I'm bound to hell

di _Backpack_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trama ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Chapter One ***
Capitolo 4: *** Chapter two ***
Capitolo 5: *** Chapter Three ***
Capitolo 6: *** Chapter four ***



Capitolo 1
*** Trama ***


Trama
 
Lui era ancora lì, perfetto come sempre. Mi guardava con un'espressione divertita e teneva, come suo solito, le mani nelle tasche lasciando che i pollici fuoriuscissero accarezzando il tessuto dei suoi jeans. I suoi occhi neri come le tenebre mi squadravano da capo a piedi. Un brivido percorse la mia schiena, ne avevo abbastanza. 
-Cosa vuoi lurido demone?!- sussurrai a denti stretti sostenendo il suo sguardo sporco dei suoi innumerevoli peccati. Lui alzò le spalle inclinando di poco la testa da un lato senza mai staccare lo sguardo dal mio.
-Voglio te, piccolo angioletto- sussurrò sogghignando e sorridendo in modo terrificante. Serrai la mascella assottigliando gli occhi e scossi la testa.
-Non sono legata all'inferno come te- sussurrai a mia volta sorridendo e alzando le spalle come aveva fatto poco prima lui.
-Sei troppo sicura di te, angioletto- cantilenò il biondo per poi avvicinarsi a me a passo svelto. Lo guardai confusa. Mi stampò un bacio sulla fronte per poi darmi le spalle e io feci un passo indietro sgranando gli occhi. Stavo per urlargli contro ma la sua voce mi bloccò. -Ci vediamo presto- disse per poi scomparire in una nube di fumo nero.

 
Spazio Autore
Questa la mia prima storia, spero vi piaccia.
Recensite, ci tengo tanto!

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Prologo
 
-Non posso scendere in quell'inferno, Padre!- urlai stringendo i pugni di fronte alla Corte degli Angeli. Inspirai cercando di calmarmi mentre la forte luce mi accecava, mi faceva aggrottare le sopracciglia e assottigliare gli occhi. Dalla Corte si elevò un brusio di voci incomprensibili e fastidiose. Serrai la mascella cercando di mantenere la calma mentre tutto quel casino mi penetrava nelle orecchie. Il mio Signore Padre era in piedi e teneva il suo sguardo penetrante e azzurro come il cielo, nei miei occhi. Aveva uno sguardo privo di qualunque emozione. Stette in silenzio per un tempo indefinito ma poi, con un piccolo movimento della mano, fece zittire tutti. Fece un passo avanti e si passò le mani sulla sua giacca bianca come le nuvole nei pochi giorni nuvolosi dell'estate. Il suo viso era giovane, nonostante la sua paurosa età, e il suo completo bianco evidenziava il suo corpo esile. Inclinò la testa di lato osservandomi per bene e poi cominciò a parlare.
-Scenderai sulla Terra e farai tutto ciò che fanno i comuni mortali come ti è stato già detto pochi minuti prima … - sgranai gli occhi e scossi la testa. - … Incontrerai una ragazza che si chiamerà Amber, è un angelo secondario del settimo anello, e lei ti aiuterà ad amalgamarti alla società. Ti chiamerai Nicole- continuò senza trapelare nessuna emozione. La Corte stava in silenzio e annuiva animatamente. Il disgusto che provai in quel momento fu quasi palpabile.
-Perchè devo fare questo?- sussurrai scuotendo la testa e passandomi le mani nei capelli. -Perchè devo farlo, Padre?!- urlai facendo un passo avanti senza staccare gli occhi dai suoi.
-Ci sarà una battaglia- mi interruppe alzando di poco la voce. -Il Signore dei Demoni vuole spazzare via il nostro Regno, vuole le tenebre nei cuori di tutti, vuole vedere dolori e dispiaceri ed io … - si fermò allargando di poco gli occhi per poi sospirare. Chiusi gli occhi. Sapevo quanto mio Padre tenesse a tutto questo, al Regno, alle persone, agli umani. -Tutti sappiamo che ormai io e il Signore  dei Demoni, siamo troppo anziani per combattere, quindi serve un successore e il mio successore sei tu, figlia mia, l'unica figlia che io abbia- continuò addolcendo lo sguardo.
-Va bene, Padre- dissi io sospirando. Non riuscivo più ad ascoltarlo, ogni sua parola era una coltellata allo stomaco. -Accetto di scendere sulla terra e di compiere ciò che mi verra riferito- risposi. I suoi occhi si illuminarono.
-Dichiaro fine al Consiglio degli Angeli- disse con voce autonoma. Tutta la Corte si alzò e in pochi minuti io e mio Padre restammo soli. -Ascoltami- disse poggiando una mano sulla mia spalla. -Quando arriverai sulla Terra ci sarà Amber, segui le sue istruzione e fai tutto quello che ti dice. Ci sarà il figlio del Signore Oscuro e tu dovrai ucciderlo, senza alcuna pietà.- Lo guardai cercando di immagazzinare ogni sua parola. 
-Aspetta Padre, come farò a riconoscerlo?- gli chiesi aggrottando le sopracciglia con aria confusa.
-Lo capirai, dal modo in cui ti guarderà, dalla sua espressione, dal suo sorriso, dai suoi occhi, ma riuscirai a capirlo definitivamente solo quando entrambi proverete qualcosa di estraneo ad ogni essere umano, qualcosa di lacerante che ti porterà all'indebolimento, quando diventerai vulnerabile ad ogni suo tocco, ad ogni sua carezza, ad ogni suo contatto fisico e non, lui sarà lì e tu lo avvertirai come una presenza estranea a tutte le altre- disse guardandomi per poi prendere un gran respiro. -Sarà difficile figlia mia, lo so, ma dovrai cercare di non provare nessuna pietà per quel ragazzo- continuò stringendomi di poco la spalla e accarezzandomi con il pollice la clavicola. -Il figlio del Signore dei Demoni è un ragazzo dicono che sia molto affascinante, un seduttore nato. Ti prego figlia mia, cerca di non… -non riuscì a finire la frase. Era evidente il suo imbarazzo mischiato ad un visibile disgusto. Arrossii e abbassai lo sguardo. 
-Tranquillo Padre- farfugliai arrossendo ancora di più. Lui si guardò attorno. Quel silenzio era imbarazzante. -Come faccio ad ucciderlo? Noi non uccidiamo.. - chiesi interrompendo quella drastica pausa. Lo vidi rianimarsi.
-Morirà nel momento stesso in cui tu lo guarderai con un odio ed una cattiveria pari a quella dei Demoni-
-E' praticamente impossibile! Non ci riuscirò mai!- esclamai scuotendo la testa. Mio Padre mi accarezzò i capelli. 
-Ssh, tranquilla, ci riuscirai, io so che puoi farcela. Tua madre sarebbe davvero fiera di te se in questo momento fosse qui- sussurro guardandomi. Ricambiai lo sguardo aprendo di poco la bocca dalla sorpresa. -Se non fosse stato per quei luridi Demoni… - cominciò serrando la mascella. Lo abbracciai di scatto e avvolsi lentamente le braccia al suo collo. Ricambiò la stretta impacciato.
-Farò il possibile- sussurrai tenendolo stretto.

 
Spazio Autrice
Ecco il prologo! L'ho postato per farvi un piccolo quadro della storia.
Spero vi piaccia e mi farebbe piacere se lasciaste qualche commento.

Ci vediamo al prossimo capitolo xo

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Capitolo 3
*** Chapter One ***


Chapter One

ATTENZIONE: So che alcune di voi sono confuse, ma voglio avvisarvi che farò tutto con calma per rendere la storia più intrigante. Spero davvero che vi piaccia!

4 MESI DOPO

-Andiamo Amber, muoviti!- urlai battendo più volte la mano sulla porta del bagno. Era chiusa lì dentro da più di un quarto d'ora e tra venti minuti sarebbe cominciata la lezione di francese, l'unica che avevamo in comune. -Ti prego! Faremo tardi se non esci!- esclamai ancora sbuffando e tenendo stretti i miei vestiti al petto. Con un cigolio la potrà si spalancò e la figura snella di Amber uscì frettolosamente. Aveva i capelli raccolti in una crocchia nera disordinata tenuta ferma da una matita, qualche ricciolo ribelle le copriva il viso coperto dal fard che le dava un po' di colorito in più; aveva una maglia bianca a bretelle e una camicia di flanella rossa con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Il suo jeans stretto le fasciava perfettamente le sue gambe esili e ai piedi aveva delle semplicissime vans rosse come la camicia. Era sempre bella. Da quando ci incontrammo fuori allo Starbucks Coffe eravamo diventate ottime amiche. Mi aveva insegnato tutto quello che c'era da sapere ed io ero contentissima del fatto di averla sempre con me. 'Stare sulla terra non è poi così male' continuava a ripetere, ma io non credevo mai a nessuna delle sue parole; solo tempo dopo mi resi conto di quanto fosse vero. Avere una vita sociale e tanti amici con cui uscire la sera era un vero sballo!
-Oh, finalmente!- borbottai per poi entrare in fretta in bagno. Mi svestii e mi gettai sotto il getto dell'acqua fredda. Ormai erano passati quattro mesi da quando mi avevano trascinata qui. I quattro mesi più lunghi della mia vita. Ricordo come se fosse ieri quel primo di giugno, quando ho messo piede su quest'inferno. Rabbrividii al solo ricordo. Frequento un normale college della grande mela: la High School Of York, ho cominciato a frequentarla da un paio di settimane e non mi lamento eccetto per l'odore disgustoso dei peccati che si aggiraa in essa. Mi affrettai ad uscire e infilai saltellando i miei pantaloncini bianchi per poi afferrare la mia maglia di Spongebob e scuotermi i capelli. Corsi nella mia stanza e afferrai un paio di coverse del medesimo colore della maglia per poi mettermi la matita nera all'interno dell'occhio, il mascara e un po' di phard. Afferrai la mia borsa bianca contenete i libri e corsi in fretta e furia giù per le scale dove Amber mi stava aspettando.

-Bonjure- esclamammo io e Amber in coro dopo essere piombate con l'affanno in classe. Cinque minuti di ritardo, cosa saranno mai?
-Oh, bonjure!- rispose la professoressa guardandoci e alzando un sopracciglio. -Signorine, siete in ritardo. Quale scusa vi inventerete oggi?- chiese la prof Henry, con il suo accento francese, prendendo il registro per segnare il ritardo. Io mi grattai la nuca e diedi una gomitata ad Amber che si toccò il punto dolorante. -Ahia!- esclamò a bassa voce -Be'… le farà ridere- disse lei tossendo. Trattenni una risata. La prof alzò lo sguardo serio verso di noi.
-Io non riesco a ridere più di così- disse. Soffocai una forte risata e strinsi le labbra guardandomi attorno per non ridere.
-Stavamo per arrivare quando improvvisamente un branco di cani pedofili ci ha inseguite e abbiamo sbagliato strada per arrivare fin qui. Nel frattempo uno stormo di Pterodattili ci ha prese e ci ha portate nel loro nido dove covavano le loro gigantesche uova; ma poi sono arrivati i marziani che, con il tele-trasporto, ci hanno riportate qui: in questo meraviglioso carcere minorile e non!- sospirò con aria fiera indicando l'intera classe con la mano, poi si voltò verso la professoressa che non lasciava trapelare nessuna emozione. -Va bene come scusa?- chiese facendo spallucce. Scoppiai in una sonora risata e, con me, anche tutta la classe cominciò a ridere. 

-Io non riesco a capire! Dice che mi vuole e poi non fa un cavolo!- esclamò Corinne tenendo stretto il panino della mensa con la mano destra. Era infuriata per qualcosa che riguardava il suo ragazzo ma non le prestavo molta attenzione, stavo pensando a tutt'altra roba. -Nicole? Mi stai ascoltando?!- chiese la ragazza dai capelli rossi tinti davanti ai miei occhi. Scossi la testa per concentrarmi e scacciare via tutti quei pensieri.
-Tranquilla, continua, ti sto ascoltando- le risposi con un sorriso che lei ricambiò. Cominciò di nuovo a parlare e io mi immersi di nuovo nei miei pensieri. Perché non avevo ancora trovato il figlio del Signore dei Demoni? Che cavolo aspettava a farsi vedere? Forse aveva un piano, forse aspettava il momento giusto per entrare in scena e se ne stava a guardare lo spettacolo negli ultimi posti, ma era impossibile. 'Lo avvertirai come una presenza strana a tutte le altre' aveva detto mio padre, ma non c'era nessuna presenza! 
Il rumore del vassoio di Amber che si appoggiava sul tavolo mi fece riprendere e addentai il mio panino col prosciutto. 
-Dio mio Corinne! Stai ancora parlando?!- esclamò Jack, il ragazzo di Corinne apparso improvvisamente alle sue spalle come un'ombra. Aveva i capelli castani arruffati e ricci, gli occhi azzurri come il mare e la pelle leggermente scura, i suoi genitori sono di origini Hawaiane, la sua maglia bianca con le maniche rosse corte lo faceva sembrare più muscoloso di quanto già fosse. Si accomodò accanto a lei e sbuffò sonoramente.
-Non voglio subirmi litigi di coppia- borbottai addentando ancora il panino. -Vado un po' fuori- dissi facendo spallucce e stampando un bacio sulla tempia ad Amber dopo aver gettato il panino e aver posato il vassoio sul ripiano accanto alla cucina. Spinsi la porta di vetro, contro la quale ci ero andata contro non so quante volte, e mi accomodai sotto un ciliegio nel cortile. Pochi college avevano un giardino così grande e pieno di alberi da frutti. Mi massaggiai delicatamente le tempie e riflettei a lungo sulla faccenda del mio futuro rivale quando improvvisamente un fischio all'orecchio mi fece sobbalzare. Mi capitava spesso da quando ero qui sopra ma non mi preoccupavo, capitava a tutti una cosa del genere. Mi alzai aggiustandomi la maglia e passandomi una mano nei capelli, decisi di tornare dentro. Percorsi il piccolo vialetto in pietra ma avevo un vuoto nello stomaco, mi sentivo confusa, osservata. Mi voltai aggrottando le sopracciglia ma dietro di me non c'era nessuno. Assottigliai gli occhi in due fessure e guardai per bene tutto il giardino, nessuno. Mi voltai confusa ma sentivo ancora che qualcuno mi stesse osservando, così, affrettai il passo e mi avviai in fretta verso Amber che nel frattempo stava cercando di calmare Corinne dalla sua ennesima crisi con Jack.

____******____

Eccola lì, perfetta come ogni fottutissimo giorno. Inclinai di poco la testa da un lato per scrutarla meglio. I suoi capelli neri come la pece le arrivavano poco più sopra del sedere, li toccava spesso e le ricadeva sempre una ciocca ribelle che lei spostava con uno sbuffo o con la mano. Anche un semplice umano avrebbe notato che quella ragazza non faceva parte del loro mondo, per nulla. Ogni suo movimento ti lasciava senza fiato. Se ne stava seduta sotto il solito ciliegio, teneva le gambe al petto e le circondava con le braccia; 'quale essere ha una grazia e una perfezione del genere?'. Serrai la mascella alquanto disgustato e arrabbiato. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
-E' lei?- sussurrò il mio migliore amico Chaz al mio orecchio. -Figa! Posso portarmela a letto prima io e poi tu fai quello che devi fare?- disse sogghignando. Mi voltai a guardarlo serio e lo afferrai per il colletto della maglia tenendolo ben stretto.
-Non scherzare amico, è mia- ringhiai. Ero consapevole del fatto che ora, i miei occhi si stessero facendo neri come le tenebre abbandonando il loro colore naturale perché è così che accade, i nostri occhi non diventano rossi, come dicono tutti ma diventano neri come un buco, un buco profondissimo; gli occhi degli Angeli, a differenza nostra, diventano rossi come il sangue, e sono orribili, terrificanti. Chaz alzò le mani in segno di scuse.
-Hei, amico, scusa non volevo- farfugliò spaventato. Mollai la presa voltandomi di nuovo verso il mio piccolo angioletto, si stava alzando. Si aggiustò la maglia e si avviò alla porta. Senza pensarci due volte mi ritrovai a camminare nella sua direzione. L'angelo si fermò e io mi nascosi dietro un cespuglio lì vicino. Imprecai sotto voce per la grande cazzata che avevo fatto e poi la vidi entrare a passo svelto. 
-Ma che diavolo ti è preso?!- esclamò Ryan, un altro mio migliore amico. -Ti stava per scoprire!- continuò scuotendo la testa. 
-Sei un coglione- affermò Christian. Sbuffai passandomi una mano sulla faccia. Rompevano sempre i coglioni. 
-Zitti cazzoni! Cominceremo domani, cioè, comincerò domani. Sono in tutte le materie dell'angioletto?- chiesi guardando Chaz. Lui annuì.
-Mi servono i libri, giusto?- domandai ancora inorridito. Io, futuro Signore dei Demoni, dovrò frequentare una scuola. Cose di pazzi!
-Tranquillo, abbiamo tutto noi- mi rassicurò Christian con un sorriso. Sospirai di sollievo e mi passai una mano tra i capelli.
-Ci vediamo domani alle sette in cucina- dissi ridacchiando. Risero tutti. -Ora vado.. - affermai alzandomi e aggiustandomi la maglia. -Devo andare a casa dell'Angioletto- dissi facendo spallucce e aggiustandomi il cappellino. Mi guardarono confusi. Alzai gli occhi al cielo. -Mi devo intrufolare in casa sua e devo restare lì, così la notte la guardo dormire e penso al piano- continuai esasperato. Annuirono sorridendo. -Che coglioni- borbottai scuotendo la testa e avviandomi verso l'uscita.

 
TAN TAN TAAN!
Ecco il primo capitolo!
Spero tanto vi piaccia.
L'ho riscritto un paio di volte perchè non riusciva a convincermi
(Non mi convince neanche ora) ç_ç
Recensite, ci tengo tanto!
 

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Capitolo 4
*** Chapter two ***


Chapter two
 
ATTENZIONE: Scusate per i piccoli pensieri perversi e violenti di Justin, ma lui è un demone e non posso renderlo santo!

-Abbassa la voce, Nicole!- era la quarta volta che Amber lo ripeteva, ma a me non mi importava, quella era la mia canzone preferita! 
-Oh, ma andiamo Amber, è la mia canzone preferita!- ribattei muovendomi a tempo con la musica. Lei sbuffò. Eravamo nella sua macchina, una Lancia y perlata. Era figa, fatta proprio per noi. Battevo le mani sul cruscotto nero a tempo e nel frattempo riuscivo a scorgere l'irritazione che provava Amber. Ridacchiai smettendo di battere le mani e alzai ancora di più il volume dello stereo che trasmetteva 'Boogie Wonderland' degli Earth Wind & Fire, un vecchio gruppo musicale di Chicago. 
-Questa canzone ha 35 anni, ti rendi conto?!- disse agitando le braccia e lasciando per un momento il volante. Io risi scuotendo la testa. 
-E che vuoi che me ne freghi?- risposi facendo spallucce. -Io la amo- continuai voltando la testa verso il finestrino in modo teatrale. La sentii ridere e automaticamente risi anche io.

Un quarto d'ora più tardi eravamo finalmente tornate a casa. Continuavo a canticchiare il motivato della canzone e a muovere i fianchi. Ridevo assieme ad Amber che continuava a darmi dei piccoli buffetti dietro la testa. 
Mi avviai a passo svelto nella mia camera e diedi un'occhiata alla sveglia posta sul comodino che segnava in rosso le 6:30 pm. Quel giorno non saremmo uscite, quindi decisi di mettermi direttamente il mio pigiama. Mi sfilai la maglia ed il pantalone con molta calma, ma qualcosa mi fece bloccare. Mi sentivo osservata, a disagio.. Voltai la testa e diedi un'occhiata a tutta la stanza ma non c'era nessuno, solo io. Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa massaggiandomi le tempie. Stavo diventando matta. 

___****___

Trattenni il fiato sgranando gli occhi quando quella meravigliosa creatura si sfilò la maglia ed il pantalone restando in intimo. Mi bagnai le labbra. Mi sentivo ribollire il sangue, mi stavo eccitando di brutto. Un altro minuto di più e sarei saltato fuori afferrandola ed entrando nelle sue mutandine senza pietà. Si fermò tenendo in mano la maglia. Aveva sentito che c'era qualcuno, si sentiva osservata e non le davo torto, ero nell'ombra e riuscivo a mimetizzarmi perfettamente nel buio. Si infilò troppo in fretta il pigiama composto da un pantaloncino grigio ed una maglia bianca e poi, dopo aver preso tutti panni sporchi da terra, uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Sbuffai rumorosamente e poggiai la testa al muro chiudendo gli occhi. Gli angeli sono così perfetti, senza macchia, esseri puri. Tutti in quella scuola di merda le stavano dietro, la vezzeggiavano, le facevano complimenti… Ma nessuno era in grado di farle del male, di spingerla nei corridoi e di darle una spallata, nessuno ci riusciva. Era sempre perfetta, dolce, carina e simpatica con tutti, la miglior persona al mondo, forse era questa la ragione per la quale nessuno riusciva a farle del male.  
-Amber, non chiamarmi per cena, non ho fame, sono stanca- urlò l'angelo mentre apriva di nuovo la porta della camera. Un'altra voce, Amber, le rispose a tono. 
-Okay Nicole, ma domani mattina cerca di mangiare di più- Nicole sbuffò per poi chiudere la porta e stendersi sul letto afferrando il pc e un paio di occhiali neri grandi. Nicole era un bel nome, le stava meravigliosamente come le mutandine bianco candido che indossava in quel momento.

Un'ora e mezza più tardi, Nicole, dormiva beatamente sul suo letto a pancia in giù e con gli occhiali storti sul viso. Respirava in modo regolare e aveva una mano quasi sul bordo del letto e l'altra, invece, era situata sotto il cuscino. Feci due passi avanti allontanandomi dall'ombra e andandomi a sedere per terra accanto al letto. Poggiai la testa sul materasso stendendo una gamba mentre l'altra era piegata e su di essa c'era appoggiato il mio braccio penzolante; ero rivolto verso il balconcino della sua stanza che affacciava sul retro della casa su una grande distesa di erba ben curata e alcuni alberi qua e la. La vista era da mozzare il fiato, ma era tutto troppo dolce, romantico e carino per uno come me, tutto troppo perfetto e curato, tutto troppo 'Paradiso terrestre' per un demone che ama il disordine, creare scompiglio tra la gente e infrangere le promesse.
Ripensai a mio padre e alle sue innumerevoli raccomandazioni, ormai troppo vecchio per prendere posto ad una battaglia così grande e così piena di potere, lui, con il suo fisico da ragazzo diciottenne, con i suoi capelli tirati in un ciuffo nero e perfetto e con i suoi occhi rossi come il sangue. 
Continuava a ripetermi di stare attento, che gli angeli erano esseri in grado di manipolare la mente anche meglio di noi demoni e forse non era del tutto falso. Seguivo Nicole dal primo momento che aveva messo piede sulla Terra ma mantenevo le giuste distanze per studiarla nel modo migliore. 
Mi stropicciai gli occhi ma venni interrotto da una mano che mi si poggiò sulla guancia. Sgranai gli occhi e restai immobile; la mano dell'angelo era scivolata sulla mia guancia, ma lei continuava a dormire tranquilla. Espirai e mi rilassai muovendo lentamente la testa verso la sua mano, a mo' di carezza, e socchiusi gli occhi cercando di non svegliarla.   

___****___

-Silenzio!- esclamò la prof Bianchi, la nostra professoressa di lingua italiana. Non avevo problemi con le lingue, noi angeli le parlavamo tutte. Il forte brusio in classe si dissolse pian piano e la prof fece un sospiro e si lasciò cadere sulla sedia massaggiandosi le tempie. Era un po' vecchiotta, ma era comunque una bella donna. Aveva i capelli castani lunghi fino alle spalle e gli occhi verdi anche se erano coperti dagli occhiali. Aveva le mani piccole e gli zigomi visibilmente rifatti. -Interroghiamo qualcuno- disse afferrando il registro. Cominciò a scorrere il dito sui vari nomi, ma io non prestai molta attenzione. Notai dalla finestra che la preside della scuola era intenta a parlare con un ragazzo più o meno della mia età . Assottigliai gli occhi per guardarlo meglio: pantaloni neri a vita bassa, maglia bianca, felpa rossa e scarpe rosse. Sollevai un sopracciglio.
-Fratello, Natale devo ancora arrivare- sussurrò Amber alla mia destra. Ridacchiai mettendomi una mano sugli occhi.
-Signorina Hifred vedo che ha voglia di parlare, eh? Venga alla lavagna così ci fa sentire un po' la sua meravigliosa voce- disse la prof indicando la lavagna con un cenno della testa. Amber tossì.
-Se non vengo prendo una 'F', giusto?- chiese guardandola. La prof si aggiustò gli occhiali.
-Mhmh, ma se vieni prendi minimo una 'D'- continuò la donna accavallando le gambe e dando un ultimo sguardo al registro. Amber ridacchiò. Che cavolo le passava per la testa?!
-Fico! Quindi è tutta questione di movimento. Se non vengo alla lavagna prendo una 'F', se vengo prendo una 'D',se faccio il giro della scuola me la mette una  'C'?- disse cercando di non ridere ma invano. Scoppiammo tutti in una grande risata ed io mi appoggiai con la testa sul banco. Era una vera rincoglionita. Il rumore di qualcuno che bussava alla porta ci fece zittire tutti e un attimo dopo entrò in classe la preside che ci fece un cenno con la testa in segno di saluto. Ci alzammo in piedi per poi sederci.
-Salve ragazzi- disse dando un'occhiata alla classe. Qualcuno cercava ancora di trattenere le risate della battuta fatta poco prima. -Scusate se vi disturbo ma volevo informarvi che avrete un nuovo compagno- disse la donna sorridendo e facendo un cenno con la testa a qualcuno situato fuori la porta. -Forza, entra Justin- disse incitandolo con la mano. Pochi secondi più tardi entrò un ragazzo, lo stesso con la quale stava parlando poco prima nel cortile della scuola. La strana sensazione di essere osservata, di sentire qualcosa di sbagliato era improvvisamente tornata. Il ragazzo si voltò e riuscii ad osservarlo meglio. I suoi capelli color grano erano alzati in un ciuffo perfettamente pettinato e imbrattato di cheratina per capelli, aveva le labbra rosee e carnose, i lineamenti docili e perfetti, un sorriso da mozzare il fiato e gli occhi color caramello. Rimasi stregata, mi mancò quasi il respiro. Era il ragazzo più bello che avessi mai visto.
-Bene Mr. Bieber- disse la prof distogliendomi dai miei pensieri. Solo in quel momento mi accorsi che la preside era già andata via. -Si accomodi pure lì- indicò un posto libero nella fila accanto alla mia, un banco più avanti. Con movimenti lenti si tolse lo zaino e lo poggiò sulla sedia per poi sedersi e voltarsi a prendere un quaderno. Lo guardavo con la bocca semichiusa e inclinando di poco la testa da un lato. Lui alzò la testa guardò verso di me accennando un sorriso. Sgranai gli occhi imbarazzata e ritornai a guardare la finestra. Sentivo ancora quella strana sensazione alla pancia, e allo stomaco e col passare delle ore scolastiche cominciò ad aumentare diventando qualcosa di insopportabile, serbava un attacco di panico, mi sentivo oppressa e con la costante paura che potesse accadere qualcosa. Sentivo qualcosa, un presenza di troppo in quella stanza.

 
Ecco il secondo capitolo!
Mi scuso per il mio disastroso ritardo ma ho avuto il cosiddetto 'blocco dello scrittore'.
Non accadrà più.
Spero tanto vi piaccia, a me non convince molto, ma okay.
Recensite, un bacio, a presto xo

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Capitolo 5
*** Chapter Three ***


                                                                                                       Chapter Three

-Buongiorno ragazzi- mormorò in fretta il prof di letteratura inglese posando la sua ventiquattr'ore sulla cattedra.
-Buongiorno- ripetemmo in coro. L'uomo sulla quarantina ci mostrò un suo amabile e dolce sorriso per poi invitarci a prendere i quaderni. Amavo la letteratura inglese, ma senza Amber le lezioni non avevano alcun senso, chi mi faceva divertire ora? La mia compagna di banco, Sarah, non c'era quasi mai, infatti il posto accanto al mio era libero, e quelle poche volte che veniva se ne stava in silenzio a guardare un punto fisso sul pavimento.
-Oggi parleremo di Lewis Carroll … - cominciò a dire il prof, ma fu subito interrotto dall'arrivo del ragazzo che pochi minuti fa si era presentato nella mia classe. Il professore aggrottò le sopracciglia, ma poi sorrise facendo scomparire la sua rughetta di espressione sulla fronte. -Tu devi essere il nuovo arrivato, giusto?- chiese. Julie annuì e il prof guardò sul registro. -Justin Bieber, giusto?- chiese ancora. 'Justin'? Fantastico, gli avevo praticamente cambiato nome, Julie era addirittura femminile!
-Sì, sono io- disse facendo cadere lo zaino e afferrandolo con una mano; aveva uno sguardo strano, inespressivo, molto diverso dall'ora prima. Distolsi subito lo sguardo e lo puntai sulla finestra che si trovava proprio alla mia destra, troppo imbarazzata per la pessima figura di poco fa.
-Accomodati lì parleremo di Lewis Carroll, sai chi è?- gli domandò il prof, ma io ero troppo indaffarata a guardare la finestra per vedere l'espressione, sicuramente divertita del professore. Un fruscio alla mia destra mi fece sobbalzare; mi voltai squadrando dalla testa ai piedi il ragazzo che pochi secondi prima aveva poggiato il suo zaino sulla sedia accanto alla mia. 'Diventerà sicuramente il ragazzo più carino dell'istituto' pensai sospirando. Era rimasto in piedi, i suoi capelli erano un po' arruffati e i suoi occhi erano lucidi e brilli di vitalità, forse anche troppa. Bene, questo ragazzo era bipolare.
-Uhm… uno scrittore inglese?- chiese Justin, e tutta la classe ridacchiò sottovoce.
-Ovvio, sai che cos'ha scritto?- chiese ancora il professore. Il ragazzo dai capelli color grano si accomodò sulla sedia accanto alla mia grattandosi la nuca con una mano, si bagnò le labbra ed io trattenni il fiato distogliendo subito lo sguardo.
-Mi sembra ovvio, Lewis Carroll ha scritto ... 'Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie'- affermò sorridendo per poi voltarsi a prendere un quaderno ed una penna. Il professore annuì compiaciuto.
-Molto bene- continuò afferrando un libro nella sua valigetta. -Questo è il libro 'Le avventure di Alice ne paese delle meraviglie' di Lewis Carroll- sollevò il libro dalla copertina sbiadita. Cominciai a giocherellare con la mia penna blu, quel ragazzo mi faceva sentire strana e anche in imbarazzo. -Mi farebbe davvero piacere leggerlo in classe, ovviamente un capitolo a settimana, così possiamo analizzarlo per bene. Dovete sapere che la vita di Carroll è ancora avvolta nel mistero, alcune cose non si sanno per certo ma una cosa è sicura, aveva una mente piena di immaginazione.- 
Mentre il professore parlava, io picchiettavo la penna su un quaderno e guardavo di sottecchi le mani di Justin sul tavolo che si muovevano a ritmo di qualcosa, probabilmente di una canzone nella sua testa. 
-Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson è nato a Cheshire il 27 gennaio 1832, è stato uno scrittore, matematico, fotografo e logico britannico. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori.-
-Insomma, non aveva un cazzo da fare e ora vuole rompere il cazzo a noi con ste cagate- annunciò Daniel, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri seduto al banco dietro di me. Tutta la classe rise, compresi me e Justin, che cercava di trattenersi invano. 
-Giustamente Mr. Bryant, nessuno è originale quanto lei che continua a desiderare disperatamente e insistentemente di entrare nelle mutandine della signorina Montenegro- disse il prof facendo un cenno verso Claudia, una ragazza italiana dai capelli castani e gli occhi azzurri con un fisico da modella che ogni volta che camminava nei corridoi faceva voltare le teste di tutti -ma senza alcun risultato anche se dice a tutti che gliel'ha già data- sospirò l'uomo guardando Daniel che era diventato paonazzo dalla vergogna; mi andò la saliva storta e cominciai a tossire cercando di reprimere le mie risate. -Bene, ora che è tutto tornato alla normalità possiamo continuare la nostra lezione- esclamò lui sospirando e scuotendo la testa con un sorrisetto stampato sul volto.

Anche quelle ore erano passate e finalmente mi ritrovai a camminare per una selva oscura… no, uhm, per i corridoi della scuola diretta all'inferno, cioè alla mensa. Per quanto possa sembrare strano, la mensa era l'unico posto in cui accadevano le cose più interessanti, a partire dalle proposte per i balli di fine anno o di qualunque altra festa, fino a finire con le proposto di fidanzamento: un vero e proprio Sky a portata di mano. Amber non era ancora arrivata e il nostro tavolo era già occupato da Jack e Corinne che scambiavano effusioni amorose: avevano già fatto pace, che felicità! Afferrai un vassoio e mi misi in fila per prendere qualcosa di decente da mettere sotto i denti; le donne della mensa facevano un po' paura, anzi, mi terrorizzavano, ma erano gentili con me, d'altronde tutti lo erano in quella scuola. Afferrai un panino al tonno e pomodoro e una lattina di coca per poi fare un cenno alla donna dietro al bancone  e andare verso il mio tavolo. 
-Piccioncini, ci sono anche io- annunciai appoggiando il vassoio sul tavolo e dando un buffetto sul braccio a Jack che subito smise di baciare Corinne. 
-Ti avevamo già vista- si giustificò ridacchiando. Risi. Non erano angeli, erano ragazzi normali e questo era bello, perché così avrei potuto imparare tutto più in fretta. 'Ah, se solo sapessero con chi stanno parlando in questo momento' pensai tra me e me. 
-Se, certo, ci credo poco- borbottai afferrando il panino con entrambe le mani. Corinne mi guardò.
-Hai visto i nuovi arrivati?- chiese bagnandosi le labbra per far ingelosire Jack che assunse subito un'aria più seria. 
-'I nuovi arrivati'? Io ne conosco solo uno!- affermai addentando un pezzo del panino e cominciando a masticare. Corinne ridacchiò giocherellando con i capelli di Jack. 
-Nono, ne sono quattro-
-Quattro?-
-Sì, Quattro. Tre di loro frequentano i miei stessi corsi, si chiamano Ryan, Chaz e Christian, però il terzo non lo conosco…-
-Si chiama Justin, frequenta i miei stessi corsi- le dissi dopo aver ingoiato il secondo boccone del panino. Corinne non riuscì a rispondere perché in quello stesso momento arrivò Amber.
-Gente, di che cosa state parlando? Eh? Pensavate di esservi sbarazzate una volta per tutte di me?- chiese a voce un po' troppo alta e facendo cadere il vassoio sul bancone.  Ridacchiammo. 
-Amber, sei la mia salvezza!- esclamò Jack bevendo un sorso della sua Sprite. Risi di gusto: stava andando su tutte le furie. 
-Addirittura? La cosa si sta facendo interessante, di che cosa stavate parlando?- chiese sedendosi affianco a me.
-Dei nuovi arrivati- risposi io sorridendo. 
-Oh oh! Il trio dell'Ave O Maria- cantilenò ridendo. Io scossi la testa. Questa battuta poteva anche risparmiarsela.
-Woa, guarda che ne sono quattro- sogghignò Corinne. Amber ridacchiò e sorrise.
-Già, non trovi che siano quattro cretini? Ti prego Amber, appoggiami- implorò Jack mordicchiandosi il labbro. Corinne gli stampò un bacio sulla guancia. 
-Be', in realtà sono quattro ragazzi molto… be' … - cominciò a dire grattandosi la nuca mentre il ragazzo di fronte a noi la guardava con aria incuriosita e implorandola con lo sguardo, che tenero che era. -Oh ma cosa vuoi che dica Jack?! Sono dei fighi assurdi e giuro, non ho mai visto nessuno più bello di quei quattro, neanche Mason, il Quarterback della nostra squadra di football non è bello quanto loro- sputò fuori Amber. Jack sgranò gli occhi per poi guardare Corinne-
-Giuro che verrò ai tuoi stessi corsi solo per tenerti d'occhio- affermò con aria minacciosa. Corinne sospirò.
-Quando capirai che amo solo te?!-chiese guardandolo e scuotendo la testa. Il ragazzo sospirò e chiuse gli occhi per poi poggiare ancora le labbra sulle sue. 
Troppa dolcezza davanti ai miei occhi. Una coppia dolce come loro non l'avevo mai vista. Mi guardai attorno dando gli ultimi morsi al panino; parlavano tutti e i giocatori della squadra di football giocavano a lanciarsi la palla, le ragazze più carine della scuola stavano sedute sulle gambe di alcuni giocatori e continuavano incessantemente a torturargli il petto o i capelli, alcune ragazze si stavano rifacendo il trucco mentre i nerd stavano con i loro computer portatili; volavano alcuni insulti, qualche parolina detta troppo ad alta voce, in lontananza una coppetta stava litigando, ma non fu tutto questo ad attirare la mia attenzione. Quando le porta della mensa si aprirono nessuno ci fece tanto caso, ma appena entrarono i nuovi arrivati, quasi tutta la mensa si girò a guardarli. Si alzò un chiacchiericcio assurdo, ma ai nuovi arrivati sembrava non dare fastidio avere tutte quelle attenzioni, anzi, sembravano a proprio agio. 
-Dio mio.. -esclamò Corinne senza fiato, ma Jack la fece subito scendere dalle sue gambe e la fece sedere accanto a lui. -Ehi, guarda che poi non riesco a vederli bene!- disse sbuffando. Jack le fece una smorfia. 
-Meglio così- borbottò lui. Sospirai alzando gli occhi al cielo. 
-Perchè non li invitiamo a pranzare qui?- chiese Corinne con gli occhi lucidi dall'eccitazione. Ci voltammo tutti a guardarla sollevando un sopracciglio.
-Stai scherzando, vero?- chiese Amber.
-Ehi, ehi, non c'è bisogno che vi incazzate così tanto, sto zitta, non parlo più- mormorò la rossa facendo il broncio e poggiando i gomiti sul banco e la testa sulle mani. Quei quattro stavano confabulando qualcosa che non riuscivo a capire neanche dal labiale. Guardavo il biondo, non riuscivo a distogliere lo sguardo; era bello, dannatamente bello, ma non dovevo fare pensieri impuri. Abbassai un attimo lo sguardo e quando lo rialzai i suoi occhi erano fermi sui miei. Aprii i poco la bocca e per la troppa vergogna mi voltai di nuovo verso il mio piatto.  

___****___

Mi guardava le mani impacciata, di sottecchi, cercava di non farsi sgamare, ma io percepivo il suo sguardo si di me, il suo sguardo angelico che mi provocava un fastidio allo stomaco. Il suo sguardo trasmetteva tranquillità, ma noi demoni non siamo mai stati tranquilli quindi, lo sguardo angelico, ci fa diventare irrequieti, ci fa impazzire. C'erano alcuni demoni, quelli ancora troppo deboli per entrare in battaglia, che diventavano matti solo guardando per pochi secondi gli occhi di un angelo, ed essere matti all'inferno non è come essere matti sulla terra. I demoni che avevano perso il senno cominciavano a torturare loro stessi, cominciavano a strapparsi la carne, i capelli, cercavano di soffrire per dimenticare quello sguardo, ma era impossibile perché quello era nella loro mente. Guardavo Nicole solo quando lei era distratta, persa nei suoi pensieri, magari con lo sguardo rivolto verso la finestra. Avevo incrociato per poco il suo sguardo, nell'ora di italiano, ma non volevo soffermarmi troppo. Nell'ora seguente, quella di scienze, stavo seduto dietro di lei e continuavo a fissarle i capelli neri senza seguire la lezione, mi avrebbe spiegato tutto quel secchione di Christian. Il mormorio di tutta la gente della mensa si riusciva a sentire persino in cortile. Chaz e Ryan stavano seduti a fumarsi, ben nascosti, una canna mentre io e Christian stavamo seduti sul prato col lo sguardo rivolto verso l'istituto che brulicava di persone, tutte dirette a mangiare dopo estenuanti ore di studio.
-Allora?- chiese Chris passandosi una mano nei capelli. Lo guardai aggrottando le sopracciglia per il troppo sole.
-Allora cosa? Sembri un Santo, hai tutto il sole dietro che ti forma un'aureola- dissi ridendo e staccando alcuni fili d'erba. Chris fece una smorfia e si scostò di poco.
-Stupido! Come sta andando con l'angioletto?- 
-Bene, credo. Ho scoperto che si chiama Nicole, mi piace- affermai fiero di me. Guardai il volto di Chris che nel frattempo aveva alzato un sopracciglio, poi capii a che cosa si stava riferendo. -il nome intendo- precisai, e lui si rilassò. 
-Non commettere sbagli Bibs, non voglio che ti accada nulla, sei troppo un fratello per me- sospirò sollevandosi in piedi. Era bello quando il biondo parlava in quel modo, non avevo bisogno d'affetto, a noi demoni non serve, ma a me piaceva quando mi trattava come un fratello maggiore. 
-Ehi, voi, piccioncini, volete entrare?- cantilenò Ryan espirando l'ultima boccata di fumo formando un cerchio perfetto. Risi e gli diedi un pugno amichevole sulla spalla. 
-Attento a come parli, coglione- lo rimproverai bagnandomi le labbra con la lingua. Lui rise. 
-Uh, che paura- mi prese in giro. Scoppiammo a ridere e lo spintonai fino alla porta della mensa. Erano già entrati tutti. 
-Quanti stupidi mondani- piagnucolò Chaz. Chris gli cinse le spalle con un braccio.
-Eh già fratello- sospirò a mo' di scena teatrale. Chaz fece una smorfia e tolse subito il braccio del biondo dalle sue spalle. Risi assieme a Ryan. Aprii la porta che conduceva all'aula più grande dell'istituto ed entrai per primo seguito a ruota da tutti gli altri. L'aula aveva due piani e le pareti erano bianche come quelle di un manicomio, qua e là c'erano schizzi di pittura rossa che rendeva leggermente più viva la stanza e disordinatamente, ma con uno schema ben studiato, c'erano i banchi bianchi con alcuni disegni rossi. Dal soffitto, a sinistra e a destra, pendevano due stemmi della scuola, entrambi con un leone che ruggiva contro un altro leone; a sinistra, un po' più avanti da dove mi trovavo, c'era il lungo bancone 'governato' dalle cuoche che si davano da fare, con i volti capaci di spaventare anche un demone come me, mentre a destra c'erano delle grandi vetrate che permettevano di far filtrare la luce del sole nella stanza per illuminarla maggiormente. 
-Ma cos'è? La mensa di High School Musical?- borbottò ridendo Ryan. 
-Conosci quel film? E da quando?- domandò Chaz. Ryan sospirò.
-Da quando ho visto per la prima volta la protagonista, Vanessa Hudgens- 
-Ma la smettete di parlare di High School Musical? Piuttosto pensate a dove possiamo sederci- esclamai io a bassa voce cercando di non ridere. Avevo degli amici letteralmente stupidi e privi di personalità, non che io ne avessi poi così tanta. 
-Ehi, guarda che sono cose importanti, prova a vedere quel film!-
-E' tutto pieno, non ci sono posti a sedere, e intanto ci stanno guardando tutti come se fossimo Brad Pitt e Angelina Jolie- commentò Christian guardandosi intorno e mettendosi sulle punte. La mensa era davvero un posto molto interessante, c'era di tutto. Una ragazzina bionda continuava a guardarmi e a mordersi il labbro mentre la sua amichetta si arrotolava una ciocca di capelli castani al dito. Le cheerleaders erano troppo impegnate a venerare i giocatori per accorgersi dei nuovi arrivati, ma era comunque una vista spettacolare, poi la vidi. Era lì seduta al suo tavolo con i suoi amici, guardava qualcosa per terra, ma sollevò subito lo sguardo, mossa sbagliatissima perché lo incrociò col mio. Restammo per poco a guardarci perché si voltò e distolse il suo sguardo dal mio. 
-Conosco io un posto- affermai serio per poi cominciare a camminare a passo svelto fra i tavoli.
-Eh?-
-Dove?- 
Era troppo tardi per le spiegazioni. Arrivai al tavolo di fronte alla quarta vetrata dove un ragazzo dai capelli neri teneva stretta al suo fianco una ragazza coi capelli rossi che non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso, un'altra ragazza dai capelli neri mi guardava con aria interrogativa mentre l'ultima, la mia preferita in assoluto, non si era accorta di nulla. Le toccai la spalla e lei si voltò, sgranò gli occhi.
-Scusa è possiamo sederci qui? Tutti gli altri tavoli sono stracolmi e il meno affollato è questo- le chiesi abbozzando uno di quei sorrisi da ragazzo per bene. Lei guardò gli amici incerta, poi annuì. 

 
Ecco il terzo capitolo!
Mi scuso ancora una volta per il ritardo, ma ho constatato che non risco ad aggiornare
in modo continuo i capitoli, datemi almeno due settimane di tempo.
Ho cercato di farlo più lungo del solito per farmi perdonare, anzi, cercherò sempre di farli abbastanza lunghi.
Recensite, ci tengo tanto, grazie se lo farete, ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Chapter four ***


                                                                                                            Chapter four

Nicole

Era passata una settimana dall'arrivo dei nuovi alunni ed era esattamente una settimana che continuavo a fare sempre lo stesso sogno, anzi, incubo: un bosco. I raggi del sole. La pace. Lo scricchiolio dei miei passi sul terreno. Un volto sfocato. Uno scatto. Il buio. 
Mi svegliavo tutta imbrattata di sudore e avevo un forte nodo alla gola; non avevo ancora raccontato l'incubo ad Amber, non credo che sia importante. I professori continuavano a trattarmi come una principessa, e così anche tutta la scuola, Amber continuava a ripetermi che lo facevano solo perché son molto carina e perché ho un bel carattere ed io la cosa la trovo alquanto noiosa, anche perché non credo di essere poi tanto diversa dai mondani. Jack aveva stretto uno strano legame con Justin ed i suoi amici, ma è ancora tutto nel mistero: Corinne crede che lo stia facendo solo per tenerli tutti sotto la sua osservazione. Le lezioni erano sempre più noiose e il mese di ottobre era alle porta e continuava a bussare ma nessuno voleva farlo entrare, insomma, a nessuno piace il freddo. Justin continua a frequentare i miei stessi corsi ma non parliamo molto, cerco di evitare la maggior parte delle volte il suo sguardo, ma a mensa si siede nel nostro stesso tavolo, sempre allo stesso posto: accanto a me. 
Quella domenica mattina decisi di andare a fare un bel giro a Central Park, era da troppo tempo che non andavo. Mi infilai un pantaloncino sfilacciato di jeans ed una giacca rossa che mi arrivava quasi sotto al sedere, insomma, era maschile; afferrai un paio di convers rosse e mi legai i capelli in una treccia di lato fermata con un elastico alla base, infine misi un po' di matita nera all'interno dell'occhio ed un po' di mascara. Mi guardai attorno per poi afferrare il mio cellulare e le mie cuffiette; Amber dormiva beatamente, quindi, decisi di scriverle un biglietto: 'Sono uscita per una passeggiata, torno prima di pranzo! xo '.
Uscii di casa e cominciai a camminare sul marciapiede al lato opposto degli alberi, mi piaceva un casino camminare per strada mentre il sole sorgeva alto nel cielo: le strade erano completamente vuote, eccetto per due o tre macchine che passavano ogni due e tre, c'era un profondo silenzio portatore di pace e gli uccellini cinguettavano beatamente. Decisi che sarebbe stata una buona idea andare in chiesa, ma mi ricordai subito le parole di Amber - 'La chiesa è piena di peccatori, staresti solo male sentendo tutte le loro urla nella loro mente, siamo angeli Nicole, non riusciamo a sopportare il peccato e il dolore in modo eccessivo, potresti morire!'- quindi scacciai subito il pensiero. Non portavo crocifissi addosso, nessuna medaglietta, nessun simbolo religioso e questo non mi faceva stare per nulla bene.
Era strano come, dopo soli pochi mesi, mi fossi riuscita ad ambientare così in fretta. Era tutto così strano, così … tecnologico. Mi fermai ad aspettare il bus che non arrivò poi così tardi, e decisi di scendere una fermata prima delle 5th Avenue. Le strade non erano ancora affollate, dopotutto erano sole le sei di mattina, ma i taxi gialli continuavano a passare senza sosta forniti di piccoli cartelloni pubblicitari. Alcuni negozi cominciarono ad aprire mentre tutti gli altri erano già aperti, forse lo erano da tutta la notte. 
Quando passai davanti all'enorme negozio degli m&m non resistetti all'impulso di entrarci dentro. Comprai una busta enorme di quei piccoli cioccolatini colorati e dopo aver pagato corsi da Starbucks che si trovava poco più avanti, a prendere uno Starbucks al Caramello con tanto di crema caramellata sopra. Amo il cibo, mi piace da impazzire e le cose dolci mi fanno sentire euforica, Amber diceva che era una cosa normalissima. 
Quando arrivai a Central Park, la gente correva beatamente sui sentieri in pietra mentre coppiette di fidanzatini, probabilmente lì già dalla sera prima, stavano sedute su delle coperte a guardare l'alba. Mi andai a sedere al mio solito posto: sotto una quercia dalle foglie scure. Appoggiai la mia schiena al tronco e, dopo aver preso le mie cuffiette e l'Ipod, misi in riproduzione l'album 'The Heist' di Macklemore sulla plylist. 

Justin

-Sveglia, è domenica!- urlò Chaz  improvvisamente saltando sul letto con una padella ed un cucchiaio. Lo guardai con un sopraccigli alzato per poi mettere la testa sotto al cuscino. 
-Oh, ma andiamo!- si aggiunse anche Ryan. -Sono solo le sei del mattino, che sarà mai!- a quel punto Chaz cominciò a battere il cucchiaio sulla padella ripetutamente. Le sei del mattino! Erano le sei del mattino e quei due erano già in piedi a spadellare e a dare di matto, ma in che posto ero capitato?!
-Se non la smettete vi vaporizzo- annunciai a denti stretti ancora sotto al cuscino.
-Nono, non puoi vaporizzare nessuno, puoi farlo solo in caso di bisogno necessario: quando stai per morire- urlò Chaz.
-A-AH! Uno a zero per noi!- urlò anche Ryan. Il rumore di uno schiaffo mi fece subito pensare che si erano dati il cinque.
-Ma che cazzo sta succedendo qui?!- Christian, il mio eroe, entrò improvvisamente sbattendo la porta e io tolsi subito la testa da sotto al cuscino per vedere la scena. -Ma siete drogati? Perché non fate le persone normali?! Sono le sei del mattino ed è domenica, dovremmo stare rilassati, non dobbiamo andar e a vendere il latte!- esclamò agitando le mani. 
-Ma stavamo scherzando, dai brò, tranquillizzati- cercò di sdrammatizzare Chaz. 
-Comunque, tu- ammiccò Christian puntandomi un dito contro. -Il tuo angioletto è a Central Park-
-Come fai a saperlo?-
-Ho le mie fonti- 

Venti minuti più tardi ero già sull'autobus per arrivare a Central Park. Non era affollato e riuscii addirittura a trovare un posto libero, cosa mai successa. La gente si muoveva tranquilla  senza alcuna preoccupazione ed era buffo! Insomma, stava per cominciare una lotta fra gli Angeli e i Demoni, fra il Paradiso e gl'Inferi, ma nessuno sapeva nulla, nessuno si procurava di ciò che sarebbe successo da lì a pochi mesi, forse settimane. Passeggiavano con i loro Starbucks in mano e chiacchieravano della serata precedente, del sabato sera dove tutti erano andati in discoteca oppure erano andati in un bar a sballarsi di brutto. Un bambino cominciò a piagnucolare, la mamma cercava di farlo stare zitto e lo coccolava tra le sue braccia. Mi piaceva il suono del pianto, quello delle urla, il rumore di uno schiaffo, di un pugno, di un osso rotto o di un colpo di pistola, erano cose che mi rendevano felice, c'ero troppo dentro, quei rumori erano un toccasana per la mia mente e per il  mio umore. Il male era sempre qualcosa di bello, di vivo, di ardente come una fiamma, qualcosa che difficilmente si distruggeva ma alcuni dei nostri si erano schierati dall'altra parte, dalla parte nemica perché alcuni angeli avevano un potere, qualcosa di innaturale che ti cambiava completamente. La vista della fermata per Centra Park mi fece risvegliare dai miei pensieri, aspettai l'apertura delle porte per scendere dal bus per poi avviarmi verso il centro del parco alla ricerca della mia meravigliosa preda.


Christian


Vivere in una casa con quei cretini era un trauma, insomma, non è poi così facile cercare di stare al loro passo. Sono il più piccolo, di qualche mese,  ma ragiono sicuramente meglio di loro. Mi guardai attorno, la mia camera era un completo disastro: indumenti per terra, il sandwich della sera prima sul comodino, rollini di alcune mie canne sul letto e qualche bottiglia di birra qua e là. Sospirai passandomi una mano sulla faccia 'Prima o poi dovrò pulirla' borbottai afferrando una maglia ed un jeans dall'armadio. Mi cambiai in fretta dopo aver fatto una doccia e aver lavato i denti, per poi dirigermi fuori a respirare un po' di aria fresca. Quando passi da un mondo all'altro non riesci mai a ricordare come ci sei arrivato, insomma, io non ricordo di aver fatto nulla di male per scendere all'inferno. Vorrei tanto ricordare com'era prima la mia vita, cosa facevo, se avevo una ragazza o se avevo una madre ed un padre. Nessun demone sapeva come ci fosse arrivato in quel posto pieno di sofferenza dove solo i più forti riuscivano a guadagnarsi la stima del capo e a salire sulla terra per alcune missioni. Prendiamo in esempio Hitler, prima di diventare un Dittatore, lui non era nessuno, non aveva nessun potere e voleva assolutamente diventare un famoso pittore, nonostante il fatto che all'epoca fosse un semplice imbianchino. Cosa lo avrà mai spinto a fare ciò che ha fatto? Noi, mi sembra ovvio. Il nostro Signore continuava a ripetere che c'era bisogno di una svolta, che bisognava fare qualcosa ma poi, entrò in scena il Signore del cielo che subito mandò uno dei suoi a spingere gli Americani a salvare la razza ebrea, e nessuno fu contento di quell'intervento. Mi limitavo a starmene zitto, a ridere quando vedevo che lo facevano tutti. Non sono mai stato sicuro del mio posto. 
Mentre i miei complessi continuavano, qualcuno mi andò a finire addosso, oppure ero stato io che non avevo guardato avanti.
-Dio mio fratello, ma ci vedi?- esclamò la ragazza ancora seduta per terra. Feci una smorfia a quell'esclamazione ma cercai di non darle peso.
-Ero distratto- mi giustificai. Lei alzò lo sguardo e io sollevai un sopracciglio. Stavo quasi per mettermi a ridere.
-Christian?- chiese lei scuotendo la testa e poggiando una mano sulla fronte.
-Amber!- esclamai io per poi porgerle una mano che lei accetto senza esitazione. Era tutta la settimana che continuavamo ad incontrarci, nei modi più assurdi possibili: andandoci a sbattere contro, chiudendoci le porte in faccia e cadendo nel bel mezzo del corridoio. 
-Grazie- mi sorrise aggiustandosi la maglia. La osservai per bene. Quei capelli neri le ricadevano fin sopra i fianchi e quei suoi occhi color cioccolato erano qualcosa di meraviglioso, avrei potuto guardarla per tutta la vita se solo avessi potuto. Un ricciolo ribelle le si posò sul viso ed io non esitai a scostarglielo accarezzandole, di proposito la guancia. La ragazza sollevò lo sguardo, lo incrociai col suo solo per pochi secondi, ma sembrava un'eternità. 
-Dove vai di bello?- le chiesi rompendo quel silenzio imbarazzante e scostando gli occhi dai suoi.
-Non lo so, mi annoiavo e volevo fare un giretto- ammiccò facendo spallucce. Ridacchiai.
-Ti va uno Starbucks?- le chiesi poggiandole un braccio sulle spalle ridacchiando. Ogni volta che lei non mi guardava lo facevo io.
-Ma certo che mi va!- rise anche lei toccando la mano del braccio che penzolava sulla sua spalla. Non riuscivo a capire per quale motivo stavo facendo questo, ma era una cosa a me piaceva, sì, mi piaceva la compagnia di Amber, mi piaceva lei e … E nulla, non potrò mai stare con lei e questo mi distrugge. 

 
Bene! Eccoci ancora una volta.
Qui abbiamo una Nicole nei panni di un'osservatrice alla quale manca molto la sua parte spirituale,
un Justin leggermente irritato dai suoi stupidi amici
ed un Christian molto pensieroso.
Ci sono ancora tante cose da rivelare,
ci vediamo al prossimo capitolo, recensite, spero vi piaccia!

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