Verità

di MikuSama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Febbraio, giorno xx

Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Lo sapevo fin dal momento in cui quella ragazza -Belle, se non erro- venne appositamente nella mia città a consegnarmi il mio primo Pokémon ed il mio Pokédex. Lo sapevo, eppure mi era sembrata una supposizione così folle che l'avevo accantonata. Fino ad oggi.
Dire che in questi mesi sono successe un sacco di cose è un grande eufemismo.
Prima di tutto, ho compiuto quindici anni. E ciò ha comportato, ovviamente, l'ottenimento del mio primo Pokémon e del Pokédex.
Dopo di ciò? Lotte in palestra, battaglie contro molti Allenatori, parti da protagonista in alcuni film del Pokéwood, tutta la faccenda del Team Plasma, infine Superquattro e Campione. Poi ho combattuto contro Nardo, ex-campione di due anni fa, e mi manca poco per completare l'Antro dell'Albero Bianco.
Ed eccomi qua. Premiata per essere il più grande Allenatore di Unima. Titolo alquanto inutile perché ho rinunciato a prendere il posto di Iris, e quindi tecnicamente il Campione è ancora lei.
Ma il punto è: e adesso?
Già. Adesso niente. Gli allenatori che possono definirsi "alla mia portata" sono davvero pochi. Non c'è niente che attiri più la mia attenzione, ormai. L'Antro dell'Albero Bianco è stata una sfida interessante, ma presto si concluderà anche quella. Domani infatti raggiungerò il decimo piano, l'ultimo.
Sono a Sciroccopoli. Sono al Centro Pokémon, dopo una lotta contro un calciatore allo Stadio Stellare.
Sospiro, in attesa che l'infermiera Joy curi i miei Pokémon.
Cosa fare?
Me lo sto chiedendo da troppo tempo ormai.
Ed oggi l'ho concretizzato per bene: sto perdendo interesse nel lottare.
Mi appoggio al muro, ed alzo lo sguardo che per troppo tempo ha ammirato le mie scarpe. Mi guardo attorno: gente che chiacchera, che si prende cura dei suoi Pokémon, che fa telefonate ai propri parenti... Mentre io sono semplicemente qui, ad aspettare che i miei pokémon vengano rimessi in sesto.
«Andiamo sulla ruota panoramica?» una voce maschile accanto a me mi fa sussultare. Mi giro di scatto verso la fonte della voce: è un ragazzo, ma non parlava con me. Sta parlando alla sua probabile fidanzata, visto come sono abbracciati. Lei risponde con un «Sì!» molto entusiasta, e sorridenti escono dal Centro.
Il cuore inizia a palpitarmi in petto. Stupida me, stupida, stupida, non pensare a cose del genere. Lui non tornerà mai più, e anche se fosse non vi reincontrerete mai. Ed anche se vi reincontraste, lui si sarà già scordato di te.
Dopotutto, io non sono nessuno, a dispetto di tutta la fama che sto accumulando. Non ho uno scopo nella vita, non ho ambizioni, non ho niente.
Prendo in mano la mia Pokéball, quella nella quale è rinchiuso il Pokémon leggendario Reshiram: il Pokémon Bianco Verità, così dice il Pokédex. Secondo le leggende, nella regione di Unima esisterebbero due Pokémon leggendari, uno rappresentante gli Ideali e l'altro la Verità. E uno dei due è in mano mia.
Cosa vuoi da me, Reshiram? Perché hai permesso che ti catturassi? Perché proprio tu, che sei stato il suo fedele compagno, adesso sei in questa Pokéball? Qual è la mia verità, la mia ragione di vita? Dimmelo, perché io ormai ho perso ogni strada.
Stringo più che posso la Sfera Poké, ma ovviamente non ottengo risposta.
«Signorina Rosa?» La familiare e gentile voce dell'infermiera Joy mi distrae. Io mi dirigo verso il bancone e, dopo aver ritirato le mie Pokéball, esco dal Centro.
Il sole è già calato e, a discapito del mese, soffia un caldo vento proveniente da sud est. Guardo il cielo: con tutte le luci provenienti dal Luna Park e dalla Stazione Ruotadentata non si vede una stella, ma mi va bene lo stesso. Mi piace la notte, mi ispira calma ma allo stesso vitalità, perché è di notte che le città prendono vita.
Abbasso il mio sguardo e lo dirigo verso le luci in lontananza del parco divertimenti. La Ruota Panoramica spicca anche da questa distanza, la vedo chiaramente girare lentamente. Quante persone saranno lì in quel momento? Quante coppiette si staranno tenendo la mano, ammirando il paesaggio che offre quell'enorme ruota? Tante, troppe. E io-
Un ventata d'aria mi scompiglia i capelli. No, non era il vento: era qualcosa che si muoveva a grande velocità. Ma non è possibile, questa è una zona pedonale...
Strabuzzo gli occhi.
No.
Mi rifiuto di crederci.
È un'illusione.
Un passo, due, tre. La figura davanti a me non si muove.
Quattro, cinque, sei, sette. La figura si gira.
È lui. È il suo.
Zoroark.
Un ottavo passo, e il Pokémon sparisce nell'ombra della folla. Ma io so dove si sta dirigendo: me lo sento, è l'unico posto possibile.

Ho il fiatone. Non ricordavo che il parco divertimenti fosse così distante dal Centro Pokémon.
Dov'è Zoroark? Mi guardo attorno. So che è qui, ma anche se il luna park non è grande quanto una regione, è lo stesso un posto immenso per un essere piccolo come me.
Eccolo. Lo avvisto, lui lo percepisce e scappa di nuovo via. Corro a perdifiato, mi fermo, mi guardo attorno, lo avvisto ancora e lui sparisce per l'ennesima volta. Continuo a correre, senza più aria nei polmoni, la gola secca e priva di saliva, il petto che mi fa quasi male. Ma alla fine mi fermo per l'ultima volta. Lo vedo.
Non ci credo.
È lui.
Vorrei piangere. Io... cosa dovrei fare adesso? Raggiungerlo? Parlargli? Fuggire via? Quest'ultima opzione mi sembra molto allettante, le mie gambe sembra vogliano portarmi ovunque che non sia questo posto. Ironico, dato che a malapena riesco a stare in piedi. Ma ecco l'ennesimo colpo di scena: è lui a notare me. È lui che si sta avvicinando verso di me. Ed io ormai non ho più né la forza per fuggire né quella per avvicinarmi. Sto ferma, in piedi, ad aspettarlo.
È davanti a me, circondato dalle luci della ruota, cosicché, per qualche strano scherzo del destino, io non possa vedere il suo viso perché in controluce.
Sta sorridendo? Non riesco a decifrare la sua espressione. Ma le sue parole le sento perfettamente, ed anche la sua presa decisa sul mio polso.
«Adoro le ruote panoramiche. Vieni con me!»
Queste esatte parole. So di non essermi sbagliata, perché nello stesso momento in cui le pronuncia io mi ritrovo trascinata verso la fila, ad aspettare pazientemente che arrivi il mio -il nostro- turno.
La fila non è lunga, probabilmente al prossimo giro potremmo già salire.
Io... non spiccico parola. Cosa dovrei fare? Lui, proprio lui, mi ha preso per un polso (e non accenna ad allentare la presa) e ha deciso che dovevo salire con lui sulla ruota. E se io non avessi voluto? Se avessi rifiutato? Forse sapeva che non l'avrei mai fatto. O forse sono solo una persona presa a caso per poter salire, dato che bisogna essere in due. Oddio, credo di avere il viso in fiamme. La mano mi suda, fortuna che mi ha presa per il polso.
«Ehm...» la voce mi esce come il rantolo di un Purrloin. Mi schiarisco la voce: «N.»
N si volta, con sguardo sereno. «Sì?» La sua voce così calma e ingenua. Perdo un battito.
«Ti... ricordi di me, vero?» Domando la prima cosa che mi viene in mente. Sì, ecco, prima lo avevo interpellato, ma in quel momento non avevo pensato a cosa dirgli dopo. Fortunatamente me la sono cavata.
N alza un sopracciglio. «Certo che mi ricordo di te! Ti ho dato il mio Reshiram, come potrei dimenticarmene?»
Sospiro, sollevata. Allora non mi ha presa "per caso".
«E... ecco... che ci fai... insomma... qui?»
«Te l'ho detto, mi piacciono le ruote panoramiche.»
«No! Intendo, qui ad Unima! Francamente, non so nemmeno se tu ti sia allontanato da questa regione! Scompari e riappari come nulla, come un Pokémon di tipo Spettro!» Esclamo, agitata, senza nemmeno sapere realmente cosa io stia dicendo. La mia faccia ha preso davvero fuoco, sento calore per tutto il viso. N mi guarda, spaesato, rimanendo zitto per un attimo. Poi guarda davanti a sé. «Io sono uno spirito libero. Viaggio, imparo, faccio conoscenze, ma ritorno sempre a casa.»
Detto ciò, allenta la presa ed entriamo nella cabina.
Sto zitta, davanti a lui. Non so cosa dire. O meglio, ho così tanto da parlare che le parole mi si sono tutte bloccate in gola.
N guarda il panorama, ingenuamente estasiato. Anche io non posso dire di non essere affascinata da quella vista. Da così in alto, se si guarda il cielo, si possono vedere le stelle e si ha l'impressione di essere così vicini ad esse da poterle toccare solo allungando il braccio.
Siamo quasi alla cima quando N riprende a parlare, senza guardarmi.
«Tu... mi ricordi quell'Allenatore. A ben pensarci, siamo anche andati insieme sulla ruota, una volta.»
Sussulto. Si riferisce forse a quel misterioso Allenatore che due anni fa ha mandato a monte i piani del Team Plasma? Da come ne parlavano, ho sempre pensato fosse un maschio. Ma se N dice di averci fatto un giro sulla ruota assieme... probabilmente è un donna. Perché me ne ha parlato? Possibile che N... «Sai» continua, ormai abbiamo superato la cima e ci apprestiamo a scendere «Far avverare i sogni è davvero dura... Mi chiedo se ci reincontreremo ancora...»
Il sogno di N è creare un mondo libero dalle Pokéball, anzi, un mondo a parte solo per i Pokémon, o almeno questo era il suo scopo due anni fa. Adesso... chissà.
E se il suo sogno fosse reincontrare quest'Allenatore?
La sola idea mi fa attorcigliare lo stomaco in modo indescrivibile, quasi da farmi sentire male.
No, Rosa, pensa positivo. Probabilmente si riferisce a noi. "Mi chiedo se ci reincontreremo ancora, Rosa". Sì, di sicuro intende questo-
Oh. Il giro è finito. Usciamo dalla cabina, ed è bello respirare un po' di ossigeno.
Sto per parlare, ma lo sguardo assorto di N, intento a guardare la ruota che ha ripreso a girare, mi blocca.
«Questo mi ricorda quel giorno...» Inizia N. Poi sussulta, come se stesse per rivelare un pensiero scomodo. Mi guarda. «Scusa. Devo andare.»
Si gira, compie qualche passo, si ferma, mi guarda. Io l'ho fermato, prendendogli un lembo della camicia candida.
«Te ne vai così?!» Esclamo adirata, sorpresa e confusa.
«Sono uno spirito libero.» N sorride dolcemente, ed io mi sento sciogliere. No, non adesso.
«Ti rivedrò ancora?» Non era questo che volevo dire. Volevo dirgli di restare ancora un po' con me.
«Uno spirito libero ritorna sempre a casa.» Pacato, non perde quell'incurvatura all'insù delle labbra, ma stavolta è più enigmatica.
«Ma quando?»
N alza gli occhi al cielo, con fare pensieroso. Poi mi guarda ancora, riprendendo a sorridere. «Scoprilo tu stessa. Ritornerò quando ci saranno dei cambiamenti.» E così facendo mi mostra quattro dita della mano, e scompare tra la folla senza che io abbia potuto fare nulla per fermarlo.
Ma non importa. Abbiamo una promessa. Lo rivedrò quando ci saranno dei cambiamenti. Adesso mi basta solo risolvere l'enigma.

ANGOLO AUTRICE

Sssssalve! c: prima di tutto grazie per aver letto fin qui. Seconda cosa: la storia sarà di tre capitoli, tutti e tre già scritti, quindi tranquilli che non rimarrà incompleta :D
Tolto ciò... Be', che dire? Ecco il mio debutto nel fandom Pokémon (e il mio ritorno ad EFP dopo oltre un anno di inattività...), e spero di rimanerci per mooolto tempo! Ho già molte ideuzze sulle mie due OTP (ferriswheelshipping e... un'altra che non dico) e non vedo l'ora di metterle per iscritto!
Mi scuso se per alcuni Mei potrà sembrarvi a tratti Mary Sue, spero di no, comunque è una cosa voluta, più o meno, e nei prossimi capitoli la vedremo meno "snob" e più "quindicenne stracotta di N" (ma chi non lo è, in questo mondo? Ahahahah)
Nulla da aggiungere, hasta la pasta!~
Miku c:

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Marzo - giorno 21

Ci ho messo un po' per risolvere l'enigma, francamente. Insomma, "quando ci saranno dei cambiamenti" non è esattamente un indizio chiaro. E poi N non è di certo un veggente, quindi non poteva predire il futuro. Di quali cambiamenti poteva quindi parlare?
Ci ho pensato a lungo, e solo quando, camminando per il Bosco Girandola, ho visto la gemma di un fiore crescere, ho compreso.
"Ritornerò quando ci saranno dei cambiamenti" seguito da quattro dita alzate. Questo era il mistero da risolvere. E io l'ho risolto appena in tempo, esattamente un giorno prima dell'equinozio di primavera.
Quattro cambiamenti... le quattro stagioni! Come avevo potuto non pensarci prima?
«Unfezant, esci fuori!» Esclamo raggiante, mentre il mio fidato Pokémon esce dalla sua capsula e fa un «Zaaant!» felice anche lui. Monto in groppa e lentamente prendiamo quota.
Oggi è il giorno. Oggi rivedrò N. Oggi io... non so cosa succederà, ma so che sarà magnifico.
Il viaggio verso la Via Vittoria dal Bosco Girandola è lungo e stancante, specie per il mio Pokémon. Ci fermiamo varie volte, prima a Sciroccopoli, poi a Spiraria, poi dritti alla Lega Pokémon. Da lì, in bicicletta, raggiungo la Via Vittoria.
Tuttavia ricordarsi il percorso è ben più complicato. Questa volta non c'è nessun Zoroark a guidarmi.
Mi perdo un paio di volte, ritorno nello stesso posto almeno quattro volte, ma finalmente imbocco la strada giusta. Vedo quelle familiari scale.
N è laggiù. Che mi aspetta.
Il cuore mi batte a mille: e se avessi sbagliato tutto? E se intendeva un altro tipo di cambiamento? E se mi avesse mentito? E se non ci fosse nessuno là dentro?
Mille e uno pensieri mi attanagliano la mente in un secondo. D'un tratto, tutta la mia sicurezza è svanita come allo scoppio di un palloncino. Mi sento un'inetta ed una stupida. Ho voglia di tornare indietro.
Guardo attentamente quelle scale. Rinunciare in partenza? Dopotutto potrei aver avuto anche ragione, potrei aver risolto l'enigma.
O forse no.
Basta, mi decido: indipendentemente dall'esito, io devo entrare e verificare coi miei occhi se ho avuto ragione o meno.
Scendo le scale lentamente, quasi solennemente. Vorrei arrivarci subito e non arrivarci mai. 
Un gradino, un altro, un altro; le mie gambe continuano a muoversi in ogni caso. Indipendentemente dalla mia volontà, sono arrivata. Entro.
L'ingresso è vuoto. Il cuore mi balza in gola: ho sbagliato davvero?
No Rosa, calma. Se mi sta aspettando, lo starà facendo al piano di sopra, alla Sala del Trono. Procedo a passo più spedito, adesso impaziente.
Salgo le scale, no, le salto letteralmente. Salto i gradini a due a due, col cuore che ora è in gola, ora in petto, ora nello stomaco, ora di nuovo in gola.

È lì.
Illuminato dalla luce solare che filtra attraverso un buco del tetto. Etereo, divino, che mi guarda con quel sorriso che dice tutto e niente.
Ho indovinato. Io... ho davvero indovinato. È lì, davanti a me. Che mi sorride.
Mi avvicino, e adesso il suo sorriso si fa di nuovo genuino, ingenuo.
«Che sorpresa! Non mi aspettavo vederti qui.» Esclama raggiante.
Sbatto le palpebre. Mi credeva davvero incapace di risolvere il mistero?
N ride. «Non farci caso, è una frase che uso per rompere il ghiaccio con gli altri Allenatori.» Il mio cuore si è appena liberato di circa dieci tonnellate di... qualsiasi cosa che pesi dieci tonnellate e che era sul mio cuore.
«Vuoi lottare?» Domanda a tradimento. Cosa... Sta di nuovo scherzando? No, questa volta no. È serissimo. Io non capisco, ma accetto. Tutto pur di stare con lui.
Inizia la battaglia, sei contro sei. Un brivido mi percorre la schiena.
Oddio, questa sensazione.
La sensazione dell'ignoto, del non sapere quale sarà l'esito della battaglia. Chi vincerà? Io? N? Non lo so. Per la prima volta dopo mesi, io non lo so. Ed è bellissimo.

*

Sto sorridendo come un'ebete, mentre mi metto a sedere per terra.
Ho perso.
Non perdevo da... da quanto? Da tantissimo. 
Ho perso. 
Ho perso e continuo a sorridere come un'ebete.
È una sensazione magnifica.
N mi guarda perplesso. «Tutto bene?» Mi chiede, sedendosi per terra accanto a me. «Sì, tranquillo» rispondo, riacquistando compostezza.
N non è del tutto convinto ma alza le spalle. Mi guarda, anzi, guarda i miei Pokémon, esausti.
«I tuoi pokémon sono felici... Sono felici di stare con te.» Constata, sorpreso. «Ma avete perso.»
Io sorrido di rimando «Già! Non ci capitava da un po'. Vero, Lucario?» Sorrido accarezzando dolcemente il mio adorato Lucario. Mi sembra ieri che era solo un piccolo Riolu catturato quasi per caso alla Fattoria di Venturia, e adesso sono così fiera di lui. Lucario mi sorride debolmente, ancora stanco per la lotta appena conclusa, ma so che anche lui è felice anche se abbiamo perso.
Poi un ricordo mi balza in mente. Guardo N.
«N, tu puoi parlare con i Pokémon, vero? Puoi... ehm... dirmi cosa pensa Lucario di me?» Ma cosa sto dicendo? Che richiesta egoistica, da dove mi è saltata fuori?
N guarda il mio Lucario, cha adesso sta mangiando una Baccarancia per rimettersi in sesto. Sorride.
«Non c'è bisogno che te lo dica.» Accarezza dolcemente la testa di Lucario, e questi sembra apprezzare «Sai benissimo da sola che ogni tuo Pokémon ti vuole bene dal profondo del loro cuore. L'ho compreso pienamente lottando contro di te.»
Io sorrido entusiasta: sono contenta che me l'abbia confermato. Questa è la mia adorata squadra, e sono felicissima che anche loro mi adorino.
N si alza. Io sgrano gli occhi, intuendo cosa stia per fare. Mi alzo anche io. «Non penserai di andartene!» Esclamo, decisa. N sorride dolcemente, come quella volta alla ruota panoramica. Ma stavolta non funziona. «Sono uno spirito libero» dice «Io-»
«Tu adesso rimani qui!» Tiro fuori un coraggio che non ho. Sto davvero parlando con un tono del genere ad N, ex-capo del Team plasma e ragazzo di cui sono innamorata? Sono davvero impazzita. «Almeno fino a quando le nostre squadre non si saranno rimesse totalmente in sesto. Per favore.» Adesso il tono è quasi supplichevole... ma che sto facendo? Credo di avere di nuovo le guance in fiamme.
N mi guarda seriamente scioccato, poi, quando non ho altro da dire, ride di gusto. E adesso che ho fatto? Oddio, ho fatto la figura dell'idiota, che imbarazzo! Mi copro immediatamente il viso con le mani, rossa dalla vergogna. Ma lui smette subito e si risiede a terra. Io, sorpresa, tolgo le mani dalla faccia e mi siedo accanto a lui.
«Mi hai convinto, resterò fino a quando le nostre squadre non saranno di nuovo in perfetta salute» dice, ridendo appena, stavolta molto più composto «Allora, che facciamo nel frattempo?» Sorride -quel sorriso che ogni volta mi scioglie le interiora come se fosse una bacca al sole, curioso.
Io alzo le spalle. «Potremmo parlare. Se ti va.»
N annuisce «Certo.»

Così è iniziata la mia prima, vera conversazione con N. Parlava praticamente sempre lui, mi diceva dei posti che aveva visitato in questi due anni, delle varie regioni, mi raccontava di come esistono regioni lontane da qui dove non esistono Pokéball né Allenatori, ma i cosiddetti "Ranger". Questi hanno un solo Pokémon che li accompagna sempre, mentre tutti gli altri Pokémon, tramite uno "Styler", vengono catturati e liberati quasi subito.
Più il tempo passava, più N perdeva quell'aura mitica e mistica che da sempre vedevo attorno a lui per lasciar spazio al "vero" N: un semplice ventenne molto saggio, molto ingenuo... e molto triste.
Quando i nostri Pokémon furono completamente ristabiliti, N se ne andò. Ma sapevamo entrambi che sarebbe ritornato, tra quattro mesi.

E così è stato.
Il 21 giugno eravamo entrambi lì, in quel palazzo.
Lui aveva una squadra diversa, e anche io ne avevo una leggermente differente. Quella volta ho vinto io, e poi era arrivato di nuovo il momento delle chiacchere.
Mi aveva parlato delle altre regioni: di come a Kanto ci fosse un Allenatore eccezionale, non aveva mai incontrato un'intesa così perfetta tra umano e Pokémon; di come a Sinnoh lo spazio e il tempo rischiavano di essere controllati da un'organizzazione criminale, ma che un semplice Allenatore proveniente da un paesino di provincia aveva salvato l'intera regione... e mi raccontò anche dell'Allenatore di Unima. Una persona diventata leggenda alle mie orecchie, ed N non aveva fatto nulla per smentire quella diceria.
«Era eccezionale» aveva detto «semplicemente eccezionale.»
Lo stomaco mi si era attorcigliato tutto. E non per via delle parole che aveva detto, ma per via del tono con cui le aveva dette.
Un tono da ragazzo innamorato.

Il 23 settembre avevo vinto di nuovo io.
Quella volta parlato quasi interamente di quell'Allenatore. Non finiva mai, ed ogni volta che sembrava aver detto tutto spuntavano fuori nuovi aneddoti su questa magnifica persona. Tuttavia, non l'aveva mai descritta fisicamente. Avevo ancora la speranza che la sua fosse solo ammirazione o, addirittura, che questo Allenatore fosse maschio.

Il 21 dicembre aveva vinto lui.
Avevamo parlato un po' di tutto: io gli avevo raccontato un po' di me, di come avevo sconfitto la Lega Pokémon ed il Campione, di come avevo raggiunto l'ultima area nell'Antro dell'Albero Bianco, di come ero affenzionatissima alla mia squadra -Serperior, Arcanine, Lucario, Golduck, Unfezant e Zebstrika-, di come avevo catturato ognuno di loro e di come era immensa la mia gioia ogni volta che uno di loro si evolveva.

Ed oggi è il 21 marzo. È passato un anno esatto. Ho sedici anni e ho finalmente deciso di dichiararmi.
La partita è finita in parità, né vincitori né vinti.
N si siede per terra, come sempre, ed io mi siedo di fronte a lui. È così strano vederlo di fronte, di solito io mi ci siedo accanto. Ma non oggi. Oggi devo guardarlo negli occhi e tirar fuori tutto il mio coraggio.
Faccio un profondo respiro, quindi raddrizzo la schiena e lo fisso con sguardo deciso.
«N, prima di cominciare dovrei dirti una cosa.»
No.
Oddio.
No, cosa.
Cosa diamine sto facendo?! Lo sto dicendo davvero? No no no, sono impazzita?! Non ci riuscirò mai! Vi prego, qualcuno mi dica che non l'ho detto ad alta voce, ve ne prego, non posso averlo detto ad alt-
«Sì, dimmi.» Il tono tranquillo di N contribuisce alla mia agitazione.
No. Diamine, no. E adesso come me ne tiro fuori? O mi confesso, o mi confesso. Sono fritta.
«Ehm...» Deglutisco «Anzi, prima di tutto, vorrei farti una domanda...»
Lo so, è tremendamente da masochisti fare una domanda del genere. Ma devo chiederglielo, devo esserne certa. In ogni caso, indipendentemente dalla risposta che mi darà, io mi confesserò lo stesso.
«Quell'Allenatore di cui tanto parli... come si chia-»
Mi blocco a metà dell'ultima parola, notando lo sguardo di N. Ha gli occhi sgranati, è scioccato. Ma io non ho ancora detto niente! 
Aspetta... non sta guardando me. Sta guardando dietro di me. N si alza in piedi, io lo imito, e nel frattempo mi volto.
N pronuncia una sola parola.
So chi sia questa persona, pur non avendo mai avuto la più pallida idea di come fosse fatta. 
È lei. L'Allenatore di due anni fa.

«Hilda.»

SPAZIO AUTRICE
Okay, okay, volevo postarlo ieri ma io ormai campo tra cellulare e tablet... non credo che mi credereste si dicessi che il primo capitolo l'ho postato -pover me- proprio dal tablet! D:
Comunque... Colpo di scena! O forse no, dato che comunque Hilda/Touko era inserita tra i personaggi nella descrizione...
Che dire di questo chap? In realtà ne sono abbastanza soddisfatta, dei tre è quello che credo mi sia riuscito meglio. L'unica cosa di cui sono terrificata sono i tempi verbali, argh- ho appositamente usato un passato per descrivere ciò che è successo durante l'anno perché volevo rendere  più un effetto "racconto", o "diario" e soprattutto per focalizzare meglio l'attenzione non su ogni avvenimento, ma proprio sul giorno della dichiaraizone di Mei/Rosa, tuttavia sono ancora in dubbio perché non so se il trapassato sia stata la scelta migliore... all'inizio infatti l'avevo scritto al passato remoto, ARGH ODIO LA LINGUA ITALIANA
Duuuunque, aspetto pareri, al prossimo ed ultimo capitolo! c:

Miku.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Dunque si chiama Hilda. Non me l'aspettavo. Be', effettivamente non ho molto da aspettarmi, perché fino ad adesso non ho avuto la più pallida di come poteva essere fisicamente: poteva essere alta, bassa, bionda, bruna, avere qundici anni o trentatré.
Su quest'ultimo punto sono abbastanza sicura che non superi i diciotto. È alta e slanciata, i capelli castano scuro raccolti in una coda alta, gli occhi azzurri come due zaffiri brillanti. Indossa degli shorts azzurri e una maglietta bianca, con sopra un gilet nero. Su una spalla poggia la tracolla della sua borsa.
Ha entrambi le mani sulla bocca, e guarda N con sguardo indecifrabile: sgomento, felicità, shock. I suoi zaffiri sono circodati da lacrime. Come se sapeva che fosse qui, ma allo stesso tempo non ci aveva mai creduto veramente fino a quando non l'ha visto con i propri occhi. Lei è davanti le scale, quindi suppongo sia appena arrivata. Oddio, spero che non mi abbia ascoltata, sarebbe imbarazzante.
A proposito, io stavo facendo un discorso importante con N! Faccio per girarmi verso di lui, ma questi ha già iniziato a correre verso la ragazza. 
Sospiro. Dovevo immaginarmelo. Che stupida che sono stata, ad illudermi.
Rimango a debita distanza da loro due, tuttavia mi avvicino quanto basta per poterli ascoltare e vedere.
N è davanti a lei. Ha le mani a mezz'aria, come se non sapesse esattamente cosa fare. Hilda nel frattempo si è asciugata le lacrime dagli occhi e adesso lo sta guardando.
Lo sta guardando con quello sguardo che io conosco bene, perché è lo stesso che ho io quando mi perdo ad ammirare ogni minimo dettaglio di N. Lo sguardo di una ragazza innamorata, ecco cos'è, ma allo stesso tempo è molto di più. È uno sguardo che nasconde molto altro, come... la realizzazione di una tacita promessa fatta tanto tempo fa.
Sono tentata di fuggire via, ma le gambe non rispondono. Resto in silenzio, ad ascoltarli parlare.
«Hilda...» Inizia N. Dalla voce è assolutamente incredulo. «Sei... davvero tu?»
Hilda adesso ha gli occhi asciutti e sfoggia il suo sorriso migliore. «Credi forse di avere l'esclusiva nel comparire quando uno meno se lo aspetta?» Alza un sopracciglio, divertita. Ha una confidenza che io, in un anno intero, non ho acquisito.
N sopprime una risata, continuando a guardarla dritta negli occhi.
«Dove sei stata?» Le chiede. 
Hilda ride appena. «Potrei chiederti la stessa cosa.» risponde quasi con aria di superiorità, ma in tono evidentemente scherzoso.
N sorride, come per dire "già, non posso darti torto".
Si capiscono con uno sguardo, loro due. Ogni gesto che fanno per me è una pugnalata al cuore. Ora lo capisco veramente: io sono stata solo un rimpiazzo, un passatempo in attesa che arrivasse /lei/. Strizzo gli occhi, voglio andarmene. Ve ne prego, gambe, muovetevi, non ce la faccio più, non riesco a sopportare più una situazione del genere.
In questo anno mi sono chiesta se avessi trovato finalmente la mia strada. Mi chiedevo se il mio posto fosse con N.
Mi sbagliavo. Alla grande, pure.
Stupida, stupida, stupida.
Come ho potuto crederlo? Sapevo fin dall'inizio che N non provava nulla per me, ma... ho voluto lo stesso provare. Ho voluto stare con lui il più tempo possibile, nella speranza che anche dentro di lui nascesse qualcosa.
Tuttavia quel qualcosa era già nato, da tanto tempo, e non era per me. Era per Hilda.
Una piccola lacrima fuoriesce dalle mie palpebre umide. Perfetto, adesso faccio anche la figura della debole. Mi pulisco la guancia col palmo della mano, ma mi scappa un singhiozzo.
Merda.
Hilda sussulta e solo in quel momento si accorge veramente della mia presenza. Farfuglia qualcosa ad N e si avvicina verso di me, ma io mi giro, troppo orgogliosa per mostrare le mie lacrime.
«Ehi» mi dice, e la sua voce è calda e gentile «che succede?» Poggia una mano sulla mia spalla, il suo tono è sinceramente preoccupato. Non posso vederla perché mi sono coperta gli occhi coi palmi, ma sento che non sta mentendo. E ciò mi fa sentire peggio. La conosco da cinque minuti e ho già capito che è una ragazza d'oro, ed io sono solo una stupida adolescente dal cuore spezzato.
«N-niente.» farfuglio, per poi scansarla e correre via giù per le scale.

Cosa diamine sto facendo? Perché mi sto comportando davvero da bambina? Ho sedici anni, per diana, dovrei affrontare questa situazone con maturità.
Ma no, non ce a faccio. Sento un peso incredibile all'altezza del cuore, ed il mio stomaco sembra attorcigliato su se stesso.
Sono rannicchiata sul pavimento, tenendo le gambe al petto, circondata da giocattoli rotti ed impolverati.
Non ce l'ho fatta ad uscire dal castello, e mi sono rifugiata nella stanza dei giochi di N. Che persona orribile, non riesco nemmeno a fuggire.
Le lacrime si sono fermate, ma il mio cuore piange ancora. Non so più che fare, che dire, non riesco a formulare alcun pensiero. Sono semplicemente rannicchiata e basta, magari ad aspettare qualcosa che non arriverà mai.
Sicuramente adesso Hilda ed N mi staranno cercando lungo la Via Vittoria. La mia codardia si è rivelata utile: perlomeno non mi troveranno così facil-
«Allora ho visto giusto.»
Alzo lo sguardo: è Hilda che ha parlato. Non so come abbia fatto a capire dove fossi, rannicchiata come sono nella penombra della stanza, eppure è qui. Avrò come minimo un'aspetto sconvolto, per non dire orribile, ma lei non sembra farci caso. Scansa qualche giocattolo e si siede per terra, accanto a me. Mi offre una bottiglia di Acqua Fresca, e io la guardo spaesata.
«Dopo tutte quelle lacrime dovrai sentirti disidratata, no?» Sorride ancora. È gentile fino alla nausea. Non rispondo, né prendo la sua bottiglia. Hilda sospira e la rimette in borsa. «Faccenda complicata, eh?» mi domanda retoricamente.
Io sto guardando davanti a me, non ho nemmeno il coraggio di affrontare il suo viso. Dovrei odiarla, dovrei essere in collera con lei per essersi portata via la mia unica ragione di vita, ma non ce la faccio. Dopotutto, quella che è arrivata dopo sono io. Lei dovrebbe odiare me per aver tentato di rubarglielo.
«Ti chiami Rosa, giusto?» Mi chiede. Sussulto.
«Come...»
«Sei abbastanza famosa, sai? Ho sapiuto che hai salvato la regione di Unima da Ghecis, in mia assenza.»
Annuisco. «Già. A quanto pare sono la "te numero due".» Sbuffo.
«Oh, non dire così.» Esclama la mora «Tu sei Rosa, e io sono Hilda. Siamo due persone ben diverse.»
Lentamente rivolgo il mio sguardo verso di lei. È così matura, così composta. Non fatico ad immaginare che abbia salvato la regione di Unima da Ghecis, tre anni fa. Sembra capace di salvare l'intero mondo.
«Allora, dimmi, che ti ha fatto quel cretino di N?»
Sussulto di nuovo. 
«Oh andiamo, eravate solo voi due nel palazzo e tu stavi piangendo. Vuol dire che ti ha fatto qualcosa. No?»
Scuoto il capo. Hilda aggrotta le sopracciglia, non capendo.
«È colpa mia.» Dico.
Colpa mia. Mia per essermi illusa per un anno interno, cercando di raggiungere un tesoro ormai già trovato da qualcun altro. Mia per aver sperato in un miracolo impossibile. «Sono stata una stupida...» sussurro, mentre quelle parole escono involontariamente dalle mie labbra. Hilda continua a fissarmi, e dopo svariati secondi credo abbia capito cosa intenda. Sospira.
«Mi spiace» dice. Di cosa dovrebbe scusarsi? Sono io che dovrei farlo, piuttosto. 
«Ho interrotto il vostro momento» La voce mi esce rauca. Me la schiarisco e riprendo a parlare: «Sono io che ti chiedo scusa.»
«No, davvero, ti chiedo scusa. Avrei dovuto capirlo subito.»
«Non sarebbe cambiato molto» ribatto «Siete fatti uno per l'altra. Io... la mia è solo una cosa passeggera.»
Hilda rimane in silenzio. Non la biasimo, in situazioni come queste qualsiasi cosa si dica sembra sia quella sbagliata. Sospira.
«N è uno stupido.» dice infine, alzando leggermente il tono di voce. Io aggrotto le sopracciglia. «Cosa?»
«È uno stupido!» Esclama «È talmente ottuso da non capire i palesi sentimenti di una ragazza innamorata, rimarrà zitello a vita!»
Io ci capisco sempre meno. Ma cosa sta dicendo? La guardo, e mi accorgo che il suo sguardo è rivolto verso l'ingresso della stanza.
N è lì, ed ha ascoltato tutto. Il mio viso va in fiamme. N l'ha scoperto, ha scoperto cosa provo per lui!
Perché l'hai fatto, Hilda?! Ti diverte vedermi star male?
Hilda sorride e si alza. «Terapia d'urto» dice infine come se mi avesse letto nel pensiero. «Credo sia la soluzione migliore in questi casi.
Adesso voi due parlate per bene e quando avete finito vi permetterò di uscire da questa stanza.» Afferma decisa.
«Cosa?! No! Io-»
Hilda estrae una Pokéball e la lancia in aria. «Machamp, usa Barriera sulla porta!» esclama. Un Machamp esce dalla Sfera Poké ed in un attimo la porta è bloccata da un campo di forza infrangibile. Sapevo che la bossa Breccia potesse romperla, tuttavia nessuno dei miei Pokémon possiede una mossa del genere. Sono bloccata. Siamo bloccati.
Mi accorgo solo ora che prima di impartire l'ordine Hilda era uscita dalla porta. Che perfida...!
N si avvicina a me. Io finalmente mi alzo, ma perdo per un attimo l'equilibrio a causa delle gambe indolenzite, e N mi sorrgge afferrandomi un polso. Io avvampo, e ritraggo subito la mano, imbarazzata.
Nessuno dei due sembra voler fare la prima mossa, quindi inizio io: «... Hai sentito tutto?» domando titubante.
«Ho... sentito quello che bastava.» risponde N, enigmatico. Io annuisco.
«Senti-» inizia N, ma io lo precedo. «Non preoccuparti. Va tutto bene. Non ce l'ho con te, non è colpa tua.» dico seria.
«No, davvero. Ascoltami tu.» Non avevo mai sentito un tono così autoritario uscire dalla voce di N, e mi ammutolisco dalla sorpresa.
N si schiarisce la voce. «Io non sarò la persona migliore a capire i sentimenti umani» esordisce «Anzi, non li capisco affatto. Capire un Pokémon è mille volte più semplice, per me.
Ma voglio dirti una cosa. Tu mi piaci.»
Strabuzzo gli occhi, ed il mio cuore accelera i battiti all'impazzata.
«Ma non nel modo che intendi tu, mi spiace.» 
I battiti rallentano. Io lotto per non piangere, devo essere forte.
«Mi piaci come persona. Sei... caparbia, determinata, e soprattutto amata dalla tua squadra di Pokémon. Hai un sacco di qualità. E... Be', io non ci capirò molto, ma non voglio che tu ti veda come un rimpiazzo. Io ti ho scelto perché sei tu. Perché sei una persona magnifica, dico davvero. Se tu fossi un rimpiazzo, non ti avrei mai dato Reshiram.»
Io rimango ammutolita, non sapendo cosa dire, e quindi lui continua.
«Sei una ragazza dal cuore puro, e per questo ti ho subito trovata interessante. Io... ci terrei alla tua amicizia. Mi spiace non aver compreso i tuoi sentimenti prima di adesso.»
Quelle parole fanno male, ecco la verità. Ma allo stesso tempo sento qualcosa crescere dentro di me. Come... una sorta di calma interiore. Fanno male, ma allo stesso tempo sono rassicuranti. Perché io non sono un rimpiazzo. Io sono Rosa, Hilda è Hilda.
«Ti rigrazio.» Sussurro. N sorride appena, imbarazzato.
«Ecco, io... davvero, non so come rapportarmi in queste situazioni... Se c'è qualcosa che posso fare-»
«No, hai già fatto più del dovuto.» Affermo seria. Già, hanno fatto entrambi molto per me, e io non ho nemmeno chiesto. Sia Hilda che N sono due persone magnifiche, altruiste, gentili. Io sono stata solo un'egoista, ed è tempo che faccia chiarezza nel mio cuore e nella mia mente per capire davvero quale sia davvero la verità.
Hilda sembra aver capito che la questione sia chiusa, e il suo Machamp con un'abile Breccia frantuma la sua stessa Barriera. Esco dalla stanza e mi rivolgo ai due ragazzi.
«Vi ringrazio tantissimo. Adesso devo andare, spero che ci reincontreremo presto.» Dico serena, ma Hilda mi blocca.
«Ehi, dobbiamo giocare per sempre a nascondino per caso? Scambiamoci i numeri dell'Interpoké, così possiamo incontrarci ogni volta che vogliamo!»
Sorrido ed annuisco, memorizzando il numero di Hilda. Spero di stringere una buona amicizia con lei. Mi giro verso N, che mi mostra il polso pieno di bracciali quadrati. «Niente Interpoké» dice. Hilda sorride. «Poco male, cercherò di restargli sempre appiccicata, così siamo sicuri che non fugge!» Mi fa l'occhiolino, ed io sorrido di rimando. Li saluto ed esco dal castello.

Si è fatto ormai il tramonto e il cielo si tinge di un bellissimo rosso. Sono successe così tante cose in queste ore che devo ancora metabolizzare il tutto... dove potrei andare? Il Bosco Girandola mi infonde sempre una grande tranquillità.
Tuttavia, credo che questa volta andrò altrove. Dopotutto, anche io sono uno spirito libero.
«Unfezant, vieni fuori!» esclamo, lanciando la mia pokéball. Il mio adorato Pokémon sbatte le ali, pronto a partire. «Andiamo a casa.»

Volare mi tranquillizza e mi aiuta a pensare. In più, il panorama dall'alto è sempre uno spettacolo indescrivibile, specie di notte.
La mente mi riporta ad un anno fa e, ironia della sorte, capito proprio sopra la città dei miei ricordi. Decido un cambio di rotta, e poco dopo sono in discesa verso quel trionfo di luci, colori e suoni: il parco divertimenti di Sciroccopoli.
Cammino senza meta, guardando le famiglie, le coppiette, i gruppi di amici che attorno a me che si divertono spensierati. Non riesco a trattenere un sorriso.

Seduta su una panchina, gustandomi una lattina di Lemonsucco, noto un'ombra accanto a me, per terra.
Mi alzo alzo e raccolgo quell'oggetto: un Interpoké...?
~ Fin ~

SPAZIO AUTRICE
.... Woah.
Ho finito la fic.
Woah. Cioè, woah.
No okay, dovete sapere che, a meno che io non pubblichi oneshot, io non finisco mai una fic. Sono uno di quei tipi davvero volubili, pieni d'ispirazione un giorno e pieni di voglia di strappare tutto il giorno dopo. Ed è anche per questo che ho deciso di pubblicare questa minilong, perché fin da prima della pubblicazione i tre capitoli erano già stati scritti.
Comunque, che dire... grazie. Grazie per il semplice essere arrivati fin qui. Piaciuto il finale? Ve lo aspettavate così o speravate in una Rosa x N ricambiata? Be', dal mio punto di vista, per quanto io non sia per niente soddisfatta da questo capitolo (se potessi, mi auto-recensirei con bandierina rossa), nonostante tutto mi ci sono affezionata a questa storia. La verità è che questa è tutta una mia grande headcanon, eh già... vi ricordate che nel capitolo uno vi accennai alle mie due OTP? Be', se avete giocato a B2/W2 credo che abbiate capito quale sia la mia seconda OTP dopo la Ferriswheel (Hilda x N)... per chi non l'avesse capito, parlo della Livecastershipping, altresì nota come Rosa x Curtis. Non ce la faccio, sono bellissimi assieme! >///< (per chi non conoscesse Curtis, Bulbapedia è vostra amica -> http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Curtis )
Cos'altro dire... grazie a quindici e Melody_Amber per aver recensito i capitoli precedenti e grazie a te per aver letto fin qui. Se ti è piaciuto, magari, fammelo sapere in una recensione... magari eh, non sei obbligato, no.
(Recensiscimi o ti preseguiterò nell'Ade.)
A-ehm, dicevamo? Ah, già, grazie ancora e ci vediamo ad una mia prossima fic... spero! :D
MikuSama  

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