviamente, non sapevano veramente quanto, non potevano immaginare che ero stata io a causare anche l’incidente fuori dal bar.

 

“Che cosa posso fare per voi?”

“Ah... giusto, vorremmo una camera  doppia.”

 

Doppia? Dio, ti prego fai che scelgano i letti singoli. Non voglio pensare che questi due giovani, attraenti, sensuali, strafighi uomini siano gay! Ti prego signore, sai benissimo che non ho nulla contro le diverse preferenze sessuali, ma ti prego... dimmi che sono etero!

 

“D-due letti singoli o uno... matrimoniale?”

“... singoli. Siamo fratelli!”

 

Grazie Dio!

 

Il tono del biondo era cambiato, adesso era lui quello che appariva imbarazzato e forse un tantino scazzato per la domanda. Probabilmente non era la prima volta che gli succedeva di essere scambiati per una coppia gay, ecco perché aveva specificato che erano fratelli.

 

Tirò fuori la carta di credito e ed entrambi mi porsero i documenti per essere registrati, immediatamente i miei occhi si posarono sui loro nomi. Dean e Sam Plant.*

 

Non dovevo fare figuracce questa volta, dovevo cercare di comportarmi come una persona normale. Beh, magari non proprio normale, poiché la fortuna sembrava sorridermi, dovevo cogliere l’occasione per farmi notare ma senza esagerare.

 

“Per quante notti signor... Plant?”

“Dovrò passare qui almeno una settimana, visto che la mia auto è ferma. Spero solo che il meccanico sia onesto.”

“Chi, Daniel Boyle?”

“Si lui... lo conosci?”

“È il fidanzato di mia zia, la proprietaria di questo motel. È un tipo a posto e anche onesto. Ne deduco che la macchina coinvolta nell’incidente di questa mattina era la vostra, giusto?”

 

Ok lo sapevo già, ma ogni scusa era buona per trattenere ancora un po’ i ragazzi. E soprattutto per ammirare quelle due labbra muoversi, mentre Dean mi parlava.

Speravo solo di non avere uno sguardo troppo fisso, era difficile controllare le emozioni, quando davanti a te avevi il peccato originale fatto uomo.

 

“... sì... ancora non ci credo. Ci hanno messo quasi tutta la giornata per sgomberare la carreggiata e rimuovere tutte quelle carcasse dalla mia auto. Mi chiedo ancora come abbia fatto a formarsi quella voragine in mezzo alla carreggiata?”

 

Tutti i tasselli tornarono immediatamente al loro posto, era chiaro che dopo l’incidente avevano dovuto rimorchiare l’auto e Daniel era il meccanico più vicino. Doveva essere stato lui a indirizzarli qui. In fin dei conti non era andato tutto per il verso sbagliato, l’incidente mi stava fornendo un’opportunità unica. Avevo almeno una settimana di tempo per trovare il modo di farmi ribaltare su un letto da uno dei due fratelli Plant. Dovevo sfruttare quel tempo al meglio.

 

“Ah... ottima domanda... effettivamente è incredibile, ho sentito gente parlare di un cedimento strutturale delle fogne.”

“Sì, forse... in ogni caso è stata la mia macchina a fare la fine peggiore, se io e mio fratello non fossimo impegnati in altro, non l’avrei mai lasciata in mano  a uno sconosciuto.”

“Lei è un meccanico?”

 

Feci quella domanda, con le idee già chiare in mente su come farmi notare almeno da lui. Il gigante sembrava piuttosto schivo rispetto al biondo. Dean al contrario sembrava un tipo piuttosto diretto.

 

“Non proprio, ma ho sempre riparato la mia auto da solo. Solo che muoverla ora è impossibile, ha il semiasse anteriore andato.”

“Non capisco nulla di auto, ma... se è così preoccupato signor Plant, posso chiedere a Daniel il favore di lasciarvi usare la sua officina. Normalmente non è un tipo che fa molte storie.”

“Chiamami Dean... e sarebbe fantastico. Lo faresti veramente?”

“Certo, chiedere non costa nulla.”

 

Conoscevo molte persone che amavano cosi le proprie auto, non avevo sbagliato a inquadrare anche Dean. Quello che non mi ero certo aspettata era che il biondo s’illuminasse in quel modo. Il modo in cui mi stava sorridendo era disarmante e non potevo non notare, che i suoi occhi mi stavano osservando in maniera del tutto diversa ora.

 

Si era appoggiato al banco della reception, sporgendosi in avanti. Era talmente vicino che volendo avrei potuto contare le sue lentiggini. Mi stava guardando attentamente, come se si fosse accorto in quel momento che ero una donna e perdonate la mancanza di modestia, anche carina. 

Quando riprese a parlare, la sua voce cambiò, si fece più calda, molto più sexy.

 

“Sai che hai degli occhi incredibili? È la prima volta che vedo qualcuno con iridi di colore diverso. A proposito non so neanche il tuo nome...”

 

Stai calma Annika, ricordati cosa hai combinato questa mattina... non devi perdere il controllo un’altra volta. Dio ti ha dato una seconda chance, non sprecarla, non ora che questo pezzo d’uomo terribilmente sensuale sta flirtando con te . Mantieni un profilo basso e cerca di usare la testa per una volta.

 

“Mi chiamo Annika... e grazie... è la prima volta che a qualcuno oltre a me, piacciono i miei occhi. Normalmente vengono definiti strani o inquietanti. Sicuramente non incredibili.”

“Più che strani li definirei particolari, affascinanti. Sembra di stare davanti a due persone diverse ed entrambe bellissime.”

 

Mkfdlj.

Era circa questo il suono che avrebbe avuto il mio pensiero se l'avessi trasformato in parole. Riassumeva perfettamente quel sentore di leggerezza che provavo al momento, cosi come la mia lenta disconnessione dal mondo reale.

Dean sembrava totalmente a suo agio mentre mi faceva questi complimenti. Il motivo? Era chiaro anche a me, pur dal basso della mia inesperienza con gli uomini, non faticavo a capire che ci stava provando e neanche tanto velatamente. A giudicare dal suo comportamento, doveva essere una di quelle persone che non perdeva tempo, soprattutto quando la controparte mostrava interesse e per quanto cercassi di controllarmi per non apparire una troppo facile, era abbastanza chiaro che io lo ero.

 

Il concetto infondo era sempre lo stesso, volevo far sesso, in primo luogo per liberarmi del peso di un matrimonio concordato che non mi andava proprio giù. In secondo, perché non me ne fregava assolutamente nulla di tutta quella storia sul fatto che la prima volta devi farlo per amore.

 

Chi se ne frega dell’amore quando hai come possibile partner, uno che potrebbe farti urlare come un’indemoniata per tutta la notte!

 

Stavo per rispondergli, che entrambe le persone in me, trovavano anche lui affascinante, quando il fratello formato gigante s’intromise. Era ovviamente stufo di stare lì a reggere il moccolo, a giudicare dalla reazione del biondo però, era qualcosa che capitava sovente. Con mio sommo dispiacere, prese Dean da parte, allontanandolo dalla reception e da me. Mi lasciai scappare anche un sospiro deluso, quando si scusò con me per seguire il fratello, cosa che fece sorridere il biondo e innervosire ulteriormente il moro.

 

Non potendo e soprattutto dovendo, trattenermi dall’interromperli, mi obbligai a pensare ad altro. Mentre parlavano, li registrai, e scelsi per loro la camera più vicina a quella in cui riposavo io, quando mi fermavo in motel la notte. Mi sentivo già a cavallo, in ogni senso conosciuto del termine, a quanto pareva Dean non era uno che non si faceva molti problemi. Anche se non ero un’esperta, ero sicura che non avrei dovuto faticare per farlo entrare casualmente nella mia stanza e nel mio letto.

 

Mentre inserivo i loro nomi nel computer, riuscii anche a captare un paio di frasi.

 

“Dean, non abbiamo tempo anche per... questo. Siamo qui da questa mattina e non abbiamo combinato ancora nulla...”

“Stai calmo Sam, risolveremo tutto come sempre e comunque non vedo perché non possa divertirmi un po’...”

 

Sì Dean, hai assolutamente ragione, devi divertirti il più possibile, soprattutto se in questo contesto sono prevista anch’io.

 

A quel punto, ero ormai completamente in balia dei miei ormoni, che stavano già esultando, non credendo ancora a cosi tanta fortuna. Si stava rivelando tutto sin troppo facile... davvero troppo...

 

Incontrare casualmente dei forestieri era già un miracolo in questo piccolo paese, ancora di più se giovani e affascinanti. Se poi sommavamo che Dean era decisamente il tipo di ragazzo che non si lasciava scappare nessuna occasione per rimorchiare... beh... che altro potevo volere? Ok, forse una sessione acrobatica a tre con anche il fratello scultura, non mi sarebbe dispiaciuta, ma... riflettendo sui rischi di perdita del controllo che correvo già così, forse era meglio non esagerare.

 

Qualche istante dopo, Sam si fece consegnare le chiavi della stanza e sparì lungo il corridoio, carico dei bagagli di entrambi. Dean invece, tornò ad appoggiarsi al banco, continuando a fissarmi come un lupo davanti a un agnellino. Peccato che l’agnellino fosse probabilmente più affamato del lupo al momento.

 

“Scusa l’interruzione.”

“Nessun problema, dovevo comunque finire la registrazione dei vostri dati.

“Quindi... tu lavori sempre qui la sera?”

“Solo fino alle otto...”

“Sono le nove... allora posso invitarti a bere qualcosa con me?”

 

Ok... stava giocando, ed era un gioco di cui conoscevo le regole e anche se avrei saltato volentieri la parte del conosciamoci meglio, per passare direttamente alla conoscenza biblica, non mi sarei tirata indietro.

 

“Oggi non posso, sto facendo un doppio turno, ma... possiamo bere qualcosa qui. Abbiamo una sala bar di la. Non è molto fornita ma se vuoi, fa parte anche questo del mio lavoro. Nessuno avrà nulla da dire se intrattengo gli ospiti.”

“Suppongo di no. Ma... devi bere con me, non mi piace farlo da solo.”

“... d’accordo.”

 

Accettare quella proposta fu il mio errore, forse avrei dovuto avvertirlo che il mio limite era una birra, oltre a quella, il mio già precario controllo, spariva del tutto. Non potevo farmi scappare quell’opportunità però, non quando mi veniva servita su un piatto d’argento.

 

 

Lui buttava giù whiskey come se fosse acqua ed io ero arrivata alla terza birra e cominciavo già a essere notevolmente su di giri.

 

Parlammo per una buona ora e mezza, non feci molto caso a quello che mi chiese, ne al suo interesse per la città e le sue leggende. Non era inconsueto, il paese distava pochi kilometri da Salem e questa famosa per il suo passato colorito.

 

Quando il discorso virò di nuovo su di me, capii che stavo per fare strike.

 

Dovevo avergli appena fatto un complimento sui suoi occhi o su una qualche parte del suo corpo, quando lui sporse il suo viso oltre il banco e mi baciò.

 

Non avevamo molti termini di paragone, anzi non ne avevo proprio, considerando che era la prima volta che mi succedeva. Ero sicura però, che in una scala da uno a dieci, Dean meritasse almeno un undici, l’uso che faceva della bocca, era da levare il fiato.

 

Quelle labbra che avevo tanto ammirato, erano premute sulle le mie e mi guidavano in quel bacio umido e sensuale. La sua lingua penetrò nella mia bocca con impeto, tanto da annullare ogni mio pensiero.

 

Standogli cosi vicino oltretutto, percepivo anche il suo odore ed era molto differente da quello del fratello. Dean profumava di cuoio, di terra e stranamente anche di torta di mele, un connubio di odori particolare ma piacevole.

 

Mi ritrovai a scavalcare goffamente il banco, per non perdere il contatto tra noi, mentre il biondo mi aiutava in quell’operazione, sostenendomi dai fianchi. Fu un vero miracolo riuscirci senza causare danni, a parte rovesciare metà della birra rimasta nella bottiglia, non successe altro e poco dopo ero seduta cavalcioni su Dean.

 

Grazie alla mia cultura di film porno, avevo circa idea del cosa e del come, quindi, quando la sua bocca lasciò la mia, pensai che baciargli il collo fosse decisamente un’ottima idea. Lo feci, completamente inebriata dal suo profumo, e ahimè, dalle due birre e mezzo che avevo bevuto.

 

Se solo fossi stata sobria, forse avrei potuto evitare di trovarmi in quella situazione, purtroppo però, ciò che successe, mi mise nella peggior posizione possibile. E non sto parlando di quelle del kamasutra ovviamente.

 

Mi ero attaccata a Dean come un dannato koala eccitato, mentre lui si alzava dallo sgabello, trasportandomi  per la stanza.

Continuavo a baciarlo mentre gli sfilavo la giacca che pochi istanti dopo, fece un tonfo a terra.  Un momento dopo mi ritrovata seduta su un tavolino, posto accanto al muro.

 

Per un momento pensai che fosse uno stregone anche lui, la velocità con cui mi aveva levato la maglietta era notevole. Non rimasi a rifletterci molto però, avevo ben altro a cui pensare. Ad esempio, al notevole rigonfio dei sui pantaloni, che premeva contro l’interno delle mie cosce o a quella meravigliosa bocca, che lasciava scie ardenti ovunque passasse.

 

Tanto lui era abile, tanto io ero incapace, stavo armeggiando con la sua camicia, da almeno un paio di minuti ormai. Era difficile spogliare un uomo e non era come nei film... i bottoni erano diventati trappole per le mie dita e non ne volevano sapere di venir via dalle asole.

 

Avrei dovuto strapparli via e basta... magari l’avessi fatto...

Invece, pensai che avrei dato qualsiasi cosa per avere delle lame al posto che delle inutili unghie, così da poterli far saltar via con un semplice tocco.

 

Purtroppo il mio desiderio si trasformò in realtà. Il mio cervello ormai aveva perso interesse nel tentare di controllarmi, complice l’alcool e l’attuale situazione.

Mi spuntarono degli artigli degni di Wolverine* e per giunta affilati come i suoi.

 

Per poco insieme ai bottoni non portai via anche parti intere del ragazzo e oltretutto non potei fare nulla per evitare che lui vedesse le mie mani.

 

Quello che non mi ero aspettata di certo era la sua reazione, non scappò via, come avrebbe fatto chiunque altro. Si scostò solo di un passo, portandosi fuori portata dalle armi non convenzionali che mi erano spuntate sulle dita.

 

Rimase a osservarmi per alcuni istanti che a me sembrarono ore, cambiando totalmente espressione. Non c’era più nessun segno di attrazione nei suoi occhi ma neanche paura o sorpresa. C’era rabbia invece, rabbia mista a comprensione per quello che era appena successo.

 

Un momento dopo si avventò su di me, non tentai neanche di ripararmi, anzi, allargai le braccia onde evitare di ferirlo. Mi afferrò per il collo e mi fece sbattere la nuca contro il muro. Persi i sensi immediatamente, ma non senza prima realizzare chi era in realtà Dean. Era chiaro, nessun’altro avrebbe reagito nello stesso modo. Era un cacciatore, un dannatissimo cacciatore ed io probabilmente ero già morta.

 

 

____________

 

 *Plant, è naturalmente il cognome di Robert Plant, frontman dei Led Zeppelin (uno dei miei gruppi preferiti), (sì, sono vecchia e antiquata), i Winchester hanno spesso usato questo cognome durante la serie. Molto spesso affiancato al cognome Paige come Jimmy Paige, chitarrista dell’omonimo gruppo. In questo caso essendosi identificati come fratelli, ho naturalmente usato lo stesso cognome per entrambi.

 

*Wolverine, personaggio dei fumetti, uno dei mutanti supereroi degli X-men. Interpretato al cinema da quel gran pezzo d’uomo di Hugh Jackman e probabilmente noto a tutti/e. In ogni caso ho voluto specificarlo se ci fosse davvero qualcuno che ancora non lo conosceva.

 

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Angolo dell’autrice: Ciao a tutte e un grazie sentito per le belle recensioni che mi avete lasciato nell’ultimo capitolo. Grazie anche a chi legge silenziosamente e a chi ha messo questa storia nei preferiti, seguiti o ricordati.

Vedere che in molti apprezzano, fa sempre piacere.

 

Un grazie enorme però va sempre alla mia cara Tenebra. Lei più di tutti mi ha sempre incoraggiato a continuare a scrivere e se dopo quasi due anni di assenza, mi sono decisa a riprovarci, il merito è suo. Quindi grazie cara, che ti amo, tu lo sai già (platonicamente parlando, vediamo di non dare strane impressioni), ma sentivo il bisogno di dirlo a tutti.

Parlando di Annika: penso che molti di voi abbiano già capito il carattere di questo personaggio, pur essendo goffa, non è stupida. Ha dei pensieri a volte totalmente in contrasto con ciò che dice, ma questo è dovuto al fatto che in lei è come se ci fossero davvero due persone. Una intelligente e arguta, comandata dal suo cervello e l’altra un filo maniaca, capitanata dagli ormoni ormai sotto pressione della poverina.

Molto spesso esprimo nei pensieri questa sua seconda personalità, lasciando invece che l’altra sia quella che parla.

 

Che altro dire? Ci rivediamo nel prossimo capitolo, con un bel faccia a faccia tra la nostra strega e i due cacciatori.

 

Un bacio a tutte e alla prossima settimana.

 

Shanax

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



Viva, ero ancora viva, fu il primo pensiero che mi venne in mente, quando ripresi i sensi.

 

Mi resi conto di essere legata a una sedia, ancor prima di aprire gli occhi. Ovunque mi trovassi faceva freddo, ed io ero ancora in reggiseno, sentivo chiaramente le corde legate sulla mia carne nuda, sfregare dolorosamente.

Gli odori intorno a me erano famigliari, profumi di aconito, erica, artemisia e molte altre erbe si mescolavano tra di loro. Anche senza usare la vista ero sicura di essere nello scantinato del motel, gli odori provenivano dalle erbe che mia zia usava per i suoi decotti e per rendere il giardino del motel ancora più lussureggiante.

 

I rumori, indicavano che non ero sola, almeno due persone si muovevano nella stanza.

Se le mie intuizioni erano giuste, Dean e anche suo fratello erano cacciatori e stando a quello che sapevo di loro, non erano amichevoli con gli esseri sovrannaturali come me.

Non avrei potuto fingere in eterno di essere priva di sensi ma prima di aprire gli occhi, volevo capire perché non ero morta.

 

“Quindi è una strega? Pensi che sia lei ad aver ucciso quelle persone?”

 

Era stato lo spilungone a parlare, avevo riconosciuto immediatamente la voce. Continuai ad ascoltare, curiosa di sapere in cosa mi credevano coinvolta.

 

“Andiamo Sam... hai visto anche tu i suoi artigli. Quanti altri mostri credi ci siano in questo piccolo paese?”

 

Mostri? Ehi...  piano con le parole, noi streghe siamo umane.

 

Mi morsi il labbro e alzai la testa inferocita, ormai incapace di continuare a fingere.  Ero anche spaventata, ma non avrei dato a quei due cretini (ma sempre bellissimi) la soddisfazione di vedermi piangere e implorare per la mia vita.

Conservavo ancora un briciolo d’orgoglio sotto tutta la mia goffaggine.

 

“Mostri ci sarete voi e per vostra informazione, io non ho mai ucciso nessuno, né tanto meno volevo far del male a te. Almeno fino adesso...”

 

Entrambi si voltarono immediatamente, impugnando le pistole e puntandomele contro. Rabbrividii a quella vista, se mi volevano morta però, non avrebbero aspettato che mi svegliassi. Volevano sapere sicuramente qualcos’altro, forse potevo ragionare con loro. C’era qualcosa nei loro sguardi, qualcosa, che mi diceva che le storie di mio padre sui cacciatori non fossero del tutto vere.

 

Sam e Dean o era dei principianti, oppure di una categoria completamente diversa. Soprattutto il più giovane, aveva occhi attenti ma non c’era né cattiveria, né aggressività in essi. Mi stava studiando ed ero convinta che non fosse sicuro della mia colpevolezza, o di qualsiasi cosa mi credesse responsabile il fratello.

 

“Certo e come vorresti spiegare quegli artigli da grizzly?”

 

Naturalmente Dean, era di tutto altro avviso. Anche se... non mi aveva ucciso subito, non voleva dire che non volesse farlo. Lo guardai per un momento, poi scossi la testa.

 

“Sfortuna, mista ad alcool.”

“Cosa?”

“Ascoltate, sono una strega, questo è vero. Ma qualsiasi cosa pensiate che io abbia fatto, vi state sbagliando. Quello che è successo è stato un errore di distrazione. Io non ho il pieno controllo del mio potere e... beh, quando sono agitata, tendono a capitare strani incidenti a me e a chi mi sta intorno. Nessuno di questi però, è mai stato mortale.”

 

I due ragazzi si guardarono per qualche istante, sapevo che non erano ancora convinti, potevo leggerlo nei loro occhi. Non sarebbero bastate le mie parole a farlo, questo era chiaro.

 

Purtroppo mi avevano legato troppo stretta e non riuscivo a raggiungere i ciondoli che avevo in tasca appartenenti a mia zia e mia madre, che usavo per comunicare con loro. Qualcosa che potevo fare, però c’era, pur con le mani legate, l’incantesimo della levitazione, poteva levarmi dai guai. Speravo solo di non commettere errori questa volta.

 

Mentre erano ancora distratti, feci volare via dalle loro mani le pistole e le portai davanti a me, rivolgendogliele contro.

 

Avevo ribaltato la situazione ma il controllo sulle due armi era precario e lo sapevo benissimo. Dovevo convincerli della mia buona fede, prima di far qualcosa di cui mi sarei pentita. Non avevo mai ucciso nessuno e anche se quella situazione era pericolosa, non volevo farlo neanche ora.

 

“... figlia di puttana...”

 

Lanciai un’occhiata tagliente al biondo. Non avevo tempo per mettermi a discutere però, presi un respiro profondo calmandomi un poco, poi tornai a guardare entrambi. Stavano studiando la situazione, ed erano pronti a scattare alla prima occasione, dovevo sbrigarmi.

 

“Non voglio farvi del male, davvero. Non voglio neanche morire però, non per qualcosa che non ho fatto oltretutto. Parliamone d’accordo?”

“Non per sfiducia, ma non sei molto credibile mentre ci punti contro le nostre armi usando la magia...”

 

Sospirai, decidendo immediatamente cosa fare. Considerando la mia agitazione, la possibilità di fare danni, era inversamente proporzionale alla mia fortuna e anche se erano cacciatori, l’idea di ucciderli proprio non mi piaceva. E ancora meno, considerando che i miei ormoni se ne fregavano altamente della situazione e continuavano a  guardare i due ragazzi, come fossero esemplari da riproduzione con tanto di pedigree.

 

“Va bene, anche se prima eravate voi a puntarle su di me! Vi dimostrerò che voglio solo parlare, spero voi farete lo stesso con me.”

 

Feci scendere nell’aria le pistole fino a quando non toccarono terra, poi le spinsi di nuovo ai loro piedi, sperando che quel gesto gli facesse capire che non ero loro ostile.

Prima di riprenderle si guardarono per qualche istante, poi le posarono sul tavolino su cui si appoggiarono anche loro, tornando a guardarmi.

Presi quel gesto, come un segnale di tregua.

 

“Possiamo parlare ora? Non mentivo prima, lo ripeto, non voglio farvi del male, non lo volevo prima di capire chi foste e non lo voglio adesso. Dovete credermi però, io non ho fatto nulla di male.”

“... ammettiamo per un momento di volerlo fare. Spiegami di nuovo la storia degli artigli? Non credo di aver capito bene quello che hai detto prima.”

 

Guardai Dean e sospirai, la cosa migliore però, era dire la verità. Forse così avrebbe capito.

 

“... ero agitata, brilla e naturalmente eccitata... non riuscivo a sbottonarti quella diavolo di camicia e ho perso il controllo, causando un reflusso di magia, che ha trasformato in realtà i miei pensieri.”

“Cioè?”

“Stavo pensando che tagliare quei dannati bottoni sarebbe stato più comodo... volevo davvero far solo... sesso con te, non certo rischiare di affettarti come un cetriolo. Purtroppo però, come strega sono un disastro, la mia magia sfugge di continuo al mio controllo. Non ho mai provocato danni a persone, ma intorno a me capitano di continuo stranezze di vario genere.”

 

Dean sollevò leggermente le sopracciglia, fissandomi sconcertato. Quando si portò una mano sulla bocca, però giurai di aver visto un mezzo sorriso su questa. Solleticare il suo autocompiacimento, si era rivelato corretto.

Arrossii leggermente, prima che il fratello schiarendosi la gola, continuasse quella specie d’interrogatorio. 

 

“Fammi capire... in sostanza qualsiasi cosa pensi, diventa realtà?”

“No, non sempre. Solo quando sono emotivamente sotto pressione. Il mio potere esplode senza controllo e seguendo la linea dei miei pensieri, provoca questi... incidenti.”

“Quindi la tua magia non è fatta unicamente d’incantesimi recitati, in pratica stai dicendo che possiedi poteri che fanno proprio parte di te e che non riesci a controllare... non è pericoloso?”

 

Lo sguardo di Sam era cambiato, non sapevo se mi credesse o no, l'unica certezza era che stava provando a capire. Mi stava scrutando come se io fossi un puzzle complicato, ma che in qualche modo, lui voleva risolvere e completare.

 

“È esattamente così. I miei poteri non provengono da nient’altro che me stessa. Sono una discendente della stirpe di Dagda, un antico dio celtico. E sono anche una delle pro-pro nipoti, di una delle streghe impiccate a Salem nel 1692. Sono nata con questi poteri, vengono tramandati nella famiglia, sin dall’antichità. Sono quello che sono, ma non sono un pericolo per nessuno o almeno provo a non esserlo. Gli scoppi emotivi, raramente producono danni gravi, si tratta di magia allo stato puro, non manipolata, è bizzarra ma non letale.”

 

Sembrava che entrambi i ragazzi stessero studiando la situazione, elaborando mentalmente quanto avevano sentito finora.

 

Passarono alcuni istanti prima che Dean si avvicinasse a me, poggiando le mani sui braccioli della sedia e fissandomi direttamente negli occhi. Dio, era davvero uno schianto, ancora di più mentre mi guardava con quegli occhi aggressivi. Ero in una situazione davvero di merda, eppure non potevo fare a meno di sentirmi su di giri.

 

“Spiegami meglio questa storia dei pensieri e dei poteri fuori controllo...”

“Che vuoi sapere esattamente?”

“A cosa pensavi questa mattina, quando c’è stato l’incidente davanti al bar?”

 

MERDA!

Era scontato che ci sarebbe arrivato alla fine. Arrossii fino alle orecchie, cercando di trovare le parole, per non far arrabbiare ancora di più il biondo.

 

“... mi dispiace... ti ripagherò tutti i danni...”

 

Non disse nulla, lo guardai rialzarsi e tornare verso il tavolo dove impugnò la pistola, a quel gesto suo fratello lo prese per il polso fermandolo. Ancora una volta riuscii a frenare la mia paura ma questa volta per un soffio. Non volevo pensare a cosa sarebbe successo se i miei poteri fossero esplosi a causa di un sentimento così negativo. Avevo appena detto di non essere pericolosa, ma... non ero tanto sicura di non poterlo diventare. 

 

“Dean, che stai facendo?”

“Ha distrutto la mia auto...”

“L’impala si può riparare. Tutto questo prova solo che almeno parte di quello che dice, è vero. Pensaci, ha detto che la sua magia sfugge dal suo controllo a volte. Quando mi hai raccontato cos’è successo nella sala bar, hai ammesso che quando l’hai messa fuori gioco, non ha reagito, non ti ha attaccato. Hai detto anche, che ti è sembrato che avesse allargato le braccia per non ferirti. Tu stesso l’hai definito un comportamento strano. Non l’hai uccisa proprio per questo.”

“Ok... prima però, ha preso le nostre pistole con i suoi poteri e ce le ha puntate contro... quello non era un atteggiamento amichevole.”

“Forse... ma ce le ha ridate subito, proprio per dimostrarci che se volesse farci del male, potrebbe farlo ma... non vuole. Ascolta, so che le streghe non ti piacciono, ma...”

“Non mi piacciono? Le odio, non fanno altro che vomitare fluidi corporei ovunque, lanciare maledizioni su poveri cristi e sacrificare animali...”

 

A quelle parole ritrovai un briciolo di combattività. Il tono arrogante di Dean, cominciava seriamente a farmi innervosire. Stando alle parole del fratello, si era accorto da subito che non volevo fargli del male. Ora però, se la stava prendendo con me solo per una cavolo di automobile e mi stava anche confondendo con qualcosa che non ero.

Prima che Sam replicasse, mi misi in mezzo, zittendoli entrambi.

 

“Ascoltami bene, sapevo che i cacciatori sono dei coglioni, ma tu sei anche un grandissimo idiota. Le vere streghe, non vomitano proprio nulla, non lanciano maledizioni ovunque e non fanno la metà di quello che credi. E tanto per essere chiari, non adoriamo demoni e non facciamo sacrifici. La mia famiglia è addirittura cattolica, andiamo in chiesa, facciamo beneficenza e mia madre fa volontariato come assistente sociale negli ospizi. Le persone di cui parli tu, non sono neanche streghe, ma solo degli stupidi che cercano di attingere a poteri che non gli competono, per avidità o semplicemente perché sono dei totali deficienti. Per quanto riguarda la tua auto, ti ho detto che pagherò i danni e lo farò e manterrò anche la promessa di chiedere a Daniel di lasciarti usare la sua officina se è quello che vuoi. Ora però, fammi un favore... anzi fallo a te stesso, smettila di aprire bocca tanto per fargli prendere aria.”

 

Ok avevo esagerato un po’, me ne resi conto solo dopo aver finito di sbottare come una pentola a pressione. L’espressione dei due ragazzi però, era impagabile, mi stavano fissando a occhi sgranati, incapaci entrambi di aprire bocca. Almeno fin quando Sam, non riuscì a levare la pistola di mano al fratello, facendolo desistere. Un attimo dopo, Dean uscì incazzato nero, per evitare di strozzarmi con le sue mani e di discutere ulteriormente con Sam o almeno così credevo.

 

Rimasta sola con Sam, ci fissammo qualche istante, infine lui si alzò e tirò fuori un coltello. A quella vista, cominciai seriamente a tremare. Disarmarlo, significava sicuramente dover lottare contro di lui e non volevo farlo.

 

“Ehi... senti mi spiace di aver offeso tuo fratello... ma...”

 

Le parole mi morirono in gola, stava sorridendo e come la prima volta che l’avevo visto, aveva quelle due meravigliose fossette, che lo rendevano adorabile e ancora più desiderabile.

Quello però, non era certamente il momento adatto per farmi mentalmente un film porno su di lui. Un gigante che ti torreggia davanti armato di pugnale non era esattamente eccitante, forse con un frustino...

 

“Voglio solo tagliare le corde che ti legano. Non so perché, ma ti credo e anche Dean, ne sono sicuro. L’hai fatto incazzare ma era abbastanza chiaro che non stavi mentendo e l’ha capito anche lui. Abbiamo già avuto a che fare con delle streghe, tu, però sembri diversa. Chiunque altro ci avrebbe sparato senza esitare, tu invece no. Potrei sbagliarmi, ma... ho imparato a non escludere nulla ormai e una strega buona sarebbe una bella novità. ”

“... quindi mi lascerete andare e basta?”

“Questo no, dobbiamo ancora farti delle domande. Considerando la dimostrazione che hai dato del tuo potere, legarti comunque non serviva a molto. Però, abbiamo bisogno di risposte prima di lasciarti andare.”

 

Appena fui libera, mi alzai cercando di ragionare, mentre Sam mi osservava curioso. Visto che lui non accennava a farmi domande, decisi di farle io.

 

“... prima avete parlato di omicidi, vi riferite a quelli perpetrati dalla banda dell’omega?”

“Sì, esatto, da quel poco che abbiamo raccolto prima di arrivare qua, sembrano sacrifici rituali. Anche gli oggetti rubati sembrano legati in qualche modo a qualche incantesimo demoniaco.”

“... forse hai ragione e potrei anche aiutarvi...”

“Vorresti davvero farlo? Anche dopo che ti abbiamo legato e minacciato?”

“Ascolta, se si tratta di ciò che dici, significa che probabilmente è coinvolta una strega... e in città io non sono l’unica. Tra Salem, Lynn e i paesi circostanti, vivono circa una trentina di famiglie come la mia. Se tu hai ragione, vuol dire che una di esse è coinvolta e l’intera congrega potrebbe subirne le conseguenze se non vengono fermati, compresa la mia famiglia. Non sono abile, almeno sul lato pratico ma su quello teorico non ho rivali. Conosco la maggior parte degli incantesimi e dei rituali antichi e anche se non dovessi sapere nulla di quello in questione, a casa mia c’è una libreria da far rabbrividire quella vaticana. E... posso anche convincere mia zia ad aiutarci, sarà utile te lo assicuro.”

“Anche tua zia è una strega?”

“Sì, si chiama Susan Morgan è la sorella di mia madre, fa parte del circolo interno alla congrega.  È come me, beh... circa, lei sa controllare i suoi poteri, come tutti in famiglia, sono solo io l’imbranata in questo senso. È una bravissima persona comunque e non posso lasciarla fuori da questa storia.”

“Ne parlerò con Dean e lo convincerò a collaborare, se tu e tua zia potete aiutarci, non vedo perché non sfruttare l’opportunità. E in ogni caso, anche se io ti credo, dobbiamo essere assolutamente certi che tu abbia detto la verità.”

 

D’accordo, non mi stavo offrendo di aiutarli solo per ringraziarli di non avermi uccisa, avevo anche un altro motivo... molto meno nobile.

 

 “Mi sembra giusto, a questo punto però, avrei bisogno anch’io di una cosa...”

“E sarebbe?”

 

Non volevo che la mia richiesta suonasse come un pagamento in cambio del mio aiuto. Spiegargli la verità però era imbarazzante, molto, soprattutto contando cos’era successo circa due ore prima con suo fratello.

Presi un respiro profondo, ma purtroppo non riuscii a calmarmi.

 

“Non siete costretti ad accettare, vi aiuterò comunque ma... avrei...” mi bloccai completamente, mentre il mio coraggio scemò e quel poco di orgoglio che conservavo non mi permise di abbassarmi fino a quel punto “...lascia stare... non importa.”

“Cosa?”

“Niente, fai finta che non abbia detto nulla.”

 

Un silenzio imbarazzante si creò nella stanza, mentre Sam, mi stava scrutando curiosamente. Non potevo chiedergli di fare sesso con me, non così sfacciatamente.

 

Pochi istanti dopo fummo raggiunti da Dean. Appena entrato, carrellò sui presenti con lo sguardo, prima di posarlo su di me, ancora ostile. Non poté non notare il mio rossore, ne il modo interrogativo con cui Sam mi stava ancora guardando.

 

“Che succede?”

 “Niente. Dean, ascolta... credo che Annika possa aiutarci col caso su cui stiamo lavorando.”

 

Ringraziai il cielo, del suo arrivo, la sua presenza bastava a farmi dimenticare il mio problema. Gli occhi calmi e sinceri di Sam, mi avevano quasi convinta a credere che mi avrebbe anche aiutato. A differenza di suo fratello non sembrava ostile nei miei confronti e dimostrava un’elasticità mentale notevole. Magari con un po’ più di tempo a disposizione, averi potuto spiegargli la mia situazione attuale e senza chiederlo in modo diretto, fargli capire di cosa avevo bisogno.

 

Dean purtroppo era un’altra cosa. Anche se ormai lo consideravo un arrogante ed egocentrico pallone gonfiato, era difficile dimenticare che due ore prima stavo per farci sesso. Soprattutto, era difficile dimenticare quanto era stato eccitante il modo in cui mi aveva baciato e anche la delicatezza delle sue mani su di me. Poteva essere uno stronzo, ma sicuramente a letto doveva qualcosa di esplosivo.

 

Purtroppo ormai, escludevo la possibilità che sarebbe stato lui a prendersi la mia verginità. Il modo in cui mi guardava la diceva lunga su quello che pensava di me, e sicuramente il sesso non era contemplato in ciò che gli sarebbe piaciuto farmi.

 

“Stai scherzando Sam? È  già tanto se non la uccido con le mie mani, ma... non lavorerò mai con questa specie di strega psicopatica, incapace, maniaca e distruttrice di povere auto.”

“Dean... secondo Castiel, c’è un demone potente dietro a tutti questi omicidi e furti. Lei e sua zia, possono aiutarci.”

“Sua zia... fammi indovinare, un’altra strega?”

“Beh sì, ma è proprio per questo che abbiamo bisogno di una mano. Annika, ripetigli quello che hai detto a me sulle famiglie del luogo.”

 

Sospirai... rivolgermi a Dean senza sentire la voglia di saltargli addosso o strozzarlo era piuttosto complicato al momento. Avevo però, l’opportunità di fare qualcosa di utile e nello stesso tempo forse, di aiutare me. Non ci credevo fino in fondo, ma non avevo nulla  da perdere nel tentare, conquistare la fiducia di Dean però, sarebbe stato un lavoraccio.

 

“Ci sono oltre trenta famiglie di streghe dislocate tra Salem e Lynn, siamo tutte embrave, buone diciamo, almeno da quello che so. Ma parliamo pur sempre di oltre centocinquanta streghe, non potete ucciderle tutte e lo sai. Se però tuo fratello ha ragione e anche solo uno di noi sta compiendo rituali demoniaci, allora bisogna fermarla. Non ti dico di fidarti di me, ti chiedo di darmi la possibilità di aiutare la mia gente e anche voi.”

“...”

“Dean, diamole un’opportunità, l’hai sentita e sai anche tu che ha ragione. Non possiamo indagare su tutta questa gente, dobbiamo restringere il campo per forza. Abbiamo collaborato con esseri ben peggiori delle streghe in passato e anche se a volte ci siamo ritrovati fregati, altre volte ci è andata bene. Questa potrebbe essere una di quelle volte e in ogni caso... non abbiamo molta scelta.”

 

Dean ci osservò per qualche istante, ancora arrabbiato, Sam però aveva ragione, non avevano altra scelta che fidarsi di me. Soprattutto considerando che per quanto non conoscessi tutte le streghe della congrega, ne sapevo comunque più di loro.

Il maggiore dei fratelli fece una smorfia, poi un gesto come per convincersi che non c’era una strada diversa, infine si girò verso di me esausto.

 

“D’accordo, non mi fido di te... ma d’accordo... come dovresti aiutarci?”

 

Sorrisi, quella storia era assurda, eppure ero felice di aver finalmente qualcosa d’importante da fare. Forse mia zia aveva ragione, un po’ di autostima poteva aiutarmi, tanto più ora. E forse... c’era ancora qualche possibilità per me di fare sesso con uno di loro due. Non ci contavo molto ormai, ma si sa... la speranza è l’ultima a morire.

 

“Iniziate col raccontarmi nei dettagli cosa sapete degli omicidi e anche sugli oggetti rubati, sui giornali non è mai stato riportato nulla di specifico. Se volete il mio aiuto, devo saperne il più possibile su questa storia. E soprattutto, torniamo di sopra, sto congelando. Potevi almeno rimettermi la maglietta prima di legarmi qui sotto, se mi verrà il raffreddore, sarà colpa tua.”

“Non è mia abitudine preoccuparmi della salute di chi attenta alla mia vita, soprattutto se è una strega.”

“... stronzo.”

“Strega.”

“Non so perché, ma detto da te suona come un insulto...”

“Lo è in effetti.”

 

Ci vorrà davvero molta pazienza...

 

Lasciai perdere Dean e mi rivolsi verso Sam. Questo dopo qualche secondo, cominciò a raccontarmi tutto. Passammo l’intera notte a parlare del caso, nella sala bar. Quello che notai però, fu il progressivo rilassarsi di Dean. Questo, almeno fin quando un rumore alle mie spalle e due occhi blu spuntati dal nulla, non mandarono tutto a puttane... di nuovo.  

 

 

____________

 

Angolo dell'autrice: Lo so, sono ripetitiva ma ancora uan volt a grazie a tutte coloro che seguono e recensiscono.

 

Questo capitolo mi ha mandato in paranoia, l'ho riscritto più o meno 15 volte e ancora non è come lo volevo. 

Possiamo definirlo di transizione, per avviare la storia verso la vera trama, avrei voluto fare di meglio ma mi spiaceva tardare nella pubblicazione. Soprattutto contando che già durante le feste, dubito riuscirò ad aggiornare nei tempi previsti.

 

Non ho voluto infierire troppo sulla povera Annika, ma ho contato proprio sul particolare del suo non voler ferire Dean dello scorso capitolo, onde evitare tanti discorsi a mio parere inutili.

 

Ora vi lascio augurando a tutte un buonissimo natale e.. se non dovessi aggiornare prima, anche un buon anno nuovo.

 

Un bacio,

Shanax.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



 

Stavo discutendo con Sam, degli oggetti rubati dalla banda dell’omega; due piume nere, una corona di ferro, una piccola arpa portatile di legno e un ciondolo d’argento a forma di luna. Erano oggetti molto diversi tra loro ma mi ricordavano tutti qualcosa. L’arpa in particolare, era un oggetto legato a Dagda, l’antico Dio celtico, protettore dei druidi e della conoscenza occulta, per cui, anche di noi streghe.

Anche gli altri oggetti sembrano legati a qualche divinità, ma senza vederli o averne una descrizione più approfondita era difficile stabilirlo. Ancor di più, capire a cosa potevano servire, oltretutto era possibile che non fosse una lista completa.

 

Quello che m’incuriosiva di più però, era proprio il simbolo dell’omega, stando a quello che mi aveva detto Sam, era stato impresso sui muri col sangue. Tutto questo mi riportava alla mente qualcosa che avevo letto, anni prima su un antico tomo che mio padre conservava in libreria. Il simbolo dell’omega, ultima lettera dell’alfabeto greco, poteva essere considerato anche come la fine di qualcosa. Potevo sbagliarmi ma se non lo stavo facendo, nel libro, l’omega era interpretato come la fine della vita conosciuta. Dovevo rileggerlo prima di poter formulare un’ipotesi.

 

“Hai già qualche idea? Mi sembri piuttosto pensierosa.”

 

Mi voltai verso Sam e... diamine perché doveva essere così affascinante? Avere lui e suo fratello, incollati alla mia persona, avrebbe presto mandato in tilt i miei poveri neuroni. Cacciatori o meno, rimanevano due spettacoli per i miei poveri occhi. Rimanere calma era sicuramente un esercizio notevolmente complicato, soprattutto ora che avevamo stabilito che non mi avrebbero ucciso.

 

“Qualcuna sì, ma ho bisogno di andare a casa a controllare dei libri per esserne sicura. E mi servono anche molti più dettagli, soprattutto sulle vittime e sugli oggetti rubati. Uno di loro tra l’altro credo che possa essere uno stregone, l’ultimo Geremia Bennett, quando ho letto il nome sul giornale ero quasi sicura di averlo già sentito. Puoi ricordarmi chi erano gli altri?”

“Sì, Vincent Morris è stato il primo, abita a quattro kilometri da qui. Demetra Barnes la seconda, di Salem questa volta, poi ci sono stati Vincent Gray e Jessica Allen di Lynn. Infine come hai detto Geremia Bennett, che abita qui a Marblehead.”

“I Morris li conosco, sono una delle più antiche famiglie di streghe, insieme ai Green cioè la mia e a Morgan, quella di mia madre. Come ho fatto a non notare quel nome sul giornale? E soprattutto… perché i miei genitori non mi hanno detto nulla sulla morte del vecchio Vincent?”

“Sul perché la tua famiglia non ti abbia detto nulla, non saprei, ma il cognome non potevi saperlo, non dai quotidiani. Non era stato riportato perché la famiglia voleva mantenere la privacy. Gli altri ti dicono qualcosa?”

“No, ma potrei scommettere che sono tutte famiglie della congrega, mia zia saprà sicuramente dircelo. Se è così però, i McKinley avranno già ordinato a qualcuno d’indagare...”

 

Non avevo dubbi in merito, come capo del circolo Robert McKinley, non poteva ignorare tutta questa faccenda, ciò però, metteva Sam e Dean in una posizione rischiosa. Non potevo garantire la loro incolumità, non se si mettevano a ficcanasare ovunque.

 

“Chi sarebbero i McKinley?”

“... la più potente famiglia di streghe di tutto l’Essex e anche un grosso problema sia per me, sia per voi. Parliamoci chiaro, io voglio aiutarvi ma se altre streghe stanno già indagando, non saranno felici di trovarsi tra i piedi due cacciatori. Potrebbero non essere amichevoli come me, anzi, nella migliore delle ipotesi, potrebbero spedirvi nel più lontano eremo all’altro capo del mondo.”

“E nella peggiore?”

“Volete davvero saperlo? Noi siamo fondamentalmente buone ma i cacciatori hanno ucciso molti di noi in passato, anche se queste persone non avevano fatto nulla di male. Il semplice fatto di essere streghe però, è bastato a condannarle. Voi potete anche essere diversi ma... dovete stare attenti, tanti di noi portano rancore verso quelli che fanno il vostro lavoro. Mio padre per esempio, mia nonna... cioè sua madre, fu uccisa da uno dei vostri.”

 

Nessuno dei due disse nulla, si limitarono a osservarmi qualche secondo leggermente dispiaciuti, almeno Sam, Dean se lo era, lo mascherò bevendo un altro sorso di whiskey. Non mi stupì la domanda che mi fece poco dopo.

 

“Perché tu ci vuoi aiutare allora?”

“Ho i miei motivi.”

“E sarebbero?”

“Non è importante ora. Quando comincerai a fidarti di me, forse potrò spiegartelo, prima è inutile anche solo parlarne.”

“Dolcezza, io non mi fiderò mai di una strega. E soprattutto non di te.”

“... sì ho capito, è ancora per la storia dell’auto. Facciamo così, finche non ripari la tua, ti presterò la mia, ok?”

“Vuoi dire che hanno dato la patente a un pericolo pubblico come te?”

“... dopo la quinta volta in cui ho ripetuto l’esame... e comunque preferisco andare a piedi.”

“Immagino il perché... è un catorcio di plastica, vero?”

“No, è una Chevrolet Camaro del ‘85, e l’ho usata sì e no venti volte da quando mio padre me l’ha regalata. Non è nuova ma è in perfetto stato.”

 

Gli occhi verdi di Dean s’illuminarono, come un abete a Natale. La sua passione per le auto doveva essere quasi la stessa di Daniel, anche lui adorava le macchine di una volta. Più volte mi aveva chiesto di vendergli la mia, anche se non la guidavo però, c’ero affezionata. Era un regalo di mio padre e anche se ultimamente lo odiavo, per la storia del matrimonio, non era sempre stato così. C’era stato un tempo in cui ero molto legata a lui, anni in cui avrei fatto qualsiasi cosa per renderlo fiero di me. Quella macchina mi ricordava questo. 

 

“... una Camaro... la tua macchina è una Camaro del ’85? Una Z28 ? Quella col muso allungato?”

“Ti fa così schifo?”

“No... ma tuo padre dev’essere pazzo. Come ha potuto dare un gioiellino simile, in mano ad un’imbranata come te?”

 

Annika, sta calma, ucciderlo ora ti farebbe perdere punti anche col fratello. Ricordati la missione secondaria... farti sbattere da uno dei due.

 

“... vuoi che te la presti sì o no?”

“Sì... ovvio, quella poverina ha sicuramente bisogno di essere guidata da qualcuno che la capisca...”

 

Alzai gli occhi al cielo e mi mossi per recuperare le chiavi che tenevo nel cassetto della reception. Nello stesso momento, un rumore alle mie spalle mi portò a voltarmi di scatto. Mi ritrovai a guardare due occhi blu come il mare a pochi centimetri dai miei, troppo pochi. Anche se fossero stati di più, però non sarebbe cambiato molto, l’uomo cui appartenevano non avrebbe dovuto essere li, le porte erano ancora chiuse e nessuno si era allontanato dal bar.

 

“ARGH!”

 

Il mio urlo, fece balzare anche i ragazzi in piedi. Sentii la voce di Sam dietro di me, ma troppo tardi.

 

“Annika calmati, lui è un nostro amico... non voleva spaventarti...

 

Le voce gli morì in gola mentre l’intero motel aveva preso a tremare. Ci fu un rumore di vetri infranti e oggetti di ogni genere che cadevano a terra. Pochi istanti dopo, cominciarono a piovere anche calcinacci dal soffitto, un pezzo molto grosso, mancò di poco la testa di Sam e un altro quella di Dean, bloccando anche la porta e unica via di fuga.

 

“Cas, fa qualcosa, questa strega pazza ci ucciderà se non la calmi.”

 

La voce di Dean arrivò dalle mie spalle. In un attimo gli occhi dell’uomo davanti a me si fecero vigili, mi prese le spalle e come se maneggiasse una piuma, mi portò con le spalle al muro.

 

“Sei tu a causare tutto questo?”

 

Annuii con la gola secca, incapace di fare altro e ancora troppo spaventata.

 

“Fermalo immediatamente.”

“... non... non so come. Io non riesco a controllarlo.”

 

Gli occhi dell’uomo, mi scrutarono più attentamente, un momento dopo mi mise una mano sulla fronte. Chiusi gli occhi preoccupata, pochi istanti dopo, sentii il terremoto cessare, mentre un senso di calma che non mi apparteneva, si fece strada dentro di me.

Quando l’uomo fece un passo indietro lasciandomi andare, scivolai lungo la parete, sedendomi a terra. Quello che era appena successo, era quasi più incredibile del terremoto causato dalla mia incapacità.

 

Un momento dopo fui raggiunta da Sam, che si chinò verso di me.

 

“... tutto bene?”

“C-credo di sì... voi… vi siete fatti male?”

“No, non siamo stati neanche toccati, credo che tu abbia ragione nel dire che questi scoppi di magia non sono letali. I calcinacci, sembravano evitarci... cadevano vicini ma mai abbastanza da colpirci.”

 

Tiria un sospiro di sollievo, poi alzai lo sguardo incontrando di nuovo gli occhi dello sconosciuto, la cui comparsa dal nulla, aveva provocato tutto ciò.

 

“Chi e cosa diavolo sei tu?”

“Mi chiamo Castiel e sono un angelo del signore.”

“Cosa scusa? Credo di aver capito male...”

 

Lasciai vagare lo sguardo sui presenti, fermandomi poi su Dean, che si stava spazzolando via la polvere dalla giacca, continuando a guardarmi male.

 

“Non hai capito male, lui è veramente un angelo e tu saresti davvero da rinchiudere... fammi indovinare, questa volta pensavi a un vibratore… e così hai scatenato un terremoto.”

 

Non diedi peso a ciò che disse su di me, il mio povero cervello si era fermato alla parola angelo, non era davvero possibile... d’accordo era riuscito a fermare la mia magia, ma... un angelo? E le ali dove le aveva lasciate?

 

La bibbia e le immagini cristiane li volevano come uomini di bell’aspetto e lui lo era, ma... non era mai stata menzionata la parola sexy nel tomo. Quando me l’ero trovato davanti, le mie parti basse erano completamente partite per la tangenziale. A parte la paura provata a causa della sua comparsa improvvisa, l’altro mio unico pensiero, era stato sicuramente di un genere non proprio da buona cristiana.

 

“State scherzando vero?”

“Temo di no.”

 

Sam mi stava di nuovo fissando, capiva perfettamente il mio stupore. I miei occhi però si fermarono solo un momento su di lui, tornando immediatamente sul nuovo arrivato. Un angelo... com’era possibile? E soprattutto, perché era qui?

 

“Quindi tu... ti chiami Castiel giusto?”

“Sì.”

“E... sei un angelo?”

“È quello che ho appena detto.”

“Sì, ok. Scusa la domanda… ma... le ali le hai parcheggiate qui fuori, oppure sono retrattili?”

“... in questa dimensione non sono visibili a occhio umano. Nella mia vera forma però, rischierei di farti diventare cieca se te le mostrassi. Anche se sei una strega, sei pur sempre umana.”

“Ceeeeerto, quindi devo crederti sulla parola... mi sembra sensato, è come un atto di fede. Peccato che io non sia la vergine Maria e non riesca a credere a quest’assurdità. Voglio la verità e soprattutto... voglio sapere come sei arrivato qua? Non sei uno stregone questo è chiaro anche un’inetta come me, ma non sei neanche un angelo! Non è possibile!”

 

Mi alzai nuovamente, stanca di quella farsa . Se era un modo per mettermi alla prova, non capivo dove volessero andare a parare. Ero decisa a farmi dire la verità, qualunque essa fosse, mi avvicinai quindi a Castiel scrutando nei minimi dettagli. E... mi ritrovai in meno di cinque secondi a pensare a tutto, tranne che a quello cui avrei dovuto...

 

Sfido chiunque altro però, a fare diversamente. Castiel era a pochi passi da me, mi fissava come se fossi un’aliena, con la testa leggermente inclinata e quegli occhi da cucciolo smarrito. Era adorabile e se in quel momento mi avesse risbattuto al muro e cominciato a baciarmi, avrei anche accettato la storia dell’angelo.

 

“... tu... io...”

 

Il mio cervello era uscito a farsi un giro, lasciandomi sola e priva di pensieri che potessero essere tradotti nella lingua corrente. Tutto quello che usciva dalla mia bocca, erano monosillabi incoerenti.

Mi resi conto di quanto doveva essere scritto sulla mia faccia, solo quando sentii Dean sbuffare innervosito. L’unico che non fece una piega fu proprio solo Castiel, non sapevo dirne il perché, non ero in condizioni di capire alcunché.

 

Avevo nelle narici il suo profumo, ed era qualcosa di difficilmente spiegabile. Era l’odore del tempo stesso, quello della primavera e dei suoi fiori appena sbocciati. Quello del mare d’estate, del vento che spazzava via le foglie secche d’autunno e l’aroma della neve che copre i campi d’inverno. Era un odore atavico, che mi riportava indietro nel tempo, non era umano, questo era chiaro ormai.

 

Inspirai profondamente, lasciando che i miei sensi si rilassassero, ritrovando la calma che mi serviva per riconnettermi col mondo reale.

 

“Dimmi chi sei veramente?”

 

Castiel, mi pose nuovamente una mano sulla fronte, questa volta non sentii nulla ma quando la staccò e riprese a parlare capii cosa aveva fatto.

 

“Ti chiami Annika, Abigail Green e sei una strega embrava. Sei nata il primo agosto del 1984, qui a Marblehead. Tua madre è Eleanor Morgan e tuo padre Bryan Green, non hai fratelli o sorelle. Sei ancora vergine e stai per...”

“STOP, PER L’AMOR DEL CIELO, FAI SILENZIO... TI CREDO, BASTA CHE CHIUDI QUELLA BOCCA... HAI GIÀ DETTO FIN TROPPO...”

 

Castiel smise effettivamente di parlare, anche se troppo tardi... tutti avevano sentito l’ultima frase, anche se solo io e lui sapevamo come sarebbe terminata. Pochi secondi dopo, il tono di voce assolutamente incredulo di Dean, diede il via a una conversazione che sapevo già terribilmente imbarazzante.

 

“... vergine? Cas, hai detto che questa specie di strega idiota e maniaca, è vergine? Non è possibile...  ti stai sicuramente sbagliando, il tuo mojo angelico, ha bisogno di una revisione mi sa.”

“Dean, ti assicuro che il mio... mojo angelico, funziona benissimo. Non vedo perché questa ragazza non possa essere vergine.”

“Perché? ... hai visto come ti guardava?”

 

Gli occhi dell’angelo, si spostarono nuovamente su di me, chiusi i miei sperando che non potesse leggermi nella mente senza toccarmi. Non sapevo nulla degli angeli, quindi potevo solo pregare che non dicesse nient’altro d’imbarazzante.

 

“Non capisco cosa intendi ma lei rimane comunque vergine, anche se dai suoi pensieri... mi è sembrato di capire che non ne sia molto felice.”

 

Dio, basta... non è possibile. Non posso davvero essere in questa stanza con due uomini capaci di ridurre le mie ovaie a una poltiglia e un angelo sexy e idiota, a parlare della mia verginità. Signore dimmi: che ho fatto di male nella vita, per meritare tutto questo?

 

Riaprii gli occhi e alzai le braccia solo per farle ricadere poco dopo, voltandomi verso i due ragazzi. Entrambi mi stavano osservando, Sam era notevolmente incuriosito, ma non sembrava propenso a prendere parte a quel discorso. Suo fratello invece, sembrava incredulo e nuovamente arrabbiato, anche se questa volta non ne capivo proprio i motivi.

 

“Sei davvero vergine?”

“Sì... e prima che tu me lo chieda... non lo sono per scelta. Se hai dubbi, prova a ripesare a cosa è successo ieri sera e forse anche il tuo piccolo cervello limitato, arriverà a capire perché lo sono. E ora se vogliamo gentilmente cambiare discorso, ve ne sarei grata. Piuttosto, perché Rain man è qui? E quali altre soprese devo aspettarmi prossimamente? Dopo un angelo come amico, cosa mi tirerete fuori? Uno skinwalker come animale da compagnia? Magari un vampiro maggiordomo… o un lupo mannaro come autista?”

“Chi sarebbe Rain man?”

 

A quelle parole Sam, si lasciò scappare una mezza risata, anche Dean non riuscì a trattenere un sorriso e quando mi voltai per fronteggiare l’angelo, capii il perché. Il suo sguardo era disarmante, mi stava fissando curioso, come se non avesse davvero capito che mi riferivo a lui.

 

“Lascia stare, si vede che in paradiso non avete la tv...”

“No in paradiso no. A volte però, l’ho vista nei Motel con Sam e Dean, penso che sia un ottimo strumento, adatto a studiare le dinamiche umane.”

“... so che mi pentirò di questo, ma... cosa intendi per: studiare le dinamiche umane? In tv è tutto finto, lo sai?”

Finto? Quindi nel film che ho visto, l’uomo della pizza non faceva realmente sesso con la babysitter?”

“...”

 

Error… error, allarme rosso... cervello in avaria.

Angeli che guardano film porno e... in compagnia di altri uomini. Dio uccidimi, questo è davvero troppo.

 

Mi portai le mani alle tempie, cercando di bloccare ogni immagine che le parole di Castiel avevano prepotentemente creato nella mai testa. Quando rialzai gli occhi, li puntai su Dean, evitando accuratamente quelli blu dell’angelo.

 

“Davvero? Voi nel tempo libero, guardate film porno... con un angelo?”

“No… lui lo guardava, noi eravamo impegnati in un’altra faccenda.”

 

Ok... forse ero a un filo dalla pazzia ma... davvero, come potevo non pensare a quella montagna di doppi sensi, che si stava accumulando nella mia mente bacata e frustrata? La mia fantasia ormai, viaggiava sul filo della perversione estrema.

 

Pianeta terra chiama Annika, Annika rispondi!

 

Il modo in cui li guardai uno a uno, sicuramente palesò i miei pensieri.

 

“... eravamo impegnati in un caso, non in qualsiasi cosa tu stia pensando. È possibile che tra tutte le cose infernali che ci circondano, dovevamo proprio imbatterci in una strega pervertita, vergine e anche di quelle frustrate? Lasciamo stare... piuttosto Cas, ti ho chiamato più di sei ore fa... perché ci hai messo tanto?”

“Ho ricevuto il tuo messaggio Dean e ho controllato quanto hai detto prima di venire qua. La strega ha ragione, nei dintorni c’è una vera e propria congrega. Sono tutte embrave, una di loro però, potrebbe essere stata corrotta da un demone o da qualche antico Dio malvagio. Dietro questi furti e omicidi, si nasconde sicuramente qualcosa di molto più pericoloso di una strega.”

“E come troviamo la strega che sta facendo tutto questo, tra oltre centocinquanta di esse?”

“Non lo so, non sono onnisciente, dovrete indagare, io cercherò altre informazioni.”

 

Ascoltai tutto, naturalmente, dopo essere riuscita a riportare il mio cervello al proprio posto. Finalmente capivo perché Dean era uscito dallo scantinato, era abbastanza chiaro, voleva avere conferma delle mie parole. Qualcosa nelle parole dell’angelo però, aveva attirato la mia attenzione. Cercando di lasciare indietro lo stupore, la perversione e tutto il resto, per momenti migliori, ricominciai a pensare al caso.

 

“Aspettate... Castiel, hai parlato di un demone o un antico Dio malvagio... e se non fosse proprio tale? Se invece si trattasse di una dea, o meglio di tre dee in una? Non propriamente malvagie, ma che amano portare scompiglio...”

“Stai collaborando con i Winchester? Sei tu la strega che gli ha dato le informazioni sulla congrega?”

“I Winchester? Non eravate i fratelli Plant?”

 

Entrambi i ragazzi mi guardarono un momento a disagio. Capii subito il resto.

 

“Fantastico, nomi, documenti e carte di credito false, mia zia mi ucciderà! Lasciamo stare, Castiel, cosa sai della trinità delle Morrigan?”

“La Dea Morrigan e le sue sorelle, Nemain e Macha, erano divinità dedite alla guerra e ne rappresentavano tre aspetti diversi. Morrigan era anche la protettrice delle streghe e della magia nera. È un’ipotesi interessante la tua, ma non vedo come...”

“Le piume... Sam ha detto che sono state rubate due piume nere e altri oggetti. Da quando me ne ha parlato, sono convinta che siano legate in qualche modo ad alcune divinità celtiche.  Tornando alla mia tesi, le Morrigan erano identificate anche come corvi sui campi di battaglia, quindi se le piume fossero tre e non due, potremmo ricondurle a loro.”

“Interessante ma come hai detto, non erano propriamente malvagie, amavano la guerra e i massacri, non gli omicidi mirati.”

“Vero ma... nel presente sono molte le guerre, le Morrigan sarebbero felici di solcare nuovamente la terra. Non dobbiamo pensare al presente, il problema è il futuro se queste tre dee dovessero ritornare. Loro non uccidevano direttamente ma fomentavano le guerre perché si protraessero il più possibile. Oggi non dovrebbero neanche sforzarsi molto. Questo però mi fa pensare che chiunque le voglia riportare indietro, lo faccia per un motivo.”

“Potere...”

“Esatto, sicuramente sarebbero grate a chi le riportasse sulla terra. Le seguaci del culto delle Morrigan erano tra le streghe più potenti della storia e anche tra le più spietate. Bramavano il potere più di ogni altra cosa... e...”

 

Mi bloccai, mentre uno spiraglio di luce si apriva nella mia testa. I conti nella mia testa tornavano e se i tasselli erano al loro posto, allora sapevo anche chi poteva volere il ritorno delle Morrigan. E finalmente capivo anche perché la comunità magica non era in allarme.

 

_____________

 

Note dell’autrice: Ciao a tutti/e, sono tornata e ancora viva. Spero che abbiate passato tutti/e un buon periodo natalizio e che l’anno nuovo sia iniziato nel migliore dei modi. Il mio è stato particolare, buono sotto molti punti di vista, l’unica pecca… Babbo Natale si è portato via il mio portatile al posto di portarne uno nuovo L.  Pregate anche voi che torni al più presto :’(.

 

Parlando di Annika: Eccoci finalmente alla svolta, l’inizio del caso vero e proprio. Ho dato forse ancora poco spazio a Castiel, ma perché lui si rivelerà importante più avanti nella storia, soprattutto il lato ingenuo del nostro angelo, insieme alla maniacalità di Annika, daranno vita a momenti surreali. 

 

Nel prossimo capitolo probabilmente cominceremo a far la conoscenza della famiglia di Annika, sempre che all’autrice (io) non venga qualche altra malsana idea.

 

Vi lascio quindi con questo capitolo.

 

A presto, un bacio a tutte.

 

Shana

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


I McKinley, quel cognome girava nella mia testa da minuti ormai. La mia avversione verso la famiglia del mio futuro ‘marito’ forse accentuava i miei sospetti su di loro, ma... non sarebbe stata la prima volta che la loro sete di potere li portava a violare leggi della congrega. Era noto a tutti che mantenevano il loro ruolo di alti stregoni solo grazie al loro lignaggio e al sangue di drago che scorreva nelle vene. Questo però negli anni, aveva indebolito sempre di più i loro poteri, era quindi possibile che volessero riconquistare gli antichi fasti, grazie a qualche vecchio rituale. Questo era anche un buon motivo, per tenere gli omicidi sotto una cupola di silenzio.

 

“Credo di avere già qualche idea su chi si cela dietro la banda dell’omega, prima di confermare i miei sospetti però, devo fare alcune ricerche. Devo andare a casa... ma prima ancora, devo sistemare il caos qui dentro. Quando mia zia tornerà, è meglio che gli parli da sola, non so come reagirebbe alla presenza di due cacciatori.”

“D’accordo, non sono ansioso di aver a che fare con altre streghe, soprattutto tue parenti. Noi andremo in camera a lavorare al caso. Cas, tu facci sapere se scopri qualcos’altro.”

“Se scoprirò altro, sarete i primi a saperlo.”

 

Quando l’angelo scomparve, sentii un lieve rumore, come un fruscio d’ali e lo svolazzare del trench. Prima di seguire il fratello, Sam si avvicinò a me.

 

“Possiamo darti una mano a sistemare qui?”

“Ah... grazie, sei gentile, ma... è meglio di no. I miei problemi con la magia non riguardano solo gli scoppi emotivi, anche quando la uso consapevolmente, tendo a combinare disastri. È meglio se vi allontanate mentre cerco di risistemare qui... per il vostro bene.”

“D’accordo, senti... quando vai casa, credi potremmo venire con te?”

“?”

“Hai detto che tuo padre possiede una libreria ben fornita, visto quello che hai detto su questi Dei e rituali, mi piacerebbe saperne di più. Potrei anche aiutarti nelle ricerche se mi spieghi cosa hai in mente, quello è sicuramente il mio campo.”

 

Squadrai un momento il ragazzo, e poi suo fratello che stava sbuffando.

 

“Mh... non lo so, come ti ho detto mio padre non ama i cacciatori, se dovesse scoprire chi siete non sarebbe molto contento.”

“Saremo discreti, potremmo presentarci come dei wiccan.”

“Potrebbe funzionare, ma... chiederò a mia zia di reggere il gioco è meglio se oltre a wiccan, vi presento come suoi amici... ho anche la scusa giusta per farvi essere qui.”

“E sarebbe?”

“Ne parleremo dopo... ora è meglio se vai, tuo fratello continua a guardarmi male. Credo tema che io possa incenerirti per errore.”

 

Sam si voltò verso di lui, poi mi sorrise prima di andarsene, riducendo di nuovo drasticamente il mio contatto con la realtà.

Sospirai e dopo aver liberato la porta, usando nuovamente la levitazione sui calcinacci che la bloccavano, li guardai uscire e li seguii fin quando non imboccarono il corridoio che portava alle camere.

 

Quando mi voltai per studiare cosa fare per sistemare il bar, mi lasciai prendere dallo sconforto. Potevo rimuovere le macerie, e ripulire ma non sapevo proprio come riparare ai danni sul soffitto e sul muro.

Mia zia naturalmente avrebbe risistemato il resto, ma... per una volta sola avrei voluto dimostrare a lei e anche a me stessa di potercela fare.  Lo volevo davvero, anche perché convincerla a collaborare con dei cacciatori, non sarebbe stato facile. Se avesse visto la mia determinazione però... forse c’era qualche possibilità in più.

 

Mi misi al lavoro, cercando di prestare la massima attenzione a ogni mossa che facevo e quando finii, il bar era ancora uno scempio ed io sembravo appena uscita da una catacomba. Mia zia arrivò proprio mentre andavo a ripulirmi, stavo per entrare nella mia stanza quando la sua voce mi raggiunse.

 

“Annie tesoro, sono qui, com’è... oddio... come sei ridotta, cos’è successo?”

“Ciao zia...”

“Annie... stai bene?”

“Si zia ma... beh il bar ha bisogno di una sistemata più accurata e... devo parlarti. Lasciami solo darmi una rifrescata... ne ho bisogno, oggi più che mai.”

“Annie...”

“Ne parliamo tra dieci minuti, tu sistema il bar prima che gli ospiti si alzino.”

 

Non volevo esserci quando mia zia avesse visto il disastro della sala, l’unica consolazione era che aveva colpito solo quella stanza, non volevo pensare a cosa sarebbe successo se avesse ridotto nello stesso modo l’intero motel.

Dopo essermi lavata e cambiata, raggiunsi Susan, aveva lo sguardo stanco ma nonostante tutto mi sorrise. Nel bar era tornato tutto a posto e sembrava non fosse mai successo nulla.

 

“Com’è successo?”

“Beh... abbiamo altri due ospiti al motel e... siediti, è meglio che tu non sia in piedi mentre ti racconto tutto.”

 

Partii con una descrizione minuziosa degli eventi sin da quando lei era uscita la sera prima a questa mattina. Mia zia ascoltò tutto interrompendomi più volte preoccupata, sospirando e dandomi anche della pazza. Non potevo negare che forse un po’ lo ero, non sapevo nulla di questi ragazzi eppure sentivo che stavo facendo la cosa giusta.

 

“Annie... sono cacciatori… sei impazzita?”

“Zia, avrebbero potuto uccidermi... eppure sono qui.”

“Ti hanno legata e minacciata...”

“Poi, però mi hanno lasciato andare... e ciò su cui stanno lavorando ci mette più in pericolo di quanto lo facciano loro. Zia... hanno anche un angelo dalla loro parte... te ne rendi conto? Un angelo...”

“... e da come hai descritto questo... angelo, sembra tutto tranne che un esponente del paradiso...”

“Lo so ma... non credo mentisse. Anche se... è davvero sexy e...”

“Immagino il resto. Annie, dovremmo comunicare la loro presenza alle altre streghe, non aiutarli...”

 

Sapevo che mia zia aveva ragione, la stavo mettendo in guai seri, se qualcuno avesse scoperto che aiutava dei cacciatori l’avrebbero come minimo bandita dalla congrega. Per me al massimo ci sarebbe stato l’annullamento del matrimonio e non potevo dire che mi dispiacesse l’idea. Lei era quello che aveva più da perdere, ma... doveva fidarsi di me questa volta. Sin da quando avevo incontrato al bar questi ragazzi, avevo avuto la sensazione che avrebbero cambiato la mia vita, ora ne ero sicura.

 

“Zia, gli omicidi… il caso su cui lavorano... ascoltali almeno. Secondo me il vero pericolo al momento risiede fuori di qui.”

“D’accordo... li ascolterò, e poi sono curiosa di vedere da vicino questi due... come li hai chiamati prima? Ah sì, miracoli di bellezza e sensualità, assicurarmi solo che il tuo problema non c’entra nulla col volerli aiutare.”

“Beh... un pochino forse... ma solo in maniera secondaria... io...”

“Oh Annie. Quindi... vuoi aiutarli e speri anche in uno slancio di gratitudine uno di loro risolva anche il tuo problema.”

“Sì beh... non mi dispiacerebbe. Dubito però che succederà, uno di loro non è proprio al settimo cielo al pensiero di lavorare con una strega.”

“Beh, se ti consola neanch’io lo sono, i cacciatori hanno una pessima fama da queste parti... ad ogni modo andiamo a conoscerli. Vediamo se a parlare sono stati solo i tuoi ormoni impazziti o c’è davvero questo fantomatico caso. Dopo deciderò, cosa fare.”

 

Portai mia zia verso la loro camera, anche lei notò subito che era accanto agli alloggi del personale e non ci mise molto a farmelo notare.

 

“Ormoni... sicuramente ormoni...”

“Susan, per favore. Ci ha già pensato l’angelo a farmi vergognare dicendo a tutti che sono vergine. Ti prego non mettertici anche tu.”

“... non hai nulla di cui vergognarti, essere vergini non è un peccato.”

“Già... se io ci tenessi particolarmente... ma sappiamo tutte e due che non è così. Se fosse per me, probabilmente non lo sarei più da almeno sette o otto anni.”

“Dai, bussa e vediamo da vicino questi cacciatori che ti stanno facendo impazzire."

 

Lanciai una seconda occhiataccia a mia zia prima di bussare alla loro camera, pochi istanti dopo la porta si aprì e mi ritrovai davanti Dean. Dopo avermi osservato, sempre in quella maniera seccata e un po’ arrogante, si scostò per lasciarci entrare.

 

Sam era seduto al tavolino per la colazione, sotto la finestra, davanti a lui era aperto un portatile e appena entrammo abbasso lo schermo, celando ciò che stava facendo.

 

Mentre mia zia era intenta a squadrarli e dal suo sguardo si capiva perfettamente che anche lei non era del tutto immune al loro fascino, io feci le presentazioni.

 

“Zia, loro sono Dean e Sam Winchester. Lei è mia zia Susan, non è ancora convinta del tutto... prima vuole avere un resoconto completo dei fatti...”

“Fantastico... quindi quelli sotto esame adesso siamo noi?”

 

Dean sapeva essere irritante anche senza insultarmi, bastava il suo tono di voce per farmi perdere le staffe. Fu mia zia a rispondergli e sembrava molto più seccata di me, dal tono che usò.

 

“Tu non ti fidi di noi, quindi perché dovrei fidarmi di te sulla parola? In ogni caso devo saperne di più, anche se dovessi decidere di aiutarvi. Se mia nipote non avesse garantito per voi, vi assicuro che a quest’ora avreste già metà congrega addosso, ma... le ho promesso di ascoltarvi. Quindi parliamo.”

“Scusi mio fratello, signora... lei ha ragione, anche se pensavo che Annika le avesse già spiegato cosa sta succedendo.”

“Qualcosa ma... aspettate. Annika, torna di là, aspetta Barbara e occupati degli ospiti se dovessero alzarsi. Io farò una bella chiacchierata con mister simpatia e suo fratello.”

“Ma...”

“Va Annie.”

 

Ero abituata a essere ancora trattata come una bambina, anche da mia zia, per quanto mi capisse, lo faceva sovente. Il perché? Semplice, sempre a causa dei miei poteri, non li controllavo proprio come i bambini, quindi mi trattavano come tale.

Discutere era inutile, mia zia era accondiscendete con me il più delle volte ma la conoscevo abbastanza da sapere che quando usava quel tono, era definitivo.

Delusa uscii e mi sedetti alla reception, continuando a rimuginare sul perché non voleva che ascoltassi quello che si sarebbero detti.

Mia zia mi raggiunse quasi due ore, era scura in volto ma sembrava rassegnata...

 

“Allora?”

 

Mia zia scrollo le spalle stancamente, mi alzai e lasciai che si sedesse al mio posto.

 

“Barbara dov’è?”

“Sta risistemando le camere, gli ospiti sono andati via mezz’ora fa. Ora vuoi rispondermi?”

“... avevi ragione, quello che sta succedendo è strano. Non sapevo della morte di Demetra, di Jessica e di Vincent Gray. È tutto molto sospetto, dovrò chiedere spiegazioni a Robert.”

“Zia, non parlargli di Sam e Dean...”
“Non lo farò, ma... loro verranno a casa tua, questa storia mi preoccupa, voglio che tu e mia sorella siate al sicuro. E anche se normalmente non chiederei mai l’aiuto dei cacciatori, in questo specifico caso, credo sia meglio. Non posso fidarmi di altre streghe del circolo finche non scopriamo cosa c’è sotto. Loro li presenteremo come hai suggerito tu, due wiccan di Detroit, amici miei... qui per assistere al... tuo matrimonio.”

 

Spalancai gli occhi, fissando mia zia a bocca aperta, l’aveva sicuramente detto ai ragazzi...

 

“Susan... non...”

“L’avrebbero comunque scoperto poiché staranno in casa tua. E... gli ho spiegato tutto, per questo non volevo che ascoltassi, saresti nuovamente scoppiata, combinando qualche disastro. E... Annie non voglio che tu ti faccia illusioni, loro sono cacciatori e noi streghe, per quanto quei due siano sexy e sembrino diversi, non credo che possano essere la soluzione ai tuoi problemi.”

“... e oltretutto Dean odia le streghe... è stato sgradevole anche con te?”

“Abbastanza... ha dato di matto quando ho spiegato la storia del sangue misto dei McKinley, i draghi gli piacciono ancora meno delle streghe.”

“Beh... non ha torto, non sono esattamente gli esseri più amichevoli che conosca.”

“Vero ma i McKinley non sono draghi, sono anche convinta che quella di sposare vergini, sia solo una loro fissa ormai...”

“Sai... avrei anche potuto accettare l’idea del matrimonio concordato... Edward è un cretino, pomposo e con la puzza sotto il naso, ma... almeno è carino. La storia della concubina per una sola notte però... quella proprio non posso accettarla.”

“Lo capisco benissimo questo. Ascolta Annie, sei una bella ragazza e anche intelligente, saresti anche una grande strega, ma... se non impari a controllarti, non avrai speranze. Ci ho pensato molto in queste due ore e lasciarti indagare con quei due non mi piace, ma potrebbe essere un buon allenamento per te. Voglio però, che tu mi riferisca tutto quello che scoprite, io intanto farò le mie indagini da dietro le quinte.”

“Va bene...”

“Annika, è pericolosa questa situazione. Cerca di rimanere concentrata e tienilo a mente, ok?”

“Sì zia.”

“E... tieni lontani quei ragazzi dai McKinley...”

“Ma... se fossero loro quelli che stanno facendo tutto questo?”

“Non credo Annie, non piacciono neanche a me, ma... conosco Robert, se sa cosa succede e non ha detto nulla è perché sta indagando personalmente per non creare panico nella comunità.”

“... e se invece...”

“Annie, tu fai come ti dico io. Visitate i luoghi dei crimini, cercate informazioni sugli oggetti e poi... tu mi riferirai tutto quello che scoprite. “

“... d’accordo.”

“Bene, ora vai da loro, credo abbiano già preparato le loro cose, io chiamerò casa tua e informerò del vostro arrivo.”

 

Non avevo mai visto mia zia così preoccupata, la conoscevo da quando ero nata e sentivo chiaramente che mi stava nascondendo qualcosa. Poteva anche essere solo preoccupata per la situazione, però... il modo in cui mi aveva detto di stare lontana dai McKinley... era sospetto. Sapeva qualcosa su di loro, qualcosa che non voleva dirmi, sicuramene nulla di buono.

 

Appena bussai alla camera dei ragazzi, Dean venne ad aprire, ponendo l’accento col suo sarcasmo sul poco piacere che provava nello starmi vicino.

 

“Sam, è ora di andare, è tornata la strega pazza e fuori controllo.”

 

Il fratello non diede peso alle sue parole, si caricò in spalla le borse e mi raggiunse mentre Dean, prendeva la sua roba.

 

“Scusalo, mio fratello è sempre un po’...”

“... stronzo.”

“Sì, anche quello. Tua zia è una brava persona, avevi ragione, ci ha dato molto informazioni utili.”

“Non ne dubito...”

 

Evitai di chiedere se nelle informazioni utili erano comprese anche quelle su di me, anche se... ero curiosa di sapere cosa ne pensassero. Mia zia sosteneva che non c’era molto speranza, io però non ne ero ancora convinta. Sam si stava dimostrando estremamente gentile verso di me, il suo poteva essere un interesse puramente accademico naturalmente. Da quello che avevo capito, era la prima volta che incontrava un’embrava, la sua cordialità però, mi faceva venire i brividi, nel senso migliore del termine ovviamente.

 

“Le chiavi?”

 

Dean ci aveva raggiunto, capii immediatamente la sua domanda. Non mi ero dimenticata della promessa.

 

“Le ho alla reception... l’auto è nel garage del motel... piuttosto perché avete tanti bagagli? Non mi sembrate dei fissati per la moda...”

“... dentro la maggior parte delle sacche ci sono i nostri... ferri del mestiere, diciamo. Non potevamo lasciarli in macchina, mentre veniva riparata.”

“Capisco... e a proposito, visto che starete da me... chiederò a Daniel di rimorchiare la vostra auto nel mio garage, puoi ripararla lì a questo punto. Non è proprio un’officina ma... dovrebbe esserci tutto ciò che serve. Anche a mio padre piaceva sistemarsi la macchina da solo, prima almeno...”

“Prima di cosa?”

“Niente. Solo... non ha più molto tempo per queste cose ormai.”

 

La verità era un’altra, mio padre era cambiato da un po’ di anni. Più o meno da quando aveva capito che la sua unica figlia, non era capace di lanciare i più semplici incantesimi senza combinare disastri. Per anni aveva cercato di capire il perché i miei poteri fossero così fuori controllo ma quando si era reso conto che non c’era una causa vera e propria, aveva cominciato a mutare. Tutto quello che prima lo appassionava, era diventato superfluo e inutile, tutto il suo interesse si era concentrato nell’acquisire potere nel circolo, in modo da tenere alto il nome dei Green.

 

Passando alla reception salutai mia zia e presi le chiavi dell’auto che diedi immediatamente a Dean. Prima che uscissimo, mia zia ci fermò, più precisamente bloccò i due ragazzi.

 

“Se succede qualcosa a mia nipote... non c’è posto abbastanza lontano in cui possiate nascondervi... ricordatevelo.”

“... con tutto il rispetto... signora... è più facile che sia sua nipote a far fuori noi due considerando che in ventiquattro ore, ha già attentato alle nostre vite due volte con la sua stupidità...”

 

Ok, il tono di Dean era sempre odioso ma non potevo dargli torto, tanto che, nonostante gli insulti sorrisi e mia zia fece lo stesso.

 

Arrivati alla macchina e dopo che Dean la controllò fuori e dentro, senza aver nulla da dire sulle sue condizioni, finalmente partimmo. Mentre li guidavo verso casa mia, gli feci la domanda che mi girava in testa, da quando mia zia me lo aveva detto.

 

“Allora, mi spiegate come ha fatto Susan a convincervi a stare in casa mia durante le indagini?”

“... ha detto che sospetta che i prossimi colpiti possiate essere tu e la tua famiglia... non te l’ha detto?”

“No, ma... perché?”

“Gli oggetti rubati, sono degli artefatti antichi secondo lei e in casa ne possedete uno... per essere precisi, tua madre possiede la terza piuma nera. È tramandata da generazioni nella sua famiglia.”

“Quindi avevo ragione… le piume sono tre...  non sbagliavo sulle Morrigan. E...se distruggiamo la piuma, abbiamo già risolto il caso, giusto?”

“Non è cosi facile, se sono artefatti legati a delle divinità, potrebbero essere indistruttibili. E in ogni caso dobbiamo trovare chi sta facendo tutto questo, anche se fermassimo il suo piano attuale, potrebbe trovare un’altra strada.”

“Capisco... quindi cosa intendete fare?”

“Sai dove potrebbe tenere la piuma tua madre?”

“Non ne ho idea... non sapevo neanche che avessi qualcosa di simile in casa. Se è qualcosa di prezioso però... potrebbe tenerla nella cassaforte.”

“Va bene, la cercheremo, dobbiamo sorvegliarla, se tua zia ha ragione, potremmo cogliere sul fatto la strega che sta facendo tutto questo e... avendo accesso alla casa, non dovrebbe neanche essere troppo difficile.”

“Si beh... spero che abbiate buona memoria allora.”

“Perché?”

 

Indicai la casa verso cui ci dirigevamo, sempre che si potesse definirla tale, era una villa Vittoriana, ristrutturata e ampliata nel corso degli anni. All’esterno, c’era un ampio parco privato e la casa disposta su due piani, più seminterrato, misurava più di 2000mq.

 

“Benvenuti a casa mia.”

 

Entrambi i ragazzi si bloccarono per alcuni istanti guardando davanti a loro, mentre il cancello del parco si apriva elettronicamente per lasciarci passare. Mentre superavamo l’entrata, finalmente Dean riprese l’uso della parola.

 

“Sei... fottutamente ricca...”

“No, mio padre lo è. Può sembrare la stessa cosa ma non lo è... non per me almeno. Ad ogni modo se volete ficcanasare per la casa, è meglio se vi accompagno, almeno all’inizio. Sai Dean... non tutte le streghe abitano in capanne in mezzo al bosco.”

“Lo vedo... immagino che la magia aiuti anche a diventare ricchi...”

“Ci risiamo... no, sbagli ancora. La mia famiglia, si è arricchita nel tempo, i miei avi erano tutte persone di un certo peso nella società e... non grazie alla magia.”

“Certo... lasciamo stare.”

 

Ovviamente Dean non mi credeva, scossi la testa e gli indicai, dove parcheggiare, facendo cadere il discorso.

 

Quando scendemmo dall’auto, in pochi secondi mia nonna materna, ci venne incontro. Abitava nella dependance della casa da quando mio nonno era morto e mia madre non aveva voluto lasciarla sola. Era avanti con gli anni, ma era una donna forte e sveglia e insieme a mia zia, una delle mie poche sostenitrici.

 

“Annie tesoro... eccoti finalmente, ha chiamato Susan e mi ha avvertito che avremmo avuto ospiti... suppongo che questi due bei ragazzi siano i suoi amici... i due wiccan di Detroit.”

“Ciao nonna, sì, loro sono Sam e Dean... Plant.”

“Molto piacere di conoscervi, io sono Darla Morgan, la nonna di Annika... benvenuti a casa Green.”

 

Entrambi i ragazzi strinsero la mano di mia nonna, anche Dean si mostrò più cortese di quanto mi aspettassi da lui. Forse le donne anziane lo mettevano in soggezione o forse mia nonna non gli sembrava particolarmente pericolosa e... non sapeva quanto si sbagliasse. Questa però, lo conquistò totalmente con poche parole, non avrei mai immaginato che Dean avesse gusti molto simili ai miei sul cibo.

 

“Venite dentro ragazzi, potremmo chiacchierare davanti a una bella fetta di crostata di mele, intanto che i domestici preparano le vostre stanze.”

 

Gli occhi di Dean s’illuminarono a quelle parole, forse il detto che la via per il cuore di un uomo passa per lo stomaco, nel suo caso era vera. Annotai mentalmente che la torta di mele, sembrava notevolmente contrastare il suo astio verso le streghe.

 

Mia nonna mi prese sotto braccio e mentre ci avviavamo verso casa, mi sussurrò qualcosa all’orecchio.

 

“Annie, se quei due sono dei wiccan, io sono la prima ballerina del Bolshoi. Dimmi la verità... è un altro dei tuoi tentativi di mandare a monte il matrimonio, vero?”

“Nonna...”

“Tesoro, con due così, io manderei a monte anche una decina di matrimoni, soprattutto considerando chi è il tuo futuro marito. Se vuoi, posso preparare una delle mie pozioni per darti una mano.”

“Nonna...”

“Oppure posso stregarli per te.”

“Nonna...”

“Oh andiamo Annika, i matrimoni combinati erano fuori moda già ai miei tempi... e poi non vorrai mica dirmi che ti piace Edward? Avrà anche il nome di quel vampiro della tv che piace tanto a voi ragazze, ma... è un McKinley... tu meriti di meglio. Tuo padre, è uno stupido, avrai il suo cognome, ma tu sei una Morgan e noi non siamo fatte per fare da tappezzeria. Allora dimmi quale dei due preferisci? Quello alto come una montagna che se le proporzioni hanno ancora senso, potrebbe rivelare una bella sorpresa… oppure il biondino? Dà l’impressione di essere uno piuttosto esperto con le donne.”

“Nonna, sei unica... ma... non credo sia il caso stregarli o fargli bere qualche intruglio dei tuoi. Però, hai ragione... non sono wiccan, sono... solo amici. Ma, il resto è un mio problema, ok? Se papà ti sentisse parlare così, ti rinchiuderebbe in qualche ospizio per vecchie streghe con malattie mentali.”

“E... sarebbe meglio che continuare a vivere sotto lo stesso tetto di quel caprone di mio genero. Ancora adesso mi chiedo che abbia visto tua madre in lui...”

 

Sorrisi più a me stessa che a mia nonna. Nessuno in casa era riuscito a far cambiare idea a mio padre, anche se ci avevamo provato, l’unica che poteva mettere un freno a questa follia ero io. Era il mio futuro quello in gioco.

Quando mi voltai per vedere se i ragazzi ci stavano ancora seguendo, notai che anche loro stavano discutendo animatamente. Mi chiesi di cosa ovviamente, anche se non mi osai mai chiederlo. L’avrei scoperto solo molto più avanti e avrei capito anche perché Dean, sembrava sempre così seccato in mia presenza.

 

Dopo la torta, approfittammo del fatto che mia nonna si era messa a guardare la tv, per infilarci immediatamente in biblioteca, dove fu Sam quello a rimanere a bocca aperta. Non avevo scherzato dicendo che poteva far concorrenza a quella vaticana. Occupava entrambi i piani della casa, con scaffali altissimi disposti in file ordinate e catalogate per argomento.

 

“Abbiamo qualche ora... mio padre e mia madre torneranno per cena. Se per voi va bene, farei così: Sam, tu potresti fare le tue ricerche qui, mentre io accompagno Dean, in un giro della casa, in modo che impari a muoversi almeno lui. Se dobbiamo trovare questa piuma, faremo prima dividendoci, non credo che mia madre l’abbia lasciata in bella vista da qualche parte.”

“Per me va bene... questa biblioteca è fantastica... e anche ordinata. Non dovrebbe essermi difficile trovare ciò che cerco.”

“Sì, solo...  non toccare i libri nelle teche di cristallo. Sono... protette magicamente, solo una strega può aprirle. Se ne vedi qualcuno che t’interessa, segnatelo e quando torno, ci penso io. O... chiamo mia nonna... forse è meglio effettivamente.”

“Perfetto.”

“Dean, vogliamo andare?”

“... non vedo l’ora, questo posto puzza di noia e tristezza...”

“Finalmente capisco cosa intendeva Sam, dicendo che le ricerche sono il suo campo. Seguimi.”

 

Decisi di cominciare il giro della casa dalle stanze per gli ospiti, in modo che potesse memorizzare la strada, dalle camere che avrebbero occupato lui e suo fratello. E naturalmente... come seconda cosa, gli mostrai dov’era la mia stanza e non solo per potermi chiamare se avevano bisogno di me, e questo lo capì anche lui...

________________

Note dell'autrice: Mi scuso per il ritardo, purtroppo senza il portatile sono molto più lenta a scrivere. Probabilmente la storia subirà ancora slittamenti a causa di tutto ciò.

Sul capitolo: fin'ora abbiamo solo conosciuto un po meglio zia Susan, che come molti noteranno si pone verso Annika come un amadre quasi. E abbiamo avuto un breve incontro con nonna Morgan, che tornerà presto. Come si è capito, Annika assomiglia molto a lei caratterialmente, sopratutto nei gusti sugli uomini e la vedremo ancora nel prossimo capitolo, insieme anche ai signori Green. Sopratutto vedremo Annika e i ragazzi, cominciare a districarsi nel caso e qualcuno tramare nell'ombra.

Un saluto a tutti.

Shanax

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


cap6

“E questa sarebbe camera tua?”

“Cos’ha che non va?”

“... quelli accanto alla tv sono tutti film porno... mentre sul letto è piano di peluche a forma di cuoricini… è… strano... non credi?”

“Mi piacciono i peluche e i porno, allora?”

“Aspetta... non stai cercando scuse... tipo sono di un amico o di un cugino?

“Perché dovrei? Una ragazza avrà anche diritto a sfogarsi in qualche modo, no?”

 

Il viso di Dean prese ogni sfumatura possibile, anche senza leggergli nella mente sapevo a cosa stava pensando e... ero abbastanza sicura che quei pensieri non gli dispiacessero poi così tanto. Cercando di nasconderli, sorseggio la birra che mia nonna aveva offerto ad entrambi i ragazzi, continuando a guardarsi intorno.

 

Lasciavo apposta in giro film porno e poster di modelli, lo facevo sempre con la speranza che mio padre, le rare volte che entrava nella mai stanza, capisse anche lui che non ero quell’esempio di santità che voleva credere.

 

“Non dovevamo fare il giro della casa?”

“Sì, ma pensavo che potevamo parlare un momento, almeno finche non finisci quella birra. Se tu la versassi a terra macchiando qualche prezioso tappeto, mio padre non ne sarebbe felice.”

“Guarda che non sono un idiota incapace di reggermi in piedi come qualcun’altro...”

 

Trafissi il biondo Winchester con lo sguardo, detestando il modo in cui sorrideva, aveva il viso trionfante di chi purtroppo, sapeva di avere ragione.

 

“Giusto… ma siccome l’idiota è con te, il rischio di rovesciarla esiste comunque. Ascolta, voglio solo parlare... cercare di conoscere meglio te e tuo fratello visto che lavoreremo insieme per qualche giorno. Sicuramente anche tu hai delle domande… o sbaglio?”

”Sbagli... a me non m’interessa conoscerti. Quello che so mi basta per capire che prima finiamo questo lavoro meglio è per tutti. E... chiariamo un’altra cosa, i tuoi problemi non riguardano né me né mio fratello, siamo qui solo per fare il nostro lavoro.”

“Il vostro lavoro... quindi anche ieri sera era lavoro?”

“...”

“Dean, andiamo. Non ho preteso nulla per il mio aiuto, sto facendo quel che posso perché credo veramente che sia giusto così. I miei problemi con la magia e con... hm il sesso, sono un altro paio di maniche. E... in ogni caso, ti piaccio almeno fisicamente e non puoi dire il contrario dopo ieri, quindi che male ci sarebbe?”

“E me lo chiedi? Sei una strega...”

“Si lo sono, ma sono anche un essere umano se non te ne sei accorto.”

“... e un pericolo pubblico... non ho intenzione di finire come la mia auto, né scuoiato vivo o sepolto sotto cumuli di macerie, non per aiutare una strega. Sono qui perché l’unica pista che abbiamo sembra essere proprio a casa tua, altrimenti ti assicuro che sarei felice di starti il più lontano possibile. E con questo il discorso è chiuso. ”

 

Per chiarire ulteriormente il suo punto di vista, Dean scolò la birra tutta d’un fiato, sbattendo la bottiglia sul comò e facendo cenno di muoverci.   

Non che non mi aspettassi qualcosa di diverso da lui, ma... era stato fin troppo diretto. Delusa dal modo di fare del cacciatore mi avvia verso la porta e inciampai nel tappeto. Non che fosse insolito per me, lo fu però, non cadere, Dean si era mosso con riflessi fulminei, sostenendomi per la vita con un braccio e evitando che rovinassi contro il mobile a cassetti della mia camera.

 

Quello che non mi aspettavo e che in un primo momento non riuscii a spiegarmi, fu ciò che successe dopo. Ero già pronta a subire qualche altro insulto o presa in giro, mentre ancora aggrappata al suo braccio, mi rimettevo in equilibro sulle mie gambe, invece non successe nulla del genere.

Sembrava la scena di un film, dove quando niente sembra girare per il verso giusto per la protagonista, accade qualcosa che ribalta totalmente la situazione.

 

“Tutto bene?”

“Eh? Ah… si... grazie. Come dicevo prima, se tu avessi avuto in mano la birra, avrebbe potuto versarsi a terra adesso... avevo ragione alla fine.”

 

Cercai di buttare la cosa sull’ironia, aspettando ancora una battuta che non arrivò neanche quella volta. Invece fui praticamente abbagliata da un sorriso che non avrei mai pensato di vedere, non sul viso della persona che fino a pochi istanti prima, aveva reso chiaro che se non mi detestava, poco ci mancava.

 

“L’importante è che non ti sia fatta male.”

“... Dean, stai bene?”

“Sì, certo. Ma... potrei stare anche meglio effettivamente.”

 

Oh... merda... che diavolo sta succedendo?

 

C’era decisamente qualcosa di strano in lui, avevo avuto a che fare con dei lunatici, ma ... qui sembrava più un caso di sdoppiamento della personalità. Era improvvisamente troppo gentile e... troppo vicino, anzi, il suo braccio non aveva ancora lasciato la mia vita nonostante fossi in piedi e... continuava a stringermi sempre più contro di se.

 

“Dean?”

“Avevi ragione  anche su un’altra cosa, mi piaci...”

 

Tra quell’ultima frase e il momento in cui mi ritrovai con la sua lingua in bocca, non passò neanche un secondo.

Che fosse tutto molto strano, non c’erano dubbi, ovviamente però, non potevo dire che fosse spiacevole questo cambiamento.

Era possibile che Dean volesse solo mettermi alla prova poco prima? Forse per... non so, capire se volevo davvero aiutarli o solo portarmeli a letto? Certo, era possibile ma... non ne ero troppo convinta.

 

Mentre cercavo di pensare, mi ritrovai fin troppo velocemente sollevata da terra e pochi istanti dopo, sbattuta sul mio stesso letto, senza troppi complimenti.

 

“Che... ? Cosa... ? Tu vuoi...? Sei sicuro?”

“Sono più che sicuro, è da quando ti ho vista in quel bar che ti desidero. Credo di essermi innamorato di te dal primo istante...”

 

Cosa?! Innamorato? Fermi tutti, che diavolo vuol dire innamorato? E...

 

Era ufficiale, Dean doveva essere posseduto, o forse... stregato... il pensiero che si formò nella mia mente un secondo dopo, fece luce su ogni cosa.

 

...NONNA!

 

Non c’erano dubbi, c’era lo zampino della mia cara nonnina in tutto questo. . Molto probabilmente aveva mischiato un filtro alla birra del ragazzo e nel momento in cui mi aveva toccata per non farmi cadere, io ero diventata la donna dei suoi sogni.

Come ogni pozione, l’effetto non era permanente ma... cosa diavolo le era saltato in mente? Le avevo detto chiaramente di evitare, perché l’aveva fatto?

Sapevo che tutto questo era sbagliato, anche se volevo far sesso, non volevo ingannare nessuno. Il problema ora, era fermare Dean, e non era sicuramente un lavoro semplice. Meno ancora considerando che oltre ad essere il doppio di me fisicamente, quello che stava facendo non mi dispiaceva davvero.

 

Avete idea di quanto potesse essere difficile anche solo pensare, mentre la testa di uno degli uomini più affascinanti che abbia mai visto, si infilava sotto la mia maglietta? La risposta è esattamente quella che state pensando: impossibile. E io non ero sicuramente capace di resistere a lungo, in realtà, neanche per breve tempo.

 

Venti secondi dopo in effetti, ogni fibra del mio corpo era pervasa da brividi piacevoli, mentre il biondo Winchester era impegnatissimo a risalire lentamente il mio ventre baciando ogni centimetro  di pelle.

 

“Oh cavolo... Dean... tu non… oh… non vuoi davvero... no, li no... Dio aiutami! Per l’amor del cielo, ascoltami...”

“Zitta, non è il momento di parlare.”

 

Per rispondermi, aveva effettivamente tirato fuori quella dannata testa dalla mia maglia ma... giusto per farmi perdere completamente il controllo, aveva preso una delle mie mani e se l’era portata al cavallo dei pantaloni. In un solo istante, la blanda resistenza che avevo opposto fino a quel momento si dileguò, mentre il mio cervello del piano di sotto cantava inni a madre natura e al gran lavoro che aveva fatto con Dean.

Non potevo certamente andarmene e lasciarlo lì... eccitato, giusto?

 

In un angolo remoto del mio cervello, la mia ragione urlava che era tutto sbagliato, che Dean mi avrebbe uccisa una volta che l’influsso dell’incantesimo, si fosse esaurito. Ovviamente però, dopo aver... toccato con mano, la solidità della situazione, quel tipo di pensieri erano diventati poco più di un sussurro.

 

In quel momento esistevamo solo, io, Dean, la sua bocca sul mio collo e... le sue mani praticamente ovunque. Stavo sbagliando, ma era un errore così dannatamente piacevole che non potevo non commetterlo. Quello che non dovevo assolutamente fare però, era rischiare di nuovo di combinare casini. Decisi quindi di lasciar fare tutto a lui, forse rimanendo passiva, avevo più possibilità. 

 

 

 

Purtroppo non funzionava così e lo scoprii molto in fretta. Ero li che guardavo quell’uomo stupendo sopra di me, godendo di ogni carezza, di ogni bacio e di ogni sfregamento volontario o no.

Mi ero limitata, ad alzare le braccia, o inarcarmi per lasciare che mi togliesse la parte superiore dei vestiti, ed ero rimasta a guardare mentre si liberava dei suoi, sfiorandolo appena quando era tornato sopra di me, solo per sentire per la prima volta cosa si provava a toccare un uomo.

 

 Quando chiusi gli occhi, lasciandomi trascinare da lui in quella passione e disconnettendomi dalla realtà, la mia magia, trasformò quel momento in un inferno.

 

Non mi resi conto di non essere più nella mai stanza, ne del fatto che Dean si era improvvisamente bloccato. Mi ci volle qualche secondo per capire che avevo appena rovinato tutto... di nuovo...

 

Quando aprii gli occhi, per guardare cosa stava facendo Dean, lo trovai ancora sopra di me, a quattro zampe che si guardava in giro leggermente smarrito. Seguii a mia volta il suo sguardo, e imprecai sonoramente, portando così l’attenzione del ragazzo su di me. Il suo sguardò mutò di colpo, passando dalla sorpresa alla rabbia. Quando la mia magia si era attivata, doveva aver cancellato gli effetti della pozione, oltre a combinare i soliti disastri.

 

“... che diavolo mi hai fatto?”

“...”

 

Il mio senso di frustrazione, si appesantì notevolmente, proprio come avevo immaginato, Dean era furibondo e probabilmente ricordava tutto. Si tirò su, continuando a fissarmi con occhi omicida, mentre io scivolavo all’indietro sulla schiena, cercando di allontanarmi. Quando la mia nuca colpì qualcosa, mi voltai, dietro di me c’era una grossa quercia. Diedi un’altra occhiata in giro, era su un prato verdeggiante, con aiuole curatissime che nonostante il clima non proprio caldo, erano rigogliose come in piena primavera. In lontananza, un maniero faceva capolino da dietro alcuni alberi che costeggiavano il vialetto. L’avrei riconosciuto anche a miglia di distanza, era un edificio imponente e tetro , che stonava con la bellezza del parco circostante, c’ero stata raramente, ma non avevo dubbi.

 

“Stai giù Dean, quello che ho fatto o non ho fatto io, è niente rispetto a quello che succederà se ci trovano qui...”

“... sai dove siamo?”

“A... Salem... siamo nel parco della tenuta dei McKinley...”

“Vuoi dire la famiglia del tuo futuro marito?”

“Sì, ora abbassati e parla piano...  io... mi... dispiace ok? Ora lasciami pensare a come uscire fuori da questo casino.”

 

Dean mi fissò ancora un momento, l’urgenza e la preoccupazione nella mia voce, non sfuggirono neanche a lui. Qualche secondo dopo, mi seguì all’ombra e al riparo della quercia.

 

“E possibile che non sai fare altro che disastri? A che diavolo pensavi?”

“Ah... credo di aver pensato che mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Robert McKinley quando avrebbe scoperto che la promessa sposa di suo figlio non era più vergine...”

“... io ti uccido... mi hai stregato vero? Come hai fatto?”

“Dean, dopo...”

“Sei davvero...lasciamo stare. Come hai intenzione di andare via di qui senza essere visti?”

“Esattamente come siamo arrivati... col teletrasporto.”

“... non se ne parla neanche, sei stata tu stessa a dire che anche quando usi la magia volontariamente riesci a fare disastri... non ho nessuna intenzione di farti da cavia. Preferisco affrontare tutte le streghe di Salem a mani nude.”

 

Il Dean stronzo e arrogante era tornato, non c’erano più dubbi. Scossi la testa, frugando  nelle tasche dei pantaloni e ringraziando il cielo che non ci fossimo spinti così avanti da aver già tolto anche quelli. Quando trovai ciò che cercavo, tirai fuori l’oggetto mostrando al ragazzo, il piccolo ciondolo d’argento a forma di D, l’inziale di Darla, mia nonna. Purtroppo, quello di zia Susan doveva essere scivolato fuori quando Dean mi aveva sbattuta sul letto e quello di mia madre, non l’avrei usato neanche sotto tortura. La situazione era già abbastanza imbarazzante senza mettere in mezzo i miei genitori.

 

“Non ho intenzione di usare io la magia, non per  teletrasportarci almeno. Però, posso usare la telepatia per avvertire mia nonna e fare in modo che sia lei a venire qui. Ci tirerà fuori dai guai... me lo deve, infondo è anche colpa sua se siamo qui...”

“... in che senso è colpa sua?”

“Hai presente la birra che ti ha offerto?”

“Si...”

“Diciamo che era corretta... “

“Vuoi dire che è stata lei a... drogarmi? Perché?”

“Non ha importanza ora... lasciami concentrare e... avvertimi se si avvicina qualcuno.”

 

Usare la telepatia era abbastanza semplice normalmente, un po’ meno quando la mente che volevi contattare era quella di una persona che non voleva essere disturbata. E in quel momento quella di mia nonna era chiusa all’esterno. Imprecai mentalmente, chiedendomi il perché? E... lo capii abbastanza in fretta, conoscevo mia nonna e... anche le sue abitudini. Nonostante l’età, era ancora... attiva diciamo e Dean non era stato l’unico a prendere la birra offerta da lei... anche suo fratello l’aveva accettata.

 

“Per tutto ciò che è sacro... no, Signore pietà, non voglio crederci!”

 

Dean si girò di scatto, mi ero lasciata scappare quelle parole a voce alta e lui mi piantò immediatamente una mano sulla bocca, portando un dito dell’altra sulla propria. Lo guardai per qualche secondo, poi lui mi indicò qualcosa o meglio, qualcuno che si stava avvicinando.

Dimenticando per un secondo mia nonna e il povero Sam... mi sporsi per guardare di chi si trattasse. Li riconobbi subito e il mio panico crebbe d’intensità a quella vista.

 

Molto presto sarebbero stati abbastanza vicini, da poter sentire di cosa discutevano, anche se, immaginavo già di cosa si trattasse. Mi levai la mano di Dean dalla bocca e attirandolo più vicino gli sussurrai qualcosa.

 

“... quello alto, coi capelli ramati è mio padre, l’altro è Robert McKinley, il mio futuro suocero e capo della congrega. Non dobbiamo farci vedere assolutamente, se ci trovassero così... beh... diciamo che tu passeresti un bruttissimo quarto d’ora... di quelli che dopo probabilmente non potresti raccontare a nessuno.”

 

Dean mi rivolse uno sguardo molto strano, poi si nascose meglio dietro l’albero. Rimanemmo entrambi in ascolto, mentre le voci diventano sempre più forti e chiare.

 

“... Robert, mi è sembrato che Edward non fosse entusiasta al pensiero dell’imminente matrimonio.”

 

Edward non era entusiasta? E io cosa dovrei dire? Sto per sposare un uomo che... sempre che riesca visto l’andamento attuale delle cose, mi toccherà una volta in vita sua e poi mi scaricherà in un angolo...

 

“È come tutti i ragazzi, crede che ci sia tempo prima di pensare al matrimonio, conosci i giovani. E poi... hai parlato con tua figlia? Cosa ne pensa di venire a stare qui, già dalla settimana prossima? Credo che se si conoscessero meglio sarebbe più facile per entrambi.”

 

COSA? Ma non ci penso neanche... non ho nessuna intenzione di conoscere meglio Edward e... neanche di sposarlo.

 

“Mia figlia, è una ragazza all’antica Robert, si sentirebbe a disagio a vivere qui prima di essere ufficialmente sposata.”

 

All’antica? Questa poi...papà, digli la verità e cioè che non vuoi mostrare a tutti che non so neanche riempire un bicchiere d’acqua magicamente...

 

“E cosa ne pensa lei del matrimonio? Le piace l’idea di diventare una McKinley? In città ci sono alcuni pettegolezzi secondo cui Annika sta cercando di evitare questo matrimonio, mi devo preoccupare Bryan?”

“Certo che no Robert. Annika, non vede l’ora di sposarsi con tuo figlio. Infondo... si è mantenuta pura proprio per questo, lo sai.”

 

Non potei non notare il sorrisetto di Dean, sembrava divertirsi non poco alle mie spalle. Ne aveva tutte le ragioni, visto che in ventiquattr’ore, mi conosceva già meglio di mio padre. Gli tirai una gomitata, senza pensare alle ripercussioni, Dean emise un breve suono che cercò di soffocare con una mano. Purtroppo però, fu avvertito dai due uomini.

 

In pochi secondi ci avrebbero scoperti, potevano non capire come mai fossimo li, ma nessuno avrebbe avuto dubbi su cosa stavamo facendo poco prima, non era difficile intuirlo visto che eravamo entrambi mezzi nudi.

Fu un attimo, mentre i due si avvicinavano, Dean mi prese e mi buttò dietro a dei cespugli, atterrando poco dopo sopra di me, e tenendomi di nuovo una mano sulla bocca. Aveva sfruttato l’angolo cieco che il grosso tronco ci offriva e avevamo anche avuto la fortuna che due passerotti, probabilmente spaventati da noi, avevano spiccato il volo nello stesso istante, comprendo così, il movimento delle foglie.

 

Dean forse non notò il mio rossore, ma io incominciavo seriamente a sentire di nuovo caldo. Era mai possibile che queste cose succedessero sempre nei momenti meno opportuni? Perché Dean non poteva buttarsi su di me senza bisogno di filtri d’amore, o per evitare di essere ucciso? Ero davvero sfortunata...

 

Solo la voce di mio padre mi riportò alla realtà, come l’effetto di una doccia fredda.

 

“Che succede Robert?”

“Ero sicuro di aver sentito qualcosa... ma... forse erano solo uccelli.”

“Sicuramente. Ascolta, io devo proprio tornare a casa ora, Annika e mia moglie mi aspettano e... con tutto quello che sta succedendo non voglio lasciarle sole per troppo tempo.”

“Già, gli omicidi e i furti, brutta storia. Se non risolviamo questa faccenda attireremo presto visitatori sgraditi. Sai di cosa parlo vero?”

 

Sapevamo anche noi di cosa parlavano, cacciatori. Guardai Dean preoccupata, lui stava davvero rischiando la pelle e infondo, lo stava facendo per aiutare noi streghe. Se fossimo riusciti a risolvere questo caso, decisi che dovevo anche far sapere a tutti che non tutti i cacciatori erano da odiare. Alcuni, sapevano davvero riconoscere il giusto e lo sbagliato.

 

Questa volta forse, la mia magia impazzita, aveva fatto qualcosa di buono. Sembrava che potessimo ricavare qualche informazione utile da tutto questo casino.

 

“Hai saputo nulla da Tyler?”

“Niente... ho mandato qualcuno a controllare ma... non sono ancora tornati. Sono preoccupato Bryan... anche per te, dovresti portare le reliquie custodite dalla tua famiglia qui... sareste più al sicuro senza averle in casa.”

 

Guardai Robert McKinley profondamente, il brillio di cupidigia nei suoi occhi non mi sfuggi e capii che non era sfuggito neanche a Dean, l’occhiata che mi lanciò poco dopo, era eloquente.

 

“Robert, apprezzo il tuo interessamento ma non posso. Un giorno la piuma e la spada apparterranno a Annika e quindi a suo figlio e a quello di Edward se Dio vuole, ma fino a quel momento, siamo io e mia moglie i custodi di quelle reliquie. Anche se... non capisco, quegli oggetti non hanno più poteri da secoli, la loro magia si è esaurita quando gli uomini hanno smesso di adorare gli antichi dei. Perché qualcuno sta rubando e addirittura uccidendo per averli?”

“SI tratta sicuramente di qualche pazzo... magari convinto che quegli oggetti possano far tornare in vita gli dei che un tempo adoravamo. Anche nel circolo c’è ancora chi crede che abbiamo sbagliato a convertirci ad altre religioni.”

“... hai ragione, sono dei pazzi... ma forse tutta la comunità magica dovrebbe essere avvertita del pericolo. Morris e Bennett, non erano due sprovveduti, eppure sono morti... e non c’erano segni di lotta in casa loro. Io temo che questa banda dell’Omega sia formata da membri del circolo, persone di cui ci fidiamo.”

“Sei diventato sospettoso col tempo amico mio. Andiamo, conosco la nostra gente, non posso pensare che uno di noi farebbe una cosa simile.”

“Forse hai ragione... però... chi a parte i membri del circolo, sa delle reliquie? E soprattutto... chi sa da chi vengono custodite? Io non voglio lanciare accuse, ma... siamo in pochi a conoscere queste informazioni.”
“Hai ragione e per quello che ne so, siamo rimasti solo io, te, tua cognata visto che Adam Tyler sembra scomparso. Dimmi Robert, sospetti forse di me? Perché immagino che tu escluda te stesso e tua cognata da tutto questo...”

 

Trattenni il fiato a quelle parole, la faccenda si stava facendo pericolosa, il tono di McKinley era cambiato, era chiaramente di sfida. Notando la mia ansia, Dean mi schiaccio ancora di più la mano sulla bocca. A ragione, immaginava che se le cose si fossero messe male per mio padre, io, incapace con la magia o meno, non sarei rimasta a guardare.

 

Dopo alcuni secondi in cui i due si fronteggiarono, mio padre sospirando pesantemente scosse la testa.

 

“No Robert e lo sai, non farei entrare Annika nella tua famiglia se pensassi che sei coinvolto. Mi dispiace se ti ho fatto credere il contrario.”

“Ah, non ti preoccupare Bryan, risolveremo tutto vedrai. Ora sarà meglio che tu vada, e porta i saluti di Edward ad Annika.”

 

Guardai mio padre allontanarsi, mentre McKinley rimase ancora qualche istante fermo sul vialetto. Appena mio padre sparì dalla vista, un uomo alto e dalla carnagione scura, comparve al fianco del padrone di casa. A quella vista Dean mi lanciò un’occhiata sorpresa, che ricambia immediatamente prima di ascoltare il breve scambio di parole col nuovo venuto.

 

“Adam, sai cosa fare. Tienimi informato, ok? ”

 

L’uomo fece solo un breve cenno con la testa e scomparve subito dopo.

Nonostante la mia agitazione e i miei tentativi di liberarmi di Dean, lui non mi lasciò andare, non fino a quando non fu sicuro che non ci fosse più nessuno nei paraggi.

 

“Devo avvertire mio padre... devo... farlo subito. McKinley, è lui... è lui, me lo sentivo, hai visto anche tu... dovete aiutarmi, dovete aiutare mio padre...lui...”

 

Mi tirai su decisa a rincorrere mio padre, ignorando totalmente com’ero conciata e soprattutto il fatto che qualcuno mi avrebbe sicuramente vista. Fortunatamente Dean, decisamente più lucido, era con me e non appena tentati di rialzarmi, mi bloccò velocemente e con forza.

 

“Calmati stre... Annika. Rifletti ok? Non puoi avvertire tuo padre, quello stregone... probabilmente lo sta seguendo. Usa la testa, siamo in vantaggio, noi sappiamo che qualcuno segue tuo padre... ma loro non sanno che abbiamo sentito tutto.”

“Potrebbe volerlo uccidere... Dean... stiamo parlando di mio padre e...”

“Non credo lo voglia morto, non subito almeno. McKinley ha detto che dovevo tenerlo informato... forse... vuole sapere dove tiene le reliquie... e ora sappiamo che sono addirittura due. Ascolta, proteggeremo tuo padre, ma tu devi calmarti ora, ok?”

 

Annuii, le parole di Dean avevano senso, forse avevamo davvero ancora tempo.

Quando mi vide più calma, mi lasciò mettere seduta.

 

“Ora dobbiamo tornare a casa tua e informare Sam di quanto è successo... e... mettiamo in chiaro le cose... quello che è successo... non è mai successo in realtà. Io non ho mai detto… insomma quello che ho detto... hai capito, no? E... se tua nonna fa altri scherzi simili... io prima uccido lei, poi uccido te!”

 

Appena Dean pronunciò il nome di suo fratello, la mia ansia riprese il sopravvento. Soprattutto perché mia nonna stava sicuramente combinando qualcosa che a Dean non sarebbe piaciuto affatto.

 

“Ah... veramente... Dean lei non risponde... è... lei... beh… credo abbia  erroneamente... mischiato qualcosa alle vostre birre, a quelle di tutti e due... e... sai... è anziana ma...”

“Vuoi smetterla di farfugliare??”

“Promettimi che non le farai nulla...”


Dean mi fissò per un momento, poi socchiuse gli occhi a fessura.

 

“... che altro ha fatto?”

“Beh… credo che lei in questo momento potrebbe... essere con Sam, si... e... ecco...”

“Cosa vuole da mio fratello?”

“Beh... sai è vedova da tempo ma... beh, tuo fratello è decisamente carino e... grosso e... forse le ricorda mio nonno...”

 

Dean ci pensò qualche secondo e quando realizzò cosa volevo dire, non riuscì a trattenere un piccolo ghigno.

 

“...questa non voglio perdermela.”

“Non sei arrabbiato?”

“... lo sono, ma... almeno potrò prendere in giro Sam a vita per questo.”

 

Lo guardai sorpresa, fin quando non si sedette più comodo e congiunse le mani, come in preghiera.

 

“Che stai facendo?”

“Tiro fuori dai guai me e te... visto che immagino che tua nonna essendo... impegnata, non verrà...”

 

Rimasi in silenzio osservandolo, aspettandomi che facesse qualcosa di strano, invece quello che ne seguì mi lascio a bocca aperta.

 

“Cas, se senti la mia preghiera, porta il tuo culo piumato qui. Mi trovo a Salem, nel parco privato della tenuta dei McKinley e... sono mezzo nudo, perché la strega scema, dopo aver tentato di approfittare di un momento di... non lucidità, ha combinato questo casino. E visto che siamo a gennaio e nel Massachussets, fa freddo anche a luglio... sarebbe meglio ti sbrigassi, prima che io diventi un ghiacciolo. Amen.”

 

Ascoltai tutto con gli occhi sgranati, in teoria quella di Dean doveva essere una preghiera da quello che capivo. Ma... o io avevo saltato troppe lezioni al catechismo o Dean non aveva ben presente cosa fosse una preghiera.

 

_________

 

Angolo dell’autrice: Chiedo scusa in ginocchio per il mostruoso ritardo, non ho scuse, se non quella di essere una pessima persona.

 

Purtroppo del mio portatile ancora non ci sono segni di vita, ho chiamato l’assistenza due volte questa settimana e per due volte dopo avermi tenuta 20 minuti al telefono, è caduta la linea.  -.-‘

 

Ma... passiamo al capitolo: qualcosa si muove (non parlo delle contorsioni di Annika sotto Dean ovviamente) e finalmente sto uscendo dal tunnel della presentazione dei personaggi. Ne mancano pochi all’appello ormai e finalmente abbiamo un quadro generale della situazione.

 

Ora le domande che tutti si stanno ponendo o almeno credo… sono: chi è l’uomo apparso per breve tempo? Sarà davvero Robert McKinley il cattivo della situazione?  Il povero Sam, come se la starà passando? La scrittrice di questa FF è solo scema o anche sadica con quella poveretta che ogni volta ci va cosi vicina a farsi Dean e poi… niente?

 

La risposta a queste domande l’avrete continuando a leggere, sempre considerando che ormai non assicuro più nessuna scadenza, visto che... non riesco a mantenerle al momento.

 

In ogni caso vi lascio e vi abbraccio tutte, sperando che vorrete lasciare qualche commento. Ho notato con piacere che il numero di persone che mettono la storia nei preferiti/seguiti, continua ad aumentare, quindi grazie a tutte.

 

Un bacio

Shanax

 

P.S. Ho provveduto a correggere alcuni errori e risolto il problema di alcuni dialoghi che inavvertitamente avevo cancellato. Mi scuso ancora con tutti/e per aver pubblicato il capitolo senza controllare in modo più scrupoloso.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***



Non sapevo quasi nulla sugli angeli, quello di cui ero sicura, era che se fossi stato uno di loro e un essere umano pregando... mi avesse detto di portare il mio culo piumato da lui, non sarei stata molto contenta.

Castiel evidentemente invece non faceva molto caso a queste cose o forse, dipendeva solo da chi era stato a chiamarlo.

C’era qualcosa nello sguardo dell’angelo, di molto protettivo verso Dean, in particolar modo ora. Stava guardando il ragazzo, con curiosità ma anche con preoccupazione.

Avevo notato quegli sguardi già poche ore prima al motel, c’era qualcosa di molto intimo nel modo in cui  si rivolgeva verso il maggiore dei fratelli.

La mai fantasia cominciava già a viaggiare su territori sconosciuti, dove sexy angeli iperprotettivi, peccavano di lussuria insieme a cacciatori, di nascosto dal paradiso. Anche se... i miei pensieri mi portarono ancora più in la di quanto volessi.

 

“Voglio diventare una cacciatrice... voglio anch’io un angelo...”

 

Lo sguardo blu di Castiel era posato su di me ora e mi stava fissando nuovamente con curiosità.

 

“Ma sei totalmente scema?”

 

La voce di Dean mi riportò sulla terra, solo in quel momento capii che avevo espresso il mio pensiero a voce alta. Il mio colore passò immediatamente dal rosa pallido, all’amaranto.

 

 “Io... oddio. Stavo... pensando a... non lo so...”

“Lo so io a cosa pensavi… hai davvero un chiodo  fisso... sei imbarazzante anche per me. Non ti ferma davvero nulla... sei indecente.”

 

Mi morsi la lingua, non potevo dare torto a Dean, erano anni ormai che i miei pensieri erano sempre pieni di sconcezze di ogni genere. Basta il minimo accenno, uno sguardo, un gesto perché la mia mente cominciasse a viaggiare verso lidi purtroppo per me, ancora sconosciuti, almeno fisicamente.

 

“Dean, non capisco. Trovo che l’idea di questa strega di diventare una cacciatrice sarebbe ammirevole, se imparasse a controllare i suoi poteri, sarebbe una risorsa eccezionale. Purtroppo però Annika, devo informarti che non ci sono molti altri angeli disposti ad aiutare i cacciatori come me... effettivamente credo di essere l’unico a farlo e...”

 

Sotterrarmi volevo solo sotterrarmi dopo questo, davvero come si potevano avere pensieri simili su un essere così ingenuo come Castiel.

 

“Cas... lei non vuole diventare una cacciatrice...”

“Ma è quello che ha appena detto.”

“Cas... ti prego, non ti ci mettere anche tu. Più tardi ti farò un disegnino per farti capire, ok?”

“... come vuoi. Ho sentito la tua... preghiera. Cosa succede?”

 

Castiel si era nuovamente rivolto verso Dean, quando i suoi occhi lasciarono la mia persona, mi azzardai a dargli un’altra occhiata cercando di non farmi notare. Possibile che non cogliesse davvero il senso delle mie parole? La sua ingenuità era quasi pari alla mia imbranataggine.

 

“Succede che questa strega pervertita finirà per farmi uccidere... ma non c’è tempo per spiegare ora. Devi riportarci a casa sua, subito. Dobbiamo fermare mio fratello prima che aggiunga una vecchia strega pazza alla sua collezione di scopate demoniache.”

 

Rimasi pensierosa per qualche secondo, ma non riuscii a trattenermi dal fare la domanda che mi si era formata in testa immediatamente.

 

“Scopate demoniache?”

 

Dean si limitò a guardarmi male, la risposta però mi arrivò da Castiel che a quanto pareva non sapeva davvero tenere le bocca chiusa. Questa volta almeno non ero io la vittima delle sue parole fuori luogo.

 

“Sam, per qualche tempo ha avuto una relazione con un demone, prima ancora con un lupo mannaro, poi c’è stata la sirena, ma quella volta alla fine si rivelò una ragazza normale… credo che con... ‘scopate demoniache’ Dean int...”

 

Dean interruppe Castiel con uno sguardo glaciale, mentre le mie sopracciglia si erano ormai spostate quasi a metà fronte per quanto erano inarcate. Non riuscivo proprio a immaginare Sam, tipo da farsela con un demone, era proprio vero che le acque chete, sono quelle che possono sorprenderti di più.

 

“Vogliamo smetterla di fare salotto e scambiarci pettegolezzi? Cas, portaci immediatamente a casa di questa... strega  e... chiudi la bocca.”

 

Castiel annuì, anche se dal suo sguardo si notava sempre di più la sua confusione. Dopo aver posato indice e medio di entrambe le mani su me e Dean, ci ritrovammo in un attimo in camera mia. Velocemente recuperammo le nostre cose e ci rivestimmo per poi fiondarci giù per le scale e fermarci davanti alle porte della biblioteca, da cui provenivano rumori, ahimè, inconfondibili.

 

Aprimmo la porta solo di pochi centimetri, ma furono abbastanza per provocarmi un mancamento. Il povero Sam, sotto l’effetto dell’incantesimo, era seduto a osservare con un sorriso ebete mia nonna, che stava improvvisando uno spogliarello alla nove settimane e mezzo.

L’anziana donna era sicuramente ancora in forma ma... aveva pur sempre troppe primavere alle spalle per risultare credibile in sottoveste.

 

“Cazzo... tua nonna è ancora più pervertita di te. Sono indeciso se sparargli subito o aspettare che inizino a contorcersi sul tavolo. Guarda mio fratello... sembra sul punto di saltarle addosso...”

“Oh... ti prego, non mi far immaginare cose simili...”

“Scommetto che ti secca di più il pensiero che lei concluderebbe almeno...”

“Fanculo... sei davvero stronzo.”

“... è il minimo dopo che hai cercato di portarmi a letto con l’inganno.”

“Io non c’entro, non volevo... cioè si volevo... ma ho provato a fermarti... ma... tu eri così...e io...”

“Fermarmi? Guarda che ricordo tutto, hai cominciato a ansimare dopo dieci secondi…”

“Non erano dieci secondi...”

“Giusto, erano due e vuoi davvero farmi credere che non eri d’accordo con lei?”

“Non lo ero! E poi, sei  tu a mettermi una mano sui tuoi pantaloni... cosa volevi che facessi?”

“Ti ricordo che quello non ero io.”

“... forse non del tutto. Ma eri tu... e...”

 

Io e Dean, presi a discutere, avevamo completamente dimenticato quello che stava accadendo nella biblioteca. L’unico che non si era distratto invece era Castiel, che non aveva ancora staccato gli occhi neanche per un momento da ciò che succedeva nell’altra stanza. La cosa peggiore però fu sentire i suoi commenti.

 

”Credevo che le donne anziane non esercitassero fascino sui giovani uomini. A quanto pare però a tuo fratello, sembra piacere la nonna di Annika. Personalmente ritengo questa cosa sconveniente, ma... non capisco ancora perché dovremmo fermarli. Anche se effettivamente, tuo fratello rischia di fare del male a quella signora, credo che non stia riflettendo sulla sua forza...”

“Cas... chiudi la bocca.”

 

L’interruzione dell’angelo, almeno era servita a sviare Dean dal continuare a prendersela con me. Ci voltammo immediatamente, giusto in tempo per vedere l’enorme ragazzo, prendere di peso mia nonna per poi farla sedere sulla scrivania in modo abbastanza violento. Mia nonna però sembrava tutto tranne che seccata da quel modo di fare irruento. Personalmente, avrei pagato per essere io quella trattata in quel modo. Sam continuava a sorprendermi, poteva anche essere sotto l’effetto di un filtro, ma questo cambiava la percezione, non il carattere o i modi di fare.

 

Rimasi a bocca aperta quando lo vidi avventarsi su di lei, dopo essersi spogliato della propria camicia. Non avevo sbagliato la mattina precedente, Sam aveva un corpo decisamente scultoreo. Rimasi incantata ad osservare i muscoli delle braccia e delle spalle contrarsi mentre lui si avventava sul collo di mia nonna.

 

Mi ripresi quando con una gomitata Dean, mi distrasse, entrando nella biblioteca.

Era troppo anche per me, seguii il maggiore dei fratelli urlando, consapevole che vedere la mia progenitrice così sarebbe stato un trauma che mi sarei portata dietro a vita.

 

“FERMATEVI, PER L’AMOR DEL CIELO, FERMATEVI! NONNA COPRITI!”

 

Colta di sorpresa, mia nonna si tirò su dalla scrivania, diventando di ogni colore possibile mentre ci guardava entrare nella stanza. Sam, ancora sotto l’effetto del filtro invece, sembra decisamente arrabbiato per essere stato interrotto. Fortunatamente però, mia nonna lo trattenne prima che facesse qualcosa di estremamente stupido, tipo prendere a pugni suo fratello. La mia congiunta aveva decisamente più controllo di me sui suoi incantesimi, Sam le rimase accanto con fare protettivo e sguardo adorante e soprattutto, mostrando ancora meglio quei pettorali scolpiti, che mi provocarono un fremito alle parti basse.

 

“A-Annika... tu... voi... non dovreste essere di sopra? ... e... chi è quest’altro tizio?”

 

Imbarazzata e anche abbastanza furiosa con mia nonna, ignorai la sua domanda e raccolsi da terra il suo vestito lanciandoglielo.

 

“Vestiti e dimmi che hai l’antidoto per il filtro a portata di mano.”

 

Mia nonna dopo avermi lanciato un’occhiata, capì immediatamente che non stavo scherzando. Appena si fu infilata il vestito, tirò fuori da una tasca una boccetta violacea, la diede a Sam dicendogli di berla e lui come un bravo soldatino pendente dalle sue labbra, lo fece. Qualche secondo dopo barcollò e suo fratello e l’angelo gli furono subito accanto, facendolo sedere. Il biondo mi lanciò un’occhiata preoccupata, ma mia nonna lo rassicurò immediatamente.

 

“È tutto normale, tuo fratello si riprenderà in pochi minuti, può capitare un momento di smarrimento, soprattutto quando lo shock è molto forte.”

“Cosa vuole dire? Che shock?”

“Voglio dire che in condizioni normali, tuo fratello è probabile che non avrebbe mai e poi mai neanche posato gli occhi su di me, quindi ora si sente confuso, perché ricorda molto bene di averlo voluto mentre era sotto l’effetto del filtro.”

“... ah... anch’io ho avuto un momento di smarrimento, ma non sono quasi svenuto...”

“Probabilmente perché a te, non sarebbe dispiaciuto così tanto fare sesso con mia nipote...”

“Scherza spero? Non toccherei quella strega neanche se fossi davanti ad un plotone di esecuzione!”

 

Lanciai un’occhiata a Dean supplicandolo di restare calmo e poi a mia nonna, facendole cenno di chiudere la bocca, cosa che ovviamente non fece.

 

“Annika che diavolo succede? Che questi due non siano Wiccan l’abbiamo già stabilito, ma non mi sembrano neanche amici a questo punto... chi diavolo sono?”

 

Sospirai... poi guardai i ragazzi. Dean mi stava osservando, anche lui sapeva che dirgli la verità era pericoloso. Quando spostai lo sguardo sull’angelo però… mi venne l’idea giusta. Non era il massimo e probabilmente a Dean non sarebbe piaciuta, ma... a mali estremi....

 

“Nonna, loro sono davvero solo amici... ma... oh Dio è imbarazzante, vedi si sono arrabbiati così, perché loro… in verità, vedi... sono... gay e ovviamente non hanno apprezzato il tuo scherzo. Sai... cosa intendo no?”

“Oh, io... oh mio Dio... io pensavo che fosse un altro dei tuoi tentavi di mandare a monte il matrimonio... volevo solo... aiutarti. Oh... mi dispiace... davvero.”

 

Vidi chiaramente l’angelo muoversi come a voler dire o negare o aggiungere qualcosa che sicuramente avrebbe rovinato tutto. Prima che aprisse la bocca, lo bloccai approfittando anche del silenzio dei due cacciatori, uno ancora troppo confuso e l’altro sconvolto per la mia idea bislacca.

 

“Nonna  vedi... hai esagerato. Fortunatamente non è successo nulla di grave ma... dovresti chiedere scusa. A Sam, e anche a Dean e… al suo fidanzato, Castiel. Puoi immaginare anche il suo di shock quando ha trovato me e il suo ragazzo... beh hai capito. È stato difficile spiegargli cos’era successo veramente...”

 

Appena pronunciate quelle parole, mi trovai con quattro paia d’occhi che mi fissavano allucinati. Fortunatamente mia nonna, troppo imbarazzata per guardare i ragazzi, non notò lo sguardo omicida che Dean aveva negli occhi, mentre mi guardava mimando il gesto di tagliarmi la gola.

 

“Nonna… che ne dici di scusarti con loro… e... non lo so, andare a preparare una torta per farti perdonare... e... senza intrugli strani dentro… eh?”

“Io... oddio ragazzi, mia nipote ha ragione. Scusatemi, davvero. Io non sapevo, non volevo turbarvi così... io... oddio mi sento così... scusatemi... davvero. Non succederà più, ve lo prometto... e... perdonatemi ancora...”

 

Un attimo dopo mia nonna si voltò verso Castiel, cominciando a scusarsi anche con lui, lasciandolo piuttosto sconcertato, ma fortunatamente anche senza parole.

 

Lo ammetto, tuta quella situazione si stava rivelando estremamente divertente, almeno per me.

Quando mia nonna si dileguò, ancora farfugliando scuse, Dean si voltò verso di me inferocito.

 

“Questa volta giuro che ti uccido... ora dovremmo anche far finta di essere gay? Non potevi trovare una scusa migliore?”

“Oh andiamo, ci sono cose peggiori del doversi fingere gay...”

“Tipo?”

“Beh… da come parli, fare sesso con me per esempio. Andiamo Dean, mi sono solo assicurata che mia nonna non vi facesse più scherzi simili... non vorrai mica dirmi che sei omofobo?”

“No… ma... potevi trovare una scusa più convincente...”

 

Mi  voltai a guardare nuovamente l’angelo, aveva di nuovo quello sguardo estremamente protettivo, mentre seguiva il discorso tra me e Dean. Sollevai un sopracciglio, mentre i due fratelli si giravano a loro volta verso di lui.

 

“Secondo me... è molto convincente...”

 

Sentii Dean respirare pesante, poi scrollare la testa.

 

“D’accordo, ma che non ti venga in mente di chiederci di essere... più convincenti...”

 

Sorrisi, poi cominciai a raccogliere i libri che Sam aveva fatto cadere durante il suo... scontro fisico, con mia nonna. Alzai un momento gli occhi verso di lui, era ancora seduto e anche se un po’ sconvolto, sembrava aver capito quanto era successo.

 

“Mi spiace per mia nonna Sam... spero che tu possa perdonarla.”

 

Il gigante mi guardò un momento, poi riuscì persino a farmi un mezzo sorriso.

 

“È andata bene, anche se credo non mi leverò mai più dalla testa l’orribile immagine di lei in sottoveste.”

“Oh andiamo Sam... nonna Darla non era così male... aveva anche un bel senso del ritmo.”
“Dean... fottiti. Tu almeno non avrai incubi per il resto dei tuoi giorni.”

“Tu dici? Aspetta di sapere come sono andate le cose...”

 

Rialzai gli occhi da terra, posando i libri sulla scrivania, ricordando tutto quello che era successo e ricominciando a preoccuparmi per mio padre. Potevo detestarlo per quello che stava facendo, ma ero sempre sua figlia e l’ultima cosa che volevo, era saperlo in pericolo.

 

Mentre Dean si lanciava in una spiegazione dettagliata, e piena di frecciate e insulti verso la sottoscritta, posai gli occhi sui libri che Sam a quanto pare stava studiando, uno di loro attirò immediatamente la mia attenzione.

 

Sopra vi era inciso il simbolo dell’omega, lo aprii immediatamente e sin dalle prime righe capii perché aveva interessato il cacciatore. Lo aprii escludendo per un momento la voce di Dean.

 

Secondo il libro, il simbolo dell’omega, veniva si considerato la fine di un ciclo, ma anche l’inizio di uno nuovo, antiche credenza lo vedevano come una rinascita, un ritorno alla vita. L’autore continuava, scrivendo che l’omega, nei rituali magici era usato come fonte di potere, chiunque dotato di magia o meno, poteva attingere da esso e incanalare la magia acquisita verso di se o verso un oggetto. Ovviamente questo di per se non bastava, servivano diversi elementi per trasformarlo in una fonte magica.

 

Girai la pagina, mentre il mio cervello cominciava a collegare quando avevo letto con gli omicidi e i furti. Cominciava ad avere tutto molto più senso, gli omicidi facevano parte del rituale stesso probabilmente, per dare potere agli artefatti... tremavo al pensiero di cosa potessero fare una volta messi insieme e resi nuovamente attivi.

 

Tornai a guardare il libro e rimasi bloccata, sfogliai una seconda pagina e poi una terza, senza trovare nulla però. Erano tutte bianche, come  se l’autore non lo avesse mai completato o forse... come se qualcuno le avesse cancellate.

 

Rialzai lo sguardo mentre i tre discutevano animatamente, di quanto era successo.

 

“... è un problema... se questo tizio invisibile sta davvero tenendo d’occhio il padre di Annika, verrà qui. Sarà difficile per noi a questo punto girare liberamente per la casa. Se ci vedesse rovistare in giro, potrebbe capire chi siamo...”

“Lo so... forse sarebbe meglio se tu rimanessi con noi Cas, tu dovresti poterlo vedere anche se si nasconde magicamente giusto?”

“Sì, la magia può ingannare i vostri occhi umani, ma non i miei. Posso anche costringerlo a rivelarsi se volete...”

“No, aspettiamo di capire cosa vuole, la cosa migliore da fare ora e scoprire prima di lui dove i genitori di Annika tengono le reliquie. Dobbiamo poterle sorvegliare per capire se il suo obbiettivo è proprio quello. Tu Cas occupati del nostro amico invisibile, appena lo individui, seguilo e sorveglialo senza farti notare. Noi ci occuperemo delle reliquie... Annika, hai mai visto spade in casa tua?”

 

Sollevai un sopracciglio mentre posavo il libro continuando a riflettere sulla stranezza di quelle pagine bianche.

 

“Direi di si, anche se...”

“Cosa?”

“Beh, guardatevi in giro...”

 

In un momento capirono cosa volevo dire, mio padre era un collezionista di armi d’epoca. Ovunque in casa mia c’erano manichini con addosso armature, spade fissate su appositi sostegni, asce, mazze, alabarde e ogni altra arma conosciuta o meno.

 

“Merda...”

“Già e questa è solo la biblioteca... volete che vi mostri le altre stanze o avete già capito cosa intendo dire?”

 

Dean aveva uno sguardo stralunato in viso, scossi la testa e tornai a fissare il libro, continuando a parlare.

 

“È probabile che la spada sia una di quelle appese in giro, mio padre ripete spesso che il modo migliore per nascondere qualcosa e lasciarlo in bella vista.”

“Furbo, ma come la identifichiamo noi?”

“Sicuramente non a intuito...”

“… grazie miss ovvio, sei davvero utile.”

“Ehi... sto solo provando ad aiutarvi, non sono io la cacciatrice qui.”

“Certo, aiutare... adesso si dice così.”

 

Rialzai lo sguardo su Dean, capendo al volo le sue parole. Il suo carattere continuava a infastidirmi, preferivo la gente che mi evitava piuttosto che quella che mi lanciava continue frecciatine. Riprendere a litigare con lui però, non ci avrebbe portato a nulla.

 

“Lasciamo stare, piuttosto Sam... questo libro, l’hai guardato?”

“Si e... volevo proprio chiederti come mai a parte le prime due, il resto delle pagine sono bianche?”

 

Rimasi a riflettere qualche secondo poi mi voltai verso Castiel.

 

“Tu riesci a percepire la magia giusto?”

“Si, credo di capire dove vuoi arrivare. Dammi quel libro.”

 

Passai il tomo a Castiel e rimasi in attesa mentre lui lo osservava da vicino.

“È stato cancellato magicamente ed è stato fatto anche in modo molto accurato, chiunque sia l’autore del misfatto, non voleva che altri lo leggessero. Non ha lasciato nulla... non posso ricostruire ciò che c’era scritto.”

“Non importa... io l’avevo già letto in passato. Non ricordo tutto, ma... sommando le parole di mio padre e le mie reminiscenze  è ovvio che avevate ragione sui sacrifici rituali. Sono sicuramente parte di un incantesimo per ridare potere agli oggetti rubati. Ora se la tesi e giusta e i prossimi che verranno colpiti sono i miei genitori direi che abbiamo circa una settimana per trovare gli artefatti... e... un’intera biblioteca da controllare.”

“Perché una settimana?”

“Perché i rituali vanno eseguiti sempre in giorni particolari, se controllate le date degli omicidi e le confrontate con un calendario, sono sicura che in questo caso coincideranno con le quattro fasi lunari.”

 

Per una volta lasciai senza parole anche Dean. Sembrava piuttosto sorpreso dalla mia conoscenza della magia. Non che non lo capissi, ero un vero disastro sul lato pratico, forse proprio per questo avevo sempre cercato di saperne il più possibile, sperando di compensare con la teoria.

 

“D’accordo... e perché vuoi controllare anche la libreria?”

“Non lo capisci? Chiunque abbia cancellato le pagine di questo libro, ha accesso a questa casa... e se ne avesse cancellati altri, potremmo arrivare a capire se non chi è almeno cosa vuole fare esattamente. Abbiamo indentificato con certezza le piume nere come artefatti legati alle Morrigan, ma dobbiamo sapere anche a chi sono legati gli altri oggetti, per stabilire cosa ne voglia fare.”

“Non eri sicura che si trattasse di Robert McKinley fino a poco fa?”

“Sì e lo sono ancora. Lui è venuto spesso qui, potrebbe essere l’artefice di tutto questo, ma... questo libro... i McKinley sono abili manipolatori ma... la loro magia non è più così potente. Questo libro è antico, è stato scritto da un mio antenato e sono sicura che fosse protetto magicamente. Chiunque l’abbia cancellato, è una strega molto più forte di Robert McKinley.”

 

Dean si guardò in giro con occhi orripilati, prima di lasciarsi cadere su una sedia, accanto al fratello, con aria affranta. Sorrisi a quella vista, incontrando gli occhi di Sam, che mi osservavano di nuovo in modo curioso, proprio come quella mattina.

 

Un momento dopo sentimmo tutti la porta di casa chiudersi e una voce che mi chiamava.

 

In pochi istanti feci sparire i libri chiudendoli dentro un mobiletto, poi mi voltai verso i ragazzi e l’angelo.

 

“È mio padre, è meglio che non ci trovi qui... venite con me, fingete che vi stessi mostrando la casa... e Castiel, se vedi qualcuno oltre a lui, fai un cenno ok?”

“Tipo?”

“Non lo so... aggiustati la cravatta. Dobbiamo sapere come comportarci... e... oh... devo dire alla servitù di preparare un’altra stanza ora che ci penso..”

 

Gli occhi di Dean si socchiusero a quelle parole, s’intravedevano solo due falci smeraldine.

 

“Castiel non ha bisogno di dormire lui è...”

“... il tuo fidanzato... per quanto ne saprà mio padre. Non possiamo cambiare le carte in tavola... quindi... vi farò preparare una stanza per voi due. Dovete stare al gioco ormai.”

 

Sorrisi maligna, mentre Dean serrava la mascella con l’evidente voglia di strozzarmi. Un momento dopo si rivolse all’angelo con lo stesso tono che usava con me da quando aveva scoperto che sono una strega.

 

“Sia ben chiara una cosa... questa è solo finzione. Tu in quella camera entrerai solo per il tempo necessario perché tutti credano a questa storia assurda...”

“E cosa dovrei fare dopo?”

“Trasformati nella donna invisibile e controlla in giro, segui il tizio che pedina il padre di Annika, fatti lo spuntino di mezzanotte, quello che vuoi, ma guai a te se ti trovo a fissarmi tutta la notte come un dannato pervertito.”

 

Il mio sorriso si fece ancora più largo, Dean stava davvero andando in paranoia per quella storia, ma più si agitava, più l’angelo sembrava confuso. Speravo solo che riuscisse a rendersi credibile.

 

“Andiamo forza... riprenderemo il discorso sul caso questa sera, ora cercate di comportarvi come delle personali normali e... un tantino gay magari. Mio padre non è stupido, se non sarete credibili se ne accorgerà e a quel punto potrebbe cominciare a fare domande per cogliervi in fallo.”

“... quando chiuderemo questo caso, giuro che ti ucciderò...”

 

Sorrisi a quella minaccia, per quel poco che avevo capito di Dean, sapevo che erano solo parole. Un modo per esternare la sua frustrazione. E poi... il filtro di mia nonna aveva reso chiara una cosa, a Dean piacevo, quando l’effetto era scomparso, lui non aveva avuto reazioni particolari, il suo stato confusionale era durato solo pochi istanti ed era stato dovuto più al dove ci trovavamo che a ciò che era successo prima.

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Angolo dell'autrice:  Rieccomi qui, di nuovo in possesso del mio portatile. Alleluja, alleluja...

Finalmente la tag slash comincia ad avere un senso. Come avevo già spiegato in alcune risposte alle recensioni, non sarà proprio il classico slash, sarà sempre una lettura comica, con tutti i comportamenti e fraintendimenti del caso.

Premetto, amo leggere het,slash, Destiel, Wincest... non mi sono mai creata problemi in merito. Se una FF mi piace, non m'interessa altro. Personalmente però, non mi sento portata a scrivere slash, non in maniera classica almeno.

Parlando di Annika:  si... Dean aveva assolutamente ragione. Il pensiero che sua nonna concludesse con Sam, la stava davvero mandando fuori di testa. Come non capirla... mentre scrivevo anch'io continuavo a dire: voglio essere la nonna di Annika, voglio essere la nonna di Annika...  effettivamente come età ci sono anche...

Tralascaindo i miei deliri, il caso prende forma coi primi dubbi e qualche traccia lasciata dal o dai nostri responsabili. Molto presto però la situazione si farà più confusa e Annika dovrà vedersela oltretutto con l'altro suo problema, Edward McKinley, che conosceremo molto presto.

Un saluto a tutti e come sempre grazie a chi segue e recensisce e anche a chi legge in silenzio. Ogni commento è benvenuto in ogni caso, sempre che avete tempo o voglia di buttare via qualche parola per farmi sapere cosa vipiace o cosa no.

Un bacio.

Shana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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