Too much

di September_39
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: New York, New York ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Bruises ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Not drunk enough ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: So emotional ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Domino ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Jealousy ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Everytime we touch ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Can't fight the moonlight ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: The scientist ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Against all odds ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Wannabe ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Timebomb ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Cat People ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Something Stupid ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: I don't want to know ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: That's Amore ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Fix you ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Last Christmas ***



Capitolo 1
*** Prologo: New York, New York ***




PROLOGO “New York, New York”

 

My little town blues 

They are melting away 

I gonna make a brand new start of it 

In old New York 

-Frank Sinatra *

 

 

“Wow”

“Già... wow”

Entrambi aumentarono la stretta delle loro mani, intrecciate da quando erano scesi dal taxi per farsi forza e anche per non perdersi fra la folla.

Ce l’avevano fatta: erano davvero arrivati a New York.

 

Ancora increduli alla vista della città che si estendeva davanti a loro, Brittany e Blaine si lanciarono un’occhiata complice condividendo lo stesso pensiero. Finalmente si erano lasciati Lima alle spalle ed erano pronti a cominciare quella vita che avevano tanto sognato negli ultimi mesi.

Blaine era così contento che sentiva di poter scoppiare a piangere da un momento all’altro, abbandonandosi completamente a quella sua vena fin troppo emotiva.

Brittany d’altro canto, moriva dalla voglia di correre e saltare, mimetizzarsi fra la folla e scoprire se davvero esistevano quei centri di riabilitazione per gatti in cui tante volte aveva pensato di mandare Lord Tubbington che proprio in quel momento dormiva tranquillo all’interno della gabbietta che la ragazza stringeva saldamente fra le mani.

“Allora, vogliamo muoverci o avete intenzione di restare con quello sguardo da imbecilli in mezzo alla strada per tutta la giornata?”

Solo l’irritante voce di Sebastian poteva riportarli con i piedi per terra e rovinare quello splendido momento.

Entrambi sbuffarono voltandosi a guardare il ragazzo che aveva iniziato ad avviarsi verso il loro appartamento senza curarsi degli altri due, costretti ad aumentare il passo per raggiungerlo.

 

“Sei sicuro che sia questa la strada?” chiese ancora Blaine dopo più di un quarto d’ora che camminavano per quella via che sembrava essere infinita.

“Si Blaine, per la millesima volta, è questa la strada! Se non aveste supplicato il tassista di lasciarci all’inizio per osservare il panorama invece che al numero civico esatto a quest’ora saremmo già arrivati da un pezzo” sbraitò Sebastian stizzito, aumentando sempre di più il passo.

“Lo zucchero con lui non ha funzionato” commentò Brittany avvicinandosi a Blaine, ripensando all’esperimento che aveva provato in aereo solo qualche ora prima: aveva riempito ogni bevanda che Sebastian aveva ordinato con un paio di bustine di zucchero, convinta che avrebbe annientato un po’ della sua acidità. Evidentemente si sbagliava.

Oppure semplicemente lo zucchero non era ancora abbastanza.

Il riccioluto si strinse nelle spalle di tutta risposta, perdendo di vista l’altro ragazzo per qualche istante e finendo per schiantarsi contro di lui quando questo si fermò all’improvviso.

“Siamo arriv-.. Blaine accidenti guarda dove vai!” sbottò di nuovo l’ex Usignolo, guardando male il compagno che si affrettò ad allontanarsi e avvicinarsi all’amica in cerca di protezione.

Sebastian fece un profondo respiro ricomponendosi prima di estrarre un mazzo di chiavi e aprire la porta della loro palazzina.

Ovviamente come se la lunga passeggiata non fosse bastata, l’ascensore era rotto. I tre si guardarono stravolti prima si sospirare rassegnati; salirono due piani di scale trascinando a fatica le loro valige fino a che finalmente si fermarono davanti ad una porta scura. Interno 2B. 

Casa.

 

L’appartamento non era molto grande ma abbastanza perché tutti potessero avere i loro spazi, senza invadere per forza quelli degli altri e provocare fastidiose discussioni. Specialmente con Sebastian.

Erano piuttosto vicini al centro e dalle finestre del salotto potevano intravedere l’Empire State Building e i grattacieli intorno ad esso.

Quella casa era stata decisamente un affare e anche se odiavano doverlo ammettere, il merito era stato tutto di Sebastian e della sua abilità a corrompere le persone. Era riuscito a strappare al proprietario un contratto a un prezzo ridicolo vista la posizione.

Blaine aveva il sospetto che lo avesse minacciato con qualcosa di piuttosto compromettente, ma si era assicurato che tutto fosse in regola e aveva preferito non indagare oltre.

Lord Tubbington, finalmente libero di camminare, si strusciò contro le sue gambe distogliendo il moro dai suoi pensieri. Si piegò sulle ginocchia per sollevare il gatto da terra, con non poco sforzo, e sorreggendolo fra le braccia si avvicinò alla finestra per osservare meglio quel panorama.

Era davvero a New York! Aveva aspettato così tanto quel momento che ancora era impossibile crederci. 

 

Tutto era cominciato una fredda giornata di gennaio, quando era rimasto bloccato al Lima Bean con Brittany, in attesa che la tormenta di neve che aveva investito la città si calmasse ed entrambi potessero andare a casa.

La bionda mescolava a vuoto la sua tazza di cioccolata, finita ormai da un pezzo, continuando a far tintinnare il cucchiaino contro la ceramica e provocando un rumore che a lungo andare iniziò a dare piuttosto fastidio al ragazzo.

“Britt, ti prego. Sto cercando di concentrarmi” sospirò Blaine esasperato alzando lo sguardo solo una frazione di secondo dal suo portatile.

“Che stai facendo?” domando lei curiosa, facendosi più vicina per poter guardare lo schermo.

“Sto cercando degli spartiti, per la canzone che porterò all’audizione per la NYADA”

“Oh. NYADA. E’ a New York giusto?”

Blaine alzò lo sguardo verso l’amica perplesso, trovandosi poi ad annuire quando si ricordò con chi stava parlando.

“Lo sapevo” rispose lei per poi sospirare sonoramente.

Per una volta, Brittany non stava sorridendo. Qualcosa non andava.

“Ti senti bene?” chiese il ragazzo un po’ apprensivo.

“No. Fra un po’ anche tu te ne andrai a New York, proprio come hanno fatto tutti gli altri. E io resterò qui, sola. Sospetto che anche Lord Tubbington stia progettando di andarsene, l’ho trovato a navigare sul sito dell’American Airlines ieri sera”

Ok. Qualcosa decisamente non andava in Brittany. Ora Blaine era davvero preoccupato, non era da lei parlare del suo gatto con quel tono così abbattuto. 

Solo qualche giorno prima gli aveva mostrato dei centri di recupero per felini che era convinta potessero aiutarlo con la sua mania per le soap opera argentine, ed era davvero piena di speranze.

“Tu non vorresti andartene da qui? Non ti piacerebbe andare al college? ” 

“Certo che mi piacerebbe, ma non saprei che fare!” sospirò lei rassegnata, lasciando scivolare la testa sul tavolo come se improvvisamente fosse diventata troppo pesante da sostenere.

Blaine chiuse il suo portatile, guardandola dolcemente. Non aveva mai pensato a Brittany e ai suoi piani per il futuro, e forse era quella che aveva più bisogno di aiuto. 

Con Sam dopo tutto era stato bravo: insieme avevano trovato diversi college che accettavano borse di studio per lo sport ed era in attesa di avere risposte da scuole di cinema in tutto il paese, anche se lui puntava soprattutto su quella di Los Angeles ovviamente. 

Decise che Brittany sarebbe stata la sua prossima missione, da rappresentate a ex-rappresentante.

“E che cosa ti piacerebbe fare? Ci hai mai pensato?”

“Non lo so. Sono geniale, simpatica e super sexy, credo che potrei fare qualsiasi cosa. Ma non so cosa mi piacerebbe davvero” commentò la ragazza, riflettendo per la prima volta seriamente sul suo futuro.

Intorno a lei vedeva tutti i suoi amici fare programmi, proprio com’era successo l’anno precedente. Sentiva che tutti stavano andando avanti senza di lei, di nuovo.

“Beh questo è facile da scoprire! Devi solo pensare a quando sei felice... cosa fai quando sei un po’ triste per risollevarti il morale?”

“Le pulizie con Lord Tubbington”

Blaine inarco un sopracciglio perplesso. No, doveva provare con qualcosa di diverso.

“Vediamo... quando sei con i cheerios sei felice?”

“Sì, credo. Ma sono stanca di dover indossare divise”

“E quando canti al Glee invece? Ti piace?” provò ancora il moro deciso a non mollare.

“Certo è divertente. Ma non credo che cantare sia la mia strada, la competizione con Britney sarebbe troppa e finirebbe per ucciderla... e dopo un po’ io mi sentirei in colpa. Credo sia meglio che continui a lasciarti gli assoli e preparare le coreografie con Jake”

Quelle parole per Blaine furono letteralmente un'illuminazione: come aveva fatto a non pensarci prima proprio non lo sapeva.

“Brittany, e se facessi la ballerina?”

 

Da quel momento tutto era cambiato: si era aperto un mondo per entrambi, ed erano diventati inseparabili.

Brittany aveva seriamente iniziato a pensare al suo futuro, sentendosi in colpa di tanto in tanto perché convinta di trascurare il suo amico felino, ma finalmente si stava impegnando per costruire qualcosa di buono; e Blaine faceva di tutto per darle una mano. 

Compilarono insieme migliaia di domande per le scuole di ballo più prestigiose dell’Ohio e dintorni, fino a che la Pilsbury aveva illuminato entrambi con la scelta perfetta, e anche più ovvia: la Juilliard.

Visto gli interminabili calcoli che avevano fatto per assicurarsi di potersi vedere almeno una volta al mese ovunque Brittany fosse entrata era assurdo che nessuno dei due avesse mai accennato alla più semplice e logica soluzione di vivere nella stessa città, eppure senza Emma probabilmente non ci sarebbero mai arrivati.

Trasferirsi insieme a New York era diventato il loro sogno e il loro obiettivo, e dopo mesi di audizioni e provini per entrambi finalmente avevano ricevuto le loro lettere di ammissione poco prima del diploma.

Certo, non sognavano che anche Sebastian si sarebbe unito a loro, ma si rivelò utile avere qualcuno che conosceva la città e soprattutto in grado di corrompere anche il più onesto cittadino newyorkese.

 

Le unghie di Lord Tubbington affondarono nella mano di Blaine riportandolo al presente in un modo piuttosto spiacevole. 

Il ragazzo aprì le braccia lamentandosi e lasciando che il felino tornasse a terra con un rumore sordo, dovuto al suo peso non proprio trascurabile.

“Sto morendo di fame. C’è un Lima Bean nei dintorni?” esclamò Brittany uscendo dalla sua stanza.

Sebastian e Blaine si lanciarono un’occhiata complice, il primo sospirò rassegnato mentre il secondo sorrise dolcemente alla ragazza. Aveva imparato ad amare ogni sua stranezza. 

“No ma sono sicuro che troveremo qualcosa di meglio. Facciamo due passi?” suggerì prendendo la giacca.

Brittany subito si unì a lui, mentre Sebastian scosse la testa controvoglia.

“Portatemi un taco” disse congedandoli con un cenno mentre i due si avventuravano per le strade di quell’enorme metropoli, appena diventata la loro nuova realtà.



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Salve gente :)

A chiunque sia arrivato a leggere fino a qui, un enorme grazie fin da ora!
Giusto due parole per spiegarvi meglio questa storia.
E' scritta a quattro mani da me e la fantastica Mary_Anne_11 nata in realtà come quasi tutte le storie senza pensarci troppo, scrivendo semplicemente di quello che ci piace e soprattutto quello che vorremmo per i nostri personaggi preferiti.

I titoli dei capitoli saranno tutti presi da canzoni che ci ispirano e all'inizio di ogni capitolo troverete una citazione tratta proprio da quel brano che secondo noi esprime perfettamente un concetto, un avvenimento, un fatto importante della storia; sono tutti canzoni che adoriamo e se non le conoscete, vi consigliamo di ascoltarle :)
E per chi avesse problemi con la lingua qui fra le note troverete sempre la traduzione, per ogni evenienza.

Non vi annoiamo oltre, grazie a tutti quelli che decideranno di seguire questa storia, non vediamo l'ora di leggere i vostri commenti! Recensioni positive, negative, tutto molto ben accetto!

A domani con il prossimo capitolo!!

Le autrici



*
 titolo canzone: "New York New York"
le mie malinconie da piccola città 
si stanno dissolvendo
ne farò un nuovo inizio
dalla vecchia New York


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Bruises ***


 


Capitolo 1 “Bruises”

 

Haven't seen you since high school

Good to see you're still beautiful;

It’s good to let you in again

-Train *

 

 

“Ok, Blaine ce la puoi fare. Ce la devi fare. E’ tutto l’anno che aspetti questo momento, andrai alla grande...”

Quando nello specchio comparì il volto di Sebastian palesemente divertito, Blaine si voltò scocciato verso la porta richiudendola deciso. Aveva appena interrotto il suo rituale di autostima mattutina e quel giorno ne aveva decisamente bisogno.

“Andiamo Blainey non vorrai fare tardi il primo giorno! Sei uno schianto, tutti apprezzeranno il tuo fondoschiena e non c’è altro di cui devi preoccuparti” ridacchiò Sebastian divertito dalla stanza adiacente. 

Quando aveva sentito Blaine parlare da solo in bagno non aveva saputo resistere e aveva dovuto seguire l’impulso che lo spingeva a spiare il coinquilino. Non lo avrebbe mai ammesso, ma trovava davvero adorabile quel lato insicuro che Blaine mostrava così raramente.

In realtà anche lui era piuttosto agitato per l’inizio delle lezioni alla NYADA, il tempo era passato più in fretta del previsto e non si era ancora abituato a quella nuova vita. 

Quando aveva iniziato a pensare a quale college frequentare erano state molte le strade che gli si erano aperte; aveva sempre avuto ottimi voti e la sua famiglia certamente non aveva problemi di soldi quindi non si era fatto scrupoli a spedire domande di ammissioni a università come Stanford e Harvard. Suo padre avrebbe voluto che facesse legge, sua mamma sognava un futuro nella letteratura per lui, ma Sebastian aveva scoperto un mondo completamente inaspettato unendosi agli Usignoli.

Inizialmente l’aveva fatto solo per fama e popolarità perché era decisamente una buona occasione per mettersi in mostra, ma con il passare del tempo aveva scoperto una vera passione per l’arte che ancora non era pronto ad abbandonare.

La NYADA era stata la scelta più ovvia, soprattutto dopo aver scoperto che anche Blaine aveva dei progetti al riguardo. 

Era stato quello l’avvio della loro vera amicizia, la scintilla che aveva fatto dimenticare i trascorsi e pensare al futuro: avevano fatto i provini insieme, passato giornate a pianificare i viaggi e alla fine con la sua proverbiale indifferenza aveva casualmente accennato a una stanza libera nel suo appartamento. Certo non si aspettava anche Brittany, ma era piuttosto contento di aver fra i piedi quella bambolina tutta zucchero.

Ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso: Sebastian Smythe non si rammollisce nemmeno di fronte a New York City!

Finalmente Blaine si decise ad uscire dal bagno, prese la sua tracolla e passò dalla camera di Brittany per salutare l’amica.

Lei era seduta sul letto ancora mezza addormentata che si stropicciava gli occhi.

“Britt noi andiamo. La tua colazione è pronta, non farti domande e mangia” disse avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia.

“Ci sentiamo più tardi, se sopravvivo”

Blaine si morse il labbro inferiore, assalito di nuovo dall’ansia da primo giorno. La bionda alzò lo sguardo e gli sorrise teneramente, con una delle sue espressioni che mostravano chiaramente il suo modo di vedere sempre tutto rosa.

“Andrà bene vedrai. E poi non sei solo, c’è Sebastian! E anche Kurt e Rachel...” commentò, ricordando solo in quel momento al moro che stava per rincontrare il suo ex ragazzo dopo parecchi mesi di soli messaggi e brevi telefonate. Il panico era decisamente iniziato.

 

Dopo sette fermate di metropolitana e due incroci, Sebastian e Blaine si ritrovarono davanti al portone della NYADA. Erano stati più volte nell’edificio durante l’estate per i provini ma guardarla ora da studenti era diverso: stupendo e terrificante allo stesso tempo. Si scambiarono un’occhiata senza bisogno di aggiungere altro e finalmente si decisero ad entrare.

Subito furono travolti dalla massa di studenti che correva da una parte all’altra per non tardare a lezione. C’era chi cantava, chi sfogliava appunti freneticamente, chi si scaldava la voce e chi recitava monologhi. Era follia pura ed entrambi già la amavano.

“Vado a ritirare l’orario in segreteria, tu vedi di non perderti ok? Ci vediamo in aula” disse Sebastian battendo una mano sulla spalla di Blaine, distraendolo dall’onda di pensieri frenetici che l’avevano assalito.

Il moro annuì prima di guardare l’amico allontanarsi ed avviarsi a sua volta al piano superiore.

Al contrario di Sebastian si era informato sul piano delle lezioni da settimane, tartassando la segreteria di telefonate e email fino a che non aveva avuto tutto il necessario. Era un perfezionista, sì. 

Eppure nonostante avesse memorizzato la cartina a memoria si ritrovò completamente spaesato in cima alle scale, guardandosi intorno alla ricerca di un riferimento. C’erano manifesti di recite scolastiche ovunque, ma nessuna freccia con scritto “Ehi matricola da questa parte”.

“Blaine”

Una voce fin troppo familiare lo fece voltare, scaldandogli il cuore e spezzandoglielo allo stesso tempo. In una frazione di secondi i suoi occhi incrociarono quelli di Kurt e la sua espressione terrorizzata da primo giorno di scuola si aprì in un sorriso.

Kurt era dall’altra parte dell’atrio e mentre camminavano l’uno verso l’altro Blaine ebbe la possibilità di osservarlo meglio. Con i suoi jeans stretti, la camicia appena sbottonata e i libri stretti fra le braccia sembrava ancora più grande del solito, gli occhi di quell’azzurro intenso che Blaine sentì subito attraversarlo e i capelli acconciati come sempre alla perfezione. Sembrava anche più alto se possibile, non ne era sicuro, ma di certo era ancora più bello di quanto se lo ricordasse.

“Ehi. Non mi dirai che ti sei già perso...” commentò Kurt quando finalmente furono a pochi passi di distanza.

L’altro si affrettò a scuotere la testa arrancando in cerca di scuse mentre stringeva nervoso la tracolla della sua borsa, ormai ridotta ad un sottile strato di pelle.

“No no, io stavo solo... ecco... credevo di essere arrivato ma poi....”

Kurt sorrise guardandolo con il suo solito sguardo apprensivo, che non lo giudicava mai ma mostrava solo quanto lo trovasse adorabile. Posò una mano su quella di Blaine, districandola dalla presa sulla stoffa.

“Rilassati andrà tutto bene, è normale essere un po’ spaesati il primo giorno”

Il moro abbassò lo sguardo sulle loro mani, strette e intrecciate come erano state per tanto tempo. Dio, quanto gli era mancato Kurt. Le sue mani, il suo profumo, le sue labbra. Ah, le sue labbra!

Aveva avuto qualche breve flirt durante l’estate ma niente era riuscito a cancellare la sensazione dei loro baci dalla sua testa.

Quasi intuendo quei pensieri, Kurt lasciò la presa tornando a stringere i suoi libri con entrambe le mani.

“Allora, come ti trovi qui a New York? L’appartamento è bello?”

Blaine si risvegliò dai suoi pensieri, smettendo di fissare le labbra di Kurt per poter rispondere nel modo più lucido possibile.

“Oh si è fantastico, siamo stati decisamente fortunati! Devi assolutamente venire a trovarci... Voglio dire, con Santana e Rachel. Brittany sarà contenta di vedervi!”

“Brittany, chi l’avrebbe mai detto... anche lei a New York! Santana non parla d’altro” commentò un po’ stizzito pensando alle infinite telefonate e ai discorsi della sua coinquilina.

“Ah non parlarmene, ogni volta che vedo Britt è al telefono con lei! Le scrive anche sotto la doccia probabilmente”

“Oh di sicuro” rispose Kurt con un filo di malizia ed entrambi risero a quelle parole di dubbio gusto.

Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo qualcosa si accese in Blaine, come un’improvvisa consapevolezza di aver appena ritrovato qualcuno di troppo importante per essere messo da parte. Non si vedevano da mesi e stavano perdendo tempo a parlare di Brittany e Santana, sul serio? Qualcosa non andava.

“Senti Kurt, ti andrebbe di...”

Stava per invitarlo a prendere un caffè quando vide le spalle del suo ex circondate da braccia sconosciute. O meglio, indesiderate.

Sapeva che Kurt stava frequentando un certo Toby ma non l’aveva ancora visto per sua fortuna.

“Ehi splendore” commentò l’ultimo arrivato sporgendosi per dare un bacio a Kurt che prontamente gli offrì la guancia.

“Ciao tesoro. Ti presento... il mio...” incrociando lo sguardo del moro improvvisamente si trovò impacciato, senza sapere come presentarlo. Kurt Hummel senza parole? Impossibile.

Definire Blaine semplicemente come ex era riduttivo, chiamarlo il mio grande amore del liceo poco conveniente e mentire dicendo che era uno sconosciuto appena incontrato sarebbe stato sciocco.

Blaine accorse in suo soccorso, con i suoi proverbiali modi gentili ed educati nonostante la situazione.

“Sono Blaine, io e Kurt andavamo al liceo insieme” spiegò porgendo la mano a Toby che subito la strinse con vigore. Non era una bugia, solo una mezza verità.

Toby era un ballerino e si notava subito dal suo fisico muscoloso; certamente era attraente e quei capelli biondi incorniciavano perfettamente i suoi occhi verdi e la sua pelle diafana. 

“Oh piacere di conoscerti Blaine è sempre bello fare conoscenza con vecchi amici del mio Kurty” replicò questo con fin troppo entusiasmo, senza smettere mai di sorridere.

Blaine inarcò un sopracciglio a quel soprannome, consapevole di quanto Kurt odiasse i nomignoli, e l’altro si limitò a stringersi nelle spalle desiderando con tutto se stesso che quel momento imbarazzante finisse presto.

E il suo desiderio fu esaudito, certo non nel modo in cui si aspettava.

“Dannazione eccoti ti ho cercato ovunque! L’aula è dall’altra parte imbecille...” disse Sebastian irrompendo nell’atrio ormai semivuoto dando una spallata a Blaine, quasi a rimproverarlo.

Quando il moro con un’occhiata gli indicò Kurt e Toby, l’ex usignolo si voltò verso di loro come se non li avessi notati prima.

“Hummel. Non posso dire che sia un piacere... Come te la passi?”

“Fino a qualche secondo fa bene Sebastian, grazie. Tu? Hai già trovato chi prendere di mira quest’anno?” commentò acido Kurt guadagnandosi un’occhiata piuttosto perplessa dal biondo al suo fianco.

Sebastian rise di gusto, appoggiandosi a Blaine.

“Perché tu non sei disponibile?” replicò con quel sottile velo di malizia che non abbandonava mai.

“Ok bene, direi che per questa mattina è abbastanza. Faremo tardi a lezione!” interruppe Blaine prima che quel bisticcio degenerasse. Conosceva entrambi abbastanza bene per sapere che non avrebbero avuto problemi a prendersi ad insulti davanti a tutta la scuola.

“Kurt ci... ci vediamo in giro ok?” continuò stringendo le labbra. Avrebbe voluto chiedergli di uscire, di vedersi da soli o almeno di poterlo chiamare ma non poteva con Toby al suo fianco che ancora non aveva smesso di abbracciarlo e soprattutto continuava a sorridergli, quasi avesse una paralisi facciale. Era evidente che Kurt non gli avesse parlato della loro storia altrimenti non sarebbe stato così socievole. 

“Toby è stato un piacere! Buona giornata ragazzi”

Mentre i due li salutavano con un cenno, Blaine trascinò Sebastian per un braccio perdendosi lungo il corridoio.

“Ehi Blaine! Blaine, lasciami mi stai rovinando il maglione” si lamentò l’altro divincolandosi dalla sua presa.

“Proprio non ce la fai a non fare l’idiota vero?! Era... Era Kurt dannazione, non lo vedevo da mesi e tu arrivi e...e...” 

“E cosa? Interrompo il delizioso quadretto di lui che ti presenta il suo nuovo grande amore? Scusa, credevo non ti stessi divertendo un granché”

Blaine avrebbe voluto replicare ma Sebastian aveva ragione. Probabilmente l’aveva salvato dalla conversazione più imbarazzante che potesse immaginare, anche se prima o poi avrebbe certamente dovuto affrontarla.

“Andiamo o faremo tardi”

Il moro sospirò e seguì l’amico dentro all’aula prendendo posto in prima fila, deciso a concentrarsi solo sulle lezioni anche se levarsi da davanti agli occhi l’immagine di Kurt e Toby si rivelò più difficile del previsto.

 

***

 

Rimasta a casa da sola Brittany fece pigramente colazione, accarezzando Lord Tubbington accoccolato sulle sue gambe mentre guardavano i cartoni in tv. Le sue lezioni erano iniziate già da una settimana ma il mercoledì aveva sempre la giornata libera, o almeno così Blaine le aveva detto. Lei non ci capiva molto dell’orario, non era colorato come quello del McKinley anche se Santana le aveva promesso di aiutarla a sistemarlo.

Proprio lei le mandò un messaggio in quell’istante facendola sorridere come sempre. Da quando si era trasferita a New York avevano ricominciato a vedersi e frequentarsi; Santana le ripeteva sempre quanto fosse felice di riaverla finalmente e anche lei lo era: la sua migliore amica le era decisamente mancata.

 

Quando all’ora di pranzo iniziò a venirle fame decise di andare a mangiare un hamburger in quel posto dove la portava sempre Sebastian. Non era difficile da raggiungere: bastava prendere la metro, quella con la pubblicità del Martini davanti e poi scendere a Time Square. Quel nome la divertiva talmente tanto che non se lo sarebbe scordato facilmente; aveva sempre pensato che le piazze potessero essere solo rotonde.

Si preparò in fretta e raggiunse la fermata della metro, aspettò il treno giusto e salì a bordo. Guardò il nome di tutte le stazioni ma non trovò mai la sua fermata, così chiese indicazioni e prese una seconda metro ma nemmeno da quella trovò Time Square.

Scese insieme ad una folla di studenti ad una fermata qualsiasi, spinta dalla massa sulla banchina. Era persa. Decisamente persa. 

Fuori pioveva, il cielo era cupo e coperto da nuvole e per qualche momento le sembrò di essere tornata in Ohio. 

Quest’idea di rafforzò quando dall’altro lato della strada vide una donna bionda urlare contro ad un bambino; pensando fosse la sua ex insegnante la chiamò salutandola ma la coach Sylvester non si voltò a salutarla e Brittany si chiese il perché piuttosto perplessa.

Vedendo passare dei ragazzi con un caffè in mano proprio come quelli del Lima Bean si convinse sempre di più di essere tornata a casa.

Quando si sentì chiamare da una voce piuttosto familiare ne ebbe la conferma. Si voltò verso il ragazzo, sospirando sconsolata.

“Ecco lo sapevo, sono tornata a Lima”

Spingendo le ruote della sua sedia a rotelle, Artie si avvicinò alla bionda guardandola con un sorriso smagliante.

“Brittany! Che ci fai qui?”

“Volevo mangiarmi un hamburger ma ho sbagliato treno e sono tornata a casa. Spero che mia mamma non abbia già affittato la mia stanza” continuò lei abbattuta.

Il ragazzo la guardò perplesso qualche istante prima di intuire a quale casa si riferisse e si sciolse una dolce risata.

“Ma non sei a Lima, siamo ancora a New York. Dove volevi andare?”

“A Time Square”

“Allora andiamo, sono solo un paio di fermate da qui”

Ancora incredula dalla notizia Brittany seguì Artie fino a dentro la metropolitana. Presero l’ascensore e lei lo aiutò a salire sulla carrozza. Si sedette di fronte a lui mentre la metro partiva.

“Ma se siamo ancora a New York... tu che ci fai qui?”

“Ho iniziato la scuola per registi, frequento un corso all’interno della NYU. Mi sono trasferito qualche giorno fa avevo intenzione di chiamare te e Blaine ma non ho ancora avuto un momento libero...”

Brittany sorrise sporgendosi per abbracciarlo.

“Che bello siamo di nuovo tutti qui! Potremmo fare una rimpatriata con tutti quanti. Sono felice di rivederti Artie”

“Anche io Britt, anche io”

 

Trascorsero la giornata insieme, raccontandosi delle loro estati; non si vedevano dal giorno del diploma ed avevano tanto di cui parlare. Mentre mangiava finalmente il suo hamburger e ascoltava Artie raccontarle del suo provino per l’università e di come fosse stato decisivo per l’ammissione il video che avevano girato per lo special di Natale, si rese conto di quanto effettivamente avesse sentito la sua mancanza.

Non sapeva perché ma negli anni lei e Artie si erano allontanati sempre  di più, pur restando molto legati dopo la fine della loro storia. Gli voleva ancora molto bene e qualcosa le faceva credere che anche per lui fosse lo stesso.

Il suo telefono squillò e My cup invase il locale mentre la bionda si affrettava a rispondere. Era Santana.

Ehi dolcezza, che combini?

“Ciao San, sto pranzando” rispose addentando ancora il suo panino.

Dall’altra parte la bruna esitò qualche istante.

Alle tre del pomeriggio. Britt... Non sarai uscita da sola e persa di nuovo nella metropolitana?

“Si. Credevo di essere tornata a Lima ma Artie mi ha trovata...” continuò lei piuttosto tranquilla.

Artie? Tesoro sei sicura che sia lui?” 

Conosceva fin troppo bene Brittany per essere certa che avrebbe potuto scambiare facilmente le persone. Il suo problema era che memorizzava solo alcuni tratti di chi incontrava, senza per forza ricordarsene il viso. Più di una volta aveva salutato per strada gente che credeva ex professori.

Certo che è Artie. Saluta Santana Artie” disse togliendo il telefono dall’orecchio per avvicinarlo al ragazzo.

“Ciao San sono io davvero, stai tranquilla”

“Visto? Te l’avevo detto...”

Mentre Brittany continuava a chiacchierare con Santana, Artie si soffermò ad osservarla qualche istante. Era bella come sempre, senza trucco e con i capelli che le cadevano morbidi sulle spalle. Si vedeva che era felice a New York, aveva davvero trovato la sua strada forse. E aveva anche ritrovato Santana a quanto sembrava. 

Quando riattaccò chiese conferma.

“Quindi... tu e Santana... Vi frequentate di nuovo?” chiese imbarazzato, temendo la risposta ma cercando di sembrare felice della situazione.

“Si, o almeno credo. Ci sentiamo spesso e ci vediamo e lei mi ha presentato a tutti come la sua ragazza...” replicò stringendosi nelle spalle, bevendo un sorso di coca cola per ingoiare l’ultimo boccone di hamburger.

“Beh... sono felice per voi allora”

Artie abbassò lo sguardo giocherellando con il suo bicchiere ormai vuoto. Perché Brittany gli faceva ancora quell’effetto? Si erano lasciati da anni eppure ogni volta che la vedeva il cuore gli batteva ancora forte. Forse perché era stata la sua prima volta, la sua prima vera storia importante.

Allontanò i pensieri rimandandoli a più tardi quando sarebbe stato solo nel suo appartamento, lontano da lei.

“Perché non usciamo tutti insieme questo weekend? Voglio dire, io te Blaine Rachel Kurt... magari anche Sebastian. Sarebbe bello riunirsi come ai vecchi tempi!”

Brittany era così entusiasta della sua idea che sarebbe stato impossibile dirle di no, quindi il ragazzo sorrise annuendo.

“Ottima idea, dimmi solo dove e quando”

“Sabato a casa mia. Sarà la migliore rimpatriata di sempre!” 



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Eccoci tornate con il primo capitolo.
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto questa storia fra le ricordate/seguite/preferite, a chi a commentato e a chi lo farà :)
Alla prossima!



* Titolo canzone: 
Lividi
 Non ti vedevo dai tempi del liceo
E' bello vedere che sei ancora bellissima;
E' bello farti rientrare nella mia vita

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Not drunk enough ***


 

 


Capitolo 2 “Not drunk enough”
 

 

But I just wanna be drunk so I can forget about you

and all the stupid things  that love has pulled me through;

Even when I've had too much I still feel your touch

Maybe this just means that I'm not drunk enough

-Adele Erichsen *

 




 

“Britt no. Non così, devi sbattere le uova non ridipingere la cucina!”

Blaine riprese la bionda, a metà fra l’indispettito e il divertito. Come poteva arrabbiarsi con quel visino angelico?

Quando Brittany l’aveva convinto a preparare la cena per tutti non aveva pensato alle difficoltà a cui stava andando incontro. Lui certamente non era un grande chef ma se la cavava ai fornelli; purtroppo però non poteva dire lo stesso dell’amica che proprio in quel momento stava mescolando i tuorli delle uova riversandone più della metà sul piano della cucina.

Blaine per la quarta volta le mostrò il modo corretto di farlo, guidandola nei movimenti fino a che le sembrò che la bionda avesse recepito le istruzioni.

“Sebastian ti dispiacerebbe mescolare il sugo?”

“A dire il vero sì, è troppo divertente restare qui a guardarvi. Non avete mai pensato di fare il provino per Hell’s Kitchen? Gordon si divertirebbe parecchio con voi due...” ridacchiò il ragazzo guardando i coinquilini, restandosene comodamente spaparanzato sul divano

Si guadagnò un’occhiataccia piuttosto eloquente da Blaine prima che questi tornasse a dedicarsi agli spaghetti che stava cercando di cucinare. L’aveva visto fare un infinità di volte da sua mamma e anche in tv, gli italiani li mangiavano praticamente ogni giorno: perché per lui era così difficile farli entrare in quella pentola? Decise di spezzarli accorciandoli però fin troppo.

Nel frattempo, Brittany decise che non le serviva seguire la ricetta per preparare la crostata quindi chiuse il libro, aggiunse la farina alle uova appena mescolate, un cucchiaino di zucchero e poi versò tutto nello stampo che Blaine aveva accuratamente rivestito con la pasta frolla. Poi infornò il pasticcio soddisfatta.

“La crostata è fatta! Non ci resta che apparecchiare”

A quelle parole, il moro corse impaurito a controllare il macello nel forno senza sorprendersi troppo del disastro dell’amica. Tolse la teglia dal forno, appoggiandola sul tavolo cercando di far colare quell’impasto molliccio il meno possibile.

Si guardò intorno sconsolato scuotendo la testa.

“Bene: abbiamo una crostata alla farina, degli spaghetti per gnomi e un sugo più bruciato che cotto” guardò prima Brittany e poi Sebastian, la prima confusa e il secondo decisamente divertito.

“Ok, ordiniamo cinese! Bas renditi utile per una volta” 

Lanciò il menù del take away e il telefono all’amico prima di iniziare a ripulire la cucina aiutato da Brittany, che non smetteva di lamentarsi perché convinta che la sua crostata sarebbe stata un successone.

 

**

 

Circa un’ora più tardi gli invitati cominciarono ad arrivare. Le prime furono Rachel e Santana che fortunatamente erano state previdenti e avevano portato dolce e spumante per brindare. Blaine fece accomodare Rachel in salotto dove presto iniziarono a discutere insieme Sebastian sulla NYADA di professori e lezioni, mentre Brittany mostrava a Santana ogni angolo della casa che non aveva ancora avuto occasione di farle visitare.

La mora stringeva la mano della sua ragazza, ascoltando divertita tutti i suoi racconti su Lord Tubbington e su una misteriosa crostata che Blaine aveva nascosto chissà dove. Quando rimasero sole nella stanza di Brittany, ne approfittò per accarezzare dolcemente il suo viso e darle un bacio.

“E’ proprio bello riaverti accanto a me. Mi sei mancata da morire piccola”

La bionda sorrise lasciandosi stringere. Anche lei era felice di essere di nuovo insieme a Santana, le era mancata nell’ultimo anno. Dopotutto erano state inseparabili fin dal primo anno di liceo.

Le diede un altro rapido bacio sulle labbra, facendo incurvare le labbra di Santana in uno di quei sorrisi che solo lei riusciva ad ottenere.

“Dai, torniamo dagli altri! Devo ancora chiedere a Rachel com’è essere sposati con Finn”

L’altra rise lasciandosi trascinare in salotto, per poi sedersi accanto a Brittany sul divano. Si premurò di spiegarle un’altra volta che Finn e Rachel non stavano più insieme, non si erano sposati e non avevano divorziato. 

Guardò per un’istante la sua coinquilina che discuteva animatamente con Sebastian su una certa insegnante di danza che a quanto sembrava dai loro discorsi doveva essere piuttosto perfida. Ormai viveva con Rachel e Kurt da più di un anno e si poteva dire che fossero amiche. O qualcosa del genere almeno. 

Si sopportavano ecco, bisticciando di tanto in tanto ma restando sempre presenti l’una per l’altra nel momento del bisogno.

Santana le era stata vicina quando aveva definitivamente chiuso con Finn e durante quel periodo buio che aveva affrontato con Brody, proprio come Rachel le aveva regalato preziosi consigli su come gestire la relazione fra Sam e Brittany. 

Ora entrambe erano felici, Rachel con il palestrato e Santana di nuovo con la sua Brittany. Non potevano chiedere di meglio.

Persa in questi pensieri felici, accarezzando dolcemente la schiena della ragazza accoccolata sulla sua spalla, nemmeno si accorse del suono del campanello fino a che la bionda scattò in piedi.

“Deve essere Artie!”

Corse ad aprire gettando le braccia al collo dell’amico non appena lo vide sulla soglia della porta.

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio un po’ spaesato, sorpreso da quell’affetto improvviso. 

“Ehi Britt. Scusate il ritardo, New York a quest’ora è una giungla per le mie ruote!” commentò ripensando alla massa di gente accalcata sul marciapiede contro cui aveva dovuto lottare. Ma ce l’aveva fatta, non era certo un po’ di traffico che l’avrebbe fermato dal rivedere i suoi amici. E ovviamente lei.

Brittany gli fece strada fino al salotto dove uno ad uno tutti accorsero a salutarlo e a fargli mille domande sull’università.

 

Blaine controllò nervosamente l’ora, chiedendosi dove fosse finito Kurt. Non era da lui arrivare tardi. Avrebbe voluto chiedere notizie a Rachel ma aveva paura di risultare troppo appiccicoso e non voleva. 

Continuò a controllare l’orologio mordicchiandosi il labbro e a guardare la porta in attesa che si aprisse.

“Rilassati. Kurt verrà. Non si perderebbe mai l’occasione di mostrare a tutti il suo ennesimo orribile accostamento di vestiti”

Sebastian gli circondò le spalle con un braccio, offrendogli una birra che Blaine fece battere contro la sua prima di portarsela alla bocca per berne un lungo sorso.

“Non sono agitato, è solo che... che ho fame!” commentò cercando di non dare a vedere quanto in realtà fosse ansioso. Aveva incontrato Kurt più volte tra i corridoi fra una lezione e l’altra ma per la fretta e l’immancabile presenza di Toby non erano ancora riusciti a fare due chiacchiere. Tutto sommato, era ancora il suo migliore amico e aveva bisogno di parlare con lui dopo così tanto tempo.

Sebastian lo trascinò in un’irriverente conversazione su quanto fosse rimasta petulante Rachel e alla seconda birra, Blaine aveva già dimenticato tutti quei pensieri.

 

“Sto morendo di fame, dove accidenti si è cacciata quella principessina?” commentò scocciata Santana controllando di non avere messaggi di Kurt sul telefono.

Proprio in quel momento Brittany che era andata ad aprire al ragazzo delle consegne, tornò in salotto con delle enormi buste di carta e due ragazzi alle sue spalle: Kurt si era portato Toby, che come al solito sorrideva.

“Salve a tutti scusate il ritardo, abbiamo perso il treno”

Mentre un saluto generale si alzava dal salotto, Blaine e Sebastian aiutarono Brittany con la cena preparando tutto sul tavolo.

Poi la bionda andò a salutare Kurt, presentandosi al suo ragazzo senza tanti convenevoli. 

Santana e Rachel si limitarono a un cenno conoscendo fin troppo bene la coppia, mentre anche Artie si avvicinava ai due per fare conoscenza del nuovo arrivato e riabbracciare Kurt. 

Quando arrivò il turno di Blaine di salutare, i due si abbracciarono un po’ impacciati.

“Benvenuti”

Si guardarono qualche istante negli occhi, uno sguardo pieno di domande e nessuna risposta, fino a che il moro spostò la sua attenzione su Toby e gli strinse la mano.

“E’ un piacere rivederti”

Il biondo rispose cordiale alla stretta, allungando se possibile quel sorriso a trentadue denti che sembrava aver tatuato in viso.

“Ok. Facciamo un brindisi!”

La voce squillante di Santana che li raggiungeva porgendo bicchieri di spumante a tutti insieme a Sebastian interruppe ogni conversazione.

Tutti alzarono i calici, mettendosi in cerchio.

“Ai vecchi amici” continuò la mora intrecciando le dita con quelle di Brittany “E ai nuovi” aggiunse guardando Toby che circondò la vita di Kurt con il braccio libero.

L’occhiata che i due si scambiarono non fece altro che aumentare in Blaine la voglia di bere quello spumante, che finì in un solo sorso.

Sentì il liquido accarezzargli la gola e pizzicare leggermente la sua lingua prima di avvertire la familiare sensazione di calore all’interno del suo stomaco. Vuoto.

“Bene tutti a tavola gente!”

 

Tutti presero posto. Rachel sedeva a capotavola, tra Sebastian seduto accanto a Blaine e Santana vicino a Brittany; vicino a Blaine si sistemò Artie, poi Kurt di fronte a Rachel e Toby al suo fianco.

Fu una cena piacevole, si passarono i contenitori del cinese assaggiando le più assurde combinazioni di pollo e verdure e chiacchierando dell’università e dei vecchi tempi. Qualcuno chiese del professor Schuester, Santana raccontò di Mercedes con cui si sentiva di tanto in tanto e Blaine chiamò Sam che salutò tutti in vivavoce con una delle sue proverbiali imitazioni di Matthew McConaughey.

Finita la cena si spostarono in salotto per mangiare il dolce che avevano portato le ragazze.

Mentre Blaine cercava di tagliare delle fette il più regolari possibili, con scarso successo probabilmente dovuto alla percentuale di alcol che aveva in corpo, Kurt lo raggiunse in cucina.

“Posso aiutarti?”

La sua voce soave raggiunse in pochi istanti le orecchie di Blaine che pulsarono quasi infastidite.

“No ce la faccio grazie. Torna pure di là con gli altri, io arrivo fra un secondo”

Rispose senza nemmeno voltarsi a guardarlo, non aveva voglia di parlare con lui ora. Era arrabbiato, parecchio arrabbiato. Proprio non capiva come il suo migliore amico nonché ex ragazzo, avesse potuto presentarsi ad una rimpatriata con un perfetto sconosciuto. Aveva immaginato di sedersi a chiacchierare con lui, raccontarsi tutte quelle cose di cui non avevano ancora avuto occasione di parlare e magari a fine serata sarebbe pure riuscito a dirgli che se con Toby era felice lo sarebbe stato per lui. 

E invece no: aveva dovuto sopportare una cena con sguardi languidi, carezze e parole sussurrate; quel tipo di effusioni che si aspettava solo da Brittany e Santana insomma. 

Sebastian l’aveva puntualmente ripreso ogni volta che il suo sguardo si soffermava troppo sulla coppia, costringendolo a guardare altrove e a rifugiarsi in un sorso di birra per evitare di parlare troppo.

Non era tornato a New York per riconquistare Kurt, quella era una battaglia che aveva dichiarata persa da mesi, ma l’incuranza del ragazzo lo aveva ferito parecchio.

“Senti Blaine mi dispiace ok? Toby non avrebbe dovuto venire stasera ma... abbiamo litigato e se l’avessi lasciato solo stasera non me l’avrebbe perdonato. E non volevo perdermi la cena, avevo davvero voglia di rivedervi tutti quanti! Tranne Sebastian certo, però...”

Blaine si voltò scocciato alzando le mani per fargli cenno di smettere di parlare.

“Non sono arrabbiato con te Kurt. Porta Toby, porta... Aron, Adam o come diavolo si chiamava il tuo amichetto di prima. Non mi importa davvero.. Io. Sto. Bene!” 

Scandì quelle ultime parole con più enfasi del necessario che le rese poco credibili.

“Sono a New York, frequento l’accademia migliore al mondo e ho appena ritrovato tutti i miei veri amici. Non potrei chiedere di meglio” continuò prima di voltarsi a tagliare di nuovo la torta. 

Il coltello gli sfuggì di mano a causa di un giramento di testa dovuto al movimento troppo brusco e si appoggiò al tavolo per non cadere.

Kurt alle sue spalle sospirò sonoramente e lo raggiunse, raccogliendo il coltello e prendendo a tagliare il dolce al suo posto.

“Oh certo, questo tu lo chiami stare bene? Sei ubriaco, evidentemente scocciato per Toby, probabilmente geloso e... e non hai fatto altro che assecondare Sebastian nelle sue battute sconce per tutta la cena! Da quando questo per te è stare bene Blaine? Voglio dire, da quell’idiota mi aspetto una sbronza e frecciatine su Santana e Brittany ma da te...”

“Io sarei geloso?! E tu allora che non hai fatto altro che rinfacciarmi di aver parlato più con Sebastian che con te?” biascicò spalancando gli occhi con fare accusatorio. Forse non era abbastanza lucido per fare accuse ma aveva sicuramente fatto centro con quelle parole perché Kurt lo guardò stizzito.

“Scusa se mi preoccupo ancora per te Blaine!” gli rinfacciò smettendo di tagliare la torta ormai ridotta a brandelli.

“Ehi ehi anche io mi preoccupo per te. E lo apprezzo davvero! Ma sai una cosa, se tu sei felice con Toby anche io sono felice per Toby... cioè per te. E sto bene, benissimo!”

Blaine aveva afferrato Kurt per le spalle e lo guardava negli occhi con uno sguardo troppo vuoto per essere preso sul serio.

“Ora torniamo di là altrimenti il tuo ragazzo si ingelosisce. Anche se non penso sappia davvero chi io sia per te...” ridacchiando, Blaine prese la torta e si diresse in salotto lasciando un Kurt piuttosto confuso in cucina.

 

Quando furono nuovamente tutti riuniti nel piccolo salotto, mangiarono quello che restava della torta e bevendo spumante continuando a chiacchierare per molto ancora.

Blaine e Kurt non si guardarono più negli occhi, uno troppo impegnato a versarsi da bere nonostante Sebastian cercasse di fermarlo, e l’altro intento a non lasciare trasparire l’irritazione che le parole del moro gli avevano provocato per non fare insospettire Toby.

Santana invece sedeva accanto a Brittany, che stringeva fra le braccia e baciava di tanto in tanto felice come non mai. 

Artie nel frattempo aveva iniziato una conversazione con Rachel a proposito del suo nuovo ragazzo, o meglio, stava ascoltando uno dei suoi interminabili monologhi ma era decisamente disposto a tutto pur di distogliere l’attenzione dalla sua ex ragazza felicemente accoccolata vicino a Santana.

Quando però con la coda dell’occhio assistette all’ennesimo bacio fra le due, si allontanò da Rachel con la scusa di una telefonata ed uscì sul balcone. 

L’aria fresca di settembre gli schiarì la mente e subito si sentì meglio. Erano passati anni dalla sua storia con Brittany, perché ritrovarla gli aveva provocato tutte quelle sensazioni?

Vedendola spaesata alla stazione aveva sentito un vuoto allo stomaco e il cuore iniziare a battergli forte, tanto che al primo momento aveva creduto di stare sognando. Ma poi si erano parlati e lei era stata così... così... così Brittany! 

Non era cambiata di una virgola. Era sempre più bella, con quegli occhi sinceri che sembravano potessero leggerti dentro e quel suo modo di fare sempre schietto e trasparente. 

Rivederla l’aveva reso davvero molto felice, come del resto ritrovare anche tutti gli altri perché in una città come New York fa sempre comodo avere degli amici su cui contare, ma non avrebbe certo pensato che guardarla insieme a Santana potesse essere così doloroso.

Già quando aveva assistito a quella conversazione al telefono fra loro aveva avvertito una strana fitta allo stomaco, ma non ci aveva più pensato fino a quella sera.

Eppure lui e Brittany erano stati buoni amici per molto dopo essersi lasciati.

L’aveva vista con Sam e con Santana senza mai battere ciglio. Forse tutto era dovuto alle sue pessime esperienze con altre donne, tutte finite male perché quando le cose si facevano serie ed arrivava a fare un paragone con le precedenti storie, Brittany vinceva sempre.

 

Ancora immerso nei suoi pensieri si accorse di avere compagnia solo quando una mano leggera si posò sulla sua spalla.

“Ehi Artie tutto ok? Fa freddo qui”

Brittany lo guardava preoccupata, accarezzandosi le braccia scoperte per scaldarsi.

“Oh si io... dovevo solo fare una telefonata”

Era una scusa che non reggeva visto che il suo telefono era rimasto in casa chissà dove, ma per Brittany era un dettaglio non rilevante.

Spostò la sedia che avevano in balcone per avvicinarsi a lui e insieme si misero a guardare il panorama.

“E’ davvero bello. Non che Lima non mi piacesse ma... è diverso”

Lui annuì, osservando lo sguardo della bionda perso fra le luci della città con la coda dell’occhio.

“Non credevo che sarei mai arrivata qui” aggiunse lei abbassando un po’ lo sguardo.

Artie subito si voltò per fronteggiarla, appoggiando una mano sulla sua.

“Ho sempre detto a tutti di essere un genio e lo penso ancora ma...quando ho fatto i provini e ho visto tutti quei ragazzi così bravi mi sono sentita insignificante. Loro hanno studiato per anni, io invece ballo solo perché mi piace! Non credo che ce la farò davvero ad arrivare fino in fondo...”

La bionda sospirò sconsolata, confessando quei sentimenti che la affliggevano da qualche giorno. Con Santana non voleva parlarne perché aveva sempre paura di deluderla e Blaine l’aveva visto così poco nell’ultima settimana, preso com’era dalle lezioni. Con Artie sentiva davvero di poter essere sincera senza essere giudicata, lui l’aveva sempre capita.

“Ehi Britt... guardami” disse dolcemente il ragazzo cercando il suo sguardo. 

“Tu sei fantastica ok? Lo sei sempre stata e su questo non ci sono dubbi. Non hai avuto bisogno di studiare e spezzarti la schiena per anni semplicemente perché hai talento e quello non te lo insegnano a scuola, o ce l’hai o non ce l’hai, e tu ne hai tanto. L’ho sempre saputo e anche Britney lo sa”

Brittany annuì d’accordo, continuando ad ascoltare l’amico.

“Andrai alla grande ne sono sicuro. Questo è quello che sei, non puoi sbagliare”

Lei si sporse verso di lui per abbracciarlo e questa volta anche Artie rispose alla stretta accarezzandole dolcemente la schiena, perdendo i sensi nel suo profumo.

“Mi sei mancato davvero tanto Artie”

“Mi sei mancata anche tu”

Brittany si allontanò da lui guardandolo per un istante che ad entrambi sembrò eterno. Era pieno di parole, di sentimenti non detti e soprattutto del ricordo di sensazioni di cui entrambi improvvisamente sentivano una mancanza quasi soffocante.

Artie fece per parlare ancora, ma la porta della veranda si aprì e la voce di Santana li risvegliò.

“Ragazzi dovreste rientrare, Blaine sta per esibirsi in una delle sue cover di Pink... La versione da ubriaco non si può perdere” ridacchio la mora prima di soffermare il suo sguardo su entrambi, piuttosto perplessa. Sembrava avesse interrotto qualcosa e ne ebbe la conferma quando nessuno dei due rispose, troppo intenti a guardare in basso imbarazzati.

“Tutto ok?” continuò Santana incrociando le braccia, quasi scocciata.

“Si si benissimo. Pink hai detto? Non voglio perdermene un secondo!”

Artie sfrecciò dentro casa, rintanandosi di nuovo in salotto dove Blaine stava iniziando ad intonare Funhouse con i capelli ormai liberi da ogni traccia di gel.

Brittany prese per mano Santana e le diede un rapido bacio sulle labbra, alla ricerca di qualcosa che completasse quel vuoto che aveva appena avvertito.

“Andiamo, qui si congela”

La mora si lasciò intenerire da quel gesto, dimenticando le preoccupazioni e rientrando con la sua ragazza prendendo posto sul divano per assistere in prima fila a quello spettacolo che stava divertendo tutti, tranne Kurt.

 

 

Dopo aver dato spettacolo con un interminabile medley di Pink che aveva concluso con una rovinosa caduta dal tavolino su cui si era messo a ballare con Rachel, Blaine si accasciò sul divano accanto a Sebastian accoccolandosi su di lui in cerca di coccole. Era decisamente quel tipo di ubriaco che cercava affetto in ogni dove.

Sebastian rise circondando le spalle dell’amico con un braccio. Quando Blaine allungò la mano verso la sua bottiglia di birra, la allontanò posandola sul tavolino accanto a lui.

“Non ti sembra di aver bevuto abbastanza per stasera tigre?”

Blaine ridacchio a quelle parole stringendosi di più al ragazzo.

“Mi piace quando mi chiami tigre”

L’altro fece roteare gli occhi, evidentemente divertito. Aveva visto Blaine ubriaco già un paio di volte quando erano usciti insieme agli Usignoli perché  non era assolutamente in grado di reggere l’alcol, ma quella sera aveva decisamente esagerato. Fortunatamente per lui il mattino dopo non avrebbero avuto lezione.

“Dovresti andare a dormire dolcezza, altrimenti domani oltre al mal di testa per la sbronza resterai intontito tutto il giorno e io non ho voglia di sopportare le tue lamentele di domenica”

Il moro si lamentò sussurrando qualcosa come “ancora cinque minuti” continuando a strusciarsi sul suo petto con gli occhi socchiusi. Era assolutamente andato.  

Sebastian si alzò deciso, afferrandolo per i polsi e facendolo alzare senza sorprendersi di ritrovarlo presto di nuovo avvinghiato al suo collo.

“Ok, dì ciao Blainey è ora della nanna per te”

Blaine rise salutando i suoi amici con un cenno della mano e lasciandosi trascinare da Sebastian verso la sua camera da letto.

In salotto intanto, Santana Brittany Artie e Toby stavano facendo giocare una Rachel piuttosto alticcia ad obbligo-verità ridendo a crepapelle ogni volta che questa apriva bocca. Kurt si alzò dal suo posto accanto a Toby seguendo Blaine e Sebastian con lo sguardo fino a che sparirono nel corridoio.

“Vado a vedere se ha bisogno di una mano” disse lasciando il suo ragazzo, per seguire gli altri due. 

Si fermò appena uscito dalla stanza però, immobile, capace solo di guardare la scenetta che gli si era materializzata improvvisamente davanti agli occhi.

 

Blaine lasciò che Sebastian lo conducesse fino alla sua stanza, sorreggendolo con un braccio intorno alla sua vita. Nonostante fosse già per metà nel mondo dei sogni quando l’altro fece per allontanarlo da se e lasciarlo solo in camera ebbe la prontezza per incrociare le braccia attorno al collo di Sebastian e stringersi a lui sulla soglia della porta.

“Non voglio dormire” si lamentò con in viso nascosto nell’incavo del collo dell’altro. Poteva sentire il profumo del suo dopobarba in quella posizione e subito quella scoperta gli diede alla testa.

“E invece devi, ti farà bene. La serata è finita Wonder Woman hai già dato abbastanza spettacolo”

Entrambi ridacchiarono a quelle parole mentre le dita di Blaine accarezzavano i capelli di Sebastian.

Questi cercò ancora di allontanarlo ma nonostante l’alcol, il moro aveva una presa più salda del previsto e non ci riuscì. Quando le labbra di Blaine si posarono sulla porzione di collo lasciata scoperta dalla camicia si irrigidì.

Aveva bevuto ma non abbastanza da approfittarsi di Blaine, nonostante il suo sedere da urlo; non poteva, non ora che erano finalmente diventati davvero amici.

“Blaine” lo richiamò, allontanando il viso da suo.

“Andiamo ‘Bastian. Lo so che mi vuoi. Sono troppo sexy per rifiutarmi” replicò il riccioluto trattenendo un singhiozzo senza smettere di far scorrere le labbra contro la pelle dell’altro.

Sebastian rise facendo scorrere le mani lungo le braccia di Blaine, fino a raggiungere le mani per allentare la presa dal suo collo.

“Sei ubriaco e domani mattina non ti ricorderesti niente. E io devo essere ricordato”

Cercò di buttarla sul ridere per convincere l’amico a rinunciare ma ancora una volta l’altro si dimostrò più determinato del previsto.

“Non sono abbastanza ubriaco per non ricordarmi di te

Il soffio di Blaine scaldò la bocca di Sebastian che istintivamente si passò la lingua sulle labbra. I loro visi erano troppo, troppo vicini perché quei suoi profondi occhi non lo ipnotizzassero.

Rimase immobile mentre le labbra di Blaine catturavano le sue in un bacio che sapeva di birra e spumante scadente. Ebbe solo la prontezza di riflessi per sorreggere il moro cingendogli la vita e trascinarlo nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Mentre Sebastian e Blaine sparivano dietro la porta della camera da letto del moro avvinghiati l’uno all’altro, Kurt si appoggiò al muro incrociando le braccia al petto ancora sconcertato.

Conosceva Blaine abbastanza per sapere che l’alcol non gli faceva un bell’effetto, ma di certo non si sarebbe mai aspettato una scena simile. Non che non ritenesse capace Sebastian di approfittarsi di lui in quelle condizioni ovviamente.

Ma era stato Blaine a provocarlo; anche se non sentiva chiaramente le loro parole era chiaro dai gesti. E ora erano chiusi in quella stanza, da soli, a fare chissà che cosa. 

Anzi, lo sapeva bene che cosa.

Non voleva pensarci. Solo l’idea lo faceva impazzire e non voleva chiedersi il motivo di tanto sgomento.

Tornò in salotto irritato.

“Toby andiamo via”

Il biondo si alzò raggiungendolo, preoccupato dalla sua espressione e dal tono scocciato che aveva attirato l’attenzione di tutti i presenti.

“Ti senti bene amore?” domandò il ballerino preoccupato, accarezzando il viso del suo ragazzo.

“Si.. Cioè no, ho mal di testa. Voglio andare a casa”

Toby annuì rassegnato andando a prendere i cappotti mentre gli altri si alzarono dal divano per avvicinarsi a lui.

“Beh è tardi, Blaine e Sebastian ormai sono andati a dormire forse è il caso di tornare a casa” commentò Artie.

“A dormire lo dici tu” ridacchiò Rachel subito supportata da Santana.

Brittany le guardò perplesse mentre Kurt le fulminava con lo sguardo e batteva il piede con impazienza.

“Britt grazie dell’ospitalità è stato bello rivederti” abbracciò la bionda mentre Toby tornava con i loro cappotti.

La ragazza salutò tutti, fermandosi a guardare Artie che controllava freneticamente un piccolo libricino.

“Che fai?”

“Controllo gli orari della metro... non tutti hanno l’accesso per disabili e non ho pensato prima a controllare a che ora passava l’ultimo treno” commentò dandosi dell’idiota.

“Non ti lascio prendere la metro da solo a quest’ora, Lord Tubbington mi ha raccontato storie orribili sulla città di notte” rispose lei risoluta.

“Resta qui a dormire, il divano è comodo!”

A quelle parole Santana si irrigidì, pensando ancora alla bizzarra scena sul balcone. Però sapeva anche che era stupido essere gelosa di Artie perché Brittany stava con lei ora e loro si erano lasciati da parecchio. E poi, lei sarebbe stata nella sua stanza e lui sul divano.

“Sì Artie, Britt ha ragione. Nessuno dovrebbe uscire solo a New York a quest’ora” disse l’ispanica guardando l’orologio che segnava le quattro.

Il ragazzo si lasciò convincere, annuendo e ringraziando. Tutti si salutarono e ben presto lui e Brittany si trovarono soli.

Lei gli preparò il divano per la notte mostrandosi più spigliata del previsto nelle faccende di casa, gli prestò una felpa di Blaine da indossare al posto della camicia per dormire e lo aiutò a sdraiarsi sul divano.

“Hai tutto quello che ti serve?”

“Si, grazie Britt. Di tutto. E’ stata una serata fantastica”

Di nuovo i loro sguardi si incontrarono ma questa volta la bionda si allontanò in fretta da quel magnetismo.

“Sogni d’oro allora” gli diedi un bacio sulla guancia e se ne andò, lasciandolo solo sul divano con la mente affollata di pensieri che gli impedirono di addormentarsi per parecchio.

Gli stessi pensieri che tormentavano Brittany, rintanata sotto le calde coperte nel suo letto con davanti agli occhi immagini altalenanti di Santana e di Artie.

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Buonasera lettori! 
Eccoci tornate con il secondo capitolo, prima del previsto.
Come sempre grazie a chi ci aggiunge/segue e a chi commenta, è bellissimo leggere le vostre opinioni (: 

A settimana prossima!


* Titolo canzone: Non abbastanza ubriaco

Voglio solo essere ubriaco per potermi dimenticare di te
e di tutte le cose stupide a cui mi ha portato l'amore;
Anche quando ne ho avuto abbastanza continuo a sentire il tuo tocco
Forse questo significa solo che non sono ancora abbastanza ubriaco

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: So emotional ***


Capitolo 3 “So emotional”

 

I remember the way that we touch

I wish I didn't like it so much;

 I like the animal way you move 

and when you talk I just watch your mouth

-Whitney Huston *

 


 

La sveglia di Artie quella mattina fu data da un rumore metallico e una velata imprecazione, quindi aprì gli occhi lentamente cercando a tentoni i suoi occhiali con la mano sinistra. Quando finalmente li indossò e riuscì a guardarsi intorno iniziò a ricordare tutto quanto: non era a casa sua.

Facendo leva sui gomiti si sollevò quel tanto che bastava per inclinare la testa e scoprire a chi doveva quel piacevole risveglio.

“Oh, buongiorno Robocop! Dormito bene?”

Sebastian sollevò lo sguardo dal suo giornale per incrociare quello di Artie, ancora piuttosto assonnato sul divano. 

“Ciao Sebastian. Sì... abbastanza. Ma che ore sono?”

“Mezzogiorno passato. Fame?” chiese indicando con un cenno le uova che friggevano sul fuoco.

Il ragazzo annuì cercando con lo sguardo la sua sedia a rotelle per potersi togliere da quella scomoda posizione.

Quasi ad intuire i suoi pensieri, presto Sebastian gli fu accanto e senza dire nulla lo aiutò a mettersi seduto.

Non si poteva certo dire che fossero amici, praticamente non si conoscevano nemmeno, ma la sera precedente Artie aveva scoperto un lato di Sebastian che lo aveva fatto ricredere sull’opinione di stronzo opportunista che aveva di lui. Nessuno mai avrebbe potuto definirlo un tipo affettuoso, ma era stato abbastanza piacevole scambiarci due chiacchiere. Forse quell’esperimento a cui Britt aveva accennato per addolcirlo iniziava a dare i suoi risultati.

Sebastian tornò a mescolare le uova mentre Artie si stiracchiava il collo avvicinandosi al tavolo. Indossava una felpa assolutamente troppo grande per lui e i suoi capelli erano ancora appiccicaticci per colpa della birra con cui Blaine aveva voluto mostrargli come mettere il gel in uno dei suoi momenti migliori della serata. Aveva decisamente bisogno di tornare a casa e farsi una doccia, ma aveva anche fame ed era disposto a resistere ancora un po’ per delle uova con bacon.

Ben presto Sebastian si sedette di fronte a lui portando cibo e caffè, e si sedette a mangiare senza dire una parola. Era piuttosto imbarazzante e Artie odiava quel tipo di silenzi. 

“Allora... tu e Blaine quindi...?”

Dall’occhiata che il ragazzo gli lanciò capì di aver scelto il modo peggiore per rompere il ghiaccio. La sera prima aveva detto a tutti che avrebbe portato Blaine a letto e poi non l’aveva più visto tornare, aveva semplicemente fatto due più due. Non ci avrebbe trovato niente di male se fra lui e Blaine ci fosse stato qualcosa di più che un’amicizia, anzi era convinto che Blaine si meritasse di essere felice dopo Kurt. L’aveva visto soffrire fin troppo, come tutti del resto nell’ultimo anno.

“Io e Blaine niente. Viviamo insieme, studiamo insieme e fine della storia” commentò acido Sebastian ingoiando un boccone, evidentemente scocciato dal discorso.

“Scusa non volevo insinuare nulla. E’ solo che lui è un bel ragazzo... Cioè, non che io sia interessato a lui ma... Lo conosco siamo amici e... e...” 

Artie sospirò sonoramente più impacciato di prima.

“Lasciamo perdere” aggiunse rassegnandosi a quel silenzio, ricominciando a mangiare.

Sebastian al contrario sembrò risvegliarsi e alzò lo sguardo ridacchiando.

“E tu invece che mi dici? Scommetto che alla tua università per nerd le pollastrelle facciano la fila per farsi un giro sulle tue due ruote?” 

L’altro lo guardò piuttosto scioccato, sorpreso dalla quantità di doppi sensi e insulti che era riuscito ad inserire in sole venti parole. Aveva davvero pensato che Sebastian fosse cambiato? Impossibile.

“Non ancora. Io... ho delle questioni da risolvere prima”

Quelle parole gli uscirono dalla bocca senza nemmeno pensarci. Questioni da risolvere, certo. Come per esempio smettere di pensare alla sua unica ex ragazza diventata lesbica assolutamente non disponibile. Si era dato dell’idiota tutta notte, senza riuscire a smettere di pensare a Brittany, a Santana e a quanto fosse stato magnifico e doloroso rivederla.

Sebastian non sembrò accontentarsi di quella risposta e continuò imperterrito.

“Ex fastidiose? Ti capisco. C’è gente che non sa proprio rassegnarsi ad un no...” commentò tagliando un pezzo di bacon che qualche istante dopo stava offrendo al gatto acciambellato ai suoi piedi.

“No no, non è niente del genere. Sono solo... Vecchie fiamme che ritornano diciamo” rispose Artie rigirandosi la forchetta fra le mani.

L’ex usignolo lo guardò ancora più incuriosito, amava i gossip. Non conosceva abbastanza il ragazzo per poter fare un elenco di tutte le sue ex quindi doveva sapere qualcosa in più.

“Ma è un ritorno apprezzato o solo una scocciatura? Sei felice di rivederla?”

Sfoderò il suo tono più pacato, quello che utilizzava sempre con Blaine quando doveva convincerlo a fare qualcosa al posto suo, che scatenava ciò che lui amava definire “il potere di persuasione Smythe”. 

Sembrò funzionare anche su Artie che continuava a tenere gli occhi bassi, evidentemente assorto in pensieri più grandi di lui.

“Sì è bello averla ritrovata ma lei è impegnata e io... Voglio dire, non stiamo più insieme da anni è assurdo anche solo pensarlo però-..”

Quando finalmente alzò la testa per incrociare lo sguardo fin troppo famelico e incuriosito di Sebastian si rese conto di aver parlato troppo.

“Meglio lasciar stare”

Ovviamente non bastavano due parole per far desistere l’uragano Sebastian; quando iniziava qualcosa la portava sempre a termine, era uno dei suoi motti.

“Andiamo Optimus, sono un genio in fatto di conquiste! Fidati...”

“No Sebastian davvero non è il caso, è una cosa senza senso! Lei è troppo bella, troppo...” si perse qualche istante contemplando l’immagine della bionda che affollava i suoi pensieri da più di ventiquattro ore prima di scuotere la testa deciso. 

“E’ una cosa che non ha senso, fai finta che non ti abbia detto nulla ti prego!”

Sebastian stava nuovamente per replicare quando Brittany fece la sua comparsa in cucina, con il suo pigiama rosa e i capelli arruffati come se avesse appena concluso un incontro di lotta.

“Sonni agitati bimba?” chiese il ragazzo, inarcando un sopracciglio nell’osservare la coinquilina.

Lei annuì sbadigliando andando a sedersi a tavola. Proprio in quell’istante si accorse della presenza di Artie e i suoi occhi si spalancarono, svegliandola definitivamente.

“Ciao Artie...” disse quasi in un sussurro mentre le sue labbra involontariamente si piegavano in un sorriso. 

No. Non doveva sorridere. Non in quel modo! 

Aveva sorriso abbastanza ad Artie per tutta la notte nei suoi sogni.

D’altra parte anche il ragazzo sembrava combattere contro lo stesso impulso che lo costringeva ad aprirsi in un espressione beata, a trentadue denti con gli occhi completamente rapiti dal meraviglioso azzurro di quelli della bionda.

Sebastian lì guardò separatamente e poi insieme mentre il suo cervello iniziava a ricomporre i pezzi, sentendo in sottofondo nella sua mente la Marsigliese che iniziava a suonare per festeggiare la vittoria. Brittany e Artie? Erano stati davvero insieme? Doveva averne conferma, e anche in fretta!

Non che l’interminabile occhiata fra i due lasciasse dubbi; era uno di quegli sguardi fin troppo dolci e caramellosi che lui solitamente nei film etichettava come ‘patetici’.

“Beh ho capito è meglio che vi lasci soli, vado a svegliare Blaine!” commentò strizzando l’occhio ad Artie prima di allontanarsi, il quale subito arrossì abbassando lo sguardo per tornare alla sua colazione.

Anche Brittany fece lo stesso, alzandosi per prendere i cereali e sedendosi a mangiarli sul bancone della cucina direttamente dalla scatola come faceva sempre.

Esauriti i convenevoli con Artie, chiedendo se aveva dormito bene o se Lord Tubbington l’avesse tenuto sveglio, se ne restò in silenzio a sgranocchiare i suoi Cheerios.

 

***

 

Sebastian non si preoccupò di bussare alla porta di Blaine ed entrò nella camera sicuro di trovarlo ancora profondamente addormentato. 

Come previsto, il moro se ne stava sdraiato a pancia in giù raggomitolato su se stesso, con le mani strette intorno al cuscino. Sembrava così tenero e indifeso, niente a che vedere con la versione famelica che aveva dovuto affrontare la notte precedente.

Sedendosi sul bordo del letto Sebastian appoggiò sul comodino il bicchiere d’acqua e l’aspirina che aveva portato, prima di passare una mano fra i capelli di Blaine che si agitò sotto quel tocco iniziando lentamente a svegliarsi.

“Blaine, svegliati” disse con un tono più dolce del normale. Non era certo il tipo da risvegli zuccherosi con baci e carezze, ma sapeva bene quanto terribile fosse alzarsi dopo una sbronza e voleva evitare che il suo sarcasmo peggiorasse le cose. Almeno per quella volta.

Il riccioluto si mosse un po’ prima di aprire finalmente gli occhi e incrociare quelli verdi di Sebastian che lo fissavano.

“Seb... Sebastian. Che ci fai in camera mia?” mugugnò stiracchiandosi. 

“Buongiorno anche a te splendore” ridacchiò l’altro guardando il suo sguardo da cucciolo smarrito.

Lentamente Blaine iniziò a rendere possesso dei suoi sensi e delle sue facoltà mentali e si guardò intorno. Il letto era completamente disfatto, i suoi pantaloni gettati scomposti sul fondo insieme alla camicia e lui non indossava altro che i boxer. Aveva un gran mal di testa che subito collegò all’indefinito numero di birre che era certo di aver bevuto; la cosa iniziava a non piacergli. Qualcosa non tornava e di certo quel sorrisino compiaciuto sulle labbra di Sebastian era decisamente poco incoraggiante.

“Non.. Noi non avremo forse...?” spalancando la bocca sconvolto al solo pensiero di essere finito a letto con l’amico, Blaine non riuscì a finire la frase mentre cercava nella sua mente i pezzi della serata che proprio non riusciva a ricordare.

Si mise a sedere con troppo slancio e subito si portò le mani alla testa che continuava a girare e a pulsare.

“Calma tigre, prima prendi questa e poi ti racconto che hai combinato”

Sebastian trattenne una risata mentre porgeva l’acqua e l’aspirina a Blaine che ancora lo guardava sospettoso. Non se lo fece ripetere due volte però e prese la pastiglia, svuotando completamente il bicchiere scoprendosi piuttosto assetato. Da esperto in campo di risvegli, Sebastian non aveva lasciato nulla al caso e ben presto Blaine si ritrovò tra le mani una bottiglietta d’acqua e un pacchetto di cracker.

“Mangia” ordinò severo prima che il moro potesse replicare. Aspettò che ingoiò qualche boccone prima di iniziare a raccontare.

“Non abbiamo fatto sesso, rilassati”

A quelle parole Blaine sospirò profondamente ricominciando a respirare davvero.

“Grazie a Dio!” esclamò ridendo sollevato.

Al contrario, Sebastian si accigliò incrociando le braccia al petto.

“Beh ieri sera l’idea non ti faceva tanto schifo però!” sbottò infastidito.

Blaine di nuovo tornò a preoccuparsi, cercando con tutte le sue forze di ricordare come fosse arrivato in camera da letto ma fallendo miseramente.

“Che vuoi dire? Oddio Sebastian che ho fatto ieri sera? Mi ricordo solo di aver bevuto qualche birra e... e di avere cantato, del ballo con Rachel ma... non ci avrò provato con Kurt vero? O... o con Toby?!”

L’ultimo pensiero lo fece fisicamente stare male e si batté una mano in fronte. Pessima mossa visto il mal di testa, ma stava iniziando a convincersi di essersi meritato quel dolore.

Sebastian era combattuto fra il divertito e l’irritato, ma cedette allo sguardo impaurito di Blaine e decise che era il caso di raccontargli tutto.

“Non ci hai provato con Kurt. E nemmeno con il tuo alter ego biondo! Ti sei solo scolato parecchie bir-..”

“Frena frena frena. Alter ego biondo hai detto?” Blaine interruppe Sebastian piuttosto divertito da quell’affermazione che subito l’altro andò a spiegare.

“Sì dico, non l’hai visto? Biondo, pelle chiara, palestrato, alto due metri. E’ esattamente il tuo opposto. Credo che Hummel abbia avuto più problemi di quanto voglia ammetterti nel dimenticarti...” precisò con una punta di soddisfazione.

Blaine rifletté qualche istante su quelle parole, considerando un lato di Toby che ancora non aveva notato. 

“E’ un anti-Blaine insomma!” gongolò.

“Si ma ora non montarti la testa. Posso tornare al mio discorso?”

Il moro annuì tornando ad ascoltare l’amico. Gli raccontò delle sue innumerevoli esibizioni, degli inappropriati commenti su Santana e Brittany e della sua proposta di giocare al gioco della bottiglia che subito tutti avevano declinato.

“E poi ti ho messo a nanna” concluse Sebastian, indeciso o meno se raccontargli di quel bacio.

“Vuoi dire che mi hai spogliato e messo sotto le coperte? Perché in quel caso avresti almeno potuto mettermi una maglietta!” commentò Blaine un tantino acido.

A quel tono Sebastian non seppe resistere e replicò con tono più provocatorio del previsto.

“A dire la verità ti sei spogliato da solo, mentre cercavi di spogliare anche me pregandomi di fare sesso”

Ancora una volta, Blaine rimase senza parole. Quando accidenti aveva bevuto per arrivare ad agire in quel modo?

“Io... ti avrei chiesto... di venire a letto con me?” domandò ancora incredulo a un compiaciuto Sebastian che non la smetteva di annuire.

“Esattamente. O forse il termine più adatto sarebbe supplicato. Diventi piuttosto coccolone da ubriaco Blainey”

Blaine si lasciò scivolare di nuovo sul materasso, premendosi con forza il cuscino sul viso per nascondere l’imbarazzo.

“Raccontami tutto!” supplicò con la voce ovattata, sottolineando l’ultima parola. Doveva sapere ogni dettaglio per potersi scusare per ogni stupidaggine fatta prima di andare a sotterrarsi da qualche parte dove nessuno l’avrebbe mai trovato.

“Blaine rilassati non è successo niente, è normale provarci con i tuoi amici quando sei ubriaco. Mi hai trascinato in camera tua, hai provato a convincermi ma sei crollato ancora prima di poter fare qualsiasi cosa. E’ stato un bacio, niente di più” disse battendo una mano sulla sua gamba per tranquillizzarlo.

La sua mente tornò a quella notte e a quel bacio. Le labbra di Blaine erano state così morbidi e gentili sulle sue, nonostante l’orribile sapore di birra. E poi quella lingua che non si era fatta scrupoli nell’invadere la sua bocca... A ripensarci bene, era stato un gran bel bacio.

Proprio mentre Sebastian si immergeva in quei pensieri, Blaine si mise seduto avvicinandosi a lui.

“Mi dispiace Sebastian. Davvero davvero tanto! Spero che fra noi sia tutto ok” disse sincero stringendo la mano dell’amico. Non voleva che niente rovinasse la loro amicizia, era troppo importante.

Sebastian ci mise qualche istante prima di rispondere perché i suoi occhi si fermarono sulle labbra di Blaine, attirate da quei ricordi ancora troppo vividi. Avrebbe replicato volentieri quel bacio.

Si morse l’interno della guancia per impedirsi di agire e soprattutto per riprendere a pensare lucidamente. A che diavolo stava pensando, non poteva baciarlo! Loro erano amici.

“Ma certo che è tutto a posto idiota! E’ stato divertente farsi due risate alle tue spalle” disse cercando di sembrare naturale.

Seppe di esserci riuscito quando Blaine lo abbracciò rilassandosi nella sua stretta.

“Grazie. Sei un amico”

Sebastian sciolse in fretta l’abbraccio per evitare spiacevoli impulsi.

“Già, e proprio perché sono un amico ti dico che hai davvero bisogno di farti una doccia bello mio. Puzzi di birra da fare schifo!”

Blaine ridacchiò guardando Sebastian alzarsi e abbassare la maniglia per uscire. L’altro però esitò e si voltò di nuovo a guardarlo.

“Dicevi... Dicevi sul serio prima? Davvero credevi che avresti potuto provarci con Toby? Andiamo quel tipo è... è... è tinto!”

Non che gli importasse molto dei capelli di quel manichino; la verità era che il solo pensiero che Blaine potesse fare delle avance ad un altro prima che a lui per qualche motivo lo faceva imbestialire. Probabilmente era semplicemente il suo egocentrismo.

Il moro inclinò la testa incrociando il suo sguardo.

“Non con te nella stessa stanza” rispose prontamente, con una convinzione e un sottile tono malizioso che spiazzarono entrambi.

Sebastian rifletté qualche istante sulla risposta prima di considerarla accettabile. Decisamente accettabile.

“Bene”

Uscì dalla porta della camera richiudendosela alle spalle, con un sorriso idiota sul viso e tanti pensieri in testa che prontamente decise di ignorare.

 

 

Tornato in cucina trovò Artie pronto per andarsene e Brittany accanto a lui con un cellulare in mano.

“Ti ho memorizzato il mio numero così ogni tanto ci sentiamo. Se ti va insomma, anche con gli altri”

Sebastian osservò perplesso la scena stupito nel vedere la bionda impacciata. Brittany non lo era mai, era sempre schietta e sincera. Era proprio questo che le piaceva tanto di lei.

Li interruppe mentre Artie ringraziava, affiancando la ragazza.

“Già te ne vai?” commentò un tantino sarcastico. 

Non che lo scocciasse il fatto che Artie avesse dormito sul loro divano, semplicemente era il suo modo di fare.

“Sì il taxi mi aspetta qui sotto, ho decisamente bisogno di una doccia. Ma grazie di tutto ragazzi!”

Allungò un braccio verso Sebastian che lo salutò stringendogli la mano e battendo il pugno, poi si avvicinò a Britt che si abbassò per abbracciarlo.

“Ci vediamo presto”

“Certo. Ciao Britt.. Salutatemi Blaine mi raccomando!”

Sebastian gli tenne aperta la porta e insieme alla bionda lo guardò sparire dietro le porte dell’ascensore prima di rientrare.

Si guardarono qualche secondo senza sapere che dire, fino a che Brittany si strinse nelle spalle.

“Partita a Just Dance?”

Sebastian non si fece pregare ed annuì fintamente indifferente, pronto all’ennesima sfida con la sua degna avversaria.

“Ok. Ma questa volta le canzoni le scelgo io!”

 

***

 

“Avresti dovuto esserci stamattina quando ha visto i suoi stivali, sembrava appena uscita dall’Esorcista!”

Santana rise sorseggiando la sua coca cola mentre raccontava a Brittany delle avventure di Rachel da ubriaca. Il viaggio in treno e l’alcol in circolo avevano scombussolato troppo il suo stomaco e gli stivali scamosciati della ragazza ne avevano subito le conseguenze.

Brittany rise sgranocchiando le patatine fritte, dispiaciuta di essersi persa la scena. Al contrario di Rachel dopo l’esperienza del liceo aveva deciso di chiudere con l’alcol; forse avrebbe fatto bene a ricordarle la loro esibizione di Tik Tok la sera precedente.

“E che mi dici di Blaine? Non sapevo che fra lui e Sebastian ci fosse del tenero...” continuò l’ispanica.

“Kurt ieri sera era intrattabile, spero che Toby sia riuscito a calmarlo in qualche modo. Pensavo gli fosse passata...”

La bionda rifletté su quelle parole alcuni istanti prima di rispondere, non essendo certa di averne afferrato il significato.

“Dici che Kurt è geloso di Blaine? Ma loro si sono lasciati” chiese in cerca di chiarimenti. Era sicura che si fossero lasciati, su Blaine non si sbagliava mai.

“Certo che si sono lasciati, ma quando ieri l’ha visto con Sebastian non ci ha più capito niente. Non hai visto quanto era irritato nell’andarsene? E’ ovvio che provi ancora qualcosa. Povero Toby...” commento Santana addentando il suo panino.

“Comunque Sebastian e Blaine non stanno insieme! Lo saprei se fosse così, o almeno credo. Blaine me lo avrebbe detto...”

Santana fece una smorfia un po’ delusa da quella notizia, aveva sperato in qualche pettegolezzo. Tuttavia a pensarci bene proprio non ce li vedeva quei due insieme. Sebastian era uno tosto, piuttosto stronzo e materialista come lei invece Blaine era dolce, sensibile, innocente proprio come Brittany. 

In effetti, forse potevano stare bene insieme proprio come lei stava bene con la splendida ragazza che aveva difronte. 

“A che pensi?” chiese Brittany guardandola.

“A te. A quanto sei fantastica”

Santana stava per continuare quando il cellulare di Brittany vibrò sul tavolo attirando l’attenzione di entrambi.

La bionda lo prese per leggere il messaggio e rispose in fretta continuando poi a fissare lo schermo, in attesa.

Un sorriso incurvava le sue labbra e la mora la guardò sempre più curiosa; chi poteva farla sorridere in quel modo se non lei? 

“Chi è?” domandò senza riuscire a trattenersi oltre.

“Artie. Stamattina quando se ne è andato gli ho lasciato il mio numero, così possiamo organizzare qualche altra uscita di gruppo”

Il cellulare vibrò ancora e Brittany ridacchiò leggendo mentre Santana si faceva sempre più infastidita. Non voleva fare una scenata perché sapeva che era sciocco insinuare che ci fosse qualcosa fra quei due, eppure aveva visto Brittany sotto un’altra luce da quando l’aveva sorpresa a parlare con Artie.

Accantonò quegli sciocchi dubbi tornando alla sua cena mentre Brittany riponeva il cellulare.

Anche lei, riprese a mangiare in silenzio incapace di togliersi quell’espressione divertita dal viso. 

Come mai Artie d’improvviso le facesse quell’effetto non lo sapeva; sapeva solo che per il resto della serata non fece altro che ripensare a quei brevi messaggi invece che dedicarsi solo ed esclusivamente alle attenzioni della sua ragazza.

 

***

 

Dopo aver passato l’intero pomeriggio a letto, dormicchiando e sistemando i suoi appunti per le lezioni del giorno seguente, quando il suo stomaco cominciò a reclamare del cibo Blaine si trascinò fino alla cucina. Non si sorprese nel vedere Sebastian seduto a terra a giocare con i videogiochi. Piuttosto lo stupì di non vedere Brittany al suo fianco.

“Britt è uscita?” chiese aprendo il frigorifero alla ricerca di qualcosa da mangiare. Ripiegò su un toast e prese l’occorrente.

“Sì è con Santana, ha detto che faranno tardi. Volevano andare a ballare in un locale a Brooklyn... O qualcosa del genere” rispose vago Sebastian, senza perdere di vista lo schermo della tv. Solo quando per l’ennesima volta apparve la scritta game over si decise ad interrompere la sua carriera da pilota per quella sera e alzò lo sguardo verso il suo coinquilino.

Blaine si era alzato sulle punte, tendendo le mani verso il ripiano più alto per afferrare il tostapane che dal suo punto di vista sembrava irraggiungibile. Aveva la lingua stretta fra i denti e si stava sforzando per trattenere qualche pessima parola che gli ronzava in testa.

Subito Sebastian fu alle sue spalle e superandolo senza fatica afferrò l’elettrodomestico posandolo sul ripiano della cucina; era senza alcun dubbio molto divertito da quella scenetta.

“Grazie” grugnì Blaine riprendendo a preparare la sua cena. 

L’amico si sedette sul bancone, guardandolo incuriosito.

“Ti senti meglio?” chiese addentando una fetta di pane.

Blaine annuì spalmando la maionese.

“Sì decisamente. L’aspirina ha fatto effetto, grazie” 

Sollevò lo sguardo solo qualche istante per incrociare quello di Sebastian prima di tornare di nuovo al suo toast.

Durante tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare a lui e Sebastian, alla loro amicizia, a quello che gli aveva raccontato sulla sera precedente di cui ancora si ricordava troppo poco. Non era sorpreso di averci provato con lui da ubriaco perché Sebastian era indubbiamente un ragazzo attraente, solo non credeva che sarebbe stato così dispiaciuto di non ricordarsi di essere riuscito a strappargli un bacio. Voleva saperne di più.

Quando finalmente il suo toast fu pronto si sedettero vicini sul divano come al solito, Blaine mangiando e Sebastian a girare pigramente tra i canali in tv.

“Quindi... Come è stato il bacio?” chiese Blaine senza preavviso, evitando di guardare l’amico negli occhi perché troppo imbarazzato.

L’altro restò in silenzio qualche istante senza togliere lo sguardo dal televisore; di certo non si aspettava quella domanda.

“Sapeva di birra. Perché me lo chiedi?” rispose vago.

Blaine si strinse nelle spalle mandando giù l’ultimo boccone.

“Così. Perché non me lo ricordo... E non è giusto non ricordarsi di aver baciato il grande Smythe” ridacchio, utilizzando il soprannome che l’amico sfoggiava sempre quando parlava delle sue conquiste.

A quelle parole qualcosa si accese nella mente di Sebastian, che gli fece togliere l’audio al televisore prima di sedersi in modo da fronteggiare Blaine.

“Allora sei un bugiardo Anderson”

Questi ovviamente lo guardò spiazzato, aprendo la bocca senza sapere che dire. Si era perso un passaggio.

“Ieri sera quando ti ho detto che non sarei venuto a letto con te perché non te lo saresti ricordato, mi hai risposto che non eri abbastanza ubriaco per dimenticarti di me” sorrise beffardo assottigliando lo sguardo al ricordo del brivido che aveva percorso la sua schiena a quelle parole. Era stato particolarmente eccitante, non poteva negarlo.

Incontrando il suo viso così vicino, Blaine non poté resistere alla tentazione di mordicchiarsi il labbro desiderando ancora ardentemente di ricordarsi qualcosa della serata. Voleva ricordarsi quel discorso, voleva ricordarsi le parole di Sebastian e soprattutto voleva ricordare le sue labbra.

“Forse ho solo bisogno di un piccolo incentivo per ricordare” sussurrò avvicinandosi di più all’amico, senza interrompere il contatto visivo con quei penetranti occhi verdi. 

“Forse”

Questa volta fu il fiato caldo di Sebastian a colmare la distanza fra di loro. Come sentì il suo profumo pervaderlo, Blaine chiuse gli occhi e premette le labbra su quelle del ragazzo che non oppose alcuna resistenza.

Presto la mano di Sebastian si spostò sul collo del moro per avvicinarlo più a se mentre il suo pollice accarezzava la guancia di Blaine. Lentamente, passò la lingua sul labbro inferiore dell’altro riservandogli una delicatezza che non c’era stata nel bacio della sera precedente, come se volesse chiedere il permesso per approfondire quell’incontro. 

Le labbra di Blaine si schiusero e le loro lingue poterono finalmente accarezzarsi ed esplorarsi. Si fecero più vicini e Blaine soffocò un gemito quando sentì le dita di Sebastian scivolare appena lungo la sua schiena al di sotto del sottile tessuto che li divideva.

Pian piano il bacio perse di intensità e si allontanarono gradualmente, senza privarsi di quel contatto così piacevole prima di quanto fosse necessario per  poter riprendere a respirare.

Restarono in silenzio parecchi secondi, ancora vicini e con il fiato corto.

“E’ stato... strano” iniziò Blaine incerto su cosa dire.

Quando Sebastian inarcò un sopracciglio guardandolo confuso, subito si affrettò ad aggiungere altro.

“Ma bello”

“Già” concordò Sebastian, incapace di negare che quel bacio l’aveva scombussolato non poco. Proprio come quello della notte precedente dopotutto. 

“Mi dispiace di non ricordami il primo...”

“Questo è stato decisamente meglio, te lo assicuro”

Si lasciarono andare a una risata, rilassandosi sul divano senza però allontanarsi troppo. I loro occhi erano come incatenati gli uni agli altri, incapaci di guardare altrove. Morivano dalla voglia di chiuderli di nuovo e tornare a stringersi, ma lentamente stavano ricominciando a ragionare ed entrambi si rendevano conto che continuare in quel modo sarebbe stato abbastanza ambiguo.

Eppure Blaine poteva ancora sentire il sapore di Sebastian sulle sue labbra ed istintivamente se le accarezzò con la lingua come per catturarne di più.

“Blaine piantala se fai così non resisto” replicò l’altro roteando gli occhi.

Quella situazione lo stava letteralmente facendo impazzire, e Blaine con i suoi occhietti da finto innocente e quelle labbra fatte per essere baciate non lo aiutava certo a schiarirsi le idee.

“Vorresti baciarmi ancora?” continuò il moro mordendosi il labbro, trattenendosi dall’avvicinarsi troppo all’amico.

Sebastian annuì incapace di negare.

“Decisamente. E poi strapparti a morsi quell’orribile maglietta. Sul serio Blaine, io e te dobbiamo fare shopping...”

Blaine rise a quelle parole e preso da uno slancio di coraggio improvviso si mise a cavalcioni su Sebastian, sedendosi sulle sue gambe e avvicinando di nuovo pericolosamente i loro visi.

“Ma io e te siamo solo amici. Non dovremmo baciarci”

“Allora impediscimi di farlo” 

Non appena pronunciate quelle parole, Sebastian si sporse verso di lui scendendo a baciarlo sul collo. Succhiò avidamente quella porzione di pelle lasciata appena scoperta, lambendo con le labbra il collo della maglia più volte mentre faceva scorrere le mani lungo la schiena dell’altro.

Blaine chiuse gli occhi, inarcandosi leggermente sotto quel tocco fin troppo piacevole. Era sbagliato, lo sapeva, eppure non aveva alcuna intenzione di fermarlo.

“Così non mi aiuti Bas...” mormorò accarezzando i capelli dell’amico che sembrava non avere nessuna intenzione di fermare le sue labbra.

“Dovremmo parlarne. Sederci... piuttosto distanti e discuter-ahh...”

Quando sentì i denti di Sebastian mordicchiare il lobo del suo orecchio perse completamente ogni traccia di lucidità abbandonandosi ai fremiti che attraversavano il suo corpo.

Afferrò il viso dell’altro fra le mani, baciando nuovamente le sue labbra con una sorprendente passione. Questa volta entrambi socchiusero presto le loro bocche lasciando che quel bacio si facesse più profondo e intenso.

Con quel poco di razionalità che ancora aveva in corpo, Sebastian si allontanò dalle labbra di Blaine con uno schiocco.

“Non ti stai innamorando di me vero?” chiese al moro improvvisamente preoccupato da quel pensiero.

L’altro lo guardò trattenendo una risata.

“Ma che accidenti ti passa per la testa? No!”

Sebastian annuì tornando rilassato.

“Ok!”

Non fece in tempo a replicare che di nuovo le labbra di Blaine premettero sulle sue, prima di scendere sul suo collo fin troppo coperto dall’accollata felpa della Dalton.

Si allontanò da lui per liberarlo da quell’indumento e quando i loro sguardi si incontrarono questa volta fu il suo momento di tornare lucido.

“Questo non significa niente giusto? Voglio dire... è solo sesso”

Sebastian non si preoccupò di rispondere; si sfilò la felpa restando solo con la canottiera e annuì deciso prima di tornare a baciare il suo coinquilino.

Affondò le dita fra i suoi ricci stranamente liberi dal gel e con la mano libera gli cinse saldamente la vita per poi alzarsi in piedi. 

Blaine rimase un po’ spiazzato da quel gesto, ma non fece altro che aggrapparsi di più a lui senza smettere di baciarlo mentre Sebastian procedeva a tentoni verso la sua camera da letto che fortunatamente era vicina.

Un paio di volte la sua schiena sbatté contro il muro e altrettante dovettero separarsi per riprendere fiato, ma finalmente Sebastian lo adagiò sul letto e in pochi istanti fu di nuovo su di lui, le mani già che lavoravano per spogliarsi di quei pochi indumenti che avevano addosso.

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Eccoci tornate con uno dei capitoli che noi preferiamo; non vediamo l'ora di sentire i vostri pareri!!
Grazie come sempre a tutti quanti: chi legge, chi segue e chi commenta.
Alla prossima (:


* Titolo canzone: Così sensibile
mi ricordo il modo in cui ci siamo toccati
vorrei solo non mi fosse piaciuto così tanto;
mi piace il modo animalesco in cui ti muovi
e quando parli guardo solo la tua bocca

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Domino ***


Capitolo 4 “Domino”

 

I can taste the tension 

like a cloud of smoke in the air
Now I'm breathing like I'm running 

cause you're taking me there
Don't you know you spin me out of control

-Jessie J *


 

Quando la sveglia suonò, Blaine allungò un braccio verso il comodino spegnendola in automatico come sempre. Al contrario di tante persone per lui il lunedì mattina non era un giorno così traumatico; ma forse il merito andava soltanto al fatto che adorava le lezioni che lo aspettavano quella giornata. 

Si stropicciò gli occhi prima di aprirli lentamente e stiracchiarsi allungando le braccia mentre si rigirava sulla schiena, coprendosi istintivamente con il lenzuolo. Gli ci volle qualche istante prima di ricordare come mai fosse nudo ma allo stesso tempo non sentisse freddo.

Al suo fianco, Sebastian si lamentò rigirandosi nervoso un paio di volte prima di rassegnarsi ad aprire gli occhi. Lui decisamente non era un amante del lunedì, ma quella mattina si sentiva stranamente più rilassato del solito.

Ricordò presto il motivo e si voltò a guardare Blaine al suo fianco.

“Buongiorno”

“Buongiorno Sebastian. Dormito bene?” chiese l’altro passandosi una mano fra i capelli eccessivamente spettinati.

Sbadigliando ed allungando braccia e gambe per stiracchiarsi, Sebastian annuì.

“Sì, molto”

“Lo credo, ti sei preso tutte le coperte!”

Il ragazzo ridacchiò, girandosi su un fianco per poter guardare meglio il suo coinquilino.

“E’ tutto ok?” chiese con eccessiva serietà.

Era stata una notte davvero incredibile ed entrambi erano stati sicuramente molto bene, su questo non aveva dubbi, ma sapeva quanto i risvegli facessero riflettere e voleva essere certo che fra lui e l’amico fosse tutto a posto. Non avevano poi parlato molto di quello che stavano facendo prima di quel momento.

Anche Blaine si voltò a guardarlo, puntellandosi sui gomiti e annuendo deciso.

“A meraviglia. E’ stato bello” sussurrò con una sottile nota maliziosa, arrossendo un po’ al ricordo di quella notte.

Poteva fare lo spavaldo e lanciarsi in avventure da una notte, ma dopotutto restava sempre un romanticone.

“Avevi dubbi?” replicò Sebastian inarcando un sopracciglio.

Si guadagnò un leggero pugno sulla spalla che fece presto ridacchiare entrambi.

“No Blaine davvero, va tutto bene fra di noi? Voglio dire, questa notte è stata... si insomma... wow! Però non voglio che le cose si complichino”

Il moro inclinò la testa lasciandosi andare ad un sorriso, sorpreso da quel discorso. Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto parlare seriamente di tutto quanto, ma certamente non si aspettava che fosse Sebastian a fare l’adulto responsabile ed iniziare per primo.

“Certo che è tutto a posto fra me e te. L’hai detto anche tu ieri no? E’ solo sesso... di gran livello, ma solo sesso” aggiunse sogghignando, complice del sorriso malizioso che incurvava le labbra dell’amico. 

“Io sto bene, tu stai bene, siamo stati fantastici. Non vedo che cosa dovrebbe esserci di male...”

A quelle parole Sebastian si fece più vicino a lui, facendo scorrere una mano sul suo petto.

“Quindi... non ci sarebbe niente di male se ci fosse un secondo round? O magari anche un terzo, un quarto, un decimo...” continuò con tono languido, ringraziando di avere parecchio tempo a disposizione per l’assurda mania di Blaine di puntare la sveglia fin troppo presto.

L’altro ridacchiò incapace di restare insensibile a quei gesti.

“Stai proponendo di farla diventare una cosa... fissa? Qualcosa di serio?”

Forse non erano i termini adatti per definire ciò che entrambi stavano pensando, ma al momento non ne aveva trovati di migliori.

“Sto dicendo che visto che tu stai bene, io sto bene e noi siamo stati fantastici” sogghignò prima di continuare, citando le parole dell’altro di poco prima. 

“Potremmo anche concederci di ripetere l’esperienza qualche volta... se ti va”

Le dita di Sebastian continuavano ad accarezzare il petto di Blaine, scivolando lentamente sempre più verso il basso e rendendogli difficile restare completamente lucido. 

“Del tipo, amici che vanno a letto insieme ogni tanto?”

“Del tipo, due affascinanti ragazzi che muoiono dalla voglia di saltarsi addosso e non trattengono i loro impulsi. Io ovviamente sono libero, tu anche... Non vedo perché dovremmo resistere alla nostra evidente attrazione” sussurrò prima di baciargli avidamente il collo.

“Accidenti Sebastian è impossibile parlare con te!”

Blaine lo allontanò sospirando con quel poco di resistenza che gli era rimasta in corpo e guardò l’amico accasciarsi sul materasso ridendo divertito. Era fin troppo facile per lui far cedere Blaine e questo gli piaceva da morire.

Il moro non perse tempo e in pochi istanti si posizionò su di lui, sorreggendosi con le braccia ai lati del viso di Sebastian.

“Quindi: io e te, niente implicazioni sentimentali, solo sesso sfrenato? Come in quel film con Justin Timberlake?” chiese chiarimenti fin tanto che riusciva a restare abbastanza distante dalle labbra di Sebastian e quindi capace di ragionare.

L’altro annuì concorde.

“Esattamente. E ovviamente io faccio Justin...”

“Ma non finiremo insieme come loro? Voglio dire... Potresti innamorarti di me, non hai paura Smythe?” continuò il riccioluto stuzzicando l’amico che rise a quelle parole.

“Se non mi sono innamorato di te in tutti questi anni Anderson, anche quando ti sentivo cantare odiose canzoncine d’amore con i tuoi amichetti del Glee Club, sono certo che non accadrà mai!”

La sua risposta era sicura, decisa. Non che non pensasse che Blaine fosse un ragazzo fantastico, lo riteneva una delle persone migliori del mondo e gli voleva un gran bene anche se non l’avrebbe mai ammesso, semplicemente lui non era il tipo da fidanzamenti e cose simili. O almeno non ancora. Aveva deciso di divertirsi al college, spassarsela finché poteva e poi un giorno con la persona giusta mettere la testa a posto e magari sistemarsi. Ma c’era tempo. 

“Piuttosto tu, sei sicuro di riuscire a tenere a bada il tuo lato sentimentale? Non vorrei trovarti a scrivere Blaine Smythe-Anderson sui tuoi preziosi appunti a recitazione”

Si lanciarono una lunga occhiata allusiva a quelle parole e Blaine si morse il labbro come suo solito, sapendo di tentare Sebastian ancora di più con quel gesto.

“Tranquillo, so come resistere” 

Avvicinò il viso al suo pronunciando quelle parole, muovendo le labbra in modo tale da sfiorare quelle di Sebastian.

“Non sei il mio tipo”

Sotto di lui, un fremito scosse Sebastian a quelle parole che si protese cercando di catturare la bocca di Blaine con la sua ma il moro fu più svelto e si alzò rapido dal letto, mettendosi in piedi alla ricerca dei suoi vestiti.

“E in ogni caso... manterrei il mio cognome” disse strizzandogli l’occhio prima di raccattare degli indumenti puliti e andare a farsi una doccia.

 

***

 

“Svegliati bella addormentata... Il sole è alto in cielo ed è ora di andare a lezione!” 

Con non poca irruenza Sebastian entrò nella camera della sua pigra coinquilina e la svegliò; tolse le coperte dal letto e Brittany immediatamente si raggomitolò su se stessa come un neonato.

“Ancora 5 minuti ti prego…” mugugnò stretta al suo cuscino.

Il ragazzo non si fece intenerire e corse ad aprire le finestre per far entrare la luce che immediatamente illuminò il viso angelico della bionda, e lei sbuffò sonoramente aprendo finalmente gli occhi per fulminare l’amico con lo sguardo.

“Ok mi alzo… ma non te lo perdonerò mai Sebastian Usignolo. Mi stavo arrampicando su un grosso arcobaleno di zucchero filato!”

“Oh wow…” disse Sebastian con aria divertita, incrociando le braccia al petto e attendendo di vederla uscire dalla stanza. La conosceva troppo bene per sapere che un minuto da sola e sarebbe tornata a rintanarsi fra le coperte.

Brittany prese in braccio Lord Tubbington e si alzò dal letto dirigendosi verso la cucina per fare colazione. 

“Eccoti finalmente! Buongiorno Britt”

Blaine la salutò con un sorriso mentre indossava la sciarpa pronto per andare a lezione. Come mai stava uscendo così presto?

Lanciò una rapida occhiata all’orologio e subito si accorse di essere pericolosamente in ritardo!

Abbandonando Lord Tubbington tra le braccia di Blaine, corse a prepararsi. Dopo una doccia veloce durante la quale come al solito allagò il bagno, indossò la maglietta al rovescio e non si curò di pettinarsi, lasciando i capelli in un’acconciatura piuttosto selvaggia. Si assicurò soltanto di mettersi un velo di lucida labbra al cioccolato perché senza quello non poteva nemmeno pensare di uscire.

Corse in camera per afferrare la sua borsa e dopo aver salutato con un bacio Lord Tubbington, Blaine e Sebastian uscì in fretta dall’appartamento.

 

Arrivata alla Juilliard la sua lezione di danza contemporanea era già iniziata da un pezzo e nonostante avesse cercato di non farsi notare, quando entrò in aula l’insegnante fermò la musica guardandola piuttosto scocciata.

”Bene bene signorina, già in ritardo la terza settimana di lezioni. Sa che ore sono o il gatto le ha rubato l’orologio?”

“In realtà mi ha rubato le scarpe da ballo per piantarci l’erba gatta. Speravo che venire a New York lo facesse guarire da questa sua dipendenza, invece è solo peggiorato” rispose Brittany sincera, con un velo di tristezza pensando ai vizi di Lord Tubbington.

A quelle parole tutti scoppiarono a ridere e lei si sentì improvvisamente fuori posto e soprattutto parecchio sola. Si guardò intorno alla ricerca di un viso amico come faceva sempre al liceo, ma quella volta non trovò niente di familiare.

Le lezioni erano iniziate da più di una settimana ormai e lei non aveva ancora fatto amicizia, non aveva mai parlato con nessuno e nessuno sapeva niente di lei. Tutti l’avevano ormai etichettata come “la stupida bionda del primo anno”. 

Amava quell’università e le lezioni che seguiva, ma chissà come ogni volta riusciva a dire o fare qualcosa che non faceva altro che emarginarla e lasciare che gli altri ridessero di lei. Era stanca di quella situazione!

Sapeva di meritarsi quel posto nella scuola perché era brava, doveva solo trovare finalmente l’occasione di dimostrarlo anche agli altri.

“Come punizione per essere arrivata in ritardo alla mia lezione dovrà esibirsi in una coreografia improvvisata proprio adesso davanti a tutti… Lascio scegliere a lei il brano!” continuò l’insegnante, incrociando le braccia al petto mentre faceva cenno agli altri allievi di fare posto al centro della stanza.

 

A quelle parole Brittany iniziò ad agitarsi: era nel panico più totale perché non si esibiva da parecchio. Aveva ballato da sola durante i provini e basta, di solito al suo fianco c’erano sempre Mike e gli altri ragazzi del Glee a darle forza. Quel pensiero le fece venire finalmente un’idea.

“Credo di avere il pezzo adatto per questa occasione” 

Guardò il ragazzo accanto allo stereo, esclamando “Musica!”, proprio come era abituata a fare sempre al Glee. Ma non successe nulla. Quella New York era davvero una città strana!

Il ragazzo la guardò con aria perplessa. 

“Non so leggere nel pensiero, dovresti dirmi il nome della canzone” commentò scocciato.

Brittany gli passò il suo Ipod sussurrandogli il titolo della traccia prima di mettersi al centro dell’aula.

Quando le note di I’m a slave 4 U invasero la stanza e la bionda iniziò a ballare lasciandosi trascinare da quella musica così familiare, tutti rimasero incantanti da lei e ipnotizzati dalle sue movenze sexy.

Per qualche minuto finalmente tutti smisero di pensare a lei con quel cattivo soprannome che le avevano affibbiato e dovettero constatare che aveva talento da vendere.

Tutti applaudirono quando la musica finì e Brittany fece un piccolo inchino, sorridendo soddisfatta di se stessa. Lanciò uno sguardo alla sua insegnante che proprio mentre stava per commentare la prova fu bloccata dal suono della campanella.

Tutti raccolsero le loro sacche ed uscirono dall’aula per dirigersi alla lezione successiva.

Mentre Brittany si aggiustava la maglietta indossandola nel senso corretto, un ragazzo le si avvicinò. Era piuttosto alto, capelli castani e occhi di un blu intenso. 

“Ehi ciao! Volevo solo dirti che sei stata grandiosa poco fa e... non ho potuto fare a meno di notare la tua collana IAmUnicorn” disse indicando il ciondolo della bionda con un sorriso elettrizzato.

Io adoro gli unicorni!”

“In realtà io non adoro gli unicorni, io sono un unicorno. Anche se in questo momento mi sento tanto un bicorno, ma la materia prima è sempre la stessa… entrambi sono fatti di polvere magica!” replicò Brittany esprimendo le sue motivazioni in modo deciso e convinto come sempre.

Il ragazzo la guardò qualche istante prima di risponderle e porgerle la mano.

“Completamente d’accordo con te! Il mio nome è Adrian comunque, sono finlandese”

“L’avevo sospettato dai tuoi denti… allora è vero che voi finlandesi avete i denti bianchissimi, proprio come dicono nella pubblicità delle chewing-gum!” commentò stringendogli la mano e perdendosi qualche istante ad osservare quel sorriso smagliante.

“Io sono Brittany e sono nata a Lima in Ohio, ma mi hanno detto che ho origini polacche.. o forse scozzesi, non ricordo adesso. E a dire la verità non so neanche che differenza ci sia...” 

Uscirono dall’aula insieme, persi in un’animata conversazione sui poteri degli unicorni. Adrian sembrava sinceramente interessato alle parole di Brittany che non la smetteva di parlare.

Presero una cioccolata insieme prima di separarsi per la lezione successiva ma il ragazzo prima di salutarla le allungò un bigliettino con il suo numero di telefono.

“Chiamami se ti va di uscire ogni tanto. Nel weekend io e alcuni ragazzi della scuola andiamo a ballare nei locali qui in zona, ne abbiamo appena scoperto uno molto carino dove si balla latino americano tutta la notte. Ci divertiamo!”

Brittany osservò il ritaglio di carta fra le sue mani qualche istante prima di alzare lo sguardo verso il ragazzo ed annuire ringraziandolo. Forse allora qualcuno di gentile c’era anche in quella scuola.

Adrian la salutò con un cenno e Brittany si affrettò ad entrare in aula, cercando di evitare l’ennesimo richiamo per il ritardo.

 

***

 

Quando Brittany rientrò a casa quella sera, stremata dalle lezioni che le avevano occupato tutto il pomeriggio, salutò i suoi coinquilini con uno stanco ciao urlato dalla porta d’ingresso.

Silenzio.

Si tolse il cappotto appendendolo, piuttosto insospettita dalla mancanza di risposte; salutava sempre in quel modo quando rientrava e solitamente Blaine le era accanto nel giro di pochi secondi, per abbracciarla e chiederle della sua giornata.

Prendendo Lord Tubbington da terra e stringendolo fra le sue braccia, andò verso la cucina da dove poteva sentire Blaine e Sebastian ridacchiare.

I due stavano preparando la cena, il più alto alle spalle dell’altro che mescolavano insieme quello che sembrava sugo per la pasta. Le loro parole erano ridotte ad un sussurro e Brittany non riuscì a captare nulla se non qualche risatina sommessa.

“Ciao ragazzi” disse di nuovo.

Questa volta entrambi si voltarono a guardarla, allontanandosi di scatto sentendosi improvvisamente scoperti.

“Ehi Britt, bentornata dolcezza!”

Blaine lasciò a Sebastian il cucchiaio con un’occhiata piuttosto lasciva e poi corse ad abbracciare l’amica.

“Come è andata oggi?” le chiese seguendola in camera.

Brittany lasciò saltare il gatto sul suo letto e poi si tolse dal collo la borsa facendola cadere a terra con un tonfo.

“Pesante. Sono arrivata in ritardo e la mia insegnante di danza mi ha fatto esibire in un balletto improvvisato” iniziò a raccontare.

Blaine si sedette sul letto guardandola e accarezzando pigramente Lord Tubbington al suo fianco.

“E come è andata?”

La bionda si strinse nelle spalle sciogliendosi la coda.

“Bene. Ho fatto Britney quindi non potevo sbagliare...”

Il ragazzo le sorrise sollevato. Era preoccupato per l’andamento scolastico dell’amica, non voleva assolutamente che rimanesse troppo indietro, per questo si preoccupava sempre di controllarla senza però farla insospettire troppo. Non che lei avesse un grande intuito, ma era sempre meglio non rischiare.

“Da domani ti punto la sveglia almeno mezzora prima!” commentò alzandosi dal letto e dandole un bacio in fronte.

“Vado a vedere che combina Sebastian con la cena, ti aspettiamo di là...”

Uscendo dalla stanza si chiuse la porta alle spalle e tornò in cucina.

Sebastian stava pigramente mescolando, sgranocchiando dei grissini.

“Hai già rovinato la cena anche oggi o questa sera possiamo evitare di mangiare cinese?” domandò piuttosto divertito avvicinandosi a lui per controllare i fornelli.

Sebastian alzò lo sguardo incrociando quello del moro.

“Si da il caso che io sia un cuoco eccellente. Il mio tocco può solo migliorare quello che stavi preparando...”

L’espressione poco convinta di Blaine fu quanto bastava per provocarlo. Tolse il cucchiaio dalla pentola con il sugo per la pasta e lo avvicinò alle labbra del ragazzo. 

“Apri la bocca Anderson” sussurrò con un tono decisamente troppo malizioso perché qualcuno potesse credere stessero parlando ancora solo di cibo.

Blaine non se lo fece ripetere due volte ed assaggiò quello che gli era stato appena offerto, senza mai distogliere gli occhi da quelli di Sebastian. Si passò la lingua sulle labbra prima di parlare.

“Notevole Smythe”

Era da quella mattina che si giravano intorno senza mai davvero toccarsi. Quella specie di accordo che avevano fatto aleggiava nell’aria attorno a loro, dandogli dei permessi che nessuno però aveva avuto ancora il coraggio di prendersi fino in fondo.

Si erano sfiorati più volte anche durante la lezione, avevano continuato a punzecchiarsi con battute e doppi sensi per tutto il viaggio fino a casa e poi avevano sfruttato il fin troppo collaudato metodo del cucinare insieme per avere una scusa per stare più vicini.

Sebastian stava finalmente per porre fine a tutti quei giri, sostituendo quel cucchiaio con le sue labbra quando il timer scattò per avvisarli che la pasta era cotta.

Il ragazzo non si mosse, ancora fermo a pochi centimetri da Blaine che lo guardava con una strana luce negli occhi.

“La pasta Sebastian” mormorò, soffiando sulle sue labbra prima di divincolarsi dalla sua presa e togliere la pentola dal fuoco.

Scolò la pasta e la condì con il sugo per poi portare a tavola tre piatti dall’aspetto effettivamente delizioso.

Brittany li raggiunse poco dopo, indossando già il suo pigiama e con i capelli raccolti ancora bagnati per la doccia. 

I due ragazzi si guardarono vedendola entrare. Erano rimasti davvero così tanto tempo fermi a fissarsi, abbastanza da dare il tempo a Brittany di farsi la doccia?

Probabilmente quella situazione li avrebbe fatti presto impazzire, ma per il momento era troppo eccitante per non approfittarne.

Si sedettero ai loro soliti posti, la bionda a capotavola e i ragazzi al suo fianco uno di fronte all’altro.

“Conoscenze interessanti a scuola?” chiese Sebastian per fare conversazione, portandosi una forchettata alla bocca.

“In effetti sì, ho conosciuto un ragazzo. Mi ha fatto i complimenti per come ho ballato e per la mia collana. Ma non credo volesse solo provarci con me come facevano al McKinley, anzi... Penso sia assolutamente gay” commentò ripensando ad Adrian. Aveva salvato il suo numero sul cellulare per non perderlo e poi lo aveva ripetuto anche a Lord Tubbington parecchie volte in caso lei se lo scordasse. Quel gatto aveva una memoria di ferro.

Si era ripromessa di chiamarlo prima o poi perché come Blaine le diceva sempre, avere un amico all’interno torna sempre utile.

“Gay dici? E’ almeno carino?” 

Alle parole di Sebastian, Blaine alzò lo sguardo spalancando gli occhi. Non poteva credere alle sue orecchie, quel ragazzo era incredibile. Pochi minuti prima stava per saltargli addosso nella loro cucina e ora si interessava a quello sconosciuto?

Non che fosse geloso ma... Sì, forse un po’ infastidito.

Sentendo quello sguardo premere su di lui, Sebastian alzò gli occhi fino ad incrociare quelli di Blaine che tradivano ogni sua emozione. Piegò le labbra in un sorriso divertito prima di concentrarsi di nuovo su  Brittany.

“Beh... non è male. Ha gli occhi blu, è alto, con un bel fisico. Mi ha lasciato il suo numero, magari te lo presento” replicò la bionda, troppo impegnata a guardare nel suo piatto per accorgersi delle occhiate che si stavano scambiando i suoi coinquilini.

“Buona idea, si potrebbe uscire tutti insieeh-...” 

Quando sentì il piede di Blaine salire lungo la sua gamba fino ad arrivare ad accarezzare l’interno della sua coscia, smise di parlare e tossì evitando per un soffio di farsi andare di traverso il boccone che stava masticando. Quello gnomo l’aveva decisamente preso alla sprovvista. 

Sollevò lo sguardo verso Blaine giusto in tempo per vederlo sistemarsi di nuovo sulla sedia con sguardo alquanto soddisfatto. Peccato non aver potuto reagire in tempo; nonostante le ristrette dimensioni del loro tavolo con le gambe corte che si ritrovava, Blaine sicuramente si era dovuto allungare parecchio per raggiungerlo. Con un semplice gesto sarebbe riuscito ad afferrarlo e magari fargliela anche pagare con una divertente caduta.

Brittany alzò lo sguardo sentendo Sebastian tossire e gli batté la mano sulla schiena.

“Stai bene?”

“Si si tutto bene solo... Devo fare bocconi più piccoli” sogghignò addentando la forchettata successiva con così tanta malizia che Blaine dovette distogliere lo sguardo per non arrossire.

 

Occhiate a parte, il resto della cena fu piuttosto tranquillo. Brittany parlò ancora di Adrian e dei suoi denti mentre Blaine e Sebastian sparecchiavano. Poi incastrarono il più alto perché lavasse lui i piatti e i due amici si accoccolarono vicini sul divano.

“Hai visto Kurt oggi?” chiese Brittany appoggiando la testa sulla spalla di Blaine.

“No, però ho incontrato Rachel. Ci ha invitati ad una festa di Halloween per gli alunni della NYADA”

“Una festa! Sarà divertente..” commentò sbattendo gli occhi, lottando con tutte le forze contro la stanchezza.

“Tu dici? Non so se ci andrò...” replicò Blaine cingendo le sue spalle con un braccio.

“Dovresti andare invece, ti meriti una pausa dallo studio. Sarà divertente, ci sarà Sebastian e tutti i vostri nuovi amici”

“Vorrei che potessi venire anche tu, non voglio lasciarti a casa sola ad Halloween!”

“Non preoccuparti, troverò qualcosa da fare. E poi c’è sempre Lord Tubb-uuh..”

Brittany sbadigliò coprendosi la bocca con una mano.

“Scusa ‘Aine sono distrutta”

Il ragazzo sorrise a quelle parole, guardando la ragazza accoccolarsi contro il divano e chiudere gli occhi. Era stata una giornata particolarmente intensa per lei; tornava dalle lezioni sempre più distrutta, però per la prima volta quella sera l’aveva vista felice.

Quando Sebastian li raggiunse, Brittany stava già dormendo da un pezzo e Blaine stava guardando delle vecchie repliche del Jersey Shore, uno stupido vizio che ancora non erano riusciti a fargli passare.

“Era proprio a pezzi il nostro angioletto...” commentò l’ex usignolo guardando la bionda occupare metà divano, fra cui il suo solito posto.

Il moro annuì sbadatamente, troppo intento a guardare la tv, cosa che fece piuttosto innervosire Sebastian che sospirò scocciato lanciandogli un cuscino.

“Porto Brittany a dormire, quando torno non voglio vedere quegli idioti nella mia televisione” mormorò con un tono di voce abbastanza basso per non svegliare la ragazza, ma comunque acido come suo solito.

Blaine sbuffò mormorando un ‘va bene’ poco convinto mentre Sebastian sollevava Brittany dal divano.

Fortunatamente era leggera e soprattutto troppo affettuosa per non accoccolarsi subito fra le sue braccia, il che rese più facile il trasporto.

I ragazzi si lanciarono  un fugace sguardo, entrambi sicuramente tornando con la mente alla notte precedente quando non era stato così semplice per loro raggiungere la camera da letto ma di gran lunga più eccitante.

 

Sebastian tornò dopo una manciata di secondi sedendosi accanto a Blaine e strappandogli il telecomando di mano per cambiare canale, cosa che lui ovviamente non aveva ancora fatto.

Blaine non replicò perché sapeva che era una battaglia persa, rassegnandosi alla visione dell’ennesimo documentario; Sebastian aveva una fissa per Discovery Channel.

Il moro appoggiò la testa sul petto dell’altro come faceva sempre e cercò di interessarsi ai problemi dei leoni marini, ma al contrario dell’amico che seguiva con trasporto il programma lui si annoiò in fretta.

Pigramente, fece scorrere la mano che era posata vicino al ginocchio di Sebastian lungo la gamba del ragazzo, fino a raggiungere la sua coscia che accarezzò con una lentezza e una delicatezza particolare.

“Blaine” lo richiamò l’altro.

“Che c’è?”

“Che stai facendo?” mormorò divertito, senza però smettere di guardare la televisione.

“Mmm... niente. Pensavo” commentò Blaine continuando a disegnare cerchi immaginari sulla stoffa dei pantaloni della tuta del coinquilino.

“Pensavi eh? E a cosa?”

“Al fatto che non mi interessa niente di questi sciocchi leoni marini e preferirei fare altro” borbottò.

Sebastian rise e con un abile e rapido gesto fece sdraiare Blaine sul divano, portandosi sopra di lui.

“Questo è più interessante?” chiese avvicinando il viso a quello dell’altro, che ora aveva uno sguardo decisamente più sveglio e vispo.

Il moro annuì deciso mordendosi il labbro, fissando avidamente la bocca di Sebastian che desiderava baciare da ore.

Quasi come se gli leggesse nella mente, l’altro si avvicinò pronto ad avverare quel desiderio.

Le loro labbra fecero appena in tempo a sfiorarsi che il cellulare di Brittany iniziò a suonare sul tavolino davanti a loro.

Sebastian si accasciò su Blaine sospirando esausto, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo mentre l’altro allungava un braccio per afferrare il telefono. Era Santana.

“Ehi San sono Blaine.... No Brittany sta già dormendo. No.. Ho capito che doveva chiamarti ma era stanca morta, si è addormentata subito dopo cena... Sì... Sì va bene glielo dico. Sì ti ho detto, lo giuro! Buona notte... Ciao”

Blaine posò il telefono piuttosto scocciato. Santana era insopportabile certe volte, soprattutto quando si trattava di Brittany.

Accarezzò i capelli di Sebastian che in un attimo fu di nuovo su di lui, con la punta del naso che sfiorava la sua.

“Dicevamo?”

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Salve gente!!! 
Eccoci tornate anche questa settimana (:

Avete conosciuto Adrian che entra ufficialmente tra i personaggi di questa storia; è una versione maschile di Britt, che ne pensate?

Vi rubiamo ancora qualche istante per condividere con voi (ancora) un po' della nostra pazzia e svelarvi le coppie che stanno nascendo in questa fanfiction che abbiamo ormai iniziato a shippare con tutte noi stesse:
-prima fra tutte ovviamente: Braine, i nostri stupendi Brittany e Blaine che sono chiamati in miliardi di modi (se qualcuno ci sa spiegare perché "sunshine twins" gliene saremo eternamente grati!!)
-poi viene la Brittbastian, due improbabili coinquilini che diventano più adorabili ogni volta
-non potevamo non pensare anche a un nome per tutto l'appartamento e quindi ecco che nasce la Brainebastian!!
-come qualcuno ha già notato, dal capitolo scorso un'altra friendship che suona assurda ma che secondo noi funziona, ovvero la Sebartie che tornerà presto a suon di soprannomi e frecciatine
-ultima, ma non assolutamente meno importante, la Tubbingtastian!!!! Per chi di voi non è già scappato urlando solo a sentire il nome.... sì, stiamo parlando di Sebastian e dello stupendo Lord Tubbington. Immaginateveli davvero per un istante... non sono la cosa più adorabile che esista??? (mi prendo tutte le colpe per quest'ultima follia, la mia co-autrice asseconda solo le mie pazzie perché è troppo buona per spedirmi in manicomio!)

Bene... E dopo questo delirio totale, vi lasciamo!

Grazie come al solito a tutti quelli che seguono questa storia, sfiorare le 200 visite a capitolo è davvero fantastico! E un grazie particolare ai coraggiosi che commentano sempre, ci fa un immenso piacere!!!

Alla prossima settimana!

* Titolo canzone: Domino

Riesco a gustare la tensione
come una nuvola di fumo nell’aria

Ora sto respirando come se stessi correndo
perchè tu mi porti la

Non lo sai, tu mi fai andare perdere il controllo


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Jealousy ***


Capitolo 5 “Jealousy”

 

It's part of my chemistry
It's this jealousy

-Darren Criss *

 

 

“Sebastian piantala, questa volta non riuscirai a convincermi”

“Oh andiamo Blainey! L’ultima volta ti è piaciuto parecchio...”

Blaine era risoluto nelle sue risposte; al contrario Sebastian era come al solito malizioso e piuttosto lascivo. Chiunque li avesse sentiti discutere in quel momento non avrebbe mai creduto che stessero parlando solo di una partita di Lacrosse.

“No. Non verrò ancora con te ad ingozzarmi di birra e patatine su quelle orribili sedie di plastica dello stadio! E’ uno sport stupido...”

Sebastian pizzicò l’amico, che mugugnò contrariato lamentandosi.

“Prima di tutto, morditi la lingua Anderson. Il Lacrosse è uno sport geniale, solo per veri sportivi! Dai... Prometto di comprarti la coca cola e quei biscotti al cioccolato che ti piacciono tanto”

Blaine si fermò al centro del corridoio, stringendo i suoi libri e cercando di resistere allo sguardo che l’amico gli stava lanciando; sicuramente Sebastian sapeva come convincerlo a fare quello che voleva lui. Negli ultimi giorni poi aveva scoperto anche parecchi dei suoi punti più deboli che però fortunatamente non poteva colpire fra la folla degli studenti. Non senza una denuncia per atti osceni.

“Hai detto biscotti?” chiese continuando a guardare verso l’alto con una smorfia.

“La scatola grande” concordò l’altro guardandolo speranzoso.

Il moro esitò ancora qualche istante prima di arrendersi con un sospiro; non sapeva resistere a quei biscotti, inutile provarci.

“E va bene verrò con te. Però è l’ultima volta!”

Non fece tempo a finire quella frase che si ritrovò stretto nell’abbraccio soffocante di Sebastian, troppo impegnato a stringerlo  e ridacchiare per rendersi conto delle sue lamentele.

“Ci divertiremo vedrai” commentò lasciandolo finalmente libero, riprendendo a camminare in direzione della mensa.

“Ci sarà il quarterback carino dell’ultima volta vero? Altrimenti ritiro il mio sì...”

“La tua ignoranza in materia mi lascia senza parole. Te l’ho già spiegato, non c’è il quarterback! Si chiama portiere... E poi a che ti serve un newyorkese sudato con questo genio del sesso al tuo fianco?” replicò Sebastian indicando se stesso, sogghignando divertito.

Blaine roteò gli occhi ricominciando ad ignorarlo quando si lanciò in un accurata descrizione di tutti i diversi ruoli dei giocatori. Sebastian non si interruppe nemmeno per ordinare il pranzo lasciando che lo facesse l’amico per lui, il quale stremato non esitò un secondo a raggiungere Rachel quando scorse la ragazza seduta sola dall’altra parte della stanza.

“Ehi Rachel! Possiamo sederci con te?”

“Blaine, Sebastian ciao. Certo certo accomodatevi... Come state?”

Mentre entrambi prendevano posto sulle sedie, Blaine particolarmente sollevato e Sebastian piuttosto scocciato per quella brusca interruzione, Rachel non attese la risposta dei ragazzi e si lanciò in un’appassionata discussione raccontando della sua ultima lezione di canto.

“Vedrete cosa vi aspetta l’anno prossimo: credetemi, godetevi il più possibile i primi semestri!” esclamò esasperata prima di mangiare ancora un boccone della sua insalata.

“In effetti è più pesante di quanto mi aspettassi...” concordò Sebastian pulendosi la bocca con il tovagliolo.

Blaine annuì, sollevando lo sguardo dal suo piatto. Alle spalle di Rachel vide Kurt entrare nella sala e istintivamente alzò un braccio per farsi notare e salutarlo con un cenno. L’altro esitò qualche istante prima di abbozzare un timido sorriso ed avvicinarsi al tavolo.

Lui e Blaine non si erano più parlati da quel sabato, dopo il battibecco che avevano avuto a cena. Kurt ovviamente non aveva intenzione di scusarsi con Blaine, orgoglioso com’era e soprattutto convinto di avere ragione; d’altra parte Blaine era dello stesso avviso. Eppure non aveva potuto resistere dal salutarlo perché nonostante tutto restava il suo migliore amico e gli voleva ancora troppo bene per tenergli davvero il muso.

“Ehi” 

Kurt salutò tutti con un rapido cenno, indugiando qualche istante su Blaine prima di sedersi accanto alla sua migliore amica.

“Eccoti finalmente, credevo ti fossi dimenticato di me. Fortuna che ho incontrato loro... sai quanto odi mangiare da sola!” lo ammonì subito lei.

“Scusa Rach, la Dawson mi ha trattenuto in aula per parlare del musical...”

“Musical? Ti hanno dato una parte?” chiese subito curioso Blaine, con un sorriso fiero.

Sebastian storse il naso, trattenendosi dal dargli una gomitata per fargli capire quanto fosse patetico in quel momento, incapace di trattenersi dall'essere felice per una persona che se ne stava palesemente infischiandosene dei suoi sentimenti. Portare Toby alla loro cena ne era stato un chiaro esempio.

“Oh no, non hanno ancora iniziato i provini. La professoressa Dawson mi ha nominato suo assistente, le do una mano con la regia” spiegò Kurt, sgranocchiando un grissino rubato dal vassoio di Rachel.

“Sì, sarà fantastico avere il mio migliore amico come regista” esclamò la ragazza stritolando l’amico in un abbraccio.

“Devo ricordarti che la parte non è ancora tua dolcezza?”

Rachel sbuffò alle parole di Kurt, roteando gli occhi come se avesse sentito quella frase più di una volta. 

“Dettagli, lo sai che nessuno potrebbe interpretare Maria meglio di me. Ma...Blaine! Devi assolutamente fare il provino per Tony. Eravamo stati fantastici insieme” disse sorridendo al moro.

“Fanno West Side Story?” si intromise Sebastian, parlando per la prima volta dall’arrivo di Kurt.

I più grandi annuirono, Rachel con un sorriso smagliante e Kurt evitando accuratamente lo sguardo del suo interlocutore. 

Aveva sempre detestato Sebastian, ma le cose erano peggiorate dopo averlo visto baciare Blaine. E di certo vederlo continuamente insieme a lui non facilitava le cose; il modo in cui stavano seduti vicini con le gambe che si toccavano come niente fosse non faceva altro che imbestialirlo sempre più, nonostante fosse un gesto decisamente innocuo e senza senso specialmente fra due che vivono insieme.

“Oh io... beh... non saprei! Al McKinley era diverso, qui sicuramente ci sono centinaia di ragazzi più bravi di me” commentò Blaine timoroso.

Gli sarebbe piaciuto tanto avere il ruolo di protagonista ovviamente, ma era certo che non lo avrebbero mai assegnato ad una matricola.

“Sciocchezze, dovresti provare! Sei un Tony favoloso... E poi la chimica fra noi era già perfetta tre anni fa, ora che entrambi abbiamo avuto il nostro risveglio sessuale niente potrà fermarci” ridacchiò la bruna citando le parole di Artie di solo qualche anno prima.

“E in effetti aveva ragione, dopo la notte della prima ci esibimmo molto meglio!Non ho mai pensato a ringraziare Finn per la mia carriera e tu...”

Blaine e Kurt tossirono nervosamente allo stesso momento, coprendo le parole successive ed evitando accuratamente di guardarsi. Rachel non poteva essere più inopportuna di così.

Sebastian al contrario, colse al volo l’occasione: cinse le spalle di Blaine con un braccio, attirandolo leggermente a se.

“Si Blaine, sfrutta questo risveglio sessuale...” disse divertito con uno dei suoi sorrisi beffardi.

Il moro subito lo fulminò con lo sguardo, ma non fece a tempo a replicare che subito Rachel iniziò ad elencare gli innumerevoli benefici di recitare insieme ed i pregi di Blaine, supportata da Sebastian che sembrava assolutamente contrario a separarsi da lui.

Kurt si mordeva nervosamente il labbro, battendo un piede a terra come ogni volta che era spazientito. Non solo aveva appena ricordato la sua prima volta, ma aveva anche ampliato i suoi sospetti sul fatto che il suo ex ragazzo con cui l’aveva avuta avesse una relazione con quello che considerava la persona più spregevole della terra.

Blaine era altrettanto imbarazzato ma anche piuttosto irritato con Sebastian; gli aveva detto più volte di smetterla di provocare Kurt, ma lui non ci sentiva. 

“Toby mi aspetta” 

Kurt si alzò di colpo da tavola senza guardare negli occhi nessuno. Non aspettò di sentire le repliche della sua migliore amica e girò sui tacchi, senza salutare.

Ignorando con tutte le forze la voglia di tornare indietro e prendere a pugni Sebastian quando lo sentì distintamente riferirsi a lui come la principessina, uscì dalla sala mensa e percorse il lungo corridoio fino all’aula di danza dove si stava allenando il suo ragazzo.

Senza salutare o aspettare che Toby smettesse di ballare, si avventò su di lui e sulle sue labbra premendole con forza contro le sue.

Lui era Kurt Hummel. Aveva un ragazzo stupendo di cui era innamorato e non gli importava più niente del suo ex e dei suoi amici.

Doveva davvero iniziare a convincersene.

 

***

 

Seduta al bancone del bar, Brittany giocherellava distrattamente con la cannuccia; voleva riuscire a sollevare un cubetto di ghiaccio con quella e portarselo alla bocca senza doversi avvicinare al bordo del bicchiere. Quando l’ennesimo tentativo fallì, Santana la guardò sospirando prima di raccogliere il ghiaccio che scivolava sul banco.

“Tesoro non devi stare per forza qui con me! Mi dispiace di dover lavorare, non posso proprio fermarmi tanto a parlare...”

La bionda si strinse nelle spalle, continuando il suo gioco.

“Non preoccuparti per me, mi sto divertendo”

Santana sospirò di nuovo, togliendole il bicchiere da davanti per avere la sua attenzione. Adorava il fatto che Brittany si fermasse con lei al lavoro per potersi comunque vedere, ma le dispiaceva vederla star sola tutto il tempo.

“Perché non chiami Blaine e Sebastian e gli dici di raggiungerti?”

“Hanno un impegno per l’università, mi hanno parlato di un musical non so... Passano più tardi e torniamo a casa insieme” spiegò Brittany improvvisamente annoiata senza i suoi cubetti.

“E... che mi dici di Adrian? Hai detto che era simpatico, perché non gli chiedi se ha voglia di raggiungerti?”

Voleva che Brittany si facesse degli amici, aveva bisogno di qualcuno con cui stare durante e dopo le lezioni, e quel tipo le sembrava abbastanza adatto. Inoltre era gay, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi di essere gelosa.

La ragazza sembrò convincersi ed afferrò il cellulare per mandare un messaggio al ragazzo; si erano parlati tanto a lezione, non era poi una brutta idea. Scrisse in fretta prima di guardare di nuovo Santana, soddisfatta.

“Gli ho scritto che sono al Nutbush e di raggiungermi se ha voglia di una sfida con i cubetti di ghiaccio”

La bruna rise sporgendosi verso Brittany per accarezzarle una guancia prima di tornare al suo lavoro.

Adrian non ci mise molto a risponderle: disse che era nei paraggi con qualche amico e che sarebbero sicuramente passati per un saluto. Aggiunse anche di prepararsi a perdere, e Brittany storse il naso piuttosto contrariata.

Stava pensando alle parole giuste per rispondergli quando si sentì chiamare da una voce familiare.

“Ehi Britt!”

“Artie! E tu che ci fai qui?” disse scendendo dallo sgabello con un sorriso per andare ad abbracciare l’amico.

“Sono uscito ora dall’università con i miei amici e morivamo di fame! Tu sei... con Santana?” chiese piuttosto ovvio.

“Sì ma sta lavorando. Questi sono i tuoi amici?” replicò Brittany guardando un gruppo di ragazzi avvicinarsi a loro.

Uno ad uno Artie le presentò tutti. Le propose anche di sedersi con loro e lei accettò, dopo essere andata ad avvisare Santana per non farla preoccupare. 

Dopo pochi minuti, l’ispanica li raggiunse al tavolo per prendere le ordinazioni.

“Ciao Artie... ragazzi! Benvenuti al Nutbush, che posso portarvi?”

“Ciao San! Prendiamo... 4 birre medie, due pizze e delle patatine fritte. Tu Britt prendi qualcosa?”

“Si per me il solito” disse la bionda sorridendo alla sua ragazza che prese nota.

Santana lanciò un’occhiata piuttosto indispettita al gruppetto ma poi si allontanò senza battere ciglio. Erano giorni che Brittany non faceva altro che mandare messaggi ad Artie, ogni volta che erano insieme. Sapeva che era assurdo essere gelosa perché loro erano solo buoni amici, però iniziava comunque ad infastidirla parecchio questa situazione.

Tornò al tavolo pochi minuti dopo con le bevande e non si sorprese di trovare Brittany che rideva divertita. Decise di vedere il lato positivo: la sua ragazza stava passando una bella serata, senza annoiarsi, proprio come voleva lei. Doveva solo ignorare il fatto che fosse merito di Artie anche solo in parte.

“Ecco a voi. Le vostre birre... e un succo alla pesca per te tesoro” disse sorridendo alla bionda che batteva le mani entusiasta.

“Con ghiaccio extra?”

“Ovviamente”

Santana le strizzò l’occhio prima di allontanarsi, sorridendo divertita quando sentì i ragazzi al tavolo chiederle che ci faceva con del ghiaccio in un succo e Brittany da vera esperta mostrava loro il suo nuovo passatempo preferito.

 

 

Il tempo passò in fretta, tra fette di pizza e cubetti di ghiaccio che scivolavano sul tavolo. Brittany si stava divertendo un mondo con Artie e i suoi amici e a malapena si accorse del telefono che le vibrava in tasca: era un messaggio di Adrian che la aspettava fuori dal locale.

Scusandosi con il gruppetto, uscì per incontrare il suo nuovo amico.

“Ciao Adrian!” salutò avvicinandosi a lui, senza sorprendersi quando lui la strinse in un abbraccio.

“Eccoti finalmente. Brittany voglio presentarti alcuni nostri compagni di corso... loro sono Matt, Jill, Cassie, Robert e Daniel”

Uno ad uno i ragazzi la salutarono con un cenno; le due ragazze, Jill e Cassie si ricordava di averle viste a lezione qualche volta. Forse aveva anche rubato la matita ad una di loro.

Brittany sorrise a tutti calorosamente e lì trascinò dentro per presentarli ad Artie e agli altri ragazzi.

Erano decisamente un bel gruppo tutti insieme e per la prima volta a New York, Brittany si sentì a suo agio nonostante fosse circondata da gente ancora sconosciuta.

Santana le sorrise dolcemente quando tornò per le ordinazioni e fu lieta di conoscere finalmente Adrian. Riuscì anche a sedersi con loro per qualche minuto, chiedendo a tutti della strabiliante performance di Britney Spears della sua ragazza ma purtroppo il suo capo la richiamò presto all’ordine.

 

Una mezzora più tardi finalmente arrivarono anche Blaine e Sebastian. Sembravano stravolti eppure stranamente rilassati; erano strani da giorni ormai, e Brittany iniziava a sospettare che fossero entrati nel giro dell’erba gatta insieme a Lord Tubbington.

Si alzò dal suo posto e corse ad abbracciarli trascinando Adrian per un braccio, morendo dalla voglia di presentarlo anche a loro.

“Adrian loro sono i miei coinquilini, Blaine e Sebastian! Anche loro sono gay ma non stanno insieme”

Quella precisazione fece tossire entrambi imbarazzati e subito Blaine pose fine a quel discorso stringendo la mano di Adrian. In effetti Brittany aveva ragione, era un bel tipo. Capelli castani, occhi blu mare, per certi versi gli ricordava Kurt. Allontanò quel pensiero sorridendo cordiale.

“Piacere di conoscerti finalmente, Brittany ci ha parlato tanto di te”

“Piacere mio, anche io ho sentito parecchie storie su di voi questa sera! Siete studenti della Nyada vero?”

Facendo conversazione Adrian strinse la mano ad entrambi esitando qualche secondo prima di lasciare la presa su quella di Sebastian, perso nei suoi occhi verdi. Gesto che per qualche ragione infastidì un po’ Blaine; non tanto, solo quel poco consentito dalle regole della loro bizzarra relazione.

“Sì proprio così. Veniamo via ora dalle lezioni, questo semestre è una tortura!” commentò Sebastian passandosi una mano fra i capelli.

“Tu invece si vede subito che sei un ballerino, la postura, i bicipiti...” 

Mentre lo sguardo del suo coinquilino scorreva lungo il corpo del ragazzo appena conosciuto, Blaine sentì l’irrefrenabile impulso di porre fine a quella conversazione.

“Guarda c’è Artie, andiamo a salutarlo Bas! Scusateci...”

Trascinando con se il ragazzo, si allontanò da Brittany e Adrian che ripresero a parlare di unicorni e gatti come se niente li avesse interrotti.

“Blaine ma che ti prende, mi stai staccando un braccio!” si lamentò Sebastian cercando di divincolarsi dalla presa.

“Oh scusa, magari Adrian e i suoi bicipiti sono più delicati di me” replicò l’altro con tono piuttosto acido.

Sebastian rise afferrandolo per le spalle per farlo fermare. Era così carino quando faceva il geloso!

“Blaine. Io non sono il tuo ragazzo...”

“Questo lo so idiota”

“Bene, allora visto che lo sai dovresti anche risparmiarmi queste scenate insensate da ragazzino geloso!”

“Ma che geloso, io non sono geloso! Di chi poi, te e quel bellimbusto? Sei uno spasso stasera Sebastian...” 

Blaine cercò di risultare il più convincente possibile forzando una risata, ma il problema è che davvero sotto sotto era un po’ geloso. Dopotutto anche se fra lui e Sebastian non c’era niente di sentimentalmente serio, non era carino vedere il ragazzo con cui sei appena andato a letto provarci con un altro davanti al tuo naso.

Al contrario Sebastian rise davvero.

“Sei un cretino, ora ne ho la conferma”

Senza aspettare che Blaine potesse replicare, lo trascinò con se fino al bancone e ordinò due birre.

Quando il barista gliele porse si avvicinò a lui con la scusa di brindare ma poi si fece più vicino, abbassando la voce fino a ridurla ad un sussurro.

“Potrei portarmi a letto chiunque voglia, ogni sera senza problemi. Potrei scegliere ora un ragazzo a caso, persino quell’Adrian se non fosse un amico di Brittany”

“Non vedo come questo adesso...” 

Blaine provò a replicare ma lo sguardo di Sebastian si fece più intenso e la mano che aveva delicatamente fatto scorrere sul suo ginocchio stava lentamente aumentando la stretta, al che decise di mordersi un labbro e continuare ad ascoltare.

“Stavo dicendo, che nonostante l’infinita scelta di ragazzi che mi si presenta ogni giorno continuo a scegliere te Blaine. Il mio fastidioso, irritante, infantile, scontroso e tremendamente fastidioso coinquilino”

“L'avevi già detto fastidioso” si lamentò Blaine.

“Lo so, ma lo sei talmente tanto che era meglio ripetere”

Il sorriso beffardo con cui Sebastian pronunciò quelle parole fece involontariamente sorridere anche Blaine, che dopo aver brindato bevve un lungo sorso di birra.

“Resti comunque uno stronzo” continuò il moro, sotto lo guardo divertito del suo coinquilino. Erano quei battibecchi che di solito li portavano a sfogarsi poi l’uno sull’altro; certo però quello non era il luogo adatto.

“E tu un idiota. Se solo non fossi così inspiegabilmente bravo a letto ti avrei scaricato da un pezzo. Deve essere merito di tutte quelle lezioni di piano, rendono le dita così abili...”

Blaine roteò gli occhi, allontanandosi da Sebastian per voltarsi a guardare il tavolo dov’era seduta Brittany. Non era certo il momento di iniziare una di quelle discussioni.

La loro coinquilina era seduta al centro del tavolo tra Artie e Adrian e sembrava sinceramente felice; sorrideva come non la vedevano fare da parecchio.

“Sembra che la nostra bimba abbia trovato il suo posto nella Grande Mela” commentò Sebastian voltandosi anche lui ad osservare il gruppo.

“Già... Da quando ha incontrato Artie le cose per lei hanno decisamente iniziato ad andare meglio. Non ricordavo fossero rimasti tanto amici ma è evidente che le sia stato di grande aiuto” continuò Blaine senza smettere di guardare l’amica.

A quelle parole, Sebastian si ricordò del discorso avuto solo pochi giorni prima con Artie e quella pulce che si era infilata nel suo orecchio tornò ad infastidirlo.

“Stavano insieme? Artie e Brittany intendo...” chiese vagamente curioso.

“Si, al secondo o al terzo anno mi sembra. Prima di Santana insomma... e forse anche durante... Va beh, perché me lo chiedi?”

Divincolandosi dai pensieri sconvenienti sull’adolescenza di Brittany su cui si stava infilando, Blaine guardò l’amico sorpreso dalla domanda. Sapeva che Sebastian amava i pettegolezzi, ma non capiva da dove uscisse quel particolare interesse.

“Secondo me Artie è ancora innamorato di lei” sussurrò dopo essersi accertato che Santana non fosse nelle vicinanze.

Blaine scoppiò a ridere prima di bere un altro sorso della sua birra.

“Inizio a credere anche io che Lord Tubbington divida la sua erba con te! Questa idea assurda da dove ti esce? Si sono lasciati da anni...”

“Ah sarebbe assurda? Ok bene Anderson allora scommettiamo” sbottò Sebastian, irritato da quelle prese in giro.

“Scommettiamo su cosa?”

“Artie e Brittany, di nuovo insieme prima della fine dell’anno scolastico” replicò deciso.

Senza pensarci due volte e sicuro di vincere, Blaine gli strinse la mano deciso.

“Va bene ci sto! Ma... aspetta... Cosa scommettiamo?”

Sebastian non rispose. Il suo sorriso si trasformò in un ghigno e riprese a sorseggiare la sua birra.



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Tadannn! Eccoci tornate prima del previsto (:

Capitolo breve ma estremamente spassoso; speriamo soprattutto sia piaciuto a tutte quelle che hanno apprezzato il piccolo siparietto di Blaine geloso dello scorso capitolo!
Dal prossimo si ritorna serie (per quanto ci è possibile) con un'imprevedibile notte di Halloween!
Basta basta ho già detto troppo...

Che la Tubbingtastian sia sempre con voi <3

Alla prossima gente!!!

Come sempre, grazie a tutti per leggere e un particolare grazie a tutte le splendide persone che commentano sempre!! Ci rendete felicissime!!
Bye Bye

P.S. se non conoscete questa fantastica canzone di Darren Criss, ascoltatela subito!!! Merita davvero :P

* Titolo canzone: "Gelosia"
fa parte della mia chimica
è questa gelosia



 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Everytime we touch ***


Capitolo 6 “Everytime we touch”

 

Cause everytime we touch, I get this feeling
And everytime we kiss I swear I can fly
Can't you feel my heart beat fast, I want this to last
-Cascada *


 

Era un pomeriggio cupo di fine novembre quando nell’appartamento 2B, quello con scritto sul campanello "Anderson - Smythe - Brittany S.Pierce”, scoppiò una vera e propria crisi che negli anni successivi fu sempre ricordata come la crisi del travestimento.

Blaine e Sebastian erano stati invitati da settimane alla festa di Halloween per gli alunni della NYADA ma ancora non si erano decisi sui loro costumi. Discutevano da quando si erano svegliati e a malapena avevano fatto colazione.

Come abilmente aveva suggerito Brittany, sarebbe stato carino e divertente travestirsi in coppia; peccato però che fosse impossibile trovare qualcosa che li mettesse d’accordo.

“Che ne dite di Fred e Wilma?” propose Brittany.

Se ne stava comodamente seduta sul divano con le gambe incrociate sulle quali si era accoccolato Lord Tubbington. La bionda accarezzava pigramente il gatto, continuando a proporre costumi assurdi e osservando divertita i suoi coinquilini urlarsi contro da un lato all’altro della stanza.

“Per la centesima volta Britt: nessuno di noi si vestirà da donna!” sospirò Sebastian esasperato, massaggiandosi le tempie.

“Esattamente. Ecco perché ho suggerito i Blues Brothers: sono fighi, cantano e soprattutto sono uomini” replicò Blaine portandosi le mani sui fianchi piuttosto indispettito, un vizio che aveva preso da Kurt di cui non si era ancora liberato.

“Oh andiamo è il costume più scontato del mondo! Tanto vale vestirci da Biancaneve e il principe Azzurro come ha proposto Brittany allora...”

Senza cogliere il sarcasmo nella voce di Sebastian, la ragazza annuì sorridendo sperando che quella volta la sua proposta fosse approvata; esattamente come i bambini, Brittany non coglieva né ironia né sarcasmo e vivendo con Sebastian questa sua ingenuità stava diventando un problema.

Blaine scosse la testa sedendosi al tavolo.

“Abbiamo detto niente amanti e niente donne!” ricordò ad entrambi.

“Che ne dite di broccoli e orsetti gommosi?” propose di nuovo Brittany entusiasta guadagnandosi un’occhiata sconvolta da entrambi.

“Oppure la matrigna di Biancaneve e lo specchio!”

Mentre Blaine si appuntava a mente di non fare più vedere quel cartone animato all’amica, gli tornò in mente un altro film che avevano visto di recente e sentì come una lampadina accendersi sopra la sua testa.

“Ci sono: Harry e Ron!”

Brittany rifletté qualche istante prima di esprimersi, cercando di ricordare quali fra i loro ex compagni del Glee Club fossero, ma riuscì ad immaginarsi i costumi solo quando Blaine sussurrò un Harry Potter nella sua direzione.

“Secondo me sareste perfetti! Dovete solo andare a comprare le vostre bacchette... Anche se non so dove potreste andare ora che Olivander non c’è più” commentò ricordando improvvisamente il film visto solo la sera precedente.

“Ok vada per i maghetti. Ma non farò Ron, al massimo Draco! Lui è più il mio tipo...” commentò Sebastian versandosi il caffè appena fatto.

“Non puoi fare Malfoy, non sei biondo!” replicò Blaine roteando gli occhi.

“‘Fanculo, sono figo quanto lui quindi posso farlo!”

“Assolutamente no Sebastian, se dobbiamo fare questa cosa la faremo bene. Sai che quando inizio una cosa la porto sempre fino in fondo...” esclamò il moro avvicinandosi al coinquilino per prendere anche lui un po’ di caffè.

“Oh certo che lo so” sussurrò l’altro al suo orecchio con quel tono malizioso che ormai conosceva bene, pizzicandogli il fondoschiena senza farsi vedere da Brittany.

Blaine sussultò preso alla sprovvista da quel gesto, ma sorrise rilassandosi all’istante. Ormai era quasi un mese che quella specie di relazione fra lui e Sebastian andava avanti e non aveva proprio nulla di cui lamentarsi. 

Come deciso, nessuno dei due si stava legando sentimentalmente all’altro o almeno in niente più di un’amicizia, e nonostante Brittany e il suo vizio di entrare all’improvviso nelle stanze stavano anche riuscendo a mantenere i loro amici all’oscuro di tutto. 

Non che gli altri avrebbero avuto da ridire certo, addirittura Santana e Artie sembravano andare d’accordo solo quando si coalizzavano per lanciar loro ambigue frecciatine, ma visto che spesso quando uscivano erano presenti anche Kurt e Toby, Blaine non si sentiva pronto per sbattergli in faccia la sua storia con Sebastian.

Sapeva che il suo ex al contrario non si era fatto riguardi sulla sua vera storia con Ken, come Sebastian si ostinava a chiamare Toby, ma Blaine era diverso e sapeva che non era il rapporto in se che avrebbe infastidito Kurt ma il soggetto con cui aveva deciso di averlo; ormai si era rassegnato al fatto che lui e Sebastian non sarebbero mai andati d’accordo, specialmente dopo che Kurt avesse scoperto del loro andare a letto insieme. Perché certamente prima o poi l’avrebbe scoperto.

Quella strana relazione dopotutto era piuttosto salutare: niente frustrazione sessuale repressa, divertimento garantito e soprattutto aveva un modo per zittire e ricattare Sebastian quando diventava insopportabile.

“Sto parlando seriamente: o ti tingi i capelli o niente Draco” disse Blaine voltandosi deciso verso l’amico che spalancò gli occhi, trattenendosi dallo sputare il caffè per lo shock.

“Tingermi i capelli? Ma sei diventato pazzo?” strillò Sebastian scandalizzato.

“Puoi sempre vestirti da Hermione allora, ha il tuo stesso colore di capelli! Oppure da Pietra Filosofale...” suggerì Brittany tornando a guardare gli amici.

Il ragazzo rifletté qualche secondo sulle sue alternative ed ovviamente fu costretto a cedere.

“E va bene, vada per Ron! Ma non mi metterò uno di quei suoi orribili maglioncini con la R”

Mentre Blaine si lanciava in un’appassionata descrizione di come sarebbero stati i loro costumi, sfoderando una sorprendete conoscenza dei libri della Rowling, Brittany afferrò il cellulare per leggere il messaggio che Santana le aveva appena inviato.

L’ispanica era partita il pomeriggio precedente per trascorrere il weekend a Lima e festeggiare il compleanno di sua mamma con il resto della famiglia. Si erano salutate solo da poche ore, eppure Santana non smetteva di mandare messaggini alla sua ragazza chiedendole dove fosse e che faceva, come se avesse paura che potesse allontanarsi troppo da lei in due giorni di distanza. 

Brittany le aveva assicurato che New York non si sarebbe spostata come l’isola di Lost, ma lei era rimasta comunque ansiosa.

Le rispose raccontandole dei costumi dei due ragazzi, lamentandosi che le sue proposte fossero state tutte rifiutate; poi mentre aspettava una risposta realizzò che lei non aveva programmi per la serata.

Non era mai stata una grande fan di Halloween, le aveva sempre fatto un po’ paura in effetti, e l’idea di starsene a casa tranquilla per una sera non le dispiaceva affatto; si stava preparando per gli esami di metà semestre e lei e Adrian passavano giorni interi in università tra i libri e le sale prove. Una serata rilassante le avrebbe fatto sicuramente bene!

“Dai vieni, vediamo se nel tuo armadio c’è qualcosa di decente...” esclamò Blaine trascinando Sebastian fuori dalla cucina.

Si fermò davanti a Brittany guardandola improvvisamente apprensivo.

“Tu sei sicura di restare a casa sola stasera? Perché posso sempre restare qui con te tesoro...” disse dolcemente.

“Sono sicura! Adrian mi aspetta per provare anche stamattina quindi stasera sarò troppo stanca per festeggiare... Quando torno voglio vedere i costumi” rispose alzandosi per andare a vestirsi, fermandosi solo un istante davanti guardare Sebastian.

“Saresti stato un’Hermione fantastica” aggiunse sospirando prima di sparire dietro la porta della sua stanza.

 

Mentre Blaine tratteneva a stento le risate, Sebastian lo seguì nella sua stanza e lo osservò aprire l’armadio alla ricerca di chissà quale indumento fondamentale per il loro costume. 

Si sedette sul letto a gambe incrociate sfogliando distrattamente il copione di West Side Story che avevano distribuito a tutti per il provino.

“Hai deciso se fare o no l’audizione per Tony?” chiese alzando lo sguardo verso Blaine, completamente nascosto all’interno dell’armadio.

“Sì credo che la farò, ma non certamente per il ruolo principale!” esclamò di tutta risposta prima di riemergere con la vecchia divisa della Dalton di Sebastian.

“Sapevo che l’avevi portata anche tu! Con i pantaloni e il cardigan al posto del blazer saremo perfetti...” continuò guardando i vestiti soddisfatto.

Li appoggiò sul letto accanto a Sebastian per poi soffermarsi a guardare gli indumenti imbambolato. Sebastian lo guardò confuso, inarcando un sopracciglio.

“Vuoi che me li provi? Li ho indossati fino a meno di sei mesi fa, credo mi stiano ancora...” 

Blaine scosse la testa cercando di distogliersi da quei pensieri che l’avevano improvvisamente catturato; vedere la divisa della Dalton gli faceva sempre tornare parecchi ricordi in mente. Non si era mai pentito di aver lasciato quella scuola, ma di certo i suoi compagni gli erano sempre mancati.

“Stai pensando agli Usignoli vero?”

Annuì alle parole di Sebastian, incapace di negare.

“Mancano anche a me. Alcuni di loro sono in città, potremmo organizzare una rimpatriata!” propose tirando Blaine per un braccio fino a farlo sedere accanto a se; era irritante vederlo stare immobile a fissare il vuoto.

“Sarà divertente: io, te e gli Usignoli insieme davvero per la prima volta. Pensa quanto avremmo potuto divertirci nei dormitori se tu non te ne fossi andato per...” 

Sebastian si impedì di continuare, richiudendo la bocca di scatto sperando che Blaine si soffermasse solo sulla prima parte della frase. E così fu.

Finalmente il moro sembrò risvegliarsi da tutti quei ricordi e si voltò verso il suo coinquilino con aria divertita.

“Mi sembra che non ci facciamo mancare nulla adesso” commentò inarcando un sopracciglio malizioso, come aveva imparato a fare da Sebastian.

L’altro rise avvicinandolo a se.

“Stasera faremo scoprire anche ad Harry e Ron quanto avrebbero potuto divertirsi nei dormitori. Costume perfetto Anderson...”

Proprio in quel momento sentirono Brittany salutarli e chiudersi la porta d’ingresso alle spalle. Sebastian lo prese come un invito ad approfittare della situazione e si sdraiò sul letto, trascinando Blaine con se.

Prima però che le sue labbra potessero anche solo sfiorare quelle dell’altro, il moro si sollevò facendo forza sugli avambracci.

“Mi dispiace ma se vuoi che stasera il tuo Ron non sia triste e solo, Harry ora deve andare a studiare!”

Si avvicinò di nuovo a Sebastian quel tanto che bastava per accarezzare la sua bocca e farlo sperare in qualcosa di più, poi si alzò dal letto soddisfatto.

“Non stropicciare la divisa!” gli intimò aprendo la porta.

La richiuse appena in tempo per evitare il cuscino che Sebastian gli stava lanciando, dopo avergli dato del secchione.

 

***

 

 

“Allora che ne dici?” esclamò Blaine soddisfatto facendo l’ennesimo giro su se stesso.

Brittany sorrideva entusiasta battendo le mani.

“Fantastici sembrate usciti dalla tv!” commentò guardando i suoi coinquilini. 

Avevano indossato la vecchia divisa della Dalton, mettendo come aveva detto Blaine il cardigan invece della giacca. La cravatta spuntava appena da sopra la camicia e nessuno avrebbe fatto storie per la differenza di colori e lo stemma diverso. Dopotutto, non dovevano vincere il premio per il miglior costume!

Sebastian raggiunse entrambi con i cappotti.

“Smettila di vantarti Anderson e porta il tuo bel sedere fuori da qui. Siamo già in ritardo” lo riprese annodandosi la sciarpa al collo.

Blaine fu costretto a dargli ragione e si affrettò a vestirsi. Stava per chiedere per la centesima volta a Brittany se fosse sicura di voler stare sola ma lei lo precedette.

“Divertitevi! E se doveste incontrare Silente chiedetegli quanto ci mette ad asciugarsi la barba dopo la doccia” esclamò la bionda abbracciando entrambi.

“Te lo prometto” rise Blaine ricambiando la stretta per poi aprire la porta.

Sebastian lo seguì ma prima di uscire si assicurò di terrorizzare Brittany abbastanza per il resto della serata.

“Non guardare troppi film horror ok? Se i mostri escono dalla televisione per mangiarti poi devo pulire io”

Con queste dolci parole sparì dalla sua vista, lasciando sola una Brittany piuttosto confusa.

Per sua fortuna era troppo stanca e troppo ingenua per soffermarsi a pensare a quello che aveva detto Sebastian e si sedette sul divano a guardare i cartoni come faceva ogni sera.

Quando però la programmazione televisiva abbandonò i programmi per bambini per dedicarsi solo ai film a tema con la serata, la ragazza iniziò a trovare la casa deserta piuttosto inquietante.

Non voleva chiamare Blaine perché sapeva che sarebbe tornato a casa e si meritava di divertirsi, Sebastian l’avrebbe spaventata solo di più e poi anche lui si era guadagnato quella festa; Santana era lontana e l’avrebbe solo fatta preoccupare quindi chiamò il primo numero della sua rubrica.

La voce di Artie risuonò squillante all’altro capo del telefono.

“Ciao Britt!”

“Wow sono tutti maghi stasera!” esclamò sorpresa delle abilità dell’amico di prevedere il futuro. Sapere chi ti stava chiamando era una cosa che poteva tornare utile, specialmente quando volevi evitare certe conversazioni; si chiese se Artie potesse insegnarglielo.

Lui rise prima di parlare ancora, riscuotendola da quel dibattito interiore.

“Tutto bene? Dove sei?”

“Sono a casa, Blaine e Sebastian sono andati a quella festa e... Inizio a sentirmi un po’ sola qui. Non è che ti andrebbe di fare qualcosa insieme?”

“Certo, sono solo anche io. Hai voglia di uscire?”

“In realtà no, sono troppo stanca per mettere le scarpe. Hai voglia di venire a mangiare da me? Potremmo guardare un film e giocare a Life più tardi” propose fiera del suo programma improvvisato.

Artie non ci mise molto ad accettare l’invito, piuttosto entusiasta. Le disse che sarebbe arrivato nel giro di mezzora e riattaccò.

Mentre aspettava l’amico, Brittany decise di dare una sistemata alla casa; non che non fosse in ordine o che dovesse riservare particolari attenzioni alla sua serata con Artie, ma per qualche strana ragione stava sviluppando un’improvvisa preoccupazione per i dettagli.

Si fece una doccia ed indossò una delle sue tute più carine, quella che le aveva regalato la Coach Sylvester quando si era diplomata, con i colori dei Cheerios; poi chiamò per le pizze senza esitare nell’ordinare per entrambi e dopo aver apparecchiato per due si sedette di nuovo sul divano ad aspettare.

 

Artie non si fece attendere molto e Brittany corse ad aprire, felice di avere finalmente compagnia.

Quando aprì la porta, si spaventò alla vista della maschera di Scream che Artie aveva appoggiato sul viso.

“Dolcetto o scherzetto?” ridacchiò il ragazzo togliendosi la maschera e sorridendo a Brittany.

“Oh che spavento! Per un attimo ho creduto che ti avesse mangiato uno di quei mostri di cui parlava Sebastian... Entra” 

La bionda si spostò dalla porta per permettere ad Artie di entrare e gli fece cenno di accomodarsi mentre appendeva il suo cappotto.

Non fece a tempo a portargli qualcosa da bere che arrivarono anche le pizze.

“Si mangia!” esclamò andando ad aprire al fattorino.

Prese le loro pizze e chiuse a doppia mandata la porta togliendo le chiavi nel caso in cui i soccorsi avessero dovuto entrare se ci fosse stato qualche attacco dagli zombie.

Trovò Artie già a tavola e gli porse la sua; lui sorrise stupendosi nell’aprire il cartone.

“Ti ricordi come mangio la pizza...” sussurrò quasi volendo confermare a se stesso quella sorpresa più che per fare una domanda vera e propria.

Brittany annuì stringendosi nelle spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ecco cosa le era sempre piaciuto tanto di lei, questa sua naturalezza e spontaneità. L’avevano fatto innamorare subito, fin dal primo istante. Non che fosse ancora innamorato di lei certo, però il primo amore non si scorda mai e Brittany era decisamente stato il suo. O almeno era quello di cui stava cercando di convincersi nelle ultime settimane, quando spesso si era ritrovato a combattere con emozioni e sensazioni piuttosto ambigue.

Scacciando quei pensieri poco adatti alla situazione, si concentrò sulla cena.

“Allora come va l’università?”

“E’ uno strazio, devo seguire lezioni ogni giorno! Ho provato a chiedere ai professori di fare come al McKinley ma nessuno ha intenzione di darmi voti più alti se non mi presento” commentò abbattuta la ragazza di tutta risposta.

Artie sorrise, mangiando un boccone per trattenere una risata.

“E tu? Ti piace?”

Il ragazzo annuendo rispose alla domanda, lanciandosi in un appassionato discorso su quanto fosse stata la scelta giusta per lui.

Solitamente Brittany si annoiava quando sentiva parlare di studio e di università, soprattutto se si trattava della sua, ma sapeva che per qualche motivo avrebbe potuto restare ad ascoltare Artie ancora a lungo.

“Scusa, ti sto annoiando...” si interruppe il ragazzo male interpretando lo sguardo fisso che la bionda aveva verso di lui.

“No, continua. Adoro sentirti parlare!”

Quelle parole le uscirono dalla bocca senza pensarci e per un istante si sorrisero, perdendosi completamente l’uno negli occhi dell’altra. Proprio come era successo solo qualche settimana prima quando si erano incontrati, entrambi sentirono un nodo formarsi all’altezza della gola e un vuoto aprirsi dentro. Erano stati fianco a fianco per tutti quegli anni, ma avevano avuto bisogno di un periodo di separazione per capire quanto ancora davvero tenessero l’uno all’altra.
Proprio vero che si capisce l’importanza delle cose solo quando si smette di darle per scontate.

Consapevole di quanto fosse sconveniente quella situazione, Artie interruppe quel contatto visivo e riprese il suo discorso e Brittany fece lo stesso, concentrandosi sulla pizza e chiedendo notizie al ragazzo dei suoi compagni di corso con cui avevano spesso organizzato uscite nelle ultime settimane. 

“E... Santana come sta invece?” chiese Artie con tutta la forza che aveva in corpo. Era una domanda che odiava fare, ma sarebbe stato scortese non farlo.

“Bene, è tornata a Lima questo weekend per stare con i suoi. Avrebbe voluto che andassi con lei ma non mi sento molto a suo agio alle riunioni di famiglia..” confessò parlando forse più del dovuto.

Notò un certo imbarazzo che al momento non seppe spiegarsi e tornò in silenzio a mangiare la sua pizza, prima che Artie ricominciasse a farle domande sugli esami che la attendevano.

 

***

 

Arrivati alla festa si sorpresero della quantità di gente presente; erano solo una ventina di studenti per anno quindi sicuramente qualcuno aveva trovato il modo di imbucarsi. 

Lasciati i cappotti entrarono nell'enorme auditorium della NYADA che avevano addobbato per la serata e Sebastian lasciò Blaine solo qualche istante per andare a prendere da bere.

Si stava ancora guardando intorno quando si sentì chiamare per nome.

“Ciao Blaine!”

Toby lo salutò con un cenno dall’altra parte della stanza e si avvicinò trascinando Kurt con sé. Erano vestiti da Marines, un costume piuttosto triste in effetti, ma Blaine poté notare che sulla giacca di Kurt era ricamata l’iniziale del suo nome; un piccolo tocco di classe alla Hummel. Sorrise a quel pensiero senza davvero stupirsi di conoscere ancora così bene il suo migliore amico.

“Ciao ragazzi. Bella festa vero?”

Il biondo annuì con il suo solito sorriso smagliante, mentre Kurt si limitò a concordare con un vago cenno.

“Adoro il tuo costume, quella cicatrice sembra così vera!” esclamò Toby avvicinandosi a Blaine.

“Posso toccarla?”

Mentre Toby allungava un dito verso il lavoro del suo intero pomeriggio, Blaine si sentì improvvisamente tirare indietro da un braccio che cingeva le sue spalle.
“Ehi giù le mani dal mio amico, amico!” esclamò  Sebastian con una pessima imitazione del suo travestimento a cui soltanto Toby rise. Quello rideva per ogni cosa.

Kurt sembrò risvegliarsi non appena vide comparire Sebastian e incrociò le braccia al petto ancora più stizzito.

“Oh guarda guarda, l’amico sfigato di Harry Potter. Nessuno può interpretare Ron meglio di te Smythe” disse con un tono fin troppo acido persino per i suoi standard. Toby al suo fianco lo guardò stupito, chiedendosi dove fosse finito il suo amorevole ragazzo.

“Anche io sono felice di vederti Hummel” rispose Sebastian con un finto sorriso, senza prestargli troppa attenzione. 

Era venuto per divertirsi dopotutto; e poi aveva promesso a Blaine di non infastidirlo e per una volta avrebbe mantenuto la parola.

“Non sono riuscito a raggiungere il bar, ci lanciamo in pista?” chiese a Blaine divertito.

Blaine annuì: moriva dalla voglia di ballare e soprattutto di levarsi da quella brutta situazione; voleva bene a Kurt ma quel clima fra di loro lo stava distruggendo.

Il viso di Sebastian si aprì in un sorriso e senza curarsi di salutare prese Blaine per mano e lo trascinò in pista.

“Ci vediamo in giro!”

Blaine riuscì a gridare solo quello, salutando Toby e Kurt con un cenno. Ma in pochi secondi era già in pista, schiacciato da decine di ragazzi che cantavano e si scatenavano al ritmo della musica.

Sentì le mani di Sebastian sui suoi fianchi e si lasciò trasportare da quella splendida sensazione che solo due corpi che si muovono insieme sa dare; e lui e Sebastian si muovevano particolarmente bene insieme.

Si dimenticò dello studio che lo opprimeva, si dimenticò di Brittany a casa da sola, si dimenticò anche di Kurt e Toby e di quanto fosse sempre imbarazzante incontrarli. 

E ovviamente non si accorse del modo in cui Kurt li osservava, incapace di guardare altrove e di prestare attenzione al discorso che il suo ragazzo seduto accanto a lui era convinto stesse ascoltando. Esattamente quello che avrebbe dovuto fare invece di torturare il suo cuore già malandato guardando il suo ex ragazzo fra le braccia di un altro.

 

 

***

 

“Oddio guarda che capelli!”

Artie rise di se stesso indicando una fotografia al centro dell’album che lui e Brittany stavano guardando. Si erano messi a ripensare al liceo, al Glee Club e ai loro vecchi amici e la ragazza non aveva esitato un istante a riesumare annuari e fotografie.

“E guarda Rachel! Non sembra nemmeno più lei...” commentò ancora il ragazzo, indicando l’amica nella foto con un orribile maglione rosso con le renne e i calzettoni fino al ginocchio.

Brittany rideva con lui sfogliando le pagine; amava ricordare quei visi e quei luoghi che sembravano già così lontani nonostante fossero passati solo pochi mesi.

“Mi manca. Non il liceo, ma... Questo” disse fermando lo sguardo sulla foto del Glee Club dopo le prime regionali.

“Si anche a me, eravamo un bel gruppo... alla fine almeno. Ci siamo voluti bene davvero” 

Artie sospirò appena a quell’affermazione, perdendosi nei ricordi. Quel club era stato la sua famiglia per anni: aveva amato e odiato ognuno dei presenti in quella foto, chi più chi meno.

“Ho baciato tutti almeno una volta” commentò Brittany incapace di tenere per sé quella riflessione, continuando a guardare la foto.

“I ragazzi almeno. Delle ragazze solo...” 

Cercò di fare un conto anche di quelle ma Artie rise distogliendola da quei pensieri.

“Già. Io invece sono uscito solo con tre ragazze durante il liceo, tutte tre del Glee” constatò con un velo di amarezza. Non ci aveva mai riflettuto seriamente, ma a pensarci bene la diceva lunga sui suoi rapporti con le donne.

“E adesso stai vedendo qualcuna?”

La domanda di Brittany lo prese talmente alla sprovvista che esitò qualche istante nel risponderle. Era totalmente incapace di mentire a quegli occhi azzurri cielo, ma non poteva certo confessarle di aver passato le sue serate libere a pensare a lei e a quando stavano insieme. Optò per una mezza verità.

“No, in realtà... al momento ho per la testa una ragazza ma è una storia finita da anni”

Si diede dell’idiota non appena quelle parole gli uscirono di bocca. Ok che era Brittany, ma nemmeno lei ci avrebbe messo molto ad escludere una ad una tutte le sue vecchie fiamme fino a capire che parlava proprio di lei!

“Tina?” chiese la bionda contro ogni aspettativa, inclinando leggermente la testa come ad osservarlo più attentamente.

Artie si lasciò andare a una sottile risata, cristallina e vera; una di quelle che solo Brittany sapeva generare. Ogni volta quella ragazza riusciva a stupirlo, anche in quelle piccole cose.

Si perse nel suo sguardo incatenandolo al suo mentre una mano scivolava distrattamente fino ad accarezzare con i polpastrelli le dita della ragazza. Erano seduti sul divano e fu come se si accorgesse di esserle tanto vicino solo in quel momento.

Senza bisogno di avvicinarsi troppo, poteva sentire il profumo del suo shampoo e quell’inconfondibile aroma di cioccolato del suo lucida labbra. Avrebbe dato tutto per poter sentire di nuovo quel sapore sulla sua bocca.

Non si accorse di essersi fatto più vicino fino a che il respiro di Brittany accarezzò il suo viso, facendolo piacevolmente rabbrividire.

“No... Non sto parlando di Tina” sussurrò incapace di smettere di spingersi verso di lei.

Sapeva che era sbagliato, sapeva che non poteva baciare Brittany, ma sapeva anche che era tutto ciò che desiderava. 

Voleva sentire quel gusto dolce ancora una volta, poi avrebbe anche potuto lasciarsi prendere a schiaffi da Brittany. O peggio ancora da Santana.

L’idea dell’ispanica quasi lo fece desistere, ma la bionda fu più veloce e lasciando che l’album di fotografie scivolasse a terra sollevò una mano per accarezzare il viso di Artie.

Era ancora morbido e liscio, proprio come se lo ricordava. Non era cambiato per niente, per lei sarebbe sempre stato il suo cavaliere dal pettine magico.

Si guardarono per un istante che ad entrambi sembrò durare in eterno, come al solito perdendosi una negli occhi dell’altro, e in quel momento non pensarono a niente se non a loro stessi.

Non c’era giusto o sbagliato, solo voglia di chiudere gli occhi e smettere di resistere.

Fu Artie il primo a cedere, colmando finalmente la breve distanza fra lui e Brittany catturando le labbra della ragazza con le sue.

Proprio come le ricordava erano morbide, delicate e sapevano di cioccolato.
Esitò qualche istante prima di fare un’altra mossa, aspettando che fosse lei a muoversi quella volta.

Brittany non si fece pregare a lungo; avvicinandosi ancora di più ad Artie, rispose a quel bacio approfondendolo per perdersi in quel contatto tanto familiare ancora da farla rabbrividire. Sembrava che non fosse passato un giorno dall’ultima volta che aveva baciato quelle labbra.

Artie allungò un braccio per quanto poteva fino a sfiorarle la vita e farla venire più vicina, mentre le loro labbra riprendevano la confidenza di un tempo, assaporandosi senza fretta e beandosi di quel tocco.

Quando le loro bocche si schiusero lasciandosi completamente trasportare dalla passione la lingua di Brittany passò sulle labbra di Artie, accarezzandole leggera prima di farsi strada verso l’interno. Scivolò sul suo palato sentendo il ragazzo trattenere un gemito a quel tocco e poi si intrecciò alla sua. Contemporaneamente la mano di Artie aumentò la presa sul suo fianco, stringendolo e accarezzandolo più intensamente e Brittany prese quel gesto come un invito ad ampliare il contatto fra loro. Scavalcò le sue gambe, sedendosi sulle ginocchia del ragazzo e facendo aderire i loro corpi come non accadeva da troppo tempo.

Quando Brittany dovette interrompere quel bacio per riprendere fiato, Artie approfittò di quella posizione per scivolare sul collo della ragazza. Ricoprì di baci la sua pelle, accarezzando la sua mandibola con le labbra fino a raggiungere quella zona dietro l’orecchio più sensibile di altre.

La ragazza apprezzò quel tocco e strinse la presa sulle spalle di Artie, inclinando la testa per lasciargli più spazio prima di tornare a baciare avidamente le sue labbra.

Proprio mentre pensavano che niente li avrebbe più potuti separare, Brittany sentì le mani di Artie farsi strada sotto la sua maglietta e qualcosa si risvegliò nella sua testa.

Quel tocco, quel gesto. Perché era tanto piacevole quanto sbagliato?

Il viso di Santana le si presentò improvvisamente davanti agli occhi e si allontanò con forza dalle labbra di Artie, scuotendo la testa e guardandolo sentendosi colpevole per la prima volta nella sua vita.


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Tatatatannnnn.......

Bene, credo che per oggi abbiamo guadagnato abbastanza insulti possiamo chiuderla qui! Fino alla prossima settimana staremo attente, meglio non aprire pacchi sospetti.

Aspettate a giudicare (e a condannarci), non tutto è sempre come sembra! Forse...

Per ingraziarvi un po' ci teniamo a farvi sapere che mentre pubblichiamo il capitolo numero 13 è in preparazione quindi sappiate che abbiamo intenzione di infasdirivi ancora per un bel po' e che soprattutto non ci saranno mai ritardi nelle pubblicazioni, ci siamo ampiamente portate avanti :)


Come al solito, grazie baci e abbracci a tutti quanti <3 Vi adoriamo, specialmente le signorine che si preoccupano sempre di recensire ogni capitolo!!!
Scriviamo per voi, sapere che ne pensate è fondamentale. Per voi saranno solo poche parole ma per noi credetemi sono una cosa fantastica :)

Alla prossima settimana, puntualissime con il continuo.

Come sempre, tanti miao Tubbingtastianosi a tutti!!!!!!!!!



* Titolo canzone: "Ogni volta che ci sfioriamo"


perchè ogni volta che ci sfioriamo provo questi sentimenti
e ogni volta che ci baciamo guro che posso volare
riesci a sentire il mio cuore battere veloce? voglio che duri

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Can't fight the moonlight ***


Capitolo 7 “Can’t fight the moonlight” 

 

You can try to resist 

Try to hide from my kiss 

But you know that you

 can't fight the moonlight 

-LeAnn Rimes

 

 

Blaine si avvicinò di più allo specchio per aggiustarsi un riccio che gli cadeva sulla fronte. Detestava tenere i capelli in quel modo ma di certo non poteva pettinarsi come suo solito quella sera; aveva sfruttato la sua abilità ad usare il gel per modellare al meglio i suoi ricci ribelli ed era piuttosto soddisfatto del risultato.

Uscito dal bagno non si sorprese nel non trovare Sebastian dove lo aveva lasciato, immaginandoselo già al bar a scolarsi un’altra birra. 

Fece per raggiungerlo ma incontrò alcuni compagni di corso e si fermò a chiacchierare con loro. Erano vestiti da Lega della giustizia, o meglio, avrebbero dovuto esserlo se il resto del gruppo non li avesse scaricati all’ultimo minuto: erano rimasti solo Batman, Superman e quello che avrebbe dovuto essere Lanterna Verde vestito con una tutina attillata blu scuro. 

Stavano piacevolmente chiacchierando pensando agli esami che li aspettavano quando una voce troppo inconfondibile catturò l’attenzione di Blaine e lo fece voltare verso il palco. Anzi, due voci.

Rachel si era appropriata del microfono e lo stringeva come se non avesse intenzione di lasciarlo per il resto della serata, ma quello che attirò davvero l’attenzione di Blaine era il ragazzo che si stava avvicinando a lei intonando un coro di supporto alle parole di “Break your heart” che la bruna aveva appena iniziato a cantare.

Scusandosi con i suoi amici, Blaine si avvicinò al palco per essere certo di non perdersi nemmeno un secondo di quello spettacolo: Rachel e Sebastian che duettavano su un pezzo di Taio Cruz, sarebbe di certo passato alla storia! Avrebbe tanto voluto che Brittany fosse con lui in quel momento.

Era passato parecchio dall’ultima volta che aveva sentito la ragazza cantare ma non si sorprese di sentire quanto la sua voce fosse splendida come sempre; era addirittura migliorata se possibile. 

La sua attenzione però restò su Sebastian che aspettò il suo turno di cantare ballando sul palco e sfoderando le sue abilità di fare da accompagnamento vocale che aveva sviluppato negli anni passati con gli Usignoli.

Mentre entrambi intonavano il ritornello la piccola folla radunatasi sotto al palco iniziò a ballare e a cantare, al contrario di Blaine che restò fermo a godersi la performance. Non assecondava mai Sebastian quando si complimentava con se stesso, ma doveva proprio ammettere che su quel palco era dannatamente sexy. E quella canzone gli si addiceva perfettamente.

Proprio quando arrivò il suo momento di cantare, il ragazzo notò il coinquilino ai piedi del palco e sfoderò uno dei suoi sorrisi brillanti strizzandogli l’occhio; poi tornò a guardare Rachel mentre le loro voci si fondevano insieme fino all’ultimo ritornello. 

Quando la canzone finì entrambi fecero un inchino e Blaine rise, battendo le mani e unendosi al gruppo degli studenti che li acclamava.

Rachel restò sul palco cercando di convincere il pianista a lasciarle fare un’altra canzone, invece Sebastian raggiunse Blaine e lo abbracciò ridendo divertito. Alcol e musica erano un’accoppiata vincente nel suo caso. 

“Ah quanto mi mancava tutto questo! Sono stato grande, vero? Oh certo che lo sono stato!”

Parlava da solo, senza davvero bisogno di conferme mentre continuava a ridere.

Blaine si lasciò andare unendosi alla sua risata, godendosi quel lato spontaneo di Sebastian che aveva scoperto di apprezzare parecchio negli ultimi tempi.

“Si siete stati fantastici! A proposito, interessante scelta la canzone” commentò sollevando un sopracciglio.

L’amico si allontanò da lui quanto bastava perché quegli occhi smeraldo potessero scrutare i suoi. Blaine non poté fare a meno di notare una strana scintilla nello sguardo di Sebastian ma non le diede peso, dando colpa all’alcol.

Probabilmente se non l’avesse sottovalutata avrebbe potuto fermarlo prima di sentire le labbra del suo coinquilino premute sulle sue. Era una sensazione deliziosa ed estremamente piacevole, non lo poteva negare, ma non bastò a spegnere quel campanello d’allarme nel suo cervello che gli ricordava che erano in un luogo pubblico.

Allontano il ragazzo da sé con non poca fatica, tenendolo comunque stretto per i fianchi.

“Sebastian che accidenti fai? Ci vedono tutti!”

“Oh che diavolo Blaine tutti si baciano alle feste!” replicò Sebastian cercando di catturare di nuovo le labbra del moro che però prontamente si spostò.

“Ehi smettila, non possiamo...” continuò Blaine cercando di farlo ragionare.

Effettivamente una decina di coppie intorno a loro si stava baciando senza troppi pensieri o senza senso del pudore, ma loro non erano una coppia e non si baciavano. Non in pubblico almeno e non fra i loro amici. Troppe domande a cui rispondere e troppe pressioni, ne avevano parlato.

Sebastian si lamentò mugugnando qualcosa di incomprensibile e Blaine ringraziò che fosse stato colto da una sbronza lamentosa piuttosto che violenta.

“Ma io voglio divertirmi!” biascicò, questa volta in modo un tantino più comprensibile. 

La sua voce suonava stranamente tenera, quasi si fossero scambiati per una volta: di solito era Blaine che lo supplicava di spegnere la tv e andare a divertirsi un po’ in camera da letto. Quell’inversione di ruoli era piuttosto divertente.

“Non ho detto che non possiamo farlo” sussurrò il moro divertito all’orecchio dell’altro, sentendo un brivido di eccitazione scorrere lungo la sua schiena.

Blaine Anderson non era mai stato un tipo impulsivo, uno che agisce solo per divertirsi senza pensare alle conseguenze e certamente non il genere di ragazzo che si imbosca in un angolo buio durante una festa solo per spassarsela, ma dopotutto era giovane e con un ragazzo ubriaco e bisognoso d’affetto fra le braccia: come poteva resistere?

Mentre un sorriso illuminava il viso di Sebastian, Blaine lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla folla fino ad uscire da quella stanza e inoltrarsi nel corridoio. L’accademia era rimasta aperta per permettere ai ragazzi di festeggiare e al contrario di quanto Blaine temeva, non tutte le aule erano state chiuse a chiave. 

Trascinò Sebastian con se nella prima che trovò aperta e si preoccupò di chiuderla dall’interno, giusto un istante prima che il ragazzo si avventasse voglioso sul suo collo stringendolo a se. 

Presto si ritrovò schiacciato con la schiena contro la porta, immobilizzato da Sebastian le cui mani scorrevano già sulla sua pelle che aveva raggiunto fin troppo rapidamente nonostante gli innumerevoli vestiti che la coprivano; o almeno troppo in fretta per uno confuso dall’alcol. Non fece in tempo a far nascere nella sua testa il sospetto che fosse solo una presa in giro, che Sebastian fu pronto a confermarglielo.

“Sei un ragazzaccio Anderson, ti basta una canzone e un finto ubriaco fra le braccia per scatenare il tuo lato ribelle. Peccato non averlo scoperto prima” sussurrò il ragazzo nell’orecchio di Blaine.

“E tu sei il solito stronzo. Sexy, ma sempre stronzo” rise il moro con voce roca prima di attirare Sebastian a se per baciarlo, senza preoccuparsi troppo di soffocare il gemito che provocò il contatto improvviso della lingua di Sebastian attorcigliata alla sua.

 

***

 

“Britt, guardami”

Le mani di Artie erano strette attorno al viso della ragazza e le accarezzavano dolcemente le guance. Brittany aveva gli occhi chiusi, stretti con forza come se stesse cercando di scacciare con tutte le sue forze qualcosa dalla sua mente. E in effetti era così.

Il viso di Santana aveva fatto capolino fra i suoi pensieri e non accennava ad andarsene. Si era invece portato con sé altre immagini: il loro primo bacio, il primo ti amo, il saluto del giorno prima in aeroporto. Teneva tantissimo a Santana, era la sua migliore amica, la sua ragazza, praticamente era stata tutto per lei per tanto tempo; perché le stava facendo questo?

Finalmente aprì gli occhi e subito le sue iridi celesti si scontrarono con gli occhi di Artie, pieni di preoccupazione e ansia.

Non era certo colpa sua se si trovavano in quella situazione; lei avrebbe dovuto resistere, allontanarsi prima che potesse succedere qualsiasi cosa o meglio ancora evitare di chiamarlo, perché nel profondo aveva desiderato quel momento per tutta la sera.

“Artie io... mi dispiace... io...” 

Le parole le rimanevano in gola, incapace di scegliere quelle giuste o anche solo pensarle, forse perché non c’erano parole per descrivere quei sentimenti e quelle emozioni che l’avevano assalita così all’improvviso.

“Shhh.. Brittany calmati va tutto bene”

Artie posò la fronte su quella della ragazza facendo scorrere il pollice lungo la linea della sua mascella per tranquillizzarla.

Con quel bacio aveva rischiato tanto lo sapeva bene, ma quando Brittany si era lasciata andare aveva creduto che ci fosse una speranza. Si era concesso di sperare di avere qualche possibilità e automaticamente le aveva bruciate tutte. Sapeva che non avrebbe dovuto agire così, non alle spalle di Santana poi. Aveva spinto Brittany a tradire, si sentiva una persona orribile. 

Ma non se ne sarebbe comunque mai pentito. Quel bacio valeva ogni sofferenza del mondo, dolce e perfetto com’era stato.

“Va meglio?” chiese quando la ragazza aprì di nuovo gli occhi e sembrò essersi calmata.

Lei annuì e senza dire nulla scese dalle gambe di Artie, senza allontanarsi però da lui ma accoccolandosi sul suo petto. Lui fece scivolare un braccio attorno alle sue spalle stringendola a se.

“Britt ti chiedo scusa, io non avrei dovuto... Mi dispiace, so di te e Santana ma è stato più forte di me! Da quando ti ho rivista io...” 

Stava finalmente per confessarle i pensieri che gli affollavano la testa da settimane quando una sottile voce si alzò da Brittany.

“Artie ti prego, potremmo non parlarne? Non dico mai ma... solo... non adesso”

La bionda prese un lungo respiro dopo aver pronunciato quelle parole, come se le fosse costato un enorme sforzo.

Voleva parlargli, rassicurarlo dicendogli che non era colpa sua e non si pentiva di quello che aveva fatto, ma allo stesso tempo era confusa e non capiva come mai qualcosa che le era sembrato tanto giusto le facesse contemporaneamente così male. Poi c’era Santana e quel dolore al petto che non voleva andarsene. Aveva troppo a cui pensare per poter affrontare una discussione seria in quel momento.

Artie abbassò la testa cercando i suoi occhi, sollevando il viso di Brittany stringendo il suo mento che si premurò di accarezzare.

“No Britt ti prego, lasciami spiegare. Devo dirti quello che sento, non posso più tenermi tutto dentro... Sono settimane che questi pensieri mi torturano”

Lei alzò lo sguardo fino ad incrociare quello del ragazzo che improvvisamente sembrava piuttosto agitato, uno stato d’animo che aveva visto rare volte manifestarsi in lui.

Annuì debolmente permettendogli di parlare, forse l’avrebbe aiutata a chiarirsi le idee.

Artie prese un profondo respiro appigliandosi alla scintilla negli occhi della bionda per trovare il coraggio di iniziare. 

“Da quando ci siamo incontrati quel pomeriggio alla stazione della metropolitana non ho fatto altro che pensarti. All’inizio pensavo fosse solo la gioia di aver ritrovato una vecchia amica, ma poi ho capito che c’era di più. Quella sera, quando hai organizzato quella rimpatriata qui con tutti quanti... Già allora avrei dovuto capirlo. Vederti con Santana è stato una tortura, io... Io sono ancora innamorato di te Brittany. Non so come sia possibile, ma so che non c’è niente che io possa fare per cambiare le cose”

Parlò in fretta ma deciso, sicuro di quel discorso che aveva immaginato di fare miliardi di volte nella sua testa. 

Guardò di nuovo la ragazza che sembrava sempre più confusa e le strinse dolcemente una mano.

“Non ti sto chiedendo di lasciare Santana per me, non ti sto chiedendo proprio nulla. Volevo solo farti sapere quello che provo perché... dovevi saperlo”

In quel momento avrebbe tanto voluto baciarla di nuovo ma sapeva che questo avrebbe solo peggiorato la situazione. Restarono in silenzio per istanti che sembrarono non finire mai, solo a guardarsi e a bearsi di quel contatto che sapeva di proibito e desiderio.

Avevano entrambi bisogno di prendersi tempo per riflettere e pensare, da soli possibilmente.

“Se mi dai una mano io... forse è meglio che torni a casa” sussurrò il ragazzo, detestando in quel momento come non mai la sua impossibilità a prendere e andarsene con le sue gambe.

“No ti prego, non lasciarmi sola. Non voglio parlare ma... possiamo restare così? Solo per un po’ ancora”

Artie stava per declinare l’invito, sentendo il suo cuore spezzarsi in pezzi sempre più piccoli ogni secondo che passava, ma non poteva resistere a quello sguardo. Non poteva lasciarla, non in quel momento.

Annuì stringendola di più a se e lasciando che si accoccolasse meglio sul suo petto mentre lui posava la testa sulla sua.

“Certo Britt, tutto il tempo che vuoi”

Entrambi chiusero gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dei loro respiri e dai battiti dei loro cuori, e ben presto si addormentarono facendosi sempre più vicini come se sentissero che qualcosa stesse per dividerli per chissà quanto.

 

 

 

Passarono ore prima che la porta dell’appartamento si aprisse di nuovo. Blaine armeggiò con le chiavi per parecchio prima di riuscire a trovare finalmente quella giusta ed infilarla nella toppa, evidentemente rallentato da Sebastian che non la smetteva di canticchiare nel suo orecchio e cercare di togliergli la camicia. Di nuovo.

Alla festa erano stati interrotti dalle insistenti chiamate di Rachel che li cercava per farle da coristi, ed entrambi non vedevano l’ora di riprendere esattamente da dove avevano lasciato in quell’aula dell’accademia.

“Shhh sveglierai Brittany idiota!” intimò Blaine a Sebastian, che aveva appena chiuso la porta senza nemmeno cercare di non far rumore.

“Piantala Blaine sai che nemmeno un bombardamento potrebbe svegliarla! Ora togliti questo dannato maglione...”

Già nel taxi avevano iniziato a divertirsi, incapaci di resistere senza fare nulla stando troppo vicini. Quando bevevano un po’ regredivano immediatamente ai tredici anni, ritornando ragazzini in piena tempesta ormonale; se ne vergognavano a volte ma dovevano anche ammettere che era piuttosto eccitante.

Nonostante tutta la buona volontà però non era riuscito a spogliare Blaine come avrebbe voluto, limitandosi ad allentargli la cravatta, spettinare i capelli ricoperti di gel e sbottonargli qualche bottone.

Sebastian si tolse il cappotto gettandolo sull’appendiabiti senza troppe cerimonie e si avviò verso la camera da letto, intimando a Blaine con uno sguardo piuttosto scocciato di muoversi a seguirlo.

“Arrivo accidenti... Stasera sei odioso! Avevi ragione Draco ti si addiceva di più” commentò il moro togliendosi il cappotto e rivelando il suo abbigliamento decisamente scomposto. 

Si sorprese di trovare l’amico fermo davanti al divano, a guardare un punto indefinito immerso nel buio che avvolgeva la stanza.

Stava per chiedergli spiegazioni quando Sebastian accese la luce della cucina rischiarando il salotto e mostrando anche a Blaine quello che lui inspiegabilmente aveva intravisto nell’oscurità. Vedeva al buio come i gatti, strabiliante e inquietante.

Sul divano c’erano Artie e Brittany che dormivano beatamente; lei aveva gli occhi chiusi e una mano stretta sulla camicia del ragazzo all’altezza del cuore.

Blaine nemmeno si accorse di starli fissando a bocca spalancata e si riprese solo quando Sebastian gli diede una gomitata sul braccio ridacchiando divertito.

“Preparati a perdere la scommessa Anderson!” gongolò divertito pregustando già la sua vittoria. Quando si trattava di attrazione fra due persone il sesto senso Smythe non sbagliava mai.

“Oh smettila stanno solo dormendo” replicò con poca convinzione.

Era strano in effetti. Brittany era una ragazza affettuosa e spesso si addormentava abbracciata a uno di loro, ma loro erano i suoi coinquilini e soprattutto gay! Lei e Artie erano amici ma non fino a quel punto. E poi perché nascondergli che si sarebbero visti se non ci fosse stato niente sotto?

“Certo raccontati quello che vuoi, ma nessuno dorme abbracciato in quel modo quando si è solo amici. Come posso fartelo capire con parole semplici? Ecco sì... tu dormiresti abbracciato a me così!” continuò ridacchiando sottolineando le parole con enfasi, con una non troppo velata allusione al fatto che secondo lui Brittany e Artie avevano fatto sesso. 

Blaine roteò gli occhi senza starlo troppo a sentire; era piuttosto terrorizzato dall’idea di perdere una scommessa con lui, e poi voleva dare alla sua migliore amica la possibilità di spiegare prima di azzardare ipotesi infondate.

Prima che Sebastian potesse continuare ad illustrare la sua teoria, il ragazzo sul divano stropicciò gli occhi per poi aprirli piuttosto confuso.

“Mmmh- ma che....?”

Artie si guardò intorno cercando di ricordare, realizzando dove si trovava e come ci fosse arrivato solo quando abbassando lo sguardo trovò Brittany addormentata sul suo petto. Non poté trattenersi dal sorridere e accarezzò il fianco della ragazza su cui era ancora posata la sua mano.

Ricordò anche del bacio, dello sguardo perso e colpevole di Britt ed improvvisamente si sentì mancare il fiato. Era stato un completo idiota e probabilmente aveva rovinato tutto, anche quelle minime possibilità di riconquistarla.

Alzò lo sguardo fino ad incrociare quello di Sebastian e Blaine che lo osservavano attentamente, il primo decisamente divertito e il secondo piuttosto pensieroso. 

“Mi dareste una mano?” sussurrò indicando con un cenno della testa la sua carrozzina, facendo attenzione a non svegliare la ragazza.

Sebastian lo aiutò a riprendere possesso del suo mezzo mentre Blaine abilmente lo separava da Brittany, la quale continuò a dormire come niente fosse, accoccolandosi su se stessa quando il suo coinquilino la coprì premuroso con una coperta. Separato da quel contatto, Artie si sentì improvvisamente scoperto e si trattenne dal lamentarsi per riaverlo indietro.

“Artie che ci fai qui?”

Blaine lo guardò corrugando la fronte in cerca di spiegazioni. 

“Noi... Io... Britt non voleva stare sola e l’ho raggiunta, per una pizza niente di più! Stavamo parlando e siamo crollati, eravamo stanchi morti. Ma tolgo subito il disturbo ragazzi” disse parlando in fretta, imbarazzato e troppo assonnato per trovare scuse più credibili.

Sebastian li raggiunse dopo poco, ancora con quell’aria felice e rilassata che Artie proprio non sapeva spiegarsi.

“Ti ho chiamato un taxi, arriverà a minuti” disse al ragazzo mentre Blaine andava a prendere il suo cappotto.

Restarono in silenzio per attimi che sembrarono eterni fino a che Artie decise che fosse più saggio aspettare di sotto.

“Ti accompagno” si affrettò ad aggiungere Sebastian, sperando di raccogliere qualche informazione utile.

Entrarono nell’ascensore e dopo aver premuto il tasto del pianoterra, l’ex Usignolo iniziò il suo interrogatorio.

“Quindi... Vi siete addormentati eh? Capita quando si è molto stanchi. Vi siete stancati in qualche modo in particolare?” domandò trattenendo una risata.

Artie roteò gli occhi, ringraziando che lui e Brittany si fossero fermati prima di scombinare troppo i loro vestiti. Probabilmente non poter dare troppi indizi a Sebastian era l’unico aspetto positivo di quella brusca interruzione.

“Niente di che. Ci siamo messi a parlare dei vecchi tempi, sai com’è...” rispose vago.

Prima che l’altro potesse attaccare di nuovo però guardò attentamente il suo interlocutore. Sebastian sì che gli stava dando da pensare: aveva la cravatta completamente slacciata abbandonata scomposta attorno al collo, la camicia fuori dai pantaloni e la zip mezza abbassata.

Artie inarcò un sopracciglio tornando a guardarlo.

“E tu invece, serata divertente?”

Improvvisamente Sebastian si ricordò del suo abbigliamento e imprecò sottovoce allacciandosi i pantaloni, coperto soltanto dal suono dell’ascensore che annunciava finalmente che erano arrivati al piano desiderato. L’aveva scampata per un soffio.

Non appena aprirono il portone per uscire in strada trovarono il taxi ad attendere e di nuovo Sebastian ringraziò chiunque l’avesse salvato da quell’imbarazzo.

Aiutò Artie a salire, evitando il suo sguardo che incrociò solo prima di chiudergli la portiera. Il ragazzo stava ridacchiando divertito, osservandolo in cerca di altri dettagli imbarazzanti.

Sebastian roteò gli occhi sospirando, consapevole che ogni scusa sarebbe stata poco credibile.

“Notte Rollerboy” disse chiudendo la portiera e guardando il taxi allontanarsi prima di tornare nel suo appartamento.

 

Quando tornò in casa spense la luce, lasciando Brittany dormire beatamente sul divano e si trattenne dal perlustrare casa in cerca di indizi che evidenziavano il suo vantaggio nella scommessa. Era troppo stanco, ci avrebbe pensato appena sveglio.

Si tolse i vestiti lanciandoli a casaccio nella cesta in bagno, senza curarsi troppo del disordine e tornò verso la sua camera da letto dove sperava di trovare Blaine pronto a spassarsela ancora un po’ prima di crollare esausti.

Al contrario, il suo coinquilino se ne stava sdraiato a letto a pancia sotto con la testa affondata nel cuscino e gli occhi chiusi.

Sebastian sospirò sdraiandosi accanto a lui, rassegnandosi ad andare in bianco quella sera. Punzecchiò Blaine con un dito per controllare se fosse già crollato.

“Non penserai di dormire qui se non hai intenzione di fare qualcosa, bello mio...”

Il suo tono era acido come al solito, ma effettivamente doveva riconoscere che anche lui era piuttosto stanco e nonostante stare accanto al suo coinquilino mezzo nudo senza fare nulla non fosse da lui decise di fare uno strappo alla regola.

“Mmmh dai lasciami stare qui. Solo stanotte” mugugnò Blaine senza aprire gli occhi e stringendosi di più al cuscino.

Sebastian sbuffò sonoramente sdraiandosi e sollevando le coperte su entrambi.

“Va bene, ma non ti ci abituare!” commentò scocciato.

Subito Blaine si avvinghiò a lui, maniaco del contatto e coccolone come sempre. Non c’era niente di malizioso o ambiguo in quel gesto, Sebastian lo sapeva bene; era una cosa che faceva da sempre anche quando erano davvero solo amici.

Lasciò che l’amico appoggiasse la testa sul suo petto, cingendogli la vita con un braccio e intrecciasse le loro gambe. Ok, forse i recenti sviluppi del loro rapporto avevano reso tutto un po’ più intenso ma comunque continuava ad essere una cosa tenera, anche se Sebastian non avrebbe mai ammesso di pensarla così.

“Grazie per stasera” disse Blaine, la voce ridotta a un sussurro.

“Per cosa?”

“Per non aver discusso con Kurt... Sei stato quasi carino per i tuoi standard”

Entrambi ridacchiarono e il moro fu costretto ad aprire gli occhi quando Sebastian gli pizzicò un fianco, fingendosi indispettito.

“Io sono sempre gentile!” commentò guadagnandosi un’occhiata scettica dall’amico.

Giocherellando distrattamente con un riccio di Blaine ripensò alla serata tornando a quell’incontro con Hummel e il suo bambolotto. 

“Tu e Kurt avete più parlato?”

Le parole gli uscirono di bocca senza nemmeno pensarci troppo. Si era improvvisamente accorto che era parecchio che Blaine non gli raccontava di Kurt; era preparato a interminabili serate di pianti a New York e invece a malapena accennava a lui quando parlava dell’università o di uscite di gruppo. C’era qualcosa sotto.

“Non dopo quel litigio... o quello che era insomma. Ero ubriaco, non sono nemmeno sicuro di quello che ho detto” mormorò Blaine, gli occhi chiusi e un’incredibile voglia di dormire.

“Aspetta un momento, che litigio?”

Sebastian si agitò sotto di lui, costringendo Blaine a lasciare la sua comoda posizione per sdraiarsi sulla schiena. Il moro sospirò scocciato, ormai svegliato da quei modi bruschi.

“Si quando abbiamo cenato tutti insieme qui... Te ne ho parlato. Dai fammi dormire adesso!” si lamentò cercando di riconquistare il suo posto, ma Sebastian lo fermò voltandosi su un fianco per poterlo guardare meglio.

“No che non mi hai detto niente idiota. Perché avete litigato? Per Ken?”

Blaine ridacchiò, incapace di trattenersi al suono di quel soprannome così azzeccato. Quando incrociando lo guardo di Sebastian capì che non lo avrebbe lasciato dormire fino a che non gli avesse detto tutto quindi prese un profondo respiro e gli raccontò del suo piccolo bisticcio con Kurt.

“Io ero ubriaco, lui era infastidito da te come al solito... Abbiamo parlato di Toby e anche se gli ho detto che non avevo problemi con il suo ragazzo, lui non ci ha creduto e abbiamo discusso un po’. Ma non è stato niente di che...”

Sebastian lo guardò pensieroso qualche istante prima di continuare il suo interrogatorio.

“Ed è vero? Non ti importa niente di Toby?”

Blaine guardò l’amico incuriosito da quelle parole, senza capire davvero dove volesse andare a parare. Troppo stanco per pensare allo strano funzionamento del cervello di Sebastian, si concentrò sulla domanda stringendosi nelle spalle e scuotendo la testa.

“No. Voglio dire... Una parte di me probabilmente amerà Kurt per sempre e sarà gelosa di chiunque gli si avvicini, ma sono stanco di provare a riconquistarlo. Evidentemente le cose fra noi non hanno funzionato quindi voglio andare avanti e se lui è felice con Toby buon per lui. Però....” 

Si morse un labbro fermandosi, sotto lo sguardo di Sebastian che lo incitava a proseguire.

“Però mi manca il mio migliore amico. Prima di innamorarci e stare insieme eravamo grandi amici, credevo che potessimo recuperare almeno quello. Ma evidentemente a lui non interessa...” replicò abbassando lo sguardo.

Faceva male ammettere ad alta voce quel pensiero che lo tormentava da mesi. Aveva creduto che tornando a New York le cose fra lui e Kurt sarebbero tornate a posto, immaginandosi già di tornare a ridere e scherzare come prima, ma dal suo comportamento era chiaro che per Kurt era più importante il suo stupido litigare con Sebastian che far tornare a posto il loro rapporto.

“Hummel è un idiota”

Con quelle parole Sebastian mise fine al discorso e chiuse gli occhi, appoggiando la testa sulle braccia incrociate sopra al cuscino. Blaine sorrise consapevole che quello era il modo in cui il suo amico voleva dirgli “ehi è Kurt che ci perde, non fartene una colpa”; si avvinghiò di nuovo a lui mettendosi comodo e ben presto si addormentarono, entrambi immersi fra pensieri che oscillavano da Kurt a Brittany e Artie, intervallati inspiegabilmente da scene piuttosto confuse di Harry Potter.



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Miaooooooooo!

Eccoci tornate addirittura in anticipo con l'aggiornamento; siamo o non siamo fantastiche???

Ok basta con gli elogi! Come state? Vi siete riprese dallo straziante/stupendo episodio di settimana scorsa?? Qui siamo ancora in lacrime... Anche se la presenza di Lady e Lord Tubbington ha decisamente risollevato il morale!!!

Questo è un altro dei capitoli che a noi piace sempre tanto rileggere (probabilmente l'ho detto per tutti ma... va beh!), perché è divertente, intenso, dolce e triste tutto insieme.

Voi che ne pensate? Leggere i vostri commenti è sempre super bello!!! A voi potrà sembrare cosa da poco, ma anche solo due righe per dirci se vi è piaciuto o meno ci rendono immensamente felici :)

Un momento di gioia per il ritorno della Sebartie come era stato promesso!!!!

A settimana prossima, come sempre grazie grazie grazie grazie a tutti quanti <3

Nota di servizio: 
il mio malsano lato Seblaine mi ha fatto recentemente scopire la Seblaine Sunday, ovvero una fantastica iniziativa per cui di domenica gli autori pubblicano/aggiornano qualche ff sulla coppia. 

Potrebbe essere che da questa domenica si affianchi a questa storia una soria di "spin-off" di mini OS su Sebastian e Blaine, una ogni domenica, per raccontare i retroscena di Too Much... Idea folle si, ma che volete farci è colpa di Sebastian e Blaine!!!

Baci baci gente!!!
Tanta Tubbingtastian a tutti <3



* Titolo canzone: "Non puoi sconfiggere il chiaro di luna" (si lo so che suona malissimo ma... whatever)


puoi cercare di resistere
puoi cercare di nasconderti dai miei baci
ma tu lo sai che
non puoi sconfiggere il chiaro di luna

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: The scientist ***


Capitolo 8 “The Scientist”

 

Nobody said it was easy,
No one ever said it would be this hard
Oh take me back to the start.

-Coldplay*

 

 

Per essere domenica e soprattutto dopo una festa come quella della sera precedente, Blaine si sorprese di svegliarsi così presto.

Quando aprì gli occhi il suo cellulare segnava appena le nove e Sebastian dormiva ancora al suo fianco. Sembrava così dolce e adorabile quando era immerso nei sogni, peccato che l’incanto si dissolvesse piuttosto in fretta al suo risveglio.

Facendo meno rumore possibile uscì dalla camera del ragazzo e si infilò presto sotto la doccia, togliendosi quel misto di alcol, gel e Harry Potter che gli era rimasto addosso dalla sera precedente.

Mentre il getto caldo d’acqua scivolava lungo il suo corpo, si trovò a ridere da solo al ricordo del duetto su ‘Break your heart’ di cui sperava di trovare qualche video sulla pagina dell’università da mostrare a Brittany, e improvvisamente pensando all’amica ricordò anche il ritorno a casa.

Doveva assolutamente parlarle. Magari fra lei e Artie non era davvero successo niente e si erano solo addormentati, ma le continue insinuazioni di Sebastian lo avevano fatto rigirare nel letto per ore prima di addormentarsi e doveva avere delle spiegazioni. 

Uscì dalla doccia asciugandosi in fretta e sgattaiolando in camera per recuperare dei vestiti, poi andò verso la cucina.

Si sorprese di trovare Brittany già sveglia, seduta al tavolo con una tazza di cereali ancora piena davanti.

“Buongiorno dolcezza” sorrise arrivandole alle spalle, abbassandosi per darle un bacio fra i capelli come ogni giorno.

La bionda inspirò rumorosamente, passandosi una mano sugli occhi per cercare di nascondere le lacrime al suo coinquilino.

“Ehi, vi siete divertiti ieri?”

Evitando di incrociare lo sguardo di Blaine, si alzò dalla sedia dandogli le spalle e portando la sua colazione ancora intatta in cucina.

Il ragazzo la guardò piuttosto sospettoso, senza preoccuparsi di risponderle prima di raggiungerla in cucina. Le strinse delicatamente un braccio costringendola a voltarsi e incontrando finalmente i suoi occhi gonfi di lacrime.

Un nodo gli strinse la gola e senza pensarci troppo abbracciò forte l’amica che stava già singhiozzando con il viso nascosto contro la sua spalla.

Blaine la strinse a se, accarezzandole la schiena e sussurrandole rassicurazioni all’orecchio finché non sembrò essersi calmata; poi le prese il viso fra le mani, catturando qualche lacrima che ancora le rigava il viso.

“Britt ti va di raccontarmi quello che è successo? Ti prego” chiese dolcemente, sentendosi impotente davanti a quel dolore che non sapeva nemmeno a cosa fosse dovuto.

La bionda annuì debolmente, poco convinta. Era sveglia da ore a piangere e a pensare ad Artie, a quel bacio e poi a Santana; era confusa non sapeva che fare, aveva bisogno di confidarsi con il suo migliore amico.

Blaine la prese per mano facendola sedere accanto a lui sul divano e aspettò che fosse pronta a parlare, continuando a stringere le dita sottili della ragazza fra le sue.

“Quando siete usciti ieri sera stavo bene ma poi in tv hanno iniziato a trasmettere solo film horror e ho ripensato alle parole di Sebastian e...avevo paura e non volevo stare sola quindi ho chiamato Artie”

Mentre Brittany continuava il suo racconto, Blaine roteò gli occhi appuntandosi mentalmente di dare dell’idiota a Sebastian una volta di più, poi tornò a concentrarsi sulle parole dell'amica.

“Abbiamo mangiato una pizza, guardato vecchie foto e... era una serata tranquilla ma poi lui mi ha detto che non sta uscendo con nessuna, mi ha guardata e..” 

Incapace di continuare a parlare, la ragazza sospirò mordendosi un labbro per trattenere le lacrime ma la stretta delle mani dell’amico sulle sue la incoraggiò a guardarlo e finalmente confessare quel peso che la opprimeva da ore.

“Ci siamo baciati Blaine. Ho baciato Artie! E volevo davvero baciarlo... Poi mi sono fermata prima che potessimo fare altro però... Penso a Santana e mi sento morire e... e non so che fare... io...”

Brittany tremava, scossa di nuovo dai singhiozzi che si erano impossessati di lei e Blaine non poté fare altro che stringerla forte fra le sue braccia.

“Britt calmati andrà tutto bene vedrai” sussurrò continuando a cullarla dolcemente, senza davvero sapere che dire.

Odiava dare ragione a Sebastian, quella volta ancora di più. Aveva pensato tutta notte alle conseguenze di quello che Brittany gli aveva appena confessato concentrandosi però solo su se stesso e su quella stupida scommessa, quando invece il vero problema ovviamente era la ragazza che piangeva contro il suo petto. 

Aveva baciato Artie, non era pentita, ma stava ancora con Santana: se era confuso lui non osava immaginare quanto lo fosse lei!

“Tesoro basta piangere guardami” disse sollevando il viso della ragazza per poterla guardare negli occhi.

Brittany si asciugò le lacrime nella manica della tuta che indossava ancora dalla sera precedente e si scontrò con le iridi dorate del suo coinquilino che la guardava decisamente scosso e preoccupato.

“Hai parlato con Artie di cosa significhi per te questo bacio?” chiese Blaine quando fu sicuro che Brittany fosse abbastanza tranquilla per rispondere.

Lei scosse la testa abbassando di nuovo lo sguardo verso un punto qualsiasi del pavimento.

“No, non ne ho avuto il coraggio. Ma... lui mi ha detto che è ancora innamorato di me”

Blaine spalancò la bocca, trattenendosi dall’esclamare commenti troppo sconvenienti. Maledetto sesto senso Smythe, come accidenti l’aveva capito era un mistero.

“E tu che gli hai risposto?”

Brittany si strinse nelle spalle, in imbarazzo.

“Niente, non sapevo che dire. Lui voleva andarsene ma io non volevo stare sola e gli ho chiesto di restare. Ci siamo addormentati e... stamattina non c’era più”

“Sì lo abbiamo svegliato io e Sebastian nel rientrare, è tornato a casa stanotte” spiegò Blaine e la ragazza alzò lo sguardo di scatto, curiosa e preoccupata.

“E vi ha detto niente?” chiese ansiosa.

“No nulla. Era stanco e sembrava anche piuttosto scosso... Ora capisco perché” commentò il moro ripensando a solo qualche ora prima.

“Ma non pensare ad Artie adesso, pensa a te. Ti sei pentita di averlo baciato? Voglio dire, lasciando stare per un attimo Santana...”

Brittany sobbalzò a quelle parole mentre il viso della sua ragazza tornava prepotente fra i suoi pensieri; ringraziò che fosse lontana quel weekend e che le ore di volo da Lima a New York le impedissero di chiamarla.

Scacciò quell’immagine e si concentrò sulla domanda di Blaine, ripensando al bacio e a come l’aveva fatta sentire. 

“E’ stato bello, mi sono sentita bene... felice... almeno credo. E’ stato strano perché non baciavo Artie da anni ma anche piacevole e... probabilmente se non avessi pensato a Santana non mi sarei fermata” confessò senza filtrare i suoi pensieri, come al solito, dicendo esattamente tutto quello che le passava per la testa.

“Ma non avrei dovuto farlo, io amo Santana! Non voglio farla soffrire Blaine” 

Brittany guardò l’amico che le stringeva ancora le mani, tenero e affettuoso come sempre.

“Lo so Britt, ma se pensi di provare qualcosa per Artie devi essere sincera con te stessa anche per il bene di Santana. Stare con lei mentre hai dei sentimenti  verso qualcun altro non sarebbe giusto” 

Blaine era tranquillo e pacato come al solito, o almeno quella era l’impressione che dava. La sua mente stava già immaginandosi mille scenari diversi di Santana che cerca di eliminare Artie dalla faccia della terra una volta per tutte.

“Tu... pensi di poter essere ancora innamorata di lui?” chiese ancora un po’ timoroso.

Brittany si strinse nelle spalle, esitando prima di rispondere. Aprì la bocca più volte scoprendosi senza parole prima di riuscire davvero a parlare.

“Io non lo so. Da quando ci siamo rivisti ho ripensato a noi, a quanto stavamo bene e... Artie mi rende davvero felice ogni volta che lo vedo! Ma so di amare Santana, lei ha lottato così tanto per me. Non lo so, non so più niente... So solo che ho tradito Santana e non avrei mai dovuto farlo”

“Lo so tesoro, tradire chi si ama è sempre una cosa orribile” parlò il ragazzo, ricordando amaramente la sua esperienza. Il viso di Kurt quando gli aveva confessato il suo tradimento era uno dei ricordi più dolorosi che aveva e sospettava che lo avrebbe tormentato probabilmente per sempre.

“Ma non l’hai fatto di proposito. O meglio... Hai seguito il tuo cuore e non l’hai fatto per vendetta o perché sei un idiota e ti senti insicuro”

Blaine scosse la testa accorgendosi di essersi immedesimato troppo nel discorso e tornò a focalizzarsi su Brittany.

“Ora devi capire cosa provi, pensare solo a te stessa. Vedrai che sia Santana che Artie se ci tengono davvero a te capiranno e ti lasceranno i tuoi spazi...” continuò avvicinandosi per abbracciarla di nuovo.

Brittany si strinse a lui, accoccolandosi fra quelle braccia che la facevano sempre sentire al sicuro. Blaine aveva il potere di tranquillizzarla sempre e farla sentire meglio, un potere da unicorno più sviluppato di altri evidentemente.

“Grazie ‘Aine non so che farei senza di te” 

Il ragazzo sorrise e le diede un bacio in fronte, incrociando i suoi occhi azzurri che finalmente vedeva illuminarsi di nuovo senza più lacrime ad offuscarle.

“Non pensarci, tanto non ti libererai mai di me” ridacchiò lui facendola sorridere.

“Forse è meglio che vada a farmi una doccia ora e poi penso andrò a correre un po’, mi aiuta a schiarirmi le idee” decise Brittany alzandosi dal divano e stiracchiandosi i muscoli indolenziti dalla nottata sul divano.

“Perfetto! Io valuterò l’umore di Mr. Simpatia e lo porterò fuori per pranzo, non ho voglia di cucinare anche oggi... Magari potremmo andare a prendere qualcosa e raggiungerti al parco per mangiare insieme, che dici?” 

La ragazza annuì felice abbassandosi per dare un altro bacio al suo coinquilino.

“Dico che ti voglio bene e sei il migliore amico del mondo. E sai che io non sbaglio mai!”

 

 

 

Blaine studiò un po’ quella mattina dopo che Brittany uscì per andare a correre  declinando il suo invito ad andare con lei; sistemò gli appunti e iniziò a riflettere sulla canzone da portare al provino che avrebbe avuto in un paio di settimane. Era piuttosto agitato per l’audizione di West Side Story ma sia Rachel che Sebastian avevano insistito a lungo perché la facesse e alla fine aveva ceduto alle richieste dei suoi amici. Avrebbe solo voluto potere chiedere a Kurt un consiglio, ma lui non c’era, proprio come non c’era stato prima del suo provino della NYADA perché troppo preso dalla sua relazione con Adam.

Allontanò quei pensieri non appena un assonnato Sebastian si presentò sulla porta all’alba di mezzogiorno. Aveva i capelli spettinati, gli occhi ancora mezzi socchiusi e indossava solo un paio di boxer.

“Buongiorno raggio di sole” ridacchiò Blaine guardandolo, consapevole del malumore mattutino del suo coinquilino.

Sebastian rispose con un grugnito che suonava vagamente come un “caffè” e si avviò verso la cucina.

“No no fermati, vai a fare una doccia e preparati. Brittany ci aspetta per pranzare al parco tra meno di un’ora!”

Blaine si mise fra lui e la macchinetta del caffè, guadagnandosi un’occhiata che lo fece tremare un tantino di paura. Sebastian poteva diventare cattivo quando gli si negava qualcosa che voleva, e in quel momento lui voleva un caffè

Fece scorrere un dito sul braccio del ragazzo, accarezzandolo con malizia sperando di poter usare un po’ del suo fascino per salvarsi.

“So che ti sei appena svegliato e non hai voglia di uscire, ma se fai in fretta potremmo recuperare quello che ci siamo persi stanotte...”

Sebastian continuò a fissare la mano di Blaine che accarezzava il suo braccio, sveglio da troppo poco per non cedere a quel patetico tentativo di distrarlo. Quell’astuto gnomo era riuscito a distogliere completamente la sua attenzione dal bisogno di caffeina.

Senza dire nulla si voltò andando verso il bagno. 

“Ti voglio in quella dannata doccia in meno di trenta secondi Anderson” urlò Sebastian da metà corridoio dopo pochi istanti.

Blaine sorrise, appuntando quella piccola vittoria nella lista delle cose da ricordare.

 

 

Dopo una seconda e rigenerante doccia fredda, Sebastian e Blaine presero la metropolitana e scesero a pochi passi dal loro bar preferito. Ci andavano spesso perché era esattamente a metà strada fra università e casa e faceva dei caffè spettacolari oltre che a degli ottimi sandwich. Brittany adorava mangiare lì e Blaine era disposto a tutto pur di vederla sorridere di nuovo.

Durante il tragitto aveva raccontato tutto a Sebastian che ancora stava gongolando per il suo evidente vantaggio nella scommessa quando entrarono nel locale.

“Ammettilo Blaine, hai praticamente già perso! Alla fine vinco sempre io: è un dato di fatto, devi rassegnarti” ridacchiò Sebastian tenendo aperta la porta per fare entrare il suo coinquilino.

“Non è stato difficile convincerti a fare quello che volevo io però stamattina” rispose l’altro con un tono tutt’altro che amichevole, avvicinandosi a lui con un sorrisetto lascivo.

Sebastian lo guardò imbambolato qualche secondo, stupito dal cambiamento dell’amico in così poco tempo. Solo qualche mese prima arrossiva parlando di qualsiasi cosa che richiedesse un minimo di contatto e ora non aveva problemi a raccontare dei suoi subdoli trucchetti con cui lo persuadeva! Si sentì improvvisamente molto fiero, più di se stesso che di Blaine ovviamente.

Stava per ribattere quando vide Blaine salutare qualcuno alle sue spalle e si voltò, resistendo con tutte le sue forze dallo sbuffare esasperato.

“Ehi Kurt! Kurt!” 

Sentendosi chiamare, il ragazzo si voltò e sorrise istintivamente incrociando lo sguardo di Blaine; era un riflesso incondizionato, qualcosa che proprio non poteva controllare e che non era passato nemmeno dopo mesi di distanza e le discussioni che li avevano divisi.

Mentre entrambi si avvicinavano, Kurt notò Sebastian e combatté con il fastidio che lo sentì invadere trattenendosi a stento dal roteare gli occhi stizzito.

“Ciao Blaine” salutò radioso prima di lanciare un’occhiata all’altro ragazzo.

“Sebastian”

“Kurt”

Sebastian infilò le mani nelle tasche dei jeans, sforzandosi di essere il più cordiale possibile. L’aveva salutato chiamandolo per nome, più di così non poteva fare.

Fortunatamente fu Blaine a intervenire.

“Anche tu qui per pranzo suppongo...” disse con il suo solito entusiasmo.

“Si, sto aspettando Toby. E’ in fila da secoli, non so come mai ci sia così tanta gente qui di domenica!”

Il moro lanciò un’occhiata verso l’interminabile fila alla cassa e controllò l’ora; Brittany li aspettava, doveva affrettarsi.

“Meglio che mi metta in coda anche io o non ne usciremo mai” commentò con un cenno verso il bancone prima di avviarsi.

“Blaine mi prendi anche un caffè? Visto che non ho potuto berlo a casa...”

Sebastian sollevò un sopracciglio trattenendosi da aggiungere allusioni più esplicite e il suo coinquilino sorrise abbassando appena lo sguardo.

“Sì, penso tu te lo sia meritato” disse Blaine guardandolo a malapena incapace di ridacchiare.

“Caffè lungo con-...” replicò, ma fu presto interrotto.

“Sebastian lo so come prendi il caffè!” 

Blaine alzò lo sguardo e scosse la testa, parlando come se fosse la cosa più ovvia del mondo, poi fece un cenno a Kurt e andò a mettersi in fila.

Sebastian lo seguì con lo sguardo qualche istante, contemplando quanto effettivamente gli stessero bene quei jeans che aveva insistito a fargli comprare, dimenticandosi per un istante dell’irritante presenza davanti a lui.

Kurt al contrario non era per niente divertito da quella scenetta; aveva visto quei due insieme per meno di un minuto e frecciatine e occhiate maliziose non si potevano contare sulle dita di entrambe le mani! Forse si stava immaginando tutto, forse era solo infastidito da Sebastian, ma di certo il modo in cui l’ex Usignolo stava fissando il sedere di Blaine non era fantascienza.

Si schiarì la voce incrociando le braccia al petto e catturando l’attenzione di Sebastian che si voltò stizzito a guardarlo di nuovo.

“Oh scusa non volevo interrompere la tua... come posso definirla... contemplazione? O preferisci, sognare ad occhi aperti qualcosa che non hai mai ottenuto?” domandò acido cercando di non pensare al fatto che stava chiaramente parlando del fondoschiena del suo ex ragazzo.

Di tutta risposta, l’altro sorrise divertito. Aveva fatto fin troppo il bravo alla festa la sera prima e di certo non poteva accettare quelle frecciatine da Lady Hummel senza replicare. Se solo avesse potuto raccontargli cosa ci aveva appena fatto con il curioso oggetto di quel discorso...

“E dimmi Kurt, tu invece cosa preferisci tra: morbosa gelosia, rimorso e oh perdindirindina come ho potuto farmelo scappare?” ridacchiò Sebastian sporgendosi a malapena verso Kurt, quanto bastava perché sentisse solo lui quell’ultima parte del discorso in cui aveva abilmente cercato di imitare la sua voce.

L’altro si allontanò sospirando irritato.

“Non so di che diavolo stai parlando Smythe”

“Scusa pensavo di essere stato piuttosto esplicito. Intendevo dire, sai quanto sei patetico con questa gelosia nei confronti di Blaine o preferisci che ti faccia un disegnino?”

Sebastian gesticolava più del dovuto, come ogni volta che si faceva prendere da qualche discorso. 

Oltre alla sua solita avversione per Kurt quella mattina non poteva non pensare alle parole di Blaine della notte precedente e al dolore che aveva sentito nella sua voce quando aveva parlato di Kurt e di quanto sentisse la mancanza della loro amicizia. Blaine era il migliore amico che avesse mai avuto e non avrebbe permesso a quel manichino di Vogue di fargli del male un’altra volta, era piuttosto propenso a fargliela pagare.

“Sei tu quello patetico Sebastian. Non sono geloso di Blaine vorrei ricordarti che sono felicemente fidanzato! E poi... di chi dovrei essere geloso, di te?” replicò Kurt trattenendo una risata. 

In realtà quel sospetto lo tormentava da settimane ma di certo non lo avrebbe ammesso davanti a quell’esaltato.

Ancora una volta, Sebastian si complimentò con se stesso per aver centrato esattamente dove voleva. Era lui che infastidiva Kurt più di ogni altra cosa, perché a differenza sua, lui aveva Blaine.

“Blaine è troppo intelligente per perdere tempo con uno come te, non capisco come mai non ti abbia ancora mandato al diavolo” continuò Kurt cercando più che altro di convincere se stesso.

“Non credi che Blaine sia abbastanza grande per decidere da solo cosa fare?” replicò Sebastian indicando con un cenno il coinquilino alle sue spalle. 

Si voltò per guardarlo un instante, incrociando il suo sguardo a cui rispose con un sorriso; se avesse sospettato anche solo minimamente che fra lui e Kurt fosse in atto l’ennesima discussione lo avrebbe di certo trascinato via e si stava divertendo troppo per permetterglielo. 

Tornò a guardare Kurt che con le braccia ancora incrociate tamburellava nervoso sul suo avambraccio.

“E’ solo troppo buono, vede sempre il meglio nelle persone e inspiegabilmente deve aver fatto di te la sua ennesima opera buona! Se ne stancherà presto vedrai... Nel frattempo è inutile che ti rendi ridicolo approfittando di ogni occasione per infilarti nelle sue mutante: credimi, è tempo perso”

“E se invece io gli piacessi? Se fossi il suo tipo?”

Kurt rise: una risata amara, piena di dubbi, sospetti e frustrazione.

“Andiamo Sebastian, ci credi davvero? Vi ho visti alla festa, come vi ho visti a casa vostra.. Puoi anche riuscire a catturare la sua attenzione mentre è ubriaco o farlo ridere con le tue battute senza senso, ma pensi davvero di poter avere anche solo una chance di conquistare Blaine senza farlo bere o azzerando le sue facoltà mentali?”

Improvvisamente nella mente di Kurt fecero capolino diverse immagini dell’ultimo mese o poco più: Blaine che bacia Sebastian e lo trascina in camera, Sebastian che balla con Blaine alla festa, Blaine che guarda Sebastian duettare con Rachel, Sebastian che ridacchia con lui toccandolo più del necessario, Blaine che ordina il suo caffè...

“Ci stai forse spiando? Mi sembra troppo patetico anche per i tuoi standard Hummel”

La voce di Sebastian lo riportò dolorosamente alla realtà e il suo tono suonò se possibile ancora più infastidito. Non poteva ammettere di averli visti baciare, era troppo.

“Non serve essere del FBI per notare i tuoi patetici tentativi di abbordaggio. Anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe tenerti d’occhio per vedere la tua faccia quando finalmente capirai che fra te e Blaine non ci potrà mai essere niente” continuò giocherellando nervosamente con le dita.

“Cosa ne sai tu di cosa vuole o non vuole Blaine? E se stessimo insieme, se scoprisse che sono la persona giusta per lui? Non sai più niente di Blaine da mesi Kurt... Come pensi di poterlo giudicare?”

Bingo. Aveva decisamente fatto colpo, Sebastian ne era certo dal modo in cui Kurt lo stava guardando.

I suoi occhi azzurri si erano spalancati, colti da un’improvvisa consapevolezza: Sebastian aveva ragione, non parlava veramente con Blaine da mesi ormai, non gli aveva mai nemmeno chiesto come si trovava all’università. Tutto questo perché aveva lasciato che quell’assurda gelosia nei confronti di Sebastian li allontanasse ancora di più. Che poi, c’era davvero qualcosa di cui essere geloso?

“E’ così? Tu e Blaine state insieme?” la sua voce uscì dalla sua bocca come poco più di un sussurro. Subito si pentì di averlo chiesto e strinse i denti per riuscire a sostenere lo sguardo di Sebastian.

“Non sono fatti tuoi”

Kurt aprì la bocca per replicare ma una mano si posò sulla spalla di Sebastian e lo fece desistere. Blaine e Toby li avevano appena raggiunti con le loro ordinazioni fra le mani.

“Finalmente ce l’abbiamo fatta, c’era una coda infinita” esclamò il biondo cingendo le spalle del suo ragazzo che si sforzò di sorridere, anche se ancora incapace di smettere di fissare Sebastian.

“Grazie ancora per avermi fatto passare avanti con te Toby!” replicò Blaine sorridendo al ragazzo con un sorriso.

“Oh Sebastian in tuo caffè”

Porse al suo coinquilino la bevanda fumante, notando solo in quell’istante l’intenso sguardo tra lui e Kurt. Era successo qualcosa e sapeva che non gli sarebbe piaciuto scoprirlo.

Come risvegliandosi da un profondo sonno, Sebastian finalmente interruppe quel contatto visivo e prese il caffè sorridendo all’amico prima che potesse aprir bocca.

“Grazie Blainey. Meglio andare o Brittany penserà di nuovo che siamo stati rapiti dagli alieni...” disse bevendo un sorso dalla sua tazza.

“Si hai ragione siamo già in ritardo! Ragazzi è stato un piacere... buona giornata”

Blaine salutò con un cenno sia Kurt che Toby poi lasciò che Sebastian cingesse le sue spalle con un braccio e uscirono insieme dal locale.

 

Rimasti soli, Toby e Kurt si sedettero per consumare il loro pranzo. Kurt era incredibilmente silenzioso e ovviamente il suo ragazzo notò subito lo strano sguardo nei suoi occhi, fisso da quando avevano salutato Blaine e Sebastian.

“Va tutto bene tesoro?” chiese stringendogli la mano.

Kurt ancora non riusciva a togliersi dalla testa le ultime parole di Sebastian che non avevano fatto altro che confonderlo ancora di più. Non aveva ammesso di stare insieme a Blaine, ma nemmeno smentito. C’erano tutti quei dettagli che iniziava a vedere sotto una diversa luce, e poi il modo in cui Blaine guardava Sebastian. Stava diventando pazzo probabilmente, doveva smettere di pensarci.

Sollevò lo sguardo incrociando quello del biondo e sforzandosi di sorridere.

“Si si, ho solo un po’ di mal di testa. Sarà colpa di questa confusione” disse alludendo al locale pieno.

Giocherellò ancora con la sua insalata senza davvero mangiarla; aveva lo stomaco chiuso ormai.

“Ti dispiace accompagnarmi a casa? Ho proprio bisogno di stendermi...”

Toby bevve l’ultimo sorso della sua coca cola e annuì apprensivo, sporgendosi sul tavolo per accarezzare il viso di Kurt.

“Certo amore andiamo”

Il ragazzo sorrise grato indossando il suo cappotto prima di uscire dal locale. Lasciò che Toby lo stringesse a se e si lasciò guidare fino alla macchina, senza davvero pensare a niente. 

Aveva bisogno di tre cose: un te caldo, il dvd di Moulin Rouge e la sua migliore amica.

 

***

 

Brittany correva da ore lungo l’immenso viale del parco poco distante dal suo appartamento. Aveva imparato che allenarsi la aiutava a scaricare la tensione; avrebbe certamente preferito provare un po’ di coreografie, ma era domenica e quindi aveva ripiegato sulla corsa. Ormai aveva perso il conto dei giri che aveva già fatto, con l’ipod nelle orecchie sulla playlist che aveva accuratamente composto perché non la facesse pensare né a Santana né tantomeno ad Artie.

Aveva anche incontrato Adrian che senza dirle nulla si era messo a correre al suo fianco. Non si conoscevano ancora molto bene loro due, ma subito anche al ragazzo era stato chiaro che qualcosa non andava: si vedeva dagli occhi spenti della ragazza. Non aveva però indagato, limitandosi a farle compagnia e intrattenerla con qualche discorso di tanto in tanto.

Mentre entrambi si erano fermati per riprendere fiato, il cellulare di Brittany l’avvertì di un messaggio.

 

Arrivati, solito tavolo. Spero tu abbia fame - B.

 

“Blaine e Sebastian sono qui, mi hanno portato il pranzo. Ti va di mangiare qualcosa con noi?” chiese la bionda all’amico, togliendosi definitivamente le cuffie dalle orecchie.

“Sicura che non disturbo? Non vorrei immischiarmi”

Adrian si strinse nelle spalle, indeciso su che rispondere. Gli piaceva trascorrere del tempo con Brittany e i suoi amici, erano simpatici, ma era evidente che quel giorno qualcosa non andava e aveva paura di essere di troppo.

“Ma no figurati, mi fa piacere!”

Senza aspettare ulteriori risposte, prese Adrian sottobraccio e presto raggiunsero il tavolo dove più di una volta aveva passato del tempo con Blaine. Avevano scoperto quel posticino tranquillo il loro primo giorno a New York quando si erano fermati lì a mangiare delle ciambelle e a fare progetti sul futuro; amavano quel posto, li faceva stare bene, ed era bello condividerlo con i loro amici di tanto in tanto.

Blaine e Sebastian stavano togliendo dal sacchetto del negozio cibo e bevande quando Brittany iniziò a vederli ma era evidente che stessero anche discutendo.

“Per la millesima volta Blaine non ho detto niente a Kurt! Perché non ti fidi di me?”

“Perché ti conosco Sebastian maledizione! E so che non sai resistere, non a tirare un colpo basso a qualcuno... specialmente a Kurt”

La voce di Blaine era dura mentre guardava severo l’amico. Appena usciti dal locale aveva chiesto a Sebastian di che avevano parlato lui e Kurt e inizialmente aveva creduto alla sua acida risposta: ‘di nulla, di che vuoi che parlassi con quello?’. 

Ma poi Sebastian si era tradito; quando Blaine si era domandato che facessero lui e Rachel in serata per organizzare magari qualcosa con cui distrarre un po’ Brittany, l’ex usignolo non era riuscito a trattenersi dal commentare sarcastico su come Kurt probabilmente sarebbe stato troppo impegnato a leccarsi le ferite per uscire. Lì Blaine era scoppiato.

Aveva finalmente ottenuto una confessione da Sebastian, facendolo ammettere di aver parlato di lui con Kurt, ma non era certo che fosse riuscito davvero a tenere la bocca chiusa anche sulla loro relazione, o come accidenti voleva chiamare quello che c’era fra di loro.

“Va bene lo ammetto, sono stato tentato dal dirglielo. Ma non l’ho fatto perché sai che voglio esattamente quanto te che questa... cosa resti fra noi! Se l’avessi detto a Kurt in meno di dieci minuti l’avrebbe saputo Rachel e dopo di lei tutta la scuola. Credi davvero che abbia voglia di raccontare a tutti i fatti miei?” replicò Sebastian stringendo Blaine per un braccio per farlo voltare verso di lui, costringendolo a smettere di aprire lattine di coca cola.

“Quello che c’è fra me e te... è qualcosa solo nostro. Sai che non sono il tipo da sentimentalismi e cose simili, ma non farei mai nulla che possa complicarci le cose. Ci tengo a te! E soprattutto voglio continuare a vantare dei diritti sul tuo eccezionale fondoschiena ancora per un po’, finché non ne trovo uno migliore”

Blaine non poté trattenersi dal ridere e Sebastian seppe di averlo finalmente convinto. Lo abbracciò senza esitare nel pizzicargli ciò che aveva appena definito eccezionale ma ritirò la mano in fretta non appena vide Brittany raggiungerli, seguita dal suo bizzarro compagno di università.

“Ehi che succede? Anche io voglio un abbraccio” mormorò la bionda avvicinandosi ai suoi coinquilini.

Blaine non esitò un istante ad attirarla a se e nonostante le proteste di Sebastian, si rilassarono tutti in quel caloroso abbraccio di gruppo.

“Scusa Adrian, so che siamo stucchevoli a volte. E’ bello vederti!” sorrise Blaine al ragazzo, sedendosi accanto a Brittany.

“Io direi che stucchevoli è riduttivo” commento acido Sebastian, guadagnandosi un’occhiataccia dai suoi coinquilini.

Si sedette di fronte a Brittany e guardò Adrian ancora in piedi che li fissava senza saper bene cosa dire.

“Ti siedi con noi o aspetti un invito scritto?” domandò con un sorriso e il suo solito tono beffardo.

Come risvegliatosi da chissà che pensieri, il ballerino si sedette accanto a lui e accettò la lattina che Brittany gli stava porgendo.

“Grazie ragazzi, non volevo imbucarmi al vostro picnic”

“Non preoccuparti, Blaine ha comprato cibo per un esercito. Più siamo meglio è!”

Sebastian batté una mano sulla spalla del ragazzo e Blaine non poté non guardarlo sorpreso da quel gesto così amichevole, decisamente non in stile Smythe. Lasciò correre, decidendo di prenderlo in giro più tardi.

“Come è andata la corsa dolcezza?” chiese il moro alla sua migliore amica, guardandola apprensivo.

“Bene, mi sento decisamente meglio. Voi che avete fatto?”

Blaine si strinse nelle spalle, scuotendo la testa.

“Ho studiato un po’, ho aspettato che il bell’addormentato decidesse di svegliarsi e poi siamo usciti a comprare il pranzo. Tutto qui...” rispose evitando di parlare del match nella doccia e anche dell’incontro con Kurt. Oltre ad essere ancora un tantino arrabbiato con Sebastian, sapeva che la mente di Brittany lo avrebbe subito collegato a Santana e non voleva rattristarla.

“Dicevo a Brittany che stasera vado in un nuovo locale con qualche amico. L’abbiamo scoperto da poco ed è forte: si balla, si canta... Se vi va di venire ci divertiamo!” esclamò Adrian prima di addentare il suo sandwich.

Brittany smise di giocherellare con la cannuccia della sua lattina e guardò l’amico mordendosi un labbro.

“Non sono molto in vena di festeggiare stasera in realtà...” ammise con lo sguardo basso.

Blaine le accarezzò dolcemente la schiena, sorridendo quando incrociò i suoi occhi azzurri.

“Magari ci pensiamo, che dici? Divertirti un po’ non ti farebbe male” le disse senza però insistere troppo. Non voleva forzarla; doveva stare meglio e sapeva che ci sarebbe voluto del tempo.

Brittany guardò l’amico, trasmettendogli tutta l’insicurezza che provava in quel momento; non aveva bisogno di parole perché Blaine sapeva sempre cosa provava. Poteri magici da unicorno, sempre la stessa storia. 

Mentre un Sebastian incredibilmente amichevole tanto da risultare quasi inquietante intratteneva Adrian facendosi descrivere il locale, Blaine guardò Brittany e il sandwich praticamente intatto davanti a lei. 

“Ehi... Britt devi mangiare qualcosa. Per favore?” le disse spalancandosi in uno di quei sorrisi che gli deformavano il volto e riuscivano sempre a far ridere l’amica. Funzionò anche quella volta; la bionda ridacchiò poi afferrò il suo pranzo e diede un morso.

Il cellulare di Brittany posato sul tavolo si illuminò e iniziò a suonare e come aveva fatto per tutta mattina lo ignorò, evitando anche di leggere il nome sul display.

Blaine la guardò sollevando un sopracciglio, insospettito da quel gesto.

“Non rispondi?”

Brittany scosse la testa decisa continuando a masticare.

“No. Può essere solo Artie o Santana e non sono pronta per parlare con nessuno dei due ancora”

“Tesoro però non puoi ignorarli per sempre...” commentò il ragazzo cercando di non far suonare le sue parole come troppo critiche.

“Lo so ma... non è per sempre, è solo per adesso!” replicò lei stringendosi nelle spalle.

Dopo la terza volta che My Cup interrompeva il loro pranzo, Sebastian si sporse per prendere il cellulare di Brittany.

“Posso parlare io con Santana? Le dico che stai male, che ti hanno rapita quelli della tua specie, non so.. qualunque cosa basta che la smetta di chiamare!” esclamò esasperato.

La bionda esitò qualche istante, cedendo a quella richiesta solo dopo che Blaine annuì d’accordo con il coinquilino. Se non voleva parlarle tanto valeva trovare una scusa; sapeva che Santana si preoccupava subito quando non le rispondeva e voleva evitarle almeno quella sofferenza.

“Ok ma non esagerare” acconsentì, controllando Sebastian a vista quando finalmente rispose alla chiamata.

“Santana sono Sebastian.... Sto bene grazie, certo, anche io sono felice di sentirti!” il ragazzo roteò gli occhi e Blaine rise. Non era difficile immaginarsi la conversazione anche sentendone solo una parte; conosceva Santana abbastanza per sapere che aveva risposto senza curarsi troppo di Sebastian e chiedendo solo notizie di Brittany.

“Sta bene, ma è a studiare in biblioteca e ha lasciato a casa il cellulare... No... Ma cosa vuoi che ne sappia io di cosa sta studiando?!... Si glielo di-..Si ho d-... Ho detto che glielo dico accidenti!.. Ha detto che torna tardi... Domani sera? Va bene... Ok... Si... Buon viaggio, ciao San”

Quando finalmente concluse la telefonata, Sebastian sospirò pesantemente quasi grugnendo irritato.

“La tua ragazza è odiosa!” disse ripassando il telefono a Brittany che lo guardò piuttosto sconvolta.

“Che ti ha detto? E’ arrabbiata?”

“No... Era solo preoccupata perché non le rispondevi ma ovviamente si è bevuta quello che le ho raccontato, non è poi così sveglia come dice. Ha detto che torna stanotte e che vi vedete domani per cena, passa a prenderti verso le sette..”

La bionda annuì iniziando a giocherellare nervosamente con il ciondolo della sua collana, pensando già all’incontro che la aspettava. Non poteva rifiutarsi di vedere la sua ragazza per sempre: sarebbe uscita con lei e le avrebbe parlato, doveva farlo.

Il telefono di Adrian squillò e lui lesse un messaggio trattenendo a stento una risata.

“Ragazzi mi dispiace dovervi salutare ma il mio compagno di stanza ha dimenticato le chiavi un altra volta” commentò esasperato alzandosi.

“Grazie mille per il pranzo e... Britt fammi sapere per stasera ok? Altrimenti ci vediamo domani a lezione!”

La ragazza si alzò e lo abbracciò per salutarlo. Voleva bene ad Adrian, sentiva che poteva essere un buon amico per lei, doveva solo lavorarci un po’, ma era certa che fosse anche lui un unicorno e fra unicorni si va sempre d'accordo.

“Va bene, ma credo che stasera starò a casa. Se domani arrivo tardi un’altra volta la Harvey mi boccia senza nemmeno farmi fare l’esame...” ammise ricordando con un brivido la professoressa e gli esami che la attendevano.

Adrian rise allontanandosi dalla ragazza.

“Giusto. Allora a domani! Ciao Blaine, Sebastian...”

Dopo aver indugiato qualche secondo sul ragazzo seduto accanto a lui fino ad una manciata di secondi prima alzò la mano per fare un cenno ad entrambi e se ne andò lasciando i coinquilini soli.


 

Si godettero il sole ancora per un po’, chiacchierando del più e del meno tutti e tre sdraiati sull’erba. Raccontarono a Brittany della festa e Sebastian si vantò del suo duetto con Rachel, mentre Blaine rotolava dalle risate al solo ricordo.

Solo quando iniziò a tramontare il sole decisero che era ora di tornare a casa.

“Che ne dite di pizza e film?” propose Blaine prendendo sotto braccio Brittany mentre si avviavano verso la metropolitana.

La bionda annuì entusiasta della proposta, pronta già a suggerire qualche titolo ma Sebastian fu più veloce.

“Il dvd lo decido io questa volta. Sono stanco di cartoni animati e Harry Potter!”

Gli altri due si guardarono, sospirando amareggiati. Entrambi già pregustavano una serata a base di Nemo, ma come al solito Sebastian era intenzionato a rovinare tutto.

“E che film proponi sentiamo...” domandò Blaine piuttosto altezzoso, chiedendosi quale pellicola potesse essere degna di rimpiazzare i Disney dal loro lettore dvd.

“Un classico ovviamente: American Pie, la versione integrale con le scene tagliate!”

 

***

 

Dall’altra parte della città, Kurt se ne stava seduto in salotto raggomitolato sotto la coperta con una tazza di camomilla fra le mani e le lacrime agli occhi. Era sempre la stessa storia ogni volta che guardava quel film: arrivato a Come what may iniziava a piangere come una fontana e niente poteva impedirglielo.

Quando Rachel tornò a casa le ci vollero pochi istanti per correre vicino a Kurt e stringerlo forte. Moulin Rouge e camomilla per lui significavano solo una cosa: drammi.

“Kurt tesoro che è successo? Hai litigato con Toby? Perché piangi? Oddio non dirmi che ti ha mollato? Quel pallone gonfiato, dimmi dov’è voglio prenderlo a calci! Io....”

Come al solito la sua migliore amica era partita come un treno senza ascoltare spiegazioni, ma benché apprezzasse il suo entusiasmo Kurt fu costretto a zittirla proprio come fece con il film.

“Rach stai buona e fammi parlare! Sto piangendo per il film non per Toby, lui sta bene... noi stiamo bene... credo” disse abbassando lo sguardo, senza sapere come mai aveva usato quel tono così incerto.

La bruna lo scrutò severa qualche istante prima di decidere di credergli e togliersi il cappotto, accomodandosi meglio sul divano.

“Allora che succede? E non dirmi niente, ti conosco troppo bene per credere che tu stia guardando Moulin Rouge solo per passare il tempo” lo ammonì ancora prima che lui potesse provare ad ingannarla.

Kurt sospirò mescolando il contenuto rimasto nella sua tazza prima di finirlo tutto d’un fiato.

“E’ per Blaine” confessò senza guardare l’amica.

Rachel spalancò la bocca sorpresa, poi la richiuse e la riaprì cercando delle parole che sembravano proprio esserle rimaste impigliate chissà dove. Era spiazzata. Aveva consolato Kurt a lungo l’anno precedente dopo la rottura con Blaine quando aveva pianto per giorni, poi di nuovo quando avevano ripreso a sentirsi e anche quando aveva saputo che si sarebbe trasferito a New York. Però Blaine ormai viveva lì da mesi e si frequentavano regolarmente senza che Kurt avesse mai dato segni di soffrire. 

“Che è successo?” chiese finalmente, vedendo che l’amico non parlava.

Kurt si mordicchiò un labbro nervoso, tamburellando con le dita sulle sue gambe e continuando accuratamente ad evitare lo sguardo della ragazza.

“Ho discusso con Sebastian stamattina mentre Toby e Blaine non ci sentivano. Gli ho dato dell’idiota perché... beh perché è Sebastian! E lo so che lui parla solo per provocarmi ma mi ha detto delle cose che mi hanno fatto riflettere e... Non lo so Rachel, sono un po’ confuso”

“Che cosa ti ha detto?” chiese ancora, spostandosi fino a catturare lo sguardo del suo migliore amico.

Lui esitò ancora qualche istante, ripensando alla conversazione avuta solo poche ore prima.

“Abbiamo parlato di Blaine e di quello che c’è fra loro. Gli ho detto di smetterla di provarci perché tanto non ha speranze ma... lui era così sicuro che avessi torto, come se già ne avesse avuto la conferma!”

Nonostante le parole vaghe di Kurt, la ragazza recepì il messaggio e saltò nervosa sul divano.

“Cioè vuoi dirmi che Blaine e Sebastian stanno insieme?!” strillò facendo sobbalzare l’amico che la fulminò con lo sguardo.

“No non ho detto questo! Non so se stanno insieme... ma lo sospetto. Li ho visto baciarsi settimane fa”

Dopo quella confessione, Kurt fu ovviamente costretto a raccontare tutto alla sua migliore amica: le raccontò del Blaine ubriaco che aveva visto alla rimpatriata in casa sua, delle frecciatine a mensa e nei corridoi, del ballo che aveva intravisto la sera prima tra la folla della festa di Halloween e poi ovviamente di tutte le insinuazioni che Sebastian aveva fatto quella mattina.

“E sai cos’è la cosa peggiore? Che ha ragione! Io non so più nulla di Blaine... Non ci parliamo da mesi! Era il mio migliore amico, era... il mio mondo, e adesso a malapena ci salutiamo”

Kurt con un gesto rapido catturò la lacrima che contro il suo volere stava scivolando lungo la sua guancia e inspiro profondamente cercando di tranquillizzarsi.

Aveva amato Blaine così tanto che se solo un anno prima qualcuno gli avesse detto che si sarebbero ritrovati in quella situazione non gli avrebbe creduto. Come erano arrivati a quel punto? 

Non solo non stavano più insieme, ma non si parlavano più, non cantavano più insieme. Come se non bastasse poi, c’era anche quel minuscolo insignificante dettaglio che lo aveva mandato fuori di testa: Blaine sapeva come beveva il caffè Sebastian. Quello lo aveva fatto letteralmente impazzire! 

Doveva essere il suo caffè, il suo ordine. 

Era una cosa così stupida che solo pensarla lo faceva sentire un idiota completo, eppure probabilmente era stata la pugnalata più profonda quel giorno.

“Non può stare con lui Rachel, non Sebastian lo farà solo soffrire. Lui è... è un cretino!”

“Tesoro sei sicuro che sia solo questo il problema?” replicò la ragazza, accarezzando dolcemente il braccio dell’amico seduto accanto a lei.

“Che intendi dire?” domandò sospettoso guardandola, sapendo perfettamente dove voleva andare a parare. Esattamente quello che aveva impedito alla sua mente di fare per tutto quel tempo.

“Voglio dire... Sei sicuro che il problema sia Sebastian e non che Blaine stia con qualcuno? Che poi voglio dire, è così assurdo, secondo me non è nemmeno vero... Ma ammettendo che lo fosse, come ti sentiresti se Blaine ti presentasse qualcuno come suo ragazzo?”

“Stai cercando di chiedermi se provo ancora qualcosa per il mio ex?”

Kurt finalmente pronunciò quelle parole che lo tormentavano da mesi, scalfendo appena in superficie l’enorme muro che si era costruito per evitare di trovare una risposta.

“Ti sto chiedendo se provi ancora qualcosa per il tuo primo amore, il primo ragazzo con cui sei stato, il tuo primo bacio, la tua prima volta... il tuo Finn” ridacchiò cercando di strappargli una risata nominando il suo fratellastro. Ci riuscì ma sfortunatamente quel sorriso abbandonò presto le labbra di Kurt.

Non sentendo alcuna risposta, Rachel gli strinse le mani guardandolo dolce e comprensiva.

“Kurt, non sto dicendo che sei ancora innamorato di Blaine perché non credo che altrimenti tra te e Toby le cose andrebbero così bene, ma magari nel profondo sei ancora legato a lui... E non c’è niente di male in questo, è completamente normale! Ho lasciato Finn da una vita ormai ma ancora oggi quando ti sento parlare con lui sento la sua mancanza...”

Sospirò la ragazza perdendosi per un attimo nei ricordi prima di tornare a concentrarsi sull’amico. Stava lavorando sui suoi problemi di egocentrismo e finalmente ne vedeva i risultati.

“Toby che ne pensa di tutto questo?”

Kurt la guardò confuso sollevando un sopracciglio.

“Se ne avessi parlato con Toby non sarei qui a confidarmi con te in questo stato, non credi dolcezza?” rispose con il suo solito sarcasmo.

Rachel roteò gli occhi sospirando, senza trattenere una risata.

“Intendevo... Che ne dice di te e Blaine che vi frequentate ancora? Non è geloso?”

Solo in quel momento Kurt realizzò per la prima volta dopo mesi di aver nascosto inconsciamente qualcosa di molto importante al suo ragazzo.

“Io... In realtà... Non ho detto a Toby che io e Blaine stavamo insieme” confessò abbassando lo sguardo e riprendendo a giocherellare con le sue dita.

“Kurt Elisabeth Hummel! Mi stai dicendo che menti al tuo ragazzo da mesi su te e Blaine? Perché accidenti lo stai facendo? Credevo amassi Toby!”

La foga e il velo di rabbia che accompagnò le parole di Rachel lo fecero sobbalzare, facendo raggomitolare Kurt ancora di più fra le coperte.

“E infatti è così! Io amo Toby, non gli ho mentito volutamente... Mi è solo passato di mente” mormorò senza credere nemmeno lui a quelle parole.

La verità era che Blaine si era presentato a Toby come un suo vecchio amico e lui aveva deciso che quella era la definizione meno dolorosa, per entrambi. O forse solo per lui.

“Ti sei accidentalmente dimenticato di dire al tuo ragazzo con chi facevi sesso prima di lui?”

“Rachel!”

Kurt la guardò scandalizzato da quella scelta di termini e fece per replicare ma le parole gli si fermarono in gola. Non aveva scusanti, aveva mentito al suo ragazzo ed era assolutamente imperdonabile.

“Sono una persona orribile” mormorò con una nuova consapevolezza.

“Mento al mio ragazzo, ignoro il mio migliore amico e perdo tempo a litigare in pubblico con la persona più irritante al mondo... Toby si arrabbierà e mi lascerà, Blaine non vorrà più vedermi e io finirò solo con dodici gatti e i vecchi numeri di Vogue a fare il custode di un faro sperduto nell’oceano” 

Rachel lo abbracciò, trattenendosi dal ridere. Quanto amava quel lato drammatico del suo migliore amico, era tale e quale al suo.

“Non finirai solo! E Toby non ti lascerà se sarai sincero... Dopotutto se di Blaine non ti importa più niente non hai nulla da nascondere no?” disse cercando di provocarlo un po’. 

Sapeva che sotto sotto Kurt provava ancora qualcosa per il suo ex, ne era certa. Ma Kurt non reagì e si strinse nelle spalle, annuendo deciso.

“Un giorno o l’altro devi spiegarmi questa fissazione per i fari...” la ragazza fece per continuare, ma l’amico si alzò e la interruppe.

“No infatti. Toby mi ama e capirà, perché anche io lo amo e di Blaine non mi importa niente. Si cioè gli voglio ancora bene ma... come amico... e se la smettesse di uscire con quel deficiente di Sebastian probabilmente andremmo ancora d’accordo ma questi sono fatti suoi! Io devo parlare con Toby, subito!”

Mentre parlava, Kurt si era messo le scarpe e il cappotto. Ora armeggiava con la sciarpa mentre cercava di aggiustarsi i capelli che fortunatamente non si erano spettinati troppo.

“Grazie Rachel, parlare con te è stato illuminante direi! Non aspettarmi per cena ok? Ti voglio bene”

Urlando un saluto alla sua migliore amica uscì dall’appartamento senza voltarsi indietro. Se si fosse fermato a parlare ancora con Rachel lo avrebbe costretto a pensare davvero a Blaine e ai suoi sentimenti e lui decisamente non era ancora pronto.


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Miaooooooooo! (rassegnatevi ormai vi saluterò sempre così) Eccoci qui ad aggiornare anche questa settimana...

Capitolo più lungo del solito ma speriamo sia apprezzato :P

Ci tengo a fare solo una piccola precisazione: io adoro Kurt, con ogni fibra del mio corpo, proprio come adoro la Klaine... ma in questa storia Kurt sarà un tantino OOC, il perché si spiegherà a tempo debito e... beh, ho tanto desiderato che qualcuno gli urlasse contro dopo la 4x14 quindi questo Sebastian è la mia piccola vendetta <3 ù

Detto questo,
annuncio importante: da questa settimana aggiorneremo questa fanfiction di mercoledì, visto che di domenica (si spera tutte ma non prometto nulla) aggiornerò Roommates.
Per chi ancora non l'avesse letto, è una raccolta di scene Seblaine tratte da TM ovvero tutte quelle piccole cose fra loro che non sono state inserite nella long; potete trovare il link qui in alto nella serie di "Too Much" oppure direttamente sul mio profilo :D  

Direi che anche per oggi vi ho annoiato abbastanza!


Tanta Tubbingtastian a tutti, buona serata e alla prossima!!!






* Titolo canzone: "Lo scienziato"
nessuno ha detto che sarebbe stato facile
nessuno ha detto che sarebbe stato così difficile
oh, riportatemi all'inizio

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Against all odds ***


Visto che domani è festa, per stavolta (non fateci l'abitudine eh) abbiamo pensato fosse meglio aggiornare oggi.
Amateci!!!  :P
Buona lettura!


Capitolo 9 “Against all odds”

 

Cos we've shared the laughter and the pain 

and even shared the tears

You're the only one who really knew me at all

-Phil Collins
 

 

Alzarsi dal letto il lunedì mattina era sempre stato traumatico per Brittany ma quella mattina stranamente si svegliò prima di tutti. 

Non che si fosse mai davvero addormentata dopotutto; aveva passato la notte in bianco pensando e ripensando a cosa avrebbe detto a Santana, a quanto si sentisse in colpa e inevitabilmente aveva riflettuto anche su Artie. Ancora non aveva idea di cosa provasse per lui; sapeva solo di essere combattuta tra un’irrefrenabile voglia di vederlo e ridere con lui come sempre, e la voglia invece di continuare ad ignorarlo, come già stava facendo. Le innumerevoli chiamate perse sul suo cellulare ne erano una prova piuttosto evidente. 

Con mille pensieri che le frullavano ancora per la testa scalciò le coperte a fondo del letto e si alzò sbuffando, dirigendosi in cucina sbattendo i piedi in modalità tirannosauro. Sebastian chiamava così il suo modo di muoversi quando era un po’ assonnata, ma Brittany ancora non si spiegava perché: non divorava umani né tantomeno aveva le braccia più corte del solito!

Aprì la credenza per prendere i cereali ma urtò accidentalmente il barattolo dei biscotti al cioccolato che cadde per terra facendo un rumore assordante. 

Fortunatamente nulla si ruppe e preoccupandosi solo di riempire la sua tazza di latte e cereali la bionda continuò la sua colazione.

 

Svegliandosi di soprassalto sentendo un tonfo sordo provenire dalla cucina, Sebastian si alzò per andare a controllare cosa fosse successo. Si immaginava Blaine intento a preparare chissà cosa o magari dei ladri; tutto tranne che la sua coinquilina fosse sveglia a quell’ora. 

“Che cosa ci fai già in piedi?” chiese sollevando un sopracciglio verso la bionda.

“Non ho chiuso occhio tutta la notte… troppi pensieri” ammise Brittany con un sospiro.

Sebastian si tranquillizzò un po’ vedendo che stava bene, o meglio, che era tutta intera. Le voltò le spalle per prepararsi un caffè perché ormai era sveglio e nemmeno con tutta la buona volontà sarebbe riuscito a riaddormentarsi.

“Dolcezza, hai solo tradito la tua ragazza! Che male c’è? Al giorno d’oggi tutti tradiscono…” commentò con il suo solito tono pacato. Era in piedi da troppo poco per ricordarsi di essere gentile e amorevole come Blaine gli aveva ripetuto duecentomila volte nelle ultime ventiquattro ore.

Brittany lo guardò perplessa, non riuscendo a seguire il discorso del ragazzo. “Beh però pensandoci bene forse non ci sarebbe niente di male se la tua ragazza non fosse quella pazza di Santana... Con lei rischi grosso! Forse sarei anche io preoccupato al posto tuo” continuò, voltandosi a guardarla e accorgendosi che era improvvisamente impallidita. 

Il solo pensiero di dover confessare tutto a Santana la spaventava a morte: sapeva che la sua ragazza non le avrebbe mai fatto nulla di male ma era anche certa che avrebbe scatenato l’ira di tutta Lima Hights non appena avesse scoperto del suo tradimento. 

“Posso stare a casa oggi Sebastian? Ti prego! Non sono dell’umore adatto per affrontare questa giornata!” supplicò Brittany, sgranando gli occhi come aveva imparato a fare dal suo migliore amico.

Sebastian la guardò scettico e parlò con il suo solito tono risoluto e decisamente intimidatorio.

“Ascoltami bene signorina: adesso tu finisci la colazione, alzi il tuo bel culetto dalla sedia, fai una doccia fredda e vai a prendere la metro che ti porterà dritta a scuola dove ti farai insultare da quella stronza della Harvey e a fine giornata ti sentirai una persona migliore perché non avrai avuto il tempo di tormentarti e pensare a quello che hai fatto! Sono stato abbastanza chiaro?” 

Brittany spalancò gli occhi e annuì divorando la sua colazione in pochissimi secondi, dopodiché si alzò e corse verso il bagno. Aveva provato a contraddire un paio di volte Sebastian da quando vivevano insieme e la sua reazione quando non gli si dava ascolto era decisamente qualcosa che era sicura di non voler più sperimentare per il resto della sua vita.

Sebastian fece uno dei suoi soliti sorrisetti compiaciuti pensando a quanto fosse bravo a persuadere la gente; prese il caffè finalmente pronto e se ne versò una tazza.

Proprio in quel momento un assonnato Blaine fece il suo ingresso in cucina. Aveva i capelli arruffati e la piega del cuscino stampata sulla guancia; si massaggiò il collo appoggiandosi allo stipite della porta.

“Ehi perché hai aggredito Brittany in quel modo?” mugugnò trattenendo uno sbadiglio, riuscendo nonostante tutto a mostrare il suo disappunto.

Sebastian lo guardò piuttosto divertito, indugiando qualche istante sulla porzione di pelle rimasta scoperta dalla giacca sollevata del pigiama.

“In certe situazioni le buone maniere non servono Anderson, è per il suo bene… Caffè?”

 

***

 

La lezione di danza contemporanea fu più pesante del solito; la professoressa Harvey era particolarmente acida e Brittany si sorprese quando nemmeno i suoi superpoteri da bicorno uniti a quelli da unicorno di Adrian riuscirono ad addolcirla. Ma per una volta non era arrivata tardi e non fu lei quella presa di mira.

Il resto della mattinata passò piuttosto velocemente e quando finalmente arrivò la pausa pranzo Brittany, che da giorni aveva lo stomaco chiuso, ne approfittò per allenarsi un po’ e scaricare la tensione. 

Salutò Adrian e i suoi amici ed entrò in una delle innumerevoli aule che la Juilliard metteva a disposizione dei suoi alunni in cui erano liberi di provare quando volevano; collegò il suo I-pod e scelse la canzone che l’avrebbe aiutata a buttare fuori tutti i pensieri che la tormentavano: ‘Dancing with tears in my eyes’.

Ballò e cantò con rabbia e passione ogni singola parola della canzone di Ke$ha che sembrava essere stata scritta per lei, totalmente immersa nella musica e nei suoi pensieri tanto che non si accorse che Adrian la stava osservando sulla soglia della porta. 

Ripensò a sabato sera, ad Artie e al loro bacio, poi pensò a Santana che ancora non sapeva niente e ricordò i loro baci, il loro stare insieme. Era tutto così confuso nella sua testa, le immagini si sovrapponevano l’una all’altra rendendo impossibile distinguerne davvero i contorni. Perché doveva essere tutto così difficile? Perché non poteva semplicemente tornare indietro nel tempo a quando bastava cantare una canzone con i ragazzi del Glee per sentirsi meglio e tornare a sorridere?

Quando la canzone finì Brittany aveva le lacrime agli occhi e Adrian le si avvicinò piano per non spaventarla. 

“Hai davvero una bella voce sai?” disse il ragazzo, mentre Brittany abbassava lo sguardo sorridendo per quel complimento inaspettato. 

“Ieri al parco avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Sai, il mio sesto senso da unicorno... Ma adesso ne ho avuto la conferma perché quando una persona balla come hai ballato tu, sicuramente c’è qualcosa che non va!”  

Le sorrise dolcemente, comprensivo, come se sapesse esattamente cosa stesse provando. La danza è emozione, era la prima cosa che tutti insegnavano in quella scuola, ed era evidente che Brittany aveva messo nel suo ballo tutto quello che aveva in corpo.

La ragazza lo guardò e sorrise, asciugandosi una lacrima che le rigava il viso.

“Sei proprio un unicorno eh!”

Si lasciò abbracciare, beandosi di quel conforto che l’amico le stava regalando senza nemmeno dover chiedere.

“So che ci conosciamo da poco ma sappi che per qualsiasi cosa puoi contare su di me… noi creature magiche dobbiamo sempre aiutarci tra di noi!” le disse allontanandosi per poterla guardare negli occhi e strizzandole l’occhio per farla sorridere di nuovo.

“Grazie Adrian, sei un tesoro. È solo che sono un po’ confusa…” 

Brittany abbassò lo sguardo, giocherellando con il suo ciondolo piuttosto nervosa.

“Problemi di cuore?” chiese Adrian sollevando un sopracciglio.

“Già. Ma non mi va di parlarne adesso… però mi va un gelato” esclamò la bionda, riscoprendosi improvvisamente affamata.

Il ragazzo rise e la prese sottobraccio, attirandola a se. 

“Che dici...Fragola e Cioccolato per due?”

 

***

 

Era passato molto più di un mese dal primo giorno di scuola, ma Blaine ancora riusciva a perdersi per i corridoi della NYADA. Ogni volta si distraeva pensando alla lezione che lo aspettava, a quello che aveva da studiare o semplicemente a chiacchierare con qualcuno, e finiva sempre per non sapere dov’era.

Si guardò intorno cercando qualche indicazione che potesse fargli capire dove si trovava ma era circondato da stanze vuote e non c’era nemmeno nessuno a cui chiedere visto che le lezioni erano finite da ore. Stava per tornare verso le scale e ripartire dal piano terra quando qualcuno lo chiamò e si voltò in tempo per cogliere un sorriso divertito sul viso di Kurt.

“Blaine che ci fai qui?” chiese il ragazzo avvicinandosi a lui, con un plico di fotocopie strette fra le braccia. 

Il moro si mordicchiò il labbro, stringendo la tracolla con entrambe le mani nervoso. Non voleva ammettere di essersi perso, era una cosa che lo imbarazzava a morte.

“Io... Ecco.. Stavo cercando una cosa... Un’aula ecco!” azzardò senza convincere nemmeno se stesso.

Kurt abbassò lo sguardo cercando con scarso successo di trattenere una risata. Lo conosceva troppo bene per capire quando mentiva o nascondeva qualcosa, anche perché Blaine era patologicamente incapace di mentire.

“Ah certo, e l’hai trovata?” domandò con tono divertito.

Blaine provò a replicare ma si rassegnò a un sospiro, scuotendo la testa e massaggiandosi il collo imbarazzato.

“Sono uno sfigato, non faccio altro che perdermi per i corridoi!”

Kurt rise e quel movimento convulso compromise l’equilibrio precario dei fogli che stringeva facendone cadere alcuni a terra che subito Blaine si piegò per raccogliere.

“Accidenti, grazie. Sono i copioni per i provini, li stavo portando alla Dawson in auditorium”

Solo in quel momento Blaine guardò davvero il ragazzo che gli stava di fronte, notando la stanchezza nei suoi occhi. Kurt gli aveva parlato del suo lavoro come assistente per la recita di fine anno ma non credeva potesse stremarlo tanto.

“Posso accompagnarti? Tanto andavo proprio da quella parte...” azzardò riuscendo a strappargli una risata.

Kurt annuì, lasciando che Blaine prendesse un po’ delle fotocopie che stringeva ancora fra le braccia e poi gli fece strada fino al piano inferiore.

“Non mi hai mai detto come ti trovi qui. Ti piace?” chiese facendo per la prima volta dopo mesi una sana conversazione con quello che dopotutto era ancora il suo migliore amico. O almeno così sperava.

“Sì, mi piace. Amo questo posto: le lezioni, gli insegnanti...le aule anche se mi perdo...” entrambi risero continuando a scendere le scale, prestando attenzione ai loro passi.

“Credo di aver trovato davvero il mio posto, ora capisco perché hai lottato tanto per entrarci...”

Raggiunsero il piano terra e in quel momento alzarono lo sguardo voltandosi l’uno verso l’altro. Gli occhi di Kurt si persero nelle iridi del moro, di quel colore così intenso e stupendo che erano impossibili da dimenticare e sentì il suo cuore perdere un battito. Blaine non era cambiato, era sempre lo stesso dolce ragazzo che aveva conosciuto sulla scalinata della Dalton e di cui non aveva potuto non innamorarsi.

Con un sorriso ruppe quell’imbarazzo e ripresero a camminare. Doveva trovare qualcosa di cui parlare per smettere di pensare a quei ricordi che stavano affollando la sua mente.

Blaine, dello stesso avviso, stava perlustrando ogni angolo della sua mente cercando un argomento qualsiasi per poter mettere fine a quell’imbarazzante silenzio. Lui e Kurt avevano sempre parlato di tutto, perché improvvisamente era così difficile?

“Ti piace fare da assistente alla regia?” chiese dandosi dell’idiota per non aver pensato subito allo spettacolo.

“Oh si è interessante, solo che è anche piuttosto stressante. Ma varrà molto sul curriculum quindi sono disposto a rinunciare a un po’ di sonno per un lavoro...” rispose Kurt con la sua solita ironia.

“Ti vedrò fare il provino?” chiese spingendo la pesante porta dell’auditorium, tenendola aperta abbastanza per far passare Blaine alle sue spalle.

“Credo di si, sarebbe un grande passo per una matricola fare parte dello spettacolo di fine anno. Mi accontenterei di fare la comparsa, o magari del corpo di ballo non so..”

Blaine si strinse nelle spalle guardandosi intorno; era la stanza dove aveva fatto l’audizione quell’estate e al ricordo poteva ancora sentire un brivido di paura ed eccitazione percorrergli la schiena.

“Sei mai stato qui?” chiese Kurt incuriosito dal suo sguardo, sistemando i copioni sul tavolo posto a metà della platea. 

Il moro annuì, ricordando quel giorno di soli pochi mesi prima.

“Si, siamo venuti qui per la prova di ammissione quest’estate... Sai hanno riunito tutti i candidati qui per risparmiare tempo, senza fermarsi nelle singole scuole e...” si interruppe guardando lo guardo dell’amico, fermo a fissare un punto indefinito del pavimento.

“Ehi Kurt... Va tutto bene?”

Blaine posò una mano sulla spalla del ragazzo, che scuoteva la testa contrariato. Si morse un labbro incapace di trattenere ancora tutte le sue emozioni.

“No Blaine non va bene niente. Ti avevo promesso che ci sarei sempre stato per te e invece... Non so nemmeno che canzone hai cantato alla tua audizione!” sospirò pesantemente, guardando solo in quel momento l’amico.

Nelle ultime ventiquattro ore aveva pensato a Blaine più di quanto fosse consentito a un ragazzo impegnato: prima la discussione con Sebastian, poi i consigli di Rachel e infine la sua confessione a Toby che il biondo aveva preso fin troppo bene. 

Si era limitato ad ascoltarlo, chiedendogli solo se era sicuro di non avergli nascosto la sua relazione con Blaine perché ancora provava qualcosa per lui e di nuovo, si era accontentato di un semplice cenno della testa.

“Kurt. E’ tutto ok. Ci siamo allontanati, è... è normale quando due persone si lasciano. Anche io non ho mantenuto molte delle promesse che ti avevo fatto, ma questo non vuol dire che non possiamo recuperare! Siamo ancora tu ed io no?”

La mano che Blaine aveva sulla spalla di Kurt aumentò la sua stretta mentre le labbra del moro si incurvavano in un mezzo sorriso.

“Siamo sempre gli stessi ragazzi che passavano le serate nei dormitori della Dalton con film e popcorn, prendendo in giro Wes e David che si commuovevano davanti ai cartoni! O che rischiavano di essere cacciati dal cinema perché recitavano a memoria le battute di Insonnia d’amore in una sala completamente piena... ”

Kurt si lasciò andare ad una risata lasciandosi trasportare da quei ricordi e da molti altri che Blaine non aveva nominato: il loro primo incontro, i loro duetti natalizi, la loro estate insieme. Esitò qualche istante prima di abbracciare Blaine.

“Solo Kurt e Blaine?” chiese contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e beandosi di quel contatto tanto agognato. 

Entrambi circondarono l’altro con le braccia, facendosi più vicini. Era un abbraccio fin troppo poco amichevole ed entrambi ne sarebbero stati certamente imbarazzati non appena si fossero separati, ma in quel momento era tutto ciò di cui avevano bisogno. Dovevano ritrovarsi, riscoprirsi e tornare ad essere quelli di una volta. Se era ancora possibile non lo sapevano, ma avevano l’obbligo di provarci.

“Solo Blaine e Kurt” replicò il moro aprendo gli occhi prima di guardare di nuovo in faccia l’altro.

Kurt sollevò un sopracciglio sciogliendo l’abbraccio e incrociando le braccia piuttosto divertito.

“Seriamente Blaine? Ancora con questa storia dell’ordine alfabetico?”

Blaine alzò le braccia in segno di difesa, trattenendo a stento un sorriso.

“Ehi, sai che ci tengo alla precisione...”

Ed entrambi scoppiarono a ridere, perdendosi nei ricordi e costruendone di nuovi mentre l’imbarazzo e la rabbia di mesi di separazione sparivano, coperti dalla risata cristallina di Kurt.

 

***

 

Alle sette in punto il campanello dell’appartamento 2B suonò, catturando l’attenzione di tutti quanti all’interno.

Brittany senza quasi accorgersene iniziò ad impallidire trattenendo il respiro e subito Blaine le fu accanto, stringendole la mano.

“Andrà tutto bene tesoro, calmati” 

Notando che nessuno dei suoi coinquilini sembrava intenzionato a rispondere al citofono, Sebastian si alzò sospirando e andò ad aprire.

“Come sai che andrà bene?” sussurrò la bionda, incapace di smettere di tremare. Teneva gli occhi fissi sulla porta da quando era tornata dall’università, in attesa del momento in cui Santana avesse varcato la soglia. 

Indossava ancora gli stessi abiti di quella mattina e i suoi occhi erano improvvisamente di nuovo lucidi per le lacrime che aveva trattenuto fino a quell’istante.

“Perché Santana ti ama e vuole solo il tuo bene. Certo, ci resterà molto male ma vedrai che alla fine si sistemerà tutto” 

Blaine le accarezzò dolcemente la schiena incapace di smettere di guardarla preoccupato; avrebbe voluto far qualcosa per aiutarla ma sapeva che doveva affrontare la sua ragazza da sola.

“Vuoi dire come è andata fra te e Kurt?”

La domanda di Brittany lo spiazzò e fortunatamente sentì la porta aprirsi, evitandogli una scomoda risposta.

Il ragazzo si alzò dal divano trascinando l’amica in piedi con se. Le diede un bacio in fronte, sussurrandole un respira all’orecchio e andò a sua volta a salutare Santana come stava facendo Sebastian.

La mora si lasciò abbracciare da entrambi i ragazzi e rispose alle loro domande  su Lima nonostante fosse evidente che volesse solo correre fra le braccia della ragazza alle loro spalle.

Blaine al contrario sembrava intenzionato a distrarla il più possibile per dare tempo alla sua migliore amica di riprendersi, preso da quell’improvviso senso paterno che lo spingeva sempre a proteggere Brittany da qualsiasi cosa potesse rovinare il suo mondo rosa di zucchero filato. E Santana stava decisamente per farlo.

Purtroppo per Blaine, Sebastian sembrava essere l’unico in quell’appartamento ad aver ancora un briciolo di autocontrollo e scusandosi con Santana trascinò il moro in camera con la scusa di andare a prepararsi per uscire. 

Brittany e Santana rimasero sole nel salotto; se fosse o meno una fortuna dipendeva molto dal punto di vista.

“Ehi ciao, bentornata...” sussurrò la bionda abbracciando la sua ragazza. Nascose il viso contro la sua spalla prendendo un respiro profondo per cercare di tranquillizzarsi e il familiare profumo di Santana riuscì un po’ a calmarla.

“Mi sei mancata tanto tesoro mio” 

Santana strinse forte Brittany accarezzandole dolcemente la schiena e giocherellando con i suoi capelli; aspettava una risposta che stranamente non arrivò dalla sua affettuosa ragazza.

Si allontanò appena da lei, prendendole il viso fra le mani e notando improvvisamente quel suo strano sguardo; era cupo, triste. Qualcosa certamente non andava e non solo perché Brittany ancora non era vestita per uscire.

“Tu non sembri molto felice di vedermi. Va tutto bene? E’ perché non sei pronta? Guarda che non c’è fretta...”

Brittany scosse la testa sciogliendo definitivamente l’abbraccio con la mora e guardando in basso.

“No scusami è che... Non ho molta voglia di uscire stasera” disse mordendosi poi un labbro, sentendo la tensione assalirla di nuovo.

Ovviamente lo strano nervosismo della bionda non passò inosservato e Santana si sporse verso di lei, prendendole dolcemente il mento fra le dita per sollevarle il viso e incontrare i suoi occhi spenti.

“Brittany che succede? Dimmi cosa c’è che non va, sembri così... triste” disse scrutandola più attentamente, non troppo sicura che quello fosse il termine adatto per descrivere quello sguardo. Nascondeva qualcosa ma era difficile interpretarlo.

“Devo parlarti Santana. E’ una cosa importante e... forse è meglio se ti siedi”

Santana stava per replicare ma Blaine e Sebastian ricomparvero all’improvviso in salotto, indossando già i loro cappotti.

“Noi andiamo a mangiare qualcosa fuori, buona serata ragazze” disse il più alto con un velo di amarezza, scambiando un’occhiata di intesa con la sua coinquilina. 

Anche se non lo avrebbe mai davvero ammesso, voleva bene a Brittany e odiava vederla soffrire, ma era anche abbastanza razionale per sapere che dopotutto se l’era cercata ed era ora che anche lei diventasse grande e affrontasse le conseguenze delle sue azioni. Soprattutto, visto che non aveva voluto scappare e nascondersi in Canada come lui le aveva suggerito.

Blaine al contrario guardò Brittany apprensivo, lottando con tutte le sue forze per rimanere al suo fianco e sostenerla fino alla fine, difendendola da Santana. C’era passato, sapeva quanto fosse orribile confessare un tradimento, e tutto diventava ancora più terribile se si pensava al fatto che era di Brittany che si stava parlando.

Con uno strattone, Sebastian lo trascinò fuori dalla porta ignorando le sue lamentele e di nuovo le ragazze restarono sole; non che avessero poi badato davvero alla presenza dei due ragazzi, impegnate com’erano a guardarsi agitate.

Brittany si sedette sul divano, prendendo per mano Santana e facendola accomodare al suo fianco; fece per parlare ma le parole le rimasero in gola e stringendo ancora la sua mano la mora accorse in suo aiuto, visibilmente nervosa.

“E’ colpa di Blaine e Sebastian per caso? Ti danno troppo fastidio? Ti avevo detto che vivere con due Usignoli non era una buona idea…”

Subito la bionda scosse la testa, prendendo un respiro profondo e decidendosi finalmente a parlare.

“No Santana, loro non c’entrano, non li vedo quasi mai. Sono sempre a lezione o chiusi in camera ad allenarsi… Lord Tubbington mi ha detto che si sono iscritti al corso di arti marziali della Nyada e credo sia per quello che sento sempre degli strani rumori provenire delle loro camere…” commentò permettendosi di indugiare un po’ prima di arrivare al vero argomento.

Santana sollevò un sopracciglio, appuntandosi di riparlare più tardi di quegli 'strani rumori' e accarezzò il dorso della mano della sua ragazza.

“Allora di cosa devi parlarmi?”

Brittany sospirò di nuovo consapevole che ormai non poteva più trovare scuse; abbassò lo sguardo e parlò ancora.

“Santana… tu sei la mia migliore amica e io ci tengo davvero tanto a te, non voglio perderti proprio adesso che ci siamo ritrovate...”

A quelle parole l’ispanica iniziò ad agitarsi e la sua pazienza iniziò a diminuire.

“Brittany vai al sodo” esclamò cercando di suonare il meno dura possibile.

“Ti ho tradita”

Non appena quelle parole invasero la stanza il silenzio avvolse tutto il resto, lasciando le due ragazze completamente perse in loro stesse. Santana ritirò la mano da quella di Brittany portandosela in grembo e osservò la sua ragazza cercando un qualche segno che potesse provare che stesse scherzando.

Al contrario però Brittany non le era mai sembrata più seria; la guardava con gli occhi lucidi, le labbra premute forti l’una contro l’altra come a trattenere le lacrime.

“Come? No scusa… credo di non aver capito” 

Una lacrima rigò la guancia della bionda che subito si affrettò a scacciare, senza smettere di sostenere lo sguardo della ragazza al suo fianco.

“Mi dispiace così tanto. E’ stato solo un bacio te lo giuro e... e non avrei nemmeno voluto farlo! Mi sento malissimo, sono a pezzi per quello che ho fatto...”

Brittany arrancò in cerca di scuse e allungò una mano verso quella di Santana per stringerla di nuovo ma la mora la ritirò, incrociando le braccia al petto.

“Chi è?”

“Non è importante chi è, io-..” 

La bionda provò a passare oltre ma Santana non le diede modo di farlo, interrompendola brusca.

“Brittany dimmi chi è!”

Dopo secondi che sembrarono durare un’infinita per entrambe, un nome riempì quel vuoto.

“Artie”

Brittany non fece a tempo di aggiungere altro che Santana si alzò nervosa dal divano, passandosi una mano tra i capelli prima di voltarsi di nuovo a guardarla.

“Oh no. No no. Io me lo sentivo che c’era qualcosa che non andava… Me lo sentivo maledizione!” sbottò continuando a camminare nervosa avanti e indietro.

“E’ stata una cosa impulsiva, non so neanche come spiegartelo! Eravamo soli, abbiamo cenato e poi ci-..”

“Ti prego Brittany, risparmiami i dettagli!” sbottò interrompendola di nuovo.

Non voleva sentire, non voleva spiegazioni, né scuse né tanto meno descrizioni accurate di quello che era successo. Solo l’idea delle labbra di Brittany su quelle di un altra persona la faceva impazzire, soprattutto avendo ben presente chi fosse quell’altro. Con tutte le persone che esistevano non poteva credere che si trovasse di nuovo a lottare con Artie per avere Brittany.

Si era subito accorta che qualcosa frullava nella mente di quel fastidioso ragazzino non appena lo aveva visto rimettere gli occhi sulla sua ragazza; solo non voleva credere che fosse stato così meschino da provarci con lei quando sapeva bene della loro relazione.

“Non posso crederci. Non capisci che si è solo approfittato di te? Ti ha per caso fatta bere, drogata... non so, qualcosa deve aver fatto..” continuò parlando più a se stessa che con Brittany, assaporando già il sapore della vendetta mentre pensava a come fargliela pagare.

“Santana smettila ti prego, è di Artie che stai parlando sai che non farebbe mai del male a nessuno! Non eravamo ubriachi era... E’ capitato e basta, io non mi sono tirata indietro forse perché lo volevo in fondo non so”

Brittany si alzò dal divano, appoggiando le mani sulle spalle di Santana per farla fermare e guardarla di nuovo negli occhi.

“Da quando ci siamo rivisti ho sentito di nuovo qualcosa per lui. Sono emozioni strane che non so che significhino davvero ma... Provo qualcosa per lui San... E mi dispiace da morire!”

Il viso della bionda si rigò nuovamente mentre le lacrime riprendevano prepotenti a scorrerle sulle guance. Santana invece abbassò lo sguardo, rimettendosi seduta con la testa fra le mani. 

Non voleva sentire. 

Non voleva che Brittany la lasciasse di nuovo per Artie. 

Non voleva perderla ancora.

“San ti prego guardami. Lo sai che ti amo, sai che tengo a te come a nessuno ma... Sono confusa, non so cosa voglio e non so cosa fare”

Brittany si accucciò davanti alla ragazza, appoggiando le mani sulle ginocchia di Santana e accarezzandole dolcemente incapace di smettere di piangere.

La mora scosse la testa continuando a guardare in basso incredula.

“Non posso crederci. Non di nuovo” sussurrò quasi retorica.

Prima che Brittany potesse aggiungere altro, sollevò lo sguardo incrociando quegli splendidi occhi azzurri che amava tanto e che ora la stavano distruggendo.

“Mi stai mettendo da parte ancora una volta per... per lui!”

La voce di Santana si ruppe e la ragazza dovette lottare con tutta se stessa per evitare di chiamare Artie con uno degli spiacevoli nomignoli che le frullavano per la testa, consapevole che non avrebbero fatto altro che infastidire Brittany.

“E’ una storia che si ripete” sussurrò ancora, incredula di quelle parole.

Brittany strinse le sue mani, scuotendo la testa decisa.

“No. No. Io non lo farei mai, non ti sto mettendo da parte! Sei la mia migliore amica e lo sarai per sempre, non so vivere senza di te. Ho... ho solo bisogno di un po’ di tempo per pensare a tutta questa storia e capire cosa voglio davvero. Per il mio bene e... per il nostro”

Usare quel plurale fu la goccia che fece scoppiare Santana. Si alzò con uno scatto dal divano, facendo quasi cadere Brittany che ancora era seduta ai suoi piedi.

“Va bene Brittany, prenditi tutto il tempo che vuoi! Torna con quell’idiota di Artie, resta da sola, non mi importa più niente di te!” esclamò senza davvero pensare a quelle parole.

Afferrò la borsa che aveva lasciato sul tavolo nell’entrare in casa e se ne andò, sbattendo la porta alle sue spalle e lasciando Brittany completamente sola, rannicchiata con le ginocchia al petto di nuovo a fissare quella porta che ora temeva Santana non avrebbe più varcato. 

 

 

Non sapeva da quanto tempo fosse seduta a terra quando Blaine e Sebastian rientrarono a casa; l’orologio segnava appena le otto e mezza ma lei non aveva certamente badato al tempo che passava con tutti i pensieri che le frullavano in testa. 

Sentì solo due braccia forti avvolgerla e chiuse gli occhi, affondando il viso contro le spalle di Sebastian che la stava stringendo a se.

“Britt tesoro cos’è successo?”

La voce di Blaine la raggiunse oltre al suono dei suoi singhiozzi e subito sentì altre due mani gentili accarezzarle la schiena per confortarla.

Racimolò le forze e si allontanò dall’abbraccio, passandosi le mani sul viso per asciugarsi le lacrime prima di parlare; entrambi i suoi coinquilini sedevano al suo fianco, circondandole la schiena con un braccio.

“Santana mi odia non vuole più vedermi” mormorò tremando ancora, lottando per trattenere altre lacrime.

“Vedrai che le passerà, ora è arrabbiata e sconvolta. Dalle tempo”

Sebastian strinse la presa sulla spalla di Brittany, sotto lo sguardo di un Blaine piuttosto perplesso per quel lato dolce di lui che vedeva sempre troppo poco.

“Si sistemerà tutto vedrai, Santana capirà. Ora devi pensare a te Britt e a quello che vuoi” continuò Blaine, appoggiando la testa sulla spalla della bionda.

Restarono a terra, abbracciati per un po’ senza sentire il bisogno di parlare. Brittany non sapeva che dire ed era stanca di parlare quindi si lasciò semplicemente consolare dai suoi amorevoli coinquilini, constatando quanto effettivamente fosse splendido vivere con il suo migliore amico. E anche con Sebastian.

“Ho fame” sussurrò dopo un po’, sentendo il suo stomaco protestare.

“Si anche io” concordò Blaine sollevando la testa.

Entrambi si voltarono a guardare Sebastian, sgranando gli occhi per intenerirlo fino a che l’ex usignolo non roteò gli occhi alzandosi da terra.

“Ho capito, ordino la pizza”

Non appena rimasero soli, Brittany si asciugò il viso e guardò Blaine sentendo anche il suo stomaco emettere strani rumori.

“Ma non eravate usciti a cena?” chiese perplessa.

Il ragazzo si morse il labbro cercando una buona scusa, non potendo confessare cosa davvero avevano fatto lui e Sebastian per tutto quel tempo.

“C’era troppa gente e sai che Sebastian odia la folla, siamo venuti via prima di riuscire a mangiare” azzardò restando sul vago, aprendo le braccia per offrire all’amica un altro abbraccio.

Brittany non se lo fece ripetere due volte accoccolandosi meglio fra la stretta dell’amico, chiudendo gli occhi mentre inspirava il suo profumo. Sollevò presto la testa per incrociare il suo sguardo però perché qualcosa non tornava.

“Come mai hai addosso il profumo di Sebastian?”

Blaine sollevò lo sguardo dandosi dell’idiota, iniziando davvero a dubitare dei lati positivi del tenere nascosto la sua bizzarra relazione con l’altro coinquilino.

“Il.. Il mio era finito”

Ancora una volta Brittany credette a quella scusa assurda, tornando a stringerlo mentre aspettavano la pizza.

Il ragazzo sospirò sollevato, grato di essere riuscito di nuovo a passarla liscia, senza dover raccontare alla sua migliore amica di come lui e Sebastian fossero accidentalmente rimasti chiusi nell’ascensore dopo essere usciti di casa, scambiandosi molto di più che del semplice profumo.



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Miaoooooooooooo :D

Siamo buone non è vero? Dove altro le trovate due autrici che pubblicano prima soooolo per farvi felici?

Ok basta la smetto di ingraziarmi i lettori! Questo capitolo probabilmente non è la risposta che tutti aspettavate, per quelle ci vorrà ancora un po'... pazientate gente, il meglio deve ancora venire :P

Domenica avviso che non è certo l'aggiornamento della Seblaine, che sicuramente però ci sarà lunedì o martedì. In caso, mi scuso fin da ora!!!

Buona serata a tutti, buon primo Maggio e buon ponte a chi è così fortunato da farlo!!! 

Baci Baci

tanta Tubbingtastian a tuttiiiii <3



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Wannabe ***


 

 

Capitolo 10 “Wannabe”

 

 


 

If you wanna be my lover, you gotta get with my friends,
Make it last forever friendship never ends

-Spice Girls *

 

 

“Blaine ti prego, anzi ti supplico, vuoi calmarti?”

Sebastian si coprì il viso con le mani prima di affondare la testa nel cuscino, rigirandosi fra le lenzuola. Il suo coinquilino non solo aveva puntato la sveglia alle sei, ma era più di un’ora che camminava avanti e indietro per la stanza canticchiando e parlando da solo; decisamente non ne poteva più.

Aveva provato a distrarlo e a farlo rilassare un po’ ma quella mattina Blaine sembrava immune al suo fascino. Difficile da credere, ma purtroppo vero.

“Ma io sono calmo!” replicò il moro con la voce tremante, senza smettere di camminare e saltellare per la stanza.

Non aveva chiuso occhio tutta notte e quando Sebastian era andato a svegliarlo lo aveva trovato già pronto per uscire, il che ovviamente aveva reso il ragazzo ancora più infastidito da quel risveglio imprevisto. 

Blaine aveva appurato negli ultimi mesi che far suonare la sveglia di Sebastian e poi farsi svegliare dalla sua furia era un metodo infallibile per non arrivare mai in ritardo!

Come previsto infatti, il più alto si era trascinato fino in camera sua per buttarlo giù dal letto prevedibilmente con urla e insulti ma quando si era ritrovato davanti al suo coinquilino perfettamente sveglio aveva rinunciato, collassando sul suo letto per cercare di recuperare ancora qualche minuto di sonno.

Peccato che Blaine non fosse disposto a lasciarlo dormire e avesse iniziato a tartassarlo di domande sul suo abbigliamento, sulla scelta della canzone, su quanto avrebbe dovuto presentarsi in anticipo.

Sebastian si era maledetto almeno un centinaio di volte nell’ultima ora per averlo convinto a fare quel provino.

“Blainey tesoro, siediti. Sto per perdere la pazienza e arrabbiarmi, e tu non vuoi che succeda vero?” domandò Sebastian digrignando i denti, cercando di restare il più calmo possibile mentre fissava il ragazzo decisamente in panico davanti a lui.

Blaine scosse la testa, fermandosi dov’era a guardare l’amico con quello sguardo da cucciolo impaurito che lo faceva tornare alla sua infanzia. Sebastian sospirò soddisfatto, mettendosi a sedere sul letto e allungando una mano verso il braccio del ragazzo, trascinandolo al suo fianco.

“Mi spieghi perché sei così nervoso? Provi questa canzone da settimane, hai già fatto questo musical una volta e per quanto detesti dover dare dei meriti a una scuola pubblica è stato un bello spettacolo... Fino a ieri sembravi tranquillo” constatò circondando le spalle del ragazzo con un braccio.

Sospirando, Blaine si passò una mano sul viso stropicciandosi gli occhi.

“Non lo so Bas è solo che stanotte non sono riuscito a dormire e... Non sono più al McKinley, ne tantomeno alla Dalton. Qui nessuno sa chi sono e se fallisco in questo provino sento che sarà una sconfitta che mi porterò dietro per il resto degli anni” 

Confessando quei pensieri che gli avevano affollato la mente per tutta la notte si sentì un poco meglio; chiuse gli occhi appoggiando la testa sulla spalla di Sebastian che non si lamentò di quel gesto troppo affettuoso per i suoi standard per non infierire troppo sul ragazzo già piuttosto scosso. 

Poi doveva ammettere che iniziava a piacergli quel lato coccolone di Blaine. 

Non che pensasse ci fosse qualcosa meglio del sesso, quello mai, ma iniziava ad apprezzare anche le piccole cose e nonostante continuasse a fingere di lamentarsi per non intaccare la sua immagine, non disdegnava le notti passate a dormire con il suo coinquilino semplicemente abbracciati.

Quello strano rapporto con Blaine andava avanti ormai da più di un mese e ogni giorno si sorprendeva di come nessuno dei due si fosse ancora tirato indietro; inizialmente si aspettava di vedere Blaine rinunciare dopo pochi giorni, romantico e sentimentale com’era, e invece le cose non potevano andare meglio. Non si stavano innamorando l’uno dell’altro, quello era assolutamente improbabile, ma avevano un ottimo feeling e non solo fra le lenzuola; era qualcosa di innegabile che li avvicinava sempre di più. 

E poi quel fondoschiena, era una vera fissazione! Solo l’idea di vederlo allontanarsi per finire fra le mani di qualcun altro lo infastidiva parecchio; ma che nessuno osi dire che Sebastian Smythe è geloso.

Quando sentì Blaine prendere un profondo respiro, si ricordò di non aver ancora risposto ai suoi mille dubbi e si affrettò a cercare le parole giuste per rassicurarlo mentre le sue dita disegnavano cerchi immaginari sulla schiena del moro.

“Ehi ascoltami. Tu sei Blaine Anderson! Quando mi sono trasferito alla Dalton sapevo tutto di te in meno di ventiquattro ore, e sei riuscito a farti una reputazione anche in quel liceo che dovrebbe essere più propriamente chiamato riformatorio...” bofonchiò prima di tornare sul tema principale del discorso.

“Il punto è, che questo è il tuo posto. Sai che la NYADA è perfetta per te come non lo è mai stato niente prima. Ci sarà decisamente un po’ più di competizione che a scuola, ma riuscirai a far notare il tuo... talento anche qui!” Stava per azzardare l’ennesima battuta sul suo sedere ma sapeva che Blaine non avrebbe apprezzato; non in quello stato d’animo.

“E se dovessi fallire, prometto di non dimenticarmi di te quando sarò famoso ok? Potrai dormire sul divano del mio camerino a Hollywood mentre io e Matt lavoriamo sul seguito di Brokeback Mountain

Blaine alzò lo sguardo fino ad incrociare quello di Sebastian, incapace di trattenere un sorriso per quella fissa dell’amico per l’attore.

“Matt Damon ha rifiutato la parte già una volta per quel film, cosa ti fa credere che accetterebbe di fare un seguito?”

“La mia presenza ovviamente, idiota” replicò Sebastian piuttosto convinto nelle sue parole.

Il moro scoppiò a ridere dimenticando una volta per tutte le sue paranoie e l’ansia per il provino; si lasciò cadere all’indietro sul letto scosso dalle risate provocate anche dall’espressione accigliata che Sebastian aveva sul viso.

In una frazione di secondo si ritrovò sotto di lui, il più alto che si sosteneva sulle braccia all’altezza del suo viso.

“Sei solo geloso Anderson, sai che con il tuo faccino dolce non ti prenderanno mai a fare il cowboy” commentò a pochi centimetri da lui.

Blaine smise lentamente di ridere ancorando il suo sguardo agli occhi verdi di Sebastian.

“La devi smettere di guardare quel film Sebastian”

Senza davvero dare il tempo all’altro di finire, premette le labbra su quelle di Blaine lasciando che quell’ormai piacevole e familiare sensazione di appagamento invadesse il suo corpo, guidandone i successivi movimenti. Le braccia dell’altro cinsero i suoi fianchi facendolo avvicinare mentre entrambi si concedevano di approfondire quel bacio.

Quando Sebastian si allontanò riluttante, Blaine aveva il viso arrossato e il fiato corto.

“E questo per che cos’era?” sussurrò senza smettere di guardare il ragazzo, ancora molto vicino. Non era da lui concedersi per un bacio senza secondi fini.

Sebastian sogghigno come suo solito, tornando in sé. Si era categoricamente vietato di farsi domande su slanci di quel tipo.

“Solo per farti capire che cosa aspetta Matt. Ora andiamo a fare colazione hobbit!”

 

***

 

Brittany si alzò giusto in tempo per salutare i suoi coinquilini che stavano uscendo e augurare a Blaine buona fortuna per il provino. Si trascinò pigramente in cucina, versandosi latte e cereali come al solito prima di sedersi sul divano davanti alla tv con Lord Tubbington accoccolato al suo fianco.

Prese il cellulare dalla tasca del pigiama e controllò lo schermo, senza stupirsi di non trovare chiamate o messaggi di Santana.

Erano più di dieci giorni ormai che la ragazza non le parlava, dopo che le aveva confessato di quel bacio con Artie.

Per giorni non aveva fatto altro che piangere e provare a telefonarle, mandarle messaggi e scriverle cuori su Facebook. Se non fosse stato per le minacce di Sebastian, non avrebbe esitato ad appostarsi sotto casa sua e fuori dal lavoro.

Alla fine si era rassegnata, dicendole di farsi sentire quando fosse stata pronta.

Odiava quella situazione.

Odiava far soffrire Santana e stare senza di lei.

Odiava non poterle parlare, perché vedere le sue chiamate rifiutate era la cosa più frustrante della terra.

Solo in quel momento realizzò che Santana stava facendo esattamente quello che lei per giorni aveva fatto con Artie. Anche lui l’aveva chiamata spesso e cercata, ma lei non si era mai degnata di rispondere.

Senza pensarci due volte, afferrò il telefono e compose il numero del ragazzo.

Pronto?”

La voce di Artie non suonò assonnata nonostante fossero solo le otto e Brittany ringraziò di non averlo svegliato.

“Artie ciao sono Brittany” sussurrò, improvvisamente insicura di quel gesto.

Per qualche istante ci fu silenzio fino a che finalmente Artie si decise a rispondere.

Brittany, ehi… Non mi aspettavo questa chiamata. Credevo non volessi più sentirmi

La voce del ragazzo era cupa e triste; nascondeva a malapena la sofferenza di quelle ultime settimane. 

“Lo so Artie e... scusa se non ho risposto alle tue chiamate! Solo che non ero ancora pronta a parlarti”

La bionda si morse un labbro, contenta che non potesse essere vista in quel momento; si sentiva così in colpa. Era stata troppo presa a pensare a lei e Santana da non riuscire a fermarsi un istante per riflettere sul fatto che anche Artie probabilmente stesse soffrendo.

Non preoccuparti, posso immaginare come tu ti sia sentita. Adesso come stai?” replicò il ragazzo con una voce tanto dolce da far sentir ancora peggio Brittany.

“Come prima… anche se ho confessato tutto a Santana, ma non mi ha fatto per niente stare meglio”

... si, lo so” 

Artie esitò qualche istante prima di replicare, un tono incerto nella voce. 

“Come fai a saperlo?” chiese subito la ragazza allarmata; se non glielo aveva detto lei e nemmeno Blaine e Sebastian, di questo era sicura, restava solo una persona al corrente di tutto.

Diciamo che ho visto Santana, ecco… meglio non andare oltre

Brittany chiuse gli occhi scuotendo la testa.

“Mi dispiace tanto Artie! Stai bene? Ti ha rotto qualcosa? Non è stata troppo... cattiva con te vero?”

No tranquilla, sto bene! Ho imparato a difendermi dai suoi attacchi” rispose lui, con una leggera risata che sollevò il peso che Brittany sentiva sul cuore.

Quanto gli mancava quel suo sorriso, il suo modo dolce di guardarla e di stringerla; se solo fosse stata certa di cosa significasse.

Il pensiero la riportò alla realtà e al motivo della telefonata.

“Io...Ti ho chiamato per dirti che sono ancora molto confusa e ho bisogno di altro tempo per pensare a cosa voglio davvero. A chi voglio e-e… forse è meglio se per un po’ non ci sentiamo”

Si sentì male solo a pronunciare quelle parole ma sapeva che era giusto così, per tutti: non poteva frequentarlo senza sapere che cosa provasse per lui e non poteva nemmeno continuare a ignorarlo. Era la cosa giusta da fare.

“Ti prego non chiamarmi! Mi farò sentire io quando sarò pronta… ok?” continuò aspettando a lungo una risposta.

Artie si schiarì finalmente la voce, cercando di non mostrare troppa emozione nel suo tono.

Certo, se.. se è questo quello che desideri io aspetterò.

Sappi solo che qualunque cosa tu decida io la accetterò Britt: ci tengo a te e voglio soltanto che tu sia felice. Con chiunque tu decida di stare

Quelle parole colpirono entrambi nel profondo e Brittany dovette mordersi un labbro per trattenere le lacrime.

“Si io... Io lo so. Grazie Artie. Ora devo... devo andare ok? Ciao”

Riattaccò ancora prima di poter sentire una risposta, gettando il telefono sul divano accanto a lei prima di stringere forte un cuscino e soffocare i suoi singhiozzi.

 

***

 

“Allison. Jonathan Allison”

Un ragazzo alto, magro e con i capelli rossi fece il suo ingresso nell’auditorium dopo aver preso un profondo respiro. Era molto pallido, non sembrava stare molto bene.

Blaine controllò l’orologio, ignorando l’aspetto malaticcio del compagno: sapeva che era una questione di minuti prima che arrivasse il suo turno per il provino.

Dopo che il panico di quella mattina era passato, si sentiva pronto per affrontare quella sfida. Sedeva fuori dall’auditorum aspettando il suo turno, chiacchierando con alcuni amici che avevano deciso di mettersi alla prova.

Come si aspettava erano in molti a portare “Something’s coming” come lui, ma nemmeno quella consapevolezza servì a farlo preoccupare. Sapeva di potercela fare, l’aveva già fatto.

Stava ancora sorridendo per l’adorabile messaggio di incoraggiamento della sua migliore amica che includeva una foto di lei e il suo gatto sovrappeso quando si sentì chiamare.

“Anderson. Blaine Anderson”

Prendendo la sua borsa e salutando in fretta i suoi compagni, si diresse verso la porta. Solo quando notò chi gliela stava tenendo aperta si accorse che non era stata la solita insegnante a chiamarlo per nome.

Kurt gli sorrideva, aspettando che si decidesse a entrare.

“Nervoso?” sussurrò mentre lo accompagnava verso il palco.

“Un po’”

Blaine lo guardò mordicchiandosi il labbro, improvvisamente di nuovo agitato. 

“Prendi un bel respiro e vai, so che ce la puoi fare. In bocca al lupo”

Strizzandogli l’occhio, Kurt sfiorò impercettibilmente il suo braccio prima di tornare a sedersi al suo posto accanto alla professoressa che dirigeva lo spettacolo.

Blaine si decise a salire sul palco, diede il nome della traccia all’addetto e si piazzò davanti al microfono. Dovette abbassare l’asta di parecchio e ringraziò di essere riuscito convincere Sebastian a non accompagnarlo; poteva vederlo ridere per quel gesto anche solo nella sua testa. 

“Quando vuole signor Anderson” esclamò la donna al centro della platea che Blaine riusciva a malapena ad intravedere, accecato dalle luci.

Fece un cenno al ragazzo accanto allo stereo e la musica partì; un respirò profondo e via.

 

Could be

Who knows 

There's something due any day 

I will know right away

Soon as it shows

 

 

Non appena iniziò a cantare ogni preoccupazione svanì e si calò nel personaggio, ricordandosi solo in quel momento le dritte di Artie e le espressioni commosse della Coach e della signorina Pillsbury.

Tolse il microfono dall’asta prendendo possesso del palco e lasciandosi guidare dalla musica nei movimenti, completamente rapito da quelle note.

Solo a qualche metro di distanza, Kurt si ritrovò a ricordare a se stesso di respirare mente il ragazzo cantava sul palco.

Era passato parecchio dall’ultima volta che aveva sentito Blaine cantare, escludendo quelle performance da ubriaco a casa sua, ma come sempre la sua voce riusciva a fargli venire la pelle d’oca. Per non parlare di quella canzone.

Se chiudeva gli occhi ancora poteva vederlo cantarla sul palco del McKinley mentre gli soffiava la parte di Tony. 

Era stato così fiero di lui: quel musical era stato fantastico e la sera della prima aveva creduto che il teatro potesse crollare per gli applausi.

Impedì alla sua mente di dilungarsi su quella sera, tornando a concentrarsi sulla performance.

E’ solo uno studente Kurt, come tutti gli altri che hai appena sentito. Sii obiettivo, è il tuo lavoro.

Ripetendo fra sé e sé il suo mantra, ritornò a guardare Blaine proprio mentre concludeva la canzone in un perfetto assolo finale. Faticò parecchio per non alzarsi in piedi ad applaudire.

“La ringrazio signor Anderson, ottimo lavoro. Ha già avuto esperienze nel campo dei musical prima d’ora?”

La voce della professoressa Dawson rimbombò per tutto l’auditorium e Blaine annuì, strizzando gli occhi per cercare di vederla meglio.

“Si signora, ho partecipato alle produzioni del mio liceo. Abbiamo fatto West Side Story e Grease” rispose pacato.

Kurt sorrise dell’umiltà del ragazzo che aveva accuratamente evitato di specificare che era stato il protagonista della prima; forse avrebbe potuto accennarlo lui alla professoressa, non ci sarebbe stato nulla di male nell’aiutare...

Un amico, Kurt. Un amico.

Mentre lui combatteva con la fastidiosa voce che lo ammoniva nella sua testa, la professoressa congedò il ragazzo e Blaine scese dal palco. Lanciò un rapido sguardo a Kurt, abbozzando un sorriso prima di uscire dalla sala.

Un amico. Certo, come no.

“Kurt puoi chiamare il prossimo?”

La voce della sua insegnante lo risvegliò dai suoi pensieri e uscì per far entrare il ragazzo successivo, controllando in fretta il nome sull’elenco.

“Arvey. Lucas...”

Sollevando lo sguardo alla ricerca dello studente, Kurt non poté non notare che Blaine era ancora nella sala d’attesa. Fu tentato di raggiungerlo ma l’idea non fece a tempo a sfiorarlo che Blaine sparì dalla sua vista, catturato in un abbraccio da un sorridente Sebastian che lo stringeva a se.

Il biondino davanti a lui si schiarì la voce e Kurt ci mise un istante prima di ricordarsi per quale motivo fosse uscito.

“Prego Arvey” disse facendogli spazio per entrare in auditorium.

Lanciò un ultimo sguardo verso il suo ex ragazzo prima di rientrare, grato che Blaine non potesse vedere l’espressione sul suo viso perché ancora avvolto dalle braccia di Sebastian.

Un amico. Non poteva essere altro che un amico.

 

***

 

Il familiare suono proveniente dal suo computer fece correre Blaine alla scrivania per accettare la chiamata.

Nel giro di pochi istanti la sorridente faccia del suo amico biondo invase lo schermo.

“Sam Evans, da quanto tempo!” esclamò mettendosi seduto sul letto, con il portatile appoggiato sulle gambe.

Blaine! Che bello vederti amico, sembra passato un secolo. Allora com’è la vita da newyorkese?”

Come sempre, Sam sorrideva felice; non era cambiato di una virgola.

“Decisamente frenetica direi, sono sempre impegnato con le lezioni in università ma cerco di godermi un po’ la città quando posso. Credevo sarebbe stata troppo per me ma devo ammettere che la adoro”

Blaine si strinse nelle spalle, ripensando a quanto fosse stata diversa la sua vita in quegli ultimi mesi. E’ veramente tutto possibile a New York.

Com’è la NYADA? Ti piace?”

“Oh si è fantastica Sam non potrei chiedere di meglio! Oggi ho fatto quel provino per il musical di cui ti parlavo... spero sia andato bene” commentò ricordando la sua esibizione di qualche ora prima.

Sarai stato grande come al solito, ne sono sicuro. Prendimi un biglietto ok? Non voglio perdermi il mio socio al suo primo debutto off-Broadway!”

Sam rise bevendo un sorso dalla bottiglia d’acqua che aveva accanto al computer, mentre faceva uno dei suoi soliti spuntini ma sempre ben attento alla linea.

“Va bene Sam grazie. Ma credo che sarò fortunato ad avere anche solo una parte come comparsa... Per uno al primo anno sarebbe già tanto”

Il biondo annuì comprensivo, addentando una mela.

Avrai rivisto Kurt immagino. Ho saputo del suo nuovo ragazzo... Che mi dici?

“Oh sì, si chiama Toby. E’ un tipo ok nonostante sembri la versione umana di un Ken con quegli orribili capelli biondi ma... ma non importa! Perché Kurt sembra davvero felice e io voglio esserlo per lui”

Era la prima volta che parlava di Toby con qualcuno, ad esclusione di Brittany e Sebastian ovviamente. Aveva sempre cercato di evitare l’argomento con gli altri suoi amici, Tina, Ryder, anche con Cooper; ma Sam era andato dritto al punto e non aveva potuto fare altrimenti.

Se lo dici tu

Il tono del biondo suonò poco convinto e probabilmente se ne accorse perché si affettò ad aggiungere subito una nuova domanda.

E gli altri come stanno? Rachel, Santana...

“Tutto bene, anche loro parecchio impegnate quindi non ci vediamo molto spesso… Ma sai che Santana ha ancora il tuo numero salvato come Bocca da Trota?” rispose incapace di trattenere una risata.

Sam roteò gli occhi prima di ridere con lui.

Lo immaginavo… e dimmi: come sta la mia Britt?”

Blaine sorrise sentendo quel tono dolce nella voce dell’amico. Lui e Brittany si erano lasciati da mesi ormai ma erano sempre rimasti ottimi amici, come se niente fosse cambiato. Si capivano al volo inspiegabilmente; loro dicevano sempre che aveva a che fare con il loro colore di capelli e Blaine era deciso a non indagare oltre.

Gli si strinse il cuore a pensare agli ultimi giorni della ragazza.

“Diciamo che questo non è uno dei suoi momenti migliori. A scuola inizia finalmente a trovarsi bene, ha fatto anche amicizia con qualche ragazzo... ma ultimamente ha tante cose per la testa che non la rendono tranquilla. Credo ti abbia detto di Santana...”

Sam annuì, ricordando le vaghe informazioni che la bionda le aveva dato l’ultima volta che si erano sentiti.

“Credo che solo le tue imitazione riuscirebbero a strapparle un sorriso in questo momento” aggiunse Blaine con un mezzo sorriso.

Se potessi lo farei davvero volentieri… è in casa adesso?

Blaine scosse la testa massaggiandosi il collo.

“No, non è ancora tornata, oggi ha lezione fino a tardi… però se vuoi c’è Sebastian!” continuò trattenendo a stento una risata.

Sapeva bene cosa Sam pensava del suo coinquilino e nonostante tutte le sue buone parole non era ancora riuscito ad addolcire un po’ quella visione di essere malefico che aveva di lui.

Oh giusto! Mister Simpatia… come vi trovate? Non gli hai ancora spaccato la faccia?” borbottò il biondo incapace di contenere una smorfia; Sebastian proprio non gli andava giù.

Blaine cedette, ridendo sommessamente alla faccia dell’amico.

“No, non ancora. E comunque è meno peggio di quanto pensassi, abbiamo scoperto di avere molte passioni in comune! Direi che si può dire che andiamo d’accordo ormai, e pensa che qualche volta è addirittura umano…”

Ehi Blaine frena! Non mi starai dicendo che siete diventati tipo migliori amici? O peggio… qualcosa di più…

Sam sgranò gli occhi e nonostante la pessima qualità del video, Blaine poté intravedere la paura nei suoi occhi. Per qualche istante aveva pensato di raccontargli di lui e Sebastian, dopotutto Sam era un grande amico e viveva a chilometri di distanza quindi non lo avrebbe detto a nessuno, ma dopo quello sguardo l’idea abbandonò la sua mente.

Si affrettò a scuotere la testa cercando di adottare un tono pacato.

“Cosa? Sei impazzito? Io e Sebastian? Andiamo Sam come se non mi conoscessi...”

Sam lo scrutò ancora qualche istante poco convinto della risposta e Blaine cercò subito un argomento alternativo. Doveva distrarlo.

“Ma... ma dimmi qualcosa di te piuttosto! Come ti trovi a Los Angeles?”

Finalmente il biondo cedette lasciandosi andare ad un sorriso e stiracchiandosi sulla poltrona su cui era seduto.

Benissimo! Puck mi fa stare a casa sua senza pagare l’affitto a patto che lo aiuti con la sua impresa di lavapiscine… Io e lui insieme siamo una squadra invincibile, dovresti vederci!

“E la scuola di recitazione?”

Mi piace, mi piace… e poi le ragazze del corso apprezzano le mie imitazioni e soprattutto le capiscono! Anche se io non sono interessato visto che ne sto già frequentando una…” rispose fingendosi vago, mascherando a malapena un sorriso e una strana luce negli occhi.

Blaine saltò sul letto spalancando la bocca per la sorpresa.

“Oh Sam, solo due mesi in California e hai già messo la testa a posto! Chi è? È carina?”

Molto carina…  e già la conosci, è Mercedes

Le sorprese sembravano non finire e Blaine si sforzò di sorridere, cercando di essere contento per l’amico. Dopo la rottura con Kurt i rapporti fra lui e Mercedes si erano incrinati parecchio quando lei ovviamente si era schierata dalla parte del suo amico; non aveva esitato a dare dell’idiota più volte a Blaine quando si erano incontrati durante le prove di Grease. Come se lui già non se lo ripetesse abbastanza da solo.

“Ma non mi dire, Miss Jones! Wow” cercò di suonare il più felice possibile, ma Sam era già immerso nel suo mondo rosa e non badò troppo all’espressione poco convinta dell’amico. 

Lo so è incredibile vero? Rivedendola qui a Los Angeles mi sono ricordato di quanto mi piacesse stare con lei e... sai come vanno queste cose, ci si rivede, ci si ritrova...

Sam gli strizzò l’occhio ridacchiando divertito e Blaine non poté fare altro che unirsi a lui, condividendo la sua felicità.

“Sono molto contento per te Sam davvero! Oh quasi dimenticavo: ho sentito Cooper qualche giorno fa e mi ha detto di averti visto ad un casting… Era ubriaco o per una volta ci ha visto giusto?” commentò scettico pensando al suo adorabile fratellone.

Si è vero! Era il provino per la pubblicità di un nuovo profumo, cercavano un ragazzo con un corpo perfetto e degli addominali da paura. Ti ha detto anche che gli ho rubato il posto? La regista non ha saputo resistere al cioccolato bianco!”

Entrambi risero mentre Sam faceva uno dei suoi movimenti sexy, quelle movenze da spogliarellista che ancora non aveva dimenticato.

Comunque questo è proprio uno dei motivi per cui ti ho chiamato: tra qualche settimana verrò a New York per girare queste scene e dobbiamo assolutamente vederci!

“Sam ma che bella notizia, che accidenti aspettavi a dirmelo? È grandioso! Ci divertiremo da matti e... organizzerò una serata con tutti: Britt, Rachel, Santana, Kurt... ah, sai che anche Artie è qui a New York? Studia cinema”

Si me lo ha detto Mercedes, lei e Artie si sentono spesso! Non vedo l’ora di vedervi tutti amico... mi mancate da morire!

Restarono in silenzio qualche istante, sorridendosi e pensando ai bei vecchi tempi andati. Erano stati davvero un bel gruppo.

Ehi Blaine ora ti devo salutare, Puck mi sta aspettando!

Alle spalle di Sam un eccessivamente abbronzato Puck lo salutò con un cenno prima di urlare all’amico di muoversi.

Blaine rispose al saluto ridacchiando, guardando Sam armeggiare impacciato nell’infilarsi le scarpe.

Salutami tutti ok? Soprattutto Britt e anche l’Usignolo dai! Mi raccomando...

Non aveva bisogno di aggiungere altro, sapevano bene entrambi a che si riferisse. Blaine annuì arrossendo un poco dispiaciuto per aver mentito all’amico su Sebastian, ma dopotutto era stato necessario.

“Sarà fatto, anche tu! A presto Sam”

Con un click, la faccia dell’amico sparì dal suo schermo e Blaine chiuse il portatile lasciandosi cadere sul materasso. 

Appoggiò la testa sulle braccia incrociate sopra al cuscino, concedendosi per un istante di ripensare a Sam e ai tempi andati. 

Sembrava passato così tanto invece non erano trascorsi che pochi mesi dal diploma. Con i provini per la NYADA, il trasferimento e tutto il resto l’estate era volata e non rivedeva i suoi compagni di scuola dal giorno del diploma.

Sarebbe stato davvero bello poter riabbracciare Sam.

Mentre Blaine fantasticava su tutti i posti in cui portare l’amico durante la sua breve visita, un piuttosto scocciato Sebastian si presentò sulla soglia della sua camera con le braccia strette al petto e un’espressione annoiata.

“Oh bene, hai finito di parlare con Cicciobello finalmente! Ho ordinato cinese e Britt è già tornata, muoviti che si cena”

Le sue parole suonarono più che altro come un grugnito e Blaine si mise seduto sul letto, guardandolo confuso.

“Ehi che ti prende adesso? Hai perso di nuovo a Just Dance?” ridacchiò pensando alle sfide tra i suoi coinquilini nelle quali l’amica aveva praticamente sempre la meglio.

“No Blaine ho di meglio da fare che giocare ai videogiochi! O parlare con... il primo idiota di Los Angeles” borbottò facendo per andarsene ma Blaine lo richiamò e si voltò a guardarlo.

Il moro scese dal letto avvicinandosi all’amico e quando questi nominò Sam una lampadina gli si accese in testa: possibile che avesse sentito la sua videochat?

“Bas se è per quello che ho detto a Sam su di te e... sì sulla nostra amicizia insomma, guarda che l’ho fatto solo per mantenere il segreto. Credevo fossi d’accordo!”

Il più alto sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia mentre guardava l’amico.

“Perché? Hai parlato di me con il tuo bambolotto?” chiese con un tono a metà fra il curioso e l’infastidito.

Blaine deglutì nervoso, dandosi dell’idiota per aver accennato alla cosa. 

“No, io... Sam mi ha chiesto come stavi e... Tutto qui non gli ho detto nulla” rispose massaggiandosi il collo e abbassando lo sguardo per cercare di mascherare il rossore sulle sue guance.

Fra Sebastian e Sam non scorreva certo buon sangue, se gli avesse detto della reazione di Sam al solo pensare che loro potessero essere qualcosa di più di semplici amici probabilmente sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale. Non voleva far arrabbiare Sebastian né tantomeno deludere Sam; doveva trovare un modo per far andare d’accordo quei due altrimenti presto la sua salute mentale ne avrebbe risentito.

Appoggiando due dita sotto al suo mento, Sebastian costrinse Blaine ad alzare il viso incrociando i suoi occhi e il suo evidente imbarazzo. Poi scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli.

“Incredibile! Hai ancora un cotta per quel... quel... Ah ho finito i modi con cui chiamarlo! Quell’idiota!” esclamò trattenendosi dall’alzare troppo la voce, consapevole che Brittany era solo qualche stanza più distante.

Non sapeva perché stava reagendo così, ma detestava il rapporto che c’era fra Blaine e Sam. Un po’ era perché non sopportava quel biondino da strapazzo che gli aveva fatto perdere ogni chance di vincere un campionato nazionale al suo ultimo anno e un po’ anche perché la sua intolleranza era decisamente peggiorata da quando Blaine gli aveva confessato di aver avuto una cotta per lui all’ultimo anno del liceo.

Probabilmente anche Blaine arrivò alla stessa conclusione in quel momento perché il suo volto si illuminò con un sorriso beffardo mentre trascinava Sebastian in camera sua, chiudendo la porta alle sue spalle.

“Sei geloso di Sam?” gli chiese trattenendo a stento una risata.

“Io geloso? Accidenti Anderson che diavolo ti sei fumato? Devo andare a preparare la cena fammi passare...”

Abbassò la maniglia della porta ma Blaine restò appoggiato contro di essa impedendogli di aprirla.

“Sei geloso di Sam!”

Questa volta quella di Blaine non era una domanda ma una chiara affermazione; si trattenne dal ridere perché sapeva quanto Sebastian odiasse essere preso in giro.

L’altro roteò gli occhi irritato, ma prima che potesse replicare di nuovo si ritrovò circondato dalle braccia di Blaine con le labbra premute contro le sue.

“Sei sexy quando fai il geloso” sussurrò il moro.

Le loro labbra erano ancora così vicine che quando quelle del più basso si incurvarono in un sorriso accarezzarono quelle di Sebastian.

Sollevandosi leggermente sulle punte, Blaine cercò di strappargli un altro bacio ma l’altro si tirò indietro fermando il ragazzo con le mani saldamente strette attorno ai suoi fianchi.

“Io. Non. Sono. Geloso” replicò scandendo ogni singola parola. Il viso di Blaine era così maledettamente vicino al suo che era difficile soffermarsi a parlare, ma ci teneva a fare quella sottile precisazione.

“No, certo che no!”

Blaine ridacchiò tracciando linee immaginarie con le dita sul braccio dell’altro.

“Quando dico no, è no Anderson. E’ solo che non riesco a capire come accidenti potessi avere una cotta per quel tizio quando io a diciotto anni ero già così dannatamente perfetto!”

Blaine rise e Sebastian finalmente si rilassò, cingendo i fianchi dell’altro con un braccio prima di spingerlo di nuovo contro alla porta.

“Ero giovane e ingenuo” sussurrò Blaine contro le sue labbra, socchiudendo gli occhi.

“Oh si. Fortuna che sono arrivato io a pensare a te”

Sebastian ridacchio, accarezzando la bocca di Blaine con la sua e torturandolo un po’ con quel contatto prima di allontanarsi definitivamente da lui.

Poteva anche essere geloso, ma era ancora troppo orgoglioso per cedere a quelle avance tanto scadenti. 

Il moro lo guardò spalancando la bocca, offeso per quel rifiuto ma decisamente non sorpreso. Era pur sempre Sebastian quindi non poteva sorprendersi.

“Andiamo, la cena è pronta. E smettila di fissarmi, lo so che sono bello!”

Blaine scosse la testa divertito, allontanandosi dalla porta per poter uscire dalla stanza. Non sarebbe mai cambiato.

 

***

 

Dopo aver lavato i piatti, quando Blaine e Sebastian raggiunsero Brittany in salotto dopo cena ci misero qualche istante per identificare le immagini sullo schermo.

“Ma questo è... il video delle regionali?”

Sebastian inclinò leggermente la testa verso il televisore riconoscendo l’auditorium e quegli idioti dei giudici che li avevano immeritatamente fatti arrivare secondi.

Blaine si sedette accanto a Brittany che se ne stava accoccolata su se stessa sotto la coperta a guardare lo schermo, annuendo pigra.

“Avevo voglia di vecchi tempi” spiegò stringendosi nelle spalle.

“Sicura che sia una buona idea tesoro?” 

L’amico la guardò preoccupata, accarezzandole un braccio. In quel video c’era Santana e anche Artie ovviamente, le avrebbe dato molto su cui pensare, ma la bionda annuì più decisa ed entrambi tornarono a guardare lo schermo.

“Oh shhh ora inizia!” esclamò Sebastian non appena sentì annunciare il nome del suo glee club, sedendosi comodo accanto a Blaine per guardare lo schermo.

In pochi minuti le note di Stand invasero il salotto e il ragazzo sogghigno soddisfatto guardandosi sullo schermo.

“Quella divisa mi stava una favola” 

Brittany e Blaine non trattennero una risata, iniziando a commentare gli scarsi passi di danza degli usignoli. Blaine adorava i suoi ex compagni di scuola ed era sempre il primo ad ammettere che erano degli ottimi cantanti, ma purtroppo in fatto di danza non ci sapevano molto fare; si limitavano a qualche semplice passo, puntando più che altro sulla mimica dei gesti, e facevano bene visto che era provato fosse una tattica piuttosto vincente.

Sebastian prestava poca attenzione ai loro commenti, troppo preso a guardare se stesso canticchiando la canzone e muovendosi esattamente come allora, manco avesse memorizzato ogni singolo gesto. 

Quando a canzone finita il pubblico scoppiò in un applauso, scosse la testa amareggiato.

“Siamo stati fantastici, dovevamo vincere”

“Aspetta a parlare Usignolo. Noi siamo stati più bravi” commentò Brittany continuando a guardare la tv.

Restarono tutti e tre in silenzio quando si parlò della raccolta fondi, ripensando per un istante a Dave e a quella triste esperienza che aveva segnato tutti loro, più o meno da vicino. Sebastian sentì un brivido percorrergli la schiena e strinse più forte le braccia al petto al ricordo: per lui si che era stata una svolta; gli ci era voluto vedere un amico vicino alla morte per capire che doveva smettere di fare l’idiota. Era un esperienza che nonostante fosse passato parecchio tempo riusciva ancora a toccarlo nel profondo.

Blaine sembrò captare i suoi pensieri perché si voltò a guardarlo con un mezzo sorriso; dopotutto quello era stato anche l’inizio della loro amicizia. Se Sebastian non si fosse scusato con lui e il resto delle Nuove Direzioni e avesse smesso di prenderli di mira, sicuramente non si sarebbero mai trovati su un divano nello stesso appartamento a New York.

“Adoro questa canzone” disse Brittany battendo le mani mentre iniziavano le prime note di Glad you came.

Sebastian sembrò tornare in se, piegando le labbra in uno dei suoi soliti ghigni soddisfatti.

“Si anche io. E non solo perché l’ho cantata divinamente, credo sia una canzone che mi si addica parecchio. Tu che ne pensi Blainey?” domandò sogghignando all’amico.

Blaine arrossì dandogli una gomitata, incapace però di sorridere.

“Sei disgustoso” sussurrò per non farsi sentire da Brittany, comunque troppo impegnata a canticchiare e ballare sopra l’audio del televisore.

“Lo so. Ma tu mi adori proprio per questo”

Le parole che Sebastian sussurrò al suo orecchio gli percorsero il corpo con un brivido che lo costrinse a mordersi la lingua per evitare di replicare, o peggio lasciarsi andare all’irrefrenabile impulso di far tacere Sebastian tappandogli la bocca con la sua.

Tornò a concentrarsi sullo schermo, costretto a constatare che effettivamente era piuttosto sexy su quel palco, merito della divisa o forse della canzone.

“Eri la Rachel Berry degli Usignoli Sebastian!” 

Alle parole di Brittany, Blaine scoppiò a ridere incapace di trattenersi di fronte allo sguardo indignato del suo amico.

“Oh si, avresti dovuto vederli cantare insieme ad Halloween dolcezza. Sono una coppia perfetta!” continuò il moro ridacchiando insieme all’amica mentre sullo schermo passavano le immagini del secondo gruppo in gara di cui nessuno di loro al momento ricordava correttamente il nome.

“Smettetela, io ero un figo...anzi lo sono, e la mia voce è divina quindi ovviamente ottenevo tutti gli assoli. Anche perché gli Usignoli avevano bisogno di un solista dopo che un certo moretto li ha piantati in asso” replicò dando una pacca dietro all’orecchio di Blaine, che subito si lamentò massaggiandoselo.

“Ehi avevo le mie buone ragioni! E poi dovresti ringraziarmi, se fossi rimasto non avresti mai cantato un assolo”

Sebastian spalancò la bocca indignato, scuotendo la testa.

“Sei solo un illuso Anderson, hanno scelto me perché ero il migliore! La loro arma per la vittoria”

“Infatti si vede come avete vinto” commentò Blaine fra se e se, allontanandosi un poco quando il ragazzo al suo fianco lo fulminò con lo sguardo.

“Era Blaine l’arma vincente degli Usignoli, per questo vi abbiamo battuto!” si intromise Brittany abbracciando il suo migliore amico che la guardò sorridendole complice.

Il più alto sbuffò consapevole di non poter vincere in quello scontro e tornò a concentrarsi sul filmato mentre Rachel intonava Fly. Aveva sempre ammirato la ragazza e la sua voce, per quello voleva eliminarla dalla competizione: sapeva che contro di lei avrebbe perso. Stupidi giudici e stupido fascino femminile.

Brittany si accoccolò fra le braccia di Blaine mentre insieme lasciavano che quelle immagini rievocassero tutti i ricordi legati ad esse: le Nazionali a New York, le lezioni di Schuester, le interminabili ore di prove e ovviamente tutti i loro compagni.

“Quei vestiti erano fantastici” commentò il ragazzo osservandosi sullo schermo.

Proprio in quel momento la telecamera catturò un immagine di lui e Brittany che ballavano insieme ed entrambi si strinsero l’uno all’altra, lasciandosi andare ad un dolce sospiro.

“Vedi Bas, questo è ballare” continuò il ragazzo infierendo sull’amico che lo ripagò con un’occhiataccia prima di tornare allo schermo.

Santana e Artie iniziarono a cantare insieme, armonizzando perfettamente le loro voci in quel brillante mash-up.

“Chi l’avrebbe mai detto che due che si detestano tanto potessero cantare così bene insieme”

Sebastian commentò senza pensarci, non trovando niente di male nelle sue parole fino a che Blaine gli diede una gomitata guardandolo decisamente male. Fortunatamente Brittany sembrava non aver sentito o almeno ignorò completamente quelle parole, continuando a guardare i due sullo schermo. Santana era così bella con quel vestito e la sua voce splendida come sempre, adorava sentirla cantare e si divertivano sempre a farlo quando ascoltavano la radio insieme.

Era passato parecchio invece dall’ultima volta che aveva sentito Artie cantare e si passò una mano sul braccio per allontanare la pelle d’oca che inevitabilmente accompagnava ogni canzone del ragazzo.

“Oh-Oh-Oh frena frena! E Blaine Anderson in versione rap dove si è nascosto per tutto questo tempo? Non posso credere di essermi dimenticato di questa canzone!”

Tutta la tensione si spezzò quando la risata di Sebastian sovrastò le note del brano, incapace di trattenersi alla vista del coinquilino che si atteggiava rappando il pezzo. Era bravo certo e anche piuttosto intrigante, ma seriamente: Blaine che cantava una canzone rap era troppo esilarante!

“Qualcuno avverta Eminem che finalmente abbiamo trovato il suo erede” continuò incapace di smettere di ridere, assecondato da Brittany che dovette effettivamente constatare che era un’immagine piuttosto divertente.

Indignato, Blaine afferrò il telecomando per mettere in pausa ed entrambi i suoi coinquilini smisero di ridere per lamentarsi.

“Lo farò ripartire solo quando la smetterete di prendermi in giro, implorerete perdono e anzi, riconoscerete che sono stato un mito”

Brittany e Sebastian si guardarono una frazione di secondo prima di scoppiare di nuovo a ridere. Continuarono per parecchio prima di smettere per riprendere fiato, arrossati ma decisamente divertiti.

“Ok ‘Aine scusaci, hai ragione sei stato grande”

La bionda si avvicinò a lui dandogli un bacio sulla guancia, riuscendo come sempre ad intenerirlo quel tanto che bastava perché Sebastian potesse prendergli il telecomando e rifar partire il filmato.

Prima che potesse anche solo provare a ricominciare a ridere Blaine lo incenerì con lo sguardo.

“Non un’altra parola Smythe”

Sebastian restò serio, limitandosi a sorridere e mordendosi un labbro per evitare di commentare le sue movenze decisamente accattivanti. Fortuna che non avevano mai lezione di danza allo stesso orario.

Concentrandosi su loro stessi e sul loro ballare insieme, Blaine evitò di pensare a Kurt e al dietro le quinte con lui prima dell’esibizione e Brittany evitò di fare lo stesso nonostante Artie continuasse inevitabilmente ad emozionarla.

Quando la voce di Santana si impossessò del salotto, Blaine sentì Brittany agitarsi fra le sue braccia e aumentò la stretta intorno alle sue spalle cercando di rassicurarla. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea lasciarle vedere quel video, ma lei era così testarda.

Presto la voce della bionda lasciò spazio al suo assolo ed tutti sorrisero, Brittany compresa ricordando l’emozione di quel giorno.

“Sei stata grandiosa, ecco perché abbiamo vinto noi” commentò Blaine posandole un bacio fra i capelli.

Ma gli occhi di Brittany non riuscivano ad allontanarsi da Santana e dovette alzarsi prima della fine del primo ritornello. Sentire lei e Santana cantare insieme, e poi le parole di quella canzone, era decisamente troppo e non voleva piangere ancora.

“Chi vuole da bere?”

Senza aspettare una risposta corse in cucina, tornando con lattine di coca cola solo a canzone finita. Blaine e Sebastian si guardarono per una frazione di secondo, incapaci di dire o fare qualcosa se non lasciar stare. 

“Ed ecco di nuovo il Rachel Berry Show” commentò Sebastian all’inizio di Here’s to us.

Sia Blaine che Brittany annuirono, canticchiando sommessamente. Finita la canzone l’immagine saltò direttamente alla premiazione e Sebastian sbuffò sonoramente mentre annunciavano la vittoria di quelli che erano stati i suoi avversari.

“Ok ora a distanza di anni potete dirmelo. Cosa avete fatto per corromperli?”

Gli altri due si guardarono ridacchiando per l’espressione abbattuta dell’amico.

“Gli abbiamo solo detto che o vincevamo noi o Blaine lì avrebbe seguiti per un giorno intero rappando” replicò Brittany incapace di scoppiare di nuovo a ridere con Sebastian, che sembrava sul punto di rotolarsi a terra semplicemente ricordando quel breve pezzo di canzone.

Blaine al contrario quasi si strozzò con la coca cola che stava bevendo prima di poter replicare indignato, sentendosi come pugnalato alle spalle dalla sua adorabile migliore amica.

Riguardarono le esibizioni per tutta la sera, commentando ogni singolo movimento fino a che tutti e tre crollarono addormentati sulle note della seconda canzone di quell’avversario comune che continuavano a non ricordarsi come si chiamava.


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Miaooooooooo! 

Eccoci tornate suuuuper puntuali con il capitolo 10 (chiamato anche "il maledetto", non indagate sul motivo); è uno dei più lunghi e speriamo che vi faccia piacere come sempre e non che annoi :)

Chiedo scusa se la Seblaine è saltata questa settimana ma impegni vari mi hanno proprio impedito di scrivere nel weekend!!! Cercherò di farmi perdonare questa domenica...

Alla prossima, buona giornata, baci e ringraziamenti come sempre a tutti quanti <3 e tanta tanta tanta tantiiiissima Tubbingtastian!



* Titolo canzone: "Voler essere"


se vuoi essere il mio ragazzo, devi andare d'accordo con i miei amici
far sì che duri per sempre, l'amicizia non muore mai

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Timebomb ***


Capitolo 11: “Timebomb”

 

Screw fear it's contagious 

Infecting everything 

It makes me do such stupid,stupid stuff 

I say things I never mean 

-Pink *

 

 

Seduta sullo sgabello in cucina, Brittany guardava il display del suo telefono sperando con tutte le sue forze che si illuminasse mostrando il volto di Santana. Erano esattamente undici giorni e all’incirca sedici ore che non sentiva la sua voce e le mancava da morire. 

Odiava quella situazione perché la sua vita senza Santana era terribilmente vuota; non perché le mancasse qualcuno che la baciasse e coccolasse, per quello c’erano Lord Tubbington e Blaine, ma perché era abituata a parlare con lei ogni giorno fin dai tempi della scuola e anche quando si erano lasciate mentre Santana andava al college non avevano mai passato così tanto tempo senza parlarsi. O senza un messaggio, una faccina, o almeno una foto un po’ osé. 

Ma lo schermo del cellulare di Brittany ancora una volta non si illuminò e la bionda nascose la testa fra le braccia incrociate sul bancone.

Blaine stava preparando il pranzo canticchiando le canzoni alla radio e si accorse dell’evidente malumore dell’amica solo quando si voltò verso di lei, smettendo di dedicarsi ai fornelli.

Sospirò abbattuto scuotendo la testa senza sapere cosa fare, non ne poteva più di vederla così. Capiva perfettamente come si sentiva essendoci passato  perché era normale soffrire e sentirsi in colpa, ma Brittany non poteva essere triste: andava contro le leggi della natura.

L’ennesima idea per risollevarle il morale gli fu regalata dalla radio quando sentì annunciare la canzone successiva, una alla quale entrambi erano molto affezionati. Senza pensarci due volte alzò il volume e afferrò Brittany per le mani facendole fare un giro sullo sgabello mentre iniziava ad intonare Shout.

Quella era la prima canzone che avevano cantato insieme al Glee Club; ne avevano cantate molte altre poi ovviamente, ma a quella in particolare erano legati parecchio. Rispolverava sempre piacevoli ricordi e Blaine voleva puntare sul fatto che avrebbe funzionato anche contro quel malumore.

“Dai Britt, ti ricordi?”

Il ragazzo non lasciò le mani dell’amica trascinandola in salotto, senza badare alle sue lamentele e i suoi ‘non sono dell’umore giusto’ mormorati con un broncio.

Mentre la canzone continuava, fece fare una giravolta a Brittany e continuò a ballare con lei fino a che finalmente la bionda si sciolse in un sorriso.

Cantarono a squarciagola tutta la canzone, ridendo l’uno dell’altro quando si dimenticavano di parole e continuando a ballare con passi che non erano esattamente degni delle università che frequentavano.

Mimarono le parole della canzone con i gesti, senza smettere di ridacchiare e cantare sopra l’originale e nemmeno si accorsero di Sebastian che li fissava sulla soglia del salotto, a metà fra l’addormentato e lo sconvolto.

Quando la canzone finì con una giravolta finale entrambi si lasciarono cadere sul divano ridendo come matti fino a che dovettero fermarsi per riprendere fiato.

Solo in quel momento alzarono lo sguardo, incrociando quello del loro coinquilino ancora in pigiama e decisamente senza parole.

Sebastian lanciò un’occhiata ad entrambi, guardandoli in silenzio per diversi secondi prima di voltarsi per tornare in camera sua.

“Pazzi. Vivo con dei pazzi”

 

 

Quando Sebastian finalmente si decise a tornare in salotto, si sedettero per pranzare.

Non avevano dormito granché quella notte essendosi addormentati sul divano e trascinati nei rispettivi letti solo a tarda notte quindi mangiarono in silenzio, tutti ancora piuttosto assonnati nonostante la spassosa performance di poco prima.

Brittany giocherellava distrattamente con una carota, incapace di smettere di fissare il suo telefono.

I suoi coinquilini guardandola si lanciarono un’occhiata eloquente, scuotendo la testa abbattuti.

“Ok dolcezza ascolta i consigli di Zio Bas per una volta. Rivuoi quella ragazza?”

La bionda alzò lo sguardo verso di lui, annuendo debolmente.

“Mi manca” sussurrò triste.

“Allora alzati da quella sedia e vai a riprendertela! Santana è troppo orgogliosa per tornare da te anche se è esattamente quello che vorrebbe. Va da lei scricciolo...” continuò il ragazzo, sciogliendosi in un sorriso.

Brittany sembrò rifletterci qualche istante prima di convincersi del tutto. Era vero: se avesse aspettato che fosse Santana a fare la prima mossa probabilmente sarebbe andata avanti così in eterno e lei era troppo stanca per continuare ad aspettare.

Corse in camera a vestirsi in fretta, senza preoccuparsi di truccarsi o altro e nel giro di pochi minuti era pronta per uscire.

“Vado” annunciò esitando qualche istante sulla porta.

“Andrà bene tesoro, ne sono certo” 

La voce di Blaine era dolce, come il sorriso che le stava rivolgendo, e bastò a scaldare il cuore quel tanto che serviva per decidersi a uscire.

Aprì la porta ma si fermò di nuovo, tornando al tavolo per posare un bacio sulla guancia del più alto.

“Chiunque sia questo zio Bas, ringrazialo quando lo vedi!” disse con la sua solita innocenza, costringendo Blaine a stringere le labbra per non ridere di fronte alla faccia perplessa del ragazzo.

Brittany non si voltò più indietro e finalmente uscì di casa.

“Allora zio, lo vuoi un caffè?” ridacchiò il moro, senza più riuscire a trattenersi.

Sebastian roteò gli occhi scocciato prima di alzarsi e trascinarsi in cucina, maledicendo se stesso e quella strana malattia che lo affliggeva da mesi e lo stava rendendo gentile e altruista.

 

***

 

Santana odiava lavorare di domenica, lei che aveva sempre passato quella giornata a dormire fino a tardi, ma aveva bisogno di soldi e soprattutto di tenere la mente occupata quindi si era lasciata convincere dal suo capo per occuparsi anche dell’apertura mattutina nel weekend. Doppio turno, doppia paga.

Canticchiando una vecchia canzone di Whitney Houston alla radio, l’ispanica continuò a sistemare i bicchieri nel retro del bancone e non si accorse della bionda seduta sullo sgabello di fronte a lei.

“Ehi… Santana” sussurrò Brittany richiamando l’attenzione della ragazza cercando però di non spaventarla.

La mora si girò di scatto, riconoscendo immediatamente la voce. Era sorpresa di vederla e doveva ammetterlo, anche piuttosto felice, ma non sarebbe bastata una visita inaspettata a farle dimenticare tutto.

“Che sei venuta a fare qui Britt?” chiese con tono duro, continuando ad evitare il suo sguardo.

“Ho bisogno di parlarti”

La voce della bionda era a malapena udibile sottile com’era, chiaramente agitata per la situazione.

“Adesso non ho tempo! Non vedi che sto lavorando?” 

Anche se sapeva che avrebbe ferito Brittany con quelle parole, Santana alzò appena la voce facendosi sempre più severa. Le aveva fatto davvero male, doveva capirlo.

“Ti prego dammi qualche minuto” continuò l’altra, guardandola con i suoi enormi occhi azzurri.

Santana sospiro rumorosamente, incapace di continuare a fare la dura di fronte a quello sguardo dolce e innocente. Era sempre stata una partita persa contro quei due turchesi.

Dopo aver fatto un cenno al suo capo, si tolse il grembiule e raggiunse Brittany, indicandole la porta.

“Cinque minuti non di più” continuò fingendo ancora quell’aria da sostenuta mentre uscivano dal locale.

Brittany la seguì senza replicare aspettando di essere completamente sole prima di iniziare a parlare. Aveva pensato a cosa dirle per tutto il tragitto ma sembrava essersi completamente dimenticata ogni parola.

“Perché non hai risposto alle mie chiamate?” le chiese inclinando leggermente la testa.

“Secondo te?”

Santana replicò acida roteando gli occhi mentre incrociava le braccia al petto. Amava Brittany e la sua ingenuità ma non le avrebbe lasciato giocare la parte della finta tonta, non quella volta.

“Santana ti ho già detto che mi dispiace, non volevo ferirti!” cercò di scusarsi la bionda con un leggero tremolio nella voce.

“Baciare un’altra persona quando si è già impegnati non è ferire, è tradire! E  poi... dire che sono ferita è un eufemismo” 

Per la prima volta lasciò che la sua voce mostrasse il suo dolore, spezzandosi verso la fine. Dovette spostare lo sguardo verso terra per impedirsi di versare altre lacrime nonostante lo sguardo confuso che Brittany le stava lanciando, evidentemente spiazzata da quell’ultima parola tanto difficile.

“Lo so che ho sbagliato e so anche che non avrei mai dovuto farlo, ma sono qui ora e ti sto chiedendo scusa… Farò qualsiasi cosa ma ti prego perdonami!” continuò Brittany cercando invano gli occhi della sua ragazza che continuavano a evitarla.

Dopo istanti che sembrarono infiniti, Santana sospirò pesantemente guardandola finalmente.

“Cosa ti aspetti da me Britt? Che faccia finta che non sia successo niente? Beh non ci riesco! E faresti meglio a dire al tuo nuovo ragazzo che fin ora gli è andata bene ma se dovessi vederlo in giro non ci penserei due volte a investirlo con il mio scooter!”  replicò la mora ritornando al suo tono sostenuto.

“Io e Artie non stiamo insieme. Io sono ancora la tua ragazza e ci tengo a te... più che a qualsiasi altra persona al mondo”

La confessione sincera di Brittany le arrivò dritta al cuore, riaprendo quello squarcio che la torturava da giorni.

“Sì lo so… ma è evidente che non mi ami, o almeno non come dovresti” replicò Santana con rassegnazione, confessando l’unica conclusione a cui era arrivata per spiegarsi quel tradimento.

“No San io ti amo e su questo non ho dubbi! Ma non sono certa che sia il genere di amore che si prova in una coppia ecco. Non lo so, io sono... sono davvero molto confusa, credevo di essere sicura dei miei sentimenti per te ma quando è arrivato Artie ho provato delle strane sensazioni e…”

Brittany si era sporta per stringere le mani di Santana mentre parlava e quando si bloccò le accarezzò dolcemente, prendendo un respiro profondo e cercando un briciolo di coraggio per andare avanti

“Non voglio far soffrire né te né lui, sai che non l’ho mai voluto. Ma ho bisogno di pensare, di capire, io... ho bisogno di tempo” continuò con improvvisa maturità, che nessuna delle due si sarebbe mai aspettata.

Santana guardò le loro mani intrecciate per qualche secondo prima di incrociare gli occhi della sua ragazza. Non aveva mai visto Brittany tanto triste e combattuta come in quel momento, eppure l’aveva vista spesso confusa anche per le cose più assurde.

“Ma non voglio fare a meno di te, non posso Santana. Questi giorni sono stati i più orribili di tutta la mia vita! Niente ha senso se tu non ci sei e-e sono triste, sempre... nemmeno i litigi fra Blaine e Sebastian mi fanno più sorridere. Ho bisogno che tu ci sia... So che ho sbagliato ma ti prego, non lasciarmi”

Su quelle ultime parole Brittany cedette alle lacrime, trattenendo i singhiozzi coprendosi la bocca con il dorso della mano. L’idea di perdere Santana le faceva male più di ogni altra cosa; ci aveva pensato tanto in quei giorni ed era proprio qualcosa che non riusciva a sopportare.

Davanti a quella reazione Santana sentì tutte le sue barriere abbattersi, o meglio, disintegrarsi in un momento come se non fossero mai esistite. Odiava vedere Brittany in quello stato, anche se sapeva che era colpa sua tutta quella situazione.

“Ehi piccola guardami, non ti lascerò mai mi hai capito?” disse dolcemente prendendo il mento della bionda fra le dita per sollevarle il viso.

“Ascoltami Britt non posso dirti che ti ho perdonata perché mi hai fatto davvero male, anche se so che non volevi farlo. Ma ti amo più di ogni altra cosa al mondo e nemmeno io voglio stare senza di te... Abbiamo entrambe bisogno di tempo per pensare a tutto quello che è successo. Tu devi chiarirti le idee e io... Ho bisogno di capire se posso ancora fidarmi di te”

Brittany si asciugò le lacrime con la manica della felpa, annuendo debolmente a quelle parole.

“Quindi possiamo vederci? Posso chiamarti mentre... pensiamo?” chiese in cerca di spiegazioni.

Santana annuì passandosi una mano fra i capelli e respirando profondamente per trattenersi dal piangere.

“Certo... Diciamo che è una pausa ok? Una pausa di riflessione! La gente se le prende di continuo nei film...” replicò strappando un sorriso all’altra.

Brittany si sporse per abbracciarla nascondendo il viso contro la sua spalla e mormorando un ‘grazie’, e Santana chiuse gli occhi stringendola a se come se ne andasse della sua vita. 

In un certo senso era così che si sentiva: sapeva che era giusto concedere a Brittany del tempo se voleva avere una minima speranza di recuperare la loro storia, ma contemporaneamente una fastidiosa sensazione all’altezza del cuore le suggeriva di tenersi stretta il più possibile quegli istanti che stavano sfuggendole dalle dita troppo in fretta.

 

***

 

“Blaine, telefono!” urlò Sebastian dal salotto sollevando appena la testa dai suoi libri senza scomodarsi di portare il cellulare che squillava fino in camera del suo coinquilino.

Il moro arrivò correndo dal corridoio con una matita stretta fra i denti e i capelli ‘da studio’ come lui li definiva; aveva lo strano vizio di giocherellare con i suoi ricci mentre studiava o scriveva e quello rendeva i suoi capelli alquanto scombinati. Sebastian li trovava molto sexy ed era esattamente il motivo per cui non studiavano più insieme da settimane.

Afferrò il telefono senza curarsi di guardare da chi arrivasse la chiamata e rispose.

“Pronto?”

Ehi Blaine ciao!

La voce di Kurt arrivò squillante come sempre dall’altro capo del telefono e Blaine spalancò la bocca sorpreso, completamente spiazzato. Si sedette sul divano accanto a un Sebastian piuttosto curioso mentre ritrovava la voce.

“Kurt. Ciao! Che... che sorpresa. Tutto bene?”

Sì lo so è piuttosto inaspettato spero di non averti disturbato

“Oh no figurati. Come posso aiutarti?”

Nel giro di qualche secondo si diede dell’idiota, roteando gli occhi a quel suo tono da commesso cordiale. Era Kurt accidenti, perché doveva essere così impacciato con lui?

A dire il vero sono io che posso aiutare te. O meglio, ho una notizia.

“Che notizia?” chiese Blaine sempre più curioso, evitando di guardare Sebastian che lo fissava accigliato da quando aveva pronunciato il nome del suo interlocutore.

Una bella notizia. Ma non voglio dirti nulla per telefono, possiamo vederci? Magari... tra un’ora da Perry’s?

Senza esitare Blaine annuì deciso, ricordandosi solo dopo che ovviamente Kurt non poteva vederlo.

“Un’ora perfetto! A più tardi”

Kurt lo salutò in fretta e il moro concluse la telefonata, guardando ancora incredulo il suo telefono. Si alzò dal divano passandosi una mano fra i capelli e guardandosi intorno, come alla ricerca di un indizio su cosa fare; dire che era agitato sarebbe stato riduttivo.

“Che cosa voleva Mrs Simpatia?” chiese acido Sebastian, riportandolo alla realtà.

“Vuole parlarmi ha detto che ci sono novità. Non lo so. Devo... Devo essere davanti all’università fra un’ora e... Accidenti è già tardissimo!”

Blaine guardò l’orologio agitato, continuando a mordicchiare la matita che teneva ancora in mano. Mentalmente fece una lista delle cose da fare: vestirsi, pettinarsi, prendere la metro e arrivare in caffetteria.

Non sapeva se preoccuparsi o se essere felice per quella telefonata perché quella notizia poteva essere di tutto. Kurt aveva detto che era bella, ma se lo fosse stata solo per lui? Poteva sempre aver deciso di sposare Toby! O forse era stato preso per un importante ruolo in qualche compagnia che girava il mondo e non l’avrebbe più visto.

Improvvisamente sentì un nodo alla gola che gli rese difficile anche solo respirare correttamente e iniziò a sudare freddo. Non era decisamente il momento per un attacco di panico!

Sebastian lo stava ancora guardando evidentemente scocciato; roteò gli occhi sospirando prima di parlare incrociando le braccia al petto stizzito.

“Sei patetico Blaine. Dopo tutto quello che ti ha fatto passare quella principessina ancora reagisci così? Non dovresti nemmeno parlargli.”

Mentre ancora prendeva dei brevi respiri per iniziare a calmarsi, il ragazzo si voltò a guardare il suo coinquilino sorpreso da quelle parole.

“Stiamo parlando di Kurt, sai quanto sia importante per me. Abbiamo ricominciato ad essere... amici solo da pochi giorni, conosci bene la situazione Sebastian” rispose pacato cercando di non rispondere alle evidenti provocazioni dell’altro.

“Accidenti non riesci proprio a capire eh? Hai lasciato che ti buttasse via come se non fossi niente, ti ha ignorato per mesi fregandosene di te e della tua vita e sbattendoti in faccia tutti i suoi successi, e ora perché evidentemente il suo bambolotto è troppo impegnato per dedicarsi a lui ha deciso di tornare da te. Come fai a non vedere quanto tutto questo sia... sbagliato?”

Sebastian si era alzato dal divano, troppo agitato per una normale discussione fra amici. Non capiva cosa gli stesse succedendo. 

Certo, quando si parlava di Kurt era sempre irascibile e sospettoso, ma c’era di più. Sentiva una fitta allo stomaco, una morsa che gli impediva di tacere nonostante fosse ben consapevole che così facendo stava soltanto ferendo Blaine. E quella era l’ultima cosa che voleva.

“Si può sapere qual’è il tuo problema? Hai detestato Kurt dal primo momento senza mai nemmeno provare a conoscerlo! Non vi piacete, ok posso accettarlo, non ti ho mai forzato a diventare suo amico... Ma perché non puoi semplicemente essere contento per me? Lo sai quanto tengo a lui!” replicò Blaine alzando la voce, rispondendo a tono.

Nemmeno sapeva perché stavano discutendo in realtà. 

Fare andare d’accordo Kurt e Sebastian era una battaglia a cui aveva rinunciato da anni, ancora ai tempi del liceo, infatti non aveva mai preteso niente dal suo coinquilino anche se avrebbe apprezzato un po’ più di collaborazione. Sapeva che già evitare di chiamare Kurt con soprannomi femminili quando lo incontrava per i corridoi era un passo avanti enorme, eppure aveva davvero creduto che Sebastian potesse essere felice per lui.

L’aveva visto così cambiato in quegli ultimi mesi, ma evidentemente non era ancora abbastanza per mettere da parte una stupida faida adolescenziale.

Sebastian restò in silenzio con lo sguardo vuoto, incapace di aggiungere altro.

Perché non poteva essere contento per Blaine? Non sapeva darsi una risposta.

Il moro sospirò scuotendo la testa e sparendo dietro la porta di camera sua dove iniziò a cambiarsi per uscire.

Poteva sentire le ante del suo armadio sbattere dal salotto, mosse evidentemente con poca delicatezza dovute alla fretta e soprattutto alla rabbia.

Senza nemmeno essere completamente consapevole di quello che stava facendo, Sebastian lo raggiunse. Si appoggiò allo stipite della porta guardando Blaine vestirsi.

Questi roteò gli occhi non appena lo vide, sistemandosi la fibbia della cintura.

“Bas ti prego non adesso sono già in ritardo! Se quando torno sarai ancora convinto delle cazzate che hai appena detto allora ne riparleremo” sbottò prendendo una camicia pulita e indossandola in fretta.

“Certo le mie sono cazzate, tu invece hai ragione! Scusami se voglio evitarti l’ennesima figura da idiota” replicò il più alto mordendosi rabbiosamente un labbro.

“E sentiamo, perché sarei un idiota adesso?”

Il tono di Blaine era decisamente alto ed esasperato. Guardò Sebastian con le mani sui fianchi e la camicia ancora mezza sbottonata, mentre attendeva una risposta.

“Perché... Perché ti stai facendo usare da quella sottospecie di uomo! Come fai a non vederlo? Ti prende e ti lascia a suo piacimento e tu ogni volta torni da lui scodinzolando felice come un bravo cagnolino ammaestrato”

Blaine spalancò la bocca a quelle parole, ora seriamente offeso. Non si trattava più del solito Sebastian arrogante che non sopporta Kurt, era qualcosa di molto più personale.

“Come scusa? Io sarei...” si fermò a metà frase, guardando in alto e ridendo nervosamente cercando di calmarsi perché sapeva che altrimenti avrebbe detto cose di cui poi se ne sarebbe pentito.

“Sai una cosa Sebastian, vaffanculo! Solo perché tu non hai idea di cosa vuol dire provare dei sentimenti per qualcuno non vuol dire che puoi permetterti di giudicare gli altri”

Evitando lo sguardo dell’altro gli passò accanto uscendo dalla sua stanza per entrare nel bagno; sbatté la porta alle sue spalle ma Sebastian fu più veloce e la tenne aperta.

“Sentimenti dici? Vuoi dire che Kurt prova qualcosa per te?” chiese con un tono a metà fra il divertito e l’infuriato. 

“Kurt ci tiene a me, è sempre stato così. Abbiamo avuto i nostri problemi certo ma in fondo ci è sempre importato l’uno dell’altro! E’ questo che fanno gli amici Sebastian...” disse puntandogli un indice contro prima di guardare i suoi capelli nello specchio, tentando inutilmente di aggiustarli. Fu quasi sollevato di aver smesso di usare il gel perché non sarebbe stato sicuramente in grado di maneggiarlo in quel momento, ma quando si ricordò che era stato Sebastian a farglielo buttare sentì un motivo in più per essere arrabbiato.

“Quindi Kurt si è comportato da amico tutto questo tempo? Si è preoccupato per te?”

La voce di Sebastian suonava decisamente canzonatoria mentre continuava a guardare il coinquilino dall’alto, alle sue spalle di fronte allo specchio.

“Si Sebastian! Può sembrare assurdo a te e a quella cosa che hai al posto del cuore, ma funziona così. Quando ci tieni a una persona è qualcosa che dura, non smetti di farlo solo perché diventa complicato... o difficile”

Blaine sospirò pesantemente smettendo di muovere il pettine per guardare il ragazzo alle sue spalle attraverso il loro riflesso. Non sapeva perché gli stava spiegando quelle cose, tanto era certo che non gliene importasse niente, né tantomeno ci credesse.

“Fammi capire, quindi Kurt ci teneva a te anche quando non rispondeva alle tue chiamate o quando ti sbatteva per un paio d’ore a Lima per poi tornarsene qui dal suo fidanzato perfetto?” 

Quelle parole uscirono dalla sua bocca prima che Sebastian potesse impedirlo, pentendosi una frazione di secondo dopo non appena vide lo sguardo di Blaine.

Era arrabbiato, amareggiato, furioso ma soprattutto deluso.

Sapeva quanto quel periodo della sua vita fosse ancora un tasto dolente per Blaine e si ricordava quanto difficile fosse stato parlarne. Solo lui e poche altre persone ne erano davvero al corrente; Blaine si era fidato raccontandogli tutto e ora lui glielo stava puntando contro.

Sebastian non si era mai sentito tanto male in vita sua.

Mentre boccheggiava in cerca di una scusante, il moro si voltò per fronteggiarlo guardandolo con occhi lucidi di delusione e rabbia. Anche lui aprì la bocca per replicare ma non ne uscì parola.

Uscì dal bagno senza voltarsi indietro, afferrando a caso un maglione dalla sua stanza per poi sparire in salotto.

Nel giro di pochi istanti Sebastian sentì la porta dell’ingresso aprirsi e richiudersi con un tonfo e seppe di essere rimasto solo. Forse non solo fisicamente.

Si appoggiò al bordo del lavandino stringendo talmente forte che le sue nocche diventarono bianche e senza smettere un istante di insultarsi con tutte le peggiori parole che gli venivano a mente.

Aveva paura di perdere Blaine, ecco il problema. Voleva evitarlo invece probabilmente l’aveva solo incoraggiato a mandarlo al diavolo una volta per tutte.

 

***

 

Quando Kurt arrivò in caffetteria si sorprese di trovare già Blaine ad aspettarlo, mezzo congelato e stretto nel cappotto. Non indossava la sciarpa e questo lo insospettì non poco, ma decise di lasciar correre.

“Blaine”

Al suono della sua voce il ragazzo sollevò lo sguardo, aprendosi in un sorriso che però non arrivò fino agli occhi, dando la conferma a Kurt che qualcosa davvero non andava.

“Ehi ciao! Entriamo?” chiese indicando con un cenno la porta.

Il maggiore annuì seguendolo all’interno e accomodandosi ad un tavolo poco distante dall’ingresso.

“Allora come stai? Va tutto bene?”

Kurt lo scrutò preoccupato mentre si sbottonava il cappotto e riponeva i guanti nelle tasche.

Blaine si strinse nelle spalle, scuotendo impercettibilmente la testa mentre si beava del calore del locale che pian piano lo stava scaldando.

“Giornata stressante. Ma dimmi di te! Cos’è questa notizia?”

Troppo preso a ripensare a Sebastian e a quel litigio durante il tragitto si era dimenticato tutte le sue paranoie su quell’incontro che improvvisamente a quella domanda gli ripiombarono addosso.

“Beh a dire la verità, è una notizia che riguarda più te di me. L’altro ieri sono finiti i provini di West Side Story e le parti sono state assegnate. E nonostante sia poco professionale e non dovrei dirtelo, sappi che sei ufficialmente nel cast!” esclamò di tutta risposta, con un enorme sorriso in volto.

Era stato così fiero di Blaine al provino, così felice di poter dire che lo conosceva e non aveva esitato un istante a garantire per lui di fronte alle incertezze della sua insegnante.

Blaine lo guardò a bocca aperta incapace di parlare e Kurt si sporse verso di lui stringendogli una mano.

“Sei stato grande Blaine e te lo sei meritato! Sei uno dei pochi del tuo anno ad essere riuscito a passare, è un gran traguardo” commentò soccorrendolo, comprendendo perfettamente il suo stupore.

“Io... Kurt... wow! Non ci posso credere”

Finalmente Blaine parlò coprendosi la bocca con una mano e scuotendo ripetutamente la testa. Era così felice, non ci aveva sperato proprio.

“Grazie per avermelo detto, hai decisamente risollevato la mia giornata” aggiunse sorridendo sincero al ragazzo di fronte a lui che ancora stringeva la sua mano.

Ci fu un istante, veloce e quasi impercettibile, in cui si guardarono intensamente come non facevano da troppo tempo. Sembrava comunque non essere passato un solo giorno; entrambi sentirono il cuore accelerare per una frazione di secondo prima di riprendere il normale battito.

Non appena la cameriera arrivò al loro tavolo, Kurt lasciò la mano di Blaine ed entrambi ordinarono i loro caffè.

Nell’attesa parlarono della NYADA, del musical e delle lezioni, ed entrambi non si stupirono del riscoprire così semplice il parlarsi. Era stato sicuramente più difficile impedirsi di farlo.

Blaine gli chiese di Toby, stupendosi di come Kurt liquidò in fretta l’argomento ripiegando su notizie dei loro vecchi compagni di scuola.

“Sam verrà in città fra qualche giorno, dobbiamo assolutamente organizzare un’uscita tutti insieme” disse Blaine ripensando alla chiacchierata con l’amico.

“Oh si assolutamente! Mi manca Bocca da trota” 

Entrambi risero a quel soprannome prima di bere un altro sorso dalle loro tazze.

Nel piegare la testa, un riccio ribelle scivolò sulla fronte di Blaine e il ragazzo soffiò verso l’altro per allontanarselo. Aveva tagliato parecchio i capelli per poterli portare senza gel ma ancora non si era abituato; forse perché non era stata poi una scelta sua.

“Mi piacciono così, ti ho sempre detto che dovevi smetterla con il gel. Come mai ti sei convinto? Per le lezioni?” chiese Kurt curioso osservando i capelli del suo ex ragazzo, decisamente molto più sexy con quei ricci scomposti.

Blaine esitò qualche istante mordendosi il labbro inferiore ma poi preferì essere sincero, anche se nominare il suo coinquilino in quel momento lo faceva ancora imbestialire.

“In realtà è stata colpa di Sebastian. Prima mi ha nascosto tutto il gel e poi mi ha convinto a tagliarli... Dice che dovevo togliermi quell’aria da ragazzino viziato da scuola privata” ammise storcendo il naso, bevendo un altro sorso di caffè.

Kurt lo guardò annuendo debolmente.

“Odio dover riconoscere qualcosa a Smythe ma per una volta ha fatto bene. Stai decisamente meglio e poi, non sei un vero Newyorkese finché non fa il tuo primo cambio di look! Brody lo dice sempre..” rispose con un sorriso citando le parole del ragazzo della sua migliore amica.

Le labbra di Blaine si stirarono a loro volta in un sorriso che però ancora non lo coinvolse a pieno, troppo impegnato a rimuginare sulla discussione di solo poco prima. 

Kurt approfittò del suo silenzio e dell’argomento Sebastian per iniziare un discorso che gli premeva troppo e che anche se si era ripromesso di evitare non riusciva a trattenere.

“Tu e Sebastian... Voglio dire... Andate d’accordo?”

Blaine guardò in basso, continuando a rigirare nella tazza quel poco di bevanda rimasta. Era proprio l’ultima persona di cui voleva parlare al momento, ma se non avesse risposto Kurt avrebbe potuto fraintendere e non voleva.

“Si noi... diciamo di si. E’ stato un buon amico in questi mesi, anche durante l’estate c’è sempre stato quando volevo parlare e...”

Si fermò a metà frase, impedendosi per un soffio di parlare troppo, ma Kurt capì e finì per lui con un sospiro.

“Quando io non c’ero. Non finirò mai di chiederti scusa per questo Blaine, sono stato imperdonabile” disse abbassando lo sguardo abbattuto.

“Kurt no, è stata colpa mia se ci siamo allontanati. Ti prego non sentirti in colpa, avevamo entrambi altro per la testa”

Si guardarono di nuovo, sorridendosi debolmente mentre silenziosamente dichiaravano chiuso quell’argomento per sempre. Si erano scusati abbastanza negli ultimi giorni per poter passare oltre.

“Quindi suppongo che dovrei... ringraziare Sebastian per avermi sostituito? Oh no ti prego non farmelo fare”

Blaine rise del tono lamentoso di Kurt, facendolo sorridere. Sebastian sostituirlo: mai, come avrebbe potuto? Nessuno poteva sostituire Kurt.

Come nessuno poteva sostituire Sebastian.

Solo in quel momento qualcosa nel suo cervello si accese, dando un senso a tutto quanto. 

E se non fosse stato egoismo ad aver fatto agire Sebastian, ma paura? Aveva parlato così tante volte di Kurt e di quanto gli mancasse la sua amicizia da mettere la loro in secondo piano; Sebastian doveva esseri sentito piuttosto tagliato fuori.

Aveva ragione, era un idiota.

Certo questo non gli dava il diritto di parlargli in quel modo, ma per il suo coinquilino quei sentimenti erano tutti nuovi e da scoprire ed era normale che non sapesse gestire la situazione.

“Blaine? Tutto bene? Scherzavo con la storia del ringraziamento, se proprio ci tieni io-...”

La voce di Kurt lo risvegliò dai suoi pensieri e lo guardò scuotendo la testa, sorridendo davvero quella volta.

“No scusa io... Mi sono solo perso a pensare”

“A Sebastian?” 

Kurt non seppe trattenersi, consapevole del fatto di star scherzando con il fuoco. Se Blaine avesse dovuto confessare una relazione al di là dell’amicizia con l’ex Usignolo non sapeva come avrebbe potuto reagire; ma doveva saperlo.

Il moro esitò qualche istante prima di abbassare lo sguardo e annuire.

“Sì lui... E’ davvero un buon amico Kurt. So che è difficile crederci e a volte me ne dimentico anche io ma è così” sussurrò confessandolo quasi più a se stesso che all’altro.

Sapeva di non doversi sentire in colpa per quel litigio, ma una parte di lui non poteva farne a meno. Avrebbe dovuto capire prima Sebastian, prima di far volare parole grosse di cui sapeva che entrambi se ne stavano pentendo.

“Sono contento Blaine. Sai che non mi piace, non mi fido di lui e probabilmente non lo farò mai... Ma se va bene a te, me lo farò andare bene”

Blaine alzò lo sguardo incrociando gli occhi azzurri del suo ex ragazzo e perdendosi come aveva sempre fatto, abbagliato da quella luce e da quell’aurea di purezza.

Se non fosse stato per il suono del suo cellulare probabilmente non se ne sarebbe separato.

“E’ un messaggio di Brittany. E’ fuori con Adrian e qualche amico... Non sono lontani. Ti va di venire con me?” chiese dopo aver guardato il display illuminato.

Kurt scosse la testa socchiudendo gli occhi.

“No ti ringrazio ma Toby viene a prendermi fra poco. Oggi è il nostro anniversario... Sei mesi... Sai, avremmo dovuto passare tutto il giorno insieme ma fra il musical e il resto ci dobbiamo accontentare della cena”

Il più giovane annuì comprensivo mentre prendeva il cappotto e si preparava ad affrontare di nuovo il freddo.

“Allora passa una buona serata. E grazie Kurt... Di tutto”

“Grazie a te per essere venuto. Da adesso... sarà tutto più facile vero?”

La sincerità di Kurt lo spiazzò e sorprese Blaine come sempre, facendolo annuire. Capiva perfettamente quello che intendeva.

“Assolutamente. Ci vediamo presto”

“Buona serata Blaine”

Il moro si sporse per abbracciarlo prima di salutarlo di nuovo e uscire dal locale.

Kurt rimase fermo a guardare la porta, sollevato per il buon andamento di quell’incontro. Era anche riuscito a strappare qualche informazione di più su Sebastian, grato di averlo sentito nominare sempre solo come un amico. Un grande amico. Forse questo doveva spaventarlo ancora di più.

Dall’altro lato della strada invece Blaine afferrò il telefono per chiamare la sua migliore amica, avvisandola che non l’avrebbe raggiunta perché aveva una cosa importante da fare a casa.

***

 

Entrando in casa, Blaine non si sorprese affatto di trovare Sebastian seduto a terra davanti alla televisione con il controller della console stretto saldamente fra le mani. Si richiuse la porta alle spalle, appendendo il cappotto all’attaccapanni senza stupirsi nel non sentire altro al di fuori il rumore delle macchine da corsa con cui stava giocando il suo coinquilino.

Lo raggiunse in salotto e senza pensarci due volte prese il telecomando per spegnere il televisore.

“Blaine che cazzo fai stavo vincendo era un partita importante! Perché devi sempre fare l’idiota e...”

Sebastian smise di parlare quando le labbra dell’altro si premettero con forza sulle sue, impedendogli di proseguire. Blaine afferrò il viso del più alto fra le sue mani mentre si accucciava a terra accanto a lui, facendo scorrere il pollice lungo la linea della sua mandibola cercando di trasmettergli con quel bacio tutte le parole che non era riuscito a dire prima.

Parlare con Kurt gli aveva decisamente fatto aprire gli occhi e nonostante fosse ancora arrabbiato per le parole di Sebastian, capire che lo aveva fatto solo per paura di perderlo gli aveva in qualche modo fatto dimenticare tutto quanto. Si sentiva in colpa per non averlo intuito prima e soprattutto per le orribili cose che anche lui aveva detto e che ovviamente non pensava.

Ci volle qualche istante prima che Sebastian cedesse, colto di sorpresa e anche lui ancora piuttosto scosso dal litigio di qualche ora prima, ma finalmente rispose a quel bacio incapace di impedire alle sue mani di attirare Blaine di più a se.

Quando il moro si separò con un sonoro schiocco dalle labbra dell’altro lo guardò intensamente, con i suoi enormi occhi che si facevano più intensi quando qualcosa lo preoccupava come in quel momento.

Stava per parlare ma Sebastian e il suo sarcasmo lo precedettero come sempre.

“Che succede Anderson, ti sei finalmente reso conto che Lady Hummel non regge il confronto con me?” sussurrò con le labbra ancora vicine alle sue, tanto da sfiorarle nel parlare.

Blaine scosse la testa trattenendo a stento una risata, felice di vedere che fortunatamente Sebastian non era abbastanza arrabbiato con lui per trattenere frecciatine e insulti.

Lo baciò di nuovo con decisamente più foga di prima, approfondendo in fretta quel contatto mentre Sebastian lo attirava a se fino a farlo sedere sulle sue gambe trovando una posizione decisamente più comoda nonostante fossero ancora a terra. 

Aveva provato di tenere il muso a Blaine, cercando anche a sottrarsi alle sue labbra ma era decisamente impossibile; in gioco quella volta non c’era solo l’inevitabile attrazione fra i due, ma il bisogno di ritrovare quel qualcosa che aveva sentito sfuggirgli dalle mani dopo quel litigio.

Per tutto il pomeriggio aveva pensato e ripensato alle sue parole, a quelle di Blaine, all’eccessiva reazione che aveva avuto nei confronti di Kurt. Non riusciva a darsi una spiegazione su come mai se l’era presa tanto; o meglio non poteva, perché darsi una motivazione sensata voleva dire dover scendere a patti con i suoi sentimenti e ancora non era pronto a farlo.

“Sei uno scemo” mormorò Blaine con il fiato corto, separandosi con forza dalle sue labbra. 

“Come prego?”

Sebastian si allontanò da lui quel tanto che bastava per poterlo guardare in faccia e Blaine fece altrettanto, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe per fronteggiarlo.

“Hai capito bene, sei uno scemo” continuò appoggiando le mani sulle spalle del più altro che lo guardava piuttosto confuso, e decisamente accigliato.

“E per quale motivo, di grazia?”

Blaine lo interruppe, parlando sopra di lui per continuare il suo discorso. Sapeva bene di non potersi aspettare una confessione dall’amico ma lui aveva bisogno di chiarire le cose, e subito prima che l’amicizia che stava cercando di ristabilire con il suo ex ragazzo potesse complicare le cose fra loro.

“Comunque vadano le cose fra me e Kurt, tra noi non cambierà nulla. Il fatto che lui sia o meno nella mia vita non esclude te Sebastian. Non sei stato un ripiego perché non potevo avere lui... Non-non è mai stato così” disse abbassando lo sguardo sulle sue dita che giocherellavano nervose con l’orlo della felpa dell’altro.

A quelle parole Sebastian sentì il suo cuore rallentare e poi riprendere a battere più in fretta inspiegabilmente, sentendolo finalmente libero da quel peso che lo aveva oppresso per tutto il giorno.

Come Blaine avesse capito tutto non lo sapeva ma gliene era certamente grato, perché anche se lui sicuramente non lo avrebbe ammesso aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole.

Non aveva mai avuto grandi amici nonostante fosse un tipo decisamente socievole perché non aveva trovato qualcuno di cui fidarsi davvero, almeno prima di conoscere Blaine. Era il migliore amico che avesse mai avuto e, ne era certo, che poteva trovare in tutta la sua vita.

Sapeva che non avrebbe mai potuto sostituire Kurt, ne come amico ne ovviamente come fidanzato, ma era certo che Kurt potesse sostituire lui. 

O almeno lo era stato fino a quel momento.

Lo sguardo negli occhi di Sebastian fu quanto bastò a Blaine per capire che aveva fatto centro e anche lui si sentì decisamente sollevato, concedendosi di accarezzare il viso del ragazzo di fronte a lui, incapace di smettere di guardarlo.

Gli voleva davvero bene ed era stato un amico fantastico negli ultimi mesi, a prescindere dal lato fisico del loro bizzarro rapporto. Non si sarebbe più permesso di dimenticarselo o di metterlo in dubbio.

Si avvicinò a lui per baciarlo di nuovo lasciando che Sebastian lo stringesse a se, sentendo il bisogno di sentirlo vicino in ogni senso possibile.

Quando le lunghe dita del ragazzo si insinuarono al di sotto della sua camicia, Blaine socchiuse la bocca percorso da un brivido e Sebastian ne approfittò per approfondire quel bacio lambendo le sue labbra con sempre più foga.

Il moro scese a baciargli il collo trovando subito un ostacolo nelle felpe sempre troppo accollate dell’altro e si mosse in fretta per togliergliela insieme al suo maglione.

Si guardarono di nuovo per una frazione di secondo e Sebastian non poté impedirsi di parlare.

“Mi dispiace” sussurrò con una sincerità che nemmeno lui sapeva di possedere.

Blaine sorrise sulle sue labbra, baciandolo di nuovo come se bastasse quello per perdonare e cancellare tutto quanto.

Dopotutto, delle scuse di Sebastian non si sentivano tutti i giorni. Bisognava decisamente accettarle e segnare la data in rosso sul calendario.

Entrambi liberi da rimorsi e dall’impaccio dei loro vestiti si lasciarono cadere a terra, lieti del sottile strato di tessuto che li separava dal pavimento.

“Te l’avevo detto che questo tappeto ci serviva” ridacchiò Blaine sotto il tocco dell’altro, che stava avidamente baciando ogni centimetro del suo collo con un intensità tale che era certo gli avrebbe lasciato qualche segno.

Affondò le dita tra i capelli di Sebastian mentre con l’altra mano iniziava a slacciargli i pantaloni, compiacendosi nel sentire l’altro fremere sotto il suo tocco.

“Dovremmo litigare più spesso perché fare pace sembra essere estremamente piacevole” commentò ancora il moro, ridacchiando fino a che Sebastian si sollevò da sopra di lui per poterlo guardare.

“Se non ti decidi a chiudere quella bocca non lo scoprirai mai”

Blaine chiuse la bocca all’istante di fronte allo sguardo dell’altro che presto si sciolse in una risata prima di riprendere a baciarlo.

 




___________________________________________________________________________________________________________________________________________Miaooooooooo! 


Buon mercoledi gente :) 

Ecco a voi l'undicesimo capitolo che per ora resta in assoluto il mio preferito <3 (e non solo per la spaventosa quantità di Seblaine feeling che contiene....ok sì, forse principalmente per quello)

Non ho molto da dire oggi, se non ringraziare come sempre tutti quanti quelli che seguono questa storia e in particolar modo le splendide persone che recensiscono... Davvero è un piacere immenso leggere i vostri pareri anche perché noi scriviamo per voi :D

Piccolo consiglio: questo capitolo è molto molto molto legato alla canzone di cui porta il titolo, perché credo che si addica perfettamente a tutta la storia. Ovviamente nella citazione non è stato possibile inserire tutto il testo quindi vi consiglio vivamente di ascoltarla se non la conoscete (il che sarebbe gravissimo perché stiamo parlando della sola unica divina magnifica Pink) !! Vi lascio il link qui

Alla prossima, baci e abbracci, Tubby cuoriciosi, orsetti gommosetti e... si ormai lo sapete :P

Ahhhhh dimenticavo: piccola assurda curiosità
il pezzo iniziale del capitolo dove Brittany e Blaine ballano Shout conta esattamente 500 parole... cosa c'è di particolare? Beh, quella splendida esibizione è stata la 500esima di Glee <3 
Vi giuriamo che è stato del tutto casuale, non siamo così malate da farlo apposta (forse....) ehehe

Fine delle comunicazioni.
A domenica con Roommates e mercoledì con il capitolo 12!

* Titolo canzone: "Bomba a orologeria"


Fanculo la paura, infetta tutto quanto
Mi fa fare delle cose così stupide,
dico cose che non ho mai pensato

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Cat People ***


Capitolo 12: “Cat People”

 

These tears can never dry 

A judgement made can never bend;

Just be still with me 

You wouldn't believe what I've been through

-David Bowie *

 

 

Alle otto e un quarto in punto, Blaine Anderson fissava ansioso il tabellone degli arrivi all'aeroporto in attesa di leggere ‘atterrato’ accanto al volo da Los Angeles. Non stava più nella pelle dalla voglia di riabbracciare Sam, erano giorni che aspettava quel momento.

Erano passate all’incirca due settimane da quando gli aveva detto che sarebbe stato in città; Sam si sarebbe fermato a  New York per girare una pubblicità che lo avrebbe assorbito giorno e notte quindi aveva deciso di arrivare un giorno prima per poter passare del tempo con i suoi amici. 

Blaine aveva programmato la giornata nei minimi dettagli: dopo aver preso Sam all’aeroporto sarebbero andati a casa per fargli lasciare i bagagli, poi un breve tour della città, a pranzo lo avrebbe accompagnato da Brittany per farle una sorpresa visto che lei non sapeva del suo arrivo mentre lui e Sebastian avevano lezione e poi la sera sarebbero usciti con tutti quanti; Santana gli aveva riservato un tavolo al Nutbush e si era già assicurata di avere un microfono libero per cantargli la nuova strofa di Trouty Mouth che aveva scritto.

Quando finalmente iniziarono ad arrivare i passeggeri non ci volle molto per individuare Sam, la sua capigliatura ancora più bionda del solito spiccava in mezzo a tutti gli uomini in giacca e cravatta che solitamente utilizzavano i voli notturni per motivi di lavoro.

Blaine agitò una mano attirando la sua attenzione e nel giro di pochi secondi si ritrovò avvolto fra le braccia dell’amico, che lo stringeva ridendo contento.

“Ben arrivato!” disse battendo una mano sulla spalla del biondo prima di sciogliere l’abbraccio.

“Come è andato il volo?”

“Una favola, ho dormito per cinque ore filate. E le hostess erano super sexy” ridacchiò Sam strizzandogli l’occhio, prima di riprendere il suo bagaglio che aveva abbandonato a terra.

“E’ così bello vederti amico”

Blaine sorrise lasciando che Sam avvolgesse le sue spalle con un braccio, affettuoso come sempre.

“Già, mi sei mancato davvero tanto” replicò con un sorriso sincero.

Lui e Sam avevano legato così tanto durante l’ultimo anno di liceo che era stato davvero difficile abituarsi all’idea di non vedersi più ogni giorno. Erano come fratelli, Sam lo diceva sempre, ed è sempre bello rivedere un fratello.

“Ne ero certo. Allora, che si fa in questa città? Quanti cuori hai già spezzato?” ridacchiò il biondo scompigliando i capelli del più basso, accorgendosi solo in quel momento di quanto fossero cambiati.

“Wo niente gel. Che ti è successo?”

Blaine lo guardò mordendosi un labbro, indeciso ancora su come affrontare l’argomento ‘Sebastian’; sapeva che Sam non lo vedeva di buon occhio ma sentiva davvero il bisogno di confessare a qualcuno quello che stava succedendo fra lui e il coinquilino.

“E’... una lunga storia. Te la racconto in taxi andando a casa!” disse guadagnando tempo per pensare mentre si dirigevano all’uscita.

Ancora prima di oltrepassare le porte, era riuscito a far cambiare argomento a Sam facendosi raccontare tutto su lui e Mercedes. Era troppo presto per parlare di Sebastian; aveva tutto il giorno davanti.

 

 

Ci volle più di mezzora per raggiungere il loro appartamento ma il tempo volò, perdendosi in chiacchiere sull’università e sugli enormi cambiamenti che entrambi avevano fatto negli ultimi mesi. Sam era davvero contento di Los Angeles e della sua vita; il lavoro con Puck gli permetteva di mantenersi senza dover gravare sui suoi genitori ed era uno spasso vivere con lui. Poi c’era l’università che sembrava essere il posto perfetto per lui e i suoi addominali, e ovviamente Mercedes con cui era felice come non mai.

Quando entrarono in casa stavano ancora ridendo per l’imitazione di Sam di Tom Cruise in Top Gun che le lezioni di recitazione avevano decisamente migliorato.

“Ok Sam questa è casa!” disse Blaine indicando con un cenno intorno a sé.

“Qui c’è la cucina, lì il salotto, sulla sinistra la camera di Britt mentre la mia e quella di Sebastian sono su questo corridoio” 

Sam si guardò intorno ascoltando le indicazioni vaghe di Blaine, constatando che era decisamente un ottima abitazione per tre studenti.

“Vedo che vi siete sistemati bene” commentò davanti alla vista del salotto.

“Già. Merito di Sebastian, se non fosse stato per lui probabilmente io e Brittany saremmo in qualche squallido ostello...” osservò Blaine prima di sentirsi pizzicare il sedere.

“Oh Blainey sempre ad adularmi”

La voce divertita del suo coinquilino lo fece voltare, roteando gli occhi per il suo solito tempismo. E soprattutto per i suoi gesti sempre troppo ambigui.

Gli aveva tassativamente vietato ogni commento o frecciatina con doppi sensi fino a che Sam sarebbe stato da loro e ovviamente niente sesso o docce insieme la mattina, nonostante avessero scoperto che erano un modo estremamente piacevole per guadagnare tempo. Ma era Sebastian e doveva essere pronto a tutto.

Sam si voltò a guardare l’ex Usignolo con un’espressione piuttosto indecifrabile.

Nessuno dei due si decise a parlare fino a che Blaine non diede una gomitata piuttosto ben piazzata nel fianco di Sebastian, che si lamentò prima di salutare.

“Ciao Sam fatto buon viaggio?” chiese il più cortese possibile. Dopotutto non aveva niente contro quel finto biondo, nonostante avesse parecchi dubbi sulla sua eterosessualità. Era solo un tantino infastidito dal suo rapporto con Blaine, tutto qui. Ma non era geloso, quello ovviamente mai.

“Ehi. Si grazie Sebastian... E’... Bello... Sì insomma, come te la passi?”

Il biondo si strinse nelle spalle, con le mani nelle tasche dei pantaloni piuttosto impacciato. Voleva andare d’accordo con il coinquilino del suo amico, ma sapeva che lo aspettavano ventiquattro ore molto molto lunghe.

“Non c’è male ti ringrazio” replicò Sebastian prima che la stanza sprofondasse di nuovo nel silenzio.

Blaine si schiarì la gola prendendo in mano la situazione.

“Ok Sam allora puoi sistemarti nella mia stanza, io dormirò sul divano stanotte. E poi se ti va potremmo fare un giro prima di raggiungere Brittany” disse entusiasta del suo piano.

“Perfetto direi! Ma aspetta amico non c’è bisogno della tua camera davvero, mi fermerò solo una notte... dormo io sul divano”

“No non se ne parla nemmeno. Hai appena passato sei ore su un aereo e domani mattina lavori, hai bisogno di riposare come si deve. Per me non è un problema davvero!”

Blaine sorrise all’amico, facendogli capire che non avrebbe ceduto ma Sam sembrava pronto a replicare.

“Sì Sam, Blaine ha ragione ti meriti un letto decente! Blaine può sempre dormire con me, dopotutto è solo per una notte, non mordo mica. E poi non sarebbe la prima v-....”

Con una seconda gomitata, Sebastian si interruppe soffocando una risata in un pessimo colpo di tosse.

“Davvero Sam ti prego. Il divano sarà perfetto per me” replicò il moro alternando un’occhiataccia al suo coinquilino con uno sguardo premuroso per l’amico biondo.

“Ok va bene mi arrendo. Grazie fratello” esclamò Sam battendo una mano sulla spalla di Blaine.

“Da quella parte ti faccio vedere la stanza”

Blaine gli indicò il corridoio guardando Sam dirigersi verso la sua stanza prima di voltarsi verso Sebastian con sguardo omicida.

“Dirti che sei un coglione sarebbe sempre troppo riduttivo!”

L’altro rise incrociando le braccia al petto.

“Fossi in te starei attento Blainey, rischi davvero di passare la notte sul divano” sussurrò sollevando le sopracciglia decisamente divertito.

L’altro grugnì prima di raggiungere Sam e mostrargli la stanza, rinunciando a replicare. Non voleva affatto dormire su quel divano.

 

***

 

Non avere lezione al pomeriggio era praticamente un miracolo per Brittany che era solita stare a scuola fino a tardi quasi tutti i giorni; ma quel pomeriggio le lezioni erano state annullate per motivi che alla ragazza erano sconosciuti ed era intenzionata a godersi quelle ore libere al meglio.

Uscendo da scuola durante la pausa pranzo si sentì chiamare, mentre ancora cercava di ricordarsi la strada più breve per arrivare alla metro che non aveva memorizzato del tutto nonostante fossero passati mesi; si voltò di scatto riconoscendo immediatamente quella voce così familiare. 

“Oh mio Dio! Sam!” 

La bionda corse verso l’amico lanciandosi fra le sue braccia sotto gli sguardi incuriositi dei passanti.

Non vedeva Sam dal giorno del diploma e nonostante si sentissero spesso le era davvero mancato tantissimo. Dopo essersi lasciati erano rimasti amici; tenevano molto l’uno all’altra.

“Ma cosa ci fai qui? Perché non mi hai detto che saresti venuto?” esclamò separandosi da lui per poterlo guardare in faccia, ancora non del tutto certa che fosse davvero lui.

“Volevo farti una sorpresa! Sono qui per lavoro, giriamo una pubblicità… Blaine mi ha detto che non hai lezione oggi pomeriggio per cui ti ho portato il pranzo sperando di passare un po’ di tempo insieme… che ne dici?”

Sam le sorrise dolcemente, stringendo ancora la ragazza fra le braccia mentre in una mano stringeva un sacchetto con i suoi sandwich preferiti. 

“Dico che è fantastico! Sono così felice di vederti!” disse Brittany abbracciando nuovamente l’amico.

I due ragazzi si avviarono a piedi verso Central Park che distava poco più di 15 minuti dalla Juilliard e che anche d’inverno riusciva ad essere spettacolare e molto suggestivo, l’ideale per un pic-nic tra vecchi amici.

Una volta arrivati cercarono una panchina e si sedettero per mangiare; Brittany divorò il suo sandwich al burro d’arachidi che adorava e Sam si concesse uno strappo alla dieta mangiandone uno identico. 

La ragazza lo riempì di domande sulla sua vita a Los Angeles con Puck e dopo aver confuso per l’ennesima volta Mercedes con Unique, Sam notò che il volto della sua amica aveva improvvisamente cambiato espressione. 

“Ehi Britt… tutto bene? Mi sembri un po’… triste” disse interrompendo il suo racconto, appoggiando una mano su quella di Brittany.

“No scusa… pensavo… alle lezioni… sì alle lezioni! Sai è un periodo un po’ stressante a causa degli esami” replicò lei sforzandosi di sorridere, mentre tutto il dolore delle ultime settimane le ripiombava addosso.

Era felice per Sam e Mercedes, da morire, ma sentire parlare di loro e della loro fantastica relazione non poteva non farla pensare al disastro che aveva combinato con la sua.

Ormai erano passate un paio di settimane dal suo discorso con Santana, quello in cui avevano deciso di prendersi una pausa. Avevano ricominciato a sentirsi, a uscire insieme anche se quasi mai da sole. Si prendevano per mano di tanto in tanto e si abbracciavano spesso, ma quelle poche volte che si erano lasciate andare a qualche bacio Brittany aveva sentito qualcosa di molto strano, un sentimento mai provato prima che ancora non riusciva ad interpretare.

Non che non le piacesse baciare Santana, adorava il sapore del suo lucida labbra, ma era come se le mancasse qualcosa.

“Oh andiamo Britt… lo sai che non puoi mentirmi!” disse Sam stringendole di più la mano mentre scrutava quel suo sguardo pensieroso.

“E poi ho parlato con Blaine e mi ha detto che ci sono ancora dei problemi con Santana. Perché non mi dici che è successo?”

Brittany sospirò rumorosamente; Sam la conosceva fin troppo bene e riusciva magicamente a leggere nella sua testa e a capire i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Poteri telepatici da biondi.

Dopo aver preso un profondo respiro, iniziò a raccontargli tutto quanto dal principio: gli disse di Artie, del bacio e della strana situazione con Santana, poi gli disse che era confusa e non sapeva cosa fare perché aveva troppa paura di ferire qualcuno e a quelle parole Sam annuì impercettibilmente, facendosi pensieroso.

“Britt non devi aver paura di prendere una decisione, è evidente che entrambi tengono molto a te e vedrai che qualunque cosa tu decida la accetteranno” le disse con tono pacato, cercando di calmare l’amica che aveva iniziato ad agitarsi come tutte le volte che si toccava quell’argomento.

“Non lo so Sam... io amo Santana e sto bene con lei…” provò a replicare la bionda con poca convinzione, incapace di trovare le parole per continuare.

“Si… ma la ami come si ama una fidanzata?” continuò lui, sporgendosi per fronteggiare Brittany, la quale rimase in silenzio senza essere in grado di rispondere a quella domanda.

“Ricordi quando Blaine era convinto di essere innamorato di me? Bene… in realtà non lo era, l’avevi capito anche tu! Era semplicemente molto confuso dal fatto che Kurt fosse lontano e ha scambiato i sentimenti di amicizia nei miei confronti con l’amore. Quello che sto cercando di dirti è che a volte stiamo talmente bene con una persona che arriviamo a pensare che sia la nostra anima gemella, il vero amore… anche se non lo è! Succede quando la persona in questione dimostra di avere dei sentimenti molto forti per noi...”

“Dici che quello che provo per Artie sia soltanto… amicizia?” chiese Brittany piuttosto perplessa e confusa.

“In realtà… sto parlando del tuo rapporto con Santana. Voi state insieme perché Santana ha fatto di tutto per averti, perché lei è innamorata di te. Ha dimostrato in mille modi che ti ama da morire… ma tu? Britt io ti conosco e potrei sbagliarmi ma… sono quasi sicuro che tu non sia davvero innamorata di Santana, altrimenti non l’avresti scaricata una prima volta per stare con Artie e una seconda per stare con me…”

Brittany ascoltò attentamente il discorso di Sam senza riuscire a rispondere. Sapeva di provare amore per Santana, era uno dei punti fermi della sua vita di cui non aveva mai dubitato, ma se Sam avesse avuto ragione? Se non fosse stato quel genere di amore che si prova per una fidanzata ma solo per un’amica o una sorella?

Mille altri pensieri le frullarono per la testa costringendola a socchiudere gli occhi un momento e prendere l’ennesimo respiro profondo per calmarsi. Aveva di nuovo molto su cui riflettere e sentiva che il momento di prendere quella decisione che tanto la terrorizzava si faceva sempre più vicino.

“Inizio ad avere un po’ freddino… Che ne dici di andare a casa?” disse dopo qualche minuto di silenzio, stringendosi nel cappotto.

Sam annuì sorridendo; strinse l’amica a sé accarezzandole il braccio con la mano per scaldarla e poi si avviarono verso la fermata della metropolitana mentre si impegnava a farle tornare il sorriso con la sua ormai più che collaudata imitazione di Taylor Lautner.

Aspettando il treno che li avrebbe riportati a casa, mentre ancora ridacchiavano ricordando alcuni eventi del giorno del loro diploma, Brittany gli strinse la mano sorridendo felice.

“E’ davvero bello riaverti qui. Sarebbe stupendo se anche tu ti trasferissi a vivere con noi! Blaine e Lord Tubbington sarebbero felicissimi... e anche Sebastian alla fine. Fa il duro ma sotto sotto è un po’ unicorno anche lui” commentò la ragazza con il suo solito tono sognante e sincero.

A quelle parole Sam tornò con la mente alla bizzarra scenetta di quella mattina, a Blaine e ai suoi cambi di discorso ogni volta che gli chiedeva di Sebastian e a quell’occhiata del più alto, che aveva intercettato solo qualche ora prima completamente preso a fissare il fondoschiena del moro mentre lo aiutava a sistemarsi nella stanza.

“Britt ehi ma... Fra Blaine e Sebastian c’è qualcosa? Voglio dire... Sono solo amici o... dai, hai capito” mormorò un po’ imbarazzato, stringendosi nelle spalle.

Lui e Blaine si erano sempre raccontati tutto ed era certo che sarebbe stato a conoscenza di eventuali nuovi flirt o ragazzi, ma forse il fatto che si potesse trattare di Sebastian aveva impedito all’amico di confidarsi con lui. L’ex Usignolo non era proprio ben visto dai membri delle Nuove direzioni visto i precedenti, ma se Brittany lo giudicava così bene doveva esserci davvero del buono in lui.

La bionda scosse la testa alzando le spalle mentre si avvicinava alle porte del treno che era appena arrivato alla stazione.

“No cioè... Sono buoni amici ma non c’è nient’altro. O almeno credo, lo saprei no? Voglio dire... Passano tanto tempo insieme, Blaine critica Sebastian su come si veste e Sebastian ha nascosto il gel a Blaine per settimane prima di convincerlo a tagliarsi i capelli ma... E’ tutto normale! E’ così che fanno gli amici giusto?”

Il sorriso che Brittany lanciò a Sam lo lasciò senza parole, ancora preso a riflettere su quello che aveva appena sentito. Si fece trascinare sulla metropolitana e si sedette accanto all’amica mentre improvvisamente si ricordava di come Blaine aveva accuratamente evitato di parlare della ‘lunga storia’ del suo cambio di look.

 

***

 

Come da programma di Blaine, quella sera si ritrovarono tutti insieme a festeggiare Sam e la riunione della vecchia banda, come lui continuava a ripetere. Arrivati al Nutbush, Blaine, Sebastian, Brittany e Sam trovarono immediatamente il tavolo che Santana aveva prenotato per la loro serata, grazie ad un gigantesco cartello con su scritto “Riservato Bocca da Trota”. 

“Sam Evans…” esclamò l’ispanica vedendoli entrare, spalancando le braccia per accoglierlo con un abbraccio.

“Santana… vedo che ti sono mancato!” disse ridacchiando il ragazzo dopo aver indicato la scritta sopra il tavolo. 

La strinse a sé ridacchiando, ben consapevole che quello era il modo in cui la bruna stava dicendogli che era contenta di vederlo.

“Ma stai frequentando una scuola di cinema o una specialissima palestra per labbra? Perché sono decisamente più grosse dell’ultima volta che ci siamo visti, e già quella volta erano abbastanza deformi!” 

Sebastian trattenne a stento una risata, mentre Blaine guardava l’amica con rassegnazione scuotendo la testa e Brittany la abbracciava per evitare che dalla sua bocca uscissero altre cattiverie.

“Possiamo accomodarci no?” suggerì Sebastian sedendosi al tavolo vuoto, facendo cenno agli altri di fare lo stesso.

Pochi minuti dopo arrivarono anche Kurt e Rachel che per l’occasione aveva portato anche Brody. 

Si sedettero tutti al tavolo e Santana arrivò immediatamente a prendere le ordinazioni. 

“Bene visto che ci siamo tutti… che vi porto?” chiese aprendo il suo blocchetto. 

“Ehi no, un momento” disse Kurt guardandosi intorno

“Che fine ha fatto Artie? Di solito è sempre puntuale! Credo che dovremmo aspettarlo...”

A quelle parole Sebastian fece un verso che era un misto tra un colpo di tosse e una risata, Brittany arrossì e cercò in tutti i modi di evitare lo sguardo degli amici, in particolare quello di Santana. 

“Artie non viene” disse Blaine vedendo che nessuno aveva intenzione di rispondere a quella domanda, lanciando un veloce sguardo alla sua migliore amica per assicurarsi che stesse bene. 

“Si, era piuttosto impegnato con lo studio… ma ci vedremo domani. Piuttosto Kurt, come mai non c’è Toby? Mi sarebbe piaciuto conoscerlo” aggiunse Sam cercando di cambiare argomento per uscire da quella situazione decisamente imbarazzante.

“Oh sì, anche lui ci teneva a conoscerti ma… è a casa con la febbre alta!” disse Kurt con tono dispiaciuto.

“Ma che strano non sapevo che anche i bambolotti potessero ammalarsi... Non sarà stato facile trattenere i tuoi impulsi da crocerossina e lasciarlo solo immagino” commentò Sebastian incapace di trattenersi alle parole del ragazzo.

“Peccato! Vorrà dire che per questa sera dovremo accontentarci di un solo uomo di plastica al posto di due…” 

L’ex Usignolo continuò con un sorrisetto strafottente sulle labbra mentre lanciava una significativa occhiata verso Brody, ignorando Blaine al suo fianco che tentava inutilmente di metterlo a tacere con l’ennesima gomitata della giornata. 

Kurt, seduto proprio di fronte a lui, lo fulminò con gli occhi ma prima che potesse replicare Santana intervenne.

“Ok, per quanto mi piaccia vedere Lady Hummel e Lady Macbeth che si contendono il titolo di ‘Diva stronza della serata’ temo di dover interrompere questo esilarante siparietto per prendere le vostre ordinazioni” sbuffò scostandosi un ciuffo dalla fronte. 

Blaine sospirò sollevato da quella interruzione, ringraziando mentalmente Santana in tutti i modi possibili da parte della sua salute mentale; e Kurt e Sebastian seduti allo stesso tavolo è decisamente un attentato alla sua salute!

Il Nutbush era abbastanza vuoto quella sera quindi quando Santana tornò con le bevande riuscì a sedersi vicino a Brittany e chiacchierare un po’ con i suoi amici tranquilla. 

Rachel era già nel pieno di uno dei suoi pesantissimi monologhi quando Kurt, esasperato, decise di prendere la parola. 

“Brody renditi utile e tappa la boccaccia della tua ragazza… come meglio credi ti prego! Sam adesso parlaci un po’ di te... Vogliamo ogni succoso dettaglio! E tu sai a chi mi riferisco” aggiunse strizzandogli l’occhio, ben consapevole del ritrovato rapporto con la sua amica.

Il biondo non si fece pregare e raccontò della sua nuova vita: di lui e Mercedes, di quanto si trovasse bene alla scuola di cinema, e poi di Puck e delle sue nuove conquiste.

“Sono davvero felice di rivedervi ragazzi... tutti… nessuno escluso” disse Sam guardando verso Santana che rispose a quelle parole con una sorriso.

“Oh si… è davvero una bella serata!” aggiunse Rachel stretta fra le braccia del suo ragazzo.

“Mi dispiace soltanto che Artie non sia qui con noi… manca soltanto lui!”

Brittany quella volta non riuscì a trattenersi dal sospirare sommessamente mentre abbassava lo sguardo abbattuta. Detestava essere la causa dell’assenza di Artie perché, anche se lui aveva usato la scusa dello studio con Sam, sapeva bene di esserlo.

Dopo la telefonata che avevano avuto qualche settimana prima non si erano più visti né sentiti e la ragazza iniziava a sentire terribilmente la sua mancanza. Era diverso però da come aveva vissuto la separazione con Santana; non meglio o peggio, solo diverso.

Era talmente presa dai suoi pensieri su Artie, Santana e sulle parole di Sam di qualche ora prima, che non si era nemmeno divertita a giocherellare con il suo bicchiere come al solito. Non l’aveva proprio toccato.

“Che succede dolcezza, non c’è abbastanza ghiaccio?” chiese Santana premurosa, accarezzandole un braccio.

Potevano anche essersi prese quella pausa e non comportarsi più come una vera coppia da un po’ di tempo, ma conosceva bene Brittany e sapeva che non vederla giocare con il ghiaccio non era mai un buon segno.

La bionda scosse la testa, sforzandosi di sorridere per tranquillizzare l’altra.

“No va benissimo è che... Ho solo un po’ di mal di testa. Stanotte non trovavo Lord Tubbington e per cercarlo ho dormito poco” si giustificò, ricordando l’improvvisa assenza del felino nel suo letto da qualche giorno.

Santana la tenne d’occhio ancora per un po’, per niente convinta da quella risposta, e all’ennesimo sospiro della bionda mentre ascoltava gli altri parlare delle vecchie performance del Glee Club la prese per mano facendole cenno di seguirla.

La condusse nel retro del locale dove tenevano le scorte di cibi e bevande e si chiuse la porta alle spalle, indicando a Brittany di sedersi su uno degli scatoloni prima di fare lo stesso.

“Vuoi dirmi che succede? E non tirare fuori il tuo gatto di nuovo” disse stringendole una mano, non con tono di rimprovero ma decisa quanto bastava per impedirle di arrancare in cerca di altre scuse.

“Mi dispiace Santana so di non essere di molta compagnia stasera ma... Vedere tutti qui riuniti... Mi manca Artie” ammise in un sospiro, abbassando lo sguardo imbarazzata.

Sapeva che con quelle parole stava ferendo terribilmente la ragazza al suo fianco, ma era stanca di mentirle ancora. 

Quel leggero bagliore di luce che scintillava negli occhi di Santana si spense a quelle parole, mentre il suo cuore si spezzava un altro poco. Erano settimane che temeva quel momento e nonostante i suoi sforzi sapeva di non poterlo evitare oltre.

“Sei innamorata di lui?” chiese in un sussurro, senza sapere dove aveva trovato la forza di chiederlo.

Brittany sollevò lo sguardo per incrociare il suo, stringendo di più le sue mani e Santana fece lo stesso mentre attendeva quella risposta. Cercavano la forza l’una nell’altra, come avevano sempre fatto negli anni.

“Io... Non lo so” ammise la bionda sincera, parlando con il cuore in mano.

“Non so se è amore ma sicuramente provo qualcosa per lui, e non si tratta solo di amicizia. L’ho... L’ho sempre saputo credo, da quando ci siamo baciati insomma. Sai che non bacio chiunque... non più”

L’ispanica socchiuse gli occhi trattenendo le lacrime di dolore e rabbia che le pungevano da dietro le palpebre.

“So che ti ho chiesto del tempo e che non puoi aspettare in eterno ma io davvero non so che fare Santana. Ti amo con tutta me stessa, non potrei mai stare senza di te ma... ma mi manca qualcosa”

Brittany aveva iniziato a singhiozzare e non fu facile parlare, scossa dalle lacrime che era incapace di fermare. Appoggiò la fronte sulla spalla di Santana, lasciando che l’altra la calmasse accarezzando dolcemente i suoi capelli.

Anche la bruna si concesse qualche lacrima senza essere vista, non riuscendo più a trattenersi di fronte a quella consapevolezza di aver appena perso la sua ragazza.

“Lo so Brittany ma... Tu non mi ami davvero. O almeno non mi ami come io vorrei, come io amo te” sussurrò sollevando la testa della bionda per accarezzarle una guancia, catturando qualche lacrima con il pollice.

Nel profondo di se stessa, Santana ne era sempre stata consapevole, proprio come era consapevole di amare Brittany più di ogni cosa al mondo. Ma Brittany non aveva lottato per lei, non aveva lasciato i suoi ragazzi per stare insieme, non aveva cercato di fermarla mentre al college e le diceva addio.

Non dubitava del fatto che provasse dei sentimenti fortissimi per lei, però sapeva anche che erano solo un prolungamento di quella strana e intensa amicizia che le aveva sempre legate. Per lei era diventata amore, per Brittany solo qualcosa che la faceva stare bene. Ma non era più abbastanza, lo aveva detto anche lei.

La bionda ancora singhiozzava fra le sue braccia e Santana si fece forza, costringendosi a quell’ultimo passo.

Devi farlo per Brittany, si ripeté, solo per lei.

“Britt... Ehi piccola guardami. Tu ora devi andare ok? Devi...” si fermò mordendosi un labbro mentre calde lacrime le rigavano il viso.

“Devi andare da Artie e dirgli quello che provi. Devi andare da lui”

Brittany sollevò lo sguardo, asciugandosi gli occhi per guardare meglio la ragazza di fronte a lei mentre scuoteva la testa.

“No io non voglio lasciarti” ripeté senza smettere di stringere le mani alla bruna, ma Santana continuò senza lasciare che le lacrime le impedissero di parlare.

“Invece devi Brittany. E’ per il tuo bene...” cercò di spiegarle, senza sapere perché la stesse spingendo fra le braccia di un altro.

Quel famoso detto, se ami qualcuno lascialo libero, le risuonava nella mente come un orribile tormentone radiofonico.

“E... Che succederà a noi? Non posso perderti Santana sai che non posso stare senza di te” 

Brittany continuava a scuotere la testa mentre la prospettiva che l’altra le stava offrendo si materializzava più concreta davanti ai suoi occhi. Si poteva chiaramente immaginare con Artie, felici insieme, ma la sensazione che l’assenza di Santana le provocava era qualcosa con cui non era certa di poter convivere.

“Maledizione Brittany va da lui! Ti prego... Non posso continuare così, se devo perderti non ha senso aspettare ancora” esclamò lasciando sfogare la sua rabbia mentre lasciava le mani della ragazza per passarsele fra i capelli, trattenendo inutilmente i singhiozzi.

La bionda la guardò ancora a lungo anche lei senza smettere di piangere prima di alzarsi e correre fuori dalla stanza, senza voltarsi indietro.

Non appena sparì dalla sua vita, Santana nascose il viso fra le mani concedendosi di versare tutte quelle lacrime che aveva trattenuto nell’ultimo mese. 

“San ma che è successo? Brittany se ne è andata di corsa piangendo e... Oh tesoro”

Poco ci volle prima che le esili braccia della sua coinquilina la stringessero forte e Santana si lasciò andare definitivamente, mormorando frasi sconnesse fra i singhiozzi.

Se ne era andata. L’aveva persa di nuovo. Questa volta probabilmente per sempre.

 

 

A soli pochi isolati di distanza Brittany stava correndo. Correva e piangeva senza più pensare lucidamente, sbattendo gli occhi per scacciare le lacrime e cercare di vedere dove stava andando. 

Nemmeno sapeva quanto tempo era passato da quando era uscita dal Nutbush; sapeva solo di avere una cosa da fare e stava odiando il suo terribile senso dell’orientamento che la stava ostacolando.

Fermò un taxi con la mano e salì sul sedile posteriore, mormorando un indirizzo e intimando all’autista di fare il più in fretta possibile. 

Nonostante non fosse tardissimo, si stavano addentrando in una zona di New York piuttosto deserta e in pochi minuti raggiunse la sua destinazione. Pagò la corsa con i soldi che Blaine l’aveva costretta a portare, ripetendole che non era mai sicuro uscire al verde, e si appuntò anche di ringraziare l’amico che probabilmente in quel momento era preoccupato senza sapere dove fosse.

Avrebbe pensato anche a lui. Dopo.

Senza preoccuparsi dell’ora o di disturbare suonò decisa il campanello, esclamando il suo nome con foga in risposta alla flebile voce di Artie al citofono.

Salì le scale di corsa, troppo agitata per poter aspettare l’ascensore, e finalmente raggiunse l’interno giusto. 

Artie era sulla porta che la fissava perplesso, ancora incredulo di averla davanti.

“Britt ma che... che è successo? Stai bene?” chiese subito preoccupato notando gli occhi rossi e il trucco sbavato della ragazza.

Lei non rispose, incurvando le labbra in quel sorriso spontaneo che appariva ogni volta che lo vedeva; afferrò il viso di Artie fra le mani e premette le labbra sulle sue con una dolcezza incredibile.

Il ragazzo restò spiazzato per qualche istante prima di realizzare che sì, era vero, non era l’ennesimo sogno: Brittany era davanti a lui e lo stava baciando.

Appoggiò le mani su quelle della ragazza iniziando finalmente a rispondere a quel bacio, lasciando le loro labbra riscoprire quei movimenti tanto piacevoli che sembravano essere nate per compiere insieme.

Quando Brittany si allontanò da lui senza fiato, appoggiò la fronte contro la sua e sorrise di nuovo.

Solo quando anche Artie riaprì gli occhi e si rese conto di essere ancora sulla soglia di casa le fece cenno di entrare e chiuse la porta alle loro spalle.

Non essendo mai stata prima nell’appartamento, la bionda si guardò un po’ intorno ma ben presto tornò a concentrarsi sul ragazzo accanto a lei, troppo presa dalla foga del momento per pensare all’arredamento. Lui le fece cenno di sedersi sulle sue ginocchia e lei obbedì, cingendogli il collo con le braccia mentre giocherellava con i suoi capelli.

“Brittany non fraintendermi sono felicissimo di vederti ma... come mai ora? Non ti sento da giorni e... Dov’è Santana?”

Artie si maledisse per il suo buonsenso, ben consapevole che qualsiasi altro ragazzo con Brittany fra le braccia avrebbe rimandato i discorsi a più tardi. Ma lui già una volta aveva agito di istinto e sapeva fin troppo bene a che macello aveva portato, quindi si impose di non sbagliare ancora.

“Santana è... Lei sa tutto. Non posso stare con lei quando provo queste cose per te Artie. Sei tu quello che voglio...” spiegò la ragazza con tono dolce e con una maturità sorprendente che nessuno mai si sarebbe aspettato dall’ingenua cheerleader del liceo che era stata fino a soli pochi mesi prima.

Santana era una ferita ancora aperta e troppo fresca per non fare più male, ma voleva godersi quel momento quindi cercò di non pensare ad altro che Artie e al suo cuore che batteva a mille.

Si sporse verso di lui per baciarlo di nuovo, ma il ragazzo parlò ancora interrompendola.

“Che vuol dire che sa tutto? Vi siete lasciate? Perché vorrei evitare altre minacce e visite notturne, io-..”

Quando Brittany premette un dito sulle sue labbra, Artie si zittì guardandola perplesso.

“E’ tutto a posto te lo giuro, poi ti racconterò ogni cosa. Ma ora baciami” sussurrò accarezzandogli il viso mentre i suoi occhi celesti si specchiavano nei suoi.

E Artie non se lo fece ripetere ancora.

 

***

 

Per la centesima volta in pochi minuti, Blaine si rigirò sul divano lamentandosi contro la pelle che scricchiolava; non riusciva a capacitarsi di come potesse essere tanto scomodo.

Ci passava ore seduto a guardare la tv con i suoi coinquilini ed era anche stato oggetto di incontri piuttosto piacevoli con Sebastian, eppure sembrava essere la sistemazione peggiore al mondo dove passare la notte.

Mentre controllava di nuovo l’ora sul cellulare, constatando quante ore di sonno si sarebbe potuto concedere se fosse stato nel suo letto, la porta si aprì e la sua coinquilina sgattaiolò all’interno dell’appartamento cercando di non fare rumore.

Brittany appese il cappotto e si tolse le scarpe, lasciandole all’ingresso per non svegliare nessuno ma la luce del display di Blaine attirò la sua attenzione e si avvicinò all’amico.

“Blaine che ci fai qui?” domandò perplessa, chiedendosi se Lord Tubbington non avesse chiuso fuori dalla camera anche lui. A lei era successo più volte.

“Sam è nella mia stanza, gli ho lasciato il letto per stanotte. Ma tu dov’eri finta? Ero preoccupato” sussurrò accarezzandole un braccio.

L’aveva vista correre via in lacrime e solo Sebastian era riuscito a impedirgli di seguirla; poi Rachel li aveva raggiunti bofonchiando qualcosa su Santana disperata e afferrato il suo ragazzo aveva portato a casa la coinquilina che sembrava piuttosto a pezzi. 

Tutti ovviamente avevano fatto i loro ragionamenti arrivando all’unica e ovvia conclusione, ma Blaine era rimasto in ansia tutta la sera chiedendosi dove si fosse cacciata l’amica. L’idea di lei sola e disperata a New York lo terrorizzava.

“Ero con Artie” ammise lei incapace di trattenere un sorriso.

“E’... Va tutto bene ‘Aine, davvero. Ora sono stanca ma domani prometto di raccontarti tutto”

Blaine provò a replicare ma cedette con un sospiro, abbracciando la ragazza e dandole un bacio in fronte per augurarle una buona notte.

 

Pochi istanti dopo essersene andata, Brittany ricomparve sulla soglia del salotto spaventando Blaine che già programmava di sgattaiolare in camera di Sebastian.

“Hai per caso visto Lord Tubbington? Non riesco a trovarlo!” sussurrò sporgendosi dalla porta.

Il moro scosse la testa ancora agitato dal fatto di aver rischiato di essere appena scoperto, ma Brittany non se ne accorse e mandandogli un altro bacio se ne tornò in camera.

Blaine aspettò diversi minuti prima di alzarsi da quello scomodo divano. Controllò che Brittany dormisse profondamente prima di prendere coraggio e avventurarsi lungo il corridoio senza fare assolutamente rumore. Camminava sulle punte dei piedi e il cuore gli batteva forte, manco dovesse compiere chissà quale delitto.

Sebastian sicuramente l’avrebbe preso in giro a vita.

Sperava solo di trovarlo già profondamente addormentato, di infilarsi di soppiatto sotto le lenzuola e avvinghiarsi a lui per combattere contro il freddo di quell’inverno. L’aveva fatto spesso dopotutto.

La porta della camera del suo coinquilino era socchiusa, quasi aspettasse delle visite, e Blaine non fece rumore nell’aprirla. 

Piuttosto dovette trattenersi dall’esclamare stupito alla vista di quello che si trovò davanti.

Sebastian era seduto al centro del suo enorme letto a due piazze che coccolava Lord Tubbington, piacevolmente acciambellato a pancia in su fra le gambe incrociate del ragazzo.

“Ecco dove si nascondeva tutte le notti questo gatto furbetto... Ha un amante! Dovrei essere geloso?” mormorò Blaine incrociando le braccia davanti alla bizzarra scenetta, trattenendo a stento una risata.

“Ti conviene non commentare oltre se vuoi dormire in un letto decente Anderson. Sapevo che non avresti resistito su quel divano... senza di me” ammiccò Sebastian strizzandogli l’occhio, senza smettere di grattare la pancia del gatto che sembrava apprezzare parecchio quelle attenzioni.

Blaine fece per chiudere la porta la Sebastian lo ammonì.

“Aspetta. Fai uscire Tubby prima”

Detto questo, sollevò il felino all’altezza del suo viso sfregando amorevolmente il naso contro il suo e mormorando qualcosa di decisamente troppo stucchevole. Troppo per Sebastian, ma troppo anche per il resto del mondo.

Lord Tubbington smise di fare le fusa non appena il ragazzo lo mise a terra e con il suo solito passo lento e goffo uscì dalla stanza, permettendo a Blaine di chiudere la porta.

Il riccioluto si passò una mano fra i capelli, cercando di pensare a qualcosa di triste per non scoppiare a ridere e svegliare tutta la casa.

Pensa alla peste Blaine... Gli animali usati come cavie... La tua testa se Sam ti scopre...

Nessuno di quei pensieri riuscì a trattenere alle sue labbra di piegarsi in un sorriso schernitore mentre saliva a quattro zampe sul letto di Sebastian, avvicinandosi al ragazzo che si era intanto infilato sotto le lenzuola.

“Eviterò di commentare l’amorevole saluto ma... Tubby? Sul serio Sebastian? Lo sai che se Brittany ti scopre ti strangola” ridacchio infilandosi a sua volta nel letto, voltandosi su un fianco per guardare Sebastian che sbuffava accanto a lui.

“E va bene sì, quel gatto mi piace ok? E’ un figo e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, andiamo d’accordo” bofonchiò lamentoso, stringendosi le braccia al petto.

Blaine ridacchiò avvicinandosi a lui per baciarlo sul collo prima di scivolare verso il suo viso, lasciando una scia di baci lungo tutta la sua mandibola prima di arrivare alla bocca. Sapeva che non c’era broncio che tenesse a quelle attenzioni.

In poco tempo infatti Sebastian reagì, stringendo Blaine a se e invertendo le posizioni per ritrovarsi sopra di lui. Fu il suo turno di dedicarsi a quei baci, mordicchiando leggermente il collo del moro nei punti che aveva scoperto essere i più sensibili.

“Sebahh-...”

Blaine mormorò il suo nome preso da un gemito improvviso prima di tirarlo leggermente per i capelli e fronteggiarlo.

“Vuoi ancora che ti chiami per nome o preferisci che faccia le fusa?” chiese serio prima che l’espressione scioccata di Sebastian lo facesse scoppiare a ridere. Si tappò la bocca con entrambe le mani, soffocando le risate che non era più capace di trattenere mentre i suoi occhi si inumidivano.

L’altro ragazzo al contrario si buttò di nuovo al suo fianco, sospirando rumorosamente e mettendo di nuovo il broncio.

“Guarda che ti sbatto fuori non sto scherzando” disse con tono duro, le braccia strette nuovamente al petto.

Ma a Blaine bastò poco per farlo cedere di nuovo, assicurandosi solo di aver puntato la sveglia ad un orario decente per poter tornare sul divano e fingere di aver dormito lì, prima di dedicarsi completamente a Sebastian e a quel broncio che voleva far scomparire.



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Miiiiaooooo ?

Ci siete ancora? :) Sopravvissuti a questo super capitolo pieno di... di... di tutto?!

Come promesso il fantastico Sam Evans è arrivato a NY, ma ce ne saranno ancora delle belle prima che se ne vada... E poi, la tanto agoniata "risposta" di Brittany è arrivata! Che ne pensate? Scelta corretta? Moriamo dalla voglia di leggere i vostri commenti, positivi o negativi ( siamo preparate a insulti e pacchi bomba)

E poi, la cosa più importante di tutte.... Tubbingtastian is baaaack!!!!!! E non se ne andrà più ahahahahahaha  :P  Anche il titolo del capitolo è un ovvio omaggio a questa splendida coppia <3 (tanto lo so che ormai la shippate tutti quindi......) 

Credo di aver finito anche per oggi con deliri e commenti, grazie infinite come sempre a chi segue questa storia ed in particolare alle splendide donzelle che commentano ogni volta! E' un piacere infinito leggere le vostre recensioni (scusate ancora nel ritardo a rispondere di settimana scorsa!)

Ahhh piccola nota di servizio: questo capitolo è stato scritto moooooolto prima della fine della quarta-innominabile serie, per questo possono esserci spesso incogruenze su diplomi, scelte di univerità ecc... ed è per questo ovviamente che non si fa accenno a Lady Tubbington (anche perché lei è un ostacolo per la Tubbingtastian quindi non verrà mai nominata :P )

Basta, me ne vado a farmi rinchiudere in qualche manicomio ahahahah

A domenica con Roommates (sì sì ascensore, promesso!) e a mercoledì prossimo con il tredicesimo capitolo!

Buona giornata e buona settimana gente :D :D

( -11 alla Seblaine Weeeeeeek !!!!!!!!! <3  )



* Titolo canzone: "Cat people" (scusate ma mi RIFIUTO di tradurlo!)


queste lacrime non si potranno mai asciugare
un giudizio preso non può essere cambiato;
solo resta con me
non riusciresti a credere a quello che mi è successo

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Something Stupid ***


Capitolo 13: “Something stupid”

 

I can see it in your eyes
That you despise the same old lines
You heard the night before
And though it's just a line to you
For me it's true
And never seemed so right before

-Robbie Williams *

 

Alle sette in punto il cellulare di Blaine iniziò a vibrare sul comodino, svegliando il ragazzo che ancora piuttosto assonnato allungò una mano per afferrarlo e spegnere la sveglia. Si stropicciò gli occhi lasciandosi andare ad uno sbadiglio e allungando le gambe per quanto gli era possibile, avendo Sebastian letteralmente sdraiato sopra di lui.

Erano rimasti svegli fino a tardi, a stuzzicarsi e parlare come al solito fino a che entrambi erano crollati stravolti; da qualche settimana capitava spesso che le loro serate finissero così. 

Non poteva certo negare che quella strana relazione con il suo coinquilino lo mettesse di buon umore, si svegliava piacevolmente rilassato ogni mattina e non solo dopo una notte di sesso; aveva scoperto che lui e Sebastian avevano parecchio in comune e passare anche solo del tempo a parlare con lui, lasciandosi andare a qualche bacio di tanto in tanto era molto più piacevole del previsto. 

Cercando di divincolarsi dalla presa del più alto senza però svegliarlo, Blaine scostò delicatamente il braccio che Sebastian stringeva attorno alla sua vita e scivolò dal suo abbraccio rischiando per poco di cadere dal materasso. 

Perdendo l’appoggio dal suo invidiabile cuscino, il ragazzo si lamentò stropicciando gli occhi senza però aprirli e stringendo il lenzuolo fra le dita, consapevole di essere rimasto solo nel letto.

“Blaine..” mugugnò poco comprensibile.

“Shhhh è presto dormi”

Soffocando a sua volta uno sbadiglio, Blaine passò una mano fra i capelli di Sebastian scompigliandoglieli appena nella carezza; lui odiava quando faceva così ma in quel momento, ancora addormentato, non era in grado di impedirglielo e Blaine era deciso ad approfittarne.

“Mmmh...”

Sebastian provò a parlare ancora ma il sonno prese il sopravvento e si addormentò di nuovo, piacevolmente cullato dalle dita di Blaine che giocherellavano con i suoi capelli. 

Come ogni volta che si svegliava per primo, ovvero ogni giorno, Blaine si prese qualche istante per guardarlo dormire: con gli occhi chiusi, la bocca semiaperta e i capelli arruffati, Sebastian era bellissimo. E innocuo. Quasi angelico.

Un’immagine che si frantumava in pezzetti non appena si svegliava e si trascinava in cucina pigro, mugugnando scorbutico e sbadigliando fino a che non beveva il suo caffè.

Riluttante ma ben consapevole di dover alzarsi Blaine interruppe quel piacevole passatempo ed uscì dalla camera socchiudendo la porta alle spalle ricordandosi il divieto di chiuderla al felino di casa, incapace di trattenere un sorriso, sia per Lord Tubbington che per la situazione.

Se solo qualche mese prima gli avessero detto che avrebbe avuto una relazione con Sebastian, soprattuto mentendo ai suoi migliori amici, non ci avrebbe per niente creduto. 

Eppure era felice e deciso a continuarla, nonostante mantenere quel segreto stesse diventando sempre più stressante. Sebastian aveva provato spesso a convincerlo a confessare tutto, almeno a Brittany, insistendo sul fatto che sarebbe stato decisamente meno difficile per loro starsene tranquilli in casa, ma Blaine non aveva sentito ragioni. Certo con Sam nel loro appartamento le cose si complicavano, però nel giro di un paio d’ore tutto sarebbe tornato alla normalità: il peggio era passato.

Massaggiandosi il collo entrò in salotto, ancora immerso nei suoi pensieri ed indeciso se provare a dormire o meno ancora qualche ora sul divano oppure no.

“Buongiorno”

Blaine sobbalzò alla voce di Sam che seduto sul tavolo lo guardava, perfettamente sveglio con una tazza fumante di caffè in mano.

“B-Buon.. Giorno... Sam! Che ci fai in piedi a quest’ora?” domandò in ansia spalancando gli occhi.

Era la fine.

Il biondo si strinse nelle spalle sorseggiando la bevanda nella sua tazza, lo sguardo sempre fisso sull’amico.

“Non avevo sonno, probabilmente è colpa del fuso orario. Tu piuttosto che ci fai già sveglio? Credevo non avessi lezioni di sabato...” 

Il tono di Sam era tranquillo, eppure allo stesso tempo accusatorio. Blaine doveva inventarsi qualcosa, e piuttosto alla svelta.

“Io... Mi sveglio sempre presto nel weekend. Vado a correre di solito, per... tenermi in forma sai. Ero sotto la doccia non ti ho sentito alzarti” replicò in fretta con la prima scusa che gli passò per la testa.

Sam sospirò scuotendo la testa e fece un cenno verso la cucina, alzandosi dal tavolo ed entrando nella stanza sicuro che l’amico lo stesse seguendo.

Riempì di nuovo la sua tazza di caffè e ne prese una seconda che porse a Blaine un istante più tardi, prima di mettersi seduto sullo sgabello al bancone e tornare a guardare il moro che stringeva fra le mani la tazza e teneva lo sguardo basso, colpevole.

“Blaine che sta succedendo? Mi sono alzato un miliardo di volte stanotte e non ti ho visto nemmeno per un secondo su quel divano. Quindi... O fai delle docce infinite e miracolosamente molto silenziose, o... non hai dormito in salotto”

L’amico fece per replicare ma Sam fu più veloce e lo fermò scuotendo la testa.

“E non provare a dirmi che eri con Brittany perché ho controllato che fosse tornata a casa ed è sola in camera, non c’è nemmeno il suo gatto”

Blaine sospirò pesantemente bevendo un lungo sorso di caffè prima di rispondere. Ormai non poteva far altro che confessare.

“Ero in camera di Sebastian” ammise tutto d’un fiato, più ovvio che mai.

“Grazie Sherlock. La mia domanda è perché? Risparmiami i dettagli sul fare che cosa...” 

Sam storse il naso prima di tornare alla sua colazione, aprendo la scatola con i biscotti per sgranocchiarne qualcuno. Non aveva problemi con Blaine e la sua omosessualità, quello mai, ma sapere che faceva certe cose con Sebastian lo infastidiva parecchio; soprattutto perché aveva negato fino al giorno prima.

Sedendosi accanto all’amico e prendendo a sua volta un biscotto, Blaine guadagnò tempo in cerca delle parole giuste. Poteva forse dirgli che era la prima volta che succedeva? Erano tornati tutti un po’ alticci dalla serata al Nutbush, poteva essere credibile una sbandata.

Guardò Sam che lo fissava in attesa di risposte e si convinse che era arrivato il momento di smettere di mentire e confessare tutto, quindi prese un bel respiro e inizio.

“Ok sì, io e Sebastian dormiamo insieme. E non... non dormiamo e basta a volte, ma stanotte sì te lo assicuro! E’ che il divano era tremendamente scomodo e... e ormai sono abituato a dormire con lui” confessò giocherellando con il cucchiaino nella tazza per evitare di guardare l’amico.

“Da quanto va avanti questa storia?”

“Più o meno un paio di mesi, dalla prima settimana di lezioni”

“Oh... Interessante. Quindi sono mesi che menti ai tuoi migliori amici. Perché Brittany non lo sa vero?”

A quella domanda Blaine non poté fare altro che scuotere la testa ancora senza guardare il biondo.

“Ma... State insieme? E’ una cosa seria oppure...”

Sam continuò il suo interrogatorio con fare piuttosto deciso, incrociando le braccia al petto; era arrabbiato con Blaine e non l’avrebbe negato, non per Sebastian ma per le sue bugie.

“No no! Assolutamente... E’ solo sesso” si affrettò a replicare il moro, mordendosi un labbro quando finalmente notò lo sguardo accigliato dell’amico.

“Cioè... Stiamo bene insieme ma... No, è Sebastian, sai anche tu che non è il tipo da relazioni. Non si può...”

Blaine non sapeva perché aveva continuato quel discorso, confessando finalmente a se stesso e all’amico le perplessità su quella relazione che lo affliggevano da settimane. All’inizio era stato decisamente solo sesso, ma le cose stavano lentamente cambiando: quelle notti passate solo a dormire, quei baci strappati senza secondi fini...

Sam sospirò sonoramente appoggiando la sua tazza sul bancone prima di prendere quella di Blaine e fare lo stesso; era chiaro che sotto quelle bugie si nascondessero molti dubbi e ora che finalmente i nodi erano venuti al pettine era deciso ad aiutarlo a scioglierli. Prima ovviamente di arrabbiarsi per avergli mentito.

“Blaine. Ti conosco. Tu non sei il tipo da solo sesso...” commentò cercando lo sguardo dell’amico che continuava a mordicchiarsi il labbro nervoso.

“Non è vero me la sto cavando bene. Ok, probabilmente non riuscirei a cambiare un ragazzo ogni sera ma... E’ Sebastian, lo conosco. Siamo solo amici che si divertono un po’, no? E’ New York e ho diciannove anni dannazione se non mi diverto adesso non lo farò mai!” esclamò imponendosi di tenere bassa la voce per non svegliare i coinquilini; non era proprio il caso.

Per giorni si era convinto di quelle parole prima di accettare davvero quella cosa con Sebastian. Non sapeva nemmeno come definirla, ma aveva deciso che il solo fatto che lo rendesse felice bastava per poterla accettare.

Aveva passato così tanto tempo dietro a Kurt, invischiato in una relazione che credeva lo avrebbe portato ad un matrimonio con un uomo che era certo avrebbe amato per sempre e invece si era ritrovato da solo, a pezzi. Non voleva ripetere l’esperienza fino a che fosse certo di essere pronto.

Per sua sfortuna però, Sam lo conosceva davvero bene e sapeva bene quanta incertezza si nascondesse dietro a quelle parole.

“Senti risparmiami la storiella stile Sex&the City per favore. Potrai aver anche cambiato città e pettinatura, ma sei lo stesso Blaine Anderson che mi ha trascinato per un anno intero alle riunioni del consiglio scolastico, che si è fatto in quattro per portare il Glee Club alle nazionali e che soprattutto... Non ha smesso un attimo di punirsi per quello che ha fatto al suo fidanzato.”

Sapeva di ferirlo tirando in mezzo Kurt, ma aveva bisogno di farlo ragionare. Non era da lui una storia occasionale del genere, era sicuro fosse un’idea assurda di Sebastian in cui Blaine si era fatto trascinare perché come al solito troppo buono per rifiutare.

“No Sam, ho smesso di punirmi. E’ andata come è andata, certo non ne vado fiero ma... Ora non ho voglia di buttarmi nell’ennesima relazione seria e uscirne di nuovo uno schifo quando finirà. Se le cose devono andare come è successo con Kurt non credo ne valga la pena. Con Sebastian non sarà niente di che ma sono felice! E’ un amico, gli voglio bene e... e non facciamo altro che spassarcela un po’” replicò non del tutto convinto.

Il biondo si prese qualche istante per riflettere, scrutando bene l’amico in cerca di dubbi e ripensamenti.

“Sei davvero felice Blaine?” 

Lui annuì deciso, riprendendo il suo caffè e bevendone un sorso.

“Si. Voglio dire... Ammetto che sia strano a volte ma... Sto bene con quell’idiota. Mi fa stare bene. C’è stato quando avevo bisogno di lui” commentò ancora immerso nei suoi pensieri.

Sam restò in silenzio a fare colazione per alcuni minuti prima di alzarsi e battere una mano sulla spalla dell’amico.

“Sappi che sono e resterò arrabbiato con te per queste bugie ancora per un po’, ma se sei felice non devo sapere altro. Solo... Non mentire anche a te stesso ok? Sebastian può anche non piacermi ma ti conosco e so che non avresti questo... rapporto con lui se non provassi qualcosa. Pensaci, va bene?”

Blaine annuì appoggiando la mano su quella dell’amico che stringeva la sua spalla.

“Mi dispiace Sam. Non avrei voluto tenertelo nascosto ma... E’ tutto così strano” ammise con una smorfia, tornando a mordicchiarsi il labbro che ora sapeva di caffè.

“Lo so ma non deve per forza esserlo. Se tu e Sebastian siete felici così nessuno di noi vi giudicherà... Sai che vogliamo solo il meglio per te. Anche Brittany ieri mi parlava di quanto le piacerebbe vederti con qualcuno... Oh a proposito, devi dirglielo amico. E anche in fretta. O lo farò io”

Sam lo guardò severo, con il suo sguardo da adulto responsabile che aveva brevettato quando si occupava dei suoi fratelli, e Blaine non poté fare altro che annuire deciso.

“Sì sì, prometto di dirglielo. Aspetterò che sia tornata con i piedi per terra dopo ieri sera...” commentò incapace di trattenere un sorriso al ricordo della felicità dell’amica di quella notte. A pensarci bene ancora doveva farsi raccontare tutto.

Proprio mentre Sam chiedeva spiegazioni sulla fuga della ragazza dal locale la sera precedente, Brittany fece la sua comparsa in cucina con il pigiama rosa e i capelli arruffati. Adorabile, come sempre.

“Oh proprio te aspettavamo signorina. Ti concediamo dieci minuti per svegliarti e fare colazione, dopo di che vogliamo tutti i dettagli sulla tua serata” ridacchiò Sam strizzando complice l’occhio a Blaine, mentre il moro preparava all’amica la sua solita tazza di cereali.

Brittany li guardò confusa qualche istante, sedendosi accanto a Sam mentre sbadigliava. 

Risvegliandosi, lentamente, i ricordi le tornarono alla mente e sbarrò gli occhi terrorizzata: l’aspettava un bell’interrogatorio, e per di più doppio. Lo realizzò giusto in tempo per vedere quattro occhietti vispi scrutarla curiosi in attesa di risposte.

 

***

 

“Quindi... Questo è un supermercato”

“Ora capisco perché lo chiamano super

“Accidenti, ma la volete piantare?”

Sebastian sospirò esasperato massaggiandosi le tempie mentre lasciava i suoi coinquilini fermi davanti all’entrata, intenti ad osservare le enormi dimensioni dell’edificio. 

Sia Blaine che Brittany erano cresciuti in piccole cittadine dell’Ohio ed erano abituati a negozi di piccole dimensioni, niente a che vedere con quelli enormi di New York; ciò bastava a giustificare il loro stupore, ma di certo non il restare imbambolati per più di cinque minuti facendo commenti idioti. 

Per mesi si erano limitati a fare la spesa al piccolo alimentari sotto casa loro per non dover prendere un taxi, ma Sebastian per una volta era riuscito a far valere la sua opinione e li aveva convinti a fare una spesa degna di quel nome sperando riuscissero a restare con il frigorifero pieno almeno fino a venerdì per una settimana.

Il più alto prese il carrello stringendo fra le mani la lista che aveva compilato mentre Brittany e Blaine accompagnavano Sam al lavoro; aveva perlustrato ogni centimetro del loro appartamento per scrivere tutte le cose essenziali che mancavano. Sarebbe andato da solo se i suoi coinquilini non fossero tornati prima del previsto e avessero insistito per accompagnarlo, lamentandosi di come lui non volesse mai fare niente di divertente con loro. 

Blaine ovviamente si era guadagnato un’occhiataccia fin troppo eloquente.

“Allora vi muovete o no?” sospirò esasperato spingendo il carrello verso l’entrata.

“Oh Sebby fammi stare nel carrello, sono troppo stanca per camminare”

Brittany lo rincorse cercando di scavalcare le sbarre e sedersi all’interno ma il ragazzo la tenne ferma per un braccio, guardandola storto.

“Ok prima di tutto, smettila di chiamarmi in quel modo! E secondo, se metto te nel carrello non ci sta il resto... Quindi o cammini o non mangi”

La bionda si morse un labbro incrociando le braccia arrabbiata. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando suo padre le diceva la stessa cosa.

“Oppure prendiamo un secondo carrello. Monta dolcezza” ridacchiò Blaine affiancando Sebastian e aiutando Brittany ad entrare nella sua bizzarra carrozza.

Erano consapevoli di quanto potessero risultare ridicoli due diciannovenni con un carrello, specialmente una seduta all’interno, ma le enormi dimensioni del negozio li avevano davvero elettrizzati ed erano decisi a far durare quell’euforia il più possibile. Inoltre, a New York erano tutti un po’ pazzi; nessuno avrebbe badato troppo a loro.

Seguendo un Sebastian esasperato al limite della sopportazione, finalmente iniziarono ad addentrarsi nelle corsie; lui camminava veloce riempiendo in fretta il carrello di cibo e prodotti per la casa. Per mesi quando aveva vissuto a Parigi si era fatto la spesa da solo e aveva acquisito una certa esperienza e una routine che non fece fatica a rispolverare; non era così difficile: guardare la lista, scegliere il prodotto, confrontare i prezzi e mettere nel carrello.

Stringendo due pacchi di biscotti per la colazione si voltò verso i suoi coinquilini, cercando il loro parere.

“Ragazzi cioccolato o....?”

La sua domanda restò incompiuta quando il suo sguardo cadde sul carrello che Blaine stava spingendo: insieme a Brittany, o meglio sopra e intorno a lei, era pieno di caramelle e merendine. E come se non bastasse, Blaine dall’alto del suo metro e una ciliegia di altezza, stava cercando di prendere dallo scaffale più alto la terza scatola di liquirizie rosse.

Schiarendosi la voce, Sebastian guadagnò finalmente l’attenzione degli altri due che lo guardarono colpevoli. Esattamente come due bambini scoperti a mangiare la cioccolata di nascosto.

“Cosa sarebbe tutta quella roba?” chiese con le braccia incrociate al petto, con tono severo ma incapace di trattenere un sorriso nonostante iniziasse un po’ a sentirsi il genitore della situazione.

“Cibo!” esclamò Brittany sventolandogli davanti un pacchetto di patatine.

“No quello non è cibo, sono schifezze. Mi meraviglio di voi, dovreste stare attenti alla linea! Ogni patatina e ogni caramella sono ore in più a sudare in sala prove...”

A quelle parole gli altri due si guardarono storcendo il naso. Adoravano i dolci, erano necessari per le loro serate film, ma forse Sebastian aveva ragione: avevano un tantino esagerato.

“Ma... Questo supermercato è così grande! Ci sono tantissime cose. Come si fa a non comprarle tutte?” chiese la bionda stringendo ancora le patatine fra le mani.

“Crescendo! Forza, andate a rimettere tutto a posto... subito” 

Brittany provò a replicare ancora ma Blaine scosse la testa facendole cenno di tacere. Sapeva che aveva ragione Sebastian, anche perché non avrebbero potuto permettersi tutta quella roba. O meglio, avrebbero potuto, ma già si immaginava la faccia di suo padre leggendo il saldo della sua carta di credito ed era qualcosa che lo faceva piuttosto rabbrividire. 

“Ok ma... queste le teniamo!” disse il moro spostando dal suo carrello in quello di Sebastian alcune confezioni di dolci.

“Due scatole di marshmallow? Non se ne parla, una sola!”

“Ma Bas questi sono piccoli e questi grandi!” replicò indignato, quasi scandalizzato dalla richiesta di scegliere fra due cose a suo parere ugualmente essenziali.

Sebastian sollevò le sopracciglia, guardandolo intensamente fino a che ebbe la certezza di avergli trasmesso il suo pensiero. 

“Diciannove anni e un fondoschiena perfetto mandati in fumo dai dolci” bofonchiò fra sé e sé, tornando a spingere il suo carrello mentre gli altri due tornavano a rimettere tutto a posto, le orecchie basse come due cuccioli appena rimproverati.

 

Arrivati finalmente alle casse si misero in coda e Brittany scese dal carrello, pronta a dare una mano con le borse; si divertiva sempre a riempirle nonostante non lo facesse con gran criterio e più di una volta le uova erano rimaste schiacciate sotto tutto.

“Oh mi sono dimenticato una cosa”

Sebastian si batté una mano in fronte e corse via fra gli scaffali, abbandonando gli amici a sistemare la spesa.

Arrivati all’ultimo sacchetto, il ragazzo fece il suo ritorno consegnando alla cassiera una scatola di croccantini per gatti.

Blaine a stento trattenne una risata mentre ricordava la scena della notte precedente, mentre Brittany incrociò le braccia al petto guardando accigliata il coinquilino.

“E quelli per chi sono?” domandò assottigliando lo sguardo.

“Per Tubb-...Lord Tubbington ovviamente. Ho visto che li aveva finiti, ho preso i primi che mi sono capitati” bofonchiò Sebastian, allungando la sua carta di credito per pagare la spesa.

In realtà mentre coccolava il gatto quella mattina quando era saltato sul suo letto a svegliarlo, gli aveva promesso di comprargli qualcosa di speciale visto che sembrava piuttosto triste quando Sebastian gli aveva detto che non poteva portarselo al supermercato. Quel felino gli aveva conquistato il cuore.

“Hai comprato del cibo al mio gatto?” domandò di nuovo Brittany piuttosto sorpresa da quel gesto.

“Ma allora gli vuoi bene anche tu!”

Sebastian non ebbe il tempo di rispondere che la bionda gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo e saltando felice sotto lo sguardo perplesso della cassiera.

“Oh si Britt, tu non sai quanto” ridacchiò Blaine strizzando l’occhio a Sebastian che alzò gli occhi al cielo, rassegnandosi a quella sua nuova debolezza.

Stava decisamente diventando tenero. E non era tutta colpa di Tubby.

 

***

 

Un grugnito.

Un tonfo.

Un miagolio.

 

In una manciata di secondi Lord Tubbington uscì dalla stanza di Brittany, non propriamente correndo visto il suo discreto peso, ma zampettando piuttosto in fretta per i suoi standard finché non si accoccolò ai piedi del divano dove Sebastian stava leggendo. Miagolò lamentandosi fino a che il ragazzo lo sollevò da terra con non poco sforzo e se lo posò in grembo.

“Che succede micetto?” domandò accarezzandolo come se potesse ottenere una risposta, ma guadagnando ovviamente solo delle fusa di apprezzamento.

Seduto dall’altro lato del divano, Blaine osservò la scena con un sopracciglio sollevato ancora piuttosto incredulo di quel lato affettuoso del suo coinquilino. 

Sebastian Smythe, capitano degli Usignoli, frequentatore dello Scandals e spezzacuori dell’Ohio, intenerito da un gatto. Era troppo assurdo per essere vero.

Un altro rumore sordo dalla stanza accanto lo distrasse dai suoi pensieri e si voltò verso il corridoio confuso.

“Britt? Tutto bene dolcezza?” chiese alzando un po’ la voce per farsi sentire dall’amica che era nella sua stanza.

“No non c’è niente che vada bene! Non ho assolutamente niente da mettermi e Artie sarà qui fra meno di quattro ore”

La bionda arrivò in salotto palesemente nervosa, indossando la sua vecchia divisa dei Cheerios.

“Ok... Prima di tutto calmati! Vedrai che trover-...”

“Cosa diavolo ti sei messa??”

Sebastian interruppe bruscamente Blaine, guardando piuttosto sorpreso il bizzarro abbigliamento della ragazza che subito si strinse nelle spalle incrociando le braccia al petto.

“Non avevo idee ed ero vestita così la prima volta che ci siamo conosciuti. Mi sembrava romantico...” commentò guardandosi i piedi, sentendosi improvvisamente stupida per quell’idea.

“Beh in effetti è un’idea carina però...”

Blaine provò a incoraggiare l’amica ma di nuovo Sebastian si intromise, guastando i suoi tentativi.

“Che accidenti ti passa per la testa, non hai detto che uscite a cena? Ti pare questo il modo di vestirti per una cena a New York City?! Ahh Britt... Cosa ci vivi a fare con due amici gay se non ti fai consigliare per i vestiti? Da me almeno, il Clown puoi anche non ascoltarlo...” commentò acido il più alto, alzandosi dal divano senza lasciare Lord Tubbington che non si lamentò restando acciambellato fra le sue braccia.

Sotto lo sguardo stupito e piuttosto accigliato dei suoi coinquilini, Sebastian si diresse in camera della ragazza e abbandonò il felino sul letto solo per poter osservare attentamente l’armadio. Metà dei vestiti di Brittany erano già ammassati sul letto, o per terra; la lampada della sua scrivania era rotolata sul pavimento sotto il peso di una decina di magliette che le erano state lanciate sopra: ecco cos’era stato quel tonfo.

“E’ tutto qui?” domandò arricciando il naso mentre osservava l’ennesima tuta da ginnastica appesa.

Brittany annuì prima di sedersi sul letto abbattuta, per poi scavare fra i suoi vestiti e mettersi qualcosa in testa.

“Pensavo di mettere questo poi. E’ carino no? A tutti piacciono i tigrotti!” esclamò entusiasta della sua cuffia, con l’adorabile muso di una tigre. Con tanto di orecchie ovviamente.

“Oh quindi poi andate allo zoo? Non avevo capito”

Sebastian roteò gli occhi sospirando stizzito mentre finiva di far passare i vestiti nell’armadio. Fortuna che Brittany iniziava a cogliere la sua ironia.

Oltre ad una seconda divisa da cheerleader, un’infinità di tute da ginnastica, jeans e magliette con cuori e animali, non trovò niente di adatto all’occasione e si ritrovò a chiedersi come facesse Brittany a uscire di casa. Di solito non si vestiva tanto male, dove erano finiti i suoi vestiti decenti? 

“Ok togliti quella roba e preparati, usciamo” disse passandosi una mano fra i capelli tornando a guardare i suoi coinquilini che lo fissavano perplessi.

“Dove andiamo?” chiese Blaine arricciando le labbra.

“A fare shopping ovviamente, genio!”

 

 

 

Un’ora e un centinaio di vestiti più tardi, Brittany si abbandonò sulla sedia di fronte ai camerini e sospirò esausta.

“Vi prego basta” mormorò quasi sull’orlo delle lacrime mentre i suoi coinquilini la raggiungevano carichi di abiti da provare.

“Su su alzati signorina” 

Blaine la sollevò tirandola per un braccio, spingendola oltre una tenda e gettandole fra le braccia il mucchio di vestiti che le avevano trovato.

“Provali e poi facci vedere” disse richiudendole il camerino alle spalle prima di sedersi accanto a Sebastian, impaziente di vederla tornare.

Lasciandosi andare ad un altro sospiro, Brittany si ripeté per la millesima volta che stavano facendo tutto solo per aiutarla e perché le volevano bene. Sebastian aveva criticato talmente tanto il suo guardaroba che probabilmente si sarebbe sempre vergognata di vestirsi da quel momento in poi, per quello si era lasciata convincere a comprare qualcosa di nuovo.

Le avevano fatto comprare pantaloni, magliette, abiti per il tempo libero e addirittura scarpe nuove, approfittando dei saldi di fine stagione, ma ancora non avevano trovato niente di adatto per la sua serata. Lei continuava a proporre divisa e orecchie, ma quei due non ci sentivano.

Senza nemmeno badare troppo a quello che stava facendo, si provò il primo vestito che le capitò fra le mani ed uscì per farsi aiutare con la zip sulla schiena.

“Ragazzi mi...”

Non face a tempo di finire la frase che Blaine fu alle sue spalle, chiudendole il vestito per poi guardare il suo riflesso nello specchio con gli occhi quasi lucidi per l’emozione.

“Oh mio...”

“...Dio”

Brittany finì la sua frase guardandosi a sua volta; indossava un semplice tubino rosso che le arrivava appena sopra le ginocchia, stretto in vita da una sottile cintura nera e con una scollatura evidente ma non troppo pronunciata. Le stava a pennello, esaltando la sua figura alta e snella e non poté trattenersi dal sorridere mentre Blaine le stringeva un braccio emozionato quasi più di lei; manco fosse lui a dover uscire.

“Oh andiamo ragazzi potete ancora chiamarmi Sebastian” ridacchiò il ragazzo avvicinandosi ai due per osservare al meglio la bionda.

Vestire Brittany era stata decisamente una sfida, ma vederla in quell’abito che sembrava fatto apposta per lei stava ripagando le sue fatiche.

Ovviamente nonostante l’euforia del momento la sua battutaccia si guadagnò ben due occhiate scettiche ma niente spense il suo sorriso beffardo mentre sistemava le spalline del vestito.

“Sei perfetta zuccherino” sussurrò guardando Brittany che un istante dopo si sporse per stringere lui e Blaine in un abbraccio.

“Sarà una serata perfetta. Grazie grazie grazie! Vi voglio bene” 

Blaine ricambiò l’abbraccio, cingendo la vita della ragazza con un braccio e affrettandosi a risponderle ma Sebastian ancora una volta rovinò il momento facendoli allontanare.

“Ehi ehi calma così stropicci il vestito! E non è ancora ora per quello” disse strizzandole l’occhio e facendo arrossire appena la bionda, tornata ad ammirarsi allo specchio.

“E’ perfetto, vado a cambiarmi e a pagare! Mi aiutate anche con i capelli poi vero?” domandò speranzosa prima di sparire di nuovo dietro alla tenda quando i ragazzi annuirono decisi.

Si sedettero di nuovo in attesa, più vicini di prima, e Blaine pigramente iniziò ad accarezzare il braccio di Sebastian che era appoggiato al bracciolo della poltrona disegnando cerchi e linee immaginarie sopra al tessuto della sua camicia.

“Pensavo... Brittany esce a cena e probabilmente farà molto tardi. Sai come vanno queste cose...” iniziò continuando con quel tocco, evitando lo sguardo di Sebastian che sentiva essersi abbassato su di lui.

“Probabilmente poi Artie le proporrà di andare al cinema o magari di fermarsi da lui, rincaserà quando saremo già addormentati...” 

“E il punto è...?” chiese il più alto sorridendo divertito, ben consapevole di cosa significasse tutto quel girarci attorno.

“Il punto è che saremo soli per parecchio tempo, senza coinquiline che ascoltano o amici che girano per casa. Potresti aiutarmi a sistemare anche il mio armadio, dandomi una mano a mettere e a togliere tutti quei vestiti... Sei particolarmente sexy quando dai ordini su cosa indossare” sussurrò Blaine prima di sollevarsi per incrociare lo sguardo di Sebastian.

Nei suoi occhi verdi già poteva vedere brillare quella scintilla di eccitazione con cui lo guardava sempre quando aveva voglia di saltargli addosso, e ovviamente quella volta non faceva eccezione. Ormai sapeva bene come catturare la sua attenzione.

“Sì direi che è un’idea. Anche perché il tuo armadio ha davvero bisogno di una sistemata...” sussurrò di tutta risposta, mentre involontariamente il suo sguardo scivolava verso il labbro di Blaine stretto fra i suoi denti. Se continuava così avrebbero sistemato quei camerini prima del suo guardaroba.

“Che intendi dire? Io mi vesto benissimo!” 

Il moro si allontanò da lui quasi indignato, incrociando le braccia al petto.

“Certo, per un settantenne o per un circense. Sul serio Blaine, ti ho visto indossare vestiti verdi, gialli, arancioni e blu scuro. Insieme” rispose sottolineando quell’ultima parola senza essere incapace di trattenere una smorfia.

“Va bene Rodolfo, più tardi mi farai vedere come secondo te dovrei fare a vestirmi” sbottò Blaine guardandolo con aria di sfida.

“E’ una promessa?”

Sebastian soffiò quelle parole sulle labbra dell’altro, avvicinandosi di nuovo pericolosamente a lui.

Nonostante ci tenesse di più a sottolineare come non dovesse vestirsi Blaine, già poteva vedere chiaramente la situazione ribaltarsi a suo vantaggio; quella scintilla brillò di nuovo nei suoi occhi e ancora il labbro di Blaine fu nervosamente catturato dai suoi denti come ogni volta che Sebastian lo provocava in quel modo.

Sarebbe decisamente stata una serata interessante per tutti.

“A proposito... Qualcuno ha una sconfitta da ammettere” sogghignò Sebastian ricordandosi improvvisamente di quella sfida fra loro.

“Che sconfitta?”

Blaine lo guardò perplesso qualche istante prima di ricordarsi della scommessa e annuire consapevole.

“Oh. Giusto. Beh ma non hai ancor vinto, tecnicamente” commentò cercando una scappatoia.

“Non ho vinto?! Devo ricordarti perché siamo qui? Appuntamento-con-Artie. Ti dice niente?”

“Sì escono ma non stanno ancora insieme! Voglio dire... E se stasera fosse un disastro?”

“Blaine... Stai davvero augurando alla tua migliore amica un pessimo primo appuntamento per non accettare una sconfitta?”

A quello sguardo di Sebastian, il moro sospirò arrendendosi mentre scuoteva la testa. 

“Ok va bene hai vinto. Che vuoi in cambio?” chiese già preoccupato per quello che poteva aspettarlo.

“Non così in fretta Anderson. Ogni cosa a suo tempo... Tu tieniti pronto. A tutto”

 

***

 

Quando suonarono alla porta Brittany era già pronta da parecchio; aveva voluto restare in piedi per non sgualcire il vestito e per minuti interi era stata a fissare il citofono in attesa di sentirlo squillare senza ascoltare le parole dei suoi amici che avevano cercato invano di convincerla a distrarsi mentre aspettava.

Non si ricordava l’ultima volta che era stata così nervosa; eppure con Artie era già uscita parecchie volte e anche con successo.

Lasciò che Blaine la aiutasse a mettere il cappotto mentre Sebastian le passava la borsa che le aveva preparato per assicurarsi che non dimenticasse le chiavi come al solito, poi si lasciò abbracciare da entrambi e scese in fretta le scale.

Aprendo il portone della porta si ritrovò davanti a un taxi giallo con all’interno Artie che la guardava dolcemente, un sorriso che attraversava il suo viso da un orecchio all’altro.

“Scusa se non sono venuto a prenderti di sopra ma... Sai com’è, avrei solo rallentato. E non so te ma io muoio di fame” le disse guardandola avvicinarsi.

Brittany si sciolse in un sorriso mentre sentiva la tensione e il nervosismo di quella giornata lentamente svanire; come al solito Artie sapeva perfettamente come metterla a suo agio.

“Oh si non dirlo a me, oggi ha cucinato Sebastian...”

Artie ridacchiò prima di farle un cenno e Brittany fece il giro del taxi per salire e sedersi sui sedili posteriori accanto a lui. Non appena chiusero le portiere, l’auto partì immettendosi nelle affollate strade della città.

“Ciao...” sussurrò Artie allungando una mano per catturare quella della ragazza e accarezzarla dolcemente.

“Ciao a te”

La bionda sorrise e si sporse verso di lui, appoggiando una mano sulla sua guancia e baciandolo dolcemente.

Si perse negli occhi sognanti del ragazzo e il suo cuore perse un battito mentre lui le sorrideva, ritornando con la mente a quel primo appuntamento di anni prima. Poteva essere diversa la città, potevano essere cresciuti e sicuramente le loro vite erano cambiate parecchio, ma loro erano sempre gli stessi: Brittany e Artie che si sorridono e si baciano, parlando di sentimenti. 

Perché con i sentimenti è più bello, quello non se l’era mai scordato.

 

 

“Sicuro che non vuoi assaggiare?”

“No davvero grazie, se mangio ancora qualcosa sento che potrei scoppiare”

Artie fece un profondo sospiro, appoggiando le mani sopra la camicia all’altezza dello stomaco. 

“Non sai che ti perdi” commentò Brittany mangiando l’ultimo boccone del suo tortino al cioccolato. 

La cena era stata squisita e particolarmente piacevole; nonostante l’imbarazzo iniziale una volta che si erano accomodati al loro tavolo avevano iniziato a parlare tranquillamente del più e del meno come niente fosse. Ogni tanto le loro mani si erano sfiorate, i loro sguardi incatenati e più di una volta entrambi erano arrossiti ai complimenti dell’altro. 

“Te l’ho già detto che sei bellissima?” sussurrò  il ragazzo con un sorriso, perdendosi negli occhi azzurri della bionda proprio come aveva fatto dal primo istante. 

E di nuovo, Brittany arrossì, ma questa volta non abbassò  lo sguardo: strinse la mano di Artie accarezzando dolcemente le sue dita e gli sorrise.

“Si con questa siamo a quattro, ma è sempre bello sentirselo dire. Sebastian sarà felice di sapere che hai apprezzato il suo vestito” 

“Il... Il suo vestito?” 

Arti faticò  a non immaginarsi l’amico con quell’abito rosso ma impedì alla sua mente di figurare quell’immagine tanto assurda quanto inquietante. 

“Sì, non nel senso che è suo ma perché l’ha scelto lui! Te l’ho detto che mi hanno portata a fare shopping no?” 

“Oh giusto lo shopping scusa. Che cretino. Credevo già...”

Incapace di terminare la frase, il ragazzo ridacchiò fra sé e sé dandosi mentalmente dell’idiota. Non ci stava proprio con la testa, non riusciva a focalizzare pensieri sensati su altro che non fosse Brittany, Brittany e ancora Brittany. 

“Grazie per questa serata Artie. E’ tutto davvero fantastico” sussurrò  la bionda stringendosi appena nelle spalle e giocherellando con una ciocca di capelli. 

“Sono io che ti devo ringraziare Britt, per avermi permesso di portarti qui. Ormai avevo perso le speranze sai...”

Artie abbozzò un sorriso stringendo la mano della ragazza mentre ripensava agli avvenimenti dell’ultimo mese. Dopo quel bacio tanto bello quanto doloroso, si era davvero convinto di averla persa per sempre. 

Per quel motivo era stato tanto restio nel credere alla realtà quando la sera prima Brittany si era presentata alla sua porta. Ma poi gli aveva raccontato di Santana, trattenendo a stento le lacrime, gli aveva confessato tutta la sua confusione, i sentimenti che provava e finalmente si erano decisi di concedersi una prova. 

Brittany non rispose ma si sporse verso di lui, catturando le sue labbra in un dolce bacio. Lui dischiuse le labbra concedendo alla sua bocca di risponderle e accarezzandole una guancia mentre lei si faceva sempre più vicina. Era il primo vero bacio che si scambiavano in tutta la sera. 

Purtroppo però non era proprio il luogo adatto.

Quando il cameriere arrivò al loro tavolo e si schiarì la voce, si separarono imbarazzati guardando i loro piatti vuoti. 

“Desiderate altro?”

Artie si schiarì la voce mentre entrambi scuotevano la testa.

“No grazie, solo il conto per favore” 

Portando via i piatti dal tavolo, il cameriere annuì e in pochi istanti li lasciò di nuovo soli. Entrambi si guardarono sorridendo lievemente arrossiti. 

“Che ne dici se andiamo da qualche parte? Magari facciamo una passeggiata…” 

“Si per me va bene, devo decisamente digerire tutto quello che ho mangiato!” disse Brittany ripensando alla enorme quantità di cibo che aveva appena ingerito. 

“Sei pronta?” le chiese quando il cameriere tornò con la sua carta di credito dopo aver pagato la cena, insistendo ovviamente per offrire. 

“Andiamo” 

Brittany finì di sistemarsi la sciarpa e si alzò, aiutando Artie ad allontanarsi dal tavolo e spingendolo fuori dal ristorante proprio come una volta.

 

Si sa che New York è una città piuttosto fredda d’inverno, ma l’aria gelida di dicembre sembrava non avere nessun effetto su Brittany e Artie che al contrario procedevano uno di fianco all’altra ridendo e scherzando tranquillamente. 

Fu quando rimasero in silenzio giusto per qualche secondo che Brittany iniziò a tremare. 

“Caspita,c’è davvero freddo!” disse passandosi le mani sulle braccia per scaldarsi. Accidenti a Sebastian che non le aveva fatto mettere la sua cuffia preferita!

“Già… Aspetta prendi la mia giacca” disse Artie facendo per togliersi il cappotto per farlo indossare alla ragazza

“Oh no Artie… sei impazzito?! Non voglio farti morire di freddo!”

Gliela sistemò di nuovo sulle spalle e poi si sedette sulle sue ginocchia appoggiando la testa contro il suo collo stringendosi a lui. Artie la avvolse tra le sue braccia e le diede un bacio sulla fronte 

“Così va decisamente meglio” disse Brittany sorridendo mentre si accoccolava sempre di più al ragazzo che la accarezzava lungo la schiena.

Rimasero per un po’ in silenzio in quella posizione, semplicemente ad ascoltare i battiti del loro cuore fino a che Brittany riaprì gli occhi. 

“Ti va qualcosa di caldo? So che qui vicino c’è un Lima Bean…” disse molto seria e convinta delle sue parole. 

Ormai chiamava Lima Bean tutte le caffetterie di New York e i suoi coinquilini dopo averle ripetuto per un centinaio di volte che non erano più a Lima avevano perso le speranze.

“Hai ancora fame?” disse Artie spostando un po’ la testa per incontrare il volto della ragazza che teneva ancora stretta tra le sue braccia, incapace di trattenere un sorriso.

“No beh non ho proprio fame… ho soltanto voglia di… latte e cioccolato!” rispose Britt entusiasta della sua idea.

Artie non sapeva dirle di no e nonostante avrebbe voluto rimanere in quella posizione per tutta la notte, il freddo newyorkese iniziò ad avere effetti anche su di lui e accettò la proposta di Brittany che immediatamente gli diede un bacio sulle labbra e si alzò dalla sue gambe per spingerlo verso la caffetteria.

Una volta arrivati, si sedettero ad un tavolo e la bionda ordinò il suo latte con cioccolato, mentre Artie non prese nulla. Per tutta la sera alternarono momenti di tenerezza a scherzi e risate, era la serata perfetta anche se il tempo passò troppo in fretta e senza accorgersene era già notte inoltrata.

 

***

 

Saranno state le due del mattino quando Brittany rientrò a casa dopo il suo appuntamento che era durato decisamente più del previsto. Era talmente eccitata e contenta che moriva dalla voglia di raccontare tutto a Blaine, poco importava che ora fosse. 

Lanciò il cappotto e la borsa sul divano, lasciò le scarpe sul tappeto in salotto e si precipitò nella camera del suo migliore amico che ovviamente dormiva già da un pezzo.

Quando aprì la porta si ritrovò immersa nel buio più totale, Blaine non sopportava neanche un piccolissimo spiraglio di luce quando dormiva, ma riuscì comunque ad individuare il letto del ragazzo e si lanciò sopra.

“Svegliati!” disse Brittany scuotendo con forza il ragazzo che individuò a fatica sotto le coperte. 

“Forza svegliati dai”

“Oh maledizione Blaine! Oggi sei davvero insaziabile... Lasciami dormire” sbuffò Sebastian infastidito da quel brusco risveglio, rigirandosi fra le coperte per nascondere la testa sotto il cuscino. 

Non poteva immaginare che quelle mani che lo stavano scuotendo fossero di Brittany così come lei non poteva immaginare che il ragazzo che stava cercando disperatamente di svegliare fosse Sebastian.

“C-Cosa... Sebastian??” urlò la ragazza lasciando subito la presa dalle spalle dell’amico. 

Ancora incredula scese dal letto e corse ad accendere la luce e quello che vide la lasciò senza parole: il letto di Blaine era ridotto a un groviglio di coperte e gambe, troppe per appartenere solo ad una persona. 

Sebastian imprecò sommessamente cercando di capire che stesse succedendo mentre allontanava il cuscino dalla faccia e Blaine si svegliò accecato da quella luce improvvisa.

Si strofinò gli occhi sbadigliando finché non riuscì a mettere a fuoco l’amica e si mise a sedere di soprassalto, sollevandosi il lenzuolo fin sopra il petto per coprirsi.

“Britt! Co-cosa ci fai tu qui? Io... Noi... Non è come sembra giuro!”

 


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Tatatatannnnnnn

Più tardi del solito ma, miaaaaao gente :)

Scusate per il ritardo, ma per problemi personali e problemi con il sito oggi non siamo proprio riuscite ad aggiornare prima!!
Speriamo di poterci far perdonare con questo capitolo un po' lunghetto come piace a noi, con tanto di colpo di scena finale....... sì, ok siamo un po' diaboliche a volte :P
Non disperate!!!!!!!! Seguito in arrivo mercoledì prossimo puntualiiiiiisssssime come sempre, sperando di riuscire ad aggiornare in un orario migliore!

A domenica con chi segue Roommates, a settimana prossima con tutti gli altri

<3 Baci, Abbracci e Tubbingtastian a tutti!
Notte bella gente <3




* Titolo canzone: "Qualcosa di sciocco"


posso vedere nei tuoi occhi
che disprezzi le solite vecchie frasi
sentite anche la notte scorsa,
e nonostante siano solo parole per te
per me sono la verità 
e non mi sono mai sembrate più giuste prima d'ora

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: I don't want to know ***


Capitolo 14: “I don’t want to know”

 

Finally baby
The truth has come down now
Take a listen to your spirit
It's crying out loud

-Fleetwood Mac

 

“Blaine… perché Sebastian è nel tuo letto?” 

Brittany ruppe quel silenzio imbarazzante guardando perplessa e severa l’amico, con le braccia strette al petto e le labbra appena imbronciate.

Di nuovo non ottenne risposta.

Sebastian si rigirò fra le coperte trattenendo a stento uno sbadiglio, assonnato e anche piuttosto annoiato da quella scena; aveva detto mille volte a Blaine di parlare con Brittany perché ovviamente prima o poi li avrebbe scoperti, ma lui non gli aveva voluto dare ascolto ed ora era solo curioso di vedere che scusa si sarebbe inventato.

D’altra parte, Blaine non sapeva proprio cosa dire. Era completamente nel pallone, infastidito dal ghigno compiaciuto di Sebastian al suo fianco e soprattutto non aveva la più vaga idea di che cosa inventarsi.

Arrancò in cerca di scuse, la mente ancora troppo poco lucida per poter pensare razionalmente.

“L-Lord Tubbington… ha chiuso Sebastian fuori dalla sua camera! E quindi lui è-è dovuto.. sì insomma, è venuto a dormire da me.. ecco è andata così” disse anche lui troppo poco convinto delle sue parole. 

Sebastian soffocò la faccia nel cuscino per trattenere la fragorosa risata che sentiva scoppiargli in petto, incredulo dell’assurda bugia che il ragazzo aveva appena utilizzato. Come poteva aver davvero usato Tubby come scusa? Gliel’avrebbe sicuramente fatta pagare. Nessuno scaricava le colpe sul suo felino preferito.

“Oh certo, Lord Tubbington. E sentiamo: perché siete nudi? Vi ha anche nascosto tutti i vestiti?” replicò Brittany piuttosto arrabbiata. 

Non poteva crederci che stesse davvero succedendo. Non solo era evidente che quei due non avessero passato la notte a chiacchierare, ma Blaine stava pure cercando di farle credere ad assurde scusanti.

Il moro sospirò esausto, passandosi una mano sul viso in cerca di un po’ di lucidità; non sapeva che dire ormai non c’erano storie che tenevano era tutto fin troppo palese.

“Credi davvero che io sia così stupida Blaine? Questo da te non me lo sarei mai aspettato…”

Brittany lo prese alla sprovvista, guardandolo ferita prima di sparire dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle e Blaine rimase a bocca spalancata a guardarla, incapace di replicare e con un enorme peso sul cuore.

Non poteva finire così, aspettare la mattina era fuori discussione; doveva chiarire tutto con la sua migliore amica subito.

Si alzò dal letto gettando il lenzuolo addosso a Sebastian e inciampò nei suoi vestiti cercando di rivestirsi in fretta.

“Non ci posso credere che casino...” mormorò fra sé e sé indossando la maglietta.

“Ah comunque grazie dell’aiuto eh!” 

Lo sguardo che rivolse a Sebastian era piuttosto deciso e bastò per far roteare gli occhi al ragazzo ancora appisolato fra le coperte.

“Oh andiamo Blainey, viviamo nella stessa casa. Prima o poi lo avrebbe scoperto… Io te l’avevo detto” replicò l’ex Usignolo con una strana tranquillità e il suo solito sorrisetto sulle labbra.

“Rinfacciarmi che avevi come al solito ragione non mi serve adesso!”

Blaine sospirò tagliente, passandosi una mano fra i capelli mentre si guardava intorno alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sapeva esattamente come fosse. Sapeva solo che gli mancava qualcosa.

“Ma effettivamente io avevo ragione. Se avessi lasciato che raccontassi a Brittany di quanto fare sesso con me fa bene ai tuoi nervi, a questo punto non ci troveremmo in questa situazione... E comunque i pantaloni del tuo pigiama sono sopra l’armadio. Ti ricordi come ci sono finiti oppure vuoi dare la colpa a Tubby anche per quello?”

Le ultime parole suonarono con un tono piuttosto polemico che Blaine volontariamente decise di ignorare, non aveva tempo per pensare anche a Sebastian e alla sua assurda fissa per quel gatto. Era fin troppo inquietante e lui aveva altro a cui pensare.

Con le guancia appena arrossate al ricordo di qualche ora prima, afferrò i suoi pantaloni e li infilò alla svelta.

“Devo parlare con Brittany, non so cosa le dirò ma comunque sia tu cerca di non fare l’idiota per una volta ok? Ti prego Sebastian”

“Va bene va bene fai come vuoi. Ma quando esci spegni la luce ok? Così posso tornare a dormire... Grazie” 

Mentre Sebastian affondava di nuovo la testa nel cuscino, Blaine sospirò roteando gli occhi e uscì dalla stanza lasciando intenzionalmente la luce accesa. Se non aveva voglia di aiutarlo in quella situazione doveva almeno guadagnarsi buio e sonno.

Quando raggiunse camera dell’amica non si sorprese nel trovarla seduta sul letto ancora vestita, le braccia strette al petto e la bocca imbronciata. Sospirò appena appoggiandosi alla porta aperta mentre la guardava.

“Mi dici perché sei così arrabbiata con me Britt?”

“Beh non saprei… forse perché non mi hai detto di avere una relazione con Sebastian?” rispose lei retorica piuttosto indispettita.

Blaine per la centesima volta negli ultimi dieci minuti fece roteare gli occhi e si avvicinò a lei, sedendosi a fondo letto.

“Non abbiamo una relazione… è solo… siamo giovani ok? E ogni tanto ci divertiamo! Non pensavo ti avrebbe dato fastidio questa cosa...”

“Non mi da fastidio che tu abbia una relazione con Sebastian, Blaine! Anzi sono contenta per voi… ma sono arrabbiata con te perché non me ne hai parlato! Me lo hai tenuto nascosto Blaine, accidenti sei il mio migliore amico… viviamo nella stessa casa! Io-Io mi sono sempre aperta con te, ti ho raccontato tutto e invece tu non sei stato sincero con me” 

Blaine non aveva mai visto Brittany così arrabbiata e quelle parole lo ferirono molto ma allo stesso tempo gli fecero capire quanto la ragazza tenesse a lui e alla loro amicizia. Non che già non lo sapesse certo, solo che a volte si dimenticava di quanto profondamente e sinceramente Brittany gli volesse bene. Si avvicinò di più a lei, prendendole le mani e abbozzando un timido sorriso sulle labbra.

“Mi dispiace Britt. Mi dispiace di non essere stato sincero con te, mi dispiace di non averti detto di Sebastian, mi dispiace… davvero… credimi! Sono stato un idiota lo so”

Sollevò lo sguardo solo quando finì di parlare, incontrando gli occhi azzurri della ragazza che già lentamente mostravano quanto la sua rabbia stesse passando. Sapeva bene che nessuno poteva resistere a quei suoi occhioni da cerbiatto, non più di dieci secondi almeno.

Certamente Brittany lo avrebbe perdonato, ma doveva accertarsi che quella storia non avrebbe avuto un seguito per cui mantenne quel tono severo che le era così poco familiare ancora per qualche istante prima di sciogliersi completamente.

“Giura solennemente che da oggi in poi non mi dirai più bugie! Giuralo ‘Aine”

“Oh si si lo giuro! Niente più bugie e niente più segreti, te lo prometto” disse il ragazzo mettendosi una mano sul cuore. 

La bionda sospirò sollevata e si avvicinò a lui per stringerlo forte fra le sue braccia, nascondendo il viso contro la sua spalla come faceva sempre.

“Ecco perché avevi sempre addosso il profumo di Sebastian… e io che te ne ho anche comprato uno nuovo credendo che il tuo fosse finito!” 

Blaine tossì nervoso a quell’osservazione, ancora non pronto ad affrontare le conseguenze di quella scoperta. Sapeva che Brittany se lo sarebbe tenuto per se ma comunque avrebbe iniziato a fargli domande e commenti come quello e lui decisamente non era preparato a dare risposte su lui e Sebastian.

“Eh si.. giusto.. Ma la tua serata invece?” disse sciogliendo l’abbraccio, grato per aver trovato un argomento alternativo.

“Oh è stata fantastica!” 

Ogni traccia di rabbia o rancore scomparse dal viso di Brittany che al contrario arrossì appena, mordendosi un labbro e sorridendo felice. 

Perché era davvero felice finalmente.

“Voglio assolutamente tutti i dettagli!” ridacchiò Blaine sdraiandosi accanto a lei, preparandosi a passare una notte insonne.

 

***

 

Era una normalissima mattina di domenica nell’appartamento 2B ma per essere le nove c’era già parecchio movimento, come ad esempio un gatto che zampettava allegramente per la casa in cerca del suo coinquilino preferito e un ragazzo decisamente assonnato che non riusciva ad aprire il barattolo del caffè.

Blaine si era svegliato più presto del solito quella mattina; da due giorni il suo sonno veniva costantemente disturbato e aveva assolutamente bisogno di recuperare un po’ di riposo ma odiava stare a letto senza riuscire a dormire quindi aveva deciso di alzarsi e preparare la colazione anche per i suoi coinquilini: pancakes! 

Dopotutto se ci riuscivano i bambini di Junior Masterchef ce l’avrebbe fatta anche lui. 

O almeno così credeva, prima di ritrovarsi un’ora più tardi con la cucina cosparsa di uova e farina e solo una frittella pronta nel piatto.

“Anderson… Cosa diavolo stai facendo?” disse Sebastian improvvisamente comparso mezzo nudo sulla soglia della porta della cucina, assonnato ma dannatamente provocante come sempre.

“Ehi… cercavo di preparare la colazione ma ho fatto un disastro” rispose con un velo di delusione nella sua voce, guardando abbattuto il suo lavoro.

“Ma piuttosto tu che ci fai già sveglio?”

“Beh per prima cosa sono le dieci passate” disse Sebastian avvicinandosi alla cucina e togliendo la padella dalle mani di Blaine.

“E seconda cosa mi sono girato nel letto cercandoti per darti il mio adorabile morso del buongiorno ma non ti ho trovato… allora mi annoiavo e m- Ehilà Tubby!” 

Il gatto che finalmente aveva trovato Sebastian iniziò a strusciarsi contro la sua gamba fin quando il ragazzo lo prese in braccio, a fatica.

“Hai fatto colazione micione, eh? O lo zio Blaine non ti ha dato da mangiare?” disse lanciando una rapida occhiata all’amico che lo fissava sconvolto.

“No seriamente Sebastian… Lo zio Blaine?” ridacchiò Blaine guardando il suo amico a metà tra il preoccupato e il divertito.

“Taci Anderson!”

“Sei ridicolo! E zio Blaine non si può sentire… quasi quanto zio Bas”

Sebastian lo ignorò con uno sguardo sprezzante e preparò la colazione al felino, una dose extra di croccantini: dopotutto era domenica anche per lui.

Dopo averlo incitato a mangiare e averlo accarezzato ancora un po’ tornò a guardare Blaine, che ancora lo fissava divertito.

“Comunque non ti ho sentito stanotte quando sei tornato a letto… e neanche quando ti sei alzato stamattina… hai fatto piano per non svegliarmi? Paura di dover sostenere un... aspetta a che round siamo arrivati ieri notte? Quarto, quinto..?” continuò il più alto prendendo in mano la situazione per cercare di preparare dei pancakes commestibili, ricordandosi la sera precedente. 

“No in realtà non sono tornato a letto… ho dormito in camera di Brittany. Abbiamo parlato un po’, mi ha raccontato della sua serata e poi mi sono addormentato”

“Ah… capisco! Beh… avete parlato anche di me?”

“Secondo te? Ci ha sorpresi a letto insieme Sebastian! Ovvio che abbiamo parlato di te...”

Blaine alzò gli occhi al cielo sedendosi sul bancone per guardare l’amico cucinare. Perché fra le mani di Sebastian quel frollino non sembrava più uno strumento di tortura? 

“E che cosa vi siete detti?” insistette fingendosi disinteressato mentre continuava a mescolare l’impasto.

“Cos’è un interrogatorio? Tranquillo non le ho detto niente della relazione segreta tra te e Lord Tubbington!” disse Blaine scoppiando a ridere quando l’altro lo guardò storto. 

Era così buffo vedere Sebastian arrabbiarsi per un motivo così sciocco; si raggomitolò su se stesso evitando per un soffio lo sportello aperto della cucina, la testa all’indietro e il corpo scosso dalle risate.

“Oh no aspetta un attimo… girati un po’…” disse Sebastian facendo voltare leggermente la testa dell’amico che aveva il collo in bella vista.

“Cosa? Cosa c’è Sebastian?” disse Blaine agitandosi da quel tono serio, asciugandosi le lacrime agli occhi con una manica.

Sebastian lo osservò qualche istante, accarezzandogli con le dita una porzione di pelle appena sotto all’orecchio che per lui era sempre molto sensibile.

“wow… sono davvero grandioso. Dimmi te se questo non è un succhiotto perfetto! Sono fantastico, questa ne è l’ennesima conferma” 

Finito il suo elogio a se stesso, Sebastian sospirò soddisfatto e si rimise a cucinare mentre Blaine si specchiava nel coperchio della padella per guardare l’enorme segno scuro sul suo collo.

“Maledizione Sebastian e adesso come faccio a nasconderlo?” disse Blaine piagnucolando come un bambino.

“Oh andiamo… dovresti essere onorato di avere un segno così sul tuo collo Blaine! Non capita a tutti di avere questo privilegio”

Mentre Sebastian continuava ad auto-elogiarsi Brittany fece il suo ingresso in cucina, interrompendo grazie al cielo quel monologo sui miracoli compiuti dalla lingua Smythe.

“Buongiorno… disturbo?” chiese fissando i suoi amici ai fornelli leggermente imbarazzata.

“Ma certo che no…” si affrettò a rispondere Blaine facendole cenno di avvicinarsi per poterla abbracciare.

“Che profumino! Cos’è?”

“Pancakes” disse Sebastian con un sorriso soddisfatto mentre porgeva il piatto alla sua amica.

 

Si sedettero al bancone della cucina per fare colazione e Brittany come sempre divorò la sua colazione finendo prima di tutti gli altri. 

Blaine finì poco dopo, tra uno sbadiglio e l’altro fino a che non decise che forse quello che gli serviva per svegliarsi era una doccia fredda e lasciò soli i suoi coinquilini.

“Allora dolcezza… come è andata la tua seratina romantica? Siete arrivati alla casa base eh?” commentò Sebastian con il suo solito ghigno prendendo un grosso boccone dei suoi pancakes.

“Siamo andati a cena al ristorante non ad una partita di Baseball” disse la ragazza senza ovviamente cogliere quel doppio senso, facendo sospirare Sebastian abbattuto. Ormai aveva perso le speranze con lei: la sua innocenza  lo spiazzava sempre.

“Piuttosto… C’è qualcosa che devi dirmi tu?” continuò con tono quasi intimidatorio senza smettere di fissare il suo amico che non sembrava avere alcuna intenzione di rispondere a quella domanda.

“Allora?” insistette la ragazza 

“Allora cosa Brittany?” sbuffò Sebastian mantenendo lo sguardo fisso sui suoi pancakes.

“Allora parliamo di quello che ho visto stanotte?”

“Allora non c’è niente da dire!” continuò il ragazzo alzandosi per portare via il piatto vuoto della sua colazione. 

“E poi hai già parlato con Blaine e non c’è niente da aggiungere...”

“Si ma io voglio parlarne con te!”

“Brittany sono sveglio da meno di un’ora possiamo rimandare questa conversazione? Anzi no… possiamo  direttamente evitare di parlarne” 

Senza nemmeno lasciarlo finire Brittany gli porse una nuova domanda, questa volta spiazzandolo completamente.

“Provi qualcosa per Blaine?” 

Per un instante che sembrò infinito Sebastian rimase in silenzio. Perché era così difficile rispondere? 

“Non devi vergognarti dei tuoi sentimenti Sebastian. Se provi qualcosa per Blaine è comprensibile, insomma lui è un unicorno e tutti amano gli unicorni!”

Tornando in sé, Sebastian sospirò esausto e si rimise a sedere.

“E perché mai Blaine sarebbe un unicorno?” chiese con un tono tra il divertito e lo sconcertato. Aveva sempre sentito l’amica parlare di unicorni e creature magiche senza mai capire che cosa volesse dire.

“Perché è una persona speciale! Sa di esserlo e non se ne vergogna... Questo vuol dire essere un unicorno Sebastian, imparalo una volta per tutte! Te lo ripeto ogni giorno praticamente”

Brittany sbuffò annoiata da quell’incapacità dell’amico di ricordarsi quelle semplici informazioni: cosa c’era di tanto difficile da capire proprio non lo sapeva.

Dallo sguardo spaesato di Sebastian roteò gli occhi e per la centesima volta raccontò la sua storia.

“Se un pony fa una buona azione gli cresce il corno e fa la popò di zucchero filato, quindi diventa un unicorno! E Blaine ha fatto tantissime buone azioni, quindi è un unicorno”

“Aspetta... Stai dicendo che ha un corno e che fa la po-... No aspetta, non voglio davvero saperlo”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi e guardò altrove, immerso in quel vortice di pensieri assurdi in cui era stato catapultato: l’universo Pierce era un vero delirio.

“Sei innamorato di Blaine?”

Di nuovo Brittany lo prese alla sprovvista ma questa volta la sua risposta non arrivò a tardare, insieme a uno straziante lamento.

“Oddio Brittany no! Non sono innamorato di Blaine! È solo sesso”

“Oh avanti Sebby!! Viviamo nella stessa casa, a me puoi dirlo… Prometto di non dirlo a nessuno, neanche a Lord Tubbington. Ho letto il suo diario e ho scoperto che ha una cotta per te e quando è geloso diventa davvero pericoloso…”

“Per prima cosa mi chiamo Sebastian ma se proprio il mio nome non ti entra in testa puoi chiamarmi ‘genio’ oppure non so… ‘Mr. fantastico’, ‘sua perfezione’ oppure anche semplicemente ‘Dio’. Tutto, ma non Sebby! E seconda cosa per l’ennesima volta: non sono innamorato di Blaine, è davvero soltanto puro divertimento! Non sono il tipo da innamoramento e relazioni lo sai anche tu”

“Oh si giusto tu sei Sebastian Smythe!!” disse Brittany con tono sarcastico accennando una risata, imitando il solito tono con cui il ragazzo si elogiava sempre.

Sebastian la guardò alzando un sopracciglio. 

“Ti prendi gioco di me Pierce?”

“Ricordati che sono io il genio della casa e che anche se tu non vuoi dirmi la verità io ho capito tutto…” disse la ragazza avvicinandosi a lui. 

Gli diede un bacio sulla guancia 

“Ti voglio bene Sebby!” disse allontanandosi.

“Anche io” disse Sebastian ripensando soltanto dopo a quelle parole che gli erano uscite di bocca senza pensarci. Accidenti a lei e a quel viso angelico!

“… e smettila di chiamarmi Sebby!”

 

***

 

Erano le quattro passate quando un Blaine Anderson decisamente infreddolito aprì in fretta la porta del bar universitario, rintanandosi in quel piacevole tepore della caffetteria. Ormai era Dicembre e alle vacanze di Natale mancavano solo poche settimane; anche il tempo doveva essersene reso conto perché erano giorni che preannunciava neve.

Guardandosi intorno Blaine ci mise poco ad individuare chi lo stava aspettando e saltellando allegro fra i tavoli raggiunse l’amico, togliendosi il cappotto per sedersi.

“Ehi Kurt. Accidenti che freddo, credevo di congelare!”

“Benvenuto a New York Blaine” ridacchiò il più grande sorridendo a quell’immagine tanto candida che gli si era appena presentata davanti.

Blaine aveva il naso arrossato per il freddo, gli occhi lucidi per l’aria gelida e i ricci che incorniciavano morbidi il suo viso. Quel particolare come al solito catturò la sua attenzione; non era la prima volta che vedeva Blaine senza gel anche perché ormai era parecchio che aveva adottato quel nuovo look, ma ogni volta non riusciva a non pensare alle prime volte che lo aveva visto così, in quei momenti intimi solo loro: quando si era ammalato alla Dalton e si era preso cura di lui, il risveglio dopo la sbronza al party di Rachel, la prima volta che avevano fatto l’amore...

“Come stai?”

La domanda di Blaine lo distolse dai suoi pensieri e strabuzzò gli occhi un paio di volte, tornando finalmente alla realtà. Era troppo sconveniente pensare a certe cose.

“Bene, sommerso dal lavoro per il musical ma felice. Sei emozionato per le prove?”

Il moro annuì deciso giocherellando con la sciarpa che teneva al collo, ancora un tantino infreddolito

“Oh si non vedo l’ora! Non avrei mai sperato di partecipare allo spettacolo di fine anno il mio primo semestre alla NYADA. Ci manca solo un invito allo showcase invernale e poi i miei sogni si sono avverati” ridacchiò facendo un cenno alla cameriera per preparargli il suo solito caffè.

Praticamente viveva in quella caffetteria; trascorreva lì ogni minuto in cui non era costretto a stare in classe durante il giorno, specialmente ora che era sotto esame. Era il posto perfetto per studiare in tranquillità, senza gatti che miagolano in cerca di cibo e Sebastian che riusciva a distrarlo ogni maledetta volta, la maggior parte delle quali senza nemmeno provarci davvero.

“Qualcuno vola troppo in alto adesso” lo rimbeccò Kurt ridacchiando, bevendo un sorso del suo caffè.

“Non ci spero davvero. Tu invece? Hai già ricevuto inviti?”

“No e non penso arriveranno. Voglio dire, l’anno scorso sono stato eccezionale ma... E’ stato un caso particolare, non ci spero troppo. In ogni modo accompagnerò Rachel che sicuramente sarà invitata!”

Blaine annuì comprensivo, pensando per un istante alla fama dell’amica nella scuola. In meno di un anno era riuscita a conquistare tutti, era davvero una star nata. Però anche Kurt aveva avuto discreto successo.

“Se non sbaglio però anche tu sei piuttosto ben visto da queste parti, Mr. Assistente della regista, vincitore del Delirio di Mezzanotte, solista delle Adam’s Apple....”

“Ok sì sì va bene. Mi fai sembrare peggio di Rachel così!”

Kurt ridacchiò arrossendo appena a quelle parole, lusingato dal fatto che nonostante tutto Blaine sapesse così tanto di lui e della sua vita. Era stato un vero stronzo con lui, non si capacitava di come fosse riuscito così facilmente a farsi perdonare; ma del resto che Blaine fosse la persona più buona e gentile del mondo già lo sapeva.

“Devi riconoscere i tuoi meriti Kurt, il ragazzo che ho conosciuto alla Dalton se ne sarebbe vantato tutti i giorni” sorrise teneramente Blaine perdendosi per un istante nei ricordi su una certa scalinata, senza accorgersi quasi del suo caffè finalmente arrivato al tavolo.

“Quel ragazzo ha imparato l’umiltà e soprattutto che è molto più facile ottenere altri successi senza sbattere in faccia agli altri i precedenti. Devo molto alla mia migliore amica per questo...”

Entrambi risero pensando a Rachel e bevvero le loro bevande, beandosi di quell’aroma forte che amavano tanto.

“Come sta Brittany? Non l’ho più vista dopo la serata al Nutbush...” chiese Kurt dal nulla, giocherellando con i fogli che aveva posato sul tavolo.

“Lei... Sì ecco, sta bene diciamo. Finalmente ha ricominciato a sorridere, credo che Artie possa davvero renderla felice! Ma le manca Santana... Non lo dice apertamente ma io lo vedo, anche solo dal modo in cui continua a fissare il telefono speranzosa...”

Blaine rispose un po’ amareggiato, scuotendo la testa e ripensando alla notte appena trascorsa con la ragazza. Era al settimo cielo per il fantastico appuntamento con Artie, su quello non c’erano dubbi, ma in fondo sapeva benissimo quando Santana le mancasse. Era un po’ il suo Kurt dopotutto.

“Capisco cosa vuoi dire, Santana è a pezzi. Ieri è rimasta chiusa in camera sua tutto il giorno, senza fare commenti acidi o insultare nessuno... Ha addirittura permesso a Rachel di usare i suoi trucchi, sai questo che vuol dire?”

Il più giovane annuì abbattuto, dispiaciuto per l’ispanica. Lui e Santana non erano mai stati grandi amici ma a nessuno avrebbe mai augurato quello che stava passando.

“Vorrei poter fare qualcosa per loro” sospirò Blaine togliendosi distrattamente la sciarpa, ormai scaldato dal calore dell’ambiente e anche dalla conversazione.

Kurt fece per rispondergli ma qualcosa catturò inevitabilmente la sua attenzione e sgranò gli occhi osservando il collo dell’amico.

“Blaine ma... Quello... Quello è... Che ti sei fatto?” chiese balbettando imbarazzato, incapace di formulare davvero la domanda che gli frullava in testa.

Hai un succhiotto sul collo?

Il moro lo guardò confuso, seguendo poi il suo sguardo e portandosi d’istinto una mano a coprire il livido. Maledetto Sebastian e maledetti morsi del buongiorno! Se non fossero stati così piacevoli avrebbe smesso da parecchio di lasciarseli fare, ma solitamente non erano mai in posti visibili quindi non si era mai lamentato. 

La notte scorsa le cose erano decisamente sfuggite di mani ad entrambi.

Ovviamente non poteva certo raccontare la sua notte di passione con il coinquilino, soprattutto non a Kurt che ancora lo fissava sull’orlo di una crisi isterica. Doveva inventarsi una scusa, in fretta.

“Io... E’ stato Lord Tubbington! Quello stupido gatto è saltato sul mio letto stamattina e mi ha morso quando gli ho accidentalmente tirato la coda... Se non fosse che Brittany lo adora lo avrei già cacciato di casa” esclamò acido, cercando di mimetizzarsi in quelle parole e soprattutto sperando con tutto il cuore che almeno per quella volta la scusa del gatto funzionasse.

Kurt sembrò rilassarsi appena a quelle parole mentre annuiva debolmente, ancora fissando il segno scuro sotto l’orecchio dell’amico.

Era mille volte più semplice credere che fosse stato il felino piuttosto che convincersi della palese verità, ovvero che era un succhiotto bello e buono. Kurt aveva anche il fastidioso sospetto di sapere benissimo a chi dare i meriti.

“Ti capisco deve essere uno strazio... Tutti quei peli poi!”

Sollevato da quelle parole Blaine subito cambiò discorso, facendosi raccontare tutti i dettagli sullo spettacolo per prepararsi al meglio alla prima giornata di prove che sarebbe stata solo a una settimana di distanza.

Quando Kurt si scusò per andare in bagno, afferrò senza esitare il telefono per scrivere due immediate e semplici parole al suo coinquilino: ‘basta morsi’.

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Miiiiiaaaaaaaoooooo gente <3

Happy Seblaine Week everybody!!!!!! Chi come me si sta crogiolando in questo paradiso di fanfiction Seblainose che sono ovunque ormai???? Aaaaaaahhhhhh se questo è il paradiso, farò buone azioni tutta la vita :P

Deliri da eccesso di Sebby&Ainie a parte, eccoci puntualissime come sempre con il quattordicesimo (oddio quattordicesimo non posso crederci) capitolo!!! 
Finalmente Britt-Britt ha scoperto tutto eheheh Che ve ne pare??

Lo so lo so, c'è troppo poca Tubbingtastian in questo capitolo ma ricordate: la Tubbingtastian è sempre con voi nei vostri cuoricini da shipper <3 
Non posso crederci di aver 
così tanta gente con questa mia assurdissima OTP (perché SI sono assolutamente OTP!!!!!!!!!!)



Piccolo annuncio:

visto che appunto siamo nel bel mezzo della Seblaine Week dubito fortemente di riuscire ad aggiornare Roommates questa settimana perché la mia mente malata mi ha costretto a scrivere una mini-long per partecipare alla settimana.... E credetemi, stare dietro a tre fanfiction è troppo anche per il Tubby che c'è in me!!!

Se però aveste voglia di un po' di sana Seblaine < QUESTO;è il link al mio piccolo delirio di questa settimana :D 


Come al solito grazie a tutti, baci e abbracci, a settimana prossima <3 

Tanta Tubbingtastian e Happy Seblaine Week (di nuovo, si lo so sono ripetiva ma sono troppo felice) a tuuuuuutttiiii!





* Titolo canzone: "Io non voglio sapere"
 

alla fine tesoro
la verità è venuta a galla
ascolta la tua anima
sta piangendo a squarciagola 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: That's Amore ***


Capitolo 15: “That’s Amore”

 

When the moon hits you eye like a big pizza pie 

That's amore 

When the world seems to shine like you've had too much wine 

That's amore

-Dean Martin
 

 

L’inverno a New York è qualcosa di magico. Le strade si riempiono di luci e addobbi, ogni palazzo espone le sue decorazioni migliori e i marciapiedi si affollano di persone felici che corrono da una parte all’altra per aggiudicarsi i regali migliori per i loro cari. Per non parlare poi di Central Park, coperto da quel morbido strato di neve candida che lo rende ancora più incantevole.

Il solo passeggiare per la città riesce a coinvolgerti nello spirito festivo, fa amare il Natale anche ai più scettici.

L’unico problema però è che se sei uno studente a New York, dicembre diventa solo sinonimo di esami di fine corso.

Per tutta la prima metà del mese, nell’appartamento che Sebastian, Brittany e Blaine condividevano regnò il caos; tutti dovevano studiare perché avevano gli esami da preparare, il problema era che i loro studi non richiedevano solo ore sui libri ma per la maggior parte del tempo necessitavano di musica e spazi in cui provare. Le discussioni non mancarono fino a che saggiamente decisero di dividersi le ore: Brittany studiava la mattina a casa mentre Blaine e Sebastian provavano le loro coreografie in università, e viceversa il pomeriggio.

Fu un vero delirio ma alla fine tutti ne uscirono vittoriosi. O così si sperava.

I risultati non sarebbero usciti prima di gennaio ma erano riusciti a sostenere tutti gli esami in programma e dal racconto di Adrian, che si era premurosamente incaricato di assicurarsi che Brittany rispettasse tempi e orari, anche la bionda se l’era cavata meglio delle sue aspettative.

 

Finalmente le vacanze erano arrivate, insieme alla neve, e per festeggiare Brittany era riuscita ad incastrare i suoi coinquilini in una cena a quattro con lei e Artie. 

Da quando aveva scoperto la bizzarra relazione fra i ragazzi, la bionda non aveva smesso un istante di commentare ogni loro comportamento, tenerli d’occhio e punzecchiarli di tanto in tanto. Sapeva che quei due nascondevano qualcosa, a loro stessi più che agli altri, ma se erano tanto tonti da volerlo negare lei avrebbe comunque continuato la sua missione per fargli aprire gli occhi. Lei e Lord Tubbington ovviamente, il solo a cui le era stato concesso di rivelare quel segreto.

Moriva dalla voglia di raccontarlo ad Artie in realtà, un po’ per ottenere delle risposte più concrete che delle fusa e un po’ perché odiava avere dei segreti con lui ora che iniziavano a frequentarsi; ma dopotutto quello non era un suo segreto quindi doveva farlo, per i suoi amici.

Elettrizzata dalle ore che la aspettavano, Brittany spalancò la porta di casa salutando tutti a voce troppo alta come suo solito.

“Ragazzi sono a casa!”

Appoggiando a terra la borsa che reggeva tra le mani, si tolse il cappotto avvertendo il rumore dei passi del suo amico che si avvicinava.

“Brittany finalmente! Santo cielo sono ore che proviamo a chiamarti”

Blaine la raggiunse con ancora il cellulare fra le mani, visibilmente sollevato nel vedere l’amica sana e salva. New York non era una città sicura per una ragazza sola, specialmente per una con la testa fra le nuvole come lei.

“Oh davvero? Scusatemi non volevo farvi preoccupare ma quando sono uscita ho dimenticato di prendere il telefono. Credo di averlo lasciato in camera..” replicò lei tranquilla guardandosi intorno alla ricerca della sua cover rosa a forma di unicorno che Sebastian le aveva comprato al supermercato.

“Ma si può sapere dove sei stata per tutto questo tempo?” continuò Blaine ancora scosso, le braccia incrociate al petto

“Sono stata in libreria!” 

Le parole piene di entusiasmo di Brittany risuonarono nel piccolo atrio mentre i due ragazzi si guardavano perplessi e la bionda raccoglieva la sua borsa da terra per riversarne il contenuto sul tavolo del salotto, continuando il suo racconto.

“Poi ho preso la metro ma sono scesa alla fermata sbagliata e ne ho dovuta prendere un’altra che però mi ha portata dall’altra parte della città e alla fine ho chiamato un taxi” disse con un sospiro finale, rassegnandosi al suo pessimo senso dell’orientamento. 

“No aspetta... tu sei stata in una libreria? È forse uscito un nuovo libro sul regno degli unicorni?”

Sebastian la guardò ridacchiando, con il suo solito ghigno compiaciuto mentre tornava a sedersi sul divano dove era evidente avesse appena interrotto l’ennesima partita a Super Mario; incredibile quanto potesse essere nerd a volte.

Blaine lo fulminò con lo sguardo, lui e la sua boccaccia. Proprio non riusciva a trattenersi a quei commenti acidi!

Si avvicinò all’amica piuttosto perplesso nel notare quali fossero stati i suoi acquisti della giornata.

“Britt… tesoro… perché hai comprato tutti questi libri di ricette?” chiese tra il confuso e il preoccupato. Quando Brittany trovava un hobby non finiva mai bene, c’erano ancora per casa prove del disastro di quella volta che aveva deciso di fare braccialetti; ancora oggi trovava perline in salotto quando passava l’aspirapolvere.

“Ma come perché Blaine?! Abbiamo una cena da preparare stasera” rispose lei con il suo solito entusiasmo, prendendo uno dei libri e iniziando a sfogliarlo.

“Oh no, no, un momento! Fermi tutti. ‘Abbiamo’… chi?” disse Sebastian sbarrando gli occhi, mettendo nuovamente il gioco in pausa e abbassando appena gli occhiali che usava quando leggeva o stava al televisore.

Intimorita appena da quel tono, Brittany abbassò lo sguardo verso le punte dei suoi piedi. Quell’idea le piaceva tanto ma effettivamente non l’aveva ancora condivisa con le altre parti coinvolte.

“E’ la prima volta che Artie viene a cena qui da noi da quando stiamo più o meno insieme e volevo preparare qualcosa con le mie mani e poi è anche la vostra prima cena ufficiale come… coppia!”

Mentre gli occhi di Blaine si scioglievano come al solito in un mare di dolcezza alle tenere parole dell’amica sul suo ragazzo, Sebastian sospirò sonoramente alzandosi dal divano per avvicinarsi a loro e posare le mani sulle spalle della bionda.

“Britt, apprezzo il tuo entusiasmo ma ho accettato di partecipare a questa ridicola cena soltanto perché mi avete promesso che avremmo ordinato al ristorante francese qui vicino e in più sono sicuro che Artie preferirebbe mangiare qualcosa di commestibile e non pericoloso per la sua salute! Quindi la risposta è no, non cucineremo un bel niente stasera” replicò calmo e pacato, senza curarsi dell’espressione da cucciolo ferito che Brittany stava sfoderando.

Il suo entusiasmo era sparito di colpo e abbattuta si lasciò cadere sulla sedia, sospirando sonoramente. Avrebbe dovuto prevedere un rifiuto. 

“Oh andiamo Bas non siamo poi così terribili!” si intromise Blaine mettendosi in mezzo, subito pronto a spalleggiare l’amica.

“Blaine l’unica e per fortuna ultima volta che voi due avete cucinato insieme è stato un completo disastro e la cucina sembrava un campo di battaglia! E come al solito è toccato a me pulirla...”

Mentre Sebastian ancora si lamentava con quel suo tono superiore, il moro lo trascinò per un braccio in disparte perché Brittany non potesse sentirli.

“Potresti sforzarti per una volta per favore? Britt ci tiene molto a questa cena ed era da troppo tempo che non la vedevo così radiosa… ti prego Bas! Solo questa sera”

Ben consapevole di non poter resistere a lungo a quegli ipnotici occhi da cucciolo che Blaine sfoderava sempre per convincerlo, Sebastian sospirò sonoramente e gli diede una pacca sulla spalla prima di incrociare le braccia al petto sconfitto.

“Oh e va bene nanerottolo, hai vinto!”

“Wow, ci è voluto davvero poco per convincerti… stai diventando un tenerone anche tu eh!” ridacchiò Blaine sporgendosi per afferrargli una guancia fra le dita e tirarla appena, giocherellandoci un po’ divertito.

“Blaine piantala! Guarda che cambio idea..”

Il più piccolo rise ancora lasciando la presa per poi riprendere Sebastian per un braccio e trascinarlo in cucina; indossò il grembiule e poi ne lanciò uno a Brittany ancora seduta con lo sguardo afflitto.

“In piedi dolcezza! Non avevi detto che abbiamo una cena da preparare?”

La bionda si illuminò all’improvviso, correndo in un secondo ad abbracciare i suoi coinquilini, il grembiule stretto tra le mani.

“Grazie Sebby! Prometto di non fare danni questa volta”

“Sarà meglio per te! E poi smettila di chiamarmi Sebby!” disse l’ecx Usignolo cercando di mantenere la sua facciata da duro a cui ormai non credeva più nessuno, divincolandosi da quell’abbraccio che in realtà trovava piuttosto piacevole. Sebastian Smythe che apprezza l’affetto, la fine è vicina.

Blaine e Brittany iniziarono a sfogliare uno alla volta i libri che la bionda aveva comprato e dopo aver scelto accuratamente cosa preparare si misero immediatamente all’opera; Sebastian invece si rassegnò all’idea di non poter continuare la sua partita e dopo aver spento il televisore li raggiunse in cucina e si sedette sugli sgabelli ad osservarli curioso.

“E tu cosa fai lì seduto? Non vieni ad aiutarci?” disse Blaine girandosi a guardare il ragazzo che li stava fissando con uno sguardo piuttosto inquietante.

“Oh no caro! La mia cucina è un’arte e non può essere condivisa con voi comuni mortali” 

Il moro roteò gli occhi e tornò a dedicarsi alle patate che aveva iniziato a pelare, osservando Brittany pensare al resto degli ingredienti, ma non passò molto tempo prima che quel piacevole silenzio fosse interrotto.

“Blaine devi pelarle non decapitarle! E… Brittany non ti sembra un po’ esagerato fare un chilo di pasta per quattro persone?”

Con il suo solito tono da saccente e decisamente piuttosto irritante, Sebastian passò la mezzora successiva a criticare i suoi coinquilini in ogni più piccolo insignificante dettaglio, manco fosse un giudice di Masterchef: e guarda quanto sale, mescola con l’altro cucchiaio, usa quel coltello, devi assaggiare.

All’ennesimo richiamo Blaine esplose, lasciando cadere sul bancone il pomodoro che stava affettando insieme al coltello.

“Sebastian maledizione la vuoi smettere? Ci stai mettendo sotto pressione e...e sei irritante! Se vuoi stare qui ci devi aiutare altrimenti perché non vai a farti un giro?”

“Ottima idea!!” replicò Brittany anche lei esasperata per le continue critiche dell’amico, ma troppo intimorita da Sebastian per replicare. 

“Perché non vai a comprare… non so… il gelato?”

“Il gelato? Ma sei pazza? Siamo a Dicembre!” sbuffò incredulo il più alto, appoggiandosi pigramente al bancone senza nessuna intenzione di togliere il disturbo. Lui si stava divertendo così tanto.

“Sebastian vai a comprare quello che vuoi! L’importante è che tu vada via da questa casa in modo da farci cucinare in pace” replicò immediatamente Blaine alzando il tono di voce, ormai al limite della sopportazione.

“Ok ok, volevo soltanto essere di aiuto ma se non avete bisogno di me vado!” disse alzandosi, lanciando ad entrambi uno sguardo sdegnato mentre Blaine e Brittany si guardarono soddisfatti.

“Tornerò tra un paio d’ore. Siete avvisati però: se quando arrivo trovo la cucina sporca sarà peggio per voi!” disse fulminando i coinquilini con lo sguardo prima di uscire dall’appartamento. 

Blaine sospirò rilassato come se si fosse appena tolto un enorme peso dal cuore; in effetti, un peso se l’era davvero tolto. Apprezzava Sebastian e il suo modo di fare ma certe volte era decisamente troppo.

“Finalmente. Che dici, un po’ di musica dolcezza?” disse strizzando l’occhio a Brittany prima di accendere la radio e tornare a cucinare.

 

***

 

Quasi tre ore, un arrosto bruciacchiato, due piatti scheggiati e una confezione di cerotti completamente usata più tardi, Artie suonò alla porta.

Il trillo del citofono fu subito seguito dall’urlo di Brittany in cucina già agitata perché ancora la cena non era pronta.

“Vado io. Blaine tu dalle dello Xanax però... O un bicchiere di vodka!” urlò Sebastian di tutta risposta, smettendo a malincuore di coccolare Lord Tubbington per andare ad aprire.

Pochi minuti e l’ascensore si aprì lasciando entrare un elegante Artie con un delizioso mazzo di fiori appoggiato sulle gambe.

“Ehi Sebastian” salutò con un cenno il ragazzo che gli teneva la porta aperta.

“Ciao Rollerboy, che eleganza. Quelli sono per me? Non dovevi...” iniziò subito a stuzzicarlo perché... beh, perché era Sebastian. E Artie era una vittima troppo deliziosa per non approfittarne ogni volta.

Da quando lui e Brittany avevano iniziato a frequentarsi nonostante l’impaccio degli esami, spesso si erano trovati a passare del tempo insieme tutti e quattro e mentre Blaine e Brittany si perdevano nei loro assurdi discorsi, Sebastian aveva trovato in Artie una buona spalla con cui scherzare e parlare di cose che non fossero rosa, morbide e spesso con le sembianze di un felino.

“Mi spiace questa volta non sono per te, ma una cosa te l’ho portata”

Artie allungò una mano verso la tasca della sua giacca e ne estrasse un piccolo dischetto che porse a un Sebastian piuttosto confuso.

“Non ci credo. Dimmi che non è vero! Maledizione a te e... Ma come diavolo hai fatto ad averlo?” 

Gli occhi del ragazzo brillavano di gioia mentre si rigirava quel prezioso regalo fra le mani, incredulo della scritta impressa a grandi lettere.

“Continua pure a prendere in giro quei cervelloni dei miei compagni di corso, ma intanto loro restano dei geni... E’ grazie a loro se ora l’ultima edizione di Halo è nelle tue mani!” spiegò Artie compiaciuto, guardando il cd del videogioco di cui lui e Sebastian avevano tanto parlato.

Doveva ammettere che in quegli ultimi giorni lo stava rivalutando, non era poi così stronzo e manipolatore come si diceva in giro.

“Ovviamente c’è un prezzo da pagare...” continuò serio, togliendosi il cappotto per poi passarlo al ragazzo che si preoccupò di appenderlo.

Sebastian lo guardò terrorizzato a quelle parole, in attesa che proseguissero.

“Dovrai lasciare che ti umili Smythe”

Artie si sciolse in un sorriso, ridendo a crepapelle per la faccia terrorizzata dell’atro.

“Si certo ti piacerebbe Abrams... Andiamo, mostrami che sai fare” replicò Sebastian con il suo solito ghigno facendogli un cenno verso la tv.

“Saluto Britt e ti raggiungo. Dov’è?”

“In cucina ma io non ti consiglierei di entrare... E’ pericoloso, un campo minato, in più sta maneggiando dei coltelli e sai quando possa essere pericoloso”

Artie si fermò sulla soglia della cucina guardando la porta stranamente chiusa e decise per una volta di dar retta a Sebastian; aveva tutta la sera per stare con lei dopotutto, meglio non rischiare.

Si sistemò accanto al divano prendendo il controller che Sebastian gli porse e attese impaziente che il gioco si caricasse.

“Ma stanno... stanno davvero cucinando? Brittany e Blaine? E’ legale?” chiese poi ancora perplesso per quella notizia improvvisa.

Sebastian ridacchiò compiaciuto, inforcando i suoi occhiali da vista per poter guardare meglio le immagini sullo schermo.

“Non credo, ma sai New York è una città molto liberale. Mi sono assicurato che niente bruciasse e che spegnessero il gas quindi dovremmo essere al sicuro... Solo... Stai attento a quello che mangi? Fossi in te simulerei un leggero mal di pancia”

“Con la fame che ho potrei mangiare qualsiasi cosa... Domani magari me ne pentirò ma non sono abbastanza lucido per resistere” commentò Artie passandosi una mano sullo stomaco che brontolava da parecchio.

“Per questo ho la soluzione vecchio mio” 

Sebastian lo guardò con un ghigno compiaciuto prima di allungarsi sul divano, fare una carezza al gatto ancora acciambellato lì accanto e poi afferrare un pacchetto di patatine che aveva nascosto dietro al cuscino. Ne prese una manciata prima di passarla ad Artie.

“Non so se dovremmo Sebastian, si sono impegnati tanto per questa cena io-... Ma sono quelle al formaggio?”

Ridacchiando il ragazzo agitò il pacchetto davanti ai suoi occhi fino a che Artie cedette e ne prese una manciata.

“Birra?” chiese poi Sebastian, aprendo una bottiglia con i denti.

“Vedo che ti sei preparato” ridacchiò Artie accettando la bevanda che gli stava porgendo.

“Sono stato sbattuto fuori dalla cucina, ho dovuto arrangiarmi” commentò stringendosi nelle spalle.

“Oh ecco finalmente!”

Sullo schermo apparirono le prime immagini e tra una patatina, un sorso di birra e uno sparo i due nemmeno si accorsero del tempo che passava.

Talmente presi com’erano, non si resero nemmeno conto di Brittany e Blaine che li fissavano fino a che il moro si schiarì la voce facendo sobbalzare entrambi.

“La cena è pronta bambini, lavatevi le mani e venite a tavola” ridacchiò Blaine prima di andare a prendere le ultime cose in cucina.

Sebastian gli fece il verso, continuando a giocare imperterrito.

“Cinque minuti” mormorò senza nemmeno accorgersi.

“Adesso Sebastian!”

La voce di Blaine che arrivò dalla cucina suonò così decisa e severa che il ragazzo non osò replicare; certe volte Blaine era peggio di un padre! Sbuffò e guardando Artie sconsolato si rassegnò all’idea di spegnere la console prima di andare a lavarsi le mani come gli era stato ordinato.

Artie ridacchiò di quel comportamento perché vedere Sebastian obbedire senza lamentarsi era davvero qualcosa che si vedeva poco; Blaine l’aveva davvero messo in riga. Non era certo però di voler sapere esattamente in che modo, quei due nascondevano qualcosa.

I suoi pensieri furono interrotti da due labbra morbide che si posarono sulla sua guancia e senza dover voltarsi per vedere di chi fossero sorrise, allungando la mano per afferrare quella di Brittany.

“Buonasera”

“Buonasera a te. Non volevo disturbarti mentre cucinavi, ti avrei salutato prima”

“Oh hai fatto bene, non ti avrei lasciato entrare e rovinare la sorpresa!” sorrise la bionda teneramente, accarezzando le dita del ragazzo.

Artie rise a quelle parole fino a che si ricordo di non essere entrato in casa a mani vuote; quel videogioco l’aveva davvero assorbito. Si guardò intorno alla ricerca dei fiori che Sebastian aveva appoggiato chissà dove, scovandoli sul tavolino all’entrata.

“Ehi ho una sorpresa per te, chiudi gli occhi”

Brittany obbedì entusiasta, sedendosi sul divano e chiudendo gli occhi emozionata mentre Artie recuperava il suo mazzo. Le picchiettò sulla spalla quando le fu davanti e si godette il fantastico spettacolo di Brittany che restava senza parole.

Incredula prese i fiori tra le mani e li annusò profondamente, socchiudendo gli occhi e sorridendo felice.

“Sono stupendi. Grazie” disse sporgendosi in avanti per poter dargli un bacio.

Non fu che un leggero sfiorarsi di labbra il loro perché Sebastian di ritorno in salotto si schiarì la voce, interrompendoli come suo solito.

“Non era pronta la cena? Andiamo piccioncini!”

 

***

“Vuoi un’altra fetta di torta Artie?” chiese Brittany con voce amorevole guardando il ragazzo seduto al suo fianco. Era così bello trascorrere una serata insieme senza dover pensare all’università e allo studio che ancora stentava a crederci.

“Oh no Britt grazie. Credo di poter esplodere da un momento all’altro! Però era davvero tutto buonissimo, soprattutto la torta al cioccolato! Era davvero squisita. Bravi ragazzi!”

Artie sorrise ai cuochi della serata, decisamente sorpreso dall’ottima riuscita di quella cena, e si passò una mano sullo stomaco quasi a sottolineare quelle parole di apprezzamento.

“Ci credo che è buona… l’ho presa in pasticceria!” commentò Sebastian con il suo solito tono acido, senza pensarci troppo. 

“Si è vero, ma soltanto perché la nostra non è venuta secondo le aspettative a causa di qualche piccolissimo…. dettaglio… irrilevante… sarebbe stata buonissima altrimenti!” aggiunse Blaine ripensando al disastroso tentativo di preparare una torta al cioccolato degna di questo nome.

Tutto iniziava con un ‘Brittany ci pensi tu alla torta?’ e finiva con la cucina invasa dal fumo e un terribile odore di bruciato.

“Oh sì, giusto qualche dettaglio” continuò Sebastian divertito “se non mettere latte e uova è un dettaglio… Artie se ci tieni tanto a vederla la trovi nel cestino dei rifiuti”

Proprio in quel momento il cellulare di Brittany iniziò a squillare facendo finalmente zittire Sebastian e Artie istintivamente iniziò a canticchiare My cup fra sé e sé senza nemmeno accorgersene. Era una cosa tanto naturale che ormai non ci badava più.

“Tu conosci questa canzone?” chiese Sebastian perplesso.

“Certo! L’abbiamo scritta insieme!”

“Oh no… ma allora sei un marziano anche tu come lei!”

L’ex Warbler sgranò gli occhi osservando un piuttosto perplesso Artie che non sapeva come rispondere a quelle parole: era un insulto, un complimento? Con Sebastian non si sapeva mai.

“Ma dai Bas è così carina… io me ne sono innamorato subito!” aggiunse Blaine ripensando a quella volta in cui Brittany propose la canzone come performance delle regionali al posto della canzone di Marley; proprio come la sua migliore amica era certo che avrebbero riscosso ancora più successo con quella canzone.

“Mia madre è un incubo! Si dimentica tutto quello che le dico!!” disse la bionda tornando dai compagni dopo la telefonata 

“E comunque vi ho sentiti e My Cup è una grande canzone!!”

Tornando a sedersi accanto a Artie, Brittany intrecciò le dita a quelle del ragazzo lanciando un’occhiata stizzita verso il suo coinquilino che non la smetteva di contestare.

“Scommetto che è stata un’idea tua Pierce, chissà perché  ma me lo sento!” replicò Sebastian deciso a non arrendersi. Quella terribile canzoncina gli risuonava in testa per ore ogni volta che la sentiva, il che vivendo con Brittany succedeva piuttosto spesso. Era deciso a farla pagare a chiunque fosse responsabile anche in minima parte di quella tortura.

“Oh perché non ci raccontate come vi è venuta l’idea per questa canzone!” disse Blaine con occhi sognanti pensando già a chissà quale situazione romantica, sporgendosi sul tavolo per ascoltare meglio quel racconto.

“Oh beh è una storia lunga…” rispose Artie girandosi a guardare Brittany che non si fece pregare oltre prima di iniziare a parlare.

“Eravamo qui a New York per le nazionali e il professor Schuester ci aveva chiusi nella camera delle ragazze per scrivere una canzone originale, ma non avevamo grandi idee…”

“Non ne avevamo completamente di idee direi!” aggiunse Artie ripensando a quel momento.

“Esatto…. Io mi annoiavo e quindi mi sono messa a giocare con le uniche cose disponibili, cioè una penna e un bicchiere... E lì mi è venuta l’idea geniale, mentre tracciavo i cerchi su un foglio: dovevamo scrivere una canzone su un bicchiere!” 

“Oh mio Dio, è sempre più assurdo…” disse Sebastian con aria sconvolta scuotendo la testa contrariato.

“Sshhh… falle finire il racconto!” lo interruppe Blaine dandogli una gomitata piuttosto preso e interessato da quel discorso, proprio come un bambino durante la storia della buonanotte.

“Il problema a questo punto era trovare qualcuno che potesse aiutarmi con la musica e allora ho chiesto ad Artie perché era l’unico che si stava impegnando davvero a scrivere una canzone originale mentre gli altri dormivano o progettavano dei modi per scappare dall’albergo senza essere scoperti!”

“E tu perché hai accettato? Eri forse ubriaco?” continuò il più alto, sollevando un sopracciglio nel guardare il ragazzo seduto di fronte a lui. Sapeva quanto fosse difficile contraddire Brittany, ma questo era davvero troppo. Stavano parlando di un bicchiere! 

“Oh no” replicò Artie ridacchiando, accarezzando con il pollice il dorso della mano di Brittany che ancora stringeva.

“Io volevo semplicemente passare del tempo con lei… Speravo ancora di avere qualche possibilità di tornare insieme”

Cedette ad un leggero sospiro dopo quelle parole, ricordando la tristezza di quei momenti che ancora ripensandoci riuscivano a ferirlo nonostante con il tempo le cose fossero decisamente cambiate e ora tutto sembrava essere in suo favore. Guardò la splendida ragazza al suo fianco che quasi ad intuire i suoi pensieri gli stava sorridendo, aumentando la presa attorno alle sue dita e perdendosi in uno di quegli sguardi con cui riuscivano a comunicarsi ogni cosa. Non avevano bisogno di parole.

“Oooooh ma che tenero!” sospirò Blaine portandosi una mano sul petto emozionato e sognante, gli occhi quasi lucidi a trattenere le lacrime.

“Sei proprio una signorina Anderson!” esclamò Sebastian guardandolo sconvolto ma allo stesso tempo rassegnato alla incredibile sensibilità del ragazzo. 

Blaine roteò gli occhi, non badando troppo alle parole dell’amico a cui ormai era fin troppo abituato, e tornando a concentrarsi sulla splendida coppia che aveva di fronte.

“Se devo essere sincero… Io ero convinto che dopo il ballo voi due foste tornati insieme. Eravate così uniti quella sera… ricordo che anche Kurt mi confessò di fare il tifo per voi!”

Brittany e Artie si guardarono per qualche secondo senza sapere cosa dire ricordando quella serata, arrossendo appena al ricordo.

“Effettivamente quella sera c’è stato un… riavvicinamento se così possiamo definirlo… poi però è finita” rispose Artie affrettandosi a concludere quel discorso.

“Bene! Chi mi aiuta a sparecchiare?” disse Brittany cercando di evitare lo sguardo degli amici come se ci fosse qualcosa che volessero tenere nascosta. 

“Oh no dolcezza non preoccuparti, ci pensiamo io e Sebastian. Voi mettetevi comodi” 

Blaine la interruppe prima che potesse replicare, strizzandole l’occhio complice. Era così contento di vederla finalmente felice che era assolutamente determinato a fare il possibile perché continuasse così, e Artie era la chiave di tutto.

“Ehi un momento io che c’entro adesso?”

Sebastian sollevò lo sguardo verso il suo coinquilino, pronto a lamentarsi, ma lo sguardo che Blaine gli lanciò bastò a zittirlo. Quando voleva sapeva davvero essere convincente.

“Tu non hai fatto niente per l’intero pomeriggio! Il minimo che puoi fare è darmi una mano a sistemare... Quindi alza quel sedere ossuto dalla sedia e muoviti”

Senza aspettare oltre, il moro prese a sparecchiare e sparì in cucina seguito da un lamentoso Sebastian che si guardava ripetutamente il fondoschiena, evidentemente offeso da quel commento.

“Sei sicura che non ci sia niente fra loro?” chiese Artie guardandoli perplesso ancora una volta; sembravano una vecchia coppia sposata certe volte. Erano carini, molto, ma era strano per due amici. Troppo strano anche per loro.

Brittany alzò le spalle, mordendosi il labbro per lottare contro la sua voglia di spifferare tutto e si concentrò sullo spingere il ragazzo fino al salotto dove finalmente poterono sedersi comodamente vicini sul divano. Lui le cinse le spalle con un braccio e lei si accoccolò sul suo petto.

“Te l’ho detto sono solo amici. Ma accendi la tv, dovrebbero fare Alice stasera” disse cambiando discorso, allungandosi per afferrare il telecomando e riuscendo finalmente a distrarre Artie dai suoi coinquilini.

 

***

 

“Che cos’ha il mio sedere che non va?” si lamentò Sebastian di nuovo, asciugando l’ennesimo piatto che Blaine gli aveva passato dopo averlo lavato.

“Non c’è niente che non va Sebastian! Stavo scherzando quando ti ho detto  che è ossuto”

Blaine sospirò rassegnato, togliendosi i guanti e lasciandoli a gocciolare sul lavandino dopo aver finalmente lavato tutti i piatti e le padelle; era stato divertente cucinare con Brittany ma avevano usato fin troppe cose!

“Sai che non devi scherzare su queste cose! Sono sensibile sul mio sedere...” lo rimbeccò il più alto asciugandosi le mani per poi colpirlo sul braccio con lo strofinaccio, sottolineando il suo rimprovero.

Era davvero parecchio suscettibile quando si parlava dell’essere troppo magro e Blaine lo sapeva bene, ci aveva giocato su senza pensarci troppo.

“Dai... Non devi prendertela. Sai bene quanto adori il tuo fondoschiena” ridacchiò il moro cingendogli i fianchi, scorrendo con le mani verso il basso fino a stringere fra le dita le sue natiche che pizzicò scherzoso.

“Non ti meriteresti più di vederlo nemmeno in fotografia!”

Con le braccia incrociate al petto e le labbra imbronciate, Sebastian ce la mise davvero tutta per non cedere ma quando Blaine iniziò ad accarezzargli la schiena appena sotto la maglietta.

“Oh andiamo... Tu adori le mie attenzioni”

“Qui qualcuno si sta un po’ sopravvalutando” ridacchiò guardandolo divertito, un sopracciglio sollevato con la sua solita aria sarcastica.

“Non mi sto sopravvalutando, sono solo sicuro di quello che dico”

Blaine continuò ad accarezzarlo, scivolando appena sotto l’orlo dei suoi jeans mentre sosteneva il suo sguardo divertito. Ultimamente si perdeva spesso a fissare Sebastian, in quei suoi occhi verdi così belli e intensi.

Non sapeva che gli stava succedendo, semplicemente non era pronto a farsi domande fino a che non ce ne fosse stato di bisogno.

“Ah ne sei sicuro? E sentiamo da dove esce tutta questa sicurezza Anderson?” gli chiese Sebastian avvicinandolo di più a lui infilando le mani nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni.

“Lo so e basta” 

Blaine si strinse nelle spalle, un’espressione sicura sul volto che fece immediatamente ridacchiare l’altro ragazzo.

“Qui qualcuno sta diventando un bambino grande”

“Piantala di trattarmi come un poppante!”

“Ma sai che vado matto per questo tuo lato innocente... Amo vederti arrossire quando dico qualcosa di troppo spinto, o quando ti faccio qualcosa che ti fa impazzire... Come per esempio se ti prendessi qui ora in cucina con Cip e Ciop proprio nella stanza a fianco”

La voce di Sebastian si fece pian piano più bassa e roca ed il suo sguardo si assottiglio, sempre incatenato agli occhi di Blaine. La sola idea lo faceva fremere e si passò la lingua sulle labbra secche, morendo dalla voglia di dar vita alle sue fantasie.

“Non ne avresti il coraggio” sussurrò Blaine ormai contro la sua bocca mentre un brivido gli percorreva la schiena al pensiero di farlo davvero.

Ovviamente quel briciolo di razionalità che fortunatamente non lo abbandonava mai gli aveva già fatto notare quanto sarebbe stato sconveniente, eppure il resto del suo cervello non poteva che desiderare di cedere.

“Sfida accettata”

Prima ancora che Blaine potesse provare a replicare, le labbra di Sebastian erano premute sulle sue in un bacio fin troppo intenso per finire con un semplice sfiorarsi.

Non ci volle molto infatti perché tutto diventasse più profondo e intimo, trasformandosi in un groviglio di labbra e lingue che si accarezzavano e sfioravano chiedendo sempre di più.

Grato di sentire il volume della televisione abbastanza alto da poter riconoscere le parole del film anche con la porta chiusa, Blaine si lasciò andare ad un sospiro quando Sebastian lo strinse più a sé per sollevarlo da terra. Subito allacciò le braccia dietro al suo collo e le gambe attorno alla sua vita, lasciandosi trasportare fino al tavolo dove non fece tempo a sedersi che già Sebastian era di nuovo sdraiato su di lui, baciandolo avido come se ne andasse della sua vita.

Senza dubbio era una sensazione splendida sentire il colpo caldo di Sebastian sopra il suo, eppure qualcosa ancora lo disturbava. Anzi, gli stava letteralmente distruggendo la schiena

Allontanando riluttante le labbra da quelle dell’altro si sollevò appena per poter infilare un braccio sotto la schiena ed estrarre l’oggetto tanto fastidioso che si rivelò essere un coperchio, come aveva fatto a non notarlo prima proprio non lo sapeva. Scoppiò a ridere prendendolo in mano e Sebastian con lui prima di lasciarlo cadere rumorosamente a terra e tornare a baciarsi, decisi a non lasciare che quel piccolo contrattempo li distrasse dai loro programmi.

Perché Sebastian Smythe non perdeva mai le sfide.

 

***

 

Da quando si erano accoccolati sul divano a guardare per la milionesima volta Alice in Wonderland, Artie non aveva pensato ad altro che a come introdurre a Brittany quella questione fastidiosa che lo tormentava ormai da giorni; doveva assolutamente parlargliene o sarebbe impazzito.

Così finalmente si decise e spense la TV, pronto alle lamentele della bionda che non tardarono ad arrivare.

“Ma no proprio adesso che Alice va dalla Regina Bianca! È il mio pezzo preferito, perché hai spento?” protestò Brittany tirandosi su di scatto dal petto del ragazzo su cui era appoggiata. 

Lo scrutò attentamente, notando una strana luce nei suoi occhi che la fece preoccupare. 

“Artie che succede?” 

“Brittany dobbiamo parlare di una cosa di cui non parliamo mai” replicò serio Artie.

“Oh no… hai scoperto che Lord Tubbington ha iniziato a fumare il basilico? O forse era l’origano… o la salvia…” 

Lui la guardò perplesso per qualche istante mente la bionda continuava a scervellarsi su quale fosse la differenza tra le varie erbe da cucina; adorava Brittany ma a volte riusciva ad essere così ingenua e assurda che era quasi troppo incredibile per crederci davvero.

“Stavo parlando di Santana…” disse il ragazzo interrompendo il suo monologo.

Brittany si zittì all’improvviso, una perla di saggezza sul basilico lasciata a metà e lo sguardo che lentamente si fece più preoccupato

“No Artie davvero, non c’è niente da dire su questa storia… sai già tutto” replicò con un po’ di tristezza nella sua voce.

“Lo so che non ne vuoi parlare con me ma… io sono preoccupato”

“Ma non devi preoccuparti di nulla. Io ho scelto te!”

“Lo so e infatti non è questo il motivo. Io sono preoccupato per te perché... so che Santana ti manca molto”

Brittany si affrettò a scuotere la testa per contraddirlo, anche se evidentemente poco convinta di quel gesto e delle parole che lo accompagnavano.

“No… no non è vero…”

“Sì invece ma non mi da fastidio, è normale! E so anche che fin quando non risolverai questa situazione con lei non riuscirai a lasciarti andare completamente con me… e non parlo di sesso ovviamente, ma semplicemente del fatto che non so ancora se stiamo insieme oppure no, a che livello è questo nostro rapporto. 

Ma in ogni caso per me va bene perché l’unica cosa che voglio è stare con te. Però Britt io so che tu non sei felice senza Santana nella tua vita”

“Ma io sono felice con te… tu mi rendi davvero felice”

“Non sto dubitando di questo tesoro, ma non negare che Santana ti manca da morire… non fingere con me. Hai bisogno di lei proprio come lei ha bisogno di te!”

La ragazza si mise a sedere a gambe incrociate sul divano, fronteggiando Artie e sospirando rassegnata. Santana le mancava tantissimo sì, non poteva mentire.

“Ho provato a chiamarla e le ho mandato dei messaggi ma lei non ha mai risposto. Io so di averla fatta soffrire e ci sto ancora male per questa cosa ma… non voglio essere sempre io a fare il primo passo. Vorrei che lei fosse felice per me come farebbe un’amica anche se so che non è facile ma... L’ultima volta che ci siamo viste sembrava avesse capito e accettato questa situazione, o almeno mi ero illusa potesse essere così” 

“Avrà anche accettato la situazione ma lei ti ama ancora, non credo stia passando un bel periodo e tu dovresti farle capire che ci tieni ancora a lei, che non vuoi perderla”

“Perché lo fai Artie?” chiese innocente dopo alcuni secondi di silenzio Brittany, ancora sorpresa dall’atteggiamento così disponibile del ragazzo. Era davvero una persona stupenda, con un cuore grande.

“Faccio cosa?”

“Spingermi a recuperare l’amicizia con Santana sapendo quanto ci sei stato male in passato per colpa sua”

“Lo faccio perché ti amo Britt… perché sei l’unica persona che io abbia mai amato in vita mia e perché desidero che tu sia felice più di ogni altra cosa al mondo”

La bionda lo guardò sorridendo dolcemente e senza dire niente gli accarezzò la guancia e gli diede un bacio sulle labbra.

“Vuoi fermarti a dormire qui stanotte?

“Mi piacerebbe ma... questo divano è decisamente troppo scomodo per dormire. La mia schiena protesta ancora” replicò Artie con una smorfia, il viso ancora incredibilmente vicino a quello di Brittany. 

“Chi ha parlato di dormire sul divano?” ridacchiò lei accarezzandogli il viso prima di baciarlo ancora, consapevole di riuscire a convincerlo con qualche sguardo tenero.

E Artie ovviamente cedette, sciogliendosi in quel bacio

“Va bene… però Blaine dovrà prestarmi un pigiama”

“Ma sì quello non è un problema tanto so dove li tiene” ridacchiò la bionda che ormai viveva con i vestiti del suo migliore amico. 

Il suo guardaroba non faceva distinzione tra estate e inverno e quindi ogni volta che aveva particolarmente freddo apriva l’armadio di Blaine e recuperava felpe e maglioni. L’avrebbe fatto anche con Sebastian che aveva sempre delle felpe adorabili, ma lui ancora non glielo permetteva.

“Sono felice che ti stia con me stanotte. Da quando Lord Tubbington ha abbandonato il mio letto mi sento un po’ sola… tu fai le fusa vero?”

Artie rise stringendo la ragazza fra le braccia mentre tornava ad accoccolarsi sul suo petto.

“Di solito no… ma se vuoi ci posso provare!”

I due si sciolsero in una risata che fu interrotta da un rumore assordante proveniente dalla cucina e subito si voltarono verso la porta aspettandosi di vedere Blaine e Sebastian uscire urlando per chissà quale disastro. Ma non accadde nulla.

“Ma quei due sono ancora di là?” chiese Artie rendendosi conto che i suoi amici erano chiusi in cucina da ormai parecchio tempo; troppo per lavare semplicemente dei piatti.

“Già… Sai com’è, Sebastian è maniaco della pulizia!” si affrettò a rispondere Brittany notando fin troppa curiosità nelle parole del ragazzo.

“Quei due non me la raccontano giusta!” disse Artie pensando ad alta voce.

“Oh no non stanno insieme!” 

“Non ti ho chiesto se stanno insieme… Brittany… tu sai qualcosa che io non so…” 

Quella non era una domanda ma un’affermazione; la conosceva abbastanza da capire quando stava nascondendo qualcosa. Quegli occhi innocenti lasciavano trapelare ogni segreto.

Spiazzata dalla consapevolezza di essere stata scoperta Brittany cercò in fretta una scusa e si allungò per prendere il telecomando e riaccendere la tv.

“Non c’è niente da sapere…Torniamo al film, c’è il mio pezzo preferito!” disse con un sorriso fintissimo.

Artie provò a replicare ma quando Brittany cominciò i suoi discorsi su Alice e su quanto fosse realistico lo Stregatto decise di cedere. Sicuramente quella faccenda non era chiusa, ma per il momento poteva ritenersi soddisfatto dei discorsi seri della serata.

Ora era arrivato il momento di godersi quella prima notte insieme.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Fix you ***


Capitolo 16: “Fix  you”

 

When you're too in love to let it go 

but If you never try you'll never know 

Just what your worth

-Coldplay

 

 

 

Come risaputo, oltre a feste, neve, canzoni gioiose e vacanze per tutti, l’inverno porta con sé anche freddo, brutto tempo e soprattutto malanni.

Blaine lo sapeva bene, per questo non si era sorpreso troppo del raffreddore che come ogni anno lo aveva colpito; aveva iniziato il suo ben collaudato rituale fatto di impacchi e tisane, aspettando che quel fastidio se ne andasse ma, invece di sparire dopo un paio di giorni come al solito, era peggiorato sempre più fino a ridurlo uno straccio.

Un vecchio straccio rotto e sgualcito, usato da anni e ormai da buttare.

Così si sentiva quella mattina, quando dirigendosi in cucina appena sveglio fu bloccato sulla porta dallo sguardo terrorizzato dei suoi coinquilini.

“Che succede?” chiese con voce nasale, smorzata dal sonno e dal mal di gola.

“B stai uno schifo”

Sebastian storse il naso pronunciando quelle parole con la tazza di caffè sollevata a mezz’aria: doveva essere davvero un brutto spettacolo per interrompere la sua colazione.

“‘Sì ‘Aine... Non hai per niente un bell’aspetto. Ti senti bene?” domandò Brittany un po’ più gentilmente, allungando il braccio per accarezzare la mano gelida dell’amico.

“Sei congelato” constato sbarrando gli occhi.

“E mi sento congelato. Ero venuto a farmi un tè caldo infatti” mormorò Blaine stringendo le braccia al petto in cerca di un po’ di calore in più oltre a quello della doppia maglia e della sua felpa della NYADA.

La bionda annuì comprensiva, concordando con chissà quale pensiero la sua mente aveva appena partorito, e si alzò per posare una mano in fronte a Blaine.

“Come immaginavo. Hai la febbre Blaine! Devi tornare subito a letto” sentenziò con fare esperto.

“Avrò qualche lineetta, niente di che. Ora bevo qualcosa e passa tutto”

Il moro provò a divincolarsi dalla presa dell’amica per prepararsi la colazione ma lei lo bloccò, nemmeno con troppa fatica, afferrandolo per un braccio.

“Non se ne parla signorino. Tu ora torni subito sotto le coperte e resti a letto! Ci pensiamo noi a te... Sebastian ti preparerà il tè mentre io scelgo qualche film da farti vedere. Ma tu vai subito in camera!”

Il tono di Brittany era serio e deciso, non ammetteva assolutamente repliche e quindi Blaine si limitò a mormorare il suo consenso e se ne tornò zitto zitto nella sua stanza aspettando nuove istruzioni.

“Avanti Sebastian, metti l’acqua a bollire” ordinò di nuovo la bionda senza nemmeno finire la sua colazione: aveva altro per la testa adesso.

“Senti Pierce solo perché tu hai deciso di passare il weekend a fare da infermiera, non vuol dire che io sia obbligatoriamente incluso nei tuoi piani”

Sebastian borbottò quelle parole con la sua solita aria saccente mentre finiva il suo caffè, senza aspettarsi la reazione della ragazza che gli si piazzò davanti sbattendo le mani sul tavolo e avvicinando il viso al suo.

“Blaine è malato Sebastian. Blaine: il tuo coinquilino, il tuo migliore amico, il ragazzo con cui vai a letto e di cui dici non ti importa nulla anche se entrambi sappiamo che non è v-...”

“Infatti non mi importa null-” provò ad interromperla lui con scarso successo.

Ho detto, sappiamo che non è vero! Comunque... Ora alzati da quella sedia e renditi utile se non vuoi essere cacciato fuori sotto la neve in pigiama!”

L’ex Warbler restò interdetto qualche istante a fissare quel lato autoritario di Brittany che ancora non aveva scoperto; era decisamente molto molto sorpreso. 

E anche se questo significava dover passare tutto il giorno al capezzale di Blaine a preparargli zuppe e sentirlo lamentarsi, doveva ammettere che la rispettava una volta tanto ed ammirava la sua presa di posizione. 

“Va bene hai vinto. Ma gli preparo solo il tè, niente di più”

 

Ma ovviamente, non fu solo un tè.

Circa una mezzora più tardi Sebastian fu spedito in farmacia a comprare qualche medicinale visto che ne erano completamente sprovvisti, e poi essendo Brittany troppo impegnata ad intrattenere Blaine con i suoi film sui dinosauri dovette occuparsi anche del pranzo.

Preparò delle croque-madame per lui e Brittany e della zuppa calda per Blaine, sfoderando le sue abilità culinarie sviluppate a Parigi; amava cucinare, ma solo quando non aveva nessuno intorno ad infastidirlo.

“Odio ammetterlo ma sei davvero bravo Sebastian” mormorò la bionda ingoiando soddisfatta l’ultimo boccone.

“Io ve l’ho detto, siete voi che non ci credevate!”

L’ex Warbler sbuffò annoiato mentre continuava a mangiare, prestando scarsa attenzione al cartone animato in tv; non era in vena per l’ennesimo episodio della Valle incantata, tanto Piedino riusciva sempre comunque a cavarsela.

“Ce ne sono ancora?” domandò Brittany alzandosi dalla sua posizione accanto a Blaine nel letto e dirigendosi in cucina ancora prima di aspettare la risposta.

“Sono in padella, non fare disordine!” strillò Sebastian prima di appoggiare il suo piatto sul comodino e scrutare il coinquilino che sorseggiava la sua zuppa.

“Come ti senti B?”

“Meglio, tutti gli antibiotici che mi avete fatto prendere credo stiano facendo effetto. E anche questa zuppa... che ci hai messo dentro?” domandò curioso bevendone un altro sorso. Era calda e dolce, la sentiva scivolare per la gola e lenire tutti quei malanni anche se solo in apparenza.

“Mi dispiace, segreto dello chef”

Sebastian ridacchiò prendendo anche il suo piatto vuoto e alzandosi dalla poltrona accanto al letto su cui Brittany l’aveva costretto a pranzare, vietando categoricamente di lasciare Blaine mangiare solo in camera; gli aveva anche fatto portare la tv nella sua stanza insieme ai videogiochi e i dvd, l’intero appartamento si era praticamente spostato in quella camera da letto.

“Spaccone” bofonchiò il moro prima di iniziare a tossire fino a diventare paonazzo.

“Ehi ehi calma tigre. Bevi un sorso e rimettiti giù... dovresti riposare”

Era strano vedere Sebastian così premuroso, troppo poco sé stesso per essere vero, ma Blaine non poteva negare che amava essere al centro di quelle dolci attenzioni; tutti erano carini e facevano il possibile per farlo sentire meglio, addirittura Lord Tubbington si era spontaneamente accovacciato a fondo letto scaldandogli i piedi.

Erano cose che da Brittany si aspettava, dolce e affettuosa come sempre, ma di certo non da Sebastian; e sì, sapeva benissimo che inizialmente era stato obbligato, ma la sua mente romantica non poteva non pensare che un pochino si stesse davvero preoccupando per lui.

Che cavolo, era malato! Poteva pensare quello che voleva.

“Era tanto che non mi chiamavi così” sorrise scivolando sotto le coperte che Sebastian stava tendendo sollevate prima di rimboccargliele fin sotto al mento.

Nonostante gli desse ormai le spalle, era certo stesse sorridendo nel prendere i piatti sporchi e riordinare.

“Dormi un po’ adesso. Devi essere in forma per le prove del musical... Sarebbe un peccato se ti sbattessero fuori per assenteismo e quel fondoschiena non fosse messo in mostra come merita”

Fine delle illusioni, Sebastian era tornato.

“Chiama se hai bisogno... tigre”

Blaine aveva già chiuso gli occhi quando sentì quelle ultime parole, preso da un’improvvisa stanchezza che era troppo debole per contrastare, eppure sorrise. 

Sì, si stava prendendo cura di lui, era deciso. Ed era assolutamente la cosa più adorabile che potesse fare.

 

***

 

Nell’appartamento di Bushwick era un sabato pomeriggio come tanti altri: Kurt guardava i vecchi episodi di ‘Una mamma per amica’ con il volume al massimo per non sentire Rachel che si esercitava facendo dei vocalizzi in camera sua e Santana era in bagno, stanza che da circa un mese ormai era diventata il suo luogo preferito dove starsene sola indisturbata. Forse perché tecnicamente

Il bussare alla porta fece sobbalzare tutti, sorpresi di quella visita inaspettata e Kurt mise in pausa il dvd per andare ad aprire pronto a vedere al di là di quel portone Brody che non viveva più ufficialmente con loro visto i precedenti con Santana, ma che comunque in un modo o nell’altro era sempre lì.

“Artie! Ch-che ci fai qui?” chiese con grande stupore quando aprendo si trovò davanti l’amico, un sorriso smagliante e il cappotto abbottonato fin sopra il mento; era sicuramente l’ultima persona che si aspettava di vedere

“Ehi ciao Kurt… posso entrare? Qui si congela”

Artie sfregò le mani coperte dai guanti fra loro aspettando una risposta mentre Kurt ancora lo guardava spaesato.

“Oh sì certo scusami entra pure!” disse tenendo la porta aperta al ragazzo per permettergli l’accesso mentre con un cenno lo invitava ad accomodarsi in salotto.

“Chi è Kurt? Se è Brody digli che… Oh Artie… ciao!” 

Rachel fece irruzione nella stanza con gli spartiti ancora fra le mani e la stessa espressione sorpresa di Kurt nel vedere l’amico, visti i precedenti con la coinquilina.

“Ciao Rachel! So che non aspettavate la mia visita ragazzi ma io avrei bisogno di parlare con Santana… è in casa?”

Esitò qualche istante prima di pronunciare quelle parole ma poi si fece forza: aveva attraversato la città affrontando il freddo e spendendo quasi la metà dei soldi dell’affitto per il taxi per arrivare lì, non sarebbe tornato indietro ormai.

“Cosa vuoi?” chiese l’ispanica con tono severo arrivando improvvisamente alle sue spalle.

“Ti devo parlare”

Il silenzio calò nella stanza fino a che Kurt si schiarì la gola e si avvicinò alla porta per prendere il suo cappotto e quello della bruna.

“Ok ragazzi… io e Rachel stavamo uscendo per… fare… una passeggiata…” 

“Ma sei impazzito? Sta nevicando! Non posso esporre la mia voce al-...“

“Zitta e muoviti!” la interruppe lui tirandola per un braccio e lanciandole uno sguardo assassino e decisamente eloquente.

“Allora noi andiamo… in bocca al l-… cioè… volevo dire, è stato bello vederti Artie!” continuò Kurt rivolgendosi al ragazzo con aria preoccupata, prima di lanciare una rapida occhiata a Santana per assicurarsi che non avesse intenzione di fare una strage.
Quando le sembrò abbastanza tranquilla, zittì i lamenti di Rachel di nuovo e la trascinò con sé fuori dall’appartamento lasciando quei due soli; sperava solo che in caso di lotte non ci finissero di mezzo i suoi cuscini e soprattutto la televisione.

“Se sei venuto a dirmi che ti dispiace sappi che le tue scuse non mi interessano” iniziò lei non appena i coinquilini furono usciti, le braccia strette al petto e un’espressione piuttosto annoiata dipinta in volto.

“Non sono venuto per quello. Volevo solo sapere come stai e soprattutto parlarti di Brittany. So che la stai ignorando…”

Artie si tolse i guanti e la sciarpa posandoseli in grembo mentre attendeva una risposta, ancora nervoso per quello che lo aspettava ma ben convinto che fosse la cosa giusta da fare.

“Vuoi davvero sapere come sto? Beh… alla grande ovviamente! E per quanto riguarda Brittany… direi che se lo merita non credi?”

“Le manchi molto Santana. Lei pensava che tu avessi accettato la situazione, lo sai che si sente persa senza di te”

“Oh sì... ho accettato la situazione infatti. Le sto semplicemente dando il suo tempo” 

La ragazza sorrise fra sé e sé osservandosi distrattamente le unghie con quell’aria compiaciuta che Artie aveva ben imparato a conoscere durante gli anni del liceo; stava tramando qualcosa ed era certo che lui ne avrebbe pagato le conseguenze.

“Dove vuoi arrivare?” domandò incerto senza staccarle gli occhi di dosso

“Credevi davvero che avessi rinunciato a lei?” rise la ragazza sedendosi sul divano, proprio di fronte a lui.

“Sai i primi giorni sono stati terribili, ero molto triste e depressa ma poi ho capito tutto… e ho avuto una delle mie solite idee geniali…”

Santana continuò a parlare con quel sorriso compiaciuto avvicinandosi di più ad Artie, sporgendosi sui gomiti.

“Lei crede di voler stare con te, ma sappiamo bene entrambi che sono io la persona più importante della sua vita”

“Non farlo Santana…” rispose lui immaginandosi già la fine di quella conversazione.

“Io non sto facendo proprio nulla! La ignorerò, lei capirà quanto le manco e allora tornerà da me”

La mora si passò una mano fra i capelli stringendosi nelle spalle come niente fosse, evidentemente fiera del suo piano che era certa non avrebbe fallito. Dopotutto conosceva Brittany meglio di chiunque altro, su questo non aveva dubbi.

“Santana lei ha scelto me! Vuole stare con me” replicò Artie alzando la voce, incapace di trattenere oltre la rabbia. 

Era buono e comprensivo, ma fino a un certo punto; non aveva certo intenzione di farsi trattare di nuovo come un idiota.

“Oh sì, starà con te fino a che non si ricorderà quanto è frustrante fare sesso con un disabile oppure doverti portare in giro come un bambino e allora avrà la necessità di tornare tra le mie braccia!”

“Come puoi essere così superficiale? Tu proprio non ci arrivi...Noi ci amiamo!”

“Anche io la amo!” urlò Santana alzandosi in piedi e perdendo il controllo.

“Ma lei non ti ama! Non riesci a vedere la realtà”

Artie sollevò lo sguardo per incrociare quello della ragazza, le pupille dilatate al limite della rabbia. Come poteva essere così cieca? 

Si aspettava negazione e faccia tosta da Santana ovviamente, ma non credeva potesse illudersi fino a quel punto.

“Non mi importa! È con me che deve stare che le piaccia o no! E troverò un modo per farla tornare da me… basterà una parola… in fondo sappiamo bene che lei è una credulona!”

“Non ti permetterò di farlo… non ancora Santana! La prima volta l’ho accettato perché malgrado la amassi con tutto me stesso credevo che lei volesse stare con te e sono sicuro che se tu non ti fossi intromessa noi non ci saremmo lasciati!”

“Vi siete lasciati perché tu le hai dato della stupida, è colpa tua!”

“Sai benissimo che il mio intento non era quello di offenderla… ero esasperato dalla situazione e tu ne hai approfittato!”

“Sono passati più di due anni! Perché Artie? Perché adesso? Perché sei venuto a New York a portarmela via? Dovevi stare lontano da lei!”

La ragazza scosse la testa frustrata guardando al cielo mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi al ricordo di tutto quanto; andava tutto bene fino a che Artie era tornato nelle loro vite. Bastava allontanarlo di nuovo.

“Con o senza di me la vostra relazione non sarebbe durata Santana… lo sai benissimo. Non raccontarti bugie”

I minuti che seguirono sembrarono interminabili. Sembrava di essere tornati alla guerra fredda: nessuno parlava ma entrambi erano pronti a difendersi.

Artie la guardò a lungo cercando il suo sguardo che Santana continuava abilmente ad evitare, impegnata a restare convinta delle sue idee.

“Sai cosa mi dispiace Santana?” disse finalmente lui rompendo quel silenzio assordante.

“Non credo di volerlo sapere!” replicò l’ispanica continuando a dargli le spalle.

“Mi dispiace per te perché sei una ragazza fantastica ma piuttosto che costruire la tua vita sul tuo talento e le tue qualità hai vissuto in funzione del tuo amore per Brittany sapendo che non sarebbe mai stato ricambiato…”

La voce di Artie non aveva un tono accusatorio ma piuttosto sembrava fosse davvero sinceramente dispiaciuto per la ragazza a cui voleva comunque molto bene, nonostante tutto.

Questa volta Santana accusò il colpo; quelle parole la trafissero perché piene di verità, lo sapeva bene nel profondo di sé stessa, ma come poteva ammetterlo?

Avrebbe fatto crollare tutto e lei odiava perdere.

“Vai via Artie! Non ti voglio più sentire né vedere” disse cercando di camuffare quel tremolio dovuto alle lacrime che avevano iniziato a scorrerle sul viso.

“Come vuoi… ma sappi che le mie parole sono sincere!”

“E tu sappi che non rinuncerò mai a lei!”

I due ragazzi si lanciarono una rapida ma intensa occhiata di sfida, prima che lui lasciasse l’appartamento.

Non sfuggirono ad Artie gli occhi rossi della ragazza, né la lacrima che scorreva 

sulla sua guancia ma non disse niente; il suo orgoglio era già stato ferito abbastanza.

 

 

“E voi che ci fate qui?” chiese Artie vedendo Rachel e Kurt dietro la porta di casa non appena la aprì per uscire.

“Oh beh noi… ecco… siamo tornati prima, sai… nevica!” balbettarono completando l’uno le parole dell’altra, guardandosi imbarazzati.

“Oh mio Dio! Siete rimasti qui ad origliare?”

“Cosa? No! Assolutamente no! Noi siamo davvero appena arrivati! Proprio adesso…”

Artie roteò gli occhi guardandoli sconcertato, palesemente non convinto da quelle assurde scuse. Non aveva voglia di prendersela con loro però, dopotutto si sarebbe sorpreso del contrario.

Li salutò con un cenno e se ne tornò nell’aria gelida di New York ad aspettare un taxi, con la certezza che non avrebbe dovuto mai raccontare a Brittany di quell’incontro.

 

***

 

“Blaine. Blaine aprì gli occhi...”

La voce di Sebastian lo svegliò in un modo inaspettatamente dolce, cullandolo in quel leggero dormiveglia.

Oddio quelle medicine dovevano essere davvero forti: da dove usciva tutta quella tenerezza quando si trattava di Sebastian?

Sbadigliando e stropicciando gli occhi, poco alla volta Blaine si mise seduto e guardò il coinquilino con aria interrogativa.

“Perché mi hai svegliato?”

“E’ l’ora di prendere l’antibiotico... Ogni otto ore ricordi? La dottoressa Pierce  prima di uscire mi ha minacciato pesantemente quindi non ho intenzione di trasgredire agli ordini” spiegò porgendogli una pastiglia ed un bicchiere d’acqua.

Blaine lo guardò sollevando un sopracciglio, incuriosito da quelle parole ma ancora troppo assonnato per riuscire ad estorcere quella informazione, così prese semplicemente la sua medicina e svuotò il bicchiere.

Poi si passò una mano fra i capelli, si stiracchiò un po’ e si appoggiò meglio allo schienale.

“Che ore sono?”

“Le cinque passate, hai dormito parecchio. Ti senti meglio?” gli chiese Sebastian mettendosi a sedere sul bordo del letto.

“Insomma... E’ come se mi avessero dato delle botte in testa per tutto il giorno. E poi senti la mia voce! Come farò a cantare lunedì alle prove? Mi sbatteranno fuori ancora prima di cominciare”

Preso da un improvviso sconforto, Blaine si rotolò su un fianco nascondendo la testa fra i cuscini e battendo debolmente il pugno sul materasso. Si sentiva così stanco, e più era stanco meno poteva fare, e meno poteva fare più era arrabbiato perché si sentiva inutile.

“Andiamo Killer non fare così... A tutti capita di ammalarsi. Ancora qualche ore di antibiotici e zuppe Smythe e tornerai a fischiettare Usignolo...”

Blaine mormorò qualcosa di incomprensibile, sicuramente un’altra lamentela, e Sebastian ridacchiò accarezzandogli istintivamente la schiena.

“Blainey. Dai, guardami. Non fare il bambino capriccioso adesso” continuò il ragazzo disegnandogli cerchi immaginari sopra la maglietta.

Di nuovo, Blaine disse qualcosa e Sebastian roteò gli occhi imponendosi di non perdere la pazienza.

“Non capisco niente se non ti togli quel cuscino dalla faccia” bofonchiò cercando di mascherare la scocciatura.

“Ho detto che ho freddo”

Blaine si rigirò sulla schiena, sistemandosi di nuovo sotto le coperte annoiato.

“Vuoi un pigiama più pesante?”

“Sono già tutti in valigia per partire... Non voglio tirarli fuori” spiegò Blaine stringendosi nelle spalle e Sebastian ovviamente lo guardò incredulo, stringendo le labbra per non rispondergli male.

Era così difficile non essere cattivo con lui! Ma Brittany lo teneva in pugno e aveva promesso di fare il carino...

“Ti prendo una felpa da mettere allora” disse alzandosi dal letto per avvicinarsi all’armadio, ma la voce di Blaine lo fermò ancora.

“Ho già quella dell’università. Non c’è più niente da fare, morirò congelato!”

Blaine nascose il viso sotto le coperte e sospirò sonoramente facendo ridere Sebastian che non riuscì più a trattenersi.

Senza dire niente uscì dalla stanza tornando poco più tardi con una delle sue vecchie felpe della Dalton, quelle della squadra di Lacrosse super pesanti che usavano d’inverno.

“Vieni qui regina del melodramma” disse abbassando il lenzuolo per incrociare gli occhi lucidi di Blaine e quell’adorabile faccino malato.

“Togli quella robaccia newyorkese e mettiti questa”

Blaine lo guardò perplesso qualche istante prima di riconoscere l’indumento e sorridere, arrossendo un po’ e grato di poter dare la colpa alla febbre: Sebastian che gli prestava qualcosa di suo, troppo dolce per essere vero. 

Alzò le braccia verso l’alto e fece un espressione stanca.

“Non so se ce la faccio da solo” mormorò guardando Sebastian, muovendo le mani nella sua direzione per fargli segno di aiutarlo.

Quella volta però Sebastian non sbuffò, né alzò gli occhi al cielo; semplicemente sorrise e scosse la testa divertito.

“Non abituarti troppo a questo servizio ok? Non sarai malato per sempre” mormorò mentre gli sfilava la leggera felpa della NYADA e la gettava a fondo letto. Poi prese la sua, la arrotolò sul collo e facendo attenzione la fece indossare a Blaine, poi lo aiutò ad infilare le braccia e gliela sistemò addosso sorridendo ad opera finita guardandolo.

“Ti sta enorme” constatò ovvio, incapace di trattenere una risata sottile.

“Non importa. E’ calda”

Blaine si strinse nelle spalle e si accoccolò su se stesso tornando a sdraiarsi, nascondendo le mani nella maniche troppo lunghe e abbracciandosi per tenersi caldo.

“E ha il tuo profumo” mormorò ancora socchiudendo gli occhi colto da un’improvvisa stanchezza.

Sebastian si sedette di nuovo accanto a lui e gli sistemò il lenzuolo sopra le spalle assicurandosi che fosse coperto prima di passargli una mano sulla fronte, constatando quanto ancora scottasse.

Sì, aveva sentito benissimo quel commento, ma non sapeva cosa rispondere: tutta quella dolcezza non era da lui e lo stava spiazzando, soprattutto perché non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione che provava nel petto nell’accarezzare la pelle calda di Blaine e nel guardarlo indossare i suoi vestiti.

“Dormi adesso tigre, ti farà bene. Ti sveglio quando è pronta la cena” disse senza smettere di accarezzare i suoi ricci.

Blaine apprezzò il gesto e già mezzo addormentato mormorò qualcosa, gli occhi chiusi e il viso affondato nel cuscino.

“Che hai detto?”

“Con cosa ti ricatta Britt?” ripeté Blaine, sforzandosi di aprire un occhio.

“Ha promesso di lavare i piatti per un mese, tutto qui. Ora dormi”

Blaine sembrò soddisfatto e chiuse gli occhi con Sebastian al suo fianco che continuava distrattamente a coccolarlo, perso nei suoi pensieri.

“Bas..?” domandò di nuovo il moro dopo un po’, con gli occhi ancora chiusi.

“Sì B?”

“Mi canteresti la ninna nanna?”

Sebastian restò in silenzio qualche istante, incerto su cosa rispondere perché non era certo di aver capito bene; o almeno sperava di non averlo fatto.

“Come prego?” chiese in cerca di chiarezza.

Blaine si rigirò sulla schiena e aprì gli occhi già arrossati per il sonno e la febbre.

“Sì, la ninna nanna. Brittany stamattina mi ha cantato Soffice Kitty... Come fa Penny con Sheldon” spiegò come fosse la cosa più ovvia, con quell’aria da cucciolo indifeso che la voce bassa gli donava.

“Oddio, voi dovete smettere di guardare Big Bang Theory la mattina! Comunque scordatelo Anderson, ok essere carino ma non ti canterò una ninna nanna su uno stupido gatto immaginario... Se dovessi cantare di un gatto sarebbe su un vero gatto almeno! Un gatto figo... Tipo Lord Tubbington! Oh, che te ne pare di Soffice Tubby? Secondo me ci starebbe bene... Blaine? Dormi Blaine?”

Ma non ottenne risposta; Blaine dormiva già beatamente, con il viso illuminato da un sorriso divertito mentre Sebastian continuava a canticchiare fra sé e sé quella stupida canzoncina.

Tutto pur di non pensare ancora a quel calore improvviso che sentiva all’altezza del cuore nel solo guardarlo dormire.

 

***

 

Erano le sei passate quando Artie sentì bussare alla porta; si allontanò dal computer ed andò ad aprire sorprendendosi di trovare la sua ragazza sulla soglia.

“Brittany che ci fai qui?” 

“Mi fai entrare?” domandò lei con un sorriso, dondolando da un piede all’altro.

Il ragazzo le fece segno con la mano e chiuse la porta alle loro spalle, ancora stupito di trovarla lì.

“Ma non dovresti essere da Adrian per il ‘Just Dance Day’?” domandò curioso.

“Si infatti ero da lui…”

La bionda restò sul vago guardandosi intorno, evitando accuratamente lo sguardo di Artie e giocherellando nervosa con la tracolla della sua borsa, gesto che non passo inosservato al ragazzo.

“Tutto bene Britt?” 

“Ci sediamo?” replicò lei incerta, mordendosi un labbro nell’indicare il divano.

“Beh io sono già seduto… però certo accomodati pure”

Brittany stranamente non sorrise della battuta; andò semplicemente a sedersi guardando Artie posizionarsi di fronte a lei e prenderle le mani.

“Ehi…che succede? Mi stai facendo preoccupare”

“Mentre ero da Adrian ho ricevuto una telefonata”

“E..?” chiese lui incitandola a continuare.

“Era Rachel”

Ora tutto era chiaro, lei sapeva. Artie abbassò lo sguardo un istante prima di tornare a guardarla, incerto su cosa dire.

“E che cosa voleva?”

“Beh mi ha detto che qualcuno oggi è andato a parlare con Santana...” rispose la ragazza mentre lentamente le sue labbra si rilassavano e si piegavano in un sorriso.

“Ah sì? E chi?” provò lui a fare il vago ma ovviamente non funzionò; Brittany lo guardò alzando un sopracciglio piuttosto eloquentemente senza lasciare spazio ad ulteriori divagazioni.

“Ok… sì è vero! Ho parlato con Santana!” ammise Artie in un sospiro.

“E so che non volevi e ti arrabbierai però... Però sono ancora vivo ecco! È un buon segno no?”

La ragazza rise e si sporse verso di lui per abbracciarlo.

“Oh Artie!”

“Non sei arrabbiata?” domandò lui perplesso.

“Arrabbiata? Scherzi? Non sono per niente arrabbiata anzi… hai fatto un bel gesto… grazie!” disse la bionda accarezzandogli dolcemente il viso prima di sedersi sul suo grembo.

“Non devi ringraziarmi tesoro”

Artie finalmente si rilassò e le cinse la vita con le braccia, accarezzandole la schiena.

“E invece sì. Santana mi ha mandato un messaggio dicendomi che non è ancora pronta per recuperare la nostra amicizia… ma è già un passo avanti… Non ancora è un buon segno no? Niente di definitivo ”

Il ragazzo non sapeva se raccontare fino in fondo la verità a Brittany o se lasciarle vivere quel momento di felicità e tranquillità. Optò per la seconda opzione guardando quel sorriso, sperando che Santana potesse davvero cambiare idea ed accettare la cosa. Sperare dopotutto non costava nulla.

“Adesso torni alla festa di Adrian?” chiese di nuovo non appena le labbra di Brittany si separarono dalle sue.

“Oh no gli ho detto che Lord Tubbington ha fatto indigestione di uccellini e adesso la sua cacca è piena di piume e dovevo portarlo al pronto soccorso felino”

“E lui ci ha creduto?”

“No, non credo!” disse Brittany ridendo ripensando alla stupida scusa che aveva raccontato all’amico e ovviamente Artie si unì a lei, divertito come sempre dalla fantasia della bionda.

“Beh io dovrei vedermi con alcuni amici ma posso trovare una scusa anche io per non andare…” constatò il ragazzo con un sorriso.

“Potresti usare anche tu la storia di Lord Tubbington!”

“Non penso ci crederanno…. Gli dirò semplicemente che ho di meglio da fare…”  continuò dandole un altro bacio.

“Ordiniamo al messicano?” chiese lei speranzosa e affamata

“Che ne dici di una pizza?”

“La pizza va sempre bene… secondo te fanno anche la pizza messicana?”

 

***

 

Era ormai l’alba e Blaine continuava a girarsi e rigirarsi nel letto. La febbre era decisamente alta, nonostante gli antibiotici, le minestre francesi di Sebastian e le caramelle magiche di Brittany.

Il suo sonno era disturbato, continuava a lamentarsi e parlare da solo e Sebastian si svegliò più volte preoccupato, entrando nella sua stanza per assicurarsi che stesse bene.

Sentendolo mormorare qualcosa di incomprensibile e agitarsi scomposto, gli posò una mano sulla spalla scuotendolo appena per farlo svegliare da quello che probabilmente era un incubo.

“Blaine… ehi Blaine! Tutto bene?”

Il moro parlò di nuovo, ancora parole incomprensibili che suonavano infastidite.

“Cosa hai detto? Certo che riesci ad essere strano anche quando dormi eh!” sbuffò Sebastian troppo assonnato per essere divertito da quella situazione.

“Ho comprato un tirannosauro…” mormorò Blaine continuando però a dormire.

“Oh fantastico! Non farlo scappare. Possiamo sempre utilizzare la sua pelle per scarpe e borse”

Sebastian restò accanto a Blaine qualche minuto assicurandosi che tutto fosse tranquillo e tornò a dormire solo quando lo vide rilassarsi; ma Blaine continuava a sognare...

 

 

“Ragazzi! Sono tornato!”

“Blaine! Ma dove sei stato? Hai sentito le nostre chiamate?”

“Che chiamate? Io non ho sentito nulla!”

“Brittany… non ti avevo forse detto di chiamare Blaine?” disse Sebastian pronto a scatenare la sua ira contro la coinquilina.

“Oh si! Infatti l’ho chiamato più volte! Ho urlato ‘Blaine! Blaine!’… ma lui non ha risposto…”

“Santo cielo Brittany! Ma sei rimasta alla prima glaciazione? Ormai sono state inventate nuove techine per contattare le persone!! Mai sentito parlare del ‘megacorno’?”

Lo sguardo perso dei suoi coinquilini era una chiara risposta alla sua domanda.

“Oddio ma cosa ci sto a fare io con voi due! Dovreste aggiornarvi un po’ ragazzi… la tecnologica è nostra amica e può fare miracoli.

No beh… forse con voi non c’è speranza di miglioramento!”

“Bene adesso che mi hai insultata abbastanza direi che posso andare!” disse la bionda oltrepassando l’ingresso della loro caverna.

“Dove vai?” chiese un Blaine curioso seguendola con lo sguardo.

“Alla festa di compleanno del mio amico Adrian.”

“Ma… Adrian non era una ragazza?”

“Non credo… ma se vuoi posso controllare!”

“Oh no no! Va bene così”

“Britt aspetta usciamo anche noi, dovremmo pur mangiare qualcosa no? Visto che qui c’è qualcuno che non sembra interessato al sostentamento della sua “famiglia...” commentò indispettito Sebastian voltandosi a guardare Blaine con tono accusatorio e alludendo al fatto che la mattinata di caccia del moro era stata un completo disastro!

“Oh andiamo Bas! Però ho trovato un fantastico tirannosauro a metà prezzo”

“Brittany, dammi la clava!”

“Mi piace questa espressione! Potresti utilizzarla come titolo della tua autobiografia… magari poi ci faranno una serie TV o un cartone animato! Anzi ne sono sicura! E sapete come lo so?”

“Sì certo. Perché sei un genio blablabla ma adesso andiamo!” sbuffò Sebastian uscendo senza curarsi di aspettare gli altri.

“Andiamo con il mio nuovo tirannosauro! Prima di tornare alla caverna sono andato al distributore e ho fatto il pieno” disse Blaine fiero del suo nuovo mezzo di trasporto.

“Blaine nessuno si sposta più con i dinosauri ormai… non mi farò vedere in giro con quel coso! Piuttosto... i miei genitori mi hanno regalato una nuova cabriolet a pedali… siete abbastanza puliti da poterci salire questa volta”

Blaine e Brittany si guardarono con aria divertita: ormai vivevano con Sebastian da parecchio tempo e aveva imparato a non prendere troppo seriamente le sue frecciatine.

“Allora andiamo?”

 

 

“Questi capelli sono un disastro!”

“Oh no… sembra soltanto che tu abbia immerso una pecora nel catrame e te la sia messa in testa… ma sei comunque sexy! Forse è merito dei bellissimi boxer di pelle di tigre che ti ho regalato: catturano la mia attenzione sul tuo fantastico fondoschiena e non mi fanno notare il resto!”

“Sebastian non è il momento! Sono in piena crisi!”

“Ti avevo detto di lasciarli lunghi come i miei, ma non hai voluto! Volevi fare l’alternativo...”

Il tono di Sebastian era palesemente canzonatorio mentre guardava l’altro ragazzo con le mani nei ricci.

“I miei capelli non stanno sempre perfettamente in ordine come i tuoi… solo tu puoi permetterti di tenerli lunghi fino a sotto le spalle e non essere scambiato per una donna!”

“Oh Blainey così mi commuovo, non sono abituato a tutti questi complimenti! No aspetta... In realtà lo sono, ma dovresti comunque farmeli un po’ più spesso!”

“Ci vorrebbe qualcosa che li faccia stare fermi e nasconda questi ricci ribelli… come fa quell’Adrian ad averli sempre perfetti? Brittany non ha detto che usa della….. colla?”

“Più o meno… è una nuova porcheria, credo sia una miscela di olio vegetale e resina di pino! Ma non so come si chiama… sai io non ne ho bisogno!”

 

 

Svegliandosi improvvisamente dal suo sonno Blaine si mise a sedere di soprassalto, per poi scendere dal letto e correre verso il portatile sulla sua scrivania accendendolo furiosamente: doveva sapere. Se quel sogno fosse stato una rivelazione?

Non appena trovò le informazioni che gli servivano corse verso la camera dell’amica, inciampando più volte nei suoi piedi e facendo un gran baccano ma senza curarsene.

“Brittany!!” urlò con tono severo accendendo la luce.

“Lasciami dormire” mugugnò la ragazza rigirandosi nel letto e mettendosi il cuscino sopra la testa.

“Blaine che succede? Ti senti male?” chiese preoccupato Sebastian entrando in camera.

“Sono le quattro del mattino! Potete smettere di urlare?” si lamentò Brittany ancora con il viso nascosto.

“Sei una bugiarda Pierce!” continuò il moro ignorando completamente i coinquilini e salendo sul letto dell’amica.

A questo punto la ragazza si rassegnò e si mise a sedere strofinandosi gli occhi a causa della luce che la accecava.

“Ma di cosa stai parlando?”

“Hai bandito il gel dal ballo di fine anno dicendo che nella preistoria non era ancora stato inventato e mi hai fatto andare in giro come un idiota per tutta la sera… dovresti vergognarti!”

“Oddio… no… non sta accadendo davvero!” disse Sebastian sconvolto passandosi una mano sul viso.

“Blaine… stai delirando! Non avrai preso la droga di Lord Tubbington vero?” chiese Blaine preoccupata con gli occhi sbarrati.

“Un ricercatore irlandese ha trovato due uomini dell’età del ferro e uno di loro aveva la cresta! E sai come si tiene ferma una cresta Pierce? Con una quantità indefinita di gel per capelli!!” disse Blaine sventolando il foglio appena stampato che teneva tra le mani.

Sebastian e Brittany a quelle parole si guardarono intensamente, uno sguardo assonnato, divertito ma soprattutto decisamente preoccupato, poi tornarono a guardare Blaine.

“Mi hai davvero svegliata per questo?” chiese Brittany guardando Blaine, ancora seduto sul suo letto con i fogli fra le mani.

“Ok Blaine andiamo a dormire… adesso ti preparo anche una camomilla e magari prendi qualche dozzina di tranquillanti” disse Sebastian mentre tentava di portare via Blaine dalla camera di Brittany, costringendolo a rimettersi in piedi.

“Voi non mi credete!” si lamentò il moro agitandosi fra le braccia del più alto.

“Notte bambolina!” 

Sebastian strizzò l’occhio a Brittany e spense la luce, lasciandola tornare a dormire mentre trascinava Blaine in camera sua.

Lo lasciò solo qualche minuto, minacciandolo per farlo restare a letto mentre andava in cucina e fortunatamente quando tornò lo trovò ancora sotto le coperte dove lo aveva lasciato.

“Ok ecco la tua camomilla! Ma prima controlliamo la febbre”

“Mi prometti una cosa?” domandò Blaine guardandolo intensamente, senza badare ai suo gesti.

“Taci Anderson! E stai fermo altrimenti il termometro non riesce ad individuare la temperatura corretta”

“Sei decisamente insopportabile quando fai il premuroso... Ti preferivo stronzo”

“Tu mi preferisci sempre comunque” commentò Sebastian tra sé e sé prima di controllare il termometro.

“Hai le febbre altissima Blaine, ancora trentanove. Se domani mattina non è scesa chiamiamo il medico, che ti piaccia o no!”

“Va bene mamma!” si lamentò Blaine bevendo un sorso di camomilla prima di rimettersi sdraiato.

“Allora… che promessa dovrei farti?”

“Promettimi che non ti farai mai crescere i capelli… Stai davvero male… anzi… sei proprio brutto!”

“Non so come ti sia venuta in mente questa cosa… ma in ogni caso io sono sempre un gran figo Anderson! Cos’è? Hai fatto un sogno erotico in cui io ero una donna?”

“No… decisamente no… guidavi una cabriolet a pedali ed eri decisamente insopportabile… come sempre!”

“Oddio… cosa hai guardato ieri sera prima di addormentarti? Ancora la collezione di Brittany sui dinosauri?”

“Abbiamo visto i Flinstone…” mormorò il ragazzo leggermente imbarazzato.

“Adesso si spiegano tante cose…” disse Sebastian ripensando ai discorsi che lo aveva sentito fare nel sonno, su bisonti, lezioni di caccia e gonnellini di pelle.

Blaine inaspettatamente gli prese la mano e lo guardò intensamente con i suoi occhi da cucciolo.

“Resti a dormire con me? Tanto è già mattina…”

“Oh no! Assolutamente no! Tra qualche giorno dobbiamo partire per Lima e non posso assolutamente rischiare di ammalarmi anche io!”

“Andiamo Bas! Sei stato con me tutto il giorno… ormai avrai già inalato i miei germi” disse Blaine ridacchiando, continuando ad accarezzare la mano dell’altro fino a che Sebastian si alzò allontanandosi. 

“Buonanotte Tigre! E cerca di non incontrare altri uomini preistorici... Vorrei dormire”

Blaine mise il broncio guardandolo allontanarsi ma chiuse gli occhi non appena la luce si spense e tornò a sognare, fortunatamente lontano dagli uomini preistorici, ripensando solo a quel delizioso regalo che Sebastian gli aveva fatto.

Si lasciò cullare da quelle immagini e dal profumo di Sebastian che impregnava la felpa che ancora teneva addosso, così forte e intenso nonostante il raffreddore, fino a che non si addormentò profondamente.

 



_______________________________________________________________________________________________

Mmmmmiiiiao gente!!!!!!

Scusateci per l'enorme imperdonabile assurdissimo ritardo! Purtroppo per noi l'estate non è sinonimo di vacanze, ma di esami e lavoro...
Speriamo di poterci far perdonare con questo capitolo <3

Purtroppo per un po' non possiamo assicurarvi più aggiornamenti fissi; cercheremo di non far passare troppo tra un aggiornamento e l'altro!!
Per quanto riguarda
Roommates (che è rimasta clamorosamente indietro, di nuovo perdono) anche lì nessuna certezza... 

Scusate Scusate Scusate

Perdooooono anche per l'assurdo ritardo nella risposta alle recensioni, prima o poi risonderemo a tutti promesso! Non è scortesia è che davvero in questi giorni il tempo è davvero scarso...

Dopo queste interminabili scuse, vi lascio!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)

Solo una piiiiiccola parentesi: fatemi ringraziare la mia splendida co-autrice per la geniale parte del sogno (io la amo, senza dubbio) e per sopportare i miei incredibili ritardi <3 

Grazie da entrambe come sempre a tutti quanti, continuate a recensire perché GIURO che risponderemo presto!!!! <3

Tanta Tubbingtastian e buona settimana a tutti gente :D






* Titolo canzone: "Rimetterti in sesto"


quando sei troppo innamorato
per lasciar perdere
ma se non provi
non saprai mai quello che vali

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Last Christmas ***


Capitolo 17: “Last Christmas”
 

Last Christmas I gave you my heart 
But the very next day you gave it away 
This year to save me from tears 
I'll give it to someone special 
-Wham!



"Sveglia ragazzi sveglia!!! È Natale"
All'alba delle sette e cinque del ventidue dicembre, le parole risuonarono forte e chiaro nell'appartamento 2B, riuscendo nell'intento di strappare dal mondo dei sogni Sebastian e Blaine che ancora dormivano beatamente.
Come al solito nello stesso letto.
Il moro non fece tempo a stropicciarsi gli occhi che una cinquantina di chili gli piombarono addosso svegliandolo completamente: Brittany era atterrata, insieme ad un abbondante carico di entusiasmo e ovviamente ulteriori 10 chili di gatto.
"Avanti su dovete svegliarvi o i regali spariranno" esclamò di nuovo la bionda continuando a saltare sul materasso sotto lo sguardo di un assonnato ma intenerito Blaine.
"Per l'amor del cielo Brittany, piantala! Non è ancora Natale"
Questo fu il buongiorno di Sebastian che si mise a sedere di scatto con gli occhi ancora chiusi ed un evidente broncio che piegava le sue labbra; voleva bene a Brittany, ormai non provava più nemmeno a negarlo, ma queste sveglie non richieste lo facevano sempre e comunque imbestialire.
"Lo so che non è Natale, ma visto che questo è il nostro ultimo giorno dell’anno insieme in questa casa ho deciso di anticipare i festeggiamenti... Solo per noi quattro! Consideratela...una prova generale, ecco!"
Di nuovo, Blaine sorrise dolcemente mentre Sebastian sbuffò irritato, allungandosi per accarezzare Lord Tubbington che già stava ciondolando verso di lui.
"Tesoro è un'idea fantastica! Un Natale anticipato" commento il moro sorridendo complice all'amica mentre si metteva a sedere.
"Sì visto che non saremo insieme mi sembrava una cosa carina. Mi mancherete in queste vacanze"
"Mancherai anche tu a me dolcezza ma..."
"Oddio ma la volete piantare?" disse Sebastian interrompendo quel dolce momento.
"Staremo a pochi chilometri di distanza e a Capodanno saremo già di nuovo tutti insieme. Stiamo tornando a casa per le vacanze, non partiamo per la guerra! Dio come siete esagerati"
Facendo roteare gli occhi prima di lasciarsi cadere di nuovo sul letto con il felino ancora tra le braccia, l'ex Usignolo e il suo sarcasmo posero fine al momento lasciando come ormai d'abitudine Brittany e Blaine in silenzio a guardarsi divertiti.
"Vado a preparare la colazione, voi non rimettetevi a dormire! Abbiamo tantissime cose da fare prima di prendere l'aereo" informò la bionda per poi sparire dietro la porta con il suo gatto fra le braccia, strappato con la forza dalla presa dell’amico. Quei due stavano diventando troppo uniti.
Sebastian grugnì di nuovo con la testa affondata nel cuscino e Blaine non poté fare a meno di sorridere divertito; si sporse verso di lui appoggiando il mento nell'incavo della spalla del più alto per potergli sussurrare all'orecchio.
"Avanti Bas, almeno per oggi non fare il guastafeste. Sai che Britt ci tiene a queste cose! Considera anche questo un allenamento..."
"Per cosa? L'invasione dei folletti di Babbo Natale?" Rispose ironico l'altro, sdraiandosi sulla schiena per guardare Blaine.
"No stupido. Per il Natale con i tuoi figli! Niente impedirà ad un bambino di saltare sul letto dei suoi genitori la mattina di Natale" sorrise Blaine in risposta, immaginandosi la scena.
"I miei figli non si preoccuperanno di queste sciocchezze, saranno realisti e con la testa sulle spalle come il padre"
"Beh, bisognerà vedere da quale dei due padri prendono..."
Mentre nella mente di entrambi confuse immagini future di figli, mariti e feste natalizie prendevano vita senza permesso e confondendoli non poco, Blaine pose fine a tutto togliendosi le coperte e alzandosi dal letto.
"Andiamo o il caffè si fredda" disse indossando la felpa di Lacrosse di Sebastian, diventata sua dopo l'influenza.
Lui non l'aveva chiesta indietro, non obiettava quando gliela vedeva addosso; il perché a Blaine piacesse tanto indossarla poteva aspettare ancora un po'.
Come i figli e i natali futuri.






La giornata trascorse in un momento grazie ai preparativi di Brittany, fra dolci natalizi cucinati in casa, regali da scartare e valigie da finir di preparare.
L'ultimo sforzo fu la corsa dal taxi al gate per non perdere l'aereo, poi finalmente si accomodarono al loro posto sul volo notturno per l'Ohio ed aspettarono di atterrare, finalmente a casa.
Esattamente come quel pre-Natale, passarono in un attimo anche quei giorni di festa in famiglia, e senza quasi nemmeno accorgersene era già il 31 Dicembre.
Come ogni anno i genitori di Blaine erano partiti per le vacanze la notte di Santo Stefano, lasciando i fratelli Anderson soli a casa per qualche giorno. 
A differenza del solito però, quell’anno era stato Blaine a cacciare di casa Cooper per poter festeggiare con gli amici: aveva invitato tutti i vecchi membri delle New Direction che non vedeva dal giorno del diploma e alcuni ex Warblers, tra cui ovviamente Sebastian.
Avevano progettato a lungo quella festa a New York, pregustando finalmente il momento in cui avrebbero potuto divertirsi di nuovo con i loro amici; quello che Blaine di certo non si aspettava e che la persona che bramava di più accogliere fra tutti i suoi ospiti era proprio il suo coinquilino.
Lui e Sebastian non si vedevano da quando erano tornati in Ohio e a parte qualche messaggio e le telefonate per farsi gli auguri si erano parlati davvero poco in quell’ultima settimana. Era assurdo passare dal vedersi tutti i giorni a passare giornate intere senza comunicare; assurdo e inspiegabilmente faticoso.
Spesso Blaine si era ritrovato a fissare il suo cellulare, in attesa di un messaggio che non era mai arrivato e indeciso se fare o meno la prima mossa; c’erano quei momenti in cui dover condividere quello che stava facendo con Sebastian era semplicemente la cosa più naturale del mondo: ridere di una battuta stupida di Cooper, preoccuparsi per le idee malsane di Brittany, gioire per le repliche di Big Bang Theory la mattina mentre si fa colazione. 
Per non parlare poi di quelle volte in cui si sedeva sul divano e desiderava un petto caldo su cui accoccolarsi, o peggio ancora l’entrare in un letto gelido e non avere a fianco nessuno a cui stringersi per ritrovare un po’ di calore. 
Non avrebbe dovuto essere così difficile mandare un messaggio ad un amico, uno che si conosce tanto bene, eppure lo era terribilmente.
Erano giorni ormai che Blaine aveva ceduto a quel ronzio nella sua testa e aveva iniziato a farsi seriamente domande su di lui e Sebastian, su quello strano rapporto che condividevano; non era ancora arrivato a nessuna conclusione ovviamente, un po’ per paura e un po’ per difficoltà, ma una cosa era certa: non poteva e non voleva perderlo.


A quello si ritrovò a pensare quella sera, sdraiato sul letto ad aspettare gli invitati alla festa. 
Fissava il soffitto mentre giocherellava distratto con i suoi capelli che stavano lentamente ricrescendo e semplicemente pensava; pensava a New York, alle lezioni che lo aspettavano, a Sebastian, alla serata che lo attendeva e a come tutto fosse cambiato così tanto nel giro di pochi mesi.
Lo scorso Natale sembrava così lontano. Ma forse quello era un bene, visto come erano andate le cose.
Era stato proprio in quel periodo che lui e Kurt avevano rotto definitivamente i loro rapporti, prima di rincontrarsi in università.
Per quasi un anno, dal matrimonio del professor Schuester, si erano visti di nascosto da tutti e tutto ogni volta che Kurt si trovava a Lima; si incontravano la sera tardi in qualche posto isolato, a volte semplicemente in macchina, o quando avevano quelle rare occasioni di libertà a casa di uno dei due. Non parlavano molto, in realtà la maggior parte delle volte si ritrovavano avvinghiati l’uno all’altro senza chiedere o dare spiegazioni.
Blaine aveva creduto davvero che Kurt si stesse riavvicinando a lui: tutto quel cercarsi, quel fare l’amore ogni volta che poteva, doveva per forza significare qualcosa. Sapeva bene di aver sbagliato tradendolo, ma credeva che il loro fosse un amore in grado di superare tutto.
E invece poi, proprio in uno di quei rari incontri in camera di Blaine, Kurt aveva dissolto ogni sua speranza.


Lo aveva raggiunto appena Carole e suo padre erano partiti per andare a trovare gli zii di Finn chissà dove; Kurt non aveva perso tempo in chiacchiere e non appena entrato in casa Anderson aveva trascinato Blaine nella sua stanza.
Era cambiato così tanto in quell’anno: il timido Kurt, imbarazzato anche solo al pensiero di trovarsi nudo davanti a qualcuno, ormai prendeva l’iniziativa e non si curava nemmeno di chiedere il permesso prima di iniziare a spogliare il ragazzo fra le sue braccia. Non che Blaine non glielo avrebbe concesso, chiaro.
Un brivido percorse la schiena di Blaine mentre si guardava intorno e ricordava quella scena, ancora così chiara nella sua mente.
Ricordava di essersi svegliato e di aver trovato Kurt in piedi accanto al letto che si rivestiva, dandogli le spalle.
Ricordava anche di avergli chiesto di restare a dormire con lui quella notte, anzi, di averlo supplicato e ricordava chiaramente di avere ottenuto come risposta un secco no.
La verità era che Kurt quella stessa sera avrebbe preso un aereo per raggiungere Adam a New York e passare insieme il Capodanno, scambiarsi gli auguri e un bacio a mezzanotte. Tutte quelle cose che Blaine nel profondo aveva desiderato per loro.
Come gli avevano fatto male quelle parole, la chiara certezza che tutte le sue speranze erano state vane: Kurt, il suo Kurt, l’aveva solo usato, lasciandolo da solo per tornare tra le braccia del suo nuovo ragazzo, con una promessa di chiamarlo mai mantenuta.


Blaine si alzò dal letto deciso ad allontanare quei pensieri una volta per tutte.
Ormai era acqua passata, Kurt gli aveva chiesto scusa un miliardo di volte per come si era comportato; era stato così strano scoprire che il loro non era un amore a prova di bomba, aveva detto, che si era sentito crollare il mondo addosso. Poi con la malattia di suo padre, il college e tutto il resto, si era lasciato andare.
Era stato un periodo così buio della sua vita che Blaine non poteva e non voleva fargli pesare il suo comportamento scorretto. Ormai era passato.
Avvicinandosi alla finestra, Blaine notò con sorpresa che la sua auto non era più la sola parcheggiata sul vialetto di casa.
Scese le scale di corsa, giusto in tempo per sentire il campanello suonare e spalancare la porta.
“Bas! Finalmente... Sei in ritardo” commentò, tramutando quell’enorme sorriso in un sottile sguardo di rimprovero.
“Lo so mamma. Sono stato trattenuto”
Non aspettò che Blaine gli dicesse di entrare, né tanto meno che gli dicesse di accomodarsi, non ne aveva bisogno: Sebastian lo superò ed iniziò ad aggirarsi incuriosito per il salotto, guardandosi intorno.
Era la prima volta che entrava in casa di Blaine; si avvicinò al caminetto, guardando divertito le vecchie foto che lo decoravano: tutta la famiglia riunita, Blaine appena nato in braccio a Cooper, Blaine il giorno del diploma...
“Cosa ti ha trattenuto? Va tutto bene?”
La voce leggermente preoccupata di Blaine gli fece interrompere quell’analisi attenta, per poter guardare il ragazzo negli occhi.
“Certo che va tutto bene, io mi sono trattenuto. Non avevo voglia di darti una mano a preparare” replicò sincero, stringendosi nelle spalle.
Sebastian era così, non aveva bisogno di mentire o trovare scuse. Tanto Blaine poi lo smascherava sempre.
Non riuscì nemmeno ad arrabbiarsi Blaine, troppo felice di ritrovarsi l’amico accanto per prendersela per il suo solito atteggiamento menefreghista; si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ad avvicinarsi a lui, notando con sorpresa che stava guardando una sua vecchia foto.
“Avevo dodici anni, quell’estate mio padre portò me e Coop in campeggio. Resistemmo una sola notte prima di andarcene in albergo. Mia mamma mi aveva anche costretto ad indossare quegli orribili calzoncini corti... E guarda i miei capelli! Non dovrebbe essere così in bella vista questa foto”
Cercò di prendere la cornice dalle mani di Sebastian, ma questi con un gesto rapido la allontanò da lui, impedendoglielo.
“A me invece piace. Hai un faccino così tenero e innocente, sarebbe quasi credibile se non sapessi come se in realtà! E poi... sai che trovo le tue ginocchia molto sexy” sussurrò facendo scorrere distratto un dito sulla figura di quel piccolo Blaine.
“Sebastian. Sai che apprezzo i complimenti, soprattutto i tuoi visto che sono tanto rari... Ma sentirti definire sexy un bambino, anche se sono io... beh ecco... è un po’ strano sai”
Blaine storse il naso divertito, schivando per un soffio il pizzicotto che Sebastian cercò di dargli sul braccio; non fu altrettanto veloce però nel reagire quando le lunghe gambe dell’altro gli fecero lo sgambetto, facendolo sbilanciare all’indietro.
Ma le braccia di Sebastian erano lì, pronto a prenderlo.
Lui proprio non si rendeva conto di quanto quei suoi gesti si trasformassero in scene romantiche talvolta: lo stringeva fra le braccia, i loro visi talmente vicini che i nasi si sfioravano, e gli sguardi incatenati l’uno all’altro.
Blaine per reggersi circondò il collo di Sebastian con le braccia, avvicinandosi ancora di più.
“Non è colpa mia se quella tua aria da scolaretto mi fa impazzire Anderson. Te l’ho sempre detto. E’ deliziosamente eccitante”
Il tono di voce di Sebastian si fece più basso, più roco, mentre con la lingua accarezzava l’interno delle sue labbra. Erano passati giorni dall’ultima volta che aveva baciato Blaine e ne sentiva decisamente la mancanza.


Al contrario di Sebastian, e per sua sfortuna soprattutto, Brittany era perfettamente puntuale.
Il campanello suonò due volte, accompagnato dalle voci dell’amica che rispondeva alla consona domanda del ‘chi è?’ ancora prima che qualcuno gliela facesse.
Blaine guardò Sebastian piuttosto abbattuto ma allo stesso tempo per nulla sorpreso: c’era un motivo per cui gli aveva detto di arrivare prima degli altri, ma come ogni volta Sebastian proprio non lo capiva quando aveva intenzione di trovare un po’ di tempo per stare soli.
Era un desiderio così assurdo?
“Arrivo” annunciò Blaine quando sentì suonare di nuovo.
A malavoglia si divincolò dalla presa di Sebastian ed andò ad aprire.
“Ciao dolcezza, prego accomodati”
“Blainey! Finalmente che bello vederti”
Brittany lo stinse forte fra le braccia ancora prima di entrare dalla porta.
“Mi sei mancato tantissimo” continuò la bionda, trascinata in casa dall’amico che ancora la abbracciava.
“Anche tu mi sei mancata Britt. E’ bello averti di nuovo intorno”
La ragazza mollò la presa senza smettere di sorridere al suo migliore amico; strano come potesse sentirne la mancanza, dopotutto non si vedevano da soli pochi giorni e si erano sentiti ogni mattina al telefono.
“Vivere insieme ci ha viziati. Ormai dovrò portarti con me ovunque vada! Diventerai un compagno di viaggio come Lord Tubbington... Farò un tesserino anche a te” annunciò seria, ricordando le splendide tessere coordinate che aveva fatto per la sua valigia e la gabbia del felino in occasione del primo viaggio insieme. Il primo di molti, visto che se lo portava sempre ovunque, anche a casa dei nonni solo due isolati più in giù di casa sua.
Per questo Sebastian fu così sorpreso di vederla arrivare sola, così tanto che nemmeno si preoccupò di salutarla prima di aggredirla.
“Dov’è? Dov’è Tubby? Dove lo hai lasciato?” chiese guardandole inutilmente alle spalle, ben consapevole dell’impossibilità che il gatto fosse appeso alla sua schiena.
“L’ho lasciato a casa di Sam, a Capodanno anche lui deve stare con la sua fidanzata” replicò Brittany tranquilla, togliendosi cuffia e cappotto.
“Chissà magari è la volta buona che fanno dei cuccioli”
Il commento di Blaine, così tenero e innocente dal suo punto di vista, fece inorridire gli amici che lo guardarono sconvolto.
“Il... il mio piccolino... papà?”
“Stai scherzando Anderson? Non è pronto per queste cose!”
“Sembra solo ieri che l’ho portato a casa dal gattile. Era così piccolo che riusciva a dormire nella cuccia del labrador di mio padre...” continuò Brittany con lo sguardo perso nei ricordi.
Sebastian, accanto a lei, non era da meno.
“Voglio dire... non gli ho ancora parlato di queste cose! Non so nemmeno se preferisce gatte o gatti, sono discorsi importanti da affrontare... Da uomo a uomo”
“Ragazzi basta vi prego! Stavo solo facendo un ipotesi. Sono sicuro che l’allegra famiglia Tubbington stasera non farà altro che mangiare crocchette e dormire... Ora possiamo concentrarci sulla nostra serata per favore? Tra un’ora saranno tutti qui”


Blaine li mise presto in riga, assegnando ad entrambi qualcosa da fare: Brittany si occupò di controllare che cibo e bevande fossero tutte al loro posto, mentre Sebastian si auto-incaricò di scegliere la musica; il padrone di casa nel frattempo corse da un lato all’altro dell’abitazione per accertarsi che tutto fosse più che in ordine.
Gli invitati non tardarono ad arrivare e per le nove e mezza il salotto era più che affollato. C’erano tutti: Puck e Quinn, Mercedes e Sam, Finn e la sua nuova ragazza, Rayder e Marley, Jake, Wade, Kitty, Tina e Mike, un buon gruppo di ex Warblers tra cui Wes, David, Thad, Nick e Jeff, Trent e poi ovviamente Rachel, Brody e Santana. Mancavano solo Kurt e Toby, rimasti a casa con l’influenza; Kurt aveva chiamato un centinaio di volte per scusarsi, come se fosse stata colpa sua.
Tutto stava andando per il meglio.
Si ballava, si beveva, si mangiava: Rachel stava cercando di convincere qualcuno a farle da coro mentre improvvisava un gioco karaoke, Sam, Mike, Finn, Wes e David invece si erano lanciati in un appassionante sfida alla playstation, mentre le rispettive fidanzate li guardavano sconsolate scambiandosi aneddoti su quanto infantili riuscissero ad essere certe volte.
Nella folla generale, Blaine non la smetteva di agitarsi, continuando a domandare a tutti se stessero bene, se avessero troppo caldo o troppo freddo, se ci fosse abbastanza cibo. 
Sebastian chiacchierava con i suoi ex compagni di liceo ridendo e scherzando come sempre, soprattutto recuperando il tempo perduto in cui non aveva potuto prendere in giro Nick; era bello ritrovarsi tutti finalmente e stare insieme come non avevano mai potuto fare: lui, gli Warblers e... 
“Dove accidenti è finito Blaine?” domandò interrompendo il discorso in corso, senza però curarsene troppo.
I ragazzi alzarono le spalle guardandosi intorno, senza sapere la risposta, dopo di che ricominciarono il loro acceso dibattito su quale fosse la squadra più squallida alle regionali di quell’anno. Certe cose non cambiavano proprio mai.
Si allungò appena per guardare oltre le spalle dei suoi amici, quel poco che bastava per poter vedere Blaine: sembrava una trottola, non riusciva a stare fermo.
Senza scusarsi o chiedere il permesso, lasciò la sua comoda seduta sul divano e si avvicinò al moro, afferrandolo per un braccio mentre si sporgeva sul tavolo per impilare i piattini già usati.
“Blaine la vuoi piantare? Smettila di fare il secchione e divertiti”
“Ma... Sebastian guarda! E’ un disastro qui, ci sono piatti ovunque. Che figura ci faccio se lascio tutto in giro? Lasciami devo sistemare!”
“Ti sei almeno reso conto che sei l’unico che ci fa caso? Guarda... Si stanno divertendo tutti”
Con un gesto piuttosto plateale, Sebastian girò Blaine verso il salotto in modo che potesse guardare i suoi amici, forse per la prima volta davvero in tutta la sera.
“Smettila di pulire e goditi la festa Killer. O almeno, lascia che me la goda io” gli sussurrò nell’orecchio con il suo solito tono allusivo, mentre una mano scivolava fra i loro corpi quel tanto che bastava per poter pizzicare il fondoschiena del moro.
“Ehi! Bas andiamo... Siamo fra amici. Non ora”
Blaine cercò davvero di resistere, ma quando Sebastian iniziò ad accarezzargli lentamente la schiena fino a risalire fin sulle spalle, con quel suo modo dolce e delicato che lo spiazzava ogni volta... beh, lo spiazzò come sempre.
Nessuno sembrava far caso a loro fortunatamente, visto che c’era ben poco da negare in quel momento.
Si era completamente lasciato andare Blaine, con la testa appoggiata contro il petto di Sebastian che alle sue spalle continuava quel delizioso massaggio che più proseguiva più diventava una tortura. Una piacevole tortura.
“Sai... E’ la prima volta che entro in casa tua e non me l’hai ancora davvero mostrata. Non è molto educato da parte tua Blaine, cosa direbbe la mamma se non mi facessi nemmeno vedere il piano di sopra?”
Blaine spalancò gli occhi, come se fosse appena stato folgorato da chissà quale illuminazione; non aveva ancora toccato alcol, eppure si sentiva ubriaco perso. 
Afferrò la mano di Sebastian e lo trascinò con sé su per le scale, senza far caso agli sguardi incuriositi dei suoi ex compagni della Dalton che lì osservarono alquanto divertiti.
“Ok ragazzi, 10 dollari che stasera finalmente si baciano. Chi scommette?” chiese Wes divertito, mentre David al suo fianco si armava di carta e penna per aprire ufficialmente le scommesse.


Nella calca generale, solo Brittany era riuscita a trovare un posto tranquillo dove poter chiamare Artie e fargli gli auguri; i suoi genitori avevano deciso di andare a trovarlo a New York per le vacanze, approfittandone per poter visitare la città, e per questo lui era dovuto rimanere là con loro.
Richiuse la telefonata con un dolce sorriso sulle labbra, come ogni volta che parlava con il suo ragazzo; stava per tornarsene in salotto con gli altri ma un leggero bussare alle sue spalle la fece voltare.
Santana era sulla porta dello studio dove si era rintanata e la guardava con un mezzo sorriso, indecifrabile.
“Posso?” domandò la ragazza facendo un passo incerto verso Brittany e la poltrona su cui era seduta.
“Certo San. Come... Come stai? Non credevo saresti venuta stasera”
Non si erano più viste dopo quella brutta discussione al Nutbush, quando si erano definitivamente lasciate; si erano semplicemente scambiate qualche messaggio, ma niente di più. Brittany sentiva la mancanza della sua migliore amica ogni secondo però sapeva di doverle lasciare i suoi spazi se voleva recuperare il rapporto, e così aveva fatto.
“E perdermi l’occasione di vedere Blaine ubriaco un’altra volta? Sai che non potrei mai” scherzò Santana, una risata breve che si fuse perfettamente con quella leggera di Brittany. Che suono meraviglioso.
“In realtà non volevo venire perché... beh ecco... Avevo altri inviti, una festa grandiosa a New York, con champagne e caviale... Ma Rachel ha insistito quindi”
Santana si strinse nelle spalle; anche lei credeva poco a quella bugia, ma a Brittany non importava perché sapeva bene cosa intendesse davvero. Anche lei le mancava, forse piano piano stava perdonandola.
“Capisco. Beh, qui non c’è il caviale ma ci sono delle tartine buonissime. Le abbiamo fatte io e Blaine! Ho imparato a cucinare sai? E davvero questa volta... ho capito che il guscio delle uova non si mangia, anche se ancora non ho capito dove vanno a finire i pulcini una volta che le hai cotte”
Di nuovo, Santana rise e finalmente trovò il coraggio per avvicinarsi davvero a Brittany. Si sedette di fronte a lei, sul divano e restò in silenzio qualche istante a guardarla: non la vedeva da sole poche settimane eppure le sembrava passata un’eternità da quando per l’ultima volta quei dolci occhi azzurri l’avevano guardata.
“Brittany senti, so che forse non è il momento adatto però... Volevo dirti che mi dispiace”
Esitò un istante prima di proseguire e Brittany ne approfittò per intervenire, sporgendosi verso di lei per poterle prendere una mano.
“Non sei tu che devi scusarti, sono io. Mi sono comportata male Santana, e non smetterò mai di scusarmi. Ma io ti voglio ancora bene, quello che provo per te non è cambiato... Cioè... Tu sei la mia migliore amica. E lo sarai per sempre”
“Anche tu lo sei Britt. E mi sei mancata da morire!”
Gli occhi di Santana si fecero lucidi mentre lei tratteneva le lacrime, impedendosi di piangere e di parlare ancora perché sapeva che non sarebbe riuscita a resistere.
Fu Brittany a prendere l’iniziativa, sedendosi vicino a lei per abbracciarla forte.
“Anche tu mi sei mancata. Mi sei mancata tantissimo, non so stare senza di te. Ti prego San, perdonami e dammi un’altra possibilità” sussurrò nascondendo il viso contro la sua spalla, sentendosi al sicuro nel suo abbraccio come era sempre stato fin dai tempi della scuola.
Quando tutti la prendevano in giro, quando prendeva un brutto voto, quando succedeva qualcosa che non riusciva a spiegarsi, era tra quelle braccia che si rifugiava e trovava conforto. Sarebbe sempre stato così, lo sapeva bene.
“E’ proprio questo che volevo dirti. Io... Non ti posso promettere che riuscirò ad ascoltare stucchevoli racconti sui romantici appuntamenti fra te e due ruote però... Voglio vederti. Voglio parlarti, poterti raccontare la mia giornata e sapere come stai. Possiamo... Possiamo provare a ricominciare se ti va, a tornare come eravamo. Che ne dici? Anno nuovo, vita nuova giusto?”




Mancavano pochi minuti alla mezzanotte quando tutti iniziarono a radunarsi intorno al tavolo. Lo spumante era pronto sul tavolo per essere aperto, tutti avevano già il bicchiere in mano e sulla televisione stava per partire il conto alla rovescia.
“Chi stappa la bottiglia?” domandò Sam guardandosi intorno, senza lasciare la presa attorno alle spalle di Mercedes che era stretta a lui.
“Ci penso io ovviamente! Voi fareste solo disastri pivelli”
La voce arrivò dalle scale che Sebastian stava scendendo in fretta, con Blaine alle sue spalle; entrambi avevano un curioso sorriso sulle labbra.
“Ci siamo tutti? Dov’è Brittany?” domandò il padrone di casa guardandosi intorno, giusto in tempo per vedere la sua migliore amica raggiungerli con Santana al suo fianco. Stavano ridendo come una volta.
Forse quell’anno nuovo sarebbe iniziato bene per tutti una volta tanto.


Il conto alla rovescia partì.


Dieci...
Nove...


Tutti si guardavano l’un l’altro, eccitati ed emozionati come ogni volta, nonostante tutti sapessero che in realtà non succedeva niente di che.


Otto...
Sette...


Si fecero tutti più stretti, mentre si riformavano tutte le coppie pronte a quel fatidico bacio di mezzanotte. Erano pochi i single presenti, ma nessuno ci faceva caso: tutti stavano riuniti in un grande abbraccio.


Sei...
Cinque...


Brittany porse la mano a Santana che l’afferrò con un sorriso, senza smettere di contare. La sua Brittany. Avrebbe iniziato l’anno con lei, e per niente al mondo avrebbe rischiato ancora di perderla.


Quattro...
Tre...


Sebastian svitò la copertura del tappo dello spumante, pronto a farlo saltare, sotto l’attento sguardo di Blaine. Gli strizzò l’occhi divertito, passandosi istintivamente la lingua sulle labbra al ricordo del bacio di mezzanotte che si erano scambiati con un po’ di anticipo. Anzi, ai baci.


Due...
Uno...




 

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Miiiiiiaaaaaaaaooo bellissime persone <3

Quanto mi mancava questo angolino! Quanto mi mancava pubblicare e soprattutto voi! 
Quanto ci mancava.... :D

Decisamente in ritardo sulla tabella di marcia, ma eccoci tornate. Non abbandoneremo mai questa storia statene pur certi: gli ultimi capitoli sono già in fase di lavorazione e speriamo di riuscire a pubblicarli il prima possibile.
Sicuramente non faremo passare altri 6 mesi. GGGGGIURO PROMETTO!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che ci faccia perdonare almeno un pochetto....
A presto gente

baci baci e tanta Tubbingtastian a tutti ( so che vi è mancata)




*Titolo canzone: "Lo scorso Natale"
Lo scorso natale ti ho donato il mio cuore
ma il giorno seguente tu l'hai buttato via,
quest'anno per evitarmi lacrime
lo donerò a qualcuno di speciale




 

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