Trying To Be Ordinary

di RainAndFire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** New City, New Life ***
Capitolo 12: *** Urgent ***
Capitolo 13: *** When Will I See You Again? ***
Capitolo 14: *** Thank You For Loving Me ***
Capitolo 15: *** Reveal Ourselves To The Wolrd ***
Capitolo 16: *** Chocholate ***
Capitolo 17: *** Fear Of Love ***
Capitolo 18: *** Old Friends ***
Capitolo 19: *** TRYING TO BE ORDINARY ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Prese una felpa della OBEY di due taglie più grande dal cassetto e la indossò. Si mise delle scarpe, delle Vans bianche, ed uscì.

Fuori pioveva e la serata era fredda. La luna rischiarava appena la città.

Si strinse nella felpa. Le maniche erano lunghe, così le tirò fino a coprire le mani. Quando respirava il fiato si condensava in piccole nuvolette davanti alle sue labbra.

Accese l'iPod e fece partire 'Wrecking Ball' di Miley Cyrus.

Si sentiva esattamente così. Wrecked. Demolita, come un relitto.

La pioggia gocciolava dai suoi capelli biondi e si mescolava alle lacrime sul viso.

Camminò per ore per le vie di Milano.

Erano le cinque di mattina quando crollò a terra a quattro passi da casa.

Fu così che la trovò Cynthia quando uscì  alle nove per andare al lavoro.

Cacciò un urlo da fare paura a Munch e corse a controllare che fosse ancora viva.

Eleonora si svegliò nel suo letto qualche tempo dopo, con un panno bagnato sulla fronte e una sciarpa attorno al collo. Si alzò a  sedere e le girò la testa.

Sul comodino c'era un post-it giallo su cui Cynthia aveva scritto 'Rimani a letto altrimenti questa volta una bella polmonite non te la leva nessuno. Domani però non farai storie per andare a scuola.'

La ragazza sorrise. Un adulto medio l'avrebbe come minimo messa in punizione per i prossimi quindici anni.

Si alzò per fare colazione.

Aveva addosso una vestaglia blu elettrico di cui non aveva memoria che doveva aver preso in un qualche negozio di stramberie dove andava spesso.

Evidentemente Cynthia non aveva avuto tempo di metterle degli abiti decenti. Era dovuta correre al lavoro. Effettivamente, Eleonora le faceva scherzi del genere fin troppo spesso, non poteva pretendere che Cynthia le corresse dietro come se fosse una bambina di tre anni.

Sospirando si cambiò. Non poteva mettere gli shorts a metà Settembre, così indossò un paio di jeans skinny, una maglietta a maniche corte dei Beatles e un paio di calzini a righe blu e nere caldi e asciutti. Poi infilò i piedi nelle sue Nike blu. Prendendo al volo una felpa scese al piano di sotto e agguantò una scatola di Cheerios. Li versò in una ciotola, poi ci mise anche il latte e rimase lì a tracciare dei cerchi nel latte con il cucchiaio pensando alla caducità della vita.

Finito di mangiare si alzò, sparecchiò e accese la radio che trasmetteva una delle ultime canzone dei 'Pearl Jam', 'Sirens'.

Si mise a cantare mentre lavava la ciotola anche se aveva mal di gola.

Infine si decise a tornare in camera sua e ad ascoltare qualche canzone del suo idolo.

No, non era il suo idolo, il suo idolo era Freddie Mercury, il cantante dei 'Queen'. Lui era... Non sapeva bene cosa fosse per lei, ma era qualcuno di importante.

Comunque, scelse un CD e mise la track n.8, 'Rain', dal Songbook Vol.1 di Mika.

Poi si lanciò sul letto e si mise a pensare.

"Baby, I hate days like this, when it rain and rain and rain and rains." cantava Mika.

"Già" pensò lei, prendendo il libretto con i testi delle canzoni che c'erano in Songbook Vol.1. Girò le pagine fino ad arrivare a quella centrale in cui c'era una foto di Mika che occupava entrambe le pagine. Sospirò guardando quell'uomo perfetto. Molto gay, ma anche molto perfetto. In quella foto aveva un sorriso enigmatico, del genere 'Monna Lisa'.

Finito il CD prese l'iPod, si infilò le cuffiette ed ascoltò 'Shame' di Robbie Williams e Gary Barlow.

"È proprio un peccato", si disse, "Che Mika sia gay. Ma non avrei chance con lui comunque."

Sospirò di nuovo.

Poi sentì un urlo dalla cucina.

"Sono tornata!"

Scese svogliatamente le scale.

 

Viveva a Milano dall'inizio dell'estate, da quando lei e Cynthia, un amica di famiglia, vi si erano trasferite.

Aveva iniziato la scuola da poco e quindi non aveva amici, ma in effetti non ne avrebbe avuti neanche dopo. Aveva qualche problema di sociofobia.

Infatti si sentiva triste e sola. Solo la musica e Cynthia la  aiutavano.

 

Salutò Cynthia frettolosamente con un debole 'grazie' e si precipitò nello studio dove tenevano gli strumenti musicali di qualsiasi tipo: c'erano un pianoforte, una chitarra classica, una acustica e una o due elettriche, un basso della Hofner, una batteria e vari strumenti esotici.

Eleonora si sedette al piano e iniziò a suonare una canzone di Mika per lei molto significativa. Le scese subito una lacrima che cadde su un tasto bianco. Lo asciugò con una manica.

Quando si era messa con il suo attuale ex, per festeggiare, aveva insistito affinché cantassero insieme 'Stardust'. Lui cantava la parte di Mika e lei quella di Chiara.

Aveva anche chiesto ad una sua amica di registrarli e poi aveva caricato il video su Youtube collezionando non pochi Likes anche da persone che non conosceva.

Ogni tanto lo guardava ancora e vedeva il suo ragazzo ed il suo sorriso con le fossette, perfetto. Non poteva neanche chiamarlo 'ex', perché non si erano lasciati, ma lei era dovuta andare via.

E il vecchio detto 'Lontano dagli occhi, lontano dal cuore' non valeva per lei. La distanza aveva,al contrario, alimentato l'amore che provava per lui, come uno spiffero d'aria alimenta la scintilla fino a farla crescere e diventare un fuoco impetuoso.

Si riscosse dai suoi pensieri solo quando Cynthia le mise una mano sulla spalla per avvisarla che il pranzo era pronto. NOTA DELL'AUTRICE: Hey! Ciao sono nuova. Questa è la mia prima fanfiction in assoluto e il primo racconto scritto pensando di farlo effettivamente leggere a qualcuno al di fuori della mia famiglia. Vi prego di segnalarmi eventuali errori, anche di battitura, ripetizioni troppo frequenti e vari elementi di disturbo. Che altro dire? Spero che vi piaccia. Lo so, non si parla molto di Mika qui, ma è il primo capitolo, volevo introdurre il personaggio. Si parlerà ancora molto del mio personaggio nel prossimo capitolo, poi dovrei parlarne di meno, ma non ve lo garantisco. Insomma, se non vi piace basta che smettiate di leggere, no? Bacioni a tutte/i le/i fan di Mika.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Eleonora stava tormentando il cibo con la forchetta, quando Cynthia le chiese: "Perché sei scappata così, ieri? Problemi con la scuola?"

Eleonora deglutì ed infilzò un pezzo di verdura, poi lo mise in bocca e masticò, prendendo tempo.

"No. Non è niente..." disse dopo un po'.

"Sicura? L'ultima volta che hai fatto così è stato quando..."

"No, tranquilla. A scuola vado a gonfie vele e la mia vita procede divinamente. Sono solo un po' depressa perché... Perché sono un'adolescente."

"Ok..." cedette, "Però dovresti vestirti di più, o rischi di ammalarti davvero." disse con fare materno.

"Io non mi ammalo mai!" controbatté lei, alzandosi dalla sedia con gran baccano.

E si avviò verso camera sua.

 

Passò il pomeriggio ad ascoltare musica. Ascoltò 'Go Gentle" di Robbie Williams, visto che aveva quella canzone in testa da un po'.

"Go gentle through your life

If you want me I'll be there

When you need me I'll be there for you"

Magari Robbie Williams in persona fosse stato lì per lei ogni qual volta ne avesse avuto bisogno.

Ok, non era Mika, ma non era male neanche lui.

Sbadigliò. Avrebbe avuto bisogno dell'abbraccio di uno dei due.

E fu così che gently, dolcemente, si addormentò.

 

Sognò.

Sognò Robbie Williams andare in giro per Milano con la barca del video di 'Go Gentle'. Le tese la mano.

"Vieni con me. Ti porterò via da qui."

Lei rispose qualcosa come: "Non posso. Io devo conoscere Mika, prima. Devo diventare una cantante famosa, sposarmi, avere dei figli."

Poi il sogno cambiò.

Era davanti al duomo di Milano. Nevicava. Aveva addosso  una sciarpa azzurra che non metteva da anni e un cappellino con i pompon e le treccine.

Doveva essere ringiovanita di qualche anno.

Sentì dei passi dietro di sé e si girò, andando a sbattere contro le ginocchia dell'uomo delle nevi.

No, non era l'uomo delle nevi.

Era... Mika. Sentiva che era lui, anche se non ne vedeva il viso.

Aveva addosso strati di vestiti, sembrava pronto a partire per il Polo Nord, anche se non era così freddo, e in testa aveva un cappello da Babbo Natale.

Eleonora alzò lo sguardo quando Mika si tolse la sciarpa.

Perse un battito. Il suo soNriso era il più bel soNriso della terra.

"Ho bisogno di te, piccola." disse lui.

Lei corse ad abbracciarlo. Avrà avuto sì e no otto anni, non arrivava neanche alla vita di Mika.

Lui si abbassò per prenderla ed alzarla fino ad avere gli occhi della ragazza al livello dei suoi.

"Prima o poi verrò a prenderti. Te lo prometto."

 

Si svegliò di soprassalto, sudata, con l'immagine di Mika sorridente impressa a fuoco nella mente.

Aprì la finestra per prendere una boccata d'aria fresca.

Respirò lentamente fino far tornare il respiro ad una velocità normale.

Poi si vestì ed uscì.

 

 

NOTA DELL'AUTRICE:

When you're begging for attention

Once the crowd goes home

And there's no one left to listen

Tah Dah!

Eccomi! XD Questo capitolo è incentrato più sulla figura di Robbie Williams che di Mika, non so perché, forse perché oggi stavo guardando MTV e c'era 'Go Gentle' (che mi è appunto rimasta in testa). Comunque penso che Robbie Williams sia una figura interessante, anche se preferisco gente come i Queen (Freddie :3).

Insomma, se vi piace continuate a leggerla, altrimenti smettetela e andate a leggere una FF che vi vada più a genio (senza cattiveria <3). Anyway, recensite anche questo capitolo, gente, voglio sapere che cosa pensano le persone della mia fantasia tormentata. Bacioni, smack. E, mi raccomando, soNridete spesso!

P.S. Grazie a chi ha recensito, fino ad ora ho visto solo giudizi positivi. Grazie, grazie veramente. Sono completamente commossa *Parla come Mika*

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


No. Non di nuovo. NO!

Ma era inutile che continuasse a lottare contro il proprio inconscio. Venne trasportata nel bel mezzo di una battaglia.

"Ciao!" disse Mika.

All'improvviso il chiasso prodotto dagli uomini che combattevano si affievolì fino a scomparire. Le persone sparirono.

Eleonora si ritrovò sola con Mika.

Era perfetto. Aveva dei jeans effetto used e delle Nike bianche. Era a torso nudo ed aveva un fisico stratosferico.

Si avvicinò alla ragazza, le mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio e le sussurrò all'orecchio:

"I need you, honey. I've looked for you everywhere and now, here you are. And you are mine, I am yours. If you want it, you can live here with me forever."

Mosse la mani per indicare un bellissimo castello di cristallo che stava sorgendo dietro di lui. Eleonora non era mai stata una ragazza da principi azzurri e castelli.

"I can't live with you, but I can't live without you." Disse lei in perfetto stile nonsense, citando una canzone dei Queen. Era combattuta. Avrebbe voluto baciare Mika con tutta se stessa, ma quell'insensatezza dei sogni le impediva di farlo.

Tutt'intorno il paesaggio stava diventando bianco.

Corse verso il ragazzo e lo baciò, più e più volte, e si sarebbe spinta oltre se il sogno non fosse stato sul punto di finire.

"I love you." le disse Mika, prima che la parte cosciente la trascinasse via del tutto.

 

Ovviamente era sudata, come dopo ogni sogno.

Da quella volta che aveva sognato Mika in versione Yeti natalizio, era arrivata a sognarlo regolarmente ogni notte e il messaggio che le mandava era sempre lo stesso: 'Ti amo, verrò a prenderti.' E così via.

Si scompigliò i capelli sbadigliando ed andò a farsi una doccia fredda, facendo piano per non svegliare Cynthia, che dormiva al piano di sotto.

Sotto il getto fresco della doccia ebbe tempo per pensare. Forse era pazza. Forse il suo inconscio cercava di dirle qualcosa. Qualsiasi fosse la causa di questi suoi sogni-incubi, tutto ciò iniziava a preoccuparla. Aveva sempre avuto un animo tormentato alla Kurt Cobain, ma mai fino al punto da rovesciare le sue preoccupazioni quotidiane nei sogni così spesso. Ok, a tutti capita prima o poi di avere un incubo quando si passa un periodo brutto della propria vita, ma non ogni notte per, quanto saranno stati, cinque giorni? Quello non era normale.

A scuola era sempre disattenta, faceva ancora più fatica a relazionarsi con gli altri.

Tanto che il suo insegnante di inglese era arrivato a chiederle se avesse problemi famigliari e le aveva consigliato di rivolgersi alla psicologa.

Ora, il suo insegnante di inglese era la persona migliore del mondo, un trentenne pieno di vita metà italiano e metà inglese, gay dichiarato, era una persona speciale. Ma non poteva certo spiattegliarli tutti i suoi problemi in faccia e chiedergli di risolverli. Così si limitò a dire che stava bene, che era tutto a posto, come faceva sempre.

 

Uscì di casa pensando alla preoccupazione mostrata dal prof. di inglese nei suoi confronti, attenta a non sbattere la porta e svegliare Cynthia.

Aveva indossato dei jeans larghi e una felpa dei Pink Floyd, che non le piacevano più di tanto ma erano pur sempre i Pink Floyd, insomma, Roger Waters, David Gilmour e compagnia bella, che invecchiando avevano solo acquistato fascino. Suo padre le parlava sempre dei Pink Floyd.

Calciò un sasso mentre camminava con le mani in tasca ascoltando 'Heart-Shaped Box' dei Nirvana.

Avrebbe avuto vogli di spaccare tutto, anzi di spaCare, come avrebbe detto Mika.

Sospirò. Avrebbe dovuto smettere di pensare a quel ragazzo o sarebbe finita per impazzire definitivamente.

Soprappensiero si infilò in una viuzza laterale poco frequentata.

Aveva freddo e, vedendo una luce e delle risate chiassose provenire da bar poco lontano, vi entrò.

Si sedette ad un tavolo all'entrata e ordinò una Coca-Cola, tanto era ormai palese che avrebbe passato la notte in bianco.

Stava avvicinando il bicchiere alle labbra quando lo vide.

 

Era perfetto. I riccioli pettinati all'indietro, a parte un ciuffetto ribelle. I vestiti eleganti che fasciavano alla perfezione quel corpo altissimo, magro, perfetto. Gli occhi castani splendenti. E le labbra. Quelle labbra perfette, labbra che ispiravano al bacio, incurvate in un sorriso.

E di fronte a lui, intento a lanciare sguardi fugaci nientepopodimeno che...

...il prof. di inglese, che in quell'istante prese la mano di Mika come se fosse il suo fidanzato.

Per poco Eleonora non sputò la Coca-Cola sul tavolo.

Era basita. Il suo prof. di inglese era il famoso fidanzato di Mika? Era abbastanza carino, ma non poteva veramente credere che Mika stesse con lui.

Si stavano alzando e vestendo per pagare e uscire.

Agì fulmineamente. Intercettò un cameriere porgendogli i soldi senza nemmeno dargli il tempo di darle resto e corse versò il prof.

A metà strada si calmò e si ricompose, rallentando fino a camminare. Uscì con le mani nelle tasche e la testa bassa, calcandosi il cappello sugli occhi, mogia mogia e sperò che il prof. fosse carino con lei nella vita privata come lo era a scuola.

Doveva sembrare tutto un fortuito incontro. Beh, in effetti lo era, più o meno.

Gli passò di fianco senza badargli troppo, con le cuffiette nelle orecchie e mise un dito nel colletto come per metterlo a posto, girando la testa.

Si sentiva un po' come Don Abbondio de 'I Promessi Sposi'.

Fece una faccia sorpresa e urlò, forse con troppo entusiasmo e indiscrezione : "Prooof! Saaalve! Come va? Cosa ci fa qui? Lui è il suo fidanzato? Che coincidenza! Sa, ero uscita per prendere un po' d'aria, quando ho visto questo bar aperto e mi sono detta 'Perchè non entrare?' così sono entrata e..."

"Eleonora, cosa ci fai qui? Non dovresti essere a dormire a quest'ora? Non ricordi che domani c'è la verifica?" disse lui, interrompendola.

Non sembrava per nulla irritato, sembrava più che altro stupito.

La ragazza rimase a bocca aperta senza sapere cosa dire. Si aspettava una sfuriata, non un dolce rimprovero.

"Io..." iniziò, perdendo del tutto la baldanza di prima.

"Non dirmi che ti sei dimenticata della verifica! Non hai studiato?" disse lui.

Lei arrossì: "Ehm, io... No."

"Non hai studiato?" La interrogò lui.

"No... Ma, ecco, io, io non studio mai per inglese... Leggo una volta al massimo." disse.

"Male!" disse lui "E si vede dai risultati!" la rimproverò.

Eleonora ci rimase malissimo, mentre sul suo iPod partiva 'Underwater' di Mika, quasi come per prenderla in giro.

"Ma veramente..." Sbiancò.

Lo sguardo duro di lui si addolcì.

"Intendo dire, se tu studiassi, sapresti l'inglese meglio di me ormai. Mi sembri molto portata per le lingue. Ed io non sono il Signore, non pretendo di sapere nulla alla perfezione." disse lui ridendo.

Mika fece un passo avanti assieme al cuore di Eleonora. Era bellissimo.

"Is she one of your students?" chiese al mio prof. di inglese.

"Yes, Michael, and she's the best student I've ever had. Not only for her English, I mean, she's able to learn things at a speed greater than sound. And not only to learn them, but also to understand them. She's the student every teacher would like to have." Sorrise.

Eleonora arrossì di nuovo. Si sentiva lusingata, ma pensava che il prof. stesse esagerando.

"No a parte gli scherzi, Eleonora, non dovresti essere fuori  a quest'ora, è pericoloso. La tua tutrice sa che sei qui?" le chiese.

"Io... No, non sa che sono qui, ma sa che potrei esserlo. Intendo dire che ho il permesso di uscire quando voglio. E comunque so difendermi."

"Sai difenderti!" rise, poi il suo sorriso svanì "Se ti trovassi davanti ad un uomo adulto anche solo di media taglia con cattive intenzioni saresti spacciata."

La ragazza arrossì un'altra volta.

"Adesso te ne torni a casa ed io ti accompagno. Sempre che a Michael non dispiaccia."

Si girò in direzione di Mika.

"Certamente no!" disse lui con quel suo accento adorabile, sorridendo.

"Allora, dove vivi? Ci fai strada?" disse il prof.

Lei si limitò ad annuire.

Farsi scortare a casa da Mika era una cosa fantastica.

Arrivata davanti a casa abbracciò il prof. e Mika, sentendosi, in confronto a lui, il nano più felice del pianeta.

Poi tornò a dormire o, più che altro tentò, poiché la caffeina era entrata in circolo.

Si addormentò verso le quattro del mattino ascoltando 'Smells Like Teen Spirits' dei Nirvana.

 

NOTA DELL'AUTRICE:

Ciaooo, zuccherini! Com'è il nuovo capitolo? Lunghino? Vi piace? Spero proprio di sì, perché l'ho scritto con il cuore.

Penso proprio di sembrare una fan dei Nirvana, ma non la sono. Forse la sto diventando. Beh, insomma, ora non potete lamentarvi del fatto che non ci sia Mika (anche se non l'avete fatto), ma parlerò comunque di più dell'amazing teddy-bear dal beautiful smile più avanti. Comunque, grazie a chi legge, a chi recensisce e anche a chi mi pensa ogni tanto (lol). Vi voglio bene (e anche a Mika). Bacioni!!!

P.S. Se non conoscete i Nirvana e vi piace il Grunge ve li consiglio (davvero esiste gente che non li conosce? :( really sad). Io penso che Kurt Cobain sia bellissimo e a me di solito non piacciono i biondi con gli occhi azzurri. Ma insomma, per lui ne vale la pena! Certo, se vi piace quel genere di ragazzo, bello e dannato... Come Ville Valo, bellissimo, ma non l'ho mai ascoltato.

Comunque, ripeto, bacioni a tutte/i!

Ah, e Buon 2014 a tutte/i!

P.P.S. Scusate, ho cancellato un capitolo in cui c'era solo la nota dell'autrice, perché, come mi è stato fatto notare, non ci stava granché (e così facendo ho pure cancellato due recensioni). E mi scuso anche perché sto facendo un casino con l'impostazione dei capitoli, come vi sarete accorti.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Si svegliò con la debole luce che filtrava dalle tapparelle negli occhi.

Sospirò. Aveva avuto un altro di quei sogni. Aveva sognato Mika fidanzato con il prof. d’inglese.

Si alzò e si guardò allo specchio.

Sembrava una zombie e aveva ancora addosso i vestiti della sera prima.

‘Aspetta’, si disse, ‘i vestiti della sera prima?’

Ma allora era tutto vero! Aveva veramente conosciuto Mika.

Scese le scale due gradini alla volta e corse in cucina dove Cynthia stava preparando delle crêpes dall’odore e dall’aspetto invitanti.

Le diede un veloce bacio sulla guancia, afferrò una crêpe e, zaino in spalla, prese il bus che l’avrebbe condotta al patibolo, meglio conosciuto con il nome di ‘scuola’.

Le prime tre ore non passavano più, poi c’era l’agognata pausa. Al suono della campanella Eleonora sospirò di sollievo e lanciò una cartina accartocciata alla sua amica Martina, seduta nel banco davanti.

“Hey! Devo dirti una cosa.”

“Hey! Che c’è?” chiese Martina, curiosa.

“Non indovinerai mai cosa mi è successo ieri!”

“Sei andata ad ubriacarti in qualche bar dove hai conosciuto un tizio figo che ti ha dichiarato amore eterno?” chiese lei, sarcastica.

“No, no!” rispose Eleonora “Sono andata in un bar, ma non mi sono né ubriacata, né fidanzata con un perfetto sconosciuto. È questo che pensi? Che bella idea ti sei fatta di me. No, comunque, ho incontrato una persona famosa a cui tengo tanto.”

“Chi? Non tenermi sulle spine! Un musicista? Non pensi ad altro:”

“Sì, qual è il più carino che ti venga in mente?”

“Mika?!?!” chiese lei, stranita.

“Shhh, zitta!” annuì Eleonora.

“Oddio, e come hai fatto a trovarlo?”

“Era lì con il suo ragazzo. Gli ho parlato.”

“Oddio.” disse lei “Quindi lo conosci? E com’è il suo fidanzato? Carino?”

“Abbastanza, ma, mi raccomando, non dirlo a nessuno, ok?”

“Cosa?” urlò “Tu hai conosciuto Mika ed il suo fidanzato ed io non posso dirlo a nessuno? Sei malvagia… Ma io lo conosco? È una persona famosa?”

“Martina, non posso dirtelo, davvero. Se potessi lo farei.”

“Bonjour ragazze. Sbaglio o stavate parlando di Mika?” chiese una voce alle loro spalle.

Il prof. di inglese.

“Certo, Mr. Evans. Questa ingrata ha conosciuto Mika ed il suo fidanzato e non vuole dirmi chi è.”

Eleonora l’avrebbe uccisa.

“Te l’ho detto, Marty, non posso dirtelo. E poi non lo conosci nemmeno.” mentì lei.

Non fece in tempo a finire la frase che suonò la campanella.

“Se non erro, dovrei essere nella vostra classe, adesso. Sarebbe meglio mettere da parte le divergenze e andare in classe, se non volete arrivare in ritardo e fare ritardare anche me. Anche se capisco che ad alcuni vostri compagni farebbe piacere.” disse lui divertito.

Le due ragazze corsero in classe.

Martina tenne il broncio per tutta la durata delle due ore di inglese, durante le quali, verso la fine, arrivò la bidella con un comunicato: mancava la professoressa di Francese e quindi sarebbero usciti un’ora prima.

Tutti esultarono. Fu solo allora che Martina sorrise ad Eleonora. Alla fine della lezione il prof. la trattenne.

“Eleonora, sei sicura che vada tutto bene? Non è normale girare per le buie vie di Milano all’ una di mattina. C’è qualche problema che ti assilla? Sai che puoi dirmi tutto.” disse lui, calmo.

“No prof, è che non me la sento di raccontare i mei problemi ad un professore. Preferisco parlarne con amici o famigliari. Arrivederci, buon pranzo e mi saluti Mika.” disse lei, voltandosi per uscire dalla classe.

“Aspetta!”

Eleonora si fermò.

“ Grazie.” disse solo il professore.

“Per cosa?”

“Per non avere detto a Martina di Mika e me.”

“Sono affari suoi prof, non vado certo ad urlarli ai quattro venti. Arrivederci.”

Detto questo se ne andò. Non era stata molto educata, ma non aveva voglia di parlarne ancora.

Corse fuori dalla scuola fino alla fermata del bus. Poi però decise di andare a piedi.

Arrivata alla sua meta, suonò il campanello e Cynthia le aprì la porta.

“Non avevi le chiavi?”

“Si, ma non avevo voglia di cercarle.”

“Lavati le mani. Ti vanno bene le uova con il bacon?”

“Vorrei diventare vegetariana, ma ok.”

Andò in camera sua, dove scaricò lo zaino greve di inutili libri scolastici e poi guardò le foto che c’erano attaccate vicino allo specchio. Foto di quand’era piccola, foto di poco prima che si trasferisse a Milano, foto di lei sotto il Duomo. Ricordi. Ricordi che sarebbero rimasti con lei tutta la vita, o almeno finché non avesse perso o buttato le foto.

Sospirò a fondo, poi tornò in cucina perché era pronto.

“Ho una sorpresa per te.” disse Cynthia, mentre Eleonora infilava in bocca un enorme boccone d’uovo, bacon e pane.

“Cioè?” domandò la ragazza, dopo aver inghiottito il tutto.

“Lo scoprirai presto.” Rispose Cynthia con aria furbetta.

“Ok, intanto vado a suonare un po’.”

“Va bene.”

Si sedette davanti al pianoforte e suonò. Si trovava bene in qual fiume impetuoso di note.

Immaginò un mare, completamente composto da note.

Le onde le lambivano il piede destro, le mani, le orecchie, la testa, qualunque parte del corpo fosse impegnata a suonare.

Poi un suono la distrasse. Il suono di una porta cigolante che si apriva.

Spalancò gli occhi, che aveva chiuso per concentrarsi. Perse la concentrazione.

Tolse le mani dalla tastiera del pianoforte, confusa. Non era Cynthia.

“Ciao.” disse una voce “Suoni bene.”

Si girò.

Aprì la bocca, stupita.

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Ciao a tutti! Per via delle vacanze ci ho impiegato un po’, ma ecco a voi il nuovo capitolo. Spero vi piaccia, è un po’ diverso dagli altri, ci sono molte più parti dialogate. Colpo di scena che non immaginerete mai (dico per davvero!). Allora, vi prego, recensite, ho bisogno di giudizi (giuro che questa volta non cancellerò le recensioni). Era la tua Lounette? Mi spiace tanto, avevi scritto cose carine. Beh, ‘notte a everybody, domani rincomincerò la scuola (purtroppo) quindi bisogna andare a nanna presto.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAP. 5

“Morgan?” disse Eleonora, stupita.

“Esatto, piccolina.” disse lui.

“Piccolina?”

Rise. Aveva una bella risata.

“Sei piccola in confronto a me.”

“Sì, ma non ci siamo mai visti prima di ora e tu mi chiami ‘piccolina’?”

“Dai, lasciamo stare, mi sto annoiando. Ti va di suonarmi qualcosa?” disse lui.

“Io? Ma tu suoni da dio, perché non suoni tu?” disse la ragazza, non ancora ripresosi dallo stupore.

Rise di nuovo. Era stupendo.

“Ok.” disse semplicemente lui.

Si sedette al pianoforte ed iniziò a suonare “Toccata e Fuga” di Bach.

Eleonora ascoltò a bocca aperta per tutta la durata dell’esibizione, assaporando le note come fossero dolcetti.

Alla fine del pezzo, Eleonora si ricordò di respirare.

“Sei bravissimo.” disse dopo qualche minuto di silenzio.

Lui rise nuovamente. Ma rideva sempre? Sarà stato di buon umore.

“Se fosse altrimenti non farei il musicista, no?” disse lui.

Modesto, il tipo.

Morgan si diresse verso la porta, facendo cenno alla ragazza di seguirlo.

“Vorrei farti conoscere un mio amico.” disse.

Lei lo seguì fino in cucina.

Una risata cristallina li raggiunse. Ma cosa avevano tutti da ridere? Quando la riconobbe ebbe un tuffo al cuore.

Entrò nella stanza, con Morgan che la seguiva passo passo.

Si fermò di botto e il cantante le arrivò addosso.

“Mika.” disse lei, laconica.

Il ragazzo si voltò verso di lei con ancora le labbra dischiuse in un sorriso che si allargò quando la vide.

“Eleonora, giusto?” chiese lui.

Lei arrossì. Che memoria!

“Sì.”

“Vi conoscete?” si intromise Morgan.

La ragazza la fulminò con lo sguardo.

“Yes.” disse Mika “Abbiamo un… amico in comune.”

“Oh. Capisco. Quindi non c’è bisogno delle presentazioni.”

“Già.” fu la risposta di lei.

Chiacchierarono per una mezz’oretta buona, poi Eleonora si inventò una scusa per fare vedere la sua cameretta a Mika, non prima di avere chiesto a Morgan quale fosse la sua canzone preferita di David Bowie. Lei lo adorava.

“Allora…” iniziò lei, intimidita dalla presenza del ragazzo nella sua stanzetta.

“Volevo parlarti.”

“Dimmi.” disse lui analizzando un poster di Freddie Mercury attaccato alla parete sopra il letto.

“Ti piacciono i Queen?”

“Sì, sono la mia band preferita.”

“Anche la mia!” disse lui, entusiasta come un bambino a cui avevano regalato un nuovo giocattolo.

“E qual è il tuo cantante solista preferito? Dai poster direi che o sono io o è David Bowie. Oh, e ti piacciono anche i Nirvana, i Beatles, gli Stones…”

Al nome di ogni band correva davanti al poster corrispondente.

“Hai buoni gusti musicali.”

La ragazza arrossì di nuovo.

“G-grazie.”

Lui rise. E a Eleonora si fermò il cuore per l’ennesima volta. Ma faceva apposta ad essere così bello e dolce?

“Senti…”

“Oui?”

“No ti prego, non so tanto bene il Francese.”

“Secondo me sì.”

“Secondo me no.”

Si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere.

“Vedo che andate d’accordo.” disse Cynthia entrando nella camera con the e biscotti.

“Oh, yes, tea. I like it.” disse Mika.

Eleonora si chiese se avesse la sindrome di Peter Pan o fosse solo fuori di testa perché era un musicista. Il più carino che avesse mai ascoltato. A questo pensiero la ragazza arrossì.

“Mika, dovevo parlarti. Dovevo dirti che… insomma, mi fa uno strano effetto pensare che uno dei miei musicisti preferiti è il fidanzato del mio prof di inglese, quindi… Mika, mi stai ascoltando?”

Il ragazzo stava fissando un disegno di Freddie Mercury che Eleonora aveva fatto qualche tempo prima.

“E’ stupendo.” disse lui.

“Tu sei stupendo.” disse lei a voce evidentemente abbastanza alta perché lui la sentisse.

Fece un risolino nervoso.

“Eleonora, sono gay e in più sono fidanzato…”

“Mika!” lo interruppe lei indignata “Ho solo detto che sei stupendo, non che ti butterei sul letto per fare... Tu "sai-che-cosa" seduta stante.”

“Hai ragione.” rise lui.

“Chi ha parlato di fare l'amore?”

Morgan scelse il momento sbagliato per entrare.

Mika rise. Ancora. Evidentemente erano tutti di ottimo umore.

Eleonora sospirò è si accinse a mettere un CD.

“Mi date un consiglio? “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars” di Dave o “News Of The World” dei Queen?”

Due voti a favore di Bowie e uno a favore dei Queen. Cynthia, arrivata poco prima era una fan sfegatata di David Jones (in arte Bowie).

La musica partì.

“Five Years”, “Soul Love”, “Moonage Daydream”.

Finalmente arrivò “Starman” Cynthia e Morgan si misero a cantare. Mika ed Eleonora li guardavano ridendo.

Poi Mika si impossessò dei CD.

Prese il suo “The Boy Who Knew Too Much”, scelse “We Are Golden” e si mise a cantare e a saltare per tutta la stanza.

Eleonora si chiese se gli ingredienti con cui Cynthia aveva preparato il the fossero legali. Sembravano tutti un po’ su di giri.

La canzone finì e Mika si accasciò su letto, esausto.

La ragazza, che era seduta di fianco alla testa riccioluta del cantante, pensò che, se quello era l’andazzo, sarebbe morta d’infarto in giovane età.

Lo guardò. I capelli ricci sparsi attorno alla testa, gli occhi castani rivolti verso di lei, le labbra semi-aperte. Il petto si alzava e si abbassava velocemente. Aveva il fiato corto.

La ragazza trattenne il respiro. No, Mika aveva ragione, probabilmente era gay  ed era innegabilmente fidanzato, lei non poteva assolutamente pensare a lui in quel modo. Si trattenne dal baciarlo.

Aveva detto al mondo di essere gay, ma la ragazza era convinta che egli, in qualche remoto angolo del suo inconscio, fosse se non etero, almeno bisex. O forse lo sperava solo.

Il ricciolo le sorrise e lei ricambiò. Il suo sorriso era la fine del mondo.

“Si è fatto tardi, devo assolutamente andare o arriverò in ritardo! “ disse Morgan, guardando l’orologio.

“Au revoir, Eleonora, anzi, piccolina.” Sorrise in direzione della ragazza. “Ciao Mika.”

“Ciao Muorgan.” disse lui, con il suo adorabile accento.

Cynthia scese con lui per accompagnarlo alla porta, così la ragazza ed il dolce moretto rimasero di nuovo soli.

Si lanciarono un’occhiata intensa per una quindicina di secondi, poi Mika ruppe il silenzio.

“Visto che sai così bene l’Inglese, perché non parliamo in English?” chiese.

“Perché tu devi fare un po’ di esercizio con l’Italiano.” rispose lei, cercando di storcere il naso come Mika, cosa che non le riuscì.

Lui divenne improvvisamente serio.

“Senti…”

Iniziò a giochicchiare con le dita.

“Ti va se ci vediamo di nuovo?” domandò a bruciapelo.

“O-ok.” disse Eleonora, colta alla sprovvista.

“Senti, questo è il mio numero.” disse, porgendole il suo cellulare “scusa se non te lo leggo, ma sono dislessico…”

“E discalculico.” lo interruppe lei.

“Come?”

“Discalculico. E’ come dislessico, ma con i numeri.”

“Oh, esatto.”

La ragazza copiò il numero sul suo cellulare stando bene attenta a scriverlo giusto e poi gli chiese: “Posso farti una foto per il contatto? Lo so che basterebbe andare su internet, io stessa ho tante tue foto, ma ne vorrei una… unica.”

“Certo! Non preoccuparti. Devo mettermi in posa?”

“No, vorrei un foto più spontanea. Fermo così, sorridi!”

Mentre lui rideva, lei scattò la foto con l’iPhone. Cambiò di poco la cromatura, et voilà, la foto era pronta.

“Ti piace?”

“E’ perfetta.”

“No, tu sei perfetto.”

“Rincominciamo?” chiese lui, sarcastico.

La ragazza arrossì.

“Insomma, non si può negarlo, è vero…” iniziò lei, ma venne zittita da Mika.

Le mise una mano sotto il mento e avvicinò il viso della ragazza al suo.

Le stampò un bacio su una guancia, poi le baciò le labbra.

La sua lingua indugiava sulle labbra di Eleonora come a chiedere il permesso, che fu subito accordato.

Le lingue dei due si rincorrevano nelle loro bocche.

Eleonora avrebbe voluto che quella danza non finisse mai, ma invece non ebbe lunga durata.

Fu il turno di Mika di arrossire.

“Sarà meglio che vada…” disse lui, alzandosi.

“Aspetta!” disse la ragazza, circondando la vita di Mika con le braccia e dandogli un veloce bacio sul collo, il tutto in punta di piedi.

“La proposta di prima è sempre valida?” chiese, incerta.

“Sì, quando non sei impegnata con la scuola, possiamo vederci. Tu, Morgan, Cynthia ed io.”

Eleonora sospirò. Avrebbe preferito poter stare con Mika da sola, ma avrebbe dovuto accontentarsi di quello.

“A presto, allora.”

“A presto”

Il sorriso del ragazzo era splendente.

 

 

POV Mika

Il ragazzo rimproverò sé stesso. Cosa gli era preso? Aveva baciato una RAGAZZA, di QUINDICI anni più giovane di lei e che era pure un’ALLIEVA del suo fidanzato. Il suo fidanzato! Cosa avrebbe detto Jim se lo fosse venuto a sapere? Non pensava che Eleonora glielo avrebbe raccontato. Era nei suoi interessi tacere.

Ma insomma, cosa gli stava succedendo? La crisi d’identità l’aveva superata già qualche anno prima.

Aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.

Sovrappensiero, era arrivato davanti alla casa della persona giusta. Erano passate un po’ di ore dall’accaduto, dovevano essere più o meno le 23.

Con il sorriso migliore che riuscisse a trovare in quella circostanza, suonò il campanello.

Venne ad aprirlo il padrone di casa, chiudendosi la vestaglia, i capelli scarmigliati sparati in aria e gli occhi pesti di sonno.

“Mika, che vuoi a quest’ora?”

“Morgan, ho bisogno di consigli."

 

NOTA DELL'AUTRICE:

Hey, che vi sembra? Mika è così dolce! Colpo di scena, arriva Morgan!

Spero vi piaccia. Non so che altro dire... Kisses!

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 7 ***


CAP.7

 

POV MIKA

 

‘Sii te stesso’, gli aveva detto Morgan. E non lo aveva forse fatto?

Ma il suo mondo gli era crollato addosso.

Jim. Eleonora. Non riusciva a decidersi.

‘Too much love will kill you

If you can’t make up your mind

Torn between the lover

And the love you leave behind

You’re headed for disasaster

‘Cause you never read the signs

Too much love will kill you

Anytime’

Sorrise tristemente. Pure Freddie Mercury glielo rinfacciava.

“Can’t you see that is impossible to choose?” disse a Freddie.

‘Sì, ora mi metto a parlare con i fantasmi.’ pensò.

Era sdraiato sul suo letto con una mano dietro la testa. Con l’altra si tormentava un ricciolino.

Sentì un urlo provenire dalla cucina.

“Michael! E’ pronto, vieni a mangiare!”

“Sì, mamma.” disse scherzoso a Jim.

L’insegnante rise e si avvicinò al suo ragazzo, munito di un mestolo. Indossava il grembiule ed in testa aveva un cappello da cuoco, da cui fuoriuscivano ciuffetti biondo miele.

“Cosa hai intenzione di fare con quello?” gli chiese.

Il biondo si mise a ridere di nuovo. Gli si formarono delle fossette adorabili ai lati della bocca.

Mika sorrise di rimando.

“Ora vieni a mangiare, altrimenti si raffredda tutto.” disse il biondo.

Mika lo seguì come un pulcino.

Si sedettero silenziosamente al tavolo e allo stesso modo consumarono il loro pasto.

“Michael, che hai? Sei molto silenzioso ultimamente. In più sei sempre fuori casa.”

“Ho… problemi sul lavoro, non preoccuparti.”

“Sicuro?” disse il biondo alzandosi per sparecchiare “Sembri triste.”

“Sono solo stanco.”

“Ok”

Jim scoccò un veloce bacio sulla testa di Mika prima di andare in soggiorno.

“Serata speciale, ti va? Buona cena, film romantico e cioccolatini.”

“Io…” iniziò Mika “Va bene.”

Si sedette pesantemente sul divano mentre Jim metteva il loro film preferito.

Poi il biondo si sedette accanto a lui, posizionando il braccio del moro sulle sue spalle.

Il film iniziò, ma Mika non lo seguì molto, era troppo preso a pensare.

Pensava al fatto che Jim era il miglior ragazzo del mondo, sempre così dolce, disponibile, attento, sapeva ascoltare. Ma Mika non era contento. Pensava sempre ad Eleonora, quella ragazza era diventata un’ossessione.

‘Devo mettermi la testa a posto’, pensò Mika, ‘Ora.’

 

POV JIM

Mika era irrequieto. Lo sentiva teso. Anche se fissava lo schermo della televisione, Jim sapeva che il suo ragazzo pensava a tutt’altro.

Alla fine si decise a esprimere l’idea che gli si era affacciata nella mente da un po’ di tempo.

“Mika…” inziò, titubante “Io, io devo farti una domanda a cui devi rispondere sinceramente. Voglio solo la verità.

Sentì Mika tremare. Sembrò riscuotersi dai suoi pensieri.

“Dimmi.” disse il ricciolo con un sorriso tirato.

Jim prese un respiro profondo.

“Ultimamente sei sempre sovrappensiero, spesso fuori casa, non so dove tu abbia la testa…”

Il moro fremette.

“Io…”

“Ci ho pensato a lungo… E’ più o meno da quando hai incontrato quella mia allieva che sei così…” lo interruppe “Ti sei preso una cotta per lei? Mi tradisci?”

 

POV MIKA

Mika si sentì svenire. Aveva capito tutto! Gli sembrava di essere in un film. Già, il film… Se lo avesse guardato magari Jim sarebbe stato zitto.

Prese fiato. Aveva il cuore a mille.

“Jim io…”

Il biondino lo stava ascoltando attentamente.

“Io non ti tradisco.”

“Mmmm, ti credo, sembri sincero. Non l’hai mai fatto, che io sappia. Ma c’è sempre una prima volta…”

Ci fu un minuto di silenzio.

“Perché sei così, allora? E’ per quella ragazza o no? Ti piace?”

“Io… Io non saprei.”

“Mika, saprai se ti piace una o no?

Il cantante non sapeva cosa dire. Non poteva credere che stesse succedendo veramente. Non aveva ancora capito se Jim fosse arrabbiato con lui. Aveva un tono calmo, ma il suo sguardo era freddo come non mai.

 “Sì.”

“Sì?”

“Sì, mi piace. Ma mi piaci anche tu.”

Non si trattenne. Pianse. Jim lo abbracciò, addolcendosi.

‘Piangere non è una cosa virile’ si disse Mika.

Ma tanto lui era gay. O forse no.

Si abbandonò nell’abbraccio, piangendo tutte le lacrime che aveva in corpo.

 

POV Jim

“Jim.”

“Sì, Michael?”

“Mi odi per questo?”

“Non potrei mai odiarti, Michael.”

“Tu dici?”

“Sei l’uomo più intelligente, dolce, bello e talentuoso che io abbia mai conosciuto. Anche se non ti amassi non potrei odiarti.”

“Neanche perché amo un’altra. Un’ALTRA.”

“Oh, Michael, piccolo mio…”

Lo abbracciò stretto. Sembrava un bambino da come piangeva.

“Non voglio perderti…”

“Neanch’io.”

“Quindi?”

“Quindi non mi perderai e io non perderò te! Ho un idea…”

 

NOTA DELL'AUTRICE:

Hey, come va, gens? Okay, diamo una svolta alla storia. Forse stasera pubblicherò anche il prossimo capitolo. Forse. Okay, ditemi quello che pensate di questo, intanto.

See u soon!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Passarono i giorni e sembrava che si fossero dimenticati del bacio.

Si vedevano spesso tutti e quattro insieme. Facevano passeggiate, pic-nic, andavano a vedere film o spettacoli teatrali e sembrava che tra Mika ed Eleonora non fosse accaduto nulla.

La ragazza non dubitava che Morgan sapesse tutto, a giudicare dalle occhiate furtive che le lanciava ogni tanto. Insomma, alla fine, l’unica all’oscuro dell’accaduto era Cynthia.

Mika voleva parlare a quattr’occhi alla ragazza di quel bacio, quasi rubato, ma non aveva mai avuto la possibilità.

Un giorno come gli altri gli si presentò finalmente l’occasione.

Erano andati a fare un pic-nic su una piccola collinetta.

Morgan era andato a prendere qualcosa in macchina e Cynthia si era offerta di portare Mel a fare un bagno nel fiume.

Erano rimasti soli.

Mika si avvicinò alla ragazza che gli dava la schiena e le sussurrò in un orecchio:  “Hey, noi due dobbiamo parlare.”

“Non abbiamo nulla da dirci, Mika.” rispose lei, fredda.

“Come?”

Mika non credeva alle sue orecchie.

“Non era giusto Mika.”

“Temo di avere capito male.” disse, alzano un sopracciglio.

“Ci ho pensato a lungo Mika. Tu sei un personaggio famoso, una star, io non sono nessuno. Tu hai trentun anni, io sedici. E non puoi dire al mondo di essere gay e poi stare con una ragazza. Un po’ di coerenza, Mika. Non sei più un adolescente con gli ormoni impazziti.”

Mika tacque per qualche minuto, fino a quando non arrivò Morgan a rompere il silenzio.

“Come mai quei musi lunghi?”

“Lascia perdere, Marco.” disse Mika, cinico “Mi hanno appena scaricato.”

A quell’affermazione la ragazza si scaldò.

“Appena scaricato! Mika, ma ti rendi conto di quello che dici? Sono MINORENNE, capisci? Se non vuoi fare la figura del pedofilo, sarebbe meglio dimenticarti tutto.”

Silenzio di tomba.

“Perché fai così?”

Il cantante aveva le lacrime agli occhi. Sembrava un ragazzino.

“Non ha voluto dire nulla quel bacio, per te?”

“Oh, Mika, mi vuoi ascoltare? Non potremmo stare insieme, perché…”

“E’ solo l’età il problema? No, perché altrimenti posso aspettare un paio di anni.”

“Mika…”

Anche la ragazza aveva le lacrime agli occhi.

Non riuscì a trattenersi. Calde gocce scesero lungo le sue guance morbide, sulle labbra, fino al mento.

Sì alzò per correre via, ma fu bloccata da Morgan, che la abbracciò con l’affetto di un padre che vede la figlia soffrire.

Cynthia arrivò giusto in tempo per vedere questa scena.

Morgan stringeva la ragazza a sé, mentre lei si aggrappava a lui in cerca di sostegno. L’uomo sentì le lacrime bagnare la sua maglietta, ma non ci fece caso. In quel momento voleva solo che la tristezza e la sofferenza abbandonasse i cuori di quei due ragazzi, voleva solo che loro fossero contenti.

“Penso che dobbiate delle spiegazioni a Cynthia.” disse dopo un po’.

Appena le ebbero spiegato tutto, per poco Cynthia non imprecò.

“Non è esattamente il momento giusto per combinare guai. Oggi i tuoi genitori mi hanno telefonato: sono pronti per partire.”

Il giorno temuto ed amato da Eleonora era finalmente arrivato: i suoi genitori si sarebbero trasferiti a Milano.

Lo avrebbero fatto anche prima se non avessero una miriade di faccende da svolgere prima di potersi trasferire definitivamente.

Avevano infatti mandato Eleonora solo perché potesse iniziare la scuola lì ed ambientarsi un poco.

Sarebbero vissuti insieme nella casa dove vivevano già Eleonora e Cynthia, per risparmiare.

 

Mangiarono in silenzio. Si sentiva la tensione che si era creata tra Mika ed Eleonora.

Dopo il pranzo frugale, sbaraccarono e si misero in viaggio per tornare nel centro di Milano.

Arrivati davanti alla casa di Eleonora, Mika scese con loro.

“Posso parlarti senza che tu mi urli addosso, ora?” chiese.

“Sali.”

I due entrarono in casa e fecero le scale fino alla camera della ragazza.

“Chissà che fisico avrai dovendo fare ogni giorno tutte queste scale.” disse lui per sdrammatizzare.

“Mika…”

La ragazza si sedette sul letto, subito seguita dal riccio.

“Sei sicuro che sia attrazione fisica quella che provi per me?”

Disse tutto d’un fiato, per paura di quello che avrebbe potuto rispondere il cantante.

Il moro rifletté a lungo prima di rispondere.

“Temo di sì.”

La ragazza sospirò.

“Sto avendo un’altra crisi d’identità… A trentun anni.”

Si avvicinò alla ragazza e la abbracciò, la testa di lei contro il suo petto. La ragazza sospirò ancora, abbandonandosi nell’abbraccio.

“Ti amo.” mormorò lui all’orecchio della ragazza “Hai ragione tu. Ma non riesco a pensare razionalmente quando ci sei tu. Ho pensato molto alla reazione che potrebbe avere Jim, veramente. Però questo non cambia e non cambierà i sentimenti che provo per te. C’è quella chimica che attrae un corpo all’altro, non posso farci nulla. Spero solo che tu prova qualcosa per me.”

Affondò il naso nei capelli biondo scuro della ragazzina, annusando l’odore di pulito e fiori di cui erano impregnati.

“Provi qualcosa per me?”

Lei lo guardò intensamente negli occhi. Poi gli baciò il collo.

“Riproviamoci tra qualche anno, se sarai ancora interessato a me, anzi, se ti ricorderai ancora di me, ok?”

 

POV MIKA

 

La guardò. Aveva gli occhi lucidi. La stringeva a sé con forza, come se potesse andarsene da un momento all’atro, cosa che in effetti avrebbe fatto. Avrebbe voluto baciarla un ultima volta, prima di lasciarla scappare via. Ma non poteva.

Aveva ragione lei, si stava facendo sopraffare dalle emozione, si stava comportando come un bimbo viziato. Non aveva mai agito in quel modo.

Era stanco. Tanto stanco. Spossato.

Si sdraiò sul letto, sempre abbracciando la ragazza.

Le baciò i capelli e, con il suo profumo nel naso, si addormentò.

 

NOTA DELL'AUTRICE:

Heilà! Grazie a MrsGallagher per la recensione dell'ultimo capitolo: avevo già pensato che la differenza di età tra Mika ed Eleonora fosse un problema, visto che lei è minorenne (ha 16 anni). Bene, here we are! Il problema si risolverà, prima o poi. Recensite numerosi, mi raccomando. Baci & Abbracci :3

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAP.8

 

“Cioè?” chiese Mika.

“Cosa?” chiese Jim.

“L’idea che avevi perché non ci perdessimo l’un l’altro.”

“Andiamocene via di qui! Lontano, in un posto in cui non ci sia nessun’altro, solo noi!”

“Ma tu devi andare a scuola, insegnare… E io ho XFactor. E’ per questo che sono qui.”

“Oh, Mika…” disse Jim.

Non avevano mai parlato molto di XFactor. Era già la seconda stagione del talent italiano a cui il cantante anglo-libanese partecipava in veste di giudice.

“Quando XFactor e l’anno scolastico saranno finiti, ci prenderemo un po’ di vacanza, okay?” propose Mika.

“Non posso aspettare… Ho paura che lei ti porti via da me…”

“No, non lo farebbe mai...”

“Perché ne sei così sicuro?”

Mika abbassò la testa.

“Hey, Michael, tu sei Mika, il cantante che con XFactor ha conquistato l’Italia e il cuore delle italiane. Non penso che potrebbe resisterti. Nessuno resisterebbe ad un uomo così affascinante.” disse il ragazzo avvicinandosi al moro con fare malizioso.

“No, Jim. Lei… se è come dici tu, lei ha una grande forza di volontà per essere così giovane.”

“Ti ha detto di no.” disse Jim, quasi ridendo.

Mika annuì sconsolato.

“Non ne parliamo più, okay? Tu vai a scuola, le insegni le cose che devi e così via, va bene?”

Gli soffio sulle labbra un “Okay, Michael” prima di baciarlo.

“Non pensiamoci più.”

Gli mise una mano sotto la maglietta e Michael si lasciò finalmente andare.

Lo baciò con passione, mentre si dirigevano verso la camera da letto.

“Ti voglio sentire, adesso.” Sussurrò Jim all’orecchio del ricciolino.

Mika, in risposta gli tolse la maglietta ed iniziò ad armeggiare con la cintura del biondo.

“Ti amo, Michael.”

“Ti amo anch’io Jim.”

 

 

POV ELEONORA

 

Eleonora camminava per le buie strade di Milano.

Era uscita per sbollire la rabbia. Era già da una settimana che non vedeva Mika e non pensava che lo avrebbe più rivisto.

Le mancavano il suo sorriso, i suoi bellissimi occhi, i ricci castani.

Si ritrovò a canticchiare Underwater.

‘With your love

I can beathe

I can breathe

Underwater’

Sentì le lacrime pungerle gli occhi. Le mancava tantissimo.

Ma forse era meglio così. Lui aveva quindici anni in più di lei.

Era troppo famoso, troppo speciale, troppo bello, troppo tutto.

Tutte le cose belle, ovviamente.

Sentì le forze mancarle e fu costretta a sedersi. Era in piazza del Duomo. Guardò la chiesa. Le guglie ed i doccioni erano immersi nella luce della luna, che conferiva al Duomo un aspetto misterioso.

Camminò lentamente fino alla Galleria Vittorio Emanuele II.

C’era ancora gente che camminava frettolosamente lungo la galleria.

La ragazza respirò a pieni polmoni l’aria fredda della notte e si decise a tornare a casa.

Arrivata in camera si mise sotto le coperte con le lacrime agli occhi.

Eh, sì, avrebbe proprio dovuto dimenticarlo.

NOTA DELL'AUTRICE:

Sono finalmente riuscita a scrivere con un'impaginazione decente?

Allora, eccovi un mini-capitolo, avevo esaurito le idee.

Spero vi piaccia e aspetto numerose recensioni :3

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAP.9

 

“Buongiorno, ragazzi.”

“Il buongiorno di vede al mattino.” disse Eleonora sarcastica.

“Come scusa?” chiese Jim.

“Nulla prof.”

Il biondino sembrava poco convinto.

“Dopo dovrei parlarti.”

Eleonora si sentì morire. Che avesse scoperto tutto? Ma che colpe aveva lei, alla fin fine? Piacere a Mika era una colpa?

“O-okay.”

Jim spiegò le regole grammaticali alla classe, ma sembrava aver perso la solita allegria. Spiegava serio, come un qualsiasi altro professore e pareva non essere molto attento a quello che diceva.

“Ehi! Eleonora!” sussurrò Martina.

Eleonora si girò verso la ragazza.

“Che ha il prof. da dirti? Ultimamente ti trattiene spesso dopo le lezioni.”

‘E’ una così cara ragazza’, pensò Eleonora, ‘ma non sa farsi gli affaracci suoi.’

“Niente. Lascia perdere. Lunga storia, non potresti capire.”

“Ma come? Non mi dici più quello che fai, come ti senti, quello che pensi… Che migliore amica sono, se non mi parli?” la rimproverò.

“Io… Martina scusami, ma stanno succedendo cose… Sono finita in qualcosa più grande di me.”

Martina sorrise.

“Capisco.” la perdonò.

“Ragazze! La smettete di chiacchierare e seguite la lezione? Grazie.”

Jim le riprese, irato.

“Sì, ci scusi prof.” risposero le due ragazze.

“Ma che ha? Gli è successo qualcosa? Il ragazzo lo ha lasciato?”

Eleonora impallidì. Martina parlava sempre troppo.

“Avrà dei problemi famigliari.”

“Giordano! Russo!” sbraitò Jim.

“Scusi…” iniziò Eleonora.

“Non voglio sentire scuse! Venga con me dal preside, Miss Giordano!”

Eleonora decise di non ribattere per non peggiorare la situazione, in particolare perché il prof. le aveva dato del lei e l’aveva chiamata Miss.

Si alzò con la coda tra le gambe e la testa bassa e si diresse verso la porta che Jim gli stava tenendo aperta guardandola arrabbiato.

La classe li guardò allibita. Il prof. che se la prendeva con la sua allieva preferita? Strano.

SBAM!

Il biondo chiuse con rabbia.

“Cosa gli hai fatto?”

“Cosa?”

“Cosa hai fatto a Mika?”

“Io…”

“C’è stato qualcosa tra di voi?”

“Io, io… lui… lui mi ha… baciata…”

“E tu? Che hai fatto?”

“Gli ho ricordato che sono minorenne.”

Jim sospirò.

“Non voglio perderlo.”

“Capisco perchè.”

Jim la guardò male ed Eleonora arrossì.

“Non… non mi fraintenda!”

Jim la guardò ancora negli occhi per interminabili secondi, poi sospirò di nuovo e le fece cenno di tornare in classe.

“Ragazzi” esordì lui appena fu di nuovo dentro “Ho preso una decisone drastica.”

I ragazzi lo guardarono incuriositi.

“A causa di problemi famigliari sono costretto a tornare a Londra. Finirò il mese qui, poi partirò. Il preside sa già tutto, poi vi verrà comunicato il nome del mio sostituto.”

Gli alunni si scambiarono occhiate seguite da mormorii scandalizzati.

‘Ma prof…’, ‘Come può farci una cosa del genere?’, ‘Cambi idea, la prego!’ e frasi simili giravano per la classe.

Eleonora stette immobile a fissare il banco verde. Improvvisamente un incisione che rappresentava un cuore e le lettere M+E le sembrava molto interessante.

M+E.

Mika+Eleonora.

No, decisamente no.

“Giordano! Cosa ti prende oggi?”

Eleonora alzò lo sguardo, triste. L’ava chiamata ancora per cognome.

“Niente, prof.”

Jim si avvicinò a lei.

“Eleonora, che cos’hai?” sussurrò per non farsi sentire dagli altri.

Forse l'aveva perdonata.

“Niente.” insistette “Posso andare in bagno?”

“Vai.”

Il prof. era particolarmente lunatico, quel giorno.

La biondina si diresse in bagno e si lavò la faccia con acqua fredda, cercando di trattenere le lacrime.

Cosa doveva fare? Aveva bisogno di consigli…

 

 

TORNATA A CASA

“Cynthia!”

“Mmm, sì? Bentornata come va?”

La donna alzò la testa dalla rivista di musica che stava leggendo con un sorriso a trentadue denti che subito sparì, quando vide la faccia di Eleonora.

La ragazza aveva gli occhi arrossati e le occhiaie che risaltavano contro la pelle pallida come non mai.

“Cos’è successo?”

“Niente. Ho bisogno di sapere una cosa. E' urgente.”

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Salve gente!

Il cambio di scrittura vi ha dato fastidio? Ho iniziato a scrivere al computer, prima scrivevo con il cellulare.

Che dire? Jim è geloso, ha tanta paura di perdere Mika e anche Mika ne ha, perché lo ama comunque.

Eleonora è sempre più depressa, Jim non sa come comportarsi.

Bene, giudicare spetta a voi. Vi piace? Recensite. Non vi piace? Recensite. Non volete recensire? Non recensite.

Bye-bye

Sempre vostra

RainAndFire

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


CAP.10

 La ragazza guardò ancora una volta l’indirizzo che c’era scritto sul foglietto zuppo di pioggia che teneva in una mano con timore quasi reverenziale.

‘Ci sono.’ pensò.

Suonò il campanello.

“Ma che hanno tutti negli ultimi tempi? E’ mezzanotte passata e la gente dorme a quest’ora… Ah, sei tu."

“Morgan, aiutami!”

“Perché chiedono tutti a me? Vi sembro la persona giusta per queste cose? No, dico io, chiedete a vostra madre, o...”

“I miei genitori stanno tardando ad arrivare. Forse arriveranno domani… Non posso chiedere a loro... Ma tu sei logorroico anche appena svegliato?”

Morgan si zittì.

“Entra, che altrimenti ti ammali…”

“Ecco la parte paterna di Morgan che viene fuori!”

“…e danno la colpa a me.”

“Ah, volevo ben dire.”

Morgan la fece sedere in soggiorno.

“Morgan, sei solo vero?”

Lui fece finta di offendersi.

“Ovvio!”

“Già, altrimenti non mi avresti fatta entrare.”

“Dovresti metterti dei vestiti asciutti.”

“Fa lo stesso.”

“No, ora ti do dei miei vestiti e tu li metti anche se ti stanno grandi e sono da uomo.”

“Non ho problemi se sono da uomo.” rise lei.

“Bene, allora ti accompagno in bagno, così ti asciughi e ti vesti. Poi mi dici quello che devi.”

“Ma tanto poi mi inzupperei di nuovo.”

“No, dopo ti riaccompagno io a casa.”

“Morgan, non serve, dovresti vestirti, visto che sei in pigiama, e…”

“Niente storie!”

“Okay”

Dopo qualche minuto Eleonora uscì dal bagno con i vestiti caldi e asciutti di Morgan:

un paio di jeans strappati, una camicia bianca di qualche taglia di troppo e dei calzini neri con dei teschietti.

“Tu metti spesso cose del genere?” chiese, indicando i calzini.

“Sempre.” rispose lui ridendo “Vieni qui.”

La ragazza si sedette di fianco al cantante e mise la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. Lo abbracciò.

“Marco?”

“Sì?”

“Mi vuoi bene?”

“Certo.”

“Allora mi puoi aiutare?”

“Dimmi.”

La ragazza gli raccontò tutto.

Alla fine del racconto Morgan sospirò poi avvicinò la testa della ragazza al suo petto e la cullò, fino a quando lei non si addormentò.

Dopo avere pensato per un po’ a una soluzione al problema che tormentava la ragazza, si addormentò abbracciato a lei.

 

“Ah, bene, molto bene.” Disse Morgan.

Eleonora rise. Stavano facendo colazione e la ragazza aveva ammesso di preferire la colazione inglese a quella italiana.

“Oh piccola.”

Morgan si avvicinò a lei sorridendo, contagiato dalla sua risata.

“Sei bellissima quando sorridi. Non voglio che per colpa di un ragazzo tu debba essere triste. Il tuo meraviglioso sorriso è contagioso, illumina il mondo. Ecco, ecco perché Mika è così ossessionato da te. Sorridi di nuovo, ti prego.”

“Stai esagerando..."

"Ti voglio vedere felice."

"Allora aiutami a farmi capire, Marco. Da Mika e Jim.”

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Buonsalve gente!

Come va? Bene spero.

Okay, è una FF su Mika ed io scrivo un intero capitolo su Morgan. *.* Okay… Ed è pure corto...

Anyway, vi piace? Visto che Mika ha chiesto consigli a Morgan, Eleonora decide di andare anche lei dal buon Marco, poverino (?).

Bene, ora vado, ciaociao a tutti, forse ci si vedrà domani se non mi metterò a scrivere il capitolo 2 dell’altra FF che sto scrivendo.

Bye bye a tutti!

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Capitolo 11
*** New City, New Life ***


CAP.11

 

"Hey!" la salutò una voce alle sue spalle.

"Hey." rispose Eleonora con poco entusiasmo.

"How are you?"

"Fine thanks and you?"

"Non penso che tu stia bene, ragazza mia!" disse la voce, poco convinta.

"Senti, John, non ho voglia di parlarne."

"Nemmeno al tuo migliore amico?"

Migliore cosa? In effetti, erano più che membri della stessa band, erano migliori amici. Sì, John era il suo migliore amico. Il suo unico amico.

"Come va, quindi?" chiese lui.

"Così così."

"Qual è il problema?"

"Lascia perdere."

"Okay..." disse il ragazzo dubbioso "Ricordi che oggi abbiamo i provini della band?"

"Holy shit!" disse la ragazza dandosi una manata sulla fronte "Mi ero completamente dimenticata!"

"Beh, meglio che ti sbrighi, alle 2 p.m. si inizia."

"Oh God!"

Eleonora si precipitò a casa, salutò Josh -il figlio dei signori Smith, presso i quali abitava- e si catapultò fuori dalla casa, dopo aver preso una ciambella e la sua chitarra.

Sulla metropolitana c'era poca gente, stranamente.

La ragazza si era ormai abituata alla fiumana di esseri viventi con la testa tra le nuvole che si spostavano ogni giorno.

Si sorprese a canticchiare 'Sovrappensiero' dei Bluvertigo. Le mancava un po' Morgan. Avevano mantenuto buoni rapporti anche dopo la partenza di Mika e Jim dopo XFactor.

Marco era con lei quando la ragazza stava infilando vestiti a casaccio nella valigia, troppo agitata per guardare quello che stava facendo.

Era stato sempre così disponibile ad aiutarla, a darle consigli, a dirle che forse avrebbe dovuto portarsi dietro anche un po' di calzini per sopravvivere alla dura vita della studentessa inglese.

Era anche stato lui a convincere i suoi genitori a lasciarla stare tutto l'anno fuori. Anno all’estero: un sogno.

Era come un padre per lei, no, un fratello, un amico. Non sapeva cosa, ma sapeva che si volevano tanto bene. Affetto, nulla di più, non amore. Non carnale, almeno. Platonico, forse. O forse neanche quello.

Entrò negli studios di Abbey Road pensando proprio a Marco, distogliendo per cinque minuti i pensieri da Mika. Per tutto l'anno scolastico non aveva pensato ad altro, e a Londra la situazione non era migliorata molto. Per quello era sempre di cattivo umore.

Solo quando era con la band riusciva ad estraniarsi dal mondo e dal suo passato.

"Hi!"

"Hi"

Scambiò dei saluti veloci con gli altri membri della band e si mise subito ad accordare la chitarra elettrica.

John si avvicinò a lei.

"Mi raccomando, un suono duro e ruvido come non mai. Oggi ne va della nostra carriera musicale."

La biondina annuì.

Dopo una decina di minuti arrivarono i produttori.

Avevano sentito la band su Youtube e avevano deciso che quei ragazzi sarebbero potuti diventare qualcuno.

Eleonora non aveva perso il vizio di caricare le sue canzoni sul suo canale di Youtube, che era diventato il canale ufficiale della band.

'Come Justin Bieber.' pensò la ragazza 'Ma siamo decisamente un'altro genere.'

In effetti, non aveva mai ascoltato Justin Bieber. Di cantanti del 2000 la ragazza ascoltava solo Mika e Robbie Williams, che aveva iniziato negli anni ’90 con i Take That, e Morgan, che come Robbie Williams aveva iniziato prima con i Bluvertigo. Gente di tutt'altro calibro, insomma. Soprattutto Mika. Quasi solo Mika. Non che ce l'avesse con Justin Bieber, i gusti sono gusti, a lei non piaceva, altri lo amavano. Lei amava Mika. Già, Mika.

'Accorda questa fottuta chitarra e smettila di pensare a lui.' si disse.

Era di umor nero.

"Iniziamo?" chiese Armin, il batterista.

I ragazzi annuirono e suonarono tutto il loro repertorio composto da canzoni di Aerosmith, Alice Cooper, Kiss, Led Zeppelin, Metallica, AC/DC, Nirvana, Guns'n'Roses e Whitesnake.

Eleonora e John si alternavano alla voce.

"Bravi, ragazzi, ma sapete suonare anche qualcosa di un po' meno duro? Più classico." chiese uno degli uomini in giacca e cravatta, quando ebbero finito.

Eleonora propose di suonare qualcosa dei Beatles, dei Queen o di Elton John, anche se tutto le ricordava Mika.

"Bene, bene. Penso che possiate avere un contratto con la EMI."

La ragazza si sentì mancare.

La EMI? Okay, un po' band avevano avuto problemi con quella casa discografica, come i Tirty Seconds To Mars -ne aveva sentito parlare a scuola per i corridoi- ma prima che venisse comprata dal gruppo Vivendi Universal ed era pur sempre la EMI! No, era sicuramente un sogno.

"Accettate?" chiese uno degli uomini.

"Sicuro!" urlò lei, entusiasta.

I ragazzi corsero a firmare. Eleonora aveva compiuto da poco diciott'anni, quindi era a (quasi) tutti gli effetti maggiorenne. Gli altri ragazzi avevano più o meno diciannove- vent’anni.

 

"Ma ci credete: la EMI!!!"

I suoi compagni la guardarono sorridenti. Era la prima volta che sorrideva da mesi.

"Siete stati bravissimi ragazzi! Vi voglio bene."

"Abbraccio di gruppo!" concluse John.

Stettero tutti abbracciati per un po': Eleonora, John, Armin, il tastierista Brian e il bassista Dave.

John prese in mano la situazione.

"Ragazzi, domani si prova fino alla nausea. Voglio che esca qualcosa di buono da quegli studios. Una nuova canzone, magari. Dobbiamo registrare un album, non dimenticatelo e visto che per ora il nostro repertorio è composto quasi esclusivamente da cover, diamoci una svegliata!"

"Ma John..." iniziò Dave, intimidito "Non abbiamo un nome per la band e quelli della EMI hanno detto che per domani dobbiamo averlo."

"Oh, Davey non preoccuparti, Eleonora ed io abbiamo pensato ad un bel nome per noi. Che ne dite dei Black Wolf?"

"Come la marca di abbigliamento? Perché no?" disse Dave.

"Allora è deciso."

 

"I don't wanna be another wave in the ocean

I am a rock not just another grain of sand!"

Eleonora stava cantando a squarciagola saltellando sul letto quando Anne aprì la porta.

"C'è John qui fuori che ti aspetta e Josh si è mangiato di nuovo tutti i cereali."

"Lascia che tuo fratello mangi quello che vuole. Il colpevole è casomai Johnny. Interrompermi mentre canto, insomma! Un po' di rispetto per i Bon Jovi ed il suo quasi omonimo Jon! Bah, ragazzi! Chi li capisce!"

"Vestiti che siamo in ritardo, come al solito." disse John, spuntando con la testa dalla porta aperta.

"Ehm..."

In effetti era in reggiseno e pantaloncini. Non un look da studio, insomma.

"Su, dai, sei bella, ma ora vestiti."

 

"Lo pensi davvero?"

"Cosa?"

Si stavano muovendo velocemente per le strade di Londra per cercare di non arrivare con troppo ritardo.

"Che io sia bella."

"Certo!"

Camminarono per un po' in silenzio a testa bassa con le mani in tasca e la chitarra in spalla.

L'aria era tesa.

Quando si fermarono davanti ad Abbey Road, John iniziò a parlare.

"Senti..." disse.

"Hey, guys!" disse Brian mettendo le braccia sulle spalle dei due ragazzi.

"Ciao Brian." dissero i due in coro.

Eleonora lo ringraziò mentalmente per essere sempre nel posto sbagliato al momento giusto. Non voleva parlare con John di qualsiasi cosa volesse discutere.

"Entriamo?" chiese Eleonora.

I due ragazzi annuirono.

"Dave e Armin sono già dentro a provare." disse Brian.

John si avvicinò all'orecchio di Eleonora.

"Devo parlarti. In privato. È abbastanza urgente."

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Hey, guys!

Questo capitolo mi lascia un po’ perplessa. Spero di non avere sparato troppe cavolate sulla EMI, non so come si possa fare un contratto con una casa discografica, i ragazzi non hanno un manager etc.

Però mi sembrava la cosa giusta da fare per Eleonora. Cercare di “distrarsi”. Okay, considerando che anche il nostro Mika è nel campo della musica, non so quanto riesca a pensare ad altro –come avrete notato è un po’ fissata- ma almeno fa quello che più le piace: suonare.

Che ne dite dei nuovi personaggi? Mi sembrano carini.

E mi scuso se Mika non compare in questo chapter, ma arriverà, tranquilli, guys!

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Cosa avrà John di così importante da dire ad Eleonora?

Bye-bye, al prossimo capitolo

P.S. Mi scuso se ci ho impiegato un po’ a scriverlo.

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Capitolo 12
*** Urgent ***


Vi consiglio di mettere questa mentre leggete, a meno che non vi disturbi, altrimenti vi consiglio di ascoltarla: http://www.youtube.com/watch?v=JA6id4--BDg

 

CAPITOLO 12 -  URGENT

'Got fire in your veins

Burning hot

But you don't feel the pain

Your desire is insane

You can't stop

Until you do it again

But sometimes I wonder

As I look in your eyes

Maybe you're thinking of some other guy

But I know, yes I know

How to treat you right

That's why you call me

In the middle of the night

You say it's urgent

So urgent

So-oh urgent urgent

Just wait and see

How urgent my love can be'

 

DRIIN!

"Pronto?" rispose Eleonora, sbadigliando, irritata.

"Sono John."

"John, cazzo, non potevi aspettare domani? È l'una di notte!"

"Senti, Eleonora, volevo parlarti oggi, ma sei scappata e non ce la faccio più, devo parlarti."

"Perché non ci dormi su?"

"Senti, vieni qui, già che ci sei... Ormai ti ho svegliata, no?"

"Senti, John..."

"Ti prego, ti prego, ti prego!"

"Okay, aspetta che mi vesto." disse scocciata.

"Perché, sei nuda?"

"Sono in pigiama, imbecille! Avrai svegliato me, ma tu non sei tanto sveglio."

"No, veramente, non ha senso dire così."

"Ma John, per metterti i vestiti, se sei già vestito devi svestirti."

"Non ha senso."

"Tu non sei normale, John."

"Neanche tu, ora ti 'vesti'?"

"Ci impiegherò un po’, sono a piedi e non ho la minima intenzione di prendere la metropolitana."

"Ah, okay. Ho ragione a dire che sei strana, quindi. Ti aspetto."

 

"Ciao."

"Ciao..."

Eleonora era ancora mezza addormentata.

"Mi fai entrare?"

Il ragazzo si era incantato a guardarla.

"Ah, sì scusa." disse scostandosi dalla porta.

Si diressero verso il salotto ed Eleonora si sedette sul divano.

"Beh, cosa volevi dirmi che non potevi dirmelo al telefono?"

"Io..."

La ragazza inarcò un sopracciglio.

"Io ho paura per il contratto. Domani... Oggi dobbiamo andare a controfirmare o qualcosa di simile e... E poi dobbiamo fare un album, scrivere delle canzoni. E se non ne fossimo capaci? Io penso che..."

"John, calmati." lo rimproverò la ragazza "Ti conosco abbastanza bene per capire che non è questo quello che volevi dirmi. Dunque? Parla!"

John impallidì. Deglutì due volte prima di rispondere: "È questo il problema, fidati."

"John..."

"Ti va di fare una passeggiata?" chiese il ragazzo, un po' troppo precipitevolmente "Per prendere un po' d'aria."

La ragazza annuì poco convinta.

Appena John si fu vestito, aprirono la porta e si avviarono lungo le fredde strade di Londra.

Dopo cinque minuti iniziò a piovere, ovviamente. Dopotutto erano a Londra.

Corsero fino ad un pub ed entrarono per rifugiarsi.

L’interno era caldo ed accogliente, il fuoco scoppiettava allegro nel camino, spandendo la sua luce gialla sul pavimento e sui tavoli ed illuminando le poche persone che erano ancora sedute a parlare a quell’ora.

Si sedettero al tavolo ed una cameriera che cercava di non mostrare la stanchezza sorridendo prese le ordinazioni.

Quando le due cioccolate con panna arrivarono, i due iniziarono a parlare del più è del meno.

“Esatto! Hai ragione, è proprio…”

La ragazza si bloccò a metà frase.

Un ragazzo alto dai capelli ricci color cioccolato ed un sorriso smagliante si era appena seduto ad un tavolo poco distante dal loro.

Di fronte a lui si stava sedendo un biondino che Eleonora non vedeva da un anno.

Sembravano felici.

“Jim… Mika.” sussurrò, ma per fortuna John non la sentiva, troppo preso a raccontarle della vita delle piovre.

No, stava parlando del gruppo, non delle piovre.

“Come, scusa?” gli chiese, confusa.

Lui si accorse in quel momento che non lo stava ascoltando minimamente.

“Susa, John, possiamo andare via, non mi sento bene, ho bisogno di un po’ d’aria.”

John acconsentì ed andarono a pagare, mentre lei fremeva, impaziente.

La tensione sparì solo quando furono fuori.

John portò Eleonora fino davanti a casa.

“Beh, ciao.” disse lui, girandosi ed iniziando a camminare.

“Aspetta!”

Eleonora gli corse dietro e lo raggiunse, ma inciampò e lui la prese al volo.

“Ti stavi dimenticando questa.” disse lei togliendosi la giacca e porgendogliela.

John la guardò con un misto tra stupore e delusione.

Prendendo la giacca le loro mani si toccarono ed un brivido gli percorse la schiena.

Prese un respiro per cercare di calmarsi ed alla fine si decise.

La prese per mano attirandola a sé, le mise una mano dietro alla testa e la baciò.

 

NOTA DELLA SCRITTRICE:

Hi guys! (?)

Scusate per la ‘lunga’ assenza, ma negli ultimi tempi non riesco proprio a scrivere e se scrivo i capitoli sono corti e senza spessore.

Ma lascio a voi l’ardua sentenza. Che ve ne pare? John sta rovinando tutto? O è più Eleonora a distruggere tutto? Insomma, aspetto delle recensioni, positive o negative che siano.

Bye- bye, ci vediamo l’anno prossimo con il next chapter. XD

P.S. La canzone è ‘Urgent’ dei Foreigner.

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Capitolo 13
*** When Will I See You Again? ***


CAPITOLO 13

Il giorno dopo John non si presentò alle prove. Gli altri membri della band provarono dei pezzi e fecero una breve pausa.

Eleonora stava quindi camminando per i corridoi di Abbey Road con una tazza di caffe in mano mentre parlava con Dave quando andò a sbattere contro qualcuno.

“Oh, mio Dio, mi scusi signore, non volevo!” si scusò, alzando lo sguardo per guardare in faccia l’uomo a cui aveva versato del caffè sulla giacca.

E rimase a bocca aperta.

Era la seconda volta che lo incontrava in due giorni.

“Mika.”

“Eleonora!”

Il riccio era ancora più stupito di lei.

La ragazza fece per andarsene, ma Mika la fermò.

“Aspetta!”

“Cosa vuoi?” disse lei, fredda.

“Ti prego, vorrei parlarti, è da un anno che non penso ad altro che a te.”

“Ah. E Jim cosa ne dice?”

Mika sospirò.

“Jim… Tra me e Jim le cose non vanno molto bene. Per nulla.”

“Quando ti ho visto ieri non sembrava così.”

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.

“Ci siamo lasciati.”

Eleonora ebbe un tuffo al cuore.

“Ieri abbiamo deciso di uscire insieme per l’ultima volta come fidanzati. Eravamo sereni perché ci siamo lasciati in modo pacifico, senza litigi.”

“Mi dispiace.”

“Non ci sto male come pensavo.” disse Mika.

“Okay, bene, allora ci si vede in giro…” disse la biondina poco convinta.

“No, ti prego, non andartene di nuovo. Dammi una possibilità.”

Eleonora lo guardò male.

“Why don’t you like whitout making me try?” si mise a cantare lui.

“Ma io non sono un produttore discografico.”

“Considerando che sei qui, immagino tu ne abbia trovato uno.”

La ragazza arrossì.

“Sì.”

“Hey, piccola, senti, ti va di prendere qualcosa con me, stasera, magari senza versarmelo addosso.”

Eleonora arrossì di nuovo.

Mika prese un bigliettino e ci scarabocchiò sopra qualcosa.

Lo porse alla biondina tenendolo tra due dita.

“E’ il mio numero di cellulare. Chiamami, ti prego.”

Mika si avvicinò a lei e la abbracciò con affetto.

“Mi sei mancata.” sussurrò.

Tutto questo si svolse sotto lo sguardo allibito di Dave, che non sapeva davvero cosa pensare.

“Tu conosci Mika?” chiese, quando il riccio se ne fu andato.

“Sì. E tu hai una passione segreta per lui? Ascolti Mika ed gli Iron Maiden allo stesso tempo?”

Il ragazzo arrossì come Eleonora poco prima.

“Perché non si può?”

“Figurati, io stessa sono capace di ascoltare musica classica e heavy metal nella stessa giornata.”

Parlando erano arrivati davanti alla sala prove.

Li accolse John.

“Finalmente! Dove eravate finiti?” disse lui.

“Potrei dire lo stesso di te.” rispose la ragazza.

“Ehm, avevo bisogno di pensare. Sai, sono stato rifiutato.”

Nelle parole di John non mancava un certo sarcasmo.

“Il mio cuore è occupato da un altro, okay?” urlò Eleonora, correndo fuori dagli studios e lungo le vie londinesi.

Le strade erano piene di gente che correva per non arrivare in ritardo agli appuntamenti.

Ogni tanto alcuni si giravano a guardare la ragazzina che correva in maniche corte ad aprile. Nonostante fosse già primavera, faceva ancora molto freddo.

Arrivata davanti a casa, cercò le chiavi, ma si accorse di aver lasciato la bosa negli studios.

Sospirò e si sedette sulle scale, aspettando che qualcuno tornasse a casa.

Sentì improvvisamente due mani che le coprivano gli occhi.

“Chi sono?”

“Mika.”

“Prenderai freddo così, prendi la mia giacca.”

La ragazza prese un respiro profondo e appoggiò la testa contro il petto di Mika, ascoltando il suono del vento e lasciandosi cullare da esso e alla fine si addormentò con il capo sulle gambe del ragazzo, mentre lui le accarezzava i capelli.

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Mi scuso per la quantità e la qualità del lavoro, nonché per la lentezza con cui pubblico, ma ultimamente le cose non vanno granché bene.

Mi scuso quindi con le persone a cui avevo scritto che avrei pubblicato presto.

Non sto a ricontrollare quindi se ci sono errori ditemelo.

Spero che nel complesso vi piaccia, anche se è sempre meno verosimile e troppo ovvio.

Anyway, recensite please.

Bye bye, see you soon (?)

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Capitolo 14
*** Thank You For Loving Me ***


Eleonora venne svegliata dalla luce del sole. Batté le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco la stanza. Aveva solo il lenzuolo addosso. Si girò di scatto verso una figura addormentata accanto a lei e ricordò tutto.

Mika la aveva accompagnata a casa –o più che altro seguita- e poi quando gli Smith erano tornati aveva trovato una scusa per salire.

Arrivati in camera Mika aveva iniziato a baciarla e, come dice il detto, una cosa tira l’altra, quindi erano “finiti” a letto insieme.

La biondina si mise a cavalcioni sul ragazzo e prese a baciarlo delicatamente sulle labbra. Michael aprì gli occhi e sorrise sulle labbra della ragazza.

“Bonjour.” disse lei staccandosi.

“Bonjour.” rispose il ragazzo.

Si diedero un bacio pieno di passione prima di staccarsi.

Eleonora si alzò ed iniziò a vestirsi.

“Oh my God!” disse dopo un attimo come ricordandosi improvvisamente di qualcosa.

“What happened?” chiese Mika.

“La scuola inizia fra dieci minuti ed io sono ancora qui in mutande!”

Il riccio si avvicinò a lei con un sorriso malizioso.

“Potresti non andare a scuola e rimanere qui a fare cose più interessanti.”

“Michael! Crap! Dov’è finita la mia maglietta? Vestiti, perdio, non tentarmi così.”

Lui in risposta si avvicinò ancora di più a lei e le baciò in collo mentre lei tentava invano di mettersi i jeans.

“Dammi, ti aiuto io.”

La biondina gli porse i pantaloni e lui glieli infilò dandole un bacio sul collo, facendola rabbrividire. La ragazza rimase imbambolata per qualche secondo a guardare la PERFEZIONE. Poi si riscosse e corse a prendere la giacca e ad uscire di casa.

“Aspetta! Ti accompagno io in macchina, così forse non arrivi in ritardo.” disse Michael.

Per fortuna non trovarono troppo traffico –per essere Londra- ed Eleonora arrivò quasi in tempo.

“Ti vengo a prendere a piedi, okay?”

“Sure!”

Corse in classe e quando arrivò aveva il fiato corto.

“Giordano” disse l’insegnante di matematica con un accento inglese marcato “sei in ritardo.”

“Mi dispiace Missis, mi sono svegliata tardi.”

“Sei stata alzata fino a tardi a fare festa con il tuo ragazzo, vero Giordano? Ammettilo.” disse l’insegnante, scherzosa.

La ragazza prima impallidì, poi arrossì per l’imbarazzo. La professoressa anche se stava scherzando ci aveva visto giusto.

Quella frase le fece venire in mente una domanda piuttosto importante.

Alle fine della giornata scolastica, appena suonò la campanella si fiondò fuori dall’edificio e corse fino ad un albero dove aveva appuntamento con Mika. Sembrava una sedicenne in preda agli ormoni, ma non lo era. Era una diciottenne in preda agli ormoni.

“Mika.” lo salutò con un semplice bacio su una guancia; dopotutto erano per strada.

Camminarono per un po’ in silenzio con le mani in tasca, poi l biondina ruppe il silenzio.

“Michael, ma noi…” prese un respiro profondo “stiamo insieme?” disse velocemente, come se avesse paura di non riuscire a dirlo se non si fosse espressa in quell’istante.

Il riccio si avvicinò a lei, sovrastandola, e, dall’alto dei suoi 195 centimetri di altezza, le disse: “Dopo quello che è successo stanotte te lo chiedi pure?”

“Non lo so, Michael, magari era una storia da una botta e via, come direbbe Marco…”

Mika le prese il video con le mani.

“Piccola, guardami. Pensi che ti avrei aspettata per un anno se non ti amassi veramente? Pensi che ti avrei seguita ieri sera? Anyway, pensi che io sia uno che fa questo tipo di cose?”

La ragazza abbassò lo sguardo.

“No.” disse solo.

“Piccola, io ti amo.”

“Anchio.”

Le loro labbra si avvicinarono velocemente e le bocche si unirono. Sembravano fatte l’una per l’altra, aderivano alla perfezione.

Si godettero quell’attimo che sembrò infinito e troppo breve al tempo stesso.

Eleonora appoggiò la testa contro il petto di Mika.

“Non lasciarmi mai, me lo prometti?”

“Sì.”

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Heilà, non sono morta. O comunque sono resuscitata. Rieccomi, insomma. E’ un capitoletto corto, ma serve perché ora, ora inizia la vera storia tra Eleonora e Mika. Come vi sembrano? Carini?

Bye-bye, cercherò di aggiornare presto (questa volta veramente).

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Capitolo 15
*** Reveal Ourselves To The Wolrd ***


Arrivati a casa di Mika i due decisero di mangiare qualcosa e si sedettero a tavola mentre l’acqua per pasta bolliva.

“Mika…”

“Sì, piccola?”

“Grazie di esistere.” gli disse la ragazza, sincera.

Mika sorrise con le sue labbra perfette.

Si alzò dalla sedia e si avvicinò pericolosamente alla ragazza.

Si baciarono con passione fino a non avere più fiato.

“Mika…” gemette la ragazza indicando la stanza da letto.

Il ragazzo sorrise sulle sue labbra ed annuì.

La prese in braccio e la depose sul letto per poi mettersi a cavalcioni su di lei.

Aprì la zip della felpa e iniziò a baciarle il collo, mentre lei gli sfilava la cintura.

La ragazza invertì le posizioni e si sedette su di lui per togliergli la maglietta e baciare il suo petto con passione.

Uno alla volta, anche gli altri vestiti fecero la stessa fine degli altri, anche se i boxer di Mika furono i più sfortunati e finirono sotto al letto.

Mika si alzò col fiato corto e prese i preservativi che teneva in un cassetto del comodino e chiese ad Eleonora di infilarglielo.

Dopodiché si mise di nuovo sopra di lei e la baciò con foga. Lentamente i baci scesero fino al seno e poi giù fino all’ombelico.

A questo punto Michael si fermò e guardò Eleonora che stava tremando.

“Are you OK?” chiese.

La ragazza deglutì ed annuì, tendando di frenare il desiderio.

“Let yourself go.” disse il riccio.

La biondina gli circondò il petto con le braccia e lo abbracciò a lungo, fino a quando non riuscì più a resistere.

Lo baciò di nuovo più volte, percorsero ogni angolo più nascosto delle loro bocche con le lingue, poi Michael le baciò un orecchio sentendola rabbrividire sotto di sé.

Lei in risposta gli baciò il collo.

“Lo sai che ti amo?” ansimò Michael, accarezzando le labbra rosse della ragazza con il pollice.

La ragazza sentiva l’ormai evidente erezione del ragazzo contro di lei.

Gli fece capire che era pronta.

Lui le accarezzò le cosce e le fece aprire dolcemente le gambe.

Iniziò a spingere piano e poi sempre più forte sentendo i gemiti trattenuti a stento di Eleonora.

Vennero quasi simultaneamente e si accasciarono uno di fianco all’altro ansimanti.

La ragazza si accanì di nuovo contro le labbra di Michael, dolci come il cioccolato, morbide e lisce.

Rise sulle sue labbra.

“Cosa c’è?” gli rispose lui, offeso.

“Penso che ormai ti sia andata a fuoco la cucina.”

Lui si illuminò, capendo il motivo di tale ilarità, e rise con lei.

“Forse è meglio controllare.” disse.

Si rivestirono velocemente e poi corsero in cucina.

 L’acqua era ormai evaporata tutta e il fuoco stava rischiando di bruciare o fondere la padella.

“Ehm…” dissero in coro.

“Io direi di ripulire e andare a mangiare in un ristorante.”

Eleonora accolse la proposta di Michael con un sorriso e lo abbracciò, dandogli un bacio veloce sulla guancia prima di chinarsi a prendere uno straccio per evitare di scottarsi troppo.

Mentre spostava la pentola nel lavandino e ci versava sopra dell’acqua, provocando una nuvola di vapore acqueo, si aprì la porta d’ingresso ed entrò Fortunè quasi trascinato da Mel, che, appena le venne tolto il guinzaglio, saltò addosso a Mika buttandolo per terra e prese a leccargli il naso.

Sia Fortunè che Eleonora risero di gusto a quella scena piuttosto comica.

“Smettetela di ridere, voi due. Mi sono fatto male.”

Eleonora, piegata in due dalle risate, si asciugò gli occhi e lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre Fortunè sgridava Mel che se ne andò con la coda tra le zampe.

“Non mi presenti la tua amica?” chiese Fortunè.

“Ehm, Fortunè, questa è Eleonora, la mia ragazza. Eleonora, questo è mio fratello Fortunè.”

“Allora è lei la famosa ragazza a cui andavi dietro dall’anno scorso.”

Mika divenne più rosso del completo di Fortunè.

Il ragazzo porse la mano alla biondina.

“Piacere.” disse.

La ragazza afferrò la mano di Fortunè, sentendosi un po’ spaventata. Il ragazzo era ancora più alto di Mika, che non era certamente basso.

“Piacere. Mi fate sentire piccola. Ma sono tutti così alti i maschi della vostra famiglia?”

Fortunè e Mika risero.

“No, non tutti.” disse Fortunè.

Eleonora sentì qualcosa di bagnato sulla caviglia e girandosi vide Mel che le leccava un piede.

Dovette fare una faccia strana, perché Mika e Fortunè risero di nuovo.

“Hey, Fort, stavamo uscendo per andare a mangiare, ti va di venire con noi? Sempre che ad Eleonora non dispiaccia.” si girò con fare interrogativo verso la ragazza.

“Figurati.” disse lei.

“Non avete ancora mangiato?” chiese il ragazzo, quasi sorpreso.

“Ecco… ci siamo… diciamo… distratti un attimo. Sì, ecco, distratti un attimo.”

Fortunè rise.

Entrambi i fratelli avevano un sorriso bellissimo.

“Okay, allora. Affare fatto.”

Uscirono di casa lasciando Mel a dormire e si incamminarono verso la macchina di Mika.

Fortunè, da vero galantuomo, aprì la porta alla ragazza. La biondina arrossì e masticò un debole ‘grazie’.

“Hey, fratello, non rubarmi la ragazza.” disse Mika, notando la reazione di Eleonora.

Fortunè sorrise ed andò a sedersi al suo posto.

Arrivarono davanti ad un ristorante libanese che pareva promettente.

“E’ ora che tu assaggi il cibo del mio paese.” disse Mika, scendendo dalla macchina ed aiutando Eleonora a fare lo stesso.

“Veramente ho già mangiato libanese, anni fa.”

“Beh, allora è ora che tu lo faccia di nuovo.”

La ragazza si avvicinò a Mika e lo abbracciò.

“Spero per te che non ci siano paparazzi in giro.”

Mika si staccò dall’abbraccio.

“A questo proposito dovevo parlarti… Forse dovremmo rendere pubblico che ho una ragazza e non ho più un ragazzo.”

“Mika, ci pensiamo dopo, ora mangiamo, okay? Ho una fame da lupi.”

 

NOTA DELL’AUTRICE:

 

Bonjour, zuccherini (?), come va?

Mika ed Eleonora stanno insieme ormai, ma sono indecisi se dirlo in giro o no.

C’è un nuovo personaggio, il fratello di Mika, Fortunè (che è architetto).

Mel è un’adorabile combinacasini… <3

Okay, tanto love.

Pubblicherò il prossimo capitolo quando sarò tornata dalle vacanze, bye-bye.

See ya!

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Capitolo 16
*** Chocholate ***


Eleonora addentò il dolcetto e la cioccolata le colò lungo le dita.

Mika rise.

"Ti faccio vedere io come si fa." disse lui.

Morse la brioche fumante sporcandosi la faccia.

Fu il turno di Eleonora di ridere.

"Ce l'hai pure sulla punta del naso!"

Eleonora aveva messo le mani sotto il tavolo senza pensare alle conseguenze e qualcuno ne aveva approfittato.

"Mel!" gridò la ragazza, ridendo per il solletico "Il cioccolato ti fa male!"

"Ti sta leccando le mani?" chiese Mika.

Lei rise di nuovo, annuendo.

Il ricciolino si alzò dalla sedia e si accovacciò vicino alla Mel, che prese a leccargli il naso, mentre lui lo arricciava ridendo.

"Questa cagnetta è più golosa di te, Mika."

Mika rise.

"Mmmm, dubito che sia possibile. Mi passi i marshmellow?"

Mika prese i dolcetti e li intinse nel cioccolato. Poi ci spolverò sopra tante codette colorate.

"Mika, stai creando un miscuglio di zuccheri... Sarà una bomba calorica stucchevole."

"Fidati di me."

"È proprio perché mi fido di te che sono sempre nei guai." rise la ragazza.

Mika si rabbuiò.

"Lo pensi davvero?"

"Oh, Mika, come sei permaloso. Su, su, vieni qui."

Il ragazzo si abbandonò all'abbraccio di Eleonora.

"Ti voglio bene, Mika." disse, stampadogli un bacio su una guancia.

"Io di più. Io ti amo."

"Dai, finiamo di preparare i dolci per stasera."

"Okay."

Prepararono dei cioccolatini con le nocciole, dei budinetti al cioccolato con salsa ai lamponi e gelato alla vaniglia e dei biscotti alle noci.

"Bene, la mia famiglia sarà qui a momenti. Dovremmo mettere in ordine."

Eleonora guardò Mika da cima a fondo.

Il ragazzo era completamente ricoperto di farina ed aveva delle macchie di cioccolato sulla faccia e sul collo.

Alcune briciole dei biscotti erano rimaste impigliate nei morbidi ricci.

"Vai a renderti presentabile, qui ci penso io." disse, dandogli uno scappellotto sul sedere.

Qualche tempo dopo arrivò la famiglia di Mika.

Fortunè fu il primo ad arrivare ed Eleonora lo salutò con un'abbraccio affettuoso, poi arrivarono Yasmine e Zuleika; poi Paloma ed infine la madre di Mika, Jonnie.

Mika corse ad abbracciare tutti i parenti anche se doveva ancora finire di prepararsi.

Eleonora guardò i muscoli della schiena di Mika gonfiarsi abbracciando la madre.

"Senti, Mr.SenzaMaglia, che ne diresti di finire di vestirti? Ho capito che devi far vedere il tuo fisico possente a tutti, ma sarebbe ora di mangiare."

Mika le fece la linguaccia, prima di andare a mettersi una T-shirt.

"Spiritosa."

"Stavolta siete riusciti a non bruciare nulla?" chiese Forunè.

"Mika è un bravo cuoco. Solo che quando cucina non pensa che dopo dovrà pulire la cucina."

I fratelli di Mika risero.

"Cosa c'è di divertente?" chiese Mika dall'altra stanza.

"Nulla." rispose Yasmine.

"Ah, giusto, famiglia, lei è la mia fidanzata, Eleonora, loro sono la mia famiglia."

Il ragazzo era spuntato improvvisamente saltellando.

"Mi raccomando, Mika, non crescere mai." disse ironico Fortunè.

"Lui è bello così. È un pregio, più che un difetto."

Jonnie interruppe la loro discussione.

"Ragazzi, direi di sederci tutti e mangiare."

Eleonora ed i fratelli si misero ai loro posti mentre Jonnie scaldava le pietanze che aveva portato, tra cui dei mezze, tipico piatto libanese.

"Buono."

"Fortunè, non parlare con la bocca piena!" lo rimproverò mamma Jonnie.

Mangiarono in silenzio per qualche minuto, poi Mika ruppe il silenzio.

"Perché siamo tutti zitti?"

Eleonora, Fortunè e le sorelle risero, Jonnie sorrise.

"Dai, raccontaci della tua ragazza, Mika. E della fine della relazione con Jim." disse la donna.

"Io... Ehm... Era dall'anno scorso che non mi trovavo più con lui. Litigavamo spesso, lui aveva paura di perdermi, io di perdere lui. Ci siamo lasciati pacificamente, più o meno. Non ci siamo lanciati piatti o cose del genere, almeno. E poi è arrivata lei. È tornata. Ci siamo incontrati ad Abbey Road. Ha una band. Registra. A proposito" disse Mika, girandosi verso di lei "come va?"

La ragazza posò le posate.

"Oh, ecco, volevo parlartene. Abbiamo registrato tutto il primo album, ora dobbiamo finire un paio di cose, poi potremmo pubblicarlo e dopo dovremo fare un tour per promuoverlo. Siamo una band nuova, dobbiamo smuovere le acque, farci notare."

"Penso di potervi aiutare." disse Mika dopo un po'."

"Come?"

"Vedrai."

 

NOTA DELL'AUTRICE:

Salve a tutti!

Non saprei cosa dire...

Vi piace? Secondo me Mika ed Eleonora che cucinano sono carini... ❤ Secondo voi no? A presto (spero)

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Capitolo 17
*** Fear Of Love ***


"Mika, tieni le mani a posto!"

Eleonora correva in giro per la casa ridendo, inseguita da Mika.

Era vestita solo con un paio di slip ed una maglietta di Mika. Il riccio invece aveva solo dei boxer.

La biondina si fermò un attimo a guardare i muscoli del cantante flettersi mentre le saltava addosso.

Poi connetté occhi e cervello, ma era troppo tardi.

Atterrò sul letto, con il dolce peso di Mika addosso.

"Amore..."

"Sì?" chiese il ragazzo, guardandola da sotto un ciuffo di capelli ricci.

"Mi stai soffocando."

Mika rise e si alzò.

"Ti amo piccola mia..."

Eleonora arrossì.

"Mika, io... Mi sento un po' imbarazzata."

"Perché?"

Il ragazzo sembrava perplesso.

"Io non ho mai creduto nell'amore, Michael. Poi sei arrivato tu."

Michael sorrise.

"Hai stravolto il mio modo di vedere la vita. Ero sempre così depressa. Tu mi fai sorridere."

Mika rise, contento.

"Ho preso il sorriso dal sole e l'ho messo sulle tue labbra. Sei bellissima quando sorridi."

La biondina arrossì. Prese le mani del ragazzo tra le sue.

"Mika, voglio che tu sappia che all’inizio non ti ho respinto perché tu non mi piacessi o perché volevo fare la fighetta che resiste al ragazzo sexy."

Sopirò triste.

"Avevo solo paura che tu mi stessi prendendo in giro, che non fosse amore. Ho paura dell'amore Michael."

Il ragazzo si avvicinò ancora più lei per abbracciarla.

"Supereremo questa paura insieme, okay? È l'unico modo."

"Oh, amore mio."

La ragazza prese i viso del moretto tra le mani e gli diede un bacio pieno di passione e di amore, torcendo i capelli del riccio.

"Sei splendido."

 

 

"Esatto Marco."

"Okay."

Morgan si voltò.

"Ti sembro la persona giusta per un consiglio di questo genere? Sono nella sua stessa situazione."

"Marco, aiutami."

"Non saprei. È da un po' che non la vedo. Come sta? È cresciuta ancora? Quella birbona, non vuole smettere di crescere e diventare più bella ogni giorno."

"Marco! Mi ascolti?"

"Oh, sì scusa Mika. Sto invecchiando."

"Non sei vecchio. Hai solo quarantaquattro anni... Quasi."

"Tu hai solo trentatré anni, non puoi capire."

"Lei ha diciotto anni."

"Sì."

"Ha diciotto anni e già non crede nell'amore e ne ha paura. Non so come fare."

"Amala."

"Come, scusa?"

"Dimostrale tutto il tuo amore. Falle capire che la ami veramente. Lo capirà. Fidati. Si scioglierà, prima o poi. Si abbandonerà a te. Insomma, non avrà più paura di te o dell'amore."

"Pensi che abbia paura di me?"

"Penso che abbia paura del mondo. Tu sei il suo nido. Sei la sua luce, il suo sostegno. Forse ha avuto una brutta esperienza con un ragazzo prima di te."

"Secondo me tu la ami e lei ama te, Marco. Siete molto affiatati."

"È un amore paterno. La tratto come una figlia e lei mi tratta come un padre. Beh, no, forse più come un amico, un fratello. Okay, lo ammetto, l'anno scorso stavo 'rischiando' di prendermi una cotta adolescenziale per lei. Però ora è passata. Voglio dire, abbiamo ventisei anni di differenza. Sarebbero un po' troppi."

"Marco, ma tu non smetti mai di parlare?"

Morgan rise.

"Quasi mai. Diciamo che in alcune situazioni sono troppo impegnato a fare altro, non ho il tempo di parlare. In quei casi ho proprio altro da fare, chissenefrega di parlare."

"Sei logorroico, Morgan. E anche un po’ fissato."

L'uomo dai capelli argentei rise di nuovo.

"Perché tu no, Mika? C'est la vie, Mika."

"Je sais, je sais. C'est un peu difficile, la vie."

"Mi fido di quello che hai detto, Mika. Non parlo il francese."

"Lei sì."

"Lo so."

"Und sie spricht auch gut Deutsch."

Mika arricciò il naso.

"Non parlo il tedesco."

Morgan scoppiò a ridere vedendo l'espressione di Mika.

"Ma, Marco, tu non mi hai ancora detto cosa devo fare per lei."

"Sì che te l'ho detto. Amala."

"Ma cosa vuol dire 'amala'?"

Marco sospirò.

"Fai quello che io non so fare."

"Cioè?"

"Senti, Mika, fai tutto quello che hai fatto fino ad ora, okay?"

 

“Sono tornato!”

Il bacio che Michael diede ad Eleonora fu lungo e passionale.

Poi la abbracciò forte, mentre la ragazza appoggiava la testa al suo petto.

"Ti proteggerò io." disse il moro.

 La ragazza si appese al suo collo in cerca di conforto.

"Oh, Mika, diresti mai che ho diciott'anni?"

"Sei piccola. Ma io ti amo."

Le sorrise.

"Vedi che era qualcosa di più di una cotta adolescenziale?" disse il riccio.

Eleonora, un po' offesa, avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo. Le loro lingue si incontrarono e danzarono nelle loro bocche fino allo sfinimento.

Il ragazzo fece sdraiare la biondina sul letto, si mise a cavalcioni su di lei e prese a baciargli il collo.

"Mika," lo fermò la ragazza, già con il fiato corto "davvero saresti disposto a farci venire in tour con te per promuovere l'album?"

Il moretto sorrise malizioso.

"Solo se adesso ti lasci baciare."

"Che maniaco che sei!" commentò lei ridendo "Affare fatto. Anche perché non mi dispiace farmi baciare da te, peluche."

"Peluche?"

"Sì, sei dolce, morbido e rassicurante come un peluche."

Mika rise.

"Ecco perché mi piaci così tanto: sei pazza."

Fu il turno della biondina di ridere.

"Anche tu non scherzi, Mr. Penniman"

Risero tutti e due, uno sopra l'altro.

"Penso che non mi accontenterò di baciarti, peluche."

"Neanch'io."

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Ciao, ragassuole.

Ecco l’idea de nostro Michael per promuovere l’album dei Black Wolf.

Vi piace l’appellativo ‘peluche’? A me tanto. –Love-

Bene, a presto (credo)

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Capitolo 18
*** Old Friends ***


Mika camminava tranquillamente per le vie della città canticchiando alcune sue canzoni.

Quando arrivò a casa buttò le chiavi su un tavolo ed urlò: "Sono tornato!"

Eleonora corse subito da lui, con le dita di una mano mezze colorate.

Gli si butto addosso e lo strinse in un abbraccio affettuoso.

"Ho una sorpresa per te, baby." disse lui.

"Non chiamarmi baby, Mr. Penniman!" disse lei, facendo la finta offesa.

"Hai intenzione di mettere lo smalto anche a me?" chiese lui, guardando la boccetta colorata che la ragazza aveva appoggiato sul tavolo.

"Volentieri. Che colore vuoi? Pensi che il rosa shocking ti donerebbe, oppure un bel rosso fuoco... E che dire del giallo canarino? O magari un bel verde acido."

"Mi piacciono i colori, ma no, grazie." disse lui sorridendo.

La ragazza rise e finì di mettersi lo smalto.

"Nero? Non è un po' triste?"

"Mi piace tantissimo lo smalto nero."

"Perché non decori un po' le unghie?"

Mika prese una boccetta argentata ed un pennello sottile.

"Lascia fare a me."

Disegnò con precisione delle spirali e dei puntini. Dopo qualche minuto di lavoro, mostrò la sua opera alla ragazza.

"È bellissimo... Ma tu di più. Sei così sexy quando sei concentrato."

Mika arrossì.

"Dovevo parlarti della sorpresa..." disse, per cambiare discorso.

"Certo! Ma ora mangiamo?"

"Ecco, la sorpresa ha uno stomaco -anche piuttosto capiente- e sta venendo qui."

In quell'istante suonò il campanello e Mika corse subito ad aprire.

"Buongiorno!" disse in italiano il losco figuro dai capelli argentei.

"Marco!" urlò la ragazza, prima di lanciarsi tra le braccia spalancate di Morgan.

"Ragazzina, non ti ricordavo così pesante!" disse l'uomo.

Eleonora rise.

"Ora sì, mangiamo." disse il ricciolino.

Si sedettero a tavola e mangiarono con gusto, mentre Marco raccontava le sue peripezie sulle montagne della Terra di Mezzo.

"E quindi sei qui da un po'..."

"Già, e ip tuo ragazzo è già venuto da me per chiedere consigli su di voi... Ma dico io, vi sembro la persona giusta per dare consigli sulle questioni di cuore?"

"Yep" disse Mika, ingollando un boccone di cibo "tu sei il più vecchio."

"Quindi mi consideri un bacucco?"

I tre si guardarono e scoppiarono a ridere.

"Mi siete mancati."

"Anche tu." dissero i due fidanzatini.

"Abbraccio di gruppo?" propose Mika.

 

Nota dell'autrice:

Ehm, salve, vi ricordate di me? Sono quella che un secolo fa stava scrivendo questa FF :)

Beh, non sono morta... Ho solo avuto il blocco della scrittrice :( Prima per un motivo, poi per l'altro, non ho scritto per quanto? Più di un mese... Ma meno di due 😁 Lo so, è corto...

Bene, mi defilo e vado a scrivere il prossimo capitolo... Comunque la FF è quasi finita ma ne ho già pronta, ehm, in mente un'altra. Muhahaha! Ciaociao a chi mi legge ancora ❤️ Vi voglio bene

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Capitolo 19
*** TRYING TO BE ORDINARY ***


La folla si stava riversando nello stadio.

Il ragazzo riccioluto spiò la fiumana di gente da un spiraglio. Si trovava dietro al palco assieme ad Eleonora, mentre la sua band e quella della ragazza erano in una stanza adiacente che chiacchieravano amabilmente.

Quello era l'evento dell'anno: il pop di Mika si univa al rock di una band emergente, che, secondo Mika, avrebbe potuto fare carriera.

Eleonora si avvicinò al ricciolo.

"Sei agitato?"

"Come sempre." rispose lui, sorridendo nervoso.

La biondina rise.

"Michael, tu sei Mika... Sei il nuovo principino del pop. Non puoi aver paura per un concerto davanti ad una folla che è il doppio del solito. Dopotutto sei solo al Wembley, dove c'è stato il più celebre concerto dei Queen, che sono solo la mia e la tua band preferita... Che vuoi che sia?"

Mika emise una risatina tra il divertito e il nervoso.

"Così non mi aiuto di certo."

Lei lo abbracciò.

"Vai li è 'spaca' tutto, Golden Boy."

Prima che Mika potesse stamparle un tenero bacio a stampo sulle labbra, arrivò un'addetto alla sicurezza che li informò che il concerto sarebbe iniziato di lì a poco.

"Merda!" disse Mika.

Eleonora si mise la chitarra elettrica  a tracolla e pregò Iddio, anche se non credeva, che i fan di Mika amassero il rock quanto lei.

Dopotutto Mika, pur essendo un cantante pop, era molto rock.

In più i fan del rock'n'roll e non di Mika erano sicuramente pochissimi, rispetto a quelli del cantante...

'No', si disse, 'in quanto fan di Michael so quanto possiamo essere multiformi.'

"Okay, stai degenerando, Eleonora." disse ad alta voce.

"Già." le diede ragione John.

Per fortuna avevano fatto pace -o meglio, erano scesi ad un compromesso-.

"Su, sbrigati e smettila di parlare da sola, altrimenti assomiglierai troppo al tuo fidanzato."

La ragazza si accorse solo allora che Mika era appollaiato su un cartone in un angolo dalla stanza con le dita incrociate e gli occhi chiusi, con un espressione concentrata, che sussurrava: "Shit, shit, shit!"

Eleonora si avvicinò al ricciolino e gli stampò un bacio su una guancia.

Lui sorrise senza aprire gli occhi e le disse: "Ora vai a spacare gli asses!"

La ragazza sorrise e si avviò verso il palco.

 

La folla sembrava un torrente in piena: si alzava e si abbassava come  se fosse una cosa sola. Il rumore che produceva era al pari di quello dell'acqua sulle rocce, ma appena i musicisti arrivarono e presero posto sul palco si acquietò.

Ci fu qualche secondo di quasi- silenzio e poi la band attaccò a suonare.

La folla esplose in un boato non appena riconobbe una melodia.

Le note in versione rock di Underwater si diffusero sulla folla come vapore e la moltitudine iniziò a cantare come un uomo solo.

Ci fu un boato ancora più forte quando Mika arrivò saltellando e cantando.

Si avvicinò ad Eleonora sempre saltellando e le fece cenno di cantare con lui.

La voce della ragazza si unì alla sua come se fossero nati per cantare insieme ed il cuore della ragazza quasi scoppiò per la felicità.

Il concerto fu un susseguirsi di canzoni  rock e pop, di cover rock delle canzoni di Mika e, alla fine, di un pezzo di musica classica suonato a quattro mani dai due fidanzatini.

Quando poi la folla chiese un bis, i dubbi sul successo del concerto erano ormai svaniti, lasciando posto a sentimenti felici.

"Ringrazio tutti stasera: la mia band e questa nuova band, che vi chiedo col cuore di supportare comprando il loro nuovo album di cui avete sentito un po' di canzoni... Voglio in particolare ringraziare Eleonora, una delle persone a cui tengo di più, che mi ha aiutata in time of troubles e che mi sostiene ogni giorno. Infine, il mio più sentito ringraziamento va a voi. Senza di voi io non sarei ciò che sono, vi amo tutti!"

La folla urlò se possibile ancora più di prima, poi, pian piano si disperse, tutti con l'adrenalina nelle vene.

 

"Michael."

"Yep?"

"Sei stato fantastico!"

La ragazza si lanciò addosso al ragazzo, abbracciandolo stretto.

Lui sorrise.

"Mai quanto te."

"Ti amo Michael. Tu più di tutti mi hai aiutata a capire che devo essere unica, non devo cedere alle mode, devo essere sempre me stessa. I mustn't try to be ordinary."

Si scambiarono un bacio pieno di amore e di passione.

 

"Thank God that you found me…"

 

NOTA DELL’AUTRICE:

 

Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno seguita e supportata in questo percorso -è stato un parto :/- e spero veramente che vi sia piaciuto. Ringrazio in particolare ILoveRainbows per avermi dato consigli preziosi stile 'Mamà Penniman' e per vostra fortuna la smetto di rompervi con questa mia FF -la prima-. Ma non preoccupatevi, ho già in mente altre opere d'arte, non vi lascerò in pace a lungo (muhahaha), ma per ora vi saluto. :3

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