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Autore: Small Wolf    01/04/2013    3 recensioni
II secolo, Impero Romano d'occidente. Naruto da figlio di un re diviene un semplice schiavo di Roma. Fra combattimenti, amori proibiti, battaglie e sangue inizia la fine della stabilità dell'impero...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chissà dove lo stanno portando. Chissà se rivedrà mai casa sua e chissà se riuscià a levarsi quelle corde dalle caviglie e dai polsi che gli fanno tanto male, sfregando ruvide contro la sua pelle ambrata.
L'unica cosa di cui è certo è che tutto questo gli è terribilmente pauroso e ingiusto e lui non può farci assolutamente nulla. Perchè? Bè ma perchè Naruto è uno schiavo e non ha alcun diritto sulla sua vita. Cioè, il numero 617 non ha alcun diritto sulla sua vita, per lo meno da quando l'esercito Romano ha sconfitto il suo popolo portandosi appresso una valanga di prigionieri tra cui anche lui. 
Se solo ci fosse stato suo padre sul campo di battaglia! Minato Namikaze, il re del suo paese , in gioventù era il più eccezzionale dei guerrieri, addestrato fin da bambino dai migliori soldati di             e quindi divenuto una leggenda. Ma suo padre non era potuto tornare sul campo e quindi era giusto fosse suo figlio a prenderne il posto. Naruto per quanto forte fosse non era certo al pari del grande re ed era stato catturato.
Un uomo, il suo padrone adesso, urla qualcosa in una lingua che non conosce ma che chiaramente intima qualcosa a tutti loro.
-Ha ordinato che ci facciano uscire dalla stiva e scendre a terra-morora un ragazzo moro davanti a lui, che probabilmente conosce la strana parlata dell'omaccione, e con cui ha diviso un pezzo di pane dopo che un altro prigioniero si era fregato il suo. E' simpatico questo ragazzo ma più esile di lui, con due strane zanne rosse dipinte sulle guance magre e chiaramente non proviene da una famiglia ricca e benestante come la sua.
Si alzano tutti in piedi quando la botola della stiva viene aperta da una massiccia figura facendo penetrare i primi raggi di sole, dopo due settimane di semi-oscurità, che per quanto belli sono anche pericolosamente accecanti. Eppure nessuno si tira indietro di fronte alla scala di legno che viene calata verso di loro e su cui salgono uno dopo l'altro tutti i prigionieri, con un pò di fatica essendo legati fra di loro per le caviglie.
Naruto si ritrova fuori dalla nave ma non ha il tempo di assaporare l'odore dell'aria pulita del fiume che si sente strattonare per i polsi e portare giù dall'imbarcazione.
-Kiba, vero?-domanda a bassa voce al ragazzo davanti a lui mentre in fila indiana vengono portati lontano dal molo rumoroso, verso il centro dell'enorme Roma, molto più grande della sua ex città e quindi molto più pericolosa e splendente.
-Si, Kiba. E tu Naruto, se non mi sbaglio-risponde l'altro girando appena il viso diero di se per guardare meglio quegli stupendi occhi azzurri che caratterizzano il viso perfetto del suo compagno di sventura. Naruto annuisce con un sorriso talmente bello e contagioso che per un attimo fa scordare a entrambi di essere solo merce di scambio per i nobili del luogo, cosa che attira le occhiatacce del padrone.
Vorrebbe dire a Kiba che non ha un bell'aspetto, che sembra più debole e stanco di tutti loro ma per qualche motivo non lo fa. Non vuole rovinare quel primo momento di pace, dopo giorni di remi e cibo scarso, con qualche cattivo presagio creato dalla sua mente piuttosto fantasiosa. E poi forse sono arrivati perchè il grassone col frustino, il loro padrone, li ha fermati tutti nel mezzo di una piazza colma di gente al centro della quale si erge un piccolo palco di legno.
Nota con repulsione che le persone nella piazza li fissano intensamente come se volessero spogliarli delle uniche pezze avvolte loro attorno alla vita poco prima dell'imbarco. E' stupito nel vedere alcuni suoi compagni trascinati sul palco e esaminati da testa a piedi dagli occhi esperti dei loro futuri padroni, come degli animali al mercato. Era così, infatti, che suo padre osservava gli animali quando usciva con lui in città, scortato dalle guardie, con estrema professionalità e freddezza calcolatrice. Lì, in quella terra nemica e misteriosa, nessuno lo avrebbe trattato come un ragazzo figuriamoci come il figlio di un re. Lì Naruto Namikaze era un semplice, ordinario schiavo.
La prospettiva del futuro gli provoca un brivido lungo la schiena nuda ma prima che possa pensare a qualcosa di positivo che gli dia almeno la forza di affrontare tutti quegli sguardi penetranti, vede Kiba cascare davanti a lui a peso morto, con un flebile lamento. Prova a inginocchiarsi ma l'urlo del capo blocca le sue intenzioni e il parlottare confuso degli altri schiavi e della gente attorno al palco.
-Hei tu! Alzati! Mi Hai sentito maledetto incapace?! Alzati!-l'uomo strilla qualcosa ma Naruto non capisce. L'uomo continua a imprecare mentre si avvicina al corpo rannicchiato del suo nuovo amico semi-coscente, fra la polvere. Naruto non capisce, perchè accanirsi tanto con qualcuno che sta male. Al suo paese c'erano gli schiavi ma suo padre oppure sua madre non li trattavano mai male. Anzi, spesso se notavano qualcuno dei loro servi troppo smagrito o pallido gli sospendevano il lavoro per qualche giorno e poi quelli tornavano più scattanti di prima. Era successo un giorno a Iruka, il suo precettore, che era svenuto durante una lezione con lui e allora suo padre gli aveva pagato il dottore e le medicine aiutandolo persino a rimettersi in piedi dopo la caduta senza alzare la voce.
Quindi perchè Kiba non stava ricevendo lo stesso trattamento? Col senno di poi, Il biondo avrebbe capito che in quel paese le cose funzionavano in maniera parecchio diversa da com'erano a casa sua e che, volente o nolente, avrebbe dovuto accettare la situazione. Ma allora non lo capiva.
Naruto osserva con disgusto il panzuto alzare il braccio possente, quello con cui impugna la frusta, e scagliare quest' ultima sulla pelle di Kiba che urla di dolore.
-E questo è solo l'inizio! Ti insegno io a farmi fare figuracce di fronte ai clienti, maledetto schiavo!-l'uomo grida cose incomprensibili mentre colpisce il moro a terra, che con fatica cerca di strusciarsi lontano dai colpi della frusta. Il Namikaze deve fare qualcosa e lo sa. Non sopporta di vedere la schiena del suo amico, di colui che ha diviso la sua reazione di pane con lui nella nave e vicino a cui ha remato a lungo sulle panche della stiva, coperta di ferite insanguinate.
-Basta, smettetela!-esclama ma l'altro non lo capisce, oppure semplicemente non gli da retta, e continua indisturbato a lacerare le scapole del ragazzo steso a terra. Poi il corpo del biondo reagisce d'istinto e con prontezza si para, cascando a cavalcioni, davanti all'amico ricevendo l'ennesima frustata sulle spalle al posto del destinatario. Ma non emette suono, non si lamenta perchè non vuol dare la soddisfazione a quel bastardo di averlo ferito. 
Intanto la piazza è completamente ammutolita. I prigionieri sono increduli di fronta alla scena e perfino il loro padrone si è bloccato dallo stupore, stupore sostituito subito dalla rabbia per l'inopportuna interruzzione. Solo lui sente tanti rumori forti, rumori che provengono dal BUM BUM frenetico e veloce del suo cuore nelle orecchie. Il rumore della paura. 
Naruto sente la frusta tagliare l'aria con un fischio sordo e poi la pelle aprirsi di botto, per qualche secondo senza traccia di dolore ma l'illusione svanisce nel giro di poco quando un fortissimo bruciore fra le scapole esplode tutto insieme come un incendio diramandosi fino alla nuca come mille dita affilate. Questa volta non può impedire a una lacrima di scorrergli sul viso. Fa talmente male che non sa definirlo ma soprattutto fa male la consapevolezza che d'ora in poi sarà quello il suo breve futuro: fra catene e torture. E nessuno lo salverà.
Sente la frusta scivolargli lentamente giù per il fianco destro e con la vista appannata dal dolore scorge le ciabatte di qualcuno dei signori tra la folla avvicinarsi al quadretto, tutto nel più totale silenzio. Non sa perchè ma è sicuro che è un buon segno.
Kiba si muove sotto di lui tentando di alzarsi ma il dolore lo fa gemere e Naruto, troppo occupato a metterlo seduto, non fa caso ai due uomini che parlano fitto fitto fra di loro nè tentomeno al mormorio e al disinteressamento generale ora tornato ad impadronirsi della folla intera.
In verità non proprio della folla intera. Infatti solo ora nota che una splendida fanciulla dai lunghi capelli corvini e gli occhi chiari e dolci, che gli ricordano tanto sua madre, lo sta guardando con discreta ammirazione e un leggero sorriso sulle labbra rosate. Vorrebbe sorriderle anche lui e magari conoscerla un giorno ma la fatica e la paura gli impediscono di fare qualsiasi altra azione che rimanere a guardarle il corpo formoso coperto dalla leggera tunica bianca. La ragazza si sposta dietro a un uomo alto, dagli occhi uguali a quelli di lei ma molto più freddi mettendo fine all'unica cosa bella della giornata.
Per distrarsi dall'incantevole vista cerca di capire quello che si stanno dicendo i due ma gli è diffcile comprendere qualcosa senza l'aiuto del moro al suo fianco, ancora troppo scosso e colmo di ringraziamenti per lui per preoccuparsi del resto. Naruto capisce che adesso è proprietà del giovane uomo dai capelli e la barba scuri solo quando questo passa un sacchettino di monete al grassone e gli intima nella sua lingua di tirarsi su da terra e seguirlo. Naruto si alza tremante lanciando uno sguardo preccupato a Kiba ora completamente spaesato.
-E il mio amico?-mormora a testa bassa cercando di mostrare più rispetto possibile per quell'uomo che ha salvato entrambi dai colpi della frusta.
-Non mi serve, è debole. Tu invece sei forte e ti lamenti poco. Cammina ora.-si sente rispondere freddo mentre un servo dell'uomo gli scioglie le caviglie e i polsi rilegndoli nuovamente poco dopo per evitare che scappi.
-Kiba, io...-balbetta insicuro e dispiaciuto nel dover lasciare il copagno nelle mani di quel boia puzzolente ma l'altro lo interrompe con un breve sorriso di congedo. Gli schiavi non devono parlare.

Commento autrice:
Bene, che dire, ho voluto trasportare il bellissimo mondo di Naruto a 2000 anni or' sono. Spero che l'idea vi piaccia dato che per ora il prosequio della storia dipende dalle vostre recensioni :) 
Al prossimo capitolo, ciao!
  
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