Twin

di MeikoBuzolic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (Parte 1) ***
Capitolo 2: *** Prologo (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo (Parte 1) ***


Prologo Parte 1
Apii gli occhi.
Dalle persiane penetrava la luce del sole, dove si vedevano i granelli di polvere muoversi  armoniosamente. 
Nel letto di fronte al mio, notai la montagna di coperte - sta ancora dormendo - pensai.
Allungai una mano verso il mio comodino e presi il cellulare tra le mani, la luce abbagliante dello schermo mi fece chiudere gli occhi, ne aprii uno e guardai l'orario 10:17. 
Stiracchiai tutto il mio corpo, e mi alzai lentamente senza fare rumore, e mi diressi alla porta.
Scesi le scale con molta fatica e mi diressi sullo sgabello della penisola della cucina.
«Buongiorno Tesoro» disse mia madre mentre finiva di pulire la cucina.
«'Giorno» dissi assonnata, dalla porta finestra difronte alla cucina entrava una drande luce, che mi inpediva di aprire del tutto gli occhi.
Mia madre con fare aggraziato preparava la mia colazione. Lei i suoi capelli biondo miele, gli occhi dorati e i lineamenti simili ai miei, delicati.
«Ecco qua tesoro!» mi porse il caffelatte e prese i miei biscotti ai quattro cereali.
Mentre inzuppavo i biscotti nel caffelatte, sentii alle mie spalle dei passi, mi voltai, e vidi mio padre. Un semplice uomo, dai sani principi, i capelli biondi spettinati, la barba chiara incolta e quei occhi verdi uguali ai miei, mi sorrise dolcemente.
«Tesoro vieni a correre con me?» domandò papà.
Sorrisi un ancora un po' assonnata «Certo, aspetta solo un attimo» indicai la tazza.
Salì le scale.
Entrai nella mia camera, mia sorella stava ancora dormendo. Aprii leggermente le persiane, per far entrare un po' di luce, aprii l'armadio e presi un paio di pantaloncini della tuta, e una canottiera, andai in bagno e mi cambiai e sciacquai il viso.
Mi sedetti nel letto, mi piegai ed infilai un paio di converse verdi, come i miei occhi. Non ebbi il tempo di drizzare la schiena che mi arrivò un cuscino sul viso.
Alzai il sopraciglio infastidita, e guardai mia sorella difronte a me, lei ancora seduta nel letto con lo sguardo irritato ma al tempo stesso assonnato. Era come guardarsi allo specchio: entrambe con i soliti lineamenti delicati e fini, il naso alla francesina, le labbra carnose e i nostri occhi verdi e i capelli biondo chiaro. 
«Milly! Quante volte ti ho detto di non aprire la finestra quando dormo?» disse irritata.
«Mary, da ben 11 anni. Ti ricordo che siamo gemelle, quindi abbiamo la stessa età» dissi saputella, mentre trattenevo una risata divertita.
Mi alzai, e mi diressi alla porta.
«Vado a correre con papà, ci vediamo dopo!» feci cenno con la mano.
Lei ringhiò e si gettò a letto un'altra volta.
Scesi le scale in fretta.
Mio padre faceva stretching con le gambe appoggiato sul divano, mentre mia madre stava a sedere ad ammirarlo, con lo sguardo di una teenager che guarda il suo idolo.
«Papà sono pronta andiamo?» dissi ammirandi quel quadro davanti a me.
Lui annuì, e baciò teneramente mia madre, io arrossii e abbassai lo sguardo.
Mio padre si avvicinò a me «Tesoro sei pronta?» chiese energico.
«Sìì!» Alzai le braccia al cielo.
«Millicent, tuo sorella è sveglia?» domandò la mamma.
«Mmm...» alzai l'angolino delle labbra, avendo una smorfia di indecisone sul volto «Credo di sì, se non si è riaddormentata» supposi.
Mia madre annuii «Okay! Stai attenta» fece l'occhiolino, e mi baciò una guancia.
Uscimmo, mia madre si appoggio allo stipite della porta.
«Will stai attento» raccomandò la mamma a papà. «Buona corsa!» augurò in fine.

Avevamo superato appena i quattro isolati, le strade circondate dagli alberi verdi, e le villette ordinate.
«Tesoro sei emozionata?» domandò.
«Per cosa?» domandai a mia volta, non capendo a cosa si riferisse.
«A Hogwarts» disse.
«Ah! Sì, molto» sorrisi, sapevo che era orgoglioso di me.
«Sai, noi vivimo qui, perchè tua madre è una babbana» disse guardando avanti, con sguardo sognatore. «La nostra famiglia ha sempre fatto parte dei Grifondoro, e spero che lo sarete anche tu e Marilyn» disse speranzoso.
«Certo papà, ci proverò» sperai - tengo troppo ad entrare al grifondoro - pregai.

Tornammo a casa.
Ci gettammo sfiniti sul divano.
Mia sorella era seduta sulla poltrona a mangiare dei biscotti, mentre guardava la televisione.
«Com'è andata la corsa?» domandò senza togliere lo sguardo dallo schermo.
«Stancante» risposi.
Dopo un poco si sentì mia madre urlare.
Mio padre si alzò di botto «Elizabet!» urlò spaventato.
Corse verso la voce di mia madre, ma lei venne incontro sventolando delle lettere.
«Sono arrivate! Sono arrivate!» disse entusiasta.
Mio padre appoggiò le sue mani sulle spalle di mia madre «Calmati tesoro!» disse tranquillizzandola.
Lei respirò e ci guardò «Sono arrivate le lettere di Hogwarts» dichiarò emozionata.
Io e mia sorella ci guardammo e aprimmo le lettere in contemporanea e inizia a leggere:
"SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)

Cara signora King ,

Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,
Minerva Mcgranitt
Vicepreside"
"SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
- Tre divise da lavoro in tinta unita (nero)
- Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
- Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
- Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
- Manuale degli incantesimi, Volume primo, di Miranda Goshawk
- Storia della Magia di Bathilda Bagshot
- Teoria della magia, di Adalbert Waffling
- Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti, di Emeric Switch
- Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
- Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Jigger
- Gli Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander
- Le Forze Oscure: guida all'autodifesa, di Quentin Trimble

Altri Accessori
- 1 bacchetta
- 1 calderone (in peltro, misura standard 2)
- 1 set di provette di vetro o cristallo
- telescopio
- bilancia d'ottone
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON È CONSENTITO L'USO DI SCOPE PERSONALI."


Rimasi a fissare qui due fogli di carta tra le mani.
Ero semplicemente felice.

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Capitolo 2
*** Prologo (parte 2) ***


Prologo parte 2
Ci svegliammo presto.
«Ragazze siete pronte?» urlò mia madre dal piano di sotto.
«Sì!» rispondemmo in coro io e mia sorella.
Corremmo per tutta la rampa di scale, mia madre ci diede la solita sistemata, lei maniaca della perfezione.
«Vi raccomando tenete sempre la mano stretta a vostro padre e non lasciatela per nessuna ragione» ci avviso, ci diede ad entrambe un bacio sulla fronte e infine mi sussurrò «Stai attenta a tua sorrella».
Io annuii e le sorrisi, e strinzi la mano ad Marilyn.
Salimmo in macchina, avviandoci verso Londra.
Mio padre parcheggiò e ci avviammo in una stradina del centro. Ci avvicinnammo in una palazzina scura in legno, dall'insegna rovinata dal tempo "Il paiolo magico pub".
«Papà noi non possiamo entrare in un pub» dissi allarmata.
«Stai tranquilla tesoro» mi tranquillizzò.
«Sempre da ridire hai» si lamentò mia sorella.
Entrammo, la porta cigolava.
All'entrata erano appesi ai muri degli specchi, i muri scuri, incecchiati col tempo. Grandi tavole di legno dove persone dai buffi abiti sedevano bevendo in dei boccali, colonne in legno che sostenevano i tetti ai lati, e di fronte un bancone, tutto illuminato dalla soffusa luce delle candele e dalle piccole alte finestre.
Infondo a destra una porta, ci dirigemmo verso quella, ed entrammo. 
Ci ritrovammo in un terrazzo circondato da alti muri in pietra. Papà si piegò, ed alzò i suoi pantaloni ed estrasse la sua bachetta, e con la punta toccò alcuni mattoccini, e magicamente iniziarono a muoversi, creando un arco, e di fronte a noi una cittadina.
«Ragazze questa è Diagon Alley» disse papà entusisto.
Prese per mano mia sorella, mi guardò e mi fece l'occhiolino e strinsi la mano di lei.
Entrammo subito al primo negozio a destra. 
Un negozio pieno di libri, libri che svolazzavano da soli, alcuni di essi inpolverati. 
C'era una grande fila davanti a noi, la cosa peggiore prima di noi c'era una grande famiglia con con quattro figli maschi e una femmina. Usciti da lì con la grande pila di libri ci avviammo, a comprare il calderone e il necessario per le pozioni, ma prima di entrare al negozio davanti a noi un negozio di animali, io e mia sorella ci precipitammo a vederli. In una cesta si trovavano delle pallina pelose color crema, ne toccai una ed era morbida ed iniziò a fare le fusa. Guardai il cartello "Puffskein a 5 galeoni l'uno".
«Papà! Papà posso averne uno?» domandai, e lo guardai con uno sguardo tenero.
Lui mi guardò dubbioso «Va bene, ma dovrai stargli attenta» mi raccomandò.
«Va bene» sorrisi.
Chiesi al negoziante uno e me lo mise in una deliziosa gabbientta di legno, dove le mie sottili dita potevano passare tra le sbarre e accarezzarlo. Improvvisamente la sua lingua si allungò fino a superare le sbarre, rimasi sbalordita.
«Tesoro questi animaletti, mangiano atraverso la lingua come le rane» spiegò.
Mia sorella mia guardò, guardò anche mio padre «Papà voglio una cosa anch'io» sbuffò.
«Vuoi anche tu un Puffskein?» domandò mio padre indicando la cesta.
«No, voglio quello» indicò una sottospecie di gatto.
Era un gatto, dalle grandi orecchie, assomigliava molto a una lince in mignatura, era piccolo come le mie mani, e sdraiato a quel cuscino a fissarci, e il suo pelo era di un colorito grigio-azzurro. Come ad ogni animale un cartello "Kneazle a 15 galeoni". 
Dal viso sbalordito di mio padre notai che vide il prezzo, fisso mia sorella «Tesoro, costa...» ma si trattenne. Sospirò «Okay» si rassegò guardando il viso rintristito di mia sorella.
Ci incamminammo verso i negozi, con i nostri animaletti fra le mani, fino a quando ci fermammo davanti a un negozio, dalla porta in legno rovinata, e dall'insegna dalla scritta dorata "Ollivanders".
Entrammo, ma questa volta papà stette fuori a fissarci dalla vestrina, mentre reggeva il nostro materiale. Mia sorella ed io ci stringevamo la mano, e ci guardavamo intorno: alla sinistra una rampa di scale, scafali pieni di piccole scatolette rettangolari, ci avvicinammo al bancone, dove si trovava una antica cassa, un libro e una campanella. 
Marilyn la suonò.
«Marilyn!» la rimproverai.
Da un angolo apparve un uomo anziano, dai capelli bianchi e arruffati, si avvicinò e ci sorrise gentilmente.
«Buongiorno signore, desiderate?» chiese.
«Emm... voremmo delle... bacchette» disse mia sorella intimidita, prima volta che le sentii usare quel tono.
L'uomo si avvicinò a noi e ci porse la mano.
«Molto bene, so cosa darvi» disse esperto.
Salì le scale, si sentii un tonfo e dopo poco ritornò.
Aprì una scatola e si rivolse a mia sorella, e prese la bachetta tra le sue mani 
«Questa bachetta è di legno d'Ebano, per persone anticonformiste e orignali, dal nucleo di corde di drago. 12 pollici e abastanza flessibile» riposò la bachetta nella scatola e la diede a mia sorella, e si inchinò.
Poi guardò me 
«Anch'essa ha un nucleo di corde di drago, ma di legno di noce, lei ti completa» disse riferendosi alla bachetta.
Dietrò di noi, si trovava mio padre orgoglioso di noi.
Continuai a fossare la bacchetta che tenevo tra le mani, fino a quando vidi il buio.

Aprii gli occhi e mi trovai in camera mia.
Mi alzai il busto - ho sognato il giorno in cui ho ricevuto la lettera, e quando sono andata a Diagon Alley e sono svenuta dall'emozione - sorrisi tra me e me. 
Mi volta, e nel letto accanto a mio la montagna di coperte dove si trovava mia sorella.






 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Rimasi qualche istante a letto, a fissare il bianco soffitto. 
Mi voltai e fissai la montagna di coperte dove si nascondeva mia sorella che dormiva, una tenue luce entrava della finestra batteva sopra di lei, mugulò qualcosa.
Senivo la televiosione del piano inferiore, col solito telegiornale mattuttino, m'immaginavo mio padre sorseggiare il caffè davanti alla televisione seduto nella sua poltrona, mia madre indaffarata a pulire.
Sentii dei passi provenire dalle scale, la porta si aprii.
La forte luce del corridoio mi fece chiudere gli occhi, infilai la testa sotto le coperte.
«Avanti ragazze in piedi! Oggi è una bellissima giornata!» esclamò mia madre, la sentii camminare per la stanza.
Sbucai la testa e vidi mia madre avvicinarsi alla finestra - non lo fare! - pregai.
Mia madre aprì la finestra facendo entrare un lieve soffio di vento fresco, l'autunno stava arrivando e di conseguenza la scuola.
Mia sorella mugulò qualcosa.
«Svegliatevi! Dovete andare a scuola!» disse con un tono di voce troppo alto da sopportare.
Scoprì mia sorella e poi me.
Mia sorella urlò rabbiosa e si alzò.
«Non urlare signorina!» rimproverò mia madre, con un leggero tono di rinuncia.
«Non si può mai dormire! A scuola non si dorme! Sono a casa e non si dorme!» si lamnetò e batté la porta del bagno.
Mia madre sospirò.
«Tesoro buongiorno» mi sorrise.
«Buongiorno mamma» mi stiracchiai, un baffuto e morbido pallina di pelo color crema si arrampicò nel letto, si avvicinò al mio viso, strofinadosi e facendo le fusa.
«Puff!» dissi assonnata, mentre accarezzavo la piccola bestiola.
Marilyn uscì dal bagno fra le gambe si strofinava il suo kneazle, dal pelo grigio-azzurro, non era cambiato in questi 4 anni, sempre schivo, e ti guardava con quei grandi occhi, si inteneriva solo con una persona, è quella era mia sorella.
Prese il suo kneazle fra le braccia «Buongiorno Milly» accennò un  sorriso. «Ho fame è pronta la colazione?» domandò riferendosi a mia madre.
«Sì» rispose la mamma, poi fissò l'orologio «Muovetevi! Alle 11:00 avete il treno!» esclamò agitata.
Mi alzai a fatica, e scesi giù insieme a mia sorella, seguite dalla mamma.
Mio padre ci sorrise «Buongiorno» ci augurò.
Ci sedemmo al tavolo e papà si sedette con noi.  
Mia madre prese le tazze e ce le portò, ma mentre camminava una iniziò a flutturare.
Mia sorella con aria divertita teneva la sua bachetta in mano.
«Posa subito quella bachetta» rimproverò mio padre, prendendo la tazza fra le mani. «E' vientato esercitare la magia al di fuori di Hogwarts, fino alla maggiore età» avvisò papà severo, ma i suoi occhi erano dolci.
Mia madre posò le tazze e si sedette con noi, ogni anno il giorno della patezza ci ammiravano come due statue, come se ogni cosa che facessimo fosse divina.
«Tesoro allora come pensi che andrà quest'anno il torneo di Quidditch?» domandò papà a Marilyn.
«Vinceremo! Sperando che quei due battitori si dassero una svegliata invece di ridere e scherzare come sempre» si lamentò mia Marilyn, imboccando un cucchiaio pieno di cereali.
«E tu tesoro che farai quest'anno?» domandò.
«Non sò, farò quello che il destino mi propporà» risposi.
Finì la mia tazza di cereali e salì in camera mia.
Entrai, le divise scolastiche erano appoggiate nei rispettivi letti.
Ammirai la mia divisa: la gonna a balze nera, la camicia bianca, il maglione nero con infine una riga obliqua viola e blu, la gravatta viola con delle righe argentate e in fine il mantello nero dall'inerno viola con lo stemma del corvonero.
Guardai la divisa di mia sorella identica la mia soltanto dale decorazioni rosso e gialle, i colori del Grifondoro. 
Ricordai il primo giorno di scuola:

Noi del primo anno, seguimmo come pulcini la professoressa Mcgranitt. 
Entrammo nella immensa sala, Sala Grande, dallo stile gotico dove i muri erano a forma di archi, e apposto delle solite luci, appesi al muro si trovavano dei piatti con delle grandi fiamme e sopra le nostre teste calleggiavano delle candele. Ai nostri lati dei tavoli, due a destra e due a sinistra, dove sedevano studenti con buffi cappelli neri. Alzai il viso e a posto del tetto si trovava un cielo stellato. 
Una ragazza dai capelli lunghi e mossi con fare da saputella disse «Il soffitto non è vero. Sembra un cielo stellato, ma è una magia. E nel libro storia di Hogwarts. Io l'ho letto». 
Ci fermammo davanti alla piattaforna rialzata dove si trovava un altro tavolo, dove sedevano uomini adulti, e presunsi fosse dei professori.
«Bene. Aspettate qui, per favore» disse la professoressa gesticolando con il rotolo di carta che teneva in mano. «Dunque, prima di cominciare il professore Silente vorebbe dirvi alcune parole».
L'uomo seduto al centro del tavolo, dalla barba e capelli lunghi e bianchi, si alzò.
«Desidero dare a voi tutti alcuni annunci d'inizio anno: il primo anno prendano nota che l'accesso alla foresta è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre il nostro guardiano il signor Gazza» indicò un veccio signore dallo sguardo serio infondo alla sala «Mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio del terzo piano è zona preclusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa. Grazie» e si riaccomodò.
La professoressa aprì il rotolo che teneva fra le mani «Quando chiamerò il vostrò nome, verrete avanti. Io vi metterò il capello parlante sulla testa...» prese un vecchio capello a punta fra le mani «...e sarete smistati nelle vostre case» spiegò e iniziò l'elenco.
«Marilyn King» chiamò, mia sorrella mi strinse forte la meno, io gli sorrisi.
Quando il cappello fu appoggiato sulla sua testa, stette qualche attimo a riflettere e poi urlò «Grifondoro!» e tutti i ragazzi del secondo tavolo della mia destra esultarono.
Li guardai ammirandoli - ora toccherà a me. Devo farlo per papà, lui sa che io posso farcela, siamo una famiglia che di generazione a generazione va al grifondoro, se c'è l'ha fatta Mari, posso farcela anch'io - i miei pensieri furono interrotti dalla voce della professoressa.
Mi sedetti sull'alto sgabello a fatica, guardai mia sorella seduta nel tavolo di fronte, le sorrisi incerta il cappello parlante iniziò a parlare «Bene, bene, bene... C'è coraggio e lealtà, ma voglia di tranquillità, inteligenza, potrebbe essere... Corvonero!» esclamò.
All'udire di quella parola, rimasi imbambolata, ferma immobile tutto iniziò a muoversi lentamente, gli applausi del tavolo fronte a me, nella parte sinistra della stanza non li sentii più - gli avevo promesso che sarei stata una grifondoro, L'avrei fatto per lui, per la nostra famiglia. Lui teneva che io fossi una Grifondoro - rimasi sconvolta.

Marilyn entrò in camera «Faccio per prima la doccia!» disse correndo in bagno, mentre Candy, il suo kneazle si sdraiava sopra la sua divisa. Puff mi guardava da terra, e si arrampiò sul mio pigiama fino ad arrivare vicino alla mia guancia per coccolarmi.
«Si ritorna a Hogwarts» informai la piccola palletta pelosa sulla mia spalla, che al suono di "Hogwarts" dalla felicità iniziò a saltellare. Posai Puff nella sua piccola cuccia, ed andai in bagno, mia sorella cantava sotto la doccia - a posto di due lavandini non potevano fare due docce? - pensai. 
«Mariii! Muoviti devo fare anch'io la doccia» mi lamentai.
«Si sto uscendo!» avvisò, e l'acqua smise di uscire. «Mi passi l'asciugamano?»
Presi un asciugamano e glie lo passai, lei uscì. Il suo esile fisico, gambe lunghe, postura dritta e quei bellissimi occhi verdi, era la mia gemella ed eravamo identiche, solo una cosa cambiava i suoi capelli lunghi fino quasi al fondoschiena, biondi platino con delle extension colorate, mentre i miei semplicemente lunghi fino alle spalle neri.
Ci preparammo, infillammo tutto nei nostri bauli e con fatica li scendemmo per le scale.
Quando furomo tutti pronti, prima di entrare in macchina guardai casa mia, una semplice casa in mattoni dalle grandi finestre e dalla porta bianca - ciao, ciao casa - pensai e salì in macchina.

Entrammo alla stazione dei treni, ci fermammo in mezzo al binario 9 e 10.
La mamma prese due biglietti dalla borsa.
«Prendete i biglietti, e non li perdete» ci raccomandò, e ci abbracciò forte «Sono fiera di voi, e non fate casino».
«Mamma non stiamo andando in guerra, andiamo solo a scuola e a Natale torneremo» disse mia sorella, con gli occhi verdi lucidi.
Diedi un grande bacio alla mamma.
«Ciao, mamma ci vediamo a Natale» dissi come una promessa per rassicurarla.
Papà si posizionò tra me e mia sorella e corremmò contro il muro. 
Ci ritrovammo davanti alla locomotiva rossa e nera con un cartello con su scritto "Hogwarts express", sopra le nostre teste il cartello "Binario nove e tre quarti".
Guardammo papà, e mi scese una lacrima. 
Come ogni anno piangevo, non avrei più visto i miei genitori per tre mesi circa, ma ero anche felice di ritornare a Hogwarts, che era la mia seconda casa.
«Non  dire alla mamma che ho pianto» dissi a mio padre.
Lui mi sorrise «Sarò troppo impegnato a consolare lei» fece l'occhiolino. Ci abbracciò entrambe «Ragazze fate le brave. Vi voglio bene» allontanò la stretta e ci sorrise.
Salimmò sul treno, dove i vagoni erano divisi per Case.
Entrai nella cabina, c'era solo una ragazza. 
«Ciao Luna» sorrisi gentilmente alla ragazza dai capelli bianchi.
«Ciao» disse lei col suo tono quasi disorientato e dai grandi occhi dolci.
Mi affacciai alla finestra e vidi mia sorella qualche finestrino più avanti ed nostro padre al centro tra noi due, che voltava lo sguardo per guardarci entrambe.
Il trenò fischiò, i motori si accesero.
«Ciao papà!» urlai a squarcia gola.
Lui mi sorrise, e mi mando un bacio, si girò verso mia sorella e fece lo stesso, poi mi guardò e sibilò «Ti voglio bene».
Il trenò partì, ma non mi sedetti fino a quando sparì dalla mia vista la stazione.
Mi sedetti.
«Passate bene le vacanze?» domandò Luna.
«Sì, grazie. tu?» domandai a mia volta, e presi tra le mani un libro.
Luna mi guardò incuriosita «Che libro è?» domandò.
«E' la storia d'amore tra...» non riuscii a finire la trama che mi interruppe.
«E' un libro babbano?» domandò.
«Ah! Sì» annuii con la testa.
«Ooh!» esclamò affascinata, «Di cosa parla?».
«Travo dicendo, parla di una storia d'amore illegittima» spiegai in poche parola.
«I babbani sono sempre così drammatici. che siano masochisi?» suppose.
Non seppì rispondere inizialmente «Beh! Io sono di madre babbana, ma non sono masochista» chiarii.
«Vero» disse lei con la solita aria sognante.
Il viaggio fu lo stesso, accompagnato dalla chiacchiere dei miei compagni e dalle risate che risuonavano nella cabina.




 

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