Dragon ball NG -2-Moonlight

di likol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto fluisce... ***
Capitolo 2: *** La città delle anime defunte ***
Capitolo 3: *** La prigionia della felicità ***
Capitolo 4: *** Dove finisce il cielo ***
Capitolo 5: *** ...l'acqua scorre e il cuore dimentica ***
Capitolo 6: *** Game over or continue? (1) ***
Capitolo 7: *** Game over or continue? (2) ***
Capitolo 8: *** Derniére espoir (1) ***
Capitolo 9: *** Derniére espoir (2) ***
Capitolo 10: *** Il valzer della neve ***



Capitolo 1
*** Tutto fluisce... ***


Questa storia riprende le fila de "Il signore della Terra" dell'autrice Beatrix, ne è l'esatta continuazione.
Per la comprensione di fatti e riferimenti, vi rimando alla lettura della fiction precedente.
Dragon ball NG riprende da dove interrotto...

Capitolo 1 - Tutto fluisce

Una leggera corrente d'aria, soffusa come un sospiro mi obbliga a volgere le gambe per coprirmi meglio, lo sò, sta per succedere, anche se preferirei ignorare questo terribile momento ma è inevitabile.
Il suono della sveglia mi fa sobbalzare in modo imbarazzante, la soneria, probabilmente compresa nei dieci suoni più fastidiosi della storia, mi impone d'allungare il braccio in direzione del comodino dove riesco a urtare due libri ed un portagioie, ma finalmente ottengo il meritato silenzio.
Ed anche la giornata di oggi si può dire cominciata, non fosse che sono ancora beatamente allungata nel mio grande letto, a fissare con gli occhi appena socchiusi il soffitto candido ed il lampadario dalle gocce di vetro, che riflettono pigre, quanto me, la luce soffusa di grigio che traspare dalla persiane. Traggo l'ennesimo respiro profondo, indispensabile per affrontare la difficile impresa di raccogliere le gambe ed alzarmi a sedere, nella fredda atmosfera di metà dicembre.
Un braccio ben conosciuto si allunga dalla mia parte, lo sento accarezzare piacevolmente la mia pancia candida, senza un filo di malizia, del resto il mio campione è per metà ancora nel mondo dei sogni. Ub sembra sorridere, non saprei dire se sia ancora prigioniero della dimensione onirica o se stia semplicemente sogghignando per i miei capelli, che stamani sembrano voler gareggiare con la fiamma dei guerrieri dorati.
Mi alzo con un gesto fluido, impietosa la sveglia mi restituisce la ben poco consolante conferma che il tempo stamani sembra voler correre più del dovuto, come del resto è sempre da quando non sono più sola.
Il freddo che alberga leggero fra le pareti del nostro trilocale mi impone di accelerare ancor più le mie movenze mentre rapida scaldo un pò di latte e di caffè. Cercando, con fare ben poco elegante, l'ultima confezione di biscotti al cioccolato:
" Giuro che il signor "Campione dei campioni" mi sente se ha terminato di nuovo le mie scorte senza dirmelo!"
Sorrido, io, Marron, che per esser ammessa a scuola ho aggiunto al mio nome l'inutile fronzolo di Kame, posso permettermi di brontolare così all'indirizzo dell'uomo più potente del pianeta!
Ho due ottimi motivi per farlo, il primo e più importante è che sò che quella definizione è una menzogna, il secondo è che sono la sua coinquilina e in un certo senso la sua metà.
Sono cresciuta in un mondo fantastico, un universo simile ad una favola, mia madre era un cyborg dal cuore umano e mio padre un guerriero dall'animo puro, ho trascorso infanzia e giovinezza su un'isola del grande mare, piena di creature parlanti e strani individui. Ho visto lo sfolgorare della leggenda e lo splendore del drago delle sette sfere.
Colui che può realizzare ogni desiderio.
Purtroppo la favola è finita in un'arena, grondante sangue d'un uomo che non era innocente, ma che aveva saputo salire dalle tenebre della perdizione alla tenue luce di una possibile redenzione.
Tutto è finito con la morte dell'ultimo sajan.
La vita è ironica, però, quel che decreto l'epilogo, è stato per me nuovo prologo, lì ho incontrato Ub.
" Ciao, hai il part-time anche oggi pomeriggio?"
Eccolo spuntare infatti, i pantaloni del pigiama azzurri abbondano sulle sue gambe tornite, mentre il suo petto scoperto, mi invita a chiamare il reparto, convincerli di una mia improvvisa malattia e tornarmene a letto.
" Và a metterti qualcosa o prenderai un malanno, sei senza speranza, non puoi farmi credere che anche ora hai caldo!"
" Solo un pò, sono venuto a rubarti una manciata di biscotti e a vedere come va"
" Ladro!" ma sto ridendo "io vado benone, anche se tornerei volentieri al calduccio, in ogni caso, la risposta è si, ho il part-time!"
Abbasso lo sguardo, cercando di non mostare la profonda disillusione, che mi accompagna ogni qualvolta mi reco in quella casa. Ho ancora nelle orecchie il suono delle sue feste, il suono che accompagnava sempre la vittoria.
Tranne quell'ultima volta.
" Come và la situazione? Posso fare qualcosa?"
Ub interverrebbe sempre, metterebbe il suo bel nasino in qualunque mia cosa pur di farmi sentire più sollevata, ma anche lui ha i suoi doveri di rappresentanza
" No, neppure io posso fare nulla, solo guardare la straziante decadenza di una mente geniale!"
" Non oso neppure immaginarla, deve essere l'ennesima prova per i Brief!"
Taccio un istante, sentendo ancora, come una ninna nanna lontana, il suono di quel giubilo:
" Un amore così intenso, sino a divenir malattia e puro dolore, mi terrorizza!"
Lo esprimo a fatica, come ogni sillaba mi pesasse, è troppo grande l'onere di quello a cui assisto per tacerlo ancora. Ub mi si avvicina, mi passa le labbra sulla fronte, come volesse cancellare con un tocco magico ogni mia preoccupazione. Ma il tempo inesorabile scorre, obbligandomi a sciogliere il contatto fra noi e presa la borsa, tuffarmi fra le vie di una Satan City appena destata, ma la sua voce mi raggiunge sulle scale, come un sussurro gentile:
" Sai, a me fa provare anche un pò d'invidia!"
Il frastuono ovattato della città confonde le sue ultime parole con le prime sirene e voci.
Non so se sarei in grado di provare un sentimento così disperato, anche se, in un certo senso, nel mio piccolo, anch'io ho dovuto ffrontare una prova per ottenere il cuore del ragazzo, che ho lasciato a far razzia della dispensa. Avevo tremato dopo la sua dichiarazione televisiva, a reti unificate, percepibile sino all'angolo più remoto del continente: aveva affermato di desiderare tanto rivedermi.
Avevo cercato di scacciare, in un primo momento il suo ricordo, ma non riuscivo a resistere, raccolto il mio misero coraggio a due mani, ho preso le chiavi dell'aircar, buon vecchio rottame, e mi sono diretta ad una manifestazione dov'era ospite d'onore. Ho sgomitato per un'ora, facendo un uso della forza tale, che mia madre avrebbe potuto riconoscermi come sua degna erede, per raggiungere la zona riservata agli ospiti. Il piano più alto del nuovo centro commerciale, ho sopirato come stessi per scendere sulla pavimentazione di pietra del Tenkaichi e ho richiamato l'attenzione della guardia.
Ricordo ancora con fastidio come rise a pieni polmoni, quando cercai di spiegargli che ero "l'angelo biondo", che il campione dei campioni cercava. Il mio cuore perse decisamente buona parte dei suoi battiti, quando quell'arrogante mi informò, che da quella mattina, ero solo la decima che si presentava con quel titolo. Avevo battuto il pugno sulla piccola lastra informativa al mio fianco, rigandola, si, in un paio di punti, ma provocandomi anche una mezza lussazione del polso.
Ero stata una sciocca, ma una mano bruna mi aveva fermata prima che mi gettassi nuovamente nella massa, per uscire da quell'inferno di ragazzine urlanti:
" Ho sentito la tua aura!"
Solo questo bastò.
Non avevo mai usato il potere per principio, detestavo la violenza in generale, fosse anche per difendere i deboli. Avevo scelto la strada di curare, non di ferire, ma proprio quel dono, che non avevo chiesto, mi aveva reso la donna felice che avevo sempre sognato.
Il tremare dell'intera borsa mi strappa, con la violenza di una scarica elettrica, dai miei dolci ricordi, del resto, stò avanzando con la testa fra le nuvole, in direzione dell'ospedale, potrei persino correre il rischio di superarlo distratta come sono.
Digito con preoccupazione, come ogni volta che vedo apparire sul display quel nome:
" Pronto, è successo qualcosa?"
" Scusami Marron. No, non è successo niente, volevo solo chiederti se puoi confermarmi la tua presenza, oggi pomeriggio. Ho fatto di tuttu per spostare la riunione coi compratori al prossimo mese ma non hanno accettato! Ecco, non volevo sapere altro" La sua voce è stanca e alterata. Sono al telefono con l'uomo più influente del pianeta, eppure l'unico pensiero che riesco ad avere nei suoi confronti è un rammarico e una pietà, che mi stringe il cuore e la gola:
" Certo Trunks, se ci fosse qualche problema in reparto ti farò sapere all'istante, ma non preoccuparti, sono solo un'infermiera semplice, non certo un dottore pluripremiato. Come va?"
" Il solito, almeno sapessi dove si è ficcata mia sorella!"
Vorrei fargli notare che forse è semplicemente andata in università, ma alla memoria mi ritorna la legge del fuso che divide le nostre due città, tre ore nette, da noi son appena le sette, alla Capsule Corporation devon esser ancora le quattro del mattino. " Non sei in pena? E' ancora fuori dalla notte scorsa?"
Non riesco a tacere i miei timori.
" Cerco di preoccuparmi un pò anche per lei, quando ne trovo il modo, in ogni caso, deve esser solo uscita per una passeggiata, mi fido di lei!"
Vorrebbe continuare forse ma una voce leggera, dal suo lato del ricevitore, si fa più insistente, tanto da essere percepibile anche a me:
" Non perdere tempo al telefono! Dobbiamo trovare assolutamente quella giacca, sai come tuo padre detesti non avere tutto comodo quando rientra da un allenamento!"
La percepisco nitida come fosse rivolta anche a me, l'affermazione purtroppo priva di senso, avverto chiaro anche il sospiro di Trunks, come la parola "scusa" si fermi sulle sue labbra, troppo spesso formulata negli ultimi mesi.
" Ci sentiamo!"
Riaggancia deciso, lasciandomi ad un solo passo dall'inizio ufficiale della mia giornata lavorativa. Tesserino alla mano, ricomincio.

Vorrei cancellare tutti i suoni, a partire dalla voce di mia madre in questo momento, stà urlando, tanto forte, che se questa immensa casa non fosse isolata da un grande giardino, tutti potrebbero udire.
Stà urlando perchè la giacca senza maniche di mio padre si è misteriosamente spostata di un appendiabiti più vicino alla porta, rispetto a dove l'aveva posta lui, l'ultima volta.
Abbasso lo sguardo, se cercassi di oppormi alla sua idea, se le ricordassi che è stata lei a scostarla per abbracciarla solo cinque ore fa, prima di coricarsi, si fermerebbe un istante, mi fisserebbe coi suoi occhi azzurri, sempre più vaghi e spenti e poi riprenderebbe ad urlare, con ancor maggiore forza. Direbbe che sono un bugiardo, che l'ho spostata per farla piangere, per mancare alla memoria di papà, perchè ora mi sennto tanto uomo da non aver più bisogno di lui.
Non posso seguire il consiglio dei medici, di cercare di avvicinarmi passo passo con lei alla ragione, di indicargli, con il cammino della logica, come veramente si sono svolte le cose.
Io la rendo nervosa, tutto di me sembra farla impazzire sempre più.
" Ora perchè mi guardi male? Ti senti in colpa, immagino! Cosa dirà tuo padre quando tornerà? Gli dirai che volevi gioocare all'adulto a sue spese?"
Voglio gridare con tutto il fiato che ho in gola che quel giorno non arriverà, che dagli inferi si poteva tornare un tempo, ma che la sua caccia alle sfere è finita!
Nessun desiderio renderà papà a noi tre.
Mia madre, che ora sta seduta sul tappeto del salotto, i capelli celesti lasciati crescere in una cascata, che tende sinistramente al bianco, a passarsi fra le mani le istantanee, sin troppo rare, dove appare anche papà, sembrava molto più forte di noi due all'inizio. Dopo il primo mese dal Tenkaichi, ricordo bene visto che v'era l'inaugurazione del pub, lei era serena, speranzosa, riusciva persino ad infonderci coraggio. Partecipò persino al brindisi a papà all'alba. Ero tranquillo, nonostante la nostalgia, sentivo che avrei potuto proseguire il mio cammino da solo, ma poi con i primi fasti dell'inverno, ogni cosa in questa casa è cambiata. Mamma ha smesso di interessarsi all'azienda, non ha voluto più vedere Chichi, si è isolata nel suo mondo di memorie e pian piano ha chiuso noi due fuori.
Il miglior specialista del continente mi ha ricordato, la prima volta che ci vedemmo, che l'unico modo per aiutarla era di affrontare io stesso quello che era successo. Mi invitò a spiegargli nel dettaglio cosa ci aveva toccato così a fondo, aveva intuito, la fama era quindi meritata, che non si trattava sicuramente di un decesso per incidente o malattia. Neppure più ricordo quale scusa utilizzammo.
Come avrei potuto spiegargli chi era mio padre, cosa significava per la mamma la sua semplice presenza in casa, come poteva lei gioire di un suo timido sorriso, come fosse la più prolungata delle dichiarazioni.
Ho dovuto abbandonare.
Mi siedo accanto a lei, sono ormai le cinque, come al solito un silenzio assordante caratterizza i suoi movimenti, regolari e rapidi nonostante l'età. Dubbiosa abbassa l'occhio sulle fotografie del grande album, le analizza come fossero difficili circuiti computerizzati, sembra cercare qualcosa che le è sfuggito nelle altre visioni. Affonda i suoi specchi su mio padre, sembra perdersi in ogni sua ombra.
La leggera pellicola di plastica che le protegge è leggermente più lisca dove le sue dita sono passate infinite volte a carezzarne l'illusione. I suoi occhi non versano mai lacrime, sono arsi come la sabbia della spiaggia, che ora si presenta ai nostri occhi, il ricordo di un'estate irripetibile:
" Ti ricordi, mamma, papà dormiva sempre in spiaggia oppure mangiava un cono dietro l'altro, ti arrabbiavi sempre, dicevi che poteva star male, lui..."
L'album mi finisce con violenza sul naso:
" Tu non hai il diritto di parlare con quel tono di tuo padre! Stai zitto!"
Se fermassi i colpi che subisco, li rivolgerebbe su di sé, ferendosi. Io sono una valvola di sfogo, non avrei dovuto distoglierla con violenza dai suoi pensieri.
Ho sbagliato ancora.

"La leggera coltre di neve, che avvolge il tuo ultimo giaciglio, è ancora intoccata.
Passo la mano guantata sulla fredda superficie per rendere nuovamente leggibili le poche parole.
Infilo le dita nei ricchioli delle rose di rame, che ne decorano il perimetro. Anch'esse sembrano emanare un gelo proprio, come il paesaggio spettrale che mi circonda.
Dovevo parlarti, per questo sono venuta, come ieri ed il giorno prima ancora. Mentre la città è ancora avvolta dalle tenebre dell'inverno, posso estendere il potere a farmi da lume, in piccole lucciole effimere. Solo in questo silenzio mi sembra ancora di poter udire la tua voce bassa, di intraveder, nel cielo coperto, la nera fiamma del tuo sguardo.
Ascolto il vento cantare il suo dolore, passare fra le lapidi abbandonate e fra le corone di fiori dai nastri bianchi, ultimo dono ad un caro perduto. Forse avresti preferito esser sepolto in un luogo più riparato, un posto dove i terrestri, che ti erano così indifferenti, non avrebbero potuto raggiungerti coi loro sguardi curiosi. La pendice d'una montagna, dove il gelo ti avrebbe ricordato la tua origine, oppure il verde delle colline boscose, che tanto sembravi apprezzare per le loro tranquillità.
Non avevi mai espresso un desiderio preciso, non avevi mai parlato di morte, anche se già la conoscevi.
Sino all'ultimo istante, sino a quell'ultimo respiro, io sono stata certa che tu fossi immortale.
Eri l'ultimo sajan e loro principe, al pari di Goku, tu eri immutabile come lo scorrere di tutte le cose.
Il ricordo di quel giorno, l'ultimo che abbiamo vissuto nello stesso luogo, mi è sempre dinanzi.
Come il mio peccato.
Se solo avessi trovato il coraggio, la forza, di avanzare verso il nemico, al pari di Pan che, anche se solo per un istante è brillata di quell'oro, che doveva esser mio per la legge del sangue!
Lei è stata sconfitta, ma il suo cuore ha trovato la pace d'aver tentato.
Io sono rimasta ancora spettatrice, stritolata dall'angoscia, ho sfidato le nubi nell'unica cosa sapessi fare: volare. Ho spinto sino allo sfinimento, mentre sul palco insanguinato del torneo, chi mi era stato maestro veniva seviziato e torturato.
Quando sei arrivato, papà, quando lo hai sfidato, mi sei sembrato veramente rivestito della bellezza di un dio guerriro. Avevi qualcosa di maestoso nell'avanzare, come invece d'un completo di pelle ormai liso, portassi manto e fregi reali.
Sei stato incoronato re in quell'ultima ora di vita.
Mi chiedo se dove ti trovi ora, hai potuto perdonare la mia totale inutilità?
La voce del tuo sangue urla forse vendetta verso di me, indegna figlia della progenie più guerriera dell'universo?
Hai provato vergogna davanti al tuo popolo e ai tuoi padri, quando al loro cospetto, mi avrai additata come tua erede?
Nonostante queste colpe sono ancora qui, papà, perchè voglio rimproverarti. Sei stato ingiusto a condurre con te, oltre al cuore della mamma, anche la sua mente.
Sei sempre stato egoista.
"Il mondo deve ruotare attorno al suo perno, che, guarda caso, sono io!"
Lo dicevi spesso, con quel sorriso un pò malizioso, un pò infantile. Attendevi la reazione della tua scienziata, più si agitava ed iniziava a rimproverarti, più punti aveva avuto la tua uscita.
Anch'io sono simile a te, papà, voglio provare ad esserlo almeno un pò.
Anche se il mio amore per te non cederà mai d'un passo, sento di poter raccogliere la forza per continuare ad andare avanti. Sin dalla tua morte non ho fatto che ripetermi queto monito, come un sutra disperato al quale aggrapparmi, ma ora che ti ho rivelato il mio peccato di codardia, posso provare a mettere in pratica queste vuote parole.
Non arrabbiarti se ti trascurerò per un pò, tanto hai sempre preferito la riservatezza!"
Due dita appena appoggiate sulle labbra, cercando di ignorare le lacrime che solcano le guance, portarle su quel nome, che tante labbra avevano formulato con terrore.
Aveva deciso, dopo giorni e giorni, di affrontare quella verità dinanzi alla fredda lapide. Doveva chiedere perdono, senza ricevere altro che il silenzio del grande cimitero monumentale, se voleva raccogliere nuovamente le redini della sua vita.
" Bra, cosa ci fai qui alle sei del mattino?"
La ragazza aveva sussultato vistosamente, come pugnalata alle spalle, mentre volgeva il viso arrossato dal freddo in direzione della voce squillante, il cui proprietario era balzato a terra con grazia.
" Goten?"
Aveva cercato disperatamente di apparire distaccata ed indifferente.
" In carne, ossa e brividi! Cosa ci fai qui a quest'ora?"
Bra sospirò scontrosa, alzando appena le spalle.
" Non vedi? Stò facendo shopping!"
Perchè, fra tutti gli esseri di quel disgraziato pianeta, aveva dovuto beccare l'unico col quale mai si sarebbe voluta mostrare commossa e infreddolita e che, in aggravante, sembrava vantare la profondità d'una pozzanghera ghiacciata?
" Al cimitero?"
Si stava beatamente prendendo gioco di lei. Era ovvio che stava facendo visita a suo padre, ormai defunto da quattro mesi. Un normale individuo, dotato di un buon quoziente intellettivo, avrebbe letto la dinamica della situazione in un secondo, ed avrebbe evitato le domande più superficiali.
" Cosa vuoi?"
"Passavo," il cadetto dei Son sembrava ignorare il suo tono infastidito "mi sono alzato presto per concludere il trasloco a Satan City!"
Aveva rivolto un sorriso spento al giovane:
" Sei incredibilmente testardo quando si tratta del tuo locale! Se sono le sei, al pub sono le nove del mattino. Guadagnavi tre ore di sonno rimanendo nell'appartamento che hai qui!"
" Forse, ma ne perdevo metà nel viaggio di ritorno! L'inverno è troppo rigido, per questo primo anno non posso ancora fare completo affidamento sui miei dipendenti, tant'è che non mi sono ancora abituato ad averne! Sono troppo stanco alla fine di una serata per fare tutta quella strada, benchè meno come super sajan!Alla fine, dormivo quasi sempre nel retro!"
" Potevi restare con tua madre? Da lì, il viaggio è di una scarsa mezz'ora?"
" Hai forse dimenticato che mia madre è Chichi, unica figlia di Gyumao! Mi aspetterebbe alzata sino al mattino e non necessariamente con intenzioni materne!"
Un attimo di silenzio, sembra che Goten sia cresciuto ancora in altezza negli ultimi mesi, strano, valutata la sua età. Sicuramente ha superato mio fratello, oppure è la sua sicurezza nella parola e nelle azioni a farlo sembrare più imponente. Prendo fiato per esternare il mio solitario dolore:
" Sei fortunato, mia madre ormai si dimentica molte cose, a volte ci chiede chi siamo, perchè siamo a casa sua! Dicono che non vi è alcun segno di malattia degenerativa del cervello. Le sue cellule sono ancora perfettamente attive solo..." ma non so neppure se voglio continuare, detesto farmi compatire, soprattutto da un Son.
" Senti!" la sua voce ora è più profonda "Se avete bisogno di qualcosa, sia tu che tuo fratello, dovete chiamarmi, anche al lavoro, del resto i numeri li avete, compreso l'indirizzo del nuovo appartamento. Io posso raggiungervi in ogni momento! Me lo prometti, fantasma opalescente!"
Sorrido tenuamente:
" Come mi hai chiamato, surrogato di una terza classe?"
" Che nostalgia quella definizione!"
E' sincero, le lacrime vorrebbero spingere per uscire ancora, ma le trattengo, mentre riprende:
"Dall'alto sembravi questo, con quella giacca candida e i lunghi capelli azzurri, come uno spettro affranto, legato a qualcosa di amato..."
Forse è giunta l'ora che spezzi la mia dorata e malinconica catena.

" Ne sei sicura, tesoro?"
E con questo erano quindici volte nette, che Pan Son affrontava la questione con il professore di chimica del liceo di Satan City. " Si, papà, è la strada che ho sempre desiderato seguire!"
Il leggero canto della pala che sfiora il selciato del vialetto dell'abitazione, il suono ovattato della neve che cade di lato. Il silenzio delle riflessioni di suo padre, che cercano nel dedalo dell'immenso dizionario individuale i termini più adatti e sempre nuovi per risollevare la problematica.
Pan aveva abbassato d'istinto lo sguardo sul tratto di viale, che si era scelta da spalare.
Vivere fra i Paoz aveva i suoi lati negativi. Era un luogo lontano e riparato dal caos delle città in espansione, una valle collinare circondata dalle catene montuose, che presto avrebbe ottenuto dall'imperatore la qualifica di territorio protetto. Il cielo, che vi si rispecchiava, era ancora puro e incontaminato dai gas delle aircar d'alta quota, che dall'esser oggetto d'èlite, eran ormai bene di consumo comune.
Aveva sospirato tristemente, il fiorire di tutti questi veicoli aveva reso molto più pericoloso e complesso l'utilizzo del loro potere prediletto: il volo. Erano più veloci e con un leggero sforzo aggiuntivo, potevano superare la coltre di nuvole e salire ben sopra le rotte quotidiane, ma questo non cancellava la sensazione di aver perduto qualcosa che un tempo era solo loro.
" Senti Pan, tu sai che io ho sempre insistito perchè trovassi un'altro modo per utilizzare le tue capacità! Non solo per il mio desiderio di vederti lontano dalle battaglie, ma anche perchè potessi realizzare qualcosa di solo tuo!"
Questo gioco di parole era degno della sua carriera accademica, districarvisi era complicato, quasi come cercare di spiegare al proprio genitore che non si desidera più indugiare.
Un sorriso gentile, un tentativo di spiegare con un gesto, le parole di ringraziamento per un'attenzione tanto spesso disprezzata a torto:
" Erediterò la palestra del nonno, come lui ha lasciato nel suo testamento!"
" Non sei obbligata, tesoro!"
Videl era uscita lentamente sulla soglia della calda abitazione, l'abito scuro a rimarcare il dolore recente, il viso rigato dalle prime rughe, a segnare come un folco la diversità, un tempo invisibile, fra il suo sangue e quello dell'amato compagno di liceo.
" Non è un obbligo, mamma! Dopo gli avvenimenti del Tenkaichi ho riflettuto a lungo sulla forza e sul nostro potere. So perfettamente che non riuscirò mai più a raggiungere il super sajan, è stato solo ... un caso! Non ho deciso di seguire le ultime volontà del nonno per migliorare me stessa e neppure per consacrare la mia vita alla difesa dei terrestri. Il nonno sbagliava nel voler agire sempre da solo, ognuno ha in sé un'ombra di forza, che io spero di riuscire a sviluppare!"
" Vorresti che un giorno i terrestri si difendessero da soli?"
Leggermente roca era giunta alle loro orecchie la voce di Chichi, a sua volta affacciatisi con un voluminoso scialle sulle spalle. Pan aveva annuito con un sorriso allegro, sua nonna aveva sempre compreso al volo le sue scelte. Inoltre non aveva mancato, inaspettatamente, di aiutarla nell'arduo confronto con suo padre, che tanto aveva sperato che lei seguisse le sue orma all'università.
" Esatto, nonna! Se un giorno i sajan non potranno più difendere la Terra, tutto il sangue e il dolore, che fin qui v'è stato, andrebbe perduto! Io insegnerò hai terrestri il segreto del potere!"
" Calmati tesoro!"Videl scuoteva dolcemente la testa
" Devi ponderare quello che vuoi fare, cerca di esser più moderata! Non pensi, che il potere insegnato alle persone sbagliate, potrebbe diventare una minaccia molto più temibile di un conquistatore alieno?"
Un leggero broncio incupì i suoi linealmenti, ormai privi della giocosità dell'adolescenza.
Sua madre aveva sempre ragione su tutto.
La lingua apparve fra le labbra per essere morsa leggermente in un'espressione sbarazzina. Matura o meno, era sempre troppo avventata e confusionale, non le restava che seguire ancora i consigli della sua famiglia, sino a che non avesse imparato la moderazione.
" Oltre alla forza, dopo il torneo, immagino tu abbia riflettuto anche su un'altra cosa?"
Il sorriso complice di Chichi si sollevò all'indirizzo di Pan, che distolto lo sguardo, tornò con sin troppa attenzione al lavoro manuale.
" A cosa ti riferisci, mamma?"
Ma Chichi aveva già chiuso nuovamente le imposte della finestra della cucina, chiudendo la fredda mattina e la domanda del figlio oltre il vetro opaco.
Le labbra si incurvarono in un leggero sorriso:
" Ci ha pensato, eccome!"

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Capitolo 2
*** La città delle anime defunte ***


Mi permetto di ricordare che questa storia è il continuo del "Signore della Terra" di Beatrix, il comportamento dei personaggi e alcune parti del dialogo, senza il precedente antefatto, potrebbero suonare quantomeno strane. Buona lettura!

Capitolo 2 - La città delle anime defunte

Bra fissava con occhio provato le grandi mura, imponenti pareti che disegnavano la struttura a semicerchio, che caratterizzava da decenni ormai l'edilizia della capitale dell'ovest.
La sua città.
Passando con più attenzione i dettagli, la vernice color crema era rovinata in alcuni punti, soprattutto sugli scoli dell'acqua piovana alla sua base, scrostato era anche il ferro battuto della vetrata, che caratterizzava il retro. La bella sfumatura blu era ormai appassita in un plumbeo tono, simile a quello del cielo piovoso.
La leggerissima coltre di neve sembrava dare al giardino circostante un tono di distacco quasi d'abbandono, dacché non era solcato da alcuna impronta.
Incolto e puro.
Una casa di spettri, questo era divenuto uno dei più vitali edifici del continente.
Aveva sempre ritenuto normale che un certo numero d'individui, non meglio identificati, si muovessero far le sue mura, oltre ovviamente alla sua famiglia ed ai loro amici.
Erano i dipendenti dei vari laboratori, dacché casa sua non era un mastodontico hotel, come poteva trarre in inganno la sua struttura esterna, tutto il piano terra era caratterizzato da laboratori ed hangar, oltre ovviamente all'area riservata al Trailer di suo padre, che solo occupava un quinto dello stabile. Al primo piano, oltre a numerosi uffici, zeppi di strane apparecchiature e grandi tavoli per i grafici, c'erano la cucina e la meno elegante delle sale da pranzo, quella che erano soliti usare, su quel piano era anche la prima stanza utilizzata da suo padre, quand'egli era ancora semplice ospite e non padrone di casa. Al terzo piano, dalle dimensioni non poi così dissimili da un'abitazione comune, viveva la sua famiglia, la sua stanza su un lato, contrapposta a quella del fratello ed al centro, ad occupare un buon quarto, la grande camera matrimoniale.
A suo parere non esisteva antro meglio arredata ed al contempo funzionale di quello dei suoi genitori.
Fra queste i bagni individuali e numerosi sgabuzzini straripanti di cianfrusaglie non funzionanti ideate da sua madre, il caos di suo fratello e tutto ciò che lei aggiungeva di superfluo, come abiti od oggettistica ormai superata da una nuova moda incalzante.
Suo padre detestava il disordine, era forse l'unico pregio da terrestre che gli concedesse sua madre, era escluso scordasse in giro i suoi indumenti, era allergico al chiasso dello shopping ed amava possedere esclusivamente lo stretto indispensabile, come volesse tenersi sempre pronto per un viaggio improvviso.
Un pensiero amaro, cui spesso ritornava, come al ricordo della festa, che sicuramente avrebbero preparato, com'era stato dalla sua nascita, se non fossero rimasti soli quel maledetto giorno d'agosto.
Spesso brucia più il pensiero di ciò che sarebbe stato il domani insieme che l'assenza dell'oggi. Aveva sospirato ancora, togliendosi con un gesto stanco la giacca e adagiandola con distacco sulla poltrona. Aveva una fame tremenda, nella dispensa o sul fondo di qualche cassetto avrebbe potuto trovare qualcosa da sgranocchiare rapidamente, prima di fuggire all'università per la nuova lezione. Aveva perso un esame nell'ultimo trimestre, era stata una fatalità, una coincidenza sfavorevole. Non si sarebbe mai più ripetuta, era pur sempre Bra Brief, non voleva esser meno del suo geniale fratello, che scendeva ora le scale con passo cadenzato, il volto celato dalle tenebre. Avrebbe potuto provare un timore reverenziale per la camminata simile al passo del carnefice, ma non quella mattina.
" Dove sei stata? Ti sembra l'ora di tornare?"
" Ero impegnata, non è più tardi di ieri! Sai che mi piace uscire a sgranchirmi il mattino presto, non vedo perché tu debba agitarti in questo modo ogni volta!"
" Vorrei ricordarti, che il mio problema più grande non è controllare dove passi le prime ore dell'alba, ma seguire la mamma e mantenere ad un livello competitivo la nostra azienda!"
"Appunto! Se in realtà non t'importa assolutamente dove mi dirigo, per quale ragione me lo chiedi? La mia forza mi permette di proteggermi da qualunque malintenzionato, ma non è questo il punto, vero?"
Bra sapeva dove affondare ed era maestra:
" Non voglio che tu vada in giro per la città volando!"
" Lo hai fatto per una vita, quante volte te ne sei rifuggito dalla finestra?"
" Era un'altra epoca!"
" Scusami se non me ne sono accorta! Ed ora che altro vuoi?"
L'aveva, infatti, fermata davanti a sé, impedendole di prendere la rampa delle scale per raggiungere la sua stanza:
" Non devi più uscire così presto, se la mamma si sveglia con qualche...dubbio...tu riesci sempre a farla tranquillizzare, se le parli di papà lei si rasserena, ma se lo faccio io, si agita! Ho bisogno che tu rimanga un po' più sola con lei!"
" Sono stufa di questa storia! Non posso badarci io! Mi hai già fatto perdere un esame, solo per il tuo stupido anniversario! Una settimana per esposizioni e fiere, mentre io sono dovuta restarmene buona a cercare di restare sana in questa casa di folli!" Trunks aveva sospirato, stanco di dover spiegare, ancora ed ancora, i motivi di quella scelta di due mesi prima.
I cinquanta anni dall'invenzione delle capsule da parte di loro nonno.
Se avesse gettato tutto al vento, se fosse mancato anche a quell'appuntamento nessuno avrebbe più creduto che la casa delle due c non era sul punto di sprofondare. I titoli di borsa erano in flessione da mesi, i nuovi compratori sempre più restii a dare fiducia all'uomo che un tempo era ritenuto il ragazzo prodigio, il giovane principe degli affari. Quelli che erano i suoi appuntamenti soffocanti si erano radicalmente ridotti, ed ora era lui a dover rincorrere i suoi clienti più danarosi non il contrario. Non avrebbero perso quel patrimonio finché potevano aggrapparsi ai brevetti, ma da troppi mesi non v'era il lancio di un nuovo prodotto.
" Sto cercando di non affondare Bra, non me ne importa nulla della tua università! Laureata o meno puoi lavorare solo se riesco a tenere in piedi la Capsule Corporation!"
" Come sarebbe a dire, credi che non sarei in grado di lavorare per qualcuno, che non sei tu?"
" Lo faresti davvero? Mi accoltelleresti, andando a creare qualcosa per un altro, che non sono io?"
" Tu non sei l'azienda! Io sono tua pari, anch'io porto il nome di Brief o lo hai dimenticato! Non sei poi così speciale se stai facendo crollare l'azienda con te!"
" Non sarei ridotto in questo stato se tu fossi più presente, puoi rimandare gli studi sino a che la mamma non starà meglio!"
" La mamma non starà mai meglio, non lo capisci, sta solo aspettando di morire!"
" Non è vero, è solo una crisi di rifiuto della realtà, col tempo passerà!"
" Sei come lei, fra un po' ragionerai come lei, aspetterai che papà torni, magari un po' stanco, mentre in realtà lui è sepolto dietro tre pareti di marmo!"
Un gesto meccanico del fratello destò la sua attenzione, la mano si era stretta in un pugno.
La diagnosi era senza dubbio esatta: aveva dinanzi a sé, non solo la demenza di sua madre, ma anche la suggestione di suo fratello maggiore.
Sarebbe soffocata.
" So benissimo dove si trova papà! Non ho bisogno che tu me lo ricordi, so cosa è successo al Tenkaichi, c'ero anch'io ed ero leggermente più vicino di te! Sai, io lo ho attaccato l'alieno che ha ammazzato nostro padre!"
Maledetto, un colpo basso di tutto rispetto, ma ora toccava ancora a lei attaccare, seppur a parole quella era divenuta la più dolorosa delle sue battaglie, ma aveva in ogni caso la vittoria in pugno:
" Se non fossi salito su quell'arena per difendere quei due incapaci di Son, cui ti piace tanto accompagnarti, papà non avrebbe reagito in quel modo! Era per difendere te che è intervenuto! Si sarebbe goduto lo spettacolo altrimenti! Che cosa poteva importargli di attaccarlo così direttamente, avrebbe ideato un piano, strutturato un attacco combinato e preciso, ma no, non aveva più il tempo di ragionare, il suo prezioso primogenito incapace era ad un passo dall'aldilà!"
Aveva espirato più volte, mentre a tratti i suoi occhi di cobalto spento erano attraversati da una luce verde, pericolosamente frequente:
" Non ho ancora finito, Trunks! Sono sicura che continuare ad essere accondiscenti con la mamma non fa che farla peggiorare, dobbiamo portarla lontano da questa casa " il tono si era addolcito.
Bra si mordeva frequentemente il labbro ora, pentita di aver detto quelle cattiverie sul fratello, ma troppo orgogliosa per chiedergli scusa:
" Queste mura la uccideranno, non solo noi le facciamo del male, ma lei ne fa a noi. Lo spettro di papà ci divorerà se non la fermiamo! Ogni angolo di quest'abitazione ci urla la sua presenza: la giacca lasciata all'entrata quel giorno, perché faceva troppo caldo per indossarla, la sua roba in cucina, dalla tazza dei cereali al posto a tavola! Il tabellone elettronico che urla un "Torno presto" che mi sembra una minaccia, ormai! I suoi vestiti, che parcheggia per il salone, per poterci poi rimproverare di averli toccati! Finiremo per detestare papà! Io non resisto più!"
Aveva urlato, per far sì che la foga l'aiutasse a trattenere ancora le lacrime, giacché se avesse pianto, Trunks l'avrebbe consolata, come negli ultimi quattro mesi e nulla sarebbe cambiato.
La normale, alienante, routine della Capsule Corporation.
" Mi dispiace piccola, ma solo in giardino sembra soffrire così tanto, se la strappiamo dalle sue cose, morirà!"
Aveva maledettamente ragione, come sempre, ma doveva farlo quella mattina, lo aveva promesso a suo padre, se non riusciva a strappare da quel riflusso di follia decadente suo fratello, si sarebbe salvata almeno lei.
Bra era come suo padre, era il perno del mondo.
" Certo che non puoi, ti piace stare qui, ti piace vivere nel passato, cullato dalle sue lodi, speri che torni tutto come prima, vero? Passerai la tua intera esistenza a chiederti come avresti potuto salvarlo! Fai una cosa fratellone, prendi la vecchia Hope della mamma e vai a salvare una dimensione remota, vai a prenderti un po' di affetto gratuito da nostro padre! Del resto, tu sei lo splendido angelo venuto dal futuro, oppure no?"
Era la sua ultima carta, c'era solo una cosa che suo fratello non poteva sopportare, dacché s'era fatto uomo, questa era proprio essere posto a paragone con il suo alter ego, giunto tanti anni prima nella medesima dimensione. Non era un odio, giacché non aveva ragione d'esservene, era solo fastidio all'esser posto sul suo medesimo piano solo per la somiglianza fisica.
Lo schiaffo era però una cosa che neppure Bra Brief e la sua accurata premeditazione avevano potuto attendersi.
Era stato il cenno di un attimo, forse a compirla era stato il solo spostamento dell'aria, ma il dolore che aveva sentito alla guancia le aveva percorso tutto il corpo.
" Come osi, papà non mi ha mai toccato e tu..."
Non era riuscita che a farfugliarlo, mentre le lacrime le rigavano le guance, per la rabbia dell'offesa più che per il dolore, che il suo sangue aveva già reso un vago ricordo.
Lo aveva scartato rapidamente, salendo i gradini due a due, senza volgersi alle sue vaghe parole di scuse. Lo aveva passato per un attimo con lo sguardo, sgualcito e spento in quei pantaloni un po' sporchi, il viso stupito di chi perde il controllo per un istante delle sue azioni.
Non lo avrebbe perdonato così facilmente, poteva pure togliersi quell'espressione dispiaciuta e sofferente dal viso.
" Scusami, Bra non volevo, non sopporto che mi parli così! Anche tu hai esagerato! Mi dispiace, sono un po' stanco...io..."
" Io non voglio sentire altro! Hai ragione solo su una cosa: siamo stanchi! Ma io non ho trent'anni come te, ne ho vent'uno. Tu cosa facevi alla mia età? Andavi a scuola, studiavi, sentivi i tuoi amici e dormivi come una persona normale. Non chiedo che di fare questo. Non voglio altro che di allontanarmi da questa follia! Ho il diritto di superare la morte di papà!"
Trunks non aveva che chinato il capo, per rialzarlo con orrore quando, pedinandola sino in camera, aveva veduto due borse leggere adagiate sul letto intatto.
Era tutto pronto da tempo.
" Dove credi di andare? Non puoi lasciarmi in questa situazione da solo, affonderò! Maledizione Bra, non sei più una bambina, il tempo dei capricci è finito per entrambi!"
" Sta zitto, vado lontano da voi due, perché..."
Aveva taciuto, come folgorata nuovamente non già da uno schiaffo ma da una visione tanto desolante da toglierle il respiro. Sua madre avanzava lentamente, come uno spettro lungo il corridoio, indossava una camicia da notte di pizzi splendida, un tempo doveva esser sembrata una dea nel fiore delle sue forme, ma ora appariva come una fata ripudiata e priva di ali, che abbandonata, era raggrinzita come le foglie d'autunno.
Dimagrita e ingrigita era avanzata con passo stanco, sin quasi a urtare la schiena del primogenito.
" Cosa stai facendo, Trunks?"
" Io e Bra stavamo parlando, temo che le nostre voci siano state un po' troppo alte, ti abbiamo svegliato, torna a letto, ora anche noi andiamo!"
" La tua amichetta si ferma per la notte? Hai trovato una ragazza, finalmente!"
" No, mamma, è Bra! Mia sorella! Non una mia amica!"
" Certo, però non fate rumore, se svegli tuo padre potrebbe rimproverarti!"
Trunks aveva accompagnato con lo sguardo sua madre, sin a vederla sparire verso la sua stanza, lenta e solenne come camminasse in un immaginario corteo. Al suo rivolgere nuovamente gli occhi nella stanza della sorella, il suo timore si era confermato realtà.
La stanza era vuota e il vento del mattino, che entrava prepotente dalla finestra spalancata, smuoveva pigramente ogni superficie leggera.

"Sono stata ragionevole sin troppo, Marron! Ho solo bisogno di una pausa, lo so che mio fratello non ha colpe ma può farcela sicuramente anche senza di me! No, ho detto che non tornerò in quella casa di folli sino a che non avrà deciso di mutare il suo comportamento! Unica cosa che mi dispiace, è che tu sarai obbligata a sopportare mia madre e le sue ossessioni per un tempo maggiore!"
La voce di Marron la raggiungeva leggermente disturbata nel suo piccolo cellulare, si aspettava la sua telefonata. Suo fratello era un irrimediabile codardo, non l'avrebbe chiamata personalmente, era ricorso all'aiuto dell'unica ragazza, che a suo parere, riteneva amica della sorella.
Un'idiozia, sorrideva mesta la giovane dai capelli celesti, lei non aveva nessun'amica, viveva solo per se stessa.
L'insistenza della giovane infermiera la costrinse, però, a donare nuova attenzione alla telefonata:
"No, non ho ancora stabilito quanto starò via! Vorrei almeno cercare di terminare l'appello invernale, forse a primavera. Non m'interessa quello che succede alla Capsule Corporation, non sono io il presidente! Chiedilo a Trunks, immagino abbia omesso nella sua descrizione l'avermi presa a schiaffi!"
Era un'argomentazione infantile e superficiale, ma non aveva trovato niente di meglio.
La lenta ramanzina era ripresa, mentre la giovane Brief passava lo sguardo celeste sul corridoio nel quale si trovava. Seduta pigramente dinanzi ad una porta chiusa, con la schiena ben appoggiata all'uscio di noce, aveva preso fiato.
Era un corridoio di forse tre metri di ampiezza, sfalsate di qualche metro s'intravedevano le entrate degli altri appartamenti. La leggera moquette era di un color porpora estremamente scuro ed al tatto, era morbida e calda, le finestre al contrario apparivano leggermente impolverate, dando alla rampa delle scale a chiocciola, che aveva percorso, una luminosità ovattata. Nel complesso era un luogo piacevole.
Aveva percepito qualcosa aleggiare nell'aria attorno a lei, come il suono gentile di un'onda che accarezzi la spiaggia, sempre più chiara e vicina ad ogni passo. Aveva abbassato il dito sul tasto di chiusura della comunicazione, mozzando a metà l'ennesimo rimprovero della giovane bionda.
Tratto un profondo respiro aveva spinto le due borse dietro le sue gambe, in un gesto dolcemente infantile, come questo bastasse a nasconderle ai suoi occhi.
Una decina di pesanti buste della spesa spuntarono dalla scalinata, sembrando, per una manciata di secondi, sospese nel vuoto, fino a che la persona che le conduceva con disinvoltura, non mosse un braccio abbronzato e muscoloso, facendo giocare nella sua mano il mazzo di chiavi.
" Ciao spettro, cosa ci fai qui?"
Il suo volto era completamente nascosto, tant'è che s'avvide, mentre le passava accanto, che stringeva la busta più alta fra i denti.
" Volevo...vedere il tuo nuovo appartamento, non me la sentivo di andare a scuola!"
Lui aveva annuito, aprendo la bella porta e accendendo la luce, apparentemente automatica. Son Goten giocava ancora col potere quando non v'erano testimoni, la telecinesi era una delle piccole specialità che condividevano entrambi.
" Scusa se non è molto in ordine, stamani ho finito l'ultimo viaggio, ma ho parecchia roba ancora inscatolata e la dispensa completamente vuota! Ti posso offrire un cappuccino, anche se a giudicare dall'ora, dovrei almeno offrirti il pranzo!"
Non l'aveva ancora guardata direttamente, con i suoi gesti rapidi e calcolati, aveva cercato di liberare il piccolo divano e una parte vicino alla cucina, in modo da potervi appoggiare le due tazze, che ballavano nei palmi delle sue mani.
" Non importa, sono stata io a piombare qui senza preavviso!"
Non era affatto un appartamento piccolo, doveva aver ottenuto dei buoni profitti in quei primi mesi di lavoro, inoltre la recente dipartita del grande mister Satan aveva dovuto portargli un'entrata inaspettata. Tutti i beni liquidi del "Campione dei campioni" erano andati in eredità alla famiglia Son, ed una parte era spettata anche al cadetto, al quale il campione non aveva mai nascosto il sincero affetto. Per quel che riguardava l'eredità degli immobili, questa era passata automaticamente ad Ub, facendone il giovane indigeno più ricco del continente.
Tornando alle stanze, che passava lentamente con lo sguardo, erano, seppur ancora spoglie considerato il trasloco terminato da poche ore, ben distribuite. La cucina era particolarmente spaziosa, direttamente legata alla sala da pranzo, dove appeso alla parete troneggiava un buon televisore dallo schermo piatto, un brevissimo corridoio conduceva al bagno essenziale ed oltre due belle camere spaziose, entrambe caratterizzate da letti ampi e morbidi.
" Ma, cosa diavolo hai fatto?"
Ecco, il signor Son doveva averla degnata di uno sguardo e la sua reazione, spropositata, non faceva che provarlo.
" Cosa c'è, non sto bene?"
" Si, cioè, non proprio! Ecco, uno non se lo aspetta, erano diversi stamattina, erano lunghi!"
Se dei suoi splendidi capelli celesti, che coprivano ormai la schiena, non rimaneva che ciuffi ribelli di non più di sei centimetri, era anche colpa sua.
Uno spettro opalescente dai lunghi capelli celesti imbrogliato in una catena dorata, questo le aveva detto.
Suo padre era solito vezzeggiarle la chioma, era la sua principessa, sua e di nessun altro.
Lo sarebbe stata sino alla fine, per questo, quella parte di lei, era rimasta al suo fianco.
" Lo so, forse è un taglio un po' esagerato, poi ho pure freddo senza, solo che volevo cambiare! Tu non cambi mai?"
" Io mi trasferisco di solito, non sono sedentario come mio fratello, mi fa sentire più leggero mutare quello che mi circonda!"
Il suo sguardo corvino era già caduto più volte sulle due borse, che la giovane aveva appoggiato sull'unica poltrona dell'appartamento, eppure la sua voce non si era incrinata in alcun rimprovero.
" Guardi le mie valige, ecco, io, prima di dare una svolta alla mia chioma, sono scappata di casa!"

Ringrazio sentitamente tutti per i gentilissimi commenti, spero la storia non vi deluda e che non esitiate a dirmi cosa avrete apprezzato più e meno di questa breve fiction, dove esulo dal mio solito genere action per la sola introspezione!
A presto!

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Capitolo 3
*** La prigionia della felicità ***


3- La prigionia della felicità

Saliva ritmato d'un lento passo, ondeggiando impercettibilmente sulla sinistra, mentre oltre la spessa lastra di vetro, che lo costituiva, la città sembrava sonnecchiare sotto le pesanti gocce di quell'acquazzone. Unica luce, oltre all'innaturale bagliore opaco del cielo, era la leggera intermittenza che indicava il piano raggiunto, sino al più alto. Ad attenderlo, vuoto e silenzioso, un corridoio che aveva conosciuto come animato e chiassoso.
Cosa ne era stato di tutto quel rumore? Di tutta la luce dei flash, che lo rincorreva agli angoli delle vie, che ne era stato della sua vita?
Era una domanda troppo dolorosa, che preferiva rinviare a data da destinarsi, ad un giorno da dedicare finalmente esclusivamente a sé stesso. Nella sua agenda, che mai gli era sembrata così vuota e asfissiante al contempo, non vi era ancora spazio per quell'incombenza con l'altra metà della sua esistenza: la sfera personale.

Lo aveva visto con la coda dell'occhio, passare innanzi alla sua scrivania, incapace persino di stirare le labbra ad un sorriso timido. Le ciocche di capelli lavanda più lunghe di quanto mai gli aveva veduto sin dall'infanzia, gli occhiali rigorosamente scuri ben calati sugli occhi, la valigetta stretta con spasmodica sicura presa, come necessitasse d'aggrapparsi ad essa per proseguire. La pelle del suo viso, che aveva ereditato la carnagione chiara della madre, appariva ancor più smorta del normale, solcata a tratti da ombre apparentemente violacee.
Il suo presidente aveva cominciato la nuova giornata di lavoro con tre ore di ritardo rispetto al prefissato, ma non sentiva d'aver il cuore di rinfacciarglielo, non più.
" Scusami Irina, lo so, è drammaticamente tardi! Ho avuto un contrattempo, ha chiamato qualcuno?" Tanto simile ad un'implorazione, che il negare mestamente col capo, costa una grande fatica.
Gli occhiali scivolano leggermente sul naso, rivelando le ombre più scure delle occhiaie.
Sorride, in questo grigiore non saprei dire se di nostalgia, amarezza oppure di sincera ilarità.
Una smorfia simile a quella di chi ride della propria situazione perché ben sa che qualcuno presto verrà ad interrompere la burla a sue spese.
Verrà a ridestarlo dall'incubo che lo trattiene.
Sospiro. Vorrei richiamare la sua attenzione, distrarlo perché cancelli quell'espressione che mi intimorisce, mi mette a disagio. Se non fossi una delle segretarie più serie ed importanti del continente, potrei addirittura ammettere d'avere paura di quell'espressione.
" Cosa possiamo fare oggi?"
Vorrei anch'io giocare alla menzogna di non aver udito questa domanda, che trasuda rassegnazione e mi fa chiedere, ancora una volta, se la mia azienda non sia davvero ad un passo dalla rovina. Traggo un profondo sospiro per infondermi coraggio e marcio in direzione di quel ragazzo, sperduto, abbandonato dietro una scrivania, che non mi è mai sembrata troppo grande come ora.
" Presidente, posso parlare liberamente!"
Sembra di essere in una caserma di soldati ma mia madre, che sedeva al posto prima di me, mi fece promettere di non dimenticarmi mai il mio ruolo professionale, neppure nella più disperata delle situazioni.
Sono una Deytek, devo tenere alto il nome della mia famiglia.
" Certo che puoi, però ad una condizione, prometti che non mi rimprovererai anche tu!"
Un sorriso insicuro, la sincerità delle sue parole mi convincono a prendere il discorso di forza, che avevo preparato ed a cestinarlo nel mio Pc celebrale, aprendo una nuova cartella:
" Non posso farlo Trunks, hai il diritto di stare male quanto ti pare e piace! Anzi, se ora tu decidessi di aprire quella finestrella e di gettarti nel vuoto, per rifuggire i tuoi dolori, io non ti fermerei!"
Il suo sorriso di spegne, sembra abbandonarsi a un pensiero piacevole giacché i suoi lineamenti si rasserenano:
" No, non c'è più nessuno là fuori che mi attenderebbe per redarguirmi! Non avrebbe più senso fuggire! Devo accettare la realtà del fallimento!"
Vorrei colpirlo, lo sapete, tanto forte da consumare le mie mani sulle sue guance. Urlargli che è sbagliato lasciar franare sulle fondamenta un'azienda ancora sana solo per dei problemi familiari, che seppur gravi, non devono permettere tutte le conseguenze di un crollo finanziario. Tremo al solo pensiero di quanti stipendi sarebbero cancellati, quante vite lasciate allo sbando.
Non posso permetterlo, per quanto ora io sia solo la sua segretaria personale.
Non lo posso accettare.
"Non dichiarerai un bel niente fino a che io siederò su quella sedia là fuori! La Capsule Corporation non è solo un dono di vostro nonno, è la fonte di reddito di migliaia di persone, calcolando anche i lavoratori delle figliali! Cercati dei consulenti, costituisci un consiglio d'amministrazione decentrato, fa' qualcosa per uscire da questa situazione!"
" Avevi promesso di non rimproverarmi!"
Il sentimento di rabbia, che mi stringe il cuore, si scioglie velocemente come si è costituito, provo già un sincero rimorso per aver alzato la voce con lui, sembra così fuori luogo e impacciato in quel completo nero stropicciato.
" Vostro padre non vorrebbe..."
Non so perché lo ho detto.
E' pure un po' vigliacco parlare di un defunto, però sono una delle poche che conosce il segreto della famiglia Brief, che sa della morte violenta di quell'uomo dagli occhi terribili.
Gli passo una mano nei capelli spettinati, come una madre farebbe con un figlio, anche se a dividerci ci sono solo dieci anni. " Perdonatemi presidente, ho sbagliato a parlare anch'io di lui! Torno al mio posto, ma ripeto che io non vi lascerò solo! Mai! Insieme riusciremo a riavere la nostra competitività, perché se voi fallite, vuol dire che a monte c'è il mio di fallimento ed io non mi sono ancora arresa! Mi promettete voi, ora, una cosa?"
Un sorriso appena più intenso, mentre si cambia le lenti in quelle da vista ed i suoi occhi stanchi mi fissano con un'espressione, che ottimista interpreto come gratitudine.
" Voi non vi arrenderete prima di me!"
Accenna di sì col capo, mentre mi volto ben decisa a piombare alla mia scrivania e a contattare anche l'intero planisfero, pur di avere un contratto di fornitura nuovo per domani.
" Senti, Irina!" la sua voce mi raggiunge già sulla porta, mi volto attenta " Congratulazioni per la prossima primavera! Meglio tardi che mai, ho sentito che ti ha inviato la proposta di matrimonio col fax! "
Arrossisco come un'aragosta, mentre cerco di districare, con la punta delle mie scarpe laccate, un immaginario nodo sul tappeto:
" Ha anche sbagliato l'invio, è finito ad un ufficio del piano terra! Quell'idiota di caporeparto di spedizioni! So io perché qui tutto va a rotoli, sprecano tempo in cose superflue!"
" Tanto superflue, che gli hai risposto subito di sì con un altro fax!"
" Continuava ad assillarmi con regali, fiori e cose del genere, che io detesto perché poco funzionali! Quando si è fatto avanti in un termini inconfutabili e lineari, ho pensato che la tecnica migliore fosse essere concisa e chiara a mia volta!"
" Sei incorreggibile!"
Era un vero sorriso finalmente.
" Ad esser sinceri, ho pensato che potesse cambiare idea e l'ho incastrato!"
Sparisco dietro il pesante uscio blu. Il sorriso mi si spegne, non posso pensare al mio matrimonio, devo continuare ad andare avanti sino a che lui non troverà la forza di rialzarsi.

Trunks sorrideva, cercando a stento di trattenere le leggere risa che gli salivano alla gola.
Vi aveva messo una decina d'anni ma era riuscito a vedere la sua inflessibile segretaria arrossire.
Era una scommessa che alla fine era riuscito a vincere, ma non avrebbe potuto chiamare la persona, che ora gli avrebbe dovuto quei cinque zeni.
Il suo sospiro di rassegnazione fu letteralmente mozzato a metà dal suono del telefono: la linea privata. Ingoiò a fatica, implorando Dende o chiunque potesse ascoltarlo, che non fosse chi temeva:
" Pronto, sono io…"
" Ciao, che voce strana hai, non ti senti bene?"
Pan.
Le sue preghiere non erano state ancora una volta ignorate.
Una ventata d'aria fresca sembrò avvolgere la stanza ed il suo viso.
" No, sto bene, per un attimo ho temuto che fosse un'altro a chiamare!"
" Aspetti qualcuno di importante! Metto giù e ti richiamo quando sei libero!"
" No, sono liberissimo! Come vanno i preparativi con la palestra!"
" Ci vorranno un paio di mesi perché sia rimessa a nuovo, era, diciamo, un pochino antiquata! Quando la ristrutturazione sarà finita, avrò sicuramente trovato il giusto equilibrio fra le mie idee ed i timori dei miei!"
" I timori dei tuoi?"
" Vorrei che i terrestri non dovessero più ricorrere a noi ogni volta che succede qualcosa, vorrei renderli autonomi, ma è anche vero che potrei creare tanti pericolosi criminali assetati di potere!"
" Potresti insegnare le basi e cercare se fra loro riesci a trovare un cuore puro!"
" Come lo distinguo, insomma, non è che lo si veda dall'aspetto o dal comportamento!"br> " Tuo padre e tuo zio hanno ancora un certo giocattolino che potrà rispondere a quel quesito, la nuvola Kinto non mente mai, ma ricorda che il nostro segreto è il tesoro più prezioso che ci rimane! Rivelalo solo se non hai scelta!"
" Vedi presidente, in realtà, anche se passano gli anni, ragiono ancora come una ragazzina avventata! Avrei proprio bisogno di uno che calibri sempre la mia energia!"
" Io ci sono sempre, sono il tuo regolatore! Mio bel maschiaccio a caccia di guai!"
Il telefono graziò Pan Son dal mostrare il suo viso porpora all'uomo dall'altra parte della comunicazione:
" Tu ci sei...ma...Piuttosto non ti ho ancora chiesto come va lì a Ovest? Qui non fa che nevicare!"
" Da noi sta diluviando ormai da due giorni, della neve non resta più traccia. Volevi dirmi qualcosa di particolare!"
" Certo! Quasi dimenticavo! Non ti ho mai detto che tua sorella è inutile, viziata ed anche un po' scema!"
Un leggero suono di risa, la giovane Son non conosceva proprio la moderazione:
" Forse il secondo aggettivo lo hai usato ancora, ma gli altri due sono una bella novità! Quindi hai scoperto che ha traslocato!" " Senti la scena, ti assicuro merita: vigilia di Natale, passo per fare una sorpresa al mio zietto e per stare un po' con lui, del resto ha deciso di tenere aperta la sera, quindi non può venire a festeggiare con noi. Entro di soppiatto sicura di beccarlo sul divano addormentato e cosa vedo? Una Bra in accappatoio bianco, pettinata come un carciofo azzurro, che si lamenta sommessamente per aver scoperto che le docce senza idromassaggio non sono così piacevoli! Quasi la sbrano!"
" Perché? Se a Goten non reca troppo disturbo!"
" Tu sei troppo buono! Io al tuo posto sarei già andata a prenderla per quel che rimaneva dei suoi capelli! Non è giusto! Bulma è sua madre, anche se è malata ha il dovere di restarle accanto e tu hai il diritto di avere il suo aiuto!"
" Pan, io apprezzo tantissimo il tuo appoggio! Ma non posso biasimare mia sorella se non resiste più! E' una malattia subdola e lenta, forse persino contagiosa, se non riusciva più a resistere io devo cavarmela da solo, sono un uomo e ho promesso di prendermi cura di entrambe!"
" Sei sempre un idealista, a qualunque prezzo, vero! Bé, promettimi che chiamerai aiuto se avrai bisogno, vorrei dirti di chiamare me, ma fra maschi sajan ci si capisce meglio!"
" Perché, tu non sei un maschio?"
" Cosa? Ma che maleducato!"
" Eri tu che volevi essere un maschietto per diventare d'oro, non ricordi più!"
" Sono diventata una donna, signor Trunks Brief, te ne accorgerai prima o poi?!"
La pioggia pareva essersi fatta meno battente.

"Bene, questo è un pranzo?"
La voce del cadetto cercava disperatamente di aver un tono uniforme e privo di inclinazioni disgustate, ma era un arduo esercizio.
" Certo! Due toast con molto formaggio e una minuscola fetta di pomodoro, più tre frittelle con crema alle fragole e per dessert una fetta di torta alla marmellata di mirtilli!"
Goten aveva fissato nuovamente la tavola imbandita, chiedendosi dove, la giovane dai capelli azzurri, trovasse il coraggio di presentare con tale slancio quei miseri strati di cibarie, sinistramente accomunati dalla colorazione completamente nera. Era riuscita a bruciare persino i toast, dopo aver rovinato due padelle dal fondo anti-aderente e quasi dato fuoco alla cucina, dimenticando la torta nel forno per un'ora di troppo.
" Pensi che le razioni siano troppo esigue? Mio fratello non mangia di più!"
" Mi stupisco non sia già morto di stenti! Ma come hai fatto a carbonizzare tutto!"
Un broncio imbarazzato aveva rannuvolato i bei lineamenti di Bra, mentre incrociate davanti al petto le braccia, sembrava reclamare un po' più di comprensione per i suoi sforzi.
" E' stata una piccola disattenzione! A te non capita mai?"
" Certo, ma non con un ritmo costante di tre volte al giorno! Colazione, pranzo e cena! In ogni caso, preparo qualcosa io!" " Sono offesa! Tu non apprezzi la mia cucina!"
" Qualcuno lo fa?"
" Lo faceva"
Il giovane aveva voltato appena la testa verso di lei. Era china sui due piatti e stava facendo scivolare il contenuto di entrambi nel cestino, delicatamente. Le mani bianche si muovevano lente e incerte, come la mente fosse rivolta altrove.
" A Vegeta piaceva la tua cucina! Allora i sajan mangiano davvero qualunque cosa, incredibile!"
Aveva volto il viso mentre una luce sinistra colorava i suoi occhi azzurri, aveva incontrato immediatamente le iridi di lui, profonde come la notte, anche se perse in due occhi estremamente grandi, così diversi da quelli dei suoi cari.
" Come fai a parlarne con tanta naturalezza! Maledizione! Lui è morto e tu fai come fosse uscito un secondo! Dici che devo liberarmi da una catena e lo nomini per ogni sciocchezza! Deciditi!"
" Quella indecisa fra noi due sei tu! Io non ti ho detto, né di scappar di casa, né di tagliarti i capelli sin quasi alla radice! Ho solo detto che mi sembravi sofferente e imbrigliata in un ricordo troppo soffocate!"
Si era seduto tranquillamente davanti a lei.
" Ho fatto entrambe le cose perché mi andavano, se la mia presenza ti disturba, me ne vado subito!"
Aveva accennato ad allontanarsi, ma lui aveva sorriso dolcemente, prendendole un braccio ed invitandola a sedere accanto a lui, sul piccolo divano:
" Non ti sto cacciando via, non voglio che tu fugga anche da qui! Voglio solo che tu non dia a me la responsabilità delle tue scelte!"
" Dillo che sono un'irresponsabile e che non dovevo lasciare tutto sulle spalle di mio fratello! Tanto Pan mi ha già illustrato il medesimo concetto, a suon di minacce e insulti!"
" Dai, non fare la vittima, non si addice a chi porta il sangue del principe! Sai com'è fatta la mia nipotina, è piena di vita e allergica ad ogni senso della misura! Inoltre, lei non può essere obiettiva, è innamorata di Trunks!"
" Non è certo una novità, è cotta di lui dal viaggio di cinque anni fa, ma tanto a lui non interessa!"
" Non ci scommetterei, la mia piccola Pan non è più una bimba sai, credo abbia riflettuto a lungo ed anche il presidente lo ha fatto. Quel Tenkaichi ha cambiato ogni cosa, forse non solo in peggio!"
" Io non torno in quella casa!"
Lo aveva scandito con dolore ed un misto di paura nella voce, che tentava di non rompersi nel pianto:
" Se mi dirai le tue vere ragioni, io ti dirò perché sono fuggito dai Paoz!"
" Sei fuggito!" non osava credere alle sue orecchie, eppure quel ragazzo era dannatamente serio.
" Allora, ci stai?"
Non era un gioco, anche se era mascherato da intrattenimento sembrava simile ad un patto, che si sarebbe stretto fra loro.
" Io non volevo più vederla cadere in frantumi! Se avessi lasciato tutto alle spalle, avrei potuto pensare che non era finita in quel modo desolante! Avrei potuto credere che la nostra famiglia era ancora unita e felice! Ho accusato mio fratello di essere un codardo, che non affronta la realtà, ma io non sono per niente migliore. Scappando dalla città dell'Ovest, buttandomi nello studio, vivendo con te, mi sembrava di aver riacquistato la certezza che tutto..."
" …che tutto poteva restituirci la felicità! Ho indovinato? Io sono scappato perché il confronto con Gohan lo avevo perduto e mia madre avrebbe fissato l'immagine di mio padre su di me. Non volevo che lo rimpiangesse tutta la vita vedendolo nel mio volto. Non lo potevo fare alla donna che mi aveva dato la vita anche se abbandonata dal marito, per un capriccio d'onnipotenza. Ho passato una sera intera a chiedermi dove poteva aver trovato il coraggio di volermi, dopo quello che era stato il Cell Game! Dopo tutto quel dolore, come aveva potuto vedermi nelle vesti di dono, tutt'al'più dovevo sembrargli una maledizione! Glielo ho chiesto prima di partire dai Paoz, che se può consolarti, mi mancano da morire! Lei mi ha risposto, che era una donna troppo semplice per intromettersi nelle origini aliene di Son Goku e nel destino del mondo. Lei non aveva dubbi solo sulla natura di ciò che aveva visto crescere dentro di se: io e mio fratello. Eravamo i suoi figli e questo le bastò allora, come adesso!"
" Tu sei fortunato!"
" Lo so, sarei distrutto se mia madre avesse negato di conoscermi! Io ti ammiro un po' Bra Brief, forse noi siamo due codardi, che rifuggono le loro responsabilità, però fra noi due, tu sei più forte!"
" Davvero!"
Non lo aveva mai sentito rivolto a lei, aveva un suono così dolcemente gentile, che le lacrime di commozione si erano rapidamente asciugate, quando aveva abbassato la testa sulla sua felpa rossa:
" Allora...ti difenderò io!" aveva borbottato, mentre lui le baciava la testa leggermente.

Stasera le sue parole sono più lente e stanche del solito.
Sinceramente nell'ultima settimana, quando ormai è un mese che di Bra in questa casa non v'è traccia, ho pensato più volte di chiedere a Trunks un periodo di riposo. Non ho avuto poi però, al vedere il suo viso leggermente più colorito e sentendo dei miglioramenti delle vendite, la forza di arrestare la sua faticosa risalita. Persino il mio confusionario Campione dei campioni si è proposto per aiutarmi nel part-time, ma, come temevo, il ricordo di Bulma ha saldato Ub alla morte ed a tutto quel sangue sul ring del Tenkaichi.
Stando fra queste mura immense, ho imparato tre rapide regole da quando l'alienazione è diventata l'unica padrona di casa.
Non allontanarsi mai dal paziente, soffre spesso di disturbi della memoria e in un'occasione di crisi di panico.
Cercare di rimanere distaccati dallo scorrere del suo ragionamento, per quanto distorto o razionale lo si possa giudicare, si deve solo farsi partecipe della manifestazione più evidente del suo stato d'animo. In altre parole, non assecondare la sua rabbia, ma accondiscendere nel rilevar il suo stato di disagio.
Infine, non dire mai, per nessuna ragione, fosse anche la più generica, il suo nome. Terribile, persino nei miei pensieri ho imparato a fare riferimento a Vegeta per oblunghi giri di parole.
Bulma è seduta sulla poltrona dinanzi a me, sta valutando delle istantanee che ha catalogato e scelto fra decine di album nel corso di tutta questa settimana, non l'ho mai vista così tranquilla e silenziosa. Nonostante la mia misera esperienza in materia, ho tentato di concentrare tutti i miei tempi morti in ricerche e studi di casi simili, per rendere il mio intervento in questa casa, non terapeutico, sarebbe un'inutile impennata di boria, ma almeno contenitivo.
Ub mi ha rimproverato blandamente, preoccupato che mi stancassi troppo, vista l'inutilità dei suoi tentativi di dissuadermi, è diventato il mio sostenitore e consigliere.
Affondo nuovamente i miei occhi sulle parole crociate, che sto cercando di risolvere dalle due di questo pomeriggio. Se il mio sguardo si fissasse con troppa intensità su di lei, la metterei a disagio, la farei sentire male.
" L'ho trovata!"
Ho rischiato di urlare per lo spavento, credo siano mesi che non sento la voce di Bulma Brief alzarsi così chiara e sicura, come appena destatosi da un sonno ristoratore. La mia fantasia non tace la possibilità che si tratti davvero di una ripresa miracolosa. Lei mi guarda con un sorriso estremamente dolce, le rughe dei suoi occhi e agli angoli della bocca sono molto più marcate di quanto vorrei notare, ma i lineamenti rilassati le rendono l'ombra di quella bellezza, che l'aveva resa famosa nell'intero continente.
" Non sei curiosa di scoprire cos'ho trovato, cara?"
Inghiottisco a fatica, mi chiamava spesso così quando venivo a trovarla con mia madre. Era per me come una zia giovanile, tanto aperta in confronto al gelido cyborg che chiamavo mamma.
" Si" sussurro con fatica. Vorrei veramente conoscere la ragione di questo miracoloso momento di normalità, affogato in un mare di silenzi e crisi di urla feroci.
La volge verso di me.
Una fotografia dalle dimensioni standard, il taglio è molto attento, ma non manca di una punta artistica. Bulma così giovanile e con un bell'abito estivo bianco, con grandi margherite rosse, ride lieta; al suo fianco Bra è leggermente imbronciata, forse per via del vestitino cremisi che sembra stringerle un po' la schiena, visto il piccolo braccio paffutello che sembra voler andare a slacciarne la chiusura. Ciò che veramente mi stupisce è il principe, che tiene Bra fra le braccia: una camicia bianca aperta su canottiera nera e pantaloni in tinta, nulla di diverso, se non un sorriso.
Un sorriso incredibilmente aperto e dolce, tutto il suo viso sembra rasserenato e in pace, persino i suoi occhi, taglienti e feroci, sembrano grandi e miti. Il velo di tristezza che sempre li caratterizza come spazzato indietro con violenza, per lasciare spazio ad una sincera gioia. Non ho mai visto Vegeta così! Giurerei si tratti di un'altra persona, sembra persino più alto e bello di come egli era, ed io lo ricordo bene.
" E' la foto perfetta! La mia famiglia perfetta! Vedi, io, il mio Vegeta e Bra! Sarebbe stato tutto perfetto! Insieme per sempre, nell'immutabilità di quel momento! Ora che l'ho ritrovata, posso darmi finalmente pace!"

Il cellulare di Marron vibrò leggermente un paio di volte, il segno che Trunks era rincasato e l'attendeva sul retro, per ringraziarla e congedarla. La giovane si alzò rapida, approfittando del momento di tranquillità di Bulma. Trunks la guardava con occhi più sfuggenti del solito, passata una mano sul braccio per salutarla, senza proferire una sola sillaba, era rapidamente tornato da Bulma.

Ringrazio tanto per il commento allo scorso capitolo, spero continuiate a seguirmi!Ci conto!

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Capitolo 4
*** Dove finisce il cielo ***


Capitolo 4 - Dove finisce il cielo

Fissare il telefono con sguardo sofferto non lo avrebbe aiutato ad affrontare quelle voci.
Aveva alzato il ricevitore con lentezza scenica, alla sua pelle questi era normalmente tiepido e leggero, eppure il suo cervello sembrava leggervi i caratteri di un pesantissimo tizzone ardente.
Aveva passato con occhio incerto i tasti bianchi in rilievo, mentre, come si trattasse della sua prima telefonata, li digitava con attenzione eccessiva. Aveva appoggiato all'orecchio la cornetta, attendendo con pazienza, quasi sperando che la voce all'altro capo non si facesse viva.
Attesa vana, una tonalità d'uomo, leggermente impastata dal sonno, aveva cancellato tutte le sue illusioni:
" Pronto, chi parla?"
" Casa Son? Gohan?"
Un leggero silenzio, forse una manciata di secondi di troppo per i suoi gusti, mentre già era pronto per sollevare le scuse di rito e riagganciare, la voce si fece più chiara:
" Si, sono io, tu devi essere Ub!"
Lo aveva riconosciuto fortunatamente, ora non restava che portare a termine il semplice compito affidatogli:
" Esatto, ti chiamo per informarti che Bulma ha avuto una grave crisi respiratoria stanotte, io e Marron siamo qui ad Ovest. Le sue condizioni sono molto critiche e vorrebbe che voi e Goten foste informati! Soprattutto per Bra..."
Si era fermato, era inutile continuare, giacché poteva sentire, che la persona dall'altro capo della comunicazione aveva smesso di seguire le sue parole, probabilmente concentrato in amare riflessioni. All'orecchio il leggerissimo frusciare delle mani su superfici cartacee, probabile ricerca di un numero telefonico.
Aveva salutato appena, riagganciando a sua volta e tornando mestamente verso il piano superiore di quella immensa casa.
Un brivido lo aveva attraversato mentre saliva la scala avvolta nell'ombra.
Erano quasi le tre in quella città industriosa.
Il fuso orario lo aveva sempre affascinato, lui, umile indigeno di scarsa istruzione.
Dava sempre l'illusione di muoversi attraverso il tempo, era la stessa ora nella quale il loro telefono era suonato nella città dell'Est.
Stavano rivivendo il passato.
Era come quelle tre ore d'agonia e stress della donna fossero trascorse in un mondo a parte.
Aveva scosso la testa con tristezza, il fuso era solo una menzogna, il tempo non si inganna neppure con la più sottile delle scienze.
Era giunto all'imboccatura del terzo piano, percepiva le voci farsi a tratti più chiare e distinte, ma sapeva, che per il bene di tutti i presenti, non poteva avvicinarsi oltre. Lo spettro di quel giorno d'agosto tormentava la casa e lui, volente o nolente, ne portava in parte il volto.
Si sedette lentamente sull'ultimo gradino, ascoltando il silenzio singhiozzante di quelle mura.
Aveva lasciato l'onere di quella notizia alle labbra del sajan più maturo ancora vivente. Era un dolore ed una disperazione che non gli appartenevano, se non in minima parte, intromettersi era per lui quasi un affronto a loro.
Preferiva attendere in un angolo che la tragedia si consumasse, raccogliendo le sue energie per quando avrebbe dovuto sostenere ciò che era piegato o caduto.
Ub non aveva dubbi a riguardo, il lungo strascico di sangue del Tenkaichi era giunto al suo ultimo atto.

" Che cosa è successo? Dimmelo ti prego!"
La voce gentile e sicura di Videl si era alzata. Ferma sulla porta della loro stanza, immobile monito di un timore, che il giovane campione aveva saputo risvegliare in lui con un solo sospiro.
Avrebbe voluto mentire, distogliere i suoi occhi azzurri dalle proprie iridi perché non vi leggesse l'amara verità, ma non ne era mai stato capace, sin dal loro primo incontro. Lei aveva il dono di renderlo privo d'ogni difesa, come il bambino che aveva dimenticato di essere sin dai quattro anni.
" Bulma"
Solo un nome. Una verità troppo difficile da esprimere, ma traendo un respiro, le parole erano uscite da sole:
"Credo, che stia morendo!"
La coda dell'occhio aveva colto la figura di sua figlia, mentre indietreggiando di un passo, si lasciava scivolare sino a terra, la schiena accostata alla porta della sua stanza.
Videl, dinanzi a lui, non muove un muscolo, sembra riflettere su un pensiero troppo lontano e complesso perché lui riesca ad indovinarlo. Si avvicina di un passo, vorrebbe stringerla a sé con forza, quasi con violenza, per ricondurla alla realtà, ma presale appena una mano, rivolge di nuovo l'attenzione al telefono.
Un compito gli rimane da svolgere prima.
Non esita un solo istante, lasciando con un tasto al telefono l'onere di comporre il numero prefissato.
Il silenzio del ricevitore è interrotto quasi subito da una voce giovane e allegra:
" Satan Pub, cosa desidera?"
" Vorrei parlare con il proprietario, sono suo fratello!"
Doveva cercare la forza di pensare, in quei brevi secondi d'attesa.
Cercare le parole più semplici e pregne di significato, il suo lavoro da una vita, ma non quella notte.
" Pronto! Gohan sei tu! E' successo qualcosa? La mamma?"
" Sta zitto!" non riesce neppure a spiegarsi perché sia così brusco, " Bulma sta morendo! Porta Bra alla Capsule Corporation o lo rimpiangerà tutta la vita!"
Un ordine da eseguire senza revoca.

" Capo, è successo qualcosa?"
Il giovane barista fissava il suo datore di lavoro con preoccupazione. Seppur di carnagione scura, Son Goten sembrava improvvisamente pallido, mentre la mano libera era scesa d'istinto a fare da sostegno all'intero corpo, ben poggiata sul bancone. Aveva ingoiato più volte, fissando un punto impreciso dinanzi a sé, per balzare poi improvvisamente oltre il bancone.
Gli occhi rivolti alla pavimentazione, si era quasi strappato il grembiule dai fianchi e aveva passato la chiave ad un collega:
" Vi affido tutto per stanotte! Ho da fare!"
Le luci della città, seppur la notte ormai fosse inoltrata, erano ancora troppe per sollevarsi in volo. Avrebbe dovuto cercare un vicolo oscuro od un vano di tenebre. Non era certamente la condizione più semplice in una delle zone più luminose e ricche della città.
Aveva corso per un lungo tratto, ignaro di poter esser individuato come un essere non meglio identificato, che semina il terrore sui marciapiedi. Aveva poi preso a balzare da un edificio all'altro, come soleva fare nell'epoca della sua adolescenza, per raggiungere il liceo cittadino.
Era piombato come un fulmine nel suo appartamento, certo che avrebbe dovuto trovare le frasi per parlarle.
L'appartamento era avvolto in una soffusa luce, appena accennata, come il lume di numerose candele. Seduta sul tappeto, dinanzi al divano intatto, Bra aveva le braccia ben strette alle gambe appena sollevate, intorno a lei, leggere passavano come lucciole silenziose, piccolissime sfere d'energia.
Uno sciame uniforme e vivo.
L'aveva chiamata con un soffio, giacché aveva memoria di non aver mai veduto niente di paragonabile ad una tale bellezza eterea. Bra si era volta lentamente, il viso, reso ancora più candido dalla luce innaturale, era solcato da lacrime silenziose, giacché le spalle non avevano sussulti e persino la sua voce era perfettamente regolare, quando la sollevò per rispondere al suo richiamo:
" Lo so! Lo sento, sta andando via anche lei!"
Come una bambina, aveva rivolto l'attenzione sul suo viso, mentre Goten avanzava, attratto dalla strana alchimia azzurra, che parevano riflettere come specchio la sua immagine tremante. Aveva chiuso gli occhi e adagiato le sue labbra sulle sue, per un lungo istante, incapace di domare per un attimo il desiderio di partecipare ad una tale bellezza. La giovane visione non si era scostata da quel tocco, anche se all'apparenza ne era stata intimorita. Aveva atteso esitante un lungo momento, perché il contatto diventasse naturale, prima di socchiudere appena le labbra e permettere che questo diventasse un'unione più profonda.
Goten era indietreggiato poco dopo, il viso arrossato dalla vergogna e le labbra, che vibravano dal desiderio di chiedere perdono, per aver osato approfittare d'un tale momento per dare voce ai sentimenti, che aveva rinchiuso con violenza nel petto.
Le piccole fiammelle di potere erano svanite e la stanza era piombata nuovamente nelle tenebre più profonde, interrotte solo saltuariamente dal passare di fari oltre le grandi finestre.
" Dobbiamo andare da lei"
Aveva esitato, il viso a terra, mentre cercava la forza di spezzare la voragine di silenzio dinanzi a sé, per la prima volta spiazzato dinanzi alla giovane.
" Cosa le dirò?"
La voce si era alzata ancora, leggera e sinceramente dubbiosa. Aveva paura anche lei, era incapace di affrontare ora il peso del suo peccato d'abbandono e lui sentiva d'aver perduto tutte le sue forze di consolatore.
" Due codardi, insieme, forse, riescono a dar vita ad un audace. Potremo nasconderci domattina all'alba, ma non stanotte!"
Un sussurro appena percepibile, non un ordine o un'invettiva sfrontata, solo il sussurro di una preghiera spezzata dal rammarico e dall'incertezza.
Bra aveva preso silenziosa la sua mano, mentre come il mondo attorno a loro avesse perso d'importanza, spiccavano il volo in direzione dell'Ovest, sfidando per un'ultima volta il tempo.

Non credo che sopporterò ancora a lungo questa visione. Mi ha stupito e toccato la sua incredibile ed incrollabile devozione. Un individuo qualunque avrebbe già voltato le spalle ad una condizione così disperatamente desolante. Lo ho veduto esser scacciato con rabbia e maleducazione decine di volte, tutt'ora ignora di conoscerlo, eppure non abbandona il suo capezzale.
Avevo biasimato Bra alla sua partenza, ora ritirerei ogni sillaba dei miei rimproveri.
Bra è ancora troppo giovane e fragile per sopportare un tale dolore.
Solo Trunks sembra riuscirvi, anche se stremato, le spalle sono ancora perfettamente dritte e i suoi occhi, anche se rigati di nero, sono vigili ad ogni sua esigenza.
Pare non sentire le parole e non cogliere la rabbia dei suoi gesti. Intestardito nel suo amore, la sorregge anche ora, accomodandole con attenzione i numerosi cuscini dell'ampio letto matrimoniale, sicuramente più di due piazze.
Il lato libero, dove un tempo si addormentava il principe, è completamente invaso dalle istantanee, sono almeno un centinaio, come un mare di frammenti multicolore.
Un mosaico di vita adagiato su un sudario oscuro.
Alla sua sinistra, il comodino è completamente ingombro di farmaci e flaconi colorati, dall'altro lato del letto, al contrario, vi sono solo una sveglia essenziale, una bassa scatola di legno finemente intarsiata ed un libro chiuso.
Al mio arrivo, ho sperato sinceramente di non dover entrare ancora in questa stanza, non dopo soli sei mesi. E' un luogo inospitale e malato più d'ogni altro, una camera dove il tempo ha smesso di avere un significato, come la sveglia mai più caricata e le decine di centinaia d'occhi che vuoti mi fissano da quelle fotografie gettate alla rinfusa.
La mano, che mi si posa sulla spalla, mi provoca un sussulto e un leggero grido di terrore:
" Marron, vai a prendere un po' d'aria, sei sul punto di crollare!"
I suoi occhi blu mi attraversano. Stavo cedendo al sonno, l'aria nella stanza è molto calda, allontanarmi per un paio di minuti forse mi aiuterà a svegliarmi ed a proseguire questa veglia.
Il segreto dei sajan impedisce di avvicinare anche un semplice medico di base: è il prezzo di un miracolo, che ormai è affondato nelle tenebre più purpuree.
" Il lucernario...aprilo!"
Lo sento chiaramente, un gemito come di risacca sugli scogli, eppure abbastanza chiaro da potersi distinguere come una richiesta lucida.
Non comprendo, giacché non sembra esservi che un soffitto liscio su di noi, ma sono presto contraddetta. Il tocco di un interruttore fa scivolare dolcemente la copertura di lato.
Sono investita dall'oscurità di una volta stellata, che mi distrae per un lungo istante dal dolore, che mi circonda soffocante. La visione dell'immutabilità e del silenzio del cielo mi riempie gli occhi di meraviglia, come non accadeva dagli anni di favola della mia infanzia.
Bulma sorride stanca, indicando talvolta delle luci più limpide, alle sue labbra salgono parole inarticolate e prive di significato.
Sembrano nomi di misteriosi pianeti lontani.

" Non fermarti!"
Il freddo è terribile, mozza persino il fiato del ragazzo dinanzi a lei, che splendente della naturale luce del super sajan, sta facendole strada. La presa sul suo braccio è leggermente dolorosa, ma non la percepisce. Concentrata sull'universo caotico di luci e grandi vani d'ombra, che sfreccia a velocità crescente sotto di loro.
" Quanto manca?"
Chiede, appena ottenuto quel briciolo di respiro necessario per formulare un pensiero.
" Ancora una decina di minuti, abbiamo Gohan dietro!"
Era la verità, se n'era resa conto volgendo appena la testa.
Una nuova luce alle loro spalle li seguiva, presto o tardi li avrebbe raggiunti, forse anche superati. Era stranamente solo, quantomeno si sarebbe aspettata di sentire alle sue spalle la familiare e avversa aura di Pan. Non era così. L'uomo, che teneva appena una mano a sostenere gli occhiali, per impedire che la pressione dell'aria li frantumasse, li aveva affiancati pochi minuti dopo.
Non aveva rivolto alcuna voce, anche se il potere avrebbe permesso loro di esprimersi anche in quelle condizioni limite. Aveva passato entrambi con lo sguardo attento, prima di prendere il braccio libero della giovane ed aiutare il fratello a trascinarla, divenendo ben presto traino per entrambi:
" Avete una preparazione pessima, ma non credo sia il momento per rinfacciarvelo!"
Goten aveva chinato il capo in segno di scuse, cercando poi subito dopo nuove informazioni. All'udire la natura della crisi, aveva atteso una reazione del loro passeggero.
Bra aveva distolto però l'attenzione dalle loro parole.
Una crisi respiratoria.
I suoi polmoni dovevano aver risentito dell'abuso di nicotina, che aveva fatto nei primi tempi dalla scomparsa di suo padre. Allora, anche se la nostalgia era un tarlo insistente, aveva ancora una madre, anche se questa passava da una sigaretta alla successiva. Quando i primi colpi di tosse si erano fatti più insistenti, aveva lasciato definitivamente il vizio, ma da quel momento era piombata sempre più rapidamente verso le nere pieghe della depressione, sino alla maniacalità persecutoria. Era un circolo vizioso, del resto, suo padre amava ripetergli che quella roba l'avrebbe uccisa un giorno, fosse anche solo perché l'odore, per i suoi sensi sajan, era sgradevole.
Il perno del mondo era bravo a sentenziare, in assoluto il migliore se n'avesse memoria, anche se aveva in lei una degna erede.
Almeno in quello.
Una lunga macchia di tenebra era rischiarata da centinaia di minuscole fiammelle, in un gioco di contrasti che invitava a prestar attenzione. Non aveva dubbi su cosa fosse quel luogo: il rifugio di tante mattine gelide.
Erano giunti infine alla gran capitale dell'Ovest.

Chichi aveva versato lentamente il the nella tazza, dinanzi a lei, abbandonate su due scomode poltrone, erano silenziosi spettri sua nuora e l'unica nipote. Videl appariva stremata da quella notizia. Il maglione color pesca era appoggiato alle spalle, indossava una camicia da notte celeste, mentre alla sua sinistra la giovane era spenta, i grandi occhi corvini sbarrati, come in loro si combattessero le immagini di gaudio e le luci fosche delle tragedie. Entrambe non avevano aperto bocca.
Chichi aveva passato la mano, ancora sicura, sulla sua corta chioma ormai striata di grigio, sorridendo leggermente nel vedere le dita candide sollevarsi piano in direzione della bevanda calda:
" Io lo ho sempre detestato!"
Entrambe avevano alzato lo sguardo, spaventate dall'uscita della più anziana, incapaci di costruire il percorso del suo pensiero e quindi di capire la persona alla quale si riferiva:
" Cosa? Chi?"
" Suvvia ragazze, sto parlando di Vegeta! Lo sanno anche le pietre che lo avrei volentieri rispedito al mittente se n'avessi avuto possibilità!"
" Perché dici questo, nonna? Vegeta era pieno di difetti, però voleva bene alla sua famiglia!"
" Poi è morto per proteggere la Terra!
Una risata leggera, quasi liberatoria dalle labbra della donna più anziana:
" Temevo non sareste più tornate dai vostri pensieri! Per questo vi ho teso la trappola di parlar male di lui!"
Entrambe l'avevano fissato con occhi ricolmi di severità. Non era certo un comportamento degno di quella donna forte abbandonarsi a giochetti, mentre dall'altro capo del mondo la sua amica più cara si stava spegnendo, fra atroci sofferenze:
" Nonna, cosa?"
" Sapete perché non sono triste per Bulma? Anzi, ad essere sincera, sono sollevata al saperla in fin di vita?"
" Nonna!"
" Signora Son!"
" Questo mondo non le appartiene più! Dopo la morte di Crili e la successiva disattivazione di C-18, dopo che Jamcha ha seguito il medesimo cammino ed infine pure il principe se n'è andato; di cacciatori di sfere siamo rimasti in pochi! Io e Bulma, poi, non siamo mai state inseparabili, in un certo senso, siamo come te e Bra!"
" Noi ci detestiamo a vicenda!"
" Appunto! Crescendo vi passerà, ma alla vostra età, anche noi non avevamo poi un gran rapporto! Vegeta ha scombinato la vita di tutti, un vero cataclisma! Ci ha costretto a mutare e coinvolto in un gioco di poteri, che riguardava galassie lontane! Bulma ha sempre adorato l'avventura, era inevitabile che rincorresse sino all'ultimo la chimera del suo principe. Aveva intrapreso il viaggio per raccogliere le sfere per averne uno tutto per se! Ora, sta semplicemente riprendendoselo!"
" Non vorrei saperla così sofferente sino alla fine! Una morte così poi..."
" Io credo che se avesse potuto scegliere il momento di spegnersi, lo avrebbe stabilito sei mesi fa, al suo fianco! La sua agonia è già stata troppo lunga!"
" Lo amava troppo!"
" Bulma non è mai stata molto forte e a mio parere è capricciosa, egoista e fifona! Lo ho sempre pensato, come lei mi riteneva antiquata e poco femminile! Ci volevamo bene in un modo tutto nostro! Sono felice che Bulma sia nuovamente libera, anche perché altrimenti porterebbe quel povero ragazzo al suicidio!"
Pan aveva chinato ancora di più lo sguardo:
" Soffre tantissimo, ma non riuscirà a sentirsi sollevato, è pur sempre sua madre!"
Videl le aveva passato una mano sulla schiena:
" Qualcuno, qui, fa sul serio!"
" Sin troppo!"
Aveva aggiunto con un sorriso secco.
" E' degno di lui!"
Entrambe avevano volto l'attenzione all'anziana padrona di casa, che dava loro le spalle, ammirando qualcosa oltre le finestre ancora appannate dal gelo.
" Cosa c'è, nonna?"
" C'è il cielo più limpido che io abbia visto dalla mia infanzia, sembra che vi si possano vedere le luci delle stelle più lontane!"
" Hai ragione, deve essere un fenomeno particolare, anche se non c'è la luna, sembra che bastino gli astri ad illuminare a plenilunio!"
" Forse perché si riflettono sulla neve ancora fresca"
Era la spiegazione più probabile, mentre lasciavano esitanti la finestra per salire alle stanze, al contrario della più matura che aveva preso a riordinare, insensibile a qualunque proposta d'aiuto da parte delle due donne.
" Certo, la neve, oppure sei venuto a prenderla personalmente?"

Era un'ora esatta che la mano di Bulma non si sollevava più in direzione della volta oscura. Questa aveva emanato sempre più luce propria, sino a render quasi vana la presenza d'altre fonti artificiali. Aveva tossito ancora a lungo, mentre placida la lancetta dei minuti correva il suo eterno cammino per far toccare le cinque.
Trunks aveva riaperto gli occhi, scotendo la testa come si risollevasse da un annegamento. Aveva rivolto lo sguardo febbrili verso sua madre,ed un attimo dopo, alla giovane bionda, che stava passando con lentezza un cucchiaino in una tazza di caffè fumante.
" Non preoccuparti! Hai dormito una mezz'ora! E' peggiorata leggermente ma non ho avuto il cuore di svegliarti!"
" Avresti dovuto"
Solo un sussurro d'infinita stanchezza, mentre come non attendesse che le parole del giovane per riprendere vigore, la voce della donna si era alzata in una chiara esclamazione:
" Marron, scaccialo via!"
Trunks aveva esitato un istante, per allontanarsi di un paio di passi, compiendo il giro del gran letto, sfiorando con una mano le istantanee appoggiate sull'altro fianco.
" Bulma, Trunks vuole solo il tuo bene, è solo preoccupato per te!"
" Ha scacciato la mia bambina!"
Marron aveva volto il capo, preoccupata della possibile reazione dell'amico, ma questi si era seduto mollemente ed aveva preso a passarsi le istantanee fra le mani, come cercasse qualcosa.
Un rumore di passi di corsa, voci concitate si erano rincorse un lungo momento, sempre più alte, sino a che Bra non aveva fatto irruzione nella stanza.
Il respiro mozzo, incapace di parlare per lo sforzo, la giacca candida leggermente più bassa su una spalla, la sciarpa annodata male al collo, una berretta rossa ben schiacciata sul capo. Aveva fatto gli ultimi passi più lentamente, abbassandosi sulle mani della donna, che non aveva smesso di fissarla, prima con meraviglia e poi con maggior trasporto, come ad ogni passo la sua coscienza ne ricordasse l'identità con maggiore chiarezza.
" Perdonami, io non ce la facevo più! Sono tornata e..."
Ma la mano della donna era salita a passarle sul viso, come una carezza dimenticata:
" Sei tornata...pensavo fossi con tuo padre..."
" No, papà ed io non..."
Ma aveva dovuto tacere ancora, giacché la donna l'aveva stretta a sé in un abbraccio impacciato.
"...non dovreste andarvene sempre per negozi senza di me! Potrei diventare gelosa!"
Bra aveva stretto le coperte con violenza, ficcando i denti nel labbro sino a sanguinare. L'illusione di quell'istante era stata troppo violenta. I suoi occhi avevano ceduto alle lacrime e le spalle avevano iniziato a sollevarsi in un ritmo crescente.
La famiglia Brief era distrutta.
" Tesoro..."
Come un suono lontano. Trunks aveva volto il viso, sollevandolo per la prima volta dalla nuova occupazione, mentre nei suoi occhi passava lo stupore di vedere sulla porta i due fratelli Son, piegati dalla stanchezza ed aggrappati agli stipiti per non cadere a terra esausti. Si era poi sporto verso chi lo aveva chiamato per una vita in tale modo.
Era venuto il suo turno di ricevere quell'ultimo dono d'amore:
" Eccomi mamma, io sono sempre stato qui!"
Gli occhi azzurri si erano appoggiati su di lui dolcemente, mentre una mano si alzava tremante. Le labbra avevano tentato di formulare delle parole, anche se incomprensibili. Trunks aveva sporto di più il corpo sul letto, schiacciando col suo peso buona parte delle istantanee.
" Dimmi mamma, ti ascolto!"
Goten aveva ingoiato a fatica, mentre un brivido attraversava la sua schiena.
La voce di Trunks era priva d'ogni emozione.
" Chi...sei tu? Perché continui a perseguitarmi? Non ti è bastato portarmi via il mio Vegeta?"
" Io..."
Non aveva continuato, giacché all'uscita della donna era succeduto un rantolo di dolore.

Non riusciva a vedere molto dinanzi a sé, aveva scacciato ancora quel maledetto bugiardo, che somigliava tanto nella voce e nei lineamenti all'uomo che amava, ma che non era lui. A volte le era parso di conoscerlo, ma era solo un'illusione data dai caratteri comuni.
Aveva riaperto lentamente gli occhi, uno sforzo sin troppo grande per le sue misere forze, voleva vedere ancora una volta il cielo brillare in quel modo, come quando aveva viaggiato sino a Namec, per incontrarlo faccia a faccia per la prima incredibile volta. Aveva minacciato d'ucciderla, ma non importava più, avevano vissuto trentasei anni che avevano cancellato quell'inizio pietoso.
Ricordava come le avesse chiesto di creare quel lucernario, come passasse alcune serate a fissare quella volta, troppo spesso coperta dalle nubi, con occhio sognante ed a volte malinconico.
Gli aveva narrato di pianeti e stelle che aveva visitato, di culture che esistevano oltre l'atmosfera, di mondi, che forse erano solo frutto della sua mente, ma a lei non importava.
La sua voce bassa valeva l'udire anche solo bugie.
Aveva atteso che la visione si facesse più nitida dinanzi a sé, la luce era troppo intensa ed i suoni troppo discordanti per rappresentare la realtà del suo giaciglio.
Un azzurro violento, il cielo di primavera, pigro e battuto dal vento, si apriva sopra di lei sino a che un'ombra vi si era contrapposta:
" Hey donna, vuoi venire anche tu?"
La sua voce profonda e suadente. La nota che odo è quella dello scherno, anche se l'eccessivo contrasto di luce m'impedisce di distinguere bene l'espressione dei suoi occhi.
Sto nuovamente sognando di lui.
"Ci sarà da mangiare per tutti, anche se per te non è mai stato il problema principale! Giusto perché non pensi che ti voglia costringere alla fame!"
Continuo a non comprendere, eppure quando sollevo la mano per scacciare questo spettro, il tocco è così caldo e sicuro, che vorrei non lasciare più la presa.
Il suo odore è reale come il leggero movimento del suo respiro.
" Bada terrestre, tieni le tue manacce lontane da me! Non come stai facendo ora! Si da il caso, che io sia un uomo estremamente affascinante e conteso, non farti strane idee"
Le loro labbra, riconoscendosi nella quotidianità di una vita insieme, si toccavano con passione, per sigillarsi definitivamente:
" Non ho ancora finito di dirtelo, sei incorreggibile, Bulma!"
"..........che......uomo....rozzo...."

Le maggiori testate del continente avevano riversato, nelle edizioni speciali del pomeriggio, fiumi d'inchiostro sul misterioso fenomeno della notte appena trascorsa.
Nessun fisico e astrologo aveva saputo dare una spiegazione a quell'innaturale luminescenza degli astri notturni, seppur tutti ipotizzassero di una variazione di luminosità da parte del sole o su una particolare condizione della stratificazione dell'atmosfera.
Il mistero rimase irrisolto.
Trepidanti ne attesero la ripetizione nella notte seguente, giacché nella scienza dello spazio una condizione così estesa non può esser frutto del caso e porta sempre alterazioni percepibili. Delusi dovettero ricredersi su quell'assioma.
Nulla aveva di speciale il cielo la notte seguente e quelle a venire.
Fra le ultime pagine di quel giorno; che andarono a ruba fra appassionati, semplici curiosi restati per ore a fissare il miracolo o imbarazzati dormiglioni; v'era la triste notizia della dipartita, per malattia, di Bulma Brief. Donna d'affari dalla bellezza paragonabile solo alla genialità.
Nessuno immaginò, suppose e scrisse che quei due fatti fossero collegati.

Grazie per i commenti...ultimamente mi avete un poco abbandonato! Mi rendo conto che è un periodo denso di impegni, ma spero troverete un pò di tempo per farvi sentire!
Attendo ancora qualche giorno per aggiungere l'epilogo di Element...sono graditi i commenti!

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Capitolo 5
*** ...l'acqua scorre e il cuore dimentica ***


Capitolo 5- ....l'acqua scorre e il cuore dimentica

Le sembrava ieri, che dalla mensa ufficiale del torneo Tenkaichi, fissava allibita la quantità di cibo, che spariva a velocità crescente all'interno dei loro stomaci. Non aveva creduto possibile che una tale mole di vivande potesse essere ingurgitata senza conseguenze. Era ignara che sarebbero trascorse solo poche ore dacché il mondo avrebbe conosciuto la più temibile e instabile delle minacce.
Era una celebrità del mondo della lotta, aveva appena sedici anni ed era già riconosciuta come la degna erede di suo padre. Il suo cammino era in buona parte già segnato, tranne che per un incontro.
Videl Satan era una persona pratica e calcolatrice, misure indispensabili per affrontare quotidianamente la criminalità della capitale dell'Est. Neppure sapeva, cosa fosse quella robaccia chiamata destino.
Era l'astrazione che le sue compagne di genere sussurravano sognanti, mentre lei, al contrario, stirava e allenava i suoi muscoli in piegamenti e flessioni.
"Il grande amore sarebbe giunto come un colpo di fulmine."
Un mare di sciocchezze alle quali non poteva che arridere, lei anelava a ben altri orizzonti. Avrebbe sconfitto ogni avversario e protetto la pace, che suo padre aveva stabilito alla fine del Cell Game.
Mai si sarebbe aspettata di scoprire, che il giovane, che sedeva poco distante da lei, gli occhi neri affondati nelle pagine dei libri e il sorriso accennato della timidezza, era l'autentico vincitore.
Gohan Son.
Uno sconosciuto secchione delle regioni dei Paoz, terra di montagne e allevatori.
Aveva stabilito un cammino per la sua esistenza, ma non aveva superato il primo turno di quel famoso Tenkaichi, al quale persino due divinità avevano chinato la testa a partecipare.
Aveva scostato appena la testa, ricordando quanto era scottata la sconfitta. Non aveva mai voluto mostrarlo ad alcuno: aveva sofferto non solo per il danno subito, ma anche per la beffa di scoprire il suo unico genitore un bugiardo impenitente, che non aveva saputo parlare sinceramente neppure al proprio sangue. Se n'era andato senza rumore il grande Satan, aveva organizzato quell'ultima manifestazione perché già segnato da un male invisibile. Non aveva voluto dirglielo, se non all'ultimo stadio, per non bruciare, le aveva sussurrato, quelli che potevano essere gli ultimi mesi di felicità.
Il fato aveva voluto che proprio quel torneo, che doveva segnare un malinconico addio, si trasformasse in una trappola mortale. Era certa, che la caduta di suo padre era frutto del rimorso per la seppur indiretta responsabilità in quegli eventi infausti.
Un altro sospiro, più doloroso e straziante, si era sollevato dalle sue labbra, affaticato per la leggera tosse che le saliva dai polmoni, ultimo screzio d'un virus influenzale, che le luci della primavera stavano definitivamente cancellando. Eran trascorse un paio di settimane dalla morte di Bulma. Eppure la sua presenza le sembrava ancora così viva e limpida, tanto che non riusciva quasi a provare un sincero dolore, come il sorriso dell'amica non l'avesse abbandonata, al contrario, si fosse fatto più prossimo:
" Tesoro, potevi rimanere a letto ancora un pò!"
Era la voce del suo compagno. La perfetta linearità della pelle del suo viso la colpì, come una sferzata di vento gelido, mentre negava col capo incapace di aggiungere altro.
Pan era seduta come la solito a capotavola, stava spalmando con eccessiva cura la marmellata su una larga fetta di pane, ascoltando distrattamente le raccomandazioni di suo padre. Gohan era divenuto estremamente protettivo nei confronti della loro unica figlia, avvedutosi dei pericoli e delle ferite subite.
" Devi porre la massima attenzione all'impressione che darai al tuo staff, ricordati che, se ti mostri troppo disinvolta, potresti suscitare una reazione di rigetto nei tuoi confronti! Sii gentile e rispettosa della loro esperienza! Ovviamente, qualunque cosa accada, salvo ne dipenda una vita, non utilizzare il nostro potere!"
Pan aveva stirato le labbra sporche di pesca all'indirizzo del genitore, un misto fra divertimento e pazienza si era dipinto nel suo sguardo. Ingoiato il boccone con poco garbo, aveva sorriso:
" La prima parte è tre mesi che me la ripeti e la seconda, credo d'averla già sentita dalle trecento alle trecentoventi volte! Per favore papà, calmati!"
Gohan aveva rivolto una richiesta d'aiuto alla compagna, ma ella aveva chinato la sua attenzione alla caffettiera, che brontolava inascoltata.
" Dunque Pan, siamo giunti al gran giorno!"
Chichi aveva scoccato un'occhiata di fuoco al primogenito, portandolo a sospirare sconfitto. Dacché suo fratello se ne era andato, l'alleanza fra il gentil sesso era divenuta una battaglia troppo ardua anche per lui.
" Sì, nonna!"
Eppure mancava l'entusiasmo che tutti si aspettavano. Quel giorno avrebbe affrontato per la prima volta il mondo del lavoro, preparando sul campo gli ultimi dettagli per la grande inaugurazione delle settimane successive.
" Qualcosa non va?"
Sua nonna sapeva essere, non solo intuitiva, ma anche dannatamente cocciuta.
Sapeva perfettamente cosa non andasse.
L'ultima immagine che aveva avuto di lui era una figura vestita di nero, piegata leggermente in avanti, le gocce di una pioggerella gentile a canticchiare durante la riservata funzione. Bra, la viziata principessa, aggrappata al braccio di Goten, sussurrava talvolta al suo orecchio, nel punto più lontano dal fratello le fosse possibile occupare, senza destare il nostro disappunto.
Immobile fantasma tremante si aggrappava ad una spalla, che lei era convinta, non meritava la sostenesse. Aveva tentato di avvicinarsi a Trunks, maledicendo il suono fastidioso che produceva il suo passo sul viale di pietra, cercando di scrutare il suo viso, il suo sguardo d'oceano.
Non aveva incontrato che una chioma lunga e scomposta, un silenzio di ghiaccio, un pallore mortale. Per un attimo aveva tremato, nella certezza che lui neppure l'avesse riconosciuta coi capelli, lasciati crescere, raccolti sul capo ed i vestiti scuri del lutto. Aveva visto un leggero sorriso, fragile come la pioggia stessa, le labbra formulare un ringraziamento con fatica. Aveva dovuto lasciarlo troppo presto, con la promessa che lo avrebbe chiamato; troppi occhi estranei avrebbero potuto rovesciare fiumi d'inchiostro velenoso sul loro breve dialogo. Erano trascorsi quasi venti giorni ed udire la sua voce era sempre più difficoltoso. Se solo tutta quella tragedia non si fosse consumata così irrevocabilmente, forse, sarebbe stato più facile per lei ammettere che lo amava.
Anche se trascorrevano i giorni, non riusciva a scacciare una sensazione nefasta.
" Pan, tesoro, sei sicura di stare bene? E' parecchio che sei assorta!"
" Scusami papà! Pensavo a Trunks!"
Una leggera smorfia, ad indicare che i sensi sajan, non sapevano percepire solo i pericoli derivanti da una minaccia alla propria esistenza, ma anche al proprio territorio. Imbarazzante eredità animale, che faceva Gohan naturalmente mal-predisposto nei confronti del giovane Brief, che sino a poco prima aveva ritenuto un fratello, ma che ora, sapeva potergli scippare l'affetto dell'unico frutto della sua unione.
" Non ci pensi un pò troppo ultimamente! Capisco che tu sia in pena per lui, ma non devi dimenticare che ha ormai trent'anni suonati! Non devi affannarti in questo modo, del resto, devi lasciargli il suo spazio, altrimenti si sentirà soffocato!"
Pan aveva sospirato, anche se non negava che alcuni particolari del quotidiano sermone sulla differenza d'età fra loro, aveva qualche particolare sin troppo fedele alla realtà. Da parte sua, era perfettamente conscia, che non si trattava di una storia nella norma, ammesso si potesse utilizzare questo termine. A voler fare un confronto diretto, la sua situazione non era poi così aliena da quella che stava affrontando quel'essere azzurrognolo, conosciuto come Bra. Suo zio era stato abbastanza vago, nel loro unico incontro, ma lei aveva individuato i chiari segni di un cambiamento. Quei due si stavano inabissando nelle trame di una storia, molto più seria di quello che poteva apparire agli sguardi più attenti. Anche in questo Bra era stata più fortunata di lei, una fortuna stretta saldamente ad una famiglia distrutta, ma non per questo meno frustrante da ingoiare per lei. Non riusciva a non rimuginare su quanto erano stati vicini quel maledettissimo giorno d'agosto, come li dividesse solo un passo. Quell'alieno non si era portato via solo la vita di Vegeta, ma anche la sua felicità. Trunks si era allontanato sempre di più, come la luce remota ed intermittente d'un faro nella nebbia.
Quelle lacrime e quei lutti, che avevano tanto avvicinato la principessa al suo unico zio, avevano separato drasticamente lei dal suo presidente dai capelli assurdi.
" Non riesco a non pensare che stia annegando!"
Lo aveva sussurrato con un filo di voce, mentre raccolta la sacca a tracolla, si volgeva col viso verso il cielo cobalto di marzo.

Aveva tossito a lungo prima di riuscire ad ingoiare completamente il boccone, che quella sconsiderata gli aveva fatto andare di traverso con la sua uscita. Era inammissibile, eppure doveva di nuovo costatare, che non era assolutamente in grado di indovinare i pensieri di Bra Brief.
" ...potresti...ripetere?"
Quante scene, anche se si atteggia ad uomo vissuto, Son Goten rimane un bambino, un adorabile e splendido immaturo.
" Ho solo detto che pranzerai da solo oggi!"
" Non questo! La parte prima!"
" Ah! Ti riferisci al fatto che prendo la mia roba e torno alla Capsule Corporation per le undici di stamani!"
" Quel piccolo dettaglio! Ti sembra una cosa da dirmi, con leggerezza, fra un boccone e l'altro di questa specie di stufato!"
" E' un piatto d'alta cucina! Non una specie di stufato! Quando avrei dovuto dirtelo? Ieri sera non c'eri!"
" Ah! Lo hai deciso ieri sera! D'accordo, non voglio trattenerti con la forza, solo credevo che.."
Già mio bel cadetto, cosa credevi? Che restasse qui nel tuo bilocale per sempre, solo perché avete una piccola storia? Certo, cresciuta nel lusso più sfrenato e con un credito mensile, che non guadagnerai in una vita, lascia tutto per amore di un barista dell'estremo est! Altro che cenerentola! Sono proprio la quinta essenza dell'illuso!
" Devo tornare ad Ovest per affari!Sono riuscita a riprendere il mio abituale ritmo ed è giusto che cerchi di..."
Per quanto ancora m'illudo di riuscire ad arrampicarmi su questo specchio? Tutta colpa dei geni di papà! Cosa mi costa, ammettere che mi sento in colpa per quel che ho fatto a mio fratello? Voglio solo vedere come se la cava, poi tornerò qui! Non voglio andarmene, ma sono in pena per lui!
" Quindi hai già fatto le valige?"
Dannazione, manca solo che mi metta a frignare: Ti prego non andartene...ormai mi sono abituato alla tua instancabile parlantina, al tuo egocentrismo, che ti fa signora incontrastata del bagno per ore, dei tuoi piatti immangiabili. Mi sentirei solo senza la tua testolina azzurra a sbucare dalla cucina, senza le tue mani ad accarezzarmi il petto, alle tue labbra morbide e fragili, che sembrano in grado di dilaniare con il veleno della tua rabbia, ma che io ho scoperto così amabili e timide.
Non andare.
" Spero di non aver dimenticato nulla!"
Certo, che ho dimenticato qualcosa, così da poter tornare, forse, ancora domani, per rivederti, per annoiarti con la mia voce, per destreggiarmi ancora in piatti nuovi, per sentirti brontolare sommessamente, per dirti ancora, forse, che mi hai battuto.
" Sono sollevato che tu abbia fatto pace con Trunks! Lo hai sentito, giusto?!"
Hai avuto, almeno tu, il coraggio di sollevare quel telefono e comporre il numero. Io, come sai, non ho avuto modo che di rivolgermi alla sua segretaria, giacché è al lavoro quando io posso parlargli. Ti ho affidato questa prova e sono felice che tu l'abbia superata brillantemente.
Trunks ha bisogno di entrambi.
" Certo! Non era felicissimo di sentirmi, ma dopo qualche minuto ha smesso di urlare e mi ha detto che mi aspetta!"
Quanto sono bugiarda! Mi stupisco, che non si sia reso conto che sto mentendo spudoratamente! La cruda verità è che ho riattaccato appena ho udito la sua voce, qualcosa dentro di me è scattato ed ho riagganciato terrorizzata. Come una molla d'allarme. E' una sciocchezza, si tratta di mio fratello maggiore, anche se non abbiamo mai vantato un rapporto strettissimo, siamo ancora una famiglia. Tutto quello che mi rimane. Gli farò una sorpresa, sicuramente quando mi avrà davanti, sarà più facile chiarirsi per entrambi. Il telefono è impersonale.
" Spero, tu me lo abbia salutato tanto! Ora sarà meglio che ti aiuti a dare un'occhiata in giro, non vorrei vederti riapparire fra qualche ora, con un lungo elenco d'oggetti smarriti!"
" Non vorresti?"
Solo un sussurro, mentre le loro braccia si sfioravano per incatenarsi poi le une alla schiena dell'altro; le fronti appena appoggiate; fissarsi un lungo istante negli occhi, tanto diversi, per socchiuderli poi e lasciarsi andare ad un bacio intenso.
Avevano ancora un'ora e quel contatto era tutto ciò che veramente desideravano.

Non era che un passo a separarla da quella porta a vetri.
Un semplice passo e sarebbe stata finalmente a casa. Aveva convinto Goten a non accompagnarla; del resto non avrebbe potuto più sostenere la menzogna d'aver già sentito il fratello, quindi aveva liquidato la sua gentile insistenza con un ampio sorriso ed aveva affrontato il lungo tratto di cielo nel jet, da sola. Era stato un viaggio contrassegnato da un unico pensiero fisso. Una domanda tanto semplice quanto priva di soluzione.
Cosa gli dirò?
Tre semplici parole, nelle quali non riusciva a trovare che baratri d'imbarazzanti borbottii insensati.
Non poteva certamente esordire con un sorriso ed un semplice:
"Sono tornata!"
Avrebbe cercato il suo perdono ad ogni costo, si trattava di Trunks, sapeva che non poteva tenerle rancore, per un tempo superiore il minuto, quando avrebbe versato le prime lacrime.
Era la fortuna d'esser un rappresentante del genere femminile: scoppiare a piangere poteva essere la sua arma segreta per ottenere quel semplice cenno di conforto, che solo sarebbe bastato a far tacere la sua coscienza.
Si era morsa leggermente il labbro, come una voce profonda soffiasse al suo orecchio quanto egoismo era insito in quella presenza, ora, nel gran parco della sede centrale.
Lo faceva solo per se stessa.
In modo che quel rimorso tacesse definitivamente, permettendole di raggiungere la felicità, che agognava. Una tranquillità dai profondi occhi di pece, che aveva dovuto lasciare alle sue spalle per un momento, per affrontare un giudizio ed una pena che aveva meritato.
Si permise di spaziare con lo sguardo verso il giardino. I colori della primavera si stavano affacciando con i primi virgulti, gli alberi spogli sembravano ancora aggrapparsi alle nuvole plumbee, ma poteva percepirli: i primi segni della rinascita si facevano più prepotenti.
Sarebbero rifioriti nuovamente, il cerchio avrebbe ripreso a vorticare, la vita a scorrere.
Le alte finestre, numerosi occhi di vetro della sua immensa casa, erano completamente sprangati. Da quella posizione, non riusciva a percepire alcun'apertura per la luce del primo pomeriggio. Passandosi affranta la mano sulla fronte, aveva fatto il rapido calcolo del fuso; a quell'ora sicuramente suo fratello maggiore era sommerso dalle scartoffie o pigramente accoccolato su una poltrona, ad un'interminabile riunione aziendale. Quella desolante immobilità era dovuta alla totale solitudine dei luoghi.
Meglio così, cerco di rincuorarsi, non le sarebbe bastato che accomodare le sue poche cose, preparare una cena succulenta e tenersi pronta per il ritorno del padrone di casa.
L'odore di chiuso la fece arrestare, stupita, dopo soli pochi passi nel salone del secondo piano. L'intero edificio era avvolto nelle tenebre opache del pomeriggio, per quanto allungasse lo sguardo, riusciva a malapena a distinguere i mobili e le suppellettili. Tutto pareva intoccato, immobile, come lo aveva veduto il giorno dell'ultimo saluto a loro madre. Aveva rischiarato rapidamente la cucina al tocco dell'interruttore.
Era rimasta per un lungo momento incapace di esprimere il minimo suono, come l'aria dei suoi polmoni fosse fuggita troppo rapidamente, per dare spazio ad altra.
Suo fratello Trunks era seduto al tavolo, il completo nero più elegante mollemente aperto sul petto scoperto; la cravatta allentata e penzolante, il nodo simile allo scorsoio di un impiccato; il viso appoggiato con noncuranza sulle nocche delle due mani congiunte. I capelli, tirati all'indietro da un piccolo laccio, rivelavano la fronte alta e le profonde occhiaie, che imprimevano ulteriore contrasto con la pelle candida. Non aveva fatto alcun cenno perché lei potesse comprendere la ragione di quella postura, non un'esclamazione.
"..Trunks..." aveva iniziato titubante.
La voce, che forzava dolorosamente al passaggio dalla gola, era un soffio; giacché il suo sguardo si era fissato sul bicchiere, colmo di un liquore, dinanzi a lui.
" A cosa devo, che la mia sorellina minore venga a farmi visita, dopo diciassette giorni dalla dipartita di nostra madre? Hai dimenticato qualcosa?"
La voce era tranquilla, anche se una nota leggermente cantilenante le aveva dato la prova, avvallata dal numero di bottiglie vuote presente in quel piccolo vano di luce, che l'uomo davanti a lei era ubriaco.
" Ecco, io...volevo chiederti scusa!"
Aveva cercato di terminare la frase prima che la paura s'impadronisse di lei. Non aveva mai temuto suo fratello, ma un sajan alticcio e privo d'autocontrollo avrebbe potuto spazzarla via senza rendersene conto.
" Io non ti ho fatto niente, principessa..." quella parola era strisciata dalle labbra con velenosa lentezza " ...eppure hai paura di me! Lo sento!"
Era un sorriso sadico quello che si era disegnato sul viso, mutando come uno sfregio, l'abituale immagine.
"...Stai male...tornerò più tardi!"
Le tremavano le mani mentre stringeva le chiavi dell'air car nelle dita, rese candide dalla tensione.
Lo percepiva nell'aria, stava per aggredirla.
" Certo! Tu vai sempre via mentre la gente sta male, non ti piace vederla! Non è adatta ai tuoi begli occhi, sorellina! Tu della vita devi sempre e solo prendere il meglio! Brava!"
In un istante era stato dinanzi a lei, l'odore della vodka l'aveva investita con il suo lezzo. Presale il polso, ancora affondato nella borsa, aveva stretto con forza, tanto da strapparle un alto urlo. La fronte calda e sudata di suo fratello era sulla sua, mentre alle spalle, la fredda percezione del muro le strappava la carta della fuga.
" ...mi dispiace...Trunks!"
Non aveva trovato la forza di fare altro, mentre le lacrime si facevano strada con prepotenza. Con un misto di speranza e vergogna aveva sollevato lo sguardo nel suo, per vedere la sua reazione, aggrappandosi alla sua conoscenza. Per quanto in quello stato sembrasse un'altro, era pur sempre lui.
" Non mi commuovo! Inutile che fai la tua commedia patetica! Non ci casco! Sei venuta per il denaro? Non ne guadagna a sufficienza il nostro comune amico Goten? Già, per me è amico, ma per te è qualcosina di più! Ci vai a letto, vero! Vi sarete divertiti a lungo alle mie spalle! Ora basta! Se non esci immediatamente da questa casa, io ti uccido!"
Lo aveva scandito con lentezza, la sua voce, così atona ed al contempo profonda, era suonata tale a quella di loro padre, destando ai sensi di entrambi la spiacevole sensazione di aver calpestato qualcosa di sacro, insozzato qualcosa che, nonostante tutto, era rimasto puro.
Bra era scivolata in ginocchio, fissando il pavimento incapace di respirare. Avrebbe dovuto volare di nuovo verso l'appartamento del ragazzo, eppure la paura le impediva di muovere un passo. Aveva risollevato lentamente gli occhi, cercando la figura di suo fratello, pronta ad urlare e se avesse dovuto, ad attaccarlo, se questi l'avesse minacciata ancora. Con sorpresa lo aveva visto chinarsi sul tavolo con fatica e versare il liquore nel bicchiere, per svuotarlo nella sua gola numerose volte, prima che le rivolgesse nuovamente la sua alienata attenzione:
" Sei ancora qui! Non è giorno di rata dai Son? Non devi andare a pagare il conto dell'affitto a Goten? Sarà sicuramente lieto di accoglierti ancora fra le sue lenzuola!"
Non era stato che un attimo, perché presa una bottiglia affusolata d'aperitivo, la gettasse con rabbia sul suo viso, per prendere rapidamente la porta e volare nuovamente verso est. Incapace di pensare, come una freccia bianca che attraversasse la gran pianura, la mente assente, come fosse stata resettata da un frettoloso tecnico.

Goten aveva passato ancora una volta la mano sul telefono dubbioso. Avrebbe voluto farsi sentire dai due Brief, sinceramente per quanto si sforzasse, non riusciva ad immaginare, ma forse sarebbe stato più esatto il termine vedere, il loro incontro, dopo tutto quello che era successo nelle ultime settimane. Era un pò che non vi riusciva più, forse era stata l'eccessiva tensione degli ultimi tempi, che inevitabilmente aveva colpito anche lui, forse era il continuo pensiero che tornava al suo piccolo spettro celeste, ad impedirgli di sentire e vedere gli altri a distanza. Non era certo un potere così sviluppato e speciale da poter esser usato in battaglia o che lo rendesse speciale agli occhi dei suoi consanguinei.
Era solo una capacità da veggente di fiere, si ripeteva sempre.
Gli sarebbe piaciuto, però, riuscire un giorno, tramite la sua capacità d'empatico a risolvere una situazione critica. Salvare il mondo era un termine che era riferibile agli eroi d'altri tempi, come Vegeta e suo padre. Aveva ereditato quella prossimità dei cuori da lui. Avevano avuto un rapporto quasi neutrale, come due sconosciuti, ma gli aveva lasciato quello strano dono. Non che questo non avesse le sue conseguenze, soprattutto all'inizio, quando non era ancora in grado di controllarsi e finiva per avere la nausea. Col tempo e grazie anche alla fusion con Trunks, che aveva equilibrato le sue percezioni, si era affinato parecchio. Poteva prevedere con un certo anticipo i pensieri degli altri, riuscendo a seguire il filo del loro ragionamento muto, ma questo non valeva assolutamente per lei.
Bra lo spiazzava e questo lo faceva impazzire.
Aveva sorriso all'udire il leggero bussare sulla porta, prevedibile ritorno di Bra sui suoi passi. Aveva raccolto, nell'ultima ora, quindici oggetti che le erano indispensabili per la notte, stando alle sue lunghe spiegazioni prepasto. Con un pò di fortuna, forse, aveva condotto anche il presidente con sé.

" Hai mai immaginato un mondo dove tuo padre non è partito con Shenlong, ma è rimasto con te?"
Aveva socchiuso a fatica la bocca su quell'immagine desolata: i capelli bagnati aderivano al viso pallido, la giacca aperta e fradicia, sul completo nero anch'esso grondante acqua.
Gli occhi più belli potessero essere concepiti.
" Che cosa è successo, Trunks ti ha..." ma le sue dita fredde erano salite a zittirlo.
" Non mi hai ancora risposto? Trunks non vuole vederci! E' arrabbiato e vuol restare solo per un pò! E' meglio non chiamarlo, si farà sentire lui!"
" Capisco, ma non avevi detto di averlo sentito al telefono..." ma aveva lasciato cadere, giacché le iridi erano accese per attendere la risposta a quella strana domanda:
" Ci ho pensato qualche volta, forse sarebbe tornato a casa con noi, avrebbe fatto il suo immancabile baccano a cena. Avremmo festeggiato alla Capsule Corporation la nostra ennesima vittoria ed ora avrei per casa un piccolo tappo undicenne, che s'intestardisce a chiamarmi tesoro, come se fossi ancora un ragazzino! Non mi manca!"
" Bugiardo! Avresti voluto il chiasso di quella cena! Lo avresti voluto più del più grande dei tesori! Io ho passato un'intera notte ad immaginare cosa sarebbe successo se quei Senzu avessero curato papà! Ho vissuto ogni istante: il rientro a casa, la cena e quello che sarebbe venuto nei giorni seguenti! La tranquilla routine, i sorriso di mia madre, i problemi aziendali di Trunks, il rumore sordo del trailer! Tutto lo ho vissuto in una notte, l'ho incantato in quelle ore! Perché so che la fuori, negli infiniti universi paralleli, è successo! In un mondo, mio padre è tornato a casa con noi! Questo pensiero mi ha assillato al punto d'impazzire! Quando la mamma ha iniziato a comportarsi in quel modo paranoico con noi, ho iniziato a veder sgretolarsi la barriera fra questa realtà e quella che mi ero creata! I due mondi si stavano per toccare ed io sarei crollata! Trunks, non mi perdonerà mai!"
Era stato un muto singhiozzo, mentre le spalle si abbandonavano in avanti a cercare rifugio sul petto sicuro del cadetto, che attendeva in silenzio, ascoltando le leggere gocce di pioggia battere sui vetri. Scendere lente lungo di essi, come percorressero vie conosciute, al pari delle lacrime sulle guance che baciava con dolcezza, sul collo che conosceva e amava, così sottile e morbido. Acquazzone che accarezzava la terra con il suo tocco, al pari delle sue dita sul suo petto, mentre lente scivolano lungo la sua schiena nuda.
Assaporare l'aroma della pioggia, dolce e vellutato come violento e battente, al pari di quella disperata notte d'amore.

Grazie per esservi fatti sentire coi commenti, spero sempre nella vostra attenzione, anche se si trattasse di critiche o altro, io le aspetto!
A presto! Xellass

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Capitolo 6
*** Game over or continue? (1) ***


Capitolo 6 - Game over or continue? ( 1 )

Era a dir poco ridicolo, per non dire inaccettabile!
Doveva trattarsi solo di un leggero squilibrio del suo corpo, dovuto a tutto quello che era accaduto nel corso delle ultime due stagioni. Prima suo padre era immolato sull'altare del torneo Tenkaichi, poi sua madre impazziva e si lasciava andare in una lenta caduta a precipizio sino a raggiungerlo, infine, suo fratello maggiore, che da ragazzo perfetto, si era ridotto ad alcolizzato violento e paranoico. Ancora le veniva la rabbia al pensiero di quello che aveva insinuato nei riguardi della sua storia con Goten.
Certo, lei nei suoi confronti aveva baratri di debiti: per la fuga, per i silenzi ed anche per aver ricevuto quel sussurro d’addio, che a lui era stato precluso. Ma questo non gli dava il diritto di comportarsi in quel modo.
Aveva taciuto quello che aveva visto e vissuto in quella mezz’ora di follia.
Da un lato l'aveva trattenuta la vergogna d'esser stata del tutto incapace di reagire dinanzi alla sua sfuriata, tant'è che aveva temuto la sua potenza, dimentica che l'alcool rendeva i sajan più vulnerabili. Giacché tutto si basava sulla concentrazione, rallentare questa capacità non poteva che portare punti all'avversario.
L'altro movente, che l'aveva trattenuta dall'aprire il suo cuore al cadetto, era stato il desiderio di ripicca. Aveva insinuato di non aver bisogno di lei, così sarebbe stato, non sarebbe tornata per soccorrerlo, se avesse preso a rigettare la sua anima.
Voleva fare il duro attaccandosi al collo di una bottiglia?
Poteva far pure, non avrebbe permesso più alla sua coscienza di intaccare il suo operato.
Era pur sempre la figlia del principe dei sajan, l'unica, forse, che poteva veramente vantarsi di possedere il suo spirito.
Trunks aveva forse il suo potere, la forza di diventare d'oro, ma era sempre stato troppo buono. Mite e mansueto, così facile all'essere demolito da un rimprovero dei loro genitori, così dipendente dalle attenzioni e dalle parole degli altri.
Lui aveva ereditato tutto dai genitori di loro madre, che lei aveva potuto conoscere solo nella primissima infanzia.
Un leggero sbuffo, ad intercalare il nuovo cammino dei suoi pensieri.
Non avrebbe voluto, ma doveva tornare alla realtà, anche se questa non era caratterizzata dall'ampia e silenziosa aula universitaria che avrebbe voluto, ma da una piccola sala d'aspetto, ritagliata dallo stretto corridoio. Dove, su asettici sedili di plastica, scomodissimi, stava attendendo paziente un responso, che avrebbe potuto segnare, con una bella croce rossa, tutti i suoi progetti.
Aveva sfogliato i suoi appunti di fisica per una quindicina di minuti, poi aveva reclinato la testa all'indietro ed aveva riposto ogni cosa nella borsa, attendendo paziente che il tempo passasse.
Affranta aveva fissato la sua attenzione sul piccolo ripiano di legno, dove erano adagiate in disordine una decina di riviste femminili. Ne aveva sollevata una, che al suo sguardo era parsa meno logora e superata, l'aveva aperta con cura sulle ginocchia, osservando con attenzione crescente i modelli che ivi erano riportati.
Era tanto che non sfogliava più una rivista di moda.
Ricordava di averlo fatto pochi minuti prima della partenza per l'isola di Papaya, il colore che avrebbe predominato nell'autunno sarebbe stato il rosso aveva esultato, ignara che non avrebbe indossato che il nero fumo del lutto.
Per la primavera, al contrario, sarebbero tornati i colori pastello: un azzurro molto simile a quello dei suoi capelli, un rosa molto chiaro ed il beige.
Uno schifo.
Un sospiro più forte degli altri attirò l'attenzione della giovane donna di fronte a lei, i capelli castani appena raccolti in una coda, gli occhi scuri affondati sino a poco prima in un voluminoso romanzo giallo, aveva accennato un leggero sorriso.
Doveva sicuramente essere prossima ai trent'anni, forse voleva instaurare con lei una leggera conversazione, per dare a quell'attesa una nuova fonte di distrazione.
Bra Brief non era più un personaggio pubblico o meglio, forse lo era diventato per le sue disgrazie, ma non nella città più lontana in linea d'aria dalla sede ufficiale.
La stava guardando ancora, forse cercava di indovinare quanti anni avesse, troppo giovane per trovarsi li, soprattutto sola.
Il cellulare della donna aveva spezzato il silenzio, vi aveva risposto il più velocemente possibile.
Possedere l'udito tanto sviluppato non era sempre il più piacevole dei doni.
La lieta attesa dell'amato marito della donna non era ancora però terminata, giacché l'ultimo test non aveva ancora confermato la loro viva speranza.
Bra socchiuse gli occhi: i test di gravidanza avevano dato segno positivo. Era per gli esiti di un esame più accurato che attendeva trepidante.
In realtà era solo la sua ragione a non accettare, il corpo sembrava averne già ogni sicurezza: era un Son.
" Bra, ho la tua risposta!"
Gentile aveva sentito la mano di Marron sfiorare la sua spalla, aveva alzato il viso impassibile, per nessuna ragione si sarebbe mai mostrata coinvolta dalla verità celata in quella busta, sigillata solo pochi minuti prima.
" Grazie, sei stata gentile a portarmela di persona!"
" Pensi di aprirla con Goten?"
Quindi, in un certo senso aveva ragione Trunks, non era più segreta per nessuno la loro relazione.
" No, in realtà so già cosa vi è scritto, volevo solo una conferma per agire di conseguenza!"
" Che cosa significa?"
Una nota leggermente minacciosa era scesa nelle inferenze della bionda.
" Significa che sono io che porto quella vita in me, solo mio è il diritto di scegliere! Informerò Goten, non temere, ma non getterò via la mia carriera per far la mamma! Non ho lavorato sino ad oggi per buttare tutto via in un istante! E' la mia vita! Mio solo è il diritto!"
" Non getteresti via niente! Stupida! Forse diventeresti migliore!"
" Se è così, perché non aspetti un figlio da Ub!"
Era incredibile, seppur le parole fossero tanto taglienti, fra loro non v'era segno di rabbia o rifiuto, anche se con accenti piccati, loro dialogavano come confidenti.
" Sono stata attenta! Al contrario di qualcun altro!"
Era la cruda verità, non avevano sicuramente prestato attenzione, anche se aveva fatto finta di niente, il cosetto aveva già due mesi.
Era la più madornale delle scocciature!
Orfana, con fratello alcolizzato e ragazza madre! Ottima performance Bra Brief!
Aveva sollevato il viso dopo aver adagiato la voluminosa busta nella borsa, era meglio scambiare un rapido saluto e svignarsela, prima che la bionda portasse il discorso sull'unico altro membro vivente della sua famiglia.
Marron aveva il volto rattristato fisso sulla donna dinanzi a lei.
" Non sempre si ha il diritto di scegliere!"
La donna aveva il busto chinato in avanti, i capelli sciolti per celare il viso erano stretti da una mano, mentre l'altra stritolava il responso freddo come una condanna. Fissava talvolta con occhio spento il mezzo che avrebbe condotto la sua voce a quella del marito, come già udisse dentro di se quello che sarebbe stato. Il breve attimo di silenzio, che presto si scioglieva in calde parole di consolazione, venate di un rammarico che temeva, presto o tardi, potesse trasformarsi in rivendicazione e rifiuto.
Bra si era alzata, seguita dall'infermiera, preferendo lasciare alla donna il diritto di sfogare il suo dolore lontano dai loro occhi indiscreti.
" Mi dispiace che si sia illusa per nulla!"
" Avresti voluto che le buste fossero scambiate. La tua carriera salva e la sua famiglia con un membro in più! Purtroppo, come ti ho già detto, la possibilità di scegliere non è una condizione poi così frequente!"
Aveva brontolato sommessamente.
Fantastico! Anche Marron ci si metteva! Cosa poteva farci lei, per quella povera donna, più che dispiacersi un po’ per la sua delusione? Non era più l'epoca del drago, ubbidiente e mite, al quale richiedere ogni tipo di regalo.
" Dai smetti di mugugnare! Anche se sono tua amica, mi rendo perfettamente conto che l'ultima scelta spetta a voi due, a te e Goten! Parla con lui, prima di aver deciso, potrebbe stupirti!"
" Come vuoi, ma Goten dovrà fare un gran miracolo per farmi passare la prossima stagione gonfia come un tacchino ripieno!"
Aveva sorriso brevemente, anche se presto il suo viso era tornato a rannuvolarsi:
" Sono un po’ preoccupata per tuo fratello, ho saputo che sei riuscita ad incontrarlo due settimane fa. Avete parlato immagino... Io l'ho sentito per qualche mattina, ma negli ultimi tempi è diventato irreperibile. Stando alla sua segretaria, ha optato per una linea meno diretta a livello dirigenziale, ha promosso un triunvirato d’amministratori ed ha affidato a loro la parziale guida!"
Bra aveva rivolto altrove lo sguardo, rispondendo però prontamente:
" Ha deciso di prendersi un po’ di riposo. Non ha lasciato la guida della Capsule, la manovra dalla seconda linea, invia le direttive ed al contempo mette alla prova i suoi nuovi collaboratori. Mi ha scacciato, inutile negarlo! Me lo sono meritata con il mio comportamento irresponsabile, gli ci vorrà un po’ per perdonarmi, anche se poi ad aggravare la mia situazione c'è pure la storia con Goten! E' un po’ geloso! Sai come fa, se si sente lasciato da parte, diventa così irascibile!"
"Certo! Ma se il torto è tuo, più che compiacertene, dovresti cercare di porvi rimedio! Potresti chiamarlo, magari stasera! Il pub è chiuso e potreste informarlo che diventerà zio!"
" Io non ho ancora deciso che..."
Ma aveva lasciato perdere, giacché le porte scorrevoli dell'ospedale centrale si erano richiuse alle sue spalle, lasciandola sola.

Aveva fatto scorrere con evidente fastidio il campionario dei programmi del pomeriggio.
Aveva sospirato rumorosamente, arrestando la sua ricerca su un documentario naturalistico.
Per quanto avesse cercato di accettare quella piccola sconfitta, aveva un sapore amaro essere escluso da un congresso interplanetario.
Sarebbe stato esatto dire: "Gentilmente invitato a far spazio alle nuove generazioni!".
Il canino affilato era leggermente affondato nel labbro.
Il tempo trascorreva anche per lui, la sua luminosa carriera accademica aveva intrapreso il lento declino. Con l'anzianità, probabilmente, avrebbe potuto ricevere l'incarico di rettore per qualche anno accademico. Sarebbe stato il giusto coronamento alle sue fatiche.
Un vecchio istitutore, che avrebbe dovuto rinunciare agli allori per un domani sconosciuto.
Aveva scosso la testa, come per spazzare i pensieri funesti dalla sua mente.
La verità era che quell'inaspettato giorno di riposo lo aveva trovato spiazzato, pigramente adagiato sul caldo divano ad annoiarsi.
Videl era entrata con passo lento per sedersi poco distante, su una poltrona, un lungo vestito dai colori scuri ed una leggera sciarpa di seta annodata dolcemente al collo.
" Che cosa stai guardando di bello?"
" Sto cercando di concentrarmi su qualcosa di molto diverso da un congresso sulla scomposizione della materia! Sinceramente, non riesco a non pensarci!"
Un sorriso leggero, mentre la mano saliva a spettinare con dolcezza la sua chioma:
" Non sanno cosa si sono persi! Tu li avresti incantati, come hai sempre fatto! Ma è ora che il mondo scientifico affronti i nuovi orizzonti marciando un po’ da solo, privo della tua guida sicura!"
" Esagerata! Non ti stanchi mai di coccolarmi?"
Occhi di freddo carbone, su schegge di cielo primaverile:
" No, rimane il mio sport preferito! Come ha preso, il mondo accademico, la morte di Bulma e l'attuale crisi della Capsule?"
Gohan aveva sollevato lo sguardo al soffitto, perdendosi per un attimo nella contemplazione dei riflessi, creati dalle gocce di vetro del lampadario:
" Anche se era molto, che Bulma non creava più qualcosa di sconvolgente, tutta la comunità ne ha pianto la sua scomparsa. Non solo della mente più brillante degli ultimi anni, ma anche della splendida donna che la conteneva!"
" Devo diventare gelosa, signor Son? Solo a me possono essere riferite certe affermazioni dalle tue labbra! Oppure non è più così?"
" Videl, non fare la sciocca!" era arrossito, come sempre era stato, " piuttosto, sono in pena per la Capsule! Trunks sta combinando dei gran casini negli ultimi tempi. Quella storia del triunvirato non ha fatto che accrescere i dubbi dei compratori. Una nuova azienda emergente, sta progettando una tecnica di riduzione alternativa. Nuovi esperimenti si stanno susseguendo in questo campo, presto il brevetto del padre di Bulma potrebbe diventare obsoleto!"
" Quel ragazzo mi preoccupa molto! Pan mi ha detto di non essere riuscita più a parlargli, per quanto abbia tentato di chiamarlo alle ore più assurde, il telefono era occupato! Quando è andata alla sede ufficiale, per accertarsi della sua salute, nessuno le ha risposto! Potrebbe accadergli qualcosa!"
" Sei troppo pessimista! Forse, è solo stanco di nostra figlia e non ha l'argomento adatto per esprimere i suoi sentimenti! Non vuole ferirla ed allora cerca di allontanarla per vie indirette! Se l'azienda è così in crisi, è naturale che non abbia tempo per certe cose!"
" Gohan, pensi che Pan non meriterebbe un po’ del tuo appoggio nella sua battaglia? Lo so che lo fai perché il tuo sangue ti urla che è solo tua! E' una parte di te, come lo è di me! Vorrei anch'io che la nostra piccolina restasse con noi per sempre. Nell'immutabilità. Ma non è così, non può funzionare in questo modo. Anche se li divide una gran distanza, loro sono già insieme! Non so perché lo senta così nitido, forse perché io avevo torto e tutti gli altri ragione sulla storia del destino."
Gli occhi neri erano guizzati di nuova curiosità:
" Esiste qualcosa di già scritto che unisce le persone, come le due parti di un cerchio perfetto. Pan è completa solo con Trunks. Lui è completo solo con lei. Anche se non si somigliano in nulla, anche se i loro interessi e comportamenti sono diversi. Hanno due indoli opposte, eppure sono una cosa sola! Come me e te. Dovrai cedere all'inevitabile! Del resto puoi scegliere: perdere una figlia o ritrovare un fratello minore!"
" Non riuscirò mai a batterti, Videl Satan! Per quanto m’impegni, per quanto mi riprometta di resisterti, le tue parole mi piegano, sempre! Sei soddisfatta?"
" Non proprio, preferirei tornare giovane e bella!"
" Stai insinuando, che io sono vecchio e brutto? Come puoi ferirmi sempre così!"
Ma il viso era rasserenato, mentre slanciandosi improvvisamente la coglieva di sorpresa con un gentile abbraccio.

Tutto sommato la giornata era trascorsa nella tranquillità del riposo.
Il lunedì, che per molti era sinonimo dell'oneroso ritorno ai propri doveri, era il suo unico giorno di totale relax. Anche se la lunga mattinata era trascorsa in un attimo, poltrendo nelle calde coperte, aveva potuto degustare un pranzo degno di tale definizione. Il suo spettro era in università per dei colloqui e questo gli aveva lasciato campo libero nella sua cucina.
Ed ora, che il pomeriggio volgeva al termine, poteva dirsi soddisfatto d'esser riuscito a dare all'appartamento un po’ d'ordine. Sospettava, per gentile soffiata dell'insostituibile nipotina, che sua madre avrebbe presto fatto una visita alla sua proprietà, per sincerarsi delle sue condizioni e per iniziare le consuete pulizie primaverili.
Un leggero sbuffo era uscito dalle sue labbra.
Non aveva nessuna possibilità di contrapporsi al suo volere, non poteva che cercare di limitare l'entità del lavoro che l'aspettava. Più avrebbe reso linde quelle stanze, meno duro sarebbe stato il suo giudizio e questo, forse, non avrebbe investito anche la sua strana coinquilina.
Aveva fatto visita ai Paoz una settimana prima ed aveva atteso per l'intera mattinata la buona occasione per parlare di quella nuova relazione con sua madre. Era un uomo ormai maturo, eppure desiderava intensamente farla ancora partecipe della sua vita, perché non pensasse d’essere la responsabile del suo allontanamento da quella vallata.
Lei aveva fissato con attenzione un punto invisibile alle sue spalle e poi aveva stirato le labbra in un sorriso un po’ secco:
" Sei innamorato di lei?"
Solo un sussurro gentile, eppure velato da qualcosa di meccanico.
" Sì "
Due semplici lettere.
Non aveva dubbi.
Chichi Gyumao aveva fatto scemare il suo sorriso accennato, alzando ancora gli occhi nei suoi, così simili, lo sapeva, a quelli di Lui:
" Lei è come suo padre, forse anche più egoista di lui!"
Le parole lo avevano ferito come aghi incandescenti, non gli sembrava possibile udire quelle cattiverie dalle sue labbra:
" Bra è fragile e immatura! Non diventare per lei scoglio al quale aggrapparsi, come al funerale! Se fra di voi sta nascendo qualcosa d’importante, il vostro rapporto deve equilibrarsi! Dovete essere due individui autonomi, che sono disposti a sacrificare una parte di sé per darla all'altro!"
" Lei ha subito tutte queste perdite, sai quanto li amasse! Come potrei negarle il mio conforto e sostegno!"
Non riusciva a comprendere cosa vi fosse di sbagliato nella loro relazione:
" Non ti ho detto di negarle nulla, solo non permetterle di essere viziata dal tuo amore! Tarperesti la sua capacità di giudizio ed anche la tua! Diventereste due egoisti, prigionieri di un mondo d'amore perfetto ma esclusivamente vostro! Non sarebbe degno di te!"
Aveva chinato il capo, schiacciato dalla sincerità di sua madre. Era mancato molto da casa, non vedeva suo fratello, se non in occasioni purtroppo funeree; per quel che riguardava sua nipote, visto l'antagonismo di Bra per la più giovane Son, l'aveva esortata a venirlo a trovare esclusivamente al pub. Si era allontanato anche da Marron, per non parlare del prolungato silenzio con Trunks, ormai calcolabile sul metro dei mesi.
Un nuovo sospiro, non c'era che dire, sua madre sapeva sempre come farlo sentire in colpa. Fortuna che, oltre ad avergli insegnato le sue ferree regole morali, aveva aggiunto al campionario anche un gran numero di ricette culinarie, come il rapido piatto di carni fredde di cui stava preparando il contorno con attenzione.
L'aura si era improvvisamente fatta sentire appena oltre la porta, una cosa parecchio inusuale considerato avrebbe dovuto percepirne l'eco a grande distanza. Era sicuro di aver prestato la massima concentrazione.
" Ciao Goten, com’è andata la giornata?"
Era entrata lasciando la giacca beige sulla poltrona, mentre si dirigeva a lunghi passi verso la sua camera.
" Bene! In università, tutto a posto? Sei tornata più tardi del solito!"
" Non c'è nessun problema, cosa c'è per cena?"
La voce lo raggiungeva ovattata attraversando la porta ben sigillata del suo bagno personale.
" Un piatto nuovo, ma non tocchi nulla se prima non mi saluti come si deve!"
Era la norma, un bacio al cuoco, qualunque fosse poi il risultato del suo lavoro. Era un gioco per sciogliere un po’ l'imbarazzo, che destava spesso il ragionamento sui loro sentimenti.
Bra era avanzata con un balzo alle sue spalle, stampandogli un casto bacio sulla guancia, almeno nell'intenzione, giacché il cadetto, sfruttando la velocità del suo potere, aveva volto il viso ed accostato le sue labbra a quelle della giovane, per un breve istante, sino a scostarsi come scottato.
Bra, stupita, si era sciolta dall'abbraccio fissandolo, intimorita da un gesto così esule dalla sua natura:
" Cosa c'è, Goten?"
La sua voce si era incrinata, mentre il cadetto risollevava lo sguardo nel suo:
" C'è qualcosa, vero? Una cosa diversa? L'ho sentita anche qualche giorno fa, poi non ci siamo più...ma ora l'ho sentito di nuovo! Sei diversa!"
" Non riesco a capire, cosa stai dicendo? Sono io, sono Bra! Nessun alieno si è impossessato del mio corpo per conquistarci!"
Aveva cercato di sdrammatizzare con un'alzata di spalle accennata.
" Non riguarda gli alieni! Tu...insomma...aspetti un ..."
" Cosa! Come diavolo ti viene in mente! Chi ti ha detto che aspetto tuo figlio? Marron, quella vipera, mi ha incastrato! Giuro che me la paga, magari ha pure avvisato Trunks! Arpia!"
"Bra!" l'aveva stretta per le braccia, obbligandola a fissarlo " E' così? Davvero dentro di te..."
Pareva non osare continuare, e ad esser sinceri, Bra avrebbe potuto sbranarlo, se si fosse vantato della sua virilità.
Aveva annuito distrattamente, già riflettendo sulle dinamiche da utilizzare nella vivisezione della giovane infermiera:
" Ti ha chiamato, allora?"
" Chi doveva chiamarmi?"
Sembrava il cadetto si fosse svegliato solo in quell'istante:
" Marron, ti ho detto!"
" No, l'ho sentito nel bacio! Me lo aveva detto Gohan, quando Videl aspettava Pan, lui aveva avuto una sensazione diversa, come di qualcosa d’amarognolo. Tuo padre gli spiegò che era una forma d’autodifesa della vita appena germogliata. E' come se il piccolo abbia marcato la sua presenza, per impedire che un'altro individuo varchi il suo territorio. Se è particolarmente fastidioso, può darsi che si tratti di un maschio!"
" Ma se voleva una donna, questo sajan in calore, non era certo fermato da un bacio amaro? Non mi sembra un gran sistema di sicurezza!"
" E' circa quello che gli chiesi io all'epoca. Il tuo paparino sorrise in un modo decisamente inquietante, aggiungendo, che toccare una sajan che ospitava una nuova vita, era il reato più grave. Secondo solo all'omicidio fra consanguinei. Del resto, era un popolo che dilaniava pianeti per sostentarsi!"
Bra aveva chiuso a fatica la bocca, non solo l'aveva stordita con la sua schiettezza, ma il viso era illuminato di un sorriso sincero:
"Però, tuo fratello lo ha sentito con Pan! Sinceramente, non me ne stupisco! E' un maschio!"
" Si, ma era quasi al terzo mese, e poi, era un sapore acido come limone! Ti assicuro, che io non ho mai sentito niente di più tremendo!"
Sembrava trattenere a fatica le risa.
" Quindi, non avremo neppure la possibilità di baciarci?"
" Sarà un'attesa ben ricompensata credo!"
"Tu dici?"
" Un nuovo essere, completo in ogni dettaglio, solo nostro! Io non so se riuscirò a non morire quando lo vedrò!"
L'aveva abbracciato con lenti gesti, assaporando il suo profumo fresco:
" Hai fatto il miracolo!"
Solo un sussurro.
" Prima però, dobbiamo sposarci!"
Il telefono squarciò l'aria, facendoli sobbalzare dal morbido divano, dove erano sdraiati. Era bastato il cenno d'un pensiero, perché il tasto della segreteria si inserisse, isolandoli ancora nel loro cristallino paradiso.

"E' inutile che insisti! Come vedi è scattata ancora! Dovresti smettere d'esser così insistente!"
" Taci, sono sicuro che adesso risponderà! Lui non può avermi abbandonato in questo modo, siamo come fratelli, accorrerà in mio aiuto e vi scaccerà definitivamente!"
" Risponde la segreteria telefonica di Goten Son, ora non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico!"aveva scimmiottato la voce meccanica all'orecchio, riprendendo con ugual tono:
" Tranne se sei Trunks, piantala di lasciare inutili appelli d'aiuto! Per conto mio, puoi andartene all'inferno, come meriti!"
Il sorriso si era disegnato beffardo sulle belle labbra.
" Smettila!"
Aveva gridato con quanto fiato aveva in gola, continuando a coprirsi con le mani gli occhi, per impedire che quell'essere immondo inondasse con la sua presenza le iridi stanche.
" Che maleducato! Non mi sembra di averti insegnato questo comportamento!"
La seconda voce, stridula come un graffio sulla superficie di una lavagna, si era alzata dal suo fianco, solo pochi istanti prima, sgombro da ogni presenza.
" Voi non dovreste essere qui! Ve l'ho già detto, verrà e per voi non ci sarà più alcuno scampo!"
" Hai sentito? Ci lancia gli ultimatum... e noi, che volevamo fargli un regalino speciale, del resto ci fa così spesso compagnia ultimamente. Le bottiglie di vodka che ci dona, pur di averci attorno, sono come manna dal cielo, per noi umili servitori!"
" Non voglio che mi stiate così vicino!"
Gli erano prossimi, non solo la cosa era avvinghiata con le braccia scarne e bianche al suo polso, ma anche quell'altro essere, la carnagione più scura, il viso smunto, gli occhi rossi iniettati di sangue, era a soli pochi centimetri da lui. In piedi, imponente, lo sovrastava. La sua mano, fredda come il ghiaccio, aveva passato un dito a disegnare i contorni del suo viso, sino ad incidere più dolorosamente sugli occhi.
Aveva pensato d'alzare un braccio e spazzare lontano quegli impudenti, quando tutto era rifluito, come ormai era consuetudine, in un mare di ondeggianti colori, mentre gli oggetti danzavano, come fossero divenuti la morbida materia con la quale amano tanto destreggiarsi i bambini.
Un crescendo di luci si accendeva, andandosi a mischiare agli oggetti ormai fluido liquido, sino a portarlo a sprofondare. Incapace di far altro che aggrapparsi al divano, come ad una roccia sicura, ma anch'esso aveva preso lentamente a sciogliersi. Le sue mani vi affondavano come in una bolla.
Privo d'un appoggio, aveva urlato ancora invano, ora ingoiato dalle tenebre più profonde.
La sensazione di precipitare l'aveva soffocato, ormai privo d’ogni potere era semplice umano, mercé della caducità dell'esistenza.
Sentiva l'aria gonfiare a vuoto i vestiti, sino all'intravedere il suolo sempre più vicino, come la locomotiva incalzante d'un treno, che corra nella nebbia.
Aveva urlato sino a sentire la gola ardere di dolore.
Aveva spalancato gli occhi nel chiarore della sua camera.
La calda luce del mattino entrava dalla finestra appena socchiusa, mentre una figura sorridente lo guardava placida:
" Era ora che ti svegliassi! Temevo di dover inviare tuo padre a scuoterti! Non avrei potuto però assicurare per la tua incolumità!"
Era sua madre, i corti capelli accomodati con eleganza dietro le orecchie, il vestito dai colori caldi, faceva risaltare ancora dolcemente il contrasto con la chioma azzurra. Il viso, anche se segnato da rughe, manteneva il dolce fascino, che tanti uomini ancora apprezzavano, con gran disappunto dell'individuo, che aveva sentito borbottare dal piano inferiore:
" E' in piedi?"
" Certo! Non essere così impaziente, altrimenti sembrerà, che anche tu voglia venire con noi tre!"
" Neanche morto!"
Il gioco aveva avuto nuovamente inizio.

Ringrazio sentitamente chrystal, sia per il commento allo scorso capitolo, che per avermi sempre seguito sino alla fine di "Element"!Dici che non ho esagerato nella decadenza di Trunks? In un certo senso ho sempre nutrito questo dubbio su questa storia!
Grazie anche ad ary22, non esitare a dirmi se qualcosa ti colpisce negativamente!
Miacaracara, so bene che questa storia è un pò "vecchia" ma spero che continuerai a lasciarmi i tuoi commenti, non ne ho mai ricevuti molti, quindi sono un pò in astinenza! (Che autrice pretenziosa! Nd tutti) Sono molto felice che tu apprezzi anche le mie fanart! Qual'è la tua preferita? (Che autrice terribilmente curiosa! Nd tutti)
Alla prossima Xellass

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Capitolo 7
*** Game over or continue? (2) ***


Capitolo 7 - Game over or continue? ( 2 )

Trunks aveva ingoiato a fatica, alzandosi traballante e portandosi davanti allo specchio.
Era senza dubbio un terribile sogno, eppure anche concentrandosi, non riusciva a destarsi da quel presunto torpore. Sua sorella, sfolgorante di uno stretto e sin troppo corto completo porpora, aveva infilato la testa, coronata dalla lunga chioma, all'interno della sua stanza, non mancando di apostrofarlo:
" Cosa diavolo stai facendo lì imbambolato dinanzi alla specchiera Trunks? Siamo già un po’ in ritardo, oppure non sai che cosa metterti per incontrare la tua fiamma!"
" Che cosa stai dicendo?"
Era inverosimile, eppure sembrava che gli dei avessero donato a lui una seconda possibilità, più si concentrava sugli avvenimenti, che avevano segnato il suo declino, più questi parevano sfumati dalle luci di un incubo.
Doveva cercare delle prove, valutare se si trattava veramente della realtà.
" Sto solo dicendo...ma mi ascolti quando ti rispondo, presidente?"
Aveva annuito febbrilmente, se si trattava d'un illusione lo avrebbe scoperto:
" Per arrivare sino a Papaya in tempo per l'inizio del torneo, dobbiamo partire fra meno di una ventina di minuti, quindi mettiti un vestito, che non ti faccia sembrare un cinquantenne e raggiungici! Farai colazione sul jet!"
" Papà non verrà, vero?"
Bra aveva sollevato gli occhi al cielo:
" Non saprei, ieri lo ha ripetuto dalle quaranta alle sessanta volte, ma conoscendolo, se succederà qualcosa d’interessante, si farà sicuramente vivo!"
" Devo parlare con lui!"
Aveva indossato rapidamente pantaloni e maglia del giorno prima, inciampando nella rapida corsa verso il soggiorno. Una ventata di nuova convinzione illuminò i suoi lineamenti, giacché il dolore non aveva fatto che portare ancora più limpidezza nel mondo che lo circondava.
Era un incubo, come sempre aveva sostenuto, una terribile possibilità di perdizione, che però si era consumata solo all'interno della sua mente.
La televisione programmava pigramente le previsioni meteorologiche dell'intero continente, segno che a qualcuno, adagiato sul grande divano, interessava conoscere cosa li aspettasse oltre quel lungo volo.
" Che cosa danno le previsioni?"
" Sono tutti preoccupati per via di una perturbazione, vi converrà prepararvi alla pioggia!"
La voce profonda ed al contempo gentile, anche alle sei del mattino, non v'era l'ombra del sonno.
"Sono state trasmesse le schede dei dieci finalisti?"
" Si, tutta plebaglia di scarso interesse. A parte Pan e Ub, poi altri nomi assurdi, continuo a non capire cosa ci trovino i terrestri a ricoprirsi di ridicolo!"
" E' divertente, " ma un brivido freddo aveva attraversato la sua schiena " senti papà, ti ricordi se fra quei nomi vi era qualcosa di simile a "Vikings"?"
" Si, mi pare che ci fosse anche un buffone di quel calibro, perché? Lo conosci?"
Trunks aveva inghiottito lentamente, lanciando un rapido sguardo a suo padre, che ancora gli volgeva la schiena, alla vista solo la testa, ancora rivolta al televisore.
Il principe, probabilmente incuriosito dal silenzio del giovane, aveva volto appena il viso di profilo portando un braccio sulla sponda sinistra.
" Cosa c'è? Hai perso la voce?"
Non aveva alcun dubbio, suo padre portava lo stesso vestito dell'incubo; altrettanto valeva per Bra, che scendendo le scale rivelava aver preferito all'ultimo minuto una gonna più lunga; quanto a sua madre, anche lei portava ora i vestiti infausti di quel giorno, la catenina rilucente al collo.
Un senso di vertigine lo aveva colto, come le certezze sino a quel momento costruite fossero collassate miseramente e non gli restasse che chinare il capo hai prossimi eventi.
Stretti i canini sulle labbra sino a sanguinare, aveva giocato l'ultima carta: avrebbe cambiato il futuro. Era Trunks, era il destino, per quello era nato, come il suo alter ego. Il cerchio si chiudeva perfettamente, dando significato a tutte quelle indicibili sofferenze.
Il vento blu della speranza aveva preso a spirare nuovamente, anche senza sfere del drago e senzu.
Era balzato oltre il divano con eleganza, sguardo basso per non esser intimorito dalle incomprensioni, aveva rivelato la verità della quale era portatore:
" Papà, ascolta, è difficile da spiegare, ma so che quel concorrente è un alieno! Ora, non ricordo da che galassia veniva, ma vuole usufruire del torneo per..."
" ...diventare il signore della Terra!"
L'aveva imboccato Vegeta.
" Non sto scherzando papà, lo so che è inverosimile, ma ti assicuro che è così! E' potentissimo! Può usare l'elettricità e poi il suo corpo è costituito..."
" ...di una materia liquida, che può divenire dura come il metallo, parecchio tagliente per la precisione!"
Trunks aveva inghiottito stupito:
" Vuoi sapere come lo so?"
Aveva ripreso improvviso suo padre:
" Non è per quello che stai pensando ora! Non lo conoscevo affatto, mai sentito nominare! E' un po’ tardi per cercare di mettere una toppa alla mia morte, non credi?"
Una mano fredda si era chiusa sulla sua gola, mentre l'altra si serrava dolorosamente sul braccio rialzato, tirandolo. Aveva sentito la mano affondare nelle carni di suo padre, morbide e tiepide.
Il foro lasciato dall'onda di potere era, se possibile, ancora più ampio.
La carne annerita e logora era coronata da creature bianche, simili a piccoli bruchi.
Un conato era salito dall'esofago del ragazzo, il braccio era ancora incastrato nel torace, mentre le piccole creature divoravano le carni morte con bramosia, strisciando ceche e lente anche verso i suoi muscoli tesi.
Incapace d'urlare, giacché il suo respiro era soffocato dal lezzo nauseante, aveva cercato di allontanarsi da quel contatto.
La voce alfine era uscita quando i suoi occhi avevano incontrato, sotto la luce del sole appena sorto, i lineamenti del suo viso.
L'immutabilità che tanto era stata invidiata non esisteva più; la pelle scurita, olivastra, era attraversata da una rete fitta di rughe, era dimagrito sino all'osso. I denti erano al contrario intatti, sembravano nel complesso ancora più lunghi e pericolosi.
Trunks aveva distolto lo sguardo, mentre qualcosa d’umido cominciava a scendere lungo le sue guance sudate. Le orbite spaventosamente vuote di suo padre lo fissavano con ferocia, mentre riprendeva la parola:
" Hai visto qualcosa che non ti piace? Non sono forse più il tuo splendido modello, ora? Eppure questo è lo stato attuale del mio corpo. Mi sto decomponendo lentamente, mangiato un pezzo alla volta da queste dolci creaturine?"
" Smettila" aveva risposto con un soffio disperato, scostandosi dal contatto forzato.
Due braccia meno potenti, candide come la neve lo avevano stretto da dietro, quasi con dolcezza.
Il viso sfatto e ingrigito di sua madre si era appoggiato al suo:
" Tesoro, cosa c'è che non va? Tuo padre è tornato, come ti avevo sempre predetto! Ora, noi tre resteremo insieme per sempre, non ti piacerebbe, caro?"
Aveva cercato di asciugare con la manica le lacrime, incapace di sfuggire loro, aveva deciso di temporeggiare:
" Bra! A lei non pensate? Anche lei è della famiglia!"
" No, lei può restare. Al contrario di te è innocente! Lei è solo una vittima degli eventi, ma tu, hai contribuito alacremente alla nostra eliminazione per questo, per farti un regalo, siamo tornati da te!
Ti piacerà il luogo dove andremo! Certo, all'inizio farà un po’ male, solo un pochino, ma poi, noi tre potremo tornare una bella famiglia! Devi solo fare quel piccolo passo!"

Trunks aveva negato lentamente, non voleva fare una cosa del genere, aveva promesso che non avrebbe mollato. Era troppo importante, eppure sembrava che ora anche quelle parole avessero perduto di significato. Restava solo quella luce:
" Pensi di meritarla? Sinceramente Trunks, guardati, la potresti rendere felice? Non credo proprio. Sei un relitto d'uomo, ormai! Inoltre, ora che tutto è allo sbando, la getteresti in pasto agli avvoltoi! Bel dono d'amore le faresti! Se la ami davvero, lasciala libera di trovarsi un compagno migliore!"
" Ma io, non so come..."
" Ti insegno io."
Era nuovamente suo padre a prendere la parola, anche se ogni respiro era accompagnato da un leggero sibilo, per via dell'aria che usciva da un polmone traforato.
" Cosa mi insegnerai?" aveva chiesto con un pigolio, ormai docile.
" Brandisci quella bella spada, quella che non usi mai. Vai dove sai e fa un taglio netto alla carotide. Non temere, se finisci le ultime bottiglie, sarà tutto più semplice! Un piccolo sforzo e saremo nuovamente insieme per l'eternità, bambino mio!"
Un urlo si sollevò spezzato, rimanendo inascoltato nel chiasso della sera primaverile.

Goten aveva aperto gli occhi lentamente, il sapore amaro di quel singolo bacio, anche se annunciava il dono più inatteso, si era unito alla strana sensazione d'aver lasciato qualcosa d’incompiuto.
Bra si era volta appena, appoggiandosi alla sua spalla pigramente.
Avevano sonnecchiato sino al mattino abbracciati.
Un lungo sbadiglio era sfuggito dalle fauci del cadetto, mentre si sollevava leggermente a sedere, destando immancabilmente la giovane compagna:
" Buongiorno spettro, come va?"
" 'giorno! Non è presto?"
" No, ad esser sinceri è parecchio tardi! Sono quasi le dieci di martedì, io devo ricontrollare le liste della fornitura!"
Bra aveva sorriso brevemente, facendo mente locale:
" Martedì, giorno pari, tocca a me cucinare! In realtà, ecco, non ne ho nessuna voglia!"
Schietta e sincera, ma Goten l'aveva interrotta con un bacio a fior di labbra:
" Da oggi sei esonerata da tutti gli sforzi superflui, anche se un po’ dovrai tenerti in forma, so che il moto fa bene! Non hai avuto episodi di nausea o altro? Quando devi andare per le prime visite? Fra quanto si vedrà il piccolo feto? Voglio esserci, sia chiaro!"
Bra aveva stirato un leggero sorriso:
" Calmati! Ti stai comportando come un ragazzino! La nausea non mi è ancora venuta, anche se ammetto d’essere molto più assonnata del solito. Per le prime visite, ne ho una fra quindici giorni, di controllo, inoltre ci vogliono tre mesetti perché si veda qualcosa di rilevante!"
Gli occhi del giovane si erano oscurati ancor più:
"Non sembri felice?"
" Vedi Goten, non è che non sono felice, è che sto ancora frequentando l'università! Avrei voluto avere una storia completa con te, non una corsa contro il tempo! In realtà ora non hai scelta, se non vuoi che tutti ti additino a delinquente, sei obbligato a sposarmi!"
" Senti Bra, come sono scappato dai Paoz, potrei scappare anche da qui! Io voglio quella nuova vita, la voglio tanto quanto desidero vederla crescere insieme a te, anche se non sono un tuo pari! Il nostro mondo perfetto è andato a rotoli sei mesi fa, ma se mi ha portato sino a qui, a me va bene!"
" Non provo nulla per lui, è come un peso, anzi, ad essere sincera, se penso a come diventerò fra qualche mese, mi verrebbe voglia di rimandare tutto!"
" La sua vita è questa e nessun'altra! E' la sua possibilità! Capisco che sarà dura, ma anche come balenottera, io ti vezzeggerò sino alla nausea!"
" Ci conto, altrimenti diventerò a tutti gli effetti la ragazza madre, che già sembro! La casata dei Brief si contorcerà dal regno dei morti!"
" Forse Vegeta verrà a tormentarmi in sogno, ma gli dimostrerò che sono un buon marito e padre! Siccome è un maschio, potremmo già pensare al nome, tu che dici?"
" Mi piacerebbe il nome di mio padre! Ha fascino! Poi è molto regale, a te non piacerebbe?"
Aveva sorriso, soddisfatto del risultato delle sue parole:
" E' un nome imponente! Il problema, è che non so se riuscirei a rimproverare un bambino, che si chiama così! Immaginati la scena: - Possibile, che tu non abbia ancora imparato a non fare più la pipì a letto, Vegeta! Fa più attenzione! -Non ci riuscirei mai!"
Bra aveva cercato di trattenere le risa, rincarando:
" -Vegeta hai fatto i compiti? Hai preso la merenda?- Ed a scuola, anche peggio:- Son Vegeta, vieni alla lavagna..-
"-...Ed elenca i pianeti che hai conquistato oggi!-" sbottò il cadetto, prendendosi un cuscino dritto in viso.
" Lasciamo la memoria di papà riposare e cerchiamo qualcosa di più adatto"
" Chissà se somiglierà a me o a te?"
" Di solito, prendono dagli zii!"
Un attimo di silenzio.
" Magari potremmo sperare di esser risparmiati dal terribile color caramella di mio fratello maggiore!"
" Non è poi così male, quando ci fai l'abitudine!"
" Parla quello che ci ha dato una leccata, la prima volta che li ha visti!"
" Almeno gli occhi io spero siano chiari, azzurri come i tuoi mi piacerebbe moltissimo!"
" Certo, dalla tua parte non c'è una gran fantasia!"
" Senti, se magari evitiamo la fronte del tuo..."
" ...e l'idiozia del tuo!"
Erano rimasti un istante a guardarsi l'un l'altro, prima di cominciare un'agguerrita battaglia a suon di cuscini.
Guerra interrotta, dopo soli pochi affondi, dal suono improvviso del telefono.
" Lascialo perdere, ieri ho messo la segreteria! Fra un momento la smette!"
Aveva sorriso la giovane, baciando a fior di labbra il compagno, ma il suono non era cessato, al contrario, la chiamata era stata inoltrata automaticamente:
" Questo è il numero cui risponde Bra Brief, spero. Sono Irina Deyteck, la segretaria alla presidenza di vostro fratello. Se siete in casa, siete pregata di rispondere immediatamente al telefono! E' particolarmente urgente!"
Si erano volti stupiti, mentre Goten allungava lestamente la mano prendendo il telefono:
" Sono Son Goten, cosa è successo?"
" Desidero parlare con Bra, è con lei?"
" Certo!"
Il telefono aveva cambiato rapidamente mani, anche se la voce alzata della donna e la prossimità del cadetto, l'avevano resa perfettamente udibile:
" Vorrei poter parlare liberamente?"
Goten aveva sollevato lo sguardo dubbioso, Bra aveva risposto positivamente, ignara della ventata di parole che li avrebbe travolti:
" Dove diavolo vi eravate nascosta! Sconsiderata d'una Brief! Avrò lasciato quattro messaggi in questa maledetta segreteria! Sono nove giorni, con stamani, che non ho notizie di vostro fratello maggiore, che ammesso vi interessi, non risponde ad alcun richiamo telefonico! Vorrei sapere dove diavolo avete la testa! Fosse per me, vi estrometterei dall'eredità! Quanto a lei, Son Goten,... " il telefono era passato, come bruciasse, da una mano all'altra " ...mi auguro che al presidente non sia accaduto nulla o lei sarà il primo a subirne le conseguenze! Anche se ora è benestante, non è questo il modo di comportarsi con chi si è fatto carico di tutte le vostre spese, quando brancolavate nel buio! Sono a conoscenza del vostro potere speciale, ma questo non vi salverà, lo giuro! L'avete lasciato affondare da solo!"

Aveva buttato il cellulare a terra con stizza, restandolo a fissare un lungo momento. Dimentica di non trovarsi all'ultimo piano, nel suo ufficio personale. Avvedutasi della numerosa platea, aveva sbattuto il pugno sul tavolo, facendo schizzare i contabili, che avevano ascoltato ogni sillaba, alle loro scrivanie.

Goten aveva ingoiato a fatica, incredulo.
Aveva fissato assente la segreteria, che continuava a lampeggiare silenziosa. Aveva introdotto la telefonata della donna, perché priva dello spazio per registrare ancora messaggi.
Il volto si era sollevato in direzione della giovane Brief, che in silenzio aveva preso a passarsi il lenzuolo candido fra le mani, in evidente imbarazzo:
" Cosa non mi hai detto?"
Era chiaro quei gesti meccanici celassero malamente qualcosa di non espresso.
" Bra, mi avevi detto che Trunks non voleva, ne vederci, ne sentirci, per via della nostra relazione, ma che stava bene!"
" Mi ha buttata fuori, ha minacciato che mi avrebbe ammazzata se gli fossi capitata ancora davanti e..."
"...e...?"
" Ed era ubriaco!"
Aveva tratto un profondo respiro, balzando in piedi e prendendo i vestiti con slancio, indossandoli imitato dalla giovane, si era avviato verso la porta:
" Vai alla sede ufficiale?"
" Andiamo! Se sei stanca, ti porterò a spalle, ma verrai con me! E' il nostro peccato, vi porremo rimedio insieme!"
" Non avverti Gohan?"
" Fossi matto! Se la situazione è risolvibile evitando la sua paternale è meglio, non credi! Non me la sento di mettere ancor più in cattiva luce Trunks ai suoi occhi. Almeno questo posso farlo!"
" Tornando al discorso di prima, ci trasferiamo di nuovo in capitale? Questi voli disperati, cominciano ad esser un po’ troppo frequenti!"

Aveva sicuramente battuto il suo record personale di trasvolata.
Approfittando di un contrattempo di Bra, aveva dato un rapido ascolto all'ultimo messaggio, prima di partire.
La voce quasi irriconoscibile, parole ad accavallarsi, come non riuscisse quasi più a parlare, ma era quel poco che aveva compreso a fargli rimpiangere, non solo di non aver mai appreso il teletrasporto, ma anche di aver chiesto alla giovane di seguirlo. Era il loro torto comune, ma quello che poteva trovare l'avrebbe distrutta. Non potendo ritrattare, senza destare sospetti ulteriori aveva dovuto accettare la sua presenza.
" Pensi che si sia ammalato?"
Era la voce leggera della sua donna che gli sfiorava l'orecchio, giacché era ben assisa sulla sua schiena, come su una slitta da neve.
" Forse"
Aveva tagliato, mentre le parole tornavano alla sua mente:
-" Mi dispiace tanto per quello che è successo, ma loro mi hanno dato la possibilità di risarcire ogni danno! Loro mi hanno indicato la via! Presto sarete definitivamente liberi! Pan merita di meglio!"-
Non poteva darsi pace. Non aveva idea di chi fossero "loro", cui faceva riferimento, ma non avrebbe esitato un attimo per scoprirlo.
Non aveva neppure adagiato un piede al suolo, che un piccolo ki-plast riduceva in polvere l'uscio d'entrata, l'intero sistema di chiusure automatiche e un pezzo della muratura esterna.
Erano solo maledetti dettagli.
Bra era balzata a terra, correndo al suo fianco, verso l'entrata. Al contrario della precedente visita, Bra aveva cercato di farsi luce, aprendo ogni imposta, nel vano tentativo di illuminare tutta la grande abitazione.
Il primo piano, la zona degli uffici: era intatta. Salvo la mole di polvere sulle superfici. Nulla appariva alterato.
Avevano salito la scala più lentamente, chiamando a gran voce il giovane. Il nome era suonato un paio di volte in un leggero eco. Inoltratisi nella grande sala da pranzo, attigua alla cucina, avevano iniziato a trovare i segni della sua presenza. Il sistema elettrico era stato manomesso, i cavi estratti e tagliati ed altrettanto era stato col telefono.
" Chi pensi sia stato?"
La voce di Goten tradiva il crescente terrore.
" Credo sia opera di mio fratello, è un lavoro preciso. Col minimo sforzo si potrebbero nuovamente aggiustare!"
" Senti presenze estranee a noi?"
" Nulla del genere, e tu?"
" Niente! Ma facciamo attenzione, forse non è solo!"
L'assenza di corrente, aveva imposto loro di sfondare con altrettanti ki plast le cinque inferriate delle aperture; rischiarando e aerando finalmente i locali soffocanti. I mobili erano intatti, solo ogni superficie libera era divenuta basamento per una bottiglia vuota, come un macabro museo di vetro.
La visione inattesa li aveva storditi per un momento, giacché anche buona parte del pavimento ne era occupato. Solo il loro istinto aveva impedito che le urtassero camminando.
Avvicinandosi, Goten aveva costatato che solo una piccola parte era costituita da analcolici.
Una morsa lo aveva preso all'altezza del petto. Era troppo, anche per un sajan!
Bra era intervenuta però, richiamandolo alla realtà:
" Non credo le abbia bevute tutte! Lo scarico! Io credo che le abbia versate nello scarico!"
" Perché?"
Ma era rimasto un quesito senza risposta.
Erano avanzati ancora sino ai piani superiori, la stanza dei due coniugi era sigillata e forzandola non avevano trovato alcun segno di alterazioni; la camera di Bra era anch'essa immutata, non era così per la camera del giovane. Sembrava che vi fosse passato un uragano: non v'era nessun oggetto che fosse sopravvissuto. Non le grandi librerie, scardinate e distrutte, molti dei volumi erano stati bruciati, giacché il pavimento recava ancora i segni della cenere. La grande scrivania era tagliata in due parti, il computer , abbandonato in un angolo, doveva aver prodotto a sua volta un piccolo incendio. Persino gli abiti erano stati arsi, a giudicare dai residui di tessuto abbandonati sul pavimento ingombro.
Bra aveva ingoiato a fatica:
" Cosa ha fatto?"
Goten aveva scosso la testa confuso, le membra attraversate da un leggero tremore.
Un atto di automutilazione, espressione violenta del desiderio di scomparire.
Aveva stretto più forte il pugno, gettandosi alla Sua ricerca. Sapeva che la teneva in una teca di vetro, ma questa giaceva in un angolo della stanza, in frantumi.
Non ve n'era traccia.
Anche Bra aveva individuato quell'elemento mancante, condividendo i timori e lo sconcerto del giovane.
Erano scesi infine, senza aver trovato altre tracce, pochi minuti dopo.
La grande sede ufficiale pareva deserta. Goten era avanzato a occhi serrati, urtando le numerose bottiglie, che cadendo si frantumavano in un tappeto di schegge cristalline. Aveva cercato di far appello al suo potere, ma una soffocante mole di voci lo aveva obbligato ad abbandonare quella possibile soluzione.
Una breve esclamazione di sconcerto era sfuggita dalle labbra della sua compagna:
" Cosa succede, piccola?"
" Le fotografie, non ci sono più! Gli album sono vuoti ed anche i porta foto! Sono lì, in bella mostra sui ripiani, ma vuoti!"
Era la verità, non vi avevano fatto caso nella loro prima entrata.
Goten aveva cercato di trattenersi dall'urlare la sua disperazione, non lo avrebbero trovato in tempo.
Il gioco era finito, il cerchio si era chiuso stritolando Trunks e portandolo via.
Loro, chiunque fossero, avevano vinto su di lui.
Aveva fregato con rabbia la manica della giacca sportiva sul viso, per richiamare a se nuovamente la concentrazione necessaria per utilizzare il suo potere, quando un dettaglio inaspettato aveva attirato la sua attenzione.
Una sola foto era ancora al suo posto.
Non l'aveva mai vista, era un'immagine un po’ sfuocata, soprattutto la parte con Trunks. Questi aveva gli occhi chiusi, mentre sulla destra Vegeta rivolgeva la sua attenzione lontano dall'obiettivo, verso l'uscio che si apriva fra di loro, come una bocca spalancata. Conosceva quella zona della casa come le valli dei Paoz, era l'unica che avevano scartato erroneamente a priori.
Era balzato verso la scala per scendere, arrestandosi solo un istante:
" Bra, collega nuovamente il telefono! So che ne sei in grado, chiama Marron, dille che è un'emergenza, poi chiama a casa!"
" Sai dove si trova Trunks?"
" Si, è nella fotografia!"
Avrebbe voluto ribattere che non capiva, che v'erano solo cornici vuote dinanzi ai suoi occhi, ma aveva volto l'attenzione altrove.

Un breve sospiro per trovare le parole da formulare, ed il telefono l'aveva fatta sobbalzare, squillando violentemente e strappandole un urlo. Se continuavano in quel modo, avrebbe potuto rischiare di perdere il nascituro, anche se aveva il sangue misto.
Aveva sollevato la cornetta, ripromettendosi che, se si fosse trattato di Irina avrebbe riattaccato. La sua dose di insulti l'aveva già ricevuta, sul personale notes rimanevano le prediche di Marron, quelle di Gohan ed infine la voce stridula di Pan.
Sospirò, portandolo all'orecchio, sostenuta solo dalla speranza di non essere rimasta l'ultima Brief:
" Sono Chichi! Bra sei tu, sono felice di sentirti da Trunks! Gohan e Pan saranno lì fra un'oretta!"
Avrebbe tanto desiderato urlare, ma riuscì a trattenersi con mestiere:
" Si, Trunks è un po’ irreperibile ora, lo stiamo cercando! Spero arrivino il più tardi possibile!"
Aveva riattaccato, impedendogli di cominciare un sermone in sua accusa.
La sua futura suocera poteva aspettare per un momento, visto che ora doveva affrontare l'ennesima prova, ovvero prendere la linea con l'ospedale centrale e farsi passare la bionda.
Le pareva già di sentire le sue esclamazioni di sorpresa trasformarsi in insulti belli e buoni!
Doveva essere destino che le fosse imputata ogni responsabilità.
L'avevano lasciata in attesa.
Aveva sollevato gli occhi con tristezza sulla piccola cucina, che tanto spesso aveva visto animarsi di vita. Lì si riunivano per la colazione, le scodelle di suo padre, zeppe di cereali, le fette di pane appena tostate, dal profumo così invitante. La marmellata, il burro fresco, gli yogurt dietetici di sua madre.
Il suono era ancora nelle sue orecchie, come una musica.
Appoggiato al muro, vicino al forno, era ancora la lavagna elettronica, le batterie, ormai terminate, l'avevano privata della sua psichedelica luce, rendendola simile a un oggetto d'altri tempi.
Come era l'ultimo messaggio che vi era impresso.
L'aveva letto ancora: " Torno presto!".
Come una speranza, un'illusione o forse una beffa ai loro danni.
Aveva preso fra le mani la piccola tastiera, attivando la connessione al testo ed osservando quasi ipnotizzata il lampeggiare della linea nera, sino a far calare il dito sul tasto della cancellazione.
Non un unico gesto, ma un lento avanzare: lettera dopo lettera.
Un Frammento alla volta era scomparso, sino a lasciare la superficie libera dopo mesi.
Aveva sorriso tristemente, riagganciandolo alla parete.
" Pronto Bra, sei tu?"
" Si, sono io, Marron! Sono alla sede ufficiale!"
" E' successo qualcosa?"
" Forse mio fratello si è suicidato"
Una lacrima silenziosa aveva rigato la guancia candida.

La porta del trailer non aveva dato segni di cedimento sino alla quinta spallata.
Era entrato di getto, ma si era trovato sin troppo velocemente inginocchiato al suolo.
Le mani abbandonate a terra.
Trunks non era solo. Anche se a percepire la loro presenza era solo il suo senso d'empatico. Non aveva mai approfondito le sue percezioni teoricamente, quindi non sapeva dire che cosa fosse, probabilmente esseri prodotti dal delirio del suo migliore amico.
Poteva intravederli, creature rese autonome dal loro creatore.
Si muovevano striscianti agli angoli della stanza oscura o come aveva veduto, al suo avanzare con la luce del potere, essi spostavano sulle pareti come lucertole o ragni.
Sollevando ancor più il bagliore aveva intravisto le prime ombre reali.
La spada era abbandonata a terra, prima di fodero, ma dalla lama era ancora immacolata.
Trunks era seduto sull'alteratore, le mani strette alle gambe, sembrava contemplare qualcosa che stringeva nella mano libera.
Dondolava cullandosi leggermente in avanti.
Era avanzato ancora, chiamandolo con un soffio, ma questi non aveva reagito, sino a che non lo aveva scosso:
" Trunks, come ti senti? Stai male?"
L'uomo aveva sollevato gli occhi spenti. Aveva barcollato per un momento, indicando ciò che stringeva con affanno.
Una istantanea spiegazzata e sporca:
" Sapevo che venivi, avevo ragione io...sai è perfetta...questa è quella perfetta!"
" Perché hai preso la spada?"
Era una domanda ovvia, ma doveva testare la sua capacità di razionalizzare gli eventi passati:
"Volevo andare con loro, perché io li amavo, più di Bra! Era il mio premio, ma poi..."
Aveva accennato a voler continuare, ma il suo capo era caduto in avanti, abbandonato su una spalla del cadetto.
" Pensi di aver vinto, vero, Goten! Sei arrivato, ma non è un po’ tardino?"
Li aveva riconosciuti, ora che la coscienza di Trunks era venuta meno e loro inesorabilmente si stavano spegnendo, per tornare a popolare i suoi incubi. Erano simulacri decomposti di Bulma e Vegeta ed erano maledettamente forti, considerato, anche ora, lo stessero fissando con sguardo suadente:
" E' ora di tornare nel limbo! Non è posto per voi! Trunks non verrà!"
" Sicuro?"

Ringrazio tantissimo per i commenti:
Ringrazio anzitutto LadyGaunt, per il commento a due capitoli fa, spero anche questi due ti piacciano altrettanto!
Grazie mille miacaracara, anche se si tratta di due fanart un pò...datate son molto soddisfatta di quei due lavori. Grazie per le tue parole su NG, non certo tutto merito mio, io sono subentrata in un progetto già avviato da Beatrix e sotto la guida di Pan. Non mancare di lasciarmi i tuoi commenti in merito anche a questo capitolo! (Autrice sempre più pretenziosa!Nd Tutti)
Per la scrittrice, ti assicuro che il peggio per il presidente è passato, ("Non gli credere, questo è solo l'inizio..."nd Trunks che ben conosce che lo attende nel corso di tutta la saga)! A parte gli scherzi, confermo che già dal prossimo capitolo il Brief prenderà a risalire la china!
Crystal...sto terminando i sinonimi per ringraziarti dell'attenzione e della cortesia nel confronto delle mie pagine!
Bentornata Lorigeta, spero il brutto periodo passi presto! Così che possa leggere a mia volta il proseguo delle tue numerose fiction! Grazie mille per il commento al termine di "Element"! Un bacione a presto!

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Capitolo 8
*** Derniére espoir (1) ***


Capitolo 8 - Dernière espoir (1)

Un peso leggero, un calore che non provava da troppo avvolgeva il suo corpo, sino alle spalle.
Un profumo di fresco, come se una leggera corrente d'aria attraversasse il luogo nel quale le sue membra forse avevano trovato l'ultimo riposo. A contrastare dolcemente con questo calore, percepiva il fresco accarezzare le guance, per depositarsi poi sulla sua fronte.
Il dolore che aveva attanagliato le sue membra non era cessato, era la punizione, ma al contrario della quotidianità, ora lo percepiva meno violentemente. Non vi erano fitte che attraversavano i suoi muscoli e persino quella sete, che inaridiva la gola e che reclamava sempre nuovo alcool, taceva. Unica leggera incrinatura in quello stato di presunta redenzione, era un prurito insistente poco sopra il gomito sinistro, come un corpo estraneo vi fosse inserito.
" …allora, la verità è che nessuno di voi lo ha visto negli ultimi quindici giorni! A parte Bra, che si è tenuta la verità solo per se!"
Come un fulmine, la voce lo aveva raggiunto, viva, presente. Riusciva a leggervi le pieghe della rabbia trattenuta, non per rispetto, ma per esser sfogata con maggior intensità nelle frasi successive. Tendendo l'orecchio, gli era parso di percepire anche qualche bisbiglio di risposta, ma non aveva potuto decifrare altro nelle tenebre della sua precaria coscienza, tranne la conferma che, nonostante tutto, era ancora vivo.

Bra aveva chinato il capo, distogliendo lo sguardo sia da Marron, che di fronte alla porta della camera dei suoi genitori, pugni sui fianchi, li stava rimproverando furiosa; che dalla più giovane Son, che all'imboccatura della scalinata la passava con due occhi di fiamma, come volesse sbranarla appena gli astanti avessero distratto la loro attenzione.
Aveva cercato il contatto con le braccia sicure del suo compagno, ma per la prima volta lui si era sottratto, continuando a tenere gli arti abbandonati lungo i fianchi, come fossero resi esausti da uno sforzo massimale.
" Come sta?"
Era stata la bassa inferenza di Gohan a tagliare l'aria con la domanda che più stava a cuore.
" Prima di risponderti Gohan, voglio sapere cosa vi ha fatto Trunks per meritare questo trattamento da voi?"
" Pensavo se la cavasse da solo..."
Un pigolio dalle labbra di Goten, che pareva aver trovato qualcosa di infinitamente bello nel gioco di colori della pavimentazione.
" Dammi un buon motivo per non prenderti a schiaffi, Goten! Fortuna che eri il suo amico più fidato!"
" Ti faresti male se mi schiaffeggiassi…"
Aveva cercato di mediare il giovane, nel disperato tentativo di portare la bionda a sciogliere la prognosi ed a permetter loro di respirare nuovamente.
" Hai ragione, ma niente mi vieterebbe di incaricare qualcun altro del medesimo compito!"
Un leggero cenno del capo ed Ub si era mosso. Goten era indietreggiato d'un passo, ma il mulatto lo aveva ignorato, avvicinandosi alle scale e presa per un braccio Pan, era sceso al piano inferiore con lei.
" E' l'unica che merita di ricevere questa notizia con dolcezza!"
Goten era scattato prendendo il colletto del camice, che la giovane infermiera non si era neppure tolta nella corsa sino alla Capsule Corporation. Serrate le labbra in un morso doloroso, aveva obbligato le lacrime a tacere, perché non incrinassero la voce, che voleva sicura:
" Che cosa vuoi dire? Cosa Pan non deve sapere? Lui sta bene! Dimentichi che l'ho trovato io, stai mentendo!"
Marron era rimasta impassibile. Il suo sguardo si era incrinato nella medesima espressione gelida, che aveva caratterizzato tanto sua madre. Aveva appoggiato le mani fredde su quelle del giovane, non in un gesto di conforto, ma con la fredda calcolata gestualità, che si riserva ad un fastidioso sconosciuto:
" Trunks, non c'è più!"
Bra aveva ingoiato a fatica una boccata d'aria, negando col capo. Percepiva anche in quel momento l'aura di suo fratello, anche se simile ad un'onda lontana.
Lui era vivo.
" Bugiarda! Lui è solo privo di coscienza!"
Gohan si era mosso lentamente, sciogliendo con la forza la presa del fratello ed allontanandolo, con la medesima cerimoniosità, dalla giovane infermiera:
" Spiegaci che cosa intendi?"
Marron aveva cercato di scrutare per un istante la maschera di controllata potenza, che era il viso del Son più maturo. Alla notizia che aveva portato, si era spettata di vedere su quei lineamenti una piccola luce di soddisfazione. Nonostante tutto quello che li aveva travolti, aveva sentito di comprendere i dubbi e le preoccupazioni di Gohan. Era un padre, l'affetto per la sua unica figlia, anche alla luce del massacro del Tenkaichi, non poteva che essersi centuplicato.
Il suo allontanamento forzato dal giovane presidente, il suo desiderio di protezione, erano solo frutto dell'istinto.Voleva difendere Pan dalle difficoltà e dagli scandali, che potevano travolgerla senza revoca, se fosse divenuta la compagna di un leader allo sbando.
Si era aspettata esternasse un'emozione di qualche tipo: rabbia, soddisfazione, stizza. Non v'era stato nulla del genere.
Aveva appreso della natura del comportamento tenuto dal giovane senza batter ciglio, neppure quando si era chinato a raccogliere tutte quelle bottiglie.
Gohan, anche ora, pareva inflessibile e distaccato, anche se non aveva mai cercato, né di difendersi, ne aveva sollevato accuse.
Semplicemente attendeva:
" Trunks può aver subito dei gravi danni celebrali per via del delirio e della febbre prolungata. Quando si sveglierà, ammesso che accada presto, potrebbe non essere più lui! Già non ve ne importava più nulla, non vedo cosa potreste farvene se sarà...diverso!"
" Non parlare come se fosse una cosa!"
Era stato ancora Gohan a rispondere con garbo alla sua provocazione.
" Potrebbe esserlo diventato! Stato vegetativo: è il termine che usano di solito per spiegare alla famiglia cosa ne è della persona che amavano!"
" Spiegati!"
Lacrime segnavano la loro presenza negli occhi di Goten. Un misto di rabbia e senso di colpa sporcava i suoi lineamenti, mentre ancora negava alla giovane Brief il suo conforto, che questa aveva trovato, inaspettatamente, stringendo una mano sul suo ventre.
" In poche parole, dipende completamente dagli altri! Come una pianta, si lascia morire se non è sfamata, incapace di parlare e muoversi, aspetta semplicemente la fine del suo ciclo vitale!"
Un pesante silenzio era sceso nel corridoio, interrotto solo dal suono ovattato della porta:
" Basta così Marron, di bugie ne hai già dette a sufficienza!"

Pan fissava imbronciata il giovane moro, che versava ora con attenzione le verdure sminuzzate nella pentola, nella quale lei girava pigramente il cucchiaio.
" Cosa c'è, Pan? Non erano passate come si deve?"
" Perché finisce sempre che io devo cucinare! Marron sta aggiornando il mondo delle condizioni di Trunks ed io, che sono la più interessata, devo starmene qui a preparare un brodo!"
Ub aveva trattenuto le risa, passandogli dolcemente la mano sulla chioma corvina:
" Perché sei l'unica che ne è capace! Tuo zio sarebbe in grado di dar fuoco alla casa dal tanto che è nervoso! Marron non se la cava proprio su questo genere di piatti! Bra ….credo sia un caso limite! Quando Trunks si riprenderà, avrà bisogno di mangiare cose sane! Inoltre, tutti cominciamo a sentire i morsi della fame!"
" Non mi consola! Piuttosto, sai qualcosa sulle sue condizioni?"
" Certo! Sta dormendo tranquillo e la febbre è scesa quasi subito! Ha una fibra incredibile! Io l'ho sempre creduto il più debole fra i mezzosangue, sai è così...pallido!"
" Già, è la sua carnagione! Al contrario di noi Son, che siamo leggermente più scuri della norma, i due eredi di Vegeta, hanno preso l'aspetto esteriore dal ramo terrestre!"
" La cosa sembra che non ti infastidisca! Dimmi, ti sei più fatta avanti dopo il Tenkaichi?"
" Ho provato, come mi avevi consigliato tu! Ho cercato di vederlo e l'ho chiamato, ma non sono riuscita a leggere la conferma che provi qualcosa per me! Non sai cosa darei per essere un po' più..."
" Alta, formosa e matura!"
" Grazie Ub! Ho giusto bisogno del tuo sostegno morale! Ti prego, continua a ricordarmi tutte le mie mancanze, così troverò il coraggio per affrontare la cruda verità!"
" L'unica verità che vedo io, è che Pan Son è riuscita a bruciare la nostra cena perché il suo cervello ha una sola priorità!"
" Ub!"

Marron si era voltata, fissando il giovane a bocca aperta.
I due Son avevano accennato ad avanzare all'unisono, le braccia sollevate in un gesto di sostegno, che Trunks aveva rifiutato, con un lento gesto del capo.
La grossa camicia candida, che ancora indossava, non mancava di far spiccare ancor di più il pallore della pelle ed il contrasto col viso arrossato. Il braccio, dove era stato il flebo sino a pochi minuti prima, presentava una piccola benda di fortuna, che si andava arrossando, segno dell'estrazione, non certo accurata, che ne era stata fatta. La spalla ed il braccio destro erano abbandonati contro lo stipite della porta ed i capelli, lasciati crescere ben oltre l'orecchio, coprivano interamente il lato sinistro del viso, permettendo solo alla lucida pupilla destra di guardarli con attenzione:
" Basta dire bugie!"
Aveva ripetuto più lentamente, mentre la voce più roca del normale faticava ad uscire dalle sue labbra.
Per un istante la giovane bionda aveva preso fiato per esternare i suoi rimproveri, ma era stata ancora fermata:
" Non è colpa loro! Io solo, sono il responsabile! Sono un debole! Sarebbe stato meglio se mi aveste lascito..."
Si era interrotto, giacché qualcuno era balzato dalla tromba delle scale e lo aveva abbracciato d'impeto al collo, facendo tacere le sue parole e portandolo ad aggrapparsi con più forza alla porta, per non cadere all'indietro.
Pan aveva sollevato il capo dal suo petto, i begli occhi neri attraversati a tratti da lampi di preoccupazione e luci di gioia:
" Cosa ci fai già in piedi! Marron ha detto che devi riposare! Dove hai messo il tuo povero flebo, sanguini! Volete aiutarmi a far ubbidire il paziente!"
Trunks non aveva potuto che chinare il capo sulla sua testa scura e sfiorarle con le labbra la fronte:
" Grazie piccola!"
Gohan aveva sospirato rumorosamente, come la frase, che le sue labbra stavano formulando, fosse per lui ardua sentenza:
" Cosa ne dici se per un po' verrai a stare con noi sui Paoz, Trunks? L'aria di montagna ti aiuterà a rimetterti e un po' di compagnia non farà che piacere a mia madre ed a Videl!"
Trunks aveva abbassato il capo, ingoiando le lacrime, il diniego che la sua coscienza distorta gli urlava di affermare e un grido di liberazione, annuendo semplicemente.
" Un'altra cosa..."
Era intervenuta Bra, che voltatagli le spalle si avviava verso il piano inferiore e minacciosamente verso la porta della cucina, presieduta da Ub:
"...diventerai zio fra qualche mese! Goten ha un concetto tutto suo del fare attenzione! Non lo uccido solo perché non troverei un altro, che mi sopporta con altrettanta classe!"
"Credo d'averla già sentita questa frase!"
Pan sorrideva tranquilla, mentre con un braccio guidava dolcemente Trunks sino a sdraiarsi:
" Penso proprio di sì! Era di mio padre, il suo modo per dirti che non provava rancore, quindi, forse sono stato perdonato?"
" Tu non hai ragione di chiedere perdono!Mai!"

Non dovrei chiedere perdono.
Mi è difficile, però, non formulare quella parola. Non dopo tutto quello che è successo a mia madre ed a me.
Anche se distolgo lo sguardo da questo schermo, per passarlo sull'erba fresca di rugiada dei Paoz, so benissimo che non posso più scappare.
Ho dovuto chiudere per fallimento cinque figliali.
La mia debolezza è costata l'unico sostentamento di troppe famiglie, che io ho gettato in mezzo alla strada, anche se il fondo della mia società le manterrà per un anno, l'effimera consolazione di un sostentamento, non cancellerà lo sconcerto e l'odio muto, che ho letto nei volti, quando hanno saputo, che il loro posto di lavoro non esisteva più.
Se fossi forte, ora potrei voltare pagina con decisione. Chiudere questo capitolo infausto e fingere d'esser ancora il giovane principe degli affari.
Inutile dire che i Media mi hanno divorato vivo, sbranato come fossi un agnellino abbandonato dal proprio gregge.
Anche se hanno cercato di dargli le tinte pastello d'una vacanza, questo riposo forzato è una fuga. Sono scappato dal mondo reale, dal fallimento e dalla mia vodka.
La prima domanda che Marron mi ha rivolto, dopo avermi passato con i suoi rimproveri per una decina di minuti, è stata quanto oltre mi ero portato con il vizio di bere.
Avrei tanto voluto non rispondere, fingere di non ricordare, ma la realtà era...

" Allora Trunks, ti ricordi?"
La sua voce era leggermente più bassa, segno che le urla così prolungate dovevano aver portato un bell'arrossamento alla gola della giovane infermiera.
" Io..."
Non volevo rispondere, ma gli occhi celesti erano troppo intensi per accettare compromessi, per di più con un alcolizzato fallito:
" Io...ho cominciato verso novembre, quando mamma è peggiorata al punto da non lasciarmi dormire. All'inizio mi aiutava a stare sveglio al lavoro, correggevo abbondantemente i caffè. Col passare del tempo, ho iniziato a berne per dormire le poche ore che potevo. Dopo che lei è morta io..."
" Hai bevuto da solo tutte le bottiglie che abbiamo trovato in casa?"
Ho chinato ancor più il capo, non voglio che mi vedano in viso.
Non siamo soli: appoggiato ad una sedia c'è Goten, anche se sembra più nervoso di me; accostato alla parete, sul lato opposto, le brune forme di Ub.
Distolgo lo sguardo dalle coperte e lo passo per un istante verso il mulatto.
Vorrei se ne andasse, con il suo viso da bravo ragazzo e l'aura di perfezione e purezza, che tanto affascinava il sajan della leggenda. Sto per chiederglielo, ma la sua espressione mi sorprende. Sul suo viso è disegnato un sorriso gentile, non arride alle mie sofferenze o alle debolezze, il suo cenno è consolatorio, come cercasse di infondermi il coraggio di parlare:
" Io bevevo una bottiglia ogni sera…"
" Ce n'erano abbastanza da riempire, sei volte, la dispensa del pub! Erano tutte vuote! Inoltre, tua sorella conferma che in pieno pomeriggio stavi bevendo!"
" Era già sera! Volevo spaventarla! Io..."
" Dannazione Trunks! Parla chiaro!"
Chiudo gli occhi nell'illusione di scomparire fra le coperte morbide.
Ingoiato dal caldo letto matrimoniale dei miei genitori, che sicuramente dall'aldilà mi hanno ripudiato. Voglio inabissarmi con questa casa, diventare un tutt'uno con lei.
Sparire per sempre.
Quando riapro gli occhi, Ub è il primo viso che incontro. Marron è dall'altro lato del mio giaciglio, sta accomodando il flebo con distaccato nervosismo. Goten è ancora in quella strana posizione, anche se incontro il suo sguardo e riesce a regalarmi un leggero sorriso.
" Stai un po' meglio?"
Un pigolio leggero dalle labbra del mulatto, che ha una voce molto bassa tanto da sembrare la risacca sugli scogli.
Io annuisco con sguardo perso:
" Ti sei sentito male un paio d'ore fa! Ho esagerato! Scusami!"
E' la voce di Marron. Sono stato di nuovo un peso, ma posso ancora rimediare, forse.
Ora che ho dormito, se si può usare questo termine, la mia mente sembra più limpida e posso rispondere al suo quesito d'allora:
" Le versavo nello scarico, le bottiglie intendo! Erano l'intero rifornimento del seminterrato. Erano accatastate in gran numero per la festa del mezzo secolo della corporazione. Avevamo programmato una stagione di party, quindi ve n'erano in abbondanza! Io..ho gusti difficili coi liquori, quel che non mi piaceva… l'ho gettato via!"
" D'accordo! Vedremo fino anche punto sei stato sincero alla prima crisi d'astinenza! Il tuo sangue misto dovrà fare un bel miracolo, per non spedirti in un centro di recupero!"
Tagliano ancora le parole di Marron. La capisco, mi aveva fatto promettere di chiamarla, mi aveva dato tutto il suo appoggio, ed io l'ho delusa.
Spero solo mi possano perdonare un giorno.
La mano di Ub mi passa sulla spalla destra, sorride ancora in modo gentile:
" Sta tranquillo e cerca di riposare sui Paoz! Se vorrai, passeremo a trovarti!"
"Certo che passeremo e sarà per tenerti d'occhio! E' quasi l'una! Cerca di dormire un po', 'l'uomo delle notti bianche' ti darà un'occhiata!"
Marron era uscita, riuscendo a far sbattere la porta elettronica e facendo scoppiare un paio di fotocellule con il suo dono materno: mandare in tilt i circuiti elettronici.
" Non è bellissima quando si arrabbia e comincia a far scintille?"
Un attimo di silenzio aveva risposto all'uscita del giovane campione dei campioni.
" Se lo dici tu..."
Si era volto nuovamente, col suo viso aperto:
" Fra un paio di giorni le passerà di certo! Sino ad allora, cercherò di evitare che torni a mordervi! Buon riposo Trunks!"

Non avevo più memoria di cosa significasse riposare tranquillo. I miei sonni erano sempre popolati da Loro, ma sembrava che la semplice presenza di Goten li spaventasse. Non si erano fatti avanti, lasciandomi dormire sereno per un'intera notte.
Meno roseo è stato l'arrivo sui Paoz, se il calore di Chichi e Videl mi rischiara e riempie le giornate e l'ora dei pasti accanto a Pan, mi ha reso il mio remoto appetito, le notti sono solitarie e raramente tranquille.
Con quale coraggio avrei potuto spiegare a Marron che le altre bottiglie le hanno bevute loro, che eravamo in tre in casa, che erano tornati per torturarmi…
" Trunks, la cartelletta che volevi era questa vero?"
Il giovane presidente aveva sollevato la testa, cercando di celare il sincero timore che la voce inaspettata aveva generato.
Pan era balzata al suolo con grazia, il suo fisico minuto, stretto nella tuta arancione della palestra ufficiale del grande Satan. Un completo austero e morbido, che era accompagnato dall'immancabile borsone a tracolla. La sua piccola peste di quell'incredibile viaggio nello spazio, che sembrava ormai compiuto in un'altra vita, si era fatta più alta, anche se non raggiungeva sua madre. I lunghi capelli corvini, lisci come erano stati quelli della padrona di casa, ricadevano sin quasi a metà schiena, regalandole un fascino gentile:
" Trunks, tutto bene?"
" Certo, sono esattamente questi! Non dovevi disturbarti ad andare a prendermeli subito! Hai il tuo lavoro e un po' di moto non mi farebbe male!"
" Sciocchezze! Non ho molta voglia di fare il mio dovere oggi! Verranno gli inserzionisti per quella specie di intervista, io mi imbarazzo tantissimo davanti al microfono! Non riesco mai a fare un discorso fluido, finisco sempre per intercalare le frasi con un silenzio da interrogazione di matematica!"
Un leggero sorriso:
" Quelli che sono troppo sicuri di se: sono politici o conoscono già le domande! Dovrai aspettarti qualche quesito su tuo nonno, un paio sulla struttura e la preparazione ed ovviamente sulla tua vita sentimentale!"
Pan aveva volto lo sguardo altrove, anche se suo padre aveva compiuto quell'inaspettato gesto ed avesse deciso di aiutarla nella sua dichiarazione, più trascorrevano i giorni e meno si sentiva sicura di poter affrontare il suo possibile rifiuto. Lei, Pan Son, indomita cacciatrice di sfere per tutta la galassia, non aveva più il coraggio di dire, con la serietà della maturazione, quello che era stato il tormentone della sua adolescenza.
Aveva una cotta per Trunks dacché aveva memoria.
Lo sapevano tutti, aveva chiesto consiglio a chiunque, era dominio pubblico per non dire mondiale, ma quando si trattava di fare l'ultimo passo, la voce mancava e le sue speranze di farsi avanti scemavano alla luce della sua inadeguatezza:
" Sai che non mi sono ancora adeguata all'idea?"
" Tuo zio e mia sorella si sposeranno alla fine di questo mese..."
" Inoltre comincia a vedersi la pancia, appena appena! Anche se la scema, cioè volevo dire Bra, continua a negarlo! E' incredibile sapere che presto avrò un cugino!"
" Ed io un nipote! Il problema più grande sarà non ridere, quando Bra sembrerà una grassa balenottera azzurra dall'umore pessimo!"
" Non vedo l'ora di poterla chiamare così! A proposito di nomi: quello che hanno scelto, Golden, non ti sembra un po' lungo! Io avrei optato per Gold, semplicemente! Gold Son è più immediato!"
" Il cognome è molto breve. Il nome dà un certo tono, poi è stato un lavoro d'equipe, quindi Golden è ormai deciso!"
" Non vedo l'ora di tenerlo fra le braccia! Ammesso l'arpia me lo permetta prima che compia i quindici anni d'età! Non riesco proprio a capire cosa ci trovi mio zio in lei!"
Una leggera risata dalle labbra dell'uomo, le due ultime eredi di sangue mestizo avevano riaperto la loro personale faida interna, dopo gli avvenimenti alla Capsule Corporation. Era forse il loro modo di esser vicine, anche se non mancava di destare il ricordo di una rivalità ben più manifesta e fisica, che, anche sforzandosi, non sapevano ancora accettare fosse finita per sempre.
" Cos'hai sullo schermo?"
La curiosità di Pan l'aveva portata a sporgersi sul suo portatile, che teneva appoggiato in grembo. La protratta inattività aveva fatto sparire il grafico, che stava analizzando, per un'immagine, che si faceva nitida solo a tratti, come gocce di pioggia la bagnassero.
" E' la foto perfetta!"
Pan si era volta, nel suo viso era passata per un attimo l'ombra della preoccupazione, evidentemente sapeva quali erano state le poche parole formulate nel suo delirio.
" Perché dici che è perfetta?"
Un sorriso amaro, mentre scorrendo sulle proprietà del piccolo portatile, isolava l'immagine per portarla, senza effetti, agli occhi della giovane.
La reazione era stata la medesima, che aveva spiato disegnarsi sul viso di Marron quella sera. Non era raro che si fermasse a sbirciare la tranquillità con la quale sua madre si apportava agli estranei, così diversa dalla furia ceca che riservava esclusivamente a lui. Era concentrata sul suo album fino a che aveva presentato, con una chiarezza d'altri tempi, la foto alla giovane infermiera. Lui era stato in grado di riconoscerla grazie al suo sangue, penombra o meno, anche se dalla distanza, l'aveva individuata come l'avesse fra le mani.
Era stata l'ennesima freccia.
" Nella disperazione di mia madre, il suo ultimo momento di soddisfazione è legato a questa fotografia, per questo mi è così cara! Quando la ritrovò, disse che era la sua famiglia perfetta, quella che avrebbe amato nell'immutabilità sino alla fine!"
Pan l'aveva fissata combattuta.
Non era assolutamente quello che tutti sostenevano, a parte il taglio abbastanza gradevole, era leggermente mossa, l'inquadratura approssimativa:
" Cos'è quest'ombra qui in basso, sulla sinistra, sembra un dito!"
" Lo è! Era una delle prime macchine fotografiche digitali ad altissima risoluzione! Solo, che non ero ancora molto bravo ad utilizzarla..."
" L'hai scattata tu?"
" Si, ero quasi sempre io il fotografo ufficiale! Mamma e Bra volevano sempre esser immortalate e papà, diciamo che quell'unica volta che provò, tenne la macchina al contrario e fotografò la sua felpa nera per tutto il pomeriggio! Non solo si lamentò che si vedeva tutto piccolo nell'obiettivo, ma anche che il flash gli infastidiva gli occhi! Lui era così! Il grande principe combinava un sacco di guai! Era un padre molto confusionale e distratto, ma sapeva esserci quando avevi bisogno di lui e quando c'era da rimproverarti! Il primo mese di lavoro pensai che fumare, come faceva mia madre, mi avrebbe dato un po' di tono, appena lo intuì dall'odore della mia giacca, quasi mi sbranò! Mi rimproverò per una buona decina di minuti, facendomi la telecronaca dello sfacelo dei miei polmoni e dei suoi, per il fumo passivo, concludendo il tutto con una dose di brontolii in un'altra lingua, segno che aveva perso il controllo del suo perfetto terrestre!"
Un attimo di silenzio.
" Scusami Pan, non so cosa mi sia preso! Ti sto annoiando con le mie chiacchiere! Parlami del lavoro o di quello che vuoi!"
" Mi piace la tua voce, era tanto che non la sentivo a lungo! Io non mi annoio assolutamente! Per tornare alla fotografia, devo dare ragione a Bulma, anche se non sei al loro fianco, quei sorrisi così felici sono rivolti a te, oltre che all'obiettivo!"
" Sei troppo buona! Non vorrei che tu ti stancassi di uno come me!"
" Io penso...che il mondo non è fatto solo di persone forti. Tutti hanno dei momenti di sbandamento, a volte li affrontano e ne escono vincitori, a volte scappano altrove, fingendo che non sia successo nulla, per cercare un luogo dove seppellire il loro dolore, ed a volte questo è troppo grande e sono sconfitti! Io so cosa volevi fare nel trailer! Mio zio ha avuto il dono di vedere e sentire gli altri, io, nel mio piccolo, sono sempre riuscita a non farmi ingannare dal suo sorriso! So che sei debole, ma questo non vuol dire che tu debba vergognartene! Se non ucciderti è stato un atto di debolezza o forza non mi interessa! Tu sei qui Trunks, questa è l'unica cosa sicura e la più importante!"
" Sarebbe stato più facile per tutti se..."
" Non è vero io...non..."
Erano vicini come non era stato da tanto, nel silenzio delle colline al culmine del loro splendore. Aveva passato una mano a riavviargli indietro i capelli, per liberare anche l'occhio sinistro così da poter incontrare il suo sguardo, per leggervi in parte lo stupore, ma anche un po' di luce.
Le labbra della giovane avevano sfiorato prima la sua fronte, un po'accaldata, per scendere lente sfiorando il naso sino a toccarlo col proprio. L'altra mano era salita nei suoi capelli a carezzare ora l'orecchio destro, mentre le loro labbra si univano, socchiudendosi.
" Ciao Piccioncini! La primavera risveglia anche gli istinti più sopiti a giudicare da come siete..."
Goten non aveva potuto continuare, giacché una voluminosa cartelletta di documenti lo aveva colpito in pieno viso, rovesciando l'intero contenuto sul manto erboso.
" Trunks, mi hai fatto malissimo! Ci tieni il piombo in quelle cartelle, altro che scartoffie! Non ve la sarete presi perché ho interrotto il vostro momento magico!"
Pan Son avanzava in sua direzione con il pugno serrato ben in vista:
" Dammi una buona ragione per non sfidarti in combattimento, zietto! Perché sai, io sono perfettamente allenata, mentre tu sono sei mesi che non sollevi un peso diverso da un cassa di birra! Non ti salverà il super sajan dalla mia furia!"
Goten era balzato in direzione dell'amico, riparandosi dietro le sue spalle:
" Non puoi colpirmi, ho preso Trunks come ostaggio!"
Nuovamente il viso del presidente si era rilassato nel riso. Aveva ragione il povero cadetto, che ora continuava a implorare la sua nipotina di non ucciderlo, non aveva rovinato nulla, perché avevano ancora tutto il tempo per riprendere da dove si erano interrotti.
Una vita intera per andare oltre.

Grazie mille, come al solito per i gentili commenti!
A Lorigeta: grazie mille, seguo tantissime tue storie, anche se quasi mai riesco a recensirle (un pò son inpedita, un pò son tanto impegnata...)cercherò di rimediare!
A crystal: (spero di non aver sbagliato il nick): Ti posso anticipare tranquillamente che Avengers l'ho terminata da parecchi mesi, purtroppo Pan è molto impegnata in questo periodo, ma spero possa aggiornare presto il sito...Rispetto all'ultimo capitolo postato su "Pan and company": vi son ancora 6 capitoli: 3 epiloghi, in diversa scansione temporale!
Visto che oramai son in vena...ultima anticipazione: ho già terminato una breve fiction (circa 7capitoli più o meno lughetti) ambientata 3 anni dopo Avengers... Si intitola "Time walkers"!Attualmente il mio ultimo atto della saga NG.

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Capitolo 9
*** Derniére espoir (2) ***


Capitolo 9 - Dernière espoir (2)

" Trunks, ho una cosa per te! Per questo sono venuto sino a qui dall'Ovest!"
Era la voce un po’ soffocata di Goten a richiamarlo ancora. Pan sembrava ancora ben decisa a strangolarlo, nonostante i suoi tentativi di spiegazione.
" E' così importante?"
Un leggero moto di preoccupazione aveva animato la sua voce.
" Ecco...facciamo uno scambio, io ti do questa cosa, se tu mi fai un piccolo favore da migliore amico!"
" Sentiamo questo favore...magari Pan è meglio se usi un peso più voluminoso per spezzare il collo di Goten, quello non gli farebbe male a sufficienza!"
" Hai ragione, ne cerco uno più adatto!"
Si era seduta nuovamente al fianco del giovane, affondando la testa nella borsa a tracolla, con un sorriso pericoloso.
" Che carini!" aveva ingoiato il cadetto, riprendendo, dopo aver congiunto le mani davanti al petto " ti prego, o sommo presidente della Capsule Corporation, prendi fra le tue mani sicure le redini dell'organizzazione del matrimonio o vostra sorella, che aspetta pure il mio piccolo, farà impazzire mezzo continente!"
" Che cosa intendi con far impazzire?"
" Deve aver letto qualcosa su quelle riviste di settore e si è lanciata nel fai-da-te! Ha già liquidato, solo formalmente per problemi tecnici personali, quattro fiorai! Uno per capitale! Se non ci fosse Gold, li avrebbe terminati in ogni senso credo! Non ti dico quando è passata, viste le sconfitte, al rinfresco! L'ultima volta che l'ho sentita stava ancora litigando per il menù dell'aperitivo! Per non parlare dell'orchestra, che manca poco convochi la filarmonica! Tremo al pensiero del vestito! Ti prego, Trunks, per favore, fermala! Brontola a tutte le ore, mi sembra di esser fidanzato con tuo padre!"
" Sarebbe più facile imbavagliarla, ma cercherò di fare il possibile! Domani passo da voi nel primo pomeriggio e vediamo cosa si può fare!"
" Ti accompagno, così guido io e non ti sforzi, che se si deve imbavagliare Bra..."
" Pan, per favore, non metterti anche tu! Grazie Trunks, te l'ho mai detto che sei il migliore di quest’emisfero! Se non la fermi, mi arriverà una bolletta telefonica da infarto!"
" Ora puoi darmi la cosa che avevamo pattuito!"
Il viso del cadetto si era scurito un attimo, come tutta la gioia e la leggerezza del loro incontro fosse stata spazzata lontano dalla voluminosa busta gialla, che teneva ora nella mano.
" Bra mi ha detto, che quel che c'è dentro è per te! Ieri stavamo facendo un po’ d'ordine alla sede centrale. Così stava lontano dal telefono e faceva un po’ di moto. Abbiamo pensato di mettere ordine fra le cose dei vostri genitori. La polvere le aveva già ricoperte ed è un peccato..."
" Mi dispiace, vi ho lasciato tutto da fare! Ricordo di aver combinato un disastro nella mia camera, lo aggiusterò da me, avete altro da fare!"
" Tardi! Abbiamo già messo a posto! Prima di continuare, devi giurarmi che non dirai più due cose in mia presenza, sino alla nascita di Gold!"
" Che cosa devo fare ancora per avere quella busta?"
" Punto primo: non dire più che ti dispiace per quello che è successo, perché lo abbiamo capito! Punto secondo: non voglio più sentire, per nessuna ragione richiamabile ad avvenimenti già trascorsi, il periodo, vi chiedo scusa!"
Aveva chinato il capo annuendo, erano due sutra che aveva ripetuto con troppa frequenza.
" Ti dicevo, che stavo accomodando le ultime cose degli scaffali, quando mi volto e mi trovo tua sorella sdraiata sul letto, che invece di aiutarmi, sta giocando con una quantità di gioielli, che sembra abbia svaligiato otto negozi! Candida si volta e mi dice che sono i tesori di sua madre! Lì, faccio tacere il mio istinto sajan, mi ricordo che aspetta il cucciolo e che come tutte avrà le sue voglie strane. Solo che, di solito si tratta d’alimenti particolari, non di voglia d'oro. Ma è una Brief e ci passo sopra!"
" Certo, mia madre non era molto brava a scegliere, comprava intere vetrine quando aveva dei dubbi..."
Il povero cadetto era impallidito un momento, pensando alla sua misera rendita, che svaniva come un'ombra al sole di mezzogiorno nelle mani della sua futura sposa, in vena di shopping.
Trunks aveva interpretato l'espressione dell'amico:
" Sta tranquillo, su quel frangente mia sorella ha imparato la moderazione con l'età!"
Pan aveva passato riluttante lo sguardo sull'orologio.
Improvvisamente il suono di un'air car aveva attirato la loro attenzione. Goten aveva storto il naso infastidito, volgendo il capo in direzione del veicolo. La giovane era balzata in piedi, come avesse giaciuto sino ad un istante prima sui carboni ardenti. Un jet di grande potenza aveva sorvolato per un breve tratto il cielo sulla piccola radura, per poi scendere lentamente sino ad adagiarsi sul prato, con una manovra incerta. Il giallo sgargiante della carrozzeria e le rifiniture nere rivelavano la sua natura di modello sportivo, mentre gli ultimi fumi del piccolo reattore si sollevavano, rivelando lo stemma nero della Nortor Corporation.
Trunks aveva accennato ad alzarsi, appoggiandosi al tronco, stupito. Dall'interno del veicolo non giungeva alcuna aura di loro conoscenza, solo lo spettro di un ombra umana, quella dell'individuo che era balzato atleticamente a terra. Un completo di pelle scuro a contrastare con i morbidi capelli biondi, mentre sorrideva con trasporto in loro direzione.
" Ciao Pan, scusami se non ti ho avvisato che passavo da te! Solo, volevo assicurarmi che non te la saresti svignata senza fare l'intervista!"
" Ciao, non dovevi disturbarti!"
" I tuoi familiari?"
Aveva ingoiato sconsolata, fra i suoi dipendenti c'erano alcune teste calde.
Se al Tenkaichi non mancavano di presentarsi individui bizzarri e mascherati, era inevitabile che questi si allenassero da qualche parte. Avevano una preparazione approssimativa e piena di lacune, che compensavano, bisognava concederglielo, con molta fantasia. Uno di questi era "Bolide", che s'era promosso autonomamente suo assistente e possibile uomo ideale. Venticinque anni e qualche vittoria nei piccoli tornei della città del Sud, sarebbe stato un ragazzo simpatico, se non avesse coltivato un abnorme culto di se stesso.
" Lui è mio zio Goten, lui è...un caro amico, Trunks"
Phol "Bolide" Tail aveva sorriso, lanciandosi verso il primo passo per conquistare la sua pulzella: fare buona impressione sui parenti!
" Molto piacere, signor Goten Son!"
Il cadetto era rimasto un attimo in silenzio, gli occhi fissi sull’air car, che stava ancora fumando leggermente:
" Questa zona dei Paoz è protetta! Non si può volare con dei jet così potenti a bassa quota, benché meno atterrare! Fa che non si ripeta o ti denuncio!"
" Chiedo scusa! Avevo dimenticato quanto fosse preziosa la fauna di queste parti, non preoccupatevi, fuggirò immediatamente, rapendo la piccola Pan!"
" Io non sono piccola!"
Lampi di rabbia.
Trunks aveva ingoiato dolorosamente, solo lui poteva chiamarla in quel modo, era sua e di nessun presunto lottatore, che sbucasse dal nulla, per di più con un air car così dozzinale, dalle linee spudoratamente copiate da un suo modello di tre anni prima.
" Si, lo so! Sei la mia datrice di lavoro!"
Pan era salita con un balzo sul jet, nella speranza che questo lo esortasse a non farsi attendere.
"Mi congedo, prima che il signor Son mi disintegri con lo sguardo! Arrivederci signor Trunks Brief, se ci incontreremo ancora, sarò lieto d'offrirvi da bere..."
Il rumore dei motori era salito, mentre lo spostamento d'aria strappava i primi arbusti degli alberi, in una pioggia di germogli che non sarebbero mai fioriti. Goten aveva serrato la mascella, ma la mano di Trunks era salita a fermare il suo gesto:
" Col minimo sforzo lo incenerisco quel vile! Ha ridotto la valle ad uno schifo! Inoltre, come diavolo fa a sapere..."
" Lascia stare!La notizia sarà filtrata da qualche giornale scandalistico!"
“ Scherzi! Lo saprei all'istante, tua sorella se li legge tutti! Non lo ammetterebbe, ma lo fa per querelare chiunque distribuisca la notizia. Io morirei, se dovessi controllare tutta quella robaccia!"
" Conosci quel ragazzo, è amico di Pan?"
" No, è uno scocciatore che la corteggia inutilmente! Lei ha il cuore altrove!"
Trunks aveva sorriso, sedendosi nuovamente a terra, rincuorato dal sapere i suoi sentimenti e quelli della giovane Son ad un solo passo dal toccarsi.
" Ti stavo dicendo della busta! Trunks, vuoi tornare a casa? Sei pallido..."
" No, scusa mi ero distratto! Questa cosa che mi dovresti rendere…prima che arrivi un alieno che vuole conquistarci..."
Goten aveva chinato il capo accucciandosi dinanzi all'amico, nuovamente armato del suo portatile:
" Era sul doppio fondo della piccola cassaforte, dove teneva i diamanti tua madre. Poiché ero rimasto ammirato per tutto quell'oro, Bra mi ha guidato dove teneva i più preziosi: i diademi e i collier per i gran gala. Nel doppio fondo c'era questa busta gialla col tuo nome!"
Trunks aveva teso al mano, aprendola senza esitare dinanzi al cadetto. Al suo interno una manciata di fogli con la calligrafia di sua madre ed un piccolo oggetto, che era caduto presto nella sua mano tesa.
Aveva fissato la catenina senza respirare.
Nelle ore successive alla morte di sua madre aveva frugato in ogni luogo per cercare quell'unico dono di suo padre, anche nella cassaforte, dimentico, in quei momenti, del piccolo vano nascosto. L'aveva fissata con trasporto, sfiorando con le dita la dedica incisa: Tuo Behita.
" Credevo ormai fosse andata persa…"
Goten taceva, annuendo quando il giovane presidente gli aveva porto i fogli, con la chiara richiesta li leggesse ad alta voce per lui:
" Sei sicuro che non vuoi leggere da solo?"
" No. A proposito, quel giorno... tu li hai visti?"
La voce era incrinata, mentre la catenina era stretta nella mano, sino a pungere la sua carne ma non a sufficienza da essere piegata dalla forza :
" Non eri solo in casa, anche sui messaggi parlavi al plurale!Li ho visti nel trailer, se è per questo, li vedo anche adesso!"
Trunks aveva sollevato il viso sconvolto. Aveva sempre saputo del potere di Goten, con lui si era confidato la prima volta, trovando così il coraggio di rivelare tutto a Gohan. Non una parola con suo padre, neppure nel felice periodo post-Majin bu. Era il suo segreto. Goten vedeva le cose, indovinava i pensieri, sentiva il dolore degli altri in determinate situazioni, ma non si era aspettato fosse diventato così potente negli ultimi mesi.
" Li vedi? Loro non sono andati via?"
" Non mentirmi Trunks! Io sono dalla tua parte, al contrario di loro! Non sono quello che credi!"
" Leggi per favore...anche se sono solo insulti...leggi!"
Aveva appoggiato una mano sulla sua testa, alzandosi nuovamente sulle gambe, indolenzite dalla totale assenza d'allenamento:
"Come vuoi...ma mi fermerò se non sarà più Bulma a parlare...
Trunks,
non chiedermi per quale motivo ti stia scrivendo queste righe, non le meriteresti...

"Continua..."
"Ascolta, io..."
" Ti ho detto di continuare, per favore..."
Un silenzio stridente, a far cedere ogni resistenza del giovane Son:
....non le meriteresti!Quello che è accaduto al mio amato Vegeta, la sua fine insopportabile ed ingiusta quella sera d'agosto, è stata solo colpa tua! Ti ho maledetto perché ti allontanassi da me, ti ho colpito e tu non hai opposto resistenza, come un martire! Io ti voglio odiare ma non ci riesco...forse perché, nonostante tutto, ti ho dato la vita ed allora dovrei odiare solo me, per essere artefici della tua nascita...
“Ti prego Trunks basta, se è tutta così, non c'è bisogno di continuare?"
Ma il giovane non aveva risposto, continuando a fissare sullo schermo le gocce artificiali, che emulavano le sue lacrime, sulla foto perfetta.
"...va bene!Ma siamo sul filo del masochismo!
...nascita! Con questo pensiero ho chiuso gli occhi la notte scorsa ed ho sognato tuo padre.
Ogni notte io rivivo un attimo della mia vita con lui, ma non stavolta. Era un luogo bianco e asettico, simile a come mi avete narrato sia la pianura vuota della stanza dello spirito e del tempo. Un deserto perfettamente piatto, di fine sabbia bianca. Quando ho alzato gli occhi, dinanzi a me c'era un trono, non particolarmente lavorato, semplice, di una pietra rossa come il fuoco, ammantato da un drappo di un porpora più scuro. Seduto scomposto, con un pendaglio a raggiera in una mano, era tuo padre. Era come il suo viso avesse tutte le età con le quali l'ho conosciuto. La fronte era coperta da un leggero anello dorato, il resto del corpo avvolto in un battel suit dalle rifiniture d'argento, sul quale pigri si disegnavano i ricami di fiamme d'oro. I suoi occhi erano socchiusi in un sonno tranquillo, anche se al mio primo passo silenzioso, lui li ha aperti sorridendomi maligno:
" A ragione vanti un’invettiva parecchio decantata, devo ammettere che mi hai immaginato parecchio attraente!"
Non riuscivo a pensare ad altro che alla chiarezza di quell'immagine, nonostante lo avessi dinanzi, ricordavo alla perfezione i fatti che me lo avevano strappato. Ero conscia si trattasse di un sogno, ma non riuscivo a far altro che desiderare il contatto con il suo petto e le sue braccia. Al mio avanzare d'un altro passo si era alzato, rivelando che il drappo, non era che il suo manto scarlatto da sovrano dei sajan-jin.
"Sei tu?"
" Io sono ciò che vuoi vedere, teoricamente, ma in pratica, sono io!"
" Il mio Vegeta?"
" Io appartengo solo a me stesso! Mia è la ragione e il torto delle azioni che compio ed ho compiuto in passato!"
Era incredibile, per quanto le sue parole fossero taglienti e aliene ai quotidiani monosillabi che mi rivolgeva, più sentivo la sua voce, più ero certa che si trattava di lui. Non era la menzogna del mio cervello destrutturato. Era veramente dinanzi a me. Inutile dire che mi sono gettata fra le sue braccia, ma lui non ha accennato a stringermi in alcun modo, neppure il suo viso si è sciolto in un sorriso, anche solo accennato. Ero disperata, il mio desiderio si stava consumando.
" Sono arrabbiato con te!"
Ho pensato che la morte sarebbe stata meno dolorosa. Era sincero, non si trattava del solito malcontento per qualche questione usuale. Quello che illuminava a tratti i suoi occhi di una luce rossastra, era autentica ira e non era rivolta ad un terribile nemico dalle potenzialità sconosciute, ma era tutta per me. La sua terrestre, la sua compagna, la madre dei suoi figli! " Perché?"
Era sempre più difficile far uscire un suono dalle mie labbra, la gola mi bruciava dolorosamente, eppure, anche allora, ciò che mi era davanti non dava segno di svanire nelle luci del risveglio.
" Me lo chiedi anche! Ti sembra il modo di trattare una delle quattro cosa decenti che ho fatto nel corso della mia vita! Stammi bene a sentire, terrestre cocciuta, anche se il dolore ti ha accecata, il moccioso è innocente, anche se dovrebbe, non si stancherà di coccolarti e finirà per toccare il fondo!"
" Trunks è cattivo!"
" Bulma, vuoi chiudere quella bocca una mezza volta e ascoltarmi! Non c'è nessun cattivo, questa non è una favola, è la vita e certe distinzioni sono patetiche! Ora devi fare due cose per me e forse, quando ci ritroveremo, potrò ricambiarti un po’..."
" Tutto quello che vuoi, basta che torni da me!"
Non mi importava più nulla, di me stessa, di te o di tua sorella. Il suo viso ora sorrideva malizioso, dandogli quell'espressione per la quale avrei compiuto ogni follia. Se mi avesse chiesto di uccidermi, lo avrei fatto. Se mi avesse chiesto di ucciderti, lo avrei fatto.
Solo per lui.
" Se vuoi proprio accontentarmi, staccati che fa caldo! Prendi il pendaglio che ti ho regalato per la nascita di Bra, mettilo in una busta e nascondilo dove potrà essere trovato. Prendi carta e penna e quando ti risveglierai scrivi nei minimi dettagli il nostro incontro, non temere, te lo ricorderai sino nei particolari, dalla prima all'ultima parola che ti dirò! Prima che faccia giorno e Trunks venga a farti visita, devi aver finito e riposto tutto in quel luogo! Scrivi il nome di Trunks sulla lettera, perché è a lui che lascerai questo!"
" Non voglio! Lui non merita l'unico regalo che tu mi hai fatto in tanti anni! Se deve restare in eredità, sarà della mia bambina!"
" Bulma! Ti ho fatto due doni di valore ben superiore di quel pezzetto d'oro! Inoltre, il regalo te l'ho fatto io e decido io a chi deve andare in eredità!"
" Questa poi, una volta regalata, una cosa non la si può rivendicare! E' da maleducati!"
" Maleducato o meno, a me non importa! Fa come ti ho detto o non ti perdonerò!"
" Mi stai ricattando!"
" Certo che no! Sei libera di agire come vuoi, io però non ho altro da aggiungere!"
" Certo, perno del mondo! Possibile che tu non abbia altro da dirmi, neppure che ti manco, che mi ami! Maledizione Vegeta, non lasciarmi così!"
" Non mi piace dire cose scontate! Ci vedremo presto ed avremo modo di discutere ancora, per ora è meglio che tu vada..."
In un attimo ogni cosa era svanita, al mio risveglio vi era solo lo spoglio soffitto della mai stanza, ancora chiuso nelle ombre della notte. Ho fatto ciò che tuo padre mi ha chiesto. Ho scritto ogni cosa ricordassi ed ora nasconderò questa busta.
Tuo padre parlava della quattro cose rette della sua vita: ribellarsi a Freeza, restare alla Capsule Corporation, dare la vita a te e a tua sorella
Mi dispiace Trunks...forse non è solo colpa tua!
Un bacio
La tua mamma.

Un silenzio più leggero si era allungato nella vallata.

Quindi alla fine sei venuto a prenderla, quel cielo era abbastanza compromettente, del resto, dovevo aspettarmela. Mi domando se hai seguito ogni cosa anche dopo. Non hai gradito, vero, come sono andate le cose e non mi riferisco certo alla mia relazione con il cadetto del tuo rivale.
Sono stata vigliacca, mi sono voluta rivestire del tuo ruolo di distaccato osservatore, ma in realtà ho fatto precipitare mio fratello, ed è mancato poco che con lui non cadesse anche l'azienda.
Volevo un'illusione alla quale aggrapparmi, papà, ma era quella sbagliata.
Goten ha detto che due codardi insieme, forse, possono dare la vita ad un audace.
Vorrei fosse così tuo nipote.
Prendesse le cose migliori di entrambi e non soffrisse delle nostre debolezze. Vorrei essere una madre discrete, non ardisco alla perfezione. Non dopo tutti i guai che ho combinato.
Avrei tanto desiderato, che tu lasciassi anche un pensiero per me, un messaggio per la tua figlia priva di potere.
Eri, sei, un uomo che non dice ciò che è superfluo, quindi prenderò il tuo silenzio per un appoggio. Non credo ti siano mancate le mie visite mattutine, ora che si è fatta primavera, per tuo sommo dispiacere, vi è sempre più folla, è quasi impossibile fare due chiacchiere indisturbati.
Sai papà, mi sposo...
" Ciao Bra"
La giovane non era riuscita a trattenere un sussulto all'udire la sua voce.
Per un attimo il muto desiderio aveva preso il sopravvento, ma poi aveva udito un passo incerto e non aveva più avuto dubbi. Non si trattava di un sogno inespresso, ultimo che avesse diviso con sua madre.
Era solo suo fratello maggiore.
Non si erano più parlati da quel giorno, sapeva costantemente delle sue condizioni da Goten, che anche senza ponesse alcun quesito, non mancava di protrarsi in oblunghi aggiornamenti.
" Ciao"
Il giovane si era approssimato di un'altro passo verso al cappella dei Brief. Il capo perennemente piegato, fra le mani un leggero mazzo di gigli bianchi. Non era stato in quel luogo se non nel corso delle due cerimonie funebri. Nelle ultimi luci di agosto con suo padre e sotto una pioggerella gentile all'inizio di febbraio.
Si era stretto nella leggera giacca sportiva, adagiando il mazzo dinanzi alla lapide, in silenzio.
" Ho sbagliato"
La voce della sorella lo aveva fatto volgere, con il viso attraversato da un'espressione stupita. Avrebbe accennato una risposta se la sua mano chiara non si fosse alzata a chiedergli di ascoltare:
" Ho sbagliato! Pensavo che scappando sarei stata felice e su questo non avevo affatto torto. Solo una cosa non avevo voluto calcolare, quando ti ho sobbarcato di ogni cattiveria quella mattina, non avevo pensato al prezzo della mia felicità! L’avevo acquistata senza riflettere, ignara che le rate ed il saldo finale sarebbero stati chiesti a te! Scusami Trunks!"
Un braccio leggero a cingerle appena una spalla, mentre l'occhio era caduto sul leggero rigonfiamento della pancia, strappando un dolce sorriso:
" Anch'io sono scappato dalla realtà, in un modo diverso, ma l'ho fatto! Anche se è troppo tardi per tornare indietro!"
Bra aveva drizzato la schiena improvvisamente, sorridendo maliziosa ai soffi invisibili del vento e alle voci lontane e soffuse alle loro spalle:
" Trunks, quando è il prossimo consiglio d'amministrazione?"
" Fra quattro giorni, martedì per le dieci!"
" Verrò con te, siederò al tuo fianco e affronteremo i problemi di gestione. Credo sia necessaria una rivalutazione di alcuni settori, a partire dall'immagine!"
" Il logo non si tocca!"
" Lo so che lo ha disegnato il nonno, ma proviamo a cambiargli almeno un po’ i colori!"
" Blu su bianco, non va bene?"
" Povera me! Tu hai proprio bisogno d'una vice che ti sostenga! Povera Irina, capisco ora perché è isterica!"
" Non hai visto niente! Dovevi esserci al suo matrimonio!"
" Quello dove sei andato con Pan …"
" Tu sei in sovrappeso! In quel vestito rosso, saresti sembrata imbottita!"
" Sentitelo! Maleducato! Piuttosto raccontami ogni dettaglio del matrimonio! Devo definire le ultime cose del mio!"
" Dobbiamo definirle! Goten ha ragione, la filarmonica è un po’ eccessiva!"
" Non transigo sulla sala congressi di Satan City però!"
" Non è un ristorante Bra! Ho capito che ti piace, ma noleggiare lo stabile ci costerà una fortuna!"
" Io mi sposo una volta sola, spero!"
" Goten morirà prima dello scambio degli anelli... povero ragazzo!"
" Ti ho sentito, zio degenere! Digli qualcosa tu Golden!"

Li avevano guardati allontanarsi fianco a fianco, talvolta la piccola Bra allungava un pizzicotto al fratello maggiore, che paziente, come lo era stato dall'infanzia, fingeva non solo di provare dolore, ma cedeva, come sempre era stato, ad accontentarla.
Ora potevano trarre un respiro di sollievo e tornare alle loro eterne mansioni di custodi dell'oltretomba.

PS: Per chi avesse poca dimestichezza con il francese (molto impacciato della sottoscritta) il titolo si traduce con “Ultima speranza”.

Ringrazio sentitamente per i commenti le mie fedellissime:
Lorigeta: Grazie millle, se elencassi tutte le tue fic che seguo, non finirei più! Anzitutto mi piace molto "Desiderio d'amore", soprattuttto Pan e tutti i suoi dilemmi! Tifo perchè Trunks arrivi dal tipo e lo eviri in un colpo solo! "Baby sitter" col povero Goten alle prese con la "piccola e dolce" Bra! Poi nonostante l'inizio mi avesse lasciata un pò interdetta, "Ad occhi chiusi...una lacrima", mi intriga molo...e poi c'è annunciato un certo colpo di scena...e voglio vedere se ho indovinato!Mi è preso un colpo quando ho letto che per un commento valutavi di non prosegurla!Fortuna che ogni cosa si è risolta!"Che sorpresa!"perchè lo scambio fra un anello ed un foulard...avrà grandi conseguenze, immagino!E poi..."Un 4 in chimica!" Povero Trunks, mentre quello si diverte, lui ci rimette dignità e rispetto! Povero cucciolo!Infine, mi intriga tanto "Il ragazzo venuto dai sogni" come ti dicevo non si fisce più!
Quanto a Golden e Ramen...fra poco ogni tuo dubbio verrà chiarito...ma potrei annuire alla tua domanda
Grazie LadyGaunt spero che anche questo capitolo e quello finale potranno esser di tuo gradimento!
Bé chrystal, chiedete e vi sarà dato: l'aggiornamento della sezione NG di Pan and company è giunto: troverai il primo eilogo, composto da tre capitoli parecchio lunghetti...mi raccomando non lasciatemi così, senza sapere che ne pensate, cosa vi piace e cosa meno...mi lusinga molto che mi diciate che scrivo "benissimo"...però mi aiuterebbe a migliorare ulteriormente se mi diceste pregi e pecche, soprattutto quest'ultime! Grazie mille! (ha ripreso a rompere!nd tutti)
michelegrandragone, mi spiace che la mia storia ti intristisca un pò, certo Bulma dopo la morte, seppur eroica, del suo compagno, cade in uno stato depressivo che la porta ad avere comportamenti maniacali e persecutori verso alcune figure che si prendon cura di lei. E' un immagine un pò diversa da quella che sempre appare della splendida e bellissima scienzata. Tu però hai colto il significato interno nella storia, l'ultimo passaggio dal tempo della caccia alle sfere alla cruda realtà! Ti ringrazio e spero mi coninuerai a seguire!

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Capitolo 10
*** Il valzer della neve ***


Capitolo 10 - Il valzer della neve

" Con quest'anello...io ti sposo!"
Nonostante si trattasse di poche parole, nonostante le avesse ripetute a memoria per un'infinità di volte, nonostante avesse il libro, dalle pagine dolcemente dorate dinanzi agli occhi, la voce si era incrinata in un modo innegabile.
Al contrario la sua novella sposa aveva ripetuto la medesima formula con sicurezza e distacco, come stesse aggiornando i nuovi compratori delle condizioni finanziarie dell'azienda, di cui presto sarebbe divenuta vicepresidentessa.
Si era ripromesso d'essere perfetto, anche se a digiuno dalla sera precedente per riuscire ad infilarsi in quel completo, col rischio terribile che il suo stomaco prendesse a brontolare il suo rammarico.
Le aveva sfiorato le labbra, incitato dal celebrante a sigillare, con quel semplice tocco, la loro unione.
Un rassicurante applauso aveva coronato l'ultimo atto formale della funzione.

Bra aveva sceso i gradini sollevando appena la lunga gonna candida dai leggeri riflessi caldi e tenendo il bouches stretto nella mano libera. Gli iris blu e bianchi ballavano pericolosamente stretti in lunghi nastri. Doveva prestare attenzione, anche se il taglio dell'abito da sposa nascondeva alla perfezione il suo tesoro, questo non aveva cessato di esser a rischio, viste le sue performance sbadate.
" Stai già fuggendo dal tuo sposo! Dove hai lasciato mio fratello?"
Gohan le sorrideva dolcemente, avvicinandosi e porgendole la mano, come un cavaliere d'altri tempi:
" Si è fermato un momento con Trunks, per le firme. Io ho un disperato bisogno di sedermi un momento!"
" Ti gira la testa?"
La voce aveva assunto un tono premuroso, che si aggiungeva ad una vena di preoccupazione.
" Niente del genere, ho solo dei tacchi impossibili!"
Era arrossita senza volerlo. Non si era mai posta il problema d'esser accettata dal ramo rimasto della famiglia Son. Non che lo avesse dato per scontato, solo in cuor suo, forse sapeva, che era una battaglia persa.
Lei era Bra, la cattiva ragazza, capricciosa e arrogante, non avrebbe mai potuto catturare l'affetto di persone, che facevano della semplicità e della dolcezza la loro ragione di vita.
" Deve esser un problema di tutte le spose! Anche Videl era stremata, io ne fui felicissimo, perché tenne entrambi lontani dalla pista! Io ballo peggio di un orso ubriaco, sia che si tratti di una dance scatenata, che del più romantico e dolce lento!"
"Con una gonna così voluminosa, potresti infilarti un paio di scarpe sportive e non se n'accorgerebbe nessuno!"
Pan era sbucata al loro fianco, i capelli raccolti con eleganza sulla nuca ed un abito color pastello. Doveva ammettere, che nonostante la linearità delle forme, il suo viso aveva un fascino gentile.
" Mio fratello scenderà a momenti, sempre che tuo zio non sia fuggito dalla finestra e lui non lo stia inseguendo a spada tratta!"
I due citati scendevano proprio in quel momento le scale, continuando a bisbigliare fra loro. Bra aveva sorriso maliziosa, lanciando fra le mani del fratello il suo mazzo di fiori:
"Sembrate voi due i novelli sposi, vi presto anche il bouches se volete! Già mi sento obesa, se poi mi rubi anche il marito!"
" Piantala con questa storia! Ho solo deciso che terrò i capelli lunghi per un po'!"
Trunks non cedeva di un passo, aveva sempre sognato di cambiare taglio, ma sua madre era sempre stata irremovibile, ora che aveva questa nuova libertà, voleva sfruttarla sino in fondo.
" Mi sembra di avere una sorella! Gohan, digli qualcosa da futuro suocero!"
Pan e Trunks l'avevano fissata con un moto d'ira, arrossendo visibilmente. Bra continuava al contrario a sorridere, come anche in quell'attimo si trovasse dinanzi ad un obiettivo. Aveva i suoi lati positivi aspettare un piccolo mestizo nel proprio ventre, aveva guadagnato un'invidiabile immunità, che desiderava sfruttare sino all'ultimo.
" Trunks può pettinarsi come vuole! Quanto al parere del professore e possibile suocero: è un taglio ambiguo!"
" Goten, per favore difendimi!"
Il cadetto aveva volto verso di loro l'attenzione:
" Che cosa devo fare?"
"Goten, qualcosa non va?"
Era ora la voce della compagna, che saliva preoccupata.
" Si! Quando si mangia? Sul programma c'è scritto fra un'ora, ma io morirò prima! Non vuoi restare vedova subito? Vero?"
Un attimo di silenzio, mentre gli astanti ascoltavano i rauchi brontolii di uno stomaco sajan. Bra aveva sorriso, chinando leggermente il capo, mentre una minuscola vena, molto simile alla paterna, minacciava di pulsare vistosamente:
" Io potrei seriamente prendere in considerazione di ucciderti per la tua eredità! Come puoi avere già appetito! Capisco che è nei geni dei Son, ma resisti, è il tuo matrimonio questo! Di qualcosa a tua discolpa!"
"...ho tanta fame!"
"Trunks uccidilo!"
Pan si era appoggiata alla sedia della giovane sposa, cercando di trattenere le risa, mentre con lo sguardo passava il broncio di suo zio e il sorriso incerto del ragazzo che amava:
" Così ha inizio la vostra prima ora da neo famiglia Son! Minacce e ricatti! Che dire, sarà una splendida storia a lieto fine!"
Videl era avanzata nel gruppo, portando un piccolo vassoio con delle tartine:
" Qualcuno..."
Ma non aveva continuato, giacché lo sposo le aveva requisite e si era tranquillamente rimpinzato, dimentico del suo ruolo da festeggiato.

La gran sala congressi era avvolta nella luce d'eleganti lampade orientali, che davano la sensazione di un'intimità, impensabile per un padiglione di quelle dimensioni mastodontiche, per di più ricolmo d'individui.
Goten aveva accettato di trasformare, quella che aveva sperato una piccola funzione, in una festa mondana, dal sapore aristocratico. Visto il trascorso degli ultimi mesi, si erano sollevate delle polemiche per una festa tanto sfarzosa all'indomani di una crisi, ma Bra era stata irremovibile ed aveva avuto ragione.
Quello che poteva segnare l'ennesimo scandalo, si era trasformato in un'insperata pubblicità, che avrebbe fatto risalire presto le azioni ed anche le vendite.
Goten aveva acconsentito, nonostante esser posto in vetrina era l'ultimo dei suoi desideri. Aveva accettato come prova d'amicizia e amore verso i due Brief.
Le danze erano appena iniziate. Alla filarmonica, era stata preferita alla fine un'orchestra più piccola, con la scusa, accettata a malincuore dalla giovane, che la sua idea di partenza fosse troppo ingombrante. Un lento aveva aperto la lunga notte, con i due sposi che danzavano leggeri, con grazia, destando con la loro bravura gli sguardi ammirati dell'intera alta società delle quattro capitali, ivi riunita per quelle inusuali nozze.
La giovane perla della città dell'Ovest aveva scelto il proprietario di un locale dell'Est, che aveva un legame con i Satan, anche se indiretto, poiché fratello del genero del gran campione.
Unioni anomale che celavano ancora uno strano segreto, legato a sette sfere dorate e un popolo estinto.
" Zio Goten è migliorato parecchio! Hai fatto un ottimo lavoro!"
Trunks aveva sorriso, soffocando poi le risa nel tovagliolo, imitato da Pan dinanzi a lui:
" Quando una settimana fa se n'è uscito a chiedermi dei consigli per il valzer, non credevo di dover cominciare da zero!"
"Eravate terribilmente strani nella legnaia a suon di valzer!"
" Strani, lui era un assassino! Riusciva a calpestarmi quasi ad ogni passo, per non parlare del fatto che non ascoltava il ritmo della musica!"
" Quante volte l'ha pestata dall'inizio?"
" Quattro!"
Aveva risposto Ub, fissando estasiato l'ampia pista e riprendendo:
" Non vedo l'ora di potermi unire alle danze! E' l'unica cosa gradisca delle feste ufficiali! Voi?"
" Io preferisco le cose più semplici," era intervenuto Trunks "anche se questo è il mondo dove sono cresciuto, non amo tutti questi sguardi!"
" Deve esser stato terribilmente noioso crescere in quest'ambiente da snob!"
Marron si era chinata leggermente, per entrare nella leggera conversazione, ora che l'interminabile cena era giunta finalmente alle battute finali.
" Mia madre vi è andata per molto tempo sola o mandava i suoi stretti collaboratori, solo nelle celebrazioni più importanti si portava tutta la famiglia!"
" Vegeta compreso?"
" Certo, papà stava in disparte, si mimetizzava con l'ambiente sino al rinfresco o al pranzo, mangiava con moderazione e trascorreva il resto della serata a punzecchiare un po', con commenti piccati, gli altri ospiti! Lui e Bra di solito facevano una valutazione di tutti gli abiti da sera!"
" Una volta Bra amava disegnare vestiti, ed era anche molto brava!"
Marron sorrideva al ricordo della giovanissima Brief, che le mostrava orgogliosa il suo album da disegno.
" Lo farà ancora, è il mio regalo di nozze! Alla prossima riunione sarà varato il rinnovo del settore d'abbigliamento. Un salto di qualità, diciamo! Indovinate un po' chi metterò come primo stilista?"
" Vorrei averti io per fratello maggiore!"
Sbottò la giovane bionda.
" Io, se fossi tuo fratello" riprese divertito Ub "t'impedirei di fare due cose: la prima è di far attendere ancora Pan..."
Trunks era sobbalzato come scottato. La giovane interpellata, nel frattempo aveva l'attenzione altrove, con la nonna stava riflettendo ammirata sulle capacità della giovane sposa nel valzer:
" Ub sei impazzito,se ti avesse sentito..."
" Scusa, non vorrei che l'anello, che hai nella tasca della giacca, si ossidasse nell'attesa!"
Trunks, se possibile, era diventato ancora più rosso:
" Chi te lo ha detto?"
" Ce l'hai scritto in faccia e l'ho visto nel riporre nel guardaroba la mia, infatti te l'ho portato! La seconda azione, che sarei esortato a compiere da bravo fratello, sarebbe quella di convincerti a cambiare taglio di capelli!"
" Pure tu, con quella cresta! Almeno da te mi aspettavo un po' di comprensione!"
" Io ho le mie ragioni etniche e storiche per portarla, tu sembri una bella ragazza!"
Marron era scoppiata a ridere per la franchezza del giovane bruno, mentre Trunks, indeciso fra lo scoppio d'ira giocoso e cedere a sua volta all'ilarità del tavolo, aveva preso a negare col capo, mordendosi le labbra per non cedere in entrambi.
Pan si era volta con le altre donne di casa Son, abbandonate da un'abbondante mezz'ora da Gohan, rapito da qualche ingegnere, che aveva riconosciuto, in quell'uomo elegante di mezz'età, l'autore di tanti trattati di chimica quantistica.
" Che cosa succede? Perché ridono così?"
" Il solito! Stanno prendendomi in giro, niente di speciale!"
" Dovreste essere più comporti signorina Kame Marron e signor Ub Majin! Desterete l'attenzione dell'intera platea e niente potrà salvarvi dalle ire dei protagonisti di questa serata!"
Chichi li aveva guardati intensamente, nonostante l'età, i suoi occhi continuavano a non necessitare di lenti da vista, che sicuramente avrebbero addolcito le fiamme che vi bruciavano richiamandoli all'ordine.
" Non li rimproverare nonna, del resto stavano solo ridendo, anche se non condivido l'argomento. Il problema è solo che questa festa è troppo formale per essere un matrimonio! Senti Trunks, promettiamoci una cosa…"
" Dimmi!" le aveva sorriso di rimando.
" Quando saremo noi a sposarci, sarà tutto più semplice e ..." Ma si era arrestata dinanzi agli sguardi stupiti. Per un attimo non aveva capito cosa avesse generato quelle strane espressioni, sino a che non si era portata una mano alle labbra, mentre scrutava l'espressione stupita del giovane dai capelli chiari:
" No, non avete capito quello che intendevo. Io e te...no...cioè...non necessariamente nello stesso momento...insomma insieme....era un discorso generale!"
Trunks si era alzato in piedi improvvisamente, afferrando per una mano al giovane Son e trascinandola verso al pista, sotto gli occhi dell'intera sala.
" Balliamo"
Solo un sussurro al suo orecchio, mentre prendevano a scivolare sulle note della musica:
" Scusa per prima, sono uscita con un'altro dei miei colpi di genio! Davvero non intendevo, sono stata molto stupida! Altro che fiumi di inchiostro se qualcuno avesse sentito, è inutile, quando si tratta di manifestazioni ufficiali, sono sempre un disastro!"
" Non è vero, al matrimonio di Irina sei stata perfetta! Sid non la finiva più di ringraziarmi per la gentilissima compagnia che gli hai fatto per tutta la serata!"
" Non è stato molto fortunato come sposo! Slogarsi una caviglia la mattina delle nozze, anche se è stato impeccabile! Salvo non poter ballare neppure un lento immobile! E' molto simpatico e gentile, Irina è fortunata!"
" Il suo cuore di ghiaccio si è sciolto come marmellata!Un miracolo! Ma tornando a quei fiumi di inchiostro...ecco, a me piacerebbe, che li scrivessero!"
" Non capisco, poi dovresti rilasciare un intervista per negare ogni cosa!"
" Non la farei! Io...ho una cosa da chiederti più tardi, però ora balliamo, ti va?"
" Certo"

Si era seduta lentamente sulla comoda poltroncina, seguita poco dopo da suo marito.
Aveva un suono così strano riferirsi a Goten in quel modo, era una sensazione di dolce appartenenza, che andava ad unirsi al muto calore, che cominciava a percepire nel ventre.
Era l'aura di suo figlio che si faceva più viva, il segno inequivocabile della sua presenza.
Chichi era stata inaspettatamente materna quando le avevano portato la notizia della nuova vita. Si era spettata il suo sguardo severo e le parole taglienti, del resto era la figlia dell'uomo che aveva sempre detestato, ed invece le aveva passato una mano sulla guancia, dandole numerosi consigli, che avevano battuto di gran lunga quelli della miglior ginecologa. Le aveva detto di star tranquilla, soprattutto nell'affrontare tutte le cose che non avrebbe trovato sui libri di medicina.
Un piccolo mestizo era molto diverso nella sua gestazione da un bambino normale, anche se era simile nei tempi, la metodica della sua crescita era diversa. La presenza della coda avrebbe alterato molte delle analisi di routine per il nascituro. Avrebbe dovuto tenere duro negli ultimi due mesi, giacché le dolci ginocchiate dei feti, erano veri e propri affondi nei piccoli sajan.
Ciononostante non doveva aver paura, perché la natura non genererebbe mai un errore plateale.
Lei si era sforzata di mostrarsi spavalda, ma le aveva confidato le sue paure con un sussurro. La natura a volte sbaglia, loro erano due mezzi-sangue e vi era la possibilità che da loro nascesse un sajan puro. Era terrorizzata al solo pensiero che questo potesse squarciarle il ventre col suo potere devastante. Si era concessa di mostrare il suo terrore, mentre Goten era lontano alla ricerca di Trunks, per consegnargli quella strana busta misteriosa.
Chichi aveva sorriso dolcemente, abbracciandola e rassicurandola e facendole scivolare in una mano due piccoli semi:
" Dalla scomparsa delle sfere, i senzu stanno diventando sempre più rari. Manno smesso di produrre il loro frutto miracoloso, rimangono solo pochi sacchetti! Fanne buon uso e non dire nulla agli uomini, è il nostro piccolo segreto!"
Si era rincuorata ed aveva gioito col compagno della prima emanazione d'aura distinta dalla sua. Come fosse stato il primo vagito, avevano svegliato all'alba i Paoz con quella notizia.
Marron le era improvvisamente scivolata accanto, destandola dai suoi pensieri:
"Tutto bene Bra, se hai bisogno di qualcosa fammi sapere subito! Ub mi trascina sulla pista, non ho speranze di fuga!"
" Va tutto bene, solo un po' di stanchezza. Piuttosto cercate di divertirvi, vorrei davvero che diventasse un bel ricordo stasera!"
Il sorriso della giovane bionda le rispose raddolcendosi, mentre Ub chinato il capo per salutarla, prendeva la sua compagna e si gettava sulla pista. Il suo valzer era molto più istintivo, portava decisamente in modo più grezzo se messo al confronto col passo leggero di Trunks. Fortunatamente sembrava che non fosse una minaccia a livello di calci. Goten aveva fatto del suo meglio, ma sembrava un povero pesce fuor d'acqua:
" Mi spiace che non sia la cerimonia che speravi!" solo un sussurro al suo orecchio.
" Io sono felice anche così. Tremo solo quando dovremo andare ad affrontare tutta l'ala di uomini d'affari e alta società, che sta dall'altra parte del salone. Non conosco praticamente nessuno, temo che sarò molto ripetitivo. Non me la sento, però, di chiedere a Trunks di farci da paggio!"
" Volente o nolente verrà con noi! E' la sua occasione di tornare il principe degli affari e di affrontare a viso aperto Ted Norton!"
" Chi?"
" Il presidente della Norton Corporation. Vedi quel trentenne vestito di blu? Quello moro, che sorride vicino alla pista!"
" Perché deve parlarci? Se ci sono dei guai con l'azienda, noi siamo d'accordo, tu li scopri e me li spieghi molto semplicemente ed io parto alla carica!"
" Cosa avete da borbottare, novelli festeggiati?"
Gohan si era seduto, ben lieto di esser riuscito a lasciare la, seppur interessante, discussione sul suo ultimo saggio.
" Finalmente ti sei liberato, Videl e la mamma stavano per mandare qualcuno a rapirti! Vedi cosa si paga a scrivere i best seller!"
" Io non scrivo best seller Goten, solo saggi scientifici, terribilmente noiosi!"
" Lo so bene! Sono da undici anni alla quarta pagina del tuo primo testo! Leggo una riga e crollo, dovresti brevettarlo come sonnifero!"
"Non ti picchio perché è il tuo matrimonio! Cosa stavate bisbigliando all'indirizzo dell'altro lato della sala?"
" Il professor Son origliava? Stavo spiegando l'importanza dell'incontro informale fra Ted Norton e mio fratello!"
" Mi spiegate chi è Ted Norton!"
Una mano del più maturo Son era salita sulla bocca del fratello, per intimargli il silenzio:
" E' una personalità di tutto rispetto nel campo della nano-tecnologia, inoltre è presidente dell'unica azienda, che può vantare un fatturato paragonabile alla Capsule. Nonostante gli ultimi mesi di crisi non ha compiuto l'affondo, che tutti si aspettavano.
Avrebbe potuto spezzare le gambe a Trunks, ma non lo ha fatto!"
" Altrimenti gli spezzavo io qualcos'altro!"
" No, Goten, nel mondo dell'alta finanza si è come in guerra e in amore, tutto è lecito pur di ottenere un risultato! Credo che Ted abbia in mente qualcosa!"
L'espressione della sposa si era rannuvolata.
" Forse voleva la tua mano, ma io l'ho anticipato!"
" Goten, sii serio, ricordati che sono i tuoi ospiti. Norton è sposato da tre anni con quella ragazza castana. Tanto lui è musone, quanto lei è spontanea ed estroversa, anche se ultimamente è molto cambiata..."
" La tipica coppia decisa dal fato! Cosa potrebbe avere in mente, allora?"
" Io penso che voglia proporci una collaborazione, negli ultimi tempi le sue operazioni si sono fatte più misurate, come volesse provare il suo cambiamento!"
" I casi sono due: mira ad un imbroglio oppure c'è lo zampino dell'amore! Goten, tu che ne dici!"
" Fra un po' sarà anche lui papà! Vuole che il piccolo Coly possa esser orgoglioso del suo cognome, ed in futuro, potergli affidare un'azienda sana. Stasera chiederà a Trunks di collaborare ad un nuovo progetto di miniaturizzazione e per dimostrargli la sua sincerità dividerà i diritti sul brevetto con lui! E' molto cambiato da quando..." Ma si era interrotto, togliendo il contatto visivo dall'uomo, che ancora osservava le danze assorto.
Gohan aveva tratto un profondo respiro:
" Il tuo potere a volte ha degli esiti inquietanti! Hai visto...il futuro!"
Goten aveva sollevato le labbra in un sorriso amaro. Suo fratello aveva sempre avuto paura, perché come tutti, anche Son Gohan aveva i suoi segreti inesprimibili e possedere un fratello così "pericoloso" doveva essere un peso. Il suo era solo un bizzarro disturbo, inutilizzabile, giacché funzionava raramente a comando e comportava sempre una certa stanchezza. Un dono che avrebbe barattato volentieri con la forza, che rendesse suo padre orgoglioso di lui.
Aveva scacciato il suo ricordo con fastidio:
" Pensate che quei due sconsiderati continueranno a convivere o si decideranno a legalizzare la loro unione con un bel matrimonio! Non si dovrebbero permettere certe strane situazioni!"
Chichi aveva ripreso ad azzannare l'osso. Lei non aveva mai mollato prima di averla vinta e si era ormai presa a cuore la situazione di Ub e Marron:
" Mamma, loro sono liberi di fare come preferiscono! Ub è un personaggio molto importante per il nostro pianeta, Marron gli ha solo chiesto un po' di tempo per scegliere come comportarsi. Io in fondo la capisco, ad ogni manifestazione ci sono centinaia di ragazzine che urlano il suo nome e manca poco che si strappino i vestiti per lanciarglieli! Lei si sente fuoriluogo!"
" Non so più dove andrà a finire questo mondo! Ha preso a cambiare in un modo così rapido, che dubito riuscirò a seguirlo nelle sue follie! Ricordo che anche per Satan era così, ma tutto ha un limite!"
Bra aveva sorriso, Chichi non era cambiata affatto, lei era come un punto fermo all'interno di quella sala e del resto del pianeta. Era fedele a se stessa, come lo era dal suo primo passo all'interno di quella storia di duelli e magie.
Il mondo non sarebbe mai riuscito a intaccarla.

" Certo che Bra sembra proprio esausta! Non vorrei essere al suo posto, visto che la serata non è ancora al suo epilogo!"
" Non preoccuparti Ub, sono sicuro che troverà il modo di riposare! Il mio unico timore è che si senta male per via di Gold!"
" Non credo, che farebbe mai uno sgarro così cattivo alla sua mamma!"
" Che discorsi fai, non è cosciente il bimbo!"
" Nella mia tribù si pensa che lo sia sin dal primo istante! Lui ascolta e capisce, giacché è già dotto di una coscienza superiore! Anzi, valuta i suoi genitori con il metro degli dei, quando nasce però gli è data la liberta di costruirsi un metro suo, che si spera sempre sia il più prossimo possibile a quello divino!"
" Mi piacciono molto le storie della tua tribù, inoltre, non ho ancora avuto il piacere di conoscere i tuoi fratelli e tua madre. Puoi presentarmi come un'amica se vuoi!"
" Ti voglio presentar come la madre dei miei figli!"
" Hey signor Campione dei Campioni, non avrai bevuto un bicchiere di spumante di troppo? Non manca qualcosa prima di parlare di pargoletti in arrivo?"
" Sì, angelo, lo voglio!"
" Come sì, cosa vuol dire?"
" Si, voglio sposarti. Non era una proposta di matrimonio?"
" Sei impossibile! D'accordo lo era!"
Era arrossita, stringendolo con più forza e affondando leggermente la testa nell'incavo della sua spalla.
" Tranquilla, non farei mai una celebrazione così sfarzosa. Vorrei seguire la tradizione della mia gente, certo gli abiti sono molto esotici e tutto è fatto in riva al gran mare interno...ma forse non è il caso di parlarne adesso! In mezzo ad un valzer...sono anche fuori tempo!"
Marron aveva stretto di più, nascondendo timidamente le leggere lacrime di commozione.
Il suo razziatore di biscotti l'aveva fatta capitolare.

Aveva scosso nuovamente il capo, a volte si chiedeva perché continuasse imperterrita a battere su quegli assiomi morali, ormai superati dai tempi. Era difficile rimanere sinceri con se stessi sino alla fine. Forse, avrebbe dovuto lasciar perdere e permettersi di mutare coi tempi.
Era doloroso ammettere di esser stati sopraffatti, soprattutto per lei, l'unica figlia del grande Gjumao. La morte di Bulma aveva pesato anche su di lei, seppur vi avesse letto la liberazione dell'amica. Della vecchia squadra, che aveva affrontato a denti stretti la temibile discesa dei sajan e quella del loro signore, era rimasto solo Gohan. Anche in quel momento inutilmente impegnato nel celare la sua presenza, desideroso solo d'esser libero di far compagnia all'unica donna avesse mai amato.
Lei era sempre stata fuori da quello strano gioco di ricerche e battaglie. Aveva osservato ogni cosa da lontano, chiedendosi se mai avrebbe potuto conoscere la pace, che tanto bramava.
Solo una vita di tranquilla quotidianità, ma era tardi per rimpiangere quel passato.
" Già, sei proprio diventata malinconica Chichi, metti tristezza! Dovresti vergognarti a rovinare con quel broncio il matrimonio della mia bambina!"
Il sorriso sfrontato di Bulma le fece ingoiare a fatica il sorso d'acqua che aveva fra le labbra. Aveva udito la sua voce e intravisto il suo viso, come questo fosse tutt'uno con la leggera brezza, che entrava dalle alte finestre appena socchiuse.
" Giuro18 che non ti pesto i piedi! Starò attentissimo! Allora, lo balli un lento con me!"
" Piuttosto mi faccio disattivare! Abbiamo una figlia, cosa puoi volere di più!"
" Solo uno! Ho fatto tante prove per migliorarmi!"
" Sì, con quella bambola ambigua del vecchio maniaco!"
"18!"
"Se non vuoi ballare con Crili, potrei farti io da cavaliere!"
La chiara inferenza di Jamcha, il suo viso da bravo ragazzo, sul quale capeggiava ancora la doppia cicatrice come un trofeo:
" Se di chiederlo a Bulma non hai il coraggio, io non sono un pezzo da ricambio!"
" Ma no, Bulma non c'entra niente!"
" Lo so bene, se Vegeta ti beccasse..."
" Sta mangiando! E' completamente immerso nella terza tavolata di paste, stava raccontando a Goku qualche aneddoto sajan, sono scappato dalla paura!"
" Codardo!"
Ora anche Tensing si era aggiunto, con la sua voce profonda:
" Dovresti vedere che tavolata: Goku che pensa solo alle paste e due nostri ex conquistatori che chiacchierano delle loro vicende di gioventù. Da Junior non me lo sarei mai aspettato!"
Era durato pochi istanti: come era stato, era svanito.
Le voci della sala congressi si erano fatte nuovamente strada nelle sue orecchie, prendendo il posto del glorioso passato. Il petto le doleva leggermente, primo moto d'un epilogo inevitabile, ma in quel momento, solo una spina per quello che non avrebbe avuto più:
" Mamma, ti senti bene?"
" Certo Goten, pensavo solo al matrimonio di tuo fratello! In ogni caso, Bra avrebbe meritato avere i suoi cari con se, oggi!"
" La mia sposa si è appisolata, non sarà molto regale, ma penso che riusciremo a coprirla per un'oretta! A giudicare dall'espressione, sta facendo un bel sogno!"
" Starà ballando l'ultimo valzer di un mondo perduto con lui!"

* * *

" Papà, non è possibile, ha vinto di nuovo! Mi consolerei un po' se almeno barasse!"
Golden, gli occhi di fiamma d'ebano puntato sulle iridi uguali del genitore, indicava abbattuto il grande PC a schermo piatto, che occupava buona parte della parete della sala.
Il risultato era abbastanza clamoroso.
Il suo unico erede aveva perduto per la ventitreesima volta col cugino. I cui occhi celesti rivelavano una certa soddisfazione, anche se velata dalla leggera preoccupazione che il cugino si negasse per la sfida successiva.
" Fatti coraggio, Gold! Sono sicuro che alla prossima partita ti rifarai, altrimenti proponi un'altro gioco!"
"Sarebbe ammettere che sono un perdente!"
Aveva sbuffato, frizionandosi pensieroso la chioma scomposta:
" Ci deve essere sicuramente un trucco, sta tutto nello scoprire la sua strategia e rispondere con ugual moneta!"
"D'accordo mamma!"
" Prendete una tazza di cioccolata, ragazzi?"
Era stata la voce di Pan a destare l'attenzione dei giovanissimi occupanti dei grandi divani.
Fackel aveva sollevato composta la manina, alzandosi e correndo sicura verso le gambe di suo padre, comodamente affondato in poltrona, accanto al voluminoso albero di Natale. Le cui luce ad intermittenza, disegnavano particolari sfumature ai suoi capelli.
Zeme e Nebe avevano volto il capo all'unisono, i loro visetti identici in ogni dettaglio erano stati attraversati da due espressioni diverse. Un leggero moto di stizza per il piccolo Nebe, che aveva veduto la loro innocente disputa per avere il cuscino blu rotondo interrotta bruscamente, mentre Zeme aveva approfittato della distrazione del gemello per strappargli di mano l'ambito trofeo e saltare giù dal divano, per correre fra le gambe di sua madre, col rischio di fare un disastro delle numerose tartine, che portava in un vassoio.
" Era il mio! Zeme dammelo! Non puoi prendere sempre quello che voglio io!"
Gli aveva risposto un'eloquente linguaccia.
" Ub, non potresti fare qualcosa?"
" Zeme, lascia le gambe di tua madre o rovescerà ogni cosa! Nebe, non litigare per un cuscino, ce ne sono molti altri!"
" Non sono rotondi e blu!"
" Trunks ne hai un'altro fatto in quel modo!"
Sconsolato il mulatto aveva ceduto all'ennesima richiesta della sua coppia di discoli.
" No, mi spiace, gli altri hanno forme diverse! Li ha creati Bra!"
" E' un set per gli interni di classe che ha avuto un discreto successo!"
" Non nelle famiglie con gemelli pestiferi! Se non avessero tutto doppio, litigherebbero dalla mattina alla sera!"
Gli occhi di Pan erano ben fissi sui due bambini, che il capo ancora rivolto allo schermo, affrontavano l'ennesima lotta contro il male, guidando però solo i piccoli personaggi colorati di quel nuovo videogioco. Un sorriso triste si era disegnato sulle sue labbra.
Era passato troppo poco dagli avvenimenti che li avevano travolti.
Come il quel colorato gioco, avevano affrontato il lato deviato della vita, incarnato in un uomo tanto geniale quanto folle, che aveva perduto se stesso per emulare quel dono, che avevano avuto sin dalla nascita.
Lux aveva trionfato di nuovo, Golden, che in una condizione normale avrebbe gettato altrove il gioco, aveva accettato l'ennesima sconfitta. Alzatosi lentamente era andando a sedersi vicino al padre, che aveva momentaneamente sequestrato la piccola di casa, per darsi a quello che era diventato il suo sport preferito: coccolare al sua nipotina, così simile ad un confetto, chiamandola coi nomignoli più assurdi.
Lux aveva esitato un momento, prendendo posto accanto al cugino e cominciando con lui una leggera conversazione sulla potenza dei personaggi e le loro armi, confrontandoli, per la prima volta dinanzi a loro, coi poteri dei genitori.
Un leggero silenzio era sceso nella sala. Alla luce di quello che era accaduto ed in previsione di possibili ripercussioni, Marron aveva suggerito loro d'essere molto cauti nel trattare l'argomento potere, ma di non mancare di rispondere alle loro domande nel modo più sincero possibile.
Il fatto ne parlassero da amici, anche solo per quel giorno, poteva essere un segno più che promettente sul cammino di un ritorno alla piena normalità.
Fackel era sfuggita dalla presa di Goten per rifugiarsi fra le braccia del padre, un primo momento per accertarsi se le luci natalizie facessero cangiare anche i suoi di capelli, un attimo dopo per sfilarsi con un gesto fluido una cosa, che non mancava mai di farla inciampare nei movimenti:
" Tienila tu papà, mi da fastidio!"
Trunks aveva ripreso la catenina con un sorriso triste, infilandosela senza esitare:
" Te la renderò quando sarai più grande, per il momento ti ha già fatto buona guardia!"
" Perché?"
Qualcuno aveva molta voglia di giocare alle domande.
Al contrario i gemelli avevano adocchiato un altro cuscino di forma triangolare, rosso come il fuoco, anche questo unico nel suo genere. Se Zeme riusciva a conquistare anche questo, sarebbe stato parecchio ricco. Se Nebe vi fosse balzato sopra per primo, avrebbe potuto barattarlo con quello blu. Sarebbe stata, in ogni caso, una nuova battaglia:
" Trunks, la prossima volta che passiamo da voi, puoi mettere una serie di cuscini molto squallida! Magari tutti uguali e grigi, così, forse, i nostri figli non vi distruggeranno la sala!"
" Non mancherò!"
Fackel aveva riacceso l'attenzione sulla catenina, che ora era quasi scomparsa nella camicia di suo padre:
" Perché mi ha fatto la guardia? E' un pezzo di metallo? Come fa? Perché?"
Trunks aveva sospirato, cercando il supporto di Goten per quel mare di domande.
" E' una storia molto lunga, che comincia da lontano, nessuno vuole sentirla!"
Lux aveva alzato il capo, rivolgendosi con un sussurro:
" Il dottore aveva paura....del nonno! Era il suo incubo! Diceva che era un mostro! E' la verità?"
Trunks aveva atteso un lungo minuto, per cercare le parole adatte a sedare quella questione, da sempre irrisolta:
"Forse non è ..."
Un'occhiata allusiva di Marron lo fece desistere dall'ennesimo tentativo di fuga. Sollevato lo sguardo negli occhi celesti del figlio, aveva preso a narrare lentamente, mentre oltre le grandi portefinestre, la neve planava dolcemente sino al suolo in un dolce valzer.

Scusatemi per il ritardo accumulato per quest'ultimo aggiornamento!
Ti ringrazio tantissimo chrystal e spero che presto potrai dirmi cosa ne pensi, sia di questo capitolo finale, che del primo epilogo, in 3 capitoli, dell'interminabile Avengers! Non aver alcuna pietà sulle pecche che troverai sicuramente! Un bacio!
Grazie michelegrandragone, spero che la conclusione sia di tuo gradimento. Il proseguo di questa saga (NG) ora si incrocerà con le opere della bravissima Beatrix e poi tornerà alla mia tastiera! Questa lunga serie e alcune altre mie fiction sono postate sul sito: http://panandcompany.cjb.net/, ovviamente nella sezione dedicata alla saga omonima!
Per Lorigeta: tu sei sempre troppo buona...mi rendo conto che quei tre capoitoli son...parecchio lunghi! Mi piacerebbe sapere che ne pensi soprattutto di quel che accadrà nell'aldilà al nostro principe degli shinigami Vegeta! Non mancare di farti sentire, ci tengo tantissimo!
Con questo capitolo conclusivo, eccoti il matrimonio LadyGaunt, spero non ti abbia deluso!
Vi ringrazio per avermi seguito!

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