Trenta secondi da Marte, anni luce da Venere

di Love_in_London_night
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Naughty girl ***
Capitolo 2: *** Animals ***
Capitolo 3: *** Hurricane ***
Capitolo 4: *** Talk ***
Capitolo 5: *** Unconditionally ***
Capitolo 6: *** I write sins, not tragedies ***



Capitolo 1
*** Naughty girl ***



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Capitolo 1
 
Naughty girl
 
Logan stava ripensando all’esatto momento in cui si era sputtanata la vita. O2 Arena, ventitre novembre duemilatredici. A come era riuscita a far parte dello staff che allestiva e seguiva il concerto, vedere camminare il gruppo dietro le quinte, assecondare l’assistente dell’assistente dell’assistente. L’espressione attonita di Jared a fine live, quando aveva comunicato alle persone più vicine a lui, a Tomo e Shannon che Emma era incinta, quindi non li avrebbe più potuti seguire per un po’. Che poi, chi aveva avuto il coraggio di ingravidarla senza la paura di essere mangiato dopo l’amplesso?
Dopo un lungo ragionamento a distanza di mesi, Logan si rese conto che i calmanti che aveva assunto quel giorno – data la troppa eccitazione – dovevano essere scaduti, non c’era altra spiegazione. Non si drogava, non l’aveva mai fatto.
Quindi come le era saltato in mente di offrirsi come assistente al posto di Emma? E perché Jared aveva accettato?
L’aveva sfidato apertamente, davanti a tutti. Non aveva molta competenza a riguardo, ma gli aveva detto che era in grado di imparare in fretta, che lo faceva perché voleva far davvero parte di quella famiglia, che non lo faceva per loro ma per lei.
E Jared aveva ammirato e apprezzato quella determinazione, acconsentendo ad averla con sé. Sarebbe stato un piacere maltrattare quella ragazza dalla faccia così ingenua e ordinaria.
Cosa le era preso? Lei proprio, che non aveva avuto il coraggio di cambiare il domicilio quando era andata a vivere da sola e che adorava la routine di tutti i giorni. In confronto la vita di Bella Swan prima di arrivare a Forks e conoscere i vampiri sarebbe sembrata elettrizzante.
No, Logan non aveva incontrato il suo sbrilluccicante e personale Edward Cullen, era alla mercé di un divo isterico e glitterato che al posto di succhiarle il sangue le prosciugava l’anima senza l’ausilio dei denti, bastava il suo essere psicotico per assorbire ogni energia vitale.
Ripensò con nostalgia ai tempi in cui pensava che Emma fosse il male supremo, quando la vecchia assistente doveva istruirla prima della sua assenza: una volta tornati in America a fine novembre lei non si sarebbe più mossa da casa, lasciando l’ultima parte del tour nelle sue mani. Era convinta che lei fosse la figlia di Satana, la reincarnazione della bambina dell’esorcista, ma niente reggeva il confronto con Jared. Emma al suo posto assumeva le sembianze di Heidi, l’adorabile fattona che intavolava dialoghi con caprette e montagne.
Jared era l’impersonificazione del male, non avrebbero potuto però farci un film horror, perché l’immaginazione umana non era così sadica da arrivare a tanto.
L’unica cosa positiva di quei dieci mesi abbondanti di lavoro era che le avevano fatto perdere i chili contro cui combatteva da anni. I ritmi folli a cui si era abituata per organizzare le giornate del gruppo – e di Jared in particolare – erano stati la miglior dieta per lei, meglio dell’odiatissima zumba, del pilates o di qualunque altra diavoleria avesse sperimentato per anni.
«Ciao Logan» il fotografo la salutò gentile mentre sistemava i propri oggetti del mestiere con dedizione e cura su un tavolo.
«Ciao Terry» sorrise allegra «Cappuccino con latte di soia e cannella»
«Te ne sei ricordata? Sei un tesoro» rubò la tazza dalle sue mani e ne bevve un sorso, quella mattina si era giusto dimenticato di fare un qualcosa che assomigliasse anche lontanamente a una colazione.
«È il mio lavoro ricordarmi queste cose»
«Sei sbattuta, ma sei più bella del solito» le disse osservandola con rinnovato interesse.
«Terry, non è sbattuta. Non può conoscere il vero significato di questo termine se prima non è passata dal mio letto. E, credimi, non succederà mai»
«Sempre molto carino, Jared» disse allungandogli il the caldo con aggressività «Al gelsomino»
«Brava, almeno impari in fretta» sorrise sarcastico, compiaciuto della sua cattiveria quotidiana. Come si era permesso Terry di dire che era bella? Lì dentro c’era solo una persona bella, la più bella tra tutte, e non era Logan, né le modelle che si aggiravano mezze nude per il set. Solo il riflesso della finestra gli diede la giusta risposta, e mandò un bacio a se stesso, ammiccando un po’.
L’assistente alzò gli occhi al cielo con una faccia schifata, poi scosse la testa e si concentrò sugli altri bicchieri.
«Una caraffa di caffè amaro» e lo porse a Shannon con un sorriso.
«Sei un tesoro» e le lasciò un bacio sulla guancia, grato e allegro.
«Cappuccino al caramello, per te» e si avviò verso Tomo, che la ringraziò con una carezza sulla testa.
«Sei bella davvero Logan, dentro e fuori. Non ascoltare Jared, sai che si diverte in questo modo» bevve un sorso della sua colazione «Lo sai, il suo scopo è irritare gli altri, specialmente le sue assistenti»
«Grazie Tomo, me lo ricorderò» anche se non era vero. Logan si era concessa una ceretta degna di questo nome dopo due mesi dall’inizio del suo ingaggio. Avrebbe avuto bisogno di giornata di quarantotto ore, dove le prime quarantasette erano dedicate a programmare, incastrare e inventare gli impegni di Jared, e nell’unica ora rimasta poteva concedersi il lusso di lavarsi i denti, i capelli, fare pipì e dormire.
Altre cose non erano contemplate.
Era stato impossibile considerarsi carina per lei fino a qualche giorno prima: sopracciglia incolte, baffetti incipienti, capelli senza forma. Sembrava una deviata scappata da una clinica di disintossicazione.
Per fortuna era riuscita a ritagliarsi un buco per l’estetista per far finta di sentirsi di nuovo un po’ femminile.
Non si ricordava il tempo di fare sesso.
No ok, ricordava l’ultima volta in cui era successo e sorrise. Che performance.
«Sei pazza?» il sorriso di Jared era più gentile delle altre volte, segno che non c’era sarcasmo nella sua domanda, era solo divertito dal fatto che nonostante la stressasse troppo trovasse ancora un motivo per incurvare le labbra. Era la forza che cercava nelle persone che erano degne di circondarlo.
Le si mozzò il respirò, quando non era lo stronzo acido psicotico che le rivolgeva la parola nove volte su dieci, era davvero di una bellezza e una carineria indescrivibile.
Sospirò, notare lo splendore e gli atteggiamenti normali del suo capo era la certezza personale di avere bisogno di un uomo, era palese.
«No, stavo solo pensando a una bella cosa»
«Siccome non ti pago per pensare, andresti a prendere la sacca con dentro i nostri vestiti per il servizio? L’ho dimenticata nell’auto. Grazie mille» tipico suo. Essere gentile quando gli serviva un favore.
Almeno l’aveva ringraziata.
«Iniziamo a perdere i colpi?» aveva già iniziato da un po’, in realtà. Il fatto che durante i soundcheck leggesse ancora il testo di Bright Lights era indicativo.
A fine mese avrebbe compiuto quarantatre anni e non li dimostrava affatto. Ne dimostrava dieci di meno, aveva l’energia di un ventenne e la creatività di un’immortale. Era solo la memoria, a volte, a fare cilecca.
Ma quel termine non avrebbe fatto piacere a Jared e si concentrò sul suo compito, prima che si indispettisse riguardo la sua lentezza.
«Direi di sì, se non ti ho ancora licenziata» sorrise sarcastico e le fece cenno di andare.
Tornò poco dopo aver recuperato dall’auto di Shannon la sacca, Terry avrebbe scattato un intero shoot alla band e aveva chiesto loro di essere il più naturali possibile, così aveva suggerito di portare i loro abiti per i cambi.
«Molto gentile» la ringraziò Shannon con il capo.
«È il suo lavoro» aggiunse Jared guardando il fratello con ironia.
«Sì, padrone» lo prese in giro la diretta interessata, aggiungendo un inchino.
«Ripetilo, potrebbe piacermi. Anche se per dargli un certo senso mancherebbero frustini e cose fetish che la gente pensa mi piacciano tanto».
No, era talmente perversa la sua mente che non aveva bisogno d’altro, ma questo Logan non glielo disse.
«Mai che tra quegli attrezzi tu possa utilizzare, per sbaglio, un collare troppo stretto, vero?» a volte doveva rimetterlo al suo posto. Sapeva sempre di rischiare, ma sapeva anche che in fondo Jay apprezzava la sua audacia, se no l’avrebbe già licenziata davvero. O forse era solamente a causa dell’efficienza nel suo lavoro, dato che di casini grossi non ne aveva mai combinati. Non ancora, perlomeno.
«Jared, com’è che non te la sei portata ancora a letto? È bionda, non affatto male, sa tenerti testa e tra voi c’è un certo… feeling. Ti divertiresti di sicuro» Terry era solito essere alquanto schietto, non gli importava poi molto mettere in imbarazzo la gente, dato che aveva parlato all’amico proprio davanti a lei che li fissava esterrefatta.
«È bionda sì, ma il fisico boh, cioè, come fai a dirlo? È sempre coperta come se indossasse una tuta da palombaro. Per quanto riguarda il carattere non me ne parlare. Emma in confronto era poco insistente, dire che Logan è rompipalle è farle un complimento. E poi ce la vedi a letto? Non fare questo, non fare quello, aspetta che piego la maglietta» scosse la testa convinto.
Logan era sconcertata. Lei peggio di Emma? E da quando passava per perfettina? Era vero, era gelosa delle proprie cose e in tour tendeva a tenerle in ordine, ma non era certo maniacale. La riprova era in camera sua, dove la poltrona  era diventata il suo armadio quattro stagioni.
«Jay, amico, i vestiti le stanno larghi e si vede lontano un miglio, è ovvio che li sotto si nasconde un fisico che può stupire» non sapeva se essere lusingata dalle parole di Terry o se esserne spaventata. Conoscendo la fama del fotografo, avere i suoi occhi addosso non era una cosa così positiva.
«Per me ti sbagli»
«Ehi, sono qui» disse lei cercando di distogliere i loro sguardi e non passare come il cartonato della pubblicità di Victoria’s Secret, ma loro non la calcolarono.
«Scommettiamo: io ti dico che riuscirò a mostrarti che è una donna bellissima»
«Ok, io dico che ti sbagli» Jared era sicuro di sé, convinto delle proprie idee.
«Voi fate il vostro shoot, poi ne faccio uno a lei. Ci stai?» Terry allungò una mano verso il cantante.
«Ovvio. Mille dollari?» si girò a fissarla, lo sguardo famelico, sicuro che lei avrebbe rifiutato e, quindi, i soldi sarebbero entrati nel suo portafoglio. Strinse la mano dell’amico, beffardo.
«Logan, te la senti?» il fotografo finalmente la interpellò.
Ah, ora era importante il suo parere.
Se la sentiva?
Non che fosse timida, ma un servizio fotografico come una modella forse era troppo. Ma l’avrebbero coccolata come non le succedeva da tempo: trucco, piega, magari dello smalto… Erano soldi che avrebbe risparmiato e sarebbe stato del tempo in più passato lontano da Jared, lontano da quella maledetta agenda dove segnava interviste, servizi, prove o bagni di folla per gratificare il suo ego.
Sentiva lo sguardo di tutti su di sé: Shannon trattenere il respiro, Tomo era preoccupato che di lì a poco scoppiasse una bomba nucleare con le fattezze di una donna.
«Certo, accetto» sorrise sfrontata, con un coraggio che non le apparteneva. Forse avrebbe messo a tacere Jared DeMon, sperava davvero che Terry sapesse il fatto suo.
«Bene!» annuì l’uomo entusiasta. Corse dai suoi assistenti e soltanto Logan lo sentì mormorare «Rossetto rosso e brillante, eyeliner nero, capelli gonfi e per i vestiti…»
Non era riuscita a capire le parole, ma una volta fatta entrare nella zona make up, dopo che i tre uomini furono spediti sul set bianco, aveva capito cosa era saltato in mente a Terry. Aveva detto agli assistenti di farle indossare solo degli indumenti dei ragazzi, uno a testa.
Male, molto male.
Voleva dire esporre tanta, troppa carne agli occhi altrui. Lei non era come quelle secche modelle che si stavano aggrappando ai suoi datori di lavoro, lei amava la Nutella e soprattutto mangiarla davanti a film romantici senza percepire il benché minimo senso di colpa, quindi la cioccolata non aveva possibilità di abbandonare il suo corpo, non era grassa, ma la tonicità muscolare non sapeva cosa fosse.
Il dubbio era legittimo: scoprire le gambe o il busto? Aveva le gambe abbastanza lunghe e il seno piccolo. Una seconda scarsa non era certo da mostrare come un trofeo, quindi scelse tutti i capi superiori: un canotta di Shannon, la giacca di pelle che Tomo stava indossando in quel momento e il gilet di jeans di Jared.
Quando le videro l’intimo i ragazzi decisero di non farglielo cambiare, quei semplici slip in pizzo con i capi scelti sarebbero stati benissimo. Le misero davanti delle decolleté nere e lucide dal tacco altissimo e sottile che constatò essere delle Louboutin. Si commosse: due passi con quelle e sarebbe morta, ma sarebbe morta con stile.
«Bene, ora ti renderemo una bomba sexy» le dissero due addetti alla sua cura. Bomba nel senso che l’avrebbero resa come se fosse uscita dalla centrifuga della lavatrice? Si fidava di quelle persone, dovevano dare il meglio di loro stessi perché doveva far tacere Jared.
Un’ora e mezza dopo guardò il proprio riflesso nello specchio: era stupefacente. Aveva le labbra rosse come il peccato e rese lucide e brillanti dal gloss, una riga di eyeliner che le rendeva gli occhi grandissimi, messi in risalto da ciglia lunghe e sopracciglia piene e strutturate. I capelli erano mossi e spettinati. Era semplice ma d’effetto.
Si ricordava un po’ una donna di facili costumi, più forse una prostituta d’alto bordo e non era da tutti: quell’aura pericolosa e non così facile che avevano gran parte delle donne che camminavano su un red carpet.
«Grazie. Io… Grazie. Non mi sono mai vista così…» così come? Ringraziò quelli che per lei erano diventati degli illuminati, non semplici parrucchieri e truccatori.
Nel tempo in cui l’avevano truccata e rimessa al mondo Terry aveva raccolto i propri scatti ed era abbastanza soddisfatto, pronto a portare a termine una nuova sfida, molto più appagante.
Ok, era il suo momento, doveva uscire e mostrarsi sicura di sé.
No, doveva uscire e cercare di non fare la figura della cretina ed evitare di cadere da quelle scarpe.
Indossava la canotta di Shannon, i tacchi e gli slip e non si sentiva propriamente a suo agio.
Ringraziò mentalmente di essere fresca di ceretta ed aver tolto pure i baffetti, espirò e si buttò nella mischia, imponendosi di sembrare calma e padrona della situazione.
Sbagliava o camminare su quei tacchi la faceva sculettare?
No, non voleva sapere la risposta.
«Ehi, e tu da dove spunti dolcezza? Non ti ho vista prima sul set, peccato» ammiccò Jared con i suoi occhi azzurri posati sul sedere di quella ragazza, la trasparenza del pizzo era gradita alla sua vista «Carini gli slip»
Logan si girò con il suo miglior sguardo inceneritore «Dai tuoi migliori incubi, padrone».
Alzò un angolo della bocca, soddisfatta di vedere il sorriso del cantante infrangersi di colpo.
Si girò verso Terry, afferrandolo per i lembi della camicia «Ridatemi la mia assistente!»
Negli occhi il terrore.
«È ovvio che sia stata rapita!» non poteva perdere così, non poteva essere stato cieco fino a quel momento «Ok, era una rompipalle, ma era stata educata da Emma, faceva bene il suo lavoro. Ridatemela!»
Piagnucolò davanti a Terry sempre più divertito, scosso dalle risa e dai soldi che pensava potessero entrargli in tasca a breve.
Educata? Manco fosse un Labrador.
«Jay, bro» lo prese ragionevole per le spalle il fratello «Respira».
Quando il più piccolo seguì il consiglio del maggiore, questi continuò «Girati, piano. Guardala: non è Logan? Bionda, occhi scuri, bocca grande, neo accanto all’occhio…»
«Santa divah! Santo me!» esclamò disperato.
Cazzarola, era bella. Lo era davvero.
Lo capiva da come nei suoi jeans qualcosa si muovesse, sembrava una mobilitazione degna di un rave.
Non doveva dare a vedere quanto la cosa l’avesse colpito.
«Si potrà togliere lo stucco che le hanno messo in faccia o no? La mia assistente deve almeno far credere di essere seria»
«Tomo, tienimi se no è la volta buona che lo ammazzo. Giuro che lo faccio senza pentimento»
Mofo la prese per i gomiti giusto in tempo, stava per partire alla carica. Gli faceva paura quando si arrabbiava, perdeva ogni controllo, poteva essere davvero letale. Se lui fosse stato in Jared non l’avrebbe mai provocata in modo così pesante.
«Quanto vorrei che lo shatush non ti avesse corroso gli ultimi neuroni rimasti!»
«Sei solo invidiosa» le rispose stizzito Jared. Nessuno poteva criticare il suo shatush, era la postilla aggiunta alla regola di non commentare la sua collezione di smalti.
«Logan, ti andrebbe di metterti al centro del set?!» ci volle Terry a riportare la situazione alla normalità.
«Dolcezza, credimi» intervenne Shannon con lo sguardo divertito e famelico. Lui gradiva tutto ciò che vedeva, a partire dal fatto che indossasse la sua canotta, solo quella, e un paio di slip «Quel culetto è migliorato parecchio dall’ultima volta che l’ho toccato»
«Lo so, Shan» ammiccò maliziosa lei dopo che il batterista le diede un leggero schiaffo sulla natica.
Jared, ancora in preda al precedente shock si avvicinò a loro con sguardo folle «Scusate, cos’è questa storia?»
«Nessuna storia, lo sai bro come la penso! Niente legami»
«Perché tu le hai toccato il culo?» li guardava entrambi, curioso e furioso. Aveva perso mille dollari ed erano le undici della mattina, volevano dirgli che non aveva controllo nemmeno sulla sua assistente?
«Sai com’è. L’ho conosciuta meglio…» Shannon non sapeva come affrontare l’argomento, quando il fratello era fuori di testa bisognava usare una certa delicatezza.
«Abbiamo fatto sesso» intervenne Logan.
Ecco, appunto.
«CO… Come?! Quando?»
Entrambi ci pensarono su, assorti nei ricordi.
«Vuoi davvero sapere come?» domandò lei sarcastica.
«La prima sera che si è unita con noi al tour. Sai, era da conoscere…» si giustificò Shannon. D’altronde non era colpa sua se lui non era cieco come il fratello!
«Ma è la mia assistente» piagnucolò Jared in uno dei suoi attacchi di egocentrismo ferito.
«Oh beh, per assistere… Mi ha assistito bene! Fino alla fine».
Ridacchiarono entrambi al ricordo di quella notte che sembrava essere stata molto divertente.
«Iniziamo prima che a Jared venga una crisi di nervi?» Logan si stava spazientendo, era in mutande davanti a una manica di uomini che non conosceva, non era poi così sciolta come voleva far credere.
Terry le rivolse tutta la propria attenzione, sempre più soddisfatto. Era quasi dispiaciuto di non aver alzato la posta in gioco.
«Jared, forse tu non l’hai mai presa in considerazione, ma ti sei perso una gran scopata. Credimi se ti dico che non è una che piega le cose prima di darci dentro» Shannon glielo sussurrò all’orecchio, adorava essere un passo avanti rispetto al fratello. «E se vuoi un consiglio spassionato, legati una camicia in vita, perché si nota che quello che stai guardando ti aggrada».
E andò a sedersi sul divanetto accanto a Mofo. Se c’era una cosa che il terzo di loro aveva imparato nel tempo era che le questioni tra fratelli andavano risolte tra loro due, se ci si intrometteva si rischiava di perdere un arto, o peggio, la vita.
Passarono cinque minuti e Terry la invitò a togliere la maglietta e infilare altro. Alla fine Logan optò per il giubbino di pelle di Mofo, il fotografo le aveva chiesto di osare.
«Logan, io non starò a dirti di fare l’amore con l’obiettivo, odio queste cazzate. Ora devi essere sessuale, maliziosa»
«Facile per te, mi sento un po’ idiota a essere "sessuale e maliziosa" da sola, non sono abituata a stare da questa parte del set» alzò gli occhi al cielo sbuffando e Terry scattò, era una posa divertente.
Stava per consigliare di servirsi dei lecca lecca o altro messi a disposizione dallo staff, ma una voce non glielo permise.
«Malizia e sessualità? Eccomi» Shannon si alzò dal divano e si stiracchiò, sapeva come dare a Terry ciò che aveva richiesto, era spassoso non solo provocare Logan sul set, ma vedere lo stupore di Jared a quella proposta. Il fratello era ormai fuori di sé, non si sarebbe ripreso prima della fine di quella lunghissima giornata.
Odiava non essere al centro dell’attenzione.
«Prego Shan, a te le redini del gioco» Terry ridacchiò interessato, vedeva le rotelle del proprio amico, in lontanza, fumare.
Iniziò a fotografarli mentre si guardavano fingendo occhiate sexy, poi li immortalò in pose stupide, passando per mani addosso ovunque, labbra sfiorate e braccia sulle spalle, colletti tirati e pose che a Jared rimandarono subito al video di Hurricane. Gli stavano rovinando i suoi ricordi migliori.
Shannon e Logan lo stavano fissando così, con fare stizzito, si portò i capelli dietro le orecchie, accarezzandone poi le punte chiare come se fossero un animaletto da coccolare.
«Lilli» sussurrò Logan a Shan, il quale scoppiò a ridere divertito. Dovette lasciare la presa attorno alla vita di lei per piegarsi e reggersi la pancia preda dei crampi.
Lilli era il segreto di Logan che conosceva solo il batterista.
A dire il vero era il soprannome che aveva propinato a Jared. Quando si accarezzava i capelli più chiari e mossi lo associava a  “Lilli e il vagabondo”, le ricordava la cockerina snob del cartone disneyano. In più Jared aveva solo quell’accenno dispotico che al cane era estraneo, per il resto erano uguali, soprattutto le pose altezzose.
«Ragazzi?» Terry era stupito, ma erano i momenti migliori da catturare.
Shannon tentò di ritornare concentrato sul servizio. Stava per baciare Logan quando lei mormorò ancora la parola Lilli, così l’uomo scoppiò a ridere appoggiando la fronte sulla sua spalla.
«Ora basta, qui si sta scherzando troppo. Vuoi qualcosa di sessuale Terry? Lo avrai» Jared si avviò con fare minaccioso accanto al fratello e l’assistente. Anche lui voleva partecipare al divertimento. A modo suo.
«Basta che non ti metti a rompere» lo ammonì Shannon.
Jay lo fulminò con lo sguardo.
«Ok» Terry scosse la testa, si divertiva in quelle situazioni pregne di elettricità «Logan, perché non prendi il colletto delle magliette di entrambi e… Beh, giochi un po’ con loro?»
La ragazza assecondò il fotografo, prese i colletti tra i pugni e i due si avvicinarono e, faccia a faccia, si guardavano in cagnesco. Sul fondo, tra i loro profili, comparivano le labbra rosse di lei semiaperte.
Dopo tirò a sé Shannon lasciandogli un bacio a fior di labbra, giusto per farle entrare a contatto ma non rovinare il lavoro del make up artist. Shan ne approfittò e prima di separarsi provò a mettere un po’ di lingua, cosa che venne immortalata da uno scatto sotto lo sguardo furente di Jared che, curioso, aveva provato a sbirciare sotto il giubbino, ma quella piccola megera aveva chiesto lo scotch per vestiti di modo che la giacca non si muovesse di un millimetro. Era Shannon l’amante delle tette dalle grandezze di una boa, a lui il seno piccolo piaceva.
Logan subito dopo tirò il suo colletto, cercando le sue labbra, voleva divertirsi un po’ e giocare anche con Jared, dato che era lui il maniaco del controllo. Era facile urtarlo, visti i precedenti, e levargli il comando gli avrebbe fatto saltare i nervi.
Jared si avvicinò, era convinto di voler mordere quel labbro, perché Shannon non si era azzardato a tanto, ma Logan si fermò prima, lasciando per quei pochi secondi sempre un piccolo spazio tra le loro labbra. La frustrazione di non poter avere quello che al momento desiderava, la punizione per il suo egocentrismo. Logan lo conosceva bene, non c’era che dire.
Aprì gli occhi irritato, le mise una mano sul collo e infilò il viso tra la mandibola e la spalla, lasciando baci che potessero essere nitidi a favore dell’obiettivo. Logan, stupita, strinse il colletto della maglia di Shan e aprì la bocca quasi in un urlo smorzato.
In quel momento il cellulare di Shannon squillò, era il tecnico della batteria, non poteva non rispondere. Si allontanò facendo l’occhiolino a quella specie di amica a mo’ di scusa.
Jared sorrise perfido, abbassandosi davanti a lei in ginocchio, con la faccia davanti ai suoi slip. Logan lo guardò impaurita e, mentre Terry scattava la foto, gli sussurrò qualcosa a denti stretti.
«Non provare a toglierle, a strapparle o a infilarci dentro le mani se no ti eviro con la stessa biro con cui segno i tuoi appuntamenti in agenda. Non so ancora come, ma posso ingegnarmi»
«No, tranquilla. È solo a beneficio delle foto. Forse lo farò solo quando ti vedrò supplicarmi con gli occhi. E non» e le leccò l’ombelico sotto lo sguardo compiaciuto del fotografo.
«Bene, ora passiamo a qualcosa di più soft prima che Jared tenti di impollinarti davanti a tutti»
«Io sono padrone di me, questo non è che un divertente passatempo, niente di veramente sessuale» per fortuna era attore, perché ora che gli era stata messa davanti agli occhi avrebbe voluto quantomeno assaggiarla, anche se gli scocciava avere gli scarti di Shannon.
Forse gli sarebbe passato quel capriccio momentaneo, il tempo di togliere il rossetto rosso e il trucco curato, o di farle rimettere i vestiti fin troppo coprenti per i suoi gusti.
Seduto a sorseggiare il the ormai freddo non aveva notato le disposizioni di Terry: al posto del gilet di jeans le aveva fatto indossare la sua cuffia a lupo, praticamente lasciandola quasi nuda.
Il suo amico era un vero stronzo, sapeva come fargli perdere una scommessa.
Intanto il rave nei pantaloni si stava mobilitando con estrema facilità.
«Un ultimo sforzo. Ora fammi le facce da Mars, le espressioni più buffe che ti riescono».
Fu così che si ritrovò a imitare i tre uomini, evitando così di pensare all’imbarazzo di indossare solo una cuffia e le mutande.
E fu lì che Jared la vide davvero per la prima volta: non si credeva come le modelle, non si vedeva bella e lo si percepiva. Ma era naturale, a suo agio in quelle pose e si stava divertendo. Rideva di se stessa.
Non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto la minaccia di vedersi estirpata con violenza la parte più importante di sé, ma Jared la desiderava. Gli piaceva ciò che vedeva e si diede dello stupido per non aver aperto gli occhi prima.
«Ok, abbiamo finito» annunciò il newyorkese, poi si avvicinò a Jared «Un paio le userei per il photoshoot di prima se non ti dispiace, sono venute meglio con Logan che con le modelle. Mi dispiace solo che non ci sia Tomo»
Il diretto interessato intervenne sollevato «Non preoccuparti, ho intenzione di continuare ad avere una moglie, meglio che io in certe non ci sia!»
Shannon era tornato e si era fermato a parlare con Logan, il fratello minore li raggiunse convinto di aver riacquistato la giusta calma, ma arrivò al momento sbagliato.
«Ricordami perché non abbiamo più bissato…» il batterista aveva sfoderato la voce bassa e roca. Il più banale dei cliché.
«Perché penso non ce ne sia stata più l’occasione»
«Quando vuoi tesoro, non c’è problema» ammiccò divertito.
«Anche stasera!» rise Logan maliziosa.
«La smettete per favore?» Jared era ormai esasperato, e il fatto che ora i due non avessero il benché minimo pudore in pubblico gli faceva saltare i nervi. Odiava non essere desiderato da tutte, il prescelto per eccellenza. Decise così di sfoderare un po’ di melodrammaticità.
Tanto valeva scoprire le proprie carte con un po’ di astuzia, camuffandola con capricci e ironia da divah.
«Perché lui? Perché non me?»
«Perché avevo bisogno di staccare dal mio lavoro. Il mio lavoro sei tu e assorbi tutto il mio tempo, anche quello libero» disse lei pratica «E poi non ti ho mai guardato da quel punto di vista, un po’ come hai fatto tu con me»
Bugiarda e acida.
«Ti licenzio, così avrai più tempo libero e non sarò più il tuo lavoro!»
La diva in lui stava piagnucolando senza pietà.
«Già, ma siccome dovrei cercarne un altro non avrei tempo da dedicarti. Ti è piaciuto quello che hai visto, eh?» era compiaciuta, anche se la faceva arrabbiare a morte essere notata solo perché mezza nuda e tirata a lucido, in fondo era la stessa di tutti quei mesi «Inoltre Shannon si è accorto di me senza che mi presentassi nuda al suo cospetto»
«Sei senza cuore»
«E tu ragioni con l’uccello»
Jared incrociò le braccia «Non è una novità»
«Bene, dopo questo profondissimo quanto illuminante discorso vado a cambiarmi, mi sento più a mio agio con i vestiti addosso»
«Non si direbbe!» le urlò di rimando Shannon che, dopo aver visto l’occhiolino di lei, tornò a concentrarsi sul telefono.
«Sbaglio o qualcuno qui mi deve mille dollari? Dato che non ho dimostrato solo che è bella, ma che è soprattutto desiderabile…»
«Te ne do duemila se non me lo rinfacci mai più»
«Jared, un consiglio: ora che hai il pallino non cercare di conquistarla, sarà solo peggio, anche perché lei sa di avere il controllo della situazione. Prova piuttosto a conoscerla davvero senza attaccarla come un rottweiler con la rabbia, magari ottieni qualcosa di più».
Così si ritrovò senza duemila dollari, con un’assistente sulla quale aveva messo gli occhi addosso e avrebbe voluto mettere anche altro e una voglia insoddisfatta, ed era solo l’una.



                Angolo di una logorroica:
 
Un buon non Natale a tutti! E auguri Jared per i tuoi quarantad… 24 anni!
Bando alle ciance, che queste note saranno lunghissime, ho un po’ di cose da dirvi.
Innanzitutto: so che è una storia leggera, un po’ idiota se vogliamo dirla tutta, e se la trovate senza senso spero solo non vi abbia urtato il sistema nervoso. Quindi, se non mi conoscete e siete appassionate di un genere un po’ meno “comico” (sì, mi allargo con i termini) e più introspettivo, posso linkarvi la mia OS su Jared sicuramente più nelle mie corde per quanto riguarda il genere di scrittura, magari può piacere di più anche a voi. La trovate qui: The triad in him.
Per quanto riguarda questa storia, invece, sarà composta da cinque capitoli più l’epilogo. L’ho detto e lo ripeto: è una storia senza pretese, e non diventerà altro.
Anzi, se i primi tre capitoli rientrano più nell’avvertenza “commedia”, gli ultimi tre presumo abbandoneranno un po’ questo lato per dedicarsi al “fluff” o al “romantico”.
I titoli dei capitoli riassumono un po’ il contenuto o ben si addicono al capitolo, e saranno sempre e solo i titoli di canzoni scelte perché adatte. Per esempio, in questo primo capitolo abbiamo Beyoncé, non sono proprio una sua fan ma l’idea di questi titoli canterini mi piaceva un sacco.
So che oltre a Emma c’è Shayla, ma l’ho lasciata fuori proprio per permettere alla storia di realizzarsi.
La copertina arriverà a breve, un’amica ci sta lavorando su, perciò verrà aggiunta qua sopra quando sarà pronta.
Niente, oggi ho voluto postare perché è il compleanno di Jared, ma da settimana prossima il giorno dell’aggiornamento sarà il mercoledì. Quindi, se non erro, ci dovremmo risentire il primo di gennaio.
Siccome saremo già nell’anno nuovo vi auguro un buon inizio per un 2014 strepitoso!
Se volete mi trovate qui: Love Doses.
Sbaciucchiamenti natalizi, Cris.

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Capitolo 2
*** Animals ***



Capitolo 2
 
Animals
 
Shannon dopo il concerto a Lione aveva insistito per andare a ballare in un club, e lo staff per festeggiare la buona riuscita della prima tappa del duemilaquattordici in Europa aveva seguito il suo esempio. Jared e Tomo, i giovani vecchi della compagnia, avevano deciso di saltare l’inebriante esperienza, preferendo al casino, all’odore di sudore, alcool e vomito il buon vecchio pigiama di flanella a quadri.
Gli altri maschi della crew, invece, speravano che essendo San Valentino le dolci e solitarie ragazze francesi fossero bendisposte – più del solito – a condividere un po’ di amore con loro, meglio se solo fisico.
Logan, prima di allontanarsi dal palazzetto dove si era tenuto il concerto, aveva sentito Jared fare raccomandazioni alla guardia del corpo di Shannon, non gli piacevano le discoteche per la merda che ci girava, quindi doveva sorvegliarlo a vista, non voleva commettesse cazzate.
Il gene da crocerossina di Logan – detto anche cromosoma della seconda X – si era strappato le mutande davanti a tanta tenerezza, nonostante Jared non l’avesse degnata di uno sguardo fin dall’inizio della partenza per l’ultima parte del tour.
Le scocciava constatare che lei fosse per il cantante l’elemento disturbatore della sua vita, ma sapere che anche lui aveva un cuore e dei sentimenti la confortava nel profondo: forse, un giorno, li avrebbe usati anche nei suoi confronti. Era ancora illusa ai tempi. O speranzosa.
Così si era trovata nel club con la crew e Shannon, senza sapere da che parte girarsi o con chi parlare, non aveva instaurato alcun vero rapporto con nessuno tranne che con il batterista, che aveva incrociato con Emma a Los Angeles qualche volta e con cui aveva scambiato qualche discorso durante il volo e la permanenza in Francia. Aveva solo capito che amava il caffè, le bionde, le tette grandi e aveva dato un nome alla sua batteria. Logan trovava alcuni particolari inquietanti ma non aveva la giusta confidenza per dirglielo; i dettagli più intimi sui membri del gruppo li aveva saputi dalla sua personale Rottenmeier, quindi aveva capito perché Jared era così pignolo riguardo gli ambienti così ambigui: girava troppa droga.
Si era ritrovata davanti alla consolle sola come un cactus nel deserto mentre gli altri ballavano in modo più o meno sconclusionato e Shannon era da solo nel privé, dove le donne non avrebbero potuto attentare alla sua virilità, cosa che a lui non sarebbe dispiaciuta affatto.
Lo aveva fissato per un po’, sentiva che il suo lavoro agli occhi di Jared sarebbe dipeso anche da quello, quindi quando lo vide sempre più attratto e sconvolto, tanto da farlo smettere di muoversi come un bradipo in coma, da un tavolo di palloni gonfiati che si sparavano strisce di coca lunghe come il Nilo, decise di intervenire.
Con qualche moina convinse il buttafuori – coadiuvata dall’aiuto della guardia del corpo di Shannon – a farla passare nel privé e, una volta raggiunto, all’improvviso si frappose tra lo sguardo confuso e ipnotizzato di lui e la tentazione della droga. Cosa avrebbe dovuto fare?
Ok, si avvicinò a lui e iniziò a ballare, a dettare i movimenti e il ritmo. L’avrebbe ammazzata, ne era sicura, era lui a dare il ritmo ad altre persone di solito, inoltre era un Leto, non gli sarebbe piaciuto farsi comandare, men che meno da una donna.
«Concentrati su altro. Concentrati sul ballo… Ma non guardare più lontano di te e me» gli aveva urlato Logan all’orecchio, Animals a fare da sfondo ai loro movimenti.
Shannon, grato dell’intervento della nuova collaboratrice, prestò la propria attenzione su di lei: si muoveva bene, aveva le gambe fasciate da pantaloni in pelle, dei tacchi e un top bianco. Il trucco nero le rendeva gli occhi scuri ancora più interessanti e i capelli si muovevano ovunque mentre quasi si strusciava sul corpo sudato di lui.
Si rese conto che, come diversivo, era efficacissimo e alquanto gradito. Il piano di Logan per fargli dimenticare la propria debolezza stava avendo ottimi risultati, tanto che non gli dispiacque dare le spalle al tavolo, seguendo i movimenti di lei. Ma lui era Shanimal, e sapeva come portare una situazione a proprio vantaggio.
Nel fare quel mezzo giro le circondò la vita con un braccio in modo che non potesse allontanarsi, facendo scontrare i propri bacini e iniziando a seguire davvero la musica. Lei lo fissò sconvolta e sorpresa, non si aspettava un simile risveglio. Anzi, simili risvegli.
Perché Logan non aveva potuto non sentire il rigonfiamento nei pantaloni di lui, era impossibile, aveva le dimensioni di una lattina di Red Bull. Aveva capito che il soprannome che girava nel web, Shanaconda, era più che appropriato. I Leto e la natura benevola: belli, con un cospicuo conto in banca e con un sacco di doti davanti a cui non si poteva restare indifferenti.
La ragazza decise di stare al gioco, d’altronde era San Valentino anche per una povera sfigata che non batteva chiodo da un po’ come lei. La sua metà italiana le faceva ricordare che era tradizione ricevere un tubo di cioccolatini al bacio in quel particolare giorno dell'anno, invece in quell’occasione stava usufruendo di una cosa della stessa grandezza che le avrebbe dato un enorme piacere, ma senza i grassi della cioccolata; non poteva non approfittarne.
Continuarono a strusciarsi, a lasciare che le mani accarezzassero il corpo e ne stringessero alcune parti, tanto che quelle callose di Shannon si riempirono del sedere di lei.
Il ritmo della musica era serrato quanto la distanza tra i loro corpi. Ansimavano piano senza mai far toccare le labbra, gli occhi pieni di desiderio.
«Dimmi che ora mi segui in albergo nella mia camera» le sussurrò Shannon all’orecchio, stufo di quei giochini inutili.
«Speravo me lo chiedessi, non avrei voluto essere arrestata per atti osceni in luogo pubblico» rispose Logan con un sorriso.
Shan non se lo fece ripetere due volte, le avvolse un polso e la portò all’uscita. Lei l’aveva salvato, ora l’avrebbe ringraziata a modo suo.
 
«Perché ridi?» la giornata dopo il photoshoot era continuata in maniera infernale, Logan era quindi felice che Jared l’avesse lasciata stranamente libera e in pace, tanto che alla fine si concesse quel peccato.
«Stavo ripensando alla volta in cui siamo finiti a letto» rispose Shannon dall’altro lato del materasso, per nulla imbarazzato dalla sua nudità, non ne aveva motivo, non c’era nulla da nascondere a suo avviso. «Mi hai proprio provocato»
«E non era mia intenzione, ma ne è valsa la pena»
«Ehi, certo che ne vale sempre la pena con me» le rispose fintamente offeso «Vado a fare la doccia»
«Io posso rotolarmi un po’ tra le coperte?» Logan si attorcigliò attorno alla faccia il leggero piumone e fece una faccia buffa, nel tentativo di intenerirlo.
«Certo, fa’ come se fossi a casa tua, ma vedi di non innamorarti di me. Sai come la penso a riguardo: io ho una relazione soltanto, ed è con tutte le donne di questo pianeta» disse lui alzandosi per dirigersi verso il bagno.
«Shan, sei la luce durante i periodi bui che tuo fratello mi fa passare, davvero, ma credimi: ti sfrutto esattamente allo stesso modo in cui tu fai con me. Sesso, sesso e ancora sesso. Ti voglio bene, ma non c’è quella cosa che mi fa scattare il sentimento. Mi fai scattare l’ormone, quello sì!» ammise senza difficoltà mentre iniziava a rigirarsi come una scema tra le coperte, occupando le due piazze del letto.
«Ecco perché ti voglio bene: sei sveglia e hai ben chiaro il punto della situazione» le fece l’occhiolino prima di sparire dietro la porta del bagno.
Logan sorrise soddisfatta, di cretini se ne era già riempita a sufficienza, non capiva perché comprare tutto il maiale quando bastava avere il salame. Aveva deciso di godersi il sesso – quando riusciva a trovarne – e dedicare il proprio amore al dormire. Anzi, quel letto era così comodo che avrebbe di sicuro schiacciato un pisolino di lì a poco.
Non fece però in tempo ad addormentarsi che Shannon uscì dal bagno mentre era intento a frizionarsi i capelli. Invidiava agli uomini la praticità con cui svolgevano tutte le operazioni di toeletta, evitando anche la fase dell’acconciarsi i capelli e truccarsi il viso.
Eccezion fatta per Jared, perché col cavolo che si svegliava ogni mattina con i capelli mossi alla Gesù Cristo, quello era il lavoro di hair stylist che si applicavano con amore e terrore ai suoi capelli ogni giorno e gli consigliavano al meglio come sistemarli con il minimo sforzo per avere la massima resa.
«Cos’è quella? La riproduzione della posizione del baco da seta?» si era fermato a guardarla sorpreso. Era avvolta nel piumone bianco, sembrava davvero un bozzolo.
«No» rispose Logan convinta «È la posizione: ho freddo, abbiamo già dato, ho sonno e se non mi copro non riesco a dormire» e dire che le sembrava anche abbastanza evidente «Io quando dormo non mi copro, mi mummifico»
«Posso scaldarti io…» disse mettendosi di nuovo a letto con una sola canotta addosso e i boxer. Era sempre disposto a questi slanci di altruismo.
«Quale parte di “abbiamo già dato” non hai compreso?» domandò lei voltandosi nella sua direzione.
«Chi ha detto che rimani qui a dormire? No, visto che ci tieni ad essere precisa, Miss Pignola 2014, parliamone» sorrise divertito.
«Malefico» lo riprese scostando le coperte per alzarsi.
Lui la prese per un polso prima che potesse anche solo mettersi a sedere «Dove vai? Stavo scherzando. Se rimani non mi dà fastidio, lo sai» riprese comprensivo «E siccome non vuoi… Agire…»
«Per forza, prima mi hai aperto in due come una cozza! Non sono abituata a certe cose, sono fuori allenamento!» rispose esasperata.
Shannon scoppiò a ridere di gusto, quella ragazza era troppo simpatica, non capiva come riuscisse a rendere Jared acido come lo yogurt al naturale.
«Stavo dicendo: visto che non vuoi agire, perché non parliamo un po’?» lo disse sincero, portando le braccia dietro la testa, quasi si fosse messo comodo per intavolare davvero un discorso.
Parlare? Shannon? L’uomo che lei sapeva esprimersi a grugniti?
Logan era sconvolta. Parlare, per lui, equivaleva a chiedere a Miley Cyrus di essere fine e sobria, oppure a Hulk Hogan di parlare di fisica quantistica, oppure ancora di chiedere a Jared quanto fosse buona la carne cruda.
Annuì soltanto, fissandolo come si guardavano i pazzi.
«Perché siamo finiti a letto proprio adesso?»
«Perché tuo fratello, dopo quasi dieci mesi, mi ha lasciato una serata libera da lui, la sua presenza e il suo smisurato ego?!» rispose sarcastica e retorica.
«Mio fratello. Hai centrato il punto»
Logan era alquanto confusa, non capiva dove Shannon volesse arrivare, così lo invitò ad andare avanti.
«La prima volta in cui ci abbiamo dato dentro è stata quando ti sei resa conto che non ti avrebbe mai accolta a braccia aperte. La seconda, invece, quando ti ha notata davvero. Non lo trovi un po’ strano? Non che mi dispiacciano questi risvolti, ma secondo me il giudizio di Jay nei tuoi confronti ti importa più di quanto tu voglia dare a vedere»
«Hai assunto qualche psicofarmaco scaduto? Oltre alle allucinazioni hai anche il vomito? Vuoi andare al pronto soccorso? Ti porto» una mitraglietta non sarebbe riuscita a tenere il suo ritmo.
«Non sto scherzando»
«Nemmeno io» gli disse mentre scuoteva la testa, in segno di disappunto.
«Ti dico come la penso, dato che conosco mio fratello e penso di aver capito, almeno un po’, come sei. A Jared ha scocciato il fatto che tu non pendessi dalle sue labbra. D’altronde era abituato a Emma, che per molti versi andava oltre l’amore, la venerazione e l’ossessione. Inquietante, sono d’accordo, ma i fatti erano così» iniziò senza farsi interrompere «Tu hai preso male questo atteggiamento, giustamente, così l’hai allontanato ancora di più, magari ti sei impegnata e dimostrata distaccata per fargli vedere quanto vali, quindi il divario tra di voi non ha fatto che aumentare. Sbaglio?»
Logan sembrò pensarci su, prima di parlare «Tutto questo ha un certo senso. Ma sono solo supposizioni».
La verità era che, da fan del gruppo, aveva sempre sognato di far parte di quella famiglia, di farne parte davvero ed esserne a stretto contatto così, quando se ne era presentata l’occasione, l’aveva colta.
Era anche vero che sognava spesso di essere sbattuta a ripetizione da entrambi i Leto – ma mai insieme, ci teneva a precisarlo – in tutti i luoghi, in tutti i laghi e i mari, ma soprattutto in tutti i modi. Eppure, quando era subentrata la parte lavorativa, aveva accantonato i pensieri porno che avrebbero potuto concorrere con le idee perverse di Jared e si era impegnata a fondo, lasciando perdere gli ormoni e le pulsioni più primordiali che i due erano in grado di risvegliare in lei.
Voleva solo che Jared imparasse a conoscerla come persona e apprezzarla. Quando aveva capito che quello non sarebbe mai accaduto, aveva messo un muro tra loro due, allontanandoli sempre di più.
Fondamentalmente, tra loro due, c’era stato un grosso problema di comunicazione.
«Vero, ma secondo me sono giuste. Quindi, posso chiederti, per cortesia, se iniziate a odiarvi amorevolmente, sì con battute, doppi sensi e cattiverie ma senza usare coltelli e quant’altro? Vorrei solo evitaste di rovinarvi le giornate a vicenda e, di conseguenza, complicare il lavoro a noi» sorrise comprensivo, sperava  che il discorso le fosse arrivato.
Era stufo di doverli sopportare e di vivere con la paura che ogni bisticcio finisse con Jared in ginocchio che mimava un pompino che avrebbe molto più gradito ricevere piuttosto che far finta di fare.
«Sai Shan, il tuo metodo è efficace» affermò con fare divertito mentre abbassava un po’ le coperte «Mi hai fatto capire che piuttosto che parlare sarebbe stato meglio fare sesso»
«Lo, ti sei fregata da sola» lasciò perdere ogni discorso e si spostò su di lei, facendo tacere entrambi nel silenzio di un bacio che di innocente aveva ben poco.
 
Shannon prima di ritrovarsi a dover festeggiare il Natale in carcere perché uno a scelta tra Jared e Logan avrebbe potuto uccidere l’altro, si era premurato di fare lo stesso discorso rivolto all’assistente anche al fratello; cosa però che si era rivelata più ostica. Jared non aveva i mezzi di Logan per distrarlo, ma poteva fargli sanguinare le orecchie a furia di lamentele, isterismi e arringhe in propria difesa. Shan contò che l’argomento preferito del fratello, quello che aveva ripetuto più volte, era stato: “Io non sbaglio mai. In caso sono gli altri e non comportarsi nel modo corretto”.
Dodici volte in un discorso di quarantasette minuti. Non sapeva stimare ogni quanto, in media, l’aveva detto, ma se l’avesse ripetuto ancora una volta probabilmente avrebbe preso le bacchette della batteria e gliele avrebbe ficcate nel naso, o peggio. Almeno si sarebbe lamentato per qualcosa.
Jared era arrivato a chiedergli perché la difendesse a spada tratta, e perché – dato che ci teneva così tanto – non la invitava lui a uscire, visto che era palese che fosse interessato.
Dopo avergli riso in faccia gli rispose che era una valida assistente oltre che un’ottima persona, che non cercava una donna da amare e, inoltre, lei era freddolosa e lui caloroso. Infine, fatto più grave di tutti, non beveva caffè ma solo the, era palese che fossero incompatibili, senza aggiungere il fatto che i caratteri sopraelencati gli ricordavano proprio il fratello.
Tutti motivi di fondamentale importanza, insomma.
Lei aveva bisogno di un uomo e Jared di credere nell’amore di nuovo, solo un cieco non avrebbe visto la loro alchimia, avrebbero dovuto soltanto chiarirsi un po’.
E Shannon cercava di metterci lo zampino per il bene comune.
Nonostante Jared si fosse rifiutato di seguire i consigli del fratello, il batterista aveva notato che dopo la loro chiacchierata i rapporti tra Jay e Logan sembravano migliorati. Anche le parole di Terry a fine shoot dovevano aver avuto buona parte di responsabilità in quella redenzione, perché aveva scoperto più volte il minore a guardarla con vero interesse, cercando di capirla o carpirne qualche segno particolare che la contraddistingueva: la risata, il modo in cui si ravvivava i capelli o come arricciava il naso se qualcosa non le andava a genio.
Non erano tutte rose e fiori, ma avevano messo da parte l’odio cieco che li caratterizzava per concedersi più frecciatine sarcastiche. Da parte di Jared erano tutti doppi sensi sessuali, mentre le risposte di Logan erano plasmate in base all’attacco, per fortuna era una ragazza sveglia con la battuta sempre pronta.
Il clima intorno a loro si era disteso, permettendo a tutti di lavorare in una certa tranquillità, complice anche l’atmosfera natalizia. Inutile dire quanto Jared si divertisse ad andare in studio con il cappello di babbo natale, il cerchietto con le corna delle renne e, una volta, azzardò calzini a righe rossi e bianchi sotto dei bermuda verdi. Avrebbe fatto sfigurare il più integerrimo degli elfi, ma non avrebbe avuto molti effetti sulle donne, anche loro avrebbero dovuto ammettere che di sex appeal non ce n’era nemmeno per sbaglio dato che, per completare il look, si aggirava per lo studio di registrazione con le pantofole.
«Sono libero il ventotto alle dieci di mattina?» era il pomeriggio della vigilia di Natale, ma Jared non riusciva a staccarsi dal suo Blackberry, era la continuazione del suo corpo, quasi più del suo pene.
Logan annuì e il cantante concluse la propria telefonata nel giro di un paio di minuti.
«Era Harper’s Bazaar, giusto?» chiese professionale lei, già pronta per segnare quel nuovo appuntamento.
«Sì, ci troviamo allo Chateau Marmont per un’intervista. Era da un pezzo che mi stavano addosso e ho dovuto sempre rifiutare per altri impegni» concluse per liquidare l’argomento.
Di lì a poco sarebbe arrivata Constance per festeggiare con i figli, non aveva molto tempo per sistemare le ultime cose. Inutile dire che Shannon, inoltre, l’aveva chiamata a raccolta per aiutarlo a organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Jared e, prima o poi, con la testa per aria che si ritrovava, avrebbe segnato sull’agenda di ritirare la torta per il party e avrebbe scritto un sms a Shan con gli impegni lavorativi di Jay e del gruppo, giusto per non farsi scoprire.
Erano appoggiati alla penisola della cucina, Jared seduto sullo sgabello con davanti a sé una tazza di the verde e un piatto di biscotti, mentre Logan controllava alcuni documenti accanto a lui, in piedi e con i gomiti appoggiati al ripiano.
Fu solo quando Logan dovette allontanarsi per prendere altri fogli abbandonati sopra un altro tavolo che prese sovrappensiero un biscotto al cioccolato dal piatto, mordendone un pezzo.
Jared con gli altri si sarebbe arrabbiato da morire, inscenato una tragedia greca degna di lui, ma lo stupore per quel gesto così ingenuo, fatto sovrappensiero, ebbe la meglio.
«Allora è vero che vuoi il mio biscotto!» si ritrovò a urlare allegro come mai lei lo aveva visto, specialmente per merito suo.
Logan si fermò a metà strada, il boccone in gola che non ne voleva sapere né di scendere né di risalire, impedendole di respirare. Sarebbe morta così, a ventotto anni, strozzata da un biscotto al cioccolato ma in realtà uccisa dal proprio capo.
Anche Shannon, dal divano dove stava giocando con la Play Station, fu attirato da quel rantolo inquietante che aveva emesso, non solo dallo scambio di carinerie tra i due.
«Ingoia, coraggio» lo disse con tutta la malizia possibile, mentre con una mano le batteva sulla schiena. O forse la stava accarezzando?
La ragazza stava prendendo in seria considerazione l’idea di sputargli il boccone dritto in faccia e far diventare le iridi azzurre dello stesso colore di quelle di Shannon almeno per un secondo, ma se fosse rimasta in vita – cosa di cui dubitava in quel preciso istante – un lavoro le sarebbe servito quindi, di malavoglia, seguì il consiglio di Jared.
Lo guardò dritto negli occhi con fare assassino, mentre deglutiva rumorosamente per tornare a respirare sotto lo sguardo furbo e soddisfatto di lui.
Le stava accarezzando la schiena con un pollice, quando le disse «Se avessi saputo che ci piacevano le stesse cose sarei stato molto più carino con te, credimi. Forse non avrei perso nemmeno tempo»
«Sei disgustoso»
«Su, dovresti ritenerti estremamente fortunata dato che non ti ho nemmeno punita per avermi rubato il cibo dal piatto. A meno che tu non volessi essere punita… Ti piacciono le fruste?» addentò un altro biscotto sempre più a suo agio, deliziato dalla piega presa dai fatti.
«Giuro che ti…»
Il campanello spense ogni atteggiamento bellicoso e omicida nei confronti di Jared, il quale scese di fretta dallo sgabello per aprire alla propria mamma, felice che fosse arrivata.
«Ciao mamma!» le urlò appena varcò la soglia di casa «Hai portato tutto?»
Constance alzò gli occhi al cielo. Era incredibile quanto Jared amasse la cena della Vigilia molto più di lei.
«Io sto bene tesoro, grazie. E sì, ho portato tutto» appese il cappotto leggero all’attaccapanni vicino all’ingresso «Ora però impegnati e prendi la cena dal bagagliaio se vuoi mangiare».
Jared fece una faccia schifata e si girò verso la cucina dove, in lontananza, Constance vide Logan intenta a prosciugare la fonte d’acqua dell’intera Los Angeles.
«E non provare a chiedere aiuto» conosceva il figlio, aveva intuito dove volesse andare a parare.
«Forza bro, fai quello che dice la mamma» lo ammonì Shannon concentrato sullo schermo dove stava sparando a morti viventi.
«Shannon, amore, alza il sedere e vai a dare una mano a tuo fratello»
Il più grande mise in pausa il gioco e, dopo aver bissato l’espressione contrariata del minore andò ad aiutarlo, depositando un bacio sulla guancia della madre.
«Buonasera Constance, e tanti auguri!» la accolse Logan mentre le andava incontro. L’abbracciò contenta che fosse arrivata. I fratelli in sua presenza diventavano due bambini pestiferi, peggio del solito, ma almeno lei riusciva anche a contenerli con un certo successo. Era contenta che non toccasse a lei e che, a volte, venisse a conoscenza di qualche aneddoto divertente riguardo il loro passato da poter usare poi contro di loro.
«Anche a te Lo! Come stai?» la donna la fissò con attenzione «Mi sembra tu abbia perso peso dall’ultima volta. Jared di costringe a seguire la sua stramba dieta?»
Logan sorrise «No, ma sono sempre di corsa. E sto bene, grazie. Tu?»
«Io sono sempre preoccupata di ritrovarmi sulla soglia di casa qualche nipote illegittimo, ma anche a me le cose vanno bene, grazie» le piaceva quella ragazza. Era semplice, ma al contrario di Emma era un po’ più solare e spigliata, meno rigida. Avrebbe tanto desiderato una figlia simile.
Siccome Jared e Shannon arrivarono in cucina carichi di cibo, Logan prese le scartoffie su cui stavano lavorando e le raccolse prima che potessero finire dentro il pasticcio di carne che uno dei due aveva depositato sul tavolo senza alcuna grazia. Accanto c’era la pasta con le verdure di Jared; almeno era qualcosa di saporito e commestibile, non quei frullati dall’aspetto inquietante che era solito bere.
Dopo aver raccolto le proprie cose e messe vicino all’entrata, si appoggiò allo stipite della porta per fissare con un misto di amore, tenerezza e nostalgia quel ristretto quadro famigliare.
Si erano già messi all’opera: Jared tagliava le verdure, Shannon assaggiava le varie pietanze per un insensato controllo qualità da lui inventato e Constance metteva tutto al sicuro nel forno, persi già nelle loro abitudini e in una fitta discussione.
Fu solo il sonoro sospirò di Logan a far alzare gli occhi dei tre. Si ritrovò a essere fissata da tre paia di sguardi così diversi eppure così simili che la inquietarono parecchio. Tre Leto non erano facile da sostenere, soprattutto se si spalleggiavano a vicenda.
«Cosa c’è che non va?» Constance era preoccupata. Fissò subito Jared, nella paura che si fosse amputato una falange, poi guardò Shannon, nel caso si fosse già strafogato tutto il pasticcio di carne, ma i due figli erano innocenti e sorpresi quanto lei.
«No, è che…» i fratelli la videro per la prima volta in difficoltà. «Voi siete belli insieme. E per me è strano essere qui. Voglio dire…» abbassò le spalle, arresa al peso della confidenza che stava per fare «È il primo Natale lontano dalla mia famiglia, e un po’ mi manca. E poi sia in Italia durante il liceo, che a Londra prima e dopo, ho sempre vissuto festività fredde e magari con la neve. Voi qui non sapete nemmeno cosa sia e non mi aiuta molto a sentire il clima natalizio… Cioè, si potrebbe fare un pic-nic in spiaggia, per me è impensabile!» disse quasi schifata.
«Sei proprio europea» le rispose Jay incredulo e altrettanto disgustato, beccandosi uno schiaffo sulla nuca da parte della madre.
Jared e Shannon si sentivano colpevoli, non avevano pensato al fatto che lei non avesse qualcuno con cui passare le feste. Doveva essere una brutta sensazione.
«Cara, non abbiamo pensato a te, siamo delle persone orrende» si scusò sincera Constance. «Perché non rimani con noi? Cibo ce n’è in abbondanza, e se anche Shannon mangia un po’ meno non è certo un problema»
«Sì, avanti, rimani» Jared le sorrise allegro, dimostrando almeno dieci anni in meno di quelli che aveva in realtà, facendo preoccupare la madre e il fratello per quella gentilezza nemmeno forzata nei confronti della persona verso cui provava un piacere immenso torturare.
Anche Logan aggrottò le sopracciglia, insicura.
Shannon era preda di diverse emozioni: era scioccato dalla bontà senza secondi fini di Jared, offeso dal fatto che sua mamma pensasse che non aveva bisogno di ingozzarsi di cibo e indeciso se dividere con Logan il suo piatto preferito. Ma siccome era Natale e tutti diventavano più buoni si ritrovò ad annuire alle parole del fratello.
«Oh, beh, grazie. Accetto volentieri» era bello rinunciare a una serata così uguale alle altre –  divisa tra un film romantico e un pigiama a cuori – tanto da acuire la mancanza dei sui cari ancora di più.
«Ti andrebbe di tagliare le verdure al posto di Jay? Non vorrei perdesse un’unghia, sai che tragedie» Constance cercò di stemperare la situazione dato che l’aveva vista commossa, e rise quando Jared le si arrese a mani alte senza proferire parola, ma anzi con un sorriso sulle labbra.
 
Erano in aeroporto, il giorno dopo il compleanno di Jared, ma non era convinta di ciò che stava accadendo.
Jay l’aveva chiamata la sera di Natale per dirle di correre a casa sua al più presto e Logan aveva pensato al peggio: il decolorante gli aveva bruciato una ciocca di capelli, si era rotto un’unghia nel suonare la chitarra, aveva bruciato casa nel tentare di cucinare – ancora – i vegan pancakes, si era legato al letto con le manette di peluche rosa e la malcapitata si era rivelata una ladra che aveva svaligiato la villa. O, magari, era capitato qualcosa di serio.
Si precipitò a casa dell’uomo il prima possibile: si era vestita e, senza truccarsi, con i capelli arruffati in un raccolto che la faceva assomigliare a un ananas si era messa alla guida dell’auto che in una decina di minuti l’aveva portata a casa di Jared.
Solo quando si ritrovò lì si accorse che c’erano anche Shannon, Tomo, Vicki e pure Jamie. Non capiva cosa stesse succedendo, dato che non sembrava ci fossero tragedie in atto.
Jared la accolse come la più normale delle persone, cosa che fece preoccupare Logan dato che non le aveva rivolto né battutine sconce né cattiverie gratuite, chiedendole poi di aprire la busta che Tomo le porgeva.
Trovò due biglietti per Londra, con partenza il ventisette e il ritorno il quattro gennaio. Li fissò confusa: di impegni la band non ne aveva, a Londra c’erano solo i suoi genitori che, dopo anni di lavori tra il nord Italia e Londra, si erano stabiliti nella città natale del padre di Logan. Lì aveva tutta la famiglia e gran parte delle proprie amicizie, nonostante in Italia avesse passato un’adolescenza molto allegra e piena di esperienze.
«Sono per te. I ragazzi e io» Shannon alle parole del fratello fece un passo indietro, per farle capire a gesti che in realtà era stata un’idea di Jared e loro l’avevano appoggiata in tutto «Abbiamo visto quanto ti manca la tua famiglia, e abbiamo pensato di rimediare. È giusto che anche tu ti conceda un po’ di relax»
«Stai cercando un modo carino per dirmi che mi volete licenziare?»
Fu la prima volta che suscitò la risata divertita e sincera di lui, non se lo aspettava.
«Sto dicendo che abbiamo quarant’anni e per una decina di giorni sappiamo benissimo cavarcela da soli» rispose il cantante compiaciuto.
Logan però non era convinta, e il suo sguardo scettico fece ridere tutti.
«Ok, ci possiamo provare».
Sapeva che Jared odiava gli abbracci, ma era stato inevitabile per lei gettargli le braccia al collo, riconoscente. Se gliel’avessero detto qualche settimana prima avrebbe riso isterica, non credendolo possibile. L’uomo ci mise un po’ ad adattarsi a quella situazione, ma poi rispose all’abbraccio, infine le disse che non doveva ringraziarlo, perché se non fosse stato per lei chissà loro dove sarebbero finiti.
Il calore dell’abbraccio misto a quelle parole la lasciò inebetita, quello era il Jared che pensava di ritrovarsi davanti, quello era quello per cui pensava avrebbe potuto perdere la testa con facilità.
Abbracciò anche Tomo e Shannon per ringraziarli, ma l’espressione ebete e soddisfatta le durò per tutta sera, e anche per la festa del compleanno di Jared del giorno dopo, dove aveva deciso di darsi una lucidatina e non sfigurare rispetto alle altre ospiti.
Dove lo stesso festeggiato l’aveva abbracciata per ringraziarla degli auguri e della buona riuscita della sorpresa. Gli abbracci erano diventati tanti, troppi per loro dato che non erano abituati, e le carinerie si sprecavano: il Natale aveva contagiato proprio tutti, e aveva lasciato il posto ai sentimenti mettendo a tacere gli animi.
Finire tra le sue braccia era diventata, per Logan, un’abitudine troppo bella per poterci rinunciare con facilità. Le piaceva tanto sentirsi protetta e coccolata dalla stessa persona che fino a poco tempo prima sembrava essere uno psicopatico perverso e senza cuore.
L’aeroporto era pieno, ma era stato Jared a volerla accompagnare fino a lì, nonostante potesse essere riconosciuto, cosa che successe più volte. Logan sospettò che il suo ego facesse la ruota, da buon pavone, ogni volta che un fan lo fermava per una foto.
Con qualche tappa in più rispetto a quelle previste dalla ragazza, si ritrovarono finalmente nei pressi dei body scanner, segno che dovevano salutarsi.
«Sei sicuro? Posso anche non partire. Non è che torno e mi ritrovo senza lavoro? O tu combini qualcosa e mi ritrovo senza capo?» era preoccupata. Non li aveva mai lasciati da soli, e sapeva di cosa erano capaci. Si sarebbe preoccupata con un oceano di distanza e un continente tra loro, non avere il controllo la metteva in agitazione.
Jared spostò una ciocca che era sfuggita alla coda dietro al proprio orecchio, poi la prese per le spalle con fare sicuro «Ce la caveremo benissimo»
«Sì, ok. Però chiamami se ci sono problemi o dubbi, non farti scrupoli» perché le piaceva avere le mani di lui addosso? Perché era così disponibile?
«Sai che non me ne farei in caso» sorrise sarcastico, alzando un solo angolo della bocca. Era sensuale.
Dio, Logan stava per salivare davanti a tutti per il suo capo. Male, malissimo. Non poteva essere il solito acido di sempre? Da quando era diventato carino e coccoloso?
«Ora è meglio che vada, vorrei concedermi un giro per i negozi del duty free» davvero? Non lo sapeva nemmeno lei prima di pronunciare quella frase.
«Io vado, tra meno di due ore devo raggiungere un intervistatore nei pressi di West Hollywood. Fai la brava»
«E tu cerca di non fare un incidente nel tornare in città» era davvero preoccupata, Jared era bravo in tante cose, ma non a governare un’auto.
Si abbracciarono per l’ennesima occasione in quei giorni, e percepirono entrambi l’elettricità che accompagnava il gesto, quella come le altre volte.
Quando si separarono oltre che sorridersi si guardarono un po’ imbarazzati, poi Jared abbassò gli occhi e iniziò a sussurrare qualcosa al cavallo dei propri pantaloni.
«Tranquillo Baoby, troveremo un clima umido, anzi… Bagnato, che ti soddisfi. Non ti lascio solo».
Logan quasi si strozzò con la propria saliva. Ancora con la storia del Baobab.
Jared chiamava così il proprio pene per lodarne le dimensioni, ci teneva a sottolineare quanto fosse sopra la media. Poi l’assistente vide che, effettivamente, nei pantaloni di lui qualcosa si era mosso, perché una protuberanza che non poteva passare inosservata si intravedeva dal tessuto morbido. Era stato l’effetto del loro contatto.
La cosa la mise a disagio, ma almeno aveva avuto la conferma che non solo lei trovava piacevole avere il corpo dell’altro molto vicino. Pure troppo.
Poi si ricordò che Jared aveva promesso al proprio pene di non abbandonarlo, e la cosa la sconvolse.
Peccato che i neuroni del cantante l’avessero fatto con lui. Puff! Spariti alla velocità della luce dopo aver compreso a chi dovevano rendere conto.
Sarebbe fuggita anche lei, avrebbe potuto non tornare più da Londra, se non le fosse piaciuto il proprio lavoro e far parte della famiglia dei Mars. Come poteva essere ancora alla mercé di un uomo che, a quartant’anni e passa, parlava con il proprio pisello chiamandolo – per giunta – come l’albero con il tronco più grande al mondo?
Ma soprattutto, come poteva pensare di esserne attratta e capire che una volta varcata la soglia del gate le sarebbe mancato terribilmente?
Si disse che anche lei aveva più di qualche problema, e uno di questi era proprio Jared.





Buon anno a tutti! Come state?
Io sorvolo, ho fatto svampare due computer in quattro giorni, quindi direi che la sfiga mi perseguita.
Senza contare che nel computer n°2 c'era la prima pagina e mezza dell'epilogo. Belle cose, no?!
Tralasciando questa parte così funesta personale, ci terrei tanto a ringraziare tutti voi: le persone che hanno lasciato una recensione e che l'hanno anche solo aggiunta tra le proprie storie. Grazie per avermi dato fiducia, sono contenta che vi piaccia!
In realtà riguardo a questo capitolo non ho molto da dire, se non che  Logan è per metà italiana e metà inglese, ma lo spiega un po' lei in questo capitolo. Posso aggiungere che Baobab è una cosa stupidissima, lo so, ma riguardo a soprannomi per prolungamenti corporei maschili direi che ho creato anche di peggio. So che natale è appena passato e qui è arrivato, ma è funzionale alla storia e, come avrete notato, è solo un evento passeggero. E la canzone del titolo... Beh, la trovo adatta a Shannon, ecco.

Nota importante. EXCURSUS LAVORATIVO DI LOGAN: so di non essermi spiegata al meglio in questi capitoli e di aver lasciato informazioni troppo generiche a riguardo, quindi vi dico come, secondo me, si sono svolte le cose. Logan nel backstage si candida come assistente nella data di Londra del 2013 e Jared la accetta. Da lì NON si unisce subito al Mars Staff, ma passerà dei mesi con Emma. Emma, essendo incinta, segue il tour finché è in zona, ovvero le date americane più quelle in Messico di Gennaio. Logan diventa parte integrante dello staff con la prima data europea del 2014, ovvero quella del 14 febbraio a Lione, da cui parte la digressione iniziale. Ecco perchè non conosce bene i ragazzi, ha sempre fatto l'ombra di Emma quindi solo involontariamente quella di Jared. E niente, poi arriviamo a dicembre 2014, dove la storia è ambientata. Concludo dicendo che, parlando poi di fine anno e di quello successivo, finiremo nel 2015. Mi scuso per queste mancanze che, purtroppo per voi, nella mia testa sono ovvie. PERDONO!

Ultima cosa che mi sono dimenticata di dire l'altra volta, ovvero che so che Emma non è più l'assistente di Jared, ma mi piace pensare che non abbia perso l'abitudine di fargli da badante.
Ok, ho riempito questo spazio con stupidate inutili.
Vi lascio nella speranza che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Ci si trova qui settimana prossima, sempre che i computer non decidano di trapassare del tutto e io debba scrivere da qualche Clementino rubato in qualche negozio di giocattoli. In tal caso la parola per il mio prossimo aggiornamento sarà SOON.
Scherzi a parte, se ci fosse qualche problema lo comunico nel mio gruppo, che potete trovare qui: Love Doses.
Sbaciucchiamenti, Cris.

 

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Capitolo 3
*** Hurricane ***



Capitolo 3
 
Hurricane

La vacanza era andata bene, aveva chiamato i tre a mezzanotte di capodanno per fare loro gli auguri, anche se in anticipo di nove ore per i loro standard di Los Angeles.
Logan sentiva davvero la loro mancanza, e glielo disse senza giri di parole tra uno scoppiettio di petardi e l’altro, era a Piccadilly Circus a dare il benvenuto al 2015. Niente di esagerato: le amiche rimaste single, delle bottiglie d’alcool e tanto voglia di divertirsi.
L’inizio di un perfetto hangover.
«Ehi, ma cosa fai? Leva la tua lingua dal mio orecchio, subito. Almeno presentati!» la sentirono urlare arrabbiata a un tizio che doveva aver esagerato con gli auguri.
Nemmeno a dirlo Jared si era avvicinato furioso al vivavoce, trattenuto solo da Tomo che aveva spostato la propria chitarra per arrestarlo al volo.
«Chi? Cosa? Dagli un fottuto pugno! Anzi, un calcio nelle palle. Fai qualcosa, ma fagli male!» tuonò rosso in volto. Perché tutti, tra cui suo fratello, le ficcavano la lingua ovunque e lui a malapena era arrivato all’ombelico senza nemmeno averla davanti nuda? Non era giusto! Quel 2014 stava finendo veramente male, per la miseria.
«Ragazzi, mi sentite? Scusate, ma un tipo un po’ alticcio ha provato a stuprarmi l’orecchio»
«Tranquilla Lo, sei più al sicuro con quel tizio che qui a LA, al tuo arrivo potresti trovare persone pronte ad abusare di te e del tuo fantastico corpicino» le disse divertito Shannon.
Jared, sempre tenuto da Tomo, cercava invano di avvicinarsi al fratello per strozzarlo e quest’ultimo, per ripicca, gli tirò una bacchetta. Poco mancò che prendesse Baoby, facendogli comunque vedere le stelle. Gli scappò un’imprecazione che sperava Logan non avesse sentito.
«Shan, mi stupisci! Ancora? Dopo così poco tempo? Pensavo stessi battendo chiodo in questi giorni» Logan non aveva capito a chi si riferisse il batterista, quindi pensava che lui non vedesse l’ora di riaverla in città, ma l’idea questa volta non l’allettava più di tanto, anche se non sapeva dire il perché.
«Ancora? Ancora? Cosa vuol dire!» sibilava Jared. Sembrava una anaconda incazzata pronta a inghiottirlo in un solo boccone. Tomo era seriamente spaventato.
«Ne parliamo dopo» mimò colto in fallo Shan prima di tornare a Logan «No tesoro, non parlavo di me. Ricordati che i Leto sono due, ma la cosa che ci accomuna con le donne è la perversione»
Le sue amiche le stavano dicendo che si sarebbero dirette a un pub vicino a Leicester Square dove ci sarebbe stata una mega festa.
«Eh? Siete ubriachi? Vi devo chiamare qualche medico?» per fortuna doveva essere lei quella ebbra a causa dei festeggiamenti.
Tomo prese in mano la situazione, avvicinandosi con la bocca al vivavoce per farsi sentire meglio «Lo, cosa ne dici se ti chiamiamo noi quando scatta la mezzanotte?»
«Non ci provate! Appena torno potrei ammazzarvi. Qui sarebbero le nove di mattina: conto essermi infilata nel letto da un paio d’ore con una bella sbronza in corpo e… Perché no, anche un uomo!»
Le amiche urlarono compiaciute di quell’intento. Si sapeva che qualunque cosa si facesse a capodanno si faceva tutto l’anno, era un bel modo di augurarsi il meglio.
L’alcool che aveva bevuto per il brindisi aveva sciolto i freni inibitori, liberando la scaricatrice di porto che era in lei, tanto che i tre fissarono il telefono a bocca aperta.
«Ti avevo detto di fare la brava!» piagnucolò Jared sconvolto.
«E io voglio seguire il tuo consiglio. Ma sai com’è Jared, sono brava a fare taaaante cose!» ridacchiò quando le amiche, come sottofondo, mormorarono le peggio cose. Il suo capo non era l’unico a poter attingere ai peggiori doppi sensi in circolazione «Ora vi lascio, ancora auguri! Non vedo l’ora di rivedervi per ricoprirvi di baci!»
Non diede loro tempo di rispondere che riattaccò.
La testa di Jared stava ragionando alla velocità della luce: erano passati da un tipo che voleva violentarle l’orecchio, al fatto che volesse in corpo una sbronza e un uomo. La cosa l’aveva anche commosso perché aveva parlato esattamente come lui, anche se non avrebbe gradito che un tizio qualsiasi si accaparrasse un simile bocconcino, non prima di lui. Infine aveva concluso con quel ‘ricoprire di baci’ che gli aveva fatto scattare i peggiori pensieri, cosa che Hurricane, in confronto, sarebbe sembrato uno short film per educande.
«Chiariamo due cose» Jared fissò gli altri due fin troppo serio «Tu sei sposato, e tu» indicò il fratello «Hai già avuto più del dovuto da lei, quindi niente baci per voi due. Intesi?»
Annuirono impauriti.
«La seconda cosa?» Tomo voleva chiudere la questione, vedere Jared che non dava in escandescenze come una divah ma era accecato dall’ira voleva dire solo una cosa: i guai erano dietro l’angolo.
«Shan, cosa cazzo voleva dire con quell’ancora Logan? Non te la sarai scopata di nuovo, vero?»
Silenzio.
Solo le bacchette rullavano piano sui piatti, nervose.
«Magari dopo il photoshoot?»
Altro silenzio colpevole. Shannon fiutava il pericolo e aveva davvero paura.
«Giuro che ti brucio Christine!»
Il maggiore spalancò gli occhi, terrorizzato e sconcertato «Non ci provare!»
Abbracciò le parti della batteria che aveva più vicino con fare protettivo «Non è colpa mia bro se ti sei reso conto tardi che è sempre stata altamente trombabile e ancora più tardi hai capito che è una bella persona»
«Non ho detto questo!»
Tomo  lo incenerì con lo sguardo.
«Sto cercando di capire come affrontare il mio problema con Logan» doveva capire quale tipo di problema aveva con lei, in realtà «Capire cosa voglio»
«Vuoi un suggerimento?» il fratello era pronto ad indicare una parte del corpo ben precisa.
«Come sei gretto» lo riprese con fare melodrammatico, il suo preferito.
«Vuoi dire che non è solo una questione fisica?» Tomo voleva capire cosa gli passava per la testa, da quando Logan non era lì era strano.
«Ve lo dirò quando lo capirò io stesso» concluse scuro in volto.
Non avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, che forse poteva piacergli o, quantomeno, interessargli. Jared Leto non commetteva errori di valutazione, mai. Piuttosto che confessare di aver sbagliato, avrebbe sacrificato Baoby, o quasi.
Tutti quei discorsi gli avevano messo una strana voglia, e lui sapeva bene come placare i propri istinti.
Lei si sarebbe trovata un uomo?
Lui avrebbe risolto il problema con una tizia qualsiasi, a partire dalla festa di quella sera.
«Bionde, tremate» sussurrò tra sé mentre riprendeva il proprio lavoro.
 
Era atterrata con qualche ora di ritardo, tanto che nessuno era potuto andarla a prendere: avevano delle interviste a rotazione. Decise così di raggiungerli nell’hotel in cui erano per salutarli.
Le erano mancati molto, o questa era la scusa che si ripeteva da ore in aereo; Jared le era mancato più di tutti.
Bene, ora soffriva pure della sindrome di Stoccolma. La ciliegina sulla torta.
Trovò parte dello staff attorno al bancone del bar, dove stavano facendo una pausa da un’intervista all’altra. Il primo che vide fu Tomo.
Lo abbracciò con calore, quei denti da coniglietto che sbucavano dal sorriso allegro la mettevano sempre di buonumore. Dopo essersi guardato in giro rispose all’abbraccio con slancio, impaurito da una possibile reazione di Jared se fosse stato nei paraggi, e le diede il benvenuto scombinandole i capelli come al solito, infine la sgridò per non essere andata a casa a riposare, si vedeva che il jet lag la stava stancando.
«Grazie Mofo, tutte le donne sognano di sentirsi dire che hanno una faccia da culo» gli disse per prenderlo un po’ in giro. Anche se sapere di non avere un bell’aspetto proprio quando era lì per vedere Jared non era il massimo.
Tomo era sul punto di scusarsi, quando notò tra i collaboratori dietro Logan la testa di Jay spuntare appena «Girati, guarda chi c’è»
Peccato che entrambi si accorsero che accanto a lui c’era la giornalista bionda – tinta – con cui aveva concluso l’intervista. Le parlava all’orecchio provocandole risatine odiose e divertite e se la portava in giro con un braccio attorno alla vita. Sembrava una cozza abbarbicata allo scoglio, peccato che tra i due la cozza fosse lei e lui più che lo scoglio in questione fosse solo un coglione.
Logan era arrabbiata nera, doveva per forza fare il solito trombeur des femmes ogni volta che respirava? Il piacione che doveva provarci con tutte?
Perché con le altre faceva tutto l’affascinante e a lei rovinava la vita? Sembrava una donna perennemente mestruata mentre con le altre invece faceva l’uomo, come se in testa non avesse lo shatush e non avesse un’intera collezione di smalti nel mobile di camera sua.
Quando la sua coscienza le suggerì che forse era soltanto gelosa la soffocò con una certa soddisfazione. Si immaginò mentre teneva con una mano il collo di una se stessa in miniatura. Ecco, era tornata da meno di un’ora al suo lavoro e già Jared Leto le stava facendo venire una crisi di nervi.
«Si è portato una vacca» sussurrò a mezza voce. Tomo, accanto a lei, rise divertito dal commento, anche se in realtà era dispiaciuto per Logan, perché il suo disappunto a riguardo era ben percepibile.
Jared, ancora una volta, aveva rovinato tutto.
«Ciao Lo!» la salutò quest’ultimo «Hai detto qualcosa?» la faccia soddisfatta mentre gingillava quell’oca come una barbie.
Cazzo. Oh cazzo.
«Ciao Jay!» cazzo, l’aveva già pensato? Cosa si sarebbe inventata? «Sì! Ho detto che Jamie ha pestato una cacca» e lo indicò mentre, grazie a Dio, il ragazzo usciva dal bar.
«Volevo salutarti, ma siccome ti ho visto impegnato ho pensato di andare un po’ a prenderlo in giro».
In quel momento entrò Shannon.
Il suo amico, il suo eroe. Il suo salvatore.
«Shan!» aveva bisogno dell’abbraccio di una persona con cui si sentiva a casa.
Il batterista l’abbracciò, contento di vederla. Aveva visto lo sguardo inceneritore del fratello, ma se ne era fregato. Mentre Lo gli stava correndo incontro, aveva notato i suoi occhi stanchi, tristi e feriti e aveva deciso di poter sorbirsi gli isterismi di Jared una volta in più.
«Lo! Che bello rivederti, peste» le mise le mani appena sopra il sedere, giusto per vedere il fratello incazzarsi ancora un po’.
«Te lo dico ogni volta, lo so, ma con gli occhiali stai troppo bene, ispiri tenerezza!» gli disse nell’abbracciarlo di nuovo, stavolta con un solo braccio che rimase intorno alla vita, senza che nemmeno lei se ne accorgesse.
Jared non era d’accordo, tanto che contrasse la mascella.
Isterismo melodrammatico in arrivo, lo sapevano tutti.
Shannon, l’unico ben consapevole dei propri gesti, imitò il cenno dell’amica continuando a parlarle «Grazie. Tenerezza non mi si addice molto, ma lo prendo come un complimento»
«Fai venire voglia di farti le coccole» glielo disse con un sorriso, mentre con la mano gli accarezzava il fianco, su e giù.
Dio, e lei per Jared aveva rinunciato a farsi gli unici inglesi carini che le erano passati davanti, solo perché aveva la testa occupata e non lo riteneva giusto nei suoi confronti. Voleva tenersi pulita, e invece lui si era dato da fare, pure parecchio.
Se l’avesse saputo oltre a farsi quei sei o sette cocktail si sarebbe fatta anche tutta la squadra di rugby che c’era al pub, riserve comprese.
Aveva bisogno di un uomo, doveva averlo scritto pure in faccia.
«Scusa, e io?» disse Jared scostando la giornalista «Io non suscito tenerezza e coccole?»
Se all’inizio la frase era sembrata capricciosa, tanto che Logan era già pronta a inneggiare a Lilly, dopo Jay riuscì a riprendersi e sfoggiare il suo solito sorriso sicuro e beffardo, accompagnato da quel tono che suscitava ilarità ma era pronto al peggio.
«No» era quasi suadente Logan «Tu risvegli altri miei istinti, i più primordiali direi»
«Ah sì?» era eccitato. Il tono di lei era fascino puro e gli piaceva che ci fossero due donne pronte per lui. Il suo essere così spudorata da flirtare davanti a quella bionda slavata lo scatenava «E quali?»
Logan sorrise, sarcastica.
«Omicidi».
Shannon le posò il braccio intorno alle spalle, mentre lei riprese a muovere la mano sul fianco e quella libera si appoggiò agli addominali ben percepibili da sopra la maglietta leggera.
La battuta scatenò le risate generali, tranne quelle del diretto interessato, che decise di concentrarsi con accanimento sulla giornalista da strapazzo.
Logan accarezzava gli addominali di Shannon con insistenza, trovando quasi la calma necessaria per tornare a ragionare a mente fredda. Non che quello che stava tastando le facesse schifo, tutt’altro.
Era così attaccata al corpo del batterista da sembrare un post-it.
Aveva bisogno del contatto con il corpo maschile. Era convinta di sprizzare ormoni, doveva essere il ritratto della disperazione.
«Hai bisogno di contatto?» le chiese lui divertito, tutte quelle carezze non gli erano sfuggite, soprattutto perché stavano risvegliando i suoi sensi, umani e animali.
«Si vede così tanto?» mormorò con un sorriso l’assistente «È che mi piace la sostanza».
Mai cosa fu più vera dato che di sostanza, i Leto, ne avevano in abbondanza.
«Dolcezza, se vuoi la sostanza devi scendere un po’ con quelle mani. Sotto la cintura per essere precisi. Lì trovi tutta la sostanza che vuoi. Sono generoso, sai che non mi tiro indietro» ammiccò sfrontato facendo ridere gli altri, ignari di ciò che si nascondeva dietro quel discorso e nelle intenzioni di Shannon nei confronti del fratello.
Logan gli diede un leggero schiaffo sul petto e si staccò da lui, era riuscito a farla ridere e si era dimenticata di quel pavone del suo capo, era più tranquilla.
«Te la farò pagare» mimò Jared con lo sguardo furente mentre abbracciava la bionda e le ficcava, porco e delicato, la lingua in un orecchio.
«Sei un coglione» gli rispose Shannon quando indicò Logan che, dopo aver salutato tutti, si era congedata per concedersi il riposo che si era meritata dopo il viaggio.
 
«Lo stato della California è in allarme: come potete vedere dal cielo la situazione sta peggiorando ed entro la fine della giornata si abbatterà sulla città un acquazzone di grosse dimensioni, così violento che Los Angeles non…»
Tomo cambiò canale annoiato. Era mattina presto, Jared e Shannon avevano già incominciato a litigare facendo slittare così le prove in studio e il cielo era grigio, cosa a cui lui non era abituato e che gli guastava l’umore. Non aveva  certo voglia di sentire parlare di morte e la distruzione, nonché dell’ansia immotivata che i programmi tv mettevano addosso agli spettatori.
Si girò a guardare i due fratelli che si fissavano in cagnesco senza dire nulla: Shannon con le braccia conserte e il broncio di chi non voleva cedere, Jared con lo sguardo di sfida di chi invece era pronto a scendere in battaglia e, conoscendolo, a scatenare un putiferio.
Erano a casa di Jared per registrare un po’ di canzoni nuove, se c’era del tempo libero era utile sfruttarlo per iniziare a incidere del materiale per il prossimo cd.
Fu Logan con i caffè e un sacchetto tra le mani a distogliere Tomo dalla noia.
Dato l’ultimo incontro con Jared, dove lui era appolipato a una giornalista dall’aria qualunque, non era del migliore umore possibile. Aveva deciso di comportarsi come se non avesse mai pensato al suo capo in termini quasi romantici, dove lui non era stato carino con lei la vigilia e non le aveva regalato un viaggio per raggiungere la famiglia. Aveva anche deciso che la punta di gelosia che le sembrava di aver percepito a capodanno nella voce del cantante fosse solo frutto della sua incipiente sbornia.
Si era ripromessa di comportarsi bene, almeno per Shannon e Tomo, quindi aveva deciso di usare l’umorismo per rispondere a tono, ma aveva messo da parte la cattiveria.
Doveva essere superiore, tanto da portare loro la colazione.
«Caffè e muffin per tutti!» urlò dall’entrata.
Il croato le corse incontro, grato che fosse arrivata a spezzare la tensione del momento.
«Tu sia benedetta!» le disse dopo averle sorriso «Ma… C’è qualcosa di vegano per Jared?»
Aveva notato il nome della catena sul sacchetto dei dolci, e sapeva che non producevano nulla di vegano.
«No» ridacchiò furba lei «Ma se Jared non lo sa se lo fa piacere lo stesso».
Ok, forse non aveva proprio abbandonato la cattiveria, ma non poteva raggiungere i posti dove cucinavano schifosissimi pancake o muffin vegani, non erano di strada e di certo lei non gli avrebbe fatto un favore simile. Era la sua assistente, non voleva certo candidarsi a Santa.
«Ciao Jared» lo salutò una volta raggiunto l’ampio salotto.
Lui le rispose un po’ troppo duro, ma la ringraziò comunque quando gli passò il the e il muffin ai mirtilli.
Era pronta a riservare lo stesso trattamento a Shannon, ma dopo essersi guardata in giro non lo vide «Dov’è Shan?»
«Vuoi dire quel nano da giardino infame che è mio fratello?»
Alzò le spalle «Se ti piace chiamarlo così»
Jared indicò oltre la vetrata. «Dove dovrebbe essere. In giardino».
Logan seguì la traiettoria del suo capo. Steso sulla sdraio attorno alla piscina, solo e imbronciato, c’era Shannon. Gli occhiali da sole che stridevano con il tempo così nuvoloso che aleggiava su Los Angeles.
L’assistente ebbe paura di  quello sguardo, se l’uomo si fosse tolto gli occhiali da sole avrebbe potuto incenerire la casa del fratello. Si girò verso Tomo in cerca di spiegazioni.
«Non lo vuole fare entrare»
«Perché?!» urlò esasperata.
«Perché è lì che i nani da giardino» il cantante sottolineò quelle parole «Devono stare»
«Jared» gli si avvicinò con fare conciliante «Non è un nano da giardino, è una persona. Per essere precisi è tuo fratello».
In risposta lui alzò le spalle, ma non gli sfuggì la mano che lei posò sovrappensiero sui suoi avambracci incrociati.
Davanti a quel silenzio Logan lo lasciò quasi subito, forse aveva bisogno di sbollire la rabbia di qualche sua visione distorta nei riguardi del mondo. Prese il caffè amaro e l’ultimo muffin per uscire al vento di quella che si stava rivelando già una pessima giornata.
«Ehi, Animale» lo apostrofò divertita, quel labbro inferiore sporto un po’ in avanti lo faceva sembrare più un cucciolo indifeso.
«Dolcezza» e le fece posto sulla sdraio, spostando le gambe di lato per permetterle di sedersi «Grazie. La mattinata non è iniziata bene»
«Che problemi ha oggi Jared?»
Shannon sorrise quasi soddisfatto.
«Penso si sia reso conto di avere una coscienza e stia imparando a farci i conti, anche se non vuole»
«Questo significa tempi duri. La vera domanda è: per lui o per noi?»
L’uomo sorseggiò un po’ del proprio caffè mentre ponderava la risposta «Per noi lo saranno comunque… C’è di mezzo Jared!»
Risero entrambi, ma furono subito interrotti dalla voce del cantante «Shannon, svegliati a entrare. Abbiamo già perso troppo tempo da dedicare alla registrazione. E tu, Logan, torna al tuo lavoro, non ti pago per intrattenere mio fratello»
Si richiuse la porta vetrata alla spalle mentre con passo marziale si diresse nello studio in cui si chiudevano tutto il giorno. Logan si girò verso Shan, sconvolta.
«Ma che problemi ha?»
«Lo scoprirai. Giuro che a tempo debito tutto avrà un senso» glielo disse scuotendo la testa, mentre con gli occhi liberi dalle lenti scure fissava il cielo e gli sorrideva, come se in esso ci fosse la soluzione a ogni suo problema.
 
Era stata Emma, con sua figlia, a portare una ventata di spensieratezza nello studio. Tutti furono felici di vederla e Jared si divertì un mondo con quella bambina. Aveva abbandonato il muso lungo per lasciare posto a due occhi divertiti e un sorriso meraviglioso, tanto che a un certo punto Logan aveva pensato di mettersi al posto della bambina e lasciare che facesse di lei ciò che meglio credeva.
Voleva dei figli? Lei gliene avrebbe dati quanti ne desiderava, fosse solo uno o una squadra di calcio intera. Ma vederlo così affascinante e divertito aveva avuto un duro effetto sul suo sistema ovarico, doveva ammetterlo.
Prima di andarsene Emma si era avvicinata all’assistente e – in preda a non si sapeva bene quale miracolo – le aveva sorriso sincera. Un sorriso aperto e caldo, cosa che Logan aveva visto più volte sul viso di Jared, ed era tutto dire.
«Mi ha detto che sei più rompipalle di me. Questo gli deve piacere, perché significa che sei vicina alla perfezione a cui lui aspira» la guardò divertita, prima di concludere «Sono del parere che tu gli piaccia».
E in lontananza si scambiò uno sguardo con Shannon, lasciando che il senso di quell’ultima parte non colpisse Logan che, comunque soddisfatta di quelle parole, si aggirò per lo studio con un sorriso idiota e luminoso stampato in faccia.
A cuor leggero aveva lavorato con solerzia, perdendosi solo ogni tanto a guardare Jared che, rilassato, riusciva a sorridere a tutti, compreso Shannon e a volte Logan, quando si sorprendevano a fissarsi.
Solo verso le cinque rimasero solo i tre componenti e l’assistente e decisero di rivedere qualche testo e armonia scritta su fogli volanti, idee ancora premature per diventare canzoni. Una cosa alla volta e fatta bene, quello era il motto del gruppo.
«Naaah, a me non convince per nulla» disse Shan su di giri «Secondo me ci vuole qualcosa di più… Potente in questa strofa, giusto per non abbassare il tono della canzone»
«Concordo con lui» sorrise Mofo divertito, come se ci fosse da scherzare.
«A me piace!» rispose Jared scioccato. Ovvio che gli piacesse, l’aveva scritta lui.
Dopo cinque minuti ancora non trovarono un accordo, ma nessuna soluzione era uscita dai due che contestavano il testo.
«Lo, cosa ne pensi tu?» Jared le chiedeva davvero un parere come se nulla fosse?
Livello autostima: cento più.
«Riguardo a cosa?» l’aveva raggiunto al tavolo e si era chinata su di lui che stringeva un foglio tra le mani.
Non vide Jared alzare appena gli angoli della bocca, felice di quel contatto inaspettato.
«A me piace. Cos’ha che non va?»
«Vedete?!» e lì indicò soddisfatto «Se lo dice lei!»
«E da quando il suo parere conta per te?» Tomo lo prese in giro, si stava divertendo un mondo.
«Da quando pensa che i testi scritti da me vadano bene» li guardò con un sopracciglio alzato.
«Bene, siccome il nostro tempo è finito, devo prepararmi per uscire e non ne caviamo un ragno dal buco, io me ne andrei. Non ho voglia di finire a casa fradicio» e nel dirlo indicò l’esterno della casa.
Il cielo era quasi nero, le nuvole sembravano cariche di pioggia e potenza mentre il vento soffiava forte, lo spettacolo non era dei migliori, sconfortava anche i più temerari.
«Già, penso che anche io andrò a casa» aggiunse Tomislav  solidale «Vicki mi aspetta»
«Bello sapere che io a casa non ho nessuno ad aspettarmi e nessuno è disposto a uscire con me. Grazie ragazzi, voi sì che sapete come farmi sentire apprezzata» aggiunse Logan facendo ridere Jared di cuore, aveva pensato la stessa cosa.
«Io lavoro ancora un po’ su questo testo, vuoi farmi compagnia?» non avevano entrambi nulla da fare, e dedicarsi in due su quella cosa poteva portare i propri frutti.
Maledetto Terry, sapeva che quel photoshoot c’entrava con tutte le carinerie e quella domanda. Voleva sapere come era Logan, conoscerne ogni lato; da quello lavorativo a quello più… istintivo.
«Perché no? Tanto non ho niente di meglio da fare, inoltre devo chiederti conferma per alcuni appuntamenti».
Jared annuì e accompagnò alla porta gli altri due, quasi volesse assicurarsi che quel tempo orrendo non li portasse via nel tragitto dall’uscio all’auto.
«Mi raccomando bro, approfittane»
Il minore lo fissò in modo interrogativo.
Shannon alzò gli occhi al cielo «Vedi di lavorare finché non si scatena il finimondo» disse indicando i nuvoloni di pioggia «Poi penso tu possa capire ciò a cui mi riferisco»
«Se lo dici tu» rispose poco convinto.
Rientrò e si rimise subito sui fogli, voleva aggiustare ciò che non andava nel testo della canzone, era giunto alla conclusione che per quanto qualcosa fosse buono si potesse comunque migliorare.
Dopo circa due ore di brainstorming, sogni a occhi aperti di Logan, sguardi strani, battutine e quello che sembrava a entrambi un modo sottile di flirtare, raggiunsero un buon compromesso: avevano cambiato il testo e suonava bene, inoltre piaceva a tutti e due.
«È ora che vada» annunciò l’assistente stiracchiandosi, era stata seduta sulla moquette e aveva la schiena a pezzi.
Jared guardò fuori dalla grande vetrata alla sua destra, quella che dava sulla piscina, e spalancò gli occhi «Guarda là».
Una specie di uragano o meglio, un acquazzone, si era scatenato su Los Angeles con inaudita violenza. La pioggia sembrava scendere a secchiate e il vento spostava anche i vasi più pesanti.
Anche Logan rimase colpita dallo spettacolo che l’esterno le offriva.
«Ehm, ok… Penso che guiderò con molta prudenza» disse mentre raccoglieva le proprie cose.
Entrambi videro in lontananza una palma spezzarsi. Per un attimo la luce saltò per poi tornare subito.
«No» le disse prendendo l’immensa borsa in cui infilava sempre tutto l’occorrente per le giornate di lavoro «Tu non vai da nessuna parte, non ti lascio uscire con questo tempo. Dove vuoi andare? Magari mentre torni a casa ti cade un albero sull’auto».
Logan si vide costretta ad accettare. Vederlo così preoccupato per lei la sorprese non poco. Forse anche lei dentro di sé aveva un piccolo pavone – minuscolo se in confronto a quello di Jared – che stava facendo la ruota in quel momento, doveva ammetterlo.
«Non essere sorpresa» mise la borsa per terra e non le fece prendere il cappotto «Sembro una persona orrenda, ma sono umano anche io, mi preoccupo per le persone a cui tengo».
Anche il pavone dentro Logan era morto a quelle parole.
Perché Jared era così bipolare – per fare un torto alle sue mille sfaccettature – e lei era così suscettibile al suo fascino?
Non era giusto che lui riuscisse ad ammaliare con quella facilità mentre lei ci doveva mettere impegno, sudore, sangue, ceretta e dieta. Non era corretto.
«Quindi cosa dovrei fare?»
«Rimanere finché non smette. O almeno finché la situazione non diventa meno pericolosa»
«E se ci volesse un giorno… O di più?» era sconvolta.
«Beh, ho tanto cibo e tante camere da letto».
Voleva provarle tutte? Solo lei aveva colto un invito?
No ok, lo shock e l’essere sola nella casa di Jared le stavano dando alla testa, eppure si sentiva come se fosse una bambina indifesa capitata nella tana del demonio.
Cosa che, tecnicamente, non era una novità per lei.
Però la cosa stava assumendo sfumature del tutto nuove, soprattutto Jared, e non si trattava del suo shatush, quanto più della sua personalità.
Jared accese il televisore per sentire le notizie. Ricordava come quella mattina Tomo, all’ennesimo intervento del meteorologo,  avesse cambiato canale; ora capiva perché erano in allarme e poteva comprendere anche la frase di Shannon. Lui aveva previsto tutto e aveva fatto in modo di lasciare che Logan si fermasse lì più del dovuto. Non era una cosa certa ma conosceva bene entrambi per intuire che sarebbe finita in quel modo.
Stronzo, gli aveva fatto riscrivere una canzone che in realtà andava più che bene.
E Tomo era suo complice, se non addirittura la mente di quel piano così strano e ben riuscito.
Però gli avevano anche fornito l’opportunità di passare del tempo con Logan. Era impossibile nascondere qualcosa a Shannon, anche lo stesso interesse che nemmeno lui era certo di provare.
Il telegiornale in edizione speciale comunicò loro che la violenta perturbazione che si era abbattuta sulla città sarebbe durata minimo fino al giorno dopo, che la California aveva dichiarato lo stato di calamità e che c’erano molte persone che dovevano sfollare in attesa che l’acquazzone si fermasse. Loro, essendo sulle colline, era più fortunati. Inutile dire che consigliavano vivamente di non uscire di casa.
«Sembra l’inizio di Sharknado» disse Logan sovrappensiero. Era una cosa ridicola.
Jared rise «Fantastico! Ho sempre sognato di combattere uno squalo con una sega».
Logan arrossì. Allusioni sessuali, allusioni sessuali ovunque.
Vedeva il divertimento nei suoi occhi, percepiva quanto se la spassava a metterla in imbarazzo.
Dio, forse era meglio provare a tornare a casa sotto quel diluvio universale.
«Cosa facciamo? Io ho fame» ammise infine, provò a deviare il discorso per non dargli modo di metterla ancora in situazioni surreali. Doveva tentare di trovare il controllo.
«Idea!» disse lui battendo le mani «Io faccio un VyRT istantaneo per chiedere agli Echelon di Los Angeles come se la stanno cavando, intanto proviamo a cucinare qualcosa».
Andò a prendere il portatile per posizionarlo in cucina.
Dopo aver sistemato tutto e aver annunciato il video in twitter si mise davanti alla web-cam, ma a dispetto delle altre volte era serio.
«Echelon di Los Angeles, state bene? Spero di sì. Mi raccomando, tenete duro e fatevi forza, appena il peggio sarà passato arriveranno gli aiuti. Intanto fate sentire la vostra voce. Io sono chiuso in casa con…»  si girò verso la ragazza che fece di tutto per uscire dal campo visivo, tanto che si allontanò ancora di più da lui «Logan, la mia assistente, che è rimasta bloccata qui. Però mi sta facendo segno che non vuole essere ripresa»
Rise divertito.
«E sapete che facciamo? La inseguiamo» prese il portatile e la inquadrò lo stesso mentre si nascondeva il viso con le maniche dell’abito in maglia, salutando poi vergognosa la gente che intanto chattava «Brava ragazza, non fare la timida»
«Non faccio la timida, è che sembro sparata fuori da un cannone» e si indicò i capelli arruffati che aveva tormentato tutto il giorno.
Quando Jared risistemò il computer sul tavolo lei tornò a occuparsi della cena, voleva capire cosa ci fosse di commestibile in quella casa che non fosse tofu, seitan o qualche omogeneizzato dal sapore discutibile. Pretendeva del cibo vero, qualcosa di gustoso e masticabile anche a chi non facesse uso della dentiera.
Il cantante ci aveva preso gusto ed estrasse gli ingredienti per preparare i pancake vegani, cosa che fece dire a Logan, ad alta voce, quanto fosse preoccupata per la propria incolumità, dato che si era fermata per via del tempo e sarebbe morta in un incendio provocato da lui.
Jared si era spostato per prendere l’ultimo ingrediente, ma nel farlo urtò il contenitore dell’impasto e, per salvarlo, la prima cosa che gli suggerì l’istinto fu quella di infilare le mani nella brodaglia.
«Logan!» urlò tra una risata e l’altra «Abbiamo un problema. Penso di avere bisogno d’aiuto».
Rimase a fissare la web-cam con tutti i capelli davanti agli occhi, erano svolazzati nel suo tentativo di estremo recupero e non riusciva a spostarli a causa delle mani sporche.
Lo trovò sorridente mentre tentava di spostare ciuffi di capelli dalla faccia soffiando verso la fronte, le mani ancora nella ciotola in bilico, trattenuta solo dalla pressione dei palmi.
Era di una bellezza disarmante così innocente e divertito. Lei nella stessa situazione sarebbe sembrata una balena spiaggiata, non di certo un modello di Abercrombie durante un servizio fotografico come Jared.
«Liberami dal mio shatush, per favore!» continuava a ridere.
Logan, ormai inquadrata, alzò gli occhi al cielo e dopo avergli scostato i capelli e averli messi dietro le orecchie, non contenta, si prese la briga di fare di testa propria.
«Sta’ fermo» prese un elastico per capelli che portava sempre al polso e gli fece una specie di chignon che Jared era solito portare.
Non l’avrebbe detto a nessuno, ma accarezzargli i capelli in quel modo era terribilmente piacevole ed eccitante, e avrebbe potuto farlo per ore.
Signori, ecco una donna preda dei propri ormoni.
E con quel gesto così intimo gli legò i capelli, ormai non più di impiccio.
«Gente, ora potete capire perché è la mia assistente: è intraprendente, brava e alquanto servizievole» poi si avvicinò alla camera e continuò ad alzare le sopracciglia, come se volesse intendere altro; pure un’ammiccatina non guastò nel contesto.
Logan stampò la propria fronte sul palmo della mano, ormai senza speranza.
Dopo altre premure nei confronti dei fan che erano vittime dell’acquazzone invitò Logan ad unirsi a lui nei saluti e si prodigarono in espressioni idiote che poi li presero più del previsto, facendo improvvisare loro uno show divertente a suon di battute che si concluse con altre smorfie buffe.
Dai commenti che la gente lasciava Logan aveva conquistato del tutto le simpatie degli echelon.
«Cosa ne dici, cuciniamo?» le disse dopo aver spento il computer, un po’ più tranquillo dato che le risposte dei suoi concittadini erano arrivate copiose.
«Solo se lasci perdere l’idea dei vegan pancake» gli disse prendendo tra le dita una sua guancia.
Chi gliel’avrebbe detto a Jared che se avesse continuato a comportarsi in quel modo avrebbe cotto lei a puntino, una volta per tutte?


 
Ciao a tutti.
Eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia.
Qui penso che con il titolo non ci siano problemi, o sbaglio?
Anche la parte a cui è riferito mi sembra abbastanza ovvia.
Dunque vediamo che le cose, anche se piano, iniziano a smuoversi: Shannon e Tomo hanno fatto il possibile, ora sta a Jay e Lo (ma anche JLo. Ma anche NO) vedere di chiarire e capire che direzione prendere, perchè è finito il tempo di sondare il terreno e vedere se c'è interesse reciproco. Qui si devono sfoderare i carichi da 90, ora.
Rimetto anche qui sotto una nota che ho scritto postuma nello scorso capitolo, perchè non sono stata molto chiara riguardo alcuni punti.

Nota importante. EXCURSUS LAVORATIVO DI LOGAN: Lo nel backstage si candida come assistente nella data di Londra del 2013 e Jared la accetta. Da lì NON si unisce subito al Mars Staff, ma passerà dei mesi con Emma. Emma, essendo incinta, segue il tour finché è in zona, ovvero le date americane più quelle in Messico di Gennaio. Logan diventa parte integrante dello staff con la prima data europea del 2014, ovvero quella del 14 febbraio a Lione, da cui parte la digressione iniziale del secondo capitolo. Ecco perchè non conosce bene i ragazzi, ha sempre fatto l'ombra di Emma quindi solo indirettamente quella di Jared. E infine arriviamo a dicembre 2014, dove la storia è iniziata, per continuare poi nel 2015. Mi scuso per queste mancanze che, purtroppo per voi, nella mia testa sono ovvie. PERDONO!

Spero che il capitolo possa esservi piaciuto, intanto ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia perchè non mi aspettavo un riscontro così caloroso, e un grazie particolare va alle persone che, oltre a leggerla, trovano il tempo per lasciare anche un pensiero. GRAZIE DI CUORE.
Mi trovate qui: Love Doses.
A mercoledì prossimo, sbaciucchiamenti, Cris.

 

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Capitolo 4
*** Talk ***



Capitolo 4

Talk


 
Logan aveva trovato del couscous in un angolo della cucina e aveva deciso, quindi, di condirlo con delle verdure. Inoltre avrebbe cucinato delle melanzane ripiene al forno, per fortuna le spezie non mancavano, al contrario della carne.
E, accanto alla pasta di semola, aveva trovato un corposo ramo di vischio.
«Scusa, e questo?» Lo estrasse dall’armadietto e lo sventolò davanti alla propria faccia, divertita. «Hai intenzione di usarlo come aroma per l’arrosto di tofu?»
Chi poteva tenere un simile rimasuglio del Natale in uno degli armadietti della cucina, se non Jared?
Lo stesso uomo che era intento a pulirsi le mani dalla pastella dei pancake che aveva ancora sulle mani.
Lui sorrise divertito.
«Oh, l’aveva dimenticato appeso mia mamma in giro e l’ho messo nel primo posto libero che mi è capitato sottomano». Alzò le spalle, come a voler liquidare la cosa.
Era un ottimo bugiardo, o forse soltanto un bravo attore. La verità era che l’aveva nascosto prima che finisse nella spazzatura proprio perché sperava che potesse tornargli utile.
D’altronde lo faceva anche per sua mamma, nonostante tornasse più a suo vantaggio.
Non era proprio lei quella che voleva che i figli fossero felici accanto a una donna? E diciamolo, non sarebbe stata contenta di avere qualche nipotino pronto a scorrazzare per casa?
Non che Jared volesse ciò, dato che sembrava facesse a gara con Shannon per deludere le aspettative da nonna e da suocera della madre, ma gli piaceva moltissimo l’idea di… Provare a concepire con qualcuna, e la scelta era ricaduta proprio su Logan. Fare tante, tantissime prove e vedere se in un futuro molto prossimo, o un universo parallelo, la cosa potesse sfociare in altro.
Lui si sarebbe fermato anche solo alle prove, tanto per chiarire.
Logan lo posò sul tavolo, non voleva buttarlo via, non subito almeno, perché le ricordava la sera della Vigilia e i bei momenti che aveva passato proprio in quella casa. Era inutile dire che in quell’occasione avesse visto un Jared diverso, totalmente rilassato e sereno, quello che le piaceva tanto.
Ritornò al tagliere con le verdure da sminuzzare prima di essere insaporite in padella con un sorriso così idiota che se si fosse vista si sarebbe sfottuta da sola, ne era certa.
Fu solo quando Jared appese il ramoscello di vischio alla piccola maniglia dell’anta che le stava davanti che Logan si fermò di nuovo. Lo sentiva dietro di sé, ma c’era qualcosa di diverso nell’aria, tanto che non si girò per la paura di sentire le gambe cedere, perché quel vischio non poteva essere stato messo lì a caso, nemmeno Jared poteva essere tanto crudele.
«Sotto il vischio è usanza baciarsi» disse lui a  mezza voce, mentre con lentezza esasperata le spostava i capelli da una spalla all’altra, lasciando libera gran parte del collo.
«Ma noi non siamo sotto il vischio» rispose Logan incerta.
Sentiva il respiro di Jared sulla pelle esposta, non era più in grado di ragionare lucidamente.
Come non poteva lui sentire il rimbombo del suo cuore?
Appoggiò delicata la schiena al suo torace, doveva avere un segno che tutto quello non fosse un sogno e stesse accadendo davvero, quel semplice contatto doveva dimostrarglielo.
«Ed è per questo che non ti sto baciando» disse sfiorando con la bocca un punto tra la mascella e l’orecchio «Le labbra».
Doppi sensi sempre e comunque.
Continuò piano, un bacio alla volta che lasciava una scia rovente sulla pelle bianca e innocente di Logan, fino a scendere lento verso lo scollo ampio del maglione, ben oltre la curva del collo. «Potrebbe essere una nuova tradizione».
La sentì annuire, rigida.
Dio, che animale che era. Logan aveva gli occhi chiusi e si morsicava appena il labbro inferiore per non gemere senza pudore alcuno, doveva mostrare un po’ di contegno come sembrava averlo Jared alle sue spalle.
Ma cazzarola, non potevano inaugurare la tradizione di fare sesso in cucina davanti al tagliere? O che ne sapeva, limonare come due ragazzini in calore come buon auspicio per l’anno nuovo?! Tutto, ma non quella meravigliosa tortura che le logorava i nervi. E gli ormoni già provati da tempo.
Insomma, era sempre stata consapevole di lavorare con i Leto, e sapeva che saperci fare, flirtare e sprizzare sesso selvaggio da ogni poro era di default per loro, soprattutto per Jared – almeno ai suoi occhi – ma così era giocare sporco.
E in quel momento non stava facendo nulla per nascondere quelle doti, anzi, le stava sfoderando per farla impazzire, e ci stava riuscendo alla perfezione.
Stronzo.
Strinse la mano attorno al manico del coltello, cercando di darsi un contegno «Attento Jared» gli disse sorridente, quasi fosse padrona di sé. «Ho in mano un coltello».
Se non si fosse allontanato gli avrebbe tolto i vestiti di dosso in pochissimi nano secondi, cosa che in confronto Jim Carrey in ‘Una settimana da Dio’ sarebbe risultato veloce quanto un bradipo in letargo sotto effetto di calmanti.
«Mi piacciono le cattive ragazze» ma si allontanò da lei per sicurezza, ridendo.
Logan era imprevedibile e lui aveva già osato tanto. Se avesse provato a baciarla davvero probabilmente con quel coltello l’avrebbe evirato, solo un mese prima d’altronde gliel’aveva promesso.
Era stato comunque un buon inizio, quell’approccio. Nonostante gli fosse rimasta la voglia di assaggiarla e scoprirla, vedere che lei non l’aveva rifiutato era per lui il miglior invito a continuare.
Non sarebbe stato facile, lo sapeva, probabilmente avrebbe dovuto ingoiare qualche boccone amaro, ma ce l’avrebbe fatta.
Perché da quando aveva cominciato a osservarla davvero e ad ascoltarla, aveva capito che Logan era una persona interessante, piena di fascino, simpatica e di buon cuore, oltre che essere una valida collaboratrice. E una ragazza che rientrava decisamente nei suoi canoni, peccato che prima fosse stato tanto cieco, così fermo sulle proprie convinzioni.
Cucinare divenne interessante: ogni cosa diventava motivo per flirtare e i gesti erano utili per sfiorarsi un po’ più del dovuto. “Mi passi il sale?” e le dita si accarezzavano con finta indifferenza. “La zucchina è ancora dura” e trovavano un buon motivo per ridere dopo un momento di imbarazzo una addosso all’altro, complici come mai lo erano stati.
La televisione era tornata ai soliti programmi, quindi era partita la chart del momento, che in quel momento riportava il nuovo singolo di Rihanna alla numero otto.
Logan iniziò a canticchiare e ballare mentre assemblava il primo piatto, quella canzone così ritmata le metteva voglia di saltare e andare in un club a muoversi un po’, facendo finta di saper ballare come i due terzi delle persone che affollavano i locali.
«Abbiamo una ballerina nascosta tra noi?» le disse Jared divertito, alzando solo un angolo della bocca mentre la aiutava a portare in tavola parte della cena.
«Nah, non penso proprio» ridacchiò Logan. «Solo quattro passi in discoteca»
«Già» rispose l’uomo un po’ più serio, con un sorriso quasi triste. «Ne ho sentito parlare».
Perché aveva voluto sapere da Shannon come era successo, ed era grato a Logan per aver “salvato” il fratello da quello schifo di tentazione, anche se aveva usato il proprio corpo come distrazione alternativa.
Logan si appuntò mentalmente di uccidere il maggiore dei due e farlo passare per incidente, perché non aveva intenzione di finire in carcere per una cosa più che giusta, a parer suo.
Si sentiva in colpa: desiderava Jared e aveva avuto Shannon, capiva lo sguardo con un fondo di accusa che lui aveva assunto.
«Niente di ché» si affrettò a dire.
Jared, però, sorrise «Su, vuoi dirmi che al ballo dell’ultimo anno del liceo non ti sei tirata a lucido per essere incoronata reginetta?! Non ci credo».
Lei replicò il gesto, era stato così signore da offrirle l’opportunità di cambiare argomento. Allora era vero: quando voleva sapeva essere gentile, anche con lei.
Quello che sentiva era forse l’eco del coro dell’Allelujah?!
«Ballo di fine anno?» rise di gusto. «Ho frequentato il liceo in Italia e non c’era nulla di tutto questo. Sono andata in discoteca a ubriacarmi dopo la fine degli esami. E comunque, essendo anche inglese, queste cose non avvengono nemmeno in Gran Bretagna. È un’usanza solo vostra» e lo disse facendo una faccia schifata.
«Vuoi dire niente vestito lungo, niente patemi, acconciature, fiori, limousine» ci pensò un poco «E niente ragazzo che ti fa ballare il lento per poi cercare di portarti a letto dopo la festa?!»
Li aveva elencati con una certa disinvoltura, come se fossero cose per lui normali, quasi un’abitudine o peggio, un ricordo.
«No. Io ho bevuto vodka dalla bottiglia e ho messo un vestito che avevo già indossato prima, la sera della festa di classe. Ti basta?»
«Sei veramente europea» lo disse fingendo disgusto.
«E tu sei americano fino al midollo» replicò con lo stesso tono lei. «E poi vuoi farmi credere che tu, l’uomo che non deve chiedere mai, quello con gli occhi d’angelo e l’animo da diavolo, si è interessato del ballo in giovane età? Non ci credo. Per me non ci sei andato»
«Certo che sì!» era divertito. «A scuola non ero molto popolare, forse perché non la frequentavo poi molto. Inoltre venivo preso di mira per il mio aspetto così innocente, ho dovuto faticare per diventare il piccolo teppista di quartiere, e il ballo mi è servito per rimarcare il mio status da cattivo ragazzo: ho invitato la più carina della scuola e dopo averla usata l’ho anche scaricata»
«Dunque per te il tempo si è cristallizzato a quasi trent’anni fa?» domandò Logan con lo stesso sarcasmo con cui lui aveva parlato.
«Nah» era sicuro «Ora le faccio godere parecchio, a volte. Solo se le ritengo meritevoli di tale onore» e alzò un angolo della bocca.
Quel sorriso doveva essere dichiarato illegale, perché la ragazza poteva capire la giovane ingenua che, ai tempi del liceo, era caduta vittima di quegli occhi fintamente innocenti e il sorriso angelico. Maledetto Jared.
«Più che giusto, Vostra Altezza» lo canzonò.
«Sai allora come ci si deve rivolgere al sottoscritto?!» continuò ad alzare e abbassare le sopracciglia per strapparle un sorriso. In realtà le fece solo alzare gli occhi al soffitto. «Peccato che nessuno ti abbia fatto vivere un’esperienza simile come quella del ballo. Ormai sei americana di adozione, se lo sapessero le ragazze dello stato verresti presa in giro a vita» e spazzolò l’ultimo rimasuglio di melanzana, dichiarando conclusa la cena.
«Beh, basta che tu non riveli il segreto alle ragazze» disse in tono confidenziale, come se si trattasse di un pigiama party «Tra una passata di smalto e l’altra, e penso di essere al sicuro».
Gli strizzò l’occhio e portò via i piatti.
Era davvero servizievole, pensò Jared, ma la sua mente era volata ad altri tipi di servizietti.
La seguì in cucina, attratto da lei come da una calamita. Forse non se ne rendeva conto, ma il suo interesse era palese: le girava intorno come se fosse un cane pronto a difendere il proprio territorio da altri maschi.
E odiava il fatto che il suo fascino, quello che sfoderava in ogni occasione, su di lei non sembrasse sortire l’effetto sperato. Insomma, era abituato a vedere svenire frotte intere di donne solo per il suo scuotere i capelli o muovere un pollice per togliersi una ciglia dallo zigomo, non era certo pronto ad avvicinarsi a una ragazza, tentare un approccio seducente e alla fine rischiare l’evirazione.
Lo seccava ma era eccitante quella conquista così difficile, gli aveva fatto capire quanto valesse la persona che si era prefisso come meta.
«Lascia i piatti nell’acquaio, ora devi vedere le camere per decidere in quale stare». La prese per mano e iniziò a trascinarla di sopra con lentezza.
Logan si accorse del fatto che Jared aveva evitato il termine dormire. Solo lei da quel momento si aspettava che l’uomo non avesse intenzione di farla riposare?
Comunque era delusa, una piccola parte di lei sperava di finire nel letto di Jared, in sua compagnia o meno era da decidere; che poi la piccola parte avesse le dimensioni di un cucciolo di pachiderma e che lei sperasse di arrivare in quel letto con lui erano solo dettagli. Trascurabili, per giunta.
Arrivati al piano di sopra mano nella mano, con somma gioia di Logan che nel tragitto si era finta la fidanzata più invidiata d’America pronta a fare le peggio cose per il proprio uomo, notò – con un certo disappunto – che avevano girato a destra delle scale e non a sinistra, dove c’era camera di Jared.
Quante volte c’era stata senza avere per la testa idee vietate ai minori di diciotto anni, ma solo con il perfido intento di interrompere Jay nel suo sonno leggero e sempre troppo corto, dato che soffriva d’insonnia e si addormentava a notte inoltrata?!
Bei tempi quelli, dove gli ormoni erano stati messi a tacere dalla frustrazione del proprio lavoro e i sentimenti erano un qualcosa di inesistente o, comunque, nascosto ancora meglio.
Il problema non era trovare un modo di violentare il suo capo senza perdere la dignità e senza avere colpa alcuna, quanto più dargli fastidio, tanto da fargli rimpiangere di essere nato, o di averla notata solo da svestita e tirata a lucido.
«Ecco, tranne la prima porta a destra ci sono disponibili altre tre camere» disse lui indicando il corridoio ampio davanti a loro.
«Cosa c’è nella prima stanza?» eh no, non poteva certo dirle così senza scatenare la sua curiosità. Era come la Bestia che diceva a Belle di non entrare nell’ala ovest: istigazione a delinquere.
«Credimi, non ti piacerebbe saperlo» rise beffardo, sapeva di avere la situazione in mano. «O, perlomeno, niente di tuo gusto. Già una volta ti ho chiesto se potevano piacerti le fruste, e dalla risposta mi era parso di capire non ti aggradassero più di tanto»
«Ok, la stanza per le ospiti trasgressive e senza dignità la passo, grazie» disse senza scomporsi. «Ti prego, dimmi che le altre sono arredate diversamente e, magari, non contengono oggetti vietati ai deboli di cuore, ai malati di sesso o alle persone che devono sublimare la mancanza di qualcosa di reale con aggeggi di plastica e vibranti»
«Sei peggio di un dizionario quando ti ci metti, lo sai?» le disse mentre apriva la porta della prima stanza dal lato opposto dell’abitazione rispetto a quella di Jared.
«E casa tua è peggio di un sexy shop, a quanto pare. Ognuno ha le sue pecche».
Ridacchiarono divertiti da quelle battute e iniziarono il giro.
Visitarono le tre stanze con curiosità. Logan si era sorpresa di scoprire l’arredo curato e diverso di ognuna ma per nulla pomposo, moderno o freddo. Erano camere dotate del necessario per far sentire l’ospite a proprio agio, ognuna con le proprie caratteristiche.
Alla fine scelse quella accanto al bagno principale. Era la più calda, la più piccola – dato che non aveva bisogno di molto spazio – e la più vicina a quella di Jared. Non aveva secondi fini, forse, ma di sicuro non le piaceva l’idea di dormire in una casa altrui e stare lontano dal proprietario. Insomma: aveva un po’ di paura.
«Devo andare un attimo in camera mia, ho bisogno di Berry, l’ho dimenticato lì prima».
Berry, il suo unico vero amore. Una relazione indissolubile, nulla in confronto allo shatush e agli smalti.
Non seppe bene il perché, ma Logan lo seguì. Non era a suo agio nel girare indisturbata per la casa di un pervertito sessuale, lui avrebbe potuto interpretarlo in chissà quale maniera.
Una volta dentro si accorsero che qualcosa non andava.
«Ma porca pu…»
«Guarda principino, t’è caduta la corona!» Lo prese in giro. «Sai che esistono cadaveri con una temperatura corporea più alta dei gradi di questa stanza?!»
Concluse ridendo e stringendosi nelle spalle per il freddo.
Jared corse al calorifero «Non va, cazzo. È completamente spento» .
Era un uomo distrutto. Come avrebbe potuto dormire con un freddo simile? Si sarebbe ibernato o, peggio, ammalato. In quella stanza ci sarebbe morto perfino un pinguino.
«Dormi in una delle tue stanze degli ospiti». Logan guardò fuori dalla finestra, la tempesta imperversava ed era impensabile chiamare qualche tecnico. «Non penso che qualcuno esca per le riparazioni con questo tempo»
«Non lo pretenderei nemmeno» rispose Jared, arreso.
‘Montami come un comodino dell’IKEA’, era l’urlo della coscienza della ragazza. Quando si comportava come un uomo era irresistibile.
«Solo che mi scoccia non poter dormire nella mia camera. È surreale».
Scrollò le spalle e prese qualcosa per dormire, infine passò una propria maglietta e dei pantaloncini al ginocchio a Logan per permetterle di farne lo stesso utilizzo. Portarono le cose prima nella stanza che l’assistente aveva scelto, poi in quella di Jared.
Lo fissò mentre con perizia trasportava alcune cose da una camera all’altra. Lei si sedette sul letto con il piumone paffuto e lindo, una smorfia di disappunto.
«Bleah. Ti piacciono così tanto i materassi molli?»
Lui annuì, fermandosi solo un attimo per ridestarsi da quel modo così metodico di sistemare le proprie cose. D’altronde era un maniaco del controllo.
«Sono osceni! A me piacciono quelli duri».
Jared sogghignò, una luce maliziosa ad accendergli gli occhi «Non avevo dubbi, Lo. Alla fine sono le ragazze all’apparenza tranquille quelle più assatanate».
Si buttò sul letto, esausta. Se un giorno le avessero chiesto in un’ipotetica intervista quali fossero le passioni o gli hobby di Jared Leto non avrebbe avuto dubbi, avrebbe risposto che metterla in imbarazzo e a disagio avrebbe battuto tutto il resto.
Lui, finito di sistemare la stanza, seguì il suo esempio e le si sdraiò accanto, quasi quelle operazioni l’avessero sfiancato.
«Perché mi odi così tanto?» sbottò lei dal nulla. Il soffitto era diventato qualcosa di molto interessante in quel momento.
«Io non ti odio!» L’ovvietà  e la sorpresa che permeavano il tono di Jared la stupirono, tanto che si girò alla propria sinistra per guardarlo in tralice.
«Per fortuna! Se mi avessi odiato come mi avresti trattata? No perché non mi sembra che con le persone con cui interagisci di più ti comporti come con me. Con Shannon non sei isterico, nemmeno con Tomo» disse esasperata.
Davvero non vedeva la differenza? Non ci credeva. Si potevano dire tante cose di Jared, ma non che non fosse sveglio.
«Ma io mi diverto a punzecchiarti e a metterti a disagio!» Il sorriso largo e sincero sul viso non mentiva.
Ripensò agli hobby di lui e sì, rovinarle la vita rientrava nel podio. Era pure sadico, a questo punto.
«Non so come, ma l’avevo notato!» Si lamentò Logan. «E dire che Emma mi aveva preparato al peggio, ma non ci era andata lontanamente vicina, purtroppo».
Jared sospirò. «Perché non era spassoso prendere in giro Emma. Non rispondeva alle battute, non è quel genere di persona. Il suo rispetto reverenziale nei miei confronti glielo impediva»
«Però a lei non rovinavi la vita come a me» convenne l’assistente, cercando di capire dove si nascondeva l’origine del problema del proprio capo nei suoi confronti. «O meglio, non le complicavi ulteriormente la vita come fai con me. Anche perché penso che tu sappia che organizzarti la vita e accudirti nei tuoi mille cambi di umore e idee non sia affatto facile»
«Vedi… Con Emma era tutto diverso». Sembrava pronto a una confessione, tanto che la fissò con un’intensità disarmante che le fece tremare le ginocchia. Fu felice di essere sdraiata. «Tra noi, sai… C’è stato qualcosa. Appena era diventata la mia assistente abbiamo fatto sesso, tipo…»
«Oh mio Dio! Pensavo che fosse frigida!» urlò divertita e sorpresa da quella confessione.
«Beh, diciamo che se non c’è stata una seconda volta un motivo c’è…» disse ammiccando nella sua direzione.
«Hai presente quando ti ho detto durante il servizio con Terry che saresti stata in grado di piegare i vestiti prima di fare sesso? Ecco, Emma è così, o quasi. Non era proprio passionale, nonostante fosse coinvolta».
Lo ascoltava affascinata, era la prima volta che Jared si apriva a lei e lo faceva senza prenderla in giro o per complicarle la vita. Era una bella novità a cui avrebbe potuto abituarsi in fretta.
Annuì per permettergli di continuare il discorso.
«Emma è stata brava. Nonostante non fosse riuscita a farmi innamorare di lei, si è resa indispensabile per me in altro modo. Era sì la mia assistente, ma era anche una confidente, un’amica. Credeva in me come io stesso non avevo mai fatto, tanto da diventare produttrice dei Mars e dei film di Bart. Devo ammetterlo, anche se a malincuore: sono sempre stato così egoista da fare di tutto per renderla succube del suo sentimento nei miei confronti, sapevo che così l’avrei tenuta accanto a me».
Le sembrava un bambino che si sentiva solo e incompreso, avrebbe voluto abbracciarlo. Per la prima volta lui le mostrava la sua debolezza.
«Non è giusto, suppongo, ma penso di poter capire benissimo». Anche a lei era successo qualcosa di simile con il suo primo amore.
«Sono vissuto nella convinzione che non mi lasciasse mai»
«E così è Jared, lo sai che quando sua figlia sarà un po’ più indipendente tornerà al suo posto. Al mio posto».
Fu la prima volta in cui arrivò a quella conclusione, e pensarlo le diede un’enorme tristezza. Cos’avrebbe fatto dopo? Cosa avrebbe senza Jared, ma anche senza Shannon e Tomo?
«Può darsi, ma non sarà lo stesso»
«Perché?»
«Perché mi ha abbandonato, Lo. Lei si è salvata. Si è trovata qualcun altro prima di cadere in questo squallido baratro, e con la bambina ha tagliato il rapporto che c’era tra noi, quel qualcosa di speciale che la legava a me. Non sarà mai più come prima. Non mi tratterà più con la venerazione di un tempo, forse si rivolgerà a me come sua figlia, perché capirà che più o meno la mia età mentale è la stessa». E le sorrise indulgente, quasi triste.
«Quando tu sei arrivata ero arrabbiato per essere giunto a questa conclusione, per essermi sentito abbandonato dall’unica persona in cui avevo riposto tutte le mie aspettative. E tu non mi adoravi come lei, non lo fai tuttora. Io ti ero indifferente, mi guardavi ma non mi vedevi, ero il tuo capo, e la cosa mi irritava da morire. Così ho iniziato ad irritare te per una sorta di personale par condicio».
Sorrisero entrambi, ora tutto era più chiaro.
«Beh, io non ti abbandonerò» era convinta Logan.
«Anche tu te ne andrai se vorrai salvarti» e se per lei fosse stato troppo tardi? «L’hai detto poco fa. Quando Emma tornerà»
«Beh, potrai sempre chiamarmi» gli disse titubante. «Se ti servirà un consiglio, un qualcuno che ti insulti con sincero piacere o anche per farmi soltanto qualche battuta oscena»
«Grazie, lo apprezzo. Me ne ricorderò».
Sorrise più tranquilla, forse Emma non era la fine di tutto.
E aveva appena scoperto che Jared non la odiava. Da quel momento sarebbe stata in grado di affrontare il proprio lavoro con tutto un altro spirito, magari sarebbe riuscita anche ad apprezzare le battute di Jared e a non disprezzarlo in silenzio per le crisi di nervi  che era solito procurarle.
«Ora toglimela tu una curiosità». Sfoderò lo sguardo da bambino, gli avrebbe mai potuto negare qualcosa?
Maledetto, sapeva bene come usare a proprio favore le armi di cui era in dotazione.
«Spara». Logan non era brava come lui ad affascinare la gente, non sapeva fare un discorso e farsi perdonare per quello che poi avrebbe detto.
«Perche tu odi me?»
Lei sorrise, conosceva bene la risposta.
«Oltre al fatto che rovini tutte le mie giornate?» replicò retorica.
Jared le fece una smorfia contrariata, lui non la vedeva così.
«Perché da quando sono arrivata non hai fatto altro che allontanarmi. Quando ero nuova e seguivo Emma tu non mi hai mai degnata di uno sguardo, e non intendo come donna, non solo. Sarei comunque diventata la tua assistente e non mi hai mai prestato attenzione». Ricordava la sensazione di disagio dei primi giorni come se fosse ieri. «Quando abbiamo ripreso il tour in Europa non mi hai dato la possibilità di avvicinarmi a te così, vedendo il muro che tu avevi innalzato, ho agito di conseguenza. Ho cercato di essere professionale per dimostrarti di essere all’altezza, nel frattempo ho legato con persone che mi facevano sentire apprezzata e parte del gruppo, soprattutto con Shannon»
«Quello non si chiama legare, quello è sesso. È diverso» le disse Jared divertito e un po’ offeso, su quel dettaglio sarebbe sempre stato intransigente.
«Va beh, tralasciando i dettagli». E sorrise nel vedere un sopracciglio di lui alzarsi verso l’alto con fare scettico. «Ti ho odiato perché non mi hai mai visto come una donna. E ti ho detestato ancora di più quando hai sembrato apprezzare ciò che Terry ti ha mostrato, perché non è possibile che ci fosse quell’abissale differenza tra una me vestita a una quasi nuda» era seria.
«Mentre Shannon si è accorto subito di quello che c’era nascosto dietro una canotta qualunque e una frase meno maliziosa di quel che io mi sarei aspettato» aggiunse Jay.
«Esatto. Lui in me ha visto del potenziale, o comunque un qualcosa che tu ti sei ostinato a non guardare fino al momento in cui Terry ti ci ha messo davanti a forza» continuò abbattuta. «Non mi sono mai reputata una top model, ma non pensavo nemmeno di essere così brutta da risultare invisibile agli occhi di un uomo. Dio, è stato così frustrante»
«E mio fratello ti ha fatto capire che l’errore non era tuo, ma mio» concluse Jared comprensivo. Ora riusciva a vedere le cose da una prospettiva diversa.
Logan annuì in silenzio, odiava aprirsi in quel modo, rivelarsi davvero per come era.
Eppure era stato più facile del previsto con Jared, perché era bello poter contraccambiare la condivisione intima di prima.
Ecco, se avesse potuto, avrebbe detto che quel momento era il più intimo che avessero passato insieme, ma non si sarebbe mai azzardata a ripeterlo ad alta voce per la paura che l’uomo accanto a lei potesse scherzarci su offrendole prestazioni sessuali, la cosa più intima cui lui potesse pensare.
Non che le facesse schifo una simile offerta, ci teneva a precisarlo, ma quello che stavano condividendo era più importante e profondo, un qualcosa che le stava facendo benissimo e le faceva battere il cuore a una doppia velocità.
«Lo» e allungò le dita per raggiungere la mano sottile di lei. «Forse ho commesso uno sbaglio, e non è una cosa da tutti i giorni che io lo ammetta» disse per sdrammatizzare, facendo ridacchiare entrambi. «Ma spero di poter rimediare. Io ora ti vedo, e non c’entrano i vestiti che indossi o no».
Strinse la mano intorno a quella di lei nel gesto più smielato – ma sentito – che avesse mai fatto da quando aveva rinunciato all’amore, da quando Cameron l’aveva lasciato e non era più stato lo stesso.
Logan gli sorrise, anche se tra sé stava pensando che già che erano su un letto avrebbe potuto approfittare di lei, perché dopo una simile ammissione non avrebbe avuto la forza di negargli nulla.
«E se proprio vorrai, quando ti sentirai giù, anche tu potrai chiamarmi, fosse solo per un insulto». Le strizzò l’occhio con fare allegro e complice.
«E se fosse durante un concerto?» ecco un pessimo tentativo di alleggerire la tensione che le parole e il gesto di lui avevano creato.
«Avvicinerei il microfono all’altoparlante per farlo sentire a tutti»
«Grazie. Me ne ricorderò». Lo prese in giro, perché forse non era il momento di affrontare discorsi così importanti.

 


Ciao a tutti!
Come ogni mercoledì eccomi qui.
Innanzitutto mi dispiace che il capitolo scorso non vi sia piaciuto così tanto, spero di aver recuperato con questo.
Talk, Coldplay. Perchè finalmente in questo  capitolo si capiscono tante cose, più di tutto le prese di posizione dei nostri protagonisti. Possiamo dunque dire che gli attriti tra loro si sono appianati? Sì, penso proprio di sì.
Non ho molto da dire a riguardo, in realtà, quindi penso che vi lascerò senza riempirvi oltre di ciance.
Vi ringrazio ogni volta per aggiungere la storia, perchè date fiducia a una squilibrata e perchè non ho altro modo per mostrarvi la mia gratitudine!
Un grazie di cuore va a Marica per aver realizzato il bellissimo banner che vedete all'inizio del capitolo!
Se avete dubbi o curiosità mi trovate nel gruppo fb: Love Doses.
A mercoledì prossimo, sbaciucchiamenti vari, Cris.

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Capitolo 5
*** Unconditionally ***



Capitolo 5

Unconditionally

«Cosa ne dici di guardarci un film?» Logan non voleva continuare a stare stesa lì, perché nella sua testa erano iniziate a susseguirsi immagini che non avrebbero ricevuto premi Oscar, quanto più complimenti da persone come Sasha Grey e James Deen. «Basta che non sia uno dei tuoi. Ho bisogno di ridere e di un qualcosa che copra il rumore dei tuoni, li detesto»
«Ah Lo, sei così pura che ti imbarazza stare sdraiata sul letto con me...» le disse ridacchiando compiaciuto. «Per questa volta ti salvo e accetto l’offerta, in realtà io potrei farti urlare così tanto da non farti sentire i tuoni».
Per chiudere in bellezza le strizzò l’occhio con malizia.
Se solo fosse stato nella sua testa si sarebbe accorto che di puro non c’era nemmeno l’effetto dello shampoo, figurarsi i pensieri che la chioma chiara nascondeva così bene.
«Oh sì, tu conosci un modo per farmi urlare di gioia» rispose provocante, tanto che Jared si sconvolse.
«Ah sì? E quale?»
«Vederti agonizzante per terra, o rifiutato da una donna. Credimi, urlerei di felicità nel vedere le tue espressioni in entrambi i casi».
Ridacchiò divertita mentre si dava la giusta spinta per rimettersi in piedi.
Jared la guardò stupito, gli occhi spalancati e la bocca aperta in un misto di incredulità e divertimento: nessuna donna, davanti a un’offerta simile, aveva mai rifiutato. Lei aveva declinato con una certa sagacia, come solo lui avrebbe saputo rispondere a un’altra persona.
Scosse la testa ammirato e la seguì.
Fu solo nel passare davanti al grande specchio sulla parete tra le porte del bagno e della camera degli ospiti che si girò, colpito dal proprio riflesso notato solo con la coda dell’occhio.
Si soffermò a studiare se stesso con attenzione, alla ricerca di qualcosa di cui nemmeno lui era a conoscenza, infine lasciò andare un sospirò un po’ triste, cosa che fece girare Logan, ormai in procinto di percorrere le scale per scendere al piano di sotto.
«Cosa c’è?» lo fissò incuriosita e lo sguardo serio di lui la lasciò di stucco.
«Guardami» le disse lui, assorto nei suoi stessi occhi azzurri.
Eh, come se non l’avesse fatto abbastanza in tutti quei mesi di lavoro. Per fortuna rientrava tra le sue mansioni.
Si avvicinò a lui senza dire nulla.
«Cosa dovrei vedere?»
«Sono diventato di colpo vecchio. Non ho capelli bianchi, non ho nemmeno molte rughe, ma dentro mi sento… Consumato. Ho il volto scarno e mi si legge in faccia che ne ho passate troppe per essere ancora fresco». Si toccò una guancia magra e ricoperta da un velo leggero di barba.
«E c’è qualcosa di male in questo?» si era sistemata dietro di lui per cercare di avere la stessa prospettiva di Jared, spuntava dalla spalla sinistra dell’uomo con metà corpo e gli occhi – nel riflesso – arrivavano appena oltre la sua clavicola.
Lei vedeva un uomo che dimostrava meno dei suoi anni, che portava sì i segni delle proprie esperienze, ma questo lo rendeva ancora più affascinante del previsto. Era una persona dalle mille sfaccettature, sensibile e umano anche se si nascondeva – non sempre, per fortuna – dietro un’aurea di divismo che di solito faceva ridere i più, perché si notava la sua natura un po’ forzata.
Era eclettico e premuroso, ed era bello ben oltre il suo aspetto.
«Non lo so. Io… Mi sento come se mancasse qualcosa». La fissò tramite lo specchio. «La maggior parte degli uomini alla mia età sono realizzati: hanno un lavoro, una moglie, dei bambini. È come se fossi fermo al primo passaggio»
«E ti fa sentire a disagio?» non era più il momento di scherzare, era arrivato il tempo di ascoltare una persona che aveva bisogno di sfogarsi. «Il tuo lavoro è il tuo sogno, sei una delle poche persone che ama ciò che fa, non devi sottovalutare la cosa. Se senti la mancanza d’altro, beh… Puoi sempre cercarlo, non è detto che tu non sia destinato ad averlo».
E, con inaspettata dolcezza, si protese sulle punte per appoggiare il mento sulla spalla di lui, cercando di infondergli un po’ di calore umano e comprensione.
Jared piegò la testa di lato, in modo da toccare con la propria quella di lei. Sospirò ancora, ma questa volta meno triste rispetto a prima, era come se la malinconia che stava provando fosse rivolta a qualcosa che ancora non era avvenuto ma che gli sarebbe piaciuto accadesse.
«Non è un disagio, quanto più una paura» ammise dopo averci riflettuto. «Forse ora non ho rimpianti, ma ho il timore che in futuro possano comparire. Chi me lo dice che tra vent’anni io non mi penta di non essere sposato e di non avere dei figli? Ora non so se li vorrei, non mi sentirei pronto». Forse non pensava di esserlo perché non aveva una compagna da tempo, era impensabile dunque di avere un bambino in quel momento.
«Chi ti ha detto che tu tra vent’anni non possa fare queste cose?»
«Vada per il matrimonio, anche se dubito di cambiare idea a riguardo, ma per i bambini? Insomma, metti che vada come pronosticato, io avrò sessantatre anni, e per avere dei figli dovrei stare con una trentenne al massimo. Avrebbe la metà dei miei anni, e la cosa farebbe ridere. Mi salvo a malapena ora». Studiò il loro riflesso, e quello che vide gli piacque. Non erano male come squadra.
«Puoi sempre adottarli». Sorrise rassicurante Logan.
«E chi mi dice che io tra tanti anni abbia una donna al mio fianco? O che io la voglia davvero?»  era confuso.
L’assistente lo fissò, in effetti non era detto che Jared, in futuro, trovasse qualcuna con cui stare per più di due rapporti sessuali, un pompino e un paio di cene.
Dalla sua posizione arretrata decise di fare una prova, d’altronde quello specchio era la cosa più simile che ci fosse di un quadro o di un proiettore, tanto valeva metterlo davanti a determinati fatti e vedere come avrebbe potuto reagire. Gli fece alzare il braccio sinistro, infilò la testa in quello spazio e allacciò le braccia attorno alla sua vita in quello strano abbraccio che lo colse di sorpresa.
«Allora, cosa ne dici? Ti ci vedi in futuro? Intendo con una donna qualsiasi». Pessima bugiarda, sperava solo che il rossore dovuto a quel contatto così profondo non la tradisse.
Jared mise le mani su quelle di lei e osservò l’immagine con particolare attenzione per un paio di minuti.
«Sì, direi di sì. Cioè, può darsi. E la cosa mi spaventa. Ero convinto di aver chiuso con l’amore». Lo sguardo che ricambiò le fece cedere le ginocchia. «Ma forse è proprio questo che mi manca più di tutto. Forse sono pronto per amare di nuovo qualcuno e ne ho paura»
«Spiegati meglio» perché allentare la presa quando le mani di lui erano così salde sopra le proprie?
Stava così bene.
«Quando la mia ultima storia è finita – ed è stata la mia relazione più importante – mi sono votato alla musica. Dovevo scegliere tra lei e la carriera e ho scelto quest’ultima. È stato un sacrificio, ma l’ho fatto con passione e, seppur ci sia stato male, non me ne sono pentito. Come farò a dare il meglio alla musica se tenterò di fare lo stesso con una persona? O, peggio, viceversa: come farò a dare il cento per cento a una donna se sarò concentrato sui miei sogni?»
«E chi dice che uno escluda l’altro? Potrebbe succedere che la donna di cui ti innamorerai riuscirà a ispirare la tua musica»
«Può darsi, ma la solitudine non mi aveva mai spaventato finora, ed ero ben consapevole di esserlo». Solo. Perché nonostante fosse circondato dai fan, da donne che spesso riempivano il suo letto, le persone amiche – quelle che lo conoscevano davvero – si potevano contare sulle dita di due mani al massimo, e anche loro avevano una vita.
«Forse è diventata più paura di perdere qualcuno, un qualcuno che per te è diventato importante. Ecco perché sei intimorito» disse Logan cercando di andare più a fondo nel problema, voleva capire se poteva riguardarla o se le sue erano solo le illusioni di una donna preda di una terribile cotta.
«Già, forse. Ma ora cosa ne dici di guardare quel famoso film? Ho bisogno di non pensare per un po’» le rispose Jared. «A meno che tu non voglia tornare in camera e distrarmi come io intendo» sorrise malizioso.
Era bravo a cambiare discorso e portare acqua al proprio mulino, si vedeva che era ben abituato a riportare la comunicazione sul proprio campo.
«Vada per il film, ma se hai bisogno di ridere evitiamo tutti i tuoi film, non siamo qui per deprimerci e celebrarti».
Appena concluse la frase Logan corse verso le scale percorrendole velocemente, inseguita da Jared che tentava di raggiungerla gridando vendetta per aver oltraggiato la diva che c’era in lui.
Arrivata in salotto con quel poco di vantaggio rimasto, quasi si uccise nell’inciampare nelle sue scarpe che lei stessa aveva lasciato sul tappeto qualche ora prima.
Per fortuna la prontezza di Jared fu provvidenziale: la placcò prima di vederla schiantata a terra, non voleva che potesse deturparsi il suo bel faccino, magari rompendo qualche dente.
«Uuuuooooh!» la prese per la vita senza abbandonare il sorriso divertito che aveva dipinto sul volto. «Non vorrai togliermi il piacere di torturarti ancora un po’, vero?»
Si accertò che fosse ben salda sulle proprie gambe, ma il braccio di Jared non lasciò la presa attorno ai fianchi.
«Perché privarti del tuo passatempo migliore?» Logan era allegra, vedere i lineamenti distesi e sereni del volto di Jay la rendeva ancora più di buonumore, la tempesta che fuori incalzava sembrava un ricordo lontano, come se fosse in quella casa per il proprio volere e non per altri motivi.
Gli spostò una ciocca di capelli che era sfuggita a quella specie di chignon che gli aveva fatto prima, approfittando della situazione per perdersi a guardare i suoi occhi divertiti e ad accarezzare con l’indice il profilo del volto di lui, dalla tempia alla mascella.
L’uomo piegò la testa a quel contatto, quasi volesse approfondire il gesto della ragazza. Il suo sorriso beato era, per Logan, il più bello dei regali. Raramente l’aveva visto ridere e sorridere in quel modo, meno ancora a causa sua.
Si ridestò dal viso di Jared per dirigersi verso il divano, un film non le avrebbe fatto male, soprattutto se l’avesse aiutata a calmare l’agitazione interiore che provava da quando a cena lui le aveva torturato il collo, ma appena si allontanò un po’ dal cantante, che aveva allentato la presa, quest’ultimo le prese un polso con decisione, facendola voltare.
«Dove credi di andare?» le chiese allegro.
«A vedere il film?!» non erano scesi di sotto per quello?
«Aspetta, ce n’è di tempo. Prima dobbiamo fare una cosa». Senza farla spostare si allungò per prendere il telecomando. «Avanti, scegli una canzone… Che sia lenta però» e le porse l’oggetto.
Logan non capiva dove volesse arrivare, ma lo accontentò. Dopo aver fatto passare alcuni canali di musica trovò la canzone di Katy Perry di un anno addietro, Unconditionally, iniziata da una manciata di secondi. Le piaceva molto quella canzone. Stonarla sotto la doccia, mesi prima, le aveva migliorato un sacco di giornate.
«Non male Higgins, mi piace questa scelta» disse mentre le si avvicinava.
«Di cosa parli? Della canzone o di Katy?» giusto una leggera punta d’invidia in quella domanda, un sopracciglio alzato. «Devo controllare se è un’altra tacca sulla tua cintura?»
Che si fosse fatto pure Katy Perry?
«Se vuoi accertartene devi slacciarla». La voce bassa e piena di malizia che si sposava benissimo con il suo sorriso beffardo. «Prego, fai pure, non mi oppongo».
Approfittò dello sconcerto di lei per appoggiare le mani con le dita lunghe sui suoi fianchi.
«Sei disgustoso». Ma non riuscì a dirlo schifata, quanto più divertita.
«Ok, scherzavo. Le tacche non sono sulla cintura, le segno dietro la porta della mia camera da letto; uno ci prova sempre. Comunque se vuoi te le mostro». Ma non fece nulla per muoversi di lì.
«Non ci pensare nemmeno. Io in camera tua, con te, non ci metto piede». Come avrebbe fatto a non cedere? «Comunque, mi dici cosa stiamo facendo?»
«Stiamo ballando o, almeno, ci sto provando».
Cercò di far muovere entrambi, accennando a ondeggiare sul posto in un timido invito per un lento.
«Tu, balli? Ma se sei più rigido di un gatto di marmo! Anche più scoordinato, direi». La situazione la divertiva da morire. Lui era quello delle mosse idiote durante le registrazioni o le interviste, agitava i pugni e le spalle seguendo un ritmo che percepiva solo lui, tra i fratelli Leto non era Jared a essere l’animale da discoteca.
«Solo perché non mi sono mai applicato. Vedi ora come ti farò volteggiare, mi scambierai per Fred Astaire»
«Ci sono tante cose che sai fare bene, ma penso che il ballo non rientri tra queste ultime». Lo canzonò Logan nell’appoggiare le proprie mani sulle spalle di lui, giusto per mettere un po’ di distanza e non essere succube del suo sguardo e del suo respiro, non voleva lasciargli condurre la situazione.
«Oh beh, hai ragione, so fare molte cose più che bene, e di tante non ne sei nemmeno a conoscenza». Continuò ad alzare e abbassare le sopracciglia, mentre Logan, arresa alla malizia cronica del suo capo, appoggiava la fronte sul petto di lui per dimostragli quanto fosse ormai senza speranza.
«Toglimi una curiosità: mi spieghi perché stiamo ballando?» non che non le piacesse, anche se le sembrava di essere più una coppia di ubriachi che barcollavano, solo che non ne capiva il senso. La prima risposta che le venne in mente fu che la testa di Jared non ragionava con un certo criterio, ma scacciò quel pensiero e chiese informazioni al diretto interessato.
«Perché così, nel caso qualcuno fosse venuto a conoscenza della tua mancanza in fatto di balli scolastici, ora non potrebbe più dire niente. Nessuna ragazza americana potrebbe prenderti in giro per questa deficienza. Sai, non mi piacerebbe dover dividere il mio privilegio con altri, è un diritto che spetta solo a me»
«Ah certo, come se fossi di tua proprietà». Alzò un sopracciglio per sottolineare il suo disappunto. «Comunque la tua premura è encomiabile». Lo prese in giro, sarcastica.
Jared non diede peso all’ultima frase per focalizzarsi sulla prima: «Perché, non lo sei?»
Strinse la presa, fece scivolare le mani lungo la schiena per poggiarle appena sopra il sedere, i bacini a contatto, i respiri che si mischiavano nonostante ci fossero una manciata di centimetri in altezza a separarli. Logan al posto di farsi intimorire cinse le proprie mani dietro il collo di lui, accorciando ancora di più le distanze.
Stava bene tra le braccia di Jared, per la prima volta si sentiva protetta da lui e non in difetto. In questo caso era la canzone a metterla a disagio, era come se stesse sviscerando aspetti che lei stessa aveva cercato di nascondere, come se il testo volesse smascherarla a ogni costo.
«Ti piacerebbe!» continuò scherzando.
Poi il silenzio in cui si erano calati per godere al meglio del calore di quel contatto le fece ricordare ciò che Jared aveva detto dei balli e dei ragazzi che invitavano le proprie compagne di scuola.
Alzò gli occhi scuri per puntarli in quelli grandi di lui. «Tu prima hai parlato dei balli in un determinato modo…» inarcò un sopracciglio verso l’alto per dare man forte allo scetticismo che permeava nella sua voce. «Per caso mi stai facendo ballare per poi portarmi a letto?»
Lui rise di gusto, divertito dai pensieri che Logan riusciva a fare.
«Solo se funziona». Le prese una mano come per condurla in un valzer, continuando a cullare i loro corpi. «Funziona?!»
Logan ridacchiò divertita per evitare una risposta troppo scomoda, come poteva dirgli che, fosse stato per quello, stava perdendo tempo perché sarebbe potuto accadere molto tempo prima? Ora Jared stava però lottando per conquistarla ed entrare nelle sue grazie, e la cosa la lusingava troppo per sprecare una simile occasione. Avrebbe avuto la sua ricompensa, ma non era ancora giunto il momento.
«Ci vuole ben altro per farmi cedere, non mi lascio ingannare dal tuo fascino». Lo prese in giro con aria saccente.
Intanto Katy Perry finì il tempo a propria disposizione lasciandoli nel silenzio che anticipava la pubblicità.
«Bene» esordì Jared. «Ora sei americana a tutti gli effetti»
«E dovrebbe essere una cosa positiva?» per favore, era europea nell’anima e ogni giorno sentiva la mancanza del bidet.
«Sei perfida!» le disse lui tra risatine divertite.
«Ho imparato dal migliore». Gli strizzò l’occhio con un fare così disinvolto da ricordare proprio Jared.
Lui si sedette sul divano, quasi il ballo l’avesse stravolto. Tenere il ritmo, quanta fatica. Di solito era Shannon a farlo per lui.
Si accomodò con disinvoltura, mostrando che la posizione assunta era per lui un’abitudine. Aveva la testa appoggiata allo schienale, il sedere in avanti che faceva incurvare la schiena e le braccia lasciate larghe e morbide lungo i fianchi.
Era bello da morire agli occhi di Logan, bello perché era libero da ogni inibizione, sereno come poche volte lo aveva visto e, per questo, affascinante come mai lo era stato per lei.
«Cosa fai, non ti siedi? Su, è un divano normalissimo, non è imbottito di chiodi». Le sorrise rassicurante, con un fare un po’ stanco che forse gli restituiva alcuni di quegli anni che di solito la gente gli toglieva.
Dio, era eccitante.
«Sì, certo, mi siedo» rispose come la più impacciata delle scolarette.
Seguì il consiglio con fare automatico, e si sistemò sul divano con gesti meccanici che tradivano la sua agitazione. Provò a seguire il gesto di lui, ma non le risultò affatto naturale, senza contare il fatto che aveva lasciato tra loro lo spazio sufficiente per una piccola otaria, tanto che Jared la guardò confuso e lei rispose con una scrollata di spalle, come se la decisione fosse stata casuale.
Un tuono interruppe quello strano dialogare, facendo sobbalzare Logan che si tese all’improvviso per massaggiarsi infine le tempie con due dita, gli occhi chiusi a dimostrazione di quanto fosse concentrata su quel gesto.
«Cosa fai?»
«Cerco di calmarmi. Non mi piacciono i tuoni come non amo il rumore dei fuochi d’artificio, mi agitano».
Jared annuì, era umano anche lui dopotutto, sapeva bene cosa voleva dire avere le proprie debolezze. Le lasciò qualche minuto per riprendersi mentre lui faceva zapping senza prestare davvero attenzione ai programmi che scorrevano sullo schermo, ma studiandola di sottecchi; si preoccupava per lei.
«Anch’io ho paura» ammise lei infine.
Forse le orecchie di Jared gli giocarono un brutto scherzo, ma gli sembrò di scorgere in quelle parole un legame con le sue confessioni di prima, collegate ai propri timori. Che Logan stesse parlando di lui come lui prima aveva raccontato di lei?
Si accorse di quanto fosse stato stupido. Aveva sempre creduto di avere il controllo di ogni cosa – come piaceva a lui,  anche della sua assistente; ma in una sera lei gli aveva dimostrato il contrario. Era stata lei a nascondersi ai suoi occhi, era stata poi la stessa Logan a mostrarsi a lui con l’impatto visivo di un corpo semi svestito. Era stata lei a permettergli di avvicinarsi dopo la diffidenza iniziale, era stata lei a dettare i tempi di quella conoscenza. Era stata Logan a fare in modo che la cattiveria nelle sue parole andasse via, perché era stata lei a riuscire ad addolcirlo facendosi conoscere.
Jared aveva sempre e solo subito il suo semplice essere, ritrovandosi così coinvolto da una ragazza che su di lui aveva avuto potere, quando il cantante era stato convinto del contrario.
«Non ce la faccio più, vieni qui». Un’ammissione che gli era costata parecchio, ma era stufo di rincorrerla, voleva scoprire com’era assaporarla e viverla davvero.
Allungò una mano nella sua direzione senza voltare il viso, gli occhi fissi sullo schermo ormai spento per paura di assistere al più grande rifiuto di tutti i tempi. Solo la mano, appoggiata sul cuscino chiaro, era tesa con il palmo aperto verso di lei, in un invito che sperava venisse colto.
Logan sgranò gli occhi scuri, sorpresa dalla richiesta esplicita che Jared le aveva rivolto. Sapeva che sarebbe arrivato il momento, ma non pensava di aver tirato tanto la corda da sentirlo quasi pregare affinché da parte di lei ci fosse un minimo riscontro.
Espirò e fece appello al proprio coraggio. Seguì l’esempio di lui e senza staccare gli occhi dal muro davanti a sé scivolò sui cuscini azzerando le distanze, aggirando anche la mano. Logan si ritrovò così accanto al suo corpo, con il viso affondato nell’incavo del collo di Jared che profumava come il suo shampoo.
Aveva paura di quel gesto, era troppo vicina e stava troppo bene, però era contenta di aver osato tanto, anche lei aveva aspettato troppo. Sorrise quando sentì la mano sinistra di Jared – quella che lui aveva teso nella sua direzione – circondarle un fianco con inaspettata delicatezza e il pollice sfiorarle il bacino da sopra il vestito di maglia.
Logan alzò il viso solo quando l’indice di Jared le accarezzò la mascella a lungo, un gesto che con un’insistenza sottile voleva farle incrociare lo sguardo con il proprio.
«Perdonami» le disse soltanto quando lo sguardo marrone di lei incontrò quello chiaro del cantante.
«Per cosa?» era persa, confusa e in preda alla tachicardia. Quella vicinanza la stava distruggendo.
«Non ce la faccio davvero più».
Jared non aspettò risposta e la baciò con il timore di ricevere in cambio un ceffone. Era la prima volta che aveva paura di prendersi ciò che voleva, era solito non pensare mai alle conseguenze.
Logan rimase sorpresa. Non solo dal gesto in sé, ma dalla delicatezza con cui il bacio era stato dato. Si era aspettata molta più malizia e irruenza, invece Jared sembrava chiederle il permesso di approfondire quel contatto.
Era bello poter scoprire il suo sapore e sapere di essere la causa dell’accelerazione del battito del cuore di lei, ma mai avrebbe osato di più; era vero che era passionale e spesso egoista in ciò che faceva – almeno per quanto riguardava il sesso – ma non avrebbe mai approfittato di una donna, lasciava sempre loro il tempo di rifiutare. Il fatto era che, da buon egoista, voleva che le ragazze con cui arrivava ad assumere posizioni orizzontali fossero consenzienti per non potere poi sentirsi recriminare nulla.
Mise fine al bacio troppo presto per i gusti di Logan, ma fu felice di poterlo ammirare dopo il gesto per qualche secondo perso nella sua dolcezza e nelle insicurezze che cercava di trattenere.
«Perché non apri gli occhi?» lei aveva il fiato corto, era in estasi per quel che era appena successo. Mai pensava di poter essere baciata in quel modo da un uomo, con il rispetto che una donna meritava a priori.
«Perché non voglio vedere il momento in cui mi tirerai uno schiaffo». Sorrise, un’azione divertita e sincera che contagiò tutto il viso.
«Aprili». Voleva vedere se gli occhi erano brillanti ed elettrizzati come percepiva i propri, Logan doveva sapere che quello che aveva provato quando lui l’aveva baciata non l’aveva percepito solo lei.
Jared li aprì con lentezza, ma quello che Logan vi lesse fu chiaro.
Forse era giunto il momento di svelare una parte di sé che a Jared aveva sempre celato, una parte di se stessa molto concreta e più fisica. Quella nascosta per paura che, ai tempi, le battute si sprecassero senza pietà alcuna, o peggio, che potesse essere fraintesa e complicare il rapporto con il proprio capo.
Non gli diede tempo di fare altro che riprese a baciarlo di sua iniziativa, questa volta meno delicata e più appassionata, tanto da finire sulle sue gambe cavalcioni per morsicare al meglio le labbra sottili di lui, preda di un bisogno primordiale che, per la prima volta, li rendeva simili.
Jared non fece attendere la propria risposta nonostante la sorpresa per la reazione della ragazza. Le mise le mani tra i capelli all’altezza della nuca e strinse un po’, provocandole un gemito di piacere.
Da quel momento le avrebbe fatto provare cosa voleva dire avere le attenzioni di un Leto in particolare.
Accarezzò il corpo con le mani sottili e sicure, soffermandosi infine sull’orlo del vestito.
«Non ci provare Jared a levarmi un indumento su un qualsiasi divano». Si alzò rossa in viso e si allontanò, dirigendosi ai piedi della scala. Si fermò per appoggiarsi alla balaustra.
Jared sospirò, sapeva che non sarebbe arrivato lontano con Logan, non poteva aspettarsi poi molto. Eppure anche lei avrebbe dovuto essere pronta al peggio dopo quella provocazione così esplicita. Mai mettersi sopra Baoby se non si voleva arrivare al paradiso a causa del Demonio.
«A me piacciono le comodità e le cose fatte bene». Sorrise maliziosa dall’alto di quella lontananza. «Non mi accontento di meno che di un letto. Per esempio potresti farmi cambiare idea riguardo al tuo materasso…»
Jared non se lo fece ripetere due volte, con un ghigno diabolico si alzò dal divano e con veloci falcate la raggiunse. Ritornò a baciarla in modo vorace mentre tentava di condurla per le scale.
A metà si fermò per spingerla senza complimenti contro il muro.
«Jared» lo richiamò Logan sempre più divertita dalla situazione.
«Sì?» rispose con le labbra sul collo di lei, non voleva interrompere quella lenta quanto apprezzabile tortura.
«La storia del ballo…» e gli morsicò un labbro, dato che l’aveva guardata per capire cosa stesse dicendo. «Funziona».
Lui rise sulle labbra di lei in un quel gesto che la fece impazzire del tutto, certe cose dovevano essere dichiarate illegali se commesse da Jared.
«Vuoi che prenda dalla mia stanza dei giochi qualche attrezzo?» e nel dirlo spinse il proprio bacino contro quello di lei, rubandole un sospiro di gradimento.
Come se poi fosse vero. In quella stanza teneva solo vecchie cose che usava poco, solo che gli piaceva alimentare l’idea che facesse ricorso al bondage per non deludere le aspettative del pubblico femminile che lo immaginava come uno stallone da monta sempre pronto all’azione.
Cosa che non era nemmeno del tutto una bugia, solo che non comprendeva catene, frustini e completi in latex.
Inoltre gli piaceva provocarla, avrebbe voluto tanto metterla a tacere con un altro bacio, sarebbe stato divertente interrompere la sua ennesima protesta o battuta.
«Naaah, conosco anche io un paio di giochetti che non necessitano di aggeggi orrendi, bastiamo tu e io».
Dio, ma davvero aveva fatto in modo con il suo carattere scorbutico che questo lato di Logan venisse nascosto perché la trattava quasi con sufficienza?
Aveva perso un sacco di tempo, erano anime affini.
Continuò a trascinarla verso la stanza degli ospiti che avrebbe dovuto ospitarlo quella notte.
«Promettimi solo una cosa che, tra l’altro, hai detto prima tu stesso» .
Le labbra erano gonfie per i troppi baci e per la leggera irritazione che la barba di lui le provocava, labbra che gli facevano venire voglia di torturarle ancora e ancora.
«Dipende da cosa vuoi, perché se mi chiedi di smettere sappi che è troppo tardi». L’aveva spinta contro la porta chiusa e le teneva le mani unite sopra la testa mentre le mordicchiava la giugulare.
«Fammi urlare». Gli sorrise sempre più maliziosa.
«Cose che nonostante i vari giardini a dividerci verremo denunciati dai vicini per disturbo della quiete pubblica». Promise Jared soddisfatto.
Si riempì il naso del profumo della loro elettricità, sapevano di sesso in maniera imbarazzante dato che ancora non era successo.
«Ti eri nascosta bene, sei più simile a me di quanto credessi. Potresti essere la mia anima gemella!» scherzava, ma quel lato così fisico di Logan lo faceva eccitare ancora di più, era solo dispiaciuto di averlo scoperto così tardi.
Avrebbe dovuto ringraziare Terry per quel fottuto servizio fotografico.
«Bando alle ciance Leto, vedi di aprire la porta, così potrò rendere certezze i tuoi dubbi». Logan si divertiva con poco, scaldare l’atmosfera era il suo gioco preferito, specialmente se dall’altra parte c’era Jared a cogliere ogni sua provocazione.
Furono le ultime parole che si dissero. Il cantante aprì la porta e non vi fu più tempo per frasi di senso compiuto.
Solo urla.


 

Buonasera!
Eccomi qui con l'ultimo capitolo di questa storia delirante.
Cosa dire a riguardo, se non che ci tengo parecchio? Poco, in realtà.
Unconditionally è stata scelta perchè era nel ballo, ma mi piace anche il testo. è l'unica canzone, tolta Animals che ha solo una frase, che va ricollegata alla storia anche per il testo, suppongo. Delle altre bastava il titolo.
So che è più corto degli altri capitoli, ma non c'era più molto da dire, non trovate?
A compensare questa brevità ci penserà l'epilogo, di ben undici pagine fitte fitte. Praticamente è più lungo di tutta la storia.
E niente, spero che vi sia piaciuto, ringrazio le persone che di volta in volta aggiungono la storia!
Ci si vede settimana prossima con l'epilogo e altre comunicazioni di servizio.
Se non potete resistere ci troviamo qui: Love Doses.
A mercoledì prossimo, Cris.

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Capitolo 6
*** I write sins, not tragedies ***





 
«Questa domanda è per te Jared. Anne, una nostra ascoltatrice, chiede cosa fai nel tempo libero, quali sono i tuoi hobby…»
Nonostante a Los Angeles fossero le tre di notte, Logan era incollata allo schermo del computer per seguire lo streaming di quell’intervista radiofonica.
Stava seguendo il programma per guardare Jared. Era da un sacco che non lo vedeva e le mancava. Lo trovò dimagrito, ma aveva provato lo stesso a entrare nello schermo per poterlo accarezzare, baciare o alzargli la maglietta e percorrere gli addominali con l’indice per poi arrivare al bottone dei pantaloni…
No, doveva fermarsi. Era una donna sola, di notte, preda dei propri ormoni.
Maledetto ciclo.
E maledetto Leto junior che stava sorridendo malizioso a quella latteria ambulante che era la deejay. Ma cazzarola, non era dicembre anche in Germania? Non doveva fare freddo? Perché quella valchiria era mezza nuda?
Avrebbe voluto chiamare l’emittente radiofonica e chiedere loro se prima di assumere la biondona tinta in questione aveva lavorato di notte sulla provinciale vicino a Berlino, o se invece era stata una squillo di alto bordo.
«Questa è facile». Era serio, come se stesse parlando davvero di ciò che amava fare nel tempo libero. «Sesso estremo».
Ah, Jared. Se te l’avessero chiesto qualche mese prima avresti dovuto rispondere in modo diverso, ovvero che adoravi complicare la vita alla tua assistente. Ne era passata di acqua sotto i ponti, vero?
Logan si torturò le unghie, cosa che non era solita fare. Quello era il risultato di poterlo vedere ormai solo da uno schermo. Era una donna frustrata, peggio di Bridget Jones. Però lei non portava biancheria contenitiva.
«Tipo?» Gudrun, così si chiamava quella sottospecie di cameriera da Oktoberfest, si protese in avanti, di colpo interessata all’argomento. Inoltre, per palesare questo suo coinvolgimento, scostò i capelli da davanti per liberare le boe alla vista di Jared.
Ok, vista la volgarità della ragazza dovevano averla raccolta per strada. Per forza.
«Tipo farlo ovunque e in ogni occasione» disse lui pensandoci su. «Sul proprio sedile in aereo, sul cofano dell’auto con Los Angeles a fare da panorama, in una lavanderia automatica, ogni superficie della propria casa. Oh sì, il bagno delle signore durante i Golden Globes».
Pavone di un cantante. Era stata lei a portarlo nella lavanderia, lui nemmeno ci voleva andare, gran merito invece per quella piccola pausa dalla cerimonia dei Golden Globes. Ma, ehi, e quella storia del sedile dell’aereo? Perché lei non la conosceva? Assottigliò gli occhi, sempre più inviperita.
«Sai» continuò Jared. «Sono quelle cose che tengono viva l’attenzione»
«E l’eccitazione» concluse sornione Shannon.
«In una radio non ti è mai capitato di farlo?» era molto divertita.
Logan aveva cercato il numero dell’emittente, era pronta a usarlo. Un dito sulla tastiera numerica del cellulare e una denuncia per molestie sessuali sulla lingua. Ti andava ancora di giocare Gudrun?
«No, mi manca» rispose cortese e allegro.
Chissà perché quando si parlava di sesso l’espressione imbronciata spariva sempre.
«Beh, puoi sempre recuperare. Sei nel posto giusto e di cose ne possono ancora succedere». Gli fece l’occhiolino, sottolineando quanto fosse disponibile a dargli una mano per spuntare quella voce dalla lista.
Logan era indecisa: far partire la chiamata e poi dar retta all’infarto del miocardio che aveva in atto, oppure andare a cercare una qualche bambola e iniziare a riempirla di spilli? Sarebbe partita dal seno, poco ma sicuro.
Nello studio si diffusero le risate generali, interrotte solo da Tomo, Santo protettore proveniente da Sarajevo.
«Spero solo che queste frasi non le abbia sentite l’uomo delle pulizie… Ho visto come lo guardava prima!»
E le risate dei presenti si acuirono, più sincere rispetto a prima.
Logan lo ringraziò e si fece scappare una lacrima prima di chiudere il laptop e interrompere così la visione dell’intervista.
Quei tempi le mancavano troppo.
 
Jared sorrise, era dicembre e atterrare a Los Angeles lo metteva sempre di buonumore, sembrava un bambino pronto per Disneyland, nemmeno pensare che di lì a venti giorni avrebbe compiuto quarantaquattro anni riuscì a rovinargli il sorriso.
Circondò con il braccio le spalle della propria assistente e le diede un tenero bacio sulla guancia.
«A cosa lo devo?» chiese Emma sorridente e sorpresa.
«Al fatto che sei tu. E che siamo qui» disse lui indicando LAX con la mano libera, per poi soffermarsi a guardare le gambe di una ragazza che, come loro, stava attendendo i bagagli davanti al nastro trasportatore. «Al fatto che questa giornata non è una merda totale e a Dio che ci ha dato gli occhi per guardare»
«E le mani per toccare» aggiunse Shannon nel guardare la stessa ragazza che aveva fissato prima il fratello. Apprezzava i pantaloncini corti e la canotta così scollata. Era contento di vivere a Los Angeles per quello: di giorno era sempre estate e, di conseguenza, le ragazze si conciavano come se fosse sempre luglio.
«E la lingua per…»
«Si ok, ho capito. Ora piantatela, siamo circondati da famiglie e non voglio che vi becchiate una denuncia per non so cosa. Concedete il linguaggio porno a chi sa apprezzarlo». Lo interruppe Emma risoluta.  C’erano genitori che li guardavano con occhi sgranati, anche se non era sicura che le madri di quei bambini addormentati guardassero Jared e Shannon con ammonimento, aveva intercettato la lussuria in un paio di occhi. E laggiù c’era anche la violenza fisica. E la mamma con i capelli rossi in fondo dimostrava quanto stesse apprezzando il loro essere così espliciti.
A quanto pareva gradivano il sesso che entrambi i fratelli trasudavano. Un po’ meno d’accordo erano però i mariti. Chissà perché.
«Grazie Emma, se non ci fossi tu saremmo già in carcere» le disse Tomo battendole più volte la mano sulla spalla. «Un po’ mi scoccerebbe, lo ammetto. Chi si prenderebbe cura di Vicki?»
Era così premuroso nei confronti della moglie che se l’avessero saputo le madri lì intorno l’avrebbero spogliato con gli occhi come avevano fatto con i fratelli Leto. Per fortuna lui era più discreto, in tutti i sensi.
«Mofo, sei l’equilibrio che serve a quei due. Sono stati fortunati a trovarti»
«Lo so» concluse lui ammiccando e facendo un verso gutturale talmente ridicolo da farla ridere. Emma non poteva evitarlo data l’espressione buffa che aveva mostrato.
Forse non era così equilibrato come gli aveva appena detto, ma per far parte di quel gruppo qualche deficit doveva averlo per forza, si era amalgamato troppo bene con gli altri due.
«Emma, ora fammi un favore» le disse Tomo dopo averla presa per le spalle. «Corri a casa da tua figlia prima che Jared si inventi qualche commissione improbabile per te. L’hai abituato troppo bene!»
Non aveva tutti i torti, l’assistente prese al volo i bagagli dal nastro e, dopo aver dato un bacio sulla guancia ai tre e aver detto loro che era a disposizione ma solo per cose di una certa importanza, corse dalla propria figlia e dal compagno, non vedeva l’ora di riabbracciarli.
Quindi aveva lasciato i Leto da soli, davanti a una conversazione di vitale importanza.
«Su cosa ti sei focalizzato?» Jared osservava il fratello e, nonostante le lenti scure degli occhiali da sole, avrebbe giurato che i suoi occhi fossero puntati…
«Su quel culo che sembra parlare». Non che disdegnasse il davanzale che la ragazza aveva mostrato poco prima per chinarsi sul bagaglio a mano, ma quelle chiappette catturavano ogni sguardo.
La proprietaria del culo parlante, e la magia potteriana non c’entrava nulla, si era abbassata per prendere una macchina fotografica professionale e chiedere loro una foto, dato che li aveva riconosciuti.
I fratelli e Tomo risposero gentili e felici. Inutile dire che Shannon fece di tutto per dimostrarsi premuroso e finire accanto a lei nella foto, spiaccicato contro il suo seno a lato e con le braccia al limitare del sedere. Strano ma vero era diventato loquace, cosa che nelle interviste non gli capitava mai, nemmeno per sbaglio.
La stordì così tanto di parole che alla fine fu un gioco da ragazzi strapparle il numero. Megan si allontanò confusa e con passo incerto, ancora incapace di credere che Shannon Leto volesse uscire con lei. Il batterista, invece, sorrise soddisfatto: era sempre un gioco da ragazzi per lui riuscire nell’intento. Due moine e la ragazza si sarebbe ritrovata stesa sulla spiaggia a vedere le stelle causate dallo stesso Shannon. A cosa serviva il cielo di notte quando si poteva ricorrere alla Shanaconda?
«Ora vado» gli disse Jared dopo aver aspettato che finisse di lavorarsi quel bocconcino. «Ho voglia di andare a casa». Il sorriso di chi la sapeva lunga.
Non aspettò la risposta del fratello per avviarsi con Jamie verso l’uscita.
«Ehi bro, non fare cazzate» urlò Shannon di rimando. «Domani per le undici ti telefono, se non rispondi chiamo la polizia. Non voglio essere io a scoprire eventuali cadaveri… Gudrun ci è andata giù pesante, non oso immaginarne le conseguenze!»
Jared scosse la testa, si girò appena verso il fratello per vedere la reazione di quest’ultimo davanti al suo dito medio, poi gli mandò un bacio. D’altronde era l’uomo della sua vita.
 
Logan si svegliò di soprassalto con la gola secca. Aveva sognato una spiaggia bianca e un mare cristallino che le donava soddisfazione. Sbuffò appena, in quei posti c’era stata davvero una volta, e ora si ritrovava a Los Angeles. Non che facesse schifo, solo che non era proprio i Caraibi che la sua mente aveva appena proiettato.
Schiacciò il pulsante della sveglia sul comodino e fissò con un solo occhio il display che segnava le quattro e quarantadue di mattina. Possibile a quell’ora aver voglia di acqua frizzante? Sì, stabilì.
Indecisa se continuare a dormire, tanto che si coprì la faccia con le coperte, o se assecondare la propria voglia, allungò una mano alla propria destra. Il letto era vuoto e il posto freddo, normale amministrazione.
Sbuffò di nuovo e scostò il piumone con un calcio, l’acqua frizzante sarebbe stata la soluzione a ogni male. Tanto ormai era sveglia, allungare la strada fino alla cucina non costituiva più un problema. Il dilemma più grande era convincere le palpebre di questo.
Percorse le scale con una certa lentezza, voleva essere sicura di non morire a causa della propria distrazione, dato che per raggiungere la rampa aveva inciampato nei piedi di due mobili diversi, trattenendo qualche parolaccia in onore delle dita dei propri piedi perite nel percorso buio.
Fu solo dopo essere scesa dagli ultimi scalini che tese l’orecchio, un timido sorriso sulle labbra; tutto quello le era mancato davvero.
Seguì il rumore ovattato di quelle poche note, fino ad arrivare alla piccola stanzetta illuminata d’azzurro dalla luna che entrava dalle grandi vetrate.
Logan si appoggiò alla porta senza fare rumore, l’atmosfera tranquilla e quasi solenne di quella stanza l’aveva contagiata.
Sentì qualche nota strimpellata dalla chitarra, poi lo vide distendere la mano sinistra che, tesa nello sforzo di muoversi sulle corde, tremava e di sicuro doleva.
Si avvicinò di soppiatto, nella più brutta imitazione di un ladro che le fosse mai uscita e lo abbracciò da dietro, circondandogli le spalle con timore e delicatezza, infine gli lasciò un bacio sui capelli lasciati sciolti, che ricadevano davanti agli occhi senza che nemmeno lui se ne curasse.
«Ehi, da quanto sei in piedi?» gli sussurrò, non voleva rovinare quel momento così intimo.
Jared sorrise. Gli piaceva pensare che si fosse svegliata nel percepire la propria assenza nel letto. «Non da molto».
Logan gli prese la mano sinistra che vibrava e che, se rilassata, tornava a formare un artiglio.
«Ok, da un po’». Ammise lui ridacchiando sulla guancia di lei.
Dio, quanto le piaceva, amava quei piccoli gesti.
«Non hai fatto nemmeno in tempo a finire l’ultimo concerto del duemilaquindici che sei già a suonare in studio». Un rimprovero che in realtà nascondeva tutta la premura e la preoccupazione di Logan.
Era contenta che per quell’anno avessero concluso il tour per godersi le vacanze di natale, ed era ancora più felice che l’ultima data fosse coincisa con Los Angeles, poteva averlo tutto per sé per più tempo.
«Il concerto di ieri sera mi ha dato una certa carica». Anche se a ispirare quella melodia era stata proprio Logan.
«Speravo di essere stata io» soffiò maliziosa.
«Tu ne hai solo usufruito» rispose Jared con la voce roca prima di morsicarle con delicatezza un tratto della mascella, a fare da sottofondo le dita che correvano sulle corde della chitarra acustica.
«Comunque mi deludi, sai?» Logan sorrise delle proprie parole, invece Jared interruppe il suo suonare, non si aspettava una simile affermazione.
«E perché, di grazia?» cercò di sfoderare lo sguardo duro con quella punta di perversione che non l’abbandonava mai. Se non fosse riuscito a convincerla avrebbe sicuramente trovato un modo per zittirla, di questo ne era sicuro.
«Perché ci si aspetta che dopo il concerto tu ti porti a casa una ragazza con cui fare sesso tutta la notte». Lo prese in giro lei.
Jared alzò un angolo della bocca, ora più disteso e divertito. «Per fortuna mi hai tolto quest’incombenza aspettandomi a casa» le disse. «Non ho dovuto nemmeno fare la fatica di provarci con te per tutta la sera»
«Ti ho già fatto dannare abbastanza» replicò lei con le labbra vicino al suo orecchio, i denti a mordicchiare un lobo.
Il cantante trovò solo la forza per annuire.
«Peccato che tu non stia tenendo fede alle aspettative dei tuoi fan» aggiunse Logan che, intanto, con la mano destra era scivolata sotto la stoffa della blusa abbottonata del pigiama azzurro a quadri di Jared. Da quando gli aveva confidato che la eccitava lo indossava ancor più volentieri, gli piaceva stuzzicarla.
«Perché?» dove voleva andare a parare?
«Perché non è vero che hai fatto sesso tutta la notte». La ragazza scese con le dita lungo il petto, fino ad arrivare a quella specie di cicatrice fresca appena sopra le costole, perché Jared aveva deciso di scriverlo lì, vicino al cuore.
Non era mai stato affrettato, non era da lui. Difatti ci aveva pensato bene prima di proporle una simile follia. Sapeva bene quanto entrambi non credessero nel matrimonio, a fatica nell’amore eterno – anche se da un anno a quella parte le cose erano cambiate parecchio – e non volevano essere vincolati da legami che a loro non avrebbero cambiato nulla.
Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia.
Le promesse matrimoniali in latino. Gli echelon, che avevano visto il nuovo tatuaggio durante quell’ultimo concerto, erano convinti che fosse la personale dichiarazione d’amore di Jared verso di loro, in realtà era l’impegno eterno che aveva preso verso Logan, e viceversa. Perché anche lei aveva lo stesso tatuaggio nello stesso posto.
Gli unici voti che si erano voluti scambiare, le promesse che mettevano in pratica ogni giorno, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Le dita sottili di lei sulla cicatrice lo fecero svegliare del tutto. Quel tatuaggio era stato un regalo di natale in anticipo e la pelle sensibile, a quel tocco, l’aveva acceso.
Posò la chitarra di fianco alla sedia su cui era e con impazienza prese la ragazza per farla sedere sulle proprie gambe. Indossava una canotta bianca semplicissima che lasciava intravedere il reggiseno blu, e Jared gradiva quella visuale.
«Si può sempre rimediare» le disse prima di baciarla con foga, mentre con le dita correva dal fianco verso il seno.
Logan sorrise contenta, la verità era che adorava il suo lato perverso e ne sentiva la mancanza ogni volta che Jared era lontano. Una volta sperimentato un Leto non si poteva più vivere senza.
Figurarsi lei che li aveva provati entrambi.
Lui si fermò solo dopo averle tolto la canotta, come aveva fatto qualche ora prima al suo ritorno a casa. Logan lo guardò confusa.
«Devo chiederti una cosa» le disse l’uomo con il fiato spezzato dall’eccitazione.
Era tutto calcolato. Logan, in preda alla frenesia del momento, avrebbe fatto di tutto per zittirlo il prima possibile e tornare quindi a occuparsi di loro due. Se lui gliel’avesse chiesto in un altro momento avrebbe rischiato la vita. O Baoby. E non era certo sua intenzione alzare così tanto la posta in gioco.
«Va bene, ma sii veloce perché non mi piace essere interrotta». Si morse il labbro prima di baciarlo di nuovo e togliergli la blusa del pigiama. Con quella addosso stava bene, ma senza era meglio.
Logan sorrise, Baobab era più sveglio che mai, ma ancora al sicuro nei pantaloni morbidi.
«Accompagnami» continuò Jared non senza difficoltà, era diventata brava a distrarlo, sapeva quali armi usare. «Alla cerimonia degli Oscar».
L’unica cosa che lei fu in grado di fare fu di sgranare gli occhi.
«Stai scherzando?» era da quasi un anno che si erano buttati in quella strana relazione, e il fatto che fosse rimasta privata, tranne agli occhi delle persone a loro vicine, era la parte migliore per entrambi.
«Affatto. Ti voglio con me»
«E io ti voglio dentro di me». Cercò di sdrammatizzare Logan. Le mancava l’aria. Da quando la stanza aveva cominciato a restringersi attorno a loro?
«Non scherzare». La ammonì Jared, in difficoltà.
Gli accarezzò la guancia coperta da un velo di barba, non sapeva cosa dire. Vederlo restare senza parole le aveva fatto capire che non voleva affatto prenderla in giro. «Non vuoi che la nostra storia rimanga… Beh, tale? Lo sai cosa vorrebbe dire, no?»
Lo baciò con delicatezza.
«Lo so, ma non mi interessa Lo. Ho quasi quarantaquattro anni, sono stufo di nascondermi. Ho accanto una donna che amo, voglio poterlo dimostrare a tutti. Posso?»
Giovane donna morta per colpo apoplettico pre sesso e post dichiarazione. “Se n’è andata felice ma insoddisfatta” dichiara il fratello del presunto vedovo “Avrebbe voluto ricevere quello per cui era scesa al piano di sotto. E non era un bicchiere d’acqua”.
Avrebbe voluto dire al mondo intero che amava e faceva sesso con Jared Leto; avrebbe voluto urlarlo a tutti quanto la soddisfaceva e quanto lo amava, anche se pensava che ai vicini fosse abbastanza chiaro dato che le grida non venivano risparmiate da tempo. Poi pensò anche a tutto ciò che ne conseguiva. Le fan indignate, che non l’avrebbero mai accettata e che magari per strada l’avrebbero insultata o le avrebbero strappato i capelli. Come avrebbe potuto convincere Jared a stare ancora con lei senza il suo biondo naturale? Sapeva quanto fosse un deterrente.
E se l’avessero vista a un concerto? Sarebbero insorte per rincorrerla dietro il backstage perché aveva dal loro idolo ciò che sognavano loro?
Non era sicura di voler rischiare la morte in quel modo atroce, forse avrebbe preferito fare il bagno con degli squali bianchi lasciati a digiuno.
La mano di Jared che percorreva la sua schiena appena sopra il sedere la fece rinsavire.
«Puoi, sì. Però facciamo così» provò a persuaderlo, gli spostò i lunghi capelli dietro le orecchie e prese ad accarezzargli la guancia. «Io ti accompagno, ma salto il red carpet ed entro dalla porta secondaria».
Jared sorrise furbo. «Ok, ci sto»
«Bene, ora cosa ne dici, andiamo a dormire?» gli chiese Logan dopo essersi alzata dalle sue gambe, la mano tesa in un innocuo invito.
«Scherzi?» la prese e la trascinò con vigore sul pavimento. «Baobab vuole essere soddisfatto. Inoltre non posso deludere le aspettative dei miei fans, non ti lamentare però se domani avrai una menzione indiretta in un mio tweet».
Sorrise eccitato e astuto mentre si sistemava su di lei e riprendeva a baciarla.
Logan si era dimenticata di essere mezza svestita, ma aveva amato il fatto che gliel’avesse puntualmente ricordato.
«Jared». Ansimò la ragazza sentendo il pizzico ispido della barba che dai seni scendeva verso parti che gli interessavano di più. «Dovresti essere considerato illegale»
«Vuoi che mi fermi?» domandò perfido.
«Se lo fai non solo non ti accompagno, ma non ti rivolgerò mai più la parola e – soprattutto – non farò mai più sesso con te» rispose lei prima di morsicarsi un labbro.
«Ecco perché mi sono innamorato di te, sei perversa quanto me».
 
Perché si era lasciata convincere da Jared? Perché non aveva potere davanti a quegli occhi che solo per come la guardavano la rendevano felice?
Era diventata una donna debole, succube dell’uomo che amava.
Dio, quel vestito non la faceva respirare. Come ci era finita in un Armani? O meglio: come aveva fatto a entrarci?
Stregonerie che nemmeno Logan riusciva a comprendere. O forse era il bello di avere un vestito su misura e non il classico preconfezionato di H&M.
Si rimirava nello specchio emozionata. Se le avessero chiesto un aggettivo per descrivere il proprio riflesso, avrebbe scelto luminoso. Indossava un vestito avorio con delle lavorazioni metalliche argentate che scendevano lungo l’ampia scollatura e formavano la cintura che le strizzava la vita.
Se si fosse piegata sarebbe scoppiata probabilmente, ma con addosso quel vestito l’avrebbe fatto con classe.
Ora fissava i capelli: quello chignon laterale era semplice ma elegante, come il trucco marcato sugli occhi e la bocca lasciata naturale.
Sembrava veramente raffinata, e Jared l’avrebbe presa per il culo a vita, se lo sentiva nelle vene.
Dopo aver ringraziato il parrucchiere e il truccatore infilò le scarpe chiare e prese la clutch di strass per percorrere le scale, era giunta l’ora di scendere e… No, non voleva pensare a dove sarebbe andata di lì a poco, o sarebbe fuggita in qualche posto più al suo livello, come il luna park lungo il molo di Santa Monica, per esempio.
Prima di percorrere la rampa si appoggiò con i gomiti alla balaustra lì accanto, divertita dalla scena che di sotto si era formata.
«Ti ho detto di andare via!» Jared era arrabbiato, voleva costringere Shannon a uscire di casa.
«Ma sei scemo? Sei tu che mi hai invitato. Io vestito così senza venire alla premiazione non ci esco, sembro un pinguino!» e Shannon si indicò.
Indossava un semplice smoking nero, ma solo dopo che lo disse Logan se ne accorse. Stava molto bene, però faceva ridere: si vedeva che non era a proprio agio, era un po’ impacciato.
Jared gli sistemò il papillon con gesti nervosi. Nonostante tutto ci teneva, e dimostrava che quelle erano intemperanze dettate dall’occasione particolare.
D’altronde non capitava tutti i giorni di essere candidato come attore protagonista agli Academy Awards.
Lui era impeccabile, bello da togliere il fiato nella sua semplicità: uno smoking classico, più elegante però rispetto a quello del fratello. Doveva rientrare tra i patrimoni dell’Unesco o tra le meraviglie del mondo.
Logan ridacchiò tra sé: Jared si era guadagnato la nomination interpretando un pedofilo omosessuale che soffriva di disturbi della personalità. Tutto nella norma, insomma, anche se in passato se le era scelte maggiorenni e donne. Minimo sforzo e massima resa.
«Tu non la guarderai, chiaro? Non provare nemmeno a immaginartela nuda, o di spogliarla mentalmente, o…» tentava di coprire gli occhi di Shannon con le proprie mani, non voleva che vedesse Logan con un abito elegante, sapeva cosa succedeva in quelle occasioni: le donne dei red carpet scatenavano pensieri impuri. Lui ne sapeva qualcosa.
Constance era in un angolo che li guardava senza speranza, non era una novità vederli bisticciare a quel modo, nonostante non avessero più cinque anni.
«Smettila di fare il bambino!» lo apostrofò Shannon cercando di togliersi le mani del fratello dalla faccia, tentò inoltre di prenderlo a sberle così, per ripicca. Si sarebbe divertito a vederlo pieno di segni rossi durante i ringraziamenti sul palco, o dopo, nelle interviste.
«A proposito di bambini». Intervenne Logan mentre scendeva le scale con lentezza, con quelle palafitte ai piedi avrebbe potuto uccidersi per colpa di un’unghia del mignolo fuori posto.
Nel dire la frase si passò una mano sulla pancia, ottenendo l’effetto desiderato.
Un silenzio carico di tensione aleggiò nell’aria. Nessuno aveva badato a come fosse vestita  o pettinata: la famiglia Leto la fissava senza vederla davvero, come se fosse Casper.
Era riuscita nel proprio intento: zittire i due fratelli e far dimenticare loro le proprie scaramucce.
«Diventerò nonna?» Constance aveva già gli occhi lucidi. Si vedeva che era giù intenta a pensare al corredo.
«Lo, devi dirmi qualcosa?» se in quell’istante la gente avesse cercato su internet il significato di panico, ci avrebbero trovato la faccia di Jared. Gli occhi già grandi spalancati per il terrore, il volto bianco da far invidia al compianto Michael Jackson. Molto probabile che avesse pure smesso di respirare.
E se fosse stato di Shannon? No, era passato troppo tempo e Logan era umana, non poteva avere in atto una gestazione da elefante.
«Sarò zio?» lo sguardo sognante. Già si immaginava di spingere la carrozzina e di mietere ancora più vittime che in precedenza.
Logan alzò un angolo della bocca in modo ammiccante e sadico. «No. Era solo un modo per mettere fine ai vostri bisticci infantili» e sorrise perfida. «Mi dispiace Constance»
«Non giustificarti tesoro, stai con Jared. Questo vuol dire prendersi cura di un bambino di quarantaquattro anni. Comprendo la decisione di non avere figli» disse comprensiva la donna.
«Vorrei ammazzarti… Ma chiazzerei questo vestito» ammise Jared sollevato per la gioia di non diventare padre e pronto a esplodere per quello scherzo così crudele, troppo anche per lui.
Solo dopo aver parlato del vestito la guardò con attenzione «Dio mio, sei splendida. Lasci senza parole». Nel dirlo le allungò la mano per aiutarla a fare gli ultimi gradini.
«E tu non guardarla! Vedo già i tuoi occhi colmi di lascivia». Ammonì il fratello.
«Troppo tardi bro, è troppo bella per non osservarla. Però giuro che non c’è lussuria, ormai è una cognata per me». Le sorrise affettuoso. «E poi dopo questo scherzo non ho dubbi: è la tua perfetta metà. Una persona così sadica e perversa non può che stare con uno come te»
«Grazie ragazzi, sono felice di piacervi». Arrossì sincera. In quel momento si sentiva in grado di sfidare pure Angelina Jolie.
«Comunque Jared, credimi, l’ho fatto per te. Dopo un simile shock se dovessi vincere la statuetta non avrai paura né di salire sul palco né di fare il discorso di una vita. In confronto ti sembrerà un’inezia». Gli strizzò l’occhio, divertita.
Jared la prese per mano per guidarla verso l’auto, facendo muovere anche sua madre, Shannon ed Emma. «Tu sì che sei premurosa».
Le diede un braccio a fior di labbra. Se solo avesse calcato il red carpet con lui avrebbero potuto far invidia a chiunque. Chi erano i Brangelina in confronto a loro?
«Sei bellissimo e stenderai tutti». Gli sussurrò premurosa. «Non dico nulla sul premio, sappi solo che io ti sosterrò comunque andrà la serata»
«Il bastone della mia vecchiaia!» la schernì per cercare di non dar peso alla tensione che sentiva nel petto.
«Scemo». E dopo essere salita in auto gli prese la mano accarezzando con lentezza il dorso con il proprio pollice, lo calmava sempre. «E poi tu sei già vecchio».
«Grazie per essere qui». E sfoderò il sorriso diabolico, quello di cui Logan sapeva di dover avere paura.
Perché Jared lo sapeva bene, la vendetta era un piatto che andava servito freddo, e Logan avrebbe pagato a sue spese quello scherzo che, probabilmente, gli aveva fatto crescere il suo primo maledettissimo capello bianco.
 
Logan stava traendo grandi respiri per calmarsi. Cercava di convincersi che fosse normale vederla agli Academy Awards, dato che era una giovane sceneggiatrice, che se l’avessero vista con Jared era soltanto perché un tempo era stata la sua assistente. La realtà era che sapeva che la scusa non reggeva nemmeno per convincere se stessa, figurarsi gli altri.
«Di’ la verità bro, so che con questo abito bianco ti ha fatto pensare al matrimonio». Shannon lo fissava dal posto più esterno del minivan con cui stavano raggiungendo il teatro, beccandosi uno sguardo assassino da Jared e facendo diventare rossa per l’imbarazzo Logan.
«Ti prego, ricordami perché sei qui e trovami un motivo valido per cui non debba ucciderti all’istante». Furente e diva come solo lui sapeva essere.
Non aveva pensato al matrimonio, lui non ci credeva. Si poteva dire soltanto che, per un attimo, aveva collegato Logan all’immagine di una fidanzata che – lungo una navata – andava incontro al proprio partner per scambiarsi dei voti durante una celebrazione sacra, nulla più.
Suo fratello era il solito esagerato.
«Perché sono tuo fratello?!» Shannon rispose retorico.
«Non basta». E la mano di Logan continuava ad accarezzare quella di Jared.
«Perché mi vuoi bene?!»
«Ma per favore» alzò gli occhi al cielo, come se non fosse vero.
«Perché ti sopporto da quarantaquattro anni» terminò Shannon mugugnando.
«Già più plausibile. Di sicuro questa motivazione ti salva dall’omicidio. Sei fortunato».
Sia il maggiore che Logan alzarono gli occhi al cielo senza però aggiungere nulla, non volevano guastare il labile umore di Jared, per lui era un momento delicato e per la prima volta in vita sua poteva essere giustificato nel tenere un atteggiamento simile.
Constance accarezzò una spalla del batterista, come a consolarlo e a dargli forza, ed Emma intavolò con Logan una discussione neutra, atta più a riempire il silenzio teso del Van.
Arrivarono davanti al Kodak Theatre e il gruppo scese tranne Logan. Jared la fissò come se fosse stato in procinto di partire per il fronte, o peggio, gli Hunger Games. Lei gli sorrise e gli sussurrò qualche frase di incoraggiamento, ricordandogli che si sarebbero rivisti dentro poco dopo.
La verità era che su quel red carpet si sarebbe sentito incompleto. Non era più questione di fan o meno, lui era stufo di nascondere al mondo la donna che amava, anche se comprendeva le sue titubanze.
Una volta davanti ai flash e dopo aver dato inizio alla kermesse, senza nemmeno accorgersi del tempo che passava, la cerimonia era cominciata e giunta al punto cruciale.
Jared era seduto, teso, accanto a una Logan che sembrava accomodata su una poltroncina di spilli. Aveva visto la curiosità con cui la gente la fissava e, nonostante i mille viaggi mentali dei mesi precedenti, non aveva calcolato che sedersi di fianco a Jay l’avrebbe portata sotto l’occhio del ciclone. Quindi evitare il red carpet era stato del tutto inutile, e Jared lo sapeva benissimo.
«E l’oscar per il migliore attore va a…»
Ma perché a consegnare il premio doveva essere proprio quella stronza di Scarlett Johansson? Gli organizzatori si divertivano a mettere in crisi donne comuni con questi paragoni impietosi?
Minimo erano degli uomini calvi e grassi che mai e poi mai avrebbero voluto essere anche solo avvicinati da Jared Leto, Brad Pitt o Leonardo di Caprio. Dunque perche facevano così deliberatamente gli stronzi?
Tanto valeva metterci Cameron Diaz sul palco e decretare così la fine della sua storia.
Logan tornò a concentrarsi sull’uomo accanto a sé, trattenendo il respiro quanto Jared che ormai stringeva la sua mano tanto da far sbiancare le nocche. Gli occhi, già grandi al naturale, erano spalancati e fissi sul presentatore.
Il tempo pareva essersi fermato.
«Jared Leto!»
La mano di Logan strinse un attimo quella di lui prima che gli scrosci di applausi invadessero la sala e le luci li illuminassero.
Jared le sorrise adorante, e se fosse stata a casa gli sarebbe saltata al collo mentre avrebbe continuato a saltellare come una forsennata per la gioia, gli avrebbe riempito le guance di baci e come prima cosa gli avrebbe detto che lo amava. Ma erano in mondovisione e decise di darsi un contegno.
Ricambiò lo sguardo traboccante di gioia di lui e applaudì al grande merito del magnifico attore che aveva imparato a conoscere e amare.
Fu Jared che, prima di andare a ritirare l’Academy, si chinò su di lei con un sorriso malizioso e sfrontato e poi la baciò a favore delle telecamere che in quel momento lo stavano riprendendo.
Lo lasciò fare, perché era troppo orgogliosa di lui in quel momento e non riusciva a immaginarsi come poteva sentirsi Constance, ma subito dopo si rese conto che – in diretta mondiale – aveva rivelato al mondo di essere la compagna di Jared.
«Me la pagherai» gli sussurrò Logan sulle labbra così vicine dato che Jared si era fermato per osservare la felicità sul suo volto. «E giù le mani da Scarlett se no ti pianto in diretta mondiale»
«Scarlett chi? E comunque se per farmi perdonare servirà tanto sesso, sono pronto». Le accarezzò una guancia con l’esterno dell’indice.
«Stendili tutti tigre, sono fiera di te». Gli strizzò l’occhio mentre si dirigeva sul palco per ritirare il premio.
Lo scambio era durato una manciata di secondi, ma a lei il cuore si era fermato come se fossero passati interi minuti.
Fu solo dopo la conclusione della cerimonia che scattò il putiferio, una cosa che sorprese Logan, dato che era abituata a vedere gli echelon scatenati ai concerti: i giornalisti e i paparazzi più sfortunati si accavallavano tra loro per poter porre una domanda ai vincitori, mentre fan di ogni sorta, fuori dal teatro, facevano scattare i flash e partire le urla a ogni persona di passaggio, che fosse famosa o meno. Era isterismo, ed era quello di cui Logan era preoccupata.
Era convinta di non volere più aprire un proprio profilo su un qualsiasi social network, aveva paura di scoprire quante richieste di amicizia potesse avere su facebook o quanti nuovi follower su instagram e twitter, tralasciando le minacce di morte che sarebbero arrivate in privato o in modo indiretto.
Eppure, in quell’istante, anche quel terrore veniva meno. Era fiera e orgogliosa di Jared e, probabilmente, non gliel’avrebbe fatta pagare.
Lo sguardo che le stava rivolgendo dal piccolo palco allestito per la veloce conferenza stampa le scaldava il cuore.
Dopo tutto l’aveva capito: era un uomo, ancora prima di essere un cantante e un attore. Era stufo di dover nascondere una cosa così bella come l’amore, d’altronde non stava facendo nulla di male. Non voleva condividere Logan con il resto del mondo, non c’era stata nessuna mania di divismo nel suo comportamento, solo il voler essere libero di mostrare chi amava e quanto era grande il suo sentimento e, magari, cercare di introdurla e farla piacere a coloro che più per lui erano una famiglia, i suoi fan.
Aveva soltanto voluto condividere con lei quel momento, il resto del mondo veniva meno, per quanto i suoi occhi fossero stati puntati su di loro.
E lei non era nessuno. Né per rovinargli il momento, né per rinfacciargli l’amore che provava, dato che per lei era lo stesso se non anche di più.
Aveva sempre creduto nelle capacità di Jared, ma piano aveva imparato ad amare ogni sfaccettatura del suo carattere, ad apprezzare i difetti tanto quanto i pregi, se non di più. Adorava come un suo sguardo le facesse dimenticare il mondo, e soprattutto come lui si fosse fidato di lei, affidato alle sue cure facendola infine sentire completa. C’era alchimia, complicità, fiducia e passione. Jay era riuscito a farle scoprire una nuova donna, e lei l’aveva aiutato a migliorare l’uomo che era.
Jared si congedò dai giornalisti con la solita grazia, poi raggiunse il gruppo di persone a cui teneva di più: la sua famiglia, la sua assistente e la sua ragazza.
Dopo aver abbracciato Emma, parlato con Shannon e aver asciugato le lacrime di commozione di Constance cinse Logan per la vita, poi le baciò una guancia prima di parlarle.
«Scusa, ti ho tratta qui con l’inganno. E quando ti ho vista con questo vestito ho pensato che non potessi passare inosservata, il mondo si sarebbe accorto di una simile meraviglia, tanto valeva rendere il momento memorabile»
«Non devi lusingarmi» sorrise con le guance rosse. «E comunque ti perdono. Ma solo perché è il tuo giorno».
Jared sorrise sincero.
«E perché ti amo e sono orgogliosa di te»
«Quindi mi stai dando il permesso di immortalare il momento e diffonderlo su ogni social network esistente sulla faccia della terra?» sorrise come un bambino di cinque anni a cui avevano promesso un giocattolo nuovo.
«Se può farti felice non mi opporrò di certo». Ci voleva pazienza con Jared, ma la felicità che le restituiva in cambio ripagava ogni sacrificio.
Estrasse il suo smartphone, Logan gli baciò una guancia mentre con una mano reggeva la statuetta d’oro, Jared con il braccio destro continuava a cingerle la vita e con l’arto libero scattò la foto.
«Ti piace?» le chiese premuroso, quasi fosse pronto a farne un’altra in caso di risposta negativa.
«Certo che mi piace, siamo noi due».
Baciò le sue labbra in modo leggero morsicandole appena, senza dare troppo nell’occhio.
Caricò la foto su instagram e twitter con poche parole come commento: “Me. My awards. Love+lust+faith+dreams. Thank you all”.
«Pronta per uscire da qui come la ragazza di Jared Leto?» le chiese mentre intrecciava le dita con le proprie.
«No, ma voglio che il mondo sappia che sto con un uomo incredibile, quindi facciamolo. Basta che tu sia con me». Sorrise tesa, sarebbe stata la prima volta in cui i flash l’avrebbero immortalata con la consapevolezza di volerla nelle foto e sapere tutto di lei.
«Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia» le sussurrò all’orecchio facendole venire un brivido.
L’ultima cosa che sentì prima dello scattare compulsivo dei flash.
 
«Ha una forma fallica» convenne Shannon nel Van mentre facevano ritorno verso casa di Jared. Stava ammirando l’Oscar da vicino. «Anche se la statuetta dei Golden Globes non la batte nessuno. Sapete, se visto da una certa prospettiva, il globo, essendo più grande, tondo e rigonfio, messo lì sopra all’asta lo fa sembrare… Beh, avete capito no?!»
Jared e Logan alzarono gli occhi al cielo, anche se il fratello minore in effetti aveva fatto gli stessi pensieri.
«Una fedele riproduzione a grandezza naturale, tra l’altro, per quanto mi riguarda» aggiunse Shannon annuendo tra sé.
«Esagerato! Ti piace spararle grosse, eh?!» lo prese in giro Jared, Logan annuiva in silenzio dato che sapeva di cosa si parlava. Non voleva metterci bocca dato che non voleva urtare Jay, sull’argomento si mostrava sempre sensibile.
Poi si rese conto che stavano parlando di attributi maschili e forse, pensare di non metterci bocca, era la frase sbagliata da usare. Si morsicò l’interno delle labbra per non scoppiare a ridere, sarebbe stata dura spiegare a quei due l’intero percorso fatto dalla sua mente.
«Cambiando discorso…» riprese dopo essersi calmata. «Oggi è il tuo giorno fortunato Shan»
«E perché?» a lui non sembrava: era vestito come un figurino e se ne stava tornando a casa esattamente come ne era uscito, ovvero con suo fratello, la ragazza di quest’ultimo, l’assistente del gruppo e loro madre. Nessuna ragazza da spupazzarsi dopo. Che senso aveva vestirsi di tutto punto se poi nessuno, oltre che apprezzare lo sforzo, levava i suddetti abiti?
«Tra qualche giorno Chloe verrà a Los Angeles. L’ho convinta a tentare la fortuna qui dato che è stata licenziata da poco»
«Aspetta». Shannon si levò gli occhiali da sole che indossava nonostante fosse notte. «Stiamo parlando della tua migliore amica Chloe, quella con il bel viso e due occhi da infarto?»
Lo vide sgranare gli occhi, sorpreso e interessato.
Logan annuì soltanto, intanto Emma arrivò a casa sua, seguita poco da Constance.
«Sbaglio o ha parlato di parti del corpo non correlate agli organi sessuali o comunque legate al sesso in sé?» sussurrò Jared alla donna di fianco a sé, stupito.
Logan sorrise. «No Jay, hai sentito benissimo». Poi tornò al fratello maggiore. «Vedo che facciamo progressi, non ci sono stati riferimenti espliciti. Comunque, sappi che se non sarai capace di rivolgerti a lei senza provarci dopo i soliti convenevoli, giuro che la terrò sottochiave e non te la farò mai vedere».
Shannon sbuffò. «Quindi non posso parlare della forma ambigua della statuetta dei golden globe o dirle che è una copia in scala uno a uno che prende spunto da me?!»
«Esatto» convenne Logan.
«Nemmeno che è placcato d’oro?» e agitò l’Oscar.
«Nemmeno» rispose serafica.
Lui incrociò le braccia al petto, imbronciato.
« Ok, ho capito. Starò al mio posto»
«Bro, ti fingerai un gentiluomo? Vuoi vedere che è quella giusta e ti sistemi anche tu? Quanto avrei voluto che mamma fosse qui!» Jared era divertito.
«Non provare a mettermi in bocca parole che non ho detto». Shannon era a disagio.
«Su, lascialo stare» gli disse Logan prima di baciargli una guancia.
La verità era che aveva notato come, tempo addietro, durante la seconda parte del tour europeo –  quello gestito da lei – Shannon avesse messo gli occhi su Chloe e viceversa. Era rimasto atterrito davanti alla sua amica, era la prima volta che lo aveva visto un po’ insicuro e quasi tenero.
Le dispiaceva vederlo da solo, era convinta che anche lui avrebbe potuto essere felice se avesse incontrato la donna giusta, e aveva il sospetto che Chloe facesse al caso suo.
Shannon aveva fatto da cupido per lei e Jared, si sentiva quasi in dovere di dargli una mano ora che ne aveva la possibilità.
L’autista li lasciò fuori dalla casa di Jared dopo averlo ringraziato a dovere.
«Io vado a dormire» li salutò Shannon. «Questa serata mi ha distrutto».
«Ciao peste» disse abbracciando Logan. «Trattamelo bene, ora è un pezzo grosso».
«Con i guanti di velluto» rispose la ragazza vicina al suo orecchio.
«Meglio quelli di lattice…»
«Shannon!» alzò gli occhi al cielo, non sarebbe cambiato mai.
«Sì?» sorrise lui.
«Buonanotte». Scosse la testa rassegnata.
Il maggiore poi si diresse dal fratello. «’Notte bro, sono fiero di te. Te lo meriti»
«Grazie». Lo fissò riconoscente. Aveva gli occhi immensi e più lucidi del solito, si percepiva quanto grande fosse la sua felicità in quell’istante. «E stai attento nel tornare a casa».
Shannon annuì e salì a bordo del suo fuoristrada e partì lasciando la casa del fratello.
Entrarono in casa in silenzio, Jared liberandosi della cravatta e Logan scalciando i tacchi che le stavano distruggendo i piedi. Sospirò di sollievo quando questi entrarono a contatto con il pavimento freddo.
Posò la borsa e bevve poi un sorso d’acqua mentre Jared si diresse in salotto.
«Dove sei?» domandò Logan non vedendolo in giro. Era convinta che volesse sistemare la statuetta vicino a qualche mobile strano, ma probabilmente l’avrebbe usata come porta rotolo della carta igienica. Sì, in bagno non sarebbe stata affatto male, avrebbe donato quel tono di eccentricità che in casa non guastava mai.
Jared alzò un braccio da dietro il divano. Logan, attratta dal gesto, andò a sbirciare il proprio uomo da sopra lo schienale del sofà. Sorrise intenerita a quella vista: era sdraiato su un fianco, con la faccia verso la spalliera, la camicia slacciata sul collo e sfilata dai pantaloni eleganti. Era scalzo e con gli occhi mezzi chiusi, un sorriso beato a fare capolino sul volto. Senza tralasciare i capelli sparpagliati sul cuscino.
Quando si buttava così sul divano era stanco morto, di lì a poco sarebbe crollato. Lo capiva benissimo, tra le emozioni e l’ora tarda non poteva essere altrimenti.
Gli accarezzò la testa con fare materno.
«Cosa c’è?» le chiese Jared nell’aprire gli occhi, grato di quel contatto così affettuoso.
«Sono orgogliosa di te, mio piccolo grande guerriero stanco» gli disse sdraiandosi dietro di lui.
Con dolcezza iniziò ad carezzare i capelli per poi raccoglierli in una coda bassa e morbida, posò poi il proprio viso nell’incavo del suo collo. Sapeva di buono, di avventura, di casa e di bagnoschiuma.
Erano profumi a lei ormai famigliari a cui non avrebbe più rinunciato.
«Sono contento di averti al mio fianco». Posò la mano su quella di lei che si era stretta attorno alla vita.
«Stavo pensando» riprese Jared dopo aver sbadigliato. «Cosa ne dici di rimanere qui?»
Logan ridacchiò. «Scusa Jay, sono le tre e quaranta di mattina, non ho intenzione di andare altrove. Mi sembrava fossimo rimasti d’accordo che mi sarei fermata qui a dormire».
Jared si girò per guardarla negli occhi, per fortuna il divano era abbastanza grande da ospitarli entrambi.
Lei intrecciò le gambe con le sue senza malizia, aveva soltanto voglia di mischiarsi a lui, di far sì che non si potesse più capire dove iniziava il corpo di uno  e finisse quello dell’altra.
«Intendevo» e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, una scusa per continuare poi ad accarezzarla. La dolcezza del gesto a contagiare gli occhi già luminosi di felicità. «Di prolungare la tua permanenza in questa casa»
«Del tipo?» la stanchezza svanì quando il cuore accelerò i battiti.
«Del tipo che potresti stare qui più spesso. Per esempio potresti fermarti ogni volta che torno a Los Angeles, così non perderemmo tempo in auto, lontani l’uno dall’altra». Jared ridacchiò davanti all’espressione di stupore di lei. «E, perché no, potresti fermarti anche quando riparto per qualche tour. Voglio dire, questa casa è grande, c’è spazio per entrambi, al contrario del tuo appartamento»
«Mi stai chiedendo di convivere?!» la voce spezzata dall’emozione, le mani di lei che scorrevano lente sul petto di lui. Solo in quel momento si era resa conto del cuore di Jared che scoppiava sotto il suo palmo destro.
«Avrei detto più “ottimizzare gli spazi domestici”, ma anche “convivere” non suona male, già». Sorrise felice davanti alla beatitudine del volto di lei. Quando sapeva di essere il motivo di tanta felicità si sentiva completo.
Gli gettò le braccia attorno al collo per avvicinarlo con calma a sé.
«Sei sicuro?» soffiò sulle labbra sottili di lui che attendevano quel bacio come se fosse ossigeno.
Jared annuì soltanto, la fronte che sfiorava quella di lei.
«Dunque, cosa ne pensi?» era intimorito da quella risposta.
«Penso che dovrai farmi un po’ di posto nell’armadio. E anche in bagno». Sorrise prima di baciarlo delicata e quasi impaurita. Poteva essere stata così fortunata e non stare sognando tutto?
«Alla faccia di tutte quelle che ti prenderanno a male parole per stare con me». La prese in giro Jared.
«Oh, puoi giurare che non mi farò intimorire tanto facilmente»
«Lo speravo» disse fiero lui.
«Basta che non ti innamori poi di un’altra bionda». Scherzò Logan.
«Giammai, una basta e avanza» replicò facendola accoccolare contro il proprio petto, il sonno iniziava a essere prepotente in entrambi.
Logan prese la coperta che Jared appoggiava sempre a cavallo dello schienale e avvolse i propri corpi, nessuno dei due aveva la voglia e la forza per arrivare fino in camera da letto.
«Lo sai che questo vorrà dire invecchiare con me?» le fece notare l’uomo con la voce bassa e insonnolita.
Sorrise divertita, gli occhi ormai chiusi. «Ti amo anche io, se volevi dirmi questo». Avvicinò la guancia al petto di lui, godendo del calore del suo corpo. «Sai che litigheremo un sacco e ancora più volte faremo la pace?»
«Ti amo, Lo. E non smetterò di farlo nemmeno quando sarò incazzato nero, figurarsi quando ci riappacificheremo».
Si addormentarono entrambi, travolti dalle emozioni di quella notte.
Quella casa avrebbe visto pace, e avrebbe visto ancora più volte litigi, ma di sicuro quella convivenza era la migliore idea che potessero aver avuto, perché l’amore li aveva uniti, e avevano capito che loro non erano nessuno per dividerlo.

 



Buonasera a tutti!
Dunque eccoci qui con questa storia finita.
Spero tanto che vi sia piaciuta, nonostante ve la foste immaginata diversa. O così suppongo.
Cliccando qui trovate il vestito di Logan per la serata. Vi prego VIVAMENTE di tralasciare il soggetto che lo indossa.
Iniziamo dunque da alcune precisazioni:
  1. Il titolo. Canzone dei Panic! At the disco, non so se li conoscete. Come al solito, se cliccate sul titolo vi si apre in una nuova finestra nel caso voleste ascoltarla. La scelta è ricaduta su questa canzone (la mia prima scelta) dopo averne prese in considerazione altre ventordici, perché mi piaceva l’idea di rimarcare il concetto che non è una tragedia. Quindi, volendo è quasi riferito a me. Inoltre i peccati del titolo li riconduco ai dispetti che trovate nel capitolo tra Logan e Jared.
  2. Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia. È davvero la formula nuziale latina. Vuol dire: “Dove tu, Gaio (o Caio) sei, lì io, Gaia (Caia), sarò". Noi la possiamo rendere con "Dovunque tu sia, lì io sarò".
  3. I premi. Sperando di portagli fortuna per l’Oscar, l’ho inserito pure qua. Anche se, come avete notato, qui l’Academy gli viene conferito per il ruolo di protagonista. Perché no? Spero che i millemila riconoscimenti per Rayon e Dallas Buyers Club gli aprano un sacco di porte da quel punto di vista.
  4. Scarlett Johansson. Per chi non lo sapesse è stata – sembra – una fiamma di Jared. Se li googlate ci sono foto di limoni in strada che lasciano ben poco all’immaginazione. Ecco perché è stata inserita.
    Stesso discorso per Cameron Diaz che, a quanto pare, è stata l’ultima storia importante di Jared, quella che sembra avergli spezzato il cuore e tolto fiducia in ogni relazione amorosa, circa. È la storia a cui fa riferimento nel capitolo 5, davanti allo specchio.
  5. Il comportamento di Jared. So che forse è stato troppo tenero, dolce e tutto quello che volete, ma mi piace pensare che nel suo privato, con quelle poche persone a cui vuole bene davvero, sia così. Mi dispiace, ma non penso si comporti sempre da stronza acida, specialmente con loro. Figurarsi, dunque, con la donna che ama. Appena lo scoprirò, comunque, vi scriverò per darvi ogni certezza in merito.
  6. Chloe e Shannon. Giuro che non era pensato per un sequel. Anzi, uno spin off. Era un inserimento innocuo per dare una speranza al povero Shan.
 
Ma, siccome sono circondata da persone meschine (Paola e Federica), che mi mandano foto a tradimento su Whatsapp di Shannon, che mi mandano messaggi minatori e/o coccolosi per confondermi e farmi cedere – ok, non solo su Whatsapp, ma anche in fb – ho ceduto. Chloe ha un volto e una personalità e, tra un esercizio di spagnolo e l’altro le scene spuntavano come funghi. E quindi, spin off sia. Questa Chloe x Shannon s’ha da fare.
Ma con le giuste premesse. Quali?
Siccome ho un’originale da portare avanti e finire, ma i Mars solleticano molto la mia fantasia, le cose si svolgeranno in un modo particolare.
Ho deciso di fare con Shannon lo stesso percorso affrontato con Jared. Quindi prima scriverò una OS un po’ più seria, angst,triste non so bene come descriverla, come ho fatto con Jared, poi posterò lo spin off su Shannon, infilando tra la scrittura della tesi e quest’altra mini long il capitolo della romantica. [AHAHAHAHAHAHAH]
C’è da dire che sono avvantaggiata, perché si scrivono con facilità, lo dimostra il fatto che con la One Shot sono a buon punto, mi manca solo la fine che conto di aggiungere stasera.
Come potete aver notato mi piace sovvertire alcuni stereotipi. Di solito le protagoniste hanno alle spalle storie difficili legate alla famiglia. Invece Logan ne ha una normale e tranquilla. Due genitori, entrambi vivi, che le vogliono bene. Stessa cosa cercherò di fare con Shannon. Userò una “cosa” – non so come definirla – che nelle ff ho trovato sempre e solo con Jared, per cui ho deciso di divertirmi un po’ nello scrivere di Shan in questa… situazione.
Quindi, facendo due calcoli e anche per rispettare le “tradizioni”, come quella di Jared è arrivata con le feste di Natale, la storia su Shannon arriverà con le feste di Pasqua, perché è quasi impossibile che io riesca a far coincidere il tutto con il suo compleanno. Ma mai dire mai.
 
Bene, penso di avere finito, spero solo che le notizie riportate qui sopra possano piacervi o esservi almeno di qualche conforto.
Ringrazio le 57 persone che hanno scelto di aggiungere la storia, quelle che sono passate per un pensiero e hanno anche solo scritto un messaggio privato per dirmi cose carinissime.
Vi ringrazio di cuore e spero di non avervi deluso con questo epilogo. Se voleste farmi sapere cosa ne pensate, non solo riguardo quest'ultimo capitolo ma riguardo l'intera storia... Beh, ne sarei felice.
Se non sapete come riempire il tempo da qui a Pasqua mi trovate nel gruppo fb: Love Doses.
EDIT 3 FEBBRAIO: Postata la One Shot su Shannon. Se cliccate sul titolo vi si apre in una nuova pagina: The secret is out.
EDIT 9 MARZO: Postata la mini long su Shannon, lo spin off di questa storia. Link cliccabile qui: Beautiful disaster.
Ci si legge al più presto, marshugs, Cris.

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