Sulle sponde del tevere

di Small Wolf
(/viewuser.php?uid=397156)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello che uno schiavo non deve fare ***
Capitolo 2: *** Il sorriso nascosto ***
Capitolo 3: *** Promesse e segreti ***
Capitolo 4: *** Quel che il cuore ha da dire ***
Capitolo 5: *** La felicità in una nuvola ***
Capitolo 6: *** Una nuova vita ***
Capitolo 7: *** Namikaze Naruto! ***
Capitolo 8: *** L'onda ***
Capitolo 9: *** IL fiume senza ponte ***
Capitolo 10: *** Mulinelli ***
Capitolo 11: *** L'infanzia rubata ***
Capitolo 12: *** Noiosa ***
Capitolo 13: *** Una ragione sufficiente ***
Capitolo 14: *** Il grido senza suono ***
Capitolo 15: *** Le tre perle ***
Capitolo 16: *** Le farfalle vivono un giorno solo ***
Capitolo 17: *** Il tuo re ***
Capitolo 18: *** Spirito libero ***
Capitolo 19: *** Dove vuoi ***
Capitolo 20: *** La mia regina ***
Capitolo 21: *** Verso la libertà ***
Capitolo 22: *** Senza timore ***
Capitolo 23: *** Come una preghiera ***
Capitolo 24: *** Il dolore velato ***
Capitolo 25: *** Casa ***
Capitolo 26: *** Lo stesso sentimento ***
Capitolo 27: *** Il rumore dell'amore ***
Capitolo 28: *** L'ultima salvezza ***
Capitolo 29: *** Quello che avrai ***
Capitolo 30: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 31: *** Lama brillante ***
Capitolo 32: *** Li amo ***



Capitolo 1
*** Quello che uno schiavo non deve fare ***


Chissà dove lo stanno portando. Chissà se rivedrà mai casa sua e chissà se riuscià a levarsi quelle corde dalle caviglie e dai polsi che gli fanno tanto male, sfregando ruvide contro la sua pelle ambrata.
L'unica cosa di cui è certo è che tutto questo gli è terribilmente pauroso e ingiusto e lui non può farci assolutamente nulla. Perchè? Bè ma perchè Naruto è uno schiavo e non ha alcun diritto sulla sua vita. Cioè, il numero 617 non ha alcun diritto sulla sua vita, per lo meno da quando l'esercito Romano ha sconfitto il suo popolo portandosi appresso una valanga di prigionieri tra cui anche lui. 
Se solo ci fosse stato suo padre sul campo di battaglia! Minato Namikaze, il re del suo paese , in gioventù era il più eccezzionale dei guerrieri, addestrato fin da bambino dai migliori soldati di             e quindi divenuto una leggenda. Ma suo padre non era potuto tornare sul campo e quindi era giusto fosse suo figlio a prenderne il posto. Naruto per quanto forte fosse non era certo al pari del grande re ed era stato catturato.
Un uomo, il suo padrone adesso, urla qualcosa in una lingua che non conosce ma che chiaramente intima qualcosa a tutti loro.
-Ha ordinato che ci facciano uscire dalla stiva e scendre a terra-morora un ragazzo moro davanti a lui, che probabilmente conosce la strana parlata dell'omaccione, e con cui ha diviso un pezzo di pane dopo che un altro prigioniero si era fregato il suo. E' simpatico questo ragazzo ma più esile di lui, con due strane zanne rosse dipinte sulle guance magre e chiaramente non proviene da una famiglia ricca e benestante come la sua.
Si alzano tutti in piedi quando la botola della stiva viene aperta da una massiccia figura facendo penetrare i primi raggi di sole, dopo due settimane di semi-oscurità, che per quanto belli sono anche pericolosamente accecanti. Eppure nessuno si tira indietro di fronte alla scala di legno che viene calata verso di loro e su cui salgono uno dopo l'altro tutti i prigionieri, con un pò di fatica essendo legati fra di loro per le caviglie.
Naruto si ritrova fuori dalla nave ma non ha il tempo di assaporare l'odore dell'aria pulita del fiume che si sente strattonare per i polsi e portare giù dall'imbarcazione.
-Kiba, vero?-domanda a bassa voce al ragazzo davanti a lui mentre in fila indiana vengono portati lontano dal molo rumoroso, verso il centro dell'enorme Roma, molto più grande della sua ex città e quindi molto più pericolosa e splendente.
-Si, Kiba. E tu Naruto, se non mi sbaglio-risponde l'altro girando appena il viso diero di se per guardare meglio quegli stupendi occhi azzurri che caratterizzano il viso perfetto del suo compagno di sventura. Naruto annuisce con un sorriso talmente bello e contagioso che per un attimo fa scordare a entrambi di essere solo merce di scambio per i nobili del luogo, cosa che attira le occhiatacce del padrone.
Vorrebbe dire a Kiba che non ha un bell'aspetto, che sembra più debole e stanco di tutti loro ma per qualche motivo non lo fa. Non vuole rovinare quel primo momento di pace, dopo giorni di remi e cibo scarso, con qualche cattivo presagio creato dalla sua mente piuttosto fantasiosa. E poi forse sono arrivati perchè il grassone col frustino, il loro padrone, li ha fermati tutti nel mezzo di una piazza colma di gente al centro della quale si erge un piccolo palco di legno.
Nota con repulsione che le persone nella piazza li fissano intensamente come se volessero spogliarli delle uniche pezze avvolte loro attorno alla vita poco prima dell'imbarco. E' stupito nel vedere alcuni suoi compagni trascinati sul palco e esaminati da testa a piedi dagli occhi esperti dei loro futuri padroni, come degli animali al mercato. Era così, infatti, che suo padre osservava gli animali quando usciva con lui in città, scortato dalle guardie, con estrema professionalità e freddezza calcolatrice. Lì, in quella terra nemica e misteriosa, nessuno lo avrebbe trattato come un ragazzo figuriamoci come il figlio di un re. Lì Naruto Namikaze era un semplice, ordinario schiavo.
La prospettiva del futuro gli provoca un brivido lungo la schiena nuda ma prima che possa pensare a qualcosa di positivo che gli dia almeno la forza di affrontare tutti quegli sguardi penetranti, vede Kiba cascare davanti a lui a peso morto, con un flebile lamento. Prova a inginocchiarsi ma l'urlo del capo blocca le sue intenzioni e il parlottare confuso degli altri schiavi e della gente attorno al palco.
-Hei tu! Alzati! Mi Hai sentito maledetto incapace?! Alzati!-l'uomo strilla qualcosa ma Naruto non capisce. L'uomo continua a imprecare mentre si avvicina al corpo rannicchiato del suo nuovo amico semi-coscente, fra la polvere. Naruto non capisce, perchè accanirsi tanto con qualcuno che sta male. Al suo paese c'erano gli schiavi ma suo padre oppure sua madre non li trattavano mai male. Anzi, spesso se notavano qualcuno dei loro servi troppo smagrito o pallido gli sospendevano il lavoro per qualche giorno e poi quelli tornavano più scattanti di prima. Era successo un giorno a Iruka, il suo precettore, che era svenuto durante una lezione con lui e allora suo padre gli aveva pagato il dottore e le medicine aiutandolo persino a rimettersi in piedi dopo la caduta senza alzare la voce.
Quindi perchè Kiba non stava ricevendo lo stesso trattamento? Col senno di poi, Il biondo avrebbe capito che in quel paese le cose funzionavano in maniera parecchio diversa da com'erano a casa sua e che, volente o nolente, avrebbe dovuto accettare la situazione. Ma allora non lo capiva.
Naruto osserva con disgusto il panzuto alzare il braccio possente, quello con cui impugna la frusta, e scagliare quest' ultima sulla pelle di Kiba che urla di dolore.
-E questo è solo l'inizio! Ti insegno io a farmi fare figuracce di fronte ai clienti, maledetto schiavo!-l'uomo grida cose incomprensibili mentre colpisce il moro a terra, che con fatica cerca di strusciarsi lontano dai colpi della frusta. Il Namikaze deve fare qualcosa e lo sa. Non sopporta di vedere la schiena del suo amico, di colui che ha diviso la sua reazione di pane con lui nella nave e vicino a cui ha remato a lungo sulle panche della stiva, coperta di ferite insanguinate.
-Basta, smettetela!-esclama ma l'altro non lo capisce, oppure semplicemente non gli da retta, e continua indisturbato a lacerare le scapole del ragazzo steso a terra. Poi il corpo del biondo reagisce d'istinto e con prontezza si para, cascando a cavalcioni, davanti all'amico ricevendo l'ennesima frustata sulle spalle al posto del destinatario. Ma non emette suono, non si lamenta perchè non vuol dare la soddisfazione a quel bastardo di averlo ferito. 
Intanto la piazza è completamente ammutolita. I prigionieri sono increduli di fronta alla scena e perfino il loro padrone si è bloccato dallo stupore, stupore sostituito subito dalla rabbia per l'inopportuna interruzzione. Solo lui sente tanti rumori forti, rumori che provengono dal BUM BUM frenetico e veloce del suo cuore nelle orecchie. Il rumore della paura. 
Naruto sente la frusta tagliare l'aria con un fischio sordo e poi la pelle aprirsi di botto, per qualche secondo senza traccia di dolore ma l'illusione svanisce nel giro di poco quando un fortissimo bruciore fra le scapole esplode tutto insieme come un incendio diramandosi fino alla nuca come mille dita affilate. Questa volta non può impedire a una lacrima di scorrergli sul viso. Fa talmente male che non sa definirlo ma soprattutto fa male la consapevolezza che d'ora in poi sarà quello il suo breve futuro: fra catene e torture. E nessuno lo salverà.
Sente la frusta scivolargli lentamente giù per il fianco destro e con la vista appannata dal dolore scorge le ciabatte di qualcuno dei signori tra la folla avvicinarsi al quadretto, tutto nel più totale silenzio. Non sa perchè ma è sicuro che è un buon segno.
Kiba si muove sotto di lui tentando di alzarsi ma il dolore lo fa gemere e Naruto, troppo occupato a metterlo seduto, non fa caso ai due uomini che parlano fitto fitto fra di loro nè tentomeno al mormorio e al disinteressamento generale ora tornato ad impadronirsi della folla intera.
In verità non proprio della folla intera. Infatti solo ora nota che una splendida fanciulla dai lunghi capelli corvini e gli occhi chiari e dolci, che gli ricordano tanto sua madre, lo sta guardando con discreta ammirazione e un leggero sorriso sulle labbra rosate. Vorrebbe sorriderle anche lui e magari conoscerla un giorno ma la fatica e la paura gli impediscono di fare qualsiasi altra azione che rimanere a guardarle il corpo formoso coperto dalla leggera tunica bianca. La ragazza si sposta dietro a un uomo alto, dagli occhi uguali a quelli di lei ma molto più freddi mettendo fine all'unica cosa bella della giornata.
Per distrarsi dall'incantevole vista cerca di capire quello che si stanno dicendo i due ma gli è diffcile comprendere qualcosa senza l'aiuto del moro al suo fianco, ancora troppo scosso e colmo di ringraziamenti per lui per preoccuparsi del resto. Naruto capisce che adesso è proprietà del giovane uomo dai capelli e la barba scuri solo quando questo passa un sacchettino di monete al grassone e gli intima nella sua lingua di tirarsi su da terra e seguirlo. Naruto si alza tremante lanciando uno sguardo preccupato a Kiba ora completamente spaesato.
-E il mio amico?-mormora a testa bassa cercando di mostrare più rispetto possibile per quell'uomo che ha salvato entrambi dai colpi della frusta.
-Non mi serve, è debole. Tu invece sei forte e ti lamenti poco. Cammina ora.-si sente rispondere freddo mentre un servo dell'uomo gli scioglie le caviglie e i polsi rilegndoli nuovamente poco dopo per evitare che scappi.
-Kiba, io...-balbetta insicuro e dispiaciuto nel dover lasciare il copagno nelle mani di quel boia puzzolente ma l'altro lo interrompe con un breve sorriso di congedo. Gli schiavi non devono parlare.

Commento autrice:
Bene, che dire, ho voluto trasportare il bellissimo mondo di Naruto a 2000 anni or' sono. Spero che l'idea vi piaccia dato che per ora il prosequio della storia dipende dalle vostre recensioni :) 
Al prossimo capitolo, ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il sorriso nascosto ***


La folla si divide al passaggio del suo nuovo padrone, come le acque del mare davanti mosè e il suo popolo. Ricorda che fino a pochi mesi prima era così anche per lui: tutti si spostavano al suo passaggio inchinandosi quando gli rivolgeva lo sguardo. Invece adesso gli unici a cui gli altri nobili fanno brevi riverenze è il padrone mentre a lui riservano occhiate velatamente compassionevoli oppure di disgusto. Camminano semre più verso l'interno della città dove le strade diventano più strette, affollate e rumorose. La gente diviene man mano più povera e umile per poi ricambiare gradualmente fino a tornare ricca vicino a una piazza su cui si affacciano varie ville che creano un cerchio. In mezzo al vasto spazio ondeggiante c'è uno strano monumento, enorme e imponente, molto simile a un'arena da cui provengono delle grida di incitazione e festa. Naruto non crede ai suoi occhi davanti a tanta immensità ma nè il padrone nè il servo o i soldati di scorta sembrano farci abbastanza caso, come se ci passassero davanti talmente tante volte da non provare più alcuno stupore. E infatti sono diretti proprio verso l'entrata del gigantesco anfitetro. Più si avvicinano più Naruto sente il cuore pulsargli veloce nel petto e i suoni delle voci farsi più intensi e prolungati. Si fermano un secondo davanti a un soldato il quale, vedendo il suo padrone, scatta sull'attenti scostandosi per fargli imboccare una stretta discesa. Il moro lo conduce da solo in un sotterraneo spoglio e umido, un pò come le cantine di casa sua, ma a differenza delle dispense ci sono delle celle piene di uomini malconci sorvegliate a vista da dei soldati e al posto dell'odore nauseabondo di spezie e aromi c'è una sgradevole puzza di sudore e sangue. Il padrone mormora qualcosa all'orecchio di un soldato che annuisce fissandolo da dietro l'elmo per poi aprire la cella con una grossa chiave che tiene appesa a una corda in vita e farlo entrare. -Cosa ci faccio qui?-gli domanda con le dita strette attorno alle sbarre e il viso speranzioso. -Porta più rispetto schiavo e tira fuori le unghie-mormora il padrone stringendosi nella tunica bianca a rifiniture rosse che ha addosso. Naruto vorrebbe domandargli di più ma l'altro si allontana e benchè gli dia fastidio non fare tutto ciò che vuole non lo richiama, lasciandosi poi cadere a terra. Si poggia le mani sul viso coprendosi gli occhi per non guardare quelle facce che lo schermiscono dalla penombra della sua nuova casa. Le occhiate diventano a mano a mano delle risate sommesse e ridicole che lo fanno imbestialire. -Che avete da fissare?!-sbotta il biondo togliendosi le mani dal viso per guardarli in faccia a uno a uno e cercare di studiare i loro sguardi invadenti eppure lontani anni luce da lì. Come se quelle pupille lo guardassero ricordando il passato, magari un passato con le loro mogli, i loro figli oppure semplicemente un passato di libertà. -Tre giorni-ridacchia uno al copagno al suo fianco mantenendo lo sguardo stupito di Naruto con scherno. -Io direi... due giorni-interviene un altro dai capelli cortissimi e neri come legno bruciato. -Ma che dite ragazzi-fa una terza voce facendoli voltare tutti verso un angolo buio da cui spuntano due iridi verde acqua-sopravviverà un solo giorno. Il diretto interessato sbianca camuffando il pallore delle sue guance con le ciocche di capelli biondi e ribelli che gli cascano disordinate sulla fronte e non capisce se odiare quella voce misteriosa oppure più semplicemente temerla. Squote la testa all'ultimo pensiero perchè Namikaze Naruto non si arrende mai, per nessuna ragione, neppure se è in una cella piena di ragazzi che scommettono sulla durata della sua vita. Quindi, per rendere la sua convinzione più tangibile, almeno a se stesso, esclama:-Io non morirò affatto! Sono un osso duro, non crediate di battermi con tanta facilità! E' soddisfatto della sua osservazione avvenuta con tanto di sguardi sfuggevoli e segrtamente interessati ma questo non smuove affatto l'animo dell'ultimo ragazzo che ha parlato. Vede la sue iridi alzarsi e infine comparire ai caldi raggi del sole estivo. Non capisce perchè tutti sembrano intimoriti dalla sua presenza dato che ha pressapoco la sua età e un fisico abbastanza mingherlino dalla carnagione chiarissima, quasi come quella di un ammalato. -Quando arriverà Kakashi voglio vederti, pivello-gli sussurra avvicinando il suo viso a quello dell'altro in modo che i suoi capelli rossi tocchino quelli praticamente gialli del compare. -Io. Non. Morirò. Fine.-afferma il biondino crucciando le sopracciglia fini per cercare di mantenere lo sguardo duro e distaccato dell'altro che, fatto un sorriso di scherno, lo lascia per andarsi ad accomodare nuovamente nel suo angolo. Gli fanno paura quegli occhi verdi freddi e distaccati ma non lo dimostra e si risiede con più calma possibile a terra. "NAMIKAZE NARUTO NON MOLLA, NAMIKAZE NARUTO NON MOLLA, NON MOLLA MAI" è il monito che si ripete nella mente affollata di domande e stanca finchè non si addormenta del tutto sperando che sia solo un brutto sogno. Il mattino seguente è il rumore metallico che fa la spada di una guardia sulle sbarre della prigione a vegliare lui e i suoi compagni. Gli altri sembrano abituati a quel suono fastidioso al mattino ma lui, nonostante gli allenamenti all'alba e la guerra non ha ancora la pelle dura come quella di quegli uomini di cui si rende conto non sapere nulla. Il pomeriggio precedente era troppo stanco per chiedere spiegazioni e il benvenuto che gli avevano dato, il rosso in primis, lo aveva scoraggiato dal farsi nuove compagnie. L'unica cosa positiva era che lì dentro, più o meno, si capivano tutti lui compreso. Si stiracchia sbadigliando e aspetta, come di rito, che gli leghino i polsi cosa che con suo grande stupore non accade. Le guardie intimano di mettersi in fila per due e seguire un soldato dagli occhi azzurri e la corporatura imponente in una specie di cortile al di fuori dell'arena dove li attende un certo Kakashi Hatake, il tipo nominato la sera prima dal rosso e che, col solo nome, ha fatto tremare parecchi uomini nella cella. Il suo posto è per ultimo, accanto a un omaccione che fa paura al solo guardarlo tanto ha i muscoli grossi e la barba folta come quella di un sanguinolento popolo del sud. Gli si affianca ripetendosi mentalmente la cantilena dell'imbattibile fino a quando tutti si ritrovano nel cortile indicato dal soldato. Vengono messi tutti in riga e gli viene ordinato di attendere questo fantomatico uomo che dopo un buon quarto d'ora di ritardo si presenta. Non gli sembra poi così pericoloso questo qua con i capelli argentei quasi invecchiati e una benda nera sull'occhio sinistro che poi scende fino davanti al naso e alla bocca. Gli schiavi eseguono un breve inchino, imitati dal novellino, mentre l'uomo gli passa davanti con un bastone dietro alla schiena muscolosa. Li guarda tutti uno per uno con uno sguardo ghiacciato finchè non si ferma davanti a Naruto e gli solleva il mento con la punta del bastone. -Tu sei la nuova recluta, giusto?-domanda sbrigativo cercando di farsi capire il più possibile ma Naruto non capisce: nuova recluta per che cosa? -Allora, rispondi?-aggiunge fermo squadrandolo dall'alto in basso un paio di volte con il solo occhio scoperto-Gaara, è lui?-fa voltando la testa verso il ragazzo con i capelli rossi che gli aveva tanto crudelmente parlato il giorno prima. -Sissignore, è arrivato ieri-risponde rigido guardando dritto davanti a l'alto muro grigio circondato dl filo spinato che li divide dalla libertà. Il biondo non capisce quale sia la reazione dell'argenteo finchè questo non gli passa una spada che afferra con prontezza e maestria suscitando un lampo nell'occhio scuro di lui. -Allora, sarà il caso di metterti alla prova-dice impugnando a sua volta un'altra spada-Combatti-gli intima mettendosi ad alcuni metri di distanza. Naruto riesce a comprendere che deve lottare nel vero senso della parola per riuscire a sopravvivere in quel luogo quindi, dopo aver focalizzato l'avversario, gli si scaglia contro con prontezza sicuro di colpirlo quindi rimane parecchio sbalordito quando quello blocca la sua spada con maestria. -Io sono Kakashi Hatake e alleno i gladiatori a combattere-dice mentre con un agile mossa lo allontana da sè-Da oggi in poi dovrai lottare per la tua vita nel colosseo-aggiunge mentre lo fa indietreggiare a colpi di spada-Imparerai a maneggiare molti tipi di arma-continua facendolo cascare a terra, nella polvere dello spiazzo-Sempre che tu sopravviva all'allenamento-conclude mettendogli un sandalo sul petto e la spada luccicante al sole del mattino sotto al mento. Naruto è completamente shokkato: è impressionato dato che non è riuscito neppure a sfiorare il suo avversario. Il cuore gli batte nelle orecchie facendogli pulsare dolorosamente le tempie e la vista del capitano che alto e potente pare scagliare la sua chioma grigia verso il sole, oscurandolo come una nuvola, gli fa percepire per la prima volta in vita sua la paura vera. In un secondo di ricordo capisce che neppure in guerra era tanto consapevole del rischiare la sua vita convinto com'era d'essere il migliore, assieme ai suoi compagni. Invece adesso era totalmente solo e quei visi, quegli occhi di tutti i colori e storie sono talmente diversi dalla sua vecchia realtà che il solo pensare di riuscire a vincerli singolarmente gli da i brividi. Per questo motivo, scosso dai visi sghignazzanti degli altri e dall'occhio severo del maestro, decide sul momento di far vedere loro chi è e lo fa scagliando con un colpo secco della sua spada l'arma nemica, scattando in piedi. Nota con soddisfazione lo stupore dipingersi sul volto degli altri e un piccolo cambio di espressione nel volto del capitano, ora più guardigno. -Io non sono il tipo che perde con tanta facilità! Ricordatevelo tutti!-urla in un impeto di coraggio mentre corre verso Kakashi sferrando un forte attacco per farlo indietreggiare e decretare la sua vittoria. -Mi spiace, ma neppure io lo sono-afferma l'uomo parandosi per poi buttare lontano la spada del ragazzo che dopo qualche rotazione al vento si conficca con potenza nel terreno. Il biondo fissa incerdulo la sua arma lontana ma quando si gira verso il viso del maestro al posto dell'espressione fredda e distaccata di prima vede un leggero increspamento sotto l'occhio assottigliato. Chissà se quello è un sorriso; Ma di una cosa è certo, avrebbe combattuto ancora: se quegli uomini volevano vedere di che pasta era fatto allora lui glielo avrebbe dimostrato!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Promesse e segreti ***


Gli allenamenti sono durissimi. Ci si sveglia alle cinque del mattino e dopo tre giri attorno all'enorme arena si fanno esercizi per potenziare la muscolatura e brevi combattimenti che durano fino a tarda sera con la sola interruzzione per i pasti. E che pasti poi! Le poltiglie che servono alla piccola mensa in comune sono rivoltanti e questa è unica cosa che fa sentire Naruto più vicino ai suoi compagni, se così si possono definire. Infatti sono tutti abituati più o meno al genere di fatiche giornaliere che devono sopportare sotto il sole cocente di Roma, tutti tranne lui che come matricola deve ancora temprare al massimo il suo fisico prima di scendere nella grande arena. Solo quando Kakashi ritiene pronto qualcuno lo fa andare in combattimento ma di solito sono in pochi i novellini che tornano dai feroci duelli che si tengono davanti a tutta la città. Della loro cella l'unico che è tornato praticamente illeso da un combattimento in piena regola è stato quel Gaara che tutti temono. Lui, nonostante la giovane età, è provvisto di una forza e una ferocia incredibile e quindi nutre i rispetti di tutto il gruppo. Nessuno si allena come Naruto, nessuno corre più dei tre giri previsti o fa il doppio turno ai pesi tantomeno nessuno sfida apertamente un compagno per il solo gusto di mettersi alla prova. Al ragazzo sembra strano il loro moscio comportamento, i loro sguardi persi nel vuoto, certo è lì solo da poche settimane ma il capitano gli sembra soddisfatto dei suoi progressi quidi non trova motivo per fermarsi. Decide, una notte tempestosa, che sarebbe stato lui a dimostrare che arrendersi non vale la pena, che è il primo passo verso la morte. Deve farlo per diventare forte agli occhi dei suoi compagni e di quel Gaara! Ma soprattutto deve farlo per se stesso, per conquistare la fiducia di quel Naruto ancora bambino che risiede in lui e che in fondo ha paura e trasformarlo in un uomo coraggioso come suo padre. Deve scendere in campo e combattere anche se questo significherà rimanere ferito o addirittura morire. Così approfitta di una giornata come tante, durante la seduta di allenamenti quotidiana, in cui il sole splende meraviglioso nel cielo azzurro come i suoi occhi. -Maestro Kakashi-mormora per richiamare l'attenzione su di sè. -Cosa vuoi? Torna ai pesi-gli risponde con il suo solito tono secco e un pò annoiato, accennando con il viso ai pesanti bastoni di ferro grezzo poco distanti. -Sono pronto per l'arena. Mi mandi. Kakashi lo guarda sorpreso per poi passare a un espressione dura: -Non sei neppure minimamente pronto. Non hai l'esperienza neanche paragonabile a quella dei tuoi compagni, come pensi di riuscire a battere dei veterani dei grandi duelli, sciocco! Naruto si morde il labbro inferiore nervosamente. Capisce benissimo che il capitano ha ragione e che la sua è una pazzia ma ormai se lo è ripromesso e lui non si rimangia mai una promessa. E poi ha sentito dire che i gladiatori più forti riescono addirittura a ottenere la libertà e divenire degli insegnanti come Kakashi. -Mi mandi la prego! Io devo vincere e sopravvivere, devo conquistarmi la libertà e non posso certo farlo standomene qui dentro a ripetere sempre i soliti esercizi!-esclama con i pugni stretti davanti al petto e il viso rosso per l'enfasi di far capire all'uomo quanto desideri ciò che dice. Ma ovviamente l'argenteo non rimane apparentemente colpito dalle sue parole. -Tutti qua dentro desiderano la libertà ma essa non si ottiene buttandosi alla cieca nei combattimenti ma con la perseveranza e il giudizio. In questo modo finirai solo per farti ammazzare come tanti altri.-ribatte serio con le braccia conserte e l'unico occhio fisso in quelli del govane che gli sta di fronte. -Ma io...-sussurra Naruto abbassando la testa verso il basso, i pugni ora stretti lungo il torace scolpito dagli allenamenti-Non posso aspettare oltre. Ho dato la mia parola che sarei tornato a casa a delle persone molto importanti per me-aggiunge perdendosi nel ricordo di sua madre in punto di morte. "NARUTO" gli aveva sussurrato flebilmente allungando un braccio verso il figlio inginocchiato come il marito al fianco del suo letto "TI PREGO RITORNA... R-RITORNA FIGLIO MIO... RITORNA PER M-ME, TUO PADRE E IL NOSTRO POPOLO". Lui le aveva preso la piccola mano fredda nelle sue e gli aveva promesso che sarebbe ritornato e avrebbe governato il regno dopo suo padre. Poi Kushina, la donna dal carattere di ferro e l'animo gentile aveva esalato l'ultimo respiro con un sorriso, nella completa sicurezza che suo figlio ce l'avrebbe fatta per tutti loro. -Per questo motivo voglio scendere in campo!-dice con forza tirando su il capo e mostrando all'occhio stupito del maestro lo sguardo più determinato e feroce che conosca. Kakashi rimane in silenzio per alcuni minuti, un silenzio straziante il suo, come se dovesse trovare le parole per rifiutare nuovamente la richiesta dell'altro. -No.-ripete secco-Ascoltami. Vedi quest'occhio?-chiede indicando la garza che gli copre metà del viso-L'ho perso diversi anni fa tentando di salvare un mio compagno che precedentemente aveva rischiato la vita tentando di salvare me. Era il mio migliore amico ed è morto per la mia caparbietà-ora il tono del famoso maestro d'armi si fa più flebile e colmo di risentimento. Il suo sguardo si abbassa e quando riprende a parlare sembra che e parole le diriga più a se stesso che al ragazzo: -Anche io, come te, volevo combattere prima del mio completo sviluppo bellico, ossessionato dall'idea di essere nuovamente libero. Lui tentò di fermarmi ma ormai io avevo preso la mia decisione e il giorno seguente, d'accordo con il nostro mentore, scesi in campo. Venni costretto a combattere contro tre leoni- dice voltandosi verso il biondo con uno sguardo triste -Erano enormi e non mangiavano da giorni. Iniziai la battaglia ma ebbi la peggio, poi dal nulla vidi spntare il mio amico, Obito, che mi venne in soccorso. Ovviamente solo in seguito seppi che aveva pregato il capo di farlo scendere a darmi una mano.- La voce di Kakashi si fa tremante ma sempre dignitosamente bassa e forzatamente meccanica come se il solo ricordo di Obito ferito gli riapra le cicatrici sulla pelle e nel cuore. Deglutisce a fatica ma sa che nonostante il suo dolore deve fare di tutto per impedire a quello sconsiderato di commettere il suo stesso errore perchè a lui nessuno verrà in soccorso. L'occhio attento dell'uomo ha notato come gli altri prigionieri lo tengano ancora a distanza. -Come dicevo-riprende-Obito mi venne in aiuto procurandosi moltissime ferite gravi, più delle mie, anche se riuscì a uccidere ugualmente due leoni. Alla fine però cadde a terra, sotto l'esultazione disumana della gente sugli spalti e nonostante io tenessi occupato il terzo leone lui non sopravvisse malconcio com'era. Quest'ultimo bestione mi lacerò la parte sinistra del viso poco prima che riuscissi a dargli il colpo di grazia e a diventare una leggenda qui a Roma.-rigira la testa verso Naruto che lo guarda a bocca aperta, con le viscere contorte dalla paura e dall'eccitazione del racconto. -Però, ti assicuro che nè la libertà nè la fama hanno colmato il mio vuoto. Obito è morto a causa mia e adesso l'unica cosa che io posso fare è farti ragionare sull'avvenire e impedirti una mossa tanto avventata. Se per te quelle persone sono tanto importanti come dici, allora devi sopravvivere ma per farlo ti è necessario ancora molto allenamento. Poi, quando sarai pronto ti manderò in campo. Naruto è incredulo che inconsapevolmente abbia scoperto la corazza del grande Kakashi e gli abbia fatto confessare quello che per anni si era tenuto dentro al cuore. Forse il modo duro in cui si congeda non è molto adatto al discorso appena affrontato ma capisce che quello è il suo modo di proteggersi dal dolore. -Maestro, vado ai pesi. Vedrà mi allenerò e diverrò forte.-mormora alla schiena possente di lui, sorridendo. Col senno di poi, il piccolo e insignificante schiavo-guerriero avrebbe capito di aver finalmente trovato un alleato.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quel che il cuore ha da dire ***


Naruto continua come i suoi compagni ad allenarsi duramente tutti i giorni sia col sole che sotto la pioggia e dopo aver parlato con Kakashi, quel giorno nel cortile, va più o meno d'accordo con tutti i suoi compagni di cui ha anche imparato i nomi: Deidara, Sasori, Kakuzu, Hidan e molti altri. I ragazzi hanno riconosciuto la sua forza e lo spirito determinato che lo caratterizza anche se non sono certamente aperti come degli amici d'osteria hanno perlomeno smesso di rubargli il pranzo o trattarlo da zimbello. L'unico che non si degna di dimostrargli un pò di umanità e Gaara che oltre ai brevissimi dialoghi col capo durante gli alleamenti non emette suono per tutta la giornata. Naruto proprio non sopporta questo suo comportamento talmente distaccato da farlo sembrare addirittura schifato dalla presenza altrui. Non sopporta di vederlo sempre così monotono e noioso e non capisce come possa fare a vivere in modo tanto triste. Gli sono arrivate delle voce di recente, voci parecchio tristi che riguardano il padre del rosso. Sembra che Gaara in origine fosse il fglio di un nobile romano della zona ma che per una storia con una serva della sua casata suo padre l'avesse scomunicato e venduto al colosseo come semplice schiavo, per punizione. Quando una sera durate la "CENA", se così si poteva chiamare la brodaglia che servivano, sente le indiscrezioni per bocca di Deidara e Sasori, due tipi tanto forti quanto pettegoli, non riesce più a mangiare nulla nonostante gli allenamenti sfiancanti appena affrontati. -Hei amico, non la mangi questa?-domanda un ragazzo panzuto di nome Choji, seduto affianco a lui, afferrando la ciotola e senza aspettare risposta si butta il contenuto in gola. Naruto sospira: davvero non può credere che un padre riuscirebbe a fare una cosa del genere al proprio figlio solo per una storia amorosa con una serva che poi purtroppo è stata punita con la morte. Certo l'onore è importante, importantissimo per le casate ricche ma forse un allontanamento dalla famiglia è davvero troppo. Il biondo si alza lentamente dalla panca legnosa, suscitando gli sguardi curiosi di tutto il gruppo. Sa che per gli schiavi è meglio tenere la bocca chiusa ma non riesce ad abbandonare l'idea di dare una mano a Gaara che in fondo è fragile. -Dove vai?-domanda Hidan scrutandolo con gli occhi dal taglio deciso e indagatore, il viso coperto dalla ciotola su cui posa le labbra. -Vado... ad allenarmi con Gaara-risponde, senza alcuna agitazione, anche se non esce subito dalla mensetta per lasciare il permesso subliminare agli altri di esprimere il loro parere che è inizialmente totalmente assente. Osserva con la coda dell'occhio i visi sconvolti o scettici dei suoi compagni. -E' solo che voglio misurare la mia forza attuale-si giustifica con calma cercando di evitare di pensare alla tensione generale e agli sguardi indagatori degli altri. Si allontana nel più totale silenzio, sicuro di trovare chi cerca nella cella, steso sul suo pagliericcio nell'angolo buio e lontano dalle sbarre. Apre silenziosamente la porta della cella, sorvegliata da lontano da due soldati, ed entra in punta di piedi temendo di svegliarlo di colpo e farlo imbestialire più di quanto già normalmente sia. -Che vuoi da me?-la sua voce lo fa irrigidire. Non sapeva che fosse sveglio! Deglutisce con una gocciolina di sudore che gli casca lenta sulla fronte. -So la tua storia, Gaara-mormora cercando di mantenere la voce più ferma possibile. -Non ti permettere di nominare gli affari miei-ordina con rabbia alzandosi di scatto in piedi, parandoglisi davanti con un frammento di legno appuntito. -Risolviamola da uomini-Dice il biondo tenendo i suoi occhi profondi in quelli verdi e decisi dell'altro che afferra una spada nascosta per sicurezza sotto il suo pagliericcio. -Andiamo. Escono di nascosto dalla mensa seguiti dalle occhiate stupite degli altri e si dirigono nel cortile illuminato dai pallidi raggi lunari. L'unico rumore attorno a loro sono i passi fra la polvere rossastra che si solleva leggerente a ogni loro movimento e il canto lontano delle cicale fra i pochi cespugli isolati. Si mettono l'uno di fronte all'altro a pochi metri di distanza impugnando le spade con forza, intimandosi mentalmente sicurezza. Le lame pulite fremono fra le dita dei loro possessori come cani che si agitano per essere sguinzagliati all'attaco. Poi, come telepaticamente, i due partono all'attacco con un grido che squarcia la quiete notturna e prendono a combattere con foga. E' la prima volta che Naruto combatte contro Gaara ma nota subito l'agilità e la potenza dei suoi muscoli che, uniti a una difesa incredibilmente ferrea, lo rendono praticamente imbattibile. Ma Naruto si è allenato e non vuole assolutamente perdere. Gaara sbatte la lama contro quella di lui con incredibile potenza facendo risuonare nell'aria lo stridio metallico che fanno le due armi l'una contro l'altra. I suoi occhi sembrano pieni d'odio ed ogni colpo diventa più intenso, rivolto forse non al suo vero avversario. -Gaara so cosa è successo alla donna che amavi, mi spiace!-ansima il biondo parandosi dall'ennesimo colpo. -Tu non sai niente di lei! Non la devi più neppure nominare!-ribatte il ragazzo allungando la gamba per dargli un calcio prontamente evitato. -Si è vero, non so nulla di lei ma posso capire quanto sia doloroso predere qualcuno a cui tieni ed essere strappato dalla tua famiglia.-aggiunge mettendosi una mano sul petto-Ma non è questo il motivo per essere tanto cupi! Ci si riprende, ci sono tante persone da amare! Non può finire tutto così nè per te nè per me... sono sicuro che ritroverai la tua felicità e io la mia. Gaara smette per un attimo di combattere guardando quel viso sincero ma duro che si ritrova davanti e che gli intima di sforzarsi di voltare pagina. -Tu non capisci, noi non siamo più niente. Moriremo qua dentro ammazzandoci a vicenda come animali-dice abbassando lo sguardo rassegnato e rabbioso per terra. Naruto non riesce a ribattere questa volta. Solo adesso sente tutte le sue speranza crollare come un castello di sabbia in riva al mare che per quanto resistente possa essere rimane comunque facile preda delle onde. Stringe le dita attorno al manico della spada stringendo i denti con forza. -Forse tu finirai così ma io credo in me e non sono affatto pessimista perchè ciò vuol dire aver già perso. E poi io devo combattere per poter tornare un giorno a casa dalla mia famiglia!-esclama tutto d'un colpo con le parole dettate dal suo cuore più che dal cervello come faceva sempre sua madre. "NON RAGIONARE SOLO CON LA TESTA NARUTO, PENSA ANCHE AL CUORE" la voce di Kusina gli risuona nella mente e per un secondo gli sembra vederla danzare fra le stelle "ANCHE SE CI FA FARE SCELTE DOLOROSE E DIFFCILI ALLA FINE SONO QUELLE CHE PORTANO ALLA NOSTRA FELICITà" Continuano a combattere per ore ma anche se stremati non intendono mollare la lotta finchè ad interromperli non è la voce canzonatoria e severa di Kakashi che avvertito da qualcuno della pericolosa situazione è dovuto intervenire. -Smettetela subito!-esclama avvicinandosi ai duellanti con una spada nell'intento di separarli. Ma nonostante lo stop del capo il rosso non intende lasciare andare Naruto. Continua a colpirlo con forza provocandogli anche un taglio al braccio. -Gaara basta o ti faccio sbattere in cella di isolamento!-lo minaccia l'argenteo prendendo a correre visto che anche minacciandolo l'altro non si ferma. Il panico poi avvolge Naruto quando Gaara riesce a disarmarlo e farlo cadere a terra. La spada di lui è protesa verso suo petto, pronta a colpire. Gli occhi del ragazzo sono come illuminati da un aura terribilmente malvagia e solo in quel momento Naruto nota, guardandoli fissi, quanto quell'odio cieco e sproporzionato non è rivolto a lui. Il biondo vede la lama di Gaara abbassarsi veloce su di sè e chiude gli occhi parandosi in un ultimo gesto disperato con le braccia quando invece di sentire la pelle lacerata dalla lama e il sangue scorrergli caldo sull'addome intrevede Kakashi bloccare l'azione del rosso con la propria spada. Rimangono in silenzio per un pò quando a interomperlo è il sospiro appena accennato del capo. -Ma che vi è saltato in mente?! Vi siete comportati da bambini capricciosi!-è la prima volta che sentono gridare Kakashi sempre con quella voce ferma e profonda-Tu 617, se fossi morto per mano del 302 sarei finito nei guai io, vi rendete conto!? In questo modo avete dimostrato di non portarmi il minimo rispetto e di non seguire le mie regole! Naruto abbassa la testa mentre Gaara la volta con stizza puntando il suo sguardo nel buio. Si sentono come due stupidi ragazzini, non di certo come dei lottatori quasi professionisti. -Ma se volete combattere vi faccio combattere sul serio...-dice a bassa voce passandosi le dita fra i capelli argentei che ai raggi della luna piena hanno assunto una colorazione quasi spettrale-Domani entrambi combatterete nell'arena ma non uno contro l'altro bensì cooperando contro l'avversario più forte del battaglione. Magari così imparerete cosa sigfnifica rischiare realmente la vita in campo. E adesso alla cella. Muovetevi! Naruto non ci crede tanto che i suoi occhi sno spalancati per la paura e l'eccitazione. Nel percorso verso la cella le gambe gli tremano e ha paura che di punto in bianco non reggano il suo peso. Stringe i denti ripetendosi il suo monito nella testa impulsiva. Domani loro due lotteranno assieme al colosseo davanti a centinaia di persone e all'imperatore mettendo in gioco le loro vite. Forse quella è l'ultima notte che vedono la luce della luna, l'ultima in cui possono dormire, sempre che ci riescano. Domani, il nuovo giorno con il suo sole caldo porterà la guerra!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La felicità in una nuvola ***


Le urla e le acclamazioni della gente si sentono fino a un kilometro dal colosseo ma se per gli spettatori quello è solo un semplice spettacolo di routine per Naruto e perfino per Gaara questo incontro deciderà il loro futuro: vita o morte. Quando entrano nella grande arena, annunciati dal console in persona, il signor Jiraya, Naruto rimane completamente allibito. Davanti ai suoi occhi si spalanca un alto muro circolare in cui ci sono molti portoni e, al di sopra di questi, spalti colmi di gente, ricchi e poveri, che li fischiano con anfore di vino in mano e pagnotte di pane, quasi vedere degli uomini massacrarsi fosse uno spettacolino divertente. Poi, aguzzando la vista, il biondno riconosce negli spalti d'onore, quelli riservati ai ricchi, il suo precedente padrone, quell'Asuma Sarutobi che aveva scoperto in seguito essere il figlio di Sarutobi l' imperatore di Roma. Seduto poi accanto al vecchio dallo sguardo serio rivede gli stessi occhi e lo stesso sorriso soave della mattina in cui è arrivato a bordo del mercantile di schiavi, le identiche iridi lillà che lo fissano con una traccia di stupore e preoccupazione. Non conosce il motivo di tanta agitazione da parte di quella ragazza ma le è grato per l'interesse. E poi scorrendo la vista vede il matro Kakashi, il padre di quella ragazza e alcuni nobili intravisti la prima volta. -E ora... Jugo, la fiamma del colosseo!-Urla Jiraya tutto contento allargando le braccia per riportare l'attenzione del pubblico sulla sua robusta persona. I ragazzi dirigono lo sguardo verso uno dei cancelli di legno che si apre dall'interno cigolando e su cui appare un ragazzo, poco più grande di loro, con i capelli rossi molto simili a una fiamma e gli occhi iniettati di sangue, come uno psicopatico. Appena mette il piede in campo la folla esulta a suo favore incitandolo, ripetendo a voce alta il suo nome più volte. -Non sembrano dalla nostra parte-ridacchia nervoso il biondo, quasi per alleggerire la tensione palpabile che viene riportata dallo sguardo freddo di Gaara. -Che il combattimento abbia inizio!!-esclama il console seguito dagli applausi delle persone. I due ragazzi non hanno neppure il tempo di capire da che parte andare che Jugo parte furiosamente all'attacco come preso da un violento raptus omicida. I piedi nudi della fiamma battono possenti sul terreno sabbioso dirigendosi veloci verso i due. -Punta a te!-grida Naruto vedendo la traiettoria di Jugo cambiare. Gaara stringe i denti pronto a contraccattarlo. Dal primo colpo si capisce che la fiamma del colosseo è davvero forte e pericolosamente esperta nella lotta, molto di più di loro. Eppure nessuno dei due si da per vinto durante tutta la lotta, perfino dopo forti contusioni. Ma più loro resistono più Jugo si arrabbia diventando, di conseguenza, sempre più forte e pericoloso. E questa rabbia confluisce tutta in un unico colpo che riceve Gaara. Il bastone chiodato dell'arancione lo tramortisce alla schiena e la spada, prima mollemente abbandonata sul fianco del possessore, gli trapassa il corpo facendolo cadere a terra. Naruto guarda la scena da lontano, impotente. Ogni immagine gli pare a rallentatore e tutte le esultazioni strillate sono ovattate alle sue orecchie, come se fosse in una bolla d'aria che impedisce i suoni. Adesso vede solo Gaara steso a terra in un lago di sangue e Jugo che si allontana di alcuni passi esultando verso il pubblico con le braccia al cielo. Si sente male, malissimo, come quando in guerra vedeva cadere i suoi compagni sotto le armi nemiche. Corre verso il compagno steso a terra e si inginocchia accanto a lui sollevandogli la testa. Respira a fatica e ha gli occhi socchiusi ma almeno è ancora vivo. -Gaara, resisti! Finirò l'incontro e poi ti cureranno!-esclama trattenendo a stento le lacrime. Lui aveva visto del buono in quel cupo ragazzo dai capelli rossi e della sofferenza molto simile alla sua e adesso vederlo così gli fa più male di quanto avrebbe mai creduto. -N-no...-sussurra il rosso aprendo gli occhi per riuscire a mettere a fuoco il viso abbronzato del biondo-L-la mia avventura... finisce qui... -Ma che dici, idiota?! Non devi morire!-urla sringendogli la cotta. -T-tu hai detto c-che un giorno.... c-che un giorno avremmo ritrovato.... la n-nostra felicità-rantola-Ma l-la mia non è su questa terra è c-con lei, lassù-aggiunge e alza gli occhi verdi per guardare il cielo colmo di nuvole gravide trasportate dal vento. -Ma... -Masturi...-Sussurra il rosso poco pima di chiudere gli occhi con un sorriso e bagnare con le sue ultime lacrime le mani del biondino che non credendo a ciò che vede e lo scrollano piano. -Gaara, Gaara, Gaara! -Il tuo amichetto è morto ma non preoccuparti, lo raggiungerai anche tu fra poco-ghigna in modo maniacale Jugo alzando il bastone chiodato al cielo che tuona feroce in previsione di un temporale estivo. La pioggia gelata gli casca addosso ma lui non la sente anche se si infiltra nella piccola armatura e fra i capelli rendendoli lisci e appiccicosi. Non gli interessa nulla apparte le lacrime che scivolano lente sul suo viso e alla pelle fredda di Gaara sotto ai suoi polpastrelli. Vorrebbe urlare contro quell'assassino ma non lo fa. Sa che deve mantenere la calma. -Io non morirò affatto...-mormora mentre si alza con la testa china per guardare il corpo inerte del rosso-Naruto Namikaze non morirà, te lo giuro! Jugo rimane inizialmente impressionato dal viso contorto dalla rabbia dell'inesperto e giovane lottatore ma si riprende in fretta con un ghigno: nessuno, si dice, può sconfiggere la fiamma del colosseo neppure un moccioso forzuto. Eppure quando il moccioso forzuto parte all'attacco respingendolo indietro pare cambiare un pò idea. I colpi del ragazzo ora sono molto più precisi e potenti e la sua espressione non è più quella del bambino impaurito di pochi minuti prima ma quella di un giovane uomo determinato a compiere la sua vendetta e il suo volere. Forse proprio il concentrarsi tanto sugli occhi carichi di rabbia del biondino fanno perdere per un minuto la concentrazione di Jugo cui armi vengono scagliate lontano da Naruto che poi lo atterra con un calcio. Posa il piede sul petto muscoloso del maciste che ha di fronte e, proprio come Kakashi durante il suo primo allenamento, gli punta la spada alla gola facendo ammutolire il pubblico. La pioggia continua a cadere assillante su tutta la città ma nessuno dei presenti intende abbandonare il proprio posto per un riparo. La tensione è al massimo e tutti, perfino i nobili, hanno il fiato sospeso per l'emozione: laggiù, a terra fra il fango e l'acqua, giace il più grande combattente di tutto il colosseo e fiero sopra di lui si staglia un ragazzino biondo e magrolino che pare incenerirlo col solo sguardo. Poi il silenzio è inerrotto da una voce che recita la parola "UCCIDILO" susseguita poi da delle altre che a mano a mano creano un tetro coro. -Uccidilo! Uccidilo! Uccidilo!-cantilenano i popolani alzando i pugni al cielo, a ritmo. Naruto intanto sente la mano tremare, sa che tutti gli occhi sono puntati su di lui e che se uccidesse il tizio rantolante sotto al suo piede magari guadagnerebbe la libertà eppure non riesce a farlo. Semplicemente alza la spada e la conficca con un grido straziato e rabbioso nel fango, a pochi millimetri dall'orecchio dell'avversario. Il pubblico esulta prendendo a urlare il suo nome come se fosse un dio. -Il vincitore è Naruto!-esclama la voce possente di Jiraya dall'alto della tribuna d'onore decretando la fine del match. Il ragazzo si dirige al centro del campo e raccoglie il corpo del suo compagno liberandolo lentamente dalla spada, come se non volesse fargli male. La pioggia è fredda e l'autunno è vicino ormai, come la tristezza che lo avvolge l'aria si staglia sferzante sul suo viso, trasportando le lacrime lontano.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Una nuova vita ***


Gaara è stato messo nelle fossi comuni della città appena dopo l'incontro ma Naruto non ha potuto partecipare alla funzione funebre perchè gravemente ferito. L'unica cosa che può fare adesso, sdraiato com'è sul pagliericcio di una stanza per i feriti, è pregare Anubi, il dio dei morti, affinchè l'anima del suo amico possa raggiungere l'altro mondo. Tutti gli fanno i complimenti per aver sconfitto Jugo, addirittura Kakashi si è degnato di dire che è stato bravo ma a lui non interessano gli elogi. E' ancora troppo triste a causa di Gaara, si rimprovera di non essere stato in grado di aiutarlo. Sa che non avrebbe potuto far niente per impedire a quella spada di strappare la vita di quel ragazzo tamente triste e sofferente in fondo che forse era stato meglio così. Quando Kakashi glielo aveva detto aveva reagito malissimo, non riusciva a credere che non ci fossero più altre possibilità. -Naruto, Asuma Sarutobi vuole vederti, preparati-gli ordina Kakashi interrompendo i suoi ragionamenti per riportarlo ala realtà dell'infermeria in cui si trova. Il biondo gli lancia un'occhiata indifferente poi gli porge i polsi ancora provati dalle ferite in modo che Kakashi possa legarlo. Forse è una sua sciocca impressione ma gli sembra che il nodo sia più lento cosicchè la pelle non sfreghi troppo contro la corda. Probabilmete l'ha fatto solo per non farlo macchiare ribatte un'acida vocina nella sua testa, la stessa che gli intimava assieme agli spettatori di uccidere Jugo ma che non aveva ascoltato. Nel giro di poco sono davanti ad un grande edificio cui portone d'entrata, sorvegliato da due soldati, si trova in cima ad un imponente rampa di scale bianche, fra due delle quattro colonne di marmo che sostengono il tetto della veranda. Kakashi si presenta ai guardiani, parlando nella loro lingua, che li fanno passare nel lungo corridoio che conduce ad una porta. L'ufficio di Asuma Sarutobi è molto simile a quello che aveva suo padre, di media grandezza ospita un grosso tavolo di legno posto sull'elegante tappeto centrale dietro cui sta seduto il vice imperatore in persona. La luce, un pò soffusa, penetra fra le tende rosse appese alle enormi finestre che circondano lo studio. -Ave a voi-lo saluta Kakashi rispettosamente. -Ave. Kakashi, lasciaci soli-ordina dirigendo lo sguardo dal brizzolato a lui. L'uomo esegue un piccolo inchino ed esce con circospezione dalla sala. -Allora Naruto, ho visto come ti sei battuto contro Jugo-inizia massaggiandosi la barba ispida-Sei stato molto coraggioso. -Il mio coraggio era dettato dalla rabbia come anche la mia forza.-ribatte acidamente. Come si fa a parlare di un massacro come fosse una partita a carte? Non lo sa e questo lo rende molto più nervoso e sfacciato del solito. -Ecco era a questo che mi riferivo!-sbotta l'uomo e soi alza in piedi poggiando i pugni sul tavolo per fare leva sulle braccia-Se mi avessi fatto terminare la frase, schiavo, ti avrei detto che tu non sei portato per fare il guerriero. Hai un'indole troppo buonista per questo mestiere.-spiega professionalmente incidendo sulla parola schiavo in una eloquente nota di ammonizione. -Quindi?-sussurra il biondo sfidandolo con lo sguardo. -Voglio assegnarti un nuovo compito. Sappiamo chi sei Namikaze Naruto. Tuo padre è un re quindi essendo di nobile famiglia hai sicuramente studiato le arti e voglio che tu le impartisca a un giovane condottiero dell'illustre casato degli Hyuga. Il ragazzo spalanca i suoi lucenti occhi azzurri alla notzia del suo trasferimento ma soprattutto perchè nonostante i suoi sforzi sono riusciti a scoprire la sua vera identità. Qualcuno bussa alla porta ed entra con un inchino. E' quell'uomo dagli occhi color ghiaccio che ha visto la prima volta al mercato degli schiavi e successivamente al colosseo accanto alla ragazza che gli aveva sorriso. Dal colore delle iridi si deduce che quei due siano imparentati. -Ecco lo schiavo che vi avevo promesso, console Hiashi-annuncia Sarutobi indicando, con un cenno debole della mano, il ragazzo di fronte a sè. Il tipo chiamato Hiashi accenna a un breve inchino per poi prendere a fissarlo in modo penetrante. Naruto non può certo negare di sentire un brivido percorrergli la schiena nuda quando le iridi bianche dell'uomo si posano sulla sua snella figura analizzandola da testa a piedi in quel modo altezzoso che gli da tanto sui nervi. Ma non può dire assolutamente nulla o rischia di perdere il privilegiato posto assegnatogli. -Domani, si parte per la mia dimora, preparati che ti verranno a prendere i miei ambasciatori.-Si congeda con un piccolo inchino diretto esclusivamente al vice imperatore e se ne va con passo deciso e prepotente. Fra poco lo verranno a prendere. E' sporco di terra e sudore ma Kakashi gli ha assicurato che gli faranno un bel bagno prima di presentarlo al suo nuovo padrone. Un bagno. Da quanto non ne faceva uno come si deve? Due, tre mesi? il tempo per imparare un poco la lingua di questa terra maledetta, padrona di uomini. Ha salutato tutti i suoi compagni augurandogli una fortuna che per loro non arriverà mai. "I GLADIATORI SONO CONDANNATI A MORIRE NELL'ARENA" gli aveva ricordato Sasori dalla chioma rosso fuoco, sorridendo amaramente, mentre gli dava una pacca d'addio sulla schiena. E il suo sorriso se l'era portato dietro, Naruto, tanto malinconico e triste da lasciare una scia di vuoto dentro al petto. Arrivano finalmente due soldati privati dello Hyuga e dopo avergli legato i polsi lo conducono fuori dalla cella e poi via via per il lungo corridoio sempre più luminoso man mano che ci si avvicina all'uscita. Eccolo lì è vicinissimo al portone di legno che lo separa dalla strada, è a pochi passi dalla libertà, finalmente il portone viene spalancato dai due soldati di guardia. La luce lo investe come un onda anomala di bellezza e sollievo. Non può crederci di essere fuori da quell'inferno dove per nulla al mondo tornerà. Respira a pieni polmoni l'aria fresca che gli investe il viso e sorride al cielo azzurro e alla gente che gli sfila davanti tranquilla o preoccupata, di fretta oppure allegra. Da quanto non vedeva più le espressioni sui visi delle persone. Gli sembrava passato un secolo da quando il suo mondo si era limitato a schiamazzi in una prigionne dall'aria viziata. Adesso, invece, è finalmente libero dalle catene dei combattimenti e lascia saettare le iridi azzurre in ogni direzione. Mentre si incamminano verso l'interno della città la vita si fa sempre più movimentata. Le donne chiaccherano fra di loro con le baguette sotto al braccio, gli uomini lavorano e sui loro visi bruciati dal sole si legge stanchezza mentre i bambini gridano e si chiamano rincorrendosi fra loro con spensieratezza. Un pò quella scena di vita quotidiana gli ricorda il suo paese così bello e attivo, pieno di persone accoglienti come i suoi genitori. Ripensare a loro gli fa infinitamente male non può fare a meno di abbassare il capo cercando di non mostrare al sole la lucidità dei suoi occhi. Finalmente sono arrivati. La casa di Hyuga è davvero enorme: una bella villa circondata da delle colonne e giardini lussureggianti. Mentre salgono la gradinata di marmo Naruto cerca di focalizzare ogni cosa, ogni uscita di quella reggia nel caso si presentasse l'occasione di scappare. Percorrono un lungo corridoio, preceduto a sua volta da una saletta luminosa, fino ad arrivare nell'atrio principale. Il padrone di casa è seduto comodamente su dei cuscini posti attorno a una piscina interna e sorseggia del vino di ottima qualità da un calice d'oro. Lo guarda dall'alto in basso prima di congedare i due uomini con la mano. -Allora, schiavo, da domani lavorerai in casa mia. Bada bene a rispettare le regole, non sono molto magnanimo con i trasgessori.-gli spiega mentre cammina accanto al bordo della piscina dandogli le spalle. -I mesi che ho passato al colosseo mi hanno insegnato molto-ribatte con il fare di chi la sa lunga sul mondo. -Evidentemente, non a parlare solo quando si è interpellati-dice con un sorrisino tagliente sulle labbra fini. Naruto sbuffa piano ma non fa nulla per evitare di farsi vedere col broncio e sguardo di stizza quando il padrone si gira a guardarlo. Il biondo nota con soddisfazione che il padrone sembra un pò alterato dal suo comportamento piccante. Il padrone si rigira con stizza confermando la teoria del ragazzo. -Neji!-esclama con il tono di voce leggermente accigliato e dall'ombra proiettata dal sole contro un alto vaso di pietra spunta un ragazzo che fisicamente sembra un Hiashi ringiovanito, con gli occhi freddi come i suoi e qualche ruga in meno. Neji è probabilmente il ragazzo che deve istruire ma non gli sembra proprio un tipo socivole, pazienza, si dice, e alza le spalle. -Cosa c'è schiavo? Non sei soddisfatto?-mormora acidamente il padrone di casa spostato lo sguardo dal nipote allo schiavo-E tu Neji? Neji lo squadra per bene da testa a piedi e riporta lo sguardo sulla sfarzosa figura di suo zio:-Lo credevo un pò più rispettoso. -Capisco. Ci penserai tu a tenerlo in riga. Naruto arriccia il naso perplesso e amareggiato senza capire chi è dei due quello da istruire. Sarà dura, pensa nella testa ribelle, ma Naruto Namikaze non molla mai! E stinge i pugni lungo i fianchi per dare un senso più concreto al suo motto che ora più che mai gli rimbomba nella testa a mo di avvertimento più che d'augurio.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Namikaze Naruto! ***


La camera che deve condividere con gli altri schiavi è piccola e poco arieggiata, si trova nel retro della grande villa, ma almeno è meglio dei putridi pagliericci delle celle del colosseo. E non ci sono i topi. La stanza dalle basse pareti in terracotta è divsa ulteriormente in due da un altro muro dalla grande porta in legno, dietro cui risiedono alcune delle ancelle. Il primo giorno, quello in cui gli hanno mostrato la sistemazione, non poteva credere a una tale vicinanza con le donne. Lì al suo paese le due categorie erano ben separate, anche fra i servi, e si potevano incontrare solo inpubblico durante banchetti o balli. Qui invece c'era una semplice porta a dividerli, che si chiudeva dall'interno. -Hei amico ti senti imbarazzato?-ride il suo vicino di letto, un certo Shikamaru, mentre lo guarda alla luce fioca della candela che tiene in mano. -Da me non era così-si giustifica il biondo cercando l'ombra per coprire il rossore sulle sue guance. -Ah, capisco. Però vedi di abituarti, sei qui già da tre giorni e ancora sembri un novellino inesperto di otto anni-aggiunge canzonatorio ma lo fa con una tale leggerezza che il biondo non ce ne fa tanto caso. E' piuttosto occupato a cercare di trovare una posizione comoda su quel sottilissimo materasso imbottito di stoffa e paglia. -Se già fai tante storie voglio vedere quando conoscerai Sakura-aggiunge una seconda voce e alla debole fiamma appare il viso buffo di un certo Rock Lee cui sopracciglia nere e foltissime lo fanno assomigliare più a una maschera teatrale che a un ragazzo. Dopo lo shok iniziale, Naruto cerca di mettere bene a fuoco il viso dell'esuberante soggetto che si è intromesso nella loro conversazione, per evitare in futuro di morire d'infarto. -Cos'ha di speciale?-chiede innocente scrutando i due agazzi che si lanciano uno sguardo d'intesa che per il pivellino non ancora decifrabile. -Oh, la mia amata...-sussurra Rock Lee con voce sognante e le mani giunte sotto il viso tondo dai grandi occhi a cuore-Lei è... Ma non termina la frase che gli arriva un cuscino in faccia lanciato in modo talmente preciso e violento da farlo precipitare giù dal materasso e battere la schiena sul pavimento legnoso. Tutti accendono di colpo le candele spaventati per il tonfo quando davanti alla porta che li divide dalle ancelle appare la figura fiera e furiosa di una ragazza dagli stambi capelli rosa che le scendono flessuosi fino alla vita sottile. Naruto ne rimane incantato come la maggior parte dei ragazzi nella stanza che però hanno un espressione più che altro atterita. -Idioti, ancora a ciarlatare su di me?! Non riusciamo a dormire, chiudete il becco!-esclama mentre con passo deciso si avvicina al cuscino stropicciato per terra e lo afferra senza badare minimamente al naso sanguinante della sua vittima. -E tu novellino-e si china rivolta a Naruto, puntandogli il dito sotto il naso-Vedi di non fare la fine di questi stupidoni! Naruto è davero sconvolto: non aveva mai visto in tutta la sua vita una donna di tale carattere fuorchè sua madre. E' occupato a fissarle le iridi verde foglia, con la bocca semi aperta e le orecchie come tappate di ogni suono presente nella camera perfino gli avvertimenti strillati della ragazza. Vede solo le labbra rosee di lei muoversi freneticamente e le frengette laterali cascarle disordinate anche sulla maglia scura e aderente che mette in risalto un seno non molto prosperoso ma comunque grazioso. -Capito testaquadra?!-Urla per poi girarsi e dirigersi fino alla porta nel dormitorio femminile che si richiude dietro con una tale forza da far tremare i cardini. Nella stanza tutti i ragazzi sono ammutoliti, zitti e impressionati. -Q-qu-quella è...-balbetta indicando con il dito floscio la porta. -Si-annuisce shikamaru-Quella è Sakura. Al mattino presto è il gallo che li sveglia, appollaiato com'è sul tetto del pollaio sul retro, aspetta i primi raggi rossi del sole mattutino di settembre per strillare il suo chicchirichì e farli sobbalzare. Ma Naruto non si spaventa granchè dato che tutta la notte non ha dormito, passata a pensare alla bellissima quanto pericolosa fanciulla nella camera affianco. E' solo un pò rammaricato che il buio abbia già lasciato spazio all'alba per non avere più ore da dedicare al pensiero di lei. Oggi, pensa, inizia il primo giorno di lavoro e non c'è proprio più tempo per pensare alle ragazze. Dopo un magro pasto, che è sicuramente meglio di quelli che servivano alla scuola d'addestramento, viene vestito e condotto a una sala illuminata ampiamente dalle finetre prive di vetri, in cui alleggia un buon profumo di pulito. Da quanto che non vedeva i pavimenti lucidi, mobili sfarzosi e spolverati, un letto caldo e pulito. Era davvero tanto che non vedeva casa sua, che non si vestiva con una tunica, che seppur semplice rispetto a quella dei padroni, gli conferisce un aria un pò più nobile del semplice straccio che teneva legato attorno alla vita. -Attendi qui il signor Neji-gli dice Shikamaru che per la sua intelligenza è stato preso come contabile di palazzo nello studio adiacente agli appartamenti del pupillo degli Hyuga. Quando Shikamaru si allontana, Naruto si sente un pò perso in un'immensità che non gli appartiene più e con fare nervoso prende ad attorcigliarsi un lembo della tunica fra le dita. -Allora, schiavo, sei pronto per iniziare la lezione?-la voce fredda di Neji lo fa sobbalzare e la figura imponente e giovanile del suo padrone appare da una porticina nascosta. Naruto stringe i denti, irritato, ma si costringe ugualmente a fare un breve inchino. Lo vede ghignare mentre si rimette lentamente in posizione eretta e se non fosse che la sua vita è in mano a gente come lui gli sbatterebbe i faccia il pesante leggio di legno posto accanto al lungo tavolo al centro della camera. -Cosa sapete della mia lingua?-domanda Naruto con un leggero tono di superiorità e fierezza nella voce ora che è lui a fare le domande. -Praticamente nulla, ma per poter fronteggiare gli altri senatori ho bisogno di conoscere più lingue oltre la mia. Da quando quel Settimio Severo ha esteso la cittadinanza a tutte le province pff... ci sono un sacco di estranei in aula-dice Neji mentre si accomoda sulla sedia dal'alto schienale e l'imbottitura in velluto dietro la scrivania. -Allora iniziamo pure. Cominciamo con la grammatica di base... -S-scusate-un voce femminile gli interrompe la frase a metà. Naruto e Neji si girarano verso la porta principale da cui proviene la voce-Scusate c-cugino Neji, gradite un pò d-di the p-prima d-di i... iniziare? Naruto spalanca gli occhi alla vista della ragazza dai lunghi capelli blu scuro legati in un elaborato pucu a cui presa sfuggono una frangetta regolare e due ciuffi laterali che vanno a incorniciarle il viso niveo e grazioso, dai lineamenti delicati. Naruto incontra gli occhi lillà della giovane ragazza sulla soglia che arrossisce distogliendo immediatamente lo sguardo, infinitamente dolce, dal viso abbronzato di lui. -Quante volte vi ho detto-dice Neji con un tono basso e tremante della voce mentre fa leva sulle braccia per tirarsi in piedi-Quante volte vi ho detto che non dovete interrompermi durante la mia sezione di studio?!-sbotta tutto d'un colpo con la voce alta che prende a rimbombare sulle pareti bianche come un eco infernale. Naruto la vede chinare la testa e indietreggare mentre mormora delle scuse troppo flebili per sorastare le grida di quello che la ragazza ha chiamato cugino. Neji si alza e procede a passo svelto verso la ragazza impietrita sulla porta. -Non voglio niente da voi! Questo sarebbe il lavoro di un'umile servitrice, perchè lo state facendo al posto d'ella?!-grida e con il dorso della mano fa volare perterra il vassoio d'argento che lei tiene fra le manine piccole e tremanti con tazze e cucchiaini al seguito. -Ecco perchè non farete mai strada nella vostra vita, voi siete troppo buona e i buoni soccombono in questo mondo!-le urla quasi in faccia sotto lo sguardo perso di Naruto che vorrebbe intervenire ma non sa in che modo. Non capisce come qualcuno possa trattare così male una ragazza tanto apparentemente dolce come è quella in questione, in special modo se quella ragazza è una parente. Lì al suo paese erano gli uomini a governare e a prendere le decisioni ma non aveva mai visto neanche una volta suo padre alzare la voce contro sua madre, era piuttosto il contrario! "LE DONNE" gli aveva detto un pomeriggio suo padre mentre chiaccheravano da soli sulla grande terrazza soleggiata che dava sul mare "VANNO TRATTATE COME DELLE REGINE. SAI E' SOLO GRAZIE A LORO CHE NOI UOMINI RUSCIAMO A DEFINIRCI TALI" ed era scoppiato a ridere anche se Naruto non avevabene capito il motivo "E POI L'AMORE CHE PUò DARTI UNA DONNA, IL BENE CHE TI PUò VOLERE E CHE TU PUOI VOLERE A LEI E' DAVVERO UN QUALCOSA DI SPECIALE" e ricordava d aver visto suo padre alzare gli occhi al cielo azzurro che si confondeva col mare e inspirarne a fondo l'aria come solo qualcuno ricco di amore poteva fare, come se il riempirsi le narici dello iodio frizzante fosse un ringraziamento per le persone meravigliose che gli erano toccate. Spinto da quei pensieri, scatta in piedi con furia, tanto che lo sgabellino di legno su cui si era precedentemente seduto cade all'indietro, ed esclama:-Lasciatela stare immediatamente! Vede Neji voltarsi verso di lui con le iridi infuocate e la ragazza mettersi una mano sulle labbra con ovvia preoccupazione. Lo vede avvicinarsi pericolosamente e solo quando gli è abbastanza vicino riesce a capire che quello che sta per ricevere è un pugno ben assestato perchè è uno schiavo che ha parlato senza il consenso del padrone, perchè ha cercato di interferire col piano di lui di umiliare quella ragazza. Ha sbagliato e deve pagare, è questa la dura legge degli schiavi anche se sono istruiti e derivano da una buona famiglia. E lo prende, il pugno, in piena guancia. Lo ha sentito talmente forte sulla mascella che per un attimo non si è sentito più i denti in bocca. La testa è china verso il pavimento tanto pulito che ora incomincia a odiare e il sangue con il suo sapore metallico inizia a riempirgli la bocca e colare dal naso. Forse gli ha pefino rotto qualce capillare. -Vedete, gli schiavi vanno trattati come tali!-e si sente afferrare per il bavero della tunica bianca per poi essere strattonato fino davanti al volto pieno d'odio e riluttanza del suo carnefice-Altrimenti fnisce che noi diventiamo schiavi loro-e detta la frase lo spinge lontano facendolo cascare a terra. Naruto è rigido, sisete talmente umiliato da non riuscire a muovere nemeno un muscolo. Sente lo sguardo gravido di lacrime della ragazza sulla sua guancia provata dal gonfiore del colpo e gli occhi taglienti del suo allievo addosso. "Naruto Namikaze non molla, non molla mai!" il monito che tanto spesso si era ripetuto nella stiva della nave, quando i muscoli facevano malissimo a furia di remare, poi sotto gli sguardi schifati dei venditori di uomini e anche durante gli estenuanti allenamenti nel colosseo e perfino alla morte di Gaara gli risuona nella mente come una voce fracassante e delusa. "Naruto Namikaze non può finire di certo così, sciacciato da un riccone bell'imbusto come questo qua"si dice nella mente e, messosi con fatica in piedi, lo fissa negli occhi sostenendo lo sguardo a poco a poco sempre più furioso del padrone. -Forse, vi comportate così perchè avete realmente paura i noi poveri schiavi e siete troppo sciocchi per riuscire a contenerci solo con le vostre belle parole... ma badate bene che io non sono come gli altri, non mi sottometterò tanto facilmente alle vostre macchinazioni! Io sono Namikaze Naruto! Vede La ragazza esterrefatta di fronte al suo teatrale e alquanto vero discorso e per un attimo pare scorgere negli occhi di quel Neji una scintilla di timore subito risostituita dalla rabbia e dalla sicurezza del suo impero e della sua gente. -Basta così ora!-la voce possente del vero padrone, Hiashi, li fa irrigidire tutti e tre- Schiavo, sei di cuore valoroso, ma non conosci il rispetto per noi conquistatori quindi decreto che avrai la tua punizione questa sera al cortile!-poi volta lo sguardo duro e calcolatore verso Neji-Tu nipote, sappi che non hai saputo ribattere di fronte alle parole di costui... non sei ancora abbastanza maturo perfino per stare al pari di uno schiavo! E tu-aggiunge afferrando la figlia per il polso circondato da due grandi anelli dorati-Non conosci ancora il tuo posto!-e detto ciò le lancia uno schiaffo talmente forte che il suono sordo della mano di lui contro la pelle della dolce ragazza rimbomba nella sala. Naruto è talmente dispiaciuto per non essere riuscito ad aiutare realmente quella fanciulla che per un attimo scorda di essere lui quello davvero nei pasticci, se ne rende conto solo quando due guardie ordinaie gli afferrano i polsi e li legano dietro la schiena per poi condurlo fuori dalla casa, nel cortile sul retro, dove viene legato a uno steccato. Il sole è tiepido ma la terra umida è molle sotto le ginocchia. Naruto alza gli occhi lucidi alle nuvole che lente percorrono il cielo sospinte dalla brezza fresca che gli solletica il viso scompigliandogli più del normale i capelli biondo sole. Gli è sempre piaciuto guardare il cielo, come faceva appunto con i suoi genitori sulla terrazza che dava sull'oceano, ma per quanto provi a concentrarsi non riesce a immaginare quel cielo come lo stesso che sorvegliava il suo paese. Una lacrima gli scende solitaria sulla guancia sempre più tumefatta in assenza di ghiaccio fino a scivolaregli sul labbro insanguinato: chissà quante nuvole dovrà ancora vedere passare prima di ritornare alla sua casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'onda ***


Sono i passi leggeri di qualcuno sull'erba bagnata attorno allo steccato a svegliarlo ma nel buio penetrante della notte non riesce a capire chi egli sia. Anzi a mala pena riesce a sollevare la testa, zuppa d'acqua piovana appena scesa, per provare anche solo a mettere a fuoco l'immagine tanto la schiena squartata gli fa male. La pelle è come un fuoco inestinguibile che gli cammina sulla pelle cui colore è idistinguibile sotto il rosso del sangue semi-coagulato. Ecco la punizione, ecco qual era: venti frustate dal padrone di casa per assoluta mancanza di rispetto verso il giovane Neji Hyuga. Ha cercato di non piangere durante l'esecuzione ma il dolore era veramente troppo forte, a ogni colpo sentiva chiaramente staccarsi la pelle dai muscoli. Si era morso il labbro inferiore talmente forte da provocargli una lesione e tutto per non gridare anche se, verso la fine, nonostante le occhiate di incorraggiamento dei suoi nuovi amici portati a vederlo come esempio, nonostante il monito che gli attraversava le orecchie ogni volta che gli occhi diventavano umidi e il sange gli colava sui fianchi, alla fine verso gli ultimi colpi, non era riuscito a trattenere delle grida talmente forti che perfino le guardie che lo reggevano parevano allentare un pò la presa dalle sue braccia ben modellate per lasciargli un pò di respiro. -Naruto, siamo noi-la voce di solito squillante di Sakura lo fa commuovere-C'è anche la mia padrona, la signorina Hinata. Naruto spalanca gli occhi nel buio dallo stupore. Non avrebbe mai immaginato che quelle due ragazze fossero disposte a correre un così alto rischio per lui che in fondo le conosce da pochissimo tempo. Cerca di parlare ma la gola gli è troppo secca per permettergli di emettere suono. "Andatevene via, andatevene o vi farete punire! Andate via vi prego!" vorrebbe dire alle due che adesso si sono inginocchiate accanto a lui. -Il padrone mi ha ordinato di portarti alla tua stanza. La vera eroina è la signoina Hinata, è lei che è voluta venire di nascosto.-racconta la rosa mentre cerca di accendere una torcia che poi avvicina al volto di lui. Entrambe sussultano di dispiacere alla vista della guancia un pò più gonfia e rossa del normale, al labbro martoriato e successivamente alla schiena piena di profonde ferite sanguinanti. -M-ma c-come... come v-vi hanno r-ridotto?-mormora Hinata con le lacrime agli occhi e il viso paonazzo di vergogna e tristezza. Naruto sorride appena e allunga una mano verso il volto della prima persona che in quella città gli abbia dato del voi mettendolo così al pari di tutti gli altri. Quando sta quasi per toccargli la guancia la ragazza si ritrae nel buio, al riparo dalla luce instabile della torcia. Abbassa gli occhi dandosi dello sciocco ma non ha il tempo di dirselo abbastanza che un'altra luce avanza nel buio accompagnata dalla voce di Rock Lee e Shikamaru. -Sakura, signorina Hinata, siamo venuti a darvi una mano-esclama il ragazzo col codino mentre taglia la corda che tiene legato Naruto al palo. -Tranquillo amico, adesso ti riportiamo a casa-gli dice Rock Lee mentre assieme a Shikamaru lo sollevano uno per le braccia e l'altro per le gambe. -M-ma quale casa... casa mia l'ho persa da un pò... non ricordo quasi più com'è fatta-mugula con un sorriso malinconico e delirante di febbre. Intanto osserva gli sguardi preoccupatissimi dei suoi compagni e le occhiate che si lanciano. -D-devo essere messo proprio m-male-mormora nella spiccata e inusuale sincerità di un ubriaco. Continua a blaterare perfino quando, entrati nella baracca, lo fanno sedere sul materasso per medicarlo. Ci sono tutti attorno a lui, li riconosce perfettamente anche se i loro visi gli appaiono sfocati e le loro parole distanti. D'impulso si appoggia di più alla spalla robusta di Shikamaru che lo regge con un braccio attorno alla vita, mentre Sakura gli pulisce le ferite con delle stoffe imbevute d'acqua, quasi alla ricerca di un abbraccio. Poi d'iprovviso sente di voler solo piangere. C'è una parte di lui che gli dice di non farlo ma la tentazione è troppo forte e il nodo che ha in gola spinge per essere sciolto. E così ascolta il suo cuore, come gli diceva sua madre, e incomincia a singhiozzare prima piano poi sempre più forte. Lo strofinare di Sakura si fa più leggero e la stretta del moro più solida attorno al suo petto. Nessuno però dice nulla, tutti conoscono il suo dolore. Sente qualcosa di fresco poggiarsi periodicamente sulla sua fronte calda e ambrata. Cerca di aprire gli occhi azzurri per scorgere a chi apartiene la gentile mano che gli procura quel sollievo ma una luce fioca lo costringe a richiudere subito le palpebre. Deve essere stato incoscente per giorni se anche il semplice fuocherello del camino gli da un tale fastidio. -Ahh...f-finalm-mente v-vi siete s-svegliato-un voce che riconosce come quella della dolcissima Hinata Hyuga lo saluta con un tono sollevato. Ma la ragazza non può neanche immaginare il piacere di lui nel sentire qualcuno di tanto buono e accogliente rivolgergli parola con una tale dolcezza per questo non si spiega come mai le rivolge un sorriso ancora un pò malato ma bellissimo. -Grazie-le sussurra con la voce impastata dal sonno mentre mette lentamente a fuoco la snella figura di lei, seduta sul pagliericcio con una bacinella d'acqua fresca sulle gambe. La vede arrosire e distogliere lo sguardo mentre gli occhi dalle lunghe ciglia corvine come i capelli si abbassano intimidite su quelle particolari iridi lillà. -Scusatemi, ho detto qualcosa che non va? -N-no figuratevi... è s-solo c-che sono c-contenta c-che vi siate s-svegliato... Sorride di nuovo, vuole alzarsi da quel pagliericcio per farle vedere che ora sta meglio ma ottiene solo di farla preoccupare ulteriormente dato che mentre si tira a sedere la testa prende a girargli vorticosamente e la schiena a bruciare come il fuoco. -V-vi sentite m-male?!-esclama poggiando le sue piccole mani sul petto circondato di garze dello schiavo e gli si avvicina con il viso per accertarsi che non sia nulla di grave. -E'... è tutto apposto... ho avuto solo un mancamento, sto bene-si affretta a dirle ora che sono talmente vicini che i loro respiri si confondono e il loro sguardo e unico perso l'uno nelle iridi dell'altra. Naruto sente uno srano contorcimento all'interno della pancia piatta e non capisce come solo il contatto con le mani di quella ragazza, così distante dal mondo con la sua delicatezza e la sua dolcezza, distante anche dal suo di mondo, possa fargli provare una simile senzazione di piacere e ansia al tempo stesso. E' simile, quella sensazione di pericolo all' adrenalina, a come quando da bambino andava alla spiaggia e si vedeva arrivare addosso un'onda molto più alta e impetuosa delle altre. Quell' onda riusciva anche a trascinarlo a riva con un sol colpo ma che lo faceva ridere più che per il notevole volo per appunto la paura e il piacere che l'avvolgevano tutto in un colpo, disintegrandosi poi di scatto. E così di scatto quel contatto finisce, lei si alza lentamente dal pagliericcio e corre fuori dalla baracca come un onda che ha infranto tutta la sua potenza su una spiaggia sconosciuta. Naruto la guarda scappare via con un pò di rimorso e rimane impalato con le mani poste sul breve tratto di pelle che ha avuto la privilegiata sensazione di venire a contatto con le mani di lei. Il cuore smette di battergli freneticamente nel petto e la fronte smette di sudare tanto ma un sorriso spontaneo, di come non ne faceva da tempo, gli si allarga sul volto. Shikamaru gli ha raccontato tutto ciò che era accaduto durante la sua incoscenza. A palazzo è richiesto di nuovo il suo lavoro perchè la casa è in fermento per l'arrivo di un ospite attesissimo, un certo Uchiha Sasuke, in compagnia di tutta la sua famiglia. -Ma chi è questo qua?-domanda a Shikamaru l'ultima sera in cui gli è permesso starsene in convalescenza. -Uff... possibile che tu non impari mai, Naruto? Non devi parlare dei nobili in questo modo altrimeni la prossima volta ti gettano in pasto ai leoni senza troppe chiacchere.-lo ammonisce con la sua solita voce annoiata, quasi un pò rassegnata che gli conferisce un'aria da uomo vissuto. Naruto mette il broncio facendo sorridere Rock Lee e sospirare Shikamaru. -Insomma, che vuoi? Rilassati! Tanto qua dentro chi ci sente, scusa? Shikamaru si limita a lanciargli un'occhiata ammonitrice che sembra ricordargli chi dei due è quasi morto sotto la frusta per la propria testadura e la voglia di fare l'eroe. Poi, però, si limita a sbuffare e ammette a bassa voce: -Guarda, neanche a me piacciono quei palloni gonfiati ma almeno mi tengo lontano dai guai e mi faccio gli affari miei. Tu preoccupati della tua vita e và per la tua strada senza impietosirti troppo. E' un consiglio da... amico. Naruto sbatte forte le palpebre per evitare che le lacrime gli caschino sul viso. E' la prima volta da quando è a roma che qualcuno gli dice apertamente di essere un amico. Sa che può essere una frase buttata lì a caso ma cerca di non pensarci troppo e crogiolarsi nella sua probabile illusione. -Però, al mio paese non si usava così...-sussurra abbassando la testa sulle bende che gli faciano le mani. Rock Lee gli si avvicina per la prima volta serio e quasi freddo, come se fosse un robot abituato a prendere come un dato certo ogni cosa che gli viene detta. Poi gli poggia le mani sulle spalle fissandolo con i grandi occhi neri e a palla, profondi e molto più pensosi e sofferenti di quel che sembrano: -Naruto, qua siamo a Roma. E Roma non ha pietà per nessuno. Fattelo entrare in quella testaquadra se vuoi vivere. Il biondo rimane per qualche secondo a osservare l'espressione distaccata del moro finchè non annuisce non del tutto convinto. Ha capito che Roma non ha pietà per nessuno ma ancora non si spiega come mai tutte le iridi che incontra sono caratterizzate da quel riflesso negativo e malinconico che si rispecchia in ogni loro azione, in ogni parola. Magari, pensa, anche le sue, azzurre e pure, stanno diventando così.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** IL fiume senza ponte ***


Il palazzo è in fermento dato che presto la nobile famiglia Uchiha arriverà nella capitale, per stipulare un trattato di pace fra la loro terra e l'impero Romano, e soggiornerà alla villa. Naruto, intanto, è guarito quasi del tutto anche se le cicatrici sulla schiena sono ancora ben visibili e le lunghe strisce bianche non scompariranno mai. Adesso ha ripreso a lavorare per il giovane Neji che passa le sue lezioni più a stuzzicarlo con i suoi sguardi ghiacciati e i ghigni maligni che a concentrarsi sugli studi. Naruto tenta disperatamente di non urlargli in faccia di andare a quel paese anche se a volte è talmente in collera che con una scusa esce dagli appartamenti del futuro capostipite e cerca di rilassarsi come può. Le frustate e il discorso sbadigliato di Shikamaru probabilmente hanno iniziato a fare il loro effetto perfino sulla sua testa dura. Ultimamente è così in confusione e gli è difficile accettare che riesca a provare emozioni tanto diverse fra di loro. L'odio per i padroni aumenta un giorno di più accompagnato dall'eccezzione della bella Hinata con la quale non ci si può davvero arrabbiare. Naruto non capisce come mai il padre e il cugino se la prendano tanto con quella leggiadra creatura talmente fine e delicata che sembra che perfino il più gentile soffio di vento la possa mandare in mille pezzi. Una mattina, il biondino, esasperato dal commento piccante di Neji sulla scarna reputazione che hanno i popoli conquistati, decide di approfittare del richiamo di Sakura e dalla pausa "dovuta" al padrone per scappare dalla sala. -Grazie Naruto, queste anfore sono pesantissime-gli dice mentre che si dirigono verso il cortile interno, alla piscina. -Tranquilla Sakura, tanto avevo voglia di uscire da quell'inferno! -Di nuovo Neji?-gli chiese con un sospiro. -Ah! Che Ade se lo porti! Davvero non so com...-la frase gli si interruppe a metà appena arrivano ai bordi della piccola vasca del cortile. Hinata è seduta nell'acqua limpida, circondata da numerose ancelle inginocchiate attorno a lei e intente a sistemarle i capelli corvini o a riempire l'acqua di oli profumati. Appena la vede nella sua bellezza naturale, fatta solo dalla veste bianca che bagnata le aderisce al corpo formoso e a quell'espressione innocente e sempre un pò mesta, ne rimane incantato. Ancora poco e le due anfore colme d'acqua pulita gli sarebbero scivolate dalle mani. -Ah!-esclama Hinata quando si rende conto che assieme a Sakura c'è anche il Biondo. -Oh! Scusatemi vossignoria H-Hinata sono solo venuto a portare le anfore sotto richiesta di Sakura-balbetta velocemente facendo un inchino per non mostrarle il viso prima bianco di spavento e poi rosso d'imbarazzo. -Ah! P-per f-favore, v-v-v-i p-prego d'andarvene s-subito, n-non è il m-momento più opportuno... c-credo...-gli risponde intanto che cerca di coprirsi con l'asciugamano che una delle quatto giovani ancelle le passano divertite ma imbarazzate al tempo stesso. -O-ok me ne vado-annuisce e con il viso paonazzo fa dietrofront, rischiando per la fretta, di sbattere contro Sakura e parte a passo sostenuto verso la camera di Neji. Sa che deve calmarsi o l'allievo si insospettirà nel vederlo sudato e agitato. Anche se prima di entrare nella stanza si è sistemato i capelli biondi e ribelli e si è sciacquato il viso in una piccola fontana giù in cortile dentro di sè è ancora scosso. IL cuore gli batte irrefrenabile e lo stesso sentimento di qualche settimana prima ha fatto la sua ricomparsa questa volta in modo ancora più violento, mischiato all'imbarazzo di tutti quegli sguardi femminei addosso! IL sole sta calano, finalmente. Naruto è steso sulla sua brandina con le mani dietro la testa bionda e pensa fissando il soffitto. L'emozione che aveva provato con Sakura la prima volta he l'aveva vista era stata forte dovuta più al carattere focoso di lei, all'eccitazione per la sua nuova condizione più che altro. Invece con la signorina Hinata, cui solo il nome conferma la loro distanza, è stato diverso. Quel batticuore è stato provocato gradualmente da più fattori messi insieme. Dagli sguardi timidi che si sono lanciati dopo la sua guarigione, quando si incontravano nei corridoi dell'enorme villa, dei mezzi sorrisi e di tutte quelle parole mai dette, di tutti i grazie e gli scusami mancati, che cercavano in ogni modo di pronunciare lontano dalle occhiatacce di Hiashi. E Naruto non si capacitava di come mai il pensiero d quella ragazza occupava tutto il suo tempo libero e anche di più, sovrastando gli occhioni verdi di Sakura, la crudeltà di Neji e perfino offuscando la malinconia sul suo mancato ritorno a casa. Se solo fosse stato un cittadino libero magari l'avrebbe potuta rapire e portarla lontano nel suo paese per strapparla a quella famiglia di bastardi in cui lei era capitata per uno strano scherzo del destino. Le avrebbe insegnato a leggere e scrivere e insieme avrebbero firmato nei loro cuori un "PER SEMPRE" che non sarebbe mai arrivato. Se ne stava facendo quasi una ragione: a casa probabilmente non ci sarebbe più tornato. Non avrebbe mai più rivisto il mare purissimo del suo paese nè camminato sulla sabbia bianca e fine delle spiagge chilometriche, come faceva da bambino quando non si sarebbe mai immaginato di passare la sua vita a fare il servo in una villa Romana. Sospirò malinconico e lo sguardo, da ebete qual'era prima, si fece oscuro. -Ehi, testa quadra, che succede?-la voce di Sakura e il suo peso leggero al fondo della brandina lo fecero sussultare. -Nulla-mentì. Lei annuì con un sorrisetto d' accondiscenza:-L'avevo capito. Naruto le fu grato e sorrise mettendosi seduto. -Sapevi che la signorina Hinata stava facendo il bagno, vero? Perchè mi hai portato da lei? -Perchè non sono una sciocca. Buonanotte. -Sakura aspetta io devo... -Buonanotte-gli ripetè con quello sguardo focoso che era meglio non contraddire e se ne andò nella camera adiacente. -Ah, Naruto, devi attraversare un fiume senza ponte-mormorò Shikamaru. -Che vuoi dire, tu? -Voglio dire che le correnti sono pericolose. Commento autrice: Scusate se in questo capitolo non ho fatto accadere nulla di troppo eccitante ma per il buon andamento della storia ho preferito approfondire e chiarire un pò meglio i sentimenti di Naruto. Mi auguro che vi sia piaciuto lo stesso e che proseguirete a leggere il resto. Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Mulinelli ***


Si dice che la famiglia Uchiha sia una delle più importanti casate del mondo estraneo all'impero, che abbia un fiorente regno e un esercito fortissimo contro cui neanche Roma ha provato a sfidare. Per questo è necessario un trattato di pace e alleanza fra l'impero e lo stato indipendente, di modo da evitare guerre invincibili e conquistare il mondo insieme. Naruto, in questi giorni, ha sentito bizzeffe di discorsi simili. Durante la cena dei padroni, che si svolge in un grande salotto riscaldato da un camino per proteggere lor signorie dal freddolino pungente di novembre, ma anche per strada fra la gente comune si parlotta confusamente del misterioso accordo. Chissà come faranno due paesi tanto forti a bilanciare le loro potenze, si è domandato spesso sotto la massa di capelli biondissimi. Si dice, inoltre, che il capostipite degli Uchiha abbia due figli, l'uno grande di circa ventun'anni, l'altro della loro età e pare, per pettegolezzo delle ancelle di corte, che i due ragazzi abbiano fatto stragi di cuori già all'interno della loro corte perchè muniti di bellezza magnetica e caratteri riservati e autoritari degni di veri principi. A Naruto, tutte queste supposizioni romantiche, non piacciono già per niente. Fin da bambino non aveva mai amato i momenti troppo sentimentali anche se gioiva in segreto di vedere i suoi genitori coccolarsi sulla terrazza ai roventi raggi del sole o passeggiare mano nella mano sulla spiaggia, scortati dalle guardie sempre imbarazzate. Spesso ha sospirato di quei ricordi e la vicinanza con la dolce Hinata non lo ha mai aiutato troppo. Vederla lì, tutte le mattine, seduta sulle panchine di pietra del giardino interno, intenta a cogliere gli ultimi tulipani della stagione, così serena e nivea in quelle tuniche bianche e un pò pesanti che le cingono la vita sottile e le risaltano le curve sinuose, cero non l'aiuta. E' da un pò che non riesce letteralmente a staccarle gli occhi di dosso. Quel suo carattere così testardo e ostinato, al limite dell'infantile, riesce a essere placato con i sorrisi appena accennati della giovane fanciulla. Come se un lupo feroce e selvaggio, affamato di libertà e orgoglio, potesse essere fermato da un tenero agnellino innocente e intimidito dalla vita. Talmente pauroso di affrontare quel vasto mondo in cui è costretto a vivere da chiudersi in una gabbia, in un recinto che è prigione e rifugio al tempo stesso. Per quanto idiota o decelebrato posssa essere ai confronti di Shikamaru, perfino Naruto è riuscito a notare quella lieve ombra che fa capolino di continuo dagli occhi della ragazza, di come ogni suo movimento sia rigido e maniacalmente controllato, quasi si trovasse in soggezione nella sua stessa dimora, prfino di fronte ai suoi schiavi. La conferma che le sue supposizioni siano vere gli arriva una notte in cui, per ordine del padrone, è dovuto rimanere a fare la guardia alla porta della cucina dato che alcuni giorni prima dei ladruncoli si erano infilati dalla finestra a piano terra nella dispensa e avevano derubato la casa di ogni genere di bene alimentare. Naruto non riesce a tenere gli occhi aperti però, tanto è stanco. La lezione del mattino è riuscito a sfiancarlo più del solito e il lavoro extra che è stato assegnato a ogni servitore per preparare al meglio la villa per l'onore degli importanti ospiti in arrivo non ha fatto che peggiorare la situazione. Si regge a stento in piedi, facendo peso sulla mazza per lavare per terra. Se potesse si chinerebbe sul tavolo da lavoro e si farebbe una sana domita ma se entrassero i ladri e lui non li sentisse sarebbe la sua schiena a pagarne le conseguenze o, nel peggiore dei casi, la sua testa. Spaventato dal pensiero della sua zazzera bionda ruzzolante per l'aia la voce balbettante di Hinata lo fa sussultare e cacciare un grido, prontamente represso con la mano. -N-n-naruto... s-sono io... p-perdonatemi-si scusa lei mentre indietreggia nell'ombra al riparo dai raggi argentei della luna che illuminano a tratti i mobili e gli utensili rendendoli tutti del medesimo colore. -No, scusatemi voi per il grido da ragazzina-le risponde più imbarazzato che mai, grattandosi nervosamente la nuca-e poi non dovete darmi del voi, nè scusarmi con me in questo modo. Io sono solo... La frase gli si blocca a metà nella gola e quella maledetta parola par volere rimanere incastrata fra le corde vocali. Ancora adesso gli sembra così strano ammettere d'essere uno schiavo, un umile servo che vale meno di zero nella scala sociale che pronunciare il resoconto della sua vita fa male quanto una pugnalata. Hinata gli si avvicina titubante poi, si ferma i fronte a lui, il viso oscurato per metà, e con quell'unico occhio bianco che gli trasmette tranquillità gli sorride. -P-per f-favore, potreste d-darmi un, un b-bicchiere d'acqua? Naruto rimane impalato a fissarle il visetto bianco, privo d'ogni pretesa o traccia di scherno e meccanicamente si gira a riempirle un bicchiere in legno con l'acqua della bacinella di scorta. Quando le passa il bicchiere e le loro dita si sfiorano un fremito li percorre entrambi. La sete di Hinata è sparita come la stanchezza di Naruto. E' allora che capiscono quanto l'una possa essere la cura dell'altro ed è allora che si accende dentro al cuore di ognuno una luce che i loro occhi ancora non vedono chiara ma che sanno essere presente. Quella luminosità che trasmette tanto calore più di un abbraccio o di una parola, quel silenzio meraviglioso e ricco di pensieri troppo complessi e meravigliosi per essere descritti a meno che non vissuti direttamente. -Grazie, signorina Hinata... -G-grazie a v-voi... Naruto... Lui scuote la testa e le prende il bicchiere dalle dita lunghe e curate. -No, no signorina. Grazie, Naruto. -G-grazie, N-Naruto-ripete impacciata e tremendamente in tensione quando le dita del ragazzo, ruvide e callose per il lavoro e i combattimenti, le circondano le braccia semi-nude. Di nuovo Naruto scuote il capo per un errore che lei non coglie. -Grazie, Naruto-le dice di nuovo sorridendole appena nella penombra. -G-grazie, Naruto... -No, ascoltatemi bene: Grazie, Naruto. Hianta arrossisce perplessa e sorridendo ripete forte, scandendo bene le parole:-Grazie, Naruto! -Brava signorina!-le mormora abbracciandola teneramente e pericolosamente. Quando le sue labbra sono accanto all'orecchio destro della rigida ragazza contro di lui le sussurra:-Quando parlate con me non dovete aver paura, non dovete essere in soggezione perchè non ce ne è motivo. Io sono solo uno schiavo. -Voi s-siete Naruto. Naruto sorride e la stringe di più a sè senza troppa vergogna nè timore. Ora come ora la felicità di averla trovata è più forte della paura di essere scoperti e anche delle barriere insormontabili che separano i loro pianeti. Ora sono solo uno. Il mattino seguente i giochi di sguardo fra lui e la bella Hinata non passano inosservati nè a Sakura e le ancelle della camerata nè ai servitori di tutto il palazzo. Shikamaru è il primo ad accorgersi di tutto fin dal primo mattino quando, con le sue acute osservazioni e le supposizioni mai errate, diretti alle camere di Neji, incrociano Hinata e due donzelle al seguito con la quale Naruto si si scambia un muto buongiorno. -Che cè?!-sbotta il biondo appena sono abbastanza lontani dalle ragazze. -Lo sai che mio padre è affogato in un mulinello quando avevo sette anni? -Oh, mi spiace... -Naaa, sono passati un sacco di anni e comunque è meglio che se ne sia andato prima di vedermi chiuso qua dentro. -Perchè mi racconti queste cose?-gli domanda sulla soglia della porta che fa accedere alla camere da letto di Neji ma lui non gli risponde e lo precede senza troppi complimenti. -Oh, Schiavo, finalmente!-lo saluta Neji. -Ave a voi-dice meccanico e senza alcun sentimento. -Hei, chiavo, domani arrivano gli Uchiha e loro non sono magnanimi come me. Vedi di non farti decapitare prima della fine della giornata, non mi piace l'idea di avere il cortile imbrattato al tuo sporco sangue straniero. Naruto stringe i denti e ingoia l'ennesimo nodo che gli si è formato in gola. -Iniziamo-sibila a denti stretti mentre si accomodano lui sullo sgabello, il padrone sulla poltroncina accanto al tavolo. Chissà che avrà questa famiglia di tanto temibile, si domanda il biondino mentre Neji ripete le declinazioni della sua lingua per la terza volta, spazientito. Non sono ancora a metà lezione che il suono di un corno risuona dall'entrata del palazzo facendoli correre ìn allarme alla porta principale. -Presto, posizione! Gli Uchiha sono qui!-ordina Shikamaru coordinando i servi in modo che assumano le posizioni di ben venuto secondo le quali si debbono dividere fra maschi e femmine e, a testa bassa, allinearsi lungo il lungo tappeto rosso che dall'entrata di casa conduce fino alle scale del piano superiore. La porta si spalanca e da fuori, accompagnati da petali di rose e canti, entrano in fila indiana cinque figure, tre maschili e una femminile, le quali si dirigono a formazione piramidale verso Hiashi, rimasto ad aspettarli al fondo del tappeto. Naruto alza un pò la testa per spiare lo strano quartetto quando si ritrova addosso lo sguardo pungente, freddo e distaccato di un bellissimo ragazzo della sua età dai capelli neri e il viso fine e idilliaco. Subito distoglie gli occhi dalla figura vigorosa del moro e ritorna in riga. Così loro sono gli Uchiha, si dice nella mente. Naruto alza nuovamente lo sguardo e nota l'occhiata quasi stupita che Sakura scocca al ragazzo che però non sembra ricambiare facendola rattristare visibilmente. IL biondo stringe i pugni fulminandogli la schiena con lo sguardo: quell' Uchiha è lì da meno di cinque minuti e già crea problemi. COMMENTO AUTRICE: Ciao, come vi sembra? Non che mi soddisfi molto quest'ultima parte comunque spero di avervi incuriositi un pò con l'ultima parte, quella che riguarda lo sguardo fraSasuke e Sakura... Commentate mi raccomando ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'infanzia rubata ***


Hiashi si presenta a quello che deve  essere il capostipite degli Uchiha con una fredda cordialità. Gli stringe la mano grande e ambrata pronunciando un "AVE" poco sentito. Poi passa all'unica signora presente, una donna ancora giovane per avere due figli dell'età dei due giovani che la circondano.
Le da un bacio a mano facendole arrossire lievemente le nivee guance e increspare in un mezzo sorriso le labbra rosate.
Naruto la osserva bene: assomiglia a sua madre, i grandi occhi neri e soavi gli ricordano molto l'espressione tenera di Kushina.
Sorride malinconico ma l voce del suo padrone interrompe i ricordi.
-Voi dovete essere il figlio maggiore, il futuro re, quale onore Itachi-san-lo saluta Hiashi mieloso mentre scambia una seconda stretta di mano con un bellissimo ragazzo sui venti anni,alto, dal fisico asciutto e i lunghi capelli neri che gli ricascano legati in un codino basso fino in mezzo alla schiena spaziosa.
-Onore mio, console-risponde con una voce profonda che fa incantare tutte le ancelle presenti nella sala.
L'altro invece, il più piccolo del quartetto, rimane imbronciato in un angolo e si decide a accennare a un saluto solo quando suo padre gli lancia un'occhiata ammonitrice.
-Schiavo-fa ad un tratto Hiashi rivolto a Naruto-Portami qui mia figlia e mio nipote, svelto. Voglio che abbiano il piacere di conoscere i nostri ospiti di persona.
Naruto accenna a malavoglia un inchino e velocemente corre verso le scale, lasciandosi alle spalle lo sguardo penetrante e indagatore del piccolo Uchiha. Gli da sui nervi il suo prepotente modo di squadrare la gente. Era da tanto che non si sentiva guardato tanto intensamente, dato che agli schiavi nessuno faceva troppo caso.
Sale agli fino agli appartamenti superiori e, invece di svoltare a sinistra, verso la camera in cui aveva lasciato Neji in attesa di essere chiamato, corre a destra, dalla signorina Hinata.
Quando si trova davanti alla porta della camera di lei il cuore inizia a battergli freneticamente nel petto muscoloso. Prende un profondo respiro e batte due colpi di nocche contro il legno.
-A-avanti-invita la voce delicata e sempre insicura della ragazza.
Naruto apre lentamente la porta ma dentro non i trova nessuno. Il letto grande contro la parete di sinistra è vuoto e neanche accanto alla gande finestra che occupa tutta il muro opposto e che si affaccia sulla piazza del mercato è vuota.
-S-Sakura, s-sono qui-esclama nuovamente la voce conducendolo infondo, verso una tendina lillà dietro la quale si proietta l'ombra di un corpo sicuramente nudo e formoso. 
Naruto rimane impalato a vedere i noti contorni femminili muoversi dietro la tenda, il profilo perfetto della ragazza che probabilmente si sta vestendo.
-S-Sakura p-potresti aiutarmi c-con la tunica p-per favore?
Naruto scosta leggermente la tenda e vi trova la Hinata girata di schiena, seduta su un alcuni cuscini ammucchiati su un divanetto privo di schienale e un bracciolo.
Silenziosamente gli prende i due lembi della stoffa bianca e le legò, stando attento a non stringerla troppo, glieli lega dietro la schiena nuda. 
-G-grazie. T-ri spiace pettinarmi i c-capelli?
Naruto afferra con cautela un pettine di conchiglie e incomincia, ciocca per ciocca, a lisciarle i lunghi capelli corvini. Sono profumati e morbidi, gli piace maneggiarli e sentirli scivolare lungo le dita, flessuosi e leggeri. 
Vorrebbe stare tutto il giorno a sistemarle i capelli lucenti alla luce del sole ma sa che non può.
-S-sakura o-oggi s-sei più delicata d-del solito-ridacchia Hinata diffondendo una risata meno contenuta del solito per tutta la camera.
Naruto sorride e sussurra:
-Grazie ma io non sono Sakura.
Hinata si alza di scatto dal divanetto e, impaurita,si schiaccia contro la parete.
-N-non dovreste essere q-qui-balbetta paonazza mentre punta i capelli in alto sulla testa con un fremaglio dorato. 
-Mi dispiace, ero venuto per avvertirvi che gli Uchiha sono qui e che è meglio che scendiate-le risponde riponendo il pettine nella scatola in cui l'ha trovato.
Hinata arrossisce violentemente.
-P-per favore, aspettatemi f-fuori... 
Naruto fa un inchino mentre si da dello sciocco e rigidamente esca dalla porta.
Quando, dopo una ventina di minuti, torna con Neji e Hinata il padrone di casa sembra furioso. Capisce che ci hanno messo troppo ad arrivare. 
Hinata sembra notare la situazione allora si avvicina al padre e mentre gli da un bacio sulla guancia si scusa dicendo che la colpa del ritardo è sua.
Hiashi annuisce rabbioso e presenta i due alla famiglia.
Naruto si rimette al suo posto dove riesce a osservare bene la scena di Sasuke che con poca voglia si esibisce, dopo il fratello,in un bacio a mano a Hinata e il fremito triste e stizzito di Sakura. 
Anche lui sente uno strano sentimento dentro di sè, non è bello ma concretamente poco fondato. Non capisce se quella strana rabbia che sente e che gli opprime il petto sia dovuta alla vista degli occhi lucidi di Sakura oppure al contatto fra Hinata e Sasuke. 
Stringe i pugni e i denti, sa che deve chiedere spiegazioni alla rosa anche se qesto significherà perdere due molari e sa che deve controllare quel ragazzo.
 
A lui e a Rock Lee viene dato il compito di portare i bagagli degli ospiti alle rispettive stanze e mostrare loro dove soggiorneranno. 
Naruto ne approfitta per osservare meglio il minore dei fratelli. Rock Lee accompagna i coniugi in una grande camera arieggiata e luminosa mentre a Naruto spetta il compito di portare i due ragazzi.
-Questa è la vostra stanza, Itachi-san-mormora aprendo una porta su una camera grande e ben ammobiliata, dallo stile sobrio ma essenziale come è per tutta la villa.
-Grazie-dice Itachi, guadagnandosi un'occhiataccia dalfratello minore, facendolo sussultare di stupore. Poi solleva il suo bagaglio e si barrica nella camera.
-Allora, schiavo, la mia camera?-Domanda Sasuke ancora stizzito per la reazione troppo magnanima di suo fratello.
-Da questa parte-sibila fra i denti, scostandosi verso il muro del corridoio per farlo passare. Ha una voglia matta di fargli uno sgambetto mentre gli sfila davanti a testa alta, con quel fare superiore che hanno i nobili ma per un pelo si trattiene. Come ha detto Shikamaru, la prossima punizione potrebbe essere anche l'ultima per lui e non potrebbe sopportare di non rivedere più gli occhi di Hinata e il mare del suo paese.
Naruto apre la porta di una seconda camera, spaziosa e ricca -Eccoci.
Sasuke entra per primo e osserva il tutto con occhio critico. Un leggero increspamento del sopracciglio nero e sottile gli fa assumere un'aria di sufficienza. 
-Avanti, posami i bagagli accanto al letto-ordina-fra un pò il mio schiavo personale arriverà per sistemarmi le cose. Comunque sai penso che mi divertirò con quel bel visino di Hyuga...
Naruto sente la rabbia ribollirgli nelle vene e, in un impeto di stizza, lascia cadere la borsa sul pavimento marmoreo.
-Non parlate così di lei?
-Come? Come hai detto schiavo? Ti conviene star zitto se non vuoi passare dei guai.-poi gli si avvicina e gli preme la fronte contro quella di Naruto. Si guardano negli occhi con un'aria di sfida. I capelli sono schiacciati fra loro e creano un contrasto cromatico molto particolare.
-Io non sono come gli altri, schiavo. Se voglio tu domani sei morto, quindi vedi di abbassare la cresta.
-Quelli come voi non mi spaventano. So cosa vuol dire combattere, non crediate che sono vivo per grazia di Zeus. 
I due si scambiano ancora un lungo sguardo finchè non è Sasuke a romperlo cacciandolo dalla camera.
Quando Naruto esce incrocia Sakura diretta alla camera di Sasuke.
-Sakura, dove vai?-le chiede afferrandola per un braccio. 
-Lasciami!-esclama liberandosi dalla presa del biondo con uno strattone, lasciandolo come un ebete a fissarla correre verso la sua meta. 
 Un pianto interrompe il lavoro di Naruto. Lascia il secchio del pozzo cadere di nuovo nel profondo buco nero e si dirige verso l'aia da cui provengono i singhiozzi. 
Sakura è accucciata contro la recensione che divide il pollaio dal cortile e piange con il viso affondato sulle braccia incrociate sulle ginocchia premute contro il petto.
Naruto sospira e le si siede accanto, in silenzio.
-Va via...-sussurra.
-Cos'hai, Sakura?
-Non te ne frega niente, non sono affari che ti riguardano Naruto.
-E' stato l' Uchiha, vero? Che ti ha fatto?
-Ho detto basta, Naruto! Piantala!-gli urla in faccia afferrandolo per il lembo della tunica, scuotendolo con forza. Le lacrime che le rigano il viso e gli occhi verdi che lo pregano, in fondo, di continuare a insistere per strapparle dalle labbra la verità perchè lei da sola non ne è capace.
Naruto la abbraccia e la stringe al petto con forza nonostante lei si dimeni dandogli dei pugni dulle spalle.
-Lasciami! Lasciami, maledizione!-continua a urlare finchè le parole non muoiono soffocate dal pianto. Adesso Naruto si rende conto quanto Sakura sia fragile in realtà. Come quella sua corazza e la sua forza bruta siano solo delle armi di scena per difendersi dalla fatica seguire la sua vita come il copione di uno spettacolo dove la protagonista non è lei.
-Calmati...
-Tu non sai nulla di me, Naruto...
-Vale anche per te però quella sera, quando ero appena arrivato, dopo che Hiashi mi aveva punito tu mi hai curato in silenzio. Ho sentito che ti prendevi cura di me e o odio avere  debiti. Cosa è successo?-dice a bassa voce.
Sakura si scosta appena da lui e si asciuga le guance rosse.
-Un tempo non lavoravo qui. Mia madre mi ha venduto come schiava alla famiglia Uchiha quando avevo appena quattro anni. Sasuke aveva la mia età e io gli venni assegnata come sua compagna di giochi ma poi...
-Poi?
Sospira piano e riprende:
-Fagaku, suo padre, si rese conto che stavamo crescendo e così all'età di dodici anni ci divise. Sasuke e io non volevamo lasciarci, eravamo troppo affezionati l'uno all'altra ma secondo Fagaku lui non aveva più l'età per giocare con una bambina e io ero ormai un giovane donna quindi... sarebbe stato uno scandalo.
Naruto non capisce cosa ci sia di scandaloso nel gioco di due bambini. Ricorda che da piccolo suo padre gli aveva sempre permesso di divertirsi con coetanei e coetanee, indistintamente. Perchè allora fra i bambini di questi paesi sconosciuti e terribili non è possibile? Naruto capisce il motivo di tutta quella tristezza che perfino i più piccoli mostrano negli occhi, come gli spettri di un'infanzia rubata. 
-Tu gli volevi bene, vero?
Sakura annuisce.
-E gliene vuoi ancora?
-Si... ma a lui non importa più nulla di me.-conclude mentre si alza dalla polvere alzata dal vento e si strofina gli occhi chiari.
-Non penso che un sentimento così forte si possa cancellare così-ribatte Naruto in quell'ingenuità ancora flebile in fondo al suo cuore.
Sakura ride sconsolata:
-Naruto-lo chiama mentre se ne va verso il pozzo con gli occhi vivi di una luminosità meccanica-Tu sei ancora un bambino.


Commento autrice:
Heilà! Vi sono mancata? Bè, come potrei non mancarvi XD
No dai, scherzi a parte, mi spiace aver postato questo capitolo tanto in ritardo ma in questi giorni sono stata talmente carica di impegni che non ho potuto neanche accendere il computer... Scusate! Per farmi perdonare questo capitolo l'ho scritto un pò più lungo del solito... spero che vi sia piaciuto comunque.
Grazie per la lettura e... comments! 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Noiosa ***


div>
Dopo quello che gli ha riferito Sakura, alcuni giorni prima, nel cortile sul retro, Naruto incomincia a rendersi conto degli sguardi che la rosa prova in tutti i modi a scambiarsi con il giovane principe.
Da quel momento ha smesso di considerarla la forte e determinata ragazza che credeva fosse, ora, la vede solo più come una povera ancella alla ricerca di un affetto e un amore impossibile. La storia di Sakura gli ricorda in modo pauroso la vicenda di Gaara e della sua triste fine. Vorrebbe andare a trovarlo alle fosse comuni della città ma il padrone gli permette di uscire dalla villa per brevi momenti, per fare delle commissioni quando non è impegnato con Neji.
-Naruto, il padrone vuole che tu venga con me all'ambasciata-gli dice Shikamaru una mattina di Dicembre intanto che si copre con uno spesso mantello di stoffa grezza e poco lavorata.
-All'ambasciata? E che vuole che faccia laggiù?
-Mi servi come tramite per interloquire con il gestore straniero, i legionari a cui dobbiamo spedire una lettera devono recapitarla a loro volta ad alcune tribù di barbari situate ai confini che sappiamo utilizzano la lingua simile a quella del tuo paese d'origine.-gli spiega.
A Naruto si illuminano gli occhi di speranza. Gli balena in mente l'idea che magari quegli uomini possano essere in contatto con il suo paese e quindi con suo padre. Il sorriso calcolatore che gli appare sulla faccia, Shikamaru preferisce interpretarlo come uno dei primi segni evidenti di pazzia e evita di far domande.
Appena escono dalla villa il cielo color metallo inizia a disperdere piccoli fiocchi bianchi e delicati che scendono dall'alto danzando come minuscole ballerine e si posano su ogni centimetro di Roma, imbiancandola, facendola apparire un pò più innocente.
La strada per l'ambasciata non è molto lunga ma i centimetri che iniziano a formarsi sulle strade pietrificate del centro incominciano ad affaticarli e quando arrivano finalmente al grande edificio vicino al palazzo imperiale non si trattengono dall'emettere un sospiro di sollievo.
-E voi sareste?-fa un soldato sulla soglia dell'atrio principale squadrandoli con sospetto.
Naruto ha un brivido: quello sguardo gli ricorda tanto il periodo in cui combatteva nel colosseo.
-Veniamo dalla casata Hyuga, dobbiamo inoltrare una lettera per conto del padrone a una provincia dell'Ovest-fa Shikamaru mostrando un pezzo di pergamena arrotolato e tenuto insieme dal sigillo cerato che rappresenta gli Hyuga, una specie di goccia a testa in giù.
Il soldato annuisce brevemente e li conduce fino al fondo di un corridoio adiacente dove, dietro a una porta di legno spessa, sorvegliata a vista da altri due militari, è presente un certo Jiraya. Quando lo vede, nella mente bionda di Naruto iniziano a scorrere le immagini della sua prima e ultima battaglia ne colosseo al fianco di Gaara. Le acclamazioni disumane della gente e la voce festosa di quell'uomo dai lunghi capelli bianchi e ispidi legati in una coda bassa che tocca il pavimento marmoreo.
-Oh, bene, Hiashi ha fatto in fretta, vedo.-sorride l'uomo facendo comparire ai lati delle labbra due rughe profonde-Signor Kabuto, ora potete entrare.
Tutti e tre girano la testa verso una porta sulla destra da cui sbuca un giovane uomo dagli occhi neri e calcolatori che li squadra con attenzione e una certa aria di sufficienza.
-Allora, facciamo in fretta a tradurre questa lettera, il mio padrone non ama aspettare.-ordina imperterrito con un mezzo ghigno.
Jiraya fa cenno ai due di avvicinarsi al tavolo, colmo di carte, vicino al quale è seduto e poi ordina al biondo di riscrivere ciò che Shikamaru avrebbe letto ad alta voce dallo scritto firmato Hiashi ma che rappresenta tutto il senato e l'imperatore.
Naruto afferra la piuma d'oca e il calamaio e per un secondo si rivede bambino, a casa sua, seduto al tavolo della sua stanza, mentre impara l'alfabeto della sua lingua con il maestro Iruka. Gli manca quell'uomo gentile e paterno che più che uno schiavo era diventato col tempo uno di famiglia.
-Come rappresentante dell'intero senato e dell'illustrissimo imperatore Sarutobi, io Hiashi Hyuga, richiedo la fine delle numerose guerriglie ai confini e la stipulazione di un accordo di pace con le popolazioni barbare del luogo. Per tale motvo faccio riferimento a voi, Orochimaru-San, affinchè accettiate con i vostri uomini di allearvi pacificamente a Roma dove potrete essere riconosciuti cittadini e adempire ai diritti e doveri imposti dall'impero.
Cordiali saluti a voi e al vostro popolo. Il console Hyuga.
Naruto scrive tutto con sospetto, senza capire bene il motivo di un improvviso avvicinamento al popolo barbaro considerato, lì a roma, come l'insieme di un branco di depravati e incivili pronti a tutto pur di ottenere ricchezze.
-Molto bene.-Annuisce Jiraya mentre fissa il simbolo di Roma sulla busta contenente la pergamena-Consegnatela pure al vostro signore, con i rispetti di Roma.
Kabuto afferra la lettera e sorride in modo maniacale.
-Spero che questa pace sia profiqua per entrambe le fazioni. Ci siamo stancati di guerreggiare e perdere uomini.-dice Kabuto con un finto rammarico.
La strana situazione venutasi a creare potrebbe essere considerata anche positiva se nessuno nella sala sia tanto ingenuo da pensare a una così flebile giustificazione. Naruto osserva la strana stretta di mano che Jiraya e Kabuto si scambiano e percepisce chiaramente una strana tensione investire la saletta ma preferisce non fare domande finchè non sono nuovamente in strada.
-Shikamaru, anche a te sembrava strano quello che stava succedendo la dentro?
-Mmm... si, qualcosa non torna. I barbari non sono certo un popolo che si scandalizza per qualche testa mozzata sul campo si battaglia quindi... si, pendso che ci sia qualcosa sotto.
-Di che genere?
Il moro si sistema meglio il cappuccio sulla testa, impedito dal cosino alto e ispido, e sbadiglia col suo solito fare stanco e apparentemente noncurante poi prende parola:
-Tutti sanno quanto i Barbari siano in lotta anche fra loro perciò non mi stupirebbe che ora il gruppo di Orochimaru, detto "La Serpe", sia troppo occupato a combattere con un'altra tribù per pensare anche a noi e voglia assicurarsi degli alleati, accettando la pace.
Naruto annuisce affascinato dalla logica del contabile ma la sua meraviglia viene bruscamente interrotta da delle grida che provengono dal cortile della villa. 
Senza guardarsi, entrambi iniziano a correre verso la fonte degli strilli, arrivando in cucina dove Hiashi ordina ad alcuni dei suoi servi di tenere fermi tre ragazzini che si dimenano e gridano spaventati.
-Che succede?!-esclama il biondo affiancandosi a Sakura e Hinata, entrambe con le lacrime agli occhi.
-Li hanno presi, sono i piccoli ladri che per tre volte hanno rubato nella villa del signore...
-Ecco il motivo della guardia notturna-fa Rock Lee.
Hinata guarda inorridita suo padre strillare di condurli fuori per la giusta punizione.
-Lasciami! Lasciami! Maledizione!-urla uno dei due maschietti, quello senza un canino, e poi morde il braccio del servo che lo tiene, facendolo imprecare.
-Ora basta! Al palo! Questi furfanti si meritano una bella lezione!-esclama Hiashi-Voi due-ordina a Sakura e Sasuke-andate a prendermi la frusta e le funi, svelti!
Entrambi fanno un inchino e corrono nella casetta degli attrezzi posta vicino all'aia.
-Naruto, non voglio che faccia del male a quei ragazzini! Erano solo affamati!-piagnucola Sakura mentre tasta le fruste per evitare quelle troppo spesse.
Naruto stringe i denti e gli occhi, in modo da non far vedere le lacrime che gli appannano la vista, ma non risponde a Sakura. Odia le ingiustizie ma non può far nulla per quei bambini, almeno non da solo, e nessuno rischierebbe di prendersi le frustate di un gruppetto di incoscenti.
Un ombra si proietta sulla soglia della porta, facendoli girare di scatto. E' Sasuke che li guarda impassibile con le braccia incrociate sul mantello rosso che gli avvolge il corpo.
-Sembra che laggiù in cortile si stia per tenere un bel teatrino-mormora.
Sakura lo guarda con gli occhi rossi e le guance paonazze.
-Ma come puoi parlare così, eh?! Io l'ho provata la frusta di Hiashi e per poco non morivo... quei bambini li distruggerà! E tu non hai neanche la vergogna per come ti atteggi!
Naruto ha detto quelle parole di botto senza ricordarsi di essere un semplice schiavo e di avere davanti un principe. Per lui quel ragazzo è un semplice suo coetaneo viziato e senza scrupoli.
-Come ti permetti tu, feccia della società a rivolgerti a me in questo modo?!-ribatte il moro crucciando le sopracciglia fini. 
I due si avvicinano con aria minacciosa finchè non è Sakura a mettersi in mezzo per dividerli.
-Basta! Naruto non capisci che ti stai comportando da bambino maleducato?!-gli urla in faccia per poi girarsi verso l'altro ragazzo, rimasto a fissarle i flessuosi capelli rosa in silenzio, e a testa bassa mormorare delle scuse.
-Per questa volta te la faccio passare, schiavo. Ringraziala e prega perchè non ci sia una seconda occasione di misurare la mia pazienza.
Sasuke sta per uscire dalla casetta quando Sakura gli afferra il polso, arrossendo violentemente.
-Signor Uchiha, vi prego... chiedete a vostro padre di far cambiare idea a Hiashi sulla sorte di quei bambini... vi prego...
Naruto rimane a guardare lo scambio di sguardi che si scambiano quei due paralizzati sotto la neve ed estranei a ogni rumore o pensiero esterno alla loro pelle vicina.
Poi, ad un tratto, Sasuke si libera con uno strattone dalla leggera presa di lei e fa qualche passo in avanti.
-Non sono affari miei...
-Vi prego...
Naruto sente il leggero sospiro del moro e si sente all'improvviso un estraneo a tutto ciò che riguarda Sakura e quel paese maledetto dove vige solo l'odio e la cattiveria, l'inumanità e la crudeltà infondata verso il prossimo, dove anche l'amore sembra essere una strategia.
-Io me ne vado e tu... fa meno la noiosa in mia presenza. Mi infastidisci.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Una ragione sufficiente ***


Naruto vede un gruppetto di gente ammassata attorno a tre minute figurine dalle schiene scoperte e rosse dal freddo. 
Neji ghigna, le braccia incrociate sul petto mentre gli Uchiha osservano i servi preparare le corde a cui verranno legati i tre ragazzini. Difficile dire qualcosa sulle loro emozioni davanti a ciò che sta per accadere. 
Fagaku, il capofamiglia, ha un espressione neutra sul viso bronzeo molto simile a quella di Sasuke. Il primogenito sembra invece contrariato mentre la sua giovane madre è l'unica di cui si possa leggere chiaramente una nota d'angoscia e di pietà sul volto diafano.
Alcuni ospiti di corte si gustano la scena con interesse, pronti a godersi un bello spettacolo, mentre nessuno si cura della neve candida che continua a cadere, sempre più fitta sulla città.
La voce dal tono riprovevole di Hiashi, interrompe il leggero brusio che si è creato e porta una miriade di teste a girarsi dalla parte opposta allo steccato, dove tempo prima anche Naruto era stato punito, per concentrarsi su lui e Hinata.
La stringe per un braccio e la strattona mentre le parla da vicino con aria minacciosa e visibilmente irata. Sibila le parole facendole uscire al vento dalle fessure dei denti stretti.
-Naruto, dove vai?!-gli urla Sakura da dietro mentre, preoccupata, lo vede avanzare nella neve dritto verso il padrone che ancora sbraita senza accorgersi della sua presenza.
-Smettila di frignare e cerca di comportarti da nobildonna
-Smettila di frignare e cerca di comportarti da nobildonna.-Hiashi la strattona con tanta forza che quasi la fa cadere sulla neve ma è proprio Naruto a impedire la scivolata, afferrandola all'ultimo per la vita.
-Perchè ti intrometti tu, schiavo?
Naruto e Hiashi si scambiano una lunga occhiata di sfida finchè la vena pericolosamente pulsante sul collo del padrone non fa intendere al biondo che forse è ora di smetterla. Quindi gli pone la frusta con un breve inchino malvoluto.
-La frusta è pronta... padrone-mormora con stizza.
Hiashi gli strappa l'arma dalle mani e si dirige fra la gente mentre Hinata, tremante e con gli occhi rossi, non può far altro che balbettare delle scuse sconnesse e senza spiegazione per poi scappare da Sakura che la stringe a sè e lo guarda con un misto di rimprovero e tristezza.
-Molto bene!-esclama Neji-Signori Uchiha vogliamo mostrarvi come a Roma le regole e i patti debbano essere rispettati senza eccezione alcuna.
Naruto vede Fagaku storcere il labbro superiore con disprezzo e sbarrare leggermente gli occhi quando Sasuke gli mormora qualcosa nell'orecchio.
Li vede scambiarsi delle parole in una lingua sconosciuta che nessuno a parte i servi che reggono la capannella al di sopra delle loro teste, la moglie e il fratello capiscono.
I ragazzini piangono inginocchiati come sono nel freddo pungente della neve infangata dalla terra battuta del cortile ma quando Hiashi alza il braccio per sferrare il primo colpo è Fagakua a bloccargli il polso.
I due si guardano l'uno interrogativo l'altro contrariato.
-Che fate Fagaku-san?-borbotta in modo sgarbato il capo degli Hyuga, arrabbiato per essere stato interrotto durante il suo momento di gloria.
-Non lo faccia. Mia moglie ed io non sopportiamo cose di questo genere.
-Mi perdoni ma sulla mia proprietà e con i miei sudditi decido io cosa fare, se permette-ribatte il padrone fra i denti, guardano Fagaku con gli occhi azzurro ghiaccio determinati e feroci.
Naruto sorride: suo padre avrebbe fatto esattamente come Fagaku. Lui non sopportava le torture nè le pene di morte seppur al suo paese ci fossero. 
Ricorda che un giorno l'aveva portato a vedere le celle delle prigioni della reggia. E lui era rimasto scandalizzato dalle condizioni di vita dei detenuti ma non aveva smesso di guardarli.
"OSSERVA I LORO OCCHI, NARUTO" gli aveva detto "QUELLE PUPILLE HANNO VISTO UN SACCO DI COSE ORRIBILI E LE LORO MANI, VEDI LE LORO MANI INCATENATE? HANNO COMMESSO UN SACCO DI ERRORI"
"QUINDI PAPA', E' GIUSTO CHE PAGHINO" gli aveva risposto, fiero che so padre dovesse decidere sulla sorte di tutte quelle persone, ma suo padre, per la prima volta, lo aveva guardato con un misto di rimprovero e dispiacere.
"FIGLIOLO, PRIMA TI HO DETTO DI GUARDARE I LORO OCCHI E COS'HAI NOTATO?"
Ricordò di averlo guardato con aria interrogativa ed aver risposto: "CHE SONO TRISTI E... E VUOTI"
"BENE, LO SONO PERCHE' HANNO COMMESSO MOLTI ERRORI E NE SONO SOFFERENTI. HANNO UCCISO, NARUTO, UCCISO CAPISCI? HANNO RUBATO LA VITA DI ALTRI E ORA NON SANNO PIU' CHE FARSENE DELLA LORO."
"E QUINDI?"
"VORRESTI ANCHE TU MACCHIARTI DEL LORO STESSO CRIMINE, NARUTO?"
"NO PAPA'!"
"BRAVO" la carezza di suo padre gli aveva scompigliato i capelli biondi "NESSUNO HA IL DIRITTO DI DECIDERE SULLA VITA DI UN ALTRO, NEPPURE SE QUELLA PERSONA L'HA GIA' FATTO A SUA VOLTA."
"MA ALLORA RIMANGONO SENZA PUNIZIONE"
"CI PENSERANNO GLI DEI A GIUDICARLI."
-Fagaku-san, ve lo chiedo per l'ultima volta, lasciatemi fare la mia giustizia.
-E io vi ripeto ulteriormente che a noi Uchiha non piacciono queste cose su dei ragazzini. Provate a toccarli e vi giuro che l'accordo fra Roma e il mio regno salta.
Hiashi assottigli gli occhi indispettito:- Volete dirmi che mandereste a monte una decisione internazionale per colpa di tre barbari?
Naruto sbarra gli occhi: se quei tre bambini venissero davvero da una tribù barbara forse potrebbero aiutarlo ad avere dei contatti con suo padre. Ricorda come Minato fosse famoso per gli accordi di pace che spesso stipulava con le opposizioni barbare e di come si garantissero difese a vicenda.
Fagaku non risponde e il suo sguardo truce riesce a far abbassare la cresta, almeno all'apparenza, di Hiashi. 
Naruto è insospettito dall'acordo misterioso ma dallo sguardo interrogativo di Sasuke comprende che neppure lui ne è a conoscenza. Ci rimugina per poco perchè quando è il padrone a ordinargli di slegarli e cacciarli fuori dalla sua proprietà la sua attenzione viene catturata dall'idea di poco prima.
Il biondo sin inginocchia accanto a uno dei tre e, stando bene attento a non farsi sentire dal gruppo di padroni ormai lontani domanda:-Hei, come ti chiami?
Lui non gli risponde mentre continua a tirare su col naso.
-Lo vuoi questo, eh? E' pane fresco-aggiunge sventoglandogli davanti al viso tondo una pagnotta scura, il suo pranzo nel caso lui e il contabile fossero rimasti fuori più a lungo del previsto.
Il bambino si lecca le labbra e allunga le mani appena in tempo per vedersi allontanare il pane.
-Questo te lo do solo se in cambio tu mi dici una cosa.
-Lascia peredere!-esclama il secondo e ultimo maschietto della compagnia mentre si massaggia i polsi che Sakura gli ha liberato dalle funi-quello ha solo l'aspetto di uno di dodici anni. In verità non capisce niente ed è per colpa sua se siamo finiti in questo casino!
-Konohamaru, lascialo stare! Lo sai che in fondo non ne può nulla!-interviene la bambina dagli zigomi rossi, dividendo il piccolo amico dal violento compagno in modo da evitargli un pugno in testa.
-Hei, hei, hei, calmatevi voi tre-interviene il biondo mentre li separa-se siete sempre così in disaccordo non è colpa di uno solo se fallite.
I bambini lo guardano impressionati, gli occhioni spalancati davanti a tanta saggezza. Il primo a riprendersi dall'estasi è però quello chiamato Konohamaru  che, per riportare l'attenzione dei compagni su di sè esclama:
-Hei, e a te che ti importa? Guarda che sono io quello con cui si fanno i trattati, mica questo ritardato! 
Naruto trattiene a stento le risa davanti alla faccia stranita di Sakura, che non capisce il linguaggio che stanno usando, per poi guardarsi intorno per essere sicuro di non avere nessuno in ascolto.
-Se tu mi dici a quale tribù appartieni e mi fai alcuni favori, prometto che vi darò ogni genere di scorta voi vogliate.
-Chegenere di favori?-insiste puntiglioso e segretamente incuriosito.
-Sono cose da adulti ma... per te posso fare un'eccezzione-mormora furbamente-mi serve sapere se il vostro capo conosce il regno di Minato Namikaze e se ha contatti con esso.
Il piccolo annuisce fiero di dover recapitare un messaggio importante proprio al suo capo.
-Va bene, farò il possibile per ottenere informazioni. Intanto mi prendo questo come caparra-e sfila dalle mani la pagnotta-Ah, a proposito,chi lo vuol sapere?
Naruto rimane un secondo interdetto ma le esperienze dell'ultimo mezzo anno gli hanno insegnato a dare meno informazioni possibili su se stessi quindi si limita a dire:-Una conoscenza del re.
Il ragazzino alza le spalle, sorpreso di trovare una "conoscenza del re" vestita di stracci a servire a casa di un nobilotto ma alla fine lascia la sua frase enfatica di bambino coprire i propri dubbi:
-Avanti ragazzi! Si parte per una missione!
-Sii!!-strillano in coro gli altri due mentre con i pugni alzati lo inseguono nella neve ormai alta.
 
L'espressione di Sakura è praticamente incredula davanti alle parole di Naruto e lui nè è consapevole. Sa di aver commesso una pazzia a consegnare delle informazioni così preziose nelle mani di te ragazzi ma è anche certo che quella sia la sua unica possibilità per riuscire a rimettersi in contatto col mondo libero.
Stanno ancora parlando quando entrambi capitano davanti alla camera dei coniugi Uchiha dove, dallo spiraglio, si vedono chiaramente Sasuke, Fagaku e Mikoto riuniti su dei grandi cuscini di velluto posizionati accanto al caminetto.
-Sasuke cerca di capire, è per il bene del regno-dice la signora Uchiha mentre si stringe nella sua pesante vestaglia di lana
-Madre, non capite? Non lo desidero. Perchè non può farlo Itachi al posto mio?!-esclama Sasuke scattando in piedi.
Fagaku gli si avvicina e gli da uno schiaffo in piena guancia, talmente forte da fargli voltare il viso di lato e uscire un rivolo di sangue dalla narice sinistra. 
L'urlo di Sakura è soffocato prontamente dalla mano del biondo che le copre le labbra e si avvcina maggiormente alla porta per sentire meglio.
Sentono Mikoto singhiozzare e Fagaku prendere parola con una voce leggermente più tremante del solito:
-Lo sai che tuo fratello non nè avrà il tempo... 
Naruto e Sakura si domandano cosa intende il re con quella affermazione ma non fanno in tempo a darsi risposta che due mani possenti si appoggiano sulle loro spalle. Si girano con un sussulto e si ritrovano davanti il viso dai lineamenti mascolini ma fini del primogenito degli Uchiha.
-Strano che non insegnino ai servitori a non origliare le conversazioni altrui.
Sakura si esibisce subito in n inchino e con gli occhi chiusi e le guance rosse di vergogna balbetta delle scuse mentre Naruto decide di esaminare per qualche secondo in più il volto del giovane principe. Ha delle profonde occhiaie che gli corrono sulle guance pallide e gli occhi hanno nerissimi e dal taglio sensuale hanno delle leggere venature rosse che, come delle piccole braccia, cercano di raggiungere le iridi. Le labbra sono sottili ma biancastre, simili a quelle di un malato che tuttavia rimane circondato di un fascino magnetico e un pò sinistro.
Itachi sospira e le raddrizza le spalle:
-Avanti, tornatevene al lavoro.
Entrambi fanno un veloce inchino sincronizzato e corrono via con il cuore che batte furioso nei loro petti. Naruto è grato a quel ragazzo per non aver fatto la spia ai genitori e che, in verità, gli pare un pò diverso dai nobili locali.
 
Naruto cammina sotto i portici che danno sul giardino interno alla casa e si sta dirigendo verso le cucine per il suo turno di guardia quando un'ombra gli corre addosso provocando un bel frontale.
-Ahi!-esclama intantoche si massaggia la testa-potresti stare più attent...
Le parole gli muoiono in gola quando, alla luce dei deboli raggi lunari intravede il volto di Hinata  su cui compare un livido attorno all'occhio destro e il labbro inferiore rotto.
-Hinata! Ma c-che? c-che cosa vi è capitato, chi vi ha ridotto così? Vi prego parlate!-le dice ointanto che la scuote leggermente per cercare di farla reagire. 
Lei lo guarda per un attimo prima di scoppiare in lacrime e aggrapparsi senza pudore alla tunica invernale di lui.
-Hinata...?
-Oh, N-naruto! V-vi prego non fatemi d-domande!
-Shh... va tutto bene... ci sono io qua con voi...-le sussurra nell'orecchio cercando di far calmare il suo pianto disperato. Non gli è mai piaciuto vedere la donne piangere, lo mette a disagio, soprattutto se la donna in questione è colei a cui tiene di più al mondo. Perchè è questo ciò che davvero prova per quella minuta ragazza dagli occhi lillà e i capelli morbidi come la seta. 
La voglia di proteggerla e di averla sempre con sè non se la sapeva spiegare, Naruto. Ma adesso che sente le sue lacrime di paura, vergogna e profondo dispiacere riesce a comprendere quanto lei sia importante per il suo cuore stanco e un pò più pietrificato di un tempo. Come sia la sola che riesca a farlo sorridere realmente da quando è lontano da casa sua e che sia capace di mostrargli, con il suo sorriso sempre un pò discreto, quel sole che da tempo non vede più.
Sente che adesso tocca a lui ricambiare tutto quello e lo fa, stringendola fra le sue possenti braccia in modo che il mondo intero possa capire che ormai lei fa parte di quel suop personale budget di persone che nessuno avrebbe dovuto osare sfiorare. 
-Hinata... vi prego... smettetela di piangere... Se continuate, finirò per farlo anch'io.
Lei gli conficca le unghie lunghe e curate nella pelle del collo, fra le ciocche bionde e stringe i denti.
-Hinata, ditemi chi vi ha fatto questo.
Scuote la testa.
-Ditemelo! Dovete dirmelo perchè per me è importante.
-P-perchè? P-perchè d-dovrei essere importante per qualcuno?! N-nessuno tiene a me...
Lui sbarra gli occhi e le prende il viso fra le mani.
- Ma io si! E lo sai perchè? Perchè TI AMO Hinata! E questa è una ragione più che sufficiente.
 
COMMENTO AUTRICE:
Allora premettendo che se vi è venuto il diabete prometto di risarcirvi tutti... che ne pensate? Ci ho messo un pò con questo perchè volevo impostare bene la parte della dichiarazione del nostro bello schiavetto XD 
ma mi raccomando fatemi sapere se il tempo speso è stato vano o meno! Grazie a tutti i lettori e recensori! 
Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il grido senza suono ***


Allora prima di lasciarvi leggere questo ennesimo capitolo vorrei fare dei ringraziamenti. In primis a tutti coloro che leggono la storia e recensiscono con tanta pazienza le mie demenzialità. Un grazie speciale va a una persona che adoro la mia Dark Miry e a una mia fedelissima commentatrice che non si perde mai un capitolo: m4dd499. Grazie ragazze! DAVVERO.
 
La vede sbarrare gli occhi e scoppiare nuovamente a piangere. Non le lascia il tempo di parlare e la stringe a sè lasciandole soffocare i singhiozzi contro la stoffa grezza della sua veste. 
Poi le si allontana un pò e immerge le dita nella neve abbandonata sul cortile interno. 
Le torna accanto e le posa le dita gelate sui lividi, accaezzandole labbra rosse. La sente tremare aggrappata a lui ma non per questo smette di placare il dolore sulla sua pelle e nel suo cuore che batte frenetico.
Hinata si abbandona al calore del suo petto per poi scuotere la testa corvina e allontanarsi da lui.
-P-perdonami N-Naruto, p-perdonami ma non posso... n-non possiamo...
-Perchè?-sussurra esasperato con le lacrime che gli pizzicano gli occhi azzurri. 
-G-guardami, N-Naruto...-gli dice mentre gli solleva il mento fa le dita.
Naruto le fissa, per un tempo indefinito, con dispiacere e stupore il volto tumefatto e ferito da chissà chi finchè non è lei a riprendere parola.
-E' questo quello a cui sarei... saremmo-si corresse-destinati. Sofferenza c-capisci? 
-Ma io per te ci sarei sempre, non ti lascerei mai portare un peso così da sola! No, non te lo permetto!
Gli sorride e si allontana da lui in modo che il suo viso rimanga oscurato dalla penombra.
-Neanche io te lo permetto... Naruto. Addio.
Naruto rimane di sasso mentre la guarda scappare lontano da lui. E' consapevole che lei voglia combattere da sola e magari morire in quella cella detta destino allo stesso modo.
Naruto non si spiega il comportamento così restio di lei: fino a pochi secondi prima aveva creduto che quella fanciulla dallo sguardo timido fosse una persona semplice da capire, inizialmente anche un pò strana per quel suo modo di fare tanto impacciato ma ora comprende che non è così. Anzi si rende conto che probabilmente non ha mai realmente compreso cosa quegli sguardi silenziosi avessero voluto dirgli. 
Si sente uno sciocco ma il famoso monito gli ritorna nel cervello. Era un pò di tempo che non se lo sentiva più rimbombare nei meandri dell'anima, forse si era assopito in assenza di una vera motivazione per cui battersi. Ma adesso, adesso che ha ritrovato un perchè concreto sa che quelle poche parole lo perseguiteranno nuovamente. 
Stringe i pugni col capo chino e i pugni contratti lungo i fianchi stretti, il suo grido di battaglia.
Il sole non si decide ad arrivare e l'intera regione è coperta da una spessa coltre di neve che cade incessantemente da ben due settimane. 
Naruto sente dire da Shikamaru che erano anni che non si vedeva un inverno tanto rigido. Ha sospirato a quell'affermazione, pensando che anche gli dei gli sono contrari e non vogliono fargli avere possibili notizie sul suo paese.
Intanto le cose a villa Hyuga non vanno molto bene: per tutta la piccola reggia alleggia una tensione quasi palpabile fra i due capifamiglia, Fagaku e Hiashi, che dall'episodio dei piccoli barbari hanno iniziato a vedersi con occhi diversi. Evitano di parlare troppo fra loro oltre che per gli affari burocratici legati all'alleanza fra i due regni sostenuta dal matrimonio fra i due figli.
E sempre per tale motivo anche fra i servi sono nati dei disaccordi: Sakura col suo carattere già di norma poco tranquillo è più isterica e triste del solito mentre Naruto diventa ogni giorno più cupo e gli altri, di riflesso, sono più nervosi del normale. Tutto nella villa fa presumere che siano in corso delle guerre interiori e psicologiche articolate cui sfociare è totalmente imprevedibile. 
Anche nella città giranostrane voci riguardo gli accordi presi con una potente tribù barbara sui confini a est. Shikamaru dice che si tratta della lettera che il biondo ha dovuto tradurre nell'ufficio del console Jiraya. Pare che i barbari siano in guerra contro una popolazione rivale e che forse potrebbero allearsi a Roma per sconfiggerli.
Tira vento di guerra e Naruto è sempre più preoccupato per le sorti di suo padre e di Hinata. A volte, di notte quando è solo steso sul suo freddo pagliericcio, ripensa a lui ma a malincuore si rende conto che il suo viso è un pò soffocato nella sua mente. Sembra impossibile ma i piccoli tratti che caratterizzano il volto di Minato gli sono difficili a rammentare. Ha pochi ricordi della sua fisicità snella, dei lunghi capelli biondi come il sole e gli occhi azzurri simili ai suoi ma le parole che gli ha regalato in diciotto anni di vita gli sono fresche nella memoria come appena dette. 
Suo padre è così: ha una innata maestria nel dire le cose. Era l'unico, a suo parere, che riesca a fermare una lite con le sole parole, a placare una platea insorta con i suoi discorsi di fratellanza e lealtà. Forse per questo suo carattere così particolare e sempre aperto al dialogo più che ala lotta era riuscito a incantare la focosa Kushina. Il loro era stato un matrimonio felice e non combinato. Lei era figlia di un nobile non particolarmente ricco e aveva conosciuto Minato per caso, a una fiera di città. Ricorda che suo padre gli aveva detto che l'aveva vista correre fra la folla per raggiungere un' amica e che era scivolata, slogandosi una caviglia. 
Allora lui aveva fatto fermare il piccolo corteo reale che lo accompagnava e poi, sotto lo sguardo stupito di tutti i cittadini, aveva ordinato a due servitori di andare a chiamare il medico di corte mentre la sollevava da terra. 
"INIZIALMENTE SI ERA DIMENATA COME UNA PAZZA ORDINANDOMI DI LASCIARLA ANDARE" aveva ridacchiato il re mentre gli raccontava l'evento che aveva segnato il rapporto fra di loro "MA ALLA FINE AVEVA CEDUTO FRA LE MIE BRACCIA. E' FORTE TUA MADRE, NARUTO. E' LA DONNA CHE OGNI UOMO POTREBBE DESIDERARE ANCHE SE A VOLTE E' UN PO' ISTERICA"
Naruto ricorda di avere avuto un brivido al pensiero i avere una moglie simile a sua madre, preferendo sin da subito, qualcuna col carattere un pò meno focoso e attivo. 
E ora che l'ha trovata in un paese straniero non può essere sua. Non avrebbe mai potuto raccontare ai suoi figli di quanto lei fosse speciale.
Un mattino, mentre la neve infuria per le strette vie dei quartieri popolari e sulle cime del colosseo, Naruto si rende conto, mentre passa di sfuggita davanti alla camera del primogenito degli Uchiha, che probabilmente a soffrire non è solo lui. 
Sta camminando diretto alla stanza di Neji per la lezione delle nove quando è un colpo di tosse a distrarlo. Si ferma davanti alla porta socchiusa e ficca il naso nella fessura, per capire chi è a ansimare in modo tanto preoccupante. Finalmente intravede il corpo chino del giovane principe in ginocchio sul pavimento lucido, una mano a fare da appoggio sul marmo gelido, l'altra sulle labbra macchiate di rosso scuro. 
E' l'ennesimo gemito di Itachi a convincerlo a precipitarsi nella camera incurante del protocollo che impone di bussare e soccorrerlo.
-Itachi-san, state male?!-urla inginocchiandoglisi accanto, mettendogli una mano sulla schiena scossa dai sussulti della tosse.
-Che succede Naruto?!-irrompe una voce femminile che riconoscono entrambi come quella dell'Haruno.
Naruto la guarda spaesato mentre lei tenta di sollevare il moro da terra per farlo stendere sul letto vicino alla finestra sigillata per non far trapelare il freddo.
-Aiutami!-gli urla Sakura e insieme riescono nell'intento. Quando finalmente il giovane principe è seduto fra le stoffe pesanti del suo letto la tosse si placa. Ha la veste da camera imbrattata di sangue esattamente come le labbra e il mento. Gli occhi sono lucidi per lo sforzo e le guance leggermente arrossate.
Per un pò rimangono tutti e tre vicini ad ansimare, stanchi e spaventati ma infine è la rosa a interrompere la reazione d'impatto.
-V-vi sentite un pò meglio?-gli domanda poggiandogli una mano sulla spalla.
Itachi annuisce appena guardano fisse le coperte davanti a sè che stringe convulsamente. 
Naruto e Sakura si scambiano una seconda occhiata preoccupata e, velocemente, il biondo ubbidisce al comando di lei di portare dell'acqua fresca. Corre fuori dalla camera, diretto alle cucine ma appena girato l'angolo si scontra con un ignaro Sasuke che viene dalla parte opposta.
-Hei, tu, dove vai così di fretta? Dovresti stare più attento a quello che fai!
-Guarda che stavo correndo per tuo fratello e dovresti farlo pure tu!-risponde sfacciato senza curarsi del voi-E' appena stato male è stata una fortuna che io e Sakura passavamo di lì!
Naruto vede il moretto sbiancare e un'ombra di disperazione dipingersi sul suo viso diafano poi, prima che possa aggiungere altro, Sasuke prende a correre velocissimo verso la camera del maggiore, quasi in contemporanea con la sua partenza.
Finalmente Naruto arriva alle cucine e lì, mentre riempie una ciotola d'acqua, si sente chiamare da una vocetta minuta e soffocata. Per un attimo interrompe il suo lavoro e si dirige verso un buco nel muro da cui provengono un paio di vocine. Sposta i sacchi di farina che gli impediscono di inginocchiarsi e, abbassatosi, vede finalmente il viso inclinato di Konohamaru.
-Oh, finalmente, pensavamo che non ci sentissi!
-Ragazzi, meno male siete qui! allora ditemi tutto, presto!
-Non credi che avremmo bisogno di qualche garanzia?-gli risponde furbetto il ragazzino mentre infila le manine nel buco. Naruto è talmente agitato ed emozionato che non pensa neanche a un bluff e gli mette fra le dita sporche due baguette di pane e alcune mele che il bambino passa ai compagni.
-Allora?
-Il nostro capo dice che potresti essere una spia di Roma per sapere dei nostri alleati.
-Ma no, il vostro capo si sbaglia! Ragazzi davvero io non sono una spia, sono solo un povero schiavo che vuole tornare a casa.
Il ragazzino pare pensarci un attimo su e poi aggiunge:-Hai qualche prova?
Naruto scuote la testa sconsolato.
-Allora potresti essere chiunque.
-No, no, no!-mormora a denti stretti stringendosi i capelli chiari fra le dita-senti, io sono... sono il figlio di Minato Namikaze!
I bambini rimangono impietriti.
-C-cosa?-fa l'unica femmina.
-Si, dovete credermi! Io sono il figlio di Minato Namikaze e il mio nome è Naruto Namikaze! Per favore dovete dirmi cosa sa il vostro capo del mio paese!
Konohamaru sospira e dal buco gli ripassa il pane.
-Mi dispiace ma Naruto Namikaze è stato dato per morto tre mesi fa. Nessuno l'ha ritrovato.
-Ma sono qui! Sono io, sono vivo! E poi non ci credo che mio padre si sia arreso così, lui mi avrebbe cercato mer mari e monti...-e gli stringe le mani attorno alla crosta croccante e dorata delle baguette.
-Vi prego, siete il mio unico gancio. Ditegli tutto al vostro capo.
Konohamaru annuisce e sospira nuovamente:-Faremo quanto sarà possibile. Ciao... Naruto.
Quando sente i loro passi ovattati dalla neve dirigersi lontano vorrebbe sussurrare un grazie agli dei ma non ne ha il tempo che la voce isterica di Sakura gli giunge alle orecchie ed è costretto a seguirla di nuovo agli appartamenti Uchiha.
Quando tornano nella camera attorno al letto di Itachi ci sono i suoi genitori, suo fratello, Hiashi e Neji.
-Ecco l'acqua!-esclama lei precipitandosi affianco al cumulo di cuscini su cui è adagiato il ragazzo senza camicia. Dal suo volto si vede chiaramente che è stanco e stordito. La signora Uchiha immerge una pezza nell'acqua e, con le lacrime nei grandi e soavi occhi neri, gli pulisce le labbra e il collo dagli ultimi residui di rosso.
Il biondo rivede in quella scena sua madre che quando da piccolo era stato colpito da una epidemia che aveva contagiato mezza città lo assisteva come ora quella donna sta facendo con suo figlio. Gli carezzava le guance rosse allo sterro modo e gli sorrideva lievemente anche se voleva solo piangere. Tirava fuori una forza incredibile che solo le madri sanno usare nei casi critici.
Ricorda che non l'aveva mai vista scoppiare in lacrime nè allontanarsi da lui. A volte passava la notte intera seduta a una sedia affianco al suo letto nonostante le balie le dicessero che loro sarebbero potute essere sufficienti a vegliarlo e la spingevano ad andare a letto. 
-Schiavo!-la voce di Neji gli trapassa la mente e distrugge le immagini che gli si erano rimesse in moto nella testa. Quando rammenta gli sembra di rivere delle ore e invece, a passare, sono solo una manciata di secondi.
-Ti ho aspettato per ben mezz'ora nella mia stanza e tu non sei arrivato!-gli afferra il colletto della tunica e lo scuote con forza-dov'eri, maledetto rifiuto? Dovrei farti punire per questo affronto!
Naruto non riesce neanche a parlare tanto è sbattuto ma ecco la voce flebile e un pò tremante di Itachi a intervenire.
-F-fermatevi Neji-san. N-naruto non ha potuto raggiungervi p-perchè-una fitta al petto interrompe le sue parole che nonostante l'incitazioni di sua madre a smettere aggiungono-p-perchè mi ha soccorso. S-si è precipitato da me senza pensarci due volte e io r-ritengo che più che da punire meriti un premio...
-Itachi, ma che dite?! Vi rendete conto che è solo uno schiavo maleducato?-ribatte.
-S-si ma questo schiavo mi ha aiutato esattamente come Sakura.-ripete categorico mettendo fine alla discussione.
Neji molla Naruto con un ultimo strattone ed esce dalla stanza furioso dopo aver fatto un breve inchino. Hiashi stringe i denti ma non aggiunge altro e segue il nipote fuori dalla camera.
Gli Uchiha licenziano Sakura e Naruto, probabilmente per stare un pò da soli, pensa il biondino.
 
Alla sera, nelle capanne esterne alla reggia, dove vive la servitù, non si fa altro che parlare dell'accaduto. E' Naruto a raccontare ogni dettaglio della mattina, della rabbia di Neji e della riconoscenza dei coniugi Uchiha.
Sta ancora descrivendo la scena in cui è stato difeso dal giovane principe quando qualcuno irrompe nella camera, ammutolendoli tutti. E' Sasuke che con le mani sui fianchi si fa largo fra gli schiavi fino a raggiungerlo.
-Ascoltami bene-inizia-mio fratello ti ha salvato da Hyuga perchè ha ricevuto aiuto da te e questo mi va bene e lo.. lo apprezzo ma bada a tenere il becco chiuso sugli affari privati della mia famiglia altrimenti...
E si passa un dito alla base del collo.
Naruto mantiene il suo sguardo un pò meno distaccato del solito ma pur sempre freddo e si alza da davanti al caminetto per mettersi alla sua altezza. Mentre gli guarda quelle profonde pozze scure pensa che Hinata non le sopporterebbe mai. Gli brucia che le sue mani bianche la accarezzeranno al posto suo e quello sguardo pungente le strapperà definitivamente il sorriso dalle labbra. Più osserva la sua espressione atona più gli viene voglia di scappare da lei, prendere un cavallo e fuggire da quella maledetta città insieme. 
Continuano a fissarsi in silenzio davanti a Sakura e tutti gli altri finchè, gradualmente, non distolgono lo sguardo l'uno dall'altro.
Sasuke fa per uscire quando si ferma sulla soglia della porta dove lo attendono alcune ancelle che fanno arrossire Sakura.
-Mio fratello vuole sapere meglio il tuo nome. Cosa gli dico?
-Io sono Naruto.
-Naruto cosa?
-Naruto e basta.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Le tre perle ***


A Naruto non sembra vero che sia già passato un altro mese e che le porte di metà Gennaio inizino a spalancarsi davanti a loro portando un freddo pungente.
Nonostante i giorni continuino a trascinarsi lui non riesce a stare tranquillo per Hinata sempre più muta e chiusa nel suo dolore. 
Vorrebbe avvicinarla quando si trovano da soli nella sala da pranzo ma poi appena si decide a farle una carezza quei grandi occhi bianchi e mesti gli implorano di tenere da parte i suoi impulsi e il suo egoismo. Lo fa ogni volta con rammarico anche se continua a pensare che la distanza non riuscirà a colmare il vuoto che ha nel petto.
Per alleviare un pò il dolore che prova a non poterle neanche più parlare chiede a Sakura di lei e le notizie che gli arrivano sono sempre più sconfortanti. Inoltre anche la sua amica è diversa dal solito, soprattutto in presenza di Sasuke.
Capisce quanto deve essere duro non poter avere contatti con qualcuno che si ama ma gli è estraneo quel sentimento di ostinazione che Sakura ha nei confronti dell' Uchiha.
Una sera, durante la cena allegra e ricca di invitati arrivati da mezza Roma in onore del compleanno di Neji, Hiashi da una notizia che lo stravolge.
Si alza dai cuscini su cui è accomodato per mangiare e con un calice d'orato e pieno di vino richiama l'attenzione degli ospiti su di sè. 
Naruto vede la sua amata impallidire e abbassare gli occhi sulle mani incrociate sopra la tunica rossa e d'orata che gli copre le gambe.
-Oggi, miei cari, è un giorno molto importante. Per prima cosa mio nipote compie diciotto anni e presto entrerà al servizio di leva. Poi...
Interrompe la frase per lanciare uno sguardo a Fugaku che, seduto dalla parte opposta alla sua annuisce.
-Poi perchè questa sera, con la presenza degli onorevoli coniugi Uchiha, voglio annunciare il fidanzamento fra mia figlia Hinata e il giovane Sasuke.
Nella sala scoppiano applausi e grida di festeggiamento mentre l'animo di quattro persone in particolare è scosso da violenti schiaffi di tristezza e dolore. 
Naruto fatica smettere di guardare con gli occhi sbarrati e un pò appannati dalle lacrime una Hyuga rossa in volto che cerca forzatamente di sorridere e raggiungere Sasuke dall'espressione impassibile che si schianta con i suoi movimenti rigidi. 
Vede Sakura tremare accanto alla piglia contro la quale si sono posizionati in attesa di ordini e in breve sente i suoi singhiozzi silenziosi essere coperti dall'allegria dei più.
Vorrebbe consolarla ma non riesce neanche a sorridere a se stesso per le sue stupide e infantili fantasie su quel bel futuro che aveva sognato di vivere con Hinata. Che stupido si sente ad aver pensato anche solo per un breve periodo che fra di loro le cose si sarebbero potute risolvere al meglio. E invece la realtà lo ha trafitto come una spada accuratamente levigata e gli ha squarciato il cuore.
Si sente male, ha bisogno d'aria, improvvisamente la stanza incomincia a essere troppo rumorosa per i suoi gusti e le luci delle numerose candele sistemate su mensole e mobili incominciano a farsi accecanti. Si sente le ginocchia cedere ma prima che possa lasciarsi cadere sul pavimento lucido viene afferrato dall'avambraccio possente di Shikamaru. 
Lo solleva, rimettendolo in piedi, e gli sussurra di non perdere la testa e resistere.
-Non ce la faccio, mi sento male-borbotta mentre qualcosa di acido gli risale lungo la faringe.
-Okay, calmati, ti accompagno fuori-gli mormora rassicurandolo.
Escono alla luce della luna, nel cortile che da sulla loro baracca e lì lo lascia andare. Naruto sente tutte le sue speranze, tutti i suoi piani crollare come un mazzetto di carte. Ha bisogno di buttare fuori tutto il suo odio per il destino crudele che gli è toccato ma a parole non ci riesce così la sua disperazione si presenta sotto forma fisica. Si china nella neve per sputare il pranzo scorso e piangere. Piange con la gola che gli brucia e il vento sferzante che frusta ogni cosa portando i fiocchi a vorticare come gestiti da una magia maligna e oscura.
Naruto solleva le palpebre sui pallini bianchi e pensa che probabilmente ci assomiglia. Tutti quelli come lui, oppressi e sfortunati, assomigliano ai fiocchi di neve. Gestiti da una forza più potente e violenta di loro che li guida chissàddove per poi depositarli in un buon punto in modo che il sole li catturi a sè il prima possibile e li elimini dalla faccia della terra.
Non sa quanto tempo è passato ma alla fine le mani di Shikamaru lo scuotono e lo riconducono nella mensa, ormai quasi deserta. I nobili si sono spostati nella sala dei giochi dove si fanno partite a rudimentali scacchi, si parla o si balla al ritmo delle cetre.
-Qui c'è da pulire-dice Rock Lee ai volti distrutti di Naruto, Sakura e altri servitori. E' l'ultima frase della serata che il biondo riesce a sentire prima che la sua mente si inebri di malinconia.
 
Qualche giorno dopo Neji parte per il servizio militare. Naruto si chiede come farà un signorotto come quello a sopravvivere alla fredda psicologia della guerra.
-Non preoccuparti-gli dice Rock Lee con un sorriso-Se c'è qualcosa che non gli manca è la crudeltà. Vedrai che non creperà molto in fretta.
Sa che ciò che pensa va contro tutti i principi morali inculcatagli sa suo padre ma spera davvero che quell'animale di Neji perisca in qualche battaglia almeno avrebbe la punizione che gli spetta.
 
E' in piedi da meno di dieci minuti e malgrado il ghiaccio e la neve tocca a lui svuotare il vaso da notte. Si trascina fuori dalla baracca fin nel buio delle sei del mattino e si dirige presso la fossa profondissima e scavata apposta per il disgustoso compito. 
Getta la robaccia nel buco nero e più svelto che può spinge sull'apertura il pesante coperchio di pietra. Mentre prova a fatica a far combaciare la forma tre paia di mani più piccole delle sue ma altrettanto rovinate dal freddo e dalla fatica si poggiano sulla roccia e lo aiutano a terminare il lavoro.
-Grazie, ragazzi-domanda stupito rivolgendosi alle tre facce scarlatte dal gelo dei piccoli barbari-Che fate in giro a quest'ora?
-Ah, ah non sei contento di vederci?-ridacchia Konohamaru con le mani incrociate dietro la testa dai capelli bruni e crespi, leggermente alzati verso l'alto.
-Avanti non fare il misterioso. Che sai? Notizie?
-Prima la roba, bello.
-Aaaa!-sbotta esausto-venite ragazzini mal fidati che non siete altro!
Si dirigono a passo svelto nella neve e finalmente arrivano alla porta secondaria delle cucine, quella che da sul cortile del retro. 
Naruto si porta un dito davanti al naso dritto intimando di fare silenzio. Si porta davanti all'apertura cigolante e nota con fortuna che la grossolana chiave che la apre è ancora dietro alla statuetta di pietra.
L'apertura si schiude cigolando e lui è il primo ad entrare. Rovista in un casetto storto e finalmente riesce a trovare una candela e qualche fiammifero semi bruciacchiato con cui fare luce. Appena il lieve bagliore giallastro premette loro di distinguere i margini degli oggetti uno dei tre, quello che li aveva fatti scoprire la volta precedente, si butta fra alcuni canditi gelosamente conservati in un sacco.
-Scemo, che fai?! Vuoi che notino la scomparsa di troppa roba e diano la colpa a Naruto?!-sbotta Konohamaru seccato ficcandogli un pugno dietro al collo.
-Ahi...-fa l'altro prima di venire interrotto dai passi di qualcuno.
-La luce!-sibila la ragazzina dai codini biondi nel vano tentativo di non farsi scorgere dalla figura che ormai è quasi alla soglia opposta.
-Presto, nascondetevi!
I tre cerano di trovare un rifugio ma una voce fredda mascolina interrompe sul nascere le speranze di comune salvezza.
I quattro si girano all' unisuno verso la porta che versa sui corridoi interni e, alla luce debole di una seconda candela, intravedono lo sguardo pungente di un ragazzo moro e giovanissimo.
Naruto deglutisce e sente le goccioline di sudore scivolargli sul volto appena Sasuke si rende conto della congiura.
-Che fate? Che diamine fate?-chiede retorico con aria severa. 
Nessuno risponde.
-Naruto, se non mi dici che state facendo giuro che corro da Hyuga.
-Non mi sembri il tipo che va a fare la spia, Uchiha-ribatte il biondo cercando di raccogliere tutta la sua sfacciataggine e dimostragli di essere perfettamente padrone della situazione. Sa che in fondo Sasuke lo sta sfidando proprio per vedere a quale limite arriva la sua imprudenza.
Il moro accenna a un sorriso sghembo ma non per questo molla l'attacco.
-Se devi portare tre ladri in casa almeno fallo con furbizia, idiota.-commenta avvicinandosi.
-Hei, guarda che noi non...-Sasuke preme tempestivamente la mano sulle labbra fini di Konohamaru e aggiunge:
-Ti si sente fin sopra, lo capisci? Zitto.
Per alcuni istanti rimangono tutti in silenzio per accertarsi che nessun altro li abbia uditi e poi, una volta sicuri di non aver destato sospetti, si lasciano andare a un sospiro.
-Chi sono questi e che fate qua?-ripete.
-Non ti posso spiegare adesso. Prima devo parlare con loro.-dice Naruto e con l'aria più convincente che conosca rincara la dose:-E' una cosa seria.
-Perchè dovrei tenere agli affari tuoi? 
Naruto sorride capendo che con quella frase l'Uchiha vuole dargli una via di fuga e presi alcuni pezzi di formaggio conduce i tre ragazzi fuori da lì. 
-Uff...-sospira-vedete perchè vi cacciate sempre nei guai? Non siete abbastanza furbi. Ma ora passiamo a cose serie... cosa sapete?
Konohamaru si schiarisce la voce con l'aria di chi deve fare un discorso importante.
-Il nostro capo dice che se tu fossi Naruto Namikaze saremmo disposti a darti una mano. Dice che tuo padre ci ha salvati dalla prigionia di Roma. 
-O dei, grazie!
-Però non siamo certi che tu sia chi davvero dici di essere ma per tua fortuna abbiamo una persona nella nostra tribù che dice di averti già visto e magari potrebbe riconoscerti. Domani sera verrà con me per non destare sospetti. Se sei te troveremo il modo di tirarti fuori di qui.
Il nostro capo è un uomo che restituisce i suoi debiti, Shamish, di parola-e si batte una mano sul petto.
Naruto incrocia le braccia sul petto e si china per ringraziarli o forse più semplicemente per la paura che gli possa scoppiare il cuore dalla gioia. Ancora non sa come contenere la sua gioia che i bambini si mettono a correre lontani, verso le luci dell'alba nascente.
 
Naruto ha dovuto farsi promettere da Sasuke che avrebbe trattato Hinata come si deve prima di raccontargli il suo segreto. Non sa perchè proprio a lui è andato a dire una cosa tanto importante ma sente che di questo ragazzo ci si può realmente fidare. 
I suoi occhi sono misteriosi e ambigui quasi abituati a nascondere sofferenze e affari dolorosi e questa è una garanzia. 
Ricorda che era stato il suo precettore Iruka a parlargli una mattina di settembre durante una lezione di filosofia quanto lo sguardo di una persona fosse importante per capirne le intenzioni. Sebbene Iruka non fosse una persona incline alla guerra, come tutto il suo popolo del resto, aveva detto che era una tattica preferibile anche in battaglia. 
"GUARDATE SEMPRE IL VOSTRO NEMICO NEGLI OCCHI. FISSATELO PER FARGLI PERDERE LA CONCENTRAZIONE E DISORIENTARLO. OSSERVATE IL SUO SGUARDO E DENTRO VI TROVERETE OGNI SORTA DI SENTIMENTO. NESSUNO AL MONDO E' ABBASTANZA BRAVO DA POTER NASCONDERE ALLA PERFEZIONE LE PROPRIE EMOZIONI E LA PAURA, COME IL DOLORE, E' UNO DEI TRE SENTIMENTI PIU' FORTI CHE ESISTANO" gli aveva detto.
"OOOH..."aveva sussurrato stupito e meravigliato e poi, riscosso dalla sua fervida curiosità aveva domandato quale fosse il terzo sentimento in grado di piegare, a dire del maestro, le volontà e la ragione di un uomo.
"COME SIGNORINO, AVETE QUINDICI ANNI E ANCORA NON LO SAPETE?" rideva "E' L'AMORE PER UNA PERSONA. MA VOI DOVETE ANCORA SPERIMENTARE, SO CHE NON MI POTETE CAPIRE. UN GIORNO PERO' MI DIRETE CHE NON HO TORTO".
Se fosse stato a casa gli e lo avrebbe detto. Per questo motivo, appena terminato il racconto, si è fatto giurare da Sasuke che non avrebbe torto un capello a Hinata. 
Il moro non gli dice altro che di norma, con le proprie donne, si può fare ciò che si pare ma poi, prima di tornare nella sua camera chiede di Sakura.
-Soffre per te. Mi ha raccontato di voi due.
Sasuke sospira rumorosamente a metà fra il malinconico e il rabbioso.
-Dille che è meglio se la smette di illudersi per me. Dille che non posso pensare ai suoi capricci come quando eravamo bambini.
-Ma lei ti ama!
Sasuke rimane zitto dandogli le spalle larghe.
-Lei ti ama...-ripete-non è che anche tu... la ami e ne hai timore come io per Hinata?
-Questi non sono affari che ti riguardano e non intendo discutere dei miei rapporti sociali con uno sciocco come te.
Naruto mette il broncio ma evita di dargli addosso con le parole: ha corso già un bel rischio. Sta per uscire dalle cucine quando Sasuke lo richiama.
-Hei, tu! Ricordati del Voi non so se a mio padre farebbe piacere sentirti tanto irrispettoso nei miei confronti, schiavo.
Naruto annuisce con un mezzo sorriso. All'improvviso tutto è tornato ad avere un senso nella sua vita. La notizia di Konohamaru e quell'insolita complicità con una persona che non è della sua stessa classe sociale lo rallegrano e gli rendono le cose meno pesanti. Inoltre la consapevolezza che Hinata si troverà bene è un ottimo sollievo.
Quando lo vede sparire dietro la porta le labbra gli si ripiegano all'ingiù e il ricordo del dialogo che hanno appena avuto riemerge. Iruka ha proprio ragione, tre sono i sentimenti che riescono a scombussolare un uomo: Il dolore, la paura e l'amore.
Solo ora capisce che sono tutte legate come perle al filo di una collana.
Annuisce a se stesso e cerca di darsi forza perchè ormai il sole è alto e sta per iniziare una nuova giornata.
COMMENTO AUTRICE: Ecco finalmente il quindicesimo capitolo! Numero tondo! Numero tondo! (Si okay la smetto di delirare XD) comunque spero che apprezziate e commentiate :) La prossima volta inizierà l'azione quindi perdonatemi se mi sono sbizzarrita di nuovo con la mia filosofia da quattro soldi XXD Alla prossima! Ciao! Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Le farfalle vivono un giorno solo ***


La notte seguente Naruto si fa trovare dove gli era stato indicato da Konohamaru. Aspetta per ore, avvolto nel pesante mantello di stoffa grezza, protetto dalla neve solo grazie alla piccola veranda che corre contro i muri esterni della villa, fino al cancello che li separa con la strada.
Batte i denti e spera, spera e prega gli dei che quel ragazzino sbuchi da dietro l'angolo della casa e con un salto scavalchi il cancello. E' andato lì con una buona dose di ottimismo ma, man mano che passa il tempo e il cielo imbrunisce sempre di più assieme all'aumentare della neve, il suo buon umore inizia a scemare.
Rimane sotto il portico finchè non inizia a tremare dal nervoso e dal freddo. Ora batte i denti bianchi e allineati e le guance sono bagnate da lacrime di disperazione e paura. Inizia addirittura a pensare che quei tre bambini siano riusciti a fregarlo per quasi due mesi.
Ad un tratto qualcuno gli poggia un secondo strato caldo sulle spalle. Naruto non ha sentito i suoi passi e quando si gira incontra il viso di Sakura, quei suoi grandi occhi verde smeraldo coperti da un velo di malinconia e rassegnazione.
-Fa freddo a quest'ora.-gli dice sedendoglisi accanto sul legno del pavimento.
Lui si asciuga in fretta le lacrime con il lembo scuro del secondo mantello e cerca di ricomporsi anche se sa che davanti a Sakura tutto è vano. Lei è riuscita a scavargli dentro con la forza del suo carattere peperino e anche dei suoi metodi poco ortodossi. E poi, dopo mesi, sono diventati due amici che si confessano tutto. Lei gli ha raccontato del suo passato, Naruto del segreto della tribù barbara che forse conosce suo padre ed ecco il motivo per il quale la ragazza ha tirato dritta verso il luogo dell'appuntamento che le aveva indicato.
-E se non vengono? Che farai, Naruto?
Il biondo deglutisce d'orrore alla prospettiva ma sa che Sakura gliela ha messa davanti agli occhi per scuoterlo da una possibile fregatura. 
Serra le labbra per non piangere e poi, presa nei polmoni un pò dell'aria gelida della notte, mormora:
-Cercherò un altro modo per andarmene.
Gli avvolge un braccio attorno al collo e sospira creando una nuvoletta bianca davanti ai loro nasi che, come un velo trascinato, si trasporta davanti ai loro volti per poi sparire. Poi sorride malinconica.
-Tu sei un bambino, Naruto.-gli ripete come aveva già fatto in precedenza il giorno in cui gli aveva raccontato di Sasuke-di qua non si fugge, non l'hai ancora capito? 
Naruto si alza di scatto da terra, cogliendola di sorpresa, e con uno strattone si leva il secondo mantello di dosso.
-Sakura, io non intendo passare la mia vita in modo tanto miserabile e indegno. Se ti sei già arresa... non contare sulle mie consolazioni.
Naruto vede le guance di lei farsi rosse di rabbia e tristezza, gli occhi diventare rigidi davanti alla sua reazione troppo dura. Lo capisce che le sta parlando male e che sta scaraventando tutto il proprio stress su una fanciulla che ha sofferto almeno quanto lui ma egoisticamente non intende darle ragione. La logica gli va contro, il destino anche, eppure non vuole abbandonare l'idea che un giorno sarà di nuovo a casa sua dal suo popolo e da suo padre. Non intende mettersi a piangere sconsolato.
-Io non vivrò così.-dice chiudendo la conversazione. Fa qualche passo verso la baracca prima di lanciarle la coperta.
-Mettila. Sta notte fa davvero freddo.
Naruto si allontana di qualche passo ma prima che possa svoltare l'angolo si sente afferrare per il polso in modo talmente violento da farlo girare indietro. Per alcuni secondi vede il volto bagnato di lacrime di Sakura poi la sua mano fine ma potente che velocemente gli arriva sulla guancia facendogli voltare la testa.
Rimangono in silenzio lui col viso voltato verso il pavimento lei con la mano ancora a mezz'aria e l'altra che gli stringe il polso.
A interrompere il loro mutismo sono solo i singhiozzi della ragazza.
-T-tu dici c-così perchè non s-sai niente!-gli grida in faccia- Credi che a m-me piaccia f-fare la serva?! Credi c-che non abbia mai sognato di essere libera e magari avere una famiglia c-con l'uomo che amo?! B-bè, non posso ma almeno me ne sono fatta una ragione! 
Naruto riceve le sue parole come tanti ceffoni molto più forti di quello appena ricevuto. Tali frasi lo trasportano in questa odiosa realtà e il sentirle urlare a squarciagola non fa altro che alimentare il suo pessimismo.
Una serie di singhiozzi le fa morire le parole in gola. Ne approfitta per asciugarsi le guance con l'avambraccio. 
-Tu non potrai mai capire perchè sei nato in una famiglia ricca, sei il figlio di un re mentre io... io sono una schiava fin dalla nascita e appartengo a questa gente, sono una loro proprietà!-le lacrime sono sempre più forti e il naso piccolo le cola a furia di piangere eppure nessuno dei due se ne cura. 
Naruto sente la presa allentarsi attorno al polso e gli pare che il sangue rincominci a circolargli nelle dita. Alza la testa sulla faccia paonazza e umida della sua amica e per la prima volta la vede davvero, la vera Sakura. E' una ragazza cresciuta troppo in fretta e che ha smesso di essere una bambina molto tempo addietro. Ha compreso prima di lui le vere ragioni per cui sopravvivere e di conseguenza ha cercato di accettarle. Ha abbandonato, anche se non del tutto, l'idea dia amare Sasuke cosa che se stesso non è ancora riuscito a fare con Hinata. 
Mentre la guarda si sente solo un ragazzino ingenuo e sognatore. Quando la vede asciugarsi gli occhi per l'ennesima volta gli viene una fitta al petto a pensiero delle numerose volte che lei deve aver compiuto quel gesto e allora, senza badare alla guancia dolorante, le si avvicina e la abbraccia. La sritnge a sè lasciandola sfogare.
 I-io amo S-sasuke... lo amo da quando eravamo bambini... N-Naruto non è g-giusto...-mugola.
Annuisce:
-Lo so. Sakura ti prometto che ce ne andremo via da questo inferno.-le dice convinto solo a metà- Una volta qualcuno mi disse che avrei potuto scegliere cosa essere: bruco o farfalla. Mi disse che spettava a me decidere se strisciare nel fango per tutta la vita oppure se provare a spiccare il volo.
Chiude gli occhi azzurri mentre rammenta suo padre, seduto sul divanetto di casa loro, intento a fargli una lavata di capo per invogliarlo a riprendere gli allenamenti di spada anche dopo un ferita che aveva riportato alla coscia.
-Io voglio essere una farfalla Sakura, di quelle che si vedono in estate tette colorate.
-Le farfalle vivono un giorno solo-gli dice malinconica.
Naruto le solleva il mento, sorridendo teneramente, con un fare fraterno.
-Si, è vero, ma per il cielo ne vale la pena.
 
Sakura ora è più allegra. La chiaccherata della sera prima e lo sfogo che teneva nel petto chiuso per troppi anni finalmente si è sciolto. La promessa che Naruto le ha fatto l'aiuta a sperare un pò di più e come di rifleso cerca di trasmettere la sua serenità anche a Hinata.
La giovane Hyuga è preoccupata e colma d'ansia per il matrimonio fissato per il mese successivo. Quando lo vede, teme Sasuke. 
Quei freddi occhi neri la fanno rabbrividire e la timidezza che si porta appresso da quando era bambina in presenza di lui aumenta notevolmente. Se si incontrano nei corridoi della villa a mala pena si saltano procedendo ognuno per la propria direzione, l'una opposta all'altra. 
Naruto lo nota un pomeriggio di fine Dicembre quando le temperature troppo rigide impediscono le nevicate e trasformano gli asfalti della città in spesse lastre di ghiaccio.
Cammina ripensando all'assenza prolungata di Khonohamaru finchè la voce minuta e tintinnante della Hyuga non lo costringe a nascondersi in fretta dietro a una piglia.
Allunga appena il collo al di fuori del muro bianco per osservare l'idilliaca e timida figura della ragazza posta a testa bassa accanto a Sasuke che le viene incontro.
-A-ave, Sasuke-Kun-borbotta esibendosi in un breve inchino.
-Ave a voi.-le risponde secco senza fermarsi. 
Naruto contorce lo sguardo alla sua maleducazione per poi sorridere intenerito dal coraggio della corvina che lo richiama.
-S-Sasuke... a-avete saputo la data del m-matrimonio?
Lui annuisce rigido.
-Il dodici febbraio. 
Un' angosciante silenzio si frappone fra di loro e Naruto prega che quell'irruente ragazzino non dica qualcosa di sgarbato.
-M-mi d-dispiace se non... se ho rovinato i v-vostri piani. C-cercherò di essere una buona- un nodo le stritola la parola riluttante che non riesce a pronunciare.
Sasuke pare accorgersene.
-Sentite non è colpa vostra.-sbotta annoiato dai piagnistei-non dovete sentirvi obbligata nei miei confronti come io nei vostri. Se accetto la situazione è solo perchè la malattia di mio fratello peggiora di giorno in giorno e non intendo dargli altre preoccupazioni oltre a quelle che ha già.
Hinata accenna a un sì mentre si tortura le dita.
-C-certo, lo capisco. Q-questo è ammirevole...
Sasuke sbuffa e seccamente aggiunge:
-E' il minimo che si possa fare per un fratello. Se non lo capite da sola, allora, perdonatemi, ma siete una sciocca.
Naruto freme per sbucare da dietro la colonna e urlargli addosso di non permettersi di insultare Hinata ma qualcosa dentro di sè gli dice di non intromettersi. E' un sospetto negativo ma sa in dove un uomo disperato per qualcosa possa arrivare a fare durante un qualche attacco d'ira, come rivelare una verità segreta. 
Rimane nascosto, vergognandosi di sè stesso. 
-N-Naruto, che ci fai lì dietro?
La voce di Hinata lo fa sobbalzare e per poco non caccia un urlo.
-I-io n-niente osservavo il panorama-balbetta senza rendersi conto che dietro le spalle ha solo il muro nudo, privo di finestre. 
Hinata sorride della sua goffaggine mentre le gote lisce le si colorano di rosso in un modo che Naruto trova a dir poco adorabile. Si chiede come sia possibile maltrattare una persona pura e delicata come lei.
-Il viso vi è guarito-sussurra-sono contento.
-S-si. Ci ha messo un pò ma alla fine le ammaccature peggiori sono scomparse.
Naruto si rabbuia.
-Che c'è? Non stai bene?
-No è che vorrei sapere chi vi ha fatto un tale scempio. Ancora non me lo avete detto.
Hinata distoglie lo sguardo e gli volta le spalle con grazia e decisione.
-Non preoccuparti. Appena sarò sotto la protezione degli Uchiha non mi potranno mai fare del male.-gli dice con voce tremante per il ricordo e per la consapevolezza che quel qualcuno da cui vorrebbe essere protetta non potrà mai essere lui.
-Mi dispiace. Io... 
Lei gira leggermente la testa mettendo alla luce il suo profilo fine e delicato munito di un leggero increspamento alle labbra e le ciglia folte socchiuse.
-A-anche a me, N-Naruto. Anche a me, n-non immagini q-quanto...-risponde con voce flebile e strozzata.
La vede allontanarsi lentamente, quasi le facesse male separarsi da lui. Stringe i denti, Naruto ma alla fine l'istinto ha la meglio perfino sulla paura e così le corre dietro.
La abbraccia da dietro, stringendole le braccia nella sua morsa protettiva, poggindole la guancia sull'orecchio e le labbra su uno zigomo.
-Non smetterò mai di amarvi...
Hinata trema al contatto con lui e gli chiude le dita fra le proprie mani incrociate, sospirando. Naruto bacia un' ultima volta la sua pelle morbida prima di allontanarsi avvilito dal calore del suo corpo.   
 
La notte e' fonda, devono essere le tre. Qualcuno russa nei lettucci della bracca, qualcuno parla nel sonno. 
Naruto sta sognando una grande spiaggia bianca e soleggiata. La brezza salinosa gli sfiora la pelle, scostandogli i capelli biondi dalla fronte. Sa che è una spiaggia del suo regno, la riconosce dalla tipica sabbia fine e giallina e dagli scogli bassi, levigati dalle onde, che sbucano nell'acqua già alta.
Sorride e in poco la sua passeggiata diventa una corsa spericolata con le braccia larghe alzate verso il cielo e l'aria che va in rotta di collisione col suo corpo. 
Chiude gli occhi per evitare i granelli e grida di felicità, diretto a nord, chiamando suo padre.
-Padre, sono a casaaa!!! Sono a casa, padre!-continua a correre finchè non sente la sabbia indurirsi sotto i piedi nudi. Rallenta gradualmente e si guarda intorno ora che il mare è diventato nero e agitato.
-Padre?-sussurra irritato dalle raffiche, ormai sferzanti, del vento. 
-Naruto...-lo richiama una voce femminile e timida di una ragazza dai lunghi capelli scuri che le giocano davanti agli occhi lillà e che riconosce subito come Hinata.
-Hinata!-esclama sorpreso per poi aggiungere, alla vista del suo viso pallido:-Hinata state bene?
Lei lo guarda con le iridi vuote da cui lentamente iniziano a sgorgare delle lacrime rosso scuro che le scivolano sulle guance.
-Hinata!
-N-Naruto, perdonami...-la sua voce è strozzata-perdonami...
Naruto prova a correrle incontro ma, come se l'acqua turbolenta prendesse vita, sulla riva strusciano le dita di due grosse mani salate che piano le salgono dalle gambe fino alla vita, chiudendola nella loro morsa gelida.
-Hinataa!! Aspettatemi, Hinataaaa!!!-strilla con tutta la voce di cui è disposto alla figurina che viene trascinata inersorabilmente verso l'oceano.
-Hinata, Hinataaaa!!!!
Qualcosa di fradicio gli sbatte in faccia con forza. Solo ora Naruto si rende conto di essere sveglio e con gli occhi sbarrati, attorniato dai suoi compagni di stanza.
-Uff... meno male che hai smesso di gridare-sospira Rock Lee sollevato lo straccio bagnato con cui lo ha colpito ancora stretto in mano.
Un ragazzo dai capelli rosso carota gli mette una coperta sulle spalle tremanti mentre lui si asciuga il sudore dalla fronte.  
-S-scusate ragazzi... stavo facendo un incubo-balbetta imbarazzato e ancora scosso. 
-Hei Naruto!-Shikamaru fa irruzione nella stanza attirando l'attenzione di tutti senza però scomporsi troppo-Ci sono due tipi che chiedono di te. Muoviti, dicono che non hanno molto tempo!
Il biondo ci mette un pò a capire la situazione ma le esortazioni del moro lo spingono a scendere dal pagliericcio, indossare una tunica e uscire fuori dalla baracca, nella neve fresca.
-Sono dietro il muro, laggiù-gli dice indicandogli col dito una zona da cui proviene la debole luce di alcune candele-facevo il turno di guardia in cucina quando il piccoletto mi ha chiamato.
Annuisce e, dopo averlo ringraziato, si precipita al basso muretto. Rimane senza fiato alla vista di Konohamaru e un second ragazzo dai capelli scuri e scompigliati avvolti in un mantello.
-K-Kiba...? N-non posso crederci...
Il ragazzo scuote la testa schiacciando le guance tatuate fra le orecchie e le punte alzate delle labbra:
-No, io non posso credere che sia davvero tu!
 
COMMENTO AUTRICE:
Ed eccomi col 16° capitolo! Innanzi tutto grazie a tutti i lettori e poi... bè, spero che la parte sia stata di vostro gradimento fin ora perchè è adesso che incominceranno i veri guai! XD
Alla prossima e mi raccomando lasciate commenti! Un bacio!
La vostra
Small Wolf ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Il tuo re ***


-Kiba, amico mio! Pensavo che non ti avrei più rivisto, pensavo che tu fossi...-reprime l'ultima parola per paura di ferirlo mettendo in luce davanti al giovane compagno la sua presunta debolezza.
-Morto?-Kiba pronuncia quella parola con un mezzo sorriso, deluso di sè, che camuffa con una risata soffocata-Ah, ah, ah, morto io? Comunque è una lunga storia ma ora non c'è tempo per raccontartela. Sappi solo che tuo padre sa che tu sei vivo e che ti sta cercando dappertutto in lungo e in largo con l'aiuto della nostra tribù e dell'esercito... non ha mai smesso di sperare che tu fossi sopravvissuto neppure quando ti diedero per disperso.
Naruto ha gli occhi colmi di lacrime, le mani gli tremano attorno alla candela che abbassa per non far vedere le sue lacrime di gioia che ora gi cascano sul viso ambrato. Singhiozza mentre la mano magra dell'amico attraversa le sbarre di legno e si posa sulla sua spalla.
-Calmati ora. Presto ti tireremo fuori da qui.- dice Kiba sperando di zittirlo ma le sue parole riescono solo a farlo commuovere maggiormente e a dar vita a una nuova serie di risate mischiate a un pianto liberatore.
-Hei hai sentito che ha detto? Piantala, Naruto!-borbotta Konohamaru con un mezzo sorriso, dandogli un pugno sul braccio.
Kiba lo apostrofa con finto rimprovero, in una di quelle battute d'accondiscenza:-Konohamaru, modera le parole. Ora lui è il tuo futuro re.
Naruto ridacchia e annuisce, sfregandosi gli occhi con il polso. 
-Si-esclama determinato-ma quando tornerete? Come farete a farmi scappare di qua?
-Non sappiamo con precisione quando torneremo...-sussurra il moro-la nostra tribù ultimamente è impegnata a combattere contro un rivale del sud, un certo Orochimaru e la sua banda di animali che razziano tutte le campagne non protette, violentano le donne e uccidono gli uomini. Per questo quella sera non siamo venuti come ti aveva xdetto Konohamaru.
-Ma certo, ora si spiega tutto... ho sentito voci qui a Roma di una possibile entrata in guerra contro popolazioni di fuori ma l'impero è alleato con quell'Orochimaru... ho tradotto io la lettera di pace che hanno firmato ste due fazioni quindi...
-Quindi se scoppia un conflitto ci andrà di mezzo anche il tuo paese, Naruto-I tre amici sussultano alla voce pacata di Shikamaru, rimasto nella penombra per tutto il tempo con le braccia incrociate sul petto muscoloso-le vostre tribù sono alleate con Minato Namikaze, no?
Kiba anuisce sospettoso ma Naruto gli fa cenno di star tranquillo dato che l'intruso in questione non è certo tipo da soffiate. Piuttosto cerca anche lui un modo per evadere dalla sua prigionia e la sua mente raffinata e calcolatrice sa che inamicarsi gli unici che potrebbero aiutarlo non gli gioverebbe.
Quando capiscono che sono tutti sulla stessa barca fissano la possibile data dell'incontro successivo. Secondo le previsioni dei sacerdoti Giove quella notte regalerà una chiara luna piena, ottima per far piani di evasione. 
Come previsto, sarà Shikamaru a coordinare la fuga secondo gli ordini del capo dei ribelli e le sue conoscenze perfette della città. Partiranno la sera della seconda luna piena, durante il solstizio quando il sole tramonterà prima del solito sulla città e il tempo d'azione sarà più lungo.
-D'accordo allora i piani sono questi. Alla prossima luna torneremo per darvi i dettagli dell'operazione. Mi raccomando state pronti.
Shikamaru e Naruto annuiscono all'unisuno ma, prima che Kiba venga trascinato via da un irrequieto ed elettrizzto Konohamaru, eccitatissimo all'idea di dover partecpare a una missione di salvataggio, Naruto sporge il bracco oltre il muro e lo trattiene per un lembo del mantello.
-Kiba... grazie.
-Figurati amico mio. Ricorda che il mio popolo ha un debito con te. E io ne ho anche uno personale.
Nella sua testa bionda si rifocalizzano le immagini del suo arrivo al Tevere, di quel mercantedi  schiavi, del malore di Kiba e della protezione che gli aveva offerto dalla frusta saettante de loro padrone. 
Annuisce e lo lascia andare, tornando a letto con l'adrenalina che gli scorre per tutto il corpo e che non lo lascia dormire. 
 
Il mattino seguente, senza curarsi delle mezzelune scre che gli stanno sotto agli occhi, si precipita da Sakura sicuro di trovarla a fare il bucato lungo le rive del grande fiume. Si è preso un ora di libertà scambiando il suo turno mattutino con quello di Rock Lee e adesso corre come un forsennato fra le strade impantanate di neve sporca. 
Percorre la piazza del colosseo, ma non si ferma neanche quando i diversi gruppi armati che pattugliano la città lo squadrano con sospetto, attraversa il centro della citta fras i vicoli stretti e maleodoranti dove il popolo più povero svolge la vita con tristezza, quasi sperasse di morire per evitarsi tanta sofferenza e povertà. Mentre passa per le stradine, cui bordi stanno ammassati mendicanti dalle falangi mutilate o privi della vista, bambini che si rincorrono nella poltiglia non più così candida o donne che gridano da una finestra all'altra saluti o insulti, rallenta il passo. 
Non ha mai visto tanta miseria tutta assieme. Il suo paese è conosciuto per il benessere generale in cui vivono le persone anche meno agiate. Era certo, fino in questo momento, che di Roma, dell'immensa città ricca e piena di vita, gli scandali e gli orrori fossero mascherati meglio, dietro le facciate dei grandi monumenti e le gunace paffute dei senatori eppure inizia a rielaborare i suoi pensieri a riguardo. 
E' vero che dietro tanta ricchezza si nascondde sempre la sofferenza di molte persone che spingono avanti la società con le loro sole forze, senza tutele particolari da parte di chicchessia. Persone aliene a tutto il ben di Dio che gira fra le mani di pochi e che se diviso potrebbe compensare la maggior parte dei problemi. 
Naruto squote la testa amareggiato dal suo stesso giudizio e percepisce, negli occhi mesti e poco innocenti dei bambini, fin dove l'egoismo uano possa arrivare. Poi, impietosito dalle manine paffute di una bambina dai lunghi capelli nero pece, le da l'arancia fdrizzante che nascondeva sotto il mantello, il suo spuntino. Lei gli sorrdie semi-sdentata e corre verso un bambino più piccolo per dividere con lui i pochi, succosi spicchi del frutto.
Quando finalmente esce dai quartieri poveri intravede la chioma rosata di Sakura da lontano e le sventola in aria il braccio per attirare la sua atenzione. Lei pare vederlo ma, invece che tirare dritto verso di lui, stringe la cesta piena di panni fradici al petto, svolta verso destra e si addentra nel grumo di case e viottoli da cui è appena sbucato.
Naruto esibisce uno sguardo perpleso mentre segue la sua traiettoria a passo svelto per raggiungerla. Sakura lo vede di nuovo, questa volta nè è certo, ma invece che fermarsi quasi si mette a correre. Corre sulla neve sporca lasciando le su impronte leggere mentre Naruto le grida di fermarsi.
Alla fine, quando arrivano davanti al colosseo, lui riesce ad afferrrle il polso e voltarla verso di sè.
-Sakura, ma che ti prende? Che diavolo ti prende?
-E me lo chiedi?! Me lo chiedi anche?! Perchè non mi hai detto niente?! Ah, si certo, perchè volevigodertela tutta da solo la tua dannata fortuna!
-Ma Sakura, di che parli?
-Parlo del fatto che tu-stringe le labbra quando vede la gente fisarli curiosa e, abbassando la voce, borbotta:
-Parlo del fatto che tu te ne possa andare e non mi hai detto nulla... pensavo fossi mio amico!
Lui sorride amaramente e la lascia andare.
-Io credevo che tu fossi più sveglia, Sakura. Se non avessi fatto l'offesa e mi avessi lasciato parlare te lo avrei detto.
Sakura fa una faccia sorpresa poi dispiaciuta e infine gli salta al collo, stringendolo a sè. Naruto non ha voglia di ricambiare subito il suo abbraccio ma quando lei gli ficca le unghie dietro al collo e stringe i denti facendoli scricchiolare per non piangere gli dimostra che non è una finta e riceve il suo abbraccio di rimando.
-Scusami... Ultimamente non sono in forma...-balbetta mentre si separano, trascinando nuovamente il discorso su di sè.
-E' per Sasuke?
Lei annuisce.
-E anche per suo fratello. Come ti ho detto siamo cresciuti insieme e anche se io avevo un rapporto più saldo con Sasuke che era della mia età itachi lo consideravo quasi un fratellone. 
Naruto sospira dato che in fondo percepisce la reale bontà d'animo del principe e vorrebbe far qualcosa per averlo aiutato con Neji, la volta scorsa. Al suo paese c'è un ottimo medico, una donna a dir la verità, imparentata alla lontana con sua madre. E' stata lei ad aiutare Kushina a farlo venire al mondo e al suo palazzo era sempre accolta con riconoscenza da suo padre.
Sa che quella donna potrebbe aiutare Itachi perchè la più brava nell'intera nazione a curare mali di ogni tipo, riportando i pazienti totalmente in sesto. Se solo si fossero incontrati in occasioni diverse avrebbe potuto salvarlo. 
-Ieri sera ha avuto un attacco come quello dell'altra volta-la voce tremante di Sakura lo tira via bruscamente dai suoi progetti-Io l'ho visto, Naruto. Mi è quasi svenuto davanti... non potevo far nulla per aiutarlo esattamente come non ho potuto far nulla per aiutare mia madre con le febbri ce l'hanno...-le parole le muoiono in gola intanto che due rivoli sottili e trasparenti le scivolano sulle guance rosee.
Poi fra i nsinghiozzi aggiunge:
-Sasuke mi ha urlato addosso di tutto quando ci siamo visti e gli ho detto che mi dispiaceva... ha strillato che non se ne faceva nulla della mia pietà e che potevo andare a fare la bambina in lacrime da un'altra parte... ma ti giuro che io non avevo intenzione di rattristarlo... volevo solo fargli capire che mi dispiace...
Naruto le asciuga con il dorso dell'indice e, afferratele la mano, la conduce verso la villa consapevole che in certi casi le parole non servono.
 
Appena arrivano alla villa Naruto, nonostante gli implori di Sakura, si dirige alla camerta di Sasuke e senza bussare ne spalanca la porta. L'inquilino si alza di scatto dal divanetto color avorio sul quale era seduto a leggere una pergamena e con iruenza gli ordina di uscire.
Naruto ribatte dicendo che non ne ha alcuna intenzione e poi, senza paura, gli si avvicina buttando a terra il tavolino che impedisce il suo passaggio.
Sasuke esibisce un'espressione prima stupita e subito dopo infuriata avvicinandosi al biondo con la stessa aria minacciosa. 
-Che diavolo vuoi, schiavo?
-Voglio che la smetti di maltrattare Sakura solo per i tuoi nervi a fior di pelle! Ci sta male per giorni!
-Che tene importa di quello che faccio, maledizione?! 
-Non me ne importa purchè non si feriscano i miei amici! Credi di essere l'unico a soffrire?!
Sasuke gli si avvicina, lo afferra per il colletto bianco della tunica e lo sbatte contro la parete fredda.
-Ma che diavolo ne sai tu, eh?! Che diavolo ne sai dei miei problemi?! Mio fratello sta morendo e iop non posso far nulla per aiutarlo, ti sembra poco?! E poi mi devo sorbire le lacrime di quella noiosa e anche consolarla!
Naruto ascolta le sue parole urlate con un espressione quasi neutra ma appena l'altro allenta un pò la presa, convinto di averlo zittito, ecco che gli stringe il tessuto sul collo e girandosi lo schiaccia fra sè e il muro.
-Ascolta, mi dispiace per tuo fratello, mi dispiace tanto ma non è ferendo tutti quelli che cercano di dimostrarti un minimo di comprensione che sistemerai le cose! 
-Non ho bisogno della comprensione di nessuno, tantomeno della pietà di una schiava!
Naruto si morde il labbro inferiore, schifato dalla freddezza di Sasuke nel definire come schiava una ragazza che per anni ha trattato come una sorella e con cui ha condiviso l'infanzia.
-So che non lo pensi davvero... che non pensi che lei sia una qualunque...
Naruto legge negli occhi scuri e umidi del ragazzo una nota d'arresa subito repressa e combattuta con le sue seguenti parole.
-Forse non sai con chi hai a che fare-gli sferra un pugno sul viso, allontanandolo da sè-io posso decidere sulla tua vita, posso buttartiinb pasto alle tigri se volessi!
-Non è vero, non otrai mai decidere per la mia vita!
-Si se decido di spezzarla!
Naruto sorride superiore e si asciuga il rivolo di sangue che gli cola sul mento.
-E' qui che i prepotenti come te si sbagliano, Uchiha. Voi credete di poter distruggere una persona semplicemente eliminandola dalla faccia della terra senza comprendere che in verità non l'avrete mai sconfitta perchè le sue idee e i suoi obbiettivi rimarranno sempre vivi nelle vostre menti spudorate e negli animi di chi li ha conosciuti!
Sasuke rimane spiazzato ad ascoltarlo e non lo interrompe quando rincomincia a parlare, anzi a sbraitare con le guance arrossate per l'enfasi.
-Lo sai... prima di venire qua io ero un gladiatore... e prima ancora un soldato che combatteva per difendere il suo adorato popolo... ho visto morire tante persone ho visto le loro vite frantumarsi come gocce di pioggia eppure di ognuno di loro mi è rimasto qualcosa.
-Che blateri, idiota?
-Blatero cose che tu non puoi capire perchè non le hai passate. Tu hai sempre vissuto nel lusso e nelle comodità esattamente come me ma quando ti trovi solo a combattere il destino, come vedi caschi perchè il futuro non lo puoi cambiare a tuo piacimento. Devi sudare per guadagnarti ciò che vuoi e sfortunatamente alcune cose non si possono ottenere. Noi siamo uguali in fondo.
Sasuke squote la testa mora.
-Hai ragione... forse non siamo poi così identici... io ho capito cosa significa crescere, ho capito che vuol dire soffrire per la perdita di un amico che nel suo piccolo mi ha insegnato a tenere duro anche se tutti ti voltano le spalle. Era un ragazzo ricco come te che è morto nel colosseo per l'amore di una povera schiava come dici tu.
-Era uno stupido.
Naruto gli restituisce il pugno.
-No, Uchiha. Era semplicemente deciso a combattere la sua battaglia fino in fondo.
Rimangono un attimo in silenzio prima che Sasuke gli ordini di sparire dalla sua vista e di non farsi più trovare in giro da quelle parti. 
-Prima o poi piangerai anche tu...-gli biascica alle spalle mentre se ne va.
 
COMMENTO AUTRICE:
Ciao! Questo capitolo l'ho scritto un pò di fretta quindi non so qanto possa essere bello ma spero di avervi incuriosito con la storia di Kiba e del piano segreto di fuga. 
Chiedo scusa per la mancata presenza di Hinata ma prometto che ricompenserò nel prossimo capitolo... Fan del NaruHina invoco pietà! XD
Chiedo ancora scusa per il ritardo ma chi è studente può ben capire che maggio è il mese più traumatico dell'anno e che c'è davvero da spaccarsi la schiena! Detto ciò... vi saluto! Un Bacio!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Spirito libero ***


Esce dalla camera di Sasuke, sbattendo la porta. Non gli importa nulla in questEsce dalla camera di Sasuke, sbattendo la porta. Non gli importa nulla in questo momento nè dell'educazione nè del rispetto che come d'obbligo per uno schiavo, dovrebbe portare a un cittadino libero.
Se fosse più saggio, tornerebbe indietro per chiedere scusa in ginocchio a Sasuke e implorarlo di non fargli tagliare la lingua ma Naruto non è saggio e probabilmente mai lo sarà del tutto. La sua testa dura e ostinata gli impone, nonostante le esperienze negative fatte sin ora e la gente senza scrupoli che ha conosciuto, di fare comunque a modo suo. Per il suo spirito libero non è tollerato il fallimento e adesso che ha ritrovato, in parte, le speranze di essere nuovamente felice, questa sua caratteristica è emersa ancora di più.
Adesso l'unica cosa che vuole è correre da Hinata, parlarle del piano e fuggire via con lei. Quel pensiero lo fa andare talmente tanto lontano col pensiero che no si rende conto di aver aumentato il passo finchè non va a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Alza gli occhi azzurro cielo, perplessi e infuriati per essere stati interrotti dalle loro immagini soddisfacenti, ed incontra lo sguardo duro di Hiashi.
Il suo padrone lo fissa dall'alto con le braccia robuste incrociate sul petto e uno sguardo da cui traspare chiaro astio. Naruto si chiede se anche lui, quando da bambino girava per la città scortato da suo padre e dalle guardie, era solito fissare la povera gente con lo stesso tono di superiorità. Solo per il pensiero di essersi considerato superiore a qualcuno per la sua origine gli mette disgusto e lo costringe ad abbassare le palpebre sul pavimento marmoreo che caratterizza tutta la villa assieme alle colonne e ai lunghi corridoi freddi.
-Che ci fai in giro?-tuona Hiashi-non dovresti essere a lavoro?!
Naruto annuisce appena, consapevole che attirare l'attenzione proprio in un momento tanto delicato sarebbe uno sbaglio. Se  il padrone sospettasse qualcosa potrebbe venirgli la malsana idea di togliere l'unica mezz'ora di riposo che ha in sedici ore di lavoro giornaliere e limitargli la possibilità di incontrarsi con Hinata e Kiba.
-Scusatemi... il fatto è che... Rock Lee ha scambiato con me il suo turno di lavoro e quindi ha preso il mio posto nella pulizia delle stoviglie, in cucina. Attualmente sono in cerca di ordini dato che prima sono andato ad aiutare Sakura a riportare i panni dal fiume alla villa.
Hiashi si esibisce in una smorfia di disprezzo e biascica:
-Va a cercare mia figlia. E' uscita poco fa con la sua dama di compagnia e non sono ancora rientrate.
Naruto fa un veloce inchino, pronto ad andarsene sicuro che la fortuna stia girando dalla sua parte, quando una mano possente del moro lo afferra per il bicipite, stringendolo.
-Vedi di trovarle e di riportarle a casa in fretta, schiavo. Altrimenti potresti sorbirti tu la loro punizione.
Naruto lo sfida con lo sguardo e reprime all'ultimo l'impulso di liberarsi dalla morsa di carne e ossa con uno strattone.
 
Quando arriva in strada, l'aria  nuovamente gelida e il vento sferza il viso. 
Si stringe nel mantello mentre cammina a passo svelto fra la neve grigia. Il ritrovare Sakura e Hinata è la sua priorità massima. 
Girovaga per oltre un'ora fra le persone incappucciate e il pantano ai bordi delle strade ma delle due ragazze non ve ne è traccia. Dopo alcuni giri a vuoto la sua ricerca inizia a farsi affannata e preoccupata. Ha controllato ogni singolo posto in cui avrebbero potuto passare ma delle due giovani neanche l'ombra.
Ad un tratto, senza capirne il realemotivo,si dice di procedere per uno stretto viottolo che prta in periferia. La stradicciola è una poltiglia di fango e neve ed è contornata daimuri legnsi di alcune case. Il sole dai deboli raggi oltrepassa a tratti i tetti di paglia, facendo filtrare a stento la sua lieve luminosità sul terreno.
Nella via non c'è nessuno e gli unici rumori che richiamano le orecchie sono le voci lontane di alcune donne. L'ansia lo tormenta, da una parte ha paura che trovarle in tempo anticiperà la punizione di Hinata dall'altra teme che sia capitato qualcosa.
Neanche in tempo a formulare le ipotesi più svariate che un grido fmiliare interrompe la sua mente confusa e lo porta a gridare il nome di Sakura. Il grido continua disperato, conducendolo fino a un bivio e successivamente alla destra di questo alla fine delquale vi è una cerchia di uomini.
-Hei, fermi!-grida mettendosi a correre velocissimo verso il gruppo quando individua Sakura immobilizzata da un tizio biondo-Fermi, bastardi!!
Un uomo grosso, dalla pelle scura scura e la barba bianca come i capelli si volta a guardarlo, sorridendo con uno spiedino fra i denti giallastri.
-Che vuoi, fuscello?
-Lasciatela stare!-esclama senza fermare la sua corsa sfrenata. 
Pare che i cinque non siano molto preoccupati dalla sua presenza ma quando uno di quelli tenta di colpire Naruto con un bastone prontamente evitato per servire il contrattacco i loro occhi appaiono meno stupiti.
L'uomo barbuto gli si avvicina incuriosito, le mani alzate per fa capire che non ha intenzione di colpirlo in nessun modo, e domanda:-Chi sei tu?
-Mi chiamo Naruto Uzumaki e non sono bravo con le parole-gli risponde con i pugni stretti al fianco del petto mentre procede lentamente verso Sakura con un bastone in mano.
Gli uomini esibiscono un'espressione stupita e colui che gli ha chiesto chi fosse apre lievemente la bocca carnosa e, avvicinandosi, cerca di analizzarlo meglio.
-Sakura... pss... Sakura dov'è Hinata?-gli borbotta mentre la circonda con un braccio protraendo davanti a loro il bastone.
Sakura infossa la sua testa rosa contro il petto del biondo e singiozzando mormora che l'hanno portata via altri due uomini, lontano da lì. La notizia gli provoca una fitta allo stomaco, annegando la poca paura che aveva in un fiume di rabbia.
-Dov'è? Ho detto, dov'è l'altra mia amica?!
Il barbuto continua a farfugliare parole tra sè e sè senza curarsi delle grida del giovane ragazzo finchè non lo vede venirgli in contro minaccioso. 
-Calmati bambiccio-dice l'uomo dalla pelle scura-ti faremo riportare la tua amichetta... in fondo tuo padre ci ha dato una mano.
Naruto blocca ogni suo istinto omicida di fronte alle parole di lui e subito collega quegli uomini alla tribù barbara di Kiba. Quasi gli viene un colpo per la sorpresa ma non per questo la preoccupazione per Hinata cala.
-Voi conoscete un certo Kiba e il suo popolo?
L'uomo scoppia a ridere sguainatamente con una mano sulla pancia rilevante:-Ma certo, piccoletto: ne sono il capo.
Naruto deglutisce: comprende che l'uomo che ha di fronte e che pochi minuti prima credeva di odiare con tutto sè stesso, ora è quello che dovrebbe salvare tutti dalla prigionia. COMMENTO AUTRICE:
Allora, mi scuso con tutti i lettori e recensori sia per il ritardo nell'aggiornamento che per la precaria lunghezza del capitolo. Purtroppo il computer ha avuto un guasto e per dei giorni non ho potuto accenderlo XD Prometto che il prosimo capitolo ricompenserà la vostra e la mia delusione -.-'
Alla prossima! Ciao!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Dove vuoi ***


Sakura gli stringe le dita attorno alla tunica per fargli capire di aver seguito la sua stessa linea di pensiero poi, barcollante, cerca di rimettersi in piedi e stare in equilibrio senza l'aiuto del braccio muscoloso di Naruto.
Il biondo scuote la testa:
-Che avete fatto a Hinata?
-Ah, piacere anche a te!-esclama il capo tribù sorridendo scetticamente-Io sono Killer Bee.
Killer Bee gli porge la mano che però non viene accettata. Dentro di sè, Naruto stra fremendo per Hinata, è così ansioso per le sue condizioni che non gli viene neanche in mente di stringere la mano a colui che avrebbe potuto farle del male. 
L'uomo si china per arrivare all'orecchio di uno dei suoi sottoposti che si alza in punta di piedi per giungere alla sua grossa stazza e ascolta attentamente le parole che gli vengono sussurrate.
-Prendete il mio cavallo, andrete più veloci-dice il capo della tribù facendo cenno a una piccola capannella in cui sono legati cinque cavalli dal pelo lungo e le criniere che coprono i loro grandi occhi neri.
L'ometto scioglie l'unico nero di loro e vi sale sopra con un agile mossa poi sprona le briglie, fa un piccolo inchino al suo capo e parte a razzo fuori dal vialetto.
-Dove va?-mormora Sakura, rabbiosamente.
Killer Bee distoglie lo sguardo dal destriero e lo riporta su i ragazzi.
-Insomma, la volete rivedere o no quella ragazza?
-Che cosa le hanno fatto?!
Killer Bee alza le spalle e sospira creandosi una nuvoletta opaca davanti agli occhi piccoli.
-Niente se Kiru arriva in tempo...
Naruto lascia andare Sakura e gli si precipita addosso. Gli altri uomini cercano di intervenire ma il loro capo alza una mano per fermarli. Sembra quasi curioso di sapere che cosa è in grado di fare il figlio di un principe. 
Naruto gli si scaglia addosso furiosamente, cerca di colpirlo col bastone che l'altro prontamente evita, tira calci e pugni che vanno solo a vuoto. Nota subito che nonostante la rilevante massa corporea colui che ha davanti è parecchio agile e dai suoi colpi di risposta si capisce che è molto più forte ed esperto in combattimento di lui. Probabilmente la lontananza dal Colosseo ha avuto solo l'effetto di rammollirlo.
Un nitrito interrompe entrambi, ansanti e sudati, e dal vicolo vedono spuntare il cavallo nero di prima con l'uomo a bordo che sorregge il corpo inerte di Hinata.
-Hinataaaaa!!!-grida il biondo, andando in contro all'animale che si alza sulle zampe posteriori scagliandosi verso il sole in tutta la sua magnificenza. 
Sakura si mette le mani davanti alla bocca rosea per trattenere un grido quando Naruto la prende in braccio e l'avvolge nel suo mantello.
-Hinata, Hinata, va tutto bene è tutto finito, ci sono qui io...-mormora alla ragazza semi stordita che lo guarda con gli occhi vitrei e pieni di lacrime. 
Naruto la stringe maggiormente a sè quando sente come trema. 
Sakura li raggiunge e assieme all'amico si inginocchia a terra mentre prende le piccole mani fredde della sua padrona fra le proprie.
-Maledetti, che le avete fatto?!
-Quando sono arrivato al campo-base gli uomini se la stavano contendendo. Lei era legata a un palo ma non l'avevano neanche ancora toccata.
Naruto le circonda le spalle e posa le labbra sulla frangetta regolare di lei per darle dei leggeri baci sulla fronte. Chiude gli occhi per evitare all'orribile pensiero che gli si para davanti l'accesso alla sua mente. Se quell'uomo non fosse arrivato in tempo all'accampamento la sua adorabile e piccola Hinata si sarebbe trovata rovinata per sempre.
-Shhh.... va bene Hinata... sono qua, sono qua-le sussurra piano nelle orecchie intanto che lei singhiozza per lo spavento e infossa il viso contro al suo petto.
Naruto cerca di passarla a Sakura ma la corvina si aggrappa alla sua maglia grezza quasi come se avesse paura di essere separata da lui e non potesse vederlo mai più.
-Tranquilla, tranquilla torno subito-dice mentre la lascia fra le braccia della rosa.
Quando si alza Naruto torna a mostrare l'espressione più rabbiosa e determinata che conosce. E' come se appena si allontana da lei tutta la dolcezza e la preoccupazione che lo consuma sparisca, sostituita da sentimenti ben meno teneri.
-E' così che trattate le donne nelle vostre terre?-chiede con disprezzo indicando le ragazze accucciate l'una accanto all'altra.
Killer Bee le guarda per poi riportare i suoi occhi su quelli azzurri e furiosi del suo giovane interlocutore:-Noi non abbiamo una terra ragazzo e le nostre donne non sono certo delicate come le vostre. Scommetto che anche al tuo paese era così, vero? Tua madre era una vera leonessa, che gli dei la benedicano.
Un nodo alla gola gli impedisce di parlare capisce che quell'uomo conosce molto più lui della sua famiglia e del regno di suo padre di quanto non ne sappia il popolo stesso.
-Conoscevi mia madre?
-Certo, lei partecipava affianco del marito nelle questioni legali. Quando tuo padre stipulò con noi un trattato di pace che includeva la difesa di entrambi i popoli in caso di attacco lei era presente.-il capo tribù si lascia catturare da chissà quale immagine nella sua testa e prende a ridacchiare-Era incredibile, in una sala di trenta uomini lei sembrava la più autorevole di tutti... io a quel tempo ero solo un ragazzino ma la ammirai da subito, come tuo padre del resto. E' per questo che voglio aiutarti. 
Naruto stringe con una mano la maglia sul petto e abbassa il capo colto da una forte nostalgia al ricordo della sua forte e grande mamma dai capelli rossi come il fuoco.
-Immagino che Kiba avesse detto alla prossima luna-dice
Il capo annuisce:-Certo, la prossima luna piena è la settimana prossima. Kiba preparerà assieme a quello stratega di cui mi ha parlato un piano per farvi scappare. 
Il capo si issa sulla sella del suo cavallo e prende in mano le briglie, seguito da tutti i suoi uomini.
-Mi raccomando attenetevi ai piani.
Naruto annuisce poi, prima che partano, chiede del padre. Killer Bee esita un attimo prima didirgli che Minato si è ammalato di una malattia sconosciuta che colpisce i polmoni e che costringe a sputare sangue.
-Cosa! mio padre sta male?!
-Si ma il miglior medico del vostro regno sta preparando una cura... inoltre il rivederti potrebbe farlo riprendere. Lo sai ragazzo, ci si ammala con la mente e un re malato non può comandare il suo esercito e un esercito senza guida è inutile. Ultimamente c'è aria di guerra fra la mia tribù e quella d'un certo Orochimaru che potrebbe coinvolgere anche gli alleati... tuo padre serve sano.
Naruto stringe i denti, gli da fastidio che quell'uomo parli di suo padre in modo così superfluo eppure capisce che le sue parole sono pura verità. Se Roma dovesse scendere nuovamente in conflitto con la sua terra ci sarebbero più perdite della volta precedente dato che suo padre non potrebbe dirigere i soldati.  In un secondo capisce che la sua partenza dalla città è fondamentale non più solo per lui ma anche per le innumerevoli vite che popolano il suo regno. 
Se suo padre non riuscisse a riprendersi, l'unico punto di riferimento per la sua gente sarebbe lui.
 
Hinata è non si alza da circa tre giorni dal letto e non ha alcuna intenzione di uscire dalla sua camera. Le porte sono siglillate e l'unica che ha il permesso di entrare è Sakura.
Quando Hiashi ha saputo dell'accaduto se le presa con la figlia dicendo che avrebbe dovuto ascoltare e che non sarebbe dovuta uscire. Ha detto che una nobildonna ha l'unica mansione di governare la casa e badare ai figli, non girare per la città in compagnia di schiave indifese. 
Naruto ha cercato di intervenire quando lui ha alzato il braccio per colpirla ma non è riuscito in tempo a fermare la mano che l'ha buttata a terra, sul pavimento lucido.
Poi è stata accompagnata in camera sua e di lì non l'ha più vista. Sasuke, dal canto suo, non ha mosso neanche un dito per difenderla anzi è rimasto accanto al suo futuro suocero con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo neutro che a Sakura ha fatto venire un brivido.
-Non lo riconosco più-Dice a Naruto una sera mentre imbandisce il vassoio della cena della sua padrona-E' diventato un mostro... hai visto che non si è neanche degnato di dire basta a Hiashi?
Naruto annuisce con disprezzo e intanto che le passa una pagnotta di pane presa dal cesto accanto al tavolo ne approfitta per farle una carezza consolatrice sulla mano.
Lei alza gli occhi smeraldini e gli sorride lievemente. 
-Sakura, ti prometto che scapperemo da qua-le dice vicino all'orecchio ma lei scuote la testa.
-Una volta avrei voluto Naruto ma che ne sarà della signorina Hinata se me ne vado via io? Lei morirà.
Naruto si lascia cadere sullo sgabello di legno affianco al bancone su cui si preparano i pasti e si preme le dita sugli occhi.
-Ti senti bene?
Lui fa un leggero cenno negativo con la testa:
-No... è che vorrei... è che vorrei portare via anche lei.
-Oh! Che Zeus ti protegga!-esclama mettendosi le mani davanti alla bocca-Sai che sei pazzo anche solo a pensare una cosa simile? Lo sai che se qualcuno lo venisse a sapere ti farebbe tagliare la testa seduta stante? 
Naruto le afferra i polsi e con un dito davanti al naso sottile le intima il silenzio.
-Shh... zitta lo so che è pericoloso ma ne vorrei parlare con Shikamaru per farla includere nel piano di fuga. Sakura, se me ne vado io se ne va anche lei, non la abbandonerei mai qui.
Sakura lo fissa sbalordita con gli occhi sbarrati e le sopracciglia fini sollevate poi, quando l'espressione si distende e lei si rimette in posizione eretta sorride.
-Quanto la ami, Naruto. Tu metteresti a repentaglio la tua vita per lei, vero?
-Si.-dice sicuro, più certo che mai-Si perchè Hianta è stata l'unica che ha saputo amarmi in questo posto. E' stata l'unica che non mi ha guardato dall'alto in basso e poi... con quella sua dolcezza... mi ricorda mia madre.
Sakura sorride di nuovo, come persa in una romantica favola e sussurra:
-Già, quando avevi la febbre, dopo le frustate di Neji, ricordi? Bè, ti è stata accanto più che ha potuto. Ti ha curato senza paura perfino quella sera-e qui si interrompe per scoppiare in una risata-perfino quella sera in cui per la febbre alta ti sono venute le convulsioni e noi non sapevamo che avessi! 
-Davvero?-le chiede sorridendo un pò imbarazzato.
-Si, Rock Lee pensava che fossi preso dagli spiriti dell'oltre tomba... ma poi lei è arrivata, ti ha sollevato la testa, ha cantato a bassa voce per te e ti ha fatto scendere la febbre finchè non ti sei addormentato. Tu non puoi ricordare, perchè stavi troppo male, ma ha speso moltissimo tempo accanto a te, rischiando che suo padre la scoprisse e la punisse.
Naruto abbassa gli occhi lucidi al pensiero delle braccia di Hinata dietro al suo collo, alla sua voce delicata nelle orecchie e le sue manine fresche sopra la sua fronte sudata e bollente. Vorrebbe dire a Sakura che le era piaciuta dal primo momento in cui l'aveva vista alla piazza degli schiavi, che quei grandi occhi timidi e dolci gli avevano regalato un sorriso perfino sotto al dolore della frusta e alla stanchezza del pesante viaggio in mare. 
Vorrebbe dire alla figura minuta di Sakura di quanto fosse stato felice nel vederla sugli spalti del Colosseo guardarlo con apprensione, quasi temesse di vederlo morire quel giorno sotto il sole cocente dell'estate e le risate spudorate di un popolo che non le apparteneva, di una famiglia che non la voleva.
Ma riesce solo ad annuire con un sorriso commosso al limite dell'ebete e a improntare ancora di più nella sua mente quanto la ami.
-Sakura, posso portarle la cena io?
-Eh? Come?-balbetta quasi si fosse risvegliata da un trans-E-ecco mi ha chiesto di non fare entrare nessuno... soprattutto te.
-Come?
-E' ancora molto turbata per quello che è successo e teme davvero di essere lei la colpevole di ciò che è successo, come le ha detto il padre. Si sente in colpa.
Naruto prende il vassoio in mano:-Ascolta Sakura, devo vederla. Le devo dire della fuga ma lo devo fare io... cerca di capirmi, fammi provare.
Lei sospira e con un cenno della mano gli da il via libera alla piccola scaletta polverosa che dalle cucine conduce ai piani superiori dove si svolge la vita mondana dei signori.
 
Quando finalmente arriva davanti alla camera di Hinata gli si forma un nodo allo stomaco e le mani prendono a tremare lievemente. Sa che deve essere ilo più discreto e delicato possibile con lei, caratteristiche che non sono davvero il suo forte.
Bussa leggermente e attende che la sua vocetta gli dica di entrare prima di mettere piede nella stanza. Appena ode il flebile permesso apre la porticina e se la richiude svelto alle spalle, pregando che nessuno l'abbia visto.
Hinata è sdraiata sul divanetto dai cuscini dorati, rannicchiata sotto le coperte di velluto rosso, e gli da la schiena bianca, velata di un leggero strato di lana.
-S-Sakura, p-perdonami ma non ho fame...
Naruto deglutisce:
-Non sono Sakura.
Lei sussulta e poi, lentamente, si gira mostrandogli i suoi grandi occhi lucidi e le guance rigate di lacrime. 
-N-Naruto... esci...
Lui non le ubbidisce e, dopo aver posato il cibo su un piccolo tavolino li accanto, le si avvicina e si inginocchia accanto al divanetto.
-Perchè piangi?-chiede mentre le asciuga le lacrime col dorso della mano.
Lei si ritrae e si mette le coperte davanti alle labbra.
-Hinata, ti prego dimmi perchè piangi altrimenti lo faccio anch'io.
Lei scoppia in una piccola risata nervosa poi si leva le coperte di dosso con uno strattone e gli si butta al collo.
-N-Naruto! Naruto p-perdonami! Hai v-visto, ti do sempre p-problemi n-non so neanche d-difendermi da sola... sono inutile!
Lui scuote la testa con gli occhi sbarrati, stringendola di più a sè, carezzandole i lunghi capelli flessuosi mentre le sue lacrime gli inzuppano la spalla. La lascia fare per alcuni minuti finchè il suo pianto liberatorio non si trasforma in una serie di singhiozzi scoordinati.
-Shhh... shhh...-sibila e la allontana un pò da se per prenderle il mento fra le dita e guardarla negli occhi-Non dire mai più che sei inutile. Non dirlo mai, mai più. Guardami, Hianta, lo sai perchè sono qui? Sono qui perchè tu mi hai dato la forza per esserci. Se te non ci fossi stata non sarei riuscito ad andare avanti da solo.
Lei tira su col naso, con un certo fare infantile, e con una mano gli carezza la guancia ruvida dalle tre cicatrici che la caratterizzano.
-Io n-non sono importante N-Naruto... non l-lo sono m-mai stata p-per nessuno...
-Hai ragione, tu non sei importante per me... tu sei fondamentale. Hinata, io ti amo, come te lo devo dire? Scappiamo insieme.
Vede che le si illuminano gli occhi.
-Q-quando, come, N-Naruto?
-Presto, fra due lune piene, fra tre settimane per l'esattezza, se vorrai.
Lei lo fissa per alcuni secondi come persa poi lo abbraccia di botto e con delle lacrime nuove, sta volta di gioia, gli mormora:
-S-se stiamo assieme... andrò dove vuoi.
 
COMMENTO AUTRICE:
Spero, con questo capitolo, di essere stata un pò più soddisfacente della volta scorsa :) ci ho messo davvero il cuore a scriverlo quindi vi prego, commentate! Baci!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La mia regina ***


-S-si, Naruto, v-voglio stare c-con te p-per sempre. T-ti prego portami v-via.
Naruto le serra le braccia attorno alle spalle e con gli occhi chiusi e il viso infossato fra l'incavo del collo e della spalla di lei annuisce e nella mente ringrazia gli dei.
-Si, si, ma certo, certo che ti porto via. Hinata, staremo per sempre insieme.
La sente ridere e piangere nello stesso tempo e per poco non lo fa anche lui. Eppure gli piace sentire quelle loro risate soffocate, come quando due bambini progettano una marachella, e le lacrime che calde imbrattano le vesti. Gli piace quell'esplosivo mix di sentimenti contrastanti di gioia pura per aver avuto il coraggio di dirsi quello che avrebbero voluto da sempre e i mille interrogativi che stanno riaffiorando, spegnendo a poco a poco l'iniziale, infantile entusiasmo.
Hinata è la prima a riprendere coscienza della realtà che lei è una giovane nobildonna romana promessa in sposa a un principe lontano mentre Naruto rimane un povero schiavo della quale vita, a Roma, nessuno gliene importa.
Si allontana leggermente da lui per guardarlo fisso negli occhi limpidi per essere sicura della verità e gli chiede:
-N-Naruto, come facciamo ad andarcene? C-come? 
Lui le prende il viso fra le mani e le bacia la fronte, appiccicandosi i capelli corvini alle labbra.
-Tu non ti devi preoccupare di nulla Hinata. Shikamaru, Sakura tu e io saremo aiutati da degli... amici di fuori. Fra qualche giorno alcuni di loro verranno a riferirmi i piani per la nostra fuga, che sarà fra tre settimane, e con Shikamaru progetteranno il modo migliore per farci evadere da questo inferno.
Lei lo fissa e annuisce, rossa in viso e con le mani che le tremano per la paura e l'eccitazione dovute al pensiero di una vita da donna libera assieme all'amore della sua vita. Naruto percepisce, da quelle grandi iridi chiare che gli trapassano l'anima, quanto esse siano speranziose e innocenti anche durante il piano per una combutta e quanto debbono avere sofferto nel corso di tutti questi anni. Quante lacrime devono aver versato gli occhi della bella ragazza, che gli stringe le braccia in una morsa disperata e di muto ringraziamento, prima che arrivasse un angelo di un altro pianeta ad asciugargliele.
-G-grazie...-gli sussurra all'orecchio mentre la attira a sè e senza parole gira il capo per baciarla appassionatamente, sigillando fr le loro labbra quel segreto che salverà la vita ad entrambi.
-Ora mangia, piccola.-le ordina senza violenza e si allontana un secondo per prendere il vassoietto carico di cibo. Le si risiede accanto e, dopo aver preso un grappolo d'uva nera, conservata a lungo nelle dispense fredde, le mette un chicco in bocca. Lo fa con lentezza per permetterle di baciargli la punta del dito. 
Quando lei gli sfiora il polpastrello con la lingua lui si morde il labbro inferiore colto da un improvvisa vampata di piacere che esplode in tutto il corpo, attanagliandogli i muscoli come mille dita bramose di piacere. Sposta i cuscini che li dividono e le si avvicina. 
Hinata sorride imbarazzata, lasciandolo salire a cavalcioni su di lei.
Gli occhi di Naruto percorrono la formosa figura della Hyuga focalizzandosi sul seno prosperoso ma appena accennato sotto la montagna di vesti che lo protegge e il viso fine e paonazzo.
Il cuore di entrambi batte velocissimo e appena le mani grandi e calde del Namikaze si trascinano dalle sue guance nivee alla scollatura a V della tunica il respiro di entrambi si accellera.
-Non sai quanto ti desidero, Hinata-afferma, passandosi la punta della lingua sulle labbra spesse.
-S-si, N-Naruto... è così... l-la tenda...
Si gira e stizzito per la breve interruzione tira con uno strattone la tendina dorata e piena di ricami che divide in due la stanza per poi gattonare fino al divanetto e sdraiarsi accanto a lei. 
Hinata lo accoglie fra le braccia, lascia che le labbra di lui le schiocchino piccoli baci sul collo fino a scendere sul petto, gode delle dita che le sciolgono la cinturina ai fianchi e che la privano della veste.
Naruto sente le dita fini della ragazza stringersi attorno ai suoi capelli che li colgono in ciocche e le tirano leggermente, le sue labbra sopra le proprie, le lingue intrecciarsi in un folle bacio amoroso. 
Svelto si leva la tunica da schiavo e la butta alla cieca dietro di sè e poi la chiude in un altro piacevole abbraccio. Con una mano tasta le coperte attorno a loro e, trovato un lembo di velluto, la tira sui loro corpi pericolosamente vicini.
-H-Hinata...-mugola muovendosi lentamente su di lei-s-scusa... se... ti faccio m...male...
-N-no-ansima mentre scuote la testa bruna sul cuscino sul quale sono abbandonati i suoi lunghi capelli che si è sciolta poco prima.
Naruto ha le guance rosse e il piacere lo pervade da testa a piedi in un insieme di affanni, flebili lamenti di piacere, e sudore. Ha la fronte gocciolante e le ciocche appiccicate ai lati del viso e alla mascella lievemente marcata. Vorrebbe che non finisse mai, questo momento magico, vorrebbe non avere quel senso di terrore addosso che qualcuno bussi improvvisamente alla porta e li scopra, vorrebbe essere libero  di amare Hinata, di renderla felice, di vederla la madre dei suoi figli. Pensa a tutto questo mentre i loro corpi uniti si muovono sotto le invisibili note del sesso.
Quando, stremati, si accoccolano l'uno accanto all'altra entrambi ancora non credono a cosa hanno fatto. Per un gesto simile potrebbero essere puniti con la morte. Eppure, nonostante la razionalità gli imprima terrore, nessuno dei due osa staccarsi dall'altro e separarsi dalle coccole altrui.
-Hinata, ti giuro che ce ne andremo.
Annuisce, sul petto nudo del biondo e gli poggia un piccolo bacio sulla mano che ha intrecciata assieme alla propria sulle coperte che le arrivano alla vita. 
Naruto, le  carezza i capelli con la mano che gle circonda la schiena liscia.
-Ti prometto che ogni giorno sarà così. Pieno di amore e di speranze. Io ti renderò la donna più felice di questa terra, Hinata, ti renderò una regina e vivremo assieme per sempre, fosse anche nell'Ade, fra i dannati.
Le labbra fini di lei si stirano in un sorriso e la sua voce minuta e sincera prende il sopravvento perfino sui battiti veloci e regolari del suo cuore:
-M-ma lo stai già f-facendo. T-tu lo stai g-già facendo.
 
La mente del biondo è tutto un vagare. Sono passati già cinque giorni dalla volta in cui il suo corpo scolpito dagli allenamenti e dal lavoro ha goduto di quello generoso di Hinata eppure la sua testa è sempre a lei. E' di continuo a quello sguardo innocente, a quei sorrisi discreti e alla risata soffocata che fa parte del carattere timido. Le dita ricordano alla perfezione il calore della pelle chiara e delle lacrime.
E' così distratto che spesso, sul lavoro, viene richiamato da qualche capo-gruppo di turno e una volta, qualche giorno prima, si è addirittura preso una varata sul dorso delle mani, mollemente abbandonate sulle gambe invece che al lavoro nella piccola stalla.
Eppure, questa sera stellata e ancora fredda d'inverno, è attentissimo. Sa che questa notte si decideranno i piani per scappare, la settimana prossima, proprio il giorno prima del matrimonio fra Sasuke e Hinata, il dodici Febbraio.
Shikamaru e Naruto camminano vicini verso il cancello.
-Ahia!-esclama il biondo quando un ramo coperto di neve lo fa inciampare e cadere con la faccia nel pantano.
-Sssshhhh!!!! Zitto!-lo rimprovera il moro con un dito davanti al naso-vuoi svegliare tutta la città?!
-Scusami, è che senza torce non si vede un accidente e questa è già la terza volta che cado in questo schifo!
Shikamaru sbuffa alla luce vitrea della luna e gli tende il braccio per aiutarlo a rialzarsi. Quando Naruto è nuovamente in piedi riprendono il breve viaggio dalla casetta dei servi fino al muretto di cinta.
Naruto si chiede come ha fatto il suo compagno a non cadere neanche una volta quando il bastone che questo tiene in mano  buca la neve e si conficca nella terra molle sottostante. Si da dello stupido da solo per non aver pensato prima a una soluzione più semplice ma la voce dell'amico lo distrae dai tornaconti sulla sua intelligenza.
-Stanno arrivando, sento i loro passi, sai cosa fare.
-Certo- gli dice mentre si inginocchia sulla neve e inizia a togliere alcuni mattoncini dal punto più friabile del muro. 
Anche lui ode i passi di più persone farsi sempre più vicini finchè il tono deciso di Kiba non gli raggiunge le orecchie.
-Ragazzi! Ragazzi!- strilla soffocato il ragazzo dall'altra parte del muro.
-Siamo qua.-risponde Shikamaru
-Qua dove?-insiste perplesso
Shikamaru sbuffa e aggiunge:-Inginocchiati a ore due.
-Ah, eccovi-sospira Kiba appena la sua testa fa capolino dalla fessura nel muro, illuminato da una candela-svelti, non abbiamo molto tempo.
-Questa è una pianta della casa-dice il moro, srotolando a terra, sullo spazio fra la strada e il cortile, una mappa.
-Come fai ad averla?-domanda il biondo, stupito.
-Devo ricordarti che ho accesso agli archivi di famiglia dato che sono il contabile?
Naruto diventa rosso mentre sente la sua autostima affondare come le ginocchia sulla terra scivolosa e soffice.
Shikamaru si schiarisce la voce con un colpo di tosse, pronto a esprimere le sue intenzioni e dice:-Allora, scapperemo verso mezzanotte quando la luna sarà alta nel cielo e potrà fornirci più luce. Non dovremmo usare torce finchè siamo nei pressi della casa. La fuga avverrà a coppie. Sakura e la signorina Hinata e io e Naruto.
-Come faremo a eludere gli altri servitori?
-Semplice pagherò il silenzio e l'aiuto di Rock Lee con il gruzzolo che ho racimolato per anni in attesa di un' occasione simile. Con quello potrà pagarsi la libertà anche lui.
Entrambi annuiscono con professionalità e un pizzico d'invidia verso l'intelligenza e la prudenza di quel ragazzo.
-Come dicevo-riprende-Hinata e Sakura saranno le prime a fuggire. Hinata dovrà mentire al padre e far finta di essere malata per ottenere assistenza durante la notte da parte della sua dama di compagnia così che riescano a scappare insieme. Naruto, dì ad entrambe di attendere accanto alla porta il rumore di un colpo di tosse, sarà il segnale di Rock Lee che la casa dorme.
-Perfetto, perfetto.
-Zitto, non interrompermi e ascolta quello che devi fare tu, Naruto. Rock Lee quella notte sarà di guardia alle cucine quindi avrà le chiavi della porta d'uscita in modo da farle scappare da qua, dal cortile esterno- continua a spiegare mentre indica sulla carta uno spazio circoscritto che da sulla strada tracciata dalla mano esperta di qualche scriba.
-Entrambe si dirigeranno al cancello, appena sotto l'albero di mele...
Kiba lo interrompe con una mano:-Qua le attenderanno due ragazze della mia tribù che studieranno la casa dal mattino stesso, per imprimersi ogni via di fuga alternativa. Mandiamo le donne perchè sono meno sospette degli uomini.
Shikamaru fa un accenno di complimenti:-Avete fatto una buona scelta. Però assicuratevi che non siano armate, il tintinnio delle spade farebbe rumore e susciterebbe interrogativi. Quando le ragazze saranno in salvo, Rock Lee batterà due colpi di nocche sulla finestra della baracca e allora noi potremmo uscire dalla finestra.
-Ho capito e poi?
Kiba interviene nuovamente:-Dovete raggiungerci fino alla piazza del Colosseo. Badate di indossare i mantelli neri che le ragazze della tribù lasceranno in una cesta, una di quelle della bancarella del fruttivendolo qua vicino. Sarà l'unica rovesciata.
-Quando siete arrivati ci riconoscerete perchè sventoleremo una torcia. Saremo in due, io e Konohamaru. Avremo dei cavalli, non rubate quelli della stalla altrimenti gli zoccoli lasceranno troppe tracce.
Naruto si batte una mano sulla fronte e esclama:-Già le tracce! Come facciamo?
Gli arriva uno schiaffo dietro al collo che lo spinge con la faccia contro i mattoni.
-Insomma, vuoi abbassare la voce?
-Scusa Shika, ma non era il caso di rompermi il naso contro il muro...-borbotta dolorante.
Kiba sospira, alzando i mandorlati occhi neri al cielo, chiedendosi se il biondo riuscirà a far filare il piano senza impicci.
-Poi scapperemo a bordo dei due cavalli... mi dispiace ma staremo in due su ogni animale, troppi creano sospetti. Raggiungeremo le donne, che ci aspetteranno alla porta sud su un carro coperto e ricco di spezie e cose varie. Servirà a eludere le guardie, per fargli credere che siamo dei semplici mercanti. Ovviamente Hinata e Sakura saranno nascoste dietro.
Poi da lì arriveremo all'accampamento e, smontate le tende, ce ne andremo verso la tua terra, Naruto. Questo è quanto.
Naruto deglutisce mentre delle gocce di sudore gli scivolano sulla pelle ambrata. 
-Andrà tutto bene, vero?-chiede agli amici.
-Lo spero, Naruto. Lo spero.

COMMENTO AUTRICE:
Tadaaaa!!!!  Eccomi quaaaa!!!! Allora vi è piaciuto il capitolo? Scusate per la lunga parte dialogata, neanche a me piace molto, ma era necessaria per spiegare bene i piani. La volta prossima ci sarà la fuga! Mi raccomando leggete!
Grazie a tutti i lettori e recensori!
Bacioni!
Il vostro piccolo lupo XD 
Small Wolf  :)

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Verso la libertà ***


La camera di Sasuke non gli è mai parsa tanto opprimente come questa mattina.  
Naruto e Sakura hanno deciso assieme di riferire a Sasuke della loro fuga con Hinata per sperare in un suo contributo. Entrambi sanno quanto per il giovane principe Hinata sia solo un intralcio alla sua vita mondana che non riserva particolari attenzioni per il ben del suo regno tanto meno per quello altrui.
Si sono introdotti nella sua camera con la scusa di dover riassettare il letto dopo la notte appena trascorsa e attendono in ansia l'arrivo del padrone, di ritorno dalla colazione.
Quando finalmente il giovane principe entra il suo sguardo meta da sereno a infastidito per la presenza dei due e Naruto se ne accorge. Non si è ancora dimenticato dell'ultima litigata che hanno avuto.
-Che ci fate vuoi due qui? Perchè siete venuti a scocciarmi a quest'ora del mattino? Non sapete che dopodomani c'è il mio matrimonio?
-E' proprio di questo che dobbiamo parlarvi...-mormora Sakura con gli occhi bassi e le mani intrecciate dietro la schiena.
Sasuke inarca un fine sopracciglio scuro con fare incuriosito e, sicuro di dover aspettarsi un discorso lungo si accomoda sul letto, posando la testa sulle mani incrociate dietro il collo.
-E allora? Sei venuta a farmi una scenata, Sakura? 
Naruto vede che gli occhi le si riempiono di lacrime, per la leggerezza che lui usa nel parlare delle sue sofferenze d'amore, e scuotere la testa, poco convinta.
Il biondo si schiarisce la gola con un colpo di tosse per attirare la superficiale attenzione del ragazzo su di sè e riportare entarmbi al problema che ora più lo preoccupa. E' pronto e quando gli occhi neri di Sasuke gli si posano addosso lui deglutisce e prende coraggio per dirgli tutto quello che deve.
 
Sono passati appena trenta minuti dalla notizia e il moro ha ascoltato tutto con peculiare attenzione senza interrompere per fare domande. E' rimasto zitto mentre Naruto gli diceva del piano per la fuga e di tutti i benefici che anche lui avrebbe potuto ricavarne. 
Naruto sente lo sguardo perso di Sasuke riposarsi su loro due, in piedi come degli stoccafissi in attesa di risposta. Si sente umiliato da quel silenzio calcolatore, dalle dita fini del moro che tamburellano assillanti sul comodino. Vorrebbe urlargli in faccia di decidere per il si o il no in fretta, che la cosa deve essere effettuata tra pochi giorni e loro devono sapersi organizzare. Ma preferisce rimanere in silenzio per paura di irritarlo e fargli dire ciò che non vuole sentire. 
Si tortura le mani dietro la schiena in attesa del responso.
-Quindi voi due, avete intenzione di fuggire con la mia futura moglie e il contabile di corte un giorno prima del mio matrimonio, facendomi fare la figura dello scemo?
La testa scura di lui si scuote, facendogli oscillare i lunghi ciuffi ribelli sulla fronte chiara e il naso sottile, mentre un leggero sorrisino di disprezzo gli si dipinge sulle labbra.
-Non posso accettarlo. 
Naruto si morde il labbro inferiore e chiude gli occhi: se potesse lo prenderebbe a pugni ma si trattiene appena Sakura prende parola con la sorpresa di entrambi.
-Sasuke-mormora con decisione-adesso basta.
Il ragazzo si solleva dai cuscini e assottiglia lo sguardo riducendo i seducenti occhi pece in due fessure buie.
-Come hai detto? 
La rosa cerca di non sembrare intimorita da quel suo sguardo di fuoco e, alzando lo sguardo ripete:
-Adesso basta, smettila! Devi lasciarli andare!
-Tu stai ordinando a me cosa fare?-esclama sottolineando bene le due particelle nominali stupito e arrabbiato per la mancanza di rispetto.
Lei annuisce anche quando Sasuke le si avvicina pericolosamente e le si para davanti, fissandola. Sakura alza la testa rosata che gli arriva appena al mento, e resiste allo sguardo. 
Mentre si fissano, Naruto si sente semplicemente un terzo incomodo. Nei loro occhi non si leggono sentimenti ed emozioni molto più profonde di quelle fra serva e padrone, seppur diverse. Le iridi chiare di Sakura riflettono le ombre di un amore perduto e coltivato fino all'ultimo, si intravede addirittura un minimo di tristezza e tenerezza mentre guarda quelle così estranee dell'uomo che ama.
Gradualmente i loro occhi si allontanano e così anche la tensione che c'è stata fra i loro due corpi vicini, i loro visi che quasi si sono sfiorati.
Sasuke le da la schiena mentre con passo calmo e regolare si dirige alla poltroncina affianco al letto, buttandovisi sopra con comodità. Appoggia una gamba su uno dei due braccioli e sorregge il mento con il pugno della mano opposta.
-Allora, io che ci ricaverei oltre una figuraccia?-mormora quasi divertito dalla situazione e dall'aver potuto stuzzicare la ragazza.
Naruto sente Sakura accanto a sè, sospirare sollevata. Decide di riprendere in mano le redini delle giustificazioni per evitarle un altro sforzo simile.
-Sasuke, l'ultima cosa che vuoi è sposarti. Vorresti rimanere libero... ti ho sentito una sera mentre discutevi con i tuoi genitori e chiedevi se avesse potuto farlo Itachi...
Alla nomina del fratello il giovane Uchiha cruccia le sopracciglia e si rizza sula sedia come se avesse preso una scossa.
-Itachi non è affare che vi riguarda.
-Lo so, perdonami, è che pensavo che se la cosa non si facesse nè a te nè a lui cambierebbero le cose e tu potresti spassartela ancora... 
Sasuke pare pensarci su, si porta le mani al setto nasale e si massaggia le palpebre chiuse.
Poi lentamente annuisce come farebbe un qualsiasi ragazzo affezionato a una vita di svaghi e ricchezze.
-Naruto gli si avvicina e gli porge la mano.
-Grazie. Grazie di tutto. Un giorno ripagherò questa tua scelta.
Sasuke solleva lo sguardo su quella mano calda e scura che è tesa verso di lui e alla luce debole delle giornate d'inverno vede per la prima volta il viso della riconoscenza. La mano tesa e poi verso l'alto la figura di un ragazzo esattamente come lui, giovane e bello, con il sogno di vivere in pace nella terra da cui è stato strappato. 
Rimane un attimo incantato quando quegli occhi azzurri come la libertà si socchiudono schiacciati fra le sopracciglia e gli zigomi sollevati dalle labbra spesse che scoprono i denti bianchi. E' talmente shoccato dall'effetto di quella riconoscenza che quasi gli da la mano ma è l'aprirsi veloce della porta a interrompere tutti e tre.
il gruppo si volta verso la figura sudata di Rock Lee che ansima, probabilmente per la corsa, e si regge a stento sulle gambe. Prima lancia uno sguardo d'intesa a Naruto poi si riconcentra su Sasuke.
-Signore, dovete venire subito... vostro fratello sta molto male e vi desidera...
Naruto vede il viso di Sasuke impallidire e tutta la sfacciataggine di prima volatilizzarsi per lasciare spazio a una maschera di terrore e preoccupazione.
In fretta e furia si alza e corre verso la porta, scansando il moro con il braccio per passare. 
-Che cos'ha?!-esclama Sakura con le mani giunte sul petto.
Rock Lee la guarda quasi rammaricato, come se la colpa fosse sua, poi mormora:
-C'è il migliore dottore di Roma nella stanza del signore... non lo so ma ho sentito che parlava con i signori Uchiha e ha detto che gli da... un mese al massimo...
Sakura casca sulle ginocchia e scoppia in lacrime. Quando il biondo tenta di rimetterla in piedi lei lo respinge.
-Itachi...-singhiozza-Itachi è come un fratello per me... voglio vederlo...
Naruto annuisce e la tira su per le braccia e assieme a Rock Lee la giuda verso la camera del ragazzo.
Quando arrivano davanti alla porta della stanza ci sono vicini i due coniugi Uchiha mentre la schiena di un uomo sconosciuto ma dal portamento eretto e sicuro, sicuramente adatto a un benestante, si allontana.
La signora singhiozza silenziosamente aggrappata al mantello di pelliccia del marito che con le braccia abbandonate lungo i fianchi e il capo buttato all'indietro fissa il soffitto con le iridi lucide. 
A Naruto si stringe il cuore nel vedere la scena di quei due genitori disperati. Capisce che come diceva suo padre gli uomini sono tutti uguali.
"SONO ACCOMUNATI DAI SENTIMENTI, NARUTO" gli aveva detto un giorno mentre per strada erano passati davanti al funerale di un pover uomo che lasciava una moglie e quattro bambini.
"UN UOMO PUO' ESSERE DI QUALSIASI CLASSE SOCIALE MA AD ALCUNE COSE NESSUNO SFUGGE. A VOLTE LA GENTE CREDE CHE CHI E' BENESTANTE SOFFRA IN MODO MINORE RISPETTO QUESTA GENTE E INVECE NON E' VERO, FIGLIOLO. IL DOLORE DI UNA PERDITA VA OLTRE L'IMMAGINARIO DI CHI NON L'HA ANCORA REALMENTE VISSUTA E ACCOMUNA TUTTI GLI UOMINI."
"COME L'AMORE?" aveva chiesto lui
"SI, COME QUELLO. NESSUNO PUO' IMPEDIRSI DI AMARE E DI SOFFRIRE... E' UNA LEGGE, LA NATURA DELL'UOMO. ORA, NARUTO, CHINATI LIEVEMENTE"
"PERCHE', PADRE?"
Minato si era avvicinato senza rispondergli alla donna con la sorpresa dei presenti e delle guardi e poi le aveva preso le mani, abbassando lo sguardo aveva fatto le sue condoglianze. Naruto ricorda che quando lo sguardo stupito e addolorato di lei gli si era appoggiato addosso lui aveva subito fatto come gli era stato ordinato, suscitandone un breve sorriso di gratitudine.
"HO FATTO BENE, PADRE, A INCHINARMI?" gli aveva domandato mentre assieme si allontanavano dal luogo di sepoltura.
Il suo biondo papà sempre allegro e ottimista era rimasto zitto e se l'era avvicinato al fianco, circondandogli le spalle con il braccio.
"BRAVO FIGLIOLO. BISOGNA SEMPRE PORTARE RISPETTO AL DOLORE DEGLI ALTRI."
Lo sguardo di Mikoto incrocia i suoi occhi rompendo l'illusino del contatto col suo padre e gli ricorda molto quello della donna, tanto tempo prima, quando era ancora un ragazzino.
Sakura si allontana da loro, seminascosti dalla colonna e si avvicina con passo incerto alla donna che si distanzia da suo marito e la raggiunge a metà corridoio. Quando le due donne sono vicine la ricca signora non può fare altro che abbracciarla e stringerla a sè come una figlia. Sakura accetta quella stretta con nostalgia e piange sulla spalla di Mikoto.
Fugaku le guarda da lontano con un pò di rammarico ma rimane in silenzio, senza intervenire.
-Andiamo Rock Lee-sussurra Naruto, dando una pacca sulla spalla all'amico.
-Perchè?-domanda-Voglio rimanere con Sakura.
-Ti dico che è meglio andare, bisogna sempre portare rispetto al dolore degli altri.
 
Finalmente la notte è sorta e con se la grande palla argentea che illumina i tetti piatti della città e i monumenti articolati.
Naruto è sdraiato nel suo letto ed è sudato per l'emozione. Ha il respiro accellerato, il giorno seguente a quell'ora saranno sul mercantile diretto a casa. Non riesce a immaginare cosa migliore.
Eppure la pura di essere scoperti è molta, tanto che perfino Shikamaru non riesce a trattenersi dal girarsi e rigirarsi sul pagliericcio.
-Non riesci a dormire?-gli fa il biondo con voce agitata.
-No, ma dobbiamo mantenere la calma e non perdere la testa. Se iniziamo ad agitarci le cose andranno male. 
Ad un tratto sentono dei leggeri passi sulla sabbia del cortile e gli affanni femminili di Sakura e Hinata: stanno scappando. Naruto benedice gli dei per avergli concesso la fortuna di andarsene. 
Passa del tempo, il cuore gli batte nel petto, le sente scavalcare il muro e delle voci soffuse si mischiano al canto dei grilli. La luna brilla da quella finestra da cui devono fuggire. 
Ad un tratto però suona una campanella e una luce si accende ai piani superiori dalla finestra della camera di Hinata. Appena Shikamaru sente quel suono si tira in piedi.
-Le hanno scoperte! 
-No, non è vero!-esclama Naruto.
Gli altri servi si svegliano perplessi per  i rumori.
Rock Lee batte due colpi di nocche e si affaccia alla finestra
-Presto dovente andarvene, hanno scoperto la loro assenza! Muovetevi, fuggite!
Naruto e Shikamaru scavalcano la finestra intanto che le candele nella casa si accendono, illuminando l'interno della villa dove si sta scatenando il panico.
-Presto Naruto, corri!
-Arrivo!
Di corsa arrivano al muro di cinta.
Shikamaru incrocia le mani a coppa in modo che naruto possa metterci il piede sopra e issarsi sul muretto. Quando è a cavalcioni sul muro gli tende il braccio per aiutarlo a sollevarsi.
-Hei, voi due!-strilla la voce grossa di una delle due guardie della casa-stanno scappando due schiavi! Stanno scappando!-grida la guardia all'altra che incrocia per un secondo lo sguardo impaurito di entrambi.
-Presto Naruto, non abbiamo tempo!-la voce di Shikamaru lo scuote e lo incita a saltare dal muro ma una freccia lo raggiunge prima e gli colpisce la gamba sinistra, quella a penzoloni verso l'interno della proprietà.
-Ahia! Shikamaru, ah! Mi hanno colpito maledizione! Maledizione!
I passi degli uomini li stanno raggiungendo da dietro il muro.
Shikamaru lo tira giù dal muro poi lo solleva, mettendogli un braccio attorno al fianco, portandosi quello del compagno sulle spalle.
-Presto, cerca di camminare!
Entrambi provano a correre, Naruto sente un dolore atroce alla coscia ma si trattiene e zoppica più in fretta che può.
Fortunatamente le armature pesanti impediscono alle guardie di scavalcare il muro ma non di correre ad avvertire il padrone.
I ragazzi arrivano al negozietto del fruttivendolo e, individuata la cesta rovesciata ne prendono il contenuto lanoso dei mantelli neri.
Il quartiere inizia a svegliarsi, infastidito dalle grida e dalle luci delle torce.
Shikamaru trascina naruto in un vicolo buio poco distante. 
Naruto sta piangendo più per la paura che per il dolore.
-Calmati, calmati Naruto. 
-Se le prendono sono morte, maledizione, le uccidono, le uccidono e sarà tutta colpa mia, me le ammazzano!
Un pugno gli arriva dritto sullo zigomo, facendogli voltare il viso di lato. Lentamente il biondo riporta lo sguardo scandalizzato sugli occhi seri e determinati di Shikamaru.
-Non è il caso di fare le donnicciole apprensive ora. 
Naruto annuisce scosso improvvisamente da quelle parole.
-Ora ti rompo un pezzo della freccia dalla gamba... mordi questo-e gli porge un borsello di cuoio che ha appeso lungo la spalla-Quando saremo sul carro strapperemo la punta e il pezzo in più, farlo ora sarebbe una pazzia, moriresti dissanguato.
Con un colpo secco Shikamaru spezza il bastoncino e lo nasconde sotto la neve. Poi gli copre la ferita e assieme corrono verso il Colosseo.
La gente è ormai sveglia ma nessuno bada a loro due, nascosti dai cappucci neri dei mantelli. Credono che siano una delle tante coppie di forestieri che attraversano la città.
Le guardie corrono a bordo dei cavalli, la notizia della sparizione della figlia di un senatore ha mobilitato subito i militari e le persone curiose che sono affacciate ai terrazzini e alle finestre per assistere al via vai di fantini per le strade principali.
-Naruto e Shikamaru vengono fermati da un soldato.
-Hei, voi due-li richiama-avete visto due uomini, uno biondo e l'altro moro? Uno ha una gamba ferita da una freccia. Hanno rapito la figlia del console Hyuga.
-Ma certo li abbiamo visti andare da quella parte-dice Shikamaru con voce sicura, stringendo il braccio a Naruto per invogliarlo a non fare interventi.
-Dove, laggiù?-chiede il soldato indicando una via buia.
Lui annuisce.
Shikamaru appoggia Naruto al muro e segue l'uomo a cavallo nel vicolo cieco che il soldato non conosce.
Intanto davanti a lui sfrecciano i cavalli e i soldati a piedi con torce e spade sguainate.
-Hei tu, mendicante, hai visto due uomini sospetti?-chiede una guardia,avvicinandoglisi.
Lui si limita a fare cenno di no con la testa.
-Hei ma non è che tu... mi nascondi qualcosa?-l'uomo gli si avvicina minaccioso, con l'intento di scoprirgli il viso ma qualcosa da dietro lo atterra e alla luce della luna appare shikamaru in sella al cavallo inseguito prima, con un bastone fra le mani.
-Muoviti a salire, cerca tutta Roma!-gli dice e col braccio teso si china per farlo salire a bordo. Quando iniziano a galoppare veloci per la strada la gente è in panico, le urla dei soldati squarciano la notte e le voci confuse assieme al nitrire di cavalli si mischiano in un inquinamento acustico mostruoso. 
Ma in mezzo a tutto quella confusione nessuno si rende conto che i veri fuggitivi corrono verso la libertà.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Senza timore ***


Naruto cerca di non pensare alle voci confuse della gente, agli ordini urlati dei soldati, all'abbaiare frenetico dei cani e al nitrire impaurito dei cavalli. Evita di pensare alla luce accusatrice delle torce e al loro fuoco tremolante sulla cima che proietta le lunghe ombre scure di soldati a cavallo e le fa sembrare più minacciose.
Infossa la fronte contro il mantello svolazzante di Shikamaru che sprona il cavallo e si dirige verso il Colosseo.
La ferita gli fa sempre più male mentre la punta di ferro, ancora conficcata, gli si muove nella carne imbrattando la veste di sangue.
-Maledizione-fa Shikamaru quando gira la testa dalla sua parte-sei bianco come il latte...
Il biondo stringe i denti e le dita attorno alla lana grezza per fargli capire che riesce a resistere e che il suo unico desiderio è raggiungere Sakura e Hinata il prima possibile. Il suo pensiero è tutto rivolto alle fanciulle in special modo a Hinata. Probabilmente è il suo sorriso lieve e dolce a dargli la forza di mantenere gli occhi aperti nonostante il sangue defluisca copioso dalla ferita aperta e il freddo del vento gli sferzi il viso come spade invisibili.
Finalmente arrivano alla piazza della grande arena dove, in un angolo, due cavalli li stanno aspettando con a bordo i rispettivi padroni.
-Vi avevamo detto di non rubare cavalli e di essere discreti che succede laggiù?-esclama Kiba appena sono abbastanza vicini da udirsi.
-Ci sono state delle complicazioni, hanno scoperto le ragazze e inoltre Naruto è ferito a una gamba. E' stato colpito da una freccia.
Konohamaru scende con un balzo giù dal dorso del cavallo bianco a macchie nere e si avvicina al biondo. Lentamente gli solleva il mantello e la veste per osservare la ferita.
Il ragazzo si lamenta ma nessuno dei tre presta attenzione a suoi mugolii di dolore, concentrati sull'analisi del ragazzino, veloce e precisa.
-Kiba dobbiamo raggiungere la porta il prima possibile, la ferita è profonda e lui ha perso molto sangue. La freccia è ancora conficcata per metà nella carne dovremmo toglierla ma bisogna sdraiarlo...
-E qui non c'è tempo-conclude Shikamaru, sospirando.
Il moretto gli annuisce e risale in sella poi insieme partono per la porta sud, dove hanno l'appuntamento con le altre.
Quando arrivano, dietro a un mucchio di cespugli secchi trovano il carro, nascosto alla meglio.
-Parola d'ordine-dice una voce femminile all'interno del carro barricato.
-Luna piena-mormora Kiba.
La porticina nel retro del carro si apre appena per permettere a un occhio verde acqua dal taglio deciso di osservarli.
Quando ha finito di scrutare rapidamente le quattro figure maschili si decide ad aprire la porta per far entrare Shikamaru e Naruto.
Il biondo si sente trascinare dentro al carro e alla luce flebile di una candela intravede il viso spaventato e felice di Hinata.
-Hin... Hinata...-sussurra crollando sul pavimento di legno.
Lei si allontana dall'abbraccio di Sakura e gli si avvicina a carponi per baciarlo, baciarlo senza timore, ma l'ennesimo lamento del ragazzo la ferma e fa intervenire le due barbare bionde che le hanno condotte fin lì.
Una ragazza dai lunghi capelli chiari e gli occhio azzurro ghiaccio parla per prima:
-La ferita è grave, bisogna occuparcene subito. 
-Si-annuisce l'altra analizzando la situazione con i penetranti occhi verde acqua.
Shikamaru osserva la ragazza dallo sguardo serio con ammirazione, come se quasi l'ammirasse per il suo sangue freddo. Lei pare accorgersene e subito gli intima di uscire con la scusa che in quattro sono più che sufficienti.
Lui semplicemente sbuffa con un mezzo sorriso e esegue gli ordini e da quello sbuffo senza parole Naruto capisce che il suo amico ha decisamente qualcosa che non va. 
Le due ragazze gli si affaccendano subito attorno con bende e una brocca d'acqua intanto che fuori Kiba, Shikamaru e Konohamaru stanno legando i cavalli alle aste del carro.
Quando tutto è pronto Kiba si mette alla guida, seduto al di fuori della vettura con il contabile da un lato e il giovane Konohamaru sul dorso del cavallo lungo pelo mielato.
Naruto non sa se essere spaventato o felice dell'avere tante donne attorno. Hianta gli regge la schiena fra le braccia col braccio piegato verso l'alto per fargli poggiare la testa bionda mentre Sakura e la ragazza dagli occhi azzurro ghiaccio, di nome Ino, gli tengono ferma la gamba ferita.
Hanno tutte l'aria preoccupata ma nessuna sembra troppo impressionata dal sangue scuro che imbratta il pavimento e le loro ginocchia.
-Fra un pò ti togliamo quella freccia da lì ma adesso è troppo pericoloso. Dobbiamo superare prima la porta.
-P-perchè n-non subito?-fa la vocetta timida della mora.
La ragazza alza gli occhi al cielo e le spiega che le urla potrebbero insospettire i soldati più del dovuto.
Finalmente il carro di ferma davanti alla porta ai lati della quale stanno due guardie.
Le loro voci dure sono ovattate dalle pareti di legno della vettura ma risultano chiare al silenzio della notte.
-Fermi, dove andate a quest'ora di notte?
-Siamo dei mercanti, trasportiamo regimi alimentari-Dice Shikamaru prontamente.
-Mercanti eh? e come mai uscite adesso che c'è il buio?
-Ci sentiamo più sicuri.
Si crea un silenzio di alcuni secondi poi la risata delle guardie arriva come un fiume in piena.
-Sicuri dite? Dovrebbe essere il contrario. 
naruto ha il viso premuto contro la spalla della Hyuga che evita perfino di respirare per la paura di venire scoperta.
-Lo sapete che hanno rapito la figlia di un console? Dobbiamo ispezionare il carro.
A quelle parole le speranze dei tre fuggitivi si dissolvono per lasciare spazio a un forte senso di vuoto e terrore. Sakura ha talmente paura che stringe convulsamente un lembo di un mantello marrone scuro e di buona fattura che solo adesso il biondo nota.
Ino si allontana immediatamente e. lanciato uno sguardo di intesa alla compagna di nome Temari, si affretta ad aprire una botola sul soffitto.
-Presto sul tetto-esclama Temari mentre aiuta a salire Ino e Sakura.
-Intanto i passi degli uomini si fanno sempre più,chiari e vicini. La bionda capisce che non c'è più tempo per salire sul tetto e velocemente trascina, assieme alla morettina Naruto dietro a dei barili e li copre entrambi con una stoffa scura sperando che le ombre siano favorevoli alla mimetizzazione.
Lei a sua volta si nasconde dietro alcune casse di legno accatastate in un angolino e li si rannicchia.
Naruto sente le dita di Hinata premute sulle sue labbra e la guancia di lei schiacciata fra i suoi capelli biondo sole. Si da dello sciocco a pensare che quella loro vicinanza sia così bella anche in un momento tanto pericoloso.
La luce delle torce rischiara l'interno del callo ove si affacciano due visi analizzatori.
Il cuore di Hinata e Naruto batte sconnesso e fortissimo come quello di tutti i passeggeri del carro...

COMMENTO AUTRICE:
Chiedo scusa a tutti coloro che seguono, leggono e recensiscono per il ritardo nell'aggiornamento e per la brevità del capitolo. Spero che la prossima volta farò meglio.
Grazie a tutti per la lettura. Baci!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Come una preghiera ***


Canzoner consigliata mentre leggete il capitolo RESURRECT THE SUN dei BLACK VEIL BRIDES :) PREFAZIONE IMPORTANTE!:
Come promesso, ecco il capitolo più lungo e spero più appassionante. Ho cercato di postarlo il prima possibile come avevo annunciato.
Approfitto per ringraziarvi tutti, lettori e recensori, di essere sempre tanto pazienti e attendermi ^.^ un ringraziamento speciale va ad alegrano che ultimamente sta commentando molto e si sta appassionando alla storia (il tutto a rischio e pericolo per il suo cuoricino) grazie Aleeeee!!!!!!
Bene un ultima cosa poi vi lascio, questo NON è l'ultimo capitolo della fic anche se dalla fine si potrebbe pensarlo quindi non crediate che sia finita qui, mi raccomando continuate a leggere! 
Bene, detto ciò, bacioni!
Small Wolf
 
Naruto non può vedere, la vista oscurata dal manto, e non sa cosa stia accadendo. L'unica cosa di cui è certo è che se uno dei due uomini si accorgesse della più piccola irregolarità e volesse entrare a ispeziona re per loro sarebbe la fine. Tutti i mesi passati a sperare, tutte le battaglie vinte con la forza di volontà e le lunghe settimane angoscianti trascorse a escogitare la fuga diventerebbero vane. E infine, sia lui che Hianta sarebbero giustiziati e maledetti dagli dei e dagli uomini, vagherebbero per gli inferi come due anime in pena, insieme. Questa è l'unica consolazione che gli da la forza di reprimere ancora una volta la paura per concedere a lei una stretta che la rassicuri.
Mentre le stringe la vita sottile pensa che Hinata, la timida e dolce ragazza aristocratica, sia riuscita a tirare fuori da lui ogni aspetto migliore di quel suo carattere cocciuto e determinato. Con i suoi modi delicati, che lo hanno conquistato, riesce addirittura a trasformargli il terrore del momento in coraggio per proteggerla.
Il biondo china impercettibilmente la testa quando ode il sandalo di cuoio del soldato entrare nella vettura la quale si inclina leggermente sotto il suo peso. I passi lenti dell'omo sono strazianti poi all'improvviso si fermano. Naruto riesce a vedere, grazie alla luce esterna della torcia, l'ombra dell'uomo che tasta i barili e i sacchi lì' attorno, ammassati gli uni vicino agli altri.
Poi la mano guanta e larga scorre dai barili a loro due, le dita aperte tese verso il loro rifugio di stoffa, pronte a sradicarlo per ottenerne il prezioso contenuto. 
Smettono entrambi di tremare di respirare, il palmo di quello è lì a pochi pollici da loro quando è la voce del secondo soldato, rimasto fuori in compagnia di Shikamaru e Kiba, visibilmente pallidi, a fermarlo.
-Dai, lasciamoli andare, qua non c'è nulla. Inoltre mi sono arrivati ordini di concentrare le ricerche in città... non possono essere andati lontano.
Quando l'altro si allontana e rimpicciolisce assieme alla luce tremolante il loro occhi lucidi si incrociano sotto la stoffa e, appena il buio reinveste totalmente l'interno del carro, Naruto non può fare altro che spingersi verso le labbra tremanti della ragazza e baciarla. E' un bacio lungo e liberatorio come un romantico trionfo. 
-N-Naruto...-singhiozza
-Shhh.. shhhh... dopo nessuno potrà più accusare il nostro amore, saremo liberi ma tu abbi ancora un pò di pazienza.-le dice carezzandole la guancia bagnata-e noi staremo assieme e ti proteggerò da ogni pericolo...
Lei annuisce, strusciando il viso contro le dita di lui e sorride appena come se trovasse magico e quasi buffo trovarsi sotto una coperta, come se quel leggero strato di stoffa potesse proteggerli e fosse l'emblema della loro unione: nascosta, confinata in un piccolo spazio solo loro.
Temari solleva la coperta e col suo sguardo gli comunica che è il momento di riprendere il viaggio e che i pericoli non sono ancora finiti.
La ragazza si mette un dito davanti alle labbra spesse mentre dal tetto calano Sakura e Ino che si aiutano l'un l'altra per evitare di cadere.
Dopo un ora di silenzio forzato , interrotto solo dallo scricchiolio delle ruote del carro e dai mugolii di dolore di Naruto dovuti agli scossoni che la sua gamba ferita deve sopportare.
-Ragazzi siamo in aperta campagna, a pochi chilometri dalla spiaggia-avvisa Kiba con una voce festosa. 
Tutti sorridono, capendo di avercela fatta. Laggiù, alla spiaggia, si trova l'accampamento dei Barbari e anche il vecchio mercantile diretto al suo paese che hanno affittato illegalmente.
-Bene, è il momento giusto per agire su quella ferita-esclama Temari-Ino ti lascio il comando.
La biondina annuisce e ordina a Sakura e Temari di bloccargli la gamba mentre lei raccoglie dell' acqua di un barile con una ciotola e ne immerge uno straccio pulito.
Hinata, consona, lo abbraccia come prima e tenta di tenergli le braccia ferme, premute contro di lei.
Ino con professionalità incomincia a pulirgli la ferita per rendere la freccia più visibile.
-Naruto, ora dovrò estrarre la freccia quindi, anche se farà male, devi cercare di muoverti il meno possibile per evitare di lederti il muscolo.
Lui annuisce preoccupato anche se sa che l'estrazione dell'arma gli eviterà una brutta infezione.
--Mordi questo e stringi quanto puoi-gli dice intanto che gli mette in bocca un pezzo di cuoio.
Poi la vede lanciare a Sakura e Temari uno sguardo d'intesa accompagnato da un breve accenno del capo.
Naruto infossa la testa nell'incavo fra il collo e la spalla di Hianta che lo stringe maggiormente a sè, distogliendo anche lei lo sguardo.
-Al tre tolgo-annuncia Ino e afferra l'estremità spezzata della freccia-uno, due, tre!
Naruto sente un dolore lancinante e il ferro staccarsi dalla carne trascinandone via dei brandelli, scaturendo una nuova ondata di sangue caldo che si propaga verso il ginocchio e schizza sulle mani delle ragazze.
Il suo urlo soffocato si estende per tutto il veicolo tanto che Shikamaru si sveglia dal suo sonno ed entra nel retro della vettura.
-Mm.. che succede?-mormora
Teamri sbuffa del comportamento annoiato di lui ma il ragazzo in questione non pesa troppo la cosa.
Naruto ha le lacrime agli occhi e neanche la fermezza di Hinata riesce a calmare il suo tremore.
-Ho tolto la feccia ma il buco è profondo e ha quasi toccato l'osso... adesso ho bisogno di alcune strisce di stoffa per medicarlo.
-il carro non nè è fornito...-mormora Temari guardandosi attorno.
-Usate questo-ordina Sakura e si toglie da sulle spalle il mantello di buona fattura che il biondo aveva notato appena entrato nella vettura.
-Me lo ha dato Sasuke...-sussurra con gli occhi pieni di lacrime mentre accarezza la stoffa-prima di partire... 
-S-Sasuke?! Avevate detto di averlo rubato
-Mi dispiace signorina Hinata... comunque sia, questo mantello è mio e lo voglio usare per aiutare lui. Presto ino, tagliane via dei pezzi, tutto ciò che ti serve, a stoffa è buona e resistente e tiene caldo.
Ino annuisce e le sorride mentre velocemente esegue. 
Sakura singhiozza e a Naruto dispiace vederla guardare mandare in frantumi l'unico augurio datole da Sasuke ma adesso, l'unica cosa che vuole, è mettere fine al dolore che sente e chiudere gli occhi.
 
C'è odore di sale e un leggero venticello gli accarezza il viso. Apre gli occhi, suscitato dal vociare che sente in lontananza e quando il buoi scompare si ritrova a osservare il soffitto morbido di una tenda. Prova ad alzarsi dal giaciglio di cuscini su cui è adagiato ma il dolore alla gamba gli permette solo di stringere i denti per non gridare.
-Finalmente sei sveglio-fa una voce profonda che lo costringe a girarsi verso l'entrata della tenda.
-Killer Bee...
-In carne e ossa amico mio! Be... più carne che ossa-esclama scoppiando in una allegra risata sguainata-allora, come ti senti?
Il biondo si stropiccia gli occhi e annuisce con accomodanza:
-Bene anche se la gamba mi fa male...
-Si ma non preoccuparti, Ino è il nostro medico di tribù, ha detto che presto ti rimetterai e inoltre-e si interrompe per girarsi e spalancare la tenda-il mare ti aspetta.
Quando Naruto vede dallo spiraglio della tenda l'immensità dell'oceano con il suo azzurro profondo e il sole che ci risplende sopra, creando tante sfere piatte e bianche sulla sua superficie gli viene da piangere.
A stento trattiene le lacrime davanti all'immagine di libertà e purezza che gli arriva alle iridi.
Era tanto tempo che non vedeva il mare e adesso che è a pochi metri dalla riva gli viene voglia di alzarsi e correre in contro alle onde che spumose si imbattono sul lungomare.
-Hei hei amico non piagnucolare come una signorinella-gli dice lo strambo capo tribù appena vede gli occhi di lui farsi lucidi-Non sta bene frignare davanti alla propria donna.
La frase lo riscuote del tutto e subito, gli appare nella testa l'ultima immagine che ha di Hinata, il suo viso che lo sovrasta e quelle sue mani che lo stringono a se come per difenderlo da un dolore esterno.
-Hinata!-esclama non appena la sua leggiadra figura appare dallo spiraglio della tenda e gli corre in contro con un pò di imbarazzo per la presenza di Kille Bee.
l'uomo sorride lievemente quando lei lo abbraccia forte e gli sussurra delle parole dolci.
-Bene allora io vi lascio soli... ho molte faccende da sbrigare. Partiremo col mercantile fra alcune ore per adesso riposatevi il viaggio non sarà semplice.
Naruto osserva la schiena larga del barbaro uscire dalla tenda ma rima che ne sia del tutto fuori lo ferma:
-Killer Bee!
-Dimmi ragazzo
-Grazie... da parte di tutti e due
Al biondo sembra che una scintilla nasca nei piccoli occhi scuri dell'uomo quando li vede seduti vicini e abbracciati con i visi riconoscenti di chi sta per ritrovare la felicità. Eppure l'unica cosa che riesce a fare dopo averli guardati alcuni secondi è scoppiare in una infondata risata e uscire dalla terra mormorando delle cose incomprensibili fra sé e sé.
I loro sguardi finalmente si riuniscono un pò perplessi.
-Hinata, prima che partiamo... che ne dici se andassimo alla riva? Vorrei sgranchirmi un pò le gambe...
Lei annuisce e poi lentamente escono dalla tenda e si recano verso la riva un pò lontana del mare. Ino gli urla di non muoversi da dov'è ma lui con un sorriso gli dice che va tutto bene.
Quando finalmente arrivano sul bagno asciuga il sole è alto nel cielo e alcuni gabbiani volano verso l'orizzonte, stuzzicandosi a vicenda.
Si siedono con un pò di fatica sulla sabbia umida e poi si stringono la mano.
-Hinata, questo mare è per noi. Guardalo il sole è in cielo per noi, solo per noi.
Lei annuisce e alza gli occhi mentre il vento scompiglia i capelli di entrambi e li intreccia in un forte contrasto cromatico.
-Fra poco p-partiremo-balbetta lei con gli occhi lucidi.
Naruto le stringe maggiormente la mano.
-Hai paura?
Lei scuote la testa.
-Sappi che questa non è casa tua Hinata e se te mai l'avessi pensato io ti dimostrerò cos'è avere un tetto vero non solo fatto di mattoni.
Poi si gira e le afferra le mani portandosele alle labbra:
-il mio giuramento come una preghiera, sarò io il tuo rifugio e tu il mio... e saremo sempre al sicuro.
Hinata sorride e in uno slancio di emotività gli preme le labbra sulle proprie, abbandonandosi al suo bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Il dolore velato ***


La voce squillante di Ino li interrompe, facendoli voltare verso la duna di sabbia su da cui ora li guarda imbarazzata.
-Oh, scusatemi-balbetta con occhi malandrino-ma è ora di partire.
Naruto e Hinata s guardano, arrossendo di felicità e dopo un piccolo cenno complice la mora gli offre il braccio per aiutarlo a sollevarsi. 
Ino scivola immediatamente giù dal cumulo di sabbia giallastra e le da una mano mentre si porta un braccio di Naruto dietro le spalle.
-Ti avevo detto di non muoverti-lo riprende con un piccolo sbuffo quando lui sorride silenziosamente. In realtà è felice che tutta quella gente si stia preoccupando tanto per lui, era da molto tempo che non si sentiva tanto accolto in un luogo, era troppo che non veniva più trattato come un essere umano.
E adesso ogni piccolo gesto gentile da parte di chicchessia gli rammentava di essere ancora una persona con dei sentimenti, qualcuno che capisce e che deve essere amato come ogni uomo senza alcuna distinzione di sesso, età o provenienza sociale.
Con un pò di fatica arrivano finalmente al piccolo molo di legno vicino alla scogliera dove attraccato sta un instabile mercantile carico che odora di pesce.
-Eccovi finalmente-fa Killer Bee appoggiato a braccia incrociate contro un palo del molo-mi raccomando fate buon viaggio.
-E voi?-domanda Sakura mentre si avvicina a Hinata e Naruto.
-Io e la mia tribù rimarremo qua ancora qualche giorno, per non insospettire i romani... poi vi raggiungeremo nella terra di tuo padre, ragazzo.
Naruto annuisce.
-Questa nave vi porterà lì, i marinai saranno pagati a lavoro finito-aggiunge Kiba-bene adesso salite... non avete molto tempo...
Naruto vede gli occhi di Kiba farsi lucidi e il labbro inferiore serrarsi sotto i denti appuntiti che gli danno un aspetto selvaggio. Quindi, consapevole delle forti emozioni che entrambi provano, si distanzia da Hinata e zoppicando lo raggiunge per poi abbracciarlo.
Il giovane barbaro rimane interdetto ma accetta volentieri quel contatto mascolino che non implica scenate e contraccambia con un sorriso.
-Grazie, amico mio-fa Naruto quando si distanziano e riesce a guardarlo negli scuri occhi mandorlati.
-Sono io che devo ringraziare te per avermi salvato quel giorno.
Il biondo gli sorride prima di dargli una pacca sulla spalla e ritornare accanto alle ragazze e Shikamaru che intanto si è allontanato da una Temari un pò più rigida del solito e fintamente composta per raggiungerli a malincuore.
-Naruto, ci rivederemo?-chiede Konohamaru e la sua piccola banda con le lacrime agli occhi
-Ma certo, contaci. Mi raccomando fate i bravi e siate sempre uniti ok? solo lavorando in squadra si può vincere-risponde sorridendo mentre uno alla voltagli scompiglia i capelli.
Salgono tutti sul molo e poi attraversano il piccolo ponte che conduce alla barca dove un gruppo di marinai li saluta freddamente.
-Mollate gli ormeggi!-fa la voce del capotribù ai suoi sottoposti mentre lui rimane fermo sul molo, a respirare l'aria frizzante del mare e a guardare la barca che si allontana lentamente con i suoi quattro fuggitivi appoggiati al bordo legnoso.
-Arrivederci!-esclama il biondo mentre una lacrima gli scende sul viso abbronzato-grazie di tutto Killer Bee!!! ci rivederemo!
In risposta ha una sonora risata e poi un serio cenno di arrivederci che gli fa smettere lo scorrere delle lacrime e tornare un breve sorriso.
Poi, senza preavviso, tutta la tribù si sposta sull'estremità della spiaggia, dove delle gentili ondicelle si accavallano e prendono a bracciarsi, gridando saluti e sorridendo a trentadue denti come se quello che stesse partendo non fosse un estraneo ma un loro concittadino e meglio un fratello da aiutare.
Davanti a tanta innocente felicità, che pure dovrebbe essere abituale fra le razze di una stessa specie, tutti e quattro si accingono a fare lo stesso, con la brezza che gli scompiglia i capelli e gli occhi socchiusi per evitare i raggi accecanti del sole già rovente.
Naruto si gira verso di Hinata e le stampa un bacio sul viso che suscita applausi dalla spiaggia e sulla imbarcazione.
Sembra tutto perfetto e il mare calmo che si staglia loro di fronte pare un enorme buona fortuna e augurio di libertà.
 
Sono passati appena due giorni ma il tempo sulla nave sembra rallentare, anzi pare essere quasi immobile. Forse per questo motivo ci si riesce a perdere più facilmente nei cattivi pensieri fino ad arrivare al pianto come sta succedendo a Sakura. Naruto la vede, le poche volte che passeggia sul ponte per rinforzare la gamba, seduta sulla parte anteriore del  mercantile a singhiozzare guardando il mare. 
Hinata gli ha riferito che le manca Sasuke e tutta la famiglia Uchiha in cui è cresciuta più come una terza figlia che come una serva vera e propria serva. La signora Mikoto le era molto affezionata ma non abbastanza da imporre al marito la separazione che a tredici anni aveva ordinato. E quando, la povera ragazza aveva rivisto Sasuke cambiato notevolmente in peggio dopo due anni dalla sua assenza e Itachi, che prima era sempre stato pieno di salute, malato e in fin di vita non era riuscita a sopportare. Aveva cercato di tenere duro ma alla fine non ce l'aveva fatta e adesso è lì a piangere una famiglia e un amore perduto, come un giardino tutto appassito.
Naruto ripensa a tutto questo mentre lentamente e con un pò di dolore abbandona il solido appiglio della fiancata per dirigersi verso prua.
-Sakura-fa intanto che si siede sopra un barile-che ti succede?
-Nulla-gli risponde mentre si asciuga velocemente le lacrime attorno agli occhi.
-Come niente? Stai piangendo...
Lei rimane un attimo in silenzio a guardare i propri piedi nudi sospesi a tre metri dall'acqua prima di girarsi di scatto e buttarglisi al collo.
-N-Naruto! Mi manca! Mi manca e non sai quanto!-singhiozza-Ho cercato di riconquistarmi il suo amore invece... ho ottenuto sempre e solo di farlo arrabbiare... 
Lui le carezza la testa rosata con fare fraterno.
-Non potevi farci nulla, Sakura. In fondo per lui è un periodo nero con suo fratello in quelle condizioni...
-Itachiii!!!-esclama stringendo maggiormente Naruto, conficcandogli le unghie nelle spalle possenti, infossando la faccia contro il suo collo.
Rimangono alcuni minuti fermi in quella posizioni e scomodi finchè lei non smette di piangere e si riasciuga gli occhi con le nocche in un fare bambinesco.
-Quella coperta-mormora indicando la sua gamba fasciata-me l'aveva data lui... ha detto "cercate di non farvi prendere, non sono in vena di altri imminenti funerali"...
Nartuto annuisce in modo grave e pensa che quella frase, apparentemente  così dura da parte di Sasuke, possa essere stata una raccomandazione velata di preoccupazione. Capisce che Sasuke aveva compreso i sentimenti di Sakura e che dicendole quella frase sperava probabilmente che l'avrebbe tenuto a mente almeno x il proprio bene. In un attimo comprende che quel ragazzo così chiuso e scontroso riserba in fondo al cuore una reale tristezza camuffata dal suo carattere inespressivo e poco incline alla dolcezza.
-Ma certo, stai tranquilla non l'hai deluso. Fra pochi giorni saremo a casa-mormora mentre guarda l'azzurro specchio d'acqua in ondeggiante movimento e rammenta le parole di sua madre, il paragone che gli aveva fatto quando era morto suo nonno e Minato non aveva emesso una lacrima.
"NARUTO, RICORDA SEMPRE CHE IL DOLORE PUO' ESSERE DIMOSTRATO IN TANTI MODI. SE UNA PERSONA NON PIANGE QUANDO SUCCEDE QUALCOSA DI BRUTTO NON SIGNIFICA CHE NON STIA SOFFRENDO"
"MA QUANDOSI STA MALE SI PIANGE, MADRE" aveva ribattuto nella sua infantile innocenza, facendola sorridere.
"TESORO, NON PER TUTTI E' COSI'"
"E ALLORA COME FACCIO A CONSOLARE MIO PADRE SE LUI NON PIANGE MAI?"
La sua dolce e forte madre gli aveva dato un bacio sulla fronte    su cui ricadevano a tratti i capelli biondi e aveva risposto.
"TU STAGLI VICINO, FAGLI SENTIRE CHE CI SEI E VEDRAI CHE TUO PADRE STARA' MEGLIO".
Quelle parole gli illuminano la mente.
-Sai Sakura credo che Sasuke ti sia grato.
-C-come?
-Ma certo tu gli hai dimostrato di volergli bene e lui lo ha capito... per questo ti ha detto quella frase.
Lei rimane un attimo a pensarci, gli occhi verdi fissi sull'espressione sicura del Namikaze e poi gli sorride di rimando.
-Ma certo... ti ringrazio.
 
A svegliarli è l'ondeggiare  esagerato del mercantile. Naruto è il primo a tirarsi sul dal giaciglio in sottocoperta e raggiungere le scale che portano al ponte.
Quando apre la porticina che li divide dall'esterno il viso è investito da una folata di vento freddo unito a una pioggia battente e  agli schizzi delle onde alte e sconnesse.
-Che succede?!-grida al capitano della nave un uomo muscoloso dai capelli rasati.
-E' una tempesta! dobbiamo regolare le vele per non farci ribaltare dal vento-gli dice l'altro mentre un onda oltrepassa la ringhiera della nave e gli finisce addosso.
Senza alcuna richiesta Naruto esce dalla stiva e si affianca al capitano.
-Sono qua per aiutare!-esclama per riuscire a farsi sentire nonostante il vento forte. 
Shikamaru a sua volta esce dal rifugio per dare una mano a loro e agli altri marinai indaffarati all'esterno.
Il vento è furioso e il mare, da azzurro e calmo che era, si è fatto nero con delle enormi onde che giostrano l'imbarcazione come vogliono. L'equipaggio cerca di ammainare le vele anche se il mare sballottola la barca e bagna il pavimento legnoso con l'acqua rendendolo scivoloso. Ogni minuto c'è qualcuno che cade nell'intento di legare una fune o riprendere il controllo del timone.
-Naruto!-grida la vocina di Hinata.
Naruto si gira di scatto dall'albero maestro verso di lei che cerca di stare in equilibrio sotto la pioggia per raggiungerlo.
-No, no Hinata non venire! Non venire, torna dentro!-le ordina mentre prova a raggiungerla senza cadere sballottato com'è dalle onde.
-Rimani lì, non muoverti!-aggiunge mentre lei si aggancia con le sue forze a una rete legata attorno al palo principale della nave.
-N-Naruto aiuto!!-esclama lei ma prima che possa dire qualcos'altro un onda arriva e le piomba addosso con tutto il peso di una montagna d'acqua.
-Hinataaaa!!!!! Nooooo!!!!!-grida quando la vede staccarsi dalla rete e venire trascinata verso la ringhiera della nave, inclinata sempre di più verso l'acqua...

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Casa ***


-Hinataaaaa!!!!-esclama quando coglie l'ultimo sguardo disperato di lei e il suo corpo cascare giù dalla nave, finendo in acqua.
-Noooo!!!! Hinataaaa!!!!
Corre verso il bordo della nave e disperato cerca di guardare fra le onde alte e nere di individuare la testa bruna della ragazza. Il vento forte gli trascina i capelli  bagnati di pioggia davanti agli occhi quasi volesse impedirgli apposta la visuale.
Le lacrime di paura incominciano a scivolargli sulle guance e poi fin sul collo e si confondono con le gocce fitte di pioggia. Deglutisce poi senza pensarci due volte sale sulla ringhiera e si tuffa di testa nell'acqua salata e impetuosa.
L'ultimo rumore che sente è lo strillo di Sakura, aggrappata sui gradini appena fuori dalla stiva e l'immagine di Shikamaru che si sporge dalla ringhiera cercando di afferrarlo all'ultimo momento, in una mossa vana.
Quando l'acqua lo accoglie gelata, sprofonda in un turbine di bollicine e un silenzio quasi irreale rispetto alle urla che ci sono sulla navetta e all'ululo del vento. Capisce che è stata una pazzia buttarsi fra le onde durante una tempesta simile ma l'importanza di salvare Hinata ha la precedenza anche sulla sua vita, anche sul dolore per la ferita alla gamba nuovamente aperta.
Riemerge con un respiro desiderato e poi inizia a guardarsi intorno. Ciò che vede è il mercantile che oscilla poco lontano da lui su cui i marinai si affaccendano a sistemare le vele e reggere il timone e da dove i suoi amici gli intimano di risalire. 
Si gira nella direzione opposta a loro, ignorando le loro suppliche, e dirige gli occhi sull'acqua nera.
-Hinataaaaa!!!!!!-esclama mentre a stento riesce a tenersi a galla e non essere trascinato via dalle onde-Hinataaaaaa!!!! -grida ancora, consapevole che le possibilità di ritrovarla siano poche.
Quest'ultimo orribile pensiero gli dal la forza per mettersi a nuotare nonostante il vento avverso en la gamba dolorante al contatto col sale marino.
Alla fine il suo sguardo casca su qualcosa di dorato che riconosce come una rifinitura della veste della ragazza. 
-Hinataaaa!!!!
Gli nuota vicino più veloce che può e finalmente la trova che annaspa e grida degli aiuto soffocati. 
Il dolore alla gamba si fa più intenso e il sangue inizia a defluirgli nuovamente dal taglio ma stringe i denti e prosegue verso la figurina di Hinata che lentamente si abbandona all'acqua. Le è a pochi metri di distanza quando la mano chiara della Hyuga affonda sotto il pelo dell'acqua.
-No!-esclama il biondo e prontamente si immerge, apre gli occhi chiari sotto l'acqua anche se il sale e  la sabbia sollevata lo infastidisce, la individua e la afferra per la vita stretta. Quando finalmente la sente contro il suo petto, al sicuro fra le proprie braccia muscolose, socchiude gli occhi sollevato e con una spinta si riporta a galla.
-Hinata! Hinata, amore-le dice mentre che la guarda con le testa bagnata appoggiata mollemente sulla sua spalla, segno evidente che ha perso i sensi. Si morde il labbro quando si rende conto che ha allungato notevolmente la distanza dal mercantile.
"NARUTO NAMIKAZE NON MOLLA, NON MOLLA MAI!" si ripete immediatamente all'ombra di sconforto che per alcuni secondi lo afferra. Poi, scosso dal suo monito che lo ha aiutato a sopravvivere nella nave che lo avrebbe portato a Roma, nel Colosseo, fra i i temibili lottatori, alle frustate di Hiashi, alle cattiverie di Neji, alla fuga e all'inseguimento riprende a nuotare.
Con un braccio e l'aiuto della gamba sana si porta avanti, verso il mercantile, con l'altro braccio tiene Hinata, la mano sotto la testa per evitare che si rigiri in acqua.
Appena le grida dei suoi amici si fanno più chiare e i metri dall'imbarcazione sono ormai poche, sorride sollevato eppure ecco che un nuovo nemico si fa avanti. Ad un n tratto, prima che possa afferrare le reti che il capitano e Shikamaru gli tendono, qualcosa di invisibile e freddo gli attraversa le gambe con una forza inaudita. Capisce subito che è una anomala corrente sottomarina, molto difficile da superare specialmente se si ha il carico di un altro peso corporeo oltre il proprio.
-Aiuto!-ansima-Una corrente! Aiuto!
-Naruto, afferra la rete! avanti un piccolo sforzo!-gli risponde Shikamaru mentre si sporge di più verso di lui.
-Non ce la faccio! Non ci arrivo, mi sta tirando indietro!!!-risponde mentre l'acqua sottostante lo trascinano lontano come un paio di dita invisibili e enormi che non lasciano scampo.
-N-Naruto...-mormora Hianta con le labbra appoggiate vicino al suo orecchio e la testa girata sulla spalla del suo eroe-p-puoi... farcela...
Il biondo si gira subito verso di lei, le incrocia gli occhi stanchi che a stento riescono a rimanere aperti e rivisto quello sguardo per il quale ha rischiato tante volte la vita decide che non è questo il momento di arrendersi. Se non riesce a mettersi in salvo lui almeno la vuole viva su quella nave. 
Incomincia di nuovo a lottare contro la furia delle onde e del vento con il braccio serrato attorno al corpicino nuovamente inerte di lei e a denti stretti, raggiunge finalmente la rete e vi si appiglia.
-Presto! venite ad aiutarci!-ordina il capitano a due ragazzi che si precipitano a sollevare la rete per poi tirarli a bordo.
Naruto la lascia solo quando Shikamaru la prende fra le braccia e senza cadere la porta nella stiva dove vede Sakura che la accoglie.
Lui poi si lascia cadere sul pavimento instabile del battello con le braccia larghe e le gambe divaricate e l'ultima cosa che fa prima di cascare in un buio profondo è farsi una grossa, nervosa e liberatoria rista.
 
Quando riapre gli occhi accanto a lui c'è Sakura che gli sta garzando la gamba con un nuovo lembo di coperta.
-S-Sakura...-mormora.
Lei sembra spaventarsi poi li sorride.
-Hei, come stai?
-S-sto bene... dov'è Hinata? Lei come sta piuttosto...
Sakura si scosta da davanti alla sua visuale lasciandogli vedere la sua amata che dorme tranquilla rannicchiata sul lettino della stiva, sotto la coperta grezza che c'era e l'unica disponibile.
Naruto sorride, felice di vederla star bene.
-D-dove siamo?
La sua amica esibisce un enorme sorriso e gli occhi verdi gli si illuminano di pura gioia.
-Siamo a casa, Naruto!
In quel momento, quando le parole si fanno concrete,quando finalmente gli arrivano alle orecchie incisive e reali non può a stento trattenere un grido e alzarsi zoppicando x uscire.
Non gli interessa se la ferita protesta sotto la stoffa, se è ancora talmente stanco dalla lotta della notte prima da reggersi in piedi sa solo che vuole uscire e rivedere il suo paese.
Quando spalanca la porticina della stiva ed esce lo accoglie uno stupendo cielo azzurro, di quell'azzurro libero che si ricordava, il sole luminoso dai lunghi raggi bianchi di luce e poi, finalmente la costa verde davanti a loro. Si trascina alla ringhiera, la afferra con le mani e guarda davanti a sè il mare azzurro e piatto e la striscia di terra color erba che si estende davanti a loro, i tetti piani delle case della città e poi la cupola color senape del suo palazzo. Rivede i ritmi esotici e orientali delle torrette di guardia alle mura, il grande molo pieno di navi, mercantili e battelli, pieno della sua gente con la caratteristica pelle abbronzata.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime e gli allegri colori della sua terra si sfocano un pò. Non fa nulla per fermarle e neppure si interessa degli sguardi comprensivi e soddisfatti dei marinai che lo vedono piangere e ridere come in estasi. 
Poi vede la punta della imbarcazione a prua vero cui corre quasi urlando come un bambino che riceve un giocattolo agognato da tempo, visto solo alle botteghe.
Salta sul palo dritto davanti alla navetta per poi aggrapparsi alle funi che da lì partono verso le reti e urlare di gioia.
-Papàààààà!!!!!!!! Sono a casaaaaaaa!!!!!! woooooooowowoooo!!!! Sono a casa!!!! Sono tornato papààà!!!! gente mi sentite?! Naruto Namikaze è tornatooooo!!!!!
Tutta il mercantile scoppia a ridere felice per quella sua gioia incontenibile e insieme tutti battono le mani per aver raggiunto vivi e sani la loro meta.
Sakura appoggiata alla soglia della stiva assieme a Hinata, che si è svegliata per le urla, lo guarda allegra mentre Shikamaru si concede un sorrisetto orgoglioso.
Naruto chiude gli occhi e allarga le narici per far entrare più aria che può quel vento frizzante e leggero del suo paese che gli soffia fra i capelli come una carezza di bentornato.
-Naruto!-esclama la morettina, per la prima volta senza sentirsi in imbarazzo o in pericolo nel gridare il suo nome, correndogli incontro.
Lui scende dalla precaria postazione e la attende a braccia aperte, abbracciandola appena se la ritrova addosso.
-Ahahahah!!!! Ce l'abbiamo fatta amore mio, ce l'abbiamo fatta, ora siamo liberi! Liberi!
-Si! Si! SI! SI! SI!-ridacchia lei mentre si rende conto di non essere in un sogno che tutto quello è reale e che la vita le ha fatto trovare la felicità in uno sconosciuto di un altro mondo. Che nonostante tutti i suoi dispiaceri e dolori, tutte le sue paure e incertezze, sia finalmente una donna libera da quella prigione d'oro che la circondava.
Si baciano nuovamente sotto il sole cocente del mezzogiorno e quando si lasciano è solo per attraversare la pedana che li conduce sul molo.
Naruto si guarda attorno col sorriso enorme stampato in viso ma la gente non sembra far caso a lui. Molte persone incrociano il suo sguardo ma nessuno dice nulla a parte esibire una smorfia confusa oppure borbottare al vicino di quanto assomigli al loro defunto principe.
Il biondino non se ne preoccupa molto vuole solo raggiungere suo padre e il suo palazzo. Scendono tutti dalla nave e Naruto invita i marinai a venire con lui a casa sua per essere pagati la. Il capitano fa le veci di tutti, seguendo l'allegro e incredulo quartetto.
Quando arrivano sulla strada cementata un uomo gli si avvicina e,alzando la testa dietro cui sono legati in una coda i capelli ispidi e scuri, gli sorride.
-Maestro Iruka!-esclama Naruto pronto ad abbracciarlo ma l'altro si tira indietro.
-Shhh... zitto signore... come sono contento di vedervi, come sete cresciuto! Però per favore fate silenzio dovremmo aspettare di arrivare a casa per i saluti. I barbari ci avevano avvertiti che sareste arrivati-sussurra-e il re mi ha detto di venirti a prendere.
-Papà...-mormora il biondo.
-Venite!-dice ai cinque mentre li conduce vicino a una semplice carrozza non troppo signorile e vi sale.
Naruto e Shikamaru aiutano le ragazze ad accomodarsi poi tutti prendono posto, il biondo vicino al suo mentore.
-Maestro, come mai in borghese?
-Shikamaru si batte una mano sulla fronte per la stupidità che a volte mostra il Namikaze.
-E' per evitarti un bagno di folla. Il re vuole fare tutto in segreto prima di annunciare al popolo il tuo ritorno... tutti qui sapevamo che eravate morto in battaglia. 
-Sono qui ora-afferma Naruto come se il dirlo gli facesse sentire che non è in un bel sogno ma nella realtà più pura la stessa da cui a Roma sarebbe voluto fuggire.
LA strada verso la reggia è in salita e bisogna attraversare il paese per raggiungere la collina.
Le strade sono piene di gente allegra che si chiama e si saluta, di donne con cesti pieni di mele e uomini indaffarati a trasportare delle cose. I vecchi se ne stanno seduti sulle panche di legno davanti alle porte delle case in muratura mentre guardano i bambini giocare e rincorrersi. Nella città si respira un aria tranquilla non come quella carica di tensione di roma, i gabbiani volano nel cielo e il mare col suo odore di sale mette un certo appetito e buon umore.
-Ti piace tesoro?-chiede Naruto a Hianta che guarda incredula la tranquillità del posto e l'accoglienza sobria della gente. 
Dalla via principale che hanno preso si diramano ai bordi varie viuzze che, come delle foci a delta dei fiumi, si propagano per le abitazioni rumorose. 
-Certo, è tutto così bello qui!
Naruto le circonda le spalle e le da un piccolo bacio sulla guancia liscia.
Finalmente arrivano davanti all'enorme casa di Naruto. Ai cancelli ci sono due guardie che aprono immediatamente e salutano con un inchino, subito corrisposto da cenni di mani.
Poi ecco il carro entrare su un viale ghiaioso ai lati del quale si estende un enorme giardino verde dall'erba curata. Sparsi in giro degli alberi di frutta che regalano delle piacevoli ombre e cespugli di bacche rosse da cui spuntano animali da cortile fra cui conigli, pavoni, fagiani e qualche cerbiatto.
Sakura osserva tutto affascinata mentre Shikamaru commenta ogni cosa con un brio inconsueto.
Il viale sembra interminabile ma dopo alcuni minuti si ritrovano davanti alla gradinata che conduce al portone principale sorvegliato a vista dalle sentinelle armate di frecce e spade.
Il mezzo si ferma e li fa scendere.
Quando passa per entrare le guardie si inchinano sorridenti.
-Casa mia-sussurra Naruto mentre le ante del portone vengono aperte dalle guardie e un enorme entrata dal pavimento marmoreo si allarga come una macchia davanti a loro prima di terminare contro una gradinata che, da centrale, si biforca in due direzioni.
Poi appena mettono piede sul pavimento lucido intravedono tutti una figura dal viso pallido e un pò malato ma ugualmente giovane che sembra una copia un pò invecchiata di Naruto.
-P-padre...-balbetta il biondo mentre lentamente, stordito di felicità, si avvicina all'uomo che li viene in contro a braccia aperte...
 
COMMENTO AUTRICE: 
Ecco uno degli ultimi capitoli... be che dire la stori sta giungendo al termine ma non crediate che i guai siano finiti qui! ci saranno ancora alcune cose da sistemare, l'aria di guerra serpeggia ovunque e il carattere orgoglioso del signor Hyuga non lo farà certo rimanere con le mani in mano...
Be spero che continuerete a leggere e se volete e potete a lasciarmi qualche commentino :)
Grazie  a tutti!
Bacioni!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Lo stesso sentimento ***


Finalmente eccolo, l'abbraccio che ha atteso per mesi, la stretta rassicurante di suo padre, quel genere di abbraccio che neppure gli adulti riescono a fare a meno.
Naruto preme la testa contro la spalla smagrita di Minato che alza il capo al soffitto e sorride incredulo e felice.
Dopo lo sconvolgimento iniziale il giovane principe, perchè ormai questo è tornato ad essere, tastando la schiena del re si rende conto di quanto le ossa della spina dorsale e della cassa toracica siano palpabili e solo quando si allontanano per guardarsi riesce a cogliere i grandi occhi vitrei di suo padre.
-Padre...-mormora con le lacrime che gli scendono sul viso.
Minato gli da un bacio sulla fronte e nuovamente lo stringe a se come quando era un bambino.
-Figlio mio... figlio mio... non sai quanto ti ho atteso... oh lo sapevo che saresti tornato.
-Ma certo-singhiozza-Naruto Namikaze non molla mai, ricordate?
Naruto sente una risata liberatoria e nostalgica provenire dalla voce profonda del suo grande papà e non può fare altro che ancorarsi di più a lui per fargli comprendere che non sta sognando e neppure delirando, che sono lì tutti e due a casa loro come non succedeva da anni.
Dopo un pò si distanzia da lui, ma senza lasciargli il braccio e gli presenta i quattro amici che sono rimasti rispettosamente distanti per concedergli qualche minuto di intimità.
-Padre, questi sono i miei amici, Sakura e Shikamaru. Entrambi sono stati schiavi con me a casa degli Hyuga.
Suo padre con un p di fatica si avvicina ai due giovani servi e con un gesto paterno e solidare più che con un comportamento dovuto a un re gli mette una mano sulle spalle e li scrolla un pò
-Siete i benvenuti-afferma.
I due ragazzi rimangono molto stupiti dall'inusuale accoglienza che a loro non gli era stata mai concessa e imbarazzati si guardano di sfuggita prima di fare un piccolo inchino.
-Ahah, state tranquilli qui non siete i servi di nessuno. Alzatevi, avanti.-dice mentre li solleva lievemente le loro teste chine e il busto lievemente piegato in avanti.
Sakura ha quasi le lacrime agli occhi per quel comportamento e teme quasi di piangere. Forse l'occhio astuto dell'uomo se ne accorge e per questo cambia subito traiettoria verso Hianta.
-E questa magnifica creatura?-chiede a suo figlio mentre le fa il bacio a mano.
Naruto arrossisce più della morettina e avvicinandosi annuncia:
-Lei è... la donna che amo, padre. E' la figlia del signor Hyuga...
Minato rimane alcuni secondi perplesso a fissare prima l'uno e poi l'altra con una cipiglio stralunato e ombroso di severità.
-E' una lunga storia, padre-si giustifica il biondo.
Minato sospira e rilassa il volto, avendo capito a larghe linee ciò che doveva essere successo quindi annuisce con un piccolo sorriso. Nessuno dei quattro capisce se quell'espressione sia per mascherare la delusione di un gesto simile oppure divertita. Fatto sta che l'uomo non da loro il tempo di squadrarlo troppo e chiamati due servitori gli chiede cortesemente di mostrare a Sakura e Shikamaru i loro appartamenti.
-N-noi abbiamo una camera uno per uno?-fa Sakura frastornata dal radicale cambiamento.
Il re scoppia a ridere dalla cima della scala dove Naruto e Hinata lo hanno seguito e annuisce:
-volete dormire nelle stalle forse?
Sakura sorride e rossa in volto scuote la testa troppo felice anche per parlare o ringraziare.
Minato conduce naruto e Hinata alla camera di quest ultima. Si è preoccupato di chiedere la stanza migliore e alla fine ha optato per una stanza in disuso che ha un balcone di pietra affacciato sul mare limpido.
Per arrivare alla camera attraversano il lungo corridoio che dalle scale dell'atrio si ramifica in varie direzioni per terminare alle estremità di salottini e studi.
Quando un servitore apre la porta a due ante lo spettacolo è incredibile: di fronte a loro si apre il balconcino sul mare mentre sulla parete destra vi è un enorme letto a due piazze davanti il quale sorge un enorme baule dalle rifiniture in oro. 
Davanti al letto si erge un bel comò di mogano e uno su cui sono appoggiate spazzole e vari effetti personali. Poco distante una scrittoio provvisto di calamaio e piume d'oca a volontà.
La camera è luminosa, spaziosa e arieggiata e i muri sono tinti di un tenue colore giallo, proveniente dai fluidi delle piante del fiume giallo, in cina.
Hinata rimane ferma sulla soglia a guardare quella camera che simbolicamente rappresenta la sua nuova vita una vita gioiosa e luminosa come  ha  sempre desiderato.
-i-io non so come... non so come ringraziare-mormora a bassa voce con le mani premute contro le labbra.
Naruto le circonda il corpo da dietro con le sue braccia muscolose e le stampa un piccolo bacio sulla guancia.
-Hinata è tutto per noi...
Lei scoppia in piccoli singhiozzi di commozione senza rendersi conto che un re li sta guardando. Minato osserva suo figlio ormai uomo stringere a se la donna della sua vita e in un attimo si rivede diversi anni prima baciare allo stesso modo la sua adorata Kushina, abbracciarla come adesso lui sta facendo con quella giovane profuga e gli sale un nodo in gola. Sembra quasi che lo voglia soffocare e che non voglia sciogliersi come una morsa interna.
La gola gli inizia a bruciare mentre lui incomincia a tossire interrompendo quel momento. Si piega in due con una mano sullo stomaco e l'altra schiacciata contro le labbra serrate per evitare di imbrattare il tappeto nuovo marocchino mentre lo raggiunge immediatamente suo figlio.
-Padre! padre!-esclama mentre la schiena dell'uomo si scuote sotto i colpi della tosse e dalle labbra inizia a sgorgare dei rivoli di sangue.
-Presto Hianta! va a chiamare qualcuno!
Hinata annuisce shoccata mentre esce come un fulmine fuori dalla camera e corre lungo il corridoio gridando aiuto.
 
E' da mezz'ora che Naruto è seduto sul letto di suo padre e gli accarezza i capelli biondi certo ma di un biondo opaco, quasi bianco, che lo fa sembrare vecchio.
Hinata li guarda con amore e un pò di invidia per il loro rapporto. Se ripensa a quello col proprio padre non può fare meno di rivedere anni di delusioni, botte e insulti. Anni di silenzi e dolori repressi.
Invece guardando come il biondo si prende cura del re si nota l'amore fortissimo che li lega lo stesso sentimeno che ha fatto sperare Minato fino all'ultimo e combattere Naruto per tornare a casa.
Con Naruto si rende conto di star imparando a conoscere la forza dell'amore, di tutto quell'enorme sentimento che aveva visto racchiuso in poche parole sui poemi greci. 
Minato si sveglia con un colpo di tosse, attirando l'attenzione non solo di Hinata e Naruto ma anche di una terza persona appena arrivata.
-Naruto levategli quel braccio da sotto il capo per favore,gli faticate la respirazione.
Entrambi si girano a guardare una robusta figura di donna che procede con passo deciso verso il letto. A prima vista pare una signora ancora giovane e bellissima dai grandi occhi castani e lunghissimi capelli biondo chiaro che le arrivano fino a metà schiena legati in due cordini separati.
Naruto sgrana gli occhi mentre sul suo viso si allarga un grande sorriso.
-Signorina Tsunade!
Lei stira lievemente le labbra sottili e rosse per poi avvicinarsi al letto e posare a terra una borsa colma di oggetti particolari e boccette di varia grandezza e colore.
Il re si gira a guardarla con gli occhi stanchi e arrossati per poi sorriderle con le labbra secche.
-avete visto... c-come è cresciuto il mio ragazzo?
Tsunade annuisce mentre gli poggia l'orecchio sul petto nudo.
-Ma certo. ora pensate solo a respirare.
Hinata rimane impressionata dal vedere quella donna che con maestria e la fermezza di un uomo visita non un uomo qualunque bensì un imperatore. E' stralunata dal fatto che qualcuno si possa fidare totalmente di un a dona medico e soprattutto che le abbiano fatto esercitare un tale ruolo.
Naruto si allontana dal letto a baldacchino e scende dal piccolo soppalco s cui è appoggiato. Si avvicina a Hinata seduta su una poltroncina bassa e imbottita per poi inginocchiarsi accanto a lei.
-Quello è i miglior medico e paese, tesoro. Lei ha aiutato mia madre nel parto, ha curato me e altre persone che diversi anni fa erano stati colpiti da un morbo pericolosissimo e adesso sta aiutando mio padre. Iruka mi ha spiegato tutto questo.
Hinata gli carezza i capelli biondi mentre lui guarda con gli occhi un pò lucidi le espressioni scettiche della donna e le sue mani operose tentare ogni esame per capire al meglio la malattia e quali siano gli organi colpiti.
Dopo del tempo aiuta il signore a richiudere la vestaglia di seta bianca sul torso e fa un accenno a Naruto di seguirlo fuori dalla stanza.
Hinata gli fa un sorriso di incoraggiamento di modo che lui la segua senza timore.
Naruto attraversa la grande sala da letto per correre dietro a Tsunade. Quando lei spalanca la porta socchiusa si ritrova quasi addosso la figura di una giovane ragazza dai capelli rosati e gli occhi verdi praticamente rimasta a guardare tutto il tempo dallo spiraglio i suoi movimenti.
-E tu chi saresti?-chiede con cipiglio severo, avendo inteso ciò che era successo.
Sakura diventa rossa e le fa spazio per farla passare poi con la testa chinata chiede un flebile scusa.
-mi perdoni, ma... sono rimasta affascinata dal osto lavoro... non avevo mai conosciuto una donna medico...
Tsunade rimane a guardarla assieme a Naruto che preoccupato alterna lo sguardo da lei al medico, conoscendo a fondo il carattere suscettibile del dottore di corte senza osarsi a emettere suono.
La bionda rimane interdetta qualche secondo poi il suo sguardo torna serio ma non truce come prima.
-Ti affascina questo lavoro, eh? 
Sakura annuisce mentre l'altra le afferra il mento con le dita dalle lunghe unghie e inizia a girarle lentamente il capo per poi alzarle una palpebra e avvicianarsi al bulbo bianco e scoperto.
Quando si allontana le solleva le labbra con due dita e le controlla i denti, poi le mani per concedersi infine un'occhiata generale.
-Mhmm...-mugugna solo prima di allontanarsi dalla ragazza completamente allibita. Naruto si gira un secondo a guardarla con un espressione estranea ai pensieri della donna.
Tsunade lo trascina a un balconcino che da sulla piazza della città e incrocia le braccia al petto.
-Naruto, non sapete le condizioni di vostro padre.
-Iruka me ne ha accennato.
-Certamente ma adesso parlo io. Poco prima che scoppiasse la guerra contro roma vostro padre aveva già presentato alcuni sintomi della malattia. E' una malattia che ha un lungo decorso prima di uccidere l'organismo che intacca e sfortunatamente è senza una cura.
-Senza cura?!
La donna annuisce grave.
-Ho seguito vostro padre durante la vostra assenza e ho studiato a fondo i sintomi e infine ho trovato una formula per alleviare il dolore e allungare la vita del paziente di almeno cinque anni. 
Naruto sente gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore scoppiare di felicità. Le mani gli tremano come tutto il corpo mentre i battiti cardiaci dal petto gli arrivano fino alle orecchie.
-E' una medicina che devo ancora creare e per i suoi rari elementi posso procurarne una sola boccetta che il re dovrà prendere al più presto... purtroppo non ha molto tempo ancora, circa due settimane. 
-fate tutto quello che dovete chiedetemi ogni cosa ogni mezzo per trovare questi ingredienti io vi farò avere tutto ciò che volete basta che lo salviate...
Tsunade annuisce con un aria convinta di una donna che ha lo spirito guerriero di un uomo, di un forte lottatore. In questo momento le sue iridi scure assomigliano molto a quelle dei gladiatori del Colosseo oppure di quei leoni che ogni giorno scendevano nell'arena impolverata e sbranavano i loro avversari.
Naruto le stringe la mano colmo di ringraziamento quando dei passi veloci si sentono rieccheggiare da lontano fino a farsi sempre più vicini e pesanti. 
Entrambi rientrano nel corridoio dall'alto soffitto, bloccando la corsa a una donna snella, dai capelli corti e neri che fra le braccia stringe un maialino rosato.
-Ah, signorina Tsunade... sire, Naruto... ben tornato
-Vi ringrazio Shizune ma cos'è questa fretta?-domanda a colei che è l'assistente di Tsunade e anche la segretaria di suo padre.
-Cercavo voi... è arrivata questa da Roma, mio principe... E' una dichiarazione di guerra...
 
COMMENTO AUTRICE: 
Hoilà! Eccoci siamo agli sgoccioli la storia è quasi terminata ma ci sono ancora alcune cose da risolvere... mi raccomando non perdetevi i prossimi capitoli e se volete e avete un pò di tempo commentate per favore!
Grazie a tutti come sempre per aver letto!
Bacioni!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Il rumore dell'amore ***


Naruto sbarra gli occhi e senza badare al suo inusuale sgarbo, le prende la lettera, sigillata con lo stemma romano, dalle mani.
Quando i suoi occhi scorrono sull'inchiostro nero si rende conto di quanto la situazione sia complicata. La lettera indica chiaramente come la città avesse capito del legame fra lo schiavo di casa Hyuga e la figlia del padrone di questa e che assieme alla tribù alleata di un certo Orochimaru, dichiarava guerra all'intero paese. 
Mentre Tsunade chiede di poter visionare la lettera, Naruto corre a perdifiato per il corridoio finchè non svolta a uno sbocco laterale ed entra in un salottino che si dirama in due camere. 
Bussa alla porta destra con furore.
-Shikamaru! Shikamaru!
Il ragazzo apre la porta, il suo viso sembra assonnato ma ugualmente si rifà stupito appena vede l'espressione preoccupata di Naruto.
-Mhm che succede? cos'è quella faccia?
-Vieni con me!-gli ordina per poi afferrarlo per un polso e trascinarlo nel suo studio.
 
Qualche ora dopo Naruto, Shikamaru, Minato e alcuni consiglieri sono seduti nella sala riunioni del palazzo. E' una grande camera con al centro del pavimento marmoreo una piscina dai bordi illuminati da alcune candele. Loro sono sdraiati su alcuni cuscini che circondano il perimetro della vasca e tutti discutono sul da farsi. 
Ad un tatto dalla porta principale entra un servitore che annuncia l'arrivo del capotribù barbaro Killer Bee.
Tutti i consiglieri lo guardano male mentre l'unico che si alza e lo accoglie felice è proprio il re. Quando si mette in piedi Naruto osserva quanto sia dimagrito e per un attimo teme che possa cadere e spezzarsi. Quell'uomo che un tempo gli sembrava così forte e inarrestabile ora gli pare un minuto esserino da proteggere.
La sua espressione si fa triste quando lo vede camminare a stento verso Killer Bee e abbracciarlo come un amico di vecchia data.
-Killer Bee... sono felice che siate arrivato... avete ricevuto la notizia...
-Certo sire... venga sediamoci.
Quando il re e il nuovo arrivato si accomodano accanto a Naruto egli spiega ai consiglieri della lettera che poi passa a Shikamaru. Anche il giovane è guardato male dai piccoli occhi degli uomini di corte ma non bastano i loro sguardi truci a metterlo in soggezione. Sembra essere abituato a occhiate di questo tipo.
-Se permettete sire vorrei esporre la mia opinione.
Minato sorride e annuisce per dargli il via libera.
-Vi ringrazio. Allora come ex contabile di casa Hyuga x molto tempo ho avuto a che fare con i documenti di palazzo strettamente legati a quelli di roma. Durante l'inverno passato fra la città e la tribù nemica di Orochimaru nacque un' alleanza. A entrambi i regni conveniva... la tribù avrebbe avuto un nemico in meno mentre roma un alleato in più.
-E noi cosa c'entriamo con questo?-chiede la voce di un uomo dalla folta barba rossiccia e i capelli ricci che gli si innanellano davanti al viso paffuto.
Killer Bee prende parola.
-La tribù di Orochimaru vuole conquistare alcune parti di questa regione ma per farlo ha bisogno dell'aiuto di qualcuno di forte come Roma. 
Shikamaru annuisce.
-Hanno usato la storia del rapimento di Hinata e della fuga di Naruto come scusa x far scoppiare una guerra di interessi maggiori.
Un brusio nasce dalla stanza, sono chiacchere distorte, stupite e anche un pò arrabbiate.
Tutti sono convinti che se scoppiasse una guerra loro certamente non ne trarrebbero vincita. Oltre all'inferiorità numerica il loro re sta molto male e non è in grado di guidare un esercito. Oltretutto il giovane principe è rientrato da poco e sarebbe una pazzia fare affidamento su di lui anche se è un combattenti di grande valore.
Naruto si rende conto di essere praticamente inutile in tutta la storia quindi abbassa gli occhi mentre gli altri discutono sul da farsi, sulle strategie da adottare.
-Per chi non lo sapesse roma è anche alleata con il regno degli Uchiha-tuona la voce di un signore biondo-e sono dei guerrieri imbattibili!
-Già ma di recente ho sentito che hanno una disgrazia privata, il loro figlio maggiore è molto malato e gli resta poco da vivere-tutti si girano verso la porta d'entrata per osservare la donna dai lunghi capelli biondi che ha parlato.
Tsunade se ne sta appoggiata al muro con le braccia incrociate e l'aspetto deciso di uno di loro.
-Il giovane Itachi è malato della stessa malattia del nostro sire.
Tutta la sala ammutolisce mentre minato si fa scuro in volto. E' visibilmente preoccupato per il suo popolo e umanamente per le sorti di quello che dovrebbe essere un suo nemico. 
Naruto percepisce dal suo sospiro tutto questo e impercettibilmente gli si fa più vicino, commosso dall'umanità di suo padre.
La discussione va avant ancora per ore fino a tarda notte quando alla fine ognuno si ritira nei propri appartamenti senza aver trovato una soluzione alla faccenda.
Appena Minato si addormenta Naruto chiude dietro di se la porta della sua camera e si dirige da Hinata che e stesa già sotto le coperte della loro camera.
Il giovane fa piano per non disturbarla, si toglie il mantello e la tunica per poi infilarsi la camicia da notte e infilarsi silenziosamente accanto a lei.
-N-Naruto...
-Hei, credevo dormissi
-E' tutta colpa m-mia... Sta per scoppiare una guerra per c-colpa mia...
Lui le si avvicina da dietro e la circonda con le sue possenti braccia.
-Che dici, sciocca? sotto ci sono problemi molto più gravi...
Hinata inizia a singhiozzare con le mani premute sul viso e i baci del suo amore che silenziosi le pacchettano la fronte.
-Amore andrà tutto bene, te lo prometto.-poi si allontana piano da lei e va a frugare in un cofanetto che Minato gli ha dato poco prima, nella sua camera. Ne tira fuori una collana di cuoio che come ciondolo ha una piccola conchiglia rosata.
Si risiede sul letto accanto alla ragazza che si asciuga le guance.
-La vedi questa? E' una conchiglia, amore, appartiene al mare alla libertà. Se la poggi accanto all'orecchio ci puoi sentire le onde scrosciare dentro.-Dice mentre le avvicina al padiglione auricolare l'apertura della conchiglia e le poggia la fronte contro la propria.
-Chiudi gli occhi e ascolta il canto dell'oceano... 
-N-non lo sento-ridacchia lei nervosamente.
-Shhh... ascolta meglio, ti sta parlando... ti dice che questa è il rumore della libertà, della pace e del nostro amore.
Hinata avvicina il naso a quello di Naruto che ricambia mentre inclina la testa di lato e la bacia.
Poi si distanziano e si guardano negli occhi, nelle loro iridi che riflettono mille sentimenti.
-Prendila è tua. Una volta apparteneva a mia madre-le dice mentre le lega dietro il collo il cordino della collana.
Lei sfiora con le dita il bordo frastagliato della conchiglia e sorride lievemente rassicurata anche se non fa a meno di chiedergli:
-Andrà tutto bene, Naruto?
-Quanto è vero che ti amo.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** L'ultima salvezza ***


Il popolo è stato richiamato all'ordine militare. I civili che non avranno l'obbligo di combattere saranno solo donne vecchi e bambini.
I giovani uomini stanno affrontando un corso intensivo alle arene degli allenamenti. Naruto vorrebbe evitare questa guerra ma sa che la cosa è pressochè impossibile e Roma potrebbe arrivare con le truppe nemiche da un momento all'altro. Inoltre Killer Bee ha tristemente assicurato della forza incredibile della tribù di Orochimaru con la quale ha avuto a che fare tempo prima, perdendo molti uomini.
Naruto si aggira frenetico per il palazzo e la città, controllando che tutto sia pronto per un imminente attacco: le provviste di scorta in caso d'assedio, le armi, le mura costantemente sorvegliate dalle sentinelle e dagli arceri, le navi da flotta per i combattimenti sull'acqua e l'avanzamento di grado dei giovani allievi.
E durante questo tempo non si porta dietro Hinata solo per non turbarla e cerca di essere con lei sempre sereno mentre dentro di lui la preoccupazione infuria e non solo per l'imminente ma anche per la salute di Minato che peggiora di giorno in giorno. Andrebbe lui stesso a cercare gli ingredienti per la medicina ma i suoi compiti come responsabile del regno gli impediscono di allontanarsi dalla corte e dal popolo.
Gli unici progressi li nota in SAkura che sta imparando piano piano con l'aiuto di Tsunade delle tecniche mediche. Naruto sorride quando passa davanti alla sala adibita ai medici e vede Sakura studiare sulle pergamene, aiutare Tsunade nelle sue mansioni più semplici e preparare infusi.
Non sembra più la piagnucolante ragazzina che si nascondeva dietro la maschera di donna vissuta ora assomiglia a una donna vera ancora giovane e inesperta ma ricca di determinazione e buona volontà che sa di non essere più una schiava qualunque in una delle tante ville romane ma l'amica di un principe e figlia di un popolo nuovo. Sta avendola fortuna di imparare da uno dei migliori medici della terra emersa conosciuta e sta sfruttando al meglio questa possibilità.
Shikamaru invece sta esaminando assieme a Shizune le carte che riguardano l palazzo e il territorio per aiutarla con i compiti più burocratici.
I palazzo è sempre un avanti e indietro di gente che consegna fogli per il recapito di armi o provviste e la città è tutta in fermento si organizzano i centri d'accoglienza per i feriti e si fanno rientrare i cittadini delle campagne.
Una mattina di appena una settimana dopo, Naruto è nel suo studio, intento a leggere alcuni documenti al posto del re che si è sentito male nuovamente quando dalla porta entra Tsunade trafelata.
-Sire, abbiamo trovato la cura! Abbiamo fortunatamente tutti gli ingredienti!
Naruto non si interessa del mancato inchino e dell'entrata violenta ma anzi si alza dalla scrivania e la segue per osservare la boccetta piena di un liquido trasparente che Sakura gli porge con le mani tremati.
-Tieni, Naruto.... questa salverà tuo padre-gli mormora con gli occhi lucidi, fieri di sè e colmi di gioia.
Naruto guarda fisso la boccetta di vetro e il liquido in essa contenuto mentre il suo cuore si riapre alla speranza.
Abbraccia di colpo Sakura mentre trattiene a stento le lacrime e poi si gira verso Tsunade e le strige le mani.
-Grazie-mormora solo-grazie.... vi sarò infinitamente grato per tutto questo...
Lei stira le fini labbra rosse in un lieve sorriso e annuisce brevemente dicendo che al re è tutto dovuto e che lei è onorata di poter servire il popolo come meglio fa.
-Però ricordate-lo avverte la bionda-la medicina deve essere somministrata solo due giorni dopo la preparazione per permettere agli agenti nocivi di maturare. 
-D'accordo... potete farlo voi? 
-Ma certo.
-Grazie, grazie mille... io vado... vado a dirlo a Hinata... grazie-balbetta mentre esce dalla stanza senza guardare bene dove va, inciampando sulla soglia e rialzandosi per correre solo alla sua stanza.
-Hinataaaaaa!!!! Hinataaaaaa!!!!!-grida mentre le sue gambe si muovono frenetiche sul pavimento lucido e i servitori di passaggio rimangono attoniti di fronte al poco contegno del loro re.
Il mantello rosso che ha sulle spalle si stacca dalla tunica e vola prima di cadere al suolo, la sua ombra si proietta a scatti slle pareti del lungo corridoio illuminato dalla luce del sole che filtra dalle finestre posizionate a equa distanza fra loro e i capelli gli si scompigliano in un groviglio d'oro.
-Hinataaa!!!!-esclama quando spalanca la porta della loro camera dove la vede seduta su un divanetto rivolto alla finestra che da sul mare blu.
Lei si gira preoccupata che qualcosa possa andare storto ma appena vede l'espressione felice di Naruto capisce che invece la notizia che le deve dare è bella.
Il biondino rimane un secondo impalato a guardarla nella sua figura delicata con i capelli corvini smossi dal vento che viene dalla finestra e il mare azzurro dietro di lei in una semplice bellezza. Poi le si avvicina lentamente e la abbraccia appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Hin...Hinata...-singhiozza-l'hanno trovata, hanno fatto la medicina... adesso mio padre ci accompagnerà ancora per lungo tempo amore mio... vedrai che vita felice avremo
Hinata gli circonda le spalle e lo stringe forte a se come tante volte lui ha fatto lasciandolo piangere di un pianto gioioso e liberatorio.
In tutto quel tempo non possono fare che lasciarsi cadere a terra e stare seduti sul pavimento abbracciati l'uno all'altra mentre si coccolano lentamente e con amore. 
-Amore mio se non ti avessi....-le sussurra mentre inspira profondamente il delicato odore della pelle della sua amata.
Lei sorride appena e gli carezza i capelli biondini e arruffati
-No Naruto... sono io che devo ringraziare gli dei per averti. Sei tu che mi hai salvata... t-tu.
Nruto solleva gli occhi e si mette alla sua altezza poi le prende  le guance fra le mani e le solleva il mento.
-Ascoltami... se sono riuscito a scappare da quell'inferno è stato grazie a te. Tu mi hai dato la forza di credere in qualcosa tu e il pensiero di quella gente laggiù-aggiunge riferendosi alle persone del ragno-e vedrai che nessuno o ti torcerà un capello finchè sarai con me. Da questa guerra ne usciremo illesi... te lo prometto.
Un leggero fremito delle labbra della Hyuga gli fa solo capire che è il momento di smettere con le parole e baciarla.
 
La sera seguente Naruto si reca ala stanza di suo padre che lo ha fatto convocare.
-Padre-saluta sollevato mentre si avvicina al suo letto e si siede sul bordo del materasso-come state?
Minato gli sorride e annuisce appena.
-Bene figliolo...-lo rassicura con una voce bassa e tremante-sto bene perchè ti vedo felice.
-Si padre Tsunade ha trovato la medicina che ti aiuterà a stare meglio ancora per tanti anni... vedrai recupereremo tuti gli anni che non abbiamo passato insieme. La mamma avrebbe voluto così e... anche io...
Minato volta la testa verso il busto di pietra di sa moglie Kushina e rimane ad fissare i lineamenti morbidi di quel viso di cui si era innamorato, i capelli lunghissimi, il naso piccolo e stretto simile a quello di Naruto come la forma degli occhi che ricorda erano grigio ambrati di una tonalità unica come chi li possedeva.
-Tua madre era così bella-mormora con le lacrime agli occhi che sbatte velocemente per non far cogliere la loro luminosità-mi manca così tanto figlio mio.
-Manca anche a me...
-In tutto questo tempo ho combattuto Naruto per mantenere il popolo perchè tua madre non si sarebbe arresa. L'ho fatto per te e per la sua memoria perchè voi siete le cose più importante che qualsiasi uomo possa avere, perfino un re. La famiglia, Naruto è il gioiello più prezioso che esista.
Naruto gli prende la mano fra le sue e muove la testa mimando un si sincero.
-Naruto... per questo ho deciso di lasciare a te il comando di questo regno...
-Cosa?!-esclama stupito
-Si figliolo... io sono stanco e prossimo alla fine mentre tu non sei più un bambino sei un uomo che conosce la guerra e la schiavitù e una persona giusta e forte in grado di badare a tutta la mia gente.
-Ma padre che dite? La medicina di Tsunade vi guarirà siete voi che dovete gestire tutti loro non io, domani prenderete l'infuso e starete meglio.
Minato sorride appena in una maniera triste e quasi nostalgica poi gli indica un cassetto e li ordina di estrarre la lettera che vi è dentro e leggerla.
Naruto si avvicina al cassettone e prende la lettera che ha il simbolo degli uchiha stampato sopra a cera calda. Solleva l'involucro della carta e prende la pergamena.
La lettera è indicata come messaggio personale per il re Minato Namikaze e ha un contenuto segreto. Naruto inizia a scorrere le lettere greche mentre il suo sguardo si fa sempre più pallido.
La lettera, in sostanza, informa il paese di quando arriverannno le flotte nemiche, del giorno preciso previsto, di quanti uomini hanno e di come sono armati. Indica la strategia d'attacco di Roma e le divisioni dell'esercito. Poi le iridi azzurre di Naruto ricadono su una frase in particolare scritta dalla mano non del capo clan Uchiha come re ma come uomo e padre.
ILLUSTRATISSIMO SIGNOR NAMIKAZE MI DUOLE INFORMARLA DI TUTTO QUESTO MA E' CIO' CHE POSSO FARE, L'UNICA COSA CHE POSSO FARE. SONO ALLEATO DI ROMA PER LA DISGRAZIA CHE HA COLPITO MIO FIGLIO MAGGIORE MALATO DA ANNI E PROSSIMO ALLA MORTE. LA SUA MALATTIA HA UNA CURA MISTERIOSA CHE I MEDICI NON RIESCONO A TROVARE E GLI RIMANE POCO TEMPO. PER QUESTO MOTIVO LE CHIEDO DI PERDONARE ME E IL MIO ESERCITO PER I DANNI CHE LE ARRECHEREMO NOI COL MINOR ATTACCO POSSIBILE. 
Naruto sbarra gli occhi incredulo di quelle righe poi guarda il padre serissimo.
-Che significa, padre?
Minato gli sorride come faceva un tempo con i denti bianchi in vista e gli occhi socchiusi.
-Significa Naruto che fermeremo questa guerra senza armi.
-Che volete dire?-domanda con voce tremante mentre le sue dita si stringono convulsamente la carta.
-Significa che quella medicina destinata a me andrà a giovane Uchiha che placherà gli animi del clan procurandoci un altro alleato e salverà la vita di quel ragazzo.
Naruto si lascia cadere su una sedia.
-M-ma che state dicendo?
Minato si continua a sorridere  anche se le sue guance sono bagnate per poi prendergli alzarsi e mettergli le mani sulle spalle.
-Tua madre avrebbe fatto lo stesso e inoltre io sono felice figliolo... felice di tutto quello che ho avuto felice di te e della tua futura sposa, del mio regno dell'amore che ho ricevuto. Sono felice. Ho avuto una vita piena ricca di gioie e avventure ma ormai sono malato e non posso più combattere nè proteggere il regno e voi come vorrei per ciò compirò questo gesto nell'estremo delle mie forze e salverò la mia gente un ultima volta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Quello che avrai ***


Naruto è semplicemente sconvolto di fronte alla decisione di suo padre. Il fatto che voglia sacrificarsi per il suo popolo gli rende onore ma non fa che demoralizzare i pochi a cui è concesso, per ora, sapere la verità.
Il biondo si alza dalla sedia e traballante cerca di stare in piedi. Quando suo padre prova ad abbracciarlo il giovane principe respinge la mano con delusione e dolore. 
Minato indietreggia un pò, consapevole che per qualsiasi figlio sia una cosa dolorosa. Legge sul volto contorto di Naruto un terribile sconforto mischiato ancora all'incredulità del momento iniziale. 
I suoi occhi azzurri rimangono fissi sul tappeto dai ghirigori orientali alla ricerca di una risposta dalla ragione. 
In questo momento Naruto stesso si sente totalmente abbandonato e in cuor suo tradito dal suo stesso padre. Capisce che è la scelta migliore per tutti ma intanto si domanda come sia possibile che la vita sia tanto crudele con lui, che il destino gli sia accanito contro in quella maniera. Senza suo padre si sente perso ha paura e soprattutto, egoisticamente, vorrebbe averlo per sè ancora molto tempo. 
-Figliolo...-fa il re mentre ritenta unapproccio nuovamente respinto.
-Lasciatemi stare... ho bisogno di stare solo....-balbetta con la voce tremante per poi allontanarsi dalla figura ombrosa di suo padre, china nella sua debolezza di uomo che è il rovescio della medaglia di un re. Eppure neanche i passi veloci di suo figlio che rieccheggiano in lontananza e i singhiozzi soffocati dello stesso riescono a dissuaderlo dall'idea di regalare la sua vita al popolo. E' una mossa necessaria per garantire più stabilità al regno e un modo per salvare la vita a un ragazzo troppo giovane per abbandonare il mondo.
Minato butta indietro il capo biondo e si mette le mani sul viso, rimanendo in quella posizione alcuni secondi a rincuorarsi che quella è la decisione giusta e meno egoistica.
-Mi dispiace Kushina...

L'arrivo degli eserciti nemici è previsto per il giorno seguente. Le mura sono state rafforzate mentre i rifugi per i feriti sono tutti pronti. Davanti all'immensa e ricca città si estendono da un lato le sterminate spiagge bianche che conducono al mare, azzurro quanto il cielo ma che verso l'orizzonte presenta delle varianti di colore blu, viola e infine bianco luce, dove il cielo e il mare si confondono in un unico cromato.
Mentre sul retro ci sono le grandi pianure dall'erba alta e verde che solletica le ginocchia a camminarci in mezzo e poi i campi marroni di terra odorosa fra le ci zolle iniziano a sbucare timidamente i primi boccioli delle piante. I grandi pini marittimi e gli olmi invece iniziano a riempire i loro rami di foglie, segno che la primavera è ormai alle porte, come la guerra, in uno scontro fra la bellezza della natura e la brutalità dell'uomo.
Quei magnifici paesaggi sono l'emblema di quanto l'essere umano possa essere brutale, di come non abbia alcuna pietà neanche per la magnificenza di ciò che lo circonda e dei suoi simili ancor meno.
Dalle informazioni fornite dagli Uchiha dal mare arriverà un ingente flotta di circa venticinque navi da guerra di cui dieci romane, cinque della tribù di Orochimaru e le rimanenti degli Uchiha.
Una volta arrivati alle spiagge si l'esercito monterà gli accampamenti per poi attaccare il giorno seguente.
Fugaku ha chiaramente raccomandato di non attaccare prima del previsto, sarebbe un suicidio per il regno.
Dalla parte di Minato invece, hanno in mente un piano perfetto per scongiurare la guerra e tutti pregano gli dei affinchè funzioni.
Naruto però non ha alcun sentimento di lotta. Il suo umore è a terra e poco gli importa in questo momento sapere che lui è i futuro re e che come tale deve fare tutto il possibile per evitare la battaglia e sistemare le cose in modo democratico.
Eppure la sua mente è solo affollata dei ricordi dei bei giorni trascorsi quando era un bambino un pò viziato e vivace a cui piaceva creare scompiglio a corte e andare alla laguna vicino al molo per farsi il bagno con i figli dei mercanti nonostante il suo ceto gli imponesse un certo rigore. Ricordi della dolcezza di sua madre che sapeva sempre essere tenera al punto giusto e severa quando serviva e poi delle numerosi insegnamenti del so grande e forte padre che adesso si piegava per qual popolo che adorava donando la vita per la gente che si poteva osservare dall'alto del terrazzo principale.
Durante i giorni precedenti alla guerra ogni raccomandazione dei vari generali e di Killer Bee gli sembrano superflue rispetto al dramma che sta passando. Cerca di farsene una ragione ma proprio non può accettare di non rivedere più suo padre.
La sera prima dell'arrivo delle navi nemiche, quando tutta la corte e il paese dorme un sonno agitato che verrà interrotto alle prime ore dell'alba per l'armamento dei soldati, Hinata si avvicina al loro letto.
Naruto se ne sta a pancia in su con o sguardo perso e gli occhi lucidi senza badare a lei che si aggira per tutta la stanza come un anima in pena. Per tutta la giornata la giovane principessa ha fatto di tutto per farsi notare da quell'uomo sconosciuto che non riesce neppure a ricambiare i suoi baci. Le fa male sapere che non riesca a fare nulla per lui e che per adesso neanche il loro amore riesce a sconfiggere la tristezza che si porta dietro il suo futuro marito. Nonostante tutto lei comprende. Rimane in silenzio accanto a lui sul letto e gli tiene le dita strette fra le sue, non dice nulla anche se le provoca una fitta al cuore vedere che Naruto non nota le sue assenze durante il giorno e il suo parlottare fitto con Sakura e Tsunade di qualcosa a lui sconosciuto.
-Naruto-la voce di lei appare minuta e intimidita eppure è come una scossa per il ragazzo che adesso si volta a guardarla in piedi davanti al letto. Per la prima volta dopo dei giorni interi il Namikaze la vede chiara come la prima volta, con i grandi occhi chiari più timidi del solito e quel semplice sorriso di accondiscendenza che lo ha fatto innamorare. Rivederla con quell' espressione angelica e turbata che da tanto non scorgeva sul suo viso, oltre le volte in cui rimaneva troppo tempo sola a fissare il mare nostalgicamente, lo riporta con la mente nella sua camera, ontano dai ricordi che gli fanno tanto male.
-Hinata...-sussurra debolmente mentre lei gli si siede accanto sul materasso imbottito di paglia e stoffe pregiate.
Naruto si tira a sedere per guardarla bene negli occhi, per trasmetterle delle scuse e farle capire quanto gli faccia male la situazione.
-Hinata mi dis...
Lei gli mette le dita sulle labbra e sorride lievemente con le guance lievemente più rosate.
-Non devi dirmi nulla, Naruto. Il tuo comportamento è comprensibile però... s-se hai un problema... non tenertelo dentro... parlamene...
Lui abbassa il capo sulle loro mani vicine e sospira.
-E che non voglio darti preoccupazioni...
Hinata fa finta di credere a quella giustificazione a dispetto del fatto che in realtà lui non le abbia parlato probabilmente perchè era troppo perso nella sua tristezza.
Le mani della moretta si posano sotto al viso e glielo sollevano verso di lei per guardarsi bene negli occhi. 
-Naruto... tu devi essere orgoglioso di tuo padre non triste... devi pensare che è un grande uomo e che è grazie a lui se adesso tu sei la persona che amo di più al mondo... devi sempre essere felice di quello che hai avuto e di quello-si interrompe per prendergli una mano e posarla su suo ventre lievemente gonfio ma ben nascosto sotto le lunghe tuniche  che non stringe più alla vita e che cascano fino ai sandali di cuoio-di quello che avrai...
Naruto sbarra gli occhi per poi passare lo sguardo dal viso pieno di gioia della sua amata e quella stoffa che lo divide dal ventre dentro cui c'è l'unione perfetta del loro amore, l'emblema della loro felicità e il proseguo della loro vita insieme. Gli trema la mano mentre scorre sulla pelle leggermente più tirata della pancia della sua Hinata per poi scoppiare in una piccola risata nervosa di felicità, di una felicità che non ha mai conosciuto tanto forte e impetuosa da togliergli perfino la parola.
Rimane solo fermo finchè i loro sguardi incatenati si appannano da delle lacrime copiose che nessuno dei due riesce a trattenere. In un balzo Naruto la abbraccia e la stringe a lui mentre cascano sui cuscini e singhiozzano vicini.
-Ahahahahah!!!! Hinata!!! non... non ci credo... è tutto... tutto vero?!-domanda sorridendo con le guance sepolte dalle lacrime e il viso del suo amore a pochi centimetri dal suo, gioioso quanto il suo.
Hinata annuisce e lo bacia mentre le dita le si stringono fra i capelli biondi del suo amore.
-E' stata Sakura a dirmelo...è diventata un ottimo medico...
-Amore, amore mio!!! tesoro! Questa notizia è la più bella di tutta la mia vita... la più bell...-non riesce a terminare la frase che gli occhi gli si chiudono e la testa casca fra le braccia di Hinata da prima preoccupata ma poi nuovamente felice quando Sakura, convocata di corsa, conferma che dovrebbe essere per l'emozione del momento.

COMMENTO AUTRICE:
Ciao a tutti grazie per aver letto!!! Spero che questa notizia abbia smorzato un pò la paura della guerra e anche che vi abbia fatto nascere un sorriso :) Grazie a tutti ancora!!
Small Wolf

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** L'inizio della fine ***


Sono ore che Naruto si aggira senza meta per tutta la corte. Le mani sono incrociate dietro la schiena mentre il vento della notte soffia leggero. La notizia che diventerà padre è riuscita a dargli un nuovo calore e determinazione ma anche tante altre preoccupazioni. In cuor suo teme di non riuscire a proteggere tutti e tanto meno la sua famiglia. Ha paura di ciò che il futuro possa portare e se succedesse qualcosa a chi ama non se lo perdonerebbe mai. Inoltre ha un grande dubbio nel attuare il piano studiato con i consiglieri della reggia, la vita di Sakura sarebbe in grave pericolo. Sono ore che ci rimugina, da quando si è ripreso dallo svenimento e ha addormentato Hinata con le sue carezze e parole di conforto. Perfino mentre la stringeva sentiva il nervosismo girarsi nel suo stomaco e la confusione invadergli la testa senza lasciare spazio ai pensieri.
Adesso cammina e sospira, roso dalla umana paura e da quello sconforto al pensiero delle vite che non riuscirà a proteggere del tutto, pensa alle donne che come la sua stanno ansiose abbracciate ai loro tristi mariti, a quei bambini che potrebbero non vedere mai i loro padri e che ne conosceranno il nome solo perchè inciso su una delle colonne della gloria innalzate al entro della città e che riporta i titoli di ogni singolo soldato caduto, dei re e delle cariche importanti che hanno offerto la loro vita per il popolo.
Si avvicina lentamente alla fontana di pietra posta al centro del lungo viale che porta al muro che circonda la villa e si specchia nell'acqua immobile, sospirando.
La sua immagine adesso gli appare così comune e debole. Non si sente più forte come quando nel Colosseo la vita da salvare era solo la sua, adesso le responsabilità sono notevolmente aumentate. 
-Naruto.-la voce di Shikamaru lo fa sobbalazare.  
-Hei Shikamaru... anche tu non riesci a dormire?
Lui scuote la testa mentre si chiude maggiormente nel lungo mantello scuro.
-Insomma, stai per diventare padre non dovresti avere quella faccia...
Naruto si riappoggia al bordo della fontana con u gomiti premuti sulla pietra e il busto lievemente sposto in avanti. 
-Sinceramente non so come devo fare, in che modo mi devo comportare... come devo difendere Hinata e mio padre, il re...
non vorrei deluderlo... 
Il riflesso di Shikamaru appare nell'acqua un pò stagnante.
-Lo sai chi è il re?-gli chiede con un mezzo sorriso.
Naruto aggrotta le sopracciglia per poi voltarsi a guardarlo in faccia. Per quanto sia sua amico lo infastidisce che gli faccia certi scherzetti in una situazione del genere.
-Non è divertente-gli dice serio.
Shikamaru sospira e gli fa cenno di seguirlo. Il loro rapporto è rimasto immutato nonostante l'evidente sbalzo sociale per questo motivo Naruto non si fa problemi ad obbedire come vorrebbe fatto a Roma dove ammirava la capacità di autocontrollo di quel ragazzo talmente intelligente da essere stato elevato al ruolo di contabile di corte.
Salgono su una collina che si erge vicino alla reggia dalla cui cima è possibile vedere tutta la città che immensa dorme un sonno agitato. Le luci alle finestre sono poche ma le mura illuminate delineano il perimetro della città come un' aura.
-Cosa vedi?-gli chiede con le braccia incrociate sul petto e un aria un pò annoiata.
-La città... ma che c'entra questo col discorso di prima?
-Ogni volta che vedrai la città vedrai il re.
Naruto inarca un sopracciglio, perplesso.
-Che significa?
Il moro scoppia in una risata per poi battersi una mano sulla fronte libera dai ciuffi di capelli scuri legati nella coda dietro la testa.
-Sei proprio un baka, Naruto... adesso io vado a dormire ho un sonno terribile e domani non sarà una giornata semplice...
-Aspetta, Shika dimmi che volevi dire!-gli grida dietro mentre vede la schiena dell'amico sparire sotto al dislivello della collina e la sua mano sventolare muta per poi poggiarsi contro la nuca.
Il biondo sbuffa mentre si rigira a guardare il paesaggio.

L'aria del mattino è fredda ancora e il vento che soffia dal mare porta un suono di corni e il vociare lontano dei soldati. Naruto rimane con le mani appoggiate alla ringhiera di pietra e guarda,inizialmente sconfortato, le numerose navi illuminate dalle torce che avanzano verso le spiagge. 
Potrebbero sembrare belle in un altra occasinoe. come enormi lumini galleggianti sullo specchio nero e lievemente increspato.
La corte è gà sveglia i soldati stanno armandosi mentre i civili sono barricati nelle case e le sentinelle camminano lungo le alte mura della città, spiando, di tanto in tanto, attraverso le fessure dei merli, la situazione sulle spiagge. 
Il molo, di solito rumoroso fin dalle prime ore del mattino è muto e tutti i carichi sono stati depositati nei magazzini della città assieme agli animali.
Una mano fa sussultare Naruto che si gira e on riesce a nascondere in tempo la preoccupazione che ha sul viso ai grandi occhi di Hinata.
-Naruto... ce la faremo... vero?
In quel momento nota che lei vorrebbe solo piangere e stringersi a se ma il contatto sarebbe troppo pericoloso, scioglierebbe la corazza che entrambi si sono creati per evitare di dimostrare la loro preoccupazione e essere forte agli occhi l'uno dell'altra per incutergli forza.
Per questo motivo Naruto si limita a prenderle le guance fra le mani e giurarglielo con tutta la convinzione di cui è disposto, ignorando il cuore che gli batte a mille. Poi poggia una mano suo ventre della sua donna e lo accarezza lievemente. Adesso sente una forza nuova invaderlo come se il contatto con la pelle di lei gli avesse donato delle nuove energie e determinazione. In quel pancione è racchiusa la massima essenza di loro due, il futuro che ancora deve sbocciare e il re che un giorno governerà il regno come adesso sta facendo suo padre. In quel momento come un lampo le parole di Shikamaru gli ritornano in mente ed è lì che comprende ciò che l'amico voleva dirgli la sera precedente.
-Ti giuro che vi proteggerò fino all'ultimo respiro Hinata... lo prometto. Nessuno vi toccherà perchè tu sei la mia regina e questo bambino come tutti quelli che popolano la città sono il re che devo salvare.
Un lieve sorriso si disegna sulle labbra fini della Hyuga mentre le sue labbra si posano su quelle ormai mature di Naruto.
Qualcuno bussa alla porta della loro camera da cui sbuca il viso intimidito di Shizune.
-Vostra maestà il re vuole parlarvi prima della preparazione per la battaglia... volevo anche informarvi che le spiagge sono state conquistate dai nemici.
Naruto annuisce.
-Vi ringrazio Shizune.
Lei sorride apprensiva prima di sparire dietro l'anta per lasciarli ancora un attimo soli.
Fra di loro si instaura solo un silenzio apprensivo e pieno d'amore i loro sguardi parlano chiaro si dicono che si amano e che torneranno a rivedersi come in una muta promessa. Poi con dolore, si allontanano l'una dall'altro, cercando di trattenere le lacrime.

Il sole dell'alba sta sorgendo dal mare è segno che la guerra è all'inizio.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Lama brillante ***


L'armatura è davvero pesante. Non la ricorda così fredda e dura. Il ferro spesso, sullo strato di lana che copre il busto, scende fino alla vita da cui partono una tunica che scende fino a metà delle cosce muscolose. Le spalle sono enfatizzate da dei fronzoli di cuoio, gli stessi che poi scendono sulla tunica, appena sotto le ginocchia.
Dal sotto il casco d'acciaio, che forma una specie di T sul viso, riesce a vedere la distesa di uomini schierati davanti a loro a soli 500 metri di distanza. E' un esercito enorme almeno il doppio del loro, completo grazie alla tribù di Killer Bee. 
Fra di loro c'è solo il terriccio che unisce la spiaggia ai campi che salgono verso le porte della città, attraversando i numerosi villaggetti deserti dei contadini.
In testa ai Romani c'è Asuma, il suo ex padrone, colui che lo aveva comprato alla piazza degli schiavi e portato a combattere nel colosseo, sperando che avrebbe fornito un pò di divertimento ai suoi sudditi, affianco a quello, il padre di Hinata col carro della famiglia e proprio vicino un Neji furioso.
La zona degli Uchiha è riconoscibile grazie ai capelli nerissimi e gli occhi del medesimo colore che caratterizzano tutti i soldati , compresi il capo clan, Fugaku, Sasuke e perfino Itachi che nonostante la malattia appare forte sotto l'armatura del suo paese.
E infine. nelle retrovie, si possono scorgere gli scagnozzi di Orochimaru che aspettano solo di combattere.
-Sono tanti...-sussurra Sakura, seduta sul cavallo di Naruto, in testa ai reggimenti della sua città, affiancato a destra da Killer Bee e a sinistra da Shikamaru.
-Non preoccuparti Sakura, gli arceri sono pronti in caso d'attacco.-mormora Naruto, girando la testa dalla per rassicurare col suo sorriso gli occhi un pò impauriti dell'aHaruno.Un leggero venticello smuove i capelli crespi e lunghi dei soldati da sotto i caschi, facendoli ondeggiare in direzione del mare come se fossero delle dita e volessero afferrare le corde invisibili che li legano ai loro affetti lontani. E invece, come i loro possessori, sono bloccati lì, sulla terra umida e dura di un paese straniero, costretti a imbrattarsi del sangue di altri, a sopravvivere all'orrido fruscio delle spade e alle grida di dolore.
Un corno suona, annunciando l'avanzata del carro di Asuma che è affiancato da due cavalieri, verso l'esercito nemico. Naruto fa lo stesso, dando un piccolo colpo di tacco sul fianco del suo cavallo bianco.
-Arrendetevi e consegnateci la giovane Hyuga e Roma vi eviterà una fine lenta-dice il re, mosso evidentemente dall'obbligo del consiglio. Quest uomo dagli occhi tondi e scuri e lo sguardo paterno non sembra affatto propenso alla guerra e allo sterminio, ai sentimenti d'odio che invece si leggono nelle iridi dei suoi sottoposti.
-Naruto serra la mascella e assottiglia gli occhi dietro alle feritoie dell'elmo che lasciano trasparire appena il riflesso azzurro.
-Mai! non ci arrenderemo senza combattere!
Asuma abbassa lo sguardo e scuote il capo come se volesse intimargli l'ultima volta di accettare le condizioni e far si che ognuno torni a casa con le proprie gambe ma lo sguardo di quello che un tempo era un semplice ragazzino impaurito e prigioniero è adesso quello di un giovane uomo pronto a tutto pur di difendere chi ama.
Il capitano fa dietrofront, rassegnato.
-ASpettate!-sclama SAkura, scendendo da l cavallo mentre cerca di non tremare davanti all'enorme esercito che ha di fronte.
Gli arceri dei nemici d mettono in posizione ma Fugaku alza una mano e li blocca. Sakura si gira indietro, verso Naruto e Shikamaru che gli da sicurezza con un piccolo accenno del capo e la forza per fare i primi passi lontano da loro.
Dai slodati si leva un mormorio di stupore e qualche apprezzamento poco elegante quando lei si scopre il capo, rivelando i lisci capelli rosa e i grandi occhi chiari.
-Ma è una donna!-esclama Asuma sempre più perplesso dall'avanzare lento di lei in loro direzione.
-Quella è la dama di compagnia di quella scellerata di mia figlia! Merita la morte quanto lei!-grida Hiashi con il dito teso verso il viso impaurito della ragazza.
-Calmatevi Hyuga-fa l'imperatore-voglio vedere a cosa puntano con questa sceneggiata.
Sakura continua a camminare finche non si trova davanti all'imperatore per mostrargli l'innocua la boccetta di vetro che ha fra le mani. Poi, senza attendere nessun commento, sfila davanti agli uomini armati fino ai denti che la guardano bramosi, fino ad arrivare davanti agli alti cavalli della famiglia Uchiha. Ai lati del grnade destriero nero, dove vi è seduto Fugaku, i sono Sasuke e Itachi.
Quando la vede, il minore dei tre ha uin sussulto lievemente più marcato di quando aveva capito che il misterioso essere incappucciato fosse lei. L'aveva capito dal modo con cui teneva bassa la testa e da quel giocherellare nervosamente con le unghie, come un antistress.
-Che cosa ci fai qui, donna?-mormora Fagaku con tono sospetto e stranito.
-Lei fa un breve inchino per poi mostrare la boccetta a Itachi.
-Questa è la cura che sarebbe destinata al nostro re. Il nostro medico di corte, la signorina Tsunade e io, abbiamo scoperto che la malattia di vostro signor Itachi è comune a quella del nostro imperatore che ha deciso di rendere l'antidoto a voi...
A quelle parole il chiacchericcio s'interrompe e nonostante le due enormi platee schierate l'unico rumore è il fischio del vento e il nitrire isolato di qualche cavallo.
Il capitano degli Uchiha prende poi la lettera che ella gli porge e, srotolata la pergamena, incomincia a leggere le parole scure che Minato ha scritto indirizzata alla sua famiglia.
Naruto distoglie lo sguardo con dolore mentre ripensa alle frasi che suo padre gli aveva letto prima che partisse e alle numerose raccomandazioni di consegnare la lettera al capo clan. Gli fa male sapere che con quelle poche righe su cui si esprime il grande gesto su padre stia donando la vita un ultima volta per il popolo.
Gli occhi scuri del grande imperatore si accendono di una luce nuova, colma di speranza e di ringraziamento. Non ne capisce il motivo ma qualcosa dentro di lui gli  dice che tutto ciò che c'è scritto sulla pergamena giallastra è vero, che il pugno è stato quello di Minato in persona, quello di un re e di un padre come lui. Alza il viso al castello e sussurra nella mente un grazie. Passa poi il foglio a Itachi perla prima volta in vita sua realmente sbalordito.
-Ne dovrete prendere poche gocce al giorno finchè i sintomi non si saranno attutiti... allora basterà solo molto riposo, pasti nutrienti e del vino caldo.
Itachi si volta verso il padre che annuisce con vigore per poi scendere dal cavallo e prendere le mani di Sakura fra le sue per stringerle forte.
-Ho sbagliato tutto con voi... di una cosa sola mi rammarico in vita mia ed è il fatto  di non aver permesso ai miei figli di crescere con voi. Sareste stata un'ideale compagna d'avventure e con il vostro coraggio avete meritato le mie scuse.
A Sakura salgono le lacrime agli occhi prima di inginocchiarsi e baciare le mani del capostipite. 
Sasuke dal canto suo è praticamente impietrito di fronte alla lettera e al comportamento decisamente fuori dalla norma di suo padre e a stento riesce a rimanere composto come suo fratello, anch'esso sbalordito come non mai.
FUgaku si porta col cavallo in mezzo ai due eserciti, seguito dai figli, e rivloge la schiena al castello per guardare l'imperatore e Orochimar negli occhi.
-Io, Fugaku Uchiha, decido di rompere in questo giorno maledetto dagli dei il patto formulato con roma e schiero il mio esercito dalla parte di questo popolo cui re Minato Namikaze dona la vita e restituisce speranza alla mia famiglia. Se Roma ha in programma di attaccare il castello dovrà vedersela anche con i miei uomini. 
Come da copione tutti gli Uchiha iniziano a elogiare il nome del loro comandante e uno dopo l'altro si affiancano ai battaglioni di Naruto e Killer Bee sotto lo sguardo stupito di entrambe le fazioni. Chiudono la fila Itachi e Sasuke, dietro il quale è seduta una Sakura rossa in volto e piena di emozione, e Fugaku che tende la mano a Naruto.
Quando le loro dita si interecciano in una stretta d'intesa e i guanti di pelle scricchiolano al contatto gli uni con gli altri parte il suono di un corno che indica il patto ormai suggellato.
-E così quindi? Voi rompete un patto ufficiale per schierarvi dalla parte opposta ai vostri alleati?!-esclama Asuma sempre più furioso e sollecitato dai Hiashi e Orochimaru.
-Il mio popolo tiene molto all'onore e questa gente con il suo re ne ha dimostrato tanto. Quindi per noi Uchiha è un fatto d'onore.
L'occhio attento di Shikamaru non si lascia sfuggire un viscido sorriso da parte di Orochimaru, stretto nella sua armatura dal colorito violaceo con i capelli lunghi e liscissimi che gli dondolano sulla schiena. Dietro all'elmo nasconde un colorito pallido e i due occhi dalle pupille leggermente allungate ricordano molto quelli di una serpe pronta a guizzare fuori dal suo silenzio per colpire.
L'esercito romano, nonostante la sua incredibile forza rimane umanamente attonito di fronte a quegli alleati così tenibili come sono gli uchiha e lo sterminato numero di uomini della città e del regno accorsi da ogni parte della regione per dare manforte al loro re e difendere il loro territorio e l'amore racchiuso oltre le mura della città.
Naruto fa un passo avanti col cavallo e sguaina la spada in un gesto un pò teatrale, seguito immediatamente da Killer Bee, Shikamaru e infine anche Fugaku Itachi e Sasuke. I soldati con un sol colo sollevano le loro armi al cielo da cui trapela qualche raggio di sole che illumina i loro occhi e le lame creando una specie di luccichio che è visibile fin dal castello di Minato e che testimonia la loro scintilla di vita.
Asuma assottiglia gli occhi e solleva un angolo delle labbra spesse, quasi fosse soddisfatto di quello che giudica un teatro e, voltando il cavallo indietro, alza la mano guantata e, sotto lo sguardo stupito dei suoi soldati, si crea un varco fra di loro per passare. 
-Aspettate cosa state facendo mio signore?!-esclama Hiashi.
-Questi uomini hanno il diritto di vivere in pace. In fondo non abbiamo alcun bisogno di questi territori tanto meno di funerali da celebrare. Per me la questione si chiude qui Hiasi. Non intendo portare i miei uomini a morte certa per un vostro capriccio.
-Questo è inammissibile sire! Perdonatemi ma quella disgraziata di mia figlia merita la morte e inoltre abbiamo un patto con questi uomini.-esclama il padre di Hinata con le vene in rilievo sulle tempie e il viso visibilmente rosso di rabbia.
Asuma scuote il viso barbuto e con un accenno di mano cerca di metterlo a tacere.
-I vostri affari familiari non riguardano la città di Roma. SE vi foste imposto con più furore su quello schiavo adesso non avreste l'onore rovinato. Inoltre prestare servizio all'esercito sarebbe stato compito vostro al di fuori di ciò che è successo.
Naruto sorride da sotto l'elmo e sollevando il capo emette un lieve sospiro di sollievo.
-Adesso tornate con me a Roma e dimenticate questa vostra figlia spudorata. Pensate piuttosto a trovare una consorte a vostro nipote e a mandare avanti la vostra gens.
A metà percorso impenna il cavallo che si solleva sulle zampe posteriori, come se volesse salutare, prima di disperdersi dietro alla massa di uomini che sconvolti e lievemente sollevati lo seguono.
Hiashi stringe i denti, pien di rabbia e di odio quando sente una mano poggiarsi sulla sua spalla: quella di orochimaru che sorridendo pare promettergli il suo sostegno.
Orochimaru gira la testa verso Kabuto, alcuni metri distante che, presa velocemente la mira, scaglia una freccia con immane precisione conficcandone le punta nella schiena dell'ignaro imperatore, scatenando il panico fra gli uomini di entrambe le fazioni.
-Oh no!-grida Sakura mentre nasconde il viso dietro il mantello di Sasuke e le grida dei soldati si spargo assieme al nitrire dei cavalli.
-Tradimentoooo!!!!!!! Tradimentooo!!!!!!-la voce di un uomo dai lunghi capelli bianchi e cespugliosi, il console Jiraya da il via al trambusto più totale mentre i barbari sorridono e Hiashi, colto da un momento di smarrimento scoppia a ridere di una risata sadica che si aggrega a quelle del nipote e di Orochimaru.
-Perso uomini, all'attaccoooooo!!!!!!! distruggiamoli!-la spada di Orochimaru si punta verso l'altro esercito che, vedendoli arrivare in massa verso di loro, non possono fare che andargli incontro per contrattaccare.
-Itachi, portala via!-esclama Sasuke, affidando Sakura alle braccia di suo fratello.
-No, no Sasuke, no!!!!-gli grida mentre Itachi la trascina verso di se.
-Non fare storie, noiosa, muovetevi ad andarvene, presto!
-Sasuke!
-Sta con mio fratello, qui sei di intrancio!
L'uchiha maggiore con un tocco d'esitazione da una pacca sulla spalla a suo fratello, come una raccomandazione e, assicuratosi l'ultimo sguardo d'intesa prende a correre verso le mura lontane, rendendosi conto di non  poter essere realmente utile nel suo stato.
-No, no Sasuke, no!!!!-la voce straziata della ragazza non fa certamente cambiare direzione a Itachi che anzi sprona maggiormente il cavallo e la stringe contro il suo petto, per non farle vedere il brutalissimo scontro fra gli eserciti e le grida che ne derivano. I lamenti degli uomini e l'odore del sangue iniziano a diventare insopportabili nella confusione generale di nitrire di cavalli e polvere che alzano i loro zoccoli.
Naruto si ritrova in un attimo perso in una confusione in cui a malapena riconosce i suoi compagni, la polvere gli offusca la vista mentre le grida degli uomini e i fiotti di sangue lo raggiungono da ogni direzione.
Distrattamente, colpisce alcuni avversari, e duella con alcuni di loro finchè qualcosa non lo urta dietro la schiena, facendolo cadere da cavallo proprio affianco al corpo straziato di uno dei suoi.
-Nooooo!!!!!!!!-il suo grido non è nulla a confronto degli ordini strillati e le urla imprecanti per il dolore che lo sovrastano ma almeno gli da la forza di rispondere senza tregua e con una rabbia mai vista a tutti coloro che provano a colpirlo. Agita la spada con la tecnica di un gladiatore e la forza di un principe, di un uomo temprato dalla lotta., dal sangue e dai rimorsi che lo hanno reso giorno per giorno più deciso a concludere il dolore che è stato costretto a vedere in anni di combattimento.
Intanto che combatte ricorda tutti gli occhi che ha visto spegnersi nella sua vita di guerre: quelli grandi e verdi di sua madre, quelli dei suoi compagni nella prima guerra che lo ha condotto come schiavo a Roma, quelli dei gladiatori e di Gaara, quelli dei condannati a morte per aver difeso la loro libertà, quelli dei soldati romani e adesso questi, gli stessi che sta chiudendo lui stesso. Legge nelle loro iridi la furia e la paura di vedersi strappare la vita con un sol colpo da un perfetto estraneo che, se incontrato all'osteria qualche anno prima sarebbe potuto diventare un amico. E più affonda la spada nel petto dei nemici, più gli spruzzi di sangue e di fango gli imbrattano l'armatura che adesso è solo un pesante pezzo di metallo e non appare più tanto fiera, si rende conto di quanto la guerra distrugga, elimini e annulli ogni possibile sentimento che abbia a che fare con l'umanità e con l'amore. In momenti come quello riesce a cogliere il vero aspetto dell'umo ovvero l'animalesco e l'istinto naturale di difesa che va oltre ogni controllo consono al buon senso.
-Basta, basta, basta!-strilla con le lacrime agli occhi e i capelli liberi dal casco rotolato da qualche parte nella terra, calpestato dai centinaia di stivali di cuoio che si sovrappongono, si rincorrono o indietreggiano per poi affondare nel terriccio, inerti. 
Sente l'adrenalina sostituire pian piano il dolore e la paura iniziale per diventare una vera e propria arma di distruzione.
In un secondo i suoi occhi guizzano su Shikamaru che dall'altro del suo cavallo si concede pochi secondi un occhiata scandalizzata, l'unica che lo riporta alla realtà d'uomo, di essere umano che non è lì solo per salvare se stesso ma anche i suoi uomini e per questo lo fa gettare di fronte a un compagno caduto per proteggerlo con la propria spada da quella furiosa di Hiashi stesso.
-Tu!-esclama il capo Hyuga mentre sostiene a stento la lama avversaria con la propria-E' tua la colpa, pezzente! Ti ucciderò assieme a quella scellerata e darò alle fiamme questo posto!
-Non farai nulla di tutto questo-ribatte Naruto, allontanando con un colpo d'arma il nemico-Questa è la mia terra! Loro il mio popolo e lei, lei è la mia donna! Io sono un re! E li proteggerò tutti!-Aggiunge mentre a colpi di spada lo fa indietreggiare fino a una parete di roccia dove lo blocca con lo scudo.
-Hai finito, Hiashi, adesso il padrone sono io.
I due si guardano negli occhi e in quel momento per la prima volta nella sua vita il cuore del fiero console romano ha n sussulto davanti allo sguardo di qualcuno. Legge, nei suoi occhi azzurri, contornati dalle gocce di sudore, la caparbietà di un grande e giovane re. 
-Naruto dietro di te!!!!-la voce di Killer Bee, che si distrae un millesimo di secondo dai colpi precisissimi di Orochimaru e gli da appena la possibilità di voltarsi indietro per vedere l'agile corpo di Sasuke pararsi con lo scudo fra la spada di Kabuto e la sua schiena.
-Sasuke!
-Cerca di parlare di meno e concentrati sul combattimento!
Naruto sorride appena mentre Sasuke allontana a colpi di spada Kabuto per tornare a concentrarsi su Hiashi che ferisce a una gamba in modo da non farlo più muovere.
-Maledetto!-grida l'uomo fra di denti.
-Non ti uccido solo perchè Hinata non mi perdonerebbe mai ma mi auguro di trovarti negli inferi un giorno.
Hiashi sputa a terra, ferito nell'orgoglio e, mentre Nartuto corre a dare man forte a Sasuke grida il suo nome con tutto il fiato che ha in gola, come se con la voce potesse uscire anche la rabbia che ha nei confronti di quel ragazzino che l'ha fatta in barba a un intero regno.
La lotta contro Kabuto si fa furente, l'argenteo riesce a controllarli entrambi mantenendo un perfetto equilibrio nonostante i colpi precisi di entrambi. Ha una velocità e un agilità incredibili, degni quasi di un gladiatore.
-Perchè lo stai facendo?-gli domanda Naruto con voce ansante mentre si abbassa per evitare la decapitazione.
-Non lo faccio per te, neppure per questo posto solo che non mi piacciono i debiti...
-Mio padre lo fa per il regno-ribatte naruto leggermente infastidito per la parola "debito".
Il discorso si conclude quando dal petto di Kabuto spunta una lama insanguinata.
I due alzano gli occhi, incontrando quelli colmi di lacrime di Kiba. Nessuno domanda perchè abbia quello sguardo soddisfatto mentre gli lacera il petto con la spada eppure sembra il riscatto da un vecchio screzio.
LA battaglia procede mentre i corpi dei soldati di entrambe le fazioni cadono sempre di più a terra. I tintinnii delle spade e il cozzare degli scudi uniti a quelle grida diventano quasi normali all'orecchio di chi vi è in mezzo come se il tutto non fosse più così disumano.
Ad un tratto da lontano, Naruto sente un grido disumano e, girandosi, vede Killer Bee con una spada dall'impugnatura di serpenti aggrovigliati ficcata nel petto e cascare a terra sulle ginocchia, in un ultimo mugolio di dolore.
-Nooooooo!!!!!!!!!!! Killer Beeeeeeeee!!!!!!!!!!-i suoi occhi si fanno pieni di lacrime mentre l'uomo si gira e gli dona un ultimo sguardo per poi cadere definitivamente fra il fango imbrattato di rosso.
Naruto sposta lo sguardo dal corpo inerte del capo tribù agli occhi allungati di Orochimaru che si lecca le labbra sporche di sangue con un ghigno.
-Bastardoooo!!!!!!!-si mette a strillare mentre gli corre in contro con la spada tratta, pronto a colpire per fargli male, per fargli vivere sulla sua pelle biancastra tutto il dolore che sta provando lui. C'era voluto poco per affezionarsi a Killer Bee, davvero poco e inoltre era stato proprio lui che lo aveva salvato ed aiutato a scappare da Roma. Era stata la sua ancora e il suo appoggio e adesso è caduto sotto le armi di quel viscido uomo che sghignazza malvagiamente mentre respinge ogni suo colpo con facilità.
Lo lascia stancare per bene finchè il biondo non incomincia ad ansimare per lo sforzo.
-E tu saresti un re?-sghignazza-Sei più debole di un soldato di ultima linea... non vali neanche la metà di me! Ahahaha
-Zittooooo!!!!!!-ribatte colpendolo nuovamente a ripetizione-Sta zitto! Non parlare! Non emettere suono sporco bastardo!!
Orochimaru, stanco del giochino che orma non lo intrattiene più, con un colpo gli fece volare la spada in aria che si conficcò nella terra pochi metri più in la.
Il biondo si volta un attimo a guardare la sua arma lontana per poi ritornare con gli occhi sbarrati sul viso sadico del moro.
Orochimaru alza la spada mentre Naruto striscia indietro, verso le gambe deglii altri combattenti li attorno. 
Oroschimaru solleva la spada al cielo, dove la lama brilla alla luce del sole, poi con un grido la fa scendere dritta verso di lui proprio nel momento in cui tutto si fa buio...

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Li amo ***


Ha solo chiuso gli occhi nell'ultima disperata speranza che la spada non gli trapassasse lo sterno. Ha chiuso gli occhi anche se spera che la sua morte non sia dolorosa e lenta come si prospetta. Quegli occhi chiusi, non gli rendono onore. Fanno parte del bambino pauroso che era non di certo di questo giovane re. Così li riapre, subito in un secondo, giusto il tempo di sollevare la spada e conficcarla nello stomaco a Orochimaru che intanto si era distratto credendo di averla vinta. Simultaneamente però, sente la lama attraversagli la pelle e penetrare fredda sotto i muscoli, andando a recidere le vene nella carne fino a trapassare a pochi centimetri sulla destra dalla spina dorsale. Gli manca il fiato. Il dolore è atroce e il sangue inizia a scorrere copioso dalla ferita e dalla bocca a colpi di tosse. Il respiro, così affannoso, fa aumentare i battiti del cuore, gli ultimi probabilmente. C'è il cielo davanti ai suoi occhi dalle nuvole grigie e i bordi luminosi, quasi bianchi per il sole che vi è dietro. Le mani sono strette convulsamente a pugno e imprigionano fra le dita guantate pugni di terra fredda di cui sono imbrattati anche i capelli. Attorno a lui gli altri uomini continuano a combattere mentre Orochimaru gli cade affianco prima in ginocchio, con una mano premuta sul punto ferito, poi di viso, nel fango. Naruto sorride lievemente quando, voltando la testa, lo vede col naso premuto nella poltiglia viscida e lo schifoso sorriso ormai spento. Sente una voce: è quella di Shikamaru che gli si butta affianco. -No, Naruto, no! Non lasciarci! Naruto! Gli solleva la testa con l'avambraccio, facendogli sputare sangue dalla bocca. Guardando gli occhi inusualmente scioccati del suo compagno capisce di essere messo molto male. Inoltre il dolore al petto non diminuisce e gli permette appena appena di respirare. Gli sorride mentre gli occhi si spostano dal viso contorto di dolore di Shikamaru verso il corpo senza vita di Orochimaru. -E'.... è... m-m-mor... è... mo-morto... -Oddio!-lurlo di Kiba è straziante e i suoi occhi scuri e taglienti si riempiono in fretta di lacrime che iniziano a scorrergli sulle guance dipinte di rosso. -Amico mio! Il respiro si fa sempre più affannoso mentre il giovane barbaro gli prende una mano già meno calda del normale e la chiude fra le proprie. E' buffo, così rannicchiati a terra tutti e tre sembrano un gruppetto di bambini che continuano a giocare, indifferenti alla confusione circostante, come se il loro divertimento e la loro attenzione fosse superiore a tutto ciò che accade attorno. Un orribile girotondo dove tutti cascano a terra prima o poi. Il tintinnio delle spade inizia a diventare più flebile e la vista del Namikaze, essere sfocata. Percepisce che le forze lo stanno abbandonando a poco a poco e che presto si troverà nell'altro mondo. Adesso, che la ragione prende il controllo degli ultimi minuti della sua attività, inizia ad assalirlo un dispiacere e un rimpianto molto più forte dell'odio della guerra e del petto squarciato. Le lacrime, incominciano a scivolare silenziose sulla sua pelle sporca di polvere e i capelli appiccicati alla fronte sudata ondeggiano piano al venticello leggero. -Hi... Hina... Hina... ta...-sussurra con il poco di fiato che ha in corpo. Poi, con le sue ultime forze afferra la cotta di Shikamaru e lo trascina in basso, verso le sue labbra. L'amico si china e affianca l'orecchio alla bocca contornata di rosso. -Di... dill... dille ch.. che.... m-mi... mi dispiace... ch-e glielo avevo... promesso... che li avrei protetti... io... l-li amo... Shikamaru comprende ciò che vuole dire e stringendolo a se gli promette che le riferirà tutto. Il biondino sorride e, emesso un piccolo grazie, sprofonda nel buio del sonno eterno, facendo cadere la testa all'indietro, penzolante dall' avambraccio del contabile. C'è tanta luce, tanta, tantissima luce. E' così chiara ma anche guardarla non fa venire male agli occhi. E' una luce buona, così allegra e piena di speranza. E poi c'è un terpore così dolce che coccola le membra. Non c'è dolore nè fastidio. C'è solo un'incredibile pace come se ogni preoccupazione fosse sparita o mai esistita. C'è un grande atrio dal pavimento in marmo, e tanta gente che cammina e rumoreggia allegra, invitati a un banchetto e poco distante, un trono. C'è una donna seduta su quel trono, è bellissima anche se non più troppo giovane, con i capelli neri tendenti al blu e i grandi occhi bianchi sereni ma che lasciano trapelare un'ombra di malinconia. Ha le labbra sorridenti ma il suo cuore piange da anni. Loro lo percepiscono. Vorrebbero accarezzarla ma non possono. Vorrebbero. Non è permesso. E al suo fianco un'altra donna dai capelli rosati e i grandi occhi verdi, tutta vestita di bianco e rosa, con una collana di perle che le cade sul piccolo seno. Chiacchera con la signora sul trono, sembrano allegre, è tutto felice e immerso nella musica. Gli invitati sono moltissimi fra quelli spiccano vecchi amici. Uno Shikamaru dalle rughe più marcate e lo sguardo serioso che si lascia appena andare davanti a quella Temari dagli occhi verde acqua che conversa con lui appoggiati a una colonna, mentre sorseggiano un bicchiere di vino. E poi, oltre al buffet di cui si servono tutti, ricchi e poveri, vestiti bene o alla meno peggio, con ricche acconciature e gioielli preziosi oppure semplici retine per tenere fermi i capelli, giocano tanti bambini. Si rincorrono fa le persone, fanno lo slalom in mezzo agli uomini in tunica che chiaccherano fra loro. Fra quelli spicca l'aria un pò più rilassata di Fugaku che discute con suo figlio Itachi, un uomo affascinante alto e slanciato dal colorito sano e gli occhi neri e brillanti. I capelli sono lunghi e legati in una coda che gli arriva alla vita. Da una pacca sulla spalla a un uomo poco più giovane mentre questo si allontana verso la dama dai capelli rosati, per andarle a dire chissà cosa. Sembra che lei lo preghi per farle fare un ballo e, nonostante il viso restio dell'uomo, alla fine cede, sospirando e spinto anche dalla risata divertita della sovrana. E' così bella quando ride con le gote che si imporporano di timidezza, quasi esprimere la sua gioia fosse maleducato o inopportuno. E' timida come una fanciulla al suo primo ricevimento. Il viso si volta verso il trono affianco, vuoto e un'ombra le rabbuia il viso, facendola piombare in uno di quei momenti di malinconia che da anni si porta dietro. Stringe il ciondolo a forma di conchiglia che ha appeso al collo e se lo porta alle labbra per scoccargli un piccolo bacio. Vorrebbe andare lì a dirle che non è successo niente che è sempre lì con lei, ma non può. Sente un urletto vittorioso e, voltandosi, nella sua luminescenza, vede un bambino in mezzo ad altri cinque che, con una spada di legno impugnata verso il cielo, si atteggia maestoso in un angolino della sala, vicino alle scale. E' dritto in piedi su un gradino più in alto rispetto a tutti i suoi compagni, due bambine dai capelli neri e gli occhi neri che lo guardano sognanti e altri tre piccoli paesani con le mani impastate di zucchero di dolce e la bocca sporca di briciole. Sorride alla vista di quella figurina ritta e robusta che pare un piccolo eroe alla precaria età di cinque anni. I capelli biondi e lisci gli danzano sulle spalle mentre gli occhi di un azzurro perla, brillano luminosi e fieri di aver compiuto chissà quale impresa eroica. Ha le guanciotte arrossate per il fervore di intrattenere il suo piccolo pubblico. -E adesso io, Naruto Namikaze II dichiaro aperta ufficialmente la caccia al tesoro! pronti, viaaaa!!!!! In poco tutti si disperdono a cercare una biglia nascosta chissà dove in tutta la sala. Anche il piccolo principe scende con un balzo i tre gradini che lo separano dal tappeto e parte alla ricerca, scansando le signore in tuniche pregiate e i suonatori di lira o flauto. Si dirige verso un uscita secondaria all'atrio, verso il cortile interno ed esce al calore estivo. -Ciao-gli dice. Il bambino si volta stupito verso di lui, così semi trasparente, seduto sul muretto colonnato del cortile interno, che lo guarda amichevolmente. -Ciao-gli fa-chi sei tu? Scoppia a ridere: -Sono un amico della tua mamma. -La mia mamma! Devi venire a salutarla, è di là! Lui si riempie di una malinconia troppo terrena per sè, un dolore così forte che non sentiva da anni. -Ho una sorpresa per te-aggiunge, per distrarlo, mentre gli indica un cespuglietto sempreverde lì accanto-guarda. Il piccolo, senza alcun timore si avvicina al cespuglio e rovistandovi trova una piccola biglia rosata. Esplode dalla felicità, in gridolini di gioia e soddisfazione. -L'ho trovata! L'ho trovataaa!!! Hei, grazie amico della mamma! Sorride, è così bello e pieno di vita quel bambino, vorrebbe abbracciarlo e coprirlo di baci. -Ascolta, piccolo, me lo fai un favore? Il bambino, tutto estasiato annuisce. -Devi dire una cosa alla mamma ma è un segreto... -So mantenerli i segreti! Mica glielo ho detto allo zio Sasuke che Mikoto-chan ha rubato i biscotti dalle cucine... oh!-si copre istintivamente la boccuccia con le manine paffute e gli occhi sbarrati. Lui scoppia a ridere di gusto: -Non importa, non lo dirò a Sasuke. Ora vieni qui, ti dico cosa devi dirle... I passi del bimbo corrono veloci verso al donna seduta al trono. -Mamma!-le grida da lontano. -Tesoro!-fa lei mentre lo accoglie fra le sue braccia e lo riempie di baci. E' la cosa più importante che ha, il continuo della sua vita e di quella di suo marito. -Mamma: ti amo! La donna rimane un attimo felicemente perplessa. -Chi ti ha insegnato questa espressione, amore? -Me lo ha detto lui di dirtelo. -Lui?-sorride, credendo che sia uno dei tanti giovani principi interessati al suo regno-Lui chi? -Il tuo amico biondo. -Ahhaha, intendi il piccolo Jinkaju, il figlio di Ino e Kiba? Il bimbo si fa serio. -Mamma, quel signore si chiama come me. COMMENTO AUTRICE: Eccoci siamo finalmente giunti alla fine. Questo era l'ultimo capitolo della fic. Mi dispiace moltissimo aver aggiornato gli ultimi capitoli così di rado, spero mi perdoniate ma ho avuto un pò di problemi che hanno ritardato tutto XD grazie a tutti quanti hanno recensito la storia, a tutti i lettori a chi ha messo la fic nei preferiti o nelle seguite. Grazie chi ha basato questa storia per farmi avere l'onore di essere fra i vostri autori preferiti, GRAZIE davvero di cuore a tutti. Spero di ritornare presto con una nuova long di naruto e la prossima volta eviterò ritardi, giuro ;) Grazie mille ancora a tutti e alla prossima fic!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1731806