It's a Love like Romeo and Juliet

di Icy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano passati diversi anni da quando le fate più famose dell'intera Dimensione Magica, le Winx, e le loro acerrime e potenti nemiche, le Trix, si erano battute l'ultima volta, battaglia che aveva favorito le fate. Nessuno sa ancora cosa sia successo al trio di streghe o dove siano finite, ma sono misteriosamente sparite dalla circolazione. Neanche le Winx si erano poste questa domanda e avevano continuato a vivere la loro vita tranquille e serene. Erano cresciute, avevano finito la scuola e si erano sposate con gli Specialisti. Vivevano tutte nei propri pianeti natale, fatto eccezione per Bloom che viveva su Eraklyon insieme a Sky e al figlio Blaze.

Blaze non aveva ancora sedici anni quando si iscrisse a Fonterossa, la scuola degli specialisti, che aveva frequentato anche suo padre. Mancavano ancora un paio di giorni all'inizio della scuola, ma Blaze era già in giro per Magix. Voleva sapere dove sarebbe andato a stare, conoscere la gente e godersi un giorno da "ragazzo qualunque". Sua madre era Bloom, la fata della Fiamma del Drago che, per più volte, aveva salvato l'intera Dimensione Magica, e suo padre era il re di Eraklyon, e lui doveva mantenere alto l'onore della famiglia, spesso la fama dei genitori comprometteva anche la sua sfera privata: momenti come quelli per lui erano rari e preziosi.

Blaze era un ragazzo misterioso, ma molto bello. Aveva la pelle abbronzata, il fisico slanciato, spalle larghe ed era abbastanza muscoloso. I suoi occhi avevano un colore molto particolare, avevano lo stesso colore del tramonto, erano azzurri con sfumature rosse e screziature gialle e rosa. Quegli occhi avevano ammaliato e lasciato senza fiato parecchie ragazze, anche adesso che stava passeggiando tranquillo la gente si girava per ammirarlo. I capelli erano fini e leggeri, biondi con riflessi che tiravano al rosso. Tutto in Blaze descriveva un ragazzo dal carattere forte, ardente e simpatico.

La giornata era calma e serena, Blaze era totalmente preso da quel paesaggio completamente nuovo rispetto a quello a cui era abituato. Magix era molto diversa da Eraklyon, o almeno così gli sembrava, non usciva spesso dalle mura del castello. Per quanto riguardava la tecnologia Magix era molto più all'avanguardia e la magia era una cosa vissuta con totale normalità, a differenza del suo regno, dove si vedevano di rado incantesimi o creature magiche. Blaze continuava a guardarsi intorno, guardava le vetrine colorate dei negozi di abbigliamento, che ospitavano capi di tutti i tipi, dai più insoliti e colorati per una festa in maschera e quelli più eleganti per una serata galante. Blaze provò a sbirciare dentro la vetrina per vedere quali altri sorprese potevano esserci all'interno di quel bizzarro negozio, ma la visuale non era delle migliori, quindi entrò dentro. Era un'enorme sala, ma era essenzialmente vuota. Il pavimento era di marmo color rosa corallo, le pareti erano di un giallo chiarissimo, ogni tanto c'era un mobile con quelche T-shirt, ma niente a che vedere con la vetrina. al centro della stanza c'era un'enorme pedana che si distingueva dal resto della stanza perché era di un colore più scuro ed era rialzata. Blaze si avvicinò a questa pedana e ci salì sopra, notò che il negozio non era accudito da nessuno.

«Strano» disse. Fu preso alla sprovvista da un fascio di luce che partì dalla pedana per raggiungere in pochi secondi il soffitto dell'altissimo negozio. Blaze rimase scioccato da quella luce fortissima e cominciò a chiedersi cosa fosse successo. Quando la luce svanì vide che aveva addosso degli abiti che non erano i suoi, ma erano... strani. Fu allora che notò uno specchio davanti a sé, anche se era sicuro che prima non c'era.

«Oh, salve, mi scusi ma non mi ero accorta che era entrata gente, le serve aiuto?» disse una voce femminile alle spalle del ragazzo. Blaze si girò e vide una signora con una camicia bianca, un tailleur bordeaux e una giacchetta intonata, le scarpe erano nere e con un po' di tacco, doveva essere la commessa del negozio.

Blaze si sentì imbarazzatissimo, e quasi in un sussurro spiegò che cosa fosse successo. La commessa sorrise e gli rispose «Non si preoccupi, è normale, guardi», la ragazza salì sulla piattaforma accanto a Blaze e disse «Pomeriggio» Blaze in un primo momento non capì cosa significasse, ma vide che tornò la luce e all'improvviso aveva un vestito completamente diverso. Adesso indossava un paio di jeans, una t-shirt bianca e un giacchettino di jeans che s'intonava con il colore dei capelli, ai piedi aveva un paio di scarpe da ginnastica. La commessa invece aveva un paio di jeans a sigaretta, una canottiera blu con sopra uno spolverino color tortora e gli stivali alti dello stesso colore.

«Forte!» esclamò il ragazzo.

«E' il nostro "camerino", basta dire il genere di abbigliamento che si desidera e provvede a tutto uno speciale computer magico, che si occupa degli abbinamenti e di tutto» la commessa non smetteva di sorridere. Però non era questo il genere di passatempo preferito da Blaze, che si limitò a dire «Grazie mille, ma devo proprio scappare, arrivederci» e, soddisfatto della sua nuova scoperta, scese dalla pedana. I vestiti che aveva addosso sparirono in un turbine di scintille lasciando il posto ai suoi normali abiti. Uscì dal negozio e continuò a camminare, Magix gli piaceva sempre di più ed era entusiasta di dover studiare in un posto così sorprendente.

Lanciò uno sguardo alla strada, c'erano parecchi mazzi di trasporto, sembravano macchine volanti, senza ruote. Erano sospese dal terreno circa trenta centimetri, ma l'abitacolo sembrava abbastanza angusto. Noto un signore che si fermò sulla strada accanto ad altre due macchine parcheggiate. "Non può parcheggiare lì, sarebbe in doppia fila e ostruirebbe il passaggio" pensò il ragazzo poco prima di vedere come, con un semplice gesto della mano, le due macchine si erano spostate, creando un nuovo parcheggio. Blaze rimase ammutolito, non era una scena a cui era abituato, ma a quanto pare gli abitanti di Magix lo erano: nessuno si era fermato a fissare quella magia, eccetto Blaze. Il ragazzo riprese la sua passeggiata, ripensando a quello che aveva visto quel giorno, si sentiva quasi estraneo in quel mondo tanto diverso e lontano da casa sua. "Mi ci abituerò, non sarò più un estraneo" pensò, dandosi coraggio.

Era troppo preso dai suoi pensieri per capire dove stesse andando e mentre Blaze camminava prese la direzione per andare al parco. Il sole splendeva alto nel cielo, l'erba era verde smeraldo e perfettamente asciutta, ormai era pomeriggio, la rugiada si era asciugata. C'era una leggera brezza che rinfrescava l'atmosfera calda e tranquilla dei primi giorni di settembre. Blaze decise di sedersi su una panchina per rilassarsi ammirando il paesaggio: si guardò intorno e notò subito un gruppo di bambini che giocavano con degli aquiloni. Rimase quasi ammaliato da tutti quei colori che abbellivano il cielo, in quel momento limpido e privo di nuvole. Li guardava con ammirazione e un pizzico di invidia, aveva sempre desiderato poter volare libero nel cielo anche lui, un giorno. Questa probabilmente era l'unica cosa che invidiava alle fate, la possibilità di volare. In ogni caso poteva ritenersi fortunato, diversamente da molti ragazzi lui aveva un dono in più. Essendo figlio di una fata aveva ereditato una parte dei poteri! Blaze era il mago del fuoco e delle fiamme.

Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si era messo a sedere, ma notò che c'era qualcosa che rovinava, in un certo senso, la bella immagine che si era creato nella mente. Sì, adesso che stava lentamente tornando indietro nella realtà si accorse che qualcosa non andava. Alzò lo sguardo e iniziò a capire cosa ci fosse di "sbagliato". E poi la vide.

Ciao a tutti! So che come primo capitolo non è un gran che ed è anche corto, ma è il meglio che sono riuscita a fare, poi non so che ore possano essere mentre voi leggete questo messaggio, ma al momento sono le 00.29 minuti e ho solo un occhio aperto xD Avrei voluto aspettare ancora un po' a postarla, magari per organizzarla meglio, ma tanto so che non ce la farei e mi sono arrangiata, spero vi piaccia comunque :) Innanzitutto vorrei ringraziare tanto DR EGGMAN per avermi dato l'idea e l'ispirazione e, soprattutto, per la recensione che mi ha scritto nel mio one shot ^^ Spero di riuscire a tenere il passo con la scuola e la storia senza far passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro, vedrò cosa riuscirò a fare! Un bacione a tutti dalla vostra Icy! 05/10/12 Ho ben pensato (visto che è venerdì e non devo fare i compiti perché il sabato non ho scuola) di migliorare il primo capitolo, personalmente non mi piaceva molto: mancava di descrizioni e mi sembrava di non aver reso bene l'idea di come fosse Blaze. Adesso mi sembra messo "meglio". Non so ancora quando posterò il prossimo capitolo, ma ci sto già lavorando su, anche se, devo ammetterlo, nella mia testa sta prendendo forma un'altra storia xD In ogni caso un bacione, Icy

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Blaze non si era ancora reso conto di essersi fermato in una larga piazzola con al centro una fontana d’acqua limpida e cristallina. Lei era rannicchiata sulla panchina opposta, non riusciva a vederla chiaramente attraverso il riflesso dell’acqua, ma era sicuro che avesse il viso nascosto tra le ginocchia, stava piangendo. Non aveva idea di chi fosse, né trovò scuse abbastanza plausibili per poter andare da lei, sapeva che non avrebbe dovuto ficcare il naso negli affari altri, ma prima che potesse capire cosa stava succedendo era già in piedi e si stava dirigendo verso la misteriosa ragazza.

Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto per consolarla, per farla smettere di piangere in quel modo che quasi gli straziava il cuore, ma doveva farlo.

Lei, troppo assorta nel suo pianto quasi compulsivo, non si era accorta della presenza di Blaze, seduto accanto a lei, finché questo non chiese premurosamente:

«Ehi, va tutto bene?»

La ragazza strozzò l’ultimo singhiozzo e alzò di scatto la testa, fissando Blaze, leggermente accigliata. Blaze rimase a fissarla, ammaliato. La ragazza aveva lunghi capelli biondi, un biondo chiaro, ma talmente lucenti da sembrare dei fili d’oro. Portava la riga dei capelli su un lati della testa, i capelli davanti li portava morbidi, ma legati in modo che le incorniciassero il viso, senza nasconderlo, e formavano un piccolo ciuffo che le ricadeva sul petto. Le labbra erano rosa, carnose, ma non troppo, e avevano un perfetto arco di cupido. In quel momento la bocca era semiaperta, e Blaze riuscì a vedere il bianco candido dei suoi occhi e a sentire un leggero profumo di menta fresca. Ma la cosa che lo colpì in primis furono gli occhi. Erano due occhi azzurri, chiarissimi, di ghiaccio. Erano inoltre circondati da ciglia lunghe e morbide, e da un po’ di eyeliner e ombretto, che marcavano ancora di più il chiarore e la freddezza dei suoi occhi. Inoltre Blaze non aveva mai visto quel taglio di occhi così sottile, anche l’iride gli sembrava più piccola rispetto agli occhi di altra gente, come ad esempio quelli della madre. Sembravano gli occhi di un gatto. La pelle era bianchissima, di un candore unico. A Blaze sembrava un angelo, se non fosse stato per i vestiti, che su di lei risultavano estremamente volgari. Aveva una canottiera azzurra corta che lasciava vedere l’addome piatto e con un voluminoso scollo a V, con una giacchetta di jeans bianco senza maniche, che dovevano essere state strappate. Sotto portava un paio di short di jeans strappato, sempre bianco. Ai piedi portava un paio di stivali azzurri che arrivavano fino a metà coscia con dei vertiginosi tacchi a spillo.

«Mi stai ascoltando?! Ti ho detto cosa vuoi!» urlò la ragazza, evidentemente scocciata dall’atteggiamento del ragazzo. Blaze venne riportato bruscamente nella realtà.

«Eh? No, scusa... »

«Ben tornato con i piedi per terra!»

«Volevo solo dirti che una ragazza carina come te non dovrebbe piangere..» disse Blaze, cercando di consolarla o comunque confortarla.

«E quindi? A te non deve interessare!» gli gridò contro la ragazza che da seduta si accovacciò e nascose nuovamente il viso tra le ginocchia, stringendosi forte le gambe al petto.

«Dai, non fare così, cercavo solo di aiutarti..»

La ragazza si alzò di nuovo di scatto facendo sobbalzare anche Blaze, gli si piazzò davanti, i loro visi erano lontani solo pochi centimetri.

«Venendo qui, facendomi spaventare, non ascoltandomi e poi scusandoti? Wow, bel modo per consolare qualcuno, lo annoterò.» rispose la ragazza, con un velo di ironia che non sfuggì a Blaze.

«Okay, allora facciamo finta di niente. Riniziamo da capo» Detto questo Blaze si alzò e tornò sulla panchina su cui era seduto prima. La ragazza lo stava guardando, chiedendosi cosa volesse fare. A dir la verità non lo sapeva neanche Blaze, ma si sedette un attimo, per poi rialzarsi e tornare dalla ragazza, che ancora lo fissava. Si sedette accanto a lei, la guardò.

«Fazzoletto?» le disse, sorridendo e porgendole un fazzoletto bianco di seta con disegnata una “B” rosso fuoco.

«Sei strano» disse la ragazza, accettando il fazzoletto e asciugandosi le lacrime.

«Grazie..» disse con un tono di voce bassissimo, quasi non udibile, la ragazza.

«Figurati, mi sembrava il minimo» rispose Blaze.

La ragazza fissò il fazzoletto.

«“B” di..?» chiese indicando la lettera sul fazzoletto.

«Blaze, e tu? “G” di..?» rispose Blaze, indicando il ciondolo argento che portava al collo con disegnato un fiocco di neve azzurro e sopra la lettera “G” in corsivo.

«Glace» disse la ragazza.

«Oh, piacere Glace(pronunciandolo Gleis)» disse Blaze, sorridendo, ma si accorse che la ragazza non stava sorridendo.

«Glace (pronunciandolo Glas). E’ francese, significa ghiaccio» disse la ragazza, correggendo la pronuncia errata.

«Oh, scusa» disse Blaze. Anche i genitori della ragazza dovevano aver subito captato la bellezza glaciale di quella creatura, in effetti come nome era appropriato.

«Bel nome, comunque..» aggiunse Blaze e vide che la ragazza era leggermente arrossita, anche se non lo dava a vedere.

«Anche il tuo. “Fiamma” eh? Come mai?» chiese la ragazza, azzardando un sorriso.

«Non lo so, probabilmente perché il mio potere è il fuoco. E tu, “Ghiaccio”? E’ per caso quello il tuo potere?»

«Intuitivo il ragazzo» disse Glace, facendo arrossire Blaze.

«Anche tu vieni a scuola a Magix? Frequenterai Alfea?» chiese Blaze.

Glace sgranò gli occhi, fissando il ragazzo, chiedendosi se fosse serio o meno.

«Sì, frequento una scuola qui a Magix solo perché mi hanno costretto i miei genitori, ma no, non è Alfea.» disse Glace con un tono tranquillo, che lasciava trasparire un po’ di disprezzo verso l’atteggiamento dei genitori.

«Ah no? E quale scuola frequenti allora?» chiese Blaze, quasi cadendo dalle nuvole.

«Torrenuvola»

«Ma non è la scuola per streghe?»

«Blaze.. Io sono una strega.»
 



E rieccomi qui con un nuovo capitolo, eheh. Scusate il ritardo, ma la scuola mi sta opprimendo ed ero a corto di idee per il nuovo capitolo ^^" spero che sia almeno un po' soddisfacente, il prossimo non so quando lo posterò, ma spero presto. Ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia! Un grazie particolare a DR EGGMAN che ha recensito le mie storie! Personalmente vi consiglio di leggere le sue storie, sono simpatiche!
Icy.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Capitolo 3 -
 


 


 

Blaze fu preso alla sprovvista da quelle ultime quattro parole, che riecheggiavano nella sua mente, offuscando i suoi pensieri e riempiendogli le orecchie in un'eco interminabile.
Io sono una strega.
Non aveva mai avuto a che fare con streghe, né ne aveva mai vista una. Fino a quel momento.
Blaze fu trasportato rapidamente indietro nel tempo. Era a casa, a Eraklyon con la sua famiglia e stava parlando con i genitori.
«Mi raccomando, comportati bene» gli disse con voce saggia Sky, suo padre.
Non aveva più i capelli lunghi, li aveva tagliati in modo che stessero più ordinati sotto l'imponente corona che doveva portare.
Non indossava più la solita tuta bianca e blu da specialista o altri abiti ritenuti normali. Adesso i sarti reali gli facevano indossare solo le vesti più pregiate, come ad esempio il lungo mantello che portava legato al collo. Era di seta pura, colorato di azzurro con i migliori coloranti in circolazioni e ricami con fili d'oro formavano strane figure su tutto il perimetro del mantello, impreziosendolo forse più del dovuto.
«E stai attento!» aggiunse Bloom, sua madre.
Anche lei era molto cambiata, con il tempo era maturata e aveva smesso di portare abiti troppo colorati, anche perché i sarti erano contrari. Adesso portava un lungo abito principesco turchese opaco, abbastanza sobrio se non fosse per i vari pizzi e smerletti che si trovavano per lo più sul corpetto e sul fondo della lunga gonna.
Si era tagliata i capelli, ma non di tanto, la maggior parte del tempo li teneva legati in una complicata acconciatura reale ornata dalla piccola corona tempestata di zaffiri, anche se continuava a preferirli sciolti o raccolti in una semplice e comoda coda.
Di suo però erano rimasti gli occhi, dello stesso colore dell'acqua del mare.
«E mi raccomando: qualsiasi cosa accada tu stai lontano dalle streghe!» aggiunse frettolosa Bloom.
«Sono creature subdole e malvagie, fidati è meglio non averci niente a che fare» spiegò Sky.
«E perché? Sono tutte così cattive?» chiese Blaze, curioso.
«No, tutte no, ma la maggior parte sì»
«Io e tuo padre, insieme a dei nostri amici, abbiamo più spesso avuto a che fare con le streghe. Sono esseri spietati e senza cuore. Si divertono a spese degli altri, sono incredibilmente orgogliose e oltremodo asociali. Disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono!»
Bloom ebbe uno dei suoi tanti flashback, dei quali le protagoniste erano sempre loro: le Trix. Ripensò al loro primo incontro, a quando le aveva dovute affrontare da sola e aveva perso i poteri. Alle Trix disposte a tutto pur di avere i Codex per aiutare Lord Darkar. Quando erano alleate di Valtor, pur di ottenere le sue attenzioni si erano messe in contrasto, ed erano sorelle. A quando avevano inquinato la Terra, il pianeta "natale" di Bloom per aiutare Tritannus..
Tutte queste immagini causarono un brivido alla fata del fuoco del Drago che terminò il discorso con un:
«Più stai lontano dalle streghe, più sarà piacevole il tuo soggiorno a Magix».
E adesso era lì, seduto su una panchina accanto ad una ragazza, la più bella e angelica che avesse mai visto, per scoprire che era una strega.
Stava oltremodo disubbidendo ai suoi genitori, eppure li aveva ascoltati. Il problema era che quella strana ragazza non gli sembrava affatto cattiva, o perfida, o subdola. Anzi, gli sembrava fragile, indifesa, in cerca di protezione.
«Davvero?» rispose. Poteva dire qualsiasi cosa, qualsiasi cosa sarebbe stato meglio di quell'unica parola. E lo sapeva.
La ragazza lo guardò con uno sguardo interrogativo, cercando di capire se la stesse prendendo in giro o cos'altro.
«Sì, ti sembra tanto assurdo?»
«No, è che... Pensavo che le streghe fossero... ecco... diverse..»
«Diverse?»
«Sì, sai com'è... naso curvo, nei pelosi, pelle verde...»
«Quelle sono le befane e non esistono, in ogni caso» disse Glace, non molto soddisfatta della risposta del ragazzo biondo.
«... Posso offrirti un gelato?» Niente da dire in sua difesa, aveva fatto una pessima figura e doveva trovare un buon metodo per riparare al suo errore, e cosa c'è di meglio di un gelato, in casi come questi?
Glace sorrise, divertita dal comportamento strano di Blaze, che era leggermente arrossito.
«Volentieri, grazie»
Blaze si alzò in fretta dalla panchina per offrire a Glace la mano e aiutarla ad alzarsi.
«Wow, come siamo galanti!» disse la bionda, con una punta di ironia che non scappò a Blaze.
«Non esistono più rgazzi come me, sai?»
«Oh, se tu non ci fossi dovrebbero inventarti»
I due risero e si avviarono verso l'uscita del parco.
Il sole non era più così alto, si stava avvicinando il tramonto, ma non era ancora tardi, poi c'è sempre il tempo per un gelato.
Le strade di Magix erano meno affollate rispetto a quel pomeriggio, sul marciapiede si camminava senza il rischio di venire urtati.
«Quindi tu vai a Fonterossa, eh?»
«Sì, sono molto entusiasta di frequentare qualla scuola, dicono che sia la migliore!»
«Tutte le scuole di Magix hanno questa fama»
«Sì, lo so, ma per me è solo il primo anno..»
«Lo è anche per me...» Glace sospirò. Evidentemente non aveva la stessa voglia e grinta che c'era negli occhi di Blaze.
«O almeno credo..» sussurrò appena la ragazza, Blaze non sentì cosa avesse detto, ma notò il suo cambio di espressione.
«Qualcosa non va Glace?»
«No, sto bene» disse, accenando un sorriso.
Blaze avrebbe voluto sapere qualcosa in più, la risposta della bionda non lo soddisfaceva, stava nascondendo qualcosa, ma appena cercò di aprire bocca venne fermato da Glace.
«Guarda, lì c'è una gelateria»
«Allora andiamo»
I due attraversarono la strada ed entrarono nella gelateria, presero il gelato e si sedettero ad un tavolino a mangiarlo.
«Mmh, è buonissimo!» esclamò Blaze.
«Già, ma secondo me è un po' troppo dolce»
«Appunto: più è dolce più è buono»
«No, secondo me no»
«Noo, come puoi dire questo! Mi ferisci nel profondo!» disse Blaze cercando di far sembrare il discorso serio e drammatico, ma che scaturì solo la risata della ragazza.
Era la prima volta che la vedeva ridere: era davvero bellissima.
«Hey Amleto, guarda che ti si sta sciogliendo tutto il gelato!»
Blaze si era perso per un momento negli occhi di Glace e non si era accorto che il suo preziosissimo gelato si stava sciogliendo e stava cadendo sul tavolino.
Dopo un po' finirono entrambi il gelato, ma restarono seduti al tavolino a parlare, o meglio a imparare a conoscersi.
«Colore preferito?»
«Arancione, ma del tramonto. Il tuo Glace?»
«Blu notte»
«Cibo preferito?»
«Pizza. Il tuo?»
«Anche il mio!»
«Hai qualche animale?»
«Io no, ma mia madre ha un coniglio, a me piacerebbe un cane, tu?»
«A me piacerebbe un gatto, ma i miei sono contrari... Ho un pesce rosso»
E senza che nessuno dei due se ne accorgesse il sole era basso sull'orizzonte, si stava avvicinando la sera: era il momento di rientrare.
«Mi ha fatto molto piacere conoscerti, Blaze. Sei simpatico» disse la ragazza dagli occhi di ghiaccio a Blaze, sorridendo.
«Sì, anche a me ha fatto molto piacere!»
«Spero di rivederti presto»
«Ci si trova in giro»
Questa scena amichevole fu interrotta bruscamente dal suono di un cellulare. Qualcuno stava chiamando Glace. La ragazza prese in mano il cellulare, ma non rispose, si limitò a fissare lo schermo, e sbiancò.
«Glace? Tutto bene?? Che succede, chi è?»
«Mia madre. Se scopre che non mi hanno preso a Torrenuvola mi ammazza» disse Glace in tono pacato, dove però si sentì una nota di panico, senza staccare gli occhi dal display del cellulare.


Ciao a tutti! Ecco un altro dei miei noiosi capitoli senza senso xD Però va beh.
Lo ammetto, non so neanche io come si evolverà questa storia o cosa succederà, come sempre non so quando posterò il prossimo capitolo e.. boh.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati a leggere fino qui, sperando di non avervi annoiato troppo, e quelli che hanno recensito/letto anche altre mie storie!
Icy

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


- Capitolo 4 -
 



Glace era rimasta pietrificata, con il cellulare in mano e gli occhi fissi sul display. Sembrava sempre di più una bambola di porcellana, delicata ed indifesa, quasi spaventata dalla reazione che potrebbe avere la madre.
«Non posso rispondere» disse con una voce fievole e tremolante.
Per un momento fissò Blaze, che non le staccava gli occhi di dosso. La sia espressione era quasi supplichevole, cercava aiuto e non sapeva cosa fare. A Blaze venne un tuffo al cuore a vederla in quello stato.
«Non puoi dirle che ti hanno preso?»
«No, lo scoprirebbe...»
«Passami il cellulare»
«Cosa vuoi fare?» chiese Glace, quasi incuriosita.
«Ho un'idea»
«Che idea?»
«Glace fidati di me»
La ragazza era titubante, non conosceva le intenzioni del ragazzo. E se lui avesse raccontato tutto a sua madre? E se le voleva davvero dire che era stata presa a Torrenuvola? No, sarebbe stata in ogni caso una pessima idea, la madre conosceva bene la sua voce, ma non quella del ragazzo, chissà cos'avrebbe pensato!
Ma nonostante tutti questi quesiti passò il cellulare al ragazzo, non aveva molta scelta in fondo.
Il ragazzo prese il cellulare e rispose al cellulare.
«Pronto?»
Nessuno dall'altra parte rispose, silenzio assoluto. Si allontanò il cellulare dall'orecchio per vedere la scritta "16 chiamate perse". Blaze spalancò gli occhi per fissare Glace, la quale fece un timido sorriso, avendo capito cosa avesse letto il ragazzo da sconvolgerlo a tal punto.
«Era necessario» disse timidamente la ragazza.
«Non mi sorprende che tua madre possa arrabbiarsi, in pratica è tutto il giorno che ti chiama e tu non rispondi: starà morendo dalla paura che ti sia successo qualcosa!» disse il ragazzo, sconvolto.
La ragazza si rabbuiò e abbassò lo sguardo, il ragazzo capì di aver detto qualcosa di troppo e, soprattutto, di sbagliato.
«Mia madre non si preoccupa per me, non l'ha mai fatto» disse secca Glace, con una punta di amarezza. Blaze si sentì terribilmente in imbarazzo per aver detto per l'ennesima volta la cosa sbagliata.
«Glace io.. mi spiace..»
«Ci sono abituata»
«E tuo padre?»
«Cosa c'entra lui in tutto questo?» rispose la ragazza, alzando lo sguardo e posando gli occhi su Blaze.
«Anche lui è... distaccato?» domandò Blaze, sperando di non aver peggiorato la situazione.
«No, non come mia madre, ma poco manca. Ma nessuno dei due è mai riuscito a darmi l'affetto di cui hanno bisogno i bambini. Sono cresciuta in un ambiente... distaccato»
La ragazza aveva ripreso di proposito la parola usata da Blaze, che si avvicinò per posarle una mano sulla spalla, cercando di consolarla, ma Glace si gettò tra le braccia del ragazzo, nella disperata ricerca di un po' d'affetto.
Il ragazzo venne preso alla sprovvista e gli ci vollero un paio di secondi per capire la mossa della ragazza, ma alla fine ricambiò l'abbraccio. Adesso più che mai sapeva di dover aiutare quella ragazza, senza motivo, ma doveva.
Glace si stringeva forte al ragazzo, si sentiva protetta, anche se lo conosceva da neanche ventiquattr'ore.
Erano accanto ad una fontana al centro di una delle tante piazze di Magix. L'acqua della fontana sembrava quasi rosa, colorata dalle sfumature del tramonto.
A riportare i due ragazzi alla realtà fu un rumore strano proveniente dalla fontana.
Blaze venne bruscamente allontanato dalla ragazza e dalla fontana, senza capire il motivo e cadendo a terra. Blaze alzò gli occhi per vedere la ragazza mimare con la bocca le parole "Scusa, dopo ti spiego".
«Glace?» chiese una voce maschile, autoritaria. Poteva essere di un uomo di circa trenta, trentacinque anni. Era una comunicazione magica, tramite la quale si parlava attraverso uno specchio d'acqua, si poteva anche vedere la persona con cui si parlava.
L'uomo aveva lunghi capelli color lavanda, legati in due code dietro che terminavano a punta. Portava la frangia legata in un modo strano e complicato, che finiva dietro leorecchie e poi si rigirava per formare due ciuffi. Gli occhi erano blu e fini. Aveva un fisico perfetto, una vera bellezza statuaria.
La ragazza si girò di scatto, rivolta verso la fontana.
«Ciao papà, come stai?» disse Glace, sorridendo.
«Vuoi. Rispondere. A. Tua. Madre. Per favore?» disse l'uomo, scandendo ogni singola lettera.
«Eh? La mamma ha chiamato? E quando?» chiese Glace con aria ingenua ed innocente.
«Sì, ti ha chiamato una ventina di volte e tu non hai mai risposto» rispose secco l'uomo.
«Oddio, mi dispiace tanto! Aspetta che guardo..»
Glace si avvicinò impercettibilmente alla fontana e cominciò a tastarsi le tasche per cercare il cellulare, che però era ancora in mano a Blaze.
«Che stai facendo?» chiese l'uomo.
L'espressione di Glace, un momento fa ingenua e spensierata, era diventata una maschera cerea e preoccupata.
«Non trovo il cellulare.. Forse l'ho perso oppure me..»
«Come hai fatto a perderlo?!» urlò l'uomo, spezzando la frase di Glace.
«Non lo so! Forse mi è scivolato di tasca e qualcuno l'ha preso»
«Se tu non avessi la testa attaccata al collo dimenticheresti anche quella!» disse l'uomo, quasi scherzando e strappando un sorriso a Glace.
«Di' alla mamma che mi dispiace di non averle risposto e di averla fatta preoccupare.. E salutamela»
«Okay. Cerca il cellulare e stai più attenta la prossima volta»
Si sentì il rumore di alcune bolle e la figura dell'uomo sparì dall'acqua.
«Contaci» disse Glace sottovoce, dopo l'uomo se ne fu andato.
Blaze dovette dare ragione ai suoi genitori, come le altre streghe anche Glace sapeva essere falsa.
«Era tuo padre?»
«Sì, con lui è più facile parlare, sai?»
«L'avevo capito.. Ah, eccoti il cellulare» disse Blaze, dando il cellulare alla sua legittima proprietaria.
«Grazie.. Allora ci si vede?» chiese Glace, timidamente.
«No. Ti porto a Torrenuvola»
«Ma...» cominciò la ragazza, per venire interrotta da Blaze.
«Niente ma» disse, mentre si metteva il casco, si avvicinava ad una moto e porgeva un altro casco a Glace.
«Allora, vogliamo rimanere qua tutto il tempo?» domandò Blaze, sorridente.
Glace non sapeva cosa dire, ma era contentissima. Accettò il casco e salì sul posto del passeggero della moto.
«Andiamo!» disse, entusiasta.
La moto partì con un rombo. Blaze guidava sicuro, ma Glace si teneva comunque stretta al ragazzo. Non era mai salita su una moto.
Dopo un paio di minuti erano davanti all'immenso portone di Torrenuvola. Blaze non aveva mai visto una scuola più scura e tenebrosa, metteva quasi i brividi.
«Siamo arrivati» disse alla ragazza.
La ragazza aprì gli occhi, scese dalla moto e si tolse il casco.
«Speriamo bene» disse e, mentre Blaze parcheggiava la moto e si levava il casco a sua volta per raggiungerla, Glace si avvicinò timidamente al portone, che si aprì con un cigolio sinistro. Dietro la porta vide due figure, alte, magre e tetre. Avevano tutte e due la pelle molto chiara. Una di loro due aveva trucco, capelli e vestiti color petrolio. I capelli erano tagliati in un caschetto corto, appena sotto le orecchie, portava una maglia lunga con delle lunghe maniche e una cinturina viola, i pantaloni a zampa d'elefante e gli stivaletti a punta con il tacco a spillo, mentre l'altra aveva capelli, trucco e vestiti color prugna. I capelli erano liscissimi e le arrivavano appena sotto la spalla. Portava una giacchetta con le spalline rigide e un profondo scollo a v, anche lei aveva i pantaloni a zampa d'elefante, ma terminavano con un ampio spacco. Anche lei aveva gli stivaletti a punta con il tacco a spillo.
Glace le riconobbe subito come le professoresse di quella scuola, Blaze invece ne rimase colpito e spaventato.
«Vi stavamo aspettando» disse ad un certo punto la signora vestita di viola.
Blaze sbiancò, colpito da quell'affermazione.. Come avevano fatto?
I due ragazzi entrarono, cercando di non far caso a quelle due figure tetre, per dirigersi verso la presidenza. Sapevano che gli erano dietro, ma cercarono di non farci caso.
Arrivati davanti alla porta della presidenza Glace iniziò a bussare la porta, finché da dentro non si sentì qualcuno gridare "Avanti". I ragazzi entrarono, seguiti dalle professoresse.
«Salve» disse Glace, interrompendo l'imbarazzante momento di silenzio che si era creato.
«Siamo ostinate. Come mai sei di nuovo qui?» chiese la preside. Era una donna un po' anziana, anche se non lo dimostrava. Portava un abito lungo abito porpora, guanti lunghi e lilla e stivaletti, anchelei a punta. Anche la sua acconciatura terminava con una punta, ed erano viola. Il viso era quasi interamente coperto dal trucco. Nonostante l'aspetto bizzarro era evidente che fosse molto autoritaria.
«Voglio iscrivermi a Torrenuvola e non uscirò da qui finché non mi prenderete» disse Glace.
«Per quale motivo? Te l'hanno ordinato i tuoi? Sappi che dopo quell'esperienza non posso accettarti!» disse la preside, alzando progressivamente la voce e alzandosi a sua volta in piedi, fissando Glace.
«Ma io non sono come loro!» tuonò Glace.
«E questo chi me l'assicura? Tu? o ancora meglio, tua madre?» disse la preside, quasi con astio. Poi si girò e vide Blaze, che fino a quel momento era rimasto in disparte.
«E tu chi sei?» chiese la preside.
«Blaze» disse il ragazzo, cercando di non sembrare troppo intimidito da quella donna.
«E tu perché sei qui?»
«Accompagnavo Gl..»cercò di dire Blaze.
«Assomigli a due ragazzi che una volta frequentavano le scuole di Alfea e Fonterossa» lo interruppe la preside.
Blaze impallidì.. come sapeva dei suoi genitori?
«Erano "famosi" quando erano ragazzi, sai? Proprio come la tua madre, Glace»
I due ragazzi si guardarono, senza capire il senso di quella frase.
«Chi sono i tuoi genitori, Blaze?»
«Si chiamano Bloom e Sky..» disse timido Blaze, continuando a non capire. Lanciò uno sguardo a Glace, che era rimasta come pietrificata e che si stava lentamente allontanando, finché non trovò la parete ad ostacolarla.
«Glace? Glace che succede??» disse il ragazzo preoccupato.
«Io... Io sono figlia di Tritannus e Icy...»
A Blaze cadde di mano il casco.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


- Capitolo 5 -
 


La ragazza che stava aiutando, con la quale aveva passato il pomeriggio, che voleva conoscere e proteggere era la figlia dei peggiori nemici dei suoi genitori. E dell'intera Dimensione Magica. Non riusciva a crederci.
Lei, d'altro canto, sapeva benissimo di tutte le malefatte dei suoi genitori, ma sapeva anche di essere diversa. Lei non voleva essere cattiva, non voleva essere una strega.
Entrambi i ragazzi rimasero immobili, come due statue, a fissarsi con occhi vacui. La preside incrociò le braccia e sorrise quasi soddisfatta.
«E' vero?» disse quasi in un sussurro la ragazza bionda, senza staccarsi dalla parete «Sei davvero il figlio di quella Bloom?» continuò, con la voce spezzata, sperando in cuor suo che magari fosse un'altra fata con lo stesso nome. Aveva gli occhi spalancati e non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo.
«Sì..» ammise Blaze, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Non riusciva a reggere lo sguardo della ragazza e non sapeva spiegarsi il perché. Ma quegli occhi così lucidi e profondi lo mettevano a disagio.
Ma cosa gli importava in fondo? I sentimenti negativi delle due famiglie non dovevano impedire l'amicizia tra i due ragazzi.
"Glace a me non interessa chi siano i tuoi genitori, possiamo essere amici lo stesso no? Non dobbiamo farci condizionare, noi non siamo come loro!"
Ecco cosa voleva dire Blaze, quel pensiero gli martellò la mente per diversi minuti, coprendo anche il rumore del battito del suo cuore, che era forte, ma non veloce.
"Non mi interessa quello che pensano i miei genitori: non possono rovinarmi la vita in questo modo."
Era il pensiero di Glace.
Ma nessuno dei due trovò il coraggio di dire ciò che pensavano.
«Io.. vado. Ciao Glace... Arrivederci.» Disse Blaze, balbettando, riprese il casco da terra e uscì da quella scuola tenebrosa nel minor tempo possibile. Lo mettevano a disagio quei lunghi corridoi scuri. Le finestre con i vetri verdi e la tappezzeria interamente viola conferiva a quel luogo un aspetto ancora più minaccioso. In più i corridoi sembravano tutti uguali, ad un certo punto Blaze si chiese se non si fosse perso in quel labirinto tetro. Stava per andare nel panico, ma fortunatamente vide la porta. Tirò un sospiro di sollievo, uscì e, con le poche luci del tramonto, salì sulla sua moto per tornare a casa.
Glace era ancora immobile, contro la parete. Se non fosse stato per il leggero movimento del petto che segnava il respiro della ragazza tutti l'avrebbero scambiata per una statua.
Glace non sapeva quanto tempo fosse rimasta lì, ferma, ma ad un certo punto si girò di scatto e si piazzò davanti alla cattedra e guardò la preside, accigliata.
«Allora, signora preside, quanto tempo le serve per decidere se posso o meno iscrivermi in questo college?» rispose secca, con una punta d'acidità. La ragazza bionda già non sopportava più la vecchia zizzaniosa che aveva davanti. Era esasperata, ma, come ogni strega che possa essere definita tale, troppo orgogliosa per dimostrarlo.
Nel profondo di sé stessa non vedeva l'ora che la preside la congedasse nella sua nuova stanza del college di Torrenuvola, perché non se ne sarebbe andata da lì finché non avrebbe ottenuto ciò che voleva.
«Sei una ragazza molto testarda» disse tranquilla la preside, girando intorno alla scrivania, per andare accanto a Glace.
«Lo so» rispose Glace, senza scomporsi, ma seguendo con lo sguardo la preside.
Si sentiva squadrata dalla testa ai piedi da quella donna. Sentiva i suoi occhi che la guardavano, cercando un minimo cenno di debolezza, qualsiasi cosa avrebbe potuto usare contro di lei. Ma Glace doveva farle capire che in quel momento non poteva prendere decisioni diverse dall'accettarla nella sua scuola. In quel momento non era la preside a comandare.
La ragazza bionda rimase immobile in posizione eretta, mentre la preside continuava a girarle intorno come un avvoltoio.
«Che cosa vuoi?» chiese la preside, per l'ennesima volta, mentre si avvicinava al suo scranno dietro la scrivania per sedersi.
«Iscrivermi a Torrenuvola» rispose Glace, senza scomporsi. Risposte rapide e sintetiche, ecco cosa voleva sentire la preside. Anche lei non aveva più voglia di stare lì, sicuramente aveva altri problemi più importanti a cui pensare e Glace non rientrava di certo tra questi.
«E per quale motivo?»
«Voglio diventare una vera strega» queste parole costarono molto a Glace, che non aveva la minima intenzione di diventare una strega, ma era stata quasi costretta dai suoi genitori e poi non poteva ripudiare la sua natura.
«Stai mentendo» disse la preside. Glace si sentì come colpita in pieno petto. Non poteva averlo capito, non poteva! La stava mettendo alla prova, era l'unica spiegazione logica.
«Si sbaglia» rispose tranquilla Glace, senza esitare.
«Non credo proprio, Glace. Puoi fingere con i tuoi genitori, anche se la vedo dura, puoi fingere con il tuo amichetto, ma non con me»
«Cosa devo fare per riuscire ad iscrivermi?»
«Dimostrami quanto vali come strega»
«Cosa?»
«Fammi vedere che sei degna di essere chiamata tale»
«E come?»
«Per esempio non mostrandoti troppo incline alla natura delle fatine, facendo buone azioni, comportandoti bene, facendo amicizia con gli specialisti o..» le parole della Griffin vennero stroncate da due pugni che colpirono la cattedra. Glace stava guardando la preside con due occhi assassini, in quel momento sembravano più che mai fatti di ghiaccio, ma c'era una sfumatura inquietante, negli occhi della giovane bionda. La preside, colta di sorpresa, si spostò all'indietro quanto potè, finché non trovò lo schienale del suo maestoso scranno viola.
«Non sono una fata» disse Glace, sibilandolo tra i denti. Non accettava la sua natura da strega, ma era più che convinta che fosse migliore dell'essere una fata. A suo parere erano creature insulse, tutte fiori e gentilezze. Creature che non riuscivano ad aprire gli occhi davanti alla realtà.
Questo non era uno dei tanti concetti inculcati nella mente della ragazza da parte dei genitori, era una verità che si era creata Glace, della quale era convinta.
La sua reazione lasciò sconvolta la preside per qualche secondo, ma questa si riprese quasi subito, riacquistando il controllo della situazione e, soprattutto, la sua autorità.
«Non c'è bisogno di tutta questa sceneggiata, signorina Glace» disse la preside alzandosi dal suo scanno e aggirando Glace con noncuranza, verso la porta. Poi si fermò.
«Le lezioni iniziano domani mattina alle ore 8, non un minuto di ritardo. La sua stanza è la numero 194, ala ovest della scuola. E' fortunata, è una camera singola, ma è l'ultima che c'è rimasta»disse la preside Griffin senza girarsi e detto questo la donna dai capelli a punta uscì dalla stanza, lasciando Glace da sola. Un sorriso si formò sulle sue labbra. Ce l'aveva fatta, era stata ammessa a Torrenuvola! Non avrebbe più dovuto temere sua madre, o almeno, per ora.
Glace uscì dalla presidenza per dirigersi verso la sua nuova stanza, entusiasta della piega che aveva preso la situazione. Camminò per diversi minuti tra i corridoi angusti di Torrenuvola, fino alla stanza 194. Era la prima stanza sul lato sinistro del corridoio, dopo aver fatto le scale, dopo pochi centimetri dalla fine del corrimano c'era la porta di camera sua. Appoggiò la mano sulla maniglia titubante, ma alla fine spinse con vigore la porta ed entrò nella sua stanza.
Era una stanza abbastanza grande, con un letto, un armadio, un comodino e un comò. Non poteva chiedere di meglio.
Glace si buttò sul letto, sorridente.
"Grazie Blaze, senza di te non ce l'avrei fatta.. Ti devo un favore" pensò, prima di cadere lentamente tra le braccia di Morfeo.

Eheh, eccomi qua, imperterrita con un nuovo capitolo! Stranamente sto impiegando meno tempo tra un capitolo e l'altro, ma non fateci l'abitudine, devo iniziare a studiare seriamente, cercherò di mantenere un ritmo "vivace", ma non prometto niente! Un grazie particolare a DR EGGMAN e DJAmuStar per aver recensito la mia storia e per avermi spronato a continuarla xD
Icy

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


- Capitolo 6 -
 


Quel giorno Magix era piena di ragazzi e ragazze di tutte le età, tornati in quella magica città per un semplice motivo che accomunava tutti, infatti quel giorno avrebbero aperto le porte ai propri allievi, vecchi e nuovi, i tre college più famosi dell'intera Dimensione Magica: Alfea, il college delle fate, Fonterossa, il college degli Specialisti e Torrenuvola, il college delle streghe.
L'attesa e l'ansia, soprattutto dei primini, era palpabile nell'aria, non era certo un'esperienza di tutti i giorni quella di iniziare un college tanto prestigioso!
Blaze non stava più nella pelle, mentre vagava senza meta ammirando l'ampio giardino che circondava la scuola di Fonterossa.
C'erano tantissimi ragazzi, della sua età o anche più grandi, alcuni soli come Blaze, altri in gruppo a chiacchierare amichevolmente su come avevano passato l'estate, si salutavano con vigorose pacche sulle spalle.
Le chiacchiere di questi ultimi coprivano i suoni che a condizioni normali sarebbero stati al centro della scena, suoni delicati come il canto degli uccellini che avevano casa nei maestosi alberi che ornavano il giardino del college, o lo scroscio dell'acqua che terminava in un'immensa e profonda cascata senza fine, o il fruscio del vento che muoveva leggero le fronde, creando una piacevole brezza.
La tranquillità però in quel momento non regnava affatto in quell'ambiente così pieno di movimento e agitazione.
Blaze scrutava curioso tutti i ragazzi che si trovavano in quel giardino, chiedendosi con chi avrebbe dovuto affrontare il lungo e tortuoso percorso scolastico.
Dopo un paio di minuti si mise a sedere all'ombra di un albero, chiuse gli occhi e i pensieri lo inondarono come un fiume in piena, finché uno tra tutti si fece strada per diventare vivido nella mente del ragazzo.
Prima si soffermò sui dei lunghi e lisci capelli dello stesso colore dell'oro, sulla pelle morbida e setosa come una pesca, sul corpo slanciato e apparentemente atletico, sulla bocca rosa e carnosa, sul sorriso bianco, perfetto e splendente, e poi sugli occhi, profondi e circondati da lunghe ciglia nere. Occhi azzurri, talmente chiari da sembrare fatti di ghiaccio. Bellissimi.
Blaze sorrise involontariamente, sapendo che quella ragazza non poteva che essere Glace.
"Che brutto però, sapere che i nostri geitori sono nemici giurati" pensò distrattamente, mentre riapriva gli occhi abbandonando la sua immaginazione per tornare alla realtà.
«Chissà se la Griffin ti ha preso nella sua scuola, alla fine» disse tra sé e sé Blaze, portandosi le mani dietro la testa, ancora appoggiato all'albero, cercando una posizione più comoda.
«Non avrei dovuto andarmene, forse... Sono stato codardo» disse Blaze, con una nota d'amarezza ripensando alla sera prima, mordendosi il labbro.
I suoi pensieri vennero troncati definitivamente da una voce maschile, che lo riportò del tutto alla realtà.
«I ragazzi del primo anno mi seguano!» disse un  uomo dalle spalle larghe, col fisico palestrato nonostante l'età avanzata. Indossava una canottiera aderente azzurra bordata di blu, pantaloni bianchi e ginocchiete e stivali dello stesso colore della canottiera. Aveva i capelli corti, marroni e portava anche le basette. L'aspetto era strano, ma mostrava una certa autorità.
Si diresse verso l'entrata della scuola, seguito da una moltitudine di ragazzi, compreso Blaze, che si alzò in tutta fretta per non perdersi neanche un secondo della presentazione della sua nuova scuola. Si mise a correre e riuscì ad arrivare tra i primi ragazzi ad entrare, fremeva dall'eccitazione.
Arrivarono in una piccola piazzola che sembrava il centro di un'arena. Girò quanto più poteva e, in effetti, vide che la piazzola era circondata da tribune. Probabilmente quello era il luogo dove si svolgevano i saggi dei ragazzi, Blaze ne aveva sentito parlare a volte dai suoi genitori.
Quando distolse lo sguardo dalle tribune vide un uomo molto anziano con dei lunghi capelli brizzolati e una specie di toga bianca. Aveva in mano un bastone d'oro dalla parvenza di un serpente con in bocca un'ametista. Blaze lo riconobbe subito come Saladin, il preside di Fonterossa.
L'uomo palestrato si mise accanto al preside, con le braccia incrociate.
«Salve ragazzi» disse Saladin con una tonalità di voce tanto forte e chiara da non sembrare possibile appartenere ad un signore tanto anziano.
«e benvenuti nel college per Specialisti di Fonterossa. Visto che siete nuovi è giusto che vi faccia presente alcune regole della scuola, ma cercherò di non essere troppo prolisso, di modo che possiate gironzolare tranquilli per la scuola e imparare a conoscerla, visto che sarà la vostra casa per i prossimi mesi. Inizierei con l'alloggio, ad ogni ragazzo verrà assegnato un appartamento diviso in tre camere, quindi in un appartamento ci sarà un gruppo formato da tre ragazzi. Si prega di essere cortesi e amichevoli verso il prossimo, per una questione prettamente esistenziale, visto che chiunque qui potrebbe diventare un vostro coinquilino.»
I ragazzi iniziarono a guardarsi tra di loro, anche Blaze li imitò. La domanda che si ponevano era la stessa: Chi toccherà a chi?
«Come ogni college che si rispetti abbiamo anche, e aggiungo un ahimé per voi, un coprifuoco, che parte alle ore dieci di sera. Siete tutti pregati di non uscire o trovarvi fuori dalla scuola dopo quell'ora. Direi che è tutto, potete andare, troverete i vostri nomi sulla porta della vostra camera.» disse Saladin, e con un gesto della mano congedò i ragazzi.
«Aspettate un momento, quasi dimenticavo!» urlò il preside, riacquistando l'attenzione dei ragazzi che avevano appena fatto qualche passo, prima di girarsi sbigottiti.
«Come tutti gli anni domani alla scuola per fate di Alfea ci sarà una festa in onore dell'inizio della scuola, siete tutti invitate. Inoltre quest'anno, per evitare incomprensioni e rancori, verranno invitate anche le streghe di Torrenuvola, quindi ragazzi prudenza, ma divertitevi. Le lezioni cominceranno dopodomani alle ore otto, mi raccomando, siate puntuali.» disse Saladin, congedando di nuovo i ragazzi.
Blaze si avvicinò all'ascensore che portava ai dormitori insieme ad altri ragazzi. C'erano più ascensori, ma i ragazzi erano molti, di conseguenza si crearono alcune file. Blaze si mise dietro alcuni ragazzi, aspettando pazientemente il proprio turno.
I ragazzi chiacchieravano spensierati e curiosi, ma questo non era il caso del giovane mago, infatti lui aspettava il suo turno, ma intanto nasceva una nuova speranza nel suo cuore: probabilmente il giorno seguente avrebbe rivisto Glace.


E dopo taaanto tempo finalmente rieccomi! Purtroppo in questo periodo non ho molte idee e questi capitoli di "transizione" (o meglio, in cui i protagonisti sono separati) sono davvero uno "strazio", soprattutto per un essere privo di fantasia come me xD Spero di riuscirlo ad aggiustare quanto prima possibile, magari aggiungendo qualche particolare, o non saprei.. Vi avviso però, purtroppo il prossimo capitolo non sarà tanto diverso, a meno che non mi venga la vena d'autore, cosa in questo periodo alquanto improbabile.
Aspetto qualche recensione e, magari, qualche idea, sono sempre bene apprezzate! Baci,
Icy

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


- Capitolo 7 -

 

Nel frattempo nella scuola di streghe di Torrenuvola...


La sveglia cominciò a suonare. Glace, tra un mugolio e l’altro, allungò pigra un braccio e con un rapido gesto della mano la spense. Odiava i rumori forti di prima mattina, ma non aveva altra scelta, doveva alzarsi, era il suo primo giorno di scuola e quello era l‘unico modo che aveva per essere sicura di svegliarsi.
“Le lezioni iniziano domani mattina alle ore 8, non un minuto di ritardo”.
La preside era stata molto chiara il giorno prima, sicché Glace senza tante storie si alzò controvoglia dal suo letto caldo, ma la parte peggiore fu senza dubbio appoggiare i piedi sul pavimento freddo e ruvido della stanza.
Passato il primo momento critico Glace si avvicinò alla sedia dove teneva i vestiti e si tolse il pigiama per vestirsi. Secondo shock termico.
Glace rabbrividì e cominciò a pettinarsi senza troppo entusiasmo.
Dopo essersi messa gli stivali si avviò svogliatamente verso la mensa per fare colazione. Camminava molto lentamente, tanto erano solo le sette e mezzo.
I corridoi di Torrenuvola le sembravano tutti uguali, tutti viola, con finestre viola, porte viola e vetri rossi.
Glace sospirò diverse volte prima di giungere nella mensa, avrebbe voluto ringraziare Blaze, ma non sapeva come, né quando. Ad essere sinceri non sapeva neanche se l’avrebbe mai rivisto.
La mensa era una sala immensa che si sviluppava su più piani. Era formata da tante piattaforme fluttuanti che ospitavano ciascuna un paio di tavoli con attorno quattro o sei sedie, a seconda della grandezza del tavolo. Sulla piattaforma più alta c’era il tavolo delle professoresse.
Glace prese la sua colazione e sperò di trovare nei piani bassi un tavolo libero, non aveva voglia di stare con le altre streghe, anche perché non le erano mai piaciute, le bastavano sua madre e le sue zie. Fu sollevata nel vedere un tavolo vuoto nel piano più basso, ci si precipitò di corsa e cominciò a fare colazione. Da lì era difficile vedere i volti delle altre ragazze, non riusciva a vedere neanche le professoresse, ma se lei non vedeva le altre streghe, a rigore di logica le altre streghe potevano vedere lei, pensiero che la confortò.
Finì in fretta la sua colazione, ma quando fece per alzarsi sentì la voce della preside e si fermò, tornando seduta.
«Mie carissime streghe, benvenute nel college di Torrenuvola! Qui imparerete a diventare vere streghe, esseri subdoli e manipolatori, ma indispensabili per l’equilibrio di Magix, probabilmente le più indispensabili.» Qui ci furono una serie di fischi, applausi e urli, le streghe erano in delirio. La bionda si limitò a sbuffare e roteare gli occhi a causa della reazione, ritenuta del tutto eccessiva e ridicola, tenuta dalle altre streghe. Ne era sempre più convinta, lei non era come loro e mai lo sarebbe stata.
«Voglio essere sicura che da qui usciranno solo vere streghe» continuò. Glace si sentì chiamata in causa, sapeva che la Griffin si stava riferendo a lei, anche se indirettamente.
«Ma anche qua a Torrenuvola abbiamo le nostre regole: niente incantesimi all’infuori delle lezioni se siete ancora all‘interno dell’edificio, quando invece siete in giro per Magix cercate di non abusare dei vostri poteri; rispettate il coprifuoco delle dieci e se volete uscire dalla scuola dovete avere il mio permesso, non importa che ora sia. Ogni infrazione verrà punita severamente, anche con l’espulsione dalla scuola. Ho inoltre un altro annuncio da fare, come ogni anno la scuola di fate di Alfea» la preside venne interrotta da una serie di “buuu”. No, erano troppo infantili quelle streghe.
«Silenzio!» gridò la preside, riacquistando l’attenzione perduta «Dicevo, anche quest’anno la scuola delle fate d’Alfea ha organizzato la festa di inizio anno e, per evitare spiacevoli incidenti, ha deciso di invitare anche noi streghe di Torrenuvola. Siete tutte invitate a non fare scherzi stupidi e infantili, dimostriamo alle fate chi è che comanda davvero.» Un altro applauso. Glace appoggiò il mento su una mano, chiedendosi se quella era davvero una scuola di streghe o semplicemente un asilo.
«La festa sarà domani, ci saranno anche i ragazzi di Fonterossa.» disse, Glace alzò la testa in uno scatto, rivolgendo lo sguardo verso la piattaforma dei professori.
«E’ tutto. Adesso andate che iniziano le lezioni.» disse la Griffin prima di congedare le streghe.
Glace si alzò in fretta dal tavolino per raggiungere altrettanto in fretta la classe. Aveva un passo deciso e ritmico, scossa da un fremito interiore che le dava forza, ma era totalmente presa dai suoi pensieri.
Se quello che la Griffin ha detto è vero domani rivedrò Blaze” pensò Glace, cercando di non mostrarsi troppo felice o impaziente, sarebbe stato sconveniente.
Non fece neanche più caso alla gente che aveva intorno o ai corridoi, i suoi movimenti erano quasi meccanici.
Dopo un paio di minuti raggiunse l’aula di Incantesimi, entrò e si sedette in seconda fila. Non era la prima ad essere arrivata, ma era comunque in orario.
«Guardate! Dicono che lei sia la figlia di Icy, la strega più potente dell’intera Dimensione Magica!» sussurrò una strega con i capelli color petrolio ad altre quattro streghe, tenendo una mano davanti alla bocca per evitare di venire sentita.
«Non ci credo, guardatela, non ha niente a che fare con Icy. Le assomiglia solo per gli occhi, sono sicura che in realtà è solo una streghetta da quattro soldi.» rispose, sempre a bassa voce, una strega da i capelli corti, viola e quasi sparati in aria.
«Perché non glielo chiediamo?» domandò la strega di prima.
«Okay, andiamo a conoscere strega.» rispose l’altra strega.
Glace vide con la coda dell’occhio delle ragazze avvicinarsi a lei, ma in quel momento entrò la professoressa. Era una delle due che aspettavano lei e Blaze il giorno prima, quella vestita di viola.
Le streghe andarono tutte a sedersi e Glace fu grata di questo, non voleva parlare con loro.
«Buongiorno. Io sono la professoressa Ediltrude, l’insegnante di Incantesimi di Torrenuvola. La mia materia comprende sia incantesimi d’attacco, sia incantesimi di protezione. Di solito le streghe non usano molto questi ultimi, ma è sempre bene conoscerne alcuni. SFERA OSCURA!» urlò la professoressa interrompendo il suo discorsi e attaccando tutta la classe. Si sentirono alcune urla.
«Schermo di ghiaccio!» urlò d’istinto Glace mettendo le braccia davanti a se in modo che formassero una x. Si creò una protezione contro l’incantesimo della professoressa. Quando Glace riaprì gli occhi e dissolse lo schermo protettivo vide la professoressa sorridere soddisfatta, anche se più di metà classe era finita a terra, che si massaggiava la testa a causa della botta.
«Benissimo signorina..?»
«Glace..» rispose timida la bionda.
«Benissimo signorina Glace, mi aspetto grandi cose da lei.» disse Ediltrude.
«E’ stata solo fortuna, la sua..» Mugolò la strega dai capelli viola, alzandosi, ma nessuno la sentì.
«Questo era un esempio, però una strega deve sempre essere pronta ad un attacco, mai abbassare la guardia, ricordatevelo.» disse Ediltrude tornando alla cattedra e continuando la lezione.



Mi detesto quando dimentico la nota d'autore LOL
In ogni caso spero che vi piaccia questo capitolo, anche se è stato scritto un po' di getto..
Volevo far venire fuori il rapporto che c'è tra Glace e le altre streghe, soprattutto i pensieri della ragazza... domanda, ci sono riuscita secondo voi?
In ogni caso vorrei anche ringraziare tutti quelli che seguono le mie storie e le recensiscono, mi fate davvero piacere <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


- Capitolo 8 -

 


Finalmente le lezioni erano terminate, Glace ne aveva già abbastanza, ed era solo il primo giorno di scuola. Ma quello che più la infastidiva era il fatto che le altre streghe sapessero che lei era figlia "niente-po-po-di-meno-che-della-grande-Icy". Non voleva che si sapesse, adesso le sue compagne, per quanto non volesse averci niente a che fare, l'avrebbero o trattata come se fosse una macchina da guerra o avrebbero iniziato a prenderla di mira con degli stupidi scherzi, mentre le professoresse si sarebbero aspettate da lei il meglio, ma la bionda, già lo sapeva, le avrebbe deluse.
Glace sospirò, mentre si dirigeva verso camera sua. Sentiva i bisbigli delle streghe mentre passava, sapeva che la stavano additando. D'istinto aumentò il passo.
Finalmente le scale, l'ultimo ostacolo da superare prima di arrivare in camera sua. Fortunatamente non incontrò nessuno nell'ultimo tratto di strada, il che la rincuorò parecchio.
Una volta entrata si chiuse subito dietro la porta. Una sensazione di sollievo la avvolse e la portò a gettarsi sul suo letto, fissando il soffitto, senza realmente vederlo.
"Chissà se domani ci sarà anche Blaze ad Alfea" pensò tra sé e sé. Glace non sapeva bene perché stesse pensando al ragazzo rosso, forse voleva ringraziarlo, forse voleva parlarci e sentirsi normale, senza dover fingere di essere qualcosa che non voleva essere, o forse voleva semplicemente rivederlo.
Dopo diversi minuti di meditazione decise che sarebbe andata alla festa di Alfea, ben conscia del fatto che poteva trovarci Blaze, come poteva anche non trovarlo, ma preferiva rischiare, al massimo poteva tornare a Torrenuvola.
Sì alzò svogliatamente dal letto per mettersi seduta, un pensiero si stava insinuando nella sua mente nonostante la bionda cercasse di respingerlo: cosa mettersi?
Glace si rigettò sul letto con noncuranza. No, non aveva niente da mettersi per una festa, non le erano mai serviti abiti strani, eleganti, sbarazzini, sexy o altro. Mai.
E non aveva neanche voglia di alzarsi.
Dopo una buona mezz'ora andò dalla preside per chiederle il permesso di uscire fuori dalla scuola.. Per una passeggiata.


***

 

Diversamente era stato per Blaze, ancora nessuno sapeva dei suoi genitori, anche perché non aveva avuto molti rapporti con gli altri ragazzi, quasi nessuno.
Aveva girato tutta la scuola prima di trovare la sua stanza.
Era un piccolo appartamento dai colori caldi con tre letti e tre armadi, era confortevole come ambiente, ma al momento vuoto.
Blaze cominciò a sistemare le sue cose, scegliendo il letto vicino alla finestra. Gli era sempre piaciuto farsi svegliare dalle carezze dei raggi del sole, la mattina.
Dopo qualche minuto arrivò un ragazzo dai capelli castani chiari, ma che tiravano all'arancione, aveva gli occhi verde acqua e la pelle chiara, non aveva un fisico molto atletico, al contrario, sembrava un ragazzo esile.
«Ciao! Io sono Gregory, tu sei..?» chiese il ragazzo, salutano il rosso con un cenno della mano.
«Piacere, io mi chiamo Blaze» rispose il ragazzo sorridendo.
«A quanto pare saremo compagni di stanza» disse il ragazzo appoggiando la sua valigia sul letto più vicino alla porta. Gregory aprì la sua valigia, tirò fuori un computer e iniziò anche lui a sistemare le sue cose.
«Bel giochino» disse Blaze, alludendo al computer.
«Questo? Grazie, l'hanno costruito i miei genitori» rispose il ragazzo, mentre cercava in tutti i modi di sistemare un gruppo di magliette senza che si spiegassero.
«Davvero? Wow, devono essere una forza i tuoi genitori!» disse Blaze, sapedo che mai e poi mai i suoi genitori sarebbero arrivati a tanto.
«All'incirca, mia madre è una fata, la fata della tecnologia, mio padre era uno specialista, ma è sempre stato appassionato di tecnologia. Magari ne hai anche sentito parlare, i miei genitori sono Tecna e Timmy, una fata che faceva parte del Winx club, mentre mio padre era uno degli Specialisti, non so se li conosci..» rispose Gregory.
«..Sì, ne ho sentito parlare..» disse Blaze, sperando che quella conversazione finisse lì.
«I tuoi genitori invece chi son..» cominciò a dire Gregory, prima che un'altro ragazzo arrivasse nella stanza.
«Salve!» disse sorridendo un ragazzo dalla pelle abbronzatissima, aveva i capelli castano scuro arricciolati e due profondi occhi grigi. Aveva le fossette.
«Io mi chiamo Harry, piacere!» continuò il nuovo arrivato.
«Piacere, io sono Blaze.» disse Blaze, grato dell'arrivo di Harry.
«Io invece sono Gregory, piacere!» disse il ragazzo dai capelli arancioni con un cenno della mano. Facendo così però lasciò le magliette che aveva in mao, che caddero miseramente in terra.
I tre ragazzi iniziarono a ridere e Harry e Blaze aiutarono Gregory a sistemare le sue cose.
Dopo un paio di minuti l'unico che doveva ancora sistemarsi era Harry.
«Vuoi una mano?» chiese Blaze, educatamente.
«No grazie, faccio da solo.» rispose Harry sempre sorridendo.
Con un gesto della mano il ragazzo castano fece apparire uno scettro oro con incastonate sulla cima delle ametiste, bastarono pochi movimenti dello scettro e tutta la sua roba non era più sul letto centrale, ma risposta ordinatamente nel suo armadio.
«Wow, sei un mago!» disse Gregory, che era rimasto a bocca aperta.
«Sì, mio padre è un mago» rispose Harry.
"No, non di nuovo l'argomento genitori" pensò Blaze, non voleva che lo scoprissero, non ancora per lo meno.
«Non sono tanti i maghi, dovresti esserne fiero» disse Gregory, entusiasta di condividere la stanza con un mago.
«In effetti lo sono, comunque grazie.»
«Hey ragazzi, voi avete qualche programma per il pomeriggio?» chiese ad un certo punto Blaze, soprattutto per cambiare argomento.
«Pensavo di godermi il relax della stanza, è da due giorni che sono in viaggio» rispose Harry.
«Io invece pensavo di fare un giro per la scuola, non vorrei perdermici..» rispose timido Gregory.
«Perfetto, io invece volevo fare un giro a Magix» disse Blaze. Non sapeva il motivo, ma sentiva il bisogno di andare a Magix.
«Come mai? Qualche incontro romantico?» chiese Harry.
«Cosa?! No! Nessun incontro romantico!» rispose in fretta Blaze, arrossendo leggermente.
«A chi vuoi darla a bere? Come si chiama la fata?» chiese Gregory.
«Fata? No, nessuna fata vi dico!»
«Ah no? Va beh, tanto prima o poi ce la presenterai» rispose Harry sempre sorridendo.
«Ci si vede, ciao» disse Blaze, uscendo in fretta dalla stanza.
Il ragazzo si avviò silenzioso verso l'uscita di scuola. Era pensieroso. I suoi compagni di stanza davano già per scontato che se avesse mai avuto un appuntamento romantico sarebbe stato con una fata. Non sapeva perché, ma il pensiero dei suoi coinquilini non lo comfortò, anzi, lo mise abbastanza a disagio.
Ma nonostante questo cercò di non dargli troppo peso, prese l'autobus e andò a Magix. Mentre guardava fuori dal finestrino vide tantissime ragazze entrare e uscire dai negozi di abbigliamento, dai parrucchieri, negozi di accessori e simili. Tutte fate che si preparavano per la festa del giorno dopo, non c'era altra spiegazione, visto che non vedeva da nessuna parte la scritta "Saldi".
Blaze cominciò a camminare, dirigendosi verso il parchetto.
Guardava in basso, ad un certò punto iniziò anche a calciare un sasso.
«Ma guarda guarda chi si rivede.» disse una voce femminile alle sue spalle.
Blaze si girò e non riuscì a trattenere un sorriso.

Yeaaah, alla fine ce l'ho fatta ad andare avanti! LOL
Okay, niente di speciale come capitolo, ma vi ho presentato altri due ragazzi, uno è il figlio di Tecna&Timmy, e l'altro?? Dai che è facile LOL
Va beh, niente di che, festeggiamo l'arrivo degli allieni a seguito della fine del mondo Ahahahah
*torna seria*
Vorrei ringraziare tanto tanto tutti quelli che seguono le mie storie e che le recensiscono, vi adoro, sappiatelo ♥
Non ho altro da aggiungere penso... Baci,
Icy

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


- Capitolo 9 -


 

«Come stai?» disse la ragazza sorridendo e avvicinandosi a Blaze per stampargli un bacio sulla guancia. La ragazza profumava di lavanda. Blaze arrossì violentemente, ma fece finta di nulla.
«Tutto bene, tu? Com'è andata ieri con la Griffin?» chiese il ragazzo, cercando di sembrare disinvolto.
«Mi ha preso, pensa, ho anche una stanza tutta per me!»
«Wow Glace, questa sì che è fortuna!» rispose il rosso.
I due ragazzi risero insieme, come se fossero amici da sempre.
«Tu invece? Com'è andato il primo giorno a Fonterossa?»
«Niente di speciale, le lezioni iniziano tra due giorni, oggi ci siamo solo sistemati nelle camere.»
«Che fortuna! Noi invece abbiamo iniziato oggi, le lezioni sono interessanti, ma le altre streghe sono insopportabili.» disse Glace, incrociando le braccia.
«Come mai?» chiese timido Blaze.
«Sono infantili, si comportano come delle bambine di tre anni. Non so se resisterò fino a fine anno!» esclamò Glace, quasi esasperata.
«Povera cara.» rispose Blaze sinceramente triste, dandole dellepiccole patte sulla testa.
«Emh... Grazie?» rispose imbarazzata la bionda. Blaze si sentì ancora più imbarazzato, quindi cercò un valido argomento per parlare, rimediando, per così dire, al resto.
«Hai saputo di domani?» chiese il ragazzo.
«Intendi la festa organizzata dalle fate? Sì, abbiamo saputo»
«Che ne pensi?»
«Pensavo di andarci, tu?»
«Ci stavo ancora pensando, ma credo di sì, anche solo per rivederci e fare due chiacchiere!» rispose con un largo sorriso Blaze.
«Speravo in una risposta simile, sai?» disse Glace, ricambiando il sorriso.
«Bene! Che ne dici di un... No, il gelato l'abbiamo già mangiato, un frappé?» propose Blaze, speranzoso.
«Volentieri!» esordì Glace, ma si ricordò del perché era uscita «Ma ora non posso» aggiunse, quasi in un sussurro, chinando la testa.
«Come mai?» chiese Blaze cercando di non mostrarsi troppo deluso.
«Dirti che non sono mai stata ad una festa potrebbe suonare assurdo, perciò mi limiterò ad una classica frase dell'universo femminile: non ho niente da mettermi!» disse Glace, buttandola sul ridere.
Effettivamente i due risero nuovamente, erano tranquilli, sereni, stavano bene. Nessuno dei due doveva fingere di essere qualcosa che non voleva essere o trattenersi per mantenere alto l'onore della famiglia.
«Non vedo che problema ci sia! Aspetta, il primo giorno che venni a Magix entrai in un negozio di vestiti, è fornitissimo, ti ci porto!» disse il rosso prendendo Glace per la mano e accompagnandola verso il negozio di vestiti. La bionda seguì volentieri il ragazzo, anche se lei era una femmina non si era mai interessata di moda o cavolate simili, di solito erano passatempi che considerava troppo da ragazzine per-benino o comunque "roba da fate", come le definiva sua madre. Probabilmente quello era uno dei pochi punti d'incontro che aveva con la strega del ghiaccio.
«Siamo quasi arrivati!» annunciò il rosso, ancora tenendo per mano Glace.
«Okay, fai con comodo.» lo tranquillizzò la ragazza, ma ormai il rosso era partito per la sua strada, non vedeva l'ora di mostrare il negozio a Glace, sperava che le piacesse e che trovasse quello di cui aveva bisogno.
«Eccoci!» disse Blaze, fermandosi davanti ad un negozio, apparentemente vuoto. Glace guardò all'interno, non sembrava molto convinta.
«Sei sicuro che sia questo il negozio giusto Blaze? Mi sembra un po'... vuoto.» disse la bionda.
«Sicurissimo, vieni, ti mostro come funziona» disse tutto eccitato Blaze, che non vedeva l'ora di mostrare le sue abilità e conoscenze.
I due ragazzi entrarono nel negozio vuoto e Blaze portò la bionda su una piattaforma al centro della stanza.
«Adesso devi dire che tipo di abito ti serve.» disse il ragazzo.
«Cosa?» chiese Glace, pensando di aver capito male.
«Ad esempio... umh... Sera!» disse Blaze e i due ragazzi vennero avvolti da una luce bianca, quando cessò Blaze indossava un perfetto smoking nero, con tanto di papillon, mentre Glace indossava un tubino nero con un leggero scollo sul davanti, ma che lasciava completamente scoperta la schiena. Aveva un paio di sandali gioiello ai piedi e in mano una piccola pochette nera con alcuni strass.
«Wow!» fu l'unica cosa che riuscì a dire la bionda.
«Già, ti piace?»
Glace si girò per vedersi allo specchio, non stava male, ma quel vestito non la convinceva del tutto.
«E per cambiare come faccio?» chiese ingenua allo specialista, che non aveva idea di come funzionasse.
«Basta dire "Prossimo".» rispose una voce alle loro spalle, era la commessa.
«Oh, grazie. Prossimo!» disse Glace. Adesso indossava un leggero vestito azzurro come i suoi occhi. Era un monospalla, non aveva un grande scollo ed era abbastanza coprente, anche se molto aderente. Metteva in risalto tutte le curve di Glace. In vita aveva un cinturino borchiato con un grande cuore di metallo al centro. Ai piedi aveva di sandali gioiello con un tacco abbastanza sostenuto. Nell'insieme stava molto bene
«Wow... Sei bellissima Glace.» disse Blaze, con un'espressione simile a quella di uno stoccafisso.
«Grazie.. Ma non sarà troppo aderente?» chiese Glace.
«No, ti sta benissimo, hai anche il fisico perfetto per vestiti del genere.» Le disse la commessa, sorridendo.
«Okay, vada per questo, allora.»
«Vedrai Glace, farai invidia a tutte le fate di Alfea!»
«Non rientra proprio tra i miei programmi, ma se lo dici tu Blaze..» rispose la bionda, sorridendo.
Glace pagò il vestito, lo prese ed insieme a Blaze uscì dal negozio.
«E adesso?» chiese Blaze.
«Se non sbaglio mi avevi offerto un frappé..» rispose Glace, in tono suadente.
«Ma certo, prego, da questa parte» disse Blaze imitanto la voce di un maggiordomo ed inchinandosi leggermente davanti alla ragazza bionda.
«Ma che gentile!»
I due ragazzi, spensierati come non erano mai stati, si avviarono verso un bar a braccetto.
«Dicono che questo sia il miglior bar di tutta Magix!» disse ad un certo punto Blaze, indicando un bar dall'altra parte della strada.
«Bene, allora proviamolo.» rispose Glace, dirigendosi verso il bar.
Dopo aver ordinato un frappé si misero a parlare del più e del meno, nessuno dei due accennò alla propria sfera privata, avevano stabilito un patto in silenzio: non si parlava della famiglia.
«Però è strano, sono finito in camera con i figli di altre due Winx» disse ad un certo punto Blaze, senza neanche sapere perché.
«Magari l'hanno fatto a posta, così almeno potete fraternizzare, approfittando anche del fatto che i vostri genitori già si conoscono, no?» rispose Glace, per poi riprendere a mordere la cannuccia.
«Magari hanno fatto la stessa cosa dalle fate.. E da te no, perché?»
«Semplice, le mie zie non hanno figlie. Solo Darcy ne ha uno, ma è un maschio, poco socievole, tra l'altro.» rispose Glace fissando il suo frappé, ormai vuoto, e arricciando il naso. Non le stava molto simpatico suo cugino, a differenza di Darcy, ma la sua zia preferita rimaneva Stormy, tra le tre era la più.. simpatica? No, non era simpatica, era la più menefreghista. Poi non avendo figli era la più disponibile, ed essendo Glace l'unica sua nipote femmina su tre era anche la sua preferita.
«Capisco.. Beh, speriamo di non averci niente a che fare allora.» disse Blaze, sorridendo e guardando Glace. La ragazza ricambiò il sorriso, ma poi si accorse dell'ora.
«Uff, è già ora di andare, come non ne ho voglia!»
«Ti capisco, però dai, domani ci rivedremo, no?»
«Sì, beh, allora a domani!» disse Glace salutando Blaze con la mano e allontanandosi con il sacchetto in mano.
Dopo un paio di passi Glace si fermò, si era dimenticata una cosa importantissima e si girò.
«Blaze.. Grazie per ieri! Ci si vede domani!» urlò, per poi tornare a Torrenuvola.
Blaze rimase seduto a fissare Glace che spariva all'orizzonte, poi tornò anche lui a Fonterossa.

La gente comune all'01:16 minuti dorme, io no, io scrivo! Sì, sono matta, lo so, ma avevo adesso ispirazione... e il computer acceso. Non capita spesso. LOL
Umh.. Quindi Glace ha un cugino, e Stormy ha tre nipoti... Umh..
Probabilmente non l'ho ancora urlato ai 5 venti, ma questa storia diventerà peggio di Beautiful <3
Spero che la seguirete comunque, ciao, baci,
Icy

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


- Capitolo 10 -


 

Blaze era appena tornato a Fonterossa, era andato in camera sua e si era gettato sul letto. La stanza era vuota, tutta sua. O almeno così pensava, ma dopo un paio di minuti dovette ricredersi.
Sentì qualcuno schiavacciae con la maniglia per poi aprire la porta. Erano Harry e Gregory.
«Ma guarda guarda chi si... cos'è questo profumo?» domandò Harry, annusando l'aria. Poi capì che quel profumo veniva da Blaze, Harry sorrise malizioso.
«Nessun incontro amoroso, eh? Beh, questo profumo è lavanda e non è certo comune tra i ragazzi, ma tra le ragazze... Dai, sputa l'osso, chi è la fata?» chiese Harry, sedendosi accando a Blaze.
«Non c'è nessuna fata, davvero..!» disse Blaze, cercando di non arrossire, cosa che gli riuscì non molto bene e i suoi amici lo notarono.
Il rosso si sentiva terribilmente in imbarazzo anche se, in fondo, stava dicendo la verità.
«Per quanto pensi ancora di raccontarci la storia del "No, non c'è nessuna fata"? Dai, siamo curiosi!» si affrettò ad aggiungere Gregory, anche lui prendendo posto accanto a Blaze.
«Sembrate la figlia di Stella, curiosi allo stesso modo!» disse il rosso, quasi esasperato, ma si pentì presto di quell'affermazione.
«Stella? Intendi la Winx? Conosci sua figlia?» domandò Gregory.
«Ecco svelato il mistero! Quindi ti vedi con Luna?» chiese, sempre malizioso, Harry.
«Scherzi?! No, le nostre mamme si conoscono e basta» si affrettò a dire Blaze, scuro in viso. Sopportava quella ragazza solo perché sapeva che i loro genitori andavano d'accordo, ma se poteva la evitava volentieri.
Dal punto di vista estetico Luna non era male, aveva lunghi capelli castani lisci, grandi occhi, anche questi castani, con lunghe ciglia e la pelle color pesca. Ma dal punto di vista caratteriale era insopportabile: era una vanitosa so-tutto-io.
«Cambiamo argomento, per favore? Grazie.» disse Blaze, alzando gli occhi al cielo.
«Non ci hai ancora detto chi sono i tuoi genitori.» disse tranquillo Gregory.
Blaze pensò di dire che si era visto con una strega e non una fata, ma forse, essendo figli di altre Winx, avrebbero capito.
«Davvero non ve l'ho detto? Sono figlio di Bloom e Sky.» disse il rosso, con volto angelico e un sorriso ingenuo dipinto sul volto.
«Anche tu sei un figlio delle fate Winx allora, benvenuto tra i nostri.» rispose Harry, dando una sonora pacca sulla spalla a Blaze.
«Grazie» rispose il rosso massaggiandosi la spalla. «Voi domani cos'avete intenzione di fare? Intendo la festa organizzata dalle fate.» continuò Blaze.
«Io pensavo di andarci, sarà da divertirsi!» esclamò Harry.
«Sì, anche a me piacerebbe andarci, anche per passare una serata tranquilla.» rispose Gregory annuendo.
«E tu?» chiese Harry.
«Sì, anche io volevo andarci»
«E' per vedere la tua amica, eh?»
«Dai, smettila. E anche se fosse?»
«Beh, in tal caso potresti presentarcela anche a noi.» disse Gregory, aggiungendosi alla chiacchierata.
«Giusto, comunque adesso andiamo a dormire, penseremo domani alla tua amica» disse Harry, prima che i tre ragazzi se ne andassero a dormire nei rispettivi letti.


***

 

La sera dopo Alfea pullulava di gente. Era piena di ragazzi e, soprattutto, ragazze.
Erano tutti divisi in gruppi, alcune ragazze erano intorno alla pista da ballo, sedute a dei tavolini a mangiare e chiacchierare, altre, appoggiate al muro, sparlavano e commentavano i vestiti altrui, poi c'erano i ragazzi, che stavano in disparte, scrutando le varie ragazze o che accompagnavano qualche fata in una danza, per lo più lenta.
Glace era appoggiata al muro, in un angolo della stanza, ma era sola. E al momento voleva anche restarci.
Più volte aveva dovuto respingere dei ragazzi che le avevano offerto qualcosa da bere o un semplice ballo.
«Finalmente ti ho trovata!» disse una voce alla sua sinistra, si girò e vide Blaze.
«Ciao, tutto bene?» domandò la bionda, sorridendo.
«Sì, tutto a posto» rispose il rosso, ricambiando il sorriso.
«E' lei la tua amica?» disse una voce maschile da dietro Blaze.
«..tranne per due avvoltoi che continuano a seguirmi.» disse il rosso, alzando gli occhi al cielo.
Glace si spostò leggermente per vedere chi avesse parlato e subito vide arrivare due ragazzi, uno dai capelli arancioni e uno castani scuri.
«Piacere, io sono Gregory!» disse il ragazzo dai capelli arancioni, porgendo la mano alla bionda.
«Piacere, io sono Glace» rispose la ragazza, accettando la mano del ragazzo.
«Io sono Harry..» disse l'altro ragazzo, quasi in un sussurro con la bocca aperta e gli occhi spalancati.
«Io Glace, piacere» disse nuovamente la bionda, ma rivolgendosi a lui. Harry rimase ammaliato, non aveva mai visto una ragazza così graziosa.
«C'è parecchia gente qui, eh?» disse frettoloso Blaze, che si sentì escluso e quasi infastidito.
«Già, troppa per i miei gusti.» notò Glace, guardando la pista da ballo.
«Potremmo andare un po' all'aria aperta, magari fuori c'è meno gente.» propose Gregory e tutti si trovarono d'accordo.
Blaze cercò di avvicinarsi a Glace, ma fu battuto sul tempo da Harry, che le aveva già offerto un braccio per accompagnarla fuori.
Il rosso rimase un po' indietro e lanciò un'occhiata assassina al suo compagno di stanza. Si sentiva strano, gli dava fastidio vedere Glace con Harry, ma cercò di non darlo troppo a vedere.
«Ah, qui va decisamente meglio!» disse Glace, spezzando il silenzio. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca della sera.
«Hai freddo?» chiese Harry a Glace, togliendosi la giacca per mettergliela sulle spalle.
«Oh no grazie, io non so neanche cosa sia il freddo.» rifiutò Glace, sorridendo.
«In che sen..» stava per chiedere Harry, ma venne interrotto da Blaze.
«Guardate! I fuochi d'artificio!»
I ragazzi alzarono tutti lo sguardo per vedere lo spettacolo pirotecnico che i professori avevano accuratamente preparato per quella sera.
«Sono bellissimi.» disse, verso la fine, Glace.
«Già, molto belli..» rispose Harry, guardando però la ragazza, che si sentì improvvisamente osservata.
Glace spostò lo sguardo dall'altra parte e vide tre ragazze venire dalla loro parte, quella più vicina stava muovendo vigorosamente il braccio, accompagnata da un "Ciaoooo!!" tutt'altro che piacevole.
«Oh no» sussurrò tra sé e sé Blaze, riconoscendo la ragazza.
«Le conosci?» chiese Glace.
«Solo una... e preferirei non conoscerla.» rispose il rosso, alzando lo sguardo al cielo.
«Blaze che bello vederti qui! Oh, anche te hai nuovi amici!» squittì la ragazza, sorridendo. Questo prima di notare anche Glace.
«Ah, vedo che sei in compagnia.» rispose con una punta d'acidità la nuova arrivata.
«Ciao Luna, loro sono Gregory ed Harry e questa è Glace.» rispose Blaze, senza l'entusiasmo della ragazza.
«Piacere! Io sono Luna, loro sono Rosa e Wa nin!»
La ragazza che era stata presentata come Rosa aveva lunghi capelli neri e occhi verdi, aveva la pelle abbronzata ed una rosa tra i capelli. L'altra ragazza aveva i capelli viola, la pelle chiara e fini occhi blu scuri.
«Piacere!» risposero le due ragazze all'unisono.
«Sai Blaze, anche le loro madri facevano parte del Winx Club!» disse Luna, entusiasta.
«Davvero? Anche noi due siamo figli delle Winx, io sono il figlio di Tecna, lui di Aisha!» rispose Gregory.
Glace impallidì di colpo, si sentiva come un piccolo topolino accerchiato da troppi gatti e, con buone probabilità, non ne sarebbe uscita fuori nel migliore dei modi.
Blaze notò il disagio della bionda e cercò di rassicurarla stringendole la mano.
«Wow, come si suol dire il destino, eh? E tu invece? Non ti ho mai vista da queste parti.» disse Luna, diventando seria, rivolta a Glace.
«Io non amo le attenzioni altrui, sono abbastanza solitaria.» rispose Glace, stringendo sempre di più la mano di Blaze.
«Ah, capisco... Sai, hai un non so che di familiare, forse lo sguardo, mi sembra di averlo già visto da qualche parte..»
«Molte ragazze hanno gli occhi azzurri.»
«Sì, ma il tuo sguardo ha un non so che di... Glaciale.» disse Luna.
«Devo prenderlo come un complimento?» chiese Glace, cercando di ribaltare la situazione.
«Prendilo come ti pare. Va beh, ci si rivede in giro, ciao ragazzi!» concluse Luna girando i tacchi e allontanandosi, seguita da Wa nin e Rosa.
«Tutto bene Glace?» chiese Harry, notando l'espressione della bionda. Non le aveva chiesto niente prima perché la castana prendeva sempre la parola con quella sua voce irritante.
«Sì, sto bene.» rispose Glace, cercando di sembrare tranquilla, ormai il peggio era passato, o almeno così credeva.
«E chi l'avrebbe mai detto, la cocchina delle ziette passa le serate ad Alfea con i figli delle Winx!» disse una voce sopra di loro.
I ragazzi alzarono lo sguardo e videro scendere dal ramo di un albero lì vicino un ragazzo dai capelli castani scuri con qualche riflesso rosso scuro, quasi fucsia, e profondi occhi viola. Era rivolto alla bionda, infatti si stava anche avvicinando.
Nonostante Glace stesse tenendo Blaze per mano dovette appoggiarsi al muro dietro di lei. In viso era pallidissima.
«Glace?! Tutto a posto? Chi è quello?» chidevano i ragazzi alla bionda, senza ricevere nessuna risposta.
«Non penso che tua madre sarebbe felice di saperlo.» disse il ragazzo con un sorriso beffardo.

Ciaoooooooo!
BUON 2013!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Wow, il mio primo capitolo a due numeri! *-* Che emozione! LOL
Comunque ho pensato di aggiornare prima questa storia perché:
1) E' da tanto che sono ferma;
2) Ho tante idee;
3) E' pur sempre la mia prima storia a capitoli, sicché mi sembrava più giusto.. LOL
Comunque se riesco in giornata vorrei aggiornare anche Sangue di Strega, ma stasera vengono a cena i miei cugini, sicché... çç
Ah, ieri ho ricevuto il mio regalo di Natale in ritardo: La bambola di Icy in versione Strega!! E' bellissimissimissima! *-* Poi io ho anche quella in versione Trendy... Sono stupende! *Q*
Non so perché l'ho detto, forse perché voglio condividere con il mondo la mia felicità?
Va beh, in ogni caso al prossimo capitolo! Baci,
Icy

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


- Capitolo 11 -
 

Glace stava ancora fissando il nuovo arrivato, le servirono diversi secondi per comprendere il significato nascosto nelle parole del ragazzo.
«Non lo farai.» rispose secca. La sua non era una domanda, era un ordine che il ragazzo doveva seguire. Il bruno sorrise, continuando ad avvicinarsi alla bionda.
«Vuoi forse impedirmelo tu?» disse il ragazzo, alzando con prepotenza il viso di Glace con l'indice.
«Hey lasciala stare!» esclamò Harry mettendosi davanti alla bionda, come per proteggerla.
«Spostati, posso cavarmela da sola, soprattutto contro mio cugino.» rispose Glace, aggirando Harry e tornando davanti al bruno.
«Dici? Non ne sembri convinta Glace.»
«Invece sono convintissima!» rispose Glace, quasi ringhiando.
«Hey piccola, rispetto per i più grandi.»
«Non. Chiamarmi. Più. Piccola.»
«D'accordo... Piccola
«Cosa avresti intenzione di fare? Andare da mia madre forse? Sappi che non ti crederà.»
«Oh, questo lo dici tu, Glace. Io dico invece che finirai in un mare di guai.»
«Azzardati ad aprire bocca e ti schiaccerò come un inutile moscerino!»
«Uuuh, la gattina tira fuori gli artigli. Miao!» rispose il bruno imitando il soffio di un gatto.
Blaze, Harry e Gregory guardavano la scena passivamente, ammutoliti. Continuavano a non capire cosa stesse succedendo tra quei due ragazzi che continuavano a definirsi cugini e che, in quel momento, stavano dando vita ad una piccola faida familiare. L'unico che azzardava ipotesi era Blaze, conoscendo i genitori di Glace... Ma non si sognava neanche lontanamente di proferire parola.
«Mi stai forse sfidando? Io sono pronta, ma lo sai che io sono avantaggiata.»
«Tsk, solo perché tu hai qualche stupido potere che io non ho? Non vedo questo grande vantaggio. Io sono agile, veloce, forte ed intelligente: questi sono veri pregi.» contraddisse il bruno, sbuffando.
«Bravo, vantati di qualità che non hai. Non sei l'unico a saper usare un'arma, sappilo.»
«Certo, se consideri uno stupido tridente un'arma..» rispose il ragazzo, tirando fuori l'impugnatura di una spada, che diventò presto una sciabola viola scura.
«In amore e in guerra tutto è lecito.» rispose Glace, togliendosi il suo ciondolo e lanciandolo in aria. Il ciondolo diventò presto un tridente azzurro con intarsi degli zaffiri a forma di fiocchi di neve.
La bionda e il bruno si lanciarono un'ultima occhiata carica di ostilità prima di corrersi incontro. I due metalli stridero al loro tocco, ma nessuno dei due osava sottomettersi alla forza dell'altro.
I tre ragazzi impallidirono vedendo Glace maneggiare un'arma del genere.
«Ma quel ragazzo frequenta la nostra scuola?» chiese Gregory con un filo di voce, senza distogliere gli occhi da quella scena inimmaginabile.
«Sembrerebbe di sì, quella è la divisa di Fonterossa.» rispose Harry, guardando il mantello blu e la veste bianca del ragazzo palestrato che stava combattendo contro Glace.
Blaze non riusciva a muoversi, non sapeva come reagire, cosa fare. Doveva difendere la bionda o lasciarla fare, come aveva detto lei? E mentre pensava restava lì, fermo come una statua, con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
«Glace!» urlarono i tre ragazzi all'unisono, quando videro il bruno colpirla alle spalle, facendola scivolare per un paio di metri verso di loro.
«Glace, tutto bene?!» chiese Blaze con voce tremante, mentre la aiutava a rialzarsi.
Glace si allontanò di scatto.
«Sto bene.» disse secca al rosso, per poi girarsi di nuovo verso suo cugino. «Sei sleale, questa te la farò pagare!» gli ringhiò contro.
«Certo, e come?» rispose sardonico il bruno.
«Schegge del polo!!» urlò la bionda, puntando le mani contro il ragazzo e scaricando su di esso gran parte della sua forza. Anche il bruno volò per diversi metri, per poi finire miseramente a terra.
«E poi sarei io quello sleale?» domandò tra i denti il bruno.
«Seguo il tuo gioco: la mia era pura difesa!»
«Certo, come no. Prendi questa!» urlò il ragazzo, correndo verso Glace a spada tratta, pronto a ferirla visto che la bionda era disarmata.
«Fermo!» urlò Blaze.
Glace creò uno scudo intorno a sé chiudendo gli occhi, pronta al contraccolpo, che non arrivò. Aprì gli occhi e vide che davanti a lei c'era Harry e che era stato lui a parare il colpo del bruno.
«Non le farai del male!» urlò Harry.
«Che succede Glace, non sai più difenderti da sola?» disse con sorriso beffardo il bruno.
«Harry spostati, questi sono affari di famiglia!» gli disse Glace, secca.
«Oh, ma lui fa parte della famiglia carissima Glace. Non sai che sua madre e tuo padre sono cugini?» disse il ragazzo, in tono provocatorio. Glace impallidì, dopo quell'affermazione tutti avrebbero capito chi era.
«Cosa?!» esclamò Harry, allontanando con un colpo della spada il bruno e guardando Glace, spaesato. Erano rimasti tutti basiti.
«Che c'è Glace, ti vergogni a parlare della tua famiglia?» continuò il bruno.
«MUORI DRAKE!» urlò Glace, colpendo il ragazzo con tutta la forza che aveva. Il ragazzo picchiò contro la parete della scuola, distruggendola e perse i sensi.
Glace si accasciò a terra, sfinita, sotto lo sguardo sconvolto e senza parole dell'intera scuola. La bionda alzò lo sguardo per vedere suo cugino e sorrise soddisfatta di sé.
«Glace tutto bene??» disse Blaze avvicinandosi alla ragazza, che annuì. Blaze la aiutò a rialzarsi e questa si avviò verso Drake e gli appoggiò una mano sulla fronte.
«Tu non ti ricorderai più niente di quanto successo questa sera. Adesso svegliati.» disse Glace, togliendo poi la mano dalla fronte di Drake, che lentamente riprese i sensi.
Glace tornò dai tre ragazzi, che continuavano a guardarla a bocca aperta.
«E' stato un piacere conoscervi, probabilmente dopo stasera non vorrete più vedermi, ma ci farò l'abitudine. Ciao.» disse Glace facendo spallucce, per poi allontanarsi, ma Blaze le corse dietro.
«Io voglio rivederti Glace, ma non so come contattarti, emh... ecco.. questo è il mio numero, in caso tu volessi uscire. Perché io voglio ancora.» disse Blaze, quasi tutto d'un fiato dando alla bionda un foglietto con dei numeri sopra.
«Grazie, sei gentile..» rispose Glace, sorridendo.
«Cosa sta succedendo qui fuori?» disse una voce autoritaria. Era la preside Faragonda, seguita dall'ispettrice Griselda.
«Chi è l'artefice di ciò?!» urlò Griselda con la sua voce stridula, sistemandosi gli occhialini sul naso. Glace si morse il labbro.
«E' stata colpa mia... Ma l'ho fatto per difender..» Glace non riusci a finire la frase che venne interrotta da Griselda.
«Chi sono i tuoi genitori, signorina? Li avviseremo subito del suo comportamento scorretto!»
«Non credo che mi farà finire nei guai, in questo modo. Icy sarà molto contenta di sapere che sua figlia ha distrutto mezza Alfea in un colpo solo.» rispose in tono pacato Glace.

Tantantantaaannn!
No, in realtà non ho niente da dire, e devo anche andare via, sicché vi lascio qui.
Visto?? Anche io so scrivere capitoli con un briciolo d'azione! ** Baci,
Icy

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


- Capitolo 12 -


 

La preside e Griselda fissavano ammutolite Glace, che si era appena dichiarata la figlia della più temuta strega di sempre.
Guardandola con più attenzione si potevano notare molti particolari che la accomunavano ad Icy: il modo in cui si muoveva, la postura fiera, i capelli, anche se biondi, in quel momento tenuti legati in una coda alta con due ciocche che le ricadevano sul viso e soprattutto gli occhi. Il taglio, il colore, le sfumature: erano gli occhi di Icy.
«Lo faremo presente alla preside Griffin, ci penserà lei a punirla come meglio crede, signorina.» rispose la preside Faragonda liquidando così Glace.
La Griffin, lei sì che sarebbe riuscita a metterla nei guai.
"Grazie bastardo" pensò tra sé e sé Glace, maledicendo suo cugino e sospirando.
«Tranquilla, non penso che la Griffin si rivelerà tanto crudele per qualche mattone caduto in terra.» disse Blaze.
«Che dire, la speranza è l'ultima a morire.» rispose Glace sorridendo. Il rosso rispose con un sorriso, ma quel momento di calma e tranquillità era destinato a non durare a lungo.
«Tu sei una strega??» domandò quasi urlando Harry, avvicinandosi a Glace.
«Sì, perché?» rispose calma Glace.
«Creature come te non dovrebbero esistere.» rispose con astio il castano.
«Bene, hai altro da dire?» chiese scocciata la bionda.
«H-Harry... N-Non dovresti dire c-così... è s-scortese...» balbettò Gregory, cereo in viso. Sembrava terrorizzato.
«Non mi interessa, è una strega, non è degna di venire rispettata!» tuonò Harry verso l'amico, che sobbalzò e divenne piccolo piccolo.
«Adesso non esagerare Harry, lei non è come le altre!» gli urlò contro Blaze.
«Io non sto esagerando!»
«Senti questa è la scuola di fate, qui è pieno di quelle insulse ragazzine tutte zucchero e fiori, che ne dici di andare da una di loro?» disse Glace ad Harry, con una punta d'acidità.
«Insulsa sarai tu!» disse una voce dietro a Glace, era Luna.
«Certo, come ti pare.» rispose Glace, incrociando le braccia.
«Ora capisco perché non ti avevo mai visto e perché la tua aura è così... negativa.» disse Rosa, tutto d'un fiato, guardando Glace.
«Buongiorno allora, ti sei svegliata presto.»
Glace sospirò e per poi girarsi verso Blaze, era l'unico che ancora non la temeva o disprezzava.
«Io torno a Torrenuvola, ci si vede.» disse la bionda al mago della Fiamma del Drago, accompagnandosi con un gesto della mano. Si girò per andarsene, ma venne bloccata dalla figlia della fata del sole e della luna.
«Tu non andrai da nessuna parte strega! Luna Trasformazione!» gridò Luna.
«Scusa, ma non ho tempo da perdere io.» rispose seccata Glace, colpendo la fata prima che riuscisse a iniziare a trasformarsi. Luna venne scaraventata contro il muro, ma senza fare i danni che aveva fatto Drake.
«Tuo cugino ha ragione: sei sleale!»
«E tu sei una scocciatura, okay? Ho detto che me ne vado, non hai motivo di trattenermi qui a oltranza, fata.»
Glace si girò e iniziò ad allontanarsi, ma Luna cerco di colpirla con una sfera luminosa, ma poco prima dell'impatto la bionda si girò e bloccò la sfera.
«Colpire alle spalle qualcuno, sbaglio se dico che anche questa è una mossa sleale? O siccome l'hai pensato e messo in atto tu diventa una cosa leale?» rispose calma Glace, inchiodando con lo sguardo Luna. La bionda strinse la sfera fino a farla sparire in un mucchio di scintille, prima di andarsene definitivamente.
«Hanno totalmente ragione i miei genitori, le streghe sono brutti affari. Sono permalose, antipatiche, so-tutto-io...»
«Come te Luna.» sussurrò tra sé e sé Blaze, alzando gli occhi al cielo.
«Hai detto qualcosa Blaze?»
«Lascia stare Luna.»
«Dovresti dare ascolto anche tu a Bloom e Sky e stare lontana da... da... da...» cercava di dire Luna atorgendo il naso.
«Glace.»
«No, volevo dire infida, meschina stregaccia.»
«Non è infida! E neppure meschina!»
«Questo è quello che ti vuole far credere!»
«No, altrimenti non avrebbe cercato di socializzare, lei è... diversa.»
«Non ci giurerei, mio padre è stato usato più volte da una strega. Credeva che fosse diversa, che ci fosse un vero interesse, invece lo stava solo usando come una marionetta.» disse una voce alle spalle dei due ragazzi, era Wa nin.
«Cosa?! No, non ci credo.» disse Blaze scuotendo la testa.
«Invece è tutto vero. Se non sbaglio la strega si chiamava... Darcy, mi pare.»
«Darcy? Ah, la zietta della tua nuova amichetta.» Luna ne approfittò subito per canzonare Blaze.
«Io me ne vado.» sbottò Blaze, allontanandosi frettoloso dalle due fate. «Ci si vede più tardi a Fonterossa.» salutò svelto i suoi coinquilini e se ne andò.
«Tsk, quel ragazzo è testardo come sua madre, ma lui in negativo.» urlò Luna appena il rosso uscì dal suo campo visivo.
«Io penso che sia solo confuso...» disse timida Rosa.
«Farsi abbindolare così da una strega, è proprio da stupidi.» sbuffò Wa nin.
«Anche se ha dei bellissimi occhi azzurri, setosi capelli biondi, la pelle che sembra porcellana... Grr! Non posso credere di essere imparentato con una strega!!» urlò Harry, sbattendo i pugni in aria.
«Calmati e non pensarci, anche perché non puoi fare niente per evitarlo.» spiegò tranquillo Gregory all'amico.
«Sì, hai ragione.»disse secco Harry, era chiaramente seccato, quella situazione gli dava fastidio.
«Forse è meglio tornare a Fonterossa, domani è anche il primo giorno di lezioni.» notò Gregory.
«Sì, hai ragione. Ciao ragazze.»
Harry e Gregory salutarono le fate e si allontanarono per tornare alla scuola degli Specialisti.
«Però, lasciando da parte il finale, è stata una bella serata, non trovi?»
«Sì, ma... Diamine, Glace è una strega. Non riesco a crederci.»
«Dai Harry, calmati. Non è poi così una tragedia.»
«Come no?! Lo è, lo è eccome!»
«Perché dovrebbe? Prima che si presentasse come strega mi è parso che non ti dispiaceva affatto la sua compagnia, dico bene?» chiese Gregory, malizioso.
«E se anche fosse?»
«Niente, solo che a me non sembrava stesse recitando quando eravamo insieme, anzi, l'ho trovata anche abbastanza simpatica.»
«Sono esseri così subdoli...»
«Come ti pare.» disse Gregory, lasciando perdere quella chiaccherata che sembrava non migliorare né la situazione né l'umore di Harry.
«Comunque devo ammettere che in un primo momento ho preferito quella stre... Glace alle altre tre.» rispose Harry, quasi sovrapensiero, con lo sguardo concentrato sulla strada.
Gregory sorrise, senza rispondere, per il momento gli andava bene così.
Quando i due ragazzi arrivarono nella loro stanza Blaze stava già dormendo, così, senza fare rumore, si coricarono anche loro nei rispettivi letti, addormentandosi quasi subito.

Perdonoooooooo! Chiedo pietà çç So che sono in stra-super-mega-iper-ritardo, ma nn ce l'ho proprio fatta a postarlo prima, ho dovuto approfittare della febbre çç
Però ho un regalino per farmi perdonare! *-*
http://i50.tinypic.com/2qbbork.jpg (sì, mi sono resa conto di aver scritto una s di troppo >.<)
http://i47.tinypic.com/2ch6m3o.jpg (non ho messo quella con lo scanner perché i colori sembravano troppo accesi e rendeva male... 0:) )
Spero vi piacciano, li ho fatti con il cuore :3 Baci,
Icy

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


- Capitolo 13 -

 

Alfea si stava lentamente svuotando, gli invitati, streghe e specialisti, stavano tornando nelle rispettive scuole. C'era grande agitazione e preoccupazione nell'aria, riguardo le lezioni del giorno dopo: tutti avevano pensato a prepararsi per la festa di Alfea, nessuno aveva avuto abbastanza tempo anche per studiare.
Apparentemente le più tranquille erano proprio le fate.
Apparentemente.
«Non c'era da fare niente per domani, giusto? Perché non ho fatto niente.» chiese Luna alle sue due nuove amiche.
«Se ci fosse stato qualcosa da fare?» domandò curiosa Rosa, fissando la ragazza dai capelli castani.
«Non lo farei comunque, ovvio, no?» rispose Luna guardando con aria stranita Rosa, la quale avvertì l'occhiata dell'amica e arrossì violentemente.
«No, fortunatamente no, in fondo le lezioni sono appena iniziate!» esclamò Wa nin.
Le tre ragazze stavano rientrando nella scuola con passo tutt'altro che deciso, al contrario strusciavano quasi i piedi, soprattutto la fata della musica, che non era abituata a portare tacchi alti.
«Qualcosa non va Wa nin?» chiese premurosa Rosa, notando l'affaticamento della ragazza dai capelli fucsia.
«Nono, sto bene, è solo che mi fanno un po' male i piedi.» rispose in fretta Wa nin.
«Non preoccuparti, con un po' di pratica si risolve tutto, dopo non vorrai più levarteli, i tacchi!» esclamò soddisfatta la principessina di Solaria, con aria altezzosa e saccente.
A Wa nin non stava esattamente simpatica, ma erano coinquiline e, come la madre, doveva fare buon viso a cattivo gioco.
«Sapete, oggi è stata una bella serata, se non fosse stata per quella strega smorfiosetta, ma dico, l'avete vista? "Colpire alle spalle qualcuno, sbaglio se dico che anche questa è una mossa sleale? O siccome l'hai pensato e messo in atto tu diventa una cosa leale?" Ma chi si crede di essere?» sbottò ad un certo punto la castana, cercando, con scarsi risultati, di imitare la voce di Glace.
«Beh, tu non sei stata molto leale ad attaccarla alle spalle...» sussurrò tra sé e sé la ragazza dai lunghi capelli neri. Fortunatamente per lei Luna non la sentì.
Wa nin sospirò, aveva già capito che discutere con la fata del sole e della luna sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio: un'impresa impossibile... E una perdita di tempo.
«Io direi di andare in camera, si sta facendo tardi e domani abbiamo lezione.» propose Rosa, per poi sbadigliare.
«Sì, sono assolutamente d'accordo! Non posso presentarmi alla prima lezione con le occhiaie, ho bisogno delle mie ore di sonno. La mia pelle è molto delicata.» disse Luna, con fare melodrammatico.
«Voi andate pure ragazze, io vi raggiungo dopo.»
«Qualcosa non va Wa nin?» chiese premurosa Rosa.
«No, sto bene, è solo che non ho sonno e mi piace stare qui fuori.» rispose la ragazza dai capelli fucsia, con un ampio sorriso.
«Okay, a dopo allora.» rispose la fata dei fiori, rassicurata dal fatto che l'amica stava bene. Ricambiò il sorriso.
«A dopo, se ci trovi sveglie!» disse Luna, salutando con la mano Wa nin mentre, insieme a Rosa, si allontanava dalla festa alla volta del loro appartamento.
La fata della musica decise di sedersi sul prato, lontano dal luogo in cui si era svolta la festa, ma non troppo da rimanere nell'oscurità totale. Il buio non la intimidiva, ma era sempre meglio tenersi in guardia.
Per un momento, nella sua mente, prese vita il pensiero che Glace potesse tornare indietro solo per attaccarla alle spalle... e cosa? Non ne aveva il motivo.
No, quella strega non le stava simpatica, ma al momento non era esattamente sua nemica, le era semplicemente indifferente. E le stava bene così.
Cacciato questo pensiero, Wa nin chiuse gli occhi e per un lungo istante si studiò le note, gli accordi, le parole di una canzone che sua madre le cantava sempre quando era una bambina, la sua ninna nanna.
In realtà non era proprio sua, sua madre l'aveva scritto per la sua nonna, che però era morta troppo presto.
«La tua musica è la mia, suono per te..» senza accorgersene aveva iniziato a canticchiare, sovrapensiero.
A interrompere quell'istante in cui il tempo e lo spazio non esistevano più, dove qualunque cosa fosse altro rispetto alla fata, fu una specie di mugolio. Wa nin smise di cantare per restare in ascolto.
«C'è nessuno?» chiese ad un certo punto. Nessuno le rispose sentì un rumore, come di macerie che cascavano.
«Argh, cos'è successo?» domandò una voce maschile alle sue spalle.
Wa nin si girò, non si era ancora accorta di essere vicino alla parete crollata della scuola, né tanto meno che il cugino di Glace fosse ancora lì.
«Sei stato attaccato da una strega...» rispose timida la ragazza.
«Da una strega? E perché mai?» domandò il ragazzo, stupito.
«Non lo so, non l'ho capito.» rispose Wa nin arrossendo di colpo. Per ora non aveva dato risposte molto esaudienti e se ne rendeva conto.
«Ah, me la puoi descrivere? Perché forse so chi è, la strega.»
"Okay, questa è una domanda semplice, forza e coraggio Wa nin." pensò tra se e se la fata.
«Aveva lunghi capelli biondi, la pelle chiara, gli occhi azzurri e...»
«Aveva un ciondolo strano o un tridente?»
«Sì, aveva un tridente!» rispose Wa nin, soddisfatta di essere stata quanto più chiara e descrittiva possibile.
«Che stronza che è mia cugina.» ringhiò tra se e se il ragazzo.
«Quella era tua cugina?»
Stavolta era la fata della musica a fare le domande.
«Sì.» rispose secco il ragazzo. Non era la risposta che si aspettava, o meglio, se la aspettava più articolata, ma dovette accontentarsi.
«Oh, mi spiace...»
«No, tranquilla. Ci sono abituato. Comunque sono Drake.» disse, prima di alzarsi.
«Piacere, io sono Wa nin.» rispose allegra la ragazza, prima di accorgersi che Drake se ne stava andando.
«Hey!!» lo richiamò, correndogli dietro.
«Che vuoi?» domandò secco il bruno.
«Vai già via?»
«No, pensavo di restare in questa scuoletta per il resto della vita.» rispose ironico, senza girarsi verso la fata.
«Beh, potresti almeno salutare!» lo ribeccò subito Wa nin.
«Ciao.» disse Drake, senza fermarsi.
Wa nin lo guardò perplessa, ma non rispose, si girò e fece per andarsene.
«Beh, potresti almeno rispondere!» le urlò Drake, imitando il suo tono.
La fata della musica avvampò, ma ringraziò l'oscurità che in quel momento non permetteva a Drake di guardarla in faccia. Intanto il ragazzo se n'era andato.
Che tipo, però.
Silenziosa e immersa nei suoi pensieri Wa nin si affrettò a raggiungere la sua stanza, dove le sue amiche già dormivano beate, e appena toccato il morbido materasso cadde tra le braccia di Morfeo.

Saaalveee!
Non ho molto da dire, un paio di cose veloci:
- Non ho ricontrollato il testo per vedere se c'erano errori, è tardi e devo andare a nanna;
- Wow, il mio primo capitolo pubblicato da maggiorenne!;
- Non l'ho ancora detto, ma la figlia di Musa, a mio parere, non può che chiamarsi come la madre morta di Musa, ovvero Wa nin;
- Non è bellissimo il colore azzurro?
Vado a finire una traduzione d'inglese, baci,
la vostra maggiorenne Icy

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


- Capitolo 14 -


 

I giorni trascorrevano con la velocità di una lumaca addormentata, gli allievi di tutte e tre le scuole erano stati molto presi dai test d'ingresso del nuovo anno. Dopo la festa d'Alfea il tempo veniva passato per lo più sui libri, anche Magix sembrava vuota.
Glace chiuse l'ultimo manuale, prima di aggiungerlo all'ennesima pila che si era formata sulla scrivania.
Tirò indietro la testa, stiracchiandosi pigramente: aveva finito di studiare.
Con la coda dell'occhio vide un foglietto abbandonato sul comodino, Glace si girò d'istinto.
Più volte aveva pensato di chiamare Blaze, ma aveva sempre avuto altro per la testa, impegni o soltanto troppi libri polverosi su cui perdere tempo. In più aveva il timore che il ragazzo dai capelli rossi non fosse realmente interessato a rivederla. Lo stesso pensiero, formato dalle stesse parole, continuava a martellarle la testa, finché, puntualmente, la ragazza dai capelli biondi come il grano non decideva di abbandonare l'idea, dedicandosi a qualsiasi altra attività: "Tu sei una strega".
Non capiva fino in fondo questo suo blocco, non le era mai importato molto della sua natura, aveva sempre fatto come le pareva, ma questa volta era diverso e non capiva il perché. Sentiva che la sua natura, le sue parentele, ogni cosa le era di intralcio, si sentiva separata dal resto del mondo e questa cosa non le piaceva.
"Suvvia Glace, Blaze sa dal primo giorno che sei una strega, eppure ti ha sempre cercato, in un certo senso ti ha anche invitato alla festa ad Alfea." pensò tra se e se, per darsi comforto.
Lanciò un'altra occhiata al biglietto, ancora sovrappensiero, continuava a chiedersi quale fosse la cosa migliore da fare.
«Oh, ma che me ne frega» sbottò alla fine la strega dagli occhi azzurri, allungandosi dalla sedia per poter prendere il foglietto. Lesse rapidamente la serie dei numeri, cercando di memorizzarla, anche se con scarso successo.
Prese rapida il cellulare e compose il numero. Controllò un paio di volte che il numero fosse corretto prima di premere il verde e attivare la chiamata.
Aspettò paziente, contando gli squilli.
Uno quillo...
Due squilli...
Tre squilli...
«Pronto?» rispose Blaze dall'altra parte.
Glace rimase piacevolmente stupita di sentire la sua voce. Sentì i brividi correrle lungo la schiena.
«Hey Blaze! Sono io, Glace... Come stai?» chiese la ragazza, pentendosi di averlo chiamato senza prima pensare ad un motivo che potesse risultare anche solo lontanamente valido.
«Tutto bene, grazie, tu?» rispose con voce candida e allegra il ragazzo.
«Bene, ho appena finito di studiare, grazie.»
«Sai, aspettavo la tua chiamata.» disse Blaze, la ragazza sentì improvvisamente caldo. Non sapeva il motivo, ma era sicura che dall'altra parte il rosso stesse sfoggiando uno dei suoi più radianti sorrisi.
«Ti avrei chiamato prima, ma ho avuto diversi impegni, soprattutto con la scuola» rispose timida la ragazza.
«Ti capisco... senti, ti va di fare un giro?» propose il rosso, speranzoso.
«Volentieri! Non riesco più a stare rinchiusa in camera in compagnia di libri.» accettò entusiasta Glace.
«Perfetto, allora ti va bene tra una ventina di minuti al bar dove siamo andati la prima volta?» chiese il ragazzo.
«Va benissimo, a dopo allora.» rispose sorridendo la bionda.
«A dopo.» salutò Blaze, prima di chiudere la chiamata.
Glace era entusiasta, si diede una rapida pettinata ai lunghi e fluenti capelli e una mano di matita, per dare profondità allo sguardo, un velo di mascara e si precipitò fuori dalla scuola, pronta a raggiungere Magix.
Non fece neanche caso all'autobus che prese, a dove stava andando, con la mente era lontana da quel posto che, con il passare bdel tempo, le stava diventando familiare.
Senza neanche accorgersene scese dal mezzo di trasporto che l'aveva lasciata sul lato opposto rispetto al bar.
La ragazza dai capelli biondi lanciò una rapida occhiata all'orologio. Venticinque minuti, possibile? Sospirò e si affrettò a guardare la gente dall'altra parte della strada, scrutando ognuna di esse, finché non lo vide, appoggiato ad una colonna, con le mani in tasca e i capelli scompigliati dal vento. D'istinto Glace sorrise, un sorriso naturale e vero, che non poteva in alcun modo nascondere.
Guardò alla sua sinistra, poi a destra, ma attraversare la strada era un'impresa a dir poco impossibile, così con un rapido balzo volò fino all'altro lato della strada.
«Ciao!» esclamò Glace all'orecchio di Blaze, che sobbalzò, preso alla sprovvista. Una volta ripreso, però, sorrise raggiante.
«Ciao Glace, che bello rivederti.»
«E' bello rivedere anche te, Blaze.»
«Entriamo?» chiese il rosso accompagnando le parole con un gesto della testa.
«Perché, volevi rimanere qua fuori tuttoil tempo?» lo punzecchiò la bionda, mentre varcava la soglia del bar.
«Certo che no!» ribattè il ragazzo, seguendola.
Dopo essersi seduti al talovo ordinarono due frappé al cioccolato.
«Allora Blaze, che mi racconti?» chiese Glace, appena il cameriere si era allontanato.
«Mah, niente di che, la scuola mi sta facendo letteralmente a pezzi. Però dai, sono riuscito a fare 200 flessioni senza mai fermarmi oggi.» rispose il ragazzo, con fare vanitoso. Glace rise.
«Non ci credo.»
«Come metti in dubbio le mie competenze fisiche, forse?» domandò Blaze con aria offesa.
«Fisiche no, ma matematiche sì!» ribattè Glace.
I due risero insieme, mentre arrivavano i tanto attesi frappé.
Mentre i due ragazzi erano intenti a consumare il loro frappé il bar cominciò a riempirsi di gente, per lo più tutti allievi di una delle tre scuole, usciti finalmente per una boccata d'aria e di libertà dasi libri scolastici.
Tra i due ragazzi calò per un lasso di tempo pari al bicchiere pieno di quella dolce crema al cioccolato un silenzio quasi imbarazzante in cui, nessuno dei due, aveva qualcosa da dire, o, in caso l'avesse avuta, non la reputava abbastanza importante da essere detta.
Forse però sarebbe stato meglio dirla, visto che quel silenzio stava davvero diventando pesante.
Glace finì il suo frappé e alzò lo sguardo, scoprendo che Blaze la stava fissando. Le sue guance color pesca si imporporirono violentemente.
«Che succede?» chiese balbettando la ragazza.
«Te l'ha mai detto nessuno che hai degli occhi bellissimi?» disse il ragazzo, senza realmente rispondere alla domanda di Glace, la quale, però, arrossì ulteriormente.
«Beh, a dir la verità no...» rispose sussurrando la bionda, distogliendo per un attimo lo sguardo. Nessuno le aveva mai fatto un complimento, fatta eccezione per il padre, Tritannus era sempre molto gentile con lei, a differenza della madre, lei preferiva suo fratello minore, Percy.
Trattenne uno sbuffo e tornò a guardare Blaze, senza realmente vederlo.
Sentì le labbra del rosso appoggiarsi delicatamente su quelle di Glace, che rimase spiazzata in un primo momento, ma si lasciò presto andare, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dall'attimo. Il loro primo bacio, aveva il sapore del cioccolato.
Ma un pizzico di amaro c'è sempre, nessuno dei due amanti si era accorto di tre fate che li fissavano, basite ed infuriate. Specialmente una.

Ce l'ho fattaaaaa!
A postare il capitolo u.u
Allora mi scuso in anticipo per i probabili errori che potrete incontrare durante la lettura, ho letto tre volte il testo, ma al mio occhio destro mancano 6 gradi e i miei occhiali sono graduati da schifo, mentre all'occhio sinistro (che mancano comunque 5 gradi) ho preso una frescata, c'ho dovuto mettere la pumata e vedo come se mi fosse calata la cataratta, tanto per intenderci LOL
Va beh, non ho altro da dire, baci,
dalla vostra Icy-talpa

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


- Capitolo 15 -


 

Blaze e Glace continuavano ad ignorare il mondo all'infuori di loro, in fondo cosa gli importava? Si bastavano da soli.
La strega dei ghiacci sentiva i brividi correrle impetuosi lungo la schiena ogni volta che il rosso le sfiorava la mano e l'adrenalina aumentò appena la lingua di lui irruppe nella sua bocca. Mai si era sentita così libera di essere se stessa e, nello stesso momento, così debole per essersi mostrata nella sua interezza ad un ragazzo che, in fondo, non conosceva da molto. Non che le importasse, aveva capito che lui era l'unico che la capisse e del quale non doveva vergognarsi o fingere di essere qualcosa che lei non era.
Un'ondata di sensazioni analoghe provava il giovane principe di Eraklion, all'inizio però aveva anche il timore di venire respinto, convinto che la sua fosse stata una mossa troppo azzardata. Dovette ricredersi quando capì che la bionda stava ricambiando il suo bacio, il che lo fece non poco felice.
Entrambi continuavano ad ignorare la presenza delle tre fate che, intanto, si erano avvicinate al tavolo della coppia per fissarli dall'alto.
- Macciao! Guarda guarda chi si rivede! - esclamò Luna urlando e battendo talmente forte le mani sul tavolino da far rovesciare il bicchiere, fortunatamente vuoto, di frappé di Glace.
I due ragazzi, presi alla sprovvista, si allontanarono bruscamente tra i sussulti che la fata del sole e della luna gli aveva causato.
"Meno male era vuoto..." Pensò tra se e se la strega.
Glace sentiva caldo, un calore ardente concentrato sulle sue guance, che era sicura che in quel momento fossero purpuree. La bionda allontanò lo sguardo, girando la testa per evitare di vedere sia Blaze che le fate. Le facevano male le labbra.
Blaze, d'altro canto, era dello stesso colore dei capelli, rossi fuoco. Sentiva nascere in sé un piccolo moto di rabbia: come si permetteva Luna di rovinare il suo momento?
- Ho interrotto qualcosa? - domandò con finta innocenza la fata dai lunghi capelli castani, lanciando un'occhiata di sfida a Glace.
- No, tu dici? - le ringhiò contro la strega, piena di ironia.
L'atmosfera era già tesa, sarebbe finita male tra le due ragazze, era palese.
- Cosa intenderesti dire, strega? - ribadì Luna, guardando minacciosa la bionda.
- Oh, niente, dico solo che è normale arrivare di soppiatto in certi momenti per fare casino, in fondo io e Blaze non eravamo impegnati in qualcosa di cui non dovrebbe fregarvene niente, fatine. - aggiunse in fretta Glace, con un tono a dir poco avvelenato.
- Blaze è nostro amico a differenza tua, strega, a noi interessa la sua incolumità! - si intromise Wa nin.
- Incolumità? Ma vi sentite quando parlate? - le disse Glace, tenendole testa.
- Voi streghe siete subdole e manipolatrici, Blaze farebbe meglio a non fidarsi di una come te, conoscendo poi i tuoi genitori... - notò Rosa.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Glace si alzò di scatto facendo cadere la sedia, prima di andare sul muso a Rosa.
- Lascia fuori i miei genitori, insulsa fatina. Io non sono come loro. Io non sono come le altre streghe. - rispose tra i denti la bionda, inchiodando con lo sguardo la fata dei fiori che non si aspettava una reazione del genere dalla strega.
- Lasciala stare! - Wa nin si piazzò tra la fata e la strega.
- Smettetela voi tre! Sembrate delle bambine di cinque anni! -  urlò ad un certo punto Blaze, stanco di tutti questi battibecchi, affiancando Glace.
- Noi saremmo le bambine di cinque anni, ma tu sei uno sciocco a pensare che a li importi qualcosa di te: è una strega. - gli rispose Luna, storcendo il naso.
- E voi siete delle creature tutte zucchero e fiori, capaci solo di volare e fare la bella vita, tanto voi non dovete sopportare tutti questi pregiudizi di merda, anche perché siete voi le artefici! Io me ne vado. - sbottò Glace, dando sfogo alla sua rabbia che cercava comunque di reprimere.
- Aspettami Glace, vengo con te! - disse Blaze girandosi e seguendo la bionda.
I due ragazzi uscirono dal bar a passo svelto, sotto gli sguardi delle fate.
- Non le sopporto quelle tre, soprattutto Luna... E' sempre stata un'incorreggibile so-tutto-io. Ti direi perdonala, se fosse anche solo lontanamente mia amica. - brontolò tra se e se Blaze.
- Non preoccuparti, mi ci dovrò abituare, prima o poi. - rispose, con un sospiro, Glace.
- Hey, io non avevo ancora finito! - disse una voce alle spalle dei ragazzi, che si girarono all'unisono per vedere chi fosse, anche se lo sapevano già.
- Cosa volete ancora? - chiese Glace, esasperata.
- Tu mi devi ancora una battaglia, strega. - rispose Luna, puntando il dito contro la bionda in tono quasi accusatorio.
Per tutta risposta Glace iniziò a ridere, Luna e le altre due fate dapprima non capirono la reazione della strega del ghiaccio, ma ipotizzarono quasi subito che fosse un modo per schernirle e farle arrabbiare.
- Ridi pure, tanto ride bene chi ride ultimo! - aggiunse Luna.
- Non hai nessuna possibilità contro di me. - le rispose in tono sicuro di sé Glace.
- E questo chi me lo assicura, tu forse?
- Certo, ma se ti dicessi il motivo non mi crederesti, perciò forza, mettiti le tue alucce brillanti e fammi vedere cosa riesci a fare contro di me.
- Luna Trasformazione! - urlò la fata, cominciando a trasformarsi - Sono pronta, a noi due Glace!
- Era l'ora. Schegge del Polo!! - urlò Glace attaccando la fata con una fitta nuvola di schegge di ghiaccio.
- Barriera solare! - ribattè la fata, creando uno scudo per proteggersi dall'attacco della bionda - Adesso te la farò vedere io! Raggio di Luce!
- Specchio di Ghiaccio!
Glace creò una protezione sul quale l'attacco rimbalzò, tornando dritto al mittente.
- Attenta Luna! - le urlò Rosa, prima che la fata si alzasse in volo per schivare il suo stesso attacco.
- E questo sarebbe tutto il tuo potere? Devo dire che mi aspettavo di meglio!
- Non hai ancora conosciuto la mia abilità, fatina. Avanti, prova ad attaccarmi.
- Con piacere! Oceano di Luce!
L'attacco si presentava come impossibile da schivare, la bionda avrebbe potuto creare uno scudo per proteggersi alla buona, ma non lo fece. Rimase immobile, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate, in attesa che l'attacco arrivasse al segno.
- Glace stai attenta!! - urlò Blaze, mentre cercava di guardare la ragazza, ma la luce era troppo intensa e fu costretto a chiudere gli occhi. Avvertì una morsa allo stomaco e cessata la luce cercò con ansia la bionda.
Glace era ancora lì, ferma nella stessa identica posizione di prima.
- Ma... Non è possibile! Come hai fatto?? - sbraitò iraconda Luna.
- Semplice: io sono immune alla magia delle fate. - rispose Glace, sorridendo beffarda sotto lo sguardo basito delle tre fate e di Blaze.

Ho sonno sonno sonnissimo! Però dai, sono riuscita a continuare...!
*parte un coro angelico che canta l'alleluia*
Sì va beh, non esageriamo... -.-
Ho avuto un periodo abbastanza pienotto C:
...
Tra venti giorni ho l'esame della patente: attenti o voi guidatori perché ci sarò IO per strada! AHAHAHAHAHAH
... Se tutto va bene ovviamente...
E' un capitolo buttato giù, ma spero vi piaccia comunque, baci,
Icy

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


- Capitolo 16 -
 



Tutti rimasero a guardare la ragazza bionda rimasta illesa dopo un attacco tutt'altro che debole. Anche Blaze rimase stupito dalla rivelazione di Glace.
- Com'è possibile?! Nessuno è immune alla magia, tu menti, strega! - continuava a urlare Luna, stizzita.
- Alla magia di fata, se vogliamo essere precisi. - la corresse Glace. La fata sbuffò.
- Non mi interessano le tue correzioni da saputella, sta di fatto che non è possibile.
- Perché non dovrebbe esserlo? L'hai visto con i tuoi occhi!
- Non ti credo.
- Allora riprovaci! Prova a colpirmi, anzi, fallo insieme alle tue due amichette, non ho paura di voi!! - urlò Glace contro le tre fate, guardandole in cagnesco.
Inutile dire che la sfida fu subito accettata.
- Raggio di Luce! - urlò Luna, prima di creare una scia gialla che partiva dalle mani in direzione dlla strega.
- Polline Dorato! - esclamò Rosa, soffiando dolcemente sul palmo della mano e creando una specie di polvere dai riflessi d'oro.
- Onda Sonica! - disse Wa nin, lanciando un'occhiataccia a Glace, prima di battere le mani, creando un'onda sonora che emanava un leggero alone roseo.
- Glace! No!! - urlò Blaze, cercando di fermare le fate, ma non fece in tempo, i tre attacchi partitono diretti verso la strega, che strinse i pugni, l'istinto le diceva proteggiti, ma l'orgoglio la costringeva a stare lì, ferma come una statua e, da brava strega, non avrebbe potuto fare diversamente, se non cedere all'orgoglio.
Lo scoppio creato dall'attacco fu quasi micidiale, come la luce che emose l'esplosione.
- Glace... - sussurrò appena il ragazzo, bianco come uno straccio, che sentì una morsa allo stomaco, mentre le tre fate sorridevano, probabilmente soddisfatte. Erano già pronte a festeggiare, prima che il fumo si diradasse, mostrando una Glace piuttosto annoiata.
- Cosa?! - esclamarono le tre fate all'unisono.
- Questi sarebbero stati i vostri attacchi migliori? Non male, ma non mi avete spostato di un centimetro. - disse con una calma glaciale la strega, guardandosi le unghie.
Le fate strinsero i pungi e i denti, non riuscivano a spiegarsi come potesse una strega così giovane essere in grado di evitare i loro attacchi in maniera tanto rapida, perché non credevano alla storia dell'immunità.
-Dicci il tuo segreto, strega! - ringhiò Wa nin con astio, anche se era chiaro che fosse molto curiosa.
- Non lo so, riesco a resistere agli attacchi delle fate da sempre, senza essermi mai allenata. Credo sia un'abilità che hai dalla nascita. - spiegò Glace, senza smettere di guardarsi le unghie.
- E' impossibile! Se così fosse vorrebbe dire che si tratta di un'abilità ereditaria e, per quanto mi risulta, nessuno dei tuoi parenti risulta immune alla magia di fate, Nè Icy, né Tritannus, né il resto della famiglia! - rispose a tono Rosa, evidentemente preparata sull'argomento.
Glace non si aspettava una simile contestazione, alzò lentamente il viso e inchiodò con lo sguardo la fata dei fiori, che arrossì leggermente, dopo essersi accorta di aver urlato.
- Cosa intendi dire, fata? - chiese secca Glace, senza distogliere lo sguardo da Rosa.
- Esistono alcune abilità speciali che sono ereditabili, ma almeno uno dei parenti più vicini deve esserne in possesso. E' impossibile che tu l'abbia ereditata, quindi stai mentendo. - rispose la corvina, dopo aver preso fiato.
- Wow, sai inventartele bene le storie, ma io no. Sono immune e basta.
- Smettila con questa sceneggiata! Non ti crede nessuno tanto! - disse ad un certo punto Wa nin, urlando contro la strega che rimase piacevolmente sorpresa nel vedere gli occhi della fata inumidirsi dalla rabbia.
- Dammi un valido motivo per cui dovrei mentirvi. - rispose calma Glace.
- Sei una strega, per voi è normale mentire agli altri! Lo fate sempre!
La fata iniziò a tremare leggermente, gli occhi sempre più umidi. La strega dei ghiacci strinse i pugni, un guizzo d'odio le balenò negli occhi, diretto solo ed esclusivamente alla fata dai capelli rosso-fucsia.
- Non. Dire. Una. Sola. Altra. Parola. Chiaro? - rispose tra i denti Glace, i suoi occhi di ghiaccio avevano assunto una velatura di ambra, quasi tendente al giallo, ma probabilmente era solo un gioco d'ombre.
- Altrimenti? Cos'hai intenzione di fare? - ribattè la fata della musica, dopo essersi liberata di un groppo in gola e dell'improvviso, ma breve, timore che le era sorto nel profondo del cuore.
- Mi pare di essere già stata chiara in passato, fatina, io non sono come le altre streghe, io non sono come mia madre, come Darcy e Stormy o come le streghe ancestrali. Non voglio essere come loro.
- Come puoi anche solo pensare che qualcuno ti creda? Sei una strega! - intervenne Luna, prendendo le difese dell'amica.
- E allora? Una strega non può essere diversa dalle altre? Dov'è scritta questa regola?
- Da nessuna parte: è un dato di fatto!
- No, ti sbagli. Vi sbagliate tutte, andando dietro a dei pregiudizi che, tanto, non vi riguarderanno mai. Nessuno ha mai detto che le fate sono brutte, sceme o che so io. Le streghe no invece, loro sono "vittime", se può aggradarvi il termine, di tutto ciò che le fate mettono in giro! Avete mai pensato, anche solo per sbaglio, a come ci si sente? Tsk, anche io che domande che faccio...
- Ma ti senti quando parli? Non ci incanti, strega! Sappiamo che non è così! Piuttosto, perché non rifletti tu sul fatto di essere una fata? Pensa a come ci si sente ad essere sempre sotto esame, a cercare di fare sempre la cosa giusta! - ribattè Luna, scatenando la risata della strega.
- Perdonami, fatina, ma forse non sei al corrente che esistono molte più fate malvage di quante non siano le streghe e non lo dico io, ma i numeri e la storia, ne hai mai sentito parlare?
- Non cambia niente, tu sei solo una strega, sei un'essere immondo, subdolo, manipolatore, crudele... - la fata della musica era partita per la sua strada, senza accorgersi di come Glace si fosse rabbiuta e avesse strinto i pugni, fino a ferirsi i palmi con le lunghe unghie curate e smaltate di azzurro.
- Basta!! - urlò la strega dei ghiacci, pestando a terra il piede destro e scatenando un terremoto che fece volare via le tre fate.
Luna riuscì a riprendersi e a metà strada, essendo ancora trasformata, iniziò a volare; purtroppo la stessa cosa non successe con Wa nin e Rosa, che finirono rovinosamente a terra, ma per loro fortuna su un prato lì vicino che attutì non poco la loro caduta.
- Come hai fatto?! - urlò Luna, atterrando vicino alle due amiche, per aiutarle e rialzarsi.
- E' un'altra cosa di cui sono capace sia dalla nascita. A questa credete? - rispose la bionda con tono ironico e arrabbiato.
- Glace... - sussurrò appena Blaze, che era sbiancato in viso, mentre fissava con sguardo vacuo la ragazza.
- Blaze? Cosa succede? - chiese la ragazza bionda, mentre le sue gance si coloravano di un rosso sempre più acceso: si era completamente dimenticata della presenza del ragazzo.
- Mia madre... una volta mi ha parlato di un gruppo di stregoni, gli Stregoni del Cerchio Nero e loro... Loro erano immuni alla magia delle fate e uno di loro, Gantlos, era... Capace di provocare terremoti... Come hai fatto tu. - disse Blaze, sempre sussurrando, fissando il terreno.
Glace guardava il rosso, cercando di capire quale possibile legame ci fosse tra lei e quest'uomo che, tanto tempo prima, era in possesso delle stesse abilità della bionda.
Troppe domande frullavano nella testa della giovane strega dei ghiacci, ma come ne appariva una veniva subito scartata, come impossibile.

Ciaoooooooo! ...
IdoneIdoneaIdoneaIdoneaIdonea...! *-*
Attenti, oh voi guidatori, che se tutto va bene a fine giugno ho già la patente completa =D
Ahahahah
Va beh, sorvolando...
Scrivere è un'impegno enorme per me, soprattutto nell'ultimo periodo... No, tranquilli, non abbandonerò nessuna delle mie storie, ma potrei non aggiornare per tempi indeterminati, e per poca voglia e per la scuola.
Oggi sono riuscita per miracolo ad aggiornare, ma questo perché sono cretina :')
(Lunedì ho 6 ore di scuola di cui 5 dovranno interrogare la sottoscritta, non sono 6 solo perché storia ce l'ho due ore C: )
Va beh, spero vi piaccia comunque questo capitolo, anche se scritto un po' di getto... Baci,
Icy

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


- Capitolo 17 -
 

- Gantlos? E chi è? - chiese Luna, intromettendosi tra i due ragazzi.
- Sicuramente niente che ti riguarda! - la freddò la strega del ghiaccio, digrignando i denti in una smorfia di cattiveria che, per diversi attimi, fece titubare la fata, che non trovava risposte adatte per controbattere.
- L'educazioni non rientra nelle priorità della tua famiglia, vero strega? - rispose acida la fata del sole.
Glace si girò di scatto verso Luna, la quale indietreggiò, credendo che la bionda avrebbe dato vita a un nuovo terremoto.
- Ti sbagli fatina, anche se potrebbe sembrarti strano. - ringhiò la strega, inchiodando la fata con i suoi grandi occhi di ghiaccio.
- Ah sì? Non si direbbe, sai? - disse Luna, dopo diversi secondi, il tempo necessario per assimilare la domanda e trovare una risposta a tono che potesse ammutolire la strega del ghiaccio, anche se si rese presto conto che quella conversazione non stava prendendo la piega che avrebbe voluto lei.
- La gente deve meritarselo il mio rispetto e, forse non ti è ancora chiaro, tu e le tue amichette non rientrate in questo gruppo. - rispose con una calma gelida Glace.
Luna la fissò per diverso tempo, ammutolita, non sapeva più come controbattere.
- Argh, vai al diavolo, tu e tutte quelle come te! - sentenziò alla fine la fata dai capelli castani, non riuscendo a pensare ad una risposta migliore di quella - Andiamocene. - disse alla fine, rivolta alle sue amiche che, senza dire niente, si girarono e la seguirono.
Glace rimase a fissarle con lo sguardo torvo, finché non sparirono completamente all'orizzonte, poi si girò verso Blaze, che ancora la fissava ammutolito.
- Scusami, ma certa gente riesce a tirare fuori il peggio di me... - sussurrò appena la ragazza, arrossendo lievemente. Fissava il pavimento, non pensava di essere in grado di sostenere lo sguardo del ragazzo.
- Tranquilla, ti sei solo difesa e, devo ammetterlo, nessuno sarebbe mai riuscita a tenere testa a quella smorfiosa bene come ci sei riuscita tu. - disse Blaze sorridendo.
Con una mano prese il mento di Glace, alzandolo leggermente, in modo che la ragazza incontrasse il suo sguardo.
Il suo sorriso si allargò, bianco e candido sotto l'abbronzatura omogenea e la bionda non potè che ricambiarlo, imporporendosi ancora di più sulle sue guance.
I ragazzi restarono fermi a guardarsi per diverso tempo, prima che Blaze allontanasse la mano, dopo aver accarezzato il viso di Glace.
- Che... - la voce di Glace era impastata e roca, con un gesto un po' imbarazzato si schiarì la voce - Che cosa mi dicevi prima, a proposito di Gantlos?
- Beh, non so molto a dire la verità, era uno stregone, faceva parte del Cerchio Nero ed era immune alla magia delle fate e capace di creare terremoti battendo il piede o un pugno sul terreno, proprio come hai fatto tu prima. - rispose Blaze, balbettando un po', sperando che la risposta potesse soddisfare la strega, anche se, lo sapeva, non era così.
- Non capisco quale collegamento possa esserci tra me e quest'uomo... - pensò Glace, a voce alta.
Alzò leggermente un angolo della bocca, fissando un punto indefinito del pavimento.
- Potremmo andare a controllare in biblioteca, magari potremmo scoprire più cose su questo Gantlos, tipo che fine fa. - propose Blaze, fissando la bionda per vedere la sua reazione, sperando che non la riputasse una proposta stupida.
La ragazza spalancò gli occhi, alzando lentamente il viso,prima di girarsi verso il ragazzo, con la stessa lentezza.
Il cuore del rosso perse un battito, non capiva cosa poteva aver detto di male...
- Hai ragione... La biblioteca! Blaze sei un genio! - esclamò Glace, prima di saltare addosso al ragazzo e stringerlo in un abbraccio.
Il rosso arrossì violentemente, ma cercò di riprendersi in fretta, ricambiando l'abbraccio della bionda.
- Certo che sono un genio, avevi qualche dubbio a riguardo? - chiese con tono ironico Blaze.
- La modestia è il tuo forte, vero? - rispose la bionda ridendo, una risata pulita, cristallina, sincera. Il ragazzo non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso: quando rideva era davvero bellissima. Aveva un sorriso splendente, perfetto, gli occhi di un azzurro chiaro e limpido, la pelle diafana e pura presentava un leggero arrossamento sulla zona gote, che le donava un'aria innocente e docile.
Esattamente com'era successo il primo giorno che l'aveva vista, Blaze si sentì in dovere di proteggerla e di aiutarla.
Glace si strinse affettuosamente a lui, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo, si sentiva al sicuro tra le sue braccia.
"Non fidarti di fate e specialisti! Sono una comunità nata contro le streghe, non faranno che ferirti, sappilo."
Le parole di Icy risuonavano nella mente della ragazza come tante schegge pronte a colpirla in pieno petto: stava facendo esattamente il contrario di tutto ciò che le aveva detto la madre, aveva stretto amicizia, o forse qualcosa di più forte, con uno specialista e a scuola si era fatta subito notare, anche se non di proposito.
- Allora? Cosa ci facciamo ancora qui? Andiamo! - esclamò ad un certo punto Blaze, interrompendo, forse un po' troppo bruscamente, quel momento idilliaco.
- Eh? Ah sì, andiamo! - rispose Glace, tornando con i piedi per terra e allontanandosi da Blaze.
I due si girarono insieme per dirigersi verso la biblioteca e, quasi distrattamente, si presero per mano.
Per tutto il tragitto non parlarono, camminarono e basta, uno accanto all'altra, guardandosi ogni tanto e arrossendo dolcemente.
- Bene, eccoci arrivati. - disse ad un certo punto Blaze, interrompendo il silenzio tra loro e indicando con lo sguardo l'imponente edificio che si trovava davanti a loro.
Sembrava un tempio greco, l'architettura della facciata e le colonne di marmo bianco rendevano bene l'idea, se ci fossero state delle statue giganti del medesimo materiale raffiguranti le varie divinità sarebbe stato perfetto.
- Allora, entriamo? - continuò Blaze, rivolgendosi a Glace, che ancora fissava rapita l'edificio di fronte a sé.
- Sì... Entriamo. - ripetè la bionda, senza neanche far caso a cosa stava dicendo.
Scosse leggermente la testa, come per scacciare una mosca e si riprese, senza dire niente entrò nella biblioteca, seguita a ruota da Blaze.
- Wow, da fuori sembra grande, ma da dentro è immenso! - disse Blaze fissandosi intorno con aria meravigliata e lo sguardo per aria.
- Ssshhh! - lo ammonì la bibliotecaria, portando l'indice davanti alla bocca, prima di indicare un cartello bianco con le scritte rosse che diceva "Fate Silenzio".
- Oh, scusi... - sussurrò appena il rosso, per poi tornare a fissare gli scaffali.
Ce n'erano a dozzine e i libri partivano dallo scaffale più basso, a terra, ed arrivavano fino a quello più alto che si trovava a tre metri d'altezza, quasi fino al soffitto.
- Ci sono tantissimi libri, come faremo a trovare quello che ci serve? - chiese Glace con un filo di voce, sconsolata.
- Potremmo iniziare cercando sotto "Nemici della Dimensione Magica" e approfondire con gli Stregoni del Cerchio Nero. - propose Blaze.
Glace si limitò ad annuire e insieme andarono verso la sezione da loro scelta.
Scorsero vari titoli di libri, prima di trovarne uno intitolato "I principali nemici della Dimensione Magica, dal '900 fino ai nostri giorni".
- Sembra abbastanza nuovo, qua troveremo sicuramente qualcosa. - disse Blaze, porgendo il libro a Glace.
I due cercarono un tavolino libero distante da quelli occupati, si sedettero e cominciarono a sfogliare il libro.
Dopo un po' Glace girò una pagina e si bloccò, diventando cerea in viso. I suoi bellissimi occhi di ghiaccio cominciarono ad inumidirsi. Blaze fissò per un attimo Glace, prima di spostare lo sguardo sulla pagina del libro. Tornò a guardare Glace, prima di stringerle delicatamente le spalle, abbracciandola e lasciandole un dolce bacio sulla fronte. Non doveva essere facile, neanche per una forte come Glace.

Ciaoo! Dopo nonsoquantimesi eccomi di nuovo qui!
Non ho niente da dire se non che non ho riletto il capitolo, se ci sono degli errori li correggerò poi, ora sono stanca.
E probabilmente ho la febbre.
E domani (tra sei ore) devo svegliarmi per andare a scuola...
In ogni caso ho avuto problemi col computer (non mi si accendeva, mi si spegneva all'improvviso o non gli arrivava la connessione -.-)
adesso ho sistemato e ho trovato un programma asdfghjkl per scrivere, ma siccome non voglio fare spam qui se volete saperlo scrivetemi un messaggio privato (?) o nella recensione :3 baci,
Icy

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


- Capitolo 18 -

 
- Tranquilla, Glace, va tutto bene... - continuava a ripeterle lo specialista, accarezzandole con premura i lunghi capelli color grano.
La strega stava cercando in tutti i modi di non cedere il posto alle lacrime, non poteva dimostrarsi sempre lei la debole.
Blaze, d'altro canto, provò un moto di rabbia nei contronti della madre e delle fate in generale.
Non tanto per aver rovinato un libro con schizzetti vari, come il gioco del tetris, quanto per le cose orribili scritte.
Erano arrivati al capitolo che parlava delle Trix, la pagina di apriva con una foto del trio, nella loro uniforme, truccate perfettamente, con lo sfondo della scuola di Torrenuvola.
Mandavano un'aura di puro potere, orgoglio e determinazione. Nei loro occhi già brillava una luce sinistra, che avrebbe dovuto annunciare buona parte della loro condotta.
L'immagine, però, era stata rovinata da disegnini di diavoletti, fuoco e scritte a dir poco dignitose.
"Dovete morire, brutte stronze" diceva una, il titolo, Le Trix, in cima alla pagina era stato cancellato e sostituito con "Le Troie".
- Lascia perdere questa gente idiota, loro... Loro... - iniziò a dire Blaze per poi fermarsi, senza sapere come terminare la frase.
- Stai tranquillo, Blaze... Io sto bene.. - sussurrò la strega del ghiaccio, alzando gli occhi azzurri sullo sguardo dello specialista.
- Loro non hanno rispetto per nessuno... Mi dispiace da morire Glace. - rispose in tono dolce Blaze, abbracciandola con tenerezza.
- Anche io forse direi le stesse cose, se fossi al posto loro, ma dalla mia prospettiva fa... Male, credo... - cominciò a dire la bionda, ma il ragazzo la mise a tacere con uno sguardo.
- Sono pur sempre la tua famiglia e, nonostante quello che hanno fatto, sono persone e meritano rispetto, come chiunque altro. - disse il rosso con fermezza.
- Blaze.. - cominciò Glace, ma venne bloccata dal ragazzo, che si alzò per andare verso una scrivania, prese una gomma e, dopo essere tornato indietro, iniziò a cancellare tutte le offese rivolte al trio di streghe.
La ragazza lo fissò, basita. Poteva sembrare una sciocchezza quello che stava facendo Blaze, ma per la bionda significava parecchio, lui l'aveva accettata, stava accettando la sua famiglia, senza farsi prendere da inutili pregiudizi.
Improvvisamente Glace sentì il sangue fermarsi sulle guance e il cuore batterle all'impazzata, non sapeva il motivo, ma solo Blaze era capace di sconvolgerla così, buttando giù le pareti che si era costruita intorno negli anni per evitare che le persone, a partire da sua madre, potessero ferirla.
Blaze fissava accigliato le scritte, cancellando con foga, ma cercando di non rovinare il libro. A far crescere la sua rabbia interiore era il fatto di aver riconosciuto in diverse scritte la calligrafia della madre o della sua amica Stella.
Dopo un paio di minuti Blaze alzò la testa, guardando con aria soddisfatta il suo operato, la pagine era un po' stropicciata, ma delle fastidiose offese non c'era più alcuna traccia.
- ...Grazie... - sussurrò appena la ragazza, con lo sguardo basso, rivolto ai suoi stivali.
Blaze le prese il mento e lentamente lo alzò, per guardare la ragazza negli occhi.
- Nessun problema. - disse, con un sorriso rassicurante stampato sul viso.
Glace ricambiò il sorriso, prima di tornare a guardare il libro.
- Bene, ma non è della mia famiglia che dobbiamo occuparci, cerchiamo qualcosa sui Cacciatori di Fate. - ribattè vivace la ragazza, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della bibliotecaria, seguita da un sibilante "ssh".
La ragazza si ritrasse un poco e, in silenzio, cominciò a sfogliare il libro fino ad arrivare al capitolo dei Cacciatori di fate, che era l'ultimo.
- Wow, hanno dedicato praticamente un libro solo alle Trix! - esclamò piano Blaze, con meraviglia. Glace rispose facendo spallucce.
- Hanno commesso talmente tante azioni malvagie che un libro intero non basterebbe a contenerle tutte.. Ma non è il momento di pensarci.
Entrambi spostarono lo sguardo sulla pagina, anche questo capitolo si apriva con un'immagine degli stregoni.
- Questo è Gantlos... Cavolo, siete due gocce d'acqua... - notò Blaze, spostando lo sguardo dall'immagine alla ragazza e viceversa, come se stesse assistendo a una partita di ping pong.
- Io non capisco... Com'è possibile che io sia in qualche modo imparentata a lui? - domandò la ragazza, pur conscia che nessuno avrebbe saputo darle una risposta esaustiva.
- Questo libro non dice molto, solo che dopo la loro disfatta a causa delle Winx e delle fate terrestri i tre rimanenti stregoni sono stati imprigionati nella Dimensione Omega, da quel giorno non si hanno più avuto loro notizie. - rispose Blaze dopo aver letto qualche riga riguardo i Cacciatori di Fate.
- I tre rimanenti? - chiese Glace, quasi sopra pensiero.
- Sì, Duman, questo qua con quella specie di cresta, è morto. - disse il rosso, indicando lo stregone caduto.
- Oh... Un momento - Glace appoggiò una mano sul braccio di Blaze, fissando un punto davanti a sé, cercando di estrapolare la maggior parte di informazioni da quel poco che sapeva - Dimensione Omega?
- Ti ricorda qualcosa? - chiede Blaze, guardando la bionda, che iniziò ad annuire leggermente.
- Sì, anche le Trix vi finirono... Ma poi riuscirono a liberarsi ed evadere... In ogni caso è successo prima degli Stregoni del Cerchio Nero. - spiegò Glace, tornando a guardare il rosso.
- Sicura che non ci tornarono qualche anno dopo, magari? - chiese il ragazzo.
- Io... Non ne sono sicura... 
Glace si portò davanti il grande manuale per tornare al capitolo delle Trix e cercare informazioni a riguardo dopo la battaglia di Tritannus.
La sua espressione, però, era abbastanza delusa.
- Qua c'è solo scritto che fuggirono nell'oceano e tornarono all'attacco l'anno successivo per rovinare la festa di benvenuto a Diaspro e poi conquistarono Torrenuvola... - rispose con tono descrescente Glace.
- Che strano, però, in quell'anno le Trix erano a capo di Torrenuvola e, in quello stesso anno, Tritannus riuscì a scappare dalla Dimensione dell'Oblio. - riflettè a voce alta Blaze.
- Cosa intendi dire? - chiese la ragazza, che già sospettava qualcosa.
- Penso che qualcuno abbia aiutato tua madre e le tue zie a liberare Tritannus, penso che abbiano trovato degli alleati che hanno lasciato nell'ombra, mentre distraevano le fate attaccando le varie scuole della Dimensione Magica. - concluse quasi tutto d'un fiato Blaze.
- Allora c'è solo una persona che può fare luce su tutto questo... - Glace prese distrattamente in mano il suo telefono, per poi fermarsi e continuare a fissarlo.
- Cosa vorresti fare, telefonare? - domandò il rosso, confuso.
- No, manca poco alle vacanze natalizie e io tornerò a casa per quel periodo, a quel punto Icy non potrà ignorarmi. - ribattè risoluta Glace, ponendo fine alla conversazione.

Sono le 03:28. Ho sonno.
Notte. Baci,
Icy.

Ps: Buon Natale in ritardo e buon 2014!

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