Shadowhunters: The Circle of Raziel

di Nembayo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di risate, belle mutande e compiti di latino ***
Capitolo 2: *** Di feste noiose, miseriaccia e scarponi da orco ***
Capitolo 3: *** Di obblighi, folli e prezzi delle gonne ***



Capitolo 1
*** Di risate, belle mutande e compiti di latino ***




||SHADOWHUNTERS: THE CIRCLE OF RAZIEL||





 

Di risate, belle mutande e compiti di latino


Alicante.
A Robert avevano detto più volte che esistevano tante città, nel mondo, talmente belle da togliere il fiato. I suoi genitori erano stati i direttori dell'Istituto di Londra, città considerata senza eguali, da loro. Avevano visitato Madrid, Tokyo e Los Angeles, e chissà quanti altri posti. Robert non ne ricordava uno. Non vi era mai stato, e non avevano importanza. L'unica città che avesse importanza per lui, era Alicante. La città dalle torri di cristallo. La città degli angeli. La città dei Nephilim.
Inspirò l'aria limpida, uscendo di casa a corsa e chiudendosi il portone alle spalle. Si ritrovò sulle strada piastrellata, la cartella di cuoio alla spalla, gli occhi chiari socchiusi a pararsi dal sole.

-Robert.- una voce familiare lo richiamò da dietro. Si fermò aspettando che l'altro lo raggiungesse, senza voltarsi. Quando sentì i suoi passi proprio alle spalle, riprese a camminare.

-Ciao, Michael.- disse, sorridendo.

-Stai veramente andando in Accademia?- sbuffò il suo parabatai, scostando con una mano un ciuffo di capelli castani da davanti agli occhi.

-Ieri non ci sono andato.- si giustificò l'altro, categorico.
L'Accademia era la scuola dei Nephilim di Idris. Di quelli che non studiavano a casa con i genitori o un tutore, almeno. E non era nemmeno obbligatoria dopo i sedici anni. Robert, avendo diciassette anni, avrebbe potuto benissimo saltarla definitivamente. Ma sua madre Phoebe lo costringeva ad andare e studiare, quasi ogni giorno. Non che lo avrebbe mai ammesso davanti a Michael o agli altri. A loro diceva semplicemente che aveva voglia di imparare. E così ogni settimana si ritrovava a studiare demonologia, latino, erbe mediche, movimenti delle stelle, tiro con l'arco o con la fionda, insieme a quel piccolo studioso di un Hodge.
Hodge Starkweather era un piccoletto tutto ossa, con gli occhiali enormi sul naso, gli occhi grigi e i capelli castani pettinati ordinatamente. Si vestiva sempre di tutto punto, con completi scuri il doppio più grandi di lui (probabilmente appartenenti a suo padre), ed aveva sempre, inequivocabilmente, una borsa piena di libri dietro. Pareva che preferisse studiare che cacciare e combattere, e Robert aveva il timore che sarebbe diventato un Fratello Silente. Li odiava, quei tipi lugubri della Città Silente.
-Oh, andiamo! Non ci va mai nessuno. Ti ritroverai ben presto a fare lezione con quelli di quindici anni, non è patetico?- sbuffò il suo migliore amico.

Robert roteò gli occhi, decidendo che ignorarlo sarebbe stato meglio che rispondergli.

-Mi stai ascoltando?- lo sgridò Michael, afferrandolo per un polso. Robert si voltò e incrociò i suoi occhi azzurri con quelli verdi di Michael.

-No, preferisco ignorare le tue ciance. E se proprio vuoi rimanere ignorante, fai pure.- replicò, alzando un sopracciglio scuro.

-Ciance? Oh, le mie parole sono arte, sappilo. E, per inciso, non sono ignorante: se vuoi posso parlarti in latino, italiano, e persino in ceco.- gli fece l'occhiolino, lasciando la presa dal suo polso. Robert si mise a camminare a passo più svelto.

-Non ci crederò mai, che sai parlare in ceco.-
-Certo che sì, invece!-
rispose, indignato dal dubbio sulle sue doti da parte del parabatai, Michael -So dire “belle mutande”, ovvero krásné spodní prádlo. E anche “vieni a letto con me?“, ovvero přišel se mnou do postele? Visto?- gonfiò il petto orgogliosamente, scatenando un borbottio indistinto da parte di Robert. -Come dici?- la sua faccia ghignante gli si parò davanti, e Robert dovette fermarsi roteando gli occhi.

-Dico, caro Michael, che non potevo aspettarmi altro da te.- gli tirò una spinta affettuosa e continuò per la sua strada, imperterrito.

-Ok, visto che oggi ho voglia di stare con te,- iniziò Michael (Robert si sentì morire dentro a quell'affermazione: una giornata intera con il suo parabatai egocentrico? Non poteva sopportarlo) -verrò all'Accademia con te.-

-Non ti disturbare, vado da solo.- Robert gli sorrise, finalmente, e accellerò ancora il passo. Michael quasi corse per stargli dietro.

-Ah no, tranquillo.-
Il profilo dell'Accademia si stagliò davanti a loro, appena svoltato l'angolo della casa dei Trueblood. L'edificio non era diverso da tutti gli altri di Alicante, con le sue pareti a mattonelle color ocra alternate a muri verniciati di azzurro e bianco e il tetto spiovente. Robert, appena varcato il cortile, si arrese al fatto che Michael gli avrebbe rotto le scatole per tutta la giornata.
Con loro sorpresa, nel cortile incontrarono Valentine Morgenstern, che discuteva animatamente con il piccolo Hodge. Il primo parlava in modo deciso e marcato, con un lieve accento tedesco (o italiano, Robert non sapeva dirlo). Il secondo lo interrompeva con qualche “sì, ma“ e con una serie infinita di gesti con braccia e mani. Poteva staccarglisi un braccio da un istante all'altro.

Si avvicinarono agli altri due, Robert sistemandosi nervosamente la cintola della cartella sulla spalla, Michael con aria baldanzosa e sicura.

-Così caverai l'occhio a qualcuno*.- affermò Michael, fermandosi di lato a Hodge, e afferrandogli un braccio per fermarlo. Il ragazzino si voltò, le labbra contrite e gli occhi sgranati.

-Ehi.- protestò, sfilando il braccio dalla presa di Michael. -Che cosa vuoi, Wayland?- chiese con una punta d'astio nella voce.
Le cose stavano così: Michael, quando aveva undici anni, aveva deciso di prendere di mira qualcuno, in classe. E quel qualcuno era stato Hodge. Gli aveva fatto passare i peggiori due anni della sua vita, tra scherzi, prese in giro e chi più ne ha più ne metta, prima che quel piccolo e innocente atto di bullismo scherzoso gli venisse a noia. Hodge non l'aveva ancora dimenticato, e ogni volta che incrociava il giovane Wayland, era tutto una punta di acidità e veleno, come se l'altro potesse morderlo da un momento all'altro (cosa che, pensò Robert, non era del tutto escludibile).
-Solo evitare che uno dei miei meravigliosi occhi verdi venga ucciso da te.- spiegò, scostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.

Hodge gli fece una smorfia, e si voltò nuovamente verso Valentine. Il ragazzo era rimasto silenzioso, con un'espressione beffarda e tranquilla sul volto marmoreo e affilato.

-Hodge, suvvia, smettila. Non ti aiuterò con il compito di latino, perché, come stavo dicen..-

-Sì, ma..- replicò Hodge, afflosciandosi.

Valentine gli lanciò un'occhiataccia, sicuramente per il fatto di essere stato interrotto. Era uno che si faceva rispettare, Valentine. Tutti lo stavano sempre ad ascoltare, e nessuno osava contraddirlo o interromperlo. Hodge si afflosciò ancora di più alla sua occhiata. Gli occhi neri del Morgenstern erano così penetranti da sembrare quasi demoniaci. Quasi.

Robert emise una mezza risata, battendosi il pugno sul petto per interrompersi. Gli altri si voltarono verso di lui. Avvampò immediatamente.

-No, insomma, volevo dire che il compito di latino, sempre se lo vorrai fare, poi, è una cosa semplicissima.- biascicò, scrollando le spalle.
Valentine tese un braccio muscoloso verso di lui, come a volergli dare ragione. Le sopracciglia chiarissime gli si alzarono, in un segno che sapevo molto di “Oh, vedi che qualcuno mi dà ragione, nanetto?".

-Oh insomma.- sbottò Hodge. Michael rise.

In quel momento Robert udì una serie di brusii e risatine, e si voltò verso casa Trueblood.
Maryse, Jocelyn e Amatis se ne stavano sedute sul muretto, e additavano il grupetto davanti all'Accademia. Robert si sentì avvampare. Valentine rise, camminando verso le ragazze.

-Fatti una vita, Starkweather.- disse, afferrandolo per una manica decisamente troppo lunga e tirandoselo dietro.

Robert si soffermò ad osservare Maryse Trueblood. Aveva i capelli lunghi neri sciolti sulle spalle, incurvate all'indietro. Indossava una camicetta azzurra a righe, e una gonna decisamente troppo corta.
Michael, al suo fianco, ghignò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

-Eh?- chiese Robert, voltandosi verso di lui.

-Per Raziel, oggi non mi ascolti proprio!- gridò esasperato l'altro, per poi riabbassare la voce. -Ho detto, comunque, che più Maryse cresce più le sue gonne diventano corte. Ora, hai intenzione di andare là e dirglielo, o vuoi rimanere qua come un ebete?-** ghignò, e Robert arrossì fino alla punta delle orecchie, passandosi una mano tra i corti capelli neri.

-Non vado a dirglielo, decisamente. Sei pazzo?- bofonchiò. Michael grugnì contrito, e si avviò a grandi passi a seguire Valentine e Hodge. A Robert non rimase altro che accodarsi.

Alzò lo sguardo su Maryse, e la trovò intenta a ridere, spostandosi i capelli dietro un orecchio. La gola gli si seccò e avvampò ancora di più. Cercò di riprendere il controllo di sé, nascondendo tutti i sentimenti in un broncio contrito, le mani infilate in tasca.
-Ragazzi.- li salutò Amatis, saltando giù dal muro per abbracciarli. Jocelyn fece loro un cenno. Maryse li ignorò, concentrata a parlare e ridere con Valentine. Le gambe snelle e nude si incrociarono, mostrando..
-Krásné spodní prádlo, Maryse!- esclamò Michael, ridendo.
Maryse abbassò lo sguardo su di lui, poi sulle sue gambe, e poi scrollò le spalle in un movimento naturale, senza smettere di sorridere.

-Ti sei deciso ad imparare il ceco dopo che quello stregone ti ha fatto secco con il malese?- rise -Come si chiamava? Ragnor?-

-No, Ragnor è quello verde.- la corresse Jocelyn -Quello era Magnus Bane.- sorrise sotto un mare di lentiggini.
-Oh, giusto.- Maryse si batté una mano sulla fronte, ridendo ancora di più.

Robert notò Valentine avvicinarsi ad Amatis, e sussurrarle qualcosa all'orecchio. Lei annuì seriamente, rispondendogli con qualcos'altro.

-Già!- esclamò Robert, indicandoli -Come sta Lucian?*** Ha ancora la febbre?- chiese.
Lucian era il fratello di Amatis ed il parabatai di Valentine.

Amatis si voltò verso di lui, gli occhi di un azzurro tenue, più chiari dei suoi ma più scuri di quelli di Maryse.

-No, Rob. Stasera verrà addirittura al ballo a casa di Stephen, indetto da sua madre. Voi venite?- li invitò, sorridendo.

-Un ballo a casa dell'Inquisitrice? Siete pazzi! E se dovesse arrestarmi perché bacio suo figlio?- esclamò Michael.

-Perché dovresti baciare Stephen?- Amatis aggrottò un sopracciglio.

-Beh, se mi ubriacassi potrei non rispondere delle mie azioni.- replicò l'altro.
-Oh, andiamo, sarà divertente.- Maryse si sporse in avanti, e una cascata di capelli nerissimi le incorniciò il viso.

-Ok, ma non dovrei arrivare al punto da chiedere a qualcuno di venire a letto con me in ceco. Se mi vedrete in quello stato avvertitemi, salvatemi, o uccidetemi.- rise, accompagnato dalle risate degli altri.





*citazione di Hermione Granger, Harry Potter e la Pietra Filosofale
**citazione presa da una dei disegni di Cassandra Jean, che posterò più sotto perché sì, assieme al disegno del Circolo
***se non ve lo ricordaste, il vero nome di Luke è Lucian Graymark, anche se in tutti i libri di TMI viene chiamato Luke (probabilmente lo userà pure io, come soprannome, idk)



 

**Angolo di One**
Rieccomi qua, eh già. E rieccomi qua niente po' po' di meno che con un'altra long. Lo so, LO SO! Devo scrivere e continuare “The perks of being a Shadowhunter“, ma giuro che, per quanto possibile, riuscirò a portarle avanti entrambe. Saranno entrambe delle long abbastanza lunghe, per quanto ho in mente, ma cercherò di non fare casini e di non troncare a metà scrittura, lasciandovi in sospeso (sempre se c'è qualcuno da lasciare in sospeso).
Questa long mi è venuta in mente in un momento di ispirazione improvvisa (ok, sto mentendo: ce l'ho in testa da tempo, ormai) e volevo provare a scriverla, e questo capitolo è il primo di una, speriamo, lunga serie. Volevo solo provare a rendere quelli che sono i creatori del Circolo, quei personaggi che mi fanno morire nei feels e di cui Cassandra non ha detto praticamente niente (possibile impazzire nei feels per colpa di personaggi di cui si sa pochissimo?).
By the waaay, non ho assolutamente idea se i personaggi siano IC, anche perché, appunto, la Clare non ci ha detto niente di loro. Mi sono immaginata Robert un po' come Alec, solo più burbero. Maryse è una specie di Isabelle. Valentine già sappiamo più o meno com'è. Michael l'ho fatto simile a Jace, il che non sarebbe giusto dato che non è veramente suo padre, ovvio, ma dai disegni fatti da CassieJ mi sembra abbia un carattere simile a quello del nostro Jace. Hodge penso sia un po' OOC, anche perché è, sì, un po' insicuro, ma non così. È più un tipo serio e solitario, e nella mia storia non gli rendo abbastanza giustizia. Magari farò in modo che cambi col tempo, più avanti. Gli altri personaggi li definirò più avanti, quindi abbiate pazienza. (dovrò anche studiarmi gli alberi genealogici per vedere i nomi dei loro genitori, per scoprire ipotetici fratelli e altra gente da inserire insieme a loro, gente fuori dal Circolo)
Ok, mi sto dilunguando. Vi lascio a questa sottespecie di capitolo, e vado a vedere una partita di basket in tv, sempre se c'è (sì, lo so, sono sempre a vedere partite di basket, wow)
Ah, ovviamente le traduzioni italiano-ceco sono merito di Google traduttore (non chiedetemi perché questa cosa del ceco, non ne ho idea)
One



 

Questo è il circolo, by Cassandra Jean:

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Questa è l'immagine di Robert e Michael, by Cassandra Jean:
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Capitolo 2
*** Di feste noiose, miseriaccia e scarponi da orco ***




||SHADOWHUNTERS: THE CIRCLE OF RAZIEL||






Di feste noiose, miseriaccia e scarponi da orco


Robert si chiese come diamine fosse finito là.

La musica d'orchestra usciva da un grosso giradischi, tra il disappunto dei suoi amici: una radio sarebbe stata decisamente meglio. Le luci erano rosse e soffuse, e conferivano al luogo un aspetto tetro e soffocante. La grande stanza principale di casa Herondale, era occupata da quasi tutti i vecchietti di Alicante.
Robert aveva visto l'Inquisitrice, Imogen Whitlaw, soltanto tre volte quella sera, e quelle tre volte gli erano bastate. I capelli castani legati rigidamente in una crocchia, gli occhi grigi e freddi, le lievi rughe che iniziavano a irretarle il volto. Michael la definiva sempre vecchia strega con gli occhi di ghiaccio”, all'insaputa di Stephen, ovviamente. Anche se, pensava Robert, a Stephen non sarebbero dispiaciuti i soprannomi con cui epilogavano sua madre. Pure lui passava le giornate a lamentarsi che sua mamma fosse l'Inquisitrice, e a dire che la odiava. Quindi, tanto meglio.

Robert si appoggiò al muro, cercando di concentrarsi sulle chiacchiere di Michael, Valentine, Lucian e Hodge, senza successo.

Continuava a pensare alla noia di quella stupida festa (non sapeva nemmeno che cosa si festeggiasse), alla luce rossa che lo stava facendo sudare, e a Maryse che ballava con Jocelyn e Amatis, ridendo. Si perse a osservare il suo abito corto, di pizzo bianco che lasciava ben poco alla fantasia, e le sue gambe bianche e slanciate.

-Qualcuno, qua, è piuttosto distratto.- la voce del suo parabatai gli fece tremare il padiglione auricolare. -Non te lo vorrei dire, Rob, ma stai sbavando.-
Robert gli piazzò una gomitata nel fianco e si passò il dorso della mano sulle labbra.

-Non sto sbavando.- constatò, fulminando Michael con lo sguardo. L'altro rise, circondandogli le spalle con un braccio.

-Insomma, vai là e diglielo. Che sei pazzo per lei, intendo. Non che il tuo amico là sotto si sta eccitando.- rise nuovamente, sussultando per l'ennesima gomitata da parte di Robert.

-Non ho alcuna possibilità, con lei.- replicò Robert, arruffandosi i corti capelli scuri con una mano. La sciarpa azzurra che si era legato al collo era decisamente inadeguata, con il caldo della sala. Stava decisamente sudando troppo, adesso.

-Robert, sei un Lightwood! Sei alto, bello, forte, affascinante.. e, no, non credere che ti rifarò mai questi complimenti. Se vuoi posso impararli in ceco, ma..- cacciò il pensiero con un gesto della mano, sorridendo maliziosamente. -Insomma, vai o no?-

-No.- Robert era arrossito pericolosamente, desiderando sprofondare nel sottosuolo all'istante, o diventare invisibile. Qualcosa.

-Ehi ragazzi.- la voce di Stephen li fece voltare, e Robert ringraziò mentalmente tutti gli angeli che gli venivano in testa, per avergli evitato quella conversazione con il suo parabatai (e le azioni che probabilmente l'altro avrebbe compiuto per far notare Robert da Maryse).

Stephen era alto, con occhi blu e i capelli biondissimi, color dell'oro fuso. Sorrideva imbarazzato.

-Mi dispiace per la festa. Mia madre.. ha idee abbastanza arretrate di divertimento.- ammise, scrollando le spalle. Valentine rise, di una risata calcolata e glaciale.

-Non ti preoccupare, Stephen.- fece un cenno con la testa alle tre ragazze che ballavano in mezzo alla sala, tenendosi per mano e ridendo -Loro sanno divertirsi, vai tranquillo.-
Lucian e Stephen aggrottarono le sopracciglia all'unisono, guardando Valentine con irritazione. Robert fu tentato dal seguire il loro esempio, ma quei due sembravano così comici da farlo desistere dal suo intento. Non voleva certo avere quell'espressione. E se Maryse si fosse voltata proprio mentre lui ostentava quella faccia da idiota, in terzetto con Lucian e Stephen? No, proprio no.

-Quale di loro, Valentine?- chiese Stephen, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. Robert si perse qualche secondo a chiedersi chi potesse piacere a Stephen. Jocelyn? Poco probabile. Maryse? L'avrebbe ucciso. Amatis? No, di sicuro non era Amatis.
Lucian era molto più prevedibile, invece: non era certo un segreto che avesse una cotta strepitosa per Jocelyn. L'unica che sembrava non saperlo era proprio lei.

Valentine rise nuovamente, della sua risata glaciale ma coinvolgente.

-È un segreto.- ammise, con il sorriso sulle labbra sottili.

Robert aveva osservato la scena, cercando di non lasciarsi perdere le espressioni di nessuno, troppo preso dalla conversazione per accorgersi dell'ombra che li aveva ascoltati, non vista.

L'ombra si fece avanti, e rivelò la figura austera di Imogen, la bocca in una smorfia contrita.

-Tu invece chi preferisci, Stephen?- chiese lei.

Se ci fosse stato Robert, al suo posto, sarebbe avvampato dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Ma Stephen si limitò a ridere, abbassando lo sguardo.

-Non lo verrò certamente a dire a te, cara mamma.- ammise, raggiungendola con un passo e lasciandole un bacio sulla guancia. -E ora smettila di fare lo spaventapasseri curioso e va' a divertirti.- le dette una spinta leggera, e si beccò un'imprecazione, uno schiaffo leggero sul braccio e un sorriso da parte della donna.

Robert pensò che probabilmente era il primo sorriso che le vedeva fare in tutta la sua vita. Allucinante.

Stephen si voltò verso di loro non appena Imogen si fu allontanata, borbottando.

-Come faccio a fare qualsiasi cosa, con mia madre che è Inquisitrice?-*

Finalmente le ragazze si stancarono di ballare, e raggiunsero il loro gruppetto.

-Luke, quando sei arrivato?- chiese Jocelyn, sorridendogli. Luke si passò una mano tra i capelli.

-Dieci minuti fa.- rispose.
Amatis lanciò loro un'occhiata eloquente, roteando gli occhi. Maryse, al suo fianco, sospirò e si lanciò in una risata libera e soave.

-Dio, ci siamo divertite un mondo!- esclamò, guardandosi attorno. Il sorriso si spense sul suo volto. -E a quanto pare siamo le uniche ad esserci divertite. Che palla.-

-Andiamo in camera mia, se volete. Qua non combiniamo proprio niente.- propose Stephen, indicando le scale che davano ai piani superiori. Annuirono tutti con vigore, sgaiattolando su per i gradini di marmo, cercando di non farsi notare da Imogen.

Appena entrati nella camera di Stephen, Maryse corse a buttarsi sul letto, di schiena, le braccia alzate sopra la testa. Emise un sospiro a metà con uno sbadiglio. Adorabile.

-Scusate il disordine.- intervenne Stephen. Robert si guardò intorno, in cerca di una qualche forma di disordine. Niente. Sembrava la stanza di un monaco, ordinata e curata. Niente era fuori posto. L'armadio di legno occupava una parete, la libreria ordinatissima un'altra. Il letto aveva le coperte rifatte e i nodi alle tende erano simmetrici. Sul comodino basso, Robert notò una fotografia: uno Stephen bambino, una Imogen incredibilmente sorridente e senza rughe, e un Marcus biondissimo, con il figlio sulle spalle. Robert sorrise, voltandosi poi verso l'Herondale.

-Disordine? Quale?- chiese, allargando le braccia.

Stephen scrollò le spalle, causando la risata di Jocelyn e Maryse.

Hodge si era seduto alla poltrona rossa della scrivania, osservando quasi con adorazione Valentine. Il Morgenstern osservava i libri, con visibile interesse, leggendo i titoli e borbottando qualcosa a bassa voce. Le spalle larghe ricoprivano metà libreria.

-L'altro giorno ho trovato un vecchio albero genealogico.- intervenne Stephen, raggiungendo Valentine e sfilando una pergamena ingiallita da un libro ammuffito. -Volete vederlo?- chiese.

-Albero genealogico di quale famiglia?- chiese Maryse, annoiata.

-Della mia. Mh.. se non vi va, allora..- Stephen si grattò la nuca, pensando a qualcosa da fare per non far cadere quella festa ancora più in basso.

-Potremmo andare fuori, e fare qualche scherzo a Jia, è rimasta rintanata a casa perché i suoi non la fanno uscire.- esclamò Lucian, sporgendosi in avanti.

-Oh sì, qualsiasi cosa pur di uscire di qua.- sbottò Hodge, tirandosi in piedi. -Senza offesa, Stephen.-



L'aria fredda arrossava le guance di Robert. Camminava a fianco di Michael, con le mani in tasca e lo sguardo puntato sulle punte delle sue scarpe. Poco più avanti, Lucian e Valentine stavano ridendo sguaiatamente assieme. Lucian era sempre così contento, quando stava con il suo parabatai. Robert non riusciva a capirlo. In effetti, non riusciva decisamente a capire il carattere di Valentine. Era così misterioso, cupo e glaciale. E affascinante, anche. Doveva ammetterlo.

-Miseriaccia!-** esclamò Hodge, quando, impegnato com'era a guardare Valentine (Robert pensò che stava iniziando a somigliare a un cane: prima il padrone lo bastona, e poi lui diventa il suo “servo” più fedele, tutto in ammirazione), andò a sbattere contro un albero. Gli altri scoppiarono a ridere, Robert compreso. Hodge rimase qualche secondo con la mano premuta sulla fronte, gli occhi chiusi per il dolore. Michael rise ancora più forte.

-Per Raziel, Hodge! Stai attento a dove cammini.- lo sgridò.

-Non dirmi cosa fare, Wayland.- sbottò Hodge, con la solita smorfia d'onore che riservava solo a Michael.
Robert trattenne una risata con un verso gutturale, e si beccò un'occhiataccia dal suo parabatai.
Stephen guardò oltre l'albero: il pub.
Il pub era uno dei luoghi più frequentati dai loro padri, pieno di quarantenni ubriachi. Quando, dopo un'occhiata, si decisero ad entrare, si ritrovarono annegati in un mare di fumo. Amatis storse il naso, all'odore di sigarette con filtro e liquori di vecchia data.

-Dio!- esclamò.
Valentine si avvicinò al bancone, guardando la donna dall'altra parte. Aveva gli occhi scuri e le palpebre pesanti. Un groviglio di capelli biondi le incorniciava il volto.

-Una decina di grappe.- disse Valentine, appoggiando il gomito al bancone di cotto.

La donna lo squadrò profondamente, spostando lo sguardo sul resto del gruppo.

-Ma avete l'età per bere, voi?- chiese, inarcando un sopracciglio.
Valentine rise, piegando la testa leggermente di lato. Intervenne Stephen, chinandosi in avanti e sussurrando all'orecchio della barista.

-Non sono per me. E per decina, il mio amico intendeva dieci bottiglie. L'Inquisitrice oggi tiene una festa a casa Herondale, e mi ha chiesto di comprare tutta sta roba. Se non lo farai.. beh, sono suo figlio, e lei è pur sempre l'Inquisitrice.-
Robert cercò di farsi venire in testa qualcosa per congratularsi per la genialata, più tardi. Come: “sei un boss, amico” o “Sei un genio, non mi sarebbe mai venuto in mente”. No, probabilmente sarebbe rimasto zitto.

La barista sgranò gli occhi, affrettandosi sul retro. Il grembiule svolazzante.

-Ci siamo cacciati in un bel guaio.- lo riprese Lucian. -Se la barista parlasse con tua madre?-

Stephen cacciò la domanda con un gesto della mano.

-Non lo farà.- replicò il biondo, con una punta d'incertezza nella voce che non rassicurò affatto Robert.



Michael, alla terza bottiglia scolata da solo, stava decisamente dando di testa.

-Smettila di bere.- lo sgridò Robert, strappandogli la bottiglia di vetro dalle mani.

-Oh andiamo Angela, non vedi come mi sto divertendo?- singhiozzò, soffocando in una risata.

-Ora mi spieghi chi è Angela.- replicò Robert, lasciando cadere la bottiglia che si frantumò sulle mattonelle della stradina dietro casa Penhallow, isolata al mondo.
Ok, doveva ammetterlo. Persino la bottiglia fatta a metà con Lucian, stava dando alla testa a lui. E se si sentiva così lui, poteva solo immaginarsi cosa stesse avvenendo nella capoccia del suo parabatai.

Maryse, seduta su una panchina, rise gettando la testa all'indietro, senza apparente motivo.

-Ho voglia di rum.- biascicò lei, alzandosi in piedi barcollante. Valentine rise, porgendo un'altra bottiglia intaccata a Robert. Lui bevve un sorso amaro e secco che gli bruciò in gola, e poi passò la bottiglia a Jocelyn.

Michael saltò sulla panchina, componendo una canzone terribile su come il suo parabatai (ovvero Robert), fosse il migliore, e il tuo (tuo di chi? pensò Robert) no.***
Maryse gli si avvicinò sempre barcollando, e gli cadde quasi addosso. Robert la afferrò per le braccia lisce, tirandola su. Lei rise forte, gli occhi lucidi.

-Oh, Robby.- gridò, saltellandogli intorno.
Robert cercò di trovare una via di fuga, e alzò lo sguardo alla luna piena alta in cielo, dello stesso colore dei capelli di Valentine e del vestito di Maryse.
Soffiò fuori l'aria, che uscì in una nuvoletta di vapore, e lanciò un grido che risuonò per tutto il vicolo, seguito dalle urla di pura gioia causate dalla grappa dei suoi compagni.
Questo, prima di essere rincorsi dal grosso Daniele Colleverde, un sessantenne acido e scorbutico, più largo di un armadio, che brandiva in mano un vecchio scarpone (probabilmente appartenuto ad un orco, date le dimensioni).




 

*citazione presa dal disegno di CassieJ che posterò più avanti, di Stephen Herondale

**citazione di Ron Weasley, di Harry Potter (non si è capito che mi piace Harry Potter, vero?)
***citazione presa da un'altro disegno di CassieJ, dove ci sono Robert e Michael con due magliette con su scritto.. beh, vi metto l'immagine tra poco.






 

**Angolo di One**
posso buttarmi da un ponte e non farmi più vedere sulla faccia della Terra? Certo che posso, e sicuramente voi ne sarete felici. Insomma.. dopo un giorno dal primo capitolo me ne esco con questo. Solo che avevo trovato un briciolo di ispirazione (che avrei dovuto non avere, decisamente), e quindi dadan.
Ammetto di sapere (o meglio, l'ho scoperto pochi minuti fa) che Imogen non era ancora Inquisitrice a quei tempi. In realtà lo è diventata dopo la morte di Stephen, ma nella storia mi serviva una.. mh, guardia?.. quindi ho scelto di farle fare da subito l'Inquisitrice bisbetica.
Allora, in questo capitolo appare Stephen, che, come carattere, ho voluto farlo leggermente simile a Jace ma non troppo (il fatto dell'ordine della camera, quello sì che è da Jace).. solo che avevo pensato di far prendere la maggior parte del carattere ironico di Jace da Celine (che apparirà fra mooolto tempo), and so..
Poi c'è Hodge che inizia ad adorare Valentine, come un cane bastonato che capisce chi è il suo padrone (povero Hodge, questo paragone è proprio una schifezza).. e Hodge sbatte contro l'albero.. insomma, le sto facendo passare di tutti i colori al povero Hodge, chiedo venia.
Io, non so voi, amo Robert e Michael, e forse sono gli unici due che mi piacciono veramente, come li sto facendo (anche se Robert dovrebbe essere un minimo più espansivo, accidenti).
Valentine, dal canto suo, all'inizio è temuto, rispettato e tutto.. e tra poco inizierà ad ammaliare tutti con le sue idee, ma penso che non nel prossimo capitolo.
Vabbè, dai, lasciamo perdere.
Meglio che vada a mangiare la pizza (yee, pizza today) e che vi lasci in pace.
Ultima cosa: grazie mille per le recensioni, grazie a chi ha aggiunto tra i preferiti, tra le seguite o le ricordate, e anche ai lettori silenziosi.
Ultima cosa veramente: l'altra long mi è scivolata via di ispirazione, ma cercherò di recuperarla.
Scappo.
Bacioni,
One

 
 
Questa è l'immagine che dicevo su Stephen, by CassieJ:
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Questa è l'immagine di Robert e Michael con le magliette sui parabatai (sono così badass), by CassieJ:
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Capitolo 3
*** Di obblighi, folli e prezzi delle gonne ***


 
||SHADOWHUNTERS: THE CIRCLE OF RAZIEL||




 

Di obblighi, folli e prezzi delle gonne.

 

**Angolo di One**
Ehi, allora volevo dire che non sono affatto soddisfatta dei primi due capitoli, perché ho riletto Città di Ossa, e mi sono accorta che tutto quello che ho scritto sui personaggi è più o meno sbagliato, quindi cercherò di rimediare, seppur non cambiando la storia.. Insomma.. Valentine non lo conoscono da subito e dovrebbe prendere uno per uno tutti sotto la sua ala.. cercherò di rimediare. Michael è solitario e sta solo con i Lightwood, tanto che quando Valentine ha finto di essere lui nessuno se n'è accorto.. beh, qua non so che farci. Maryse non si fida di nessuno, Jocelyn è distaccata dal gruppo.. Almeno la cosa di Hodge che vorrebbe entrare a far parte dei Fratelli Silenti l'ho azzeccata, un punto per me! Ho anche scoperto che Robert ha paura dei marchi.. dovrò trovare una soluzione. In CoB non si parla di Stephen, Amatis, Celine.. quindi per ora li farò normalmente. Altre cose: ho scoperto che Valentine gli occhi li ha grigi chiari (o neri? Perché Cassandra è così vaga sui colori?), che gli occhi di Hodge sono azzurri e non grigi, che i capelli di Imogen sono biondi (chissà perché me li ricordavo grigi, e quindi da giovane glieli ho fatti castani, ehm..). Quindi, cercherò di sistemare il tutto rendendolo il più possibile fedele ai libri della Clare, e soprattutto al capitolo “Il racconto del licantropo” di CoB, riprenderò i motti che Luke dice appartenevano al Circolo, e blablabla.. Ah, devo pure aggiungere Pangborn e Blackwell..
Grazie dell'attenzione,
One



-Roba da pazzi!- quasi gridò Jocelyn, avvicinandosi a Lucian. Lucian era il suo migliore amico da sempre, e Jocelyn passava la metà del suo tempo a sfogarsi con lui. Dopo la sbornia della sera prima insieme al gruppetto della festa di Stephen, capeggiato da quello sbruffone di un Morgenstern, Jocelyn era rimasta tutta la mattina a letto, nella sua casa di campagna. Lucian l'aveva accompagnata fino all'uscio, e il giorno dopo si era ripresentato, sotto il disappunto di sua madre Adele.
Sua madre, per inciso, detestava tutti gli amici di Jocelyn, non che ne avesse molti. Eccetto Lucian e sua sorella Amatis, Jocelyn se ne stava per lo più da sola, a dipingere il paesaggio intorno alla loro casa, seduta sulla panchina sul retro. Niente di più eccitante. Perciò si era molto stupita quando, il giorno prima, Maryse (la stessa bambina che, a dieci anni, se ne stava isolata dal mondo peggio di lei perché non si fidava di niente e di nessuno, dopo che suo fratello Max l'aveva abbandonata per sposare una mondana), l'aveva invitata assieme ad Amatis a casa sua. E ancora più si era sorpresa dell'invito di Stephen alla festa indetta da sua madre. E si era stupita di se stessa quando aveva accettato di sgaiattolare per strada e di entrare in quel pub per ubriacarsi.

-Che cosa?- chiese Lucian, passandosi titubante una mano tra i capelli ricci castani, sedendosi sulla sedia della scrivania di Jocelyn.

-Mia madre ha detto che devo iniziare a seguire tutte le lezioni all'Accademia. Ho sedici anni, Luke! Dovrei andare là fuori a combattere demoni! Gli allenamenti, a questo punto, non sono obbligatori. E poi tutti i miei vecchi compagni sono stati trasferiti in Istituti a giro per il mondo.- sbuffò contrita, arricciandosi una ciocca di capelli color fuoco attorno al dito. -Perché io devo rimanere qua?- la frustrazione nella sua voce era palpabile, e Lucian deglutì a disagio.

-Jocy, sta' calma. Se ti fa piacere riprenderò regolarmente pure io. Ho sentito che pure Hodge e Robert seguono le lezioni, quindi..-

-Questo non migliora niente. Anche perché Robert e Hodge sono più grandi.- replicò lei, gli occhi verdi fiammeggianti di collera e risentimento.

-Di un anno, Jocy!- rispose Lucian, poggiando i gomiti sul tavolo di legno e afferrando uno schizzo. Lo osservò. -È mia sorella?- chiese, con un mezzo sorriso.

Jocelyn osservò quello schizzo a carbone, il volto di una ragazza coi boccoli scuri e gli occhi penetranti, le forme dolci del viso, magra e alta. Arrossì sotto il suo mare di lentiggini arancioni.

-Sì, mi annoiavo.- ammise.

 

Adele Nightshade, seppur riluttante, aveva accettato di far rimanere Lucian per cena e per dormire, dato che la mattina dopo sia lui sia sua figlia sarebbero dovuti tornare ad Alicante per seguire le lezioni. Jocelyn l'aveva ringraziata, ma sapeva che sua madre lo faceva solo per farla essere meno in collera con lei. Jocelyn la odiava, in quei momenti. Odiava i suoi capelli rossi come fiamme e i suoi occhioni blu, e odiava le lentiggini tanto delicate sulle sue guance. Sua madre era più alta di lei, più bella, più razionale e decisa, e Jocelyn la detestava per quello.

Aveva dormito nel suo lettino, spalla a spalla con Lucian. Avevano passato la notte a parlare dell'assurdità della sera precedente. Jocelyn gli aveva chiesto come mai avesse accettato di essere il parabatai di Valentine. Lucian le aveva risposto che Valentine l'aveva fatto sentire sicuro, quando si era sentito abbandonato. Jocelyn l'aveva allora fulminato con lo sguardo. Lei non l'aveva mai abbandonato.

-Mamma, non ho tempo per fare colazione.- replicò Jocelyn alla domanda di sua madre, quella mattina prestissimo. -Vedrò di mangiare qualcosa in città.- Afferrò Lucian per mano ed uscì a corsa dalla porta d'ingresso, senza degnare i suoi di altre occhiate.

-A volte mi sembra che tu li odi, i tuoi.- ammise lui.

-Non sembra, è così. A cosa serviva obbligarmi a seguire ancora..?-

-Me l'hai già detto, ok? Non ci pensare. Andiamo.- la prese a braccetto e si incamminarono a passo svelto per il sentiero di terra battuta che portava alla porta est di Alicante. Oltrepassarono le mura e si ritrovarono sulle lisce mattonelle grigie, con la gente che iniziava in quel momento ad uscire dalle loro case, per andare a lavoro, a spasso, in campagna o chissà dove.

Jocelyn e Lucian girarono alla casa dei Trueblood e raggiunsero il cortile recintato dell'Accademia.

-Oh mio.. che ci fanno qua tutti?- sillabò Jocelyn, alzando implorante lo sguardo sul suo migliore amico. Il cortile era occupato da Robert, la testa chinata, che ascoltava le chiacchiere di Michael, da Maryse in disparte, da Stephen che chiacchierava con Emil Pangborn e Samuel Blackwell, da Amatis che rideva con Valentine. Hodge arrivò in quel momento dietro di loro, la borsa di pelle a tracolla, gli occhiali storti sul naso e i capelli castano chiaro arruffati.
-Ragazzi.- li salutò con un cenno del capo, per poi guardarsi confusamente attorno. -Che succede?-

-Non ne ho idea. Nessuno di loro si allena più da un anno almeno.- spiegò Lucian.

Amatis si accorse di loro e li raggiunse con passo svelto, abbracciando suo fratello.

-Luke, ha detto mamma che andavi da Jocelyn, non mi hai avvertita.- lo sgridò lei, chinando il volto in avanti. Amatis aveva due anni più di Luke, e lo trattava ancora come un bambino. Lui scrollò semplicemente le spalle. -Comunque ieri l'altro è arrivata una lettera a casa. L'Accademia ha reso obbligatori gli allenamenti fino ai diciotto anni.- fece una smorfia. -Io avrò diciotto anni tra un mese, ma a mamma non interessa: devo allenarmi.-

Una smorfia si formò sul volto di Jocelyn. Altri due anni di allenamenti obbligatori? Non era giusto! Quasi gridò per la frustrazione, ma si bloccò quando percepì lo sguardo penetrante di Valentine su di lei. Lo ignorò.

 

L'insegnante di storia si chiamava Clarissa Youngblood, e Jocelyn l'aveva sempre ammirata. Si trattava di una donna di circa cinquant'anni, con i capelli biondi tagliati sempre corti e due grandi occhi castani. Sorrideva a tutti e non era affatto noiosa, nell'insegnare. Anzi. Aveva partecipato a molte cacce, e aveva imparato la maggior parte di quel che sapeva da suo padre, che l'aveva imparato da suo padre prima di lui, e così via. La famiglia Youngblood era una delle più prestigiose di tutta Idris, ed erano potenti da circa quattro secoli.

-Avete ricevuto tutti le vostre lettere?- chiese la donna, sorridendo con calore ai ragazzi che iniziavano a sedersi svogliatamente ai loro banchi. Jocelyn prese posto nel centro, accanto a Lucian e ad Amatis. Jocelyn si guardò attorno, constatando che, in classe, erano più di una decina. Sbuffò, appoggiando il volto alle mani. Era stata così contenta quando aveva scoperto che avrebbe smesso di seguire le lezioni, e adesso gliele imponevano per altri due anni.

Dietro di lei sentiva Robert e Michael parlare sommessamente, e Michael ridere e sogghignare. Robert bofonchiava qualcosa. Davanti, Hodge e Valentine sedevano accanto. Valentine si voltò verso Lucian.

-Preferirei uscire con Hodge, piuttosto che starmene ancora a scuola.- disse.

Lucian rise, guardando il suo parabatai come si guardava un re da adorare.

-Sarebbe meglio essere fuori a uccidere qualche demone.-

-Decisamente. Anche se di demoni ad Idris non ce ne sono.- Valentine sorrise gelidamente -Ma di Nascosti sì.-

Jocelyn, a quell'affermazione, si protese in avanti, intervenendo.

-Non potete andarvene in giro ad uccidere i Nascosti come se niente fosse.- sibilò, lanciando occhiate di fuoco ai due ragazzi. Lucian scrollò le spalle, arrossendo, Valentine rimase impassibile. Stava per replicare, quando l'insegnante iniziò a parlare.
Jocelyn notò le spalle larghe di Valentine contrarsi, mentre si rimetteva dritto a sedere, e i suoi capelli color sale oscillare sul collo.

-Jonathan Shadowhunter fu il primo Nephilim. Ovviamente noi siamo guerrieri scelti dall'Angelo Raziel. Dobbiamo proteggere la razza umana. Anche se.. beh, i demoni sono immortali in un modo tutto loro, noi siamo piuttosto mortali.- stava dicendo la Youngblood.
Valentine la interruppe, un sopracciglio inarcato. Jocelyn, da dietro, riusciva a notare la sua rigidità, ma la voce era affabile, seria, onesta.

-Ma allora, signora Youngblood, perché non trasformare tutti gli uomini in Cacciatori? Perché non donare a tutti la capacità di vedere il Mondo Invisibile? Perché tenere questo potere egoisticamente tutti per noi?-* chiese, e il silenzio più totale calò nell'aula. La donna boccheggiò qualcosa, mentre Valentine aggiungeva: -Insomma, almeno ognuno saprebbe proteggersi, avremmo un mondo di guerrieri potentissimi, e i demoni non si sognerebbero mai di attaccarci, tanto meno i Nascosti. Non dovremmo essere più esiliati dopo aver sposato dei mondani.- lanciò uno sguardo fugace a Maryse, che impietrì sul posto. Jocelyn rimase a bocca aperta, attendendo una risposta da parte di Clarissa. Valentine aveva detto cose talmente folli da spaventarla, eppure non erano così sbagliate. No, che cosa pensava? Certo che erano sbagliate! Gli Shadowhunters proteggevano i mondani e vivevano in armonia con loro, i Nascosti se ne stavano per loro conto, e i demoni venivano ricacciati nei loro mondi. Semplice. Era sempre stato così. Ma se.. ma se tutta la loro fatica potesse venir estesa a tutta la Terra? Bastava la Coppa Mortale.

-Non è così semplice, Valentine.- replicò Clarissa, abbassando lo sguardo sul ragazzo, pallida in volto. -La Coppa può essere utilizzata solo su richiesta del mondano, e solo dopo un addestramento coi fiocchi. Non si può semplicemente.. andare in giro a trasformare i mondani.-

-Ma esistono i dimenticati.- disse Valentine, con innocenza e tranquillità. L'insegnante sussultò, prima di rispondere.

-I dimenticati non hanno bevuto dalla Coppa. Sono persone sui cui corpi vengono tracciate molte potenti rune. Impazziscono, si trasformano, muoiono nel giro di poche settimane. Trasformare qualcuno in dimenticato è illegale, così come far bere dalla Coppa dei mondani senza addestramento.- il suo tono era tagliente, segno che non intendeva repliche, ma Valentine sembrava non aver capito il messaggio.

-Signora Youngblood, insisto. Non sarebbe più facile? La responsabilità verrebbe allargata su tutto il pianeta. I demoni non sarebbero più così propensi agli attacchi. I Nascosti..- fece una pausa, nella quale Jocelyn avvertì una specie di tensione mista a rabbia. -I Nascosti potrebbero smetterla di darci problemi.-

-Tra qualche anno ci saranno gli Accordi, e il Console ha già in mente di fare una pace definitiva con i Nascosti.-

-Ma potrebbe dire della mia idea al Console.- scrollò le spalle con un sorrisetto. -Oppure no, sono soltanto uno stupido giovane.-
La donna lo guardò con gli occhi sgranati, poi sorrise caldamente.

-Beh, è normale avere questi dubbi, caro.-

 

-Pazzesco, vero?- le fece Amatis all'orecchio, mentre si dirigevano in armeria. Jocelyn aveva guardato con disgusto misto a rispetto Valentine uscire di classe, accompagnato da Lucian, sorridente, e da Hodge.

-Allucinante. Da dove gli spuntano quelle idee?- rispose Jocelyn, legandosi i lunghi capelli rossi in una coda alta. Amatis puntò lo sguardo su suo fratello.

-Luke lo adora, quel Morgenstern.-

-Sono parabatai, mi stupirei del contrario, Amatis.-

-Lo so, ma è un visionario. Valentine intendo. Certe volte mi sembra folle. Geniale, ma folle.- ammise, con una scrollata di spalle che le fece svolazzare i capelli castani.
Appena entrati in armeria, Jocelyn si diresse insieme ad Amatis verso un tavolo basso, per prendere qualche spada angelica. Più tardi si sarebbero allenate, e dovevano lucidare le armi. Noioso come non mai.

Jocelyn alzò il volto, sentendosi osservata, e si voltò verso Valentine. Il ragazzo rimase qualche istante con gli occhi grigio scuro incastonati nei suoi, tanto da farla arrossire, poi le sorrise con un calore che Jocelyn non aveva mai notato sul suo volto rigido. Pensò alla sera prima, a come si erano ubriacati tutti assieme, alle sue meni strette in quelle di Amatis e Maryse mentre ballavano osservate dai ragazzi, a come Michael, Robert, Valentine e Hodge si erano avvicinati loro per parlare, quando erano sul muretto dei Trueblood. In un giorno aveva parlato con più persone di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita. Arrossì ancora di più, e iniziò a parlare di prezzi delle gonne con Amatis. Quella settimana, in piazza, ci sarebbero stati gli sconti.



*frase presa da “Racconto di un licantropo” in CoB: Per gli insegnanti quest'idea era un sacrilegio... Non tutti possono decidere chi può diventare o no un Cacciatore. «Ma allora» chiedeva Valentine «perché non trasformare tutti gli uomini in Cacciatori? Perché non donare a tutti la capacità di vedere il Mondo Invisibile? Perché tenere questo potere egoisticamente solo per noi?». Gli insegnanti non sapevano cosa rispondere […].



 

**Angolo di One numero due**
Allora, questo è il capitolo. Non è “divertente” come gli altri, anche perché questa non è una commedia. È la storia di come è nato il Circolò, perciò un po' di serietà ci deve pur essere. Questo capitolo è dal punto di vista di Jocelyn, quindi ho tralasciato un po' Robert (un po' tanto, in effetti), e mi sono concentrata più su Jocelyn, Lucian, Valentine.. e qua Valentine ha iniziato a parlare con i professori delle sue idee rivoluzionarie. Beh, mi sembrava l'ora. Il prossimo capitolo credo che sarà nuovamente dal punto di vista di Robert, che è il protagonista, più o meno, ma non lo so..
In questo capitolo non metterò disegni dei personaggi con riferimenti al capitolo (anche perché non ce ne sono) ma immagini di alcune persone/attori che vedo bene come i prestavolto dei protagonisti (alcuni in realtà non li vedo poi benissimo, ma pazienza)
One

 
Questo è Valentine Morgenstern:
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Questa è Jocelyn Fairchild, aka Lena Headey:
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Questa è Amatis Graymark:
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Questo è Lucian Graymark, aka Aidan Turner (anche se non mi convince molto):
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Questo è Robert Lightwood, aka Ian Somerhalder (anche se non mi convince molto):
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Questo è Michael Wayland, aka Zac Efron:
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Questa è Maryse Trueblood:
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Questo è Hodge Starkweather (anche se non mi convice molto):
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Questo è Stephen Herondale:
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Questa è Celine Montclaire, aka Scarlett Johansson (per quando arriverà):
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