Lo
ammetto,
la prima volta che li vidi la mia reazione fu, “... Dio
esiste. Grazie signore,
grazie.”
Erano
seduti
accanto a me in un tavolo del fast food, dove ogni mattina da circa tre
anni
facevo colazione. Non perché mi piacesse il cibo unto,
grasso e come gusto pari
a quello di plastica sottovuoto. Semplicemente perché, in
quel posto nessuno
faceva mai caso a me.
Forse
è
meglio se partiamo dalle presentazioni.
Mi
chiamo
Annika, ho venticinque anni e sono una strega. Non una di quelle che
pratica
magia nera e ha contatti con i demoni. Sono una vera strega e
oltretutto la
futura depositaria di antichi poteri per stirpe di sangue.
Sono
alta un
metro e settanta, con una testa di capelli rossi ricci impressionante e
un
nasino alla francese piccolo e carino. Non mi ritengo male, anzi, il
mio
aspetto mi piace, soprattutto mi piacciono i miei occhi, anche se molti
li
ritengo strani e inquietanti. Sono eterocromatici, in parole povere uno
diverso
dall’altro, quello destro è azzurro chiaro, mentre
quello sinistro è castano
ambrato. È un tratto genetico nella mia famiglia, anche se,
l’ultima nata con
il mio stesso difetto è la mia bis, bis nonna. Una delle
streghe più importanti
dello scorso secolo stando a quando dicono in casa mia, no che io ne
dubiti,
anche se buona parte di quello che raccontano i miei genitori suona
come una
favola.
A
parte gli
occhi in ogni caso, sembra che io non abbia ereditato molto altro da
lei... a
detta dei miei parenti, sono l’essere più impedito
della storia.
Partiamo
dal
principio in ogni caso.
Ho
mosso il
primo passo alla tenera età di due anni... e ancora adesso
inciampo nei miei
piedi ogni venti passi. Non passa un giorno che io non mi procuri
qualche nuovo
livido, e, o taglio/graffio/frattura e via discorrendo.
Qualcuno
potrebbe dire: sei una strega, non puoi curarti?
Certo
che
posso, ma il rischio che corro ogni volta che pratico la magia,
è pari a quello
che correrebbe un domatore del circo entrando nella gabbia dei leoni
con un
vestito fatto di salsicce di maiale.
La
maggior
parte delle streghe della mia età, sa praticare ogni
incantesimo, compreso il
teletrasporto, quelli di guarigione e naturalmente il controllo dei
quattro
elementi. Io per quanto dotata di molto potere, se dovessi mai
avventurarmi nel
tentare di accendere un fiammifero con la mente, probabilmente
rischierei di appiccare
il fuoco alla mia casa.
I
pochi
incantesimi che riesco a padroneggiare sono la levitazione degli
oggetti, anche
se finora l’ho usata al massimo per girare lo zucchero nel
mio caffè, di tanto
in tanto rovesciandomelo anche addosso.
La
luce,
incantesimo utilissimo la notte per andare in bagno, poiché
anche i pochi metri
che separano la mia camera dalla toilette potrebbero essermi fatali.
Non che
una sfera luminosa che ti gravita a pochi centimetri dalla testa riduca
davvero
questo rischio, ma almeno mi permette di vedere dove andrò a
sbattere.
E
naturalmente la telepatia, peccato che questa non funzioni
semplicemente
guardando qualcuno. La telepatia ha dei limiti purtroppo, si
può comunicare con
chiunque e a qualsiasi distanza, ma... bisogna possedere o almeno
toccare
qualcosa di personale della persona con cui si vuole parlare o di cui
si
desidera leggere i pensieri. In sostanza il più inutile dei
miei poteri giacché
lo uso solo per avvertire mia madre o mia zia quando tardo a causa di
qualche
incidente/catastrofe, che probabilmente ho provocato io stessa.
La
mia
goffaggine comunque mi ha causato negli anni, alcuni problemi di
rilevanza variabile.
Stilando
una
classifica dei più importanti, troviamo sicuramente al terzo
posto: i miei
problemi durante gli anni scolastici.
Vi
dico solo
che dopo il terzo anno alle scuole di base, mia madre fu costretta a
esonerarmi
da ogni attività sportiva/manuale che frequentavo.
Soprattutto per il bene
altrui, purtroppo nei miei incidenti, spesso e volentieri causati da
uno
scoppio dei miei poteri, dovuto all’ansia, erano altre
persone a rimetterci.
Non era facile spiegare come la corda che dovevo teoricamente saltare
aveva
preso vita propria e avesse tentato di strozzare la mia più
odiosa compagna di
classe, che in quel momento rideva di me. Né come
l’intera classe di biologia,
professore compreso, si fosse ritrovata coperta di una sostanza
rossastra
assimilabile a sangue, mista a piccoli pezzi di pelle verde-marrone che
pochi
istanti prima, appartenevano al rospo che stavo osservando e che avrei
dovuto
vivisezionare.
Mia
madre e
mia zia ogni volta avevano un bel da fare a coprire questi incidenti,
non
potevano certamente dire ai miei professori che ero una strega
adolescente
senza ancora il pieno controllo dei propri poteri. Non che adesso lo
avessi, ma
almeno avevo imparato a tenere sotto controllo i miei scoppi emotivi.
Continuando
nella classifica al secondo posto troviamo sicuramente la mia mancanza
di
amici, per essere esatti, la mia incapacità di relazionarmi
con gli altri. È
difficile fartene quando sei una strega potente e incapace, ogni volta
che
avevo tentato di avvicinarmi a qualcuno, questa persona si era
ritrovata in
situazioni al limite del surreale. Tanto per citarne una…
una volta ero stata
invitata da una mia compagna di liceo a casa sua. Aveva detto di
trovarmi buffa
ma simpatica, ed essendo anche lei una con pochi amici (una sfigata
come me
insomma), aveva deciso di provare a conoscermi meglio. Non
l’avesse mai
fatto... quel pomeriggio fu semplicemente terrificante. Ero talmente
felice che
finalmente qualcuno volesse essermi amica, che la mia agitazione nel
voler fare
bella figura, rovinò tutto.
Nel
momento
stesso in cui misi piede in casa sua, cominciai a combinare disastri.
Citarli
uno per uno, sarebbe vergognoso, e ridurrebbe ancora la mia
già scarsa
autostima. Vi dirò solo che quando uscii dalla sua casa, il
suo gatto aveva
delle strane striature verdi. Le scale di casa sua erano diventate uno
scivolo,
molto comodo per scendere ma per salire... beh vi lascio immaginare. E
per finire
sua nonna era a terra svenuta e forse con un principio
d’infarto...
Naturalmente
nessuno poteva provare che fossi stata io a combinare tutte quelle
cose, in
quest’epoca nessuno credeva più alle streghe.
Ma... era strano che ogni
disastro che capitava in paese, fosse sempre assimilabile alla mia
presenza.
Forse non sapevano cos’ero, ma in generale tutti credevano
che io portassi
sfortuna.
Vorrei
comunque specificare che per quanto riguardava la nonna, non era colpa
mia...
ok, non ero proprio innocente, ma ribadisco, non era colpa mia se la
vecchia
aveva deciso di fare dei biscotti ai pistacchi, proprio quel giorno.
Io
sono
allergica ai pistacchi e appena ne avevo addentato uno, la mia
intolleranza
aveva provocato uno scoppio dei miei poteri. Forse l’uscita
del fantasma del suo
defunto marito da un quadro era stata un po’ troppo
sconvolgente per l’anziana
donna. Giuro però, che non era assolutamente mia intenzione
farla quasi morire
di paura.
Quando
la
mia ex non amica (e che non lo sarebbe mai stata), mi disse, no beh...
mi urlò,
di andarmene, per la prima volta capii che la mia vita sarebbe stata
solitaria... molto solitaria. Troppo, soprattutto considerando quello
che sto
per dirvi.
Al
primo
posto della classifica del mio personalissimo compendio di problemi,
troviamo
sicuramente il peggiore e anche il motivo per cui quando vidi quei tre
uomini
seduti vicino a me, ringraziai Dio.
A
venticinque anni ero ancora vergine.
Tutti
in
paese mi conoscevano ormai e nessuno mi avvicinava più. La
gente cambiava
strada quando mi vedeva passare e in qualsiasi negozio entrassi,
facevano gli
scongiuri quando mi vedevano. Ovviamente i ragazzi del posto non ci
avevano mai
provato con me, non perché non fossi carina, semplicemente
avevano paura di
quello che gli poteva accadere standomi troppo vicini.
Veniamo
però
al vero motivo per cui la mia verginità mi turbava in quel
modo. Il problema
era semplicemente mio padre... lui era uno stregone che teneva molto
alle
tradizioni. Nonostante la mia goffaggine e la mia assoluta
incapacità a
generare anche solo un piccolissimo rivolo di vento senza fare danni,
per lui
il fatto che io fossi ancora casta, era un segno di nobiltà
d’animo.
Ovviamente
non aveva la minima idea del fatto che non lo ero per scelta. Anzi ero
sicura
che mi credesse una specie di santa. Invece la mia mente era piena
d’immagini
altamente pornografiche, del postino con quelle meravigliose spalle;
del
ragazzo della lavanderia automatica con quel torace largo che metteva
sempre in
risalto con canottiere attillate. E persino del cameriere con quel viso
da
totale deficiente ma con un culo fantastico e ovviamente in questo
momento dei
tre uomini seduti accanto a me. Erano semplicemente uno spettacolo per
gli
occhi, e soprattutto non conoscevano le storie su di me,
poiché erano
forestieri.
Tornando
al
problema principale però, mio padre fiero della sua figlia
pura e totalmente
inetta, aveva deciso che mi sarei dovuta sposare con il figlio
dell’alto
stregone che faceva da capo nel nostro circolo. Edward McKinley,
l’essere più
tronfio, sicuro di se, dispotico e antipatico del globo.
Vi
chiederete...
cosa c’entra col fatto che tu sia vergine?
C’entra,
in
quanto nella famiglia del mio pretendente, hanno sangue di drago nelle
vene.
Per spiegarmi meglio... circa ottocento anni prima il bis, bis, bis,
bis, etc.
etc... nonno della mia regale e futura palla al piede,
s’innamorò di uno di
questi esseri. Un drago... o forse draga... non lo so e non
m’interessa.
Diciamo di questo pezzo di lucertolona dagli occhi dorati e dalle mani
bollenti
e non è una metafora quest’ultima. Lo sfigato non
era naturalmente vergine, e
dopo l’accoppiamento, fu seviziato e ucciso dalla lucertolona
che però intanto
era rimasta incinta.
Da
ottima
madre premurosa, appena nato il figlioletto, lo mandò dai
genitori del padre. Lei
era troppo impegnata a prendersi cura della sua pelle squamosa, per
occuparsi
di un ibrido metà drago e metà stregone, avuto
oltretutto da un essere impuro.
Per
farla
breve... il giovane crescendo mostrò di aver preso dal
padre, era uno stregone con
i fiocchi... dalla madre, però aveva ereditato il
piccolissimo difetto di
preferire congiungersi carnalmente con le vergini. Anche se col tempo
il sangue
di drago aveva perso di vigore, ancora adesso tutti i McKinley, sposano
solo
vergini.
Sarebbe
anche
accettabile se non fosse che una vergine, è tale solo fin
quando non viene
deflorata... e credete davvero che i McKinley non abbiano fatto caso a
questo?
Ovviamente la risposta è sì, ci hanno fatto caso,
eccome. In effetti, le/i
povere/i sventurate/i che si uniscono alla famiglia, non diventano
proprio
mogli o mariti, diventano concubine/i e vengono usati una notte sola,
la prima.
Dopo di questa, diventano semplici servi della famiglia.
Il
mio
generosissimo padre, aveva deciso che quel destino era più
che accettabile per
la sua casta e inutile figlia. Non potevo dare lustro alla mia famiglia
sfoggiando i miei poteri, ma probabilmente potevo ancora essere utile.
Furono circa
queste le parole che il mio adorabile genitore mi disse prima di
avvertirmi che
avrebbe proposto l’unione al vecchio McKinley. Se
avessi generato un
figlio di Edward, unendo cosi le nostre famiglie, mio padre avrebbe
acquistato
ancora più potere nel circolo.
Questa
era
ovviamente una bella cosa per la mia famiglia, ma per me?
No,
dico,
chi non vorrebbe nella sua vita conoscere le gioie del sesso una sola
volta in
vita sua e rischiare anche di rimanere immediatamente incinta? Io? Ma
neanche
per sogno, non era un caso se guardando il registro della mia tessera
al
videonoleggio, si potesse notare che il cinquanta per cento dei film
che avevo
affittato erano vietati ai minori di diciotto anni.
Il
mio
sogno, non era il principe azzurro, col suo cavallo bianco... il mio
sogno era
il principe azzurro, con un cavallo nei pantaloni, che mi rivoltasse
come un
calzino per giorni. Era il mio Superman personale, ma possibilmente
senza
mutande sopra la calzamaglia, meglio ancora... senza mutande e senza
calzamaglia.
In
quel
momento però il mio sogno era di fare da piatto da portata
per quei tre
stupendi ed eccitantissimi uomini seduti accanto a me. Dio, avrebbero
anche
potuto cospargermi di pinoli e fanculo alla mia allergia!
Ebbene
si
signori e signore... questa sono io Annika Green, una strega incapace e
frustrata per non essere mai stata sbattuta in vita sua.