Trying To Be Ordinary di RainAndFire (/viewuser.php?uid=604456)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** New City, New Life ***
Capitolo 12: *** Urgent ***
Capitolo 13: *** When Will I See You Again? ***
Capitolo 14: *** Thank You For Loving Me ***
Capitolo 15: *** Reveal Ourselves To The Wolrd ***
Capitolo 16: *** Chocholate ***
Capitolo 17: *** Fear Of Love ***
Capitolo 18: *** Old Friends ***
Capitolo 19: *** TRYING TO BE ORDINARY ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
Prese una
felpa della OBEY di due taglie più grande dal cassetto e la
indossò. Si mise
delle scarpe, delle Vans bianche, ed uscì.
Fuori
pioveva e la serata era fredda. La luna rischiarava appena la
città.
Si strinse
nella felpa. Le maniche erano lunghe, così le
tirò fino a coprire le mani.
Quando respirava il fiato si condensava in piccole nuvolette davanti
alle sue
labbra.
Accese
l'iPod e fece partire 'Wrecking Ball' di Miley Cyrus.
Si sentiva
esattamente così. Wrecked. Demolita, come un relitto.
La pioggia
gocciolava dai suoi capelli biondi e si mescolava alle lacrime sul viso.
Camminò
per
ore per le vie di Milano.
Erano le
cinque di mattina quando crollò a terra a quattro passi da
casa.
Fu
così che
la trovò Cynthia quando uscì
alle nove
per andare al lavoro.
Cacciò
un
urlo da fare paura a Munch e corse a controllare che fosse ancora viva.
Eleonora si
svegliò nel suo letto qualche tempo dopo, con un panno
bagnato sulla fronte e
una sciarpa attorno al collo. Si alzò a
sedere e le girò la testa.
Sul comodino
c'era un post-it giallo su cui Cynthia aveva scritto 'Rimani a letto
altrimenti
questa volta una bella polmonite non te la leva nessuno. Domani
però non farai
storie per andare a scuola.'
La ragazza
sorrise. Un adulto medio l'avrebbe come minimo messa in punizione per i
prossimi quindici anni.
Si
alzò per
fare colazione.
Aveva
addosso una vestaglia blu elettrico di cui non aveva memoria che doveva
aver
preso in un qualche negozio di stramberie dove andava spesso.
Evidentemente
Cynthia non aveva avuto tempo di metterle degli abiti decenti. Era
dovuta
correre al lavoro. Effettivamente, Eleonora le faceva scherzi del
genere fin
troppo spesso, non poteva pretendere che Cynthia le corresse dietro
come se
fosse una bambina di tre anni.
Sospirando
si cambiò. Non poteva mettere gli shorts a metà
Settembre, così indossò un paio
di jeans skinny, una maglietta a maniche corte dei Beatles e un paio di
calzini
a righe blu e nere caldi e asciutti. Poi infilò i piedi
nelle sue Nike blu.
Prendendo al volo una felpa scese al piano di sotto e
agguantò una scatola di
Cheerios. Li versò in una ciotola, poi ci mise anche il
latte e rimase lì a
tracciare dei cerchi nel latte con il cucchiaio pensando alla
caducità della
vita.
Finito di
mangiare si alzò, sparecchiò e accese la radio
che trasmetteva una delle ultime
canzone dei 'Pearl Jam', 'Sirens'.
Si mise a
cantare mentre lavava la ciotola anche se aveva mal di gola.
Infine si
decise a tornare in camera sua e ad ascoltare qualche canzone del suo
idolo.
No, non era
il suo idolo, il suo idolo era Freddie Mercury, il cantante dei
'Queen'. Lui
era... Non sapeva bene cosa fosse per lei, ma era qualcuno di
importante.
Comunque,
scelse un CD e mise la track n.8, 'Rain', dal Songbook Vol.1 di Mika.
Poi si
lanciò sul letto e si mise a pensare.
"Baby,
I hate days like this, when it rain and rain and rain and rains."
cantava
Mika.
"Già"
pensò lei, prendendo il libretto con i testi delle canzoni
che c'erano in
Songbook Vol.1. Girò le pagine fino ad arrivare a quella
centrale in cui c'era
una foto di Mika che occupava entrambe le pagine. Sospirò
guardando quell'uomo
perfetto. Molto gay, ma anche molto perfetto. In quella foto aveva un
sorriso
enigmatico, del genere 'Monna Lisa'.
Finito il CD
prese l'iPod, si infilò le cuffiette ed ascoltò
'Shame' di Robbie Williams e
Gary Barlow.
"È
proprio un peccato", si disse, "Che Mika sia gay. Ma non avrei chance
con lui comunque."
Sospirò
di
nuovo.
Poi
sentì un
urlo dalla cucina.
"Sono
tornata!"
Scese
svogliatamente le scale.
Viveva a
Milano dall'inizio dell'estate, da quando lei e Cynthia, un amica di
famiglia,
vi si erano trasferite.
Aveva
iniziato la scuola da poco e quindi non aveva amici, ma in effetti non
ne
avrebbe avuti neanche dopo. Aveva qualche problema di sociofobia.
Infatti si
sentiva triste e sola. Solo la musica e Cynthia la
aiutavano.
Salutò
Cynthia frettolosamente con un debole 'grazie' e si
precipitò nello studio dove
tenevano gli strumenti musicali di qualsiasi tipo: c'erano un
pianoforte, una
chitarra classica, una acustica e una o due elettriche, un basso della
Hofner,
una batteria e vari strumenti esotici.
Eleonora si
sedette al piano e iniziò a suonare una canzone di Mika per
lei molto
significativa. Le scese subito una lacrima che cadde su un tasto
bianco. Lo
asciugò con una manica.
Quando si
era messa con il suo attuale ex, per festeggiare, aveva insistito
affinché
cantassero insieme 'Stardust'. Lui cantava la parte di Mika e lei
quella di
Chiara.
Aveva anche
chiesto ad una sua amica di registrarli e poi aveva caricato il video
su
Youtube collezionando non pochi Likes anche da persone che non
conosceva.
Ogni tanto
lo guardava ancora e vedeva il suo ragazzo ed il suo sorriso con le
fossette,
perfetto. Non poteva neanche chiamarlo 'ex', perché non si
erano lasciati, ma
lei era dovuta andare via.
E il vecchio
detto 'Lontano dagli occhi, lontano dal cuore' non valeva per lei. La
distanza
aveva,al contrario, alimentato l'amore che provava per lui, come uno
spiffero
d'aria alimenta la scintilla fino a farla crescere e diventare un fuoco
impetuoso.
Si riscosse
dai suoi pensieri solo quando Cynthia le mise una mano sulla spalla per
avvisarla che il pranzo era pronto. NOTA DELL'AUTRICE: Hey! Ciao sono
nuova.
Questa è la mia prima fanfiction in assoluto e il primo
racconto scritto
pensando di farlo effettivamente leggere a qualcuno al di fuori della
mia
famiglia. Vi prego di segnalarmi eventuali errori, anche di battitura,
ripetizioni troppo frequenti e vari elementi di disturbo. Che altro
dire? Spero
che vi piaccia. Lo so, non si parla molto di Mika qui, ma è
il primo capitolo,
volevo introdurre il personaggio. Si parlerà ancora molto
del mio personaggio
nel prossimo capitolo, poi dovrei parlarne di meno, ma non ve lo
garantisco.
Insomma, se non vi piace basta che smettiate di leggere, no? Bacioni a
tutte/i
le/i fan di Mika.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
Eleonora
stava tormentando il cibo con la forchetta, quando Cynthia le chiese:
"Perché sei scappata così, ieri? Problemi con la
scuola?"
Eleonora
deglutì ed infilzò un pezzo di verdura, poi lo
mise in bocca e masticò,
prendendo tempo.
"No.
Non è niente..." disse dopo un po'.
"Sicura?
L'ultima volta che hai fatto così è stato
quando..."
"No,
tranquilla. A scuola vado a gonfie vele e la mia vita procede
divinamente. Sono
solo un po' depressa perché... Perché sono
un'adolescente."
"Ok..."
cedette, "Però dovresti vestirti di più, o rischi
di ammalarti
davvero." disse con fare materno.
"Io non
mi ammalo mai!" controbatté lei, alzandosi dalla sedia con
gran baccano.
E si
avviò
verso camera sua.
Passò
il
pomeriggio ad ascoltare musica. Ascoltò 'Go Gentle" di
Robbie Williams,
visto che aveva quella canzone in testa da un po'.
"Go
gentle through your life
If you want
me I'll be there
When you
need me I'll be there for you"
Magari
Robbie Williams in persona fosse stato lì per lei ogni qual
volta ne avesse
avuto bisogno.
Ok, non era
Mika, ma non era male neanche lui.
Sbadigliò.
Avrebbe avuto bisogno dell'abbraccio di uno dei due.
E fu
così
che gently, dolcemente, si addormentò.
Sognò.
Sognò
Robbie
Williams andare in giro per Milano con la barca del video di 'Go
Gentle'. Le
tese la mano.
"Vieni
con me. Ti porterò via da qui."
Lei rispose
qualcosa come: "Non posso. Io devo conoscere Mika, prima. Devo
diventare
una cantante famosa, sposarmi, avere dei figli."
Poi il sogno
cambiò.
Era davanti
al duomo di Milano. Nevicava. Aveva addosso
una sciarpa azzurra che non metteva da anni e un
cappellino con i pompon
e le treccine.
Doveva
essere ringiovanita di qualche anno.
Sentì
dei
passi dietro di sé e si girò, andando a sbattere
contro le ginocchia dell'uomo
delle nevi.
No, non era
l'uomo delle nevi.
Era... Mika.
Sentiva che era lui, anche se non ne vedeva il viso.
Aveva
addosso strati di vestiti, sembrava pronto a partire per il Polo Nord,
anche se
non era così freddo, e in testa aveva un cappello da Babbo
Natale.
Eleonora
alzò lo sguardo quando Mika si tolse la sciarpa.
Perse un
battito. Il suo soNriso era il più bel soNriso della terra.
"Ho
bisogno di te, piccola." disse lui.
Lei corse ad
abbracciarlo. Avrà avuto sì e no otto anni, non
arrivava neanche alla vita di
Mika.
Lui si
abbassò per prenderla ed alzarla fino ad avere gli occhi
della ragazza al
livello dei suoi.
"Prima
o poi verrò a prenderti. Te lo prometto."
Si
svegliò
di soprassalto, sudata, con l'immagine di Mika sorridente impressa a
fuoco
nella mente.
Aprì
la
finestra per prendere una boccata d'aria fresca.
Respirò
lentamente fino far tornare il respiro ad una velocità
normale.
Poi si
vestì
ed uscì.
NOTA
DELL'AUTRICE:
When you're
begging for attention
Once the
crowd goes home
And there's
no one left to listen
Tah Dah!
Eccomi! XD
Questo capitolo è incentrato più sulla figura di
Robbie Williams che di Mika,
non so perché, forse perché oggi stavo guardando
MTV e c'era 'Go Gentle' (che
mi è appunto rimasta in testa). Comunque penso che Robbie
Williams sia una
figura interessante, anche se preferisco gente come i Queen (Freddie
:3).
Insomma, se
vi piace continuate a leggerla, altrimenti smettetela e andate a
leggere una FF
che vi vada più a genio (senza cattiveria <3).
Anyway, recensite anche
questo capitolo, gente, voglio sapere che cosa pensano le persone della
mia
fantasia tormentata. Bacioni, smack. E, mi raccomando, soNridete spesso!
P.S. Grazie
a chi ha recensito, fino ad ora ho visto solo giudizi positivi. Grazie,
grazie
veramente. Sono completamente commossa *Parla come Mika*
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
No. Non di
nuovo. NO!
Ma era
inutile che continuasse a lottare contro il proprio inconscio. Venne
trasportata nel bel mezzo di una battaglia.
"Ciao!"
disse Mika.
All'improvviso
il chiasso prodotto dagli uomini che combattevano si
affievolì fino a
scomparire. Le persone sparirono.
Eleonora si
ritrovò sola con Mika.
Era
perfetto. Aveva dei jeans effetto used e delle Nike bianche. Era a
torso nudo
ed aveva un fisico stratosferico.
Si
avvicinò
alla ragazza, le mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio e le
sussurrò
all'orecchio:
"I need
you, honey. I've looked for you everywhere and now, here you are. And
you are
mine, I am yours. If you want it, you can live here with me forever."
Mosse la
mani per indicare un bellissimo castello di cristallo che stava
sorgendo dietro
di lui. Eleonora non era mai stata una ragazza da principi azzurri e
castelli.
"I
can't live with you, but I can't live without you." Disse lei in
perfetto
stile nonsense, citando una canzone dei Queen. Era combattuta. Avrebbe
voluto
baciare Mika con tutta se stessa, ma quell'insensatezza dei sogni le
impediva
di farlo.
Tutt'intorno
il paesaggio stava diventando bianco.
Corse verso
il ragazzo e lo baciò, più e più
volte, e si sarebbe spinta oltre se il sogno
non fosse stato sul punto di finire.
"I love
you." le disse Mika, prima che la parte cosciente la trascinasse via
del
tutto.
Ovviamente
era sudata, come dopo ogni sogno.
Da quella
volta che aveva sognato Mika in versione Yeti natalizio, era arrivata a
sognarlo regolarmente ogni notte e il messaggio che le mandava era
sempre lo
stesso: 'Ti amo, verrò a prenderti.' E così via.
Si
scompigliò i capelli sbadigliando ed andò a farsi
una doccia fredda, facendo
piano per non svegliare Cynthia, che dormiva al piano di sotto.
Sotto il
getto fresco della doccia ebbe tempo per pensare. Forse era pazza.
Forse il suo
inconscio cercava di dirle qualcosa. Qualsiasi fosse la causa di questi
suoi
sogni-incubi, tutto ciò iniziava a preoccuparla. Aveva
sempre avuto un animo
tormentato alla Kurt Cobain, ma mai fino al punto da rovesciare le sue
preoccupazioni quotidiane nei sogni così spesso. Ok, a tutti
capita prima o poi
di avere un incubo quando si passa un periodo brutto della propria
vita, ma non
ogni notte per, quanto saranno stati, cinque giorni? Quello non era
normale.
A scuola era
sempre disattenta, faceva ancora più fatica a relazionarsi
con gli altri.
Tanto che il
suo insegnante di inglese era arrivato a chiederle se avesse problemi
famigliari e le aveva consigliato di rivolgersi alla psicologa.
Ora, il suo
insegnante di inglese era la persona migliore del mondo, un trentenne
pieno di
vita metà italiano e metà inglese, gay
dichiarato, era una persona speciale. Ma
non poteva certo spiattegliarli tutti i suoi problemi in faccia e
chiedergli di
risolverli. Così si limitò a dire che stava bene,
che era tutto a posto, come
faceva sempre.
Uscì
di casa
pensando alla preoccupazione mostrata dal prof. di inglese nei suoi
confronti,
attenta a non sbattere la porta e svegliare Cynthia.
Aveva
indossato dei jeans larghi e una felpa dei Pink Floyd, che non le
piacevano più
di tanto ma erano pur sempre i Pink Floyd, insomma, Roger Waters, David
Gilmour
e compagnia bella, che invecchiando avevano solo acquistato fascino.
Suo padre
le parlava sempre dei Pink Floyd.
Calciò
un
sasso mentre camminava con le mani in tasca ascoltando 'Heart-Shaped
Box' dei
Nirvana.
Avrebbe
avuto vogli di spaccare tutto, anzi di spaCare, come avrebbe detto Mika.
Sospirò.
Avrebbe dovuto smettere di pensare a quel ragazzo o sarebbe finita per
impazzire
definitivamente.
Soprappensiero
si infilò in una viuzza laterale poco frequentata.
Aveva freddo
e, vedendo una luce e delle risate chiassose provenire da bar poco
lontano, vi
entrò.
Si sedette
ad un tavolo all'entrata e ordinò una Coca-Cola, tanto era
ormai palese che
avrebbe passato la notte in bianco.
Stava
avvicinando il bicchiere alle labbra quando lo vide.
Era
perfetto. I riccioli pettinati all'indietro, a parte un ciuffetto
ribelle. I
vestiti eleganti che fasciavano alla perfezione quel corpo altissimo,
magro,
perfetto. Gli occhi castani splendenti. E le labbra. Quelle labbra
perfette,
labbra che ispiravano al bacio, incurvate in un sorriso.
E di fronte
a lui, intento a lanciare sguardi fugaci nientepopodimeno che...
...il prof.
di inglese, che in quell'istante prese la mano di Mika come se fosse il
suo
fidanzato.
Per poco
Eleonora non sputò la Coca-Cola sul tavolo.
Era basita.
Il suo prof. di inglese era il famoso fidanzato di Mika? Era abbastanza
carino,
ma non poteva veramente credere che Mika stesse con lui.
Si stavano
alzando e vestendo per pagare e uscire.
Agì
fulmineamente. Intercettò un cameriere porgendogli i soldi
senza nemmeno dargli
il tempo di darle resto e corse versò il prof.
A
metà
strada si calmò e si ricompose, rallentando fino a
camminare. Uscì con le mani
nelle tasche e la testa bassa, calcandosi il cappello sugli occhi,
mogia mogia
e sperò che il prof. fosse carino con lei nella vita privata
come lo era a
scuola.
Doveva
sembrare tutto un fortuito incontro. Beh, in effetti lo era,
più o meno.
Gli
passò di
fianco senza badargli troppo, con le cuffiette nelle orecchie e mise un
dito
nel colletto come per metterlo a posto, girando la testa.
Si sentiva
un po' come Don Abbondio de 'I Promessi Sposi'.
Fece una
faccia sorpresa e urlò, forse con troppo entusiasmo e
indiscrezione :
"Prooof! Saaalve! Come va? Cosa ci fa qui? Lui è il suo
fidanzato? Che
coincidenza! Sa, ero uscita per prendere un po' d'aria, quando ho visto
questo
bar aperto e mi sono detta 'Perchè non entrare?'
così sono entrata e..."
"Eleonora,
cosa ci fai qui? Non dovresti essere a dormire a quest'ora? Non ricordi
che
domani c'è la verifica?" disse lui, interrompendola.
Non sembrava
per nulla irritato, sembrava più che altro stupito.
La ragazza
rimase a bocca aperta senza sapere cosa dire. Si aspettava una
sfuriata, non un
dolce rimprovero.
"Io..."
iniziò, perdendo del tutto la baldanza di prima.
"Non
dirmi che ti sei dimenticata della verifica! Non hai studiato?" disse
lui.
Lei
arrossì:
"Ehm, io... No."
"Non
hai studiato?" La interrogò lui.
"No...
Ma, ecco, io, io non studio mai per inglese... Leggo una volta al
massimo." disse.
"Male!"
disse lui "E si vede dai risultati!" la rimproverò.
Eleonora ci
rimase malissimo, mentre sul suo iPod partiva 'Underwater' di Mika,
quasi come
per prenderla in giro.
"Ma
veramente..." Sbiancò.
Lo sguardo
duro di lui si addolcì.
"Intendo
dire, se tu studiassi, sapresti l'inglese meglio di me ormai. Mi sembri
molto
portata per le lingue. Ed io non sono il Signore, non pretendo di
sapere nulla
alla perfezione." disse lui ridendo.
Mika fece un
passo avanti assieme al cuore di Eleonora. Era bellissimo.
"Is she
one of your students?" chiese al mio prof. di inglese.
"Yes,
Michael, and she's the best student I've ever had. Not only for her
English, I
mean, she's able to learn things at a speed greater than sound. And not
only to
learn them, but also to understand them. She's the student every
teacher would
like to have." Sorrise.
Eleonora
arrossì di nuovo. Si sentiva lusingata, ma pensava che il
prof. stesse
esagerando.
"No a
parte gli scherzi, Eleonora, non dovresti essere fuori
a quest'ora, è pericoloso. La tua tutrice sa
che sei qui?" le chiese.
"Io...
No, non sa che sono qui, ma sa che potrei esserlo. Intendo dire che ho
il
permesso di uscire quando voglio. E comunque so difendermi."
"Sai
difenderti!" rise, poi il suo sorriso svanì "Se ti trovassi
davanti
ad un uomo adulto anche solo di media taglia con cattive intenzioni
saresti
spacciata."
La ragazza
arrossì un'altra volta.
"Adesso
te ne torni a casa ed io ti accompagno. Sempre che a Michael non
dispiaccia."
Si
girò in
direzione di Mika.
"Certamente
no!" disse lui con quel suo accento adorabile, sorridendo.
"Allora,
dove vivi? Ci fai strada?" disse il prof.
Lei si
limitò
ad annuire.
Farsi
scortare a casa da Mika era una cosa fantastica.
Arrivata
davanti a casa abbracciò il prof. e Mika, sentendosi, in
confronto a lui, il
nano più felice del pianeta.
Poi
tornò a
dormire o, più che altro tentò, poiché
la caffeina era entrata in circolo.
Si
addormentò verso le quattro del mattino ascoltando 'Smells
Like Teen Spirits'
dei Nirvana.
NOTA
DELL'AUTRICE:
Ciaooo,
zuccherini! Com'è il nuovo capitolo? Lunghino? Vi piace?
Spero proprio di sì,
perché l'ho scritto con il cuore.
Penso
proprio di sembrare una fan dei Nirvana, ma non la sono. Forse la sto
diventando. Beh, insomma, ora non potete lamentarvi del fatto che non
ci sia
Mika (anche se non l'avete fatto), ma parlerò comunque di
più dell'amazing
teddy-bear dal beautiful smile più avanti. Comunque, grazie
a chi legge, a chi
recensisce e anche a chi mi pensa ogni tanto (lol). Vi voglio bene (e
anche a
Mika). Bacioni!!!
P.S. Se non
conoscete i Nirvana e vi piace il Grunge ve li consiglio (davvero
esiste gente
che non li conosce? :( really sad). Io penso che Kurt Cobain sia
bellissimo e a
me di solito non piacciono i biondi con gli occhi azzurri. Ma insomma,
per lui
ne vale la pena! Certo, se vi piace quel genere di ragazzo, bello e
dannato...
Come Ville Valo, bellissimo, ma non l'ho mai ascoltato.
Comunque,
ripeto, bacioni a tutte/i!
Ah, e Buon
2014 a tutte/i!
P.P.S.
Scusate, ho cancellato un capitolo in cui c'era solo la nota
dell'autrice,
perché, come mi è stato fatto notare, non ci
stava granché (e così facendo ho
pure cancellato due recensioni). E mi scuso anche perché sto
facendo un casino
con l'impostazione dei capitoli, come vi sarete accorti.
|
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 ***
Si
svegliò
con la debole luce che filtrava dalle tapparelle negli occhi.
Sospirò.
Aveva avuto un altro di quei sogni. Aveva sognato Mika fidanzato con il
prof.
d’inglese.
Si
alzò e si
guardò allo specchio.
Sembrava una
zombie e aveva ancora addosso i vestiti della sera prima.
‘Aspetta’,
si disse, ‘i vestiti della sera prima?’
Ma allora
era tutto vero! Aveva veramente conosciuto Mika.
Scese le
scale due gradini alla volta e corse in cucina dove Cynthia stava
preparando
delle crêpes dall’odore e dall’aspetto
invitanti.
Le diede un
veloce bacio sulla guancia, afferrò una crêpe e,
zaino in spalla, prese il bus
che l’avrebbe condotta al patibolo, meglio conosciuto con il
nome di ‘scuola’.
Le prime tre
ore non passavano più, poi c’era
l’agognata pausa. Al suono della campanella
Eleonora sospirò di sollievo e lanciò una cartina
accartocciata alla sua amica
Martina, seduta nel banco davanti.
“Hey!
Devo
dirti una cosa.”
“Hey!
Che
c’è?” chiese Martina, curiosa.
“Non
indovinerai mai cosa mi è successo ieri!”
“Sei
andata
ad ubriacarti in qualche bar dove hai conosciuto un tizio figo che ti
ha
dichiarato amore eterno?” chiese lei, sarcastica.
“No,
no!”
rispose Eleonora “Sono andata in un bar, ma non mi sono
né ubriacata, né
fidanzata con un perfetto sconosciuto. È questo che pensi?
Che bella idea ti
sei fatta di me. No, comunque, ho incontrato una persona famosa a cui
tengo
tanto.”
“Chi?
Non
tenermi sulle spine! Un musicista? Non pensi ad altro:”
“Sì,
qual è
il più carino che ti venga in mente?”
“Mika?!?!”
chiese lei, stranita.
“Shhh,
zitta!” annuì Eleonora.
“Oddio,
e
come hai fatto a trovarlo?”
“Era
lì con
il suo ragazzo. Gli ho parlato.”
“Oddio.”
disse lei “Quindi lo conosci? E com’è il
suo fidanzato? Carino?”
“Abbastanza,
ma, mi raccomando, non dirlo a nessuno, ok?”
“Cosa?”
urlò
“Tu hai conosciuto Mika ed il suo fidanzato ed io non posso
dirlo a nessuno?
Sei malvagia… Ma io lo conosco? È una persona
famosa?”
“Martina,
non posso dirtelo, davvero. Se potessi lo farei.”
“Bonjour
ragazze. Sbaglio o stavate parlando di Mika?” chiese una voce
alle loro spalle.
Il prof. di
inglese.
“Certo,
Mr.
Evans. Questa ingrata ha conosciuto Mika ed il suo fidanzato e non
vuole dirmi
chi è.”
Eleonora
l’avrebbe uccisa.
“Te
l’ho
detto, Marty, non posso dirtelo. E poi non lo conosci
nemmeno.” mentì lei.
Non fece in
tempo a finire la frase che suonò la campanella.
“Se
non
erro, dovrei essere nella vostra classe, adesso. Sarebbe meglio mettere
da
parte le divergenze e andare in classe, se non volete arrivare in
ritardo e
fare ritardare anche me. Anche se capisco che ad alcuni vostri compagni
farebbe
piacere.” disse lui divertito.
Le due
ragazze corsero in classe.
Martina
tenne il broncio per tutta la durata delle due ore di inglese, durante
le
quali, verso la fine, arrivò la bidella con un comunicato:
mancava la
professoressa di Francese e quindi sarebbero usciti un’ora
prima.
Tutti
esultarono. Fu solo allora che Martina sorrise ad Eleonora. Alla fine
della
lezione il prof. la trattenne.
“Eleonora,
sei sicura che vada tutto bene? Non è normale girare per le
buie vie di Milano
all’ una di mattina. C’è qualche
problema che ti assilla? Sai che puoi dirmi
tutto.” disse lui, calmo.
“No
prof, è
che non me la sento di raccontare i mei problemi ad un professore.
Preferisco
parlarne con amici o famigliari. Arrivederci, buon pranzo e mi saluti
Mika.”
disse lei, voltandosi per uscire dalla classe.
“Aspetta!”
Eleonora si
fermò.
“
Grazie.”
disse solo il professore.
“Per
cosa?”
“Per
non
avere detto a Martina di Mika e me.”
“Sono
affari
suoi prof, non vado certo ad urlarli ai quattro venti.
Arrivederci.”
Detto questo
se ne andò. Non era stata molto educata, ma non aveva voglia
di parlarne
ancora.
Corse fuori
dalla scuola fino alla fermata del bus. Poi però decise di
andare a piedi.
Arrivata
alla sua meta, suonò il campanello e Cynthia le
aprì la porta.
“Non
avevi
le chiavi?”
“Si,
ma non
avevo voglia di cercarle.”
“Lavati
le
mani. Ti vanno bene le uova con il bacon?”
“Vorrei
diventare vegetariana, ma ok.”
Andò
in
camera sua, dove scaricò lo zaino greve di inutili libri
scolastici e poi
guardò le foto che c’erano attaccate vicino allo
specchio. Foto di quand’era
piccola, foto di poco prima che si trasferisse a Milano, foto di lei
sotto il
Duomo. Ricordi. Ricordi che sarebbero rimasti con lei tutta la vita, o
almeno
finché non avesse perso o buttato le foto.
Sospirò
a
fondo, poi tornò in cucina perché era pronto.
“Ho
una
sorpresa per te.” disse Cynthia, mentre Eleonora infilava in
bocca un enorme
boccone d’uovo, bacon e pane.
“Cioè?”
domandò la ragazza, dopo aver inghiottito il tutto.
“Lo
scoprirai presto.” Rispose Cynthia con aria furbetta.
“Ok,
intanto
vado a suonare un po’.”
“Va
bene.”
Si sedette
davanti al pianoforte e suonò. Si trovava bene in qual fiume
impetuoso di note.
Immaginò
un
mare, completamente composto da note.
Le onde le
lambivano il piede destro, le mani, le orecchie, la testa, qualunque
parte del
corpo fosse impegnata a suonare.
Poi un suono
la distrasse. Il suono di una porta cigolante che si apriva.
Spalancò
gli
occhi, che aveva chiuso per concentrarsi. Perse la concentrazione.
Tolse le
mani dalla tastiera del pianoforte, confusa. Non era Cynthia.
“Ciao.”
disse una voce “Suoni bene.”
Si
girò.
Aprì
la
bocca, stupita.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Ciao a
tutti! Per via delle vacanze ci ho impiegato un po’, ma ecco
a voi il nuovo
capitolo. Spero vi piaccia, è un po’ diverso dagli
altri, ci sono molte più
parti dialogate. Colpo di scena che non immaginerete mai (dico per
davvero!).
Allora, vi prego, recensite, ho bisogno di giudizi (giuro che questa
volta non
cancellerò le recensioni). Era la tua Lounette? Mi spiace
tanto, avevi scritto
cose carine. Beh, ‘notte a everybody, domani
rincomincerò la scuola (purtroppo)
quindi bisogna andare a nanna presto.
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 ***
CAP. 5
“Morgan?”
disse Eleonora, stupita.
“Esatto,
piccolina.” disse lui.
“Piccolina?”
Rise. Aveva
una bella risata.
“Sei
piccola
in confronto a me.”
“Sì,
ma non
ci siamo mai visti prima di ora e tu mi chiami
‘piccolina’?”
“Dai,
lasciamo stare, mi sto annoiando. Ti va di suonarmi
qualcosa?” disse lui.
“Io?
Ma tu
suoni da dio, perché non suoni tu?” disse la
ragazza, non ancora ripresosi
dallo stupore.
Rise di
nuovo. Era stupendo.
“Ok.”
disse
semplicemente lui.
Si sedette al
pianoforte ed iniziò a suonare “Toccata e
Fuga” di Bach.
Eleonora
ascoltò a bocca aperta per tutta la durata
dell’esibizione, assaporando le note
come fossero dolcetti.
Alla fine
del pezzo, Eleonora si ricordò di respirare.
“Sei
bravissimo.” disse dopo qualche minuto di silenzio.
Lui rise
nuovamente. Ma rideva sempre? Sarà stato di buon umore.
“Se
fosse
altrimenti non farei il musicista, no?” disse lui.
Modesto, il
tipo.
Morgan si
diresse verso la porta, facendo cenno alla ragazza di seguirlo.
“Vorrei
farti conoscere un mio amico.” disse.
Lei lo
seguì
fino in cucina.
Una risata
cristallina li raggiunse. Ma cosa avevano tutti da ridere? Quando la
riconobbe
ebbe un tuffo al cuore.
Entrò
nella
stanza, con Morgan che la seguiva passo passo.
Si
fermò di
botto e il cantante le arrivò addosso.
“Mika.”
disse lei, laconica.
Il ragazzo
si voltò verso di lei con ancora le labbra dischiuse in un
sorriso che si
allargò quando la vide.
“Eleonora,
giusto?” chiese lui.
Lei
arrossì.
Che memoria!
“Sì.”
“Vi
conoscete?”
si intromise Morgan.
La ragazza
la fulminò con lo sguardo.
“Yes.”
disse
Mika “Abbiamo un… amico in comune.”
“Oh.
Capisco. Quindi non c’è bisogno delle
presentazioni.”
“Già.”
fu la
risposta di lei.
Chiacchierarono
per una mezz’oretta buona, poi Eleonora si inventò
una scusa per fare vedere la
sua cameretta a Mika, non prima di avere chiesto a Morgan quale fosse
la sua
canzone preferita di David Bowie. Lei lo adorava.
“Allora…”
iniziò lei, intimidita dalla presenza del ragazzo nella sua
stanzetta.
“Volevo
parlarti.”
“Dimmi.”
disse lui analizzando un poster di Freddie Mercury attaccato alla
parete sopra
il letto.
“Ti
piacciono i Queen?”
“Sì,
sono la
mia band preferita.”
“Anche
la
mia!” disse lui, entusiasta come un bambino a cui avevano
regalato un nuovo
giocattolo.
“E
qual è il
tuo cantante solista preferito? Dai poster direi che o sono io o
è David Bowie.
Oh, e ti piacciono anche i Nirvana, i Beatles, gli
Stones…”
Al nome di
ogni band correva davanti al poster corrispondente.
“Hai
buoni
gusti musicali.”
La ragazza
arrossì di nuovo.
“G-grazie.”
Lui rise. E
a Eleonora si fermò il cuore per l’ennesima volta.
Ma faceva apposta ad essere
così bello e dolce?
“Senti…”
“Oui?”
“No ti
prego, non so tanto bene il Francese.”
“Secondo
me
sì.”
“Secondo
me
no.”
Si
guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere.
“Vedo
che
andate d’accordo.” disse Cynthia entrando nella
camera con the e biscotti.
“Oh,
yes,
tea. I like it.” disse Mika.
Eleonora si
chiese se avesse la sindrome di Peter Pan o fosse solo fuori di testa
perché
era un musicista. Il più carino che avesse mai ascoltato. A
questo pensiero la
ragazza arrossì.
“Mika,
dovevo parlarti. Dovevo dirti che… insomma, mi fa uno strano
effetto pensare
che uno dei miei musicisti preferiti è il fidanzato del mio
prof di inglese,
quindi… Mika, mi stai ascoltando?”
Il ragazzo
stava fissando un disegno di Freddie Mercury che Eleonora aveva fatto
qualche tempo
prima.
“E’
stupendo.” disse lui.
“Tu
sei
stupendo.” disse lei a voce evidentemente abbastanza alta
perché lui la
sentisse.
Fece un
risolino nervoso.
“Eleonora,
sono gay e in più sono fidanzato…”
“Mika!”
lo
interruppe lei indignata “Ho solo detto che sei stupendo, non
che ti butterei
sul letto per fare... Tu "sai-che-cosa" seduta stante.”
“Hai
ragione.” rise lui.
“Chi
ha
parlato di fare l'amore?”
Morgan
scelse il momento sbagliato per entrare.
Mika rise.
Ancora. Evidentemente erano tutti di ottimo umore.
Eleonora
sospirò è si accinse a mettere un CD.
“Mi
date un
consiglio? “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The
Spiders From Mars” di
Dave o “News Of The World” dei Queen?”
Due voti a
favore di Bowie e uno a favore dei Queen. Cynthia, arrivata poco prima
era una
fan sfegatata di David Jones (in arte Bowie).
La musica
partì.
“Five
Years”, “Soul Love”, “Moonage
Daydream”.
Finalmente
arrivò “Starman” Cynthia e Morgan si
misero a cantare. Mika ed Eleonora li
guardavano ridendo.
Poi Mika si
impossessò dei CD.
Prese il suo
“The Boy Who Knew Too Much”, scelse “We
Are Golden” e si mise a cantare e a
saltare per tutta la stanza.
Eleonora si
chiese se gli ingredienti con cui Cynthia aveva preparato il the
fossero
legali. Sembravano tutti un po’ su di giri.
La canzone
finì e Mika si accasciò su letto, esausto.
La ragazza,
che era seduta di fianco alla testa riccioluta del cantante,
pensò che, se
quello era l’andazzo, sarebbe morta d’infarto in
giovane età.
Lo
guardò. I
capelli ricci sparsi attorno alla testa, gli occhi castani rivolti
verso di
lei, le labbra semi-aperte. Il petto si alzava e si abbassava
velocemente.
Aveva il fiato corto.
La ragazza
trattenne il respiro. No, Mika aveva ragione, probabilmente era gay ed era innegabilmente
fidanzato, lei non
poteva assolutamente pensare a lui in quel modo. Si trattenne dal
baciarlo.
Aveva detto
al mondo di essere gay, ma la ragazza era convinta che egli, in qualche
remoto
angolo del suo inconscio, fosse se non etero, almeno bisex. O forse lo
sperava
solo.
Il ricciolo
le sorrise e lei ricambiò. Il suo sorriso era la fine del
mondo.
“Si
è fatto
tardi, devo assolutamente andare o arriverò in ritardo!
“ disse Morgan,
guardando l’orologio.
“Au
revoir,
Eleonora, anzi, piccolina.” Sorrise in direzione della
ragazza. “Ciao Mika.”
“Ciao
Muorgan.” disse lui, con il suo adorabile accento.
Cynthia
scese con lui per accompagnarlo alla porta, così la ragazza
ed il dolce moretto
rimasero di nuovo soli.
Si
lanciarono un’occhiata intensa per una quindicina di secondi,
poi Mika ruppe il
silenzio.
“Visto
che sai
così bene l’Inglese, perché non
parliamo in English?” chiese.
“Perché
tu
devi fare un po’ di esercizio con
l’Italiano.” rispose lei, cercando di
storcere il naso come Mika, cosa che non le riuscì.
Lui divenne
improvvisamente serio.
“Senti…”
Iniziò
a
giochicchiare con le dita.
“Ti va
se ci
vediamo di nuovo?” domandò a bruciapelo.
“O-ok.”
disse Eleonora, colta alla sprovvista.
“Senti,
questo è il mio numero.” disse, porgendole il suo
cellulare “scusa se non te lo
leggo, ma sono dislessico…”
“E
discalculico.”
lo interruppe lei.
“Come?”
“Discalculico.
E’ come dislessico, ma con i numeri.”
“Oh,
esatto.”
La ragazza
copiò il numero sul suo cellulare stando bene attenta a
scriverlo giusto e poi
gli chiese: “Posso farti una foto per il contatto? Lo so che
basterebbe andare
su internet, io stessa ho tante tue foto, ma ne vorrei una…
unica.”
“Certo!
Non
preoccuparti. Devo mettermi in posa?”
“No,
vorrei
un foto più spontanea. Fermo così,
sorridi!”
Mentre lui
rideva, lei scattò la foto con l’iPhone.
Cambiò di poco la cromatura, et voilà,
la foto era pronta.
“Ti
piace?”
“E’
perfetta.”
“No,
tu sei
perfetto.”
“Rincominciamo?”
chiese lui, sarcastico.
La ragazza
arrossì.
“Insomma,
non si può negarlo, è vero…”
iniziò lei, ma venne zittita da Mika.
Le mise una
mano sotto il mento e avvicinò il viso della ragazza al suo.
Le
stampò un
bacio su una guancia, poi le baciò le labbra.
La sua
lingua indugiava sulle labbra di Eleonora come a chiedere il permesso,
che fu
subito accordato.
Le lingue
dei due si rincorrevano nelle loro bocche.
Eleonora
avrebbe voluto che quella danza non finisse mai, ma invece non ebbe
lunga
durata.
Fu il turno
di Mika di arrossire.
“Sarà
meglio
che vada…” disse lui, alzandosi.
“Aspetta!”
disse la ragazza, circondando la vita di Mika con le braccia e dandogli
un
veloce bacio sul collo, il tutto in punta di piedi.
“La
proposta
di prima è sempre valida?” chiese, incerta.
“Sì,
quando
non sei impegnata con la scuola, possiamo vederci. Tu, Morgan, Cynthia
ed io.”
Eleonora
sospirò. Avrebbe preferito poter stare con Mika da sola, ma
avrebbe dovuto accontentarsi
di quello.
“A
presto,
allora.”
“A
presto”
Il sorriso
del ragazzo era splendente.
POV Mika
Il ragazzo
rimproverò sé stesso. Cosa gli era preso? Aveva
baciato una RAGAZZA, di
QUINDICI anni più giovane di lei e che era pure
un’ALLIEVA del suo fidanzato.
Il suo fidanzato! Cosa avrebbe detto Jim se lo fosse venuto a sapere?
Non
pensava che Eleonora glielo avrebbe raccontato. Era nei suoi interessi
tacere.
Ma insomma,
cosa gli stava succedendo? La crisi d’identità
l’aveva superata già qualche
anno prima.
Aveva bisogno
di qualcuno con cui sfogarsi.
Sovrappensiero,
era arrivato davanti alla casa della persona giusta. Erano passate un
po’ di
ore dall’accaduto, dovevano essere più o meno le
23.
Con il
sorriso migliore che riuscisse a trovare in quella circostanza,
suonò il
campanello.
Venne ad
aprirlo il padrone di casa, chiudendosi la vestaglia, i capelli
scarmigliati
sparati in aria e gli occhi pesti di sonno.
“Mika,
che
vuoi a quest’ora?”
“Morgan,
ho
bisogno di consigli."
NOTA
DELL'AUTRICE:
Hey, che vi
sembra? Mika è così dolce! Colpo di scena, arriva
Morgan!
Spero vi
piaccia. Non so che altro dire... Kisses!
|
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 7 ***
CAP.7
POV MIKA
‘Sii
te
stesso’, gli aveva detto Morgan. E non lo aveva forse fatto?
Ma il suo
mondo gli era crollato addosso.
Jim.
Eleonora. Non riusciva a decidersi.
‘Too
much
love will kill you
If you
can’t
make up your mind
Torn between
the lover
And the love
you leave behind
You’re
headed for disasaster
‘Cause
you
never read the signs
Too much
love will kill you
Anytime’
Sorrise
tristemente. Pure Freddie Mercury glielo rinfacciava.
“Can’t
you
see that is impossible to choose?” disse a Freddie.
‘Sì,
ora mi
metto a parlare con i fantasmi.’ pensò.
Era sdraiato
sul suo letto con una mano dietro la testa. Con l’altra si
tormentava un
ricciolino.
Sentì
un
urlo provenire dalla cucina.
“Michael!
E’
pronto, vieni a mangiare!”
“Sì,
mamma.”
disse scherzoso a Jim.
L’insegnante
rise e si avvicinò al suo ragazzo, munito di un mestolo.
Indossava il grembiule
ed in testa aveva un cappello da cuoco, da cui fuoriuscivano ciuffetti
biondo
miele.
“Cosa
hai
intenzione di fare con quello?” gli chiese.
Il biondo si
mise a ridere di nuovo. Gli si formarono delle fossette adorabili ai
lati della
bocca.
Mika sorrise
di rimando.
“Ora
vieni a
mangiare, altrimenti si raffredda tutto.” disse il biondo.
Mika lo
seguì come un pulcino.
Si sedettero
silenziosamente al tavolo e allo stesso modo consumarono il loro pasto.
“Michael,
che hai? Sei molto silenzioso ultimamente. In più sei sempre
fuori casa.”
“Ho…
problemi sul lavoro, non preoccuparti.”
“Sicuro?”
disse il biondo alzandosi per sparecchiare “Sembri
triste.”
“Sono
solo
stanco.”
“Ok”
Jim
scoccò
un veloce bacio sulla testa di Mika prima di andare in soggiorno.
“Serata
speciale, ti va? Buona cena, film romantico e cioccolatini.”
“Io…”
iniziò
Mika “Va bene.”
Si sedette
pesantemente sul divano mentre Jim metteva il loro film preferito.
Poi il
biondo si sedette accanto a lui, posizionando il braccio del moro sulle
sue
spalle.
Il film
iniziò, ma Mika non lo seguì molto, era troppo
preso a pensare.
Pensava al
fatto che Jim era il miglior ragazzo del mondo, sempre così
dolce, disponibile,
attento, sapeva ascoltare. Ma Mika non era contento. Pensava sempre ad
Eleonora, quella ragazza era diventata un’ossessione.
‘Devo
mettermi la testa a posto’, pensò Mika,
‘Ora.’
POV JIM
Mika era
irrequieto. Lo sentiva teso. Anche se fissava lo schermo della
televisione, Jim
sapeva che il suo ragazzo pensava a tutt’altro.
Alla fine si
decise a esprimere l’idea che gli si era affacciata nella
mente da un po’ di
tempo.
“Mika…”
inziò, titubante “Io, io devo farti una domanda a
cui devi rispondere
sinceramente. Voglio solo la verità.
Sentì
Mika
tremare. Sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.
“Dimmi.”
disse il ricciolo con un sorriso tirato.
Jim prese un
respiro profondo.
“Ultimamente
sei sempre sovrappensiero, spesso fuori casa, non so dove tu abbia la
testa…”
Il moro
fremette.
“Io…”
“Ci ho
pensato a lungo… E’ più o meno da
quando hai incontrato quella mia allieva che
sei così…” lo interruppe “Ti
sei preso una cotta per lei? Mi tradisci?”
POV MIKA
Mika si
sentì svenire. Aveva capito tutto! Gli sembrava di essere in
un film. Già, il
film… Se lo avesse guardato magari Jim sarebbe stato zitto.
Prese fiato.
Aveva il cuore a mille.
“Jim
io…”
Il biondino
lo stava ascoltando attentamente.
“Io
non ti
tradisco.”
“Mmmm,
ti
credo, sembri sincero. Non l’hai mai fatto, che io sappia. Ma
c’è sempre una
prima volta…”
Ci fu un
minuto di silenzio.
“Perché
sei
così, allora? E’ per quella ragazza o no? Ti
piace?”
“Io…
Io non
saprei.”
“Mika,
saprai se ti piace una o no?
Il cantante
non sapeva cosa dire. Non poteva credere che stesse succedendo
veramente. Non
aveva ancora capito se Jim fosse arrabbiato con lui. Aveva un tono
calmo, ma il
suo sguardo era freddo come non mai.
“Sì.”
“Sì?”
“Sì,
mi
piace. Ma mi piaci anche tu.”
Non si
trattenne. Pianse. Jim lo abbracciò, addolcendosi.
‘Piangere
non è una cosa virile’ si disse Mika.
Ma tanto lui
era gay. O forse no.
Si
abbandonò
nell’abbraccio, piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.
POV Jim
“Jim.”
“Sì,
Michael?”
“Mi
odi per
questo?”
“Non
potrei
mai odiarti, Michael.”
“Tu
dici?”
“Sei
l’uomo
più intelligente, dolce, bello e talentuoso che io abbia mai
conosciuto. Anche
se non ti amassi non potrei odiarti.”
“Neanche
perché amo un’altra. Un’ALTRA.”
“Oh,
Michael, piccolo mio…”
Lo
abbracciò
stretto. Sembrava un bambino da come piangeva.
“Non
voglio
perderti…”
“Neanch’io.”
“Quindi?”
“Quindi
non
mi perderai e io non perderò te! Ho un
idea…”
NOTA
DELL'AUTRICE:
Hey, come
va, gens? Okay, diamo una svolta alla storia. Forse stasera
pubblicherò anche
il prossimo capitolo. Forse. Okay, ditemi quello che pensate di questo,
intanto.
See u soon!
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 6 ***
Passarono i
giorni e sembrava che si fossero dimenticati del bacio.
Si vedevano
spesso tutti e quattro insieme. Facevano passeggiate, pic-nic, andavano
a
vedere film o spettacoli teatrali e sembrava che tra Mika ed Eleonora
non fosse
accaduto nulla.
La ragazza
non dubitava che Morgan sapesse tutto, a giudicare dalle occhiate
furtive che
le lanciava ogni tanto. Insomma, alla fine, l’unica
all’oscuro dell’accaduto
era Cynthia.
Mika voleva
parlare a quattr’occhi alla ragazza di quel bacio, quasi
rubato, ma non aveva
mai avuto la possibilità.
Un giorno
come gli altri gli si presentò finalmente
l’occasione.
Erano andati
a fare un pic-nic su una piccola collinetta.
Morgan era
andato a prendere qualcosa in macchina e Cynthia si era offerta di
portare Mel
a fare un bagno nel fiume.
Erano
rimasti soli.
Mika si
avvicinò alla ragazza che gli dava la schiena e le
sussurrò in un
orecchio: “Hey,
noi due dobbiamo
parlare.”
“Non
abbiamo
nulla da dirci, Mika.” rispose lei, fredda.
“Come?”
Mika non
credeva alle sue orecchie.
“Non
era
giusto Mika.”
“Temo
di
avere capito male.” disse, alzano un sopracciglio.
“Ci ho
pensato a lungo Mika. Tu sei un personaggio famoso, una star, io non
sono
nessuno. Tu hai trentun anni, io sedici. E non puoi dire al mondo di
essere gay
e poi stare con una ragazza. Un po’ di coerenza, Mika. Non
sei più un
adolescente con gli ormoni impazziti.”
Mika tacque
per qualche minuto, fino a quando non arrivò Morgan a
rompere il silenzio.
“Come
mai
quei musi lunghi?”
“Lascia
perdere, Marco.” disse Mika, cinico “Mi hanno
appena scaricato.”
A
quell’affermazione la ragazza si scaldò.
“Appena
scaricato!
Mika, ma ti rendi conto di quello che dici? Sono MINORENNE, capisci? Se
non
vuoi fare la figura del pedofilo, sarebbe meglio dimenticarti
tutto.”
Silenzio di
tomba.
“Perché
fai
così?”
Il cantante
aveva le lacrime agli occhi. Sembrava un ragazzino.
“Non
ha
voluto dire nulla quel bacio, per te?”
“Oh,
Mika,
mi vuoi ascoltare? Non potremmo stare insieme,
perché…”
“E’
solo
l’età il problema? No, perché
altrimenti posso aspettare un paio di anni.”
“Mika…”
Anche la
ragazza aveva le lacrime agli occhi.
Non
riuscì a
trattenersi. Calde gocce scesero lungo le sue guance morbide, sulle
labbra,
fino al mento.
Sì
alzò per
correre via, ma fu bloccata da Morgan, che la abbracciò con
l’affetto di un
padre che vede la figlia soffrire.
Cynthia
arrivò giusto in tempo per vedere questa scena.
Morgan
stringeva la ragazza a sé, mentre lei si aggrappava a lui in
cerca di sostegno.
L’uomo sentì le lacrime bagnare la sua maglietta,
ma non ci fece caso. In quel
momento voleva solo che la tristezza e la sofferenza abbandonasse i
cuori di
quei due ragazzi, voleva solo che loro fossero contenti.
“Penso
che
dobbiate delle spiegazioni a Cynthia.” disse dopo un
po’.
Appena le
ebbero spiegato tutto, per poco Cynthia non imprecò.
“Non
è
esattamente il momento giusto per combinare guai. Oggi i tuoi genitori
mi hanno
telefonato: sono pronti per partire.”
Il giorno
temuto ed amato da Eleonora era finalmente arrivato: i suoi genitori si
sarebbero trasferiti a Milano.
Lo avrebbero
fatto anche prima se non avessero una miriade di faccende da svolgere
prima di
potersi trasferire definitivamente.
Avevano
infatti mandato Eleonora solo perché potesse iniziare la
scuola lì ed
ambientarsi un poco.
Sarebbero
vissuti insieme nella casa dove vivevano già Eleonora e
Cynthia, per
risparmiare.
Mangiarono
in silenzio. Si sentiva la tensione che si era creata tra Mika ed
Eleonora.
Dopo il
pranzo frugale, sbaraccarono e si misero in viaggio per tornare nel
centro di
Milano.
Arrivati
davanti alla casa di Eleonora, Mika scese con loro.
“Posso
parlarti senza che tu mi urli addosso, ora?” chiese.
“Sali.”
I due
entrarono in casa e fecero le scale fino alla camera della ragazza.
“Chissà
che
fisico avrai dovendo fare ogni giorno tutte queste scale.”
disse lui per
sdrammatizzare.
“Mika…”
La ragazza
si sedette sul letto, subito seguita dal riccio.
“Sei
sicuro
che sia attrazione fisica quella che provi per me?”
Disse tutto
d’un fiato, per paura di quello che avrebbe potuto rispondere
il cantante.
Il moro
rifletté a lungo prima di rispondere.
“Temo
di
sì.”
La ragazza
sospirò.
“Sto
avendo
un’altra crisi d’identità… A
trentun anni.”
Si
avvicinò
alla ragazza e la abbracciò, la testa di lei contro il suo
petto. La ragazza
sospirò ancora, abbandonandosi nell’abbraccio.
“Ti
amo.”
mormorò lui all’orecchio della ragazza
“Hai ragione tu. Ma non riesco a pensare
razionalmente quando ci sei tu. Ho pensato molto alla reazione che
potrebbe
avere Jim, veramente. Però questo non cambia e non
cambierà i sentimenti che
provo per te. C’è quella chimica che attrae un
corpo all’altro, non posso farci
nulla. Spero solo che tu prova qualcosa per me.”
Affondò
il
naso nei capelli biondo scuro della ragazzina, annusando
l’odore di pulito e
fiori di cui erano impregnati.
“Provi
qualcosa per me?”
Lei lo
guardò intensamente negli occhi. Poi gli baciò il
collo.
“Riproviamoci
tra qualche anno, se sarai ancora interessato a me, anzi, se ti
ricorderai
ancora di me, ok?”
POV MIKA
La
guardò.
Aveva gli occhi lucidi. La stringeva a sé con forza, come se
potesse andarsene
da un momento all’atro, cosa che in effetti avrebbe fatto.
Avrebbe voluto
baciarla un ultima volta, prima di lasciarla scappare via. Ma non
poteva.
Aveva
ragione lei, si stava facendo sopraffare dalle emozione, si stava
comportando
come un bimbo viziato. Non aveva mai agito in quel modo.
Era stanco.
Tanto stanco. Spossato.
Si
sdraiò
sul letto, sempre abbracciando la ragazza.
Le
baciò i
capelli e, con il suo profumo nel naso, si addormentò.
NOTA
DELL'AUTRICE:
Heilà!
Grazie a MrsGallagher per la recensione dell'ultimo capitolo: avevo
già pensato
che la differenza di età tra Mika ed Eleonora fosse un
problema, visto che lei
è minorenne (ha 16 anni). Bene, here we are! Il problema si
risolverà, prima o
poi. Recensite numerosi, mi raccomando. Baci & Abbracci :3
|
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
CAP.8
“Cioè?”
chiese Mika.
“Cosa?”
chiese Jim.
“L’idea
che
avevi perché non ci perdessimo l’un
l’altro.”
“Andiamocene
via di qui! Lontano, in un posto in cui non ci sia
nessun’altro, solo noi!”
“Ma tu
devi
andare a scuola, insegnare… E io ho XFactor. E’
per questo che sono qui.”
“Oh,
Mika…”
disse Jim.
Non avevano
mai parlato molto di XFactor. Era già la seconda stagione
del talent italiano a
cui il cantante anglo-libanese partecipava in veste di giudice.
“Quando
XFactor e l’anno scolastico saranno finiti, ci prenderemo un
po’ di vacanza,
okay?” propose Mika.
“Non
posso
aspettare… Ho paura che lei ti porti via da
me…”
“No,
non lo
farebbe mai...”
“Perché
ne
sei così sicuro?”
Mika
abbassò
la testa.
“Hey,
Michael, tu sei Mika, il cantante che con XFactor ha conquistato
l’Italia e il
cuore delle italiane. Non penso che potrebbe resisterti. Nessuno
resisterebbe
ad un uomo così affascinante.” disse il ragazzo
avvicinandosi al moro con fare
malizioso.
“No,
Jim.
Lei… se è come dici tu, lei ha una grande forza
di volontà per essere così
giovane.”
“Ti ha
detto
di no.” disse Jim, quasi ridendo.
Mika
annuì
sconsolato.
“Non
ne
parliamo più, okay? Tu vai a scuola, le insegni le cose che
devi e così via, va
bene?”
Gli soffio
sulle labbra un “Okay, Michael” prima di baciarlo.
“Non
pensiamoci più.”
Gli mise una
mano sotto la maglietta e Michael si lasciò finalmente
andare.
Lo
baciò con
passione, mentre si dirigevano verso la camera da letto.
“Ti
voglio
sentire, adesso.” Sussurrò Jim
all’orecchio del ricciolino.
Mika, in
risposta gli tolse la maglietta ed iniziò ad armeggiare con
la cintura del
biondo.
“Ti
amo,
Michael.”
“Ti
amo anch’io
Jim.”
POV ELEONORA
Eleonora
camminava per le buie strade di Milano.
Era uscita
per sbollire la rabbia. Era già da una settimana che non
vedeva Mika e non
pensava che lo avrebbe più rivisto.
Le mancavano
il suo sorriso, i suoi bellissimi occhi, i ricci castani.
Si
ritrovò a
canticchiare Underwater.
‘With
your
love
I can beathe
I can
breathe
Underwater’
Sentì
le
lacrime pungerle gli occhi. Le mancava tantissimo.
Ma forse era
meglio così. Lui aveva quindici anni in più di
lei.
Era troppo
famoso, troppo speciale, troppo bello, troppo tutto.
Tutte le
cose belle, ovviamente.
Sentì
le
forze mancarle e fu costretta a sedersi. Era in piazza del Duomo.
Guardò la
chiesa. Le guglie ed i doccioni erano immersi nella luce della luna,
che
conferiva al Duomo un aspetto misterioso.
Camminò
lentamente fino alla Galleria Vittorio Emanuele II.
C’era
ancora
gente che camminava frettolosamente lungo la galleria.
La ragazza
respirò a pieni polmoni l’aria fredda della notte
e si decise a tornare a casa.
Arrivata in
camera si mise sotto le coperte con le lacrime agli occhi.
Eh,
sì,
avrebbe proprio dovuto dimenticarlo.
NOTA DELL'AUTRICE:
Sono finalmente riuscita a scrivere con
un'impaginazione decente?
Allora, eccovi un mini-capitolo, avevo
esaurito le idee.
Spero vi
piaccia e aspetto numerose recensioni :3
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
CAP.9
“Buongiorno,
ragazzi.”
“Il
buongiorno di vede al mattino.” disse Eleonora sarcastica.
“Come
scusa?” chiese Jim.
“Nulla
prof.”
Il biondino
sembrava poco convinto.
“Dopo
dovrei
parlarti.”
Eleonora si
sentì morire. Che avesse scoperto tutto? Ma che colpe aveva
lei, alla fin fine?
Piacere a Mika era una colpa?
“O-okay.”
Jim
spiegò
le regole grammaticali alla classe, ma sembrava aver perso la solita
allegria.
Spiegava serio, come un qualsiasi altro professore e pareva non essere
molto
attento a quello che diceva.
“Ehi!
Eleonora!” sussurrò Martina.
Eleonora si
girò verso la ragazza.
“Che
ha il
prof. da dirti? Ultimamente ti trattiene spesso dopo le
lezioni.”
‘E’
una così
cara ragazza’, pensò Eleonora, ‘ma non
sa farsi gli affaracci suoi.’
“Niente.
Lascia perdere. Lunga storia, non potresti capire.”
“Ma
come?
Non mi dici più quello che fai, come ti senti, quello che
pensi… Che migliore
amica sono, se non mi parli?” la rimproverò.
“Io…
Martina
scusami, ma stanno succedendo cose… Sono finita in qualcosa
più grande di me.”
Martina
sorrise.
“Capisco.”
la perdonò.
“Ragazze!
La
smettete di chiacchierare e seguite la lezione? Grazie.”
Jim le
riprese, irato.
“Sì,
ci
scusi prof.” risposero le due ragazze.
“Ma
che ha?
Gli è successo qualcosa? Il ragazzo lo ha
lasciato?”
Eleonora
impallidì. Martina parlava sempre troppo.
“Avrà
dei
problemi famigliari.”
“Giordano!
Russo!” sbraitò Jim.
“Scusi…”
iniziò Eleonora.
“Non
voglio
sentire scuse! Venga con me dal preside, Miss Giordano!”
Eleonora
decise di non ribattere per non peggiorare la situazione, in
particolare perché
il prof. le aveva dato del lei e l’aveva chiamata Miss.
Si
alzò con
la coda tra le gambe e la testa bassa e si diresse verso la porta che
Jim gli
stava tenendo aperta guardandola arrabbiato.
La classe li
guardò allibita. Il prof. che se la prendeva con la sua
allieva preferita?
Strano.
SBAM!
Il biondo
chiuse con rabbia.
“Cosa
gli
hai fatto?”
“Cosa?”
“Cosa
hai
fatto a Mika?”
“Io…”
“C’è
stato
qualcosa tra di voi?”
“Io,
io…
lui… lui mi ha… baciata…”
“E tu?
Che
hai fatto?”
“Gli
ho
ricordato che sono minorenne.”
Jim
sospirò.
“Non
voglio
perderlo.”
“Capisco
perchè.”
Jim la
guardò
male ed Eleonora arrossì.
“Non…
non mi
fraintenda!”
Jim la
guardò ancora negli occhi per interminabili secondi, poi
sospirò di nuovo e le
fece cenno di tornare in classe.
“Ragazzi”
esordì lui appena fu di nuovo dentro “Ho preso una
decisone drastica.”
I ragazzi lo
guardarono incuriositi.
“A
causa di
problemi famigliari sono costretto a tornare a Londra.
Finirò il mese qui, poi
partirò. Il preside sa già tutto, poi vi
verrà comunicato il nome del mio
sostituto.”
Gli alunni
si scambiarono occhiate seguite da mormorii scandalizzati.
‘Ma
prof…’,
‘Come può farci una cosa del genere?’,
‘Cambi idea, la prego!’ e frasi simili
giravano per la classe.
Eleonora
stette immobile a fissare il banco verde. Improvvisamente un incisione
che
rappresentava un cuore e le lettere M+E le sembrava molto interessante.
M+E.
Mika+Eleonora.
No,
decisamente no.
“Giordano!
Cosa ti prende oggi?”
Eleonora
alzò lo sguardo, triste. L’ava chiamata ancora per
cognome.
“Niente,
prof.”
Jim si
avvicinò a lei.
“Eleonora,
che cos’hai?” sussurrò per non farsi
sentire dagli altri.
Forse
l'aveva perdonata.
“Niente.”
insistette “Posso andare in bagno?”
“Vai.”
Il prof. era
particolarmente lunatico, quel giorno.
La biondina
si diresse in bagno e si lavò la faccia con acqua fredda,
cercando di
trattenere le lacrime.
Cosa doveva
fare? Aveva bisogno di consigli…
TORNATA A
CASA
“Cynthia!”
“Mmm,
sì?
Bentornata come va?”
La donna
alzò la testa dalla rivista di musica che stava leggendo con
un sorriso a
trentadue denti che subito sparì, quando vide la faccia di
Eleonora.
La ragazza
aveva gli occhi arrossati e le occhiaie che risaltavano contro la pelle
pallida
come non mai.
“Cos’è
successo?”
“Niente.
Ho
bisogno di sapere una cosa. E' urgente.”
NOTA
DELL’AUTRICE:
Salve gente!
Il cambio di
scrittura vi ha dato fastidio? Ho iniziato a scrivere al computer,
prima
scrivevo con il cellulare.
Che dire?
Jim è geloso, ha tanta paura di perdere Mika e anche Mika ne
ha, perché lo ama
comunque.
Eleonora
è
sempre più depressa, Jim non sa come comportarsi.
Bene, giudicare
spetta a voi. Vi piace? Recensite. Non vi piace? Recensite. Non volete
recensire?
Non recensite.
Bye-bye
Sempre
vostra
RainAndFire
|
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
CAP.10
La
ragazza guardò ancora una volta l’indirizzo
che c’era scritto sul foglietto zuppo di pioggia che teneva
in una mano con
timore quasi reverenziale.
‘Ci
sono.’
pensò.
Suonò
il
campanello.
“Ma
che
hanno tutti negli ultimi tempi? E’ mezzanotte passata e la
gente dorme a
quest’ora… Ah, sei tu."
“Morgan,
aiutami!”
“Perché
chiedono tutti a me? Vi sembro la persona giusta per queste cose? No,
dico io,
chiedete a vostra madre, o...”
“I
miei
genitori stanno tardando ad arrivare. Forse arriveranno
domani… Non posso chiedere a loro...
Ma tu sei
logorroico anche appena svegliato?”
Morgan si
zittì.
“Entra,
che
altrimenti ti ammali…”
“Ecco
la
parte paterna di Morgan che viene fuori!”
“…e
danno la
colpa a me.”
“Ah,
volevo
ben dire.”
Morgan la
fece sedere in soggiorno.
“Morgan,
sei
solo vero?”
Lui fece
finta di offendersi.
“Ovvio!”
“Già,
altrimenti non mi avresti fatta entrare.”
“Dovresti
metterti dei vestiti asciutti.”
“Fa lo
stesso.”
“No,
ora ti
do dei miei vestiti e tu li metti anche se ti stanno grandi e sono da
uomo.”
“Non
ho problemi
se sono da uomo.” rise lei.
“Bene,
allora ti accompagno in bagno, così ti asciughi e ti vesti.
Poi mi dici quello
che devi.”
“Ma
tanto
poi mi inzupperei di nuovo.”
“No,
dopo ti
riaccompagno io a casa.”
“Morgan,
non
serve, dovresti vestirti, visto che sei in pigiama,
e…”
“Niente
storie!”
“Okay”
Dopo qualche
minuto Eleonora uscì dal bagno con i vestiti caldi e
asciutti di Morgan:
un paio di
jeans strappati, una camicia bianca di qualche taglia di troppo e dei
calzini
neri con dei teschietti.
“Tu
metti
spesso cose del genere?” chiese, indicando i calzini.
“Sempre.”
rispose lui ridendo “Vieni qui.”
La ragazza
si sedette di fianco al cantante e mise la testa sulla sua spalla,
chiudendo
gli occhi. Lo abbracciò.
“Marco?”
“Sì?”
“Mi
vuoi
bene?”
“Certo.”
“Allora
mi
puoi aiutare?”
“Dimmi.”
La ragazza gli
raccontò tutto.
Alla fine
del racconto Morgan sospirò poi avvicinò la testa
della ragazza al suo petto e
la cullò, fino a quando lei non si addormentò.
Dopo avere
pensato per un po’ a una soluzione al problema che tormentava
la ragazza, si
addormentò abbracciato a lei.
“Ah,
bene,
molto bene.” Disse Morgan.
Eleonora
rise. Stavano facendo colazione e la ragazza aveva ammesso di preferire
la
colazione inglese a quella italiana.
“Oh
piccola.”
Morgan si
avvicinò a lei sorridendo, contagiato dalla sua risata.
“Sei
bellissima quando sorridi. Non voglio che per colpa di un ragazzo tu
debba
essere triste. Il tuo meraviglioso sorriso è contagioso,
illumina il mondo. Ecco, ecco perché Mika
è così ossessionato da te. Sorridi di nuovo, ti
prego.”
“Stai
esagerando..."
"Ti voglio
vedere felice."
"Allora
aiutami a farmi capire, Marco. Da Mika e Jim.”
NOTA
DELL’AUTRICE:
Buonsalve
gente!
Come va?
Bene spero.
Okay,
è una
FF su Mika ed io scrivo un intero capitolo su Morgan. *.*
Okay… Ed è pure corto...
Anyway, vi
piace? Visto che Mika ha chiesto consigli a Morgan, Eleonora decide di
andare
anche lei dal buon Marco, poverino (?).
Bene, ora
vado, ciaociao a tutti, forse ci si vedrà domani se non mi
metterò a scrivere
il capitolo 2 dell’altra FF che sto scrivendo.
Bye bye a
tutti!
|
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Capitolo 11 *** New City, New Life ***
CAP.11
"Hey!"
la salutò una voce alle sue spalle.
"Hey."
rispose Eleonora con poco entusiasmo.
"How
are you?"
"Fine
thanks and you?"
"Non
penso che tu stia bene, ragazza mia!" disse la voce, poco convinta.
"Senti,
John, non ho voglia di parlarne."
"Nemmeno
al tuo migliore amico?"
Migliore
cosa? In effetti, erano più che membri della stessa band,
erano migliori amici.
Sì, John era il suo migliore amico. Il suo unico amico.
"Come
va, quindi?" chiese lui.
"Così
così."
"Qual
è
il problema?"
"Lascia
perdere."
"Okay..."
disse il ragazzo dubbioso "Ricordi che oggi abbiamo i provini della
band?"
"Holy
shit!" disse la ragazza dandosi una manata sulla fronte "Mi ero
completamente dimenticata!"
"Beh,
meglio che ti sbrighi, alle 2 p.m. si inizia."
"Oh
God!"
Eleonora si
precipitò a casa, salutò Josh -il figlio dei
signori Smith, presso i quali
abitava- e si catapultò fuori dalla casa, dopo aver preso
una ciambella e la
sua chitarra.
Sulla
metropolitana c'era poca gente, stranamente.
La ragazza
si era ormai abituata alla fiumana di esseri viventi con la testa tra
le nuvole
che si spostavano ogni giorno.
Si sorprese
a canticchiare 'Sovrappensiero' dei Bluvertigo. Le mancava un po'
Morgan. Avevano
mantenuto buoni rapporti anche dopo la partenza di Mika e Jim dopo
XFactor.
Marco era
con lei quando la ragazza stava infilando vestiti a casaccio nella
valigia,
troppo agitata per guardare quello che stava facendo.
Era stato
sempre così disponibile ad aiutarla, a darle consigli, a
dirle che forse
avrebbe dovuto portarsi dietro anche un po' di calzini per sopravvivere
alla
dura vita della studentessa inglese.
Era anche
stato lui a convincere i suoi genitori a lasciarla stare tutto l'anno
fuori.
Anno all’estero: un sogno.
Era come un
padre per lei, no, un fratello, un amico. Non sapeva cosa, ma sapeva
che si
volevano tanto bene. Affetto, nulla di più, non amore. Non
carnale, almeno.
Platonico, forse. O forse neanche quello.
Entrò
negli
studios di Abbey Road pensando proprio a Marco, distogliendo per cinque
minuti
i pensieri da Mika. Per tutto l'anno scolastico non aveva pensato ad
altro, e a
Londra la situazione non era migliorata molto. Per quello era sempre di
cattivo
umore.
Solo quando
era con la band riusciva ad estraniarsi dal mondo e dal suo passato.
"Hi!"
"Hi"
Scambiò
dei
saluti veloci con gli altri membri della band e si mise subito ad
accordare la
chitarra elettrica.
John si
avvicinò a lei.
"Mi
raccomando, un suono duro e ruvido come non mai. Oggi ne va della
nostra
carriera musicale."
La biondina
annuì.
Dopo una
decina di minuti arrivarono i produttori.
Avevano
sentito la band su Youtube e avevano deciso che quei ragazzi sarebbero
potuti
diventare qualcuno.
Eleonora non
aveva perso il vizio di caricare le sue canzoni sul suo canale di
Youtube, che
era diventato il canale ufficiale della band.
'Come Justin
Bieber.' pensò la ragazza 'Ma siamo decisamente un'altro
genere.'
In effetti,
non aveva mai ascoltato Justin Bieber. Di cantanti del 2000 la ragazza
ascoltava solo Mika e Robbie Williams, che aveva iniziato negli anni
’90 con i
Take That, e Morgan, che come Robbie Williams aveva iniziato prima con
i
Bluvertigo. Gente di tutt'altro calibro, insomma. Soprattutto Mika.
Quasi solo
Mika. Non che ce l'avesse con Justin Bieber, i gusti sono gusti, a lei
non
piaceva, altri lo amavano. Lei amava Mika. Già, Mika.
'Accorda
questa fottuta chitarra e smettila di pensare a lui.' si disse.
Era di umor
nero.
"Iniziamo?"
chiese Armin, il batterista.
I ragazzi
annuirono e suonarono tutto il loro repertorio composto da canzoni di
Aerosmith, Alice Cooper, Kiss, Led Zeppelin, Metallica, AC/DC, Nirvana,
Guns'n'Roses e Whitesnake.
Eleonora e
John si alternavano alla voce.
"Bravi,
ragazzi, ma sapete suonare anche qualcosa di un po' meno duro?
Più
classico." chiese uno degli uomini in giacca e cravatta, quando ebbero
finito.
Eleonora
propose di suonare qualcosa dei Beatles, dei Queen o di Elton John,
anche se
tutto le ricordava Mika.
"Bene,
bene. Penso che possiate avere un contratto con la EMI."
La ragazza
si sentì mancare.
La EMI?
Okay, un po' band avevano avuto problemi con quella casa discografica,
come i
Tirty Seconds To Mars -ne aveva sentito parlare a scuola per i
corridoi- ma prima
che venisse comprata dal gruppo Vivendi Universal ed era pur sempre la
EMI! No,
era sicuramente un sogno.
"Accettate?"
chiese uno degli uomini.
"Sicuro!"
urlò lei, entusiasta.
I ragazzi
corsero a firmare. Eleonora aveva compiuto da poco diciott'anni, quindi
era a
(quasi) tutti gli effetti maggiorenne. Gli altri ragazzi avevano
più o meno
diciannove- vent’anni.
"Ma ci
credete: la EMI!!!"
I suoi
compagni la guardarono sorridenti. Era la prima volta che sorrideva da
mesi.
"Siete
stati bravissimi ragazzi! Vi voglio bene."
"Abbraccio
di gruppo!" concluse John.
Stettero
tutti abbracciati per un po': Eleonora, John, Armin, il tastierista
Brian e il
bassista Dave.
John prese
in mano la situazione.
"Ragazzi,
domani si prova fino alla nausea. Voglio che esca qualcosa di buono da
quegli
studios. Una nuova canzone, magari. Dobbiamo registrare un album, non
dimenticatelo e visto che per ora il nostro repertorio è
composto quasi
esclusivamente da cover, diamoci una svegliata!"
"Ma
John..." iniziò Dave, intimidito "Non abbiamo un nome per la
band e
quelli della EMI hanno detto che per domani dobbiamo averlo."
"Oh,
Davey non preoccuparti, Eleonora ed io abbiamo pensato ad un bel nome
per noi.
Che ne dite dei Black Wolf?"
"Come
la marca di abbigliamento? Perché no?" disse Dave.
"Allora
è deciso."
"I
don't wanna be another wave in the ocean
I am a rock
not just another grain of sand!"
Eleonora
stava cantando a squarciagola saltellando sul letto quando Anne
aprì la porta.
"C'è
John qui fuori che ti aspetta e Josh si è mangiato di nuovo
tutti i
cereali."
"Lascia
che tuo fratello mangi quello che vuole. Il colpevole è
casomai Johnny.
Interrompermi mentre canto, insomma! Un po' di rispetto per i Bon Jovi
ed il
suo quasi omonimo Jon! Bah, ragazzi! Chi li capisce!"
"Vestiti
che siamo in ritardo, come al solito." disse John, spuntando con la
testa
dalla porta aperta.
"Ehm..."
In effetti
era in reggiseno e pantaloncini. Non un look da studio, insomma.
"Su,
dai, sei bella, ma ora vestiti."
"Lo
pensi davvero?"
"Cosa?"
Si stavano
muovendo
velocemente per le strade di Londra per cercare di non arrivare con
troppo
ritardo.
"Che io
sia bella."
"Certo!"
Camminarono
per un po' in silenzio a testa bassa con le mani in tasca e la chitarra
in
spalla.
L'aria era
tesa.
Quando si
fermarono davanti ad Abbey Road, John iniziò a parlare.
"Senti..."
disse.
"Hey,
guys!" disse Brian mettendo le braccia sulle spalle dei due ragazzi.
"Ciao
Brian." dissero i due in coro.
Eleonora lo
ringraziò mentalmente per essere sempre nel posto sbagliato
al momento giusto.
Non voleva parlare con John di qualsiasi cosa volesse discutere.
"Entriamo?"
chiese Eleonora.
I due
ragazzi annuirono.
"Dave e
Armin sono già dentro a provare." disse Brian.
John si
avvicinò all'orecchio di Eleonora.
"Devo
parlarti. In privato. È abbastanza urgente."
NOTA
DELL’AUTRICE:
Hey, guys!
Questo
capitolo mi lascia un po’ perplessa. Spero di non avere
sparato troppe cavolate
sulla EMI, non so come si possa fare un contratto con una casa
discografica, i
ragazzi non hanno un manager etc.
Però
mi
sembrava la cosa giusta da fare per Eleonora. Cercare di
“distrarsi”. Okay,
considerando che anche il nostro Mika è nel campo della
musica, non so quanto
riesca a pensare ad altro –come avrete notato è un
po’ fissata- ma almeno fa
quello che più le piace: suonare.
Che ne dite
dei nuovi personaggi? Mi sembrano carini.
E mi scuso
se Mika non compare in questo chapter, ma arriverà,
tranquilli, guys!
Fatemi
sapere cosa ne pensate.
Cosa
avrà John
di così importante da dire ad Eleonora?
Bye-bye, al
prossimo capitolo
P.S. Mi
scuso se ci ho impiegato un po’ a scriverlo.
|
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Capitolo 12 *** Urgent ***
Vi consiglio di mettere questa mentre
leggete, a meno che
non vi disturbi, altrimenti vi consiglio di ascoltarla: http://www.youtube.com/watch?v=JA6id4--BDg
CAPITOLO 12 - URGENT
'Got fire in your veins
Burning hot
But you don't feel the pain
Your desire is insane
You can't stop
Until you do it again
But sometimes I wonder
As I look in your eyes
Maybe you're thinking of some other guy
But I know, yes I know
How to treat you right
That's why you call me
In the middle of the night
You say it's urgent
So urgent
So-oh urgent urgent
Just wait and see
How urgent my love can be'
DRIIN!
"Pronto?" rispose Eleonora, sbadigliando,
irritata.
"Sono John."
"John, cazzo, non potevi aspettare domani?
È l'una di
notte!"
"Senti, Eleonora, volevo parlarti oggi, ma
sei scappata
e non ce la faccio più, devo parlarti."
"Perché non ci dormi su?"
"Senti, vieni qui, già che ci
sei... Ormai ti ho
svegliata, no?"
"Senti, John..."
"Ti prego, ti prego, ti prego!"
"Okay, aspetta che mi vesto." disse
scocciata.
"Perché, sei nuda?"
"Sono in pigiama, imbecille! Avrai
svegliato me, ma tu
non sei tanto sveglio."
"No, veramente, non ha senso dire
così."
"Ma John, per metterti i vestiti, se sei
già vestito
devi svestirti."
"Non ha senso."
"Tu non sei normale, John."
"Neanche tu, ora ti 'vesti'?"
"Ci impiegherò un
po’, sono a piedi e non ho la minima
intenzione di prendere la metropolitana."
"Ah, okay. Ho ragione a dire che sei
strana, quindi. Ti
aspetto."
"Ciao."
"Ciao..."
Eleonora era ancora mezza addormentata.
"Mi fai entrare?"
Il ragazzo si era incantato a guardarla.
"Ah, sì scusa." disse
scostandosi dalla porta.
Si diressero verso il salotto ed Eleonora
si sedette sul
divano.
"Beh, cosa volevi dirmi che non potevi
dirmelo al
telefono?"
"Io..."
La ragazza inarcò un
sopracciglio.
"Io ho paura per il contratto. Domani...
Oggi dobbiamo
andare a controfirmare o qualcosa di simile e... E poi dobbiamo fare un
album,
scrivere delle canzoni. E se non ne fossimo capaci? Io penso che..."
"John, calmati." lo rimproverò
la ragazza "Ti
conosco abbastanza bene per capire che non è questo quello
che volevi dirmi.
Dunque? Parla!"
John impallidì.
Deglutì due volte prima di rispondere:
"È questo il problema, fidati."
"John..."
"Ti va di fare una passeggiata?" chiese il
ragazzo, un po' troppo precipitevolmente "Per prendere un po'
d'aria."
La ragazza annuì poco convinta.
Appena John si fu vestito, aprirono la
porta e si avviarono
lungo le fredde strade di Londra.
Dopo cinque minuti iniziò a
piovere, ovviamente. Dopotutto
erano a Londra.
Corsero fino ad un pub ed entrarono per
rifugiarsi.
L’interno era caldo ed
accogliente, il fuoco scoppiettava
allegro nel camino, spandendo la sua luce gialla sul pavimento e sui
tavoli ed
illuminando le poche persone che erano ancora sedute a parlare a
quell’ora.
Si sedettero al tavolo ed una cameriera
che cercava di non
mostrare la stanchezza sorridendo prese le ordinazioni.
Quando le due cioccolate con panna
arrivarono, i due
iniziarono a parlare del più è del meno.
“Esatto! Hai ragione,
è proprio…”
La ragazza si bloccò a
metà frase.
Un ragazzo alto dai capelli ricci color
cioccolato ed un
sorriso smagliante si era appena seduto ad un tavolo poco distante dal
loro.
Di fronte a lui si stava sedendo un
biondino che Eleonora
non vedeva da un anno.
Sembravano felici.
“Jim…
Mika.” sussurrò, ma per fortuna John non la
sentiva,
troppo preso a raccontarle della vita delle piovre.
No, stava parlando del gruppo, non delle
piovre.
“Come, scusa?” gli
chiese, confusa.
Lui si accorse in quel momento che non lo
stava ascoltando
minimamente.
“Susa, John, possiamo andare
via, non mi sento bene, ho
bisogno di un po’ d’aria.”
John acconsentì ed andarono a
pagare, mentre lei fremeva,
impaziente.
La tensione sparì solo quando
furono fuori.
John portò Eleonora fino
davanti a casa.
“Beh, ciao.” disse
lui, girandosi ed iniziando a camminare.
“Aspetta!”
Eleonora gli corse dietro e lo raggiunse,
ma inciampò e lui
la prese al volo.
“Ti stavi dimenticando
questa.” disse lei togliendosi la
giacca e porgendogliela.
John la guardò con un misto tra
stupore e delusione.
Prendendo la giacca le loro mani si
toccarono ed un brivido
gli percorse la schiena.
Prese un respiro per cercare di calmarsi
ed alla fine si
decise.
La prese per mano attirandola a
sé, le mise una mano dietro
alla testa e la baciò.
NOTA DELLA SCRITTRICE:
Hi guys! (?)
Scusate per la ‘lunga’
assenza, ma negli ultimi tempi non
riesco proprio a scrivere e se scrivo i capitoli sono corti e senza
spessore.
Ma lascio a voi l’ardua
sentenza. Che ve ne pare? John sta
rovinando tutto? O è più Eleonora a distruggere
tutto? Insomma, aspetto delle
recensioni, positive o negative che siano.
Bye- bye, ci vediamo l’anno
prossimo con il next chapter. XD
P.S. La
canzone è ‘Urgent’ dei Foreigner.
|
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Capitolo 13 *** When Will I See You Again? ***
CAPITOLO 13
Il giorno dopo
John non si presentò alle prove. Gli altri
membri della band provarono dei pezzi e fecero una breve pausa.
Eleonora stava
quindi camminando per i corridoi di Abbey Road
con una tazza di caffe in mano mentre parlava con Dave quando
andò a sbattere
contro qualcuno.
“Oh,
mio Dio, mi scusi signore, non volevo!” si scusò,
alzando lo sguardo per guardare in faccia l’uomo a cui aveva
versato del caffè
sulla giacca.
E rimase a bocca
aperta.
Era la seconda
volta che lo incontrava in due giorni.
“Mika.”
“Eleonora!”
Il riccio era
ancora più stupito di lei.
La ragazza fece
per andarsene, ma Mika la fermò.
“Aspetta!”
“Cosa
vuoi?” disse lei, fredda.
“Ti
prego, vorrei parlarti, è da un anno che non penso ad
altro che a te.”
“Ah. E
Jim cosa ne dice?”
Mika
sospirò.
“Jim…
Tra me e Jim le cose non vanno molto bene. Per nulla.”
“Quando
ti ho visto ieri non sembrava così.”
Il ragazzo
aggrottò le sopracciglia.
“Ci
siamo lasciati.”
Eleonora ebbe un
tuffo al cuore.
“Ieri
abbiamo deciso di uscire insieme per l’ultima volta
come fidanzati. Eravamo sereni perché ci siamo lasciati in
modo pacifico, senza
litigi.”
“Mi
dispiace.”
“Non
ci sto male come pensavo.” disse Mika.
“Okay,
bene, allora ci si vede in giro…” disse la
biondina
poco convinta.
“No,
ti prego, non andartene di nuovo. Dammi una
possibilità.”
Eleonora lo
guardò male.
“Why
don’t you like whitout making me try?” si mise a
cantare
lui.
“Ma io
non sono un produttore discografico.”
“Considerando
che sei qui, immagino tu ne abbia trovato uno.”
La ragazza
arrossì.
“Sì.”
“Hey,
piccola, senti, ti va di prendere qualcosa con me,
stasera, magari senza versarmelo addosso.”
Eleonora
arrossì di nuovo.
Mika prese un
bigliettino e ci scarabocchiò sopra qualcosa.
Lo porse alla
biondina tenendolo tra due dita.
“E’
il mio numero di cellulare. Chiamami, ti prego.”
Mika si
avvicinò a lei e la abbracciò con affetto.
“Mi
sei mancata.” sussurrò.
Tutto questo si
svolse sotto lo sguardo allibito di Dave, che
non sapeva davvero cosa pensare.
“Tu
conosci Mika?” chiese, quando il riccio se ne fu andato.
“Sì.
E tu hai una passione segreta per lui? Ascolti Mika ed
gli Iron Maiden allo stesso tempo?”
Il ragazzo
arrossì come Eleonora poco prima.
“Perché
non si può?”
“Figurati,
io stessa sono capace di ascoltare musica classica
e heavy metal nella stessa giornata.”
Parlando erano
arrivati davanti alla sala prove.
Li accolse John.
“Finalmente!
Dove eravate finiti?” disse lui.
“Potrei
dire lo stesso di te.” rispose la ragazza.
“Ehm,
avevo bisogno di pensare. Sai, sono stato rifiutato.”
Nelle parole di
John non mancava un certo sarcasmo.
“Il
mio cuore è occupato da un altro, okay?”
urlò Eleonora,
correndo fuori dagli studios e lungo le vie londinesi.
Le strade erano
piene di gente che correva per non arrivare
in ritardo agli appuntamenti.
Ogni tanto
alcuni si giravano a guardare la ragazzina che
correva in maniche corte ad aprile. Nonostante fosse già
primavera, faceva
ancora molto freddo.
Arrivata davanti
a casa, cercò le chiavi, ma si accorse di
aver lasciato la bosa negli studios.
Sospirò
e si sedette sulle scale, aspettando che qualcuno
tornasse a casa.
Sentì
improvvisamente due mani che le coprivano gli occhi.
“Chi
sono?”
“Mika.”
“Prenderai
freddo così, prendi la mia giacca.”
La ragazza prese
un respiro profondo e appoggiò la testa
contro il petto di Mika, ascoltando il suono del vento e lasciandosi
cullare da
esso e alla fine si addormentò con il capo sulle gambe del
ragazzo, mentre lui
le accarezzava i capelli.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Mi scuso per la
quantità e la qualità del lavoro,
nonché per
la lentezza con cui pubblico, ma ultimamente le cose non vanno
granché bene.
Mi scuso quindi
con le persone a cui avevo scritto che avrei
pubblicato presto.
Non sto a
ricontrollare quindi se ci sono errori ditemelo.
Spero che nel
complesso vi piaccia, anche se è sempre meno
verosimile e troppo ovvio.
Anyway,
recensite please.
Bye bye,
see you soon (?)
|
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Capitolo 14 *** Thank You For Loving Me ***
Eleonora venne
svegliata dalla luce del sole. Batté le
palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco la stanza. Aveva
solo il
lenzuolo addosso. Si girò di scatto verso una figura
addormentata accanto a lei
e ricordò tutto.
Mika la aveva
accompagnata a casa –o più che altro seguita- e
poi quando gli Smith erano tornati aveva trovato una scusa per salire.
Arrivati in
camera Mika aveva iniziato a baciarla e, come
dice il detto, una cosa tira l’altra, quindi erano
“finiti” a letto insieme.
La biondina si
mise a cavalcioni sul ragazzo e prese a
baciarlo delicatamente sulle labbra. Michael aprì gli occhi
e sorrise sulle
labbra della ragazza.
“Bonjour.”
disse lei staccandosi.
“Bonjour.”
rispose il ragazzo.
Si diedero un
bacio pieno di passione prima di staccarsi.
Eleonora si
alzò ed iniziò a vestirsi.
“Oh my
God!” disse dopo un attimo come ricordandosi
improvvisamente di qualcosa.
“What
happened?” chiese Mika.
“La
scuola inizia fra dieci minuti ed io sono ancora qui in
mutande!”
Il riccio si
avvicinò a lei con un sorriso malizioso.
“Potresti
non andare a scuola e rimanere qui a fare cose più
interessanti.”
“Michael!
Crap! Dov’è finita la mia maglietta? Vestiti,
perdio, non tentarmi così.”
Lui in risposta
si avvicinò ancora di più a lei e le
baciò in
collo mentre lei tentava invano di mettersi i jeans.
“Dammi,
ti aiuto io.”
La biondina gli
porse i pantaloni e lui glieli infilò dandole
un bacio sul collo, facendola rabbrividire. La ragazza rimase
imbambolata per
qualche secondo a guardare la PERFEZIONE. Poi si riscosse e corse a
prendere la
giacca e ad uscire di casa.
“Aspetta!
Ti accompagno io in macchina, così forse non arrivi
in ritardo.” disse Michael.
Per fortuna non
trovarono troppo traffico –per essere Londra-
ed Eleonora arrivò quasi in tempo.
“Ti
vengo a prendere a piedi, okay?”
“Sure!”
Corse in classe
e quando arrivò aveva il fiato corto.
“Giordano”
disse l’insegnante di matematica con un accento
inglese marcato “sei in ritardo.”
“Mi
dispiace Missis, mi sono svegliata tardi.”
“Sei
stata alzata fino a tardi a fare festa con il tuo
ragazzo, vero Giordano? Ammettilo.” disse
l’insegnante, scherzosa.
La ragazza prima
impallidì, poi arrossì per l’imbarazzo.
La
professoressa anche se stava scherzando ci aveva visto giusto.
Quella frase le
fece venire in mente una domanda piuttosto
importante.
Alle fine della
giornata scolastica, appena suonò la
campanella si fiondò fuori dall’edificio e corse
fino ad un albero dove aveva
appuntamento con Mika. Sembrava una sedicenne in preda agli ormoni, ma
non lo
era. Era una diciottenne in preda agli ormoni.
“Mika.”
lo salutò con un semplice bacio su una guancia;
dopotutto erano per strada.
Camminarono per
un po’ in silenzio con le mani in tasca, poi
l biondina ruppe il silenzio.
“Michael,
ma noi…” prese un respiro profondo
“stiamo
insieme?” disse velocemente, come se avesse paura di non
riuscire a dirlo se
non si fosse espressa in quell’istante.
Il riccio si
avvicinò a lei, sovrastandola, e, dall’alto dei
suoi 195 centimetri di altezza, le disse: “Dopo quello che
è successo stanotte
te lo chiedi pure?”
“Non
lo so, Michael, magari era una storia da una botta e
via, come direbbe Marco…”
Mika le prese il
video con le mani.
“Piccola,
guardami. Pensi che ti avrei aspettata per un anno
se non ti amassi veramente? Pensi che ti avrei seguita ieri sera?
Anyway, pensi
che io sia uno che fa questo tipo di cose?”
La ragazza
abbassò lo sguardo.
“No.”
disse solo.
“Piccola,
io ti amo.”
“Anchio.”
Le loro labbra
si avvicinarono velocemente e le bocche si
unirono. Sembravano fatte l’una per l’altra,
aderivano alla perfezione.
Si godettero
quell’attimo che sembrò infinito e troppo breve
al tempo stesso.
Eleonora
appoggiò la testa contro il petto di Mika.
“Non
lasciarmi mai, me lo prometti?”
“Sì.”
NOTA
DELL’AUTRICE:
Heilà,
non sono morta. O comunque sono resuscitata. Rieccomi,
insomma. E’ un capitoletto corto, ma serve perché
ora, ora inizia la vera
storia tra Eleonora e Mika. Come vi sembrano? Carini?
Bye-bye,
cercherò di aggiornare presto (questa volta
veramente).
|
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Capitolo 15 *** Reveal Ourselves To The Wolrd ***
Arrivati a
casa di Mika i due decisero di mangiare qualcosa e si sedettero a
tavola mentre
l’acqua per pasta bolliva.
“Mika…”
“Sì,
piccola?”
“Grazie
di
esistere.” gli disse la ragazza, sincera.
Mika sorrise
con le sue labbra perfette.
Si
alzò
dalla sedia e si avvicinò pericolosamente alla ragazza.
Si baciarono
con passione fino a non avere più fiato.
“Mika…”
gemette la ragazza indicando la stanza da letto.
Il ragazzo
sorrise sulle sue labbra ed annuì.
La prese in
braccio e la depose sul letto per poi mettersi a cavalcioni su di lei.
Aprì
la zip
della felpa e iniziò a baciarle il collo, mentre lei gli
sfilava la cintura.
La ragazza
invertì le posizioni e si sedette su di lui per togliergli
la maglietta e
baciare il suo petto con passione.
Uno alla
volta, anche gli altri vestiti fecero la stessa fine degli altri, anche
se i
boxer di Mika furono i più sfortunati e finirono sotto al
letto.
Mika si
alzò
col fiato corto e prese i preservativi che teneva in un cassetto del
comodino e
chiese ad Eleonora di infilarglielo.
Dopodiché
si
mise di nuovo sopra di lei e la baciò con foga. Lentamente i
baci scesero fino
al seno e poi giù fino all’ombelico.
A questo
punto Michael si fermò e guardò Eleonora che
stava tremando.
“Are
you
OK?” chiese.
La ragazza
deglutì ed annuì, tendando di frenare il
desiderio.
“Let
yourself go.” disse il riccio.
La biondina
gli circondò il petto con le braccia e lo
abbracciò a lungo, fino a quando non
riuscì più a resistere.
Lo
baciò di
nuovo più volte, percorsero ogni angolo più
nascosto delle loro bocche con le
lingue, poi Michael le baciò un orecchio sentendola
rabbrividire sotto di sé.
Lei in
risposta gli baciò il collo.
“Lo
sai che
ti amo?” ansimò Michael, accarezzando le labbra
rosse della ragazza con il
pollice.
La ragazza
sentiva l’ormai evidente erezione del ragazzo contro di lei.
Gli fece
capire che era pronta.
Lui le
accarezzò le cosce e le fece aprire dolcemente le gambe.
Iniziò
a
spingere piano e poi sempre più forte sentendo i gemiti
trattenuti a stento di
Eleonora.
Vennero
quasi simultaneamente e si accasciarono uno di fianco
all’altro ansimanti.
La ragazza
si accanì di nuovo contro le labbra di Michael, dolci come
il cioccolato,
morbide e lisce.
Rise sulle
sue labbra.
“Cosa
c’è?”
gli rispose lui, offeso.
“Penso
che
ormai ti sia andata a fuoco la cucina.”
Lui si
illuminò, capendo il motivo di tale ilarità, e
rise con lei.
“Forse
è
meglio controllare.” disse.
Si
rivestirono velocemente e poi corsero in cucina.
L’acqua
era ormai evaporata tutta e il fuoco
stava rischiando di bruciare o fondere la padella.
“Ehm…”
dissero in coro.
“Io
direi di
ripulire e andare a mangiare in un ristorante.”
Eleonora
accolse la proposta di Michael con un sorriso e lo
abbracciò, dandogli un bacio
veloce sulla guancia prima di chinarsi a prendere uno straccio per
evitare di
scottarsi troppo.
Mentre
spostava la pentola nel lavandino e ci versava sopra
dell’acqua, provocando una
nuvola di vapore acqueo, si aprì la porta
d’ingresso ed entrò Fortunè quasi
trascinato da Mel, che, appena le venne tolto il guinzaglio,
saltò addosso a
Mika buttandolo per terra e prese a leccargli il naso.
Sia
Fortunè
che Eleonora risero di gusto a quella scena piuttosto comica.
“Smettetela
di ridere, voi due. Mi sono fatto male.”
Eleonora,
piegata in due dalle risate, si asciugò gli occhi e lo
aiutò a rimettersi in
piedi, mentre Fortunè sgridava Mel che se ne andò
con la coda tra le zampe.
“Non
mi
presenti la tua amica?” chiese Fortunè.
“Ehm,
Fortunè, questa è Eleonora, la mia ragazza.
Eleonora, questo è mio fratello
Fortunè.”
“Allora
è
lei la famosa ragazza a cui andavi dietro dall’anno
scorso.”
Mika divenne
più rosso del completo di Fortunè.
Il ragazzo
porse la mano alla biondina.
“Piacere.”
disse.
La ragazza
afferrò la mano di Fortunè, sentendosi un
po’ spaventata. Il ragazzo era ancora
più alto di Mika, che non era certamente basso.
“Piacere.
Mi
fate sentire piccola. Ma sono tutti così alti i maschi della
vostra famiglia?”
Fortunè
e
Mika risero.
“No,
non
tutti.” disse Fortunè.
Eleonora
sentì qualcosa di bagnato sulla caviglia e girandosi vide
Mel che le leccava un
piede.
Dovette fare
una faccia strana, perché Mika e Fortunè risero
di nuovo.
“Hey,
Fort,
stavamo uscendo per andare a mangiare, ti va di venire con noi? Sempre
che ad
Eleonora non dispiaccia.” si girò con fare
interrogativo verso la ragazza.
“Figurati.”
disse lei.
“Non
avete
ancora mangiato?” chiese il ragazzo, quasi sorpreso.
“Ecco…
ci
siamo… diciamo… distratti un attimo.
Sì, ecco, distratti un attimo.”
Fortunè
rise.
Entrambi i
fratelli avevano un sorriso bellissimo.
“Okay,
allora. Affare fatto.”
Uscirono di
casa lasciando Mel a dormire e si incamminarono verso la macchina di
Mika.
Fortunè,
da
vero galantuomo, aprì la porta alla ragazza. La biondina
arrossì e masticò un
debole ‘grazie’.
“Hey,
fratello,
non rubarmi la ragazza.” disse Mika, notando la reazione di
Eleonora.
Fortunè
sorrise ed andò a sedersi al suo posto.
Arrivarono
davanti
ad un ristorante libanese che pareva promettente.
“E’
ora che
tu assaggi il cibo del mio paese.” disse Mika, scendendo
dalla macchina ed aiutando
Eleonora a fare lo stesso.
“Veramente
ho già mangiato libanese, anni fa.”
“Beh,
allora
è ora che tu lo faccia di nuovo.”
La ragazza
si avvicinò a Mika e lo abbracciò.
“Spero
per
te che non ci siano paparazzi in giro.”
Mika si
staccò dall’abbraccio.
“A
questo
proposito dovevo parlarti… Forse dovremmo rendere pubblico
che ho una ragazza e
non ho più un ragazzo.”
“Mika,
ci
pensiamo dopo, ora mangiamo, okay? Ho una fame da lupi.”
NOTA
DELL’AUTRICE:
Bonjour,
zuccherini (?), come va?
Mika ed
Eleonora stanno insieme ormai, ma sono indecisi se dirlo in giro o no.
C’è
un nuovo
personaggio, il fratello di Mika, Fortunè (che è
architetto).
Mel è
un’adorabile
combinacasini… <3
Okay, tanto
love.
Pubblicherò
il prossimo capitolo quando sarò tornata dalle vacanze,
bye-bye.
See ya!
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Capitolo 16 *** Chocholate ***
Eleonora
addentò il dolcetto e la cioccolata le colò lungo
le dita.
Mika rise.
"Ti
faccio vedere io come si fa." disse lui.
Morse la
brioche fumante sporcandosi la faccia.
Fu il turno
di Eleonora di ridere.
"Ce
l'hai pure sulla punta del naso!"
Eleonora
aveva messo le mani sotto il tavolo senza pensare alle conseguenze e
qualcuno
ne aveva approfittato.
"Mel!"
gridò la ragazza, ridendo per il solletico "Il cioccolato ti
fa
male!"
"Ti sta
leccando le mani?" chiese Mika.
Lei rise di
nuovo, annuendo.
Il
ricciolino si alzò dalla sedia e si accovacciò
vicino alla Mel, che prese a
leccargli il naso, mentre lui lo arricciava ridendo.
"Questa
cagnetta è più golosa di te, Mika."
Mika rise.
"Mmmm,
dubito che sia possibile. Mi passi i marshmellow?"
Mika prese i
dolcetti e li intinse nel cioccolato. Poi ci spolverò sopra
tante codette
colorate.
"Mika,
stai creando un miscuglio di zuccheri... Sarà una bomba
calorica
stucchevole."
"Fidati
di me."
"È
proprio perché mi fido di te che sono sempre nei guai." rise
la ragazza.
Mika si
rabbuiò.
"Lo
pensi davvero?"
"Oh,
Mika, come sei permaloso. Su, su, vieni qui."
Il ragazzo
si abbandonò all'abbraccio di Eleonora.
"Ti
voglio bene, Mika." disse, stampadogli un bacio su una guancia.
"Io di
più. Io ti amo."
"Dai,
finiamo di preparare i dolci per stasera."
"Okay."
Prepararono
dei cioccolatini con le nocciole, dei budinetti al cioccolato con salsa
ai
lamponi e gelato alla vaniglia e dei biscotti alle noci.
"Bene,
la mia famiglia sarà qui a momenti. Dovremmo mettere in
ordine."
Eleonora
guardò Mika da cima a fondo.
Il ragazzo
era completamente ricoperto di farina ed aveva delle macchie di
cioccolato
sulla faccia e sul collo.
Alcune
briciole dei biscotti erano rimaste impigliate nei morbidi ricci.
"Vai a
renderti presentabile, qui ci penso io." disse, dandogli uno
scappellotto
sul sedere.
Qualche
tempo dopo arrivò la famiglia di Mika.
Fortunè
fu
il primo ad arrivare ed Eleonora lo salutò con un'abbraccio
affettuoso, poi
arrivarono Yasmine e Zuleika; poi Paloma ed infine la madre di Mika,
Jonnie.
Mika corse
ad abbracciare tutti i parenti anche se doveva ancora finire di
prepararsi.
Eleonora
guardò i muscoli della schiena di Mika gonfiarsi
abbracciando la madre.
"Senti,
Mr.SenzaMaglia, che ne diresti di finire di vestirti? Ho capito che
devi far
vedere il tuo fisico possente a tutti, ma sarebbe ora di mangiare."
Mika le fece
la linguaccia, prima di andare a mettersi una T-shirt.
"Spiritosa."
"Stavolta
siete riusciti a non bruciare nulla?" chiese Forunè.
"Mika
è
un bravo cuoco. Solo che quando cucina non pensa che dopo
dovrà pulire la
cucina."
I fratelli
di Mika risero.
"Cosa
c'è di divertente?" chiese Mika dall'altra stanza.
"Nulla."
rispose Yasmine.
"Ah,
giusto, famiglia, lei è la mia fidanzata, Eleonora, loro
sono la mia
famiglia."
Il ragazzo
era spuntato improvvisamente saltellando.
"Mi
raccomando, Mika, non crescere mai." disse ironico Fortunè.
"Lui
è
bello così. È un pregio, più che un
difetto."
Jonnie
interruppe la loro discussione.
"Ragazzi,
direi di sederci tutti e mangiare."
Eleonora ed
i fratelli si misero ai loro posti mentre Jonnie scaldava le pietanze
che aveva
portato, tra cui dei mezze, tipico piatto libanese.
"Buono."
"Fortunè,
non parlare con la bocca piena!" lo rimproverò mamma Jonnie.
Mangiarono
in silenzio per qualche minuto, poi Mika ruppe il silenzio.
"Perché
siamo tutti zitti?"
Eleonora,
Fortunè e le sorelle risero, Jonnie sorrise.
"Dai,
raccontaci della tua ragazza, Mika. E della fine della relazione con
Jim."
disse la donna.
"Io... Ehm...
Era dall'anno scorso che non mi trovavo più con lui.
Litigavamo spesso, lui
aveva paura di perdermi, io di perdere lui. Ci siamo lasciati
pacificamente,
più o meno. Non ci siamo lanciati piatti o cose del genere,
almeno. E poi è
arrivata lei. È tornata. Ci siamo incontrati ad Abbey Road.
Ha una band.
Registra. A proposito" disse Mika, girandosi verso di lei "come
va?"
La ragazza
posò le posate.
"Oh,
ecco, volevo parlartene. Abbiamo registrato tutto il primo album, ora
dobbiamo
finire un paio di cose, poi potremmo pubblicarlo e dopo dovremo fare un
tour
per promuoverlo. Siamo una band nuova, dobbiamo smuovere le acque,
farci
notare."
"Penso
di potervi aiutare." disse Mika dopo un po'."
"Come?"
"Vedrai."
NOTA
DELL'AUTRICE:
Salve a
tutti!
Non saprei
cosa dire...
Vi
piace?
Secondo me Mika ed Eleonora che cucinano sono carini... ❤ Secondo
voi no? A presto (spero)
|
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Capitolo 17 *** Fear Of Love ***
"Mika,
tieni le mani a posto!"
Eleonora
correva in giro per la casa ridendo, inseguita da Mika.
Era vestita
solo con un paio di slip ed una maglietta di Mika. Il riccio invece
aveva solo
dei boxer.
La biondina
si fermò un attimo a guardare i muscoli del cantante
flettersi mentre le
saltava addosso.
Poi
connetté
occhi e cervello, ma era troppo tardi.
Atterrò
sul
letto, con il dolce peso di Mika addosso.
"Amore..."
"Sì?"
chiese il ragazzo, guardandola da sotto un ciuffo di capelli ricci.
"Mi
stai soffocando."
Mika rise e
si alzò.
"Ti amo
piccola mia..."
Eleonora
arrossì.
"Mika,
io... Mi sento un po' imbarazzata."
"Perché?"
Il ragazzo
sembrava perplesso.
"Io non
ho mai creduto nell'amore, Michael. Poi sei arrivato tu."
Michael
sorrise.
"Hai
stravolto il mio modo di vedere la vita. Ero sempre così
depressa. Tu mi fai
sorridere."
Mika rise,
contento.
"Ho
preso il sorriso dal sole e l'ho messo sulle tue labbra. Sei bellissima
quando
sorridi."
La biondina
arrossì. Prese le mani del ragazzo tra le sue.
"Mika,
voglio che tu sappia che all’inizio non ti ho respinto
perché tu non mi
piacessi o perché volevo fare la fighetta che resiste al
ragazzo sexy."
Sopirò
triste.
"Avevo
solo paura che tu mi stessi prendendo in giro, che non fosse amore. Ho
paura
dell'amore Michael."
Il ragazzo
si avvicinò ancora più lei per abbracciarla.
"Supereremo
questa paura insieme, okay? È l'unico modo."
"Oh,
amore mio."
La ragazza
prese i viso del moretto tra le mani e gli diede un bacio pieno di
passione e
di amore, torcendo i capelli del riccio.
"Sei
splendido."
"Esatto
Marco."
"Okay."
Morgan si
voltò.
"Ti
sembro la persona giusta per un consiglio di questo genere? Sono nella
sua
stessa situazione."
"Marco,
aiutami."
"Non
saprei. È da un po' che non la vedo. Come sta? È
cresciuta ancora? Quella
birbona, non vuole smettere di crescere e diventare più
bella ogni
giorno."
"Marco!
Mi ascolti?"
"Oh,
sì
scusa Mika. Sto invecchiando."
"Non
sei vecchio. Hai solo quarantaquattro anni... Quasi."
"Tu hai
solo trentatré anni, non puoi capire."
"Lei ha
diciotto anni."
"Sì."
"Ha
diciotto anni e già non crede nell'amore e ne ha paura. Non
so come fare."
"Amala."
"Come,
scusa?"
"Dimostrale
tutto il tuo amore. Falle capire che la ami veramente. Lo
capirà. Fidati. Si
scioglierà, prima o poi. Si abbandonerà a te.
Insomma, non avrà più paura di te
o dell'amore."
"Pensi
che abbia paura di me?"
"Penso
che abbia paura del mondo. Tu sei il suo nido. Sei la sua luce, il suo
sostegno. Forse ha avuto una brutta esperienza con un ragazzo prima di
te."
"Secondo
me tu la ami e lei ama te, Marco. Siete molto affiatati."
"È un
amore
paterno. La tratto come una figlia e lei mi tratta come un padre. Beh,
no,
forse più come un amico, un fratello. Okay, lo ammetto,
l'anno scorso stavo
'rischiando' di prendermi una cotta adolescenziale per lei.
Però ora è passata.
Voglio dire, abbiamo ventisei anni di differenza. Sarebbero un po'
troppi."
"Marco,
ma tu non smetti mai di parlare?"
Morgan rise.
"Quasi
mai. Diciamo che in alcune situazioni sono troppo impegnato a fare
altro, non
ho il tempo di parlare. In quei casi ho proprio altro da fare,
chissenefrega di
parlare."
"Sei
logorroico, Morgan. E anche un po’ fissato."
L'uomo dai
capelli argentei rise di nuovo.
"Perché
tu no, Mika? C'est la vie, Mika."
"Je
sais, je sais. C'est un peu difficile, la vie."
"Mi
fido di quello che hai detto, Mika. Non parlo il francese."
"Lei
sì."
"Lo
so."
"Und
sie spricht auch gut Deutsch."
Mika
arricciò il naso.
"Non
parlo il tedesco."
Morgan
scoppiò a ridere vedendo l'espressione di Mika.
"Ma,
Marco, tu non mi hai ancora detto cosa devo fare per lei."
"Sì
che
te l'ho detto. Amala."
"Ma
cosa vuol dire 'amala'?"
Marco
sospirò.
"Fai
quello che io non so fare."
"Cioè?"
"Senti,
Mika, fai tutto quello che hai fatto fino ad ora, okay?"
“Sono
tornato!”
Il bacio che
Michael diede ad Eleonora fu lungo e passionale.
Poi la
abbracciò forte, mentre la ragazza appoggiava la testa al
suo petto.
"Ti
proteggerò io." disse il moro.
La
ragazza si appese al suo collo in cerca di
conforto.
"Oh,
Mika, diresti mai che ho diciott'anni?"
"Sei
piccola. Ma io ti amo."
Le sorrise.
"Vedi
che era qualcosa di più di una cotta adolescenziale?" disse
il riccio.
Eleonora, un
po' offesa, avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo. Le
loro lingue si
incontrarono e danzarono nelle loro bocche fino allo sfinimento.
Il ragazzo
fece sdraiare la biondina sul letto, si mise a cavalcioni su di lei e
prese a
baciargli il collo.
"Mika,"
lo fermò la ragazza, già con il fiato corto
"davvero saresti disposto a
farci venire in tour con te per promuovere l'album?"
Il moretto
sorrise malizioso.
"Solo
se adesso ti lasci baciare."
"Che
maniaco che sei!" commentò lei ridendo "Affare fatto. Anche
perché
non mi dispiace farmi baciare da te, peluche."
"Peluche?"
"Sì,
sei dolce, morbido e rassicurante come un peluche."
Mika rise.
"Ecco
perché mi piaci così tanto: sei pazza."
Fu il turno
della biondina di ridere.
"Anche
tu non scherzi, Mr. Penniman"
Risero tutti
e due, uno sopra l'altro.
"Penso
che non mi accontenterò di baciarti, peluche."
"Neanch'io."
NOTA
DELL’AUTRICE:
Ciao,
ragassuole.
Ecco
l’idea de
nostro Michael per promuovere l’album dei Black Wolf.
Vi piace
l’appellativo
‘peluche’? A me tanto. –Love-
Bene, a
presto
(credo)
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Capitolo 18 *** Old Friends ***
Mika
camminava tranquillamente per le vie della città
canticchiando alcune sue
canzoni.
Quando
arrivò a casa buttò le chiavi su un tavolo ed
urlò: "Sono tornato!"
Eleonora
corse subito da lui, con le dita di una mano mezze colorate.
Gli si butto
addosso e lo strinse in un abbraccio affettuoso.
"Ho una
sorpresa per te, baby." disse lui.
"Non
chiamarmi baby, Mr. Penniman!" disse lei, facendo la finta offesa.
"Hai
intenzione di mettere lo smalto anche a me?" chiese lui, guardando la
boccetta
colorata che la ragazza aveva appoggiato sul tavolo.
"Volentieri.
Che colore vuoi? Pensi che il rosa shocking ti donerebbe, oppure un bel
rosso
fuoco... E che dire del giallo canarino? O magari un bel verde acido."
"Mi
piacciono i colori, ma no, grazie." disse lui sorridendo.
La ragazza
rise e finì di mettersi lo smalto.
"Nero?
Non è un po' triste?"
"Mi
piace tantissimo lo smalto nero."
"Perché
non decori un po' le unghie?"
Mika prese
una boccetta argentata ed un pennello sottile.
"Lascia
fare a me."
Disegnò
con
precisione delle spirali e dei puntini. Dopo qualche minuto di lavoro,
mostrò
la sua opera alla ragazza.
"È
bellissimo... Ma tu di più. Sei così sexy quando
sei concentrato."
Mika
arrossì.
"Dovevo
parlarti della sorpresa..." disse, per cambiare discorso.
"Certo!
Ma ora mangiamo?"
"Ecco,
la sorpresa ha uno stomaco -anche piuttosto capiente- e sta venendo
qui."
In
quell'istante suonò il campanello e Mika corse subito ad
aprire.
"Buongiorno!"
disse in italiano il losco figuro dai capelli argentei.
"Marco!"
urlò la ragazza, prima di lanciarsi tra le braccia
spalancate di Morgan.
"Ragazzina,
non ti ricordavo così pesante!" disse l'uomo.
Eleonora
rise.
"Ora
sì, mangiamo." disse il ricciolino.
Si sedettero
a tavola e mangiarono con gusto, mentre Marco raccontava le sue
peripezie sulle
montagne della Terra di Mezzo.
"E
quindi sei qui da un po'..."
"Già,
e
ip tuo ragazzo è già venuto da me per chiedere
consigli su di voi... Ma dico
io, vi sembro la persona giusta per dare consigli sulle questioni di
cuore?"
"Yep"
disse Mika, ingollando un boccone di cibo "tu sei il più
vecchio."
"Quindi
mi consideri un bacucco?"
I tre si
guardarono e scoppiarono a ridere.
"Mi
siete mancati."
"Anche
tu." dissero i due fidanzatini.
"Abbraccio
di gruppo?" propose Mika.
Nota
dell'autrice:
Ehm, salve,
vi ricordate di me? Sono quella che un secolo fa stava scrivendo questa
FF :)
Beh, non
sono morta... Ho solo avuto il blocco della scrittrice :( Prima per un
motivo,
poi per l'altro, non ho scritto per quanto? Più di un
mese... Ma meno di due 😁 Lo so,
è corto...
Bene,
mi
defilo e vado a scrivere il prossimo capitolo... Comunque la FF
è quasi finita
ma ne ho già pronta, ehm, in mente un'altra. Muhahaha!
Ciaociao a chi mi legge
ancora ❤️ Vi voglio bene
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Capitolo 19 *** TRYING TO BE ORDINARY ***
La folla si
stava riversando nello stadio.
Il ragazzo
riccioluto spiò la fiumana di gente da un spiraglio. Si
trovava dietro al palco
assieme ad Eleonora, mentre la sua band e quella della ragazza erano in
una
stanza adiacente che chiacchieravano amabilmente.
Quello era
l'evento dell'anno: il pop di Mika si univa al rock di una band
emergente, che,
secondo Mika, avrebbe potuto fare carriera.
Eleonora si
avvicinò al ricciolo.
"Sei
agitato?"
"Come
sempre." rispose lui, sorridendo nervoso.
La biondina
rise.
"Michael,
tu sei Mika... Sei il nuovo principino del pop. Non puoi aver paura per
un
concerto davanti ad una folla che è il doppio del solito.
Dopotutto sei solo al
Wembley, dove c'è stato il più celebre concerto
dei Queen, che sono solo la mia
e la tua band preferita... Che vuoi che sia?"
Mika emise
una risatina tra il divertito e il nervoso.
"Così
non mi aiuto di certo."
Lei lo
abbracciò.
"Vai li
è 'spaca' tutto, Golden Boy."
Prima che
Mika potesse stamparle un tenero bacio a stampo sulle labbra,
arrivò un'addetto
alla sicurezza che li informò che il concerto sarebbe
iniziato di lì a poco.
"Merda!"
disse Mika.
Eleonora si
mise la chitarra elettrica a
tracolla e
pregò Iddio, anche se non credeva, che i fan di Mika
amassero il rock quanto
lei.
Dopotutto
Mika, pur essendo un cantante pop, era molto rock.
In
più i fan
del rock'n'roll e non di Mika erano sicuramente pochissimi, rispetto a
quelli
del cantante...
'No', si
disse, 'in quanto fan di Michael so quanto possiamo essere multiformi.'
"Okay,
stai degenerando, Eleonora." disse ad alta voce.
"Già."
le diede ragione John.
Per fortuna
avevano fatto pace -o meglio, erano scesi ad un compromesso-.
"Su,
sbrigati e smettila di parlare da sola, altrimenti assomiglierai troppo
al tuo
fidanzato."
La ragazza
si accorse solo allora che Mika era appollaiato su un cartone in un
angolo
dalla stanza con le dita incrociate e gli occhi chiusi, con un
espressione
concentrata, che sussurrava: "Shit, shit, shit!"
Eleonora si
avvicinò al ricciolino e gli stampò un bacio su
una guancia.
Lui sorrise
senza aprire gli occhi e le disse: "Ora vai a spacare gli asses!"
La ragazza
sorrise e si avviò verso il palco.
La folla
sembrava un torrente in piena: si alzava e si abbassava come se fosse una cosa sola. Il
rumore che
produceva era al pari di quello dell'acqua sulle rocce, ma appena i
musicisti
arrivarono e presero posto sul palco si acquietò.
Ci fu
qualche secondo di quasi- silenzio e poi la band attaccò a
suonare.
La folla
esplose in un boato non appena riconobbe una melodia.
Le note in
versione rock di Underwater si diffusero sulla folla come vapore e la
moltitudine iniziò a cantare come un uomo solo.
Ci fu un
boato ancora più forte quando Mika arrivò
saltellando e cantando.
Si
avvicinò
ad Eleonora sempre saltellando e le fece cenno di cantare con lui.
La voce
della ragazza si unì alla sua come se fossero nati per
cantare insieme ed il
cuore della ragazza quasi scoppiò per la felicità.
Il concerto
fu un susseguirsi di canzoni rock
e pop,
di cover rock delle canzoni di Mika e, alla fine, di un pezzo di musica
classica suonato a quattro mani dai due fidanzatini.
Quando poi
la folla chiese un bis, i dubbi sul successo del concerto erano ormai
svaniti,
lasciando posto a sentimenti felici.
"Ringrazio
tutti stasera: la mia band e questa nuova band, che vi chiedo col cuore
di
supportare comprando il loro nuovo album di cui avete sentito un po' di
canzoni... Voglio in particolare ringraziare Eleonora, una delle
persone a cui
tengo di più, che mi ha aiutata in time of troubles e che mi
sostiene ogni
giorno. Infine, il mio più sentito ringraziamento va a voi.
Senza di voi io non
sarei ciò che sono, vi amo tutti!"
La folla
urlò se possibile ancora più di prima, poi, pian
piano si disperse, tutti con
l'adrenalina nelle vene.
"Michael."
"Yep?"
"Sei
stato fantastico!"
La ragazza
si lanciò addosso al ragazzo, abbracciandolo stretto.
Lui sorrise.
"Mai
quanto te."
"Ti amo
Michael. Tu più di tutti mi hai aiutata a capire che devo
essere unica, non
devo cedere alle mode, devo essere sempre me stessa. I mustn't try to
be
ordinary."
Si
scambiarono un bacio pieno di amore e di passione.
"Thank God that you found
me…"
NOTA
DELL’AUTRICE:
Vorrei
ringraziare tutti quelli che mi hanno seguita e supportata in questo
percorso
-è stato un parto :/- e spero veramente che vi sia piaciuto.
Ringrazio in
particolare ILoveRainbows per avermi dato consigli preziosi stile
'Mamà
Penniman' e per vostra fortuna la smetto di rompervi con questa mia FF
-la
prima-. Ma non preoccupatevi, ho già in mente altre opere
d'arte, non vi
lascerò in pace a lungo (muhahaha), ma per ora vi saluto. :3
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