Il Destino non è una Catena ma un Volo

di Bluelectra
(/viewuser.php?uid=516780)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Nei tuoi occhi i miei ***
Capitolo 2: *** Cap.2 La Vita Nova ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Di Verità e Vendette. ***
Capitolo 4: *** cap.4 Angie's Fallen ***
Capitolo 5: *** cap.5 MEMENTO ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Nessun Dorma! ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Vertigine ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Just Tears and Rain ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Tra Tattiche e Confessioni ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Danse avec moi! ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Natale in Famiglia. ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Cuore di Drago ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Quello che non ti aspetti... [Prima Parte] ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Quello che non ti aspetti... [Seconda Parte] ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Sono piccoli problemi di cuore, nati da un'amicizia che profuma d'amore... ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Beauty from ashes ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Una partita fuori dagli schemi! ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Something There ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Dolceacre ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Lezioni di Volo ***
Capitolo 21: *** Extra- Un tradimento ***
Capitolo 22: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Cap.1 Nei tuoi occhi i miei ***


Cap.1

Cap.1 Nei tuoi occhi i miei



Elenoire Girard Dursley correva lungo il binario 9 della stazione londinese di King's Cross. Suo figlio Tristan, con la mano nella sua, si lamentava per la stanchezza e la fatica.

 

"Bugiardo!" pensò con un sorriso, "Corre per ore al parco giochi e poi si lamenta per due minuti."

Tuttavia sapeva perfettamente che non era quella la vera ragione del suo lamento, il "motivo" stava davanti a lei.

Era Angelique, la sua bellissima bambina, che col ruolo di vedetta doveva individuare la "barriera".  Pensò che anche lei avrebbe preferito non lasciarla andare via, proprio come Tristan... le sarebbe mancata terribilmente.

Sua figlia si girò all'improvviso, probabilmente avendo visto qualche individuo per lei sospetto. Infatti seguendo il suo sguardo vide alcuni ragazzini, con quei carrelli assurdi carichi di bauli enormi e di animali, appoggiarsi ad un pilastro con noncuranza e, gettando un ultimo sguardo in giro, scivolarvi all'interno.

 

Assolutamente pazzesco!” Si disse estasiata.

 

Allora si voltò indietro e vide suo marito... Le sembrava particolarmente buffo, con i capelli biondi tutti arruffati, le gote rosse per lo sforzo di spingere il carrello con baule, borsa, gufo e come se non bastasse Estelle, seduta sul baule di Angie, che  sorrideva raggiante per la corsa sul carrello.

Tuttavia aveva uno sguardo spaventato e preoccupato. Chissà che cosa lo terrorizzava tanto?! Era da quando Angie aveva ricevuto la sua lettera che Dudley era iperteso, sobbalzava se sbatteva una porta o se cadeva qualcosa per terra, e più di una volta lo aveva sorpreso nell'atto di toccarsi l'osso sacro.

Magari era il suo modo di esorcizzare il distacco da Angelique!

"Ley bisogna andare lì!" gli disse indicando col mento il passaggio famigerato.

 

Odiava davvero in modo irreversibile il nome che quella ciabatta petulante di sua suocera gli aveva dato. Così aveva dovuto trovargli un soprannome decente, per evitare di ridergli in faccia tutte le volte che lo chiamava, come la prima volta che le si era presentato. Dudley era quindi diventato semplicemente Ley.

Nel mezzo delle sue elucubrazioni aveva intanto raggiunto la barriera con Angie e Tristan, si voltò per vedere se suo marito fosse con loro. E la risposta che si diede fu: no, decisamente no.

Dudley guardava la barriera con occhi spiritati e le guance rosse avevano preso a tremare in modo irrefrenabile insieme al labbro inferiore. Vedendo che non sembrava volersi avvicinare gli andò in contro lei.

"Ley non vorrei metterti fretta, ma tua figlia ha il treno esattamente tra..." controllò con un gesto deciso l'orologio e continuò "Sette minuti! Per cui Muovi quel sederino adorabile per favore?"

 

Dudley riuscì solo a scuotere la testa e continuare a tremare. Elenoire cercò in ogni modo di farlo muovere da lì ma il marito restava bloccato nello stato di shock.

Così prese la sua decisione.

"Angie!" urlò in mezzo alla folla, quando sua figlia fu accanto a loro ordinò perentoria "Saluta tuo papà e prendi Estelle!"

Angelique abbastanza perplessa si gettò di slancio sul padre abbracciandolo alla vita.

 

"Ci vediamo a Natale papà!" disse e gli depositò un bacio sulla guancia con un piccolo salto. Poi prese in braccio la sorellina e insieme a Tristan scivolò oltre il pilastro.

"Ti stai perdendo la sua prima partenza Dudley!" disse Elenoire sillabando il nome del marito, ma non ci fu risposta nemmeno a quello. "Pappamolla!" e con quello prese il carrello della figlia e lo spinse da sola attraverso la barriera.



"Oh maledizione Angelique! Che diavolo ti sei portata? Non ce la faccio!" stavano tentando di caricare il maledetto baule sulla locomotiva che stava per partire, ma senza l'aiuto del marito non riuscivano a sollevarlo.

Accidenti a lui, tutti quegli anni a credere che fosse cambiato davvero, che fosse un uomo, e poi se la faceva addosso davanti ad un pilastro magico.

"L'occultamento di cadavere è illegale anche per i maghi Angie!" ghignò Tristan socchiudendo gli occhi celesti con fare sospettoso. Stava per chiede a suo figlio come diavolo facesse a sapere che cosa fosse un occultamento di cadavere a soli otto anni quando fu interrotta.

"Posso aiutarvi?" una donna davvero affasciante, dal fisico minuto e lunghi capelli rossi si fece avanti sfoderando la bacchetta.

 

Elenoire rispose con tono melodrammatico: "Oddio sì! La supplico!"

Così la bella sconosciuta fece alzare per magia il baule e Angelique sussurrò: "La scusi, è un po' teatrale... Grazie davvero!"

"É stato un piacere! Arrivederci."

"Grazie ancora" le rispose Elenoire prima che l’altra si allontanasse verso un uomo alto dai capelli neri molto spettinati e altre persone ferme a salutare, dando le ultime raccomandazioni.

Si voltò verso sua figlia, che aveva già un piede sul treno e se la stava filando di soppiatto.

"Angelique! Torna indietro a darmi un bacio!" strillò prevedendo le sue intenzioni.

Angelique si voltò con aria colpevole e un mezzo sorriso.

Si immerse come sempre le succedeva nei suoi occhi: verdi. Verdi come nessuno in famiglia. Verdi speranza, verdi come un prato in fiore a primavera, il verde più incredibile che avesse mai visto.

Sua figlia spiccò un salto verso la madre che la prese al volo. Affondò il naso nei capelli biondi di sua figlia respirando l'odore che non avrebbe più sentito per mesi. Lavanda, camomilla, sapone. La sua Angelique.

 

La locomotiva fischiò e sua figlia salì di corsa sul treno. Quando gli sportelli si chiusero lei comparì da uno scomparto vuoto e si sporse dal finestrino.

"Ma voi non l'avete salutata!" esclamò Elenoire guardando i figli più piccoli con dispiacere.

 

Tristan teneva per mano Estelle e le fece un sorriso sghembo da malandrino.

 

"Che cosa ti fa pensare che non ci abbia salutati prima di te!" disse, poi urlò rivolto alla sorella: "Ricordati il mio souvenir! Un pezzo di muro, un rubinetto, una forchetta magica o un fantasma se preferisci, ma voglio qualcosa da Hogwarts!!!"

Angelique sorrise serafica e rispose mentre la locomotiva si muoveva: "L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re!" Il sorriso di Tristan si spense e iniziò a rincorrere la locomotiva urlando una sequela di minacce sempre più cruente e volgari alla sorella maggiore.

Gli altri genitori ridevano e cercavano di scansarsi per non ostacolare la sua corsa, ma alla fine alla curva che l'avrebbe fatta sparire urlò disperato: "Con chi farò gli scherzi a papà?" e per tutta risposta Angelique gli mandò un bacio con la mano. "Scrivimi arpia!!!" ma lei era scomparsa ormai.

Dei disperati, ecco che cosa aveva generato!

 

Sicuramente era tutto merito suo, vedendo quanto erano noiosi i suoi suoceri.

 

Prese in braccio Estelle e le passò una mano tra i capelli corvini. Era la versione femminile di Tristan, occhi azzurri intensi come il padre, capelli neri e ricci come i suoi, volto ancora fanciullesco ma che già faceva presagire dei tratti ben delineati.

Dei disperati certo, ma belli. Mentre osservava Tristan rincorrere la sorella si avvicinò alla donna che li aveva aiutati precedentemente. Guardava la locomotiva con un po' di malinconia, probabilmente anche lei aveva lasciato che un suo uccellino spiccasse il volo.

"Mi scusi." disse e la donna si girò leggermente sorpresa " Volevo ringraziarla adeguatamente per il suo aiuto. Quel decerebrato di mio marito ha avuto un crollo nervoso e avremmo perso il treno senza di lei. Angelique mi avrebbe fatto diventare i capelli verdi se le avessi fatto perdere il suo primo espresso per Hogwarts!" le porse la mano destra e si presentò "Molto piacere, sono Elenoire Girard e sono... Come dite voi, gabbana?!"

La rossa rise divertita e le strinse la mano.

"Sarebbe babbana, ma non fa nulla, lo avevo intuito dal baule. Piacere mio, sono Ginny Potter. Lei é francese per caso?" le chiese con un’occhiata  incuriosita.

Elenoire si chiese che cosa l'avesse tradita. Di solito nessuno lo notava, aveva solo una lievissima inflessione sulle "r".

"Beh in effetti sì, ma sono in Inghilterra da quando ho diciotto anni, di solito nessuno sente l'accento. Posso chiederle come...?"

"Mi spiace, non intendevo metterla a disagio, solo che anche mia cognata è francese, ho un buon orecchio." e le sorrise complice. Aveva un bellissimo sorriso che le illuminava gli occhi. "Dai Harry tanto non tornano indietro!" disse rivolta al marito che stava ancora guardando verso la locomotiva ormai lontana e si girò verso le due donne.

 

Intanto Tristan le era tornato vicino e osservava gli estranei con curiosità.

"Vorrei presentarti Elenoire, anche sua figlia è al primo come Al."

Poi successe tutto in pochissimi istanti.

Harry si voltò verso la sconosciuta e la guardò tendendole la mano. Elenoire al contrario di qualsiasi altra persona non vide nemmeno la strana cicatrice sulla sua fronte, vide solo gli occhi... Di sua figlia. Stessa sfumatura, stesso taglio leggermente a mandorla, stesse ciglia a incorniciarli. E nel verde di quell'uomo capì molte cose, innanzi tutto che cosa intendevano i Dursley e le altre persone con strano.

Rivide davanti a sé il volto pallido, nonostante la calura estiva, di sua suocera Petunia che le annunciava: "Tua figlia è strana." e Vernon che commentava borbottando da sotto i baffi cespugliosi: "Sono tutti e tre strani."

Rivide Dudley al loro primo appuntamento che con un vago imbarazzo le aveva rivelato di avere un unico parente in vita oltre ai genitori. "Un cugino, ma è un po'... Strano, ecco!"

E poi la maestra della scuola elementare di Angie e Tristan che le diceva al colloquio : "Quando ci sono i suoi figli accadono sempre cose strane signora!"

Elenoire sentì la mandibola abbassarsi fin quasi alle caviglie. Aveva davanti a lei il cugino di suo marito, era un mago e aveva gli stessi occhi di Angelique. Questo era veramente straordinario.

 

***


Harry Potter non capiva perché la signora distinta, con tanto di figlioletta in braccio lo stesse osservando così. O meglio lo capiva eccome, tutti se sapevano minimamente la sua storia assumevano quell'espressione, ma da come aveva avvicinato Ginny aveva pensato che fosse babbana.

Poi all'improvviso questa scoppiò in una fragorosa risata, colma di allegria genuina che fece voltare allibiti anche Ron ed Hermione. Che fosse scappata dal San Mungo e avesse preso in ostaggio quella piccolina?

Stava già per sfoderare la bacchetta e intervenire quando quest'ultima riprese fiato e si spiegò.

 

"Perdonatemi! Ma questo è veramente al limite dell' assurdo... Mi sarei dovuta presentare meglio, mi chiamo Elenoire Girard Dursley e sono davvero lieta di incontrarvi."

A quel punto se Voldemort fosse spuntato da dietro la panchina e avesse urlato "Tana libera tutti!" Harry sarebbe stato meno sorpreso.

 

Quale destino contorto e improbabile aveva donato a suo cugino una figlia strega?! Immaginò lo sguardo terrorizzato di sua zia Petunia nel veder arrivare il gufo con la lettera di Hogwarts e sorrise anche lui alla moglie di suo cugino.

 

***


Dudley Dursley si vergognava.

 

Era seduto su una panchina davanti al binario 9 e 3/4 e si sentiva proprio un pappamolla.

 

Elenoire aveva sempre la parola giusta per tutto.

 

Pappamolla.

 

Aveva sempre creduto di essere il migliore, di essere inattaccabile dalle critiche altrui, di essere oggetto dell'invidia di chi non poteva nemmeno sognarsi di avere le cose che aveva lui. Tutto questo finché aveva avuto 23 anni.

 

Finché un pomeriggio in biblioteca, mentre scherzava e disturbava gli altri studenti dell'università coi suoi compari, non aveva notato quella ragazza seria, concentrata, con i capelli ricci e corvini legati in una coda alta, gli occhi neri e infiniti incollati al libro mastodontico che sottolineava con precisione. Aveva posato lo sguardo su di lei e aveva pensato che fosse la più bella ragazza che avesse mai visto.

 

Era priva di trucco, priva di fronzoli, con solo quelle gemme di opali incastonate sulla pelle d'alabastro, era bellissima. Così aveva cercato di attirare la sua attenzione, facendo battute ad alta voce insieme ai suoi compagni di università per costringerla ad alzare lo sguardo, aveva fatto rumore fin quasi a farsi cacciare dalla biblioteca, finché non le aveva tirato una pallina di carta addosso. Ripensandoci era stato davvero un imbecille.

 

E lei senza nemmeno alzare gli occhi dal libro aveva ripreso al volo la pallina e gliela aveva tirata dritta in faccia. Sorrise involontariamente a quel ricordo. Così l'aveva aspettata fuori dalla sala studio e le si era presentato, nome e cognome, e lei, che non lo aveva ancora guardato di striscio, aveva alzato i suoi opali e glieli aveva piantati addosso, per poi scoppiargli a ridere in faccia.

 

Aveva riso con tanta allegria e trasporto che, se non si fosse trattato del suo nome, probabilmente avrebbe riso anche lui. Imbarazzato da quella reazione le aveva chiesto titubante se voleva prendere un caffè con lui ed era stato accolto da un'altra fragorosa risata. Non gli era mai capitato nulla del genere, di solito piaceva abbastanza alle ragazze, con quell'aria spavalda e gli occhi azzurri, non era più grasso e impacciato come da bambino, proprio non capiva che cosa la facesse tanto ridere.

 

"Non ho tempo da perdere con gli imbecilli." Aveva detto lapidaria e se ne era andata lasciandolo nel mezzo dell'atrio della biblioteca allibito. Imbecille.

 

Anche in quel caso era la parola perfetta.

Pappamolla.

Si era reso conto in un istante che tutte le sue convinzioni, fomentate dai suoi genitori non erano altro che stupidaggini, era davvero un imbecille che dopo quattro anni di università avrebbe dovuto essere quasi laureato e invece gli mancavano ancora un mare d'esami. Era un imbecille che usciva con altri imbecilli e insieme si comportavano da imbecilli.

 

Da solo in quell'atrio aveva deciso che le avrebbe dimostrato che si sbagliava. All'inizio l'aveva aspettata fuori dalla sala studio e aveva tentato di parlare con lei, ma lo aveva sempre ignorato, quindi aveva deciso di usare la sua stessa arma. Aveva iniziato ad andare in sala studio tutti i giorni e sedersi di fronte a lei, le prime volte lo guardava infastidita e cambiava posto, ma lui la seguiva in ogni spostamento tanto che lei si era arresa a lasciarlo sedere dove preferisse. Passava tanto di quel tempo a far finta di studiare per impressionarla, che aveva anche preso a studiare davvero seriamente per la prima volta in vita sua. E in quel periodo preparò tutti gli esami di economia che gli mancavano.

Una sera distrutto dopo aver letto un numero incalcolabile di pagine del manuale, si era accasciato sulla sedia portandosi le mani sulle palpebre.

 

"Mi sa che hai bisogno di un caffé." aveva decretato la bella mora all’improvviso, sorprendendolo. Durante quella pausa caffé aveva scoperto che era venuta dalla Bretagna a diciotto anni, che studiava medicina, che amava il mare in modo viscerale.

Poi era stato tutto spontaneo, le chiacchierate, i sorrisi, lo sfiorarsi delle mani e il primo bacio dato tra gli scaffali polverosi mentre lei cercava un enciclopedia medica. Poi le presentazioni, sua madre e suo padre che dicevano che quella ragazza lo avrebbe rovinato.

 

Pappamolla.

Il matrimonio, la casa nuova comperata con sacrifici enormi, Angelique bella come un raggio di sole estivo, Tristan pestifero e vivace sin dai primi mesi ed Estelle tranquilla e dolce incomprensibilmente dopo quelle due furie.

E poi la magia.

La magia aveva dato un senso a tutte le stranezze che accadevano attorno ad Angie e ora anche a Tristan. Lui le aveva riconosciute immediatamente perché le aveva viste con Harry.

Harry Potter il suo più grande rimorso. Aveva umiliato, picchiato, demoralizzato, insultato, calpestato, in qualsiasi modo la sua mente imbecille gli suggerisse, quel bambino.

Gli aveva rovinato l'esistenza e quello non aveva fatto mai nulla per meritarsi uno solo dei trattamenti ricevuti. Harry Potter al contrario avrebbe voluto solo essere amato un po'.

Imbecille di un Dursley, si disse, pappamolla come dice Leni.

La magia lo aveva terrorizzato, perché se Angie fosse entrata a far parte di quel mondo, il mondo di Harry, le avrebbero raccontato che razza di padre aveva. Magari per qualche statuto magico gliela avrebbero portata via, per come lui si era comportato con suo cugino, e per punizione gli avrebbero fatto crescere un'altra volta una coda da maialino o una lingua enorme e lunghissima. Si vergognava del suo passato e temeva che attraversando la barriera se lo sarebbe ritrovato davanti. Aveva avuto paura di leggere la delusione e il biasimo negli occhi verdi di sua figlia. Verdi come quelli di Harry. Harry. Harry.

Pappamolla.

Quante cose aveva di cui chiedere scusa.

Sua moglie ricomparve dalla barriera insieme ai loro figli. Lui le corse incontro e l'abbracciò stretta: "Leni scusami, scusami tanto. Io devo dirti una cosa..."

"Che tuo cugino è un mago per esempio?" rispose Elenoire con un sorriso compiaciuto. Dudley spalancò gli occhi e guardò verso la barriera dove nel frattempo era comparso davvero il suo passato, Harry.

"Hei BigD, come stai?" gli chiese con le mani in tasca e un sorriso appena accennato. Era come sempre: alto, magro, capelli neri impossibili, occhi verdissimi e cicatrice.

"Ciao Harry." e per la prima volta in vita sua sorrise sinceramente a suo cugino stringendogli la mano.





Note dell’autrice:


Salve a tutti. Questo è il primo capitolo in assoluto che pubblico su Efp. So che sicuramente qualcuno prima di me avrà già scritto di una progenie Dursley con poteri magici, ma mi piaceva comunque l'idea.

Ho immaginato un Dudley profondamente cambiato e umile grazie alla moglie, un bella francese con carattere da vendere. Il capitolo non è molto lungo per il semplice fatto che non è il POV dei futuri protagonisti. Le recensioni o i commenti costruttivi sono assolutamente ben accetti! Baci a tutti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap.2 La Vita Nova ***


CAP.2 La Vita Nova.



Angie osservò suo fratello sparire dietro alla curva.

Mentre un sorriso affettuoso si dipinse sulle sue labbra, pensò che era riuscita a liberarsi dopo otto anni di quel pidocchio di Tristan. Ora cominciava la sua vera vita e lei non vedeva l'ora. Voleva essere la migliore in tutte le materie, come alla scuola elementare, voleva eccellere per rendere orgogliosi i suoi genitori, voleva divertirsi e voleva più di ogni altra cosa farsi degli amici. Non era mai riuscita a stringere dei legami di amicizia sincera, tutti la guardavano con diffidenza e non la lasciavano mai avvicinare troppo, solo quel tanto che la cortesia e la buona educazione imponevano. Tristan era diverso da lei, combinava talmente tanti guai e riusciva sempre a uscirne illeso che era impossibile non volergli essere amico. Angie sperava con tutto il suo cuore di aver trovato un luogo dove poter essere sè stessa senza il terrore che qualcuno scoprisse dei suoi poteri, di aver trovato finalmente la sua strada anche se era ancora tutta da percorrere.

Senza attendere oltre si torse i vestiti babbani e indossò la divisa nuova, nera e liscia, ancora senza alcun segno distintivo della casa a cui sarebbe stata assegnata.

Aveva letto con Tristan "Storia di Hogwarts", entrambi arrampicati sul tiglio enorme che c'era nel loro giardino. Sapeva quindi delle quattro Case e delle qualità richieste da ognuna, dei fantasmi e dei numerosi passaggi segreti che si era ripromessa di scovare. Aveva scoperto che alcuni anni prima, proprio nella sua futura scuola, si era tenuta una battaglia feroce per la libertà del mondo magico e che la scuola era stata fortemente danneggiata.

Sperò ardentemente che non ci fossero delle ore extracurricolari in cui li obbligavano a riparare la volta di una stanza o a rimettere in piedi un muro. Lei non aveva alcuna idea di come si facesse! Magari sul suo libro di Incantesimi c'era qualcosa al riguardo.

 Lo prese dalla borsa adagiata sul sedile accanto al suo e iniziò a sfogliarlo; inutile specificare che aveva già letto e parzialmente studiato tutti i libri che aveva acquistato a Diagon Alley. Incantesimi, Pozioni e Difesa contro le Arti Oscure erano le sue materie preferite per il momento, in particolare la prima, quella che invece trovava davvero ostica era Trasfigurazione.

Mentre stava ripassando gli incantesimi base la porta del suo scomparto si aprì e un ragazzino pallido e magro quasi da sembrar malato, con i capelli color platino e gli occhi grigi entrò dentro insieme ad un altro molto più grosso e tarchiato, dotato di una matassa di capelli cespugliosi color topo. Si sedettero senza chiederle se fosse libero, o se stesse aspettando qualcuno e questo la infastidì molto, tuttavia riprese a studiare. Non si sarebbe fatta rovinare la sua nuova vita da due maleducati.

I due intrusi iniziarono a parlottare tra loro di Quidditch, lo sport dei maghi, e involontariamente Angie li ascoltò avida di nuove nozioni. Dopo un paio d'ore arrivò una signora con un carrello ricolmo di pacchetti colorati di varie dimensioni che gentilmente domandò se qualcuno desiderasse un dolce. Angelique balzò in piedi e si avvicinò entusiasta, non vedeva l'ora di assaggiare di nuovo le Api Frizzole, ma il ragazzino biondo l'aveva preceduta e le si era parato davanti dandole le spalle. Con un tono leggermente annoiato disse:

 "Voglio quei tre pacchetti." Angie pensò che fosse proprio spocchioso a non chiedere nemmeno per favore a una signora tanto cortese. Il biondino pagò e si sedette, quando Angie si avvicinò notò che sul carrello non c'erano più pacchetti del suo dolce preferito. Così chiese speranzosa:

"Mi scusi, non avrebbe delle altre Api Frizzole per favore?"

"Mi dispiace tanto cara, ma le ha prese tutte il tuo compagno!"

Angie si lasciò scappare un piccolo "Oh." ma poi le venne in mente Tristane, "Allora un paio di Cioccorane e uno Zuccotto di Zucca, per favore." disse sorridendo alla donna.

Pagò e si sedette al suo posto. Mentre metteva i dolci per suo fratello dentro la sua borsa, vide con la coda dell'occhio un oggetto volare nella sua direzione e lo afferrò istintivamente al volo all'altezza dell'orecchio. Vivere con quel demone di Tristan le aveva fatto sviluppare dei riflessi felini per evitare i suoi scherzi. Così alzò lo sguardo e vide che il ragazzino biondo la osservava incuriosito così sbottò infastidita:

"Beh?! Ho un folletto in testa?"

Il biondo sorrise e le rispose: "No, ma hai dei riflessi da Cercatore."

Angie aprì la mano e vide che c'era un pacchetto di Api Frizzole, alzò nuovamente lo sguardo sul suo interlocutore e disse seccata:

"Non voglio i tuoi dolci."

Quello inarcò un sopracciglio chiarissimo e con tono divertito disse:

"A me sembrava proprio di sì, prima."

"Ti sei sbagliato." Angie gli rilanciò il pacchetto in pancia e riprese a leggere il suo libro di incantesimi. Il biondo osservò per alcuni minuti quella testolina bionda accanto al finestrino che ripeteva concentrata gli incantesimi,  si disse che era proprio buffa così testarda e orgogliosa.

Così si alzò e le si mise davanti, Angie alzò lo sguardo aggrottò le sopracciglia con aria minacciosa, e il ragazzo davanti a lei disse:

"Tanto piacere, mi chiamo Scorpius Malfoy." mentre parlava le teste una mano.

"Il mio non è un piacere, comunque sono Angelique Dursley." e gli strinse la mano guardandolo negli occhi. Scorpius rise un'altra volta per quella ostinazione e gli venne in mente subito un cucciolo di leone, con quella criniera soffice di ricci biondi e quello sguardo fiero.

"Visto che non mi sono comportato come si confà a un gentiluomo con una signora, ti prego di accettare questo dolce per l'espiazione delle mie colpe." le disse con tono pomposo porgendole il pacchetto di dolci. Angelique sbatté più volte le palpebre e poi con una risata cristallina afferrò le Api Frizzole.

Scorpius adorò da subito il suono di quella risata, era travolgente, spontanea, per nulla artificiale .

Angelique assaggiò una della Api e stette per qualche minuto in silenzio mentre il suo benefattore si era seduto nuovamente davanti al ragazzo gorilla. Poi rosa dalla curiosità chiese all'improvviso:

"Mi diresti, per favore, che cos'è un Cercatore?"



Albus Potter si tappò le orecchie. Quello scompartimento del treno era un vero casino, anzi un manicomio vista la fauna che lo popolava. Tutti urlavano e si lanciavano cose, sperò ardentemente che comparisse qualche prefetto o caposcuola a cacciane almeno la metà, ma sapeva perfettamente che nessuno mai sarebbe entrato nello scompartimento dei Weasley.

Lui era stato schiacciato in un angolo con Rose, mentre Victorie stava seduta sulle ginocchia di Roxanne, la sua migliore amica. James sembrava assatanato, continuava a balzare da un sedile all'altro, insieme a Fred che lo rincorreva. Dominique aveva cercando di parlare con Lucy, ma James urlava troppo forte così anche loro si erano messe a urlare, poi era scoppiato il caos e tutti avevano iniziato a dar di matto. Molly estraniata da tutto il resto leggeva serafica un romanzo babbano accanto al finestrino. Lo sportello si aprì un secondo dopo ma al contrario di un Prefetto tanto agognato comparvero sulla soglia Alice e Philip. Sorrisero raggianti e si gettarono di peso addosso a James e Fred facendoli rovinare a terra tra risate convulse. Albus non ne poteva più, era come essere alla Tana solo che non c'erano i campi dove fuggire, nè una stanza tutta per sé. Stava per mettersi a urlare pure lui quando una figura passò davanti allo sportello e si fermò osservando allibita quanto stava succedendo dentro.



Angelique era allibita, davanti a lei stava probabilmente mezza casa Grifondoro ammassata in un unico scomparto, erano un turbine urlante di stemmi rosso e oro, uno tra tutti sembrava il fulcro di quell'uragano. Era un ragazzino abbastanza alto per la sua età, magrolino con dei bellissimi capelli neri sparati in ogni direzione, aveva un naso dritto e il volto ovale. Somigliava molto ad un altro ragazzo lì dentro, che al contrario di lui non danzava in quella tempesta, ma se ne stava rannicchiato in un angolino con lo sguardo afflitto. Le fece quasi tenerezza vederlo lì schiacciato come una sardina e quando l'altro si accorse della sua presenza gli sorrise amichevole facendogli segno di uscire. Quello si precipitò fuori e gli disse:

"Se vuoi il mio scompartimento è mezzo vuoto, nessuno gioca a fare la scimmia." e indicò con lo sguardo il ragazzino-uragano che ora si era appeso a testa in giù dal porta bagagli.

"Oh lui è mio fratello James, fa sempre così... Cioè non è che si appende sempre, ma fa sempre un gran baccano!" e poi continuò con un timido sorriso "Magari, se non ti dispiace ospitarmi, mi prendo una pausa." e le tese la mano magra dalle dita affusolate: "Piacere Albus Potter."

"Piacere Angelique Dursley." disse subito dopo stringendo la mano e osservandolo. Solo che al posto degli occhi del bambino Angelique incontrò i suoi. Assottigliò lo sguardo aspettando che l'illusione ottica svanisse, ma quegli smeraldi continuavano a fissarla con altrettanta meraviglia e stupore. Albus fu il primo a riprendersi, illuminato da una scintilla di intuizione.

"Aspetta... Ma tu sei figlia di Dudley Dursley?" le domandò con stupore crescente.

"Credo di sì... Cioè sì di sicuro!" rispose la bionda.

"Beh... Ciao cugina!"



"Anderson Cristopher." annunciò il vicepreside, professor Vitious. Quindi un bambino grassottello con i capelli marroni rasati corti si sedette sullo sgabello e si lasciò calare il cappello sugli occhi. "CORVONERO!" urlò quest'ultimo dopo pochi istanti.

Angelique si torse le mani nervosa, sarebbe inciampata di sicuro o peggio i cappello parlante le avrebbe detto che non c'era alcuna magia in lei e che quindi doveva andarsene. Al suo fianco c'erano i suoi compagni di viaggio, alla destra Albus e alla sinistra Scorpius. Quando aveva portato il primo nello scompartimento Scorpius si era irrigidito come se fosse gli avessero dato una secchiata di acqua gelida. Solo dopo Angelique era venuta a conoscenza della rivalità che esisteva tra Potter e Malfoy, ma lei aveva commentato con tono sbrigativo: "Credo che possiate fare una piccola eccezione almeno per questo viaggio."

"Bennet Poline." questa volta fu il turno di una bambina rossa piena di lentiggini. "TASSOROSSO!"

Albus aveva raccontato che in famiglia erano tutti Grifondoro tranne sua cugina Dominique che era Serpeverde, e lui in tutta sincerità non sembrava così convinto di voler essere un Grifondoro a tutti i costi. Scorpius e il gorilla, che Angie aveva scoperto chiamarsi Octavius Goyle, erano già sicuri che sarebbero stati smistati Serpeverde come tutta la loro famiglia. Angie aveva iniziato a sentirsi nervosa già allora nello scompartimento del treno. E lo era a tal punto che quasi non si era goduta la vista di Hogwarts dalle barche, era salita con Scorpius e Octavius mentre Albus aveva raggiunto la cugina Rose. Mentre Angelique pensava, lo smistamento proseguiva, quell'anno c'erano molti nuovi arrivati e arrivò la D.

"Dixon Samuel." Angelique emise un verso strozzato che sembrava tanto uno squittio, e mentre Samuel finiva a Grifondoro Albus le prese la mano e le disse "Sarai nella casa perfetta per te!"

"Dursley Girard Angelique!" disse il professor Vitious e lo stomaco della ragazza fece una capriola.  Si avvicinò con le spalle dritte e fiera mentre le ginocchia le tremavano leggermente, voleva fare una buona impressione al cappello. Era veramente assurdo voler fare buona impressione ad un cappello parlante, anche se quello era il Cappello Parlante. Quando le fu calato sugli occhi questo prese a parlarle.

"Oooh molto bene! Intelligenza e intuito! C'è bisogno di approvazione e anche molta molta astuzia, accompagnata dalla volontà di eccellere... Sei difficile bambina!"

"Non sono una bambina!" pensò offesa Angie "Comunque lo dice anche mia madre..."

"E c'è anche fierezza e orgoglio. Dove ti metto?"

"Se non lo sai tu!" rispose sconsolata. Pensò spontaneamente ad Albus e Scorpious, le sarebbe piaciuto poter stare con loro, avrebbero riso ancora come sul treno, magari avrebbero scoperto insieme i passaggi e poi avreb... "SERPEVERDE!" fu come se le avessero risucchiato via il macigno che sentiva sullo stomaco per sostituirlo con un sacchetto di piume.

Angelique si tolse il cappello e con passo incerto per l'emozione raggiunse il tavolo dei verde e argento che le stavano facendo un bell'applauso di benvenuto. Alcuni ragazzi più grandi le fecero posto sulla panca e  si sedette di fronte ad una ragazzina dai lunghi capelli lisci e quasi argentei, gli occhi azzurri e il naso sottile.

Angie assistette leggermente sollevata al resto dello Smistamento; Goyle ovviamente fu assegnato alla sua stessa casa tuttavia si sedette lontano da lei, in un gruppo ristretto di ragazzi che sembravano avere un pesce in putrefazione sotto il naso da tanto lo tenevano in alto e da come si guardavano attorno inorriditi.

Quando fu il turno di Scorpius si scoprì veramente nervosa, e con ansia osservò il cappello calargli sul capo e pregò perché le sue speranze fossero esaudite. Fu quasi subito sollevata dalle sue paure sentendo strepitare "SERPEVERDE!".

Lo vide avvicinarsi e gli sorrise raggiante facendogli posto sulla panca, mancava solo Albus e poi sarebbero davvero stati tutti nella stessa casa, compagni... Ma Scorpius senza nemmeno degnarla di uno sguardo si diresse spedito verso il gruppo di ragazzini altezzosi che lo accolsero felicissimi con pacche molto moderate e strette di mano che poco si addicevano ai suoi undici anni. Angie sentiva gli occhi pizzicarle per le lacrime di delusione che cercavano di venir fuori.

Non poteva certo aspettarsi che Scorpius le si sarebbe seduto accanto a cena, aveva di sicuro altri conoscenti e amici, come il Gorilla, ma il fatto che non l' avesse guardata nemmeno per sbaglio pur sapendo che era lì,  la fece sentire davvero insignificante.

Ricacciò indietro la delusione e quasi non si accorse della ragazzina che le si era seduta accanto finché questa le disse con un sorriso dispiaciuto: "Lui è un Purosangue e sta con la sua cerchia."

Angelique aggrottò la fronte perplessa, Purosangue...

"Che è un cavallo?!" chiese sempre con la stessa espressione. La ragazza dai capelli chiarissimi davanti a lei rise divertita poi rispose al posto dell'altra.

"Purosangue significa che i suoi antenati sono tutti maghi e per questo loro..." e con un cenno del mento indicò il gruppetto infondo al tavolo " si credono superiori. Una volta questa casa era famosa per i pregiudizi nei confronti dei Nati Babbani e dei Mezzosangue, ma dopo la Guerra quasi nessuno crede più a simili stupidaggini."

"Quindi c'è qualcuno che considera inferiori le persone senza maghi in famiglia?!" chiese Angie inarcando un sopracciglio incredula.

"Proprio così! Per nostra fortuna sono rimasti veramente in pochi, la maggior parte di questi babbuini è finita ad Azkaban, la prigione dei maghi, per aver appoggiato Voldemort."

"Tanto meglio, non voglio di certo far amicizia con un tale imbecille!" sentenziò Angelique suscitando le risate delle altre due ragazze.

"Comunque io sono Martha!" le disse la ragazza che si era seduta accanto tendendole la mano. Era molto carina, aveva i capelli a caschetto ingarbugliati in una massa di ricci ribelli ramati, i suoi occhi erano della tonalità calda del cioccolato contornati da ciglia fortissime e naturalmente piegate verso l'alto. Il suo incarnato rosato chiudeva perfettamente il quadro facendola sembrare quasi una bambola.

"Angelique, piacere!" rispose stringendo la mano.

"Io sono Dominique, Dominique Weasley." La ragazza biondo-argento si presentò con un certo orgoglio che evidentemente era giustificato dall'espressione allibita sul volto di Martha. Quest'ultima si affrettò a chiedere:

"Quindi sei figlia di uno dei fratelli Weasley?! Oddio! Beh è davvero un.. un onore conoscerti!" e le strinse la mano con entusiasmo.

Angie intuì che fosse la cugina di Albus, ma proprio non capiva tanto slancio.

Facendo vagare lo sguardo sulla tavolata vide Scorpius ridere insieme a tutti gli altri della sua "cerchia" come l'aveva definita Martha.

Ripensò al comportamento di Scorpius sul treno e sulla barca, non le sembrava decisamente che l'avesse trattata da essere inferiore, anzi sia con le Api Frizzole sia quando l'aveva salvata dal cascare dentro il Lago Nero per un'oscillazione della barca le era sembrato molto gentile. Poi pensò alle parole di Dominique e comprese. Scorpius si vergognava di lei, si vergognava di aver fatto amicizia con una Nata Babbana.

Al posto che sentirsi insignificante questa volta si sentì inferocita.

Volse lo sguardo allo sgabello dove si era appena alzato un ragazzino che veniva accolto tra le schiere dei Corvonero.

"Potter Albus." annunciò il professor Vitious con un certo compiacimento. Tutta la sala piombò nel silenzio più assoluto e si volse ad osservare il suo smistamento. Ad Angelique sembrò strano che tutti quanti reagissero con tanta apprensione ma non vi diede troppo peso.

Angie vide il ragazzo con i capelli più sconvolti che mai avvicinarsi lentamente, intimorito e un po' instabile sulle gambe, e sedersi sullo sgabello. Incontrò per un istante i suoi occhi, di sè stessa, di lui e gli sorrise. Sorrise perché sarebbe andato bene tutto: Serpeverde, Tassorosso, Corvonero e Grifondoro! Lui sarebbe stato eccezionale in qualsiasi casa e lei avrebbe comunque voluto essergli amica, gli sorrise e lo vide sorridere a sua volta prima che il cappello gli calasse sugli occhi.

Restò sotto quell'ammasso di tessuto bruciacchiato per quasi un minuto, un tempo interminabile nel silenzio religioso che si era creato. Poi il Cappello Parlante urlò trionfante "SERPEVERDE!"

"NOOOOO!!!" prima che il tavolo dei Serpeverde esplodesse letteralmente in applausi e grida festose, Angie aveva visto e sentito l'uragano del treno, "James forse?!" si chiese, scattare in piedi al tavolo dei Grifondoro e urlare disperato con le mani tra i capelli. Che tipo assurdo!

Albus Potter raggiunse il tavolo della sua nuova casa con un bel sorriso in volto, Dominique si alzò e lo abbracciò congratulandosi con lui, così tutti quelli che stavano attorno facevano a gara per accogliere quello che sembrava una celebrità.

Angelique ora poteva davvero definirsi completamente confusa.

La cugina di Albus, Rose, fu smistata secondo la tradizione di famiglia a Grifondoro e questo sembrò rincuorare almeno in parte James Potter.

Lo smistamento si concluse poco dopo con un'ultima ragazza, Elena Zabini che venne, dopo alcuni minuti di meditazione da parte del cappello, a Serpeverde. Era un bambina molto magra e piuttosto bassa, mora con occhi verde scuro enormi che, mentre si avvicinava al tavolo, lanciarono uno sguardo di sfida al gruppo di Purosangue. Appena le fu accanto si rivolse ad Angelique con un tono tra l'impaziente e l'implorante:

"Non è che mi faresti spazio accanto a te? Io quelli là non li sopporto!" indicando sempre con quegli occhioni il gruppo a cui si era unito Scorpius.

Angelique le fece subito posto con un sorriso.

La preside Minerva McGranitt si alzò e fece il discorso di benvenuto e bentornato a tutti. Fu molto concisa spiegando le regole del castello e i luoghi proibiti, poi annunciò che si sarebbero tenuti due balli a scuola, uno prima di Natale il giorno in cui sarebbero finite le lezioni e l'altro il 2 di Maggio in memoria della fine della Guerra. A questo annuncio un brusio di voci femminili si alzò repentino e civettuolo, sarebbe cresciuto a dismisura se la preside non avesse catturato nuovamente l'attenzione di tutti semplicemente schiarendosi la gola.

Angie ammirò moltissimo l'autorità che quella anziana signora emanava, la trovava perfetta con le vesti austere e i capelli ormai canuti raccolti in un semplice chignon.

Quando la preside concluse il discorso Angie voltò il viso verso la tavola chiedendosi come si sarebbe svolto il pasto, se ci sarebbe stato un buffet o se ci fossero degli inservienti, ma le sue domande morirono in gola vedendo il banchetto reale che era appena apparso davanti a tutti loro. Con un sorriso smagliante si servì le patate e l'arrosto pensando a quanto amasse la magia.



Angelique fece un fiocco con lo spago che aveva utilizzato per chiudere il pacchetto in cui erano racchiusi i dolci per suo fratello. Accanto al piccolo fagotto, spiccava per contrasto con l'ebano della scrivania la voluminosa lettera che aveva indirizzato ai suoi genitori, in cui li informava di essere stata smistata in Serpeverde e che andava tutto bene. Il giorno successivo sarebbe andata alla gufiera e avrebbe consegnato il tutto a Caliel, il suo gufo, per farlo giungere a destinazione. Si voltò verso le compagne di stanza ma rimase stupita dallo spettacolo che aveva di fronte.

Martha si era cambiata in un lampo, indossava il pigiama ed ora era al centro della stanza, oscillava pericolosamente sotto il peso di una pila di libri enormi che le arrivavano sopra la testa. Elena invece si era addormentata tutta vestita in una posizione assurda,  di pancia con i piedi sul cuscino e le braccia spalancate  sopra la testa che penzolavano fuori dal baldacchino.

Angie si affrettò ad aiutare Martha sistemando con lei i suoi libri e poi stese una morbida coperta verde su Elena, che nel sonno mugugnò soddisfatta per il calore rannicchiandosi.

Angelique sorrise e si disse che forse, finalmente, aveva trovato qualcuno strano come lei.





Nota personale:

Che ne dite?! Tutti piccoli serpenti a fare amicizia!

La Casa di Serpeverde ha subito parecchi cambiamenti dopo la guerra, nessuno è più ossessionato dallo stato di sangue, tranne quello sparuto gruppo infondo alla tavolata. Ci sono ancora alcune cose che Angie non sa, ma nel prossimo capitolo le verranno svelate dai suoi amici. Baci a presto.

Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap.3 Di Verità e Vendette. ***


Cap.3 Di Verità e Vendette

"Ok, ok, fammi capire... Tua mamma è una delle arance e tuo papà è uno dei toast, giusto?" chiese Angielique spostando i suddetti oggetti uno vicino all'altra.
"No mio papà è una brioches, i toast sono i Paciock, sono tre infatti!" la corresse Albus, spostando a sua volta la combinazione.
"Va bene e i tuoi innumerevoli cugini, che sono i mandarini, chi sono?"
"La più grande è Victoire, quella là bionda"inidcò una ragazza seduta al tavolo di Grifondoro "che è la sorella di Dom, figlie di Bill e Fleur. Accanto a lei c'è Roxanne, figlia di George e Angelina ed è la sua migliore amica..." continuò Albus.
"Chi quella col cespuglio in testa?"
"No quella con la pelle ambrata e la treccia! Poi, un po' più in là, ci sono Fred, il fratello di Rox, e James, mio fratello..." E indicò un punto della tavola in cui James stava tenendo in equilibrio sulla fronte un calice pieno di succo, tra le risate degli amici. "Accanto a loro sono seduti Alice Paciock, quella che ora sta ridendo, figlia di Hannah Abbott e Neville Paciock, il mio padrino..."
"Uno dei toast giusto?!" chiese perplessa Angie osservando per un istante la sua tavola.
"Sì uno dei toast. E Philip Jordan, figlio di Lee Jordan. Adesso stanno entrando Molly e Lucy, figlie di Percy e Audrie!" detto ciò Albus indicò due ragazze dalle chiome fulve e le numerose lentiggini che stavano raggiungendo le altre cugine per la colazione. "E poi c'è Rosie, figlia di Ron ed Hermione."
"Perfetto... Ora abbiamo stabilito che tu sei un mandarino..." disse Angie scrutando attentamente tutti gli oggetti davanti a lei.
"No sono una brioches! Sono Potter non Weasley!" la corresse pazientemente Albus.
"Oh maledizione lo sapevo!" protestò Angie battendo un pugno sul tavolo. "Ci sono altre brioches in giro oltre a te e al tuo fratello primate?"
"Sì c'è mia sorella Lily..."
"Oh no! Me la sono persa! Dov'è? Dov'è?" chiese la ragazza girando la testa a destra e a sinistra in modo compulsivo.
"A Godric's Hollow, probabilmente nel letto, a dormire pacifica mentre mia madre prepara la colazione!" rispose Albus con tono divertito, "Forse non è stata una grande idea usare tutti questi oggetti, secondo me ti confondono le idee!"
"No no, io credo di aver capito la vostra dinamica famigliare... Più o meno! Quanti altri piccoli Weasley non sono ancora qui?" chiese Angie sempre con lo sguardo ridotto ad una fessura fisso sulla tavola.
Albus sorrise per la buffa espressione e prendendo altri mandarini in mano continuò: "Ci sono Hugo, il fratello di Rose" e mise il primo mandarino vicino agli altri "Poi c'è Luiss, fratello di Vic e Dom." mise il secondo " E infine c'è un'incognita." e mise il terzo.
"Potter niente indovinelli, la tua famiglia è troppo difficile!" sbottò Angie. 
"Volevo dire che Zio Charlie ha mandato un gufo alla nonna dicendo che la sua compagna aspetta un figlio! Quindi in realtà non lo sappiamo nemmeno noi!" si affrettò ad aggiungere Albus alzando le spalle come a scusarsi.
"Bene! Ora veniamo al punto saliente... Perché i Weasley e i Potter sono delle divinità ad Hogwarts?" chiese Angelique alzando finalmente lo sguardo per puntarlo nelle iridi del cugino.
"Ma che razza di domanda è?!" intervenne Martha in quell'istante con un'espressione allucinata stampata in faccia "Perché hanno salvato il mondo magico diciannove anni fa!!! Harry Potter! Niente?" Angelique scosse la testa scrollando le spalle. "Nulla? Vuoto? Buco nero?" ad ogni risposta negativa alzava un po' di più la voce fino a sfiorare le urla.
"Per questo, però, temo che dovremo aspettare il pranzo, perché ora non c'è abbastanza tempo! Finiamo di mangiare e poi andiamo. Che cosa abbiamo per prima?" disse Albus cercando di sbirciare l'orario che Angie teneva accanto a sè.
"Doppia ora di Pozioni, con i Grifondoro, non vedo l'ora!" esultò Angie addentando una brioches.
"Ehi! Ti sei mangiata mio papà!" protestò Albus con tono offeso. Angie, Martha ed Elena scoppiarono a ridere.
Angelique aveva costretto Albus a creare un albero genealogico con le pietanze della colazione per riuscire a capire l'ingarbugliata situazione famigliare di quest'ultimo. Così i Weasley adulti erano diventate arance, i Weasley piccoli mandarini, i Potter brioches, i Paciock toast, gli Scamandro mele, anche se su questi ultimi aveva perso la concentrazione un attimo e non si ricordava più che cosa c'entrassero! 
Quella mattina anche Martha e Elena avevano raccontato la loro storia. 
Martha O'Quinn era figlia di un mago irlandese e di una strega israeliana, al momento viveva in Irlanda in una grande casa in campagna insieme ai nonni paterni. Suo papà lavorava al Ministero, per questo lei conosceva abbastanza bene le famiglie di maghi più in vista dell'epoca. Era una vera appassionata di libri, per questo aveva legato immediatamente con Angelique, aveva un carattere disponibile ma tendenzialmente riservato. 
Elena invece era una Purosangue, figlia del fratello maggiore di Blaise Zabini, ma i pregiudizi sullo stato di sangue, che sembravano ancora animare i ragazzi del gruppo che sedeva sempre in fondo alla tavola, in lei non avevano minimamente attecchito. Al contrario di Martha era un esplosione di vitalità, in quel corpicino esile e ancora acerbo si celava un fuoco dirompente. Sin dall'inizio aveva dichiarato la sua ostilità per gli altri ragazzini Purosangue, specificando che tutte le volte che li aveva incontrati alle cene ufficiali o ai ricevimenti a casa di una qualche famiglia importante era finita per azzuffarsi con loro.
Angelique si chiese come fosse possibile per quelle braccina tirare pugni o peggio riceverne! Lei, che era alta più dei maschi della sua età e non era di certo gracile, aveva ricevuto dei pugni tali da Tristan che l'avevano quasi stesa. Ma Tristan era sempre un caso a parte!
Poco distante dal loro si alzarono tutti insieme gli appartenenti alla cerchia dei Purosangue e si diressero quasi tutti fuori dalla Sala Grande, tranne Scorpius che si avvicinò di soppiatto. Si sedette vicino ad Albus guardando indietro per controllare che nessuno lo avesse visto sparire.
Angelique si sentì chiudere lo stomaco in una morsa a quella scena. Così lanciò in malo modo l'ultimo pezzetto di brioches nel suo piatto. Scorpius sembrò non farci caso, incuriosito invece dal quantitativo impressionante di oggetti posti tra Angelique e Albus.
"Che avete fatto qui?" domandò incuriosito. Albus stava per rispondere ed esporre anche a lui il suo albero genealogico, ma Angelique fu più veloce:
"Ci siamo comportati da persone intelligenti e civili, e tu che hai fatto con i tuoi nuovi amichetti?" detto ciò sbattè il proprio calice colmo di succo di zucca talmente forte sul tavolo che ne uscì la metà, inzuppando la manica della divisa di Elena.
Scorpius, preso in contropiede, aprì la bocca poi la richiuse, l'aprì un'altra volta e la chiuse di nuovo, così Angelique continuò col tono aggressivo di prima:
"Oh certo! Lord Malfoy ha il sangue troppo puro per parlare con delle persone di rango inferiore!" le sue guance erano scarlatte e gli occhi smeraldini sembravano mandare scintille, prese la sua tracolla di pelle piena di libri e se la caricò in spalla alzandosi. "Ti dirò una cosa piccolo Lord: nessuno di noi merita di essere la tua vergogna! Se ritieni di poterci usare come ruote di scorta quando i tuoi amichetti ti lasciano da solo, giusto in tempo per ragionare col tuo cervello, ti sbagli!" e alzando il capo con un cipiglio fiero si allontanò a grandi falcate dalla Sala Grande. Dopo tre metri Angie si era già pentita di aver attaccato in quel modo Scorpius, ma se c'era una cosa che non sopportava era che qualcuno non la considerasse all'altezza della situazione. Aveva appena varcato il portone quando sentì una mano sulla spalla e si voltò.
"Cammini troppo veloce Angelique!" Albus l'aveva rincorsa per tutta la sala e ora era leggermente affaticato, riprendeva fiato con una mano sul ginocchio mentre il suo petto si alzava e abbassava velocemente. "E il bello è che hai sempre i capelli perfetti! Per me è un miraggio, come ci riesci?"
Angie scoppiò a ridere insieme ad Albus. Era davvero bravo ad alleviare la tensione.
"Io non volevo scattare in quel modo... Ma mi ha fatto una tale rabbia! Si è seduto come un ladro, sembrava che avesse i carboni ardenti sotto il sedere!" tentò di giustificarsi Angie.
"Forse non è una situazione semplice nemmeno per lui..." suggerì l'altro con tono accondiscende.
"No, forse no. Però..."
"Ehi Albus! Papà mi ha scritto che stasera ti manderà una bella scorta di antidoti!" la figura e la voce di James Potter si avvicinarono ai due ragazzi. "Dice che ti sarà utile nel caso qualche serpente ti morda, ora che sei nel loro covo!" si fermò davanti a loro. Era alto per la sua età, molto simile al fratello, tranne per i tratti del viso leggermente più decisi, gli occhi di un colore indefinibile, tra il nocciola e l'ambrato, e il naso un po' più dritto. Angie pensò che sarebbe stato davvero bello se non avesse avuto sempre stampato sulla faccia quel ghigno insopportabile, come se lui fosse stato a conoscenza di cose che non avrebbero sfiorato la mente di nessun altro. Dietro di lui stava un ristretto gruppo di Grifondoro tra cui quelli che Albus le aveva indicato come Alice e Philp.
Albus sospirò e con aria esausta rispose: "Papà non avrebbe mai detto una cosa del genere! Anche perché mi ha scritto stamattina e ha detto che è molto felice per me."
"Hai ragione fratellino, lo dico io!" rispose questo con un allargando il ghigno saccente sul bel viso.
"Ma che assurdità!" Angie si sentì in dovere di intervenire e disse la prima cosa che le passava per la testa, giusto per smontare un po' quel bulletto "La maggior parte dei serpenti preferisce stritolare le sue vittime, non avvelenarle! Dai Albus andiamo!" fecero per andarsene ma James li bloccò.
"E tu biondina chi saresti?" aveva sempre un tono canzonatorio. Insopportabile!
"Lei è tua cugina, Angelique." rispose Albus con un sorriso compiaciuto sul volto per essere a conoscenza di qualcosa che sfuggiva a James.
"No che non lo è!" rispose subito quello imbronciandosi.
"Sì che lo è!" questa volta fu Angie a rispondere. "Mio papà e tuo papà sono cugini!"
James spalancò gli occhi sorpreso e chiese con tono ilare: 
"Cioè tu saresti figlia di quel babbeo di Dudley Dursley?!" e le scoppiò a ridere in faccia.
Angelique sentì una rabbia inaudita montarle dentro, come osava offendere il suo papà?! Ma al posto che sbraitare come avrebbe fatto chiunque, assunse nuovamente il suo cipiglio fiero e aspettò che James si ricomponesse per parlare con un sorriso angelico stampato in faccia:
"Sai che ti dico Al? Almeno siamo sicuri che tu non sia un completo imbecille."
"Perché?" chiese James al posto di Albus. Angie sorrise leggermente malefica, sapeva che ci sarebbe cascato:
"Perché hanno finito tutte le scorte di idiozia con te!" detto ciò scostò con una spallata James e si diresse insieme ad Albus verso i sotterranei. 
"Ehi! Ehi ragazzina! Che cosa hai detto?" sentendo la voce di James Potter in lontananza, Angie si disse che non aveva sbagliato giudizio, non solo era un completo imbecille ma era pure tardo!

"Buongiorno ragazzi." disse la professoressa Blacktorn.
"Buongiorno professoressa." risposero in coro gli interpellati.
"Prima di iniziare la lezione, vorrei esporvi alcune regole che si devono rispettare nella mia classe." la professoressa Blacktorn si alzò e oltrepassando la cattedra si parò davanti ai suoi alunni. Angelique la osservò ammirata. Era una bellissima donna, alta ed estremamente slanciata, indossava una veste da strega bordeaux con delle rifiniture nere. Aveva i capelli color mogano racchiusi in una treccia elaborata che le finiva alla vita, i suoi occhi erano blu, non banalmente azzurri, ma blu intensi. Aveva zigomi alti e le labbra sottili. 
"Per prima cosa, non ammetto assolutamente schiamazzi o brusio mentre spiego. Quando lavorerete in coppia, ovviamente, potrete comunicare col vostro compagno in modo adeguato. Secondo, so perfettamente che questa nobile arte non è avvicinabile in modo approfondito da tutti, senza offesa a chi si rivelerà parte di essi nei prossimi mesi! Tuttavia io richiedo il massimo imegno a ciascuno di voi. Starà a me giudicare le vostre attitudini e poi valutarvi di conseguenza. Terzo, nella mia aula non esplodono oggetti, e mi riferisco a lei, signor Potter" e punto i suoi occhi blu in quelli di Albus, il quale deglutì arrossendo furiosamente. "Non so se lei abbia la stessa capacità di suo fratello di trasformare un calderone di peltro in una bomba anche solo guardandolo, ma non ho intenzione di passare un anno come quello appena passato! Credo che sia stato stabilito un record insuperabile, trenta calderoni scoppiati o fusi!" e sorrise benevola. Tutti risero e anche Albus che parve leggermente rincuorato. Poi riprese sempre con tono autoritario:
"Quarto, siate sempre cauti e concentrati, estremamente attenti all'evoluzione della pozione. Quinto non ammetto che una coppia venga aiutata da un'altra, ognuno deve contare sulle proprie forze. Ora al lavoro!" e con un gesto fluido ed elegante girò una grossa clessidra:
"Avete un'ora e un quarto per preparare questa pozione, la troverete sul vostro libro a pagina 10." e scrisse in stampatello alla lavagna Pozione galleggiante.
Angelique raccolse i boccoli biondi in un ordinato chignon e lesse le istruzioni. Era in coppia con Elena, mentre Albus era stato praticamente arpionato dalla cugina, Martha era stata accoppiata a Scorpius con grande sollievo di Angie che non avrebbe mai potuto lavoraci insieme dopo la scenata della colazione.
"Oh Angie devo dirti una cosa!" bisbigliò Elena avvicinandosi alla ragazza. 
"Dimmi." bisbigliò quella di rimando restando però concentrata sul suo libro già sottolineato e con le note ai lati. Aveva già visto quella particolare pozione, si ricordava che il nome derivava dall'effetto di benessere che avrebbe dato se fosse stata eseguita correttamente, avrebbe dato l'illusione di galleggiare. 
"Sono una completa frana in pozioni! Mia madre ha provato a insegnarmi qualcosa, ma dice che sono un incubo!" ammise angosciata rosicchiandosi il dito indice. Angie sorrise a quella ragazzina tutta occhi e le disse: 
"Non importa! Ci aiuteremo a vicenda. Facciamo così: tu inizia a pestare gli occhi di rana."
Elena prese una manciata di occhi e stava per metterli nel pestello quando Angie le bloccò la mano sussurrando:
"Ce ne servono cinque non cinquanta!" l'altra annuì concentratissima e iniziò la sua opera.
Angie seguì la propria pozione con scrupolo maniacale, voleva davvero fare una buona impressione alla professoressa, che aveva scoperto essere anche la sua Direttrice di Casa.
Dopo circa tre quarti d'ora la pozione aveva assunto un bel colore arancione, proprio come diceva il manuale, ed Angie stava per chiedere ad Elena gli occhi di rana su cui l'altra aveva focalizzato la propria attenzione quando vide avvicinarsi Octavius Goyle. 
"Ehi Dursley!" grugnì quello mettendosi davanti al suo calderone.
"Ciao Goyle, posso esserti di qualche utilità?" chiese Angie continuando a mescolare la sua pozione.
"Sì in effetti! Mi potresti prestare quella cosa rosa che hai dietro di te?" e con un dito a salsicciotto indicò l'armadio dietro Angie. Questa si girò e vide l'oggetto in questione:
"Ma l'alga rossa non c'è in questa pozione!" e si girò di scatto vedendo che Goyle metteva la mano destra in tasca in modo furtivo.
"Ah allora mi sono sbagliato. Ciao!" e se ne andò. Ma quando Angie abbassò nuovamente lo sguardo sulla sua pozione si accorse che stava cambiando colore e densità. Aveva assunto una tonalità marroncina al posto che gialla come sarebbe dovuta essere e si stava raggrumando. Fu presa per un secondo dal panico, che cosa aveva fatto di sbagliato? 
"Ehi Ele hai messo per caso qualcos'altro oltre agli occhi di rana?" chiese con una punta di angoscia nella voce
"No Angie! Oddio ho guastato la pozione senza nemmeno toccarla! Scusami!" 
"No non sei stata tu!" rispose Angie e poi rivide il movimento furtivo di Goyle e capì che era stato lui a sabotarle. "Ehm... Ele mi andresti a cercare... un po' di corno di Erupment tritato?" chiese improvvisando. Doveva restare sola per ragionare.
"Certo subito!" bisbigliò animatamente l'altra scomparendo in batter d'occhio.
Il cervello di Angelique iniziò a lavorare febbrilmente. Non avrebbe potuto chiamare la professoressa e accusare un suo compagno senza prove e rischiando di far perdere punti alla sua stessa Casa. Quindi doveva aggiustare la pozione a tutti i costi!
Innanzi tutto che cosa aveva messo quel Gorilla nel suo calderone? Denti di pipistrello? No avrebbero fatto ben poco in quel caso. Asfodelo in polvere? No nemmeno, quello avrebbe fatto esplodere tutto. Forse... Angelique iniziò a sfogliare velocemente il suo manuale fino alla parte di teoria e vide quello che cercava. "La polvere di luna è particolarmente reattiva agli aculei di istrice, infatti se mescolati non nella giusta dose possono causare un addensamento irregolare della pozione e infine renderla inutilizzabile."  La sua pozione era principalmente a base di pietra di luna! Ecco che cosa aveva usato quello scemunito di Goyle! Che cosa poteva neutralizzare gli aculei di istrice prima che fosse troppo tardi? Continuò a sfogliare fino al punto desiderato: "Gli aculei di istrice hanno buona affinità per il succo di calendula ottenuto spremendo radici e fiore insieme."
E dove diamine poteva trovare succo di calendula? Mica se lo portava nella tracolla per lo spuntino! Così continuò. "Un'altra soluzione valida in mancanza di succo fresco può rivelarsi il crearlo a partire dall'essiccato di calendula mescolato con acqua." Perfetto! Angelique si voltò verso l'armadio e fece scorrere con lo sguardo, non appena la trovò ne prese una manciata e la mise nel pestello. La triturò finemente e poi vi aggiunse acqua in moderata quantità. In seguito si avvicinò al suo calderone e versò la sua versione di succo di calendula poco per volta, esultando sempre di più mentre la pozione tornava di un bel colore albicocca. 
"Angie mi sa che nessuno ha l'Erupment macinato!" disse Elena tornando al suo posto passando sotto il tavolo.
"Non importa, abbiamo tutto sotto controllo!" rispose esultante Angie, detto ciò diede l'ultima mescolata alla pozione e questa assunse il colore giallo pallido descritto nel manuale.

"Così, proprio qui nella Sala Grande, si sono affrontati per l'ultima volta e mio padre lo ha sconfitto!" Albus concluse il suo racconto infilandosi un pezzo di pane alla zucca in bocca.
"Angie, guarda che così ti si lussa la mandibola!" commentò divertita Martha.
Angelique Dursley non aveva mai sentito nulla di più straordinario. Il papà di Al aveva davvero fatto tutte quelle cose incredibili? Aveva sfidato sei volte il mago oscuro più potente che il mondo magico avesse conosciuto e lo aveva sconfitto, attraverso mille peripezie con i genitori di Rose! Angie aveva la bocca spalancata e il cucchiaio con la zuppa sospeso a mezz'aria da circa un minuto. Poi si riscosse e commentò:
"Beh... Fantastico!" si infilò finalmente il cucchiaio di zuppa in bocca, una volta inghiottito riprese: "Dovrebbero scrivere un romanzo su di lui!"
"Ce ne sono un bel po' in effetti!" commentò Al leggermente sovrappensiero.
Angie vide la cugina di Albus alzarsi dal suo posto accanto a James al tavolo dei rosso e oro e dirigersi verso il loro, quando fu vicina si rivolse direttamente al cugino:
"Ehi Al, Vicky dice di leggere questo." e gli diede un pezzetto di pergamena ripiegata.
Albus l'aprì e lesse, un sorriso si aprì sul suo volto e rispose:
"Dille che va bene e che la ringrazio tanto." 
Rose prima di andarsene rivolse uno sguardo leggermente truce ad Angie, poi si voltò e uscì dalla Sala Grande. 
"Mi sa tanto che tua cugina mi odia." commentò Angie. Quando alla lezione di pozioni lei ed Elena aveva finito per prime e avevano fatto guadagnare cinque punti alla loro casa, aveva visto il volto contrariato di Rose imbronciarsi e guardarle con un misto di astio e disapprovazione. Poi a Incentesimi con Vitious si era verificata una situazione analoga, quando lei aveva eseguito alla perfezione l'incantesimo e il professore l'aveva lodata, Rose si era incupita. All'uscita stava parlando con Albus e quando Angie si era avvicinata quella se n'era andata senza nemmeno salutarla.
"No non credo..." disse Albus e stava per addurre le sue ragioni, quando qualcosa sotto il loro tavolo esplose mandando per aria piatti, posate, calici e cibo. Ci fu un momento di panico, in cui tutti accorsero verso di loro, ma Angelique riuscì a distinguere, tra la minestra che le colava sugli occhi, James Potter che correva verso il tavolo di Grifondoro. 
Erano conciati uno peggio dell'altro, pieni di cibo sulla divisa, in faccia e tra i capelli, il loro tavolo era mezzo ribaltato e da lì sotto proveniva una puzza vomitevole...
"Oh no... caccabombe!" piagnucolò Elena togliendosi una fetta di prosciutto dai capelli corvini.
Ci fu un momento di silenzio e poi tutti scoppiarono a ridere. Angie ed Albus erano quelli messi peggio visto che le caccabombe erano espose proprio sotto di loro, Elena e Martha erano leggermente meglio, infatti Martha scoppiò a ridere e commentò:
"Siete proprio messi male!"
"Ah davvero?!" chiese ironica Angie e con un sorriso malefico prese una manciata di piselli da un piatto e gliela tirò dritta in faccia. Martha rimase immobile un istante mentre i piselli le colavano sul collo e sulla divisa. 
"Guerraaa!" urlò Elena saltando sulle spalle di Martha e riempiendole i capelli di zuppa. In un secondo i quattro ragazzi si iniziarono a lanciare cibo ridendo convulsamente, Angie era riuscita ad atterrare Albus e gli stava versando il succo di zucca in testa quando una voce li interruppe.
"Basta così! Questo è inammissibile!" la professoressa Blacktorn li stava guardando furente.
I quattro si alzarono e si ricomposero davanti alla Direttrice della loro Casa.
"Vi rende conto di che cosa avete fatto?" le guance erano leggermente arrossate e gli occhi ridotti a delle fessure. "Avete fatto esplodere il vostro tavolo e vi siete lanciati il cibo, come degli animali! Ma dove crete di essere?! Non so nemmeno quanti punti andrebbero tolti in questo caso... Trenta? Cinquanta?" Tutta la sala si era fatta improvvisamente silenziosa.
"Professoressa non sono stati loro." una voce femminile giunse in loro soccorso. La Blacktorn guardò la ragazza che aveva parlato, indossava i colori di Corvonero e aveva una spilla da Prefetto sul petto, "Qualcuno ha fatto esplodere una caccabomba sotto il loro tavolo, non sono stati loro, glielo posso garantire!" continuò notando il silenzio della professoressa.
"Beh comunque si sono comportati in modo inammissibile, quindi quindici punti in meno a Serpeverde!" decretò leggermente rabbonita "E andate a cambiarvi prima delle lezioni pomeridiane... Santo cielo che puzza!" concluse voltandosi con una mano sulla bocca.
"Grazie mille!" disse Angie rivolta alla ragazza di Corvonero.
"Figurati, è il mio dovere!" disse questa indicando la spilla e se ne andò.
"Mi sa tanto che dovremo farci una doccia..." propose Albus dirigendosi verso l'uscita.
Ma Angie restò immobile e sibilò minacciosa: "Potter..."
Albus si girò colpito da quel tono ma lei mosse la mano come a scacciare una mosca molesta e aggiunse :"L'altro, l'idiota."


Scorpius Malfoy aveva assistito a tutta la scena dell'esplosione e della guerra col cibo.
"Ma che animali! Solo Sanguesporco e Traditori del loro Sangue potrebbero raggiungere dei livelli simili!" Anatole Nott guardò disgustato i quattro ragazzini che venivano sgridati dalla direttrice della loro Casa.
"Shhh! Vuoi che ti senta qualcuno?!" Violet Burke redarguì immediatamente il suo fidanzato. 
"Beh tanto è quello che pensiamo tutti noi! Questa scuola è diventata uno scempio..." proseguì Anatole con tono accorato.
Scorpius stette in silenzio, non sopportava più quel gruppo di megalomani e psicopatici. Erano rimasti ben pochi i rampolli delle famiglie dal sangue puro, la guerra aveva fatto un'enorme cernita. Anatole Nott, Violet Burke, Octavius Goyle, Crystal Selwyn, Janus Macmillan e lui Scorpius Malfoy. Ma lui non si sentiva minimamente parte di quel gruppo. A colazione Angie lo aveva rivoltato come un calzino e lui si era sentito veramente vile e meschino per come aveva trattato quei ragazzi, gli piacevano moltissimo tutti quanti, li aveva invidiati davvero quando li aveva visti ridere di gusto e scherzare spensierati. Anche quando si erano lanciati il cibo lui si sarebbe voluto alzare e unire alla guerra. 
Solo che semplicemente non poteva. I ragazzi Purosangue lo guardavano con un sguardo carico di chissà quali aspettative, come se lui potesse riportare le loro famiglie all'antica gloria. Che sciocchi! A lui non sarebbe potuto importare di meno. Li aveva raggiunti la sera prima solo perché suo padre gli aveva raccomandato di non mancare di rispetto ai figli dei suoi amici, ma gli era costato moltissimo ignorare il sorriso raggiante che Angie gli aveva rivolto.
Angelique, che ora gli stava sfilando accanto con i suoi nuovi amici, lurida di cibo e felice come non mai, con quegli smeraldi al posto degli occhi e i capelli dorati. Angelique con un sorriso capace di illuminare da solo la Sala Grande. Angelique con il mento in alto e l'espressione fiera. 
A Scorpius piaceva proprio quella ragazzina... Ma come scegliere tra persone che avrebbe dovuto frequentare e persone che voleva frequentare?! 
Scorpius, sconsolato, tornò a fissare il suo piatto. Decisamente non era iniziata bene la sua permanenza ad Hogwarts.


La prima settimana di lezioni fu molto soddisfacente per Angie, aveva dimostrato di essere una studentessa molto brillante, solo aveva avuto parecchie difficoltà con Trasfigurazione. Il suo maledettissimo fiammifero aveva assunto solo dei bagliori argentei, ma il professor Cavendish, Direttore di Tassorosso, aveva detto che non bisognava scoraggiarsi perché la sua era una materia molto complessa e difficile. 
Angelique aveva sempre pensato che Tristan fosse il bambino più pestifero che avesse mai incontrato, il più seccante e il più dotato nell'arte degli scherzi. Questo finché non conobbe James Potter. 
Lunedì aveva messo la caccabomba sotto il loro tavolo a pranzo. Martedì le aveva rovesciato addosso una secchiata d'acqua gelida all'uscita dalla Sala Grande. Mercoledì pomeriggio, mentre lei era in biblioteca, le aveva fatto cadere addosso un intero scaffale di tomi di Artimanzia. Mercoledì a colazione le aveva messo una piccola famiglia di rospi nella tracolla di pelle. Giovedì a cena il suo cucchiaio aveva continuato a sfuggirle di mano, rovesciandole più di una volta la zuppa di pomodoro sulla gonna. Venerdì infine aveva pensato bene di far esplodere una piccola palude nel corridoio dove lei, Elena e Martha stavano passando per andare nel loro dormitorio.
A ognuno di questi scherzi Angie non aveva mai reagito, aveva solo scandito con tono furente "Potter...", come ad appuntarsi l'ennesimo tiro mancino. E questo non perché avesse paura delle conseguenze di rincorrere per tutta la scuola il Grifondoro e dargliele di santa ragione, ma perché meditava un piano che gli avrebbe fatto rimpiangere uno per uno gli scherzi idioti che le aveva propinato. La sua vendetta sarebbe stata servita congelata.
Mentre si toglieva il fango di dosso sotto la doccia, Angielique ringraziò infinitamente perché la settimana fosse finita, magari Potter l'avrebbe lasciata in pace durante il week-end!
Tuttavia non sapeva ancora quanto sarebbero stati movimentati quei due giorni.



Nota Personale:
Per prima cosa chiedo scusa a tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo per primi! Ho cambiato un paio di cose! Elettra è diventata Elena, l'ho messo involontariamente ma mi sembrava un po' troppo auto-celebrativo! Martha ha i capelli ramati non color cioccolato come all'inizio, mi sembrava più adatto alle sue origini irlandesi! 
Sono riuscita ad aggiornare presto, ma per il prossimo capitolo temo che dovrete aspettare un po', ho un esame in università che mi terrà occupata! 
Ringrazio moltissimo Cattivasorte che mi ha recensito per prima, grazie davvero! Ringrazio anche tutte le 9 persone che mi hanno aggiunto alle "seguite" e Viperas che mi ha messo tra le "preferite".
Spero di non deludervi! Baci a presto.
Bluelectra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** cap.4 Angie's Fallen ***


Cap.4 Angie's Fallen

Angie si stiracchiò nel letto, ancora intorpidita dal sonno gettò uno sguardo fugace alla sveglia sul proprio comodino. Le 7.37, non si meravigliò di essersi svegliata tanto presto, non riusciva mai a dormire molto, al contrario delle sue compagne di dormitorio, come aveva potuto constatare quella prima settimana. Se era stato relativamente facile svegliare Martha, con Elena era tutta un'altra storia!
Aveva escogitato ogni metodo per farla alzare dal letto, quasi sempre col risultato di sentirla grufolare e girarsi dall'altra parte, sembrava che dormisse sotto effetto delle pozioni soporifere. 
Angelique si propose di fare loro una bella sorpresa, tanto non sarebbe mai riuscita ad addormentarsi di nuovo!  
Analizzò qualche secondo il proprio guardaroba in cerca di qualcosa di adatto alle ore libere nel castello. Alla fine optò per un vestito scamiciato con una fantasia scozzese verde e blu e un maglioncino blu coordinato. Si lavò e vestì in un religioso silenzio, uscì dalla stanza con gli stivali in mano. Non voleva decisamente rovinare tutto il suo piano rischiando che una delle due la sorprendesse nell'atto della fuga!
Quando giunse in Sala Grande si stupì di trovarla deserta, c'erano solo due ragazze di Corvonero e un Tassorosso seduti a far colazione. Certo lei era mattiniera, ma che fossero tutti tanto pigri in quella scuola?! Andò spedita verso il tavolo di Serpeverde, prese uno dei vassoi e lo riempì di toast, brioches a tutti i gusti, torta al cioccolato e torta alla melassa, una caraffa di succo di zucca e un bricco con caffè-latte caldo, tre tazze e tovaglioli.
Sollevò il vassoio e si sorprese per la pesantezza, forse aveva un tantino esagerato! Stava per varcare la soglia della Sala Grande quando qualcuno si abbattè su di lei facendola ruzzolare per terra con vassoio e stoviglie annesse.  Angie non ebbe tempo di reagire e sbattè la testa contro il pavimento di granito, emettendo un basso mugugno di dolore. 
"Oh scusa! Mi dispiace tanto! Ti sei fatta male?" Un ragazzo apparve nella sua visuale, lui la osservava di rimando inginocchiato accanto a lei.  
Era sicuramente più grande di lei, aveva dei capelli mossi e dorati come oro zecchino, spettinati in modo perfetto, con dei riflessi rossi e delle ciocche leggermente più scure, i suoi occhi erano scuri e la sua pelle era leggermente abbronzata. Le labbra piene incurvate in un sorriso di scuse. Ad Angie si seccò la gola ed emise un suono rauco, simile ad un gemito. Ma che cosa aveva fatto di male per trovarsi continuamente in situazioni tanto imbarazzanti?!
"Aspetta! Vado a chiamare Madama Chips!" Si affrettò ad aggiungere il ragazzo scambiando il gemito di frustrazione per gemito di dolore.
"No, no, per favore! Sto bene!" Angie si alzò e sentì la testa girarle leggermente ma non ci fece caso, voleva andarsene il prima possibile con la colazione per le sue amiche... Già la colazione! Abbassò lo sguardo sconsolata e vide tutto sparso per terra e affogato nel succo di zucca o nel caffè. 
"Che disastro!" mormorò e si chinò a raccogliere quel pandemonio.
"Lascia che ti aiuti." Il ragazzo sfoderò la bacchetta e sussurrò : "Wingardium Leviosa!", al ché tutto il cibo si alzò e si accumulò sul vassoio, poi aggiunse : "Gratta e Netta." e improvvisamente un'abbondante schiuma rosa si sparse sul pavimento, per poi sparire qualche secondo dopo e lasciarlo come nuovo.
"Wow!" esclamò Angie entusiasta.
"Primo anno?" le chiese il ragazzo guardandola con un sorriso.
"Sì... Non conoscevo l'incantesimo per la pulizia, altrimenti avrei fatto da sola!" si affrettò ad aggiungere leggermente incupita, ci mancava che la considerasse pure un'incapace!
Il bel ragazzo scrollò le spalle e continuò: "Scusami, non volevo farti cadere. Stavo solo cercando di scappare velocemente da un amico."
Angie aggrottò le sopracciglia e sbattè le palpebre perplessa: "Non vorrei intromettermi, ma che...Oh!" lungo il corridoio vide correre a perdifiato una figura spiacevolmente nota. 
"Lurido stronzo!" ululò James Potter appena fu loro vicino e saltò in spalla al ragazzo tentando di strozzarlo. Gli avvinghiò le braccia magre attorno al collo con insospettabile forza e iniziò a fare pressione.
"James... James basta!" disse quello diventando paonazzo per la mancanza d'aria, nel frattempo tentava di togliersi James dalle spalle
"Ah sì? Basta?! Basta?! Dopo che mi hai inzuppato di ghiaccio, basta?!" rispose James con tono irato rafforzando la presa.
Infatti Potter presentava tutti i sintomi del pessimo risveglio, aveva i capelli zuppi, indossava un pigiama con un'assurda maglietta di un supereroe, il tutto condito da macchie di acqua, e aveva lo sguardo da psicopatico assassino.
Angie osservava la scena allibita, le era parso troppo bello scontrarsi proprio con un ragazzo più grande così carino e così gentile... infatti era amico di Potter! Girò i tacchi e se ne andò verso la Sala Grande col vassoio in mano mentre i due all'ingresso continuavano a lottare. Preparò nuovamente la colazione, sollevò con cautela il vassoio e stava per uscire dalla Sala Grande quando le si pararono davanti Potter e il biondo.
"Ma tu guarda, c'è anche la piccola Vipera!" esclamò James tutto giocondo.
Aveva iniziato a chiamarla così quando, la sera della zuppa di pomodoro sulla gonna, lei gli aveva gentilmente chiesto se l'unico neurone, che marciva solitario nel suo cervello, non potesse essere impiegato in operazioni un po' più costruttive che darle il tormento. E per tutta risposta lui le aveva fatto un sorriso sghembo dicendole che era talmente divertente torturare una piccola vipera come lei che non avrebbe smesso per nulla al mondo.
"Evidentemente, Potter. Forse al tuo spirito d'osservazione da piattino da tè è sfuggito che non sei l'unico ad abitare questo castello. Bella maglietta." rispose gelida Angie, cercando di superarli. L'altro ragazzo si sporse verso di lei allungando il braccio e disse:
"Ti aiuto aspetta!" ma si mosse troppo velocemente e diede una manata al vassoio facendolo sfuggire dalla presa della ragazza e facendo finire tutto il contenuto per terra, un'altra volta. Angelique osservò esterrefatta la seconda colazione spiaccicata sul pavimento, poi puntò le sue iridi in quelle del ragazzo, che aveva un aria sinceramente mortificata dipinta sul volto:
"Ma ti diverti?!" chiese con gli occhi fuori dalle orbita, sembrava davvero troppo assurdo che fosse successo nuovamente. Il ragazzo tentò di rispondere ma lei oltrepassò i due con passo spedito, lasciando il vassoio per terra, e uscì dalla Sala con le risate sguaiate di Potter come sottofondo. 
Camminava a passo di marcia verso i sotterranei. Era furibonda, ci mancavano anche gli amici di Potter, oltre a Potter stesso, a farle perdere la ragione.
"Aspetta, per favore!" una voce alla fine del corridoio la fece voltare. Il biondo stava correndo verso di lei, ora che lo osservava meglio era alto e dal fisico slanciato, con un lieve accenno di muscolatura sulle spalle.
Quando le fu davanti Angie vide che al suo fianco levitava un vassoio carico di ogni pietanza immaginabile, ben più grosso di quello che aveva scelto lei. 
"Te l'hanno mai detto che cammini veloce?!" tentò con un sorriso il ragazzo.
"Che vuoi fare? Rovesciarmelo direttamente addosso questa volta?" chiese lei freddandolo sul posto.
"No, volevo chiederti scusa... Di solito non sono tanto maldestro. È stato un pessimo tentativo di cavalleria!" disse lui  passandosi una mano sulla nuca.
Ad Angelique sembrò che fosse sincero, tutto il volto era il quadro di un'espressione veramente dispiaciuta, accompagnato dalla bocca piegata in un lieve sorriso. Lo guardò dritto negli occhi e per una frazione di secondo si perse in quei pozzi profondi e dal colore caldo, rassicurante quasi. Sentì un leggero flusso di sangue salirle fino alle guance e arrossarle leggermente, appena se ne rese conto distolse lo sguardo.
"Pessimo è riduttivo." disse infine sorridendo a sua volta e cercando di nascondere quel lieve e inspiegabile imbarazzo provato prima. 
Pochi minuti dopo si trovava davanti all'entrata della Sala Comune di Serpeverde, il ragazzo accanto a lei e il vassoio che galleggiava a mezz'aria. Lui era stato irremovibile sul punto di farle trasportare da sola il vassoio.
"Beh grazie mille... Ehm... Mi sfugge il tuo nome, in tutta sincerità!" ammise la ragazza stringendo le spalle con un mezzo sorriso.
"Sono Derek." rispose quello.
"Piace, sono..."
"Angelique, lo so." disse con un tono strano, a metà tra il divertito e il dispiaciuto. Angie rimase un po' spiazzata all'inizio, poi realizzò che era quasi ovvio che sapesse il  suo nome, probabilmente aveva partecipato anche a un paio di stupidi scherzi di Potter. Con questo pensiero in testa, dimentica di tutto quello che aveva provato prima, prese il vassoio quasi con rabbia e disse con gelida cortesia:
"Il tuo onore di Grifondoro è salvo. Grazie e vorrei dirti addio, ma so che non è il caso di sperare che voi spariate dalla mia esistenza, quindi al prossimo atto di demenza!" detto si voltò con uno svolazzo di boccoli biondi e sussurrò la parola d'ordine al muro, in cui si aprì un varco.
Derek aprì occhi e bocca in una posa da pese lesso e la osservò sparire dietro il muro che celava la Sala Comune delle serpi. Che tipo! L'aveva rincorsa per mezzo castello con la colazione, si era mostrato cortese e aveva chiesto scusa, solo per essere liquidato con sarcasmo e freddezza... Forse aveva ragione James su quella ragazzina.

"Gli hai detto davvero così?" chiese allibita Martha
"Avrei dovuto fargli la riverenza e chiedergli di offrirmi il braccio per scendere le scale, ma secondo te?!" sbottò Angie addentando un toast.
"Ti piace proprio, eh?!" se ne saltò fuori Elena con un sorriso sornione stampato sul volto assonnato.
"NO!" urlò quasi Angie.
"Ah, ma allora è vero!" disse tutta gongolante l'altra prima di bere una generosa porzione di succo di zucca. 
"Poveretto... Secondo me non se lo meritava!" mormorò Martha.
"Ma ti rendi conto di quanto Potter mi abbia reso la  vita impossibile?! Vivo tutto il giorno in ansia, tra poco inizieranno a cadermi i capelli per lo stress!" disse imbronciata Angie rigirandosi tra le dita un boccolo biondo.
"Appunto Potter, non Derek!" aggiunse Martha gesticolando animatamente.
"Sarà... Secondo me però ti sei presa una bella cotta!" ribatte Elena prima di dare un morso degno di un leone ad una fetta di torta alla melassa.
"Si può sapere perché ti sei fissata con questa cosa?!" chiese leggermente spazientita.
"Perché mentre parlavi dei suoi capelli dorati e dei suoi occhi scuri sei diventata rossa come un stendardo di Grifondoro, cara la mia Angelique!" Elena sbattè le ciglia con un finto sorriso innocente, mentre Martha scoppiava a ridere e Angie arrossiva ancor di più.
Si sfiorò una guancia e la sentì bollente. Che avesse ragione Elena? Si era presa la sua prima cotta?! 

Ad Angelique piaceva molto la Sala Comune della sua Casa, era elegante, raffinata e relativamente silenziosa, inoltre i bagliori blu e verdi che il lago sovrastante proiettava sulle pareti la rilassavano molto. 
Era rannicchiata su una delle poltrone della Sala col libro di incantesimi sulle ginocchia e la bacchetta in mano puntata davanti a lei, con un gesto deciso del polso la mosse scandendo con precisione "Wingardium Leviosa." Con sua grande soddisfazione la piuma nera che Martha stava usando le scivolò tra le dita e si alzò in aria sopra la sua testa. "Sì!" esultò Angie.
Aveva svolto i compiti per la settimana successiva man mano venivano assegnati e li aveva finiti il pomeriggio precedente, mentre Martha leggeva ed Elena disegnava. 
Era davvero brava, disegnava ritraeva per lo più bei paesaggi dai colori vivaci o dei ritratti semplici al carboncino. Purtroppo però quella prima settimana aveva perso un po' troppo tempo con i disegni ed aveva accumulato una montagna di compiti, Martha aveva qualche altra cosa da finire, così Angie, senza compiti né obblighi, aveva deciso di esercitarsi con gli incantesimi di base del libro, compreso quello che Derek aveva eseguito quella mattina. 
"Brava Angie!" disse Martha con un sorriso tentando di riprendersi la piuma che continuava a salire verso il soffitto. Angie interruppe il contatto e questa galleggiò verso la sua proprietaria. 
"Uffa... Io non sopporto Pozioni!  E sono sicura che pure Pozioni non sopporta me!" si lamentò Elena dal suo tavolo di studio, con la fronte corrugata e le labbra serrate, prese la piuma accanto a sè e scrisse sulla sua pergamena con eccessiva foga. Angie sorrise a quell'espressione e stava per spiegarle che difficilmente una disciplina avrebbe provato sentimenti, ma Albus sbucò in Sala Comune dal corridoio del suo dormitorio catturando la loro attenzione. 
"Ciao Al!" dissero in coro Angie e Martha mentre Elena grugniva qualcosa di incomprensibile.
"Ciao ragazze che fate?" chiese con tono allegro. Indossava un mantello nero come se fosse pronto per uscire.
"Astronomia, dovevo finire la costellazione che ha assegnato." rispose Martha sorridendo.
"Faccio schifo! Ecco cosa faccio!" sbottò invece Elena rabbuiandosi e scivolando lungo la sua sedia con aria affranta.
"Dai, ti aiuto io!" si propose Martha avvicinandosi a lei e iniziando a osservare con aria sempre più sbigottita il foglio di pergamena su cui l'amica aveva passato l'ultima mezzora, per poi dire sconcertata: "Ma hai scritto il titolo e disegnato un calderone!" Mentre Elena accampava scuse senza senso, Angie si rivolse ad Albus che si era appoggiato al bracciolo della sua poltrona:
"Tu esci?"
"Oh sì, vado da Hagrid!" rispose lui con un sorriso enorme.
"Chi è?" chiese con tono curioso.
"Oh è il professore di Cura delle creature magiche ed è il custode di Hogwarts! È molto amico di mio papà, lo conosco da... Beh, da sempre!" concluse sempre col sorrisone di prima.
Angie osservò accigliata il suo volume di Incantesimi. Lei avrebbe passato tutto il pomeriggio a studiare, di nuovo, perché le sue compagne erano occupate e lei non aveva idea di che cosa fare. In quel momento invidiò un po' Albus, aveva già molti amici prima ancora di mettere piede nella scuola, conosceva un sacco di persone e queste sembravano sempre contentissime di incontrarlo. 
Nel frattempo Martha stava obbligando Elena a sedersi composta e a smettere di togliere i barbigli alla sua piuma nel tentativo di distrarsi.
"E tu? Che fai questo pomeriggio?" chiese lui.
"Oh, ho un sacco di cose da... ehm...ripassare. Magari più tardi vado in biblioteca, mi piace molto starmene lì tranquilla." rispose lei sperando con tutta sé stessa che il suo tono fosse abbastanza gioioso, "Sempre che Potter non salti fuori dal reparto proibito e inizi a farmi cadere tomi da dieci centimetri in testa", pensò subito dopo incupendosi all'istante.
"Che ne dici invece di una passeggiata nel parco? E di un tè per scaldarti subito dopo?" chiese Albus prendendo in ostaggio il libro di incantesimi di Angie.
"Ehi ridammelo!" disse lei saltando in piedi e cercando di riprendersi il volume, Albus nel frattempo teneva in alto il braccio destro ed essendo appena più alto di lei le impediva di raggiungerlo.
"Non te lo ridò finché non mi dici che uscirai dal castello e ti farai una passeggiata! Guardati sei pallida, hai bisogno di sole!" ed evitò per un soffio la mano di Angie che con un salto aveva quasi raggiunto la sua.
"Ma è tutto nuvoloso fuori! E io sono pallida anche ad Agosto Al! Per favore, smettila! Poi devo aiutare Martha ed Elena." continuava a fare piccoli salti nel tentativo di recuperare il libro ma Albus sembrava sempre più veloce di lei nello schivarla.
"Non è vero!" risposero in coro le due ragazze, guadagnandosi un'occhiata truce da parte di Angie.
"Ah-ah, visto che sei libera!" concluse sorridendo Albus. "Ma insomma vuoi davvero passare il sabato pomeriggio chiusa in Sala Comune o in biblioteca? Dai Angie vieni con me!" 
Il passaggio nel muro si aprì davanti a loro e sbucarono fuori da esso, in coppia come sempre, Goyle e Scorpius. Il primo si diresse verso i dormitori senza nemmeno salutare mentre il secondo provò ad avvicinarsi al gruppetto del suo anno.
Angie smise di saltellare e divenne rigida come una scopa, Albus abbassò il braccio col tomo, Elena fece finta di leggere qualcosa sulla pergamena e Martha osservò curiosa la scena. Nessuno parlò per alcuni secondi, l'aria sembrava pervasa da elettricità tanta era la tensione che si stava sprigionando in quegli istanti. Scorpius Malfoy si schiarì la voce e guardando alternativamente Angie ed Albus parlò con tono nervoso:
"Lo so che è da una settimana che quasi non ci parliamo, ma io vorrei... " fece una pausa passandosi la mano destra sul volto e facendola scivolare via veloce: "Beh ecco, quando dicevi" e puntò le sue iridi di ardesia in quelle smeraldine di Angie " che non meritavate di essere la vergogna di nessuno, avevi ragione. Io... avevo un po' di soggezione di quei ragazzi, volevo che mi approvassero." Angie sentì puzza di giustificazioni e alzò scettica un sopracciglio, così Scorpius riprese più accorato di prima "Ma dopo una settimana con loro, vedendo da lontano voi che ridevate e che eravate a vostro agio, ho deciso che non mi importa più nulla! Davvero, non mi importa di che cose pensano di voi e o di me. Io vorrei stare con voi... Se me lo permetterete." aggiunse più piano abbassando gli occhi al tappeto.
Angelique era sinceramente stupita, pensava che Scorpius li avesse ripudiati per sempre, che tra poco magari avrebbe iniziato anche lui a guardarli dall'alto in basso con espressione disgustata. Invece eccolo, davanti a lei, che chiedeva di essere ammesso a quella piccola cerchia di scoppiati. 
Gli sorrise raggiante e lo abbracciò di slancio, seguita subito dopo da Albus, in un baleno anche Martha si aggiunse, formando così un ammasso di braccia e teste. Stavano per sciogliere l'abbraccio di gruppo quando udirono un urlo belluino e videro Elena in piedi sul divano che si lanciava letteralmente su di loro come se fossero dei materassi. 
L'impatto fu tremendo, vennero stesi tutti quanti da quello scricciolo di Elena, e l' abbraccio di gruppo si tramutò in una matassa di gambe e braccia doloranti. 
"Ele hai la grazie di un Erumpent!" commentò Martha da sotto il braccio di Albus.
Per tutta risposta Elena scoppiò a ridere rotolandosi per terra. Rideva così forte che sembrava ululasse. Angelique a quella vista non poté fare a meno di ridere a sua volta, così tutti gli altri mentre cercavano di districarsi e rimettersi in piedi. 

"Secondo me non dovrei entrare! Non mi ha invitata! Sarei davvero maleducata." Angie resistette ancora una volta al traino di Albus. Erano davanti alla capanna di Hagrid, lei con i talloni puntati per terra e un polso intrappolato nelle mani di Albus che tentava di portarla su dalle scale.
"Angie smettila di resistere! Ti ho già detto che sarà felicissimo di offrirti una tazza di tè! Mannaggia a te, ma quanto sei forte!" rispose quello provando a tirarla ancora col solo risultato si una resistenza ancor più ostinata. Angie aveva piegato le gambe per potersi opporre meglio.
"Albus Severus Potter!" un rombo di tuono gioioso fece sussultare i due ragazzi, Albus spaventato si voltò all'improvviso mollando la presa sul braccio dell'amica che non aspettandosi nulla del genere finì col sedere nel fango.
"Perché?! Perché tutte a me?!" mormorò affranta la ragazza.
"Ciao Hagrid!" salutò il ragazzo, poi si tornò a guardare Angie. Non si era ancora alzata da terra, aveva una buffa espressione sul viso, un misto di rassegnazione e frustrazione, col labbro inferiore leggermente arricciato e le sopracciglia aggrottate. "Mi dispiace tanto Angie!" esclamò lui tendendole la mano che fu prontamente accettata dalla ragazza. 
Questa si alzò e insieme ad Albus si avviò verso l'entrata della casetta. Osservò quello che Al aveva chiamato Hagrid. Era sicuramente l'uomo più alto che avesse mai visto e con le mani più grosse che avesse mai visto, il volto rubicondo era avvolto da una foltissima barba bruna con qualche striatura grigia e così i capelli che gli arrivavano fino alle spalle. 
"Hai portato un'amica?" chiese ad Albus con un sorriso benevolo che gli illuminò gli occhi, il ragazzo stava per rispondere ma Angie fu più veloce.
"Albus ha detto che non c'erano problemi, ma sono completamente piena di fango, le sporcherei tutta la casa, non è il caso che entri! Mi dispiace davvero di averla disturbata..."
Hagrid rise di gusto e le rispose:
"Ma che dici! Entrate su, che vi stavamo aspettando! Adesso ci occupiamo del tuo mantello! A proposito come ti chiami?"
"Angelique, signore." rispose mentre l'uomo lasciava libera l'entrata.
Angie fece appena in tempo a riflettere su quel "Vi" che la verità le si parò davanti appena varcata la soglia. La capanna rotonda era arredata con un letto ampio su cui stavano spaparanzate due persone, una credenza e un tavolo rotondo di legno massiccio a cui stava seduta un'altra persona. 
Angie ebbe voglia di morire.
"Ahahaha, hai strisciato un po' nel fango Vipera?" le risate di Potter la accompagnarono nella sua marcia trionfale per la seconda volta in una giornata.
"James! Non ci dire queste cose da maleducato!" lo redarguì immediatamente Hagrid puntandogli contro uno degli indici enormi di cui era dotato e prendendo i mantelli di Albus e di Angie.
"Non si preoccupi signor Hagrid lo lavo da sola stasera..." tentò Angie, ma fu interrotta nuovamente.
"Fai anche la lavandaia ad Hogwarts ora?! Beh ti converrebbe" ad ogni sguardo che le rivolgeva James sembrava rinnovare la sua allegria esaurendo il suo fiato in fragorose risate.
"Potter appena usciamo sei morto." sibilò Angelique all'orecchio di Albus il quale deglutì sonoramente. Aveva sempre paura della furia cieca delle donne, sia perché nella sua famiglia le donne forti e con carattere abbondavano, sia perché aveva un senso di autoconservazione molto spiccato.
Nel frattempo anche gli altri due ospiti iniziarono a ridere sommessamente, Angie si osservò un attimo prima di spalare da sola buca in cui sotterrarsi e diventare un vegetale, un vegetale molto rosso di sicuro. Aveva le scarpe e le punte dei capelli piene di fango, per non parlare dello scamiciato scozzese che era tutto schizzato.
"Accomodatevi ragazzi, adesso facciamo il tè!" disse Hagrid sospingendoli verso le due sedie destinate a loro e subito dopo trafficando con delle stoviglie.
Angie si sedette e si rivolse agli altri due ospiti:
"Ciao Rose, ciao Alice." cercò di utilizzare il tono più cortese che le fosse consentito dalla presenza di Potter nelle sua stessa stanza.
"Ciao" rispose Rose con tono neutrale.
"Ciao, perché sei qui?" chiese Alice dal letto su cui era seduta con James con un sorriso stampato in faccia. 
"Oh... io... Albus mi ha detto che non era un problema... Io non volevo disturbare, ma..." Angie si sentì terribilmente in imbarazzo, era tutta sporca, in casa di un estraneo, con tre persone che sicuramente non la sopportavano. Avrebbe fatto a pezzetti Albus Severus Potter, come aveva appena scoperto che si chiamava, e avrebbe spedito al suo famoso padre un dito e una ciocca di capelli per ricordo. 
"No non fraintendermi! Solo che non pensavo conoscessi Hagrid." si affrettò ad aggiungere Alice sempre con lo stesso sorriso cordiale sul viso rotondo.
Angie abbozzò un sorriso. 
Fu il tè più lungo a cui Angelique prese parte, non spiccicò parola per tutta la durata, in parte perché pensava di essersi rotta almeno un dente col biscotto all'avena di Hagrid, in parte perché si sentiva davvero fuori posto. Gli altri parlavano tranquillamente e si divertivano, mentre lei continuava a fissare alternativamente la sua tazza e la finestra che dava sull'orto.
"Pensavo di portare anche Angie stasera!" disse all'improvviso Albus.
"No! Non puoi!" urlò rapidissimo James.
"Già non puoi!" aggiunse Rose annuendo con convinzione.
"Sì che posso!" si ostinò Albus. Ad Angie diede molto fastidio che parlassero di lei come se non fosse nella stanza, ma prima che potesse protestare e dire che era ancora presente, James riprese infervorato battendo piano un pugno sul tavolo:
"Non puoi perché altrimenti io porto Phil e Der!"
"Ma Angie è parte della famiglia, non è solo un'amica!" disse convinto Albus e mentre James apriva la bocca per ribattere continuò "Chiederemo a Victoire, è lei a decidere!" 
Angie si voltò di scatto verso Albus e riducendo gli occhi a due fessure chiese: "Hai intenzione di rendermi partecipe dei tuoi meravigliosi piani o hai preferisci trascinarmi per il braccio un'altra volta?" 
Albus sorrise e le rispose "Vorrei farti una sorpresa, se accetti non te ne pentirai!" e prese un biscotto infilandoselo tutto in bocca.
"Come ora?!" bisbigliò in modo che solo lui potesse sentirla. Vide il volto di Al trasfigurarsi e il panico invadere i suoi occhi. Angie ghignò e si disse che il biscotto al titanio era la giusta punizione per quello che le stava facendo passare.

"Secondo me Hagrid ha frainteso il termine culinario del marmorizzare qualcosa!" bisbigliò Angie all'orecchio di Albus mentre scendevano le scale della capanna, Al rise sommessamente. Poi Angie si ricordò della situazione appena passata, allora alzò la mano destra e la calò con tutta la forza di cui era capace sulla nuca di Albus.
"Ahia!" disse questo passandosi una mano sul punto offeso.
"Questo è per avermi gettata nel fango." poi con un movimento repentino diede un altro scappellotto ad Albus, questa volta sulla testa.
"Ahia! E questo per che cos'era?" chiese lui allontanandosi un poco da lei.
"Per tutto l'imbarazzo provato lì dentro!" rispose lei tentando di restare serissima, ma un sorriso sfuggì al suo controllo e le fiorì agli angoli della bocca, per non farsi vedere si girò verso il panorama che le stava davanti.
Il sole stava iniziando a calare intensificando il proprio colore, il cielo aveva delle bellissime tonalità arancioni e rosate, in lontananza il Lago Nero mostrava sulla sua superficie una sottile striscia del riflesso dell'astro morente, le punte degli alberi della Foresta Proibita avevano assunto una sfumatura rossa intensa quasi fosse sangue. 
Angie rimase incantata dalla bellezza di quel luogo... In fondo sarebbe tornata volentieri il sabato successivo nonostante l'imbarazzo di quel pomeriggio, magari sarebbe andata meglio.

Tornarono al castello in tempo per la cena e per la prima volta Scorpius non calcolò il gruppetto in fondo alla tavola ma prese posto accanto ad Angelique. Per la prima volta Angie osservò quanto mangiasse compostamente e quanto fossero eleganti le sue movenze. Fu uno dei migliori pasti ad Hogwarts che Angie avrebbe mai ricordato, erano tutti contenti e leggeri, persino Elena, che aveva finito i compiti Pozioni sotto la supervisione di Martha. Aveva inoltre chiarito la sua posizione nei confronti di Scorpius con un: "Ah, non metterti in testa che ora sei mio amico! Devi sudare per la mia fiducia!" e poi aveva addentato una coscia di pollo.
Mentre gli altri mangiavano e discutevano animatamente, ad Angie era sfuggito lo sguardo più volte verso il tavolo di Grifondoro ed aveva notato che James sedeva con Philip, Fred e Derek, e che quest'ultimo sorrideva e rideva molto al tavolo rosso e oro. Lo aveva osservato parecchio senza essere scorta, pareva fatto di bronzo ed oro, con i lineamenti che parevano scolpiti e i riflessi dei capelli esaltati dalle luci delle candele. Nel notare quanto fosse bello Angie provò una fitta alla bocca dello stomaco, quindi distolse velocemente lo sguardo dalla tavolata per piantarlo nel suo piatto.
Non era proprio il caso di farsi piacere l'amicone di Potter!
Concluse che fosse nettamente fuori dalla sua portata. E poi tanto che gli avrebbe detto? Gli avrebbe raccontato dell'ultima pozione che le era venuta benissimo, o di quell'incantesimo che le sembrava un po' difficile?! Lei non aveva idea di che cosa si dovesse dire ad un ragazzo, non era come quella ragazza dai capelli scuri che gli si stava avvicinando ora e che lo salutava con un sorriso malizioso. 
Angie si rese conto di aver involontariamente alzato lo sguardo verso Derek e si affrettò a riabbassarlo dandosi della stupida. 
"Via dalla mia testa bamboccio dorato!" si ordinò perentoria. Era talmente concentrata a dimenticarsi di Derek che non si accorse dell'arrivo della torta al cioccolato, e quando lo fece si rese conto che era stata mangiata già tutta. 
Angie sbuffò contrariata, la situazione stava veramente peggiorando. Aveva avuto una giornata difficile, era caduta in Sala Grande, in Sala Comune e nel fango, aveva sopportato Potter per due ore, aveva realizzato che Derek le piaceva davvero e aveva appena perso la torta al cioccolato! Era nettamente il caso di riposarsi.
"Io vado a letto!" annunciò ai compagni alzandosi dalla panca.
"No Angie, non puoi!" le disse Albus con sguardo supplichevole. "Victoire ha detto che va bene! Non mi lasciare alla mercé di James!"
"Io non ho ancora capito che cosa tu voglia fare, ma sono stremata! Ho avuto una giornata troppo lunga e sono ancora un po' sporca di fango!" aggiunse con tono esausto indicandosi il bordo dell'abito.
"Allora vai a farti una doccia, ti aspetto in Sala Comune!" propose Albus e poi continuò con un sorriso sghembo: "Inoltre daresti terribilmente fastidio a James se venissi con me dopo!"

Venti minuti dopo Angie usciva dalla doccia e si infilava nel suo accappatoio frizionandosi la lunga chioma ricciola. Aprì la porta del bagno e si diresse verso l'armadio, selezionò velocemente un maglione di lana lungo oltre la metà coscia, color caramello con la trama a maglie larghe, un paio di pantaloni neri e degli stivaletti corti sempre neri.
Sotto di lei si era formata una piccola pozzanghera per lo sgocciolamento dei capelli, Angie non se ne accorse, e, mentre prendeva i vestiti per cambiarsi in bagno, il suo tallone atterrò proprio nel punto incriminato, mandando a gambe all'aria la sua proprietaria, che appena atterrò urlò di dolore.
"Ma che diamine suc..." disse Elena sporgendosi dal suo letto e osservando incuriosita l'amica per terra, prese il blocco da disegno e disse. "Non è che rimarresti così per qualche minuto?"
Quando Angelique si puntellò sui gomiti osservandola con sguardo truce Elena depose il blocco e alzò i palmi delle mani in segno di resa. 
"Ma che cosa c'è che non va in me?" si chiese ad alta voce Angie rimettendosi in piedi, era caduta sul fianco sinistro che ora le faceva davvero male e anche il polso dello stesso lato le doleva parecchio. La quarta caduta in dodici ore, un tantino eccessiva pure per lei.
Si vestì in fretta cercando di non usare il polso dolorante ma ogni volta che lo muoveva accidentalmente sentiva piccole fitte irradiarsi dall'interno. Martha si offrì di asciugarle i capelli mentre finiva di prepararsi e in pochissimo tempo fu pronta. Martha si avvicinò a lei, inspirò a fondo e poi chiese:
"Che profumo è? Mi piace tantissimo!"
"Lavanda, è il mio balsamo!" rispose Angie portandosi una ciocca per lato dietro la testa e intrappolandole con una molletta.
"Ci vediamo dopo ragazze."
"A dopo."
"Buona serata."

Angie percorse il corridoio e sbucò i Sala Comune, era molto affollata quella sera, c'erano vari gruppetti che chiacchieravano o che facevano giochi di società, da quello che intuì Angie non era certo Monopoli o Risiko.
In un angolo della sala stavano Albus e Dominique, che parlottavano tra loro vicini e cercavano di non attrarre l'attenzione su di sè. Angie si avvicinò, quando Albus l'ebbe vista deviò e si mise qualche metro da loro. Con un cenno della testa Dominique le indicò il varco nel muro. 
Angie sussurrò "Dens draconis!" e immediatamente scivolò fuori. Pochi attimi dopo fu raggiunta dai due cugini. Il corridoio era deserto e oscuro come sempre. Albus tirò fuori da sotto la felpa che indossava un involucro di stoffa, lo stese e fece cenno a Dominique, quella se lo mise addosso e scomparì. Angie stava per mettersi a urlare quando la mano di Al si posò sulle sue labbra e disse piano:
"È un mantello dell'invisibilità. Mio padre me l'ha dato prima di venire qui. Devi andare anche tu lì sotto!" ed indicò il punto i cui Dominique era svanita. Angie si fece avanti e quando Dominique aprì un varco per lei ci si infilò.
"Ma è fatta d'acqua?!" bisbigliò stupefatta toccando la superficie del mantello con la punta delle dita.
"Meglio, è aria!" rispose Albus raggiungendole sotto quel rifugio. 
Fu alquanto complesso viaggiare in tre sotto quel lembo di stoffa, si fermavano spesso per sistemarlo e per evitare che si vedessero tre paia di caviglie viaggiare per il castello, controllavano che non ci fosse nessuno, cercavano di non inciampare nei  loro stessi passi. Camminarono nel castello per circa mezzora, finché non si fermarono davanti ad un quadro.
La signora che vi era dipinta era molto in carne, anzi grassa, con un abito rosa che la faceva sembrare un suino. Questa percepì la loro presenza e disse con tono annoiato:
"Parola d'ordine?" 
"Cavalleria, coraggio e costanza." scandì molto chiaramente Albus, non appena pronunciò queste parole il quadro si fece da parte rivelando un buco nel muro. Sempre stando sotto il mantello Albus, Dominique e Angie cercarono di passare tutti insieme, ma era impossibile. 
Nel frattempo era appena scattato il coprifuoco. 
"Che facciamo?!" bisbigliò Angie agitata. Non le piaceva per niente quella situazione, stavano infrangendo le regole e Albus le stava portando chissà dove.
"Esco io, se qualcuno mi chiede qualcosa lo stendo con una fattura." disse sbrigativa Dominique uscendo da sotto il mantello e sfoderando la bacchetta, Angie e Albus la seguirono rapidamente mentre il quadro si chiudeva dietro di loro.
Angie stava per chiedere ad Al se era un posto affollato quello in cui si stavano dirigendo ma la domanda le morì in gola appena alzò lo sguardo e osservò la stanza.
Era una sala accogliente, piena di poltrone, divanetti e pouf e tappetti, su cui sostavano alcuni ragazzi. Tutto rigorosamente rosso. Rosso e oro. Su una parete si ergeva un enorme stendardo raffigurante un grifone dorato rampante su campo rosso.
"Sei un morto che cammina Albus. Sei un morto che cammina!" scandì lentissima Angelique mentre il panico le invadeva le vene.
Era letteralmente caduta nella tana del leone... la Sala Comune di Grifondoro.




Nota personale:
Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Scusate il ritardo, ho cercato davvero di fare il possibile! Penso che da ora in poi farò un solo aggiornamento settimanale, il lunedì credo!
Il titolo è banalissimo, ma per questo capitolo di passaggio mi sembrava adatto, sia per le continue cadute di Angelique, sia per l'ultima frase, sia per la sua prima cotta!
Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa per gli amanti della Old-generation! Inoltre ho intenzione di aggiungere una piccola POV di Scorpius, per far capire meglio le sue scelte.
Se qualcuno avesse voglia di lasciare una piccola recensione, giusto per capire se la storia è di vostro gradimento o se ci sono dettagli da cambiare, ne sarei molto felice!
Baci a tutti.
Bluelectra
!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** cap.5 MEMENTO ***


Questo capitolo è dedicato a Cescapadfoot,
per avermi ispirato con le sue meravigliose storie
e per avermi permesso di citarla.
Grazie di cuore


Cap.5 Memento

"Angie non posso! Guarda!" Albus mise un piede sul primo gradino della scalinata e questa divenne immediatamente uno scivolo.
"Stupidi Grifondoro!" bisbigliò Angie con tono scocciato.
"Ragazzi intanto io entro, è la seconda porta a sinistra comunque!" annunciò Dominique da in cima alla scala.
"Sì sì, adesso troviamo una soluzione!" esclamò Al passandosi una mano sul volto.
"Sai Albus, non ti credevo così babbeo! Siamo entrati senza permesso nella Sala Comune di un'altra Casa, infrangendo così tante regole che ci potrebbero espellere in due secondi e adesso siamo pure bloccati perché, tu babbeo, non sapevi di non poter salire!!! Se ne usciamo vivi ricordami di ucciderti!" bisbigliò Angie con tono irato, puntando ad ogni accusa il proprio indice sul petto del ragazzo, il quale accusò i colpi in silenzio e rivolse uno sguardo sconsolato alla scalinata.
"Si sono fissati un po' troppo con la cavalleria questi!" sbuffò Albus.
"Cavalleria eh?!" chiese Angie leggermente sovrappensiero. "Ma certo ovvio!" esultò in seguito dandosi una leggera pacca sulla fronte. "Albus saltami in spalle!"
"Come dici scusa?!" chiese lui con aria stralunata
"Dico che l'unico modo per salire le scale è che sia io a farlo per te! Se tu non tocchi i gradini, questi non si trasformano in un scivolo! Quindi ora devi saltare sulle mie spalle!" concluse con ovvietà Angie.
"Non posso! Ti distruggerei le gambe!" protesto Al scuotendo  la testa
"Ora!" gli sibilò minacciosa la ragazza.
Albus non ebbe il coraggio di ribattere visto il tono con cui gli aveva parlato, così  tolse il mantello da entrambi e lo diede ad Angie.
"Sei sicura? Ti farai male!" tentò un'ultima volta con tono persuasivo, ma allo sguardo inferocito che gli rivolse la ragazza si zittì. 
"Pronto? Dai!" disse lei chinandosi leggermente e aspettando di sentire il peso del ragazzo sulla sua schiena.
"Questo non è normale, anzi è decisamente sbagliato!" disse il ragazzo prima di saltarle sulla schiena.
Angie non fece una piega mentre Al le stringeva, senza fare pressione, le braccia attorno al collo e le gambe attorno alla vita, poi lei gli diede il mantello piegato tra le mani e con le sue braccia prese le gambe di Albus. 
Salì tutti i gradini sotto la tempesta di "Stai bene? Ti fanno male le gambe? Ti fa male la schiena? Sono troppo pesante?" che Albus continuava a rivolgerle. 
Dopo poco arrivarono finalmente in cima alla scala, Angie aveva le guance arrossate  e il fiatone per lo sforzo ma stava relativamente bene, Albus invece aveva un'espressione contrita come se stesse soffrendo le pene dell'Inferno! Quando Angie lo notò disse con uno sbuffo:
"Puff! Sei tanto magro da sembrare rachitico! Smettila di fare quella faccia, sono io ad averti portato non il contrario!"
"Appunto! Mi dispiace tantissimo!" disse lui con tono laconico
"Piantala, non abbiamo tempo per i melodrammi! Ha detto seconda a sinistra giusto?!" disse lei e al cenno di assenso che Al le rivolse bussò alla porta designata.
Dopo un nano secondo si spalancò e incorniciata dalla porta apparve una ragazza bellissima, alta quasi un metro e ottanta, dai lunghi capelli biondi e ondulati con riflessi ramati, gli occhi di un azzurro molto chiaro, il naso sottile e le labbra a cuore. Angie immaginò che fosse la sorella di Dominique, vista la somiglianza dei tratti.
"Al! Come hai fatto a salire?" chiese immediatamente.
"Preferirei evitare..." disse lui abbassando lo sguardo.
"L'ho portato io! Su, smettila di vergognarti, non avevamo altre soluzioni!" rispose Angie con tono sbrigativo e con un gesto secco della mano come a scacciare un insetto.
Victoire scoppiò a ridere e facendoli entrare nella stanza commentò con "Siete proprio carini insieme!".
"Non stiamo insieme!" dissero in coro i due ragazzi.
"Infatti non ho detto questo!" rispose lei con tono accondiscendente e un sorriso furbo dipinto sul bel volto.  
"Come hanno fatto gli altri?" chiese Albus incuriosito.
"Scope!" disse Victoire semplicemente con un'alzata di spalle. Gli altri? si chiese Angie 
Nella stanza erano presenti cinque letti a baldacchino con tende e coperte rosse. Angie intuì che dovesse essere il dormitorio di qualcuno. Victoire li superò e si unì al gruppo di persone che sedevano sparse per la stanza formando un piccolo cerchio, le quali erano più o meno tutti i mandarini, più una brioches.
"Mi hai portata ad una riunione di famiglia?!" sussurrò ad Albus con tono strozzato.
"Non esattamente... Questa è solo la prima fase della serata." bisbigliò lui prendendola per mano e conducendola al centro del cerchio formato dai cugini.
"Bene bene... Questa allora sarebbe la candidata?!" chiese una ragazza, che sedeva a gambe incrociate ai piedi di uno dei letti, squadrando Angie come a farle una radiografia. Aveva la pelle mulatta e lunghi capelli neri e ricci, doveva essere Roxanne se non si ricordava male.
"Io non sono candidata ad una cicca!" rispose piccata Angie e poi si rivolse ad Albus puntandogli l'indice sul petto per la seconda volta in pochi minuti. "Non so che cosa tu abbia in testa, ma non farò nulla di imbarazzante o di umiliante specie iniziazione ad una setta!" 
"Mi piace... Bella, intelligente, con un caratteraccio alla Weasley. Beh iniziamo, va bene?" disse Victoire inclinando leggermente la testa mentre si sedeva sul letto ai piedi del quale stava Roxanne. Tutti i presenti annuirono convinti. Angie avrebbe voluto protestare, dire che lei non era bella e che non andava bene per niente, ma non le lasciarono il tempo.
Victoire riprese parola subito e disse con tono serissimo rivolta ad Angie:
"Ci è stata rivolta una domanda di ammissione alla famiglia da parte di Albus Severus Potter, in quanto cugina di secondo grado dei qui presenti Potter," Angie si chiese come diamine ragionassero quei Grifondoro... Ammessa alla loro famiglia?! Lei ce l'aveva già una famiglia! Ed era pure affezionata a loro.
"Quindi per entrare a far parte dei Weasley-Potter devi sottoporti ad un test. Ognuno di noi ha il diritto di farti una domanda, a cui devi rispondere sinceramente, escluse me e Rox che possiamo farne due."
"Perché?" chiese candidamente Angie.
"Perché siamo i capo-famiglia e comandiamo noi." disse sbrigativa Roxanne.
"Accetti?" chiese Victoire sempre con lo stesso tono grave e un cipiglio serissimo.
"Ma figurati! Non vedi che se la sta facendo sotto!" disse con tono irriverente James Potter, che sedeva sul poggiolo di una finestra con accanto Dominique. 
Angie guardò Potter e fissandolo dritto negli occhi rispose con un sorriso:
"Accetto."
Ovviamente lo faceva solo per dar più fastidio possibile a quel ragazzino con i capelli sconvolti, non che ci tenesse davvero...
"Bene iniziamo. Nome completo?" chiese Victoire
"Angelique Joy Girard Dursley."
"Ma che nome carino! Gigì, ecco come ti chiamerò!" la canzonò James dalla sua finestra, pronunciando il nomignolo con una "Sg" a imitazione dell'accento francese.
"Non ci provare!" rispose subito la giovane con le narici dilatate .
"Ma sì, senti: Angie, Joy, Girard... Gigì è perfetto!" e continuò James e poi iniziò a canticchiare quel nuovo soprannome come se fosse un mantra.
"James. Zitto e immobile!" sibilò Roxanne squadrandolo con aria minacciosa.
James si chetò all'istante ma guardò torvo la cugina.
"Casa di appartenenza?" chiese Rox che nel frattempo aveva evocato una piuma blu elettrico e una pergamena su cui scrivere le sue risposte.
"Eh... Serpeverde!" rispose Angie sgrannado gli occhi e aggrottando le sopracciglia. "Ma che razza di domanda... Sono proprio Grifondoro, senza un minimo di arguzia." pensò tra sè.
"Colore preferito?" chiese uan ragazza che ad Angie pareva si chiamasse Molly.
"Verde e blu." 
"Materia preferita?" chiese Rose con tono curioso. 
"Incantesimi e Pozioni." 
"Che cosa ti manca di più da quando sei ad Hogwarts?" chiese Lucy con un sorriso benevolo.
"La musica." rispose senza esitazione Angie.
"Qual è la persona che ti sta meno simpatica da quando sei arrivata?" chiese Fred occhieggiando nella direzione di James.
"Troppo semplice, James-sono-l'anello-mancante-Potter!" rispose serafica Angie e tutti scoppiarono a ridere tranne James che si alzò indignato e disse:
"Io mi chiamo James Sirius Potter, cara Gigì!" 
"Meglio ancora! Allora ti darò anch'io un soprannome, Jessy!" ribattè Angie con un sorriso e sbattendo le ciglia con una finta espressione innocente. Nell'udire il nuovo soprannome tutti i presenti ricominciarono a ridere divertiti. James spalancò gli occhi e la bocca pronto a ribattere ma Roxanne intervenne un'altra volta:
"James a cuccia."
"Hai già ricevuto il primo bacio?" chiese Dominique dopo alcuni secondi di meditazione e con uno sguardo un po' malizioso negli occhi celesti.
Angie arrossì leggermente ed ammise: "No."
Fu il turno di James, il quale assottigliò gli occhi a due fessure mentre osservava Angie al centro del cerchio e un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto mentre chiedeva:
"A chi lo daresti il primo bacio?" La mente di Angie si riempì in una frazione di secondo dell'immagine di Derek, con quei capelli colore dell'oro pieni di riflessi caldi e gli occhi scuri... Non avrebbe mai potuto dire la verità, altrimenti Potter l'avrebbe ricatatta o peggio lo avrebbe detto al diretto interessato. Però lei infondo non aveva promesso di dire la verità ma solo di rispondere!
"Sicuramente mai a te!" rispose Agie incrociando le braccia sul petto e inarcando le sopracciglia. 
"Questa risposta non è valida!" protestò James rivolto a Victoire e Roxanne.
"Io ho risposto alla tua domanda, questo era il mio unico obbligo." ribatté Angie.
"Ha ragione." annuì Victoire
"Vero." aggiunse Roxanne con aria convinta.
Ad Angie inizava davvero a piacere come le cugine gestivano Potter, e come lui non osasse mai ribattere, infatti si limitò a sbuffare e tornare sul bordo della finestra.
"è il mio turno?!" intervenne Albus che per tutta la durata del test le era stato accanto. "Bene... Qual è stata la tua prima magia?" chiese con un sorriso.
"Ehm... In realtà non lo so. Però ricordo che una delle prime è stata quando stavo rincorrendo mio fratello Tristan e lui era troppo veloce, così ho desiderato che si fermasse e all'improvviso lui è rimasto inchiodato al pavimento. Le sue scarpe si erano appiccicate al pavimento con una colla stranissima. è stato molto divertente!" ammise.
"Di che cosa è fatta la tua bacchetta?" chiese Roxanne
"Ciliegio e corde di cuore di drago."
"Mai sentito un abbinamento simile!" commentò Victoire
"Lo so, è...abbastanza strana." ammise Angie abbassando lo sguardo.
"L'ultima è mia quindi! Qual è un segreto che non hai mai svelato?" cheise Victoire.
Angie percepì il panico invaderle le vene e stringerle lo stomaco in una morsa. Non poteva dirlo a quelle persone. Tutti, persino James Potter, l'avrebbero guardata con compassione ed era l'ultima cosa che lei voleva. Ci doveva essere un modo... Le venne in mente il libro sulle creature magiche che le aveva regalato sua madre e le parve un modo elegante per ammettere il suo segreto. Prese un profondo respiro per evitare che la voce le tremasse.
"Posso vedere i Testral." disse con un filo di voce nel silenzio della stanza.
Nessuno fiatò per quelli che ad Angie parvero anni, e poi successe una cosa che non avrebbe mai potuto prevedere. 
Rose Weasley si alzò dal tappeto su cui sedeva e spalancando le braccia l'avvolse in un abbraccio. Angie era talmente sbalordita che non rispose subito all'abbraccio ma solo dopo qualche secondo.  Sapeva di rose, proprio come il suo nome, e di talco, era un odore eccezionalmente buono.
Quando Rose la lasciò andare e se la ritrovò davanti, le rivolse un sorriso sincero di gratitudine. Non se lo sarebbe mai aspettato nemmeno in un milione di anni.
"In famiglia si condivide tutto, il bene e il male di ognuno." le sussurrò Rose con un sorriso.
"Ottimo!" annunciò Victoire alzandosi e, analizzando la pergamena che la sua co-reggente aveva stillato, annuì convinta. Dopo alcuni secondi parlò nuovamente: 
"Cugini a favore dell'ammissione ufficiale di Angelique Joy Girard Dursley..."
"Gigì!" la corresse con un urlo James ma Victorie continuò come se non avesse mai parlato
"... alla grandiosa e celeberrima famiglia dei Weasley-Potter!" 
Con sua grande sorpresa alzarono tutti quanti la mano destra, escluso James che sbuffando infastidito alzò la sinistra.
"Bene. Benvenuta!" concluse Victorie abbracciandola con trasporto, seguirono tutte le cugine che a turno la avvolsero nelle proprie braccia e le diedero un bacio sulla guancia, i maschi si astennero, tranne Albus che le cinse le spalle con un braccio. Angie si stupì di quanto in quella famiglia tutti mostrassero i propri sentimenti e avessero slanci d'affetto con assoluta naturalezza.
"Rox hai le scorte?" chiese Victoire dal nulla.
"Certo, ho anche le burrobirre!" disse entusiasta quella agitando una minuscola poscette rosso fuoco.
"Che cosa succede ora?" chiese Angie a Roxanne.
"Ora, ricordiamo." le rispose quella con un sorriso enigmatico prendendola a braccetto e portandola fuori dalla stanza.

Angie non aveva idea di come avessero potuto attraversare il castello in metà di mille senza che nessuno li trovasse, ma era sicura che c'entrasse la pergamena che Victoire e James continuavano a consultare borbottando tra loro. 
Avevano corso come dei matti fino al secondo corridoio del quinto piano dove si erano appena fermati. Victoire li spinse tutti verso una porta e insieme a Roxanne diede loro le spalle e iniziò a bisbigliare alcuni incantesimi che isolarono in poco tempo la zona attorno a loro. 
Angie si voltò verso la porta attorno a cui stavano, era una bella porta in radica di noce sulla quale erano marchiate a fuoco in una calligrafia elegante le lettere "M E M E N T O". Angie sussurrò quelle parole e le trovò per qualche ragione estremamente potenti.
"Che incantesimi sono?" chiese a Roxanne una volta che questa si fu girata.
"Sono incantesimi silenziatori, di invisibilità e di invalicabilità. Chiunque provi a  valicare la soglia di protezione si trova catapultato dall'altra parte senza poterci fare nulla. Sono molto efficaci, non li insegnano prima dei GUFO." rispose l'altra con un sorriso e con un gesto della bacchetta senza parlare aprì la porta che stava alle loro spalle.
"Me li insegni?" Le parole sfuggirono ad Angie prima che potesse rendersene conto e arrossì leggermente abbassando lo sguardo.
Roxanne rise a tutta quella curiosità e rispose facendole una carezza sulla chioima bionda:
"Sì te li insegnerò. E te ne insegnerò anche altri se vorrai!" Angie annuì energicamente mentre veniva sospinta oltre la porta.
Appena entrò nella stanza ebbe la a strana sensazione che non fossero soli, avvertiva un leggerissimo rumore, quasi un bisbigliare sommesso e dei rumori attutiti.
Victoire entrò per ultima e sigillò la porta dall'intenro per maggiore precauzione, quando ebbe finito si voltò e urlò con tono squillante e allegro:
"Buonasera eroi!" subito dopo mandò una sfera di luce verso un grande lampadario di cristallo che immediatamente illuminò tutta la stanza di una luce calda e accogliente. 
Angelique spalancò la bocca e sbattè più volte le palpebre incredula di ciò che aveva di fronte.
"La Sala della Memoria." le annunciò Albus alla sua sinistra.
Era una grande sala rotonda con le pareti alte almeno quattro metri e letteralmente ricoperte da quadri animati di varie diensioni con volti giovani, maturi, vecchi alcuni, che li gauradvano sorridenti che festeggiavano con un vociare allegro il loro arrivo. 
A ridosso di una parete c'era una statua di marmo bianco raffigurante una fenice con le ali aperte e sopra di essa di ergeva una targa, sempre in marmo, con un'incisione che recitava:
"Al Coraggio e all'Onore,
All'Amicizia e al Sacrificio,
Ma sopra ogni cosa all' Amore.
In memoria dell' Ordine della Fenice."
Un brivido di emozione percorse la spina dorsale di Angie mentre leggeva quelle parole, realizzò finalmente che si trovava davanti alle persone che avevano combattuto Voldemort e che avevano sacrificato la propria vita per concedere a tutti loro la speranza di un futuro migliore. Aveva ragione Victoire, aveva davti tutti gli eroi della Prima e della Seconda Guerra Magica. 
Gli occhi le si riempirono di lacrime senza che se ne accorgesse e un dipinto accanto alla statua le parlò con voce dolce:
"Non piangere bambina, non questo il tempo delle lacrime." era una bella strega, con occhi blu intensi e capelli castani, il volto dalla pelle diafana aveva una strana mescolanza di tratti adulti e infantili, col risultato di farla somigliare incredibilmente ad una bambola di porcellana. Sotto al suo dipinto una targhetta dorata recitava "Dorcas Meadowes" 
"Ehi Cas sei diventata più saggia di Silente!" disse con tono allegro e irriverente un uomo un po' più anziano di lei il cui quadro stava alla sua destra.
"Sai Sirius, è un passo che dovresti prendere in considerazione anche tu! Smettendo per esempio di infastidire gli altri quadri e di combinare guai anche da morto!" ribatté la strega con un cipiglio serio tradito dal leggero sorriso che le spuntò sulle labbra appena finito di parlare.
"Sei Sirius Black?!" chiese Albus con tono incredulo.
"In tela e colori! E tu quale Potter sei?" chiese l'uomo con un sorriso raggiante. Angie lo osservò per alcuni secondi, era stato sicuramente un uomo molto affascinante, ma la bellezza dava l'impressione di essere sfiorita alquanto presto, i capelli neri lunghi fino alle spalle incorniciavano un volto magro dai tratti signorili ed estremamente eleganti, ma gli occhi grigio-azzurri avevano un velo di malinconia che li adombrava.
"Io sono Albus." rispose questo guardando il quadro con occhi luccicanti dall'emozione. "Papà parla sempre di te!"
A questa frase Sirius Black sussultò impercettibilmente e guardò con tenerezza Albus, infine disse:
"Somigli moltissimo a tuo padre. E hai gli occhi di tua nonna!"
"Anche lei!" esclamò Albus indicando Angelique. Quando lo sguardo di Sirius si posò su Angie sembrò che gli venisse un mezzo infarto.
"Che mi venga un colpo! James, ehi James!" urlò il quadro di Black, ma risposero due voci.
"Che c'è Felpato?"
"Sì zio?"
In un batter d'occhio un altro uomo comparve nel quadro di Sirius e un'altra persona si mise accanto ad Angie. James Senior somigliava in modo incredibile a James Sirius, solo sembrava una fotografia dal futuro, era alto, con la matassa di capelli impossibili made in Potter e gli occhi nocciola erano incorniciati da occhiali rettangolari.
"Ramoso guarda!" disse indicando Angie, la quale arrossì furiosamente.
"è una bella bambina sì, ma non..." disse l'uomo dando un sguardo fugace alle persone davanti a lui.
"No! No! Ramoso guardala bene!" insistette Sirius prendendolo per un braccio e girandolo verso gli interlocutori.
James osservò inizialmente neutrale i ragazzi di fronte a lui, poi i suoi occhi si fissarono sulla ragazzina in mezzo ai suoi nipoti e allargò talmente tanto gli occhi che Angie temette che uscissero dalle orbite.
"Oh per Godric! Lily, ehi Lily! Vieni da Sirius!" disse a sua volta James.
"Ciao nonno!" disse Albus con tono ilare.
"Oh ciao caro!" disse il nonno con tono affettuoso. Ad Angie girava un po' la testa per tutta quella confusione, un nonno che non dimostrava più di vent'anni, persone che continuavano a guardarla come se avesse avuto un casco di banane sulla testa... Non ci capiva più niente.
"Che c'è Potter? Non ti seguo di nuovo fino alla Sala d'Ingresso!" disse una voce nuova dal quadro di Dorcas.
"No tesoro guarda!" disse James indicando a sua volta i tre ragazzi.
"Oh ciao Albus, che bello conscerti!" disse la strega contentissima, Angie la guardò e fu veramnete impressionata, non solo perché era stupenda, con i capelli lisci e rossi intensi, la pelle di pesca perfetta, gli occhi verdi uguali ai suoi e i tratti delicati su cui spiccava una bocca leggermente carnosa, ma perché si riconosceva moltissimo nei tratti di Lily. E quando questa fece vagare il suo sguardo su di lei e si soffermò stupita, ebbe la conferma che non fosse solo una sua sensazione.
"E tu chi sei?" chiese Lily con un espressione allibita in volto.
"Angelique, signora." rispose la ragazza guardando la rossa
"Tu sei Gigì!" si intromise James facendo un ghigno derisorio
"Gira alla larga Jessy Potter!" sbottò invece Angie.
"Oh tesoro lo ha chiamato come facevi tu con me!" disse con aria trasognata James Senior.
"Per forza è il tuo nome James!" rispose Lily aggrottando le sopracciglia e allargando le braccia incredula.
"No, l'ha detto con quello stesso tono!" disse invece il marito con tono ostinato "Sai quello che usavi quando non mi sopportavi!"
"Ah! Sì, in effetti ora che mi ci fai pensare è vero." disse Lily osservando Angie e James che si guardavano in cagnesco. "Dici che si innamoreranno anche loro prima o poi?!" chiese rivolta al marito.
"No!" urlò Angie suscitando l'ilarità dei quadri attorno a lei.
"Che succede qui?" chiese un'altra voce ancora dal quadro sopra quello di Sirius. Era un uomo dal volto segnato da alcune cicatrici ma dotato di grandi e malinconici occhi dorati, era stato dipinto insieme ad una donna dai capelli rosa cicca che osservava curiosa i ragazzi sotto di loro. la targhetta citava "Remus J. e Ninfadora Lupin".
"Oh Remus sei tornato anche tu! Ci sono i miei nipoti, guarda! Perfetto, allora posso esporre a tutti voi i famosi copioni Potter. Dovete sapere che c'è un destino amoroso segnato per ogni Potter che nasce..."* iniziò James con aria d'importanza ma fu interrotto da Sirius.
"James per favore non attaccare un'altra volta!" disse con tono scocciato il moro.
"Sì Ramoso risparmiaci!" si aggiunse Remus Lupin.
"Non ho mai sbagliato Felpato! La mia teoria funziona!" protestò James.
"Quale teoria?" chiese curiosa Angie.
"Ah eccoci al punto! Dicevo, prima che questo impertinente mi interrompesse, che i Potter hanno tre copioni amorosi." E schiarendosi la voce iniziò. "Primo caso: Lui è un po' insopportabile e infantile, si innamora dell'unica ragazza che non lo vorrebbe nemmeno se fosse l'ultimo mago sulla terra, si odiano per un numero di anni variabile, lui cambia per lei, lei si innamora e dopo infinite peripezie si mettono insieme!"
"Mi è tristemente noto!" commentò Lily con finta aria sconsolata.
"Secondo caso." proseguì imperterrito James "Lui è un imbranato cronico con le ragazze, si innamora e solo dopo un lasso molto ampio di tempo riesce a dichiararsi. Se la ragazza ricambia e si mettono insieme succedono eventi tragici per cui devono restare saperati per poi ritrovarsi e fare un sacco di piccoli Potter!"
"Come papà e mamma!" commentò James 
"Terzo caso, noioso: si innamorano, si dichiarano, si sposano e vivono felici."
"Bello!" disse Angie con un sorriso divertito dalle espressioni di nonno Potter.
"Anche a te toccherà uno di questi destini Gigì!" disse James con aria saccente.
"Non sono una Potter, Jessy." precisò Angelique.
"Già, perché sei qui se non sei nè Potter né Weasley?" chiese Sirius dal suo quadro.
"Oh... Ehm... Credo di essere stata addotta da questi scoppiati!" disse Angie con un sorriso felice.
"Nonna lei è nipote di Petunia!" intervenne Albus rivolto a Lily.
Un innaturale silenzio calò nei tre quadri, ed Angie temette che iniziassero a urlarle di andarsene e di non tornare più, invece ancora una volta fu stupita dalle reazioni degli appartenenti a quella famiglia. Lily Potter con gli occhi gonfi di lacrime si spostò nel quadro di Sirius e scansando i due uomini si mise davanti ad Angie e iniziò a chiederle febbrilmente:
"È ancora viva? Come sta? Mi odia ancora? Ti ha odiato perché sei una strega? E tuo padre com'è diventato? Tuo nonno sta bene anche lui?" sembrava che Lily volesse uscire dalla cornice del quadro tanto era agitata.
Angie boccheggiò un attimo senza parole, nel frattempo James aveva ripreso la moglie e la cingeva per le spalle consolandola mentre questa aveva lasciato che qualche lacrima le solcasse le gote.
"Stanno bene... Nonna è un po' acida, le piace che sia sempre tutto pulito e dice sempre che siamo dei selvaggi, però credo che ci voglia bene. Nonno ha sempre qualcosa di cui lamentarsi, la maggior parte delle volte siamo io e Tristan. Papà invece lavora in uno studio di commercialisti, è buono, generoso e un po' imbranato, mamma lo ha messo a dieta l'anno scorso!" disse Angie, chiedendosi poi perché avesse tirato fuori la storia della dieta. Le sembrava di aver dato delle informazioni un po' sconclusionate, però Lily sembrava molto contenta e le sorrideva dal quadro di Sirius.
"C'è lo spuntino!" urlò Roxanne al centro della sala, aveva appena allestito su un'enorme coperta scozzese un piccolo banchetto con dolci di ogni tipo, sandwich e bevande varie, c'era pure una torta al cioccolato che Angie adocchiò immediatamente.
Angie si accomodò sul bordo della coperta tra Albus e Rose e si guardò attorno ancora stupita, alcuni quadri le fecero un cenno con la mano, altri le sorrisero.  
Addentando la fetta di torta al cioccolato che Rose le porse pensò che far parte di quella famiglia aveva indubbi vantaggi e riservava sorprese decisamente incredibili. 
Si sedettero tutti attorno alla coperta e Angie osservò quel gruppo di Grifondoro, facevano sempre un casino mortale è vero, ma pure lei riusciva a sentirsi a suo agio e accolta come in una vera famiglia. Nonostante Potter! Sorridendo nel suo bicchiere pieno di succo di zucca si rese conto che le piaceva davvero stare con loro e che infondo Albus aveva ragione, anche se lei non glielo avrebbe mai detto, non si era affatto pentita.

Scorpius faceva fatica a dormire, o meglio non ci riusciva minimamente, per questo stava sdraiato in Sala Comune su uno dei divani davanti al fuoco.
Era stata una giornata troppo carica di emozioni per lasciarsi andare nelle braccia di Morfeo come se nulla fosse.
Aveva litigato con tutti i ragazzi del gruppo infondo alla tavola, compreso Octavius che conosceva da quando nessuno dei due camminava. Li aveva letteralmente mandati a farsi un viaggio in orifizi anatomici ben definiti. sentiva ancora l'adrenalina scorrergli nelle vene al ricordo della discussione.

"Non li sopporto! Mi insozzano l'aria che respiro e contaminano il mio cibo!" piagnucolò Crystal accostandosi un po' di più a Janus come per cercare protezione.
"Non dovrebbero nemmeno farli entrare qui..." disse a bassa voce Violet.
"Sì e a scuola ci saremmo solo noi sei... Bell'affare!" esclamò Scorpius spazientito. Non ne poteva proprio più di quella tiritera infinita. Sembravano non saper parlare di altro.
"Meglio soli che in mezzo ai Sanguesporco e Mezzosangue indegni!" ribattè inalberato Janus.
"Bene." disse Scorpius alzandosi dal prato dove stavano sostando tutti insieme. "Eccellente." commentò ancora pulendosi distrattamente la divisa. "Allora rimarrete sempre più soli." concluse e fece per voltarsi ed andarsene, ma Anatole dall'alto del suo metro e ottantacinque lo bloccò incombendo su di lui.
"Non condividi Scorpius? Ti sembra che ci sia qualcosa che non vada?" chiese con uno sguardo cattivo avvicinandosi sempre di più al ragazzino.
Scorpius si obbligò a non indietreggiare e alzò il mento con sguardo fiero e sbottò:
"Voi non andate! Siete malati e fissati su cose senza senso!"
"Senza senso? Non ti ritieni superiore a questa marmaglia?" chiese Janus indignato alzandosi.
"Sì mi ritengo superiore a voi. Sono stanco di sentire continuamente questo disco rotto." e si voltò camminando spedito verso il castello.


 In seguito Goyle l'aveva rincorso e gli aveva chiesto se fosse impazzito e gli aveva consigliato caldamente di tornare indietro e chiedere perdono a quel gruppo di esaltati. Ma lui aveva rifiutato e gli aveva detto che se voleva frequentare ancora quelli le loro strade si sarebbero divise. E così effettivamente sembrava essere andata. Gli dispiaceva un po', in fondo era affezionato a lui nonostante sembrasse ragionare coi piedi la maggior parte delle volte. 
Il giorno dopo lo avrebbe aspettato di sicuro una lettera di suo padre in cui gli diceva di comportarsi come il suo rango imponeva e quindi di chiedere scusa. 
Non aveva decisamente voglia di comportarsi come era consono agli occhi di suo padre.
Si avvolse meglio nella coperta e pensò ancora una volta a dove potessero essere Albus e Angelique. Li aveva cercati dopo cena, ma sembravano essersi dissolti nell'aria come fumo. Così si era messo su quel divano anche per aspettare il loro ritorno. Che cosa volevano dire le parole di Albus a cena?  Che cosa facevano insieme da soli? Perché le due amiche di Angie non erano andate con loro? Perché non lo avevano invitato? 
Ricordò l'abbraccio sincero che aveva ricevuto da lei quel pomeriggio... Angelique profumava di lavanda e di camomilla, i suoi capelli biondi gli avevano solleticato il naso e lui aveva potuto sentire quanto fossero soffici, e quando l'aveva avuta accanto a sé a terra, dopo essere caduti tutti insieme, aveva notato che sul suo naso leggermente all'insù c'erano alcune piccole lentiggini. Scorpius affondò il volto in fiamme nella coperta smeraldo rendendosi conto che era davvero geloso di Albus in quel momento, lui poteva sentirla ridere e scherzare, poteva starle accanto, magari l'aveva anche presa per mano, mentre lui era da solo come un fesso in Sala Comune!
A questo pensiero scostò la coperta con un gesto secco e si tirò a sedere. Lui non sarebbe stato geloso, non si sarebbe reso ridico mettendo in piazza i suoi sentimenti come tutti quei Grifondoro esibizionisti! Lui avrebbe mantenuto il proprio contegno e solo se avesse capito che lei ricambiava le avrebbe detto che le piaceva.
Si alzò e, con metà cervello che gli imponeva di non pensare ad Angie e l'altra metà che lo faceva comunque, se ne andò a letto.


Nota personale:
*Le teorie esposte da James riguardo ai copioni Potter è un'idea di Cescapadfoot nella long Until the End a cui sono particolarmente affezionata. 
Come promesso aggiorno il lunedì, che sarà il mio giorno di pubblicazione ufficiale!
L'intreccio sentimentale si sta infittendo, spero di riuscire a gestire bene le varie relazioni che si stanno creando tra i protagonisti. Infondo a 11 e a 12 anni io mi ricordo che riuscivo a innamorarmi con straordinaria facilità! 
Baci e al prossimo capitolo!
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cap.6 Nessun Dorma! ***


Cap.5 Nessun Dorma! 
 
Il professor Paciock era un uomo alto, con le spalle larghe, dal volto rotondo, che ispirava immediata simpatia e confidenza, quasi sempre con un sorriso cordiale dipinto sulle labbra. 
Il professor Paciock insegnava con grande passione e dedizione Erbologia, riuscendo ad entusiasmare anche gli alunni che avevano un approccio inizialmente svogliato o scettico nei confronti della sua materia, ed era Direttore della Casa di Grifondoro.
Il professor Paciock era anche un uomo molto orgoglioso del suo passato e spesso, durante le ore di pratica nelle serre, raccontava ai suoi alunni dei mesi in cui aveva partecipato agli incontri  dell' Esercito di Silente, e di come in seguito lo avesse condotto lui stesso contro i Carrow, due Mangiamorte spietati che tenevano in pugno la scuola.
Angelique stava ascoltando proprio in uno di questi avventurosi racconti.
Era un bellissimo pomeriggio assolato di fine settembre, i Serpeverde e i Tassorosso del primo anno stavano lavorando nella serra numero 2 in pacifica collaborazione. 
Ad Angie piaceva Erbologia per innumerevoli ragioni, tra prima tra tutte lo stesso insegnante, che ora stava descrivendo con dovizia di particolari di come una volta, accidentalmente, uno dei membri della Squadra dell'Inquisizione fosse finito con la testa incastrata in un water, suscitando l'ilarità generale.
Le piaceva immergere le mani nella terra, coprire, curare e potare le piante e gli arbusti. Quelle ore nelle serre le davano un senso di pace inappagabile. Aveva riconosciuto subito l'importanza fondamentale che Erbologia rappresentava per Pozioni e per le pratiche mediche magiche, nessuna delle due infatti si sarebbe potuta sostentare senza la base di ingredienti forniti dalla natura.
"Comunque, nessuno di voi deve in alcun modo azzardarsi a replicare una simile azione!" concluse in tono leggermente più grave il professore cambiando repentinamente espressione e scrutando attentamente i suoi alunni, col solo risultato di farli ridere ancora di più. "No, ragazzi sono serissimo!" aggiunse cercando di trattene il sorriso provocato da quel ricordo.
"Secondo te, se ci infilo la testa di Potter nel water, quante speranze ho di farlo affogare prima che la sua muta di segugi lo individui e lo salvi?!" chiese Angie a Martha, mentre tagliava le foglie del suo Geranio Zannuto cercando di evitarne proprio i denti acuminati.
Da quando era stata ufficialmente ammessa alla cerchia famigliare, gli scherzi di James erano drasticamente diminuiti, ma Angie non aveva dimenticato la prima settimana di scuola né quelle a seguire. 
"Non molte piccola assassina, gira sempre attorniato da una schiera talmente folta che probabilmente non resta da solo nemmeno al gabinetto... Ahia! Maledetto coso!" urlò Martha mentre si toglieva il guanto protettivo. Apparve alla vista della ragazza un dito un po' mal messo, tutto sanguinante e con un taglio molto profondo sulla falange superiore. 
Angelique scrutò con interesse clinico la ferita, con tutte le volte che lei o Tristan si erano fatti del male aveva imparato a disinfettare e curare sé stessa e gli altri.
Martha tuttavia non era molto interessata, Angie la osservò mentre teneva gli occhi serrati e il dito sanguinante puntato verso l'alto. Sembrava concentratissima, aveva la fronte corrugata e il respiro corto, inoltre stava iniziando a oscillare sempre più forte accompagnata dalla sua massa di ricci ramati.
"Ehm... Martha a cosa pensi?" chiese Angie giusto per assicurarsi che l'amica non fosse in preda ad un'estasi mistica.
"A non svenire Angie... Ma mi sa che non funziona." sussurrò Martha con un filo di voce. Un secondo dopo Angelique si accorse che le sue gambe stavano per cedere definitivamente, così con riflessi da felino l'afferrò da dietro per le ascelle, mentre l'amica si lasciava definitivamente scivolare a terra.
"Professor Paciock! Professore!" gridò Angie per attirare l'attenzione dell'uomo, che si trovava dalla parte diametralmente opposta della serra. Non che avesse paura, svenire non era un evento tanto tragico, solo che il peso morto del corpo di Martha iniziava a scivolare dalla sua presa e temeva di farla cadere.
Neville accorse in un secondo e prese in braccio la ragazza con agilità, nel frattempo tutti i presenti si stavano affollando attorno al loro banco di lavoro, starnazzando come tacchini. Mentre il professore adagiava Martha su un tavolo libero, il vociare cresceva, le persone iniziavano ad accalcarsi e a spintonarsi per vedere che cosa stava succedendo. Così Angie reagì d'istinto.
"Basta! Zitti!" urlò fronteggiando l'intera classe. "La state soffocando! Aria, aria!" ordinò con tono perentorio agitando una mano per disperdere la folla. I ragazzi, alcuni offesi altri intimoriti dal tono, se ne tornarono ai loro banchi di lavoro sempre bisbigliando tra loro e lanciandole sguardi poco amichevoli.
"Tu sì che hai il comando nelle vene, baby!" disse Elena accomodandosi su uno sgabello, ma stando a debita distanza dal tavolo dove ora stazionava Martha, per non incorrere nell'ira funesta dell'amica.
Angie sorrise compiaciuta, si voltò e si mise a fianco del professor Paciock, che stava disinfettando il dito di Martha ancora svenuta. Sul tavolo c'era anche una piccola boccetta con scritto sopra "Dittamo".
"Vuole che chiami Madama Chips, signore?" chiese Angie.
"No, ti ringrazio." rispose e dopo una piccola pausa aggiunse con un sorriso: "Ha ragione, sai?!" Lasciò cadere una goccia di dittamo sul polpastrello ferito e quello si richiudeva istantaneamente.
"Come dice?" chiese Angelique con la sua miglior espressione perplessa.
"Hai un sangue freddo veramente insolito per la tua età. Sei molto sveglia e rapida nell'agire. Inoltre la professoressa Blacktorne sostiene che tu abbia un talento notevole in Pozioni... Potresti diventare un'ottima Guaritrice un giorno!" concluse sfoderando la bacchetta e puntandola su Martha. "Innerva!"
Martha aprì immediatamente gli occhi e il suo petto si gonfiò come se dovesse riprendere fiato dopo una lunga apnea. Sbatté un paio di volte le palpebre e si guardò attorno un po' stordita.
"Che cosa...?" iniziò con tono impastato tirandosi su coi gomiti, ma poi le sue guance divennero scarlatte e chiese con una punta di isteria: "Non sono svenuta davvero davanti a tutti, vero? Vero?"
"Sì, tesoro! Sei caduta proprio come una pera cotta!" disse Elena con tono allegro, posizionandosi davanti ai piedi di Martha, la quale si lasciò cadere nuovamente sul tavolo con un gemito di frustrazione.
Il professor Paciock nel frattempo si era girato e aveva comunicato alla classe che la lezione era finita per quel giorno e  che sarebbero dovuti tornare tutti verso il castello.
Albus si stava avvicinando, seguito da Scorpius, ma Neville li bloccò alzando una mano e disse:
"Tutti al castello Albus!"
"Ma Nev... Professore! Vogliamo aiutarla a tornare al castello!" protestò il moro. Quando Martha sentì quelle parole si coprì il volto con le mani e iniziò a scuotere la testa sconsolata.
"Ci sono Zabini e Dursley con lei! Forza, la vedrete dopo!" continuò imperterrito l'uomo. I ragazzi fecero un cenno con la mano per salutare e poi si voltarono uscendo dalla serra.
Angelique fece vagare lo sguardo per la stanza, quando improvvisamente notò delle piantine molto colorate, erano su un tavolo leggermente in disparte. Avvicinandosi constatò che somigliavano a delle piante grasse, ma al posto delle spine erano dotate di bolle verdastre e sulla sommità del ciascun cactus c'era un bellissimo fiore, molto simile ad un giglio. Le colorazioni erano meravigliose: rosso fuoco striato di giallo, azzurro acceso con venature blu, viola con alcuni puntini dorati e rosa acceso con sfumature indaco. Angie era letteralmente ipnotizzata da quei colori e allungò la mano verso quei bellissimi fiori...
"Non lo farei fossi in te." la avvertì la voce di Neville Paciock.
Angi ritrasse la mano e si girò con aria colpevole verso il suo insegnante.
"Mi scusi. Sono talemente belli..." mormorò Angelique guardando ancora i piccoli cactus davanti a lei.
"Queste sono piante di Mimbulus mimbletonia in fiore. Hanno una fioritura estremamente breve, solo sei giorni a cavallo dell'undicesima luna piena dell'anno. Per il resto dell'anno ne sono privi." spiegò il professore avvicinandosi anche lui. "Sono bellissimi, hai ragione, ma sono ingannevoli... Guarda."
L'uomo prese da sotto il tavolo una calotta di plastica abbastanza ampia e la mise sopra la Mimbulus col fiore viola. Poi la sollevò e infilò sotto una piuma, la fece levitare verso la pianta e al primo contatto essa fece esplodere tutte le sue bolle, imbrattando la calotta con un liquido denso verdognolo.
"Wow!" disse Angie entusiasta, nella sua mente si era appena affacciata un' immagine idilliaca.
"Ti piace sul serio?!" chiese il professore leggermente stupito, ma con un sorriso contento. Angelique pensò che doveva ottenere a tutti i costi una di quelle piantine, era fondamentale! Così sfoderò il sorriso più radioso e convincente che riuscisse a produrre e disse:
"Le trovo meravigliose! Hanno poteri particolari? Ha già studiato come impiegarle?Dove si possono trovare?"
"Oh... Allora, sono originarie dell'Assiria e ho condotto personalmente degli studi sulla puzzalinfa..." disse il professore mentre il sorriso si allargava sul suo volto
"Perché puzzalinfa signore?" chiese Angie interrompendolo, mettendosi subito dopo una mano sulla bocca. Maledetta la sua linguaccia! 
Ma Neville al posto di offendersi sorrise ancor di più e sollevò la calotta.
"Per questo!" disse ridacchiando.
Una puzza nefanda investì le narici di Angelique, provocandole un conato di vomito. Quella roba puzzava di letame rancido!
"Oh Gesù!" disse portandosi una mano sul naso e sulla bocca. 
"Tergeo" sussurrò l'uomo, la calotta tornò immediatamente pulita e la puzzalinfa sparì. "Questa simpatica sostanza ha effetti incredibili come antibiotico naturale. L'ho sperimentata personalmente sui morsi di Doxy! Inoltre la professoressa Blacktorn sta cercando un abbinamento possibile con gli antidoti ai veleni."
"Stupefacente!" disse Angie con tono estasiato, quella puzza orribile l'aveva convinta ancor di più dei suoi intenti, anche a costo di pedinare il suo professore di notte, lei avrebbe ottenuto una Mimbulus! "E si trovano in commercio, signore?"
"Purtroppo sono molto rare, nessuno conosce bene le loro potenzialità... Un vero peccato!" aggiunse leggermente dispiaciuto.
"Oh capisco... Si un peccato enorme!" ribatté Angelique con la faccia da un cucciolo bastonato. "Mi scusi per averla disturbata. Complimenti ancora, sono bellissime!" aggiunse con tono funereo voltandosi e camminando lentamente verso le amiche. Pensò di aver calcato un po' la mano, però iniziò a contare lo stesso.
Uno.
Due.
Tre. 
Quattro.
Cinque.
"Angelique!" la chiamò il professore. Angelique prima di voltarsi si concesse di sorride trionfalmente e fare una piccolissima esultanza. Ce l'aveva fatta!
"Sì professore?" domandò guardandolo negli occhi recuperando istantaneamente l'espressione funerea di prima.
"Se ti piacciono tanto, prendine una!" le disse con un sorriso amichevole. Angie si sentì quasi in colpa si averlo messo nel sacco così... quasi, lei era una Serpeverde, non si lasciava consumare dai rimorsi!
"Non posso! No, davvero signore! Sono talmente preziose e rare!" aggiunse con tono accorato.
"Insisto, prendine una! Sono incredibilmente facili da far riprodurre, non preoccuparti!" aggiunse indicando il tavolo delle Mimbulus.
Angie sorrise vittoriosa mentre le osservava e si chiedeva quale scegliere. Poi la risposta venne da sé e lei sorrise ancor di più.
Rossa e gialla. Quella sarebbe stata perfetta.
 
 
"Quindi quella cosa schizza letame rancido su tutti?!" chiese con aria schifata Elena.
"Come sempre, Elena, manchi della concezione delle sfumature essenziali!" commentò Angelique, nel mentre stava innaffiando meticolosamente con un mini annaffiatoio la sua piccola creatura.
"Allora come farai?" chiese Martha accomodandosi sul letto di Angelique, la quale aveva preso a camminare per la stanza con aria meditabonda.
"All'inizio pensavo di usare proprio questa, ma mi ci sono affezionata! Quindi ho fatto delle ricerche in biblioteca su quello che ha detto Paciock." rispose quella e fece una pausa ad effetto. "E indovinate un po'? Nonostante sia rarissima, è davvero semplice e veloce da far riprodurre!" concluse con un sorriso entusiasta.
"Somigli in modo inquietante a Paciock!" commentò Elena assottigliando lo sguardo.
"Come?" chiese invece Martha che stava seguendo il discorso meglio dell'amica.
"Si deve sezionare una porzione, che contenga uno o più bolle di puzzalinfa, poi bisogna coprirla con del terriccio tiepido e aspettare che spunti un germoglio." spiegò Angelique.
"Bene. E quanto ci mette?" chiese ancora Martha mentre Elena sbirciava i libri della biblioteca comune che Martha e Angelique avevano istituito nel loro dormitorio.
"Esattamente sette giorni." concluse con un sorriso enorme e tono entusiasta la bionda.
Martha ed Elena osservarono perplesse l'amica che continuava inspiegabilmente a sorridere come se le avessero detto che domani ci sarebbe stato un Natale anticipato.
"Ma che cavolo ridi! La fioritura finisce tra cinque giorni." disse Elena con la fronte a tal punto corrugata che le ciglia brune si toccavano tra loro.
"Rido perché adesso arriva la parte davvero geniale del mio piano. Elena cara, mi passeresti gentilmente quel libro rosso sul secondo scaffale?" chiese con tono affabile Angie. Elena selezionò il tomo e lo passò all'amica, la quale iniziò a sfogliarlo con tranquillità e quando trovò quello che cercava, schiarendosi la voce, iniziò a leggere ad alta voce:
"Il Mooncalf, diffuso in tutto il mondo, è una creatura schiva che esce dalla sua tana solo quando c'è la luna piena. Ha il corpo liscio, grigio chiaro, occhi rotondi e sporgenti sulla testa e quattro zampe lunghe e ossute con enormi piedi piatti. Essi danzano sulle zampe posteriori in aree isolate sotto la luna piena, lasciando intricati disegni geometrici nei campi di grano che sconcertano i Babbani.  Se gli escrementi d'argento dei Mooncalf vengono raccolti prima del sorgere del sole e cosparsi su erbe e aiuole magiche, esse cresceranno molto in fretta e forti."
Se possibile l'espressione delle altre due ragazze divenne ancora più sconcertata.
"Vuoi andare a cercare cacca di Mooncalf, nei campi, di notte, per concimare la tua pianta?" chiese Elena scandendo ogni locuzione con scetticismo.
"Beh detto così sembra stupido, però sì, sostanzialmente sì!" disse Angie alzando le spalle e annuendo.
"MA SEI SCEMA?" Angelique sobbalzò per il tono di voce, si sarebbe aspettata quelle parole da Elena, ma mai da Martha. "Ma dico, ti sembra il caso? Andare fuori dalla scuola, magari anche nella Foresta Proibita, in una notte di luna piena, con i lupi mannari in giro, per cercare escrementi d'argento?! Ma ti si è spappolato il cervello?"
Angie aggrottò la fronte e rispose con l'espressione offesa:
"Io voglio farlo, non mi interessa che cosa ne pensi tu. Non sacrificherò Magda per un così basso scopo! Inoltre ti pregherei di non darmi più della scema, è spiacevole!"
"Hai dato un nome alla pianta?! Non puoi darle un nome!" chiese con la voce che sfiorava gli ultrasuoni Martha.
"Mi piace... Come mai questo nome?" chiese serafica Elena guardando negli occhi verdi dell'amica e leggendovi un sincero divertimento.
Angelique fece un'alzata di spalle e rispose "Non lo so in realtà! Mi sembrava stesse bene col fiore rosso..."
"State perdendo di vista il punto!" urlò Martha interrompendola e poi continuò con tono di voce più basso ma pur sempre minaccioso "Non ti permetterò di andartene in giro, di notte, aspettando solo che qualche lupo mannaro ti sbrani!"
"E come pensi di fermarmi?" chiese Angelique inarcando le sopracciglia bionde.
"Se non ci ripensi, vado immediatamente dalla Blacktorn!" ribatté la rossa impuntandosi. Il sorriso vittorioso di Angelique si spense sul suo volto in modo quasi patetico, poi con tono serissimo disse:
"Benissimo. Vorrà dire che troverò un altro modo, senza di te!" le ultime parole le uscirono dalle labbra quasi come se fossero un insulto. Si voltò in un turbine di lunghi ricci biondi e uscì dalla stanza.
Appena la porta fu sbattuta dietro alla bionda, Martha si buttò indietro sul letto di Angie e si coprì gli occhi con le mani. Non era andata come sperava, anzi era stato un vero disastro!
"Che bel libro! Finalmente qualcosa di interessante tra le vostre robacce!" disse Elena felicissima, che nel frattempo si era sdraiata sul tappeto al centro della stanza e stava sfogliando il libro "Gli animali fantastici: dove trovarli" di Scamandro, che Angelique aveva lasciato incustodito.
Marta in quel momento non rispose, era troppo delusa ed arrabbiata anche lei per dire qualcosa che non fosse una rispostaccia. 
Negli anni a seguire si sarebbe maledetta centinaia e centinaia di volte per non aver strappato dalle mani dell'amica il libro ed averlo bruciato prima che iniziasse a leggerlo.
 
Le serviva Albus. Lui era l'unico che potesse aiutarla. 
Forse per quello o forse per sfogarsi, attraversò la Sala Comune come una furia e si diresse verso il dormitorio maschile. Aririvata alla porta desiderata la spalancò senza nemmeno bussare, trovandosi davanti un ragazzo minuto, più basso di lei di parecchi centimetri, con degli occhiali rettangolari dalla montatura scura, i capelli biondo cenere lisci, che indossava un pigiama con le macchinine. 
"E tu chi sei?" chiese Angelique con tono aggressivo.
"I-i-io s-sono Be-berty..." balbettò con un filo di voce il ragazzino indietreggiando. 
"Angie?" Albus spuntò fuori dal bagno, indossava un semplice pigiama azzurro di cotone e brandiva lo spazzolino da denti in modo comico.
"Proprio lei! Chi è?" chiese rabbonita dalla vista dell'amico, indicando col mento il ragazzo sconosciuto.
"Come chi è?! Segue tutte le nostre lezioni ed è nostro compagno di Casa, Angie!" rispose Albus strabuzzando gli occhi.
"Mai notato." commentò la ragazza scollando le spalle e dando uno sguardo fugace al ragazzo in questione.
"Angelique?" dal bagno uscì anche Scorpius, indossava anche lui il pigiama, ma era di seta verde smeraldo. Sulle sue spalle c'erano alcune gocce d'acqua cadute dai capelli biondi zuppi.
"Ma c'è una festa lì dentro? Tra un po' esce anche la McGranitt con le trombette e i coriandoli!" disse con sarcasmo sedendosi sul letto più vicino.
"Angie è... Ehm... bellissimo vederti, solo... Che ci fai qui?" chiese Albus leggermente perplesso.
"Devo parlare con te. E anche con te Scorp!" rispose la ragazza accavallando le gambe a appoggiando le mani sul materasso. In realtà a Scorpius non aveva minimamente pensato all'inizio, però poteva rivelarsi utile un paio di braccia in più... immerse nella cacca di Moonclaf!
"Va bene..." disse Albus tornando in bagno e depositando il suo spazzolino.
"C'è anche quel simpaticone di Octavius o sta discutendo con gli altri su come epurare la razza magica?" chiese Angie a Scorpius, il quale rise sommessamente e con gli occhi le indicò il baldacchino davanti a lei con tutte le tende chiuse.
"Ciao Octavius!" esclamò con tono gaio la ragazza, poi si rivolse al ragazzo balbettante, il quale stava ancora in mezzo alla stanza impalato senza sapere esattamente dove andare o che cosa fare "Ehi Berty, allora che fai lì come un manico di scopa? Se è per il pigiama, stai sereno! Elena ne ha uno con un unicorno grande come un'anguria!" disse sorridendogli.
La faccia di Berty prese fuoco in un istante rendendosi conto in che condizioni era, proprio davanti ad una ragazza! Aprì la bocca un paio di volte cercando di risponderle ma non riuscì a far uscire alcun suono.
"Ti si è incastrato qualcosa? Berty?!" Chiese Angie aggrottando le sopracciglia e dirigendosi verso di lui per vedere se stesse bene. Ma quello iniziò a indietreggiare tanto velocemente che andò a sbattere contro il baule di Scorpius e capitolò a terra.
"Ehi Angie, ti va di aspettarci in Sala Comune?" chiese Scorpius rendendosi conto della difficoltà di Berty.
"No, mi annoio in Sala Comune. " rispose quella tornando verso il letto su cui si era appoggiata prima.
"Ci andiamo insieme dai!" propose Al indossando una vestaglia blu di lana e prendendola per un braccio.
"Ok. Ah Berty, se ti serve una pomata per i lividi ne ho una scorta in dormitorio! Notte! Ciao Octavius!" aggiunse l'ultimo saluto mentre Albus la spingeva fuori dalla stanza. Quando la porta si stava chiudendo si riuscì a sentire la voce di Albus chiede un po' spiazzato: 
"Ma che ti prende stasera?"
Scorpius osservò un istante la porta di mogano appena chiusa, poi si voltò verso Berty, che se ne stava ancora riverso per terra con lo sguardo allucinato. Gli tese una mano che quello afferrò tirandosi in piedi.
"Lo so. Capisco!" gli disse con una leggera pacca sulla spalla e un tono comprensivo.
Berty si diresse verso il suo letto in uno stato di trance e contemplò l'impronta di coperte leggermente spiegazzate, che il corpo di Angelique aveva appena lasciato. Quella notte Berty Barrach non chiuse occhio, troppo traumatizzato dall'uragano dai capelli dorati che aveva invaso il suo dormitorio.
 
"Che ne dite?!" chiese con una punta d'ansia Angie. Erano gli ultimi rimasti in Sala Comune, erano tutti e tre seduti sul divano davanti al fuoco.
Angelique osservava i due ragazzi, Albus sembrava smarrito tra i riflessi delle fiamme del camino, Scorpius invece osservava la parete mordicchiando pollice con fare meditabondo. 
"Beh non è che tu ci abbia dato molte informazioni..." disse infine quest'ultimo. "Solo che devi andare nella Foresta proibita in una notte di luna piena a cercare un concime particolare!" poi fece un sospiro e disse tutto d'un fiato "Ci sto!"
Angei provò un'enorme sollievo nel sentire quelle parole e gli sorrise raggiante. Ma il punto nevralgico era Albus, il quale ora scuoteva la chioma color della pece.
"Finirà male! Già lo so!" disse con tono funereo.
"Non puoi scaricarmi anche tu Al!" disse Angie disperata, prendendo tra le mani il bavero della vestaglia di Albus e iniziando a scuoterlo.
"Ma chi ti scarica! Io vengo eccome, altrimenti chissà che combini!" disse lui allontanando gentilmente le mani della ragazza dalla sua vestaglia.
Angie fu travolta da un'ondata di entusiasmo e abbracciò di slancio entrambi i ragazzi. 
"Ah, lo sapevo di poter contare su di voi!" disse sciogliendo l'abbraccio.
"Quindi dopodomani notte?!" chiese ancora per conferma Scorpius.
"Esatto, vedo che avete capito!" rispose la ragazza alzandosi dal divano. "Bene, sarà meglio che vada a letto. Ah, noi non abbiamo mai parlato, giusto?!" aggiunse inarcando un sopracciglio.
"Mai." disse Scorpius con un sorriso.
"E chi ti ha vista stasera?!" aggiunse Al.
"Bravi ragazzi! Buonanotte!" e se ne andò saltellando contenta, Scorpius seguì con lo sguardo quella massa bionda balzellante scomparire nel corridoio del suo dormitorio.
Ci fu qualche istante di silenzio tra lui e Albus, e quando lui stava per salutarlo e andare a letto, il ragazzo parlò:
"Perché hai detto subito sì?" non era un tono accusatorio, anzi era un tono molto gentile e quasi preoccupato.
"Beh... L'hai sentita, no? Continuava a dire che l'avrebbe fatto comunque, che non le importava di Martha, che era importantissimo! Non potevo farla andare in giro da sola!" rispose Scorpius voltandosi verso Al. 
Certo che non poteva, se le fosse successo qualcosa si sarebbe incolpato per tutta la sua vita! Non che la ritenesse un'incapace, anzi era estremamente brillante per la loro età, ma aveva comunque undici anni anche lei!
"Sì, ma non l'hai fatto per quello..." disse l'altro e fece una piccola pausa "Ti piace, vero? Tanto da mettere in pericolo anche te stesso?!" gli chiese Albus puntando le sue iridi di smeraldo in quelle ardesia dell'amico.
"Io.. No! Ma che dici! Io non posso..." tentò di difendersi Scorpius
"E perché non puoi, scusa?" chiese Albus aggrottando le sopracciglia.
"Perché... perché di sì! Perché mio padre andrebbe fuori di testa, ecco perché..." disse sconsolato Scorpius accasciandosi sul divano.
"Magari no!" ribatté Albus con tono infervorato "Le persone ogni tanto ci sorprendono!"
"Ma se mi ha mandato una Strilettera perché non volevo stare coi figli dei suoi amici. Se gli dicessi di Angie che cosa farebbe? Mi ritirerebbe dalla scuola?" 
"Sono due casi molto diversi. Secondo me..." disse Albus ma fu interrotto da Scorpius.
"Non importa." disse con tono freddo e distaccato "Tanto lei non ricambia, quindi il problema non si pone!"
"Ma Scorpius..." provò ancora Albus, ma l'altro si lazò dal divano e lo interruppe nuovamente.
"Ho detto che non mi importa. Buonanotte Albus." detto ciò girò i tacchi e sparì nel corridoio che portava al loro dormitorio.
"Ti importa eccome..." mormorò a sè stesso Albus alzandosi anche lui e abbandonando la Sala Comune.
 
 
Angelique aprì lentissimamente la porta della sua stanza ed entrò in punta di piedi. Era tutto buio, eccetto per una candela, lasciata proprio sul suo comodino in modo che potesse muoversi senza rischiare l'osso del collo. Guardò quella fiammella e sorrise intenerita. Era il modo che Martha aveva per dimostrarle di non essere arrabbiata né offesa per quanto successo prima.
"Angie?!" bisbigliò Elena dal suo baldacchino.
"Dimmi." rispose Angie avvicinandosi alla ragazza. Era rannicchiata tra le coperte, risultando ancora più piccola di quanto non fosse.
"Ti ho preso in prestito il libro sugli animali! Posso vero?" chiese con gli occhioni  sgranati per scrutare l'amica nell'oscurità. Quando questa annuì continuò a parlare con tono appena udibile "Ah! Mi è venuta in mente una cosa... Come fai a sezionare Magda, se basta una piuma per farla esplodere tutta?" 
Angie sospirò, ci aveva pensato tutto il pomeriggio a quell'insignificante dettaglio, ma aveva trovato una sola soluzione.
 
 
"Vai Angie, un taglio netto!" la incoraggiò Elena.
"Oddio, che schifo! Che schifo!" piagnucolò invece quella mentre stringeva il coltello nella destra, fino a far sbiancare le nocche.
"Dai Angie, non resta appiccicata in eterno!" le disse Martha da dietro un cubicolo del gabinetto.
"Certo, di sicuro non a te, che sei dietro al cesso!" sbottò la bionda.
Erano tutte e tre nel bagno di Mirtilla Malcontenta, avevano posizionato vicino ai rubinetti tutto il necessario per l'amputazione di una piccola ramificazione di Magda. Avevano scaldato il terriccio in un vaso di coccio grazie a delle fiammelle portatili, che Angie aveva acceso in un barattolo di vetro. Si erano procurate un coltello molto simile ad un bisturi che ora stava nelle mani di Angelique, la quale indossava degli occhiali trasparenti protettivi, un asciugamano attorno alla bocca e al collo, una cuffia da doccia per proteggere i capelli e un lenzuolo come poncho. Il risultato era esilarante.
Angie prese un profondo respiro e con un gesto rapidissimo tagliò di netto la piccola ramificazione selezionata. Per qualche secondo non successe nulla, Angelique entusiasta scostò l'asciugamano dalla bocca per esultare, ma Magda ebbe uno spasmo improvviso e spruzzò un abbondante quantitativo di puzzalinfa su Angie e tutt'attorno, con un sonoro SPLASH! 
Martha e Elena uscirono dal cunicolo lentamente, studiando la situazione. Angelique era immobile, di spalle, ancora inginocchiata a terra, ricoperta completamente di liquido verdastro e incredibilmente puzzolente, così tutt'attorno a lei. 
"Angelique, tutto a posto?" chiese Elena avvicinandosi. L'uinico rumore che Angie emise fu un mugugno disperato. 
Quando finalmente riuscirono a circumnavigare quel lago di liquido verdastro dalla puzza nefanda, ebbero la chiara visione di ciò che era successo. 
Angelique aveva la faccia, le mani e il lenzuolo completamente ricoperti da puzzalinfa, il motivo per cui restava immobile era non sapeva come muoversi con tutto quello schifo addosso!
Elena scoppio a ridere fragorosamente, piegandosi in due per i crampi che le stavano venendo. Martha cercò di restare seria, ma iniziò a ridere anche lei in modo sommesso mentre si avvicinava all'amica. Prese un lembo semi-pulito del lenzuolo e ripulì la faccia di Angie, iniziando dalla bocca e dal naso. Appena le vie respiratorie furono libere, una seconda risata cristallina si unì agli ululati di Elena, e a quel punto anche Martha si sentì autorizzata a ridere liberamente.
"Chi ride nel mio bagno?!" urlò una vocetta acuta. Tutte e tre le ragazze si girarono verso il fantasma appena apparso da uno dei cubicoli.
"Ciao Mirtilla!" salutò allegramente Elena.
"Ciao..." disse con tono petulate Mirtilla e poi si rivolse ad Angelique con un ghigno soddisfatto "Sei messa male... Non ti vorrà nessun ragazzo, se vai in giro così!"
"Beh, in effetti pensavo di lavarmi prima o poi!" rispose acida Angie.
"Oh certo, rispondiamo male a Mirtilla! Tanto lei è morta! Non ci fa mica caso!" urlò furente il fantasma e in un lampo si fiondò dentro a un water facendo schizzare acqua da tutte le parti.
"Per essere morta è un tantino suscettibile..." commentò Martha facendo ridere tutte e tre. 
Con la faccia fu più o meno sgombra, sempre con il corpo scosso da risate e le mani luride di puzzalinfa, Angelique prese il piccolo segmento di Mimbulus e lo sotterrò con cura nel terreno tiepido. Guardò le amiche negli occhi e sorrise loro vittoriosa.
"E ora come farai?" chiese Martha
Angie ci pensò un attimo, la guardò fissa negli occhi color cioccolato e con espressione seria le disse:
"Non fare mai, mai, domande di cui non vuoi conoscere la risposta."
 
 
"Angie hai un piede fuori!" la avvertì Scorpius.
"Oh grazie Scorp!" bisbigliò Angie ritirando nuovamente il piede sotto il mantello.
"Quindi ora che si fa?" chiese Albus con tono nervoso.
"Paura dei lupi Potter? O della cacca forse?" chiese sogghignando Angelique.
"Sì! Non sono entusiasta come te all'idea di addentrarmi nella Foresta Proibita, in una notte di luna piena!" bisbigliò Al infervorandosi.
"Comunque tra un quarto d'ora la luna tramonta, restiamo qui fino a quel momento per sicurezza! Poi abbiamo un'ora e mezza per trovare la cacca di Mooncalf..." iniziò Angie ma fu interrotta da Al.
"Perché solo un'ora e mezza?" 
"Perché sono le quattro di notte e tra un'ora e cinquanta minuti sorgerà il sole e la nostra cacca diventerà semplice cacca, non un fertilizzante meraviglioso!"spiegò sbrigativa Angelique.
"Smettila di mettere quella parola in ogni frase che dici!" disse con tono leggermente irritato Scorpius.
"Quale? Cacca?" chiese Angie con un sorriso divertito
"Sì quella!" replicò Scopius alzando leggermente la voce,
"Ma che c'è di male nella cacca, scusa?! Guarda che la fai anche tu, la cacca! Tutti noi facciamo la cacca, così anche i Mooncalf la fanno! Solo che la loro cacca è più preziosa della tua... di cacca!" snocciolò Angie ridendo da sola.
"Angie basta!" Intervenne Albus leggermente spazientito: "Concentrati sulla... cacca!" e subito dopo averlo detto scoppiò a ridere anche lui. 
Scorpius scosse sconsolato la testa, se continuavano così quella sera si sarebbero persi nella Foresta di sicuro.
Si trovavano fuori dal castello, vicini alla capanna di Hagrid ed erano nascosti sotto il mantello di Al. Erano usciti attraverso un passaggio segreto, di cui Albus era venuto a conoscenza grazie a qualche parente.
Dopo quello sfogo di demenza, attesero in silenzio che la luna calasse e che giungesse il momento di agire. Quando anche l'ultimo raggio lunare si fu spento dietro l'orizzonte, i ragazzi uscirono da sotto il mantello e si addentrarono nella Foresta Proibita. Angelique aveva studiato un incantesimo che lasciasse un marchio a fuoco sugli alberi, per non perdere la strada.
Si addentrarono parecchio nella foresta, camminando per quasi mezzora, quando finalmente incontrarono una radura molto ampia.
Angie uscì dal limite naturale degli alberi e alzò la bacchetta illuminata sopra la testa. Osservò l'erba alta con attenzione e notò che la zona alla loro sinistra presentava quei famosi disegni geometrici che Scamandro descriveva come opera dei Mooncalf. 
"Ottimo, siamo nel punto giusto! Adesso setacciamo tutta la radura." annunciò entusiasta Angelique
"Angie, guanti e  sacchetti per favore?" chiese Albus tendendo la destra verso la ragazza. Quest'ultima dapprima osservò la mano tesa verso di lei con aria interrogativa, poi un espressione di puro orrore si dipinse sul suo bel volto.
"No, ti prego..." mormorò Albus inorridito all'idea e lasciò cadere la mano lungo il fianco.
Sempre con la stessa espressione stampata in faccia Angie frugò in modo febbrile nella tasca interna del suo mantello e ne estrasse un sacchetto di carta scuro.
"Ma che brutta imbrogliona che sei!" le disse Al prendendo il sacchetto con foga e dandole un colpo in testa con lo stesso. Angelique proruppe in una sonora risata, ma Scorpius le tappò la bocca e sussurrò:
"Non è obbligatorio che tutta Hogwarts sappia che siamo nella Foresta Proibita, alle cinque del mattino per giunta!"
Angie roteò gli occhi e annuì arrendendosi. Nel sacchetto scuro erano presenti guanti di lattice azzurri, sacchetti di plastica e delle salviettine igienizzanti. I tre si armarono di guanti, sacchetti, bacchette illuminate e tanta pazienza.
Iniziarono proprio setacciando la zona coi i segni del passaggio degli animali, ma l'operazione si rivelò più complessa di quello che Angelique aveva previsto. Dovevano scostare con una mano l'erba alta ogni trenta centimetri, per evitare di calpestare l'oggetto della loro ricerca, stando chinati in modo scomodissimo, e contemporaneamente mantenere la presa salda sulla bacchetta con l'altra mano.
Dopo soli dieci minuti Angelique aveva la schiena a pezzi e le dita della mano destra anchilosate. Si alzò in piedi e si stiracchiò osservando i due compagni di sventura: Albus era a poca distanza da lei, mentre Scorpius si era allontanato un po' di più. Così si avvicinò al moro e gli parlò:
"Ehi Al, posso chiederti una cosa?" 
"Mmm..." rispose lui annuendo, le fronte aggrottata e gli occhi leggermente strizzati testimoniavano la sua concentrazione.
"Riguarda Rose... Io non capisco... è cambiata moltissimo con me!" iniziò lei.
"E questo non ti fa piacere?" chiese Al con tono leggermente stupito.
"Sì certo! Però non so perché! Dal pomeriggio alla sera è cambiata completamente, il primo sabato della Sala della Memoria. Vorrei capire..." ribatté lei ma la voce le si affievolì. Era tornata un'altra volta nella Sala della Memoria con la sua nuova famiglia adottiva, le avevano spiegato che era diventata una tradizione andarci un sabato sì e uno no. Albus non rispose subito e quando si decise rispose, mettendosi in piedi anche lui e usando un tono vago:
"Immagino sia perché le ho parlato. Abbiamo chiarito alcune cose tra di noi e lei ha cambiato idea su di te..."
"Ovvero?" incalzò la bionda
"Ovvero..." rispose inarcando le sopracciglia tanto da sfiorare l'attaccatura dei capelli, "Non che siano affari tuoi tra l'altro, le ho detto che la nostra amicizia non sarebbe cambiata anche se fossi stato in un'altra Casa e avessi avuto nuovi amici. E poi le ho detto che tu non stavi cercando di... Ehm... usarmi..." arrossì un po' e continuò con voce più flebile "Per mio padre, sai..."
"Lei credeva questo?" chiese indignata Angelique. "Davvero?"
"Sì, credo proprio di sì." rispose Al stringendo le spalle.
"Pazzesco! Incredibile! Sono veramente indignata!" borbottò tra sè e sè la ragazza allontanandosi.
Albus sorrise e si chinò nuovamente sull'erba alta. 
Passò circa un'ora, ma nessuno dei tre riuscì a trovare anche solo una minima traccia dei tanto agognati escrementi. Nel frattempo il cielo si era gradatamente schiarito, fino a rende possibile la ricerca senza bisogno delle bacchetta illuminate. Alcuni uccelli iniziavano a cantare allegri per il nuovo giorno. Albus scrutò con occhio critico l'alba nascente e disse ad alta voce:
"Angie, è troppo tardi! Dobbiamo rimandare alla prossima luna piena." 
"No! No! E no!" urlò lei disperata scostando febbrilmente i fili di erba alta "Non posso! Non capisci Albus! Alla prossima luna la fioritura sarà finita!" 
Albus incrociò le braccia al petto e ridusse lo sguardo a due fessure.
"Quale fioritura? Di che cosa stai parlando Angelique?" chiese con tono sospettoso.
Angie tradita da sè stessa iniziò a scuotere la testa e disse con tono evasivo:
"Io non ho detto fioritura! No di certo! Ho detto...mmm... frittura!" ma parlò troppo in fretta e Albus si accorse che un lievissimo rossore aveva tinto le sue guance pallide.
"Ah sì? Frittura? E usi la cacca per fare la frittura?" chiese alzando la voce e avvicinandosi minaccioso.
Scorpius, che era sul limite della radura, osservò la scena da lontano, Angelique ora stava accampando delle scuse assurde indietreggiando mentre Al incalzava sempre di più per sapere la verità. 
Tutta la stanchezza di una mancata notte di sonno si abbatté su di lui in un secondo, aveva la schiena e le gambe doloranti per quell'assurda ricerca in cui Angelique li aveva trascinati, gli occhi pesanti e un vago mal di testa! Così decise di lasciarsi andare un po' e sdraiarsi sull'erba aspettando il sogere del sole. Si tolse il mantello e lo piegò usandolo come cuscino, una volta steso si concesse di godere dei meravigliosi colori che l'alba stava donando al cielo. Nel frattempo Albus continuava a chiedere di che fioritura si trattasse e Angelique continuava a negare con determinazione ammirevole.
Scorpius fece vagare lo sguardo per la radura, era davvero un bel posto, tutta attorniata da alti pini e querce imponenti. Proprio alla sua destra ce n'era una bellissima, con fronde rigogliose e un tronco enorme. Scorpius si soffermò qualche secondo su di essa e uno strano bagliore alle sue radici lo fece destare immediatamente. Si tirò su coi gomiti e osservò meglio strizzando leggermente gli occhi... Non poteva essere...
Cominciò a correre prima di rendersene davvero conto e raggiunse le radici della bella quercia in un attimo. 
Si accuciò e osservò meglio. Erano una serie di palline argentate, ammassate in un mucchietto, che luccicavano come se fossero state fatte davvero col metallo prezioso. Una gioia incontenibile gli esplose nel petto e urlò felice:
"Angelique! Angelique vieni!" 
La ragazza, grata di sottrarsi all'interrogatorio di Albus, iniziò a correre verso lui. Scorpius la osservò mentre si avvicinava, con i colori dell'alba a illuminare i boccoli biondi e gli occhi verdi sgranati per capire che cosa stesse succedendo, con il mantello nero che volava da ogni parte dandole un effetto di consistenza aerea. Ma appena fu vicina lui si ricompose e le indicò trionfalmente il mucchietto di escrementi di Mooncalf.
Angelique spalancò gli occhi e scoppiò a ridere saltando al collo di Scorpius.
"Ce l'hai fatta Scorp!" disse entusiasta sulla sua spalla e con naturelezza gli schioccò un bacio sulla guancia, prima di chinarsi a raccolgiere il frutto di una notte insonne e di tre paia di arti doloranti.
Scorpius si sfiorò la guancia con le dita e pensò che, se il premio per ogni notte insonne fosse stato un suo bacio, avrebbe dato la caccia alla cacca di Mooncalf anche tutta la vita.
 
Il lunedì è un giorno terribile. 
è terribile svegliarsi, vestirsi, lavarsi, mangiare e studiare. 
Sarebbe un giorno da abolire a prescindere da che cosa accade in quelle ventiquattr'ore, bisognerebbe cominciare la settimana col martedì. 
Così pensava tutta la popolazione di Hogwarts mentre sorseggiava succo di zucca o mangiava toast. Tutti odiavano quel giorno, ma non una bella bionda seduta al tavolo di Serpeverde, la quale sorrideva raggiate osservando apparentemente il vuoto. Per lei il lunedì sarebbe stato un giorno memorabile.
"Sai, quando sorridi in quel mondo, mi fai venir voglia di rovesciarti una caraffa di succo di zucca in testa!" borbottò acidamente Elena.
"Che? Vuoi del succo di zucca cara?" chiese amabilmente Angie ridestandosi dai suoi pensieri e porgendo la caraffa ad Elena, sempre con lo stesso sorriso stampato in faccia.
"Ma sì! Da qui!" rispose l'altra un po' burberamente, alzando le spalle e versandosi un quantitativo generoso di succo nel proprio calice.
"Siamo di buon umore oggi?!"  le chiese Albus che era appena arrivato con Scorpius e Berty al tavolo. Il ragazzo si sedette davanti a lei, mentre Berty si posizionò appena più in là, per non rientrare nel campo visivo di Angelique.
"Oh sì Al! Non immagini quanto! Potresti spostarti un pochino, per favore?" chiese con un gesto della mano, quando il ragazzo si fu spostato continuò a fissare il vuoto con espressione beata.
Martha rise sommessamente all'espressione di stupore che si stava dipingendo sulla faccia di Al e pensò che lui probabilmente non sapeva.
"Angie è tutto a posto?" chiese Scorpius sedendosi accanto a Martha e afferrando la ciotola del porridge.
"È tutto meraviglioso, Scorpius caro!" trillò Angie, sorridendo ancor di più mentre il suo sguardo si posava sul portone d'entrata della Sala Grande. Martha ed Elena lo seguirono e sorrisero a loro volta. 
 
"Ah Der, che ne pensi del nuovo articolo che mi ha regalato zio George?" chiese James al suo migliore amico mentre si avvicinavano al tavolo rosso e oro.
"Quale? La pozzanghera portatile?!" chiese il biondo corrugando la fronte.
"Sì quello! Lo adoro... Devo solo trovare il modo di testarlo..." rispose James strofinandosi le mani e guardando verso il tavolo di Serpeverde.
"Dai James! Dovresti smetterla." disse Fred con tono di semi-rimprovero.
"Sì James, l'hai torturata abbastanza!" aggiunse Alice al loro fianco.
"Io non credo..." commentò serafico James avvicinandosi al suo solito posto.
Quando fu abbastanza vicino vide che sul suo piatto era stato posto un pacchetto rosso con un nastro dorato. James aggrottò le sopracciglia perplesso. Non era il suo compleanno, né Natale e nemmeno San Valentino, per quale ragione dovevano fargli un ragalo?! 
Alice fu più rapida di lui e con un espressione crucciata lesse ad alta voce il bigliettino che era stato lasciato accanto al pacchetto.
"Per James Sirius, 
con tutto l'amore che susciti in me!
Un' ammiratrice segreta.
P.s. Si chiama Nemesi."
Derek scoppiò a ridere e disse a James: "Wow, Jimmy ha un'ammiratrice!"
"Non chiamarmi così!" ribattè subito l'altro immusonito, ma  poi un ghigno si fece strada sulla sua faccia e rispose con tono canzonatorio "Sei solo geloso, perché tu, di ammiratrici segrete, non ne hai!" 
E con cipiglio serissimo si sedette al suo posto, imitato subito dagli altri tre, e scartò il pacchetto. La carta avvolgeva una scatolina di cartone che James si affrettò ad aprire. Apparve alla vista dei quattro ragazzi una pianta grassa con un fiore bellissimo sulla cima, era di un scarlatto vivace con delle striature gialle. A James piacque moltissimo, aveva i colori di Grifondoro perdinci! Alice che aveva preso posto di fronte a James aggrottò le sopracciglia e disse flebilmente:
"Io l'ho già vista..."
"Visto Der! Mangiati il fegato! La mia ammiratrice ha pure buon gusto!" disse James con tono vittorioso.
"Sarà, ma guarda sotto il fiore... Ha tutte quelle bolle schifose!" ribattè l'altro indicando Nemesi.
"Bolle?" chiese Alice spalancando gli occhi ma nessuno le diede retta.
"Quali? Queste?" chiese e mentre avvicinava la mano alla piantina per toccarla.
Alice ebbe un'illuminazione e urlò:
"James NO!" ma il ragazzo aveva già appoggiato un dito su una bolla e la stava pigiando allegramente.
"Ma che vuoi che..."
SPLASH!!!
Nemesi, esattamente come era successo a sua madre Magda nel bagno di Mirtilla Malcontenta, aveva avuto una contrazione ed era esplosa.
I quattro Grifondoro si ritrovarono completamente ricoperti dalla vita in su di puzzalinfa. Ci fu un istante di silenzio e poi tutta la Sala Grande scoppiò a ridere osservando i ragazzi, mentre gli sciagurati che sedevano loro vicino fuggivano dalla puzza insopportabile che Nemesi aveva rilasciato. 
 
Angelique rideva veramente di gusto, si stava tenendo la pancia per alleviare i crampi che le sistavano irradiando per tutto l'addome. Era stata un scena perfetta, veramente impagabile! 
Le dispiaceva solo per i tre malcapitati, in particolare per Derek, che aveva i capelli di oro zecchino colorati di verde marcio. Ma in fondo Nemesi, la dea greca della giustizia compensatrice, agiva per punire i colpevoli, quindi a modo loro anche loro potevano essere considerati tali.
Angie vide James ripulirsi la faccia con un fazzoletto, poi incontrò i suoi occhi a metà tra l'ambra e il nocciola. 
Lei levò il calice nella sua direzione con un sorriso angelico sulle labbra e successe qualcosa che la stupì davvero.
Si sarebbe aspettata che Potter si alzasse come una furia e iniziasse a insultarla, o che le tirasse un bricco di caffé bollente addosso o che ripagasse l'affronto in un qualche modo, ma lui non lo fece. La guardò ancora negli occhi per qualche frazione di secondo e poi scoppiò a ridere. Una risata allegra e spontanea che illuminava il suo volto, con ancora qualche schizzo di puzzalinfa, e lo rendeva dolce e solare, privo del ghigno strafottente che lo ornava di solito.
Il sorriso vittorioso morì sulle labbra della ragazza mentre osservava Potter, ancora tutto sporco di puzzalinfa, afferrare a sua volta un calice col corpo scosso dai tremiti delle risate.
Lui alzò il calice sempre fissandola con sguardo ilare e poi lo portò alle labbra.
Angelique si accasciò sul tavolo con espressione sconsolata.
Il lunedì era un giorno decisamente da cancellare.
 
 
 
Nota personale:
Salve gente, eccomi col nuovo capitolo, aggiunto appositamente di lunedì, per alleviare un po' le sofferenze di ognuno di noi legate a questo infausto giorno!
Mi sento in dovere di compiangere un po' Angelique, che con tutto il casino che ha fatto, tra pianta, amputazione e escrementi di Mooncalf non è nemmeno riuscita a godersi la sua vendetta! Però James le riserverà altre sorprese, legate alla sua personalità, molto diversa da quella che lei pensa di conoscere già!
Ringrazio moltissimo Cescapadfoot e  Sono_un_unicorno_ per le recensioni, inoltre ringrazio tutte le persone che i hanno aggiunta alle seguite o ricordate! 
Baci e al prossimo nefasto lunedì!
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cap.7 Vertigine ***


Cap.7 Vertigine


"Angelique! Piantala di torturati il labbro!" bisbigliò Martha, tentando si allontanare la mano destra della ragazza dal labbro inferiore della stessa, con scarsi risultati.
"Mi aiuta a calmarmi!" rispose con tono seccato la bionda mentre staccava una pellicina dal proprio labbro col pollice e l'indice.
"Non mi pare!" intervenne Elena.
Angie le rivolse un'occhiata truce e poi continuò la propria operazione di massacro personale.
Era il venerdì successivo all'esplosione di Nemesi in Sala Grande e tutti i ragazzi del primo anno si trovavano nel campo da Quiddich, dove avrebbero avuto la loro prima lezione di volo. Albus, Scorpius, Martha ed Elena sembravano rilassati e chiacchieravano tra di loro come se nulla fosse, ma Angelique era dalla colazione che non riusciva a mettere in fila più di poche parole, tutte emesse con tono nervoso e secco. Pensava che di sicuro i quattro ragazzi avevano già montato una scopa e anche più di una volta, mentre lei non aveva idea di che cosa aspettarsi. Non era come una materia di cui si possono studiare i libri ed essere preparati anche prima che avvengano le lezioni, quella era una cosa completamente diversa. "Devi averlo nel sangue, il Quidditch!" aveva detto Scorpius quella mattina a lezione di Trasfigurazione. Ed Angie sentiva l'orribile presagio che lei, di sangue quiddiciano, non ne avrebbe avuto neanche un po'! Poco lontano a loro c'era anche Rose con una ragazzina dai capelli color topo della sua stessa Casa .
"Angie ti stai facendo uscire il sangue!" le disse preoccupato Albus, cercando anche lui di scostare la mano, ottenendo solo che la ragazza si spostasse appena e gli rispondesse brusca:
"Facile per te! Di sicuro sarai bravissimo anche in questo!"
Invece di risponderle per le rime come avrebbe fatto normalmente, Albus prese un fazzoletto dalla tasca della divisa e le asciugò con delicatezza il sangue che era sgorgato dalla piccola ferita sul labbro. Angie sorrise a quel gesto e disse con voce un po' più sollevata:
"Fai in fretta che magari Martha ci sviene sulla scopa!" 
"Io svengo per l'odore e solo quando c'è tanto sangue!" protestò offesa Martha.
"Ah giusto, perché il taglietto sull'indice era un lago di sangue! Mi stupisco che tu sia sopravvissuta a quel dissanguamento!" ribattè con sarcasmo bonario Angie, lasciando finalmente in pace il proprio labbro inferiore.
Martha borbottò qualcosa che suonava molto come "Stronza" ma si zittì con l'arrivo dell'insegnante. Un uomo alto, dal corpo muscoloso e prestante, avvolto in una divisa nera da Quidditch, si mise davanti ai ragazzi del primo anno e parlò con voce gioviale ma autoritaria al contempo:
"Buongiorno ragazzi, sono il Professor Baston e oggi tenterò di non far rompere l'osso del collo a nessuno!" e sorrise ai ragazzi. Quasi tutti risero divertiti, ma Angelique emise un gemito disperato.
"Ma lei era il portiere dei  Puddlemere United?" chiese incredulo un ragazzino di Corvonero con gli occhi luccicanti per l'emozione.
Il professore sorrise compiaciuto e rispose:
"Sì, per dieci stagioni! Ora, vorrei che, con ordine se possibile, prendeste una scopa a testa e vi schieraste in due file ai miei lati." continuò indicando un mucchio di scope dietro di lui.
Evidentemente il termine "con ordine se possibile" non poteva applicarsi ad un gruppo di ragazzi del primo anno, smaniosi di montare sulla scopa per la loro prima, o poco più che prima, volta. Infatti una massa inferocita si diresse correndo verso il mucchio ed iniziò a lottare per il manico di scopa migliore, tra quelli sgangherati della scuola. Angie, che stava cercando in ogni modo di prolungare il momento in cui avrebbe dovuto affrontare quel pezzo di legno e saggina, restò al limite del gruppo. Si sarebbe presa l'ultima scopa, non c'era alcun problema, l'importante era prendere tempo! Tuttavia vide un oggetto allungato venir lanciato per aria dai litiganti e volare verso di lei. Agendo puramente d'istinto, si fece in contro all'oggetto e alzando un braccio lo prese al volo prima che cadesse a terra, trovandosi tra le mani un manico ancora in ottime condizione in confronto alle altre.
"Mmm... Non male!" commentò il professore poco distante da lei, il quale aveva osservato la scena. Angie sorrise e con la scopa in mano si mise alla destra del professore, dove lui stesso aveva indicato.
In poco tempo anche gli altri tornarono e quella con la scopa peggiore si rivelò Elena, che stringeva tra le mani una scopa dal manico rosso e con talmente pochi steli di saggina che difficilmente si sarebbe alzata in volo. 
Angelique si sentiva lo stomaco stretto in una morsa d'acciaio, faceva quasi fatica a respirare tanta era la tensione che si stava accumulando in lei. 
Il professore disse loro di depositare per terra le scope e di metterle alla propria destra.
"Ora stendete il braccio destro e dite con decisione: SU!" disse infine iniziando a camminare nel corridoio formato dai ragazzi in fila.
Quasi tutti iniziarono subito a gridare "Su!", chi con tono deciso, chi con tono arrabbiato, chi con tono implorante. 
Come prevedibile, nella mano destra di Albus e in quella di Scorpius al primo ordine era salita immediatamente la scopa. Anche Martha dopo un paio di tentativi ce l'aveva fatta, mentre Elena continuava a implorare la sua scopa mal messa di salire. Angelique invece osservava la propria incapace di emettere il semplice ordine. Era bloccata dalla paura di scoprirsi una completa frana e di figurare come un'incapace davanti a tutti i suoi compagni. Si diede della codarda da sola e di disse che era veramente sciocco aver paura di un manico di scopa, quindi stese con decisione il braccio destro e ordinò perentoria: "Su!" 
Con suo immenso stupore la scopa levitò velocemente e si appoggiò al suo palmo destro. Angelique si voltò sorridendo verso i suoi amici, ma nessuno sembrava aver fatto caso a quello che era successo a lei perché troppo occupati ad aiutare Elena con la scopa rossa.
Dopo alcuni minuti tutti, compresa Elena, stavano a cavalcioni del proprio manico aspettando il via per alzarsi in volo, quando questo arrivò dal professore, i quasi cinquanta ragazzi del primo anno diedero una spinta al suolo e si librarono in aria.
In seguito il Professor Baston fece far loro alcuni esercizi di equilibrio e, in base alle attitudini di ciascuno, divise gli alunni in tre gruppi. Angie incredibilmente si ritrovò in compagnia di Albus e Scorpius,  Martha era nel gruppo intermedio insieme a Rose, la quale non sembrava condividere il talento della sua famiglia nello sport magico. Elena invece faceva parte del gruppo di ragazzi che a mala pena avevano fatto sollevare la scopa da terra.
Il professore in seguito disse al gruppo di Angelique di fare alcuni giri del campo da Quidditch, mentre lui lavorava ancora con i ragazzi che avevano avuto qualche problema con gli esercizi di base. Con l'unica limitazione di non alzarsi in volo per più di tre metri, altrimenti avrebbe interrotto immediatamente l'esercizio e li avrebbe fatti tornare a terra. Il gruppo si mise in moto con Scorpius in testa.
Angelique non aveva mai provato nulla di simile, volare era una sensazione a dir poco meravigliosa! Era come lasciare a terra tutti i pensieri, le paure e le ansie. Era semplicemente liberarsi della gravità e sentire il vento tra i capelli. La morsa della tensione era stata sostituita da una sensazione diversa, un leggerissimo crampo all'addome, quasi una vertigine causata dall'emozione.
Angie chiuse gli occhi per una frazione di secondo beandosi di quel volo straordinario, ma quando li riaprì un ragazzino dai capelli rossi di Corvonero stava fermando bruscamente la propria corsa. 
Angelique si sarebbe certamente schiantata contro di lui se non avesse improvvisato una piccola picchiata con giravolta sull'asse della scopa. 
Quando riprese quota, si accorse che quelli che la seguivano nella marcia non erano stati fortunati quanto lei.  Avevano creato una sorta di tamponamento a catena e ora giacevano tutti contusi e doloranti sull'erba del campo da Quidditch. 
Nel frattempo anche gli altri ragazzi, che prima volavano davanti a lei, si erano fermati sospesi in aria, e alcuni di essi la guardavano un po' straniti. Quando Angie li raggiunse si rivolse ad Albus che presentava la stessa espressione stupita sul volto ovale.
"Che c'è? Che ho fatto?" chiese con ansia Angelique fissando negli occhi alternativamente Albus e Scorpius.
I due ragazzi si guardarono leggermente confusi e poi Scorpius parlò:
"Sei sicura di non aver mai cavalcato una scopa prima?"
"Ma che domanda è? Certo che sono sicura! Dove l'avrei trovata una scopa nel mondo babbano, sentiamo?!" disse Angie con le sopracciglia aggrottate e l'espressione confusa.
"Oh beh... Hai fatto una cosa veramente..." ma Scorpius fu interrotto dall'urlo amplificato del professore.
"TUTTI A TERRA, ORA!!!"
Quando i ragazzi atterrarono accanto al professore, che cercava di capire l'entità delle ferite riportate dai caduti durante il volo, videro quattro ragazzi, chiaramente più grandi di loro, osservarli con interesse.
"Questi sono i capitani delle squadre di Quidditch delle vostre case. A quanto pare in questo mare di incapacità sembrano aver trovato qualcuno di interessante!" disse un po' burberamente Baston, rimettendo in piedi una ragazzina dai capelli marroni e crespi che aveva la fronte sporca di terra e un bel livido annesso.
Angelique non aveva idea che la loro prima lezione di volo prevedesse degli spettatori, così li osservò. In effetti avevano ciascuno una divisa diversa, erano tre ragazzi e una ragazza, la quale indossava i colori i Serpeverde. Quest'ultima si diresse verso Angie, Albus e Scorpius con passo spedito e un sorriso amichevole sul volto.
Era una ragazza alta, dal fisico atletico e flessuoso, aveva i capelli talmente neri che sotto il sole pomeridiano sembravano avere riflessi bluastri. I suoi occhi erano azzurro ghiaccio, chiari a tal punto da creare un contrasto impressionante coi capelli. Aveva lineamenti delicatissimi, quasi elfici e labbra sottili. Nel complesso sembrava talmente bella da essere irreale.
"Ciao ragazzi, sono Sophia Osborne." e tese loro la mano, i tre la strinsero a turno presentandosi.
"Albus."
"Scorpius."
"Angelique."
"Non so se lo sapete, ma domani mattina ci sono le selezioni per la squadra di Quidditch. Normalmente evitiamo di far partecipare quelli del primo anno, ma farò volentieri un'eccezione per voi." e fissò Angie negli occhi, la quale arrossì lievemente "Ti posso consigliare di candidarti a Cercatore? Sei molto agile e dotata, inoltre il nostro ex capitano si è diplomato l'anno scorso!" fece una piccola pausa e poi guardò i tre ragazzi aspettandosi una qualche risposta.
"Io credo che passerò." disse timidamente Albus.
"Ci penso." disse con noncuranza Scorpius, ma Angie potè notare gli occhi grigi del ragazzo brillare all'idea di entrare nella squadra della loro Casa. Angelique si limitò ad annuire, troppo agitata per rispondere a parole.
"Bene, in Sala Comune ci sono gli elenchi per le iscrizioni. Spero di vedervi domani!" e li salutò guardandoli negli occhi e soffermandosi qualche istante in più su Angie.


James adorava sua cugina, era brillante, intelligente, spiritosa e con una sana dose di voglia di combinare guai insieme a lui. 
Il loro rapporto non era lampante a tutti come quello di Rox e Victoire, o come quello di Albus e Rose, che da bambini giravano sempre mano nella mano. Il loro era più riservato, più intimo e non lo sbandieravano ai quattro venti, non ne avevano minimamente bisogno. Era la sua cugina preferita, sia per il fatto che avendo la stessa età avevano condiviso molte cose, sia perché lei non lo trattava come tutti gli altri, ovvero da immaturo, da irresponsabile e da seccatore. 
A loro piaceva anche solo restare in uno dei tanti chiostri di Hogwarts e parlare un po'. Proprio come in quel momento.
"Ehi Dom, passami un'altra cioccorana!" disse James tendendo la mano verso la cugina.
"Sei un buzzurro Potter. Alle signore ci si rivolge in un altro modo, lo sai?!" rispose Dominique lanciandogli in testa una scatolina contente il dolce.
"Certo," ribattè l'altro, massaggiandosi nel punto in cui l'angolo di cartone gli si era quasi conficcato in testa "ma da come lanci le cose, sembri uno scaricatore di porto, non una signora!"
Dominique rise sommessamente e voltò lo sguardo celureo verso il parco. Dalla finestra su cui erano appollaiati si poteva vedere tutto: il parco, la capanna di Hagrid, il campo da Quidditch, le serre, il Lago Nero e la Foresta Proibita. 
Dominique vide alcune figure con delle divise da Quidditch camminare svelte verso il campo, incuriosita strizzò leggermente gli occhi per mettere a fuoco meglio. "Maledetta miopia!" pensò mentre riusciva a scorgere solo il colore della divisa, verde, quello della sua Casa...
"Porca miseria!!!" urlò scendendo rapidissima dalla finestra e iniziando a correre come una forsennata.
"Dom! Ehi Dom! Che ti prende?" le urlò James mentre quella si allontanava sempre di più nel corridoio.
"Le selezioni!" rispose mentre svoltava a sinistra e scompariva definitivamente dalla sua vista.
James si grattò la testa leggermente confuso, le donne della sua famiglia erano tutte così... così... così fuori di testa! Quella fulminata di Dominique gli aveva parlato per un mese delle selezioni e del fatto che volesse fare i provini come Cacciatrice, e alla fine si era dimenticata che erano quel sabato. Matte, ecco che cos'erano le femmine! Tutte matte da legare!
James tornò pigramente verso la finestra per raccogliere quello che restava dei dolci che si erano portati lì, quando anche lui vide delle figure vestite di verde camminare per il parco con passo spedito. Si soffermò qualche istante e riconobbe immediatamente una lunga chioma bionda e riccia, una sconvolta e scura come la pece, e un'altra ordinata bionda platino. Sul volto di James nacque un ghigno spontaneo. 
Dominique non lo avrebbe mai perdonato se non fosse andato a farle il tifo, giusto?!


Angelique raccolse tutti i suoi ricci e li acconciò in una coda di cavallo alta e stretta, per non lasciarne uscire nemmeno uno. Si iniziò a mangiucchiate il labbro inferiore pur mantenendo l'espressione seria e determinata.
"Io non dovrei ragazzi..." disse Albus guardandosi nervosamente attorno.
"Per quale ragione?" chiese concisa Angelique, scrutando gli altri ragazzi che stavano nel campo da Quidditch per le selezioni.
"Perché metà della mia famiglia gioca nella squadra di Grifondoro! Che cosa farei se mi prendessero e dovessi giocare contro di loro?" chiese preoccupato.
"Non preoccuparti, tanto una cimice come te non ha la minima possibilità!" una voce arrogante e pungente fece voltare i tre ragazzi. Anatole Nott li guardava dall'alto in basso, letteralmente e fisicamente, mentre Janus McMillar rideva in modo esagerato per la patetica battuta dell'amico.
"Perché tu credi di avere molte possibilità? Forse se ti dessero un casco di banane potresti riuscire a salire sulla scopa." rispose Angelique guardandoli con sufficienza e inclinando leggermente la testa. Al scoppiò a ridere ma Scorpius assunse immediatamente un'espressione allarmata. 
"Che cosa hai detto stupida ragazzina?" chiese con espressione e tono inferocito Nott.
"Ho detto, che non mi sembra il caso che facciano partecipare anche gli animali alle selezioni!" ribatté Angie facendo un passo avanti con aria di sfida. Scorpius le afferrò un polso e tentò di riportarla indietro, ma Angie rimase immobile nella sua posizione.
Anatole Nott sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso, aveva gli occhi sbarrati e la bocca piegata all'ingiù in un'espressione di chiaro disgusto.
"Come osi?" disse con tono spaventosamente basso e calmo, avvicinandosi sempre di più ad Angelique "Come osi rivolgerti a me, tu che hai il sangue più marcio di una carogna, che ti scorre nelle vene!" le sibilò le ultime parole a un palmo dal viso, aveva gli occhi accessi da una luce folle e la sua voce era terribilmente minacciosa. 
Albus e Scorpius trattennero il fiato a quell'insulto. Poi entrambi si fecero avanti e si frapposero tra la ragazza e Nott.
"Vattene." disse Scorpius con tono glaciale.
Nott fu tirato via a forza dall'amico Janus e portato in qualche altro punto del campo da Quidditch. 
Angelique non era indietreggiata nemmeno di un millimetro mentre Nott la insultava ed ora il suo volto sembrava essersi trasfigurato in pietra.
"Angie..." la chiamò Albus prendendole una mano. Ma la ragazza la tirò via come se si fosse scottata e voltò le spalle a entrambi, allontanandosi di qualche metro.
Gli occhi le si riempirono di lacrime senza che potesse impedirselo.
"Il sangue più marcio di una carogna..."  quelle parole continuavano a rimbombarle in testa e a bruciarle nel petto come se fossero state un pugnale. 
Un'ondata di emozioni la travolse costringendola a lasciar sfuggire qualche lacrima dalle palpebre. Si sentiva indignata, offesa e furente, ma la cosa che più le faceva male di quel pugnale conficcato nel suo petto era che qualcuno la ritenesse indegna della magia che le era stata donata. 
"Ciao Angie!" una voce femminile incredibilmente vicina la fece sobbalzare e la costrinse ad alzare lo sguardo. Dominique tutta rossa e sudata la stava guardando da un metro di distanza. Quando i loro occhi si incontrarono l'espressione felice sul volto della ragazza si spense, per essere sostituita da una preoccupata.
"Angelique! Che succede?" le chiese Dominique facendosi vicina e appoggiandole una mano sulla spalla.
Angie si asciugò gli occhi con la manica nella divisa e scosse la testa, sicura che, se avesse parlato, la voce avrebbe ceduto e sarebbe scoppiata a piangere.
"Se è per le selezioni, non devi preoccuparti! Albus mi ha detto che hai un vero talento!" le disse sorridendole incoraggiante.
Angie fece una cosa simile ad un sorriso ed annuì con forza. 
Il suono di un fischietto si fece sentire per tutto il campo e la bella Sophia richiamò l'attenzione dei presenti, facendoli adunare attorno a sé. 
"Buongiorno a tutti! Grazie per essere qui. Se c'è qualcuno che non è di Serpeverde o che è qui nella speranza di chiedermi di uscire, se ne vada ora, altrimenti lo affatturo appena lo scopro." disse con tono eloquente e scrutò la folla come a fare la radiografia a tutti. Dopo qualche secondo, da punti diversi del gruppo sei o sette ragazzi, se ne andarono con la coda tra le gambe e la testa china.
Con un sorriso soddisfatto la ragazza diede inizio alle selezioni. 
I primi furono i battitori, tra cui si era candidato Albus. Faceva parecchio effetto vederlo attorniato da ragazzi alti trenta centimetri più di lui e grossi il doppio, tuttavia quando gli diedero una delle scope della scuola e una mazza, assunse un espressione determinatissima. Quando fu il suo turno si udì dalle tribune una serie di urla di incoraggiamento, ovviamente provenienti dalla sua famiglia, che in qualche modo era venuta a sapere delle selezioni. Fece un ottimo provino, dimostrando di saper giocare in modo davvero brillante in quel ruolo, nonostante l'età e la stazza più piccola degli altri. Colpiva con precisione e rapidità i bolidi, sbagliando davvero raramente. 
Dopo qualche minuto scese dalla scopa e raggiunse gli amici. 
"Al, sei stato fantastico!" gli disse Dominique scompigliando ancor di più la chioma del cugino.
"Pensavo alla faccia di Nott!" aggiunse con un'alzata di spalle. Angelique e Scorpius scoppiarono a ridere, mentre Dom li guardava perplessa.
Per il ruolo di portiere si presentarono solo tre persone, due ragazzi e una ragazza, la quale si dimostrò insospettabilmente la migliore, sbaragliando la concorrenza. 
Quando fu il turno dei Cacciatori Angie vide muoversi verso gli anelli più della metà dei presenti, si disse che evidentemente era un ruolo molto ambito! Scorpius e Dominique salirono sulla propria scopa e raggiunsero il gruppo di aspiranti Cacciatori.
Fu una selezione estenuante, c'erano troppe persone e troppi incapaci che volevano a tutti i costi entrare nella squadra, i quali, appena avevano occasione, davano il via a una seria di proteste infondate sul metodo che il Capitano utilizzava per selezionare. Il risultato furono cinque o sei fatture Orcovolanti scagliate da Sophia contro i protestanti. 
C'erano solo due posti disponibili, dato che il Capitano ricopriva il terzo. Nella graduatoria dei punteggi Dominique fece una strage, venti goal in cinque minuti, classificandosi prima con un'ovazione delle tribune a suo favore. Scorpius invece arrivò secondo a pari merito con un ragazzo del terzo anno Richard Miller, ma il nome del terzo cacciatore sarebbe stato dato solo alla fine delle selezioni.
"I Cercatori!" urlò Sophia vicina al primo anello.
Angelique che fino a quel momento era stata tranquilla e rilassata a scherzare con Albus, venne presa dal panico. Ma che cosa stava facendo? Era salita su una scopa una sola volta nella sua vita, il giorno prima tra l'altro, e ora pensava di poter giocare a Quiddich!?
"Angie..." la chiamò Albus tendendole la scopa che le era stata assegnata, ma quando questa non rispose limitandosi a fissare il prato, il ragazzo la prese per le spalle e la costrinse ad alzare lo sguardo.
"Angelique" la chiamò ancora e poi le ordinò deciso: "Sali su questa scopa e fai il culo a strisce a tutti quanti!"
Sentire un espressione tale sulla bocca di Albus la fece sorridere e la rincuorò a tal punto che in un attimo di folle entusiasmo prese la scopa e si alzò rapida in volo, come se fosse una cosa naturale per lei.
Quando raggiunse Sophia si trovò davanti altre quattro persone e il volto ostile di Anatole Nott, che la squadrava con un misto di disgusto e derisione. Sophia stava per parlare quando si udirono numerose urla dalle tribune.
"VAI ANGIE!!!" Angelique sorrise, riconoscendo anche a quella distanza tra le altre le voci di Rose e di Roxanne.
"GIGI', PROVA A NON CADERE DALLA SCOPA!!!" un altro poderoso urlo si propagò per il campo da Quidditch, questa volta maschile. Mentre alcuni ridevano per la battuta, il sangue si ghiacciò nelle vene di Angie... C'era solo una persona in tutta la scuola che la chiamava a quel modo.
"Potter..." sibilò tra i denti cercandolo tra le tribune. Quando lo trovò, il sangue che le si era precedentemente congelato sembrò liquefarsi e salirle tutto al viso in un secondo, perché James Potter non era da solo.
Attorno a lui sedevano, come sempre, i suoi seguaci Philip, Fred e ovviamente alla sua destra Derek. Il respiro le si mozzò nei polmoni e il cuore iniziò a martellarle nel petto come un uccellino che volesse uscire dalla gabbia. Derek con i capelli biondi splendenti anche nel grigiore mattutino, Derek che stava sorridendo. Sorrideva per lei o per prendersi gioco di lei? Si chiese in un moto di panico. 
"Ehm... Angelique?!" la chiamò Sophia: "Dovremmo continuare con le selezioni!"
"Oh... Ehm... Certo, ci sono!" disse ancora scossa la ragazza.
L'avrebbe fatta pagare a Potter, e anche molto cara!
"Bene, io libererò il boccino, gli darete un minuto di vantaggio e poi inizierete la ricerca. Il primo che lo prenderà avrà il posto in squadra. Tutto chiaro?" Sophia parlò con tono conciso, mentre tratteneva con la mano destra un boccino d'oro smanioso di volare.
Quando tutti e cinque annuirono la ragazza alzò il braccio e liberò la piccola pallina dorata. Angelique riuscì a seguire alcuni movimenti veloci del boccino prima che questo scomparisse. Quando il minuto di attesa finì, Sophia diede loro il via e tutti partirono velocemente. 
Angie aveva fatto qualche metro quando vide un figura affiancarsi alla sua sinistra, si voltò di scatto e il volto di Nott le si parò davanti agli occhi. Prima che potesse allontanarsi o spostarsi, il ragazzo le sferrò una gomitata talmente violenta tra le costole che a stento Angelique riuscì a restare sulla scopa, per poi allontanarsi incurante. Alcuni sulle tribune trattennero il fiato, ma la maggior parte non dei presenti non si accorse di nulla. 
Angelique sentì un dolore sordo e penetrante irradiarsi nella parte sinistra del costato, e fu costretta ad arrestare la sua corsa per qualche istante. 
Cercava di riprendere fiato, ma appena inspirava una fitta la costringeva a piegarsi sul manico dal dolore. Era talmente acuto da essere quasi insopportabile. La vista le si era appannata dalle lacrime e non riusciva a stento a distinguere i contorni del campo da Quidditch.
"....IQUE... GLI... STRISCE!!!" Angie riuscì ad udire solo alcuni spezzoni della frase, ma alzò lo sguardo e, nonostante la nebbia delle lacrime, vide Albus in piedi sulle tribune che urlava e si dimenava come un anguilla. La ragazza sorrise e si chiese se fosse l'unica frase di incoraggiamento che l'amico conoscesse. Tuttavia funzionò.
Angie raddrizzò la schiena e si disse che Nott si sarebbe pentito di averla incontrata quel giorno. Ripartì più decisa che mai a trovare il boccino, teneva il busto quasi adeso al manico e faceva respiri brevi e spezzati per non sforzare le sue costole, probabilmente se n'era rotta una. 
Gli altri quattro giravano in tondo seguendo il perimetro del campo, sperando evidentemente che il boccino gli presentasse davanti e si lasciasse prendere. Angelique seguì una tattica diversa, iniziò e zigzagare per il campo, prendeva quota e faceva piccole picchiate, sempre guardandosi attentamente in torno.
Passarono più di dieci minuti, il dolore alle costole si stava intensificando di momento in momento. Angie si fermò un istante e lanciò uno sguardo alla sua concorrenza. Nott sembrava mancare totalmente di iniziativa, tallonava chiunque sembrasse essere sulla buona strada per trovare il boccino, a volte anche spintonando e cercando di distrarre. Gli altri sembravano inattesa di un segno divino. 
Poi qualcosa, un luccichio forse, verso il terzo anello attirò la sua attenzione. Guardò più attentamente e il bagliore si ripetè, quindi partì a tutta velocità incurante del dolore al petto che le impediva di respirare.
Era vicina all' anello quando sentì un movimento alle sue spalle e voltandosi si ritrovò Nott alle calcagna, con tanto di espressione agguerrita. 
Nel frattempo il boccino stava scendendo verso terra, quindi la ragazza lo seguì in picchiata, spingendo al massimo della velocità la sua scopa, ma purtroppo quella di Nott era decisamente superiore alla sua e stava guadagnando spazio. Se lo ritrovò a fianco in pochissimi secondi, il boccino ora volava all'altezza di circa due o tre metri ed era a meno di un metro dalle loro braccia tese. Nott la superò di qualche centimetro con ghigno vittorioso stampato in volto.
Angie si disse che non avrebbe permesso a quello scimmione di prendere il boccino che lei aveva avvistato! Ma come riuscirci se lui aveva il vantaggio della velocità? La mano del ragazzo adesso era a meno di trenta centimetri dal boccino.
Angie ebbe un'idea folle, guardò a terra per constatare che non fosse troppo alto e poi agì. Ignorando il dolore insopportabile al costato, fece leva con entrambe le braccia sul manico di scopa e appoggiò i piedi sullo stesso. Poi guardò dritta davanti a sè e con una spinta dei reni si slanciò in avanti verso il globo dorato.


James si stava divertendo un mondo, continuava a ridere e a fare battute con i suoi amici sui giocatori, ovviamente la maggior parte su Gigì. 
La seguiva costantemente con lo sguardo, aveva un'ottima tattica al contrario degli altri quattro, ma non l'avrebbe detto mai e poi mai ad alta voce. 
In quel momento sembrava aver avvistato il boccino, ma aveva un tizio grande e grosso la tallonava e la stava raggiungendo. Senza nemmeno accorgersene James si alzò dalla gradinata e si sporse per seguire meglio l'azione.
Angelique aveva iniziato la picchiata verso il suolo, ormai definitivamente raggiunta dall'avversario. A circa tre metri d'altezza di erano raddrizzati e il ragazzo l'aveva superata di qualche centimetro.
James sentì una rabbia ignota montargli dentro, non poteva superarla! Era stata lei a trovare il boccino! Poi vide Angie fare una mossa strana, aveva le braccia stese e rigide sul manico e si stava dondolando appena. Quando la ragazza appoggiò entrambi i piedi sul legno del manico, James ebbe un moto di panico, capendo che cosa volesse fare la bionda. Si sarebbe messo ad urlare volentieri se non fosse stato paralizzato, paralizzato dalla paura che Angelique si rompesse la testa cercando di prendere il boccino.
Poi vide la ragazza slanciarsi e volare da sola nell'aria, deviando la corsa di Nott e precipitando inesorabilmente verso il suolo. A quel punto mentre tutti urlavano, si concesse di farlo anche lui.
Il corpo di Angelique giaceva riverso di spalle sull'erba del campo da Quiddich. 
Senza pensarci due volte iniziò a correre come un forsennato per la scalinata delle gradinate, doveva raggiungere il campo più in fretta possibile.

Angie sentì un nuovo dolore bruciante, molto simile al precedente, all'avambraccio sinistro che aveva utilizzato per ammortizzare la sua caduta. Si disse che, forse, le faceva così male anche perché lo stava schiacciando col suo corpo, quindi rotolò di fianco e poi a pancia in su cercando di riprendere fiato, ma le costole le mandarono una nuova fitta, più intensa di tute le altre e il braccio non migliorò. Era caduta sul lato offeso precedentemente da Nott per non mollare la presa sul boccino... Il boccino!
Sollevò la mano destra e sorrise vittoriosa alla piccola palla d'oro che giaceva tra le sue dita. 
"Angie!!!" da sdraiata Angelique potè vedere molte figure correre nella sua direzione, le due in testa alle altre la chiamavano con voce disperata. Una aveva corti e ingarbugliati capelli color rame, l'altra lisci e lunghi capelli neri. In pochi secondi un'orda umana le si chiuse attorno. Martha ed Elena si inginocchiarono accanto a lei, evidentemente sollevate di non trovarla morta. 
"Ce l'ho fatta!" disse sorridendo alle due amiche e mostrando loro il boccino.
"Sì e io ho avuto un infarto!" disse Sophia aprendosi un varco tra le persone che attorniavano Angie.
"Il posto è mio, giusto?!" chiese con una punta di panico Angelique. Sophia scoppiò a ridere e annuì sorridendo. Il dolore al braccio e alle costole sembrò svanire per qualche secondo, sostituito dalla felicità travolgente per ciò che era appena accaduto.
"Angie tirati su!" disse Martha tendendole la mano.
"Non ci riesco! Mi sa che mi sono rotta una costola... E anche il braccio..." disse la ragazza indicando col lo sguardo il braccio sinistro che giaceva al suo fianco inerme.
"Non male come prima volta a Quidditch!" disse una voce familiare dalla folla, poi la chioma nera e spettinata di Albus fece capolino insieme a quella bionda e liscia di Scopius.
"Ehi Al, mi sa che il culo a strisce me lo sono fatto da sola!" commentò Angie sorridendo con aria desolata. Scoppiarono tutti a ridere e poi un ragazzo molto più alto e grande di lei la sollevò con agilità e la rimise in piedi. 
"Grazie mille!" gli disse sorridendogli leggermente imbarazzata.
"Bene, ora i nomi dei componenti della squadra, poi porto Angelique in infermeria!" disse Sophia sempre col suo tono conciso e sbrigativo "Battitori: William Torrent e Albus Potter." una serie di urla festose travolsero il gruppo attorno a Sophia. Chiaramente i Weasley! Angie notò che il ragazzo che l'aveva presa di peso prima era William Torrent il quale sorrideva e ringraziava per i complimenti.
"Sì sì eccellente!" commentò Sophia con un gesto della mano "Portiere: Mary Elizabeth Reed."
"Non chiamarmi Mary Elizabeth!" disse offesa il nuovo portiere.
"Come ti pare Lizzy! Cacciatori: Sophia Osborne," e fece una piccola riverenza "Dominique Weasley e Richard Miller." al nome della Weasley si ripetè l'ovazione, ma Dom non era presente. Angie fece vagare lo sguardo e la intravide lontana dal gruppo intenta in un faccia a faccia con James Potter, il quale teneva lo sguardo basso
Angie fu veramente dispiaciuta per Scorpius, probabilmente Sophia aveva scelto Richard per l'età e per l'esperienza in più. Rivolse uno sguardo preoccupato all'amico, il quale scrollò le spalle e le sorrise evidentemente un po' abbattuto.
"Infine il nostro Cercatore disintegrato: Angelique Girard Dursley!" Angie si stupì di sentire tutti quegli applausi e quel tifo per lei, non solo da parte della sua famiglia adottiva, ma anche dagli altri ragazzi che avevano partecipato alle selezioni.
"Bene, a fare la doccia! Tu, vieni qui!" ordinò perentoria Sophia puntando gli occhi di ghiaccio su Angelique e sfoderando la bacchetta. Angie si avvicinò timorosa alla ragazza, la quale in seguito sussurrò "Ferula." con la punta della bacchetta puntata verso il braccio che penzolava al fianco di Angie. Il suo avambraccio fu avvolto istantaneamente da bende bianche, che le fissarono l'arto dolorante al petto.
"Ehi Phia, dobbiamo trovarle una scopa decente, non può mica sfracellarsi al suolo ad ogni partita!" disse Mary Elizabeth Reed avvicinandosi alle due ragazza.
"Sì Lizzy, hai ragione... Andiamo da Madama Chips, prima che reclami la mia testa su una picca!" disse Sophia cingendo le spalle del suo nuovo Cercatore e accompagnandola fuori dal campo insieme a Lizzy.


Il cuore di James batteva veloce e talmente forte che riusciva sentire il rombo del sangue nelle orecchie. Ma quanto erano alte le tribune? Perché fare tutti quei gradini? Non potevano costruire... tipo uno scivolo?! 
Davanti a sé non vedeva altro che l'immagine dei ricci biondo grano sparsi sulla sua schiena immobile. Immobile. Immobile.
Se si fosse fatta male avrebbe strangolato con le sue mani quel tizio che l'aveva costretta a un gesto simile! Gigì non poteva essersi fatta del male seriamente, altrimenti  non le avrebbe più fatto scherzi, non avrebbe più sentito le rispostacce della sua lingua tagliente...
James, sempre correndo come un disperato, uscì all'aperto nel campo da Quidditch, individuò subito un gruppo di persone chiuse a cerchio attorno a quello che doveva essere il corpo di Angelique. Stava per raggiungerlo quando udì la voce di Gigì dire qualcosa e i presenti ridere tutti quanti.
Tutta l'angoscia e l'agitazione che avevano attanagliato il suo petto lungo la discesa dalle gradinate scivolarono via, come se fosse stato investito da una corrente calda ristoratrice, in grado di sollevarlo immediatamente dalla preoccupazione provata.
Un secondo dopo si rese conto di che cosa stava facendo fino a pochi istanti prima e si sentì sciocco e in imbarazzo. Per la prima volta in vita sua James Sirius Potter arrossì al pensiero di ciò che aveva provato poco prima per Angelique.
"James? Che ci fai qui?" la voce allibita di Dominique giunse alle sue orecchie come se fosse stata lontana anni luce, era troppo concentrato sul dimenticare quello che aveva appena realizzato. Quando però la cugina entrò nel suo campo visivo altrimenti perso nel vuoto, fu costretto a rispondere:
"Oh... Io... Gigì è caduta... Volevo solo... Ma tanto sta bene vero?" chiese in tono imbarazzato e completamente sconclusionato il ragazzo. Dominique aggrottò la fronte e aprì la bocca per rispondere, ma come folgorata da un pensiero improvviso distese immediatamente i muscoli contratti e spalancò occhi e bocca in moto di puro stupore.
"Non ci credo!" sussurrò e un sorriso divertito spuntò sulle sue belle labbra.
"Che cosa? Non è come pensi!" disse James senza riuscire a controllare il rossore che gli stava salendo alle guance. Da quando a ottobre faceva così caldo?
"Ti sei innamorato!" disse stupita Dominque mettendosi una mano sulla bocca per evitare di ridere.
"No! No! NO!" quasi urlò James vedendo che ora Dominique rideva apertamente.
"Sei così buffo Jimmy! Non devi vergognarti, anzi dovresti dirglielo!" disse la ragazza mettendogli una mano sulla spalla, ma quello scosse la chioma nera e con tono deciso disse:
"No, perché non sono innamorato! E poi lei mi odia..." concluse con un tono funereo. 
Poco distante da loro le persone stavano festeggiando i nuovi membri della squadra di Quidditch, ma a Dom sembrava non importare per nulla.
"Lei non ti odia! Lei non ti sopporta, ma come darle torto, l'hai praticamente torturata da quando è arrivata!" gli disse corrugando la fronte al pensiero di tutti gli scherzi che lui le aveva fatto.
Dal gruppo di persone ammassate si fecero largo tre ragazze, una delle quali aveva il braccio attorno alle spalle di Angelique. Lo sguardo di James si posò involontariamente sulla ragazza, sembrava dolorante e teneva un braccio fasciato al petto, ma stava bene. Aveva un sorriso soddisfatto sul volto, i ricci racchiusi in una coda ormai sfatta erano sporchi di terra, gli occhi verdi, uguali a quelli di Al e di suo padre, brillavano per l'emozione.
James non riuscì a distogliere lo sguardo finché non incontrò quello di Angelique, l'espressione gioia sul suo volto mutò all'istante, divenne dura e carica di risentimento. James abbassò gli occhi, non era innamorato, però Gigì era talmente bella quando faceva quella faccia offesa... Doveva ammettere che lei gli piaceva.
"Dovresti smetterla di farle continuamente scherzi idioti!" gli disse Dominique con tono comprensivo.
"Dovrei rinunciare a me stesso?!" chiese con tono melodrammatico il ragazzo, ma poi si fece completamente serio e aggiunse: "Io non cambierò!" 
James si voltò e uscì dal campo da Quidditch a grandi falcate.
Dominique sorrise mestamente pensando a quanto invece quella cotta avrebbe costretto il suo cugino preferito a cambiare. 
E gli sarebbe costato caro, era troppo orgoglioso, troppo testardo, troppo Grifondoro, per comprendere alcune cose senza sbattere il naso.
Qualcuno la colse di sorpresa saltandole sulle spalle e trascinandola per terra.
"Brava sorellina! Dovrò spedirti addosso tanti di quei bolidi per impedirti di segnare!" le disse Victoire vicina al suo orecchio per schioccarle un bacio sulla guancia.


Angelique si stava insaponando i capelli sotto la doccia, il suo shampoo le sembrava un po' più viola del consueto lilla, ma l'odore era sempre il solito alla lavanda. Non ci fece caso più di tanto, era troppo spossata! Le cure di Madama Chips l'avevano guarita immediatamente, ma le avevano lasciato addosso un torpore impressionante, che col getto di acqua calda si stava intensificando. 
Angie finì di lavarsi e poi uscì dalla doccia avvolgendo sè stessa e i propri capelli in morbidi asciugamani verde smeraldo. 
Si infilò alcuni vestiti comodi e aprì la porta del bagno, intenzionata ad asciugarsi i lunghi ricci biondi e infilarsi nel letto, almeno fino a cena. 
Martha, come ormai d'abitudine, si fece avanti sorridente per asciugarle i capelli con un getto di aria calda. Angie si accomodò sul proprio letto e lasciò che l'amica le togliesse l'asciugamano e iniziasse la propria opera. Ma quando il primo getto di aria calda raggiunse la sua nuca, sentì Martha trattenere il respiro.
Elena dal suo letto disse con tono estasiato: "Bello!"
Angie allarmata scese dal proprio letto e andò verso lo specchio. Se non fosse stata dotata di un ottimo autocontrollo si sarebbe messa ad urlare istericamente. Emise solo un gemito strozzato mentre osservava i suoi capelli.
La parte inferiore dei bei riccioli che si era asciugata aveva assunto una colorazione viola acceso, mentre i capelli alle radici che erano ancora bagnati erano del loro colore originale. Angelique inizialmente pensò che fosse colpa di Martha, che avesse sbagliato qualcosa nell'incantesimo, poi si ricordò che lo shampoo le era sembrato più viola del normale... 
"Elena hai fatto qualche esperimento strano con il mio shampoo?" chiese Angie con la voce piena di panico.
"No, ma l'altro ieri l'ho trovato aperto sul lavandino, te l'ho rimesso a posto..." disse Elena tentando di giustificarsi ma Angelique proruppe in un urlo disumano.
"POTTER!!!" 

Albus e Scorpius stavano portando da mangiare alle ragazze, non avendole viste a cena pensavano che forse Angelique stesse ancora riposando e che Martha ed Elena fossero rimaste con lei per precauzione.
Varcarono insieme la soglia della sala comune e si diressero verso il corridoio del dormitorio femminile. Bussarono all'ultima porta a destra e attesero di avere il permesso per entrare, ma nessuno rispose. Scorpius a quel punto bussò più forte e una vocina piccola piccola che sembrava appartenere ad Elena disse "Avanti..."
Quando i due ragazzi entrarono lo spettacolo che si parò davanti ai loro occhi sembrava opera di una mandria inferocita di bufali. C'erano piume d'oca dovunque, libri di incantesimi e trasfigurazione gettati per terra, flaconi di medicine sparsi sul pavimento senza ordine... Ma la cosa più impressionante erano le ragazze.
Martha ed Elena si stringevano l'una all'altra, leggermente terrorizzate, mentre sedevano sul letto di fronte a quello su cui stava Angelique, la quale presentava una chioma scarmigliata e gonfia viola.
Angelique coi capelli viola!?
Albus spalancò gli occhi e disse: "Angie che cosa ti è succ...?" ma venne interrotto dalle altre due ragazze che iniziarono a scuotere freneticamente la testa e a gesticolare.
Così Albus tornò a guardare la bionda, ora viola: sedeva sul letto con le gambe incrociate, il braccio sinistro, tornato sano, era puntellato sul ginocchio col gomito e la mano stava davanti alla bocca della ragazza, a conferirle un'aria meditabonda. Gli occhi verdi erano persi nel vuoto, non sembrava nemmeno essersi accorta della presenza dei due ragazzi.
"Angelique?" la chiamò Scorpius avvicinandosi col vassoio carico di vivande.
Angelique finalmente si riprese e alzò gli occhi  verso il biondo. Prese un tramezzino dal mucchio e lo assaggiò tornando a fissare il vuoto.
Albus stanco di quella situazione si fece avanti anche lui e chiese: "Angelique che ti è successo ai capelli?" 
Ma la ragazza al posto di rispondere diede un altro morso al tramezzino e annuì convinta. Poi li guardò a turno, tutti quanti, e finalmente disse con tono bellicoso.
"Questa è guerra." 




Nota personale:
Buona sera a tutti bella gente! Allora avete capito perché quel bietolone di James continua a vessare la povera Angelique?! Le piace e vuole attirare le sue attenzioni anche facendola esasperare, tipico dei maschi infantili. -.-'
Comunque nel prossimo capitolo, che non sono sicura di poter postare in tempo, avremo qualche piccola svolta tra queste relazioni pre-adolescenziali.
Ringrazio tantissimo Kalyma P Jackson che mi ha lasciato una bellissima recensione, ringrazio moltissimo coloro che mi aggiunta alle seguite o preferite!
Tanti baci a tutti.
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cap.8 Just Tears and Rain ***



Cap.8 Just Tears and Rain.

Ottobre passò molto velocemente per gli studenti del primo anno appartenenti alla Casa di Serpeverde. Le lezioni iniziavano a farsi più serie e i ritmi più serrati. Il sole estivo, che aveva clementemente illuminato Settembre, aveva lasciato il posto ad una coltre di nubi, che avvolgevano il castello e il parco di una pioggia sottile, fitta e quasi incessante.
Angelique aveva ormai dichiarato pubblicamente guerra a James Potter; infatti dopo l'incidente dei capelli viola, che Sophia Osborne aveva abilmente fatto tornare del colore originario, senza che quasi nessuno vedesse la strana tonalità, la ragazza si era letteralmente scatenata.
Aveva ordinato via gufo una selezione degli articoli de "I Tiri Vispi Weasley" e li aveva sperimentati quasi tutti sul giovane Potter. 
Aveva sfruttato la simpatia che suscitava in Roxanne per farsi insegnare incantesimi e fatture particolarmente moleste, tutte prontamente testate su un unico soggetto. Inoltre aveva creato un piccolo laboratorio nel proprio dormitorio, aveva posizionato sulla propria scrivania un piccolo calderone, un libro di pozioni, un po' più avanzate di quelle che la Blacktorn assegnava loro normalmente, e moltissimi ingredienti.
 Angelique passava spesso il tempo libero, che le lezioni, i nuovi allenamenti di Quiddich e i ritrovi con i Weasley-Potter le lasciavano, accanto a quel calderone che sobbolliva lentamente e quando riusciva a imbottigliare una pozione particolarmente complessa sul suo volto nasceva un vero e proprio sorriso malefico.
Martha ed Elena osservavano leggermente inquietate quelle boccette, che Angelique sigillava con la cera lacca sogghignando. Non aveva mai parlato delle sue intenzioni riguardo le pozioni che produceva in dormitorio, ma avevano il vago sospetto che fossero destinate ad un certo maschio di Grifondoro.
D'altra parte nemmeno Potter restava inerme davanti agli attacchi della bionda, rispondeva con scherzi altrettanto ben organizzati. 
Per esempio un giorno, dopo pranzo, aveva raggiunto Angelique in un corridoio del quarto piano mentre lei si dirigeva ad Incantesimi. La ragazza era da sola, aveva preceduto i compagni per parlare col professor Vitious, ma improvvisamente, come se fosse spuntato fuori dalle pareti di pietra, James Potter l'aveva affiancata e aveva iniziato a punzecchiarla.
"Ehi Gigì, ma che capelli ordinari! Non ti piaceva il colore che avevo scelto io?"  aveva chiesto James saltellandole accanto.
"No." aveva risposto secca la ragazza, alzando il mento con la sua tipica espressione fiera.
"Ma avanti Gigì, smettila di fare la sostenuta! Io non me la sono mica presa per quella pozione che faceva venire le pustole! O per la fattura orticante! O per Pasticche Vomitose nascoste nel mio pasticcio di carne!"  le aveva elencato divertito James mettendosi davanti a lei e camminando all'indietro.
"Potter..." aveva detto Angie rallentando il passo e massaggiandosi le tempie con aria esausta. "Perché?"
"Che cosa perché?!" aveva chiesto lui con la fronte aggrottata.
"Perché continui farmi scherzi? Perché passi tutto il tuo tempo libero assillandomi? E soprattutto perché non la pianti di chiamarmi Gigì?!" aveva chiesto in un crescendo di volume acustico.
"Perché ti si addice!" aveva ribattuto l'altro con un'alzata di spalle e un sorriso divertito, sempre continuando a camminare al contrario.
"No, si addice ad una ragazzina frivola e stupida! Io non sono così." aveva detto Angelique con tono accorato. 
Essendo giunti davanti all'aula di Incantesimi, si erano fermati e Angie aveva puntato le sue iridi smeraldine in quelle di James.
"Ah no e come sei, Gigì?" le aveva chiesto l'altro avanzando. 
Si era avvicinato tanto che lei aveva potuto osservare finalmente i suoi occhi da vicino. Erano ambrati attorno alla pupilla e sfumavano scurendosi sempre più, fino a raggiungere il nocciola nella corona più esterna. Erano degli occhi incredibili, magnetici.
Angelique era leggermente arrossita per una tale vicinanza, ma non si era mossa di un centimetro, per non dargli la soddisfazione di vederla arretrare.
"Non lo so... Ma voglio diventare una persona seria e importante!" aveva risposto senza pensarci, guardando James negli occhi.
"Ah! Vuoi la fama, la gloria... Il potere! Com'è Serpeverdesca questa cosa!" aveva ribattuto lui storcendo leggermente la bocca. 
"No!" si era affrettata ad aggiungere la bionda scuotendo il capo, "Non voglio quello, voglio essere importante per gli altri! Voglio fare qualcosa che faccia del bene alle persone, che serva al mondo... Ma perché ne parlo a te poi! Tu non capisci nulla, zuccone come sei!" aveva aggiunto, con spalle dritte e mento in alto si era voltata per raggiungere la porta dell'aula.
"Ti sbagli, Gigì."aveva detto il ragazzo abbandonando per un attimo il tono canzonatorio, che usava sempre con lei, e assumendo un tono serio, stranamente adulto. "Ah una cosa! Non camminare col nasino tanto per aria. Potresti... inciampare!" 
Angelique si era voltata nuovamente, ma il ragazzo si era allontanato senza lasciarle il tempo di ribattere.
"E la prossima volta usa un po' più degnamente il Mantello di tuo padre!!!" gli aveva urlato alle spalle, riferendosi al fatto che fosse entrato indisturbato nella loro Sala Comune, senza essere avvistato da nessuno. 
 La bionda aveva fatto un passo avanti e allungato la mano per bussare sul legno scuro della porta, ma non appena il suo piede destro aveva toccato terra, era sprofondato inesorabilmente in una pozza di acqua gelida, trascinando con se la ragazza. Angelique aveva urlato per il contatto gelato e per la sorpresa, ma era colata a picco subito e era riuscita a riemergere con la testa solo dopo qualche istante. Era finita in una di quelle pozzanghere portatili dello zio di James, e si ritrovava immersa fino al collo nell'acqua gelata.
La porta dell'aula di Incantesimi si era aperta e un allarmatissimo professor Vitious, con tanto di bacchetta alla mano, si era guardato attorno in cerca della fonte dell'urlo. Quando poi aveva abbassato lo sguardo e aveva trovato la testa di Angelique a livello del pavimento che lo guardava con espressione mortificata e lo implorava di aiutarla, non aveva potuto reprimere un sorriso divertito. In seguito l'aveva aiutata ad uscire dall'acqua, l'aveva asciugata con una folata di aria calda e le aveva recuperato la tracolla, salvando ciò che l'acqua non aveva completamente danneggiato.


Così tra un tiro mancino e l'altro si era giunti al 31 ottobre, uno dei giorni più celebrati nel mondo magico, sia per il significato di Halloween, sia perché era la data della prima sconfitta di Lord Voldemort. Per Angelique era un giorno doppiamente speciale, in quanto era anche il compleanno di suo fratello Tristan. 
Così alle sette di quel mattino la giovane Serpeverde si trovava nella gufiera, intenta scrivere una lettera per il festeggiato, allegandovi anche un regalo: qualche innocente articolo de " I Tiri Vispi Weasley" e una comunissima roccia levigata, che Angie aveva raccolto dalle sponde del Lago Nero.

"Caro Pidocchio,
BUON COMPLEANNO!!! 
Visto che nelle ultime lettere, che la mamma mi mandava , trovavo sempre un tuo P.S. in cui mi minacciavi di morti orribili se non ti avessi spedito un pezzo di Hogwarts, apri il pacchetto!
Se anche dopo questo non sarai soddisfatto, invito le tue regali chiappe a venire a prenderti da solo il pezzo della mia scuola che preferisci.
Qui va tutto bene, le lezioni iniziano a essere più difficili, ma mi sto mettendo in pari anche con Trasfigurazione, tuttavia ho il vago presentimento che non brillerò mai in quella materia. 
AH! Una notizia che ti sconvolgerà: sto diventando un'artista degli scherzi! Purtroppo non è stata una scelta volontaria, ma più che altro legittima difesa, a Natale ti racconterò tutto!
Vorrei tanto poter essere a casa con voi, festeggiare come tutti gli anni, mangiare la torta di mele della mamma, raccattare chili dolci e guardarti fare scherzi sciocchi... Vedrò di fare del mio meglio per eguagliarti qui!
Spero che il mio regalo ti piaccia e che tu possa farne buon uso.
Saluta mamma e papà, da' un bacio enorme a Estelle da parte mia e di' loro che mi mancano! 
Tu invece non mi manchi.
Angie."

Angelique soffiò sulla pergamena per asciugare l'inchiostro, la arrotolò delicatamente, intestò la lettera a Tristan e la assicurò con un nastro blu alla zampa di Caliel, il suo gufo. Prese tra le mani il pacchetto avvolto da una carta azzurra e lo legò all'altra zampa. Ma il gufo non sembrava intenzionato a volare con tutto quel carico senza un po' di retribuzione in cibo, quindi morse giocosamente il dito indice di Angie e iniziò a tubare, in modo assurdamente simile alle fusa di un gatto.
La ragazza rise divertita e prese dalla tasca della propria divisa una busta con del mangime, se ne mise un po' sulla mano e lasciò che il gufo beccasse soddisfatto.
"Dovresti ridere più spesso!" una voce maschile la fece sussultare e il mangime di Caliel finì per terra. Il gufo emise un verso palesemente contrariato per essere stato privato della colazione.
Angelique si voltò di scatto e si trovò davanti l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare in un luogo pieno di escrementi di gufi e civette... 
Ovviamente Derek.
"C-c-come?" chiese totalmente nel pallone la bionda. Pregò intensissimamente Dio, Morgana, Merlino, Salazar e tutti i Santi di non arrossire. 
Il ragazzo le fece un sorriso sghembo che le procurò una fitta al cuore. Aveva i capelli e la divisa fradici, anche il maglioncino sotto la tunica aperta sembrava zuppo di acqua, probabilmente era uscito senza ombrello.
"Ho detto che dovresti ridere più spesso, hai un bella risata." le disse avvicinandosi. 
"Io rido tantissimo!" replicò velocemente la ragazza drizzando le spalle e prendendo dell'altro mangime per il proprio gufo. "Solo che quando c'è Potter tutta l'allegria mi evapora in un nano secondo!" mormorò leggermente adombrata.
Derek rise divertito mentre una civetta delle nevi gli si avvicinava e lui le affidava una voluminosa lettera. Angie sbirciò molto discretamente e vide scritto "Per Kurt Schatten." 
"Sai, normalmente non è così assillante come è con te! Di solito ride, fa battute, è divertente e allegro, ma quando ci sei tu, tira fuori il peggio di sé!" le disse sorridendo il ragazzo.
"Mmm..." disse Angie inarcando le sopracciglia perplessa. Fece una piccola carezza sulle piume nere del capo di Caliel e lo fece salire sul proprio avambraccio. In seguito con uno scatto del braccio sinistro gli diede il comando di partire, il gufo aprì le proprie ali e si librò nell'aria. 
Angie guardò sottecchi Derek,  che si avvicinò ad una finestra con la civetta appoggiata all'avambraccio destro e la fece partire con medesimo gesto fatto da lei prima. 
Forse doveva dirglielo... Infondo lui non aveva fatto nulla di male, mentre lei era stata veramente bisbetica... Forse sarebbe stato giusto... o forse l'avrebbe guardata come un alieno perché si era già dimenticato tutto...
"Ehm..." disse schiarendosi la voce e attirando l'attenzione del biondo che ancora osservava la propria civetta all'orizzonte, "Io... Ehm... Io volevo scusarmi con te." disse con voce flebile e una leggera sfumatura rosa sulle sue guance "Per come ti ho trattato quella mattina, davanti alla mia Sala Comune... Ero arrabbiata con Potter e me la sono presa con te, che non avevi fatto nulla. Quindi scusami." Angie concluse con un soffio di voce aspettando la reazione del ragazzo.
Derek la guardò prima stupito poi sempre più divertito, fino a scoppiare a ridere. Angie sentì il panico irradiarsi nel suo corpo e scorrerle nelle vene insieme al sangue, stava ridendo di lei! Lei aveva cercato di essere educata e dimostrargli di non essere un'isterica, e invece si era solo resa ridicola! 
Mentre il ragazzo rideva, lei si voltò e prese l'ombrello uscendo quasi di corsa dalla gufiera. Voleva solo sotterrarsi viva tra zucche di Hagrid e dimenticare quell'episodio. Ma mentre cercava di aprire l'ombrello, una mano calda si chiuse attorno al suo polso e lei fu costretta a girarsi. 
"Scusami, non volevo offenderti! Solo che non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te!" le disse Derek lasciandole il polso, sulle belle labbra carnose aleggiava ancora l'ombra di un sorriso.
"Perché? Credi che non sappia chiedere scusa?!" chiese Angie offesa, incurante della pioggia che le stava inzuppando i riccioli biondi e la divisa. Guardò dritta in quegli opali che il ragazzo possedeva al posto degli occhi, erano profondi, da perdercisi dentro, incorniciati da folte ciglia nere. 
"Beh... Non so... Uno non si aspetta che la Principessa di Ghiaccio chieda scusa!" le rispose con un'alzata di spalle incurante.
Angelique spalancò gli occhi e la bocca allibita e chiese balbettando. "La-la P-principessa di G-ghiaccio?"
"Ah, non lo sapevi?! Ti chiamano così quelli del tuo anno e del mio! Credo abbiano iniziato i Tassorosso, dopo che la tua amica è svenuta nelle serre..." le disse lui leggermente pensieroso e scostandosi dalla fronte i capelli ormai fradici.
Angie emise un verso strozzato e sembrò afflosciarsi su di sé stessa. 
Ma come era possibile che appena arrivata l'avessero già etichettata, un'altra volta! La ragazza sentì gli occhi pizzicarle per le lacrime di frustrazione che cercavano di uscire, quindi distolse lo sguardo da quello di Derek e lo puntò sull'ombrello ancora chiuso.
Stava pensando ad una scusa qualsiasi per allontanarsi da lui, quando il ragazzo parlò nuovamente con tono ilare:
"Comunque accetto le scuse! Anche se non me l'ero presa seriamente. E secondo me non sei di ghiaccio... Altrimenti come li penseresti a tutti gli scherzi per James!" 
Angie alzò lo sguardo stupita da quelle parole e incrociò gli occhi neri e ridenti del bel biondo. Qualcosa dentro di lei, qualcosa di molto simile ad un animaletto, iniziò a contorcersi e a saltellare, procurandole una leggera tachicardia e un dolore indistinto nel petto. 
Angie, facendo la prima cosa che le veniva in mente per placare il porpio cuore, aprì l'ombrello e ci si mise sotto. Guardò il ragazzo di fronte a lei, sembrava aver ricevuto una secchiata d'acqua addosso, i capelli mossi gli si appiattivano sulla testa e sulla fronte, gravati dal peso della pioggia incessante, la tunica della divisa nera era ormai del tutto lucida. Angie si guardò i piedi, imbarazzata all'idea di dirgli un'altra cosa che lo avrebbe fatto ridere; però non poteva lasciarlo sotto l'acqua mentre lei se ne andava in giro al riparo.
"Vuoi... Ehm... Vuoi evitare una polmonite?" gli chiese infine incerta indicando il proprio ombrello.
"Sì grazie." rispose quello mettendosi sotto insieme a lei. 
Dopo alcuni secondi Derek aveva insistito per afferrare lui il manico e portare l'ombrello, in modo che Angelique fosse "costretta" a stare vicina a lui per non bagnarsi e che il suo braccio sinistro toccasse quello destro del ragazzo. 
Quel semplice e casto tocco fece risvegliare nuovamente l'animaletto nel suo petto, il quale prese ad esultare. 
Angelique pensò che quel quarto d'ora dalla gufiera alla Sala d'Ingresso fosse stato uno più belli della sua breve esistenza. Parlarono di cose banalissime, come gli amici e la scuola, ma Angie sentiva il cuore pomparle il sangue con tanta energia da fare male.
"Così sei una schiappa in Trasfiguazione, eh?!" le chiese lui con tono divertito, chiudendo l'ombrello dentro la Sala d'Ingresso. C'erano già molti studenti che si avviavano a fare colazione e alcuni li osservarono, incuriositi dallo stato pietoso in cui si trovavano le loro divise.
"Ehi! Non detto questo! Solo che non sono incredibilmente dotata come in tutte le altre materie..." ribattè la ragazza con tono auto-ironico e gli sorrise sinceramente. Derek scoppiò a ridere scostandosi i capelli che gli erano caduti nuovamente sugli occhi. Era bello parlare con lui, non c'erano forzature, tutto sembrava assolutamente normale e spontaneo. 
"Beh, nel caso ti servisse una mano..." ma il ragazzo fu interrotto da un urlo isterico dall'altro capo della Sala.
"O mio Dio! Derek!" una Furia formato glamour si stava avvicinando ai due a passo di carica. Era una ragazza mozzafiato, seppur molto appariscente e in modo dissonante con la sua giovane età. Era alta come Angelique, con i capelli di un castano caldo che le arrivavano sotto le spalle, arricciati in boccoli perfetti, palese opera di una piega appena fatta. Aveva occhi marroni da cerbiatta, incorniciati da folte ciglia piegate all'insù dal mascara ed evidenziati da un trucco scuro abilmente sfumato sulle palpebre. Sulle labbra discretamente carnose era steso un velo di lucidalabbra rosa, aveva il volto lungo e magro, con tratti delicati come quelli di un quadro rinascimentale. 
Indossava un foulard rosso annodato sul collo e portava una borsetta color cuoio al braccio, per contenere i propri libri. L'unico leggero difetto in tutta quella perfezione era rappresentato dal naso, che era dritto con una leggerissima gobbetta sul setto nasale, che non stonava nemmeno molto, anzi le conferiva un'aria sofisticata. 
Angelique, guardando come la ragazza camminava con passo sicuro e sinuoso, si sentì insignificante come una caccola di Troll. Era perfetta.
"Oh ciao Celia! Ho preso un po' di pioggia!" disse il biondo avvicinandosi alla ragazza. Le cinse la vita con familiarità e le depositò un bacio sulla guancia. 
Quando vide la mora sciogliersi come burro a quel gesto, il cuore di Angelique mancò un colpo e alla ragazza sembrò che si fermasse del tutto. Un dolore sordo e penetrante si irradiò per il suo petto e l'animaletto fino a poco fa esultante si paralizzò in un istante. Celia passò una mano, con unghie laccate di rosa, tra i capelli zuppi di Derek.
"Ti conviene farti una doccia, tesoro!" tubò lei in seguito guardandolo con adorazione.
"Ma no! Adesso mi asciugo tranquilla!" e le diede un altro bacio, ma questa volta le loro labbra si incontrarono con uno schiocco leggero, quasi casuale. 
L'animaletto nel petto esalò l'ultimo respiro, mentre Angie lasciava che il suo cuore sprofondasse negli abissi più neri. Poi Derek si voltò verso di lei e le disse con un sorriso amichevole:
"Ciao Angelique, buona giornata!" Celia che fino a quel momento non si era resa conto della ragazza, le rivolse un'occhiata assassina e squadrò anche il proprio ragazzo chiedendogli piccata mentre se ne andavano mano nella mano. "Chi è quella?"
"Fonafonata..." farfugliò Angie alle spalle di Derek.
La bionda varcò la soglia della Sala Grande e si diresse verso il tavolo della propria Casa in uno stato di semi-incoscienza, come calamitata da una forza fisica individuò senza vedere davvero il gruppo dei suoi amici, che quel giorno comprendeva anche Berty Barrach. 
Si sedette tra Scorpius e Martha e si afflosciò come un palloncino bucato sulla panca.
"Angelique, stai bene? Perché sei fradicia?" le chiese Elena davanti a lei. 
"Mandato gufo Tristan." mormorò senza espressione Angie.
"Ma che ti prende? è perché sei senza toast? Guarda qui c'è ne una montagna!" le disse Scorpius premurosamente scaricandole nel piatto cinque toast.
"Voglio morire!" disse laconica con un gemito e si accasciò sul tavolo, nascondendo la testa tra la braccia e spingendo indietro il piatto della colazione.
Martha aggrottò la fronte e guardò Elena con fare interrogativo, ma quando la mora le rispose in silenzio alzando le spalle e scuotendo il capo, pose la propria mano destra sul capo bagnato dell'amica e glielo accarezzò.
"Angelique hai voglia di raccontarmi che cosa è successo?" chiese con dolcezza la rossa. Angie alzò di scattò la testa e Martha notò che gli occhi verdi della ragazza erano lucidi di lacrime. 
"Lui ha una ragazza! Una ragazza bellissima, con i capelli perfetti e lo smalto! Lo smalto Martha!!!" disse disperata Angelique afferrando i polsi dell'amica e scuotendoli con forza.
I tre ragazzi si guardarono tra di loro completamente spaesati, che cosa centrava in quel momento una ragazza con lo smalto!? Elena invece, avendo capito i soggetti della conversazione, si girò verso il tavolo di Grifondoro e individuò immediatamente una chioma dorata. Derek sedeva come sempre tra i suoi amici, i quali lo stavano investendo contemporaneamente con tre getti di aria calda, ridendo per come i capelli del biondo si fossero trasformati in una specie di balla di fieno, e poco più in là in un gruppetto di ragazze giulive stava, attorniata come una regina dalla propria corte, l'oggetto della disperazione di Angelique. 
Celia Danes, una delle ragazze più popolari della scuola, nonostante fosse solo al terzo anno.
"Oh...non lo sapevi?!" le chiese Elena guardandola con un misto di preoccupazione e compassione per la recente scoperta.
"No che non lo sapevo!" quasi urlò Angie facendo voltare alcune teste di Serpeverde nella sua direzione.
"Stanno insieme dall'inizio dell'anno Angie. Lo sanno tutti ormai, girano quasi sempre insieme..." disse Martha districando i propri polsi dalla presa ferrea della bionda. 
Angie si fermò un attimo a riflettere, e in effetti, dovette ammettere con sé stessa, aveva avuto veramente dei prosciutti interi sugli occhi. Aveva spiato Derek, ogni qualvolta lo riusciva a intravedere nella folla, per due mesi e non aveva mai fatto caso alla sua perfetta ragazza. O forse non aveva voluto notarla per crogiolarsi nel pensiero che, magari, un giorno lui l'avrebbe notata,  avrebbero parlato, lui le avrebbe detto che era simpatica, sarebbero diventati amici, magari si sarebbe reso conto che lei era carina e lei avrebbe avuto la sua occasione... Angelique ripercorrendo il vortice dei propri desideri e delle proprie speranze ormai infrante, sentì nuovamente il dolore sordo e penetrante farsi strada nel suo petto. 
Prese un toast dal proprio piatto e lo guardò con tristezza. Quel giorno era iniziato talmente male che non sarebbe riuscita nemmeno a fare colazione... Che disastro!


Albus Severus Potter si sentiva vagamente confuso. Angelique era davvero personaggio assurdo! Prima arriva come uno zombie a colazione, non mangia nemmeno uno dei suoi adorati toast, si mette a parlare di tizie con lo smalto e ritorna nel suo stato catatonico... Da dietro i fumi del suo calderone sbirciò nella direzione della bionda, che in quel momento stava dando disposizioni ad Elena e stava controllando come tagliava le radici di valeriana.
Aveva i capelli raccolti in un chignon disordinato, che lasciava sfuggire alcuni riccioli, e le sue gote erano leggermente arrossate per la concentrazione e per il calore proveniente dal suo calderone. 
Il ragazzo guardò verso Scorpius, il quale continuava a lanciare occhiate sfuggenti ad Angelique, quelle iridi d'acciaio sembravano velate di biasimo e di dolore. 
Martha, in coppia col biondo, d'altro canto guardava alternativamente Scorpius ed Angelique e ad un certo punto scosse sconsolata il capo. 
"Al, attento!" disse Rose al suo fianco sollevandogli l'avambraccio destro. Senza accorgersene aveva abbassato il polso fino a entrare con la manica nella pozione. 
"Oh grazie Rosie! Sono un po' distratto oggi..." aggiunse volgendo nuovamente lo sguardo verso i compagni di Casa.
"Avete un'aria strana voi serpi oggi!" commentò la rossa mescolando meticolosamente la pozione.
"Già..." fu l'unica cosa che Al riuscì a dire perso nei suoi pensieri.
Stava ripensando allo stato catatonico in cui si era presentata Angelique a colazione, a come poi fosse scattata alla domanda di Martha... 
"Lui ha una ragazza!" in quel momento ebbe l'illuminazione ripensando alle parole pronunciate con disperazione dalla ragazza. Si batté il palmo della mano sulla fronte, insultandosi da solo per la sua stupidità. Era tutto così ovvio: come gli occhi verdi di Angelique fossero lucidi, come Elena si fosse girata immediatamente verso il tavolo di Grifondoro, come Martha si era mostrata dispiaciuta per la bionda, come Scorpius si fosse adombrato dopo la fuga di Angelique dalla Sala...
Angelique si era presa una cotta colossale per un Grifondoro, fidanzato da poco con una ragazza bellissima, con lo smalto...
"Oh merda!" disse ad alta voce Albus, mentre il suo volto si deformava in un'espressione a metà tra il disgusto e lo stupore.
"Prego Signor Potter?!" la professoressa Blacktorn si materializzò all'improvviso davanti a lui con un sopracciglio inarcato e gli occhi blu che lo scrutavano con severità.
"Oh... ehm... Dicevo... Melma, sa... la nostra pozione sembra melma! Guardi!" disse con la voce piena di panico il ragazzo, alzando bruscamente un mestolo colmo di pozione, bianca come il latte e sbatacchiandola.
La Backtorn guardò appena la pozione e inarcò ancora di più il sopracciglio arricciando le labbra. Poi se ne andò com'era venuta, fluttuante nella sua veste da strega indaco.
Rose gli diede uno scappellotto sulla nuca e lo rimbeccò:
"Melma sarà la tua di pozione, imbranato!"
Ma Albus si rese appena conto di ciò che faceva e diceva la cugina, in quel momento il suo cervello lavorava vorticosamente su come districare quel groviglio sentimentale che si era appena creato tra i suoi amici. 


Pozioni si rivelava sempre il miglior modo per sfogare la propria frustrazione, appena il calderone iniziava a mandare i propri fumi e gli ingredienti si mescolavano con perfetta armonia, tutto il mondo si rimetteva al proprio posto. Angelique si stiracchiò con un sorriso compiaciuto mentre usciva dall'aula della Blacktorn. Lei ed Elena avevano preso il miglior voto della classe, insieme a Albus e Rose, la professoressa si era sprecata in uno dei suoi rari sorrisi compiaciuti nell'analizzare il frutto dei loro sforzi! Forse non sarebbe stata un giornata completamente disastrosa...
"Angie, posso parlarti?" Albus le si parò davanti. Gli occhi verdi identici ai suoi la scrutavano con serietà, teneva le mani in tasca con fare casuale ma Angelique si accorse che era leggermente nervoso.
"Certo." rispose Angie scrollando le spalle e seguendolo, si allontanarono dal gruppo di ragazzi del primo anno e si fermarono vicino ad un'aula vuota e in disuso.
Albus si guardò attorno furtivo e poi senza tanti complimenti le afferrò un braccio, trascinandola all'interno, in seguito chiuse la porta e illuminò la stanza con la bacchetta.
"Ma che stai facendo?!" urlò Angelique totalmente spiazzata dal gesto dell'amico. L'aula era piccola e polverosa, con alcuni armadi di vetro vuoti, banchi e sedie rotte.
"Shhh! Non urlare!" ribattè l'altro e poi continuò "Promettimi che mi dirai la verità!"
"Riguardo a cosa?"
"Prometti!"
Angelique allargò le braccia e poi le lasciò ricadere lungo i fianchi in un gesto di frustrazione:
"Mi trascini in un'aula vuota, senza spiegazioni, e io dovrei rispondere sinceramente senza nemmeno sapere che cosa vuoi chiedermi! Ti aspetti davvero che io accetti?!" chiese allibita la ragazza.
"Sì esattamente! Come io ho accettato di seguirti nella Foresta Proibita senza sapere perché!" rispose il moro rinfacciandole l'episodio dei Mooncalf. 
"Va bene! Va bene! Prometto!" ribatté Angelique alzando i palmi delle mani in segno di resa.
"Bene..." disse Al e dopo una pausa con sospiro chiese a bruciapelo guardandola negli occhi: "Ora rispondi: ti piace Derek Schatten?"
Angelique all'iniziò non capì la domanda tanto era stata posta velocemente, quindi aprì la bocca per chiedergli di ripetere, ma quando il suo cervello registrò le informazioni base, la sua mandibola rimase bloccata in una posizione assurda e i suoi occhi si spalancarono per lo stupore. Mentre il terrore si impadroniva di lei emise prima una serie di suoni inarticolati e poi un semplice e disperatissimo:
"No!"
"Non dire bugie, hai promesso! Comunque lo ha capito anche il Barone Sanguinario!" rispose Albus, tacitando il fatto che lui ci fosse arrivato solo un quarto d'ora prima.
Angelique si guardò attorno come una fiera braccata, fece per gettarsi sulla porta e fuggire dall'interrogatorio, ma Albus le bloccò il passaggio.
"Non fare la vigliacca Angie! Rispondimi!" le disse Albus puntandole un indice accusatorio contro.
Angelique lo guardò con uno sguardo implorante, ma il ragazzo rimase impassibile, essere cresciuto con James, che lo imbrogliava continuamente con quegli occhi da cerbiatto perso nel bosco, lo aveva reso una macchina da guerra. 
Angie sospirò e annuì arrendendosi, tanto sarebbe stato inutile negare ancora, sperava solo che Al non lo dicesse a nessuno, quello si passò una mano sul volto e le chiese con tono esasperato:
"Ma con tutti quelli che ci sono in questa scuola perché dovevi scegliere proprio lui?!"
Angie aggrottò le sopracciglia e rispose seccata: "Guarda che non l'ho fatto apposta! Non è che mi sono alzata una mattina e ho deciso di innamorarmi di lui!"
"Innamorarti?! Innamorarti?!" le chiese Albus sfiorando gli ultrasuoni.
Rendendosi conto del verbo appena uscito dalle sue labbra, Angie si affrettò ad aggiungere: "No! Cioè dicevo per dire... Insomma hai capito!" fece una piccola pausa e poi con notevole imbarazzo chiese "Comunque tu come l'hai capito?"
"Beh, non è che tu abbia esattamente nascosto i tuoi sentimenti! Stamattina hai avuto più sbalzi d'umore di una donna incinta! Poi quello che hanno detto Martha ed Elena, e il fatto che tu diventi sempre nervosissima quando c'è James col suo gruppetto mi hanno reso più facile capire..." Albus si fermò e lasciò che il silenzio calasse tra loro, nel mentre rifletteva sul modo migliore per dirle quello che voleva che lei sapesse. Angelique nel frattempo si dondolava sulle punte e sui tacchi delle scarpe senza sapere esattamente che cosa sarebbe successo dopo la sua confessione.
"Angie... Tu devi stargli lontana." disse Albus con un'espressione dispiaciuta dipinta sul volto.
"Che cosa vuole dire?" chiese Angelique stupita.
"Vuol dire che non lo devi cercare, non lo devi guardare, non ci devi parlare e, soprattutto Angelique, te lo devi dimenticare!" disse Albus con tono grave.
"Ma chi ti credi? Mio padre?" Angelique era furibonda.
"No. Te lo dico perché sei mia amica e perché vorrei evitarti di soffrire!" ribatté Albus guardandola con gli occhi verdi pieni di preoccupazione.
Le parole di Albus la riportarono ai sentimenti provati nella Sala d'Ingresso, mentre le labbra di Cellia e di Derek si incrociavano. Senza che potesse controllarsi, e si maledisse per questo, iniziò a urlare con dolorosa rabbia:
"Credi che non abbia una nemmeno possibilità?! Credi che mi rifiuterebbe, senza nemmeno conoscermi, perché non sono minimamente paragonabile a Celia?! Beh grazie tante, lo sapevo già! Lo sapevo senza il tuo brillante intervento! E ora levati Potter o ti faccio saltare per aria insieme alla porta!" concluse con la bacchetta in mano che mandava scintille rosse. 
Albus voleva ribattere e spiegarle che cosa intendeva davvero, ma quando vide il petto ansante, le gote infiammate per l'emozione e gli occhi lucidi della ragazza si scostò dalla porta e la lasciò passare. Perché sapeva che se l'avesse trattenuta ancora sarebbe scoppiata a piangere davanti a lui, e non lo avrebbe mai perdonato per quello. La bionda spalancò la porta con tanta foga che le sfuggì dalla presa e questa andò a sbattere contro la testa di Albus, il quale urlò di dolore mettendosi le mani a coppa sul naso.
Angelique uscì camminando a passo di carica con la tracolla che le ballonzolava al fianco, senza curarsi minimamente dell'amico.
Albus, mentre osservava il sangue sui propri palmi, si disse che forse era il caso di smettere di impicciarsi negli affari sentimentali dei suoi amici, il bilancio era sempre in perdita!


Stava facendo la strada per le Serre senza nemmeno guardare dove andava, troppo presa a rimettere in ordine le proprie emozioni. Proprio come quando aveva gridato contro Scorpius, si sentiva in colpa per aver aggredito Albus. Eppure il dolore personale, per la convinzione di essere senza speranze col ragazzo che le piaceva, era talmente vivo da spingerla a richiudere nel cassetto il rimorso e concentrarsi invece sulla propria rabbia. Era in uno dei corridoi del piano terra, decisa a raggiungere le serre senza voltarsi e correre in aiuto di un Albus dolorante e probabilmente ferito, quando l'ultima voce che avrebbe voluto sentire in quella giornata nefasta risuonò nei sui timpani.
"Gigì! Ehi Gigì!" urlò James Potter alle sue spalle. Ma la bionda al posto che voltarsi accelerò il passo, sfiorando in questo modo la corsa.
" Ehi Gigì! Non andare di lì!" urlò nuovamente il ragazzo cercando di raggiungerla, ma Angelique prese il corridoio di destra sempre ignorandolo.
"Gigì ascoltami! Non..." ma la ragazza non seppe mai quale ultimo avvertimento le avrebbe voluto dare James, perché non appena ebbe svoltato l'angolo una grande quantità di liquido caldo e viscoso le fu rovesciata sulla testa e le colò per tutto il corpo. Prima di riuscire a realizzare che cosa le fosse successo un'altra secchiata di qualcosa la investì, ma questa volta riuscì a vedere di che cosa di trattava. Attorno e sopra di lei aleggiava un mare di piume fucsia. Con suo grandissimo orrore notò che le piume non le scivolavano addosso per cadere a terra, ma le restavano appiccicate alle braccia, alle gambe, al busto e ai capelli. La ragazza dapprima tentò di levarle, ma quando capì che il liquido caldo che le era stato versato addosso era colla, si lasciò scivolare per terra, esausta e sconfortata, all'idea dell'ennesima figuraccia che le sarebbe toccato fare davanti a tutta la scuola.


Quando James svoltò l'angolo e trovò Angelique seduta terra, in un mare di piume fucsia, che le ricoprivano interamente i ricci biondi e la divisa, facendola sembrare un enorme pulcino del colore sbagliato, il giovane non riuscì nemmeno a ridere. 
Era troppo terrorizzato al pensiero di quali conseguenze avrebbe subito, quando la ragazza si fosse ripresa dal suo stato di shock. Ma mentre si avvicinava notò che le spalle della ragazza si alzavano e abbassavano a un ritmo irregolare, con scatti bruschi. Senza capire che cosa le stesse succedendo, James calpestò il tappeto di piume e le si mise davanti con il solito ghigno malandrino, per affrontare subito gli urli e gli insulti che la ragazza gli avrebbe rivolto a breve, ma ciò che vide lo spiazzò completamente.
Angelique stava...piangendo. Gigì, con la risposta tagliante sempre sulle labbra, con lo sguardo fiero e arrabbiato quando si volgeva a lui, con i sorrisi che non gli aveva mai rivolto, proprio la sua Gigì stava piangendo. 
Aveva il capo leggermente chino, le lacrime le scivolavano sulle gote e le mani ricoperte di piume rosa erano serrate in pugni. Ad ogni singhiozzo sembrava che lei lo volesse ricacciare indietro impedendosi di piangere, ma il risultato era solo un verso strozzato che le usciva comunque dalla gola. Quando la ragazza vide i suoi piedi davanti a lei si voltò di scatto dall'altra parte nascondendosi.
James non aveva idea di che cosa dovesse fare, però voleva con tutto il cuore che Gigì non piangesse più, le sue lacrime gli facevano male come se fossero proprie. 
Allora si illuminò, ricordandosi di come riusciva, anni prima, a far smettere Lily. Doveva distrarla e farla ridere! 
Così, improvvisando su quello che quel corridoio offriva, raccolse un po' della colla, che sarebbe dovuta andare a finire sul capo di un prefetto di Corvonero, il quale aveva fatto mettere in punizione lui e i suoi amici la settimana prima, e se la spalmò sul capo, poi prese un'abbondante manciata di piume e se la gettò addosso.
"Gigì! Ehi Gigì, guardami!" le disse con tono forzatamente ilare, sedendosi accanto a lei e scuotendola per una spalla. Ma la ragazza non si voltò, anzi nascose la testa fra le ginocchia e singhiozzò più forte. Allora James, preso veramente dall'angoscia, le si mise davanti e pose la propria mano sul braccio della ragazza, che teneva incrociato insieme all'altro sopra le ginocchia, come a proteggersi ulteriormente da lui.
"Gigì, guardami, per favore!" le disse con tono gentile e quasi implorante. 
La bionda, colpita dalla dolcezza e dalla preghiera che quelle parole aveva assunto, alzò finalmente la testa smettendo di piangere e lo guardò negli occhi, notando appena la parrucca di piume che si era auto imposto. 
Aveva il naso e le gote rosse, il labbro inferiore tremava in modo impercettibile mentre cercava di trattenere i singhiozzi, ma ciò che colpì come una pugnalata il petto del ragazzo furono gli occhi. Il verde chiaro, che solitamente campeggiava nelle sue iridi, sembrava stranamente fosco e non c'era la minima ombra di rabbia o di disprezzo, c'era solo una dolorosa espressione di smarrimento. Gigì sembrava letteralmente fuori di sè.  
Il cuore di James si strinse alla vista di ciò che le sue azioni avevano causato, così sfiorando con la mano destra i capelli sudici della ragazza disse:
"Mi dispiace tanto. Non volevo..." ma un rumore di passi alle sue spalle gli fece ritrarre velocemente la mano e lo fece voltare. 
Suo fratello Albus, con il naso sanguinante e i capelli sparati in ogni direzione, sbucò dall'angolo correndo come un forsennato, ma non appena incontrò sul proprio cammino quel disastro si arrestò bruscamente. James vide gli occhi e la bocca del fratello spalancarsi in un moto di stupore, restando paralizzato per qualche secondo in quella posa assurda.
"Angie?" chiese infine al pulcino fucsia, che per tutta risposta ricominciò a piangere. James lo guardò frustrato e gli disse:
"L'avevo appena fatta smettere!" e Angelique singhiozzò ancora più forte.
"Sei veramente un imbecille di proporzioni cosmiche!!!" sbottò il più piccolo scostando il fratello con una specie di pedata e inginocchiandosi davanti all'amica.
Prese una mano di Angelique tra le proprie e le disse sorridendo: "Vieni Angie, andiamo a chiede a Madama Chips se ti può cambiare le piume in un verde smeraldo."
Quando la ragazza smise di piangere e guardò perplessa l'amico con le sopracciglia aggrottate, quello continuò sorridendo ancora di più:
"Così puoi fare la mascotte per la prossima partita di Quiddich!"
Angelique mantenne per qualche secondo ancora l'espressione confusa e poi scoppiò in una risata convulsa mista a singhiozzi. Albus l'aiutò a rimettersi in piedi e cingendole le spalle, ancora scosse un po' da risate e un po' da singhiozzi, con un braccio l'aiutò a uscire dal mare di piume fucsia. 
Si allontanarono da lui senza salutarlo o senza insultarlo, completamente persi nel loro mondo.
In quel momento James Sirius scoprì, per la prima in vita sua, che cosa significasse la gelosia nei confronti di un fratello. Albus l'aveva fatta ridere e l'aveva sollevata dallo sconforto, mentre lui era stato capace solo di esasperarla a tal punto da farla esplodere in un attacco di pianto isterico. Il moro si passò una mano nei capelli nel tentativo di scompigliarseli, ma la mano restò intrappolata nel misto di colla e piume con cui aveva tentato di placare le lacrime di Gigì.
James urlò di frustrazione inginocchiato in quel corridoio e si ripromise che mai più avrebbe causato tanto dolore ad Angelique. 
Mai più sarebbe stato la ragione di quelle lacrime.
Mai più avrebbe guardato in quegli occhi verdi e li avrebbe visti così persi e tristi.
Ma soprattutto, si disse alzandosi da terra, non avrebbe permesso mai più ad Albus di farla ridere al posto suo.


Albus stava spettando fuori dall'infermeria Angelique, appoggiato con una spalla ad una delle colonne di marmo. Madama Chips aveva detto che aveva un solvente speciale che avrebbe fatto sparire tutto quell'impiastro dai suoi capelli e dai suoi vestiti senza lasciare traccia, con grande sollievo della ragazza. Per quanto riguardava il suo naso era stato messo a posto in batter d'occhio, con un semplice pomata contro i lividi visto che non c'era nulla di rotto.
Aver visto Angelique in preda al pianto più disperato l'aveva scosso, e non poco, anche perché si sentiva responsabile almeno quanto James. Non era ancora riuscito a spiegarle che cosa intendesse dirle in quella stanza polverosa e questo lo inquietava abbastanza.
Alla fine del corridoio apparvero tre figure che parlavano animatamente tra di loro. James, Derek ed Philp, il primo con ancora appiccicate in testa alcune di quelle assurde piume rosa. 
"Ma come ha fatto a non funzionare?!" chiese concitato Philp, crucciandosi per il fallimento dello scherzo.
"Non so che dirti, la colla ad un certo punto è esplosa da sola! Io mi sono riparato come ho potuto." disse James con tono incurante e un'alzata di spalle.
"Trovo che questo rosa ti stia d'incanto cara!" commentò Derek con tono mieloso e sbattendo le ciglia.
James sogghignò e si passò una mano tra i capelli come una diva del cinema. I due amici risero. Non avevano ancora notato Albus, il quale d'altro canto sperava che il solvente tenesse occupata Angie ancora per qualche minuto.
"Ciao Jessy." disse ad alta voce con tono canzonatorio.
James si voltò di scatto verso il fratello, per una frazione di secondo nei suoi occhi ambrati passò un'ombra di delusione, subito sostituita dal tipico ghigno.
"Ciao Al, fa ancora male il nasino?!" 
"Non tanto." rispose incurante Albus con un'alzata di spalle. "Parrucca incantevole, come te la sei procurata?" chiese con un sorriso decisamente perfido sulle labbra.
James lo fissò per qualche istante senza rispondere poi drizzando le spalle rispose secco:
"Un progetto fallimentare."
"Ah giusto! Senza il quarto broccolo come potete riuscire a mettere insieme un cervello intero!" aggiunse staccandosi dalla parete e avvicinandosi al fratello.
"Come scusa?" chiese offeso Derek aggrottando le sopracciglia.
"Non parlavo con te riccioli d'oro!" sbottò Albus senza nemmeno degnare di uno sguardo il biondo.
Derek assunse un'espressione indignata e fece per avanzare verso il più piccolo, ma James intervenne bloccandolo con un braccio e riportandolo indietro.
"Siamo un po' nervosi Al? Vieni un secondo con me!" disse afferrando per il braccio il fratello e conducendolo verso una vetrata lontano dagli altri due.
"Ma che ti prende?!" sussurrò James. Conosceva suo fratello come i propri palmi, era sempre molto tollerante e paziente, ma quando si arrabbiava diventava una belva feroce. 
"Devi smetterla!" ribattè con il medesimo volume di voce Al.
"E tu devi smettere di rompere le palle!" ribatté James scimmiottando la voce del fratello.
"Smettila di torturare Angelique!" rispose senza scomporsi l'altro e quando vide gli occhi del fratello spalancarsi, colpiti da quelle parole, continuò : "E non provare a rinfacciarle quello che è successo oggi!"
James perse tutta la boriosità in un secondo e rispose piano: "Non avevo intenzione di farlo."
"Bene..." disse Albus leggermente sollevato, poi proseguì sempre con tono serio: "E, se farai un altro scherzo del genere ad Angie, sappi che racconterò a tutta la scuola dell'episodio di Mr. Poppy e della casetta sull'albero."
Gli occhi di James si ridussero a due fessure e scrutò duramente il fratello:
"Non oserai..."
"Sì che lo farò! Ma se tu la lascerai in pace, nessuno verrà mai a conoscenza di che cosa è successo quel pomeriggio!" concluse il più piccolo allontanandosi con un sorriso soddisfatto.
E una era andata, adesso doveva solo parlare con Angie... Preferiva di gran lunga minacciare suo fratello.


"Cara Arpia,
grazie per il regalo, il Buiopesto Peruviano è molto efficace, ieri sera mi ha salvato dalla furia della mamma  Ha scoperto che il suo vestito preferito è stato "accidentalmente" macchiato dall'inchiostro che cambia colore che mi hai mandato. Ho tentato di dare la colpa ad Estelle, ma la nanerottola ha detto che era uno dei tuoi regali e che lei non aveva fatto nulla! In sostanza è colpa tua, come sempre! 
Qui va tutto bene, la scuola è noiosa, gli scherzi sempre troppo innocenti e i compagni troppo normali. 
Ieri sera ho raccolto tantissimi dolci, nel caso sentissi la mancanza del cibo babbano, ho dato a Caliel una tavoletta di cioccolato.
A proposito, ma quanto mangia quell'animale? Sei sicura di non aver comprato un maiale travestito da gufo? Scema come sei non mi stupirebbe che ti avessero fregato!
Vabbé ci si vede a Natale, noiosa sorella.
Tristan
P.s. Ho il sasso sul comodino."

Angelique depose sul comodino la lettera che suo fratello le aveva appena mandato. 
Halloween era stato un giorno veramente pesante da superare. Dopo che Albus l'aveva letteralmente raccolta da terra e portata in infermeria, avevano parlato mentre si dirigevano alle Serre.
Il ragazzo si era spiegato e le aveva detto che non era lei a non essere all'altezza di Derek a suo avviso, ma l'opposto. Infatti Al aveva insistito nel dirle che quel ragazzo non era come sembrava. Quando Angelique aveva cercato di indagare ulteriormente, il moro si era limitato a dire che aveva delle ottime ragioni per dirle quelle cose.
Angie aveva accettato l'avvertimento e non aveva discusso oltre con lui. Non riusciva veramente a capire che cosa significassero le parole dell'amico, lei non aveva avuto il minimo sentore di falsità o ipocrisia in Derek, anzi le era sembrato così spontaneo, così brillante in modo assolutamente normale.
E poi James. Angelique, nonostante la confusione del pianto, ricordava perfettamente come le aveva parlato e la sua mano destra a sfiorarle appena i capelli. Perché non l'aveva derisa come tutte le altre volte?
Angelique sprofondò nel proprio cuscino fissando il soffitto, persa nel proprio conflitto interiore.
La principessa di Ghiaccio... forse doveva diventare proprio così e iniziare a essere fredda e distaccata con gli estranei. Angie si disse che sarebbe stata la cosa migliore, diventare un lastra di gelido e solido ghiaccio contro cui far cozzare la stupidità e l'ignoranza della gente.
Non avrebbe mai più lasciato che i sentimenti e le emozioni prevaricassero la sua volontà, come era accaduto la mattina precedente. Non avrebbe mai più mostrato tanta fragilità, a nessuno. Mai più avrebbe anteposto il ragionamento del cuore a quello del cervello. 
Avrebbe lasciato uno spiraglio di calore attorno al proprio gelo solo per le persone che davvero meritavano di vedere la sua vera personalità.

"Mamma mia Angie, puzzi come una latta di trielina!" Elena si era arrampicata sul suo letto tappandosi il naso con le dita. Aveva indosso il famoso pigiama con l'unicorno gigante che cavalcava un arcobaleno.
"Lo so!" disse laconica la ragazza annusandosi una ciocca bionda "Mi sono fatta quattro docce e non è ancora passato!"
"Secondo me devi chiedere a Potter un po' di quello shampoo speciale!" commentò ridacchiando Martha, Angie le rispose con una linguaccia. 
Anche lei si accomodò sul letto di Angelique e si sedette accanto alla ragazza. Elena a quel punto si schiarì la voce.
"Ragazze abbiamo bisogno di un piano." disse con espressione risoluta la ragazza.
"Riguardo a che cosa?" chiese Angelique inarcando un sopracciglio scetticamente.
"Beh mi sembra chiaro! Dobbiamo sconfiggere il drago sputa smalto e conquistare il principe rinchiuso nella Torre dei Grifoni!" ribattè con ovvietà la ragazza scuotendo la chioma corvina.
Le altre due scoppiarono a ridere, con impressa nella mente la scena di Celia sputacchiante smalto rosa da tutte le parti. 
Mentre Angie riprendeva fiato si disse che sicuramente per Martha ed Elena ci sarebbe sempre stato uno spiraglio per raggiungere la vera Angelique. 





Nota personale:
Buona sera a tutti!
Inizio chiedendo scusa per il ritardo nella pubblicazione, ma gli esami in università mi hanno un po' occupata!
Veniamo al capitolo: devo ammettere che ho fatto parecchia fatica a scriverlo, continuavo a cancellare e rivedere le parti più critiche, quindi anche questo ha contribuito al ritardo! Spero che sia chiaro che cosa succede a tutti i personaggi e spero di aver reso abbastanza bene le emozioni che colgono tutti. Mi rendo conto di aver un po' ignorato Scorpius, ma mi premeva spiegare i pov di Al, James ed Angie.
In ogni caso mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate e se è stato descritto tutto con coerenza e chiaramente!
Ringrazio moltissimo Kalyma P Jackson e Sono_un_unicorno per aver lasciato delle bellissime recensioni! Siete state davvero gentili.
Inoltre ringrazio anche tutte le bellissimissime persone che mi seguono/preferiscono/ricordano. 
Al prossimo capitolo!
Baci Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Cap.9 Tra Tattiche e Confessioni ***


Cap. 9 Tra tattiche e confessioni


"Bombardieri, all'attaccooo!" l'urlo di guerra di Victoire risuonò chiaro e penetrante per tutto il parco di Hogwarts. Rose, James, Angie e Roxanne si alzarono da dietro la trincea, resa invisibile dall'incantesimo della cugina più grande, e iniziarono a tempestare di palle di neve gli avversari che ora si trovavano allo scoperto e vulnerabili.
Angie prese la palla più grossa che le sue dita sottili riuscissero a contenere, socchiuse gli occhi prendendo la mira e poi tirò. Il cumulo ghiacciato si andò a schiantare con precisione millimetrica contro la nuca di Albus; il quale, infastidito per la neve che gli colava per tutta la spina dorsale, prese a contorcersi come un'odalisca e urlò inferocito:
"Angelique maledizione!!!"
"Ma come fai a sapere che ero io!?" domandò incredula la ragazza.
Al si girò e puntò i propri occhi di giada in quelli dell'amica, scattò in avanti nel tentativo di acchiapparla e/o strozzarla, ma un'altra palla di neve ben più grossa della precedente si infranse contro il suo viso, mandandolo a gambe all'aria.
"Nessuno tocchi Angie o se la vedrà con me!" annunciò Roxanne con uno sguardo assassino, ponendosi davanti alla più piccola con le gambe flesse e le braccia allargate, in un'ottima imitazione di mamma orsa.
"Prendi questa, fessa!" urlò Dominique spuntando fuori da non si sa dove e lanciando una pallina ben compattata sulla fronte della cugina, poi scappò. 
Roxanne appena si fu ripresa dal colpo partì all'inseguimento della bionda, atterrandola pochi metri dopo e iniziando a riempirla in ogni orifizio facciale con quanta più neve riuscisse a farci entrare.
"Per fortuna che voleva proteggermi!" si disse leggermente sconfortata Angelique guardandosi attorno per valutare la situazione.
Era la prima nevicata dell'anno e la tribù dei Weasley-Potter non aveva esitato un attimo a gettarsi in una ferocissima lotta di palle di neve. E ferocissima stava diventando davvero, notò Angie guardando i parenti acquisiti. 
Roxanne sembrava una Veela imbufalita, mentre continuava imperterrita a torturare Dominique, la quale si contorceva sotto di lei cercando di fuggire. Lucy arrivò in suo soccorso pochi istanti dopo, buttandosi di peso su Roxanne e facendola capitolare.
Anche Victoire era caduta sotto il fuoco incrociato di Molly e Fred, che ora la stavano murando viva sotto un cumulo impressionante di neve. Invece Rose, con i capelli fulvi fradici, stava inseguendo Albus; aveva abbandonato le palle di neve e brandiva la bacchetta, probabilmente nel tentativo di affatturarlo.
E James dov'era? Angie si guardò attorno leggermente inquieta. 
"Dove si è cacciato quel babbuino?" si chiese iniziando a mangiucchiarsi il labbro inferiore. Iniziò a formulare una serie di ipotesi catastroficamente gioiose per lei, tra le quali quella che fosse caduto nel del Lago Nero gelato e che ora fosse in ipotermia.
Ma tutte le sue congetture furono confutate, quando sentì dei movimenti alle proprie spalle e girandosi lo vide sbucare fuori da dietro un albero. Stava per dirgli che dovevano andare in soccorso di Vic e Rox, ma lui la guardò sogghignando e poi iniziò a correre nella sua direzione. Inizialmente Angie non capì che cosa stesse per accadere e quindi lo osservò perplessa, ma quando il moro si chinò leggermente come a fare una sorta di carica e allargò le braccia, tentò di scappare.
Ci fu un impatto brutale tra i corpi dei due ragazzi  e con un tonfo sordo caddero entrambi nella neve. James fu il più rapido a riprendersi e si mise a cavalcioni di Angelique, immobilizzandola.
"Brutto idiota! Siamo nella stessa squadra!" protestò la ragazza infuriata dimenandosi e cercando di liberarsi dalla morsa ferrea delle sue gambe. Angie si chiese come facesse ad essere così forte essendo così magro.
James guardò nel vuoto accarezzandosi il mento con una mano e assunse un'aria pensierosa, poi il suo viso parve colto da un'illuminazione e disse sorridendo:
"Ah! Non mi importa!"
Angie, approfittando della sua distrazione, aveva preso con entrambe le mani due grosse manciate di neve e quando lui abbassò nuovamente gli occhi, lei gliele spalmò con forza su ciascun lato della faccia. 
Il moro attenuò la presa su di lei dopo quel colpo e Angie sgusciò via rapidamente, prendendo a correre. 
Ma se James Potter non brillava quanto a strategie, sicuramente si distingueva nell'agilità e nei riflessi, così dopo alcuni metri aveva agguantato la bionda in un nuovo placcaggio, facendola sprofondare con la faccia nella neve.
"Argh, Poffer laffami!" cercò di dire la ragazza con la bocca piena di neve.
James rise e, affondandole la testa ancor di più nel cumulo di neve con una mano, chiese divertito:
"Scusa Gigì puoi ripetere? Non ho capito bene!"
"Laffamiii!!!" urlò la ragazza cercando di liberarsi, ma James per evitare una tale eventualità la schiacciò col proprio corpo e si ritrovò col naso immerso nella treccia in cui aveva intrappolato i suoi ricci.
Angelique mugugnò rabbiosa, un po' per la frustrazione un po' per la pressione che il corpo del ragazzo esercitava sul suo costato, impedendole di respirare correttamente.
James respirò a fondo l'odore dei capelli biondi che gli solleticavano le narici, era un profumo deciso, ma per nulla nauseante, anzi era fresco e piacevole, la sua mente non riuscì a collegare dove l'avesse già sentito, ma avrebbe potuto stare ore e ore ad annusarlo. Era inebriante.
"Ehi Jessy!" James fece appena in tempo ad alzare gli occhi per vedere suo fratello abbattersi su di lui e farlo rotolare al fianco di Angelique. Albus con un abile mossa da wrestler lo bloccò a terra piantandogli un ginocchio nello stomaco e facendolo ululare di dolore.
"Sei fantastico Al!" esultò Angelique tirandosi in piedi e sputacchiando neve. "E adesso..." continuò con un sorriso terribilmente sadico "Ci vendichiamo, vero Albus?"


Venti minuti dopo entrarono in Sala Grande, completamente fradici e infreddoliti.
"Beh, direi che abbiamo vinto noi!" annunciò entusiasta Roxanne, scuotendo i ricci neri con una mano e mandando pezzetti di neve da tutte le parti.
"Ma figuriamoci! Mi sembra chiaro che fossimo noi in vantaggio!" ribatté Molly  incrociando le braccia sul petto e assumendo un'espressione un po' scocciata.
"Credo che dovresti iniziare a usare le lenti a contatto, tesoro! Quei fondi di bottiglia ti impediscono di vedere decentemente!" disse Rox indicando gli occhiali dell'altra.
"E tu dovresti sgonfiare un po' il tuo ego, ti impedisce di vedere quelli che sono attorno a te, tanto è ingombrante!" ribatté.
Mentre le due si allontanarono verso il tavolo di Grifondoro, continuando a battibeccare tra di loro, Angelique si rivolse a Victoire:
"Noi andiamo. Ah, e comunque sei stata un fantastico generale!" le disse sorridendo.
"Oh sciocchezze!" disse Victoire con tono fintamente modesto e un gesto della mano, poi continuò: "Perché non mangiate con noi nanerottoli?"
Angie si voltò verso Albus, che ancora osservava ghignando il fratello maggiore. James d'altro canto aveva un espressione rabbuiata. Non gli era piaciuto molto come si era evoluta la lotta, forse perché ora si ritrovava con cumoli di neve nelle mutande o forse perché alla fine la bionda lo aveva messo nel sacco.
"Non so se..." iniziò con tono incerto ma Roxanne, tornata indietro dopo aver concluso la sua disputa con Molly, si intromise.
"Ma certo che mangiate con noi! E poi è il sabato della memoria!" e prese Angelique a braccetto trascinandola al tavolo dei rosso oro. Alla bionda sfuggì la connessione, anche apparente, che doveva esserci tra le due locuzioni, ma non protestò mentre la più grande la faceva accomodare accanto a sé. Roxanne appena si fu seduta depositò un bacio leggero sulle labbra di un ragazzo, che sedeva qualche posto più in là, alla sua destra.
"Angie questo è Chris." disse alla bionda presentandole il ragazzo. Angie gli tese la mano e l'altro la strinse cordialmente. Aveva i capelli castani, ricci e tagliati abbastanza corti; i suoi occhi erano dello stesso colore del mare estivo, un verde-azzurro bellissimo. Aveva un volto dai lineamenti decisi, con la mascella quadrata e il naso dritto, il tutto completato dalle spalle larghe e muscolose che gli dava l'aspetto di una statua greca. Angie si sentì leggermente in soggezione e distolse velocemente lo sguardo.
Roxanne pochi istanti dopo si voltò verso di lei e le bisbigliò all'orecchio: "Crede di essere il mio ragazzo, ma ricordati Angie: li devi far penare!"
Angie si scosto leggermente e, guardandola con le sopracciglia aggrottate in un'espressione perplessa, bisbigliò a sua volta: "In  che senso Rox?"
"Nel senso che non devi mai dargliela vinta!" sussurrò concitata l'altra, poi proseguì fissando i propri occhi in quelli verdi di Angie "Ti spiego: Christopher," e fece un piccolo cenno con la testa a indicare il ragazzo alle sue spalle "ora pensa di stare con me! Così si sentirà autorizzato a non chiedermi di andare ad Hogsmeade con lui, ed io ci andrò con un altro, così lui capirà che ha ancora molta strada da fare per conquistarmi!" 
A quel punto la fronte di Angelique si corrugò a tal punto che le sopracciglia chiare si sfiorarono. Davanti a loro si sedettero Victoire e Dominique che ascoltarono attente lo scambio di battute, mentre poco distante si accomodarono Rose, Albus e James.
"Quindi non ti piace Christopher?" chiese perplessa.
"Ma certo che mi piace!" ribattè leggermente sbalordita Roxanne.
"Allora perché lo tratti così? Non soffrirà se tu esci con un altro?" chiese candidamente la ragazza. La mora a quelle parole sorrise divertita e le scompigliò affettuosamente la chioma bionda, poi le disse:
"Forse un pochino, ma gli uomini vanno tenuti sulle spine!" 
"Già, devi... Come dire... Essere una continua conquista!" si intromise Dominique con aria di importanza.
"Altrimenti si annoiano e cambiano preda!" continuò Rox.
"Preda?!" chiese Angie con gli occhi fuori dalle orbite. Ma si parlava di ragazzi o di selvaggina?
"Sì... Sai l'istinto primitivo della caccia?! è quello che li anima quando devono conquistarti! Quindi, che cosa devi fare per non farti mangiare?" chiese Victoire puntando la forchetta contro Angie.
"Ehm... Correre più veloce?" azzardò Angie arricciando il naso in un espressione poco convinta. Quella conversazione iniziava ad assumere contorni veramente incomprensibili per l'undicenne.
"Esatto! Vedi hai già capito come funziona!" disse entusiasta Roxanne.
"Ma se continui a scappare come fa a conquistarti? Voglio dire, se appena si avvicina io corro via, non è che ci si parla molto!" protestò Angie a cui sfuggiva ancora il succo della questione. Le tre ragazze scoppiarono a ridere e fu Vic a risponderle.
"Ma non devi correre più veloce fisicamente! Devi essere sfuggente con le parole e con gli sguardi! Devi lasciare in loro il dubbio che non ti conoscano ancora. Devi essere un po' misteriosa, così si arrovelleranno tutto il giorno pensando a te!" 
Angelique rimase stupita a quelle parole, ne sapevano veramente molto quelle tre messe insieme, magari avrebbe potuto chiedere consiglio a loro, riguardo quella cosa...
"Ehm... Io ho un'amica," iniziò la bionda e tre paia di occhi e sorrisi furbi si concentrarono su di lei, "che... beh, ecco... le piace un ragazzo." disse un po' incerta e odiò moltissimo il proprio sistema circolatorio, che aveva fatto affluire alle guance un po' di sangue, tingendole di rosa. Dominique ridacchio appena ma smise subito quando Roxanne le rivolse un'occhiata torva.
"Ma lei non è molto... capace con i ragazzi. E lui, il ragazzo che le piace intendo, è popolare e molto bello! Inoltre ha già una ragazza, che è bellissima e a dir poco perfetta." e le sfuggì uno sguardo verso il gruppo dove sedeva Celia Danes. "Quindi, sempre la mia amica, non capisce se deve lasciar perdere o se deve provare ad avvicinarsi... Anche se non ha idea di come fare." concluse con le guance in fiamme e lo sguardo verde che passava da un viso all'altro.
"Mmm... E questa tua "amica" ha già avuto qualche esperienza? Che so... qualche ragazzo e qualche bacio?" chiede Roxanne serissima ma con gli occhi sorridenti.
"No, no!" disse scandalizzata Angie scuotendo la testa bionda.
"Allora, prima del ragazzo popolare e bellissimo, le converrebbe fare un po' di pratica con altri ragazzi, così poi saprebbe come comportarsi!" suggerì Victoire.
"Ma se a lei proprio non piacesse nessun altro?" insisté Angelique, che di mettersi a sbaciucchiare gente a caso non ne aveva minimamente voglia.
"Beh... Dovrebbe usare la tattica di prima!" concluse Rox addentando una polpetta. 
Angie, ancora leggermente confusa da quella discussione, annuì e si versò un'abbondante porzione di zucchine nel piatto. Doveva essere sfuggente e misteriosa... Bah, in tutta sincerità vedeva come soluzione più plausibile quella di metterci una pietra sopra e sotterrare la questione nel più reconditi antri della sua anima.
"James non ingozzarti, per favore!" disse Victoire guardando leggermente disgustata il cugino.
Il giovane Potter, che fino a pochi secondi prima aveva tenuto la faccia talmente vicina al piatto da sfiorare quasi il cibo col naso, alzò la testa stupito. Aveva le guance talmente piene da farlo somigliare ad un criceto e gli occhi spalancati in un espressione colpevole:
"Scufa!" tentò di dire mentre alcuni pezzi di carne uscivano dalla sua bocca e finivano sul tavolo. Mentre un coro schifato si levava dal gruppo di parenti, ad Angelique sfuggì un sorriso divertito per la scena.  Anche Dominique sorrise in modo materno al cugino e, facendogli una lieve carezza tra i capelli scuri sparati in ogni direzione, disse:
"Mon petit Cochon!"
Mentre James sorrideva ancora con le guance gonfie di cibo, ignaro di che cosa significassero quelle parole, Angelique proruppe in una sonora risata. Gli occhi celesti di Dominique si posarono su di lei mentre reprimeva le ultime risate.
"Mais vous parlez français?" chiese leggermente stupita.
"Certo! E concordo con te, Dom, sei proprio un cochon Potter!" 
James inghiottì il boccone enorme di cibo che transitava nelle sue guance e disse:
"Immagino non sia proprio un complimento!"
"Vuol dire che il tuo animale totem è un maiale, Jaime!" disse Victoire sorridendo divertita.
A questo punto Angelique si sarebbe aspettata che il giovane protestasse e si indignasse, dicendo che l'animale che meglio lo rappresentava fosse un leone, o un grifone, o un drago o un qualsiasi animale dalla grande dignità e importanza. Ma il moro sorrise entusiasta e disse:
"Perfetto! Così quando evocherò il mio Patronus, si mangerà tutti i vostri! Il tuo per primo Gigì!" 
L'argomentazione priva di connessione logica lasciò per un istante tutti quanti basiti, ma quando Rose iniziò a ridacchiare, gli altri si lasciarono coinvolgere in una risata generale. Anche Angie che non aveva idea di che cosa fosse un Patronus, infatti chiese al suo mentore:
"Che cos'è un Patronus Rox?"
La mora pensò qualche secondo prima di rispondere e poi disse:
"Sostanzialmente è un'energia positiva, che viene usata per respingere i Dissennatori o per mandare messaggi rapidi in caso di emergenza. La cosa interessante è che, se il mago è abbastanza potente, prende la forma dell'animale che più rappresenta chi lo ha evocato."
"Chissà che forma avrà il mio..." sussurrò leggermente sovrappensiero Angie.
"Ma ovviamente sarà un coniglietto peloso o qualche animale insulso!" disse James col solito tono canzonatorio.
"Meglio che un maiale!" ribatté piccata l'altra.
"Tu sottovaluti le potenzialità di noi suini!" disse James assottigliando lo sguardo e puntando il coltello in direzione di Angie.
Quando una nuova ondata di risate scosse il piccolo gruppo, Angie distolse lo sguardo da James e lo fece vagare per il tavolo a cui era ospitata cercando una testa bionda colma di riflessi rossastri e castani. Quando la incontrò un leggerissimo sospirò le sfuggì dalle labbra, senza che quasi nessuno se ne accorgesse.


Poco distante, al tavolo di Serpeverde
"Scorpius, smettila di triturare l'arrosto!" disse Martha alzando gli occhi dal volume enorme che stava leggendo.
"Me ne infischio dell'arrosto!" brontolò l'interpellato, lanciando in malo modo la forchetta nel piatto.
"Wow, c'hai il ciclo?" chiese Elena.
"Non si dice c'hai, Elena!" l'ammonì la rossa girando una pagina del proprio librone. Elena per tutta risposta rovesciò gli occhi al soffitto e le fece una linguaccia.
Scorpius riprese la forchetta dal piatto, ma dopo pochi secondi, colto da un altro raptus di nervosismo, la lanciò nuovamente con un clangore metallico, che fece sobbalzare il povero Berty.
Martha alzò gli occhi dalla pagina e lo guardò con un sopracciglio inarcato. Le iridi del colore dell'ardesia, insolitamente dure e turbate, si piantarono in quelle calde e color cioccolato dell'altra.
"Non ti dà fastidio?" chiese all'improvviso con tono seccato.
"Che cosa esattamente?" chiese l'altra assottigliando lo sguardo.
"Beh, loro!" disse e indicò il tavolo di Grifondoro, nel punto in cui Angelique e Albus sedevano. Martha notò che pranzavano con la famiglia di Al e sembravano a loro agio, poi vide la labbra di James Potter muoversi e dire qualcosa che fece ridere tutti quanti.
"Non vedo perché dovrebbe!" ribattè Martha scuotendo il groviglio di ricci rossi.
"Lascia perdere!" soffiò Scorpius e abbassò lo sguardo sul proprio piatto continuando a massacrare l'arrosto.
"Io lo so il perché!" esordì Elena tutta gongolante.
Martha le lanciò uno sguardo ammonitore, che la mora ignorò, mentre la testa di Scorpius si sollevava allarmata e chiedeva con una punta di panico:
"Prego?"
"A te piace Angelique!" rispose divertita Elena, prendendo la ciotola dell'arrosto e rovesciandosene mezzo quintale nel piatto. Fu il turno di Berty di lasciar cadere la forchetta nel piatto, spalancando gli occhi, col risultato di farli sembrare comicamente enormi, anche a causa delle spesse lenti da ipermetrope che doveva portare.
Martha diede una librata poderosa sulla testa dell'amica, facendole quasi sbattere la faccia nel proprio piatto. Il volto del giovane Malfoy, invece, in pochissimi istanti diventò prima rosso, poi bordeaux, color pulce, verdognolo e infine sbiancò più del solito pallore lunare che lo contraddistingueva.
"Ovviamente no." rispose il ragazzo con voce ferma, nonostante il colorito, e lo sguardo fiero rivolto verso Elena, la quale iniziò a canticchiare a bassa voce:
"Ti piace, ti piace, ti piace, ti piace..." 
Quando Martha alzò nuovamente il librone con la minaccia di calarlo ancora sul suo cranio, il canto si affievolì fino a sparire del tutto. Così la rossa sistemandosi una ciocca che le era caduta sugli occhi si rivolse a Scoprius:
"Senti, lo so che cosa provi..." il mantra di Elena ricominciò, per estinguersi immediatamente con un occhiataccia congiunta degli altri due, a cui la giovane rispose borbottando: "Angie non è così permalosa!".
"Dicevo," continuò Martha "che ti capisco, ma non devi essere geloso! Angie e Al sono amici! Hanno un ottimo rapporto, ma non sono interessati l'uno all'altra in quel senso... Credo."
"Credi, eh? Allora perché Angie quella mattina a colazione era tanto depressa? E perché ore se ne vanno via mano nella mano?" chiese allarmato Scorpius indicando con un cenno del mento i due ragazzi, che effettivamente stavano uscendo correndo dalla Sala Grande tenendosi la mano.
Martha deglutì e disse con un'alzata di spalle:
"Angelique non sa deambulare!"
Scorpius la guardò malissimo.
"Forse, Piccolo Lord, dovresti parlare con Angelique..." disse Elena calcando sul soprannome che Angelique gli aveva affibbiato il primo giorno di scuola.
Scorpius allora si alzò battendo entrambi i palmi sul tavolo e disse convinto:
"Bene, vado subito!" e iniziò a rincorrere i due ragazzi.


"Ma dove stiamo andando Al?" chiese Angie che iniziava ad avere il fiatone.
"è una sorpresa!" disse il moro tirandola un po' perché stava rallentando la corsa.
"Ti prego basta, mi sta tornando su il dolce!" protestò lei quando un crampo allo stomaco la colse.
"Dai, dai! Ci siamo quasi!" 
E in effetti appena svoltato l'angolo Albus rallentò e lasciò la presa sulla mano della ragazza. Si diresse verso un arazzo strano, raffigurante un uomo che veniva picchiato dai Troll, e gli diede le spalle andando alla parete di fronte. Con gli occhi socchiusi e l'espressione concentrata iniziò a camminare avanti e indietro, lo fece tre volte di seguito e Angie stava per chiedergli che cosa sperava di ottenere quando una porta, che prima non c'era, comparve sulla parete.
Albus esultò vittorioso sotto lo sguardo allibito dell'amica.
"Ma-ma come hai fatto? Prima non c'era!" chiese Angie avvicinandosi.
"Questa, Angie, è la Stanza delle Necessità!" e fece un piccolo inchino indicando teatralmente la porta. "Ci ho messo quasi due mesi a trovarla! Avevo sentito mio papà parlarne e così ho iniziato a cercarla, ormai mi so orientare perfettamente in qualsiasi corridoio!"
"Che cosa c'è qui dentro?" chiese Angie leggermente sospettosa, magari Al era ancora offeso per la palla di neve sulla nuca, ma il ragazzo sorrise sinceramente e le disse:
"Devi aprire la porta per scoprirlo!"
La ragazza mise una mano sul pomolo della porta e con un leggero tremore lo spinse.
"Oh!" esalò incredula Angelique, Albus alle sue spalle ridacchiò.
Davanti ai loro occhi si ergeva un piccolo teatro, con un palco rialzato e un enorme quantità di strumenti musicali sopra di esso. C'erano alcune poltrone di velluto rosso ai piedi del palco e alcuni palchi che formavano un semicerchio attorno.
La voce di Angie era leggermente tremante per l'emozione mentre chiedeva:
"Come hai fatto a capire?"
"L'hai detto tu, quel sabato! La cosa che ti mancava di più era la musica, così ho cercato un posto per la musica! Nel caso tu non sapessi suonare niente e volessi solo ascoltare della musica, c'è anche un grammofono e dei dischi." disse Albus con un sorriso indicando un punto del palco.
Angelique lo abbracciò stretto e gli sussurrò all'orecchio: "Grazie!". Albus ricambiò l'abbraccio sorridendo nei ricci biondi dell'amica.
Angie sciolse l'abbraccio, salì di corsa di gradini che conducevano al palco sopraelevato e con una giravolta si guardò attorno ridendo. Il ragazzo si sedette su una delle poltrone di velluto in seconda fila e osservò l'espressione estasiata sul volto della ragazza.
"Secondo te che strumento suono?" chiese Angie con un sorriso.
Albus pensò per qualche secondo e poi disse: "Il pianoforte!" 
Il sorriso si spense sul volto della giovane e con un broncio infantile chiese: "Ma come fai a sapere sempre tutto!?"
Albus rise divertito dall'espressione e rispose: "Perché quando sei sovrappensiero inizi a tamburellare le mani come se stessi suonando!"
Angie parve molto sorpresa da questa cosa e disse piano: "Non me ne ero mai accorta... Ma Al, non ci sono spartiti!"
"Allora chiudi gli occhi e pensa intensamente a che cosa ti serve!"
La ragazza obbedì e quando riaprì gli occhi sullo sgabello del pianoforte erano comparsi alcuni fogli pentagrammati con il testo di ciò che voleva suonare.
Quando si sedette e posò le dita magre sui tasti notò che le proprie mani, solitamente ferme e salde, tremavano visibilmente per l'emozione. Erano quasi tre mesi che non suonava, inoltre c'era anche un'altra persona ad ascoltarla. Fece alcuni esercizi di riscaldamento che la sua insegnante le aveva fatto imparare e si stupì piacevolmente sentendo le dita scorrere quasi senza problemi sulla tastiera.
Poi prese i fogli e li sistemò sul leggio, prima di iniziare si rivolse ad Albus:
"Senti Al, è un po' che non suono... Se faccio schifo puoi andartene!"
"Non ci penso nemmeno! Con tutta la fatica che ho fatto per trovare questo posto, ti pare che me ne vado sul più bello!?" ribattè l'altro e si sistemò meglio sulla sedia incrociando le mani sulla nuca.
Angie sorrise appena e annuì, guardò lo spartito davanti a sé e fece un profondo respiro posando le mani sui tasti, ma all'ultimo secondo si voltò ancora verso l'amico.
"Ma perché lo fai Albus?" chiese con un tono strano, sembrava un misto tra lo scocciato e lo stupito.
Il giovane sbattè un paio di volte le palpebre e poi chiese a sua volta perplesso:
"Che cosa Angie?"
"Beh, tutto! Quando mi hai portata al primo sabato della memoria, quando mi sei venuto a cercare dopo che ti avevo sbattuto la porta in faccia, quando mi difendi con James, e ora questo! Non fraintendermi! è una cosa stupenda, ma perché con me? Io non sono molto... simpatica alla gente di solito... Nessuno fa mai cose del genere per me... Prima di venire qui, a dire la verità, non avevo nemmeno un vero amico." Angie concluse stringendosi nelle spalle con una nota di tristezza nella voce.
Albus leggermente spiazzato da quelle parole si passò una mano tra i capelli neri e attese alcuni secondi prima di rispondere.
"Credo sia per come mi hai sorriso prima dello Smistamento. Di solito tutti si aspettano qualcosa da me, che sia come mio padre o che mi distacchi da lui, si aspettano grandi cose o che io mi dimostri inferiore per paragonarmi al grande Harry Potter! E invece tu no. Tu non sapevi nemmeno come mi chiamassi e mi hai invitato nel tuo scompartimento, non avevi idea di chi fossi e mi hai voluto come amico. Mi hai sorriso e basta, non aspettandoti niente in cambio, non pensando a chi diventerò o che cosa farò nella mia vita. Tu non sorridevi al figlio di Harry Potter, ma solo ad Albus. E questo è veramente straordinario per me!" 
Quando il ragazzo concluse Angie non sapeva come replicare, non esistevano parole. Quindi fece l'unica possibile, prese un profondo respiro e iniziò a suonare, leggendo di tanto in tanto la musica sugli spartiti.
Era un pezzo meraviglioso, colmo di dolcezza e di malinconia, le cui note vibrarono nell'aria fino a raggiungere il cuore di Albus, colpendolo con tutta la loro forza. Nonostante le parole dette prima, le dita di Angelique si muovevano sicure sui tasti di avorio e di ebano, avendo qualche incertezza solo di tanto in tanto e imprimendo nella musica tutta l'emozione che suscitava anche in lei. Non esisteva null'altro attorno a loro, se non quella magia pura dettata dalle corde vibranti del pianoforte. 
Angie concluse il pezzo dopo alcuni minuti e attese qualche istante prima di voltarsi e osservare la reazione di Albus. Il cuore le batteva all'impazzata e le mani non avevano smesso di tremarle, questa volta per lo sforzo dato dall'aver suonato senza sosta tutto il brano. Quando finalmente si voltò verso l'amico tutte le sue ansie si sciolsero.
Albus teneva gli avambracci appoggiati alla poltrona davanti a sè e il mento vi era appoggiato, aveva le palpebre chiuse e le sue labbra erano increspate da un sorriso di beatitudine. Quando si accorse che la ragazza aveva smesso di suonare aprì gli occhi e con un sorriso di sincera meraviglia chiese:
"Che cos'era?"
"Sonata al Chiaro di Luna, Beethoven." rispose la bionda con un leggero sorriso.
Al si limitò ad annuire ancora leggermente frastornato da tanta bellezza. Angie iniziò a giocherellare col proprio labbro inferiore, strappando le pellicine che si erano formate  a causa del freddo, presa improvvisamente da un'ansia tremenda. Voleva davvero parlare con Albus, ma era bloccata da una barriera invisibile che cercava in ogni modo di tenersi tutto dentro. 
"Chi ti ha insegnato?" la voce del ragazzo la riscosse dai propri pensieri.
"Tadadan!" si disse da sola la ragazza. 
"Mio nonno... Lui era molto bravo." 
"Era?!"
"Lui... non c'è più." rispose in un soffio Angie e, con un groppo nel petto che minacciava di salire in gola e bloccarle il respiro, continuò a parlare fissandosi le punte delle scarpe: "Sai quella cosa dei Thestral?" 
Il moro si tirò immediatamente a sedere dritto e annuì impercettibilmente.
"Io... Era la Vigilia di Natale, eravamo in Bretagna dai miei nonni." il tono della ragazza era tremulo, colmo di emozioni che evidentemente cercava di reprimere. Prese un profondo respiro e ricominciò a parlare: "Mia nonna stava finendo di preparare la cena, e io sono andata a chiamare mio nonno, ho aperto la porta del suo studio..." la voce le si spezzò e Angie chiuse gli occhi cercando di controllare il respiro affannoso, quasi sussurrando proseguì: "Era sulla sua poltrona... Leggeva, lui leggeva sempre quando non suonava, e mi ha guardato e mi ha ..." Dai suoi occhi verdi chiusi due minuscole lacrime le scivolarono sulle guance. "E mi ha detto -Ciao Pesciolino! Suoniamo un po' prima di cena?-. Ci siamo messi al pianoforte... Ma lui... Lui si è messo una mano sul petto e... E soffriva... Pensavo che stesse scherzando... Non credevo che..." Angelique fece un vero sforzo per non scoppiare a piangere, respirò a fondo cercando di richiudere in un cassetto della sua mente tutto ciò che quel ricordo comportava . 
All'improvviso sentì una mano calda afferrare la sua. Aprì gli occhi trovando un paio di iridi identiche alle proprie che la osservavano, Albus si era seduto sulla panchetta del pianoforte accanto a lei e le teneva la mano. Dopo alcuni secondi Angie abbassò gli occhi e concluse con voce mal ferma:
"Il suo cuore si è fermato. Non riuscivo a parlare... Quando mia mamma è arrivata, era troppo tardi..."
Albus le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse al proprio fianco rassicurandola, Angelique si passò velocemente la mano sulle guance eliminando le tracce della debolezza di qualche attimo prima. Poi con un risata un po' nervosa disse:
"Com'è che finisco sempre a piangere quando ci sei tu?!" Albus ridacchiò in silenzio e poi disse:
"Mi piace Pesciolino!"
"Se ti azzardi a chiamarmi così davanti a qualcun'altro, ti faccio diventare Albina Potter!" disse Angie con uno sguardo minacciosissimo negli occhi ancora lucidi, suscitando le risate dell'amico.
"Beh... E come sono quei cosi?" chiese Al dopo una breve pausa.
"I Thestral intendi?! Non ne ho idea... Però sul mio libro c'è scritto che somigliano a dei cavalli scheletrici!" 
Albus fece una smorfia arricciando le labbra e casualmente controllò l'orologio, scattò in piedi quasi istantaneamente realizzando che ore fossero:
"Dobbiamo finire i compiti prima di andare da Hagrid!" gridò iniziando a correre e facendo tremare il pavimento del palco. Angie chiuse con cura il coperchio della tastiera e seguì l'amico fuori dalla Stanza delle Necessità.


Sbuffava e camminava. Più o meno da un'ora. Gli facevano veramente male i piedi, che aveva rinchiusi nelle rigide scarpe di pelle che sua madre gli aveva imposto. Invidiava le Converse che Albus teneva sotto la divisa. 
"Una delle tante..." gli bisbigliò una vocina nella testa, che inspiegabilmente aveva il suono di quella di Elena.
"Zitta coscienza!" borbottò svoltando un angolo dei sotterranei.
Aveva girato in lungo e in largo per la scuola alla ricerca dei due, ma non li aveva trovati, sembrava che le antiche mura li avessero assorbiti senza lasciare traccia delle loro spoglie mortali. Scorpius si concesse l'ultimo sbuffo e disse al muro davanti a lui:
"Exupero inferos." quindi il muro si aprì e gli diede accesso alla Sala Comune.
Appena entrato una risata inconfondibile raggiunse le sue orecchie, così Scopius alzò gli occhi e cercò la ragazza che l'aveva emessa.
I suoi compagni di Casa sedevano tutti quanti ad un tavolino vicino al fuoco ed erano intenti, chi a finire chi a iniziare, i compiti per la settimana successiva. Il ragazzo si sentì nello stesso momento incredibilmente stupido e incommensurabilmente offeso, la prima perché con tutti i posti in cui li aveva cercati, ovviamente non aveva pensato a quello più ovvio, e la seconda perché Angelique rideva mentre lui si sentiva tradito. 
Tradito, perché qualunque cosa facesse o dimostrasse ai suoi amici, lui era sempre un passo indietro rispetto a quei due, che ora sedevano vicini. Tradito, perché comunque loro sarebbero stati irraggiungibili per lui, erano uniti da una complicità reciproca e talmente naturale da sembrare innata. Tradito, perché lui aveva sfidato suo padre, si era opposto agli sciocchi pregiudizi di Nott e compagnia, e ora sentiva che era stato tutto inutile visto che Angelique e Albus sarebbero stati sempre in coppia, mai in trio con lui. Mentre elaborava quasi inconsciamente tutti questi pensieri, Berty fu il primo ad accorgersi della sua presenza.
"C-ciao Scorp! Che f-fai di b-b-bello?" chiese allegramente con la solita balbuzie. Anche le teste degli altri Serpeverde si alzarono e guardarono nella sua direzione.
Scorpius non rispose né salutò gli altri, semplicemente con passo misurato e cadenzato, spalle ritte e mento in alto, proprio come suo padre gli aveva insegnato, si incamminò verso la stanza del suo dormitorio, con un portamento da far invidia ad un principe.
Sentì le voci dei ragazzi chiamarlo, ma proseguì come se nulla fosse fino alla porta del suo dormitorio, se la chiuse alle spalle e lasciò scivolare la propria schiena lungo il legno finché non toccò terra.
Non voleva parlare con nessuno, non voleva sentire le scuse né le ragioni degli altri. Voleva solo restare fermo e lasciarsi macerare in quel risentimento che gli cresceva nell'anima. Ma nel pieno della maturazione di queste emozioni, il legno a cui la sua schiena si reggeva tamburellò sotto il tocco di una mano leggera, che chiedeva accesso al suo rifugio.
"Scorp? Ehi Scorpius?" 
Il biondo non rispose lasciando che la voce femminile, leggermente attutita, continuasse a parlare.
"Hai litigato con tuo padre? Non ci pensare, vieni a fare un giro con noi... Andiamo da Hagrid, dai!" propose Angelique con un tono gioviale e comprensivo.
Scorpius per tutta risposta sbattè un pugno sul legno con tutta la forza che aveva, facendolo tremare, udì la ragazza sobbalzare dall'altro lato, spaventata per l'improvviso botto.
"Ok... Non fa niente, ci vediamo dopo... Se vuoi." rispose mesta e si udirono i suoi passi allontanarsi nel corridoio.
Il biondo appoggiò pesantemente il retro della testa al proprio sostegno, puntando gli occhi grigi al soffitto a capriate di legno. Che ci andassero insieme da Hagrid! Tanto l'avrebbero fatto comunque senza di lui! 
E con questi allegri pensieri a infestagli la testa, il giovane rampollo del casato Malfoy si rinchiuse nella propria stanza per un numero non meglio identificato di ore, impedendo l'accesso a qualunque altro ospite del dormitorio del primo anno di Serpeverde.


"Non verrò." decretò Angelique appoggiando i gomiti sul tavolo, ma quando Martha la guardò con entrambe le sopracciglia tanto inarcate da sfiorarle l'attaccatura dei capelli, li ritrasse, appoggiando solo gli avambracci. 
"Non puoi." disse con tono di ovvietà Al, scostandosi una ciocca nera dagli occhi.
"Certo che posso!" si inalberò immediatamente la bionda.
"No, ormai sei parte della famiglia... è un po' come... quel film, dai... Quello dei pirati, in cui il tizio tutto deforme, con le conchiglie nel cervello, ripete ossessivo "Parte della ciurma, parte della nave! Parte della ciurma, parte della nave!".  Ora sei parte della nave!"
Angelique aggrottò la fronte e disse perplessa:
"Non mi sembra di avere conchiglie in testa nè tanto meno di essere deforme, quindi non vedo perché non possa saltare per una volta un sabato!"
"Perché se sei parte della nave, non la puoi abbandonare!" ribatté l'altro.
Così Angelique si stampò in faccia un finto sorriso angelico, tradito da una scintilla negli occhi verdi, e gli rispose alzandosi dal tavolo:
"Io posso fare quello che mi pare! Guarda."
Con passo deciso e veloce si diresse verso il tavolo di Grifondoro e si avvicinò a Roxanne che sedeva davanti a Victoire.
Albus vide la cugina voltarsi verso la più piccola e salutarla con un sorriso, poi Angie si chinò e sussurrò qualcosa all'orecchio di Rox. Quando ebbe finito si raddrizzò e la mora le rivolse uno sguardo malizioso e le puntò l'indice contro, con fare fintamente minaccioso, dicendole qualcosa. Quando Angelique annuì l'altra le scompigliò affettuosamente la chioma riccia e vaporosa.
Angie tornò al tavolo della propria Casa e sedendosi al proprio posto finì la cena che aveva nel piatto.
"Come ci sei riuscita?"chiese Al allibito.
"Te lo spiego quando sei più grande, Albus!" rispose l'altra con tono accondiscendente.
Angelique si alzò dal tavolo con un sandwich racchiuso in un fazzoletto tra le mani e si allontanò con i ricci biondi a danzarle sulla schiena al ritmo dei suoi passi.
"L'ultima volta che io le ho detto che non poteva fare una cosa, si è infilata nella Foresta Proibita in una notte di luna piena... Direi che ti è andata bene, in confronto!" disse Martha ad Albus osservandola andarsene.
"F-f-forse è me-meglio non dirle p-più che-che non può f-f-fare qualcosa!" disse Berty quasi più a sé stesso che a qualcun in particolare. Ma quando Elena, udite le parole, scoppiò nella sua tipica risata sguaiata che in breve trascinò in gruppo nell' ilarità generale, il ragazzo arrossì, leggermente compiaciuto dall'aver causato quel suono tanto esagerato, ma stranamente piacevole.


Scorpius era uscito dalla sua stanza quando era stato certo che tutti i suoi compagni fossero a cena, per mantenere la propria solitudine il più a lungo possibile. Si era seduto davanti al camino in cui, grazie ad un incantesimo, ardevano delle fiamme verdi, simili a quelle prodotte dalla Metropolvere.
Il ragazzo aveva fissato il proprio sguardo in quei movimenti magnetici che la combustione creava, e nel verde smeraldino di quel fuoco, nonostante tutti i propri sforzi, non era riuscito a vedere altro che gli occhi di Angie e quelli di Albus, uguali, che lo fissavano amareggiati per come si era comportato. 
Davanti a quel fuoco, insospettabilmente caldo e accogliente, si era reso conto di aver trattato in modo ingiusto gli amici, in particolare Angelique, a causa del proprio temperamento irascibile e permaloso. Si era convinto che sicuramente né Albus, né tanto meno Angelique l'avevano escluso volontariamente da quei loro attimi di complicità, quindi un'altra volta gli sarebbe toccato chiedere scusa.
E lui odiava chiedere scusa.
Con un sospiro si alzò dal divano e chinandosi riattizzò il fuoco muovendo un po' la legna, le cui braci avevano un colorito verde chiarissimo. Poi sentì il rumore del passaggio nel muro che si apriva e vide sbucare dall'arco di pietra una chioma riccia e bionda, trattenuta da una coda alta che evidenziava il taglio leggermente a mandorla degli occhi verdi. Pietre preziose, dello stesso colore dei prati primaverili, che lo guardavano sorridendo. Le immagini che la sua mente aveva riprodotte, non avevano nulla a che vedere con la realtà che gli stava davanti, perché Angelique lo guardava contenta e gli sorrideva.
Quel sorriso sincero, completamente libero da risentimento e da accuse, lo fece sentire ancor più colpevole.
"Ti ho portato un panino. Credo ci sia del tonno... O un po' di Piovra Gigante, non ne sono sicura!"gli disse Angelique avvicinandosi sempre col sorriso dipinto sulle labbra e tendendogli un fagotto avvolto in un fazzoletto di tela.
Scorpius, ancora chinato, guardò stupito quella mano tesa, ma non prese il panino e con tono ancora leggermente scontroso chiese:
"Perché non sei con Albus?" il ragazzo aveva notato che ogni tanto sparivano il sabato sera, e iniziando a tenere il conto, aveva scoperto che succedeva a settimane alterne.
"Se non prendi il panino non ti dico nulla!" ribatté quella sventolandogli davanti al naso il cibo in questione, così, roso dalla curiosità più che da un reale desiderio di mangiare, prese il fagotto.
Angie si accomodò alla sua destra, sedendosi sul tappeto e appoggiando la schiena al divano di pelle che avevano alle spalle. Scorpius la imitò.
"Non sono con Albus perché volevo venire da te e vedere come stavi." disse Angelique in tutta tranquillità, ma il cuore del giovane accanto a lei entrò in tumulto, battendo furiosamente nel petto. Angie aveva rinunciato ad andare, ovunque andassero, con Albus solo per vedere se lui stava bene... Allora le importava di lui, almeno quasi quanto di Albus! Tale rivelazione lo emozionò a tal punto che strinse convulsamente il panino nella mano.
"Ehi, vacci piano! Tanto la Piovra è già morta lì dentro!" disse Angie occhieggiando la sua mano serrata.
Scorpius, incapace di rispondere a quello che Angie gli aveva detto prima, scartò il panino e gli diede un morso. Per fortuna si trattava si comunissimo tonno, niente cefalopodi enormi triturati con la maionese.
"Vuoi dirmi che ti è preso oggi?" chiese piano Angie guardandolo dritto negli occhi.
Scorpius con ancora la bocca piena abbassò gli occhi e scosse lievemente la testa. Non era decisamente il caso di sottoporle tutte le sue ansie da prima donna isterica. Angelique annuì comprensivamente e girò lo sguardo verso il camino, anche lei calamitata da quelle fiamme dal colore innaturale. Scorpius osservò di sottecchi il profilo elegante della ragazza, con il naso sottile che solo sulla punta si sollevava appena e le labbra piene a cuore. Distolse lo sguardo prima che lei si accorgesse che la stava fissando come un maniaco, poi decise di rompere il silenzio che si era creato dopo alcuni secondi:
"Grazie." sussurrò.
Angie si voltò con uno scatto della testa e gli sorrise ancora, vedendo che il panino era sparito e che il ragazzo finalmente le parlava.
"Ah non ringraziarmi! Adesso Roxanne e Victoire credono che io sia pazza di te e che sia venuta qui per dichiararti il mio amore e per conquistarti!" aggiunse sbattendo le palpebre in un atteggiamento fintamente civettuolo.
"C-c-che cosa?" chiese Scorpius rischiando di strozzarsi con l'ultimo boccone.
"Che fai balbetti come Berty ora?! Comunque sì, credo che per un certo periodo dovremo far finta di essere insieme..." lo disse con tono assolutamente naturale e poi assunse un espressione pensosa, con le labbra arricciate e la fronte aggrottata. "Per esempio se le incontreremo nei corridoi, dovrai offrirti di prendere i miei libri e mi offrirai il tuo braccio, in quanto io, fanciulla in evidente difficoltà, necessiterò del tuo aiuto a camminare!" aggiunse con tono pomposo.
"E immagino che la cosa non torni assolutamente a tuo vantaggio, vero?!" chiese ironicamente Scorpius, al quale tuttavia l'idea di portare i suoi libri e prenderla a braccetto non dispiaceva per nulla.
"Assolutamente no!" disse indignata Angie scuotendo la testa. Si guardarono per qualche istante negli occhi e scoppiarono a ridere contemporaneamente.
Passarono parte della sera insieme davanti al fuoco, parlando e ridendo, e quando tornarono anche Martha, Elena e Berty si unirono ai due. 
Berty si rivelò un insospettabile divoratore di dolci e condivise con gli altri alcune delle sue scorte di dolci babbani, che solo Angelique conosceva. 
Quando Elena vide un Mars, intrigata dal nome, decise di assaggiarlo... tutto intero! Così il caramello 
praticamente le incollò le due arcate dei denti, impedendole di aprire o chiudere la bocca. La situazione critica fu sciolta solo grazie ad un abbondante dose di latte e di risate. 



Nota personale:
Con un po' di ritardo, causato anche dal fatto che ieri sera non ho potuto avere accesso al mio pc, ecco il nuovo capitolo!!!
Essendo un raccordo non ci sono grandi punti da chiarire, ma spero che vi sia piaciuto comunque!
Come sempre ringrazio tantissimo Sono_un_unicorno, che mi ha recensito per prima lo scorso capitolo, e Claralala che si è unita al gruppo di psicopatici che leggono questa FF.
Al prossimo capitolo! Tanti baci.
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap.10 Danse avec moi! ***



Cap.10 Danse avec moi!

"SERPEVERDE VINCE!!!" le parole pronunciate dal cronista continuavano a risuonare nelle orecchie di Angelique, nonostante fosse nella sua Sala Comune e non più nel campo da Quidditch.
Era letteralmente euforica, probabilmente anche a causa dell'adrenalina che aveva ancora in circolo, dopo la picchiata di trenta metri con cui aveva preso il boccino. Avevano vinto la prima partita del campionato con uno scarto notevole sulla squadra di Tassorosso e tutti i suoi compagni di squadra erano stati entusiasti di come lei aveva giocato. Un'altra cosa veramente strana di quell'incontro sportivo era stato che probabilmente per la prima volta nella storia di Hogwarts un folto gruppo di Grifondoro aveva portato i colori di Serpeverde e aveva tifato per loro. Prima tra tutti Roxanne che si era addirittura dipinta le guance di verde e argento!
Così quasi tutta la Casa stava festeggiando tra fiumi di Burrobirra, illecitamente recuperata da Hogsmeade probabilmente insieme ad alcuni alcolici che circolavano tra i più grandi, cibo che alcuni ragazzi avevano fatto portare dagli elfi domestici delle cucine e musica a tutto volume.
Molti dei suoi compagni, di cui non sapeva nemmeno l'esistenza, l'avvicinavano per complimentarsi e Angie, con notevole imbarazzo, si ritrovò ad essere popolare all'improvviso. 
"Mi sento ubriaca!" disse Angie a Scorpius, cercando di superare il volume del chiasso attorno a loro.
"Credo che lei lo sia davvero!!!" urlò Scorpius indicando Lizzy Reed con le guance rosse e gli occhi lucidi, la quale un secondo dopo sbatté contro il muro un imbarazzatissimo William Torrent, che tentò in tutti i modi di tenere a distanza la ragazza, ma quest'ultima si avventò con foga sulle sue labbra, coinvolgendolo in un bacio passionale.
Angie si mise una mano sulla bocca e scoppiò a ridere insieme a Scorpius. Albus sbucò dietro di loro con una bottiglia di Burrobirra tra le mani e, quando vide per che cosa stavano ridendo i due amici, spalancò inorridito la bocca alla visione di Lizzy che aggrediva la faccia di William.
All'improvviso la Reed si staccò dalle labbra del compagno di squadra e lo guardò indignata dicendo:
"Ti stai approfittando di me! Porco!!!" concluse il tutto con un sonoro schiaffo in faccia al bel ragazzo e se ne andò barcollando. A questo punto nemmeno Albus riuscì a trattenersi e l'ilarità vinse l'indignazione, facendolo scoppiare a ridere.
"Ci allontaniamo un po'? Mi fa male la testa con tutto questo rumore!" urlò Angie ai due ragazzi, i quali annuirono. Nel marasma generale riuscirono persino a trovare gli altri tre che mancavano all'appello e insieme si diressero verso il dormitorio delle ragazze.


Tuttavia non tutti apprezzavano quella piccola festa nei sotterranei. Un ragazzo alto e col torace ampio sedeva su una poltrona, nell'angolo più remoto della Sala Comune dove il rumore e l'affollamento erano meno, e meditava vedetta.
"Tole, smettila di fare quella faccia, dai!" cercò in vano di distrarlo Violet Burke sedendosi sulle sue gambe e baciandogli una guancia. Ma Nott scostò bruscamente il volto fissando con occhi di fuoco il gruppo di ragazzi del primo anno che si stavano allontanando dalla festa proprio in quel momento. Quella stupida ragazzina aveva rovinato tutto, lurida figlia di stupidi babbani, gli aveva portato via il posto in squadra, che evidentemente gli spettava, e la fama che sembrava acquistare agli occhi di tutti lo stava consumando come Ardemonio nelle vene. La odiava e più la guardava pavoneggiarsi con il figlio di Potter e quel traditore di Scorpius, più il fuoco inestinguibile del suo odio veniva alimentato.
Violet non si offese particolarmente per il malumore del suo ragazzo, sapeva che aveva un carattere forte e a volte questo si esprimeva con sbalzi d'umore. Sua madre l'aveva educata per essere una perfetta moglie Purosangue, quindi anche a celare con un sorriso sulle labbra la delusione e il dolore. Aveva imparato ad essere impeccabile e a maggior ragione non c'era motivo di far pesare ad Anatole, che non era molto sereno al momento, un'offesa che in realtà non l'aveva scalfita.
"Dov'è quel cretino di Janus?" sbottò Nott.
Violet fece vagare lo sguardo in cerca del tredicenne e lo individuò in una zona abbastanza appartata intento a parlare con una ragazza con capelli biondi molto chiari e il fisico esile. Un sorriso le sfuggì dalle labbra.
"Credo abbia trovato qualcuno con cui parlare..." rispose accarezzando dolcemente una ciocca dei capelli scuri del ragazzo. 
Anatole fissò i propri occhi neri come la pece sul volto di lei e la guardò. Non era ciò che si sarebbe indubbiamente riconosciuto come bella, aveva la mandibola troppo marcata e il naso era schiacciato, ma la sua eleganza e la sua raffinatezza facevano quasi dimenticare i difetti fisici. 
In fondo era felice che i loro genitori avessero intenzione di stipulare il contratto matrimoniale, sarebbe stata un'ottima compagna anche se avevano solo diciassette anni, non lo avrebbe mai contraddetto, non avrebbe ficcato il naso nei suoi affari privati, avrebbe cresciuto i loro figli.
In un moto di dolcezza strano per i suoi soliti modi, le sollevò piano il mento con i polpastrelli e portò le proprie labbra su quelle della ragazza. Quando si staccarono lei gli sorrise raggiante, e in quelle labbra tese verso l'alto per qualche istante dimenticò i propri propositi vendicativi.


"Oh questa mi piace tantissimo!" gridò Elena balzando in piedi dal tappeto dove stavano tutti quanti seduti. Prese Albus per i polsi e lo tirò finché il ragazzo non si mise in piedi, poi lo coinvolse in una strana danza, che consisteva nel tirare verso di sé alternativamente una delle sue braccia e dimenarsi come se fosse stata posseduta. Albus d'altra parte cercava di capire in che modo seguire i suoi movimenti, ma non riuscendoci si lasciava condurre da Elena in quelle pose assurde.
Si trovavano nel dormitorio femminile e, nonostante le spesse pareti di pietra, la musica della festa giungeva fino alla loro stanza.
Angelique, che si riteneva un caso perso quanto a grazia nel ballare, pensò che forse al mondo esisteva qualcuno che era ancor più negato di lei. Si accorse che anche Martha e Scorpius non riuscivano a trattenere un sorriso divertito da quella scena, mentre Berty osservava, inspiegabilmente, incantato i due ragazzi, con tanto d'occhi spalancati e labbra leggermente dischiuse.
La canzone, con enorme sollievo di Al e grandissimo dispiacere di Elena, cessò e fu sostituita da un'altra più tranquilla e armoniosa. Scorpius si alzò con un movimento fluido e tese una mano ad Angelique, la quale lo fissò inorridita e iniziò a scuotere freneticamente la testa.
"No, no, no! Non lo farò mai!" disse la bionda.
"E dai! Non farti pregare!" disse Martha iniziando a spintonarla per farla alzare.
"No, voi non potete capire! Quando seguivo il corso di danza classica a scuola, le altre bambine scappavano dal palco quand'era il mio turno!" cercò di spiegare Angie gesticolando, ma Scorpius con un movimento repentino afferrò un suo polso e tirò con forza, facendola alzare.
"Per favore! Sono veramente un caso disperato!" disse con tono implorante e fece per sedersi nuovamente, ma Martha le mise le mani sulla schiena e la sospinse verso il ragazzo.
"Si vede che non hai mai avuto buoni insegnanti." disse Scorpius prendendole la mano sinistra e appoggiandosela alla propria spalla destra, poi le posò la mano destra appena sotto le scapole. Angie iniziò a provare una strana inquietudine per quella strana vicinanza, che culminò quando le dita della sua mano si intrecciarono per la prima volta con quelle di Scorpius. La guardava con gli occhi grigi colmi di allegria, le sue labbra erano increspate da un leggero sorriso e il suo volto era disteso e sereno, non sembrava sentire minimamente quel martellare inspiegabile del cuore nel petto, che invece faceva abbassare e alzare rapidamente il petto di Angie.
"Pronta?" le chiese il biondo e lei si limitò a scuotere la testa flebilmente. 
Scorpius ridacchiò e mosse un piede indietro, istintivamente, guardando in basso, Angie lo seguì avanzando. 
"Non guardare in basso!" l'ammonì il ragazzo, così lei alzò gli occhi, guardò ciò che aveva davanti e fu come se lo vedesse davvero per la prima volta. 
Scorpius aveva un volto magro e ovale, la sua pelle era diafana tanto che sulle tempie e sul margine della mandibola si poteva intravedere il tracciato delle vene in trasparenza, i suoi capelli biondi, sempre impeccabilmente pettinati e tagliati erano intrecci di sottili fili di platino. Il complesso della sua fisionomia era quello di un pallore quasi surreale, però in esso spiccavano le labbra, rosee e sottili, e gli occhi grigi come ferro lucente, ma con picchiettature azzurre che prima non aveva mai notato. 
"Stai ballando." le disse il ragazzo distogliendola dalle sue elucubrazioni metali.
"Che?!" chiese riprendendo coscienza del presente e rendendosi conto che effettivamente il suo corpo, normalmente goffo nella danza, compiva movimenti, se non aggraziati quanto meno non imbarazzanti.
"Sai, pensavo..." iniziò Scorp e poi si schiarì la voce leggermente imbarazzato "Pensavo che se dobbiamo far finta di stare insieme, forse... Beh forse... dovremmandaralballonsieme..." le ultime parole furono pronunciate talmente veloci e talmente piano che Angie strabuzzo leggermente gli occhi e disse:
"Scorp non ho capito un accidente!"
Le guance del biondo si tinsero di un tenuissimo rosa e ripetè più piano ma con voce comunque debole:
"Dicevo che, se dobbiamo far finta di stare insieme, dovremmo andare al ballo insieme."
Angelique non seppe perché, ma a quelle parole il suo stomaco si strinse in una dolce morsa di agitazione. In effetti erano quasi tre settimane che, molto blandamente e con discrezione facevano finta di stare insieme e in realtà quel periodo al posto che imbarazzarli a morte, come pensavano entrambi all'inzio, li aveva avvicinati molto. Avevano più confidenza e scherzavano molto di più insieme, sotto lo sguardo sogghignante di Albus, in sostanza si poteva dire che fossero diventati veri amici. Quindi Angelique, evitando di pensare alla reazione inopportuna dei suoi visceri, rispose:
"Sì certo, mi sembra un'ottima mossa! E poi mi fa piacere andarci con un amico, piuttosto che con qualcuno che non conosco nemmeno!" e annuì con convinzione, facendo sfuggire dallo chignon un ricciolo biondo che le andò a finire tra gli occhi.
A quelle parole sembrò che gli occhi di Scorpius si adombrassero per qualche secondo, ma il sorriso amichevole fece nuovamente capolino sul suo volto e, smettendo di ballare col finire della musica, lui le prese il riccio ribelle tra le dita e glielo mise dietro l'orecchio, sfiorando in modo impercettibile la pelle della ragazza.
Quel gesto, apparentemente insignificante, imbarazzò a tal punto Angie che si allontanò velocemente da lui e ritornò a sedere vicino a Martha, la quale le fece i complimenti per il ballo appena eseguito.


Dopo circa un'ora i tre maschi diedero loro la buonanotte e si dileguarono dal dormitorio femminile. Quando finalmente rimasero da sole, Angelique si preparò in fretta e furia, adducendo una stanchezza improvvisa e letale salutò le amiche, chiuse le tende del proprio baldacchino e si infilò sotto le coperte.
Tuttavia non aveva minimamente sonno, voleva solo restare sola e ragionare un po'. 
Voleva analizzare tutte le logiche e sensate ragioni per cui aveva accettato di andare al ballo con Scorpius. Ovviamente lei avrebbe desiderato che il suo cavaliere per quella serata fosse un altro biondo, con i capelli color dell'oro e del bronzo, non del platino, con gli occhi scuri come il cielo notturno, non grigi come il mare in tempesta, e con la pelle leggermente ambrata, non bianca come un dipinto rinascimentale. Ma tale desiderio era cosa buona e giusta tenerlo segregato nel profondo del suo animo e dimenticarsene.
Dopo lunghi giorni di meditazione, contro i consigli di Roxanne e Victoire, aveva pattuito con sé stessa di negare, negare e negare ancora i propri sentimenti e le proprie speranze nei confronti di Derek Shatten. Si era fermamente convinta, osservando con nuovi occhi la coppia formata da lui e Celia, che era indiscutibilmente irraggiungibile e impossibile, quindi era di fondamentale importanza chiudere il capitolo "Cotta improbabile" e procedere oltre.
"Manco stessi costruendo un ponte..." disse a sé stessa rigirandosi nelle lenzuola verdi smeraldo.
Accettare l'invito di Scorpius, che era solo un amico, era stata la cosa più sensata di tutte, avrebbe consolidato la loro piccola recita e sarebbe stato divertente. Scorpius era molto intelligente e con un ottimo senso dell'umorismo, inoltre era veramente bravo a ballare, forse grazie alla sua educazione da Purosangue... 
Angelique si tirò a sedere in un lampo, uscì dal letto come un uragano e, infilandosi la vestaglia, uscì dalla stanza sbattendo la porta, sotto lo sguardo allucinato di Martha ed Elena che si stavano ancora preparando.
Corse per tutta la strada che la separava dalla stanza dei ragazzi e quando fu davanti alla porta iniziò a bussare febbrilmente sul legno. Sentì un trambusto notevole provenire dall'interno e poi una figura con espressione feroce aprì la porta.
"Ciao Octavius, so che mi odi, ma mi potresti chiamare Scorpius?!" chiese velocemente Angie cercando di sbirciare oltre le grosse spalle del ragazzo.
Quello non rispose nemmeno e le sbattè la porta in faccia. Dopo qualche attimo di shock e di indignazione, stava per riprendere a bussare quando la porta si aprì per la seconda volta, e apparve uno Scorpius in pigiama e capelli spettinati.
"Angie che succede?" chiese con tono leggermente biascicato.
"Non possiamo andare al ballo insieme!" disse un po' bruscamente Angelique.
Scorpius con gli occhi colmi di delusione aprì la bocca e per qualche secondo non emise nessun suono, poi la richiuse e tramutò la delusione in un'espressione dura e fiera:
"Certo, capisco..."
"Intendo che non possiamo per tuo papà!" lo interruppe Angie, "Se viene a saperlo, ti fa fuori quando torni a Natale e ti serve in polpettine alla Vigilia!"
Scorpius sorrise in un moto di stupore e scuotendo la testa rispose:
"Non preoccuparti, sistemo tutto io."
"Oh... Allora, ok. Ehm... Buonanotte." e la bionda si dileguò nel corridoio.
Scorpius osservò la figura alta e snella di Angelique, avvolta in una vestaglia indossata al rovescio, scomparire nella fioca luce dei sotterranei. L'avrebbe sorpresa quella sera, avrebbe sfruttato al meglio quest'occasione e nulla avrebbe rovinato i suoi piani. Scorpius annuì ai propri pensieri chiudendo finalmente la porta.

Nelle due settimane che precedettero il ballo, la scuola di Hogwarts, che era stata magistralmente addobbata con enormi abeti ed eleganti decorazioni, entrò letteralmente in fermento. Le ragazze più grandi sembravano cerbiatte nella stagione degli amori, lanciavano sguardi languidi e seducenti ai ragazzi, per far intendere loro che potevano invitarle se avessero voluto. Altre che già avevano conquistato un accompagnatore continuavano a cinguettare su quale meraviglioso abito avrebbero indossato per personificare una fata, una Veela, una principessa, un strega dell'antico Egitto e quant'altro. Era infatti tradizione che per il ballo di Natale le ragazze dovessero scegliere un costume particolare per quella serata, quindi si stabiliva una gara ufficiosa tra le ragazze per l'apparizione più originale.
"Io voglio fare lo Snaso!" annunciò allegramente Elena sedendosi a colazione la settimana prima del fatidico ballo.
A Martha andò di traverso il caffélatte e iniziò a tossire per evitare di soffocare. Angelique le diede alcune pacche tra le scapole ridacchiando, la divertivano moltissimo le discussioni che nascevano dai caratteri agli antipodi delle due.
"Ma che cosa dici?!" chiese Martha con gli occhi e la voce pieni di panico.
"Dico che voglio mettermi un costume da Snaso!" ribattè con naturalezza Elena.
Martha guardò disperata Angelique e disse:
"La senti? La senti?!"
"Restiamo calme!" ribatté Angelique cercando di fare da pacere. "Elena, per quanto mi diverta l'idea che tu ti metta un costume nero peloso e vada in giro annusando il terreno per scovare tesori, credo che sia meglio scegliere qualcos'altro. Martha, non tutte siamo interessate ad apparire eleganti e impeccabili come delle regine."
"Ma io vi sto già preparando i costumi!" protestò Martha incrociando le braccia sul petto.
"Come?" chiesero in coro le altre due totalmente prese alla sprovvista.
Martha abbassò gli occhi, leggermente in imbarazzo, e rispose:
"Sì... Vi stavo preparando dei costumi... Mia mamma mi ha insegnato qualche cosina di cucito e vi stavo modificando degli abiti, che mi sono fatta fare da lei. Volevo che fosse il mio regalo di Natale per voi."
Angelique ed Elena si scambiarono uno sguardo e poi quest'ultima dichiarò:
"Credo di poter rinunciare allo Snaso... Ma solo per quest'anno!"
Martha risollevò lo sguardo finalmente vittoriosa e sorrise raggiante alle due amiche.
"Vedrete, resterete stupite! A proposito, Ele con chi ci vai?" chiese la rossa.
"Con me stessa, sono di ottima compagnia!" ribatté l'altra versandosi trionfalmente il succo di zucca nel calice. 
Un ragazzo, che stava facendo colazione da solo perché i suoi compagni erano in ritardo, drizzò immediatamente le orecchie a quelle parole. Com'era possibile che una ragazza così bella e così originale non fosse stata invitata da nessuno?! Erano tutti impazziti?! Il giovane osservò per qualche istante Elena, la trovava davvero bella con quel fisico minuto e quei capelli neri e lisci appena sotto le spalle. Forse se lui glielo avesse chiesto avrebbe accettato... Forse...

Nonostante la popolazione femminile e maschile fosse completamente concentrata sul ballo, i professori non avevano intenzione di mollare la presa sugli studenti prima delle vacanze di Natale, e quindi continuavano ad assegnare temi e compiti, obbligando i ragazzi a lavorare a pieno regime.
Infatti gli studenti del primo anno di Serpeverde si trovavano tutti, tranne Octavius Goyle che studiava insieme ai ragazzi del gruppo infondo al tavolo, riuniti attorno ad un tavolino circolare della biblioteca. Angelique era sotterrata dietro una montagna di volumi di Trasfigurazione, doveva finire un saggio per il giorno successivo e, in quanto non molto brillante nella pratica, cercava di supplire questa mancanza con compiti di teoria impeccabili. Non si accorse quindi di Al, Scorp e Martha che confabulavano a voce bassissima.
"Ehi Scop, vieni a darmi una mano a cercare questo libro, per favore." disse ad alta voce Albus, alzandosi dal suo posto.
"Certo, arrivo!" e si allontanarono insieme infilandosi in un punto qualsiasi alle spalle del tavolino.
Martha scosse con delicatezza un braccio di Angelique e le disse:
"Sembra che ti stia fumando il cervello! Vieni, andiamo a fare due passi." 
"No grazie. Sono quasi alla fine!" rispose la bionda senza distogliere lo sguardo dalla pergamena, ma Martha aumentò la presa sul suo braccio e così alzò gli occhi infastidita. Tuttavia incontrò quelli di Martha che la fissavano con un'espressione talmente esplicita che Angie si corresse:
"Ripensandoci, ho voglia di sgranchirmi le gambe!" e depositò la piuma accanto al tema.
"Vengo anch'io!" disse Elena saltando in piedi, ma la rossa le puntò contro un indice minacciosamente e disse perentoria:
"Non vai da nessuna parte! Non sei nemmeno a metà del compito di Erbologia, ti ho tenuta d'occhio!"
Elena si accasciò nuovamente sulla propria sedia sbuffando e sorreggendosi la testa con una mano. Quando Angie e Martha si avviarono verso la prima fila di scaffali subito dietro al tavolino, furono arpionate dai due maschi e trascinate lì dietro. Angelique stava per protestare quando Al le mise una mano sulla bocca e con un indice sulle proprie labbra le fece segno di stare in silenzio.
Dopo qualche secondo sentirono la voce balbuziente di Berty.
"E-e-elen-n-na ti-ti se-serve u-u-una ma-ano?"
"L'hai già fatto?!" chiese speranzosa Elena, Martha con espressione arrabbiata si batté un pugno sul palmo della mano, riusciva sempre a fregarla in un modo o nell'altro.
"S-s-sì." 
I due ancora seduti al tavolo parlarono ancora per un po' di Erbologia, finché sostanzialmente Berty non finì il tema di Elena.
"Sei stato la mia salvezza Berty, grazie!" disse la ragazza stiracchiandosi.
"P-prego." ribatté l'altro spingendosi su gli occhiali rettangolari sul naso, prese un profondo respiro e iniziò: "Se-se-se-senti... I-i-i-i-io v-v-vo-vo-vole-e-evo..." ma si interruppe, troppo agitato ed emozionato per riuscire a parlare. Prese nuovamente un profondo respiro e chiuse gli occhi concentrandosi.
"I-i-i-i-i-io ti-ti-ti-ti vo-vo-vo..." ma anche questa volta, sopraffatto dall'agitazione si interruppe. Scorpius dietro gli scaffali scosse sconsolato la testa.
"Ehi tranquillo! Prova a cantare!" disse Elena con tono comprensivo.
"C-c-come?" chiese Berty leggermente stupito.
"Se canti, pensi alle note non alle parole!" gli spiegò lei. Il ragazzo un po' perplesso e incerto iniziò a canticchiare:
"V-volevo chiederti se ti-ti andava-a-a di ve-venire al ballo con me, come amici!" Elena leggermente stupita rispose sempre cantando:
"Va bene."
I quattro dietro gli scaffali si tapparono la bocca per soffocare le risate e si dileguarono velocemente quando sentirono una delle sue sedie strusciare sul pavimento, segno che uno dei due si era alzato. Nella fretta della fuga presero direzioni opposte, Martha con Albus e Scorpius con Angelique.
Quando furono abbastanza lontani Matha scoppiò a ridere seguita subito dopo da Albus, ma Madama Prince, sbucata da una corsia parallela, li rimproverò e li zittì all'istante.
"Ce l'abbiamo fatta!" esultò Martha a bassissima voce, ed Albus ribattè annuendo:
"Berty sarà veramente felice tra tre sere!"
Stettero per alcuni secondi in silenzio, senza sapere che cosa dire, poi la rossa, con un coraggio di cui non si sarebbe mai creduta capace chiese:
"Tu ci vai con qualcuno?"
"Sì accompagno mia cugina Rose, me l'ha chiesto lei, per farci due risate delle coppiette come Berty ed Elena! Tu?" 
Martha apparentemente con tono indifferente rispose scrollando le spalle:
"Me l'hanno chiesto un Corvonero e un Tassorosso. Credo che accetterò il secondo invito, mi sta più simpatico..." 
In realtà le erano perfettamente indifferenti entrambi i ragazzi che gliel'avevano chiesto, ma quello di Tassorosso aveva un anno in più di lei e quindi aveva pensato che magari la conversazione sarebbe potuta essere un po' più interessante. Albus si limitò ad annuire, poi ripartirono alla ricerca dei due biondi dispersi tra i tomi polverosi della biblioteca.


"Sono incredibili Martha!!!" esclamò estasiata Angelique. In tutta la sua vita non aveva mai avuto un abito più bello.
"Beh in realtà sono molto semplici... Non sono niente di che!" ribatté la rossa arrossendo leggermente.
"Stai scherzando?! Questi abiti fanno concorrenza a quelli di quella schizzata di mia nonna!" commentò Elena che ancora indossava l'accappatoio.
Martha sorrise compiaciuta e ammirò ancora una volta gli abiti che aveva preparato per le amiche... Tra due ore sarebbero state veramente perfette!
"Ci trucchi anche?!" chiese Angelique che aveva osservato solo un paio di volte la madre e le sembrava una cosa decisamente fuori dalla sua portata.
"Ah! A quello ci penso io!" si propose Elena, ma allo sguardo terrificato delle sue ragazze disse "Guardate che è come dipingere! E mi sembra che io ne sappia più di voi due al riguardo!" 


Scorpius Hyperion Malfoy aveva praticamente scavato una trincea, a furia di camminare avanti e indietro per la Sala Comune. Si controllò nuovamente nello specchio, l'abito da cerimonia che sua madre gli aveva mandato era perfetto, aveva scelto un bella tonalità blu notte e l'aveva fatto fare evidentemente su misura, visto come calzava a pennello. Berty aveva un normale completo elegante babbano e sembrava molto più rilassato dell'amico, Albus invece si era già avviato verso la Torre di Grifondoro per andare in contro alla cugina. Scorpius sistemò qualcosa al papillon di seta annodato impeccabilmente, si sentiva nervosissimo, aveva paura che Martha uscisse dal corridoio dei dormitori femminili e lo guardasse desolata dicendo che Angie non voleva più andare al ballo o che si sentiva male... Erano già in ritardo di cinque minuti! Certo, non che se si fosse sentita male lui si sarebbe arrabbiato con lei, però gli sarebbe dispiaciuto... Magari faceva finta di stare male per non dover più ballare con lui, magari lei...
"Scorpius ci sei?!" una mano si agitò davanti al suo naso "é la terza volta che ti chiamo!" protestò la proprietaria dell'arto e Scorpius la fissò per qualche secondo con la bocca spalancata.
Angelique indossava un abito azzurro, fatto di un tessuto estremamente leggero, che ad ogni suo movimento fluttuava elegantemente nell'aria. Il taglio era semplicissimo, aveva un scollo rotondo che metteva in evidenza le clavicole della ragazza, le maniche a tre-quarti aderenti alle sue braccia e la gonna lunga fino ai piedi che le scivolava sulle gambe morbidamente. Tutti i bordi dell'abito, quindi orlo, maniche e scollo, erano adornati da dei fiori incantati indaco, blu e turchesi, che si aprivano e chiudevano ritmicamente mimando la fioritura e la sfioritura. I ricci biondi erano stati domati da una qualche lozione lisciante e le scendevano lungo le spalle fino alla vita, appena dopo la fronte erano intrappolati da una cerchietto adornato dai medesimi boccioli del vestito.
Sui suoi occhi verdi era stato steso un velo leggerissimo di ombretto perlaceo che solo verso la fine dell'occhio sfumava delicatamente in una tonalità di grigio, le ciglia bionde erano state scurite e piegate verso l'alto dal mascara e le labbra erano evidenziate da un lucidalabbra rosa chiaro.
"Che c'è sono troppo truccata? L'ho detto a Elena di non esagerare!" disse Angie guardandosi nello specchio preoccupata.
"No, no va benissimo!" si affrettò a dire il ragazzo "Stai benissimo!" aggiunse incapace di trattenersi davanti a tanta grazia.
"Davvero?" chiese contenta e leggermente incredula la bionda.
"Ma certo, abbiamo fatto tutto noi, come potrebbe essere diversamente?!" disse Elena comparendo in Sala Comune. Indossava un chitone greco purpureo che le arrivava all'altezza delle ginocchia, con un cintura in vita e dei sandali, che fasciavano i polpacci con i propri lacci, entrambi di cuoio. Portava un arco e una faretra a tracolla, i suoi capelli neri, trasformati per l'occasione in fitti ricci, erano stati raccolti in alto e fissati da un incrocio di nastri abbinati al vestito.
"Viva la modestia!" commentò Martha al suo fianco. Lei invece aveva un abito, anch'esso di foggia classica, verde scuro lungo fino ai piedi e senza maniche, fermato sulle spalle da due spille dorate raffiguranti lo stemma degli O'Quinn, un unicorno rampante. I boccoli rossi erano fermati sulla nuca con un elaborata pettinatura che comprendeva una corona dorata semplicissima, fatta a fascia e priva fronzoli. Entrambi i polsi erano racchiusi da bracciali metallici con pietre dure e tra le mani stringeva una picca con la punta smussata.
"Vi siete vagamente ispirate alla mitologia greca?" chiese sorridendo Scorpius.
"Solo un tantino!" rispose con una linguaccia Martha.
"Un' a-a-amazzone e u-u-una re-regina?" chiese Berty
"Ma no! Siamo Artemide e Atena!" disse Elena indicandosi con enfasi il chitone.
"Ah, certo. Beh, però mi sfugge che cosa rappresenti tu!" disse Scorpius voltandosi verso Angellique.
"Ma come sarebbe a dire?! è una ninfa delle acque!" rispose per l'amica Elena.
Angelique inarcò le sopracciglia e annuì sarcasticamente nella direzione di Scorpius.
"In realtà pensavo più a uno spirito dei boschi..." provò a commentare Martha ma quando Elena le rivolse un'occhiata inceneritrice aggiunse "Ma una ninfa delle acque è perfetta!"
Dopo aver chiarito le proprie identità i ragazzi si avviarono fuori dalla Sala Comune dove ad aspettarli c'era l'accompagnatore di Martha, (Jacob? Jack? Josh? Angie proprio non se lo ricordava!) in un completo da cerimonia nero.
Angelique notò che Martha si comportava piuttosto freddamente nei suoi confronti e gli rispondeva a monosillabi. Si disse che forse era solo un po' nervosa.
Quando arrivarono in Sala Grande la trovarono ancor più magnifica di quello che si sarebbero aspettati, dal soffitto incantato cadevano fiocchi di neve che si depositavano leggeri al suolo, ma non erano né freddi né bagnati, e sembravano scomparire da soli dopo qualche istante. Ai muri erano stati fissati magnifici festoni verde scuro con decorazioni argentee, che davano l'impressione di essere congelati, inoltre ai quattro angoli della sala erano state poste le statue dei quattro animali simboli delle Case, e a ridosso delle pareti c'erano i tavoli con cibo e vivande. Appena misero piede all'interno dell'ambiente le ragazze alzarono lo sguardo e dissero in coro meravigliate:
"OH!"
Il tavolo dei professori era stato sostituito da un'orchestra che in quel momento stava suonando un valzer, alcuni ragazzi coraggiosi si erano gettati in pista e ballavano a ritmo della musica. Scorpius prese la mano di Angie e la trascinò in mezzo alla pista prima che potesse accorgersene.
"Ma che stai facendo?!" protestò con la voce piena di panico la ragazza
"Ti faccio ballare!" rispose Scorpius con un sorriso noncurante, poi la prese per la vita e iniziò a condurre le danze. Nell'agitazione di seguire i propri passi Angelique pestò un paio di volte i piedi del ragazzo.
"Te l'avevo detto! Dai andiamocene!" disse la ragazza cercando di svincolarsi dalla presa del biondo, ma quello non aveva alcuna intenzione di permetterglielo.
"Non devi guardare per terra! Devi solo ballare con me." le disse pazientemente Scorpius.
"Certo! Parli così perché tu ci sei cresciuto in questo mondo!" replicò piccata l'altra.
"Beh... Ci sono vantaggi e svantaggi di "questo mondo"!" ammise Scorpius e poi fece fare una giravolta alla ragazza, la quale rise divertita. Ballarono per parecchi minuti, parlando e ridendo, persi in un equilibrio invidiabile.
"Comunque vorrei farti notare che stai ballando un'altra volta senza combinare danni!" disse a un certo punto Scorpius sorridendo. Quando un sorriso altrettanto divertito si dipinse sulle labbra della ragazza, lo stomaco di Scorpius fece una capriola. Era veramente bellissima e lui voleva fare di tutto per farla divertire quella sera. Così le fece fare un'altra giravolta e Angelique rise nuovamente.
"Ehi Gigì!" una voce giunse alle loro orecchie e il sorriso morì sulle labbra di Angie. Chiuse gli occhi e fece un sospiro esausto, poi li riaprì e si guardò attorno.
"Jessy." disse seccata in direzione di Potter, che si avvicinò a ritmo di danza con la sua dama.
"Ma che bel vestitino! Che cosa sei? Una fioraia?" chiese con tono canzonatorio.
"No Potter, niente fioraie stasera." ribatté lei distogliendo lo sguardo da James.
"Wow, e ci siamo pure truccate!" esclamò assottigliando gli occhi per mettere a fuoco.
Angelique per tutta risposta guardò la ragazza che stava ballando con Potter e le disse con un sorriso cordiale:
"Ciao Alice!"
"Ciao Angelique! Non ascoltarlo, stai benissimo!" replicò la Grifondoro sorridendole di rimando.
"Grazie mille, anche tu stai molto bene!"
Prima che Potter potesse aggiungere qualche altra idiozia, Scorpius fece fare una piroetta ad Angie e con abilità la condusse dalla parte opposta della sala sempre danzando.
"Trovi che sia ridicola?" chiese leggermente rabbuiata la ragazza.
"NO!" quasi urlò Scorpius, poi rendendosi conto dell'eccessiva enfasi aggiunse con tono più basso: "No! Stai benissimo così, davvero!" la ragazza non rispose ma si limitò ad annuire.
"Sai ho un po' fame!" disse Angie dopo qualche secondo di pausa.
"Strano!" ribatté ridacchiando Scorpius ma smettendo di ballare e porgendole il braccio per uscire dalla pista.
Angelique individuò nonostante la folla gli altri ragazzi, Elena si stava caricando sul piatto una vera e propria montagna di cibo sotto lo sguardo di disapprovazione di Martha, che con portamento degno di una vera nobildonna sorseggiava un bicchiere colmo di un liquido arancione. 
Mentre dalla pista si avvicinavano al tavolo del buffet, molte teste si girarono nella loro direzione e iniziarono a bisbigliare tra loro, per dare vita a uno dei pettegolezzi della serata, il giovane erede dei Malfoy che accompagna al ballo una comunissima ragazza Nata Babbana!
"Mi sa tanto che abbiamo fatto il passo più lungo della gamba!" bisbigliò Angie stringendosi nelle proprie spalle.
"No." disse fermamente Scorpius e raddrizzò le spalle, ergendosi nella sua scarsa statura da undicenne. "Che dicano quello che vogliono."
Angie lo osservò rincuorata da tanto coraggio e sicurezza, quindi anche lei assunse il portamento fiero e aggrappata al suo braccio raggiunse i propri amici.
"Come siete belli insieme!" commentò estasiata Rose, che era appena arrivata insieme ad Albus. Nessuno a parte Angie vide il bicchiere di Martha tremare impercettibilmente e la ragazza posarlo sul tavolo, per poi stringersi le mani sul grembo, mentre ignorava ostentatamente il suo cavaliere, che cercava di comunicare con lei.
Angie arrossì leggermente e mormorò "Grazie."
"Ah Angie, stanno arrivando anche gli altri..." aggiunse Rose prendendo un salatino.
Angelique deglutì e il panico la invase come una doccia gelata, era un spiacevole Dejavu!
"Che cosa significa gli altri?" 
"Bene bene, eccolo il Conquistatore!" la voce e lo corpo formoso di Roxanne si pararono davanti al gruppo di Serpeverde. Indossava uno splendido abito argentato che metteva in risalto i suoi occhi tendenti all'indaco, con ricami di pizzo grigio scuro che dal petto salivano alle spalle, dove spuntavano delle ampie e candide ali piumate. Angelique in un moto di orrore pensò ad un angelo vendicatore.
"Beh, almeno ha un ottimo gusto nel vestirsi." commentò Victoire inclinando leggermente la testa, come sempre alla sinistra di Rox. La ragazza aveva tinto i propri capelli in un verde pallido e indossava un semplice abito bianco con una mantella rossa. Il suo volto era stato volutamente sbiancato quasi quanto l'abito e gli occhi erano evidenziati da un trucco scuro, mentre sulle labbra si stendeva un rossetto vermiglio. Era inopportunamente bella per essere una Banshee.
Scorpius si irrigidì e si guardò attorno come una fiera braccata. Da dietro le due matriarche della famiglia Weasley-Potter sbucarono anche tutti gli altri parenti. 
"Ora, visto che ti sei permesso di corteggiare un membro della famiglia, dovrai sottoporti al nostro giudizio." disse con un sorrido sadico Rox.
Sì, decisamente un angelo di Dio mandato a punirli per i loro peccati.
Scorpius in l'evidente inferiorità numerica e di statura, assunse un espressione fredda e dura; se c'era una cosa che Angelique aveva imparato di lui era che non sopportava l'idea di essere soppesato e giudicato. Tuttavia sapeva anche quanto Roxanne adorasse prendersi gioco degli altri e quindi con tono allegro disse:
"Vi lascio fare conoscenza allora!" e si dileguò mentre Scorpius le lanciava un occhiata che avrebbe steso un Troll. Ridacchiando si avvicinò ad un bancone delle bevande e allungò la mano verso una Burrobirra, da quando l'aveva assaggiata alla festa per la vittoria a Quidditch se ne era innamorata.
A pochi centimetri dal vetro vide un'altra mano avvicinarsi e scontrarsi con la sua.
"Oh, scusa! Ah, ciao, non ti avevo riconosciuta!" la bocca di Angie si seccò all'improvviso e il cuore iniziò ad accelerare i propri battiti.
Derek Schatten, in abito da cerimonia nero, la guardava con un sorriso sfavillante e in un gesto di galanteria le aprì la bottiglia di Burrobirra e gliela prose.
Angelique cercò di prendere l'oggetto ma il vetro freddo le scivolò tra le dita e andò a infrangersi contro il granito del pavimento, non si ruppe ma il liquido dorato iniziò a spargersi bagnando le ballerine chiare in cui erano racchiusi i piedi della ragazza.
Dejavu. 
Angie prese la bacchetta, che teneva in una tasca nascosta della gonna dell'abito, e ripulì tutto in pochi istanti.
"Scusa... Mi è scivolata!" si scusò cercando di non fissarlo come un ebete.
"Tranquilla, ce ne sono un sacco!" ribatté lui scrollando le spalle. Angie pese un'altra Burrobirra e si riempì la bocca per evitare di dire qualcosa di estremamente stupido o inopportuno, ma Derek le chiese:
"Ti piace la festa?"
Angie annuì energicamente e rispose dopo aver deglutito:
"Sì, c'è una musica bellissima e..."
"Derek! Ma dove ti sei cacciato? Sono dieci minuti che aspetto da bere!" Celia Danes avvolta in uno splendido vestito rosso apparve davanti a loro. Abbinato all'abito portava un mantello bianco con dei cuori e una corona elaborata, Angie suppose che si trattasse di una Regina di Cuori.
"Sono qui, Celia." disse Derek prendendola per mano.
Celia rivolse uno sguardo altezzoso ad Angie e alzando un sopracciglio chiese:
"E tu chi saresti?" 
Angelique aggrottò le sopracciglia e stava per rispondere a tono, quando Scorpius arrivò alle sue spalle e la prese per un braccio scuotendola con evidente panico nella voce:
"Ma come diavolo ti è venuto in mente di lasciarmi da solo con quelle là!" Angie nonostante la situazione tesa in cui si trovava non poté fare a meno di scoppiare a ridere e con un gesto spontaneo rimise a posto una ciocca di capelli chiari che era sfuggita dalla pettinatura impeccabile e gli disse: "Scusami Scorp!"
"Scorpius?!" la voce acuta di Celia li fece voltare entrambi e Scorpius lasciò istantaneamente il braccio di Angie ricomponendosi.
"Ciao Celia, stai bene?" chiese in un tono talmente formale che ad Angie sfuggì un sorriso.
"Benissimo grazie. Tu? Questa è la tua ragazza?" chiese con una luce molto maliziosa negli occhi color nocciola.
"Sì."
"NO!"
"No."
"Sì!"
Angie e Scorpius parlando simultaneamente avevano dato due risposte contrastanti e provando a correggersi avevano solo peggiorato la situazione. Celia aggrottò la fronte perplessa, mentre Derek sorrideva sotto i baffi per le espressioni sui volti dei ragazzi.
"Sì sono la sua ragazza." disse Angie con fermezza dopo alcuni istanti, nonostante sul suo petto ci fosse ancora un peso immenso alla vista delle mani intrecciate dei due davanti a lei.
"Ah che piacere! Sono Celia Danes." disse la mora con tono zuccheroso.
"Angelique Dursley." rispose freddamente Angie, quell'ipocrisia così spontanea le faceva venire la nausea. Come era possibile che Derek apprezzasse una persona tale?!
"E ci sarà anche lei alla festa di Capodanno al Manor?" chiese Celia sorridendo smielata nella direzione di Scorpius.
"Io..." Scorpius preso alla sprovvista non seppe che cosa rispondere.
"No, purtroppo avevo altri impegni." rispose Angie prendendo in mano la situazione e il polso di Scorpius, poi proseguì: "Scusateci, dobbiamo proprio scappare. Buona serata!"
Senza aspettare la risposta dei due più grandi, si voltò in un vortice di capelli dorati trascinandosi dietro Scorpius, poi virò verso la pista da ballo e disse:
"Balliamo." non era una richiesta né una proposta, ma un ordine perentorio.
Scorpius riprendendosi dallo shock assunse la solita posizione necessaria alla danza e poi sorrise alla bionda, che si stava massacrando il labbro inferiore mordendolo, e le disse:
"Hai detto che sei la mia ragazza."
"Beh certo..." disse Angie aggrottando la fronte "Che cosa ti aspettavi? Quella passerà tutta la serata a spettegolare con altre oche e domani mattina tutta la scuola sarà convinta che stiamo insieme."
Scorpius annuì e le fece fare una giravolta, strappandole un sorriso, le piaceva tantissimo quel passo.
"Com'è che la conosci?" chiese con tono che voleva sembrare a tutti i costi indifferente, ma che non lo era poi tanto.
"I nostri genitori lavorano insieme al Ministero. Suo padre ha una carica molto importante, non mi ricordo di che cosa sia presidente o dirigente..." rispose il biondo con un vago vesto della mano.
Ballarono per tutto il resto della serata cercando di evitare uno i parenti adottivi e l'altra la coppietta Schatten-Danes. Quando la musica diventò un Jazz molto ritmato e ballabile, si unirono a loro anche Elena e Berty, la prima si esibì in una delle sue danze alternative coinvolgendo anche il ragazzo.
Poco dopo arrivarono anche Martha e Albus, che avevano abbandonato i rispettivi accompagnatori per unirsi a loro, e diedero vita a una serie di danze di gruppo.
Angelique rise così tanto quella sera che uscendo dalla Sala Grande sentì gli addominali farle male.


"Grazie, mi sono divertita moltissimo." disse Angie all'entrata del corridoio del proprio dormitorio.
Scorpius scrollò le spalle e con un gesto teatrale le fece un inchino con baciamano. Quando si alzò, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere insieme.
"è stato un piacere." disse il biondo e all'improvviso il sorriso scomparì dalle sue labbra. "Buonanotte Angelique." le disse avvicinandosi e le depositò un bacio leggero sulla guancia, poi si voltò e si avviò verso il suo dormitorio.
Angie si toccò con le dita il punto dove le sue labbra l'avevano sfiorata, mentre una dolce morsa le costringeva lo stomaco. Entrò nella stanza, dove le altre due si stavano già cambiando, con le dita ancora appoggiate alla guancia. 
Doveva ancora fare il baule, e solo giorno dopo sarebbe partita per tornare a casa. Questa cosa che normalmente l'avrebbe mandata in confusione e l'avrebbe angosciata, in quel momento non riuscì a scalfirla minimamente. Era stata un serata troppo bella, nonostante gli incontri spiacevoli, troppo allegra e perfetta per potersi curare di tutto ciò che non era il suo cuore martellante nel petto.




Nota personale:
Eccomi puntualissima! Sono decisamente orgogliosa di essere riuscita ad aggiornare oggi. 
Allora che ne dite? Vi è piaciuta la mia visione di un ballo di Natale? Ho sempre sognato che qualche nobiluomo mi invitasse per un valzer! *.*
Comunque le cose tra i nostri eroi si iniziano a complicare ulteriormente, chissà che cosa succederà a questi giovani cuori?!
Ringrazio moltissimo Sono_un_unicorno, che ormai sta diventando una fedelissima di questa storia, Delta_Mi, Flicka_chan e Martina87 che hanno lasciato una recensione lo scorso capitolo, grazie davvero! Inoltre ringrazio tutti coloro che seguono, preferiscono o ricordano. 
Baci a tutti!
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Cap.11 Natale in Famiglia. ***


Cap.11 Natale in famiglia

"Elena, le scarpe!" urlò Angelique lanciando nel baule dell'amica un paio di scarpe rosse trovate sotto il proprio letto.
"Sì, sì, grazie!" rispose tutta trafelata la ragazza scostandosi i capelli neri dalla fronte sudata.
"Ele, il maglione!" disse Martha porgendo un maglioncino verde che aveva appena piegato con cura, dopo averlo scovato in un angolo dell'armadio.
"Oh, grazie!" ribatté Elena prendendo l'indumento e buttandolo dentro la propria valigia.
Mancavano venti minuti alla partenza per le vacanze di Natale e ovviamente Elena, nella sua disorganizzazione patologia, non aveva ancora finito di preparare il baule. Angelique si era alzata come sempre di buon ora, e non solo aveva finito i propri bagagli, ma era riuscita anche a fare colazione con Albus e Scorpius, mentre Martha si immolava alla causa di recupero oggetti smarriti.
Le tre ragazze setacciarono un'ultima volta la stanza e poi iniziarono a correre verso l'uscita trascinando i pesanti bauli, più la gabbia di Caliel.
Nella corsa folle per non perdere le carrozze investirono tre o quattro persone; quando finalmente, svoltando l'angolo di un corridoio, si trovarono davanti l'arco di pietra della Sala d'Ingresso Scorpius e Albus vennero loro in contro e le aiutarono a trasportare i bauli per l'ultimo tratto di strada.
"Dai salite, è l'ultima carrozza!" disse Albus mentre caricava il baule di Elena sul retro della vettura.
Quando Angie si avvicinò allo sportellino per salire si irrigidì all'istante, paralizzata alla vista di qualcosa davanti a sé.
"Dai Angie, vai avanti!" protestò Elena dietro di lei, ma la ragazza non rispose e cambiò direzione, avvicinandosi alla parte anteriore della carrozza. Gli altri la osservarono in silenzio camminare lentamente e tendere il palmo della mano verso il vuoto.
Angelique tuttavia non era completamente impazzita, aveva davanti a sé un animale molto strano, era un cavallo nero, dotato di ali, ma talmente magro che tutte le ossa dello scheletro erano visibili sotto il manto lucido. La creatura sbuffò e battè uno zoccolo raschiando la neve che giaceva al suolo. Da quanto aveva letto sarebbero dovuti essere animali sgraziati e brutti, ma non fu quello che Angie pensò. Quelle angolature sotto il pelo scuro, il muso sottile ed elegante, i grandi occhi tristi, tutto le dava solo l'impressione di estrema fragilità e di bellezza incompresa. 
Così tese una mano per accarezzarlo e il cavallo scheletrico si voltò verso di lei, annusandole il palmo e osservandola con gli occhi perlacei.
Ad Angie sfuggì un risolino per il solletico provocato dallo sbuffo d'aria, proveniente dalle narici della creatura, e quando quest'ultima si avvicinò ulteriormente, la ragazza le accarezzò il collo scarno.
Tre su quattro osservavano la scena allibiti, mentre uno solo si rendeva conto di che cosa stava succedendo, ma prima che potesse dar voce ai propri pensieri qualcuno ruppe il silenzio che si era creato tra di loro.
"Therstral." 
Tutti e cinque si voltarono verso la fonte del suono. James stava dietro di loro con un'aria a dir poco stralunata, i capelli neri eretti sulla testa, le guance rosse per lo sforzo e il petto che si alzava e abbassava velocemente, segno che aveva appena corso.
"James, ma che ci fai qui? Non dovresti essere con gli altri?!" chiese Albus.
"Mi sono addormentato!" ribattè l'altro con un'alzata di spalle, poi caricò il proprio baule sulla carrozza e salì per primo.
"Fermo! Fermo! Non penserai di salire con noi?!" sputò fuori dai denti Angie rendendosi conto di quello che stava succedendo.
"Direi di sì, è l'ultima carrozza ed io ho intenzione di tornare a casa!" ribattè il moro sedendosi su uno dei sedili.
Angelique serrò la mascella e salì anche lei sulla vettura, mettendosi all'angolo opposto rispetto a James, con le braccia conserte e l'espressione imbronciata.
Albus fu l'ultimo a salire e si mise davanti ad Angie, la quale guardava ostentatamente il panorama all'orizzonte e stringeva a tal punto le braccia che probabilmente le si sarebbe bloccata la circolazione a breve. La carrozza partì e una cappa di silenzio tesissimo calò sui presenti.
"Non ne manca uno?" chiese James di punto in bianco guardandosi attorno.
"Come dici?" chiese Elena.
"Beh siete sempre in sei... Adesso siete in cinque, quindi ne manca uno!" 
Angelique emise un sbuffo esasperato e diede le spalle al gruppo, voltandosi del tutto verso il finestrino appannato. Qualunque cosa uscisse dalle labbra di Potter, a prescindere da che cosa volesse dire, lei lo trovava irritante come una passeggiata a piedi nudi tra le ortiche.
"Sì, ne manca uno." rispose freddamente Scorpius guardandolo con indifferenza .
"Ah... E l'avete lasciato da solo durante le vacanze?!" chiese nuovamente James con tono leggermente recriminatorio.
"Oh sì, ovviamente! Siamo tutti cattivi e perfidi! E adoriamo, adoriamo davvero, maltrattare gli amici e abbandonarli nel momento del bisogno!" rispose Angelique voltandosi all'improvviso e inchiodando con occhi di fuoco il giovane Potter. Quando questo tentò di replicare, la bionda si girò nuovamente affondando il volto nella pelliccia del mantello.
"Vipera..." sibilò James incrociando a sua volta le braccia sul petto e guardando torvo fuori dla finestrino.
I Serpeverde si scambiarono una serie di sguardi allibiti per la reazione dell'amica, ma non osarono farle presente che era stata un po' scortese... Iniziavano a conoscerla e avevano imparato a lasciarla sbollire la rabbia da sola, prima di essere stesi da una fattura!
"Berty è già sul treno, ha tenuto occupato un scompartimento per noi." disse dopo qualche istante Elena, prendendo tra le dita l'orlo del mantello e giocherellandoci.
Questa uscita della mora diede vita a una conversazione amichevole tra lei e James, che durò per il breve tragitto fino ai binari, dove la locomotiva rossa attendeva gli ultimi passeggeri. Angelique non aspettò nemmeno che la carrozza si fermasse per scendere, non appena sentì che rallentava fino a raggiungere il passo d'uomo, aprì lo sportellino e scese con un balzo, il pennuto nella gabbia che treneva nella destra emise un verso contrariato.
"Non capisco che le ho fatto!" sbuffò James osservando i ricci biondi sparsi sulla schiena ondeggiare al suo passo veloce.
Elena aggrottò le sopracciglia, gli diede un buffetto sulla fronte e gli disse con tono divertito:
"Dovresti iniziare a usare tutta la roba che hai lì dentro... Ti aiuterebbe!"

"Non vedo l'ora di essere a casa!" disse Angie con uno sguardo impaziente alla periferia londinese che scorreva accanto a loro piuttosto lentamente.
"Parla per te." sbottò con tono funereo Elena, Berty le diede una pacchetta amichevole sulla spalla come a rincuorarla.
"Su dai non potrà essere così male!" cercò di sdrammatizzare Martha, ma l'occhiataccia che Elena le lanciò le fece cambiare idea.
"Pe-pe-perché non vuoi to-to-to-tornare a casa?" chiese Berty spingendosi un po' più in alto il nasello degli occhiali.
"Perché quello che sono non va mai bene a nessuno." rispose Elena abbandonando la testa contro il sedile e afflosciandosi contro di esso, i suoi grandi occhi osservavano tristemente i palazzi scorrerle accanto fuori dal finestrino.
Angelique si alzò in piedi e con uno movimento fulmineo si buttò addosso alla mora, sedendosi sulla sua pancia e iniziando a farle il solletico. Elena scoppiò a ridere convulsamente e ad agitarsi sotto di lei nel tentativo di liberarsi.
"Basta! Basta! Per favore!" implorò Elena già con delle piccole lacrime, dovute alle risate, a rigarle le guance. Dopo alcuni secondi Angie cessò la tortura e guardò l'amica negl'occhi.
"A noi piaci esattamente come sei." sussurrò mentre le spettinava la chioma scura. Il volto magro di Elena si aprì in un dolce sorriso che illuminò anche il verde scuro dei suoi occhi.
"Stiamo arrivando." disse Scorpius allungando il collo per osservare meglio la stazione londinese d King's Cross.
Quando la locomotiva si fermò raccolsero le proprie cose e uscirono in fila, Angie e Scorpius per ultimi. La ragazza stava per mettere il piede destro oltre la porta dello scomparto, ma sentì una mano chiudersi attorno al suo polso e bloccarla. Si girò con aria interrogativa verso Scorpius, ma quello le rispose con un sorriso enorme sul volto e un pacchetto blu con nastro bianco teso verso di lei.
"Buon Natale Angelique." i suoi occhi grigi erano colmi di felicità e le pagliuzze azzurre sembravano più evidenti.
Angie prese tra le mani il pacchetto, un parallelepipedo lungo più o meno venti centimetri, e lo guardò sorpresa.
"Posso aprirlo ora?!" chiese leggermente in imbarazzo. A lei non era minimamente passato per la testa di fare i regali di Natale.
"Ma certo!"
Con le dita leggermente tremanti disfò il fiocco e ruppe la carta, rivelando un piccolo astuccio scuro.
"Che cos... Oh!" disse aprendolo e svelandone il contenuto.
Giaceva sulla stoffa bianca un braccialetto, largo mezzo centimetro, con un disegno fine ed elaborato di rose e spine serpeggianti sull'argento brunito. Era un gioiello semplice eppure molto raffinato.
"è stupendo! Non avresti dovuto!" mormorò Angie scuotendo la testa. 
"Vediamo se ti va bene..." disse l'altro prendendo il bracciale e chiudendolo attorno al polso sinistro della ragazza, esitò un secondo in più nello sfiorare la sua pelle candida.
"Io... non so davvero che cosa dire... è bellissimo! Grazie." disse Angie fissando il braccialetto con un sorriso incredulo sulle labbra. Poi guardò Scorpius negli occhi.
Il giovane Malfoy aveva assunto improvvisamente un'aria molto seria e osservava rapito le sue labbra, fece un passo avanti fermandosi a pochi centimetri dal suo volto. 
Il cuore di Angie iniziò a martellare furiosamente nel petto e avvertì una strana sensazione alla bocca dello stomaco, molto simile a quella che provava quando aveva davanti Derek, la stessa che si prova quando si salta sui tappeti elastici e per qualche frazione di secondo si precipita nel vuoto. Mentre il ragazzo si faceva lentamente sempre più vicino, Angie pensò che le sue labbra avrebbero incontrato quelle di Scorpius e avrebbe dato il suo primo bacio. Automaticamente chiuse gli occhi e attese di sentire il contatto.
Ma all'ultimo momento Scorpius cambiò direzione e depositò un bacio sulla guancia destra della bionda. La sensazione di sospensione allo stomaco crollò inesorabilmente e Angelique aprì gli occhi di scatto. 
"Dovremmo scendere." disse infine cercando di avere un tono normale.
Scorpius annuì e la precedette fuori dallo scomparto, poi si voltò verso di lei e, sorridendole, le tese la mano. Angie senza nemmeno pensarci afferrò le dita, pallide e insospettabilmente calde, e le intrecciò con le proprie.
Scesero così sulla piattaforma, mano nella mano, e all'inizio furono solo sommersi dal solito caos, ma quando a pochi metri da loro comparvero i genitori di Scorpius, Angie ritrasse istintivamente la propria e abbassò lo sguardo imbarazzata.
"Padre! Madre!" esclamò colmo di felicità il ragazzo correndo loro in contro e abbracciandoli a turno.
Astoria Malfoy, strega Purosangue, impeccabile, che trasudava eleganza persino dalle cuticole delle unghie, accolse tra le proprie braccia il figlio e un sorriso di pura beatitudine si dipinse sul suo volto.
Draco Malfoy invece puntò i propri occhi di ardesia sulla bionda e Angelique ebbe la spiacevole sensazione che le stesse facendo la radiografia. 
"Padre lei è Angelique." disse Scorpius avvicinandosi nuovamente ad Angie e trascinando con sé entrambi i genitori. 
"Sono molto lieto di conoscerti... Finalmente." disse con tono leggermente mellifluo e strascicato Draco, fissandola dritta negli occhi. Angelique sostenne lo sguardo e rispose con tono cortese.
"Altrettanto signor Malfoy."
"Scorpius non ci aveva detto di avere un'amica tanto bella!" disse Astoria cingendo le spalle del figlio e sorridendo amichevolmente in direzione di Angie, la quale spalancò gli occhi e sbattè più volte le palpebre.
"Madre!" protestò Scorpius guardandola leggermente truce.
"Oh... Ehm... La ringrazio!" disse Angie con le gote dipinte di un bel rosa acceso.
"Gigì dove ti sei cacciata?!" tutti e quattro si girarono in direzione della fonte dell'urlo e James Potter, baldanzoso e sorridente, si presentò davanti a tutti interrompendo la discussione.
"Sto parlando Potter." sibilò riducendo gli occhi a due fessure. Sul volto del signor Malfoy comparve un sorriso leggermente compiaciuto.
"Beh, tua mamma ti sta cercando. Muoviti!" disse James poi rendendosi conto solo in quel momento della presenza dei Malfoy alzò una mano e disse con indolenza:
"Salve." Draco inarcò le sopracciglia leggermente indignato.
Angelique sospirò, si voltò verso i genitori di Scorpius e disse gentilmente:
"è stato un piacere conoscervi. Buon Natale."
"Altrettanto cara, Buon Natale anche a te!" disse Astoria rivolgendole un sorriso dolce.
"Ciao Scorpius." e fece per abbracciarlo ma James la prese per un braccio e trascinò via in mezzo alla folla.
"Lasciami! Potter lasciami, maledizione!" protestò la giovane cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea ma quello si voltò con un sorriso sghembo e le disse:
"Dovresti ringraziarmi, ti ho appena salvata dai Mangiamorte!"
Angelique si fermò all'istante, costringendo anche James ad arrestare il suo traino. Un'espressione di pura indignazione e rabbia si dipinse sul suo volto e con uno strattone liberò il proprio braccio. Poi con tono furente gli si rivolse:
"Ma come ti permetti?! Chi ti credi di essere per dire una cosa del genere?! Sei... Sei... Ahhh!" con un ultimo urlò frustrato si allontanò da lui.
"Avanti Gigì, stavo scherzando!" disse James rincorrendola, l'afferrò un'altra volta per un braccio e la costrinse a voltarsi. 
"Non mi toccare!" disse indispettita liberando il proprio arto, poi continuò: "Sai quanto questa cosa faccia soffrire Scorpius?! Essere sempre sottoposto ai pregiudizi degli idioti come te?! No ovviamente! Perché per te a Serpeverde siamo tutti insensibili, se non addirittura Mangiamorte!!!" il suo petto prese ad alzarsi ed abbassarsi velocemente per la sfuriata appena conclusa.
Fu il turno di James di assumere un'espressione indignata e offesa, che colpì seriamente Angelique. In tutti quei mesi a scuola non lo aveva mai visto così serio, gli occhi a metà tra l'ambra e il nocciola la osservavano duri quanto il tono che usò per risponderle:
"Non ho mai detto una cosa del genere. Forse dovresti imparare a non prendere tutto tanto seriamente, rischi di diventare isterica!" e con queste ultime parole girò i tacchi e si allontanò.
Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi e andare in cerca della propria famiglia. Le parole di James continuavano a rimbombarle in testa e le crearono un vago senso di colpa, quasi a suggerirle che lo aveva trattato in modo ingiusto. Sciocchezze! Lui era Jessy Potter, si meritava tutto quello e anche altro!
"Tesoro!!!"  Dopo alcuni minuti di ricerca Angelique vide e sentì sua madre gridare in mezzo alla folla, Elenoire stava vicino a un folto gruppo di teste fulve e teneva per mano Estelle.
Angelique le corse in contro e l'abbracciò stretta, respirando il profumo che tanto le era mancato in quei mesi. Poi prese in braccio la sorellina e le stampò un rumoroso bacio sulla guancia  facendola ridere. Non si era resa conto fino a quel momento di quanta nostalgia provasse per quella risata infantile e travolgente.
"Angie, è ora delle presentazioni!" trillò la voce famigliare di Roxanne davanti a lei.
Fu così che Angelique venne ufficialmente presentata a tutti i restanti membri della famiglia Weasley-Potter che ancora non conosceva. Fu particolarmente stupita quando incontrò Harry Potter, si chiese infatti se avesse deciso di clonare i figli tanta era la somiglianza tra di loro, e il giovane che teneva Victoire per mano, era un ragazzo sui vent'anni, che curiosamente riusciva a far cambiare il proprio colore di capelli.  Si chiamava Ted Lupin ed era il figlioccio di Harry.
"Ah! E così sei tu quella che dà del filo da torcere al mio nipote preferito?!" le aveva chiesto George Weasley puntandole contro un indice. Aveva gli stessi occhi blu della figlia Roxanne.
"Ci provo, signore!" aveva risposto lei scrollando le spalle e suscitando le risate generali.
Ancora leggermente frastornata per i continui abbracci e baci, che aveva scambiato con la sua famiglia adottiva ad Hogwarts e con gli amici, varcò la soglia che divideva il mondo magico da quello babbano. Sua madre stava trasportando il suo baule con la gabbia di Caliel e lei teneva Estelle sulla schiena.
"Mamma dove sono Tristan e papà?" chiese guardandosi attorno, era sicura che le avrebbero aspettate oltre la barriera o al massimo in macchina, ma non c'era traccia dei maschi di famiglia.
"Sono a prendere gli ultimi regali per Natale!" rispose Elenoire con un sorriso, non le sembrava vero di avere nuovamente la sua bambina a casa.
"Oh... Mi sa che dobbiamo raggiungerli!" le disse con un sorriso a mo di scusa.


"Arpia, dammi una mano!" protestò Tristan punzecchiando il fianco della sorella con una forchetta.
"Ahia! Fallo tu! La mamma lo ha chiesto a te, non a me!" rispose la ragazza massaggiandosi il lato offeso.
"Beh io non ho intenzione di farlo da solo, sono troppi i posti da preparare! Alzati da quel divano, sembra che abbia preso la tua forma!" 
"Che cosa significa che ci sono troppi posti?!" chiese Angie perplessa tirandosi a sedere sul morbido sofà.
Nello sguardo azzurro di Tristan si formò un stupore deliziato e disse con un sorriso malandrino:
"Ah, quindi non lo sai!?" e se ne andò ridacchiando, dimenticando la questione "aiutami ad apparecchiare la tavola o ti infilzo come una bistecca"
"Maman!" urlò Angelique ritornando a stravaccarsi sul divano.
"Sì, tesoro?!" rispose Elenoire affacciandosi dalla porta della cucina.
"Nous avons des invités ce soir?" (Abbiamo degli ospiti stasera?)
"Oh sì! Che sbadata, mi sono dimenticata di dirtelo! Corri a prepararti!" rispose la madre agitando la mano infarinata.
"Chi sono?" chiese nuovamente Angie alzandosi dal divano.
Elenoire fece un gesto vago e con un alzata di spalle rispose: "Amis de votre papa!" (Amici di tuo papà!)
Angelique svogliatamente si diresse al piano superiore verso la sua stanza salendo le scale. Era la Vigilia di Natale e in casa Girad Dursley si respirava un meravigliosa atmosfera, Elenoire aveva addobbato il salone e la sala da pranzo in modo perfetto, compreso un grosso albero di Natale posizionato accanto al camino scoppiettante. In realtà Angelique era abbastanza contenta che per quell'anno le fosse stata risparmiata la tortura di avere nonna Petulante, come la chiamava sua madre, e nonno Vernon a cena la Vigilia. Tuttavia non sia aspettava un grande intrattenimento dagli amici di suo padre, erano tutti piuttosto banali e noiosi!
Quando spalancò la porta trovò sua sorella Estelle che saltava con foga sul suo letto e rideva con tutto il fiato che aveva nei polmoni. La vestina scarlatta che la madre le aveva fatto indossare era tutta in disordine e dai riccioli neri, ingarbugliati più che mai, pendeva tristemente un cerchietto che si era incastrato tra le sue ciocche.
"Estelle ma che fai?!" chiese Angie incrociando le braccia sul petto e appoggiandosi allo stipite della porta.
La bambina fece un ultimo salto e poi atterrò con le gambette distese al centro del letto. Aveva le gote e nasino all'insù arrossati, gli occhi azzurrissimi brillavano di eccitazione e rispose ridendo:
"Je fais un nuovo jeu!" (Faccio un nuovo gioco!) Estelle aveva tre anni e mescolava a casaccio le due lingue madri.
"Ah certo! E chi ti ha suggerito questo nuovo gioco?" chiese Angie inarcando un sopracciglio e conoscendo perfettamente la risposta.
"Tristàn!" disse la piccola cercando di tirare via dai capelli il cerchietto, con solo risultato di tirarsi la testa da lato dove esso pendeva e assumere un smorfia di dolore.
 Angelique entrò in camera e con pazienza districò il groviglio improponibile di capelli, liberando alla fine il famigerato cerchietto. Le sistemò l'abitino, rifacendole il fiocco in vita e rimettendo a posto la gonna.
"Mi aiuti a scegliere un vestito?" chiese infine sorridendo alla sorella, la quale annuì entusiasta.
Dopo circa quindici minuti, in cui Estelle aveva tentato in tutti i modi di convincere Angie a indossare un costume da carnevale da principessa, Angelique indossò una camicia azzurra che arrotolò a tre quarti e una gonna blu notte a plisse, in cui infilò l'orlo della camicia. Sistemò i ricci biondi in una treccia morbida che poi adagiò sul petto e allacciò al polso il bracciale che Scorpius le aveva regalato. 
"Cette belle! Mi piace!" disse entusiasta la piccola Estelle indicando il braccialetto al polso della sorella. Angie si osservò il polso e sorridendo pensò che sì, era proprio un bel regalo.
"Adesso Estelle, ti insegno un nuovo gioco anche io..." disse con una pericolosa luce negli occhi e prendendo la sorella in braccio la condusse verso la stanza di Tristan.
Spalancò la porta e aprì uno degli armadi a muro del fratello rivelando la preziosissima collezione di spade giocattolo di Tristan. Le prese tutte quante e le adagiò sul tappetto, poi guardò Estelle che ancora indugiava sulla soglia.
"Estelle, sei libera di sfogarti!"
La bimba sgranò leggermente gli occhi azzurri e sbattendo le palpebre chiese timorosa:
"Posso vraiment jouer?" (Posso giocarci davvero?)
"Ma naturalmente! A proposito, rimarrà un nostro segreto, giusto?" rispose Angie alzandosi e accarezzando il capo della sorella che annuiva convinta.


Angelique legò anche l'ultimo pacchetto alla zampa del proprio gufo e lo osservò divertita. Sembrava un piccolo albero di Natale con tutti quei pacchetti attorno alle zampe, ma questo non piaceva decisamente all'animale che beccò indispettito l'indice di Angelique, procurandole un piccolo taglio. 
"Ah! Caliel!" lo riproverò, ma l'uccello continuò a osservarla leggermente torvo, aspettando la razione di mangime prima di partire per consegnare i vari regali di Natale.
Il giorno prima aveva fatto compere con la madre nella Londra babbana, ed aveva acquistato un astuccio compartimentato per le matite e i pennelli di Elena, un manuale per imparare a cucire gli abiti per Martha, un pacco extra-large di cioccolatini per Berty, un paio di guanti senza dita per Albus, e infine per Scorpius aveva dovuto ripiegare su una banalissima sciarpa azzurra di lana. Le dispiaceva non aver trovato nulla che fosse all'altezza del regalo che aveva ricevuto, ma per personalizzarlo un po' di più aveva fatto ricamare le sue inizi6ali  in un angolo con un filo blu. Sperava davvero che gli sarebbe piaciuta, nonostante non fosse un granché.
Dopo aver nutrito il gufo-maiale, aprì la finestra e lo liberò nell'aria gelida della sera. Uscì dalla propria stanza e andò verso la sala da pranzo, dove le sarebbe toccato rimediare al confusione che sicuramente suo fratello aveva creato con le posate e i piatti.
Mentre stava sistemando le ultime cose vide suo padre entrare nella sala, trafelato e agitato, e guardarsi attorno in cerca di qualcosa. Il volto rotondo era leggermente arrossato e sulla fronte c'era un velo di sudore. Indossava un completo scuro e la camicia bianca, dal cui colletto pendeva una cravatta rossa non ancora annodata. Angelique osservò leggermente stupita il padre, era veramente strano vederlo così in ansia per una cena con degli amici.
"Papà stai bene?" chiese aggrottando la fronte.
Dudley si voltò di scatto verso la figlia, accorgendosi solo in quell'istante della sua presenza.
"Oh ciao Angie! Sì, sì, sì... sto benissimo, benissimo... Sai dov'è la mamma? Non riesco a fare il nodo!" le disse nervosamente mostrandole le mani che tremavano visibilmente.
"In cucina credo. O in camera a prepararsi." rispose la ragazza con un'alzata di spalle.
Mentre suo padre si allontanava parlottando tra sé, il campanello di casa suonò e Elenoire gridò dal piano superiore:
"Angelique! Apri la porta per favore!"
Angie lisciò la gonna e sistemò meglio la camicia, attraversò il salone e arrivò nell'atrio. Seduto sulle scale sostava Tristan che la osservava con uno sguardo divertito, Estelle scese i gradini aggrappandosi alla ringhiera e si accomodò accanto al fratello. Aveva nuovamente le gote arrossate e la gonna leggermente in disordine, ma Angie non disse nulla, evitando di creare sospetti nel fratello.
Spinse la maniglia del portoncino in basso e tirò verso di sé.
"Ciao Gigì!" salutò con gioia James Potter. Angie spalancò occhi e bocca totalmente stupita.
Sarebbe stata una lunghissima cena.


Malfoy Manor stessa ora.
"Tesoro, stanno arrivando gli zii." Astoria si affacciò nella camera del figlio e lo trovò seduto sul davanzale della finestra intento a osservare i fiocchi di neve che vorticavano nel cielo.
"Scendo subito." le rispose senza voltarsi e un leggero sospiro sfuggì dalle labbra sottili, ma non sfuggì alle orecchie attente di una madre, la quale entrò con passo leggero e si sedette sul letto, sistemandosi una ciocca scura sfuggita dall'elaborato chignon.
"Sei triste Scorpius?" gli chiese dolcemente.
"No, madre... Credo di essere... Confuso." rispose l'altro sempre con le iridi grigie puntate fuori dalla finestra.
Astoria rimase in silenzio aspettando qualche dettaglio in più sulla faccenda, ma visto che non ne arrivarono si schiarì la voce e chiese:
"Sei confuso riguardo ad Angelique?"
Scorpius si voltò talmente rapidamente, che il precario equilibrio che lo teneva sul davanzale della finestra si ruppe e lo fece ruzzolare a terra.
"Lo prendo come un sì..." disse sua madre coprendosi la bocca con una mano, per nascondere il sorriso che era appena comparso sulle sue labbra. Il ragazzo si rimise in piedi rapidamente, spolverandosi i calzoni del completo che indossava. Evitò volutamente lo sguardo indagatore della madre ma si sedette accanto a lei.
"Io... Non so sai giusto quello che provo... Ho paura di..." disse, poi si fermò un secondo e deglutì prima di proseguire "Ho paura di deludere..." e si interruppe un'altra volta fissando il vuoto.
"Tuo padre?" chiese Astoria prendendo nella propria mano quella del figlio.
Scorpius finalmente alzò gli occhi incrociando i suoi e annuì. La donna non poté far a meno di sorridere e trarre a sé il figlio, cingendogli il capo con una mano e avvicinandolo all'incavo della clavicola.
"Non lo farai, Scorpius. Siamo fieri di te! E qualunque cosa farai in futuro, io sono certa che non farà altro che aumentare il nostro orgoglio!" gli sussurrò dolcemente ma con tono fermamente convinto. Le spalle di Scorpius si rilassarono all'improvviso e Astoria poté quasi sentire tutta la tensione scivolare via dal suo corpo.
Dopo alcuni istanti si alzarono entrambi dal letto e si incamminarono verso la scalinata che conduceva all'atrio d'ingresso.
"Ah, Scorpius!" disse all'improvviso girandosi indietro con un sorriso furbo, "Io la trovo adorabile!" poi proseguì la discesa lungo i gradini senza notare le guance del figlio improvvisamente rosee.
"Anche io madre..." bisbigliò a sé stesso il giovane Malfoy riprendendo a camminare.


"Angie aiutami a servire in tavola, per favore!" disse Elenoire tendendo verso la bionda una pirofila di vetro contenente delle magnifiche patate arrosto.
"D'accord!" rispose Angie con un leggero sbuffo contrariato.
Non che non le andasse di aiutare sua madre, anzi! Solo che non sopportava l'idea di servire  una pietanza, che non fosse contaminata da pozioni lassative o da Pasticche Marinare, al suo acerrimo nemico, che tra l'altro ora stava simpatizzando in modo inquietante col Pidocchio. Ci mancava solo un' alleanza contro di lei! Per fortuna che c'era anche Albus, altrimenti non sarebbe sopravvissuta alla serata.
"Pas de visages tristes!" (Niente facce tristi!) le disse sua madre alzandole il mento con due dita. Per tutta risposta Angelique le fece un sorriso talmente falso e tirato che ad Elenoire scappò una risata. 
Angelique uscì dalla cucina stringendo tra le mani la teglia come a volerla frantumare e quando arrivò in sala da pranzo, dove tutti si erano già accomodati a tavola, vide che per fortuna le avevano lasciato un posto tra Albus e Estelle, la quale guardava completamente irretita il secondo genito dei Potter.
Sua madre subito dietro di lei le ordinò di fare il giro opposto rispetto al suo, così si trovò a servire per primo Harry.
"Vuole delle patate signor Potter?" chiese Angie raccogliendo una porzione abbondante del suddetto alimento col cucchiaio.
"Sì, grazie mille! Hanno un ottimo aspetto!" rispose Harry con un sorriso gentile in viso.
Dudley che sedeva a capotavola sembrava ancor più agitato di prima, mentre continuava a spiegazzare il tovagliolo e a offrire vino ai suoi ospiti.
Per un caso fortuito o meno, l'ultimo, esclusa sé stessa, a dover avere ancora le patate era proprio James Potter.
"Sai Gigì, dovrebbero assumerti anche ad Hogarts, sei più efficente di un Elfo!" le disse sogghignando.
Angelique sbattè le ciglia e lo gaurdò con un sorriso.
"Patate?" gli chiese amichevolmente.
"Ma certo, Gigì!" rispose l'altro sorridendole stupito per tanta affabilità. Angie si avvicinò e, prendendo quante più patate riuscirono a stare in equilibrio, sbattè con forza impressionante il cucchiaio nel piatto di James, facendo sobbalzare tutti e spargendo alcuni pezzetti di tuberi nei dintorni. James osservò spaventato il punto in cui il metallo del cucchiaio aveva cozzato con la porcellana rischiando di mandara in frantumi.
"Angelique!" la rimproverò sua madre corrugando la fronte e lanciandole un'occhiata inceneritrice.
Ma Angie al posto che scomporsi sorrise serafica e rispose:
"Mi è scivolato il cucchiaio!" 
Albus si nascose dietro il proprio tovagliolo per ridere in tutta libertà, mentre sul volto della signora Potter compariva un sorrisetto divertito.
"Harry... Vorresti... Cioé, gradiresti del vino?" chiese con tono incerto suo padre già con la bottiglia pronta nella destra.
"Oh no, ti ringrazio, ho ancora il bicchiere pieno!" disse Harry analizzando il proprio calice, che effettivamente stava per strabordare sulla tovaglia immacolata.
Elenoire finì di distribuire il tacchino ripieno e si accomodò anche lei a tavola, davanti ad Harry e Ginny.
"Buon appetito!" disse allegramente infilzando una patata con la forchetta, al che tutti iniziarono a mangiare.
Angie prese il piatto della sorellina e iniziò a spolparle la coscia riducendola in pezzetti, ma Estelle le fermò la mano e scuotendo vigorosamente la testa le disse:
"Non puoi farlo tu!"
Angelique strabuzzò leggermente gli occhi, sorpresa per il fatto che avesse detto un'intera frase in una sola lingua oltre che per il contenuto, poi osservando il piatto chiese allibita:
"E perché no?!"
Estelle sorrise sorniona e si alzò dalla propria sedia, oltrepassò Angie e si posizionò tra Albus e Lily.
"Albus... " lo chiamò picchiettando sul suo braccio.
"Dimmi piccola." rispose quello sorridendole.
"Mi potresti tagliare la carne, s'il vous plait? Angie non sa farlo!" disse la bambina mettendosi le mani dietro la schiena e roteando i fianchi  per far ondeggiare la gonna rossa.
Angelique boccheggiò indignata nel sentire quelle parole, ma Albus tutto contento si alzò dal proprio posto e con pazienza sminuzzò la carne. Quando ebbe finito Estelle lo guardò con gli occhi luccicanti e gli disse:
"Sei bravissimo!" 
Angie infilzò un grosso pezzo di tacchino con astio e prima di infilarselo in bocca sussurrò:
"Piccola ingrata!"
Aveva tuttavia fatto una stima troppo ottimistica delle capacità della sua bocca, e si ritrovò così tutto il cavo orale occupato dal tacchino, senza riuscire a masticarlo nè a deglutirlo. Tristan seduto di fronte a lei iniziò a ridacchiare e con una gomitata attirò l'attenzione di James il quale, osservando le guance gonfie e tese di Angie, si unì all'ilarità.
Angie tentò di ignorarli e cercò di bere dell'acqua per ammorbidire il boccone, ma il solo risultato che ottenne fu di farsi andare di traverso un pezzetto di carne. Iniziò a tossire cercando di tenere la bocca chiusa, ma quando si rese conto di stare per soffocare si alzò di scatto, buttando per terra la sedia e corse in bagno.
Gli adulti, che avevano iniziato a conversare amabilmente tra di loro, si accorsero della fuga solo al tonfo della sedia, attutito dal tappeto. Elenoire guardò leggermente spaesata sua figlia correre fuori dalla sala e chiese a James con tono ironico:
"Lo fa spesso ad Hogwarts?!"
James sorrise sghembo e aprì la bocca per rispondere, ma un calcio sotto il tavolo gli arrivò dritto nello stinco, facendolo mugugnare per il dolore.
"No signora, si comporta sempre perfettamente a tavola! Vero... Jessy?!" disse Albus inarcando un sopracciglio in maniera eloquente. L'altro Potter, che cercava di nascondersi mentre si massaggiava la gamba, annuì con occhi lucidi di lacrime.

Angie spalancò la porta del bagno con la mano libera che non si stava premendo sulla bocca. Finalmente sputò tutto il contenuto nella tazza del water e tossì violentemente. Quando riuscì a calmare il respiro si appoggiò al landino e si lavò la faccia arrossata dal mezzo soffocamento. 
"Stai bene?" chiese una voce femminile che Angie non riconobbe subito, così si voltò alla propria sinistra, dove Lily Potter le stava porgendo l'asciugamano azzurro che prese. 
Non capiva esattamente il perché fosse lì, si aspettava che fosse il suo "amico" Albus a venire ad accertarsi della sua integrità fisica, non la ragazzina che conosceva da nemmeno un'ora.
"Grazie. Sì tutto a posto, mi è andato di traverso qualcuno!" disse sbagliando volutamente l'ultima parola, prima di asciugarsi la faccia. Lily ridacchiò e inclinando di lato la testa disse:
"Mi sa che tu hai di traverso un'intera famiglia!"
Angie la guardò allarmata e scosse la testa fermamente:
"No, no! Mi hai frainteso! Io detesto solo un fratello, l'altro è fantastico!" 
"Quale dei due è fantastico?" chiese curiosa Lily.
"Ovviamente Albus!!!" esclamò convitissima la bionda.
Lily scosse leggermente la chioma rossa e osservò accigliata Angelique. 
Non somigliava in modo evidente a uno dei genitori come i suoi fratelli, sembrava un'ottima commistione dei tratti dei genitori. I suoi capelli erano rossi come quelli della madre, aveva qualche lentiggine sul naso e sulle guance che le davano un'aria spiritosa e gli occhi erano marroni. Non aveva quella tonalità incredibile che Ginny aveva trasmesso solo a James, erano dei begli occhi color nocciola, ma senza l'accenno ambrato che rendeva magnetici quelli del fratello.
"A James piace scherzare! Penso che tu lo giudichi male..." le disse infine. 
Ma Angie al posto che accogliere democraticamente le opinioni della più piccola, fece scattare in alto entrambe le sopracciglia e con espressione leggermente incredula ribatté:
"Mmm... Credo di avere avuto abbastanza... Prove, di come lui sia! E sì, di sicuro gli piace scherzare!" 
Tornarono insieme verso la sala da pranzo, dove Angie scoprì il motivo per cui Albus non era andato da lei. Sua sorella Estelle gli si era avvinghiata come un'edera rampicante sulle facciate dei palazzi antichi. La bambina sedeva sulle sue ginocchia di Al e gli stringeva il braccio sinistro con entrambe le braccia, mentre lo osservava dal basso all'alto sorridendo compiaciuta. Angie pensò di andare in aiuto del moro, così provò a sollevare per le ascelle la sorella, ma quando questa si sentì spodestare dalla sua postazione privilegiata scoppiò a piangere e iniziò a scalciare per aria.
"Ok, ok! Ti lascio con Albus!" disse Angie divertita posizionandola di nuovo sulle gambe dell'amico. Ovviamente il pianto isterico cessò immediatamente e la bambina tornò a osservare con adorazione il ragazzo. I quattro adulti ridacchiarono tra di loro a quella scena.
"Mi sa che si è innamorata di te!" bisbigliò Angie sorridendo e rimettendosi a sedere.
"Ma no figurati!" disse Al osservando però il proprio braccio stretto tra quelle della bambina. "Ho chiesto a Lily di venire vedere come stavi perché tua sorella non mi lasciava alzare!" ammise dopo qualche secondo.
"Potter colpisce ancora!" disse Angie tentando un nuovo assalto al tacchino che aveva nel piatto, questa volta scelse un pezzo di dimensioni modeste.
"Perché ancora?!" chiese Albus aggrottando la fronte. Angie allargò gli occhi e rischiò di soffocarsi un'altra volta, ma si contenne e masticò molto lentamente la carne per poi bere una generosa quantità di acqua. 
"Perché ancora, Angie?" insistette l'altro.
"Ma si fa per dire! Quanto sei serio!" rispose lei con un gesto della mano e un ottimo tono frivolo.
Albus sembrò convincersi di quelle parole e provò a parlare nuovamente con Angelique, ma la piccola Estelle attirò tutte le sue attenzioni nei modi più fantasiosi. Angie tirò un sospiro di sollievo mentale, aveva solo qualche sospetto al riguardo a quella cosa e non ne aveva ancora parlato con la diretta interessata, figuriamoci se poteva farsi scappare una cosa del genere con Albus!
Davanti a lei Tristan e James continuavano a confabulare tra loro e a ridacchiare, lanciandole ogni tanto qualche occhiata, per poi ridere di più. Angie trovava quei due uniti veramente irritanti. Veramente, veramente irritanti!
"Angie stai digrignando i denti..." le disse Albus toccandole il polso, quando la sua mano si scontrò col freddo metallo del bracciale. "E questo?!" chiese ad alta voce alzandole leggermente la mano. James e Tristan si voltarono verso di loro e li osservarono interessati.
Angelique abbassò di scatto il polso e disse, con voce un po' più acuta del solito, grattandosi un sopracciglio:
"Ma dai Al! Non te lo ricordi? Lo abbiamo trovato nel parco a Ottobre! Dai, abbiamo chiesto a un sacco di persone! Ma nessuno aveva idea di chi fosse, così lo abbiamo tenuto!?" e gli sorrise sbattendo le palpebre.
"Io non..." Iniziò l'altro fissando il braccialetto poi nei suoi occhi passò un lampo di malizia e, incrociando quelli dell'amica leggendovi il panico, continuò molto lentamente: "Ah... Certo... Il parco!"
"Non è che te l'ha regalato il tuo nuovo fidanzato, Gigì?!" chiese ad alta voce James facendo piombare la sala nel silenzio e facendo voltare tutti i presenti verso la bionda. Dudley era immobile con un'espressione allibita e la bottiglia di vino sospesa sul calice della moglie.
Angelique inizialmente sbiancò tanto da far temere che stesse per svenire, poi la sua carnagione chiara iniziò a virare verso i toni più caldi del rosa, rosso e bordeaux.
"Hai... Un... Fidanzato?" chiese suo padre che sembrava sull'orlo del pianto.
"No! Non è vero!" urlò Angie.
"Ma come no?! Ti ha anche accompagnata al ballo!" continuò James, che sembrava crogiolarsi letteralmente nell'imbarazzo della ragazza.
Angie completamente nel panico pensò che le poche bugie che aveva raccontato, tra l'altro a fin di bene, le si stavano ritorcendo contro in modo ignobile! Ma perché diamine sua madre aveva tanto insistito per invitare i cugini di papà, porca vacca! 
Una risata si fece sentire in tutta la sala distogliendo l'attenzione generale da Angie. Albus se la stava ridendo di gusto ed Angelique pensò seriamente per piantare un coltello nella giugulare dell'amico, quando questo parlò:
"Oddio James! Sei talmente scemo! Ahahahaha! Sei un vero allocco!" e di nuovo uno scroscio di risate, i quattro adulti si guardarono tra di loro leggermente perplessi, non ci stavano capendo più nulla. "Non stanno insieme! Altrimenti anche io e Rose dovremmo stare insieme, visto che sono andato al ballo con lei!" continuò Albus ricomponendosi appena.
"Ma hanno ballato!" si impuntò James aggrottando le sopracciglia.
"Lo avrei fatto anch'io se fossi stato capace!" ribatté il fratello e scoppiò nuovamente a ridere. I presenti ancora in silenzio si guardarono e poi lentamente, partendo da un basso risolino, tutti quanti scoppiarono a ridere diverti dall'incomprensione, Dudley sembrò riacquistare le capacità di movimento. James incrociò le braccia al petto contrariato.
Angie prese la mano di Albus sotto il tavolo e la strinse sussurrando un "Grazie." pieno di sincero riconoscimento. Al le fece un occhiolino e poi continuò a occuparsi di Estelle.
Il resto della serata passò tranquillamente e quando si disposero tutti in soggiorno Harry fece comparire dal nulla, su richiesta di Albus, una scacchiera con tanto di scacchi magici. Angie e Lily si misero in coppia contro Albus e un'entusiasta Estelle, la quale però contribuiva alla causa disegnando con enorme concentrazione su un foglio di carta. Iniziarono la partita seduti sul tappeto davanti al camino, mentre i genitori discutevano del lavoro, Dudley finalmente sembrava un po' più a proprio agio e riusciva a comunicare con gli altri, oltre che a versare solamente il vino nei loro bicchieri!
Tristan e James stettero per un po' in sala poi sempre parlottando tra di loro salirono le scale, dopo qualche secondo un urlo devastante si propagò per tutta la casa. Harry, con i sensi sempre allerta a causa della professione di Auror, fu il primo a precipitarsi al primo piano con la bacchetta sguainata, subito dietro di lui correvano Elenoire, Dudley e Ginny.
Quando anche Albus fece per alzarsi allarmato, Angelique lo bloccò prendendolo per un braccio e con un sorriso perfido gli disse:
"Tranquillo, non è successo niente!"
"Ma come fai..."
"ANGELIQUEEE!!!" Tristan urlò nuovamente.
Estelle sollevò la testa dal disegno e guardò preoccupata la sorella, la quale si mise un indice sulla bocca piegata in un sorriso.
"Cavallo in D2." suggerì Angie alle proprie pedine, sotto lo sguardo sconcertato di Albus e Lily che non stavano capendo assolutamente nulla.
"Tristan stai calmo!" sentirono la voce di Elenoire attutita dalla distanza.
"Sono sicuro che è stata lei!" protestò Tristan.
"Adesso basta!" ordinò perentoria la madre "Basta con tutte queste scene!"
"Ma Maman!" 
"Tristan, ho detto basta!"
"Se volete posso ripararle!" si offrì la voce di Ginny.
"Albus ti vuoi muovere?! è il tuo turno!" disse Angie, ma il ragazzo continuava a tenere l'orecchio teso verso il piano superiore.
"No, no non preoccuparti Ginny! Non fa niente..." tentò di dire Dudley ma fu interrotto.
"A me fa qualcosa!"
"Tristan!"
"Reparo!"
"Ooooh!!!" esclamarono all'unisono i tre Dursley ed Angelique scappò una risata.
"Grazie! Lei è la persona più meravigliosa della terra!" udirono la voce di Tristan riempirsi di gratitudine.
Dopo qualche minuto Ginny ed Harry entrarono in salone mano nella mano, mentre Elenoire di diresse verso le due figlie e si fermò davanti a loro con le mani sui fianchi. Estelle si nascose dietro la schiena di Angelique e spiò la madre da dietro la spalla della sorella.
"Chi è stata?!" chiese Elenoire,
Angie in tutta tranquillità sorrise alla madre e chiese:
"A fare che cosa, maman?"
"Angelique! Chi ha rotto le spade di Tristan?"  chiese assottigliando lo sguardo, Estelle si mimetizzò meglio nella treccia bionda.
"Non lo so proprio mamma! Forse dovrebbe imparare a mettere a posto le sue cose. Le lascia sempre in giro, poi le calpesta, le rompe e dà la colpa a noi due!" disse Angelique scrollando le spalle impassibile.
"Credo che abbia ragione Leni!" si intromise Dudley. Angelique gaurdò il padre e gli sorrise raggiante, più o meno consciamente era sempre dalla parte delle femmine.
Elenoire gaurdò un'ultima volta le due figlie e le minacciò silenziosamente con un indice, poi tornò a sedersi sul divano e disse agli ospiti:
"Sono davvero dispiaciuta! Sono un po' troppo rumorosi e continuano a litigare! Mi dispiace davvero per tutto questo trambusto..."
"Non preoccuparti! Sono cresciuta con sei fratelli maschi, sono ben temprata!" commentò Ginny ridendo.
"Anche i nostri sono degli scalmanati! Non so come faremmo d'estate, se non li lasciassimo alla Tana con gli altri cugini! Probabilmente avremmo già dovuto ricostruire la casa un paio di volte..." commentò Harry arricciando le labbra pensieroso.
Angie cercò di immaginarsi come doveva essere trascorrere due mesi e mezzo in campagna, attorniata dai Weasley e dai Potter, nonostante Jessy, e passare le giornate con loro. Un sorriso estasiato si dipinse sulle sua labbra senza che potesse evitarlo.
"A che pensi?" chiese Albus osservandola
"A come deve essere passare l'estate con voi..." ammise Angie.
"Ah... Pensavo pensassi ad altro..."
"E a che cosa pensavi che stessi pensando?!" chiese Angie inarcando un sopracciglio biondo.
"Regina in H5, Scacco al Re. A Scorpius, in realtà." disse tutto di filato il ragazzo, quando Angie capì anche l'ultima parte arrossì impercettibilmente.
"Arrocco!" si affrettò a dire e poi aggiunse evitando gli occhi di Al: "Non capisco perché dovrei."
"Ah, la solita imbrogliona! Alfiere in E4. Perché evidentemente te l'ha regalato lui il bracciale." disse ALbus senza distogliere lo sguardo dalla scacchiera. Angie restò in silenzio e osservò Lily che le sorrideva a metà tra il divertito e il solidale.
"Cavallo in B3 e Scacco matto a tuo stupido Re!" annunciò vittoriosa Angie dopo qualche secondo.
"No! Voglio la rivincita! Quindi ho ragione..." disse infine alzando i suoi occhi e fissando Angie con espressione furba. Angie agguantò un cuscino che avevano usato per sedersi e lo tirò in faccia all'amico.
"Ma sta zitto Potter!" gli disse senza riuscire a nascondere il sorriso nato sulle sue labbra.
Il resto della serata passò senza altri eventi tragici, quando fu il momento di salutarsi Estelle corse verso Albus, già sulla soglia del portone di casa, e leggermente imbarazzata gli tese il foglio, piegato in quattro, su cui aveva lavorato per tutto il dopo cena.
"Oh, grazie mille!" disse Albus e lo aprì, i suoi occhi si spalancarono per lo stupore e sbatté gli occhi più volte imbarazzato.
Angie gli rubò dalle dita il foglio bianco e non appena vide che cosa c'era disegnato non poté trattenersi dal ridere fragorosamente.
"Si è decisamente innamorata di te!" disse tra una risata e l'altra. 
Estelle aveva tentato di riprodurre sé stessa da adulta, con la faccia occupata praticamente solo da due enormi punti azzurri, vestita con un enorme abito bianco e Albus accanto a lei con due occhi verdi altrettanto grandi. 
"Buon Natale Al!" disse infine riconsegnandogli il foglio raffigurante le sue future nozze e abbracciando un imbarazzato Albus.
"Buon Natale, Angie." rispose lui.
Angelique salutò educatamente i signori Potter e abbracciò affettuosamente Lily, nonostante si conoscessero appena le piaceva davvero. Quando fu il turno di James lei lo squadrò combattuta su che cosa fare. Non aveva alcuna voglia di salutarlo come se fossero amici, ma d'altra parte sua madre, dietro di lei in quel preciso istante, l'avrebbe strigliata se non si fosse comportata educatamente. Il dilemma più grande di Natale fu sciolto da James stesso che con un movimento fluido le si avvicinò.
"Buon Natale Gigì." le disse con la voce sgombra da ogni tono derisorio o beffardo. Angelique lo guardò veramente stupita, l'unica volta che aveva sentito quel tono era stato in un corridoio di Hogwarts mentre lui cercava di placare le sue lacrime. Così abbandonando per un attimo le ostilità, guardò negli occhi Potter e gli disse:
"Buon Natale Jessy." 
Negli occhi di Potter passò un lampo di felicità e sorrise. Con un gesto fulmineo si chinò verso Angie e le stampò un baciò sulla guancia, per poi girarsi velocemente e raggiungere i suoi genitori già sul portico, pronti per la Smaterializzazione Congiunta.

Di tutti i regali di Natale che ricevette quell'anno, Angelique ricordò quel gesto come il più inaspettato.




Nota personale:
Lo so, lo so, sono una persona orribile!!! Vi ho lasciati una settimana intera senza aggiornamenti, ma posso garantire che non ho avuto scelta! L'università inizia a farmi affogare tra i suoi flutti malefici! Per questo rendo ufficiale che non sono sicura per i prossimi capitoli di riuscire a postarli con scadenza settimanale.

Veniamo al capitolo! Ve la aspettavate questa cena di famiglia?! E chi avrà la meglio nella conquista ad una certa ragazzina bionda e riccioluta?!
Ringraziamenti speciali per: Sono_un_unicorno, grazie davvero per la tua costanza, Martina87, Mrs Malec e Delta_Mi che hanno recensito lo scorso capitolo! Inoltre ringrazio anche tutti coloro che seguono, preferiscono  o semplicemente leggono la mia storia. Come sempre spero che mi facciate sapere le vostre opinioni e i vostri giudizi!
Tanti baci, Bluelectra


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cap.12 Cuore di Drago ***


Cap.12 Cuore di Drago


Albus entrò in Sala Grande e trovò, come sempre, Angie, Martha ed Elena già sedute al tavolo di Serpeverde, anche se l'ultima era più che altro accasciata sul legno. Si avvicinò a loro seguito a breve distanza da Scorpius. 
Era il primo lunedì di ritorno dalle vacanze di Natale e quasi tutti gli alunni sembravano più o meno in crisi, qualcuno copiava disperatamente un compito, qualcun'altro, come Elena, non riusciva nemmeno a stare in posizione eretta, qualcuno fissava con grande intensità il proprio succo di zucca rivolgendogli domande esistenziali. E poi c'erano i pochissimi eletti, come Angelique, che sembravano freschi come boccioli di rosa, riposati e perfettamente attivi, in barba alla tragicità del giorno. Chissà qual era il suo trucco per riuscire a alzarsi sempre tanto presto ed essere così... sveglia! 
Stava sfogliando una rivista con una mano e nell'altra teneva un toast a cui aveva già dato alcuni morsi.
"Buon giorno!" dissero Albus e Scorpius, sedendosi uno davanti ad Angelique e accanto a Martha, e l'altro accanto alla bionda. Scorpius sorrise compiaciuto vedendo al polso della ragazza il bracciale con le rose. Anche Al sorrise sotto i baffi, infatti aveva verificato le proprie teorie la sera prima chiedendo al diretto interessato se fosse stato lui a regalare ad Angie quel bracciale.
"Giorno Al, Buongiorno Scop!" rispose Angelique alzando per qualche istante gli occhi dai fogli e guardandoli sorridente.
"Buongiorno!" rispose Martha e poi guardandosi attorno continuò: "Berty?"
"Oh ieri sera lo abbiamo accompagnato in infermeria, aveva un'influenza coi fiocchi!" rispose Scorpius.
"Anche io voglio l'influenza!" esclamò disperata Elena e, sempre lasciando la testa appoggiata al tavolo, allungò le mani in cerca della caraffa di succo di zucca.
Martha le versò il liquido arancione nel calice e glielo mise nella sinistra, la mora come ringraziamento alzò leggermente la destra. 
Albus, mentre si versava un po' di succo di zucca, allungò il collo per osservare la rivista di Angie, ma con sua grande sorpresa scoprì che sulle pagine non c'erano articoli né fotografie, ma solo pentagrammi e note. Si trattava di uno spartito!
"L'hai trafugato dalla Stanza delle Necessità?" le chiese dopo qualche secondo.
Angelique alzò immediatamente gli occhi e lo guardò leggermente a disagio.
"Questo?! No, no... Me l'hanno regalato i miei genitori." e detto ciò diede un morso al toast.
"Ma a Natale non ti avevano regalato il maglione blu?!" chiese Albus aggrottando le sopracciglia.
"Sì." rispose Angie evasiva e poi tornò a fissare i propri fogli.
A quel punto Elena alzò la testa dal tavolo e, con l'espressione di una che ha appena messo piede fuori dal letto, chiese a bruciapelo:
"Angelique, quando compi gli anni?"
La bionda aprì la bocca sorpresa, poi la richiuse e deglutì imbarazzata.
"Angie?" incalzò Martha depositando la tazzina del té che stava bevendo.
"Io... A gennaio." rispose Angie abbozzando un sorriso.
"E il giorno?" questa volta fu Scorpius a chiedere con un sopracciglio inarcato.
Angelique sbuffò leggermente e disse chiudendo lo spartito:
"Li compio l'uno Gennaio." 
"E non l'hai detto a nessuno?!" chiese allibito Albus.
"Beh che dovevo fare? Un comunicato stampa?! E comunque non è una cosa importante!" ribatté Angie guardando i propri amici che la osservavano come un alieno.
"Ma sei matta? Il compleanno non è importante?! è la cosa più importantissima della Terra!" esclamò Elena battendo un pugno sul tavolo e facendo sobbalzare tutti.
"Non esiste il più importantissimo, Elena!" la redarguì Martha.
"Ma chissene frega! Angelique, bisogna rimediare!" decretò Elena rivolgendosi alla bionda con il solito sorriso da furbetta.
"Cos... NO! No, no, no! Niente cene, niente regali, ma soprattutto niente feste!!!" esclamò Angelique infervorandosi in un lampo.
"Ma perché no?!" chiese Elena che non sembrava intenzionata a cedere.
"Perché non voglio! Non mi piacciono queste cose." ribattè secca l'altra e poi prendendo lo spartito e la tracolla continuò: "Io mi avvio verso l'aula di Trasfigurazione."
"Signorina Dursley, il suo orario!" la professoressa Blackthorn si era materializzata alle sue spalle, come sempre in assoluto silenzio. Angie ringraziò e lo fissò per un istante, c'era un'interessante aggiunta rispetto al primo semestre, che anche Scorpius notò subito:
"Latino?!" chiese ad alta voce.
"Sì, Signor Malfoy, fa parte della nuova riforma scolastica. Avete due lezioni a settimana." rispose la professoressa e continuò a distribuire gli orari agli altri Serpeverde.
Elena emise un gemito e si sdraiò nuovamente sul tavolo.
Angie per evitare ulteriori domande sull'argomento compleanno uscì velocemente dalla sala. Appena superata la Sala d'Ingresso sentì dei passi veloci dietro di sè e voltandosi si ritrovò davanti Scorpius.
"Ma perché cammini come un generale?!" chiese lui sistemandosi una ciocca bionda sfuggita dall'impeccabile pettinatura.
Angie alzò le spalle e non rispose, Scorpius con un movimento fluido le rubò i libri che teneva stretti al petto, quando lei aprì la bocca per protestare le disse sorridendo:
"Non ti ricordi? Il portarti i libri fa parte del patto!"
 Così insieme, con passo più moderato, camminarono verso l'aula di Cavendish. Dopo un paio di minuti di silenzio Scorpius chiese:
"Perché non ti piace il tuo compleanno?"
Angie fissò il pavimento e iniziò a mangiucchiarsi il labbro inferiore, poi dopo con un sospiro disse:
"Perché... Beh... è un po' lungo... Io non piacevo molto agli altri bambini. Mi dicevano che ero strana e che non volevano giocare con me... Mia madre mi diceva sempre che era perché avevo un brutto carattere!"
"Beh, quello ce l'hai ancora!" commentò Scorpius suscitandole una risatina.
"Comunque, mia madre organizzava sempre una piccola festa di compleanno, a cui invitava i miei compagni di classe... Non erano mai molto entusiasti, anzi si lamentavano di continuo. Mi sembrava sempre di essere alla festa di compleanno di qualcun'altro, tanto venivo ignorata! Poi un anno ho sentiti alcuni che si dicevano..." Angie si interruppe, fece un lungo respiro e poi riprese: "Si dicevano che tutte le volte era la stessa storia, ovvero che le loro madri li obbligavano a venire e che sarebbero stati volentieri a casa a giocare con la Play-Station." Angelique fece un'altra pausa e dopo poco riprese: "Me ne sono andata in camera e ci sono rimasta finché non se ne sono andati tutti. Ho detto a mia mamma di non provare mai più a farmi una festa... Il mio compleanno mi ricorda delle brutte cose... Mi ricorda che ero sempre sola e che non avevo nemmeno un vero amico, che non riuscivo mai a far parte di un gruppo...Per questo non mi piace." concluso il racconto Angie iniziò a mordersi con forza il labbro inferiore e tenne lo sguardo ostinatamente al suolo. Non voleva incontrare gli occhi grigi di Scorpius e scoprire che erano pieni di pietà per lei, non sopportava l'idea che da quel momento in poi l'avrebbe guardata in modo diverso. Ma il giovane Malfoy non fece nulla del genere.
Scorpius intrecciò le dita della sua mano con quelle di Angelique e aspettò che lei sollevasse lo sguardo su di lui. Quando vide quei due smeraldi osservarlo ansiosi, si avvicinò a lei e le depositò un lungo bacio sulla guancia.
"A me piace il tuo brutto carattere." le disse all'orecchio e potè osservare un lieve sfumatura rosa coprire le guance di Angie.


"Bene! Alzatevi tutti e venite qui!" il professor Dawlish con un gesto della bacchetta fece scomparire tutti i banchi e accantonò le sedie in un angolo. Il professore di Difesa contro le Arti Oscure, non che ex-auror del Ministero, aveva appena concluso la spiegazione sugli incantesimi di disarmo e aveva deciso di dare il via a una piccola esercitazione.
I Serpeverde del primo anno si avvicinarono alla cattedra del professore, che lui stesso trasformò in una pedana e osservarono due Corvonero, scelti dall'insegnante, che si accingevano a disarmarsi vicendevolmente.
"Quindi è troppo difficile?" bisbigliò Albus avvicinandosi ad Angie.
"No, non troppo... Solo che ci sono alcuni passaggi che proprio non capisco... Secondo te la Stanza delle Necessità può far comparire anche delgi insegnanti?!" sussurrò la bionda.
A pranzo Angie aveva confessato ad Albus che lo spartito, ricevuto in regalo dai genitori, si stava rivelando un po' ostico. Angelique non aveva mai suonato un brano nuovo senza l'aiuto del suo insegnante e inoltre, se voleva progredire un po' nello studio del piano, avrebbe dovuto trovare il modo di frequentare delle lezioni. Il come, il dove e il con chi erano i punti crucciali della questione.
"Ma si può sapere che cos'è questa Stanza delle Necessità?" chiese Scorpius con tono un po' troppo forte.
"Shh!" bisbigliò Angie occhieggiando nella direzione del professore, il quale però era ancora preso dall'esercitazione. "Te la faremo vedere presto!"
Scorpius si imbronciò leggermente ma comunque ribatté:
"Secondo me dovete chiedere alla McGranitt..."
"In che senso?" chiese Angie aggrottando le sopracciglia
"Ovvero dovete proporle di creare... che so... una scuola di musica o un laboratorio musicale... Con la scusa di avvicinare il mondo dei maghi a quello babbano!" rispose l'altro con un gesto vago della mano.
"Ma questo è geniale!!!" esultò Angie, dimanticandosi completamente il tono della voce e facendo voltare tutta la classe nella sua direzione. Albus si sbattè una mano sulla faccia e scosse violentemente la testa.
"Angelique, mi piace il tuo entusiasmo!" disse Dawlish con un sorriso divertito, chiamava tutti per nome ed evitava i formalismi, tanto cari alla Blackthorn. "Vieni tu al posto di Johnatan!"
Angie si sarebbe voluta sotterrare all'istante ma con grande sforzo di volontà si diresse verso la pedana di legno e salì.
"E insieme a te...Viene..." il professore fece vagare lo sguardo sul piccolo gruppo di alunni e poi disse: "Octavius vieni tu!"
Un gelo innaturale calò sulla classe a quelle parole, mentre Goyle si avvicinava alla pedana tutti i giovani lo seguirono con lo sguardo. Osservarono poi i movimenti meccanici e tesi dei due duellanti, i presenti poterono vedere il disprezzo evidente negli occhi di Goyle e la fierezza in quelli di Angie. Da essi non trapelava un minimo di paura o di offesa, erano solo occhi verdi fermi e determinati.
"Ti distruggo, lurida Sanguesporco." sibilò con cattiveria Goyle talmente a bassa voce, che solo lei poté udire quelle parole velenose.
Angie trattenne rumorosamente il respiro e mentre si voltava, per percorrere i dieci passi necessari, strinse forte il ciliegio della sua bacchetta. Una rabbia cieca la invase per l'insulto appena ricevuto. Come osava quel gorilla? Come si permetteva di dire a lei, che era migliore di lui in tutte le materie, che il suo sangue era sporco, indegno? Avrebbe pagato per quell'insulto.
Appena compiuto il decimo passo Angie si voltò con un scatto velocissimo e urlò:
"Expelliarmus!" mentre Goyle si era appena girato.
Successe tuttavia qualcosa di estremamente inaspettato, Angelique sentì una scarica elettrica percorrerle tutto il braccio, non il solito lieve fluire della magia, ma una vera e propria corrente travolgente, che le causò anche un po' di dolore. Questo afflusso anomalo di magia si incanalò nella bacchetta e ne fece scaturire un incantesimo eccessivamente potente, che colpì Goyle in pieno petto e lo mandò a sbattere contro la parete dietro di lui. Il ragazzo si accasciò a terra privo di sensi e tutti accorsero attorno a lui.
Angie, presa dal panico per quello che era appena successo, mollò di colpo la bacchetta per terra e la guardò inorridita. Il pensiero che le invase la testa era che aveva appena ucciso un ragazzo!
"Largo, largo!" ordinò perentorio il professor Dawlish facendosi spazio nella cerchia attorno a Octavius. "Octavius? Mi senti?" ma quando il giovane non rispose l'ex-auror sfoderò la propria bacchetta e disse puntandogliela contro il petto "Innerva!".
Con grandissimo sollievo di Angelique, Octavius Goyle riprese immediatamente conoscenza e si guardò attorno leggermente spaesato.
"Martha e Steve, accompagnatelo in infermeria!" Angie nella confusione del momento potè vedere l'amica, con aria piuttosto contrariata, e un altro ragazzo aiutare Octavius a rimettersi in piedi e accompagnarlo fuori dall'aula.
"Bene, direi che è meglio sospendere la lezione. Andate a riposarvi!" disse Dawlish senza perdere il tono gioviale nonostante gli eventi.
Angie raccolse la propria bacchetta e scendendo dalla pedana osservò leggermente intimorita i propri amici, ma fu immediatamente rincuorata. Elena le stava sorridendo raggiante e aveva entrambi i pollici sollevati nella sua direzione, evidentemente entusiasta del colpo inferto a Goyle. Albus la guardò e scrollò le spalle come a dire "Non è successo niente di grave.", Scorpius invece la osservava con un misto di ammirazione e vago timore. Ma prima che potesse avvicinarsi oltre la voce del professore la raggiunse:
"Tu no, Angelique!" 
La bionda si fermò all'istante e lo guardò con aria colpevole. Chissà quale punizione le avrebbero dato per aver tramortito un compagno! 
Quando anche l'ultimo alunno se ne fu andato e ebbe chiuso la porta dell'aula, Dawlish fece ricomparire i banchi e trasformò nuovamente la pedana in cattedra. Angie invidiò parecchio tutta quella abilità in Trasfigurazione, lei quella stessa mattina era riuscita solo a far assumere al suo fiore una tonalità azzurrina al posto che blu notte.
Il professore si appoggiò alla cattedra e guardando Angie negli occhi chiese:
"Che cosa è successo?"
La ragazza spalancò gli occhi sorpresa. Ma come niente ramanzine? Niente punizioni?
"Io... Mi sono arrabbiata molto, per una cosa che mi ha detto Goyle... E credo di aver perso il controllo..." ammise Angelique osservandosi le punte dei piedi.
"Che cosa ti ha detto?" chiese il professore assottigliando gli occhi azzurri.
Angie scrollò le spalle e non proferì verbo. Non aveva intenzione di far perdere punti alla propria casa a causa di Goyle. Ad Hogwarts non si tolleravano i pregiudizi sul sangue.
"Angelique non toglierò punti alla tua Casa. Dimmi che cosa ti ha detto." disse con tono accondiscendente il professore.
Al che Angie sollevò gli occhi dal pavimento e disse in un soffio:
"Lurida Sanguesporco."
Dawlish sospirò e si passò una mano sugli occhi, come per alleviare un'estrema stanchezza.
"Cinque punti in più a Serpeverde, per aver steso un tale imbecille." decretò alla fine sorridendo.
Angie lo guardò sorpresa e gli sorrise di rimando, quel professore era un genio!
"Un'altra cosa Angelique... La tua bacchetta, di che cos'è?" le chiese indicando l'oggetto nelle mani della giovane.
"Ciliegio e corde di cuore di drago." rispose lei osservandolo incuriosita. E ora che c'entrava la sua bacchetta?!
"Ah! Ecco perché!" disse con tono trionfale Dawlish.
"Ehm... Mi scusi ma che...?" iniziò Angie ma il professore la interruppe e disse:
"Vedi le bacchette sono degli oggetti molto strani, regolati da leggi tanto arcane che spesso sfuggono alla nostra comprensione. Basta pensare che scelgono loro il proprietario! Il tuo abbinamento è molto strano, il legno di ciliegio è molto rigido, quasi inflessibile, mentre il cuore di drago è un nucleo suscettibile, potente è vero, ma molto labile. Credo che nel tuo caso, il nucleo sfrutti le tue emozioni più forti per liberarsi della rigidità del legno in cui è racchiuso, e manifestare tutta la propria forza. Hai una bacchetta con grandi potenzialità, ma devi essere cauta. Non devi più perdere il controllo mentre la usi, potrebbero succede cose ben più gravi di quella di oggi." 
"Ok...Arrivederci!" disse Angie leggermente sovrappensiero.
Mentre usciva dall'aula si sentì parecchio stralunata dalle parole di Dawlish, non era una bella sensazione sapere che la propria bacchetta ti voleva sfruttare per distruggere qualsiasi cosa sul proprio cammino...

"Così Signor Malfoy, Signorina Durlsey e Signor Potter mi state dicendo che è inammissibile che nella mia scuola non ci siano insegnanti di musica?" chiese con tono scettico la Preside McGranitt inarcando un sopracciglio bianco.
"Ma io veramente..." tentò di protestare Albus ma un'occhiata inceneritrice di Angie lo zittì. La verità era che Albus era stato trascinato nell'ufficio della preside contro la propria volontà, obbligato da ricatti e ingiurie di Angie. Solo mentre salivano le scale a chiocciola Scorpius gli aveva suggerito che accennare al fatto che a suo padre, il quale guarda caso aveva salvato la scuola e l'intera comunità magica, avrebbe molto apprezzato questo progetto, li avrebbe molto aiutati. Albus aveva provato a sottrarsi ma ormai erano davanti alla porta dell'ufficio e quindi era dovuto entrare.
"Vede Signora Preside, non direi che lo riteniamo inaccettabile, quanto più... Sì lo definirei un vero peccato!" disse con tono affabile Scorpius accavallando le gambe e poi, con lo stesso atteggiamento che avrebbe avuto un abile uomo d'affari, continuò: "Non credo di aver sottoposto alla sua attenzione un fattore fondamentale di questa nostra iniziativa! La musica rappresenta una colonna portante della cultura babbana. Avvicinando i suoi studenti a questo mondo favorirebbe di sicuro anche una conoscenza più approfondita del mondo babbano da parte del mondo magico."
"Ma lui usa davvero queste parole?!" bisbigliò Albus guardando sorpreso l'amico.
"Oh Minerva ma che splendida idea! Questi ragazzi sono lodevoli!" disse una voce gioviale di un quadro alle spalle della Preside, tutti e tre alzarono lo sguardo e incontrarono uomo molto anziano, con  barba e capelli lunghi e candidi. Aveva scintillanti occhi azzurri dietro le lenti a mezza luna, un naso aquilino un po' storto e li osservava con espressione bonaria.
"Albus P.W.B. Silente! Si chiama come te Al!" esclamò Angie spalancando sorpresa gli occhi.
"Prego?" chiese Silente con espressione leggermente stupita.
"Oh sì Albus, il giovane Potter porta il tuo stesso nome." disse la Preside con un gesto della mano per liquidare la faccenda, ma Angie potè vedere chiaramente il volto di Albus Silente addolcirsi in un'espressione di profondo affetto.
"Ah certo! Figurarsi se Potter poteva chiamare diversamente suo figlio! Mi stupisco che non gli abbia dato il nome di Black!" ribattè acidamente il quadro alla destra dell'uomo anziano. L'uomo che vi era ritratto dava la spiacevole sensazione di... viscidume!
Aveva i capelli neri, lisci e unti lungo il volto a evidenziarne i tratti smorti, la sua carnagione aveva una malsana tonalità giallognola. Il naso adunco gli conferiva un'aria arcigna ed infastidita da qualsiasi cosa. L'unica cosa che non sembrasse sgradevole in quel volto erano gli occhi neri, pieni delle luce particolare che solo un'intelligenza brillante può conferire. 
"A dire la verità lo ha fatto, Signor..." disse Albus Potter strizzando leggermente gli occhi, per poi continuare sorpreso: "Severus Piton."
"Che cosa significa questo tono?" chiese stizzito Piton.
"Oh... niente... Il mio secondo nome è Severus... tutto qui." disse Albus facendosi piccolo piccolo e arrossendo.
Il Preside Piton aprì le labbra estremamente sottili in una smorfia allibita e sbatté più volte le palpebre, sembrava aver appena ricevuto un schiaffo in faccia. Silente invece ridacchiò e disse rivolto a Severus Piton:
"Te l'ho sempre detto, Severus: Harry ha il carattere di Lily!"
"Bene, basta con questo teatrino! Torniamo al motivo della vostra visita!" ordinò perentoria la McGranitt. "Quindi secondo voi quali e quanto approfonditi dovrebbero essere gli insegnamenti di questa... Accademia musicale?!"
Scorpius guardò Angie e le con un gesto della mano le fece segno di iniziare a spiegare i dettagli, la ragazza con tono incerto iniziò:
"Sì... Ecco... Noi pensavamo che magari si potrebbe iniziare con gli strumenti base e poi, nel caso in cui ci fossero richieste di strumenti particolari, aggiungere altri corsi. Credo che per far interessare gli alunni, potremmo proporre dei corsi collettivi di pianoforte, violino, flauto e chitarra... per iniziare. Poi si potrebbe pensare anche a delle lezioni private per gli alunni che dimostrano più capacità, o più passione, o che hanno già studiato lo strumento." 
"Mmm... E per lo stipendio degli insegnanti?" chiese la Preside dopo alcuni secondi di riflessione.
"Questo si risolve facilmente! Si potrebbe proporre una piccola tassa di iscrizione all'Accademia, che varia ovviamente a seconda che si frequentino i corsi collettivi o individuali!" disse con praticità Scorpius e poi estrasse dalla divisa un foglio con una tabella, rappresentante il bilancio delle ipotetiche entrate e uscite, basato sulla partecipazione di cinquanta alunni. La McGranitt osservò piacevolmente stupita quell'organizzazione precisa e metodica, ma aveva ancora un'aria vagamente scettica.
Angie diede un colpetto al piede di Albus e gli fece un cenno deciso della testa, come a dirgli "Vai, è il tuo momento!", il giovane Potter si schiarì la voce e disse con evidente imbarazzo:
"Credo che anche ai nostri genitori farebbe molto piacere."
La McGranitt sollevò lo sguardo dalla tabella e osservò Albus con un sopracciglio inarcato. Il moro sembrò ritirarsi nel proprio guscio, ma Scorpius prese velocemente la situazione in pugno e disse:
"Albus intendeva dire che nonostante la guerra e tutto, ci sono ancora molte persone che considerano il mondo magico indipendente da quello babbano. Quindi chi ha partecipato in modo..." fece una piccola pausa teatrale per cercare la parola giusta "Sostanziale, alla Guerra Magica, avrebbe sicuramente piacere nel sapere che ad Hogwarts ci sono opportunità per..."
"Signor Malfoy, per favore basta! Ho capito! Ma chi le ha insegnato a parlare in questo modo? Convincerebbe un drago a comprare fiammiferi!" lo interruppe la Preside leggermente frastornata dalla cascata di parole. Angie e Albus ridacchiarono a piano, mentre il volto di Scorpius si aprì in un sorriso lusingato.
"Non mi sembra di avere molte scelte, con le argomentazioni fornite dal Signor Malfoy! Ma d'altra parte ci sono dettagli tecnici, che non posso aspettarmi che risolviate da soli. Parlerò con i docenti e chiederò se qualcuno è disposto a gestire la burocrazia di questa futura Accedemia. Per caso avete già pensato a un nome?"
Quando i tre compresero che la Preside aveva appena accettato si guardarono entusiasti e Angie prese la parola:
"Un nome adatto potrebbe essere Accademia Orfeo... Per il mito greco. O altrimenti semplicemente Accademia musicale... Però sono solo idee..." la sua voce si era affievolita man mano che procedeva nella frase, a causa dello sguardo che la preside le aveva rivolto. Non sapeva come, ma quella donna col semplice utilizzo di un sopracciglio, riusciva a far dubitare persino del proprio nome!
"Sì, mi piace il primo nome. Comunque prima bisogna sottoporre la questione al corpo insegnanti. Bene, Signori potete andare!" decretò la McGranitt indicando con una mano la porta.
I giovani Serpeverde salutarono educatamente la preside e se ne andarono. Appena chiusa la porta alle loro spalle Angelique saltò addosso agli altri due, mettendo un braccio su ciascuna spalla, e scoppiò a ridere.
"Ce l'abbiamo fatta!" disse con un sorriso enorme sul viso, a quel punto anche i maschi si lasciarono trascinare dall' entusiasmo e le sorrisero.
"Merito della parlantina del Signor Malfoy!" commentò Albus ridacchiando.
Scorpius fece un inchino teatrale e scoppiarono a ridere tutti e tre, allentando finalmente la tensione accumulata in quell'incontro.


Quella stessa sera a cena la McGranitt annunciò che, sul richiesta di alcuni alunni, la scuola avrebbe organizzato un'Accademia musicale, descrisse brevemente la struttura dei corsi e disse che se qualcuno fosse stato interessato ad iscriversi, avrebbe dovuto recarsi dal proprio Direttore di Casa.
Con grande soddisfazione dei tre Serpeverde un brusio entusiasta si sparse per la sala, coinvolgendo alunni di tutte e quattro le case. Entusiasmo che fu confermato nel corso della settimana, quando i Direttori furono letteralmente assaliti per prendere i nominativi degli interessati.
Angie ovviamente chiese alla Blackthorn di essere aggiunta alle lezioni individuali per pianoforte, ma con sua grande sorpresa anche i suoi amici decisero di approcciarsi alla musica. Martha e Scorpius si iscrissero al corso collettivo di violino, Elena a quello di chitarra e Berty a quello di flauto, dicendo che l'aveva già studiato un po' nella sua scuola babbana.
Albus invece fu l'unico ad astenersi confessando che preferiva di gran lunga ascoltare Angie nella Stana delle Necessità. Dopo questa confessione Scorpius li obbligò a mostrargli il luogo famigerato, così tutti e sei si diressero al settimo piano. I ragazzi furono entusiasti delle capacità della stanza, tanto che Elena, non si seppe il motivo, desiderò che comparisse un tappeto elastico e ci saltò sopra per tutta la sera mentre Angelique suonava.
La prime lezioni di latino entusiasmarono Angie, forse anche per la simpatia della professoressa Eugenia Cristofori, una strega italiana, che aveva insegnato a lungo nelle università babbane, assunta di recente dalla Preside. 
Così si arrivò velocemente al venerdì pomeriggio. Angelique aveva obbligato Elena a studiare con lei in biblioteca, visto che l'amica aveva un talento naturale nel rimanere indietro coi compiti pari a quello nel disegnare.
"La pozione... Peperina... La... Pozione...Peperina..." disse Elena con tono concentratissimo e la testa buttata indietro a osservare il soffitto.
"Per favore! Per favore, Elena dimmi gli ingredienti e a che cosa serve!!!" gemette Angie esasperata. Era più di mezzora che provava a farle ripetere Pozioni ma Elena si distraeva con facilità sorprendente e non era particolarmente intenzionata a prendere seriamente la Pozione Peperina.
"Ma scusa non sei tu quella brava? Dimmelo tu!" disse amichevolmente Elena tornando con la testa dritta e osservando divertita Angie.
Angelique sospirò rassegnata e ripeté per la quarta volta:
"La Pozione Peperina è usata per curare il raffreddore, più è grave la malattia più fumo uscirà dalle orecchie di chi la beve. Il principale ingrediente sono foglie e radici di menta piperita, non il fusto che altrimenti annulla l'effetto della pozione, tre bacche di pepe rosa, radice di valeriana e acqua distillata. Il procedimento..."
"Basta! Basta! Ti supplico, mia signora, basta!" Elena si era buttata in ginocchio davanti ad Angelique e tendeva verso di lei entrambe le mani congiunte, in un segno di supplica.
Angie imbarazzata si guardò attorno sperando che nessuno le stesse osservando.
"Dai, alzati! Elena smettila!" sussurrò Angie cercando di farla alzare.
"Per favore!" gridò Elena con tono lacrimoso. 
Ovviamente Madame Prince sbucò fuori dal corridoio più vicino e iniziò a sbraitare contro le due ragazze e le cacciò dalla biblioteca alla velocità della luce.
"Non c'era bisogno di fare quella scenata! Avremmo smesso se fossi stata stanca!" protestò Angie.
"Certo come quando mezzora fa ti ho detto che avevo fame e volevo smettere, o come due ore fa, o come tre ore fa!"
"Ma tre ore fa ci eravamo appena sedute!"
"E con ciò?! Io ero già stanca!"
Angelique scosse sconsolata la testa poi osservò il proprio orologio: le sette e mezzo! Caspita, forse aveva un po' esagerato con Elena, ma lo faceva per lei, altrimenti si sarebbe ritrovata come sempre la domenica notte a dover fare di corsa tutti i compiti.
"Andiamo a cena?" propose Angie.
Negli occhi verde scuro di Elena passò per una frazione di secondo un moto di panico che Angie non seppe interpretare, ma poi la ragazza strabuzzò gli occhi e disse:
"Andiamo almeno a mettere giù 'sta roba! Se la vedo mentre mangio, rischia di restarmi tutto sullo stomaco!" Angie sorrise per la determinata e implacabile ostilità di Elena nei confronti di Pozioni.
Quando furono davanti al passaggio nel muro che dava accesso alla loro Sala Comune Elena si girò verso di lei e con un sorriso sghembo snocciolò velocemente:
"Tagliare prima le radici di menta e di valeriana, far stufare con acqua distillata, aggiungere le foglie di menta intere, fa bollire per tre minuti mescolando in senso orario, aggiungere il pepe rosa, lasciar bollire per dieci minuti senza mescolare oltre. Agitare la bacchetta tre volte. Pozione fatta."
Angie aggrottò le sopracciglia e completamente spiazzata chiese "Ma che cosa...?"
Elena sussurrò la parola d'ordine al muro e si aprì il varco. La mora schizzò nel passaggio a velocità sorprendente, così Angie la seguì per farsi dare spiegazioni, ma appena abbe messo piede in Sala Comune, un serie di urli selvaggi la investirono.
"SORPRESA!"


Albus vide Elena correre oltre il passaggio e dirigersi verso di lui. Poi dall'arco di pietra comparve Angelique, con un espressione inferocita e confusa sul volto.
Quando tutti urlarono "SORPRESA!" il volto della ragazza si tramutò in una maschera di puro stupore, con occhi e bocca spalancati. Ma al posto che sorridere o ridere, la reazione di Angelique fu veramente insolita, lasciò cadere a terra tutti i libri  e si nascose il volto tra le mani.
Albus guardò allarmato Scorpius che alzò le sopracciglia con la chiara espressione di "Io te l'avevo detto!". Anche gli altri presenti si guardarono con aria confusa, così Al si avvicinò alla bionda e tentò di spostarle le mani dal viso ma quella scosse energicamente la testa.
"Angie? Angie, volevamo solo farti una sorpresa! Se vuoi li mando via, ma mi sa che Roxanne si arrabbierà parecchio, ha quasi svaligiato la cucina per te!" le disse accarezzando lievemente il capo riccioluto.
La bionda allargò leggermente le dita e mostrò i propri occhi verdi lucidi.
"Inoltre James si sta mangiando tutta la tua torta al cioccolato, se non ti muovi non te ne lascerà nemmeno un pezzo!" disse con più convinzione e la ragazza ridacchiò divertita.
Lentamente scoprì il viso e si guardò attorno, mentre Albus le cingeva le spalle con un braccio. C'erano davvero tante persone, tutti i Weasley e James, i suoi compagni di squadra e quasi tutti i Serpeverde, che si erano uniti volentieri. Mentre si avvicinavano tutti quanti per farle gli auguri, Angie lo guardò con gli occhi verdi pieni di preoccupazione e gli chiese:
"Non hai obbligato nessuno vero?!"
A quelle parole Albus corrugò la fronte perplesso e aggiunse velocemente:
"Ma certo che no! Sono venuti tutti volentieri!"
"Auguri Angie!" urlò Roxanne sollevando da terra Angelique e stritolandola in un abbraccio affettuoso.
Angie sembrò riprendersi dallo shock man mano che vedeva le persone sorridere e farle sinceramente gli auguri. Albus non aveva ancora capito il motivo né della sua reazione né della sua domanda, ma si sentì sollevato quando Angie gli venne in contro e lo abbracciò stretto sussurrandogli all'orecchio:
"Grazie!"
Albus rise e rispose:
"Dovresti ringraziare Elena, ha ribaltato mezza Hogwarts per questa festa!"
Fu una serata molto piacevole e piena di risate, verso la fine la gran parte dei Serpeverde salutarono, e rimasero in Sala Comune solo i Weasley-Potter e i sei del primo anno; Berty si era ripreso velocemente dalla sua influenza, anche grazie a un'abbondante cura di Pozione Peperina. 
James sembrò ricordarsi solo in quel momento di una cosa molto importante e chiese ad Angie con tono veramente interessato:
"Gigì ma è vero che hai steso un tuo compagno?"
Angelique lo osservò accigliata per qualche secondo mentre finiva di masticare, poi fece schioccare la lingua e chiese con tono amichevole:
"Vuoi che ti faccia una replica in diretta?"
Tutti risero divertiti e James si infilò un'intera fetta di crostata in bocca, con espressione immusonita. Dominique accanto a lui lo guardò intenerita, scuotendo lentamente la testa.
"Che cosa hai combinato Angie?" chiese questa volta Rose.
Angie fece un breve riassunto di quello che era successo con Goyle e di quello che le aveva spiegato Dawlish, concludendo con un:
"Sostanzialmente la mia bacchetta mi usa per sfogarsi!" e facendo sorridere tutti.
James aveva ascoltato tutto il discorso con grande interesse e dopo qualche secondo commentò:
"Sei proprio uguale alla tua bacchetta, Gigì!"
Angie lo guardò ostile e chiese:
"In che senso scusa?"
James roteò gli occhi con fare esasperato e poi disse:
"Cioè sei tutta rigida e impeccabile fuori, ma ti basta un non nulla per incendiarti e scoppiare!"
"Non è vero!" protestò Angelique.
"Sì che è vero! Hai proprio un Cuore di Drago!" ribatté James facendole un sorrisino vittorioso.
"Mmm... per una volta in vita sua, credo che James abbia ragione!" disse Victoire arricciando le labbra e James chinò il capo in un gesto di finta modestia. Anche gli altri cugini si unirono alla discussione, chi appoggiando chi contrastando la teoria "Cuore di Drago".
Scorpius che sedeva sul tappeto davanti al fuoco, tra Angie e Albus, approfittò della discussione generale sul carattere della bionda, per rubare una mano di Angelique e stringerla tra le proprie.
Gli occhi verdi di lei lo guardarono con un misto di curiosità e imbarazzo per quel gesto, ma non ritrasse la mano, anzi rafforzò la presa sulle sua dita. Il giovane Malfoy non poté fare a meno di sorridere come un ebete.


Dominique, nonstante la miopia, era un'ottima osservatrice. Aveva la capacità innata di cogliere i dettagli da ciò che le persone non dicevano e da come si comportavano.
Quando vide i due biondi davanti a lei prendersi per mano e osservarsi per qualche secondo persi l'uno negli occhi dell'altro, voltò immediatamente il capo in direzione di James. Anche lui aveva visto e ora stava riducendo in pezzetti minuscoli il biscotto che aveva tra le dita. 
Dominique sospirò. Aveva detto un milione di volte a James che stava sbagliando tutto con Angelique, che una ragazza con un carattere tanto forte non andava trattata così, altrimenti avrebbe solo acuito la sua ostilità. Ma lui sembrava sordo ai suoi consigli e tutte le volte ripeteva lo stesso errore: la stuzzicava più o meno volontariamente, lei gli dava delle rispostacce, lui si incupiva.
Gli occhi del suo cugino preferito fissavano quelle dita intrecciate con tanta insistenza, che sembrava intenzionato a separarle con la forza del pensiero.
Dominique si chiese come sarebbe finito quel garbuglio di vite e sentimenti confusi, ma ebbe il pessimo presentimento che, se le cose continuavano così, l'esito non sarebbe stato a favore di James.




Nota personale:
Salve gente!!! Capitolo non tanto lungo, ma con un solo giorno di ritardo! Siete fieri di me?! 
Allora che dire su questo ritorno dalle vacanze... Scorpius e Angie sembrano sempre più in confidenza, mentre le cose tra lei e James sono tornate alla normale ostilità! Mannaggia a quel broccolo di Potter! 
L'idea dell'Accademia mi è venuta pensando alla mia brevissima carriera pianistica, in cui pensare di fare da sola un brano nuovo equivaleva più meno a un' imbarazzantissima serie di suoni disarticolati tra loro! Quindi ci volevano degli insegnanti per Gigì e la possibilità di progredire!
Visto che la storia inizia ad avere un po' di seguaci, posso confessare finalmente che questa ff si fermerà alla fine del primo anno e che ho appena scritto il primo capitolo della prossima serie, ma non vi posso svelare quando si ambienterà! Voglio che sia una sorpresa!!! 
Ringrazio le gentili donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo, vale a dire: Martina87, Delta_Mi, Daylise, Lunastorta_2000, e la mia fedelissima Sono_un_unicorno!!! Inoltre ringrazio anche i lettori che seguono, preferiscono o ricordano, perché anche il vostro silenzioso contributo per me è veramente importante! Grazie di cuore!
Aspetto come sempre le vostre opinioni e, se ci sono, domande!
Mando tanti tanti tanti baci a tutti!
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Cap.13 Quello che non ti aspetti... [Prima Parte] ***


Cap.13 Quello che non ti aspetti... [Prima Parte]

"Spingete su quelle braccia!!!" urlò a pieni polmoni Sophia Osborne alla sua squadra di Quidditch.
"Pietà, per favore! Pietà!" chiese ad alta voce Richard.
"Zitto tu! Mia nonna Brigett fa più flessioni di te! Sembrate delle femminucce!" urlò nuovamente andando avanti e indietro lungo la fila di persone chinate sull'erba mista a cumuli di neve del campo.
"Ma io sono una femminuccia!!!" gridò disperata Dominique stramazzando al suolo senza più forza nelle braccia.
Tutti i componenti della squadra si guardarono per qualche secondo e poi, a un cenno di William, si lasciarono cadere anche loro sul prato.
"Questo è un ammutinamento!" disse indignata Sophia guardandoli con aria offesa.
"No, questo è essere stremati!" rispose Lizzy girandosi sulla schiena e emettendo nuvolette di aria condensata.
Angie la imitò e alzò gli occhi al cielo, era grigio e nuvoloso, minacciava pioggia da un momento all'altro. Nonostante la temperatura gelida sentiva il proprio corpo bollire dal caldo, inoltre le braccia le bruciavano moltissimo per lo sforzo appena compiuto. 
Appena tornata dalle vacanze Sophia aveva decretato che la sua squadra si era appesantita e quindi aveva sottoposto tutti ad un regime di allenamenti durissimi. Aveva preso anche l'abitudine di passare lungo la tavolata di Serpeverde e controllare quello che mangiavano tutti quanti, rimproverando chi non si atteneva alla dieta che lei aveva prescritto, quindi tutti tranne Dominique che sembrava felice di "depurarsi dalle scorie natalizie".
Angelique, che rispetto agli altri aveva anche le lezioni settimanali di pianoforte, raggiungeva a stento la domenica, spossata dagli impegni, dallo studio e dallo sport. Rischiava davvero un crollo nervoso e pensare che era solo al primo anno!
Mancavano due settimane alla partita contro Corvonero, che al momento era in testa nella classifica, ed Angie sentiva già l'ansia crescere al solo pensiero di quello che l'avrebbe attesa. Il giorno prima Lizzy le aveva indicato il Cercatore dei Corvonero, aveva una struttura fisica molto simile a quella di William Torrent, che era un battitore, ma aveva un talento invidiabile ed era agilissimo. Da quando era entrato in squadra non aveva mai perso un boccino, nemmeno nella partita contro Grifondoro, quando lo aveva soffiato a Roxanne. Quest'ultimo dettaglio aveva particolarmente colpito Angie.
Sophia iniziò a sbraitare contro di loro e così furono costretti ad alzarsi. Albus sopra di lei le tese una mano per alzarsi che lei accettò prontamente.
"Bene ora che il riscaldamento è finito..." iniziò il Capitano ma fu interrotta da Dominique.
"Riscaldamento?! Questo secondo te era un riscaldamento?!" chiese la bionda arricciando il labbro superiore per esprimere tutto il proprio disappunto.
"Sì Dom." rispose impassibile l'altra e con un movimento fluido della bacchetta appellò una grossa lavagna su cui c'erano una serie di linee colorate intricate e intrecciate tra di loro, alcune prendevano un andamento a spirale altre a zig-zag. Sembrava il disegno di un bambino di due anni. "Questo è lo schema per la partita contro Corvonero!" annunciò con un gesto della mano.
"EH?" chiesero in coro tutti i membri della squadra.
Sophia sbuffò leggermente e scostandosi un ciuffo nerissimo dal volto disse:
"Siete un po' troppo insubordinati oggi! Allora dicevo: questo è lo schema per la prossima partita. Affronteremo la squadra più forte del campionato e che l'anno scorso ha vinto la Coppa. Sono affiatati, veloci, istintivi e hanno Saint Claire!" a questo punto Angie avrebbe voluto abbandonare la divisa da Quidditch e darsi al giardinaggio. "Quindi noi dobbiamo essere più affiatati, più veloci, più istintivi e con uno schema che li lasci spiazzati."
"Quello è sicuro..." borbottò a bassa voce Lizzy.
"Comunque non abbiamo Saint Claire! Senza offesa Angie!" osservò William passandosi una mano sul mento.
Angie alzò le spalle noncurante, era verissimo, lei non era un ragazzone di ottanta chili alto un metro e novanta!
"Lo so perfettamente! Infatti questi schemi sono diversi da tutti quelli che abbiamo mai sperimentato. Il nostro obbiettivo principale deve essere segnare quanto più possibile e impedire a loro di fare altrettanto, in modo che se Saint Claire dovesse prendere il boccino prima di Angelique, lo stacco tra noi e loro non sia tale da escluderci dalla Coppa. Quindi i battitori dovranno concentrarsi maggiormente sui Cacciatori e non sui Cercatori. Anche se il pensiero di un bel bolide sul cranio di Henry non mi dispiace per niente!"
Lizzy diede una lieve gomitata ad Angie per attirare la sua attenzione e le bisbigliò:
"Henry è il suo ex! Si sono lasciati a settembre, ma lei è ancora innamorata e secondo me anche lui!"
"Oh!" sussurrò Angie e poi domandò alla ragazza: "E tu e Will?"
Lizzy fece un sorriso malandrino e rispose:
"Sei un po' troppo piccola per certi argomenti, ragazzina!"
"Scusate! Volete anche i pasticcini?!" chiese scocciata Sophia.
Le due si zittirono all'istante ma sul volto di Lizzy rimase l'ombra di un sorriso.
Nei minuti che seguirono Sophia spiegò la ragion d'essere di tutte le linee presenti sulla lavagna, infatti rappresentavano più schemi di gioco, che avevano la peculiarità di non lasciare mai la difesa scoperta e contemporaneamente rompevano gli schemi d'attacco dei Corvonero. Erano infinitamente più complicati di quelli che avevano attuato fino a quel momento, ma anche molto più brillanti e imprevedibili. Angie non vedeva l'ora di assistere a quello con la capriola all'indietro!
"Bene, ora che ho spiegato tutto, al lavoro!" esclamò il Capitano battendo le mani.
"Ehm... Sophia, io che cosa devo fare?!" chiese Angie leggermente imbarazzata. Certo, non che credesse di essere all'altezza del Cercatore di Corvonero, ma il pensiero che la sua squadra giocasse con la consapevolezza che lei non avrebbe mai preso il boccino, la demoralizzava un pochino.
"Tu... Sarai la nostra arma segreta!" rispose Sophia con uno strano luccichio negli occhi chiari.


"Corri Angie! Corri!" le urlò Albus trascinandola per il polso.
"Ho i crampi Al!" urlò lei in risposta.
Dopo l'allenamento avevano concordato di andare a salutare Hagrid, ma i due erano stati colti da un acquazzone violentissimo mentre si stavano dirigendo da lui. Erano bagnati fradici e cercavano di avanzare il più velocemente possibile, con le gambe provate dagli allenamenti e il fango dovunque.
La pioggia cadeva talmente forte da creare una sorta di vapore che si mescolava alla nebbia.
Finalmente al loro orizzonte comparvero le luci calde e promettenti della capanna del guardiacaccia e i ragazzi, spinti dalla forza della disperazione, corsero più velocemente possibile, con l'acqua e il vento che sferzavano i loro visi.
Dopo pochi minuti di corsa folle raggiunsero finalmente il tanto agognato rifugio e batterono i pugni contro il legno massiccio della porta. Il rumore dei passi pesanti del mezzo-gigante si avvicinò sempre di più finché la porta non si aprì davanti a loro.
"Oh Merlino! Ma come siete conciati!" esordì Hagrid facendosi da parte e accogliendoli in casa.
Il gelo che era entrato nelle ossa di Angelique si attenuò grazie al tepore meraviglioso fornito dal camino scoppiettante. 
"Ciao Hagrid!" disse la ragazza, cercando di controllare il tremito della mandibola che, per il freddo accumulato lungo la strada, aveva preso a cozzare contro la mascella. Il mezzo gigante li analizzò con occhio critico mentre si toglievano i mantelli e rivelavano vestiti altrettanto fradici sotto. 
"Non va bene così! Dovete togliervi i vestiti bagnati prima di ammalarvi." e detto ciò Hagrid si diresse verso una cassettiera in un angolo della capanna. Frugò in un cassetto e ne tirò fuori alcuni indumenti, tra cui Angie individuò anche un qualcosa di grigio e peloso. Tentarono di opporsi ma fu tutto inutile, Hagrid era irremovibile e li obbligò a cambiarsi dietro una separé per poi stendere i  loro abiti fradici davanti alle fiamme del camino.
Fu così che dopo alcuni minuti i ragazzi si ritrovarono all'asciutto, davanti al fuoco e con una tazza di tè fumante tra le mani. Albus guardò con un sorrisino divertito l'amica e disse:
"Sembri uscita da una rivista di un giornale finlandese!"
"Tu sembri solo tocco invece!" ribattè lei sorseggiando il suo tè e lisciando con dignità il pelo grigio della casacca, in cui ci sarebbero state comodamente altre tre Angie. In effetti con quel particolare vestito fino al ginocchio e le calze scure che le arrivavano oltre la metà coscia sembrava appena arrivata da un paese nordico.
Albus si osservò il maglione marrone di lana grezza, che gli arrivava quasi ai polpacci, e i calzettoni di spugna, purtroppo dovette dare ragione alla bionda. Non era una mise particolarmente azzeccata. 
"Ecco la torta ragazzi! Ti sta proprio bene la mia giacca Angie!" disse Hagrid sorridendo e sedendosi al tavolo rotondo. 
Finalmente confortati dal calore e da un po' di cibo dopo gli allenamenti, stranamente la torta alla crema non conteneva né oggetti contundenti né sapori impropri, i due ragazzi iniziarono a conversare col guardiacaccia. Fuori imperversava una terribile tempesta, e, mentre Hagrid sosteneva l'indiscutibile addomesticabilità di un cucciolo di Erumpent, Angelique osservò il panorama oltre la finestra, che si affacciava direttamente sulla Foresta Proibita.
Gli abeti immensi oscillavano pericolosamente sotto i colpi delle raffiche di vento, la pioggia continuava a battere violentemente sulla terra, trasformando la neve in ulteriore fanghiglia.  La ragazza con un breve sospiro si chiese quando sarebbero potuti tornare al castello senza rischiare nuovamente di morire annegati.
Un lampo molto vicino a loro entrò nella visuale di Angie e la accecò con la sua intensità, ci fu uno schianto tremendo e subito dopo il rumore del tuono fece persino vibrare i vetri delle finestre. Hagrid aggrottò la fronte con un espressione preoccupata e diede uno sguardo critico alla Foresta, come presagendo qualche problema.
"Speriamo che gli unicorni abbiano trovato riparo..." borbottò l'uomo tagliandosi un'altra fetta di torta.
"Unicorni?!" chiese Angelique con gli occhi spalancati.
"Oh sì... C'è un branco molto grande qui! Però se volete la mia opinione sono animali sopravvalutati! Insomma sono carini, con quel pelo bianco e la criniera argento, ma non c'è paragone con un' acromantula..."
"Shhhh!" lo interruppè Albus.
Angie guardò l'amico allibita per tanta maleducazione, ma quello si era già alzato e avvicinato alla finestra. Tendeva l'orecchio verso il vetro, con espressione serissima e concentrata, come a carpire qualche suono. Anche Angie si mise in ascolto e incredibilmente lo udì.
Era veramente flebile e lei si chiese come avesse fatto Al a sentirlo mentre loro parlavano. Il suono che giungeva alla capanna del guardiacaccia era una melodia unica, Angielique non avrebbe potuto paragonarlo con nessun'altra musica udita fino a quel momento,  non aveva mai sentito nulla di più dolce e contemporaneamente più straziante, era come essere trasportati verso il cielo ma riuscire a sentire tutto il dolore che questa ascesa procurava. Sembrava il canto di un animale morente.
Rubeus Hagrid si alzò in piedi di scatto scaraventando la propria sedia sul pavimento.
"Impossibile!!!" disse spalancando la bocca e ascoltando ancora il canto.
Albus ed Angie si voltarono verso di lui con aria interrogativa, ma l'uomo si era già chinato vicino al letto e stava trafficando con alcuni strumenti. Quando si rialzò portava a tracolla una fune e imbracciava una balestra che gli stava facilmente in una sola mano.
"Hagrid che cosa succede?" chiese Angie preoccupata, la inquietava parecchio vedere tanta agitazione e non saperne il motivo.
"C'è un animale ferito! Io credo... Ma è impossibile! Non ne ho mai viste... Eppure..." borbottò l'uomo passandosi una mano sulla barba ispida.
"Animale ferito?! Ma allora dobbiamo andare subito ad aiutarlo!!!" esclamò la bionda saltando in piedi e recuperando gli scarponcini, che aveva saggiamente  indossato per andare al campo da Quidditch.
"Dobbiamo? No, no signorini! Voi non vi muovete da qui!" sbottò allarmato l'uomo agitando contro di loro un grosso indice.
"Ma dai Hagrid! Ti pare che rinunceremmo ad una gita nella Foresta Proibita, con tanto di autorizzazione di un docente?" chiese divertito Albus recuperando anche lui le sue scarpe.
"Ma io non autorizzo un bel niente!"
"Tanto meglio allora! Infrangeremo anche questa regola!" disse Angie con un sorriso raggiante mettendosi il mantello ancora bagnato sulle spalle e poi a voce tanto bassa che solo Albus riuscì a sentirla aggiunse: "Un'altra volta!". Al ridacchiò piano mentre finiva di allacciare le sue scarpe da ginnastica nere.
"Non potete! Ragazzi è pericoloso!" tentò un'ultima volta Hagrid ma quando se li vide davanti sorridenti e impazienti di aiutarlo, il suo cuore si strinse al ricordo di altri due bambini, con i colori di Grifondoro, che ventisei anni prima lo avevano aiutato nella ricerca di un altro animale ferito. Solo che quei due non sembravano minimamente spaventati all'idea di avventurarsi in uno dei luoghi più pericolosi dell'intera nazione. Hagrid sospirò pesantemente e scosse la testa sconsolato.
"E va bene!" disse ma interruppe l'esultanza di Angelique con un: "MA! Niente chiacchiere, niente lamentele, nessun urlo, nessuno scherzo! Dobbiamo agire in fretta!"
"Possiamo respirare?" chiese Albus con sarcasmo poco velato.
"Solo se non fate rumore!" decretò Hagrid spalancando la porta della sua capanna.
Angie passò per prima e alzando il volto già colpito nuovamente dalla pioggia chiese all'uomo:
"Che animale si è ferito secondo te?"
Hagrid prese un profondo respiro e disse con tono incerto:
"Io... Non lo so, forse..."
"Forse?" lo incalzò la ragazza
"Una fenice."

Angelique rimase completamente spiazzata dall'agilità e dalla resistenza che Hagrid dimostrava mentre si muoveva nella Foresta Proibita. Era veramente nel suo elemento, come un gabbiano in grado di sfruttare le correnti ascensionali Hagrid sapeva muoversi tra le sterpaglie e gli ostacoli del bosco con assoluta naturalezza.
Angie e Al riuscivano a stento a stare al suo passo arrancando tra rami, foglie, fango, e ogni tanto qualche animaletto che sgusciava via.
Man mano procedevano verso il cuore della foresta la melodia si faceva più nitida e più vicina, Hagrid ogni tanto si fermava e ascoltava, per orientarsi. 
Dopo circa dieci minuti il mezzo gigante prese a correre e i due ragazzi lo seguirono con notevoli difficoltà, ma allo stesso tempo animati dalla sempre maggiore intensità del canto della fenice.
Angie stava per arrendersi stremata dagli allenamenti e da un altra corsa estenuante, ma nella pioggia fitta vide finalmente Hagrid arrestarsi e proseguire con passo lento e misurato. Nel folto della foresta un larice enorme, alto forse più di quindici metri, era stato colpito dal fulmine che lo aveva spezzato e fatto cadere al suolo. 
Il guardiacaccia scavalcò il tronco e si accucciò verso terra scomparendo dalla vista di Angie. La melodia che li aveva guidati fin lì cessò.
I due ragazzi si avvicinarono cautamente, ma quando anche loro ebbero superato  l'albero spezzato, insieme trattennero il respiro.
Ad un paio di metri da loro, sotto lo sguardo addolorato di Hagrid, giaceva sdraiato sul fianco il volatile più bello ed elegante che Angie avesse mai visto. Era appena più grosso di un cigno, ma le sue piume al posto che candide erano di una splendida tonalità rossa con riverberi dorati, visibili nonostante la pioggia fitta che continuava a scendere dal cielo. La fenice aveva gli occhi chiusi, il petto si alzava e abbassava appena e una macchia troppo larga di sangue si era sparsa sul suolo. Teneva un'ala davanti allo sterno come per proteggersi. Il cuore della ragazza si colmò di una profonda tristezza alla vista di un essere tanto nobile colpito da tanto dolore.
Angelique si inginocchiò accanto ad Hagrid, mentre Al rimase in piedi dietro di lei, e chiese con un sussurro:
"Possiamo aiutarla vero?"
Hagrid scosse tristemente la testa e gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero che, forse, se lo avessero ascoltato e fossero rimasti nella capanna, lui sarebbe arrivato più velocemente e l'avrebbe potuta salvare.
La giovane allungò una mano e fece per accarezzare le piume fulve. Al primo contatto col manto della fenice quest'ultima voltò la testa nella sua direzione, spalancò gli occhi e fissò Angelique con tale intensità e tristezza, che la giovane si sentì perforare da quei globi neri tanto espressivi. 
Angie le accarezzò un po' incerta il collo per tranquillizzarla e accompagnarla negli ultimi istanti. La fenice ormai allo stremo delle forze mosse l'ala che teneva davanti al petto e, sempre fissandola dritta negli occhi, portò l'arto indietro.
"Oh..." un coro unanime e meravigliato si levò da tutti e tre, mentre ammiravano ciò che l'animale aveva appena svelato a loro.
Sotto l'ala, appoggiato a terra, si trovava un nido ampio come un cesto da frutta e quasi del tutto distrutto, ma con ancora le uova contenute al suo interno. Erano tre, di cui solamente due erano rimaste intatte, grosse come un pugno e il guscio era della stessa tonalità delle piume della mamma, con delle venature dorate che le percorrevano a spirale. Sembrava l'opera di un orafo non della natura. 
"Aveva il nido sull'albero... Ha cercato di salvare le sue uova, ma un ramo ci ha perforato l'ala..." disse Hagrid con tono mesto tirandosi in piedi e dando una pacchetta sulla spalla di Albus.
Angelique prese in mano una delle uova con estrema delicatezza e guardando dritta negli occhi la fenice sussurrò:
"Me ne prenderò cura, te lo prometto!"
La ragazza non seppe mai dire se fu la suggestione del momento o se accadde davvero, ma le parve che, prima di chiudere definitivamente gli occhi, la fenice avesse fatto un cenno del capo. 
Angie guardò tristemente il terzo uovo rotto, poi prese anche l'altro integro e lo porse ad Albus, che osservava con gli occhi lucidi il volatile il cui petto aveva cessato di muoversi.
"E ora che ne facciamo?" le chiese lui prendendo tra le dita l'oggetto in questione e ammirando le sfumature dorate.
La bionda si alzò in piedi e scostandosi una ciocca bagnata dal volto rispose:
"Dobbiamo tenerle al caldo continuamente, nel mondo babbano usano delle lampade! Qui non so come... Hagrid ma che stai facendo?" mentre parlava Angelique aveva notato strani movimenti da parte dell'uomo che infatti aveva incoccato una freccia della balestra.
"Questa è una creatura del fuoco e al fuoco deve tornare." rispose solennemente lui e poi continuò con tono un po' più normale: "C'ho bisogno del fuoco per favore!"
Angie annuì leggermente e estrasse la bacchetta.
"Ah! Ehm...Non so l'incantesimo." gli confessò, con le dita strette attorno al legno leggermente tremolanti.
"Incendio." suggerì Albus alle sue spalle e la ragazza ripeté le parole dando fuoco al dardo.
Hagrid prese la mira contro l'animale morto, poi, con un gesto deciso, fece scattare il meccanismo che teneva ferma la freccia e la liberò. Non appena il fuoco ebbe toccato il corpo della fenice essa si accese come una torcia pregna di benzina, nonostante la pioggia insistente. Mentre osservava le lingue incandescenti alzarsi al cielo, ad Angelique vennero in mente le storie che sua madre le raccontava prima di andare a dormire, storie di eroi dell'antica Grecia e di Roma, il cui funerale consisteva in altissime pire che bruciavano per ore e ore portando i defunti dal traghettatore di anime. Angie col cuore colmo di malinconia sperò che il fuoco, che stava divorando le spoglie terrene di quell'animale tanto fiero e nobile, portasse la fenice verso il suo Caronte.


"Ma perché certe cose capitano solo a voi!" sbottò Elena osservando imbronciata i due amici.
"Boh... Credo sia una cosa genetica! Anche mio padre si ritrovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato! O in quello giusto al momento giusto a seconda dei punti di vista!" rispose Albus alzando le spalle.
"Beh, non è questo il punto!" intervenne Angie agitando una mano per zittirli. "Dobbiamo sapere un sacco di cose! La temperatura a cui devono essere mantenuti, quanto dura lo sviluppo, che cosa mangiano... Non c'è un bel libro sulle uova di fenice?" chiese speranzosa spostando lo sguardo alternativamente da Elena a Martha.
Entrambe scossero la testa non sapendo che cosa rispondere, poi intervenne Scorpius.
"Non credo ce ne siano Angie... Non esistono allevamenti di fenici! Sono troppo indipendenti e orgogliose per farsi allevare dai maghi."
"E allora dove trovo quello di cui ho bisogno? Abbiamo lasciato le uova ad Hagrid, ma nemmeno lui sapeva un granché!" ribattè la bionda posizionandosi vicino al fuoco della Sala Comune.
Erano rientati al castello appena la pioggia si era affievolita, ma dopo tutta l'acqua presa durante la giornata, Angie si sentiva il freddo fin dentro le ossa. Inoltre le emozioni di quel pomeriggio l'avevano profondamente scossa. Voleva, doveva fare qualcosa!
Scorpius la guardò mortificato e poi disse:
"Io non credo che... si possano trovare!"
"Mi stai dicendo che dovrei far morire quei pulcini?" chiese indignata aggrottando la fronte.
"No! Solo che non puoi leggerti tutti i libri della biblioteca che parlano di fenici, solo per capire... Perché mi guardi in quel modo?"
Angelique infatti aveva cambiato repentinamente espressione alle parole di Scorpius, un sorriso radioso e una luce maliziosa si erano fatti strada sul suo viso.
"Io posso fare quello che voglio!" rispose con tono beffardo.
"Oh per tutti reggiseni imbottiti di Morgana! Ci risiamo!" commentò Elena esasperata.
"Chi-chi-chissà che co-co-cosa combina o-o-ora!" aggiunse Berty con tono allegro e divertito mentre analizzava la ragazza vicina al camino, come aspettandosi una sua azione folle da un momento all'altro.
"Chi si offre volontario per aiutarmi?" chiese Angie facendo passare il suo sguardo sui volti di tutti i presenti.
Martha prese un profondo respiro e poi, alzandosi dalla sua poltrona con movimento elegante, rispose:
"Ci conviene andare, la biblioteca chiude tra un'ora!"
Inutile specificare che Angelique saltò letteralmente al collo dell'amica abbracciandola.
Fu così che, tra qualche lamentela e qualche protesta sensata sull'impossibilità della ricerca, i sei giovani Serpeverde si ritrovarono in biblioteca poco prima dell'orario di chiusura. 
"Vieni Elena, andiamo nella sezione animali misteriosi e mitologici!" esordì Martha tirando per un polso la mora.
"Secondo me è meglio... Ahhh! Certo, certo, animali mitologici!" rispose quella ridacchiando e lanciando uno sguardo malizioso a Scorpius, il quale arrossì impercettibilmente.
"Io e Berty andiamo nel reparto allevamenti della Gran Bretagna!" disse Albus e in un nano secondo sparì dietro uno scaffale seguito a ruota da Berty.
Angelique ebbe la spiacevole sensazione di star subendo la stessa tattica che loro avevano usato prima di Natale con Elena e Berty. Solo che non capiva per quale ragione gli altri volessero lasciarla da sola con Scorpius, sapevano perfettamente che stavano solo facendo finta di stare insieme. Erano amici, solo amici! Chissà che strane idee si erano fatti riguardo a loro!
"Angie? Mi ascolti?" Scorpius la stava scuotendo leggermente per un braccio.
"Sì! Cioè... Non proprio. Stavo pensando ad una cosa... Dimmi tutto!" rispose lei sorridendogli a mo di scusa.
"Dicevo è meglio andare verso il reparto di Cura delle Creature Magiche, magari troviamo qualcosa."
"Sì, benissimo! Splendida idea!" rispose lei con un tono leggermente troppo entusiasta e si avviò spedita verso la destinazione con un espressione vagamente vacua.
Scorpius la seguì a qualche passo di distanza e si incantò ad osservare i lunghi ricci ondeggiare al passo deciso della ragazza. 
In realtà lui aveva appoggiato l'idea della biblioteca solo per non contrariarla, non nutriva la benché minima speranza sui risultati della ricerca. Non aveva mai sentito di nessuno che avesse fatto schiudere delle uova di fenice! Magari di drago, visto che c'erano parecchi allevamenti all'estero, ma a quanto lui sapeva nessuno aveva mai avuto la possibilità di studiare le fenici durante la gestazione. Esse sparivano durante la stagione degli amori e tornavano dopo qualche mese se erano fedeli ai proprietari, quando evidentemente i pulcini erano già autosufficienti, così gli aveva raccontato un amico di suo padre che aveva la fortuna di possederne una.
Nel frattempo Angelique si era voltata verso gli scaffali del reparto e osservava concentratissima i volumi che arrivano fino al soffitto. Scorpius ammirò il suo profilo delicato, era tanto intenta nella sua ricerca che aveva la fronte corrugata e si mordeva il labbro inferiore senza nemmeno accorgersene. Lui aveva imparato che quando iniziava a torturarsi quella precisa zona della faccia con le dita, strappandosi le famose "pellicine", era in grande agitazione o imbarazzo, mentre quando lo faceva con i denti era solo molto concentrata.
Un sorriso nacque spontaneamente sulle sue labbra, quando si accorse di saper interpretare le sue emozioni semplicemente osservando il suo viso. Angie alzò lo sguardo verso gli scaffali più alti tendendo la gola, e il giovane provò l'istinto di accarezzarle la guancia, scendere sul collo candido e lungo come quello di un cigno. Al pensiero delle sue dita che si prendevano la libertà di sondare quella pelle morbida, una stretta ferrea si impossesò del suo stomaco e lo costrinse a distogliere lo sguardo.
Non doveva fare nulla di compromettente! Nulla che la allontanasse o che la facesse spaventare! 
"Ehi Scorp! Forse ho trovato qualcosa!" esultò lei. Prese una seggiola da un tavolo lì vicino e la spostò accanto allo scaffale. Con agilità si tolse le scarpe e si mise in piedi sulla sedia, alzandosi sulle punte e tendendo la mano destra verso l'alto.
"Oh cavolo! Non ci arrivo!!!" sbottò e, guardandosi attorno con aria guardinga, appoggiò il piede su uno scaffale di legno più in alto rispetto al suo appoggio, il quale scricchiolò in modo sinistro.
"Angie non mi sembra una buona idea! Andiamo a chiamare qualcuno!" bisbigliò Scorpius guardando preoccupato il legno vecchio e tarlato.
La bionda non rispose e appoggiò le mani sulla mensola più alta, dove evidentemente si trovava il libro che voleva e poi fece forza sul piede destro per issarsi fino a raggiungere il suo obbiettivo.
"Eccolo!" disse trionfante e mentre con una mano si teneva aggrappata al mobile con l'altra sventolava un tomo da dieci centimetri. Angie cercò di voltarsi verso Scorpius per mostraglielo, ma nella foga del gesto perse la presa della mano sinistra che la manteneva in equilibrio e iniziò un caduta inesorabile nel vuoto.
Scorpius agì d'istinto e si butto verso di lei per non farla cadere, ma al posto che aiutarla poco dopo si ritrovò a terra schiacciato dal corpo di Angie, con un suo gomito conficcato tra le costole e coi i suoi capelli su tutta la faccia a soffocarlo.
"Ah!" l'urlo di dolore uscì dalle sue labbra spontaneamente e subito dopo un rumore di passi veloci si avvicinò a loro.
"Angelique! Ti sei fatta male? Ti aiuto, aspetta!" Scorpius sentì una voce maschile vagamente famigliare sopra di lui e poco dopo venne liberato dal peso che lo opprimeva. Il ragazzo si massaggiò il punto in cui l'osso di lei lo avevano colpito e cercò di riprendere fiato, ma quando di rese conto di chi era accorso in loro soccorso si tirò immediatamente in piedi.
"Ci-ciao Derek!" la voce di Angie sembrava un po' stridula e infatti la ragazza tossicchiò riprendendo il suo tono normale disse: "Io... Ehm... Grazie... Scusa!"
Scorpius aggrottò la fronte leggermente offeso, era stato lui a farle da materasso durante la caduta e lei chiedeva scusa a quello lì?! Derek Schatten rise divertito passandosi una mano nei capelli biondi e spettinandoli leggermente.
"Ma figurati! Anzi, stai bene?" le chiese con tono amichevole e facendole un sorriso sghembo.
Il cuore del giovane Malfoy si incendiò di indignazione, come si permetteva di guardare Angie in quel modo! E che cos'erano tutte quelle moine?!
"Oh sì, bene, benissimo! Fantastico! Tu stai bene?" rispose la bionda velocissima guardando fissa negli occhi Derek, mentre un lieve rossore si faceva strada sulle sue guance.
"Sì, tutto bene grazie. Come va con Trasfigurazione?" le chiese sempre sorridendole.
"Oh... Non benissimo, sono al passo col programma ma... Beh, com'era?! Sono una schiappa giusto?" rispose Angie sorridendo e quando Derek rise divertito anche lei si unì all'ilarità.
Scorpius pensò che se si fosse dato fuoco o avesse iniziato a ballare nudo davanti a loro, quei due non se ne sarebbero nemmeno accorti. Lo stavano letteralmente ignorando! Pazzesco! Nessuno ignora un Malfoy! 
Scorpius raccolse da terra il libro che aveva creato tutto quel trambusto.
"Il libro, Angelique." disse freddamente alla ragazza porgendole il tomo. Sentendo la sua voce entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui, quasi ricordandosi solo in quel momento della sua presenza.
"Oh grazie!" rispose la bionda prendendo sotto braccio il libro e arrossì furiosamente rendendosi conto di aver completamente trascurato Scorpius, che l'aveva salvata dal rompersi l'osso del collo. Ma c'era Derek davanti a lei!
"Ehilà Scorpius!" disse con tono gioviale Schatten sorridendo e alzando la destra nella sua direzione.
"Ehilà." replicò Scorpius con tono tanto gelido e controllato che risultò chiaro quanto lo stesse deridendo. I suoi occhi grigi emanavano una tale ostilità che Angie si sentì a disagio.
"Ehm... Andiamo Scorp?" chiese lei leggermente titubante senza sapere che cosa fare.
Scorpius si limitò ad annuire continuando a scrutare diffidente Derek, così Angie cercando di alleggerire la tensione che si era creata si voltò nuovamente verso il biondo e gli disse sorridendo amichevolmente:
"Buona giornata! Ci vediamo." 
"Buona giornata Angelique!" le rispose lui facendole nuovamente quel sorriso sghembo.
Angie sbattè un paio di volte le palpebre stupita e con un rinnovato rossore sulle gote restituì il sorriso, per poi voltarsi e iniziare a camminare con un'espressione ebete sulla faccia.
Quando Scorpius vide quello scambio di occhiate e sorrisi il cuore gli si fermò mancando un battito. Se è vero che si riconoscono i sintomi della propria malattia negli altri, in quel momento il giovane Malfoy si rese conto che i suoi sospetti erano sempre stati fondati.
Angelique era innamorata di un altro.
E lui non era altro che un amico. Nient'altro di un atterraggio morbido quando lei stava per cadere, null'altro che un banale, semplice, stupidissimo amico! Nonostante il ballo di Natale, nonostante il braccialetto che lei portava sempre, nonostante le emozioni provate accanto a lei, lui sarebbe sempre rimasto per lei quello che era in quel momento.
Un amico.
Sentì come se il suo cuore venisse trafitto la una serie infinita di schegge di vetro, che si conficcarono lì e che ad ogni respiro lo facevano sanguinare.
Non si rese nemmeno conto di aver attraversato tutta la biblioteca al seguito di Angelique, perso completamente nello sconforto e nella disperazione del momento. Quando ritrovarono anche gli altri si accorse appena di che cosa discutevano o delle occhiate interrogative che gli lanciava Albus. 
Mentre percorrevano i corridoi per tornare in Sala Comune prima della cena, ad un certo punto sentì una mano scivolare nella sua inerme lungo il fianco e stringerla. Osservò leggermente stupito le dita sottili e magre che stringevano le sue e riconobbe quelle di Angie, la quale lo fissava sorridendo e gli chiese:
"Che ti prende Scorp? Hai fame?" 
Colpito improvvisamente da una rabbia cieca nei confronti di quel sorriso inconsapevole, il ragazzo allontanò bruscamente la mano da quella di lei e prese a camminare più veloce possibile per il corridoio, lasciandosi alle spalle una stupita e ferita Angelique.


Albus emise un profondo sospiro e si massaggiò lentamente le palpebre stanche.
Era circa mezzanotte e stavano ancora cercando informazioni sulle uova nei tomi presi in prestito dalla biblioteca. Erano tutti messi abbastanza male: Elena dormiva su una pila di libri e ogni tanto grufolava compiacendosi del suo pisolino, Berty continuava a strabuzzare gli occhi sulle stesse due righe da mezzora, Martha combatteva strenuamente contro le sue palpebre, che continuavano ad abbassarsi mentre lei si sosteneva la testa con la mano destra e puntellandosi al tavolo col gomito. Albus senza essere visto la osservò per qualche istante, aveva delle bellissima labbra, non se ne era mai accorto prima. Erano leggermente carnose nella zona centrale e si assottigliavano alla commessura, di un bel rosa intenso senza bisogno di trucco... Albus scosse leggermente la testa sorpreso dai suoi stessi pensieri.
L'unica che riusciva ancora ad essere attiva era Angie che sfogliava febbrilmente le pagine ingiallite e faceva scorre gli occhi velocemente cercando un qualsiasi appiglio.
"Non sono stata io! E' colpa di Sibyl!" mugugnò nel sonno Elena ridestando tutti. Angie sollevò lo sguardo sull'amica e rise piano per non svegliarla. Martha spalancò gli occhi e fece un sorriso furbo prima di sussurrare all'orecchio dell'amica addormentata:
"Ele, chi è Sibyl?"
Elena aprì e chiuse la bocca un paio di volte come se stesse masticando qualcosa e mugugnò ancora:
"E' una stronza..." e poi ricominciò a dormire pesantemente.
A quel punto tutti e quattro si tapparono la bocca per soffocare le risate.
"Forse è meglio andare a dormire e riprendere domani." bisbigliò Albus stiracchiandosi leggermente. Si sentiva a pezzi dopo quella giornata estenuante.
"Voi andate, io devo finire ancora qualche pagina!" sussurrò Angie e gli lanciò un sorriso non troppo convinto prima di tornare al suo librone.
Albus non aveva capito che cosa fosse successo tra lei e Scorpius, ma quest'ultimo si era dileguato non appena era usciti dalla biblioteca e non si era più fatto vedere per tutta la sera, nemmeno a cena. Angelique si era buttata sulle sue scartoffie e non aveva parlato molto, ma Al aveva letto nelle sue espressioni una vera tristezza. Eppure gli sembrava che le cose stessero andando bene... Sospirò nuovamente e si promise di pensarci domani, era veramente troppo stanco per i drammi epici di quei due!
Con un grande sforzo riuscirono a svegliare Elena e a convincerla ad andare nel suo dormitorio. Al augurò la buonanotte a tutti e lasciò un bacio leggero sulla guancia di Angie prima di dirigersi verso il suo letto.
Non appena entrò nella sua stanza notò che era tutta illuminata e che Scorpius sedeva sotto il grande oblò che mostrava le profondità del Lago Nero. Il biondo era attorniato da una quantità spaventosa di frammenti piccolissimi di pergamena e barbigli rotti di piume, in quel preciso istante ne stava distruggendo un'altra con rabbia.
"C-c-ciao Sc-scorp!" disse Berty osservando un po' preoccupato la piuma tra le sue dita, come temendo di essere ridotto anche lui così.
"Ehilà!" rispose quello con tono fintamente ilare e iniziando a strappare pezzetti con più foga riprese con tono furibondo: "Ma può esistere un saluto più stupido? Ehilà! Come se fossi un giardiniere! Io non sono il suo giardiniere!" sbottò alla fine distruggendo del tutto la piuma.
Albus si avvicinò e gli si sedette di fronte incrociando le gambe, Berty lo imitò ma si tenne un pochino più lontano.
"Che cos'è successo con Angie oggi?" chiese con calma Al studiando il volto dell'amico.
"Niente." rispose secco Scorpius alzando su di lui le sue iridi grigie e fredde.
"Avanti! E smettila di distruggere tutto quello che ti capita a tiro!" lo rimproverò Albus schiaffeggiando a piano il dorso della mano che aveva già preso un nuovo pezzo di pergamena.
Scorpius si lasciò andare con la schiena lungo la parete e prese un profondo respiro prima di parlare.
"Lei è innamorata di un altro." la sua voce, nonostante avesse cercato di essere fermo e determinato, uscì in poco più che un sussurro.
Albus inspirò rumorosamente. Ecco, quello sì che era un disastro. Peggio del Diluvio Universale, delle guerre tra Goblin, dell'ascesa di Lord Voldemort! Persino peggio di nonno Arthur che trafficava con la televisione babbana e faceva esplodere il tubo catodico! In quel preciso istante avrebbe tanto voluto andare alla Torre di Grifondoro e pestare a sangue quell'idiota, pallone gonfiato, ipocrita di Schatten. Ma prima doveva risolvere la crisi diplomatica.
"Beh... Innamorata! Mi sembra un po' eccessivo, no?" disse infine cercando di farlo ragionare.
Scorpius lo guardò fisso negli occhi assottigliando lo sguardo e stringendo le labbra. Pessimo inizio.
"Tu lo sapevi." decretò alla fine con un'improvvisa intuizione. Albus spalancò la bocca colto di sorpresa, ma l'altro continuò imperterrito con tono adirato: "Lo sapevi e non mi hai detto niente! Anzi mi hai spinto a rendermi ridicolo! Spero tu ti sia divertito!" e detto ciò fece per alzarsi, ma inaspettatamente Berty lo prese per un braccio e lo tirò verso il basso, facendogli sbattere un po' violentemente il sedere contro il pavimento di pietra.
Sia Scorpius sia Albus lo guardarono allibiti, ma Berty assunse un'espressione risoluta e disse:
"St-st-stai sbagliando tu-t-t-t-to!!! Io ho visto co-co-come ti guarda qua-quando crede che-che-che tu-tu-tu non la veda!" e scosse energicamente la testa per poi proseguire: "Non è innamorata di-di-di un altro! Ma-ma-ma-magari le piace un po', ma a-a-anche tu-tu-tu le piaci, zuccone!!!"
Scorpius spalancò gli occhi sorpreso dalla rivelazione, poi aggrottò la fronte perplesso, tanto che le sue sopracciglia chiarissime quasi si unirono. Si passò una mano sul volto e riprese con tono meno furioso ma ancora animato:
"Quindi secondo voi io le potrei piacere?"
Albus sorrise e insieme a Berty annuì convinto.
"Ma allora perchè con me non si comporta così? Insomma era tutto un sorriso e un arrossire! Argh... Che nervoso!" ribattè frustrato dando un pugno al pavimento.
"Forse lui le mette più soggezione. Però tu sei avvantaggiato! La conosci molto meglio di lui e passi molto più tempo con lei! Inoltre non credo che Angelique lo conosca davvero, altrimenti cambierebbe idea in un secondo..." detto ciò Albus iniziò a raccogliere i frammenti di pergamena che attorniavano Scorpius.
"Sta ancora stu-studiando, fo-fo-forse dovresti-ti andare da lei!" consigliò Berty aiutando Al con la carta.
Scorpius prese un profondo respiro e si alzò con un balzo per poi correre letteralmente fuori dalla stanza.
"Quanta pazienza ci vuole con questi due..." sospirò Al gettando una manciata di barbigli nel cestino della spazzatura.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cap.14 Quello che non ti aspetti... [Seconda Parte] ***


Cap. 14 Quello che non ti aspetti... [Seconda Parte]

Angie girò l'ennesima pagina inutile e sbadigliò sonoramente. Stava per perdere la speranza, avevano cercato in decine di libri, ma l'uniche informazioni utili che avevano recuperato al riguardo erano un incantesimo, per vedere se le uova erano ancora vitali, e che i piccoli nei primmi giorni di vita venivano alimentati dalla madre con insetti o vermi... già masticati! Quella notizia le aveva quasi procurato un conato di vomito.
Al colmo della frustrazione chiuse con uno scatto il libro che aveva trovato insieme a Scorpius. Quell'idiota! L'aveva lasciata in mezzo al corridoio senza nemmeno rivolgerle la parola ed era sparito, quel ragazzo aveva più cambi d'uomore di una donna incinta, completamente senza logica!
Forse l'unica cosa positiva della giornata era stata incontrare Derek. Al solo ricordo dei sorrisi amichevoli e calorosi che le aveva rivolto il suo stomaco fece una capriola... Quegli occhi scuri e sorridenti, i capelli dorati e un po' spettinati... La ragazza sospirò pesantemente e si disse che era meglio smettere di sognare ad occhi aperti e iniziare a farlo tra le coperte.
Angie si alzò in piedi e riordinò appena i libri sparpagliati sul tavolo prima di imboccare la strada per la sua stanza. Aprì lentamente la porta e osservò con un sorriso affettuoso sulle labbra la solita candela, che Martha le lasciava accesa sul comodino quando rientrava dopo di loro. 
Lentamente si avvicinò al letto dell'amica e la osservò accoccolata tra le lenzuola di seta verde, che facevano risaltare i suoi riccioli disordinati colore del rame. Aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno, ma andare da Albus in quel momento avrebbe significato incontrare anche Scorpius e lei non ne aveva decisamente voglia, eppure le spiaceva disturbare i sogni tranquilli della ragazza. Così procedette oltre e si sdraiò sul proprio letto e, nonostante la stanchezza, rimuginò sugli eventi della giornata e sul comportamento dell'amico.
Ad un certo punto le parve di sentire un rumore ovattato provenire dal corridoio, come dei passi molto leggeri sulla pietra del pavimento ma poco dopo il rumore sparì.
Si convinse che probabilmente qualche ragazza era tornata a quell'ora dopo qualche serata di festa o dopo un appuntamento. La giovane provò una leggera fitta d'invidia per quel genere di ragazze, a cui sicuramente apparteneva anche Celia Danes, che sapevano catturare le attenzioni dei ragazzi e sapevano dire cose adatte o risultare affascinanti semplicemente camminando. Con il pensiero che a lei non sarebbe mai riuscito nulla del genere si lasciò vincere dal sonno ancora vestita.

Il mattino seguente si alzò un po' dopo rispetto ai suoi solito orari, ovvero alle otto circa, a testimonianza di quanto il suo corpo avesse avuto bisogno di risposo. 
Con un leggero giramento di testa si tirò a sedere e osservò le sue amiche ancora profondamente addormentate. Non le avrebbe svegliate dopo averle costrette a studiare persino di sabato sera! Così decise che sarebbe andata da Hagrid per controllare le uova, si preparò per uscire e scrisse un biglietto alle due dormiglione in cui comunicava che le avrebbe aspettate per pranzo in Sala Grande. 
Fece una colazione veloce con una manciata di altri studenti mattinieri e poi uscì nell'aria gelida del mattino. Per fortuna aveva smesso di piovere e il cielo da plumbeo aveva preso una sfumatura di grigio più chiara, quasi perlacea. Cercando di non sprofondare fino al ginocchio nel fango Angelique si avviò verso la capanna di Hagrid, impaziente di sapere come stessero i pulcini.
Quando però arrivò davanti alla porta di legno, ebbe un lieve ripensamento. Non si era mai presentata da sola da Hagrid! Magari l'uomo l'aveva accolta fino a quel momento solo perché era amica di Albus, forse non era nemmeno sveglio o forse aveva di meglio da fare che stare con lei ad osservare delle uova. Rimase quindi qualche secondo a pensare con il pugno destro sospeso in aria e fu così che venne sorpresa dal vocione di Hagrid alle sue spalle:
"Angie! Ti hanno pietrificata?" le domandò con tono divertito dalla sua buffa espressione sorpresa e dalla strana posa.
"Oh, ciao Hagrid! Scusami, io non volevo disturbarti... Se hai da fare passo un'altra volta con Al..." disse timidamente abbassando la mano. Angie pensò che forse era il caso di continuare a fare il topo di biblioteca e non disturbare oltre, così fece per scendere le scale della capanna, ma il guardiacaccia si mise sulla sua strada e le bloccò il passaggio.
"Dove pensi di andare senza nemmeno prendere una tazza di té?!" le disse minacciandola con un indice enorme. "E poi non vuoi vedere le tue uova di fenice?" 
Angie sorrise per quel tono burberamente affettuoso e un po' rincuorata annuì.
Non appena la porta si fu aperta la ragazza cercò con lo sguardo le due uova e le vide in un piccolo giaciglio di paglia vicino al camino per mantenerle al caldo. Così si avvicinò e osservò rapita la luce del fuoco danzare sulle striature dorate rendendole quasi liquide e mobili.
"Zucchero?" le chiese dopo qualche minuto Hagrid.
"No grazie, solo un goccio di latte se ce l'hai!" rispose la ragazza alzandosi e dirigendosi al tavolo circolare.
Quando le venne consegnata una grossa tazza gialla a righe viola il suo sguardo si perse nuovamente nel liquido ambrato, continuava a pensare agli avvenimenti della giornata precedente e non riusciva a interpretarli. Più si arrovellava sulle ragioni che avevano spinto Scorpius a trattarla in quel modo, più le sembrava di allontanarsi dalla verità.
"Va tutto bene Angelique?" le chiese dolcemente Hagrid mettendo una sua mano enorme su quella della ragazza.
Angie sollevò i suoi occhi verdi sul volto dell'uomo, così gioviale e buono, era impossibile non provare immediata fiducia nei suoi confronti! Così finalmente si aprì e parlò:
"E' successa una cosa ieri sera... Stavamo cercando qualche informazione sulle fenici e poi quando siamo usciti dalla biblioteca, Scorpius, sai l'amico di Al e mio?!" e quando Hagrid annuì lei continuò: "Ecco lui, appena usciti dalla biblioteca io... ehm... l'ho preso per mano, ma lui si è liberato ed è scappato via. Non è venuto a cena e non si è fatto vedere nemmeno dopo. Ho dormito malissimo, continuavo a pensare per quale ragione si fosse comportato così e che cosa gli avessi fatto... Ma non riesco a capire!" concluse con un'evidente nota di frustrazione nella voce.
"Mmm... E non è successo proprio nulla mentre eravate in biblioteca?" chiese Hagrid con le sopracciglia cespugliose aggrottate.
"No non direi... Ah, aspetta! Gli sono caduta addosso mentre cercavo di prendere un libro, poi è arrivato Derek e mi ha aiutata ad alzarmi... Poi... Basta!"
"Derek l'amico di James?" chiese Hagrid con tono malizioso e espressione sorniona.
Angelique a quelle parole arrossì involontariamente e si limitò ad annuire deglutendo. Hagrid ridacchiò e sorseggiò con calma il suo té prima di rispondere.
"Cara Angie... Mi sa che ti sei infilata in un bel guaio!"
"Ma che cos'ho fatto?!" rispose quella sbatacchiando la tazza viola e gialla in un impeto di agitazione.
"Eh... Come spiegartelo... Allora prendiamo questa bella teiera!" disse il mezzo gigante ponendo al centro della tavola una teiera di porcellana bianca. "Lei è una teiera molto simpatica e carina. A questa tazza..." e pose vicino alla teiera la propria tazza "Ci piace davvero moltissimo la compagnia di questa teiera! E anche la teiera  ricambia. Ma!" e agguantò la tazza di Angie e la mise vicino agli altri due oggetti "Arriva un'altra tazza, più grande, più appariscente, più estroversa, e la teiera guarda solo la nuova tazza! Così la prima tazza diventa gelosa e se ne va!" 
Finito il discorso Hagrid dovette mordersi la lingua, per non scoppiare a ridere di fronte all'espressione concentratissima di Angelique che osservava i tre oggetti e ripeteva in un sussurro le dinamiche da lui spiegate. Poi colta da un'illuminazione improvvisa la bionda alzò lo sguardo totalmente stupito e un po' perplesso su di lui e gli chiese:
"Mi stai dicendo che Scorpius è invidioso di me perché vorrebbe stare con Derek?"
"Ma no Angelique!" ribatté Hagrid e non riuscendo più a trattenersi scoppiò a ridere, dopo qualche istante di ilarità sotto lo sguardo contrariato di Angie riprese: "Scorpius è geloso di Derek! Perché a quanto sembra... A te piace Derek..."
Angie spalancò gli occhi e le sue guance presero immediatamente fuoco. Ma era davvero tanto evidente?!
"Non fare quella faccia! Non c'è nulla di male!" disse Hagrid cercando di trattenere le risate per non offendere la ragazza che si era confidata con tanta fiducia.
"Beh qualcosa di male c'è! Ma comunque continuo a non capire perché debba essere geloso se siamo solo amici!" protestò Angelique ma l'unica risposta che ricevette fu un sopracciglio inarcato e un espressione eloquente.
BUM! 
Come il fulmine che il giorno prima aveva abbattuto il larice, ecco che un lampo rischiarò la mente di Angie all'improvviso. 
Scorpius non era solo suo amico. Scorpius provava qualcosa di più e lei non se ne era ancora resa conto dopo tutti gli indizi lampanti. Quando l'aveva seguita nella caccia alla cacca di Mooncalf, quando si era arrabbiato perché lei e Al erano spariti nella Stanza delle Necessità, quando l'aveva invitata a ballare dopo la partita, quando erano andati insieme al ballo di Natale, quando le aveva donato quel braccialetto tanto bello e prezioso e quel non-bacio subito dopo.
"Oh..." fu l'unica cosa che riuscì a dire dopo aver realizzato la verità.
"Già." decretò Hagrid versando un altro po' di tè nella tazza della ragazza.
"E ora... che faccio Hagrid?" chiese la ragazza prendendo tra l'indice e il pollice un lembo del labbro inferiore e iniziando a pizzicare l'epidermide. Angelique si sentiva completamente persa nei flutti disastrosi e violenti delle sue emozioni. Com'era potuto accadere tutto senza che lei se ne accorgesse? E come si sarebbe comportata d'ora in poi con Scorpius? Per lei era solo un amico, come avrebbe potuto trattarlo ancora come se nulla fosse sapendo che lui provava ben altro?!
Hagrid sospirò e le fece una carezza leggera sul capo riccioluto.
"Credo che tu debba essere sincera Angie."


"E quindi te ne sei andato?" chiese Albus con espressione incredula.
"Che avrei dovuto fare? Svegliarle tutto il dormitorio femminile per parlare con lei?" ribattè Scorpius infervorandosi immediatamente. Quando non aveva trovato Angie in Sala Comune la sera precedente si era avvicinato al suo dormitorio, ma era tutto silenzioso così lui se ne era tornato indietro, scoraggiato e sconfortato.
"Beh non lo so! Evitare di fare l'idiota poteva essere una buona soluzione, ma visto che quella te la sei giocata, per lo meno avresti potuto chiederle scusa! Tanto Elena e Martha hanno il sonno di due sassi! Guarda non sono ancora arrivate e siamo già all'ora di pranzo!"
"Mmm... Comunque ci ho pensato parecchio e..." Scorpius prese un profondo respiro e poi continuò: "Ho deciso che non le parlerò... di quella cosa!"
"Se-se-se-secondo me sbagli!" esordì Berty infilzando una salciccia dal vassoio e mettendosela nel piatto.
Scorpius abbandonò le posate e si prese la testa tra le mani massaggiandosi le tempie. Quella situazione era peggio di un labirinto, continuava a sbattere contro gli stessi ostacoli nonostante gli sembrasse di essere vicino alla via d'uscita. 
"Arrivano!" sussurrò Berty dandogli una leggera gomitata. 
Ma quando il ragazzo alzò la testa nella Sala Grande stavano camminando solo due ragazze non tre. Quando Martha ed Elena furono vicino a loro li osservarono leggermente stupite.
"Dov'è Angie?" chiese Elena voltando la testa a destra e a sinistra, facendo ondeggiare i due codini che le spuntavano dal capo.
"Credevamo fosse con voi." disse Albus aggrottando le sopracciglia.
"No, ci ha lasciato un biglietto stamattina. Dovevamo vederci qui già dieci minuti fa, ma Elena non riusciva a farsi i codini alla stessa altezza... Ahi, ma che ho detto?!" disse Martha coprendosi con una mano il costato, che era appena stato offeso dal gomito ossuto di Elena.
"Ve-ve-vedrete che-che arrive-ve-verà!" disse Berty con tono leggero facendo spazio ad Elena sulla panca. 
Scorpius osservò le due ragazze che si scambiarono uno sguardo preoccupato, era veramente strano che Angelique fosse in ritardo, per di più all'ora di pranzo.
"Secondo me ce l'ha con te!" sbottò Elena rivolta a Scorpius e poi iniziò a riempire come suo solito il piatto di cibarie. Scorpius la guardò con espressione fosca e colpevole.
"Ele!" la rimproverò Martha ma quella rispose con più enfasi:
"Ma è vero! L'ha trattata male! Probabilmente Goyle sarebbe stato più gentile!"
Goyle... Scorpius con un terribile sospetto rivolse lo sguardo verso la fine della tavolata di Serpeverde e con sgomento constatò che nel gruppetto dei Purosangue irriducibili mancavano due persone...
Octavius Goyle e Anatole Nott. I due che Angie aveva offeso e umiliato pubblicamente.
La forchetta gli scivolò tra le dita e andò a cozzare contro il piatto producendo un rumore metallico. Il giovane Malfoy percepì un brivido gelido percorrergli la schiena e irradiarsi nelle vene del suo corpo.
"Ehi Scop! Non dicevo sul serio." disse Elena con un sorriso divertito, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli spaventati di Scorpius, questo morì all'istante sulle sue labbra.
"Dobbiamo trovare Angie... Subito!" disse Scorpiu scattando in piedi con la voce piena di panico.
"Ma che ti prende?" chiese Albus cercando di trattenerlo per la manica.
Scorpius si passò una mano sul viso cercando di calmarsi, ma il cuore gli martellava nel petto come se avesse appena corso e le mani gli tremavano, aveva davvero paura.
"Credo che Octavius e Nott vogliano farle del male!" disse guardando negli occhi l'amico e pregando che gli credesse.
Albus deglutì e distolse lo sguardo da lui per rivolgerlo verso i Grifondoro. 
"State fermi qui." disse risoluto e in un lampo si precipitò verso i suoi parenti.
I quattro Serpeverde videro Albus avvicinarsi a suo fratello, come sempre attorniato dal suo gruppetto di amici, e scuoterlo energicamente per una spalla. Quando James si girò leggermente scocciato verso il più piccolo, questo gli parlò concitatamente tendendo una mano. James sembrò leggermente titubante ma poi estrasse dalla tasca dei calzoni una vecchia pergamena ingiallita e chiese qualcosa ad Al, il quale gli rispose sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
In seguito ci fu una reazione a catena, James scattò in piedi e, mentre Albus si allontanava, andò verso Roxanne e le disse qualcosa all'orecchio. La giovane si alzò a sua volta e trascinò con sé Molly che le sedeva accanto. 
Albus fece un gesto ai quattro amici di raggiungerlo all'entrata della Sala Grande e così lasciando il pranzo completamente intatto alle loro spalle raggiunsero il giovane. Ma mentre si avvicinavano notarono che anche James, Roxanne e Molly andavano nella loro stessa direzione, infatti si fermarono tutti e sette davanti al minore dei Potter.
"Vic?" chiese Albus rivolto a Roxanne.
"E' andata ad Hogsmeade per incontrare Ted!" disse la ragazza con tono sbrigativo, stringeva già nella destra la sua bacchetta.
"Ma non si può andare ad Hogsmeade quando si vuole!" disse Scorpius stupito.
"Ma che ne vuoi sapere tu Malfoy!" ribattè acido James guardandolo con aria di sfida.
"Jamie! Abbiamo cose più importanti da fare che litigare! L'hai trovata Al?" chiese Molly avvicinandosi al cugino e guardando anche lei sulla pergamena ingiallita che il giovane stringeva tra le mani. Scorpius la osservò attentamente, era un groviglio di linee scure e ogni tanto qualcosa su di esse si muoveva. 
"Non riesco a trovarla!" disse Albus scuotendo la testa.
"Da' qua, imbranato!" disse James strappando dalle mani del fratello il foglio, lo aprì e lo consultò con attenzione per qualche istante.
"Eccola!" esultò alla fine puntando il dito su una zona precisa."Ma è da sola!" e detto ciò guardò torvo il fratello minore.
"Magari c'è un errore!" rispose immediatamente Albus per discolparsi.
"La mappa non mente mai!" risposero in coro Roxanne e James, poi la ragazza osservò nuovamente la mappa e assottigliando lo sguardo disse:
"Aspetta! Si stanno avvicinando due punti..." poi allargò gli occhi sorpresa e senza dire nient'altro iniziò a correre per la Sala d'Ingresso verso il portone che conduceva al parco.
Gli altri ragazzi senza chiedere spiegazioni ulteriori iniziarono a rincorrere la lunga chioma scura di Roxanne.
Scorpius pregò di riuscire ad arrivare abbastanza in fretta.


Angelique controllò l'orologio e sussultò. Era in un ritardo mostruoso! 
Aveva passato tutta la mattina in compagnia di Hagrid, avevano creato una sorta di nido per le due uova e Angie avrebbe voluto sperimentare l'incantesimo che aveva trovato Elena, per vedere se i pulcini erano ancora vivi, ma non si era ricordata la formula! Poi aveva aiutato Hagrid col suo orto e lui le aveva svelato il trucco per far crescere dei cavoli rigogliosi. 
Angie aveva riso moltissimo e aveva trascorso delle ore davvero piacevoli, nonostante non avesse accanto a sé nessuno dei suoi amici. Aveva salutato Hagrid senza rendersi conto di quanto tempo fosse trascorso effettivamente.
E adesso stava correndo a perdi fiato per il parco di Hogwarts con un ritardo di venti minuti rispetto all'orario che aveva scritto sul biglietto.
La ragazza si scostò dalla fronte accaldata una ciocca, che le era sfuggita dallo chignon e la mise dietro l'orecchio. Vide in lontananza due figure avvicinarsi, una le sembrava parecchio più alta dell'alta, ma non ci fece caso più di tanto, era troppo concentrata nel camminare più velocemente possibile senza cadere a causa di tutto quel fango. Inoltre il percorso iniziava a farsi più in salita segno che si stava avvicinando al castello, quindi tutte le sue attenzioni era volte a non fare uno scivolone nella terra mista ad acqua.
"Guarda un po' chi c'è. Una piccola stupida impertinente che cammina nel fango... Esattamente dove deve stare." una voce derisoria e piena di astio giunse alle orecchie di Angie e le fece alzare il capo.
Anatole Notte e Octavius Goyle stavano scendendo la collina nella sua direzione, entrambi con le bacchette alla mano.
Angie si fermò e li osservò avvicinarsi, un ghigno soddisfatto si faceva largo sul volto di Nott, mentre un espressione arrabbiata campeggiava su quello di Goyle. 
La ragazza sentì il proprio cuore accelerare sotto la spinta delle scariche di adrenalina. A meno che non si sbagliasse, ma ne dubitava fortemente, quei due non stavano andando a salutare Hagrid. Erano lì per lei.
Angie assunse l'aria più imperturbabile che le riuscisse al momento e lentamente, senza essere vista, fece scivolare la bacchetta nella mano. Roxanne le aveva insegnato il trucco di tenerla nella manica della divisa fermata al braccio con un cordoncino.
"Tu, con la bacchetta, ci devi andare anche al cesso, Angie!" la voce chiara e affettuosa di Rox le rimbombò nella testa, mentre i due ragazzi si fermavano davanti a lei.
"Adesso imparerai il rispetto per i superiori, stupida Sanguesporco!" ringhiò Octavius e alzò minaccioso la bacchetta su di lei. Angie stava già per disarmarlo quando la mano di Nott si posò sul braccio di Goyle e lo abbassò.
"Non così Octavius! Visto che siamo superiori a questa feccia, concediamole clemenza!" disse con tono lezioso e incredibilmente divertito Anantole, poi guardò dritta negli occhi Angie e continuò: "Chiedi scusa Sanguesporco. Chiedi scusa e ti lasceremo strisciare illesa nel fango fino alla fine dei tuoi giorni."
Il sangue le ribolliva a tal punto che riusciva a sentirne il rombo nelle orecchie. L'indignazione e la furia rischiavano di annebbiarle la ragione, ma si impose di restare lucida. Doveva calcolare, valutare e scegliere le mosse migliori. Goyle era talmente stupido che se riusciva a tenere la bacchetta in mano era tanto, il vero problema era Nott. Più grande di lei, molto più esperto, con talento, ma si lasciava sopraffare dalle emozioni.
Alzò il mento verso Nott e lo guardò con aria di sfida. Stringendo la punta della bacchetta nella destra per nasconderla meglio disse:
"Fottiti, idiota!"
"Che cosa?" urlò indignato Nott spalancando gli occhi.
"Scusa, dimenticavo che sei troppo scemo per capire! Allora ripeto: Fottiti idiota!" scandì lentamente la ragazza e subito dopo prese la posizione da combattimento che Roxanne le aveva insegnato, gambe leggermente divaricate, ginocchia flesse e busto di tre quarti. Pronta a scattare ed evitare incantesimi.
Un urlo di rabbia esplose dai polmoni di Nott e dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce senza che lui pronunciasse alcun incantesimo. Angie balzò di lato evitandolo per un soffio.
"Expel..." iniziò Goyle, ma la bionda fu più veloce e liberando definitivamente la bacchetta urlò:
"Glisseo!" 
Immediatamente la terra sotto i piedi di Nott e di Goyle diventò una lastra dura e scivolosa. Octavius perse immediatamente l'equilibrio, cadendo con un tonfo e lanciando in aria la sua bacchetta, ma Nott rimase in equilibrio e alzò lo sguardo e la bacchetta su Angie. La ragazza osservò quelle iridi incendiate dalla rabbia e ciò che vi lesse la paralizzò, quel ragazzo la guardava con un odio insondabile, con ferocia assassina e con disgusto puro. Nott non voleva darle una lezione. Voleva farle del male, davvero.
"Expelliarmus!" disse la ragazza ma Nott parò con agilità l'incantesimo e sempre con lo sguardo folle fisso su di lei sibilò:
"Diffindo."
Angelique cercò di evitare il globo bianco che si dirigeva verso di lei a velocità sorprendente buttandosi di lato, ma la fattura le colpì il braccio destro.
Un bruciore intensissimo divampò per tutto il braccio e una colata di sangue caldo le arrivò fino alla mano, nonostante il dolore lancinante capì di avere uno squarcio nel braccio.
Angie si contorse a terra e urlò di dolore stringendosi al petto l'arto ferito. Nemmeno quando lo stesso Nott le aveva rotto le costole o quando le si era spezzato il braccio aveva provato un dolore simile. Era come se il braccio le stesse andando a fuoco e lei non potesse fare nulla.
"Bene bene, Sanguesporco. Adesso sei fottuta tu..." Nott torreggiava su di lei con la bacchetta puntata verso il suo petto. La luce assassina regnava ancora nei suoi occhi, accendendoli di follia.
"Ma tu comunque resti un idiota!" sputò fuori dai denti Angelique, nonostante il dolore le opprimesse il petto tanto da impedirle di respirare.
Al posto che offendersi o indignarsi Nott sorrise, la guardò come se avesse davanti una bistecca succulenta e sussurrò:
"Maledirai quella feccia babbana di tua madre per averti partorito, lurida Sanguesporco... Cruc..."
"Zitto Nott o ti faccio saltare il cervello in due secondi!"
Angie sbatté più volte le palpebre del tutto incredula. Forse era svenuta del tutto per il dolore. Non era possibile ciò che vedeva sopra di sé.
Una Rox totalmente scarmigliata, con i capelli spettinati, le guance rosse e il petto ansante puntava la propria bacchetta alla tempia di Notte stando dietro di lui.
"Angie, stai bene?" chiese Roxanne col fiatone, ponendosi al lato di Notte sempre tenendo la bacchetta fissa contro.
Angie si limitò ad annuire e a sedersi nel fango. 
"Alza le mani, Nott. E fai movimenti lenti o ti schianto tanto forte che ti dimenticherai il tuo nome." minacciò Roxanne dando un calcio al retro dell gamba di Nott e facendolo cadere in ginocchio. 
"Te ne pentirai Weasley." sibilò con cattiveria il ragazzo.
"Mai quanto te." rispose Rox prendendogli la bacchetta.
Angie vide una serie di figure correre verso di loro, aveva la vista vagamente sfuocata per il dolore, ma fu sicura di riconoscerne almeno una dall'urlo poderoso che mandò.
"Gigì!"
Il primo ad arrivare accanto a Roxanne fu proprio James. Il suo sguardo ambrato si posò immediatamente sul braccio grondante di sangue di Angie e lo osservò sgomento. Poi ci fu un caos generale, Molly arrivò subito dopo e con un incantesimo fasciò il braccio ferito della ragazza, che avvertì immediatamente un grande sollievo. Martha scoppiò a piangere nascondendosi nell'incavo della spalla di Albus, il quale la consolò. Roxanne immobilizzò Nott con un "Incarceramus"  e poco dopo arrivarono anche Elena e Scorpius che trascinavano Octavius. Tutti vociavano, urlavano e gesticolavano. 
Angie riuscì finalmente ad alzarsi in piedi e guardò Nott dritto negli occhi, il ragazzo in ginocchio restituì lo sguardo pieno di odio.
"Non osare mai più nominare mia madre, brutto idiota!" gli disse con tono grondante di disprezzo e lasciando finalmente che tutta la rabbia fluisse attraverso il suo corpo, portò indietro il braccio destro ancora dolorante e colpì, con tutta la forza che aveva in corpo, il naso di Nott.
Il ragazzo urlò cercando di portarsi le mani sul volto ma queste erano immobilizzate dietro la schiena quindi si raggomitolò su di sè. Immediatamente il silenzio calò sul gruppo e tutti guardarono verso i due. Quando Nott alzò nuovamente la testa il suo viso era una maschera di sangue. Scoppiò nuovamente il caos.
"Oh Merlino!" esclamò Molly e cercò di tamponare il sangue.
Elena scoppiò a ridere tenendosi la pancia, Martha smise di piangere, Al e Scorpius cercavano di trattenere James il quale sembrava intenzionato a picchiare Nott, Octavius si era fatto piccolo piccolo e osservava allibito l'amico sanguinante, Roxanne cercava di calmare gli animi.
"Silenziooo!!!" urlò finalmente la più grande e immediatamente il vociare confuso si calmò del tutto. "Bene! Adesso portiamo questi due topi di fogna dalla McGranitt e poi portiamo Angie in infermeria... Angie?"
Roxanne si guardò attorno confusa e poi chiese con sgomento:
"Dov'è Angie?"
Nessuno nella confusione del momento si era reso conto che la ragazza era sparita.


James grazie ad una serie di sotterfugi non banali era riuscito a liberarsi del gruppo e ora viaggiava in solitaria verso la Torre di Astronomia. 
Roxanne, Molly, Albus e Malfoy avevano deciso di portare i due aggressori al cospetto della temibile preside, mentre Martha ed Elena si erano proposte di cercare Angelique. Solo che le due ragazze non erano dotate della Mappa.
"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!" sussurrò il giovane puntando la propria bacchetta contro la pergamena, la quale immediatamente mostrò le linee scure d'inchiostro che raffiguravano la scuola.
Diede una rapida occhiata per controllare che Gigì fosse ancora dove l'aveva scorta qualche minuto prima, poi con un "Fatto il misfatto" chiuse la mappa e se la mise in tasca. 
Arrivato ai piedi della Torre di Astronomia salì i gradini di due in due, felice di essere riuscito nella sua impresa. Con il fiato corto e il cuore in gola James spalancò la porta che conduceva all'osservatorio astronomico.
I suoi occhi la raggiunsero immediatamente, era incorniciata da una delle finestre, seduta sul poggiolo di pietra fredda, con gli occhi verdi persi nel panorama sotto di lei. Sentendo il rumore proveniente dalla porta, Gigì si voltò verso di lui per un istante ma poi tornò ad osservare fuori dal vetro.
"Vattene, Jessy." gli disse con un tono assolutamente piatto, privo degli accenni di ironia e ostilità a cui lui era tanto abituato.
James si avvicinò lentamente e si fermò vicino alla finestra di fronte a lei. Con delicatezza prese tra le dita la sua mano destra, le cui nocche erano gonfie e violacee per il colpo inferto a Nott. Angelique sorpresa per il contatto si voltò verso di lui.
"Ma chi ti ha insegnato a dare dei cazzotti del genere, Gigì?" le chiese studiando ancora la mano.
Con sua immensa sorpresa la ragazza rise. Non era la risata cristallina e travolgente che la caratterizzava di solito, era molto più contenuta e più roca, anche vagamente malinconica... Ma per le mutande di Merlino, era la prima risata che riusciva a far fare a Gigì!
"Ci siamo spaventati molto." le disse sempre trattenendo tra le mani quella della ragazza. Ed era verissimo. Quando l'aveva vista a terra col braccio sanguinante avrebbe voluto strozzare a mani nude Nott.
"Non avreste dovuto..." tentò Angie col solito tono piatto ma James la interruppe.
"Non avremmo dovuto? Rox ha detto che ti stava per cruciare Gigì! Ti rendi conto? E' una cosa orribile! Dovrebbero espellerlo e mandarlo dritto filato ad Azkaban!"
Angelique sospirò e tornò a guardare fuori dalla finestra, non curandosi nemmeno del fatto che lui la stava ancora tenendo per mano. Doveva essere il suo giorno fortunato!
"Gigì?"
"Mmm..."
"A che pensi?"
Un altro profondo sospiro.
"Al fatto che non apparterrò mai a nessun luogo. Nel mondo babbano ero emarginata, perché potevo fare cose che gli altri potevano solo sognare. Non mi volevano perché ero diversa. E ora, che pensavo di aver trovato un poso in cui essere me stessa, prima divento la Principessa di Ghiaccio e poi una lurida Sanguesporco." disse Angelique mantenendo il tono piatto e distaccato, come se gli stesse dicendo che per i prossimi giorni erano previste piogge con forti venti da Nord-Ovest.
"Ma che cosa stai dicendo?" chiese James con tono concitato prendendola per le spalle e scuotendola leggermente. "Mia zia è nata babbana ed è la miglior strega della sua generazione!!! Mia nonna lo era ed ha sfidato Voldemort tre volte! Non capisci? Non c'entra nulla il sangue!" e pronunciò l'ultima parola come se fosse una parolaccia "Tu oggi hai tenuto testa ad uno del settimo anno, sei un'ottima Cercatrice e sei probabilmente la migliore del tuo anno! Tu sei una strega e non saranno due imbecilli fissati sulla purezza della razza a decidere il contrario."
Angelique spalancò gli occhi stupita e guardò James. Chi era quel ragazzo che la stava confortando e le faceva dei complimenti? Dov'era finito il Jessy che la inseguiva per i corridoi con scherzi e battute taglienti? Da dove aveva tirato fuori tutta quella maturità e quella profondità?
Non sapendo che cosa rispondere Angie osservò le iridi ambrate del giovane e fece l'unica cosa possibile.
Gli sorrise.
Lasciò che le sue labbra si incurvassero verso l'alto, esprimendo un tacito e sentito ringraziamento per le sue parole. Si concesse per la prima volta di credere che James Sirius Potter fosse molto di più di un immaturo e assillante ragazzino.
Quel sorriso timido e sincero entrò nel cuore di James e aprì una breccia. Com'era bella quando sorrideva, nonostante il sangue rappreso sul maglione, nonostante i capelli disordinati e sporchi di fango, nonostante gli occhi ancora un po' malinconici. Gli sembrò che il cuore gli esplodesse nel petto per quel solo sorriso.
"Sei bella quando sorridi." le sussurrò e preso da una forza a lui ignota avvicinò il suo viso a quello di Angelique.
Prima che potesse fermarsi o rendersi conto di quello che stava facendo, sentì sulle proprie labbra quelle di Gigì e chiuse gli occhi. Erano calde e morbide.
Fu un bacio casto, quasi infantile, ma per James rappresentò un degli attimi più belli della sua breve esistenza. 
Dopo qualche istante di shock Angelique si riprese e lo allontanò da sè con forza. Quando James riaprì gli occhi, tutto quello che era riuscito a costruire parlandole a cuore aperto era andato in frantumi. 
Angelique lo osservava rabbiosa e perplessa, con gli occhi verdi sgranati e una mano sulla bocca, come per cancellare quel contatto che lui le aveva imposto. Erano tornati Gigì e Jessy, e nessun incantesimo o parola avrebbe riportato indietro l'orologio.
Quando lei scese con un balzo dal poggiolo e uscì dalla Torre di Astronomia correndo non tentò nemmeno di fermarla. Lo avrebbe sicuramente aggredito e insultato.
Maledicendo mille e mille volte sé stesso per quel bacio, osservò con rimpianto la lunga chioma dorata sparire dalla sua vista.





Nota personale:
Signore lo so che in questo momento mi odiate per non aver aggiornato per due settimane, ma ho postato un capitolo doppio per farmi perdonare!
Ve l'ho fatta! Non ve lo aspettavate, vero? Le uova, la gelosia, l'aggressione, il bacio... Spero di non aver calcato troppo la mano sul susseguirsi di avvenimenti! Piccola precisazione: il ricordo che fa intenerire Hagrid è quello in cui Harry, Neville e Draco vanno con lui nella Foresta per cercare l'unicorno, nella Pietra Filosofale!
Beh fatemi sapere che cosa ne pensate!
Allora, veniamo ai ringraziamenti d'obbligo!
Innanzi tutto ringrazio Sono_un_unicorno, lei lo sa che ormai io l'adoro quindi non servono molte parole! Poi Delta_Mi che anche se era in gita ha trovato un minuto per me! Astoria McCartney, Cescapadfoot e Ayumi Edogawa! Infine Fleur_Da che mi ha lasciato delle bellissime recensioni e si è unita al gruppo di matti che seguono questa storia.
Grazie mille a tutte, siete fantastiche!
Aspetto il vostro parere su questi due capitoli!
Buonanotte e tanti baci a tutti quanti!!!
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cap.15 Sono piccoli problemi di cuore, nati da un'amicizia che profuma d'amore... ***


Prima che leggiate il capitolo devo fare una piccola premessa. è un capitolo molto introspettivo, Angie aveva bisogno di assestarsi dopo tutti gli avvenimenti degli scorsi capitoli. Quindi se lo troverete pesante e noioso vi chiedo scusa in anticipo! Non sono riuscita a rendere al meglio questo capitolo di passaggio.

 

 

Cap.15 Sono piccoli problemi di cuore, nati da un'amicizia che profuma d'amore...

Erano passati alcuni giorni da quando Nott e Goyle avevano aggredito Angelique nel parco di Hogwarts, e quando i due erano stati condotti davanti alla Preside, avevano avuto il coraggio di accusare Angie di averli attaccati senza motivo, mentre loro stavano facendo una tranquilla passeggiata. A testimonianza di ciò, sostenevano i due Serpeverde, c'erano le macchie di sangue sulla camicia di Anatole, (ovviamente la McGranitt non poteva sapere che Molly Weasley aveva rimesso a posto il naso di Nott e gli aveva ripulito la faccia mentre si dirigevano nel suo ufficio).
La Preside aveva dovuto richiedere la presenza di Angelique Dursley per smentire o confermare le accuse di Nott e Goyle, anche se la ragazza sembrava momentaneamente dispersa nei meandri del castello. Tutti erano partiti alla sua ricerca, dividendosi in gruppetti.
La giovane era stata trovata, dopo due ore, in un piccolo chiostro nella zona Est da Molly e Rose, che si era unita alla spedizione per caso. La più grande aveva mandato un Patronus a Roxanne per avvertirla di raggiungerle direttamente dalla McGranitt. 
Angie aveva dovuto mostrare alla Preside il brutto e profondo taglio che aveva su braccio destro, il quale non appena aveva tolto le bende aveva ripreso subito a sanguinare. Il processo ai due aggressori si era concluso con 150 punti tolti a Serpeverde, che da prima nella classifica delle Case era scivolata miseramente in fondo, e una punizione esemplare che avrebbe deciso la loro Direttrice.
Quando la Blackthorn aveva fatto irruzione nella stanza, Angelique aveva potuto notarne il pallore dovuto allo shock e all'incredulità, mentre gli occhi sembravano tizzoni ardenti pieni di furore. La Preside li aveva congedati, ma mentre uscivano dallo studio avevano potuto sentire alcuni stralci del discorso indignato della donna rivolto a Nott e Goyle.
Mentre scendeva le scale, Angie aveva sentito uno strano giramento di testa e si era dovuta aggrappare al braccio di Rose, che si trovava accanto a lei, per non cadere. Così l'avevano costretta a farsi visitare da Madama Chips, la quale ovviamente non appena aveva scorto il sangue rappreso e quello che continuava ancora a fluire dalla ferita si era lanciata in un invettiva contro l'irresponsabilità e la spericolatezza degli studenti.
Roxanne le aveva spiegato con calma la situazione e la donna aveva immediatamente cambiato atteggiamento, diventando premurosa e incredibilmente gentile con Angie. Le aveva curato il taglio col dittamo, ma aveva confessato che probabilmente le sarebbe rimasta una cicatrice perché non era stata medicata prima.
In infermeria l'avevano raggiunta Elena e Martha, ancora molto angosciate per lei, e l'avevano riaccompagnata in dormitorio.
La cosa più strana per Angelique fu come visse tutto quel susseguirsi frenetico di avvenimenti che la riguardavano. Si era sentita come estraniata dalla realtà e dal proprio corpo, aveva agito con automatismi, non aveva praticamente parlato e il suo sguardo era stato continuamente a perso nel vuoto. Era stata assente per tutta la durata di quel lungo pomeriggio, perchè tutta la sua attenzione era stata rivolta ai propri pensieri.
Continuava a pensare a quello che era successo sulla Torre di Astronomia.
James Potter l'aveva baciata...
Baciata!
Perché l'aveva fatto? Perché le aveva detto tutte quelle cose gentili? Perché dopo essere stato tanto delicato e averla tirata su di morale le aveva fatto quello? Sapeva perfettamente che sarebbe stato il suo primo bacio e lui non aveva avuto alcun rispetto, si era preso deliberatamente quel primo contatto che lei non gli avrebbe mai donato altrimenti. Ma perché?
A queste domande riusciva solo a rispondersi che l'aveva fatto per dispetto. Perchè lei al primo Sabato della Memoria gli aveva risposto male, affermando che non lo avrebbe mai baciato. E lui le aveva dimostrato il contrario.
Quindi mentre il mondo procedeva, Angelique era rimasta incastrata in quello stato di incoscienza, profondamente immersa nelle sue considerazioni su Jessy, per risvegliarsi solo il lunedì mattina. E la consapevolezza di quello che era accaduto e delle possibili ripercussioni le era crollato sulle spalle.
Scorpius...
Questo era stato il suo primo pensiero. Avrebbe dovuto parlare con lui, spiegargli quello che era accaduto e chiedergli scusa per quello che era accaduto con Derek e dopo con James.
Poi si era interrotta da sola, chiedendosi perché avrebbe dovuto rendere conto a lui di quello che era successo?! Inoltre dopo le rivelazioni di Hagrid, Angie non aveva idea di come comportarsi. Una grandissima sensazione di impotenza e frustrazione le era scesa nell'animo e sembrava intenzionata a piantare le tende.
 L'unica soluzione che le era saltata in mente quella mattina era stata evitare tutti i problemi. Quindi evitava innanzi tutto James, Scorpius, Derek e aveva iniziato a parlare molto poco anche con Albus, Martha e Elena, escludendo quindi domande indiscrete. Rinchiudendosi in biblioteca fino alla chiusura con la scusa delle ricerche sulle uova di fenice, sparendo nella Stanza delle Necessità per suonare, andando da Hagrid appena le lezioni di piano e gli allenamenti serrati glielo consentivano, presentandosi solo nei pasti per ingurgitare qualcosa e poi evaporando di nuovo, la giovane pensava davvero di risolvere la situazione ingarbugliata in cui si era cacciata, più o meno coscientemente. In realtà il programma isolazionista stava funzionando piuttosto bene, visto che non aveva ancora incrociato né James né Derek e appena le sembrava di scorgere una delle due figure cambiava immediatamente strada, anche a costo di arrivare in ritardo a lezione, come era accaduto il giorno precedente.
Non che le facesse piacere vedere la delusione sui volti dei suoi amici tutte le volte che lei se ne andava con una scusa, ma proprio non aveva la forza di affrontare quel intreccio insolvibile di eventi, malintesi e sentimenti!
Così tra una scusa e l'altra, la nostra giovane Serpeverde era giunta a giovedì sera passando pochissimo tempo con i suoi amici e diventando un'assidua frequentatrice della biblioteca. 
Angie si stava dirigendo nei Sotterranei avendo appena saltato la cena, questa volta involontariamente, a causa di un libro citato di rimando su altro, che l'aveva condotta negli anfratti più polverosi della biblioteca, ma che sembrava molto promettente. Aveva l'unico, piccolo, insignificante problema di essere stato scritto a fine '500 in latino e le annotazioni in inglese erano quasi del tutto sbiadite. Aveva dovuto lasciare una cauzione di dieci galeoni a Madame Pince per poterlo prendere tanto era prezioso e la custode della biblioteca l'aveva fissata per tutto il tempo con espressione arcigna e dubbiosa.
Il titolo del libro era "De cantu vitae", ovvero Il canto della vita, che trattava della vita animale sotto molti aspetti diversi.
Angie sentì il suo stomaco brontolare per essere restato a digiuno e strinse un po' più forte al petto il tomo rilegato in cuoio prezioso. Aveva un fame da lupi, eppure sapeva che le sarebbe toccato aspettare fino alla mattina dopo per magiare un vero pasto, per quella sera si sarebbe accontentata di un pacchetto di patatine o di un paio di Cioccorane, che teneva in dormitorio.
La bionda si avvicinò al passaggio nel muro e pronunciò chiaramente la parola d'ordine. Immediatamente si formò il varco e lei vi scivolò dentro agilmente.
Stava attraversando la Sala Comune quando due figure a lei famigliari la fecero immobilizzare. Martha ed Elena erano sedute con le spalle al fuoco e la stavano fissando.
"Ciao..." sussurrò Angie con tono un po' incerto. 
"Oh ci saluti anche adesso! Che onore!" rispose sarcastica Elena alzandosi dalla poltrona e andandole incontro.
Angie spalancò gli occhi colpita dal tono che aveva utilizzato la ragazza, e rispose subito sulla difensiva:
"Io vi saluto sempre!"
"Sì, ma ci stai evitando come la peste." disse Martha avvicinandosi anche lei, la sua voce non era arrabbiata come quella di Elena, ma anzi era addolorata, così come gli occhi color cioccolato.
Angie le guardò per qualche secondo, mentre dentro di lei si svolgeva una vera e propria battaglia sulla tattica da seguire, continuare a fuggire o liberarsi dei pesi che la stavano schiacciando? Evitare ancora i problemi o affrontarli?
"Ma che cosa ti abbiamo fatto Angie?" chiese Elena con voce bassa e leggermente strozzata, mentre i suoi enormi occhi verdi bosco diventavano lucidi.
Nel vedere quanta sofferenza stava causando con la sua vigliaccheria, Angie si rassegnò: doveva parlare con le due ragazze e spiegare loro tutto quanto.
Sospirò pesantemente e disse:
"Andiamo in dormitorio." poi si voltò verso l'inizio del corridoio e imboccò la strada senza controllare che la stessero seguendo, sicura che fosse così. Non potè quindi vedere il sorriso vittorioso che si scambiarono Martha ed Elena, mentre le lacrime scomparivano istantaneamente dagli occhi della seconda.

"E poi?" chiese Martha con gli occhi tanto spalancati che sembravano sul punto di uscirle dalle orbite da un secondo all'altro.
"Poi...Ehm... Sono scappata." ammise la bionda con le gote in fiamme, mentre stava in piedi al centro della loro stanza da letto.
"O. Per. Le. Mutande. Di. Merlino." sussurò Elena, poi si alzò dal proprio letto e con un urlo di gioia di buttò addosso ad Angelique, abbracciandola con tanto slancio da far cadere entrambe per terra.
"Sei sempre la solita." le disse Angie cercando di levarsela da sopra.
"Ma ti rendi conto? Voglio dire, ti ha baciata uno dei ragazzi più carini, più simpatici e più popolari della scuola!" ribatté l'altra mettendosi a sedere accanto a lei sul tappeto e fissandola con entusiasmo, ovviamente non ricambiato. Angie la squadrò scetticamente e poi disse con tono cupo:
"Guarda che ho detto Potter non.." 
"Derek?!" la interruppe Martha con un sopracciglio inarcato.
"Già..." ammise lei con una piccola smorfia e, a proposito di Derek, le venne in mente un altro particolare omesso. "Oh! Quando ero da Hagrid, lui mi ha... fatto capire una cosa..."
"Che ti stai sbagliando su James?" chiese speranzosa Elena.
"NO! E poi da quando lo chiami James?" ribatté la bionda assottigliando lo sguardo.
"Da quando facciamo il corso di chitarra insieme. Sai, è simpatico e secondo me..."
"Voi due perdete sempre di vista il punto fondamentale della questione!" intervenne Martha zittendo entrambe e facendole voltare verso di lei. "Dicevamo: che cosa hai capito di tanto strano e misterioso, Angie?"
La bionda fissò per quanlche istante l'amica davanti a lei e poi abbassando lo sguardo confessò con tono sommesso:
"Credo di piacere a Scorpius."
Un silenzio di tomba scese sulla stanza e Angie dopo alcuni secondi alzò gli occhi sulle due amiche.
"Ah." fu l'unica cosa che Martha riuscì a dire, mentre manteneva la sua posizione sul letto e la fissava con la testa leggermente inclinata e un'espressione incuriosita.
Elena tentava inutilmente di nascondere un sorriso befferdo che le era spuntato sulla faccia.
"Beh?! Che significa, ah?!" protestò immediatamente la bionda fissando alternativamente Martha ed Elena.
"Aspetta Angie, ti traduco io. Vuol dire: Finalmente te ne sei accorta, razza di Troll!" si intromise Elena mettendo una sua mano sulla spalla di Angie.
La ragazza spalancò gli occhi e dischiuse la bocca in un'espressione di puro stupore.
"Ma... Voi lo sapevate già?" chiese allibita.
"Direi che solo tu non te ne eri accorta... Insomma Angie! Ti guarda come se fossi un'opera d'arte, quando entri in una stanza lui sorride come un ebete, e quando vi prendete per mano sembra la persona più felice della terra! Non ci vuole proprio un genio per capirlo!" disse Martha con tono leggermente divertito.
"Ma... ma io..."
"Tu, Angie, hai solo voluto non accorgertene prima! E ti posso capire, perché ora la situazione è davvero... un casino!" aggiunse Martha guardandola con gli occhi marroni pieni di comprensione.
"Sembra una di quelle cose babbane... Le spropopere!" commentò Elena
"Le soap-opere, Ele!" la corresse Martha.
"E io che ho detto?! Comunque, la trama è perfetta!" e detto ciò la mora balzò in piedi al centr della stanza, allargò le braccia con fare teatrale e prese a parlare con tono enfatico: "Le giovane donzella con i capelli biondi si innamora di un bel ragazzo, già promesso a un'altra! Distrutta dal dolore cerca conforto nell'amico, il quale si innamora di lei! Ma non finisce qui! Spunta fuori il nemico della giovane donzella e anche lui si innamora di lei! Così tutti..."
"CHE COSA?" urlò Angelique fissando inorridita Elena, la quale prima si guardò attorno confusa e poi chiese:
"Che ti prende?"
"Tu hai detto che... Che il nemico si innamora di lei... Cioé di me!" disse la bionda fissandola con espressione a metà tra il disgusto e il terrore.
"Oh... Perché non avevi capito nemmeno questo?" chiese Elena aggrottando le sopracciglia e sollevando un lato del labbro superiore sinceramente stupita.
Martha si sbattè una mano sulla faccia.
"No, no, no... Non è così! Ti stai sbagliando!" ribatté velocemente Angie con un nota di isteria nella voce.
"Allora secondo te perché ti avrebbe baciata?" chiese Elena incrociando le braccia sul petto.
"Beh... Per dispetto! Per farmi un torto!" rispose Angie muovendo concitatamente le mani.
"Non si dà un bacio a qualcuno per fargli un dispetto!"
"Ma tu non sai come pensa Potter! Lui di sicuro lo ha fatto solo per darmi fastidio."
"Sei proprio ritardata! Non capisci veramente niente di queste cose!"
"Ah io? Perché tu..."
"Basta! Smettetela!" urlò Martha alzandosi e interrompendo la discussione nascente tra le due un'altra volta. "Angelique, scusa ma te lo devo dire: sei proprio un po' tonta nelle questioni di cuore! Elena, smettila di ficcanasare nella vita sentimentale di Angie!"
"Quindi secondo te chi ha ragione?" chiese a bruciapelo Angie.
"Oh!" Martha perse per qualche frazione di secondo la sua calma stoica e disse con un tono leggermente incerto: "Ehm...  Credo che James ti abbia dato quel bacio perché... Sì ecco... Perché un po' gli piaci!"
Angelique a quelle parole sembrò afflosciarsi come un palloncino bucato.
"Ma perché devo piacere a tutti, tranne che all'unico a cui vorrei piacere?!" chiese a nessuno in particolare sedendosi sul suo letto e fissando il vuoto.
Martha ed Elena si avvicinarono e si misero accanto a lei, una da ciascun lato, la mora le cinse le spalle con un braccio e le disse con tono affettuoso:
"Penso che sia quasi una certezza matematica, il fatto di innamorarsi della persona sbagliata."
Angie fece un sorriso mesto con gli occhi verdi sempre rivolti al vuoto.
"E altre volte ci si innamora di quella giusta senza nemmeno accorgersene..." aggiunse Martha accarezzando i ricci biondi sciolti sulla schiena.
Angie si voltò immediatamente verso di lei e sbattè le palpebre con aria interrogativa.
"Intendo dire che forse, solo forse, Scorpius non ti è del tutto indifferente." rispose alla domanda implicita la rossa con tono cauto.
Angelique inspirò profondamente e spalancò gli occhi. 
Il primo istinto che ebbe fu quello di saltare in piedi e urlare a squarciagola "NO!". Ma passato il secondo di follia la giovane rifletté sulle parole di Martha... A lei piaceva stare con Scorpius, c'era un'ottima complicità, lui era educato e gentile, come ci si sarebbe aspettati solo da un principe delle favole o da un nobile dei tempi antichi. Le piacevano i suoi occhi grigi, all'apparenza tanto freddi e distaccati, ma appena li si imparava a conoscere erano pieni di luce e di gioia. Le piaceva quando sorrideva, forse perché lasciava che i suoi modi impeccabili si sfaldassero nella curvatura delle labbra rosee. Le era capitato ogni tanto di sentire quella sorta di vuoto alla bocca dello stomaco, quando lui le era molto vicino. Che fosse l'inizio di un'inesorabile innamoramento?


Angelique si girò sull'altro fianco, per l'ennesima volta. Non aveva idea di che ore fossero, ma le sembrava di rigirarsi nel letto da un secolo. Non riusciva ad addormentarsi, perché la sua piccola testolina riccioluta continuava a tornare alle parole di Martha. "Forse non ti è del tutto indifferente."
Ovvio che non le fosse indifferente! Era suo amico, non si prova indifferenza per le persone a cui si vuole bene! Ma da lì a dire che ricambiasse i suoi sentimenti c'era un mare di differenza!
E come si fa a capire che ti stai innamorando di qualcuno se non ti è mai capitato prima? Come si fa a non confonderlo con la nausea per aver mangiato troppo cioccolato o con l'eccitazione per una vittoria a Quiddich? Come si sa che non è solo affetto per un amico?
Angie si voltò nuovamente tra le coperte, mentre i suoi piedi restavano incastrati nel lenzuolo verde smeraldo. Con un mugugno di fastidio la ragazza calciò via tutto ciò che la copriva dal gelo pungente dei sotterranei. Le piacevano moltissimo la sua Sala Comune e il suo dormitorio, ma per bacco faceva veramente freddo di notte, nonostante ci fossero sempre i caminetti accesi!
"Angie sembri un animale in gabbia." il sussurro di Martha impastato dal sonno raggiunse le orecchie di Angelique e la fece sentire in colpa.
"Scusami! Non volevo svegliarti!" bisbigliò mortificata la bionda.
"Non importa. Non credo di essermi mai addormentata in relatà, facevi troppo rumore! Perché non riesci a dormire?" Angie sentì il frusciare delle coperte e i passi leggeri di Marta sul granito della stanza.
Angie sospirò mentre nella quasi oscurità  la scorse avvicinarsi al suo letto e accomodarsi su di esso.
"Avanti, ormai sono sveglia!" la incoraggiò l'altra e poi passandosi le mani sulle braccia sussurrò: "Ma che freddo! Mettiamoci almeno sotto le coperte!"
E detto ciò si accostò ad Angelique e la spintonò scherzosamente per farsi spazio nel letto, si sdraiò sul fianco in modo da guardarla. Anche Angie si mise di lato di fronte all'altra e bisbigliò:
"Continuo a pensare a quello che mi hai detto tu."
"Che sei tonta?"
"No! Quello su Scorp... Insomma come posso capire se... se è più di un amico? Sono confusa! Mi piace tanto stare con lui, mi diverto e quando lo vedo triste o turbato vorrei che gli tornasse subito il sorriso! Ma non per questo sono innamorata di lui!" sussurrò Angie tormentando con le dita sottili un lembo del lenzuolo. Marta non parlò per alcuni secondi e poi con tono vago iniziò:
"Mia madre e mio padre si sono conosciuti al Ministero della Magia. Mio padre è uno degli avvocati del Wizengamot, come il papà di Scorp e la zia di Al, per quello che li conosce, mentre mia mamma si trovava in Inghilterra come una specie di ambasciatrice del Ministero della Magia israeliano. Un giorno lui stava portando una pila talmente alta di fascicoli di atti dei processi, che non riusciva a vedere bene dove camminava, così visto che lui è molto alto e mia madre piuttosto bassa, lui le è piombato addosso e l'ha fatta cadere. I fascicoli si sono tutti sparpagliati e non si capiva più nulla! Mio papà le continuava a chiedere scusa e lei gli sorrideva dicendo che non faceva nulla, anzi a un certo punto ha iniziato pure ad aiutarlo con tutti i fogli in disordine. Così sono diventati amici e ogni tanto mangiavano alla pausa pranzo insieme. Mio papà pensava che non ci fosse nulla di più, ma non riusciva a capire come mai una strega tanto bella e apparentemente inarrivabile, fosse invece così alla mano e amichevole con lui! In effetti pensandoci vi somigliate, tu e lui!" e ridacchiò in modo affettuoso. 
"Beh comunque, l'internato al Ministero di mia mamma stava per finire, mancava circa una settimana, e una sera lei gli ha confessato di essersi innamorata di lui e lo ha baciato. Mio padre non capiva più niente e quindi non ha risposti al bacio e non le ha detto niente. Mia mamma pensava che lui non provasse la stessa cosa e quindi se n'è andata. Non si è fatta vedere da lui per tutto il tempo che la separava dalla partenza, mentre lui cercava di rimettere a posto i suoi sentimenti. Il giorno della partenza lui finalmente ha realizzato che anche lui si era innamorato e ha iniziato a correre per tutto il Ministero con la divisa da avvocato sollevata in cerca di mia mamma. Lei dice sempre che la prima cosa che ha pensato, vedendolo comparire nello studio dove c'era la passaporta, è stata che gli avessero fatto un Tarantallegra perché non riusciva a stare fermo un secondo. Mentre le faceva un discorso sconclusionatissimo cercando di dirle che l'amava, continuava a muovere i piedi in modo frenetico!" entrambe risero sommessamente, poi Martha continuò:
"Alla fine del discorso mia madre gli ha detto: -George non ho capito niente! Comunque scusa ma ora devo andare a casa!- e ha fatto per voltarsi e prender la passaporta in mano, ma lui l'ha trattenuta e l'ha baciata. Davanti a quattro impiegati del Ministero!" Martha si interruppe e si accocolò meglio nelle coperte. 
"E poi?" chiese Angie con tono impaziente.
"Beh, poi hanno fatto sei mesi divisi tra Inghilterra e Israele e alla fine mia mamma si è trasferita qui. Si sono sposati, sono andati a vivere nella villa dei miei nonni e sono nata io. Banale come una favola babbana!"
"Mmm... E io che cosa centro?" chiese Angie fissando curiosa l'amica.
"Tutto questo era per dirti che non sempre i nostri sentimenti sono chiari sin dall'inizio! A volte sappiamo subito che cosa proviamo per qualcuno, ma altre volte sono solo le situazioni estreme, come il rischio di perderlo per sempre, che ci sbloccano e ci fanno capire! Forse tu hai solo bisogno della spinta giusta per capire che legame hai con Scorpius."
"Ma da dove la tiri fuori tutta questa esperienza?" chiese sinceramente sconvolta Angie.
Martha fece una risata sommessa e la osservò per qualche istante, poi la bionda chiese:
"E tu?"
"Io che?"
"Che cosa provi per Al?"
Angelique avrebbe giurato che le guance di Martah fossero diventate tanto rosse da potersene accorgere anche al buio.
"Pensavate che fossi completamente tocca, eh?! Invece, guarda caso, ho pure io degli occhi e un cervellino!" commentò Angie punzecchiando il fianco dell'amica.
Ma Martha continuava a stare in silenzio e giocherellava con una ciocca, arrotolandosela attorno all'indice.
"Eh dai! Io ti ho spiattellato tutta la mia vita privata! Almeno rispondi alla mia domanda."
Martha fece un pronfondo respiro e poi sussurrò con voce flebile:
"è un po' difficile... Mi piace, ma... Ma non voglio che lui lo sappia, altrimenti mi guarderebbe in modo diverso e l'amicizia sarebbe rovinata. Capisco Scorpius che non ha voluto parlarti, è brutto da dire... ma la paura di essere rifiutati è più forte della voglia di essere ricambiati!" 
"Parola mia donna, sei la reincarnazione di un Buddha tanto sei saggia!" disse Angie dopo qualche secondo di riflessione sulle parole della ragazza. "Ma dove le hai imparate tutte queste cose?"
"Boh... Dai romanzi rosa di mia mamma forse!"
E con un'ultima risata sommessa, per non svegliare l'altra compagna di dormitorio, si rilassarono entrambe e poco dopo scivolarono in un sonno profondo.
La mattina seguente, dopo aver svegliato Elena con enorme fatica, avevano aspettato i ragazzi al tavolo di Serpeverde. I tre maschi sembravano veramente stupiti che Angie non fosse scappata alla loro vista, ma si fosse fermata a far colazione. Così lei aveva chiesto scusa a tutti quanti per il suo comportamento degli ultimi giorni, dicendo di essere stata scossa da quello che era accaduto domenica e di essersi preoccupata molto per le uova di fenice.  Ovviamente era stata perdonata di buon grado, ma durante il corso della giornata Angie aveva avuto la sensazione che Scorpius la tenesse a distanza.
E il pensiero che il loro rapporto si fosse incrinato irrimediabilmente l'aveva gettata nel panico.


"James? James?" La mano che gli sventolava davanti alla faccia gli fece mettere a fuoco nuovamente l'ambiente attorno a sé. 
"Che vuoi Ali?" chiese svogliatamente alla ragazza che gli sedeva di fianco.
"Niente! Ti eri imbambolato! Ah, sta finendo la crostata!" rispose serenamente l'altra.
Ma lo sguardo di James Potter non era stato per nulla perso nel vuoto, aveva colto per tutta la cena i movimenti al tavolo di Serpeverde e li aveva esaminati attentamente, così come aveva fatto per tutta la settimana. Aveva studiato il comportamento di Gigì, che scappava dalla sala non appena vi aveva messo piede, e quello dei suoi amici, che invece sembravano molto confusi. Ma quella sera c'era qualcosa di diverso, lei aveva cenato con tutti, aveva sorriso e riso con loro di nuovo, sembrava tornata la solita Angelique.
A quanto pareva lei era riuscita a dimenticare facilmente la Torre di Astronomia, mentre lui riportava continuamente i propri pensieri  alle sue labbra, calde e morbide, al suo profumo delicato, gli sembrava di avere ancora le narici piene di lavanda e camomilla, e al suo sorriso. Ed era il ricordo di quel sorriso a tormentarlo, così sincero, grato e fiducioso che il pensiero di non vederlo mai più indirizzato a sé gli faceva davvero male. 
Aveva sbagliato tutto con lei.
E lo aveva realizzato non appena lei aveva sbattuto dietro di sé la porta dell'osservatorio. Aveva sbagliato a farle tanti scherzi, aveva sbagliato a punzecchiarla sempre, aveva sbagliato persino quando aveva cercato di farla ridere dopo avrla riempita di piume fucsia, e aveva sbagliato di grosso nel baciarla.
Forse col tempo avrebbe avuto l'occasione di rimediare agli errori, anche se Gigì non sembrava una ragazza propensa a cambiare facilmente idea sulle persone.


Quando Angie aveva preso in prestito Il canto della vita, non aveva considerato il fatto che un paio di mesi di lezioni di latino non avrebbero mai potuto fornirle le nozioni necessarie per leggere in tranquillità il testo. Così quando venerdì sera dopo l'allenamento di Quiddich aveva tentato di tradurre il testo, era stata presa da uno sconforto tale, nel rendersi conto che sapeva forse un quarto delle costruzioni grammaticali e dei tempi verbali, che ci era voluta una buona mezzora per convincerla a non buttarsi nel Lago Nero.
"Dai ti aiutiamo noi!" propose Elena con insolito entusiasmo.
"Ma cosa proponi tu, che poi ti addormenti sui libri?" protestò Martha allargando le braccia con fare esasperato.
"è che mentre sono sveglia mi diverto a vedervi impazzire!" rispose Elena scollando le spalle con un sorriso malandrino.
"Allora come ci organizziamo?" chiese Scorpius senza guardare Angie negli occhi ma facendo vagare lo sguardo tra i presenti. 
"Forse è meglio che tre prendano i vocabolari e due i libri di grammatica, mentre Angie legge!" propose Martha alzandosi e avviandosi verso la sua stanza per recuperare i libri. 
"Aspetta, ti vengo a dare una mano!" si propose immediatamente Albus seguendola.
Elena si avvicinò al caminetto e con l'attizzatoio si mise a scuotere i carboni ardenti, subito le fiamme verdi presero nuovamente vigore. La mora dopo qualche attimo si voltò verso i compagni e disse con tono allegro:
"Lo sapete che dal fuoco incustodito possono nascere degli Ashwinder?"
"Da-da-davvero?" chiese Berty avvicinandosi anche lui al fuoco e guardandolo leggermente sospettoso.
"Oh sì! Poi depongono le uova e quando queste si schiudono danno fuoco alla casa!" rispose la ragazza con un tono inspiegabilmente gaio.
Mentre Berty ed Elena si lanciavano in una discussione appassionata sugli Ashwinder, Angie raccolse tutto il poco coraggio di cui si sentiva dotata e si avvicinò a Scorpius.
Quando il giovane se la trovò davanti, così vicina, non potè far a meno di guardarla negli occhi.
"Scorp... Sei arrabbiato con me?" chiese la giovane fissando le sue iridi grigie e impenetrabili.
"No." rispose Scorpius senza utilizzare un tono secco o scocciato, ma per Angie quel distacco nella voce era peggio di un pugno. Lei deglutì e si fece coraggio nuovamente chiedendo:
"Allora perché è tutto il giorno che mi eviti e non mi guardi negli occhi?"
Il giovane Malfoy si riscosse leggermente dallo stato di gelida cortesia che le aveva riservato tutto il giorno e sbattendo un paio di volte le palpebre rispose:
"Perché visto che tu mi hai ignorato completamente per giorni, ho pensato di facilitarti il compito."
"Ma io non ignoravo te! Ehm... Evitavo tutti! Volevo stare da sola..."
"Oh... Non avevo capito... Credevo... Beh, che mi evitassi perché pensavi che centrassi qualcosa con Nott e Goyle." ammise Scorpius abbassando lo sguardo in soggezione.
"Assolutamente no!" rispose Angie con tono accorato, senza nemmeno accorgersene prese una mano di Scorpius e la strinse tra le sue. "Io... mi dispiace tanto! Mi puoi perdonare per aver fatto l'idiota?" chiese con un mezzo sorriso sulle labbra, conscia di essere già stata scusata.
Scorpius la guardò con gli occhi grigi nuovamente limpidi e sorridenti.
"Ma certo." le disse con un sorriso sincero e le mise dietro l'orecchio un riccio, che le era sfuggito dal cerchietto.
Mentre il ragazzo tratteneva tra le dita i suoi capelli, Angie provò nuovamente quella strana vertigine alla bocca dello stomaco che la prendeva tutte le volte in cui lui le era così vicino o la sfiorava.
"Abbiamo i libri!" esclamò Martha ricomparendo nella Sala Comune.
I due biondi immediatamente si allontanarono, interrompendo il contatto visivo tra di loro, e raggiunsero Martha ed Albus che avevano occupato un tavolo. Pur essendo venerdì sera la Sala Comune di Serpeverde era abbastanza vuota, non che fosse mai particolarmente affollata, o sicuramente nulla a confronto con quella di Grifondoro. Le serpi erano molto più asociali solitarie, preferivano dunque una Sala Comune silenziosa e tranquilla, invece di un stanza piena di urla, articoli de I Tiri Vispi e Potter che continuava a fare scherzi a tutti!
I sei ragazzi si divisero con Elena, Albus e Scorpius ai vocabolari, mentre Martha e Berty furono assegnati ai libri di grammatica, essendo i più studiosi e i più precisi.
"Bene! Salviamo questi pulcini!" disse con entusiasmo Elena e aprì a casaccio il vocabolario fissando la pagina con estrema concentrazione.
"Oh... Ehm... Il pulcino." disse con voce mesta Angie.
"Come?" urlò Albus strabuzzando gli occhi.
"Sì... Ho fatto l'incantesimo che ha trovato tu, Ele, e..." Angie si interruppe e scosse la testa piena di tristezza e delusione: "Una delle due uova era morta... E anche l'altra sta diventando molto debole... Io non so più che fare!"
"A-a-allora dob-b-biamo sbriga-a-arci!" disse Berty con espressione decisa e spinse verso la bionda il tomo enorme.
La ragazza prese un profondo respiro e annuì.
"Secondo me è meglio tradurre l'indice e poi decidere quali capitoli ci possono essere utili." propose Angie dopo aver studiato per qualche istante le prime pagine. Tutti quanti annuirono e si dichiararono favorevoli a questa tattica.
Solo per tradurre tutto l'indice impiegarono circa un'ora e alla fine avevano selezionato tre capitoli che erano Modus vivendi aliquorum avium, De nascita animalium, Cyclum vitale, ovvero Il modo di vivere di alcuni uccelli, sulla nascita degli animali e il ciclo vitale.
"Iniziamo dal quello sugli uccelli?" chiese Martha.
"Sì allora...Oh ma guarda, ci sono anche i titoli ai paragrafi! Molto bene..." dise Angie poi iniziò a borbottare mentre sfogliava le pagine consunte e ingiallite: "Augueris, avis mortis, meglio di no... Diricaulum, sine alis nimiae plumae, ahahah è troppo peloso!"
"Angie concentrati!" la rimproverò Albus.
"Scusate! Ehm... Draco, imperator avium bla bla... Fuoperum, magnificentia colorium... Gryps, Al che cos'è questo?"
"Un attimo..." rispose il moro sfogliando velocemente il vocabolario e dopo qualche secondo disse trionfalmente: "Ah, il grifone!"
Angie storse la bocca in una smorfia di mezzo disgusto e poi proseguì nella ricerca:
"Hippogryps, non ci siamo...Eccola, Phoenix, regina coeli ! è lei! Bene iniziamo." esultò Angie e iniziò a leggere con qualche difficoltà data la grafia elaborata e le lettere leggermente sbiadite.
Lavorando in squadra Angie poté notare come in realtà il latino utilizzato da Lord Adso Belbyson, autore del volume, non fosse eccessivamente complesso, ma comunque molto difficile per loro. Martha e Berty facevano i salti mortali per trovare le parole delle declinazioni che ancora non avevano studiato o i tempi verbali a loro ignoti. Angie scriveva tutta la traduzione, appuntando anche le parti su cui non erano sicuri.
"Prova un po' a rileggere l'ultima frase Angie!" ordinò Martha spostando i capelli indietro con un gesto impaziente, era davvero concentratissima!
"Allora... Nel tempo la loro indipendenza non diminuisce, disperdendo piume col vento di suo rosso... Uhm...Mi sa che non ha molto senso." disse la bionda corrugando la fronte.
"Lo so! Maledizione!" urlò Martha sbattendo la piuma sul tavolo.
"Non perdiamo la calma! Angie sei sicura di aver letto bene la frase?" disse Scorpius sporgendosi verso Angie per leggere sul libro.
Mentre compiva questo movimento Angie si ritrovò a pochi centimetri dalla pelle del suo viso e del suo collo. Era candida e uniforme come una distesa infinita di neve, aveva un profumo noto per Angie, che lo avrebbe riconosciuto ad occhi chiusi. Avrebbe tanto desiderato appoggiarsi all'incavo formato dalla clavicola e dalla spalla e inspirare quell'odore famigliare e semplice. Il cuore di Angelique iniziò ad accelerare il battito mentre respirava il profumo di Scorpius.
"Ah-ah! Ecco l'errore!" esultò Scorpius puntando il dito sulla pagina e Angie sussultò risvegliandosi dalle sue elucubrazioni, ma il biondo non se ne accorse neppure e continuò: "Non hai letto neque e qui abbiamo fatto confusione... Secondo me è: E non disperdendosi al vento come le sue piume rosse!"
"Sì può darsi..." borbottò Martha leggermente contrariata di essere stata battuta nella traduzione.
"A me piaceva disperdendo piume col vento di suo rosso... Era più originale! Non lo possiamo lasciare?" chiese Elena sorridendo smagliante.
"NO!" risposero tutti in coro.
"Mamma mia, che brutti caratteri!" borbottò la mora incrociando le braccia al petto e imbronciandosi.
Il lavoro di traduzione fu lungo e veramente molto faticoso. Con le teste che scoppiavano e la frustrazione alle stelle, finirono verso l'una di notte tutto il paragrafo riguardante le fenici.
"Mi si incrociano gli occhi... Forse sto diventando mezzo cieco come mio papà!" disse Albus massaggiandosi le palpebre.
"Forse dovremmo solo andare a dormire..." disse Elena e fece uno sbadiglio degno di un leone.
"Metti una mano davanti alla bocca! Ti si vedono anche le tonsille!" la rimproverò Martha coprendole la bocca con la sua mano. 
"Penso che Ele abbia ragione... Volete rileggere tutta la traduzione?" chiese Angie sollevando la pergamena su cui aveva scritto.
I presenti si limitarono ad annuire troppo stanchi per rispondere.
"Dunque... La Fenice o Regina dei Cieli, è uno degli animali che amo di più. Ritengo che il mio libro sarebbe incompleto senza alcune nozioni su questo uccello nobilissimo e di bellezza impari. No scusate, impareggiabile
Nota in tutto il mondo per la sua forza, la sua indipendenza e la sua capacità di sparire quando preferisce. Pur legandosi occasionalmente agli esseri umani, nel tempo la sua indipendenza non diminuisce e non disperdendosi al vento come le sue piume rosse. Si dice che i maschi delle fenici abbiano le piume nere con sfumature rosse, ma essendo che nessuno ha mai visto due fenici in amore non abbiamo dati certi! 
Dei piccoli si hanno pochissime e nebulose informazioni, come era solito ripetere il mio collega e amico Sir Gordon Duchanne -Gli animali del cielo resteranno un mistero per gli animali di terra-. L'addestramento è difficile e richiede grande pazienza e grande amore per questi animali
."
E con sospiro concluse la lettura. Un altro buco nell'acqua! Angelique si sentiva pizzicare gli occhi per la frustrazione e la delusione. 
"Tanto vale arrendersi! Non riuscirò mai a far schiudere l'uovo! E il pulcino morirà e io non avrò mantenuto la mia promessa e Hagrid sarà tristissimo!" sbottò Angie piena di rabbia e con una mano fece un movimento furtivo per asciugarsi una lacrima all'angolo dell'occhio destro. Nessuno disse niente, e lei, presa dallo sconforto, in un gesto di stizza spinse il libro lontano da sé verso Berty ed Elena.
Dopo alcuni secondi Berty si schiarì la voce e chiese:
"Che-che-che cos'è ques-s-sto?"
Angie, che nel frattempo aveva nascosto il viso tra le mani, alzò lo sguardo immediatamente e osservò il punto che Berty stava indicando con l'indice.
"Dove?" chiese sporgendosi sul tavolo per poter vedere meglio.
"Qui, guarda. è un po' sbiadito, ma si riesce a vedere!" le disse Elena, girando nuovamente il libro verso di lei e lasciando il dito puntato su una striscia color seppia.
"è vero! Sembra un appunto..." sussurrò Angie avvicinando il libro e aggrottando le sopracciglia. Assottigliò lo sguardo cercando di capire che cosa ci fosse scritto.
"Limis?" propose Scorpius che stava guardando anche lui incuriosito.
"Mmm... Non credo... Sembra più Imbis." ribatté Angie inclinando un po' il capo. Martha, Elena e Berty, che sedevano dall'altro capo del tavolo, si misero dietro di loro e iniziarono a studiare anche loro l'appunto.
"No, è Ignis! Il fuoco!" quasi urlò Albus indicando la parola.
"Sì... Sì, hai ragione!" disse Angie con un po' di speranza nella voce.
"Dopo è sicuramente un Est!" disse con sicurezza Martha.
"Est ru-ruralis?" propose Berty con espressione poco convinta.
"Forse è vitalis..." mormorò Scorpius e Angie quasi saltò in piedi.
"Sì! Ignis est vitalis!" urlò contenta. I ragazzi attorno a lei sorridevano esitanti, ma non condividevano tanta esaltazione.
"Mmm... Hai capito che cosa vuol dire?" chiese un po' dubbioso Albus.
"No, non ancora! Ma sono sicura che è importante!" disse con fermezza Angie e per qualche secondo credette seriamente alle proprie parole.
"Di sicuro... Ma per che cosa è vitale il fuoco? E poi vitale perché dà vita o perchè è di vitale importanza? E per che cosa è di vitale importanza?" domandò Martha con un sopracciglio inarcato e un'espressione estremamente concentrata.
"Ci sto arrivando." borbottò Angie rabbuiandosi all'istante.
"Arrivaci a letto per favore! Non ce la faccio più!" gemette Elena stropicciandosi gli occhi.
Così i ragazzi si augurarono la buonanotte e si separarono diretti ai due dormitori.
Angie pensava che le sarebbe toccata un'altra notte insonne, piena di agitazione e di ansia, ma non appena si fu infilata sotto le coperte, un dolce torpore si impossesò dei suoi arti e senza accorgersene si addormentò.


Stava correndo di nuovo nella Foresta Proibita, solo che non c'era la pioggia, era tutto avvolto dall'oscurità e i rami degli alberi imponenti le graffiavano il viso, le pungevano le gambe e le braccia. 
Ma doveva continuare a correre! Doveva arrivare in tempo!
Correre, correre nonostante gli ostacoli, nonstante la fatica, correre nonostante il dolore.
Poi davanti a lei una luce abbagliante, una punto luminoso che volava sopra una radura e rendeva meno impenetrabili le tenebre. Era una luce calda e promettente, Angie sapeva che doveva raggiungerla!
Corse più forte e finalmente arrivò vicina alla luce, ma si accorse che non era solo un globo luminoso. Era un uccello in fiamme! Un uccello con una lunghissima coda elegante che emetteva ogni tanto un verso acuto e continuava a volare nel cielo privo di stelle.
L'uccello di fuoco si bloccò a mezz'aria e poi si lasciò precipitare verso il suolo, appiattendo le ali al corpo per essere più veloce nella sua picchiata.
Angie corse verso di lui per impedire che si schiantasse al suolo, ma quando stava per raggiungerlo l'uccello toccò il suolo ed esplose in turbine di fiamme.
Il fuoco avvolse Angie, i suoi vestiti si sfaldavano tra le fiamme, ma lei non bruciava, era solo un dolce alito di vento caldo sulla pelle. Era piacevole come sdraiarsi al sole dopo aver fatto il bagno nel mare.
Poi nel calore delle fiamme Angie udì dei sussurri. Faceva fatica a concentrarsi perché il torpore cercava di distrarla portandola all'abbandono dei sensi, ma lei voleva sentire!
Lottò contro sè stessa e finalmente distinse un sussurro:
"Creature del fuoco..."
Poi un altro molto più forte: "Dal fuco incustodito nascono..."
E l'ultimo che le venne urlato con violenza nelle orecchie tanto da farle male:
"Ignis est vitalis..."
Poi le fiamme divamparono senza controllo e iniziarono a bruciare la sua pelle. Le faceva male, andava a fuoco e il dolore era insopportabile. Non riusciva più a trattenere le urla, quindi gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni per la sua carne che andava a fuoco. 
"Angelique" un sussurro nuovamente, che la cercava nell'accecante dolore delle fiamme.
"Angie!" la voce era più vicina e voleva aiutarla. 
La voce avrebbe fatto smettere il dolore...Era vicina!
"ANGELIQUE!"

"Ahhhh!" Angelique urlò nuovamente svegliandosi e tirandosi a sedere.
Aveva il fiato corto come se avesse appena corso, la camicia da notte le si era incollata al petto e alla schiena per il sudore. Sentiva contemporaneamente freddo e caldo in tutto il corpo.
"Angelique." la chiamò Elena prendedola per un braccio. Ma la bionda ancora sconvolta per il sogno appena fatto, si divincolò dalla presa dell'amica urlando terrorizzata.
Angie rannicchiò le gambe al petto e cercò di regolarizzare il respiro, ma tutte le volte che chiudeva gli occhi le sembrava che le fiamme tornassero ad avvolgere il suo corpo.
"Angie..." la chiamò dolcemente Martha e le fece una carezza leggera sui ricci biondi.
Angelique alzò finalmente lo sguardo e individuò le due ragazze davanti a sé. Erano sedute ai piedi del suo letto e la guardavano piene di preoccupazione. Le candele della camera erano tutte accese, segno che le aveva svegliate già da un po'.
"Incubo..." sussurrò lei con la bocca asciutta e la gola che bruciava. 
"Urlavi come se ti stessero torturando..." mormorò Elena con tono insolitamente grave.
Angie annuì distrattamente e si alzò in piedi per andare a bere in bagno. Riempì fino all'orlo un bicchiere e se lo scolò d'un fiato, poi ne riempì un altro e lo sorseggio con più calma. Mentre l'acqua scendeva nella sua gola e poi lungo l'esofago riportando la calma nel suo corpo, Angie cercò di ricostruire l'incubo. Ricordava chiaramente il dolore provato mentre le fiamme bruciavano la sua pelle e la sua carne, ma prima era tutto estremamente confuso. 
Le fiamme... Qualcosa andava a fuoco prima di lei... Qualcosa che volava, che lei aveva inseguito... Un uccello! Ecco un uccello che volava e che poi era esploso dando vita ad un incendio. E all'inizio le fiamme non facevano male, ma dopo che aveva capito i sussurri le fiamme avevano iniziato a ferirla.
I sussurri... che cosa dicevano?
"Angie tutto bene?" chiese Elena entrando in bagno con gli occhi verdi colmi di preoccupazione.
"Sì, cercavo di ricordare... Mi sembra tutto un po' sfuocato!" ammise Angie passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
"Mentre urlavi a un certo punto hai bisbigliato una cosa..." disse Elena scrutando attentamente le reazioni della bionda.
"Che cosa?" chiese immediatamente Angie.
"Dicevi...Serve il fuoco... Lo hai ripetuto un paio di volte."
Il bicchiere che stringeva tra le dita le scivolò via come se fosse stata sabbia e si infranse in mille pezzi sul marmo nero del bagno.
"Angie!" urlò Elena, credendo che l'espressione allibita sul volto della ragazza e l'estremo pallore fossero il preludio ad uno svenimento.
Ma inaspettatamente sul volto di Angie si formò lentamente un sorriso e la ragazza sussurrò con tono estasiato:
"Ignis est vitalis!"
"Va tutto bene?" chiese Martha comparendo sulla soglia del bagno.
Angie non rispose ma guardò le due amiche con un'espressione ardente e determinata che le avevano visto raramente. E dopo attimi che parvero infiniti, disse con tono fermo:
"Forse so che cosa fare." 

 

 

Nota personale:
Tada-dan! Suspance per un po' mie care! Non è perfidia lo giuro, è mancanza di tempo per fare tutto quello che vorrei! -.-
Che ne dite? Lo so che il ritmo è molto lento all'inizio, ma non sono potevo evitare tutta la parte di spiegazione sui sentimenti e le emozioni di Angie, sarebbe stato come saltare a piedi pari tutte le conseguenze dei due capitoli precedenti! 
Quindi se dovesse essere palloso oltremodo mi scuso con tutte voi! Dal prossimo ricomincia l'azione!
Piccola spiegazione sul libro in latino: Ho modificato i nomi degli animali per farli sembrare latinizzanti, visto che nel Rinascimento si erano tanto invasati col latino che provavano a latinizzare tutto quando scrivevano! E spero di non aver fatto errori di declinazione, nonostante 5 anni di classico non mi ricordo quasi più nulla!
Il nome dell'autore de Il Canto della vita è in onore di Adso da Melk, il giovane novizio de "Il nome della Rosa", romanzo bellissimo che consiglio vivamente!
Per il sogno di Angie ho preso spunto da quello di "Il Trono di Spade" che fa Daenerys, quando il fuoco del drago la avvolge, ma al posto che bruciarla la rende più forte e le dà energia.
Ringraziamenti speciali per:
Delta_Mi, che è stata la prima a recensire il 14. Cescapadfoot che mi ha scritto delle cose molto carine. Sono_un­_unicorno, sempre gentilissima e costante nel leggere e recensire subito! Ayumi Edogawa che ha particolarmente gradito il bacio tra Gigì e Jessy. Daylise che mi ha scritto delle cose bellissimissime e mi ha reso molto orgogliosa! Cinthia988 che mi ha persino aggiunto agli autori preferiti. Martina87 e Astoria McCartney che mi hanno fatto sorridere nel gufare contro Scorpius! E Fleur_Da che recensisce ogni capitolo che legge, sei adorabile!
Grazie grazie grazie a tutte voi! Siete fantastiche!
Baci a tutti i miei silenziosi ma sempre in crescita lettori.
Bluelectra

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Cap.16 Beauty from ashes ***


Cap.16 Beauty from ashes.


Angelique si precipitò fuori dal bagno, cercando di evitare tutte le schegge di vetro sparse sul pavimento, e si diresse decisa al proprio letto. Si infilò la vestaglia di fretta, e stava per spalancare la porta della stanza, quando Elena le urlò sconvolta:
"Si può sapere che ti prende ora?"
“Devo andare da Hagrid!” esclamò Angie.
“Ma sono le quattro del mattino, Angie!” rispose Martha indicando la sveglia sul suo comodino.
“E sei scalza!” aggiunse Elena osservando i piedi nudi contro la pietra del pavimento.
“Oh…” rispose stupita la bionda e con passo incerto si diresse verso il suo letto.
“Non so che fate voi altre, ma mancano ancora due ore e ventisei minuti alla fine del coprifuoco! Quindi io torno a dormire…” borbottò Elena rituffandosi nelle coperte e barricandosi sotto di esse come se fosse stata un baco da seta.
“Stai bene?” chiese Martha avvicinandosi ad Angie e scrutandola con fare critico.
“Sì, tutto bene. Forse dovrei farmi una doccia.” Mormorò l’altra guardando la camicia da notte incollata alla pelle per il sudore causato dall’incubo.
“Hai detto di aver capito come fare…” iniziò la rossa, ma Angie mosse una mano interrompendola e disse:
“Ti spiegherò tutto dopo, ora devo rimettere in ordine le idee! Ma forse… forse siamo vicini!” e si incamminò verso il bagno con aria assorta.
Non appena la porta si fu chiusa dietro di lei Martha disse ad alta voce:
“Attenta…”
“Ahiaaa!”
“Alle schegge…” mormorò infine scuotendo il capo e rimettendosi a letto a sua volta.
 
 
Angelique, vestita di tutto punto, batteva con insistenza il pugno contro la porta della capanna.
“Hagrid? Ehi Hagrid?” chiamò con tono squillante. Eppure dall’interno non proveniva alcun suono.
Si girò verso gli amici con uno sguardo leggermente colpevole.
“Ehm… Forse è uscito…” mormorò sistemandosi meglio nella sciarpa attorno al collo.
“Ma porca miseria, Angie! Non potevi aspettare un’ora?!” brontolò Albus accasciandosi sui gradini che conducevano all’entrata della capanna.
Angie si morse il labbro inferiore senza sapere che cosa rispondere e osservò i suoi compari che sostavano davanti alla capanna, mentre il sole iniziava la sua salita verso il cielo.
Elena aveva la testa appoggiata sulla spalla di Martha e sembrava essersi già riaddormentata; le palpebre di Martha continuavano a calare lentamente per aprirsi di scatto. Berty si guardava attorno con  l’aria di uno che non sapeva sinceramente se fosse ancora un sogno, o se si fosse fatto davvero trascinare fuori dal letto alle sei e mezza di sabato. L’unico presente e attento sembrava Scorpius, ma forse, si disse Angie, i Purosangue venivano educati a svegliarsi a qualsiasi ora e avere un aspetto impeccabile.
“Potresti almeno dirci che cosa vuoi fare a quel povero pulcino?” chiese Albus torcendo il busto verso di lei con fare un po’ scontroso.
Angie non si offese per il tono, sapeva che Al aveva una concreta difficoltà a scendere dal letto, forse quasi quanto Elena!
“Uhm… Sì, anche se non sono sicura… Credo, ma è solo un’ipotesi, che forse potrebbe…”
“Angelique, per favore… Vai al punto!” mugugnò Elena aprendo gli occhi.
“Scusate… Dicevo che forse per far schiudere l’uovo ci serve il fuoco.” Disse Angie e poté osservare come tutti e cinque, a quelle parole, si svegliarono improvvisamente.
“In che senso?” chiese Scorpius corrugando leggermente la fronte.
“Letteralmente! Credo che si debba gettare l’uovo tra le fiamme…” rispose lei con tono incerto e un silenzio di stupore calò sul gruppo. Il primo a romperlo fu Berty che sembrava nuovamente cosciente.
“E co-come ci sei a-a-arrivata?”
“Oh… Ehm…Io l’ho sognato!” ammise lei nascondendo il naso nella sciarpa per attenuare il gelo che le stava paralizzando la faccia.
“Mi stai dicendo che ci hai svegliati tutti quanti e che stai per rischiare la vita del pulcino, per un sogno?” domandò Albus guardandola con gli occhi spalancati.
Angie deglutì e disse con voce flebile:
“Esattamente.”
Al arricciò le labbra e poi annuì dicendo:
“Ci sta effettivamente.”
Un sorriso comparve sulle labbra di Angie e le venne voglia di abbracciare stretto l’amico. Sapeva sempre che cosa dirle.
“E voi che cosa ci fate qui?” una voce poderosa li fece sobbalzare tutti e si voltarono verso l’orto, il punto da cui era giunto il suono.
“Hagrid!!!” urlò Angie entusiasta e scese con un balzo i gradini, per poi corrergli in contro.
“Angie, sono le sette!” disse stupito Hagrid.
“Lo so, lo so! Ma forse so come far schiudere l’uovo, Hagrid!” ribatté lei mettendosi dietro l’orecchio una ciocca bionda sfuggita allo chignon.
Il guardiacaccia allargò gli occhi e dischiuse la bocca stupito, ma la richiuse quasi subito e si passò una mano sulla barba ispida.
“Mi ci stai prendendo in giro?” chiese poi dopo qualche istante di meditazione.
“No! Anche se le mie sono solo ipotesi…” ma Angie venne interrotta dall’arrivo di Elena.
La mora guardava con stupore e ammirazione Hagrid, poi prese una delle enormi mani del mezzo-gigante con entrambe le proprie e la scosse con vigore, riuscendo appena a muoverla.
“Tanto piacere signore! Io voglio diventare come lei da grande!” gli disse estasiata.
Angelique e Hagrid si scambiarono uno sguardo perplesso, mentre la mora continuava ad osservarlo rapita e gli scuoteva la mano in alto e in basso.
“Ehm… Ele?” la chiamò Angie poggiandole una mano sulla spalla, ma l’altra non la degnò nemmeno di uno sguardo e continuò a parlare con Hagrid, con tono entusiasta:
“Lei fa il lavoro più incredibile della Terra! Insomma gli animali rari e pericolosi, la Foresta Proibita e…” lasciò la mano di lui per muovere concitatamente le braccia attorno a sé e indicare l’ambiente, poi proseguì: “Tutto questo! È troppo bello!”
Ad Angie sembrò che sulle guance di Hagrid si fosse affacciato un lieve rossore, ma in mezzo a tutti quei peli non era facile capire! Comunque il guardiacaccia con tono gongolante rispose:
“Grazie mille! Come ti chiami?”
“Elena, signore!”
“Piacere io sono Rubeus Hagrid.”
“Bene bene, ora che ci conosciamo possiamo entrare? Abbiamo una vita da salvare!” si intromise Angie tirando per una manica il guardiacaccia.
Si avvicinarono alla capanna e quando Hagrid vide che c’erano altre persone ad aspettarlo sul suo volto passò un’espressione indecifrabile. Angie si affrettò a scusarsi:
“Oh scusami Hagrid! Li ho fatti venire io… Sai mi hanno aiutata moltissimo e mi dispiaceva che non ci fossero quando l’uovo…” ma lui la interruppe con un gesto della mano e un sorriso sulle labbra.
“Stavo pensando solo ai casi della vita, Angie!” disse sempre con quell’espressione criptica. “Una volta un Serpeverde non si sarebbe nemmeno avvicinato a casa mia, probabilmente se avesse potuto ci avrebbe dato fuoco. E ora invece… eccovi qui, a cercare di salvare un pulcino e dirmi delle cose gentili.” Il sorriso si allargò sul suo volto.
 
 
“Sei pronta Angie?” chiese Hagrid con un cipiglio serio e concentrato.
Il cuore le batteva forte e le mani le stavano tremando impercettibilmente per la tensione. Avrebbe voluto urlare che no, non era pronta e che non lo sarebbe stata mai. Era stato facile pensare di mettere il suo pulcino tra le fiamme, ma ora che tra le dita stringeva il guscio rosso e doveva gettarlo tra le braci, non riusciva a muovere un muscolo.
Angelique deglutì e si guardò attorno ancora una volta. Erano tutti alle sue spalle e non sembravano meno agitati di lei, fissavano intensamente il fuoco e aspettavano una sua mossa. Angie incrociò per un istante le iridi grigie di Scorpius ma non si soffermò, lei ne voleva un altro paio in quel momento, del suo stesso identico colore.
Albus alzò lo sguardo come se lei lo avesse chiamato e finalmente si guardarono negli occhi. Angie scosse impercettibilmente la testa e sentì un moto di panico irradiarsi nel suo corpo. Non ce la faceva. Non riusciva ad affidare la vita di quell’uovo, a cui si era tanto affezionata, ad un suo sogno.
Al si face avanti e si inginocchiò accanto a lei. Le prese le mani tra le sue e le strinse deciso.
“Insieme?” le chiese con un sorriso incoraggiante.
Angelique si morse con forza il labbro inferiore e fissò intensamente l’amico. Nei suoi occhi e nel suo volto campeggiavano una convinzione e una fiducia che la stupirono davvero. Albus si fidava di lei! Non dubitava che quella follia avrebbe portato dei risultati.
Così, rincuorata dallo specchio dei suoi stessi occhi, annuì decisa.
Albus prese le tenaglie e afferrò l’uovo dai palmi di Angie, la quale poi coprì le mani di Al con le proprie e insieme posero il pulcino di fenice al centro del fuoco.
Per alcuni secondi non accadde nulla e in quel breve lasso di tempo il cuore di Angie scivolò nella disperazione, pensando che avesse appena causato la morte dell’ultimo superstite della nidata.
Ma proprio quando stava per scoppiare a piangere, una vampata enorme si generò nel camino e costrinse entrambi i ragazzi ad alzarsi e allontanarsi prima di scottarsi.
“Oh…” sussurrò Elena sgranando gli occhi.
Il fuoco era aumentato in modo stupefacente e continuava a bruciare con energia inaudita, tanto che le lingue di fuoco minacciavano di uscire dal camino. Tutti i presenti, in religioso silenzio, osservano quella forza della natura portare a termine il proprio compito e si chiedevano se alla fine della vampata avrebbero trovato solo braci o una piccola creatura.
Angie si sentiva sull’orlo di un abisso, era divisa tra un folle entusiasmo e un vero terrore per quello che sarebbe successo di lì a poco. Così con la mano destra cercò quella di Scorpius e quando la trovò, abbandonata lungo il fianco, la strinse con forza, incapace di parlare o agire altrimenti. Sentì le dita del ragazzo intrecciarsi e rispondere tacitamente alla sua richiesta di starle accanto.
Attesero alcuni minuti che il fuoco diminuisse, ma non accadde, le fiamme si spensero all’improvviso esattamente com’erano divampate.
Nel focolare giacevano alcuni pezzi di tronchi fumanti e un cumulo di cenere alto circa trenta centimetri. Angie senza abbandonare la mano di Scorpius si avvicinò e si inginocchiò davanti al camino, portando il ragazzo accanto a sé.
Pregò intensamente.
Pregò che quella non fosse solo cenere sterile, che quel fuoco non avesse distrutto la fenice ma l’ avesse fatta vivere, che per una volta qualcosa andasse per il verso giusto.
Ma la cenere rimaneva ancora immobile e un dolore acuto si faceva strada nel suo petto.
Però ogni tanto, non sempre perché altrimenti perderebbero il loro valore, i miracoli si avverano.
All’inizio le sembrò un’allucinazione, dettata dal desiderio che accadesse davvero, ma quando il cumolo di cenere iniziò a muoversi dal basso, sempre più evidentemente, un urlo di gioia le esplose nella gola.
“È vivo!” urlò senza riuscirsi a contenere.
Dopo poco dal quel mucchio di legna bruciata e fuliggine emerse una testolina spelacchiata con alcune piume rosse e un becco dorato. Angie lasciò Scorpius e senza pensarci due volte infilò entrambe le mani nella fuliggine calda ed estrasse il pulcino.
Attorno a lei esplose una confusione colossale, tutti urlavano pieni di gioia e si abbracciavano, ma lei era calamitata solo da quel piccolo essere che teneva tra le dita con timore. Il pulcino era grande più o meno come un’arancia, aveva ancora gli occhi chiusi e si stava accoccolando meglio nei suo palmi, come a cercare rifugio.
“Ehi piccolino…” sussurrò avvicinandolo al proprio volto per osservare meglio.
Appena ebbe pronunciato quelle parole la fenice spalancò gli occhi e fissò Angie. Aveva gli occhi neri e profondi, dotati di una saggezza ancestrale che la colpì immediatamente. Il pulcino si avvicinò al suo viso e con un gorgoglio soddisfatto si strusciò contro la sua guancia.
Angie rise di quel gesto e finalmente si alzò per mostrare a tutti la piccola fenice. Ci furono dei cori di “Oh!” meravigliati e Martha aveva perfino allungato la mano per accarezzarla, vincendo così la sua repulsione per le cose sporche e appiccicose, come era in quel momento il pulcino.
Hagrid fu il primo ad avere l’onore di coccolarla e si adoperò per sfamarla, ma il pulcino voltava il capo ogni volta che i vermi tritati gli venivano proposti. L’avevano appoggiata al centro del tavolo e tutti attorno osservavano stupiti le sue reazioni.
“È strano… Di solito i cuccioli hanno fame appena nati.” Disse Hagrid aggrottando le sopracciglia e grattandosi il capo.
Elena si raddrizzò di colpo e si diede una manata poderosa sulla fronte, tanto che le rimase leggermente arrossata.
“Ma certo! Chi ha visto per primo, te o Scorpius?” chiese la mora a Angie.
“Credo me…” mormorò Angie, non sapeva se appena uscita dalla cenere la fenice avesse aperto gli occhi per poi chiuderli.
“Allora prova a darle da mangiare tu!” disse Elena.
Angelique con un sguardo poco convinto si avvicinò ad Hagrid.
“Posso?” chiese rivolta al guardiacaccia, il quale annuì energicamente.
Non appena la giovane entrò nel campo visivo della fenice questa prese a pigolare con insistenza e a spalancare il becco verso l’alto. Angie vide con la coda dell’occhio Elena annuire soddisfatta.
Prese una cucchiaiata di vermi macinati e la fece cadere con attenzione nel becco del pulcino, che questa volta non si spostò ma anzi ingoiò immediatamente e spalancò ancora la bocca, chiedendo altro cibo a gran voce.
“Imprinting!” esclamò Elena con aria trionfante.
“Sarebbe?” chiese Scorpius inarcando un sopracciglio biondo.
“Per molti uccelli la prima cosa che vedono è la mamma. Nel nostro caso Angie è diventata la mamma di… Come si chiama?” chiese Elena voltandosi verso Angie.
“Io… non lo so. Non ci ho pensato.” Mormorò la giovane mentre la fenice finiva la sua colazione, poi si voltò verso Hagrid e gli disse con tono dispiaciuto: “Mi dispiace Hagrid! Avrebbe dovuto vedere te per primo! O Albus che è stato il primo a sentire il canto!”
Rubeus Hagrid esplose in una poderosa risata e scosse la testa con convinzione.
“Ma stai scherzando? Hai fatto i salti mortali per venire qui tutti i giorni e occuparti dell’uovo, hai studiato ore e ore, l’hai fatto schiudere e chiedi pure scusa? Sei proprio assurda Angie!” disse l’uomo e poi riprese a ridere, mentre tutti si univano all’ilarità, forse più per scaricare le emozioni che per altro.
Angie si concesse di ridere e alleviare la tensione che ancora percepiva nel petto, mentre la piccola fenice senza nome saltellava sul tavolo verso di lei con passo incerto. Angie avvicinò i palmi e li chiuse a coppa in modo da accogliere il pulcino. Era felice, felice come si era sentita poche volte in vita sua, perché finalmente aveva mantenuto la promessa e aveva fatto del bene.
Era felice dal più profondo dell’anima perché il pulcino aveva visto lei per prima e perché ora si stava strusciando nuovamente contro la sua guancia.
“Ehi Hagrid!” una voce squillante arrivò alla capanna e poco dopo la porta si spalancò.
James Potter apparve sulla soglia e vi si fermò contraddetto, con tanto di bocca dischiusa e fronte aggrottata, per lo spettacolo che aveva davanti agli occhi.
Angie istintivamente si avvicinò la fenice al petto, cercando di nasconderla. Un silenzio innaturale e carico di tensione calò sulla capanna, mentre dalla porta spalancata entrava un vento gelido.
James assottigliò lo sguardo e fece passare tutti i presenti sotto di esso, analizzandoli, e poi chiese con tono minaccioso:
“Che cosa state facendo ad Hagrid?”
“Niente!” esclamarono in coro i Serpeverde.
James entrò nella stanza, chiudendo alle proprie spalle la porta e facendo finalmente cessare il flusso di aria fredda. Il silenzio era calato nuovamente sui presenti che non avevano idea di che cosa fare. Hagrid aveva assunto l’espressione di un bambino beccato in pieno con le dita nella marmellata e si limitava a fissare James senza riuscire a parlare.
“Allora… Che cosa state tramando?” chiese il giovane Potter osservandoli nuovamente con sguardo indagatore.
Elena si schiarì la voce e spalancò la bocca per rispondere, ma emise un pigolio. O meglio, così sembrò a James che si era voltato verso la ragazza per sentire che cosa voleva dirle.
“Hai… cinguettato?” le chiese mentre sbatteva perplesso le palpebre.
Ma prima che la ragazza potesse rispondere Angelique urlò:
“Ma che schifo!”
Angie, che era ancora seduta vicino al tavolino rotondo, aveva un espressione disgustata stampata sulla faccia e teneva le braccia tese in avanti per allontanarle da proprio corpo.
Albus si avvicinò a lei per vedere che cosa non andasse, ma appena vide la macchia evidente sul petto scoppiò a ridere tanto forte, da piegarsi su sé stesso.
“Ti ha fatto la cacca addosso! Uhahah!” riuscì a dire tra una risata e l’altra. Quando anche gli altri capirono che cosa era accaduto, non riuscirono a trattenersi per la comicità dell’evento e scoppiarono a ridere tutti insieme, tranne James che sembrava più confuso che mai.
“Smettetela di ridere! Aiutatemi per favore!” gridò la ragazza per sovrastare le risate, ma quando udì il tipico ululato di Elena superare i toni altrui, le sfuggì un sorriso divertito.
“Ahahaha! Gli ho trovato il nome perfetto: Kiwi!” disse Elena indicando le mani di Angie che erano ancora racchiuse a formare una coppa.
“Non la chiamiamo Kiwi! È un animale nobile, non un… criceto o un coniglio!” protestò immediatamente la bionda.
“Però è divertente Kiwi, per la sua… Uhm… Tendenza a liberarsi sul tuo maglione!” aggiunse Martha calmando appena le risate.
“Non chiameremo la fenice Kiwi!” esclamò perentoria Angie, assumendo il tipico cipiglio fiero di quando voleva mettere fine ad una discussione.
“FENICE?” urlò James guardandosi attorno spaesato.
“Oh… Ehm… Sì!” disse Hagrid e si diresse verso Angie per aiutarla finalmente. Prese delicatamente dalle dita della ragazza il pulcino dalle rade piume rosse e lo mostrò a James, il quale spalancò allibito la bocca e fissò con stupore l’animale.
Mentre Hagrid raccontava tutta la lunga storia che li aveva condotti a quella fase comica, Angie si affrettò a ripulirsi nel lavabo della cucina.
Prima si ripulì le mani con abbondante sapone e si sfilò il maglione dalla testa per cercare di limitare i danni prodotti dalla fenice.
Mentre strofinava il tessuto sotto il getto dell’acqua, sentì qualcuno accanto a sé e alzando lo sguardo si trovò Scorpius alla propria destra che la osservava assorto.
“Serve una mano?” chiese lui con un abbozzo di sorriso.
Angie lo guardò per qualche istante incapace di articolare una parola. Stava benissimo con il maglione a collo alto blu e le labbra rosee appena tese verso l’alto. La sua pelle normalmente tanto pallida da farlo sembrare malato, era leggermente arrossata sulle guance. Gli occhi grigi con sfumature celesti le sorridevano, mentre il petto le si chiudeva in una dolce morsa di agitazione per la sua vicinanza.
Angie sbatté velocemente le palpebre e tornò a fissare il proprio maglione, si schiarì la voce e sussurrò:
“No, grazie. Tutto a posto.”
Scorpius rimase in silenzio ancora qualche istante e poi parlò ancora:
“Hai già pensato come fare con la pulcino?”
“In che senso?” chiese lei mentre strizzava il maglione ormai pulito per eliminare l’acqua in eccesso.
“Beh… Dove la terrai? Agli studenti non è permesso avere animali diversi da gufi, rospi o gatti! Poi dovrai darle tu tutti i pasti, altrimenti quella non si degna di mangiare! E hai anche gli allenamenti, le lezioni di piano e magari ogni tanti dovresti anche riposarti…”
“Già… Non ci avevo pensato…” ammise Angelique voltandosi verso il centro della stanza e osservando Hagrid, intento a grattare con un indice sotto il becco della fenice.
Li osservò ancora per qualche istante, poi guardò Scorpius negli occhi con una strana espressione malandrina e gli chiese con un sorriso sulle labbra:
“Pronto a sfoderare nuovamente le tue doti di oratore?!”
 
 
“Assolutamente no!”
“Ma Preside…”
“Niente ma, Signor Potter! Questa è la mia decisione.” decretò la McGranitt con voce ferma e inamovibile.
“E se le proponessimo un compromesso?” propose Scorpius, assumendo la famosa espressione da uomo di affari che si accinge a concludere un contratto da migliaia di galeoni.
“Le sembra di essere nella posizione di poter avanzare pretese su un compromesso, Signor Malfoy?” domandò la Preside inarcando entrambe le sopracciglia.
“Oh no, Preside. Non pretese e non io! Quanto più le proporrei di consentire ad Angelique di tenere la fenice, nonostante sia contro le regole avere un animale diverso da un gufo o un gatto o un rospo,” disse con un roteare blando della mano destra, “come una sorta di indennizzo per l’attacco subito la scorsa settimana.”
“Sinceramente mi sembra più un ricatto che un compromesso.” Commentò la Preside con tono duro.
“Ovviamente no!” si affrettò a correggersi Scorpius: “Intendevo dire che Angelique non ha fatto parola con nessuno, la notizia non si è sparsa per la scuola e si è evitato un grosso scandalo! Quindi potrebbe essere un… premio per la tenacia e l’intraprendenza della Signorina Dursley!”
La Preside stette in silenzio ma inarcò ulteriormente le sopracciglia sfiorando l’attaccatura dei capelli.
“Visto che non abbiamo intenzione di creare un precedente per gli altri studenti, non terremo la fenice nella nostra Sala Comune ma verrà ospitata dal professor Hagrid. In questo modo Angelique” e la indicò un gesto della mano “potrà occuparsi del pulcino e gli equilibri del castello non verranno turbati.”
“Lei Signor Malfoy mi indispone.” Disse lentamente la preside e quando Scorpius assunse un’espressione sorpresa lei continuò: “Non mi è mai capitato in vent’anni da Preside di cedere per due volte consecutive con uno studente… Dovrebbe seriamente pensare ad una carriera politica.”
Un sorriso radioso si aprì sul volto dei tre ragazzi quando compresero che cosa significavano quelle parole. Angie sarebbe voluta saltare al collo di Scorpius seduta stante, ma la Preside prese nuovamente parola con espressione meno severa del solito:
“Ah… Una piccola curiosità: questo uovo, recuperato da Hagrid nella Foresta, come si è schiuso?”
“Gli abbiamo dato fuoco.” rispose immediatamente Angie.
Il viso della Preside assunse immediatamente delle linee di serietà, che i tre ragazzi non compresero.
“E come avete fatto a capire che si sarebbe schiuso così?” chiese puntando i propri occhi in quelli verdi di Angie.
“Ehm… L’ho sognato io, Preside.” Ammise la bionda.
La McGranitt sollevò il mento e assottigliò lo sguardo, scrutando attentamente la ragazza. Dopo alcuni secondi di silenzio la donna parlò ancora:
“Potete andare.”
I ragazzi salutarono educatamente e poi si dileguarono dall’ufficio della Preside.
 
Angelique non riuscì a concentrarsi per tutto il resto del pomeriggio, anche durante l’allenamento di Quiddch la sua mente si focalizzava solo sul pensiero della fenice, a cui non aveva ancora trovato un nome soddisfacente.
Sophia Osborne richiamò la sua attenzione più e più volte, ma lei continuava a perdersi nelle sue elucubrazioni e si dimenticava di attuare i complicatissimi schemi per la partita contro Corvonero.
Quando la giovane Cercatrice di Serpeverde di beccò un bolide dritto nello stomaco per la propria distrazione, venne dichiarato concluso l’allenamento e Angie subì una lavata di capo da parte di Sophia, la quale le disse che non potevano più permettersi un allenamento tanto disastroso e che si aspettava molto di più da lei.
Angelique sentì appena il rimprovero, proiettata già nella capanna di Hagrid a dar da mangiare al suo pulcino per il pasto serale. Quando arrivò all’alloggio del guardiacaccia, con ancora la divisa da Quiddich indosso, si accorse di un fatto singolare. Il pulcino di fenice era già molto meno spennacchiato, rispetto a quando la mattina era uscito dall’uovo, e il suo manto sembrava essersi infoltito di soffici piume rosso cardinale.
Insieme ad Hagrid ideò una gabbietta dove deporla durante la notte e affidò a lui la costruzione, visto che l’ora di cena si stava avvicinando e lei era ancora tutta sporca per l’allenamento.
Mentre percorreva velocemente la salita che l’avrebbe condotta all’entrata del castello, inconsciamente ricollegò all’altra volta in cui era in ritardo per un pasto e la stava aspettando i suoi amici. Si guardò il braccio destro e sollevò la manica della divisa verde. Un linea rosea di alcuni millimetri le occupava metà dell’avambraccio interno. Non che le importasse particolarmente di avere un cicatrice, ma il pensiero che una parte di Nott sarebbe rimasta indelebile sulla sua pelle, le provocava un rabbia cieca.
L’aveva marchiata a vita col disprezzo e il disgusto per le sue origini.
Ma su quel braccio lei avrebbe portato anche il simbolo della sua resistenza, del fatto che non si fosse arresa davanti a lui, che avesse difeso con orgoglio la sua nascita. Era un cicatrice di cui andare orgogliose infondo...
 
 
James seguì con lo sguardo la figura slanciata di Angelique e osservò come i ricci raccolti in una coda alta le cadessero morbidi oltre le spalle. La ragazza stava esattamente dalla parte opposta della sala rispetto a dove si trovava lui.
Strano!” si disse sarcasticamente.
Aveva notato come lo avesse evitato per tutta la settimana e anche quella mattina, quando si erano incontrati da Hagrid, non lo aveva mai guardato negli occhi né gli aveva rivolto la parola.
Sapeva perfettamente le ragioni che la spingevano a fingere che lui non esistesse, ma non le avrebbe permesso di ignorarlo per sempre. Così fece un respiro profondo e si incamminò silenziosamente verso di lei. A pochi metri notò che stava davanti al quadro dei suoi nonni e sentì la sua risata, cristallina e travolgente, tanto sincera da far venir voglia di ridere pure a lui.
“Non sto scherzando! Al terzo anno mi fece saltare per aria la cartella con un fuoco d’artificio!” disse Lily ridendo anche lei, mentre il marito arrossiva leggermente e protestava vivacemente:
“È stato un incidente!”
James si avvicinò ancor di più e si posizionò alla sua sinistra ancora non visto, mentre lei rideva spensierata. Gigì sollevò la mano destra per asciugarsi una lacrima causata dalle eccessive risate e comparve sotto il suo sguardo un avambraccio candido, lasciato scoperto dalle maniche arrotolate sui gomiti, segnato da un taglio diagonale di un rosa acceso.
Senza potersi controllare allungò una mano e sfiorò quell’epidermide deturpata.
Angelique sussultò ritraendo il braccio e voltandosi verso di lui con espressione sorpresa.
“Ti hanno lasciato una cicatrice.” Mormorò guardandola negli occhi.
La bionda fece scivolare la manica del maglione lungo il braccio e coprì la sua cicatrice, poi distogliendo lo sguardo dal suo annuì. Senza dire nient’altro si voltò, raggiunse Rose che stava parlando con lo zio Fred e la prese a braccetto mentre si univa alla loro conversazione.
James si passò una mano tra i capelli e sbuffò frustrato.
“Ci vuole tempo.” gli disse nonno James.
“Per che cosa nonno?” chiese cercando di assumere il tono più scanzonato e indifferente che gli riuscisse.
“Perché ti dia un’altra possibilità.” gli rispose l’uomo con un sorriso comprensivo.
James scrollò le spalle e ribatté noncurante:
“Mai chiesta! Vado a fare uno spuntino, ci vediamo dopo!”
E saltellando si diresse verso il centro della stanza dove Rox aveva allestito la solita merenda notturna.
Vide Gigì sedersi tra Roxanne e Rose e prendere una fetta di torta al cioccolato con sorriso sulle labbra.
Quanto l’avrebbe voluta invece un’opportunità per sistemare le cose!
“Oh quasi mi dimenticavo!” esclamò Angelique posando sul tovagliolo la sua torta e continuò con tono entusiasta: “Un attimo di attenzione! Volevo dire a tutti che io e Albus abbiamo fatto nascere una fenice!”
“Lo sappiamo già!” trillò Molly levando la sua Burrobirra per brindare alla nuova nascita.
Il sorriso si spense immediatamente sulle labbra di Gigì la quale chiese allibita:
“Ma come avete fatto?”
“Ce l’ha detto James a pranzo!” rispose Roxanne passandole un calice colmo di succo di zucca.
La bionda si voltò verso di lui e lo osservò stringendo occhi e bocca con fare minaccioso.
“Non riesci a tenere giù nemmeno l’acqua, vero Jessy?” gli chiese sempre con quell’espressione omicida.
James la guardò spalancando la bocca stupito. Erano le prime parole che gli rivolgeva da giorni e giorni ed erano solo per rimproverarlo! Meglio di niente comunque...
“E come l’hai chiamata?” chiese Rose.
“Oh… Non ho ancora trovato un nome soddisfacente.” ammise Angelique stringendo le spalle.
“Che ne dici di Fanny? Quella di Silente si chiamava così.” propose Lucy.
“Mmm… Non mi convince!” disse la bionda arricciando le labbra.
“Rouge? Per il colore!” disse Dominique prendendo una fetta di torta.
Gigì scosse la testa con fare pensieroso e disse: “Serve un nome importante! Insomma è un animale raro, con grandi poteri magici, bellissimo, intelligente…”
“Che cos’è l’uomo dei tuoi sogni?!” la interruppe James con un sorriso beffardo sul volto.
“No, Potter.” gli sibilò e poi continuò a discutere con Rose di possibili nomi.
James capì che l’unico modo che aveva per non farsi ignorare da lei era quello di tornare ai vecchi tempi, come prima di Halloween, quando il loro rapporto consisteva in un scambio vicendevole di scherzi e battute taglienti.
“A me piaceva tanto Kiwi…” mormorò Albus al vuoto con un lieve sorriso sulle labbra.
“Potresti darle il nome di una stella!” intervenne Roxanne, gettando uno sguardo al cielo notturno che si vedeva attraverso le alte vetrate.
Angelique a quelle parole si accigliò qualche istante e sbattendo più volte le palpebre sussurrò:
“Sì… Mi piace l’idea!”
“La più luminosa è Sirio!” intervenne James con un sorriso a trentadue denti.
“Ma secondo te chiamerei davvero la MIA fenice col TUO nome?” chiese Angelique inarcando il sopracciglio destro e utilizzando un tono sarcastico.
“Sarebbe sicuramente il miglior nome che potresti darle!” ribatté lui scimmiottando la voce di Gigì, la quale alzò il naso in aria e si voltò indispettita dall’altra parte.
A James sfuggì un sorriso soddisfatto, aveva trovato il modo di eludere le sue difese di indifferenza col solito vecchio sistema… Provocarla continuamente!
“Allora Angie… Pronta a stracciare Saint Claire?” chiese Victoire dopo alcuni minuti di discussione infruttuosa sui nomi delle stelle.
James la osservò mentre corrugava la fronte, tanto da far sfiorare le sopracciglia tra di loro, e storceva la bocca in una posa che gli sembrò davvero buffa. Era adorabile quando si concentrava per non lasciar trapelare le proprie insicurezze.
“Io credo che sarà veramente improbabile batterlo… Oggi l’allenamento è stato… Beh credo che l’unico modo per dirlo sia: uno schifo totale!” borbottò alla fine scuotendo la testa e traendo al petto le gambe.
“Ah, come sei fifona Gigì! Alla minima difficoltà ti arrendi!” le disse James con un sorriso sghembo.
“Non mi pare di essermi arresa. Sai, la capacità di ammettere i propri limiti non si chiama fifa, si chiama umiltà!” ribattè immediatamente la bionda.
“Perché tu ti credi umile?!”
Angie strinse le labbra e dilatò notevolmente le narici. La stava facendo arrabbiare più del previsto…
“Sicuramente più di te.”
“Non credo.” disse lui alzando entrambe le sopracciglia e scuotendo debolmente il capo. Angelique aveva già aperto la bocca per ribattere nuovamente, ma Roxanne alzò entrambe le mani in alto e la zittì:
“Basta così! Non si litiga ai Sabato della Memoria!”
Angie incrociò le braccia sul petto e gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco prima di tornare a discutere con Rose.
James si morse la lingua per non scoppiare a ridere. Era veramente carina quando si arrabbiava!
 
 
“Spiegatemi com’è possibile che tutti i sacro santi week-end, persino di domenica, finiamo qui?!” sbottò Elena guardandosi attorno con espressione torva.
“Stai tranquilla non ci fermiamo, devo solo restituire il libro!” bisbigliò la ragazza sventolando il De Cantu Vitae.
“Non hai pensato che potresti chiamare il pulcino Adso? Infondo è merito suo se hai capito tutta quella storia del fuoco.” chiese Elena.
“E se fosse una femmina? Poi la chiamiamo Adsa?!” bisbigliò Martha arricciando il labbro superiore con espressione di scarsa convinzione.
“Hai ragione, in effetti fa un po’ caga…”
“Elena! Siamo in biblioteca!” la rimproverò Martha interrompendo la parolaccia.
“E allora?! Mica è una chiesa ‘sto posto puzzolente!”
Ridacchiando Angie si allontanò dalle due ragazze, che avevano iniziato a discutere sulla sacralità delle biblioteche, per avvicinarsi al bancone dove Madame Pince stava catalogando alcuni tomi.
Restituì il volume e, mentre le venivano resi i dieci galeoni di cauzione dalla bibliotecaria, notò un libricino di un paio di centimetri appoggiato ad un banco accanto.
Allungò una mano e lo afferrò leggendo meglio il titolo che aveva solo intravisto.
“Le stelle più luminose dell’emisfero boreale.”
Aprì distrattamente la copertina e le sfuggì una smorfia quando lesse “Sirio” nella prima pagina.
“Allora lo prendi o devo restare qui tutto il pomeriggio per te?!” le chiese acidamente la Pince.
“Oh, sì grazie!” rispose immediatamente Angie sorridendo nonostante la scortesia della bibliotecaria.
 
“Che ne dite di Deneb? Significa la coda dell’oca.” disse Angelique alzando gli occhi del libro e allungando una mano verso la scatola di biscotti.
“No… La coda dell’oca è un po’ ridicolo.” disse Martha spaparanzandosi anche lei sul letto di Elena, dove le altre due stavano facendo incetta di biscotti e dolciumi.
“Altair? L’aquila in volo” propose la bionda voltando la pagina.
“Bello! Questo lo segno nella lista!” disse Elena e si affrettò a scrivere il nome sulla pergamena.
“Rigel?”
“Troppo rigido.” disse Elena scuotendo la testa.
“Che cosa vuol dire troppo rigido?!” chiese Angie aggrottando la fronte ma non riuscendo a nascondere il proprio sorriso divertito.
“Beh… Sai quando un nome suona male?! Ecco questo suona troppo rigido!” spiegò la mora gesticolando con le mani.
Angelique fece scorrere ancora un paio di nomi e poi si fermò dischiudendo le labbra per quello che aveva appena letto.
“Angie?!” la chiamò Martha sbirciando sul libro e con un sorriso sulle labbra disse: “Ah… Mi sa che abbiamo trovato il nome…”
“Perché?! No… Cioè sì, lo possiamo aggiungere agli altri… Non guardarmi così!” disse la bionda senza riuscire a impedire l’afflusso di sangue alle guance che la fece arrossire.
Elena le strappò il tomo dalle mani con velocità sorprendente. Non appena lesse il titolo e le prime righe scoppiò a ridere.
“Non dirmi che sei già ridotta tanto male?!” le disse cercando di contenersi, ma una nuova scarica di risate la fece accasciare sul letto.
“Non capisco che cosa ci sia da ridere!” borbottò Angelique ormai bordeaux in volto, riprendendosi il libro che Elena stringeva al petto mentre ululava.
“Ah no?! Antares, il cuore dello Scorpione… non ti suona un po’ sospetto Martha?!” chiese Elena riuscendo a calmare le risate e rivolgendosi alla rossa con uno sguardo divertito.
“Io lo trovo perfetto.” rispose Martha sorridendo in modo eloquente in direzione di Angie.
“Oh sì, lo è di sicuro…” commentò Elena lanciando delle occhiate furbe alla bionda.
Angelique continuò la sua lettura tentando di ignorare gli sguardi indagatori delle due amiche. Eppure sarebbe stato inutile cercare altri nomi, in cuor suo sapeva già di aver trovato quello giusto.
Antares, la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione e posizionata al suo centro, nel cuore di un animale tanto fiero da preferire il suicidio, con la puntura del proprio pungiglione, piuttosto alla cattura.
Una super gigante rossa nel cielo infinito… Non esisteva un nome che calzasse meglio al suo piccolo pulcino rosso mezzo spennacchiato.
Con un sorriso soddisfatto Angelique chiuse il libro e si dedicò ai biscotti al cioccolato.
Antares la fenice… Era perfetto.

 
 
Nota personale:
Finalmente eccomi a voi!
Non immaginate quanto mi senta in colpa nei confronti di tutti voi! Non mi piace per nulla farvi aspettare tanto, purtroppo però non sono proprio riuscita a scrivere più velocemente. Spero che mi perdonerete!
Finalmente i nostri giovani prodi hanno salvato il pulcino e alla ciurma si è unita anche una fenice! In realtà non ho molto da dire riguardo a questo capitolo, se non che Angie sta capendo sempre di più i propri sentimenti verso qualcuno e che anche io voglio una fenice!
Ringraziamenti speciali per le seguenti meravigliose persone:
Daylise, Ayumi Edogawa, Cinthia988, Sono_un_unicorno, Kikka_97 e FleurDa. Sappiate che le vostre recensioni sono la più grande gratificazione che mi venga data da questa storia. Grazie di cuore a tutte voi.
Tanti baci agli altri lettori silenti.
Bluelectra.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Cap.17 Una partita fuori dagli schemi! ***


Cap.17 Una partita fuori dagli schemi.


Nonostante Febbraio sia il mese più corto dell’anno, per Angie lo scorrere del tempo in quelle settimane sembrava essersi rallentato col preciso intento di condurla alla pazzia.
Il ritrovamento della fenice ferita e delle sue uova, l’aggressione di Notte e Goyle, le infinite ore tra tomi polverosi e ammuffiti, gli allenamenti con la squadra di Quidditch sempre più duri e assidui, i ritmi serrati delle lezioni prima delle vacanze di Pasqua, le ore passate nella Stanza delle Necessità per studiare pianoforte e la nascita di Antares, che l’aveva costretta a recarsi da Hagrid quattro o cinque volte al giorno per nutrire il pulcino… Se solo Angie si fermava a fare l’elenco di tutto quello che le era toccato in quel mese sentiva la testa girare per la confusione.
Eppure nonostante il susseguirsi frenetico di tutti i suoi impegni e gli eventi insoliti che avevano costellato Febbraio, quel maledetto mese aveva in serbo ancora qualcosa di estremamente importante per Angelique Girard Dursley…
La partita contro Corvonero, la squadra più forte del campionato.
Era un sabato mattina tato piovoso da rendere quasi impossibile vedere due metri oltre il proprio naso. I Serpeverde si aggiravano nervosi per gli spogliatoi, silenziosi e pieni di pensieri. Solo Lizzy e Will tentarono di alleggerire la tensione, confessando di essersi fidanzati dopo alcuni mesi in cui erano usciti insieme. Tutti si alzarono dalle proprie panche per andare a congratularsi, tranne una testa di riccioli biondi che rimase inchiodata in un angolino, con le gambe strette al petto dalle braccia e lo sguardo perso nel vuoto.
Albus si avvicinò all’amica e si chinò leggermente a osservarla.
Era pallida da far spavento, con delle occhiaie profonde, le labbra secche erano leggermente dischiuse per la respirazione irregolare e spesso rotta. Sembrava sul punto di svenire da un momento all’altro.
“Angie?! Stai male?” le chiese ad alta voce.
La ragazza alzò lo sguardo su di lui e poi si guardò attorno spaventata.
“Shhh! Non urlare!” lo ammonì prendendolo per un braccio e facendolo sedere accanto a sé, in seguito aggiunse con tono sommesso: “Se mi alzassi ora, vomiterei su tutta la squadra. Non so che mi prende! Appena sono arrivata ho iniziato a sentire la nausea e il dolore allo stomaco.”
Albus spalancò la bocca e fece per risponderle, ma Sophia Osborne si posizionò davanti alla lavagna con gli schemi e prese parola:
“Gente! Un attimo di attenzione!” quando tutti si furono seduti davanti al Capitano la giovane riprese a parlare: “Sapete che non so un granché coi discorsi, quindi sarò breve. Ci siamo allenati tanto e con tanto impegno, che se oggi la vittoria non dovesse essere nostra lo riterrei un’ingiustizia! Sarà più difficile di quanto pensassimo con questo tempo, ma oggi piove sul giusto come sull’ingiusto! Quindi anche i Corvonero avranno problemi… E noi diventeremo quello più grosso! Quindi vi chiedo: siete pronti a scendere in campo e rendere orgogliosa la nostra Casa?!”
La prima risposta che si udì nello spogliatoio fu un conato di vomito seguito dal rumore di un liquido che cadeva nel cestino della spazzatura.
Tutti si voltarono verso Angelique, che dopo qualche secondo sollevò lentamente la testa e si ripulì con un fazzoletto passatole da Albus. La modesta dose di coraggio, instillato da Sophia col suo discorso, scemò dagl’animi dei presenti quando si resero conto che la loro Cercatrice stava male.
Albus la osservò posare con dignità il cestino che conteneva la sua colazione, guardare negli occhi i compagni con espressione ardente e decisa e alzare un pugno per aria.
“Sì! Li facciamo secchi…” urlò la bionda ma l’entusiasmo fu interrotto da un altro conato di vomito, accolto un’altra volta dal povero cestino.
Per qualche secondo l’unico rumore udibile all’interno del piccolo spogliatoio fu il battito incessante della pioggia sul parapetto esterno, poi Albus scoppiò a ridere convulsamente e lentamente trascinò con sé tutti i membri della squadra, pure Angie che era in ginocchio con la faccia ancora nascosta dal contenitore.
“Forse oggi non vinceremo… Ma questa me la ricorderò per sempre!” disse Lizzy Reed tra le risate, avvicinandosi subito dopo ad Angie e raccogliendole i capelli dietro la nuca.
Seguirono alcuni attimi di caos generale, in cui Angie fu investita da domande a raffica sulla sua salute, Sophia cercò di placare gli animi col solo risultato di mettersi a urlare pure lei, il povero Richard si prese una manata in faccia da Dominique mentre quest’ultima stava gesticolando, William fece evanescere il cestino contaminato e Albus osservò il tutto con cipiglio a dir poco divertito.
“Ma che sta succedendo qui?” una voce femminile sconcertata li zittì tutti e li fece voltare verso la fonte del suono.
Sulla soglia dello spogliatoio sostava la professoressa Blackthorn, la cui figura altera era fasciata da un veste da strega color salvia. Osservava i suoi alunni con gli occhi blu spalancati e la bacchetta pronta nella mano destra.
“Stavamo solo… gestendo il panico pre-partita!” rispose Sophia scrollando le spalle.
“Bene, Osborne! Solo che se non vi presentate sul campo entro cinque minuti, Baston darà la vittoria a tavolino ai Corvonero…”
“Nooo!” con quest’urlo generale l’intera squadra si precipitò fuori dagli spogliatoi, correndo a perdifiato e quasi investendo la Blackthorn.
Quando arrivarono sul campo furono investiti da un misto di applausi e di fischi, trovarono già schierati in fila i Corvonero, i quali li osservavano con sorrisetti sicuri di sé e una vaga aria di superiorità.
Già nel breve tragitto che li aveva condotti nello stadio erano stati investiti da tanta acqua da risultare zuppi fin al midollo, e il tempo non sembrava intenzionato a migliorare. C’erano lampi e tuoni in lontananza, un forte vento faceva piovere in obliquo gocce talmente fitte e rapide da sembrare spilli sulla pelle. Non era decisamente il tempo ideale per giocare.
“Oh le Serpi ci degnano della loro presenza!” disse il Capitano dei Corvonero puntando i propri occhi in quelli di Sophia. Tuttavia la sicurezza e il distacco che ostentava erano traditi da una luce negli occhi, come se fosse felice di vedere la giovane Serpeverde davanti a lui.
“Fidati Saint Claire, tra poco rimpiangerai il nostro arrivo.” gli rispose Sophia senza scomporsi e facendo un cenno alla propria squadra di disporsi in fila.
Ecco, finalmente anche i Serpeverde sono arrivati!” la voce amplificata del cronista invase tutto il campo “La formazione è: Reed, Torrent, Potter, Osborne, Miller, Weasley… Ehi Weasley esci con me?!
“JORDAN!”
Scusi professor Paciock! Ma è talmente bella… Va bene, va bene la smetto! E per finire Dursley!
Angie ridacchiò, momentaneamente alleggerita dal malessere e dall’ansia per la partita imminente, grazie la scenetta che si stava svolgendo sulle tribune tra Philip Jordan e il Direttore della sua Casa. Voltandosi però verso Dom, per vedere la sua reazione, la vide serissima in volto, senza la minima ombra di divertimento negli occhi. Così come Sophia che fissava Henry Saint Claire con sguardo impassibile e duro.
Baston riepilogò velocemente le regole del gioco e chiese ai capitani di stringersi la mano. Ad Angie sembrò che più che altro stessero tentando di spaccarsi vicendevolmente le ossa del metacarpo.
Mentre inforcava la sua scopa, il senso di nausea si fece tanto intenso da costringere la ragazza a chiudere gli occhi e respirare a fondo per calmarsi. Non poteva vomitare davanti a tutta la scuola, con professori e preside annessi!
“Tre…” la voce forte e chiara di Baston raggiunse le orecchie di Angie ma non riuscì a sollevare le palpebre troppo concentrata a calmarsi…
“Due…” Il malessere stava diventando talmente prepotente da farle girare la testa. Lo stomaco le faceva molto più male che nello spogliatoio e ora faticava a respirare.
“Uno...”
Sì udì il suono di un fischietto, ma gli spettatori non fecero caso alle tredici scope che si alzavano in volo, quanto più all’unica giocatrice che era caduta carponi per terra e ora stava vomitando.
 
 
L’imbarazzo mortale che aveva colto Angie appena era riuscita a rimettersi in piedi era stato sostituito velocemente dal panico, quando si era resa conto che il gioco era iniziato senza di lei.
Sin dai primi passaggi i Corvonero avevano mostrato le proprie capacità e il proprio affiatamento, eppure i Serpeverde, con grande stupore di loro stessi, sembravano tener testa agli avversari. Inoltre avevano una serie di sorprese in serbo per i blu e bronzo, testimoniate da una lavagnetta che aveva creato grande scompiglio.
Pare che la Cercatrice si senta meglio… Speriamo che la tattica segreta dei Serpeverde non siano gavettoni pieni di…
“Fai veramente schifo Phil!” gridò da qualche metro di distanza Alice Paciock.
Addirittura Ali?! Ecco che il gioco riprende…
Angie si affrettò a raggiungere i compagni ma si tenne a distanza pronta a intervenire al momento giusto, proprio come Sophia le aveva spiegato.
Vide attraverso la pioggia fitta Dominique avvicinarsi ai tre anelli, schivando un bolide e dribblando un Cacciatore di Corvonero, alzare leggermente il busto sulla scopa e prendere la mira, ma proprio quando stava per lanciare la palla verso l’anello inferiore, al momento scoperto, uno dei battitori avversari le lanciò un bolide a tutta velocità. Dom per schivarlo e salvare il braccio da sicura frattura si lasciò sfuggire la Pluffa che finì nelle mani della Cacciatrice i Corvonero.
Angie senza essere osservata si avvicinò lentamente agli anelli protetti da Lizzy e si preparò allo scatto.
La Cacciatrice di Corvonero si avvicinò schivando Sophia e Albus, che riuscì a rifilarle un Bolide nello stinco, ma la ragazza non perse la presa sulla pluffa. Angie la vide chiaramente tirare indietro il braccio destro e prendere la mira, così scattò in avanti appiattendosi contro la scopa, sentendo il vento fischiarle nelle orecchie e la pioggia scontrarsi tanto forte sulla pelle del suo viso da farle male. Mirò dritta alla giovane Corvonero che stava per lanciare…
Ma… Un momento signori… La Dursley sta cercando di uccidere Jane Morrison?!” la voce amplificata di Philip la raggiunse e lei sorrise soddisfatta, mentre Jane si voltava verso di lei e la guardava sorpresa.
Angie a un metro di distanza fece una giravolta sull’asse della scopa puntando verso l’alto e schivando quindi la Cacciatrice, che presa alla sprovvista dall’azione si lasciò soffiare la pluffa da Richard il quale proseguì verso gli anelli avversari e all’ultimo secondo passò la palla a Dom, spaesando il portiere e concedendo così alla bionda di fare goal.
Dieci a zero per Serpeverde! Grazie a quella meravigliosa, incantevole e strepitosa…
“JORDAN!”
Ma professore! Non ci ha sempre insegnato a dire la verità?! Io sono sincerissimo nei miei apprezzamenti! Va bene, la pianto… O preferisce farlo lei?! Sa… per l’Erbologia… Ha ragione faceva pietà! Comunque grazie alla biondissima e bellissima Weasley, Serpeverde si porta in vantaggio!
Mentre Philip e Neville Paciock discutevano sulle tribune, Angie si riportò in posizione neutrale e vide Saint Claire interrompere la sua ricerca del boccino e guardarsi attorno spaesato per l’azione appena avvenuta a danno della sua squadra.
Per tutti i minuti che seguirono Angie continuò nel suo ruolo di disturbatore ufficiale delle tattiche di Corvonero. L’idea di Sophia era stata quella non solo di sorprenderli con degli schemi complessi e imprevedibili, ma anche con le continue intromissioni destabilizzanti della Cercatrice di Serpeverde, che non sarebbe rientrata nel suo ruolo ufficiale finché la squadra non avesse avuto un vantaggio di almeno cinquanta punti.
La tattica molto rischiosa del Capitano di Serpeverde, che prevedeva sostanzialmente di giocare con uno in meno, si rivelò doppiamente vincente perché non solo i passaggi tra i Corvonero erano continuamente rotti dalla presenza di Angie ma anche Henry Saint Claire veniva distratto dallo svantaggio crescente della sua squadra, col risultato che dopo quaranta minuti di gioco del boccino non c’era più traccia e i Serpeverde vincevano centotrenta a sessanta.
Quando Angelique vide Dominique segnare il centotrentesimo punto si alzò in volo e superò i confini del campo da Quidditch respirando finalmente l’aria fresca che l’entrava a forza nelle narici.
Si era tal punto concentrata nel gioco che persino la nausea si era affievolita, ma ora veniva la parte più difficile… Trovare il boccino prima di Saint Claire e vincere quella partita estenuante.
 
 
“Ehi Jamie, ma secondo te sta male un’altra volta?” chiese Rose aggrottando le sopracciglia e osservando con attenzione la figura appena visibile che si era fermata a mezz’aria.
“Spero di no per quei poverini che sono sotto…” mormorò James seguendo con gli occhi alternativamente le due bionde di Serpeverde.
Dom stava giocando in modo impeccabile, era rapida e precisa senza lasciarsi andare alla minima esultanza dopo i goal. Angie invece, dopo aver scombinato i piani dei Corvi, si era alzata sopra il campo evidentemente decisa a riprendere il suo ruolo da Cercatrice.
“Quella ragazza è una vera forza… Voglio dire, chi si sarebbe messo a giocare a Quiddich pur stando male?!” disse Roxanne guardando con orgoglio Angie, che aveva ripreso a volteggiare e fare piccole picchiate verso il campo per trovare il boccino.
“Tu!” esclamò Vic con un sorriso.
“Vero!” ammise Rox sorridendo a sua volta, poi prese un profondo respiro e urlò a pieni polmoni: “VAI ANGIE!!!”
Seguì immediatamente un coro da parte di tutti i Weasley presenti, James si unì con un mormorio appena accennato mentre i suoi occhi seguivano la piccola figura in verde, che saettava da una parte all’altra del campo sotto quel diluvio.
I Corvonero avevano recuperato venti punti da quando Angie si era allontanata dal campo per cercare il boccino, tuttavia i Serpeverde mantenevano ancora un buon controllo del gioco.
“WOW!” esclamò estasiata Molly indicando con un dito Sophia Osborne che aveva appena eseguito una capriola all’indietro per schivare un Cercatore e andare a segno.
James non guardò nemmeno le acrobazie del Capitano dei verde e argento, i suoi occhi ambrati erano incollati all’inseguimento che stava avvenendo qualche metro più in alto.
Gigì era tallonata da Saint Claire, che aveva deciso di usare la stessa tattica della ragazza, ovvero la anticipava e le tagliava la strada ad ogni occasione possibile. Un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra al pensiero delle espressioni feroci e arrabbiate che Gigì stava rivolgendo a Saint Claire.
Poi improvvisamente Angelique accelerò e si appiattì meglio sulla scopa mentre il Corvonero si affrettò ad inseguire la bionda.
Pare che Angelique Dursley abbia avvistato il boccino… Ma Saint Claire le sta alle calcagna e la scopa del Corvonero sembra nettamente superiore! La sta raggiungendo... Ma… Un momento! La ragazza si sente male! Sta cadendo!!!la voce colma di panico di Philip rimbombò nelle orecchie di James insieme a tutti le urla spaventate degli spettatori.
Il suo cuore accelerò in modo spasmodico i propri battiti vedendo il corpo di Gigì scivolare nel vuoto, mentre Saint Claire scendeva in picchiata verso di lei per salvarla.
James stava per mettersi a urlare disperato, quando all’altezza degli altri giocatori Angelique ruotò su sé stessa, con un agile mossa riprese la scopa tra le gambe e scattò verso l’alto ricominciando a rincorrere il boccino.
Henry Saint Claire interruppe bruscamente la propria discesa ,ma la velocità acquisita era tale che senza volerlo perse il controllo della scopa e si scontrò con Sophia che in quel momento stava prendendo la mira per segnare.
“La Cercatrice di Serpeverde ci ha fregati signori! Una finta davvero magistrale per una giocatrice così giovane! La ragazza continua la sua ricerca, mentre sul campo avvengono strani fatti… I due Capitani stanno litigando mentre i compagni continuano a giocare…”
Effettivamente dopo che Henry le era praticamente piombato addosso, Sophia lo aveva aggredito verbalmente e anche se James non poteva sentire le esatte parole sembrava che il Quiddich non c’entrasse più molto. Urlavano e gesticolavano sospesi sulle loro scope.
La bella mora di Serpeverde puntava il proprio indice contro il petto del ragazzo e nonostante la pioggia si potevano vedere perfettamente le gote scarlatte e gli occhi accessi dalla discussione. Saint Claire cercava di ribattere, ma la ragazza non gli lasciava spazio e continuava nelle sue recriminazioni accompagnate dal battere insistente di quel dito accusatore.
Sembrava che la discussione fosse destinata a degenerare fino alla violenza fisica, quando Henry Saint Claire prese l’indice di Sophia nella propria mano, intrecciando le dita con le sue, e tirò a sé la ragazza baciandola in mezzo al campo da Quiddich. Sophia rispose immediatamente posando la mano libera sulla nuca del ragazzo e avvicinandolo ancor di più alle proprie labbra.
Il bacio fu accompagnato da un coro estasiato di “Oh!” da parte di tutte le ragazze e qualche verso schifato da parte dei ragazzi.
Dopo circa un minuto Jordan interruppe l’idillio d’amore con la sua voce squillante leggermente imbarazzata.
Ehm… Signori Capitani? Sì, voi due… Scusate l’interruzione, ma la partita è finita! Serpeverde vince con duecento novanta a cento!
Un boato esplose nello stadio mentre tutti si affannavano a cercare la Cercatrice di Serpeverde, che evidentemente aveva preso il boccino quando tutti erano distratti dal bacio appassionato tra i Capitani.
Anche il giovane Potter si sporse dagli spalti per vedere dove fosse finita Gigì e ovviamente quando la individuò non poté far a meno di scoppiare a ridere.
Angelique era scesa velocemente a terra ed era china su sé stessa, probabilmente rimettendo quel poco che ancora il suo fisico le permetteva, ma sventolava in alto la mano destra in cui scintillava nonostante la pioggia fitta un bagliore dorato.
 
 
“Mi chiedo, Signorina Dursley, che cosa ci trovi di tanto affascinante nell’arrivare qui sempre in fin di vita!” brontolò Madama Chips infilando nella bocca di Angie un grosso cucchiaio pieno di uno sciroppo strano.
Non appena Angelique lo ebbe ingoiato fecce una smorfia disgustata e tossì violentemente.
“Non lo trovo affascinante! Mi succede e basta!” protestò la bionda, non appena il saporaccio che aveva in bocca diminuì quel tanto che bastava per articolare una parola.
“Beh, ma con una salute cagionevole come la sua non dovrebbero nemmeno permetterle di salire su  una scopa!” ribatté l’infermiera abbassando una palpebra della giovane e scrutando gli occhi verdi.
“Io sono sanissima!” rispose Angie e fece per alzarsi dal letto su cui era stata relegata, ma Madama Chips, con una presa ferrea sulla sua spalla, la riportò contro i guanciali e ordinò con tono perentorio:
“Non si muova di qui! Lei passerà la notte in osservazione! Aveva trentanove di febbre ed era disidratata quando è arrivata qui! Inoltre le sta per venire il raffreddore!”
“Non è assolutamente ver… ECHIU!”
“Gliel’ho detto!” cantilenò l’infermiera mentre si dirigeva da un ragazzo con una terribile eruzione cutanea.
“Non è giusto! Non è per niente giusto, uffa!” borbottò Angie incrociando le braccia sul petto e imbronciandosi in modo infantile.
“Se ti può far piacere restiamo con te tutta la notte.” propose Martha sedendosi sul bordo del letto.
“Non se ne parla nemmeno! Anzi fra cinque minuti filate via tutti!” si intromise immediatamente Madama Chips, comparsa da chissà dove, giusto per minacciare i Serpeverde che si erano riuniti attorno al letto di Angie.
“Mi perderò tutti i festeggiamenti! E i dolci! E la musica! E la burrobirra!” piagnucolò la bionda aggrottando le sopracciglia.
“Dai Angie non prendertela! Pensa che senza il tuo sforzo la partita sarebbe stata uno sfacelo!” le disse Elena scrollando le spalle, ma l’unico risultato che ottenne fu che la bionda si incupisse ancora di più.
“EHCIU!” Angie starnutì un’altra volta e si soffiò energicamente il naso in un fazzoletto
“Se vuoi vado a chiedere il mantello a James e ti vengo a trovare.” le sussurrò Albus guadandosi attorno con circospezione.
“Grazie Al, ma se quella là mi vede parlare da sola, mi dà un biglietto di sola andata per il reparto di psichiatria del San Mungo!!! Dai andate a festeggiare! Mentre io ripasso…” e si interruppe per leggere il titolo del librone che Martha le aveva portato in infermeria “Manicaretti magici… Ma Martha! Nemmeno un libro decente?!” chiese laconica mentre sventolava il libro con fare teatrale.
Martha arrossì leggermente e mormorò:
“Ops! Credevo fosse il tuo libro di Incantesimi! Scusami!”
“FUORI! ORA! TUTTI VOI!” urlò Madama Chips da un punto indistinto della sala.
Martha, Elena, Berty e Albus salutarono l’amica e si affrettarono verso l’uscita, mentre Scorpius si chinò sotto il letto al passaggio dell’infermiera e riuscì a eludere la sua sorveglianza. Uscì di soppiatto, si avvicinò rapidamente alla ragazza e le prese la mano destra nella sua.
“Magari potrei fingere uno svenimento o una colite improvvisa! Così mi lascerebbe qui con te…” le sussurrò guardandola dritta negl’occhi.
La bionda scosse il capo e replicò:
“No, non preoccuparti! Vai a festeggiare anche per me. Io riposerò un po’, che ultimamente con tutte le cose che… Oh no!” esclamò portandosi una mano alla bocca.
“Che c’è?” chiese Scorpius angosciato e si guardò attorno alla ricerca di un recipiente.
“Antares!!! Non sono andata né a pranzo né a merenda e non posso nemmeno a cena! Come farà?! Non posso restare qui! Devo fuggire!” snocciolò velocissima la ragazza e fece per alzarsi dal letto, ma Scorpius le si parò davanti e alzò entrambe le mani per calmarla.
“Non preoccuparti! Albus è andato da Hagrid per avvisarlo, ma l’ha trovato che dava da mangiare ad Antares. Pare che la palla di pelo rossa si sia abituata a lui e non faccia la smorfiosa!” le disse sorridendo.
“Non è una fenice smorfiosa! è solo molto affezionata a me!” disse Angie alzando il naso in aria con tono fintamente offeso.
Scorpius fece una breve risata e poi si sedette sul bordo del letto in modo che le gambe di Angie fossero a contatto con il suo fianco. Il giovane Malfoy abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e prese a giocherellare col braccialetto che Angie portava sempre al polso, anche durante le partite.
“Mi sono spaventato a morte quando ti ho vista cadere…” le sussurrò alzando gli occhi e incrociando le sue iridi verdi.
“Mi dispiace… Dovevo distrarlo, altrimenti avremmo perso…” mormorò lei cercando di distogliere lo sguardo da quello calamitante di lui.
Una morsa le stinse lo stomaco e le fece accelerare i battiti del cuore. Il respiro si fece irregolare mentre si tirava a sedere e inevitabilmente continuava a fissare il suo bel volto.
Eppure da quegli occhi ardesia pieni di piccole scaglie azzurre non riusciva proprio a staccarsi. E nemmeno dal suo viso magro e candido come neve che la osservava altrettanto intensamente. Anzi le veniva voglia di avvicinarsi ancora di più e sfiorare quelle labbra rosee.
Era una sua impressione o i loro visi erano davvero più vicini?! E quel calore sulla guancia era la mano libera di lui?!
Aveva un piccolissimo neo, quasi invisibile sotto l’occhio sinistro e fu l’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi…
“FUORI DI QUI!!! MASCALZONE! IMPORTUNI I MIEI PAZIENTI!!!” urlò Madama Chips, che era comparsa davanti al letto, e continuò a sbraitare col viso rosso e gli occhi fuori dalle orbita.
Scirpius scattò in piedi e corse fuori dall’infermeria alla velocità della luce, mentre Angie riapriva gli occhi e osservava contrariata la donna che continuava a inveire contro il “Lestofante, Irrispettoso e Degenerato!
Angelique si accasciò contro i cuscini sbuffando e prese il libro che Martha le aveva portato.
Non le restava altro che imparare a cucinare!
 

 
Angie sfogliò pigramente un’altra pagina del libro di cucina. In realtà non si era rivelata una lettura pessima, c’erano alcune rapide ricette da eseguire con l’ausilio della bacchetta che si sarebbero potute rivelare utili!
La ragazza appoggiò il libro sulle gambe e si stiracchiò allungando le braccia verso l’alto e lanciando uno sguardo alle alte vetrate che davano sul parco.
Fuori il tempo non sembrava migliorare, anzi contro il vetro delle finestre scosciava tanta di quell’acqua che sembrava tirata a secchiate e il cielo era squarciato da continui lampi e tuoni.
Aveva appena finito di consumare lo scarso pasto che era concesso ai malati e il raffreddore che Madama Chips aveva pronosticato si era sviluppato appieno, facendola starnutire di continuo e costringendola a tenere il pacco dei clinex attaccato a sé.
La giovane si slegò i capelli che teneva racchiusi in uno chignon con l’intento di rifare la pettinatura ma uno strano rumore la distrasse.
Angelique voltò la testa di scatto a sinistra, dove le era parso di sentire il rumore, ma non vide nulla.
Era stato una sorta di fruscio. Forse…
“Al? Sei tu, Al?” sussurrò con un sorriso speranzoso dipinto sul volto.
“No, sono io.” sussurrò un’altra voce di rimando e in mezzo al vuoto comparve la faccia di James Potter.
“Che ci fai tu qui?!” chiese con voce nasale Angie tirandosi le lenzuola fino al mento.
James si avvicinò alla ragazza e si sedette su una sedia che era accanto al letto.
“Sono venuto a vedere come stavi…” rispose scrollando le spalle, ma Angie questo non poté notarlo visto che l’unica cosa che vedeva era una testa fluttuante nell’aria.
“Bene.” mormorò secca la ragazza e poi si guardò attorno per controllare dove fosse Madama Chips.
“Non preoccuparti, l’ho vista uscire e andare verso la Sala Grande.” le disse con un sorriso sghembo.
“Ah. Ok.” ribattè la ragazza e tamburellò le dita contro la copertina del libro, imbarazzata per il silenzio che era sceso tra di loro.
Manicaretti Magici, eh?” le chiese inarcando un sopracciglio.
“Me l’ha portato Martha…” mormorò la ragazza e scostò il libro dalle gambe per riporlo sul comodino.
Quella situazione stava diventando a dir poco insostenibile, tanto era imbarazzante! Angie non riusciva nemmeno a guardalo negli occhi pensando a quello che era accaduto nella Torre di Astronomia, mentre lui si presentava tutto sereno nell’infermeria per chiederle come stesse!
“Io…Ehm…” iniziò James ma si interruppe per schiarirsi la gola, poi riprese con più convinzione: “Io devo chiederti scusa Gigì.”
Angie alzò di scatto la testa e incrociò gli occhi ambrati di James che la guardavano seri.
“Io voglio e devo chiederti scusa per quello che è successo sulla Torre. Ti prometto che non accadrà mai più.” le disse e poi si passò una mano nei capelli neri scombinandoli ancora di più. “Non so che mi sia preso quel giorno… Ero fuori di me.” concluse abbozzando un sorriso di scuse.
Angie sospirò pesantemente e distolse lo sguardo da lui per osservare fuori dalla finestra.
“Facciamo finta che non sia mai successo?!” le chiese esitante James.
Dopo alcuni secondi di pausa la bionda si voltò lentamente e mordendosi il labbro inferiore annuì debolmente.
“Certo che non sei di molte parole Gigì!” esclamò il ragazzo con tono molto più leggero e un sorriso divertito.
“Sai non è facile parlare con una testa senza corpo!” ribatté immediatamente lei indicandolo con una mano.
James si guardò e scoppiò a ridere rendendosi conto di avere ancora indosso il Mantello dell’Invisibilità.
“Hai ragione!” disse tra le risate e anche Angie si concesse un sorriso divertito mentre scuoteva il capo.
James restò ancora qualche minuto e la aggiornò sulle novità del castello. Le raccontò che Sophia ed Henry si erano rimessi insieme ufficialmente e che qualche Corvonero, inviperito per la sconfitta, aveva creato una canzoncina di satira nei suoi confronti, per il fatto che si fosse sentita male durante la partita, e che l’avevano cantata in Sala Grande. Angie però non aveva fatto in tempo a sentirsi imbarazzata, perché James le aveva raccontato che alla fine della cena, cinque Corvonero erano stati ritrovati appesi ai muri della Sala d’Ingresso con un incantesimo di adesione permanente… sulle mutande!
Angie scoppiò a ridere mentre James le descriveva come Vitious e Paciock avessero tentato in ogni modo di scollare i poveretti, ma che l’unico modo che avevano trovato era stato quello di ergere un separé e farli scendere senza la biancheria.
“Quindi ci sono cinque mutande appiccicate sui muri della Sala Grande!” concluse James mentre Angie si teneva la pancia dal ridere e alcune lacrime le scendevano dagli occhi per le eccessive risate.
“Secondo te Roxanne c’entra qualcosa?!” riuscì a domandargli mentre riprendeva fiato.
“Chi??? Roxanne Weasley??? Ma ovviamente no!!! Come ti vengono in mente certe cose, Gigì?! E nemmeno Victoire, o Rose, o Lucy, o Molly! E men che meno Dominique che adora vendicarsi!!!” rispose James con tono enfatico mentre scuoteva convintissimo la testa.
Angie rise ancora divertita dall’immagine delle sue cugine acquisite che appendevano dei tizi per le mutande.
“Beh… Sarà meglio che io vada. Prima che Madama Chips mi trovi qui e tolga dei punti a Grifondoro, ora che siamo in testa alla classifica delle Case!” le disse alzandosi dalla sedia.
Angie gli fece una linguaccia e lo osservò sparire sotto il mantello.
“Buonanotte, Jessy.” sussurrò al vuoto.
“’Notte, Gigì.” le rispose lui e con un fruscio si dileguò com’era venuto.
Angie attese il rumore dell’uscio che si chiudeva dietro James e fece per riprendere la lettura del suo libro di cucina, ma non appena si voltò verso il comodino trovò sopra di esso un altro volume.
Lo prese immediatamente incuriosita e lesse il titolo sulla copertina.
I tre moschettieri.
Il libro era consunto e spiegazzato come se fosse stato letto e riletto mille volte, sui margini superiori di alcune pagine c’erano delle orecchie e il cartoncino della copertina era leggermente strappato in un paio di punti.
Angie aprì la prima pagina e in alto a destra notò una piccola sigla in nero, fatta con una scrittura infantile e incerta.
“J.S.P.”
Angie sorrise involontariamente e iniziò la lettura del romanzo, senza sapere che un paio di occhi ambrati la osservavano in silenzio a pochi metri di distanza e si accontentavano di vederla sorridere da lontano.

 
 
 
Nota personale:
Carissime rieccomi!
 
Risorta dal Regno dei Morti, o anche detta volgarmente Università, sono riuscita a trovare un po’ di tempo per aggiornare. So che è un capitolo più breve del solito, ma non ho potuto fare di più! Purtroppo non posso ricominciare ad postare regolarmente, perché sono ancora sotto esami e sto diventando matta.
Spero che la scena della partita di Quiddich non sia stata troppo splatter, con Angie che stava male ogni cinque secondi, però mi ha divertito troppo scriverla!
Per la scena finale del chiarimento tra Jessy e Gigì devo ringraziare Ayumi che mi ha consigliato di obbligarli a parlare con uno dei due relegato a letto.
Che dire… Spero che vi sia piaciuto e che mi facciate sapere le vostre opinioni!
Manca molto poco alla fine e spero che abbiate ancora un po’ di pazienza nell’attendere i miei sporadici aggiornamenti.
Ringraziamenti speciali per le seguenti BELLISSIME E GENTILISSIME persone:
Cinthia988, Ayumi Edogawa, Martina87, Sono_un_unicorno e FleurDa. Grazie infinite!!!
E ovviamente tanti baci e abbracci a tutti gli altri miei lettori.
Bluelectra.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Cap.18 Something There ***


Cap.18 Something there
 
Con l’esaurirsi del mese di Febbraio e l’incedere promettente della primavera, i problemi che avevano afflitto la giovane Dursley sembrarono diradarsi notevolmente.
A partire dal fatto che la “piccola palla di pelo rossa”, nota ai più come Antares, aveva accettato di essere nutrita anche da Hagrid oltre che da Angelique, liberandola dunque dall’impegno di doversi recare almeno cinque volte al giorno dal guardiacaccia per somministrare il rancio alla piccola fenice.
Inoltre Sophia Osborne, forse per la schiacciante vittoria riportata sui Corvonero che aveva condotto i Serpeverde ai vertici della classifica del Quidditch o forse per il rinnovato amore con Henry Saint Claire, aveva restituito la vita sociale ai componenti della sua squadra diminuendo la frequenza degli allenamenti.
E ultime ma non meno importanti erano arrivate le vacanze di Pasqua, che avevano concesso un respiro di sollievo a tutti quanti. O quasi.
Martha era entrata in una fase di ansia e panico acutissimi in vista degli esami del primo anno, che si sarebbero svolti due mesi e mezzo dopo, ma che lei sentiva incombere come una spada di Damocle sul suo capo. Così aveva passato la settimana abbondante di pausa per organizzare i propri ripassi e studiare come una forsennata, a nulla erano valsi i tentativi di Elena e Angelique di trascinare la rossa nel parco di Hogwarts per godersi le prime giornate di mite sole.
Un giorno Albus riguardo a questo comportamento ossessivo aveva farfugliato qualcosa di incomprensibile, (a causa della cioccolata delle uova fatte in casa da sua nonna Molly che dominava incontrastata nel suo cavo orale), ma che conteneva sicuramente “Zia Hermione”.
Mentre la compagna di stanza stava china sui libri, Elena e Angelique avevano dato il via ai primi tentativi di addestramento della fenice, la quale cresceva con velocità strabiliante e dopo solo un mese aveva raggiunto le dimensioni di una papera.
Eppure anche questo breve periodo di riposo era giunto al termine e le lezioni avevano ripreso a pieno regime, trascinando nel proprio vortice frenetico i Serpeverde appartenenti al primo anno.
Così era trascorso Marzo e buona parte di Aprile, che avevano visto un classico clima primaverile con l’alternarsi di acquazzoni violenti a giornate di sole con cielo terso. Un sabato pomeriggio appartenente a quest’ultima categoria Elena era riuscita a convincere i propri amici a passare qualche ora di svago sulle sponde del Lago Nero.  
La giovane O’Quinn era stata convinta con la blanda minaccia che, se non fosse uscita dai sotterranei del castello, tutti i suoi schemi per i ripassi programmati sarebbero stati bruciati di notte da un misterioso spiritello con enormi occhi verde scuro e la risata simile ad un ululato. Così aveva ceduto.
Angelique era passata da Hagrid e aveva preso Antares, per proseguire nell’addestramento che non stava producendo alcun risultato visibile. Così, nascosti da un insenatura per evitare di attirare sguardi indesiderati sulla piccola fenice, i sei Serpeverde si erano radunati sulla riva sassosa.
Elena aveva con sé il fedelissimo blocco da disegno e l’astuccio che Angie le aveva regalato a Natale. Si era messa all’opera non appena aveva trovato un masso sufficientemente comodo. Albus e Berty si erano lanciati in un agguerritissima partita a Sparaschiocco, Martha sedeva con le gambe al petto e, rosicchiando le unghie della mano destra, guardava alternativamente gli altri componenti del gruppo, ripetendo con voce funerea “Dovrei essere a studiare Trasfigurazione”.
Angie e Scorpius erano leggermente isolati rispetto agli altri e in mezzo alle risate provavano a far rispettare dei semplici ordini ad Antares, come cercando di farla stare ferma o convincerla a mangiare da sola. La fenice tuttavia sembrava sorda ad ogni tentativo di disciplina, continuava a zampettare attorno alla loro zona e strusciarsi sulla gamba di Angie per ricevere una carezza.
Ad un certo punto i due biondi risero più forte e gli altri si voltarono verso di loro.
Antares era scivolata su un masso coperto da licheni viscidi ed era piombata inesorabilmente nei pochi centimetri d’acqua della riva del lago, riemergendone poco dopo fradicia e starnazzante.
Il volto angosciato di Martha si distese in un sorriso compiaciuto quando inquadrò Angie e Scorpius che si spanciavano delle risate, poi i suoi occhi color cioccolato incontrarono quelli verdi di Elena, che avevano appena visto la stessa cosa e in cui brillava una pericolosa luce malandrina.
Dopo alcuni secondi di contatto visivo entrambe risero sommessamente attirando l’attenzione di Albus.
“Perché ridete voi due?” chiese con aria confusa osservando le due ragazze che continuavano a ridacchiare tra di loro.
Elena posò il blocco da disegno e dopo qualche istante di riflessione se ne uscì con un sorriso criptico:
“Qui forse… c’è qualcosa che prima non c’era…”
Albus corrugò le sopracciglia tanto da farle sfiorare, poi con un’improvvisa illuminazione si voltò verso i due biondi che ormai avevano smesso di ridere e stavano asciugando insieme la piccola fenice con getti di aria calda provenienti dalle bacchette, e anche il suo volto si distese in un sorriso furbo e pieno di significato.
There may be something there that wasn’t there before
 
Antares con tutte le penne arruffate e gonfie come un piumino da cipria si avviò verso la conca formata dalle gambe incrociate di Angie e si posizionò lì con un gorgoglio soddisfatto.
“Che animaletto buffo.” commentò Scorpius allungando una mano e accarezzando col dorso dell’indice la testa rossa della fenice.
Angie osservò con affetto Antares tendere il collo per avvicinarsi a Scorpius e facilitarne le carezze. Poi alzò lo sguardo su di lui e una fitta intensa e profonda le trapassò lo sterno andando a posizionarsi al centro del petto, era così viva da renderle difficile respirare liberamente.
Il tutto era dovuto al sorriso che campeggiava sul viso magro di Scorpius. Quelle labbra appena tese verso l’alto, in un misto di divertimento e di tenerezza, ammorbidivano i tratti leggermente spigolosi e illuminavano i suoi occhi grigi solitamente seri e duri. Era davvero bello.
Rendendosi conto dell’ultimo pensiero passato per la sua testa la ragazza distolse lo sguardo con un certo imbarazzo e le gote in fiamme.
Le era già capitato di restare stupita da quanto le labbra rosee di Scorpius modificassero il suo viso appena si aprivano in un sorriso, ma mai in quel modo.
Che cosa stava succedendo?
“Facciamo due passi, Angie?” la voce di Scorpius la riscosse dalle sue considerazioni e lei si alzò bruscamente, dimenticandosi del pennuto spaparanzato tra le sue gambe.
Antares sarebbe sicuramente caduta se Scorpius non si fosse mezzo lanciato sulle rocce levigate e l’avesse presa al volo. Ella emise un verso contrariato mentre il giovane la stringeva ancora tra le dita.
“Oh cavolo!” esclamò Angie rendendosi conto della mossa completamente sbagliata che aveva appena eseguito. Così la ragazza si chinò per aiutare l’amico, ma quando le sue mani si posarono su quelle di Scorpius per prendere la fenice, lui sollevò lo sguardo e i loro volti si ritrovarono a pochissima distanza, forse un paio di centimetri.
Angie rimase immobile con le labbra leggermente dischiuse mentre i suoi occhi sondavano quelli del ragazzo davanti a lei. Erano spalancati e la fissavano intensamente, senza sapere come interpretare quella strana elettricità tra di loro. Nonostante la posizione assurda, con Scorpius puntellato precariamente sulle rocce del Lago e lei china a sovrastarlo leggermente, nessuno dei due voleva muoversi. Tranne quel famoso animaletto che restava sopito nelle viscere di Angie e che i quel momento si stava contorcendo convulsamente, come se fosse stato colpito dalla voglia improvvisa di ballare la macarena.
Angie si sentiva sospesa in una sorta di bolla, in cui le uniche cose che avevano veramente senso erano quelle iridi color ardesia che la scrutavano e la fitta che le spezzava il fiato e la faceva sentire stranamente leggera. Era bello davvero Scorpius.
 I wonder why I didn’t see it there before
 
Un verso acuto proveniente dal becco spalancato di Antares ruppe lo strano incantesimo che si era creato tra di loro.
Angie si alzò in piedi e si schiarì la voce cercando di levarsi dalla testa la strana sensazione che sentiva. Scorpius riuscì a rimettersi in piedi e si spolverò i calzoni scuri che indossava.
Angie osservò che si muoveva sempre e comunque con un eleganza innata, anche mentre si sistemava dopo una caduta. Le mani erano affusolate e bianchissime, come tutta la sua carnagione, compivano gesti fluidi…
“Angelique stai bene?” per la seconda volta le sue elucubrazioni furono interrotte dalla voce chiara del ragazzo.
“Eh?” borbottò lei corrugando le sopracciglia e iniziando a camminare sulla sponda del Lago Nero con Antares appollaiata su una spalla.
“Mi sembri un po’ strana.” rispose lui scrollando le spalle e afferrandole subito la mano libera che penzolava lungo il fianco.
Angie sussultò leggermente ma non lasciò la presa e sperò vivamente che non si accorgesse del cambiamento di colore sulle sue guance.
There may be something there that wasn’t there before
 
 
Angie cercava di farsi largo nella folla che ostruiva il corridoio. Era l’ultimo cambio dell’ora di lunedì pomeriggio e una calca immane rendeva veramente difficile il transito da un capo all’altro.
E pensare che lei aveva le ultime due ore di Pozioni tre piani sotto e non sarebbe nemmeno dovuta passare in quel caos infernale!
Si maledisse da sola per aver scelto un momento tanto sbagliato per… Un gomito anonimo le si piantò nel fianco mozzandole i pensieri e strappandole un gemito di dolore.
In un impeto di frustrazione iniziò a spintonare anche lei alla cieca e con parecchia foga. Pur di riuscire a raggiungere la sua meta avrebbe anche estratto un machete dalla borsa e minacciato di far piazza pulita, quindi un po’ di lividi o al massimo un paio di costole rotte, a scapito degli altri, non le sembravano tanto gravi!
Finalmente riuscì a individuare il piccolo cortile che si apriva sul lato destro del corridoio sovraffollato e anche una chioma nera come il carbone, le cui ciocche erano sparse in direzioni spaziali del tutto casuali.
Per fortuna Rose le aveva dato delle indicazioni esatte!
Con un ultimo sforzo riuscì a riemergere dal fiume di persone, si arrampicò sul bordo di un arco scavalcandolo con agilità e piombando con un piccolo balzo sull’erba bagnata dal temporale mattutino. Con gli occhi fissi sui capelli scuri prese un profondo respiro e iniziò a camminare verso il piccolo crocchio di persone, ma dopo appena tre passi si fermò con la bocca spalancata.
Sotto la luce grigiastra di quel pomeriggio d’Aprile era comparsa una testa d’oro zecchino, di bronzo e di mille altri riflessi che danzavano tra quei fili preziosi come prismi al sole.
Angie deglutì a fatica e stava per voltarsi dandosela a gambe quando gli occhi scuri di Derek la incrociarono per caso e si illuminarono insieme al resto del volto in un sorriso amichevole, accompagnato da un cenno della mano.
Così Potter, la Paciock, Weasley, Jordan e un altro paio di ragazze di Grifondoro, di cui lei ignorava fino a poco prima l’esistenza si voltarono a fissarla, con un gamma di espressioni che andava dal sorpreso nei migliori dei casi ad una sorta di disgusto nel peggiore. Erano tutti attorno ad una panchina di pietra accanto alla fontanella al centro del cortile.
Angelique si morse il labbro inferiore mentre il suo istinto i sopravvivenza e il suo cervello ingaggiavano una lotta all’ultimo sangue, in qualche frazione di secondo.
Era da sola, senza Al, senza nessuna delle Weasley e doveva dirigersi verso un gruppo di persone che detestavano la sua Casa ed erano più grandi di lei… Ma se fosse scappata, come la sua autoconservazione stava urlando, avrebbe fatto una colossale figuraccia… Per di più davanti a Derek.
Inoltre l’aveva con sé da troppo tempo, all’inizio se ne era pure dimenticata, ma quando lo aveva trovato il giorno prima nella libreria si era convinta a restituirlo
Quindi prese un altro respiro molto profondo e si diresse lentamente verso Jessy, stringendosi tanto forte al petto il libro consunto che temeva si sarebbe sbriciolato.
Sul volto di Potter comparve il solito ghigno insopportabile che Angelique conosceva come le proprie tasche. Mentre lei si avvicinava però le sembrò che insieme a quell’espressione ci fosse anche una luce benevola nei suoi occhi, quasi di felicità… Ma ovviamente si stava sbagliando.
“Toh! Hanno lasciato aperte le gabbia del serpentario, Vipera?” chiese con il tono canzonatorio che perfettamente si accompagnava alla sua espressione. Le due ragazzine a lei ignote scoppiarono a ridere.
Angie alzò appena il mento e con tono glaciale rispose:
“Evidentemente anche quelle dei babbuini.”
Fu il turno di Fred e Derek di ridere fragorosamente mentre le due tipe si guardavano sconcertate. Sembrava che non riuscissero a capacitarsi del fatto che una ragazza potesse rivolgersi in quel modo a James Potter.
“Senti Potter…” riprese subito Angie, “Sono venuta solo per ridarti questo e ringraziarti.”
E così gli porse “I tre moschettieri” ma Potter osservò un po’ stranito il libro e poi la ragazza, senza prenderlo in mano.
“Non so di cosa tu stia parlando.” rispose poco dopo inarcando entrambe le sopracciglia.
Angie spalancò la bocca stupita, ma si riprese velocemente e proseguì con tono infervorato:
“Ma sei tonto?! Su questo libro ci sono scritte le tue…”
“Ti dico che i stai sbagliando! Io non ho questo genere di libri!” la interruppe lui mentre Derek si avvicinava di qualche passo e sbirciava il titolo sulla copertina.
“No, in effetti non mi sembra che ci siano manici di scopa o giocatori di quiddich… Quindi direi anche io di no!” aggiunse il biondo con un sorriso sghembo e appoggiò un avambraccio sulla spalla dell’amico.
“Potter…” sibilò Angie stringendo gli occhi e cercando di reprimere la rabbia che iniziava a crescere a dismisura dentro di lei. “Se non ti riprendi questo libro io…”
“Tu?” incalzò lui divertito.
“Io… Io…” effettivamente non aveva ancora elaborato una minaccia sufficientemente cruda, quindi si passò una mano sul volto e fece un profondo respiro. La situazione stava degenerando.
“Riprenditelo!” ordinò alla fine puntandogli il libro contro lo sterno.
“Gigì” iniziò con tono stranamente accondiscendente “Se un libro non mi appartiene io non me lo prendo… So che questo tipo di correttezza è ignoto a voi Serpeverde, ma dovresti capire lo stesso.”
Le due ragazzine sogghignarono alle spalle di James. Se Angie non fosse stata impegnata a trucidare con gli occhi Potter sicuramente avrebbe rivolto a loro quel preciso sguardo.
Il petto della ragazza si alzava e abbassava con velocità, a dimostrarne la rabbia, e gli occhi verdi scintillavano di furore per essere stata presa in giro, o peggio per aver commesso un errore.
Il volto di Jessy si aprì in un ulteriore ghigno di soddisfazione mentre lei abbassava il libro e se lo posizionava ancora vicino al petto.
Ma lei non poteva essersi sbagliata! C’erano le sue iniziali sulla prima pagina e il libro era comparso sul suo comodino non appena Potter era sparito sotto il Mantello!
“Sei talmente stupido Potter che mi passa la voglia d insultarti.” concluse con espressione dura e si voltò sferzando l’aria con la treccia di boccoli biondi.
 

In lontananza si sentì il suono della campanella che segnava la fine del cambio dell’ora e i Grifondoro si mossero verso l’aula di Incantesimi, tranne James e Derek.
Entrambi osservavano la figura slanciata e furente di Angelique allontanarsi con passo da generale.
“Quella è proprio una ragazza strana.” commentò Derek aggrottando le sopracciglia.
“Quella è unica.” concluse James riprendendo la sua tracolla lasciata accanto alla panchina e lasciando finalmente uscire quel piccolo sorriso sincero che aveva trattenuto per tutta la durata dello scontro-incontro.
Lui e un perplesso Derek si incamminarono verso il professor Vitious, mentre ripensava a quello che era appena successo.
C’era mancato poco che Gigì lo scoprisse a causa di quelle iniziali che si era completamente dimenticato di cancellare! Eppure alla fine, nonostante gli insulti e la rabbia, Angelique aveva tenuto il suo libro con sé e questa era l’unica cosa che davvero gli importasse.
Aveva calcolato tutto apposta perché accadesse esattamente ciò che era avvenuto, in modo che la sua Vipera potesse tenere sempre accanto a sé una parte di lui, una parte tanto cara al giovane Potter.
Non che questo avrebbe mai cambiato nulla nel loro difficile rapporto, ma il pensiero che il suo libro preferito, su cui aveva fantasticato per ore ed ore negli anni passati, fosse tra le dita sottili di Gigì gli dava un barlume di speranza.
A volte però la speranza non è forte come la verità.
 

Era a dir poco furibonda!
Come si permetteva quel bamboccione, quel microcefalo, quell’insopportabile borioso di farla passare per matta e per stupida?!
La prossima volta che lo avesse affrontato gli avrebbe rifilato una fattura ancor prima che aprisse bocca. Anzi lo avrebbe preso a schiaffi ancor prima che aprisse bocca per emettere solo stupidaggini!
Si ritrovò davanti alla porta dell’aula di Pozioni e la spalancò senza tante cerimonie. Troppo presa a inveire mentalmente contro Potter, non si rese conto che la Blackthorn era già entrata in classe.
La professoressa di Pozioni puntò il suo sguardo blu imperioso sulla ragazza e inarcò un sopracciglio con cipiglio severo.
“Mi scusi professoressa… Non credevo di essere in ritardo!” balbettò la ragazza con le gote in fiamme e avrebbe aggiunto volentieri che in ogni caso era tutta colpa di Potter quando la professoressa la anticipò:
“Si sieda Dursley. Due punti in meno a Serpeverde per il suo ritardo. Stavo dicendo…” e mentre la donna proseguiva nella spiegazione della pozione che avrebbero prodotto quel pomeriggio, Angie si avvicinò ad Elena, la sua solita compagna di calderone, e le si sedette accanto.
Quando la mora la guardò con aria interrogativa, lei le fece segno che avrebbero parlato dopo, non voleva far arrabbiare ulteriormente la sua direttrice di Casa.
Quindi non appena la voce della professoressa si fu spenta e tutti ebbero preso posizione davanti ai propri calderoni per mettersi all’opera, Elena bisbigliò al suo orecchio:
“Che cos’è successo?”
“Potter…”sibilò a denti stretti Angie mentre iniziava a sminuzzare forse con eccessiva foga una radice di Levitisco.
Albus, che lavorava assieme a Rose nel posto accanto al loro, si sporse oltre il calderone e la guardò con aria colpevole e mortificata, come se fosse pienamente consapevole che era colpa sua.
“L’altro, l’idiota!” bisbigliò Angie con un cenno della mano per rassicurarlo.
Elena ridacchiò e chiese divertita mentre le passava alcuni ingredienti:
“Che cosa ti ha fatto stavolta?”
Angie sussurrò in modo conciso gli avvenimenti dell’infermeria e quelli del cortile, mentre controllava l’andamento della pozione, che pareva impeccabile. Alla fine del racconto Elena stette in silenzio, seduta sul suo sgabello con le labbra arricciate e lo sguardo vagamente perso.
Passarono parecchi minuti prima che riprendesse la parola.
“E… Con Derek?”
Angie smise di far cadere col contagocce il distillato di fiori di Aconitum nel calderone e la osservò un po’ stranita.
“In che senso?” chiese con tono perplesso.
“Per le mutande di Merlino, ma sei veramente irrecuperabile! Nell’unico senso possibile Angie!” ribatté l’altra con tono spazientito. “Che cos’hai fatto davanti a lui? Che cosa hai provato?”
Angie spalancò la bocca per ribattere ma si bloccò con un espressione confusa stampata in faccia.
Già, che cos’aveva fatto? Che cos’aveva provato davanti al ragazzo che aveva popolato i suoi sogni nel suo primo anno di scuola ad Hogwarts?
Boccheggiò un paio di volte, annaspando per respirare, davanti alla risposta sconcertante e impossibile che le si palesò nella mente.
Niente.
Nulla.
Nisba.
Non aveva provato praticamente nulla, se non un vago imbarazzo per la bellezza del giovane. Ma non un solo istante l’animaletto, che solitamente si contorceva facendo le fusa non appena lo vedeva in lontananza, aveva dato segni vitali. Non un istante il suo stomaco aveva fatto le capriole o il suo fiato si era mozzato soffermandosi sui tratti cesellati di Derek. Non una volta aveva percepito la vertigine che invece aveva provato sempre più spesso con…
Il suo sguardo spiritato si spostò rapido da Elena a Scorpius.
Il giovane Malfoy stava collaborando con Martha ed era intento a mescolare la pozione.
Angie vide le sue labbra sottili muoversi per sussurrare a sé stesso il conto dei giri antiorari da eseguire. Un ciuffo biondo scivolò via dalla pettinatura perfetta e si posizionò davanti dal suo occhio sinistro.
L’occhio sotto cui c’era un neo minuscolo, quasi invisibile.
Scorpius era troppo concentrato nel suo calcolo per curarsi di quella ciocca ribelle.
“E altre volte ci si innamora della persona giusta senza nemmeno accorgersene.” la voce piena di comprensione e di tenerezza di Martha risuonò nella sua testa.
BUM!
Esattamente come nella capanna di Hagrid, con le tazze e la teiera, Angie fu colpita all’improvviso dalla consapevolezza di qualcosa che era rimasto in sospeso dentro di lei fino a quel momento.
Nello stesso istante Scopius alzò lo sguardo e incrociò il suoi occhi frastornati e stupiti. All’inizio la guardò un po’ interrogativo, ma si riprese quasi istantaneamente e le sorrise.
La pipetta del contagocce, che ancora stava tra le dita della sua mano destra, fu svuotata completamente nel calderone, mentre Angie si perdeva in quel sorriso luminoso e sincero che lui le stava rivolgendo.
Udì appena la debole protesta di Elena, secondo cui la dose di distillato era eccessiva, perché il suo cervello stava urlando a gran voce la verità appena svelata.
Lei..
“Angie…”
Era completamente…
“Angie… il calderone sta iniziando a muoversi!”
Innamorata…
“Angie credo sia meglio allontanarci.”
di Scorpius.
Ebbe appena i tempo di ricambiare il bel sorriso con uno molto ebete, prima che il suo calderone esplodesse con un gran baccano.
 

Scorpius era veramente perplesso. Sia dal sorriso strano che Angie gli aveva rivolto, sia dal fatto che avesse fatto esplodere un calderone, visto che ormai era chiaro a tutti che fosse la migliore della classe in Pozioni, sia dal fatto che la ragazza non sembrava nemmeno un po’ contrita davanti alla ramanzina che la Blackthorn le stava facendo per il rischio che avevano corso tutti quanti in quell’aula.
“Ehi O’Quinn, non trovi che la tua amica sia parecchio strana ultimamente?” chiese osservando Angie che non riusciva a smettere di sorridere mentre la professoressa toglieva cinque punti a Serpeverde.
“Non lo so Malfoy… Direi che strana per lei non sia una condizione eccezionale…” mormorò la rossa osservando l’amica con un sopracciglio inarcato.
In effetti anche lui aveva notato come fosse cambiata negli ultimi tempi. Loro erano sempre più vicini, sempre più complici e ogni tanto lui si imbambolava a osservarne il profilo. Ma al contrario dei primi tempi in cui gli sembrava che lei fosse distante anni luce e che fosse completamente inutile cercare di farle capire i suoi sentimenti, ora lei era vicina, presente in ogni istante, intuitiva nei suoi riguardi.
Sopra ogni cosa però Scorpius aveva notato come lei lo guardasse in modo diverso.
Non avrebbe saputo definire in che cosa consistesse quel cambiamento, eppure c’era qualcosa… Che semplicemente prima non c’era.
Quando finalmente la Blackthorn ebbe lasciato libere le due ragazze Angie si voltò verso di lui e gli sorrise esattamente come aveva prima, in quel modo un po’ ebete ma tanto splendente come se lui fosse il suo Sole personale. Sentì Martha ridacchiare mentre li osservava ma non le badò.
But then she's never looked at me that way before
E accadde.
O meglio cadde.
Martha all’improvviso si irrigidì accanto a lui e cadde per terra in preda a forti convulsioni.
Aveva gli occhi riversi indietro e le labbra livide si muovevano frenetiche, come a sussurrare qualcosa che lui non riusciva a distinguere. Si chinò immediatamente accanto a lei e chiese aiuto con tutto il fiato che aveva in gola.
La ragazza continuava a muoversi con scatti fulminei degli arti e della testa, rischiando di farsi del male con gli oggetti attorno a lei.
In un baleno la professoressa comparve, seguita subito da Angelique ed Elena, che osservavano terrorizzate l’amica riversa a terra. La Blackthorn ordinò a tutti di stare lontano mentre sfoderava la bacchetta e cantilenava degli incantesimi per bloccare l’attacco che stava scuotendo il corpo di Martha.
Lentamente le sue membra si rilassarono e si movimenti si placarono, finché la ragazza rimase immobile sul pavimento scuro dei sotterranei, i riccioli color del rame sparsi dovunque e il pallore mortale sul suo volto da bambola.
 
Angelique non seppe quanto attesero fuori dall’infermeria.
C’era stato un viavai frenetico di persone dentro e fuori dal quella maledetta stanza in cui loro non erano ammessi. Avevano ascoltato muti e immobili gli ordini che un Medimago mandato dal San Mungo aveva impartito con voce forte, avevano visto sfilare avanti e indietro la Blackthorn, Madama Chips, la McGranitt, Vitious e poi erano giunti anche i genitori di Martha.
I signori O’Quinn erano in tale contrasto tra di loro da risultare buffi.
Lui era altissimo, superava il metro e novanta abbondantemente, aveva gli stessi capelli rossi e disordinati della figlia e teneva stretta a sé la moglie come se fosse potuta scappare da lui con la prima folata di vento. Lei era di statura normale, ma sembrava una bimba accanto all’uomo, aveva lo stesso sguardo inconfondibile di Martha, pieno di calore e di gentilezza, i capelli castani e lisci erano racchiusi in una morbida coda bassa e si aggrappava al fianco del marito come se stesse per essere portata via da una folata di vento.
La preoccupazione per quello che era accaduto alla loro bambina era palpabile attorno a loro. Camminavano veloci e in sincronia per raggiungere al più presto la figlia nel momento del bisogno.
Ripensandoci, si disse Angie, non erano buffi, erano splendidi.
“Pe-pe-perché nes-s-suno vie-e-ene a dirci qua-a-alcosa, maledizione!” sbottò irato Berty tirandosi in piedi e rompendo il silenzio surreale che si era esteso per tutto quel tempo.
“Perché forse è più grave di quanto sembrasse.” mormorò Elena con tono vacuo e lo sguardo perso nel vuoto. Lo scricciolo moro si strinse nella sua divisa con un fremito, così Albus le passò un braccio attorno alle spalle nel tentativo di riscaldarla. La ragazza scoppiò a piangere contro la sua spalla.
Angie la vide per la prima volta singhiozzare aggrappandosi al maglione di Al e il suo cuore si strinse in una morsa di preoccupazione e ansia ancor più forti.
Così lei serrò più forte le dita attorno a quelle di Scorpius che non l’avevano mai abbandonata quel tetro pomeriggio, si aggrappò a quella mano mentre pregava nel modo in cui suo nonno le aveva insegnato.
Niente Ave Maria, niente Padre Nostro o Salve Regina, niente parole vuote e meccaniche, ripetute come automi.
“Quelle Pesciolino,” diceva sempre nonno Etienne “non servono a niente. Le ripetono quelli che non hanno pensieri per Dio. Tu ce li hai dei pensieri per Dio, Pesciolino?” e quando lei annuiva convinta lui sorrideva attraverso la barba ordinata e proseguiva: “Allora prega con i pensieri che vengo dal cuore e dalla testa, prega Dio come se stessi parlando con Lui, non come se dovessi ripetere quella stronzata del rosario.”
Sì, il nonno diceva le parolacce quando si arrabbiava, ma il Pesciolino aveva capito la differenza tra pregare col cuore e con la testa e blaterare parole vuote scritte da qualcuno due millenni prima.
Così rannicchiata vicino ad una colonna fredda, con la mano stretta in quella di Scorpius, pregò Dio come aveva pregato per Antares, una vita che le era stata affidata, ma lo fece con molta più intensità. Pregò che la sua amica, la prima che le avesse teso la mano quando si sentiva tradita dal comportamento di Scorpius, stesse bene e si riprendesse. Pregò per quel sorriso vivace, quello sguardo dolce e quella combattività che nessuno avrebbe accreditato ad un viso di porcellana come il suo. Rivolse a Dio tutti i pensieri belli che aveva su Martha, perché migliorasse e tornasse quella di sempre.
“Io l’avevo detto a quel cappello sudicio! Gliel’avevo detto!” singhiozzò Elena più forte dopo parecchi minuti.
“Di che parli?” chiese Scorpius con voce leggermente roca per il prolungato silenzio.
Il viso di Elena fece capolino oltre la spalla di Albus, stravolto e lucido di lacrime, e iniziò a parlare piena di foga gesticolando animatamente:
“Gliel’avevo detto che non volevo andare a Serpeverde! E quella cosa tutta sbrindellata e bruciacchiata mi risponde: -E dove vorresti andare?- e io gli dico:- Dovunque possa essere libera dalla mia famiglia!-. E che fa quel cretino? Mi manda proprio a Serpeverde!”
“Ma-ma-a che c’entra scu-cusa con Martha?” chiese Berty strabuzzando leggermente gli occhi.
Era infatti quello che si chiedevano tutti.
“Perché se mi avesse mandato da qualche altra parte non saremmo diventate amiche! E lei non avrebbe dovuto diventare matta per aiutarmi! E non le avrei mai fatto degli scherzi! E non si sarebbe stressata! E non sarebbe stata male per colpa mia!” le ultime parole erano state rotte dai singhiozzi che poi ripresero più forti di prima, mentre Elena nascondeva la testa tra mani.
Angie si alzò lasciando la mano di Scorpius e si sedette accanto all’amica abbracciandola. Era così magra e piccola tutta rannicchiata contro di lei.
“Ele…” la chiamò facendole alzare il volto. “Non è stata minimamente colpa tua. Non è stata colpa tua! Hai capito?”
La mora tirò su col naso in modo rumoroso e asciugandosi gli occhi e le guance con la manica della divisa chiese:
“Dici che non è stato perché l’ho minacciata di bruciare i suoi schemi?”
“No Ele.” rispose con fermezza Angie.
“E nemmeno perché le ho fatto passare tre ore a ripetermi come si faceva la trasfigurazione del colore dei fiori?”
“No.”
“E nemmeno perché le ho nascosto per due giorni il libro di Astronomia?”
“Beh, forse questo l’ha un pochino turbata…”
“E nemmeno perché le ho bruciato davvero uno schema di Pozioni per sbaglio?”
“Ehm…”
Ma mentre Angie cercava una scappatoia, la porta dell’infermeria si spalancò e la Direttrice di Serpeverde ne emerse con i capelli un po’ scarmigliati e l’aria stanca. Al suo fianco un uomo con una semplice tunica azzurra dall’aspetto molto professionale parlò:
“è sempre un piacere lavorare con te, Trix.”
Angie riconobbe la voce come quella che dava gli ordini dentro la stanza.
La professoressa si lasciò sfuggire un sorriso esausto e rispose:
“Non esagerare John, sono parecchio arrugginita…”
“Ma che dici?! Sei sempre stata la migliore al corso, Beatrix! Il caporeparto del Soccorso Auror piange ancora la tua perdita! E non è il solo…” e detto ciò prese una delle sue mani e la racchiuse tra le proprie.
“John…” la voce della Blackthorn era stranamente dolce e malinconica, come se stesso rivolgendo una tacita preghiera all’uomo che le stava di fronte.
“Professoressa!” disse all’improvviso Albus alzandosi e avvicinandosi alla donna, imitato subito dopo da tutti gli altri compagni.
“Siete ancora qui ragazzi?!” chiese leggermente stupita lei osservandoli uno ad uno.
“Ma certo! Non potevamo andarcene senza aver avuto notizie di Martha!” ribatté Elena con fermezza nonostante gli occhi rossi e la faccia stropicciata dalle lacrime.
“Oh beh… Sta molto meglio! Starà un po’ in infermeria per riprendersi, ma non è stato nulla di troppo grave.” rispose la Blackthorn decisa ma sul “nulla di troppo grave” Angie fu sicura di aver percepito un tremito.
Era stato grave eccome, altrimenti non avrebbero chiamato uno del San Mungo!
“Bene, allora possiamo entrare a salutarla?” chiese subito Angie con un sorriso entusiasta. “L’ha detto lei che non è stato nulla di grave! Quindi possiamo almeno vederla?” aggiunse subito dopo vedendo l’incertezza negli occhi della professoressa.
“Sarebbe molto meglio di no…” iniziò la donna ma John la interruppe con una risata leggera.
“Avanti Beatrix! Vogliono solo salutare l’amica! Sono rimasti qui tre ore a gelarsi il culo sul marmo!” ma non appena si rese conto della parolaccia detta davanti ai ragazzi si mise una mano sulla bocca con aria colpevole. La Blackthorn strinse le labbra per non scoppiare a ridere e con un gesto del capo fece segno ai cinque Serpeverde di entrare.
Mentre passavano uno ad uno davanti ai due adulti, Elena osservò con aria sorniona le mani ancora intrecciate della professoressa e del Guaritore. Quando anche la Blackthorn se ne rese conto, ritrasse istintivamente la mano e osservò truce John.
Mentre Angie chiudeva la pesante porta dell’infermeria avrebbe giurato di sentire il rumore di uno scappellotto sulla nuca e quello di un gemito di dolore.
 
I signori O’Quinn si presentarono a tutti, con modi gentili e per nulla affettati. Avevano la stessa aria provata della Blackthorn e di John. Dopo qualche istante di conversazione li lasciarono da soli davanti al letto della ragazza.
Martha giaceva supina tra le lenzuola, con le braccia candide stese lungo i fianchi. Il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, il volto era rilassato e sereno, come se non fosse mai accaduto nulla.
La prima ad avvicinarsi fu Elena che prese una delle mani dell’amica e se la portò vicina al viso, poi iniziò a elencare in un sussurro appena udibile:
“Mi dispiace tanto! Scusa per il libro di Astronomia, per i fiori, per la divisa di ricambio che ti ho fatto sparire! Scusa per aver bruciato quello schema, giuro che non l’ho fatto apposta! Scusami per quando a gennaio ti ho rubato l’ultima cioccorana, avevo tantissima fame! Scusami per …”
Angie si mise di fronte ai piedi del letto e fu subito affiancata da Scorpius, il quale si mise ad osservare Elena che si confessava e si incolpava praticamente anche della crocifissione di Gesù Cristo.
Mentre Elena parlava alla bionda parve di vedere l’ombra di un sorriso spuntare sul volto di Martha… Eppure sembrava che dormisse…
Solo quando la O’Quinn aprì un occhio e sbirciò Elena che aveva fissato il proprio sguardo sulle coperte, Angie non poté trattenersi dall’esclamare:
“Ma sei sveglia!” e subito si precipitò ad abbracciare l’amica, che scoppiò a ridere vedendo l’espressione allibita sul volto della Zabini.
“E mi hai lasciata blaterare per tutto questo tempo?!” chiese Elena incrociando le braccia davanti al petto.
“Volevo sentire per bene tutte le scuse che, se fossi stata sveglia, non mi avresti mai fatto!” ammise Martha alzando le spalle con aria innocente.
Elena continuò a borbottare come una pentola difettosa mentre anche i ragazzi salutavano la rossa. Angelique osservò le guance di Martha colorirsi di un leggero rossore quando Albus le confessò abbracciandola che erano stati tutto molto preoccupati.
“Che-che-che cosa ti-ti-ti è successo?” chiese Berty mentre Elena finalmente la smetteva di brontolare.
“Oh… Ehm…” la voce le si incrinò, ma schiarendosi la gola riprese con più energia. “Il Medimago mi ha spiegato che si è trattato di… di un… attacco epilettico.”
Angie trattenne il fiato rumorosamente.
No.
Non a Martha!
“No!” esclamò con forza mentre stringeva i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Martha le sorrise un po’ tristemente ma proseguì nel racconto:
“Dicono che probabilmente la tensione accumulata ha fatto scoppiare l’attacco, ma che si sarebbe potuto verificare anche in un qualsiasi altro momento…”
“Ma è grave? Che vuol dire attacco epiplessico?” chiese Elena con sguardo angosciato.
“Epilettico, Ele. L’epilessia è una malattia molto particolare, che causa delle scosse elettriche in tutto il corpo e lo fa muove incontrollatamente. Esistono alcune cure, ma non si posso prevedere le crisi.” disse con tono accademico Angie e poi si rivolse con speranza a Martha: “Però mia madre mi ha detto che può verificarsi anche un solo attacco nella vita di una persona e poi non accadere più! C'era un bambino nella mia scuola che…” ma venne interrotta dalla testa ramata di Matha che si scuoteva con vigore.
“Il Medimago ha detto che le crisi si ripeteranno.” disse con un tono che non riusciva a dissimulare il dolore.
Il silenzio calò sul gruppo. Mentre Angie continuava a ripetersi che non era possibile che Martha fosse condannata a quella malattia. No. Non poteva.
“Io di-dico al dia-a-avolo il Medimago!” esclamò all’improvviso Berty tirandosi su gli occhiali sul setto nasale con fare estremamente deciso.
Martha lo osservò inizialmente stupita e poi un sorriso felice si aprì sul suo volto, rise per alcuni istanti e poi osservò ciascuno con grande intensità. Gli occhi color cioccolato erano leggermente lucidi quando dichiarò poco dopo:
"“Sono una persona davvero fortunata… Ha proprio ragione il Cappello Parlante: O forse a Serpeverde, ragazzi miei, troverete gli amici migliori!
“Non parlarmi di quel coso pulcioso!” sbottò Elena e riuscì a far ridere tutti quanti, nonostante il peso sul cuore per la condizione dell’amica.
Quelle risate ovviamente attirarono Madama Chips che si avvicinò a grandi falcate e li spedì tutti fuori senza che riuscissero a salutare Martha.
Appena la porta fu sbattuta dietro le loro spalle Elena prese a braccetto Berty e Albus e iniziò a blaterare qualche cosa riguardo agli Snasi, come che fossero degli animali estremamente sottovalutati.
Scorpius aggrottò leggermente le sopracciglia e fece per seguire gli altri tre, ma Angie lo trattenne per un braccio facendolo voltare verso di sé.
Era il momento giusto.
Doveva farlo, ora o mai più.
“Angie?!” la chiamò lui in risposta allo strano sguardo che lei gli stava rivolgendo.
“Scorpius.” disse lei annuendo a sé stessa per convincersi a parlare.
Il giovane Malfoy corrugò le sopracciglia tanto da farle scontrare ma non riuscì a trattene un sorriso confuso.
“Devi dirti una cosa Scorp.” aggiunse con tono grave.
“Ehm… Ok.”
Angie annuì di nuovo e prese un respiro profondo.
“Beh… Non so come dirtelo. Insomma me ne sono resa conto oggi… Cioè non è che prima non avessi mai fatto caso, però oggi è stato talmente evidente che mi sono sentita una sciocca per non averlo capito prima!” e si passò nervosamente una mano tra i capelli spostando alcune ciocche di ricci.
Scorpius aggrottò le sopracciglia ulteriormente cercando il filo invisibile del discorso insensato di Angie.
“Intendo dire che Martha ha appena scoperto di avere una brutta malattia e che se la porterà dietro per tutta la vita, ma ha visto le cose belle e le ha apprezzate ancora di più! Noi siamo le sue cose belle, le cose per cui vale la pena sorridere quando si soffre, per cui vale la pena lottare! Ecco… Tu sei la mia cosa bella… Tu sei la mia tazza preferita.” aggiunse le ultime parole avvicinandosi al volto del ragazzo con gli occhi fissi nei suoi.
“Che diamine vuol dire?” chiese in un sussurro Scorpius.
Erano talmente vicini che Angie poteva sentire il respiro accelerato del ragazzo sulle proprie labbra. Appoggiò la fronte a quella di lui e con un sorriso bisbigliò:
“Fattelo spiegare da Hagrid. Io non sono capace!”
Il giovane Malfoy le sorrise di rimando, pur non avendo capito nulla ma forse avendo realizzato le cose fondamentali, e sussurrò:
“Anche tu sei la mia tazza preferita.”
Le distanze furono colmate e le loro labbra si sfiorarono delicatamente mentre su di esse campeggiava ancora un sorriso.
Fu un bacio piccolo, timido e pieno di insicurezza. Fu però pieno di sentimento e di emozione, pieno di promesse per un futuro che non vedevano l’ora di affrontare insieme, mano nella mano. Proprio come fecero appena il loro primo bacio finì, intrecciarono le loro dita e camminarono insieme nel corridoio deserto, con un sorriso incontenibile a illuminare i volti di entrambi.
There may be something there that wasn't there before
 

 
Nota personale:
Finalmente sono uscita dal tunnel di esami che hanno prosciugato ogni mia energia! Ed eccomi qui.
Spero davvero che il capitolo sia piaciuto a tutti, ma so già che qualcuno vorrà la mia testa su una picca per aver unito questi due biondi. Mi auguro tuttavia che continuerete a seguire nonostante tutto.
La canzone da cui è tratto il titolo e le frasi inserite all’interno di esso è quella de “La Bella e la Bestia” in versione originale “Something there”, in italiano “Uno sguardo d’amore”.
Ringrazio immensamente le donzelle che hanno recensito gli scorsi capitoli:
Cinthia988, Ayumi Edogawa, Aduial, Martina87, Astoria McCartney, Sono_un_unicorno e FleurDa.
Aspetto i vostri pareri e le vostre recensioni.
Tanti baci a tutti.
Bluelectra.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cap.19 Dolceacre ***


Cap.19 Dolceacre.

“Angie esci da lì.” Elena, voce squillante e un po’ angustiata.
Non aveva voglia di parlare con nessuno quindi non rispose.
“Angelique esci da lì, o faccio saltare la porta.” Martha, strano sentire un tono tanto minaccioso e deciso.
 Voleva solo restare da sola, quindi non rispose.
“Angie, per farove.” Scop, voce dolce, una richiesta implicita… Lasciami entrare, lasciami stare vicino a te.
“No.” quel mono sillabo sfuggì dalle sue labbra, ma fu lapidario e secco.
“Bene... Allora distruggo questo spogliatoio!” ribatté Martha agguerrita. Angie non si mosse di un millimetro, tanto sapeva che non avrebbe funzionato.
Infatti pochi istanti dopo sentì Martha scandire con chiarezza “Bombarda” ma l’incantesimo non raggiunse mai la porta, rimbalzò contro uno scudo invisibile e andò a infrangersi contro qualcosa che fece un gran fracasso mentre esplodeva.
“Maledetta hai incantato la porta, eh?!” strepitò Martha battendo furiosa un pugno sul legno.
Angie poteva figurarsela perfettamente mentre con le guance arrossate per la rabbia e gli occhi marroni pieni di fuoco le lanciava occhiate assassine attraverso la porta.
Avrebbe voluto dire che in realtà aveva messo gli incantesimi su tutto il perimetro dello spogliatoio, quelli che le aveva insegnato Roxanne.
Rox…
Un espressione amara le si dipinse sulle volto e si strinse più forte le ginocchia al petto.
Non aveva nemmeno tolto la divisa da quiddich, sudata e infangata.
 Si era detta, in un momento di estrema drammaticità, che avrebbe indossato solo quella da ora in poi, come sempiterno vessillo del suo fallimento.
Un fallimento che puzzava un po’ troppo però, ammise a sé stessa odorando il tessuto verde e argento.
“Che succede?” una voce femminile nuova si era aggiunta al coro di proteste che proveniva da fuori. Nuova ma non sconosciuta, pensò la bionda drizzando il capo e mettendosi in ascolto.
“Quella babbea si è trincerata nello spogliatoio e ha messo incantesimi dovunque!” esclamò Albus
“L’avevo immaginato…” disse la voce nuova. Angie tese maggiormente le orecchie convinta di conoscere quel timbro, ma non riusciva a ripescare nella sua testa annebbiata dalla rabbia e dalla delusione a chi appartenesse.
“Indietro nanerottoli, adesso facciamo un po’ di magie!” aggiunse con una nota di allegria.
Fu questione di pochi istanti, i suoi incantesimi si disgregarono sotto i colpi della nuova arrivata. I muri e le finestre dello spogliatoio vibrarono percettibilmente, poi tutto si chetò e la porta si spalancò incorniciando la figura formosa di Roxanne Weasley.
Se Angie ne avesse avuto la capacità si sarebbe messa a ringhiare, ma si limitò a guardare in cagnesco la proprietaria di quella voce che prima non aveva riconosciuto.
Rox non badò all’accoglienza canina che la ragazza le aveva riservato e si limitò a chiudere la porta voltandosi. Poi con grandissima sorpresa di Angie iniziò a borbottare gli stessi incantesimi che aveva appena annullato e sigillò nuovamente lo spogliatoio.
“Ehi! Non vale così!” si lamentò indignato Albus dall’esterno.
“Vi conviene andare a festeggiare nei sotterranei, nanerottoli. Qui ne avremo per un bel po’.”  gridò di rimando Roxanne prima di avvicinarsi alla panca dove sedeva la bionda.
Le si mise di fronte accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto con fare professionale.
“Voglio restare da sola.” sbottò Angie guardandola ancora con espressione ostile.
Il sopracciglio scuro di Roxanne saettò verso l’alto mentre rispondeva:
“Questo mi sembrava abbastanza chiaro.”
Stettero qualche istante in silenzio ascoltando le lamentele dei cinque che aspettava fuori, poi Angie, rosa dalla curiosità, chiese con tono fintamente non curante:
“Come hai fatto…”
“A rompere i tuoi incantesimi?!” completò Roxanne con un sorriso sornione sulle labbra carnose. “Cara Angie, pensavi davvero che ti avessi insegnato tutto? Come diamine occuperemmo il tempo nei prossimi due anni, eh?!”
Angie sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa da quella risposta tanto amichevole, nonostante l’accoglienza fredda e sgarbata che le aveva riservato. Così fece anche lei un mezzo sorriso, mentre nella sua testa vorticavano le immagini della partita appena conclusa.
 

“Potter passa a Weasley. Wesley ruba la pluffa a Weasley. Ora Potter batte un bolide su Potter. Ma Potter schiva e la pluffa è rubata ancora da Wealsey. Mentre Weasley spedice un bolide su Wealsey che perde la pluffa… eee… la recupera Wealsey… No non ce la posso fare, professor Paciock! Questa cosa è delirante” la voce di Philip Jordan esausta e provata dalla cronaca rimbombò nelle orecchie di Angelique.
Effettivamente era un vero a proprio delirio. La partita Grifondoro-Serpeverde, quella che avrebbe concluso il campionato e deciso a chi sarebbe andata la Coppa, aveva assunto ritmi tanto frenetici da rendere quasi impossibile seguire il gioco.
C’era moltissima tensione tra le due squadre, ma diversa da quella ostile e fredda che si era verificata coi Corvonero. Era una competizione più intima, fondata sui legami famigliari, forse la si sarebbe potuta definire anche più sana ma sicuramente era molto radicata
Nei Grifondoro come aveva effettivamente anticipato Albus giocava metà della sua famiglia. Victoire era il capitano e uno dei Battitori, Potter era un Cacciatore, Fred un altro e infine Roxanne era Cercatrice. Mentre nei Serpeverde si trovavano Dominique, Albus ed Angie.
La partita vedeva in ottimo vantaggio di Serpeverde, ma erano stati messi a dura prova dall’ardore e dall’energia con cui i Grifondoro giocavano. E le competizioni famigliari si sa sono le più agguerrite, con tanto di frecciatine sardoniche che non vengono risparmiate a nessuno.
Aveva sentito Jessy stuzzicare Al, per fargli perdere la concentrazione; Dominique prendersi gioco allegramente di Fred ad ogni tiro andato a segno.; Victoire spedire a tutta velocità i bolidi contro la sorella ed esultare quando questa era in difficoltà; Albus prendere la mira contro Rox e cercare di disarcionarla.
Tutto questo all’inizio le aveva causato la terribile sensazione che si sarebbero uccisi vicendevolmente col gioco o picchiati sull’erba del campo da quiddich entro pochi minuti, rovinando l’unione invidiabile che li aveva sempre contraddistinti. Tuttavia aveva notato come su ognuno dei cugini Weasley-Potter ci fosse stampato un sorriso determinato e pieno di energia.
Stavano giocando a modo loro.
Pieni di parolacce, insulti, insinuazioni pungenti, anche qualche scorrettezza, ma restavano comunque una famiglia e non si sarebbero divisi per una partita di quiddich.
La ragazza continuò a cercare con esasperazione il boccino d’oro per tutto il campo, ma non ebbe alcun segnale per due intere ore.
Poi all’improvviso lo vide scintillare vicino alle tribune di Grifondoro e non capì più nulla, ormai stremata dalla ricerca. Partì a tutta velocità zigzagando tra i giocatori impegnati sul campo, col vento che le fischiava nei timpani e la vista semi offuscata dalla forza del vento.
 A pochi metri di distanza allungò il braccio tendendosi verso la pallina che incredibilmente era ancora lì…
Ma una figura scura in piena picchiata dall’alto le tagliò la strada costringendola ad una brusca frenata che quasi la fece cadere dalla scopa.
Con una vertigine di orrore guardo davanti a sé.
Non c’era più alcun boccino, così abbassò lo sguardo e lo vide sotto di lei.
Stretto tra le dita della mano destra di Roxanne vibrava e si dimenava una piccola sfera dorata, mentre sul viso della Grifondoro si allargava un sorriso vittorioso.
“GRIFONDORO VINCE! VINCE DI 20 PUNTI, VINCE SIGNORI!!!” l’esultanza di Jordan fu come una stiletta al cuore per Angie.
Aveva fallito. Aveva commesso l’errore più sciocco che potesse fare accecata dalla voglia di vincere a tutti i costi. E aveva perso.
“Un momento signori… Grifondo vince, ma la Coppa del Quiddich viene assegnata a… SERPEVERDE!” aggiunse il cronista con tono un po’ meno entusiasta.
Dagli spalti verde e argento si levò un boato di urla e applausi.
Ma per Angelique non c’era nulla da festeggiare. Quella non era una vera vittoria.
Quello era solo un evento che le lasciava l’amaro in bocca.
 

“Quindi ti decidi a parlare?” chiese Roxanne moderatamente seccata mentre un piede batteva per terra. Dall’esterno della stanza non provenivano più le voci dei Serpeverde indignati.
Angie corrugò la fronte e chiese stupita:
Io devo parlare? Non sono io quella che si è intrufolata qui!”
“E non sono io quella che si è barricata in uno spogliatoio che odora di calzini sudati, invece di andare a festeggiare una vittoria con i propri compagni di Casa!” replicò velocemente Rox scrutando la ragazza con un misto di divertimento e rimprovero.
“Io non ho nulla da festeggiare!” sbottò Angie lasciando andare le gambe dalla presa ferrea con cui le stava tenendo al petto, in modo da lasciarle penzolare un pochino nel vuoto restando seduta.
“E perché?” incalzò Roxanne.
A queste parole Angelique scoppiò come palloncino vicino ad un cactus e gridò nel silenzio della stanza:
“Perché abbiamo perso per colpa mia, mannaggia! Ecco perché! Perché ho rovinato tutto e nessuno mi vorrà più in squadra! Perché mi piace tantissimo giocare a quiddich e invece ora cercheranno un Cercatore più bravo! Ma soprattutto perché… Va bene sì, perché odio perdere!”
Roxanne la guardò serissima per alcuni istanti, poi lentamente un sorriso si estese sulla sua bocca e le scoppiò a ridere in faccia con un grande trasporto e fragore. Con parecchia difficoltà si ricompose e le dispose sempre sorridendo:
“Ma Angie! Tutti odiamo perdere…”
“Non quanto lo odio io, te lo garantisco.” ribatté torva la bionda.
“Bene, ammettiamo che sia così…” ammise con tono accondiscendente e un gesto del capo come a concederle quella obbiezione, “Però avete vinto lo stesso il Campionato!”
Angie aggrottò le sopracciglia con fare poco collaborativo.
“Intendo dire” proseguì dolcemente Roxanne “che quella Coppa, e guarda che mi costa davvero ammetterlo, quindi non farmelo ripetere, non vi è stata assegnata a caso. Vi siete meritati di vincerla, guadagnandovi i punti che vi hanno portato qui e probabilmente vi sareste meritati anche di vincere la partita di oggi. Ma… come dicono i babbani chi troppo vuole nulla stringe.”
Angie si accigliò qualche istante pensando alle parole dall’amica e quando incontrò nuovamente gli occhi di Roxanne, tanto azzurri da assumere una strana sfumatura indaco, ammise con tono burbero e un po’ infantile:
“Va bene… Ma io ancora non riesco ad essere felice.”
“Questo perché sei una ragazzina impertinente, testarda, caparbia e piena di superbia.”
Angie boccheggiò un paio di volte colpita da quelle parole dette con tanta leggerezza. Era questo quello che la sua mentore pensava di lei?!
“E non guardarmi con quella faccia da pesce lesso! Pensi che io sia diversa? O che ti voglia diversa da come sei?” sbuffò Roxanne alzandosi in piedi e stiracchiandosi subito dopo.
Angie sorrise istintivamente ma poi la nuvola di pensieri negativi tornò ad adombrare il suo volto. Effettivamente si sentiva molto meglio dopo quello che le aveva detto Rox, eppure c’era tutta quella rabbia e quell’aggressività che le erano rimaste incastrate dentro e non ne volevano sapere di andarsene!
“Ehm… Rox?!” quando quella si voltò verso di lei continuò “Tu… Che fai quando… Quando perdi?”
La mora si passò una mano tra i ricci minuscoli e perfettamente definiti ravvivandoli e si perse ad osservare il panorama fuori dal parco.
“Beh, dipende… Quando sono così arrabbiata a volte mi metto a urlare finché non mi va via la voce.”
No, si disse Angie, questo non era il suo stile.
“Oppure mi sfogo su Cris… Litigo con lui anche per i calzini che ha indosso. Sai, poi facciamo la pace e…” si interruppe osservando la reazione neutra della più piccola e aggiunse: “No, non lo sai invece.”
Angie scrollò le spalle, a volte Rox diventava davvero criptica…
“Altre volte…” ma si interruppe da sola spalancando gli occhi. Poi si girò verso la più piccola e con tono perentorio ordinò:
“Vieni con me!”

Le cucine.
Un luogo di cui lei non aveva mai nemmeno sentito parlare, non avendo grandi contatti coi Tassorosso, la cui sala comune era proprio lì dietro.
Le cucine.
Un luogo pieno di piccoli esserini scheletrici che si inchinavano profusamente e non aspettavano altro che di ricevere delle richieste da soddisfare.
Le cucine.
Un luogo pieno di profumi deliziosi ed invitanti, vapori e sfrigolii piacevoli provenienti da enormi pentoloni.
Le cucine.
Ecco dove l’aveva portata quel tornado di Roxanne.
Avevano fatto il solletico ad un pera ed ecco che davanti a loro si era dischiuso il paradiso.
Poi Roxanne aveva chiamato una certa Goldy a gran voce e una piccola elfa domestica, con un folto caschetto di boccoli biondi e un naso a punta tanto sporgente da ricordarle Pinocchio, era comparsa subito. Era il capo delle cucine ed era un’elfa libera.
Goldy aveva dato loro una postazione da cucina come quelle che utilizzavano gli altri elfi e si era congedata con grandi inchini e profusione di complimenti.
E Roxanne aveva iniziato a cucinare.
“Passami la farina.” un barattolo le venne teso
“Questo è zucchero a velo, Dursley. Portami da farina, scudiero dei miei stivali!”
Rox in cucina era esattamente come nella vita di tutti i giorni: dispotica, amorevole, poco incline alla pazienza e al dialogo, attenta ai dettagli, piena di entusiasmo e ironica.
“E con quel tipetto moscio platinato?” chiese di punto in bianco mentre Angie la osservava sciogliere i rari grumi createsi nell’impasto per le crepes.
“Moscio?!” si indignò subito la ragazza incrociando le braccia al petto “Scorpius non è affatto moscio!!!” esclamò con tanta forza da sfiorare le urla.
“Uh-uh… Allora va bene!” Roxanne se la rise da sola per alcuni istanti.
“Io… Ehm… Noi…” provò a dire Angi ma Rox si voltò di scatto verso la ragazza e la minacciò serissima col cucchiaio di legno pieno di impasto.
“Non vi sarete già palpati nelle zone dove non batte il sole?! Dico io, siete troppo giovani!”
Le sfumature di rosso che passarono sul volto di Angie culminarono in un intenso color pulce, mentre scuoteva la testa incredula.
“Ma-ma-ma che dici Rox!” pigolò alla fine riuscendo ad emettere un suono distinguibile dopo una serie di farfugli.
“Ah… Allora è tutto in regola! Beh…che volevi dirmi, scudiero?” ribattè la più grande mettendosi di nuovo a mescolare metodicamente il suo impasto.
Angie impiegò ancora qualche secondo a recuperare la propria voce normale.
“Beh… Noi… Ci siamo baciati.” ammise con una nuova ondata di rossore sulle gote.
Roxanne smise di mescolare il liquido giallo paglierino e fissò confusa la bionda.
“Scusa ma che avete fatto tutto questo tempo?!” chiese infine palesando tutti i propri dubbi.
“Ehm… Ci tenevamo per mano e… Ehm… ci siamo dati ogni tanto un bacio sulla guancia… Non ridere di me Rox!” protestò alla fine quando si rese conto che l’amica stava cercando di trattenersi con tutte le proprie forze, mordendosi il labbro superiore, ma senza un grande risultato.
“Scusami! Scusami davvero… Hai ragione! Sono una stronza insensibile! Scusami Angie!” e senza riuscire a trattenere un sorriso alzò i palmi in segno di resa, poi con tono sinceramente curioso chiese:“Allora com’è stato?”
Angie ci pensò un attimo, torturò per qualche secondo il labbro inferiore prendendo tra pollice e indice la pelle e tirandola leggermente, poi lasciando perdere le pellicine aprì un paio di volte la bocca dubbiosa ma non emise alcun suono.
“Lo definirei imbarazzante… O impacciato?! Sì Rox, impacciato!” disse in fine con un tono di analisi scientifica.
 “Allora almeno in quello sei come tutte le altre ragazze!”
 
“Mmm… Roxanne Wealsey queste crepes sono fantastiche!” bofonchiò tra un boccone e l’altro Angie.
Ne aveva appena preparata una con la Nutella.
“No, io sono fantastica.” disse tranquillamente l’altra. Angie ridacchiò dall’alto del ripiano accanto al lavello.
Roxanne depose una crepes nel proprio piatto, vi stese sopra un cucchiaio di zucchero e poi prese uno spicchio di limone che aveva preparato in precedenza e lo strinse tra le dita lasciando gocciolare il succo sui granelli di zucchero.
“Questa, Angie, è una Crepes Suzette semplificata e più rapida… Beh non è che assomigli molto alle vere, però è buona! Assaggia scudieroi!” disse porgendo all’altra un boccone della crepes appena arrotolata.
Angie storse leggermente il naso dubbiosa. Sua nonna, quando l’andavano a trovare d’estate, preparava spesso le Crepes Suzette per merenda e sinceramente quella non è che avesse un gran a che fare col piatto originale. Tuttavia per non deludere Roxanne, che le stava tendendo con tanto entusiasmo una sua creazione, si decise ad assaggiare.
Le sue papille furono invase per prima cosa dal sapore acre del succo di limone, ma subito dopo, quando i granelli di zucchero iniziarono a scricchiolare sotto i suoi molari,  la dolcezza mitigò quel gusto forte, lasciandole un alone che non avrebbe saputo descrivere. Era come se le sue ghiandole salivari fosse impazzite e richiedessero immediatamente ancora il contrasto tra il limone e lo zucchero, tra la pasta morbida delle crepes e la consistenza dei granelli bianchi, con una sovrapproduzione di saliva.
Roxanne la guardò compiaciuta e disse:
“A volte l’asprezza esalta il dolce stucchevole dello zucchero. E questo sapore così… Agrodolce, non ti fa venir voglia di prenderne ancora?!”
Angie sollevò lo sguardo su di lei e capì che le parole della  giovane Weasley non si riferivano alle Crepes Suzette.
L’asprezza di una sconfitta aveva sempre un lato che la potesse mitigare, bisognava imparare a coglierlo e apprezzarlo, ma non solo, dava la spinta a fare di più e mettersi in gioco
Angie finalmente sorrise con allegria e annuì. Tutta quella rabbia e quella frustrazione che l’avevano colta dopo la partita erano spariti, grazie a Roxanne, alla sua non-pazienza, alla sua capacità di comprendere le sue azioni e di leggere aldilà delle parole.
 
 
 
Angelique salutò la Grifondoro appena uscite dalle cucine in cui avevano passato quasi due ore parlando e ridendo. Col suo tipico passo marziale si diresse verso i sotterranei, decisa a partecipare ai festeggiamenti, perché aveva ragione Roxanne su tutta la linea, si erano meritati quella coppa e lei aveva fatto del suo meglio, non era importante se l’anno prossimo avrebbero scelto un nuovo Cercatore.
Appena il varco nel muro si aprì un ondata di urla, risate e musica la investì in pieno. Con somma difficoltà si fece largo nella folla festante per arrivare nel punto in cui le avevano detto si trovava la sua squadra.
Facendosi largo tra le persone riunite in cerchio attorno ai suoi compagni li riuscì a vedere restando ai confini di quella festa. Erano tutti e sei riuniti attorno alla Coppa del Quiddich e William Torrent stavano facendo bere a Richard del Whisky Incendiario da un bicchiere di plastica.
Quando Richard mise giù il bicchiere parve vacillare un attimo e strabuzzò gli occhi in modo comico.
“Ma quanto brucia?!” urlò il ragazzo passandosi una mano attorno alla gola, mentre William e Lizzy si sbellicavano dalle risate.
“ANGELIQUE!” urlò poco dopo Sophia individuandola tra la folla.
La bionda ebbe per un istante l’irresistibile tentazione di sparire un’altra volta in mezzo agli altri Serpeverde per non dover leggere la delusione e l’amarezza su volto del suo Capitano. Ma quando vide che le correva in contro con un largo sorriso sul volto dai tratti elfici e la agguantava per un polso trascinandola dalla squadra, si tranquillizzò un po’.
Anche se l’avessero cacciata, per lo meno non erano arrabbiati con lei.
“Finalmente! Non riuscivamo a trovarti!” urlò Lizzy Reed con le guance un po’ arrossate e il braccio attorno alla vita di William.
“Angie!” Albus la chiamò ed ebbe appena il tempo di registrare che fosse proprio lui, prima che venisse stritolata in un abbraccio.
“Non l’hai ancora presa in mano, vero?” chiese Will indicando con un cenno della testa il trofeo dorato posato su un tavolino al centro della Sala Comune.
Angie scosse la testa e si schiarì la voce, non era facile cercare di sovrastare quel caos, ma ci provò lo stesso:
“Io… Sono tanto felice per voi…”
“VOI?” la interruppe Dominique con gli occhi spalancati.
“Sì… Beh, immagino che dopo oggi non mi vorrete più… Insomma ho giocato da schifo e vi meritate un Cercatore migliore. Io…”
“Questa è completamente matta!” urlò Lizzy e in un batter d’occhio schiaffò il trofeo tra le braccia di Angie.
“Ma che…?” provò a protestare la bionda ma si sentì mancare la terra sotto i piedi. Letteralmente.
William l’aveva sollevata da terra e l’aveva fatta sedere su una sua spalla.
Attorno a lei esplose un boato di urla e applausi, mentre Will ruotava su sé stesso per mostrare a tutta la Sala Comune Angie col trofeo.
Quando dopo qualche istante la mise per terra Angie scosse la testa e disse:
“Non capisco… Pensavo…”
“Come tutte le volte che pensi giungi alla conclusione sbagliata!” disse Albus guardandola con un sorriso affettuoso.
“Tu. Sei. Il. Nostro. Cercatore. Punto.” disse perentoria Sophia piantandole gli occhi di ghiaccio addosso e un indice contro il petto. Quel gesto di minaccia sembrava piacerle particolarmente.
“Ma…”
“Punto.” sibilò ancora la Osborne e liberò la giovane dal peso della Coppa per sostituirlo con quello di una Burrobirra.
Mentre un sorso di quel liquido squisito le inondava la gola, guardò i suoi compagni di squadra la osservavano tutti con la medesima espressione: sorridente, benevola e complice.
Angie sorrise finalmente liberata dai pesi che l’avevano afflitta.
Quella vittoria tanto amara all’inizio sembrava farsi più dolce man mano che il tempo passava.
Dopo qualche minuto lei e Albus si allontanarono per cercare gli altri del primo anno. Angie li avvistò accanto al tavolo adibito al cibo, intenti a ripete una scenetta che ormai conoscevano a memoria: Elena stava caricando il suo piattino di carta in modo preoccupante, mentre Martha le ripeteva che non era salubre ingozzarsi in quel modo a tutti i pasti, Berty balbettava giustificazioni per Elena e Scorpius osservava la Zabini con uno sguardo altero.
Stava per raggiungerli quando sentì una mano chiudersi attorno al suo avambraccio destro e reagendo puramente per istinto si divincolò con uno strattone. Quando si voltò a fronteggiare quello che la sua mente aveva registrato come “aggressore” si trovò davanti un ragazzo poco più alto di lei, con i capelli marroni mossi e un paio di grandi occhi marroni che la osservavano.
Il ragazzo alzò i palmi delle mani come dichiarazione di non belligeranza ma Angie non smise di osservarlo duramente. Anche se non aveva mai parlato con lui, lo conosceva bene, lo aveva osservato con astio in quella prima settimana di scuola in cui Scorpius aveva fatto parte del suo gruppo.
Janus Mcmillan le sorrise e le disse con tono amichevole:
“Ehi, vengo in pace!”
Angie strinse le labbra e ritrasse la testa e il collo in un moto di diffidenza. Dopo l’incidente avvenuto a Febbraio non aveva più avuto il minimo contatto con il gruppo di Purosangue, indefessi sostenitori della superiorità dei loro globuli rossi.
“Ciao sono Janus. Non mi sono mai presentato, ma mi sono comportato da stronzo!” le disse tendendole la mano con un sorriso smagliante.
Angie aggrottò la fronte e fece guizzare i suoi occhi verdi quelli identici di Albus per vedere se aveva un’allucinazione dovuta a sostanze stupefacenti annesse alla Burrobirra, ma anche lui stava guardano Mcmillan.
Angie lo scrutò con diffidenza ancora qualche secondo mentre il sorriso del ragazzo non vacillava. Alla fine si decise e allungò la sua destra per stringere la mano del ragazzo.
“Angelique.” disse con tono discretamente freddo.
“Bene Angelique, voglio farti i miei complimenti per averci fatto vincere il Campionato, cosa che non era mai avvenuta da quando io sono qui ad Howarts, beh… In realtà sono solo al terzo anno, però è comunque una cosa di cui andare fieri! E poi volevo farti le mie scuse.” Janus aveva parlato tutto d’un fiato fin a quel momento, in cui si interruppe per inspirare e immergersi di nuovo nel suo monologo: “Ti chiederai perché? Beh perché come ti ho detto poco fa mi sono comportato da stronzo. E da ottuso. E da cretino. E te lo dico ora perché mio padre, Enie Mcmillan, ha combattuto nella Battaglia di Hogwarts accanto a suo padre.” e fece un cenno ad Albus che lo stava osservano stupito. “E quando ha saputo che cosa ti era accaduto e che io frequentavo Anatole, mi ha fatto un discorso che mi ha chiarito un paio di punti fondamentali. Certo hanno contribuito anche le due sberle che mi ha rifilato, ma non è necessario prenderle in considerazione vero?! Ok… Beh sappi che mi dispiace davvero per aver pensato e detto delle brutte cose su di te, solo per il fatto che non hai una famiglia Purosangue. Spero che tu possa perdonarmi per aver ceduto al carisma di un ragazzo più grande che predicava le cose sbagliate.”
Alla fine del lungo e ininterrotto monologo Angie lo stava osservando sbattendo frequentemente le palpebre e aveva la bocca dischiusa per lo stupore.
“Allora accetti le mie scuse Angelique?” incalzò ancora il ragazzo sorridendole speranzoso.
“Angie, tutto bene?!” il sussurro all’orecchio di Scorpius la fece leggermente sobbalzare. Angie si voltò a guardare il nuovo arrivato e notò che anche gli altri si erano disposti dietro di lei con espressione tesa.
“Sì… sì Scorp.” mormorò prendendogli la mano, poi si voltò nuovamente verso Janus che non aveva smesso di sorridere e gli disse: “Va bene, Janus. Scuse accettate.”
“Oh sono davvero sollevato! Ehi Scorpius!” il sopracitato rispose con una sorta di grugnito e un cenno della mano, ma l’irresistibile ottimismo di Janus non si fece scalfire e gli disse facendogli un occhiolino “Avevi ragione su tutta la linea, piccolo Malfoy!”
Il volto teso di Sorpius di rilassò a quelle parole e sorrise a Janus con un lato della bocca, in un modo che Angie non gli aveva mai visto fare e che giudicò irresistibile.
“Sono felice che tu te ne sia reso conto.” gli rispose infine mentre l’altro annuiva soddisfatto.
“Bene… Vi saluto, credo che Jenny sia abbastanza stufa di fissare il suo bicchiere in attesa del mio ritorno, non vorrei che le venissero strane fisse tipo la Cooman!” e con un ultimo saluto della mano si voltò e raggiunse una ragazza con un caschetto biondo molto chiaro.
Nonostante la grande confusione attorno a loro i giovani Serpeverde rimasero fermi e zitti alcuni secondi persi ciascuno nelle proprie riflessioni.
“Non so se voi vogliate contemplare ancora per molto l’infinito, ma io torno a mangiare perché ho una gran fame!” disse risoluta Elena e si diresse verso il suo piatto ricolmo abbandonato sul tavolo delle vivande.
Tutti la seguirono più o meno ripresi da quello strano incontro, ma Angie e Scorpius si tennero appena in disparte mentre lui le versava un po’ di Burrobirra in un bicchiere.
“Perché non mi hai fatto entrare prima?” le chiese leggermente incupito mentre lei sorseggiava il liquido ambrato. Angie guardò vagamente confusa Scorpius, infatti gli avvenimenti di quella mattina le sembravano talmente lontani che non li collegò immediatamente a ciò che le era appena stato detto.
Giusto, lei si era rinchiusa in uno spogliatoio all’aroma di sudore e calzino usato per sfuggire agli sguardi dei suoi amici e del suo ragazzo… Il suo ragazzo, che cosa assurda da pensare!
“Perché volevo restare da sola. A me non piace che qualcuno mi veda… Ehm…” gli rispose dopo alcuni secondi ma si bloccò incapace di far uscire quella parola dalle proprie labbra.
“Debole? Piena di rabbia e di delusione? Al colmo del tuo brutto carattere?” incalzò lui inarcando un sopracciglio.
“Più o meno.” bofonchiò Angelique posando il bicchiere sul tavolo. Una mano di Scorpius saettò verso di lei e le prese la destra stringendola forte.
“Sei davvero sciocca ogni tanto Angie.” le disse sorridendo e scuotendo la testa.
Angie lo guardò finalmente negli occhi e abbozzò un sorriso di scuse. Le piaceva troppo Scorpius quando sorrideva per fare oltre la sostenuta.
Un tentativo goffo di trattenere una risata li distrasse e li fece voltare verso gli altri.
Martha rideva silenziosamente dietro la mano che si teneva premuta sulla bocca; Albus era paonazzo e sembrava che la Burrobirra gli fosse andata di traverso; Berty, anche lui sorridente, stava dando alcune pacche sulla schiena del giovane Potter per evitarne la prematura dipartita; ed Elena…
Beh Elena si stava esibendo in uno dei suoi momenti d’oro. In quell’istante stava dando le spalle a tutti e si stava abbracciano da sola, così che le sue mani si muovessero sulla schiena sottile su e giù. Inoltre faceva oscillare la testa a destra e a sinistra, accompagnandosi con alcuni commenti.
“Oh Angie! Sei bellissima!” disse con un tono baritonale e poi subito dopo con un tono stridulo: “Oh Scorpius sei fantastico!”
Angie strinse le labbra e ridusse gli occhi a due fessure, mentre tutti i presenti si riducevano ad un silenzio tombale.
Elena non sentendo più le risate si voltò verso gli altri ancora con le labbra spinte all’infuori e un espressione interrogativa, che sparì non appena vide Angie.
“Oh-oh” disse la mora prima di scattare e correre in mezzo alla folla.
“Quando ti prendo…” urlò Angelique, lasciando sottointesa una minaccia ben peggiore di quelle che potessero essere espresse a parole, e si gettò nell’inseguimento della Zabini.
“Non so se riuscirò a tenere duro per altri sei anni…” mormorò Martha sconsolata qualche secondo dopo e Berty le diede una pacchetta amichevole sulla spalla.
Albus sentì un terribile tafferuglio e poi ricomparvero alla loro vista le due ragazze, Elena rideva come una pazza mentre Angie agitava un pugno per aria e si teneva il piede sinistro con l’altra mano, il tutto slatellando per continuare ad inseguire l’amica. Elena si fermò e si piegò sulle ginocchia mentre il suo ululato risuonava nella Sala Comune.
“Sei… Io ti… Argh! Che male!” urlò Angie appoggiandosi allo schienale di un divanetto per tenersi meglio il piede.
“Che cos’è successo?” chiese Scorpius mentre si avvicinava ad Angie.
“è…è… inciampata! Ahahahah! Clamorasamente!” rispose Elena tra una risata e l’altra.
Angie guardò truce la mora ancora per qualche istante e poi si mise a ridere anche lei, intervallando le risate a delle imprecazioni per il dolore al piede.
“Sai quando ti agiti diventi maldestra!” le disse Albus sorridendo.
“Già… è come se avessi un elefante latente che si scatena appena tu provi delle emozioni forti!” gli diede man forte Scorpius.
“Un elefante latente?!” chiese Angie con espressione incredula Ci mancava anche quello!
“Sì… ma non ho detto che tu sia un elefante… Nel senso… Cioè se ti piacciono gli elefanti si può prendere in considerazione, ma io non ti assocerei ad un elefante… A parte quando ti agiti… Perché è latente non permanente… Volevo solo…”
“Malfoy si sente il rumore delle tue unghie che scivolano sugli specchi!” lo interruppe Martha suscitando l’ilarità di tutti compresa Angie.
E mentre le risate le scuotevano il petto e osservava Scorpius sorriderle un po’ in imbarazzo per i paragoni poco calzanti, si convinse che Roxanne aveva davvero ragione.
Bisognava saper apprezzare il gusto agrodolce della vita.
 
 
Il mattino in ci si accorse della verità James arrivò presto in Sala Grande, al contrario della sua normale tendenza a dormire fino all’ultimo momento possibile. Si sedette al tavolo di Grifondoro, aspettando Derek che era andato a spedire una lettera al padre, e continuò la lettura di “Ventimila leghe sotto i mari” dove l’aveva interrotta la sera prima, mentre sorseggiava il succo di zucca dal suo calice.
Quando parecchi minuti dopo vide con la coda dell’occhio una testa di capelli biondi e mossi avvicinarsi a lui, fece scivolare il libro che stava leggendo dentro la sua tracolla che teneva in mezzo ai piedi. Riuscì a compiere il gesto in tempo perché quando Derek gli si sedette di fronte non vedesse nulla.
Mentre aspettavano Alice e Fred per fare colazione tutti insieme, parlarono parecchio e a un certo punto sfiorarono l’argomento famiglie, ma Derek abilmente dirottò la conversazione su altri fronti.
James sapeva che la famiglia Schatten non era per nulla come la sua, molto più legata alle antiche tradizioni del mondo magico, molto più formale e chiusa, e che il padre era a volte esageratamente severo con lui, ma non aveva mai capito tutta la reticenza dell’amico a parlarne.
Fu mentre Derek iniziava a commentare l’ultima partita in cui avevano giocato i Cannoni di Chudley, la sua squadra preferita, che gli occhi ambrati di James si posarono per caso sulle due teste bionde che sedevano l’una accanto all’altra al tavolo di Serpeverde.
Gli altri componenti del solito gruppo si erano alzati e si stavano allontanando, ma Malfoy e Gigì erano rimasti seduti e avevano le dita delle mani intrecciate in bella vista sul tavolo della colazione.
Malfoy disse qualcosa che fece ridere Gigì. Era così bella quando rideva in quel modo…
Parve pensarlo anche Scorpius Malfoy perché si diede un’occhiata furtiva attorno e le scoccò un piccolo bacio sulle labbra mentre lei ancora sorrideva.
Angelique sorrise ancor di più e arrossì leggermente, mentre il cuore di James sprofondava nell’amarezza e nello sconforto con un tonfo sordo.
Non seppe per quanto rimase ad osservare i due ragazzi con sgomento e delusione, ma ricordò sempre come i rumori attorno a lui diventarono attutiti, come i colori che ornavano la Sala Grande fossero sembrati sbiaditi e insignificanti, come il succo di zucca avesse preso un sapore acquoso mentre osservava il sorriso luminoso di Agelique rivolgersi ad un altro.
Quando si riscosse vide che Fred, Alice e Derek lo stavano osservando perplessi, ma non si curò di dar loro spiegazioni che comunque non avrebbero compreso.
Nonostante il dolore di quel preciso istante James promise a sé stesso che avrebbe fatto di tutto, da quel giorno in poi perché Angelique cambiasse idea, perché quel bacio rubato a colazione non fosse più di Malfoy ma suo.
Si promise che non avrebbe lasciato all’amarezza di invadergli il cuore, ma avrebbe sempre preservato un po’ di speranza, per quelle labbra sollevate verso l’alto e per quegli occhi verdi dolci, che prima o poi, si disse, lo avrebbero guardato così.
 
Di nuovo Eros che scioglie le membra mi agita,
Dolceacre irresistibile fiera.
Saffo.


Nota Personale:
Salve adorabili lettrici e lettori di questa storia. Non vi aspettavate un aggiornamento tanto veloce, eh? Nemmeno io in realtà.
Sappiate che mi sono sentita una brutta persona a scrivere la parte su James, perché, sì, anche io lo adoro e non mi piace farlo soffrire, però c'è un disegno superiore a cui devo attenermi!
Che dire siamo arrivati ormai al penultimo capitolo e pensare che avete lasciato 75 recensioni ad una tizia che non aveva mai scritto per nessun'altro all'infuori di sé stessa mi riempe di orgoglio. Non avevo mai portato a termine una storia tanto lunga in tutti gli anni in cui ho scritto e sono riuscita a farlo con questa sappiate miei cari che è stato grazie al sostegno e all'incoraggiamento continuo che ho ricevuto da tutti voi.
Grazie infinite quindi. Un grazie particolare alle giovani donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo:
mki90, adlimat, la mia unica e sempre costante Sono_un_unicorno, Cinthia988 la più grande sostenitrice di Angie e Scorp e Ayumi Edogawa che si è affezionata a questa storia come non avrei mai immaginato! Siete fatastiche e non so più cme ringraziarvi.
Baci a tutti.
Bluelectra

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Cap.20 Lezioni di Volo ***


Cap.20 Lezioni di volo.

C’erano molte date importanti nel mondo magico inglese, come in ogni nazione con una storia comune tanto forte, di cui forse la più significativa dell’ultimo secolo era il 2 Maggio.
In quel giorno Lord Voldemort era stato sconfitto da Harry Potter nella Sala Grande di Hogwarts.
E quella data sembrava essersi legata in modo indissolubile alla famiglia Weasley. Era il giorno in cui Fred Senior aveva sacrificato la propria vita per la libertà e la giustizia; in cui la formidabile Molly aveva affrontato e ucciso la più sanguinaria dei Mangiamorte, Bellatrix Lastrange, per difendere la sua unica figlia femmina; in cui Ted Lupin era rimasto orfano; in cui un anno dopo era stata fondata la Sala della Memoria; in cui due anni dopo era nata Victoire Weasley, il cui nome derivava proprio da quel glorioso avvenimento.
Ad Hogwarts dopo 20 anni si festeggiava ancora quell’indimenticabile vittoria, vergata col sangue di centinaia di eroi e di innocenti, con un “serata di beneducate frivolezze”. Ovvero un ballo.
Ed essendo che rappresentava una delle ultime occasioni di svago prima degli esami di fine anno, era atteso con grande trepidazione da tutta la popolazione del castello.
“Mi fanno schifo i vestitini con gli sbrilluccichini che mettono le ragazzine stupidine!”
Con una sola eccezione.
“Elena ha una fascia dorata in vita, non gli sbrilluccichini o come diavolo li chiami!”
“Non mi vestirò come quelle oche!!!”
“Cos’è, vuoi vestirti un’altra volta da Snaso?!”
“Magari me lo lasciassi fare!”
“Sei impossibile!”
“Sei antipatica!”
Angie rise da sola facendo scorrere la mano dalla testa al collo di Antares in una lieve carezza. Erano fuori dalla capanna di Hagrid a studiare tutte insieme Erbologia, in vista degli imminenti esami, e stavano aspettando che il guardiacaccia portasse il tè all’esterno, sedute ad un tavolo ricavato da un tronco tagliato per lungo.
Era un bel pomeriggio soleggiato, anche se un po’ ventoso, e il giorno dopo si sarebbe tenuto il fatidico ballo, ma c’era un’insanabile divergenza di opinione tra Martha ed Elena.
“Angelique!” la chiamarono in coro le altre due e la bionda sobbalzò leggermente.
“Che c’è?” chiese preoccupata. Il momento peggiore di quelle esilaranti scenette era proprio quando la chiamavano in causa per fare da giudice.
“Perché non mi dai una mano?!” chiese leggermente aggressiva Martha.
“Ehm…”
“Angie!” la voce poderosa di Hagrid si fece sentire dall’interno della capanna.
Angelique sorrise entusiasta e dichiarò fermamente:
“Devo andare da Hagrid!”
Si alzò con uno slancio tale da far vacillare Antares, appoggiata al suo avambraccio. Depositò la fenice nel trespolo riparato che le aveva costruito apposta Hagrid quando si erano resi conto che stare chiusa in casa era una vera sofferenza per lei. Così avevano creato quella casetta formata solo da tre pareti e un tetto, con un appoggio orizzontale su cui il volatile riposava. Antares aveva ormai raggiunto una dimensione simile a quella delle fenici adulte.
Sentì le due ragazze battibeccare ancora mentre saliva le scale, che conducevano all’interno della capanna, e apriva la porta.
“Ci porti giù i biscottini, per favore?!” chiese immediatamente Hagrid con un sorriso, indicando un vassoio su cui erano appoggiati i “biscottini”, grandi come una mano e dall’aspetto marmoreo, mentre lui teneva sospeso il servizio da tè a pois su cui amava fare le sue spiegazioni antropo-psicologiche.
“Certo!” rispose la bionda nonostante tremasse all’idea di far schiantare i suoi molari con quegli esemplari culinari.
La lotta tra le due giovani fu sedata dall’arrivo del tè con la merenda.
Angie scoprì che se si lasciavano immerse quelle bistecche di pasta frolla per circa trenta secondi nel tè diventano morbide. Cercò di farlo capire anche alle altre due tramite alcuni gesti innocui, con ottimi risultati dato che alla fine del pomeriggio non c’erano più “biscottini” nel vassoio e Hagrid era raggiante per aver preparato una cosa commestibile per una volta tanto.
Il sole si oscurò all’improvviso e, alzando la testa verso il cielo, Angie notò le nubi grigie e ricolme di pioggia che incombevano sul castello, che prima non aveva notato.
Antares emise un verso lungo e gutturale che li spinse tutti a voltarsi verso il trespolo accanto alla capanna. La fenice aveva le ali spalancate e il collo elegante teso verso quelle nubi plumbee. Le sue piume vibravano sotto la forza imperiosa del vento che preannunciava la tempesta.
Angelique osservò l’animale, che sembra perso nel piacere di sentire l’aria fluire attraverso il suo manto.
“Vuole…?” sussurrò Martha con gli occhi sgranati lasciando in sospeso la domanda che si stavano ponendo tutti in quel preciso istante.
Volare, concluse Angie nella sua mente, mentre il panico si diffondeva nel suo corpo. Come poteva volare da nulla? Nessuno le aveva dato istruzioni o fatto lezioni di volo! Si sarebbe spappolata al suolo in men che non si dica!
Antares spalancò ulteriormente le ali e cogliendo una raffica di vento più forte delle altre si lasciò sollevare come se fosse stata un aquilone.
In un battito di ciglia la fenice si era alzata in volo e iniziava a virare sopra le loro teste, emettendo versi acuti e melodiosi a testimonianza della sua gioia.
Ci fu qualche istante di silenzio dovuto alla meraviglia collettiva e poi tutti insieme iniziarono a urlare, parlare, gesticolare e ridere in preda all’entusiasmo.
Angelique si sentiva completamente sospesa in una bolla priva di tempo e spazio mentre osservava quel puntino rosso e oro segnare cerchi e spirali nel cielo plumbeo. Dopo quella che le sembrò un’infinità si riscosse dal proprio torpore e osservando le nubi sempre più minacciose e grevi di pioggia, si chiese come avrebbe fatto a richiamare Antares a terra.
Così improvvisando si alzò dalla panca e si spostò da qualche metro dal tavolo, si schiarì la voce e col miglior tono autoritario che le venisse in quel momento urlò:
“Antares! Giù!”
La fenice parve non sentirla perché fece ancora qualche acrobazia in cielo, ma all’improvviso si gettò in picchiata verso di lei per poi arrestarsi bruscamente a un paio di metri spalancando le ali. Angie alzò l’avambraccio destro e lasciò che la fenice si posasse su di esso con una grazia invidiabile. Era diventata parecchio pesante, ma la gioia per quello che era appena successo non le fece sentire minimamente il peso.
“Bravissima Antares!” le disse con tono orgoglioso mentre l’animale le strusciava la testa  contro la guancia gorgogliando soddisfatta.
“ANGIE! ANGIE!!!” una voce maschile la distrasse facendole voltare la testa verso la collinetta che conduceva al castello.
Una figura correva a perdifiato verso di lei, aveva una mano alzata per aria in cui sventolava un qualcosa di bianco e un’inconfondibile matassa di capelli color pece campeggiava sul suo capo.
“Al!” urlò di in risposta lei avvicinandosi al ragazzo.
Quando finalmente furono vicini, Albus si piegò su sé stesso appoggiando le mani sulle ginocchia e ansimando. Dopo qualche istante alzò lo sguardo su di lei e poté vedere quanto gli occhi verdi brillassero di pura gioia.
“è nato!” disse infine ancora col fiatone.
Angie aggrottò le sopracciglia e spalancò gli occhi. Aveva perso un paio di dettagli della questione, per esempio il Chi? il Come? il Quando? il Dove? il Perché? e il…
“EH?” sbottò alla fine.
“Il figlio di zio Charlie, è nato!!!” urlò lui in preda all’entusiasmo.
Angelique ebbe la stessa sensazione di riavvolgere un nastro, come si vedeva fare nei vecchi film, in cui il soggetto era la sua vita e si ritrovò a Settembre, in Sala Grande durante la prima colazione fatta con i suoi amici, in cui Albus le aveva spiegato i propri legami famigliari.
“Oh!” esalò in fine e poi aggiunse con un sincero sorriso sulle labbra “Ma è splendido, Al!”
“Devi venire con me! C’è una Passaporta nell’ufficio della McGrannitt, ci porterà direttamente al San Mungo!” disse lui prendendola per mano e cercando di tirarla, ma lei rimase immobile e scosse la testa.
“No, Al! Dovete andarci voi… Io sono un’estranea!”
Albus spalancò gli occhi e sbatté le ciglia freneticamente mentre cercava di dare un senso a quelle parole. Poi scoppiò a ridere e le disse:
“Dopo tutto questo tempo, hai ancora il coraggio di definirti un’estranea! Se ti sentisse Roxanne ti incollerebbe ai muri della Sala d’Ingresso per le mutande!”
Anche alla ragazza sfuggì un debole sorriso ricordando il destino di quei Corvonero che avevano composto una canzone derisoria nei suoi confronti.
“Avanti metti giù la palla di pelo rossa e vieni con me!” le disse senza perdere il sorriso.
Angie lo guardò timorosa mordendosi il labbro inferiore. Normalmente avrebbe rifiutato una tale intrusione nei momenti più intimi della famiglia di Albus ma quel sorriso era veramente irresistibile.
“Va bene.” disse infine annuendo e sorridendogli di rimando.
 
 
“Wow… è sempre uno sballo prendere questi aggeggi!!!” esclamò James  scuotendo leggermente la testa per riprendersi dallo spostamento avvenuto con la Passaporta.
“Penso che tu sia l’unico essere al mondo a trovare divertenti le Passaporte!” disse Dominique rivolgendogli un’occhiata torva mentre si passava una mano nella chioma bionda per rimettere a posto i ciuffi spettinati.
“Ma tu mi adoro proprio perché sono unico!” le disse lui passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola al proprio fianco.
“Suppongo di sì!” ribatté la bionda sorridendo e passandogli un braccio sulla vita mentre uscivano dalla stanzetta in cui erano arrivati tutti insieme.
Iniziarono a camminare tanto velocemente per il labirinto di corridoi che sembravano una mandria di bufali inferociti. Victorire e Roxanne ovviamente erano in testa al gruppo e borbottavano tra di loro per trovare la strada giusta. Dopo circa dieci minuti, in cui al giovane Potter era sembrato di passare più di una volta nello stesso punto a causa dell’uniformità di quel luogo, trovarono finalmente il reparto neonatale.
Roxanne emise un gridolino e iniziò a correre verso un gruppo di persone che si voltarono immediatamente verso di lei. In men che non si dica era saltata al collo del padre e lo stava stringendo in un abbraccio strangolatore. C’erano proprio tutti, dai nonni ai nipoti.
James lasciò andare Dominique e  si tenne leggermente in disparte, mentre tutti si salutavano affettuosamente, per osservare Gigì. Aveva le guance arrossate per l’imbarazzo e tutte le volte che qualcuno la abbracciava calorosamente sembrava che il colore si accentuasse. I ricci del colore del grano maturo le ricadevano sulla schiena e danzavano quando lei si muoveva.
James si chiese se Malfoy avesse mai notato quante sfumature di oro fossero presenti in una ciocca dei suoi capelli.
Dopo qualche istante di contemplazione sua madre lo individuò tra i presenti e lo strinse tra le proprie braccia, interrompendo le sue considerazioni, seguita immediatamente da tutti gli altri membri della famiglia, in primis Harry e Lily.
“Beh dov’è il mostriciattolo?!” chiese Victoire mentre stringeva al proprio fianco un Ted più che mai sorridente.
“Penso che sia nella stanza della madre, è l’ora della poppata.” rispose Ginny con cipiglio pensieroso.
“Guarda che la madre ha un nome…” disse Hermione con tono divertito.
“Oh, andiamo… è talmente strambo che tutte le volte mi sbaglio!” borbottò sua madre.
“Secondo mi è elegantisimo!” si intromise Fleur col suo marcato accento scuotendo leggermente la chioma bionda tanto simile a quella di Dom.
“Ovviamente.” aggiunse Ginny col tono melodioso e pacato che utilizzava quando era davvero irritata.
“E quindi?! Ce lo fate vedere o dobbiamo mandare una richiesta scritta?” chiese Roxanne osservando attentamente gli zii.
In men che non si dica si stavano spostando tutti lungo il corridoio.
“Ehi che ti prende?” gli sussurrò Dominique all’orecchio prendendolo per mano.
“Nulla… Sono solo emozionato per il mostriciattolo!” mormorò in risposta James scrollando le spalle con tono leggero, ma i grandi occhi azzurri di Dominique lo scandagliarono con incredibile profondità.
“Non è vero.” disse a bassa voce l’altra fermandosi fuori da una stanzetta in cui tutti erano entrati prima di loro e aggiunse con tono triste: “è per lei vero? Per Angie?”
James alzò improvvisamente gli occhi ambrati sulla cugina, fissandola stupito, non si sarebbe mai aspettato tanta schiettezza.
“Oh Jimmy… Io vedo come la guardi tutte le volte che ce l’hai accanto! Vedo come cambi non appena lei entra in una stanza… Non è così che le farai capire chi sei davvero! Dovresti smettere di fingere almeno con lei… Questa maschera non…”
Ma James la interruppe con una risata un po’ forzata.
“Dom, non preoccuparti! Va tutto benissimo! Adesso andiamo a vedere il cugino nuovo di zecca!” e detto ciò la prese a braccetto ed entrarono insieme nella stanzetta ormai sovraffollata. C’era un vociare assordante!
Non aveva proprio voglia di dire alla cugina quanto gli si stringesse il cuore ogni volta che la vedeva mano nella mano con quel platinato, o quanto si doveva trattenere per non andare a picchiarlo quando le dava un bacio anche solo sulla guancia. Non aveva decisamente voglia di ammettere ad alta voce che era geloso marcio.
Riuscirono a farsi largo tra i parenti fino ad avere una buona visuale.
Sul letto stava seduta una giovane donna, con un paio di cuscini a sorreggerle la schiena e le braccia occupate da un fagottino azzurro. Aveva i capelli castani chiari e gli occhi azzurri dal taglio asiatico che osservavano estasiati alternativamente la famiglia Weasley e il proprio bambino. Zio Charlie era seduto sul bordo del letto accanto a lei.
“Allora come ti senti, Sofonia?” chiese sua madre sorridendo alla giovane e zio Charlie intervenne prontamente traducendo in rumeno. La ragazza  disse qualche parola incomprensibile senza smettere di sorridere e nuovamente Charlie tradusse:
“Sofronie,” e calcò appena sul nome della compagna “dice che è tanto esausta quanto felice:”
James riuscì a vedere con la coda dell’occhio sua madre battersi un pugno nel palmo della mano con aria contrariata, aveva sbagliato un’altra volta, ma non la biasimava, era veramente un nome insolito!
Mentre zia Hermione se la rideva sotto i baffi si udì un vagito acuto e potente, con cui il piccolo Weasley si dimostrava contrariato per l’interruzione dei suoi sogni da parte di quella famiglia ingombrante. Fisicamente ed emotivamente, si disse James abbozzando un sorriso.
Sofronie passò il bozzo di coperte azzurre a zio Charlie che sorrise alzandosi in piedi e facendo dondolare leggermente il figlio per calmarlo.
“Avete deciso il nome?” trillò Lucy con gli occhi che brillavano per l’emozione.
“Oh sì…” sussurrò Charlie e fece una breve pausa fissando nonna Molly e nonno Arthur negli occhi. “Si chiama Arthur Nicolae Wesley, come i nostri padri.” disse infine con un sorriso enigmatico.
Nonna Molly espose in un singhiozzo dopo l’altro nascondendosi nella camicia del nonno, il quale le accarezzò la schiena con una mano e con l’altra fece un gesto tranquillo come a dire “Ordinaria amministrazione!”.
In effetti James si ricordava che la nonna aveva reagito più o meno nello stesso modo quando era nato Louis e, se la memoria non lo ingannava, anche con Lily e Hugo.
Mentre tutti si congratulavano ed esprimevano la propria felicità, James si voltò ad osservare sottecchi Angie. La ragazza si stava massacrando il labbro inferiore, tirando l’epidermide con l’indice e il pollice, e si guardava attorno con aria furtiva, come a cercare una via di fuga.
James sorrise e decise di concedergliela, almeno avrebbe passato un po’ di tempo da solo con lei con questa scusa.
Arretrò lentamente fino a ritrovarsi alle spalle del folto gruppo famigliare, poi si spostò verso destra e individuò nuovamente la figura di Angelique. Senza fare il minimo rumore si avvicinò e le prese con delicatezza il polso sinistro. Quando il viso della ragazza saettò nella sua direzione e lo guardò con stupore, James le fece un cenno con la testa indicando la porta.
Gigì sembrò titubare per qualche istante, ma dopo una breve occhiata attorno a sé lo seguì lentamente.
Appena varcarono la soglia della porta le spalle di Angelique si rilassarono visibilmente, emise un sospiro e un vago sorriso apparve sulle sue labbra.
“Non ce la facevi più, eh?” domando sogghignando James, mentre frugava nella tasca dei calzoni.
“Io… Non sono abituata a questo genere di cose…” mormorò lei passandosi una mano sul viso.
“Alle nascite o ai pianti della nonna?” chiese ancora mentre estraeva trionfante un pacchetto di Api Frizzole “Vuoi?”
L’espressione leggermente crucciata venne sostituita immediatamente da una entusiasta e la ragazza esclamò:
“Io le adoro! Grazie mille!” e ne infilò una in bocca con aria estasiata. Rimasero qualche istante in silenzio, entrambi gustando la caramella, e poi Angelique parlò con lo sguardo perso nel muro del corridoio:
“Non sono abituata alle famiglie…Sai, qui in Inghilterra ho solo i nonni… quelli antipatici,” aggiunse con un vago ghigno in direzione di James che ridacchiò “Tutti i parenti della mamma, sono in Bretagna e li vediamo pochissimo… Io non mi sento mai a mio agio, nemmeno con mia cugina Camille… è come se fossi sempre fuori posto!” parlava con tono sommesso e all’ultima rivelazione si strinse nelle spalle.
“Anche con noi ti senti così?” le chiese sorpreso James.
“No, quando ci siete voi mi sento… A casa. Ma con tutti questi adulti che penseranno che mi sia imbucata e che abbia chissà quali mire sulla vostra famiglia, io… mi sento a disagio!” ammise con un lieve rossore sulle guance.
“Credi davvero che ti avrebbero accolta in quel modo se avessero creduto che tu fossi un’opportunista o un’arrivista?!” le domandò sgomento. Non ci poteva proprio credere… Gigì certe volte era così ottusa!!!
Angelique sbatté  le palpebre numerose volte con aria perplesse e poi chiese esitante:
“No?!”
“Ma certo che no! Soprattutto mia madre! A volte mi chiedo che razza di persone tu abbia incontrato fin ad ora…”
“Non molto carine… Beh nemmeno io sono poi così… Socievole!” e ridacchiò da sola per il proprio brutto carattere.
“Già hai un caratteraccio.” decretò lui e Angie lo spintonò scherzosamente.
Scese nuovamente il silenzio tra i due e James si accigliò qualche istante per osservarla di profilo. Gli piaceva da morire come arricciava il naso quando non era d’accordo su qualcosa. Gli piaceva quasi tutto di lei… Tranne quel rompiscatole mingherlino e ingessato che era diventato il suo ragazzo.
Con Angelique si sentiva sempre indifeso e in allerta, sembrava non comportarsi mai come ci sarebbe aspettati, i suoi pensieri seguivano una logica a lui estranea. Un attimo prima era scontrosa e introversa e quello dopo si confidava spontaneamente. Era stato parecchio strano e altrettanto piacevole parlare con lei civilmente, lo aveva colpito in particolare la naturalezza con cui si era aperta proprio con lui. Lei che sembrava sempre impassibile e controllata nascondeva delle insicurezze molto radicate a cui non riusciva a rinunciare.
“Ape Frizzola?” chiese dopo qualche minuto per spezzare il silenzio.
Angie lo guardò sorridendo e annuì prendendo una caramella. La giovane non se ne accorse nemmeno, ma quando le sue dita sfiorarono la mano di James per prendere la caramella il giovane chiuse gli occhi per un istante e un sorriso comparve anche sulle sue labbra.
 
 
Tornarono dall’ospedale dopo l’orario della cena e Roxanne propose di fare un salto nelle cucine, strizzando un occhio con aria complice ad Angie. Così cenarono tutti insieme in mezzo agli elfi domestici. Parlarono del nuovo arrivato e di come sarebbe diventato.
Quasi tutti concordavano sul fatto che avrebbe avuto i capelli rossi e le lentiggini, invece per quanto riguardava gli occhi alcuni dicevano che sarebbero stati azzurri e altri marroni, e su questo punto era quasi scoppiata una rissa. Angie non riuscì a capire perché dovessero insistere con tanta veemenza su un punto che non dipendeva minimamente dalla loro opinione.
Mentre addentava con una certa voracità una fetta di crostata, incontrò per caso lo sguardo di Potter che la stava fissando col capo leggermente inclinato. Forse il piccolo Arthur avrebbe avuto gli stessi occhi magnetici del cugino, sarebbero stati bene con i capelli rossi… Il contatto durò qualche istante e poi Jessy distolse gli occhi riprendendo a parlare con Dominique.
Angie si rese conto di non aver ancora deglutito  e di aver fissato Potter con le guance gonfie come un criceto. Ecco perché la stava guardando in quel modo!
Quando ebbero finito di cenare si divisero ed Angie, Dom e Albus sgattaiolarono con successo verso i sotterranei, senza essere scoperti né da Gazza né dai professori.
Angie era esausta, tutte le emozioni della giornata l’avevano provata non poco, desiderava solo arrivare nella sua stanza e collassare sul letto.
Ma non appena imboccò il corridoio del suo dormitorio vide che la porta della sua camera era spalancata e la luce che proveniva dall’interno formava un fascio rettangolare sul pavimento e sul muro di fronte.  Si avvicinò velocemente e udì le voci parlare in modo concitato. Albus, avendo notato anche lui la situazione insolita, le seguiva a pochi passi di distanza.
“Ma che cos…” iniziò la bionda ma si interruppe subito spalancando la bocca allibita.
La porta era effettivamente aperta e, a pochi centimetri dalla soglia all’interno della stanza, Elena stava seduta su un sgabello piuttosto alto davanti ad essa, ed aveva tra le mani una tavolozza di colori e un pennello, altri due erano infilati tra i suoi capelli raccolti in alto in un improbabile chignon. La mora stava discutendo in modo piuttosto acceso con Marta, che al centro della stanza gesticolava facendo andare da tutte le parti un lembo di tulle di un pallido arancione.
Elena parlava e dipingeva sulla porta allo stesso tempo con aria imperturbabile, ma Angie notò che la fronte era aggrottata. Guardando meglio all’interno della stanza i suoi occhi incontrarono Berty e Scorpius entrambi sdraiati sul suo letto e intenti a commentare una rivista di Quidditch.
In una frazione di secondo tutti si voltarono verso di loro.
“Che sta succedendo qui?” chiese con tono flebile Albus, sembrava perplesso almeno quanto Angie.
“Oh ciao! Com’era il piccolino?” chiese Martha addolcendosi in un nano secondo al pensiero del neonato.
“Come vuoi che fosse?! Sarà stato piccolo, raggrinzito e rossastro!” esclamò acida Elena dando una pennellata vigorosa sulla porta.
Martha ridusse gli occhi a due fessure e poi sibilò:
“Solo perché tu sei suscettibile come un Ippogrifo, non significa che devi rispondermi in questo modo!”
Elena mugugnò qualcosa di indistinto, poi rilassò improvvisamente lo sguardo crucciato e urlò:
“Finito!”
Angie si sporse oltre la soglia e ammirò finalmente quello che l’amica aveva dipinto.
“Oh…” un sussurro estasiato le sfuggì dalle labbra mentre osservava insieme agli altri.
Elena aveva raffigurato sulla porta una fenice che emergendo dalle fiamme spalancava le ali in gesto maestoso. Il disegno occupava tutta la metà superiore della porta ed era un vero e proprio tripudio di oro e cremisi. Elena aveva superato sé stessa.
"è magnifico!” mormorò Martha sorridendo alla porta.
Angie era ancora in contemplazione della fenice quando sentì una mano scivolare nella sua e racchiuderla con delicatezza.
Si voltò con un sorriso dolce verso Scorpius e gli diede un bacio sulla guancia, mentre si allontanavano dal gruppo che aveva ripreso a parla.
“Com’è andata?” le chiese mentre si accomodavano sul letto di Elena.
“Oh bene. è minuscolo, ma non è raggrinzito e rossastro come dice Elena! Aveva un visino piccolo e tondo come una mela, sembrava fatto di porcellana! Che cosa è successo in mia assenza?” chiese e posò il capo sulla spalla del ragazzo, mentre lui le cingeva la vita con un braccio.
“Le tue amiche hanno litigato come ossesse per tutta la sera, la cena e secondo me andranno avanti anche di notte. Guarda hanno ricominciato!” disse indicando le due che avevano ripreso i toni accesi di quando Angie era arrivata. “La questione si riassume così: Martha vorrebbe che Elena indossasse o una gonna o un vestito. Elena vorrebbe andare al ballo con una felpa e un paio di jeans. Ora, essendo che hanno l’elasticità mentale di due sassi, sono ore che dibattono inutilmente sulle proprie ragioni. Credo che l’unica soluzione sia che tu intervenga.”
“Oh no. Scordatelo.” mugugnò la giovane accoccolandosi meglio nell’incavo della clavicola di Scorpius.
“Allora temo che ti terranno sveglia ancora per molto.” decretò lui.
“Va bene. Va bene. Va bene!” esclamò Angie e si alzò avvicinandosi con passo spedito verso il proprio armadio.
Frugò nei cassetti per alcuni istanti e poi ne tirò fuori esultante un vestito semplicissimo senza maniche, celeste sulle spalle che sfumava verso il blu notte fino all’orlo, sembrava più un prendisole che un abito per un ballo.
Si avvicinò alle due amiche e stese davanti ai loro occhi l’abito. Le due si ammutolirono, mentre un sopracciglio di Martha scattava verso l’alto e quelli di Elena si congiungevano perplessi.
“Mi sta piccolo ormai. Se domani sera te lo metti, te lo regalo.” decretò concisa rivolgendosi ad Elena, la quale soppesò l’offerta mordendosi un labbro.
“Ok.” disse infine annuendo felice.
“OK?! OK!!! Sono qui da sei ore a cercare di convincerti e tu dici OK a lei!!!” strepitò furiosa Martha con gli occhi fuori dalle orbita.
“Non hai usato gli argomenti giusti evidentemente.” disse Angie alzando le spalle con fare tranquillo.
La O’Quinn si imbronciò immediatamente e sbattendo i piedi sul pavimento sparì in bagno con uno svolazzo di tulle.
 “Secondo te che ci farà in bagno con quel coso arancio?” chiese sinceramente interessata Elena.
“Lo farà a pezzi immaginando che sia tu. Sai che diventa piuttosto vendicativa quando viene contrariata.” disse Angie guardando divertita la porta chiusa. “Ti starà insultando in irlandese e starà sfogando tutta la propria rabbia repressa… Poi tra qualche minuto uscirà completamente rigenerata, con un sorriso tranquillo e il tulle arancione sarà sparito.”
 
 
Angie provò ancora una volta a sedersi sul baule prendendo lo slancio e atterrando violentemente su di esso, ma il risultato comunque non variava, il baule non si chiudeva!
La bionda lanciò un gemito disperato al soffitto, era in ritardo sulle tabelle di marcia e non poteva partire senza aver chiuso il proprio bagaglio.
“Angelique sei pronta?” chiese Scorpius sporgendosi dentro la stanza solo con la testa.
“No, maledizione!” urlò la bionda saltando ancora una volta sul proprio baule. “Dovrei pesare almeno come Goyle per far chiudere questo dannato affare!”
Scorpius scoppiò a ridere ed entrò nella stanza ormai spoglia. La libreria e gli armadi erano stati svuotati, i comodini di ebano col ripiano di marmo bianco erano privi di sveglie o soprammobili, il banchetto che Angie aveva sfruttato per produrre le pozioni contro Potter in dormitorio era deserto. Non sembrava neppure reale che per nove mesi tre ragazze avessero abitato lì.
Il ballo della Memoria del 2 maggio era passato in turbine di danze e brindisi, Angie aveva visto più volte Roxane e Victoire ballare insieme e stringersi l’una all’altra con sguardi che altalenavano dalla folle felicità alla malinconia agrodolce. Vic non sarebbe più tornata al castello e Angie poteva immagine quanto sarebbe mancata alla sua migliore amica.
Così si erano conclusi anche gli esami di fine anno, che avevano visto come migliori del primo Rose e Martha. Angelique aveva ottenuto degli ottimi risultati in molte materie ma la sua non-propensione alla Trasfigurazione le aveva abbassato la media. Ovviamente anche tutti gli altri Serpeverde erano stati promossi, chi con voti alti chi con punteggi sufficienti, ma alla fine sarebbero stati insieme anche l’anno successivo.
“Lascia che ti aiuti.” disse Scorpius appoggiandosi anche lui sul baule, poi gli diede un colpetto con la mano all’angolo e finalmente il coperchio scivolò nell’incastro predisposto. Angie fece scattare le serrature di ferro  con un sospiro soddisfatto.
“Che farei senza di te?” esclamò in modo teatrale con un sorriso prima di guardarlo negl’occhi.
Il sorriso si spense sui loro visi mentre i loro sguardi restavano fissi l’un nell’altra e si attiravano come magneti di poli opposti. Un lieve sospiro uscì dalle labbra dischiuse di Angie e Scorpius le racchiuse una guancia nella propria mano avvicinandosi e avvicinandola a sé. Erano entrambi consapevoli che sarebbe stato probabilmente l’ultimo momento per loro due soli prima di una lunga estate a dividerli.
Le loro labbra si toccarono con un po’ più di sicurezza delle prime volte e stavano approfondendo quel bacio quando…
“Ma che schifo! Vi trovo sempre a pomiciare!!!” esclamò Elena appoggiandosi allo stipite della porta e guardandoli con aria di finto disgusto, tradita da un sorriso appena accennato agl’angoli della bocca.
I due ragazzi si staccarono velocissimi e arrossirono furiosamente guardando in direzioni opposte.
“Ah…” sospirò la mora soddisfatta “Adoro mettervi in imbarazzo!” e poi scoppiò a ridere, facendo sorridere anche Angie e Scorpius.
“Angie, comunque ero venuta qui per avvertirti che c’è la cugina di Al fuori dalla Sala Comune che mi ha detto di dirti –Muovi le chiappe scudiero- e mi sembrava un po’… Mmm, nevrotica.”
“Roxanne! Oh sì non preoccuparti, lei è sempre spazientita!” esclamò Angie  alzandosi in piedi poi proseguì: “Ho promesso che avrei pranzato con loro, sapete è l’ultima volta che Victoire è qui… Vi dispiace?”
“No tranquilla! Va tutto bene. Al baule ci pensano gli elfi domestici, non preoccuparti.” le disse Scorpius con il colorito tornato all’abituale pallore.
Angie sorrise e annuì mentre recuperava dal proprio letto la tracolla nera che avrebbe portato con sé durante il viaggio e che conteneva Magda, la Mimbulus mimbletonia, racchiusa in un grosso vaso di vetro per evitare che spargesse dovunque il proprio secreto pestilenziale. Attraversò la stanza con passo spedito,  ma quando si trovò sulla soglia si bloccò ad osservare la porta e venne investita da un vortice di pensieri.
La fenice rossa e dorata la osservava con sguardo fiero e le ali dispiegate, esattamente come le era capitato quella mattina con Antares. Aveva dovuto lasciarla ad Hagrid per tutta l’estate, non avrebbe mai potuto portarla nel quartiere babbano dove abitava coi suoi, già era difficile gestire Caliel che andava a caccia di notte, figuriamoci un volatile mitologico grande come un cigno! Le era costato parecchio abbandonarla ad Hogwarts, ma aveva cercato di rassicurarsi che col guardiacaccia si sarebbe trovata bene.
Poi sotto quel disegno tanto accurato c’erano le loro tre firme: Elena, Martha e Angelique. Tre ragazzine che erano arrivate sole in un posto sconosciuto e che si erano legate in modo inaspettatamente forte, che si erano sorrette nei momenti di debolezza e che erano diventate amiche.
Un sorriso felice si aprì sul suo viso mentre finalmente varcava la soglia ed Elena la osservava leggermente perplessa.
Non appena uscì dalla Sala Comune vide Roxanne appoggiata al muro di fronte che si guardava attorno con aria guardinga. Il sorriso che non l’aveva ancora abbandonata dalla sua stanza si allargò mentre incontrava gli incredibili occhi azzurri dell’amica.
“Finalmente! Bacchetta alla mano?!” chiese a mo’ di saluto Roxanne.
“Bacchetta alla mano.” rispose Angie alzando l’avambraccio destro dove teneva la propria bacchetta.
Roxanne annuì soddisfatta nel vedere che i suoi insegnamenti erano seguiti alla lettera dalla giovane, poi la prese a braccetto e si avviarono insieme verso il pranzo che le attendeva.
“Oh prima che me ne dimentichi! Volevo dirti che per inizio luglio saremo tutti insieme alla Tana.” disse dal nulla Roxanne.
“Ah… ok.” mormorò Angelique con un velo di malinconia, chissà come sarebbe stato passare un pezzo di estate con tutti i Weasley, giocare a quiddich con loro nell’orto, mangiare uno dei famosi pranzetti di Molly, conoscere anche gli altri cugini…
“Guarda che in quel saremo ci sei in mezzo anche tu. E se non venissi per qualche stupida paranoia ti verrei a prelevare anche ad Azkaban.” ribatté quasi subito la più grande leggermente impaziente.
“Grazie mille! Farò di tutto per esserci!” esclamò sorridendo entusiasta. Roxanne non chiedeva quasi mai, imponeva in modo più o meno dispotico dei dati di fatto e bisognava accettare, ma questa era una delle ragioni per cui le voleva bene.
La Sala Grande era ricoperta di stendardi rosso e oro a testimonianza della vittoria di Grifondoro sulle altre case e il tavolo dei “coraggiosi di cuori” era ovviamente il più rumoroso e il più festante.
Quando si sedettero insieme agli altri Weasley Angie venne posizionata tra Rose e Roxanne, mentre di fronte a sé aveva James. La McGranitt fece un breve discorso di commiato per gli alunni e poi diede il via al banchetto.
Nel baccano generale che ne seguì solo pochi si accorsero che Victoire Weasley si era alzata in piedi e aveva iniziato a parlare:
“Famiglia… Che dire ora che sono arrivata in fondo al mio cammino?! Credo che la cosa migliore sia: grazie. Grazie Rox per essere stata l’amica migliore che avrei mai desiderato e aver condiviso con me ore e ore in punizione. Grazie Molly perché hai instillato un po’ di saggezza e responsabilità in questa testa bacata. Grazie Lucy per aver accettato di partecipare alle rischiose imprese mie e di Rox contro il parere di tua sorella. Grazie Fred per aver passato insieme a me giorni interi a studiare le tattiche di gioco migliori e avermi aiutato. Grazie Dom, perché sei una sorella fantastica e questo dice tutto. Grazie Jamie per avermi fatta ridere quando piangevo e per avermi dimostrato di essermi sbagliata. Grazie Rosie perché ti sei fidata e mi hai concesso una fiducia che non mi sarei mai aspettata. Grazie Al per essere rimasto nella famiglia anche se in una Casa diversa e per averci portato Angie. Grazie Angelique per aver accettato quel sabato sera di sottoporti alle nostre domande inopportune, per esserti aperta con noi e per averci concesso di conoscere una persona tanto coraggiosa e speciale. Vi volevo ringraziare perché senza di voi questo castello per me sarebbe stato vuoto, così come la mia vita. Alla nostra!” levò il calice verso il soffitto incantato e, mentre tutti la imitavano commossi da quel discorso, Angelique poté notare gli occhi lucidi di lacrime della giovane.
Angelique non si sarebbe mai aspettata un ringraziamento del genere né tanto affetto da parte di Victoire, ma sorrise mentre portava alle labbra il proprio calice.
Mentre il bordo metallico toccava le sue labbra vide davanti a sé Jessy che la osservava, il ragazzo alzò appena la coppa in sua direzione con un sorriso enigmatico, che le ricordò molto quando gli aveva fatto esplodere addosso Nemesi e lui ne aveva riso.
Così imitò il gesto sorridendo a sua volta e poi bevvero insieme.
Mentre consumava il pranzo in mezzo ai racconti di Victoire e di Roxanne e alle risate che ne seguivano, si trovò a fare un bilancio di quell’anno incredibile che aveva vissuto.
Aveva scoperto di essere una strega, aveva trovato degli amici veri che le erano stati accanto anche quando lei aveva cercato di chiudersi in sé stessa, aveva fatto nascere una fenice, aveva tirato fuori le unghie per difendersi contro Nott e Goyle, aveva incontrato la sua personalissima Piaga d’Egitto in James Potter, si era presa una cotta sbagliata e una giusta, aveva conosciuto Hagrid, era stata adottata da una famiglia straordinaria.
Ma la cosa più importante di tutte era che finalmente aveva iniziato ad abbandonare le catene delle sue insicurezze e delle sue fragilità per imparare a librarsi nell’aria della libertà e della fiducia in sé stessa. Aveva preso queste speciali lezioni di volo da persone che finalmente le volevano bene per com’ era, pregi e difetti, senza compromessi.
Angie intercettò gli occhi di Albus e gli sorrise riconoscente perché senza di lui, il suo migliore amico, non avrebbe mai vissuto la gran parte di tutto ciò.
Aveva appena iniziato a volare e non aveva intenzione di smettere.



 
 
A Emanuele, che è tutto.
A mia madre, la donna più forte che abbia mai conosciuto e anche la più imbarazzante, ma che mi ha dato la vita e la sua tenacia per viverla anche nei momenti peggiori.
A Francesca ed Eleonora, la cui amicizia è stata la mia roccia per molto tempo.
A Marta che ha letto numerosi capitoli in anteprima e mi ha sempre dato il suo appoggio.
A tutte le splendide persone che hanno speso il loro tempo per commentare e consigliarmi, senza di voi non avrei mai avuto la costanza di arrivare fino in fondo.
A tutti coloro che hanno letto in silenzio.

E al mio Angelo.
Grazie.
A presto, Bluelectra.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Extra- Un tradimento ***


Un piccolo extra per chiarire la ragione per cui Albus detesta Derek Schatten.
 
Un tradimento.

Albus finì di sciacquarsi le mani sotto il getto di acqua fredda e poi, acchiappando una salviettina di carta, se le asciugò. Erano appena iniziate le vacanze estive e lui si sentiva già stanco!
Aveva trascorso tutto il viaggio facendo la spola tra lo scompartimento che divideva con Angie e gli altri ragazzi e quello della sua famiglia. Provava una fortissima empatia per le trottole che venivano sbalzate da una parte all’altra senza controllo.
Si passò le dita sulle palpebre massaggiandole lentamente e poi con un sospiro aprì la porta del bagno del treno. Non appena alzò lo sguardo si trovò davanti un paio di occhi scuri come la pece e dei capelli biondi spettinati a regola d’arte.
“Ciao Albus.” salutò cordialmente Derek facendo un gesto del capo.
Albus raddrizzò le spalle e si erse in tutta la sua bassa statura da undicenne.
“Schatten.” mormorò e fece per sorpassarlo quando il giovane parlò ancora con tono affabile:
“Credo che ci vedremo ancora quest’estate a casa tua. Sai, James mi ha invitato un’altra volta.”
Albus arricciò leggermente le labbra e si irrigidì all’istante.
E così riccioli d’oro pensava di infilarsi nella loro famiglia indisturbato?! Beh gli avrebbe fatto capire che qualsiasi cosa lui avesse fatto o detto ci sarebbe sempre stato almeno un Potter che non lo avrebbe accettato.
“Mi sembra una cosa meravigliosa.” disse col sorriso gelido che aveva imparato a fare da Angie, gli diede le spalle e fece un passo allontanandosi, ma all’ultimo minuto ci ripensò e si voltò verso Derek con espressione fintamente crucciata. “Oh ma forse quest’anno, riccioli d’oro, dovresti controllare di essere completamente solo prima di usare la Metropolvore. Buon viaggio.”
E se ne andò, non prima però di aver avuto la soddisfazione di vederlo impallidire sotto la pelle ambrata.
 
Agosto 2017 Villa Potter Godric’s Hollow, un anno prima
Albus camminava lungo uno dei corridoi infiniti della villa che un tempo era appartenuta ai suoi nonni e che suo padre aveva deciso di ristrutturare, per viverci con la propria famiglia.
Sua madre lo aveva mandato a cercare Derek, un amico di Hogwarts di James che stavano ospitando per alcuni giorni, per avvisarlo che il pranzo era in tavola.
Gli avevano dato una stanza al piano terra nella stessa zona dello studio di suo padre, che Al stava sorpassando proprio in quell’istante diretto verso la fine del lungo corridoio.
“No padre.”
Una voce smorzata raggiunse le sue orecchie e lo fece inchiodare all’istante.
Una voce che proveniva dall’ufficio di Harry la cui porta era chiusa.
Albus si avvicinò senza fare rumore sulle assi antiche e scricchiolanti del parquet e accostò l’orecchio alla serratura della porta.
“Maximillian è importante per me. Non credo che tu ti reda conto di quanta delusione e rammarico mi procurerebbe un tuo fallimento.” disse una voce molto più profonda e calda di quella che aveva parlato in precedenza.
“Lo so padre, ma sto diventando suo amico, credo che ora si fidi di me…” rispose quella che Al riconobbe come la voce di Derek.
Ma che cosa ci faceva nello studio di suo padre?! Forse stava comunicando con la Metropolvere, aveva visto suo padre infilare solo la testa nelle fiamme verdi e dare messaggi rapidi senza dover compiere fisicamente il viaggio. Ma perché il padre lo aveva chiamato Maximillian?
“Non mi importa della fiducia di un ragazzino!” tuonò il padre “Io voglio che abbia la fiducia di tutta quella maledetta famiglia! Mi serve Maximillian!!!”
“Lo so, padre.” ammise con tono remissivo il giovane Schatten.
“Tieni bene a mente i miei avvertimenti e i tuoi compiti. Non sei lì a divertirti, né a fare l’idiota col figlio di Potter! Tu sei lì perché ti ci ho mandato io e perché devi lavorare per me…”
Albus si allontanò disgustato dalla porta e prese a camminare senza una meta.
Quel ragazzino, che sembrava tanto educato e simpatico, era in realtà un vile opportunista che mirava a conquistare la sua famiglia per non si sa quale gioco di potere del padre.
Se fosse stato James a udire quella conversazione, probabilmente avrebbe fatto irruzione nella stanza strepitando, e aveva un tale buon cuore che probabilmente si sarebbe lasciato convincere dalla prima menzogna costruita per giustificarsi.
Ma lui era diverso, lui era molto più attento ai dettagli e se doveva accusare qualcuno voleva essere certo della colpevolezza. Non avrebbe mai potuto andare da suo padre e blaterare a caso su congiure inesistenti, né avrebbe potuto confidarsi con James che sembrava veramente legato a Derek. Inoltre non credeva che un ragazzo privo di bacchetta e con limitate conoscenze magiche potesse davvero nuocere alla sua famiglia.
Eppure uno strano e inspiegabile senso di angoscia si fecero strada nel suo animo al pensiero di avere accolto un traditore.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Avviso ***


Avviso a tutti i lettori:
Ho pubblicato il sequel di questa FF. Chiunque sia interessato può trovarlo qui:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2858865&i=1

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2421651