How to save a life

di Franci_1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
 
Sbadigliai portandomi le mani al volto lasciandomi cadere sul divanetto posto nella stanza.
 
“Stanca?” mi chiese qualcuno che era appena entrato.
 
Annuii con energia togliendo le mani dal volto.
 
“Ho avuto tra rotture dell’aorta. Sullo stesso paziente. Sono stata tutto il giorno in sala operatoria.” Dissi stropicciandomi gli occhi.

“E pensare che tra meno di dieci ore devo tornare qui per quella sostituzione di valvola, dios..” mi lamentai lasciando andare la testa all’indietro.
 
Lei ridacchiò e mi porse una tazza di caffè sedendosi poi accanto a me.
 
“Beh, io ho avuto un paziente con il tumore al pancreas. Aveva metastasi ovunque.” Disse bevendo su sorso di caffè.
 
“Quanto tempo gli rimaneva senza operazione?” chiesi.
 
“Direi meno di una settimana.. ma era sempre una settimana..” sospiro e si passò una mano tra i capelli biondi.
 
Annuii stringendo le labbra tra di loro per poi bere un sorso di caffè.
 
“Mi dispiace..” dissi poi e lei abbozzò un mezzo sorriso lasciandosi poi andare contro lo schienale.
 
“Perché abbiamo scelto questo lavoro? Siamo costantemente a contatto con la morte, io..” sospirò portandosi una mano agli occhi.
 
“Ehi..” le posai una mano sul ginocchio. “Abbiamo scelto di fare i chirurghi perché possiamo aiutare le persone. E ogni tanto ci sta di perderne qualcuno.. ma la felicità delle famiglie alle quali dici che andrà tutto bene e che si rimetterà pienamente, ti ripaga di tutte le perdite che hai avuto.” Spiegai accarezzandole la gamba.
 
“Da quando sei diventata così filosofica, Lopez?” chiese lei accennando una risatina e sorrisi.
 
“Ho imparato da te, Fabray!” esclamai con un sorriso.
 
“Oh, che onore!” rispose lei.
 
“Dai, andiamo!” esclamai battendo la mano sulla sua gamba alzandomi.
 
“Dove?” chiese le guardandomi stranita.
 
“Cosa facevamo quando, nel periodo della specializzazione ci sentivamo giù di morale?” chiesi con un sorrisino che voleva dire –Dai Fabray, puoi arrivarci.-
 
“Oh..” esclamò lei. “San.. è stata una bella esperienza, ma ho capito che non mi interessano le donne..” rispose lei.
 
Alzai gli occhi al cielo.
 
“Fabray sei un idiota. Dicevo andare al centro commerciale!” esclamai ridendo tirandola per un braccio.
 
“Su muovi quel culo flaccido!” le dissi mentre lei ridendo si alzava.
 
Ci cambiammo e uscimmo dallo spogliatoio dirigendoci verso l’uscita.
 
“Dottoressa Lopez..” mi chiamarono. Sospirai fermandomi davanti al bancone delle infermiere.
 
“Complimenti per oggi..” mi disse una di queste. Abbozzai un sorriso.
 
“Grazie…” dissi per poi voltarmi e prendere a braccetto Quinn e avviandomi verso l’uscita nuovamente.
 
Una volta uscite ci dirigemmo verso la macchina e misi in moto partendo per il centro commerciale.
 
“Wuu, dottoressa Lopez! Complimenti, è bravissima! Se vuole può scoparmi quando le pare, a tutte le ore del giorno e della notte!” imitò Quinn ridendo.
 
“Oh, smettila!” dissi ridendo.
 
“Avanti, è palese che ti sbava dietro.”
 
“Si è solo congratulata con me per l’ennesimo salvataggio. Ormai è due anni che non perdo un paziente!” esclamai.
 
“Avanti, da quando fai la modesta, che poi modesta non hai fatto considerando quanto ti gongoli con quel primato.” Borbottò lei. “Quando fai così è perché… oh dio!” esclamò lei voltandosi a guardarmi.
 
“Wow, Fabray, pensavo ci fossi arrivata un po’ più velocemente sinceramente.”
 
“L’hai già scopata a tutte le ore del giorno e della notte!” esclamò lei.
 
“Non proprio a tutte le ore, anche io ho bisogno di riposo dopo il quarto orgas-“ una mano tappò la mia bocca.

“Ti prego non continuare! Abbi pietà delle mie orecchie!” disse ridendo Quinn. Risi con lei per poi arrivare finalmente al centro commerciale.
 
Ci avviammo verso il primo negozio di scarpe, uno dei tanti che avremmo svaligiato comprando tantissimi paia di scarpe che poi non avremmo mai messo.
 
“Ehi, San.” Mi chiamò Quinn. Mi voltai a guardarla e mi indicò il mezzo del centro commerciale dove si stavano esibendo un gruppo di ragazzi in un ballo. Erano tutti vestiti in stile natalizio. Uscimmo dal negozio senza comprare niente e ci avvicinammo alla balaustra che, dal piano di sopra dove eravamo noi, potevi vedere il pian terreno dove c’erano i ragazzi.
 
“Anche tu stai pensando al Glee?” chiese lei e annuii abbozzando un leggero sorriso.
 
“Già, e al Barbravention per la Berry!” esclamai facendola ridere.
 
“ A proposito, l’hai più sentita?” le chiesi e lei scosse la testa.
 
“No, ma mi ha detto Kurt che ha avuto il ruolo principale in uno show a Broadway.  Probabilmente presto riceveremo gli inviti per la prima!”
 
Annuii distrattamente.
 
“Ma sai chi ho sentito? Mercedes, dice che in questo periodo è qui a Los Angeles prima di partire in tour, mi ha chiesto di vedersi per le vacanze di natale.” Aggiunse.
 
“Tour?” chiesi e lei annuì.
 
“Già, è un piccolo tour in giro per gli USA ma è un inizio..” disse lei.
 
Sorrisi.
 
“Mi mancano un po’ quei tempi..” dissi posandomi con la schiena alla balaustra guardando Quinn. Lei annuì continuando a guardare i ragazzi ballare.
 
“Già, anche a me..” sospirò per poi applaudire con il resto della folla per la fine del balletto.
 
Improvvisamente si bloccò.
 
“San..” disse spalancando gli occhi. Corrugai la fronte e mi voltai e spalancai gli occhi.

“Cazzo!” esclamai.
 
Se esistesse un record per chi scende le scale mobili più velocemente probabilmente adesso quel premio sarebbe mio e di Quinn.
 
“Spostatevi!” urlammo.
 
“Siamo medici!” dicemmo ancora mostrando il tesserino ai ragazzi che stavano accalcati su una ragazza.
 
Questi si spostarono e notai una ragazza a terra.
 
“Dios..” borbottai per poi avvicinarmi.
 
“Ehi, mi senti.. ehi!” la scossi e mi voltai verso Quinn.
 
“Avverti il 911, non è cosciente!” dissi per poi prendere delle forbici dalla borsetta. Forbici che tenevo con me in caso, come quello, di emergenza.
 
“Che stai facendo?” mi chiese un ragazzo asiatico.
 
“Sono Santana Lopez, primario di cardiochirurgia al  UCLA Medical Center.” Dissi distrattamente mentre Quinn parlava al telefono.
 
“Quinn!” la chiamai. Mi serviva.
 
“Passa il telefono a..” lo guardai.

“Mike, Mike Chang” disse lui tremante.
 
“Okay, Mike, è la tua ragazza?” chiesi a lui scosse la testa.

“E’ la mia migliore amica.”
 
“Okay, adesso tu prenderai il telefono e metterai il vivavoce e lo terrai accanto a me fino a che non te lo dico io. Okay?” chiesi controllando se la ragazza avesse qualcosa in bocca per poi tagliare la maglia scoprendole il busto rimasto coperto da un reggiseno nero.
 
“Mike, devi anche chiamare la security e far allontanare tutta la gente, chiedi a qualcuno di cui ti fidi di farlo!” gli dissi. Mi legai velocemente i capelli in una coda per poi iper-stendere la testa della bionda stesa a terra. Cominciai a contare fino a dieci fissando il suo corpo portando l’orecchio all’altezza della sua bocca.
 
Nel frattempo Mike aveva detto a qualcuno di chiamare la security che era arrivata subito e la gente fu allontanata lasciandoci un ampio spazio per lavorare.
 
Quinn prese un kit di emergenza che uno della sicurezza le aveva portato e tirò fuori un ambu.
 
Feci cenno a Mike di avvicinarmi il telefono.
 
“Non respira e non ha segni di circolo. Cominciamo con le compressioni, mandateci un ambulanza il prima possibile!” esclamai mentre Quinn aveva iniziato a fare il massaggio cardiaco.
 
Presi l’ambu e mi misi alla testa della ragazza. Dopo trenta pressioni insufflai due volte e lo facemmo per quattro volte fino a che Quinn mi chiese il cambio.
 
Mi portai subito a fare il massaggio.
 
“6, 7, 8, 9, 30!” e Quinn insufflò.
 
Eravamo al decimo ciclo e facemmo nuovamente a cambio mentre Mike attirò la mia attenzione.
 
“L’ambulanza ha avuto un incidente, ne stanno mandando un'altra, saranno qui tra mezzora..” disse e guardai Quinn che continuava il massaggio.
 
“Cosa si sentiva prima di perdere conoscenza?” chiesi.
 
“Aveva dolore alle gambe, al petto e mi è sembrata blu.” Disse lui.
 
Quinn si bloccò a guardarmi.
 
“Cazzo!” esclamai spostandomi al kit di primo soccorso.
 
“No San! Non puoi!”
 
“Continua Fabray! E lasciami fare!” le ordinai continuando a rovistare nella borsa.
 
Presi la prima cosa che mi sembrava potesse andare bene e guardai Mike che aveva la faccia spaventata.
 
“Ascoltami. Ho bisogno che richiami il 911 e gli dica che devono arrivare entro cinque minuti. Digli che la ragazza ha un embolo e che io ti ho detto che devono fare arrivare questa ambulanza il prima possibile. E poi lascia più dati di lei che puoi.” Dovevo tenere lontano il ragazzo.
 
Quinn continuava con il massaggio guardandomi.
 
“San non puoi farlo. Non puoi entrare alla cieca. E non sai nemmeno se è quello.” Disse con il fiatone.
 
“Quinn, questa volta non lascerò morire qualcuno perché non ho avuto le palle di farlo.” Esclamai mentre notai le mie mani tremare.
 
“Santana, dio, non puoi continuare con questa storia. Non sapevi nemmeno cosa dovevi fare. Avevi 18 anni!” esclamò allora Quinn.
 
Alzai lo sguardo su di lei.
 
“Prendimi dei quando e qualsiasi cosa riesci a trovare per disinfettare.”
 
“San, no!”
 
“Se non mi aiuti lo farò da sola. Solo che ci metterò il doppio e potrebbe davvero morire.” Dissi alzandomi.
 
“No” mi bloccò lei.
 
Si alzò e si diresse al kit rovistando.
 
Nel frattempo mi passò dei guanti che infilai e scoprii di più il busto della ragazza.
 
Mi scrocchiai il collo come facevo prima di operare e allungai la mano mentre lei mi passava il tampone imbevuto di disinfettante anestetico.
 
Feci cenno a Quinn di tenerle il braccio alzato e cominciai a cospargere le sue costole.
 
“Bisturi” le dissi e lei me lo passò. Contai tre costole e feci un taglietto di poco di un centimetro e poi presi un respiro profondo. Chiusi gli occhi per un secondo e poi presi l’ago e lo infilai nel taglio. Subito cominciai a aspirare con l’ago quando finalmente vidi un piccolo movimento di un arto e poi del torace. Tolsi l’ago e subito misi delle bende a premere contro il taglio.
 
Mi voltai e vidi Mike che fortunatamente non aveva visto niente essendo di spalle a parlare.
 
In quel momento si avvicinò.

“Hanno detto che arrivano subito. In un minuto. Un ambulanza si è liberata ed era qui in zona.” Spiegò per poi notare il sangue a terra.
 
“Che è successo?” chiese balbettando.
 
“Niente, ascolta Mike adesso se c’è qualcuno da avvertire di famiglia avverti pure e digli che andiamo al  UCLA.” Dissi e il ragazzo annuì e poi mi voltai verso Quinn che abbozzò un leggero sorriso.
 
“Sei stata grande..” mi disse.
 
Sorrisi a mia volta mentre sentivamo le sirene avvicinarsi.
 
Infatti arrivarono i paramedici con la barella. Rimasero bloccati a guardarmi.
 
“Che diavolo hai combinato?” esclamò una ragazza che non avevo mai visto in servizio prima d’ora.
 
“Questo ora non importa, andiamo subito al  UCLA!” esclamò Quinn.
 
Mettemmo la bionda sulla barella e subito arrivammo in ambulanza.
 
“Si può sapere chi diavolo siete?” chiese sempre la stessa ragazza e un paramedico accanto a lei rise mentre mi passava altre garze.
 
“Che ridi?”
 
“Come fai a non sapere chi sono?” chiese lui sempre ridendo.
 
“Io sono Quinn Fabray..” rispose la mia amica mentre io ero intenta a tamponare. “ E lei e Santana Lopez.”
 
La ragazza spalancò gli occhi.
 
“Quella Lopez? Quella che non perde un paziente da due  anni?” chiese lei. “ Che a soli 26 anni è già primario di cardiochirurgia?” la guardai e poi tornai sulla paziente annuendo.
 
“Si, è lei..” disse Quinn ridacchiando.
 
“Oh, scusa se non so così tanto di te, io.. non ho sentito parlare di te..” disse la ragazza imbarazzata.

“Tranquilla, non ho fatto niente di così straordinario io per essere sulla bocca di tutto il sistema sanitario di Los Angeles.”
 
“Hai trovato un modo per ridurre i tumori senza operare iniettando una soluzione dell’addome. Non mi sembra da poco Fabray. E’ solo che la gente parla di me per mio padre.” Dissi con voce piatta controllando la ferita con occhio attento senza incontrare lo sguardo di nessuno.
 
Da li in poi ci fu silenzio fino a che non arrivammo in ospedale.
 
 
 
 
Bevvi un sorso di caffè sistemandomi poi lo stetoscopio al collo. Aprii la prima cartella compilandola per poi sentirmi toccare una spalla.
 
“Ehi..” mi disse.
 
“Ehi..” riposi piatta.
 
“Come stai?”
 
“Bene..”
 
“Non è vero. Mi ha detto Quinn che non dormi da 48 ore..”
 
“Quando ero una specializzando stavo anche più ore senza dormire..”
 
“Ma adesso non sei più una specializzanda. E non sei di turno. Dovresti andare a riposarti.”
 
“Non posso..”
 
“Se si avranno degli aggiornamenti ti avverto io.” Mi disse e sbuffai.

“Vado a fare un giro delle visite pre operatorie.” Dissi liquidandolo.
 
“San!” mi urlò.
 
Sbuffai.
 
“Puck, non hai qualche padella da svuotare?” gli dissi con rabbia per poi chiudere gli occhi.
 
“Scusa.. Noah.. io..” ma lui alzò la mano fermando le mie parole e si voltò andando via.
 
Sbuffai per poi afferrare una cartella e allontanarmi.
 
 
Il mio cercapersone squillò. Lo ignorai.
“…quindi come le stavo dicendo, la sua valvola sarà sostituita con una suina. L’intervento non sarà lungo ma…” mi fermai sentendo il mio cercapersone squillare insistentemente. Sapevo già chi era. Sbuffai guardando il codice e guardai i signori LeBlanc.
 
“Scusatemi, devo andare. Manderò il mio specializzando a spiegarvi l’intervento.” Dissi lasciandogli un mezzo sorriso e guardai gli specializzanti uno per uno.
 
“Tu, spiega al signore e alla moglie l’intervento e poi lavati, mi assisterai.” Dissi indicando un ragazzo il quale nome non me lo ricordavo e gli lasciai la cartella guardando nuovamente il cercapersone che squillava.
 
 

“Eccoti! Che diavolo ti è passato per la testa? Eh? Avresti potuto subire una denuncia, avresti potuto ammazzarla. L'ha’ aperta sul pavimento di un centro commerciale! Dio! Ma come devi essere stata stupida!” mi urlò Waber, il primario dell’ospedale, non che come uno zio per me.
 
“Ho fatto quello che dovevo fare. Non potevo lasciarla morire!”
 
“Avresti potuta ammazzarla tu stessa!” disse lui per poi notare gli sguardi che tutti ci cominciarono a mandare. Lui mi prese per un braccio e mi portò nel suo ufficio.
 
Chiuse la porta mente mi lasciai cadere sul divanetto.
 
“Non potevo lasciarla morire okay? Non questa volta..”
 
“Santana…” disse lui capendo cosa stava succedendo e mi si avvicinò prendendomi la mano.
 
“Non è stata colpa tua. Eri una ragazzina.”
 
“Ma se solo avessi saputo cosa fare lui sarebbe stato qui con me!” sbottai scattando in piedi per poi asciugarmi delle lacrime che stavano per scendere.
 
Lui rimase in silenzio e mi porse un fazzoletto.
 
Feci di no con la testa e sbuffai.
 
“Ho fatto quello che andava fatto.. io..” balbettai tremante e lui mi si avvicinò e mi abbracciò. Mi lasciai andare a un pianto che ormai da troppe ore mi sforzavo di reprimere.
 
Solo rivivere una situazione anche solamente lontana a quella era stato deleterio per me.
 
Improvvisamente sentimmo bussare.
 
“Avanti.” Disse Richard sciogliendo l’abbraccio mentre il mio pianto si era calmato.
 
Mi asciugai le lacrime notando Quinn entrare che mi guardò e mi sorrise.
 
“Si, Quinn.. dimmi..”
 
“Sono qui per Santana. La ragazza si è svegliata ed è arrivata anche la famiglia. Vorrebbero vederti..” disse e Richard mi mise la mano sulla spalla stringendola per poi andarsi a sedere alla sua scrivania.
 
Sospirai e uscii dall’ufficio  con Quinn.
 
Arrivammo davanti alla stanza e Quinn entrò presentandosi.
 
“Quinn Fabrey!” disse presentandosi a un ragazzo biondo.

“Sam Evans.” Disse questo stringendole la mano. “Sono il fratello di Brittany.”
 
“Ma ho letto la cartella. Lei fa Pierce.”
 
“Oh, padri diversi..” spiegò lui avvicinandosi poi al letto a stringere la mano della sorella. Mentre la mia amica andava a salutare anche Mike.
 
Quinn mi guardò obbligandomi a entrare.
 
Così dopo un bel respiro entrai e sorrisi ai presenti.
 
“Ciao Mike…” gli dissi e lui fece un leggero sorriso.
 
Poi il biondo di avvicinò a me e mi tese la mano.
 
“Sam Evans.”
 
“Santana Lopez.” Lui si aprì in un sorriso.
 
“Grazie.. grazie davvero. Mi hanno detto che ha dovuto fare una cosa fuori dagli schemi e pericolosa. Ma hanno anche detto che è la migliore e che le ha salvato la vita. Non potrò mai essertele riconoscente abbastanza.”
 
Scossi la testa con un sorriso.

“Non c’è bisogno che mi ringrazi. E’ il mio lavoro.”
 
“I suo lavoro è infilare aghi nei polmoni della gente in un centro commerciale?” chiese poi una voce debole.

“Brittany!” la riprese Sam.
 
“No Sam! Ci hanno detto che dovremmo denunciarla.” Disse lei.
 
“Ma non lo faremo, ti ha salvata!” rispose lui.
 
Seguii quel piccolo battibecco per poi guardare la ragazza.
 
“Potreste denunciarla, oppure potreste ringraziare dio o chi per lui che vi siate trovati Santana Lopez come soccorritore. Perché a essere sincera se ci fossi stata io adesso Brittany saresti morta. Perché non avrei avuto il coraggio di infrangere così la legge e rischiare con una minima possibilità di riuscire. Lei invece ha mandato tutto al diavolo per farti sopravvivere, rischiando di essere radiata dall’albo o di perdere il suo lavoro.” Sbottò Quinn alzando la voce.
 
Spalancai gli occhi guardandola. Lei prese un bel respiro e chiuse la cartella che stava leggendo.
 
“Scusate.” Disse per poi uscire lanciandomi uno sguardo.
 
Guardai i presenti nella stanza e Sam guardò la sorella.
 
“Brittany..” la pregò.
 
“Scu-“
 
“Non importa.” La interruppi.
 
“Possiamo sapere cosa è successo e come sta?” chiese Sam.
 
“Vi mando uno specializzando.” Dissi glaciale mettendo le mani nel camice.
 
“Non può spiegarcelo lei?” mi strinsi nelle spalle tornando verso il letto.
 
“Brittany ha avuto un embolo. Io e la mia collega abbiamo fatto il massaggio cardiaco per almeno dieci minuti prima che scoprissimo cosa stesse succedendo. Allora io ho praticato l’aspirazione dell’embolo con una mia tecnica la quale prevede una minima invasione. E si. E’ stato fatto alla cieca. Ma ha funzionato. Adesso le stanno dando degli antibiotici per evitare infezioni. Adesso devo andare. Ho un operazione.” Dissi uscendo velocemente sentendo un flebile grazie.
 
Sospirai uscendo da quella stanza e mi andai a preparare per l’operazione.
 

FRANCI’S CORNER:

So che sono in super ritardo con NMSWYA ma era giorni che avevo in mente questa FF. In realtà ne ho anche un'altra che posterò più in la.

Alloora. Ho una cosa da dire. Io non studio medicina. Ho fatto tantissime ricerche per scrivere qualcosa di sensato, spero di esserci riuscita. E in più verrà spiegato negli altri capitoli perchè è successo questo a Brittany e cosa sia successo a Santana.

Intanto questo è quanto.

Fatemi sapere che ne pensate se devo continuare. Grazie :)

Baci Fra!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Si sistemò il camice e lo stetoscopio uscendo dallo spogliatoio. Arrivò al bancone delle infermiere sorridendo alle persone che incontrava. Posò il gomito sul bancone afferrando una cartella e sfogliandola passandosi una mano tra i capelli corvini.
 
Sfogliando la cartella corrugò la fronte e lesse nuovamente il nome del paziente e poi rilesse la cartella alzando lo sguardo su una infermiera.
 
“Ehi, Olivia, chi è Brittany Pierce?” chiese.
 
La rossa alzò lo sguardo dallo schermo del computer.
 
“Oh, è la ragazza della pazzia Lopez.” Rispose lei distrattamente passandosi una mano tra i capelli tornando al computer.
 
Callie sbuffò e chiuse la cartella prendendola avviandosi verso la stanza.
 
Bussò distrattamente entrando.
 
“Salve, sono la dottoressa Torres, primario di ortopedia.” Disse posando la cartella al bordo del letto.
 
“Salve.” Le rispose un ragazzo biondo.
 
“Posso vedere la spalla?” chiese avvicinandosi.
 
La paziente annuì scoprendosi.
 
Sorrise cominciando a fare i suoi test.
 
“Okay, è molto gonfia e con la risonanza non vedremmo molto adesso, quindi propongo di aspettare almeno un paio di giorni. Puoi spiegarmi come hai fatto?” chiese allontanandosi tornando alla cartella.
 
“Non lo so. Immagino nel cascare. E’ lussata?” chiese la bionda tentando di sistemarsi meglio sul letto.
 
“Ci sta, ma non posso dirlo con certezza fino a che non ho i risultati della risonanza.” Le sorrise tornando a scrivere sulla cartella.
 
La bionda rimase in silenzio con lo sguardo dritto al soffitto mentre il fratello si torturava i capelli.
 
Callie notò la situazione.
 
“Va, va tutto bene?” chiese.
 
“Sa siamo grati che sia venuta a controllare la sua spalla, ma in questo momento mi preoccupa più il suo embolo! E non ci dicono niente. La dottoressa Lopez sembra essere sparita.” Si aprì Sam.

“Prima pensa di poter infrangere la legge su di me, e poi scompare..” gracchiò acida Brittany continuando a fissare il soffitto.
 
Sam la squadrò e poi guardò Callie che intanto aveva chiuso la cartella in un gesto di stizza.
 
“Ha infranto la legge per salvarti la vita!” esclamò e Brittany rise.
 
“Come se fosse meglio ora. Ho solo un super debito ospedaliero da pagare. Se fossi morta almeno non avremmo dovuto pensare a quello.”
 
“C-ci hanno solo detto che le servirà un’altra operazione.” Spiegò lui alla dottoressa.
 
La Torres prese un profondo respiro per evitare di rispondere a tono a quella ragazza ma qualcuno entrò nella stanza.
 
“Salve, scusate l’interruzione. Callie, puoi uscire un secondo..” la sua voce la fece riscuotere e uscì lasciando un occhiataccia alla ragazza.
 
Portò alla fine lo sguardo sulla bionda.
 
“Dimmi Arizona.” Sorrise dolcemente.
 
“Sono solo passata a salvare la situazione. So che quella ragazza parla sempre così di Santana e so quanto tu tenga a lei e che avresti reagito. Comunque..” la sua parlata fu interrotta da un Sam preoccupato.
 
“Scusate, vi posso interrompere?” chiese e la bionda annuì allontanandosi dai due.
 
Callie guardò il ragazzo e incrociò le braccia sotto il petto.
 
“Mi dispiace, mi creda. Questa non è mia sorella. Lei è la persona più gentile del mondo. Non smette mai di sorridere nemmeno un secondo. E’ grata alla vita. Lei è tutto ciò che c’è di bello a questo mondo, ma adesso.. non so cosa le sia accaduto. Non è più in se. Non è più lei. Non è più la mia Brittany.”
 
La mora lo guardò e sospirò.
 
“Faremo fare un controllo neurologico.”
 
“Grazie..” disse il biondo tornando nella stanza.
 
Si voltò guardando l’infermiera.
 
“Chiama il dottor Shepherd.” Posò la cartella al suo posto e se ne andò.
 
 
 







“Ehi, come mai qui a quest’ora? Il tuo turno non inizia fra tre ore?” chiese Puck passandole una cartella clinica dato che lei aveva teso una mano.
 
“Non ho voglia di parlarne.” Sbottò secca guardando la cartella.
 
“E’ per San?” chiese lui appoggiandosi al bancone.
 
Lei sospirò sfogliando distrattamente la cartella.
 
“Si.  Ho paura che stia soffrendo, ma con lei non poi solo andare li e obbligarla a sfogarsi. Lo sai come è. Ci ha messo 3 anni prima di parlarmi di suo padre. A me. La sua migliore amica dall’asilo. Non parla mai di ciò che prova. E io non so come comportarmi!” spiegò lei guardando il ragazzo rasato per poi riposare lo sguardo sulla cartella.
 
“So che ti ha detto una cosa.. non molto carina..” aggiunse borbottando ancora la bionda.
 
Il ragazzo annuì.
 
“Si..” abbozzò un sorriso amaro.
 
“Puck, lei..”
 
“No, Quinn, lo so, credimi..” abbozzò un sorriso un po’ meno amaro e si staccò dal bancone.
 
“Adesso devo andare, ci vediamo alla pausa pranzo.”
 
La bionda annuì guardando il ragazzo allontanarsi.
 







 
 
Bussò delicatamente alla stanza entrando.
 
“Salve, sono Noah, sono qui per cambiarti la medicazione. A momenti dovrebbe raggiungerci il dottor Shepherd.” Disse avvicinandosi alla bionda.
 
Aprì il camice da ospedale della ragazza e cominciò a cambiare la medicazione.
 
Nel frattempo arrivò il dottore.
 
“Ciao, sono Derek Shepherd, primario di neurochirurgia, posso visitarti?” chiese dopo aver strinto la mano di Sam.
 
“E’ un altro modo per provare a rubarci altri soldi?” chiese lei sempre intenta a fissare il soffitto, come tutto il tempo dal quale era arrivata in ospedale.
 
Sam fece un cenno di scuse che il dottore accettò con un sorriso avvicinandosi.
 
Fece un paio di test e sospirò allontanandosi.
 
“Prenota una tac.” Disse uscendo dalla stanza bloccandosi un attimo sulla porta. Sorrise alla figura davanti a lui e proseguì.
 
Noah tornò verso la paziente tornando alla medicazione.
 
“Come ti senti?”
 
“Secondo te?”
 
“Ho una mia idea ma lo sto chiedendo a te.” Continuò Puck.
 
“Incazzata, sono incazzata. Con tutti voi. Non voglio che mi operiate. Non voglio che mi tocchiate. Ogni cosa che fate sono almeno mille dollari in più! Solo il fatto di essere stesa su questo letto mi farà spendere almeno diecimila dollari. Lo sai che con diecimila dollari pago l’affitto per un anno? E adesso? Come farò a pagare l’affitto?”
 
“Almeno sei viva. Dovresti essere grata di questo..”
 
“Grata?” rise lei continuando a fissare il soffitto. “Avrei preferito morire. Meglio lasciare un cadavere che un debito di almeno duecento mila dollari.” Continuò lei mentre Sam si passava una mano sugli occhi sbuffando. “Sa chi è l’unica persona che deve essere grata in questo fottuto ospedale? La dottoressa Lopez. A mio fratello  che non la vuole denunciare. Quella è l’unica in questo posto a dover essere grata..”
 
“’Quella’ ti ha salvato la vita.” Disse Puck corrugando la fronte. “Quella è la persona migliore di questo mondo. Quella è la persona che ti ha salvato la tua fottutissima vita del cazz-“
 
“Noah!” la voce di Santana rimbombò potente nella stanza fermando tutti e tre i presenti e anche alcune persone fuori dalla porta. Puck fece un passo indietro alzò le mani. Si voltò e passò accanto a Santana guardandola per poi uscire.
 
Santana chiuse gli occhi sentendo la porta sbattere serrando la mandibola e chiudendo i pugni nelle tasche del camice.
 
“Sei un fallimento, su tutti i campi. Sei la delusione più grande che potessi avere. Ti voglio fuori da questa casa! Non ti voglio più vedere. Tu, lo hai ucciso. Non hai fatto niente. Tu, sei la persona peggiore che esista. Hai lasciato tuo padre morire!”
 
Erano appena tornate dal funerale. Entrambe vestite di nero. Una giovane Santana cercava di trattenere il pianto dinanzi alla madre che nel frattempo stava buttando tutti i suoi vestiti dalla porta. Improvvisamente Santana si sentì spingere fuori dalla porta. Finì a terra sull’asfalto sporco e bagnato in quel giorno di settembre dove pioveva copiosamente. Alzò la testa, la quale era completamente bagnata così come il resto del suo corpo.
 
Guardò la madre con il volto distrutto dal pianto.
 
“Non tornare mai più, Santana.”
 
“Mamma, ti-ti prego..” balbettò lei tra i singhiozzi e le lacrime.
 
“Non sono più tua madre. Tu non sei più mia figlia.” E poi sentì la porta di casa chiudersi così prepotentemente dinanzi a lei che il rumore le arrivò come uno sparo di un cannone diritto nel suo petto.
 


 
Scosse impercettibilmente la testa come a scacciare il ricordo e uscì senza guardare nessuno.
 
Si diresse a passo svelto verso il primo stanzino dei medicinali chiudendosi all’interno. Si appoggiò con la schiena contro la porta. Lentamente si lasciò accasciare a terra arrivando a sedere.
 
Posò la testa sulle ginocchia e cominciò a piangere.
 






 
Santana dopo lo sfogo nello stanzino era leggermente più calma. Stava camminando per il corridoio quando si senti chiamare.
 
“Lopez, Dottoressa Lopez.” Si fermò e socchiuse gli occhi per poi entrare nella camera.
 
“Mi hai chiamato?” chiese.
 
L’altra annuì con lo sguardo al soffitto.
 
“Dove è tuo fratello?”
 
“L’ho mandato via. Non ne potevo più.” Disse la bionda. Poi calò il silenzio.
 
“Cosa c’è?” fu la latina a rompere il silenzio.
 
La bionda rise continuando a fissare il soffitto.
 
La latina si avvicinò alla cartella sfogliandola. Improvvisamente si bloccò e alzò lo sguardo verso Brittany.
 
“Ebbene si. Sembra che dopotutto morirò lo stesso..” esclamò quella.
 
Santana sfogliò ancora la cartella per poi chiuderla.
 
Adesso le era tutto molto più chiaro.
 
“Tra qualche ora ti verranno a preparare per portarti in sala operatoria.” Disse mettendo la penna nel taschino del camice per poi avviarsi alla porta.
 
“Mi dispiace.” Esclamò Brittany all’improvviso facendo fermare Santana sulla porta.
 
La latina si voltò e la guardò.
 
“Si, mi dispiace averti trattato così male, ma…”
 
“Non sei tu. Hai una grossa emorragia che ti fa avere questo pessimo atteggiamento. Ma Shepherd è il migliore, e sono sicura che riuscirà a..”
 
“Anche se ce la facesse? Non ho i soldi per pagare tutto questo.” Esclamò lei.
 
Santana sospirò.
 
“Perché sei diventata dottoressa?” chiese poi Brittany abbassando finalmente lo sguardo su Santana.
 
Quest’ultima rimase senza fiato scontrandosi con gli occhi azzurri della bionda. Erano bellissimi.
 
“Io, ho-ho perso mio padre.” Disse Santana distrattamente voltandosi per uscire.
 
“Ti prego non andartene. Non voglio restare da sola.” Si bloccò per l’ennesima volta girandosi.
 
La bionda corrugò la fronte.
 
“Come mai adesso, sono.. così?”
 
“Ci sta, alle volte che torni lucida.” Disse Santana tornando vicina al letto.
 
La bionda annuì tornando a fissare il soffitto.
 
“Ti va di parlarmi di lui?” chiese Brittany posando lo sguardo su Santana che nel frattempo fissava il pavimento con le mani nelle tasche e le spalle strinte.
 
“Okay..” prese un sospiro e si sedette vicino a lei sulla sedia di Sam.
 
“Lui era l’uomo più straordinario che esistesse. Era un rinomato chirurgo. Era il primario del più famoso ospedale di Lima, in Ohio. Spesso io e lui andavamo a correre, io ero una cheerleader e avevo bisogno di mantenere la forma. Avevo anche una borsa di studio per il cheerleading, che poi ovviamente non ho accettato. Eravamo al parco, e come sempre stavamo facendo una gara.. improvvisamente correndo mi sono accorta che lui, non era più al mio fianco..” si bloccò chiudendo gli occhi. Perché lo stava facendo? Perché si stava aprendo con una sconosciuta che poi era una sua paziente? Non si sapeva dare una risposta. Non riusciva neanche ad andare avanti.
 
Brittany lo capì e le tese la mano sul letto. La latina guardò la mano per poi con esitazione prenderla.
 
La bionda la strinse e questo diede coraggio alla mora a continuare.
 
“Mi sono voltata, trovandolo a terra accasciato. Non sapevo cosa fare, ero nel panico. Chiesi alle persone di chiamare l’ambulanza ma ebbe un attacco cardiaco. E non sarebbe stato neanche letale se avessi saputo fargli una stupida manovra che impari il primo anno di specializzazione.” Disse lasciandosi scappare una lacrima che prontamente asciugò.
 
Brittany rimase in silenzio e poi sospirò.
 
“Mi dispiace.” Disse e la mora sorrise alzandosi mentre degli infermieri stavano entrando.
 
“Ti prepareranno per l’operazione. Ci vediamo tra un po’. Devo fare una cosa prima..” sorrise Santana lasciando la mano della bionda con esitazione, più esitazione di quella che aveva per prenderla.
 
Santana cominciò a correre e arrivò in sala.

“Derek, ho bisogno di parlarti.” Disse con il fiatone. Questo annuì guardandola confuso seguendola.
 
 
 





“No, non è possibile!” disse Webber mentre Shepherd era in silenzio sulla sua poltrona.
 
“Ti prego. Richard! Non può permetterselo. Noi siamo disposti a farlo pro bono. Perché non accetti?”
 
“Sai quanto cosa?”
 
“Non ci faremo pagare!”
 
“E gli infermieri? E gli strumenti? Santana è un operazione da centomila dollari. Chi li pagherà?”
 
“Li pago io.”
 
I due uomini si guardarono confusi mentre Santana tirava fuori il libretto degli assegni.
 
Lo compilo e lo sbatté sulla scrivania.
 
“Adesso siamo coperti.” Disse rimettendo il libretto in tasca e uscendo dalla stanza seguita da Derek che ridacchiava.
 
Richard si passo le mani sulla testa guardando l’assegno per poi sbuffare e fare un giro con la sedia girevole.













 
 
 
“Un cinque zeri.” Disse Santana tornando poi con entrambe le mani al suo lavoro.
 
Alla testa del paziente c’era Shepherd che cercava di ridurre l’emorragia. Non aveva rasato i capelli alla ragazza perché Santana lo aveva praticamente minacciato di morte.
 
“Cazzo, cazzo, cazzo!” esclamò il dottore facendo allarmare Santana che alzò lo sguardo dal torace della ragazza.
 
“Che succede??” chiese subito.
 
“Ho bisogno di un altro paio di mani.” Disse.
 
“Okay, tre vieni qua e continua!”
 
La ragazza la guardo impaurita.
 
“Rose, muoviti! Devi solo suturare! La sai fare una sutura continua sul cuore, lo so. Te l’ho insegnata io! Su!” le disse mentre si faceva mettere gli occhialini e  la luce dalle infermiere.
 
Arrivò al fianco di Derek.
 
“Eccomi!”
 
“Okay, devi aspirare.” Disse. Santana annuì prendendo l’aspiratore e togliendo tutto il sangue in più.
 
Rimasero in allerta per almeno cinque minuti buoni quando finalmente Derek si rilassò e così fece anche Santana.
 
“Okay, è tutto sotto controllo. Ce l’abbiamo fatta..” disse alzando lo sguardo verso il soffitto chiudendo gli occhi respirando profondamente.
 
Santana sorrise sotto la mascherina. Le suturarono tutto e la portarono in camera.
 
 
 






 
“Fabrey, come mai c’è dello schifosissimo cibo vegano nel mio frigo?” urlò Santana guardando nel frigo.
 
“Primo: è il nostro frigo. E secondo..” urlò lei avvicinandosi per poi  arrivare in cucina e ridacchiare.
 
“Tadaaaan!” urlò la terza persona.
 
Satana spalancò gli occhi.
 
“No, dimmi che era registrato. Che non è veramente qui!” esclamò e Rachel rise.
 
“Santana, sei sempre così accogliente quando vengo a trovarvi!”
 
“Faccio quello che posso!” rispose lei voltandosi ridendo e abbracciando Rachel, la quale sorrise stringendola a sua volta.
 
“Allora, come mai a Los Angeles?”
 
“Ci hanno dato una vacanza di una settimana prima di fare le prove finali.”
 
“Come sta andando?” chiese Santana passando una birra a entrambe e aprendo la sua bevendola.
 
“Direi bene..” disse la bruna sedendosi sul divano.
 
Quinn si sedé accanto a Rachel mentre Santana si sedeva sula poltrona difronte al divano. Accavallò le gambe.
 
“Come stanno Kurt e Blaine? Finn?” chiese Quinn.
 
“Oh, Kurt sta scrivendo un libro grandioso. Blaine è in uno show off Broadway, ma ha il ruolo principale. E Finn.. “ si fermò asciugandosi una lacrima.
 
“Cosa? Che è successo?” chiese Quinn.
 
“E’ tornato a Lima, si sentiva fuori posto a New York.” Sospirò Rachel.
 
Santana roteò gli occhi.
 
“E’ un idiota. Vedrai che tornerà da te in tipo, tre giorni.” Esclamò bevendo un sorso di birra.
 
“Si lo penso anche io. Finn è sempre stato un bambinone spaventato. Lasciagli i suoi spazi e vedrai che tornerà da te capendo quanto coglione sia stato.” Annuì Quinn.
 
Rachel accennò un sorriso.
 
“Ma adesso sono a Los Angeles, con le mie due migliori amiche e, fanculo Finn, fanculo gli uomini! Stasera noi tre andiamo a divertirci!” si alzò Rachel.
 
Santana e Quinn si guardarono ridendo.
 
“Mi dispiace, non posso venire. La mia paziente si dovrebbe svegliare tra mezzora, e vorrei essere li..” disse abbozzando un mezzo sorriso.
 
“Oh, è la famosa paziente per la quale hai preso una cott-aaaahi!” urlò massaggiandosi le costole colpite dal gomito di Quinn che faceva finta di niente odiando mentalmente Rachel.
 
“C-cosa? No! Non, no assolutamente, non ho una cotta per lei!” disse Santana alzandosi e posando la birra sul tavolino da fumo davanti a loro.
 
“Ora vado.” Disse ancora dirigendosi in camera sua prendendo la borsa e uscendo.
 
Quinn guardò Rachel allargando le braccia.
 
“Che c’è?” chiese la bruna.
 
Quinn sollevò lo sguardo al cielo lasciando ricadere le braccia.
 
“Che?” continuò Rachel.
 
“Muoviti, vai a vestirti! Ho una persona che vuole vederti!” disse ridendo Quinn scotendo la testa.
 
 










 
 
Passò di fronte al bancone delle infermiere salutandole mentre tutte la guardavano con aria sognante per poi dirigersi alla camera.
 
“Dio, Brittany! Dio, grazie, grazie, grazie!! ” una voce piena di allegria le era arrivata alle orecchie.
 
Bussò sullo stipite della porta dato che questa era aperta.
 
Sam si voltò asciugandosi le lacrime di gioia che aveva sul volto.
 
“Dottoressa Lopez!” esclamò.
 
“Chiamami Santana, sono in veste non ufficiale. Sono venuta prima del passo perché immagino dopo la camera sarà piena..” disse entrando nella stanza.
 
Brittany cercava di alzarsi per poter salutare Santana, questa lo notò e le si avvicinò per aiutarla con una mano.
 
“Ecco, ciao..” disse con un sorriso in piedi al lato del letto. La bionda sorrise  e notò dei fuori in una mano di Santana.
 
Anche la mora si ricordò di averli in mano e ingoiò rumorosamente.
 
“I-io, questi, sono.. sono per te..” disse Santana passandoglieli.
 
“Grazie..” sorrise la bionda dando un occhiata al fratello che fece finta di ricevere una chiamata e uscì.
 
Santana si schiarì più volte la voce in modo imbarazzato.
 
“Conosci il significato dei fiori?” chiese poi e la bionda scosse la testa ridacchiando.
 
“No!”
 
“Nemmeno io, ho chiesto al fioraio.. e ho scelto questi quattro.. mi sono sembrati i più adatti. Questo il Lauro, che significa trionfo e gloria. Questa è una Camelia bianca, il significato… è.. sei adorabile..” disse imbarazzandosi grattandosi la fronte.
 
Come avrebbe fatto a spiegare il terzo fiore. Anche lei non sapeva perché lo aveva preso. Era il primo che aveva scelto, solo dopo aveva chiesto il suo significato.
 
“Oh, questo?” chiese la bionda indicando il tulipano giallo.
 
“Significa, hai il solo nel sorriso. La mora abbozzò un sorriso sempre più imbarazzata mentre gli occhi azzurri di Brittany la scrutavano curiosi.
 
“E questo rosso?”

Santana prese un respiro cercando di non rispondere. Non sapeva neanche perché lo avesse preso. Anzi non sapeva perché le avesse preso dei fuori. Ma le sembrava una cosa carina. Adesso però si sentiva una stupida. Si sentì una stupida quando qualcuno entrò nella stanza buttandosi su Brittany stringendola e baciandola. Un bacio appassionato al quale la bionda si sottrasse solo dopo qualche lunghissimo secondo.
 
“Dio, Britt, non sono riuscita ad arrivare prima, scusami!” esclamò la ragazza bruna con gli occhi verdi baciandola nuovamente.
 
“Non fa niente, non ti sarei piaciuta, ero una stronza..”
 
“Si l’ho saputo, non ho capito bene perché..”
 
“Nemmeno io..” rispose Brittany.
 
“Quando ha perso conoscenza, ha sbattuto molto forte la testa, e una emorragia comprimeva il lobo temporale, cambiando il suo carattere. Non era una cosa continua, aveva momenti di lucidità, ma con un emorragia così grossa che fa avere questi cambiamenti comportamentali è meglio operare. E l’operazione è stata un successo. Sarebbe passato dopo il dottor Shepherd ma dato che sono qui, c’è stata un piccolo problema ma lo abbiamo tenuto sotto controllo e adesso va tutto bene.” Spiegò Santana sistemandosi la borsa in spalla.
 
Brittany sorrise a Santana mentre la terza si voltò verso di lei alzando un sopracciglio.
 
“Tu saresti?”
 
“Santana Lopez, la dottoressa di Brittany..” disse l’ispanica tendendo la mano verso la ragazza.
 
Questa però continuò a tenere tra le sue mani la mano di Brittany.
 
“Una dottoressa che porta i fiori alle sue pazienti? EH?” disse e con una mano gettò a terra di fiori.
 
Santana spalancò gli occhi. Brittany guardò male la sua ragazza.
 
“Che diavolo fai? Sei impazzita?” le disse Brittany urlando.
 
“Brittany, non urlare, non puoi fare sforzi, o si riapriranno i punti. Sta tranquilla. Va tutto bene. Ho sbagliato io a.. scusate..” disse Santana prima di uscire dalla stanza scuotendo la testa.
 
In poco tempo arrivò al pub trovando le due migliori amiche in compagnia di Noah. Questo la guardò e vedendola sconvolta le tese il suo drink. Era così tra loro. Anche se litigavano, c’erano sempre l’uno per l’altra. Santana sorrise sedendosi al tavolo con loro.
 
“Allora come sta?” chiese Quinn.
 
“Bene, direi che adesso è la persona che mi suo fratello sosteneva fosse.”
 
“Perché sembri delusa?”
 
“Le ho portato dei fiori..” Rachel stava per parlare la San le lanciò uno sguardo fulminante che le fece richiudere la bocca.
 
“Ed è arrivata la sua ragazza.. che li ha gettati a terra..” spiegò bevendo tutto d’un fiato il drink ordinandone un altro.

“Okay, ci sei rimasta male perché ha una ragazza ho perchè questa ha tirato a terra i fiori?”
 
Santana alzò lo sguardo su Quinn e poi sospirò.
 
“Avevate ragione.. mi piace.. dovete vedere che occhi ha, sono.. sono così belli e limpidi, io..” sospirò ancora.
 
“Direi di festeggiare alla Lopez che per la prima volta nella sua vita ammette che le piace qualcuno!” esclamò Rachel alzando il cocktail.
 
“Se non l’ho mai detto è perché evidentemente non l’ho mai pensato!” si difese Santana facendo ridere gli altri e Noah le diede una spalla per poi cingerle le spalle con il braccio portandola verso di lui. Santana sorrise e si lasciò abbracciare per poi sussurra un: “Mi dispiace.” Nessuno se non Noah lo sentì considerando quanto Quinn e Rachel fossero impegnate a ridere.
 







Franci’s Corner: 


E ci siamo! Anch il secondo capitolo è andato!

Fatemi sapere se vi piace. Sto cercando di infiltrare quanti più personaggi di Grey’s posso perchè ho visto che vi piace.

Scrivo in terza persona così posso raccontare tutti i punti di vista e la cosa mi piace di più!

Baci Fra!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
 
Quando si parla di amicizia, per molte persone è essere gentili con i tuoi amici. Solitamente gli amici sono persone di cui ti fidi. Persone a cui affideresti la tua vita. Sono persone a cui vuoi bene. E glielo dici. E le tratti gentilmente.
 
Beh, per Santana non era questa amicizia, o almeno solo in parte.
 
“Fabrey alza quel tuo dannato culo, e Hobbit, togli quegli orribili vestiti dalla mia vista o li brucio!”
 
No. Decisamente non era coì che lei dimostrava la sua amicizia. Come dimostrava di voler bene.
 
Preparò il caffè e la colazione. Uova e beacon per lei e Quinn e una disgustosa colazione vegana, della quale aveva cercato la ricetta su internet, per Rachel.
 
Era così, uno dei modi per far capire alle persone che lei teneva al loro. Per lei erano più importanti i fatti che le parole.
 
Quinn strisciò fuori dal letto sbadigliando seguita da Rachel. Si sedettero entrambe alla penisola della cucina ognuna davanti al proprio piatto.
 
Santana era in piedi, indossava un vestito attillato verde con le righe nere. Aveva i capelli sistemati in una crocchia e gli occhiali. Stava sfogliando una rivista di medicina mentre sorseggiava il suo caffè.
 
Le altre due invece avevano i capelli disordinati. La faccia distrutta dal sonno mancato per essere rimaste tutte e tre tutta la notte a giocare a un gioco alcolico da loro inventato al liceo. L’ispanica sembrava che invece non ne avesse risentito delle sole 4 ore dormite. Era perfetta come sempre. Quinn addentò un pezzo di pancetta e Rachel, ripresasi dallo stato di coma nel quale si era persa fissando un punto non ben definito della cucina, guardò il suo piatto e spalancò gli occhi guardando Quinn la quale la guardò confusa. La brunetta le indicò il piatto e Quinn sorrise guardando Santana. Rachel fece lo stesso.
 
“San.. Grazie..” disse emozionata.
 
“Ohh, nana zitta e mangia!” rispose acida l’altra nascondendo il sorriso, che le era comparso sul volto, dietro la tazza di caffè.
 
Rachel roteò gli occhi ridacchiando facendo colazione.
 
“Rach, se vuoi oggi ti posso accompagnare a fare un po’ di shopping!” disse Santana continuando a sfogliare la rivista.
 
“Oh, grazie San. Ma non devo fare shopping..” rispose con un sorriso confuso Rachel.
 
“Oh, Hobbit, credimi, ne hai bisogno! Non riesco più a vederti vestita così. Quindi oggi, vieni con me e andiamo a fare un makeover. Ne hai incredibilmente bisogno!”
 
Rachel guardò Quinn e questa spostò la bocca da un lato alzando il sopracciglio facendo un cenno come dire : “Non ha tutti i torti”.
 
Rachel sbuffò.
 
“Okay! Ma non vai a lavoro San??” chiese finendo di fare colazione.
 
“Ho deciso di prendermi un paio di giorni. E’ arrivata la Yang e non avrei avuto vita facile. Da quando le ho soffiato il posto da primario di cardiochirurgia e si è trasferita a Seattle, ogni volta che torna per qualche operazione.. direi che probabilmente non mi uccide solo per il giuramento di Ippocrate! Mettiamola così!” disse ridendo l’ispanica chiudendo la rivista.
 
“Ma non è vero! La Yang ha una stima enorme per te! E’ stata lei ha-“ Quinn era sovrappensiero e stava parlando senza pensare. Alzò lo sguardo bloccandosi notando lo sguardo assassino di Santana.
 
Rachel guardò prima Santana e poi Quinn poi nuovamente l’ispanica.
 
“Che succede?” chiese. La latina sbuffò.
 
“Okay, non ho voglia di andare a lavoro, oggi Webber andrà a parlare con Brittany e la sua famiglia per sapere se vogliono denunciarmi.” Si grattò la testa.
 
“Non voglio essere li quando mi diranno che ho perso il lavoro..” sbuffò dando le spalle alle due.
 
“San..” disse Rachel alzandosi e avvicinandosi a lei. “Dovresti andarci. Sei abbastanza matura e tosta da reggere questa cosa. E, sai cosa, verrò anche io oggi all’ospedale. Magari posso andare al reparto pediatrico a tenere un po’ di compagnia ai bambini con delle canzoni, così continuo ad allenarmi. E poi ci sono anche Quinn, e Puck. Saremmo tutti li a sostenerti.” Continuò posandole la mano sulla spalla.
 
Santana sorrise e si voltò.
 
“Okay, Nana. Ma ti prego, niente canzoni della Streisand!” disse ridendo abbracciando la brunetta.
 
Quinn sorrise alzandosi buttandosi su di loro.
 
“Abbraccio di gruppoooo!” urlò.
 
Santana rise e la spinse.
 
“Ti sei svegliata tutta insieme Fabrey?”  risero tutte e tre per poi andarsi a preparare per andare all’ospedale.
 
 
 
 
 
 
 
 
Quinn e Rachel camminavano qualche metro avanti a Santana chiacchierando di cosa avrebbe potuto cantare la più bassa.
 
Santana invece era troppo pensierosa su cosa sarebbe successo quel giorno. Quel giorno che avrebbe segnato per sempre la sua carriera.
 
Sospirò cominciando a rovistare nella borsa per cercare il cellulare. Lo trovò e alzò lo sguardo notando uno sguardo azzurro che la scrutava. Si accorse di essersi fermata davanti alla camera di Brittany. Abbozzò un leggero sorriso prima di tornare a camminare venendo fermata però.
 
“Santana!” la chiamò Brittany.
 
Santana sospirò e fece capolino nella stanza.
 
“Ehi, come stai? Sarei passata tra qualche minuto, devo andarmi a cambiare..” disse guardandosi.
 
Brittany la guardò a sua volta squadrandole le gambe.
 
“Wow..”  disse la bionda facendo arrossire leggermente Santana. “Dovresti stare attenta, potresti far venire un infarto ai tuoi pazienti!”
 
“Beh, non che sia difficilissimo, ci riuscirebbe anche la Berry..” rispose Santana facendo ridere Brittany.
 
“Non so chi sia..”
 
“Già..” ridacchiarono leggermente entrambe facendo affievolire la risata.
 
“Santana, volevo dirti che.. per quanto riguarda ciò che succede oggi.. io..”
 
“No.. non dire niente. Non è necessario..”
 
“Si, non dire niente!” una voce alle spalle di Santana arrivò e entrò nella stanza.
 
Santana la guardò alzando gli occhi al cielo.
 
“Ancora tu?” le chiese riabbassando lo sguardo su di lei.
 
Questa spalancò gli occhi.
 
“Come ti permetti. Brittany è la mia ragazza!”
 
Santana alzò le mani.
 
“Non lo metto in dubbio. Stavo solo facendo il mio lavoro.”
 
“Jacky smettila” sussurrò Brittany.
 
“Se tu avessi fatto il tuo lavoro a quest’ora non saremmo qui!” le disse lei avvicinandosi a lei con prepotenza.
 
“Se lei non avesse fatto il suo lavoro, ti posso assicurare che a quest’ora sareste al funerale della bella biondina. Quindi l’unica che deve stare zitta qui, sei tu.” Disse entrando una coreana.
 
Santana riconoscendo la voce si voltò di scatto.
 
Spalancò gli occhi.
 
“Oh dio! Cristina!”
 
“Non ce la fai proprio a tenerti fuori dai guai eh, uno?” esclamò ridendo e Santana rise con lei.
 
“E dai!” esclamò l’ispanica ridendo per come l’aveva chiamata.
 
Cristina era stata il suo specializzando di riferimento degli anni della specializzazione. E quando diventò un chirurgo Cristina era la primaria di cardio. Dopo qualche anno che Santana si era fatta esperienza Cristina decise di lasciarle il posto andando a lavorare come primario di cardio a Seattle, ovvero la sede principale di questo ospedale. La Yang l’aveva presa sotto l’ala, ovviamente senza farle capire quanto realmente tenesse a lei, e l’aveva cresciuta. Le aveva insegnato tutto ciò che lei sapeva.
 
“Okay! Lopez! Andiamo, ho bisogno di parlarti..”  disse prendendola per un braccio e portandola via da li senza neanche salutare.
 
Arrivarono allo spogliatoio.
 
Cristina era già vestita con la divisa blu e il camice bianco sopra.
 
Santana si vestì aspettando che Cristina iniziasse a parlare.
 
“Allora, cosa è successo?”
 
“Ha avuto un embolo. Sono dovuta intervenire!”
 
“Potevi farlo sull’ambulanza!”
 
Santana scosse la testa.
 
“Non c’era tempo. Le era partito da più di dieci minuti. Ancora un minuto e sarebbe morta!” rispose l’ispanica infilandosi il sopra della divisa.
 
Cristina annuì.
 
“Come mai sei qui?”
 
“Oggi hai l’incontro con gli avvocati. E hanno chiesto per un consulto di un altro cardio. In realtà non sono l’unica. C’è anche la Hahn.” Santana spalancò gli occhi.
 
“C-cosa?”
 
La coreana annuì e sospirò.
 
“Ma tranquilla, andrà tutto bene. Tu hai fatto ciò che andava fatto. Non ci saranno più di tante conseguenze..”
 
Santana sospirò avviandosi alla porta dello spogliatoio uscendo seguita da Cristina.
 
“Sei andata a salutare Meredith?” le chiese Santana cercando di cambiare argomento.
 
La Yang la guardò alzando un sopracciglio.
 
“Okay scusa, non sono fatti miei. Comunque..”
 
“Cristina!” esclamò una mora avvicinandosi alle due.
 
“Callie!”
 
“Che ci fai qui??” Le chiese abbracciandola.
 
“Consulto, su un caso..” disse per poi guardare Santana che abbassò lo sguardo.
 
La Torres annuì guardandole entrambe e poi guardò Santana.
 
“Andiamo? Sto passando dalla Pierce..”
 
Santana annuì e salutò con un sorriso Cristina che si diresse verso il reparto di chirurgia generale.
 
Arrivarono nei pressi della stanza parlando.
 
Entrarono ridendo. Santana scosse la testa passandosi una mano sulla fronte.
 
“Si, lo ricordo!”
 
Callie rise per poi guardare i presenti nella stanza.
 
“Dovremmo controllare Brittany.”
 
Brittany sorrise chiudendo poi gli occhi facendo una smorfia di dolore che a Santana non sfuggì.
 
“Stai bene?” le chiese avvicinandosi.
 
La bionda fece un'altra smorfia.
 
“Mi fa male la testa” disse.
 
Santana tirò fuori la luce dal suo taschino e la puntò negli occhi di Brittany.
 
“Okay, ce la fai a seguire il mio dito?” disse poi muovendo il dito davanti ai suoi occhi.
 
Vide che ci riusciva e sorrise.
 
“E’ solo un po’ di dolore dovuto dall’operazione. Ci sta che ti faccia male ancora per qualche giorno, sei stata operata solo tre giorni fa.”
 
Jacky rimase tutto il tempo a fissare la scena con le braccia incrociate.
 
Santana prese lo stetoscopio e cominciò a fare i suoi test. Nel frattempo Callie andò dall’altra parte a controllare la spalla.
 
“La spalla sembra rimettersi bene. Non servirà la risonanza. Ma dovrai fare riabilitazione. Ti consiglio di farla qui. Sarai ricoverata per un po’.” Disse annotando le cose sulla cartella.
 
Santana finì con i suoi test e rimise lo stetoscopio al collo riallacciando la camicia da ospedale di Brittany ma una mano si posò forte sul suo polso.
 
“Faccio io.” Disse Jacky. Santana alzò le mani e si allontanò annotando anche lei le cose sulla cartella per poi  guardare Callie.
 
“Possiamo andare..” esclamò questa.
 
San sorrise avviandosi alla porta sorridendo a Sam.
 
“Ciao!”
 
“Ciao Santana, Salve dottoressa Torres!” entrambe gli sorrisero e poi uscirono.
 
Sam entrò nella stanza andando a dare un bacio sulla fronte alla sorella.
 
“Jacky, posso parlare da solo con mia sorella?”
 
Questa sbuffò uscendo e Sam si sedette sul letto della sorella.
 
“Non denunceremo Santana.”  Sentenziò.
 
Brittany annuì.
 
“Lo so. Non ero in me Sam! Ovvio che non voglio denunciarla. Mi ha salvato la vita!” disse la bionda con un sorriso.

“Tranquillo.. sono guarita..” aggiunse e il fratello la strinse forte a se baciandole la guancia.
 
“Ti voglio bene, Britt! Non sai che paura mi hai fatto prendere!”                           
 
La bionda sorrise tra le braccia del fratello.
 
“Cosa farai con Jacky? Sembra convinta a denunciarla..” disse il ragazzo staccandosi dall’abbraccio.
 
“Ci parlerò e vedrai cambierà idea..”
 
“Non sono sicuro che succederà..” disse lui.
 
“Come?”
 
“Senti. A me Jacky non è mai piaciuta. Non è una brava persona come te e sei l’unica persona che mi sia rimasta dato che mamma e papà sono in Olanda. E sono tuo fratello.. anche se minore di tre anni. E ti amo Brittany, non posso vederti con quella tizia..” le spiegò.
 
La bionda annuì sospirando.
 
“Non posso lasciarla.. io..” sospiro e Sam le accarezzò la fronte.
 
“Non ti sforzare, sta tranquilla.. va tutto bene.. era solo per farti sapere cosa pensavo..” le disse lui baciandole la fronte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La mora sorride alla bambina con la quale stava giocando accarezzandole al testa pelata per poi prenderla in braccio e alzare lo sguardo verso Rachel e Puck che stavano per partire a suonare e cantare.
 
Voltò lo sguardo sorridendo a Quinn che a sua volta stringeva un paio di bambini e poi entrambe riportarono l’attenzione sui due che avevano cominciato a intonare una canzoncina orecchiabile.
 
Stavano ridendo tutti insieme ai bambini che si divertivano a ballare nel mezzo della stanza insieme a Rachel mentre Puck suonava la sua fedele chitarra.
 
Improvvisamente la porta si aprì rivelando una signora bassina e tozza, scura di pelle.
 
“Lopez, ti cerca il capo.” Disse e poi guardò Quinn. “E Fabrey, ho un operazione tra dieci minuti ma devo andare  a pendere mio figlio che a quanto pare ha preso la febbre, quindi devi andare al mio posto. E’ una semplice colectomia.” La bionda annui alzandosi così come la mora. Entrambe salutarono con enfasi e grandi sorrisi i bambini del reparto di pediatria oncologica e uscirono. Quinn corse verso il suo reparto per l’operazione mentre Santana rimase ferma a qualche passo dalla porta della stanza dove era poco prima.
 
“Dottoressa Bailey..” la chiamò Santana una volta uscita dalla stanza.
 
La nera si fermò e la guardò.
 
“Pensi che verrò denunciata? Che perderò il mio lavoro?”
 
“Sei stata lo specializzando migliore della Yang, che è stata il mio specializzando migliore, sono certa che tu abbi fatto tutto ciò che era necessario fare. E se così fosse, vuol dire che non puoi essere denunciata.” Le regalò uno dei suoi rari sorrisi e scomparì.
 
Santana respirò profondamente voltandosi a guardare l’intero della stanza dove vedeva tutti quei bambini sorridere, quando invece la vita gli aveva dato solo pena, dolore, e ad alcuni anche morte.
 
Socchiuse gli occhi stringendo i denti quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
 
“Ehi va tutto bene?” le chiese.
 
Sorrise aprendo gli occhi trovando gli occhi azzurri di Arizona a guardarla.
 
“Si, è solo che, ogni volta che esco di qui.. è difficile. Vorrei stare li dentro per ore, mi sembra di aiutarli di più.” Confesso. Arizona sorrise annuendo accarezzandole la spalla.
 
“Si, lo so..”
 
Sospirarono entrambe e poi Santana si riscosse.
 
“Devo andare, il capo mi vuole..” annunciò e dopo aver salutato Arizona si avviò dalla parte opposta dell’ospedale.
 
Arrivò davanti alla porta rimanendo a fissarla per una manciata di minuti. Poi finalmente bussò entrando rivelando altre 8 persone. Salutò con un sorriso i presenti ricevendo un occhiataccia dalla Hahn e un cenno di conforto da parte di Cristina.
 
Si sedette al fianco dell’avvocato dell’ospedale e sorrise a Sam che era seduto accanto a Jacky e al loro avvocato.
 
Webber era alla destra di Santana e le posò una mano sulla schiena prima che il loro avvocato di cominciò a parlare.
 
“Allora, come è già stato detto la dinamica è stata confermata dai testimoni: Quinn Fabrey e Mike Chang.” Disse leggendo. Santana alzò lo sguardo su Webber confusa e poi su Sam.
 
“Un civile e un chirurgo. La mia cliente ha fatto ciò che era necessario alla salvezza della signorina Brittany Susan Pierce.”
 
L’avvocato di Sam lo guardò e poi guardò Jacky e annuì.
 
“La mia cliente vorrebbe sporgere denuncia per accanimento terapeutico in luogo non consono.”
 
Una serie di “Cosa?” si alzarono da parte di Cristina e la Hahn, che non era mai stata una fan di Santana.
 
Ma il più grande fu quello di Sam.
 
“No! Noi non vogliamo denunciarla!” esclamò alzandosi in piedi.
 
“Si che vogliamo! Le è andata bene ma avrebbe potuto sbagliare e uccidere Brittany!” esclamò Jacky alzandosi in piedi.
 
I due si lanciarono sguardi di fuoco.
 
“Forse è meglio lasciarvi soli, così ne parlate..” disse Webber alzandosi seguito dagli altri. Ma venne bloccato dal no sicuro di Sam.
 
“No! Io e mia sorella non vogliamo sporgere denuncia verso la Dottoressa Lopez, tu non hai nessun diritto di replica. Non hai nessun legame con mia sorella! Non puoi decidere per lei!” esclamò ancora il biondo.
 
Jacky stava per ribattere quando qualcuno bussò alla porta.
 
Santana si rimise lentamente a sedere portandosi la mani tra i capelli guardando Cristina.
 
Intanto dalla porta una figura bionda in sedia a rotelle spinta dalla dottoressa Torres entrò.
 
Callie e Erika si guardarono per un istante. Tra loro c’era stata una sorta di storia prima che Callie prendesse le parti di Izzie invece che quelle della Hahn e questa se ne andò.
 
Callie distolse lo sguardo e lo portò verso Santana e poi verso tutti i presenti.
 
 
Jacky si alzò e si avvicinò velocemente a Brittany reclamando un bacio che questa le negò porgendole solamente la guancia.
 
Gesto che fece gioire sia Sam che Santana.
 
“Amore, dì che vuoi denunciarla!”
 
“No, non voglio denunciarla.”
 
“Ma dai! Mi hai chiamato 3 giorni fa dicendo che volevi a tutti i costi denunciarla!”
 
“Non ci provare Jacky!” parlò Sam.
 
“No, ha ragione. L’ho fatto. Ma era prima di essere operata dal dottor Shepherd. Non ero io a parlare. Io non voglio denunciare la dottoressa Lopez. Anzi voglio che si parli di come mi ha salvato la vita in un centro commerciale. E’ una cosa eroica, un gesto grandioso. Ha messo a repentino tutto per salvare me. Il minimo che io possa fare è ricambiare il favore non denunciandola..”
 
La ragazza alla macchina scrisse tutto ciò che era stato detto e poi l’avvocato dell’accusa si alzò.
 
“Penso allora che il mio lavoro sia finito. La mia cliente non vuole sporgere denuncia.” Tese la mano ai presenti e se ne andò.
 
L’avvocato dell’ospedale sorrise salutando e uscì anche lui.
 
Poi anche Webber.
 
Cristina si avvicinò a Santana e l’abbracciò.
 
“Non ti ricapiterà! Goditelo uno!” le sussurrò in un orecchio ridendo. Santana rise a sua volta per poi staccarsi.
 
Guardò Erika che era in piedi davanti a lei.
 
Questa le tese la mano e lei la prese.
 
“Complimenti, Lopez.” Disse e poi se ne andò.
 
Cristina rise e uscì anche lei.
 
L’ispanica si risedette e guardò Callie che le sorrise.
 
Poi spostò lo sguardo su Brittany.
 
La bionda guardò il fratello e questo annuì uscendo portandosi via Jacky che non voleva andarsene.
 
Poi usci anche Callie lasciando le due da sole.
 
“Grazie..” disse Santana alzandosi.
 
Brittany le sorrise.
 
“Devo io ringraziare te. Se non fosse stato per te a quest’ora sarei morta o avrei ancora il cervello sanguinante o i debiti alle stelle..”
 
Santana corrugò la fronte.
 
“So che mi hai pagato l’intervento..” le spiegò Brittany.
 
Santana strinse i pugni.
 
“E.. non mi hai denunciato perché ti ho pagato un intervento?” esclamò acida.
 
Brittany alzò il sopracciglio.
 
“No, certo che no! Non ti ho voluta denunciare perché non eri da denunciare. Non per me almeno!” cercò di spiegare.
 
Santana annuì.
 
“Scusami, adesso devo andare a operare.” Disse prima di uscire dalla stanza.
 
Si diresse subito in sala operatoria.
 
Brittany rimase nella stanza  e sbuffò.
 
La porta si riaprì rivelando Jacky.
 
“Si può sapere che ti prende?” le chiese.
 
“Non deve più importarti..” le rispose Brittany.
 
“Che vuol dire?”
 
“Che tra noi è finita! E anche da molto tempo.” Disse Brittany mentre Sam entrava per spingere la carrozzina.
 
“Non capisco..”
 
“Non c’è molto da capire.. non ti amo, non voglio stare con te. Non tornare più.” Brittany sapeva di essere stata dura, Brutale in effetti. Ma proprio i continui giochini di Jacky la infastidivano. Era sempre a giocare con le persone e questo la aveva stancata.
 
Sospirò mentre Sam la spingeva fuori.
 
“Sam..” lo chiamò.
 
“Mmhmmh.” Rispose distrattamente lui.
 
“Ho bisogno che tu vada da un fioraio, ma prima devo cercare una cosa su internet…..”
 
 








Franci’s Corner

Ecco qua! Il terzo capitolo

Avverto che questa long sarà una mezza long, arriverò forse a dieci capitoli.

Detto questo.. Bye bye!

E anche se è già passato buon Natale, e per oggi buon S. Stefano!

Baciooo Fra

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
 
Si stava lavando le mani con lentezza e calma.
 
Si scrocchiò il collo e poi lo roteò come a cercare un po’ di rilassamento.
 
Chiuse gli occhi a quell’operazione ma li riaprì di scatto sentendo l’acqua aprirsi accanto a se.
 
Si voltò incrociando gli smeraldi di Quinn.
 
Le sorrise mentre anche la bionda si lavava.
 
“Detieni ancora il record?” le chiese questa in un sorriso.
 
L’altra rise prendendo della carta per asciugarsi.
 
“A quanto pare!” rispose la latina mentre anche la bionda si avvicinava a lei ad asciugarsi le mani.
 
“Come è andata la tua colectomia?”
 
“Il mio paziente farà la cacca in un sacchetto per il resto della sua vita. E questo.. dovrebbe essere una cosa positiva..” disse la bionda sbuffando buttando la carta nel cestino seguita da Santana.
 
“So cosa ti serve..” le disse Santana vedendola giù di morale.
 
Le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
“Andiamo.. e poi sennò quei bambini si ammazzerebbero a stare tutto il giorno da soli con la Berry!” esclamò ancora la latina prendendola per mano e trascinandola dalla parte opposta dell’ospedale.
 
 
 
 
Erano nella stanza con i bambini quando Quinn si voltò a guardare la latina.
Questa si voltò a sua volta.
 
“San.. posso chiederti una cosa?”
 
“Spara Fabrey..” rispose lei continuando a giocare con uno bambino.
 
“Cosa ne pensi di Brittany?”
 
Santana si bloccò smettendo di giocare con il bambino alzando lo sguardo sulla bionda.
 
“Che? Che è una brava ragazza, molto gentile, educata e bella.”
 
“Ti piace?”
 
“Certo che mi piace Fabrey! E’ una brava ragazza..” esclamò confusa la latina.
 
“No.. ti sto chiedendo se.. ti piace ti piace.. sai.. in quel senso..” disse la bionda con un po’ di timore.
 
Santana barcollò un attimo.
 
Ragionò.
A lei.
A i suoi occhi.
A quanto le piaceva passare anche solo due minuti con lei.
E a quanto odiasse quella tizia che si ritrovava come ragazza.
Guardò Quinn e sospirò.
 
“Se ti dicessi di no, mentirei.” Sussurrò la mora tornando a giocare con il bambino.
 
La bionda annuì comprensiva e sospirò.
 
“Come mai questa domanda?”
 
“L’ho capito dalla prima volta che l’hai guardata. Ti è scattata una luce negli occhi.” Le spiegò.
 
“Okay.. e come mai me l’hai fatta ora?”
 
“Diciamo che.. potrei essermi presa la libertà di prendere un caffè con Sam e che mi abbia chiesto di uscire.. volevo sapere se.. se ti andava bene ecco..” spiegò la bionda e Santana spalancò gli occhi.
 
“Sam? Wow! Da Finn a Sam.. complimenti Fabrey, pensavo che i tuoi gusti fossero come quelli di Rachel sul vestire..” disse ridendo la mora facendo ridere anche l’altra.
 
 
 
 
 
 
Arrivò di corsa nella stanza con il fiatone. Posò la mano sul fianco cercando di recuperare mentre le allungava i fiori.
 
L’altra lo guardò stranita e rise.
 
“Non eri il tipo atletico?”
 
“E’ passata una vita dal liceo!” esclamò lui a sua discolpa.
 
La bionda rise prendendo i fiori.
 
“Sei sicuro che siano quelli giusti?”
 
“Si! Sono loro..” disse lui sedendosi sulla sedia di fianco al letto.
 
La bionda sorrise e lo guardò.
 
Lo fissò per qualche secondo mettendo su un’aria seria e lui sbuffò alzandosi.
 
Iniziò a spingere la sedia a rotelle.
 
“E come facciamo a trovarl- oh.. eccola.” Disse Sam arrestando la corsa della sedia a rotelle.
 
Videro Santana passare abbracciata a Quinn.
 
La bionda si strinse a lei ridendo e Santana rise di gusto a sua volta.
 
Poi Quinn le diede un morso alla gola e poi una schiaffetto sul braccio scatenando altre risate della mora fino a che anche le due si arrestarono.
 
Brittany stringeva il mazzo di fiori tremante mentre Sam si era semplicemente immobilizzato.
 
“Ti giuro! E’ stato davvero inquietante..”
 
“Ci credo Lucy Q.” rise la mora fino a fermarsi.
 
 “Dottoressa Lopez!” esclamò una ragazza rossa avvicinandosi.
 
Santana sorridendo alzò lo sguardò al cielo.
 
“Si?” chiese.
 
“Le volevo chiedere un consulto.. nella stanza del medico di guardia..” continuò questa alzando il sopracciglio sorridendole maliziosamente.
 
Santana dal suo canto rise leggermente e guardò Quinn che scuoteva la testa.
 
“Certo.. dopotutto un consulto è un consulto.. non lo si nega a nessuno..” disse la mora sorridendo maliziosamente di rimando alla rossa.
 
Così dicendo le due si allontanarono.
 
Quinn scosse la testa portandosi una mano al volto.
 
Fece vagare lo sguardo intorno a se bloccandosi alla vista di Brittany e Sam.
 
Vide Brittany con un mazzo di fiori in mano che lasciò cadere chiudendo gli occhi.
 
Quinn fu poi circondata da due altri chirurghi che le chiedevano consulenza su un caso.
 
Tentò di ascoltarli ma era troppo concentrata sui due biondi che si allontanavano.
 
“Okay, dimmi la camera e verrò tra dieci minuti per un consulto..” disse la bionda.
 
“2063 b”
 
“Perfetto..” detto questo arrivò velocemente al mazzo di fiori raccogliendolo.
 
Notò un bigliettino esitando leggermente lo prese leggendo solo un paio di frasi prima di prendere il cellulare e avviarsi alla biblioteca.
 
 
 
 
Si lasciò cadere al suo fianco affannata e sudata.
 
Guardò con intensità il soffitto cercando di riprendere fiato mentre l’altra le disegnava cerchi immaginari sulla spalla.
 
“Si può sapere cosa ti rende così pensierosa, dottoressa Lopez?” le chiese baciandole la porzione di pelle della spalla che stava toccando con le dita.
 
L’altra in tutta risposta rimase in silenzio chiudendo gli occhi.
 
“Ehi.. sei ancora tra noi?” continuò l’altra.
 
L’ispanica allora sbuffò alzandosi di scatto lasciando cadere la rossa sul materasso.
 
“Che diavolo fai?” le chiese questa mentre la vedeva rivestirsi velocemente.
 
“Devo lavorare..” rispose questa infilandosi i pantaloni della tuta da strutturato blu.
 
Si infilò il reggiseno e sentì il cercapersone vibrare.
 
Lo guardò e sbuffò.
 
“Mierda..” imprecò mettendosi le scarpe.
 
“E dai! Era una chiamata per un consulto! Puoi rimanere benissimo qui.. per farne un altro con me..” continuò sollevandosi sui gomiti la bionda nuda coperta dal lenzuolo.
 
In quel momento la porta si spalancò.
 
Callie guardò con gli occhi spalancati Santana.
 
Non poté evitare al suo occhio di percorrere il fisico perfetto e asciutto dell’ispanica.
 
Santana la guardò e si infilò la maglia blu velocemente.
 
“Non avevi neanche chiuso?” le chiese alla rossa facendosi la coda.
 
“E dai.. che sarà mai!” rispose la rossa. “Ero impegnata a fare altro..”
 
“Per la cronaca, preferisco di gran lunga la consulenza che sto per andare a fare..” esclamò Santana afferrando il camice e uscendo lasciando uno sguardo combattuto a Callie.
 
Questa era ancora in piedi con la mano sulla maniglia.
 
Spostò lo sguardo su Isabelle, l’infermiera rossa, la quale le fece un sorriso come dire “Beh.. sei vuoi prendere il suo posto..” Callie in risposta fece una faccia schifata uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Santana arrivò alla stanza del consulto facendo le sue procedure annuendo in silenzio.
 
“Come pensavo.. ha bisogno di un cambio di valvola.. E’ una procedura davvero molto semplice, ma non per questo sto sminuendo la sua malattia. Ma le assicuro che a breve sarà in grado di tornare a correre e camminare.. Rodes, prenota l’operazione.” Disse allo specializzando salutando poi il paziente e uscendo dalla stanza.
 
Si diresse a una non molto lontana e busso delicatamente poggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate sorridendo.
 
“Come ti senti?” chiese.
 
“Meglio.. anche il dolore alla testa è passato..” rispose l’altra in modo molto distaccato.
 
“Bene, sono contenta.. Sam?” chiese.
 
“E’ a lavoro..” rispose la bionda mordendosi poi l’interno della guancia.
 
“Posso?” chiese ancora la latina indicando la sedia.
 
“Non hai qualche paziente.. magari qualche consulto da fare..” le rispose acidamente Brittany.
 
Santana aggrottò la fronte.
 
“No.. ho la pausa pranzo..” disse Santana entrando e appoggiandosi al mobiletto posto parallelo al letto.
 
“E non pranzi?”
 
“Non ho fame.. e questo terzo grado a cosa lo devo?” chiese la latina facendo una mezza risata incrociando le braccia sotto il petto.
 
La bionda la guardò per qualche secondo diritta negli occhi per poi abbassare lo sguardo.
 
La trovava così bella. Con quella sua risatina così dolce, mentre cercava di fare conversazione.
Era incredibilmente bella. E non riusciva a mantenere lo sguardo dei loro occhi.
Si sentiva una stupida.
Pensava che Santana le avesse mandato segnali abbastanza chiari.
E invece, a quanto pare si era sbagliata.
 
E lei sembrava così tranquilla.
Evidentemente Quinn non le aveva detto nulla.
 
Sospirò passandosi una mano sulla fronte.
 
“Scusa, sono particolarmente stanca..”
 
“Oh.. a chi lo dici.. oggi ho dovuto operare un tizio il quale cuore era praticamente un brandello. Non sembrava nemmeno un cuore. Era pieno di buchi e strappi. Ho dovuto cucirlo a mano in attesa che arrivi il cuore per il trapianto. Sono stata ore in sala a suturare quegli strappi!” disse Santana sorridendo.
 
Brittany la guardò accennando un sorriso, capiva quando l’ispanica amasse il suo lavoro da come ne parlava, e da come le si illuminavano gli occhi quando lo faceva.
 
La cosa che non aveva capito era che.. quello sguardo Santana.. lo aveva anche per lei.
 
La latina abbozzò un leggero sorriso facendo silenzio.
 
Sentiva la bionda fredda e distaccata.
 
“Emh.. Jacky?” chiese poi torturandosi una mano.
 
La bionda spostò lo sguardo su di lei.
 
“Io-“ si bloccò sentendo la porta aprirsi di scatto mentre due ragazze entrarono.

“Britt- oh..” si bloccarono mentre la più bassa si aggiustava la fronte cercando di riprendere fiato.
 
Santana alzò un sopracciglio.
 
“E voi che ci fate qui?” fece vagare lo sguardo tra le due e poi lo posò su Quinn che guardò Rachel supplicandola di farsi prendere una bella idea.
 
“Oh.. siamo qui per.. beh per..p-p-p-per..” tentò la castana muovendo le mani in modo quasi compulsivo.
 
“Eh, Berry, rilassati.. avete chiamato Brittany..” si staccò dalla sua postazione Santana.
 
“Oh si.. vedi.. ci hanno chiesto di andare a fare un giro nelle camere a cantare per mettere di buon umore i pazienti e non solo quelli di pediatria.” Disse Quinn aggrottando la fronte mentre parlava.
 
Sul volto di Rachel si disegnò un grosso sorriso.
 
“Si! Ecco! Brittany! Cosa ti piacerebbe sentire?”
 
Santana roteo gli occhi.
 
“Brittany, questa è la mia amica Rachel Berry, è una attrice di Broadway, te lo dico prima che se ne vanti lei stessa..” spiegò la mora con un sorriso divertito sulle labbra.
 
Dopotutto le piaceva sentire Rachel cantare.
 
Brittany guardò Santana un secondo e poi Quinn la quale la guardò con sguardo tra il dispiaciuto e il frettoloso.
 
Era ovvio che doveva parlarle.
 
“Avete qualcosa sulla delusione?” chiese Brittany guardando con la coda dell’occhio Santana.
 
Questa fece una faccia stranita e Rachel balbettando disse “N-no.. m-ma abbiamo.. quel pezzo.. Quinn ti ricordi.. lo abbiamo cantato al liceo. I Feel Pretty/Unpretty?”
 
La bionda annuì.
 
“Okay.. no aspetta.. sei tu qui la cantante.. io è una vita che non canto e..”
 
“Quinn!”
 
“No Rachel!”
 
“Avanti! DEVI farlo!” le sussurrò in un ringhio.
 
La bionda abbozzò un sorriso falso e cominciò a cantare.
 
Santana intanto continuava a guardare Brittany e questa la osservava con la coda dell’occhio cercando di non far vedere quanto stesse male.
 
Alla fine della canzone Santana si riscosse applaudendo.
 
“San.. ho letto sul tabellone degli interventi che.. che la Hahn ha preso un tuo paziente. Ne sei a conoscenza di questo?” chiese Quinn.
 
Santana spalancò gli occhi.
 
“Lei cosa?? Dios.. farò il culo a quella stronza. Ancora non ha capito chi comanda qui!” esclamò furiosa uscendo dalla camera di Brittany.
 
Rachel e Brittany guardarono sorpresa Quinn.
 
“E quando scopre che non è vero?” chiese Rachel.
 
“Non lo scoprirà, perché è vero.. ha deciso di fare una sostituzione di valvola con un suo nuovo metodo.. comunque.. venendo a noi..” disse posando lo sguardo su Brittany.
 
“Ho letto la lettera.. e ho, abbiamo, cercato su internet il significato.”
 
Brittany abbassò lo sguardo.
 
“Britt, posso chiamarti così?” chiese Quinn avvicinandosi al letto mentre la bionda annuiva. Abbozzò un sorriso. “Allora Britt.. ho capito che ti piace Santana. E ciò che c’era scritto su questo biglietto.. è fantastico..”
 
“Si beh.. puoi anche buttarlo. Non credo le interessi.” Sbuffò Brittany.
 
“Invece credo che ti sbagli.” Disse Rachel.
 
“Ah si? Per questo meno di venti minuti fa era non so dove a farsela con un infermiera? E trenta a strusciarsi a te?”
 
Rachel voltò lo sguardo su Quinn.
 
“Pensavo che ti fosse passata la voglia di fare esperienze..” disse Rachel con un sopracciglio alzato.
 
Quinn aggrottò le sopracciglia “Cosa? NO! Io e San.. le stavo raccontando di un appuntamento che avevo avuto, e di ciò che aveva fatto lui. Okay?” spiegò Quinn.
 
“Senti.. lo so.. San ha sbagliato.. ma.. non..” continuò ma Brittany le parlò sopra.
 
“Non cosa? Sapeva che fossi li? Sarebbe cambiato qualcosa?”
 
“Si! Santana non è una stronza. E sono sicura che a Santana tu interessi. E molto. Ma lei non un tipo che gestisce bene le relazioni. Avanti.. noi siamo le sue migliori amiche e ci prende sempre in giro. Questo è il suo modo di farci vedere che ci vuole bene..”
 
“Senti.. tu non capisci okay Quinn? Io..”
 
 
“So che hai lasciato Jacky..”
 
“C-chi te l’ha detto?”
 
“Sam.. senti.. io non lo dirò a Santana. Tu dovresti farlo. Portandole questo biglietto e dicendole cosa provi..”
 
“Non.. non voglio.. io..”
 
“So che ti ha ferita quello che ha fatto ma..”
 
“No.. io.. so che non stiamo insieme. Forse non siamo nemmeno amiche. Ma vederla darsi così facilmente a una… tizia.. io.. forse non è lei la persona con la quale voglio stare. Ne ho già avuta una così.. e non voglio che si ripeta..”
 
“Ma Santana non è come la tua ex! Te lo assicuro!” esclamò Quinn.
 
“Non mi va di parlarne.. sono stanca.. potreste.. uscire?” chiese Brittany voltando il volto di lato.
 
Rachel e Quinn sospirarono e uscirono scuotendo la testa.
 
 
 
 
 
“Santana!” la chiamò seguendola con grandi passi.
 
“Dimmi veloce.. ho un consulto..” rispose l’ispanica sistemandosi la coda di cavallo e portando le mani nelle tasche del camice continuando a camminare velocemente per i corridoi.
 
Aveva avuto una lunga litigata con Erika e alla fine aveva evitato l’operazione.
 
“Sono stata io a chiamarti. Brittany ha chiesto di essere dimessa.. per quanto mi riguarda va bene purché venga a fare riabilitazione.. ma serve anche la tua firma..” disse Callie facendo fermare Santana.
 
“Oh..” disse semplicemente.
 
“Quindi.. la dimetterai?”
 
“Si. Certo.. voglio dire, devo farle dei test.. ma si.. certo..” farfugliò riprendendo a camminare.
 
“San.. sei sicura?” chiese Callie seguendola fermandola poi per un braccio.
 
“Si!”
 
“San..”
 
“Cosa? Cosa vuoi che ti dica? Che non voglio che lasci l’ospedale perché vorrei avere la possibilità di vederla tutti i giorni? Beh è così, ma non lo farò. A quanto pare la sua volontà è di andarsene da qui e da me e tornare dalla sua ragazza a casa.” Esclamò Santana tirando via il braccio dalla presa della chirurga ortopedica.
 
 
 
 
 
 
 
Erano passate quattro ore da quando aveva dato il compito ai suoi specializzandi di fare i test a Brittany per farla dimettere.
 
Era seduta a terra con la schiena e la testa appoggiate al muro.
Le braccia sulle ginocchia, le mani occupate una da una bottiglietta d’acqua e l’altra dal cercapersone.
 
Il cercapersone continuava a suonare. Lei lo guardava distrattamente riportando lo sguardo a fissare il vuoto.
La porta si aprì lentamente.
Non smosse lo sguardo.
 
“Ci hai messo un po’ a trovarmi..” disse continuando a fissare un punto vuoto nella stanza dei medicinali.
 
“Già, non credevo di doverti cercare in un nascondiglio. Pensavo fossi più forte..” le disse questa chiudendosi la porta alle spalle entrando nella stanza.
 
L’ispanica abbozzò una risatina.
 
“Sono più forte. Ma anche io ogni tanto ho dei crolli. In una settimana ho violato la legge, ho affrontato fidanzate pazze, avvocati che mi volevano togliere il mio bellissimo lavoro e persone che si vogliono allontanare da me. Non voglio litigare anche con le persone alle quali tengo..”
 
“Brutta settimana eh?” le chiese questa sedendosi accanto a lei nella sua stessa posizione ma con la testa voltata a guardarla.
 
“Orribile..” sospirò la latina bevendo un sorso d’acqua.
 
“Mi dispiace per prima, come ho insistito..”
 
“No.. ho esagerato io.. ho reagito male e.. so che stavi cercando di fare.. anzi.. sarei io che devo scusarmi.. e dovrei anche ringraziarti..” disse l’ispanica voltando poi lo sguardo su di lei.
 
“Non lo farò quindi mettiti l’anima in pace Torres!” esclamò facendo ridere entrambe.
 
“Lo so.. non importa.. ma adesso dobbiamo andare.. il tuo cercapersone suonava per un motivo.. Dobbiamo andare a segnare le carte..” disse Callie alzandosi e tendendole la mano invitandola a fare lo stesso.
 
La latina sospirò mettendo il cercapersone a posto e prese la mano della dottoressa alzandosi.
 
Si sorrisero e uscirono.
 
“Dovrei essere gelosa?” chiese una voce e entrambe risero.
 
Questa si avvicinò a Callie baciandola.
Callie la strinse a se e le portò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
 
“Ehi! Che ci fai qua?” le chiese poi.
 
“Ho un consulto su un caso. Ogni tanto succede anche a me di uscire dal reparto di pediatria..” disse ridendo e poi guardò Santana.
 
“Ciao Santana!”
 
“Ciao Arizona.. dimmi.. La Berry sta cantando canzoni decenti?” rise e anche la bionda fece lo stesso.
 
“Si.. tutti i bambini sono felicissimi..”
 
La latina sorrise pensando alla sua migliore amica così gentile e generosa.
Ancora le faceva strano pensare a Rachel come sua migliore amica.
 
Sospirò quando sentì nuovamente il cercapersone suonare.
 
Guardò Callie, la quale diede un bacio a sua moglie.
 
“Ci vediamo dopo.. dobbiamo andare..” la bionda annuì e sparì in una camera mentre le due more si avviarono alla stanza di Brittany.
 
 
 
 
 
 
Santana firmò velocemente i fogli e li passò a Callie mentre con la schiena si appoggiava al muro aspettando.
 
Callie li firmò a sua volta e guardò Brittany, poi Sam e poi nuovamente Brittany.
Le tese la cartellina dove c’erano i fogli da firmare.
 
“Bene, devi firmare qui, qui.. e qui..” disse indicandoglieli.
 
Brittany tra una firma e l’altra lanciava brevi sguardi a Santana che era appoggiata con le braccia incrociate e la guardava con quel suo sguardo profondo e stupendo.
 
Brittany non riuscì a non pensare ancora quanto la trovasse bella e perfetta.
Così dura, con quella sua faccia arrabbiata, ma quando la conoscevi scoprivi che invece era dolce, ma poi nuovamente metteva su quel muro duro che non riuscivi a scalfire.
Ma quel suo ragionamento si bloccò quando si rese conto che in realtà, quando la conoscevi, non era poi così diversa, era una opportunista che andava con chiunque.
 
Sospirò e guardò Sam mentre si alzava da letto.
 
“Oh.. dovrai andare fino all’uscita con la carrozzina, è la procedura..” disse Callie guardando le carte per poi passarle all’infermiera.
 
“I documenti sono fatti, quindi.. puoi andare..” continuò questa guardando con la coda dell’occhio Santana.
 
Improvvisamente Sam sorrise vedendo chi fosse appena entrato in stanza.
 
“Cosa ci fai qui?” chiese Brittany.
 
“Niente, volevo venire a salutarti.. so che te ne stai andando.” Disse la bionda più bassa andando ad abbracciare Brittany.
 
“Stano che Jacky non sia qui.. non credi San?” chiese poi guardando Brittany con un sorriso bastardo.
 
Santana guardò stranita lo scambio di sguardi tra le due bionde.
 
“Si beh.. ha da lavorare..” disse Brittany.
 
Sam roteò gli occhi al cielo.
 
“Allora.. direi di fissare i giorni della fisioterapia e poi.. puoi andare..” esclamò Callie cercando di smorzare l’atmosfera creatasi.
 
Dopo aver segnato alcuni appuntamenti Brittany si sedette sulla sedia a rotelle e mise il borsone delle sue cose sulle gambe.
 
“Sono pronta..” disse.
 
Così l’infermiere cominciò a spingerla fuori dalla stanza.
 
Santana continuava a rimanere attaccata al muro. Callie silenziosa vicino al letto. Quinn accanto a Santana e Sam seguì la sorella.
 
Si voltò un secondo a guardare le presenti e abbozzò un sorriso.
 
“Grazie di tutto.. e.. mi dispiace..” disse guardando Santana la quale distolse lo sguardo dal biondo.
 
“Ci vediamo..” disse per poi uscire dalla stanza.
 
Quinn e Callie si guardarono sospirando e poi guardarono Santana.
 
“San..” mormorò Quinn.
 
Questa sbuffò.
 
“Sto bene.. devo andare.. ho una sostituzione di valvola..” disse dirigendosi poi verso le sale operatorie.





Franci's Corner:

Ecco qui anche il quarto capitolo!

Queste due proprio non ce la fanno eh!!

Mmm.. ho poco da dire.. solo.. scusate per il ritardo!!

Fatemi sapere che ne pensate!
P.S. Sto lavorando su altre due FF Brittana. Entrambe hanno già almeno due capitoli, prima di metterle volevo finirle o almeno finire una delle due FF che ho in corso. Che ne pensate? Let me know :D
Baci Fra

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 
Una settimana prima.
 
Sbadigliò rumorosamente andando a prendere la posta. La prese entrando in casa e sorseggiò la tazza del caffè spulciando le buste. Improvvisamente si bloccò leggendo il mittente di una lettera.
 
 
 
Una settimana dopo
                                                                                                                                 
“Avanti Fabrey! Muovi quel tuo culone! La Sylvester sarebbe davvero disgustata dalla tua forma fisica!” le urlò Santana almeno venti metri più avanti di lei.
 
La bionda sbuffò.
 
“Fortunatamente la Sylvester non è più la mia allenatrice!” urlò di rimando fermandosi portando la mano destra sul fianco chinandosi cercando di riprendere fiato.
 
Santana si voltò e alzò gli occhi al cielo tornando indietro.
 
“Se ti fermi è peggio, devi continuare a muoverti!” le disse rimanendo in corsetta intorno a lei.
 
La bionda sbuffò ritornando dritta.
 
“San! Basta ti prego.. non ce la faccio più!”
 
“Avanti! Abbiamo fatto appena cinque chilometri! Con Rachel ne facevo almeno quindici!”
 
“Allora vai a correre con lei!”
 
“Lo farei, se non fosse tornata a New York per lavorare!” esclamò la latina.
 
Quinn sbuffò e si avvicinò con una perfetta camminata da zombi, fino all’erba del prato buttandosi a terra prona guardando il cielo.
 
“Io me ne tiro fuori! Tu sei pazza!” disse.
 
Santana sbuffò e finalmente si fermò.
 
“Dai Quinnie..” si avvicinò pregandola tendendole la mano.
 
La bionda la guardò e afferrò la sua mano.
 
La latina non fece in tempo a realizzare il sorriso che si stava formando sulle labbra di Quinn. Quel sorriso da bastarda, che le si addiceva spesso al liceo.
 
La bionda la tirò verso di se facendola cadere tra le imprecazioni di Santana e le sue risate.
 
“Lucy Q! Te la farò pagare!” disse mentre Quinn velocemente si portava su di lei e le cominciava a solleticare i fianchi.
 
“Si eh? Lopez, sei in una posizione di sottomissione, in una chiara posizione di sottomissione, direi che dovresti arrenderti!” esclamò la bionda ridendo.
 
“Fottiti Fabrey!” disse contorcendosi tra le risate.
 
“Come? Non ho capito bene? Hai detto che vuoi che continui?” ironizzò la bionda aumentando il pizzicorino.
 
“Quiiiiiiinn!!!” urlò l’ispanica.
 
“Non sento quelle due paroline..”
 
“Daiii!!! Quiiinn!”
 
“Come??”
 
“Mi arrendo!!!” urlò allora ormai stanca e affannata.
 
“Ooh! Eccole le dolci paroline che volevo sentire!” disse la bionda stendendosi accanto a lei ridendo.
 
“Sei una stronza!” le disse la latina ridendo cercando di riprendersi.
 
“Lo so.. mi ami per questo no?”
 
“Chi ti ha detto che ti amo?”
 
“Chiamalo intuito, Lopez!”
 
Risero entrambe guardando il cielo per poi tornare serie.
 
“Stasera ho l’appuntamento con Sam..” disse Quinn voltandosi a guardare la sua migliore amica, la quale continuava a fissare le nuvole che si spostavano.
 
“.. vedrò Brittany, vuoi che le dica qualcosa?” chiese poi vedendo la latina irrigidirsi.
 
“Non capisco perché ogni volta che stiamo passando del bel tempo insieme tu lo rovini parlando di lei!” esclamò furiosa.
 
“Perché sono passate due settimane da quando ha lasciato l’ospedale. E’ già venuta quattro volte a fare fisioterapia e tu non sei andata a salutarla.” Rispose a tono Quinn tirandosi a sedere.
 
“Se non la vado a trovare sarà perché non ho niente da dirle. Se non ho niente da dire sto zitta, io. “ rispose l’ispanica facendo lo stesso suo gesto.
 
La bionda strinse i denti cercando di calmarsi.
 
Non doveva aggredirla. Sarebbe stato peggio.
 
Prese un grosso respiro.
 
“San, sai che ti voglio un bene immenso, e sai che ti ho sempre difeso, in qualsiasi cosa, e ti ho sempre detto quando sbagliavi o quando avevi ragione. Io continuerò sempre a difenderti, ma penso che, facendo la codarda, tu stia sbagliando.”
 
“Codarda?” esclamò la mora offesa.
 
Quinn scosse la testa.
 
“Ascolta San! Anche se lei ha deciso di andarsene, non essere immatura, vai a salutarla. Non ti dico di parlare di tutta la vostra vita. Ti consiglio di andare in quella stanzina e salutarla. Educatamente.”
 
La latina sbuffò e si alzò.
 
“San.. dove vai?”
 
“Corro ancora un po’, ho bisogno di pensare..” disse abbassando lo sguardo da quello di Quinn che nel frattempo si era alzata.
 
La bionda annuì.
 
“Okay, ci vediamo a casa..” disse la bionda vedendo l’ispanica allontanarsi correndo.
 
 
 
 
 
Il ritmo più sostenuto che avesse mai tenuto. Era arrivata molto più avanti del solito. Non sapeva nemmeno quanto. Sapeva solo che adesso era tutto buio intorno a lei e solo i lampioni e i fari delle macchine illuminavano la strada.
Non sentiva la fatica, non sentiva la stanchezza ne l’affanno.
Sentiva solo confusione nella sua testa, nel suo cuore.
Era confusa.
Salutarla o no?
Cosa avrebbe potuto dirle o chiederle?
Spesso si era trovata a chiedersi perché Brittany avesse voluto andarsene così velocemente dall’ospedale, quando per procedura sarebbe potuta rimanere almeno altri tre giorni.
Certo non erano molti. Ma, in quel momento, tre giorni con Brittany, le sembravano la cosa più bella che le potesse accadere.
E invece ne era stata privata. E ancora non ne capiva il perché.
 
Aveva chiesto più volte a Quinn se sapesse qualcosa, se Sam le avesse detto qualcosa, ormai i due si vedevano da due settimane. Ma la bionda era sempre stata evasiva e aveva sempre deviato i discorsi.
 
Si sedette su una panchina sentendo improvvisamente tutta la stanchezza avvolgerla.
 
Sentì come se tutto il peso dei suoi pensieri si fosse affossato sul suo petto facendola affannare.
 
Quella lettera che aveva ricevuto una settimana prima e che ancora non aveva avuto il coraggio di leggere, era la cosa che più la opprimeva al momento.
 
Il cielo buio intorno a lei le sembrò diventare ancora più scuro e le sembrò che l’avvolgesse.
 
Si sentì volare, e i suoi problemi, le sue domande, sparire. Si sentì libera.
 
Fino a che l’oscurità non l’avvolse totalmente.
 
 
 
 
 
 
Si portò la mano libera al volto massaggiandosi gli occhi.
Con l’altra mano stringeva quella della ragazza stesa sul letto.
 
Non sapeva se piangere o essere arrabbiata.
In realtà era incazzata come una iena.
Era giorni e giorni che vedeva Santana saltare i pasti e aumentare l’allenamento.
Eppure si sentiva in colpa. Se fosse stata più attenta magari l’avrebbe convinta a pranzare con lei, o almeno a mangiare qualcosa prima di andare a correre.
E poi era colpa sua se Santana, scattando sulla difensiva, era tornata a correre da sola.
 
Si passò la mano tra i capelli e la guardò riposare. Si portò la sua mano alla bocca e le lasciò un leggero bacio.
 
Vide la latina fare una smorfia e aprire lentamente gli occhi.
Sempre con lentezza li posò su quelli di Quinn.
 
“Ehi..” sussurrò la bionda.
 
“D-dove sono?” chiese la mora guardandosi intorno. “O meglio, perché sono in ospedale?”
 
“Una signora a passeggio col cane ti ha vista accasciarti su una panchina. Ha chiamato l’ambulanza e ti hanno portato qui.” Le spiegò dolcemente Quinn.
 
“Sono svenuta?” chiese l’ispanica.
 
La bionda si limitò ad annuire.
 
“Adesso arriverà Callie per farti qualche domanda..” disse la bionda per poi sentire il telefono squillare. Lo prese e lesse il nome sul display.
 
Guardò Santana e le lasciò la mano.
 
“Scusa, devo rispondere..” disse alzandosi e uscendo dalla stanza.
 
 
 
 
 
“Perfetto! Bravissima! Vedrai, secondo me alzi anche quello da due chili!” le disse l’istruttore incoraggiandola.
 
Lei sorrise e provò ad alzare il peso ma non riuscì a farlo del tutto.
 
Sospirò lasciando a terra il peso.
 
Sam era appoggiato al muro guardando la sorella che lentamente raggiungeva quei piccoli traguardi per la riabilitazione della sua spalla.
 
“Ehi.. ho ricevuto la tua chiamata…” disse una voce. Sorrise voltandosi e la guardò.
 
“Ehi.. ciao.. si volevo sapere se avevi risolto quel problema che avevi ieri..” disse Sam dopo averle lasciato un bacio sulla guancia.
 
Quinn sorrise per come il ragazzo si fosse preoccupato di Santana. Lo aveva chiamato in preda al panico chiedendo se magari Santana si era fatta vedere da loro, perché erano le dieci di sera e non era ancora tornata. E il telefono lo aveva lasciato a casa.
 
Quinn si voltò a guardare Brittany e poi guardò di nuovo Sam.
 
“Si, si.. tutto apposto.” Disse la bionda più bassa facendo un mezzo sorriso all’altra bionda che si era girata a guardarla notando la sua presenza.
 
Poco dopo arrivò Callie. Vedendo Quinn corrugò la fronte.
 
“Fabrey, non dovresti essere da Santana? Beh comunque io sto andando a visitarla ora.. so che volevi essere presente..” disse la mora avvicinandosi attirando l’attenzione di Brittany.
 
Sam guardò Quinn.
 
“Visitarla? Che ha? Sta male?” chiese Sam.
 
Quinn sbuffò guardando Callie con sguardo assassino.
La mora in risposta abbassò lo sguardo. Non aveva pensato al fattore Brittany.
 
La bionda infatti aveva lasciato tutti i pesi e si era avvicinata ai tre.
 
“Beh, ora no, direi che ora sta bene, almeno penso..” disse Quinn.
 
“Posso venire con voi a vederla?” chiese Brittany.
 
“Non so se è il caso.. Britt..” provò Quinn.
 
“No, va bene, puoi venire.. ma devi aspettare fuori..” disse Callie per poi fare cenno di avviarsi.
 
 
 
 
“Well sometimes I go out by myself and I look across the water, e se qualcuno non mi viene a tirar fuori da questo letto giuro che vi ammazzo!” canticchiava Santana presa dalla noia di essere rimasta da sola in quella spoglia camera, con quell’orrendo vestiario.
 
In quel momento la porta si aprì e sospirò di conforto.
 
“Era l’ora, Fabrey!” esclamò vedendola entrare.
 
La bionda ridacchiò avendola sentita cantare.
 
“Bell’arrangiamento” disse ridendo.
 
Santana poi sorrise anche a Callie.
 
“Allora, so che hai delle domande per me..” disse invogliandola a muoversi.
 
Voleva uscire di li il prima possibile. Starci come “paziente” non le piaceva.
 
“Si, prima di tutto vorrei sapere come ti senti..”
 
“Bene”
 
“Senti stanchezza, giramenti di testa, niente?”
 
“Nada de nada..” rispose la latina.
 
“Meglio, allora.. ti va di spiegarmi la dinamica dell’accaduto?”
 
“Sei qui in veste di dottoressa o di Callie?” chiese quasi con strafottenza l’ispanica.
 
“Sono qui in veste di tua amica, preoccupata perché non mangi un pasto solido e che si possa definire pasto con almeno più di 30 calorie da una settimana! Preoccupata perché nonostante tutto hai aumentato gli allenamenti e i turni!” urlò la Torres urtata dal menefreghismo della ragazza.
 
“Se sei venuta qui per urlarmi contro i miei sbagli mettiti i fila Calliope! C’è prima la Fabrey!” continuò la latina.
 
“San! Dannazione! Puoi essere seria per un po’?” chiese Quinn.
 
“Okay! Volete sapere come è andata? Fino a una settimana fa stavo bene. Poi ero tra i corridoi e..
 
 
Sorrise all’infermiera passandole la cartella.
 
“Okay Grace! Ci vediamo dopo in sala operatoria!” le disse con un sorriso.
 
Si sentiva stranamente bene. Non pensava più a Brittany, cercava di pensare il meno possibile e passare più tempo con Rachel che dopo qualche giorno sarebbe tornata a New York.
 
Stava camminando per i corridoi avviandosi verso l’ascensore quando le porte che lentamente si stavano chiudendo le mostrarono gli occhi azzurri, che avrebbe potuto riconoscere tra mille. Una cascata di capelli biondi e quel suo sorriso che tanto amava.
Sentì la sua risata e le riempì le orecchie nuovamente. Fu un contrasto di emozioni troppo forte per lei.
 
 
 
“… e da li non sono più riuscita a trovare l’appetito. Avevo solo questa adrenalina addosso e queste energie. Avevo bisogno di non pensare. Bisogno di evadere.”
 
“Evadere da cosa?” chiese Callie.
 
“Da tutto, da me stessa, dai miei sentimenti.. da Brittany. Non riesco a capacitarmi come una persona in meno di tre giorni abbia potuto farmi questo effetto. Abbia potuto rapirmi così il cuore. Non è possibile. E’ una cosa incredibile, nel vero senso della parola, è una trama da film scadente. L’amore non può nascere così velocemente, è un processo lungo.. io..” si bloccò.
 
Stava parlando così velocemente dei suoi sentimenti che non sembrava nemmeno lei. Guardò la flebo.
 
“Cosa mi avete dato? Mi avete drogata?” chiese facendo ridacchiare Quinn.
 
“Tu non hai mai amato San. Non hai mai provato sentimenti così forti e contrastanti. La prima volta che conobbi Arizona lei mi baciò, nel bagno di un bar. Quando mi feci avanti scoprii che aveva una ragazza. E, dio! Mi sentivo così umiliata. Lei mi aveva baciata. Lei mi aveva fatto credere delle cose. La odiavo per questo. Eppure, non riuscii a darmi per vinta, perché infondo, l’amavo. L’avevo amata dal primo momento in cui era entrata nel bagno.” Disse Callie riprendendo il discorso.
 
Santana sospirò.
 
“L’amore non per forza cresce lentamente. A volte, arriva appena incroci il suo sguardo, e capisci che tu ami quella persona e che vuoi stare con lei, costi quel che costi!” continuò l’ortopedico.
 
Santana continuava a stare in silenzio. Rifletteva su ciò che le aveva appena detto Callie.
 
“San, senti, non voglio cercare di psicoanalizzarti, voglio solo aiutarti, perché questa mi sembra una chiara richiesta di aiuto. Ti sei sempre curata di te stessa, del tuo corpo, della tua salute..”
 
Santana alzò lo sguardo su di lei.
 
“Mia madre mi ha scritto una lettera.” Disse spostando immediatamente lo sguardo dalle due.
 
Quinn spalancò gli occhi.
 
“C-che cosa? Che ti ha scritto?”
 
L’ispanica alzò le spalle.
 
“Non ho avuto la forza di aprirla..”
 
“San.. io.. mi dispiace.. perché non mi hai detto niente..”
 
“Non lo so. Pensavo che non dicendolo a nessuno, probabilmente quella lettera non avrebbe assunto quell’importanza che invece io gli davo.” Spiegò Santana.
 
Quinn velocemente si gettò su di lei abbracciandola.
 
“Mi dispiace San..” le sussurrò all’orecchio mentre la mora si lasciava scappare una lacrima.
 
 
 
 
Si chiuse la porta alle spalle e subito Brittany avanzo verso di lei.
 
“Allora come sta?”
 
“Sta bene, Santana è una tosta, il suo corpo ci ha messo 6 giorni e 30 chilometri prima di avere la decenza di svenire, essendo a digiuno.” Spiegò Callie.
 
“P-posso vederla?” chiese titubante.
 
Callie esitò molto. Ma poi fece un mezzo accenno con la testa.
 
 
 
Erano ancora abbracciate quando sentirono la porta aprirsi.
 
Quinn pensò fosse Callie.
 
Lasciò un bacio sulla guancia alla latina e si staccò dall’abbraccio.
 
“Torres! Cosa hai dimenticato? Di chiedermi anche quante volte batto gli occhi?” chiese ironicamente Santana ridendo per poi voltarsi verso la porta e bloccarsi.
 
“Non sono la Dottoressa Torres..” disse Brittany guardando Santana.
 
Poi guardò Quinn, la quale strinse la mano a Santana prima di uscire dalla camera.
 
Rimasero in silenzio per un buon minuto.
 
“Come stai?” chiese poi la bionda.
 
“Bene, un’enorme flebo e sono di nuovo in piedi..” disse Santana con un mezzo sorriso. “Te?”
 
“Io.. va tutto bene.” Farfugliò Brittany.
 
La mora sorrise.
 
“Come sta Jacky?” le chiese Santana distogliendo lo sguardo da lei.
 
Brittany fece un sorriso amaro.
 
“Bene.. sta bene..” disse chiudendo gli occhi pentendosi delle sue parole.
 
La mora fece lo stesso annuendo. Se solo avesse visto che la faccia di Brittany parlava chiaro.
 
“Sai, ho pensato al momento in cui ci saremmo riviste, io sarei venuta alla stanza riabilitazione, ti avrei salutata nel mio bellissimo camice bianco da chirurgo, e non in questo scandaloso camice da paziente.”
 
La bionda sorrise.
 
“Perché non lo hai mai fatto?”  le chiese poi.
 
“Perché mi mancava il coraggio.” Ammise ricordando le parole di Quinn.
 
“E cosa te lo da ora di parlare così apertamente con me?”
 
“Penso che mi abbiano dato della morfina o qualcosa del genere. E il fatto che fossi stata una stupida. Mi ero immaginata cose, e situazioni. Tu stai insieme a Jacky e-“
 
“San sent-“ la interruppe Brittany interrotta a sua volta di nuovo da Santana.
 
Brittany le stava per dire che si era lasciata.
 
“Potremmo essere amiche, dopo tutto tuo fratello e la mia migliore amica sono in una sorta di relazione no?” chiese Santana.
 
La bionda sentiva gli occhi bruciarle. Avrebbe voluto piangere.
 
Annuì mordendosi le labbra.
 
“Si certo..” annuì la bionda.
 
Santana sorrise e a Brittany si scaldò il cuore a quel sorriso.
 
“Bene..”
 
Santana sorrideva, ma dentro si sarebbe voluta uccidere. Appena aveva sentito che stava ancora con Jacky, il suo stupido carattere l’aveva fatta mettere sulla difensiva.
 
Aveva deciso di negare tutti i suoi sentimenti.
Di far finta che non esistessero.
Era quasi riuscita a convincersi da sola di quella performance da due soldi che aveva appena fatto.
 
Aveva questa tendenza ad allontanare le persone. Sapeva che era sbagliato. Tremendamente sbagliato.
Eppure lo faceva continuamente, soffrendo lei per prima.
 
Con la storia di sua madre, non riusciva a pensare a nient’altro. A nessun’altro.
 
“Devo andare..” sussurrò poi Brittany.
 
“Okay.. ci vediamo” disse la latina mentre la bionda ormai già di spalle aveva aperto la porta ed era uscita.
 
Una volta fuori cominciò a correre finendo nella rampa di scale.
 
Si attaccò al muro lasciandosi scivolare a terra liberando le lacrime che tanto aveva trattenuto dentro quella stanza piena del profumo di Santana.
 
 
 
 
 
Franci’s Corner:

Allora… ecco qui il quinto capitolo! Ho postato velocissimo per farmi perdonare il ritardo assurdo del capitolo precedente.

Volevo dire solo una cosa.

Magari penserete che la reazione di Santana è esagerata. Ma a me personalmente convince.

Insomma, sua madre che non sente da anni le scrive una lettera. Ogni volta che fa un passo in avanti con Brittany automaticamente qualche forza le riporta a dieci passi indietro.
Beh, niente. Questo è quanto.

Fatemi sapere che ne pensate :)
Baci Fra!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Suonò la sveglia e si girò nel letto stringendosi tra le sue braccia posando la testa sul suo petto emettendo un lamento.
L’altra le accarezzò la schiena e le baciò la testa con una risatina e spense la sveglia.
 
“Che ore sono?” chiese in un lamento detto contro il petto dell’altra.
 
“Le cinque, abbiamo da fare il pre-giro delle visite con gli specializzandi.” Spiegò Quinn cercando di alzarsi ma Santana la teneva stretta a se.
 
“San! Fammi alzare!” disse in una risata.
 
“No!” rispose l’altra con voce da bambina.
Quinn scoppiò a ridere e si lasciò andare sul letto stringendo Santana a se per poi iniziare all’improvviso a farle il solletico.
 
L’altra scatto cercando di scappare ma Quinn, conoscendola bene, si posizionò subito a cavalcioni su di lei continuando a solleticarle i fianchi.
 
Le risa della latina riempivano la stanza e Quinn ne era incantata.
Incantata da quella risata cristallina, bellissima. Così pura.
 
Si era pera nei suoi pensieri e la latina aveva velocemente ribaltato la situazione bloccandole il polsi sopra la testa.
 
“Brutta posizione la sottomissione, eh Fabrey?” le disse ridendo a un centimetro dal suo viso.
 
La bionda fece una piccola smorfia cercando di liberarsi.
Poi guardò le labbra di Santana e poi gli occhi della latina.
Alzò leggermente la testa e posò le sue labbra contro quelle piene dell’ispanica.
 
Questa si ritirò velocemente mantenendo la presa salda sui suoi polsi.
 
“Mi dispiace Fabrey! Ci sono cascata una volta a questo tuo giochetto, l’ho capito che non ti interesso, quindi.. adesso dovrai implorare il mio perdono!” disse la latina ridendo facendo ridere anche la bionda.
 
“Faremo tardi San!” esclamò allora Quinn.
 
“Vorrà dire che devi farlo il più velocemente possibile!”
 
“Ookay, ti chiedo perdono per essere così tremendamente sexy e non abbordabile!” esclamò lei ridendo.
 
La latina rise e si staccò.
 
“Sei una pessima prigioniera!” disse ridendo alzandosi dal letto.
 
Quinn la seguì ridendo.
La latina si avviò verso il bagno mentre la bionda verso la cucina.
Santana guardò il suo riflesso allo specchio dopo essersi lavata il viso e sospirò.
Ridere e scherzare con Quinn le faceva sempre piacere. Ma scherzando con lei non poteva non pensare a quanto avrebbe voluto scherzare in quel modo con l’altra bionda.
E che quel bacio lo avesse dato lei.
Prese l’asciugamano asciugandosi il volto e si riguardò allo specchio.
La più grande cazzata che aveva fatto. Se le avessero chiesto quale fosse, era sicura di rispondere, senza nemmeno esitare, l’aver chiesto a Brittany di essere amiche.
Non solo perché effettivamente non puoi essere una buona amica per una persona che ti piace, a meno che tu non metta tutti i tuoi sentimenti all’ultimo posto soffrendo giorno dopo giorno.
Ma anche perché Brittany non si era fatta viva da ormai un mese dopo quell’incontro.
Non che lei lo avesse fatto.
Ma aveva i suoi motivi.
Sapeva che non sarebbe riuscita ad essere semplicemente una sua amica.
E poi non aveva il numero, e non sapeva dove abitava.
 
Mise apposto l’asciugamano e andò in cucina a fare la colazione.
 
 
 
 
Mangiò un pezzo di pancake e bevve un sorso di aranciata.
Restava in silenzio sentendo la persona di fronte a lei ridacchiare a dei messaggi.
Alzò lo sguardo.
 
“Dio santo, Sam. Chi è che ti messaggia alle sette di mattina?” chiese in un quasi sbadiglio al solo pensiero di che ore fossero.
 
“Quinn, si è svegliata alle cinque stamani. “ rispose il ragazzo continuando a messaggiare con un sorriso.
 
La bionda sospirò finendo la sua colazione.
 
“Quindi ormai è una cosa ufficiale tra voi? State insieme?” chiese finendo di bere la sua aranciata.
Il ragazzo posò il telefono e prese la tazza del caffè.
 
“Si, almeno penso. Non lo so..”
 
“Come ti presenta ai suoi amici?” chiese allora la  bionda.
 
“Non- non ho mai incontrato dei suoi amici  a parte Santana..” disse lui pensandoci.
 
La bionda udendo quel nome sentì una fitta alla bocca dello stomaco.
Si sentì come se stava per buttare fuori la colazione.
Era un mese che non la sentiva o vedeva. Non che fossero legate da dire, si sentivano tutti i giorni, ma avevano passato una settimana vedendosi tutti i giorni.
E dopo aver visto la latina in quella camera d’ospedale si era sentita in colpa per come era andata via.
Non che le dovesse niente, ma se si era arrabbiata per il comportamento della latina immaginava che la latina ci fosse un po’ rimasta male per il suo, o un po’ almeno lo sperava.
Eppure quando la latina le aveva proposto di essere amiche lei aveva accettato.
Ma come poteva essere sua amica?
Cioè si, un’amica è una persona per cui faresti di tutto, ma è una persona che non puoi amare.
E Brittany era abbastanza sicura di amare quella moretta.
 
Sospirò prendendo un altro sorso di aranciata.
 
“Beh, vai a farle una sorpresa a lavoro, portale un caffè. Se si è svegliata alle cinque lo accetterà più che volentieri!” disse Brittany.
 
Sam annuì.

“Hai ragione, è una buona idea. Ma prima devo accompagnarti a lavoro.”
 
La bionda annuì.
 
“Okay, allora moviamoci.” Esclamò la bionda alzandosi e andandosi a cambiare per andare a lavoro.
 
Sam fece lo stesso e in poco tempo furono alla caffetteria dove lavorava la bionda.
 
“Vieni, ti do un caffè da portare a Quinn. Penso che quello dell’ospedale non lo voglia.” Disse la bionda aprendo il negozio con le chiavi.
 
Preparò il caffè macchiato con un goccio di vaniglia. Ci mise sopra il coperchio e lo passo a Sam per poi allungarle anche una bustina con una ciambella.
 
“Vedrai che la accetterà volentieri!”
 
Sam sorrise e le baciò la guancia.
 
“Grazie sorellina, ci vediamo all’ora di pranzo.”
 
Brittany lo guardò uscire per poi sistemare il bancone aspettando che arrivasse qualche cliente.
 
Quella mattina fin verso le undici sarebbe stata da sola.
Accese la radio e sorrise sentendo la canzone.
Cominciò a canticchiarla evitando di ballare.
Le avevano detto di evitare forzi come ballare. Almeno per adesso.
 
 
 
 
 
“Te ne starai li ferma per molto?”
 
“Stavo aspettando che finisse di scrivere.”
 
“Beh, penso che puoi metterti anche a sedere allora..” disse indicando le cartelle che l’infermiera aveva appena appoggiato sul bancone.
 
“Dimmi..” disse allora chiudendo la cartella e prendendone un’altra.
 
“Il paziente della 20343 ha bisogno che prenda una centrale.” Disse la specializzanda.
 
“Seriamente? E hai bisogno di me? Un chirurgo cardiotoracico?” chiese la latina chiudendo la cartella e incrociando le braccia sotto il petto guardandola con un sopracciglio alzato.
 
“N-n-no, io.. mi scusi..” balbettò la ragazzina.
 
“Senti.. non so come ti chiami quindi sarai 2.1, quindi senti 2.1, oggi è il tuo primo giorno qui, e non so chi ti ha voluto fare lo scherzo di dirti che io sono la responsabile. Non sono la responsabile dei novellini, ma solo di quelli di quarto anno che fanno cardiotoracica. Devi cercare la Bailey.” Disse tornando a scrivere la latina.
 
“Grazie..” disse la specializzanda.
 
La latina alzò lo sguardo sulla ragazza.
Aveva almeno 23 anni. Era castana con gli occhi celesti. Fisico snello e slanciato.
 
“Sparks..” chiamai una mia specializzanda.
 
“Vai nella 20343 e metti una centrale al signore. Poi torna qui e finisci di compilare queste cartelle. Ho la mano stanca e non deve stancarsi.” Disse la latina con tono severo.
 
La specializzanda del quarto anno guardò la specializzanda del primo con un ringhio e poi andò.
 
“San!” urlò Quinn raggiungendola al bancone delle infermiere mentre l’ispanica metteva la penna nel taschino.
 
“Dimmi Lucy Q.” avanzo verso di lei.
 
“Volevo dirti che Rach tornerà domani da New York, me lo ha appena detto..” disse la bionda.
 
“La Berry torna in città? Pensi che questa volta ce la farò ad andarci fino in fondo?” chiese Puck comparendo dietro il bancone delle infermiere.
 
“Noah, sei pessimo. E poi Finn è il tuo migliore amico.” Esclamò Quinn.
 
“Senti, Finn l’ha lasciata, è lui lo stupido, che ci posso fare io? E poi il Puckzilla ha bisogno di un po’ di movimento.” Disse Puck uscendo da dietro il bancone e avvicinandosi alle due ragazze.“ E nessuna di voi due è disponibile! A meno che qualcuno non abbia cambiat-“ si voltò a guardare Santana.
 
“No.” Esclamò quella con una risata.
 
Il ragazzo si voltò verso Quinn allora andando ad abbracciarla.
 
“Su su, Fabrey, come fai a resistermi?” disse scherzoso mentre Quinn rideva.
 
“Quinn..” si sentì da una quarta voce.
 
Santana non riuscì a trattenere una risata e guardò la specializzanda per poi tornare su Quinn la quale aveva spinto velocemente Puck lontano.
 
“S-Sam!” esclamò lei.
 
“Già..”
 
“Che ci fai qui?”
 
“Me lo sto chiedendo anche io, ti avevo portato un caffè. Lo ha fatto Britts.” Disse allungando la tazza e la busta.
 
“Grazie..” disse Quinn con un sorriso.
 
“Voi non vi siete ancora visti..” disse poi guardando Puck. “Lui è Noah. Noah lui è Sam, il mio ragazzo..” continuò Quinn.
 
Sam allungò la mano verso Noah il quale la strinse sorridente.
 
“Finalmente ti conosco, ho sentito parlare molto di te!”
 
“Che peccato, io di te per niente.. “ disse duro.
 
“Oh, beh. Sono il migliore amico di queste due testone, siamo cresciuti insieme..” disse Noah. “Ad esempio io e Santana abbiamo perso la verginità insieme!” disse indicando la latina.
 
La quale diventò bordeaux e guardò il suo cercapersone come se stesse suonando.
 
“Oh, guarda, mi stanno chiamando..” disse voltandosi per andarsene ma si bloccò e prese la busta dalle mani di Quinn. “Ti si posa sui fianchi Lucy Q. Mi ringrazierai dopo!” disse ridendo e scomparendo.
 
Rise tra se e se aspettando l’ascensore guardando il contenuto della busta.
Si voltò e guardò la specializzanda che la seguiva indecisa.
 
“Avanti muoviti 2.1! Oggi è la tua giornata fortunata. Ho una ciambella e un operazione interessante alla quale puoi entrare a guardare. Ma prima devi imparare a chiedere le cose con sicurezza, e non come se avessi una pistola puntata alla testa. E il grazie, no. Non lo devi dire.” Disse entrando in ascensore.
 
“Adesso sparisci e ci vediamo alla sala operatoria 4 tra dieci minuti.”
 
Arrivò nella stanza degli strutturati e si sedette sul divano addentando la ciambella per poi guardare a busta.
 
“Los Angeles Bean Caffè”  lesse.
 
Aveva detto che il caffè lo aveva fatto Brittany.
Il suo cervello si illuminò come una lampadina.
Brittany lavorava li.
Piegò la busta e la mise nel suo armadietto.
 
“Lopez, che stai combinando con la Rose?”
Si voltò di scatto notando la Bailey con le mani sui fianchi.
 
“Chi è?”
 
“Brunetta, occhi azzurri..”
 
“Oh, niente, le faccio assistere ad una broncoscopia!” disse la latina chiudendo il suo armadietto e avviandosi verso la porta ma venendo bloccata dalla Bailey.
 
“E’ una specializzanda del primo anno. Non fare cazzate Lopez. E non può assistere ad un intervento il suo primo giorno.”
 
“Oh avanti Bailey! Non voglio mica portarmela a letto..” disse e Miranda continuò a guardarla con quel suo sguardo impassibile, e quasi spaventoso.
 
“Okay, forse si. Ma-“
 
“Non c’è nessun ma, Lopez, è una MIA specializzanda..”
 
“Oh, ma anche la Grey lo era ed è sposata con Shepherd adesso!”
 
“Pensi che tu e la Rose vi sposerete?”  chiese.
 
“Okay, Bailey, va bene. Riprenditi la tua specializzanda, io vado a fare la broncoscopia.” Disse superandola.
 
Appena uscita dalla porta sbuffò.
 
Possibile che la Bailey riuscisse a sottomettere persino lei?
 
 
 
 
 
Addentò il suo panino.
“Quindi.. state insieme?” chiese con un sorriso Brittany.
 
Il ragazzo davanti a lei annuì con un sorrisone.
 
“Già, e c’è un'altra bella notizia! Mamma verrà a trovarci domani!” esclamò Sam mentre la sorella spalancava la bocca e si gettava tra le braccia del fratello.
 
“E’ grandioso!” urlò.
 
Sam rise stringendola per poi staccarsi dall’abbraccio.
 
“Adesso devo andare. Il lavoro chiama, ci vediamo dopo alle cinque quando stacchi..” le disse.
 
Brittany annuì e con un sorriso buttò via i tovaglioli sporchi e accese la radio nella caffetteria.
 
Era vuota e la sua collega era uscita.
 
Sentendo la musica iniziò a ballare per la caffetteria felice per la notizia che suo fratello le aveva appena dato.
 
Non sentì il campanello della porta suonare quando questa si aprì.
 
La figura che era entrata si appoggiò allo stipite della porta e sorrise.
 
“Pensavo che il dottore ti avesse detto di non affaticarti troppo..” disse e la bionda si bloccò voltandosi.
Il respiro le si bloccò in gola vedendola in tutta la sua bellezza, che lentamente si staccava dallo stipite e si avvicinava a lei.
 
Bellissima con una gonna che le arrivava poco sopra le ginocchia e una camicia attillata allacciata fino al bottone giusto per creare quella fase di vedo non vedo che mandò nei pazzi la bionda.
 
“C-ciao.. ch-che ci fai qui?” chiese balbettando lisciandosi il grembiule.
 
“E’ una caffetteria no? Sono venuta a prende un caffè.. “ disse allora la latina.
 
“Giusto..” disse la bionda dandosi dell’idiota a pensare che fosse andata li per lei.
Si avviò dietro il bancone.
 
“Cosa posso darti?”
 
“Un americano.” Disse la latina cercando il portafoglio nella borsa venendo però bloccata dalla bionda.
 
“Non ci pensare nemmeno. Ti devo ancora centomila dollari.” Disse la bionda.
 
“Se pensi di ridarmeli in caffè, passo grazie. Rischierei di diventare una schizzata schizofrenica.” Disse la latina ridendo facendo ridere anche la bionda.
 
Brittany le allungò il cartone del caffè e la mora le sorrise come ringraziamento andandosi a sedere a un tavolo.
 
La bionda la guardò da dietro il bancone per qualche secondo per poi seguirla.
 
“Allora.. come va?” chiese.
 
La latina alzò lo sguardo e la guardò sorridendole.
 
“Bene..” disse facendole cenno di sedersi.
 
Brittany si guardò intorno per vedere se ci fosse qualche cliente e poi si sedette.
 
“Sai vero che non puoi ballare ancora? Devi venire prima a farti l’ultimo test all’ospedale, e so per certo che non lo hai fatto perché te lo devi fare io..” disse l’ispanica bevendo un sorso di caffè.
 
“Si, lo so.. ma ero felice perché, beh mia madre viene a trovarci e.. è almeno un anno che non la vedo. Si è trasferita in Olanda con il padre di Sam..” spiegò la bionda con un mezzo sorriso.
 
“Sei molto legata a tua madre..” disse la latina con un pizzico di malinconia.
Pensò a sua madre e al fatto che quella lettera era ancora sigillata nel suo armadio.
 
“Già..” annuì la bionda.
 
Entrambe si sorrisero guardandosi negli occhi.
 
“Jacky?” chiese Santana abbassando lo sguardo.
 
“Oh.. vedi..” era sicura di dirglielo questa volta. “io e lei.. noi c-“
 
“Brittany! Devi venirmi ad aiutare con la macchina del caffè! “ le urlò la ragazza che lavorava con lei, che non si era nemmeno accorta che era tornata.
 
“Si arrivo..” disse Brittany alzandosi.
 
Il cercapersone di Santana suonò comunicandole un codice rosso.
 
Scattò in piedi e prese un biglietto da visita dandolo a Brittany.
 
“Ecco, tieni. Devo scappare. Un emergenza.. ci vediamo Brittany..” disse afferrando poi di corsa la borsa e correndo fuori alla macchina.
 
La bionda si girò quel cartoncino tra le dita per poi sentire il telefono squillare.
 
“Sam.. non eri a lavoro?” chiese rispondendo.
 
“B-Britt..  v-volevo farti una sorpresa ma.. ti prego.. vieni subito all’ospedale..” disse con voce rotta da singhiozzi che cercava di trattenere.
 
 
 
 
 
 
“Eccomi, eccomi!” disse la latina infilandosi il camicie giallo sopra i suoi indumenti.  “Che è successo?”
 
“Incidente a catena. Sembra che un pazzo abbia preso la strada in contromano. Abbiamo due feriti gravi e altri sette con ferite superficiali.” Le spiegò la Bailey mentre si metteva i guanti.
 
Entrarono nel pronto soccorso con la schiera degli specializzandi a seguito e subito diedero i comandi.
 
“Sparks, vai li, arrivo subito, fai che sia ancora in vita quando torno.” Esclamò mandandola verso una signora.
 
Si voltò di scatto notando il volto di Rachel.
 
Corse immediatamente da lei.
 
“Rach, dios, come stai? Che ti è successo?” chiese abbracciandola mentre la brunetta scoppiò a piangere tra le sue braccia.
 
La latina prese la cartella e notò che non aveva niente di grave se non un polso lussato.
Sospirò di sollievo e le accarezzò la guancia.
 
“V-volevo fare una sorpresa a te e a Quinn..” disse lei tra le lacrime.
Santana abbozzò un sorriso.
 
“Va tutto bene, adesso ti manderò Callie a vedere cosa ti sei fatta, ma stai tranquilla..” le disse mentre la Sparks la stava chiamando a gran voce.
 
Lasciò un ultimo sorriso a Rachel e corse, per come poteva dati i tacchi, fino alla stanza del pronto soccorso dove la Sparks stava dando una scarica di 200 sulla paziente.
 
“Spostati, cosa abbiamo?”
 
“E’ in fibrillazione da dieci minuti!” esclamò la specializzanda.
 
“Dottoressa!” esclamò un infermiere dandole delle lastre fatte in quella stanza dalla specializzanda.
 
Santana le guardò spalancando gli occhi.
 
“Cazzo, ha una scheggia di vetro nel cuore, e un polmone perforato dato lo schiacciamento della cassa toracica.  Mierda. Con le scariche hai danneggiato di più il cuore! Prenotate una sala operatoria, adesso!” urlò uscendo dalla stanza perché chiamata a gran voce dall’altra parte del pronto soccorso.
 
“Brutto giorno per mettersi i tacchi eh, San?” esclamò con un sorriso Quinn.
 
“Puoi ben dirlo Fabrey, cosa abbiamo?”
 
“Grosso impatto contro il volante e contro il parabrezza, sospetto compromissione del fegato e  della milza rottura di costole e emorragia celebrale, ho già chiamato Shepherd..” spiegò Quinn. “E abbiamo fatto le analisi del sangue. Era ubriaco..”
 
“E’ lui che ha causato l’incidente?” chiese Santana sfogliando la cartella.
 
“Si..” disse Quinn guardando Santana guardare i parametri vitali del tizio scendere sempre più velocemente.
 
“San..” si sentì chiamare da una voce troppo familiare.
Si voltò lentamente trovando gli occhi arrossati di Brittany e al suo fianco Sam con un grosso taglio sulla fronte.
Santana e Quinn spalancarono gli occhi verso di loro avvicinandosi.

“Che diavolo è successo?” chiese Quinn.
 
“N-nostra madre. Io e lei volevamo fare una sorpresa a Brittany e… lei è stata separata da me perché era più grave..” spiegò uno scioccato Sam con occhi distrutti dal pianto.
 
Santana sentì la rabbia ribollire nel suo corpo.
Sapeva quanto Brittany aspettava di vedere sua madre.
 
“Non morirai sotto il mio controllo.” Ringhiò voltandosi verso il paziente sul letto e dando un pugno con rabbia sulla sua cassa toracica facendo tornare i parametri stabili.
 
“Quinn, ho un'altra operazione programmata, devo andare.” Disse verso la bionda la quale guardò Sam e poi Santana annuendo e si allontanò portando il paziente a fare una tac.
 
Santana guardò Brittany.
 
“Come si chiama vostra madre?”
 
“Cassandra Pierce.” Disse Brittany facendo sbiancare Santana.
La paziente più grave era proprio sua madre.
Quante maledette possibilità c’erano?
 
“Brittany, Sam.. vostra madre.. sta andando in sala operatoria. Ha un-una scheggia nel cuore.”
 
“Un-una cosa? Oddio..” esclamò Sam stringendo al sorella.
 
Il cercapersone di Santana suonò comunicandole di correre in sala operatoria.
 
“Oddio.. è lei vero?” chiese Brittany.
 
Santana strinse le labbra e socchiuse gli occhi.
 
“Scusate, devo correre, vi manderò qualcuno ad aggiornarvi costantemente.. ve lo prometto..” disse Santana guardando negli occhi Brittany per poi cominciare a correre.
Si fermò solo per levarsi i tacchi.
 
 
 
 
Sorrise a Callie che le aveva appena finito di mettere il gesso e poi firmò le carte per farsi dimettere.
Passò davanti alla sala d’aspetto e notò Brittany e Sam, quest’ultimo con dei punti in fronte, seduti.
 
“Ragazzi..” disse avvicinandosi.
 
I due alzarono lo sguardo su di lei e abbozzarono un leggero sorriso.
 
“Santana sta operando nostra madre..” disse Brittany.
La brunetta chiuse gli occhi e si sedette accanto a Sam.
 
“Santana è la migliore..”
 
 
 
 
Fissava da ormai cinque minuti la signora venir sistemata sul letto della sala operatoria, mentre si lavava.
Continuava ad inspirare ed espirare ripetendosi di mantenere la calma.
Ripetendosi che era migliore.
Doveva essere la migliore.
Per lei.
Per Brittany.
 
“Dottoressa Lopez, si sente bene?”
 
Si voltò di scatto vedendo la Rose sulla porta.
 
“C-che ci fai qui?”
 
“Cercavo lei per un consulto..”
 
“Senti, ho bisogno di un favore. Devi andare in sala d’aspetto e tenere aggiornata la famiglia Pierce..” disse come illuminata Santana. “Puoi farlo, per favore?”
 
La brunetta annuì e la mora abbozzò un sorriso di  ringraziamento entrando in sala.
 
L’infermiera le infilò il camice e poi i guanti e poi si avvicinò alla paziente.
 
Si scrocchiò il collo guardando il soffitto e prese un profondo respiro guardando i capelli biondi uscire dalla cuffietta che avevano messo alla paziente.
 
Erano come quelli di Brittany.
Chiuse gli occhi e respirò nuovamente allargando la mano.
 
“Bisturi.” Disse decisa aprendo gli occhi.
 
 
 
 
Si massaggiò il collo strizzando gli occhi per la stanchezza.
Guardò l’ora e sbuffò.
Erano le 4 di pomeriggio.
Era ufficialmente in piedi da undici ore.
Si avviò verso la sala d’aspetto notando Rachel seduta con Sam e Brittany.
Si avvicinò e Rachel, appena resasi conto che era li, scattò in piedi ad abbracciarla.
 
“Quinn..” disse.
 
“Rach..” sussurrò l’altra. “Mi dispiace non essere venuta a controllarvi prima ragazzi. Ma dovevo occuparmi dell’emergenza..” continuò staccandosi da Rachel andando a baciare Sam per poi sfiorargli con le dita il cerotto sulla fronte. “Come stai?”
 
“Bene, ho fatto una tac ed è tutto apposto. Non mi rimarrà neanche la cicatrice, così ha detto Sloan..” disse il ragazzo mordendosi il labbro tremante.
 
Quinn spostò lo sguardo su Brittany abbozzando un leggero sorriso al quale la ragazza tentò di rispondere.
 
“Famiglia Pierce?” chiese Marley.
 
“Rose, che ci fai qui?” chiese Quinn guardando la specializzanda sottecchi.
 
“La dottoressa Lopez mi ha chiesto di tenere aggiornata la famiglia..”
 
“Come sta?” chiese allora Sam.
 
“Sta perdendo un sacco di sangue, ha già avuto tre trasfusioni e i parametri vitali sono in continua discesa..” spiegò la ragazza.
 
“In inglese per favore..” disse Brittany.
 
Rose guardò Quinn che sospirò.
 
“Vuol dire che sarà un operazione molto, molto lunga e difficile..” disse la bionda.
 
A quel punto Brittany si alzò in piedi prendendo la borsa e cominciò a correre verso l’uscita.
 
Sam scattò in piedi ma Quinn lo fermò.
 
“Lasciala andare. Ha bisogno di stare da sola..”
Il ragazzo si rimise a sedere e si portò le mani sulla faccia cominciando a piangere.
 
“Quinn, puoi andare a vedere come sta mia madre?” chiese tra i singhiozzi.
 
Quinn annuì e scomparì dietro la porta dell’ascensore.
 
Camminò nel corridoio e entrò nella galleria poggiandosi con la mano al vetro per vedere l’operazione.
 
“Maledizione! Serve altro sangue! Sparks! Dov’è l’innesto che ti ho chiesto di fare mezzora fa? Doveva già essere pronto!” urlò Santana con il sangue che le copriva gli avambracci e molte altre parti del camice, segno che un’arteria era recisa.
 
Quinn spostò lo sguardo sulla specializzanda che tremava visibilmente.
 
Lo notò anche Santana che però non si poteva fermare.
 
“Che hai Sparks? Non è il momento per farsi prendere dagli attacchi di panico..” le disse guardandola di sfuggita un paio di volte continuando il suo lavoro di suture sul cuore.
 
“E’-è colpa mia.. io ho dato le scariche.. e..” iniziò continuando a tremare la ragazza.
 
“Sparks, ricomponiti e fai quell’innesto.” Disse freddamente Santana.
 
“N-non ce la faccio..” balbettò la ragazza.
 
“Ascoltami bene, Lara.. non potevi sapere che aveva una scheggia nel cuore. Hai fatto quello che tutti avremmo fatto. Avrei fatto lo stesso anche io. Era in fibrillazione e avrei defibrillato anche io. Hai fatto ciò che potevi. E l’hai mantenuta in vita. Adesso però, se non ti ricomponi i tuoi sforzi, i miei sforzi, i nostri sforzi, saranno stati vani, perché morirà dissanguata su questo tavolo operatorio. E non posso permetterlo! Non posso, perché questa è la madre della ragazza che amo. Quindi ricomponiti e comportati da chirurgo maledizione!” disse Santana continuando a suturare.
 
Quinn abbozzò un sorriso di orgoglio per la migliore amica.
Ma quando sentì il suono del cuore di Cassandra diventare un unico fischio stridulo e fastidioso il sorriso scompari.
 
Santana alzò la testa e guardò verso lo schermo stringendo la mandibola sentendo le lacrime agli occhi crearsi.
 
Alzò poi la testa verso Quinn e chiuse gli occhi mentre quel rumore le era ormai entrato nella testa fastidioso e doloroso.



Franci's corner.

Non mi odiate vi prego. Un ritardo assurdo e poi vi lacio così, lo so. Ma sennò diventata troppo lungo.. 
Eee.. eccoci qua.. il sesto capitolo.. 

Fatemi sapere che ne pensate.. vi amooo

Baci Fra

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 Scusate il ritardo e l'attesa.

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Pensate mai a come sia la vita dopo la morte.
A se esiste una vita dopo la morte.
E poi, è giusto chiamarla vita se si è morti?
 
E cosa è poi la morte.
La morte fisica è molto chiaro.
Il cuore smette di battere, non arriva più sangue al cervello non girà più l’ossigeno.
E’ davvero uno stupido oggetto il corpo umano.
Così grande e pieno di funzioni.
Attento ad ogni minimo dettaglio.
E poi, basta che un singolo organo smetta di battere, e tutto finisce.
 
In quel momento Brittany si stava immaginando il cuore di sua madre fermarsi.
E sentiva il suo fare lo stesso.
Non una morte fisica. Ma mentale, spirituale.
Sentiva il suo corpo morire.
Ogni sua cellula.
Ogni minima fibra.
 
Le lacrime le rigavano il viso da ormai quelle che erano ore.
Il vento le scompigliava i capelli, e l’ara cominciava a farsi fredda.
All’orizzonte il cielo cominciava a farsi arancione, segno che stava tramontando il sole di quel giorno che Brittany pensava fosse il più brutto della sua vita.
 
Era appoggiata con gli avambracci alla ringhiera della banchina che dava sul mare.
L’odore di salsedine le inebriava i sensi.
Il rumore delle onde che si infrangevano sul bagno asciuga la rilassavano, ma non abbastanza da far smettere alle sue lacrime di uscire incontrollate.
 
In quel momento sentì qualcuno mettersi accanto a lei.
Nella sua stessa posizione.
Rivolta verso il mare con gli avambracci sulla ringhiera.
Il vento le scompigliò i capelli che tentò di sistemare passandosi una mano tra di essi.
 
Brittany riconobbe il suo profumo.
Chiuse gli occhi un attimo lasciando andare altre lacrime.
 
“E’ morta, non è vero?” chiese in un sussurrò che non fu neanche sicura che fu sentito dalla sua interlocutrice.
 
“Aveva un polmone perforato in due punti, e la scheggia nel cuore era profonda. Ha perso tanto sangue e-“ cominciò la latina spiegando con voce calma guardando il profilo che lei trovava perfetto della bionda.
 
“Basta.. ti prego.. dimmelo e basta..” la fermò Brittany.
 
“Brittany.. prima.. prima ho bisogno che tu mi ascolti. Ho bisogno che tu lo faccia..” disse la mora allungando una mano sulle sue prendendone una e cercando di farla voltare verso di se.
“Sei la persona migliore di questo mondo. Sei gentile, sei, sei tutto ciò che c’è di bello in questo fottuto mondo. E.. e io, io sono una donna che lavora con i cuori. Li tengo in mano, li suturo. Io sono la donna dei cuori. Ma quando sto con te, sento di essere solamente un piccolo, minuscolo insulso pezzo di questo mondo. Perché sei tu, sei tu la donna del mio cuore. Solo tu sei in grado di farlo battere come batte quando ti vedo. O quando penso a te. E solo a te, posso cedere il mio cuore. Lo lascerei tra le tue mani per tutta la vita.” Disse guardandola negli occhi. “E…e non possiamo essere amiche” disse cercando di trattenere le lacrime.
 
“P-perché?”
 
“Perché ti amo. Ti amo dalla prima volta in cui ti ho vista.”
 
“Ho lasciato Jacky.” Disse Brittany.
 
Santana sentì un sorriso nascere sulle sue labbra.
Una folata di vento le fece andare un ciuffo di capelli sulle labbra.
Lo stava per spostare quando sentì la mano di Brittany fermare la sua e spostare la ciocca dietro il suo orecchio accarezzandole la pelle che lentamente sfiorava con le dita a quel movimento.
 
“Ti amo anche io Santana.” Disse Brittany a un centimetro dalle sue labbra per poi chiudere le distanze portando la mano dietro la sua nuca mentre le mani di Santana andavano ai suoi fianchi.
 
Santana fece scorrere a lingua sulle labbra di Brittany la quale schiuse le labbra accogliendo la lingua di Santana con la sua, cominciando una danza piena di amore e passione.
 
Per un secondo Brittany si era addirittura scordata di ciò che stava accadendo all’ospedale.
Quelle labbra erano afrodisiache.
 
Si staccarono dopo parecchi minuti, per necessità di ossigeno.
Posarono le fronti l’una sull’altra mentre i loro nasi si sfioravano e i loro respiri si mescolavano.
 
“Ti amo..” sussurrò ancora Santana.
Brittany ebbe un brivido.
Non riuscì a capire se per il freddo o per le emozioni che Santana le trasmetteva.
 
Fatto sta che la latina se ne accorse e si tolse il cappotto appoggiandolo sulle spalle della bionda rimanendo così con il camice blu, con il quale si era cambiata dopo l’operazione.
 
“Andiamo adesso.. penso che vorrà vederti quando si sveglierà..” disse Santana guardando Brittany con un sorriso.
La bionda fece vagare lo sguardo da Santana a dei punti non precisi cercando di elaborare ciò che le aveva detto.
 
“E’.. è viva?” chiese con voce strozzata.
 
Santana si aprì nel sorriso più bello che Brittany avesse mai visto.
Due adorabili e sexy fossette si crearono sulle sue guance e Brittany si rituffò su di lei baciandola.
Adesso non pensava più che quella fosse la giornata peggiore della sua vita.
Anzi.
Arrivarono in ospedale, distante solo pochi metri dalla banchina.
Percorsero il tratto d’ospedale in silenzio arrivando fino alla camera della madre di Brittany.
La bionda allargò la mano cercando quella di Santana che non esitò ad afferrarla.
La strinse incrociando le loro dita ed entrarono trovando Sam seduto al capezzale che stringeva la mano della madre e teneva la testa appoggiata sulle mani.
 
A Santana sembrò un brutto déjà-vu.
 
Brittany subito corse verso Sam portando una mano sulla sua incrociata a quella della madre e gli accarezzò la testa con la mano libera.
Santana fece vagare lo sguardo fuori dalla stanza e notò Quinn e Rachel che guardavano dentro la stanza dalla vetrata.
Sorrise ed uscì guardandole entrambe e si andò a mettere tra loro con le braccia incrociate.
Quinn aveva la sua stessa posizione, mentre Rachel, per via del gesso, teneva una mano sul fianco e l’altra lungo il corpo.
 
“Che giornata..” disse Santana.
 
“Il tizio sta parlando con la polizia..” disse Quinn.
 
“Sono sempre stata una bambina tranquilla, ho sempre programmato tutti i miei passi. Appena voglio fare una cosa un po’ fuori schema mi ritrovo con un gesso.. direi che adesso non potete più dire che sono una perfezionista. O meglio, se lo dite sappiate che faccio bene!” disse facendo ridere le altre due.
 
“Berry, cosa hai sul gesso?” chiese Santana squadrandolo.
 
“Oh, sono stata dai bambini e lo hanno voluto disegnare.” Disse Rachel guardandolo distrattamente.
 
Santana corrugò la fronte guardando meglio le scritte e scoppiò a ridere.
 
“Ti hanno scritto: ‘Hobbit guarisci al più presto perché Gandalf rivuole il suo anello.’” Disse ridendo come una matta mentre Quinn si sporgeva per leggere anche lei ridendo.
 
“C-cosa, non è vero non c’è scritto..” disse Rachel nascondendo il gesso diventando rossa mentre la latina si teneva la pancia dalle risate.
 
Poi si gettò tra le braccia di Rachel e la strinse a se continuando a ridacchiare.
 
“Sono contenta che tu stia bene Hobbit..” le sussurrò poggiando la testa sulla sua spalla mentre Quinn sorrise alla scena e appoggiò la sua testa sulla spalla di Santana.
 
Le tre tornarono a guardare dentro la stanza vedendo i due figli abbracciare la madre appena risvegliatasi.
Sorrisero tutte e tre a quella scena commovente.
 
“Vi voglio bene ragazze..” sussurrò Santana.
 
Rachel e Quinn si guardarono stranite e poi sorrisero stringendosi di più a Santana.
 
“Anche noi, San. Anche noi..” dissero entrambe facendo sorridere l’ispanica.
 
Improvvisamente le tre si sentirono abbracciare da dietro.
 
“Ecco le mie tre donne!” disse Puck facendo ridacchiare le ragazze.
 
“Dottoressa Lopez..” sentirono alle loro spalle.
I quattro si girarono rivelando un infermiera.
“C’è una persona che vuole vederla. Non ha un appuntamento ma dice che ha diritto a vederla.” Spiegò la ragazza per poi udire delle urla.
 
“Non serve un appuntamento per sua madre! Lasciatemi passare scimmioni!” urlò una voce che purtroppo Santana non si era mai scordata.
“Eccola, è li!” urlò indicandola.
 
Santana rimase pietrificata mentre Quinn le stringeva la mano.
“Mamma..” sussurrò.
 
“Visto, mi ha riconosciuto! Lasciatemi passare..” disse spingendoli e facendosi spazio andando a passo svelto verso la latina.
 
“Santana Diabla Lopez.” Le disse la madre squadrandola. “Sei ingrassata, e hai le rughe.” Le disse con faccia disgustata.
 
“Posso dire che il piacere è reciproco..” ringhiò Santana. “Che vuoi?”
 
“Ti ho inviato una lettera…”
 
“Non ne discuteremo qui.” Disse Santana allontanandosi facendo si che la madre la seguisse.
 
Camminò fino ad una stanza vuota entrandovi invitando la madre a fare lo stesso.
 
“Che vuoi?” chiese Santana posizionandosi in mezzo alla stanza con le braccia incrociate.
 
“Ti ho scritto una lettera..” disse sua madre.
 
“Lo so. L’ho ricevuta..”
 
“E l’hai letta?”
 
“No. Non voglio avere più niente a che fare con te. Dopo che mi hai cacciato di casa. Me, tua figlia. A diciotto anni!” le urlò Santana.
Passò Callie rimettendo una cartella a posto notando la scena dal vetro della stanza.
“Che razza di madre è questa?”
 
“Dovevi leggerla! Si chiama educazione Santana. Mi sembrava di avertela insegnata.”
 
“Tu non mi hai insegnato niente. Anzi si. Mi hai insegnato cosa è l’odio.” Continuò ad urlare Santana agitando le mani.
 
“Era un invito alla festa in onore di tuo padre perché sono passati dieci anni dalla sua morte. Ma vedo che non te ne frega niente!” disse la madre avanzando di un passo verso la figlia urlando, decisamente toccata dalle parole di Santana.
 
“Sai cosa? Non mi serve una stupida festa per onorare mio padre. Questo, questo..” disse indicando intorno a se “.. lo fa più felice che sua moglie, che vive di rendita sui suoi sacrifici e impegni, che come minimo si ubriaca tutte le sere e scopa con chi le capita, gli faccia una festa in onore. Non ho bisogno di ricordare papà! Perché lui è sempre con me! E per tutta la vita ho pensato che fosse colpa mia se fosse morto! Mi sono odiata! Mi sono odiata!” urlò più forte. “Sai cosa significa odiarsi? Probabilmente no! Tu non hai pudore.” Finì avanzando di un passo verso la madre.
 
La donna ispanica guardò la figlia e senza nemmeno che Santana se ne rese contò, le tirò uno schiaffo così forte da farle voltare la testa di lato.
 
“Non osare più parlarmi così Santana. Sono tua madre..” le disse puntandola con il dito.
 
Callie spalancò gli occhi a quella scena sentendo un “oddio..” alle sue spalle.
Si voltò vedendo Brittany, Rachel, Puck e Quinn.
 
Quinn guardò i presenti e poi a passo svelto si diresse verso la stanza, nonostante i richiami di Callie, e entrò.
 
“E’ qui che ti sbagli. Non ho più una madre. Non ho più una madre da dieci anni ormai. Per me sei morta insieme a papà. Con la differenza che lui era una grande persona..” disse lei continuando a tenere la testa voltata con una lacrima che le rigò il volto.
 
La madre di Santana alzò la mano nuovamente verso il volto della figlia ma Quinn fu più veloce.
 
“Non si azzardi a toccarla nuovamente.” Disse in un ringhio facendo bloccare la madre.
In quel momento entrarono anche Rachel e Puck.
Le due ragazze andarono da Santana e la scortarono fuori mentre Puck squadrò la donna e scosse la testa uscendo.
 
Quinn era furiosa.
Quella donna aveva rovinato Santana.
Santana si era odiata per dieci anni.
E per i primi tre non riusciva a convivere con se stessa.
Tutto per colpa di quella donna.
E vederla alzare le mani sulla sua migliore amica l’aveva fatta scattare.
Abbracciò Santana stringendola ma la latina si staccò e abbassò lo sguardo.
 
“Ho bisogno di stare da sola..” sussurrò allontanandosi.
 
Si incamminò a passo svelto entrando poi nella camera del medico di guardia.
Chiuse la porta sentendo però che non si era chiusa.
Infatti Brittany entrò dietro di lei e chiuse la porta.
Chiuse a chiave mentre Santana si sedeva sul letto portando le mani alla faccia cominciando a piangere copiosamente.
Rumorosamente.
Dolorosamente.
Brittany stessa aveva le lacrime agli occhi vedendo al donna che amava soffrire così tanto.
Dopo almeno dieci minuti che Santana continuava a piangere Brittany decise di andarsi a sedere accanto a lei.
Le prese la testa fra le mani e la portò verso il suo petto facendola appoggiare a lei per poi portare la mani a circondarle il corpo e stringerla cullandola.
Santana si strinse a Brittany aumentando il pianto per un minuto intenso mente Brittany le baciava la testa.
 
 
 
 
 
Santana riaprì gli occhi guardandosi attorno.
Si sentiva uno straccio.
Si accorse che due braccia confortevoli la stavano stringendo.
 
“Come ti senti?” le chiese Brittany.
 
“Uno straccio..” disse Santana strusciandosi gli occhi con stanchezza.
“Quanto ho dormito?” chiese.
 
“Un ora.. e comunque sei bellissima..” le disse Brittany guardandola.
 
Santana era crollata tra le lacrime e Brittany era rimasta tutto il tempo a stringerla e a guardarla dormire trovandola bellissima.
“Ti va di andare a trovare mia madre, vorrebbe conoscerti..” disse Brittany baciandole la tempia.
Santana a quel contatto chiuse gli occhi e annuì.

“Va bene..” sussurrò.
 
Brittany sorrise baciandole nuovamente la tempia e si mosse per alzarsi dal letto sul quale erano stese ma Santana la bloccò guardandola diritta negli occhi.
Brittany, anche se la stanza era praticamente totalmente buia, notò gli occhi arrossati e distrutti dell’ispanica. Notò e capì la tristezza.
Ma la vide lentamente sparire più passavano i secondi che si guardavano profondamente.
La latina infatti, incontrando le iridi di Brittany, si sentiva come tornare a respirare dopo anni e anni di apnea.
Lentamente chiuse le distanze tra le e la bionda baciandola.
Un bacio così dolce e soffice che allo stesso tempo faceva percepire la passione, l’amore.
Brittany riaprì gli occhi lentamente ritrovando quelli di Santana.
 
“Grazie, per essere stata qui.. con tua madre al piano di sopra e.. e..” l’indice di Brittany si andò a posare dolcemente sulle labbra dell’ispanica zittendola.
 
“Shh, non dire niente. Sarò sempre qui, perché ti amo.”
 
 
 
 
 
Bussò sentendo le risa cessare lentamente e poi un “Avanti”.
Entrò sorridendo alla madre seguita dalla latina.
“Mamma questa è-“
 
“La dottoressa Lopez! Oh che onore conoscerla!” disse la donna cercando di alzarsi.
 
“Deve rimanere stesa, le ferite chirurgiche ci mettono un po’ a guarire, comunque può chiamarmi Santana..” disse la latina tendendo la mano verso la donna.
 
“Santana, che nome stupendo. Santana, non so come ringraziarti. Mi hai salvato la vita, e mi ha detto Sammy che hai salvato anche quella di Britty.. non so davvero come potrò ringraziarti..”
 
“Non deve ringraziarmi, è il mio lavoro. Se non volessi salvare le vite alle persone non fare questo lavoro..” sorrise la latina.
Cassandra guardò la ragazza con sorriso emozionato.
Le sembrava davvero una brava ragazza, educata e gentile.
 
“I tuoi genitori devono essere fieri di te..” disse con un sorriso.
La latina a quell’affermazione non potette sostenere lo sguardo della donna. Così lo abbassò e chiuse gli occhi riaprendoli dopo qualche secondo quando sentì la mano di Brittany stringere la sua incrociando le loro dita.
Riuscì a percepire ciò che voleva farle sentire la bionda.
Ovvero calma, sicurezza, coraggio, amore.
Voleva farle capire che lei era li. Era li per lei.
E che ci sarebbe sempre stata.
 
“In effetti mio padre è il motivo di questo lavoro.. era anche lui un chirurgo.” Spiegò la latina. “Ma si, mi piace pensare che lui sia fiero di me. Spero che lo sia..” concluse guardando poi Brittany.
La bionda la guardò e le sorrise.
 
“Mamma..” disse voltandosi poi verso la donna in questione.
“Volevo dirti che questa non è solamente la donna che ci ha salvato la vita. E’ anche la donna che amo.” Disse riportando poi lo sguardo su Santana la quale la guardava stranita con un leggero sorriso.
 
La madre sorrise.
“Beh, amore, ottima scelta.. i miei figli si sono sistemati bene..” disse prendendo la mano di Sam.
 
“Oh, beh.. non parlerei subito di.. sistemazione.. è.. ancora dobbiamo parlarne..” spiegò Brittany gesticolando sperando che Santana non si spaventasse alle parole della madre.
 
Ma la altina parve non scomporsi.
“Oh, quindi ha conosciuto Quinn, è una ragazza fantastica glielo posso assicurare io. Siamo cresciute insieme..” disse Santana con sorriso fiero.
 
“Santana!” sentirono urlare d auna voce che pareva sempre di più avvicinarsi. “Santanaa!” continuò fino a che una Arizona in corsa e con il fiatone si fermò davanti alla porta della stanza.
“Oh grazie a dio eccoti, abbiamo bisogno di te, hanno trovato un altro ferito dall’incidente, era rimasto incastrato tra il guard-rail e un camion” disse la donna bionda con il fiatone.
 
Santana strinse di più la mano di Brittany.
“Che ha?” chiese tendendo la mano facendosi passare la cartella dalla bionda.
La dottoressa però rimase in silenzio mentre Santana sfogliava e spalancava gli occhi.
“E’, è vivo?” chiese con occhi spalancati.
 
“E cosciente..” disse la bionda.
 
“Wow.. questa.. è una sfida..”
 
“Ha bisogno di te, ha bisogno della migliore.. Sala operatoria cinque. Stanno iniziando..” disse la bionda.
La latina annuì e guardò Brittany e le lasciò un bacio a fior di labbra.
 
“Devo andare..”
 
“Si, vai, tranquilla.. sei la migliore..” le sorrise Brittany guadagnandosi un altro bacio da parte della latina ma più appassionato.
 
 
 
 
 
“Dottoressa Lopez.. ho sentito da delle voci di corridoio che.. qualcuno si è fatto avanti con la biondina..” disse la Bailey mentre operava con al suo fianco Quinn che aveva al suo Santana.
Agli arti c’erano Sloan e Torres, mentre Shepherd era alla testa.
 
Tutti alzarono gli occhi su Santana la quale sorrise sotto la mascherina.
“Potrei aver trovato quella giusta.” Disse sentendo partire una ola nella sala.
Tutti risero tornando a operare sul malcapitato.






Franci's corner:

Okay, sono un po' il tipo da happy endings lo so.. lo riconosco! 
Comunque approposito di endings.. la FF finirà tra un paio massimo tre capitoli.
E, niente..
Spero vi sia piaciuto questo capitolo. Devo ammettere che alcune parti non mi convincono molto, ma dopo un pezzo mi sono bloccata.

Per favore faremi sapere che ne pensate  mi farebbe davvero piacere.
E come sempre grazie a tutti a chi legge in silenzio, recensisce, preferisce, segue, ricorda.. vi amo <3

Okay basta!

PS: Lo sneak peek di "Diva"? AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Naaayaaaa! Non riuscivo a dormire ieri sera!  THE QUEEN IS BACK BITCH!

PSS: Ho usato Diabla ahahah!! Sorry ma dovevo!

Baci Fra


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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ecco qua il capitolo, scusate il ritardo imperdonabile... buona lettura!

___________________________________________________________  
 
 
 
“Allora, Adam.. come va?” chiese una sorridente Santana affacciandosi alla porta della stanza.
Il paziente sorrise così come la moglie.
 
“Molto meglio, grazie dottoressa Lopez!” sorrise l’uomo.
Santana sorrise a sua volta per poi andare a quella dopo.
 
“Cassandra, buongiorno! Le hanno portato già la colazione?” chiese Santana facendo capolino nella stanza.
 
“Buongiorno a te Santana, e si.. ma era qualcosa di immangiabile..” disse la donna con una faccia schifata.
Santana sorrise entrando.

“Lo so, Britt mi ha detto che non ti piace la colazione, quindi, ecco qui, direttamente da Starbucks..” posò la busta sul mobiletto vicino alla donna.
Cassandra spalancò gli occhi con gioia e prese la busta.
 
“Santana, tu dovresti essere fatta santa!” disse la donna con un sorriso bellissimo che alla mora ricordò quello di Brittany.
 
“Ah, per così poco..” disse la latina con una risatina.
 
“Ehi San!” fece capolino Quinn. “Buongiorno Cassandra!” salutò per poi riportare lo sguardo sulla latina facendole cenno di uscire.
L’ispanica annuì e guardò la donna.
 
“Adesso vado, più tardi dovrebbero passare Sam e Brittany..”
 
“Okay..” disse la donna bevendo un sorso di caffè. La latina sorrise voltandosi per poi essere fermata “Ah Santana, tra quanto posso tornarmene a casa mia?” chiese poi facendo voltare la latina.
 
“Beh, credo molto, molto presto. E’ passato un mese esatto dall’incidente e.. sembra che tu stia bene. Oggi manderò qualcuno per fare dei test e poi verrò io a fare quello finale e guardiamo  un po’.. ma sono fiduciosa..” spiegò la latina.
La donna sorrise e la ringraziò mentre Santana usciva.
Guardò Quinn.
“Ehi dimmi..” disse raggiungendola al banco dell’infermiere dove era seduto anche Puck.
 
“Allora.. è passato un mese.. cosa hai intenzione di fare?” chiese la bionda estasiata.
 
“Emh.. farle i test e dimetterla?” chiese Santana corrucciando la fronte.
 
Puck rise guadagnandosi un’occhiataccia da Santana.
 
“Dico a Brittany, è un mese che uscite! E’ il vostro mesiversario!” esclamò battendo poi le mani.
Santana alzò un sopracciglio.
 
“Dio Fabrey! Senti il mesiversario si festeggia quando stai con una persona. Io e Brittany usciamo. Stiamo ancora cercando di conoscerci meglio.”
 
“Ma voi vi amate!” disse la bionda.
 
“Si, questo non lo metto in dubbio, ma ci stiamo andando con calma. Certo rivelarci il nostro amore di colpo non è proprio andarci calme, ma per tutto il resto, ci stiamo andando con i piedi di piombo. Non voglio ritrovarmi tra qualche mese a lasciarci perché è stato tutto troppo affrettato..” disse Santana afferrando una cartella e estraendo la penna dal taschino.
 
“Aspetta..” disse Puck chiudendo la cartella che lui stava leggendo. “Vuoi dire che voi due ancora…” spalancò gli occhi mentre Santana cercava di farsi piccola, piccola per nascondersi nella cartella e scomparire. Abbassò lo sguardò leggermente arrossita e sentì Noah scoppiare in una fragorosa risata.
Quinn guardò Noah scuotendo la testa e la latina alzò lo sguardo sul ragazzo. Chiuse la cartella e la sbatté con violenza sulla testa rasata dell’infermiere.
 
“Sei un maiale..” esclamò per poi tornare alla sua cartella. “ E comunque.. ci sono cose più importanti del sesso.. ad esempio ho scoperto che balla da quando ha cinque anni e che vorrebbe essere una ballerina professionista. Vorrebbe poter ballare a Broadway.  E che ha quest-“
 
“Aspetta, aspetta, aspetta!” disse velocemente Noah alzandosi dalla sua posizione e smettendosi di massaggiarsi la parte lesa. “Santana Lopez che dice che ci sono cose più importanti del sesso? Wow! Questa biondina deve essere davvero importante per te..” disse poi con sguardo tendente al dolce.
 
Santana sorrise e alzò lo sguardo.
“Si lo è.. La amo davvero.”
 
“Oooooh!” esclamò Quinn abbracciandola.
Santana rise e cercò di staccarsela di dosso.
 
“Levati Fabrey!”
 
“Quando uscivi con me volevi solo fare sesso..” disse Puck imbronciato e ferito.
Santana lo guardò e sorrise accarezzandoli la guancia.
 
“E’ perché eri dannatamente bravo!” disse sorridendo.
 
A Noah tornò il sorriso fiero e sbruffone.
“Lo sapevo, una volta assaggiato il Puckzilla non vuoi più nient’altro..” disse lui fiero.
 
“Si, è esattamente questo il motivo su quale mi sono buttata sulle donne!” battè una mano sulla spalla di Noah ridendo con Quinn.
 
Noah rise con loro non capendo che fosse una battuta quella di Santana, che gli diceva il completo opposto.
“Wow, questa nuova Santana dolce e innamorata mi piace!” disse.

Santana lo squadrò sentì il suo cercapersone suonare. Lo guardò e poi riportò lo sguardo su Noah.
“Tesoro, la mia era una battuta! Chiediti perché dopo di te mi sono buttata sulle donne!” disse chiudendo la cartella e voltandosi.
Sentì Quinn ridere e Noah dopo poco aggiungersi a lei.
 
“Ti amo Santana!” esclamò.
La latina continuò a camminare ma si voltò camminando all’indietro.
Allargò le braccia e alzò le spalle.
 
“E chi non lo fa?” chiese per poi ridere e tornare a camminare normalmente raggiungendo l’ufficio del primario.
 
Bussò per poi entrare appena udito il consenso di Webber.
“Capo..” disse chiudendosi la porta alle spalle.
 
“Buongiorno Santana..” disse l’uomo chiudendo un inserto pieno di fogli e togliendosi gli occhiali.
“Prego, siediti..”
Santana annuì e si sedette nella poltrona posta davanti alla scrivania del primario.
“Sai Santana, quando eri piccola, non avevi molto più di cinque anni, seguivi tuo padre per l’ospedale con sguardo sognante. E.. dalla prima volta che ti ho visto sapevo che avevi questo incredibile talento per la chirurgia. Sarà una cosa di famiglia, ma.. sei davvero un ottimo chirurgo. La migliore in circolazione da molti anni. Da quando tuo padre..” l’uomo parlava con voce calma e leggermente nostalgica.
“.. è morto. Hai superato la tua insegnate di gran lunga, anche se ancora non lo riconosci. Hai questa calma incredibile quando si tratta di casi strani o comunque fuori dal comune. Probabilmente è per la tua calma che il tuo reparto è quello che va meglio all’interno dell’ospedale. Il tasso di mortalità più basso della nazione. E..”
 
“Okay, capo, con tutto il rispetto, so che valgo, e non ho bisogno di questo discorsetto. Quindi, se questo era quello che voleva dirmi..” disse l’ispanica alzandosi.
 
“Dio.. tuo padre sarebbe così fiero..” disse l’uomo con gli occhi lucidi.
La ragazza corrucciò la fronte.
“Santana, non ti sto lodando per invogliarti a fare meglio. Ma perché.. abbiamo aperto una nuova struttura. A New York. E.. vorrei che tu andassi la. Vorrei che tu prendessi in mano quell’ospedale. Sei stata una mia alunna. Ti ho preso sotto la mia ala quando iniziasti. Sei stata sotto l’ala della Yang, non potresti avere preparazione migliore, e non potrei volere nessun’altro per questo lavoro. Sei la migliore, e sinceramente..”
 
“Aspetta, fammi capire.. mi.. mi stai offrendo di.. di essere il primario di chirurgia a New York?” chiese con occhi leggermente sgranati avanzando rimanendo in punta della sedia.
 
“Esattamente, ovviamente il primario dell’ospedale sono sempre io. Ma tu andresti la a fare le mie veci.” Spiegò l’uomo con un sorriso alla reazione della ragazza.
 
“Oh mio dio! E’, è grandioso! Dio! Aspetta che lo dica a Quinn e Puck! Dio! Mi trasferisco a New York! Potrò abitare con Rachel!” esclamò eccitata dalla notizia per poi lasciarsi cadere sulla sedia cambiando espressione.
“Oddio..” sussurrò passandosi una mano tra i capelli.
“Non voglio lasciare Quinn e Noah.” Disse portando lo sguardo smarrito su Richard.
 
“Santana, ricorda che sei il primario adesso..” sorrise l’uomo facendo comparire uno sguardo confuso a Santana e poi un sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
Tutti ridevano per una battuta di Sam che teneva sulla sue gambe Quinn, seduti nella stanza di Cassandra.
Brittany invece era seduta sul letto della madre che rideva.
“Quindi a quel punto le ho detto: Sono dei fumetti!” tutti avevano le lacrime agli occhi dalle risate mentre Sam raccontava cosa era successo oggi all’edicola di un suo amico.
Anche Puck era a sentire la storia.
 
Santana invece era sulla banchina difronte all’ospedale.
Il vento le scompigliava i capelli corvini perfetti.
Era pensierosa.
Non era sicura di aver capito bene le parole di Richard.
E poi, anche se stata solo uscendo con Brittany, non era pronta a dirle addio, l’amava davvero e nonostante la scelta di andarci con calma e conoscersi meglio, non era pronta a trasferirsi dall’altra parte dello stato senza di lei.
“Dottoressa Lopez..” disse una sua specializzanda che aveva gli occhi socchiusi dal vento e si stringeva con il camice per il freddo.
Santana rimase impassibile a quel richiamo aspettando che continuasse.
“La signora Evans/Pierce, sono arrivati i test…” disse con voce bassa e dispiaciuta.
Santana si voltò di scatto guardando la faccia dispiaciuta della ragazza con gli occhi sgranati dalla paura.
Afferrò la busta delle analisi estraendone il foglio cominciando a leggerlo con il cuore che batteva all’impazzata.
 
Santana chiuse gli occhi una volta finito di leggere il foglio e si voltò verso il mare prendendo grossi respiri.
Riaprì gli occhi sul foglio e scosse la testa voltandosi verso la specializzanda.
 
“Ti rendi conto di cosa hai appena fatto?” le disse.
La ragazza la guardò con faccia impaurita la donna.
“Avevi la faccia di analisi che indicano morte, mentre queste dicono che può andarsene via tra due giorni! Ha solo una carenza di ferro.” Urlò Santana sventolando i fogli in faccia alla ragazza.
“Maledizione, non si comunicano così le cose!” le urlò ancora.
Era sicuro che quella ragazza avesse sbagliato, ma la paura che aveva avvolto Santana in quel secondo in cui aveva visto la faccia della ragazza, l’aveva fatta paralizzare.
E adesso aveva bisogno di scaricare la tensione e la paura accumulata.
“Muoviti, entriamo, stai diventato un fottuto cubetto di ghiaccio..” disse poi tranquillizzatasi mettendo una mano sulla spalla della specializzanda e cercando di scaldarla.
 
Una volta dentro l’ospedale camminò velocemente verso la stanza sorridendo sentendo le risate di tutti.
Bussò sullo stipite e fece capolino.
“Si può?” chiese con un sorriso che fu ricambiato da tutti  i presenti dicendole di entrare.
Entrò tenendo stretta la busta dei risultati e dedicò un sorriso più bello a Brittany per poi guardare Cassandra.
“Ho i risultati delle analisi e hai delle carenze di ferro quindi resterai ancora un paio di giorni qui e poi sarai libera..” disse alzando la busta delle analisi.
 
“Oh, ma è fantastico!” esclamò Brittany sorridendo abbracciando la madre seguita da Sam.
Quinn quindi si era alzata dalle ginocchia del biondo e adesso si era affiancata a Santana.

“Ehi San, va tutto bene? Ti vedo strana..” disse Quinn sottovoce accarezzandole poi il braccio.
Anche Puck si avvicinò a entrambe.
 
“Ho bisogno di parlarvi..” sussurrò Santana giocando nervosamente con le mani.
Quinn alzò un sopraccigli, in quel suo modo tipico e Puck annuì.
“Vi lasciamo da soli..” disse invece ai tre uscendo con Quinn e Noah.
 
Una volta usciti si diressero verso la stanza del medico di guardia.
Entrarono e Santana si chiuse la porta alle spalle.
“Una cosa a tre? Finalmente!” esclamò Noah smorzando la tensione che si era creata.
Infatti le due ragazze risero.
 
“No..” disse ridendo Santana tornando poi seria. “ Ho.. ho avuto una proposta di lavoro, dall’altra parte dello stato..” disse vedendo i suoi amici sedersi sul letto.
 
“C-cosa? E hai accettato?” chiese Quinn.
 
“E’ una posizione superiore rispetto a questa..” spiegò Santana.
Quinn corrugò la fronte.
 
“Sei la primaria di cardiochirurgia, e almeno che tu non sei primaria dell’intero reparto di chirurgia..” si bloccò mentre parlava quando Santana si grattò il collo.
“Oddio.. sei stata chiamata a fare la primaria..” sussurrò Quinn puntando gli occhi nel vuoto.
 
“Ascolta.. è una struttura di questo ospedale. Webber sarà sempre il primario io farò solo le sue veci perché non potrà essere dall’altra parte dello stato e contemporaneamente qui.. quindi, lo ha chiesto a me. Vado a New York..” finì mentre Quinn puntò lo sguardo su di lei.
 
“A New York? E’ fantastico! Rachel sarà felicissima!” esclamò Quinn scattando in piedi e abbracciandola facendo sorridere la latina.
Anche Noah sorrise e si unì all’abbraccio.
 
“E’ fantastico San..” disse per poi staccarsi.
“Quindi ci abbandonerai qui..” disse scherzosamente.
 
Santana rise. “No, è qui che ti sbagli, sono il primario, e vi ingaggio nel mio ospedale a New York.. accettate?” chiese con un sorriso a trentadue denti.
I due spalancarono gli occhi e si gettarono su Santana con enfasi abbracciandola.
“Okay, lo prendo come un si..” disse Santana con una risatina soffocata dal peso dei due.
 
 
 
 
“Ehi..”
Si voltò verso la voce che l’aveva chiamata e porse la cartella alla sua specializzanda al suo fianco andando verso la bionda che se ne stava li con un messo sorriso tendente al triste.
 
“Ehi, Britt..” disse Santana mettendo la penna nel taschino del camice.
Si avvicinò a lei con un sorriso e le stampò un bacio delicato a fior di labbra.
 
“Ti va di andare a prendere una tazza di caffè, ho bisogno di parlarti..” chiese la bionda dopo aver ricambiato il bacio.
 
“Certo avrei anche io da dirti una cosa..” disse la latina per poi voltarsi verso la specializzanda. “Fammi chiamare solo se è strettamente necessario.” Per poi tornare a guardare la bionda e farle cenno verso l’ascensore.
Scesero al piano della caffetteria e Santana prese due caffè portandoli al tavolo dove intanto si era seduta Brittany.
“Allora.. che succede?” chiese bevendo un sorso di caffè.
 
Brittany sospirò giocherellando con la tazza.
“Mi ha chiamato un ora fa Mike per darmi la notizia…” sospirò la bionda. “Voglio dire, è la notizia migliore del mondo. E’ ciò che ho sempre desiderato, e non ci credo nemmeno che essendo tornata, quanto? Tre settimane fa a ballare, mi abbiano contattato.. è poco tempo rispetto a quanto tempo sono stata bene e ballavo con costanza.. anche se quando ci ho parlato al telefono mi hanno detto che era molto che mi tenevano sotto occhio…” la ballerina sputava parole a raffica tanto che la latina era confusa.
 
“Ehi, ehi! Calma! Che notizia?” chiese la latina allungando la mano sul tavolo prendendo quella della bionda.
 
“Sono stata presa come ballerina di fila a Broadway, devo partire la settimana prossima..” disse con aria dispiaciuta.
“E.. e sarei felicissima se non fosse per te! So che stiamo solo uscendo e a me va bene, è una cosa che abbiamo deciso insieme, ma io ti amo davvero, Santana. E non so quando potrò sopportare lo starti lontano, tu non puoi allontanarti da qui, sei il chirurgo migliore che hanno.. e.. e..”
Santana aveva gli occhi lucidi commossa dalle parole della ragazza.
Così si sporse oltre il tavolo portando una mano dietro la nuca della ragazza baciandola con passione per poi staccarsi di un centimetro.
 
“Quale musical?” chiese Santana sfiorando le sue labbra.
 
“Funny girl..” disse Brittany leggermente confusa dalla reazione della ragazza.
E rimase ancora più confusa quando vide Santana scoppiare a ridere nella risata più bella e cristallina che le orecchie della bionda avessero mai sentito.
“Okay, mi stai spaventando San.. perché stai ridendo?”
 
Santana si portò una mano alla pancia tornando a sedere sulla sedia.
“P-perché sarai collega di Rachel e… andremo entrambe a New York! Ho avuto un ruolo di primario alla nuova struttura aperta a New York..” disse Santana mentre Brittany spalancava la bocca.
Entrambe si guardarono per un secondo e all’unisono si sporsero dal tavolo baciandosi con passione.








Franci's corner:

Prima di tutto mi scuso di nuovo per il ritardo, poi per la brevità di questo capitolo.

Ma comunque il prossimo arriverà al più presto.

Ho deciso di fare un capitolo tranquillo anche se nel prossimo qualcosa accadrà...

Beh che dire, grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono, preferiscono, seguono, ricordano.. VI AMO!

Baci Fra

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Mini pubbicità per me stessa: ho iniziato un anuova FF ed è qui se vi va passate!

Detto questo. Buona lettura e scusate il ritardo!







 
2 settimane dopo.
 
 
Erano passate due settimane. Ormai Cassandra era tornata a casa e addirittura tornata in Europa.
Santana chiuse l’ultimo scatolone guardando la casa che l’aveva accolta per dieci anni e abbozzò un sorriso.
“Mi mancherà questa casa, testimone di tante cose..”
 
“Se solo le mura potessero parlare..” disse Noah con una risatina.
 
“Direbbero decisamente troppe cose..” disse Quinn facendo ridere Santana che la guardò.
 
“Ho finito..” disse poi la latina scocciando la scatola e posandola accanto alle altre e sorridendo a Brittany che era in cucina a imballare tutti i piatti.
 
“San, sei sicura che non vuoi venire con noi?” chiese allora Quinn con sforzo posando anche lei lo scatolone.
 
“Si, ho bisogno di fare una cosa prima..” disse la latina passandosi una mano tra i capelli scompigliati che el uscivano dalla coda.
 
“E devi andare per forza a Lima?” chiese Noah sedendosi sul divano.
 
“Beh, lui è li, e poi.. ho bisogno un attimo di.. staccare..” spiegò andando da Brittany.
 
“Personalmente credo che tu faccia bene..” disse allora Quinn.
“Noah! Alza quel culo! Non abbiamo ancora finito, dobbiamo portarle nel furgone!” disse Quinn sbraitando verso Noah.
 
Intanto Brittany continuava ad imballare le stoviglie ma di tanto in tanto guardava Santana che era accanto a lei.
“Sei sicura che non vuoi che venga con te?” le chiese allora posando un piatto imballato in uno scatolone per poi girarsi a guardarla.
 
“Si, ho bisogno di farlo da sola.. e poi le tue prove ricominciano domani, ed è già tanto se ti hanno lasciata venire qui oggi per aiutarci..” disse Santana portandosi accanto a lei aiutandola ad imballare.
 
“Lo farei con piacere..” disse allora la bionda bloccandole la mano.
 
“Lo so.. “ annuì la latina. La bionda sorrise e si sporse reclamando un bacio che la latina non le negò.
Portò la mano su suo fianco e approfondì leggermente il bacio per poi staccarsi e guardarla in quegli occhi fantasticamente blu.
“Ti amo..” sussurrò e la bionda sorrise nuovamente tornando sulle sue labbra.
 
“Anche io..” le disse tra un bacio e l’altro.
 
“Vi vorrei avvertire che la cucina è in salotto! E che noi vediamo tutto, e il Puckzilla potrebbe svegliarsi..” disse Noah facendo staccare le due con una risata.
 
“E’ molto che dorme eh?” chiese Santana.
 
“Nah, è solo in letargo, si sta preparando per New York!” disse lui fiero e spocchioso come sempre.
 
“Sicuro che non sia in coma, tipo, irreversibile?” esclamò ancora Santana facendo ridere le due bionde  facendo scuotere la testa con un sorriso a Noha.
 
“Se vuoi andiamo in camera e te lo dimostro!” rispose lui avvicinandosi facendo ridere la latina.
 
“Mi dispiace, non sei il mio tipo, poi rimandare il ghiro in coma..” disse Santana dandogli le spalle ridendo tornando a imballare le cose con Brittany che rideva con lei.
 
“Eccomi! Che fine avete fatto? Vi ho aspettato per tipo venti minuti giù! Dovevate portare le scatole!” esclamò Sam.
 
“Puck e il suo ghiro in coma si sono seduti sul divano invece di aiutare! Muovi il culo Puckerman, abbiamo degli scatoloni da portare via..”
 
“Ah.. Santana..” disse Sam richiamando l’attenzione della latina.
“Il tuo taxi è giù..”
 
La mora annuì e sorrise “Grazie Sam..” disse per poi voltarsi verso la bionda.
“Ti mando un messaggio quando arrivo..” disse portando le mani intorno al suo collo stringendola a se.
La bionda annuì e si staccò prendendole il volto tra le mani e baciandola con passione.
 
“Ci vediamo domani l’altro..” sussurrò la bionda sulle sue labbra per poi ribaciarle.
 
 
“Ti amo..” chiuse le distanze un'altra volta per poi staccarsi e voltarsi. Sorrise agli altri tre e prese il trolley.
“Ci vediamo a NY bitches!” esclamò facendo ridere Quinn che alzò la mano  amo di saluto vedendola uscire.
 
 
 
 
 
Scese dall’aereo e prese un grosso respiro chiudendo gli occhi. Si guardò intorno avviandosi verso l’uscita con il bagaglio a mano.
Annusò l’aria di Lima.
Non era cambiato niente in quei dieci anni.
L’aeroporto era lo stesso nel quale aveva messo piede per scappare da li.
Le strade erano le solite per le quali correva piangendo a casa di Quinn.
E i giardini erano i soliti dove da piccola giocava con suo padre.
Continuava a guardare fuori dal taxi con aria pensosa fino a che il taxi si fermò.
“Siamo arrivati signorina, sono 14 dollari e 70..” disse il tassista voltandosi verso di lei.
Santana aprì la borsa dandogli una banconota da venti dollari.
 
“Tieni il resto..” disse uscendo dal taxi.
 
“Dio quanto amo i turisti!” esclamò il tassista per poi ripartire.
Santana scosse la testa e sospirò.
Alzò lo sguardo sulla grossa entrata con un cancello.
Chiuse leggermente gli occhi e poi si girò di novanta gradi a sinistra andando verso una bancarella di fiori.
Prese un mazzo di girasoli e tornò poi sui suoi passi attraversando il cancello portandosi dietro il trolley.
Camminò un po’ attraverso il grosso prato verde che si estendeva per diversi metri.
Si fermò a una grossa e bianca la lapide.
Lasciò cadere il trolley e si avvicinò a grandi passi.
Posò i fiori a terra guardando la lapide completamente sporca. Come se nessuno, da molto tempo, andasse li.
Prese i vecchi fiori secchi e li gettò  a terra per poi prendere velocemente i trolley.
Tirò fuori una maglia e prese la bottiglietta d’acqua dalla sua borsa.
Bagno la maglia cominciando a pulire la lapide.
 
“Ciao papà..” disse con un messo sorriso mentre puliva la foto.
Si portò la mano alla bocca baciandola per poi portare la mano sulla foto tirando su col naso.
“Scusami. Mi dispiace non essere venuta prima..” disse mentre una lacrima le solcava il volto, mentre puliva la lapide.
“Sono stata una codarda, non ho avuto il coraggio di tornare.. ma tu saprai già il perché. Mi sentivo in colpa papà.” Con il palmo della mano libera si asciugò le lacrime continuando con l’altra a strusciare la lapide.
“Ma adesso sono tornata..” aggiunse dando un ultima passata ai bordi della pietra per poi guardare la maglia completamente sporca. La gettò sui fiori secchi e prese quelli nuovi.
“Ti ho portato i girasoli. Sono sempre stati i tuoi preferiti, mi hai sempre chiamata raggio di sole perché dicevi che tu eri un girasole e io il tuo sole.. e.. che.. mi avresti sempre guardata e protetto..” disse singhiozzando. “E.. e sono sicura che tu lo faccia.. ancora.. ma.. mi manchi papà.. mi manchi da impazzire.” Disse lasciando finalmente alle lacrime la via aperta di uscire.
Di certo non esitarono uscendo come un onda sul volto della latina.
“Mi manca sentire la tua voce, la tua risata, vedere il tuo sorriso. Sentire il tuo profumo, e la tua barba che mi solleticava le guance quando mi abbracciavi. Mi mancano i tuoi consigli. Mi manchi. L’unica cosa di cui avrei bisogno adesso sei tu. Io.. sono diventata la primaria di chirurgia dell’ospedale a New York, ho trovato l’amore della mia vita. Sta andando tutto grandiosamente, l’unica cosa che manca sei tu. Ad abbracciarmi e dirmi che sei fiero di me.” La latina ormai non riusciva a smettere di piangere.
“E so, che se fossi qui mi diresti di essere forte, e io lo sono, papà. Sono forte. Ma avrei voluto condividere con te i momenti più belli della mia vita. Avrei voluto che conoscessi Brittany, e ti prometto che la porterò prima o poi.. voglio che tu la conosca, perché è la persona migliore di questo mondo, e la amo così tanto. E mi dispiace.. mi dispiace per come ho trattato mamma, mi dispiace essere sparita per dieci anni, mi dispiace non averti salvato..” si morse il labbro portando le mani al volto.
“Volevo solo che tu sapessi quanto grande io sia diventata, perché è grazie a te che lo sono. E’ grazie a te che io, sono forte, sono così brava nel mio lavoro.” Si asciugò le lacrime riportando lo sguardo sulla tomba facendo passare le dita sulle scritte che recitavano:  Enrique Lopez  9 Ottobre 1960 – 23 Settembre 2003.
Ce ne erano altre sotto. Come amato marito e padre adorato. Cose senza fantasia. Se fosse stato per Santana non ci sarebbe stato scritto quella frase senza arte ne parte.
“Quella donna ci ha distrutto..” disse Santana tirando su col naso mentre le lacrime si erano calmate.
“Guarda che diamine ha scritto.. non ha mai avuto fantasia ne voglia di sforzarsi per averne un po’..” sospirò.
 
“Santana..” una voce alle sue spalle la fece riscuotere. Facendole ricordare che era in un cimitero. Perché intorno a lei era tutto sparito mentre parlava con suo padre.
Si voltò lentamente asciugandosi le lacrime.
Abbozzò un sorriso mentre l’altra donna lasciava tutto a terra. Santana si alzò il più velocemente possibile da terra andandole incontro.
Venne accolta tra le braccia della donna che la strinse a se.
“Dio, San, sei davvero tu..” disse la donna con voce tremante dall’emozione stringendola.
Santana aveva un sorriso enorme e le lacrime erano tornate a cadere, ma questa volta di felicità.
 
 
 
 
 
Intanto a New York avevano finalmente portato tutto.
L’appartamento di Los Angeles era ufficialmente in vendita e loro erano nel loro enorme appartamento nella grande mela.
O meglio. Avevano comprato tutti un appartamento sullo stesso piano di un palazzo a due piani a Brooklyn. Era più tranquillo e potevano vedere tutta Manhattan.
Quindi in pratica il palazzo era loro.
Perché al primo piano c’erano due case di cui una era ancora vuota. E al secondo c’erano:
Quella di Quinn accanto a quella di Puck che aveva davanti quella di Rachel che a sua volta aveva accanto quello di Santana. Tutti avevano le chiavi degli altri.
Brittany portò i primi scatoloni di Santana nella casa e sospirò mentre entrava anche Rachel.
“Tutto okay?” le chiese la brunetta.
 
“Si.. solo.. sarò molto distante da tutti voi. Ho trovato un appartamento ma è molto distante da qui..” disse con una piccola smorfia.
 
“Perché non vieni a vivere qui? C’è l’appartamento di sotto libero..”
 
“Oh, sono troppo costosi per me.. non posso permettermeli..” spiegò allora la bionda aprendo uno scatolone.
 
“Capisco..” disse la brunetta.
In realtà le era balenata un’idea in testa, ma rimase in silenzio.
Sentirono la porta aprirsi.
 
“Bellezze, andiamo a berci qualcosa per festeggiare la grande mela!” esclamò Noah.
“Avanti il primo giro lo offro io!” esclamò convincendo allora le due ragazze.
 
I cinque si trovarono ad un pub affollato. Trovarono fortunatamente un tavolo e si sedettero.
Sam e Quinn e Brittany parlavano di come sarà vivere li, anche se Sam sarebbe tornato a Los Angeles.
Mentre Puck ci provava spudoratamente con Rachel.
 
“Avanti Rach, sei la miglior cantante che abbia mai sentito, e sei senza dubbio una delle più belle ebree che abbia mai visto..” Rachel, molto brilla, continuava d annuire con un sorrisone ebete.
 
Erano le 3 di notte.
Noah e Rachel avevano preso un taxi e se ne erano andati.
Mentre Quinn e Sam accompagnarono Brittany al suo appartamento.
 
Quando arrivarono constatarono subito che era davvero una brutta zona quella, la sera.
C’erano delle prostitute sui marciapiedi e barboni ubriachi sdraiati a terra.
Quinn si stringeva a Sam con faccia disgustata.
Arrivarono all’appartamento.
Brittany colpì violentemente la porta per aprirla.
“Si blocca..” spigò alla faccia confusa di Quinn.
Entrando l’appartamento era un disastro.
Quinn avrebbe scommesso che c’erano anche sei topi o come minimo degli scarafaggi grandi quanto topi.
“Okay, sono arrivata..” disse.
Quinn alzò un sopracciglio. Afferrò il telefono e fece velocemente delle foto per poi inviare e chiamare.
 
 
 
Santana bevve un sorso del suo caffè ridendo con la donna di fronte a lei sentendo il suo telefono squillare.
“Scusami..” disse sorridendo alla ragazza.
Ricevette delle immagini e le guardò con aria schifata per poi ricevere una chiamata e rispondere.
“Fabrey, spero per te che questi non siano gli appartamenti che ci hai trovato..”
 
“No.. è quello di Brittany..” disse Quinn guardando la bionda.
 
“C-cosa? Non può vivere li.”
 
Quinn guardò Brittany e poi si allontanò.
“Ti rendi conto che non può permettersi nient’altro? Come ti è venuto in mente di non chiederle di andare a vivere insieme?”
 
“Ma che diavolo stai dicendo Fabrey!” disse alzandosi dal tavolo scusandosi con lo sguardo. “Quando ti ho chiesto di darmi l’appartamento più grande cosa pensavi che volessi farci? Una sala operatoria? Le ho detto abbiamo un appartamento. Le ho sempre parlato di noi! Quando ci saremmo trasferite. Non sapevo avesse preso un appartamento. Avevo dato per scontato che venisse con me..” spiegò Santana.
 
“Beh, lei no!”
 
“Dille di andare a casa, e andate via da li prima che vi prendiate il tetano..”
 
“San..” disse autoritaria Quinn.
 
“Okay passamela..” disse allora Santana dando un occhiata alla giovane donna al tavolo che giocherellava con la tazza di caffè.
Sentì un po’ di rumore al ricevitore.
 
“Pronto?” la voce della bionda fece nascere spontaneo un sorriso sulla faccia di Santana.
 
“Ehi Britt, che ci fai in quel appartamento? Dovresti essere nel nostro..”
 
“San? Il nostro?”
 
“Non te l’ho chiesto direttamente, ma lo avevo dato per scontato Britt, ti amo e io sono pronta a vivere con te.. tu lo sei?”
 
Sentì silenzio per qualche secondo per poi sentirla sorridere.
“Si.. ci vediamo domani l’altro… ti amo San, grazie..”
 
“Ti amo anche io Britt, ripassami la Fabrey per favore..”
Sentì nuovamente rumore al ricevitore.
 
“San, come sta andando..”
 
“Bene, ho incontrato una persona che non vedevo da molto, comunque grazie Quinn..”
 
“Di niente San, ti voglio bene, ci vediamo giovedì!”
 
“Si, a giovedì!” sorrise la latina riattaccando la chiamata.
Tornò allora la tavolo del Lime Bean sedendosi.
“Scusami, affari burocratici sugli appartamenti.. di che parlavamo?”
 
La mora davanti a lei sorrise.
“Di quanto grandiosa tu sei diventata, sono davvero impressionata di tutte queste tue storie. Penso che Enrique sarebbe più che fiero di te.. E Brittany, sei davvero innamorata di questa ragazza eh?”
 
“Non vieni a trovarlo molto neanche te, eh?” chiese Santana bevendo un sorso di caffè guardando negli occhi la giovane donna. “Comunque si, penso proprio sia quella giusta. Diciamo che le ho appena detto di venire a vivere con me!”
 
“No, mi sono trasferita a Michigan con Jeffrey, ci siamo spostati e abbiamo due bambini.” Spiegò la donna e Santana annuì.
 
“Wow! E’ fantastico!  Sapevo che tra voi c’era qualcosa.. ogni volta che andavamo al cinema lui era casualmente a sedere accanto a noi! Fin da quando ero piccola!” rise Santana.
 
“Si beh, sai tuo nonno non lo accettava molto, non è portoricano ne ispanico ne niente. Cento percento americano senza tratti latini. Non voleva che lo frequentassi. Tu padre mi ha coperto molte volte, altre lo hai fatto tu!” la donna rise facendo ridere la latina.
 
“Beh, era comunque divertente, mi è sempre piaciuto Jeffrey, mi faceva morire dalle risate quando imitava Pluto!”
 
“Oh, lo fa ancora con Trisha e Carlos! Lo amano anche loro!” prese un sorso di caffè.
“Prima o poi voglio che ti conoscano. La cugina della quale sentano tanto parlare…”
 
“Zia, non penso parli così tanto di me, sarebbe imbarazzante sennò..”
 
“Beh, mica solo io. Anche Jeffrey e le foto che abbiamo di te!”
 
“Sei sempre stata la zia più forte che esista!”
Sorrise Santana.
Era davvero molto legata a quella donna.
Quella giovane donna. Aveva forse quaranta anni adesso.
Era la sorella di suo padre e Santana aveva davvero un bel rapporto con lei.
Fu la prima persona alla quale parlò della sua omosessualità. E poi ne parlò con suo padre. A lei bastava averlo detto alle due persone più importanti per lei.
Il resto non le importava niente.
E ora, a rivedere sua zia non riusciva a smettere di sorridere.
Le ricordava così tanto suo padre. Erano molto simili, anche come carattere.
Anche il sorriso. Il sorriso dei Lopez.
Era suo padre versione femminile.
Ma lei l’aveva sempre considerata una zia fica o una madre.
Spesso le parlava come se fosse sua madre, altre volte come se fosse la zia aperta e comprensiva.
 
“Beh comunque devi fare qualcosa, qualcosa di dolce e romantico per lei quando torni. La richiesta di vivere insieme per telefono è davvero oscena! Quindi, mi raccomando..”
 
“Santana!” sentì esclamare.
Si voltò e spalancò la bocca.
 
“Finn!” esclamò alzandosi andandogli incontro.
Lo abbraccio e sorrise.
 
“Che ci fai qui?” chiese il ragazzo ricambiando l’abbraccio.
 
“Oh, piccola visita a mio padre prima di andare nella grande mela a lavorare..”
 
“San…” disse la donna seduta al tavolo. “Devo andate Pare che Trisha abbia preso la febbre, ma.. mi raccomando, chiamami e vienimi a trovare, oppure lo farò io! Magari con i bambini! O magari no andiamo  a farci un po’ di vita insieme!” disse facendo ridere la ragazza.
L’abbraccio e poi uscì.
Santana riportò lo sguardo su Finn che la guardava confuso.
 
“New York? Vai a lavorare a New York?”
 
“Beh si, ci siamo trasferiti tutti. Io Quinn, Noah..”
 
“Capisco..”
Santana tornò a sedere facendo cenno al ragazzo di sedersi.
“Non posso..” disse indicando poi la divisa del Lima Bean.
Santana ci fece caso solo in quel momento.
 
Spalancò gli occhi.
“No, siediti adesso!” ordinò e il ragazzo eseguì.
“Non capisco! Come diavolo ti sei ridotto così? Non volevi farti una bella vita? Non è per quello che hai lasciato Rachel?”
 
“No l’ho lasciata perché li non c’era niente per me, e le sarei stato di intralcio..”
 
“Sei un fottuto coglione! Ti sembra che qui ci sia qualcosa per te? Almeno li hai la ragazza che ami e che ti ama! Quindi adesso andremo a casa tua e prenderemo i tuoi incredibilmente giganti vestiti. Li metteremo in una valigia e andiamo a New York!”
 
“Ma come faccio, non ho un lavoro li!”
 
“Ci sono migliaia di bar! Ti metterò  a lavorare al bar del mio ospedale!”
 
“Davvero? Oddio grazie.. aspetta hai un ospedale?” chiese il ragazzo confuso.
 
“Beh, non è proprio mio, ma ne sono la primaria quindi.. sei assunto.. da ora. Levati quel coso marrone, perché fidati il marrone non ti dona. Come quasi tutti gli altri colori, e andiamo!” disse prendendolo epr un polso alzandosi.
 
Finn fece quel suo tipico mezzo sorriso e si alzò abbracciando Santana
“Grazie San..”
 
“Finnocence! Mi stai soffocando!” disse la latina ridendo e stringendolo a sua volta.
 
 
 
 
 
Aprì la porta di casa e entrò dentro. Posò il trolley e un mazzo di fiori e si avviò alla camera da letto dove trovò una Brittany addormentata beatamente.
Sorrise e gattonò sul letto cominciando a baciarle le labbra, poi le guance, scendendo poi sul collo.
 
“Mmmm” mugugnò Brittany.
 
“Ehi, bellezza, è ora di alzarsi..” disse baciandole ancora il collo.
 
Brittany aprì gli occhi e  sorrise vedendo Santana.
“San!” urlò abbracciandola.
 
“Ehi.. ho bisogno di parlarti.. puoi venire di la..” disse Santana staccandosi dall’abbraccio e scendendo dal letto.
Uscì dalla stanza dopo aver visto Brittany, preoccupata, annuire.
Afferrò il mazzo di fiori e si  mise a sedere nascondendo il mazzo.
 
Brittany uscì dalla camera e la guardò.
“Che succede?” chiese.
 
“Ho bisogno che tu mi renda le chiavi..” disse Santana mentre Brittany si bloccò.
 
“C-cosa?”
 
“Seriamente Brittany, voglio che tu mi renda le chiavi adesso..” disse ancora ferma la latina.
La bionda annuì alzandosi e afferrò le chiavi sul comodino nel salotto e le passò a Santana.
“Grazie..” disse Santana mentre Brittany abbassava lo sguardo.
 
“P-posso sapere cosa è successo?” chiese tirando su col naso.
 
“E’ successo che.. è tutto sbagliato..” disse sorridendo Santana portando una mano ad alzarle il mento.
“Non ti ho chiesto di vivere insieme nel migliore dei modi. Quindi…” tirò fuori il mazzo di fiori con le chiavi.
“Brittany Pierce, vorresti venire a vivere con me e diventare ufficialmente la mia ragazza?” Brittany spalancò gli occhi e urlò di felicità buttandosi su Santana.
 
“Si! Si lo voglio!” disse chiudendo il tutto con un bacio.
Afferrò poi i fiori annusandoli.
“Sono bellissimi San..”
 
“Non saranno mai belli abbastanza per essere belli come te..”
Brittany alzò lo sguardo su Santana. Posò i fiori e portò le mani sui suoi fianchi tirandola a se.
Cominciò a baciarla e la sollevò prendendola in braccio avviandosi alla camera da letto.
Santana gemette al solo contatto ravvicinato dei loro corpi.
Brittany cominciò a baciarla con passione mentre le sue mani la spogliavano di ogni indumento.
Santana fece lo stesso con Brittany e entrambe si trovarono dopo poco in reggiseno e slip.
La bionda era a cavalcioni sulla mora.
Si spostò leggermente cominciando a baciarla e scendendo con i baci fino ai seni liberandoli fa quella costrizione per poi dedicare ai due seni un po’ d’attenzione.
Dopo scese ancora verso il ventre.
Liberò Santana dagli slip e guardò l’intimità della sua ragazza. Santana adesso era la sua ragazza. Dio come era felice.
Sfiorò con le dita l’apertura facendo tremare Santana.
Brittany la guardò per poi cominciare a baciare l’intimità sentendo Santana fremere.
“Brittany..” soffiò una Santana al limite della sopportazione.
 
Allora la bionda decise di cominciare a darsi da fare.
Passò la lingua sull’apertura gustando il sapore paradisiaco della latina per poi cominciare a darle piacere.
 
Santana era in paradiso.
Era il sesso migliore della sua vita.
Forse perché questo non era semplicemente sesso, ma amore.
 
“Non ci credo!”
 
“Finn, ti prego..”
 
Sentirono delle grida di una lite.
Santana portò prontamente la mano sulla testa di Brittany.
“Non ti fermare..” così Brittany continuò facendo arrivare la latina ad un orgasmo. La richiamò a se reclamando un bacio per poi approfondirlo.
Ma Brittany si staccò.
 
“Ehi, dobbiamo andare a vedere che succede..” disse sorridendo rinfilandosi la maglia mentre un tonfo rumore arrivò alle loro orecchie.
Così Santana si vestì velocemente sbuffando.
“Dopo riprendiamo da dove abbiamo lasciato..”
Brittany rise e uscì vedendo uscire anche Quinn e Sam.
 
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Quinn.
 
Santana alzò le spalle.
“Non lo so.. sperò che non siano la nana e Frankenstein che lo fanno, perché sennò potrei vomitare.”
 
“Cosa? Finn è qui?” chiese Quinn.
Santana annuì.
 
“L’ho trovato che lavorava al Lima Bean, e ti ho detto tutto.. ho dovuto riportarlo..”
 
“Cosa? Dio..” disse Quinn correndo verso la porta. La aprì seguita dagli altri e spalancarono gli occhi.
 
“Finn! Finn ti prego smettila!” urlò Rachel con le lacrime agli occhi.
 
“Finn!” urlò anche Quinn entrando.
Sam subito corse dal ragazzo.
 
Finn era entrato con le chiavi di Santana, e aveva preparato la colazione a Rachel, solo che non si era presentata Rachel, ma Puck.
 
E adesso Finn era a cavalcioni sul ragazzo mentre lo riempiva di botte.
“Non ci posso credere! Tu dovevi essere il mio migliore amico!” urlò tirandogli un pugno.
Sam lo prese per le spalle tirandolo via.
Fortuna che Sam era ben messo a forza fisica.
 
Puck si alzò di scatto portando una mano alla faccia per poi guardare Finn e andargli incontro.
Allora Santana si mise in mezzo.
“Smettila Noah!” gli disse spingendolo.
“Guarda come sei ridotto, andiamo, ho un kit per le suture nell’appartamento..” disse spingendolo fuori dall’appartamento.
 
“Finn, Finn calmati!” gli disse Quinn prendendogli il volto tra le mani.
“Calmati!” disse più decisa vedendo il ragazzo lentamente lasciarsi andare facendo scendere una lacrima.
Rachel, che ormai piangeva, si avvicinò.
 
“Finn..”
 
“No.. non.. non voglio vederti… non adesso..” alzò le mani dirigendosi verso la porta uscendo.
Sam si guardò intorno e sospirò.
 
“Benvenuti!” disse ironicamente ricevendo un occhiataccia da Rachel.
 
“Come mai era qui?” chiese allora la brunetta.
 
“Santana lo ha portato..”
 
“S-Santana?”
 
 
 
 
“Devo ammettere che Frankenstein sembra picchiare duro. Sei ridotto male..”
 
“Non volevo reagire.. è il mio migliore amico..”
 
“E vai a letto con la sua ex che lui ancora ama.. ha senso in effetti..” disse la altina disinfettando il taglio facendo fare una smorfia di dolore al ragazzo.
“E resisti. Perché sinceramente avrei voglia di picchiarti io stessa in questo momento..” aggiunse cominciando a disinfettare l’area.
Brittany era seduta sulla penisola della cucina e guardava la sua ragazza all’opera.
Ma in quel momento la porta si spalancò.
 
“Tu! Tu! Lo sapevo! Sapevo che era una finta il fatto di essermi amica, hai detto ha Finn di venire.. hai portato qui Finn!” una Rachel furiosa entrò nell’appartamento.
Santana confusa smise di disinfettare il labbro di Noah e alzò un sopracciglio.
 
“Come scusa?”
 
“Tu, hai fatto tutto questo per rovinarmi!”
 
“Rach! Ma che diavolo stai dicendo? Sono stata a Lima e l’ho incontrato. Lavorava a Lima Bean. L’ho convinto a tornare da te perché so quando tu lo ami! E so quanto lui ti ama! Non pensavo tu avessi aperto le gambe a Noah non appena te lo avesse chiesto..” le urlò allora la latina facendo bloccare Rachel.
La brunetta si sedette sul divano e cominciò a piangere.
La latina sbuffò e guardò Quinn.
“Finisci te..” disse passandogli le cose e togliendosi i guanti.
Si avvicinò a Rachel sedendosi accanto a lei per poi stringerla con tutta la forza che aveva.
“Shh.. va tutto bene.. vedrai che Finn ti perdonerà.. ti ama da impazzire..”
 
La brunetta si strinse a lei cercando un appiglio.
“Scusami..” le disse tra i singhiozzi e la latina scosse la testa.
 
“Va tutto bene.. ci siamo noi, e vedrai, andrà tutto bene..”







Franci's Corner:

Ecco qua, questo capitolo qui.. diciamo che la fine non mi convince molto ma.. va beh, questo è com'è venuto.
Spero vi sia piaciuto, cercerò di aggiornare il prima possibile!

PS HO SCRITTO UNA VUOVA FF E E' QUI. Se passaste e mi lasciaste una recensione mi fareste davvero un favore!

Baci Fra

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 
Fece un tiro dalla sua sigaretta mentre stava sulle scale anti incendio del suo appartamento.
Sospirò soffiando fuori il fumo.
Non fumava spesso. Anzi quasi mai. Ma ogni tanto, quando qualcosa la turbava, una sigaretta se la concedeva.
Guardò la città.
Tutte quelle luci accese anche se c’era un bel sole.
Manhattan.
Un sorriso le comparve sul volto.
Era a New York.
Era veramente a New York con i suoi amici e la sua ragazza.
Non poteva essere più felice in effetti, se non fosse stato per la litigata tra Rachel e Finn.
In qualche modo si sentiva in colpa.
Se non avesse riportato Finn questo non sarebbe successo e adesso starebbero passando la prima giornata tutti insieme ridendo e scherzando.
Ma sapeva che in definitiva non era colpa sua.
Lei non poteva sapere cosa aveva fatto Rachel. Anche perché se era li, probabilmente li avrebbe fermati.
“Ehi..” soffiò qualcuno alle sue spalle.
 
Si voltò sorridendo per poi fare un ultimo tiro e lanciare la sigaretta facendo uscire il fumo.
“Ehi..” disse di rimando appoggiandosi alla ringhiera guardando la sua bellissima ragazza illuminata dalla luce del sole newyorkese.
 
“Che fai qua fuori?” chiese portando le mani alle braccia riscaldandosi.
Alzò le spalle staccandosi dalla ringhiera.
 
“Pensavo..” si limitò a rispondere.
 
“Alla storia di Finn e Rachel?” la bionda abbozzò un sorriso vedendo la latina abbassare lo sguardo.
 
“Se non lo avessi portato non sarebbe successo..” spiegò allora sbuffando tornando a guardare la strada guardando i numerosi taxi passare.
 
“Non credo che tu abbia sbagliato. Anzi. Penso che neanche Rachel dal suo canto abbia sbagliato, però. A parte che era ubriaca, ma voglio dire, è stata per due, tre mesi ad aspettare che Finn tornasse, e dopo un po’ la gente tende a smettere di sperare. Ma tu non potevi sapere che cosa sarebbe successo, te hai solamente voluto far stare bene la tua migliore amica, non mi sembra niente di assolutamente sbagliato.” Spiegò Brittany rimanendo appoggiata alla finestra.
L’ispanica abbozzò un sorriso.
 
“Dovrei andare a cercare Finn, ho bisogno di parlargli..” spiegò la latina portando lo sguardo sulla bionda e avvicinandosi.
La bacio velocemente per poi farle cenno di rientrare.
 
“Okay, vengo con te..” disse la bionda afferrando la giacca.
Santana annuì afferrando a sua volta la giacca quando sentì bussare.
Si avviò alla porta trovando un Finn dolorante davanti alla porta.
Le si strinse il cuore.
 
“Britt, prepara del ghiaccio..” disse facendo entrare Finn che piangeva ancora con la testa bassa.
Gli prese il braccio con una mano per consolarlo mentre lo faceva sedere sul divano.
“Ehi..” soffiò la latina strizzando un po’ la presa sul braccio.
 
“San..” sussurrò lui con un singhiozzo.
La latina chiuse un secondo gli occhi per poi guardare Brittany che le abbozzò un leggero sorriso tendendole una busta con del ghiaccio.
Santana la ringraziò con lo sguardo per poi dare la busta a Finn posandogliela sulla mano.
 
“Avresti dovuto metterci subito del ghiaccio..” gli fece notare Santana mentre il ragazzo tirò su col naso per poi scoppiare nuovamente a piangere.
Santana portò una mano al volto del ragazzo accarezzandolo.
“Ehi, ehi.. va tutto bene, ci sono io okay?” si abbassò cercando lo sguardo del ragazzo facendogli un sorriso mentre continuava ad accarezzargli la guancia.
 
“Ho notato che ci manca del sale, sai, per la cena di stasera.. vado da Quinn a prenderlo..” disse Brittany guardando i due per poi uscire.
Voleva lasciare un po’ di privacy a Finn.
Santana alzò lo sguardo su di lei mentre stava uscendo e Brittany si voltò mentre Santana le mimava un ti amo che fece sorridere la bionda.
 
I due rimasero in silenzio per molti minuti mentre la latina accarezzava la guancia del ragazzo.
“San..” disse improvvisamente Finn interrompendo il silenzio. “Come possono avermi fatto una cosa del genere? Mi sarei aspettato tutto. Ma.. lui è il mio migliore amico. E lei, lei mi ama! Non capisco come possa essere successo..” ormai le lacrime viaggiavano sul viso del grande e grosso ragazzo.
 
“Finn, lei ti ama davvero. E non lo ha fatto per farti un torto. Non voleva farti soffrire. Ma lo ha fatto per se! E’ stata tre mesi ad aspettarti, e tu non sei mai tornato. Aveva perso la speranza. E anche tu, se non ti avessi riportato io, come puoi biasimarla. Non ti dico che ciò che ha fatto è giusto. Perché non lo penso. Anzi penso che sia davvero rivoltante, ma.. era senza speranza. E per quanto mi dispiaccia dirtelo adesso, tu, tu l’hai lasciata senza speranza. Tu e la tua fissa di esserle di intralcio. Non si e mai di intralcio per qualcuno che ti ama. Pensi che se Brittany non avesse avuto il posto a Broadway io non avrei fatto di tutto per far si che lei potesse stare qui con me?  O se io non avessi avuto questo posto, probabilmente mi sarei trasferita. Perché l’amore è così. E’ pazzo e per quanto mi riguarda andrei anche a vivere in un cassonetto dell’immondizia pur di stare con lei.. e so che lo pensi anche te. So che tu faresti di tutto per Rachel, perché la ami.” Santana alzò il volto del ragazzo con la mano.
“Non ti ha tradito. Non stavate insieme. So che non è comunque piacevole. Ma devi capire che Rachel è umana, e sbaglia, ma tra lei e Noah non c’è niente. E’ stato solo un fottuto errore.. penso che, quando magari sarai pronto, dovresti perdonarla.. ma non far aspettare troppo, perché questo è il motivo principale per il quale siamo a sedere qui e io, Santana Lopez, ti sto asciugando le lacrime. Io, a te, Finnocence Frankenstein Senior Hudson!” esclamò facendo ridere il ragazzo che si sporse ad abbracciare l’amica.
 
“Grazie San, ti voglio bene..”
Santana sorrise.
 
“Goditi questo momento Finnocence, non ricapiterà probabilmente mai!” disse ridendo facendo ridere anche il ragazzo. “Ti voglio bene..” aggiunse poi con tono dolce.
 
 
 
 











 
 
Aprì la porta alzando un sopracciglio.
“Che ci fai qui?” chiese facendola entrare con un sorriso tornando a sedere sul divano con il computer sulle gambe.
 
“Oh, Santana sta parlando con Finn, e non volevo rimanere li mentre lui piangeva disperato..” spiegò Brittany sedendosi accanto alla bionda che annuì.
“Mio fratello?”
 
“E’ a farsi una doccia..” sospirò Quinn per poi chiudere il portatile e posarlo sul tavolo davanti al divano.
“Brittany..” sospirò la ragazza attirando l’attenzione confusa dell’altra.
 
“Si?” chiese vedendola leggermente turbata.
 
“Non ti da fastidio che Sam abiti dall’altra parte del paese?”

Brittany sollevò le spalle.
“E’ ovvio. Ma come potrebbe fare altrimenti? Li ha un lavoro e qui non ha niente.. a parte te e me, ovviamente..” la guardò e abbozzò un sorriso.
“Non che non abbia provato a proporglielo, ma..”
 
“.. se riuscissimo a trovargli un lavoro?” chiese improvvisamente Quinn facendo bloccare Brittany.
 
“Beh… questo sicuramente aiuterebbe..” annuì Brittany.
 
“E’ che lo amo così tanto Britt, non ce la faccio ad essere dalla parte opposta del continente rispetto a lui!”
Brittany sospirò.
 
“Lo so.. neanche io riuscirei a stare così distante da Santana…” sospirò nuovamente “Ci inventeremo qualcosa!” annuì guardando poi Quinn e sorriderle sentendo Sam uscire dalla doccia.
 
 
 












 
 
 
 
Stavano cenando. La loro prima cena insieme nella casa nuova.
Aveva cucinato Brittany perché Santana era dovuta correre all’ospedale per un’emergenza.
Ma adesso erano entrambe a casa sedute a tavola l’una di fronte all’altra che si sorridevano.
“Era buonissimo!” disse Santana pulendosi la bocca con il tovagliolo.
 
“Grazie, è una ricetta di mia madre!” sorrise Brittany facendo lo stesso gesto di Santana.
“Allora, come è andata a finire con Finn?” chiese alzandosi raccogliendo i piatti sporchi per metterli in lavastoviglie.
 
“Beh, ha deciso che vuole dimenticarsi dell’accaduto e riprendersi Rachel.. ma vuole farlo con qualcosa di magnifico e grandioso, come lei è, ps stavo quotando Finn.” Disse alzandosi facendo ridacchiare Brittany.
Prese le posate e si avvicinò alla bionda.
“La tua giornata? Come è andata?” le chiese posando del lavello le posate e portandosi dietro alla ragazza di spalle abbracciandola posando la testa sulla sua spalla.
 
“Mmm.. sono stata un po’ a parlare con Quinn, e abbiamo un po’ parlato del fatto che vogliamo che Sam venga qua a vivere.. poi sono tornata qui e ho cucinato una grandiosa cena per la mia ragazza..” spiegò Brittany sentendo la mora sorridere.
“Sai mi piace..” disse dopo un minuto di silenzio Brittany, che continuava a sciacquare le stoviglie prima di metterle a lavare.
 
“Cosa?” chiese la latina chiudendo gli occhi e rilassandosi al contatto del corpo con la sua ragazza. Dios, la sua ragazza. Le piaceva così tanto.
 
“Questa cosa del chiedersi la giornata, dovrebbe diventare un rituale. Non sarà sempre così. Oggi abbiamo passato molto tempo insieme rispetto a quanto succederà in futuro. Tu con i tuoi turni e io con le prove. Fortuna che oggi non le avevo.” Spiegò la bionda asciugandosi la mani con un asciughino.
 
La mora sorrise.
“Anche a me piace.. è un nuovo rituale allora. E’ deciso..” sussurrò al suo orecchio vedendo poi la bionda voltarsi nell’abbraccio e posare la fronte sulla sua.
 
“Tre mesi fa ero in una relazione che odiavo. E non sapevo cosa farne della mia vita. E adesso.. dio..” sussurrò la bionda guardando nei pozzi neri della mora. “Adesso guardami.. sto vivendo la mia vita, finalmente. Ho preso le redini e sto comandando io. Ho Broadway, ho New York, ma la cosa più importante è.. che ho te. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, San.” La bionda era così emozionata dalla presenza della sua ragazza. La trovava così incredibilmente bella. Perfetta. Le sembrava assurdo che avesse scelto di stare con lei.
 
Santana sorrise e portò una mano alla guancia accarezzandola portandole poi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
La guardò negli occhi e sentì una morsa allo stomaco.
Quegli occhi la uccidevano ogni volta.
Erano così belli. Come era possibile che degli occhi potessero essere così belli, potessero portarle serenità anche quando tutto era un disastro. E potessero farla diventare ancora più felice quando pensava che non fosse possibile.
Sapeva che dirle quelle parole che sentiva così tanto, ormai era diventata una cosa normale. Ma in quel momento le sentiva più di sempre.
“Ti amo, Brittany.” Disse facendo sorridere la ragazza.
 
“Anche io San.” Annuì la ragazza.
 
“No, ascoltami. Britt. Io. Ti. Amo.” Alzò le spalle facendo un mezzo sorriso. “Ti amo. E.. dio, io voglio passare il resto della mia vita insieme a te. Voglio che fino all’ultimo dei nostri giorni ci raccontiamo la nostra giornata, anche se è stata la più noiosa della nostra vita. Voglio passare ogni giorno della mia vita con te, amandoti..” Santana guardava profondamente quegli occhi pazzeschi, che le stavano facendo da musa.
Improvvisamente si staccò.
Si avvicinò al bancone della cucina dove c’era una bottiglia d’acqua. La apri e tolse l’anello di plastica per poi voltarsi a guardare Brittany che confusa sorrideva.
Santana si avvicinò alla bionda e si inginocchiò lentamente per poi alzare lo sguardo su di lei.
 
“Oddio, San..” sussurrò la bionda.
 
“Brittany. Non è una proposta di matrimonio. Beh non ancora. Non è niente di organizzato quindi.. devo cercare le parole..” farfugliò una Santana agitata. “Senti, questa è una promessa. La promessa che ti amerò sempre, ogni giorno di più. Che quando sbaglierai te lo dirò e che quando sarai grandiosa ti applaudirò. E’ la promessa di compiere il nostro nuovo rituale tutti i giorni anche quando ho avuto giorni dei quali non ho voglia di parlare. Ti prometto me stessa, e ti prego di accettare questo stupido anello di plastica della bottiglia, che appena uscirò di qui, ne comprerò uno decente, in segno del mio amore per te.” Santana tremava con un sorriso speranzoso sulle labbra.
 
Brittany guardò Santana e inghiottì una manciata di saliva.
“Sei impazzita San?” chiese ridendo per poi inginocchiarsi a sua volta.
“Questo anello è il più bello che possa esistere!!” disse ridendo facendo spalancare gli occhi alla ragazza.
 
“E’.. è un si?” la bionda annuì ridendo mentre la mora si buttò su di lei baciandola.
 
“Si.. adesso siamo realmente impegnate.  E per sempre..” sorrise la bionda baciando nuovamente la mora.
Dopo poco sentirono bussare.
Santana si staccò corrugando la fronte.
 
“Chi è?” chiese mentre si alzava con Brittany, ricordandosi di essere sul pavimento.
 
“Un usignolo mi ha detto che avevate bisogno di un riparatore di cuori spezzati.” Disse facendo scattare Santana verso la porta che la spalancò.
 
“Oddio!” esclamò quasi urlando facendo ridere il ragazzo di fronte a lei che era appoggiato allo stipite della porta con la mano. Le gambe incrociate. La giacca con una spilla a ippopotamo e i pantaloni  stretti.
Dietro di lui un ragazzo con una camicia nera, dei pantaloni rossi, mocassini e papillon.
 
“E il mio usignolo è venuto con me. Sai che siamo una squadra! La Klaine è qui per suggeriti!” aggiunse facendo poi scattare Santana verso di lui abbracciandolo.
 
“Kurt!” disse sorridente.
 
“Ma ciao Satana, ops, volevo dire Santana!”
 
“Kurt! Lo sai che non è più Satana da quanto un angelo è entrato nella sua vita!” disse Blaine abbracciando a sua volta la mora.
“A proposito di questo. La vorrei conoscere. So che lavora a Broadway! Deve essere una magnifica ballerina!”
 
Santana rise e abbracciò Blaine.
“Entrate e la conoscerete!” li fece passare Santana.
 
Brittany era rimasta nella zona cucina, che alla fine era un tutt’uno con il grande salotto, diviso da un muretto basso.
Sorrise alle parole del ragazzo e si girò tra le dita quell’anello di plastica.
Ridacchiò pensando a quanto era appena successo.
Adesso era completamente di Santana.
E, dio, in realtà lo era sempre stata.
Era sempre stata sua, pendeva dalle sue labbra.
Dalle sue stupende labbra, aggiungerei.
Comunque quando i due ragazzi entrarono si guardarono intorno.
 
“Sannie, avresti bisogno di un tocco Hummel in questa casa.. chiedi a Blaine come è fantastica la nostra casa.. diglielo amore!”
 
Blaine annuì. “Non sembra per niente gay, in effetti..” disse con faccia poco convinta facendo ridere Santana.
 
“Cosa vorresti dire?” Kurt si voltò veros di lui con aria indignata.
 
“Che le mattonelle con le farfalle in bagno sono troppo eccessive..”
 
“Oh, quindi quando ti ho chiesto se ti andavano bene mi hai mentito?” Kurt mise le mani sui fianchi mettendo su una faccia offesa.
 
“No, ma tra quello e le mattonelle rosa con i cuori.. erano decisamente più sobri..”
 
“Sorbi? Se volevi cose sobrie nella tua vita non avresti dovuto sposarti con me! Sono la persona meno sobria in questo mondo!” esclamò allora Kurt.
Blaine prese un profondo respiro.
 
“Oookay! Ragazzi! Basta. Primo. Kurt, tu non sei sobrio. Questo è poco ma sicuro. Secondo. Questa casa sta bene così, e terzo.. Blaine condoglianze per aver sposato Betty White, adesso.. torniamo a noi!” disse Santana.
Guardò Brittany.
“Signore, lei è Brittany!” disse tendendole la mano che lei prese e si avvicinò.
“Oh, non fare caso a loro. Sono come due vecchie pensionate sorde e con la demenza senile. Ma quando si parla di colpi di scena dopo Rachel Berry, puoi contare su Blaine e Kurt!”
Brittany rise tendendo la mano ai ragazzi.
 
“Piacere sono Brittany!”
 
“Kurt!”
 
“Blaine..”
 
“Quindi siete sposati eh!”
 
“Sono quattro anni a maggio..” disse Blaine prendendo con un sorriso commosso la mano del marito.
 
“Wow! E’ grandioso!”
 
“Si, beh, per quanto la signorina qui faccia finta di niente..” disse Kurt stringendosi a Blaine indicando Santana. “E’ la più romanticona di tutti. Ha aiutato Blaine con al proposta. Ed è anche la mia testimone di nozze.”
 
“Beh abbiamo tutti aiutato!” spiegò Santana per poi guardare Brittany. “Aiutarono tutti..”
Brittany sorrise e la baciò.
 
“Ohh, ma guardatevi..” disse Kurt.
 
Santana si staccò e rise.
“Okay basta con i convenevoli.” Si avviò verso il divano.
“Come vogliamo procedere?”
 
Kurt si voltò verso Blaine e sorrise.
Sarebbe stato un piano infallibile.





Franci's Corner:


Ecco quà un altro capitolo! 
Finalmente ci sono anche Kurt e Blaine! Li aspettavate? Adesso saranno molto partecipi!
Mmm che dire.. Santana è sempre troppo dolce *-* 
E.. vedremo il prossimo capitolo cosa succederà tra Finn e Rachel e con Sam!


Ah il nuovo capitolo di Just can't say goodbye è stato messo per chi ancora non lo avesse letto!
Questo è il link 


Baci Fra :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
Si guardò confuse attorno. Notò un palco e guardò Kurt al suo fianco.
“Che succede?”
 
“Ti ho detto che ti avremmo aiutato a riconquistare Rachel per bene. Ma prima.. dobbiamo pensare a te..” Kurt gli fece gesto di continuare a camminare e lo portò sul palco per poi scendere e andare a sedere a dei tavoli di quel locale dove avevano chiesto di stare per una mezzoretta.
Poco dopo Brittany lo raggiunse con Sam sorridendogli.
I tre riportarono lo sguardo sul palco e guardarono Finn.
 
“Cos’è? Devo cantare?” chiese il ragazzo.
Ma improvvisamente comparve Quinn che guardò Finn sorridendo.
 
[Quinn:]
“I'm sitting in a railway station
Got a ticket for my destination, oh oh”
 
Finn abbozzò un sorriso che scomparve appena a seguito di Quinn entrò Puck con la chitarra.
 
[Puck:]
“On a tour of one-night stands
My suitcase and guitar in hand”
 
[Puck and Quinn:]
“And every stop is neatly planned for a poet and a one-man band”
Cantarono insieme i due prendendosi per mano.
 
[Blaine:]
“This wave “
 
[Santana with Blaine:]
“Wave”
 
Santana e Blaine comparirono dal fondo del locale.
 
[Blaine and Santana:]
“Is stringing us along ([Santana:] Along)”
 
[Blaine and Quinn:]
“Just know you’re not alone”
 
Blaine sorrise a Quinn per poi salire su un tavolo.
 
[Blaine:]
“'Cause I’m gonna make this place your home”
 
Disse indicando Finn con un sorriso.
 
Subito dopo partì Santana che passò vicino al tavolo die tre seduti e accarezzò la spalla di Brittany per poi continuare a camminare fino a che non raggiunse l’ultima arrivata, Mercedes, che era arrivata dall’altra entrata del locale.
 
[Santana:]
“Everyday's an endless stream
Of cigarettes and magazines, oh oh”
 
Si abbracciarono e cantarono insieme.
 
[Mercedes with Santana:]
“And each town looks the same to me
The movies and the factories
And every stranger's face I see
Reminds me that I long to be”
 
Anche Blaine li aveva raggiunti e tutti e tre guardavano Finn sul palco.
 
[Finn with Santana, Quinn, Puck, Mercedes and Blaine:]
“The trouble it might drag you down
If you get lost, you can always be found”
 
Finalmente Finn decise di iniziare a cantare.
Quinn sorrise e corse fino a lui abbracciandolo.
 
[Finn with Santana:]
“Just know you’re not alone ([Mercedes:] Know you're not alone)”
 
Finn guardò Santana con quell suo tipico mezzo sorriso che fece ridacchiare la latina.
 
[Puck and Quinn:]
“Cause I’m going to make this place your home”
Il ragazzone guardò Puck e, con dispiacere degli altri, il volto gli tornò serio e duro.
 
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh”
 
[Santana:]
“Where my thought's escape me”
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh”
 
[Mercedes:]
“Where my music's playing “
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh ([Mercedes:] Oh, oh) “
 
[Quinn:]
“Where my love life's waiting
Silently for me “
 
[Finn and Mercedes with Puck, Santana, Quinn and Blaine:]
“Settle down, it'll all be clear
The trouble it might drag you down
If you get lost, you can always be found”
 
Santana, Blaine e Mercedes salirono sul palco raggiungendo gli altri.
 
[Finn and Santana:]
“Just know you’re not alone ([Mercedes:] Know you're not alone)”
 
Santana corse ad abbracciare Finn, al quale era tornato il classico mezzo sorriso.
 
[Puck and Quinn with Santana, Mercedes, Finn and Blaine:]
“'Cause I’m gonna make this place your home”
 
 
[Santana:]
“Oh oh oh oh!”
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Oh, oh, oh, oh, oh”
 
[Santana:]
“Where my music's playing”
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh “
 
[Mercedes:]
“I'm gonna make, I'm gonna make, make this place your home”
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Oh, oh, oh, oh, oh ([Mercedes:] Know you're not alone) “
 
[Santana:]
“Where my music's playing “
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh ([Santana:] Whoa oh)”
 
[Mercedes:]
“I'm gonna make, I'm gonna make, make this place our home”
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Oh, oh, oh, oh, oh”
 
[Mercedes:]
“Know you're not alone”
 
Mercedes raggiunse Santana e Finn e sorrise al ragazzo.
 
[Finn, Puck, Santana, Quinn, Mercedes and Blaine:]
“Oh, oh, oh, oh, oh, oh ([Mercedes:] Oh...)”
 
Appena finirono di cantare i tre al tavolo si alzarono ad applaudire.
Finn sorrise e abbracciò tutti in un abbraccio di gruppo.
Per poi stringere di più Mercedes che era molto che non la vedeva.
Alzò lo sguardo incrociando quello di Puck e tornò serio ancora una volta.
Noah sospiro.
 
“Finn..” disse ma il ragazzo scosse la testa scendendo dal palco.
“Avanti! Mi dispiace, ho fatto una cazzata. Forse la più grande della mia vita, e per me vuol dire tanto considerando quante ne ho fatte.”
 
“Non mi bastano le tue fottute scuse!” urlò Finn voltandosi a guardarlo.
“Tu mi hai tradito. Eri colui che si presuppone non dovrebbe mai tradirmi ma aiutarmi e sostenermi. Tu dovevi essere il mio migliore amico!”
 
“Io sono il tuo migliore amico Finn!” Noah posò la chitarra e lo raggiunse giù dal palco.
“E sono qui per aiutarti a riconquistare Rachel.”
Finn alzò un sopracciglio soffiando una risata.
 
“Sai cosa c’è di davvero divertente in tutto questo? Che non ci sarebbe stato bisogno! La colazione che le avevo fatto e il discorso che mi ero preparato sarebbero stati sufficienti! Ma no! Tu e il tuo Puckzilla avete dovuto intromettervi! E comunque, era ridicolo che tu chiamassi il tuo pene Puckzilla al liceo e lo sarebbe a ancora. Se non fosse che è deprimente!”
 
“Frankenstein..” Santana scese dal palco.
“Avanti, ascoltalo..”
Finn sbuffò facendo cenno a Noah di proseguire.
 
“Sono qui per te, Finn. E sono così fottutamente dispiaciuto. Ho pensato e ripensato a un modo per scusarmi. Ma poi ho capito che in realtà non c’è. È stata un azione che non ha scuse. Non avrei dovuto. Sono stato uno stupido e un immaturo.
Mi sembra di essere tornato al liceo quando anche Quinn ti tradì con me. O Rachel dopo aver scoperto che te eri andato a letto con Santana…”
 
“Aspetta, tu sei andata a letto con lui?” chiesero entrambi i fratelli alle proprie ragazze.
Santana si passò una mano sul volto.
 
“Noah, non stai migliorando la situazione..” disse per poi guardare Brittany e farle cenno di lasciare perdere che le avrebbe raccontato tutto.
 
“No, decisamente non lo stai facendo..” Finn strinse i pugni lungo i fianchi.
 
“So che sei ferito. Deluso. Tradito. Ed è tutta colpa mia. Ma.. il fatto è che mi manchi. Mi manca il mio migliore amico, e già per mesi non ti ho sentito. E adesso tu decidi di venire a vivere a New York.. io sono stato così idiota da..” si bloccò e sospirò. “Ti chiedo di perdonarmi..” alzò lo sguardo vedendo ancora Finn impassibile con tutti i muscoli rigidi e occhi chiusi.
“Okay.. volevo solo che sapessi quando dispiaciuto io fossi..” si voltò verso Santana e abbozzò un sorriso prima di superare Finn e dirigersi alla porta.
 
Intanto gli altri erano scesi lentamente dal palco e Blaine era andato da Kurt sedendosi accanto a lui.
Quinn e Mercedes erano accanto a Santana, una a destra e una a sinistra, con le braccia incrociate.
Finn aprì gli occhi e li posò sulle tre ragazze davanti a lui e in particolare su Santana, la quale si strinse nelle spalle inumidendosi le labbra e facendo vagare lo sguardo sul pavimento per evitare di dire ciò che pensava.
Sentirono la porta aprirsi e la luce del giorno entrare nel locale.
“Tu sei mio fratello. Ti voglio bene come a un fratello. Questo non può cambiare così facilmente.” Esclamò Finn sentendo il rumore dei passi degli anfibi di Noah cessare.
“Hai sbagliato.. è vero.. ma so che persona sei.” Disse voltandosi verso il ragazzo che si era voltato continuando a tenere la porta aperta.
“Sei al persona che mi ha aiutato a prendere la borsa di studio per il college. Sei la persona che mi ha aiutato quando mia madre è stata male. E sei la persona che mi ha detto subito che grande cazzata avessi fatto lasciando Rachel. Ti voglio bene e vorrei così tanto perdonarti, solo che ancora non ci sono. Non sono ancora arrivato a perdonarti. Non del tutto. Quando ripenso a ciò che hai fatto, sento sempre questa rabbia crescere.. e vorrei che non fosse così.. ma.. ci sto provando. Sto lottando contro me stesso per perdonarti del tutto.”
Noah sospirò e lasciò che la porta si rischiudesse.
 
“So che non è possibile farlo subito, quindi.. capisco..”
 
“Quale era la tua idea per la riconquista di Rachel?” chiese allora Finn.
Noah alzò la testa e abbozzò un sorriso.
 
“Avanti, ho aspettato anche troppo, dobbiamo iniziare a preparare. Sedetevi!” esclamò allora Kurt.
 
Quinn si andò a sedere sulle ginocchia di Sam mentre gli altri prendevano posto sulle sedie.
Santana si sedette vicino a Brittany e le prese la mano baciandola portando poi l’attenzione a Kurt che spiegava come si sarebbe svolta la serata.
Brittany rise dentro di se, era una novità quella, e sembravano quasi dei maniaci. Avevano organizzato una serata da pazzi e nei minimi dettagli. Una serata decisamente incredibile. Nel vero senso della parola.
Le sembrava un po’ assurdo come avessero programmato tutto.
Ma da quanto le aveva detto Santana, era una cosa abbastanza normale per loro.
 
“Allora.. inizierà San. E’ quella con la dote più bastarda del mondo. Riesce a ottenere sempre cosa vuole….”
 
“Più che iniziare sembra che debba fare tutto io!” esclamò la latina guardando la mappa concettuale che aveva fatto Kurt.
 
“Beh no.. sono solo tanti fasi nella tua missione..”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bussò alla porta sbuffando.
“Hobbit, se non apri ora giuro che buttò giù la porta e ti appendo per il naso come una fottuta bandiera a sventolare fuori da qui.”
Urlò Santana dando ritmate botte alla porta.
 
Improvvisamente si aprì e una Rachel con gli occhi distrutti dal pianto aprì.
“Che diavolo vuoi Santana?” chiese.
 
“Sapere come stai..”
 
“Come vuoi che stia? Come un idiota che ha ceduto a una tentazione stupida e ha perso l’amore della sua vita!”
Santana annuì entrando in casa senza farse troppi complimenti.
 
“Capisco. E, dato che è una vita che tento di portarti a comprare qualcosa di decente, adesso io te e Quinn ce ne andiamo a fare finalmente una giornata di Shopping, e poi passeremo da Broadway, ci faremo una bella camminata, prenderemo per il culo tutta la gente sgangherata che c’è per strada, beh io lo farò. Tu sarai tra quelli che prenderò in giro..” disse strappando un piccolo sorriso a Rachel.
“Dai.. che da domani iniziò ufficialmente a lavorare in ospedale e non avrò più così tempo..”
 
Rachel ci pensò un po’ e poi sospirò.
“Okay.. ma niente biancheria intima nuova. L’ultima volta che siamo andate mi volevi far comprare delle mutande commestibili..” disse avviandosi verso la camera per cambiarsi.
 
Santana sorrise prendendo il telefono.
“A mia discolpa dico che Finnocence almeno avrebbe capito dove mettere la bocca..” disse mentre scriveva un messaggio.
-Fase due completata.-
 
 
 
 
 
 
 
Santana guardò Quinn indicandogli il vestito che aveva in mano.
La bionda scosse la testa.
“No.. non lo comprerà mai.. che ne dici di…. Questo..” disse prendendo un vestito oro.
 
“E’ perfetto. Sembra esattamente quello!” disse l’ispanica.
 
Rachel nel frattempo uscì dal camerino.
“No.. questo no..” disse guardandosi allo specchio disgustata.
Santana roteò gli occhi.
 
“Tieni, prova questo..” disse passandole il vestito che aveva trovato Quinn.
“E anche se non ti piace te lo metterai adesso perché l’ho già pagato. E sfortunatamente ho rovesciato il caffè sui tuoi vestiti!”
 
Rachel la guardò e guardò i suoi vestiti.
“Non è vero..”
 
Santana sospirò e aprì il tappo del bicchierone di caffè di Starbucks.
“Non volevo arrivare a questo..” sussurrò a Quinn.
“Preferivo che fosse benzina considerando quando sono osceni..” disse poi a Rachel versando lentamente il caffè sui vestiti posati su una poltrona.
 
Rachel spalancò gli occhi.
“Santana!” esclamò arrabbiata.
 
“Ops, scusa.. non l’ho fatto apposta. Ora muoviti. Mettiti quel vestito perché mi ha chiamato l’ospedale e devo andare a firmare delle carte..”
 
Rachel sparì dietro la tenda del camerino mettendosi il vestito.
“Allora vai..”
 
“No.. abbiamo detto giornata tutte insieme, e così sarà.. mi accompagnerete..”  disse guardandosi le unghie mentre Quinn tentava di trattenere una risata mordendosi le labbra.
 
Rachel uscì e sbuffò.
“Eccomi. Mi sembra di essere tornata al liceo. Con il glee club e le nostre esibizioni.”
 
Santana abbozzò un sorriso mentre Rachel la superava andando verso l’uscita e poi scosse la testa guardando il cielo mentre Quinn ridacchiava raggiungendo poi Rachel.
Nel frattempo Santana prese il telefono avviandosi alla cassa a pagare.
 
-Fase tre completata, mi dovete rimborsare duecento dollari.-
 
 
 
 
 
 
Rachel guardò confusa fuori dal finestrino.
“Ma non dovevamo andare all’ospedale?”
 
“All’ospedale?” chiese Santana facendo ridere Quinn.
 
“Si.. hai da firmare delle carte..”
 
“Oh.. ti ho detto questo.. no probabilmente ti ho detto che mi ha chiamato un produttore e mi ha detto di andare a giocare a carte…”
 
Rachel sbuffò.
“Santana che sta succedendo? Quinn?” le guardò entrambe.
 
“Chiudi il beccò Hobbit. Siamo arrivati e… devi startene in silenzio.” Disse aprendo la portiera e scendendo l’ispanica.
La brunetta guardò il grande ingresso del teatro.
 
Santana bussò con una strana sequenza sul legno della porta secondaria e questa si aprì rivelando Brittany che ridendo la guardò.
“Era necessaria la bussata segreta?” chiese per poi sporgersi baciando la mora che rise sulle sue labbra.
 
“Si..” disse per poi guardare Rachel. “Avanti Gayberry, entra..” disse mentre Quinn spingeva dolcemente la schiena di Rachel verso la porta.
 
Una volta entrata la porta si chiuse alle sue spalle e calò il buio.
“Santana… Brittany.. Quinn?” le chiamò ma nessuna rispose.
Si spaventò quando vide una luce illuminare il centro del palco. Una serie di luci si illuminarono anche a terra per il percorso che lei avrebbe dovuto percorrere fino al palco.
“Che sta succedendo?” chiese notando poi qualcosa muoversi sul palco.
 
Notò un pianoforte illuminarsi leggermente mentre iniziava a suonare. Riconobbe Blaine e abbozzò un sorriso.
Riconobbe anche immediatamente la canzone.
“Quando cantammo questa canzone, ti dissi che ti amavo. Fu la prima volta che te lo dissi. E d’allora, il mio amore non è diminuito, è solo aumentato..” esclamò Finn arrivando al centro della luce.
 
[Finn Hudson]
 
“Highway run into the midnight sun
Wheels go round and round
You're on my mind”
 
Iniziò Finn.
 
[Rachel Berry]
 
“Restless hearts sleep alone tonight
Sending all my love along the wire
They say that the road”
 
Cantò Rachel facendo sorridere Finn come un bambino.
 
[Rachel Berry e Finn Hudson]
 
“Ain't no place to start a family
Right down the line it's been you and me
And loving a music man
Ain't always what it's supposed to be”
 
[Rachel Berry]
 
“Boy
You stand by me”
 
[Rachel Berry e Finn Hudson]
 
“I'm forever yours
Faithfully”
 
Rachel cominciò a correre salendo sul palco.
 
[Rachel Berry]
 
“Circus life under the big top world
We all need the clowns to make us laugh”
 
[Rachel Berry e Finn Hudson]
 
“Through space and time
Always another show
Wodering where I am lost without you
And being a part ain't easy on this love affair
Two strangers learn to fall in love again
I get the joy of rediscovering you”
 
[Finn Hudson]
 
“Oh girl
You stand by me!”
 
[Rachel Berry, Finn Hudson]
 
“I'm forever yours
Faithfully
Oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh
Oh oh oh oh oh oh
Faithfully
I'm still yours
I'm forever yours”
Rachel fece un acuto grandioso guardando Finn negli occhi.

“Ever yours
Faithfully”
 
Finirono con le mani intrecciate e i respiri affannosi per le emozioni.
Rachel sorrise chiudendo gli occhi.
 
“Ti amo..” gli disse e il ragazzo sorrise.
 
“Anche io..” sussurrò per poi piegarsi per baciarla.
 
 
 
Santana, seduta accanto a Brittany e agli altri sospirò.
“Ed anche questa è fatta!”
 
“Qualcuno mi spiega come abbiamo fatto ad ottenere un teatro di Broadway?” chiese Noah tornando con Blaine. Entrambi avevano suonato.
 
“Beh.. tecnicamente non abbiamo realmente il permesso.. ma Brittany e Rachel lavorano qui.. e.. beh.. Santana è riuscita ad ottenere le chiavi dalla guardia..” spiegò Kurt.
 
Santana annuì.
“Ho scoperto che le gemelle, fanno ancora colpo!” disse alzando le spalle ricevendo uno schiaffetto sul braccio da Brittany.
 
“Sarà meglio che le gemelle restino buone..”
 
“Oh.. qualcuno è gelosa..” disse ridendo Santana strusciando il naso sulla sua spalla.
Brittany rise e si voltò baciandola.
Santana sorrise nel bacio portando una mano dietro la nuca della ragazza approfondendo il bacio.
Schiuse la bocca facendo passare la lingua sulle labbra della bionda per poi afferrarle il labbro inferiore tra i denti e tirarlo leggermente.
 
“O-okay.. ragazze..” Noah si voltò dall’altra parte mentre Sam copriva la scena con la mano, ma per motivi ben diversi da quelli di Noah.
 
“Emh, ragazze…” disse Kurt. “Basta.. o il nostro Puckerman potrebbe lasciarci..”
Santana scoppiò a ridere sulle labbra di Brittany e si staccò.
 
“Okay, okay. Puckerman, fai schifo, non hai nemmeno un minimo di autocontrollo..”
 
“Fanculo! Te la stavi praticamente facendo qui!” esclamò in sua difesa.
 
“Possibile che Puck non abbia ancora trovato l’autocontrollo? Anche Finn vengo-appena-mi-guardano Hudson è riuscito a impararlo.” Disse Santana.
 
“Si.. e ne sono fiero! Niente più postino per Finn!” esclamò ridendo stringendo la mano della sua ragazza.
Tutti risero.
 
“Finalmente.. siamo tutti a New York.. e tutti felici.. una vera famiglia!” sorrise Kurt.
 
“Beh.. se non c’erano dramma, qualcosa era andato per il verso sbagliato!” sorrise Santana guardando Finn e Rachel per poi guardare Brittany.
 
“Su.. andiamo tutti a cena insieme. Conosco un ristorante italiano grandioso! Tipo Breastix!” esclamò Mercedes facendo esultare tutti.
 
 
 
 
 
 
 Franci's Corner:


Questo è stato più incentrato su Finn e Rachel e Santana.. ma comunque..

Il prossimo prometto sarà tutto Brittana.. comunque siamo quasi arrivati alla fine.. penso che il prossimo sia l'ultimo.. beh.. fatemi sapere che ne pensate.


Ah ps: 95 persone seguono questa FF!! IO VI AMO!

PPS:  SANTANA / NAYA   FANTASTICA NELLA 4x15 L'HO AMATA!

Baci Fra

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 
 
 
 
L’ospedale era ormai ufficialmente aperto da un mese.
Finn lavorava nella caffetteria, era un lavoro temporaneo. Stava cercando qualcosa che sentisse più suo, come qualche scuola di musica dove potesse insegnare a suonare la batteria, o qualche spettacolo dove potesse recitare.
 
Quinn andava molto bene con il suo reparto, si era subito trovata molto bene con i suoi colleghi.
Noah era nel reparto di Santana, come sempre, e a parte i disguidi con la latina, che mai potevano mancare, si trovava piuttosto bene.
Santana era spesso piena di scartoffie, essendo un ospedale nuovo di zecca, ma riusciva sempre a liberarsi per fare qualche operazione.
Infatti il suo cercapersone stava squillando imperterrito.
Aveva perso la concentrazione su ciò che stava leggendo e, considerando quanto odiasse le leggi e quei documenti scritti in un'altra lingua, decise che non avrebbe continuato.
Si alzò dalla poltrona del suo ufficio e sorrise guardando la foto di lei e Brittany sulla scrivania.
Così prima di uscire aprì un cassetto della scrivania tirando fuori l’anello che aveva comprato a Brittany.
Aprì la scatolina e abbozzò un sorriso.
Non era ancora riuscita a darglielo, non perché non volesse, ma lei e le prove dello show,  sincronizzate agli orari pazzeschi della latina, non davano il giusto tempo di rendere bello quel momento.
La latina non voleva dare l’anello a Brittany alle due di notte quando tornava dall’ospedale svegliandola.
Voleva fare le cose perbene considerando come era andata con l’anello di plastica.
Sospirò e rimise via l’anello guardando il cercapersone che continuava freneticamente a suonare.
 
Lesse un codice rosso al pronto soccorso così prese il camice al volo e corse all’ascensore.
 
Una volta arrivata alla stanza sterile tese la mano facendosi dare la cartella.
“Cosa abbiamo?” chiese sfogliando la cartella.
“Rose?” chiese alla specializzanda che aveva chiesto venisse trasferita a New York.
 
“Uomo, 40 anni. Gli hanno sparato dieci colpi alle spalle e tre davanti. Ha il fegato compromesso e un sospetto tamponamento cardiaco. Frequenza 52 e pressione 80 su 40 sempre in calo.” Disse la ragazza mentre intubava l’uomo.
 
“Okay..” disse Santana chiudendo la cartella.
“Non penso sia capitato per sbaglio, quindi qualcuno chiami la polizia e intanto portiamolo a fare una tac. Se è come penso dovremmo operare nell’immediato quindi preparate una sala.. chiamate Puckerman e ditegli di prepararmi al sala 4 e che non voglio nessuno in galleria.” Ordinò la latina mentre con lo stetoscopio sentiva il cuore del paziente. Rimise l’apparecchio al collo e annuì alla specializzanda che cominciò a spingere la barella fuori dalla stanza.
 
Santana si passò le mani tra i capelli e guardò l’ora.
Erano le dieci di sera. E neanche quella notte sarebbe riuscita a tornare a casa. Era almeno tre notti che non dormiva con Brittany nello stesso letto alla stessa ora.
Prese il telefono e cercò tra i preferiti il numero.
 
“Pronto?”
 
“Britt..”
 
“Ehi San..” rispose felice l’altra.
Santana si sentì in colpa. Sapeva che Brittany aveva preparato una cena e un bagno caldo.
Le aveva detto che lo avrebbe fatto. Ed erano tre giorni che la latina doveva deludere la bionda.
 
“Ehi.. senti.. è appena arrivato un paziente gravissimo. Tredici colpi di pistola, un probabile polmone perforato e sicuramente i sui organi stanno andando.” Disse con voce dispiaciuta.
 
“Oh..” si limitò a dire Brittany mentre l’entusiasmo di sentire la sua latina svaniva.
 
“Mi dispiace, so che hai già preparato tutto. E non puoi capire quanto mi dispiaccia. Non sai quanto vorrei essere li con te tra dieci minuti quando avrei staccato.” Piagnucolò quasi la latina.
 
“No.. no non avevo preparato niente ancora.. in effetti sono appena tornata,  Rachel mi ha offerto la cena a un ristorante vegano che ha scoperto. Quindi sono appena tornata..”disse Brittany.
 
“Okay, meglio.. non so a che ora sarò a casa stanotte.. cercherò di esserci il prima possibile..”
 
“No, San. Lavora tranquilla. Lo capisco. Devi lavorare con calma e tranquillità, non vorrei mai che una persona morisse per colpa mia..”
Santana ridacchiò tirando su col naso raccogliendo la lacrima che le stava solcando il volto solitaria e silenziosa.
Brittany sorrise sentendo Santana ridere.
 
“Dottoressa Lopez, abbiamo già i risultati della tac.” Disse la Rose entrando in stanza e tendendole le immagini.
Santana mantenne il cellulare con la spalla mentre guardava le immagini.
 
“Mierda.. come pensavo. Ha un polmone perforato e tutti gli organi stanno cedendo. Okay, Rose prepara il paziente e chiama Quinn, ci vediamo tra un minuto in sala..” disse Santana rendendole le immagini per poi riprendere il telefono.
Si passò una mano sulla testa mentre aspettava che la specializzanda uscisse.
Appena uscì sospirò.
“Ehi.. devo andare..” sussurrò.
 
“Si.. ho sentito.. ci vediamo dopo..”
La latina annuì.
 
“A dopo.. e.. Brittany..” la richiamò prima che la bionda potesse riattaccare.
 
“Si?”
 
“Ti amo..”
 
La bionda sorrise. “Anche io, San. Anche io.”
 
Chiuse la telefonata e chiuse gli occhi sbuffando per poi uscire e correre verso l’ascensore per andare al piano delle sale operatorie continuando però ad armeggiare con il telefono.
 
 
 
 
 
Nel frattempo Brittany posò il telefono sulla tavola e si morse il labbro guardando la tavola apparecchiata.
Si alzò e allungò il braccio per prendere il piatto cominciando a sparecchiare.
Tornò al tavolo e con un soffio spense la candela che era posta al centro e si andò a distendere sul divano.
Abbracciò un cuscino che aveva il profumo di Santana e cominciò a piangere.
Non voleva piangere.
Alla fine andava tutto bene.
Ma si sentiva uno straccio.
Voleva solo stare con Santana. Voleva solo qualcuno da cui tornare dopo le prove massacranti. E invece si trovava solo un letto freddo e perfettamente fatto dalla parte della latina.
Era come se la latina neanche vivesse li. Arrivava a casa quando Brittany si alzava per andare alle prove.
Oppure quando la bionda già dormiva.
Sapeva che non era neanche colpa della latina. Sapeva che faceva del suo meglio per cercare di essere a casa il prima possibile. Ma c’erano le volte in cui neanche tornava dato che l’ora di stacco e di attacco erano alla stessa.
Brittany pensava che dato che ora era primaria avrebbe potuto fare turni più corti, e invece apparentemente erano solamente più lunghi. Santana le aveva detto che oltre le operazioni c’erano le continue scartoffie o interviste per giornali di medicina o per il New York Times che parlava del nuovo ospedale che aveva attraversato gli stati uniti portandosi dietro la sua grandezza e professionalità. Almeno questo era in titolo dell’articolo che Santana aveva attaccato in salotto.
 
I singhiozzi erano silenziosi ma a quanto pare qualcuno l’aveva sentita.
“Brittany.. va tutto bene?” chiese Rachel alla porta bussando.
La bionda però rimase in silenzio.
Così la brunetta prese le chiavi e aprì la porta trovando Brittany distrutta dal pianto.
Le andò in contro e l’abbracciò.
“Ehi.. ehi.. tranquilla..” le sussurrò accarezzandole la schiena.
“Va tutto bene..”
La bionda semplicemente continuava a piangere portandosi una mano al volto.
 
 
 
 
 
 
Entrò in sala sorridendo all’infermiera che le passò l’asciugamano per asciugarsi le mani appena lavate e che poi l’aiutò a mettere il camice e i guanti.
Si diresse verso il paziente e si scrocchiò il collo una volta arrivata alla postazione.
“Okay.. bisturi.” Disse allargando la mano verso Puck che le passò il ferro.
Nel momento in cui Santana appoggiò il bisturi sul petto del paziente la porta si spalancò.
Un uomo, o meglio un ragazzo aveva trenta anni circa, entrò nella sala.
“Che diavolo fa lei qui? Non può stare.. questa è un aria sterile!” urlò Santana furiosa facendo cennò a due infermieri di portarlo fuori.
 
“Non toccatemi o faccio saltare questo posto in aria!” urlò allora il ragazzo estraendo un detonatore.
Tutti si bloccarono spalancando gli occhi.
 
“Cazzate.. fatelo uscire, quei giochi si comprano al supermercato, se non inizio l’operazione quest’uomo morirà! Quindi.. fuori..” esclamò riportando poi l’attenzione sul petto del paziente.
 
“Non sto scherzando! Le pallottole che gli ho sparato sono delle bombe. Le ho progettate io!”
La latina alzò lo sguardo sul ragazzo.
“Sono piccole ma c’è così tanta polvere da sparo che può saltare in aria tutto l’ospedale.”
 
“Senti, qui dentro ci sono tubi di ossigeno che portano ossigeno in tutto l’edificio…”
 
“Appunto.. vi conviene fare come voglio io. Dovete lasciarlo morire..”
Santana sbiancò voltandosi a guardare Noah e poi di nuovo il ragazzo.
 
 
 
 
 
Guardò la ragazza accanto a lei sul divano ridere e abbozzò un leggero sorriso.
“Grazie..” disse poi riportando l’attenzione alla televisione.
 
“Non devi ringraziarmi. Santana mi ha chiamato pregandomi di venire..” disse Rachel spostando lo sguardo sulla bionda.
 
“Non l’ha bevuta eh??” sbuffò la bionda.
 
“No, affatto. Ti conosce bene.. questa ne è solamente l’ennesima prova..” sorrise la brunetta.
La bionda prese il telecomando e mise il muto alla tv.
 
“Ti andrebbe di andare?” chiese Brittany e Rachel rise.
 
“Va bene..” annuì poi mentre la bionda con un sorriso spense la televisione e si alzava per andarsi a cambiare.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Voglio tutti fuori! Tranne te! O giuro che premo questo pulsante!” urlò il ragazzo.
 
“Okay! Tutti fuori.. e non spargete la voce. Non voglio il panico!” urlò Santana vedendo tutti gli infermieri andare via di corsa.
Rimasero la Rose, Noah, Santana e il ragazzo.
“Rose.. vai..” le disse poi mentre con lo sguardo le cercava di far capire cosa avrebbe dovuto fare.
La ragazza castana capì subito cosa doveva fare.
 
Rimasero loro tre, più il paziente.
“Voglio anche lui fuori!”  disse il ragazzo mentre cominciava a tramare.
Santana sospirò e guardò Noah.
 
“Vai..” gli disse.
 
“No.. col cazzo. Non ti lascio qui da sola San!” le disse allora Puck.
 
“Tranquillo.. me la so cavare.” Annuì la latina per poi lasciarsi abbracciare da Noah prima che uscisse sussurrandogli all’orecchio. “Nel mio cassetto della scrivania c’è una cosa per Brittany” per poi doversi staccare data l’agitazione che il ragazzo aveva.
Rimasero quindi faccia a faccia lei e il ragazzo.
“Senti….”
 
“Samuel..” disse il ragazzo con la gola secca. Tremava ed era in evidente panico.
 
“Senti, Samuel, quest’uomo sta morendo. E io devo salvarlo.. ho fatto un giuramento. Non puoi volere una cosa del genere.. non puoi volerlo uccidere.”
 
“Lui ha ucciso mia moglie!” urlò il ragazzo tra le lacrime. “Questo bastardo si merita di morire! Non ha nessun diritto di essere in vita mentre Annabel e morta!”
 
 
 
 
 
 
 
“Scusi.. la mia amica vorrebbe una cioccolata calda e io un bacio dal mio bellissimo ragazzo!” esclamò Rachel tendendosi oltre il bancone ricevendo un bacio da un Finn ridente.
 
“Che ci fate qui?” chiese ridendo preparando la cioccolata per Brittany.
 
“Abbiamo deciso di venire a fare due passi. Così io e te possiamo tornare a casa insieme perché stacchi tra una mezzora..” sorrise la brunetta facendo fare un mezzo sorriso a Brittany.
 
“Oh.. Santana?” chiese Finn.
 
“Ha avuto un operazione urgente..”  spiegò Brittany con un’alzata di spalle mentre le veniva servita la cioccolata.
 
“Capisco.. sai oggi non è riuscita neanche a passare per il suo caffè quotidiano o il pranzo con Puck e Quinn..” annuì Finn.
In quel momento videro arrivare a corsa Noah con ancora il camice per stare in sala operatoria.
“Toh.. ecco Noah..” lo indicò Finn. Ma il ragazzo gli passò davanti senza neanche guardarli, dirigendosi all’altra figura con ancora il camice.
 
“Rose!” la chiamò.
 
“Non riesco a trovare da dottoressa Fabrey.. non può entrare li dentro o quel tizio farà saltare tutti in aria!” disse velocemente richiamando anche diversi sguardi.
Noah spalancò gli occhi zittendola.
 
“Shh! Non urlare! Non possiamo fare entrare tutti in allarme.. allora.. dobbiamo chiamare un codice nero e gli artificieri. Devi essere il più discreta possibile.. credi di farcela? Io penserò a Quinn..”
 
La ragazza annuì e cominciò a correre verso gli uffici.
Puck si passò una mano sulla testa rasata mentre i tre amici gli erano dietro.
“Noah.. che sta succedendo?” chiese allora Brittany.
 
“N-non vi avevo visti..” balbettò lui sorpassandoli.
Ma Brittany lo bloccò per un polso.
 
“Noah.. cosa è un codice nero?”
Tutti i cercapersone in quel momento cominciarono a suonare ininterrottamente.
La gente leggendo il codice si alzò di scatto cominciando a correre verso le uscite di sicurezza mentre la polizia, appena arrivata, cercava di tranquillizzare la gente.
 
“Caos totale..” sussurrò lui guardando la gente dare di matto.
“Brittany, ho bisogno che tu venga con me. Finn, Rachel.. uscite da qui!” disse prendendo per mano Brittany passando tra la gente e arrivando alle scale.
Salirono fino al piano dell’ufficio di Santana.
Erano gli unici ormai a camminare nei corridoi. Tutti erano usciti.
Entrarono nell’ufficio.
“Nel cassetto della scrivania.. c’è una cosa per te..” disse per poi uscire e lasciarle un minimo di privacy lasciando la porta aperta in caso di emergenza.
Brittany aprì il cassetto.
Prese la scatolina tra le mani accarezzandone il velluto blu e lo aprì trovando un anello con dentro inciso il giorno nel quale si erano ufficialmente messe insieme.
Sorrise ma poi rimase confusa. Cosa era un codice nero?
 
“Codice nero? Noah! Che cazzo succede? Stavo andando in sala!” chiese allora una voce familiare davanti a lui.
 
“Quinn.. dio menomale.. Santana è con un pazzo che ha sparato bombe dentro un tizio e ora minaccia di farle scoppiare!” disse Noah non riuscendo più a trattenersi.
 
Brittany strinse la scatolina sentendo poi le parole di Noah. Alzò lo sguardo.
“Lei cosa?” chiese lasciando cadere la scatola a terra.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Seriamente, devo intervenire. I suoi parametri vitali sono instabili e stanno diminuendo.” Disse Santana seduta su una sedia con la testa fra le mani e i gomiti appoggiati ai ginocchi.
“So che vorresti che lui morisse, ma non riporterà tua moglie qui..” disse poi alzando la testa lasciando cadere le braccia.
 
“Non.. non ce la faccio. Lui.. persone come lui non dovrebbero avere neanche il diritto di entrare in ospedale..”
 
“Sai che uccidendolo, tu sarai come lui? Non sarai diverso. Non sarai superiore. Forse saresti addirittura inferiore, per esserti abbassato al suo livello..” Disse Santana con voce calma.
 
“STA ZITTA!” urlò il ragazzo muovendosi scomodamente sul suo posto.
Santana alzò le mani.
“Non sai niente! Non sai cosa le ha fatto! Questo tizio dovrebbe essere in prigione! Ha solo così tanti fottutissimi soldi che ha potuto pagare la cauzione. Lui l’ha distrutta. Ne ha abusato e poi l’ha picchiata fino ad ammazzarla!” urlò con le lacrime agli occhi.
Santana strinse la mascella chiudendo gli occhi.
Certo, anche lei ci avrebbe fatto un pensierino ad ucciderlo.
Sospirò e si alzò dalla sedia.
 
“Samuel.. è fuori su cauzione, ma vedrai che la giustizia farà il suo corso. Prenderà probabilmente la pena di morte. Non è compito tuo.. ne mio. Non possiamo decidere chi vive o chi muore.. io ho il dovere di fare sempre il massimo, chiunque abbia davanti. E tu hai il dovere di non uccidere le persone.”
 
“Quello e un animale non è una persona..”
 
“Capisci che se tu lo ammazzi adesso, tu andrai in carcere, tipo per sempre? O avrai la pena di morte. Invece se tu mi lasci fare il mio lavoro, adesso.. tu andari forse un paio di anni carcere ma poi sarai libero. E forse non vivrai la tua vita come vorresti. Sarai separato dall’amore della tua vita per sempre. Ma lei è sempre con te. E se tu adesso ammazzi quest’uomo o fai saltare noi per aria, la deluderai. Non credo che lei voglia questo. Lei vuole che tu sia felice..”
 
“Non rifilarmi queste cazzate. Tu non sai niente. Non la conoscevi!”
 
“No, è vero.. ma tu si.. secondo te sarebbe felice di sapere cosa vuoi fare?” Santana era arrivata a un metro dal ragazzo.
“So che è difficile. Anche io ho perso una persona a me cara. E’ difficile vivere senza di loro? Si. Ma non c’è altro modo, ho dovuto imparare a farlo. E ho basato la mia vita per renderlo fiero di me. E ci sono riuscita..” il ragazzo parve cedere. Santana tese la mano verso Samuel che le diede il detonatore.
“Cosa avrebbe voluto fare Annabel?” chiese mentre si avviava verso il paziente .
Posò il detonatore sulla mensola dove c’era anche il suo cercapersone.         
Si rimise la mascherina e prese il bisturi.
Non sarebbe stato facile operare senza nessuno che aiutasse.
Ma era l’unica possibilità. Non voleva mettere nessuno in pericolo.
 
Il ragazzo rimase in piedi vicino alla porta.
“L-lei.. lei amava gli animali, le piaceva prendersene cura. Faceva la volontaria a uno studio veterinario.”
Santana incise il petto dell’uomo per poi prendere la sega e dopo aver tagliato la cassa toracica prese il divaricatore.
 
“Continua..”
 
“Amava il mare.. l’odore della salsedine. Amava stare a ore sulla spiaggia ad occhi chiusi a sentire solamente il rumore del mare. L-lei era di una cittadina vicino a Los Angeles, e aveva la casa sul mare. Si traferì qui per me, perché io ho un lavoro che mi impegna molto. Seppi che era triste per non avere più il mare.. lo sapevo che era infelice.. perché noi abitiamo molto lontano dal mare”
 
“Secondo me non lo era..” disse Santana alzando leggermente lo sguardo su di lui tornando poi a portare l’attenzione al polmone perforato.
“Tu eri il suo mare. Se lei ha scelto te, tu eri il suo mare. E non penso se ne sia mai pentita.”
 
“Cosa potrei fare? Non ne ho idea.. sono perso senza lei..”
 
“Beh.. magari aprire un centro di cura per animali gratuito vicino a qualche spiaggia.. non lo so.. so solo che ti capisco..”
 
“Tu chi hai perso? Cosa hai fatto?” chiese il ragazzo.
Santana alzò nuovamente lo sguardo fermandosi ad operare per poi sospirare e tornare a guardare il petto del paziente.
 
“Mio padre. Avevo diciotto anni. Mi è morto davanti mentre eravamo a correre..”
 
“E come hai fatto a riprenderti?” chiese allora il ragazzo che ormai piangeva.
 
“Non credo di averlo fatto del tutto. E probabilmente mai lo farò. Ma ho deciso di basare la mia vita a renderlo fiero. Lui era un dottore cardiotoracico. Un chirurgo, proprio come me. Per questo sono un chirurgo. Per questo sono impeccabile nel mio lavoro. Per lui.”
 
“Sta funzionando? Ti fa sentire più vicina a lui?”
 
“Si.. in qualche modo si…” alzò lo sguardo sul ragazzo. “So che lui sarebbe felice. E questo mi basta per sentirlo al mio fianco. So che lui è sempre con me.” Lo riposò sul petto del paziente provando a dare un insufflazione. Al paziente era stato fermato il cuore perché sennò riparare il polmone sarebbe stato impossibile.
Ma era da davvero troppo tempo sotto bypass.
Santana guardò l’orologio che le diceva quanto tempo le rimaneva per operare il paziente prima di risvegliarlo.
Solo 15 minuti. E sei sarebbero serviti per riattivare il cuore.
Riportò lo sguardo sul polmone e vide che non c’era nessuna fuoriuscita.
Sorriso sotto la mascherina per poi portarsi al resto degli organi. Il fegato era sicuramente compromesso.
 
“Non so davvero come poter andare avanti senza di lei.”
 
 
 
 
 
“Brittany, Brittany camati.. va tutto bene. Guarda stanno arrivando gli artificieri!” le disse Noah mentre erano fuori dall’ospedale.
 
“Come posso calmarmi? Santana! La mia Santana è li dentro con delle fottute bombe artigianali che potrebbero scoppiare da un momento a un altro.” Urlò Brittany stringendo la scatolina.
 
“Lo so.. ma agitarsi non serve a niente.. Santana è grandiosa, non hai idea di cosa sia capace. Riesce a cavarsela da sola. E’ fantastica.. e supererà anche questa..” le disse Quinn accarezzandole la schiena.
In quel momento sentirono uno scoppio. Poi un altro e un altro.
Sembrava stessero bombardando.
Brittany spalancò gli occhi e si gettò in avanti afferrata da Noah e Quinn.
 
“Nooo!! Saaan!” cominciò ad urlare mentre ormai le lacrime le scendevano incontrollate sul suo volto.
 
 
Poco prima
 
Santana guardò l’ora ancora. Era l’ora di staccarlo dal bypass. Era riuscita a togliere tutti proiettili/ordigni. Per adesso era la cosa importante.
Era troppo concentrata a staccare il paziente dal bypass che non vide il ragazzo prendere il detonatore.
“Non capisco come poterlo fare. Vivere senza di lei. A questo punto non voglio vivere.” Disse.
Santana alzò lo sguardo sbiancando in un secondo mentre vedeva come la scena a rallentatore.
Il ragazzo che premeva quel pulsante.
La prima cosa che le passò in testa fu Brittany. Ma fu anche l’ultima. Si lanciò a staccare l’ossigeno.
“Cinque secondi.. e tutto sarà finito.” Disse il ragazzo dopo aver premuto. Lasciò cadere il detonatore.
Santana afferrò tutti i fili del paziente staccandolo e spinse la barella afferrando la bacinella contenente gli ordigni lanciandola dall’altra parte della stanza lontano da lei e dal paziente.
Riuscì a fare tutto nei cinque secondi.
In effetti si era già preparata tutto ciò che avrebbe dovuto fare. Sapeva di non aver convinto il ragazzo. E aveva tolto il prima possibile quei proiettili.
Samuel si avvicinò alla bacinella nello stesso momento in cui scoppiò.
Uno scoppio potente. E subito un altro. E poi un altro.
 
 
 
Portarono Brittany a un tavolo della caffetteria. La fecero sedere e le portarono un bicchier d’acqua.
Tremava e le lacrime continuavano a scendere. Fissava il vuoto.
Erano passati dieci minuti dall’esplosione.
E nessuno arrivava e dire niente.
Si sentiva come in un sogno.
Vedeva tutto muoversi a rallentatore.
I suoni erano ovatti.
Ma si accorse di una presenza accanto a loro.
L’uomo aveva una divisa nera con delle bretelle.
Capì che era un artificiere.
Lo guardò e vide le sue labbra muoversi mentre parlava con Puck e Quinn. Non capiva cosa stava dicendo fino a che non si concentrò meglio.
 
“.. la sala 2. E’ stata richiesta anche Marley Rose. E’ già in sala e da quanto ho capito in condizioni gravi..” disse l’uomo.
Quinn e Puck annuirono e scattarono verso l’ascensore mentre chiamarono Marley.
 
L’uomo poi si allontanò.
Brittany, inconsciamente, si alzò di scatto afferrandolo per un polso.
“Come sta Santana?.” chiese.
La sua voce era ferma. Ma il suo corpo tremava.
 
“Mi dispiace.. non posso dirle niente adesso. Ho solamente avuto l’ordine di comunicare alla dottoressa Fabrey e all’infermiere Noah Puckerman di recarsi in sala operatoria.” Disse l’uomo mentre Brittany continuava a tenere la presa stretta sul suo polso.
“Signorina, non so niente. Non sono entrato in quella stanza.” Disse allora mentre Brittany lasciava la presa.
Si rimise a sedere tornando a guardare il vuoto.
Rachel e Finn non sapevano cosa fare. Erano sconvolti tanto quanto lei.
 
 
 
Poco prima
 
Si trovò a terra.
Il paziente e la barella su di lei. Era dolorante.
Sentiva il sangue scorrerle sulla faccia.
Sentiva puzza di bruciato.
Sentiva dolore.
Una squadra di artificieri entrò a corsa.
Sentiva gli orecchi fischiare.
Sentiva male alla testa.
Una voce ovatta e un immagine sfocata le si avvicinò.
Solo dopo diversi secondi diventò un immagine nitida e un suono pieno.
“Dottoressa, sta bene?” le chiese il capo degli artificieri.
Santana però non riusciva ancora a capire come potesse essere che fosse ancora viva.
Chiuse un secondo gli occhi per poi riaprirli e posare lo sguardo sul paziente.
 
“I-il paziente.. ha bisogno di un operazione..”  sussurrò.
 
“Stia tranquilla.. ce ne occuperemo dopo.” Disse il ragazzo.
 
“No.. ora.. non sono riuscita a fare tutto. Ha bisogno di un operazione!” continuò Santana.
 
“Dottoressa Lopez.. il paziente può aspettare, adesso dobbiamo pensare a lei! E’ la nostra priorità!”
 
“No! Portate il paziente in sala due e fatelo operare! Chiamate la dottoressa Quinn Fabrey e l’infermiere Noah Puckerman, la specializzanda Marley Rose e loro sapranno cosa fare. Siamo un ospedale, la nostra priorità sono i pazienti!” disse Santana.
 
Il capo degli artificieri annuì e chiamò altri che lo aiutassero a tirare su la barella e il paziente. In due poi uscirono con la barella.
 
 
Santana adesso riusciva a vedere la stanza. O meglio ciò che era rimasto.
Guardò l’angolo verso il quale c’era Samuel non trovando niente di concreto.
Chiuse gli occhi.
“Adesso possiamo pensare a lei?” chiese il capo degli artificieri.
Santana rimase in silenzio mentre lui si chinava per sollevarla.
Santana aveva un dolore lancinante alla gamba dove la barella era atterrata all’esplosione, ma non sembrava rotta.
“Sono Sebastian Smythe..” disse il capo degli artificieri mentre la prendeva sottobraccio e la portava fuori dalla stanza. Mise una garza sterile sul taglio che aveva sul volto e si avviarono all’ascensore e vi entrarono.
“Le devo dire che è stata davvero coraggiosa. E’ riuscita a staccare l’ossigeno e a mettersi al riparo..”
 
“E’ da quando ha detto di avere un detonatore che pensavo a cosa fare. Sapevo che non sarei riuscita a dissuaderlo. Una persona che spara tredici ordigni nel corpo di un uomo.. non è esattamente una persona che si può chiamare normale.. per quanto la normalità sia una cosa astratta..” Sebastian sorrise mentre l’ascensore si aprì.
 
Al piano terra era pieno di persone.
Santana non capiva molto. Sentiva la testa girare e una forte nausea.
Il sangue che perdeva dal taglio era copioso. Il dolore alla gamba lancinante.
Chiuse gli occhi per poi riaprirli. Spostò lo sguardo verso destra come se sapesse che doveva guardare li.
Doveva.
E infatti la vide.
Brittany con lo sguardo perso nel vuoto.
Le ricordò per un attimo la prima volta che la conobbe.
Una persona vuota, anche se era per colpa di una grossa emorragia.
Così zoppicando si avvicinò velocemente al tavolo mentre Sebastian le diceva che dovevano andare dalla parte opposta e che doveva camminare piano.
Arrivò davanti al tavolo e la guardò.
Brittany alzò leggermente lo sguardo e la vide.
Scattò in aventi appena la vide cominciando a piangere mentre Sebastian lasciava la presa lasciando la latina tra le mani della bionda.
“San..” sussurrò Brittany tra i singhiozzi.
 
“Ehi.. va tutto bene.. è finita.. va tutto bene..” le sussurrò all’orecchio mentre l’accarezzava.
La latina poi lanciò uno sguardo dietro a Brittany.
 
“Dottoressa Lopez..” la chiamo Sebastian. “Appena ha un minuto la vorrebbe la polizia, per la testimonianza.”
La mora annuì e abbozzò un sorriso all’artificiere.
 
“Grazie..” disse. Sebastian le sorrise e poi si allontanò.
Santana scostò leggermente Brittany prendendole il volto fra le mani asciugandole le lacrime con i pollici.
“Ehi.. ehi.. calmati.. andiamo dalla polizia..”
 
“M-ma stai sanguinando..”
 
“Ma sto bene.. andiamo..” le disse poi prendendole la mano.
Insieme si avviarono dalla polizia che le fece sedere sul i divanetti posti all’entrata.
 
“Allora dottoressa Lopez, lei è rimasta sola con il ragazzo..” cominciò un poliziotto cicciotto sedendosi difronte a loro con un blocco per gli appunti.
 
“Si..”
 
“E cosa è successo dopo?”
 
“Ho provato a convincerlo di non farlo.”
 
“Eppure lui l’ha fatto, e lei è stata molto veloce a staccare i tubi dell’ossigeno e a mettersi al riparo..” disse l’uomo con voce accusatoria.
 
“Cosa vorrebbe insinuare?” chiese allora Santana accigliata.
 
“Non insinuo nulla dottoressa, il mio lavoro è di fare domande..”
 
“Sto ancora spettando la domanda..” rispose allora Santana.
 
“Come ha fatto? Come ha avuto il tempo materiale per staccare tutto?”
 
“Lo avevo già programmato. Non pensavo si lasciasse imbambolare da due discorsetti.. ma non sapevo che l’esplosione non sarebbe stata così grande. Non sapevo di essermi messa al sicuro..”
 
“Si è messa al sicuro quando ha staccato il tubo dell’ossigeno. Anzi.. ha salvato molte vite..” intervenne Sebastian.
Santana alzò lo sguardo confusa.
Il poliziotto alzò un sopracciglio.
 
“Questo è una conversazione privata..”
 
“Sono la prima persona che è entrata nella stanza... e sono ferrato in materia di ordigni considerato che è il mio lavoro. Penso che la mia dichiarazione sia necessaria..” disse sedendosi accanto a Santana.
L’uomo sbuffò.
 
“Okay.. quindi.. l’assassino..”
 
“Non lo chiami così..” scosse la testa Santana.
 
“Oh, e come vuole che lo chiami? Omicida, morto, poltiglia rosa?”
 
“Samuel. Si chiamava Samuel potrebbe semplicemente usare il suo nome..”
 
“Okay.. Samuel.. ha premuto il bottone e lei non ha fatto niente per fermarlo?”
 
“Stavo operando.. e non era un operazione semplice. Stavo togliendo il bypass e non potevo tenere gli occhi fissi su di lui.” Spiegò Santana.
 
“Penso che questo sia tutto, no agente?” chiese allora Sebastian alzandosi.
“Ha la sua testimonianza, questa donna è stata grandiosa.. adesso può andarsene..”
L’uomo sbuffando chiuse il blocco e si alzò andandosene.
Santana sbuffò a sua volta posandosi con la schiena contro lo schienale mentre stringeva la mano di Brittany.
“Quell’uomo è un idiota.” Posò lo sguardo sulla latina.
“Ancora complimenti..  non è da tutti mantenere il sangue freddo davanti a tredici ordigni.. nemmeno per noi..” disse tendendole la mano.
Santana la prese stringendola per poi abbozzare un sorriso.
 
“Grazie..” Sebastian si allontanò
 
Brittany si voltò a guardare la latina mentre le lacrime le solcavano ancora il volto.
Santana si sporse dandole un bacio.
“Mi dispiace.. mi dispiace di averti fatta preoccupare..”
La bionda scosse la testa tirando su col naso.
 
“No.. l’importante è che tu sia qua con me..” disse la bionda.
 
“Non potrei mai lasciarti..” le sussurrò allora Santana.








Franci's Corner:

Eccoci qua.. il dodicesimo capitolo.
Prima comunicazione SCUSATE IL RITARDO, ma ero in gita.
Seconda.. Ho deciso di allungare la fanfiction. 
Un po' la vita impegnativa dei nostri eroi a NY.. insomma non è facile.. esplosione apparte, la situazione tra Brittany e Santana..

E.. niente.. ho voluto un po' movimentare. Ed ecco qua.. spero vi sia piaciuto.. fatemi sapere :)


Baci Fra

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 



Strizzò gli occhi stringendosi al cuscino facendo uscire un lamento per poi portarsi una mano sulla fronte.
Sentì distintamente i punti di sutura passare sotto le dita. Aprì leggermente gli occhi facendo scorrere la mano a strusciare gli occhi.
Si stiracchiò allungando le braccia per poi tirarsi su con il busto e lasciar cadere le mani sul ventre coperto dalle coperte.
Sbadigliò leggermente portandosi una mano dietro la nuca quando vide aprire la porta.
 
Un vassoio arrivò prima della persona che lo portava.
Era evidente che cercasse di fare in silenzio ma appena vide che la latina era sveglia sbuffò mettendo il broncio come una bambina.
 
“Ehi.. volevo portarti la colazione a letto.” disse.
 
“Sono ancora a letto..” rispose l’altra.
 
“Ma volevo svegliarti io..”
 
“Posso sempre tornare a dormire..”
La bionda abbozzò un sorriso per poi scuotere la testa.
 
“Non fa niente.. sembrerebbe stupido..” disse facendo qualche passo verso la mora seduta sul letto.
Ma Santana sospirò silenziosamente.
Erano passati un paio di giorni dall’incidente e il primo giorno Santana lo aveva dovuto passare in ospedale a fare delle visite, il secondo a firmare carte e a parlare con Richard.
Questo era il primo giorno che avrebbe passato a casa.
Così afferrò la coperta e, lasciandosi andare all’indietro, si coprì la testa chiudendo gli occhi.
Brittany la guardò confusa.
 
“San..” la chiamò.
Ma nessuna risposta provenne dall’altra.
Così posò il vassoio sul comodino di fianco al letto e si mise a sedere accanto alla latina.
“Santana…” disse ancora levandole le coperte dalla testa.
La vide a occhi chiusi e soffiò una risata.
“Ehi..” sussurrò poi avvicinandosi con il volto facendo sfiorare il suo naso con la guancia della latina.
“Svegliati, San..” disse per poi accarezzarle la guancia col naso lasciandole poi un bacio soffice.
La latina mugugnò voltandosi dall’altra parte facendo scoppiare a ridere Brittany che con un balzo le salì a cavalcioni.
A quel punto anche la latina scoppiò a ridere aprendo gli occhi.
 
“Giorno..” sorrise poi.
Si tirò leggermente su reclamando un bacio che arrivò.
Tornò a distendersi e guardò la ragazza su di se.
“Non dovresti essere alle prove?” chiese.
 
“Ho preso un giorno di libero.” Disse la bionda allungandosi sul mobile prendendo il vassoio.
Scese poi dalla latina stendendosi accanto a lei e le posò il vassoio sulle ginocchia.
La latina sorrise e si voltò verso la bionda.
 
“Grazie..” le disse per poi baciarla con passione.
La bionda ricambiò con foga fino a che la mora non si staccò per cominciare a fare colazione, allora la bionda si adagiò con la testa sulla spalla della latina mentre questa mangiava.
 
Il silenzio era ora padrone della stanza, se non per il rumore del cucchiaino girato nella tazza di caffè.
Santana sentiva Brittany assente, lontana.
L’episodio di poco prima? Tempo fa l’avrebbe pregata di tornare a dormire, sarebbe uscita dalla stanza e poi rientrata sceneggiando tutto.
E invece oggi aveva detto che era stupido.
Aveva probabilmente pensato che non ne valeva la pena.
 
La latina non aveva nemmeno giorni liberi, infatti questo era il suo unico giorno completamente a casa, dal successivo doveva tornare a prendere le redini in mano del suo ospedale e mostrare a tutti quanto fosse grandiosa ed eccellente.
“Cosa vuoi fare oggi?” chiese la bionda rompendo il silenzio.
 
“Riposarmi e stare con te.. domani devo tornare a lavoro..” disse la latina.
Bevve l’ultimo sorso di caffè e posò la tazza sul vassoio per poi spostarlo sul comodino mentre Brittany si sollevò dalla sua spalla.
Santana tornò poi al suo posto rimanendo seduta e guardò Brittany.
Sospirò.
“Che c’è, Britt?” chiese finalmente Santana scocciata dal silenzio e dallo strano comportamento della bionda.
Brittany a quella domanda sospirò facendo allora seriamente preoccupare la latina.
“Che succede?” chiese ancora tirandosi in ginocchioni sul letto rivolta verso la ragazza che nel frattempo si era alzata.
 
La bionda si passò una mano tra i capelli tenendo una mano sul fianco per poi abbassarsi e prendere dal cassettone una scatolina mostrandola a Santana.
“Questo..” disse semplicemente con tono incomprensibile.
Santana alzò un sopracciglio.
 
“Oh.. non.. non ricordavo che lo avessi tu.. beh.. questo cosa?” chiese per precisare.
 
“E’ un anello..”
 
Santana soffiò una risata.
“Si beh, lo so. L’ho comprato io.. non ero riuscita a dartelo, ma ti avevo promesso che lo avrei comprato. L’anello di plastica era una cosa momentanea, lo avevo chiarito, ma se preferisci quello..” disse quasi ridendo ma Brittany rimase seria così Santana lo tornò di botto sedendosi suoi talloni.
“Che diavolo succede? Cosa c’è che non va nell’anello? Non ti piace? Lo posso cambiare.. Pensavo ti sarebbe piaciuto, ma non è un problema..”
 
“No.. l’anello è bellissimo.. è stupendo.. solo.. non so se lo voglio..” disse allora Brittany facendo pietrificare Santana.
 
“C-cosa vorrebbe dire?”
 
“Non ce la faccio più San..” ammise allora la ballerina.
“Tu non ci sei mai! Sei dovuta quasi morire per prendere un solo giorno libero! E domani tornerai a lavoro con orari più pazzeschi che mai! E io? Io ho bisogno di stare con una persona che ci sia!”
 
“E pensi che io non voglia esserci? Pensi che io non preferirei stare qui con te invece che in ospedale a firmare migliaia di documenti?” urlò allora Santana sollevandosi leggermente.
 
“Ho bisogno di una persona che non sia un fantasma! Che mi da la buonanotte e il buongiorno! Che almeno ceni insieme a me e non che quando c’è è un occasione speciale! Non ce la faccio più!”
 
“E credi che io ce la faccia? Credi che per me sia facile fare turni di 20 talvolta 48 ore continuate? Se non di più? Credi che mi faccia stare bene saperti qui da sola?” Scattò ancora Santana che sentiva le lacrime in procinto di uscire.
 
“Immagino che sia difficile anche per te! Ma ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia quando torno distrutta dalle prove, e non una casa gelida e un letto sempre perfettamente fatto, dove nessuno dorme da giorni!” urlò Brittany a sua volta con una lacrima che le rigava il volto.
 
“No! No tu non lo immagini!”  Santana le puntò il dito.
“Tu non immagini quanto sia difficile per me! Sennò non mi diresti queste cose! Non me le rinfacceresti! Tutti i giorni mi obbligo a tornare a casa per cena! Ma ho dei doveri! E se un ferito arriva non posso tirarmi indietro! Ho fatto un giuramento! E se non riesci a capirlo non è un mio problema! E’ tuo! E dovresti crescere un po’ e capire che la vita è dura! Che io mi sto facendo il culo per assicuraci un bel futuro!” Santana era ormai in preda all’ira.
 
Brittany si morse il labbro e scosse leggermente la testa lanciando la scatola vellutata sul letto.
“Se un giuramento è così impegnativo per te, meglio evitartene un altro..” disse afferrando poi un paio di cose avviandosi verso la porta per poi fermarsi.
“E comunque, non ho bisogno che tu lavori per me! Io ho un lavoro! E forse per te, grande chirurgo, non sarà molto essere una ballerina di Broadway.. ma per me lo è!” disse per poi tornare a camminare fuori dalla porta.
Santana scattò giù dal letto zoppicando per il dolore alla gamba seguendola.
 
“Non te lo permetterò! Affossare la colpa di questo litigio a me! Sei tu che hai cominciato a rinfacciare le cose! Tu mi ha attaccato dicendo che non sono una buona fidanzata! E sai cosa? Forse è vero..  ma ci sto provando! Non sono mai stata seriamente la ragazza di nessuno!  Sto cercando di fare del mio meglio! E tu cosa fai? Scappi e dai la colpa di tutto a me?”
 
“Non ce la faccio più!” urlò piangendo Brittany “ Ti amo San! Non lo capisci? Ma non posso continuare a non vederti mai..”
 
“E non durerà molto! I primi mesi sono i peggiori! Poi le scartoffie diminuiranno e potrò uscire molto prima! Ti ho chiesto di aspettare!”
 
“E ho aspettato!”
 
“Un mese! Un fottuto mese? Complimenti! Se vede che sei innamorata!”
 
“Io sono innamorata! Ti amo San! Più della mia vita!”
 
“Non se te ne vai..”
 
“Se me ne vado è perché ti amo.. farà bene a entrambe.. tu potrai lavorare senza sentirti in colpa di lasciarmi a casa da sola.. e io.. non starò più a casa da sola..”
 
“Da chi andrai?” chiese allora Santana con sguardo basso. Non era d’accordo con ciò che diceva la bionda. Ma non voleva legarla a se. Se pensava che stare separate fosse meglio, allora doveva fare cosa era meglio per lei, perché l’amava più della sua stessa vita.
 
“Da una mia collega.. manderò qualcuno a prendere le mie cose..” aprì la porta per poi fermarsi un secondo.
“Ciao San..” sussurrò ma la latina era immobile.
Braccia lungo i fianchi. Mani chiuse a pugno.
Sguardo fisso nel vuoto.
Uscì chiudendo la porta mentre la latina rimaneva a fissare un punto non ben precisato con sguardo vuoto e perso.
 
Non poteva crederci.
Era finita.
Tutto qui?
Nemmeno un bacio di addio?  Solo uno stupido ciao.
Come se potesse tornare nella sua vita quando volesse .
E probabilmente poteva. Questo Santana lo sapeva, e anche Brittany, perché la latina la amava così tanto che alla fine l’avrebbe perdonata pur di averla al suo fianco.
La porta si riaprì.
Una chioma bionda entrò, seguita da una castana.
Santana era ancora immobile nella sua posizione.
 
I muri fini tra gli appartamenti avevano fatto sentire a Rachel, e qualche cosa anche a Quinn, la litigata.
Quinn si gettò ad abbracciare Santana ma fu come abbracciare un pezzo di legno.
“Mi dispiace San..”
La latina scosse la testa.
 
“Non è colpa tua, ne mia.. e questa volta nemmeno dell’Hobbit..” disse facendo sorridere Quinn.
Per un secondo aveva pensato che la sua migliore amica fosse sparita, ma invece era ancora li.
“E’ la mia prima giornata libera.. e ho bisogno di fare tanto shopping fino a che non guarderò la nana penserò che i suoi vestiti sono niente male. Oppure.. potremmo capire con che materiale è stato fatto il naso di Quinn, io punto sulla plastica..”
Rachel e Quinn risero e entrambe l’abbracciarono.
 
“Magari iniziamo dallo shopping, e penseremo al mio naso mentre siamo tra i negozi..” disse allora Quinn spingendo scherzosamente Santana verso le camere per far si che si cambiasse.
 
 
 








 
 
“Cosa ne pensate di questo vestito? Lo metterei sotto il camice, insomma sono la primaria, posso anche evitare di mettermi il completo blue!” esclamò guardando un vestito.
Quinn sorrise.
 
“Rischieresti di far morire più persone di infarto di quante tu ne possa salvare, anche chi non ha problemi cardiaci.. magari un vestito un po’ più lungo..” disse Quinn facendo ridere Rachel e sbuffare Santana.
 
“E’ il quarto vestito che ti faccio vedere!”
 
“E ne stai scegliendo sempre di più corti!”
 
“E’ assurdo voler essere desiderabile?” chiese allora la latina lasciando il vestito.
 
“No, San.. non lo è affatto.. ma.. forse adesso tu dovresti calmarti un po’. Non credo che tu abbia realmente razionalizzato ciò che è accaduto qualche ora fa..” le disse allora Quinn mentre la latina si lasciava cadere su un divanetto nel negozio.
 
“Cosa c’è da razionalizzare, Quinn? Mi ha lasciato! E….”  si bloccò di colpo.
“M-mi ha lasciata. Brittany mi ha lasciata..” sussurrò allora guardando un punto imprecisato.
Quinn e Rachel si sedettero al suo fianco.
“L-lei..” la voce era spezzata da un nodo alla gola.
Non riusciva a capire cosa fosse.
Sentiva gli occhi cominciare a bruciare.
Lo sguardo appannarsi.
Una sensazione di nausea farsi largo nella sua gola annodata.
Quinn le accarezzò la testa levandole delle ciocche di capelli che le  erano cadute sul volto e poi guardò Rachel.
 
“Vai a chiamare un taxi, Rach..” sussurrò Quinn aiutando poi Santana ad alzarsi ed ad uscire dal negozio.
 



















 
 
Avete presente la sensazione di vuoto completo. Come se ti sentissi fluttuare.
Ma non in senso buono. In senso di felicità.
No. Vuoto, come se una parte di te ti fosse stata strappata via e nessuno la potesse riempire.
Mai più. Se non la stessa persona che ti ha strappato via quella parte.
 
Ma allo stesso tempo ti senti piena.
Piena di dolore, tristezza.
Così tanto che non riesci a muoverti.
Così tanto che stai seduta su un divano da ormai un ora. Immobile con le lacrime che ti rigano il volto e che non riesci a fermare.
Non ci provi nemmeno perché senti come se i muscoli non fossero più i tuoi.
Non senti più niente, assolutamente niente.
 
 
Ecco.
Santana si sentiva così. Era seduta su quel divano da ormai un’ora o più, non lo sapeva nemmeno.
Le lacrime continuavano a scenderle.
Al suo fianco Rachel, di fronte a lei Quinn.
 
L’aveva davvero lasciata? Per sempre?
Sarebbe tornata a dormire?
No. Aveva detto che avrebbe mandato qualcuno a prendere le sue cose.
Aveva detto che sarebbe stata da una sua collega.
Chi? Dove? Che zona?
Sperò non fosse nella zona di prima.
E cosa stava facendo adesso?
La stava pensando? Oppure no?
Stava male per la rottura?
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
“E questa è la tua camera.. mi dispiace che non sia molto grande.. ma questo appartamento è l’unica cosa che sono riuscita a prendere quando sono arrivata! Anzi, sono grata che abbia due camere da letto, sono anche risultate utili! Per quanto riguarda l’acqua della doccia c’è un problema. Prima delle sei di mattina e dopo le cinque di pomeriggio non c’è acqua calda, infatti quando torno dalle prove congelo alle otto di sera. Comunque la finestra è bloccata, non sono mai riuscita ad aprirla. Per il resto è tutto okay..” le sorrise la ragazza.
 
Brittany guardava la camera e posò ciò che era riuscita ad afferrare a casa e lo lasciò cadere sul letto.
Si voltò.
“Grazie.. andrà benissimo..”
 
“Ah.. e l’affitto è di 700 dollari al mese..”
 
“700 dollari per questa stanza?” chiese Brittany.
All’appartamento con San non spendeva niente. Pagava Santana. Se non i cento dollari per la bolletta dell’acqua.
Adesso con 700 dollari in meno dal suo stipendio come avrebbe fatto a campare?
 
“Si.. mi dispiace il totale è di 1400 essendo qui a Broadway. Prendere o lasciare..”
 
“Prendo.. va benissimo.. e grazie mille Electra per l’ospitalità..” disse allora Brittany mentre la ragazza dai capelli rossi usciva.
Si sedette sul letto e sospirò.
Aprì la borsa estraendo altre cose che era riuscita a prendere compresa una foto di lei e Santana.
Si morse il labbro posandola sul comodino accanto al letto.
L’aveva lasciata veramente.
L’aveva lasciata perché non c’era mai.
Ma è possibile che adesso ne sentisse ancora di più la mancanza?
Si. Aveva lasciato la cosa migliore della sua vita.
 
Si stese sul letto guardando fuori dalla finestra il sole scomparire lentamente.
Era già sera.
Come era possibile? Cosa aveva fatto tutto il giorno?
Aveva perso la cognizione del tempo vagando a chiedere asilo ai suoi colleghi.
Guardò la foto sul suo comodino e non poté che fermarsi a contemplare la bellezza della latina mentre il sonno la avvolse.






Franci' Corner:

Okay.. vi prego non uccidetemi!

Chiedo veniaa!
Non sapete che agonia a scriverla. Ma come in tutte le migliori storie, spesso gli innamorati si lasciano. E.. beh.. vedremo cosa riserverà il futuro!

Vi amo e grazie a chi preferisce, segue, ricorda, recensisce o semplicemente legge.
E grazie a chi non mi sta odiando e invece chi lo sta facendo vi dico: mi odio anche io!

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Baci Fra.

PS. JCSG arriverà tra poco! baci!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 Questo è un capitolo di passaggio! Ma spero che comunque vi piaccia..

Ps: Non odiatemi!






 
 
Si svegliò di scatto spalancando gli occhi.
Allungò il braccio afferrando il cercapersone e sbuffò leggendo un codice rosso mentre si alzava.
Si infilò velocemente le scarpe e afferrò il camice uscendo di corsa dalla camera del medico di guardia.
Si passò le mani sul volto mentre camminava veloce diretta al reparto di terapia intensiva.
Si portò le mani tra i capelli legandosi i capelli in una alta coda.
“Che è successo?” chiese infilandosi velocemente i guanti.
 
“Non lo so, capo, stavo solamente cambiando la medicazione!” esclamò l’infermiera impaurita.
Santana sospirò scoprendo il petto del paziente.
 
“Chiama neuro.. “ sbuffò Santana controllando poi le pupille del paziente, controllando le braccia e la gamba operata e poi tornò a portare l’attenzione sul petto.
Prese lo stetoscopio e auscultò il paziente per poi rimettere l’apparecchio al collo e prendere la cartella estraendo la penna dal taschino.
Una manciata di secondi dopo arrivò a corsa la dottoressa.
 
“Cosa abbiamo?” chiese andando a controllare con la luce le pupille del paziente.
 
Santana non staccò lo sguardo dalla cartella.
“Sospetto un ictus ischemico dovuto da una trombosi alla gamba operata. Ha anche un problema cardiaco del quale io stessa mi sono occupata, ma non è in grado di avere un'altra operazione oggi, con un cuore come il suo..”
 
“Credo che lei abbia ragione sull’ictus, e che quindi non abbiamo scelta che operarlo!”
 
“Verrò anche io in sala..” disse allora la latina. Il suo turno sarebbe finito tra una manciata di minuti, ma non aveva nessuna voglia di andare a casa. Distolse lo sguardo dalla cartella e portandolo sulla ragazza.
Castana, alta. Bellissima.
Non l’aveva mai vista prima.
Possibile che fosse la primaria e non avesse mai visto uno dei suoi chirurghi?
 
“Non ho niente in contrario.” Disse lei cominciando a spingere la barella fuori dalla stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
“E… su su su, clap, clap,. Giro e salto…” la coreografa guardò e poi scosse la testa.
“No, no no!” esclamò salendo poi sul palco.
“E vi definite ballerini? L’unica che lo sta facendo bene qui è Brittany! Avanti, metteteci un po’ di voglia! So che è tardi! Siamo tutti stanchi! Ma staremo qui fino a che non vedrò che lo fate bene! Brittany per favore puoi dimostrare ai tuoi colleghi come sono i passi? Per l’ennesima volta? E’ tre ore che lavoriamo sulla coreografia e ancora non l’avete imparata!” urlò la donna per poi lasciare spazio a Brittany che fece la coreografia alla perfezione anche se stanca morta.
 
Si aprì la porta del teatro dove vi entrò il direttore dello spettacolo.
“Cassandra, lasciali andare, per oggi è abbastanza.. “ disse e la donna bionda muovendo la mano in aria congedò i ballerini.
 
Brittany si passò una mano sul collo stancamente mentre afferrava il borsone e si avviava fuori dal teatro. Fermò un taxi e Electra la raggiunse.
Una volta a casa Brittany, come ormai da una settimana tutti i giorni faceva, si stava andando a chiudere nella sua camera. Usciva solo per farsi la doccia.
Ma Electra, stanca di avere un fantasma come coinquilina la richiamò.
“Britt.. ti va di mangiare un boccone insieme?” chiese.
 
“Sai che non ceno..” sbuffò la bionda aprendo al porta della sua camera.
 
“Lo so.. ma.. una volta..” la pregò la rossa.
Brittany sbuffò e lasciò cadere il borsone e si avvicinò al tavolo dove la rossa si era seduta.
Questa tirò fuori una ciotola di insalata, del pane e cucinò velocemente della carne che poi mise in tavola.
Cominciarono a mangiare ma la bionda rimaneva il religioso silenzio.
“Okay..” sbuffò la rossa posando la forchetta facendo alzare lo sguardo Brittany.
“Come fai ad aver imparato la coreografia? Non abbiamo nemmeno avuto il tempo materiale! In tre ore due e mezza le ha passate ad offenderci..”
 
La bionda alzò le spalle.
“Ballare è l’unica cosa che conta nella mia vita, ci metto tutto quello che ho. E poi.. sarà strano, ma a scuola non ho mai avuto una grande memoria.. ma quando si tratta di coreografie.. mi basta vederle una volta per assimilarle..”
 
“Mi piacerebbe essere come te..” sbofonchiò Electra giocherellando con la forchetta e un pezzo di grasso della carne.
 
“Io non credo..” sospirò la bionda.
 
“Come mai no?”
 
“Perché vorrebbe dire che adesso saresti morta dentro.. ma dopotutto basta saper ballare no?  Non è quello che amiamo fare? Non è quello che porta il pane in tavola?”
La rossa la guardò stranita con fronte corrugata.
“Grazie per la cena, era buonissima..” disse poi alzandosi e congedandosi in camera sua uscendo poco dopo per farsi una doccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Aspirazione..” disse senza distogliere lo sguardo dalla testa del paziente.
Santana se ne stava con le braccia incrociate guardando i parametri vitali del paziente.
Poi guardò la dottoressa e portò lo sguardo sullo schermo che riportava l’operazione.
 
“Capo!” la Rose era appena entrata in sala.
Santana si voltò e la guardò.
 
“Dimmi Rose.”
 
“Il paziente della 312 è collassato..”
 
“Ha un nome Rose, e comunque chiama il dottor Jefferson, io sono in sala..”
 
La dottoressa alzò lo sguardò dal cervello del paziente e rimase in silenzio.
Aveva appena scoperto che quella era il suo capo.
 
“Okay, ma.. non sta realmente operando.”
 
“I parametri stanno cedendo, avrà un arresto cardiaco tra meno di un minuto.” Spiegò Santana avvicinandosi alla porta.
“Rose, chiama Jefferson e intanto intervieni, sai cosa fare..” le disse per poi darle le spalle congedandola.
 
“A me non sembra che stia per avere un attacco..” disse la dottoressa guardando il monitor dei parametri.
 
Appena ebbe finito la frase un forte rumore del macchinario comunicò che era andato in arresto.
Santana si tolse il velo sterile dalle mani e  si infilò i guanti.
“Se solo fossi una di quelle persone che dice: te l’avevo detto..” disse con un sorriso sotto la mascherina mentre interveniva sul paziente.
La castana alzò lo sguardo su di lei e sorrise tornando poi a operare.
 
 
 
 
 
 
 
Sentiva la solitudine farsi sempre più spazio in lei.
Adesso distesa su quel letto tanto scomodo e freddo, come mai un letto era stato, sentiva la mancanza di Santana.
Anche se prima Santana non c’era mai e il letto era freddo, non era freddo come questo, perché sapeva che prima o poi, qualcuno l’avrebbe riscaldato.
Afferrò il telefono sul comodino controllando i fuso orario e poi mise il telefono all’orecchio.
 
“Ehi, Britty!” esclamò la voce calda e accogliente di suo fratello.
 
“Sammie..” rispose le con voce tremante. Non immagina che sentire la voce di Sam le avrebbe fatto questo effetto.
 
“Ehi.. che succede Britts?”
 
“Ti prego.. vieni a New York.. ho bisogno di te..” disse piangendo la telefono.
Sam aggrottò la fronte.
 
“Che è successo? Ehi.. tranquilla.. arrivo.. parto con il primo aereo.. ma dimmi almeno cosa è successo..”
 
“Io e San ci siamo lasciate, vivo in questa stupida casa e.. è peggio di prima..” continuò piangendo.
 
“Cosa è peggio di prima?”
 
“Tutto! Io.. ho.. ho bisogno di te..”
 
“Chiama Quinn..  vedrai che lei ti può aiutare mentre io non sono li..”
 
“No.. lei mi odierà.. proprio come mi odierà Santana..”
 
“Santana ti ama.. non potrà mai odiarti..”
 
“Non lo sai..”
 
“Si che lo so.. e lo sai anche te..”
Brittany tirò su col naso.
“Preparo la roba.. ci vediamo tra qualche ora..”
 
Rimise il telefono sul comodino.
 
 
 
Guardò la foto di lui e sua sorella da piccoli.
Afferrò un borsone iniziando a metterci tutto ciò che aveva dentro mentre teneva il telefono incastrato tra la guancia e la spalla.
 
“Pronto, amore..”
 
“Tu sapevi che mia sorella e Santana si erano lasciate?” chiese con un ringhio.
 
“Si..”
 
“E non mi hai detto niente?”
 
“Aspettavo che te lo dicesse tua sorella! Non è una cosa che avrei dovuto dirti io!”
 
“Mi ha chiamato in lacrime! E’ distrutta! Che diavolo è successo? Ti avevo chiesti di prenderti cura di lei quando non c’ero! Sapevo che Santana l’avrebbe ferita prima o poi..”
 
“E’ successo che è tua sorella che ha lasciato Santana, quando Santana stava cercando di fare il possibile per essere la persona migliore del mondo. E tu non hai nessun diritto di incolparla senza nemmeno sapere cosa è successo! E’ tua sorella che ha ferito Santana, e non viceversa!” Quinn si arrabbiò.
 
“Stiamo litigando una guerra non nostra..” sospirò Sam.
“Non lo sapevo che Britt l’avesse lasciata.. ho dato per scontato..”
 
“E hai fatto male.. Santana è una persona migliore di quanto tutti credano.”
 
“Comunque sia sto venendo a New York.. Britt ha bisogno di me.. e forse anche io ho bisogno di lei e di te.. mi manchi..” si sedette sul letto con uno sbuffo.
 
Anche te mi manchi..” Quinn guardò il suo cercapersone e sospirò.
“Mi dispiace devo andare.. ti amo.. chiamami quando arrivi..” disse per poi riattaccare la chiamata.
 
Chiuse la valigia e si diresse in strada a prendere un taxi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si tolse la luce dalla testa e gli occhialini con le lenti dandoli all’infermiera.
Si tolse poi i guanti e il camice uscendo dalla sala avviandosi ai lavabo.
Si tolse poi la mascherina e cominciò a lavarsi le mani guardando attraverso il vetro la sala operatoria.
Non poté evitare al suo sguardo di posarsi sulla figura ispanica nella sala.
Santana si tolse la mascherina ridendo con le infermiere. Annuì per qualcosa e poi la raggiunse ai lavandini.
Si tolse i guanti e il camice e cominciò a lavarsi le mani mantenendo il sorriso sulle labbra.
 
“Cos’hai da sorridere?” le chiese con lo stesso sorriso sulle labbra.
 
Santana si girò a guardarla per poi riportare lo sguardo sulle sue mani sotto l’acqua.
Alzò le spalle.
“E’ il primo giorno che riso dopo una settimana..” sospirò e afferrò un asciughino sterile per pulirsi.
“Com’è possibile che io non ti abbia mai visto?” chiese poi.
 
“Beh, sono arrivata ieri. Richard mi ha assunta e mandata qui! Beh, la c’è Derek.. non avrei avuto molti pazienti..”
La latina annuì seguendola con lo sguardo mentre lei si asciugava a sua volta.
 
“Ora è tutto più chiaro!” buttò l’asciugamano e le tese la mano. “Santana Lopez” disse.
L’altra sorrise. Buttò a sua volta l’asciugamano e prese la mano della latina.
 
“Elaine Schmitz..” strinse la mano. “E’ un piacere conoscerti finalmente.. sai.. inizialmente Richard mi aveva detto di questa giovane primaria, e volevo complimentarmi. Poi ho saputo dei tredici ordigni e come sei stata grandiosa e salvare te, l’ospedale e il paziente!  E poi.. il tuo record di due anni senza perdere un paziente.. wow..” la ragazza la guardava negli occhi fissa continuando a tenere la sua mano.”
 
“Sai, potrei denunciarti per stalkeraggio!” rise la latina.
 
La porta si spalancò rivelando Quinn leggermente sconvolta.
Il suo sguardo cadde subito sulle mani delle due. Santana notandolo tirò indietro la mano velocemente mentre Elaine si appoggiava al lavabo inumidendosi le labbra con la lingua. Santana fece scomparire la risata dietro un sorriso.
Poi guardò Santana e si asciugò una lacrime che le era scesa.
Santana fece qualche passo verso di lei facendo scomparire anche il sorriso.
“Mi dispiace, Q..” disse per poi abbracciarla.
La bionda si lasciò abbracciare per poi scoppiare in lacrime.
Elaine si avviò verso la porta e superò Quinn. Si voltò vedendo Santana.
Le fece un sorriso che fu ricambiato e poi chiuse la porta lasciando la privacy a Quinn.
 
Dopo parecchi minuti, riuscì finalmente a calmarsi.
La latina l’aveva fatta sedere e le aveva dato un bicchiere d’acqua.
“Cosa è successo? Stava bene qualche ora fa..”
 
La bionda annuì.
“Già, ho davvero pensato che avrebbe funzionato..”
 
“Inventare una nuova procedura è difficile..”
 
“Tu lo hai fatto! E senza far morire il tuo paziente..”
 
“Non devi guardare quello che ho fatto io!” esclamò la latina. “Sono un grande chirurgo ma nella vita sociale faccio schifo! Non sono nemmeno riuscita a tenermi la ragazza della mia vita. La ragazza che amo! Almeno tu hai il tuo Bieber personale..”
 
“Già.. a proposito di questo..” disse la bionda.
 
“Di Bieber?” chiese la latina.
 
“No.. Brittany.. chi è quella ragazza?” chiese indicando la porta da dove era uscita Elaine.
 
“E’ la neurochirurga, è arrivata ieri..”
 
“E le vuoi già dare il benvenuto in vecchio stile Lopez?” chiese.
 
“Perché dobbiamo parlare di me! Stavamo parlando di te!”
 
“Sono triste per aver perso un paziente, non farmelo ricordare e aiutami parlandomi di te..”
 
“Sei davvero sicura che non dovevi prendere un altro ramo della medicina, tipo psicologia?”
 
“Forse si.. ma.. vai..” gesticolò con le mani.
 
Sbuffò.
“Non lo so.. voglio dire, è molto attraente ed è sicuramente della mia squadra.. sembrava mi stesse guardando con gli occhi.. ma.. non lo so onestamente.. Magari la inviterò per un caffè o una pizza a casa..”
 
“A casa? Seriamente?” chiese Quinn.
 
“Perché no? La farei vedere la mia collezione di..” Santana guardò Quinn che la fissava con un sopracciglio alzato.
“Okay.. sembro una di quelle persone dalle quali scapperei.. ma.. non voglio invitarla fuori, e qui in ospedale non mi sembra il caso..”
 
“Ti piace davvero?” chiese Quinn.
 
“Non lo so, non la conosco..”
 
“Per quello che hai visto?”
 
“Si..” ma c’è sempre Brittany, pensò.
Santana voleva stare con Brittany. Voleva rimettersi con lei.
 
Il cercapersone di Quinn cominciò a suonare e si dovette alzare e andarsene lasciando da sola Santana.
 
La latina uscì sospirando e si diresse al bar a prendere un caffè.
Sorrise a Finn.
“Finnocence..” lo salutò.
 
“Il solito San?” chiese e lei annuì.
 
“Allora.. tra quanto dovrò chiedere il caffè e a un altro?”
 
“Mmm.. se le cose vanno come ora non molto presto…” disse il ragazzo premendo i tasti della macchina del caffè.
 
“Calma piatta eh?”
Lui annuì e poi le passò la tazza.
“Beh.. forse posso chiedere un po’ in giro..”
 
“Non importa San.. per ora mi va bene.. almeno ho un lavoro sicuro..” alzò le spalle e tornò a prendere ordinazioni dagli altri.
Santana guardò l’ora sul cellulare.
Erano le dieci e mezza di sera.
Sarebbe potuta andare a casa, ma non ne aveva tutta questa voglia.
Camminò controllando le mail fino a che non si sentì chiamare.
 
“Dottoressa Lopez..” si voltò notando Elaine seduta a un tavolo.
Santana fece un mezzo sorriso alzando la mano mentre la castana le fece cenno di sedersi con lei.
La latina accettò l’invito e si mise a sedere. Bevve un sorso di caffè e alzò lo sguardo su Elaine che aveva uno strano sorriso in faccia.
 
“Che sorrisi?” chiese allora Santana.
 
“E’ una vita che non vedo qualcosa di così bello..”  disse facendo arrossire Santana.
La latina chiuse un occhio e si grattò la guancia cercando di nascondere il rossore che già era coperto dalla sua pelle olivastra.
 
“Non credi che sia un po’ inappropriato dire queste cose al tu capo?”
 
“Forse, ma solo se le sto dicendo al capo, ma io le sto dicendo a Santana..”
 
“E’ comunque inappropriato..”
 
“Era la tua ragazza quella di prima?”
 
“Cos- Quinn? No!” disse ridendo Santana.
 
“Beh.. mi è venuto da pensarlo..”
 
“Si chiama amicizia.. non so se ti è mai capitato di avere delle amiche..”
 
“Si, in effetti.. ma finivano sempre sotto le mie lenzuola.. anche le più etero. Immagino che tu sappia di cosa stia parlando no?”
Santana rise imbarazzata.
“Oh avanti, penso che tutte le etero cadrebbero ai tuoi piedi. E scommetto che anche quella Quinn lo ha fatto..”
 
“E’ stato tempo fa, così per provare..” disse allora Santana.
L’altra sorrise sorniona.
 
“Ma siete comunque rimaste amiche?”
 
“Siamo migliori amiche. Io sapevo che non sarebbe durata con lei per più di una notte.. l’ho fatto solo per.. togliermi uno sfizio forse.. è una bella ragazza..”
 
“Molto bella.. Ha quella faccia molto angelica.. sembra una dea..” cominciò Elaine con faccia pensierosa.
 
“Wo! Smetti subito di fare pensieri sulla mia migliore amica!” rise Santana.
“Almeno non farli in mia presenza, mi imbarazzano!” Elaine scoppiò a ridere seguita da Santana.
Quando calmarono le risate la latina bevve un sorso di caffè e la guardò.
 
“Ti anderebbe.. di venire da me a mangiare una pizza, guardare qualcosa? Ho le operazioni di mio padre.. Sono grandiose…”
 
“Mmm pizza, birra, chirurgia.. aggiungici anche te? Sembra la serata perfetta…”
 
“Quindi.. i tuoi orari?”
 
“Domani faccio la sera ma domani l’altro sono di servizio solo la mattina..”
 
“Perfetto, e io avendo lavorato una settimana di seguito tutti i giorni posso prendere la sera libera.. Ti dico che è una settimana che non torno a casa e non so in che condizioni sarà casa. Spero solo che Rachel ci abbia messo  il suo zampino da Hobbit e abbia sistemato..”
 
“Rachel? E’ la tua ragazza?” chiese e Santana rise ancora spingendola per la spalla.
 
“Smetti di chiedere se ogni ragazza che nomino è la mia ragazza! Anche Rachel è una mia carissima amica..”
Elaine aprì bocca per dire qualcosa ma Santana la precedette “No! Con Rachel non ho fatto niente!” disse facendo ridere Elaine.
 
 
 
 
 
 
 
Spense la sveglia sbattendola contro il muro.
Si tolse le coperte di dosso e si tirò a sedere strusciandosi gli occhi assonnati.
Si passò una mano tra i capelli biondi. Si mise una tuta e una canottiera, afferrò il borsone e si infilò le scarpe mentre usciva dalla porta.
Arrivò al teatro.
Non c’era nessuno se non il custode.
Posò il borsone di lato e prese un cd dalla borsa e si diresse allo stereo.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte.
Si sentiva vuota.
E quel letto non era affatto comodo e non le conciliava il sonno.
 
Cominciò a ballare.
Era ormai diventata una macchina del ballo.
Ballava senza nemmeno sapere cosa facesse.
Era così piena di emozioni che si sentiva vuota.
Sentiva rabbia, delusione per Santana che ancora non era andata a cercarla, a cercare di rimediare.
E sentiva rabbia per se stessa. Si sentiva una debole.
Se avesse resistito di più dopo si sarebbe tutto sistemato, e anche se non fosse successo almeno aveva ancora Santana. Adesso era più sola di prima, triste e vuota. Era un automa nel mondo e non aveva nemmeno la persona che amava al suo fianco.
Forse doveva lei andare a riprendersela. Dirle che era stata una cretina e che dovevano tornare insieme perché loro erano state fatte per stare insieme.
 
La musica si fermò e si inumidì le labbra sentendo poi un piccolo applauso.
Guardò nella direzione vedendo Sam.
Scattò giù dal palco correndo ad abbracciarlo.
“Sammie..” disse cominciando poi a piangere.
 
“Ehi, Britty..” la strinse lui con un sorriso.
“Credi di poter prendere il giorno libero per stare un po’ con tuo fratello? Avrei anche un paio di cose delle quali parlarti..”
 
Brittany si staccò e si asciugò le lacrime annuendo.
 
 
 
Sorseggiò la sua cioccolata calda guardando suo fratello che giocherellava con un pezzo di carta.
“Che succede Sam?”
 
“Ricordi il lavoro che tu e Quinn mi avevate trovato?” chiese continuando a guardare il pezzetto di carta.
Brittany annuì.
Se lo ricordava. Avevano provato, insieme a Quinn, di portare Sam in NY. Ma con scarsi risultati.
Il ragazzo disse di dover portare avanti il suo negozio a Los Angeles.
“Beh, ho venduto il negozio.. non ho accettato il lavoro che voi due mi avete trovato però. Ho deciso di aprire un nuovo negozio con i soldi che ho ricavato. Ho già trovato alcuni posti con ottima affluenza e potrebbe davvero funzionare.”
 
Brittany spalancò gli occhi.
“Aprirai un negozio qui? Vuol dire che vieni a vivere qui?” chiese con un sorriso.
Sam sorrise annuendo.
 
“Si.. avrei bisogno di un socio però. Vorrei fare qualcosa di diverso da prima. Non un semplice negozio di musica. Vorrei che fosse più grande. Ho parlato con Mike e lui sarebbe d’accordo di prendere in gestione la parte che riguarda il ballo, ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti con le lezioni con gli strumenti..”
 
“Vuoi fare una scuola di ballo e musica?” chiese Brittany.
 
“Pensi che sia stupido?”
 
“No! Penso sia geniale!” esclamò Brittany per poi tuffarsi tra le braccia del fratello.
“E’ grandioso!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sospirò firmando l’ennesimo documento per poi lasciar cadere la testa sulla scrivania.
Qualcuno bussò alla porta.
“Avanti..” disse tirando su la testa.
Vide Noah entrare.
“Ehi, Noah..” disse.
 
“Ehi, San..” disse lui chiudendo la porta e si andò a sedere sul divano prendendo una pallina giocherellandoci.
 
“Che ci fai qui?” chiese allora Santana.
 
“Non posso venire a trovare la mia migliore amica?”
 
“Certo, ma solitamente lo fai quando hai bisogno di qualcosa..” disse Santana alzandosi e facendo il giro della scrivania appoggiandosi a essa incrociando le caviglie e le braccia.
 
“Volevo sapere come stai, in effetti.. è una settimana che sei chiusa in ospedale..” disse lui.
Santana roteò gli occhi.
 
“Non voglio la paternale, e comunque domani uscirò da qui.. quindi..”
 
“Beh, non dovrebbe essere una grande notizia che tu esca dall’ospedale per andare a casa..” disse lui facendo sbuffare Santana.
“Cosa ne pensa Brittany? Oh aspetta, lei ti ha lasciata perché vivevi in ospedale! E cosa stai facendo adesso? Vivi in ospedale! Non mi sembra un grande cambiamento per volerla riprendere..”
 
“Dove vuoi arrivare Noah?” chiese allora Santana.
 
“Devi delegare un po’ di lavoro! Ci sono ottimi chirurghi e potresti prendere una segretaria! E.. far vedere a Brittany che sei cambiata! Per riprendertela!”
 
“E se non volessi? Se non volessi riprendermela?”
 
“Santana! Non prendermi per il culo! E non prendere per il culo te stessa!” urlò scattando in piedi. “Hai pagato migliaia di dollari per farla stare bene, hai infranto il protocollo per salvarla. La ami! E poi far finta quanto vuoi che questa situazione ti  vada bene! Che autodistruggerti sia la risposta, ma io so che non lo è. Lo so io e lo sai tu! E continuare a stare chiusa in queste quattro mura di ospedale non ti farà scappare dai tuoi problemi! E’ stato questo a procurarteli!”
 
“Tu non sai niente!” esclamò la latina staccandosi dalla scrivania puntandogli il dito contro. “Non sai quanto lavoro ho! Non sai quanto mi sia fatta il culo per cercare di tornare da lei! Lei non è riuscita a resistere! E mi ha sbattuto in faccia tutto quanto come se per me fosse facile questa situazione, come se io non facessi il possibile per stare con lei! Se potessi ci starei tutti i giorni a tutte le ore! E’ la persona della mia vita! L’unica persona che ho amato e che mai amerò! Non faccio finta che questa sia la risposta! Questa è la risposta! Perché correre da un caso a un altro mi evita di fermarmi a pensare! Di pensare che voglio lasciare questo lavoro e andare da lei e scappare! Scappare ovunque, insieme e vivere la nostra vita! Mi evita di pensare! Di pensare a cosa ho sbagliato! Al fatto che se avessi insistito lei non sarebbe uscita da quella porta!”
 
“Se non sei riuscita a fermarla allora devi seguirla! Devi andare da lei e dirle cosa mi hai appena detto! La ami San! E stare separate non è la risposta!”
 
“Tu non capisci..”
 
“Si.. non capisco.. non capisco come è possibile che tu sia ancora qui e che non sei corsa da lei! E’ passata una settimana e non stai facendo niente!”
 
“Sto facendo qualcosa! Sto lavorando! Se riesco a lavorare abbastanza il lavoro poi sarà minore e potrò finalmente fare la vita che voglio! Con lei!”
La porta si aprì rivelando Elaine.
Guardò i presenti che fecero finta di niente. Noah si rimise a sedere e Santana avanzò.
“Dimmi Elaine..”
 
“Ho qui i risultati, mi hai detto che li volevi. Sta bene, lo dimetterò se sei d’accordo..” Santana annuì firmando la cartella e la restituì alla bruna.
“E.. per domani allora?”
 
“Si, è confermato! Ci troviamo al parcheggio alle 7..” annuì Santana
Elaine annuì e guardò un’ultima volta Puck prima di uscire.
 
Noah alzò un sopracciglio.
“Elaine?”
 
“E’ un’amica..”
 
“Si.. un amica che ti mangia con gli occhi.. che stai combinando San?”
 
“Niente.. non preoccuparti Puck.. so badare a me stessa..” disse prima di avviarsi e aprire la porta facendogli cenno con la testa di uscire.
Noah soffiò una risata alzandosi e quando le passò accanto le disse:
 
“Non ti facevo così debole. Ti credevo migliore..” per poi uscire.
Santana sbatté la porta e si andò a stendere sul divano pensando alla discussione avuta con Noah.











Franci's Corner:


Come dicevo è un capitolo di passaggio.
Okay! Anche il personaggio di Elaine è stato introdotto.

Vi dirò.. mi piace la chimica tra San e Elaine.. ma come amiche.. però.. ho qualcosa in serbo per il prossimo capitolo!

Non odiatemi! Ma non posso farle tornare insieme subito! E' bello quando stanno separate e si amano, e capiscono entrambe quanto sia importante l'altra, no?

Baci Fra.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 
 
 
 
Il sistema surrenale reagisce allo stress rilasciando ormoni che ci rendono attivi e reattivi.
Il problema è che il sistema surrenale non sa distinguere la semplice agitazione da un disastro imminente.
 
Il corpo non conosce la differenza tra la rabbia e l’euforia, tra il panico ed il dubbio, tra l’inizio e la fine.
 Il corpo ti dice semplicemente che devi andartene.
 A volte lo ignori.
 E’ una cosa comprensibile da fare.
 Ma altre volte gli dai retta.
Devi fidarti del tuo istinto, no?
 E quando il tuo corpo ti dice di scappare… scappa
.
 
 
Santana sentiva una strana sensazione alla base dello stomaco da quando si era svegliata nella stanza del medico di guardia con il cercapersone pieno di chiamate per codici rossi.
Che diavolo era successo?
Era uscita velocemente dalla stanza dirigendosi al pronto soccorso.
Pensò che magari darsi un po’ da fare con i pazienti le avrebbe giovato, ma in realtà non cambiava niente.
 
Erano solo le sette di mattina e aveva già fatto due operazioni.
Era distrutta. Sentiva il collo a pezzi.
“Ancora dodici ore..” sospirò prima di afferrare la cartella dell’ennesimo paziente.
Non sapeva se era più felice di uscire finalmente dall’ospedale tra dodici ore, o se era più stranita dal fatto che sarebbe andata con una sua chirurga a casa sua a mangiare della pizza guardando delle operazioni di suo padre.
 
Per quanto fino ad ora le fosse piaciuta la compagnia di Elaine, si conoscevano da due giorni.
Forse era stata troppo affrettata, ma era come se volesse dimostrare qualcosa, se non agli altri a se stessa.
Voleva dimostrare che poteva essere felice anche senza Brittany.
 
Ma ciò che infondo tentava di dimostrare, era indimostrabile.
 
Elaine era simpatica, bella e intelligente.
Ma non era Brittany, per quanto Santana potesse far finta che la brunetta potesse diventare la nuova Brittany.
 
Il tempo scorse e si trovò seduta a un tavolo della mensa con un semplice caffè tra le mani.
Non riusciva a mangiare niente.
Questa sensazione alla base dello stomaco le dava troppo fastidio.
 
“E’ libero questo posto?” chiese poi qualcuno.
Santana si riscosse dai suoi pensieri e annuì sorridendo alla ragazza.
“Wow.. un caffè per pranzo, cerchi  di farti venire un ulcera o cosa?”
 
“Non ho fame.. ho lo stomaco sottosopra..” spiegò allora con un sorriso Santana vedendo Elaine addentare il suo panino.
Fu consapevole di una cosa però.
Elaine riusciva sempre a farla sorridere o ridere. Si trovava bene con lei.
Era un ottima compagnia.
 
“Beh, sarà meglio che mangi perché tra..” guardò l’ora sul suo orologio. “.. mezzora hai un operazione con me. E non voglio nessuno digiuno se non il mio paziente..”
 
“Operazione? Non sapevo di dover operare..”
 
“No infatti.. è una mia operazione.. ma vorrei che tu assista.. la paziente sarà sveglia e sarà un’operazione grandiosa.. e tu sei il mio portafortuna, quindi ti voglio in sala.. e poi, sai come far sorridere le persone..”
 
“Credo tu abbia sbagliato persona..”
 
“A me fai sorridere..” Santana abbassò lo sguardo piacevolmente imbarazzata.
“Oh, a proposito cosa è successo stanotte? So che ci sono stati un sacco di pazienti..”
 
“Già.. un incidente a catena. Niente di grave non è morto nessuno. Solo che alle sette di mattina avevo già dissecato un aorta e riparato un polmone perforato..”
 
“Sei una macchina della chirurgia! Dio! Ma come diavolo fai?” le chiese allora ridacchiando.
 
 
Qualche tavolo più in la Quinn e Noah si erano seduti a guardavano la scena.
Videro poi Santana scoppiare a ridere.
Sembrava felice.
“Sembra felice..” disse allora Quinn.
 
“Quella non è felicità.. è sopravvivenza..” disse allora Noah addentando il suo panino.
 
“Sai che Sam è in città? Brittany l’ha chiamato perché è distrutta. Lui mi ha detto che ha praticamente pianto tutto il giorno ieri mentre raccontava a Sam come andava..” disse Quinn.
Noah la guardò e poi riportò lo sguardo sulla latina.
 
“Quello che non capisco..  è perché nessuna delle due, se stanno male, fa il primo passo e parlano. Preferiscono fingere che sia tutto perfetto o piangere tra le braccia del fratello..”
 
“Tutti sappiamo che Santana e Brittany sono destinate a stare insieme. E lo sanno anche loro. Santana.. non credo che voglia una cosa seria da Elaine.. ma si sente corteggiata, e.. è una sensazione piacevole.. sta cercando di tirare avanti, e quella ragazza riesce a farla sempre ridere.. non sarà felicità.. ma è sempre qualcosa..”
 
Noah rimase in silenzio addentando nuovamente il panino.
Pensò che quella ragazza la faceva ridere.
Ma come sorrideva quando era con Brittany, non avrebbe mai sorriso con nessun’altro.
Non era un sorriso che si limitava alla bocca. Ma si espandeva agli occhi, al corpo.
 
 
 
 
 
 
 
 
“..Qui metterei il bancone e.. qui.. farei la stanza per le lezioni di musica. Nel retro la sala da ballo.” Sam stava mostrando il posto alla sorella la quale sembrava piacevolmente sorpresa.
“Che ne pensi?”
 
“Wow.. e.. e.. non posso ancora crederci che anche Mike verrà qui a vivere!” esclamò saltando al collo del fratello.
A Sam sembrava un’altra persona.
Fino a non più di dieci ore prima piangeva disperata e adesso era tutta pimpante.
“E’ perfetto! Devi prenderlo.. e.. io posso venire ad aiutarti con il negozio o ad aiutare Mike con le lezioni.. sarà perfetto! Noi tre come una famiglia, come ai vecchi tempi! Magari possiamo andare a vivere tutti e tre insieme. Devo andare a casa di Santana a recuperare le mie cose, ma.. insomma.. qui sopra c’è un appartamento. Non sarebbe perfetto? Io avrei la metro a pochi passi per andare a lavoro e voi avreste il negozio qui sotto!” Brittany parlava con velocità impressionante. Sembrava quasi non respirasse nemmeno.
Sam era intimorito.
 
“Britt..”
 
“Si lo so che stai con Quinn, ma.. voglio dire.. ancora non siete pronti per vivere insieme! Fidati.. vivere insieme complica tutto!” disse poi spostandosi sul parquet sciupato di quella che sarebbe diventata poi in futuro la sala da ballo.
Fece due passi facendo poi una piroette.
“Veramente. Tutti pensano che convivere sia grandioso.. ma.. complica tutto. Riesce a farti litigare anche per le cose più inutili come il dentifricio o il fatto che è finito il latte. O che la tua ragazza non torna mai a cena o a dormire..”
Cominciò a fare dei Fouetté.
“Devi… credermi.. prendila.. con.. calma..” disse facendo un Fouettè ogni parola.
Poi si fermò.
“Beh.. sembra avere la giusta energia.. io direi che è perfetta.” Disse tornando nella stanza accanto dove c’era l’uomo che aspettava una risposta.
Sam la seguì.
 
“Allora tornerò domani per firmare l’acquisto del locale..” l’uomo annuì e gli strinse la mano.
 
 
 
 
 
 
 
Giocherellava con le chiavi della macchina appoggiata al cofano con le caviglie incrociate.
Sentiva ancora quella sensazione alla base dello stomaco.
Era fastidiosa e soffocante.
 
“Ehi..” arrivò Elaine.
 
“Ehi..” rispose Santana scostandosi dalla macchina.
“Andiamo?”  chiese salendo il macchina.
 
In non più di venti minuti arrivarono a destinazione con pizze e birre a portata di mano.
Salirono nell’appartamento e Santana posò tutto sul tavolo facendo accomodare Elaine sul divano.
Tagliò la pizza e stappò le bottiglie di birra avviandosi poi al divano porgendo la birra a Elaine e poi si sedette accanto a lei.
Posò il cartone della pizza sul tavolo difronte a loro.
“Allora..” disse allungandosi e afferrando le cassette delle operazioni.
“Abbiamo.. dissecazione aortica.. troppo semplice.. sostituzione valvola..” scorse un po’ di cassette per poi fermarsi.
“Dio..” disse e guardò Elaine.
“Ha fatto un autotrapianto cardiaco.. non ne ho mai fatto uno.. ne visto..”
 
“Un.. wow! Dieri che ha vinto!” annuì per poi bere un sorso di birra mentre Santana metteva la cassetta.
Tornò poi sul divano e afferrò un pezzo di pizza.
 
Rimasero poco più di un minuto in silenzio guardando il video.
Il paziente era stato addormentato e adesso stavano aprendo il torace.
“Cosa di ha spinta ha diventare un chirurgo?” chiese la latina voltandosi.
 
“Decisamente gli occhialini con le lenti..” disse facendo ridere Santana.
 
“Avanti, seriamente..”
 
“Credo che non mi abbia spinta niente in particolare. Amo il mio lavoro..”
 
“Prima.. prima di essere un medico.. perché lo sei voluta diventare?”
 
Elaine si mosse scomoda sul divano e abbassò lo sguardo.
Santana corrucciò la fronte e stoppò il video.
“El..” la chiamò.
 
“Avevo diciassette anni..” cominciò con gli occhi lucidi.
 
“No.. non.. non importa..” la bloccò Santana avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla gamba e un’altra sulla guancia.
“Scusa..”
 
L’altra scosse la testa.
“No.. ce la faccio..” disse mordendosi poi il labbro.
“Avevo diciassette anni. Una sera avevo bevuto un po’ troppo ad una festa e.. tornando a casa in macchina.. ho.. ho investito una donna..” disse portando una mano a fermare la lacrima che stava per scendere.
 
“E’..”
 
“Morta.. si..” annuì. “Così.. sono voluta diventare un chirurgo, per poter salvare vite.. perché.. avevo come una specie di dovere, capisci?” chiese e Santana annuì.
“Tu.. immagino per tuo padre..”
 
Santana soffiò una risata.
“Si.. ma non per il motivo che pensi te..”
Elaine la guardò confusa.
“Io e mio padre andavamo a correre spesso. E.. una volta si è sentito male.. e.. non sono riuscita a salvarlo. Avevo diciotto anni.. e.. se solo avessi saputo la manovra.. Ma non sapevo niente. Non sapevo nemmeno come fare un massaggio cardiaco. Ero sempre stata una stupida e frigida cheerleader.. e.. mio padre si era offerto più volte di insegnarmi qualcosa.. e.. ora che vorrei che mi insegnasse come fare un autotrapianto lui non è qui per dirmelo..” scrollò le spalle.
“E.. rispondendo alla tua domanda di oggi.. è per questo che sono un chirurgo eccezionale. Per questo non perdo pazienti. E’ come se glielo dovessi..”
 
“Sarebbe fiero di te..” disse Elaine e Santana sorrise.
 
“Si.. si lo sarebbe..” annuì.
 
“Beh.. dopo questo momento.. un po’.. triste.. che ne dici di tornare alla nostra operazione?”
 
“Io.. vorrei parlarti di una cosa prima.. e.. e spero che tu la prenda bene..”
Elaine la guardò e annuì come a dirle di parlare pure.
“Fino a un paio di settimane fa.. stavo con una ragazza.. e.. io la amo ancora.. e ho intenzione di tornare con lei. E.. mi dispiace se ti ho fatto pensare che tra noi ci sarebbe stato qualcosa.. voglio dire.. sei molto attraente.. e quando ti ho conosciuto.. un pensiero ce l’ho fatto ma.. fatto è che Brittany è la persona della mia vita..”
Elaine posò la bottiglia di birra sul tavolino e si gratto la fronte mordendosi il labbro.
Santana abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace. Scusami..”
Elaine scattò su di lei afferrandole il volto e chiudendo le distanze in un bacio appassionato.
La sua lingua chiese subito il permesso di entrare, che la latina concesse.
Santana rimase leggermente immobile a quell’azione per poi chiudere gli occhi e approfondire il bacio staccandosi dopo una manciata di secondi.
“El..”
 
“Scusa.. ma dovevo baciare quelle labbra.. almeno una volta..”
Santana sorrise imbarazzata mordendosi il labbro inferiore per poi guardare Elaine che le sorrise.
“Non sono arrabbiata. E.. mi piace l’idea di noi due amiche.. e.. inoltre devo confessarti che anche io sono.. beh.. innamorata.. Si chiama Cloe.. è.. in effetti è ostetrica al tuo ospedale.. abbiamo avuto un passato insieme.. poi le nostre strade si sono divise per via del lavoro.. e adesso.. ci siamo ritrovate e.. beh.. non credevo mi avrebbe fatto questo effetto..”
 
“Che effetto..”
 
“Stomaco attorcigliato, groppo alla gola.. nausea..”
 
“Si.. sei innamorata..” sorrise Santana.
“Allora.. direi che siamo apposto..”
 
Elaine sorrise.
“Si.. e premi play! Che voglio vedere un autotrapianto! Non ne ho mai visto uno!” esclamò per poi spingere Santana con una spallata facendola ridere.
 
Le due afferrarono un pezzo di pizza e la loro birra commentando di tanto in tanto l’operazione e ridendo.
“Oddio! Eccolo! Guarda quel tumore!” esclamò Santana quasi alzandosi dal divano.
“Dio! Voglio fare un’operazione così! Tagliare un cuore a metà e togliergli un tumore. Voglio poter togliere un cuore malato, curarlo e rimetterlo senza usarne un altro. Senza che nessun’altro debba morire..”
Esclamò ormai in piedi.
Elaine ride e la prese per il braccio tirandola a sedere.
 
“Si… si.. super chirurgo.. sei la migliore.. vedrai che succederà..  e.. sai che dovevo essere un cardiochirurgo inizialmente?” Santana si voltò a guardarla.
 
“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”
 
“Mmm.. vedere così tanti cervelli mi ricorda che le persone ce l’hanno.. e quindi la domanda adesso è.. perché non lo usano..”
Santana rise.
“E poi ovviamente per gli occhialini!”
Santana rise più forte facendo ridere anche Elaine.
“Non sto scherzando! Hai visto quanto sono belli? Avevo intenzione di personalizzarli se non dovessero essere sterili!” Santana rise ancora appoggiandosi alla spalla di Elaine per poi bere un sorso di birra.
Tornarono a guardare l’operazione.
Adesso era il momento di rimettere il cuore nel paziente.
 
La porta si aprì di scatto e lo sguardo delle due ancora ridenti si posò sulla porta dove una chioma bionda entrò.
Questa le guardò e poi distolse lo sguardo.
“Scusate.. non volevo disturbare.. ma sono venuta a prendere le mie cose.. pensavo fossi a lavoro..”
Santana si staccò immediatamente e si alzò dal divano posando la birra mentre Brittany si avviava in camera loro. La bionda afferrò un sacchetto e cominciò a mettere tutto dentro.
Santana entrò guardandola stranita.
 
“Britt..”

“No.. San.. mi dispiace essere piombata qui. Non volevo interrompervi..”
 
“Non hai interrotto niente..”
 
“Davvero?” chiese ironicamente Brittany afferrando maglie e aprendo cassetti.
 
“Siamo solo amiche, Brittany..”
 
“Credi che mi interessi saperlo?”
 
“Credo di conoscerti abbastanza da dire che hai bisogno di fermarti un secondo e guardarmi.” Disse Santana allungando una mano afferrandole il braccio delicatamente.
Ma Brittany tirò indietro il braccio guardandola.
 
“Tu non mi conosci San.  Siamo state insieme solo due mesi.. di cui uno sei stata sempre assente.. non mi conosci.”
 
“Brittany.. io ho bisogno di parlarti..” le disse Santana mentre Brittany si avviò alla porta uscendo dalla stanza. Si avviò nel salotto dove ancora c’era Elaine seduta.
 
“Non ho voglia di ascoltarti.. non più..”
 
“Lasciami parlare! Ti prego!” esclamò allora Santana afferrandola per un braccio.
“Un minuto  e se dopo quello che ti ho detto non vuoi più ascoltarmi poi tranquillamente finire di prendere le tue cose e andartene..”
Brittany lasciò cadere il sacchetto e allargò le braccia per poi portarle ai fianchi.
 
“Sto aspettando. Un minuto passa veloce.”
 
Santana guardò Elaine e poi Brittany.
“Ti amo, Brittany.. e.. mi manchi. Mi manca la tua risata. Il tuo sorriso. I tuoi capelli. I tuoi occhi.. dio.. i tuoi occhi.. ma più di tutto mi manchi te.. mi mancano le piccole cose di tutti i giorni, sai? Come guardarti dormire.. o prima che tutto questo succedesse.. prima della mia assenza.. quando stavamo a letto a parlare abbracciate. Come se.. se il mondo non esistesse.. come se ci fossimo solo io e te.. ti amo… e voglio sistemare le cose tra noi.. perché non riesco più a vivere così.. senza di te..”
Brittany la guardò per poi afferrare un paio di cose dalla mensola e metterle dentro il sacchetto afferrandolo e si avviò verso la porta.
 
“Ma.. sei idiota o cosa?” chiese allora Elaine.
“Ti sta dicendo che vuole tornare con te..”
 
“Una settimana..” disse Brittany fermandosi.
“Una settimana ho aspettato tutti i giorni che tu bussassi alla porta dove stavo. Una settimana..” disse guardando Santana.
“Non sei mai venuta.”
 
“Credevo.. credevo di averti persa per sempre..”
 
“Come dicevo.. non mi conosci..” disse poi uscendo dalla porta.
Santana rimase immobile in pieni guardando la porta dalla quale Brittany era uscita, per la seconda volta.
Elaine si alzò e le accarezzò il braccio.
 
“Mi dispiace, San..”
Santana strinse i pugni e poi si voltò guardando Elaine e afferrò la sua testa con una mano dietro la nuca chiudendo le distanze in un bacio pieno di rabbia e delusione.
Elaine portò le mani ai suoi fianchi e ricambiò il bacio con meno enfasi.
Santana la spinse contro il divano facendola stendere e stendendosi sopra di lei approfondendo il bacio e facendo correre una mano verso il basso ventre della brunetta.
Questa si staccò.
“San..” disse girando la testa di lato.
“Non sei cosciente di ciò che stai facendo..” disse.
“Per quanto mi piacerebbe venire a letto con te.. non mi sembra corretto.. hai solo bisogno di qualcuno vicino.. E ci starò.. ma.. non così..” disse Elaine prendendola per le spalle e sollevandola guardandola negli occhi.
Poi la fece alzare e si alzò a sua volta. Spense il televisore e si diresse in camera con Santana.
Si andò a stendere sul letto e allargò le braccia aspettando che Santana ci si mettesse al riparo.
Santana esitò un secondo.
Non conosceva bene Elaine e non poteva chiederle una cosa del genere.
Ma sembrava che a lei non dispiacesse così si andò a rintanare in quelle braccia e si strinse a lei.
“Andrà tutto bene.. te la riprenderai.. ne sono certa..”


La sensazione che Santana aveva da tutto il giorno, quel fastidioso peso sullo stomaco, era sparito.
Era come se il suo corpo sapesse che stava per succedere un casino.
Ma lei ha deciso di non scappare.
Il suo istinto ha deciso di non scappare.
Forse perché il suo istinto, sa meglio di lei, che scappare non era la risposta. 














Franci's Corner:

Chi odia ancora Elaine???


Beh.. non ho molto da dire su questo capitolo.. anche questo era quasi di passaggio.. il bello arriva nel prossimo!
Un bacio Fra

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 
 
 
Si strinse di più al corpo accanto a se.
“Non so cosa fare..” disse.
L’altra le accarezzò i capelli.
 
“Non c’è molto da fare. Devi riprendertela..”
 
“E’ facile da dire..”
 
“Ti ama ancora.. non la conosco.. ma so cosa è l’amore. E lei ti guarda con gli occhi di una persona che ama. Che ama follemente. E’ solo troppo orgogliosa. E.. vedere me qui non ha aiutato la situazione..”
 
“So che mi ama.. ma..”
 
“Non c’è nessun ma, Santana.. appena vi ho viste.. ho capito che siete destinate a stare insieme.”
 
 
 
 
 
 
 
Si sedette sulla sedia nel suo ufficio dopo che l’ennesimo colloquio era finito.
Guardò tra i curriculum dei candidati e sospiro spostandoli di lato quando sentì bussare.
“Ho sentito che avevi bisogno di un consulto per ostetricia!” esclamò una donna bionda entrando.
Santana spalancò gli occhi e scattò dal suo posto per correrle incontro.
 
“Oddio mio!” esclamò finendo tra le braccia della bionda.
“Hanno mandato te?”
 
“Direttamente da Seattle! Su richiesta della paziente..” disse l’altra stringendola a sua volta.
“Come stai?” le chiese poi sciogliendo l’abbraccio.
L’altra alzò le spalle.
 
“Potrebbe andare meglio.. la donna che amo non vuole tornare con me..”
 
“Mmm, problemi di cuore quindi.. sono brava.. ma prima.. meglio se andiamo a vedere come sta la nostra paziente.” disse poi avvolgendola con un braccio.
 
“Mi sei mancata Izzie!”
 
Izzie. Una dei più grandi chirurghi ostetrici in piazza dopo Addison Montgomery, la persona che l’ha fatta crescere fino a diventare primaria del reparto.
Quando Santana faceva la specializzanda per un periodo Izzie era stata a Los Angeles con Addison prima che questa si trasferisse in una clinica privata.
Izzie e Santana, nonostante il caratteraccio della mora, erano andate subito d’accordo.
La bionda era una persona aperta e sempre felice.
Le ricordava molto Brittany.
 
“Salve! Io sono la dottoressa Stevens e questa è la dottoressa Lopez, la primaria di chirurgia, ma anche la miglior cardiochirurga in circolazione!” lasciò poi spazio a Santana.
 
“Vede, la sua bambina ha un problema cardiaco. Ha.. ha il cuore tra le mani. E.. se aspettiamo troppo potrebbe rischiare di comprimerlo..”
 
“Quindi dovremmo farla partorire oggi e la dottoressa Lopez si prenderà cura di suo figlia..”
 
“Mia figlia ha.. il cuore in mano?”
 
“Si.. non è così raro come può sembrare, ho già fatto questa operazione almeno una decina di volte delle quali 4 assistita dalla dottoressa Stevens..” sorrise guardando la bionda.
“Non potrebbe essere in mani migliori..” disse per poi voltarsi verso la paziente.
“Abbiamo prenotato la sala operatoria per questo pomeriggio..”
 
 
 
 
 
“Allora.. Alex?”
 
“Alex e a Seattle con il bambino.”
 
“E’ diventato un chirurgo plastico?”
 
“No.. in realtà ha preso chirurgia d’urgenza, dopo quello che è successo a George…” la latina annuì.
“Allora.. parlami di questa ragazza..”
 
Santana sospirò.
“E’ la ragazza. Per eccellenza. E’.. è come se avessi trovato la parte mancante di me.. Sai come una mela tagliata a metà. Io ho trovato quella giusta.. la metà mancante giusta. E so che anche lei lo sa.. sono stata troppo concentrata sul lavoro e non tornavo a casa..”
 
“Quindi.. dobbiamo riconquistarla..”
Santana la guardò con un mezzo sorriso.
 
“Mi aiuterai?”
 
“Senti.. l’amore è una cosa troppo rara per lasciarsela sfuggire. Quindi.. prima di tutto.. dovrai cominciare a delegare.”
 
“Si.. ho assunto una segretaria, e ho parlato con il cardiochirurgo che diventerà primario di cardio e ho un paio di curriculum per un altro paio di chirurghi.”
 
“Ma non scordarti che anche tu sei un chirurgo, e che almeno un operazione dovrai farla..”
 
“Certo.. lo so..”
 
“Bene.. e poi cosa farai per lei?” chiese.
 
La latina sospirò e la guardò…..
 
 
 
 
 
 
 
 
Brittany guardò lo scatolone dove le sue cose erano poste e sbuffò.
Chi diavolo era quella Elaine?
Che diavolo voleva da Santana.
Anzi, sapeva benissimo cosa voleva.
Sbuffò calciando lo scatolone e si alzò dal letto dove era seduta quando sentì bussare alla porta.
Si diresse ad aprire.
Una figura bionda le comparse davanti.
“Lei è la signorina Brittany Pierce.. giusto?” chiese la ragazza con un enorme sorriso coinvolgente e stupendo.
La bionda annuì.
“Bene!” esclamò l’altra facendo qualche passo indietro e afferrando uno scatolone.
“Questo è per te.. e pure questo..” disse consegnandole un cartone di cioccolata calda e una scatola.
 
“D-devo firmare qualcosa?” chiese Brittany leggermente sconvolta.
 
La bionda scosse la testa.
“Non sono un vero corriere! In realtà, lo sono solo per oggi. Infatti sarò il tuo corriere! Mi è stata data una macchina per portarti in giro.”
Brittany corrugò la fronte e aprì la scatola guardando i contenuti.
C’erano delle scarpe da punta.
Riconobbe immediatamente il modello e sorrise mordendosi il labbro.
Continuò a guardare trovando un pezzo di stoffa di cotone.
Poi una felpa.
C’erano dei peluche di animali tra i quali uno più grande degli altri che ritraeva una papera.
C’erano delle foto.
Una ritraeva lei da piccola, con il tutù.
Una un palco con una ballerina.
Poi un’altra una famiglia.
Ed infine l’ultima foto.
Quella che le cominciò a far capire cosa stesse succedendo.
Una foto dell’ospedale di Los Angeles.
Prese un respirò rotto dalle lacrime che cercava di trattenere.
Guardò poi la tazza di cartone e ne bevve un sorso assaporandone la dolce cioccolata calda.
Alzò lo sguardo sulla bionda davanti a lei che le tese un’altra scatola.
Questa aveva un fiocco sopra.
Sciolse il fiocco e aprì la scatola tirandone fuori un bellissimo vestito bianco.
Era stupendo.
“Devi indossarlo..” disse la ragazza davanti a lei.
“E queste sono le scarpe..” disse poi dandole ancora un’altra scatola.
 
 
Una manciata di minuti dopo erano in macchina.
Brittany era seduta da sola nel sedile posteriore della limousine.
Continuava a guardare il suo vestito.
Sembrava un vestito da sposa.
E quella scatola. Tutte quelle cose.
La sua mente stava vagando.
Si stava immaginando così tanti scenari.
 
Improvvisamente la corsa dell’auto si fermò.
Il vetro scuro che separava la parte anteriore da quella posteriore venne abbassata.
“Siamo arrivati..”  disse.
Brittany mise la mano sulla maniglia della portiera ma questa si aprì prima che le potesse farlo.
Si immaginò di trovare la ragazza bionda. Invece trovò una mora.
Elaine.
Uscì dalla limo reggendo il vestito e la guardò.
Fece per aprire bocca ma Elaine sorrise.
 
“Wow..” disse.
Brittany si guardò intorno.
Vide un sacco di verde e poi una chiesa.
Il suo cuore cominciò a battere a mille.
Elaine le tese la mano.
Brittany esitò ma alla fine la afferrò e si lasciò condurre.
Passarono in un prato e arrivarono su un vialetto che dava all’entrata della chiesa.
Vide delle persone schierate.
Tutti in smoking o con vestiti eleganti.
Tutti si voltarono a guardarla.
Erano disposti su due file.
I ragazzi tutti da una parte e le ragazze dall’altra.
Riconobbe Sam che uscì dalla fila e le andò incontro.
Sentì la presa con Elaine mancare, ma non se ne curò molto considerando che Sam ora la stava abbracciando.
 
“Sam.. che sta succedendo?” chiese ricambiando l’abbraccio.
L’altro sorrise e le baciò la guancia.
Quando si spostò in mezzo alle sue file c’era lei.
Santana.
Con un vestito bianco come il suo.
Molto simile.
Era li, davanti a lei. A una decina di metri sulle scalinate della chiesa.
“Santana..” sussurrò.
 
Arrivò a corsa la bionda che aveva portato Brittany fino a li.
Si era cambiata e indossava un vestito elegante.
Brittany la guardò stranita e poi guardò Santana.
“Mi hai detto che non ti conosco.” Disse Santana facendo un passo verso di lei scendendo dalla scalinata della chiesa.
 
“San..”
 
“E forse è vero.. ma so molte cose su di te..” si avvicinò ancora di un paio di passi.
“So che non riesci a bere il caffè dopo i dieci anni nei quali hai lavorato alla caffetteria. So che preferisci il cotone tra tutte le stoffe. So che preferisci vestirti con una felpa e magari un paio di pantaloni di una tuta, che con dei vestiti.” Adesso nella testa di Brittany tutto cominciava a coincidere.
“So che hai una marca preferita di scarpe da punta. Tutti usano le Grisko, ma te preferisci le Bloch Serenade Strong.” Un sorriso spontaneo comparì sul volto di Santana.
Aveva intrapreso quel discorso una volta, tempo fa quando erano ancora a Los Angeles.
Ma Santana si ricordava ancora tutto.
“Ami gli animali.. ma il tuo animale preferito è la papera. E ami i peluche.”
Santana si avvicinò ancora. Adesso c’erano solo cinque metri a dividerle.
“So che hai una cicatrice di tre centimetri sul tuo costato. Lo so perché te l’ho fatto io.. te l’ho fatto io e dopo ti ho portata all’ospedale. Quell’ospedale dove noi ci siamo innamorate. Dove tutto è cominciato..”
Brittany si morse il labbro tentando di trattenere le lacrime.
“Balli da quando sai camminare. E il tuo sogno più grande è poter essere prima ballerina a Broadway. Ma è anche quello di mettere su una famiglia..”
Santana sorrise.
“Ho organizzato il mio lavoro per riuscire a tornare a casa all’ora di cena. O forse anche prima. Non sarà sempre possibile ma la maggior parte delle volte si. E io farò il mio meglio per far si di essere a casa il prima possibile.”
Brittany lasciò cadere una lacrima.
Santana  si avvicinò ancora.
“Ma c’è una cosa che non ho messo  in quella scatola..” disse Santana.
“Un’altra cosa che so di te.” Tirò fuori un anello e si inginocchiò.
“Che sei la persona della mia vita. Che ti amo e che ti amerò per sempre. Che sei la mia persona. E vorrei che tu accettassi di sposarmi qui, adesso..”
Brittany lasciò cadere un’altra lacrima
 
“Mi dispiace..” disse tra i singhiozzi Brittany.
“Mi dispiace per essermi comportata come una deficiente. Avrei dovuto stringere i denti e aspettarti.”
Santana si alzò e avanzò asciugandole le lacrime che le scendevano sul volto.
 
“Shh..shh.. ehi.. non importa. Abbiamo sbagliato entrambe. Siamo state entrambe delle stupide. Accecate dall’orgoglio di parlare prima che tutto si rompesse. Ma adesso siamo qui.. e.. io ti amo Brittany.. ti amo più della mia stessa vita..”
 
“Ti amo anche io San..” disse lei tirando su col naso.
Santana sorrise e posò la fronte sulla sua.
“Voglio sposarti. Voglio stare con te per tutta la vita.” Disse poi facendo fare un altro sorriso, questa volta quasi di sollievo, a Santana che posò le labbra sulle sue e la baciò.
Un bacio così diverso.
Era come se fosse la fine e l’inizio allo stesso tempo.
La fine di un litigio. L’inizio di una vita insieme.
L’inizio di una vera vita.
La fine di cercare di sopravvivere senza l’altra.
 
 
 
 
 
 
“Avete dei voti preparati?” chiese il prete.
Santana sorrise.
 
“Non esattamente.. ma ho qualcosa da dire.. qualcos’altro..” disse facendo alzare una risatina nella chiesa.
Allungò la mano facendosi dare la fede da Quinn e prese la mano di Brittany.
“Io lavoro con i cuori. Li ricucio, li tengo in mano. Li tolgo dalle mani dei bambini prematuri e li rimettono dove devano stare. Ma.. si tende spesso a pensare che il cuore sia solo un muscolo. Io lo pensavo. Un muscolo vitale, il più importante. Ma poi ho conosciuto te. E ho capito che non era solo un organo fondamentale. Era ciò che di più importante ha una persona. Per questo è tenuto al sicuro nella cassa toracica, perché è molto fragile a volte. Basta una delusione a distruggerlo. Ma io.. oggi.. ho deciso di darti il mio cuore. Perché so che tra le tue mani, sarà più al sicuro che nella mia cassa toracica..”  Sorrise Santana mettendo l’anello al dito di Brittany la quale si asciugò una lacrima.
 
Sam le picchiettò sulla spalla passandole l’anello e Brittany lo prese con un sorriso e poi prese la mano di Santana.
“Non.. non so cosa dire.. sono..” balbettò abbassando lo sguardo.
Santana sorrise.
 
“Ehi.. guardarmi..” le sussurrò e Brittany alzò lo sguardo su di lei.
Come per magia le sue labbra si stesero in un sorriso rilassato.
 
“Tu sei la persona che mi ha salvato la vita. Che ha salvato il mio cuore. Letteralmente e non. Tu sei il tipo di persona che aiuta i suoi amici facendo cose che odia, sei il tipo di persona che resta in una stanza dove ci sono 13 ordigni. Sei la persona che mi ha riportato alla vita. Che mi ha fatto capire che potevo avere di più di una relazione infelice con una persona il quale carattere odiavo. Sei sempre tu la persona che mi ha fatta innamorare come mai ero stata innamorata prima. E sei la persona che è venuta a cercarmi nonostante fossi stata una debole..” ingoiò una manciata di saliva continuando a fissare Santana negli occhi.
“Non so cosa ci riserberà il futuro. Ma ti prometto, che qualsiasi cosa sarà, resterò per sempre al tuo fianco. Non scapperò. Non me ne andrò nemmeno se tu me lo chiederai. Starò al tuo fianco per sempre..” disse infilandole l’anello.
Kurt seduto in prima fila alzò lo sguardo asciugandosi una lacrima.
 
“Kurt.. stai piangendo?” chiese con una risatina Blaine.
 
“Mi ricorda il nostro matrimonio..” disse allora Kurt facendo sorridere Blaine che gli strinse la mano.
 
 
Il party post matrimonio era organizzato benissimo.
Izzie era una patita per i matrimoni e pur avendo avuto meno di cinque ore aveva organizzato un matrimonio con i fiocchi.
“E’ il momento del ballo della sposa e della sposa!” esclamò un ragazzo che era stato ingaggiato per cantare.
Santana tese allora la mano a Brittany e questa la prese alzandosi.
La festa era stata organizzata su un enorme prato.
Su una collina che dava su un panorama stupendamente verde.
Santana portò le braccia ai fianchi di Brittany che a sua volta portò le braccia al collo di Santana.
Una musica lenta iniziò e le due cominciarono a muoversi a ritmo.
Rimasero ini silenzio per qualche manciata di secondi e poi Santana cominciò a parlare.
 
“Mi rendi una persona migliore.” Disse mentre Brittany si staccò leggermente guardandola continuando a rimanere con le braccia attaccata al suo collo.
“E.. grazie per aver accettato di sposarmi..”
 
“No.. grazie a te di non esserti arresa con me..”
 
“Non mi arrenderò mai con te..” disse prontamente la mora.
La bionda sorrise.
 
“Ti amo, Santana. Ti amo più della mia stessa vita..” disse.
Santana sorrise.
 
“Ti amo..” disse prima di farle fare un casquè e chinarsi su di lei chiudendo le distanze in un bacio dolce e felice.






Franci's Corner:


ECCOCIII! Via spero di avervi rincuorato un po'!

Una cosa veloce il matrimonio e la scena del ballo è ripresa da questa manip secondo me STUPENDA:
 
http://24.media.tumblr.com/tumblr_m6x9maAaWk1raflpgo1_500.jpg

Il bacio dalla scena nei corridoi della terza stagione!

E.. niente.. spero vi sia piaciuto! Ho dovuto mettere Izzie nella toria perchè era il mio personaggio preferito in GA!

E ovviamente, anche se non specificato anche Elaine ha aiutato nella preparazione del matrimonio. Così come tutti gli altri.

Detto questo.. grazie come sempre a tutti e grazie per le meravigiose recensioni! Vi amo!

Baci Fra.









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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 
 
 
Si lasciò cadere sul cuscino cercando di riprendere fiato.
Si passò una mano sulla fronte per sciugare il sudore e si voltò a guardare la persona accanto a lei.
Sorrise senza nemmeno rendersene conto.
Guardò il suo profilo.
Quella fronte leggermente corrucciata dall’affaticamento.
Gli occhi più azzurri del solito, e luminosi.
Quel naso.
L’attaccatura alla bocca, leggermente aperta per il fiatone.
La bionda si voltò a guardarla postandosi una mano sulla fronte.
“Wow.” Si lasciò sfuggire mentre la latina al suo fianco ridacchiò allungandosi sul comodino per prendere una bottiglietta d’acqua.
 
Ne bevve un sorso e sorrise sorniona.
“Dicevi di voler andare in spiaggia?” chiese ironica passando la bottiglietta a Brittany che ne bevve un sorso a sua volta guardandola con un mezzo sorriso.
 
“Beh, è pur sempre la nostra luna di miele. E siamo alle Hawaii.  Uno dei posti più belli di sempre. Dicevo che magari dovremmo andare a fare un giro, un tuffo in mare o..”
Le sue parole furono bloccate dalle labbra della latina sulle sue.
 
“Esatto, luna di miele. E’ questo che si fa in luna di miele..” disse baciandola ancora.
“Ma mi sembra di capire che debba rinfrescarti la memoria..” disse scendendo a baciarle il collo per poi andare a mordicchiare la pelle sensibile dietro il suo orecchio.
Brittany boccheggiò cercando di non rabbrividire di piacere al contatto di quelle labbra perfette contro la sua pelle.
“La luna di miele riguarda noi. Me e te in questo letto..”
La latina scese ancora portandosi a baciarle la spalla lasciandole un dolce morso mentre con una mano spostava lentamente il lenzuolo dal corpo nudo della bionda.
“Solamente noi, e il nostro amore..”
Scoprì i seni portandosi a baciare la frazione di pelle che li divideva scendendo sempre più.
“Non l’acqua perfetta, le spiagge bellissime…”
Arrivò a baciare la porzione di pelle sotto l’ombelico.
“I cocktail esotici sedute al sole..”
Brittany rimase senza aria mentre la latina continuava a scendere verso il centro del piacere della bionda.
“No.. hai ragione.. forse dovremmo andare un po’ fuori..” esclamò la latina staccandosi improvvisamente e scendendo dal letto.
 
La bionda spalancò gli occhi e si sollevò guardandola rivestirsi.
Allungò una mano prendendola per un braccio e la ritirò sul letto posizionandosi su di lei.
“Penso proprio che le Hawaii possano aspettare.” Sussurrò facendo ridere Santana.
 
“Come immaginavo..” sussurrò l’altra prima di catturare le labbra della bionda con le sue.
 
 
 
 
 
 
 
 
La sera stava calando.
Il cielo stava diventando arancione.
Santana uscì dalla doccia.
Si avvolse velocemente in un asciugamano e afferrò il telefono che stava squillando.
 
“Pronto?”
 
“Mogliettinaaa!” una voce urlò dall’altra parte del telefono.
Santana ridendo dovette scostare il telefono dall’orecchio per poi riposarlo.
 
“Fabray!” disse con un sorriso.
 
“Allora come sta andando? Voglio tutti i dettagli!”
 
“Mi chiami e non chiedi nemmeno se stai disturbando?” chiese con un sorriso la latina.
 
“Beh, Sam è al telefono con Brittany, quindi almeno che tu non la stia tradendo, o che lei parli tranquillamente con suo fratello mentre tu ti stai dando da fare sotto le lenzuola, non credo di disturbare..” disse facendo ridere la latina.
 
“Quinn!” esclamò indignata, in senso benevolo.
 
“Su! Avanti! Voglio tutti i dettagli!”
 
Santana corrugò la fronte e poi sospirò andando a sedersi sul letto.
“Beh, il posto è molto bello. Fa caldo, tanto caldo. Sudo molto.”
 
“Non siete mai uscite..”
 
“Nemmeno un minuto!” rispose ridendo la latina sentendo anche la bionda ridere dall’altra parte del telefono.
 
“Sei instancabile Santana! Siete li da tre giorni e non avete fatto altro che fare sesso?”
 
“Ehi! Chi dice che sia io a essere l’instancabile?” chiese quasi offesa mentre si infilava velocemente un vestito leggero.
Si avviò verso la porta di uscita e si appoggiò al cornicione che precedeva le scale.
La casa sul mare era stupenda. La vista magnifica.
Fece scorrere lo sguardo sul mare, poi sul sole che stava lentamente venendo inghiottito dal mare.
Poi abbassò lo sguardo e un sorriso incondizionato nacque sulle sue labbra alla vista di quella perfezione seduta sul bagnasciuga.
 
“Perché ricordo ancora quella nostra nottata, beh comunque se fosse di famiglia allora anche Brittany dovrebbe essere instancabile..”
La latina chiuse gli occhi e scosse la testa.
 
“Bionda, frena la lingua e cambiamo argomento.. so che non hai chiamato solamente per sapere delle mie attività con Brittany..”
La bionda sospirò.
 
“Okay, è vero. In ospedale abbiamo avuto un po’ di casini…”
 
 
 
 
 
 
 
Lanciò un sassolino nell’acqua piatta guardando i numerosi cerchi che quel piccolo sassolino aveva causato.
Improvvisamente un odore ormai familiare raggiunse le sue narici.
Infatti poco dopo Santana era seduta al suo fianco prendendole la mano e posando la tesa sulla sua spalla mentre la bionda posò la testa su quella dell’altra.
Rimasero in silenzio per una manciata di secondi.
 
Solo il rumore dell’acqua che si infrangeva contro la riva e andava ad accarezzare i loro piedi.
Qualche uccello cantava.
Ma l’unico rumore che in realtà era importante era quello dei loro cuori.
I loro cuori che battevano all’unisono.
“Mi ha chiamata Quinn..” sussurrò.
Quasi non fu neanche sicura che l’altra l’avesse sentito, o si fosse semplicemente perso nell’aria.
Ma dalla presa più salda sulla mano della latina, questa capì che l’altra l’aveva sentita.
“C’è un problema all’ospedale..” disse sentendo Brittany staccarsi leggermente da lei.
Santana sollevò la testa dalla spalla della bionda e la guardò.
Ma lo sguardò di Brittany scappava.
“Un paziente ha denunciato l’ospedale. Sembra che ci sia stato un errore di valutazione. Un incidente e una specializzanda non ha fatto per bene in test, quindi.. probabilmente perderà il suo lavoro..”
 
“Quindi è finita la luna di miele?” chiese la bionda.
Santana portò una mano sulla guancia della bionda e la accarezzò facendo così portare lo sguardo di Brittany nel suo.
 
“No, è appena iniziata. Abbiamo una settimana, interamente dedicata a me e a te. Niente potrà rovinarla. Ho potuto prendermene cura da qua. E’ stato avviato un processo. La mia segretaria sta eseguendo le procedure che avrei dovuto fare io. Le invierà via mail così che potrò controllarle. Ti ho promesso che tu saresti stata la mia priorità, e voglio mantenere quella promessa. “ disse.
Brittany abbassò lo sguardo per poi rialzarlo sulla latina asciugandosi una lacrima.
 
“Scusa.. non.. non volevo dubitare di te..” la latina sorrise e scosse leggermente la testa posando la fronte contro quella della bionda.
 
“Non importa, avrai tempo per riuscire a fidarti. So che devo dimostrarti che quello che ti ho promesso lo manterrò.” Passò lo sguardo dalle labbra della bionda ai suoi occhi un paio di volte.
 
“Ti amo.” Disse Brittany facendo sorridere la mora.
 
“Ti amo.” Rispose Santana chiudendo le distanze in un bacio soffice e romantico.
Romantico come il panorama davanti a loro.
Il sole era ormai quasi del tutto inghiottito dal mare.
Il cielo aveva sfumature rosa, rosse, bianche e blu.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno successivo Santana si era svegliata non trovando Brittany nel letto.
Sbuffò e sbadigliò alzandosi infilandosi un vestito sopra il costume e scese al bar sotto casa dove ormai facevano colazione la mattina.
Si sedette sotto un grosso ombrellone di paglia mentre un cameriere si avvicinava.
“E’ la signora Santana Lopez Pierce?” chiese il ragazzo.
La latina annuì e il cameriere posò davanti a lei un vassoio con una tazza di caffè, una rosa e una brioche.
“Sua moglie è andata a fare surf. Mi ha chiesto di avvertirla. Si trova sulla seconda banchina..”
La latina sorrise al ragazzo e fece velocemente colazione per poi afferrare la rosa e cominciare ad incamminarsi sulla sabbia.
 
Il sole era battente ma gli occhiali da sole aiutavano.
Arrivò alla banchina e guardò verso il mare.
Vide due figure sedute rispettivamente sulle proprie tavole.
Il mare era calmo.
Riconobbe subito la figura perfetta di sua moglie.
Suamoglie. Quanto le faceva strano quella parola.
Sua moglie.
Era una frase strana, piacevolmente strana.
Brittany era sua moglie.
 
Si limitò ad aspettare.
Vide le due figure ridere e scherzare. Schizzarsi.
Non poté negare a se stessa di essere gelosa.
Il piccolo mostro verde si stava impossessando di lei.
Non era mai stata gelosa di niente e nessuno.
Ma se sei gelosa è perché hai paura di perdere qualcosa di importante, no?
E Brittany era la cosa più importante sulla terra.
Neanche la chirurgia, l’adrenalina di un operazione, sarebbe stata in grado di essere confrontata a Brittany.
La bionda aveva un potere sulla latina.
Riusciva a calmarla, a eccitarla, ad addolcirla.
La rendeva migliore questo è sicuro.
La stregava.
E bastava uno sguardo o un sorriso.
 
Si riscosse dai pensieri vedendo i due tornare verso riva.
Presero le tavole sotto braccio quando l’acqua era bassa e continuarono a ridere a scherzare.
Più si avvicinavano più la latina era gelosa.
Vedeva chiaramente in quel ragazzo un approccio più che amichevole verso Brittany.
Probabilmente molte ragazze appena sposate che vanno da lui, finiscono a letto con lui.
E per quanto Santana sapeva di potersi fidare di Brittany, anche perché lui era un ragazzo, il fatto che lui pensasse che Brittany avrebbe tradito la faceva arrabbiare.
 
Brittany lasciò a terra la tavola, così come il ragazzo e si avvicinarono a Santana.
Questa si staccò dalla banchina e aspettò che Brittany arrivasse da lei.
A Santana andò il cuore in gola vedendola con la tuta attillata.
Era semplicemente perfetta.
Il suo corpo lo era.
Era perfetta.
 
La bionda appena la vide si allargò in un sorriso enorme e stupendo.
Posò lo sguardo sulla rosa che la latina teneva in mano e si avvicinò posandole le mani sui fianchi.
“Buongiorno..” sussurrò.
 
“Buongiorno!” sorrise Santana.
Brittany posò dolcemente le labbra su quelle di Santana e poi si voltò.
 
“Alexander..” disse riferendosi al ragazzo. “ Lei è Santana, mia moglie.. San, lui è Alexander il maestro di surf.”
Santana portò una mano a cingere i fianchi di Brittany e l’altra la tese per presentarsi a Alexander.
 
“Piacere..” dissero entrambi.
 
“Sai, Santana è un chirurgo. No, anzi, è il chirurgo.  E’ la primaria del reparto di chirurgia a New York. E’ incredibile..” disse Brittany guardandola con orgoglio.
Santana la guardò a sua volta leggermente stupita.
Non credeva che Brittany fosse così fiera di lei.
Credeva che odiasse il suo lavoro perché la teneva lontana da casa.
Sorrise con gli occhi lucidi di commozione e Brittany continuò a guardarla con uno sguardo di ammirazione.
“Mi ha salvato la vita.. ma penso abbia fatto qualcosa al mio cuore quando lo ha operato, perché quando sono con lei batte a mille.” Santana rise imbarazzata.

“Britt..” sussurrò tra la risata e guardò Alexander.
 
“Wow.. davvero impressionante.. sei giovanissima..”
 
Santana sorrise e poi guardò Brittany.
“Beh, Britt è un’incredibile ballerina. Lavora a Broadway. E’ fenomenale. La guarderei ballare ore, e ore.” Soffiò la latina guardando la bionda con aria sognante.
Alexander soffiò una risata che fece voltare la latina con un sopracciglio alzato.
“Qualche problema?”
 
“No.. solo.. si vede che siete sposate da poco..”
Santana guardò Brittany la quale la baciò con passione.
 
“Da ore o da anni, il nostro amore non cambierà mai..” disse guardando negli occhi Santana.
“E’ una promessa..” Santana sorrise rituffandosi sulle labbra di Brittany.
 
Beccati questa Alexander, pensò.
 
Dopo non molto Brittany si staccò.
“Ehi! Ti va di andare a fare un tuffo? L’acqua è incredibile..” disse cominciando a togliersi la tuta.
Santana soppesò la proposta.
Guardò l’acqua.
 
“Non lo so.. ho appena mangiato..” sospirò.
 
“Avanti San! Non farmi andare da sola!” disse Brittany rimasta ormai in costume.
Santana inghiottì una manciata di saliva che bucò per la sua gola secca.
Quel costume celeste (http://static.wetpaint.me/glee/ROOT/photos/heather_morris_bikini2-367x.jpg) , che riprendeva i suoi occhi, era stupendo.
E il suo fisico. I suoi addominali…
 
“Beh, vengo io con te se vuoi!” disse Alexander togliendosi a sua volta la tuta.
La latina lo guardò.
Si sarebbe potuto tagliare del vetro su quegli addominali.
 
“No!” esclamò la latina togliendosi il vestito e posandolo a terra posandoci la rosa e gli occhiali da sole sopra.
Brittany rimase a bocca aperta. Quel costume bianco (http://sphotos-b.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/s320x320/18018_526693657368806_114730332_n.jpg ) faceva risaltare ancora di più la sua pelle scura.
Lo sguardo della bionda cadde sull’addome della latina.
Per essere un chirurgo che non faceva nessuna attività fisica, beh oltre quella con Brittany, la bionda si era sempre stupita di come il suo corpo potesse essere così perfetto.
E i suoi addominali così scolpiti.
Accanto alla bionda, la stessa reazione la ebbe Alexander.
“Vengo io!” rispose la bionda guardando maliziosamente la bionda negli occhi. Poi guardò Alexander mentre afferrava la mano della bionda per poi iniziare a correre verso il mare.
Brittany la seguì e le due si tuffarono in mare.
 
L’acqua era calda e trasparente.
Era bellissima.
Ma ciò che rendeva tutto migliore per una era la presenza dell’altra.
Si avviarono dove l’acqua era un po’ più alta e si abbracciarono scambiandosi dei dolci baci.
Santana posò poi la testa contro la spalla della bionda.
“Non mi piace quell’Alexander.” Ufficializzò.
La bionda ridacchiò.
 
“Come no? Lo trovo molto affascinante..” disse la bionda facendo staccare la mora velocemente.
Quel gesto fece ridere ancora id più la bionda.
“Trovo affascinante che tu sia gelosa.. lo trovo molto sexy.” Disse la bionda portando le mani suoi glutei della latina e portandola a se.
Santana allargò le gambe e le legò dietro la schiena della bionda.
 
“Ah si?” sussurrò con voce bassa la latina.
 
“Si.. e sai cos’altro trovo sexy? Questo costume, il tuo fisico.. te..”
Santana inghiottì una manciata di saliva e poi si tuffò sulle labbra baciandola con passione.
La sua lingua cercò velocemente il permesso per poter entrare nella bocca della bionda, la quale non esitò ad accoglierla.
Le braccia della bionda la circondarono stringendola a se.
 
Alla latina non sembrava vero.
Non sembrava vero di essere arrivata a questo punto della sua vita.
Inizialmente non pensava nemmeno che si sarebbe mai innamorata, figurarsi posarsi.
Ma poi è comparsa Brittany.
Lei.
La donna perfetta.
Sua moglie.
La donna che amerà per il resto della sua vita.
E tutti i pensieri negativi, i pessimismi, sparirono, come fossero nuvole di fumo in una giornata di vento.
Brittany era quel vento.
Il vento più bello di sempre, che aveva ripulito la sua vita dalle paure, dalle insicurezze.
E tolto lo strato di polvere dal suo cuore, così che potesse amare.
Amare lei, e solo lei.
Colei che era riuscita a far capire a quel cuore che non bastava battere per una sola persona.











Franci's Corner:

Capitolo un mieloso! Ma ci voleva no?
In questo periodo poi ci servono i capitoli mielosi, anche se adesso gli spoiler cominciano ad essere dalla nostra parte.

Grazie mille a chi segue, preferisce, ricorda, recensisce o a chi semplicemnete legge.

baci Fra.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Dato il ritardo esorbitante e imperdonabile, anche se ho veramente delle settimane tremende piene di compiti e interrogazioni, questo capitolo è particolarmente lungo. Volevo dividerlo in due ma poi ho pensato che come scusa avrei dovuto postarlo per intero!

Sorry again! 




 



 

Era passata una settimana.

Santana era tornata a lavoro e Brittany si era buttata a capofitto nelle prove perché la prima era davvero vicina.

Infatti sarebbe stata quella sera.

Santana, a parte una sera, era sempre riuscita a mantenere la su promessa di tornare a casa per cena.

Un paio di volte era riuscita addirittura a tornare prima di Brittany e preparare la cena.


 

Non era facile tornare a casa così presto.

C'era sempre qualcos'altro da fare. Qualcun altro da aiutare o da ascoltare.

Le sue giornate iniziavano con una operazione la mattina e il resto del giorno lo dedicava alla gestione del reparto di chirurgia.

Parlava con i pazienti o con le famiglie o con i suoi chirurghi.

Firmava carte e seguiva operazioni.


 

Si mise il cappotto e afferrò la borsa incamminandosi all'uscita dell'ospedale.

Erano le nove di sera.

Aveva deciso di rimanere un po' di più in ospedale tanto Brittany non ci sarebbe stata a casa perché era già al teatro per la prima che sarebbe iniziata alle nove e mezza.

Era in perfetto orario.

Non si sarebbe persa per niente al mondo la prima di Brittany e di Rachel.

Si tolse i capelli rimasti sotto il cappotto con una mano voltandosi quando si sentì chiamare.

“Santana!” esclamò Elaine che corse verso di lei.


 

“Ehi..” sorrise Santana mettendosi la borsa in spalla.


 

“Guarda qua cosa ti ho portato!” esclamò passandole una cartella.

Santana corrugò la fronte allungando la mano e prendendo la cartella.

La aprì sfogliandola e lentamente spalancò gli occhi.

Portò una mano a tirarsi su la maniglia della borsa che era scesa e alzò lo sguardo su Elaine.


 

“Non ci cedo..” disse sfogliando nuovamente la cartellina per essere sicura di aver letto giustamente.


 

“Mi ha detto che era l'operazione dei tuoi sogni! Ed eccola qui! In sala operatoria 2!” esclamò brunetta eccitata.

Santana sorrise estasiata.

Era l'operazione dei suoi sogni.

Un autotrapianto cardiaco.

E aveva la cartella del caso tra le mani.

Guardo la cartellina poi Elaine e poi nuovamente la cartellina con un enorme sorriso.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Brittany soffiò fuori tutta l'aria mentre faceva stretching.

Si alzò poi da terra e tutto le sembrò così surreale.

Tutti facevano qualcosa.

I ballerini facevano esercizi e stretching mentre i cantanti si riscaldavano la voce con note altissime.

Poi c'era chi ripeteva le parti.

L'orchestra che controllava che gli strumenti fossero accordati.

Sentì la testa girare e si appoggiò al muro e chiuse gli occhi.

“Tranquilla, Britt..” le disse allora Rachel una volta averla raggiunta.


 

“Santana non è ancora arrivata..” disse lasciandosi scivolare lungo il muro finendo a sedere.

Rachele si piegò sulle ginocchia e la guardò.


 

“Vedrai che arriverà. Avrà trovato coda..”


 

Brittany scosse la testa e chiuse gli occhi.

“Non posso nemmeno fargliene una colpa. In questi giorni è sempre stata a casa. Ma.. questa era la serata più importante della mia vita...”


 

“Brittany!” esclamò allora Rachel.

“Arriverà! Santana ama le entrate ad effetto tanto quanto me!” disse ridacchiando facendo ridere anche Brittany. “Ti ha detto che ci sarebbe stata. Quindi arriverà.”

Brittany annuì aprì gli occhi.


 

“Solo.. mi aveva promesso che sarebbe venuta a darmi l'imbocca al lupo..”


 

“Non ti serve un imbocca al lupo! Sei la ballerina più talentuosa con la quale ho avuto l'onore di lavorare.”

Brittany sorrise e si sporse abbracciando forte Rachel.


 

“Grazie Rach..” disse con un sorriso.

Rachel sorrise a sua volta stringendola.

Il direttore chiamò i due minuti prima dell'entrata in scena, e le due sarebbero dovute entrare entrambe.


 

“Di niente.. e ora andiamo..” disse alzandosi e prendendole le mani per aiutarla ad alzarsi.

Per mano si avviarono verso il punto di entrata in scena.


 

“Un minuto!” urlò ancora il direttore.

Brittany chiuse gli occhi e strinse la mano di Rachel.

Cominciò a desiderare che Santana fosse li.

Che fosse lei a stringerle la mano.


 

“Britt...” si sentì chiamare.

Brittany aprì gli occhi spalancandoli e si voltò.

Rimase a bocca aperta.

La bellezza del vestito della mora era incredibile. Era mozzafiato.

Era bellissima.

“Scusami.. ho fatto tardi.. ma volevo portarti questi..” disse estraendo da dietro la schiena un mazzo di fiori enorme e stupendo.

“E ho fatto un salto a casa a cambiarmi..” disse guardandosi.

“Perchè dopo la prima, andremo a cena fuori a uno dei migliori ristoranti Newyorkesi!” le tese il mazzo e Brittany cercò di trattenere le lacrime.

Ma dovette trattenersi per via del trucco quindi si limitò ad avvicinarsi a Santana e a stringerla.

Santana sorrise stringendola a sua volta.

“In bocca al lupo, amore mio.. ti amo..” le sussurrò.

Brittany si staccò e la guardò negli occhi.


 

“Ti amo anche io..” disse per poi chiudere le distanze in un bacio pieno di passione.

Rachel le guardava con un grosso sorriso.


 

“Trenta secondi! Tutti ai vostri posti!” urlò ancora il direttore.

Brittany e Santana si staccarono e Brittany posò i fiori sulla sua sedia e prese la mano di Santana.


 

“Dieci! Nove.. otto..” cominciò con il conto alla rovescia.

Brittany si voltò improvvisamente e baciò ancora Santana.

Si staccò giusto all'uno, per entrare in scena.

Santana la lasciò andare lasciandole la mano e rimase a fissare la tenda dietro la quale era sparita.

Sorrise e corse a sedere.


 

Scorse Quinn e Finn e li raggiunse.

Si sedette fra Quinn e Puck sorridendo agli altri che erano li per il grande evento.

Quinn si girò a guardarla.

“Avevo letto il tuo nome sul tabellone delle operazioni..”


 

“Elaine mi aveva trovato un autotrapianto cardiaco.. l'operazione della mia vita..” disse Santana guardando Brittany muoversi leggiadra sul palco.


 

“Oh.. e come è andata?” chiese allora la bionda.

Santana si voltò a guardarla.


 

“Non l'ho fatta.. era alle nove e un quarto..”


 

“Come mai? E' l'operazione della tua vita! Me lo hai ripetuto almeno mille volte..”


 

Santana si voltò verso il palco guardando Brittany fare una presa incredibile.

“La mia vita adesso ha altre priorità. Vedere la prima di Brittany è la cosa più importante adesso.”

Quinn sorrise e le prese la mano.


 

“Sei una brava moglie..”

Santana sorrise e la guardò.


 

“Lo spero.. non voglio più deluderla. Non voglio più ferirla.”


 


 


 


 


 


 

Tutto il pubblico era in piedi ad applaudire con foga. A urlare complimenti o a fischiare di approvazione.

Lo spettacolo era stato fantastico.

Santana aveva avuto occhi solo per Brittany tutto il tempo, ma giudicare dal calore degli applausi sembrava essere piaciuto a tutti.

E Rachel era stata grandiosa.

Era fiera della sua migliore amica.

Guardò i suoi amici.

Finn aveva lo sguardo più innamorato che avesse mai visto.

Quinn aveva gli occhi lucidi.

Sam aveva lo sguardo fiero.

Puck era semplicemente estasiato dallo spettacolo.

Mercedes, Kurt e Blaine erano emozionati.

Kurt aveva anche pianto.

Ma in tutti e tre aveva potuto notare un pizzico di gelosia.

E chi non lo sarebbe stato?

Anche se tutti sapevano che Rachel era la diva per eccellenza del Glee, Kurt e Mercedes se l'erano battuta alla grande.

Anche Santana era sempre stata nella gara, a dirla tutta.

Ma anche se odiava Rachel, sapeva che lei ce l'avrebbe fatta.

Sarà stato per il suo comportamento.

O il suo sapere cosa voleva.

Un po' come è successo dopo a Santana.

E' diventata la migliore nel suo campo.

Lei sapeva cosa voleva.

Sapeva di voler essere la migliore.

Sapeva di voler onorare suo padre e renderlo fiero.

Sapeva di voler salvare vite.

E per farlo doveva essere la migliore.

Spesso arrogante, cosa che non le rimaneva difficile.


 

Spostò lo sguardo su Brittany.

Anche lei era la migliore.

Non si intendeva tantissimo di danza, se non per gli anni passati nel glee club, ma sapeva che era la migliore.

Lo vedeva.

Tra tutti gli altri ballerini era quella che spiccava di più.

Forse era per la sua bellezza, ma Santana pensava che fosse per la sua leggiadria e bravura.

La sua tecnica perfetta.

Era uno spettacolo vederla ballare.

E l'avrebbe guardata tutta la vita.

Avrebbe fatto semplicemente quello.

Le sarebbe bastato.

Per il resto della sua vita.


 


 


 


 


 


 

“Chi è la persona più grandiosa del mondo?” chiese entrando nel camerino Santana.

Brittany era abbracciata a una ragazza.

Si staccò e si voltò a guardare Santana mentre l'altra si voltò di spalle.

Santana corrucciò lo sguardo ma Brittany si avvicinò a lei mettendole le braccia intorno al collo.


 

“Chi?” chiese con un sorriso.


 

Santana si sporse per guardare la ragazza che rimaneva di spalle e posò le mani sui fianchi di Brittany guardandola poi negli occhi.

“No.. io perché ti ho sposata..” disse guardandola per poi spostare lo sguardo sulla ragazza.

“Okay.. doveva essere una bella uscita.. ma.. che sta succedendo?” chiese allora staccandosi da Brittany.


 

Brittany abbassò lo sguardo e sospirò.

Rimase in silenzio per qualche secondo e poi guardò l'altra ragazza.

“Il padre di Electra non è potuto venire stasera.. è all'ospedale.. non sa di cosa si tratti però.. è stato ricoverato d'urgenza..sembra sia qualcosa di molto grave. Ma non le hanno detto nulla ancora. Dovrebbe andare da lui ma..”


 

“In che ospedale?” chiese allora Santana.


 

“Il tuo..” rispose Brittany.


 

Santana annuì e afferrò il telefono.

“Dimmi il nome di tuo padre..” disse mentre componeva il numero dell'ospedale.


 

“David Rosseaux.” Santana annuì portando il telefono all'orecchio.

Intanto Electra si era ributtata tra le braccia di Brittany.


 

“Si, sono Santana Lopez..” disse e poi sorrise. “Oh buonasera Cloe!”

Brittany fece velocemente scorrere lo sguardo sulla latina che rideva.

“Si! Si.. grandiosa.. semplicemente fantastica! Comunque ho chiamato per sapere se c'è un paziente, e qual'è la diagnosi..” rimase in silenzio per una manciata di secondi “David Rosseaux... si grazie..” rimase in attesa ancora una decina di secondi con un sorriso sulle labbra che scomparve appena l'altra cominciò a parlare. Brittany si preoccupò perché vide Santana sbiancare.

“Ferma tutto!” disse allora Santana.

“Corri più veloce che puoi e avverti di far preparare la sala 2! Alza il culo e vai.. ADESSO Cloe! Digli che sto arrivando! Parla con Elaine fai qualcosa!”

Riattaccò e subito chiamò un'altra persona.

Nel frattempo che quell'altra rispondesse guardò Brittany.

“Dobbiamo andare..” disse dirigendosi poi fuori a grandi passi.


 

Le due la seguirono mentre quasi si lanciava in mezzo di strada per fermare un taxi.

Salirono.

“Santana vuoi spiegarci cosa succede?” chiese allora Brittany.

Santana la guardò e poi riportò lo sguardo sulla strada.


 

“Cristina! Grazie a dio.. Ho bisogno che tu voli a New York nel giro di poche ore.. ho bisogno di te!”


 

Wowowo! Calma! Che succede?” chiese allora l'altra.


 

“Puoi o no?” chiese ancora la latina.


 

No! Santana! Sai che non posso prendere un aereo quando voglio per volare dall'altra parte del paese! Sto per andare in sala.. ho dei pazienti e non posso lasciarli! Ma qualsiasi cosa sia tu poi gestirla! Cosa succede?”


 

Santana scosse la testa.

“Non posso parlare adesso, ho i familiari del paziente.. grazie comunque..” riattaccò e posò lo sguardo su le altre due e rimase in silenzio.


 

Il silenziò regnò per cinque minuti abbondanti fino a che Brittany non si stancò.

“San.. cosa succede? Cosa ha il padre di Electra..”

Santana chiuse gli occhi e sospirò.


 

“Tuo padre è venuto in ospedale lamentando un dolore toracico.. pensava di avere un forte bruciore di stomaco”

Brittany annuì.

“E' andato in arresto mentre faceva una tac.” si fermò e guardò Electra.


 

“Posso farcela..” disse lei tirando su col naso.


 

“Ha una dissecazione aortica.. la sua aorta si sta dissecando mentre noi stiamo parlando.. ”


 

“E' grave?” chiese Electra con voce tremante. “Voglio dire.. tutta questa urgenza.. e..”


 

Santana sospirò “Mi è stato insegnato di sperare nel meglio, ma preparami al peggio..” disse per poi scendere dal taxi che si era fermato.


 

Cominciò a camminare a passo svelto seguita dalle due.

“Dottoressa Lopez!” la chiamò un infermiera.

Santana si voltò a guardarla.

“E' in sala due..” disse dandole la cartella.


 

“Perfetto.. chiamatemi la dottoressa Rose. la voglio in sala..” disse dopo aver sfogliato la cartella.

Brittany e Electra camminavano dietro a lei fino a che tre infermiere di avvicinarono a Santana di colpo iniziandole a togliere le scarpe dandole un paio da ginnastica, mentre le levavano la borsa.

Le misero un camice e si voltò per farlo legare e guardò Brittany.

“Stai in sala.. vi farò sapere il prima possibile..” disse sporgendosi per ricevere un bacio.

Brittany annuì e le sorrise.


 

“Capo.. mi hai chiamata?” chiese Marley arrivando da loro.

Santana la guardò e si voltò cominciando a camminare verso la sala.


 

“San..” la chiamò Elaine che passava da li.

Electra si ributtò tra le braccia di Brittany mentre questa guardava Elaine e Santana.


 

Santana la guardò e poi cominciò si voltò a guardare la Rose entrando in ascensore.

“Quando si apriranno queste porte.. dovremo correre in sala operatoria e aprirlo il prima possibile.”


 

“Lo so.” disse la rose dopo aver letto la cartella.


 

“E anche cosi', se l'aorta si rompe...”


 

“Potrebbe comunque essere troppo tardi.” rispose ancora.


 

“Non avremo tempo di lavarci.” costatò Santana prendendo dell'gel anti batterico per lavarsi le mani.


 

“Lo so, lo so.” disse usandolo a sua volta la rose. “Grazie.”


 


 

Entrarono di colpo in sala “Versate l'antisettico dritto sul petto. Senza troppi fronzoli, dobbiamo tagliare subito.” disse la latina mentre si metteva i guanti.

“Ok, fatemi vedere.” disse avvicinandosi.

“Bisturi.” chiese allargando la mano.


 

“Ecco.” rispose la Rose.


 

“Cauterizza.”


 

“Ecco. Sto cauterizzando.”


 

“Fai in fretta, Rose. Il tempo e' tutto. Ok, sega. Tenete pronto il divaricatore. Quest'uomo pensava di avere solo un forte bruciore di stomaco. E' passato da quello a questo in meno di 45 minuti...” sbuffò Santana. “Pressione?” chiese poi.


 

“Sui 70, in calo.”


 

“Divaricatore! Ogni battito del suo cuore aumenta un po' di piu' questa rottura.”


 

“Ok.. Quante dissezioni con rottura di questo tipo e' arrivata a operare in tempo?”


 

“Era da anni che non mi capitava. Quaranta, forse cinquanta.”


 

“Quanti e' riusciuta a salvarne?”


 

“Tre.” disse alzando leggermente lo sguardo guardando la Rose negli occhi.


 

Marley pensò che se persino Santana aveva perso pazienti su questo caso, doveva essere davvero impossibile da salvare.


 

“Va bene. Ci sono. Oh, no. No, no. Dannazione.” esclamò Santana.


 

“Sta perdendo sangue.”


 

“La sua aorta e' completamente aperta. Ok, pinze.” disse allargando la mano.

“Dai! Dai! Dai!” imprecò. “Va bene, Rose. Proviamo con il bypass.”


 

“Cannula... Non funziona. C'e' troppo sangue.”


 

“Ok. Una volta inserito il bypass, sara' piu' facile controllarlo.”


 

“Il cuore e' in fibrillazione.”


 

“Va bene. Massaggio cardiaco.” disse iniziando a fare il massaggio al paziente, la latina. “Piastre.”


 

“Ho quasi finito di inserire la cannula.”


 

“Carica a dieci. Libera. Dannazione.”


 

“Perde sangue da orecchie e naso.”


 

“Ho fatto delle trasfusioni. Plasma congelato e fattore VII, ma non riesco a colmare le perdite.”


 

“Anche il catetere e' pieno di sangue.”


 

“Coagulazione intravascolare disseminata. La cannula perde. Tre di epinefrina. Preparate per un altro elettroshock.” Santana era un fascio di nervi. Sentiva il sudore freddo scenderle per il corpo.

“Libera.”


 


 


 



 


 


 


 


 


 


 

Brittany stringeva la mano di Electra mentre questa, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa fra le mani piangeva in silenzio.


 

Sentì il rumore dei tacchi e alzò lo sguardo dal pavimento sorridendo a Quinn seguita da Puck, Sam, Rachel, Finn, Kurt e Blaine.

“Novità?” chiese Quinn.

Brittany scosse la testa.

Quinn annuì e si sedette accanto a lei.

“Cosa è successo?”


 

“Dice che ha una dissecazione dell'aorta in atto..”

Quinn si voltò verso Puck e insieme spalancarono gli occhi per poi scattare verso le sale operatorie.

Entrarono di corsa in galleria dove già c'era una Elaine attaccata al vetro e videro il caos.


 


 

“Dannazione.” urlò la latina.


 

“Cosa possiamo fare? Mi dica cosa fare.” disse allora la Rose quasi spaventata.


 

“Niente da fare. L'aorta è a brandelli.” disse lanciando gli strumenti nella vaschetta sterilizzata.


 

“Beh, cosa...”


 

“Non c'è più niente da fare.” disse nuovamente fredda Santana.

Portò lo sguardo in galleria dove vide i suoi amici.

Sottofondo il frequente e ormai univoco bip le faceva scoppiare la testa.

Si strappò la cuffia e la mascherina uscendo dalla sala.


 


 


 


 


 


 



 


 

Brittany fece un sorriso a Rachel che si era seduta vicino a Electra e le accarezzava la schiena.

La rossa aveva ormai finito tutte le lacrime.


 

Santana li guardava in lontananza.

Guardava la sua bionda.

L'aveva delusa.

Aveva perso un paziente.

Per due anni, non aveva perso un solo paziente, anche quelli più critici.

Le operazione più difficili e complicate erano state un successo.

Odiava la morte. E la odiava specialmente quando ne era la causa.

Era colpa sua se quel paziente era morto.

Se fosse stata in ospedale lo avrebbe operato prima.


 

Brittany alzò lo sguardo sentendo la presenza di Santana.

Guardò e vide dietro il vetro delle porte la latina.

Sorrise ma lentamente tornò sera guardando la faccia di sua moglie.

Santana la guardò negli occhi per una manciata di secondi e poi riabbassò lo sguardo.

Non ce la faceva a sopportare il suo sguardo.

Lo sguardo ferito e deluso.

Lo rialzò dopo poco varcando la porta.


 

Si avvicinò con passi decisi, anche se dentro di se voleva scappare.


 

Gli occhi di Brittany cominciarono a riempirsi di lacrime mentre Electra scattava in piedi e guardava Santana con occhi speranzosi.


 

“Santana.. come è andata? Tra quando posso vederlo?” chiese lei.

Santana aprì la bocca senza riuscire ad emettere un suono.

Quindi la richiuse.

Sentì poi una mano posarsi sulla sua schiena.

Si voltò leggermente vedendo Elaine al suo fianco.

Erano arrivati pure Puck e Quinn.

Adesso era arrivata anche Marley che tese la mano a Electra.


 

“Sono la dottoressa Rose.. Vorrei che iniziasse con il sapere che c'era il 90% che questo capitasse. Suo padre aveva una dissecazione aortica e.. non vengono diagnosticate fino a che non è troppo tardi. Ci dispiace per la sua perdita..” Electra scoppiò a piangere e Santana spostò con uno scattò la mano di Elaine dalla sua schiena e guardò Brittany che piangeva a sua volta.


 

“Mi dispiace..” disse allora per poi spostare lo sguardo su Electra.

“Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, ma la sua aorta è.. era irreparabile..”


 

“Andate via!” urlò poi ai alle tre dottoresse in camice.

“Voi! Il vostro loro dovrebbe essere quello di salvare le vite! Dovreste salvare le persone.. non fare il possibile e lasciarle morire!” urlò tra il pianto la rossa cadendo sulla sedia.

Santana strinse i pugni e si voltò cominciando a camminare allontanandosi.


 

“San!” urlarono Quinn, Elaine e Puck, all'unisono.


 

“Santana!” urlò Brittany.

Ma la latina si limitò a cominciare a correre.


 



 


 


 


 

Una crisi di pianto?

Cosa era?

Un attacco di panico?

Non riusciva a respirare.

Le lacrime le impedivano di vedere e il magone alla gola e allo stomaco di respirare.

Si lasciò cadere a terra nella stanza dei farmaci con la schiena appoggiata al muro.

Portò le ginocchia al petto e le braccia sulle ginocchia posando poi la testa sulle braccia.

Le lacrime non smettevano di scendere.


 

Si era scordata come fosse perdere un paziente.

E' doloroso.

E' insopportabile.

E' un dolore continuo nel petto.

Pensare e ripensare a tutti i passi che hai fatto per capire se avresti potuto salvarlo.

Pensare che hai sbagliato qualcosa.

Una persona è morta sotto il tuo bisturi. Sul tuo tavolo operatorio.

E' un dolore insopportabile.

E non un dolore fisico.

Ma un dolore che ti lacera lo spirito e l'anima.

Un dolore continuo e persistente, acuto.

Era semplicemente devastante.

Ora si ricordava come mai si fosse imposta di non perdere nemmeno un paziente.


 


 


 



 


 


 


 

“Vado da lei..” disse Elaine.


 

“No..” esclamò Brittany asciugandosi allora le lacrime.

Electra era stata allontanata da delle infermiere che la portavano a firmare delle carte e ad avvertire i parenti.

“Tu non ti avvicinerai a Santana.. tu starai alla larga da mia moglie..”


 

“ E come mai? Siamo amiche..”

 

“Non credi che non abbia notato come la guardi? Come la guardavi al matrimonio? Sono andata a parlare con la tua amica di ostetricia, dice che non ti conosce nemmeno. Santana mi ha detto tutto. Mi ha raccontato ogni cosa. Perché il nostro rapporto è basato sulla fiducia e sull'onestà.”


 

“Come mai quindi avrei dovuto aiutarla a riprendersi te?”


 

“Perchè volevi essere la buona amica. Io credo che tu ci abbia davvero provato.. ma.. non ti è riuscito. Stasera.. sapevi che avevo la prima. Santana mi ha detto che te ne aveva parlato. Ma tu hai trovato un autotrapianto cardiaco e lo hai organizzato per le 9,15 così che San avrebbe dovuto scegliere, e tu hai sperato che scegliesse te, o meglio.. l'operazione.. tu non ti avvicinerai a mia moglie.”


 

“Voglio parlare da amica. Sono un medico, perdo anche io vite.. volevo solo parlarle..”


 

“Può farlo Quinn.. anche lei è una dottoressa, ed è la sua migliore amica.”


 

“Vorresti impedirmi di essere amica di Santana solo per la tua stupida gelosia?”


 

“Non chiamarla stupida!” intervenne allora Sam alzandosi.

Elaine lo guardò.


 

“Ho detto che la sua gelosia è stupida, non che lei lo sia.”


 

“E' uguale.. non provarti mai più a dire una cosa del genere a mia sorella..”


 

“Sam.. lascia stare..” scosse la testa Brittany.


 

“No..” esclamò allora lui.

“Perchè se c'è una cosa che tu non sei, è proprio stupida..”

Quinn intanto si era avviata alla ricerca di Santana.

“Tu hai un sesto senso, per tutto, e io ti credo se dici che questa ci prova con Santana..”


 

“Sam..” disse allora Brittany guardando Elaine.

Lui sbuffò e si rimise a sedere.

“Non so se sono stata chiara.. io e la mia gelosia, se pur stupida, vogliamo che tu stia ben lontana da Santana..”


 

“O sennò? Mi pesteresti?”


 

“Si, se mi obblighi a farlo.” Brittany non era una persona aggressiva, ne gelosa.

Ma per Santana avrebbe picchiato chiunque su questo mondo.

E sarebbe stata gelosa dell'aria che le sfiorava il viso quando lei non poteva farlo.

Era gelosa, perché la paura di perderla, era la paura più grande di tutte.

La paura che certe notti la faceva rimanere sveglia.

Anche se lei l'aveva accanto a se.

Certe volte la svegliata e facevano l'amore. Altre volte si limitava ad abbracciarla o a farsi abbracciare.

Solo così riusciva a dormire.

Sapendola al suo fianco.

Perché il mondo era migliore con Santana.

La vita era più bella.

Il sole più splendente.

I colori più accesi.

Santana le aveva dato la vita, entrando nella sua.


 


 



 


 

“San..” sussurrò Quinn.

Sentì tirare su col naso e si avvicinò vedendola accucciata a terra.

“San.” esclamò allora avvicinandosi.

“Mi dispiace..”

Santana annuì.

“Non è colpa tua San. Era un operazione impossibile persino per te..”


 

Santana scosse la testa tirando su col naso e sollevò la testa dalle braccia pulendosi le lacrime.

“Sono stata un ora qui dentro. Ho ripensato a tutti i passi dell'operazione. L'ho fatta secondo manuale. E' stata perfetta. Ho fatto quello che potevo fare..”


 


 



 


 


 

Santana era il suo tutto.

E lei era il tutto per Santana.

Il suo sguardo.

Quando si sono incrociati.

Lo sguardo di Santana è diventato scuro.

Di uno scuro tenebroso.

Erano tristi e feriti.

Chiuse gli occhi e si battè una mano sulla fronte.


 


 



 


 

“.. ma l'ho delusa.. capisci?” chiese allora scoppiando nuovamente a piangere.

Quinn corrugò la fronte.


 

“Elec-”


 

“Brittany.. l'ho visto.. tra i suoi occhi.. la scintilla di delusione.. e non posso vivere con l'idea di averla delusa.”

Quinn scosse la testa e si avvicinò a Santana.


 

“Questo è impossibile.. quella donna stava lottando per te adesso. Non l'hai delusa.. credimi..” Santana scosse la testa e si asciugò una lacrima con la manica.


 

“E allora perché mi sento come se lo avessi fatto?”


 

“Perchè sono stata una cretina..” Santana alzò di scatto la testa scontrandosi con l'azzurro più belo di sempre.

“Sono rimasta in silenzio. Ho mandato Quinn.. non ti ho seguita subito. Non ho provato a farti capire che va tutto bene, comunque.. tu hai fatto il possibile, e lo so. Non ero li. Ma so che hai fatto il possibile, perchè ti conosco. Perché so come ti immedesimi con i pazienti. Vi insegnano a non farlo ma tu lo fai ugualmente. Hai perso un paziente, è vero. Era il padre di una mia cara amica, è vero anche questo. Ma non mi hai deluso. Mi avresti deluso se ti fossi tirata indietro, o se non avessi fatto il tuo massimo. Ma sei stata coraggiosa, sei stata autoritaria, sei stata fantastica. Sei stata la donna che amo. E non potrò mai essere delusa della donna che amo. Mai..” le disse accucciandosi davanti a lei.

Santana scoppiò nuovamente a piangere e si gettò fra le braccia di Brittany nascondendo la testa nel suo petto.


 

“Ti amo..” disse in modo soffocato nel petto della bionda.

Questa sorrise asciugandosi una lacrima.


 

“Ti amo anche San..”

Quinn sorrise guardandole e uscì.


 

“Sei stata grandiosa stasera. Eri bellissima su quel palco.. non mi stupirebbe se ti chiedessero di essere prima ballerina..”


 

Brittany sorrise.

“In effetti.. volevo dirtelo a cena.. ma.. credo che ormai si saltata.. mi e' stato offerto un contratto da prima ballerina per altri due spettacoli di Broadway..” Santana spalancò gli occhi staccandosi da lei e la guardò.


 

“Oh mio dio! Stai scherzando? E' grandioso amore! Dio! Sono cosi fiera di te!” disse baciandola.

Brittany sorrise nel bacio posando poi la fronte contro la sua.


 

“E io sono fiera di essere tua moglie..”








Franci's Corner:


Okay.. questo è il capitolo.
Un po' di movimento.
Elaine.. mmm.. ho deciso di movimentare anche questa cosa.. perchè.. chi è che non vorrebbe farsi Santana? Quindi..

Mmm non ho molto da dire se non scusarmi ancora per il ritardo.. 
Baci Fra

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Ho solo una cosa veloce da dirvi prima del capitolo. Volevo scusarmi per l'incredibile ritardo, ma non avevo ispirazione. In compenso adesso sono riuscita a movimentare le cose e quindi so già cosa accadrà!
Detto questo un grazie alla mia beta e buona lettura :)




 

Quindi devi andare proprio adesso?” chiese nascondendo la testa nel collo dell'altra.

 

Quando suona il cerca persone teoricamente vuol dire chi mi cercano, ergo devo per forza andare..”

 

Dai...”

 

Ti prometto che pranziamo insieme..”

 

Alla mensa?”

 

Beh.. si..”

La bionda ci pensò e poi sospirò.

 

Cosa non si fa per amore.. anche mangiare alla mensa dell'ospedale.”

 

Santana rise alzandosi dal letto e rinfilandosi il camice blu.

Intanto puoi rimanere qui o andare nel mio ufficio.” disse mettendosi la maglia.

L'altra la guardò con ammirazione per il corpo stupendo.

Okay?” chiese poi chinandosi verso di lei.

 

Okay.”

La baciò.

 

Ti amo” disse staccandosi.

 

Ti amo” le rispose l'altra mentre usciva.

Sospirò e guardò il soffitto.

Era passata quasi una settimana dall'accaduto.

Santana, dopo essersi presa due giorni di ferie, era tornata e sembrava stare bene.

Anche se Brittany sapeva non essere così.

Sapeva che fingeva di stare bene, ma in realtà stava ancora male per il decesso del paziente.

 

Per questo era venuta a trovarla in ospedale.

La sera prima Santana le aveva detto che non sarebbe tornata a dormire, quindi, se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna.

Erano state un po' nell'ufficio di Santana mentre questa compilava cartelle e firmava dei documenti.

Verso le cinque di mattina Santana era dovuta andare in sala operatoria e Brittany aveva assistito dalla galleria.

L'operazione era finita verso le otto di mattina.

Brittany stava crollando dal sonno stringendo tra le mani il cartone di caffè per la latina e quello di tea per se.

Quando l'altra uscì dalla sala andarono nella stanza del medico di guardia a dormire. Che poi fecero tutto tranne che dormire.

 

 

Sospirò e si sollevò a sedere afferrando i jeans. Se li infilò alzandosi e si mise il reggiseno dando le spalle alla porta.

Ma questa si spalancò.

San caffè?” chiese per poi bloccarsi.

Brittany si voltò con un sorriso che era tutt'altro che dolce.

Oh.. p-pensavo ci fosse Santana, così mi avevano detto le infermiere..”

 

Santana c'era..” disse Brittany afferrando la maglia e infilandosela.

Ma adesso è andata.. è stata chiamata per un emergenza.” disse facendosi una coda.

Dopo essere venuta, ovviamente.” alzò il sopracciglio Brittany. “ Ripetute volte..”

Elaine abbozzò un sorriso.

 

Sono contenta per lei.”

 

Fingi ancora di non volerla?”

 

Fingi ancora di non essere delusa di Santana?”

Brittany corrugò la fronte.

 

Non puoi rispondere a una domanda con una domanda.. e so che vuoi deviare il discorso, ma no, non sono delusa da Santana e no non fingo. Perché dovrei essere delusa di Santana?”

 

Beh.. salva sempre tutti, tranne che una persona che significava molto per una tua cara amica..”

 

Brittany scosse la testa e si avvicinò a lei.

Tu non sai niente di me e Santana. Lei è grandiosa ma non può salvare tutti. Ha salvato me e mia madre. Ha salvato migliaia di altre persone. E tu dovresti imparare a lavarti quella fottuta bocca con dell'acido prima di parlare di Santana o del nostro rapporto.” le diede una spallata prima di uscire dalla stanza.

 

Elaine rise e si voltò a guardarla.

Ci sarà da divertirsi.” affermò prima di chiudere la porta della stanza e dirigersi al tabellone della sala operatoria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scommetto cento dollari che la picchia. O comunque farà qualcosa di tremendamente geloso.” disse Noah mettendo sul tavolo la banconota fissando un punto della mensa.

 

Ne scommetto cento che da persona educata qual'è si metta semplicemente a sedere.” Ribatté Quinn guardando nella stessa direzione e posando i soldi sopra quelli di Noah.

 

Che fate?” chiese la Rachel sedendosi al tavolo.

 

Stiamo scommettendo.” rispose Puck mordendo un pezzo di carota.

 

Questo lo vedo.. su?”

 

Cosa farà Brittany quando vedrà Elaine e Santana sedute allo stesso tavolo.”

 

Anche Britt è qui?”

 

Già, non sei l'unica che viene a trovare il proprio amore sul lavoro.” rispose annoiato Noah continuando a guardare Santana ridere con Elaine.

Simpaticona di una neurochirurga..” fece una vocina Puck che fece ridere Rachel.

 

Comunque Rachel, stai perdendo di vista il punto importante della situazione. La discussione tra Brittany e Elaine su Santana è stata intensa.. e.. Santana non ne sa niente..”

 

Quindi.. Brittany dovrebbe pranzare con Santana oggi?”

 

Già, pare sia un po' in ritardo, però..” rispose Quinn guardando l'orologio.

 

Mmh.” battè con la mano sulla spalla di Quinn, Rachel bevendo un sorso della sua acqua. “Sta arrivando..” disse indicandola.

 

Ci siamo!” esclamò Puck sistemandosi meglio sulla sedia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si passò una mano sul viso.

Si era appena svegliata. Non immaginava che quel divano nell'ufficio di Santana potesse essere così comodo.

Entrò nella mensa cercando con lo sguardo Santana e sorrise vedendola.

Quel sorriso però sparì vendendo con chi era seduta.

Strinse i pugni avvicinandosi al tavolo.

Santana ridendo si voltò notandola.

 

Amore! Dove eri finita?” chiese reclamando un bacio.

Brittany si avvicinò portando la mano dietro la nuca e baciandola passionalmente.

 

Scusa, mi ero addormentata... dopo tutto il movimento di oggi.” disse allusiva sedendosi facendo leggermente arrossire Santana.

 

Già, beh beata te! Io sono dovuta stare due ore in piedi per una sostituzione di valvola aortica. E proprio mentre cercavo la valvola..”

 

Cercavi?” chiese Brittany prendendo un sorso della sua acqua.

 

Beh, quando c'è una sostituzione non sappiamo quale sia la valvola da sostituire, lo scopriamo al momento dell'operazione..”

 

Oh..” annuì Brittany guardando Santana dritta negli occhi e sorridendole. Le due si stavano per baciare quando furono interrotte.

 

E' proprio vero..” esclamò Elaine.

Le due corrugarono la fronte.

 

Di che parli?” chiese Santana.

 

Parlo delle bionde.. del fatto che siano stupide..” disse Elaine ridendo.

 

Dimmi.. Elaine come sta la tua amica di ostetricia..” ringhiò Brittany.

Intanto Santana con sguardo corrugato guardava di sottecchi Elaine.

 

 

 

 

 

 

 

Direi che ho vinto!” esclamò Quinn afferrando i soldi.

 

No! Hai visto che sguardo le ha tirato! Se lo sguardo potesse uccidere Elaine sarebbe una poltiglia irriconoscibile.” esclamò cercando di prenderle i soldi di mano.

 

Puckerman non sai perdere! Accettalo.. hai perso..” disse tra gli sforzi per mantenere i soldi.

 

Ragazzi..” li richiamò Rachel.

 

Non ora Rachel..” disse Quinn continuando a lottare.

 

In quel momento sentirono un forte tonfo di piatti e vassoi.

Si voltarono di scatto e rimasero a bocca aperta.

Penso di doverti altri cinquanta dollari..” disse Noah lasciando lentamente la presa.

 

Già..” disse Quinn ancora shoccata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San!” urlò Brittany.

Lasciala stare davvero! Non importa..”

Santana stringeva il colletto di Elaine mentre la teneva bloccata sul tavolo.

 

Non azzardarti più a darle della stupida. Non azzardarti più a dire niente su di lei.”

 

San!” esclamarono Quinn e Puck.

Puck al prese per i fianchi cercando di allontanarla.

 

Esta es la mujer que amo, y no puedes ofenderla dándole estúpida. ¿Sabes lo que pasa si lo haces de nuevo? Cosas malas!” urlò mentre cercava di liberarsi dalle braccia possenti di Noah.

 

Okay.. San.. calmati..” le disse Noah.

Era sconcertato ma anche divertito. Era bello rivedere la vecchia Santana di tanto in tanto.

 

Cosas malas! ¿Me entiendes?” con un colpo secco si liberò dalla presa di Noah e afferrò la mano di Brittany.

Guardò Elaine e si incamminò fuori dalla mensa con Brittany.

 

Elaine si sollevò dal tavolo ancora scombussolata.

Guardò i presenti e scese dal tavolo.

Cosa significa “Cosas Malas”?”

 

Credimi.. non vuoi saperlo.. ti conviene lasciare perdere..” rispose Puck tirando fuori altri cinquanta dollari e passandoli a Quinn la quale rideva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San!” esclamò.

La latina continuava a camminare.

San!” disse allora più forte fermandosi.

 

Santana si fermò a sua volta e abbassò lo sguardo.

Mi dispiace.. io.. non so cosa mi sia preso.. era una vita che Snixx non compariva.. e.. oddio...” alzò lo sguardo dispiaciuto su di lei. “ho fatto un casino e mi dispiace tantissimo.. io...”

 

Snixx?” chiese Brittany.

Santana annuì.

 

E il mio alterego. Una specie di Hulk.” disse in un sussurro.

Brittany sorrise leggermente e le prese il volto fra le mani baciandola.

Santana rimase sorpresa da quel bacio ma dopo un attimo di esitazione lo ricambiò senza pensarci.

 

Ti amo così tanto..” disse Brittany posando la fronte contro quella di Santana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi hai chiamato, capo?” chiese quasi con strafottenza entrando.

 

Santana alzò lo sguardo e annuì facendogli cenno di entrare.

 

L'altra entrò sedendosi.

Mi vuoi per caso chiedere di non denunciarti?”

 

Santana si tolse gli occhiali da vista, che usava per riposare gli occhi, e li posò sulla scrivania sospirando.

Che diavolo ti sta prendendo Elaine?” chiese.

 

Che vuoi dire?”

 

Ti comporti in modo strano. Hai offeso Brittany.”

 

Magari è semplicemente che non mi piace Brittany..”

 

Perchè? Voglio dire che ti ha fatto?”

 

Forse perché penso che non sia la persona giusta per te..”

 

Santana si bloccò sorpresa.

Elaine.. ne abbiamo parlato. Tu mi hai detto che amavi quella ostetricia...”

 

Non era vero! Erano tutte balle San! Ho provato a dire “ La ama e devo mettermi da parte.” perché l'ho visto come la guardi. L'ho capito dopo tre secondi averla vista, San. Ma..” sospirarono entambe.

 

Mi dispiace averti aggredito.. ma..”

 

No.. dispiace a me.. non avrei dovuto dire quelle cose.. sono stata un idiota e immatura..”

Santana annuì alzando le sopracciglia.

Quindi?” chiese Elaine guardandola.

 

Santana alzò le spalle.

Ho bisogno che tu reprima tutto.”

Elaine abbassò lo sguardo.

Non possiamo avere scandali, lavoriamo in questo ospedale. Già ciò che è successo oggi non è stato professionale. E sinceramente non... mi metteresti a disagio. E' un comportamento molto non professionale da parte tua..” la latina si alzò e fece il giro della scrivania appoggiandosi a essa di fronte a Elaine.

Se ricapitasse, sarei obbligata a licenziarti..”

 

Eliane rise alzando lo sguardo.

Ma chi ti credi di essere? Parlarmi in non professionalità, di licenziamento. Dirmi che ti metto a disagio..” disse con rabbia.

Santana corrugò la fronte.

 

Elaine, è ciò che è successo.”

 

Sei tu che mi hai aggredito!” esclamò allora la bruna.

 

Ti ho chiesto scusa... ho detto che mi dispiace!”

 

Non posso scusarmi e dispiacermi per i miei sentimenti, Santana.” disse allora la brunetta con gli occhi lucidi alzandosi a sua volta.

Ti amo Santana!”

 

No dirlo..” scosse la testa Santana abbassando la testa.

 

E non posso scusarmi per questo.” disse ancora la brunetta asciugandosi una lacrima scappata al suo controllo.

 

Tu non mi ami Elaine!” esclamò allora Santana guardandola negli occhi.

 

Si invece! E mi sono innamorata di te alla prima operazione! La tua bravura il tuo intuito, la tua maestosità in sala. Il modo in cui riesci sempre a gestire con calma situazioni gravi.”

 

Tu.. tu credi di essere innamorata di me! Sei solo innamorata del mio lavoro! Di cosa faccio!”

 

No! Sono innamorata della persona che va sempre a fare due chiacchiere con i suoi pazienti e la famiglia prima dell'operazione anche se non è tenuta. Di quella persona che passa ogni volta che può nel reparto di oncologia pediatrica a cantare canzoni con i bambini o a giocare con loro!”

 

Santana sospirò e abbassò nuovamente lo sguardo.

Mi stai.. davvero mettendo a disagio, Elaine..” disse.

 

Perchè non ti sono indifferente! Anche tu provi qualcosa per me!”

Elaine sorrise guardando lo sguardo della latina puntarsi nel suo.

Allungò le mani prendendole il volto.

Hai solo bisogno di capirlo..” sussurrò mentre si avvicinava fissando quelle labbra piene e rosee.

 

Le vetrate dell'ufficio rendevano la visione dell'interno possibile a tutti.

E quindi pure a Brittany che era arrivata con una scatola di ciambelle, per far mangiare un po' di zuccheri alla latina che ancora dal giorno precedente non aveva chiuso occhio.

Strinse il pugno della mano libera indurendo i muscoli della mandibola.

 

 

Elaine si stava avvicinando sempre di più.

Santana chiuse gli occhi e alzò le mani portandole su quelle della bruna e aprì gli occhi vedendo Elaine a meno di un centimetro.

Strinse la presa sulle mani e le spostò dalla sua faccia tirandola indietro cercando di allontanare la ragazza.

 

Non nego che tu sia bellissima, Elaine. Ma io amo Brittany e l'unico sentimento che provo per qualcuno è quello che provo per lei. Non ho bisogno di capire niente. Sono a disagio quanto mi dichiari il tuo amore, perché tu sei una mia dipendente, e un eccellente chirurgo e.. dopo un avvenimento così il nostro lavoro non sarà più come prima. Sarà impossibile lavorare in modo professionale adesso, per via dei tuoi sentimenti. Non devi scusarti, ma devi tenerli per te. Tu in realtà non mi ami! Ami l'idea di me. Ami il fatto che io sia una donna di successo, probabilmente anche il fatto che io sia sposata e quindi irraggiungibile. Ma.. non mi ami davvero. E.. sei tu che devi capirlo. E.. non credo che tu possa farlo qui......”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La porta si spalancò e Santana non fece in tempo ad alzare lo sguardo che le labbra di Brittany erano sulle sue.

Ti amo.” le disse poi staccandosi.

Santana sorrise sorpresa.

 

Anche io!” rispose quasi ridendo.

La bionda le prese il volto fra le mani.

 

Ti amo Santana..”

 

Brittany che succede?” chiese allora Santana ritirandosi dalla presa della bionda.

 

Brittany abbassò lo sguardo per poi mettersi dritta posando la borsa sulla scrivania.

Ho visto cosa è successo poco fa con Elaine...” spiegò.

Santana corrugò la fronte.

E ho visto come ti sei scansata... io.. pensavo..”

 

Pensavi?” chiese con tono accusatorio.


“Elaine ti sta palesemente dietro. Le avevo detto di starti alla larga ma evidentemente non percepisce il messaggio e-”

 

Aspetta..” disse Santana alzandosi.

Tu hai parlato con Elaine? Tu sapevi che mi veniva dietro e hai preferito discutere con lei invece che venirne a parlare con me?” esclamò ancora in una domanda piena di risposta.

 

Solo perché non sopporto come ti ronza intorno.”

 

Ma tu dovresti fidarti di me! Dovresti avere fiducia..”

 

Ne ho! Mi fido di te!” esclamò allora Brittany.

Ma non mi fido di lei!” aggiunse.

 

Evidentemente non ti fidi molto nemmeno di me se ti sei stupita che mi sia scansata al suo bacio!” disse allargando le mani.

Pensavi che avrei ceduto?”

 

E' già successo che ci siamo lasciate e tu sei corsa tra le sue braccia...” spiegò.

 

Dio!” esclamò più animatamente.

Ci eravamo lasciate! TU mi avevi lasciata!” le urlò indicandola col dito.

Ero a pezzi! Non sono corsa tra le sue braccia! Non capisci che non potrei correre tra le braccia di nessun'altra perché io amo solo e unicamente te? E questo tuo comportamento.. dio.. è assurdo! Non lo vedi? Non vedi che sono dedicata a te? Esclusivamente! Dio! Porto un fottuto anello con il tuo nome!” esclamò alzando la mano mostrando la fede.

Siamo sposate Brittany! E anche se non lo fossimo non cambierebbe niente! Io sto con te. Amo te. Voglio solo te. Non mi importa di quante donne o uomini o folletti possano girarmi intorno. Tu sei l'unica persona che io voglio!”

 

Brittany teneva lo sguardo basso pieno di lacrime.

Si sentiva in colpa.

Era un misto di emozioni.

Era felice per ciò che le stava dicendo Santana.

Ma le parole erano come coltellate dette con quel tono accusatorio.

Annuì.

Lo so..”

 

No!” esclamò allora Santana.

No non lo sai! Non saresti mai stata gelosa di Elaine..” Santana si sporse sulla scrivania prendendo il telefono. Digitò un numero interno.

Sandy mi sto prendendo una pausa..” disse per poi annuire e riattaccare il telefono e avviarsi verso la porta.

Lasciami da sola Brittany” disse senza nemmeno guardarla.

Brittany la seguì con lo sguardo.

 

San!” la chiamò incredula dalla reazione della ragazza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lanciò un sassolino nel laghetto guardando l'acqua spostarsi con dei cerchi e diventavano sempre più grandi.

 

Ti ho trovata finalmente..” esclamò una voce alle sue spalle.

Santana sospirò lanciando un altro sassolino.

Ehi..” soffiò avvicinandosi e sedendosi accanto alla mora.

Che succede?” chiese guardandola in quegli occhi neri che erano pensierosi e tristi.

La mora non rispose rimanendo in silenzio lanciando un altro sassolino.

Parlami Santana..” disse passandosi una mano tra i capelli biondi.

 

E' veloce..” disse allora la mora come se avesse appena tirato fuori una parte dei suoi pensieri.

L'altra corrugò la fronte.

 

Cosa?”

 

La vita.. si muove tutto così in fretta.. il giorno prima stai bene, sei solo emozionato per la prima del primo spettacolo di tua figlia a Broadway, il giorno dopo sei in un freddo sacco per cadaveri in un freddo e spoglio obitorio di un ospedale.”

La bionda accanto a lei chiuse gli occhi.

 

San..” sussurrò.

 

Oppure.. pensi che l'amore della tua vita si fidi di te, e invece si stupisce che tu non baci un altra ragazza.”

 

San..” la chiamò ancora mentre la mora come un automa tirò un altro sassolino non sentendo richiami dell'altra.

 

Pensi che tuo padre viva abbastanza da vederti prendere il diploma. Il giorno prima ci parli del vestito che vuoi comprare per il ballo e il giorno dopo sei inginocchiata sul suo corpo a piangere, sentendoti impotente.”

 

Santana basta!” esclamò allora fermandole la mano che stava per lanciare un altro sasso.

Santana strinse la mano in un pugno chiudendo gli occhi con la testa bassa.

Ehi.. guardami.” disse usando la mano libera per alzarle il volto.

Guardami..” sussurrò ancora.

Sono io.. puoi piangere San..” disse accarezzandole la guancia.

Santana alzò lo sguardo puntandolo in quello della ragazza difronte a lei lasciando andare le lacrime che ormai tratteneva da troppo.

Si lasciò stringere posando la testa al suo petto mentre l'altra le accarezzava dolcemente i capelli consolandola.

Shh.. sfogati.. sono qui..” le sussurrò sulla testa lasciandole un bacio trai capelli.

 

Santana continuava a piangere mentre Quinn continuava semplicemente a coccolarla tra le sue braccia.

Poi, dopo una decina di minuti, si abbassò guardando Santana e le sorrise asciugandole una lacrima per poi baciarle la guancia.

Sei una testona..” le disse continuando a sorriderle.

Santana annuì tirando su col naso.

Perchè non me ne hai mai parlato? Tutte le volte che ti chiedevo come stavi...”

 

Sai.. che non sono una persona che riesce a parlare di cosa prova..”

 

Lo so benissimo.. ma sai che con me puoi fare tutto. Potrai commettere un omicidio e non ti giudicherò, perché ti conosco, e so che se tu hai fatto qualcosa ne avevi il motivo. Che hai ponderato tutto. E so anche che fai sempre il possibile per aiutare gli altri.” la lasciò di nuovo rannicchiarsi su di lei e tornò a massaggiarle i capelli.

E lo sai anche te. Sai che hai fatto il massimo per il signor Rosseaux. Come hai fatto il massimo per tuo padre in base alle tue conoscenze di allora. Come sai che per Brittany è difficile stare in una relazione dopo la tizia con la quale stava prima di te. Quella non ha mai dato fiducia a Brittany, e purtroppo lei adesso ha paura. Sa di avere la cosa migliore che le poteva accadere e ha paura di perderti. Dovresti essere onorata..” le sorrise vedendo spuntare un sorriso anche sulle labbra della mora.

Come sai che ti conosce meglio di chiunque altro. Ha capito che avevi bisogno di me. E.. che la storia del signor Rosseaux ti ha sconvolto.”

Santana rimase in silenzio lasciandosi cullare dalle parole e dalle carezze della bionda.

Sai, non molto tempo fa tu cercasti di tirarmi su di morale perché io avevo perso un paziente..” ricordò Quinn ripercorrendo mentalmente i tempi a Los Angeles. I tempi prima di Sam e di Brittany.

Ti ricordi cosa mi dicesti?” chiese allora.

La mora rimase in silenzio e Quinn citò.

Abbiamo scelto di fare i chirurghi perché possiamo aiutare le persone. E ogni tanto ci sta di perderne qualcuno.. ma la felicità delle famiglie alle quali dici che andrà tutto bene e che si rimetterà pienamente, ti ripaga di tutte le perdite che hai avuto.” disse e la guardò baciandole la fronte.

Santana sorrise e si staccò da Quinn guardandola.

 

Ti voglio bene, Fabray..” sorrise per poi abbracciare la bionda che la strinse a se annuendo.

 

Anche io, Lopez.”

 

 

 

 

 

 

 

Entrò velocemente nel suo ufficio.

Doveva prendere la borsa e poi voleva correre a casa da Brittany.

Doveva parlarle. Doveva scusarsi per come l'aveva trattata.

Era di spalle alla scrivania quando sentì una voce.

 

Santana..”

La mora si bloccò e lasciò cadere la borsa sul divanetto voltandosi verso la scrivania.

 

Che ci fai qui?” chiese preoccupata, perché infondo sapeva il perché della sua visita.

 

La domanda è perché non sono venuto prima.” tuonò lui severo.

Che diavolo sta succedendo nel mio ospedale?” Weber si alzò dalla sedia della scrivania e si avvicinò alla ragazza tenendo le braccia incrociate.

Santana abbassò lo sguardo.

Ti ho affidato il mio ospedale perché pensavo che tu fossi capace di gestirlo! E invece cosa scopro?” tuonò battendo una mano sulla scrivani accanto a lui e Santana strinse gli occhi impaurita.

Che aggredisci uno dei tuoi chirurghi, uno dei miei chirurghi.” la mora continuò a tenere gli occhi bassi.

E poi la licenzi? Guardami dannazione, Lopez!” tuonò ancora battendo nuovamente la mano sulla scrivania in legno massiccio.

Santana alzò lo sguardo su di lui. Cercò di trattenere le lacrime, schiudendo leggermente la bocca e inspirando dell'ossigeno.

 

Non l'ho licenziata, l'ho fatta trasferire a Los Angeles.” cercò di difendersi la mora.

 

Pensi che Los Angeles sia l'isola per i bambini sperduti?” tuonò ancora lui autoritario.

La latina scosse la testa.

 

Non capisci, non potevamo lavorare insieme!” esclamò la latina allargando le braccia.

Ha aggredito verbalmente mia moglie, e ha provato a baciarmi!” continuò guardando negli occhi di Richard che pareva non fare una piega al racconto.

 

Non mi interessa!” disse lui facendo fare una faccia stranita a Santana. Era così duro con lei.

Tu hai un ruolo in questo ospedale, e devi dare l'esempio!” continuò.

So che hai perso un paziente e so che effetto ha su di te una perdita, ti conosco bene Santana, sei come una figlia per me! Ma non puoi lasciare che una cosa così ti influenzi! Non sul posto di lavoro! Devi sempre essere impeccabile, perché poi potrebbero arrivare delle lamentele e.. io sono costretto a prendere provvedimenti!” disse lui con voce più calma e calda.

Santana annuì abbassando lo sguardo.

Penso ancora che tu abbia le capacità per dirigere il mio ospedale, anzi ne sono sicuro. Ma purtroppo come ti ho detto prima tu e io siamo i primi a dover dare l'esempio in questo posto.” disse dispiaciuto.

 

Lo dica..” chiuse gli occhi Santana.

 

Sei sospesa, per un mese.” disse Richard guardandola negli occhi che Santana aveva appena aperto guardandolo.

 

Capo..” qualcuno si affacciò alla porta.

 

Si?” risposero all'unisono Santana e Richard.

Quest'ultimo guardo la mora che abbassò lo sguardo mentre la segretaria di Santana si morse l'interno guancia.

 

E' qui..” disse e Weber annuì semplicemente avviandosi verso l'uscita dell'ufficio.

 

Chi?” chiese Santana.

 

Il nuovo primario di chirurgia..” disse abbassando poi lo sguardo e uscendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infilò le chiavi nella serratura girandole e aprì.

Non c'erano mandate, Brittany era sicuramente in casa.

Sospirò trascinandosi all'interno e chiuse la porta alle sue spalle.

Posò la borsa e il cappotto avviandosi verso la camera.

Aprì la porta in legno bianco e la vide sdraiata prona.

Il cuscino stretto al petto e lo sguardo rivolto al soffitto.

Appena udì la porta aprirsi portò subito la sua attenzione verso Santana e scattò a sedere.

 

San..” disse prima che la mano di Santana velocemente scattasse in avanti fermandola dal parlare.

Si tolse la felpa posandola sul letto e si appoggiò al mobile davanti al letto.

 

Io..” sospirò cercando di riordinare i pensieri e iniziò a camminare su e giù davanti al letto.

Ero impeccabile. Non avevo mai deluso un mio superiore.” Brittany strinse il cuscino a se trattenendo le lacrime.

Ma poi sei comparsa tu, e.. tutto è cambiato. “ disse fermandosi e appoggiandosi al mobile.

Tutto è cambiato, e ringrazio dio o chi per lui. Lo ringrazio per avermi data te. E farei di tutto pur di difenderti, pur di difendere ciò che abbiamo, perché ciò che abbiamo è così raro. L'amore, quello vero, è raro. E noi l'abbiamo travato, non posso permettermi di perderlo. Non posso permettermi di perdere te. Sono già stata troppo senza di te nella mia vita. So che tu hai avuto storie difficili prima di me, non erano persone delle quali ti potevi fidare. Ma di me puoi farlo, Britt. Mi puoi lasciare andare, perché non scapperò! Sono legata a te, i nostri cuori sono legati! E.. più sto lontana da te, più il mio cuore fa male, come se la corda che lo lega al tuo lo stringesse.” Brittany lasciò scivolare una lacrima guardando la donna che amava.

E mi dispiace. Mi dispiace per come ho reagito, per tutta la giornata. Ciò che è successo in mensa e in ufficio. Io.. non so a cosa stavo pensando, è stato uno stupido errore aggredire Elaine. Ma.. sentirle dire quelle cose su di te..” chiuse gli occhi scuotendo la testa. “Anche se mi è costata una sospensione di un mese lo rifarei, Brittany. Dio picchierei chiunque pur di difenderti!” li aprì puntandoli in quelli di ghiaccio della ragazza di fronte a se.

Non ho superato la perdita del signor Rosseaux.” ammise riabbassando lo sguardo. “E' stupido, lo so. E' il mio lavoro e capita che qualcuno non ce la faccia. Ma.. come posso dormire pensando che pur avendo fatto il mio massimo un uomo sia morto sul mio tavolo operatorio. Che le persone che lo amavano adesso lo piangono. Non so davvero come convivere con questo. Perché l'ho provato sulla mia pelle. Mi sono ritrovata a piangere la morte di mio padre, pur sapendo che io, per l'epoca, avevo fatto il massimo che potevo fare.” sospirò e schiuse le labbra cercando di trattenere le lacrime che però le iniziarono a rigare il volto.

Alzò gli occhi piangenti verso Brittany.

La bionda li trovò bellissimi. Quegli occhi neri come la pece, eppure così trasparenti. Lucidi per le lacrime.

Santana tirò su col naso.

Ma poi, vedo te.. e.. capisco che certe volte i miracoli accadono, anche in ambito medico. E' stato un miracolo ciò che ti ha salvata quel giorno. Non io, non la mia bravura. E' stato il destino. Il fatto che io fossi li. Perché era destino che tu fossi salvata. Noi eravamo destinate. E purtroppo il destino non ha riservato lo stesso trattamento al signor Rosseaux. Io lotto contro la morte tutti i giorni. E quando vinco, ho fatto semplicemente il mio lavoro, ma quando perdo sono stata un incapace. Anche se la persona era insalvabile. Questa è la verità. Le persone, i familiari, la penseranno sempre così. E dopo tutti questi anni l'ho capito solo ora. Mi devo rassegnare. Questo non cambierà mai.” disse e si asciugò una lacrima.

Il destino non mi ha voluto molto bene fino a qualche mese fa. Ma poi.. mi ha condotto a te. E mi dispiace. Mi dispiace di aver capito troppo tardi queste cose.” disse in lacrime avvicinandosi al letto.

Brittany si tirò in ginocchio e si avvicinò al bordo, le prese il volto fra le mani e la bacio.

Un bacio lento e pieno di significato.

 

Ti amo..” le disse poi staccandosi.

 

Sei l'amore della mia vita..” disse subito poi Santana prendendole il volto fra le mani e la baciò.

Brittany si lasciò cadere indietro facendosi seguire dalla mora che si stese su di lei.

Le mani della bionda corsero subito tra i capelli della latina approfondendo quel bacio chiedendo il permesso mordendo quelle labbra perfette.

Santana schiuse le labbra accogliendo la lingua della bionda nella sua bocca. Le loro lingue si intrecciarono, danzavano a ritmo dei loro cuori accelerati dalla passione.

 

Santana si sistemò a cavalcioni della bionda e iniziò a giocherellare con il bordo della maglia cominciando poi a sollevarlo.

Si staccò dal bacio scendendo a baciare ogni porzione di pelle che stava scoprendo.

Ogni neo sull'addome della bionda. Ogni singolo addominale.

Poi arrivò al torace.

Si spostò un po' di lato e con l'indice e il medio della mano destra sfiorò un rialzò sul corpo della bionda.

Chiuse gli occhi sentendo poi le mani di Brittany tra i suoi capelli che la richiamavano in un bacio.

Così lasciò un bacio sulla cicatrice e salì, riaprì gli occhi guardandola nelle iridi di cielo per poi chiuderli e baciarla con passione scendendo sul collo continuando ad alzare la maglia fino a toglierla.

Si dedicò poi al suo collo. Cominciò a baciarlo, a morderlo, a leccarlo.

Brittany si morse il labbro per reprimere gli ansimi che quei baci le stavano provocando.

Le mani di Santana corsero verso i seni di Brittany ancora rinchiusi nel reggiseno mentre le mani di Brittany corsero a togliere la maglia delle mora.

Poi si tirò a sedere portando le mani tra i capelli della mora chiudendo le distanze in un bacio mentre questa le sganciò il reggiseno lanciandolo dietro di se.

Brittany fece velocemente la stessa operazione con quello di Santana iniziando a baciarle il collo per poi scendere fino alla valle dei seni.

Santana gemette sentendo quelle labbra stringersi intorno al suo capezzolo e portò le mani verso il ventre della bionda cercando di sfilare i pantaloni.

La ballerina con un abile gesti di fianchi si sollevò leggermente per permettere la manovra alla mora senza però staccarsi dal baciare quei seni sodi e perfetti.

La mora continuò a gemere e spinse la bionda a distendersi nuovamente chiudendo nuovamente le distanze in un bacio facendo scendere le mani verso l'intimità di Brittany.....

 

 

 

 

 

 

Rimase sdraiata su di lei. Tremante e sudata.

Le lasciò un bacio sulla clavicola per poi spostarsi passandosi una mano tra i capelli biondi.

La mora velocemente si accoccolò a lei coprendo entrambe con il lenzuolo.

Rimasero in silenzio per molto.

Non avevano molto da dire.

Tutto ciò che c'era da dire lo stavano facendo i loro cuori e i loro sguardi.

Poi Brittany corrugò la fronte.

Sei stata sospesa?” chiese improvvisamente e Santana sospirò.

 

Era il minimo..” sbuffò staccandosi da lei.

Prenderò questo mese per dedicarmi a fare il chirurgo. Sai quando sei primario non fai più realmente il tuo lavoro.” Brittany si voltò su un lato a guardarla.

Era bellissima.

I capelli sconvolti. La fronte sudata.

Le labbra rosse e gonfie di baci. E quella macchiolina sul suo collo, era il segno dell'apice di piacere che la mora le aveva fatto toccare.

Cerco di prenderla con filosofia. Chiunque sia a sostituirmi, avrà per poco quel posto, almeno che il consiglio non decida di affidare a questa persona il mio incarico definitivamente..” pensò all'eventuale possibilità e scosse la testa.

 

Non succederà, sanno che te sei la migliore!” disse allora Brittany accarezzandole i capelli.

Davvero non sai chi ti deve sostituire?” la mora scosse la testa.

 

No, Weber non ha voluto dirmelo. Ma penso che lo scoprirò domani, come tutti gli altri..”

 

Non è giusto.” sospirò Brittany. “E' colpa mia..”

Santana sorrise e si voltò a guardarla.

 

Non è colpa tua se sono pazzamente e perdutamente innamorata di te.” disse baciandola dolcemente sulle labbra.

Si guardarono in silenzio per qualche minuto.

I loro sguardi si perdevano l'uno nell'altro.

 

Mi ha chiamato un produttore..” disse poi Brittany distogliendo lo sguardo sciogliendo così quel contatto visivo.

Mi hanno chiesto se volevo prendere parte a un progetto. Stanno pensando di portare i musical di Brodway in paesi del terzo mondo. E' un progetto gratuito, non verrei pagata. Andremo nell'Africa del sud per due mesi a insegnare canto e ballo a bambini e i ragazzi.”

Santana la guardò.

 

E' magnifico Brittany, è una cosa stupenda..”

 

Brittany si voltò a guardarla confusa.

San.. starò via due mesi. In Africa. Non c'è molto modo per comunicare laggiù..”

Santana la guardò e le accarezzò la guancia.

 

E' una cosa che vuoi fare?” la bionda annuì.


“Si.. sarebbe il sogno della mia vita. Amo i bambini. Amo poter aiutare gli altri.. e amo insegnare..” la mora sorrise.

 

E allora vai. Noi staremo bene. Ci amiamo, sarà dura, non lo metto in dubbio. Ma noi ce la faremo.” disse accarezzandole ancora il volto.

Voglio che tu sia felice Brittany. E che tu possa inseguire i tuoi sogni.” Brittany sorrise e si gettò sulle labbra di Santana in un bacio pieno di amore e dolcezza.

Era devota a quella donna.

 

Ti amo così tanto, San..”

 

Ti amo anche io Brittany..”

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***




Entrò nell'ospedale sorseggiando il suo caffè.
Quello sarebbe stato il giorno.
Avrebbe conosciuto il suo sostituto.
Cercava di rimanere tranquilla ma in realtà non lo era poi molto.
Si fermò al banco delle infermiere sorridendo all'infermiera che le passò la cartella.
“Come procede?”

“Bene, si è lamentato solo una volta..” disse l'infermiera mentre la latina annuiva sfogliando velocemente la cartella per poi ripassargliela con un sorriso.
L'infermiera la guardò e poi abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace..” disse e Santana la fulminò.

“E' solo una sospensione..” parlò riafferrando il suo caffè e avviandosi nello spogliatoio.
Una volta entrata posò il bicchiere nel suo armadietto e si tolse il cappotto e successivamente la maglia mettendo tutto nell'armadietto in legno.
Pensava che entrando tutti gli occhi dei suoi colleghi fossero posati su di lei.
Ma invece voltandosi li vide accalcati guardando tutti un foglio appeso al muro parlottando tra loro.
“Che succede?” chiese e si voltò Quinn alzando un sopracciglio.

“Vuoi dirmi che non sai niente?” chiese.
Scosse la testa.
Cosa avrebbe dovuto sapere?
“E' stata indetta una riunione straordinaria alla scalinata.”
Santana abbassò lo sguardo e si infilò il sopra del camice e successivamente anche i pantaloni.
“San..” sussurrò poi Quinn avvicinandosi.
La latina scosse al testa bloccandola dal parlare con la mano.

“No, Q. sto bene.. ho sbagliato e ne sto pagando le conseguenze..” disse per poi sentire la porta aprirsi.
Strinse i denti guardando la figura entrare.
Questa la guardò e poi abbassò lo sguardo e si diresse al proprio armadietto.
“Devo andare..” disse poi avviandosi alla porta.

“Dove vai? Tra dieci minuti c'è la riunione!” le urlò Quinn.

“A cercare Richard.” disse lei continuando a camminare.
Quinn alzò lo sguardo al cielo sbuffando e si voltò a guardare Elaine e scosse la testa uscendo a sua volta.







 

Arrivò alla scalinata che portava, all'ufficio del capo e altre stanze.
Vide già un sacco di gente riunita ad aspettare.
Parlavano tra loro e ridevano.
Santana cercò, con lo sguardo in alto, Richard.
E lo vide. Non era da solo.
Si posò al bancone delle infermiere posando il suo caffè e cercò di capire meglio chi fosse quella biondina che stava camminando con lui e guardando dei fogli annuendo.
Quinn le fu subito vicino.

“Ehi..” le soffiò e la latina sospirò.

“Cosa avrà da dire di così urgente?” chiese sbuffando e bevendo un sorso del suo caffè.

“Dottori, infermieri, come sapete c'è stato un cambiamento. Abbiamo un nuovo primario di chirurgia, è soltanto un primario ad interim. Solo per un mese. Poi sarà il consiglio a decidere..” disse e Santana corrugò la fronte.

“Salve..” disse la bionda togliendosi gli occhiali.
“ Sono Kitty Wilde, e sono il nuovo primario.” disse e poi guardò Richard.
“Si, ad interim ma pur sempre un primario, pretendo rispetto e professionalità. E magari dopo questo mese sarò il vostro primario fisso. Voglio premettere che non sono un capo che mette le mani addosso ai suoi dipendenti..” Santana scattò sul posto e Quinn, con occhi sbarrati, riuscì a bloccarla per il braccio non facendola spostare dal suo posto al banco delle infermiere, mentre tutti gli occhi nella stanza, cercando di farlo con discrezione, si posavano su di lei.
Richard alzò gli occhi sospirando. Aveva esplicitamente chiesto di non dire una cosa del genere.
“.. e per quanto rispetto la politica usata dalla dottoressa Lopez in questo ospedale, io non sono una vostra amica, ma un vostro superiore. E i vostri pazienti non sono la vostra famiglia, non non siamo la loro famiglia. Siamo solo i loro dottori o i loro infermieri. Trattateli come pazienti! E non voglio chiacchiere personali. Voglio serietà sul lavoro. Se dovete raccontare della vostra vita amorosa o della vostra stupida scappatella lo farete fuori dall'orario di lavoro. In più la stanza del medico di guardia, serve al medico di guardia per dormire. Non voglio trovare situazioni imbarazzanti.” sfogliò poi i suoi fogli e prese un respiro.














 


 








 

Quinn entrò nella stanza e fece un enorme sorriso.
“Judy Anderson, 26 anni. “ cominciò uno specializzando.
“Judy ha-”

“Judy?” chiese Kitty con le braccia incrociate. Lo specializzando tremò.
“L-la paziente vuole essere chiamata con il suo nome..”

“Chiamala come una paziente. “ disse con sguardo duro.

“La signorina Anderson.”

“Ma no, a me va bene Judy, sono stata io a chiederlo..”

“Cosa ha la signorina Anderson?” chiese ancora la bionda tenendo lo sguardo duro.
Santana di fianco, come tutti gli altri colleghi, corrugò la fronte.

“L-la” balbettò il ragazzo e la bionda sbuffò.

“Vuoi diventare un dottore e balbetti?” chiese.
Le mani del ragazzo cominciarono a tremare.

“Judy..” ringhiò Quinn.
“Ha un tumore allo stomaco. Mi sono occupata io stessa della terapia. Sembrava avere successo ma si sono ripresentate altre metastasi.” Kitty la guardò con un sopracciglio alzato.

“La terapia che ha intenzione di usare, dottoressa Fabray?”

“Opereremo e cercheremo di essere il più drastici possibile, toglieremo il possibile e poi continueremo con la chemioterapia.” la primaria annuì e invitò tutti a uscire.
Quinn si stava avviando fuori.

“Quinn..” la richiamò Judy.

“Si?” chiese.

“Mi racconterai del tuo ragazzo?” chiese con un sorriso ricordando la promessa fatta il giorno prima dalla bionda.
La dottoressa sorrise e tornò indietro prendendo una sedia per sedersi vicino alla paziente.

“Dottoressa Fabray!” esclamò Kitty.
Santana si fermò e guardò la migliore amica non smuoversi dal suo posto.
“Ricorda cosa ho detto?”





 


 





“Chiunque mi mancherà di rispetto, o disubbidirà a queste regole verrà licenziato.” si alzò il chiacchiericcio.

“Non mi importa la motivazione, non mi importa niente. Queste sono le regole, e vanno seguite. Chi non lo fa è fuori.”



 


 








“Quinn..” disse Santana guardandola diretta negli occhi.

La bionda si alzò e strinse la mano della paziente mimandogli un “torno dopo” con le labbra e scusandosi per poi uscire.

Quasi tirò una spallata alla Wilde uscendo.
Questa la seguì.

“Dottoressa Fabray!” urlò facendola fermare.

“No!” urlò lei voltandosi e camminando verso la bionda. 
“Non osare nominarmi! Tu sei una persona spregevole! Quella ragazza ha la mia età e sta morendo per un brutto cancro, e ciò che voleva era parlare e ridere un po' senza pensare che ha qualcosa che la sta divorando da dentro, qualcosa che io e le medicine non possiamo curare! Sei una persona senza cuore!” urlò avanzando ancora fino a che Santana non si mise in mezzo prendendo per i fianchi Quinn e allontanandola.

“Basta, Q. Basta..” disse.

“Dottoressa Fabray! Siamo dei chirurghi! Se vuole essere un chirurgo deve agire come tale. Sennò avrebbe potuto risparmiare anni di studi e diventare un assistente sociale.”
Quinn la guardò in cagnesco ancora per qualche secondo prima di voltarsi e andarsene lasciando Santana nel corridoio con aria stanca.
La latina chiuse un attimo gli occhi e sbuffò.
“Dottoressa Lopez, mi aspetto di vedere la dottoressa Fabray nel mio ufficio a fine giornata. Sia sicura di comunicarglielo.” disse andandosene.
Santana si voltò guardando anche la piccola folla di colleghi.
Sospirò e incrociò due occhi nocciola.
Sbuffò passandosi le mani tra i capelli scuotendo la testa.
Era colpa sua.
Se avesse mantenuto la calma a mensa, adesso andrebbe tutto bene.

Guardò Elaine con disgusto e si voltò per andare a cercare Quinn.
“San!” le urlò la brunetta rincorrendola.
La raggiunse davanti all'ascensore e la prese per un braccio.

“Non toccarmi.” disse entrando in ascensore e cambiando piano mentre l'altra sospirando rimase a guardare le porte chiudersi.








 

 










 

Entrò in camera sbadigliando guardando la latina al computer, stesa sul letto.
Gli occhiali sul volto e un espressione corrucciata e concentrata.
“Ehi..” disse andando a stendersi sul letto con lei e posandole la testa sulla spalla.
“Che fai?” chiese.

“Sto facendo delle ricerche su quella tizia.” disse fissando ancora lo schermo.

“Presumo non sia andato bene il primo giorno.”

“Direi tutt'altro che bene. Questa pazza sta trasformando l'ospedale in un lager, Quinn è stata sospesa una settimana dalle operazioni come avvertimento per aver disubbidito alle stupide regole della Wilde e come se non bastasse Elaine è sempre tra i piedi.” sbuffò.
La bionda annuì e portò lo sguardo sulle mani giocherellandoci nervosamente.

“Oggi ho trovato il sacco a pelo che mi serviva.” disse e la latina annuì.

“Già, come sono andate le compere?” chiese continuando a guardare il computer cercando ancora qualcosa sulla nuova primaria.

“Bene, diciamo. Non sono riuscita a trovare quell'insetticida che mi hanno consigliato. Comunque domani ho i vaccini da far-”

“Eccolo!” esclamò la latina scattando.
“Ho trovato qualcosa!”
Brittany abbassò lo sguardo mentre Santana afferrava il telefono.
“Fabray.. si.. ho trovato qualcosa su di lei.. si..”
La bionda si alzò dal letto cercando di trattenere le lacrime e si avviò in salotto.
Sarebbe partita in tre giorni, e la latina faceva come se niente fosse.
Sarebbe partita per mesi, e si sarebbero sentite pochissimo.
Ma a lei importava più scoprire qualcosa di incriminante su quella Kitty.
La porta si spalancò e Quinn corse verso la camera loro.
Brittany sbuffò e chiamò Mike.





 

Pochi minuti dopo si ritrovò davanti alla struttura.
Sembrava molto meglio messa dell'ultima volta che l'aveva vista.
“Wow.. ci avete lavorato duramente..” affermò.
Mike sorrise.

“Si, Sam ha voluto lavorare come un mulo, comunque la sala è fatta. E' la prima cosa che abbiamo finito. Mancano le sbarre ma il resto c'è tutto.”
Brittany annuì e si avviò verso la sala posando il borsone a terra.
“Come vanno i preparativi per la partenza?” chiese.

“Sono quasi finiti. Mancano un paio di cose, tra cui l'attenzione di San su ciò che sta accadendo..” sbuffò.

Mike sospirò.
“E' per questo che sei qui?” Brittany si voltò a guardarlo e poi, sospirando, spostò lo sguardo sul centro della sala.
“Magari è un modo di negazione, non vuole che tu parta, e far finta che tu non lo stia facendo le fa ingannare il tempo..”

“No.. è troppo impegnata a cercare qualcosa su la tizia che la sostituisce..” sospirò avviandosi verso il centro.
“Sai, vorrei solamente che lei mi stringesse e mi dicesse che le mancherò. Che però allo stesso tempo mi aiutasse con le valige, che mi aiutasse ad organizzarmi. E invece sta incollata a quel computer..”

“E' passato solo un giorno, Britt. Dalle tempo..”

“Non abbiamo tempo, Mike! Il mio volo è domani l'altro! E.. voglio passare gli ultimi giorni con lei! Baciandola e facendo l'amore! Non guardarla distesa con un computer in grembo senza che mi rivolga uno sguardo!” esclamò lei voltandosi verso di lui.

Mike sospirò.
“Britt-”

“No, basta Mike. Sono venuta qui per ballare.. è quello che vorrei fare..” disse avvicinandosi allo stereo.
Mike sbuffò e si voltò uscendo lasciando Brittany da sola.
La bionda fece partire la musica ma non ballò.
Rimase ferma a pensare.









 


 

 







 

“Non c'è niente, San.” esclamò Quinn sfogliando ancora i fogli posandoli sulla panca.

“Cerca, ci deve essere qualcosa..” 
La bionda sbuffò.

“San! Si è laureata come prima nel suo corso, come te. E' stata primaria di neurochirurgia a Londra. Famiglia benestante.. non c'è niente!” esclamò ancora Quinn.
Santana sbuffò e posò con violenza anche lei i fogli sulla panca.
Poi si passò le mani sul volto strusciandolo affondo.
“Che c'è?”

“Brittany se ne va domani, e se non ho più il mio posto da primario.. non ho più un motivo per stare qui! Quinn!”

“E tu vuoi un motivo per stare qui?” chiese Quinn sedendosi accanto a lei.
Santana sbuffò.
“Lascia stare, Quinn..” disse alzandosi avvicinandosi alla porta.
“Falli sparire, ho un operazione..” disse uscendo dallo spogliatoio.








 


 








 

Rientrò in casa.
Il giorno prima alla sala da ballo era riuscita a trovare la forza per non urlare contro Santana.
Ma entrando i camera, e trovandola esattamente come il giorno prima, davanti al suo computer, lanciò la borsa a terra.
“Ehi..” disse Santana scostando lo sguardo dallo schermo dopo qualche secondo.
Poi corrucciò la fronte.

“Ehi?” chiese in una risata isterica.
“Che fai?” chiese. “No aspetta, non me lo dire! Stai cercando qualcosa su quella Kitty!” urlò.
Santana alzò un sopracciglio.

“Io-”

“Zi-zi-zitta!” disse poi alzando la mano.
“Dio santo San! Domani parto. Parto e non torno per mesi, e vado in Africa, non in qualche posto super tecnologico! E tu, tu non fai altro che parlare della tua sostituta, e cercare cose per dio sa cosa! E io sono qui! Come una cretina che spero che tu smetta di essere così tanto menefreghista e mi stringa, vorrei che tu mi stringessi e mi dicessi che mi ami, che ti mancherò! Dio, qualsiasi cosa pur di dimostrare che ti importa qualcosa!” urlò e Santana sospirò.

“Non sto cercando qualcosa su Kitty.” disse guardando lo schermo.
“Sto cercando un volo per venire con te..” disse voltando il portatile.
Brittany corrugò la fronte.
“Dopo il lavoro sono andata a cercare il famoso insetticida, ho comprato un altro sacco a pelo..”

“Verrai con me?” chiese Brittany con le lacrime agli occhi.

Santana sorrise scendendo dal letto e andando verso di lei.
“Se mi vorrai tra i piedi!” sorrise.
La bionda scattò verso di lei l'abbracciò.
Rimasero in silenzio per molto.
Santana sorrideva come una bambina tra le braccia della sua bionda.
Poi questa si staccò rompendo quel silenzio.

“San, non puoi farlo. Mi piacerebbe un sacco, ma tu hai una vita intera qua!”

“Tu sei la mia vita, Britt!”

“No San! Hai un lavoro, una grande carriera, hai i tuoi amici! E..”

“La mia carriera non conta più! Quella Kitty avrà il ruolo da primario..”

“No, tu non glielo permetterai.. perché tu sarai a lottare per riprenderti il tuo posto. Non lascerai il tuo ospedale nelle mani di una pazza bionda. Quello è il tuo ospedale, sei tu a doverlo dirigere.” Brittany piangeva e lo stesso Santana.
“Lotterai per la tua carriera, e..”

“Mi mancherai così tanto..” disse Santana in un singhiozzo strozzato.
Brittany annuì e la baciò stringendola a se.

“Mi mancherai anche tu..” disse tra le lacrime.
La mora si tirò leggermente indietro e chiuse le distanze in un bacio.
Fecero l'amore tutta la notte.
Si amarono come non avevano mai fatto.
Sguardi e parole sussurrate.
Sospiri e gemiti.
Niente urla o parole volgari.
Solo dolcezze. Carezze, baci.
I sussurri di piacere che si scambiavano negli orecchi, come per paura che qualcuno potesse sentirle e rubarle quel momento così speciale e solo loro.

Quando la mattina arrivò, con conferma della sveglia, Santana le sorrise scostandole una ciocca di capelli dal volto e baciandola dolcemente.
“Hai un volo da prendere..”
Brittany cercò di trattenere le lacrime, con successo, e si inumidì le labbra con la lingua.
Santana continuò ad accarezzarle i capelli e a guardarla, come se fosse la cosa più bella del mondo.
Beh lo era.
Santana lo sapeva.
Poi qualcuno entrò nella camera.
Santana urlò coprendosi e Brittany scoppiò a ridere vedendo la faccia sconvolta del fratello.

“S-scusate.. io.. pensavo che..”
Brittany scosse la testa sempre ridendo e lo guardò con un sopracciglio alzato.
“Oh si.. scusate.. noi siamo di la..” disse per poi uscire.
Brittany ancora ridendo andò a scostare le lenzuola sopra il capo della latina vedendola rossa di imbarazzo.

“Credo che sia meglio vestirsi adesso!” sorrise baciandola e scendendo dal letto.
La latina scese dal letto infilandosi un vestito e uscì seguita dalla bionda che indossava un paio di jeans e una maglietta semplice.
Arrivarono in cucina e notarono tutti seduti o in piedi con tazze di caffè e cornetti.

“Che diavolo sta succedendo?” chiese Santana.

“Siamo qui per salutare Brittany! E le abbiamo preparato la colazione..” spiegò Rachel.

“Alla fine l'abbiamo fatta anche per te..” disse poi Quinn ridendo e guardando il suo ragazzo imbarazzato a morte.
Santana e Brittany sorrisero e si andarono a sedere al tavolo facendo colazione.
C'erano tutti, pensò Santana. Quinn, Sam, Rachel, Finn, Puck, Mike, Kurt e Blaine. Erano tutti li a dare il loro supporto a sua moglie.
I suoi amici erano a sostenere la persona che lei amava.
Aveva ragione Brittany, non poteva lasciare delle persone così speciali. Non è facile trovare grandi amici.

Guardò la sua bionda ridere alle chiacchiere mentre sorseggiava il suo tea e addentava il suo cornetto.
Non sarebbe stato facile starle lontano.
Non lo sarebbe stato per niente.

“Okay!” esclamò Quinn guardando l'orologio da muro appeso in cucina.
“Dobbiamo andare se non vogliamo che questa donzella perda il volo, e certamente non lo vogliamo!” sorrise Quinn.
Sam si avviò in camera con Mike e presero le valige della bionda avviandosi alla strada dove tre taxi li aspettavano.
Caricarono i bagagli in uno di questi e aspettarono che gli altri scendessero.







 


 






 

Brittany si guardò intorno guardando la camera da letto, la cucina, il salotto.
Sospirò tristemente finché Santana non strinse la mano nella sua incrociando le dita.
Insieme uscirono dalla porta.
Scesero le scale. Le scale che avevano spesso accompagnato il loro baci impazienti.
Passarono per l'atrio arrivando in strada. L'atrio che era stato complice di parole sussurrate, di mani dita intrecciate, di baci senza fiato.
La luce del sole mattiniero le colpì.
Brittany, realizzando che tutto ciò che si sarebbe portata in Africa di quella casa, sarebbero stati i ricordi, si morse l'interno della guancia.
Si sarebbe ricordata tutto.
I periodi tristi dove Santana non era mai a casa.
I giorni dove capiva che era in casa perché sentiva il suo profumo nel corridoio.
Si voltò a guardare Santana che le sorrise con gli occhi lucidi stringendole di più la mano, e capì che stava pensando la stessa cosa.




 

Salirono sul taxi arrivando in poco tempo all'aeroporto.
Sam e Mike si preoccuparono sempre dei bagagli.
Santana strinse sempre la mano di Brittany entrando nell'aeroporto.
Arrivarono al punto di check in.
Santana strinse la mandibola mentre tutti i suoi amici si schierarono per salutare Brittany.
La mora le lasciò la mano per permetterle i saluti.
Brittany iniziò abbracciando Puck poi Blaine e Kurt.
Successivamente Finn e Rachel.
Poi guardò Quinn che sorrise e se la tirò a se stringendola.
“Starò io attenta a lei..” le sussurrò all'orecchio e Brittany sorrise annuendo.

“Grazie..” sciolse l'abbraccio abbracciando poi Mike che la sollevò da terra.

“Comportati bene, ragazzina..” le sorrise lui e Brittany soffiò una risata per poi sciogliere l'abbraccio e guardare Sam con un sorriso andando verso di lui che sorrideva trattenendo le lacrime.
Posò la testa al suo petto lasciandosi stringere da suo fratello.

“Chiamami quando arrivi..” le disse e lei annuì staccandosi un po' per poi portare la braccia al collo e stringerlo ancora per qualche minuto sciogliendo l'abbraccio sentendo poi la chiamata al suo volo.
Santana alzò lo sguardo automaticamente sentendo la voce annunciare che Brittany se ne stava ufficialmente andando.

Brittany aveva alzato lo sguardo a sua volta.
Insieme le due lo riabbassarono facendo incontrare i loro occhi.
Avevano parlato di questo saluto, avevano già pianto.
Ma entrambe si resero conto che in realtà, non si erano rese conto davvero niente, ma che adesso era tutto reale.
Dovevano salutarsi e non vedersi per mesi. Sentirsi raramente.
Santana abbassò lo sguardo sentendo le lacrime spingere per uscire e Brittany corse verso di lei stringendola.
La strinse a se e Santana ricambiò la stretta con disperazione.
Aveva bisogno di sentirla vicino.
Brittany respirò il suo profumo sperando di non scordando in quei mesi.
Chiuse gli occhi sentendo le lacrime solcarle il volto e sentendo quelle di Santana bagnarle il collo.
Si staccò e la guardò negli occhi.

“Lotta, San. Riprenditi ciò che è tuo..” le disse e Santana annuì.
“Ti amo..” disse posando la fronte sulla sua continuando a guardala negli occhi.

“Ti amo anche io, Britt..” disse lei a singhiozzi, singhiozzi strazianti per le orecchio di Brittany.

“Il volo 78245 per l'Africa sta per partire, si prega ai passeggeri di recarsi all'aereo.” disse una voce metallica.
Le due sollevarono ancora lo sguardo per poi riabbassarlo e chiudere velocemente le distanze in un bacio.
Era un bacio pieno di sentimenti, di passione, di dolcezza e di dolore.
Si staccarono dopo qualche minuto posandole fronti una sull'altra.

“Insegna per bene a quei bambini!” sorrise facendo sorridere anche Brittany che annuì e si staccò prendendo il bagaglio a mano e, per mano con Santana, si diresse al metal detector.
Le lasciò la mano e passò dal metal detector. 
Riprese le sue cose mentre ormai era dalla parte opposta.
Santana aveva dietro di lei tutti.
Quinn le prese la mano mentre Puck le posò una mano sulla spalla.
La latina le fece un grosso sorriso alzando la mano.
Doveva mantenere un minimo di decenza.
Non andava in guerra, potevano farcela qualche mese.
Brittany abbozzò un sorriso guardandola dritta negli occhi fino a che qualcuno non le toccò il braccio.

“Signorina Pierce?” chiese l'uomo.

“Signora Lopez-Pierce.” lo corresse lei tendendogli la mano.

“Okay, beh la stiamo aspettando andiamo..” disse l'uomo.
Brittany annuì.
Prese il bagaglio a mano e alzò la mano salutando l'ultima volta per poi scomparire dietro le porte.







 


 





 

“Questo è il tuo posto!” le sorrise l'uomo.

Brittany sorrise a sua volta sedendosi dopo aver sistemato la giacca e il bagaglio.
Si sedette. Fortunatamente aveva il lato dal finestrino. Amava guardare le nuvole e il paesaggio.
Subito, infatti, lo fece posando la testa al finestrino guardando l'asfalto e le persone che si muovevano freneticamente con le valigie.
Sentì poi qualcuno sedersi accanto a lei con un sospiro.
Si voltò leggermente guardando chi fosse.
Era castana e bellissima.
Questa sorrise a Brittany e la bionda ricambiò il sorriso.
“Anche te con il “Broadway on world”?”Brittany sorrise annuendo.

“Già, ballerina..” disse tendendo la mano. “Brittany Pierce.”

“Oh, si ho sentito parlare di te. So che hai fatto faville alla prima del tuo spettacolo. E hai accettato questo invece tutte le offerte da prima ballerina che ti sono arrivate?”

La bionda annuì.
“E' ciò che voglio realmente fare..”
L'altra annuì.

“Spencer Hendrix” sorrise l'altra “Sono ballerina e cantante.” Brittany annuì e poi spostò lo sguardo sulle loro mani ancora strette.
Sciolse la stretta e sentì l'aereo muoversi.
“Sarà meglio riposarsi un po'. Il viaggio sarà lungo..” disse con un sorriso mettendosi le cuffie e chiudendo gli occhi.
Brittany spostò lo sguardo fuori dal finestrino e le lacrime cominciarono a scenderle calde e silenziose mentre vedeva la città di New York allontanarsi, e Santana con lei.










Franci's Corner:


Ed ecco che inizia anche questa avventura! 
Allora, abbiamo Kitty che è stronza ma in realtà non è così cattiva come sembra e lo scopriremo più in la, e abbiamo questa Spencer... mmm che dia problemi alle nostre fanciulle?
Beh non ho molto da dirvi se non grazie mille e... vi amo!

Baci Fra.

















 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Mi scuso immensamente per il ritardo. Buona lettura, ci leggiamo in fondo! 





 

Erano passati già un bel po' di giorni.

Santana chiuse dietro di se la porta dell'appartamento e lasciò tutto sul divano andando in camera.

Prese il portatile portandolo in cucina.

Aprì Skype e aspettò la risposta di Brittany mentre iniziava a prepararsi la cena.

Non sapeva quanti giorni fossero passati.

No, lo sapeva, esattamente otto giorni, dieci ore e ventisette minuti.

 

Diede le spalle al computer girando con un mestolo lo spezzatino.

Okay, Santana non era in grado di farsi lo spezzatino, ma una infermiera glielo aveva dato già pronto, lo stava solo riscaldando.

 

Portò il mestolo alla bocca assaggiando la sua cena e facendo un gemito di apprezzamento.

 

E' buono?” chiese una voce leggermente meccanica.

Quasi le cadde il mestolo.

Si portò la mano a petto voltandosi verso il computer.

 

Sei impazzita? Mi hai fatto prendere un colpo!” le disse e Brittany rise.

 

Lo so..” sorrise poi.

L'immagine saltava un po'. La voce era spesso rotta dalle interferenze.

 

Santana sorrise a sua volta spegnendo il fornello e si sedette al tavolo difronte al computer.

Ciao..” sussurrò.

Brittany abbozzò un mezzo sorriso.

 

Ciao..” disse a sua volta.

 

Come stai?”

 

Bene, sai ho ancora bisogno di tempo per ambientarmi, è tutto così diverso e difficile.. anche farsi una semplice doccia è complicato..”

 

Immagino, ma per il resto? Cosa stai facendo?”

 

Beh, oggi, ormai ieri, ho avuto la prima lezione di danza con i bambini dai sei agli otto anni. Dovevi vederli San, sono fantastici!” sorrise Brittany.

Santana vide una luce negli occhi di Brittany, si vedeva lontano da un miglio che questo era ciò che la bionda amava fare.

Tu? Come va con Kitty?” chiese allora Brittany.

 

Santana scrollò le spalle.

E' un idiota, pensa che se non stiamo in contatto con i pazienti emotivamente, allora tutto andrà meglio, non capisce che ai pazienti, e anche a noi, spesso serve un coinvolgimento emotivo, per spronarci a fare il nostro meglio e ai pazienti di stringere i denti il più possibile..” sospirò Santana posando poi la testa sulla mano.

 

Hai provato a dirglielo?” chiese.

 

Beh.. si..”

 

In modo gentile, San?”

 

Santana sbuffò e Brittany fece una faccia come a dire “Lo sapevo.”

Sai cosa è successo oggi al pronto soccorso?” chiese retoricamente Santana.

Un lanciatore di coltelli ha colpito la sua assistente!” disse.

 

Cosa?”

 

Già, ma la cosa più bella era la storia che c'era dietro a tutto. Sembrava che i due fossero felicemente sposati. Ma letteralmente felicemente. In realtà lei stava segretamente con un altra assistente del circo!”

 

Wow! E tu come hai fatto a sapere tutto dal PS?”

 

L'uomo appena lo ha scoperto è collassato, e hanno chiamato me per controllare il cuore, stava bene, ha avuto solo un calo di pressione.”

 

Wow!”

 

E la cosa peggiore è che nessuno di noi ha potuto fare niente per consolarlo. Kitty era a controllare.”

 

Come sta la ragazza colpita?”

 

Insomma, Quinn ha fatto il possibile per recuperale la milza, ma scopriremo come va solo domani in mattinata, dobbiamo vedere se passa la notte..”

 

Brittany annuì e poi si voltò di lato annuendo.

Un minuto..” disse.

 

Okay, Brittany, ma cerca di fare veloce. Io mi avvio..”

Brittany annuì e poi si rivoltò verso Santana.

 

Devi andare?” chiese questa.

 

La bionda annuì. Erano le sei di mattina e aveva già lezione.

Già, ho una lezione con i bambini dai 9 ai 12 anni...” disse abbassando poi la testa.

 

Ehi..” la chiamò Santana.

Britts, non fa niente, va bene, puoi chiamarmi quando hai finito..”

 

Brittany portò una mano al volto e si asciugò una lacrima alzando poi lo sguardo su Santana.

Ma sarà il cuore della notte, non voglio svegliarti..”

 

Pensi che mi interessi?” sorrise Santana.

Britt.. puoi guardare un attimo in camera per favore, voglio dirti questa cosa guardandoti dritta negli occhi..” disse la latina prendendo i lati del computer.

Ti amo, amore mio.. e mi manchi da morire..”

 

Brittany annuì tirando su col naso e abbassò lo sguardo per poi riportarlo più azzurro che mai in quello di Santana.

Ti amo anche io... ci sentiamo dopo..” disse baciandosi la mano e soffiandolo verso la latina.

La latina sorrise facendo quel gesto a sua volta e poi sospirò mentre la bionda chiudeva lo schermo.

Quando tutto fu nero chiuse lo schermo a sua volta e si mise nel piatto la cena cominciando a mangiare anche se l'appetito le era sparito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cinque, sei, sette e otto!” disse mostrando la sequenza dei passi.

Pronti a farli con la base?” chiese con un sorriso per poi fare cenno a Spencer di mettere la canzone.

Partirono a ballare. Molti ragazzi rimanevano un po' indietro ma si stavano impegnando molto.

Dopo un'altra ora di lezione Brittany guardò l'orologio e batté le mani.

Okay ragazzi! Abbiamo finito per oggi! Siete stati bravissimi!” sorrise vedendoli uscire e poi si avvicinò alla sua panchina prendendo la bottiglietta d'acqua e bevendo asciugandosi il sudore con una mano.

 

Mmm fa caldo eh?” chiese Spencer e Brittany annuì.

 

Sto soffocando..” si passò una mano tra i capelli.

 

Conosco un modo per rinfrescarsi!” sorrise Spencer.

Brittany la guardò alzando un sopracciglio.

 

 

 

Un quarto d'ora dopo si trovarono davanti a una spiaggia.

Brittany sorrise.

Il Golfo del Biafra!” esclamò.

Spencer sorrise.

 

E' lui!” si tolse la maglietta.

Che ne pensi di un bel tuffo?” chiese sorridendo togliendosi anche i pantaloncini e correndo verso l'acqua.

Brittany la guardò sorridendo.

Spencer fece un tuffo e riemerse dall'acqua passandosi le mani tra i capelli lunghi e castani, ormai bagnati.

Avanti, non mi farai mica fare il bagno da sola!” esclamò.

Se ti vergogni a farmi vedere i tuoi formidabili addominali posso sempr-” si bloccò vedendo Brittany che si tolse la maglia e si sbottonò i pantaloni sfilandoli.

Fece tutto con gesti così lenti che Spencer pensò di stare per morire.

Era così bella.

Brittany si avvicinò all'acqua bagnandosi i piedi e poi sorrise guardando Spencer con gli occhi socchiusi per via del sole in un espressione un po' imbronciata che fece venire voglia alla brunetta di prenderla e scoparsela sulla spiaggia.

Non era segreto che ne avesse la voglia fin da quando l'aveva vista sull'aereo.

E la fortuna aveva voluto che fossero compagne di stanza, questo rendeva tutto molto più semplice per lei. Stavano diventando buone amiche.

Erano otto giorni ormai che si conoscevano e avevano passato quasi 24 ore su 24 insieme. Spencer era già stata nel posto e quindi aveva mostrato a Brittany trucchi e posti.

 

Brittany si portò una mano a coprire gli occhi.

Sei sicura che l'acqua sia pulita?” urlò per farsi sentire e l'altra rise.

 

Si! Almeno lo spero perché ci sono dentro fino al collo!” urlò di rimando ridendo.

Brittany rise e continuò la sua passeggiata in acqua fino a che non le arrivò all'ombelico e allora si tuffò.

Riemerse passandosi le mani su quei capelli fantasticamente biondi e lunghi.

Spencer rimase a bocca semi aperta per la bellezza della ragazza.

Non pensava esistessero donne così belle.

Era una dea, semplicemente una dea.

Sicuramente non era umana la sua bellezza.

Brittany riaprì lentamente chi occhi immaginandosi di essere li con Santana. Purtroppo quando li aprì, Santana non era li con lei, non c'era quella sua risata cristallina e fantastica, e non c'era quel suo sorriso luminoso.

Non c'erano i suoi occhi profondi.

Semplicemente, non c'era Santana.

Ehi, che ti prende?” chiese Spencer avvinandosi a lei.

Brittany scosse la testa.

 

Qui è tutto così bello...” disse mordendosi poi il labbro guardandosi intorno e riportò lo sguardo su Spencer.

 

Lo è, ma personalmente penso che tu sia più bella...” disse avvicinandosi velocemente a lei e chiudendo le distanze in un bacio.

Brittany spalancò gli occhi rimanendo immobile per un paio di secondi cercando di realizzare cosa stesse succedendo e poi la spinse.

 

Che diavolo fai?” le chiese.

Spencer però insistette.

 

Avanti Britt..” disse cercando di baciarla ma Brittany la spinse ancora più forte.

 

Sono sposata, Spencer!”

 

Non mi interessa!”

 

Interessa a me!” disse spingendola ancora una volta con tutta la forza che aveva. “Non sono una persona che tradisce, e sicuramente non voglio tradire. Amo Santana più di ogni altra cosa, e non la tradirò mai!” esclamò prima di uscire velocemente dall'acqua.

 

Brittany!” urlò Spencer passandosi le mani tra i capelli.

Stupida!” si disse dandosi uno scappellotto sulla nuca.

 

 

Prese i suoi vestiti e di corsa ritornò verso le loro capanne.

Entrò velocemente sentendo un attacco di panico pervaderla.

Sentiva il respiro mancarle. Il cuore batterle nella gola. Sentiva caldo.

Sudava.

Brittany!” la raggiunse Spencer.

 

V-vattene!!” le urlò portandosi una mano al collo.

 

Brittany... mi dispiace, non volevo, davvero... mi dispiace..”

La bionda chiuse gli occhi cercando di immaginarsi Santana.

Aveva bisogno di vedere la mora, ma non poteva farsi vedere in quelle condizioni.

Dio come le mancava.

Brittany, ti senti bene?” le chiese.

Brittany scosse la testa.

 

N-non riesco a respirare!” disse agitandosi con le mani sul collo.

 

Okay, calmati!” le disse Spencer avvicinandosi.

 

Non ti avvicinare! Non mi toccare!” le urlò.

Spencer annuì e alzò le mani per poi allungarsi verso il freezer che avevano nella capanna e passarle del ghiaccio.

 

Tieni..” Brittany aprì gli occhi che aveva chiuso e guardò il sacchetto di gel.

Ti aiuterà..” disse la mora avvicinandosi.

La bionda scosse la testa cercando di respirare.

Spencer scattò e la afferrò da dietro e le posò il ghiacciò sulla fronte posandole la fronte contro la tempia.

Shh.. ora passa tutto.. mi dispiace Brittany..” disse.

Brittany cercò di ribellarsi ma poi si lasciò andare sentendo il panico svanire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si svegliò di soprassalto guardandosi intorno.

Ci doveva essere un motivo per cui si era svegliata. La luce che filtrava dalle tapparelle era pochissima, non era ancora giorno, quindi non poteva essere la sveglia.

Si girò verso il computer. Magari Brittany l'aveva chiamata.

Aprì il portatile ma niente. Nessuna notizia da Brittany.

Si allungò per guardare che ore fossero. Le tre di notte.

Sbadigliò per poi sentire il cercapersone suonare.

Lo guardò per poi alzarsi di corsa dal letto e cominciare velocemente a vestirsi.

 

 

Arrivò in tempo record all'ospedale.

Aveva dei pantaloncini di jeans e una maglia che un tempo era di Puck.

I capelli legati in una crocchia disordinata.

Il tuo caffè, e le tue cartelle!” disse Marley.

 

Cartelle?”

 

Respira..” le disse la ragazza prima di scortarla fino allo spogliatoio.

Santana si cambiò velocemente.

Uscì sorseggiando il suo caffè.

 

Okay, Rose, parla. Sono stata chiamata alle 3 di notte e non è nemmeno un emergenza? Mi hai mandato un 911!” le disse.

Pensavo di averti insegnato meglio..” sbuffò prendendo la cartellina porta.

 

Infatti..” disse Marley scrutando la faccia di Santana mentre questa sfogliava le pagine.

Pensavo che volessi essere qui per questo caso. Non c'è nessuno in cardiochirurgia dalle due e mezza di stanotte se non io. Tu adesso sei l'unico chirurgo e quindi il caso e tuo.” disse.

Santana la guardò tornando poi a sfogliare la cartella clinica e sbarrare gli occhi.

 

Un autotrapianto cardiaco?” urlò.

La gente in mezzo al corridoio si fermò a guardarla.

Marley sorrise.

 

Stanza 325”. Santana alzò lo sguardo su Marley sorridendo.

 

Se fossi una di quelle persone che abbracciano..” disse facendo ridere Marley che poi indicò la stanza e si allontanò.

 

Santana scosse la testa e si sistemò il camice e la coda. Finì il suo caffè buttando il cartone.

Prese un grosso respiro e entrò nella stanza.

Guardò ancora una volta la cartella clinica leggendo il nome per poi alzare lo sguardo.

Signor Crowe..” disse tendendo la mano e stringendo quella dell'uomo steso sul lettino.

Sono la dottoressa Lopez e sarò il suo chirurgo.” disse per poi alzare lo sguardo sulla donna al suo fianco e allungare la mano anche verso di lei.

 

Lopez..” disse l'uomo con le poche energie che aveva. Santana riportò lo sguardo su di lui.

Io conoscevo suo padre..” disse.

Santana si bloccò sentendo la gola cominciare a bruciare.

L'uomo si voltò verso la moglie.

Ti ricordi? Mi operò per un aneurisma. Ma era il mio migliore amico al college.” disse con fatica l'uomo.

La donna annuì.

 

Si, si ricordo..” disse per poi alzare lo sguardo su Santana.

In effetti gli assomigli molto..” disse lei.

Santana abbozzò un sorriso.

 

Quando...quando mi operò mi parlò molto di te. Era così orgoglioso della sua bambina.” disse.

Santana posò la cartellina e guardò la porta alle sue spalle.

Fece un passo indietro e la chiuse per poi tornare dal signore e aumentare leggermente la dose di morfina e un paio di parametri nelle flebo.

Mi dispiace per la sua scomparsa..”

 

Santana annuì.

Cosa sta facendo?” le chiese la donna.

 

Sto cercando di dargli un po' di energie..” disse Santana.

Non si preoccupi, sposteremo l'operazione di un'ora e tutti i parametri torneranno normali. Ma.. vorrei che lei..” disse guardando il signore. “Mi parli un po' di mio padre.” l'uomo annuì tossendo e la donna guardò i due e annuì facendole cenno di mettersi a sedere.

Santana guardò nuovamente la porta. Nessuno sapeva che era li, non sarebbero venuti a controllarla.

Si mise a sedere e si avvicinò al lettino.

 

Cosa vuoi sapere, cara?” chiese l'uomo.

 

Santana alzò le spalle.

Non lo so. Qualche storia divertente.”

 

Ne ho una..” sorrise lui.

Eravamo compagni di stanza al college. Io ho studiato per diventare un avvocato alla NYU, e lui un chirurgo. Sai mi ha fatto conoscere lui Betty. Comunque andavamo spesso a feste e una sera..” l'uomo accennò una risata. “Enrique era un ragazzo energetico, ma anche molto timido spesso. Ma se gli davi due birre saliva perfino sui cubi a ballare..” disse l'uomo ridendo nuovamente facendo sorridere Santana.

Una sera.. siamo andati alla festa di questa confraternita. C'erano barili pieni di birra... inutile dirti che era diventato una delle persone più spigliate li dentro. Comunque stava ballando su un tavolino di vetro. In pratica è scivolato perché era bagnato e si è rotto la gamba e tagliato sul braccio e sulla gamba..” disse ridendo con quasi tutte le sue energie ricordando l'immagine.

Santana rise con lui.

 

Gli ho chiesto spesso cosa era quella cicatrice sull'avambraccio, mi disse che me lo avrebbe spiegato quando sarei stata più grande..” disse ridendo per poi lentamente smettere sentendo le lacrime agli occhi.

Perché lui non era li a raccontarle questo.

Sentì la mano dell'uomo muoversi sul letto fino a che non raggiunse la sua.

Santana la strinse sentendo le lacrime spingere sempre di più.

 

Quando successe, parlai con tua madre, mi raccontò cosa era accaduto.” a Santana si bloccò il respiro.

Non è stata colpa tua Santana. Tua madre può credere quello che le serve per riuscire a dormire, ma fatto sta che tu sei stata la ragione principale di vita di tuo padre. Lui respirava e viveva per te.”

 

Allora perché mi ha abbandonata qua?” chiese Santana alzando lo sguardo pieno di lacrime sull'uomo.

Lui sorrise dolcemente e si allungò accarezzandole la guancia con l'altra mano.

 

Non ti ha abbandonata, è ancora qua, ti protegge e ti guarda sempre. Riesco a sentire la sua presenza in questa stanza. Ci sta sorvegliando, Santana. Perché pensi che mi sono sentito male a Boston ma sono finito in questo ospedale? E' merito di Enrique.” Santana sorrise ancora tra le lacrime per poi lasciarsi andare ai singhiozzi posando la testa sul letto sfogandosi della frustrazione che aveva addosso anche per la storia di Brittany.

L'uomo la lasciò sfogare accarezzandole la testa come faceva suo padre quando era piccola.

 

 

 

 

 

 

Brittany era fuori dalla loro casetta, appoggiata con la schiena e la testa appoggiati al legno che la componeva e con lo sguardo sul cielo.

Mi dispiace..” sussurrò qualcuno alle sue spalle.

Brittany chiuse gli occhi sospirando.

Brit..” disse avvicinandosi.

Vorrei che mi guardassi e che mi ascoltassi.” disse.

Brittany aprì gli occhi trovandosela davanti.

Ho fatto una cazzata, e mi dispiace. Ti chiedo scusa, e ti prometto che non lo rifarò. Vorrei poter dimenticare questo episodio e tornare al rapporto che avevamo..” la pregò.

Brittany distolse lo sguardo e sospirò.

 

Dispiace a me. Ho reagito esageratamente male..”

 

No.. non scusarti..” Brittany abbozzò un sorriso tornando a guardarla.

Allora siamo apposto?” chiese Spencer e Brittany annuì.

 

Si..” disse e Spencer si allungò ad abbracciarla.

 

 

 

 

 

 

 

Rimise tutto come era, le dosi giuste e si sistemò i capelli e il viso prima di uscire.

Riprese la cartella clinica e aprì la porta.

Ci vediamo verso le 7..” sorrise prima di uscire.

Chiuse la porta alle sue spalle e prese un grosso respiro prima di cominciare a camminare per il corridoio.

 

Prego..” disse qualcuno dietro a lei.

Si bloccò e si voltò.

 

Non mi pare di averti ringraziato.”

 

Infatti non devi, è un regalo di scuse.” disse.

Santana corrugò la fronte.

Conosco un paio di persone a Boston, e appena ho saputo di questo caso ho chiesto che fosse trasferito, e ho detto alla Rose di chiamarti. Se lo avessi fatto io non saresti venuta..”

Santana sospirò.

 

Elaine, non so se ti rendi conto cosa mi hai fatto.. non bastano delle scuse!”

 

San! Io non ho detto niente a Richard! Non sono stata io!” le disse finalmente.

E se ti fossi fermata ogni volta che ti ho chiamata, te lo avrei detto prima. Non so chi sia stato, ma non io. Non lo avrei mai fatto.” Santana abbassò lo sguardo.

Ho letto la cartella di Crowe, e ho visto che aveva un legame con tuo padre.”

Santana chiuse gli occhi.

Mi dispiace per tutto quello che è successo. Sono stata una cretina. E spero davvero che tu accetti le mie scuse, perché non so più come fare per farti capire che sono dispiaciuta. E mi dispiace per Brittany. Quello che ho fatto o detto.. è imperdonabile. Ma spero tu ci possa passare sopra, perché in questo momento ho bisogno di un amica.” disse.

Santana alzò lo sguardo su di lei confusa.

Elaine le porse una busta contenenti i risultati di una tac.

Santana prese la busta e tirò fuori il contenuto guardando una per una le immagini.

E' un melanoma al quarto stadio. Ho metastasi a fegato e milza.” Santana strinse la mandibola e si voltò verso Elaine.

Non voglio compassione Santana, ho bisogno di aiuto..” ammise.

 

Fu lì che Santana capì, che la vita è breve. E che doveva viverla.

 




 

 

Franci's Corner:

 

Ed eccoci, finalmente, con il capitolo!

 

Mi scuso ancora per il ritardo imbarazzante! E vi prego di non odiarmi per un po' di angst, so che noi Brittaner non stiamo passando un bel periodo, ma abbiate pazienza!

Vi amo, e vi ringrazio, tutti dal primo all'ultimo, ma specialmente chi perde un minuto a recensire questa robetta!

Grazie mille!

Baci Fra.



PS Ho fatto
ASK e TUMBLR per chi volesse chiedermi qualcosa. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***




Vi chiedo umilmente scusa. Il ritardo con il quale ho aggiornato è imperdonabile, ma spero di riceve un po' di grazia con questo capitolo.




 

















Si tolse la mascherina gettandola nel cestino.

Aveva appena fatto l'operazione della sua vita.

Era andata bene, ma si sentiva così vuota. Così arrabbiata.

Si lavò le mani guardando dentro la sala mentre il signor Crowe veniva riportato in camera.

Qualcuno entrò nella stanza e la guardò.

“Mi hai chiamata?” chiese Quinn.

Santana annuì.


 

“Troviamoci tra 20 minuti in sala tac.” le disse semplicemente.


 

“Perchè?”


 

“Ho un caso per te.”

Quinn la guardò uscire e alzò il sopracciglio guardandosi intorno come a cercare la risposta.


 


 


 

Santana si avviò in sala s'aspetto e vide subito la signora Crowe, che le andò incontro.

“Allora, dottoressa Lopez? Mio marito-”


 

“Sta bene, lo stanno riportando nella sua stanza in questo momento. Non ci sono state complicazioni. E' andato tutto perfettamente.” sorrise la latina.

La donna cominciò a piangere di gioia gettandosi su di lei abbracciandola.


 

“Grazie, grazie dottoressa Lopez, grazie!” disse sciogliendo l'abbraccio e prendendole il volto.

“Tuo padre sarebbe così fiero di te..” Santana sorrise guardando la donna negli occhi.


 

“Grazie...”


 


 


 


 


 


 


 

“Prego.” esclamò Spencer sedendosi accanto a Brittany dopo averle passato la bottiglietta d'acqua.

“Allora.. che vuoi fare?”


 

“Volevo chiamare Santana.. è da stamani mattina presto che non la sento e le avevo promesso che l'avrei chiamata..”

La brunetta annuì e sospirò.


 

“Okay, beh.. io vado a giocare un po' con i bambini... ci vediamo dopo.” Brittany le sorrise per poi alzarsi dalla panchina e dirigersi all'interno della capanna.

Aprì il portatile e chiamò Santana tramite Skype.


 


 


 


 


 

Accarezzò la testa di Elaine stesa sulla macchina per la tac.

“Andrà tutto bene..” disse con un mezzo sorriso.

Elaine abbozzò un sorriso.


 

“Grazie San.. per quello che stai facendo..”

La latina le accarezzò nuovamente la testa e poi spinse il bottone che la portò dentro il tubo della tac.

Uscì poi dalla stanza andando in quella dove c'erano gli schermi.

Si sedette sulla poltrona guardando il radiologo che stava attivando la macchina.

Sentì il telefono vibrare.

Lo tirò fuori e vide che era una chiamata tramite Skype di Brittany.

La guardò per qualche secondo e poi alzò lo sguardo su Elaine.

Sospirò e in quel momento entrò Quinn.


 

“Eccomi.” disse.

Santana rifiutò la chiamata e guardò la bionda mettendo via il telefono.

“Cosa abbiamo?”


 

“Stanno per uscire le immagini.. comunque donna, 28 anni. ”

Quinn si appoggiò al tavolo con le mani mentre le immagini uscivano e lei guardava gli schermi.

Santana accavallò le gambe guardando a sua volta le immagini.

Una volta che furono uscite entrambe rimasero a bocca aperta.

Quinn fu la prima a riscuotersi.


 

“Dio... questa donna ha più metastasi che cellule.” disse passando una mano sulle immagini.

“Ha metastasi a fegato, milza, polmoni.. anche una parte di stomaco è stata colpita..” disse la bionda indicando con l'indice tutto ciò che diceva.

Santana si passò una mano tra i capelli.

“San, non è operabile, questo è uno stadio quattro, ed è anche uno dei peggiori che io abbia mai visto..”

Santana guardò il radiologo.


 

“Jeff, puoi andare a tirare la paziente fuori? Ho bisogno di parlare con la dottoressa Fabray.” disse.

Il ragazzo annuì alzandosi.


 

“San.. .non posso operare.. c'è il 95 percento di possibilità che muoia sul tavolo operatorio.. “


 

“Ci devi provare, questa ragazza è giovane, ha il diritto di provare a combattere.”


 

“San, ciò che ha bisogno questa ragazza è di vivere la sua vita ora perché in meno di tre mesi sarà morta.” le disse Quinn sedendosi sul tavolo guardandola.


 

“Dio santo Quinn. Questa ragazza ha la nostra età..”


 

“San! Ha ancora tre mesi da vivere, perchè le devo portare via questi pochi giorni di vita?”


 

“Perchè potresti darle una vita intera.” rispose secca Santana.

Quinn sbuffò.


 

“Perchè sei così attaccata a questo caso? Chi è la paziente?”

Santana si voltò verso il vetro guardando la stanza dove c'era Elaine, e in quel momento era stata messa a sedere sulla sedia a rotelle.

Quinn si voltò e la guardò rimanendo a bocca spalancata.

Guardò Santana e poi nuovamente Elaine.


 

“Dobbiamo aiutarla, Quinn...”


 

“Avrò bisogno di una mano.” disse Quinn.


 

La latina annuì per poi uscire dalla sala e andarsene guardando il telefono.


 


 


 


 


 


 


 

Brittany guardò lo schermo immobile.

Spostò lo sguardo di lato realizzando cosa fosse successo.

Le aveva riattaccato.

Si passò una mano tra i capelli e mentre stava per chiudere lo schermo questo si illuminò.

Lo guardò vedendo la chiamata da parte della latina.

“San..” disse rispondendo.

La latina sorrise.


 

“Ehi..” disse con poca enfasi. Era davvero provata, anche se vedere la bionda era fantastico.


 

“Scusa se non ti ho chiamata ma ho avuto dei contrattempi..” disse per poi guardare meglio l'immagine.

“Sei in ospedale? Non avevi la giornata libera?”


 

“Ero reperibile e c'è stata un emergenza.” disse la mora mettendosi finalmente a sedere guardando l'immagine della moglie nello schermo del suo iPhone.


 

“Che succede, San?” chiese la bionda.


 

“Niente.” sbuffò distogliendo lo sguardo dallo schermo.


 

“San, ti conosco bene. C'è qualcosa che non va. Qualcosa che ti turba e non ti va di dirmelo. Se è per questa distanza, San, mi dispiace, ma questa è l'opportunità di fare davvero qualcosa di diverso. Qualcosa di utile. E dovresti dirmi s-”


 

“Non centri te!” esclamò troppo arrogante la latina.

La bionda alzò il sopracciglio.

Era scioccata. Santana non si era mai rivolta così a lei, così arrogante e aggressiva. Così arrabbiata.

Aspettò che continuasse a parlare ma la latina teneva la testa girata guardando chissà cosa.


 

“Forse è meglio se ci sentiamo quando ti sei calmata e ti andrà di parlarmi senza urlarmi contro.”


 

“Si forse è meglio..” le fece eco la latina senza guardare lo schermo.

Non poteva farsi vedere.

Dio aveva gli occhi lucidi e, se avesse guardato Brittany sarebbe scoppiata a piangere. Doveva essere forte.


 

“Già... ciao, San...” disse la bionda.


 

“Ciao...” disse la latina chiudendo poi la chiamata.


 

“Ti amo.” disse la bionda allo schermo nero.


 

Santana posò la nuca contro il muro continuando a guardare il punto che aveva fissato tutto il tempo, Elaine sul lettino, addormentata.

Dopo essere uscita dalla sala tac aveva chiamato la Bailey, era andata in sala analisi e poi in camera di Elaine.

Qualcuno bussò alla porta.

“Dottoressa Lopez.” disse un'infermiera.

Santana si voltò a guardarla.

Questa le tese dei fogli.

“Le analisi da lei richieste.”

Santana ringraziò con un sorriso e cominciò a sfogliarle con faccia seria.

Troppo seria forse perché una voce debole la richiamò.


 

“Cos'è quel broncio?” disse Elaine con un piccolo sorriso assonnato.

Santana alzò lo sguardo su di lei e sorrise scuotendo la testa.


 

“Niente, delle analisi..” disse alzandosi posando i fogli sulla sedia dove era seduta.

Si avvicinò a lei e le passò una mano sulla fronte giù sulla testa accarezzandole i capelli.

“Non volevo svegliarti.” disse posandole un bacio sulla fronte.

“Come ti senti?” la brunetta alzò le spalle.


 

“Bene.. assonnata, quella roba che mettiamo per fare le tac ammazza.” disse facendo ridacchiare la latina.

“Cos'era quella faccia imbronciata, San? Non nascondermi niente. Non arrivate a questo punto..”

La latina sospirò.


 

“La tac ha mostrato che le metastasi si stanno moltiplicando velocemente..” Elaine annuì.


 

“Posso vedere le immagini?” chiese.

Santana si allungò a prendere le immagini passandogliele.


 

“Abbiamo rilevato altre metastasi a polmoni e stomaco. Fortunatamente sono zone ancora poco colpite quindi abbiamo prenotato la sala operatoria per domani, io mi occuperò dei polmoni, dovrei riuscire a togliere tutto, e Quinn e la dottoressa Bailey si occuperanno dello stomaco e della milza. Per quanto riguarda il fegato hai bisogno di un trapianto. Ma se lo lasciamo dentro troppo tempo le metastasi dal fegato potrebbero rispandersi a tutti gli altri organi.” spiegò la latina.


 

“In pratica non ho chance.” disse Elaine posando le immagini.


 

“El.. non è questo il modo di vedere le cose. Dovrai avere una donazione di fegato entro due giorni.”


 

“Non troverò mai un donatore in due giorni, San..” esclamò lei.


 

“Lo hai già trovato..” disse lei.

Elaine corrugò la fronte.


 

“Chi è?”


 

“Ha chiesto di rimanere anonimo. Ma ho fatto personalmente i test e sono risultati compatibili. Quindi domani ti opereremo, toglieremo tutte le metastasi e poi faremo il trapianto. Cercheremo di essere il più aggressivi possibile, El.”

La brunetta sorrise mentre gli occhi diventavano lucidi.

“Non piangere okay? Andrà tutto bene.. ci sono io qui. Mi prenderò cura di te,te lo prometto..” le disse.

La brunetta annuì cercando il contatto con la latina che la strinse in un abbraccio.

“Shh.. andrà tutto bene.. va tutto bene..” le sussurrò mentre l'altra singhiozzava.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Arrivò strisciando i piedi dai bambini che ridevano e giocavano.

Spencer era a sedere con un bambino a giocare con i soldatini.

Alzò lo sguardo su Brittany vedendola arrivare. Si alzò raggiungendola.

“Che succede?” le chiese, la bionda scosse la testa.


 

“Niente..”


 

“Sei sicura?”


 

“Ho detto di si!” esclamò facendo girare un paio di teste.

Prese un grosso respiro.

“Scusami, non ho voglia di parlarne...” disse allontanandosi da lei mettendosi a giocare con una bambina. Aveva circa due anni, e appena la vide i pensieri e tutti i suoi problemi scomparirono.


 


 


 


 


 


 


 

“Sei sicura? Non vuoi dirlo a nessuno?” chiese Miranda mentre camminava al fianco di Santana dentro l'ospedale dirette alla stanza di Elaine.

La latina annuì.


 

“Si, promettimi che non lo dirai nemmeno a Quinn. Mi stopperebbe dal farlo.”


 

“Non credo lo farebbe.. ma avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti a casa dopo l'operazione..”


 

“Non ti preoccupare.


 

“No, mi preoccupo. Quello che stai per fare non è una cosa da nulla.”


 

“Pensi non lo sappia? Ho studiato anche io medicina, e ci ho pensato molto.” la nera annuì e sospirò.


 

“Okay.. entriamo..” disse entrando nella stanza di Elaine.

“Salve, sono la dottoressa Bailey, e insieme alla dottoressa Lopez e la dottoressa Fabray la opereremo domani.”


 

“Mi dia del tu, con quello che dovremmo affrontare, e poi siamo colleghe..”


 

“Okay, Elaine.. voglio essere il più sincera possibile. In genere un tumore così non viene operato. Hai il 95 percento di insuccesso.” disse la brunetta annuì.


 

“Si.. si lo so.. ma non voglio vivere gli ultimi giorni come un cadavere con queste cose che mi crescono dentro. Voglio lottare.” disse e guardò Santana e le sorrise.


 

“Okay..” miranda sospirò e guardò Santana e poi le immagini nuovamente.

“Le dottoresse Lopez e Fabray non hanno visto un'altra zona colpita dalle metastasi.” disse.

Santana di scattò si voltò a guardarla.

“Sembra, dalle immagini che ho avuto, che.. anche l'utero abbia delle metastasi.” disse.

Elaine si portò le mani al volto e Santana subito si avvinò accarezzandole la testa e prendendole la mano.

“Ma, come ho detto, sarò il più aggressiva possibile. Ma capisco se vuoi rinunciare all'operazione.”

Miranda guardò le due in silenzio mentre Elaine piangeva e Santana con la fronte posata sulla sua tempia le stringeva la mano e le accarezzava i capelli sussurrandole che sarebbe andato tutto bene.


 

Le spostò una ciocca di capelli sollevandosi dalla sua testa e la guardò negli occhi.

“Elaine, ehi, guardami..” le disse.

La bruna alzò gli occhi lacrimosi su di lei.

“Riusciremo a farcela..” le disse annuendo.

“Io e te. Io sarò qui accanto a te sempre. Te lo prometto.” Elaine annuì e guardò la Bailey.


 

“No, no la farò..” disse. “Ma voglio firmare un DNR.”


 


 


 


 


 


 

“Com'è possibile che sia ad uno stadio così elevato e non si sia accorta di niente?” chiese Noah addentando il suo panino.

Quinn alzò le spalle giocherellando con la sua insalata.


 

“E' chiaro che si sia accorta che qualcosa non andava, comunque è davvero messa male. Non posso avere un ennesimo caso perso sul mio nome. Ne ho già troppi.”


 

“Allora puoi stare a casa, non voglio nessuno di negativo nella mia sala operatoria.” disse Santana sedendosi con Miranda al tavolo.

La nera si sedette guardando la bionda che a sua volta guardava confusa Santana.


 

“San, non era questo che intendevo.”


 

“No.. stavi intendendo che Elaine non ce la farà. Io sto lottando per la sua vita..”


 

“Sono realista, la percentuale parla chiaro!”


 

“Izzie Stevens..” disse la Bailey quando i toni si facevano troppo alti. “Aveva anche lei il 5 percento. Tumore al cervello, pelle e organi.” disse per poi aprire la sua bottiglietta d'acqua.

“Le percentuali non sono corrette.”


 

“Lo sono la maggior parte delle volte..” la latina scosse la testa e semplicemente se ne andò.


 

Puck sbuffò.

“Non potevi stare zitta?” chiese.


 


 


 


 


 


 


 


 

Santana era stata sempre con Elaine, aveva dormito sulla poltrona nella camera della brunetta e aveva scansato tutti.

Quando la mattina era arrivata si svegliò sentendosi battere sulla spalla.


 

“Santana..” disse Miranda.

“Vai a farti una doccia. Ci vediamo in sala tra poco.” le disse.

Santana annuì vedendo Elaine ancora dormire e si alzò.

Si fece una doccia.

La peggiore della sua vita.

Stava male, era agitata.

Aveva bisogno di Brittany, aveva bisogno di stringerla e piangere, ed era arrabbiata con lei perché non era li, non era a sostenerla.

Si vestì velocemente e si fece una coda, e in poco tempo fu pronta in sala.

Elaine veniva stesa sul letto operatorio. Si lavò le mani ed entrò dopo essersi sistemata la mascherina.

Si mise in camice e in guanti e si avvicinò a Elaine sorridendole.


 

“Se vedi la luce bianca..”


 

“Prometto di starle lontano.. ma tu prometti che non me la farai vedere..” Santana sospirò.


 

“A dopo..” la brunetta sorrise mentre gli infermieri le iniettarono il sonnifero.

La latina sospirò e aspettò che gli infermieri sistemassero le parti da operare, e poi iniziò.

“Bisturi..” disse.

Da li iniziò una delle operazioni più dure della sua vita, seconda solo all'operazione sulla madre di Brittany.

Non seppe quante ore dopo Miranda e Quinn entrarono in sala per la loro parte di operazione.

Le guardò un secondo tornando poi al suo lavoro.

Vide le due iniziare a tagliare e divaricare.

Diede una sbirciata, e vide tantissime metastasi. Chiuse gli occhi un secondo e tornò al suo lavoro.

Aveva quasi finito, e si sentiva sfinita. Aveva fame e sete, ma non poteva fare niente. Erano quasi dodici ore che non mangiava e beveva.

Guardò la Bailey che la guardò a sua volta e poi tornò con lo sguardo su polmoni dell'amica.

Un ora dopo annunciò che aveva finito e si avvicinò all'uscita.


 

“Non rimani?” chiese Quinn.


 

La latina sospirò.

“Non posso.. ci vediamo dopo..” sussurrò uscendo.

La Bailey espirò lentamente sperando che sarebbe andato tutto bene.


 

Passarono due ore.

Elaine era andata in fibrillazione e si erano dovute fermare per rianimarla.

“Io qui sarei pronta per il fegato..” disse Quinn mentre la Bailey stava operando sulle ovaie.

“Sarebbe già dovuto arrivare, no? Mi hai detto che veniva fatto in questo ospedale..” Miranda annuì.


 

“Già..” disse preoccupata.

Poi la porta si spalancò. Un infermiera, con una vaschetta sterilizzata portava il fegato circondato di ghiaccio.

Fece un grosso sospirò di sollievo e Quinn la guardò stranita ringraziando poi l'infermiera.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Aprì lentamente gli occhi sentendo un dolore lancinante alla pancia.

Strinse i denti per poi tossire chiudendo gli occhi.

Aprì nuovamente gli occhi e cerò di trarsi un po' più su con la schiena per poi sospirare rimanendo ferma per il dolore.

“Grazie..” sussurrò poi voltandosi lentamente a guardare la persona sulla poltrona.

Questa abbozzò un sorriso alzandosi per tenderle un bicchiere d'acqua e Santana bevve.

Era disidratata.

Noah le accarezzò i capelli.

“Cos'è quella faccia?” chiese poi guardandolo.

Era silenzioso una faccia corrugata.

“Cosa è successo.. Noah..” lo richiamò.

Lui sospirò e guardò dietro di lei.

Santana si voltò dove vide Quinn e Miranda.

“E'.. è morta?” chiese stringendo la mandibola.


 

“No..” disse la nera.

“Ma.. è collassata sul tavolo e.. il cervello non ha ricevuto ossigeno per quattro minuti e sette secondi.”


 

“Non sappiamo quando si risveglierà..” disse Quinn.

Santana abbassò lo sguardo sentendo le lacrime arrivare.

Si portò una mano tremante al volto.

“Potete lasciarci da sole?” chiese la bionda.

Noah si staccò dalla latina e con la Bailey uscirono.

“San..” sussurrò accarezzandole la testa ma la latina era ormai distrutta.


 

“Ho.. ho bisogno di vederla..” disse.

Quinn sospirò.


“Lo so, ma non puoi, devi stare a letto..”


 

“No.. ho bisogno di vederla..” disse cercando di alzarsi tra le lacrime.

Quinn cercò ancora di fermarla fino a che non vide che Santana si stava quasi buttando di sotto dal letto.


 

“Noah, porta una sedia a rotelle.” urlò allora Quinn.

Sia Noah che Miranda si affacciarono nella stanza e videro Quinn che cercava di aiutare Santana ad alzarsi.

Subito Puck scomparve tornando con una sedia a rotelle.

L'aiutarono a sedersi e il ragazzo cominciò a spingerla verso la stanza di Elaine.

Santana rimase in silenzio tutto il tempo. Immobile. Aspettando di arrivare alla stanza di Elaine, e quando finalmente arrivò.

Noah la spinse fino all'interno.

La latina guardò la ragazza stesa sul letto.


 

“Potete lasciarmi sola?” chiese.

Gli altri uscirono e cercò di avvicinarsi a Elaine.

Allungò la mano sul letto prendendo quella della brunetta.

Alzò lo sguardo guardando i parametri nello schermo e riportò lo sguardo su Elaine.

“El..” sussurrò.

“Ho bisogno di te. Ho bisogno di parlarti..” disse ancora sottovoce.

“Ho bisogno di un tuo consiglio, perché so che tu mi daresti una risposta ponderata. Con pro e contro. Mi manca Brittany. Mi manca mia moglie, da morire. E ho bisogno di parlare con qualcuno. E siamo state già troppo tempo senza parlarci. Non puoi andartene ora. Devi combattere.” disse per poi sentire le lacrime contornarle gli occhi.

Si avvicinò ancora di più fino a posare la testa sul materasso.

“Devi risvegliarti, perché.. Dio.. non te lo perdonerei mai..” disse mentre le lacrime aumentavano.

“Ti ho dato il mio fegato, ti ho fatta operare dai migliori chirurghi e in tempi da record. E' il minimo che tu ti risvegli..” disse quasi con rabbia.

“Ti prego.. ti ho dato il mio fegato..” disse in singhiozzi.


 

“Brutto affare, eh?” chiese una voce stanca, rauca e sforzata.

Santana scattò e aprì gli occhi guardando Elaine.


 

“Oh mio dio!” esclamò.

“Ti sei svegliata!” disse ancora per poi alzarsi e abbracciarla nonostante il dolore fosse lancinante.


 

“San!” esclamò lei con poca voce.

“Hai appena subito un operazione.....” Santana sorrise.


 

“Non mi interessa..” continuò a stringerla sentendo però il peso della donna farsi sempre più sentito.

“El..” disse.

“EL!” esclamò a voce alta.

“ELAINE!” esclamò ancora scuotendola per poi dare un occhiata ai parametri vedendoli in netta discesa.

Si allungò facendo una smorfia di dolore e premette il pulsante blu.


 

Le tolse subito i cuscini da sotto la testa cominciando a fare un massaggio cardiaco.

Quinn, Miranda e Noah entrarono di corsa seguiti da un gruppo di infermieri per il codice blu.

“San..” disse Quinn vedendo la sua amica nel dolore più totale, sia fisico che mentale.


 

“Che fate impalati, è un codice blu, cazzo.” disse la latina.


 

“E' un DNR. Diritto a non rianimare, dottoressa.” disse una infermiera.

Santana si voltò a guardarla.


 

“Pensi che non lo sappia? Non me ne frega un cazzo di un foglio di merda, il suo diritto è di vivere. E' una ragazza giovane, e priva di tumori adesso. Muovete i vostri culi!”


 

“Ci sono delle regole, San.” le disse Noah.


 

“Le so le stupide regole, e non me ne frega un cazzo!” strinse i denti continuando a massaggiare sentendo il dolore impossessarsi ormai di lei.

Miranda rimase in silenzio guardando la scena. Le sembrava un dejavù.

Prese un grosso respiro.


 

“Se la primaria lo scopre siamo tutti licenziati.” disse un'altro infermiere.


 

“Allora se avete paura di questo e non volete rischiare per salvare una vostra collega, uscite da questa stanza immediatamente..” disse la nera impossessandosi del macchinario per le piastre e avvicinandosi al letto.

“Santana, siediti, o ti si riapriranno i punti..” disse.

Puck fu velocemente accanto alla Bailey seguito da Quinn e cominciarono a rianimarla.


 

“Libera!” esclamò Quinn.

Santana si mise a sedere su una poltrona guardando quelle scene a rallentatore.

Sentendo le voci ovatte.

“Libera..”


 

“Toglietele le mani di dosso!” urlò autoritaria una voce.

Santana si risvegliò dal suo momento di isolamento e guardò verso la porta dove vide Kitty.

“E' contro la legge quello che state facendo, e contro le volontà del paziente. Uscite subito da questa stanza.”

Quinn si bloccò un attimo e guardò Santana.

Ma la latina si era alzata.


 

“Non puoi dirmi che morire è la sua volontà.” disse Santana.

“E non mi importa di stupide regole, questa è una mia cara amica, e non la lascerò morire perché te hai subito chissà cosa da qualche paziente e hai paura di legarti con loro. Hai paura di spingerti al massimo, e hai paura di spingere al massimo i tuoi chirurghi. Non è così che funziona. Non devi avere paura. Abbiamo bisogno della vicinanza del paziente, abbiamo bisogno di sentirci in qualche modo legati, e si, a volte fa male quando si perde un paziente al quale ci si era affezionati, ma sai cosa fa più male? Perderlo perché non lo avevamo considerato, perché eravamo troppo impegnati a non entrare in contatto emozionale. Perché tu hai subito un qualche trauma del quale al momento non mi importa, voglio solo salvare la mia amica. Fai quello che devi fare. Non ti preoccupare, la responsabilità è mia. La prendo io. Ma adesso esci da questa stanza e fammi salvare una vita, perché è questo il mio lavoro.” la guardò negli occhi.

Kitty rimase in silenzio per poi uscire.

Santana voltò lo sguardo su Elaine e vide i suoi amici ancora in azione per rianimarla.

Stavano facendo di tutto, ma quel tutto sembrava inutile.


 


 


 

Bussò alla porta e sentendo un “avanti” la aprì.

Erano passati quattro giorni.

La cicatrice sulla pancia faceva ancora male, ma poteva tornare a casa, e Kitty l'aveva convocata nel suo ufficio.

“Siediti Santana, per favore.” la latina annuì e si sedette sulla sedia difronte alla scrivania.


 

“Capo..” iniziò Santana e Kitty rise.


 

“Sentirmi chiamare capo da parte tua mi fa ridere.” disse con una risata amara.


 

“Perchè?” chiese Santana.


 

“Perchè tutti considerano te il capo. Sei tu il loro primario. E.. se io do un ordine, ma tu hai detto qualcosa di completamente diverso.. nessuno segue ciò che ho detto io.”

Santana abbassò la testa.


 

“Mi dispiace..”


 

“Come quattro giorni fa.. un DNR. Un documento firmato di pugno dal paziente. Un documento importante. Ma tu hai dato l'ordine di infrangerlo.”

La latina prese un grosso respiro.

“Sai.. non sono sempre stata così.. una menefreghista che non tiene ai pazienti. Anzi.”


 

“Non.. io..”


 

“Si chiamava Harry, era un mio paziente. Mi ci ero affezionata davvero tanto. E.. per questo mio avvicinamento ho sbagliato la diagnosi e lui è morto. Sono stata licenziata e presi un lungo periodo di pausa. E quando sono tornata, questo è stato il risultato.” disse per poi tirare su col naso e sistemarsi meglio sulla sedia.

Santana si schiarì la voce.


 

“Mi dispiace per le cose che ho detto la dentro. Io... non...non volevo ferirti.. ero.. volevo salvarla.”

La bionda si alzò e si passò una mano tra i capelli.


 

“Lo so.. ma.. non posso farci niente. Ci sono delle regole.”


 

“Si,si ne sono a conoscenza. Mi prendo le mie responsabilità.”


 

“Mi dispiace..” disse.

Santana sorrise e allungò la mano per stringere quella dell'altra.


 

“Non ti preoccupare. Potrebbe essere la svolta della mia vita.”

Kitty annuì e abbozzò un sorriso ricambiando la stretta di meno per poi guardare Santana uscire.


 


 


 


 


 

Aprì l'armadietto e cominciò a mettere le cose nella scatola.

Ripiegò il camicie accarezzandolo e posandolo poi nella scatola.

“Quindi.. finisce tutto qui?” chiese una persona dietro di lei.

Santana prese un grosso respiro.


 

“Penso di si. Andrò dove hanno bisogno di me..”


 

“E non pensi a noi?” chiese un'altra persona.

Sospirò pesantemente chiudendo l'armadietto e si voltò a guardare le tre ragazze, una a sedere sulla sedia a rotelle e le altre in piedi.


 

“Dio, Quinn, ci sentiremo sempre. E...”


 

“Stavo scherzando..” sorrise la bionda avvicinandosi a lei facendo sorridere anche Rachel.


Santana sorrise e guardò Elaine.

“Tu... rimettiti e torna a operare.”


 

“Sarà fatto, capo.” Santana rise per poi avvicinarsi ad abbracciarle tutte e tre.


 

“Mi mancherete..” disse staccandosi dall'abbraccio.

Avevano fatto una piccola festa per Santana la sera prima, dove c'erano Kurt, Blaine, Finn, Rachel, Sam, Noah, Quinn ed Elaine, dato che l'avevano organizzata nella stanza di El.


 

“Salutala..” disse poi Rachel.


 

“Sarà fatto.” disse per poi prendere la scatola e andarsene definitivamente.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Dire che fosse distrutta era poco. Era giorni che non sentiva sua moglie, e le mancava da pazzi.

La lezione era appena finita e sospirò.

“Ehi bionda..” la chiamò Spancer facendola sorridere.


 

“Ehi brunetta..” rispose.


 

“Come stai?”


 

“Stanca.. e distrutta..” disse passandosi una mano dolorante sul collo.

Spencer sorrise e le si avvicinò portando le mani sul collo e cominciando a massaggiare.


 

“Ci penso io..” disse facendo sorridere la bionda e farle fare suoni di apprezzamento.

“Sai.. siamo qui ormai da un po'. Ti conosco molto bene, so ormai gli orari del tuo intestino, so che se socchiudi gli occhi e corrughi la fronti in un certo modo stai pensando a una cosa che non capisci o non ricordi. Mentre in un altro stai pensando e ricordando, probabilmente tua moglie. Ma ancora non so come balli..”


 

“Naah, io non ballo.. era tutto una finta.” Spencer rise.


 

“Ne avevo avuto il sospetto.” Guardò Spencer ridendo.


 

“Okay, ho qualcosa diciamo di pronto, da ballare.” disse avvicinandosi allo stereo.

“Dovrebbe esserci la base..” disse mentre Spancer si andava a sedere sulla panchina laterale di quell'aula di danza arrangiata.

“Eccola..” disse per poi sorridere e portarsi al centro della stanza.


 

“I wanna dance!” disse ridendo guardando Spancer.
“Clocks strikes upon the hour
And the sun begins to fade.
Still enough time to figure out
How to chase my blues away
I've done alright up till now
Its the light of day that shows me how
And when the night falls my lonely heart calls
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me
I've been in love and lost my senses
Spinning through the town
Sooner or later the fever ends
And I wind up feeling down
I need a woman who'll take a chance
On a love that burns hot enough to last
So when the night falls
My lonely heart calls
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me.”


 


 


 


 


 


 

Sentiva forte la musica provenire da una stanza della struttura nella quale era stata accompagnata. Vide Brittany e sorrise.

“Somebody who somebody who” cantò insieme a lei. Brittany si bloccò a guardarla voltandosi fermandosi dal ballare.

“Somebody who loves me” continuò Santana.

Brittany rimase a bocca aperta, non aveva mai sentito Santana cantare, e aveva una voce fantastica.


 

“Somebody who somebody who” si riunì ancora per poi azzittirsi per ascoltare ancora Santana.


 

“To hold me in her arms oh” disse posando le valigie accanto a se vicino alla porta camminando verso la stanza.


 

“I need a woman who'll take a chance” Cantò allora Brittany con un sorriso enorme al quale Santana fece da specchio.

“So when the night falls
My lonely heart calls.
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me
Oh I wanna dance with somebody
I wanna feel the heat with somebody
Yeah I wanna dance with somebody
With somebody who loves me” cantarono insieme mentre Brittany la prendeva tra le braccia improvvisando un tango.

Santana sentiva dolore ma fingeva che tutto andasse bene ballando con la persona della sua vita. Con la sua persona.


 

“Ohhhh, ohhhh
Come on baby, hahahaha” disse Santana ridendo alla mossa che aveva fatto la bionda.

“Ooh!
Yeah!” aggiunse la ballerina.


 

“Now get with this, hahaha Woaah” disse Santana lasciandosi andare in un dolce acuto che lasciò quasi Brittany immobile a guardarla.

A guardare quello strano movimento della mano vicino al fianco, che fece Santana.


 


 

“Don't you wanna dance” sorrisero entrambe.


 

“With me baby?” aggiunse Santana.


 

“Don't you wanna dance”


 

“With me girl?” disse ancora Santana prendendole la mano.


 

“Don't you wanna dance”


 

“With me baby?” disse facendole fare una giravolta.


 

“With somebody who loves me.
Don't you wanna dance say you wanna dance
Don't you wanna dance?
Don't you wanna dance say you wanna dance
Don't you wanna dance?
Don't you wanna dance”


 

“Say you wanna dance?
Uh huh”


 

“With somebody who loves me.” dissero entrambe guardandosi negli occhi.

Il fiatone per aver ballato, o forse per l'emozione di rivedersi.

 

Brittany fu la prima a riprendersi.

“San! Che ci fai qu-” ma le sue parole furono bloccate dalle labbra della latina sulle sue.

 

“Shh” disse staccandosi.

“Zitta e baciami!” disse ancora e Brittany non se lo fece ripetere due volte.










Franci's Corner:

Beh, spero sia stato di vostro gradimento. Chiedo ancora scusa per il ritardo e spero di aggiornare velocemente!

Baci Fra.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***





So che non crederete mai, ma invece.. ECCOMI QUI! Con l'ultimo capitolo di questa FF! Buona lettura e scusate per il ritardo! Grazie alla mia beta e grazie alla mia più grande sostenitrice. Non ce la farei a fare niente senza di te Fra <3
 

 

 

 

Aprì lentamente gli occhi sentendo della musica e le risate dei bambini. Quando era arrivata al villaggio dove stava Brittany si ricordava di essere stata stanchissima e la bionda l'aveva portata a letto. Si ricordava anche che erano state abbracciate tutta la notte senza fare niente. Semplicemente si erano guardate, respirate. Non avevano nemmeno parlato. Si erano mancate troppo e volevano sentire solamente il contatto l'una dell'altra.

Si stiracchiò leggermente sentendo poi una fitta assurda e urlò portando le mani al fianco e strinse i denti mordendo il cuscino per non farsi sentire premendo le mani contro il fianco.

Quando il dolore fu passato leggermente si alzò guardando la ferita e la vide riaperta.

“Mierda...” sussurrò guardandosi la mano piena di sangue.

I punti si erano aperti.

Sapeva che poteva accadere. Sarebbe dovuta rimanere a letto per almeno due settimane e invece dopo nemmeno cinque giorni aveva preso un aereo ed era arrivata in Africa, aveva ballato, anche se per poco, con Brittany ed era stata abbracciata a lei in una delle posizioni non più comode per una persona che ha dei punti, tutto questo non prima di aver massaggiato Elaine dopo tre ore dall'operazione.

Ma a lei non importava, aveva fatto quello che doveva fare, e adesso doveva vedere Brittany. Le era mancata troppo.

Scattò alla valigia cercando il set chirurgico che si era portata ma in quella tenda non c'era luce per suturarsi.

Si infilò una maglia e corse, per così dire, fuori dalla tenda cercando un posto abbastanza riparato per potersi ricucire.

Trovò un tronco sul quale appoggiarsi in mezzo ad altri alberi e le sembrò abbastanza buono.

Tirò fuori lo specchietto e lo posiziono di modo che riuscisse a vedere l'incisione dell'operazione.

Poi si mise i guanti e prese l'ago cominciando a suturarsi senza anestesia, se non un po' di crema anestetizzante che fortunatamente aveva nel kit, e senza maglia.

Stava sentendo un dolore atroce e si lamentava con urli contenuti e parolacce.

“Fanculo!” urlò strizzando gli occhi.

 

“Che sta succedendo qui?” chiese qualcuno e Santana scattò di paura sbagliando a infilare l'ago.

 

“Cazzo!” esclamò digrignando i denti per contenere un urlo di dolore.

 

“Santana?” chiese Brittany comparendo da dietro a Spancer.

“Che diavolo stai combinando?”

 

“Che ci fai qui?” chiese Santana coprendosi con la mano la ferita.

 

“I bambini hanno detto che c'era qualcuno che urlava qui, che stai combinando?” chiese ancora avvicinandosi a lei.

 

“Mi sto suturando.” disse tornando a farlo.

 

“Lo vedo, perché? Che hai fatto?” Brittany si era avvicinata e guardava il fianco della moglie con occhi sbarrati e confusi.

 

“Mi si è riaperta la ferita.” disse.

Brittany sbuffò.

 

“Santana, mi dici cosa hai fatto? Perché hai una ferita sul fianco? Sei stata accoltellata? Che diavolo hai fatto?”

 

“Ho fatto un operazione... ho... ho donato il fegato.” disse tagliando il filo della sutura e mettendoci la crema e poi un cerotto sopra. Si tolse i guanti e si lavò con una bottiglietta d'acqua per poi infilarsi di nuovo la maglia sporca di sangue. Mise via tutte le cose nel kit.

 

“TU COSA?” esclamò Brittany.

“A chi?”

 

“Tranquilla, il fegato è un organo che ricresce.”

 

“Per chi hai donato il fegato?” le chiese ancora Brittany avvicinandosi a lei bloccandola contro il tronco.

 

Santana digrignò sentendo male. “A Elaine okay?” esclamò liberandosi dalla presa.

“Ha avuto una grossa operazione, ha avuto un tumore che le aveva preso praticamente tutti gli organi e il fegato era da buttare, così dopo averle operato il polmoni le ho donato il mio sano e pulito fegato, non ne vedo il problema.”

 

“Evidentemente lo vedi se non mi hai detto niente.”

 

“Non volevo farti preoccupare okay?”

Brittany scosse la testa.

 

“E come sta ora?”

 

“Vivrà.” disse semplicemente per archiviare l'argomento.

 

“Santana, devo tirarti ogni singola parola fuori dalla bocca? Vuoi parlarmi o no?” la bionda si stava davvero arrabbiando. Era spazientita dallo sminuire della moglie.

Spencer osservava le due discutere a qualche metro di distanza.

 

Santana sospirò.

“Sono qui per rimanere. Elaine era entrata in coma e poi è collassata, aveva firmato il DNR che io ho ignorato per salvarle la vita e sono stata licenziata!” esclamò urlando.

“E non me ne frega niente, perché sono qui, da te!”

 

Brittany le stampò uno schiaffo sulla guancia.

“Ti sei fatta licenziare per Elaine? Le hai donato il fegato? Che diavolo sta accadendo? Mi hai tradita con lei?”

 

“Brittany, ma che cazzo dici?” esclamò la latina accarezzandosi la guancia.

“Era il minimo che potessi fare per la persona che mi ha fatto capire che tu sei l'unica persona al mondo per me, che non amerò mai nessuno come amo te. E mentre ero nell'ufficio di Kitty avrei voluto ridere di felicità, perché avevo salvato una vita e potevo tornare da te, e stare con te, seguiti dove vuoi! In questi anni ho guadagnato tantissimi soldi, potremmo farci costruire una casa qui e vivere qui e io potrei aiutare le persone qui! Potremmo costruire un ospedale!”

Brittany scosse la testa.

 

“Sei fuori di te!” disse allontanandosi di un passo.

“Di che diavolo stai parlando? Tu ami il tuo lavoro, tu ami le grandi città.”

 

“Ma amo di più te e permettimi se non volevo stare più un altro singolo giorno senza di te.”

 

“Ti sei fatta licenziare per venire qui da me?”

 

“No, ma avrei preso una pausa comunque, sono uno dei migliori chirurghi del paese, tutti gli ospedali mi vorrebbero, potrei chiedere a Richard di ridarmi il mio lavoro o potrei accettare qualche lavoro a Boston o Chicago, oppure potrei rimanere qui e salvare le vite di queste persone che non hanno un ospedale e nel frattempo stare più vicina a te. Cosa preferiresti io faccia?”

 

“Avrei preferito che tu mi avessi chiamata e mi avessi detto cosa stava succedendo, sono tua moglie Dio santo. Non hai nemmeno sentito la necessità di dirmi che ti saresti operata.” gesticolò Brittany in preda all'ira.

 

“Pensi che non l'abbia sentita? Pensi che io non mi sia sentita persa senza di te al mio fianco ad affrontare tutta quella faccenda? Mon riuscivo a guardarti negli occhi e dirti che non ce la facevo più, perché non era giusto, tu stai vivendo il tuo sogno e chi sono io per distruggerlo?” Santana aveva le lacrime agli occhi.

 

Brittany abbozzò un sorriso e si avvicinò di un passo.

“Sei mia moglie e conta molto di più di tutto questo.”

Si avvicinò ancora e posò la mano sulla sua guancia.

“Ti amo, Santana e non è solo un modo di dire. E' ciò che sento realmente. Non mi sono mai sentita così e mai mi sentirò così, ma promettimi che non mi nasconderai più niente. Mai più.”

Santana annuì.

 

“Te lo prometto. Ti amo anche io.” sussurrò e Brittany sorrise ancora baciandola dolcemente.

“Adesso andiamo a cambiare questa maglia e poi facciamo colazione, okay?”

 

“Aiuto! Auto!” urlò una ragazza.

Le due si separarono guardando Spencer che alzò le spalle e si voltò a guardare una ragazza africana correre verso di loro.

“Aiuto! Una donna sta male, ha bisogno di dottore.” disse con un inglese un po' arrangiato.

Santana subito scattò a corsa, non dopo aver afferrato il kit, seguendola e Brittany e Spencer la seguirono.

 

“Santana!” urlò Brittany correndole dietro.

“Non puoi fare sforzi hai subito un'operazione!” ma Santana continuava a correre seguendo l'adolescente che la portò fino ad una capanna malmessa.

Santana guardò il posto con un po' di fiatone mentre le altre due arrivarono qualche secondo dopo.

La latina entrò.

Sentiva un odore poco piacevole, una donna sulla quarantina, era stesa su un letto, febbricitante.

Una bambina di due o forse tre anni stava in piedi accanto a lei passandole uno straccio bagnato con dell'acqua putrida sulla fronte.

“Maisha.” sussurrò Brittany.

La bambina si girò verso di lei. Aveva un pugno chiuso e forte. Gli occhi lucidi, ma convinti. Era una bambina coraggiosa, Santana riusciva a vederlo. Stava lottando per quella che Santana capì essere sua madre.

 

“Puoi aiutarla?” chiese la ragazza che aveva cercato aiuto.

Santana prese un grosso respiro e si avvicinò.

 

“Come si chiama? Cosa è successo?” chiese prendendo lo stetoscopio e auscultando.

 

“Qalhata. E' giorni che ha febbre. Ma è il primo giorno che stare male così. Continuava a lavorare anche con febbre. Oggi non riuscita ad alzarsi da letto.” spiegò la ragazza.

 

“Meglio se portiamo la bambina fuori da qui.” consigliò Spencer avvicinandosi.

 

“NO!” urlò la bambina voltandosi poi verso Santana.

 

Santana sentiva la donna rantolare.

Il respiro non era libero. Passò il dorso della mano sulla fronte e spalancò gli occhi. Quella donna doveva avere almeno quaranta o quaranta e mezzo di febbre.

“Tesoro, dovrai però allontanarti un po' okay? E promettimi che ti volterai appena te lo dirò okay?”

La bambina annuì allontanandosi e andando accanto alla ragazza.

“Che lavoro fa?” chiese sentendo il battito accelerato.

Prese la luce e la puntò negli occhi della donna.

Aveva le pupille dilatate e non seguivano la luce.

 

“Lavoriamo insieme nei campi non molto lontano da qui.” spiegò la ragazza.

 

“Che campi?” chiese Santana.

 

“Cacao.”

Santana si immobilizzò con lo sguardo fisso nel vuoto. Cercava di ricordare. Doveva ricordare.

 

“Intossicazione.” sussurrò.

Brittany la guardò.

“E' un intossicazione. Vengono usati degli insetticidi e degli acidi per far crescere il cacao senza farlo rovinare. L'ho studiato alla scuola di medicina anni fa. Non mi era mai capitato.” disse portando lo sguardo sulla donna.

 

“Puoi salvarla?” chiese Spencer.

 

Santana sospirò.

“Questa donna è andata a lavorare con la febbre. Le difese immunitarie erano indebolite e il suo sistema immunitario non è riuscito a combattere le tossine.” disse.

Strinse la mandibola osservando la donna. Le vide fare uno strano movimento con gli occhi.

“Okay, tesoro, ora voltati!” disse con voce calma alzandosi dal letto e togliendole il cuscino da sotto la testa.

La donna ebbe poi un attacco di crisi epilettica. La girò su di un fianco.

 

“La lingua.” disse Spencer.

 

“No!” esclamò Santana.

“Nessuno le tocchi la bocca. Non dobbiamo fare niente possiamo solo aspettare che la passi da sola.” disse guardando poi la donna.

Dopo una manciata di minuti la crisi passò.

Santana le sentì il polso sentendolo assente.

Abbassò la testa. Brittany aveva le lacrime agli occhi.

Santana si voltò a guardare la bambina e scosse la testa.

Non poteva arrendersi. Il letto era abbastanza rigido. Non aveva bisogno di spostarla.

Unì le mani cominciò a massaggiare la donna.

“Avanti. Avanti Qalhata...” sussurrò tra un massaggio e un altro.

Tutti nella stanza erano impassibili. Immobili.

Santana continuò a massaggiare per dieci minuti ma era esausta, i punti si erano aperti un'altra volta e perdeva sangue.

Stringeva i denti cercando di salvare la donna.

“Se solo avessimo la medicina.” ringhiò continuando sentendo fitte atroci al fianco.

Ma poi dopo altri cinque minuti, i massaggi di Santana erano inutili, sia perché erano deboli, sia perché la donna ormai era morta.

Smise cercando di trattenere le lacrime e si portò la mano al fianco dolorante.

Brittany corse da lei abbracciandola.

“La bambina. Britt, vai dalla bambina.” disse guardando la donna stesa senza vita.

La bionda annuì correndo verso la bambina portandola fuori.

Santana si portò una mano ad asciugarsi le lacrime e poi chiuse gli occhi alla donna e guardò la ragazza.

“Che ne sarà di lei adesso?” chiese.

La ragazza piangeva.

 

“Verrà seppellita con un nostro rituale.” disse tra i singhiozzi.

 

Santana annuì.

“E della bambina?” chiese puntando lo sguardo fuori dalla capanna dove intravide Brittany abbracciare la piccola.

La ragazza alzò le spalle.

 

“Probabilmente verrà affidata a qualche famiglia, c'è una struttura dove vengono tenuti tutti i bambini senza famiglia e non so bene come funziona li, non ho mai avuto il coraggio di chiedere. Nessuno lo ha.” disse la ragazza.

Santana sospirò e si alzò dal letto annuendo.

 

“Qualcuno lo ha...” disse avviandosi fuori con la mano sul fianco.

Brittany la guardò trattenendo le lacrime.

“Ho bisogno di ricucirmi.” disse a denti stretti soffrendo.

Brittany annuì avvicinandosi, ma la bambina si aggrappò alla sua maglia non lasciandola andare.

Santana le guardò.

La piccola bambina nera aveva dei lineamenti bellissimi e dolci.

“Può venire con noi.” disse incamminandosi verso la loro tenda. Una volta arrivata compì tutte le azioni e si ricucì cercando di urlare il meno possibile.

Brittany la guardava con ammirazione. Sembrava una guerriera.

La latina si guardò le mani e cominciò a lavarle con forza cercando di levare il sangue incrostato.

La piccola Maisha osservava la donna con interesse e quando Santana la guardò a sua volta e le regalò un grosso sorriso, la bambina sorrise di ricambio.

“Allora...” disse Santana dopo essersi pulita e cambiata.

“Ti chiami Maisha giusto?” chiese e la bambina annuì.

“E' un nome bellissimo.” sorrise piegandosi davanti a lei.

"Significa vita.." spiegò Brittany guardando le due con un sorriso.

La latina guardò la bionda e poi riportò lo sguardo sulla bambina con un sorriso ancora più grande.


La bambina la guardò negli occhi con le sue iridi color cioccolato.

“Io sono Santana.” disse tendendole la mano.

La bambina guardò la mano e piegò la testa confusa. Santana sorrise perché Brittany faceva lo stesso gesto con la testa quando non capiva qualcosa.

Le prese la manina e la strinse.

“Piacere.” disse con un sorriso.

Brittany in piedi seguiva tutto con un sorriso umido.

La bambina riportò la testa dritta e sorrise.

Santana alzò lo sguardo su Brittany e le due si guardarono a lungo. Parlando con i loro sguardi. Poi Santana si sollevò e prese la bambina per la mano camminando tornando al villaggio dove Spencer aiutava a sistemare la capanna.

Santana lasciò la bambina a Brittany entrando cercando la ragazza di prima. La trovò vicino ad un'altra capanna.

“Ehi!” la chiamò. Questa si voltò.

“Ho bisogno che tu mi dica dov'è quella struttura.” la ragazza e tutti i presenti la guardarono con occhi sbarrati.

Le indicò una struttura malmessa a qualche centinaia di metri.

“Grazie.” disse correndo poi all'interno.

Sentiva pianti, urla, un mal odore.

Era sempre più sicura. Fermò una donna.

“Dove posso trovare il capo.” chiese lentamente.

La donna scosse la testa.

“Senti, ho bisogno di parlare con qualcuno per un adozione. O mi ci porti tu o cerco io.” la donna sospirò e le fece cenno di seguirla.

Arrivarono a una stanza la quale porta era una semplice tenda lurida.

La donna le fece cenno di attendere e si affacciò nell'”ufficio”. Disse qualcosa per Santana incomprensibile e poi le fece cenno di entrare.

La latina prese un grosso respiro ed entrò.

Un forte odore di sigaro la colpì facendola tossire e guardò l'uomo seduto ad una scrivania.

 

“Americana.” disse lui con disgusto.

 

“Sono anche ispanica, cosa diamine centra?” disse subito Santana.

L'uomo scosse la testa ridendo.

 

“Tu sei americana. E cosa vuoi esattamente da me?”

 

“Sono qui per richiedere un adozione.” disse.

L'uomo rise spegnendo il sigaro.

 

“Non ti hanno spiegato come funziona qui? Non siamo in America.” l'uomo era scuro di pelle, ma non era come tutta la popolazione. Era sicuramente marocchino o qualcosa del genere.

 

“Senti...” disse Santana.

“Sono un chirurgo. Sono ricca. Posso darti tutti i soldi che vuoi per questa adozione.” l'uomo si illuminò.

“La bambina si chiama Maisha, sua madre è appena deceduta. Non lascerò che questa bambina venga ad abitare qui, in questo posto.” l'uomo sospirò e afferrò delle carte da un cassetto.

 

“Per cinquecentomila dollari.” Santana sospirò e annuì.

Per lei non erano niente. Come chirurgo di quella fama e anche primario aveva preso anche tre milioni e mezzo l'anno.

Ma il problema era che non le piaceva cosa avrebbe fatto quell'uomo.

Annuì afferrando un blocchetto degli assegno e l'uomo la fermò.

“No. Contanti, entro domani.” Santana rise istericamente.

 

“Stai scherzando? Non posso ritirare cinquecentomila dollari! Mi bloccherebbero il conto e mi verrebbero a controllare.” l'uomo alzò le spalle.

 

“Questo è il prezzo o mi occuperò personalmente della crescita della bambina.” Santana annuì disgustata.

 

“Va bene.. domani avrai i tuoi soldi..” disse uscendo dall'ufficio e successivamente dalla struttura.

 

Camminò lentamente e pensierosa.

Arrivò alla capanna senza accorgersene e Brittany le andò in contro.

“Come è andata?” le chiese tendendo in braccio la bambina.

 

“Maisha non andrà mai a vivere li dentro. Non ci dovrà mai nemmeno mettere piede.” Brittany abbozzò un sorriso ma la faccia della moglie era troppo seria.

 

“Cosa è successo?”

 

“Il capo vuole cinquecentomila dollari in contanti entro domani.” Brittany spalancò gli occhi.

 

“Stai scherzando? Come diavolo facciamo?” Brittany non li aveva nemmeno così tanti soldi.

Santana sospirò.

 

“Ho un piano.” disse.

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

Era all'aeroporto ormai da mezzora ad aspettare.

Era stata un po' seduta e adesso stava camminando in su e in giù per il corridoio mentre le persone la guardavano infastidite.

Finalmente vide le porte aprirsi. Allungò il collo cercandola e quando la vide sorrise.

“QUINN!” urlò.

La ragazza sorrise notandola e si avvicinò abbracciandola.

 

“San! Come stai?”

 

“Bene! Come è andato il viaggio? Spero bene.” Santana aveva prenotato un aereo privato per Quinn per farla venire li con dei suoi amici.

Erano due dei più grandi avvocati dell'America e due detective. Quinn li aveva conosciuti a lezione perché le era sempre piaciuta legge, anche se poi aveva fatto chirurgia.

Santana allungò la mano verso i quattro.

Una ragazza bionda di nome Dani e un ragazzo di nome Elliot, erano i due avvocati.

“Piacere Santana.” di presentò.

E gli altri due erano uno scuro di pelle che si chiamava Jake e l'altro castano chiaro di nome Ryder, erano i due detective.

 

“Salve.” parlò Elliot.

“Quinn ci ha spiegato qualcosa ma so che lei ha dei fogli e dei documenti.” Santana annuì e porse tutti i fogli che aveva. Erano scritti di pugno suo, sulla base delle informazioni che aveva ed era stata in un internet point a scaricare qualche informazione su quella baracca.

La ragazza guardò Santana con un sorriso e la latina lo ricambiò distrattamente. Finalmente arrivò anche Sam.

 

“Scusate, ma anche su un aereo privato mi avevano quasi perso il bagaglio!” esclamò con un sorriso per poi andare ad abbracciare Santana.

“Come stai?”

 

Santana annuì.

“Bene. Elaine come sta?” chiese poi guardando Quinn.

 

“Sta bene. E' a casa. Cammina e sta decisamente bene adesso.” Santana sorrise.

 

“Sono contenta, andiamo? Abbiamo una jeep ad aspettarci!” esclamò facendo ridere gli altri e si avviarono alle jeep.

 

 

 

Arrivarono dopo quasi un ora di macchina al villaggio.

Sam fece un salto scendendo dalla jeep e aiutò gli altri a scendere.

“Sam!” urlò Brittany vedendolo e correndogli incontro.

Sam allargò le braccia aspettandola e la strinse a se alzandola da terra.

 

“Come stai?!” chiese staccandosi dall'abbraccio.

“Wow! Sei abbronzatissima!” esclamò scrutandola.

Brittany sorrise e passò le mani tra i capelli del fratello.

 

“Vedo che Quinn è riuscita a farteli tagliare!”

Tutti risero e anche le due bionde si salutarono.

Brittany prese un sospirò dopo i saluti e guardò Santana.

“Siamo pronti.” chiese e la latina annuì e si avvicinò a lei baciandola sulle labbra.

 

“Si e vedrai, avremmo la sua custodia.” disse guardandola negli occhi prima di allontanarsi insieme a Sam, Dani, Elliot, Jake e Ryder.

Quinn rimase con Brittany e l'abbracciò di nuovo.

 

“Dai! Raccontami qualcosa!” esclamò sorridendo.

 



 

 



 

 

 

 

Sam le strinse la spalla e le sorrise.

“Devi fare esattamente come pianificato.” disse passandole la valigietta.

Lei annuì e, seppur tremante, la afferrò e si scrocchiò il collo.

Era il momento di entrare in azione.

Entrò nella struttura e il cattivo odore l'avvolse. Fece una smorfia e non si fermò nemmeno dalla signora all'ingresso, si precipitò nell'ufficio.

 

Entrò sentendo quella puzza di sigari e sudore e lanciò la valigetta sulla scrivania.

“Sono tutti.” disse con un ringhio.

Lui sorrise aprendola.

 

“Non ti dispiace se li conto vero?”

Santana lo lasciò fare e successivamente diede inizio al piano.

 

“Vorrei vedere un certificato di nascita, se possibile.” l'uomo si fermò e alzò il sopracciglio.

 

“Il certificato?”

 

“Si o qualsiasi documento che tu possa veramente tenere questa baracca.”

 

“Senti, americana, qui non siamo negli Stati Uniti. Siamo in Africa, e le vostre leggi non ci sono.” Santana sorrise.

 

“Si da il caso che invece, quando il tuo presidente... beh... abbia appena firmato un accordo con i miei avvocati.” disse.

L'uomo corrugò la fronte.

“Se alzi il primo strato di soldi vedrai il documento, firmato e timbrato.” lui subito guardò e la latina notò il cambiamento di colorito.

“Quindi... vuoi farmi vedere questi documenti?” chiese con un sorriso.

Lui si abbassò velocemente tirando fuori una pistola e la puntò su Santana.

La latina si gelò.

“Cazzo.” sussurrò.

 

“Chi diavolo sei tu? Cosa cazzo vuoi? Non avrai niente! Ti spappolerò il cervello, lurida americana! Ti farò vedere chi comanda. Solo per una stupida bambina!”

 

Santana ingoiò una manciata di saliva e sospirò. L'uomo davanti a lei era arrabbiato e aveva il dito pronto sul grilletto.

E il suo pensiero andò a Brittany.

La donna della sua vita. Dio quando l'amava. Le parole non potevano descrivere il sentimento che la legava alla bionda.

Quando sentì il rumore di uno sparo serrò gli occhi.

“Ti amo, Brittany!” esclamò aspettando la pallottola. Ciò che arrivò invece fu uno rumore sordo, un urlo e poi un profumo di pulito.

Aprì gli occhi e si trovò davanti a lei Dani.

 

La ragazza la guardò con un sorriso e si spostò da davanti facendole vedere il grasso signore a terra che si teneva la spalla mentre Jake e Ryder lo ammanettavano.

“E' accusato di maltrattamento minorile. Ha il diritto di rimanere in silenzio, ogni cosa che dirà potrà essere utilizzata contro di lei. Lei verrà giudicato secondo la legge degli Stati Uniti d'America.” dissero.

Santana tornò a respirare e sentì le possenti braccia di Sam avvolgerla.

 

“Va tutto bene. E' finita.” le sussurrò.

Lei annuì cercando di regolarizzare il respiro.

 




 

 

 

 















 

 

 

 

 

Cinque anni dopo....

 

 

 

“Grandiosa come sempre dottoressa Lopez!” sorrise l'infermiera.

Santana sorrise a sua volta togliendosi la mascherina e successivamente i guanti.

 

“Grazie!” disse lavandosi poi le mani.

“Fammi sapere come starà, devo correre a casa, o mia moglie mi lascia fuori e senza cena!” disse ridendo per poi correre via.

 

Fece dieci metri, forse venti e arrivò a una gigantesca casa.

La casa aveva davanti un enorme giardino e saranno stati ettari e ettari di terreno, perfettamente tenuti, che circondavano la casa di tre piani.

Era una casa nuova, decisamente. Aprì la porta e appena varcò la soglia sentì urlare.

“MAMMAAA!” urlò una bambina.

 

Santana sorrise e la afferrò al volo alzandola e prendendola in collo.

“ Maisha!” esclamò con un sorriso.

“Dove la mamma?” chiese dandole un bacio sulla bocca.

La bambina indicò con il pollice le sue spalle.

 

“E' in cucina insieme a zia Quinn.” Santana sorrise e lasciò giù la bambina avviandosi in cucina.

 

“Che profumino..” disse avvicinandosi da dietro a Brittany e avvolgendole le mani intorno ai fianchi.

Le portò le labbra all'orecchio.

“Ho una fame..” sussurrò per poi baciarle il collo.

Quinn davanti a loro si schiarì la voce e Santana scoppiò a ridere.

“Tranquilla, Q. mi riservo per la camera da letto!” disse facendo roteare gli occhi a Quinn che sorrise mentre Brittany ridacchiò imbarazzata.

 

“San!” esclamò con una voce imbarazzata e si voltò tenendo il mestolo sporco in alto.

“Smettila!” disse in riferimento alla mano che scorreva sulla coscia.

“Devo finire di cucinare!”

 

“Voglio solo assaggiare..” disse Santana maliziosa. Brittany rise e le portò il mestolo alle labbra.

Santana lo avvolse con le labbra ripulendolo dal sugo e Brittany la guardò incantata e si fiondò sulle sue labbra.

 

“Oddio!” esclamò esasperata Quinn. “Possibile che abbiate gli ormoni di due quindicenni?” chiese ridendo facendo ridere anche le due.

 

“Vai dagli altri.. ti chiamiamo quando è pronto!” le disse Brittany dandole un altro bacio e lasciandola andare.

 

Passò per la sala e vide Rachel e Kurt intenti ad apparecchiare. Sorrise ai due e si avviò in sala dove Puck, Finn, Sam e Blaine giocare a uno strano gioco africano che Santana non si era mai presa la briga di imparare.

 

“Ragazzi, vi sto stracciando!” esclamò Finn al settimo cielo.

Santana si ricordava che non vinceva quasi mai. Era felice per lui. Avrebbe avuto quella porzione in più del delizioso sformato di Quinn.

 

Poi si affacciò all'altra stanza e vide tutti i bambini a giocare, anche Maisha era con loro. E anche Caroline, la figlia di Finn e Rachel. Seguita da Freddie, il figlio di Blaine e Kurt, e da Lucy, la figlia di Sam e Quinn.

Puck era un vecchio scapolo. Lo era sempre stato. Ma in realtà aveva trovato l'amore. Kitty era la sua ragazza. La cosa era rimasta un po' ostica alla latina inizialmente, ma poi si era accorta che Kitty era una brava ragazza. E se Puck la riteneva giusta, allora lo era.

Non avevano intenzione di mettere su famiglia tanto presto. Sia per la distanza.

Eh si. La distanza.

Adesso erano in Africa. Nel Camerun. Santana aveva speso un sacco di soldi per la casa che si era fatta costruire da zero. L'aveva divisa in due e una parte era destinata all'orfanotrofio. I bambini venivano controllati da Blaine, Finn, Kurt, Rachel e Sam.

Aveva costruito una “succursale” dell'ospedale di Los Angeles, e tutti i dottori che vi lavoravano avevano case costruite. La situazione del villaggio era migliorata. Tutti stavano meglio e le capanne erano diventate delle case solide.

La Onlus passava dei soldi per il mantenimento dei bambini mentre aspettavano una famiglia per l'adozione.

Maisha era ormai al cento percento la figlia di Santana e Brittany. Avevano dovuto passare un bel po' di casini, ma ce l'avevano fatta.

Santana, Noah e Quinn lavoravano nell'ospedale.

Santana non sapeva perché tutti si erano trasferiti. In realtà Rachel e Kurt facevano sei mesi e sei mesi per Broadway. E le loro dolci metà li seguivano. Spesso anche Santana e Brittany tornavano in America, così come Sam e Quinn. Puck è comunque quello che viaggiava di più, anche se spesso era Kitty a venire qui. La ragazza aspettava il trasferimento da New York al Camerun.

Santana era la persona più felice del mondo. Perché Brittany faceva ciò che amava. Stava con i bambini e ballava. Era famosa in Africa. Così come Rachel e Kurt. In realtà lo erano tutti e tre anche a New York.

Sam e Finn insegnavano ai bambini a giocare a football o a baseball.

Era tutto perfetto. La sua vita era perfetta.

Non aveva mai immaginato che potessere essere questa la sua percezione di vita perfetta. Se glielo avessero detto anche solo sette anni prima avrebbe riso un sacco.

La cena passò tra le risate e gli scherzi soliti che Finn e Puck si facevano.

Quando arrivarono in camera Santana e Brittany erano strette, abbracciate a coccolarsi.

 

“Sai...” sussurrò improvvisamente Brittany.

“Penso che la mia vita non potesse essere migliore nemmeno se l'avessi potuta scrivere io stessa.” Santana sorrise e si allungò a baciarla dolcemente.

 

“Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.” le disse Santana e Brittany sorrise.

 

“Voi siete la cosa migliore che mi sia mai capitata.” sussurrò guardando Maisha dormire tra loro aggrappata con una mano alla maglia di Brittany e l'altra a quella di Santana.

Ormai era routine. La bimba spesso si addormentava con loro e alcune volte la lasciavo dormire li nel lettone. Tutte e tre abbracciate.

Come una vera famiglia.

La famiglia più bella. La famiglia che si ama.





















 





Franci's Corner:

Salve a tuttiii! Siamo arrivati anche alla fine di questa storia. Spero vi sia piaciuta, in caso fatemelo sapere con delle recensioni, anche se vi ha fatto schifo. 
Comunque ringrazio tutti quelle che mi hanno seguito in questo percorso e ringrazio per la pazienza perchè sono a conoscenza che questo capitolo è arrivato tardissimo ma è stato un parto. Lo avevo in mente da tanto ma non riuscivo a buttarlo giù!

Comunque preso avrete mie notizie con altre tantissime avventure per le nostre ragazuole, nel frattempo potete askarmi, o seguire la pagina facebook, che è al momento morta ma che cercherò di rianimare alla Lopez! 
Vi amo tutti immensamente!!

Baci Fra.














 

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