Stairway to Purgatory-Lo specchio di lapislazzuli di Eve

di GabrielleWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-Mattina-Ospedale di Chicago-Reparto di Rianimazione-Flashback ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Tempo imprecisato-Tra il Paradiso e l'Inferno ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Tempo imprecisato-Grotta sotterranea-Roma-Italia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4-27/Agosto/2026 ore 16;35-Luogo di villeggiatura ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5-03/Settembre/2026 ore 07,30-In un corridoio di un Hotel ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6-Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7-07/Settembre/2026 ore 23,31-Rifugio degli Angeli ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8-08/Settembre/2026 ore 19,45 Casa Winchester ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9-11/Settembre/2026 ore 6,32-In una villetta privata ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10-13/Settembre/2026 ore 3,32 del mattino-Appartamento privato ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11-15/Settembre/2026 ore 01,43 Capannone privato ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12-16/Settembre/2026 ore 4.32 del mattino-Casa Winchester ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13-Tempo imprecisato-Tra il Paradiso e l'Inferno ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14-16/Settembre/2026 ore 5,37 del mattino-Casa Winchester ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15-17/Settembre/2026 Sede centrale degli Alphas-ore 7,45 del mattino ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16-18/Settembre/2026 ore 12,35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17-Tempo Imprecisato-Concilio degli Angeli e degli Arcangeli e del Coro Celestiale ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18-19/Settembre/2026 ore 17.55 Casa Winchester ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19-Tempo imprecisato-Lassù sulle Nuvole-Reggia delle Moire ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20-Tempo imprecisato-Al di là del Paradiso e in mezzo al Purgatorio ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21-19/Settembre/2026 Casa Winchester-Pochi attimi dopo l'uscita di Dean ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22-23/Settembre/2026 ore 9.35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23-27/Settembre/2026 ore 16,35-Stazione Metropolitana di New York ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24-28/Settembre/2026 ore 4.37 del mattino-Magazzino Sperduto-Chicago ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25-Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole-Riunione Straordinaria ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26-06/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Biblioteca personale di Haniel ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27-06/Ottobre/2026 Sala d'Aspetto dell'Aeroporto ore 5,45 e 56 secondi ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28-07/Ottobre/2026-Quartiere Generale degli Alphas ore 8,45 e 17 secondi ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29-08/Ottobre/2026 Night Club per Vampiri-New York ore 02.05 del mattino ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30-09/10/Ottobre 2026 Tenuta di Haniel Purpleflowers ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31-Tempo imprecisato-Dopo la riunione nel Paradiso e nella dimostra di Astrea ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32-Tempo imprecisato-Inferno ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33-10/Ottobre/2026 Casa di Haniel Purpleflowers-Durante la chiacchierata tra Sheeira e Haniel ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34-Tempo imprecisato-Davanti ai cancelli dell'Inferno ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35-13/Ottobre/2026 ore 1,45 di notte-Casa Winchester ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36-14/Ottobre/2026 ore 2,35 di notte-Casa di Haniel Purpleflowers ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37-15/Ottobre/2026 ore 7.33-Rifugio degli Angeli-Camera dell'arcangelo Raphael ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38-23/Ottobre/2026 ore 17,45-Quartiere Generale degli Alphas ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39-24/Ottobre/2026 ore 00.35 della notte-Casa Winchester ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40-25/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Casa di Haniel Purpleflowers ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41-Tempo imprecisato-La visita di Eve a Chronie ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42-La comparsa di Balthazar e la Creazione della Lancia di Lete ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43-Tempo imprecisato-Nella reggia delle Moire e nella dimora di Dio ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44-Ricordi del passato e la partenza dei prescelti ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45-Tempo imprecisato-Inferno ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46-La morte dei due Vigilanti ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47-La visita di Crowley a Chronie ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48-27/Ottobre/2026-Il ritorno a casa da parte dei prescelti ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49-Il ciondolo di Dio, il Lycangelo e Lyarel ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-Mattina-Ospedale di Chicago-Reparto di Rianimazione-Flashback ***


Buongiorno a tutti,
buon inizio mese ^_^ Ecco a voi il primo capitolo di Stairway to Purgatory, il cui titolo mi è stato ispirato dall'ascolto di "Stairway to the Skies" dei Within Temptation :wub: Dopo la battaglia contro Semeyraza, tutto sembra essere ritornato normale...Ma nulla è normale all'interno della famiglia Winchester e li costringerà ad affrontare nuovi misteri, alcuni che li riguarderà più da vicino e li farà avvicinare a nuovi personaggi, come gli arcangeli della serie Guild Hunter di Nalini Singh e gli Alphas. Ma non vi anticipo nulla :-) Mi auguro che vi possa emozionare :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi leggono e mi leggeranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire, tutti coloro che mi recensiscono e mi recensiranno, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

*Mattina-Ospedale di Chicago-Reparto di Rianimazione*
*Flashback*

“Bip-bip-bip”
“Amore svegliati “ disse un uomo nella sua testa “Per favore apri gli occhi”
Lacrime scendevano come rivoli dalle guance, dagli occhi color blu-grigio… Strinse una pergamena e ridacchiò “Sai nostro figlio ha vinto un concorso d’arte. Lachesi è soddisfatta”
“Bip-bip-bip”
Nathaniel e Michelle chiedono ogni giorno di te” disse l’uomo continuando a stringere forte la sua mano “Ci sentiamo persi senza di te”
Come risposta silenzio… Un’infermiera entrò nella stanza, cambiò la soluzione fisiologica della flebo e appoggiò una mano sulla spalla dell’uomo “Di là c’è un letto dove potete riposare”
“La ringrazio ma no”
“Sembra una principessa” sospirò l’infermiera con dolcezza “Sembra una principessa caduta dal cielo”.
Poi con passo felpato uscì dalla stanza e lasciò di nuovo l’uomo solo con i suoi pensieri e con la donna che amava in coma.
Sam guardò sconfortato il corpo immobile della sua amata nel letto. Quel lento e monotono suono era l’unica melodia in un ospedale che respirava solo silenzio e sterilità. La sua amata era sdraiata a pancia in su, con le ali spalancate e stringeva una collana, la sua collana di ametista. Con delicatezza l’uomo la prese con sé e se la portò alla bocca. Era un gesto sciocco ma lei lo avrebbe adorato. Non erano passati molti giorni da quando avevano combattuto e lei era ridotta così. Bella giustizia…
Odiava essere cacciatore, odiava..
“Ehi Winchester” disse una voce un po’ baldanzosa “Hai proprio bisogno di riposo”
Il cacciatore si girò e vide un angelo dai capelli biondi, una leggera barbetta lo fissava con curiosità. Aveva un completo giacca pantalone e sembrava un divo del cinema.“ Se vuoi ho un lenimento di Morfeo. Quel Cherubino farebbe addormentare i morti”
Balthazar” disse Sam Winchester accigliandosi “Come hai fatto a entrare?”
Nonostante Balthazar avesse fatto molto per loro, Sam non riusciva a fidarsi totalmente di lui. Ma era un valido aiuto. L’angelo fece un piccolo sbuffo di disapprovazione, fece uno schiocco di dita e una comoda sedia apparve. Poi intrecciò le dita e disse “Non insultare la mia intelligenza Chamuel”.
“Gabriel era occupato per caso?”
“Sta giocando ad acchiapparella con Lucifero e Michele” disse l’angelo sospirando “E mi hanno escluso dai giochi, cattivi”.
Sam scosse la testa, incredulo, e si voltò a guardare la sua amata. Balthazar era sempre stato un po’ irriverente. Non gli sembrava vero che fosse in quel letto d’ospedale, lei che era un arcangelo potente, lei che era l’arcangelo dei due Regni, la Fenice che aveva sconfitto quel bastardo di Semeyraza. Non dovevano accettare quella missione. Non dovevano, non dovevano. Strinse i pugni involontariamente. Balthazar continuò a guardarlo sereno e poi il suo sguardo si fece cupo quando vide Hesediel attaccata ai tubicini del respiratore. Un arcangelo potente ridotta a uno straccio. Lui era stato un suo allievo quando era ancora un bambino angelo. Chiuse gli occhi e si voltò a guardare Sam che teneva la mano di Christine. Era un amore puro e semplice il loro.
Poi…
Chamuel credo che ti stia squillando il sedere” disse Balthazar senza nessuna ironia.
Sam trafficò un po’ e dopo trovò un cellulare di ultimo modello, vide nel display il numero di Dean, ebbe un attimo di esitamento, poi si decise “Ciao Dean”.
“Finalmente ti trovo Sammy” disse Dean trafelato “Sto girando come un pazzo con l’Impala…siamo preoccupati”.
“Davvero?”
“Dannazione sì” disse Dean infervorato “Non farmi consumare la benzina inutilmente…Sai come è la mia Baby”
Sam ridacchiò, non sapeva come facesse suo fratello a essere così anche in un momento del genere “Grazie Dean”.
“E di cosa?” disse Dean “Avanti dimmi dove sei”
“Chi c’è con te in macchina?” disse Sam continuando a stringere la mano di una Christine addormentata.
“Io e la compagnia dell’anello” disse Dean arrabbiato “Sammy maledizione”.
Sam Winchester allargò le ali con frustrazione e nelle sue mani comparve un pugnale di topazio e occhio di tigre, il simbolo delle Potestà. Si costrinse a calmarsi “Sono all’ospedale”.
“Sam” disse una voce femminile “Come sta?”
Ma lui staccò la telefonata, non voleva sentirla. Balthazar si alzò dalla sedia e disse stiracchiandosi “L’orario delle visite è terminato”
“Cosa volevi Balthazar?” disse Sam sospettoso.
L’angelo si morse il labbro e disse circospetto “Forse posso aiutarti..”
“Che cosa vuoi dire?” disse Sam perplesso “Spiegati meglio”
Ma in quel momento la maniglia si era aperta e Balthazar era scomparso. Sam imprecò e poi si voltò a guardare la sua amata. Non era ancora finita, no.
“Dovrebbe riposare signor Winchester “ disse il dottore con pietà “Non dovrebbe stare così”.
Ma lui non aveva la sua amata in un letto d’ospedale. Il dottore controllò i parametri, sembrava abbastanza soddisfatto e dopo uscì fuori. Chissà cosa voleva dire Balthazar
E pensare che tutto era iniziato nel migliore dei modi…
                                                          Fine Flashback

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-Tempo imprecisato-Tra il Paradiso e l'Inferno ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il secondo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente abbiamo visto un flashback con Sam che veglia all'ospedale una Christine/Hesediel  esanime...Ricordate la promessa di Lucifero di restituire la grazia a Michele dopo la sconfitta di Semeyraza? Bè Lucifero non ha nessuna intenzione di restituirla...Ma non vi anticipo nulla :-) Augurandomi che la storia vi possa coinvolgere ed emozionare, ringrazio di vero cuore tutti coloro che mi leggono e mi leggeranno, tutti coloro che mi recensiscono e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Tempo imprecisato-Tra il Paradiso e l’Inferno
 
“Io non posso restituirti la grazia Michele, non ancora” disse il Serafino Caduto sbattendo le ali incessantemente.
“Lucifero” disse Michele brandendo la spada luminosa “Hai aiutato i prescelti e adesso restituiscimi la tua grazia”.
Il Serafino fece una giravolta e con un movimento leggiadro disarmò il fratello, lasciando una ferita al polso e ribattendo “No, non ancora”.
“Lucifero io non ho la pazienza di nostro Padre” ringhiò l’arcangelo della giustizia “Ridammela”.
“Perché che cosa?” domandò Lucifero ringhiando a sua volta “Perché cosa? Per farti bello di fronte di fronte a nostro Padre? Io voglio ancora aiutare. Sento che non è finita”
“Il tuo posto è all’Inferno” disse Michele bellicoso “Sto perdendo la pazienza Lucifero”
Il Serafino parò una stoccata e con un calcio mandò suo fratello a gambe all’aria. Michele si rialzò e alzò la spada luminosa e fece un affondo contro una delle ali di sinistra, leggermente messa in disparte. Lucifero sibilò e delle gocce di sangue comparvero in quel luogo misterioso “Tu non c’eri quando Hesediel è morta, non c’eri”.
L’arcangelo della giustizia non riusciva a crederci. Era bontà quella che vedeva negli occhi cerulei del fratello? Si ricordò della parabola del ritorno del figlio. Possibile? Chiuse gli occhi e vide solo scene truculente, in cui Lucifero prendeva e torturava con piacere sempre crescente le anime. Non si era ancora abituata a un Lucifero buono e non si sarebbe mai abituato. Una volta strappata la sua grazia, sarebbe ritornato il solito stronzo di sempre. Non poteva rischiare.
“Tu non c’eri quando Sandolphon l’ha pugnalata” disse Lucifero irriverente “Dove eri? A farti la manicure?”
Un leggero movimento e Michele prese la gola di Lucifero, il quale ridacchiò “Non sei migliore di me caro fratellino. Anche voi fate del male per seguire il bene. Il bene e il male sono entità uniche. Il male è bene non trasformato”
“Io seguo il bene” disse Michele convinto “Tu hai fatto la tua scelta tanto tempo fa”
“E guarda caso mi hai dato un’ulteriore occasione” disse Lucifero “Non è ancora ora di essere di nuovo il principe delle Tenebre”
“Lucifero” disse Michele perentorio “Ridammi la grazia”
“Sento che non è ancora tempo di restituirla” disse Lucifero cocciuto “Non essere così rigido Michele”.
E poi era scomparso in un vortice di piume nere e fuoco.
Era appena finita la battaglia contro il Vigilante Semeyraza e Michele era all’erta. Si trovava nella foresta di Marte, una regione al confine tra il Paradiso e dell’Inferno. Era lì che erano scomparse le ultime tracce di suo fratello. Fece un cenno ai suoi commilitoni e si addentrò nel buio luminoso di una foresta che raccoglieva sia la bontà che la cattiveria. Era un luogo particolare, ma non era il Purgatorio. Suo fratello Lucifero era scappato con la grazia addosso, non rispettando gli accordi precedentemente stipulati.
“Sento che c’è ancora bisogno di me”
Una Ninfa del Fuoco li guardò strafottente e poi li sorpassò. Quel luogo era una sorta di prigione per coloro che, mostri, angeli o demoni, avessero combinato qualcosa di grave. Per Lucifero era come una seconda casa. L’arcangelo della giustizia divina s’inginocchiò ed esaminò una traccia infuocata.
“Allora comandante?” disse Harahel, un arcangelo dalle ali di bronzo “Come procediamo?”
Michele guardò il suo sottoposto, era un ragazzo di ventidue anni e mezzo, dagli occhi castani e capelli riccioluti di media lunghezza e sospirò. Era difficile essere il comandante in quel periodo. Sapeva che Lucifero era scappato per un motivo ben preciso. Ma non poteva fare come voleva lui. C’era bisogno del Creatore dell’Inferno al suo posto. L’equilibro era tutto.
“Continuiamo” disse Michele deciso “Dobbiamo attraversare il Ruscello di Hel”
Michele avanzò lentamente e scostò un ramo infuocato e lui e gli altri otto arcangeli guardarono l’altra sponda. Un ruscello color nero pece infuocato si estese davanti ai loro occhi, una foresta di mangrovie con le spine cresceva sulle sponde. Un fiume che per le persone buone era limpido e trasparente, mentre per i demoni cattivi era il tormento assoluto. Lucifero doveva essere ferito. Numerose piume erano adagiate sul letto ciottoloso, nonostante la sua ritrovata grazia. Non si potevano cancellare tutti gli anni a torturare demoni, angeli e persone innocenti.  Al di là c’era il Portale di Chronos, un angelo del Tempo, appartenente ai Serafini, un portale sempre aperto. Una piuma color rubino e color topazio era messa lì vicino. Chronos era a terra ferito, con le ali mutilate e Michele capì subito le intenzioni di suo fratello.
Aveva attraversato il portale.
“Ragazzi” disse Michele “Aspettate qui e curate Chronos. Abbiamo ancora bisogno di lui”
E in un attimo attraversò il portale di fuoco e di luce alla ricerca di suo fratello Lucifero. Doveva svolgere il suo lavoro. Ma qualcosa dentro di sé gli diceva che suo fratello aveva fatto la cosa giusta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Tempo imprecisato-Grotta sotterranea-Roma-Italia ***


Buonasera a tutti,
ecco a voi il terzo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto l'inseguimento di Michele per recuperare la grazia di Lucifero...In questo capitolo troviamo Lucifero con un personaggio mitologico davvero molto particolare...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che leggono e vorranno leggere la mia storia, tutti coloro che mi recensiscono e vorranno recensirla, tutti coloro che hanno messo e vorranno mettere le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi vorranno mettere come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 

Tempo imprecisato-Grotta sotterranea-Roma-Italia
“Stella del Mattino ma che piacere vederti” disse una voce in tono sarcastico “A cosa devo l’onore? O scusami il disonore”
Una giovane ragazza scese lentamente da una stalattite e sorrise al Serafino Caduto. Era una ragazza dai capelli castano dorati con un ciuffo bianco, gli occhi neri e azzurro e reggeva una clessidra. Un abito color blu ghiaccio la copriva, rendendola magnifica. Era la Pizia, la Sibilla Cumana, una delle nove Sibille, una delle Nove Profetesse che era stata scelta dal Dio Apollo. Il luogo dove si trovavano era una grotta nei pressi di Roma.
“Ti trovo ringiovanita” disse Lucifero lusinghiero “La chirurgia plastica ha fatto miracoli”
“No Apollo aveva un favore da chiedere a Cloto” disse Pizia guardandosi le unghie “ E poi ho fatto un bagno nelle Terme di Ebe, una rinfrescata di giovinezza”
“Pizia mi devi aiutare” disse Lucifero “Ho bisogno del tuo aiuto”
La Sibilla Cumana scoppiò a ridere, storcendo il naso “Non ti vergogni a chiedere il mio aiuto?”
Lucifero chiuse gli occhi e disse con la rabbia trattenuta a stento “Non starei qui se fosse importante”
La Pizia fece una giravolta e gli gettò la sabbia negli occhi. I granelli di sabbia cominciarono a creare escoriazioni ed ecchimosi che guarirono in seduta stante. Sibilla spalancò la bocca stupefatta e un po’ indignata “Tu hai di nuovo la grazia”
“Sono stato un bravo ragazzo” sghignazzò Lucifero “Vuoi farmi altre prove o vuoi aiutarmi?”
Sibilla si sedette sul tripode, roteò gli occhi e cominciò a mormorare parole in latino e parole in greco. Gran parte delle parole era oscuro ma Lucifero capì il significato. Qualcuno stava cercando di sabotare il Purgatorio, giocando sporco. Pizia rovesciò la sabbia, i granelli cominciarono a formare la figura di una persona che conosceva fin troppo bene. L’immagine durò cinque secondi ma fu sufficiente.
Dovette trattenere la rabbia. Aveva fatto bene a tenersi la grazia.
Pizia si riprese a fatica dalla visione e disse “Sei soddisfatto?”
“Sì” disse Lucifero “Ti bacerei se non fossi fedele”
Sibilla Cumana fece un sorriso ironico “Sai bene che c’è solo una cosa che voglio”
Lucifero la guardò e non disse nulla, niente di quello che avrebbe detto, poteva risolvere la questione. Doveva svolgere la sua missione. Venne avvolto da un vortice di fuoco e di grazia divina. Cinque secondi dopo Michele apparve davanti a Pizia che ridacchiò “ Tu e tuo fratello non siete sincronizzati”
Michele si rabbuiò. La caccia continuava. E se Lucifero avesse avuto ragione?

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4-27/Agosto/2026 ore 16;35-Luogo di villeggiatura ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il quarto capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Lucifero parlare con la Sibilla Cumana in una grotta in Italia...In questo capitolo troviamo uno spaccato di vita famigliare dei Winchester, dove la preoccupazione lascia lo spazio al divertimento e allo svago...Riuscirà a durare? Non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e che la vorranno leggere, tutti coloro che la recensiscono e la vorranno recensire, tutti coloro che la mettono e la vorranno mettere nelle seguite/preferite/ ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

27/Agosto/2026 ore 16;35 Luogo di villeggiatura
“Spostateviiiiiiiiii, sto arrivando” urlò una voce divertita dall’alto di una scogliera.
Un attimo dopo Nathaniel Winchester fece un perfetto volo, un salto triplo, e si tuffò con la maestria dei più grandi tuffatori. Il prescelto di Lachesi, la Moira della Rinascita, riemerse dalle acque e spalancò le ali e cominciò ad asciugarle, scuotendosi come un cagnolino. Attirandosi le ire della cugina. Michelle e Jensen scoppiarono a ridere deliziati.
“Nath” disse una ragazza mettendosi le mani ai fianchi “Mi hai bagnato i capelli”
“Oh non farla tragica Mary” disse Nathaniel ridendo di cuore, prendendo un altro po’ d’acqua e versandola sul capo di Mary, indispettendola ancora di più “E poi ti avevo detto di spostarti”
“Avresti potuto atterrare da un’altra parte, d’altronde sei un Nephilim angelico” ribatté la ragazza piccata “Odio bagnarmi i capelli”
Nathaniel fece un gesto d’intesa alla sorella e al cugino e un attimo dopo ci furono altri spruzzi e la povera Mary Winchester venne bersagliata. La creatrice di portali dimensionali disse ridacchiando “Allora è così!” Dal mare risultavano solo risate e allegria. Sulla spiaggia color nero pece, dovuto alla costante attività vulcanica, cinque persone li stavano controllando, serene e felici. Erano Dean, Sam, Christine, Cass e Violet. Non erano passati molti giorni da quando avevano sconfitto il Vigilante Semeyraza e spedito in un portale dove non avrebbe nuociuto a nessuno. E si stavano godendo il meritato riposo da tutto. Cass guardò sovrappensiero i figli dei Winchester e disse “Sembrano felici”
“Finalmente direi” disse Dean seccato “Ci siamo meritati un po’ di vacanza, stavo per rivolgermi al Sindacato dei Cacciatori” rimase un attimo in silenzio e disse “Qualche notizia da parte di Radio Angelo?”
“Le trasmissioni sono state interrotte per motivi tecnici” disse Castiel serio “Sembra che dopo la vostra vittoria, in Paradiso si siano dati una calmata”
“Davvero?” domandò Violet stupefatta “Nessuna zuffa tra angeli?”
“Oh quella c’è sempre” disse Castiel “Ma per un po’ Metatron ha deciso di lasciarvi riposare per un po’”
“Finalmente un angelo con un po’ di sale in zucca” disse Dean meravigliato “Violet ricordami di mandare gli auguri per Natale e una bottiglia di whisky”
“Sicuro che non ci siano dei trabocchetti?” domandò Violet sospettosa “Sai fidarsi è bene ma…”
 “Già” disse Castiel e dopo prese un tubo di crema solare e cominciò a spremerlo “Che cos’è?”
“Una crema solare Cass” disse Dean ridacchiando “Serve per non scottarsi”
Poi prese la crema e cominciò a spalmarsela lungo il braccio muscoloso. Cass lo guardò interessato e Violet disse divertita “Potrei essere gelosa Cass”
“Che vuoi farci amore” disse Dean malizioso “D’altronde ha salvato il Winchester più figo”
“Ti ho sentito Dean” disse Sam borbottando e guardando Cass.
L’angelo borbottò qualcosa imbarazzato e disse schiarendosi la voce “Stavo solo guardando”
Dean e Violet scoppiarono a ridere di fronte all’imbarazzato silenzio di Castiel. Nonostante fosse passato tanto tempo da quando Cass aveva conosciuto Dean, l’angelo non si trovava a suo agio in alcune situazioni. L’angelo rimase un po’ incantato di fronte all’amore che si sprigionava da Violet e Dean. Aveva avuto una cotta per Mary/Elaine ma era finito prima di cominciare. Erano una coppia abbastanza particolare, ma era proprio la particolarità a renderli davvero unici. Dean Winchester non avrebbe potuto chiedere di meglio. Violet Gyselle CrystalLight aveva portato luce nuova nella vita di Dean Winchester ed era la sua corda di sostegno.
Intanto nell’acqua…
“Vediamo chi è più bravo a stare in apnea” la voce di Jensen risuonò sulla spiaggia e subito un coro di voci di sfida riempirono il silenzio.
“Avete bisogno di tutta questa roba per andare a mare?”
“Cass sappiamo che vuoi conoscere il mondo umano” disse Dean “Ma goditi la vacanza per un po’”
Castiel lo guardò un po’ deluso e dopo si mise a fare un sudoku. Il cacciatore lo guardò un po’ stranito “Io intendevo che …oh va bè non importa. Ma non mi bastava Sam?”
Muovendosi di soppiatto, Dean prese il libro dalle mani di Sam e lo rimbrottò divertito “Professor Winchester mi sapreste dire la differenza tra un ruguru e un ghoul? Non ho studiato la lezione”
“Dean” disse Sam seccato “Dammi il libro”
“No” disse Dean ironico “Vieni a prenderlo”
Sam sospirò e cominciò a inseguire il fratello per riprendersi il libro che stava leggendo. Christine si sedette accanto a Violet e cominciò a ridere a più non posso, le sette paia di ali che fremevano. Violet guardò il suo arcangelo protettore che rideva spensierata e ne fu felice. Dopotutto non aveva avuto modo di ridere nell’ultimo periodo. Era contenta che avesse trovato un po’ di serenità. Dean saltellò sugli scogli, stando attento a non ferirsi e disse “E dai Sammy staccati per un po’”
“Io mi stavo rilassando” disse Sam “Ridammi il libro”
“Eh op” disse Dean saltando da uno scoglio all’altro, tenendo il libro lontano dalla portata di Sam “Vieni angioletto, vieni”
“Dean questo giochetto fallo con Cass” disse Sam esasperato “Dammi il libro”
Subito dopo Sam fece un affondo e i due Winchester atterrarono in mare. Sam scosse i capelli e riprese il libro “Grazie tante Dean”
“Dai fratellino” disse Dean malizioso “Avevi proprio bisogno di un bel bagnetto…Ti stava uscendo il fumo dalle orecchie…Ti ho salvato dall’autodistruzione”
Sam uscì dall’acqua e un attimo dopo venne asciugato dalla moglie Christine. Si erano sposati qualche giorno fa con una cerimonia molto intima sia in Paradiso che sulla Terra. Sam ricordava la magnificenza dell’abito stile impero con un velo antico. La ragazza lo avvolse nelle sue ali e ridacchiò rallegrata “Eri molto divertente”
Sam si girò e le diede un bacio sulla bocca “Sono contento di averti fatto ridere” e poi disse più serio “Come ti senti adesso?”
Dopo il bacio plumbeo e luminoso, Christine aveva un momento di turbamento e vederla così felice, era una gioia per il giovane Winchester. Non era stata al massimo della forma negli ultimi giorni. D’altronde non era di tutti i giorni essere baciata dal creatore dell’Inferno e dall’arcangelo delle Potestà . L’arcangelo della giustizia misericordica sorrise apertamente, un sorriso che si estendeva anche agli occhi “Molto meglio direi, non ho più sbalzi d’umore” poi si girò a guardare l’orizzonte, il sole che si stava calando nel mare “Ma non posso fare a meno di pensare ai mostri del Purgatorio e alla loro richiesta di aiuto”
“Che cosa intendi fare?” domandò Sam curioso.
Christine alzò le ali e per un po’ non disse nulla, limitandosi a guardare i loro due figli che si divertivano, spensierati e allegri come non mai. Poi disse “Assolverò i miei doveri da arcangelo del Purgatorio”
“Ne ero sicuro” annuì Sam con un sospiro “Ma andiamoci piano”
“Ma come io preferisco la velocità” scherzò Christine divertita.
“Tra te e mio fratello ve la giocate” disse Sam contento e poi disse serio “Sono serio Chris, non vorrei che tu ti facessi male un’altra volta. Ti ho perduto molte volte”
“Sai con quel bacio mi sento più umana” disse Christine “Quasi nessuno pensa ai mostri come persone con un cuore, ma esseri, entità che fanno solo del male e basta ma in realtà non è così. Molti sono spinti da sentimenti molto forti. Vengono solo visti come assassini ma non è così. Ci sono molte ragioni che spingono i mostri a comportarsi male, e non tutti denotano malvagità. Prima che ero solo un ’arcangelo del Paradiso pensavo solo al bene, ignorando quanta frustrazione c’è per chi fa del male. Ho visto di mio pugno quanta potenzialità c’è in ogni essere umano” poi gli scompigliò i capelli e gli disse con tutto l’amore possibile “Non ho intenzione di farti soffrire di nuovo. Sei la ragione per cui mi trovo qui sulla Terra. Ti amo Sam Winchester, ti amerò per il resto della mia vita”
Sam non disse nulla, Christine lo sorprendeva sempre. Era la sua compagna, la madre perfetta e le sarebbe accanto sempre, in ogni occasione possibile e immaginabile. Ma non avrebbe mai sospettato era che l’avventura che avrebbero vissuto, avrebbero portato delle novità. E non tutte piacevoli. Ad un certo punto il cielo si fece plumbeo, cominciarono a cadere petali di rosa infuocata, di colore viola scura e la faccia di Christine si fece cupa. Il Purgatorio stava chiedendo aiuto.
Una nembostrato si posizionò al centro del cielo e cominciò a ingrandirsi e l’aria cominciò a crepitare di elettricità. Fulmini cominciarono a cadere a raffica nel mare e Christine e Violet gridarono all’unisono “Ragazzi uscite dall’acqua”
Nathaniel e Michelle non se lo fecero ripetere due volte e presero per le ascelle i loro cugini, un attimo prima che il mare diventasse una trappola elettrica. Mary, Jensen, Michelle e Nathaniel si asciugarono in fretta e furia, per evitare di essere fulminati. Dean si mise la maglietta e borbottò contrariato “E porca buttana, ora mi stavo rilassando. Chiedo il divorzio da cacciatore”
Cass guardò la spiaggia e indicò una figura, metà donna e metà pesce che arrancava verso di loro. Aveva tutto il busto ricoperto di escoriazioni e le scapole e le clavicole erano tagliate. La sirena era combinata davvero male, era più morta che viva. L’angelo si accoccolò accanto a lei e le disse in modo gentile “Chi sei?”
La donna non rispose per un po’ e poi cominciò a tossire sangue… Christine volle gridare dalla rabbia, qualcuno le aveva mandato un tumore ai polmoni e stavano lentamente collassando. Chiunque fosse a farlo stava giocando impunemente con la loro vita.
“Mi chiamo Leucotea” disse la sirena tremando “Salvateci”
“Cosa vi è successo?” domandò Christine preoccupata.
La sirena la guardò commossa e mormorò “Tyereas”, usando il nome antico in Purgatorio per indicare l’arcangelo protettore  e poi tossicchiando disse “Ci hanno attaccati e..” poi non disse più nulla e chiuse gli occhi azzurri. Cass mise una mano sul collo e non credette ai propri occhi. L’energia che sprigionava l’anima era misteriosamente scomparsa. Non aveva mai visto nulla di simile. Qualcuno stava distruggendo l’anima dei mostri del Purgatorio e l’equilibro poteva essere di nuovo in pericolo. Lo scopo era incerto. L’angelo guardò tutti e disse “Leucotea è morta, qualcuno ha minato la sua anima all’interno del suo corpo”
“Hanno distrutto la sua anima all’interno?” domandò Violet spaventata “Ma chi potrebbe..?”
“Cosa facciamo Cass?” domandò Dean perplesso
Cass guardò Christine che annuì “Dobbiamo chiamare Eve”
Tra di loro calò il silenzio, con la sirena morta ai loro piedi. Christine guardò il tramonto e poi svenne. In quel momento legioni di licantropi stavano morendo tutti, a causa della scomparsa della loro anima.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5-03/Settembre/2026 ore 07,30-In un corridoio di un Hotel ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il quinto capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto la famiglia godersi uno sprazzo di felicità, una felicità interrotta da un evento soprannaturale, una sirena senza l'anima....In questo capitolo abbiamo l'entrata degli Alphas, i quali scopriranno dentro la stanza di un hotel, qualcosa di molto particolare...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio tutti coloro che la leggono e la vorranno leggere, tutti coloro che la recensiscono e la vorranno recensire, tutti coloro che la mettono e la metteranno nelle storie seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 

03/Settembre/2026 ore 07,30 In un corridoio di un Hotel
 “Allora che cosa senti Rachel? Possiamo entrare?”
Una ragazza di vent’anni appoggiò l’orecchio della stanza e si concentrò. In quella stanza era successo di tutto e di più. L’odore acre e pungente del sangue riempiva la stanza, misto ad altri odori che la fecero pensare a film splatter e anche ad altre cose. Si erano divertiti in quella stanza e la vittima bè.. Con un nodo alla gola disse “Qui qualcuno è stato brutalmente ucciso”
“Oltre al sangue che cosa hai sentito?” domandò un’altra voce seria, un uomo di mezz’età dai capelli bianchi e gli occhi castani, incorniciati da lenti quadrate
La ragazza agitò i lunghi capelli castani e borbottò imbarazzata “Ehm…preferisco non dirlo dottor Rosen “.
Il dottor Rosen si morse il labbro e poi disse all’altro uomo di colore “Butta giù la porta Bill”.
L’uomo prese la ricorsa e buttò giù la porta grazie alla scarica di adrenalina e l’ex poliziotto si trovò a una scena davvero raccapricciante. Sembra tutto immacolato, tranne che per una parete, dove una donna di poco più di ventisette anni era crocifissata alla mura e una grossa macchia di sangue si era allargata nella sua schiena. Le escoriazioni, i lividi erano dappertutto… Chi poteva essere così crudele? Rachel si portò la mano alla faccia e scosse la testa “Povera ragazza”
“Sembra quasi una scena di Dexter” disse Bill disgustato “Non vedo l’ora di prendere questo maledetto Alphas e imprigionarlo”.
I tre erano Bill Harken, un ex poliziotto, il dottor Lee Rosen, un psichiatra e Rachel Pirzad e facevano parte di un gruppo, appoggiato dal governo, che catturano gli Alphas, persone comuni con capacità straordinarie, se si rendevano pericolose.  Bill e Rachel erano degli Alphas buoni, Bill con una forza straordinaria e Rachel con i cinque sensi sviluppati. Il dottore guardò la scena e disse “Hanno fatto un lavoro niente male”.
“Credo dottor Rosen che lei ha lavorato un po’ troppo con gli Alphas” disse Bill scuotendo la testa e poi notò uno strano rumore proveniente dal divano di pelle nera. Un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri stava vomitando.
Aveva unghie retrattili come i gatti.
“Credo che sia l’Alphas che stiamo cercando” disse il Dottor Rosen preoccupato “Portiamolo fuori”
Il ragazzo si fece trascinare fuori e dopo una volta nel corridoio cominciò a tossire violentemente “Lei, lei..”
“Ti dobbiamo portare via” disse il dottor Rosen “Ti sei reso colpevole di omicidio”.
Il ragazzo lince digrignò i denti e scosse la testa disgustato “Io non posso aver ucciso nessuno..”
Fu un attimo che Bill lo prese per il bavero della camicia e il ragazzo cominciò ad annaspare. La faccia stava diventando cianotica e l’ex agente dell’Fbi gli abbaiò contro “Ed allora la ragazza si è procurata quei graffi da sola, non è così?”
“No, no” disse il ragazzo sempre più spaventato, “Sto dicendo la verità”
E quando Bill lo lasciò cadere sul pavimento, ci fu un fenomeno strano. Una luce strana lo avvolse tutto e poi i suoi occhi si chiusero definitivamente. Il dottor Rosen prontamente cercò la pulsione vitale ma impallidì. Era morto.
“Dottor Rosen?” domandò Bill spaventato
“Bill è morto” disse il dottor Rosen con la faccia corrucciata.
“Dottor Rosen non l’ho stretto così forte da provocargli l’occlusione delle vie aree”.
“Lo so” disse il dottor Rosen in tono grave “Questo ragazzo è morto per cause inspiegabili…Tutta questa situazione è inspiegabile”
“Dottor Rosen, Bill” disse Rachel terrorizzata “Chiudete le tende e aprite una sola luce”.
L’ex agente e lo psichiatra si guardarono un po’ stupefatti e fecero come diceva la ragazza e quando la stanza fu quasi completamente in penombra fecero una scoperta agghiacciante. Sulla parete erano disegnate delle ali di luce nera.
“Ma che cosa..?”
Un angelo. C’era un angelo ucciso. E sotto ai suoi piedi c’era un Alphas morto. La situazione stava sfuggendo letteralmente di mano. Il dottor Rosen prese il cellulare e cominciò a digitare un numero. Rachel disse spaventata “Un Alphas morto, una ragazza angelo…Dottor Rosen?”
“Dobbiamo chiedere aiuto” disse il dottor Rosen imperturbabile “Dobbiamo chiedere aiuto ai fratelli Winchester”.
Poi calò il silenzio, un silenzio che offuscava l’anima e il cuore.. E in una foresta una donna dai capelli neri e gli occhi chiari gridò il disappunto. Un altro figlio morto.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6-Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole ***


Buonasera a tutti,
ecco a voi il sesto capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto gli Alphas alle prese con una situazione molto particolare... In questo capitolo troviamo la Moira della Morte Atropo leggermente arrabbiata, per usare un'eufemismo...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie nelle seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 


Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole
“Io lo ammazzo” disse una donna furibonda “Io gli strappo il cuore con le mie mani e chiedo ad Ade di trafiggerlo con la Spada di Poseidone”.
“Atropos” disse una donna con fare indulgente “Stai calma”.
La ragazza dai capelli biondi e gli occhi castani si girò come una furia verso un’altra ragazza dai capelli castani a boccoli e gli occhi verdi e gridò “Mi dici di stare calma Cloto? Qualche miserevole figlio di puttana mi ha rubato la mia forbice”
“Da come parli sembri Dean Winchester”
“Non mi interessa a chi assomiglio” disse Atropos “Le Forbici di Nyx sono di mia esclusiva proprietà  Cloto. Sono morte dieci persone in più questa settimana di quanto è descritto nella mia agenda”
Cloto, la Moira della Nascita, sospirò e non disse nulla e continuò a intrecciare un filo. Un filo che doveva determinare la nascita di un nuovo essere umano, mostro, demone o angelo. Da qualche settimana stava avendo difficoltà a produrre il filo della nascita. Appena arrivata a finirlo e gli trasmetteva una parte della sua essenza, il filo si spezzava e si doveva ricominciare di nuovo daccapo. Qualcuno stava giocando a fare il Dio e questa cosa la stava snervando un tantino. E se snervava lei, figuriamoci Atropos.
“Non mi bastava Balthazar..”
“Ehi amore” disse l’angelo dai capelli rossicci con un leggero sogghigno “ Tu mi chiami e io rispondo”
“Sei stato tu a rubarmi la forbice?” disse Atropos furibonda
“No” disse Balthazar guardandola negli occhi “Non è nella lista delle cose che vorrei avere per Natale”.
La Moira si guardò le mani e la rabbia le salì improvvisamente. Se non era stato Balthazar, chi le rimaneva? L’angelo si avvicinò a lei e le asciugò le lacrime e le promise “Scoprirò chi te li ha rubate”
“Non mi fido di te”
“Ed io di te” disse l’angelo birichino “Ma sono venuto ad aiutarti e lo farò fino in fondo”
Poi l’angelo precipitò dalle nuvole e comparve Lachesi, arrabbiata. Gettò un Filo di Persefone in un cestino di nuvole e non disse nulla. Cloto la guardò comprensiva e disse “Quante persone hai fatto rinascere?”
“Nessuna” disse Lachesi in tono frustato “Neanche Nath mi ha potuto aiutare… Ho fallito totalmente”.
Neanche Lachesi era riuscita nel suo intento. Qualcuno stava scombinando di nuovo l’equilibro in tono tanto sconsiderevole e loro che erano artefici del Destino, le ragazze più temute del Paradiso, erano impotenti. Potevano solo aspettare. E Atropos si sentì inutile.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7-07/Settembre/2026 ore 23,31-Rifugio degli Angeli ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il settimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto il dialogo tra la Moira Atropo e l'angelo Balthazar...In questo capitolo abbiamo l'introduzione dei personaggi della seria letteraria "Guild Hunter" della scrittrice neozelandese Nalini Singh... Per quanto riguarda la collocazione temporale, è in un periodo indistinto tra Tra le braccia della notte e La Carezza del buio...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggeranno e la vorranno leggere, tutti coloro che la recensiranno e la vorranno recensire, tutti coloro che la metteranno e la vorranno mettere nelle storie seguite/preferite/ricordate e da recensire e a tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


07/Settembre/2026 ore 23,31 Rifugio degli Angeli
Potrei spezzarti ancora una volta?”
“E pensi che così mi spezzerai angioletto?” ridacchiò una donna dai capelli biondi, allargando le ali color della notte. L’angelo baciò l’interno delle ali e rilasciò la polverina angelica, estendendo l’estasi che c’era tra di loro. La loro era una storia d’amore controversa, un amore sul filo del rasoio. Ed era proprio questa paura che rendeva tutto così interessante.
“Non sarebbe una cattiva idea” disse l’angelo con uno sguardo che prometteva sesso “Devo ancora decidermi”
“Deciditi in fretta caro angioletto” disse la ragazza con sguardo malizioso “Sto diventando abbastanza brava a danzare con gli angeli”.
“Potrei lasciarti lentamente cadere”
Elena deglutì e dopo saltò giù dal letto, in preda alla paura. Fece avanti e indietro mentre l’angelo si adagiava languidamente sul letto, mostrando un corpo muscoloso, così magnifico da fare invidia a tutti gli uomini sulla faccia della Terra. Un essere capace di bontà e di una crudeltà, immaginabile a un essere umano. Non per niente era Raphael, l’arcangelo di New York, un angelo che non aveva avuto scrupoli a gettare un vampiro per dimostrargli chi comandava tra di loro. Un essere magnifico, con i riccioli neri e occhi come zaffiri triturati. Lei era una Cacciatrice che doveva catturare i vampiri che sfuggivano agli angeli, prima dei cent’anni di schiavitù. Infatti, viveva in un mondo dove gli angeli avevano il potere di creare i vampiri. E da quando aveva acquistato le ali, a causa di Raphael, era diventata la prima angelo cacciatrice. Erano agli antipodi, sapeva benissimo che se avesse combinato qualcosa di sbagliato, Raphael non ci avrebbe pensato neanche un attimo a buttarla dal balcone. Dopo averle spezzato le ali ovviamente. La loro era una storia d’amore abbastanza controversa.
“Essere spezzati da te è molto allettante” disse Elena “Ma mi domando che fine abbia fatto l’arcangelo di Pechino, dopo la battaglia?”
Il pensiero dei Rinati le fece accapponare la pelle… Ne aveva viste tante nel corso della propria vita, non si era mai impressionata per nulla… ma i Rinati erano una cosa che non poteva tollerare. Persone morte nella loro tomba che erano state ripescate solo per un capriccio di un arcangelo femmina, tanto potente quanto pericoloso. Era inconcepibile.
“L’arcangelo di Pechino si è ormai evoluto” disse Raffaele enigmatico “Non appartiene più a questo mondo e non penso che dovremmo preoccuparci”.
“Non starai entrando nello stato di Quiete vero?” domandò Elena preoccupata.
L’ultima volta che Raphael era entrato nello stato di “Quiete”, era diventato talmente freddo e privo di sentimenti che era stata costretta a sparargli alle ali, creando una magnifica cicatrice dorata. Faceva paura. E sinceramente non voleva che ritornasse di nuovo così. La loro storia era in bilico ed essere ancora un angelo alle prime armi, bè non giocava a suo vantaggio.
Raffaele la guardò con un’occhiata penetrante e disse asciutto “No”.
“Meno male” sospirò la Cacciatrice mettendosi gli stivali e poi dicendo dubbiosa “Pensi che oggi posso lasciare il mio fucile calibro 45 con i proiettili speciali o la Troia Reale farà la sua comparsa?”
Raffaele stava per ribattere quando un arcangelo femmina fece la sua comparsa, allargando con fare teatrale le ali color bronzo e muovendosi come una modella. Aveva il corpo fasciato in un morbido vestito di seta, aperto sulla schiena, per le ali, i capelli castani acconciati in boccoli e gli occhi verdi come smeraldi in un prato curato. Michela. Tanto bella quanto miserevolmente stronza. Da quando si erano conosciute, Elena e Michela si erano odiate a pelle e più di una volta Michela aveva cercato di fare fuori Elena. Con scarsi risultati però.
“La Troia Reale è a tua disposizione” disse Michela furibonda “Elena mi aspetto di danzare con te”.
“Nei tuoi sogni magari” disse Elena ringhiando “Ah non mi piacciono i ménage a trois, li trovo noiosi”.
“Non è una buona cosa farmi arrabbiare” disse l’arcangelo in tono mellifluo.
“Ma io non sono come tutti quelli che ti sei scopata” disse Elena non lasciandosi intimorire “Io potrei ridurre le tue ali in colabrodo”
E dicendo questo accarezzò il calco della pistola Smith&Wesson con fare intimidatorio. Michela la guardò con fare spaventato e furioso al contempo.
“Aspettati di trovare da sola” ringhiò Michela “Ho voglia di giocare con te”.
Raffaele li lasciò battibeccare ancora un po’ poi disse in tono grave “Cosa sei venuta a fare?”
L’arcangelo mosse con fare teatrale i boccoli e disse rattristata “Non avete sentito le ultime novità?”
“No, non abbiamo acceso la radio sulle ultime novità, la connessione dà problemi” disse Elena sbrigativa “Ma evita il tono triste perché non ti si addice”.
“D’accordo cacciatrice” disse Michele, mettendo tutto il veleno possibile sulla parola cacciatrice “Da qualche tempo i vampiri che sono stati creati dagli angeli subiscono delle modifiche”
“In che senso modifiche?” disse Raffaele curioso.
“Escono senza anima” disse Michela rabbuiata “La loro anima esce fuori e muoiono in seduta stante e così anche gli angeli”
“Non è possibile” disse Raffaele meditabondo “I nostri vampiri non sono i figli di Eve”.
“Eve?”
“Un angelo ignorante” disse Michela con fare sprezzante “Eve è la Signora dei mostri del Purgatorio e ogni mostro che esiste sulla Terra, bè può essere considerato figlio suo. Tranne i nostri”
“Scusami non mi sono informata su Wikipedia” disse la ragazza con sarcasmo.
“Avevo sentito parlare del fatto che i mostri di Eve avevano avuto problemi” disse Raphael pensieroso “Ma non pensavo che…”.
“Dovremmo chiamare a Hesediel, l’arcangelo femmina che presiede ai mostri del Purgatorio?” disse Michela speranzosa “Mi manca quell’arcangelo”
Elena non credette alle proprie orecchie.. Michela era speranzosa di incontrare un arcangelo? Questa era buona. E lei che pensava che Michela non le importasse di niente e di nessuno, a parte, ovviamente, se stessa.
“Vorresti dire che esistono altri arcangeli, oltre al Quadro?”
“Hai fatto un ottimo acquisto devo dire Raph” disse Michela sarcastica “Cerco che esistono altri arcangeli, alcuni sono stati scelti per creare vampiri e altri no” poi le diede un’altra frecciatina “Tu non varresti nulla al cospetto di Hesediel”
Raphael non disse nulla, concentrato come era, quando all’improvviso un uomo dai capelli neri e le ali color azzurro cielo arrivò da loro. Illium, il suo fiorellino blu. L’angelo sorrise in modo anemico a Elena e poi all’improvviso si accasciò a terra, apparentemente morto. Elena gli toccò la giugulare e sbiancò “è morto”.
Un filamento color lapislazzuli uscì dalle sue ali... Un filamento della sua anima. Qualcuno stava minando la sua anima dall’interno.
“Ora mi credete?” disse Michela con fare sdegnato.
Raffaele la guardò imperturbabile e disse “ Chiamate il Quadro. Dobbiamo indire un’altra riunione al più presto”
Poi l’arcangelo di New York e Michela uscirono ed Elena restò sola. Vide un articoletto che elogiava le lodi dei Winchester e delle loro mogli. Una delle quali era Hesediel, l’arcangelo delle Dominazioni e arcangelo del Purgatorio. La cacciatrice pensò che forse fosse buono parlare con loro.
“Elena?”
“Arrivo Raffaele”
Era diventata un angelo. Ma era ancora pur sempre una Cacciatrice. E lo sarebbe stata.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8-08/Settembre/2026 ore 19,45 Casa Winchester ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi l'ottavo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto l'introduzione dei personaggi di Guild Hunter e pian piano scopriremo il loro ruolo all'interno della storia, ma ovviamente non vi anticipo nulla :-) Ovviamente i personaggi appartengono alla scrittrice neozelandese Nalini Singh, quindi scrivo senza scopo di lucro e a cui vanno tutti i miei complimenti :-) In questo capitolo ritroviamo la famiglia Winchester di ritorno dalla gita al mare e Christine, bè non se la passa tanto bene e ci sarà l'introduzione di un nuovo personaggio...Sperando davvero che anche questa fanfiction vi intrighi e vi emozioni, ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e che la vorranno leggere, tutti coloro che la recensiscono e la vorranno recensire, tutti coloro che la  mettono e la metteranno nelle storie seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

08/Settembre/2026 ore 19,45 Casa Winchester
Il crepuscolo stava lentamente scomparendo, lasciando spazio a un cielo blu scuro e un uomo stava accanto alla moglie, tenendole la mano e sussurrandole parole confortevoli. Sobbalzò quando qualcuno bussò alla porta.
“Si è svegliata?”
Dean Winchester guardò il fratello che si trovava al capezzale della moglie con i figli. Sam sospirò e disse rattristato “No”
Dean si sedette accanto a lui e cercò di alleggerire la situazione, non trovando lo spirito per fare battute “Sicuramente farà dei bei sogni”
Sam Winchester fece mezzo sorriso poi il suo cuore sprofondò, vedendo la moglie priva di conoscenza. Aveva affrontato Lucifero all’inferno, aveva affrontato Semeyraza sotto le spoglie della Fenice ed aveva incontrato la morte sotto Sandalphon… Ogni volta che potevano considerarsi mezzi felici, succedeva qualcosa di soprannaturale a interrompere tutto. E che diavolo. E ora che era diventata l’arcangelo a difesa dei mostri del Purgatorio…
“Cass ha preparato da mangiare” disse Dean cercando di risollevare il morale “Ha preparato un halibut”.
“Un halibut?” disse Sam perplesso “Si è messo a guardare Gordon Ramsay?”
“Già” disse Dean ghignando “Potrei essere geloso” e poi dicendo serio “Non sopporto di vederti così, stai male. Non mangi da troppo tempo”
Dean Winchester non riusciva a sopportare che suo fratello si combinasse in quel modo. Sapeva dell’amore speciale che univa lui e Christine, un amore quasi nato per caso, e che era stata la salvezza di Sammy. Era stata un toccasana per lui, così Violet per lui.
Sam Winchester gli rivolse un sorriso anemico e disse “No non ti preoccupare, sto bene così”.
Poi si rivolse ai suoi figli e disse “ Andate a mangiare voi due”.
Michelle e Nathaniel scossero la testa, sconfortati “No papà vogliamo restare qui”
“Voi dovete mangiare” disse Sam imperioso, assumendo la potenza di Chamuel “Vi dirò quando mamma si risveglia”.
Nathaniel e Michelle guardarono il padre ancora una volta e dopo, presa la mano dello zio Dean, lasciarono la madre e il padre da soli. Una volta solo, Sam scoppiò a piangere. Si era trattenuto a stento di fronte ai suoi figli ma ora poteva sfogarsi liberamente. Era rimasto forte fino a quando non ne aveva più la forza.
Christine Lilyane Moonshine era sdraiata nel letto di casa con le ali spalancate, in preda alle allucinazioni, come se vivesse un inferno personale. Da quando era svenuta nella spiaggia, non aveva più riavuto conoscenza. Dalle ali stavano uscendo dei filamenti argentati e lei gridava “No perché lo fai?”
“Il Purgatorio..” disse spalancando gli occhi e ripiombando nel buio.
Sam non poté fare altro che prendere la mano di sua moglie. Christine Lilyane Moonshine, Hesediel, la Fenice, l’Arcangelo del Purgatorio. Semplicemente una parte della sua vita.
*
Intanto che Sam aspettava pazientemente che la sua amata si svegliasse, i figli si unirono a Jensen e Mary che stavano mangiando l’halibut di Cass. Mary si alzò da tavola e abbracciò i due cugini. Michelle la guardò sorridendo e Nathaniel altrettanto.  Si sedettero insieme, per un po’ mangiarono in silenzio. Poi...
“Sono sicuro che la zia uscirà dallo stato di incoscienza” disse Jensen speranzoso.
“Speriamo” disse Nathaniel in tono cupo “Neanche da Lachesi le cose stanno andando bene”.
La sorella lo guardò e gli chiese con fare indagatore “ Perché cosa succede Nath?”
Il Nephilim angelico, il prescelto della Moira della Rinascita spalancò le ali nere dietro di sé e disse “Coloro che dobbiamo fare rinascere ci muoiono nelle braccia. Qualcuno sta giocando in modo sporco con il Purgatorio”.
Tra di loro calò un silenzio pesante. E non sapendo quello che dire, continuarono a mangiare. E a sperare che Christine si svegliasse. A volte era tremendamente difficile essere i figli di due arcangeli.
*
Intanto che Sam stava con Christine e Nathaniel, Michelle, Jensen e Mary si confortavano a vicenda, Dean, Violet e Cass erano in salone a cercare di evocare Eve, la Signora del Purgatorio, per avere delle spiegazioni riguardo in merito a ciò che stava succedendo. Violet prese dalla credenza un panno di daino e lo diede a Dean. Il cacciatore cominciò a strofinare la canna del fucile, tanto per fare qualcosa. Tanto per avere la mente occupata.
“Non sopporto di vedere Sammy in questo stato” disse Dean rattristato “Una volta che erano felici..”
“Già” concordo Violet mesta e poi rivolgendosi a Cass “ Come procede il rituale di comparizione di Eve?”
“Ho quasi finito”, disse Castiel in tono solenne “Dean apri le tende per favore”
Dean Winchester si alzò e aprì le tende color amaranto, lasciando intravedere la luna che stava sul cielo e facendosi che un raggio di luna colpisse la ciotola di platino che stavano utilizzando. Cass aggiunse delle erbe magiche alla ciotola e ci fu uno strano fenomeno. Un piccolo tornado di fuoco si sviluppò nella stanza e una donna comparve davanti ai loro occhi, spazientita, con le braccia conserte “Ci voleva così tanto a convocarmi?”
Eve, la Madre di Tutti i Mostri, era comparsa davanti ai loro occhi, sulla groppa di un enorme drago a tre teste. Aveva lunghi capelli neri e occhi color ghiaccio. Le sue braccia erano rigate e sul suo volto c’era la sofferenza. Fissò interessata Violet e poi i suoi occhi si fermarono su Castiel. Il sorriso che si dipinse fu enigmatico.
“Sai qualcosa su questa storia?” disse Dean bellicoso.
“Uh Dean mi ero dimenticata quando tu fossi così educato” disse Eve sarcastica, sedendosi su una sedia “Per favore ha lasciato il dizionario per caso?”
“Eve” disse Violet preoccupata, interrompendo sul nascere la discussione tra suo marito e la Signora del Purgatorio “La mia amica Christine è priva di conoscenza e noi siamo preoccupati per lei”.
Eve non disse nulla per un po’ e poi disse contrita “Qualcuno sta utilizzando le forbici di Nyx, le forbici che Atropos utilizza per uccidere le persone, per minare l’anima del Purgatorio. E Christine ne paga le conseguenze come arcangelo del Purgatorio”
“Crowley” disse Dean sprezzante “Ci scommetto l’Impala”.
La Signora dei Mostri sbuffò e disse “Può essere anche Lucifero per me, ma non posso permettere che qualcuno utilizzi la forbice di Nyx per fare del male ai miei figli”.
“Che madre premurosa” disse Dean sarcastico “Quindi dovremmo di nuovo, essere i prescelti dei regni ultraterreni?”
“Bè è pur sempre una professione” ridacchiò Eve “Diciamo di sì”.
“Sono pronto a tutto per salvare Chris” disse una voce conosciuta e Sam Winchester fece la sua comparsa in cucina “Dicci cosa dobbiamo fare”.
Eve lo guardò ammirata e poi disse a Castiel “Hai mai sentito parlare di Raphael di New York?”
Cass non rispose subito e disse storcendo gli occhi “Ne ho sentito parlare”
Dean lo guardò allibito e disse “Cass sbaglio o è lo stesso Raphael che giocava a essere Dio?”
Castiel lo guardò con il suo sguardo color mare in tempesta e scosse la testa “No, è un  altro arcangelo, ma non per questo meno crudele di chi conosciamo” poi si rivolse a Eve “ Da quando hanno deciso di creare dei vampiri, si sono scissi da noi”
“Angeli che creano vampiri?” domandò Dean stupefatto “Ok io ci rinuncio”.
“I vampiri che loro creano escono tutti senza anima e così anche gli Alphas in tutto il mondo” disse Eve preoccupata “L’utilizzo spropositato delle forbici di Nyx sta creando enormi problemi”
“Forse abbiamo perso un passaggio” dissero Dean e Violet corrugando la fronte “Chi sono gli Alphas?”
“Gli Alphas sono persone che nascono con poteri speciali mentali” disse Sam “Hanno vari tipi di potere”.
“ E la gente crede erroneamente che siano semplici esseri umani” disse Eve contrita “In realtà sono discendenti del Purgatorio, incarnati in corpi umani”.
“Ok dovremmo collaborare con il caro Raphael e con questi Alphas” ricapitolò Dean arcigno “Ma per fare cosa?”
Eve prese un candelabro d’ametista e sorrise “Recuperare il mio specchio di lapislazzuli in grado di ripristinare le anime di tutte le persone morte e vanificare l’operato di chi cerca di minare il Purgatorio”
“Basta chiamare Balthazar allora” disse Dean alzando le spalle.
“No se lo specchio è rotto in mille pezzi e i loro pezzi sono dispersi” disse Eve spegnendo sul nascere le speranze di Dean “Vi aspetta un lungo viaggio”
“E che cavolo” disse Dean arrabbiato “Il percorso facile?”
“Vi annoiereste di sicuro” disse Eve, gettando un’altra occhiata divertita e indagatrice a Violet “Comunque vi consiglio di chiamare Sheeira Kalievra Moonshine per risolvere il problema di Christine”.
“E chi sarebbe?” domandò Sam curioso.
“La sorella minore” disse Eve “Un angelo ribelle”
Detto questo scomparve, lasciando più dubbi che risposte. Con una nuova missione da compiere, per la salvaguardia dei tre regni ultraterreni. Eve scosse la testa rabbuiata e poi ritornò nel Purgatorio. Il destino non si deve chiamare. Si deve solo aspettare. Sam risalì in camera e la cercatrice d’angeli prese il cellulare e digitò un numero. Era ora di chiamare Dimitri.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9-11/Settembre/2026 ore 6,32-In una villetta privata ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il nono capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto la famiglia Winchester alle prese con Christine incosciente e con l'evocazione di Eve e la scoperta che qualcosa non va nel Purgatorio..In questo capitolo ci sarà l'introduzione di un nuovo personaggio che sarà molto importante per la storia a seguire...Ma non vi anticipo nulla :-)  Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, la mettono e la metteranno nelle storie seguite/preferite/ricordate e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :D

 
11/Settembre/2026 ore 6,32 In una villetta privata
L’odore di salsedine le arrivò alle narici mentre si avvicinava lentamente alla casa color verde marino e la osservava con fare disgustato. Sheeira Moonshine, angelo ribelle dei Vasi di Collera, allargò le ali in vista dell’alba. A differenza della sorella maggiore, lei era bionda, occhi azzurri, più muscolosa e con una propensione a mandare a vaffanculo coloro che osavano farle del male o offenderla. Ma nonostante questo era legata a Christine. Tutto era silenzioso. Tutti dormivano della grossa.
Lì abitava una persona che l’aveva ferita a morte. E doveva fargliela pagare, in un modo o nell’altro. Con un’occhiata addormentò l’husky che stava a guardia della casa e i gatti che gironzolavano attorno al gazebo. Non le piaceva fare del male agli animali. Con uno scatto aprì la porta e cominciò a camminare silenziosamente, salendo in punta di piedi. Arrivò davanti alla camera della persona che cercava.
“Sbam”
“Ma che cavolo” imprecò Sheeira, sbattendo contro il muro “Ma sono finita nella casa dei puffi?”
Il Vaso di Collera si calò per entrare nella camera della ragazza. Era la classica stanza di una ragazza che amava leggere, divertirsi ed essere amata. Ma aveva combinato uno sgarro e non poteva passarla liscia. Non era Christine che avrebbe perdonato. Si sedette accanto a lei e sussurrò “Spero che dormi bene principessa”
La ragazza si raggomitolò e continuò a dormire, incurante di tutto. Sheeira scosse la testa, davvero incredula. Stava per alzare la spada per farle vedere tutto il dolore che lei aveva provocato, quando un leggero strattone alle ali le comunicò che Christine era in pericolo di vita. Per un po’ lo ignorò e poi non ce la fece più. Rimise la spada di smeraldo e onice nel fodero “Non ne vale la pena”.
Avrebbe voluto darle una lezione, ma a volte la lezione te la dava la vita. Sheeira chiuse la luce nella stanza e la ragazza nel letto si svegliò, confusa. I suoi occhi castani fissarono il buio e poi si alzò. Non avrebbe mai saputo che un Vaso di Collera le aveva fatto visita durante la mattinata. Non avrebbe mai saputo che doveva essere punita. Continuò a fare le sue mansioni e a non sapere quello che l’indomani le avrebbe riservato.
“Mi sa tanto che hai un angelo custode da qualche parte” disse Sheeira allargando le ali e librandosi nell’aria del mattino “Oh forse sono io che non voglio farti del male”.
Gettò un petalo di rosa rossa nel mare e si girò a guardare la casa “Addio”.
Poi scomparve per sempre dalla sua vista. Diretta a casa Winchester.



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10-13/Settembre/2026 ore 3,32 del mattino-Appartamento privato ***


Buongiorno a tutti.
augurandovi una bellissima e serena Pasqua, che sia serena e piena di soddisfazioni, ecco a voi un nuovo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente abbiamo visto Sheeira, la sorella di Christine, decidere di graziare una persona che le aveva fatto del male...La rosa rossa che lei getta nel mare ha un significato profondo anche per me :-) In questo capitolo ritornano gli Alphas e alla fine ci sarà una visita inaspettata...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite/ e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 

13/Settembre/2026 ore 3,32 del mattino Appartamento privato
“Dottor Rosen ma c’era proprio bisogno di svegliarci ora?”
Un uomo dai capelli rasati si stropicciò gli occhi e si stiracchiò le braccia, prendendo al volo una brioche lanciata da una donna dai capelli castano scuro, anch’essa assonnata. Mentre mangiava, guardò il cielo nero trapuntato di stelle e mugugnò qualcosa d’indecifrato. Anche egli era un Alphas e come dono aveva la capacità di saper coordinare mente e i movimenti del corpo. Doveva tutto al dottor Rosen, che lo aveva salvato e lo aveva preso sotto custodia, nonostante fosse stato influenzato dal “Fantasma”, un Alphas in grado di manipolare la mente delle persone. Il dottor Lee Rosen aspettò con pazienza che si vestissero e dopo disse serio “C’è bisogno di tutti gli Alphas”.
“Abbiamo trovato un altro Alphas da catturare?” domandò l’uomo interessato.
“Forse sì e forse no Cameron” disse lo psichiatra enigmatico “Vi aspetto all’ufficio tra cinque ore. È della massima urgenza”
La donna e l’uomo si guardarono sconcertati e stavano per chiedere altre informazioni, quando la porta d’ingresso si chiuse. Il dottor Lee Rosen non era mai stato così misterioso.
*
“Sei sicuro di quello che stai dicendo Bill?” domandò Cameron stupefatto “A me pare così assurdo quello che dici”.
“Se vuoi ti faccio un grafico tridimensionale al pc” disse Bill furibondo, sentendo l’adrenalina scorrere nelle vene e la vena del collo pulsare pericolosamente “Ti ho detto quello che io , il dottor Rosen e Rachel abbiamo visto. Pensavo di aver visto il peggio durante il mio servizio alla Fbi ma in realtà... ”
“Avete proprio visto un angelo?” interruppe un ragazzo di vent’anni entusiasta, battendo le mani “Un vero angelo?”
“Bè Gary” disse Rachel bilanciando le parole; sapeva che Gary ci sarebbe rimasto male se lo avesse totalmente disilluso  “Non sappiamo se era veramente un angelo..”
“Gli avete visto le ali, quindi era di sicuro un angelo” disse Gary convinto delle sue parole e intanto gesticolava nell’aria.
Tutti si guardarono negli occhi, incapaci di proferire parola. Gary era un Alphas con problemi autistici, in grado di sintonizzarsi con le onde elettromagnetiche degli apparecchi tecnologici. Il suo dono era la trasduzione. Il ragazzo continuò a muovere le onde elettromagnetiche e si perse nel suo mondo. Una donna dai capelli castano scuro mosse con eleganza i boccoli e disse “Un angelo, ali comprese?” poi si rivolse a Cameron sconcertata “Ti ricordi quell’Alphas che ci aveva fatto credere di essere in Paradiso?”
“Quello che agiva sulla ghiandola pineale e che ha quasi ucciso i suoi fedeli?” disse Cameron sbuffando “E chi se lo dimentica, stavamo per fare un barbecue casalingo per colpa sua Nina”.
Nina era anch’essa un Alphas con il dono della iperinduzione, ovvero sia la capacità di manipolare a proprio piacimento la mente delle persone. Un po’ come il “Fantasma”, ma con la differenza che era buona lei. E, come Cameron, doveva molto al dottor Lee Rosen.
“Avete trovato una ragazza crocifissa al muro, molto probabilmente un angelo” aggiunse vedendo che Gary la guardava in modo storto “E un Alphas con le unghie retrattili come i felini che improvvisamente muore sotto i vostri occhi, senza l’anima. Quasi quasi chiamerei i Winchester a darci una mano. Dottor Rosen che cosa diavolo sta succedendo?”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             
Il dottore si tolse le lenti squadrate, si passò la mano sugli occhi e disse preoccupato “Non è ne sono sicuro Nina. Ma sono quasi convinto che..” si fermò incuriosito “Rachel cosa c’è?”
Rachel aveva come dono la sinestesia, ovverosia la capacità di saper ampliare i propri sensi, con l’unico difetto di ampliarli uno per volta. Vagò in giro per la stanza, odorando e non sentendo minimamente quello che i suoi colleghi stavano dicendo. Un odore dolce, ammaliante le ottenebrava i sensi, facendole ricordare momenti spensierati della sua infanzia. Ma era tecnicamente impossibile…
“Sento uno strano odore” disse la ragazza spaventata “Sento come odore di mele caramellate”.
“Nina hai per caso portato la torta di ieri sera?” domandò Cameron stupefatto.
“Veramente no” disse Nina “L’abbiamo lasciata a casa ricordi?”
“Siete cattivi” disse Gary mettendo il broncio e con le braccia conserte “Non mi avete portato nulla”.
Bill Harper prese la pistola dalla fondina, mise alcune pallottole nel caricatore, e gli tolse la sicura e si guardò intorno guardingo, l’espressione da agente Fbi “State attenti”
Si mosse intorno al tavolo sospettoso e disse a Rachel “Senti ancora qualcosa di importante?”
La ragazza si concentrò, ampliando prima l’olfatto poi l’udito, e mormorò sconvolta “No, non sento più niente”.
“Gary mettiti in contatto con la telecamera” disse il dottor Rosen serio “Vedi se riesci a ricavarne qualcosa dai filmati delle registrazioni”.
Il ragazzo si mise a lavoro e le sue mani toccarono le onde elettromagnetiche della telecamera, visionando un centinaio di fotogrammi al secondo. Aggrottò la fronte e disse meravigliato “Io non vedo nulla qui, non c’è ness..”
Non ebbe nemmeno il tempo di dire alcunché, che lui e i suoi amici vennero sbattuti da una parte all’altra della stanza, trattenuti da una forza invisibile. Un dolore inaspettato li prese nelle viscere e cominciarono a urlare terrorizzati. Una risata sguaiata e incontrollabile li percosse e sentirono come se qualcuno stesse rompendo con una forbice le loro vene e arterie. Un dolore assurdo e inimmaginabile. Come se qualcuno stesse violando impunemente la loro anima. Poi una voce femminile disse furibonda “Adesso basta, hai superato il limite”.
Gli Alphas crollarono esamini nel pavimento e tutti fissarono una ragazza dai capelli castani e gli occhi azzurri, comparsa all’improvviso, che ricambiava perfida e materna al contempo il loro sguardo. La cosa particolare era che non toccava il pavimento, ma fluttuava con grazia ultraterrena tra strisce di fuoco immateriale. Il dottor Rosen non credeva ai suoi occhi.
“Buonasera ragazzi”
La Signora del Purgatorio era lì davanti ai loro occhi.


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11-15/Settembre/2026 ore 01,43 Capannone privato ***


Buongiorno a tutti,
augurandovi un buon weekend, ecco a voi l'undicesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"..Nel precedente capitolo abbiamo visto gli Alphas alle prese con l'incontro con la signora del Purgatorio, con Eve...In questo capitolo troveremo un personaggio di nostra conoscenza....Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come loro autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 
15/Settembre/2026 ore 01,43 Capannone privato
La notte era inoltrata, la luna nascosta dietro una nuvola nera e un rumore sommesso e monotono rompeva la quiete in un capannone industriale, nei pressi di Chicago. Un uomo si girò sorridendo maligno. Il vestito gessato che aveva, in qualche modo contrastava con l’ambiente che lo circondava, contrastava con l’aria di morte e di cattiveria. Era come un pittore che giocava con le sue tele, non tenendo conto di loro. Attorno a lui c’era un mucchio di cadaveri, ogni specie di mostro del Purgatorio. L’odore acre e metallico del sangue ricopriva le particelle di polvere e sudore.
Una donna licantropo sputò sangue e disse “Non ci tirerai nulla”.
“Davvero?” disse l’uomo alzando lo sguardo “Non sarei così tranquilla cara lupacchiotta”
“Se tu fossi Cappuccetto Rosso, ti mangerei”.
“Che pensiero delizioso” disse il demone mellifluo “Ma non è ora…Dimmi dov’è il Purgatorio?”
“Vai a quel paese”
“E dove vorrei andare” disse il demone in tono falsamente meditabondo” Vuoi dirmelo”.
La donna licantropo per tutta risposta gli sputò in faccia e il demone, contrariato ma sorridente, gli ficcò un pugnale d’argento e vide il lampo di vita scomparire dagli occhi. Un leggero terremoto scandì la morte di Licaona, una dei mostri Alphas femminili. Il demone scosse la testa, perché era tutto tremendamente difficile? Voleva un’informazione, per Lucifero!
“Ho tutta la notte per voi” disse un uomo ridacchiando “Certe notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei..”
“Ma che bravo” si congratulò il prigioniero sarcastico “Peccato che le audizioni per X-factor sono appena terminate”
L’uomo ridacchiò lusingato e cominciò ad affilare la lama di un paio di forbici di onice con decorazione di zaffiri e turchesi. Il prigioniero sbarrò gli occhi, terrorizzato, e sibilò, snudando i canini, ottenendo un suono simile a un gatto arrabbiato. Sapeva che lo aspettava un’altra seduta di tortura. Le forbici di Nyx, le forbici di Atropos. Le forbici che tagliavano il filo di Persefone, e così la vita.
“Sai mi sento come Indiana Jones”
“Ma non mi dire” disse il prigioniero tremando di freddo “E cosa vorresti scoprire?”
Il demone maneggiò con crudeltà le forbici e dopo un minuto le urla del vampiro terrorizzarono le persone nel raggio di cinque isolati. La lama della forbice perforò lo sterno e arrivò fino al cuore, cercando quella parte luminosa denominata anima. La forbice di Nyx cominciò a raschiarla e il demone disse in tono mellifluo “Dove si trova il Purgatorio?”
“Fottiti” disse il prigioniero furibondo “Non ti dirò nulla”
“Pensavo che Eve vi avesse insegnato le buone maniere” disse il demone falsamente meditabondo, guardandolo di sottecchi “E ritenta sarai più fortunato”.
Continuò a penetrare sempre più a fondo con la forbice e il vampiro urlò dal dolore. Nell’oscurità un angelo li stava osservando. E il vampiro cominciò a pregare che qualcuno li salvasse.
“Eve salvaciii”
“Oh la mammina cara non verrà di certo” sghignazzò il demone divertito “Che ne dici di sposare la notte?”
Il vampiro non colse l’occasione dell’ironia e si girò a vedere la sagoma di una ragazza di circa ventotto anni, dai capelli castani e gli occhi bucati. E la tortura continuò.
“Hesediel aiutaciiiiiii”
Da lontano un campanile di una chiesa suonò tre volte. E al terzo rintocco il vampiro morì.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12-16/Settembre/2026 ore 4.32 del mattino-Casa Winchester ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il dodicesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto il demone Crowley tormentare alcuni mostri del Purgatorio...In questo capitolo troviamo la famiglia Winchester alle prese con una telefonata..Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che la stanno mettendo e la metteranno nelle storie seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 

16/Settembre/2026 ore 4.32 del mattino Casa Winchester
“Pronto chi parla?”
La voce di una bimba di sei anni rispose all’improvviso al telefono, lasciando di stucco la cercatrice d’angeli “Chi siete?”
“Mi chiamo Violet e sono un’amica di tuo papà” disse Violet un po’ impacciata, non aspettandosi minimamente che rispondesse una bambina “Me lo puoi passare?”
Un attimo di silenzio… poi la bambina posò la cornetta cominciò a strillare “Papà c’è la zia al telefono” in sottofondo la bambina disse eccitata “Quando la posso conoscere? Quando, quando?”
“Molto presto tesoro mio” disse il cercatore di demoni sorridendo “Adesso vai, altrimenti domani mattina ronferai sul banco”.
“Io voglio stare con te, papà” insistette la bimba “Posso?”
“No mia demonietta no” disse Dimitri gentile ma inflessibile “Domani mattina dovrai essere operativa”.
Per un po’ si sentirono i passi strascinati nel pavimento e alla fine il rumore di una porta chiusa. Violet rimase sconvolta dall’estrema dolcezza di Dimitri. Forse aveva giudicato un po’ troppo quel fratello ancora troppo sconosciuto. Forse era vero che “l’abito non fa il monaco!” Dimitri rimase un po’ a osservare se Rhiannon era andata a dormire, poi con deliberata lentezza prese la cornetta del telefono.
Violet rimase interdetta per un paio di secondi quando una voce maschile prese il telefono e disse “Dimmi tutto Viole”
“Hai raccontato a tua figlia che sono sua zia?”
“Dovevo forse dirgli che eri mia amante?” disse Dimitri sbuffando ironico “So che i nostri rapporti non sono stati tutti rose e cuoricini, ma sei sempre mia sorella”
“E un cercatore di demoni” interruppe una voce sarcastica.
“Ciao Dean” disse il cercatore di demoni stanco “Quando ti metterai in testa che sono una persona, apposto?”
“Forse mai” disse Dean sospettoso “Forse perché crei demoni”.
“Ma con i tempi che ci sono, non ci metterei la mano sul fuoco su di loro” disse Dimitri e si sentì un rumore come una sedia spostata. Nel frattempo era arrivato Sam in cucina e stava ascoltando con attenzione. Dean lo guardò, Sam alzò le spalle in modo sconfitto. Nessun segno di miglioramento da parte di Christine, nonostante le cure.
“Dimitri sai qualcosa a proposito di Sheeira Kalievra Moonshine?”
Un attimo di silenzio… poi il cercatore di demoni disse incerto “Può darsi, perché?”
“Perché mia cognata sta per morire brutto figlio di puttana” disse Dean strappando di mano la cornetta del telefono a Violet “E perché il tempo sta correndo”.
“Hesediel si sente male?”
“Una cura per le orecchie no?” disse Dean perdendo le staffe “Sì Hesediel sta male”.
Il cercatore di demoni si morse il labbro e disse “Quello che so, da cercatore di demoni, che Sheeira Kalievra Moonshine è un angelo ribelle, appartenente alla categoria dei Vasi di Collera..”
“Questo lo sapevamo anche noi genio” disse Dean “Vogliamo sapere se ci puoi aiutare a rintracciarla”
“L’ultima volta che ho percepito Sheeira era nei pressi di una casa privata in una cittadina siciliana, a pochi passi dal mare per risolvere una faccenda sospesa” disse Dimitri dubbioso “E adesso…”.
“Adesso?” domandarono Violet, Dean, Sam e Cass all’unisono.
“Adesso si trova a casa vostra” disse Dimitri serio.
E in quel momento qualcuno suonò alla porta.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13-Tempo imprecisato-Tra il Paradiso e l'Inferno ***


Buongiorno a tutti,
e buon inizio mese :-) Ecco a voi il tredicesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto la telefonata tra la famiglia Winchester e Dimitri CrystalLight, con un piccolo intermezzo tenero da parte della figlioletta del cercatore di demoni...In questo capitolo troviamo di nuovo l'arcangelo Michele e Lucifero discutere..Ma non vi anticipo nulla :-) Augurandomi che questa storia vi piaccia e vi emozioni, ringrazio tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Tempo imprecisato- Tra il Paradiso e l’Inferno
“Lucifero”
Un urlo, un richiamo, un ordine… Il Serafino Caduto si fermò a mezz’aria e disse seccato “No”.
L’arcangelo della giustizia divina si appoggiò sul lembo di una nuvola in quel luogo pieno di fiamme e di nuvole soffici e brandì la spada di luce e di diamante, la luce di Dio e disse “Non ho più molta pazienza”
“Fatti una cura di Valium” disse Lucifero ironico “Fatti curare da Freud”.
Michele fece una giravolta e Lucifero la parò all’altezza della vita, creando scintille di fuoco e solo dopo un po’ Lucifero riuscì a sventare l’attacco del suo fratellino. L’arcangelo non ci riusciva a credere, di solito Lucifero era svelto in attacco. La Grazia lo stava cambiando letteralmente. Stava ritornando a essere il Serafino splendente, colui che aveva portato con fierezza e gentilezza la fiaccola divina. Colui che, all’inizio del mondo, aveva creato il pianeta Venere.
“Dobbiamo ripristinare l’equilibro” disse Michele senza mezzi termini “Riconsegnami la grazia angelica Lucifero e ritorna a essere quello che sei”.
“Cosa?” strillò Lucifero, spalancando le dodici ali, la potenza di un angelo decaduto che si estendeva oltre i confini dell’anima e del cuore “Che cosa Michele? Ritornare a essere prigioniero?”
Lucifero lo fissava paonazzo e Michele annuì, una maschera di freddezza nel viso, il ruolo dell’arcangelo in tutti i sensi “Si devi ritornare a essere il cattivo”.
In cuor suo Michele non voleva che Lucifero ritornasse il Signore dell’Inferno, ma era il loro destino e dovevano combattere. Alla fine di tutto il Drago doveva essere sconfitto, anche se significa fare un fratricidio. Anche se significa uccidere una parte della propria vita. Tutto era stato prestabilito. Ma si poteva aggirare il destino?
“Ancora no” disse Lucifero combattivo “La Pizia mi ha raccontato una cosa”.
“Tu hai fatto la tua parte” disse Michele inflessibile “Non c’era bisogno di scomodare Sibilla”.
“Mi ha raccontato che qualcuno sta uccidendo i mostri del Purgatorio con la forbice di Nyx” disse Lucifero irato, ormai stufo dell’atteggiamento di Michele “E sai bene che più i mostri muoiono, più Hesediel muore”
Michele sbuffò colpito, alzando le sopracciglia “Devo dire che Hesediel ti ha colpito davvero a fondo” e poi gli disse furioso “Ma cosa succederà quando tu ritornerai a essere cattivo? Io non posso permettere che tu le faccia del male. E lo sai bene”
A testimonianza di quello che aveva detto, la sua mano si era appoggiata sull’elsa. Nei suoi occhi c’era tutto il potere dell’arcangelo della giustizia. E Michele non era tipo da fare minacce a vuoto. Era troppo radicato il bene in lui. Era l’essenza del Bene.
Mi-cha-el: Chi come è Dio!”
Un urlo, un motto che avrebbe sentito molto presto.
Lucifero non rispose subito e rimase colpito dal fratello. A dispetto di tutto, Michele ci teneva a Hesediel, ma doveva mostrare inflessibilità e imparzialità. Anche lui sapeva che, una volta ritornato al suo ruolo, avrebbe sicuramente fatto del male a Hesediel. Il suo amore era un amore plumbeo, un amore che costringeva e teneva prigionieri. Che rendeva “captivi”. Gli vennero in mente le torture che le aveva affibbiato durante la sua permanenza all’Inferno. A volte il voler troppo bene, rovina il cuore e l’anima.
“Usare una forbice del Paradiso nei confronti del Purgatorio può creare gravi squilibri tra i due regni, il Purgatorio può impazzire e il Paradiso indebolirsi “disse Lucifero e disse irriverente “Saresti così insensibile da permetterlo?”
“Ci hanno scambiati le anime per caso?” disse Michele “Ti preferivo prima”
“Su questa cosa non posso che concordare” disse Lucifero ridacchiando e poi disse serio “Che cosa ne pensi?”
Michele non rispose subito, guardò i suoi commilitoni, i quali guardarono Lucifero con odio e sospetto, poi a sorpresa ripose la spada nella guaina, suscitando il clamore generale. Un giovane arcangelo si avvicinò timoroso “Signore..”
Ma Michele lo interruppe con un gesto gentile e fermo della mano destra “Non adesso”
“D’accordo” concesse Michele “Ma dopo mi ridarai la grazia?”
“Parola di caporale” disse Lucifero in tono cerimonioso “Vogliamo andare vostra altezza?”
E insieme l’Arcangelo della giustizia e il Serafino Caduto volarono per il Concilio degli Arcangeli e del Coro Celestiale. Per l’equilibro ultraterreno.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14-16/Settembre/2026 ore 5,37 del mattino-Casa Winchester ***


Buongiorno a tutti,
buona festa della mamma :-) Oggi vi presento il quattordicesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente abbiamo visto come protagonisti Lucifero e Michele, entrambi uniti per scongiurare il disastro nell'equilibro ultraterreno, diretti al Concilio degli Arcangeli e del Coro Celestiale...In questo nuovo capitolo ritorna la sorella minore di Christine, Sheeira, arrivata a salvarla...Ma non vi anticipo nulla :-) Spero solo che il nuovo personaggio vi piaccia e vi intrigi. Ringrazio tutti coloro che la vorranno leggere e la leggeranno, tutti coloro che la vorranno recensire e la recensiranno, tutti coloro che la metteranno e la mettono nelle storie seguite/preferite/ricordate e da recensire e a tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


16/Settembre/2026 ore 5,37 del mattino-Casa Winchester
Mentre Lucifero e Michele si accingevano ad andare al Concilio degli Arcangeli e del Coro Celestiale per cercare di salvare ancora una volta l’equilibro ultraterreno, a Casa Winchester suonarono un’altra volta. Tutti si guardarono negli occhi, senza sapere cosa fare. Suonarono una terza volta, insistendo, questa volta, anche pesantemente. Un suono lungo e prolungato si propagò nell’aria di casa, come il fischio di un treno. Una figura femminile si stagliava nella luce smorta dell’alba, il sole appena sorto dalle colline, ricoprendo di rosa antico gli alberi del giardino.
“Qualcuno si degna di aprirmi?” disse una voce seccata, battendo i piedi nella moquette “O devo aspettare che Michele arrivi pattinando?”
Sam Winchester si alzò e si stava apprestando ad aprire la porta, quando Dean lo fermò sospettoso, con il fucile a canne mozzo pronto all’utilizzo “Potrebbe essere una trappola Sammy, non sono sicuro”.
“Dean” una sola parola detta in tono inflessibile “Anche se là fuori ci fosse Lucifero, gli aprirei la porta, se servisse a salvare mia moglie e la madre dei miei figli. Tu non lo faresti per Violet?”
“Ma non sappiamo nulla di lei” obiettò il fratello maggiore costernato “E so bene quanto tieni a Chris, così come io e Violet”
“Lo so” disse Sam mesto, contorcendosi nervosamente le mani; un’ombra di stanchezza si stagliò nei suoi occhi chiari, in un mix di essenza angelica e umana al contempo “Ma che alternativa ho?”
“Non lo so, qualsiasi altra cosa” sbottò Dean arrabbiato e si rivolse a Violet “E tu non dici nulla?”
La ragazza era rimasta in disparte durante la disputa dei due fratelli e, sentendosi messa in messo, sospirò e cominciò a parlare. Anche per lei la situazione di Christine era complicata e auspicava davvero con tutto il cuore che l’arcangelo si riprendesse al più presto. Da quando si era dichiarata suo arcangelo protettore, Christine era stata colpita la maggior parte delle volte, compresa lei. Avevano tentato di separarle, di separarsi, ma invano. Prima o poi ritornavano insieme. E comprendeva bene sia il punto di vista sia di suo marito sia di suo cognato. Dean la continuò a fissare esterrefatto.
“Anche io, come Sammy, tenterei di fare questa strada” disse Violet continuando ad assaporare il suo caffè.
Al piano di sopra, nella camera da letto degli ospiti dormivano raggomitolati i quattro figli Winchester, esausti per avere fatto una notte a sorvegliare la salute di Christine. Era un periodo davvero stressante anche per loro. Nathaniel era anche stato da Lachesi per riportare in vita un intero villaggio nel sud del Mondo. Cass era di sopra a sorvegliare che tutto era apposto. Dean si sedette sconfitto “D’accordo, ma poi non dire che non ti avevo avvertito”.
“Starò attento”
A quel punto Sam tolse le catene alla porta, disinnescò i meccanismi di difesa contro angeli, demoni e qualsiasi creatura soprannaturale di loro conoscenza, e si trovò di fronte una ragazza di diciannove anni, dai capelli biondi a boccoli, gli occhi azzurri che lo guardava in modo arcigno e disinteressato, masticando una chewing gum in modo sfacciato, con le ali che sbattevano in modo impercettibile alla luce del sole, creando dei riflessi particolari. A parte il colore dei capelli e degli occhi, la somiglianza con Christine era notevole. Sembrava che ci fosse uno specchio davanti a sé.
Un momento di silenzio e poi...
“Era ora” sbottò la ragazza infastidita “Sei arrivato direttamente dall’Alaska per aprirmi?”
Sam la squadrò sospettoso e inclinando la testa a sinistra disse ironico “Può darsi”.
“Tu sei Chamuel?” gli domandò in modo spiccio “Riesco a percepire la tua essenza”.
Per un po’ nessuno dei due disse nulla, concentrati com’erano a studiarsi l’uno con l’altro. Sheeira assomigliava molto a Christine fisicamente, pur con qualche lieve differenza, ma, dal punto di vista del carattere erano totalmente differenti. L’aura di collera che proveniva da Sheeira era impressionante.
“E tu dovresti essere Sheeira” disse Sam in tono gelido “La sorella di Christine?”
“Devo dire che mia sorella ha fatto bene a sceglierti” disse Sheeira in tono enigmatico e dopo disse in tono sbrigativo, guardando l’interno della casa “Dov’è mia sorella?”
“Di sopra” indicò Sam “Ti faccio strada”
“Che bella casa” disse Sheeira in tono mellifluo “Ha uno stile davvero…retrò”.
“Non sei venuta ad ammirare la casa” disse Sam tagliando corto.
“Sam, Sammy” disse Sheeira ridacchiando; la sua risata fece perdere un colpo a Sam Winchester, terribilmente uguale a quella di Christine “Che tu sia in Paradiso o sulla Terra, l’umorismo fa le valigie con te”.
“Forse perché mia moglie sta morendo” disse Sam funereo.
Sheeira entrò con fare elegante e le sue ali cominciarono a fremere senza controllo. Dalla cucina Dean e Violet la osservarono incuriositi, Dean era pronto a fare fuoco in caso di pericolo ma Sheeira non diede alcun segnale di voler fare casino. La Vaso di Collera sorrise enigmatica all’indirizzo di Violet, un sorriso che nascondeva molto e forse niente. Un sorriso che scoprì alcuni denti. Salirono in silenzio le scale. Arrivarono alla porta di Christine ma Sam, tuttavia, non aprì la porta. Sheeira lo guardò, come se avesse sospettato questo gesto. Gli occhi azzurri s’illuminarono ironici e si mise con le braccia conserte. Al di là della porta si poteva sentire il respiro affannato e affannoso di Chris. Stava davvero male. Si sentivano alcune voci sovrapporsi l’una sopra l’altra.
“Dove si trova?”
“Mai” gridò l’arcangelo in preda agli spasmi “Preferisco morire”.
“Ma come” disse un uomo ridacchiando “Una bella e giovane fanciulla come te.. la parola è come uno stiletto non è vero?”
Poi tutto si fece silenzio. Sheeira guardò Sam in attesa della sua mossa. La mano destra di Sam era appoggiata sulla maniglia della porta.
“Ti posso assicurare che non farei del male a mia sorella” promise Sheeira in tono sincero “Anche se potessi, non lo potrei fare, sarebbe come strapparmi un’ala”
“Come mai spunti ora?” disse Sam sospettoso, una mano sulla maniglia e l’altra sull’impugnatura di una spada angelico-demoniaca. Era una spada forgiata direttamente in Purgatorio e da Cassiel in persona. Uccideva indistintamente angeli e demoni.
“Perché prima non c’era nessun bisogno di me” disse Sheeira in tono annoiato, corrugando la fronte ad ogni strillo della sorella maggiore “Ma dopo il tuo bacio e quello di Lucifero, bè ha bisogno di qualcuno che compensi la sua parte cattiva. Ed eccomi qui”
“Intendevo dire, perché ti sei fatta viva adesso?” insistette Sam.
A quelle parole, Sheeira avvampò pesantemente, si rigirò un bracciale di lapislazzuli e agata e disse misteriosa “Non sono affari che ti riguardano”.
“Sono affari che mi riguardano, visto che si tratta della salute di mia moglie e della madre dei miei figli” disse Sam combattivo “Ed io non mi fido di te”.
Le loro urla attirarono l’attenzione di Dean che impugnò il fucile a canne mozze e dichiarò bellicoso “Io vado di sopra e vado a sparare a quella stronza”
“Aspetta” lo fermò Violet “Lascia fare a Sam”.
Dean la guardò e si sedette, cominciando a pulire l’arma e gettando occhiate sospettose al soffitto con il lampadario di ferro battuto.
 “Neanche io caro” disse Sheeira in tono sbrigativo “Ma sono qui esclusivamente per Christine”.
“A te di Christine non te ne importato nulla” rincarò Sam “Se ti fosse importato qualcosa, saresti venuta molto prima”.
“Ah” disse Sheeira in tono mesto “Non pretendere di conoscermi Sam, non lo pretendere”
Sam si morse il labbro, ancora incerto, poi vedendo l’impazienza negli occhi di Sheeira, il cacciatore aprì lentamente la porta. Con un guizzo degli occhi notò che nel braccialetto c’era un nome a caratteri gotici “Ignitia”.
“Ignitia?” domandò curioso “ Chi è?”
“Nessuno che ti riguarda” disse Sheeira distogliendo lo sguardo “Posso andare a salvare mia sorella o devo chiedere un permesso speciale?”
“Colei che spunta dal fuoco” disse Sam traducendo e corrugando la fronte “Chi è? Una ragazza che hai ucciso?”
Una risata triste e sofferta provenne dalla bocca di Sheeira, un suono straziante “No, se mai è lei che mi ha ucciso il cuore e la mia dignità” poi disse spazientita “Posso entrare ora o devo fare un altro test della personalità?”
Sam aprì la porta e Sheeira si precipitò al capezzale della sorella maggiore. Per un po’ rimase lì a fissarla, Christine con la faccia affondata sul cuscino, le piume delle sette ali che perdevano consistenza e fremevano debolmente, il corpo dell’arcangelo scosso da tremori e convulsioni varie. Dei fili d’argento si dipanavano dalle sue ali, i mostri del Purgatorio uccisi senza alcun rispetto, e lei, come arcangelo del Purgatorio, si prendeva tutti i dolori. Un rivolo d’acqua salmastra scendeva dai fianchi, lungo le gambe, graffiando la pelle. Il simbolo che le sirene stavano morendo. Nelle mani unghie retrattili si agitavano, si spezzavano e si conficcavano di nuovo con forza nella pelle. Sam era frustato da questa situazione. Il cacciatore vide l’espressione di Sheeira, ma non seppe decifrarla. Sembrava frustata, furibonda e triste al contempo. L’angelo ribelle prese la mano della sorella e chiuse gli occhi, auscultando il respiro del cuore e quello della grazia. Poi si rivolse a Sam in tono solenne “Sono arrivata giusto in tempo”.
Poi cominciò a spalancare le sue cinque ali e dal mezzo uscì una piuma color nero inchiostro. La piuma galleggiò per un po’ e dopo si arrestò a mezz’aria. Sheeira la maneggiò con cura e dopo la tramutò in una fiammella color argento. Con un abile movimento della mano la posizionò vicino al cuore di Christine e si allontanò.
Per un po’ non successe nulla, poi l’arcangelo della giustizia e della misericordia cominciò a girarsi nel letto e cominciò a ridere, in un modo che a Sam fece gelare il sangue nelle vene. Non sembrava neanche lei. Gli occhi da castani erano diventati nero gaietto e la sua voce proclamava vendetta assoluta “Io squarterò tutti coloro che oseranno fare loro del male”
Nelle sue mani comparve un pugnale d’ametista.
“Che cosa hai fatto?” disse Sam arrabbiato.
Sheeira non si fece impressionare e disse in tono solenne “ Una tua piuma Sam”.
Sam la fissò accigliato ma dopo spalancò le ali e prese una sua piuma bronzea. La piuma fluttuò tra di loro, materia d’essenza arcangelica che, non appena toccò la mano di Sam, si tramutò in un rivolo di acqua sorgiva. La potenza. Fece come aveva fatto Sheeira e posizionò il rivolo d’acqua sorgiva accanto alla fiammella. Le due essenze si combinarono insieme, in un mix di bene e d’odio, e per un po’ non successe nulla. Poi Christine sollevò la testa di scatto, gli occhi che si muovevano velocemente, la bocca si spalancò, rilevando i canini della Lince, preda dello scontro tra il bene e il male. Poi pian piano gli occhi da neri divennero marroni. Il marrone di Hesediel. Sam sorrise sollevato.
“Io proteggerò il Purgatorio e il Paradiso con la mia vita” mormorò e poi cadde di nuovo in un sonno profondo. Ma almeno il respiro era regolare. Le ali si acquietarono e le ferite ricominciarono a rimarginarsi, lasciando poco più che lievi cicatrici.
“Adesso Chris è salva” disse Sheeira in tono fermo “Il mio lavoro è finito”
Sam la guardò sconcertato “Come te ne vai via?”
“Ho fatto quello che dovevo fare” disse Sheeira “Più di questo non posso fare”
Sheeira guardò per un attimo la sorella maggiore e sul suo volto comparve un sorriso di sollievo. Christine adesso era rannicchiata su un fianco e dormiva dalla grossa. Era molto cucciolosa.
“Te ne vai un’altra volta” disse Sam esterrefatto “Non ti importa..”
“Mi importa di mia sorella” disse Sheeira arrabbiata “Ma ha la sua famiglia e io non sono nessuno”
“Sam” disse Christine aprendo gli occhi “Sei qui?”
Sam guardò meravigliato e dopo si precipitò dalla moglie e sorrise “Amore sono qui”
“Mi potresti dare un bicchiere d’acqua?”
“Certo” disse Sam in tono gentile, facendo materializzare un bicchiere d’acqua “Tieni”.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia prese il bicchiere con mani malferme e cominciò a sbrodolarsela addosso “Che cosa mi è successo?”
“Eravamo nella spiaggia insieme ai bambini quando sei improvvisamente svenuta” disse Sam “Tu cosa ti ricordi?”
Per un po’ l’arcangelo non disse nulla, chiudendo gli occhi, come se tutto l’arredamento della stanza fosse il set di un film dell’orrore “Dolore, dolore e dolore Sam”
Sam le prese la mano e per un po’ non si dissero nulla. L’arcangelo della giustizia e della misericordia si alzò un po’ di più nel letto e disse “Come mi ha fatto uscire dalla mia situazione?”
“Mi ha aiutato tua sorella”
“Mia sorella?” domandò Christine stupefatta e poi un lampo di comprensione “Sheeira!”
A quelle parole il Vaso di Collera si avvicinò e disse “Noto con estremo orrore che sei ancora viva”.
Ma nonostante le brutte parole, i suoi occhi esprimevano gioia e sollievo. Sam guardò le due sorelle, così simili nell’aspetto e dissimili nel carattere, scontrarsi. Sembravano l’una lo specchio luminoso e plumbeo dell’altra. Christine si alzò dal letto e si avvicinò a Sheeira.
“Sei sempre la solita stronza”
“E tu la solita pappamolle” disse Sheeira ridacchiando “Ti ci voleva un po’ d’inferno nelle vene”.
Un attimo di silenzio e dopo le due sorelle si abbracciarono, il bene e il male, e Christine disse stupefatta “Ma non eri morta?”
“Ti sembro morta scusa?” disse Sheeira vagamente offesa “Hai un’opinione molto bassa di me sorella”.
“Ti ho visto morire” ribatté Christine cocciuta.
Sheeira a quelle parole corrugò la fronte e spiegò “Sì, ero morta ma poi qualcuno mi ha riportato in vita. Chiamalo Dio o come cavolo vuoi, ma ha ritenuto che fossi importante”
“Porti il bracciale?”
“Sempre e comunque” disse Sheeira in tono amaro “Mi ricorda l’errore”.
“Come fai ad amare una persona che ti ha pugnalato al cuore e ti ha infiammato con il veleno delle anime? Come fai ad amarla?” domandò Christine sconcertata.
Sheeira sospirò e un sorriso rassegnato si dipinse sul suo volto “E tu perché stai nella stessa casa con la persona che ti ha gettato più e più volte all’inferno?”
Christine sorrise “Colpita e affondata”
“Le avrei strappato il cuore se si fosse azzardata a pugnalarmi, specie se ero incinta” sussurrò Sheeira furibonda “Hai rischiato grosso con lei”.
Hesediel prese la sua collana d’ametista e la tormentò, poi scosse la testa e disse “Non la conosci”.
“Può darsi” disse Sheeira accomodante “Può darsi”
Da lontano un uccello cantò e la stanza s’illuminò di un bagliore arancione.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15-17/Settembre/2026 Sede centrale degli Alphas-ore 7,45 del mattino ***


Buonasera a tutti,
ecco a voi il quindicesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Sheeira guarire Christine insieme a Sam. Come avete potuto vedere, Sheeira è leggermente diversa di carattere rispetto a Christine e spero con tutto il cuore che continui a intrigare :-) In questo capitolo si ritorna dagli Alphas e si ha una chiaccherata molto particolare con la Signora del Purgatorio...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e recensendo, tutti coloro che la leggeranno e recensiranno, tutti coloro che la mettono e la metteranno nelle storie seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Mi auguro che la storia vi interessi e vi emozioni :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

17/Settembre/2026 Sede centrale degli Alphas ore 7,45 del mattino
“Non è possibile”
Il dottor Rosen non credeva ai propri occhi. Tutto questo andava oltre a tutto quello in cui aveva sempre creduto. La Signora del Purgatorio era proprio lì davanti ai propri occhi. Pensava che fosse una sorta di leggenda, una favola da raccontare ai bambini…E invece...
“Non sono un’allucinazione dottor Rosen, non svanisco con un battito di ciglia” disse Eve un po’ spazientita e guardando la stanza con vivo interesse “Devo dire che avete proprio gusto nell’arredamento “ prese un vaso di cristallo valutandone la forma “Murano? Devo dire che i Veneti ci sanno fare con la sabbia”
Poi con un leggiadro movimento fece cadere il vaso e dalle schegge comparirono delle farfalle dalle ali di fuoco. I magnifici insetti volteggiarono un po’ per la stanza, lasciando solo un vago sentore di fumo e di esperienze primaverili. E anche una vaga essenza del supernaturale.
Per un po’ osservarono la strana ragazza, spuntata fuori dal nulla, aggirarsi per la stanza e valutare attentamente ogni singola cosa. Aveva troppa grazia e troppa sicurezza di sé per essere una semplice umana. Non appoggiava i piedi per terra ma fluttuava, quasi il suo corpo fosse immateriale. Non era una creatura di questo mondo. Lo si vedeva dal modo in cui si comportava. Non sapevano se fidarsi di lei oppure no. Bill lanciò un’occhiata di avvertimento a Cameron, il quale, con il linguaggio dei segni lo avvertì “Non lo fare”.
L’agente dell’Fbi disse, sempre con il linguaggio dei segni, sospettoso “Non sappiamo chi è. Non sappiamo se ci possiamo fidare di lei”
Per un po’ nessuno disse nulla e il dottor Rosen notò che Eve aveva alzato gli occhi al Cielo e sembrava quasi divertita di quello che stava succedendo. Era davvero singolare. Bill aveva appena messo la mano nella fondina che racchiudeva la sua pistola calibro 38 e mezzo. Fece scattare la sicura e si stava apprestando a sparare, se solo Eve ne avesse dato motivo.
Eve rimase in silenzio, la testa metà alzata al soffitto, come di un predatore che fiutava la preda…Poi
“Se fossi in te poserei quell’arma” disse Eve con fare serafico “Non sono venuta per farvi del male. Sono qui per chiedere il vostro aiuto”
Bill non credette alle proprie orecchie. Come aveva fatto a sentire che aveva impugnato la pistola dalla fondina? Perfino Rachel non aveva sentito nulla. E lei aveva il dono della sinestesia. Chi meglio di lei poteva sentire quello che stava accadendo? Tutti si guardarono smarriti. Gary sussurrò “Cavoli, è davvero forte” Eve fece un sorrisetto di trionfo. L’agente Fbi era sempre più esterrefatto. Quella Eve era davvero singolare.
“Bill” disse Eve sorridendo, rendendo la voce più flautata “Posa quell’arma, io non sono una vostra nemica”.
Come se si fosse attivato un impulso, Bill posò la pistola nella fondina e sbattè gli occhi. Eve si appoggiò a una sedia e guardò tutti con un misto di curiosità e severità, mettendo le gambe incrociate. L’aura che emanava in quel mentre era qualcosa d’impressionante. Per un po’ nessuno parlò poi...
“Ragazzi lei è Eve” disse il dottor Rosen un po’ emozionato “Lei è..”
“La Signora del Purgatorio” concluse Nina corrugando la fronte “La madre di tutti i mostri”
“Vedo che ti sei informata” disse Eve, guardandosi le unghie feline e Nina non seppe capire se fosse ammirata o seccata da quell’informazione “Sono davvero colpita” poi disse “Ma preferirei che non si chiamassero mostri. Ho conosciuto umani che in quanto a bastardaggine, bè non sono secondi ai miei figli”
“Allora esistono davvero?” domandò Gary meravigliato “I draghi, le sirene?..”
Eve sorrise materna, facendo illuminare di felicità il ragazzo “Certo caro” poi guardò tutti gli Alphas e confessò “Anche voi siete del Purgatorio”
A quella rivelazione calò un’atmosfera glaciale. Bill disse incredulo, sbuffando “Certo come no. Ci manca solo di sapere che Babbo Natale è il figlio della Befana e possiamo ritenerci soddisfatti”.
“Potrei confermarti che è la pura verità” disse Eve in tono pacifico, come se stesse tranquillamente parlando del tempo fuori “E sapeste le litigate che si fanno…Poveri elfi del Natale che li sopportano”.
“Oh poveri noi” disse Rachel e non facendosi vedere da Eve, mimò il gesto di dire che era una pazza.
“Rachel io non solo ci sento ma ci vedo perfettamente” disse Eve “Non scambiare la mia dolcezza e la mia comprensione per stupidità”.
A quelle parole l’Alpha spalancò la bocca meravigliata e non replicò.
“Noi del Purgatorio?” disse Cameron stupefatto “Mi sa che lì in Purgatorio vi manca una rotella”.
“Puoi anche non credermi Cameron” disse Eve accondiscendente “Puoi anche screditarmi ma non cambierà il succo della questione. Voi siete del Purgatorio”
“Siamo solo dotati di geni particolari che ci rendono, sì diversi dagli altri, ma questo non significa che siamo di un’altra specie o addirittura di un altro regno” disse Bill ragionando “Tutta semplice scienza umana, niente di complicato. Cose che si possano semplicemente spiegare con analisi in laboratorio. Non siamo creature del soprannaturale come dici tu”
“Bill” esclamò il dottor Rosen imbarazzato.
A quelle parole Eve si arrabbiò e disse furibonda, con gli occhi divenuti improvvisamente dorati e i capelli neri svolazzanti, sulla schiena si aprirono due ali di drago con un’estensione di quattro metri per ala “Esseri umani. Lo sapevo che stare qui, avrebbe imbastardito la nostra razza. Voi che, anche con il soprannaturale a un palmo di naso, a cinque millimetri dalla vostra faccia, dite che c’è una spiegazione ragionevole, che tutto si possa spiegare con la vostra beneamata scienza. L’arcobaleno? Solo goccioline d’acqua dove la luce si riflette. Voi che, dite ai mostri di essere schifosi, quando, invece, siete schifosi voi. Non c’è mai niente di semplice nella vita, è un’immensa incognita nella vita.”
“Non avrei mai pensato che se la prendesse così tanto” disse Cameron sottovoce
“Già” concordò Rachel, guardando la Signora del Purgatorio “Sembra molto convinta di quello che va a dire”.
Tutti gli Alphas si misero a guardare la diatriba tra Bill ed Eve. Sembrava che nessuno dei due volesse dare spazio all’altro. Erano entrambi irremovibili. Erano entrambi testardi. Sarebbe stato un bello scontro.
“Ma che prove che ci sono?” disse Bill dubbioso “Io non credo a una che spunta fuori dal nulla”
“Ma certo” acconsentì Eve, mettendo le mani avanti e nei suoi occhi brillò una luce particolare, una luce terribile “Mi sembra più che giusto. D’altronde hai perfettamente ragione, sono solo una che è spuntata fuori dal nulla” poi diede una stoccata finale “Ma sarai davvero coraggioso come dici di essere?”
Bill disse altezzoso, alzando le spalle e guardandola con aria di sfida “Certo sorella”
“Come vuoi tu amore” concesse Eve “Ma non dire che non ti avevo avvertito”.
Bill impugnò la pistola, la fece scattare, mise tre pallottole nel caricatore, mise la sicura e la fissò con uno sguardo di sfida e di consapevolezza di quello che stava succedendo. Non sarebbe stata quella ragazzina a fermarlo. Purgatorio, ma che sciocchezze. Nessuno degli Alphas si arrischiò a parlare o di gesticolare, bè a parte Gary, intento a controllare le frequenze elettromagnetiche del circondario. L’atmosfera sembra quella di un duello western. L’agente dell’Fbi era curioso di sapere che cosa avrebbe fatto Eve.
“Bill sta attento” lo avvertì il dottor Rosen cauto “Eve non è come tutte le altre”.
“Ho affrontato numerose cose nella mia carriera da agente” disse Bill un po’ baldanzoso “Non sarà questa una ragazzina a farmi paura”.
“Che galante” disse Eve in tono sarcastico “Ti ringrazio per avermi dato della ragazzina. E poi dicono che i cavalieri di un tempo non esistono più. Dovrei dirlo a una certa mia amica”
“Vuoi combattere o vuoi restare qui a fare salotto?” disse Bill un po’ seccato.
“Volevo dare la giusta atmosfera” disse Eve “Ma si vede che sei un uomo che dà molto peso alle cose d’azioni. Ammirevole, direi”
La ragazza si alzò dalla prova e cominciò a danzare, creando delle onde elettromagnetiche, di ectoplasma, di sensazioni e di fuoco e le combinò insieme. Nella stanza si scatenò un piccolo terremoto e al centro del pavimento si formò un portale dimensionale, dove si poteva vedere fiamme e vegetazione combinate insieme. Il Purgatorio. Un luogo molto diverso dal Paradiso e dall’Inferno, in quanto combinava in un solo frangente la quintessenza dei due regni. Il regno dove i mostri cacciavano solo per sopravvivere, senza badare alla bontà o la malvagità dello spirito. Ne uscì un uomo dalle corna in fronte e molto muscoloso che fissava arcigno Bill. Spalancò la bocca e si vide una chiostra di denti aguzzi, neri. Era il Minotauro del Labirinto di Minosse. Quando la mitologia incontrava la realtà…
Il Minotauro fissò con fare arcigno e divertito Bill e disse “Per le tette di Pasifae. Umano, i miei saluti”
“Che cosa hai intenzione di fare Eve?” domandò il dottor Rosen teso.
Intanto Bill non diceva nulla, totalmente concentrato su quello che stava accadendo. Il Minotauro lo guardava con fare sardonico. Sembrava molto sicuro della sua forza.
“La prova è questa” disse Eve in tono calmo “Se non riuscirai a sconfiggerlo, allora non sei del Purgatorio” poi disse divertita “Quella non ti serve, si gioca ad armi pari”.
“Certo come no” commentò Cameron sarcastico “Vorrei proprio vederli combattere ad armi pari”.
E con un gesto leggiadro gli tolse la pistola dalle mani e tolse le pallottole dal caricatore. Poi li guardò curiosa e disse “Potete incominciare”.
E mimò il gesto di sventolare una bandiera.
L’uomo toro cominciò a muggire e a caricare. Bill lo schivò, facendo una finta a destra e gli diede una gomitata in mezzo alla colonna vertebrale. Un mugolio da parte della strana creatura e quest’ultima si girò con uno scatto inumano. Con una mano afferrò il collo di Bill e lo sollevò da terra, facendogli mancare l’aria. La faccia di Bill stava diventando cianotica, a causa della mancanza di ossigeno. Bill scalciò con i piedi, nel tentativo di dare un calcio al basso ventre. Ma la presa era  ferrea.
“Non fai più il gradasso, non è vero?” lo stuzzicò il Minotauro “Non parli più?”
“Lasciami stronzo” disse Bill con voce strozzata “Lasciami..”
“Non ti ho sentito” lo schernì il Minotauro “Come si dice?”
“Lasciami..”
E intanto la sua voce diminuiva di intensità, ogni minuto che passava, facendo perdere il poco colore che aveva in faccia…
“Basta Eve” disse il dottor Rosen preoccupato “Penso che Bill abbia dimostrato tutto”.
“Aspetta” disse Eve “Non avere fretta di concludere lo spettacolo. Il meglio deve ancora arrivare”
Tutti gli Alphas stavano guardando, impotenti, il cambiamento nella faccia di Bill e Rachel strillò arrabbiata, incapace di trattenersi “Ci dici che non sei nostra nemica e poi…?”
“Allora aveva ragione la Speranza a uscire dopo” disse Eve scuotendo la testa incredula “Credete in più nelle disgrazie che nei veri miracoli”.
“Se Bill viene ucciso, non sei più mia amica” disse Gary, continuando il suo lavoro di sorveglianza “No, non sei più mia amica”
“Guarda mio piccolo discendente” disse Eve in tono materno “Credo che noi saremo amici per un bel pò’”.
E a un certo punto videro Bill animarsi di una nuova forza. Un’aura color zaffiro lo circonfuse. Muovendosi con le gambe, diede un calcio e si ritrovò una strana arma addosso. Era una spada d’argento, con l’elsa in rubino e granato rosso, con la punta fatta d’osso. Un osso di drago per l’esattezza. Il mostro ruggì arrabbiato, Bill le diede un calcio potentissimo, tanto che la creatura cominciò a sputare sangue. Era sangue nero con qualche pagliuzza blu chiaro. Sangue del Purgatorio. Il Minotauro si rialzò da terra, ansimando, guardando Bill furibondo ma con un rispetto profondo che l’agente non si sarebbe aspettato “I miei rispetti, umano”. Cominciò a correre, lo prese per la gamba sinistra, lo fece stare a mezz’aria ma ormai l’agente dell’Fbi era pronto. Fletté il busto in avanti, toccò le spalle del mostro e gli diede una testata fortissima. La craniata gli dette un vantaggio enorme. Il Minotauro lasciò la presa, disorientato e Bill stava per caricare il colpo finale con la spada d’ossa quando Eve interruppe tutto, “Puoi andare Minotauro”
I due contendenti guardarono straniti Eve.
“Sicura, mia signora?” domandò il Minotauro con il fiatone “Posso sconfiggerlo se voglio e dimostrargli che noi del Purgatorio valiamo”.
“Come la Garnier” commentò Nina ironica.
“Certo” disse Eve in tono solenne “Siete già pochi”.
Il Minotauro guardò ancora una volta stupefatto la sua Signora e Creatrice e poi, con un inchino che denotava il più assoluto rispetto e devozione, si liquefece in una poltiglia nera che si introdusse nelle scanalature del pavimento per poi scomparire. Come se non fosse mai esistito. Gli Alphas erano sempre più stupefatti, il primo di tutti era Bill.
Eve lo guardò con un misto di sufficienza e allegria “Ho chiarito i tuoi dubbi mio cavaliere?”
“Ma come?” disse Bill confuso, guardando la magnifica e terribile arma che teneva “Come ho fatto..?”
“L’arma che tieni si chiama Eracleum Gladius” disse Eve in tono solenne “Solo un appartenente al regno del Purgatorio può farla materializzare dal nulla”.
“E chi mi dice che non sei stata tu?” disse Bill in tono sospettoso “Chi mi dice che non hai fatto qualche tua stramba magia?”
Eve storse un po’ la bocca e disse un po’ spazientita “Perché non sono io la discendente in linea diretta con Eracle” a quella rivelazione Bill non trovò le parole e la Signora del Purgatorio ne approfittò “Pensavi davvero che la tua forza derivasse dal nulla?”
Bill non seppe cosa dire e si accasciò nella sedia, ancora sconvolto dalla rivelazione. Nina, muovendosi con eleganza, disse pragmatica “Quindi ognuno di noi ha un discendente del Purgatorio?”
“Chi di più e chi meno” disse Eve in tono vago e spensierato “Ma sì”.
Ma interruppe i desideri di Nina “Ma non ho tempo per fare un’altra prova. Ho bisogno del vostro aiuto per salvare il Purgatorio. Il tempo sta scorrendo troppo in fretta e l’equilibro si sgretola, ogni secondo che passa. E io non posso assolutamente farlo”
“Come possiamo aiutarvi?” disse Cameron interessato.
“Oh adesso si ragiona” esclamò Eve e continuando “Mi è giunta voce che abbiate trovato un Alphas felino e un angelo crocifisso al muro. Bè quello che avete visto è stato dovuto all’uso improvviso e sbagliato della forbice di Nyx”
“Esistono gli angeli” disse Gary in tono estasiato “Esistono gli angeli. Lo sapevo, lo sapevo”
“Bravo hai avuto ragione” disse Nina accondiscendente.
“La forbice di Nyx” disse Rachel curiosa “Cos’è?”
“Un altro modo per chiamare l’arma di Atropo, una delle Moire della mitologia greca” intervenne il dottor Rosen “La leggenda vuole che Nyx, la Dea della Notte, la donò a Atropo il giorno stesso della sua nascita e la decretò come Moira della Morte. La forbice di Nyx viene, altrimenti, nota come Aletheia Gladia, la Spada della Verità, perché nel momento della morte tutta la verità viene a galla”
“Forse sto sognando tutto” disse Bill scuotendo la testa “Ci mancava questa cosa”.
“Questa forbice o spada” disse Eve imperturbabile, ignorando lo scetticismo di Bill “Ha il potere di uccidere le anime di qualunque essere vivente, compresi i mostri e sta causando diversi problemi all’interno del mondo ultraterreno. E io non posso permetterlo”
“Che madre premurosa” disse Bill ancora scettico, stando attento a non farsi sentire da Eve “Sono quasi commosso”.
“Più sussurri, più il vento mi porterà il tuo messaggio” disse Eve piccata “Stai attento Bill”.
“Ma non sappiamo nulla sul soprannaturale” disse Cameron realista
Eve cominciò a ridere e lo guardò di sottecchi “Non penserai mica che vi lascio andare così? Sarete accompagnati. Non mando i miei discendenti da soli”
“Da chi?” domandò Nina in tono pungente “Da qualche altro dei tuoi mostri?”
“Li conoscete i Winchester?” domandò Eve, ignorando il tono pungente dell’Alpha.
“Sam e Dean Winchester?” domandò Gary in tono eccitato, muovendo le mani a destra e a manca alla ricerca di un ipotetico segnale elettromagnetico “Quei due? Forte”
“E chi sarebbero, scusa?” domandò Cameron corrugando la fronte “Scommetto che sono quattro scapestrati che..”
“Oh sono gli Indiana Jones del soprannaturale” disse Gary contento, mentre una luce di contentezza gli brillavano negli occhi “Insieme alle mogli..”
“Ok abbiamo capito” disse Nina in tono gentile “Grazie mille Gary per la spiegazione” e poi disse in tono spiccio, rivolta a Eve “Che cosa dobbiamo fare?”
Eve intrecciò le dita e disse “Dovete ripristinare il mio specchio di lapislazzuli e fare in modo che si che le anime distrutte, possano altresì ricostituirsi. Una delle mogli dei fratelli Winchester si chiama Christine Lilyane Moonshine ed è l’arcangelo del Purgatorio e l’arcangelo delle Dominazioni Hesediel. La completa distruzione delle anime potrebbe comportare la sua morte”
 “Dove si trova?” domandò il dottor Rosen, riprendendo la parola dopo un sacco di tempo “ Non posso lasciare i miei Alpha in giro”
“Lee, Lee” disse Eve scuotendo la testa “Credi davvero che lascerei che qualcuno li possa fare del male?”
E a quelle parole Eve batté le mani e un mostro diverso cominciò a materializzarsi accanto a ciascun Alpha. Una sirena guerriera comparve a fianco di Rachel, un elfo vampiro a fianco di Nina, una Ondina a fianco di Gary, una fata felina a fianco di Cameron e un’Amadriade a fianco di Bill.
“Saranno le loro guardie del corpo” disse Eve liquidando la questione “Solo voi e gli altri prescelti potranno vederli. Mi aspetto grandi cose da voi”
“Aspetta” disse il dottor Rosen.
“Se mi vuoi chiedere se so come finirà la questione” disse Eve, anticipando la domanda “Non posso dirti nulla, Lee. Spero solo che siano all’altezza delle aspettative”
“No” disse Lee sconfortato “Come faranno a incontrare i fratelli Winchester?”
“Una sorpresa non è una sorpresa, se ne sveli ogni sua componente” disse Eve in tono enigmatico.
Poi svanì in un turbine di fuoco nero ed ectoplasma. Tutto avrebbe potuto essere un sogno, se non fosse stato dannatamente reale.
“Benissimo, alla ricerca di uno specchio magico, senza nemmeno una mappa del tesoro” disse Bill sconfortato “Io vado a bere”
Nessuno osò controbattere. A volte anche i miracoli hanno bisogno di incentivi.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16-18/Settembre/2026 ore 12,35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il sedicesimo capitolo  di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto gli Alphas parlare con Eve, la Signora del Purgatorio, per scoprire di essere i prescelti del Purgatorio...In questo capitolo si ritorna dagli arcangeli della serie letteraria "Guild Hunter" (augurandomi di essere riuscita a caratterizzare questi personaggi al pari della bravissima scrittrice Nalini Singh) , riuniti all'interno di una sala per decidere il da farsi, fino a che non vengono interrotti da una figura assai nota...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno letto e mi leggeranno, tutti coloro che mi hanno recensito e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

18/Settembre/2026 ore 12,35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli
“La situazione è più disperata di quanto potevamo immaginare”.
La voce dell’arcangelessa Michaela si fece sempre più grave, mentre illustrava ai suoi colleghi i grafici con le morti dei vampiri e degli angeli. Nell’ultimo periodo c’era stato un incremento della mortalità angelica e vampiresca, tanto che era stato necessario sollecitare la nascita di nuovi bambini angeli. Erano sì una razza potente, che godevano dell’immortalità, un’immortalità pagata a caro prezzo, e certamente non potevano permettersi di scomparire totalmente. Il Quadro, gli arcangeli più potenti, si trovavano in un’enorme sala, al terzo piano del Rifugio degli Angeli, situata a est, con un enorme vista su una catena di montagne, a cercare una soluzione al loro problema. La sala era decorata con autentica maestria e il nome Sala Rubino derivava dal magnifico lampadario attaccato al soffitto. Tutti valutarono le proposte di Michaela, quando Elena disse sbuffando “Tutto quello che dici è lodevole. Ma puoi evitare di fare questo tono triste perché ti fa sembrare..” e qui assunse un tono falsamente meditabondo “Patetica”
Una lama di un elemento più duro del diamante comparve nelle mani di Elena, a conferma della sua velata minaccia. Essere un angelo aveva i suoi vantaggi.
Un’occhiata di zaffiro la gelò fino al midollo, uno sguardo che prometteva piacere e anche qualcosa di più oscuro “Non ora Elena”.
“Grazie Raphael” disse Michaela in tono vellutato “Elena si deve chiedere il permesso”.
“Va all’inferno” disse Elena stizzita “Tu e Lucifero fareste una bella coppia”.
Per un attimo Elena ebbe l’impressione che il volto di Michaela si rabbuiasse, ma poi l’arcangelessa tornò a guardarla, con la solita arroganza e superbia. Il lupo perde il pelo...
“Dopo di te mia cara” disse Michaela, guardandola con i suoi sensuali occhi verdi “Poi non dire che non sono generosa”.
La Cacciatrice e l’arcangelessa si guardarono in cagnesco e fu solo un leggero bussare alla porta che li distrasse. Michaela fece un sorrisetto di trionfo ed Elena ebbe l’irrefrenabile voglia di salire in camera.  A impugnare il fucile. Ovviamente. E pensò alla Corporazione, a Sara, alla piccola Zoe… aveva voglia di stare con loro, non con qualche angelo con la mania della grandezza. Che si divertiva a uccidere un vampiro, solo perché è stato sgarbato.
Una voce vellutata, un profumo di y-lang-y-lang e cioccolato, un profumo esotico e anche molto intenso, avvolse tutti quanti e Dimitri, uno dei vampiri, appartenente ai Sette di Raphael, s’annunciò “Mi dispiace interrompere questo thè pomeridiano angelico” e detto questo strizzò l’occhio a Elena e poi disse serio “Ci sono dei problemi”
“Da come lo dici, sembra che stai andando a uno spogliarello” disse Elena ironica.
“Peccato che non sei tu l’ospite d’onore” disse Dimitri divertito “Avresti tutti i vantaggi”.
E detto questo snudò la bocca e fece vedere i suoi canini perfettamente bianchi e aguzzi. E rilasciando nell’aria tutto il suo fascino e il suo profumo. Lo faceva apposta.
“Che tipo di problemi ci sono Dimitri?” disse Raphael in tono pratico e guardando il vampiro in modo eloquente.
Dimitri deglutì vistosamente e accorgendosi che aveva tutta la loro attenzione disse “Tutti gli umani che fanno il processo per diventare vampiri, perdono l’anima e muoiono”
Un mormorio di sgomento passò dagli arcangeli.
“Neanche messi nelle camere iperbariche?” volle informarsi Raphael
“No, sire” disse Dimitri sconfortato “Non appena mettiamo la tossina angelica, la tossina che può  trasformarli in vampiri, dal loro corpo esce un filamento lapislazzuli e muoiono”
“Grazie Dimitri” disse Raffaele con voce distante “Puoi andare”.
Il vampiro fece un inchino profondo e mandò una scia di profumo sensuale all’indirizzo della cacciatrice. La cacciatrice ringhiò e prese l’impugnatura del coltello. Il vampiro le mandò un bacio e poi fuggì via. Dimitri si divertiva sempre a stuzzicarla con i suoi odori ma in fondo si era abituata alla sua mania. Era un mondo duro, sporco e anche meschino quello del cacciatore, un mondo, dove niente e nessuno ti regala nulla e dove, dietro il semplice sorriso, potevi trovare il più perfido e anche sensuale degli assassini. Da bambina, molto tempo prima che quell’essere immondo uccidesse la sua famiglia, sua madre le aveva raccontato di angeli al servizio dell’uomo. Ma poi alla fine aveva dovuto fare i conti con la più dura delle verità. Che, tranne qualche eccezione, erano degli stronzi assoluti. E lei di uno stronzo si era innamorata.
Quella dichiarazione gelò tutti quanti. Una voce morbida, carezzevole, come di una mamma che cullava un bambino commentò sconvolta “Non ci voleva”.
“Ne sai qualcosa cara?” disse l’arcangelo al fianco “Ne sai qualcosa Hannah?”
L’arcangelessa si alzò dalla poltrona d’oro, cominciò a girare intorno al tavolo, lasciando che il suo morbido abito volteggiasse e guardò tutti con morbidi occhi castani, occhi che potevano dare amore ed essere spietati al contempo “Ne so qualcosa Eliah, purtroppo ne sono qualcosa ”
“Potresti dirci i tuoi sospetti, cara?” domandò Eliah comprensivo.
“Molto probabilmente si tratta della forbice di Nyx” disse rattristata.
Elena cominciò a guardarsi intorno e si rese conto che avevano tutti una faccia inorridita. Certe volte non li riusciva a capire. Perfino Michaela era spaventata. Ma come la Troia Regale era spaventata? Ma forse perché era un angelo cacciatrice, da troppo poco tempo per cercare di capirli. Quegli angeli che avrebbero fatto concorrenza a Lucifero in persona.
“La forbice di Nyx?” domandò Dimitri incuriosito, facendola apposta a mettersi accanto a Elena “Sire ma non l’avevamo distrutta?”
“Ma tu non eri andato via?” domandò Elena stupefatta.
Dimitri le rispose con uno sguardo indolente e sensuale.
“Sono troppo curioso di assistere a questo thè pomeridiano” disse Dimitri con fare annoiato “Poi non volevo stare un minuto senza di te”.
Elena alzò gli occhi e non replicò e spalancò le ali, solo per il piacere di sbatterle in faccia al vampiro, il quale gli lanciò la sua occhiata più minacciosa.
“Atropo è stata molto furba” disse Raphael riflettendo “Dovevo immaginare che non era quella… Sembrava troppo facile distruggerla sotto il fuoco delle fiamme e del sangue del vampiro”
“Qualcuno mi può dire che cosa è questa forbice di Nyx?” domandò Elena arrabbiata “Mi sento come una bambina che aspetta di alzare la manina”.
Una risata maligna e il viso bellissimo e velenoso s’illuminò di un perverso piacere “Mi ero quasi dimenticata che la cacciatrice” e sottolineò con malignità l’ultima parola “fosse così ignorante”
“La Forbice di Nyx, o Aletheia Gladia è l’arma che Atropo ha per spezzare il filo di Persefone” disse Raphael tetro “O per meglio dire l’anima di tutti quanti”
“Quindi stiamo parlando di un’arma che potrebbe distruggere tutto il mondo?”
“Brava” disse Michaela in tono sarcastico “Impari in fretta”.
“E come possiamo ripristinare tutto?”
Tra gli arcangeli calò il silenzio. Almeno fino a quando una ragazza comparve. E nel viso di Michaela comparve un sorriso che a Elena gelò il sangue.
“O sì un modo ci sarebbe”

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17-Tempo Imprecisato-Concilio degli Angeli e degli Arcangeli e del Coro Celestiale ***


Buongiorno a tutti e buon inizio mese,
ecco a voi il diciassettessimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto gli angeli della serie letteraria "Guild Hunter" discutere della situazione che si è venuta a creare e all'improvviso sono stati interrotti da una persona...In questo capitolo troviamo Michele e Lucifero dinnanzi al Concilio degli Angeli e degli Arcangeli e del Coro Celestiale...Ma non vi anticipo nulla :-) Ah il Metatron della mia storia non c'entra nulla con il Metatron della serie televisiva, sono totalmente agli opposti. Ringrazio tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


Tempo Imprecisato-Concilio degli Angeli e degli Arcangeli e del Coro Celestiale
L’atmosfera all’interno della sala del Concilio Celeste era abbastanza difficile e tutti si guardarono, come se non credessero a una sola parola di Lucifero. Come dare loro torto. La sala era molto particolare, con il soffitto pieno di stelle, pareti di fuoco, il pavimento di essenza di luce lunare, a pochi passi da una delle tante entrate del Purgatorio. Metatron, Binael, Raffaele, Michele, Gabriele, Raziel guardarono Lucifero e confabularono tra di loro. Erano rimasti tre giorni e tre notti umane (un battito di ciglia d’angelo per l’esattezza) ad ascoltare il Serafino Caduto affermare che era tutta opera della Forbice di Nyx, o Aletheia Gladia, la forbice della Moira Atropo a fare tutto questo casino, a fare sì che i mostri del Purgatorio, gli angeli del Paradiso e i demoni dell’Inferno perdessero la loro anima, il loro cosiddetto filo di Persefone. La situazione era insostenibile anche in Paradiso. Neanche con Semeyraza si era arrivato a tanto. E dire che lui aveva avuto come brillante idea di uccidere tutte le legioni angeliche e demoniache, solo perché non si erano dimostrate all’altezza del compito. Il che era tutto dire. Ma distruggere l’anima…
“Avete intenzione di farmi la radiografia per caso?” sbottò Lucifero seccato.
Una risata sommessa si levò dal concilio e un uomo dai capelli castani e gli occhi d’ambra lo valutò, appoggiando la testa sulla spalla destra. Gabriel.
“Fratellino ti sei fatto un esame di coscienza?” disse Gabe in tono ammirato e sarcastico “Meglio tardi che mai”
“Spero che non sarai arrabbiato con me per la ferita al cuore” disse Lucifero “Mi sono lasciato prendere un po’ dalla mano. Sai sono un tipo molto focoso”
Gabe scostò un lembo della camicia angelica, fatta di filamenti di stelle e chiarore di luna, facendo risaltare la ferita lunga circa ventisette centimetri e sorridendo misterioso. Lo aveva accusato di essere un bambino petulante. Sorrise senza nessuna gioia. Non era per niente che il suo nome significava “La Forza di Dio”.
“No” disse Gabe incrociando le  dita “Ormai ti conosco troppo bene. Ma ti giuro che danzerò sulla tua grazia se oserai fare di nuovo del male a mia sorella”
E lo avrebbe fatto. Nessuno poteva permettersi di toccare Hesediel. Tranne Chamuel ovviamente. Non avrebbe mai dimenticato le grida di terrore di Hesediel all’inferno e non avrebbe certamente ripetuto l’esperienza. C’era mancato tanto così che partorisse Nathaniel all’Inferno.
“Non ho nessuna intenzione” disse Lucifero sincero.
Ed era la pura verità. Da quando aveva avuto di nuovo in dotazione l’anima, sentiva il desiderio di proteggerla. Non certamente di distruggerla.  Ma quanto sarebbe durata?
“Lo spero per te” disse Gabe minaccioso “Vogliamo concludere questo thè oppure no? Ho una madre che deve partorire a breve”
Un angelo dai capelli rossicci e penetranti occhi grigio-viola si alzò dallo scranno e cominciò ad avvicinarsi al Serafino Caduto. Quando era senza grazia, lui era immune dal potere straordinario e irresistibile di Metatron. Lo scriba di Dio. Adesso invece non lo era più. Poi Metratron parlò e fu come se la melodia del vento e il tocco del fuoco s’incrociassero. Era per quello che era scelto come arcangelo dei Serafini. Era il più potente arcangelo mai creato e molto raramente si interessava delle faccende umane. La sua forza non risiede nella spada, come suo fratello Michele, ma in qualcos’altro, qualcos’altro che qualsiasi demone avrebbe pagato fior di milioni. L’essenza dell’Universo.
“Non così vicino” sghignazzò Lucifero divertito e dentro di sé tremava “Potrei pensare che vorresti baciarmi”.
Metatron lo fissò solenne e si girò a guardare Michele, il quale scosse la testa, sconcertato ma anche orgoglioso di Lucifero. Non era da tutti fare battute di spirito all’arcangelo dei Serafini. Era buono ma non certamente stupido. Poteva distruggere una persona senza nemmeno utilizzare la forza bruta.
“Lucifero tu ci hai appena detto che l’equilibro è stato sconvolto dall’utilizzo spropositato della Forbice di Nyx, o Aletheia Gladia, in quanto lo hai visto nella visione della Pizia” disse Metatron in tono solenne “E vorresti aiutarci?”
L’ultima frase aveva il sapore di un dubbio. Metatron rimase lì a contemplare il silenzio.
 “Mi pare di avervelo spiegato” disse Lucifero seccato “Una visita all’amplifon no?”
L’arcangelo dei Serafini sorrise distante e congiunse le mani “ Noto che, con o senza la grazia, tu sei sempre il solito angioletto impertinente. Tu e Gabe ve la giocate. Tu ci vuoi aiutare perché è la tua grazia che lo comanda. Perché hai di nuovo un’anima che ti giudica e che ti fa fare la cosa giusta. Perché, come dice il caro Freud, hai un Super Io che ti impedisce di fare delle cose di cui poi potresti pentirtene. È la Grazia che ti fa parlare. Chi ci dice che, dopo tutto questo, tu non prenderai di mira Hesediel?”
“Già” fece il verso Gabe “Non si può dire che sei stato un gentiluomo con lei”.
“Io non voglio più tornare all’Inferno” disse Lucifero in tono combattivo “Non voglio più essere a capo di una massa di mostri, la cui ragione d’essere è quella di uccidere e distruggere tutto ciò che incontrano”.
“La Grazia è meglio dell’Ace Gentile per ripulire le nefandezze dell’animo” ironizzò Gabe colpito.
“Puoi ironizzare” disse Lucifero punto sul vivo “ Ma all’Inferno non ci torno”.
“Tu ci dovrai tornare all’Inferno” disse Raziel in tono pratico, come era di norma l’arcangelo dei Misteri “Tu da sempre sei stato designato come l’Avversario di Michele e come tale deve essere fatto. Il Destino o la Moira non si può certamente cambiare”
“Veramente si può fare” sussurrò Gabe a Binael “Sai l’arma…”.
“Ma è andata perduta, molto tempo fa” disse Binael sconcertato, richiamando alla mente le sue conoscenze da bibliotecario “E poi le Moire..”
“Gabe, Binael” disse Metatron in tono di biasimo “Le chiacchiere dopo la riunione”.
“Designato” disse Lucifero in tono sdegnato “Dimmi un po’ Raziel hai idea di cosa significa avere l’Inferno dentro?”
“Non è questo il punto” disse Raziel flemmatico “Cadendo, precipitando dal Quinto Cielo, hai deciso di fare la tua scelta”.
“Scelta?” rise Lucifero senza nessuna gioia “Io sono caduto perché.”
“Perché consideravi gli esseri umani degli aborti” disse Gabe annoiato “Lo sappiamo”.
“Adesso, invece, con la grazia mi sento appunto un angelo nuovo” ribatté Lucifero irritato “Io voglio aiutarvi”.
Raffaele stava per ribattere quando Metatron interruppe tutto. L’essenza angelica dell’arcangelo dei Serafini era davvero potente. Lucifero sorrise trionfante e Raffaele fece comparire un pugnale angelico. Il pugnale di Raffaele era intriso di un veleno molto potente, che avrebbe ucciso ogni angelo ribelle. Il pugnale si chiamava Pharmacovya, dal greco pharmacov, ovvero sia veleno.
“Tu con o senza la grazia sei sempre stato uno stronzo” disse Lucifero in tono velenoso “Io sarò stato birichino… ma tu ah. Allearsi con i demoni per ottenere la guarigione di una città. Oh povera Cordoba”
Raffaele alzò il braccio, la mano stretta a pugno, gli occhi ridotti a fessure, quando le sei ali di Metatron lo bloccarono. Raffaele soffiò irritato, “Hai offeso la mia città”.
“Non era mia intenzione” si schermì Lucifero, mettendo le mani avanti “Ho detto solo la verità”
“Ti porterò io all’Inferno, stanne certo” disse Raffaele irritato.
“Mettiti in fila” disse Lucifero “Se dovrò tornare all’Inferno, ho già il mio accompagnatore personalizzato”.
E detto questo strizzò l’occhio a Michele.
“Anche se non ci fidiamo di te” disse Metatron in tono pratico, interrompendo il diverbio tra Raffaele e Lucifero “Non possiamo fare a meno di farlo. Che cosa hai visto nella visione della Pizia?”.
Lucifero si tormentò le mani, spalancò le ali di piume nere e disse “Ho visto Crowley che torturava i mostri del Purgatorio per ottenere l’ingresso”.
“Alla fine ha deciso di portare a termine il suo folle piano” disse Michele sconcertato e furibondo “Lo dicevo io che si doveva immergere l’Aletheia Gladia all’interno di una bacinella di acqua angelica”
“Quello che è stato fatto, non può essere ripristinato” disse Metatron, gli occhi grigio-viola pieni di una saggezza e di un potere enorme “Anche se Crowley riuscisse a varcare la soglia del Purgatorio e convincere Persefone, l’antica guardiana, non durebbe a lungo”
E calò un silenzio carico di molti significati. Metatron non era certamente un tipo da fare minacce inutili. Fu lui in persona a fare il rituale per strappare la grazia a Lucifero.
“Tu cosa suggerisci Lucifero?”
“Eve ha parlato del suo specchio di lapislazzuli” disse Lucifero evasivo “Che potrebbe risolvere tutto”.
Per un po’ nessuno parlò. Poi lo sguardo grigio-viola di Metatron si fermò su Lucifero. Uno sguardo che poteva rivelare una verità nascosta e imperscrutabile. Il suo volto era una maschera.
“Davvero?” disse Metatron alzando un sopracciglio “Ma lei lo sa che non esiste più?”
Lucifero lo guardò sgomento e disse in tono strozzato “Stai scherzando?”
“Binael vai vedere” disse Metatron.
L’arcangelo dei Troni, l’arcangelo bibliotecario del Paradiso, mosse impercettibilmente i fili di stelle e essenza dell’aria, alternando il tempo e lo spazio, avvicinando gli eventi passati, futuri e presenti. E vide tutto quello che c’era davvero. Vide un arcangelo danzare sulle schegge di un grande specchio di lapislazzuli e macchiarlo di sangue. Il suo sangue corrose il vetro, la sabbia divenne piccolissima e tutto finì. Alla fine l’arcangelo era felice e consapevole che avesse fatto di tutto. Accanto a sé c’era una bimba di sette anni dalle ali color viola chiaro. Hesediel.
“L’ho fatto per te amore mio” disse l’arcangelo “Perché tu non debba ripercuotere il mio stesso destino…La misericordia a volte è un pugnale a doppia lama”.
La bimba, la piccola Hesediel, nata dall’essenza di Venere e dall’essenza della misericordia, si stropicciò il vestito nervosa, ma consapevole di quello che era stato fatto. Era ancora il periodo in cui l’Universo stava muovendo i primi passi. L’arcangelo diede un bacio di benedizione alla piccola “Il Coro delle Dominazioni è tuo Hesediel. Abbi cura e saggezza”
Un fugace sguardo color indaco, l’arcangelo spalancò le sue otto ali e poi scomparve. E la piccola Hesediel rimase a guardare l’immensità e lo splendore dell’Universo. Una lacrima solitaria scomparve nell’incavo del collo. Creando il Sole.
“Quindi è stata lei?” disse Lucifero stupefatto “Ma perché?”
“La conosci” disse Metatron “L’ha preservata dalla sua natura”.
“Quindi se io ricostruissi..” disse Lucifero in tono strozzato.
“La risposta la sai già Lucy” disse Metatron senza nessuna pietà “Rifletti”.
E d’un tratto il Concilio divenne silenzio. E Lucifero aveva preso la sua decisione. Guardò Michele che disse “Mica ti posso lasciare senza sorveglianza”
Almeno Michele era una variabile fissa.
“Se ricostruissi lo specchio...” disse Lucifero, con un orrore vacuo negli occhi e nella voce.
“Fratello avrei voluto non averti dato la grazia”
E insieme precipitarono dal Settimo Cielo da dove la riunione era stata indetta. 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18-19/Settembre/2026 ore 17.55 Casa Winchester ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il diciottesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Lucifero e Michele all'interno del Concilio degli Angeli e degli Arcangeli e del Coro Celestiale, dove hanno scoperto delle novità importanti riguardo allo specchio di lapislazzuli...In questo capitolo si ritorna di nuovo a casa Winchester e c'è un dialogo tra le due sorelle...Ma non vi anticipo nulla :-) Posso dire che Sheeira è un pò diversa da Christine ^-^ Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura ^_^ Gabrielle :-)


19/Settembre/2026 ore 17.55 Casa Winchester
La stanza si stava avvolgendo nelle ombre misteriose dell’imbrunire di settembre, creando dei giochi di luce. Il giorno stava lentamente morendo, una luce rosata-arancione dipingeva le pareti e nella stanza c’erano solo tre persone. Due di esse erano sollevate che la terza fosse sana e salva.  Tutte e tre avevano un sorriso che faceva brillare gli occhi. I figli di Christine. Nathaniel e Michelle Winchester. Tutti e tre erano seduti nel letto.
“Ti senti bene adesso mamma?”
Christine sorrise indulgente e scompigliò i capelli dei suoi due figli e disse “Si adesso sto molto meglio”
Li tenne stretti a sé un altro po’ di minuti, assaporando ogni singolo istante di una normale vita familiare, senza diatribe tra angeli, demoni e compagnia fissa e variabile, e poi disse, guardando il colorito spento e le occhiate di entrambi i figli “Andate subito a riposarvi”.
Michelle scosse la testa, caparbia “No, mamma, vogliamo stare un po’ con te”.
E come per ribadire questo concetto, la strinse forte a sé. Nathaniel e Michelle avevano due caratteri diversi, Nathaniel era un po’ riflessivo e pacato, Michelle più estrosa e dinamica, ma entrambi erano molto attaccati alla madre.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia accarezzò dolcemente la guancia della sua secondogenita e ribatté “No Michelle. Anche se soffrivo per il Purgatorio, ho captato la vostra presenza che mi vegliava. Hai” poi guardò anche Nathaniel “Avete bisogno di riposarvi”
“E se poi ti risenti di nuovo male?” domandò Nathaniel preoccupato “Vogliamo starti accanto”
Christine sorrise di fronte alla preoccupazione dei suoi figli e ogni giorno che passava, era sempre più fiera e orgogliosa di loro. Michelle era diventata una delle allieve più brave di Asclepio, il dio della Medicina e Nathaniel era il più bravo apprendista che la Moira Lachesi avesse potuto immaginare. Guardò Sheeira, la quale ricambiò con fare annoiato e sicuro e rassicurò i figli “Non preoccupatevi”.
I due figli la guardarono con insistenza e dissero “Staremo accanto a te”.
“A volte mi domando se siete i figli di Sam ed io” disse Christine con un sorriso stanco “Andate a dormire, su”
“Ci chiamerai se ti senti di nuovo male?” disse Nathaniel con fare inquisitorio.
Christine gli rivolse il più bel sorriso materno che una mamma può concedere a un figlio “Certo, ma adesso andate a riposare”
Nathaniel e Michelle la guardarono, ancora increduli, e poi uscirono dalla stanza. Christine sospirò. Era tremendamente difficile per lei essere così distante dai figli. Lassù in Paradiso, agli angeli veniva insegnato a non lasciarsi trasportare emotivamente. Ma sulla Terra era tutto diverso. Poi da quanto era diventata l’arcangelo del Purgatorio, la situazione era degenerata. Come poteva fare il lavoro a cui era destinata e nel contempo essere una madre perfetta? Si sentiva coinvolta in ogni singola cosa che succedeva. Nel Purgatorio stava per succedere qualcosa di grosso.
Un fruscio alle sue spalle e Sheeira commentò sdegnata “Sei sempre stata la solita succhia-miele”
“Succhia-miele?” domandò Christine ironica “Dove hai coniato questo termine?”
“Ehi sono sempre stata l’artista della famiglia” disse Sheeira vantandosi, spostando i voluminosi capelli biondi “Non offendere la mia intelligenza”.
L’arcangelo delle Dominazioni sorrise all’atteggiamento della sorella e anche Sheeira ne fu contenta. Certo non avevano avuto moltissimi rapporti durante i secoli, ma il loro legame era molto stretto. Sheeira non era nata come angelo ribelle dei Vasi di Collera, ma lo era diventata, a seguito di alcuni fatti durante la sua carriera di angelo. Una delle ali di Sheeira, nella parte iniziale, era corrosa dal veleno delle anime.
“Saresti stata una brava Dominazione” disse Christine, quasi persa nei suoi pensieri.
“Io alle dipendenze di mia sorella?” disse Sheeira in tono schizzinoso “Fossi matta”.
Ma lo disse in un tono quasi intenerito.
“L’hai sempre portato quel braccialetto” disse Christine, adesso improvvisamente seria “Non te ne separi mai”.
Sheeira guardò apatica il braccialetto di lapislazzuli e agata con il nome e disse “Anche se potessi, non lo farei”.
“Le vuoi bene?” domandò Christine a bruciapelo.
Sheeira la guardò furibonda, gli occhi azzurri come un cielo di tempesta, poi disse sospirando “No, non più. Ma è stata pur sempre una mia protetta” poi disse “Neanche tu ti sei fatta levare la cicatrice”
Christine chiuse gli occhi. Se lo ricordava bene, come se fosse successo ieri. Violet, posseduta da Sandalphon, darle un fendente allo stomaco. La sua preoccupazione era stata più per Nathaniel che per se stessa. La lama era arrivata a quasi due centimetri dalla placenta e aveva rischiato il distacco. C’era mancato così poco.
“Centrata in pieno”, disse Christine sorridendo e poi disse “Sei con noi?”
“Sai l’avventura è il mio mestiere” disse Sheeira, muovendo i capelli biondi con disinvoltura “Sono con voi, compagnia dell’anello”.
Christine rise e Sheeira con lei. Fu in questa atmosfera di allegria che Dean aprì la porta e disse “Siete attese sotto”
Nel suo tono c’era qualcosa di più. Le sorelle si guardarono negli occhi e poi scesero sotto.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19-Tempo imprecisato-Lassù sulle Nuvole-Reggia delle Moire ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il diciannovesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo potuto vedere la chiaccherata tra Sheeira e Christine e l'improvvisa interruzione di Dean...In questo capitolo ci troviamo all'interno della Reggia delle Moire...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che la mettono e la metteranno nelle seguite/ricordate/preferite/ e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 
Tempo imprecisato-Lassù sulle Nuvole-Reggia delle Moire

Mentre il sole scendeva dalle nuvole e li dipingeva di quel calore dorato che solo il tramonto, o meglio quello che i greci chiamavano heliobasileus, ovvero “il trionfo del sole”, la Moira della Morte prese un arco di betulla, rivestito d’oro, incoccò una freccia d’argento, tese la corda più che poté, e dopo scoccò. La freccia fece un movimento leggiadro e sinuoso, ricoprì un breve tratto e si ficcò al centro di un bersaglio, posto a circa centocinquanta metri da dove era Atropos. La Moira della Morte era vestita con una tunica lunga fino al ginocchio, aderente in vita, con una fascia dorata che partiva dalla spalla sinistra e che attraversava diagonalmente il vestito.
“Io vorrei sapere dov’è quell’angelo spennacchiato” disse Atropos arrabbiata “Deve assolutamente riportarmi la forbice di Nyx”.
“Atropos calmati” disse Cloto in tono flemmatico “Agitarsi non serve”.
Atropos fulminò con lo sguardo la sorella, la quale stava continuando a tessere fili della vita “Devo restare calma, Cloto. Calma dici? Sono morte cento persone in più per colpa di un essere che mi ha usurpato il mio lavoro e gioca all’Allegro Dio”.
“Anche se ti agiti, non comparirà magicamente” disse Cloto, intrecciando fili di vita e maledicendo anch’ella colui che aveva rubato la forbice della sorella. Era da circa sette notti che provava a tessere il filo della vita di un cherubino e ogni volta falliva.
“Questa persona sta lesionando il lavoro, non solo mio, ma anche tuo e quello di Lachesi” disse Atropos esasperata “Quante persone sei riuscita a far nascere oggi?”
Cloto guardò la sorella e poi con mestizia disse, mentre il filo della vita si sfibrava “Neanche una”.
“Lo vedi?” disse Atropos, mettendosi le mani ai fianchi “Lo vedi? Qui c’è perfetta e assoluta anarchia. Tutti pensavano che io mi diverta a uccidere le persone e a fargli incontrare Thanatos. Ma non è assolutamente così. So che hanno amato, gioito e che non vogliono lasciare questo mondo. Ma come tutto è iniziato, tutto deve finire. È un compito amaro ma qualcuno lo deve fare”.
“Io e te siamo come due facce della stessa medaglia” ammise Cloto “Entrambe siamo indispensabili per l’equilibro della vita, così come Lachesi..”
Poi una luce color blu e violacea comparve all’improvviso, interrompendo il discorso di Cloto, e Balthazar fece la sua comparsa. Comparve con la sua solita baldanza, ma c’era qualcosa nei suoi occhi che indicava preoccupazione. L’ala destra di Balthazar era ferita in più punti ma Atropos aveva come unico punto fisso, solo la Forbice di Nyx o l’Aletheia Gladia.
 “Pensavo che ti fossi perduto per strada” disse Atropos furiosa “Allora, la Forbice?”
“Non è con me” disse Balthazar semplicemente, poi rivolse la sua attenzione a una scatoletta di cioccolatini, assaporandoli con lo sguardo “Sono cioccolatini alla violetta? I miei preferiti, grazie”
“Hai voglia di scherzare?” disse Atropos, gli occhi ridotti a due fessure “Allora che cosa hai fatto? Una gita di piacere?”
“Sono di provenienza della Francia?” domandò Balthazar, mettendo uno in bocca “Buoni”.
Atropos si morse il labbro, stando attenta a non lasciarsi trasportare dalla rabbia e disse “Che cosa è successo Balthazar?”
“Credo che dovreste prendere un architetto” disse Balthazar, storcendo il naso e ignorando di proposito Atropos “Questo posto è orrendo”.
“Balthazar”
Cloto aveva appena alzato lo sguardo sull’arcolaio che utilizzava per filare i fili della vita.
“Oh ciao Cloto” disse Balthazar sorridendo “ Ti trovo bene”.
“Se non vuoi che mia sorella ti incenerisca” disse Cloto “Ti consiglio di dire subito quello che hai da dire”
“Non potremmo aspettare che finisca Affari Tuoi?” disse Balthazar speranzoso e intanto sintonizzò il televisore.
“Lo voglio sapere ora!” ruggì Atropos furibonda, prendendo il piccolo aggeggio elettronico e incendiandolo con lo sguardo “Io non mi aspettavo che tu fossi uno stronzo così. Allora non te ne importa davvero nulla?”
Balthazar perse la sua solita baldanza e disse in tono serio “So chi ha preso la Forbice di Nyx o, quella che viene chiamata angelicamente, Aletheia Gladia”
“Vuoi il rullo di tamburi?” disse Atropos sarcastica.
“Crowley” disse Balthazar.
Il nuovo re dell’Inferno stava facendo tutto quel casino. Quel piccolo demone, divenuto re dell’Inferno dopo l’acquisizione della grazia da parte di Lucifero, stava scombinando l’equilibro dei tre regni ultraterreni. Atropos prese la falce di Atena e disse bellicosa “Lo vado ad ammazzare”.
“Dove pensi di andare?” disse Balthazar, scuro in volto.
“A fare la manicure a Crowley, ovviamente” disse Atropos.
“Non puoi” disse Balthazar “Dobbiamo pensare a una strategia”.
Un attimo, un colpo secco e la mano destra della Moira della Morte diede un ceffone a Balthazar. L’angelo incassò il colpo e continuò a stare fermo, mentre Atropos continuava a sfogarsi “Come mi puoi dire che devo pensare a una strategia? Molte persone sono morte per colpa di Crowley”.
Balthazar continuò a lasciarla fare e poi disse a bruciapelo “Rischieresti il tutto per tutto?”
La Moira della Morte restò spiazzata da quella frase e disse “Che cosa intendi dire?”
Balthazar stava per rispondere, quando entrò Lachesi e lui scomparve. Ancora verità non dette, nascoste, come una nuvola che copre il sole.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20-Tempo imprecisato-Al di là del Paradiso e in mezzo al Purgatorio ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il ventesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto le Moire arrabbiate per la situazione che si è creata con l'uso spropositato dell'Aletheia Gladia o Forbice di Nyx di Atropo e l'intervento di Balthazar...In questo capitolo troviamo Lucifero parlare con una persona davvero importante e il loro dialogo sarà denso di significato...Ma non vi anticipo nulla :-) Mi auguro che il nuovo personaggio vi incuriosisca e vi intrighi ^_^ Ringrazio tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che la stanno mettendo e la metteranno nelle seguite/ricordate/preferite/ e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


Tempo imprecisato-Al di là del Paradiso e in mezzo al Purgatorio
Il sole stava lentamente tramontando in quel luogo meraviglioso, dipingendo di una luce sanguigna e violacea gli alberi di betulla dal tronco argentato e i fiori color arancio, i quali si protendevano al cielo come servitori fedeli. Era da tanto tempo che Lucifero non andava lì, almeno dalla sua creazione, avvenuta quando l’Universo era solo una delle tante idee del Padre. Molto tempo prima che lui si lasciasse ammaliare dalle idee folli di Semeyraza, segnando così il suo destino da angelo caduto, da demone. Era un luogo ameno, incontaminato, un luogo che iniziava dal nono cielo, laddove Metatron custodiva la Sacra Fonte della Vita e della Morte, laddove le Moire Atropos e Cloto immergevano, all’inizio dell’anno, l’Arcolaio di Zoe e la Forbice di Nyx, e finiva in mezzo alla foresta del Purgatorio. Un luogo avvolto da un eterno crepuscolo, da un’eterna sospensione del tempo. Un luogo che ispirava pace e serenità, un luogo dove tutti si sentivano in pace con la propria coscienza. Un piccolo usignolo di fiume si posizionò lungo i petali di una ninfea e cominciò a cantare. I suoi occhietti acquosi si posizionarono su Lucifero e diede una nota acutissima. Poi volò via con un moto, quasi sdegnato.
“La natura è una cosa sublime” disse una voce melodiosa e allo stesso tempo inflessibile “Peccato che qui c’è qualcosa che stona”.
A parlare era stata una donna dai capelli castani, riccioluti, lunghi fino a metà schiena, viso ovale, occhi color ambra. Indossava una veste lunga fino al ginocchio, color amaranto, una striscia argentata che lo attraversava diagonalmente, con vertiginoso spacco sulla schiena che rilevava due ali nere con riflessi d’ametista, possenti, le quali sbattevano in maniera elegante. Nella mano destra sorreggeva una piccola bilancia d’ottone. La personificazione dell’equilibro dei tre regni ultraterreni. Astrea.
“Astrea” disse Lucifero sgomento.
La madre di Hesediel si sedette su una panca di olmo rosso e lo guardò severa e solenne. Congiunse le mani e disse “Non mi aspettavo di vederti qui Iseyart”.
Lucifero trasalì turbato. Lo aveva chiamato con il suo nome in enochiano, ovverosia “Colui che gode del dolore altrui”. A volte era proprio vero che il tempo non guarisce le ferite, ma le amplificava con una potenza incalcolabile.
“Sono venuto a chiedere il tuo aiuto, Astrea” disse Lucifero “Abbiamo bisogno di te”.
Per tutta risposta Astrea toccò i petali di un giglio di ruscello, un fiore bianco dalla corolla rossa, decorandolo con gocce di rugiada. Poi prendendo un bicchiere di ambrosia disse “Michele ha infranto una delle Leggi Fondamentali dell’Universo, donandoti di nuovo la grazia” si mise a ridere senza nessuna gioia “Non me lo sarei aspettata da parte di mister perfezione. Mi ha fatto una testa tanta quando mi sono intestardita a partorire Hesediel” sorrise quasi di nostalgia “La mia piccolina”.
“Sono venuto a chiedere il tuo aiuto” ripeté Lucifero in tono imbarazzato.
Continuando a bere il suo cocktail di ambrosia, un lento sorriso si affacciò sulla bocca di Astrea, un sorriso amaro “Davvero?” poi puntò i suoi occhi d’ambra contro Lucifero “Sei sempre stato il solito egoista presuntuoso ed arrogante”
“Non sono venuto per me” disse Lucifero combattivo “Ma per Hesediel”.
Per un po’ calò un silenzio surreale. Poi con un movimento repentino, le mani di Astrea si strinsero intorno al collo del creatore dell’Inferno, sollevandolo di parecchi metri. Il volto di Astrea era una maschera di rabbia e lacrime. Il creatore dell’inferno la lasciò fare. Se lo meritava. La potenza emanata dall’aura di Astrea era così potente che avrebbe distrutto una foresta nel raggio di circa quindicimila chilometri. Astrea era un personaggio potente e, come tale, aveva deciso di ritirarsi nel Purgatorio. Un’incrinatura nell’equilibro e tutto poteva andare a farsi benedire. Letteralmente.
“Mi puoi uccidere, se vuoi” disse Lucifero.
“Lo farei con tutto il mio cuore” disse Astrea furibonda, le lacrime che scorrevano nel viso “Te lo meriteresti ampiamente. Come mi puoi chiedere di aiutare per Hesediel? Tu che…”
“Sono pronto a rimediare” disse Lucifero solenne, nonostante non potesse più respirare, “Dammi solo un’occasione”.
Le dita di Astrea si strinsero di più intorno al collo del Serafino Caduto e dopo lo scagliò contro un roseto di rose rosse. Mentre il Serafino Caduto si liberava delle spine, Astrea disse con la rabbia trattenuta “In che modo vorresti aiutare mia figlia?”
“Lo specchio di lapislazzuli” disse Lucifero semplicemente “Dobbiamo ripristinarlo”.
“Non mi puoi chiedere questo” disse Astrea, impallidendo “Puoi chiedermi tutto, tranne questo”
“Nello scontro con Semeyraza, io e Sam Winchester, o meglio Chamuel, abbiamo dato a Hesediel il bacio dell’heliobasileus, il bacio dei due regni maggiori, facendola diventare un arcangelo del Purgatorio”
“Grazie per il bollettino informativo, lo sapevo” disse Astrea sarcastica.
“E lo sapevi anche che Crowley sta uccidendo con la Forbice di Nyx, o Aletheia Gladia, per sapere dove si trova il Purgatorio?” ribatté Lucifero punto sul vivo.
“So anche questo” disse Astrea, mesta “L’aria del giardino è cambiata radicalmente. Ti vorrei ricordare che io sono la personificazione dell’equilibro e mi accorgo di ogni cosa fuori posto” poi rivolse il suo sguardo a un gattino che stava giocando con un filo d’erba “Ma non chiedermi di ripristinare lo specchio di lapislazzuli”
“Ti importa davvero di tua figlia?” domandò Lucifero a bruciapelo.
“Tu non sai che sacrifici fa una madre per i figli” disse Astrea, scuotendo la testa “Ti credi furbo, ora che Michele abbia commissionato un’impresa di pulizie”.
“Non ho scusanti per quello che ho fatto a Christine” disse Lucifero “Ma ci serve di nuovo lo specchio di lapislazzuli per ripristinare l’equilibro”
Calò un silenzio imbarazzato e per un po’ Astrea si chinò e raccolse un fiore argentato. Un petalo d’argento volò dal suo palmo e si tramutò in una farfalla. Poi disse “Anche se vi aiutassi, Hesediel morirebbe”.
“Che cosa stai dicendo?” domandò Lucifero sospettoso.
Astrea fece un leggero movimento e i colori del crepuscolo mutarono in quelli dell’alba. Gli alberi si ricoprirono di neve. Poi, senza dire una parola, cominciò ad allontanarsi. Le ali assunsero una tonalità quasi dorata, nella sempiterna alba.
“Perché dici che Hesediel morirebbe?” domandò Lucifero frustato.
Astrea si girò e gli occhi d’ambra riflettevano una tristezza infinita “Pensi davvero che Violet sia nata come cercatrice d’angeli?”
E con questa domanda senza risposta, Lucifero la vide confondersi con la natura. Un fruscio lo avvertì dell’arrivo di Michele. Il guerriero divino disse “Allora sei riuscita a convincerla?”
“No”
“Come no?” domandò Michele stupefatto “E perché?”
“Ha nominato Violet CrystalLight e poi se ne è andata senza una risposta” disse Lucifero  frustata e poi si rivolse al fratello, tanto amato e odiato “Tu sai qualcosa?”
Un’ombra cupa si insinuò nel viso di Michele e non rispose. Pregò solo che non succedesse l’inevitabile.
“Avete tutti deciso di partecipare al gioco della verità nascosta?” disse Lucifero frustato.


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21-19/Settembre/2026 Casa Winchester-Pochi attimi dopo l'uscita di Dean ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il ventunesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"..Nel precedente capitolo abbiamo visto il dialogo tra Astrea, la madre di Christine/Hesediel e Lucifero, un dialogo molto teso...In questo capitolo si ritorna di nuovo a casa Winchester e si viene a scoprire chi ha interrotto la chiaccherata tra Christine e sua sorella Sheeira..Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

19/Settembre/2026 Casa Winchester Pochi attimi dopo l’uscita di Dean
Dean aveva appena socchiuso la porta e Sheeira guardò stupefatta la sorella. L’espressione di Dean non richiamava nulla di buono. Era raro trovarlo così serio, ma se succedeva, significava che qualcosa di grosso era in arrivo per ognuno di loro.
“Fa sul serio dici?” domandò Sheeira, alzando le sopracciglia.
“Mio cognato Dean è un gran burlone ma sa essere tremendamente serio” disse Christine pensierosa, mentre la luce arancione e violacea del tramonto illuminava la stanza “Andiamo”.
Poi insieme cominciarono a scendere le scale. Christine si accorse che i raggi del crepuscolo creavano delle bolle rossastre nella pelle di Sheeira ma non indagò oltre. Si chiese, piuttosto, chi fosse la persona misteriosa che li aspettava? Ormai poteva aspettarsi di tutto. Anche Lucifero che ballava la lap dance… Questo era un po’ improbabile. Improbabile ma non impossibile.
“Tutto bene?” domandò Christine, vedendo che la sorella aveva il fiato corto “Vuoi una mano d’aiuto?”
E nel dire questo allargò il braccio destro verso di lei e le sorrise. Sheeira la guardò un po’ speranzosa, ma poi scosse la testa irritata. Doveva fare da sola. Non aveva bisogno di lei. Christine rimase lì ancora un po’, in attesa della risposta della sorellina minore. Sapeva che era stata ferita più e più volte e che non era tipa da esternare i suoi sentimenti. Lo testimoniava il braccialetto.
“Non sono in un nosocomio” disse Sheeira con fare sdegnato “Andiamo”.
Hesediel sospirò e aprì la porta della cucina. Sheeira era una tipa molto orgogliosa e preferiva fare di testa propria. La vide passare una mano intorno alle ferite e rimarginarle. Nel tavolo della cucina erano seduti Dean, Sam, i figli, Violet, Cass e Crowley. Il demone stava assaporando lentamente un caffè aromatizzato alla vaniglia. Sembrava totalmente a suo agio. Nell’anulare della mano destra c’era una fedina in oro bianco e rosso, in cui c’era scritto “Bobby forever”. Il lupo perde il pelo…
“Alla buon’ora fanciulle” disse Crowley con fare annoiato “Mi stavo addormentando”
“Siamo tutti qui, adesso” disse Dean furibondo “Che cosa vuoi Crowley?”
“Christine la tua nuova essenza ti dona parecchio” disse Crowley malizioso, girandosi verso l’arcangelo delle Dominazioni “Che cosa è, respiro di Purgatorio?”
“Dean ti ha chiesto cosa sei venuto a fare” esclamò Cass in tono perentorio, spalancando le ali e materializzando una spada angelica al fianco destro.
“Oh ciao Cass” disse Crowley giulivo “Ti vedo giù... che ti succede, non ti senti appagato? Perché sai ho io la cura”
Cass fece un sorriso feroce e non replicò. Non avrebbe mai potuto dimenticare il suo patto con Crowley per cercare il Purgatorio. Per colpa sua, Cass stava rischiando di troncare l’amicizia con Dean. Il demone con un gesto teatrale tirò fuori un oggetto dalla tasca. Era una forbice di onice nera decorata con turchesi e lapislazzuli. La Forbice di Nyx o Aletheia Gladia. Tutti rimasero a bocca aperta. L’arma di Atropos.
“Immagino che state cercando questa” disse Crowley divertito, agitandola davanti ai presenti.
“L’arma di Atropos” esclamò Christine inorridita “Allora sei tu...”
“E chi ti aspettavi?” domandò Crowley, corrugando le sopracciglia “Il coniglietto pasquale?”
“Che cosa pretendi da noi?” domandò Sam bellicoso “Non farci perdere altro tempo”.
“Quanta rabbia in te, giovane Skywalker”
“Paga i diritti d’autore” ribatté Sheeira sarcastica “Questa è una battuta di Lucifero”.
Crowley si girò verso di lei e congiungendo le mani disse “Sheeira…chi non muore si rivede. Non eri morta a causa di Ignitia?”
Sheeira gli scoccò un’occhiata velenosa e non rispose. Crowley giocherellò con la lama, almeno fino a quando non si trovò puntata la lama di Cassiel alla gola e allora perse tutto il divertimento. Sam era furibondo e nei suoi occhi c’era tutta la potenza dell’arcangelo delle Potestà. Un filo di sangue calò dalla gola di Crowley.
“Che cosa vuoi Crowley?” sibilò Sam “E sii breve”.
Il demone questa volta parlò serio “Sapete tutti che io ho come unica missione, quella di trovare il Purgatorio e di assoggettarlo al mio volere”.
“Abbiamo sentito la radio, grazie” ribatterono i presenti sardonici.
“E ovviamente non posso permettere a quattro scimmie come voi, seppur con le ali, di intralciare i miei piani”.
“Di cosa vuoi” disse Sam al limite della sopportazione.
“Voglio che non costituiate più lo specchio di lapislazzuli. Voglio che ne restiate fuori da questa storia”.
Lo disse in un modo strano, come di una minaccia e anche di paura. Gli occhi rossi erano velati di un qualcosa che i presenti non si sapevano spiegare. C’era qualcosa di più del conquistare il Purgatorio.
“Altrimenti cosa farai? Attiverai la maledizione contro i nostri figli?” domandò Dean sarcastico.
“Precisamente” disse Crowley senza pietà “Non provate a fermarmi”.
Il cacciatore cominciò a brandire il pugnale curdo contro i demoni e lo scagliò contro Crowley. Il demone si ammantò di fuoco e scomparve. Ci mancava solo questa.
“Figlio di buttana” disse Dean furibondo e si rivolse a Cass “Puoi…?”
“Posso provarci” disse Cass cauto “Se ha attivato una maledizione di sangue, avrò bisogno di altre persone”.
“Prenditi chi cavolo vuoi, ma non permettere che facciano del male ai miei figli” disse Dean furioso.
Cass calò la testa e scomparve con fruscio di ali. Per un po’ non successe nulla, poi Sam disse, alzandosi dalla sedia “Credo che dovremmo incominciare a indagare”.
“Su che cosa?” disse Violet inarcando le sopracciglia “Non sappiamo nulla di questo specchio di lapislazzuli”.
“Nulla, non è vero” intervenne Sheeira “Sappiamo chi potrebbe aiutarci”.
“Chi?”
“Haniel” disse Sheeira vittoriosa “Quel piccolo topo di biblioteca può aiutarci. Mi farebbe piacere rincontrare l’arcangelo dell’amore “.
“Già” disse Sam annuendo “Haniel può essere un valido aiuto”.
Dean sbuffò geloso ma non replicò. Violet disse “Perché dovremmo fidarci di te?”
“Perché, per l’ennesima volta, io non ho nessuna intenzione di nuocervi” disse Sheeira esasperata “Ed io non ho pugnalato mia sorella alla pancia mentre era incinta”.
“Questo è un colpo basso” disse Violet imbarazzata “Io ero posseduta”.
“Novità del giorno” disse Sheeira velenosa “Non eri posseduta, mentre pugnalavi Christine. Eri tu”
La cercatrice d’angeli la guardò furiosa e disse “Stai mentendo”.
“Io sono un angelo ribelle, non un demone!” esclamò Sheeira irritata “Io non mento. E ti giuro, sulle sette corone di Dio, che ti ucciderò se proverai di nuovo a fare del male a Christine...”
“Basta” disse Christine “Basta così”
“Christine tu credi a lei?” domandò Violet incredula.
“Io non credo a nessuno” disse Christine in tono duro “So soltanto che un pazzo di un demone ha lanciato un qualche tipo di maledizione ai nostri figli, che ci vuole far impedire di salvare il Purgatorio, a cui ho giurato la mia assoluta fedeltà. So soltanto che dobbiamo incontrare gli Alphas e altri arcangeli. Quindi basta così”
Violet stava per ribadire, quando gli occhi castani di Christine cominciarono a diventare viola e non era un buon segno. Non era buono sfidare Christine. Era, pur sempre, un arcangelo delle Dominazioni.
“E come faremo con i figli?” domandò Dean “Non possiamo lasciarli soli”.
In quel momento arrivò Cass che disse “Potete andare, ci penso io”.
“Cass, sei sicuro?” domandò Dean
“Si Dean, sono sicuro” lo rassicurò Cass “Voi siete un valido aiuto per l’equilibro del Purgatorio e io ho intenzione di aiutarvi”
“Ti affido due parti importanti della mia vita” disse Dean “Non osare...”
“Stai tranquillo” disse Cass “Andate pure”.
Aspettò che tutti se ne andassero a casa di Haniel. E poi calde lacrime cominciarono a colare tra le guance. Durante la sua breve permanenza in Paradiso, aveva visto la verità dietro la coltre di nebbia. Non era tanto la maledizione di sangue contro i figli Winchester a preoccuparlo, quella si poteva aggirare facendo indossare una piuma d’angelo, ma un’altra cosa. Ma non poteva fare nulla.
“Cass tutto bene?” disse Michelle impensierita “Dove sono i miei genitori?”
“Sono andati a indagare sullo specchio di lapislazzuli”.
“Tutto bene?” domandò Michelle “Mi sembri pallido”.
“Sì” disse Cass “Tutto bene”
La Nephilim angelica lo guardò sconcertata, prese la sua cioccolata calda con un po’ di cannella e la portò sopra. Cass aspettò che andasse sopra e poi cominciò a cantare. Aveva bisogno di Gabe e Balthazar al più presto. C’era in gioco una vita.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22-23/Settembre/2026 ore 9.35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco il ventiduesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Crowley minacciare la famiglia Winchester di non intervenire nella faccenda del Purgatorio...In questo capitolo si ritorna di nuovo dai personaggi della saga di "Guild Hunter di Nalini Singh " e si scoprirà chi era la persona che ha interrotto la riunione...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


23/Settembre/2026 ore 9.35 Sala Rubino-Convegni-Rifugio degli Angeli
“Scusatemi il ritardo, ma ho trovato traffico” disse una voce femminile in tono indolente “Ah avete iniziato senza di me…Ma che carini che siete stati”.
I presenti rimasero di stucco quando una giovane donna dell’età compresa tra i ventitré e ventotto anni, comparve all’improvviso. Aveva i capelli neri lunghi fino alla schiena, con fiore rosso incandescente, occhi color ambra con pagliuzze d’argento. Sicuramente non era di questo mondo. Era accompagnata da un’elfa vampira e da una viverna. E sembrava che non camminasse, piuttosto che fluttuasse. I suoi piedi non toccavano il pavimento lussuoso e un’aura sovrannaturale la circonfondeva. Elena girò la testa e vide espressioni indecifrabili nei volti degli Arcangeli. Quegli stessi Arcangeli che sapevano usare il guanto di velluto e il pugno di ferro con la velocità di un fulmine. Perfino Michaela, la quale prima aveva ostentato un sorriso compiaciuto, adesso era cambiata. Sembrava spaventata. No, ma la Troia Reale era spaventata? Era un evento da annotare.
“Eve” la accolse Raphael, misurando le parole “Sono felice che tu sia qui”
“Non fingere che sei felice per me” disse Eve melliflua “Se non vuoi che ti strappi le ali. Tu sei contento di vedermi quanto un calcio negli stinchi “.
Lo disse in modo scherzoso, ma Elena notò un brivido lungo la schiena di Raphael. Era un Immortale, un Arcangelo coraggioso e molto difficilmente si spaventava. Vedere Raphael spaventato, bè era come vedere la luna diventare il sole d’autunno. Eve era un tipo da non sottovalutare. L’elfa vampira e la viverna si scambiarono un ghigno d’intesa.
“Tu sei la Regina del Purgatorio?”
Eve si girò lentamente e piantò i suoi occhi dritti verso il viso della cacciatrice “Tu mi piaci. Non sei arrogante come gli altri, ma imparerai a esserlo. Vedo il marco di Raphael nei tuoi occhi e nel battito del sangue. Regina, no, sono la madre del Purgatorio”
“Slater…” ma non riuscì a finire la frase.
“Se intendi il vampiro che ha massacrato la tua famiglia” rispose Eve in tono solenne “ Ho provveduto personalmente che andasse all’Inferno. Abbiamo un codice d’onore in Purgatorio. Siamo mostri, ma abbiamo una regola da seguire. L’educazione è al primo posto”
“Ma che mamma premurevole” disse Dimitri sarcastico.
Eve gli sorrise e un attimo dopo Dimitri rotolò a terra, con la gola ostruita. Il vampiro strabuzzò gli occhi e disse in tono strozzato “Io stavo solo scherzando…”.
“Quando i miei figli sono in pericolo” soffiò Eve in tono furibondo “Non voglio che nessuno ci scherzi su. Specialmente vampiri che non valgono neanche la metà dei miei”.
Elena notò lo sguardo di Dimitri e vide che era stato colpito nel profondo. Se c’era una cosa di cui Dimitri si vantava, era il fatto di essere un vampiro. Ed Eve, in poco tempo, lo aveva minato. Lo lasciò andare con espressione disgustata. Dimitri la guardò in modo sconfortato, battendo in ritirando e non tentando nemmeno di lasciare una scia di profumo seducente. L’atmosfera si fece densa.
“Che cosa sei venuta a fare?” disse Raphael in tono duro “Non penso proprio che sia venuta a bere il thè o” e fece un gesto vago alla stanza “a insultare me e i miei subalterni. Tu sarai la Madre del Purgatorio ma ti consiglio vivamente di non sottovalutarci”.
“Mi ero dimenticata di quanto tu fossi galante con le signore e vanaglorioso.” commentò Eve, schioccando le dita e facendo comparire una poltrona di fuoco “Sono venuta ad aiutarvi a risolvere il problema della forbice di Nyx o Aletheia Gladia”.
“Ad aiutarci?” disse Raphael incredulo “Non pensavo che fossimo così importanti per il Purgatorio”.
Elena notò che il sorriso di Eve avrebbe gelato l’Inferno. Eve non era un tipo da sottovalutare. Un po’ come tutte le persone che si trovano nella stanza. Sicuramente non avrebbe voluto essere in mezzo a un possibile scontro.
“Già” commentò Eve, intrecciando le dita “Potrà sembrare strano, ma sì”.
Nella stanza calò un silenzio pesante. Poi Hannah disse “E in che modo?”
“Tramite il mio specchio di lapislazzuli” affermò Eve semplicemente.
Tra i presenti ci furono degli sguardi sconcertati e Michaela intervenne “Ma il tuo specchio è andato perduto tanto tempo fa, distrutto da Astrea”.
“Michaela, Michaela” esclamò Eve, mostrando una chiostra di denti appuntiti “Lo so che il mio specchio è andato perduto”
“E allora perché nomini il tuo specchio, se sai che è andato perduto?” domandò Elena sconcertata “Hai voglia di prenderci in giro?”
“Tutt’altro, giovane cacciatrice” la rassicurò la Signora del Purgatorio “Non voglio prendervi in giro. Non c’è tempo. C’è un modo per ripristinarlo”
“Ripristinare uno specchio rotto dall’impersonificazione della Giustizia?” domandò Lujan, l’arcangelo di Pechino in tono interessato “Questo vale tutti i miei Rinati”.
Un brivido attraversò la schiena di Elena. Non avrebbe potuto dimenticare gli sguardi dei Rinati. Gente che, un attimo prima era sottoterra, e un attimo dopo era comandato da un arcangelo. Di tutte le cose che aveva affrontato, i Rinati erano l’ultima cosa che voleva affrontare. Erano un abominio della natura. Anche Eve era disgustata.
“Lascia stare i tuoi Rinati” rispose Eve “Avete sentito parlare dei fratelli Winchester?”
“Possiamo averne sentito parlare “ disse Raphael circospetto “Perché?”
“Perché saranno i vostri compagni in questa avventura” dichiarò Eve trionfante “Insieme agli Alphas, i miei figli umani”
“Non ci mescoliamo a semplici umani, anche se sono i migliori cacciatori del mondo” disse Raphael “O tanto meno a fenomeni da baraccone come gli Alphas”.
Fu un attimo. Eve sbattè gli occhi color ambra e le ali color bronzo di Raphael presero fuoco. L’arcangelo non batté ciglio, ma si vedeva che soffriva enormemente. Poi tutto sparì come era iniziato.
“Tutto qui quello che sai fare?” la provocò Raphael ironico “Mi aspettavo qualcosa di più dalla Signora del Purgatorio”
“Non tentarmi” disse Eve irritata “Mi basterebbe un solo schiocco di dita per farvi finire”.
“Che bella riunione di famiglia” disse Elena “Che cosa dobbiamo fare?”
Eve sorrise “Adesso si ragiona. Quello che dovete fare insieme ai fratelli Winchester e i miei Alphas è quello di riuscire a farvi dare i ciondoli del cuore dall’Inferno, Paradiso e del Purgatorio e mescolarlo al sangue di un angelo caduto che ha amato”
“I ciondoli del cuore?” domandò Michaela spaventata “Vuoi dire…?”
“L’essenza del cuore” annuì Eve precisamente “Proprio quella”.
“Ma con l’essenza del cuore e il sangue dei vampiri abbiamo imprigionato Caliane” intervenne Hannan in tono concitato “Tu non sai che cosa ci stai chiedendo”
“Vi sto chiedendo semplicemente di salvare i tre regni ultraterreni” controbatté Eve esasperata “E un Antico non è nella lista dei miei pensieri”.
“Tu non sai com’è Caliane” affermò Elijah “Chi è la presuntuosa, adesso?”
“Una madre vuole solo il bene dei propri figli” esclamò Eve “Senza il vostro aiuto Hesediel morirà e tutto verrà vanificato”
Nella riunione tutto si congelò. Elena si girò a vedere le reazioni di tutti. Erano espressioni pietrificate. Se Hesediel fosse morta e definitivamente, ci sarebbe stato un effetto dominio devastante. I sentimenti, il dominio dei sentimenti sarebbe decaduto e i vampiri avrebbero fatto strage di essere umani, diffondendo la tossina angelica laddove non fosse consentito. Non poteva consentirlo.
“Hai vinto” concesse Raphael “Ci hai convinto”.
“Raphael” lo redarguì Hannan “Ma cosa stai dicendo?”
“Se Hesediel muore, ci sarà la caduta dei sentimenti e ci sarà il caos, peggio di quando fu imprigionata da Lucifero” spiegò Raphael in tono amaro “Vuoi questo?”
“No”
“Allora è deciso” disse Eve in tono perentorio “Bè buona continuazione, ragazzi”.
Poi girò i tacchi, avvolta in una nube. Appena fu a un passo dalla porta Elena la bloccò e le domandò “Come faremo a prendere l’essenza e a incontrare i prescelti?”
“Perché rovinarvi la sorpresa?” fece un inchino irriverente “A buon rendere ragazzi”.
E nessuno seppe cosa dire. E nel silenzio qualcuno urlò dal dolore. Un altro angelo, o un demone o un mostro, una creatura era stata privata della propria anima. E l’equilibro era sempre più fragile.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23-27/Settembre/2026 ore 16,35-Stazione Metropolitana di New York ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il ventrireesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto il dialogo tra Eve e gli arcangeli della saga di "Guild Hunter" della scrittrice Nalini Singh, in questo avremo di nuovo la presenza degli Alphas, i quali dovranno catturare un Alphas e ci sarà una scena particolare..Ma non vi anticipo nulla :-) Spero che questo capitolo vi emozioni come ha emozionato me scriverlo ^_^ Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire (le scelte no, perchè non merito questo onore) e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


27/Settembre/2026 ore 16,35 Stazione Metropolitana di New York
Il rumore assordante dei treni in corsa coprì metà delle parole di Bill Harken. L’ex poliziotto alzò gli occhi, esasperato, aspettando che la diligenza New York- San Francisco passasse. Il treno sorpassò la prima curva e dopo sparì.
“Bill calmati” disse Cameron “Inutile che ti arrabbi”
“Lo avevamo in pugno X” disse l’agente dell’Fbi con foga, picchiando un pilastro di cemento armato e lasciando un’impronta marcata del pugno, dovuto all’eccesso di adrenalina “Quel maledetto Alpha non può esserci sfuggito”
Bill, Nina, Cameron e Rachel erano alla stazione metropolitana di New York nel tentativo di catturare Helios, un Alpha capace di far scaturire energia elettrica, tramite lo sfregamento delle mani. L’ultimo avvistamento era stato, appunto, nei pressi della Metropolitana di New York. Se si fosse avvicinato alle linee elettriche, avrebbe scatenato un blackout di proporzioni gigantesche, causando un devastante effetto dominio, il quale avrebbe portato a ripercussioni gravi. Non potevano certamente permetterlo.
“Sei proprio sicura che sia passato di qui?” domandò Nina stupefatta, guardandosi intorno.
“La sua scia odorosa mi ha portato qui” disse Rachel sconfortata “Ma adesso ho perso totalmente le sue tracce…Il suo odore si è mescolato a quello degli altri pendolari”.
“Strano vero?” sbuffò Bill sarcastico “Chiamo Gary per avere notizie”.
Il telefonino cominciò a squillare a vuoto per circa mezz’ora e dopo una voce insonnolita disse “Bill, lo sai benissimo che questa è l’ora del mio budino e che non voglio essere disturbato”.
“Gary è una faccenda delicata” rispose Bill “Non ti disturberemo se non fosse importante”.
“La gente dovrebbe rispettare gli orari altrui” disse Gary punto sul vivo “Questo è segno di buona educazione e rispetto”.
“Gary” disse Nina comprensiva “Se ci aiuti, ti darò quel magnifico dipinto sull’arcangelo Gabriele che ho nella stanza”.
“Mi dai la tua parola?” domandò Gary entusiasta: da quando avevano scoperto dell’esistenza degli angeli, Gary si era talmente appassionato all’argomento, tanto da stare ore e ore su internet alla ricerca di notizie. Ormai era difficile dissuaderlo. Il dottor Rosen aveva cercato di dire che era tutta genetica ma si era tutto concluso con un nulla di fatto. Gary considerava l’angelo come un messaggero celeste.
“Certamente” affermò Nina sorridendo “Avanti campione”.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Gary affermò “Mi sono agganciato alle celle telefoniche dei dintorni e ho scoperto che si trova vicino alla centralina centrale”.
“Grazie Gary” esclamò Bill “Ci sentiamo”
A quella notizia cominciarono a scappare alla ricerca dell’Alpha. Purtroppo erano già le 17.00 di pomeriggio, orario di punta nella Metropolitana e l’area si era riempita di gente.  Era gente che era appena uscita di lavoro. Dovettero farsi largo tra le centinaia di pendolari che volevano solo andare a casa e riabbracciare la propria famiglia. Rachel mosse la testa, attivando contemporaneamente i cinque sensi (era una nuova abilità che aveva scoperto, da quando erano stati visitati da Eve, in quanto prima poteva amplificare solo un senso ) e lo individuò. Era un ragazzo all’incirca 27-28 anni, con i capelli rossi a spazzola, baffetti corti e un’espressione orripilata in viso. Era accasciato lungo un pilastro, dove c’era la centralina centrale. La sua espressione denotava sofferenza. Non sembrava affatto l’Alpha spregiudicato che sapevano. Era solo un ragazzo, per giunta spaventato.
“Eccolo “ urlò Nina, arrivando per prima.
All’arrivo degli Alphas, il ragazzo cominciò a tremare dalla paura.
“Per favore” singhiozzò l’Alphas in preda al panico “Per favore, non fatemi del male. Ho una famiglia”
“Sta tranquillo” lo rassicurò Cameron, dandogli una mano e facendolo rialzare “Vieni con noi, sarai al sicuro”.
L’Alphas lo guardò titubante e poi accettò la mano di Cameron “Ti porteremo dal dottor Lee Rosen. Lui saprà la soluzione adatta per te”
“Come ti chiami?” gli domandò Rachel premurosa.
“Oliver” disse l’Alpha con un sorriso anemico “Aiutatemi vi prego”.
Mentre salivano le scale per fuoriuscire dalla Metropolitana, gli Alphas si accorsero che Oliver perdeva filamenti di lapislazzuli da tutte le parti. Rachel ne fu inorridita e al contempo affascinata. I filamenti di lapislazzuli creavano sì dolore, ma anche un canto melodioso. L’anima riversava fuori tutti i ricordi dell’uomo. La guerra tra i regni ultraterreni stava creando davvero tanto scompiglio. Rachel si domandò tra sé e sé se tutto questo era utile alla fine. Ottenere un nuovo regno da annettere al proprio... Il fine giustifica veramente i mezzi? Addirittura si era parlato di un arcangelo a protezione del Purgatorio, il quale stava rischiando la propria vita. Che cosa ci guadagnavano? Erano quasi usciti fuori quando una donna dai capelli biondo cenere e gli occhi azzurri non sbarrò loro la strada. Oliver ne fu spaventato. Il suo volto divenne cinereo.
“Perché tanta fretta?” domandò una donna con fare melodioso “Sapete che è maleducazione non aspettare le signore”.
“Lilith” disse Oliver con voce soffocata “Che cosa ci fai qui?”
La donna rise in tono malvagio e gli occhi divenuti bianchi affermò “Sono venuta per accompagnarti alla tua festa”
“La conosci?” domandò Cameron incuriosito, impugnando il fucile e mettendola sotto tiro “Dimmi solo una parola e la centro”.
A quella affermazione, la donna rovesciò la testa e cominciò a ridere. Solo lei riusciva a far diventare una risata terribile.
“La prima donna creata da Dio” si presentò Lilith baldanzosa “Ritornata dal mondo dei morti”.
“L’umiltà non è proprio la tua virtù” sogghignò Oliver “Mi dispiace ma mi annoio alle feste”.
“Non farmi perdere tempo” disse Lilith stizzita, estendendo la mano e richiamando una luce accecante Gli Alphas si coprirono istantaneamente gli occhi e in un attimo ci fu la devastazione totale. Rachel aprì gli occhi e urlò sgomenta. Le centinaia di persone che si trovano nella metropolitana…bè erano tutti morti. Donne, uomini, vecchi e bambini. La più piccola aveva intorno ai due mesi. Lilith non aveva avuto pietà. Solo loro erano sopravvissuti. E Lilith ne fu stupefatta.
“Voi dovevate essere morti” esclamò irritata “Morti”.
E gridò quell’ultima parola, come se sperasse di vederla realizzata.
“Spiacente amore” disse Bill sarcastico “Siamo ancora vivi”.
La Succube urlò di frustrazione e cominciò a menare fendenti con una daga d’oro. Bill non se lo fece ripetere due volte e materializzò la Eracleum Gladia. La demonessa cominciò a fare una dura battaglia contro l’agente dell’Fbi. Lilith fece una giravolta e tentò di fare un affondo nel lato più scoperto di Bill. L’agente dell’Fbi, quasi come se lo aspettasse, intercettò l’affondo e sia la daga che l’Eracleum Gladia produssero scintille. Era terribilmente forte.
“Il discendente di Eracle” disse Lilith maliziosa “Ma quale onore”.
Bill non si fece abbindolare e diede un colpo al tallone per fare sbilanciare la demonessa. Lilith cadde a terra di schiena, con un tonfo sordo ma con grazia, sibilando “Non importa se voi siete gli eredi del Purgatorio. Il Purgatorio sarà dell’Inferno e voi non potete farci nulla”.
“Non credo proprio” disse Cameron “Allontanati da Bill”.
“Cameron?” domandò Rachel stupefatta “Ma cosa?”
Cameron era vestito con un completo verde speranza e teneva un arco di betulla decorata con filamenti lapislazzuli e di ametista. L’arco era teso con una freccia d’oro, pronta per essere scoccata. Era a suo agio in quelle vesti.
“A quanto pare sono il discendente di Artemide” Cameron alzò le spalle, per nulla sorpreso.
“Non potrete mai rifare lo specchio del Purgatorio” esclamò Lilith trionfante “Hesediel morirà e noi regneremo”.
Ci fu un attimo di silenzio e dopo Oliver tossì “Non succederà, se io dono la mia essenza del Purgatorio”.
Lilith urlò furibonda e fece per aggredirlo, ma Oliver estese la sua mano e un campo di forza lo circondò. Gli Alphas erano stupefatti. Un fumo color beige chiaro fuoriuscì dal corpo di Oliver e si trasformò in una boccetta di numbi grigie. Rachel la prese prima che cadesse a terra.
“Anche facendo, questo” affermò Lilith “Avrete bisogno anche dell’essenza dell’Inferno e del Paradiso per ricostruirlo”.
Oliver sorrise in tono stanco e rivolto a Nina disse “Abbi cura di te”.
Poi cadde a terra, stremato. Bill si avvicinò a lui e tastò la vena del collo e sospirò. Era morto. Lilith lo fissava con aria strafottente. Rachel gridò “Smettila stronza”
E per tutta risposta la Succube non fece altro che sorridere con indolenza.
“Ci rivedremo” disse Lilith con una nota di cattiveria “Mi raccomando mandami tanti bambini alla festa”.
E scomparve, lasciando un vago odore di essenza d’Inferno che aveva il sapore di un fiore bellissimo, andato a male. Gli Alphas rimasero a guardare tutto quel disastro. Poi Cameron incoccò l’arco, allertato da un rumore sommesso e disse “Fatti vedere”.
Eve sbucò da un pilastro, complimentandosi “Bel lavoro, prescelti”
“Tu lo sapevi?” domandò Cameron meravigliato “Lo sapevi fin dall’inizio, non è così?”
“Sì” disse Eve “Il vostro compito era prendere l’essenza del Purgatorio per ricostruire il mio specchio di Lapislazzuli. Congratulazioni”
“Dirlo prima no?” gridò Bill furibondo “Sono morte migliaia di persone a causa della tua negligenza”.
“E rovinarvi il divertimento” Eve inarcò le sopracciglia, divertita.
“Non so come ragionate voi dei regni ultraterreni” disse Rachel sconcertata “Ma so che non ragionate con il cuore”.
Eve sorrise ancora e stava per andarsene, quando Nina la prese per il braccio e la fece voltare. Eve si morse il labbro pensierosa “Neanche i miei figli sono così insolenti”
“Dicci cosa dobbiamo fare” disse Nina al colmo dell’esasperazione “Basta giochetti da quattro soldi”
“I compiti dei prescelti è quello di prendere le tre essenze dei tre regni ultraterreni” spiegò Eve con una luce ferina negli occhi “Dopo che sono stati presi, dovrete aspettare un segnale”
“Quale segnale?”
“Guess it, guess it” ridacchiò Eve e dopo svanì in una nube di fumo nero e luce viola. Un attimo dopo la freccia era già scoccata. I misteri ancora continuavano. E nel silenzio irreale, riempito solo dalle centinaia di cadaveri, il telefonino di Bill squillò.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24-28/Settembre/2026 ore 4.37 del mattino-Magazzino Sperduto-Chicago ***


Buonasera a tutti,
ecco a voi il ventiquattresimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto gli Alphas combattere contro Lilith e il recupero dell'essenza del Purgatorio, essenza ottenuta grazie al sacrificio di Oliver. E ho notato che è stato molto apprezzato Cameron nelle vesti di discendente di Artemide <3. In questo piccolo capitolo riavremo di nuovo Crowley... ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite, ricordate, preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


28/Settembre/2026 ore 4.37 del mattino Magazzino Sperduto-Chicago
Le urla disumane del mostro tenuto prigioniero erano l’unico rumore in quel magazzino abbandonato. Si guardò intorno, tutti i suoi fratelli erano morti sotto i colpi dell’Aletheia Gladia e lui era il prossimo.  Lo sapeva. Quello che gli dava fastidio, era l’assoluta strafottenza del demone, vestito in maniera impeccabile. Se c’era una cosa che si poteva ammirare in Crowley, era che, bè, aveva stile. 
“Se m’innamoro, se m’innamoro” canticchiava Crowley immergendo la forbice di Nyx in una bacinella, contenente il veleno dell’Idra di Lerna “Se m’innamoro sarà di te”
Il mostro sputò il legaccio e ringhiò “Vuoi partecipare a un concorso canoro?”
Il demone non lo stette a sentire e dopo con deliberata lentezza affermò “Oh ti sei svegliato. Pensavo che sarei rimasto a parlare da solo”.
“Fottiti” lo insultò il mostro, mostrando una chiostra di denti appuntiti.
“Ma che paroline gentili e galanti” disse Crowley con fare civettuolo  “Mi dispiace che sono così impegnato”
E mostrò con aria di baldanza un anello di diciassette carati. Con su scritto “Il mio amore per sempre”
Il lupo mannaro fece un sorriso ironico “Peccato che non sono andato alla tua festa. Ti avrei mandato un tritacarne”
Il demone ridacchiò e dopo con un affondo introdusse la lama dell’Aletheia Gladia o Forbice di Nyx nel corpo di Licaone. Il lupo mannaro urlò dal dolore ma nei suoi occhi c’era determinazione per il suo regno. Dallo sterno cominciarono a fuoriuscire filamenti di anima color lapislazzuli. Nella pelle si dipanarono dei fili neri, il veleno che cominciava lentamente a entrare in circolo.
“Perché volete farla tanto lunga?” domandò Crowley sconcertato “Dirmelo, vi risparmierebbe fatica”.
“Mai” Licaone ululò quell’ultima parola ormai stremato “Preferirei cantare con Zaccaria”
Il licantropo aveva i capelli rossi attaccati in viso per il sudore e gli occhi grigio-muschio stavano perdendo la loro scintilla vitale. Ma non la loro voglia di combattere. Per difendere il cancello del Purgatorio, aveva addirittura sacrificato la compagna della sua vita. La sua Licya. Non aveva potuto muovere un muscolo, mentre il demone inferiva contro il suo corpo. La sua Licya lo aveva guardato con amore e aveva sussurrato “Non mollare amore, non lo permettere”
E dopo era spirata.
“Poi dicono che noi demoni non abbiamo un cuore” disse Crowley scuotendo la testa.
“Che cosa vuoi dire?” chiese Licaone furibondo.
“Pensavo che di Hesediel vi importava” disse Crowley trionfante “Invece siete una massa di egoisti. Ha fatto un affare Christine a schierarsi con voi “.
“Non nominarla” gridò Licaone furibondo “Non nominare il nostro arcangelo del Purgatorio”
Crowley rise deliziato e gli diede un affondo alla pancia. Licaone cominciò a respirare a fatica. Il demone uscì la forbice con deliberata lentezza, assaporandosi il dolore.
“Allora dimmi dov’è l’entrata?”
“No” sussurrò Licaone “Non permetterò che il Purgatorio venga annesso all’Inferno”
“E permetterai così a Hesediel di morire” disse Crowley trionfante “Ma che figlio amorevole”.
Licaone non rispose, imbarazzato. Crowley prese una sedia d’oro e cominciò a sedersi di fronte a Licaone. Il licantropo cominciò a tremare dalla paura.
“Ho detto ai Winchester che avevo messo una maledizione di sangue nella forbice, per evitare di averli tra i piedi” disse Crowley in tono suadente “Il che è vero, ma…”
“Ma che cosa?” domandò Licaone confuso “Continua”
“Non gli ho detto tutta la verità, non tutta perlomeno” continuò Crowley malizioso “Ora mi vorresti dire dove si trova il Purgatorio? Io ti dico una cosa, tu un’altra”
Per tutta risposta Licaone gli sputò in faccia e sibilò “Io non ti credo”.
Gli occhi di Crowley divennero rossi e con un sol fendente pose fine alla vita di Licaone. Il licantropo non urlò, solo uno sguardo vacuo, a testimonianza di una fedeltà a un regno ultraterreno. Ci era quasi riuscito. Lo aveva quasi scoperto. Il demone si guardò intorno. Un mucchio di persone morte decoravano il pavimento di cemento. E i suoi scagnozzi erano stati dei perfetti buoni a nulla. Un lieve respiro lo fece voltare e ridacchiare.
“Oh c’è ancora qualcuno?”
“Per favore” tossicchiò la voce conosciuta “Per favore”
Il demone andò verso la voce sconosciuta e si trovò di fronte una ragazza dai capelli biondo cenere, la faccia tumefatta, una tunica color verde mela. Nei piedi aveva dei calzari alla schiava.
“Tersicore” affermò Crowley con enfasi “Giocavi a nascondino?”
La musa della danza non ebbe neanche la forza di ribellarsi. La aspettava un’altra notte d’inferno.



 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25-Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole-Riunione Straordinaria ***


Buona serata a tutti,
ecco a voi il venticinquesimo capitolo di "Stairway to Purgatory". Nel precedente capitolo abbiamo visto Crowley torturare dei mostri per sapere l'entrata del Purgatorio e con un finale da cardiopalma per la povera Tersicore...In questo capitolo ci troviamo di fronte a una riunione straordinaria in Paradiso e si verrà a scoprire una novità importantissima...Ma non vi anticipo nulla :-) Mi sono accorta che gli ultimi due capitoli erano già stati pubblicati e quindi ho dovuto cancellarli, ma ringrazio davvero chi li ha recensiti e mi scuso con loro per aver fatto perdere tempo prezioso. Scusate, capita pure a me di essere distratta XD Non uccidetemi per favore XD Spero che con questo capitolo possiate perdonarmi ^_^ Ringrazio tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messa e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Tempo imprecisato-Lassù sulle nuvole-Riunione Straordinaria

Mentre i fratelli Winchester e le rispettive compagne andavano a chiedere aiuto all'arcangelo dell'amore Haniel, in merito allo specchio di lapislazzuli di Eve, accompagnati da Sheeira, la sorella minore di Christine, lassù sulle nuvole si stava svolgendo una riunione speciale. Tutti i rappresentanti del Purgatorio, Inferno e Paradiso erano stati convocati urgentemente da Binael, l'arcangelo a capo della gerarchia dei Troni, il bibliotecario del Paradiso, in quanto aveva fatto una scoperta sconvolgente. L’unico assente era Haniel. Tutti, compreso lo stesso Crowley, avvertivano nell’aria un’atmosfera palpitante. Un angelo in uniforme, di nome Anayael, con una daga di rubino, riposta nel fodero, stava a guardia della sala, dove si svolgeva la riunione, per evitare intromissioni di nessun tipo. Crowley gli passò accanto e lo punzecchiò, tirandogli la guancia destra “Ma ridi, una volta tanto”
L'angelo estrasse la daga con una precisione millimetrica e la puntò contro l'ex demone degli incroci, facendo uscire una goccia di sangue dal collo, la rabbia incisa nei suoi occhi “Non sei nella posizione adatta per dirlo, Crowley”.
“Fanciullo” disse Crowley, alzando le mani in segno di resa “Volevo solo stemperare questa atmosfera...siete troppo seri”
L'angelo ripose la daga nella guaina di pelle e sorrise in tono minaccioso “Forse sono così serio, in quanto un certo demone sta giocando al grande conquistatore e sta scombinando l’equilibro ultraterreno. Perdonami se non mi sganascio dalle risate”.
“Avevo bisogno di ampliare i miei orizzonti” disse il demone con fare civettuolo “ E poi ci voleva un po’ di brio. Era un mortorio davvero”
Anayael si limitò a guardarlo con disprezzo e continuò a guardare le nuvole, a difesa della riunione. Dentro di sé non riusciva a capire perché il suo capo Binael aveva invitato Crowley alla riunione, quell'individuo spregevole. Era lui l'unica causa di quel disordine. Non aveva nessun diritto di presiedere alla riunione. Anayael guardò di sottecchi le Ninfe del Purgatorio, le quali mandavano maledizioni e sortilegi maligni contro Crowley. Non era propriamente amato. Da una porta interna della sala, un angelo dai capelli rossicci e gli occhi castani avanzò con fare solenne. Nella cintura portava il Libro del Paradiso, il libro dei Libri. Binael.
“Sono contento di vedervi tutti” li accolse Binael con un sorriso triste “Specialmente in questo periodo plumbeo che il Paradiso e il Purgatorio stanno vivendo”.
“Io non tanto” ridacchiò Crowley, attirandosi le ire dei Troni “Cosa c'è ragazzi? Non siete voi che dite che bisogna dire la verità? E io l’ho detta”
“Vedo che non hai perso il tuo charmè” disse Binael in tono cinico.
“No, sto passando un bellissimo periodo” disse Crowley, guardandosi le unghie “Come mai sei tu a presedere la riunione? Metatron ha fatto le ore piccole?”
L'arcangelo dei Troni fece un cenno, intimando con benevolenza ai suoi di non fare nulla, e dopo mosse i fili d'oro del passato, d'argento del presente e di platino del futuro, per fare uno specchio di nubi. Binael guardò tutti con aria grave.
“Sapete tutti perché vi ho chiamato” esordì Binael, con gli occhi color vinaccia ad abbracciare la sala della riunione “La questione dello specchio di lapislazzuli”.
“Avete scoperto qualcosa?” domandò Lucifero speranzoso, prendendo per la prima volta la parola.
L’arcangelo dei Troni sospirò e cominciò a formare lo specchio dello spazio e del tempo, lo stesso che aveva fatto vedere l’uccisione del primo Chamuel da parte di Lucifero. Il creatore dell’Inferno si mosse, un po’ spazientito sulla sedia, ma incuriosito. Michele gli mise una mano sulla spalla e lo calmò. Si fissarono entrambi negli occhi. Dopo questa avventura, Lucifero avrebbe perduto la grazia angelica e sarebbe ritornato a essere l’Avversario. Era inevitabile.
“Adesso scoprirete perché è impossibile ripristinare lo specchio di lapislazzuli” annunciò Binael, spalancando la porta del tempo e dello spazio “Eve, quello che vuoi, è impossibile”.
“Voglio che i miei figli stiano bene” disse Eve, punta sul vivo “Sono una madre, Binael, e una madre deve pensare al bene dei propri figli”
“Capisco il tuo tormento” disse Binael “Ma..”
“Ed io voglio che la mia forbice rivenga a me” disse Atropos furibonda, interrompendo bruscamente il discorso di Binael “Non permetto a nessuno di utilizzare la mia Aletheia Gladia impunemente, nemmeno a un pinguino vestito a festa”.
“Oh ma l’ho soltanto presa in prestito” si giustificò Crowley petulante “Quanto la fai lunga Atropos”.
“Augurati di non finire nel mio quadernetto aureo” ringhiò Atropos minacciosa “Hai superato il limite Crowley e spero che qualcuno ti fermi”.
“Nec recisa recidit” disse Crowley sfottendola “Neanche spezzato, retrocederò. Credi che mi accetteranno come gabelliere?”.
Atropos fece un gesto di morte e Crowley sbuffò e non disse nulla, gongolando tra sé e sé e gioendo dell’ira della Moira della Morte. Più la Moira era arrabbiata, più il potere dell’Aletheia Gladia si rafforzava e faceva dire la verità ai mostri prigionieri. Tersicore aveva detto, dopo quasi otto giorni di torture incessanti, insopportabili per un essere umano, una parte importante per l’ex demone degli incroci e padrone dell’Inferno. Aveva quasi scoperto l'entrata del Purgatorio e ormai la Forbice di Nyx, o Aletheia Gladia, non serviva più al suo scopo. Fece l’occhiolino a Persephone, la ragazza a guardia del cancello del Purgatorio. Lei era la chiave di decifrazione per l’ingresso nel regno che tutto purifica e monda, ma era inavvicinabile. Eve la sorvegliava a vista. La ragazza lo ricambiò con un dito medio, esibito con disinvoltura. Poi Binael cominciò a muovere le fila d’oro del passato e una visione cominciò a dispiegarsi tra loro. Una visione che avrebbe spiegato molte cose.
Una giovane donna dai capelli biondi e gli occhi castani avanzò con nervosismo nel giardino della Personificazione della Giustizia, Astrea. La donna era in stato interessante e ormai mancavano pochi giorni al parto. Nella cintura portava un pugnale di ametiste e di iolite, il simbolo supremo di tutti i cercatori d’angeli, designati da Astrea. Lo scintillio della lama creava giochi di luce in un crepuscolo surreale. La madre di Hesediel avanzò con leggiadria e accolse tra le sue braccia la giovane cercatrice d’angeli.
“Oh che scena commovente” disse Crowley sdegnato “Mi sta venendo il diabete”.
Lucifero schioccò le dita e la bocca di Crowley si mosse a vuoto. Il Purgatorio esplose in un tripudio di gioia.
“Forse a te potrà non importare” disse Lucifero stizzito “Ma per me è importante. Quindi silenzio assoluto”
L’ex demone degli incroci guardò incuriosito il suo ex capo, totalmente cambiato da quando Michele gli aveva offerto di nuovo la grazia. Sembrava essere ritornato il Serafino di un tempo, il Serafino che, insieme ad Haniel, aveva costituito il pianeta Venere. Una volta annoverato il Purgatorio nei suoi domini, avrebbe fatto carte false per uccidere Lucifero. Dopo il Purgatorio, il controllo perfetto dell’Inferno. Non vedeva l’ora. Poi la sua attenzione si catalizzò sullo specchio di nubi. Sullo specchio che squarciava il Tempo e lo Spazio.
“Mi ha chiamato Binael e mi ha detto la verità” disse Cassandra Eos Musesfly con le lacrime agli occhi “ Me lo ha confermato anche Cloto. Dimmi che è solo un sogno, un incubo, qualcosa che può svanire con un semplice battito di ciglia”.
“Mi dispiace Cassandra, ma è tutto vero” confermò Astrea triste “Mi dispiace confermarla. La profezia è totalmente vera”
“Nooo” urlò Cassandra, abbracciando le ginocchia di Astrea e supplicandola “Perché è dovuto capire alla mia piccolina? Astrea aiutami per favore. Farò qualsiasi cosa. Anche morire”
Astrea, la madre di Hesediel, guardò la giovane donna prostata ai suoi piedi, incinta di nove mesi e il suo cuore si strinse ancora di più. Poteva capire bene il dolore che la donna portava. Girò la testa e vide Hesediel giocare con una farfalla color crepuscolo. La vita della sua piccola gioia era legata alla vita di quella nuova creatura. E non in bene.
“Mi dispiace Cassandra” disse Astrea triste” Non posso”.
“Tu sei la Personificazione della Giustizia” esclamò Cassandra con veemenza “Per favore”.
In quell’ultima parola c’era tutta la disperazione di una madre. Tra tutte le persone che conosceva, Cassandra era l’ultima persona a cui avrebbe augurato ciò. Era un’ottima cercatrice d’angeli, la migliore del suo gruppo, ed essere la madre della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse era davvero il colmo. Astrea posizionò la mano sulla pancia gravida della cercatrice e poté sentire il potere distruttivo della bambina e il legame che la univa a sua figlia. Anche Hesediel se ne accorse e rimase a fissare Cassandra, con un sorriso che voleva dire molto e niente.
“Dai” disse Sheeira ridacchiando “Andiamo a disturbare Haniel”.
Le due arcangelo cominciarono a spintonarsi, sorridendo spensierate e arruffando la chioma castana e folta del Principato Haniel. L’angelo prese Sheeira sulle spalle e cominciò a girare tra gli alberi di limone e di pesco, facendola ridacchiare di gioia. Ci sapeva fare con gli altri. La Personificazione della Giustizia li guardò con un tuffo al cuore. Ultimi istanti di felicità, prima di un futuro totalmente incerto.
Astrea fece alzare Cassandra da terra e l’abbracciò. Poi la fece sedere su un gazebo di violette del pensiero e glicine, sospirando “In realtà un modo ci sarebbe. Ma non sarà semplice”
“Qualunque cosa” disse Cassandra con veemenza “Qualunque cosa. Farò qualunque cosa affinché mia figlia non sia investita dal potere della profezia”.
“Per far sì che tua figlia Violet non diventi la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse” affermò Astrea, afferrandole le mani “Bisognerà distruggere lo specchio di lapislazzuli”.
“Fallo” disse Cassandra senza mezzi termini “Astrea tu sei l’unica che lo può fare. Non abbandonarmi”
La personificazione della Giustizia scosse la testa, prendendo una gemma di fiore e aprendola, per la gioia della piccola Hesediel e annunciò “Se lo facessi, ci sarebbero gravi conseguenze per l’equilibro”
“E a me non ci pensi?” gridò Cassandra furibonda “Astrea”.
La personificazione della Giustizia la prese per le spalle e la fece calmare. Le asciugò le lacrime e le spiegò “Se dovessi rompere lo specchio di lapislazzuli di Eve, sì, tua figlia diventerebbe autonomamente una cercatrice d’angeli, in quanto si agirebbe sui cromosomi del suo dna. Ma…”
“Cosa?” domandò Cassandra “Continua, Astrea”.
“La Pizia mi ha detto che mia figlia, in un futuro non troppo lontano, diventerà l’arcangelo del Purgatorio. Adesso mi capisci perché non posso fare quello che mi chiedi. In un modo o nell’altro la vita di Hesediel è legata a tua figlia”.
“Forse non avverrà questo” disse Cassandra speranzosa “Mancano pochi giorni al parto. Ho tanto desiderato una bambina”
“Fallo, mamma” la voce di Hesediel era rassicurante “Distruggilo”
“E tu?” domandò Astrea, un sentimento umano che divino “Che cosa farai?”
Hesediel sorrise timida e si avvicinò a Cassandra, posizionandole una mano al centro della pancia. La cercatrice d’angeli vide un’espressione che non aveva visto in nessun angelo conosciuto. La misericordia più pura e perfetta. Hesediel non batté ciglio, ampliando il sorriso “Mi proclamerò sua protettrice”.
“Ti ucciderà” esclamò Astrea sbigottita “Non posso farlo”.
“Gli umani muoiono ogni giorno e noi non dobbiamo essere altezzosi” spiegò Hesediel “Vuoi negare la felicità a una madre?”
Cassandra guardò implorante la Personificazione della Giustizia e Astrea, a malincuore, annuì. Hesediel avrebbe rinunciato alla sua vita per vedere quella bambina vivere serena, senza contaminazioni infernali. Quanto cuore aveva quella piccola creatura paradisiaca. Pregò che nessuno minasse l’integrità del Purgatorio. Diede un bacio di benedizione alla cercatrice d’angeli e si apprestò a fare il suo lavoro.
“Speriamo bene”
Poi la visione si interruppe bruscamente e i fili di argento, oro e platino si dissolsero nell’aria. Tutti nella riunione non sapevano quello che dire. Tutto si sarebbero aspettati, tranne questo. La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Questa poi!
“Ogni trentamila anni da due cercatori d’angeli nasce la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, di sesso femminile, capace di uccidere il capo delle Dominazioni” disse Binael rompendo il silenzio denso e sciropposo che si era creato “La Cavaliere dell’Apocalisse è Violet Gyselle CrystalLight”.
“Io l’ho sempre detto che quella ragazza mi piacerebbe averla come braccio destro” disse Crowley con un sorrisetto soddisfatto “Posso candidarla per le selezioni di “Miss Prediletta di Crowley?”
“Quindi non è stato un caso se è stata scelta da Sandalphon” commentò Balthazar “Era già previsto”
“Sì” disse Raffaele, senza nessuna ironia nella voce; ormai nessuno si permetteva di giocare e di prendere in giro “ Sandalphon non sceglie cercatori d’angeli a caso. Ma cercatori d’angeli con un passato infernale”
“Ma per convincere Hesediel a ucciderla ci siamo comportati da stronzi” disse Balthazar disgustato.
“A volte per inseguire il Bene Supremo bisogna fare sacrifici supremi” spiegò Binael “Ma non abbiamo tenuto in conto l’affetto che si sarebbe potuto creare tra Christine e Violet. Quell’arcangelo è un insegnamento vivente per tutti noi”.
“Se ricostruiamo lo specchio di lapislazzuli, Violet diventa la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, e Christine muore” disse Gabriele sconvolto “Se non lo ricostruiamo, Hesediel muore. Qualche volta odio essere un arcangelo”
“Ti sei affezionato a Michelle e a Nathaniel, non è così?”
“Quei due sono la copia terrena di Hesediel” affermò Gabriel con gli occhi che brillavano “E non voglio che Hesediel muoia. È pur sempre mia sorella e l’ho vista morire troppe volte. E poi ora che ha trovato la felicità con Sam”.
“Oddio, ora chiamo Raffaella Carrà” disse Crowley, facendo finta di vomitare “Gabe”.
 “Deve esserci un modo” disse Eve combattiva “Non posso permettere che i miei figli muoiano. Il Purgatorio è importante”
“Capisco il tuo punto di vista Eve” disse Binael consolatore “Ma non possiamo permettere l’arrivo della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Sarebbe la distruzione di tutto, perfino di te. Immagina un essere capace di convertire il potere dell’aria, del fulmine, del fuoco e dell’acqua in un solo istante. Sarebbero come mille Apocalissi al secondo”
“E così devo permettere che un demone faccia il bello e il cattivo tempo?” domandò Eve furibonda “Devo permettere a un essere del genere di giocare con i miei figli?”
“Quell’essere ha un nome!” disse Crowley piccato.
“Io non posso garantire la mia estraneità alla vicenda” affermò Eve con superiorità “Io farò ricostruire lo specchio di lapislazzuli. Riunirò l’essenza del Paradiso, del Purgatorio e dell’Inferno e dell’angelo che ha amato. Con o senza la Cavaliere dell’Apocalisse. Io ho un regno da difendere e un capitano non abbandona la propria nave”.
E detto questo si allontanò stizzita, seguita dal corteo del Purgatorio. Solo Persephone, la custode del Purgatorio, si fermò a guardare Binael ed ebbe solo il tempo di dire “Mi dispiace” e poi fu richiamata da Eve. Crowley prese la giacca, la scosse dalla polvere e disse “Una riunione davvero molto interessante. Adesso scusatemi devo andare via. Ho lasciato degli ospiti e devo fare gli onori di casa. E ho un regno da conquistare”
Con uno schiocco di dita fu avvolto dalle fiamme dell’Inferno e scomparve via. Binael guardò gli ultimi rimasti della riunione. Castiel, Balthazar, Lucifero, Michele, Gabriele e le tre Moire. Tutti erano ammutoliti dalla rivelazione. Perfino Balthazar non aveva voglia di sorridere.
“Adesso hai capito perché ti ho fermato” disse Balthazar, rivolto a una sbigottita Atropos “La maledizione di sangue nel pugnale può essere facilmente spezzata, ma questo no. Hesediel è importante”
“E così dovrei permettere a un piccolo insulso demone di fare quello che vuole con la mia Forbice” disse Atropos con aria sconfitta “Sta scombinando l’equilibro. Mi sento inutile”
 “Se i prescelti dovessero ripristinare lo specchio di lapislazzuli” disse Lucifero con un groppo alla gola “Hesediel morirà allora?”
“Sì”
“Non ci potrebbe essere un altro modo per evitare tutto questo?” chiese Castiel corrugando la fronte “So per esperienza che tra Hesediel e Violet c’è un’amicizia davvero importante”
L’arcangelo dei Troni intrecciò le dita e spiazzò tutti con una domanda “Rinuncereste al bene più importante?”
Binael non aspettò che rispondessero alla domanda e la sala della riunione scomparve. Michele mise una mano sulla spalla destra di Lucifero “Adesso capisci perché non volevo darti la grazia?”
Lucifero non disse nulla. E la riunione si concluse. E il cielo pianse al posto suo. Se quello era amore, era come un pugnale al cuore.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26-06/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Biblioteca personale di Haniel ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il ventiseiesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto una riunione straordinaria tra Inferno, Paradiso e Purgatorio con annessa una visione di Astrea e Cassandra, le madri di Christine/Hesediel e Violet, due madri legate da un destino infausto e da uno specchio di lapislazzuli, il quale è il fulcro dei problemi e la soluzione insieme...Il labirinto di Creta era meno intrincato di me XD In questo capitolo abbiamo l'arcangelo Haniel e ci sarà un dialogo molto importante...Ma non vi anticipo nulla :-) Devo fare una piccola precisazione. Il mio personaggio del Librariano Esperino è un mio omaggio alla saga televisiva di "The Librarian" <3 e la saga scritta da Cornelia Funke "Cuore d'inchiostro, Veleno d'Inchiostro e Alba d'Inchiostro", pur precisando che il mio personaggio è totalmente diverso dai personaggi elencati poco dinnanzi. Quindi niente voce per fare uscire i personaggi dal libro, ma un modo tutto particolare che verrà scoperto più avanti ^_^ Vorrei solo puntualizzare la cosa ^_^ Ci tengo ad essere precisa e a chiarire con le persone che leggono i miei racconti, onde evitare di avere problemi ^_^ Ah dimenticavo che il Librariano Esperino è una dedica a una persona, alla quale auguro mille giorni di scrittura e mille giorni di inventiva ^_^ Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


06/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Biblioteca personale di Haniel
Il cielo era ancora decorato di piccole stelle e l'arcangelo dell'amore, Haniel, stava seduto a controllare i registri nella sua biblioteca personale. Si tolse gli occhiali squadrati, pulendoli con l'orlo del maglione, si stropicciò gli occhi per la stanchezza, tuffandosi sopra la sua sedia girevole, lasciando che il rollio della sedia lo distraesse. Un dubbio lo tormentava da giorni ormai. Lo specchio di petali di rosa, utilizzato per controllare la situazione in Paradiso, sembrava aver perso ogni potere e questo lo preoccupava sopra ogni cosa. Mai era successa una cosa del genere. Sapeva che Crowley si stava divertendo con la forbice di Nyx o Aletheia Gladia per scoprire l'ingresso del Purgatorio, visto che Lucifero era di nuovo in possesso della sua grazia, ma la cosa che non gli andava a genio, era che il Paradiso lo avesse escluso dai suoi progetti. Era pur sempre un arcangelo dei Principati. Ed era preoccupato per la sorte di sua sorella Christine/Hesediel, divenuta, dopo il bacio plumbeo e luminoso, l'arcangelo del Purgatorio, l'arcangelo a difesa di quel regno a metà tra il bene e il male. Con la morte dei mostri del Purgatorio, Christine diventava sempre più debole e aveva il timore che potesse morire un'altra volta. Sandalphon l'aveva uccisa una volta, due volte, la prima utilizzando la forma terrena di Violet, violando il concetto più puro dell'amicizia, la seconda affondando la lama nel suo cuore. Infatti, una cosa che lo preoccupava era l'interesse abbastanza morboso che i regni ultraterreni avevano per l'amicizia che legava Violet e Christine. Sembrava quasi una cosa dell'altro mondo che un arcangelo delle Dominazioni si legasse a un suo protetto. Anche per Cass e Dean, le cose non erano andate bene, ma alla fine si erano abituati. Christine avrebbe sopportato qualsiasi cosa per Violet, perfino la morte, ed era su questo punto che picchiavano duro. Ma non sapeva fino a che punto si sarebbero spinti a rovinare l'amicizia. A volte il Paradiso sapeva essere spietato quanto l'Inferno. Un leggero bussare interruppe i suoi pensieri e sua moglie Dyane avanzò silenziosa, portando un vassoio di caffè appena fatto e un bel po' di biscotti alla cannella fatti in casa. Un rumore sommesso provenne dallo stomaco di Haniel.
“Ancora sveglio?”
Haniel scroccò le dita, sbadigliando vigorosamente “Già”.
“Un giorno o l'altro ti ritroverò sommerso dai libri” disse Dyane con mezzo sorriso, prendendo un vecchio libro e rimettendolo a posto “Lavori troppo”
Haniel ricambiò il suo sorriso e la prese ai fianchi. La baciò lungo la linea del collo e Dyane cominciò a ridacchiare “Smettila, Haniel”.
“Ti sei sposata l'arcangelo dell'amore e adesso te lo subisci” disse Haniel con fare malizioso “Ti amo”.
Dyane lo guardò con occhi nuovi e sorrise dolce. Haniel non era il tipo da dire ti amo tanto facilmente. Doveva essere veramente sicuro di quello che stava dicendo. D'altronde era l'arcangelo dell'amore.
“E se Iolye si svegliasse?”
“Per svegliarsi ha preso dalla madre” ridacchiò Haniel.
“Spiritoso” disse Dyane, facendo il broncio e poi sciogliendosi di fronte alla faccia di Haniel; sapeva benissimo che Haniel l'amava più della sua stessa vita, lo aveva dimostrato in più occasioni, e ne andava fiera “Io ho bisogno del mio tempo per riposarmi”
L'arcangelo dell'amore si alzò delicatamente e andò a vedere il suo specchio di petali di rose. Ancora nulla. Stava lentamente perdendo la pazienza. Il che era tutto dire.
“Sembra che il Paradiso mi abbia tagliato fuori” disse Haniel risentito “Non vorrei una situazione come Semeyraza”.
“Speriamo” disse Dyane in tono condiscendente, arruffandogli i folti capelli castani e indicando la maniglia “Andiamo a letto?”
La moglie Dyane attraversò la biblioteca, appoggiò una mano sulla maniglia della porta e dopo la chiuse. Haniel socchiuse gli occhi, per un attimo, cercando di assaporare il profumo dei libri racchiusi nella stanza. Storie antiche, moderne e contemporanee. Il suo mondo. Sollevò il braccio e canticchiò “Morphos”.
Un gruppo di cori e di risate lo circondò e gli sembrò quasi che i personaggi dei libri lo salutassero. Sorrise. In quanto i personaggi dei libri non erano altro che forma statica della mente. Gli sembrò perché i personaggi non potevano uscire dai libri, nessuno aveva il potere di fare uscire i personaggi dai libri, a fargli respirare l'aria della realtà, portando la ventata della fantasia e della storicità, né di entrare esso stesso nei libri. Solo una persona era stato in grado di farlo ed era finito ucciso da Binael con la sua Biblios Gladia, in quanto era stato considerato pericoloso.
Binael per favore”
Mi dispiace, se tu restassi in Paradiso, potrei farti vivere” disse Binael triste “Addio”.
Poi Haniel aveva visto Binael calare la Biblios Gladia, una spada d'argento con un lettore che ballava con un bibliotecario e d'improvviso fu il caos. Dal libro di mitologia scaturirono le Arpie e altri mostri, che catturarono il malcapitato e lo scannarono pezzo per pezzo. Haniel aveva distolto lo sguardo di fronte a quell'orrore. A volte il Bene era a un passo così dall'essere sbagliato. Non avrebbe potuto dimenticare l'ultimo sguardo, uno sguardo di una persona che voleva solo vivere e basta.
Non lasciare che i tuoi doni ti portino a un passo dal dirupo” aveva detto, esalando l'ultimo respiro “Sii sempre un passo dietro loro Haniel, mi raccomando”.
E un paio di occhi castani piansero alla sua morte. La moglie, Gyseja, incinta di sette mesi.
Lui poteva toccare un libro e far scaturire i personaggi dei racconti, totalmente in carne e ossa. Un conto se avrebbe fatto scaturire Platone o Aristotele, ma una volta aveva fatto comparire Jack lo Squartatore. E Binael era stato costretto, a malincuore, a ucciderlo, portando all'estinzione dei Librariani Esperini. Il libro verde dagli intarsi dorati raccontava la storia di Lucyos Micheolos. Un suo modo per onorarlo. Si alzò lentamente dalla sedia e posò il registro accanto a una vecchia copia della Divina Commedia autografata da Dante Alighieri. Se pensava al fatto che era una dei pezzi più celebri della collezione di Binael, gli sembrava di essere un piccolo furfantello.
“Binael non poteva mancare alla mia collezione” sogghignò Haniel, pensando al bibliotecario del Paradiso e alla sua Emeroteca immensa “Non avercela a male con me”
“Di sicuro non è questo quello che lo preoccupa” disse una voce femminile conosciuta, comparendo all'improvviso.
L'arcangelo dell'amore sobbalzò quando una giovane donna, intorno ai 29-31 anni, dai capelli castano scuro a boccoli e gli occhi color verde mela lo fissò con sguardo severo. La Moira del Passato e della Vita. Cloto.
“A quanto pare il mio specchio dei petali serve come portale” osservò l'arcangelo dell'amore incuriosito “Notevole”.
La Moira della Vita fuoriuscì con grazia ed eleganza dallo specchio di petali di rosa, togliendo delicatamente alcune gocce di rugiada dalle pieghe del vestito. Con fare leggiadro prese la copia verde con intarsi dorati ed esclamò “Sei sempre stato un artista, i miei complimenti. Profumo di papiro e di loto. I tempi perduti dell'antico Egitto”
“Grazie” disse Haniel compiaciuto “Ma non penso che tu sia venuta per ammirare le copertine dei miei libri”.
“Già” disse Cloto in tono mesto “Se Lachesi e Atropo scoprissero che sono qui, mi ucciderebbero”.
“Più di quanto non lo farebbe Binael, se si trovasse, qui” disse Haniel sogghignando e cercando in qualche modo di alleggerire la situazione.
La Moira della Vita sorrise timidamente, mentre dalla sua mano comparve un piccolo uccellino dalle piume violacee e blu, il quale cinguettò allegramente al comparire della prima linea rosata dell'alba. La cosiddetta autunnale auge.
“Ti ricordi lo specchio di lapislazzuli, Haniel?” domandò Cloto a bruciapelo.
L'arcangelo dell'amore sbarrò gli occhi terrorizzato “Certo, perché?”
Cloto si sedette sulla comoda poltroncina di pelle nera e affermò “ Sai bene che lo specchio di lapislazzuli serve per mantenere in vita i mostri del Purgatorio e che la sua distruzione a tenere lontano dal corpo di Violet Gyselle CrystalLight lo spirito della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse, l'unica creatura in grado di uccidere il capo delle Dominazioni ”
“Io c'ero quando Astrea lo distrusse” disse Haniel in tono risentito “Lo fece per evitare la morte di Hesediel”.
E nel dire il nome di Hesediel, i suoi occhi castani brillarono di un affetto speciale. C'era un legame particolare tra lui e la sorella, reso ancora più speciale dalla minore differenza di età. C'era tre battiti di cuore d'angelo tra di loro, ovvero tre milioni e tre giorni di distanza. Anche con Sheeira il legame era stato stretto, almeno fino a quando era morta.
“La tua dote è straordinaria” lo ammirò Cloto “Il tuo legame con Hesediel è bellissimo”.
“Hesediel è mia sorella” le ricordò Haniel “Normale che sia legato a lei. Anche sai benissimo che preferisco chiamarla Chris”.
“Già” Cloto sospirò e sembrò che dovesse trovare tutto il coraggio di questo mondo “Quello che ti sto chiedendo, è davvero orribile”.
“Dimmi”
“Devi far ricostruire lo specchio di lapislazzuli” dichiarò Cloto in tono fermo “Non possiamo venire Crowley nel Purgatorio. Sarebbe un sacrilegio”
“Ed io devo sacrificare la vita di mia sorella per il bene supremo?” domandò Haniel inorridito.
“Non possiamo farlo entrare” disse Cloto “Il Purgatorio non deve essere inquinato dalle zozzure dell'Inferno”.
“Quindi, ecco perché lo specchio di petali di rosa non funzionava” esclamò l'arcangelo dell'amore furibondo “Mi avete estromesso dai vostri piani”
La Moira della Vita lo fissò severa “Abbiamo dovuto”.
“Dovuto, dovuto” ripeté Haniel, camminando avanti e indietro per calmare la furia “Da quando sono nato che sento che tutto è dovuto. Fanculo al destino”
“Grazie per le tue belle parole” disse Cloto sarcastica.
“Dovrei abbracciarti, per caso?” domandò Haniel ironico “Che cosa avete deciso nella riunione nascosta?”
“Crowley ha deciso di continuare a scoprire l'entrata del Purgatorio, utilizzando la Forbice di Nyx o Aletheia Gladia ed Eve ha intenzione di cercare le tre essenze insieme al sangue dell'angelo che ha tanto amato.”
“Noto con piacere che avete deciso” disse Haniel irritato “Non ci sto”.
“Vorresti che Christine muoia prima?” lo minacciò Cloto “Non ti facevo così meschino”.
Haniel la fulminò. Sapeva che Cloto non lo diceva seriamente, ma poteva intuire che era in una situazione davvero particolare e stressante. Il Purgatorio nelle mani di quel pazzo o la comparsa della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse? Difficile stabilire quale era la soluzione migliore per una situazione disperata e senza via d'uscita. In quelle situazioni serviva davvero Dio.
“Morirà comunque” strillò Haniel “Meglio una morte così che data dalla sua migliore amica. Perché siete così morbosamente attratti dalla loro storia d'amicizia? Sembra davvero una cosa dell'altro mondo?”
“Non possiamo perdere il Purgatorio” ribatté Cloto “E poi potrei fare una cosa”.
Haniel sbattè gli occhi, confuso, e Cloto materializzò un filo d'oro con pagliuzze di lapislazzuli e capì. Il filo di Persefone per gli arcangeli del Purgatorio.
“Potresti riportarla in vita”
“Sarebbe l'ultima volta che ricostruisco il filo della vita, ma sì per Hesediel lo farò”.
“Perché l'ultima volta?” domandò Haniel confuso.
La Moira della Vita intrecciò le mani e confessò “Per contrastare il potere del Cavaliere dell'Apocalisse serve ricostruire la Lancia di Lete, rinunciando a una cosa a cui teniamo molto. Io ho deciso di rinunciare al mio ruolo”
“Come puoi rinunciare al tuo ruolo?” disse Haniel basito “Non puoi”.
“Posso eccome” disse Cloto sicura di sé “Sarai tu il mio erede”.
“Stai scherzando”
“Vorrei tanto Haniel” disse Cloto mesta “Ma tu sei l'unico che è degno di dare la vita. È l'amore che dà la vita. Con la lancia di Lete dovremmo neutralizzare il potere distruttivo del Cavaliere dell'Apocalisse e riportare tutto alla normalità. L'amicizia tra Christine e Violet potrebbe essere salva. Non tutti tifano contro di loro. Sono delle rose bianche in un prato di rose rosse”
Un attimo di silenzio...
“Ci aiuterai?”
Haniel sollevò gli occhi, distrutto emotivamente. Poi annuì sconfitto “D'accordo”
“Sei eccezionale”
Poi la vide scomparire attraverso lo specchio di petali di rosa rosa, come un ricordo lavato dall'esperienza. L'arcangelo dell'amore rovesciò uno scaffale pieno di libri e urlò il suo disappunto. Per salvare un regno ultraterreno, aveva barattato la sua lealtà nei confronti di Hesediel. Doveva indicare loro le sette essenze del Paradiso, un modo per fare riemergere la Quinta Cavaliere dell'Apocalisse, tutto per ricostruire uno specchio di lapislazzuli, tutto per frenare le manie di grandezza di un demone da quattro soldi.
Perdonami Astrea.
E lo specchio di petali di rosa mostrò l'immagine di Christine/Hesediel sorridente insieme a Violet e pianse. Stava rovinando tutto. L'amicizia in cambio della salvezza del Purgatorio. E c'era anche Sheeira.
E il sole stava alto nel cielo. Come iniziare bene la giornata. 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27-06/Ottobre/2026 Sala d'Aspetto dell'Aeroporto ore 5,45 e 56 secondi ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il ventisettesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto il dialogo tra l'arcangelo dell'amore Haniel e la Moira della Vita Cloto sullo specchio di lapislazzuli e su quello che sta succedendo nei regni ultraterreni...In questo capitolo ritroviamo i nostri bros con le rispettive compagne e Sheeira all'interno di un aereoporto...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :)

 06/Ottobre/2026 Sala d'aspetto dell'Aeroporto ore 5,45 e 56 secondi

Un fascio di luce improvvisa fece girare alcune persone che stavano facendo il controllo bagagli al check-in e d'improvviso cinque persone comparvero tra di loro. Dapprima le persone rimasero stupefatte dallo strano fenomeno, poi, forse convinti che stavano assistendo a uno spettacolo di magia allestito dal personale dell'aeroporto, cominciarono a battere le mani in maniera energica. I cinque si guardarono in maniera stupefatta. Approfittando della confusione, Sam, Christine e Sheeira ritirarono le ali sulla schiena, facendo credere alle persone che fosse un trucco ottico. Riuscendoci in pieno.

“Bravissimi” esultò la folla entusiasta “Bis”.

“Mi sa tanto che ci hanno preso per dei prestigiatori” disse Dean a denti stretti “Io odio chi pratica la magia”.

“Meglio” ribatté Sam “Almeno non si faranno tante domande sul come siamo comparsi qui”

“Perché siamo venuti in aeroporto?” domandò Dean stupefatto, guardandosi intorno nervoso “Dovevamo andare a casa di Haniel, o mi sbaglio?”

“Ho deciso che è meglio se usiamo i mezzi convenzionali, piuttosto che quelli straordinari per andare a casa dell'arcangelo dell'amore” spiegò Christine in tono fermo “Non ho voglia di mettere a rischio la vita di mio fratello una seconda volta.”

“Forse non mi sono spiegato bene” disse Dean arrabbiato “Io non ci salgo su un aereo, te lo puoi scordare”.

“Dean non fare il bambino” disse Cass scuotendo la testa “Dovete prendere l'aereo”.

Castiel era lì con il suo immancabile trench che leggeva il Washington Post sulla pagina degli affari esteri e scuoteva la testa. Ancora c'erano delle cose che non riusciva a comprendere dell'essere umano. Ma forse era l'incomprensione delle loro azioni a renderli straordinari.

“E tu che ci fai qui?” disse Dean sospettoso “Chi ci sta badando ai ragazzi?”

“Mi sostituisce Gabe per cinque minuti, Dean” lo tranquillizzò Cass “Non sono così sprovveduto da lasciare i ragazzi incustoditi”.

“Prevedo guai per il forno” sghignazzò Sheeira contenta.

Dean sollevò gli occhi, innervosito, e fu Violet a prendere la parola “Perché dovremmo salire su un aereo?”

Castiel posò con deliberata lentezza il giornale e guardò tutti con uno sguardo d'azzurro oltremare, uno sguardo che racchiudeva il cielo e l'infinita chiarezza dell'acqua “Perché attraverso il teletrasporto angelico, lascereste una scia chimica che può essere rintracciata facilmente da Crowley. La segretezza è importante”

“Dopo quello che è successo con Semeyraza, ti aspetti che saltello tutto contento?” domandò Dean sarcastico “Salici tu. Non mi importa se Crowley ci può rintracciare con il radar o con il retino. Io non ci salgo!”

“Dean” lo rimproverò Cass “Christine non può teletrasportare nessuno, è debole a causa della scelleratezza di Crowley e io non sono proprio adatto a teletrasportare nessuno. Lo sai benissimo!”

“Non avresti un po' di quella pozione?” domandò Dean speranzoso “Mi addormento, vado nel mondo dei sogni e non mi accorgo di nulla. Oh devo chiamare Balthazar?”

“Non si trova dappertutto” disse Cass esasperato “Lo specchio di lapislazzuli deve essere ripristinato e non possiamo metterci a perdere tempo”.

“Vorrei sapere perché gli altri fanno casini e noi dobbiamo rimediare” disse Dean roteando gli occhi “Che siamo l'impresa di pulizie?”

“Posso trasportarvi io a casa di Hany” suggerì Sheeira “Conosco casa di Haniel come le mie tasche”

“Ehm...” disse Dean dubbioso “Forse è meglio prendere l'aereo”

“Dean Winchester” esclamò Sheeira severa e Dean trasalì: lei e la sorella avevano la voce quasi identica “Forse non ci conosciamo molto bene, ma ti assicuro che prendo molto sul serio il mio lavoro. E un angelo ribelle è diverso da un demone”.

“Io mi ero fidato di Dimitri, convinto che fosse lui” si giustificò Dean “Ha tentato di... “.

“Ma non sempre le cose vanno sempre nello stesso verso” disse Sheeira scuotendo la testa “Abbiamo bisogno di Haniel per la soluzione dello specchio di lapislazzuli e il tempo come dice Cass è prezioso. Gli angeli ribelli non sono dei demoni”

“Ci credo” borbottò Violet sbuffando.

“Tu Sam?” domandò Dean speranzoso “Tu potresti?”

“Io potrei” disse Sam “Potrei teletrasportare te e Chris”

“E Violet?”

“Teletrasportare due persone è già difficile” disse Cass, facendolo ragionare “Violet andrà con Sheeira”.

La cercatrice d'angeli guardò di sottecchi la Vaso di Collera, la quale replicò affermando ironica e facendo finta di mandarle un bacio “Gioia, io lo so che mi odi”.

“Io non mi fido di te” disse Violet “Il che è diverso. Tu spunti all'improvviso e pretendi che noi... ”

“Neanche io mi fido di te” ribatté Sheeira, troncando la frase della cercatrice d'angeli “Ma se stiamo qui a recriminarci dei torti subiti, a quest'ora Crowley avrà finito di scoprire il Purgatorio e tutto quello che abbiamo fatto sarà stato inutile. Io ci tengo alla vita di mia sorella, a differenza di quanto pensi tu”.

“Tu non c'eri quando Chris è stata trascinata all'inferno” l'accusò Violet.

“Ah” disse Sheeira ringhiando “E tu non c'eri quando Chris è stata costretta a nuotare nel suo sangue perché si rifiutava di ucciderti. Pensi che io non ci tenga a mia sorella? Non pretendere di giudicarmi cocca. Tu sei la classica persona a cui le persone fanno di tutto per accontentare e poi sono loro che sbagliano”

“Sheeira” disse Christine in tono fermo “Basta così”.

“Lei ti ucciderà” disse Sheeira “Ne sono sicura. Io lo leggo nel suo cuore”

“Mi sento tanto sotto una radiografia” sospirò Violet sdegnata.

“Se alla fine dovesse uccidermi” disse Christine “Allora che sia... Ma fino a quel momento non ho voglia di sentire discussioni tra di voi, non tra mia sorella e la mia migliore amica”

“Ritorna di nuovo l'arcangelo delle Dominazioni” sussurrò Sheeira triste “Domina i sentimenti, altrimenti il sacrificio di nostra madre sarà stato inutile”.

Rimasero immobili, senza dire una parola, con le persone che passeggiavano accanto a loro. Alla fine Dean annuì brusco “Se serve a rompere le uova nel paniere a quello stronzo, va bene” poi vendendo che Cass se ne andava “Non vieni?”

“Qualcuno deve badare a casa” disse Cass “ A quest'ora Gabe avrà combinato un casino in cucina... sarà meglio chiamare la guardia d'assalto”.

“Va bè” disse Dean “Qualcosa non va Cass?”

“Niente” disse Cass schermendosi “Perché me lo domandi?”

“Perché l'ultima volta che sei stato così misterioso, è finita con la mia Chris all'inferno” affermò Sam “C'è qualcosa che non va Cass?”

“Sono solo preoccupato per voi” spiegò Cass sorridendo, nascondendo il dolore dietro gli occhi “Avrei sperato in una vita serena, senza nessun coinvolgimento da parte dei regni ultraterreni”.

“Se ci nascondi qualcosa” disse Dean, prendendo la mano di Sam e di Chris “Ti vengo a cercare anche in Paradiso e ti uccido. Fiducia reciproca”

“Dean io non ragiono con il tuo metodo” disse Cass “Nonostante ti conosco da parecchio tempo, sia io, Chris e Sheeira siamo creature del Paradiso e ragioniamo con metri diversi”.

“Lassù tutto apposto?” disse Christine

Per un po' Cass non rispose e poi annuì “Certamente”.

Ma non lo disse con convinzione. Aspettò che partissero dalla sala d'aspetto, in un momento di confusione generale, e dopo scoppiò a piangere. Non poteva dire che il ripristino dello specchio di lapislazzuli avrebbe portato alla morte di Christine e all'avvento della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse. Il destino si doveva compiere. Non poteva rivelare il futuro, prima che questo fosse compiuto. Era una legge eterna delle Moire. Binael aveva chiesto se avrebbero rinunciato a una cosa importante per salvare Chris... E lui la sua scelta l'aveva fatta.

A malincuore.

Castiel s'inginocchiò, suscitando la curiosità della folla, la quale si domandò il perché di quel gesto, e posizionando la mano sul cuore disse “Io rinuncio ad essere l'angelo di Dean, dopo la sua morte”

E dal cuore di Castiel partirono delle linee blu notte che cominciarono a formare la prima parte di un'arma. La lancia di Lete.

Cass brandì l'arma e volò via. Sperò che il suo sacrificio sarebbe stato utile. Era davvero una possibilità. Sobbalzò quando dalla tasca sentì un trillo. Era Gabriel.


 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28-07/Ottobre/2026-Quartiere Generale degli Alphas ore 8,45 e 17 secondi ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il ventottesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto i fratelli Winchester con le rispettive compagne e Sheeira partire per la casa di Haniel e alla fine Cass che rinuncia ad essere l'angelo custode di Dean...In questo capitolo ritroviamo di nuovo gli Alphas e un personaggio che voi tutti conoscete bene...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite/ e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)
 

07/Ottobre/2026 Quartiere Generale degli Alphas ore 8,45 e 17 secondi

Al quartiere generale degli Alphas, nella stanza dove si svolgevano le riunioni speciali, Bill, Rachel, Nina, Cameron e Gary stavano aspettando l'arrivo del dottor Rosen, di ritorno da una caccia speciale a un Alphas pericoloso. Erano lì da almeno tre ore e fissavano quella strana boccettina di numbi grigi, la quale rappresentava l'essenza di un posto davvero misterioso. Era tutto incominciato con quello strano Alpha di nome Helios. Il Purgatorio, nel posto dove le anime si purificavano dalla loro esistenza malvagia, secondo le concezioni religiose o dantesche, o nella foresta dove malvagità e bene si mescolavano in un'essenza misconosciuta? Nel loro ultimo incontro, in cui avevano anche incontrato Lilith, la prima donna creata da Dio e primo demone donna, Eve era stata abbastanza vaga su quello che dovevano fare. Aveva parlato di tre essenze, proveniente dai tre regni ultraterreni, ma alla fine era sparita senza dare una spiegazione plausibile. Aveva solo detto che dovevano aspettare un segnale e poi aveva sorriso in tono enigmatico. La storia stava cominciando a essere fin troppo misteriosa. Nel frattempo che il dottor Rosen veniva, Cameron continuava ad esercitarsi con il suo arco di lapislazzuli e ametiste, esclamando giulivo “Questo arco è una figata pazzesca. Adoro essere il discendente di Artemide”

“L'abbiamo capito che ti piace essere il suo discendente” esclamò Bill stufo, calandosi per evitare una freccia, la quale gli passò molto vicina all'orecchio “Ma smettila di utilizzare i soprammobili come se fossero dei tiri al bersaglio. Non siamo mica al poligono”

“Non posso assolutamente Bill” disse Cameron estasiato, prendendo una freccia d’oro dalla faretra “Mi sento tanto Freccia Verde”.

E dicendo questo incoccò una freccia di smeraldo e onice e osservò la traiettoria perfetta della freccia che si andò a conficcare sul cappello che Rachel stava indossando. Cameron fischiò ammirato “Accidenti, la mia mira è molto migliorata”.

“Ok Robin Hood” intervenne Rachel seccata, togliendo la freccia dal cappello “Posa quell'arma”.

“Rachel, ma non ti fidi di me?” domandò Cameron “Sono meglio di Guglielmo Tell”.

“In questo momento no” affermò Rachel “Con quell'arco sei terribile”

“Terribile vuol dire affascinante?” chiese Cameron sorridendo ampiamente.

“No terribile da manicomio” Rachel scosse la testa “Posa l'arco”.

“Va bene madame” si arrese Cameron, dandogli un bacio sulla guancia e subendosi un’occhiataccia da parte della ragazza “Ma mi hai rovinato tutto il divertimento”

“E tu mi hai rovinato il mio cappello nuovo!” rimbeccò Rachel arrabbiata.

“Te lo ricopro sta tranquilla” sogghignò Cameron “Anche migliore di quello”.

“Era un regalo di mia madre” si lamentò Rachel.

“Uffa” commentò Gary, muovendo le mani alla ricerca di un segnale elettromagnetico; anche se il Purgatorio era in pericolo di vita, non potevano assolutamente dimenticare la loro missione, quella di stanare quel pazzo di Stanton Perrish dalla sua folle idea di creare una guerra tra gli Alphas e i normali “Perché lui è il discendente di Artemide ed io no?”

Cameron scompigliò i capelli di Gary, facendolo innervosire e ridacchiò “Perché sono dotato di sinestesia, Gary. Artemide era infallibile con l'arco, in quanto dea della caccia”

“Lo so anche io” ribatté Gary “Non sono stupido sai?”

“Nessuno lo ha detto Gary” disse Cameron sorridendo “Se non fosse per te, saremo nei guai parecchie volte campione”

“Puoi dirlo forte” esclamò Gary inorgoglito “Sono io il cervello della squadra”

“Lo sappiamo” accordarono tutti con un grande sorriso.

E lo lasciarono a maneggiare invisibili fili elettromagnetici. Una ragazza dai capelli castani si alzò e fece una considerazione.

“Abbiamo un discendente di Eracle, uno di Artemide” ricapitolò Nina con fare meditabondo “Penso anche che Gary sia il discendente di Hermes”.

“Il messaggero degli Dei, intendi?” domandò Rachel incuriosita.

Sì” affermò Nina “La sua propensione all'elettromagnetismo, lo collega al dio alato dei messaggi. Gary si collega alle telecamere e ai servizi elettronici d'informazione e sappiamo tutti che oggigiorno l'informazione viaggia attraverso gli impulsi di un pc o di qualsiasi altro oggetto elettronico. O almeno questa è la mia supposizione. Quello che non so, è a chi io e Rachel possiamo far riferimento”

“Per te potrebbe essere il Dio Hypnos, il dio del Sonno” azzardò Cameron “Hai il dono di ipnotizzare la gente con il tuo sguardo e le persone sembrano come imbambolate quando eseguono i tuoi comandi”

“Come sei galante” controbatté Nina in tono piccato.

“Dico solo la verità” rispose Cameron alzando le spalle “Per Rachel potrebbe essere...”

Un rumore alle loro spalle fece tacere tutto e i cinque si trovarono il dottor Lee Rosen con una valigetta in mano. Aveva borse sotto gli occhi, come se avesse lavorato tutta la notte, ma non appena vide la sua squadra, fece sparire l'aura di stanchezza e accolse tutti con un ampio sorriso. Ma sembrava più vecchio che mai. Il Dottor Rosen dei vecchi tempi, quello che li aveva riuniti, rispettandoli per come erano e non per i loro poteri, sembrava sparito.

“Stavate facendo congetture senza di me, ragazzi?” ridacchiò lo psichiatra “Notevole, stiamo ritornando a essere una vera e propria squadra”.

“Buongiorno dottor Rosen” disse Bill “Come va?

Per un po' il dottor Rosen non rispose, limitandosi a uscire un fascicolo dalla valigetta nera. Appoggiò i palmi sul tavolo di ardesia nera, negli occhi tutta la stanchezza e l'amore di un padre che ha perso qualcosa di importante. Un dolore intenso e incalcolabile. Un dolore difficile da descrivere.

“Va come deve andare” disse il dottor Rosen serio, sostenendo lo sguardo dell'agente dell'Fbi “Dovevo vedermi con Gilbert per il problema di Stanton Perrish..”

“Dottor Rosen non è colpa sua se Danny...”iniziò Cameron imbarazzato.

“Non voglio la tua comprensione Cameron” disse Lee perentorio, troncando sul nascere una possibile discussione “Mi avete chiamato per una sorta di oggetto misterioso, non è così? Parlare della mia amata Danny purtroppo non me la farà ritornare indietro, per quanto mi piacerebbe”

Per un po' nessuno parlò, dopo la morte di Danny, la figlia del dottor Rosen, la situazione all'interno del Quartiere Generale degli Alphas era diventata gelida. Danny era un Alpha speciale. La sua morte era stata un duro colpo, specialmente per Lee e Cameron. Non avrebbero potuto dimenticare tanto facilmente la chiusura degli occhi di Danny, dopo lo scoppio di una bomba fatta dagli scagnozzi di Stanton Perrish. Nelle ultime settimane, Cameron si richiudeva in uno stanzone e migliorava il proprio tiro. Il dottor Rosen studiava i casi degli Alphas anche fino a tarda notte. La situazione era diventata insostenibile. Rachel mise una mano sulla spalla, pronta per dire qualcosa, ma ci rinunciò.

Bill lo guardò stupefatto e poi si riscosse “Si la boccettina di numbi di Purgatorio. La sua essenza”

E dicendo questo, posò davanti al dottor Rosen la boccettina di numbi grigi, contenente l'essenza del Purgatorio. Lo psichiatra inforcò gli occhiali e la guardò da tutte le angolature, sorridendo come uno scienziato di fronte a una grande scoperta. Sembrava un bambino a Natale o a Pasqua. Gli Alphas non dissero nulla nei minuti in cui il dottor Rosen analizzò il contenuto. Sembrava totalmente concentrato.

“Che dici, gli regaliamo una vacanza un giorno di questi?” bofonchiò Nina all'orecchio di Rachel.

“Poco ma sicuro” disse di rimando a bassa voce.

Nel frattempo il dottor Rosen aveva aperto la boccettina di essenza e ne era rimasto colpito dal fatto che era una sostanza sia liquida sia solida. Un vero miracolo della fisica. L'essenza toccò il pavimento e dopo ritornò misteriosamente all'interno della boccettina. Un fenomeno davvero particolare.

“Davvero sorprendente” esclamò il dottor Rosen in tono affascinato guardando la boccetta di numbi grigi “Così questa è l'essenza del Purgatorio?”

“A quanto dice Eve sì” rispose Bill meditabondo “Dottor Rosen questa situazione non mi piace per niente, sta diventando fin troppo pericolosa”.

“Neanche a me piace Bill” disse Lee serio “Ma la rovina del Purgatorio è collegata anche alla vita degli Alphas e sai bene che è mio dovere proteggervi. Non possiamo fare altrimenti”

L'agente dell'Fbi sbuffò inferocito ma non replicò. A volte il dottor Rosen era davvero testardo nelle sue convinzioni. Fin troppo.

“Come avete conosciuto Eve?” domandò Nina incuriosita “L'altra volta che è venuta a farci visita, non sembrava proprio che fosse sconosciuta ai suoi occhi. O mi sbaglio?”

Per un breve lasso di tempo il dottor Lee Rosen fu concentrato nel leggere un dossier su un Alphas pericoloso evaso dalla prigione. Poi...

“Posso dirti che è una lunga storia” iniziò Lee “E non ho voglia di raccontarla”.

“Dottor Rosen lo sa bene che di noi si può fidare” disse Nina comprensiva “Siamo una squadra, ricorda?”

Lee si tolse gli occhiali, li pulì con un angolo della camicia e sospirò “Ci sono cose che preferisco tenere per me. Non per mancanza di fiducia”

“Oggi siamo in vena di misteri” lo punzecchiò Cameron “Non la facevo così misterioso”.

Il dottor Lee Rosen lo guardò, sbuffando e annuì “Già”.

Per un po' nessuno disse nulla, poi Rachel intervenne “Rispettiamo la sua voglia di non dirci nulla dottor Rosen”.

“Ti ringrazio Rachel” disse Lee in tono grato e poi domandò “Che cosa vi ha detto Eve quando vi ha consegnato la boccetta dell'essenza del Purgatorio?”

“Nulla e niente” rispose Bill irato “Ha parlato della riunione delle tre essenze dei tre regni ultraterreni e che alla fine dobbiamo aspettare un segnale.”

“Capisco” affermò lo psichiatra “Eve è stata parecchio misteriosa”.

“Dottor Rosen lei crede in tutto quello che ha detto Eve?” domandò Cameron incuriosito “Il Purgatorio che sta per morire, il nostro ipotetico incontro con i fratelli Winchester, l’arcangelo a difesa di esso...?”

“Se c'è una cosa che ho imparato” rispose il dottor Rosen “è che Eve non è una tipa da dire bugie. Non le conviene farlo, specialmente in un periodo come questo in cui il Purgatorio si trova in una condizione pessima. È pur sempre una mamma, seppur di mostri”

“Lei dà troppa fiducia alle persone, dottor Rosen” lo rimproverò Bill “Io sento puzza di qualcosa di misterioso e ambiguo. Perché allora Eve non dovrebbe..?”

A un certo punto la frase di Bill fu interrotta bruscamente da un vento invisibile, pieno di essenza Paradisiaca. Un’essenza che richiamava bontà, tempi antichi e guerrieri che lottavano per un futuro e un Bene superiore. Un Bene che talvolta si scontrava con le convenzioni umane. Al centro della stanza cominciò a formarsi un mulinello d'aria che crebbe sempre di più. Gli Alphas si ripararono la faccia con le braccia e dissero tutti “Ma che diavolo, ora che accidenti succede?” Il vento continuò per parecchi secondi e alla fine rilevò un uomo dai capelli castano scuro, muscoloso, con una camicia nera e jeans di colore scuro e strappati alle ginocchia. Le cose che più lo caratterizzano erano un paio di meravigliosi occhi ambra, due gioielli rari ed inestimabili. Era magnifico. La fata felina cominciò a fare le fusa allegra. I mostri del Purgatorio erano contenti di vederlo.

“Salve a voi” disse l'uomo con un ampio sorriso e spalancando le ali per sgranchirsele “Meglio del Paradiso è qui. Dovrei dirlo a Balthazar”

Si girò e sorrise allegro “Oh voi, dovete essere gli Alphas. Avevo voglia di conoscervi. Mi hanno parlato molto di voi. Siete molto famosi”

Poi fece un rapido giro con la testa e salutò i mostri del Purgatorio, a difesa degli Alphas. I quali ricambiarono con foga e con grida di tripudio.

Bill impugnò la pistola e la puntò contro lo sconosciuto, muovendo il grilletto e togliendo la sicura “Un altro emissario di Eve?”

L'uomo alzò gli occhi innervosito, togliendo le pallottole dal caricatore, le quali caddero con un tonfo sordo sul pavimento “Non faccio parte del club “Io amo Eve”. Non so perché non mi riconoscete. Dovrei essere abbastanza famoso da voi. Secondo la religione cristiana io avrei annunciato il Messia. Se questo non è una cosa importante, allora non saprei cosa dire”.

Bill si calò per recuperare le pallottole che l'uomo alato aveva fatto cadere sibilando “Voglio un criminale normale! Mi manca la normalità dell’Fbi”

“Paragonarmi a un criminale” sbuffò l'angelo irritato, poi sorridendo “Almeno avete un po' di novità”.

“Ne faccio a meno di queste novità” si lamentò Bill, rimettendo le pallottole nel caricatore e mettendo la pistola nella fondina. A portata di mano.

“Allora vogliamo guardarci così o possiamo iniziare?” domandò l'angelo “Sarò bello, ma sapete le cose belle si sciupano se le guardi troppo”

Muovendo le mani convulsivamente, Gary andò a cercare una cosa sulla rete. Su un quadro, chiamato l'Annunziazione di Leonardo da Vinci. E il Gabriel dipinto lì era uguale a quello che avevano di fronte a loro. Avevano davanti l'arcangelo delle Annunciazioni. Cominciò a ridere contento.

“Non ho mai visto Gary così contento” notò Nina stupefatta.

“Tu sei Gabriel” disse Gary estasiato “Non è così?”

“Finalmente uno che indovina la mia identità” esclamò Gabe ridacchiando “Mi sentivo così messo in disparte”.

“Gabriel, l’arcangelo Gabriele, quello che...?” domandò Nina meravigliata.

“Quello che ha dato un giglio? L’arcangelo delle Annunciazioni, il protettore dei postini, bè sono io” rispose Gabe sorridendo ampiamente “Bè sono un gentiluomo di altri tempi. Alle ragazze bisogna dare un fiore per dimostrare che non siamo tutti degli emeriti figli di buttana, come dice il mio caro Dean Winchester”

“Angeli, demoni, Purgatorio” bofonchiò Bill seccato “Mi tocca anche Lucifero che balla la lap dance?”

“Ti assicuro che non è un bello spettacolo” sghignazzò Gabe “Lo spettacolo non ha fatto il sold out. Oh povero Lucy”

“Quindi sono così gli angeli?” domandò il dottor Rosen incuriosito “Pensavo che aveste le ali o qualcosa del genere. Siete come noi allora come forma”

“Dottor Rosen non ci si metta pure lei” borbottò Bill seccato.

“Chiudete le tende” ordinò Gabe imperioso.

Nina e Rachel si affrettarono a oscurare la stanza e tutto fu in penombra. Gabe diede una scrollata alle spalle e un paio di ali si dipinsero sul muro. Due magnifiche ali color blu notte. Due ali per volare e per dare novelle.

“Meravigliose” esclamarono tutti felici.

“Bè questo è il mio vessillo umano” spiegò Gabe imbarazzato “In realtà gli angeli sono pura energia spirituale che hanno bisogno del corpo umano per manifestarsi ai terrestri”.

“Vuoi dire che ci possedete?” domandò Nina inorridita.

“E che diamine, possedere” rispose Gabe in tono scandalizzato “Noi domandiamo il permesso alle persone per entrare in loro” si fermò e aggiunse “Ma non tutti lo fanno”.

“Che cosa intendi dire?”

“Intendo dire che c'è chi non ha voluto avere un vessillo umano per manifestarsi, ma ha convertito la propria energia spirituale in energia materiale. Mia sorella Hesediel lo ha fatto e ha dato l'esempio a tutti noi. Dovremmo seguirla “

Poi con uno schiocco fece apparire una sedia di pelle nera e si sedette comodamente. Per un po' nessuno disse nulla, poi Cameron diede l'ultimatum, tendendo al massimo l'arco di lapislazzuli, la punta della freccia vicinissima al viso così perfetto da non essere umano “Dicci cosa vuoi”.

“O cosa mi infilzi con una freccia?” completò Gabe annoiato “Fai pure, saresti un ottimo intermezzo contro questa situazione al limite del baratro”

“Sembri uno che non ha nulla da perdere” commentò Cameron stupefatto “Pensavo che voi angeli avreste...”

“Quando sta per morire tua sorella, te ne freghi delle regole” rispose Gabe sbuffando “ Te ne freghi di essere immortale. O pensavi che tutti gli angeli non avessero sentimenti? Vi sbagliate tutti”

Per un po' nessuno disse nulla, poi Gabe mosse leggermente la mano e fece vedere l'ologramma di un magnifico specchio di lapislazzuli, con la cornice di rubino e le decorazioni di zaffiro bianco. Anche se era solo un ologramma, lo specchio emanava una potenza incredibile.

“Eve vi ha parlato di questo specchio?”

“Non mi sembra” negò Nina osservandolo attentamente “Ha parlato di una forbice di Nyx, ma di uno specchio di lapislazzuli no”.

“La stronza gioca bene le sue carte” esclamò Gabriel furibondo “Alla faccia della solidarietà. Che cosa vi ha detto?”

“Aspetta” disse Rachel corrugando la fronte “Nina, non ti ricordi che ci aveva accennato allo specchio e un arcangelo a protezione del Purgatorio?”

“Ora che me lo fai pensare, è vero” esclamò Nina, battendosi una mano sulla fronte “Con tutto quello che ci sta capitando, ormai è difficile ricordarsi tutto”.

“Almeno è stata corretta” ammise Gabriele calmandosi “Ho saputo che vi siete incontrati dopo che l'Alphas Oliver vi ha dato l'essenza del Purgatorio!”

“Ma come accidenti fate!” esclamò Bill scioccato “Alcune volte vorrei essere normale”

“Che cosa vi ha detto?”

“Che dobbiamo riunire le tre essenze del Purgatorio, che dobbiamo aspettare un segnale e che c'è un demone che sta giocando con una forbice” ricapitolò Rachel “E basta”.

Gabe non rispose subito e diede un pugno al muro. Lo lasciarono sfogare un po'. Poi si sedette e disse “Tutto questo disordine è stato dovuto alla rottura dello specchio di lapislazzuli”.

“Mi sta venendo il mal di testa” disse Bill.

“Gabriel” lo esortò il dottor Rosen “Per favore sii più specifico”.

“Lo specchio di lapislazzuli è uno specchio molto particolare, la cui integrità serve per il mantenimento dell'anima dei mostri del Purgatorio, di voi Alphas, dei vampiri degli arcangeli del Quadro. Un demone di nome Crowley con l'uso della forbice di Nyx sta scombinando tutto”.

“Questo già lo sapevamo” lo interruppe Bill “Dottor Rosen è una perdita di t..”

Ma non ebbe il tempo di dire altro che la bocca di Bill fu riempita di miele. Bill lo guardò con gli occhi di fuoco ma non disse nulla. Gabriel diede uno strattone alle ali e continuò “Ma quello che non si sa è che la nuova integrazione dello specchio di lapislazzuli può riportare in vita la Quinta Cavaliere dell'Apocalisse”.

“Tu sei pazzo” esclamò Nina “I cavalieri dell'Apocalisse sono quattro!”

“L'arcangelo qui sono io” disse Gabriel arrabbiato “Mia sorella Hesediel è diventata con il bacio dell'heliobasileus, il bacio del Paradiso e dell'Inferno, l'arcangelo del Purgatorio. Con questo nuovo ruolo è diventata il ricettacolo delle sofferenze del Purgatorio”.

“Non capisco, dove vuoi arrivare” disse Cameron confuso.

“Neanche io” bofonchiò Bill “Levami questo maledetto miele”.

“Con la riunione delle tre essenze e l'essenza dell'arcangelo che ha amato, lo specchio si può ripristinare e sarebbe la salvezza di tutti. Ma non di Hesediel”

“Tu mi vorresti dire che se ripristiniamo lo specchio, il Purgatorio si salva, ma Hesediel muore?”

“Più semplice di così non mi sarei potuto spiegare” rispose Gabriel “Sì”.

“Ma tu mi hai detto che Hesediel è l'arcangelo del Purgatorio” ricapitolò il dottor Lee Rosen dopo un'attenta riflessione “E se Hesediel morisse?”

“Se la Quinta Cavaliere dell'Apocalisse la pugnalasse con il Pugnale di Anubi, ci sarebbe una tale dispersione di energia angelica, pari a mille bombe atomiche con una carica tale da distruggere nove terre, la giustizia e la misericordia svanirebbero”.

E per dare enfasi a tutto quello che aveva detto, fece vedere un ologramma in cui veniva mostrata la Quinta Cavaliere dell'Apocalisse. Sembrava una ragazza normale, ma si sorreggeva grazie a una nuvola di fuoco e richiamava tutto il potere dei Quattro Cavalieri. Il mare cominciò ad agitarsi, onde gigantesche ricoprirono una cittadina, ci furono delle spaccature e un angelo femmina che precipitava nel mare, le sette ali strappate, le piume che cadevano nel mare, sangue puro e immacolato nel mare e gli occhi del suo amato gridare di rabbia e di disperazione...Intorno la furia pura degli elementi che imperversava. E gli occhi che fissavano la Quinta Cavaliere, un tempo amica.

“Basta così” gridò Rachel spaventata “Abbiamo capito!”

“Quindi dovremmo lasciare perdere?” domandò il dottor Rosen “Non è così?”

“Non vi sto chiedendo nulla di tutto questo” negò Gabe, lasciando tutti di stucco.

“Ma allora?”

“Allora dovrete fare quello che vi ha chiesto Eve” rispose Gabe con uno sguardo d'ambra, più da paradiso che della terra “Non c'è nulla da fare. Se lo specchio di lapislazzuli non viene ripristinato il Purgatorio muore. Comunque vadano le cose, Hesediel è spacciata”.

“Io ci rinuncio a capirlo” esclamò Bill “Mi servirebbe un traduttore”.

“Tu vuoi lasciare morire tua sorella” gridò Nina scandalizzata.

Gabe non la stette a sentire e cominciò a creare un altro ologramma in cui fece vedere una lancia di lapislazzuli, decorata con onici e ametiste ed amazzoniti. Era un altro oggetto stupendo.

“Questa è la Lancia di Lete”

“Adesso non dirmi che anche questa porta sfortuna” esclamò Cameron indispettito “ Di sfortuna ne abbiamo fino ai capelli”

“No” affermò Gabe con un sorriso “Con questa noi arcangeli fermeremo lo spirito della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse. ”poi diede un'occhiata inceneritrice a Nina “Non permetterti mai più di dire che voglio lasciare morire mia sorella. Ci tengo più della mia vita. Essere ai piani alti è schifoso, perché devi scendere a compromessi. Grazie a questa arma possiamo fermare lo spirito distruttore di Gyaris”

Ma lo disse in un modo che non convinse nessuno.

“Qualcosa non va?”

Ma?” volle sincerarsi il dottor Rosen curioso “Bazzicando con Eve, ho scoperto che i vostri silenzi possono dire molto di più del parlato”

“Sembra che non abbiamo segreti per voi” concordò Gabe in tono rispettoso “In realtà la Lancia di Lete ha una controindicazione, se così vogliamo chiamarla”.

Ma non mi dire” esclamò Bill ironico.

“La lancia di Lete richiede un sacrificio a coloro che la formano” disse Gabe “ Castiel ha rinunciato a essere l'angelo custode di Dean Winchester dopo la sua morte, Cloto vuole passare il suo Arcolaio di Zoe ad Haniel e io...”

“E tu?” domandò Nina curiosa “ Tu cosa hai chiesto?”

Gabe chiuse gli occhi e sembrò che il dolore di un angelo si celasse in una lacrima che attraversò la guancia destra. Gli costava molto dire.

“Io rinuncerò al fatto di essere un arcangelo delle Annunciazioni, o meglio rinuncerò a essere un angelo”.

A quella rivelazione tutti rimasero di sasso. Un angelo che rinunciava alla propria natura era un evento insolito.

“Ehi non c'è bisogno che accogliete questa notizia in maniera così eclatante” affermò Gabe cercando di stemperare la situazione “E non sono l'unico che l'abbia fatto. Ci sono testimonianze che si sono perdute nel tempo”.

“Io non voglio che tu ti dimetta dal tuo ruolo” si lamentò Gary, muovendo le mani “Mi stai simpatico”.

“Lo devo fare” ribatté Gabe sorridendo dolcemente “Lo devo fare per amore di mia sorella”.

“Ma tu..”

“Ma io che cosa dottor Rosen?” domandò Gabe, la saggezza antica tra le rughe e gli occhi color ambra “Pensate davvero che essere angeli ed immortali sia bello? Non sapete quanto siete fortunati voi esseri umani e mortali. Almeno non dovete assistere ai continui giochi di potere di fratelli che sembrano demoni più che angeli”.

“Chi ti sostituirà allora?” volle sapere Cameron.

Con uno sguardo birichino scompigliò i capelli a Gary “Lui”

“Non puoi scegliere Gary” protestò il dottor Rosen “ Lui..”

“Vi serve?” domandò Gabe in tono ironico “Non ho mica detto che lo sequestro. Ragazzi io sono un angelo”

“Mi sta simpatico Gabe” affermò Gary convinto.

“Ho detto che rinuncerò al fatto di essere un arcangelo delle Annunciazioni, ma non ho mai detto che avrei rinunciato alle nascite dei bambini” rispose Gabe.

“Ma allora?” domandarono tutti confusi.

“Allora significa che Gary resterà con voi e mi comunicherà tramite gli impulsi telematici le nascite e le eventuali gravidanze ed io svolgerò il resto”

“Farai l'ostetrico” esclamò Rachel contenta “Ho capito bene?”

“Precisamente” disse Gabe “Il fatto di diventare umano, sarà difficile e non garantisco di diventarlo. Di solito gli angeli che chiedono di essere umani, alla fine diventano Serafini, in quanto hanno capito la vera essenza angelica. Ma spero di farlo. Ho voglia di sperimentare la caducità dell’essere umano. Diciamo che Gary sarà il mio assistente”

“Io sono un assistente di un angelo” proclamò Gary contento.

“Già”

“Ma questo non ci dice che cosa dobbiamo fare con  le essenze” lo aggredì Cameron, tirando a più non posso e puntando la punta della freccia vicino al viso perfetto di Gabe “Ci stai girando intorno”

“Oggi che giorno è?”

“Vuoi scherzare?” bofonchiò Bill con la bocca di miele “Adesso vuoi sapere che giorno è? Ma che voi angeli non avete il calendario ai piani alti?”

Gabe sorrise amaro “Non ve lo chiedo per sapere il giorno preciso. Penso che tutti voi sappiate che il 2 novembre è la data in cui sia i cristiani che i pagani onorano i morti. Bè è una data molto ricca di magia e spiritualità. Ci sarà un segno quel giorno”

“Un segno nel cielo, un segno come…?” domandò Rachel sempre più incuriosita.

“E che sono l’ufficio informazioni?” domandò Gabe “Ho già detto abbastanza”.

E stava per andarsene via, quando il dottor Rosen lo fermò con una mano. Rimasero a guardarsi l’angelo e l’umano, due essenze diverse ma così vicine “Forse tu lo sai che io…”.

“Se ti può consolare, Danny è in un Paradiso bellissimo” lo interruppe Gabe.

“Grazie” balbettò il dottor Rosen e per un momento sembrò che si fosse dimenticato cosa dire, poi “Riconosco il dolore nelle parole quando le sento. Hesediel deve essere importante per te”

“No” lo fermò Gabe “Non è amore quello che mi spinge a salvarla. Hesediel è sempre stata attaccata a Chamuel fino dalla notte dei tempi e il mio cuore è appartenuto a un’altra persona”

“E allora?”

“Allora” rispose Gabe con un’occhiata angelica e impenetrabile “Il tuo cuore come si sentirebbe alla scoperta che tua sorella sarà uccisa dalla sua protetta, la persona che lei difenderebbe da tutto e tutti?”

Gabe non attese la risposta del dottor Rosen e poi il vento del Paradiso lo investì. Un meraviglioso angelo che soffriva come un umano. E Bill fu libero dal miele.

“Gli angeli possono soffrire?” domandò Cameron curioso.

“ A quanto pare” affermò il dottor Rosen sgomento “Ci aspettano tempi difficili ragazzi”.

“E quando mai sono stati facili” esclamò Bill seccato.

Nessuno ebbe la forma di dire altro. Tutti avevano in mente gli stupendi occhi ambra di Gabriel pieni di tristezza. Ci teneva davvero a Hesediel.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29-08/Ottobre/2026 Night Club per Vampiri-New York ore 02.05 del mattino ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il ventinovesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nello precedente capitolo abbiamo visto l'incontro tra gli Alphas e Gabriel e il congedo triste dell'arcangelo, legato moltissimo a sua sorella Hesediel. A questo proposito faccio una precisazione che, a parte Michele e Lucifero che sono veramente fratelli, il termine "fratello" tra gli angeli sta a indicare un qualcuno a cui si è molto affezionati, ma non necessariamente un qualcuno con cui si è imparentati...Ad esempio tra Gabriel ed Hesediel non esiste nessun legame di parentela, così come tra Hesediel e Chamuel ^_^ Chiusa parentesi informativa, avviso i gentili lettori di non preoccuparsi se qualche oggetto nella storia viene descritto prima in una maniera e dopo in un'altra, oppure le modalità di riparare lo specchio variano...Mi piace moltissimo sviare il lettore e creare un pò di scompiglio ^_^ Alla fine riesco sempre a risolvere tutto e a dare un senso al tutto ^_^ In questo capitolo ritroviamo Elena e Raphael della saga di "Guild Hunter" e il dialogo con un demone che tutti noi conosciamo...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

 

08/Ottobre/2026 Night Club per Vampiri-New York-ore 02.05 del mattino

La musica ad alto volume non fece sentire a una ragazza ciò che il suo ragazzo stava per dire. Raphael diede un’occhiata inceneritrice al dj che stava mandando a ripetizione l’ultimo disco appena uscito nelle radio e che faceva impazzire gli avventori del locale. Corpi che si muovevano al ritmo di Blood Night in the Soul’rope. Il vampiro intercettò l’occhiataccia dell’arcangelo e si apprestò a regolare il volume della musica, per evitare di essere punito da quest’ultimo. Dopo aver saputo dell’ultimo vampiro che aveva deciso di sfidare la supremazia di Raphael, Lyandro decise che era meglio non rischiare. Elena prese un mohito e lo sorseggiò lentamente. Dopo tanto tempo passato tra gli angeli, ritornare nel mondo reale sembrava quasi... strano. Ormai l’anormalità era diventata la sua normalità.

“Non capisco perché siamo venuti qua”

“Pensavo che volessi respirare un po’ d’aria umana, dopo tanto tempo passato al Rifugio” rispose Raphael senza nessuna gioia “Ti vedevo triste lì”

“Già” esclamò Elena “La stronza reale ti ha dato notizie? Ha dato segni della sua regale presenza? Ma quale onore o onere a seconda dei casi”

Raphael bevve un angelo azzurro e un leggero sogghigno increspò le bellissime labbra dell’arcangelo di New York, dandogli un’aria molto seducente. Essere l’arcangelo di New York aveva i suoi vantaggi. Nessuno sguardo avrebbe potuto competere con il suo…Era come guardare la serenità e la tempesta. Uno sguardo che aveva il sentore del Paradiso e il gusto dell’Inferno. Uno sguardo da non sottovalutare.

“Sei terribilmente sexy quando ti arrabbi con Michaela”.

“Ne ho ben donde” affermò Elena combattente “Quindi nulla?”

L’arcangelo di New York scosse la testa, pensieroso. Si volse a guardare la gente che ballava, vampiri e umani, con uno sguardo duro. Elena non lo disturbò. Poteva solo immaginare quello che stava passando Raphael. Caliane non avrebbe mai visto il premio della mamma dell’anno. Da piccola pensava che danzare con un angelo fosse molto romantico, che fossero disponibili a consolarti quando eri triste e sconsolato ma da quando aveva ascoltato la storia di Raphael e Caliane, sapeva che poteva trasformarsi nel peggiore degli incubi. Caliane aveva lasciato suo figlio dolorante e solo la mamma di Ilium, denominata Colibrì, lo aveva salvato. Ilium. Al sol pensarlo gli occhi di Elena cominciarono a piangere. Non avrebbe dimenticato tanto facilmente la sua morte e quei filamenti di lapislazzuli che fuoriuscivano dal suo corpo, ricordi indelebili di un’anima che scompariva. Gli occhi azzurro cielo di Raphael diventano due pozzi azzurri di un mare in tempesta quando si nominava il nome di sua madre.

“Magari Eve ha mentito” azzardò Elena pensierosa “Magari..”

“Con i magari non si costruiscono i castelli” la interruppe Raphael serio “Eve è troppo furba perché dica bugie”

“Possiamo fidarci di lei?”

“Al mondo la fiducia è un bene raro dolcezza” disse Raphael mellifluo “Tu ti fidi di me?”

“Ci vado cauta” rispose Eve e come risposta la cacciatrice ricevette una risata che le scombussolò lo stomaco. Tutto quello che per un essere umano era normale, Raphael lo amplificava. L’arcangelo la prese tra le sue ali e la baciò. Ma non durò molto…

“Così sono questi gli angeli che creano vampiri?” domandò una voce sconosciuta in tono sarcastico “Quanto siete caduti in basso”!

Raphael si staccò con dolcezza da Elena e si preparò ad affrontare il nuovo arrivato. Era un uomo ben distinto, con uno smoking e una leggera barbetta gli incorniciava il viso. Sembrava un vero gentleman inglese. Un barista vampiro arrivò e chiese gentilmente “Il signore è con voi?”

Raphael scoccò un’occhiata furiosa e capitolò “Sì”.

Il barista si voltò verso la persona e chiese “Che cosa prende?”

“Uno scotch con ghiaccio”

Il barista prese l’ordinazione e in men che non si dica verso lo scotch in un bicchiere. Il nuovo arrivato non fece altro che degustare lo scotch per un po’ e declamare “Invecchiato al punto giusto. Vorresti essere al mio servizio ragazzo?”

“Sto bene qui” disse il barista tremando.

“Non te lo stavo domandando, era una costatazione tra me e me” rispose beffardo “Hel e Cerberus portatelo sotto”

Il barista si vide agguantato da due angeli nerboruti che lo presero di malagrazia e lo trascinarono all’inferno.

“E il servizio veleni è apposto” costatò l’uomo “Sono le piccole soddisfazioni della vita”.

“Crowley” disse Raphael, marcando la parola con ironia “Non pensavo che i bassifondi si mescolassero con la cremè della cremè”.

“Crowley?”

“Il re dell’Inferno, dolcezza” affermò mellifluo “Peccato che non sono così famoso e pensare che mi hanno dedicato una copertina sul Hell’s Magazine”

“Il re dell’Inferno non era Lucifero?” domandò Elena stupefatta.

“Lucifero è ritornato di nuovo nelle schiere celesti ed io mi sono offerto di consolare dei poveri demoni tristi” rispose Crowley sdegnato, trasudando disprezzo a ogni parola “Dobbiamo parlare di affari, non avete per caso un privè?”

Raphael batté le mani e d’un tratto furono in un salottino privato. La musica di discoteca arrivava attutita e il demone rimase ammirato “Sei quasi meglio del tuo omonimo, le mie congratulazioni”.

“Taglia corto” disse Raphael ai ferri corti “So già che non sei qui per farci i complimenti”

“Ok” disse Crowley portando le mani avanti e perdendo l’aria da sbruffone “So che Eve vi ha parlato dello specchio di lapislazzuli e delle tre essenze, o meglio i ciondoli del cuore, le tre essenze dei tre regni ultraterreni che potrebbero servire per l’aggiustamento dello specchio e il sangue dell’angelo che ha tanto amato”.

“Ti sei informato, a quanto vedo” affermò Raphel sarcastico “Sono molto colpito. Vuoi per caso che chiamiamo l’arco trionfale?”.

“E la signora vi ha parlato della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse?” domandò Crowley a bruciapelo.

Raphael guardò Elena con uno sguardo orripilato. La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse era una cosa di cui tutti avevano paura. Era la Cavaliere che riuniva tutti i poteri dei Cavalieri e la potenza della natura. Se si fosse risvegliata, sarebbe stato peggio di sua madre.

“Dalla tua faccia sembrerebbe proprio di no” sghignazzò Crowley deliziato “Oh oh Eve sa giocare le sue carte”

“Che cosa vuoi?” abbaiò Elena arrabbiata.

Gli occhi neri del demone brillarono divertiti “Sei ancora troppo giovane affinché te lo dica”

Raphael non perse tempo e con un movimento fulmineo agguantò Crowley per il collo e gli puntò una spada di diamante. Il demone lo fissò con sguardo strafottente. Ma l’Arcangelo di New York poteva sentire il fetore della paura. Era la classica persona che si nascondeva dietro la strafottenza.

“Nessuno prende in giro la mia cacciatrice” esclamò Raphael, mettendo nelle parole tutta la potenza dell’arcangelo di New York, un essere capace sia di atti di grande bontà che di cattiveria estrema “Che cosa vuoi da noi, feccia?”

Il re dell’Inferno trasformò i suoi occhi neri in rosso e la sua faccia si trasformò in un ghigno feroce. Non aveva permesso a nessuno di chiamarlo feccia. Ma gli piaceva vedere il dolore inciso negli occhi dell’angelo. Non erano così inflessibili come si atteggiavano.

“Lo sai benissimo che se la Cavaliere dell’Apocalisse si risveglia, sarà la fine anche per voi” disse Crowley sicuro di sé “Poi vorresti affrontare sia la Cavaliere che tua madre? Che coraggio davvero”

“Hesediel morirà se..”

“Hesediel morirà comunque” disse Crowley, liberandosi dalla stretta dell’arcangelo e sistemandosi il bavero della giaccia “Meglio che muoia perché lo specchio di lapislazzuli si rompa, piuttosto che con l’uccisione della sua migliore amica”

“Quasi quasi crederei che tu non sia un demone” disse Elena in tono sarcastico “Sembra quasi che tu ti sia affezionato all’arcangelo del Purgatorio”.

“Affezionato?” sbuffò Crowley irritato “Sono un demone e ho un regno da difendere”.

“Già” rispose Raphael “Da quando mi hanno detto, sei stato tu a incominciare questo casino”.

“Avevo bisogno di ampliare i miei orizzonti e l’Inferno stava diventando angustio per i miei gusti” affermò Crowley, degustando le ultime gocce di scotch nel bicchiere “In Paradiso stanno cercando di ricreare la Lancia di Lete per sconfiggere l’anima della Cavaliere…poveri illusi”.

“Quindi tu vorresti che noi rinunciassimo alla missione?” domandò Raphael stringendo gli occhi a fessura, un lampo d’azzurro mare in tempesta “Che tutti perdano il loro filamento di lapislazzuli e i nostri vampiri siano senza anima?”

“Vedo che sei di facile comprendonio” lo ammirò Crowley “Sì”.

Raphael non rispose subito e si limitò a guardare la folla che danzava sulle note di un noto gruppo musicale, umani che si strusciavano con i vampiri, in un’atmosfera che prometteva solo notti estreme. Nessuno di loro sapeva quello che stava succedendo e a volte l’ignoranza era l’arma più micidiale. Pensò a Ilium, al suo sguardo fisso nel vuoto, la perdita della sua anima, l’aspettativa e la speranza negli occhi di umani disperati che vedevano nel fatto di essere vampiri, un’occasione di riscatto…Pensò al potere della Cavaliere dell’Apocalisse…Uram gli faceva un baffo. Negli ultimi attimi prima che la madre si abbandonasse alla follia, si ricordò di un momento in cui aveva domandato a Caliane il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. E Caliane per la prima volta si era rifiutata di rispondere.

Ti auguro di non incontrarla mai…

“Vuoi per caso una musica da sottofondo per riflettere?” lo punzecchiò Crowley ironico “Sai non posso stare tutto il giorno qui, ho degli affari da sbrigare”.

Raphael sorrise ironico, scoprendo alcuni denti “Affronterò mia madre e la Cavaliere dell’Apocalisse. Ma non permetterò a un demone da quattro soldi di comandarmi. La mia risposta è no. Aiuteremo i Winchester”

“Pensavo che voi arcangeli foste diversi dagli altri” disse Crowley furibondo “Ma vedo che mi sbagliavo”.

Il re dell’Inferno schioccò le dita e un ringhio sommesso circondò tutta la stanza. Tra la folla si scatenò letteralmente il panico e la gente cominciò ad accalcarsi per uscire. I cerberi erano appena arrivati e stavano trasformando quel luogo di piacere e di divertimento, in un mattatoio. I mostri infernali, invisibili agli occhi dei vampiri e degli umani, ma non a quelli di Crowley, Elena e Raphael, stavano facendo uno scempio nel locale e il sangue stava ricoprendo tutto il locale.

Elena distolse lo sguardo…Tutto quel sangue le stava dando la nausea…Era come ripiombare nell’incubo della sua famiglia uccisa.

“Bastaaa” ululò Elena disgustata “Smettila”.

“Ma come?” chiese Crowley sorpreso “Una cacciatrice angelo che ha paura di un po’ di sangue…Che fine ironia”

La mattanza continuò a non finire e il re dell’Inferno affermò sicuro di sé “Posso continuare così all’infinito. Non accetto i rifiuti”

L’arcangelo di New York sopportò ancora un po’ e dopo schioccò le dita. Un’ampia rete intrappolò i cerberi e tutto si fece calmo e silenzioso. Crowley esclamò “Non sapete cosa siete andati incontro”.

“Tu avrai anche un regno da difendere” esclamò Raphael sprezzante “Ma io ho i miei vampiri da tutelare e non sarà un miserevole demone come te con le manie di grandezza a rovinare il nostro operato. Non sono come i vostri arcangeli“

Gli occhi castani di Crowley divennero rossi e tutta la prudenza e la gentilezza che aveva utilizzato era andata a farsi friggere “Direte che avrò ragione”

Raphael spostò la testa a sinistra meditabondo “Può darsi, può darsi, ma certamente non mi farò comandare da un demone da quattro soldi come te. Avresti fatto meglio a lasciar perdere il Purgatorio. Mi vuoi dare l’essenza dell’Inferno o devo utilizzare la coercizione?”.

Il Re dell’Inferno sputò contro l’arcangelo di New York “Vuoi davvero l’essenza dell’Inferno?”

“Raphael..” mormorò Elena terrorizzata.

“E allora seguitemi all’inferno” esclamò Crowley furibondo, spalancando un portale dimensionale e scomparendo dentro di esso.

“Raphael..”

“Devo andare” rispose Raphael “Devo recuperare l’essenza dell’Inferno e dimostrare che non basta un demone per farmi sottomettere”

“Stiamo parlando dell’Inferno, Raphael”

“Anche la Terra è un Inferno se ci pensi” Raphael le scoccò un bacio sulla fronte “Augurami buona fortuna!”

“Farò di meglio” commentò Elena, guardando la profondità infuocata dell’Inferno “Verrò con te”.

L’Arcangelo di New York non poté trattenere un moto d’orgoglio. Quella cacciatrice, quella piccola umana, le stava dimostrando di essere migliore di loro. Le prese la mano e dopo si addentrarono in quel luogo di nefandezze e di crudeltà umane. Alla ricerca dell’essenza.

E qualcuno li stava osservando.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30-09/10/Ottobre 2026 Tenuta di Haniel Purpleflowers ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentesimo capitolo di "Stairway to Purgatory", uno dei più intensi e ricchi di particolari...nel precedente capitolo abbiamo visto la visita di Crowley ad Elena e Raphael della saga letteraria "Guild Hunter"...in questo capitolo vedremo la famiglia Winchester e Sheeira arrivare a casa di Haniel e scoprire qualcosina in più su questo specchio di lapislazzuli...Ma non vi anticipo nulla :-) Mi auguro che vi intrighi e vi emozioni, come ha emozionato me a scriverlo ^_^ Ringrazio tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e metteranno nelle proprie autrici preferite :-) Gabrielle :-)

09/10/Ottobre/2026 Tenuta di Haniel Purpleflowers
Mentre a casa di Haniel Purpleflowers tutti dormivano dalla grossa, chi più e chi meno, all’interno dell’enorme giardino della tenuta comparvero cinque persone con una grande esplosione di luce azzurra. Il cielo notturno era pieno di stelle e la luna piena dava un’atmosfera eterea e sublime, non facendo per nulla presagire il grave pericolo che di lì a poco si sarebbe verificato. Guardando a destra si poté vedere il flebile chiarore dell’alba, a testimonianza che la notte si stava sfumando in un nuovo giorno, che di certo aveva solo l’incerto e l’imprevedibile. E chissà cosa potevano aspettare i prescelti. Se Sam aveva progettato di apparire all’interno dei rami della folta chioma del melo verde, sempre rigoglioso a causa del potere che Haniel aveva sulla vegetazione, in quanto l’arcangelo che presiedeva alla sfera della terra, Sheeira all’ultimo minuto aveva deciso di dirottare la destinazione e aveva lasciato cadere Violet all’interno del concime delle rose, con una certa soddisfazione personale. Christine scoccò un’occhiata a sua sorella, la quale minimizzò con tranquillità ”L’ho portata a destinazione, non è questo l’importante, no ?”
“Sei sempre la solita” rispose Christine, scuotendo la testa “Non cambierai mai”.
“Un po’ di pepe in famiglia ci vuole” si giustificò Sheeira, poi si rivolse alla cercatrice d’angeli divertita, ricoperta di concime dalla testa fino ai piedi “Basilea, come stai? Almeno sei atterrata sul morbido. Dovresti ringraziarmi e non lamentarti!”
“Questa me la paghi Sheeira!” esclamò Violet furibonda, rialzandosi a fatica dal concime delle rose.
“Oh principessa, quanto la fai tragica!” ridacchiò Sheeira, scoprendo alcuni denti come minaccia “Ti ho portato a destinazione, ma non ti avrei detto il come. Oh speravi che ti portassi in braccio sulla soglia di casa? Gentile sì, ma non servizievole. Non fa per me.”
“Mi aspettavo che tu facessi meno la cafona”
Christine scese con grazia dall’albero di mele, allargando le ali e planando dolcemente e cercando di interrompere il diverbio tra le due “Non c’è tempo per litigare. Abbiamo un regno ultraterreno da salvare e non possiamo metterci a perdere minuti preziosi”.
E dopodiché schioccò le dita per ripulire una stizzita cercatrice d’angeli, la quale sbottò irritata, spazzando di dosso la polvere del concime “Non la sopporto più. Perché dobbiamo collaborare con lei? Ti ha aiutata, adesso può andarsene via!”
“Violet, Sheeira è mia sorella” cercò Christine di stemperare “Cerca di avere un po’ di pazienza”.
“Neanche io ti sopporto più, ma che cosa ci vuoi fare, la vita è ingiusta” rimbeccò Sheeira, facendo la linguaccia “E non hai il diritto di farmi la morale, o colei che ha dato una pugnalata allo stomaco a mia sorella mentre era incinta di mio nipote”.
“Ero posseduta da Sandalphon, benedetto Dio” disse Violet spazientita “Non ero in me”.
“Tu volevi fare del male a mia sorella” le rinfacciò Sheeira furiosa “E sai perché lo so? Perché io non sono nata come Vaso di Collera, ma piuttosto come Principato, ero un angelo dell’amore e riesco a sentire le motivazioni e le emozioni del cuore dei mortali”
“Bè qualche volta potresti sbagliarti” ammise Violet sarcastica “Non hai l’onniscienza dalla tua”.
“Credimi non mi sbaglio” disse Sheeira sicura “E sai che ti verrò a ucciderti se proverai a uccidere mia sorella. Puoi contarci!”
L’arcangelo del Purgatorio alzò gli occhi al cielo, esasperata. Sheeira e Violet si stavano punzecchiando da quando si erano conosciute e non accennavano a smettere e questo le faceva davvero male. Non voleva che la sua migliore amica e la sorella rediviva litigassero ogni volta per la sua incolumità, soprattutto perché Sheeira era ricomparsa dopo parecchio tempo ed era contenta di averla accanto a sé. Prima di diventare l’arcangelo di Violet, aveva passato molto tempo in solitudine e l’unica compagnia che aveva avuto, erano stati Haniel, Sheeira, Gabe e Micheal. Anche se Micheal era imprevedibile, a causa del suo ruolo di comandante, ma per Christine era sempre il suo fratellone. Chamuel/Sammy, bè, era la sua essenza vitale, la sua ragione che completava la sua anima ed il suo cuore. Un dolore intenso alle ali le smorzò il fiato e cadde a terra tra le lacrime. Sam fu subito accanto a lei e le chiese “Amore come stai?”
“Erato, la musa della poesia amorosa, è morta, poco fa” sussurrò Christine dolorante “Ormai con lo specchio di lapislazzuli in disuso, le persone stanno morendo anche senza l’aiuto dell’Aletheia Gladia. Il Purgatorio sta letteralmente cadendo a pezzi, il tempo sta per scadere “.
Ormai non c’è più bisogno che Crowley le infilzasse con l’arma della Moira della Morte. Morivano da sole e Christine, essendo l’arcangelo del Purgatorio, si indeboliva sempre di più. Molto probabilmente quel demone da quattro soldi aveva già scoperto il passaggio per il Purgatorio. Ma doveva fare i conti con Persefone, l’antica guardiana del Purgatorio.  E Persefone non era una sprovveduta e sicuramente avrebbe temporeggiato finché poteva, affinché il Purgatorio non fosse assoggettato all’Inferno. Il Purgatorio non doveva essere dell’Inferno, altrimenti l’intero equilibro naturale e cosmico sarebbe stato perduto. Sam si accorse che una delle ali destre si stava lentamente marcendo e si potevano vedere i tendini che formavano le ali meravigliose che ella portava. Era uno spettacolo raccapricciante e l’arcangelo della giustizia misericordiosa sopportava tutto con una stoicità davvero encomiabile. Aveva preso a cuore il suo compito da protettrice del terzo regno ultraterreno. Era davvero orgoglioso di lei.
Dean e Violet furono subito accanto a lei “Che succede?”
Sam non rispose subito e aiutò sua moglie ad alzarsi. Per un minuto interminabile Sam attinse all’essenza di Chamuel e appoggiò la sua ala destra alle ali malconce di Christine, per donarle un po’ di sollievo e di lenimento. Le ali cominciarono a prendere forma, nuove piume nacquero al posto delle vecchie e Christine sospirò di sollievo “Grazie Sammy”.
“Sam che succede?” richiese Dean preoccupato e vedendo che il fratello non rispondeva sbottò “Hai bisogno di una richiesta scritta per potermi rispondere?”
“Stanno morendo i personaggi del Purgatorio” spiegò Sam in tono tetro “Il terzo regno sta cadendo a pezzi e Christine si sta indebolendo sempre di più. Abbiamo i giorni contati”
“Dannazione” sbottò Dean irritato, dando un pugno a un tronco di palma “Alcune volte vorrei non essere un cacciatore”.
“Il mestiere del cacciatore non si sceglie Dean, è un abito che s’indossa nella propria anima” disse la voce tenorile di Haniel, comparendo all’improvviso in tenuta da jogging “Buongiorno a tutti”.
Tutti si girarono a vedere un Haniel Purpleflowers, arcangelo dei Principati, con una tuta che esaltava il fisico muscoloso che aveva. Ma la faccia che mostrava, significava che non aveva nessuna voglia di scherzare. I capelli castano scuro, adesso lunghi fino alle spalle, erano bagnati e gli occhi, al lieve chiarore, erano ambra con pagliuzze verdi. Erano spettacolari. Come arcangelo dell’amore, Haniel sapeva il fatto suo. Violet distolse lo sguardo, un po’ imbarazzata e compiaciuta.
“Non sapevo che gli angeli facessero sport” borbottò Dean un po’ contrariato “Per eliminare l’aria da palloni gonfiati?”
La risata di Haniel sconvolse Dean. Era come il profumo delle rose selvatiche al primo tocco dell’estate “Potrei segnalarmela questa battuta” poi vide Violet e il suo volto s’illuminò “I fiori più belli si incontrano di notte. Ciao dolcezza”
“Ciao Haniel” disse Violet imbarazzata, mentre l’arcangelo dell’amore le rivolgeva un sorriso enorme.
Dean ruotò gli occhi geloso e fu grazie all’ironia di Sheeira che s’interruppe un silenzio imbarazzato “Se mia sorella è una succhia miele, tu la batti di sicuro Hany”
“Neanche tu sei cambiata” concordò Haniel accomodante “Ciao Sheeira”.
“Che vuoi farci, cambiare non fa parte del mio stile di vita” Sheeira scosse le spalle con fare elegante “Mi sono chiesta qualche volta se i libri non ti avessero sommerso”
“Ho trovato il mio boccaglio” spiegò Haniel sereno “Vuoi continuare così, o mi vuoi abbracciare sorellina? Da parecchio tempo che non ci vediamo”
Sheeira distolse lo sguardo, sdegnata, e poi, con grande stupore da parte della cercatrice d’angeli, si gettò tra le braccia di Haniel. L’arcangelo dell’amore e dell’amicizia la tenne stretta a sé e le sussurrò “Il tuo posto da Comandante in Capo dei Principati è ancora vacante”.
“Sono una Vaso di Collera, adesso”
“Non mi importa, tu resterai sempre un Principato”
“Basta così” disse Sheeira schermendosi “Altrimenti mi farai piangere”.
Il bracciale di Sheeira con il nome di Ignitia cominciò a illuminarsi e il Vaso di Collera si affrettò a nasconderlo agli occhi di una meravigliata Violet. L’arcangelo dell’amore guardò ancora per un attimo Sheeira e poi si concentrò su Christine “Come stai sorellina?”
“Potrei stare meglio Haniel” disse Christine con un sorriso anemico “Siamo venuti a chiederti aiuto riguardo allo specchio di lapislazzuli”
Un lieve terrore s’impossessò di Haniel, ma l’arcangelo dei Principati riuscì a dissimulare abbastanza bene. Il momento della verità era arrivato, ma si ricordò della promessa fatta a Cloto. Ripensò al momento in cui era stato vincolato da un giuramento indissolubile con Michele nel momento in cui Semeyraza faceva il brutto e il cattivo tempo, un anno addietro, e adesso c’era Cloto che annunciava quello a cui nessuno voleva credere, l’arrivo della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, la Cavaliere che avrebbe decretato la fine della capo-gerarchia delle Dominazioni e la fine di quella giustizia che sfociava nella misericordia. Il tutto senza dire nulla. A volte odiava essere così ligio alle regole, così ligio a quel Paradiso, il quale, in molte occasioni, aveva voltato le spalle a sua sorella. Christine, Hesediel, l’arcangelo della giustizia e della misericordia, uno degli arcangeli che aveva contribuito alla schiacciata dall’Eden di Lucifero. Vederla in quelle condizioni era una seconda coltellata.
“Vogliamo guardarci ancora per molto?” domandò Dean spazientito “Abbiamo un mondo da salvare e la clessidra sta facendo uscire tutta la sabbia”.
“Seguitemi, vi aiuterò come posso”
I prescelti si guardarono tra di loro e Christine captò che suo fratello era dannatamente preoccupato, ma non voleva farlo vedere. Poteva essere qualche volta svampito e smaliziato, ma prendeva seriamente il suo lavoro. Christine conosceva Haniel fino da quando era nato e sapeva che dietro le sue battute, si nascondeva un vero soldato che avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvare la sua famiglia, sia celeste, sia terrestre.             Chissà cosa auspicava il domani. Intanto il sole era già alto all’orizzonte.
                                                               *
“Binael sa che hai la copia autografata dell’Iliade?” chiese Sheeira, guardando estasiata l’immensa biblioteca dell’arcangelo dell’amore “Omero era parecchio geloso delle sue opere”.
“Ho anche io i miei segreti” disse Haniel malizioso “Io so che tu hai un oggetto molto importante a casa tua”
Sheeira fece un sorrisetto compiaciuto e si apprestò a guardare la collezione di libri di Haniel, soffermandosi sulla Rivoluzione Francese. Dean posò il fucile calibro trentanove di fronte a Haniel e disse a bruciapelo “Non siamo qui a fare giri di parole o apprezzamenti vari”.
“Dean, sono un arcangelo dei Principati e prendo seriamente il mio compito” terminò Haniel, troncando la discussione sul nascere “ La questione dello specchio di lapislazzuli è davvero seria e in questo momento non ho voglia di fare complimenti a nessuno. Se non si prendono provvedimenti, potrebbe essere la fine di tutti noi” poi strizzò l’occhio a Violet “Mi dispiace, dolcezza”.
“Ci farò l’abitudine” commentò la cercatrice d’angeli con una scrollata di spalle e arrossendo.
Dean scosse la testa e lo guardò di sbieco Per cercare di interrompere un imbarazzato silenzio Sam domandò “Che cosa puoi dirci dello specchio di lapislazzuli Haniel?”
L’arcangelo dell’amore chiuse una Bibbia, fatta da Gutenberg in persona, e fissò Sam con uno sguardo che poteva rivelare molto “Abbastanza”.
“Giuro che mi compro un congegno per cercare di scoprire come decriptarvi” sbottò Dean furibondo “Dicci cosa sai”.
“Quasi quasi capisco perché Micheal voleva sceglierti come vessillo” notò Haniel colpito “ Sei un vero duro. Comunque secondo le cronache antiche, lo specchio di lapislazzuli fu creato dopo il secondo giorno della creazione e, a dispetto di tutto, non fu Eve a crearlo. Eve si dichiarò la legittima posseditrice dello specchio e lo portò nel Purgatorio. Lo specchio fu creato per tenere lontani dalla Terra i Leviatani”.
“C’è qualcosa che quello specchio non sa fare?” esclamò Dean arcigno “Poi cosa sono questi Levi-cosi?”
“I Leviatani sono dei mostri che Dio creò per tenere d’occhio gli animali, dei custodi di greggi insomma. Vengono nominati nel Libro di Isaia. Avevano l’aspetto di serpenti piumati con grossi denti acuminati e lasciavano delle scie di sangue avvelenato, il quale causò molte morti e costrinse Dio a soppesare l’idea di creare un nuovo regno, dove rinchiuderli. Il Creatore Universale riunì tutte le schiere angeliche, invitò Lucifero, al momento già ribelle e propenso a dare battaglia, Eve e tutte le schiere purgatoriesi e insieme crearono lo specchio di lapislazzuli” spiegò Sam in tono serio.
“Il solito nerd” borbottò Dean scuotendo la testa “San Sam da Oxford”.
“Veramente ho studiato alla Stanford” puntualizzò Sam.
“Io intendevo dire…” bofonchiò Dean imbarazzato “Oh insomma, sei peggio di Wikipedia. A volte non so se parlo con mio fratello o con un computer umano.”.
Sam ridacchiò tra di sé e la cercatrice d’angeli alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.
“Aspetta un momento” chiese Violet confusa “Ma se lo specchio di lapislazzuli si sta distruggendo, come mai non abbiamo visto un Leviatano?”
“La ragione è semplice” spiegò Christine, prendendo la parola dopo tanto tempo “Ci fu una task-force molto impegnativa tra Paradiso ed Inferno per eliminare ogni singolo Leviatano, un’operazione militare in grande stile, una collaborazione come non si era vista prima. Io personalmente ne ho uccisi tremila”
“Già” concordò Haniel “Comunque i Leviatani non erano pericolosi per gli umani, non si possono impossessare dei corpi umani, non possono attraversare le condutture dell’acqua, in quanto l’acqua ha una molecola che li rende debole.”
“Tutto questo dove volete andare a parare?” sbottò Dean arrabbiato “Tutto questo è molto bello e interessante, ma vogliamo sapere come ricostruire quel maledetto specchio del cavolo”
“Per ricostruire lo specchio servono le essenze delle schiere angeliche, l’essenza dell’Inferno, l’essenza del Purgatorio e l’essenza dell’angelo che ha tanto amato”
“L’angelo che ha tanto amato?” chiese Sam perplesso, poi capendo, esclamò inorridito “No, lui no”.
“Già”
“Di chi state parlando Sammy?” domandò Dean sospettoso.
“Di Semeyraza” rispose Sam arrabbiato “Di quel bastardo che ha minacciato la vita di mia moglie. Non esiste che io vado a chiedergli un favore.  Piuttosto faccio un giro sulle giostre con Lucifero”.
“Non ci credo! Dopo la fatica che abbiamo fatto per richiuderlo, adesso dobbiamo dargli le attenuanti? Ma c’è giustizia a questo mondo?”
“In realtà non ci sarebbe bisogno di scomodare Semeyraza” intervenne Sheeira, alzando gli occhi dal quadro che stava osservando, un quadro di Matisse “Ci sarebbe Lucifero come chance”
“Due veri gentiluomini hai scelto” si complimentò Violet sarcastica “ I miei complimenti”.
“Time out cow-girls” commentò Haniel, fiutando già uno scontro tra la cercatrice e la Vaso di Collera “Lucifero per ora è irreperibile e anche Michele”.
“Una bella notizia?” esclamò Dean ironico “Sinceramente mi manca solo il Diavolo come ciliegina sulla torta”.
Haniel chiuse il libro e sorrise, guardando il cielo che stava sfumando in un arancione violaceo, verso una nuova sera “Domani vi dirò altro. Adesso vorrei riposarmi”
“Hai le pile scariche, angioletto?” lo punzecchiò Dean ironico “Pensavo che foste come le pile Duracell”.
“Ho le pile scariche sì, Dean. L’atmosfera terrestre è abbastanza pesante per noi angeli, specialmente per chi non ha preso un vessillo umano. Poi ti vorrei ricordare che ho una figlia e ho una famiglia.”.
Dean roteò gli occhi, imbarazzato. Haniel fece uscire tutti dalla biblioteca, ma fu quando il turno di Sam e Sheeira di andarsene via, i due angeli si accorsero che l’arcangelo del Purgatorio era davvero preoccupato e che una lacrima stava scendendo sulla guancia. Le nocche delle mani erano diventate bianche per lo sforzo. Sam chiuse la porta lentamente e Sheeira lo aspettò.
“Qualcosa non va Haniel?” chiese Sam preoccupato “Non sei più l’arcangelo dell’amore che abbiamo conosciuto l’anno scorso”.
“No, nulla” affermò Haniel con un sorriso tirato “Sono solo spossato”.
“Ci hai nascosto qualcosa Hany?”insistette Sam sospettoso “E non dirmi di no, perché lo vedo dai tuoi lineamenti che sei angosciato per qualcosa”.
L’arcangelo degli innamorati non rispose subito e mostrò un portafotografie di argento in cui lo mostrava con una divisa militare, in un giuramento celeste, con una platea di angeli che lo applaudiva entusiasta, tra cui Christine, Sheeira e Lucifero “Sono stanco dei giuramenti, sono stanco, sono stanco di deludere mia sorella, solo perché hanno deciso così”
“Che cosa vorresti dire?” chiese Sam “Spiegati meglio”.
“Io sapevo dall’inizio che Christine sarebbe stata scelta come Fenice” spiegò Haniel “Io non sono solo un arcangelo dell’amore, ma anche il confidente del Paradiso e del Purgatorio e so che lo specchio di lapislazzuli ha una duplice funzione”.
“Quello di far guarire mia moglie?”
“No Sam” negò Haniel, spegnendo sul nascere le speranze dell’arcangelo delle Potestà “Quello di distruggerla definitivamente. Mi dispiace”
“Non ti capisco Hany!” esclamò Sam perplesso “Perché hai nascosto una cosa del genere a tua sorella?”
Haniel non rispose subito e temporeggiò. Poteva raccontare tutto a Chamuel/Sammy e rompere il legame di giuramento che lo legava a Cloto, la Moira della Vita e del Passato?
Sam non ce la vide più e mandò un tavolo a gambe all’aria, gridando “Dammi una spiegazione Haniel o giuro che distruggo tutta la tua stramaledetta e stupenda biblioteca. Qui si parla della vita di mia moglie e non sopporto tutto questo silenzio! Mia moglie sta morendo!”
“Perché lo specchio di lapislazzuli fu creato per tenere lontano lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse” capitolò Haniel esausto “E poi tua moglie è anche mia sorella”.
“Dean ha ragione che siete davvero impossibili da capire!”
L’arcangelo dell’amore prese un lieve respiro “Non diresti così se sapessi chi è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
Sheeira, la quale era stata in disparte fino a quel momento, prese la parola “Non dirmi che…”.
“Sì” affermò Haniel tetro “La Quinta Cavaliere è Violet Gyselle CrystalLight, la protetta di Chris. Avrei tanto voluto che non fosse così…”
“Adesso basta!” urlò Sam stufo “Mia cognata è stata già vessillo di Sandalphon, adesso possono lasciarla in pace”.
“Questa non è una decisione dall’alto, Violet è nata così” spiegò Haniel “Mi dispiace”.
“Dite mi dispiace, ma poi non so se lo dite con il cuore”.
“Dimmi è colpa mia se un giorno un’umana, più precisamente la terza figlia di Eva, la vostra progenitrice, se la spassò con tutti e quattro i Cavalieri dell’Apocalisse, mentre il mondo si stava ancora formando e intorno si stava scatenando la potenza della natura?”
“Quello che tu dici, è senza senso”ribatté Sam “Potrebbe essere chiunque la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
“Potrebbe essere chiunque già” concordò Haniel “Ma mi dispiace è lei. L’ho sentito poco tempo fa. Dean pensa che mi diverta a farlo ingelosire, ma in realtà lo faccio per evitare…”
“Che il potere della Quinta Cavaliere possa distruggere per sempre mia sorella. Con gli apprezzamenti riesci a colpire il cuore di Violet e a evitare che l’anima nera della Cavaliera la divori e la trasformi completamente” terminò Sheeira triste “Haniel hai buone nuove, ora?”
“Che Cloto mi perdoni, ma lassù stanno costruendo un’arma denominata Lancia di Lete, con cui si spera di sconfiggere lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
“Fammi capire bene, se ricostruiamo lo specchio di lapislazzuli, compare la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, se non lo facciamo le anime del Purgatorio sono compromesse? Ho riassunto bene?”
“Perfettamente” affermò Haniel infelice “Sam io non so davvero cosa dire”.
“Non dire nulla” ringhiò Sam “Non dire assolutamente nulla. Mia moglie è sempre stata la vittima sacrificale per voi, non è così?”
“Io non sono come tutti gli altri” ribatté Haniel combattivo “Io non ho mai contrastato il legame d’amicizia che legava Violet e Christine. Ma io sono uno degli ultimi arcangeli e non ho molto potere decisionale all’interno del grande collegio del Paradiso”
“Lo avresti detto a Chris, dopo?”
Haniel sospirò e Sam Winchester gli scoccò un’occhiataccia e dopo uscì, ignorando la faccia perplessa di Dean e di Violet, i quali erano rimasti ad aspettarlo. Dopo quella rivelazione, tutto assumeva una sfumatura diversa. In entrambi i casi sua moglie era spacciata. Aveva cercato da una vita la sua donna ideale e gli seccava che ogni volta quest’ultima fosse sempre in pericolo di vita. Poi erano fissati sull’amicizia tra Christine e Violet. Un pensiero fin troppo morboso. Si sedette su una panchina, ricoperta di violette e di rose bianche. Un uomo di trentacinque anni dai capelli rossi e gli occhi verdacqua gli confidò, sedendosi con eleganza e grazia accanto a lui“ Vogliamo che le cose brutte non capitino alle persone che vogliamo bene”.
“Voglio restare solo” ribatté Sam “Se non ti dispiace.”
“Sai, Christine è molto importante per noi, in quanto è la Lince, l’arcangelo dei gatti. Soffriamo quanto te”
“Tu sei...?” domandò Sam perplesso.
“Mi chiamo Sammy Zefirus, sono il gatto della famiglia Purpleflowers” si presentò l’uomo stringendo una mano artigliata “L’onore è mio Sam Winchester”.
“Tu sei il gatto che aveva avvertito mia moglie del pericolo l’altra volta” esclamò Sam stupefatto “Non ho ragione?”
“Hai perfettamente ragione” concordò Sammy “Ricordi bene. Prima ero in compagnia della mia famiglia, poi sono partiti verso una nuova destinazione e l’unico a rimanere qui sono io. A volte mi sembra di sentire gli schiamazzi di mia sorella, ma è meglio lasciare andare le persone che si amano, solo per dimostrare di tenere davvero a loro. Dimostra che non sei egoista e che vuoi solo il loro bene”.
“Puoi darci un consiglio? Un modo per evitare la catastrofe? Farò qualunque cosa!” lo implorò Sam con le lacrime agli occhi.
L’uomo lo guardò con uno sguardo duro, il quale si addolcì e gli domandò “Faresti davvero tutto?”
“Scalerei l’inferno per lei” ribatté Sam combattivo.
“Allora, prima che la notte baci il giorno, dovete prendere il cuore della Quinta Cavaliere e lo dovete gettare nel punto più profondo del mare. Solo così potete avere chance di salvarla. Salvare sia Christine sia Violet”
“Dovremmo strappare il cuore a mia cognata?”
“Io non ho detto questo” ribatté Sammy enigmatico “Per cuore non si intende solo il cuore umano, nel senso anatomico del termine. “
“Potresti spiegarti meglio?”
“Se ci spiegassimo meglio, non saremo gatti” lo contraddisse Sammy, appoggiandogli una mano sulla spalla e cominciando a riprendere le sembianze feline “Ma devo dirti una cosa in tutta franchezza. Se lo farete, bè Violet potrebbe perdere per sempre la sua anima e vivere senza sentimenti. A voi la scelta.”
Sam non ebbe altro modo di replicare e guardò il sole che stava svanendo dietro un passaggio irlandese strepitoso. Tanta bellezza in un’atmosfera cupa. E intanto lo stavano cercando.
                                                                *
“Signora Purpleflowers, questo pasticcio di carne e prosciutto crudo è una delizia”.
“Grazie Dean” lo ringraziò Diane compiaciuta “Hai visto amore? Qualcuno apprezza la mia cucina!”
L’arcangelo dell’amore le scoccò un’occhiata maliziosa “Ho visto. Ma io sono un arcangelo dell’amore e faccio apprezzamenti di un altro tipo”
“Haniel” borbottò Diane meravigliata e nel contempo lusingata.
Mentre Dean si abbuffava di pasticcio e di purea di piselli, per la gioia del suo stomaco, Sam pilucchiò sul suo piatto, distratto. Christine lo guardò interrogativa e Sam minimizzò “Non ho molta fame, amore”.
“Mio fratello è un salutista” bofonchiò Dean con la bocca piena “Non sa cosa si perde”.
“Allora Sam gradiresti un’insalata di frutti di mare che ho appena preparato?”
“No grazie, Diane” negò Sam “Anzi, vorrei che mi indicaste il bagno”
“Di sopra, terza porta a destra” rispose Diane perplessa “Qualcosa non va?”
Sam scoccò un’occhiata equivoca a Haniel, il quale non abbassò lo sguardo e lo fissò calmo “Troppi pensieri” poi prese la mano di Christine “Vieni, amore?”
L’arcangelo della giustizia accettò l’invito del marito, un po’ confusa. Non lo aveva visto così preoccupato, come in quel momento. Si scusò con tutti e lo seguì. Dean guardò Haniel “C’entra la vostra chiacchierata segreta?”
“No” negò Haniel mentendo “Sarà solo stanco”.
“Lo spero per te” borbottò Dean incupendosi “Perché vorrei levarmi la mania di considerarvi dei grandi figli di buttana. Quasi quasi mi stai simpatico”
“Mio padre non è un figlio di buttana” ribatté la piccola con fare caparbio “Nessuno si può azzardare di insultarlo”
“Iolye, te l’ho detto mille volte che non bisogna dire le parolacce” la rimproverò sua madre con un cipiglio severo.
“Ma il signore lo ha detto prima” controbatté Iolye cocciuta “Lui dovrebbe chiedere scusa”
“Iolye fa la signorinella e non insistere” la placò Haniel con tono dolce “Dean non intendeva offendere. Ormai per lui, figlio di buttana, è diventata un’esclamazione”.
La piccola di casa Purpleflowers scese dalla sedia e si allontanò dalla tavola, senza dire una sola parola, con i capelli castani che ondeggiavano al canto di un vento calmo. Diane stava per correre dietro, quando Sheeira la fermò “Posso andare io?”
“Tu?” strillò Diane “Ma tu non la conosci!”
Sheeira fece un sorriso e poi affiancò la piccola “Dammi la mano, gioia”.
Diane rimase di stucco quando la sua piccola figlia, così scontrosa e diffidente verso gli estranei, afferrò la mano di Sheeira. Haniel sospirò “Mi mancava il clima del Paradiso”.
Nessuno ebbe voglia di ribattere. In pochi minuti la cena era stata stravolta completamente. Anche Dean aveva perso totalmente l’appetito.
                                                          *
Una volta saliti sopra, Sam chiuse la porta del meraviglioso bagno e, seduto sopra la tavoletta del gabinetto, scoppiò a piangere, rendendo i suoi meravigliosi occhi blu-grigio più intensi. Christine lo fissò, senza dire una parola.
“Come fai a restare così impassibile?” chiese Sam sconvolto “Come fai a rimanere calma?”
“La mia è tutta apparenza” spiegò Christine con un sorriso “In realtà anche io sto piangendo. Anche io sono distrutta come te”
Il cacciatore strinse con tutta la sua forza una bottiglia di bagnoschiuma tanto da romperla tra le mani “Siamo prigionieri di un destino ineluttabile e crudele”
“Ti riferisci al fatto che, indipendentemente dalla rottura o dall’aggiustamento dello specchio, la mia vita è appesa a un filo?” gli domandò Christine.
Sam spalancò la bocca, sbalordito “E tu come lo sai?”
L’arcangelo del Purgatorio gli tolse la bottiglia di bagnoschiuma e gli accarezzò le mani “Perché fu io a distruggere lo specchio per impedire la nascita della Quinta Cavaliere. Anzi per la precisione fu mia madre a distruggerlo, la personificazione della Giustizia, per impedire che Cassandra Musesfly partorisse una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse e mi distruggesse già molto tempo fa. Sembra quasi che il Paradiso abbia un rapporto un po’ controverso nei miei confronti.”.
“Lo sapevi fin dall’inizio” mormorò Sam sconvolto “Perché non l’hai detto prima? Perché non hai rinunciato al tuo ruolo di arcangelo del Purgatorio?”.
Christine si mise sulle sue gambe e gli accarezzò il viso, punteggiato da una leggera peluria “Perché niente che mi avresti detto, avrebbe cambiato qualcosa e perché il Purgatorio ha bisogno di una guida, dopo tanto disordine”.
“Sarai uccisa dalla tua migliore amica!”
“Già” rispose Christine “Che fine ironia”
“Christine, guardami” la implorò Sam “Sammy mi ha detto che potremmo levarle il cuore della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
La ragazza lo baciò sulla fronte e non rispose. Poi “Non sopporterei lei che si dimentica per sempre di me.”
“Io non posso stare senza di te” Sam cercò di convincerla “I nostri figli hanno bisogno di te”.
“Mi sta chiedendo una cosa difficile”
“Ti sto chiedendo di vivere per me, per Nathaniel e per Michelle” ribatté Sam cocciuto “Potremmo poi cercare una soluzione per Violet. Sei troppo importante perchè tu muoia per un regno ultraterreno. Sei la mia margherita che luccica al sole”.
“D’accordo” capitolò Christine, facendo sospirare di gioia Sam “Starò attenta, te lo prometto”.
In quel clima di dolore e di lacrime salate, il cacciatore inclinò la testa e cercò le labbra di Christine. La ragazza lo ricambiò con dolcezza, dimentica di tutto, della missione, dei pericoli che incombevano pressanti, conscia del profumo di Sam e dell’essenza di Chamuel, conscia del cacciatore di demoni con l’essenza dell’arcangelo che lei aveva tanto amato, due personalità diverse e complementari che avrebbero fatto di tutto per proteggerla. Alzandosi con garbo, Sam prese sua moglie e l’appoggiò delicatamente nella vasca e incominciò a aprire l’acqua “Sam..?”
“Lasciami uno sprazzo di felicità, solo uno sprazzo” le chiese con un sorriso dolcissimo.
Christine gli diede un baciò sopra il cuore “Sei tu il mio sprazzo di felicità”
E insieme poterono godere di un momento di pace, il quale avrebbe potuto essere l’ultimo. Sam si immerse nella vasca insieme alla moglie, lo splendore delle ali intrecciate insieme, l’essenza delle Potestà e delle Dominazioni unite insieme. Christine lo baciò sulla linea del collo, tracciando movimenti sinuosi lungo il torace muscoloso. Gli occhi blu grigio di Sam s’illuminarono “Ti amo”
“Ti amo anche io Sammy” rispose Christine con un sorriso che gli sciolse il cuore “Non me ne vado da nessuna parte”
 E lì fuori poteva imperversare una tempesta.Solo un po’ di pace in un oceano di orrori.
                                                            *
Nel frattempo che Sam e Christine si stavano godendo il loro momento d’amore, la Vaso di Collera stava seguendo la piccola Iolye, furiosa per la battuta di Dean. Sheeira la fissò un po’ divertita, un po’ Iolye le ricordava Christine quando qualcuno le insultava Haniel. Quei due erano inseparabili.
“Ci possiamo fermare?” domandò Sheeira con il fiato corto “Non sono abituata a camminare come un tempo”.
“Nessuno ti ha detto che dovevi accompagnarmi” ribatté Iolye testarda “Puoi ritornare dai miei”.
“In realtà, non ho voglia” ribatté Sheeira divertita “Anzi ho voglia di conoscerti, Iolye. Sei una bambina davvero…particolare”
La bambina la fissò un po’ stranita “Vorresti conoscermi?”
“Già” rispose Sheeira “Iolye non è il tuo nome originale, ho ragione?”
“Bè il mio nome è Desideree Ametistye Iolyande, ma papà mi chiama sempre con il terzo nome” spiegò la bambina con un leggero imbarazzo “Anche se è triste quando lo pronuncia. Forse perché la ragazza di cui porto il nome, gli ricorda qualcosa che lo fa stare male”.
Sheeira sospirò e domandò “Sei tu la custode della Fiamma della Fenice?”
“Come discendente della principessa Iole, sì, lo sono” affermò e poi chiese “Tu sei molto simile a zia Christine, chi sei?”
“Sono sua sorella minore”
“La sorella morta per mano della sua protetta Ignitia?”
“Sembra che conosciamo i segreti dell’altra” si complimentò Sheeira colpita.
La bambina prese qualcosa dalla tasca e sussurrò “Papà mi ha detto di darti questo”.
Sembrava una rosa rossa stropicciata e Sheeira impallidì. Quella rosa rossa l’aveva gettata dopo aver fatto visita a Ignitia. Come diavolo era arrivata in Irlanda?
“Dove l’hai trovata?”
“Sulla spiaggia” rispose la bambina “Papà l’ha presa e ha saputo che doveva essere tua…”.
Sheeira non disse nulla e accarezzò un petalo di rosa, resa raggrinzita dall’acqua. Aveva fatto davvero un lungo viaggio dalla Sicilia. E dentro di sé si accese il ricordo della sua protetta. Dovunque andasse, c’era sempre qualcosa che gliela ricordava, in un modo o nell’altro.
“Io devo andare ora” annunciò Iolye con la spensieratezza di una bimba “Tu rimani qui?”
Sheeira annuì come un’autonoma. Guardò la rosa malconcia e dovette trarre la conclusione che anche Ignitia era importante per la riuscita della missione. Dannazione, ora che l’aveva dimenticata, rincontrarla era difficile. La notte si era sfumata in una lieve sfumatura di alba. Era il 10 ottobre.
                                                                        *
“Ora potresti dirci come si può aggiustare questo specchio?” domandò Dean “Immagino che l’attack non sia sufficiente”
“No, infatti” ribattè Haniel accondiscendente “Ricordate che vi ho detto che servono l’essenza del Paradiso, dell’Inferno e del Purgatorio per ricomporlo?”
Tutti annuirono e Haniel continuò “ L’essenza del Purgatorio si trova negli studi del Dottor Rosen, lo psichiatra che è a capo degli Alphas, l’essenza dell’Inferno la sta recuperando l’arcangelo di New York.”
“Vedi Sammy, a tutti il lavoro più figo e a noi…”.
“A voi il Paradiso, l’essenza delle gerarchie angeliche” interruppe Haniel imperturbabile “E per un certo senso sareste avvantaggiati”.
“In un certo senso è un po’ poco” mormorò Violet sospettosa.
“Qui avete tre capogerarchia angelici. Me, Chamuel e Hesediel” spiegò Haniel “Le Dominazioni, I Principati e le Potestà”.
“Bè allora che cosa aspettiamo? Dateci la vostra essenza” disse Dean allegro “Così possiamo fare il sedere a quel pallone gonfiato di Crowley. Non vorrei essere nei suoi panni quando Lucifero riprenderà a essere il cattivo”.
“Non è così semplice”
“Mi sembrava davvero strano che dicessi è una cosa semplice” controbatté Dean seccato.
“L’essenza degli arcangeli-capo può essere donata solo dopo una battaglia contro un angelo ribelle corrispondente” spiegò Sheeira prendendo la parola dopo molto tempo “Io che sono un Vaso di Collera, potrei ottenere l’essenza di un Trono”.
“Allora chi dobbiamo scomodare? Sauron, Voldemort e la compagnia dei Cavalieri Neri?”
“Dean non c’è nulla da scherzare!” ribattè Sam esasperato “Sii serio, una volta tanto”.
“Sam, ogni cosa che abbiamo vissuto, in confronto a tutto questo era la normalità” esclamò Dean scuotendo la testa “Il prossimo anno cosa ci aspetterà? La salvezza dell’Universo?”
“Di questo passo potrei anche crederci” borbottò Violet “Tanto tra gli Ariel’s Son, i Daemonus, Semeyraza…”.
Haniel aveva sfogliato le pagine di un antico libro, così logoro da sfogliarlo con la massima delicatezza “Per farlo, dovrete ritornare a casa. Per creare il luogo dove l’arcangelo capo possa combattere contro l’angelo ribelle corrispondente, bisogna il potere del Nephilim angelico e della creatrice di portali dimensionali. Nathaniel e Mary Winchester”
“Winchester. Un cognome e una maledizione” affermò Dean ironico.
“Io dovrei combattere contro Asmodeo, il capo dei vendicatori del male” spiegò Christine seria, rialzando gli occhi da una traduzione dall’egiziano del Libro dei Morti “Haniel contro Abbadon, il capo delle furie sterminatori di male e Chamuel/Sam contro Satana, il capo degli ingannatori”
“Satana? Lucifero intendi?” domandò Violet stupefatta.
“In realtà si confondono sempre Satana e Lucifero, sono due spiriti diversi” disse Christine “Ma nel folclore si è sempre confuso queste due entità.”
“Quindi con tutte le essenze del Paradiso, potremmo sperare di salvare il Purgatorio?” domandò Dean sdegnato.
“Sì” mormorò Haniel “Potrete sperare di salvare il Purgatorio, se mescolate sapientemente con gli altri elementi, di cui vi ho parlato prima.”
“Vorrei per un miserevole giorno che voi siate un tantino più chiari” esclamò Dean esasperato.
“Non sono io a dettare le regole Dean” affermò Haniel triste “Ma nel mio cuore spero che possiate salvare il Purgatorio e salvare l’equilibro naturale e cosmico”
“Grazie di tutto Hany” esclamò Sam “Grazie davvero”.
“Sam, sappi che sei davvero il miglior marito che una donna potesse mai immaginare” rispose Haniel e dopo lo prese per un braccio e gli sussurrò “Se Christine morisse, Cloto mi ha promesso di ripristinare il filo di Persefone con l’Arcolaio di Zoe”
Vedendo lo stupore e la gioia negli occhi di Sam, Haniel aggiunse “Pensavi davvero che non avrei fatto qualcosa?”
“Sei un grande figlio di buttana”
“Lo prendo come un complimento” ridacchiò Haniel, abbracciandolo “Ragazzi, vi direi di aspettare domani per ritornare a casa. Le correnti ascensionali sono troppo forti e i viaggi angelici per ora sono sconsigliati”.
“Sembra quasi quasi che tu voglia rimandare la nostra partenza”.
“No, violetta del pensiero” esclamò Haniel in tono amabile “Ma vorrei passare un po’ di tempo con le mie sorelline”.
Violet sorrise all’indirizzo di Christine e Haniel si rabbuiò. Sapeva benissimo che quel sorriso stava per essere avvelenato dallo spirito della Quinta Cavaliere. Tutto stava per essere messo in discussione. Sheeira aspettò che tutti se ne andassero via, poi lo affrontò furiosa “Tu lo sapevi…”.
“Che cosa?” domandò Haniel facendo il finto tonto “Mi sembra di averti detto ogni cosa”.
“Smettila di fare il tonto” ringhiò Sheeira, mostrando tutti i denti “Lo sapevi che era lei, la portatrice di…?”
“Certo che lo sapevo” disse Haniel con un tono che non ammetteva repliche.
“Fanculo Haniel” urlò Sheeira fuori dal limite “Non mi puoi fare questo. Lo sai che ho deciso di starle lontano”
“Nonostante tu cerchi di volerle male, io sento come il tuo cuore gioisce nel sentire il suo nome” ribattè Haniel “Altrimenti non avresti esitato a farle vedere tutto il dolore che ha provocato il suo allontanamento con il pugnale di Eris.”
“Dopo la laurea in Lettere Antiche, ti hanno dato la laurea in Psicologia angelica” lo aggredì Sheeira, gli occhi azzurri colmi di pianto “Non pretendere di conoscermi Haniel”.
Haniel non rispose subito e si mise a scostare le tende, lanciando entrare il sole del crepuscolo. Sheeira si mise le mani per non lasciarsi scottare dal sole, ma l’arcangelo dell’amore la tranquillizzò “Puoi stare calma”.
“Haniel non mi puoi chiedere questo” lo supplicò Sheeira triste “No”.
Haniel s’inginocchiò e le sorrise “Nonostante tu stia cercando di dimenticarla, di metterla nei tanti ricordi della tua esperienza, di pensare male di lei, tu le sarai fedele. Sei nata come Principato, non sei adatta come Vaso di Collera. Resterà sempre la tua protetta”
Violet che stava guardando tutto, si stupì quando Sheeira ammise “Non ho mai voluto bene a una persona così tanto, come ho voluto a lei. Ho sopportato il dolore dell’Inferno, anche quando lei mi ha rinnegato e i demoni di Lucifero sono venuti a reclamarmi. Avrei sopportato molto, per vederla sorridere. E ancora spero per lei, ancora prego per lei. Si può volere bene a una persona, anche quando quest’ultima ti ha buttato fuori dalla sua vita? Perché le voglio ancora molto bene?”
“Io lo so che cosa hai provato per lei” sospirò Haniel “Ti posso capire benissimo. E proprio tu sei adatta a questo ruolo, proprio perché le hai voluto bene” poi si fermò e soggiunse “E ancora le vuoi bene. E nonostante il dolore, le hai fatto percorrere da sola la sua strada, auspicando per lei in silenzio e dietro le quinte. Poi so perché hai un pugnale alla cintola. Secondo l’oroscopo arabo, il pugnale è il simbolo di chi è nato tra…”.
“Il nuovo angelo non è tanto affettuoso con lei?” domandò Sheeira, cercando di sviare il discorso “Bè d’altronde non è mai stata così affettuosa con le persone”.
“Non ha un nuovo angelo custode” chiarì Haniel “Il nuovo angelo sei sempre tu. Sei tu l’angelo di Ignitia”
Sheeira sorrise in tono amaro e deglutì “Allora dovrò recuperare dal suo cuore il ciondolo di Dio?”
“Sì”
“D’accordo” accettò Sheeira a malincuore” Lo faccio solo per mia sorella”.
Haniel ridacchiò un po’ sbarazzino e Sheeira stava per andare via, quando le sue ali cominciarono ad andare a fuoco e la Vaso di Collera crollò a terra, esanime. Haniel guardò lo specchio di petali di rosa e capì. Ignitia stava subendo una trasfusione di sangue per colpa della talassemia e stava soffrendo. E Sheeira ne pagava le conseguenze. Haniel si precipitò accanto a lei e le somministrò un liquido nelle vene. La Vaso di Collera sospirò di sollievo.
“Il pugnale che tu hai, dimostra che le vorrai sempre bene” disse Haniel, asciugando le lacrime di Sheeira “Come la lancia che conservo sempre, a ricordo di…”.
“Dirai la verità a tua figlia?”
“Un giorno” disse Haniel elusivo “E tu riuscirai a guardare negli occhi Ignitia? Hai fatto del tuo meglio e lo sai meglio di me che non si può tornare indietro a modificare il passato. Non serbarle rancore o amarezza, poiché l’animo umano è diverso da quello angelico. Sicuramente non voleva dirti... ”
“Ormai l’ha detto” tagliò corto Sheeira triste ma poi il suo sorriso s’illuminò “Ma il mio cuore s’illumina quando so che lei è felice. Spero solo che lui ne sia degno”
Violet si domandò se non avesse tratto le conclusioni troppo presto nei confronti di Sheeira. Poi la voce di Dean la chiamò.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31-Tempo imprecisato-Dopo la riunione nel Paradiso e nella dimostra di Astrea ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il trentunesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"..Nel precedente capitolo abbiamo visto la famiglia Winchester e Sheeira scoprire molte cose sullo specchio di lapislazzuli in casa dell'arcangelo Haniel...Nel seguente capitolo abbiamo Lucifero nella dimora di Astrea e si scopriranno nuove novità...Ma non vi anticipo nulla :-) Per quanto riguarda la creazione della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse, abbiate pazienza, i dubbi e le perplessità che avete, bè verranno spiegate più avanti :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e mi metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Tempo imprecisato- Dopo la riunione nel Paradiso e nella dimora di Astrea
Era rimasto solo…
Era rimasto solo, tranne per la presenza discreta di Michele, il quale lo stava fissando in maniera seria e integerrima, uno sguardo che aveva visto passare molti secoli davanti e considerava il tempo come un vecchio compagno fedele, un compagno inesorabile ma costante. Un compagno a volte fedele, a volte crudele ma comunque che non ti avrebbe lasciato mai, qualunque cosa sarebbe accaduta. Michele. L’unico angelo che non lo aveva abbandonato, che aveva sempre cercato di sconfiggerlo, che aveva cercato di capirlo, di criticarlo aspramente, anche quando era stato precipitato giù negli Abissi più profondi, in quel luogo denominato Inferno, durante la battaglia per cacciarlo dal Paradiso. Michele, il Difensore del Paradiso, Lucifero, il Creatore dell’Inferno. Molte popolazioni erano nate ed erano morte nell’eterno e immortale ciclo della vita, ma il silenzio costante dell’Universo ancora li stupiva e li meravigliava. Il silenzio di quella landa infinita era denso di molti significati e racchiudeva il segreto più ambito di tutti: la creazione della vita.  Un segreto invidiato da angeli e demoni, l’unica arma segreta ancora nelle mani di Dio, di quel Dio a cui il centralino dava molto spesso occupato. O forse stanco di farsi carico dei problemi di sette miliardi di persone. La riunione era finita da moltissimo tempo, ma lui, il Creatore dell’Inferno, il luogo dove nessun essere umano poteva dire di essere andato in villeggiatura, il Calunniatore era rimasto lì, basito, per la prima volta senza avere niente da dire. Ancora negli occhi azzurri, occhi che avevano provocato dolore, occhi che avevano disprezzato la pietà altrui, ignorando le grida di supplica delle povere anime dannate, cercando un conforto che lui non voleva dare e non poteva dare, Lucifero aveva la visione di Astrea, la Personificazione della Giustizia, la quale, sotto la spinta di una piccola e saggia Hesediel, aveva rotto lo specchio di lapislazzuli per evitare il sorgere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, per salvare la sua protetta. E adesso per colpa di Crowley tutto stava per essere messo in discussione. L’intero equilibro era messo in discussione.
Hesediel…Zadkiel…
La sua Hesediel, lo stesso angelo che aveva bistrattato, umiliato nel miglior momento per una donna, lo stesso angelo che lui aveva amato in una maniera sbagliata, adesso stava rischiando la vita, per lo stupido desiderio di un demone da quattro soldi con la sindrome da conquistatore spagnolo. Stava rischiando la vita per un terzo regno, dapprima ignorato agli onori della cronaca, perché si era presa la briga di essere l’Arcangelo del Purgatorio, si era presa l’onere di difendere quei mostri uccisi dai cacciatori. La sua Hesediel si era sempre sentita una paladina della giustizia e lui l’aveva presa in giro impunemente. Strinse la mano a pugno, innervosito. Michele lo osservò ancora, senza dire niente.
“Non dirmi nulla” esclamò Lucifero seccato.
“Cosa ti aspettavi?” lo biasimò Michele in tono severo “Avresti fatto meglio a ridarmi la grazia, non appena ne avevi l’occasione. Adesso non ci troveremo in questa situazione. Sei un perfetto egoista”
Il Creatore dell’Inferno non rispose subito, poi con un’occhiata gelida affermò “La sai la vera ragione per cui mi sono ribellato a Dio?”
L’arcangelo della giustizia sbuffò in tono di superiorità “Perché sei stato sempre un arrogante e un presuntuoso. Hai sempre creduto di avere ragione e ti sei lamentato in continuazione”.
Lucifero sospirò e allargò le sue immense ali, le quali di fronte all’immensità del cielo assunsero una tonalità color blu Prussia “ Pretendi di conoscermi Michele, ma non sai nulla. In realtà non fu così. Mi ribellai al disegno divino perché ero geloso dei nuovi giocattoli di papà, dei suoi nuovi figlioli, così imperfetti da essere meritevoli del suo immenso amore. Gli esseri umani potevano amare, odiare ed erano sempre al centro della sua attenzione. Noi dovevamo stare attenti a non incorrere nel suo sguardo duro. Loro potevano distruggere il giardino ma ancora erano i suoi figli. Degni di essere perdonate. E noi dovevamo inginocchiarci di fronte a loro”.
“Non sei mai stato propenso alla comunione dei beni” ironizzò Michele in tono duro “Sei ancora in tempo per ridarmi la grazia”.
E nel dirlo Michele aveva materializzato la spada, la stessa spada, la quale, alla fine dei Tempi, avrebbe distrutto per sempre la grazia e l’animo di Lucifero, la grazia e l’anima del Grande Drago dell’Apocalisse, della persona che avrebbe avuto come missione quella di tentare l’uomo, quella di fare vedere il lato oscuro dell’animo umano. Nel vedere quella spada, fatta di fuoco e di ardore umano, Lucifero sospirò. Michele avrebbe messo il dovere al posto dei sentimenti. Non era capace di esporli in maniera chiara. Uno specchio d’ossidiana, al suo confronto, sarebbe stato più trasparente di lui. Era un vero soldato.
“Sempre ligio alle regole, il vero soldatino di papà” esclamò Lucifero sdegnato “Ma ti batte il cuore sotto quella corazza? O per te conta solo il dovere?”
L’arcangelo della giustizia allargò le ali, materializzò una lancia d’argento con ghirigori di zaffiro e la posizionò sotto il collo del fratello “Tu non mi conosci”
Il Creatore dell’Inferno volle ridere dalla rabbia, ma decise di non farlo. Michele non era bene contrariarlo più del dovuto. L’arcangelo della giustizia tenette ferma la lancia appena sotto la giugulare.
“Gli esseri umani sono capaci di amare, odiare, di provare sentimenti” esclamò Lucifero irritato “E noi che cosa facciamo? Siamo solo strumenti di una persona che non si degna neanche di farsi vedere. Gli esseri umani pregano un Dio, il quale troppe volte ha il centralino staccato e alla fine sono io a essere il lupo cattivo della situazione. Sono caduti dalle scale e di chi è la colpa? Di me. Una persona ha ucciso un’altra? Di me. Adesso basta. Ha anche lui la sua responsabilità in tutto questo casino e tu lo sai, anche se non lo vuoi ammettere”
“Stai offendendo nostro Padre?” ringhiò Michele al colmo della furia “Non sei nelle condizioni per farlo!”
“Nostro Padre ha voluto che io ci fossi, perché così il Bene avrebbe avuto una luce più bella e forte” affermò Lucifero in tono triste “Io non lo sto offendendo, ma non posso accettare un disegno che vede nostra sorella morta per un regno ultraterreno, un regno bistrattato. Avrò avuto la mia parte di colpa per averle regalato anni di sofferenza gratuita e non negò che vorrei scontare la mia pena. Interamente. Tu invece mi parli sempre che devo restituirti la grazia, come se ti importasse solo del dovere, come se di tua sorella non te ne importasse un fico secco. Poi dici a me che sono un presuntuoso. Sei un emerito bastardo”.
“Non sei nella condizione di giudicarmi fratello “ lo minacciò Michele irritato “Ridammi la grazia”.
“Sei un disco rotto” si lamentò Lucifero “Io rinuncerei a essere il creatore dell’Inferno, a passare lo scettro dell’Inferno a un mio subalterno per costituire la lancia di Lete. Tu a cosa rinunceresti? A niente, suppongo”
L’arcangelo della giustizia divina e terrena non riuscì a credere alle sue orecchie. La Grazia lo stava cambiando davvero. Gli importava davvero di Hesediel, di quella Hesediel che aveva maltrattato, torturato e umiliato in ogni maniera possibile, ma non poteva lasciarsi travolgere dai sentimentalismi, perché molto spesso Lucifero aveva illuso le speranze del Paradiso e quella occasione non confermava il contrario. Era solo una bomba a orologeria, con il timer innescato e si aspettava solo la deflagrazione.  Non voleva più che sua sorella Hesediel soffrisse di nuovo, che si fidasse di nuovo di Lucifero, per poi essere di nuovo illusa. Era un duro, ma anche lui ci teneva a quell’arcangelo che aveva insegnato a tutti loro che gli umani erano persone da rispettare. E lui teneva in considerazione il suo ex vessillo umano Dean. Non era come diceva Lucifero.
“Siamo i suoi figli, dobbiamo seguire le sue regole” dichiarò Michele in tono fermo “Adesso ridammi di nuovo la grazia”.
“Sei stancante” ululò Lucifero stanco “Senti ma perché non ti compri un cane?”
Michele non lo stette a sentire e incominciarono una battaglia aspra all’interno dell’Universo. La spada di ardore umano e la spada d’ombra cominciarono a cozzare, creando delle scintille di fuoco. L’arcangelo della giustizia affermò severo “Ridammi la grazia. Ti ho già concesso troppo!”
“No. Ho cose importante da fare!”
“Tu mi consideri un’insensibile, ma io ho sofferto quando hai trascinato Hesediel all’inferno, dopo l’avventura con gli angeli spagnoli. Tu sei una bomba a cui mancano i fili per l’innesco e ho timore che tu possa rifare di nuovo male a Chris. Mi puoi biasimare per questo?”
Lucifero ringhiò frustato e dopo sparì alla sua vista, con un bagliore accecante.  Lo aveva colpito nella sfera dei sentimenti ma era giusto così. Michele sbattè le ali, irritato. Lucifero doveva riprendere il ruolo da cattivo e ripristinare il vuoto nell’equilibro cosmico, quel vuoto, il quale quel pallone gonfiato di Crowley aveva contribuito a fare. E Lucifero lo incarnava perfettamente. L’angelo si sedette sopra una stella appena nata e rifletté sulle parole di Binael e la lancia di Lete. L’arcangelo dei Troni aveva affermato che si poteva costruire, grazie a una rinuncia da parte loro. Un’arma potente che avrebbe annichilito o addormentato lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Era una decisione difficile da prendere.
A volte il dovere e l’affetto per i propri cari non conciliavano affatto. Ma a rispondergli fu l’immensità dell’Universo.
*
La luce del crepuscolo inondò di un colore mistico il luogo, dove Astrea, la Personificazione della Giustizia e madre di Christine e Sheeira Moonshine, viveva. Ella aveva visto attraverso lo specchio di filamenti di luna, tutti gli aggiornamenti riguardante lo specchio di lapislazzuli. Dopo avere gioito per la comparsa di Sheeira, a lungo considerata morta nei meandri dell’Inferno, dopo essere stata rinnegata dalla sua ex protetta, voluta bene più di sé stessa e ripagata con una moneta ben diversa, aveva seguito attentamente gli svolgimenti della missione dello specchio di lapislazzuli.  Quello specchio creava più problemi che mai. Aveva saputo che Gabriel, il suo adorato Gabe, uno degli angeli che aveva seguito la sua cara Christine all’inferno insieme ad Haniel, aveva deciso di rinunciare ad essere un angelo, dando il compito di assistente a Gary, un Alphas dai poteri straordinari, che Haniel era stato scelto come Moira della Vita dalla stessa Cloto in persona, che Castiel aveva deciso di rinunciare ad essere l’angelo custode di Dean dopo la sua morte…Tutti stavano rinunciando a qualcosa per formare la Lancia di Lete. Una lancia che avrebbe annichilito o addormentato lo Spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. La Cavaliere temuta da tutti. Quella che faceva tremare i ginocchi e il cuore, la Cavaliere temuta anche da Guerra, Carestia, Morte e Pestilenza. Forse perché racchiudeva tutti i loro poteri e anche la potenza distruttrice e creatrice della natura.
“Posso competere contro Guerra, Carestia e Pestilenza” aveva detto Morte “Ma con la Quinta Cavaliere tutto è vano. E io sono il Cavaliere più temuto nel quartetto.”
Secondo la leggenda l’Antica Quinta Cavaliere era nata dall’unione di una figlia di Eva con un rapporto d’amore con i quattro cavalieri dell’Apocalisse, mentre intorno a loro imperversava la tempesta degli elementi naturali. Si pensava che la Lancia di Lete avrebbe risolto ogni cosa…
Almeno lo speravano tutti. Guardando i riflessi violacei nelle sue grandi ali nere e color ametista, Astrea era un po’ scettica sul fatto che la Lancia avrebbe risolto tutto. Forse avrebbe procrastinato la cosa, in un futuro prossimo. Si sedette in un gazebo di glicine bianco e violette del pensiero a osservare il sorgere della notte e il profumo della luna e si sentì impotente. Tutti stava facendo una rinuncia importante, mentre lei non poteva farlo. Lei non poteva rinunciare a essere la Personificazione della Giustizia, passando il testimone a un altro angelo. Doveva essere lei fino alla Notte dei Tempi, la Notte del Giudizio Universale. Quel maledetto specchio di lapislazzuli creato dall’essenza dei tre regni ultraterreni, dall’essenza dell’angelo che aveva tanto amato, stava distruggendo la vita della sua figliola. Se non lo ricomponeva, sarebbe morta, se lo ricomponeva, sarebbe morta comunque per mano della sua protetta, la stessa protetta per cui era stata buttata all’inferno, la stessa protetta che avrebbe protetto da tutto e da tutti, perfino da se stessa. Se c’erano due persone per cui Christine si sarebbe fatta strappare il cuore, erano Chamuel e Violet. Maledetto destino. Con tutto rispetto per le Moire. Molti in Paradiso non vedevano di buon occhio l’amicizia tra Violet e Christine. Dagli occhi color ambra cadde una lacrima, la quale venne prontamente presa.
“Ciao Astrea”
Una donna dai capelli biondi e gli occhi castani comparve all’improvviso e si mise a guardare la Personificazione della Giustizia. Uno sguardo che poteva dire molto e niente. Era cambiata da quella ragazza che, spaventata, era arrivata per chiedere qualche rimedio per evitare di partorire la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. L’esperienza l’aveva indurita. Due madri con due figlie che si sarebbero scannate. Per colpa di un destino già segnato e sottoscritto.
“Cassandra” esclamò Astrea stupefatta “Cosa ci fai qui?”
Cassandra Eos Musesfly si sedette accanto ad Astrea e per un po’ non rispose, socchiudendo gli occhi. Poi “Penso che una faccia amica ti sarebbe piaciuto vedere e così sono venuta a trovarti”
La Personificazione della Giustizia sorrise grata “Già, sono tempi abbastanza difficili e grami da affrontare. Sono contenta che tu sia qui. A volte mi sembra di essere troppo sola in questo luogo meraviglioso.”.
“Ho visto che Sheeira Kalievra Moonshine è ritornata” disse Cassandra, incominciando a suo modo una discussione “Ma penso che tu questo lo già sai”
“Già” esclamò Astrea “Non mi aspettavo che ritornasse di nuovo tra di noi. Pensavo che Syegeris l’avesse uccisa all’Inferno e non l’avrei mai più rivista nel mio specchio” fece un piccolo singulto “Sai Cassandra, Sheeira è sempre stata la più sensibile delle sorelle, anche se ha nascosto la sua sensibilità dentro la freddezza e l’ironia. Proteggeva Hesediel in continuazione quando erano piccole, nonostante fosse più piccola. Si sentiva di doverla proteggere”
“So da fonte certa che non si sopportano Sheeira e Violet” continuò Cassandra triste.
“Sheeira è convinta che Violet si comporterà come Ignitia. Che tua figlia potrà approfittare della buona fede di mia sorella e che la rinneghi, affermando che tutto il bene che ha augurato, non era ben accetto. Sheeira è nato come Principato, come arcangelo dell’amore e sa leggere nel cuore. Ha paura che Violet finga di volere bene a Christine e la lasci senza una giusta motivazione”.
“Tu le dai ragione?” domandò Cassandra con una sfumatura di risentimento nella voce.
“Non do ragione a nessuno” chiarì Astrea, mettendo le mani in avanti “Ma sono abbastanza guardinga riguardo i miei figli. Non vorrei che mia figlia soffrisse per tua figlia. E non ti nego che talvolta ho pensato che Violet non sia una buona amica per mia figlia. In certe occasioni si è comportata malissimo e una buona dose di umiltà le servirebbe”.
La cercatrice d’angeli si spostò una ciocca dietro i capelli, un chiaro segno che si stava trattenendo “Ho appena saputo da Jacob che mia figlia e tua figlia devono andare a prendere con i rispettivi mariti le essenze delle gerarchie angeliche per poter costituire l’unico modo per salvare il Purgatorio. ”
“Infatti” rispose Astrea triste “Per costituire lo specchio di lapislazzuli, servono le essenze delle gerarchie angeliche recuperate mentre combattono contro i loro alter ego, le essenze dell’Inferno, l’essenza del Purgatorio e l’essenza dell’angelo che ha tanto amato. Quelli che gli arcangeli del Quadro chiamano i ciondoli del cuore, quelli con cui hanno imprigionato la madre di Raphael, Caliane, tanto tempo fa“ fece una pausa e concluse “E dallo specchio che ho qui, ho scoperto che mia figlia deve prendere il ciondolo dell’essenza di Dio dalla sua protetta Ignitia. La stessa protetta che l’ha rinnegata.”
“E tutto per ritornare al punto di partenza, cioè mia figlia come Cavaliere dell’Apocalisse” concluse Cassandra “Per questo ti faccio una proposta Astrea e ti prego non rifiutare”
Astrea la frenò, stropicciando un po’ nervosa il lembo della sua veste “Alla fine le nostre figlie si dovranno scontrare per una questione ancestrale”
“Lasciami concludere” la interruppe Cassandra “Ho una proposta da farti e se mi interrompi, potrei perdere il coraggio di dirti quello che sto per dire. È una faccenda delicata”
Astrea strabuzzò gli occhi perplessa “Che cosa intendi dire Cass?”
La cercatrice d’angeli sorrise mesta, mentre tirava fuori una spada d’ametista dal fodero e la posizionò dinnanzi a sé  “Sono venuta a chiederti il permesso di ritirarmi dal mio mestiere. Non voglio più essere una cercatrice d’angeli. Toglimi il potere di convertire i demoni in angeli, non ne sono più meritevole”.
Per un attimo la Personificazione della Giustizia rimase senza parole. Era la prima volta che una cercatrice le chiedeva di togliere il potere divino. Cassandra la guardò, apparentemente ferma nelle sue decisioni. C’era qualcosa sotto. Qualcosa nascosto nelle parole.
“Ma perché?” domandò Astrea perplessa “Non è stata colpa tua se Violet è nata come Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Non dire sciocchezze, sei una delle più promettenti cercatrici di angeli che abbia mai visto e non intendo per nulla toglierti il tuo potere”.
Cassandra si tormentò le mani e confessò “In realtà ti avrei mentito Astrea. E per questo io non merito di essere ancora una cercatrice d’angeli “.
Astrea si alzò, le ali nere con riflessi di ametista che si muovevano al vento della sera e la incalzò “In che modo mi avresti mentito?”
Cassandra si alzò e raccogliendo un fiore confessò “Ti ricordi quando ti promisi di stare lontana dall’Inferno, almeno nella gravidanza? Perché il vento dell’Inferno poteva infettare il sangue e l’animo e potevo partorire un cercatore di demoni?”.
“Immagino che tu non mi abbia ascoltato” borbottò Astrea innervosita “Va avanti”
Cassandra si tormentò le mani. Quello che stava per dire, le stava costando molta fatica.
“Nel periodo in cui ero incinta di Violet, in città c’era un certo cercatore di demoni che convertiva con la danza molti angeli e l’equilibro si sta facendo sempre più precario. Ho cercato di affrontarlo con il mio canto, ma il bastardo….”.
“Ha aperto un portale dimensionale per l’Inferno” concluse una voce conosciuta, comparendo all’improvviso “E io per dare manforte al cercatore dell’Inferno gli spedì la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. In quel tempo era solo un bastardo figlio di buttana, per citarla alla Dean Winchester”
Astrea si girò e vide Lucifero che era appena arrivato. Il Creatore dell’Inferno fissò una margherita viola e continuò, non riuscendo a guardare lo sguardo inquisitore della Personificazione della Giustizia “Secondo la medicina omeopatica, l’acqua avrebbe una sorta di “memoria”, in quanto sarebbe in grado di racchiudere il principio attivo del farmaco, dando così modo di utilizzare l’acqua per somministrare i farmaci. Così è anche per il sangue e per l’animo dell’umano…”.
“Quindi il sangue e l’animo di Cassandra avrebbe assorbito lo spirito della Cavaliere dell’Apocalisse” concluse Astrea inorridita “Lo spirito si è mescolato al sangue di Cassandra e al DNA della piccola. Ha agito profondamente anche al livello del RNA.”
“Precisamente” rispose Lucifero serio “Mi dispiace”.
Cassandra Musesfly ebbe appena il tempo di spostarsi. Astrea colpì con tutta la forza e il suo potere il Creatore dell’Inferno, con una furia che avrebbe distrutto ogni centimetro del pianeta e Lucifero non fece nulla. Astrea continuò a picchiarlo e a graffiarlo e fu quasi sul punto di spezzargli le ali. Il Creatore dell’Inferno non fece nulla per impedirlo, anzi la incitava a continuare, un modo per espiare le sue colpe e sentirsi finalmente in pace.  Cassandra era esterrefatta, non aveva mai visto Astrea comportarsi in quella maniera, neanche quando le aveva confessato che non era riuscita a convertitore un demone dell’ottavo livello. E per una cercatrice del suo livello era un fallimento su tutta la linea. I suoi occhi sprizzarono rabbia e la cercatrice d’angeli ebbe un breve lampo della Dike Gladia, la spada della Giustizia. La spada che nessun criminale avrebbe voluto vedere. Una spada d’argento con l’elsa a forma di bilancia che rappresentava la giustizia pura e cruda.  L’Aletheia Gladia e la Dike Gladia erano tra le spade più temute. Il Creatore si rialzò da terra malconcio, asciugandosi un rivolo di sangue e mormorò “Neanche togliendo il potere a Cassandra, potrai salvare..”
“Stai zitto” ringhiò Astrea “Tu sei stata la rovina di mia figlia. Tu non l’amavi, tu la volevi distruggere. Non ti voglio sentire”
Lucifero non disse nulla e le mostrò una cosa. Era una piccola parte della Lancia di Lete, una delle parti finali e una fialetta di essenza angelica. Cassandra era perplessa e Astrea non seppe cosa dire. La fialetta era l’essenza dell’angelo che aveva tanto amato, una degli ingredienti per lo specchio di lapislazzuli, uno degli elementi per ricostruirlo. Lucifero aveva rinunciato a una cosa per dare una mano d’aiuto. Allora non era più lo stronzo che aveva fatto del male a sua figlia?
“Sai a che cosa serve la Lancia di Lete?” domandò Lucifero, asciugandosi il sangue dalla bocca “ Lo sai per davvero?”
“Dovrebbe riuscire a salvare mia figlia dall’influsso malefico della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse” esclamò Cassandra di foga “La stessa Cavaliere che tu hai mandato contro di me, pezzo di merda”
La Personificazione della Giustizia fece un segno alla cercatrice d’angeli di tacere. Era vero che Lucifero era ritornato nella sfera dei buoni, ma era sempre un angelo e gli angeli erano abbastanza permalosi e Cassandra doveva stare attenta. A Lucifero sarebbe bastato un semplice gesto con la mano per spezzarle il collo e la cercatrice non si sarebbe accorta di nulla. Non era bene stuzzicarlo. Astrea incrociò le dita “Sì ho una vaga idea”.
“Il fiume Lete ha il potere dell’oblio..”
“Risparmia la lezione di mitologia, te ne prego” affermò Astrea sprezzante “Binael mi ha fatto una testa tanta con i miti”.
“Non capisci, è importante che te lo dica” dichiarò in tono combattivo “La lancia di Lete ha il potere di addormentare il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Ha il dono dell’oblio, non ha il dono della distruzione “
Astrea rimase basita. Lo sapeva, era solo una soluzione tampone. I problemi sarebbero venuti dopo. La Personificazione tamburellò le dita lungo i tasti di un pianoforte, comparso magicamente all’improvviso, indecisa sul cosa dire. Quello specchio era una fonte di guai.
“Ho fatto delle cose che non meriterebbero neanche il tuo perdono” esordì Lucifero “Ma vorrei rimediare, lasciami il modo per farlo”.
“In che modo?” gli domandò Astrea in tono duro “Tu non riusciresti a rimediare a niente”.
Il Creatore dell’Inferno subì il duro colpo. Astrea aveva tutti i modi per avercela con lui. Aveva bistrattato la sua figliola, ordinato l’uccisione di Sheeira e non poteva aspettarsi che Astrea lo accogliesse sorridendo. Poi, prendendosi di coraggio aggiunse “Ho appena scoperto che cosa ha detto Sammy, il gatto di Haniel, a Chamuel”.
Astrea non disse nulla e Lucifero continuò a parlare “Afferma che prima che la notte si faccia giorno, bisognerebbe strapparle il cuore alla cercatrice d’angeli. Così si potrebbe salvare sia Chris che” fece una smorfia di disgusto “l’umana”
A quelle parole Cassandra era saltata su ed aveva esclamato sbalordita e inorridita “A mia figlia nessuno strapperà il cuore. È fuori discussione”
La Personificazione della Giustizia intervenne prontamente e affermò “Il Cordos, la sfera dei sentimenti, Sammy intendeva la sfera delle emozioni della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Secondo un’antica leggenda potrebbe essere l’unico modo per liberarsi dell’influenza di lei”
E dopodiché fece muovere le dita e materializzò nell’etere una rappresentazione del Cordos della Quinta Cavaliere, un cuore a tutti gli effetti, nero gaietto, con le vene e le arterie color argentato, il quale emanava una cattiveria senza precedente.
“Allora strappiamo questo Cordos” esclamò Cassandra con fervore.
“Fosse facile, si trova molto vicino all’anima e può succedere che si strappa anche quest’ultima. Facendola dimenticare ogni cosa, facendole dimenticare di avere amato, di avere odiato, di essere un essere umano. Sarebbe solo un involucro vuoto e basta”
La cercatrice d’angeli non ebbe altre parole da aggiungere e il silenzio che si venne a creare fu abbastanza pesante. Astrea posizionò un piccolo uccellino su un ramo di betulla e domandò a bruciapelo “Tu a cosa hai rinunciato per avere una parte della Lancia di Lete? Al tuo smisurato ego? Perché sai che non hai fatto una scelta molto importante”.
“A una cosa importante” affermò Lucifero fiero “All’Inferno”.
A quelle parole la Personificazione si girò stupefatto “Come puoi rinunciare all’Inferno, visto che ne sei il legittimo proprietario? Sarebbe come se Dio cedesse il posto a Metatron.”. Poi rifletté su quello che aveva detto “Anche se per quest’ultima cosa, non la escluderei”.
“Crowley ne sarà felicissimo di essere nominato re dell’Inferno” esclamò Lucifero ironico “Quel piccolo demone da strapazzo ha manie da megalomane”.
“Come se tu non li avessi” mormorò Cassandra sottovoce.
Il Creatore dell’Inferno toccò un piccolo fiore schiuso e ammirando i petali rossi continuò “Poi sono venuto a chiederti di essere il tuo assistente. Quando il Cordos verrà strappato dall’anima di Violet, di sicuro verrà mandato qui e so da fonte certa che il custode del Cordos deve avere sangue dell’Inferno. Chi meglio del Creatore dell’Inferno per custodire il Cordos della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse?”
“Come farai con Michele?” domandò Astrea stupefatta “Tu sei il Grande Drago dell’Apocalisse”.
“Il Grande Drago dell’Apocalisse” ripeté Lucifero trasognato “L’assurda e folle idea che alla fine ci sia il Grande Drago dell’Apocalisse, il mostro che vuole tentare di mangiare il figlio di Dio, per trascinare il mondo in un baratro oscuro. Può darsi che ci sarà ma non sarò io, puoi starne certa”
Astrea lo scrutò attentamente e rimase sconvolta nel vedere la grazia dell’angelo lo stesse pulendo da ogni nefandezza e ogni dolore che lui aveva provocato. Stava per ritornare l’angelo di un tempo, l’angelo di cui un tempo, anche Astrea ne era stata fiera e orgogliosa. Solo che non riusciva a immaginare il Grande Drago dell’Apocalisse con un’altra faccia.
“Non penserai davvero di utilizzarlo come tuo assistente?” domandò Cassandra turbata.
La Personificazione della Giustizia non rispose e dopo “Lasciatemi in pace”.
La cercatrice d’angeli la guardò un po’ sconcertata e dopo alla fine se ne è andò via. Lucifero rimase ancora un po’ ma dopo anche lui se ne andò via. Lasciando su un tavolo d’olivo la essenza dell’angelo che aveva tanto amato. La Personificazione della Giustizia la soppesò, incerta sul da farsi. Alzò gli occhi e non si stupì di trovarsi di fronte Michele, arrabbiato “Hai visto mio fratello, non è così?”
“Dovresti metterti a sincronizzare l’orologio” disse Astrea con fare ironico “Siete fuori tempi ragazzi”.
L’arcangelo della giustizia rimase lì basito e la Personificazione lo punzecchiò “Vuoi fissarmi ancora per molto?”
Michele si mordicchiò il labbro e poi si accorse dell’essenza dell’angelo che aveva tanto amato. Non ci credeva. La grazia stava facendo un ottimo lavoro, forse troppo. Non doveva dargli la grazia, ma erano in una situazione disperata e il fine giustificava i mezzi. Bisognava che Lucifero ritornasse a essere il cattivo.
“Cosa ti ha detto?”
“Non lo riesci a capire?”
“Astrea” esclamò Michele frustato.
“No Michele, no” affermò Astrea stringendo una margherita rossa in mano “No basta. Non puoi capire il dolore di una madre che deve stare in disparte, mentre il destino fa il cavaliere oscuro con mia figlia. Mi hai fatto una testa tanta quando mi sono intestardita a portare avanti la gravidanza prima di Hesediel e dopo di Sheeira, mentre poi vengo a scoprire che tu hai dato di nuovo la grazia angelica a Lucifero. Sei un’ipocrita!”
“C’era una situazione molto complicata” tentò di giustificarsi.
“Non mi interessa” ululò Astrea arrabbiata.
L’arcangelo della Giustizia non seppe come replicare. Già non poteva capire il dolore di una madre, di una madre che poteva solo sperare che il destino non fosse troppo crudele con la figlia. Ma anche lui stava soffrendo e non gli piaceva neanche un po’ il suo lavoro da servitore integerrimo. Poi domandò con la massima delicatezza le chiese “A che cosa ha rinunciato?”
“All’ultima cosa a cui tu penseresti” rispose Astrea con un breve singhiozzo.
“All’Inferno?”
“Bingo” esclamò Astrea “Peccato che i premi li potrai ritirare domani”.
Michele non credette ai suoi orecchi. Lucifero aveva rinunciato all’Inferno per dare una mano a Hesediel, sdogando tutte le previsioni effettuate. E si domandò se strappare la grazia a Lucifero non significasse mettere altri problemi? A volte essere un angelo era il mestiere più difficile. Dopo la sua attenzione verté sulla Personificazione della Giustizia che gli domandò a bruciapelo “Tu a cosa hai rinunciato?”
Michele sospirò e si fu costretto a dire la verità “A niente”
“Lo immaginavo” affermò Astrea sdegnata “Vattene Michele”.
“Pensi che non mi interessi niente di Hesediel?” domandò Michele combattivo “Tutti voi pensate che nel mio cuore non ci sia posto per i sentimenti, ma in realtà non è così”
“Allora dimostralo” lo incitò Astrea “Adesso voglio stare sola”.
L’arcangelo della giustizia non rispose e alla fine volò via. La Personificazione della Giustizia non voleva essere troppo dura, ma alla fine non voleva biasimarsi per come si sentiva. La fiala dell’essenza dell’angelo che aveva tanto amato la osservava come se fosse il Santo Graal. Mescolando sapientemente gli ingredienti, lo specchio di lapislazzuli sarebbe rinato a nuova vita, portando la salvezza del Purgatorio e la rovina di sua figlia Hesediel.
L’essenza dell’angelo che aveva tanto amato…
Nelle mani della madre di Hesediel. Prese la fiala dell’essenza angelica e la soppesò davanti a sé. Non voleva crederci. Alla fine Lucifero aveva fatto l’ultima cosa di cui nessuno si sarebbe aspettato. La Lancia di Lete. I prescelti sarebbero arrivati da lei per prendere l’ultimo tassello. Era stata una giornata davvero estenuante, il Creatore dell’Inferno aveva rinunciato all’Inferno, Cassandra voleva rinunciare al suo potere….Si era dimenticata di qualcuno?
Non poteva fare altro che aspettare l’inevitabile. Nello specchio vide il sorriso di sua figlia che baciava appassionatamente Chamuel. Negli occhi comparvero altre lacrime. A volte essere mortali era molto più semplice.

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32-Tempo imprecisato-Inferno ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentaduesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente abbiamo visto Lucifero promettere di rinunciare all'Inferno per salvare Christine/Hesediel, con grande sorpresa di Astrea...In questo capitolo abbiamo la presa dell'essenza dell'Inferno da parte di Elena e Raphael della saga "Guild Hunter" e si scoprirà il motivo perchè Crowley vuole entrare nel Purgatorio...solo cupidigia, possesso o forse qualcos'altro? Io non vi anticipo nulla :-) Spero che riuscirete a stare al passo della mia fantasia un pò bislacca e contorta ^-^ Vi avverto che le cose lineari non fanno per me, più sono incasinate e meglio è ^_^  Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Gabrielle :-)

 
Tempo imprecisato-Inferno
“Cacciatrice sei venuta a trovarci?”
“Ma che carina che sei stata, non dovevi prenderti tanto disturbo” sibilò una voce maligna, mentre cercava di ghermirla “Adesso non sappiamo come ripagare. Perdonaci per la nostra maleducazzzione”
“Che cosa ne dici di una bella dose di incubi terrificanti? Sono un rimborso sufficiente o no?”
Elena aprì gli occhi, respirando affannosamente e sentendo il freddo penetrare fin dentro le ossa. Non sapeva, dove si trovava. Sapeva soltanto che attorno a lei c’erano un sacco di demoni di ogni sorta, i quali la guardavano con un misto di rabbia e di scherno, incuriositi per la nuova arrivata. Una cacciatrice-angelo per giunta. Doveva essere un bocconcino prelibato, una pietanza nuova da assaporare, la specialità della casa. Elena arretrò disgustata quando un’arpia cercò di afferrarle una gamba. La donna con il becco da uccello gracchiò “Carne fresca”. Elena afferrò saldamente la sua pistola, puntò il cane contro la faccia del mostro e premette il grilletto. La pallottola si andò a conficcare nella fronte dell’arpia e il mostro ululò dal dolore, ritirandosi e digrignando i denti. Sangue denso e vischioso le macchiò la nuova tenuta ed Elena scosse la testa dal disappunto. La cacciatrice cercò di calmarsi e si legò i capelli, un gesto di assoluta normalità in un luogo che di normale non aveva nulla. L’ultima cosa che si ricordava era che un demone schizzato di nome Crowley aveva aperto un portale dimensionale per l’Inferno e dopo il buio assoluto. E di una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse che avrebbe distrutto tutto.
Si strinse le braccia attorno al corpo per trattenere un calore inesistente. Erano all’Inferno? E soprattutto dove era il suo arcangelo?
La cacciatrice si girò e vide Raphael accanto a sé. Elena tirò un sospiro di sollievo. Il suo arcangelo era sopravvissuto al viaggio e sembrava proprio la stessa persona di sempre. Stesso sguardo a metà tra il benevolo e il cattivo, uno sguardo che un attimo prima di portava all’inferno e un attimo dopo in paradiso. Uno sguardo sublime. Uno sguardo dotato di benevolenza e di cattiveria allo stato puro. Per un po’ l’arcangelo non diede segni di averla vista, poi il suo volto si stiracchiò in un sorriso ironico “Benvenuta nell’Inferno, amore”.
Elena si alzò sopra un cubo di ghiaccio, stando attenta a non scivolare e domandò “Ma l’inferno non dovrebbe essere un luogo caldo?”
L’arcangelo di New York scosse la testa, impensierito “A differenza di tutte le leggende, il vero Inferno non è un luogo pieno di fiamme e fuoco, ma un luogo dove il freddo pungente del rancore, dell’intolleranza e del dolore ti percuotono e ti trasformano. Non è tanto il calore che uccide, quanto il freddo di un rapporto mai vissuto. Il calore e l’affetto non hanno mai ucciso nessuno. Oppure non me ne sono accorto”
La cacciatrice giocherellò con la bisaccia che conteneva la sua pistola carica di munizioni anti-angelo, riflettendo sulle parole ricche di significato del suo compagno “E allora il freddo che sentiamo?”
“Il freddo che senti è il dolore e la rabbia di tutte le anime all’Inferno. Cerca di non lasciarti coinvolgere”
“Facile a dirsi” borbottò Elena contrariata “Tu sei nato come angelo, io no. Devo imparare molte cose”
“Oh in molte cose tu sei molto più avanti di me”.
E detto questo sbattè le ali e se andò via. La cacciatrice girò la testa, disorientata. Raphael era stato davvero lì oppure no? Era verità o allucinazione? Non ebbe neanche il tempo di domandarsi nulla, in quanto qualcuno dietro le stava mettendo un laccio attorno al collo.
Si girò e vide il suo incubo…Slater…
“Ciao, piccola cacciatrice. Ti sono mancato?”
Elena non ebbe il tempo di urlare che il suo incubo la prese con sé.
*
“Noooo”
L’arcangelo si girò alla ricerca della voce della sua cacciatrice che urlava, ma non vedeva nessuno. L’unica cosa che ricordava era che lui ed Elena erano saltati nel portale dimensionale per inseguire quel pezzente di Crowley e le loro strade si erano separate. Tutto per prendere l’essenza dell’Inferno per salvare lo specchio di lapislazzuli e combattere contro la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Una cosetta da niente.
“Ciao Raphael, come va?”
Raphael si girò e quello che vide, lo gelò. Sua madre. Caliane.
“Madre”
“Ti trovo cambiato. La cacciatrice ti ha umanizzato”
La madre lo disse con disprezzo, come se essere umani fosse una schifezza. L’arcangelo avrebbe voluto dire che l’inferno l’aveva demonizzata, ma non disse nulla. Nonostante fossero passati molti anni da quando lui e sua madre avevano danzato e lei lo aveva scaraventato nel suolo, lasciando più morto che vivo, nonostante fosse a capo del Quadro ed era a capo dei Sette, ancora Caliane lo terrorizzava. Era pur sempre l’angelo che l’aveva generato.
“Il mio nuovo aspetto non ti soddisfa, figliolo?”
Raphael se la ricordava come un arcangelo bellissimo, ma sembrava che l’Inferno avesse amplificato la sua bellezza. Tra i capelli recava un paio di corna, le quali sarebbero state fuori luogo in qualunque persona del mondo, tranne lei.
“Ti stai domandando se sono un’allucinazione, non è vero?”
“Siamo all’Inferno, nulla è come ci immaginiamo”.
Caliane cominciò a ruotare attorno all’arcangelo, costringendolo a difendersi. Una piuma dall’ala destra si staccò e lo colpì alla guancia, lasciando una brutta cicatrice. L’arcangelo di New York non disse nulla e si autoguarì in seduta stante. La madre non gli diede neanche il tempo di riorganizzarsi, che Caliane lo mandò a gambe all’aria. L’Inferno aveva anche ampliato la sua forza e Raphael ringhiò.
“Non sono un’allucinazione. Sono il tuo incubo vivente”
L’arcangelo diede un’occhiata e digrignò i denti nel vedere che Crowley si stava divertendo un mondo a tormentarli.
“Spero che i miei ospiti vi possano trattenere al massimo. Vogliate scusarmi, ma ho un regno da cercare. Mi sento un po’ Indiana Jones”
E Raphael si trovò avvinghiato nello sguardo duro e inflessibile della madre. Non sapeva se era un’allucinazione o no, ma doveva affrontarla perché così forse avevano la possibilità di prendere l’essenza dell’Inferno. Forse no.
 *
“Non si salutano i vecchi amici?”
Elena lo guardò corrucciata. Slater era lì che la fissava strafottente. Dopo tutto quello che aveva combinato, aveva il coraggio di sorridere. Se il Purgatorio lo aveva rinnegato, l’Inferno lo aveva accolto tra le sue braccia. La cacciatrice era disgustata.
“Tu non sei mio amico” urlò Elena, mentre le scene del massacro di sua madre e delle sue sorelle le passavano davanti. Non avrebbe mai dimenticato le urla dei suoi famigliari, tutto il sangue e il dolore che quel pezzo di merda aveva provocato. Lo sguardo implorante della madre, mentre la scintilla vitale spariva dai suoi occhi e s’incominciava a intessere la tele di un incubo senza fine. Sarebbe impazzita se non fosse riuscita a prendere l’essenza dell’Inferno. Ogni volta che chiudeva gli occhi, le urla.
“Sai bene che se non fosse successo nulla, tu non saresti stata in grado di fiutare il profumo del sangue”.
“Ne avrei fatto a meno” esclamò Elena disgustata “Io volevo la mia famiglia”.
Il vampiro si leccò il labbro inferiore, totalmente disinteressato. La cacciatrice avrebbe voluto un’arma per cancellarlo definitivamente dall’Inferno. Ma si poteva uccidere qualcuno già morto?
“So che cosa stai pensando cara cacciatrice”.
“Eh a cosa starei pensando di preciso?” lo aggredì Elena verbalmente.
Slater si girò intorno, come per verificare che nessuno li stesse ascoltando e continuò “Tu vorresti uccidermi”.
La cacciatrice rise di gusto “Non pensavo che fossi divinatorio”.
Il vampiro d’un tratto si fece serio e materializzò una frusta a nove code, acuminata “Mi auguro che ti piaccia il gioco pesante”
Elena dovette saltare parecchio in alto, affinché una delle code della frusta non si impigliasse nelle caviglie. E d’un tratto vide ciò che stava cercando. Al collo del vampiro c’era una fiala.
“Non sai con chi ti stai mettendo contro”
“Meglio combattere contro una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse che con un essere squallido come te”.
E d’un tratto tutto fu buio. Anche nella sua anima.
 *
“Mi dispiace per il trambusto, ma i miei ospiti qualche volta peccano di maleducazione”.
“Fottiti”
“Pensavo che Eve ti avesse insegnato un po’ di educazione” borbottò Crowley immergendo la forbice di Nyx all’interno del veleno del mamba nero “Mi sbagliavo”
“Mi dispiace spezzare i tuoi sogni di gloria” disse Persefone ironica “Ma ti vorrei ricordare che io discendo in linea diretta da Asclepio e da Erittonio, il bambino serpente, adottato da Atena. Il veleno del mamba nero potrebbe al massimo farmi il solletico o provocarmi al massimo un leggero mal di testa”
Per un po’ il demone non diede segno di averla sentita. La sua attenzione era completamente assorbita dalle battaglie ingaggiate da Elena e Raphael, contro le loro rispettive nemesi. Caliane e Slater dovevano distrarli il tempo necessario, affinché lui potesse mettere le mani nel Purgatorio e impedire loro di prendere l’essenza dell’Inferno, uno degli elementi base per la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli. Crowley non poté esimersi dal provare un brivido di paura. Se lo specchio fosse stato ricostruito…Gyaris era la quintessenza dell’incubo. In compenso avrebbe preferito giocare a shanghai con il vecchio Lucifero.
“Ti stai perdendo nei tuoi sogni?” lo richiamò Persefone furibonda.
Crowley la fissò un po’ basito, come se si fosse accorto solo in quel momento che lei era lì. Rigirò con fare distratto la Forbice di Nyx nel veleno del serpente “No, in realtà stavo guardando un match molto interessante. Secondo te su chi devo scommettere? Sulla cacciatrice emofoba o sull’angelo egocentrista? Sono così indeciso su dove puntare le mie anime. ”
“Sei solo un povero fallito” esclamò Persefone disgustata.
“Un fallito che riuscirà, laddove Lucifero ha fallito miseramente” affermò Crowley trionfante, poi battendo le mani “Phobos, Deimos portate qui la prigioniera”.
Persefone aggrottò la fronte perplessa, mentre due corpulenti demoni dalle corna ritorte trascinarono senza tante cerimonie una figura femminile, stremata fino all’eccesso. Persefone cercò di capire chi fosse quella povera anima in pena, ma non alzò mai la faccia. La sentiva rantolare.
“Chi è?”
“Non tiri a indovinare?” domandò Crowley ironico.
“Non tiro a indovinare con uno che sta distruggendo l’equilibro cosmico” ringhiò Persefone, strattonando le catene furiosa “Non tiro a indovinare con uno che sta per ripristinare la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse!”
Il demone degli incroci si mordicchiò il labbro e la sua voce cambiò tono “Prenditela con i Cavalieri dell’Apocalisse, sono loro che hanno i bollenti spiriti. Io voglio solo ampliare il mio territorio. Perché non comprendete il mio sogno? “
“Non temi l’ira di Lucifero?”
“Di lui intendi? No, sono abbastanza spregiudicato” rispose Crowley con fare indolente “Poi Lucifero con la sua nuova grazia si è convertito. È diventato il nuovo angelo splendente. Mi fa pena. Lo preferivo nella versione “Scarface”
Ci fu un momento di silenzio, poi Crowley affermò annoiato “Ragazzi, presentate la nuova ospite”.
I demoni dalle corna ritorte cominciarono a sghignazzare malvagi e senza tante premure strattonarono i capelli della povera donna, mostrando un volto sofferente. Gli occhi a mandorla color verde smeraldo e i capelli color castano biondo rovinati. Un volto fin troppo familiare.
“Indovina, chi viene a cena?”
“Mamma” esclamò Persefone stupita “Mamma”
Demetria, lo spirito della Vegetazione, diresse il volto tumefatto in direzione della voce della figlia e disse “Persefone. Dove sei?”
La custode della porta del Purgatorio attestò con orrore che gli occhi color verde smeraldo della madre erano ciechi. L’avevano distrutta nell’animo.
“Sei un miserevole bastardo” ululò Persefone, gli occhi color viola divenuti improvvisamente neri “Lasciala stare”.
“Ahahah lo prendo come un complimento” esclamò Crowley mellifluo “Se vuoi che io la lasci andare, dimmi dove si trova l’entrata del Purgatorio”
“Vuoi sapere, dove si trova l’entrata?” domandò Persefone astuta “Avvicinati, è un segreto”.
Crowley fece spallucce e si avvicinò all’orecchio della ragazza, convinto di essere riuscito a far capitolare la custode e a dare scacco matto a quella smorfiosa di Eve. Con un repentino scatto della testa, la custode della porta lo attaccò all’orecchio destro, staccandoglielo di netto, lasciando un bel buco. Il demone ringhiò furibondo, tenendosi la testa e cercando di fermare l’emorragia “Brutta bastarda”.
“Questo è il riconoscimento per aver reso cieca mia madre” gridò Persefone “Preferisco morire, piuttosto che tradire il mio compito”.
E detto questo sputò l’orecchio destro del demone, con fare disgustato. Poi piantonò i suoi occhi sulla faccia di Crowley e sibilò arrabbiata “E adesso uccidici tutti. Il Purgatorio non sarà mai assoggettato all’Inferno.”.
Il re dell’Inferno ricambiò il suo sguardo e con fare repentino immerse l’arma di Atropos all’interno del veleno del mamba nero “Sai come viene chiamato il mamba nero?”
Persefone non diede segno di averlo sentito e tutta la sua attenzione era tutta rivolta alla madre, la quale stava rannicchiata in mezzo ai due demoni nerboruti. Il grande spirito della Vegetazione, lo spirito che con un tocco poteva far rifiorire un prato morto, era stato ridotto a poco meno di una larva umana. La custode della porta del Purgatorio era arrabbiata, in quanto erano in una situazione a dir poco insostenibile. Se si continuava di questo passo l’equilibro sarebbe stato compromesso per molto tempo e non sarebbero bastate neanche mille generazioni umane per ripristinare il tutto. Se i prescelti avessero ricostruito lo specchio, Gyaris sarebbe ricomparsa. Che belle prospettive!
“Viene chiamato il serpente dei cinque passi” rispose Crowley sadico “Tu sei immune al veleno dei serpenti ma tua madre?”
Persefone non rispose, ma Crowley capì dal suo sguardo angosciato che sua madre non lo era e ghignò. Per Demetria e sua figlia si stava prospettando la più orribile delle serate.
 *
“Cacciatrice, dove sei?” domandò Slater sibilante “Dai fatti vedere”.
Elena socchiuse gli occhi, imponendosi di restare calma. Non sapeva da quanto tempo era lì, ma non ci poteva restare ancora per molto. Doveva affrontare il suo incubo, prima o poi. Si spostò leggermente verso sinistra, per sbirciare la collana con la fiala dell’essenza dell’Inferno.
“Sii coraggiosa” Elena si ripeté questo mantra più e più volte “Tu sei più forte di lui”.
Ma in realtà non ci credeva neanche lei. E le mancava molto il suo Raphael. Chissà dove era andato a finire? Un dubbio si insinuò nella sua testa. E se il suo arcangelo stesse combattendo contro il suo stesso incubo, lo stesso incubo che l’aveva generato? Sua madre? Con discrezione tastò il suo pugnale di ossidiana e poi telefonò. Sempre che prendesse all’Inferno.
Il telefono cominciò a squillare ed Elena era sempre più stupefatta. Anche all’Inferno c’era segnale. Questa era buona! Che cosa si poteva aspettare? Che in Paradiso si beveva un martini?
Ci furono tre squilli e dopo una voce femminile, conosciuta rispose “Ellie, ma dove cavolo sei finita? Hai fatto preoccupare mezza Corporazione”
Elena ridacchiò tra sé e sé. Se c’era una cosa che apprezzava di Sara, suo capo all’interno della Corporazione e grande amica, era quello di essere una donna dal carattere energico. Socchiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e dopo la sua attenzione fu tutta per Sara.
“Nel peggiore degli incubi” affermò Elena seria “Sara ho bisogno di chiederti un favore”.
“Dal tuo tono mi pare di capire che sei all’Inferno” la buttò lì Sara cercando di stemperare.
La cacciatrice di vampiri non rispose, vertendo la sua attenzione su Slater che la stava ancora cercando “Cacciatrice, sto perdendo la pazienza!”
“Non dirmi che sei davvero all’Inferno”
“Già” rispose Elena “Per caso c’è Vivek in laboratorio?”
“Aspetta un attimo, che ti metto in contatto” affermò Sara, muovendo agilmente le dita “Ellie stai bene?”
“Sì” rispose Elena dubbiosa “Solo che…”
Ma la conversazione venne interrotta bruscamente. Ci fu uno strano rumore, come una sorta di fruscio, poi una voce le rispose “Mi auguro che starai dando prova del tuo talento”
Elena rimase interdetta, non conosceva quella voce. Possibile che Vivek...? Poi l’uomo misterioso spiegò “In questo momento Vivek non può rispondere. Puoi dire a me?”
La cacciatrice alata si mordicchiò il labbro, pensierosa “Non vorrei sembrarti scortese, ma non vengo a dire a te..”
In quel momento si introdusse la voce di Sara che la rassicurò “Nicholas è fidato”
Elena sospirò di sollievo. Nella Corporazione non sceglievano mai persone a caso, bisognava superare molte prove e la prima cosa che si chiedeva, era la discrezione. L’uomo sorrise “Di che cosa ha bisogna signora Deveaurax?”
La cacciatrice rimase interdetta, nessuno la chiamava così da un bel po’ “Potresti controllare se...”
“Se l’arma che voi utilizzate contro i vampiri, possa funzionare contro gli spiriti dei vampiri?”
Elena sobbalzò sorpresa “Ma hai per caso il dono della telepatia?”
Nicholas scoppiò a ridere deliziato “No, ma chissà perché avevo questo presentimento. Comunque sì, può funzionare anche sugli spiriti dei vampiri. Vivek ti saluta”
E detto questo, senza neanche dare il tempo a Elena di salutarlo, staccò la comunicazione. La cacciatrice alata rimase un po’ interdetta a fissare il suo telefono cellulare. Poi con un gesto deciso impugnò la sua pistola e decise di affrontarlo. Non poteva tirarsi indietro.
 *
“Lo sapevo” esclamò Caliane disgustata, premendo un piede contro la gola del figlio “Sei diventato umano”.
Raphael alzò gli occhi blu verso il viso della madre e per un po’ non rispose. Caliane lo aveva preso di forza e lo aveva scagliato contro una parete di ghiaccio, con una tale forza che un essere umano sarebbe morto all’impatto. Di sicuro la sua cacciatrice non sarebbe sopravvissuta. L’arcangelo sgranchì le ali e mugugnò tra di sé. Un’altra cicatrice dorata da aggiungere alla collezione. Caliane si avvicinò e posizionò le sue mani attorno al collo del figlio, incominciando a stringere. Raphael ricambiò il suo sguardo allucinato con una serenità che disarmò perfino a lei. Il Raphael che conosceva, stava scomparendo definitivamente.
“Quella cacciatrice ti sta rammollendo”
“Come l’Inferno ti sta incattivendo, cara madre” rispose Raphael serio “Elena non mi sta facendo diventare umano, mi sta facendo diventare un angelo migliore”
Caliane sbattè gli occhi, inorridita “Stai diventando come tuo padre, Nadael, stai impazzendo”
L’arcangelo di New York sorrise di fronte allo stupore della madre “Può darsi madre, può darsi”
La madre di Raphael lo guardò attonita, il pugnale d’argento sospeso a mezz’aria, sospirò per calmarsi e fece una considerazione “Forse non hai tutti i torti. Forse stai raggiungendo un livello superiore di saggezza”.
Raphael si alzò e la squadrò guardingo. Sua madre che gli dava ragione? Questa era buona. Sicuramente ci doveva essere qualcosa sotto. Contro ogni previsione, la madre di Raphael si sedette sopra una stalagmite, lo sguardo che conosceva mille segreti e gli rivelò “Tu lo sai a che cosa andate incontro tu ed Elena?”
“Alludi a Gyaris, la fantomatica Cavaliere dell’Apocalisse?”
“Non è fantomatica, esiste davvero e credimi se ti dico che sarebbe meglio per te se io ti uccidessi seduta stante”.
“Hai un’opinione di me molto alta madre” affermò Raphael ironico “Mi devo congratulare”.
Per un po’ nessuno dei due angeli disse qualcosa. Il silenzio venne distrutto solo dalle urla di Elena che combatteva contro Slater, poi Caliane domandò “Ami così tanto la tua cacciatrice al punto da rischiare di uccidermi per avere l’essenza dell’Inferno?”
L’arcangelo di New York la guardò e assentì “Certo, madre”.
Caliane sospirò e gli consegnò una fiala dell’Essenza dell’Inferno “Mescolata alle essenze del Paradiso e del Purgatorio e con il ciondolo di Dio dovrebbe aprire un portale dimensionale verso il Purgatorio, dove potete incontrare gli altri prescelti e ricostruire lo specchio di lapislazzuli di Eve, affinché possiate salvare l’equilibro che Crowley ha contribuito a distruggere con le sue mani di grandezza e di conquista spagnola.”
Raphael prese la fiala dell’essenza infernale “Come mai non combatti?”
“Perché dovrei combattere contro un arcangelo che ha appena scoperto l’essenza della vita? Forse ho molto da imparare da te, figlio mio. Ma non pensarmi quando la Cavaliere dell’Apocalisse ti strapperà le budella. Non sarebbe carino.”
E detto questo Caliane scomparve e Raphael si ritrovò con una fiala che racchiudeva tutte le nefandezze dell’Inferno e con una cacciatrice alata malconcia. Con soddisfazione notò che Slater era morto anche all’’Inferno e non ci sarebbe stato modo di rivederlo in vita, neanche lì. Raphael spostò i capelli della sua cacciatrice e la baciò sulla bocca, sentendosi profondamente orgoglioso di lei. L’unica cosa che stonava a Raphael era l’arrendevolezza della madre. Possibile che nascondesse qualcosa? L’arcangelo scosse la testa e si preparò al volo. Dovevano uscire al più presto da quel luogo, in un modo o nell’altro.
*
“Dov’è?” sbraitò Crowley dopo avere dato l’ennesima dose di mamba nero a Demetria “Dov’è questo maledetto Purgatorio?”
Persefone scosse la testa e in quel momento ci fu una forte scossa di terremoto. Il demone degli incroci guardò da una parte e vide Caliane senza l’essenza dell’Inferno. Alla fine ce l’avevano fatta. Gli Alphas avevano l’essenza del Purgatorio, Mister Egocentrismo ed Emofoba avevano l’essenza dell’Inferno, mancavano solo il ciondolo di Dio e l’essenza del Paradiso prese da Sheeira e dalla famiglia Winchester. Era arrivato a un passo così dal raggiungere il suo scopo. Voleva urlare.
“Mi dispiace Crowley, ma questa volta è game-over” ridacchiò Persefone divertita “Ci toccherà combattere contro la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Che peccato”
“Smettila di ridere” la minacciò Crowley, puntandole contro l’Aletheia Gladia.
Ma la guardiana della porta del Purgatorio non si fece intimidire e gli domandò candidamente “Perché sei così ossessionato da questo regno? Il Purgatorio non ha niente di più dell’Inferno”.
“Voglio solo aggiungere un nuovo territorio”.
“Racconta questa bugia a un’altra persona” ribattè Persefone testarda “E pensare che tieni in mano la Spada della Verità e tu sei un bugiardo cronico. Atropo non sarebbe contenta di te”
“C’è una persona che vorrei incontrare”
Persefone rimase stupita da questa affermazione ma non ebbe il tempo di domandare nulla, che Crowley gli affibbiò un fendente al cuore, facendo rilasciare un misto tra grazia angelica, demone e mostro purgatoriano. Persefone era davvero una creatura che trascendeva ogni anima del Paradiso, Purgatorio e Inferno. Gli occhi della guardiana del Purgatorio si chiusero per sempre e l’unica che pianse fu Demetria, la quale non avrebbe mai potuto vedere la figlia morta. L’entrata del Purgatorio era preclusa per sempre al demone, ma non lo preoccupava. Avrebbe raggiunto il suo scopo.
E in Purgatorio Eve urlò il suo disappunto. Era guerra. Semplicemente guerra.


 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33-10/Ottobre/2026 Casa di Haniel Purpleflowers-Durante la chiacchierata tra Sheeira e Haniel ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentatreesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Elena e Raphael prendere l'essenza dell'Inferno e contemporaneamente Crowley tentare di convincere Persephone ad aprire le porte del Purgatorio...In questo capitolo si ritorna a casa dell'arcangelo Haniel e si avrà la comparsa di un personaggio molto particolare..Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi recensiscono e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Gabrielle :-)

10/Ottobre/2026 Casa di Haniel Purpleflowers- Durante la chiacchierata tra Sheeira e Haniel

“Violet dove sei?” la voce di Dean la stava chiamando “Sam e Christine hanno appena scoperto una cosa”.
La cercatrice d’angeli si mordicchiò il labbro, indecisa se andare a scoprire che cosa la sua amica e suo cognato avevano scoperto e rimanere ad ascoltare quello che Sheeira e Haniel stavano dicendo. La ragazza voleva andare in cucina, laddove suo marito e il resto della sua famiglia si trovavano, ma in qualche maniera si ritrovò ad appoggiare l’orecchio alla porta riccamente decorata della biblioteca di Haniel. Sheeira si era appena ripresa dall’attacco e stava fissando con uno sguardo nuovo Haniel. L’arcangelo dell’amore le aveva teso la mano e per un attimo erano rimasti lì, con molti silenzi che erano più pesanti di tante chiacchierate. Haniel la fece alzare, poi Sheeira si allontanò stizzita e impicciata, come se la gentilezza di Haniel fosse una cosa da evitare.
“Amore dove sei?”
Violet stava per andarsene via, quando si accorse che la Vaso di Collera stava parlando. Alla luce del crepuscolo, in quella luce a metà tra il violetto e l’arancione, i suoi capelli biondi assunsero una tonalità rossastra. Sebbene la stesse osservando dal buco della serratura, Violet notò che entrambe le sorelle erano abbastanza simili tra di loro. Nessuno avrebbe potuto dire il contrario. L’unica cosa che le differenziava era il colore dei capelli e degli occhi. Anche se..
Possibile che abbia visto un accenno di castano nei suoi capelli?
“Vio, ma dove ti sei cacciata?”
“Che cosa dovrò fare?” stava domandando Sheeira “Non credo che sarà facile prendere l’essenza di Dio. O mi sbaglio?”
Violet vide dal buco della serratura che Haniel stava sospirando e dopo prendere un grosso volume dorato da uno scaffale indefinito e posarlo sul tavolo. La cercatrice d’angeli poté vedere la fronte della ragazza corrugarsi. Christine avrebbe fatto i salti di gioia, era una vera e propria divoratrice di libri, mentre per la sorella sembrava essere fonte di sofferenza.
“Un altro libro no” sbuffò Sheeira sconcertata “Ma c’è una cosa che mi puoi dire, senza consultare un benedetto libro?”
“Una volta amavi questa biblioteca” costatò Haniel ferito “Ci passavi moltissimo tempo”.
La Vaso di Collera si mordicchiò il labbro e sussurrò “Lo sai bene che da quando…”.
La cercatrice d’angeli si avvicinò ancora di più alla porta ma non poté capire nulla. I due angeli parlarono sempre più piano e poté solo sentire una frase “Beliar mi ha…”.
“Il passato è passato!” cercò di consolarla Haniel “Non ha senso riviverlo in continuazione”.
“Già”
Poi il discorso virò nuovamente al ciondolo dell’essenza di Dio e Haniel stava mostrando a una Sheeira abbastanza meravigliata il disegno che lo rappresentava. Violet imprecò nella sua testa. Non poteva vedere che cosa era, ma a giudicare dell’espressione della Vaso di Collera, non era niente di buono. La Vaso di Collera sbiancò in volto, arretrò di molti passi e andò a sbattere contro uno scaffale, attirandosi addosso molti libri sulla mitologia greca. Scosse la testa, guardò la Teogonia di Esiodo versione integrale con tanto di immagini e poi il suo sguardo si rivolse a Haniel, sperando che lui smentisse il tutto.  Ma non fu così.
“Quello che vedi illustrato nel libro è il vero ciondolo dell’essenza di Dio. Mi dispiace”
“No” una parola scandita con enfasi “No”
L’arcangelo dell’amore rispose, questa volta senza nessuna dolcezza “Vorresti vedere tua sorella morta?”
“Non giocare con me Hany” ribatté Sheeira furibonda “ Questo tuo atteggiamento non ti si addice per niente”.
Haniel sospirò, Violet vide che alzò gli occhi e poi “Sì, hai ragione. Solo che tutta questa situazione mi sta facendo uscire pazzo. Ti chiedo scusa”
Sheeira non rispose e dopo posando una mano sulla spalla di Haniel “Non c’è bisogno che ti giustifichi Haniel. Tutti siamo un po’ provati da queste prove” poi rise senza nessuna gioia “Cavolo, però, che grande figlio di puttana Dio. Dovevo immaginarlo che avrebbe fatto una cosa del genere”
 L’arcangelo dell’amore posò il libro nello scaffale e dopo domandò “Lo farai?”
Violet rimase stupita quando vide Sheeira affermare tra le lacrime “Ho altra scelta?”
“So che è difficile farlo….”
“Difficile?!” urlò Sheeira, gli occhi azzurri stretti a fessura “Non è difficile Haniel, ma ho promesso a me stessa e al Cielo sopra di me, che mai e poi mai le avrei fatto del male. E invece devo fare questo”
La cercatrice increspò la fronte, stupita dalla reazione concitata della Vaso di Collera. Di solito Sheeira si era presentata come una che sapeva il fatto suo, ma adesso Violet la stava guardando con occhi diversi. Possibile che Sheeira si comportasse da spaccona, solo per difesa personale? Violet si stava perdendo nei suoi pensieri, quando Haniel ricominciò a parlare.
“Non le farei del male Sheeira, lo fai per salvare tua sorella”
“Già” dichiarò Sheeira ironica “A volte preferirei nascere mortale, almeno loro sono fuori dai sporchi giochetti che noi, immortali, ci diamo un giorno sì e uno no. Se avessi qui Crowley, lo ucciderei”
“Dovresti fare la fila”
“Per ripristinare lo specchio di lapislazzuli, allora dovrò aprirle lo sterno?”
A quelle parole Violet si ritirò dalla porta, un po’ disgustata. Poi la curiosità la vinse e si apprestò a seguire la discussione.
“Esatto” disse Haniel senza nessuna inflessione “Il ciondolo dell’essenza di Dio è un cuore in più. Dovrai essere molto cauta a estrarlo dalla cassa toracica e a evitare che possano innescarsi vari problemi. Il ciondolo di Dio e il vero cuore hanno delle vene e delle arterie in comune e il minimo tocco sbagliato potrebbe provocare un’emorragia interna. E tu sai bene che non sarebbe un bene, visto che lei soffre di talassemia“
Sheeira afferrò un libro e lo scagliò per terra. Haniel non fece nulla per fermarla, anzi lasciò che si sfogasse e dopo “Lo so che ti sto chiedendo un enorme sforzo”.
“Io le volevo bene” confessò Sheeira tra le lacrime “Non mi importa se mi ha buttato all’inferno, non mi importa se mi ha dimenticato, non mi importa se non mi ha mai amata, non mi importa nulla. Vorrei solo che il ciondolo di Dio fosse solo un semplice ninnolo, anziché un organo umano. Ma che cosa poteva essere l’essenza di Dio se no il cuore dell’essere “a sua immagine e somiglianza”? ”
L’arcangelo dell’amore la prese tra le sue braccia muscolose e la tenne stretta a sé “So cosa provavi per lei e che sarà difficile per te fare questa prova. Ma non devi indugiare oltre. Ne va della salute di Christine”
“Come dovrò prendere il ciondolo da lei?”
L’arcangelo dell’amore ricambiò la domanda con un significativo silenzio e alla fine la Vaso di Collera capì che non poteva dire altro, altrimenti avrebbe influito sull’equilibro e sul destino ancora tutto da decidere.
 “I piani alti ci godono a farci soffrire Haniel?” lo punzecchiò ironica “No perché vorrei depositare un’istanza di rimborso. Ci tocca o no?”
Haniel fece un sorrisetto, prese il libro da terra, lo sistemò “Non hai perso il tuo spirito”.
“Che cosa devo fare? Mi hanno disegnata così” Sheeira fece una linguaccia “Sai a volte la sogno”.
“Ignitia?”
“No” una semplice parola “Lei”
Violet vide che stava indicando una fotografia. La cercatrice non poté vedere la fotografia che Sheeira stava indicando, ma Haniel si era commosso. La ragazza era molto curiosa di sapere chi era ritratta.
“Lei è con me, ogni giorno della mia vita”.
Sheeira stava abbassando la maniglia della porta quando Haniel fece una costatazione “Ti senti allontanata da lei, ma ancora dentro di te è rimasto quel legame speciale con la tua protetta. Sono orgoglioso di te”
“Vorrei essere diversa da ciò che sono”
“Qualunque cosa tu farai, rimarrai sempre Sheeira Kalievra Moonshine, non dimenticarlo mai”.
“Difficile farlo” ridacchiò Sheeira “ È il mio nome”.
Violet fu meravigliata e affascinata dalla risata tenorile di Haniel. Era una voce che incantava e scuoteva l’anima. Faceva pensare a lunghe camminate sulla spiaggia e a baci appassionati. La cercatrice arrossì. La maniglia si abbassò ancora di più, quando Haniel affermò “Sono sicuro che tra te e lei tutto si sistemerà”.
“Sei troppo ottimista”
“Il mio lavoro, semplicemente”
La cercatrice d’angeli rimase lì per un attimo, basita. Possibile che avesse giudicato Sheeira in maniera precipitosa? Possibile che Sheeira si comportasse così, solo perché aveva vissuto un’esperienza molto brutta? Violet cercò di capire un po’ di più dal dialogo tra Sheeira e Haniel, ma la Vaso di Collera aveva finito di parlare e si stava dirigendo verso la porta della biblioteca. La ragazza si allontanò dalla porta, sentendo la voce di Dean che la chiamava. Ma non andò da lui. Per uno strano motivo rimase lì.
Non appena la vide, Sheeira rimase un po’ basita e dopo fece un sorrisetto ironico “Non sapevo che origliassi le conversazioni altrui. Che cercatrice d’angeli affidabile. Non ti hanno mai detto che è cattiva educazione spiare?”.
“Io stavo solo passando di qui” cercò di giustificarsi “Non posso?”
Sheeira inarcò il sopracciglio destro scettica e osservò un’impronta digitale “Sembra quasi che tu ti sei addormentata, appoggiando la testa alla porta. Come era, comoda?”
Violet arrossì imbarazzata e poi domandò un po’ titubante “Come stai?”
La Vaso di Collera sbattè gli occhi, esterrefatta dal comportamento della cercatrice d’angeli, la quale non l’aveva sopportata fin dal primo momento, poi ribatté in tono di stizza “Benissimo, grazie. Non c’è bisogno che fingi interesse per una che non sopporti”.
Haniel, il quale era rimasto in disparte e stava osservando con una certa apprensione il dialogo tra la cercatrice d’angeli e la Vaso di Collera, intervenne affermando “ Io sono di là insieme a Christine, Sam e Dean per aggiornarli sulla creazione del portale dimensionale e la presa dell’essenza paradisiaca. Quando volete, raggiungeteci”
E dopodiché lasciò le due ragazze completamente sole. La Vaso di Collera fece un sorrisetto sarcastico rivolto alla cercatrice d’angeli e si stava apprestando a seguire il capogerarchia dei Principati, quando Violet la fermò per un polso, “Aspetta un secondo”.
La Vaso di Collera si fermò, scrollò le ali e rispose “Che cosa vuoi?”
La cercatrice d’angeli si mordicchiò il labbro e dopo facendosi coraggio dichiarò “Vorrei sapere perché ce l’hai tanto con me. Io non sono come la tua protetta”
La Vaso di Collera scosse la testa e controbatté triste, non potendo affermare la verità “In realtà sei molto peggio”.
Violet fu scioccata dalla rivelazione brutale dell’angelo e fu tentata di far comparire una spada angelica, la spada di ametista della cercatrice d’angeli. La Vaso di Collera la intercettò immediatamente e con un potente calcio mandò la lama al di fuori della portata della cercatrice e le fece uno sgambetto a Violet, facendola cadere di schiena. Le posizionò una gamba sullo stomaco, impendendole di alzarsi. Negli occhi azzurri non c’era nessuno scherno, solo un angelo che aveva donato troppo cuore e che non era stato ricambiato.
“Non ti conviene combattere contro di me, Ianthe”.
“Ianthe?!” domandò Violet perplessa “Io mi chiamo Violet”
“Sai non me ero accorta che ti chiamassi Violet? Pensavo che ti chiamassi Genoveffa” la sbeffeggiò Sheeira ironica “ Ianthe significa in greco antico Violetta. Deriverebbe dall’unione delle parole io che significa viola e anthos ovvero fiore. Quindi Ioanthe, Ianthe, o anche Iolanthe”
La cercatrice fu stupita dalla conoscenza della Vaso di Collera, la quale affermò “Dopo essere stata a lungo tempo allieva di Haniel, qualcosa l’impari di sicuro”.
La cercatrice vide che mentre parlava di Haniel, gli occhi di Sheeira si erano illuminati. Entrambe le sorelle Moonshine erano molto legate a quell’angelo.
Violet si alzò a fatica da terra e chiese, ritornando all’argomento originario della conversazione “Cosa ti dice che sarò peggio di Ignitia?”
“Non pronunciare il suo nome” esclamò Sheeira furibonda “Non ne hai il diritto”.
La cercatrice d’angeli la guardò un po’ perplessa ma convinta del fatto che non voleva essere più presa in giro, continuò “Adesso basta con i giochi Sheeira”.
La Vaso di Collera cominciò a ridere molto forte e la cercatrice d’angeli fu quasi certa che stette impazzendo. Poi smise di ridere e disse molto seria “Il destino non si può prestabilire prima. Io vado di là da Haniel”
“Cosa ti dice che sarò peggio di Ignitia?”
Sheeira non l’ascoltò minimamente e si diresse seduta stante in cucina, laddove Haniel stava spiegando agli altri prescelti la creazione del portale dimensionale. Improvvisamente, senza neanche rendersene conto, la cercatrice d’angeli scostò le tende, facendo entrare la luce del crepuscolo. La Vaso di Collera ringhiò e le sue ali cominciarono a prendere fuoco. Più la luce la colpiva, più le piume ardevano. In pochi secondi una delle ali aveva subito ustioni del quinto grado. La cercatrice rimase lì, immobile, almeno fino a quando non sopraggiunse Haniel che le intimò, “Chiudi le tende”.
Vedendo che la cercatrice non si muoveva di un millimetro, urlò “Ora”.
La Vaso di Collera tremò violentemente, le ali di sinistra avevano ustioni del terzo grado e l’angelo era debilitato al massimo. Haniel spalancò le ali e cominciò a curare le ali della sorella con un canto lenitivo. Poi si girò ad affrontare Violet “Che cosa stavi pensando quando hai aperto le tende?”
“Niente” rispose Violet impaurita “Niente”.
“Non è vero” ribattè Haniel serio “Dimmi la verità”
Violet scosse la testa, tremante, poi si costrinse ad ammettere “Volevo solo che la smettesse di prendermi in giro e di dire che sono peggio di Ignitia!”
L’arcangelo dell’amore le prese il mento e le chiese “Come lo hai pensato?”
La cercatrice degli angeli sbattè gli occhi, dubbiosa “In che senso?”
“Lo hai pensato come se la luce del crepuscolo la potesse ferire gravemente?”
Violet arretrò meravigliata “No, non sapevo neanche…” poi cadde a terra, rovesciò gli occhi castani e le iridi divennero nere con sfumature viola “Certo che lo sapevo Haniel.”
La cercatrice d’angeli fissò con strafottenza un Haniel serio e distaccato e ridacchiò “ Un tempo eri un grande figo Haniel. Mi hai perso charmè”
L’arcangelo dell’amore posizionò una spada di diaspro rosa davanti a sé “La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
“Perché non mi chiami come sono? Io mi chiamo Gjaris o Empusa” Violet girò intorno al corpo di Haniel, accarezzandogli le spalle “Un tempo eravamo così intimi e sai mi manca quell’intimità”.
“Mi hai fatto uccidere in un impeto di follia mia figlia” ringhiò Haniel furibondo “La tua intimità non è la stessa della mia”.
“Ahahah” esclamò Empusa deliziata, tracciando con il dito il contorno delle labbra perfette di Haniel “Sai Violet ti desidera. Ti sogna ogni notte. La poveretta è rimasta folgorata da te”
“Se anche fosse, è innamorata di Dean” rispose Haniel sicuro.
La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse si avvicinò ancora a lui e cercò di baciarlo. L’arcangelo dell’amore non fece nulla per impedirlo, anzi lasciò che tutto succedesse. Non appena le labbra si toccarono, Gjaris urlò di dolore. Cominciò a sputare sangue.
“Tu me la paghi”
“Lascia stare questo corpo” le intimò Haniel, nel suo sguardo la potenza dei Principati “Vattene”.
“L’ospite d’onore non può uscire di scena?”
La Vaso di Collera, la quale si era appena ripresa dall’attacco della luce del crepuscolo, gridò “ Lascialo stare”.
Violet si avvicinò a lei con indolenza e furono quasi l’una a poca distanza dell’altra. Sheeira la tenne a distanza con un pugnale di topazio “Non osare”.
“Il mio unico divertimento” sussurrò Empusa all’orecchio destro di Sheeira “Sarà quello di pugnalare tua sorella e distruggere questo equilibro. Crowley mi ha fatto un grosso favore”
“Vai all’inferno”
“Troppo caldo per i miei gusti” ridacchiò Empusa “Non vedo l’ora di rivelarmi al mondo e dare modo a questa inutile e sciocca umana di cui ho preso il corpo di avere una rivincita morale”.
“Vuoi dire che…?”
“Che Violet non è quella che dimostra di essere? Oh sì Sheeira. Sandalphon era riuscito a fuoriuscire i suoi malumori nei confronti di Christine, ma è vero che le vuole bene. Non la sopporta il più delle volte ma le vuole bene” fece un sorriso luciferino “Ma io le farò cambiare idea ed io e lei saremo una cosa sola. Non esisterà Empusa, ma esisterà Violet come Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Che ironia avere una cercatrice d’angeli come Quinta Cavaliere”.
“Mia sorella te lo impedirà”
“Tua sorella si farebbe ammazzare per una così” replicò Empusa accarezzando i capelli biondi di Sheeira “Non so se la trovo una cosa molto dolce o molto patetica”.
“Tu non sai cosa è il sentimento”
“Non dico le cose che so veramente cara la mia Sheeira” rispose Empusa e poi ridivenne seria “Non potete combattere contro di me”.
Poi le posizionò un braccio sulla spalla destra e ammiccando con l’occhio destro, materializzò una spada d’ossidiana “Lascia che io ti dia un pensiero”
E nel mentre lo diceva, infilzò la spada nel cuore di Sheeira. La Vaso di Collera cercò di ribellarsi, ma la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse la tenne stretta a sé. La spada venne estratta lentamente e Sheeira cadde in ginocchio, ansimando. Gjaris le alzò il mento e cercò di baciarla. Dalle sue mani si era materializzata una strana luce di colore grigio-argentato. L’arcangelo dell’amore capì subito che Empusa stava trasferendo la sua grazia demoniaca nel corpo della Vaso di Collera, in modo tale che avrebbe ucciso Ignitia, dopo averle preso il ciondolo dell’essenza di Dio. Sheeira non se lo sarebbe perdonato.
“Io e Christine siamo molto appetibili” ridacchiò Sheeira molto ironica “Tutti vogliono baciarci”
“Questo bacio sarà la rovina per te”
“Non credo che tu mi stia facendo un favore” sibilò Sheeira furiosa “Ma sappi che non la passerai liscia. Se non sarà mia sorella, allora sarò io ad ucciderti”
“Vuoi o non vuoi, anche tu ti sei affezionata a Violet, pur sapendo quello che contiene” affermò Empusa “Tutto quello che fate, è solo fatica sprecata”
Haniel allargò le ali e sbattè la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse contro il muro. L’arcangelo dell’amore diffuse la sua aura di amore e amicizia intorno a sé e le ingiunse “Non ti conviene darle la tua grazia demoniaca”
La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse si rialzò, senza nessun graffio e scosse le spalle “Calmati cavaliere. Non c’è ne bisogno” si fermò e aggiunse “Tanto morirà comunque”.
Sheeira stava per tirare un fendente, quando Violet ritornò se stessa e si ritrovò con la spada sotto il mento “Che cosa è successo?”
“Non ti ricordi nulla?”
“No” mormorò Violet confusa “Che cosa è successo?”
“Dobbiamo dire a Binael di togliere l’amnesia post-possessione” disse Sheeira con un filo di voce e dopo svenne.
E nel mentre si accasciava a terra, passò in quel mentre Christine.

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34-Tempo imprecisato-Davanti ai cancelli dell'Inferno ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentaquattresimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo avuto la chiaccherata tra Sheeira e Haniel e la comparsa della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse...In questo capitolo ritroviamo Lucifero con la sua intenzione di rinunciare all'Inferno per una promessa fatta alla madre di Christine/Hesediel e Sheeira...Ci riuscirà? Io non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura
:-)  Gabrielle :-)

Tempo imprecisato-Davanti ai cancelli dell’Inferno
“A che cosa avresti rinunciato, sentiamo? Spero non al tuo egocentrismo, perché se no che grande perdita!
Per un attimo Lucifero non seppe cosa dire, Astrea aveva tutte le ragioni per essere così cinica, lui aveva quasi ucciso la sua primogenita, poi trovando un coraggio che non si aspettava di avere, affermò:
“Alla custodia dell’Inferno”
Il Serafino Caduto non avrebbe potuto dimenticare il dialogo che aveva avuto con Astrea, la madre di Hesediel e di Sheeira. Soprattutto il suo stupore nello scoprire che aveva rinunciato alla custodia dell’Inferno. Il diavolo che rinunciava all’Inferno? Sarebbe stata la notizia del secolo, addirittura del millennio. Ci aveva pensato a lungo a cosa rinunciare e poi la soluzione era balzata di fronte ai suoi occhi come una cosa semplicissima e lampante…Aveva deciso di rinunciare al luogo che aveva costruito con le sue mani. Un luogo dove aveva riversato ogni acredine, ogni malvagità, un luogo dove ogni persona cattiva sarebbe stata punita, per un equilibro ultraterreno, per una decisione presa molto prima della sua nascita. Dopo aver condannato migliaia di anime, dopo l’avere viste urlare per le orribili torture che lui e i suoi demoni proponevano, la ruota dei trent’anni, quella che aveva sperimentato Dean Winchester in prima persona, la gabbia, quella che aveva sperimentato la sua Hesediel, Lucifero aveva deciso di dare un cambio di gestione. Aveva voglia di ritornare in Paradiso, di smetterla di essere considerato il Drago dell’Apocalisse, quello che avrebbe distrutto ogni cosa.
Voleva essere un angelo migliore. Voleva una chance. Voleva quella chance che si era giocato quando aveva deciso di ribellarsi. Ma comprendeva la paura e il sospetto di suo fratello Michele, in bilico tra il fare la cosa più giusta e l’uccidere il proprio fratello, in bilico tra il proprio cuore e il proprio dovere filiale. L’ultima volta che aveva deciso di aiutare i Winchester, alla fine aveva trascinato Christine all’Inferno e c’era mancato così che Nathaniel divenisse il primo Nephilim angelico custode dell’Inferno. Per non riprendere gli errori del passato, doveva impedire a Michele di prendergli la grazia.
Ci mancava solo che lui ritornasse a essere il solito bastardo di sempre. Christine non avrebbe avuto scampo tra lui ritornato cattivo e una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse assetata di sangue. Specialmente se la Quinta Cavaliere era la sua migliore amica. Ironia della Moira.
Ripensò ai momenti in cui lei era con lui all’Inferno, a Nathaniel mancava poco per nascere...
“Perché piangi? Dovresti essere contenta che tuo figlio sarà il primo Nephilim angelico custode dell’Inferno. Personalmente io sto preparando una festa per il parto. Tu che mi dici, palloncini rossi o azzurri?”.
Hesediel si era appoggiata, stanca e demoralizzata “Tu pensi solo a te stesso”.
“Se non facessi così, non sarei il diavolo, amore” rise Lucifero senza nessuna pietà “Pensavi a un villaggio a cinque stelle? Peccato che le tue aspettative siano state deluse”
L’arcangelo dell’amore non lo stette a sentire, rovesciò gli occhi e vomitò anche se stessa. Fili del suo raggio arcangelico cominciarono a uscire fuori dalle sue ali, ustionando i demoni che si trovano sotto la gabbia. Gli odori nauseabondi dei dannati e dei tormentati la facevano stare male e le contrazioni erano sempre più rapide e vicine. Non sapeva neanche a che mese era. Le mancava Sam, le mancava Violet, le mancava Dean. La sua famiglia terrestre.
“Ti lascio riposare” disse Lucifero senza nessuna dolcezza “A dopo”.
E l’aveva lasciata in compagnia di cerberi e arpie ululanti, i quali cominciarono a scannare le sue ali, stando attenti a non toccare la pancia di Hesediel. Sangue arcangelico macchiò la gabbia di ossa umane, dove era imprigionata.
“Ti amo Sam”
Poi Lucifero l’aveva vista svenire. Minata nel fisico, non nell’animo.
Con uno sforzo enorme il creatore dell’Inferno si costrinse a ritornare alla realtà, a quella realtà che si stava accingendo a costruire con le sue mani. Perché il destino non si crea da solo, si modella con le scelte. Camminò su una strada fatta di carboni ardenti e spine di rosa e si ritrovò di fronte ai cancelli dell’Inferno, il simbolo della sua ribellione a un Dio che ormai non considerava più suo padre. Ormai non poteva ritirarsi. Doveva andare avanti. Le urla dei dannati e dei tormentati lo accolsero con una vecchia sinfonia e Lucifero non poté esimersi dal fare un sorriso di nostalgia. Nonostante fosse di nuovo in possesso della grazia, Lucifero non poteva dimenticare i millenni passati a costruire quel luogo, a costruire l’unico luogo che poteva considerare davvero casa. Il demone a guardia dei cancelli, un mostro con quattro paia di corna e le ali ricoperte di bolle sobbalzò dalla sorpresa “P-padrone da quanto tempo”.
I cerberi cominciarono a ululare di gioia perversa e Lucifero li fermò con un cenno imperioso e un sorriso machiavellico comparve sulle labbra “Si batte la fiacca, Bloodes?”
Il demone ringhiò di felicità e Lucifero fece in tempo a scansarsi. Era questo il modo di salutarsi all’Inferno. Niente smancerie, solo attacchi duri e violenti, a dimostrazione che la violenza valeva più dell’amore. Erano all’Inferno, non nell’amorevole Paradiso! I cerberi ricominciarono a ululare dalla gioia perversa, quando Lucifero fece un gesto della mano, lo sguardo serio “Apritemi il cancello delle ombre e delle fiamme”.
“Subito signore” il demone scattò sull’attenti “Sulla terra come procede?”
“Quasi quasi posso considerarmi in pensione. Gli umani sono così prevedibili e si cacciano nei guai da soli, frignando che sono io che li tento. Patetici.”
Mentre lo diceva, un dolore immenso lo attraversò per tutto il corpo e dovette mordersi il labbro per non urlare dal dolore. Con un gesto repentino, riparò la ferita sul braccio. La Grazia lo stava punendo per la sua cattiveria. Stava ritornando a essere il Serafino Splendente, il Serafino meritevole della luce più bella, il Portatore della Luce Eterna e che tutto Rifulga.
“Già “ esclamò Bloodes ridendo in maniera sguaiata “ Ho quasi finito”.
Mentre stava sbloccando l’ultimo chiavistello dell’ombra, Lucifero vide che si era fermato. Sul suo viso si era dipinta un’espressione a metà tra il terrorizzato e il vacuo.
“So che sei contento di vedermi, ma ho da fare”.
Il demone inghiottì un po’ di saliva, indeciso sul cosa fare, se disubbidire alle regole dell’Inferno o disubbidire al creatore dell’Inferno “Non posso, signore”
Lucifero socchiuse gli occhi, irritato “Perché?”
Il custode dei cancelli si grattò le quattro paia di corna presenti sulla fronte “Lei ha di nuovo la Grazia”.
Il Serafino Caduto inarcò le sopracciglia accigliato e dopo affermò “L’anno scorso ho partecipato alla battaglia contro Semeyraza. O non eri al corrente?”
Bloodes annuì con fare titubante “Lo so mio signore, ma abbiamo sottoscritto una clausola vincolante nel regolamento dell’Inferno. Niente angeli. Fu lei a firmarla e a idearla”
“Io sono il Creatore dell’Inferno” urlò Lucifero al limite “Apri i cancelli”
“Se la lascio passare signore, l’Inferno potrebbe subire danni perm..”
Il demone non ebbe neanche il tempo di parlare. Imitando il fratello Michele, aveva messo una mano sopra la testa del guardiano e una potente luce serafinesca lo investì. A differenza di quella arcangelica, la serafinesca aveva una potenza superiore a mille testate nucleari. Bloodes cominciò ad avere convulsioni, i suoi occhi si rovesciarono e scoppiarono all’interno delle orbite e si accasciò a terra. Moribondo.
“Avrò la Grazia, ma non ho dimenticato cosa significa essere cattivi” ringhiò Lucifero a un demone ormai cieco “Se non vuoi che continui il mio lavoro, apri l’ultimo sigillo”.
“Lei lo sa cosa significa quello che vuole fare?” domandò Bloodes con un filo di voce “Signore si fermi”.
Lucifero lo prese per il collo e sibilò in tono perentorio “Non dirmi cosa devo fare. Apri questo maledetto cancello e forse ne avrai salva la vita”.
“Lei mi ha creato con il dono della telepatia” gli ricordò il demone con dolore “Ed io so che lei vuole rinunciare alla custodia dell’Inferno per donare l’essenza dell’angelo che ha tanto amato e così costituire la Lancia di Lete”.
Il Creatore dell’Inferno lo lasciò andare e lo applaudì con irriverenza “Ti faccio le mie congratulazioni Bloodes. Non ti facevo così fedele”
E detto questo guardò una tavoletta di ossidiana, posta al lato destro, la quale riportava la prima frase dell’Apocalisse 2, 10, frase che si trovava anche in Paradiso e in  Purgatorio: “Rimani fedele fino alla morte…”
Una fedeltà pagata con il dolore, con le lacrime, con un sacrificio perenne.
Il demone si appoggiò a un sigillo di fiamme e con un solo sbattere di ciglia ricostruì gli occhi color rosso vermiglio “Non le conviene rinunciare all’Inferno. Ci ripensi, la prego”
Lucifero ringhiò dalla frustrazione e materializzò una spada angelica, intrisa di grazia demoniaca e puntò la punta della spada contro Bloodes “Apri l’ultimo sigillo, non te lo chiederò un’altra volta”.
Bloodes si alzò con difficoltà e maneggiò con l’ultimo sigillo dell’ombra. Il demone aspettò che tutte le serrature del cancello scattassero e poi si fece da parte. Nel viso c’era dipinta tutta la rabbia per avere fallito. Il rumore della rabbia e della malvagità lo accolse come una carezza malvoluta. La sua vecchia natura e la nuova stavano cozzando dentro di lui e si sentiva nauseato.
“Il Padrone è cambiato” urlarono i demoni spaventati.
“Ci ha traditi” sibilò un demone dal becco di rapace “Ci ha traditi”.
Il demone scattò in piedi, pronto a sfregiare il viso di Lucifero, ma il Serafino Caduto lo intercettò appena in tempo e nessuna pietà gli staccò un’ala dalla spalla. La creatura malvagia urlò dal dolore immenso e Lucifero lo finì affermando “Non vi conviene prendermi troppo alla leggera. Fatevi da parte”
Quello che stava facendo, era assolutamente indispensabile e non gli importava nulla se nessuno lo capiva. Dopo avere donato l’essenza dell’angelo che aveva tanto amato per ripristinare lo specchio di lapislazzuli di Eve, il Serafino Caduto doveva rinunciare alla cosa più importante per lui per costituire la Lancia di Lete. L’arma che avrebbe permesso allo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse di assopirsi, non si sapeva per quanto. Forse per un minuto o per l’eternità.
Un fruscio di ali lo fermò e Lucifero ringhiò furioso “Non adesso, Michele”.
Il Comandante degli Arcangeli lo fissò “Sei davvero sicuro di quello che stai facendo?”
“Di che cosa? Di ballare la lap dance?” domandò Lucifero ironico, mettendo una mano sopra una roccia infuocata e facendo scattare un livello. Come nel girone dantesco, l’Inferno era distribuito su vari livelli e doveva attraversali tutti, fino ad arrivare alla foce.  Fino ad arrivare al suo obiettivo.
“Smettila di fare il cretino!” esclamò Michele furibondo “Ascoltami”.
Lucifero si tagliò una vena angelica e tracciò un segno complicato, poi prese una piuma e la intrise di grazia angelica e accese al secondo livello. L’unico obiettivo del Creatore dell’Inferno era raggiungere la statua dell’Inferno. Il più prima possibile. Solo così avrebbe rinunciato alla sua custodia.
“Dobbiamo rinunciare a qualcosa o no?”
“Tu non puoi rinunciare all’Inferno”
“Parla il signore “Io non ho rinunciato a nulla” lo sbeffeggiò Lucifero, mentre si preparava a uccidere il centauro a guardia del terzo livello, torcendogli il collo. I due cominciarono a navigare un fiume di sangue, dove le Furie stavano tormentando i malcapitati, i quali avevano ferito di proposito i sentimenti altrui. Lucifero guardò con sdegno il tentativo di un’anima di fuggire. Una delle Furie lo aveva agguantato con un frustino da cavallo e lo stava pugnalando alle spalle, affondando l’elsa dalla scapola fino alla clavicola.
“Fermati”
Il Comandante delle Schiere Celesti spalancò le ali, furioso e mandò Lucifero contro i pilastri del veleno. Il Serafino Caduto si rialzò dolorante e diede un calcio ai reni a Michele, mandandolo senza fiato. Continuarono così per un bel po’, ritornando per un po’ a essere gli avversari. I demoni e i tormentati cominciarono a fare baccano, dando manforte al Creatore dell’Inferno, ignari del fatto che Lucifero voleva abbandonarli definitivamente al proprio destino. Che padre amorevole. L’arcangelo intercettò un altro colpo e si strappò la tunica. Restando completamente nudo.
“Mi dispiace, ma non sono dell’altra sponda”.
“Coglione!” ringhiò Michele, i suoi occhi azzurri diventati due pozzi azzurri intensi “Devi guardare il simbolo che ho sull’addome”
Lucifero sbuffò e si accinse a guardare. Il simbolo che riportava, era stranamente familiare. L’ex diavolo si strappò la tunica e notò lo strano ghirigoro sulla sua gamba destra. Non sapeva cosa dire.
L’arcangelo guerriero si rivestì e spiegò con il dolore dipinto negli occhi “ Quando nostro Padre ci creò, ci creò dalla stessa sacca angelica. Siamo gemelli omozigoti”
“Non mi sembra” esclamò Lucifero ironico “Tu e io siamo diversi. Io sono molto più bello”
L’arcangelo rise amaramente e si accinse a continuare “Il tuo sangue, la tua grazia angelica sono le stesse delle mie e nostro Padre decise di…”.
Il Serafino non ebbe bisogno di sentirsi dire altro e si accinse a concludere “Che se avessi rinunciato all’Inferno, tu saresti morto insieme agli arcangeli”
“Precisamente”
Lucifero materializzò una sfera di fuoco e cominciò a distruggere tutto. I demoni cominciarono a scappare via terrorizzati, i più impavidi si armarono per poi fuggire con ustioni del sesto grado. Lo odiava. Lo odiava perché lo aveva intrappolato. Aveva pensato a tutto. E d’un tratto si ricordò del perché si era ribellato a Dio. Ti dava l’illusione di avere la libertà di agire, poi con uno stratagemma ti toglieva ogni possibilità.
“L’ho promesso ad Astrea” urlò Lucifero, per la prima volta con gli occhi pieni di lacrime “Dannazione Michele. Glielo ho promesso.”
Il Comandante angelico annuì “So che glielo hai promesso, ma non puoi e basta”.
Il Serafino materializzò una spada di onice e cominciò a combattere, senza ritegno, senza coordinazione, combattendo solo per la rabbia. L’arcangelo intercettò ogni fendente e mandò in gambe all’aria Lucifero. Erano appena arrivati all’interno della sala del Dolore, dove si trovava la Statua del Dolore e del Livore, una statua dove si trovava l’essenza dell’Inferno. Non l’essenza che avevano preso Raphael ed Elena, l’essenza legata alla sua custodia.
“Lucifero” lo avvertì Michele serio.
Il Creatore dell’Inferno scosse la testa e affermò “Mi dispiace Michele”.
“Se lo fai, anche Hesediel morirà” gridò Michele furioso “Anche lei è un arcangelo”.
“Lei è una Dominazione” sibilò Lucifero “Ripassa un po’ la gerarchia angelica”.
Michele lo prese per un polso e lo costrinse a guardarlo “Vero, è una Dominazione nel Paradiso, ma è un arcangelo nel Purgatorio. Fermati”
“Io devo rinunciare a qualcosa, altrimenti non si custodirà la Lancia di Lete”.
“Non c’è bisogno che rinunci all’Inferno”
“E a che cosa potrei rinunciare Michele?” domandò Lucifero furibondo “O la custodia dell’Inferno o la mia stessa vita. Ho sbagliato nei confronti di Hesediel, ma sono pronto a rimediare a una piccola parte. E chiederò a Cloto di ricostruire il suo filo di Persefone”.
“Non lo fare” lo pregò Michele per l’ennesima volta.
“Sei stato davvero innamorato di qualcuno?” domandò Lucifero a bruciapelo “C’è mai stata una persona a cui tu sei sacrificato con tutto te stesso? Hesediel è stata la parte più importante della mia vita e l’ho sprecata”.
Michele stava per replicare che sì, era esistita e l’aveva vista morire, ma il Creatore dell’Inferno lo zittì con un gesto perentorio della mano.
E si apprestò a fare quello per cui era venuto all’Inferno. Michele cercò di fermarlo, pugnandolo ma il Creatore dell’Inferno era irremovibile sulla sua decisione. Lucifero spalancò le sue ali, la grazia angelica che lo circonfondeva e pronunciò “Io rinuncio all’Inferno” in una lingua talmente incomprensibile che Michele sentì come un insieme di sibili e schiocchi della lingua. La lingua dell’Inferno. La Statua del Dolore e del Livore cominciò a danzare su stessa e alzò meccanicamente un braccio e sibilò “Nief”.
“Come sarebbe a dire di no?” domandò Lucifero “Io rinuncio alla Custodia dell’Inferno”.
La Statua del Dolore e del Livore ripetè la parola “Nief”
Lucifero non poté credere alle sue orecchie. Perfino la Statua gli negava la possibilità di fare la cosa giusta. Per dirla alla Dean Winchester, che son of bitch. Se fosse andato tutto come aveva previsto, gli occhi della Statua non sarebbero stati più azzurri come Lucifero, ma dello stesso colore della persona che avrebbe preso il posto del Serafino Caduto.
“In realtà qualcosa puoi fare”
Il Serafino Caduto e il Comandante Angelico si girarono attoniti e notarono una donna dai capelli rossi e gli occhi verdi che lo fissava sardonica. Tra le mani teneva una Forbice. Michele e Lucifero la riconobbero. La Forbice di Nyx, l’Aletheia Gladia.
Atropo.
“Finalmente ho la mia arma a portata di mano” gongolò la Moira “Tempo di fare pulizie. Tempo di punire chi di dovere”
“Che cosa vuoi dire Atropo?”
La Moira fece un sorrisetto misterioso e battè le mani, materializzando una tromba di diaspro rosso e onice nera. Michele la riconobbe. La tromba di Raziel. La stessa tromba che sarebbe dovuta essere suonata, se si fosse fallita la missione dei cristalli vulcanici, in quella missione, in cui Christine/Hesediel era stata trascinata all’Inferno e si era giunti a una scorazzata di mostri.
“Raziel è morto” annunciò Atropo senza nessun pathos “Ci serve un nuovo angelo della Morte”.
E guardò in modo eloquente Lucifero, il quale negò “No, non voglio uccidere nessuno”.
“Il Destino quando vuole, deve ottenere”
La Moira gli consegnò la tromba a tradimento. La tromba cominciò a suonare, senza che Lucifero lo facesse e cominciò a cambiarlo interamente. I capelli biondi diventarono nero gaietto, gli occhi da azzurri a verde smeraldo, un nuovo paio di ali si aggiunsero, di un viola scuro così bello da far impallidire il crepuscolo.
“Bastarda”
“Non mi fare troppi complimenti milord” rise Atropo lusingata “E soprattutto non ringraziarmi”.
Lucifero posò a malincuore la tromba nella custodia, comparsa magicamente dietro la sua schiena. Michele socchiuse gli occhi e domandò sospettoso “Perché lo stai facendo?”
“Perché avere il Creatore dell’Inferno come dipendente, era un’idea che mi allettava” disse Atropo meditabonda, poi dietro lo sguardo inquisitore dell’arcangelo guerriero confessò “Balthazar mi ha dato un libro antichissimo, nel quale il suono della tromba di Thanatos e del violino di Zoe può aprire il portale del Purgatorio, nel luogo dove i prescelti potranno ricostruire lo specchio di lapislazzuli e dare avvio alla nascita della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Per creare il fenomeno della BiaThanathie”.
“Da come lo dici, sembra quasi che tu aspetti l’arrivo di Empusa”.
“Empusa si è già materializzata poco tempo fa” spiegò Atropo con aria grave “L’essenza del Purgatorio è stata presa dagli Alphas, l’essenza dell’Inferno da Raphael ed Elena, l’essenza del Paradiso sarà ben presto presa dai fratelli Winchester. La sua completa manifestazione sarà questione di poco”.
“Ha fatto del male a Hesediel?” domandarono all’unisono Michele e Lucifero.
Atropo scoppiò a ridere deliziata “Ma che carini che siete. No, non ha fatto del male a Hesediel, ma ha quasi ucciso Sheeira. Ti ricordi di lei, Lucy?”
Lucifero roteò gli occhi, imbarazzato. Ricordò quando aveva comandato alla sua squadra di andarla a uccidere. Si era difesa abbastanza bene e non accettava il fatto che Ignitia l’avesse tradita. Era una cosa ineccepibile per lei, gli aveva rivelato il suo segreto più grande e sapere che era stata proprio lei a farlo, la fece mandare fuori di testa.
“Uccidetela”
“Ignitia” aveva supplicato Sheeira, gli occhi azzurri che chiedevano pietà “Non puoi farlo”.
“Io non ti conosco”
E si era girata indietro, senza darle la possibilità di replicare. L’aveva rinnegata. Sheeira tentò di aggrapparsi al marciapiede, per non essere trascinata all’Inferno e gridò “Io ti voglio bene Ignitia. Non mi importa se tu non me ne hai voluto o se hai finto di volermene, ma ti voglio bene”
La ragazza si girò, appena in tempo per vedere un demone pugnalarla allo stomaco. Sheeira diede un sorriso anemico e lanciò un bracciale di ametista e di smeraldi “Il mio segreto”.
Ignitia lo prese titubante. Sapeva che quel bracciale guariva dalle possessioni demoniache. I demoni fiutarono lo stratagemma di Sheeira e tentarono di strappare il bracciale. Ignitia lo indossò e il demone che l’aveva posseduta, sbalzò fuori dal suo corpo. Il Principiato era contento.
“Ciao Ignitia”
“Sheeira?!” esclamò la ragazza perplessa “Cosa sta succedendo?”
“Non è colpa tua” sussurrò Sheeira con dolcezza “Sii serena”.
E dopo Lucifero aveva ordinato ai suoi scagnozzi di ucciderla. Nessun angelo poteva vivere se veniva rinnegato dal proprio protetto. Era una legge dei tre regni.
E materializzò un violino di cristallo e smeraldo e lo consegnò a Michele. L’arcangelo lo prese e cominciò a suonarlo, attirandosi dietro le ire e i sibili dei demoni. Atropo scroccò le dita e annunciò “Sapete che è morta Persephone?”
“La custode della porta del Purgatorio?” esclamarono Lucifero e Michele inorriditi “Come?”
“Crowley” rispose Atropo “Quel bastardo deve essere fermato al più presto” socchiuse gli occhi e scrutò Lucifero “Non avresti dato la tua custodia a lui?”
“Hai una scarsa opinione di me, sorella. Io puntavo più su Lilith”
Atropo annuì seria e stava per andarsene, quando Michele la prese per il polso, accorgendosi di una cosa “Queste erano le armi di Persephone”.
“Ma che perspicace mio cavaliere dell’inverno”
“Questo vuol dire che…”
“Che Dio vi ha spediti a essere i custodi del Purgatorio?” rispose Atropo con sarcasmo “Sì Michele. Ed è questa la vostra rinuncia. La lancia di Lete è pronta per l’utilizzo. È stato un vero piacere collaborare con voi”
Michele non seppe cosa dire e Atropo svanì in una nuvola di fumo nero e scintille di diamante. Subito dopo cominciò a urlare, spaccando gli specchi del sangue e delle ossa rotte, simbolo della violenza sulle donne e per la prima volta Lucifero ebbe pietà di suo fratello. Aveva cercato di essere un bravo soldato e alla fine era stato ripagato così.
“Adesso capisci come mi sono sentito”
Adesso si aspettava solo l’ultima essenza.

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35-13/Ottobre/2026 ore 1,45 di notte-Casa Winchester ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentacinquesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Lucifero cercare di rinunciare al dominio dell'Inferno e la decisione di Atropo di designare lui e Michele come custodi del Purgatorio...In questo capitolo si ritorna a casa Winchester, dai figli dei bros e ci sarà un personaggio del passato che ritornerà...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

13/Ottobre/2026 ore 1,45 di notte Casa Winchester

“Vieni”
“Nath, dove mi stai portando?” chiese una ragazza bionda divertita “Mi avevi promesso un posto bellissimo e ora..”
“Ti ho mai delusa, piccola?” chiese Nathaniel
“Un paio di volte a dir il vero” puntualizzò la ragazza e poi scoppiò a ridere di fronte la faccia mortificata di Nathaniel “Sto scherzando”.
“Non è divertente” borbottò Nathaniel e poi non resistendo al sorriso della sua amata, la baciò.
“Si trova al di là di quella porta, la sorpresa?”
Il figlio di Sam e Christine sbattè le palpebre e annuì “Sì”.
Il ragazzo aprì la porta di corno e avorio per farle vedere la valle di Fantaso e di Icelo, una valle piena di fiori di pesco e rose blu. La valle dei sogni, dei sogni chiari come il corno e misteriosi come l’avorio. Una sirena a tre code a cavallo di un drago azzurro dagli occhi viola li salutò ridacchiando.
“Meravigliosa”
“Nient’altro?”
“Bè sublime, splendida, fantastica, romantica” continuò la ragazza estasiata e rivolgendo al Nephilim angelico un enorme sorriso “Così è qui che ti rifuggi nei sogni?”
“Già”
“Vorrei venirci più spesso” affermò Clio felice “Mi hai fatto il regalo più bello della mia vita”.
Nathaniel le prese la mano destra e non ci furono parole. Clio l’aveva conosciuta durante un’esercitazione con Lachesi e avevano stretto un profondo legame e l’unico posto dove potevano stare in tranquillità, senza che nessuno li disturbasse, era proprio l’atmosfera del sogno. Afferrando lo stelo di una viola e sistemandola dietro l’orecchio, Clio domandò “ Come il lavoro con Lachesi?”
“Straordinario” confermò Nathaniel estasiato “Ogni volta che aiuto Lachesi a ripristinare un filo di Persephone, mi sembra davvero di assistere a una seconda nascita. L’altra volta siamo andati in un villaggio dell’africa sub sahariana per aiutare una madre moribonda a partorire”.
“Ti brillano gli occhi quando ne parli. Si vede che sei contento di essere il suo apprendista” si fermò e ringhiò amareggiata “Sarebbe meglio dello schifo di vita che mi ritrovo”.
 All’improvviso il cielo si fece nero, con le numbi cariche di fulmini e Clio gliela strinse ancora più forte “Sta arrivando un temporale?”
“No” la rassicurò il Nephilim angelico “ Ma siamo in un sogno e i tuoi pensieri stanno influenzando l’atmosfera della valle. Fantaso e Icelo vengono influenzati da chi attraversa la loro valle.”
“Oh bè” Clio divenne rossa “Hai scelto una fidanzata d’eccellenza!”
“Tra una mamma e un padre arcangeli, una zia cercatrice d’angeli, una sorella come me e aiutante di Asclepio, uno zio cacciatore di demoni… Sinceramente tu sei l’eccellenza della normalità”.
La ragazza affondò le mani nella folta capigliatura castana del ragazzo, quando all’improvviso tutto svanì ed egli si ritrovò in un nulla assoluto. Clio era scomparsa. E al suo posto c’era una Lachesi leggermente incazzata. I suoi occhi viola erano socchiusi. Di solito la Moira della Rinascita non interrompeva bruscamente i suoi sogni e c’era il segno che qualcosa non andava. Il filo di Persephone che aveva nel polso destro era nero. Il suo proprietario aveva perso l’anima.
“Così ti eserciti nei sogni?” domandò Lachesi meravigliata “Ti ricordo che sei un Nephilim angelico…”.
“E sono anche il tuo apprendista” esclamò Nathaniel esasperato“Ma nemmeno nei sogni posso stare in pace. Avete dei giorni di vacanza? Sfruttateli”
“Giovanotto non sfruttare la mia pazienza. Lo sai quello che stavi facendo?”
“Le stavo mostrando la valle di Fantaso” rispose il ragazzo “Perché è vietato dalle sacre leggi?”
“ No, non è vietato” rispose Lachesi seria “Ma credo che per lei sia meglio qualcosa di più concreto di una valle di sogni”
“Fantaso potrebbe avere bisogno di qualche apprendista?”
“Ne potrei parlare” disse Lachesi “Ma non ti garantisco nulla. Fantaso è un tipo molto geloso riguardo alla creazione del mondo onirico”.
Nathaniel annuì e poi chiese perplesso “Dove mi trovo?”
“Il luogo dove ti trovi, non ha nessuna importanza” lo interruppe Lachesi seccata “Sono venuta ad avvertirti di una cosa”.
“Cosa?”
La Moira della Rinascita poggiò l’indice sulle labbra e indicò una lunga spiaggia, laddove c’erano due persone che stavano lottando ferocemente. La spiaggia era molto particolare, racchiudeva le nuvole del paradiso, le fiamme dell’Inferno e la fierezza del Purgatorio. Sullo sfondo si poteva vedere una Eve incerta se essere soddisfatta  o no. Tutta l’attenzione era rivolta alle due persone che stavano lottando ferocemente. Una aveva le sette ali spalancate e reggeva una bellissima spada di ametista, l’altra stava richiamando a sé tutti gli elementi della natura. Quella a sinistra era ferita mortalmente e scuoteva la testa, incredula.
“Ricordati di me”, urlò “Maledizione ricordati di me”
Nathaniel non ebbe modo di vedere chi era la persona che urlava. Ma dentro di sé sapeva. Lachesi spiegò “Ho chiamato Morfeo e Fantaso per interferire con i tuoi sogni, perché devo dirti una cosa molto importante”.
“Dimmi”
“Devi guardare un segno nel cielo”
“Un segno nel cielo?”
La Moira della Rinascita si rimise il dito in bocca e lo abbracciò “Buona notte Nath”.
“Come sta mia madre?”
“Sogni d’oro, angelos”
Con un sobbalzo Nathaniel si svegliò, memore del sogno con Lachesi. Si alzò bruscamente e senza fare rumore aprì la finestra, lasciando entrare la brezza notturna. Il cielo era normalissimo, solo qualche spruzzata di stelle, una luna a forma di falce e una leggera tramontana. Nessun segno supernaturale. Sapeva che Lachesi non aveva detto tutto quello che doveva dire, ma se qualche cosa aveva imparato dall’apprendistato con la Moira della Rinascita, era che gli esseri supernaturali  dicevano il minimo indispensabile, per poi dire le cose essenziali solo all’ultimo secondo. Quando ormai le cose erano già sistemate.
“Neanche tu dormi?”
L’aiutante di Lachesi si girò e vide sua sorella che gli sorrideva. Si sedettero l’uno accanto all’altra, come facevano quando erano piccolini e un temporale li faceva spaventare.
“No”
Michelle schioccò le dita e fece comparire accanto a sé una tisana “Secondo Igea questa tisana dovrebbe aiutare a dormire”
Nathaniel la prese e la sorseggiò un po’ “Sai Lachesi mi ha fatto visita nei sogni. Mi ha fatto vedere una spiaggia, la quale racchiudeva le essenze dei tre regni ultraterreni…”.
“Per caso c’erano due persone, una con le ali spalancate e l’altra che richiamava la potenza della natura? E la ragazza alata urlava “Maledizione ricordati di me”?” lo interruppe Michelle meravigliata “Anche io ho fatto lo stesso sogno assieme a Hypnos e Asclepio”
“Per caso sai chi sono?”
“Sono la mamma e la zia che combattono” rispose Michelle triste.
Nathaniel sgranò gli occhi e non seppe cosa dire. Possibile che la zia fosse di nuovo posseduta da Sandalphon? No, Sandalphon era stato distrutto da Lucifero e i suoi frammenti d’anima erano stati disintegrati…Ci doveva essere per forza qualcosa sotto.
“Mi manca” esclamò Michelle e all’occhiata stranita del fratello spiegò “La mamma, intendo. È sempre in missione, in pericolo di vita… Alcune volte vorrei che fossimo una famiglia normale”.
“Chiedi un miracolo” sghignazzò Nathaniel e poi affermò “Anche a me mi manca”
Michelle gli battè una mano sulla spalla destra e sbadigliò “Ritorno a dormire. Asclepio mi ha lasciato mezz’ora di pace, devo ritornare a imparare i rudimenti della medicina”.
“Anche lui un tiranno?”
“In fondo tu ed io facciamo la stessa cosa” rispose la sorella “Buona notte fratellino”.
Nathaniel annuì sovrappensiero e non poté fare a meno di riflettere su quello che gli aveva appena detto Michelle. La notte portava consiglio, o almeno così sperava.
                                                                    *
Al piano di sotto Cass e Gabe stavano sorvegliando la casa dei fratelli Winchester. Erano ormai giorni in cui i due angeli stavano badando ai quattro ragazzi e ancora non c’era stata nessuna novità da parte di Christine o di altri. Erano partiti verso la casa di Haniel Purpleflowers alla ricerca di un modo per ripristinare lo specchio di lapislazzuli di Eve, lo specchio che serviva a ripristinare le anime del Purgatorio e a riequilibrare l’equilibro, portando con sé, però, la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Alcuni angeli avevano fatto la scelta di rinunciare a qualcosa per costituire la Lancia di Lete, l’unica arma che potesse, in qualche modo, contrastare il potere immenso di Empusa. Non appena si sarebbe formata, si ipotizzava che sarebbe stata utile, anche se si sapeva che molto probabilmente avrebbe solo addormentato lo spirito, per poi rivederselo spuntare prossimamente. Neanche nel mondo supernaturale si aveva la certezza assoluta. La ferita allo sterno faceva più male del solito e Gabe capì che la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse aveva fatto la sua breve apparizione.
La ferita non era solo fisica, ma anche emotiva. Gabe sapeva che la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse albergava in Violet, la migliore amica di Christine, e questa cosa lo mandava letteralmente in bestia, cosa un po’ ironica per un angelo. Se solo Cassandra non fosse andata all’Inferno per inseguire quel cercatore dell’Inferno, a quest’ora nulla sarebbe successo. Violet non avrebbe assorbito lo spirito di Empusa. Purtroppo il futuro non si costruiva né con i sé né con i ma, soltanto con le azioni che decretavano la sconfitta o le più dolci delle vittorie. Non poteva assolutamente dimenticare una Christine/Hesediel conciata male, di ritorno dall’Inferno, la quale rivendicava contro Metatron e contro tutto il Consiglio Celeste il suo diritto a volere bene a Violet. A quell’epoca Christine combatteva contro l’ordine di uccidere Violet, in quanto vessillo di Sandalphon…Adesso…
“Pensi che ce la faremo?”
Gabe strabuzzò gli occhi, poi intravide Cass nella penombra e rispose ironico “Pensavo di essere solo. La prossima volta avvertimi prima”
Cass sbuffò “Smettila di fare il cretino Gabe”.
L’arcangelo addentò un biscotto di cioccolato e dopo con voce seria rispose “Non ho nessuna intenzione di fare il cretino Cass, specialmente in questo preciso istante. La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse ha fatto la sua apparizione e per poco non ha ucciso Sheeira”.
Per poco l’angelo del giovedì non si strozzò con l’acqua che stava bevendo “E tu come fai a saperlo?”
L’arcangelo delle annunciazioni si scostò un lembo della camicetta fatta di filamenti di luna e polvere di stelle e mostrò la ferita al cuore. Cass notò che la ferita non era più rosa chiaro ma di un colore più intenso. La ferita di Lucifero. Era la prima volta che la faceva vedere a un suo simile.
“Diventa così quando succede qualcosa di pericoloso” spiegò Gabe in tono grave “La prima volta che è successo, è stato quando Semeyraza ha fatto la sua comparsa”.
“Manca solo l’essenza del Paradiso per poter ripristinare lo specchio di lapislazzuli” affermò Cass deluso.
“Quasi quasi preferirei che il terzo regno sprofondasse, piuttosto che mia sorella ripristini lo specchio di Eve” sussurrò Gabe irritato “Non posso vedere morire mia sorella di nuovo”.
Cass stava per rispondere, quando all’improvviso una scossa tellurica non sconvolse tutto. La cucina dei Winchester venne spaccata in due. Filamenti di luce e fiamme dell’inferno cominciarono a comparire in ogni dove, con qualche filamento di sangue purgatoriese, liquido nero gaietto e viscoso. I figli dei Winchester si precipitarono sotto, Michelle e Nathaniel che portavano in braccio i rispettivi cugini. Gabe sguainò la spada arcangelica e urlò “Tutti fuori in giardino”.
“Che sta succedendo Cass?” domandò Jensen turbato.
Cass aveva assistito a quel fenomeno solo una sola volta, quando aveva solo due anni. Il Purgatorio poteva essere aperto o con un incantesimo di sangue, o tramite la BiaThanathie, la musica che univa il suono della tromba di Raziel e il violino di Zoe, la musica che univa la vita e la morte. Nessuno poteva sprigionare una potenza simile, a meno che…
“Michele e Lucifero non siano stati scelti come custodi del Purgatorio” esclamò Gabe meravigliato, intuendo quello che stava pensando Cass.
Così come era arrivata la scossa, quest’ultima cessò la sua attività. I figli dei bros osservarono stupefatti la loro casa distrutta e fu Nathaniel a prendere la parola “Qualcuno ci spieghi”.
Cass si mordicchiò il labbro, un po’ a disagio per l’espressione “Lo specchio di lapislazzuli è…
“Rotto!” esclamò Jensen irritato “Lo sappiamo. Vogliamo sapere perché la mamma e la zia combattevano contro”.
I due angeli si guardarono intorno e alla fine Cass spiegò “Violet è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
A quelle parole calò il gelo tra i presenti. Gabe gli pestò un piede e sussurrò “Un po’ di delicatezza Cass”. Jensen ululò come un’animale ferito e cominciò a ferire Cass con il pugnale d’argento.  L’angelo impugnò il coltello e riuscì a disarmarlo. Non prima di essere ferito seriamente nell’ala sinistra. Con una smorfia si autoguarì. Dopo quello che gli aveva detto, come potevano sperare di dire che Nathaniel e Mary erano indispensabili per creare il luogo dove prendere le essenze?
“Fate schifo” esclamò Mary furibonda, abbracciando il fratello piangente “Allora è questo il vostro scopo?  Quello di fare combattere mia zia e mia madre contro? Fate semplicemente schifo, le volete morte”.
“La storia è più complicata del previsto” tentò di giustificarsi Cass “Ma non vogliamo assolutamente che la vostra mamma e vostra zia muoiano. Stiamo tentando il possibile per salvarle entrambe”.
“Non vi credo” urlò Jensen a squarciagola “Io non vi credo”.
“Dobbiamo spiegarvi alcune cose…”
I figli dei Winchester si guardarono negli occhi e rientrarono a casa, non con poche difficoltà. Cass e Gabe sospirarono, le fiamme e i filamenti che fuoriuscivano dalle spaccature del terreno. E dal terreno spuntò un’ala. Un’ala nera che brandiva una spada di luce e d’ombra. Ci mancava solo questa.
“ È arrivato il giudizio universale?”


 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36-14/Ottobre/2026 ore 2,35 di notte-Casa di Haniel Purpleflowers ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentaseiesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo siamo ritornati dai figli dei Winchester e con la sorpresa di un'ala che spuntava dal terreno, un ritorno non tanto gradito...In questo capitolo ritorniamo a casa di Haniel, dopo l'attacco di Empusa contro Sheeira e Haniel, un piccolo dialogo comico tra le due sorelle....Ma non vi anticipo nulla :-) Spero che la storia vi continui a intrigare ed a emozionare :-) Mi scuso per eventuali errori commessi all'interno del capitolo :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

14/Ottobre/2026 ore 2,35 di notte Casa di Haniel Purpleflowers
La forte scossa di terremoto che aveva caratterizzato casa Winchester, fu sentita dall’arcangelo dell’amore, intento a vegliare su Sheeira, collassata dopo essersi scontrata contro la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, risvegliatasi nel corpo della cercatrice Violet Gyselle CrystalLight dopo la presa delle essenze del Purgatorio e dell’Inferno, grazie agli Alphas ed Elena e l’arcangelo Raphael.  E mancava solo la presa dell’essenza del Paradiso, da ottenere grazie alla battaglia contro la controparte ribelle. Aveva riconosciuto quella scossa al primo colpo, erano passati tre milioni di anni da quando si era suonata, un battito di ciglia per un arcangelo ma la BiaThanathie si riconosceva a colpo sicuro. La musica prodotta dal violino di Zoe e la tromba di Raziel era uno dei modi per accedere al terzo regno, al regno da tutti considerato come misconosciuto. L’unico modo che non richiedesse l’utilizzo del sangue.
In una pausa, Haniel si era accinto nello studio e aveva controllato che la situazione fosse a posto a casa dei suoi amici. Vide Gabriel e Cass sistemare il disastro provocato dall’effetto dei due strumenti musicali. Solo l’essenza di Michele e Lucifero poteva sprigionare quella potenza inimmaginabile, solo i due gemelli celesti potevano essere scelti come custodi del Purgatorio. Persephone era morta colpita dall’Aletheia Gladia e Atropo non aveva trovato di meglio che donare a loro questo compito, vendicandosi di Michele per un antico torto subito. Con disappunto Haniel notò che le note musicali della BiaThanathie avevano spaccato in due la casa e c’era anche una sorpresa indesiderata.
Semeyraza era ritornato.
Molto probabilmente la musica infernal-paradisiaca aveva agito sulle serrature della gabbia, laddove era stato imprigionato grazie all’intervento della Fenice, e lo aveva liberato. Ma non era il Semeyraza di quasi un anno fa, il Semeyraza che aveva messo a ferro e a fuoco il Paradiso e l’Inferno, l’assassino di numerosi angeli e demoni, l’angelo che aveva richiesto l’intervento della mitica Fenice. Le ali erano state mutilate duramente e in alcune rimanevano solo dei monconi sanguinanti, gli occhi erano stati sfregiati, facendo rimanere solo una pallida bellezza dello splendido angelo che era stato un tempo, un tempo prima che decidesse di ribellarsi e di fare ribellare Lucifero. E non c’era più l’arroganza di un tempo. La sua donna gli aveva fatto capire che il suo progetto, purché nobile ai suoi occhi, stava danneggiando l’equilibro.
Haniel non poté esimersi dal fare una smorfia nel vedere Nathaniel, dapprima sconvolto e dopo furibondo, scagliarsi contro Semeyraza, urlando contro di lui tutto il male che aveva provocato. E Haniel fu stupito dal fatto che Semeyraza non avesse cercato di fargli del male, bensì lo aveva abbracciato. Semeyraza lo stupiva ogni giorno. E ancora una volta Nathaniel aveva dimostrato il temperamento dei Winchester.
“Se pensi così intensamente, ti verranno le rughe”.
L’arcangelo dell’amore sobbalzò sulla sedia e vide una Sheeira sorridente, anche se un po’ stordita dall’effetto del medicinale all’interno della flebo. Con una smorfia di dolore ed evitando di guardare, Sheeira si tolse l’ago canula dalla vena basilica e fermò con un gesto della mano il flusso del sangue. Aveva visto numerosi massacri, ma la vista del suo sangue la faceva rabbrividire. La Vaso di Collera era seduta a gambe incrociate e le ali spalancate, come se non fosse successo praticamente nulla o perlomeno faceva finta che non fosse successo praticamente nulla. E di sicuro non aveva perso la sua ironia. Era sempre la solita.
“Come stai?”
“Come se qualcuno mi avesse buttato sotto un treno, con la differenza che con il treno avrei avuto meno dolori” affermò Sheeira e dopo fu interrotta da un leggero colpo alla porta “Avanti”.
La porta si aprì leggermente ed entrò Christine. L’arcangelo della giustizia e della misericordia sorrise ampiamente quando vide la sorella sveglia. Christine abbracciò calorosamente Sheeira e, nonostante la Vaso di Collera facesse delle smorfie e tentasse di allontanarla, Haniel poté costatare l’affetto che c’era tra le due sorelle. I capelli ricci di Christine, dapprima vanto degli arcangeli per la loro lucentezza, adesso si stavano rivelando stopposi.  Solo gli occhi a forma di goccia, cosa inusuale nel Paradiso, erano determinati e con una luce particolare. Il fatto di essere anche l’arcangelo del Purgatorio non le stava giovando affatto. Crowley aveva appena superato il limite, grazie all’uso spropositato dell’Aletheia Gladia e gli effetti sulla grazia si stavano sentendo. Addirittura l’aura di Hesediel non era più viola chiaro, ma bensì indaco, a dimostrazione che la conoscenza di Christine si stava ampliando, a dimostrazione che si stava avvicinando un po’ di più a quel regno che era a metà tra il bene e il male. Bisognava recuperare l’essenza del Paradiso al più presto.
“Adesso sta diventando imbarazzante” disse Sheeira ironica, allontanando la sorella da sè “Sono viva, Chris e non ti preoccupare che non scompaio”.
Christine tirò fuori una linguaccia e la rimbrottò bonariamente “Sei la solita deficiente. Una ti abbraccia e tu dici che è imbarazzante. Ma guarda te”
Sheeira ricambiò la linguaccia e scoccò un bacio sulla guancia della sorella maggiore. Haniel sorrise ammirato. Uno dei pochi e chiari esempi della vera fratellanza angelica. La fratellanza che era stata disonorata da migliaia di lotte intestine, tutte solo per il potere e per la sciocca convinzione che gli esseri umani fossero solo aborti. Sheeira si spostò i capelli biondi e prese una ciocca di capelli ricci di Christine, rigirandosela su un dito e socchiudendo gli occhi scandalizzata “Sai che gli esseri umani hanno inventato un’invenzione meravigliosa chiamata shampoo?”
“Sì” affermò Christine rabbuiata “Ma..”
“Sto scherzando Chris” Sheeira scoppiò a ridere di fronte allo sconcerto della sorella maggiore “Certo che questa storia del Purgatorio e dello specchio ha ampliato la tua serietà. Mi domando il perché tu non abbia fatto domanda per i Carabinieri celesti”.
Christine annuì e dopo guardò Haniel. Anche lui non stava messo bene e sapeva bene che gli stava chiedendo troppo. Ma essere arcangelo significava niente ferie, solo impegni e battaglie con qualche sprazzo di serenità a quanto capitava. E sapeva che la serenità assoluta era la sua figlioletta di sette anni, la sua amata Desideree Ametyste Iolyande.
“Grazie per il tuo tempo Hany” lo ringraziò Christine “Grazie per avere vegliato su mia sorella. So che ti sto chiedendo troppo e che meriti solo riposo. Mi sa tanto che il male dovrebbe prendersi una bella vacanza o darci la possibilità di prendercene una”
Haniel mosse la mano, come a dire che era stato un onore farlo. Dopo si alzò bruscamente e nei suoi occhi castani balenò la luce dell’urgenza. L’alba si stava avvicinando, come il 2 Novembre, giorno in cui le tre essenze dei regni e l’essenza dell’angelo che ha tanto amato sarebbero servite per la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli di Eve, per il ripristino dell’equilibro ultraterreno, un equilibro che avrebbe richiesto un sacrificio ancora più ampio. E la ricomparsa di Empusa, la terribile Quinta Cavaliere dell’Apocalisse.
“Avete qualcosa da fare?”
“Sinceramente sì” ribattè Sheeira sarcastica “Vorrei riposarmi”.
“Ti sei riposata abbastanza” rispose Haniel adesso del tutto serio “Venite in biblioteca”.
Le due sorelle si guardarono negli occhi e si accinsero a seguirlo nella sua biblioteca. Durante il tragitto incrociarono Dean e Violet, ma non ebbero il tempo di fermarsi. Violet stava per dire qualcosa, quando Sheeira tirò fuori il dito medio e la cercatrice d’angeli chiuse la bocca e guardò attonita il marito. Christine aspettò che il cognato e la sua amica se ne andassero e dopo affrontò sua sorella “Ma che combini?”
“Mi ha quasi ucciso”, sibilò Sheeira arrabbiata “Ho quasi rischiato di avere dentro di me la grazia demoniaca. Se avessi preso il ciondolo di Dio dal petto di Ignitia, l’avrei uccisa seduta stante e allora mi sarei sentita un mostro, degna solo dell’Inferno. Perdonami se non esulto di felicità nel vederla”.
“Violet è mia amica” ringhiò Christine “E non ti permetto di insultarla, neanche se è il peggiore dei mostri. Non l’ho permesso a Metatron, figurati se lo consentirò a mia sorella minore”.
Sheeira la fissò con una certa malinconia e poté costatare che Christine aveva la stessa faccia, la stessa espressione che aveva lei nei mesi prima che Ignitia non la scaricasse. Doveva ricordarsi la frase del Librariano Esperino “Non lasciare che i tuoi doni ti portino a un passo dal dirupo”. Christine era a un passo dal dirupo per il volere bene a Violet.
“Anche Ignitia era mia amica e guarda che fine mi ha fatto fare” rispose Sheeira triste “Christine devi dirglielo”
“Che cosa dovrei dirle?” ribattè Christine ironica “Che è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse e che mi dovrà uccidere? Non posso farlo e tu non sei nella posizione adatta per dirmelo!”.
“Meglio la verità detta da te che scoperta dagli altri” esclamò Sheeira, accingendosi ad aprire la porta della biblioteca “Sai bene che Ignitia mi ha lasciata perché mi rifiutavo di dirle una cosa importante e alla fine sono finita all’Inferno e sono anche morta”.
“Sono due cose distinte e separate” esclamò Christine, alzando gli occhi.
“Ne sei totalmente sicura?”
Con quella domanda lasciata in sospeso, le due sorelle entrarono nella biblioteca, dove trovarono l’arcangelo dell’amore accanto al suo specchio di petali di rosa, lo specchio laddove Haniel guardava cosa succedeva al di là di casa propria. L’arcangelo dell’amore mosse delicatamente i petali di rosa e fece vedere ciò che era successo a casa Winchester. Le due sorelle stettero a guardare senza nemmeno fiatare e dopo Christine urlò “Non è possibile”
“La musica della BiaThanatie ha agito anche nelle serrature della gabbia di Semeyraza” annunciò Haniel in tono grave “Michele e Lucifero sono stati scelti come custodi del Purgatorio. Il tempo sta scadendo ragazzi”
“Ragazze” precisò Sheeira in tono puntiglioso.
“Come stanno i miei figli?” chiese Christine “Stanno bene? Semeyraza non gli ha fatto del mare, nevvero?”.
“Stanno bene” confermò Haniel facendo un rapido sorriso “Come hai potuto vedere Nathaniel si è saputo difendere. I tuoi figli stanno bene e sono determinati, forse meglio dei genitori”.
E con un sogghigno fece vedere Nathaniel e Michelle colpire Semeyraza con un calcio volante.
Christine annuì orgogliosa e stava per parlare quando la porta della biblioteca si spalancò improvvisamente e venne un Dean leggermente incazzato. Anche se incazzato era un delicato eufemismo. Il cacciatore di demoni avanzò a passo di marcia, ritrovandosi a pochi centimetri dalla faccia della Vaso di Collera. La Vaso di Collera non perse la sua ironia.
“Come ti sei permessa a insultare mia moglie?”
“Oh oh” ridacchiò Sheeira, inclinando il collo a sinistra e mandando un bacio a Violet “Credevo cercatrice d’angeli che non avessi avuto bisogno dell’intervento del tuo cavaliere”
Violet si sporse e affermò “Non ho bisogno di essere protetta da Dean. Ma hai superato il limite Sheeira!”
“Mi dispiace che sei così suscettibile. Ti regalerò un peluche a Natale, possibilmente un orsacchiotto” Sheeira alzò le spalle, totalmente indifferente, e diede le spalle.  Dean guardò Christine stupefatto e dopo si accinse a dare un pugno a Sheeira, la quale annunciò “Non è a me che devi dare un pugno. Conserva la tua irruenza Dean”
Il cacciatore di demoni sbattè gli occhi, con il pugno a mezz’aria, un po’ confuso, e dopo Christine avanzò, una luce determinata negli occhi “Devo dirvi una cosa importante”
Christine prese lo specchio di petali di rosa e lo trasformò in uno specchio di petali di violette e di iolite e fece vedere una ragazza seduta sopra una nuvola nera e le ali fatte di sangue e di incubi. Aveva un bastone di ossidiana e con esso stava scatenando ogni potere della natura, tutto il potere dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse riunite all’interno di una sola persona.  Una visione apocalittica. Nella visione vi era Dean che urlava “Amore, non farlo”.
“Che cosa significa?” domandò Dean irritato “Cos’è uno scherzo?”
“Nessuno scherzo” affermò Sam entrando all’improvviso e facendo un cenno a tutti i presenti “La verità contenuta nello specchio è più vera della verità stessa”.
“Smettila di parlare in angelese per favore, pure tu” disse Dean esasperato “E poi perché devo chiamare amore un’altra persona, pur quest’ultima molto avvenente?” poi si accorse dell’occhiata arcigna della sua compagna e fece una smorfia “Bè non potrai negare che è molto bella”.
Sheeira diede un’occhiata di intesa a Haniel, Christine e Sam e dopo disse “Perché tu sei sposato con lei”
Dean aggrottò la fronte e dopo rise a più non posso “Mi sa tanto che voi angeli vi manca qualche rotella. Mia moglie ve la trovate davanti”
Sam strascicò i piedi e dopo affermò “La persona nel video è Violet. Dean, Violet è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
Dean non disse praticamente nulla e dopo ringhiò “Da te non me l’aspettavo minimamente Sammy. Mia moglie non è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Sicuramente state cercando un'altra persona”.
“Vorrei che fosse così Dean ma Sam ha ragione” esclamò Haniel facendo ritornare lo specchio alla sua originaria forma “Violet è la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”.
Dean prese una sedia e cominciò a scagliarla contro una vetrina piena di libri. Haniel frenò la sedia appena in tempo, evitando il danneggiamento di alcuni libri antichi e il cacciatore dei demoni gridò “Adesso basta gettare fango su mia moglie. Prima Sandalphon, ora questo…”
“Dean, calmati”
“Non mi calmo, amore” dichiarò Dean con una luce bellicosa negli occhi “Troppo spesso ti hanno utilizzato come un escamotage per le loro battaglie celesti e ora è tempo che la smettino”.
“Vuoi una prova?” domandò Haniel, perdendo di colpo la dolcezza che lo caratterizzava “Te la darò”.
Schioccò le dita e fece vedere una giovanissima Cassandra, madre di Violet, addentrarsi nell’Inferno per cercare di sconfiggere un cercatore di demoni. Dean vide come Lucifero le avesse scagliato lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, come lo spirito avesse alterato il dna della piccola e dopo la scena si spostò a Violet che aveva cambiato colore degli occhi e si era palesata come Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Il cacciatore di demoni non ebbe nulla da dire, troppo sconvolto dalla visione. La visione era finita con una Violet che puntava un pugnale contro il collo dell’arcangelo, quasi in fin di vita.
“Deve essere uno scherzo”
“Nessuno scherzo, è vero Dean”
“Vorreste farmi credere che se non ripristiniamo lo specchio, Christine muore e se lo facciamo, le cose non cambiano?”
“Bè tecnicamente sì”
Il cacciatore di demoni non disse più nulla, la durezza trasformata in lacrime che scivolarono sulle guance, amare al tatto e alla vista. Violet materializzò un pugnale d’ametista e si avvicinò a Christine “Uccidimi, adesso”.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia guardò il pugnale e dopo guardò la sua amica. Scosse la testa “Non posso farlo”
“Perché?” chiese Violet meravigliata “Stai facendo la cosa giusta”.
“Perché volere bene è una condizione che ti entra nell’animo e non rispetta le regole. Voglio aiutare il Purgatorio, ma nel contempo vorrei evitare che tu possa trasformarti nella Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
La cercatrice degli angeli non disse più nulla, ma dentro di sé era orgogliosa di quell’angelo testardo, che le era rimasto accanto, anche se non fisicamente, quando lei le aveva perennemente imposto di andarsene. Le aveva detto una cosa che l’aveva ferita moltissimo e nonostante questo, Christine le voleva bene. Christine sorrise e l’abbracciò.
“Avevi un’occasione per uccidermi” sibilò Empusa all’orecchio dell’arcangelo della giustizia della misericordia e Christine vide gli occhi castani di Violet trasformarsi in quegli della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse “Peccato”
L’arcangelo della giustizia non si fece cogliere impreparata e tirò un calcio a Violet, facendola atterrare. La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse ringhiò contro Christine e sibilò “Niente quello che farete, sarà utile. Ripristinerete lo specchio, non esisterà più Violet Gyselle CrystalLight ma solo io. O meglio io sarò lei”
“Morirò” affermò Christine sicura “Ma tu sarai scomparsa dal corpo della mia amica”.
“Ti piacerebbe” sibilò Empusa e gli diede come regalo un lungo segno prolungato nel braccio. E dopo scomparve tra i meandri dell’anima della cercatrice d’angeli, in attesa di un’altra apparizione.
 Haniel si sporse ad aiutare Christine e utilizzò i suoi poteri, per recuperare di nuovo Violet e fare addormentare Empusa. Almeno per il tempo necessario ad affrontare la missione. La cercatrice vide un segno prolungato nel braccio di Christine e disse “Allora avevate ragione!”
 Dean si accinse ad alzarla da terra e dopo si girò a guardare Haniel “In qualche tuo libro c’è qualche rimedio?”
“C’è mia figlia!”
“Iolye?” domandò Violet stupefatta “Ma se ha solo sette anni!”
“E chi ha parlato di Iolye?”
Negli occhi di Haniel ci fu la luce della nostalgia e dell’affetto più recondito. E intanto si era accorto che Christine custodiva un dolce e tenero segreto. Solo sua figlia poteva aiutarli. Solo che per andarla a trovare, dovevano andare nel luogo dove si trovava. Al cimitero.
“Dopo questa battaglia me ne vado in vacanza per tre anni” asserì Dean convinto “Me lo meriterò o no?”
“C’è prima da recuperare l’essenza del Paradiso” gli ricordò Haniel.
Dean sbattè la porta dietro di sé. Era stata una giornata per lo più ricca di emozioni. E ancora con altre emozioni tutte da scoprire.

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37-15/Ottobre/2026 ore 7.33-Rifugio degli Angeli-Camera dell'arcangelo Raphael ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi trentasettesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto i fratelli Winchester e le loro compagne e Sheeira scoprire altre cose riguardo allo specchio di lapislazzuli, uno specchio che sembra portare più guai che opportunità...Sam con una compagna che rischia di morire da un momento all'altro, Dean con una compagna che sta per diventare un'assassina sovrannaturale...In questo capitolo ci ritroviamo gli angeli della saga letteraria "Guild Hunter" della Nalini Singh e si avrà un dialogo con Crowley...Ma non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono le mie storie tra le seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)
Nota dell'Autrice Stramba: Gadreel non fa riferimento all'angelo della 9 stagione, ma è un caso di ononimia ^_^


15/Ottobre/2026 ore 7.33 Rifugio degli Angeli-Camera dell’arcangelo Raphael

La prima cosa che vide Elena fu una stanza bianca, una stanza talmente bella da essere quasi irritante. La cacciatrice non sapeva nulla di come c’era arrivata, l’aveva riconosciuta la stanza ma ancora nella sua testa e nel suo cuore c’era tutto il dolore e la rabbia dell’Inferno.  Girò la testa e vide l’essenza dell’Inferno sul comodino, quasi un innocuo soprammobile, ma ben conscia del suo enorme potere distruttivo. Aveva ancora in mente il volto di Slater, di quel maledetto essere untuoso che aveva sterminato la sua famiglia e aveva dato inizio alla sua vita, a un padre completamente assente e immorale, al suo dono di riconoscere i vampiri grazie al loro profumo. Erano davvero usciti dall’Inferno? Oh questa stanza era solo un escamotage dell’Inferno, in attesa di una prossima tortura? A interromperla, fu un rumore sommesso e un uomo dai capelli ricci e gli occhi azzurri la distrasse.
“Ben svegliata principessa”, disse la voce sensuale e ironica di Raphael “ Pensavo che ci sarebbe voluto un bacio per svegliarti”.
La cacciatrice saltò giù dal letto, le magnifiche ali distese e cominciò a vestirsi “Per così poco?”
L’arcangelo fece un sorrisetto e la guardò mentre si sistemava il corpetto e stringeva la cintura di pelle nei jeans. Ogni giorno si stava innamorando di quella cacciatrice e stava perdendo quell’aura da arcangelico bastardo che lo contraddistingueva. Stava diventando umano, cosa assolutamente orribile per sua madre Caliane, divenuta custode dell’Essenza dell’Inferno. Anche se c’era una parte di sé che voleva restare quello che era, non poteva negare che l’umanità di Elena lo stava guarendo da tutti i difetti che la sua stirpe aveva ereditato da millenni. Stava imparando più da Elena e non viceversa.
“Ti trovo pensieroso”
“Stavo solo pensando a mia madre all’Inferno” rispose Raphael con uno sguardo rabbuiato “Quel posto gli dona molto”.
“Non è stato un incontro molto piacevole”
“Piacevole è un eufemismo che non rende neanche l’idea” affermò Raphael aiutandola a stringere i legacci del corpetto “Mi ha accusato che sto diventando troppo umano, che la tua umanità mi stia rammollendo”.
La cacciatrice lo scrutò per un attimo, indecisa su quello da dire e poi si arrischiò a chiedere “E tu che cosa hai risposto?”
“Secondo te?” rispose Raphael enigmatico, finendo di legare i legacci e ammirandola in tutto “Ho scelto te”.
Quelle parole provocarono un brivido lungo la schiena di Elena, un brivido indefinito tra la contentezza e il terrore. Perché stava parlando con Raphael, non con un angelo alle prime armi, stava parlando con un arcangelo, il quale aveva punito un vampiro gettandolo e guardandolo esamine, inflessibile e duro. Anche se era diventata un angelo, quindi molto più forte rispetto a un essere umano qualunque, ma era ancora all’inizio e poteva trovarsi benissimo nella situazione del vampiro, se fosse uscita completamente dalle sue grazie. E di sicuro la stronza reale avrebbe ballato la samba. Sinceramente avrebbe preferito essere pugnalata da migliaia di demoni, piuttosto che immaginare il suo terribile Raphael tra le braccia di lei. Quante cose erano cambiate nella sua breve vita e quante cose sarebbero cambiate da lì a breve.
“Ora che abbiamo l’essenza dell’Inferno” disse Elena meditabonda, infilandosi i piedi all’interno di stivali di pelle “ Che cosa dobbiamo fare?”
“Dovete aspettare che ci sia un particolare segno nel cielo” li interruppe una voce sardonica conosciuta “Raphy pensavo che tu fossi più ordinato”.
Dimitri avanzò con fare elegante e sghignazzò vedendo il letto completamente sfatto e i vestiti sparsi nella stanza “Vi siete dati da fare, a quanto vedo”.
La cacciatrice non esitò a materializzare accanto a sé un pugnale d’argento e lo puntò contro la giugulare del vampiro “Ed io non pensavo che tu fossi così maleducato”.
“Se continui così, potrei anche sposarti”
“Fottiti” sibilò Elena disgustata “Hai parlato di un segno nel cielo. Di quale segno nel cielo stai parlando?”
Dimitri intrecciò le dita e spiegò “Si afferma che nella notte di Samhain, nella notte tra il 31 e l’1 novembre, nel cielo si staglia un particolare segno nel cielo, con il quale praticamente attivare il portale dimensionale per il terzo regno ultraterreno, dove mescolare le tre essenze dei regni ultraterreni e il ciondolo dell’essenza di Dio per costituire di nuovo lo specchio di lapislazzuli”
“Sei molto informato, a quanto vedo”
“Leggo e mi informo, cara la mia cacciatrice” la rimbeccò Dimitri, lanciandole uno sguardo languido, uno di quelli che avrebbe steso chiunque “Come vedi sono intelligente”
“Non me ne ero accorta”
“Null’altro hai potuto scoprire dalla biblioteca?” volle sapere Raphael serio, interrompendo  bruscamente il botta e risposta tra la sua cacciatrice e uno dei suoi Sette.
Dimitri scosse la testa “Gyal ha appena guardato dentro lo Specchio del Passato e del Futuro ed ancora non abbiamo avuto conferma della presa dell’essenza del Paradiso. Sappiamo solo che all’interno della dimora di Astrea vi è l’essenza dell’angelo che ha tanto amato”.
“Sei sicura che sia Astrea?” domandò Raphael stupefatto.
“A meno che non mi siano abbassate le diottre, direi di sì” affermò Dimitri completamente serio “Sì nella dimora di Astrea”
“Chi è Astrea?”
“Astrea è la Personificazione della Giustizia e madre di Hesediel, arcangelo del Purgatorio” rispose Raphael allargando le ali “Viene considerata una leggenda da tutti gli angeli presenti, in quanto la sua presenza consente di mantenere il sano equilibro ed evitare che il male possa sopraffare il bene. Se Hesediel dovesse morire in questa battaglia, nulla garantisce il fatto che Astrea stia tranquilla ”
“Vorrei ben vedere una madre che non vendica la morte” dichiarò Dimitri combattivo
“Mi sa tanto che Hesediel e sua madre possono avere un club tutto per loro” confermò Elena in tono ammirato “Perché è tanto importante il luogo?”
Raphael stava per rispondere alla domanda, quando a un certo punto nella stanza si creò un vortice di fiamme e sangue ed Elena si aggrappò forte alla tastiera del letto per evitare di essere risucchiata la dentro. Raphael allargò le mani e cercò di frenare l’enorme potere che si era sprigionato e la voce crudele ma angosciata di Crowley riempì lo spazio uditivo dei presenti “Fermatevi finché siete in tempo”.
“Ci dovevi pensare prima di utilizzare l’Aletheia Gladia” esclamò Raphael arrabbiato “Ormai quello che è fatto è fatto, manca solo l’essenza del Paradiso e dopo lo specchio potrà andare a nuova luce”.
“Io vorrei sapere perché sei talmente ossessionato dal Purgatorio. Il Purgatorio non ha niente di più o di meno dall’Inferno, a quanto ne so io” dichiarò Elena in tono determinato.
“Stai imparando ben presto le regole dell’essere angelo” rispose Crowley compiaciuto “Bè avevo voglia di ampliare i miei orizzonti”.
“Fallo a raccontare a un’altra persona” ringhiò Raphael, la fronte imperlata di sudore mentre cercava di chiudere il vortice e costringere il Re dell’Inferno a uscire.
Il demone sbottò irritato, “Voglio solo incontrare mia figlia”.
Quella affermazione fece rimanere tutti di sasso. Un demone con figli? Era una delle cose più assurde che Elena avesse mai sentito. Ma la scintilla negli occhi  dimostrava che il demone stava dicendo la pura verità.
“Tua figlia?” ripetè Raphael meravigliato “Tu avresti una figlia?”
“Detto da te sembra un’offesa travestita da complimento” rispose Crowley con un sorrisetto sarcastico “Bè sì ho una figlia, nata dalla relazione tra me e diciamo una, oddio che brutta parola per la mia lingua demoniaca, angelo”
“Bè uno dei bassifondi che ha avuto una storia d’amore nei piani alti” esclamò Dimitri ammirato “Ma c’era bisogno di combinare tutto questo casino?”
Crowley non si degnò di rispondere e fu così che si ritrovò un pugnale nel collo “Rispondi, verme”.
Il demone cambiò il colore dei suoi occhi e con voce gutturale affermò “Quella bastarda della madre ha rinchiuso nostra figlia, per evitare che la sua parte demoniaca potesse uscire fuori e ha preferito trasferirla nel Purgatorio”
“Mettendo come protezione un sigillo, infranto solo grazie all’utilizzo dell’Aletheia Gladia” continuò Raphael disgustato.
“Già” disse Crowley “Non propriamente la compagna perfetta”.
“Ti rendi conto che per questa cosa, si sta materializzando la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse?” urlò Raphael, perdendo completamente le staffe “Mi dispiace per tua figlia e per i tuoi problemi da padre incompreso da tutti, ma questa tua battaglia provocherà la morte di Hesediel”.
“Vallo a dire alla mia ex compagna” asserì Crowley arrabbiato, l’ironia scomparsa definitivamente “Neanche io auspico la morte dell’arcangelo Hesediel e Cloto ha promesso di ritessere il filo di Persephone, il filo che consente alle persone, sia terrene che ultraterrene, di vivere. La comparsa della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse è stato un tragico incidente di percorso. Se solo una cercatrice d’angeli si fosse fermata prima di gettarsi tra le braci dell’Inferno “.
“Non ti facevo così sentimentale”
“Hesediel non è solo apprezzata in Paradiso, ma anche in Inferno” disse il demone “Secondo un’antica leggenda sarebbe dovuta divenire la regina dell’Inferno, la mentore dei Cavalieri di Lucifero: Gadreel, Fyred, Astervia e Letia”
“Ma poi alla fine questa leggenda non si è mai realizzata”
“Davvero intelligente il tuo vampiro” Crowley sorrise in modo sarcastico e Dimitri arretrò di qualche passo “La leggenda non si sarà realizzata, ma nulla toglie che l’Inferno vuole che Hesediel viva”
“Sei davvero contorto, lo sai?” chiese Raphael perplesso.
“Che ci vuoi fare caro” affermò Crowley in tono ironico “Io non sono cattivo, mi disegnano così”.
Il demone se ne stava per andare, quando la curiosità di Elena non si fece attendere “Chi è l’angelo, madre di tua figlia?”
Ma questa volta il demone si limitò a ridacchiare e con un schioccò di dita scomparve definitivamente. I tre si guardarono attoniti, incerti se credere o no alla rivelazione del demone. Quello che non sapevano, era che Eve li stava osservando. E che stava meditando di salvare una persona. Una persona molto importante.


 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38-23/Ottobre/2026 ore 17,45-Quartiere Generale degli Alphas ***


Buona sera a tutti,
ecco a voi il trentottesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto gli arcangeli della saga letteraria "Guild Hunter" di Nalini Singh discutere con Crowley e scoprire che il demone ha una figlia...Vi siete domandati chi è la madre della figlia di Crowley, con chi il demone è uscito...L'attesa sta per essere svelata...Attimo di trepidazione per rendere emozionante la scena...In questo capitolo ritorniamo dagli Alphas e si verrà a scoprire il loro vero obiettivo...Ma non vi anticipo nulla :-) Mi auguro che vi piaccia e vi emozioni :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

23/Ottobre/2026 ore 17,45 Quartiere Generale degli Alphas

Il pomeriggio stava lentamente scorrendo e nel cielo stavano spuntando delle piccole stelle, segno che il giorno stava finendo, indeciso se essere buono o cattivo. Il dottor Rosen attraversò il corridoio del quartiere generale degli Alphas, salutando i poliziotti e soffermandosi a guardare l’ufficio vuoto, laddove era previsto che andasse la sua amata Danny. Non era stato in grado di proteggerla bene e adesso doveva convivere con il fantasma di un ricordo. Un ricordo che lo stava logorando dentro.
A che cosa serviva essere un noto psichiatra, addirittura insignito del premio più importante per la sua categoria, se poi non aveva saputo aiutare chi ne aveva bisogno? Essere imparziale, decidere di scindere la sua parte umana e quella professionale, non era servito a nulla. Non si poteva salvare tutto il mondo, ma salvare le persone che si amavano era un desiderio troppo arduo?
Guardandosi intorno, entrò nella stanza. Tutto era perfettamente in ordine, i libri in ordine alfabetico, una fotografia con loro due sull’altalena. Tempi antichi, tempi anelati disperatamente, ma ormai irrecuperabili. Il dottor Rosen sospirò, era davvero molto bravo a capire i problemi degli altri, ma a capire se stesso, era questo il vero dilemma.
“Papà io sto bene” aveva esclamato Danny al colmo dell’ennesima discussione sui suoi poteri “Non ti devi preoccupare ogni volta per me. Non ho più cinque anni e tu mi devi tenere la manina. Mettitelo in quella testa che sono grande”.
“Tu frequenti cattive frequentazioni” aveva ribattuto il dottor Rosen “E come padre non posso esimermi dall’essere preoccupato”.
“Quando capirai che preoccuparti troppo per gli altri, non fa bene e logora il cuore, fammi un fischio”   lo aveva salutato, dandogli un leggero bacio sulla guancia e socchiudendo la porta.
Ed era rimasto lì a fissare la porta, sperando di rivederla di nuovo.
Discussioni, litigi, sfuriate e solo qualche fotografia per testimoniare il passaggio di una persona amata e non capita fino in fondo. Dando l’ultima occhiata alla fotografia, andò a vedere come si stavano comportando i suoi Alphas.
Egli era il dottor Rosen ma alcune volte si sentiva deludente. Proprio così, marcio e deludente.                                                                                  *
“Avete qualche notizia su Syrius?” domandò il dottor Rosen, prendendo il fascicolo con la relazione di Nina e dandogli una sfogliata.
“Nessuna” borbottò Bill, mettendo la pistola nella fondina “Gary sta scansionando ogni possibile fotogramma dei sistemi di sicurezza per rintracciarlo, ma per adesso non abbia avuto nessuno riscontro con la banca dati della polizia”
“Che cosa ne sarà di lui?” chiese Rachel, alzando gli occhi dalla rivista di moda che stava leggendo “Voglio dire, andrà…?”
“Assolutamente no” rispose il dottor Rosen perentorio “Non dopo avere saputo che gli Alphas sono figli del Purgatorio”.
Cameron che stava giocherellando con una pallina di tennis si fermò e aggrottò la fronte “Quindi ci sta dicendo che ci manderete al Purgatorio come degli esiliati?”
Il Dottor Rosen scosse la testa e si rifiutò di parlare. Di sicuro era meglio il Purgatorio che la prigione, dove venivano imprigionati gli Alphas. Ma non ne aveva la certezza assoluta di quello che stava dicendo.  Eve non era certamente la classica madre amorevole, ma una madre sanguinaria e violenta, una creatura supernaturale con un grande desiderio di proteggere un regno ultraterreno. A un certo punto Bill affermò, fermandosi dal pulire la sua calibro 38 “Da molto tempo che non vediamo Eve. Avrà trovato traffico nella foresta del Purgatorio?”.
“Già” concordò Nina “Mi pare un po’ troppo strano. Non dovevamo aiutarla a ripristinare lo specchio di lapislazzuli e salvare il suo regno?”.
“Lo dicevo io che era una montatura, sicuramente l’essenza del Purgatorio non servirà praticamente a nulla, lo specchio di lapislazzuli è..Che cosa c’è?”
Tutti non dissero nulla, chiaramente imbarazzati e Bill si girò di scatto. Eve era lì. Era vestita con un abito con le piume di cigno nero, sulla schiena un paio di ali, una coda di leopardo delle nevi. Bellissima e letale. Con un suono dispregiativo, Bill rimise la pistola nella fondina. Eve non poté esimersi dal fare un sorrisino compiaciuto.
“E che diamine, ma il campanello lo hanno inventato per bellezza?”
“Una regina non deve mai annunciarsi” rispose Eve melliflua “Poi ormai dovrei essere di casa qui”
“Non mi fiderei mai di te”
Eve sorrise malinconicamente e mosse le mani per fare vedere uno specchio di lapislazzuli dalla cornice d’oro e di iolite, racchiuso in una nuvola di sangue purgatoriese, paradisiaco e infernale “Lo specchio di lapislazzuli”.
Gli Alphas si apprestarono a guardare questo specchio e dopo la loro attenzione verte su una giovane donna di circa venticinque anni, dalla chioma leonina e le corna attorcigliate, le ali da serafino e i denti appuntiti davanti. La donna socchiudeva gli occhi e si agitava, cercando di liberarsi dalle funi arcangeliche che la tenevano ancorata a una roccia. Rachel distolse lo sguardo, quando la misteriosa donna tentò di staccarsi il braccio con i denti appuntiti ed era già arrivata a tagliare l’osso.
“Ho scoperto che Gabriele è venuto a farvi visita e ha designato Gary come suo aiutante per costituire la Lancia di Lete..”
“L’arma che dovrebbe aiutarci a sconfiggere la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse etc... ” la interruppe Bill seccato “Adesso vogliamo tutta la verità Eve e non girarci intorno”
Gli occhi viola di Eve divennero improvvisamente neri e sibilò “Il fatto che tu sia il discendente di Eracle non ti autorizza a trattarmi così. Io potrei... ”
“Uccidermi con un solo sguardo e dimostrarmi quanto potente sia il Purgatorio?” concluse Bill in tono sardonico “ Fai pure, avanti fanciulla sono qui che aspetto. Scatenati. Sono mesi, mesi che non sappiamo che cosa dobbiamo fare in Purgatorio. Abbiamo recuperato un’essenza di un regno misconosciuto, a spese di tante persone innocenti, poi è venuto l’arcangelo Gabriele che ci ha comunicato che se ripariamo lo specchio ci sarà la comparsa della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse che dovrebbe uccidere l’arcangelo Hesediel, detentore dell’equilibro. Dannazione Eve, vogliamo la verità e che sia la volta buona. La meritiamo”
Per un momento si guardarono negli occhi, l’Alphas ex poliziotto dell’Fbi e la Regina del Purgatorio e dopo Eve incrociando le dita, affermò “La vuoi davvero la verità?”
“Se ti consideri una vera regina sì”
“D’accordo Bill. Ti dirò la verità” la voce potente di Eve perse tutta la sua autorità e si poté sentire una lieve sfumatura di amore e di preoccupazione materna “Dirò la verità a tutti voi. Mi sa tanto che sia davvero arrivato il momento”.
“Vuoi per caso una musichetta per immortalare questo momento?”
Eve non rispose alla battuta di Cameron e si apprestò a parlare “Molto tempo fa, all’incirca intorno al Quindicesimo – Sedicesimo Secolo mi trovavo in Scozia per reclutare altri seguaci per il Purgatorio, per creare nuovi mostri. Durante una mia battuta di caccia, nella quale trasformai una giovane e innocente ragazza in un vampiro con le zanne da lupo e la stavo addestrando nei suoi nuovi poteri, venni attaccata da un giovane demone di nome Crowley”
“Stiamo parlando dello stesso demone che ha utilizzato impunemente l’Aletheia Gladia per scoprire l’entrata del tuo regno?” interruppe Nina incuriosita.
“Già” rispose Eve e dopo continuò “ Fu una lotta abbastanza difficoltosa, Crowley non era neanche lontanamente il demone che è oggi, ma finì dopo tre giorni e tre notti, momenti in cui furono creati numerosi mostri demoniaci e del Purgatorio. Seppi che non era stato trasferito un semplice demone all’Inferno e un po’ ne fu affascinata.  Cominciammo a parlare e... ”
“Risparmiaci i dettagli alla Beautiful” sbuffò Nina “E arriva al sodo”.
“Ci mettemmo insieme e per circa tre - quattro secoli fummo insieme, almeno fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando scoprì che la sua umanità era stata definitivamente scacciata dalle spire malevole dell’Inferno. Mi allontanai e scoprì che ero incinta di lui”.
A quella rivelazione tutti ammutolirono e si girarono di scatto a vedere la giovane donna imprigionata, un misto tra Paradiso e Inferno e Rachel fece la domanda che tutti volevano fare “Quella donna è..?”
“Mia figlia” rispose Eve con tristezza “Il perfetto esempio di unione tra Purgatorio e Inferno”.
Per un po’ tutta l’attenzione verte sulla figlia di Eve, trattata come la peggiore delle criminali e Gary intervenne dicendo “Non sei una madre perfetta”.
“Non sono una madre perfetta” ripetè Eve “Hai perfettamente ragione mio piccolo Alphas, ed è perché sono una madre snaturata, vi dirò il vero motivo della vostra visita nel Purgatorio”
Schioccò le dita e fece vedere Cameron con un arco di betulla e d’oro e Rachel innalzare una rete, una rete che stritolo la donna dietro profonda agonia. Fu straziante vedere la figlia di Eve implorare la madre, immobile e decisa di vedere quel massacro. La scena della morte della figlia di Eve durò per circa mezz’ora, nella quale Rachel gridò “Non ci puoi chiedere questo”
“Pensate che non mi faccia male vedere la mia Chronie morta?” gridò Eve allargando le ali “Non giudicate prima di sapere cosa sto per dirvi. Crowley ha combinato tutto questo casino, non solo per la sua sindrome da conquistatore spagnolo, ma per parlare con Chronie. Essendo nata da due esponenti del Purgatorio e dell’Inferno, ha ereditato i poteri di entrambi. Non appena lo specchio si sarà ripristinato, Chronie sarà liberata dal blocco dei poteri effettuato da Dio in persona e allora saranno guai”.
“Peggio della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse?” esclamò Rachel basita “Il concetto di buona notizia lo conoscete tra di voi?”
La Regina del Purgatorio fece una piccola smorfia “Se non la uccidete, il mondo sarà in preda o ai demoni o ai miei seguaci. Anche se mi piacerebbe avere una Terra al completo servizio del Purgatorio, l’equilibro è prima di tutto. E Hesediel non può risolvere questo casino”.
“Sinceramente Eve vai a quel paese” ringhiò Cameron “Come ci puoi chiedere di uccidere tua figlia?”
“Ve lo chiedo perché le voglio bene” rispose Eve, finalmente sdogando la freddezza che la caratterizzava “Ve lo chiedo perché voglio che diventi un arcangelo. Voglio che vada in Paradiso!”
E dopo sparì in una nuvola di sangue nero, ringhia e luce paradisiaca. Al suo posto comparve una lama a due punte, una lama seghettata per il lato purgatoriano di Chronie e una lama affilata per il lato infernale.
Nessuno aveva voglia di parlare.


 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39-24/Ottobre/2026 ore 00.35 della notte-Casa Winchester ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentanovesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Eve chiedere agli Alphas di uccidere sua figlia Chronie, per evitare che possa essere sfruttata per la sua doppia natura....In questo capitolo si ritorna di nuovo a casa Winchester e si vedrà Cass e Gabe avere uno scontro con Semeyraza...Ma non vi anticipo nulla :-) Posso solo dire che sarà intenso e mi auguro che vi possa piacere. Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


24/Ottobre/2026 ore 00.35 della notte Casa Winchester

Mentre gli Alphas stavano riflettendo sulle parole di Eve, sull’uccidere sua figlia Chronie, simbolo del Purgatorio mescolato all’Inferno, per evitare che Crowley potesse avere sempre più potere all’interno dei regni ultraterreni, con la questione sempre più calzante dello specchio di lapislazzuli, Semeyraza si svegliò. Senza nessun sforzo, il Vigilante riuscì a togliersi la benda che Cass e Gabe gli avevano messo, ma anche così il risultato non era cambiato. I suoi occhi erano stati barbaramente mutilati e poteva vedere solo una pallida ombra di ciò che c’era all’interno della stanza. Per non dire delle ali, alcune strappate dal muscolo e ormai ne restavano dei sanguinanti moncherini. Era un pallido miraggio di quello che un tempo era stato e la potenza dei segni enochiani nella stanza non contribuiva affatto alla sua guarigione. Un tempo era stato il condottiero di alcuni angeli scelti per sorvegliare gli umani e alla fine si erano innamorati di loro, meravigliati dal fatto che la loro mortalità fosse sensuale. L’ultima cosa che ricordava, prima di spuntare nel giardino dei Winchester, prima della musica della BiaThanatie, era lui che scriveva con il suo sangue una lettera alla sua amata in Paradiso. Da quando la Fenice lo aveva spedito nella gabbia, ogni giorno era sempre lo stesso, ogni giornata della durata di seicento anni e tre mesi lo costringeva a guardare tutto il male che aveva fatto ai regni ultraterreni.
E a vedere in continuazione il massacro della sua amata Esther. Lui che la massacrava.
“Fammelo uccidere” stava ringhiando Gabe dal piano di sopra “Cass non trattenermi”.
Semeyraza sospirò. Gabe era sempre stato ostile a lui e non avrebbe perso occasione nel ferirlo, avendo anche come giustificazione l’omicidio di migliaia di angeli e anche di Hesediel. L’arcangelo delle annunciazioni non gli aveva perdonato il fatto di avere ferito a morte sua sorella. Di averne procurato la morte, resuscitando Sandalphon e avendogli dato le sembianze di Dimitri CrystalLight, il fratello minore di Violet. E certamente non poteva assolutamente biasimarlo.
“Gabe, ragiona” lo stava cercando di calmare Cass “Può darsi che abbia qualcosa per noi…”.
Cass non insultare la mia intelligenza” sibilò Gabriel, mostrando tutta la potenza degli Angeli “Ho promesso che, se fosse ritornato, lo avrei ucciso con le mie mani”.
Il Vigilante sospirò, capendo che nessuno degli angeli lo avrebbe acclamato. Durante il periodo di prigionia, laddove il tempo di reclusione si estendeva a dismisura e un giorno era seicento anni di pene, Semeyraza era stato a contatto con tutti gli angeli e i demoni che aveva torturato per la sua nuova idea di regni ultraterreni.
“Forse, potrebbe avere…”
“Che cosa dovrebbe avere?” sbraitò l’arcangelo delle annunciazioni “Cass ho fatto questo errore con Lucifero, molto tempo fa. Tu non c’eri, ma Lucy ci promise, dopo un lungo periodo di prigionia e tortura, che era cambiato, che non avrebbe mai fatto del male a Hesediel, che l’avrebbe lasciata vivere in pace con Chamuel, e indovina cosa è successo? Che era più incattivito di prima!”
“Gabe mi hai insegnato che non sempre è buona cosa uccidere”.
“Stiamo parlando del mentore di Lucifero Cass, non dell’ultimo angelo nato” sibilò Gabe “Hesediel non si merita di avere altri problemi a cui pensare.”
A un certo punto la porta della stanza si spalancò bruscamente e Gabe scese le scale. Hesediel aveva fatto benissimo a progettare una panic room, a prova di angeli e altre creature soprannaturali, sul modello della casa di Bobby Singer. Semeyraza non riuscì a vederlo arrivare, ma sentì il freddo tocco dell’ascia di zaffiro blu di Gabe sulla sua giugulare “Ciao Gabe”
“Dammi una buona occasione per non ucciderti” sibilò Gabe furibondo.
Il Vigilante sollevò gli occhi, o meglio quello che ne restava, e vide che in realtà Gabe non poteva ucciderlo. Essendo uno dei primi angeli creati da Dio, Semeyraza aveva il potere della Angelisione, ovvero una tecnica visiva-psichica che permetteva di leggere le anime degli altri angeli, una tecnica che non aveva bisogno della vista come senso. Questo potere era andato definitivamente perduto, dopo la caduta di Lucifero, per evitare che potesse essere usato come arma di ripercussione e motivo di rivalsa. Essendo un arcangelo delle annunciazioni, Gabe era costretto ad amare la vita umana. Anche se in passato, aveva assunto il ruolo da condottiere.
“Io so che tu non puoi farlo” mormorò Semeyraza in tono stanco “Ma se potessi farlo, ti chiederei di farlo, così posso riabbracciare la mia Esther”
Gabriele non riuscì a credere alle sue orecchie, Semeyraza si era ravveduto sulle sue cattive idee? Non era possibile! Neanche la prigione creata da Dio lo aveva ammansito, anzi lo aveva incattivito di più, dandogli modo di creare un’idea malsana di distruggere il Paradiso e l’Inferno, solo perché considerava gli angeli e i demoni non più degni del loro ruolo.
“Sei pienamente cosciente di quello che hai fatto a lei?”
“Io l’ho soltanto amata” ribattè Semeyraza in tono fiero “E voi l’avete barbaramente uccisa”.
“Forse tu ti ricordi male” lo sbeffeggiò Gabe schifato “Tu l’hai uccisa, noi abbiamo trasportato l’anima in Paradiso”.
“Mi ci avete costretto” si difese Semeyraza.
“Come hai fatto a uscire dalla Gabbia, come hai fatto a liberarti del potere della spada di Fenice?”
“Mi ha aiutato mago Merlino” ironizzò il Vigilante, ricevendo un pugno alla mascella “Sapete, mi doveva un favore”.
“Senti, brutta carogna che non sei altro” ringhiò Gabe arrabbiato “Non ti conviene farmi arrabbiare, come hai fatto a uscire?”
Il Vigilante si asciugò del sangue e rispose “La BiaThanatie è una musica molto particolare, la quale unisce vita e morte in un mix inusuale ed ha colpito nelle serrature della Gabbia. Di più non so” per un po’ non disse nulla e dopo domandò “Dove ci troviamo?”
“Nella cantina dei Winchester, nella casa di Hesediel” rispose Gabe irritato “Nella casa dell’arcangelo del Purgatorio”
“Alla fine ha scelto quindi di adempiere a questa mansione” esclamò Semeyraza e nella sfumatura della voce Cass notò qualcos’altro e domandò “Perché questo tono?”
“Nulla”
Gabe non se lo fece ripetere due volte e gli tranciò un’ala destra. Il Vigilante non mugolò, non protestò, limitandosi a sorridere sornione e a guardare placidamente il suo sangue scolare lungo le insenature della sedia. Non per niente era stato il maestro di Lucifero e il dolore veniva visto come una sorta di panacea.
“Mio fratello ti ha fatto una domanda”
“Pensavo che fossi un po’ gentiluomo con i prigionieri” rispose Semeyraza ironico, ma vedendo che Gabe non scherzava affatto “Ho avuto questo tono perché so i poteri dell’arcangelo del Purgatorio e il fatto di essere legati allo specchio di lapislazzuli”
“Alludi alla Cavaliere dell’Apocalisse?”
“No”
“A cosa allora?”
“Al suo ritorno” rispose Semeyraza senza nessuna gioia “Al filo di Persephone”.
Gabe stava chiedendo spiegazioni al riguardo, quando la porta della cantina si spalancò e la voce di Nathaniel domandò “Che cosa sta succedendo qui…?” poi i suoi occhi blu grigio si posizionarono sul prigioniero. Per un po’ non disse nulla, chiaramente sotto shock alla vista di colui che aveva resuscitato Sandalphon e aveva permesso la morte di Hesediel.
“Tu!” esclamò il Nephilim angelico, brandendo il pugnale delle Dominazioni “Io ti ammazzo”.
E con fare irato il ragazzo scese le scale e cominciò a colpire il Vigilante, già ferito gravemente. L’arcangelo delle annunciazioni e l’angelo del giovedì furono colpiti dalla ferocia di Nathaniel, una ferocia nata dalla sofferenza. Dopo circa mezz’ora, Semeyraza fece un sorrisetto a Gabe “Lui ha il coraggio e tu no”.
“Tu hai ordinato l’omicidio di mia madre” ringhiò Nathaniel stringendo gli occhi a fessura “Tu meriti di morire”.
Semeyraza sospirò e allargando le ultime paia di ali ancora sane affermò “Hai ragione giovane Nephilim, meriterei di morire, non una ma centomila volte. Purtroppo ancora ho qualcosa da dire prima di morire”.
“In che senso?”
“Nel senso che quando Sandalphon ha colpito a morte Hesediel…”.
“Non dirmi che ha rotto la sua grazia” finì di dire Gabriel costernato “Quindi se Cloto filasse il filo di Persephone e lo applicasse a Hesediel, ella finirebbe…”
“Per diventare un angelo vegetale” concluse Semeyraza senza nessuna gioia “Per evitare tutto questo, dovete cercare..”
Ma non poté finire la frase, in quanto Nathaniel gli diede un montante e lo fece stramazzare al suolo, laddove era disegnata una trappola angelica. L’aiutante di Lachesi sibilò “Stronzo”
E dopo salì sopra, fumante di rabbia e con mille pensieri in testa. Aprì la porta e stando attento a non cadere, il ragazzo aprì la portiera dell’Impala e cominciò ad accendere la radio. Nel cruscotto c’era la foto di loro, il ricordo pallido di una famiglia felice. Senza urlare, gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, il cuore colmo della mancanza dei suoi genitori. Voleva vivere la sua adolescenza senza problemi, senza preoccuparsi che una qualche entità soprannaturale minacciasse la loro incolumità, senza doversi proteggere un giorno sì e uno, voleva fare un viaggio alare con sua madre e suo padre e Michelle, voleva sentire sua madre ridacchiare a una battuta dello zio e scompigliare i capelli al marito, voleva vedere sua zia Violet scuotere amorevolmente la testa, voleva uno sprazzo di vita all’interno della famiglia. Era immerso nel suo dolore, che non si accorse che era comparsa Lachesi e che lo stava amorevolmente cullando. La Moira restò con lui fino a quando il sole non comparve all’orizzonte.
Nel frattempo che Lachesi consolava Nathaniel e gli prometteva che sua madre se la sarebbe cavata anche questa volta, Gabe aveva aiutato di peso Semeyraza a rimettersi in piedi e lo incalzò “Che cosa dovremmo cercare?”
“Le mie catene, le catene con cui mi avete imprigionato”
“Le catene?” ripetè Gabriel scandalizzato “Vuoi che diventi una nuova Semeyraza?”
“Le catene modificano il carattere di una persona, se già quest’ultima è in procinto di cambiare e Hesediel non è in questa strada. Il Purgatorio l’ha migliorata, non peggiorata in questo senso. No, le catene hanno il potere di riparare la grazia ad un angelo e la grazia demoniaca a un demone!”
“Le catene sono andate distrutte tanto tempo fa, figlio di buttana” controbatté Gabe inferocito “Non prenderci in giro”.
“Erano solo una pallida imitazione, quelle lì” sbuffò Semeyraza in tono sprezzante “Le vere catene si trovano in un posto sicuro”.
“Dove?”
“Chiedete al vostro commerciante di fiducia” rispose Semeyraza “Adesso che vi ho detto tutto, non vi conviene tenermi ancora in vita. Uccidetemi”
Gabe scosse la testa, chiaramente esasperato dall’atteggiamento di Semeyraza. Ebbe il tempo di girarsi per un po’ e vide Cass afferrare una lancia e ficcarla nel cuore del Vigilante. Gli occhi azzurri del protettore Winchester fissarono gli occhi martoriati di Semeyraza, la sua grazia esplodere con una potenza tale da distruggere cinque città nell’arco di mille chilometri. L’angelo sospirò “Grazie”
Gabe fissò sconcertato suo fratello, ma non lo biasimò. Fosse stato al suo posto, avrebbe fatto lo stesso, ma dentro di sé non poté essere meravigliato del comportamento di Cass. Se mai era esistito un Cass bonaccione, adesso sembrava scomparso. E pensare che qualche minuto lo aveva pregato di non ucciderlo, perché poteva avere informazioni al riguardo. Lo specchio, quel maledetto specchio causa di tutti i problemi, li aveva cambiati tutti e non in meglio. L’unica che sembrava fiduciosa in un futuro non tanto roseo, era proprio la vittima.
“Chiamiamo Balthazar” ordinò Cass perentorio, sorpassando il corpo ormai morto di Semeyraza e salendo sopra.
Quello che colpì Gabe, fu il sorriso di beatitudine comparso nelle labbra di Semeyraza. Nonostante tutte le cattiverie combinate nel corso di millenni, alla fine il Vigilante aveva ottenuto il perdono tanto agognato. Dopo si apprestò a seguire suo fratello sopra. E ancora mancava all’appello per costituire lo specchio di lapislazzuli, l’essenza del Paradiso.
Mentre era a metà delle scale, una piuma cadde dall’ala destra e si tinse di rosa chiaro. Gabe restò a fissarla, inebetito. Ci mancava solo questa.
“Gabe ho quasi finito il rituale per chiamare Balthazar”.
“Arrivo” rispose Gabe sovrappensiero, prendendo la piuma rosa e nascondendola nella tasca interna della giacca di pelle che indossava.
Hesediel non stava rischiando da sola.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40-25/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Casa di Haniel Purpleflowers ***


Buongiorno a tutti,
ecco a voi il quarantesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Castiel e Gabriel discutere con Semeyraza, ritornato grazie alla musica della BiaThanatie e la scoperta delle sue catene, indispensabili per salvare Christine/Hesediel...In questo capitolo si ritorna a casa dell'arcangelo Haniel e si avrà la conoscenza di un nuovo personaggio...Ma non vi anticipo nulla :-) Spero che vi emozioni e vi intrighi :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-)

25/Ottobre/2026 ore 4,32 del mattino-Casa di Haniel Purpleflowers

Tutto era silenzioso nella cucina dell’arcangelo dell’amore, un silenzio che precedeva un’alba carica di significati e misteri irrisolti, e la cercatrice d’angeli stava cercando un bollitore per il thè all’interno della cucina ampia e spaziosa. Non riusciva a dormire, nessuno sarebbe riuscito a dormire e con fare silenzioso aveva lasciato Dean dormire. Nonostante l’amore di Dean nei suoi confronti, nonostante la sua determinazione nell’aiutarla, anche a costo della sua vita, dentro di sé sapeva che questa volta sarebbe stato quasi impossibile. Dentro di sé invidio un po’ il rapporto di coppia tra Christine e Sam, entrambi arcangeli, entrambi capo-gerarchia di due delle più potenti fazioni angeliche. La sua invidia si fermò qui, perché sapeva benissimo a cosa Christine e Sam erano andati incontro ed era una grande fortuna ritrovarseli ancora vivi, ancora profondamente innamorati, Christine fin dal primo momento in cui lo aveva chiamato “Brontolo”. Nella visione dello specchio di petali di rosa di Haniel, la donna aveva visto sé stessa combattere contro la sua migliore amica e cognata Christine ed essere anche la causa della sua morte. Aveva visto sé stessa impugnare un pugnale e indirizzarlo verso il cuore di Christine, mentre intorno a loro imperversava una tempesta di proporzioni epiche, il tutto dopo la riparazione del tanto chiacchierato specchio di lapislazzuli, di quello specchio che doveva garantire l’equilibrio  tra i tre regni e che in realtà stava scombinando ogni cosa, con un demone con la sindrome da conquistatore spagnolo e una spada di Damocle fra capo e collo. La cercatrice strinse i pugni per lo sconcerto e per la rabbia, in quanto non riusciva a capacitarsi del perché i regni ultraterreni stessero giocando tutte le carte per distruggere la loro amicizia. Non solo era stata scelta come vessillo di Sandalphon, ma era anche una Cavaliere dell’Apocalisse? Questo era troppo! Aveva ragione Dean nel dichiarare che avevano un interesse morboso per la loro amicizia. Ci sarebbe stato un giorno, dove nessuno pretendesse qualcosa da loro? Ci sarebbe stato un giorno in cui si sarebbe potuta godere un giorno famigliare, senza doversi tenere sempre allerta, un giorno in cui avrebbe potuto essere una madre e basta?
“Dovresti guardare lo sportello in basso. Lì teniamo i bollitori”
Violet sobbalzò di sorpresa, mentre un sorridente ma stanco Haniel stava versando il caffè in una caffetteria. Erano gesti semplici ma Haniel riusciva a compierli con estrema eleganza. Poi con una maglietta bianca e pantaloncini neri era davvero uno schianto. Con passo sicuro, aprì lo sportello e cominciò a svitare la moka.
“Una volta sono andato a Napoli e li mi hanno insegnato che il caffè è un arte, ha bisogno dei suoi tempi e bisogna assaporarlo per bene”
“Io non posso bere il caffè, mi irrita lo stomaco” affermò Violet timida, mentre metteva sul fuoco un bollitore e sceglieva una bustina di thè nero alla mora e mirtillo dall’ampia scelta della moglie di Haniel.
Entrambi aspettarono pazientemente che il caffè fuoriuscisse e l’acqua bollisse e nella cucina piombò il silenzio. Haniel prese una tazza grande e lunga, raffigurante lui e sua figlia Desideree in Sicilia e ci versò il caffè, mettendo due cucchiaini di zucchero di canna e un pizzico di zenzero. Violet fu colpita dall’amore che Haniel riversava su sua figlia ed ebbe una fitta al cuore. I suoi figli le mancavano terribilmente e voleva essere di nuovo a casa. Ad essere una madre normale come tutte.
“Una madre sente sempre la mancanza dei figli” osservò Haniel, interrompendo bruscamente il flusso di pensieri della cercatrice d’angeli “Ti posso capire benissimo”.
“Io e Christine manchiamo da molto tempo fa” rispose Violet in tono triste, controllando che l’acqua del thè bollisse “E i nostri figli ci mancano moltissimo.”
Haniel finì di bere il caffè, mise la tazza nel lavandino e mentre la lavava, chiese “Li vorresti vedere?”
La cercatrice d’angeli esclamò felice “Lo faresti?”
Haniel ricambiò la sorpresa nel tono di Violet con uno dei sorrisi più belli, un sorriso che si estese anche agli occhi castani. Haniel si meritava appieno la nomea di arcangelo dell’amore, così come Hesediel quella dell’arcangelo della misericordia. L’arcangelo mosse le mani e fece vedere i figli a Violet. La cercatrice d’angeli fu contenta di vedere che i figli stavano bene, anche se notò una strana sensazione di disagio, come se il fatto di stare bene non implicasse la serenità e poi il fatto dello spaccatura che aveva diviso in due la casa, bè la fece impensierire. Ad esempio Jensen, il figlio che aveva ereditato il suo potere da cercatore d’angeli, fisicamente stava bene ma lo poté vedere mentre piangeva sulla spalla della sorella. Aveva il suo potere e il carattere di Dean. Sullo sfondo c’erano Gabe e Cass con loro, l’arcangelo che teneva in braccio un altro angelo, un angelo con una spada di luce e d’ombra. Impallidì vistosamente, sapeva di chi era la spada di luce e d’ombra e fu contenta che non avrebbero combattuto contro Semeyraza. Ci sarebbe mancato solo questo. Guardò in modo interrogativo Haniel, il quale spiegò “La spaccatura è dovuta alla musica della BiaThanatie, uno dei modi per aprire il Purgatorio, senza utilizzare il sangue. Sono stati scelti i nuovi custodi del Purgatorio”.
“Chi sarebbero?”
“Michele e Lucifero” rispose Haniel “Chi meglio di loro può suonare la musica che unisce l’immensità della vita e della morte?”
La cercatrice d’angeli annuì, impensierita. Poi il fischio del bollitore la riportò alla realtà. Spense il fornello e addolcì il thè con miele di castagno. Si gustò il suo thè in silenzio, con mille domande che le frullavano in testa e Haniel interruppe il suo silenzio affermando “Neanche io riuscirei a dormire dopo una cosa del genere”.
“Come è possibile che io sia la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse?” domandò Violet perplessa “Da quello che mi ricordo, i Cavalieri dell’Apocalisse sono quattro e nessuno può ucciderli, al massimo si possono rallentare”
“Nonostante venga considerata un elemento di terrore all’interno dell’ambiente paradisiaco, molto spesso la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse viene vista come una leggenda. La Quinta Cavaliere è nata dall’unione della terza figlia di Eva, la vostra progenitrice, insieme a tutti i Cavalieri dell’Apocalisse, nel mentre imperversava una tempesta nella quale si sono scatenate le forze della natura”
“Si è data da fare” sbuffò irritata Violet “Ma non è possibile che io sia la Quinta Cavaliere, è impossibile”.
Per un po’ Haniel non rispose, prendendosi un altro po’ di caffè nella moka e dopo continuò “Durante il periodo di gestazione, tua madre dovette affrontare uno dei più temibili cercatori di demoni, addirittura istruito da Lucifero in persona, un privilegio per loro. Lycos aprì un portale dimensionale e costrinse tua madre a uno scontro all’interno dell’Inferno, laddove Lucifero spedì lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse contro tua madre. La Quinta Cavaliere non appena sentì il tuo battito vitale e la tua forza energetica da cercatrice d’angeli, bè decise di non farsi sfuggire l’occasione e fuse la sua essenza con la tua. Ormai siete la stessa persona”
Violet sputò l’ultimo sorso di thè e fissò costernata l’arcangelo dell’amore.
“Vuoi dire che non c’è speranza per me?”
“No” affermò Haniel in tono duro, poi vedendo che Violet era sul punto di scoppiare in lacrime precisò “Volevo dire che non devi perdere la speranza. Ho parlato di mia figlia e del fatto che ti potrebbe aiutare”.
“In che modo?” domandò Violet incredula “Mi hai detto che siamo la stessa persona”.
“Abbi fede” esclamò Haniel con un sorriso misterioso “Io vado. La partenza è prevista tra almeno tre ore e mezza”
Poi Haniel stava incominciando ad andare via, quando improvvisamente Violet si alzò dalla sedia e proclamò con voce gutturale “Io non andrò da Gemma”.
Memore degli allenamenti militari con Michele, Haniel si piegò sulle ginocchia e materializzò la Lancia dei Principati. Il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse stava crescendo sempre di più e si stava impossessando dell’anima di Violet, con una rapidità che lo sconcertò. Lo spirito della Quinta Cavaliere aveva esercitato un potere più forte di quanto potevano immaginare. Non appena lo specchio di lapislazzuli sarebbe stato riparato, lo spirito si sarebbe fuso completamente con Violet e per Hesediel/Christine ci sarebbero state poche chance di sopravvivenza. Il tempo era davvero fondamentale e dentro di sé sperò che Gemma avrebbe potuto dare loro una mano. Empusa prese il suo pugnale di Anubi e cominciò a menare fendenti contro l’arcangelo dell’amore, il quale affermò “Tu devi essere sconfitta”
Violet/Empusa inclinò la testa sarcastica “Devo essere sconfitta? Io sono la migliore Cavaliere dell’Apocalisse”.
“Cattiva oltre che stronza” sibilò Haniel, allontanando di un soffio la lama del suo cuore angelico “Vuoi per caso il tappeto rosso?”
“No, troppa grazia” sghignazzò Empusa e dopo con un’abile mossa sferrò un colpo a una delle ali di sinistra.
L’arcangelo dell’amore mugolò ma non si piegò. Non si sarebbe fatto sconfiggere un’altra volta, questa volta non tanto per se stesso, ma per le persone che amava, per sua moglie Dyane, per la sua splendida Iolye. Empusa evitò un colpo al fianco sinistro e schernì Haniel “Tu non hai il coraggio di farmi del male caro il mio Hany, non puoi farlo perché se no feriresti questa bella cercatrice d’angeli” poi i suoi occhi brillarono di cattiveria e si corresse “Scusami, orsacchiotto”
Haniel ringhiò, il dolore di un’antica ferita che corrodeva come il peggiore dei veleni “Non nominare quel soprannome”.
“Perché?” domandò Empusa in tono divertito “Eri molto bello trasformato in un grizzly. Quando hai affondato i tuoi artigli…”
Mentre Empusa stava parlando, Haniel rimembrò quel tragico momento, in cui, manovrato dalla Quinta Cavaliere, aveva trucidato sua figlia con la Lancia dei Principati, ignorando completamente i tentativi di sua figlia di chiedergli di fermarsi. Subito dopo, la Quinta Cavaliere aveva sciolto il suo potere nei suoi confronti e si era divertita a guardare Haniel terrorizzato.
“Basta” esclamò Haniel stringendo gli occhi dalla rabbia “Non ti azzardare”.
“A fare cosa?” la risata di Empusa fu una coltellata al cuore di Haniel “ A darti l’input per essere il perfetto assassino di tua figlia? Prego non mi ringraziare”
“In confronto, Lucifero è un gentiluomo”
“Lo prendo come un complimento!” rise Empusa e proprio mentre Haniel si stava guarendo, la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse diede la sua stoccata finale, tranciando un’ala, la quale cadde con un tonfo sul pavimento. Nonostante avesse subito torture ben peggiori all’Inferno, il fatto di essere stato colpito a morte da Stefan Salvatore, Haniel fu irritato nel perdere quell’ala, perché sarebbe stata utile nel formare il filo di Persephone, come nuovo Moira della Vita.
“Tanto non ti serviva”
“Chi sei tu a dirlo?”
“Quando Semeyraza ha fatto uccidere Hesediel, bè le ha rotto la grazia. Se tu la dovessi riportare in vita…”
“Potrei renderla un vegetale” affermò Haniel in tono furibondo “Sei una bastarda e ti stai trovando a rovinare una ragazza stupenda”.
La Quinta Cavaliere annuì divertita e l’arcangelo si ritrovò a utilizzare il suo potere da arcangelo. La baciò sulla bocca, con tutta la passione e l’amore che aveva, mentre Violet/Empusa cercò di liberarsi, senza riuscirci. Con quel bacio aveva addormentato per un po’ lo Spirito di Empusa e guadagnato un po’ di tempo. Non gli piaceva baciare altre persone oltre sua moglie, ma era un arcangelo dell’amore e doveva utilizzare l’amore era una sua prerogativa. La cercatrice d’angeli le crollò tra le braccia e lui ebbe l’occasione di metterla sul divano, pronto a svegliarla poche ore dopo. Dopo quello che gli aveva rivelato Empusa, Haniel si rese conto di quanto sarebbe costato caro l’errore di Cassandra ed ebbe paura che neanche sua figlia avrebbe risolto qualcosa. Essendo una Lycos Eros, una licantropo dell’amore, avrebbe esaminato il suo cuore, vedendo se si sarebbe potuto fare qualcosa. A distrarlo, fu il pensiero di ritornare a vedere sua figlia e alla faccia che avrebbe fatto Sheeira nel vederla.
Il sole era spuntato. Ed era la prima volta che ne era deluso.
*
“Violet dobbiamo andare!”
La cercatrice d’angeli sobbalzò sul divano, mentre una sorridente ma stanca Christine le appoggiò una mano sulla spalla “Avanti dormigliona”.
La donna si stropicciò gli occhi e vide tutti già preparati per il viaggio per la misteriosa figlia di Haniel Purpleflowers. Per un po’ li guardò stranita, come se non si ricordasse di come era giunta in cucina. Ricordava con grande fatica che era scesa in cucina per prendersi un thè per tranquillarsi dalla visione della Quinta Cavaliere, aveva parlato con Haniel di questa cosa e poi il buio. L’ultima cosa che ricordò, prima di piombare nell’incoscienza, bè fu l’arcangelo dell’amore che sussurrava “Perdonami” e con delicatezza la posizionava nel divano. Con un balzo andò da Dean, il quale la baciò sulla fronte “Come stai amore?”
“Come una che deve andare a fare il servizio militare” esclamò Violet terrorizzata “Sono convinta che sarà una perdita di tempo”.
“Abbiamo superato altre cose peggiori come questa” affermò Dean sicuro “Supereremo anche questa difficoltà. Oh se no, non mi chiamo Dean Winchester”
“E allora come ti chiameresti?” domandò Violet ironica ma grata dell’amore che Dean le dava, ringraziandolo anche per il fatto di restare accanto a lei.
“Sicuramente un nome figo” rispose Dean con un sorriso e dopo in modo serio continuò “Ti ho sentito mentre scendevi in cucina”.
Violet arrossì imbarazzata “Non volevo svegliarti. Avevo bisogno di stare un po’ da sola, per riflettere su quello che abbiamo visto. E tu puoi capirmi meglio di chiunque altro”.
Il cercatore dei demoni scompigliò la chioma castana di sua moglie, sentendo dentro di sé il peso di un’avventura troppo grande e la frustrazione per il fatto che, forse, questa volta non ci sarebbe stato nulla da fare. Da qualunque lato si guardava la situazione, vedeva solo un casino dentro un altro casino. Ma non voleva mollare, voleva combattere per sua moglie, per i suoi figli e anche per suo fratello, il quale si era ampiamente meritato di avere una vita serena insieme alla donna che amava e insieme ai suoi figli.
“Ho paura di non farcela”
“Per una volta, bè siamo d’accordo” ironizzò Sheeira, affondando l’umore di Violet, poi la Vaso di Collera fece una linguaccia “Ho solo detto la verità”
Il cacciatore di demoni scosse la testa, innervosito, ma non si arrischiò a parlare. Dentro di sé sperava che questa figlia di Haniel riuscisse a sistemare le cose e, con fare burbero, chiese “Sei sicuro?”
“Mia figlia è una strada da percorrere, ma non so con certezza se sia la strada giusta” asserì Haniel, interrompendo bruscamente i tentativi di Dean di parlare “Dobbiamo andare in un posto pericoloso, quindi tenetevi le vostre armi a portata di mano”.
“Ma non mi dire”
Dopo senza altre parole, tutti svanirono. Diretti verso l’Anti-Purgatorio. Violet si girò verso Christine e notò la sua stanchezza. Questa sarebbe stata un’avventura diversa dalle altre. Mentre Sam, Dean, Christine, Violet e Haniel partivano per andare a trovare Gemma Ioanthe Purpleflowers, Gabe e Cass stavano tentando di contattare Balthazar, per trovare le misteriose catene di Semeyraza, per ripristinare la grazia di Hesediel, prima che fosse troppo tardi.
                                                                                *
Il viaggio durò parecchio tempo e alla fine finirono all’interno di una foresta intricata. I più fortunati riuscirono ad atterrare in un lembo di terra senza fango ma Dean atterrò in una pozzanghera profonda e con le sabbie mobili. Con un grande sforzo e con l’aiuto di Sam e Christine, riuscì a uscire ed esclamò sarcastico “Gran bel posto”.
“Questo è l’Anti-Purgatorio, il luogo di attesa, dove le anime dei mostri aspettano per essere ammessi al regno del Purgatorio, comunemente chiamato il cimitero delle anime ferali. Qui le anime dei mostri devono aspettare il responso di Eve. Al di là di questa foresta si trova lo specchio di lapislazzuli”
“Si trova qui tua figlia?”
“Poco più avanti” esclamò Haniel “Seguitemi”.
Insieme il gruppo cominciò a camminare in una foresta intricata, una foresta ricca di mostri, molti ansiosi di graffiare e squartare i nuovi arrivati, in alcuni momenti rischiarono anche la vita, se non fosse stato per l’intervento dei tre arcangeli. Anche se la maggior parte dei mostri sapeva che Christine era il loro capo, l’arcangelo a tutela dei loro interessi, alcuni ne erano completamente all’oscuro e quindi vedevano i nuovi arrivati come degli intrusi. Dopo avere ucciso un vampiro, Christine si appoggiò a un tronco e cominciò a vomitare. Si stava in debilitando sempre di più, aveva perso molto peso, si vedevano anche le costole sotto il seno e non avrebbe retto ancora a lungo. Sheeira e Sam furono i primi a darle soccorso.
“Chris!” esclamò Sam, aiutandola a sistemarsi “Va meglio?”
“Non va meglio Sam, non va meglio” esclamò Christine sull’orlo di una crisi nervosa “Lo specchio di lapislazzuli è distrutto e più uccido un membro del Purgatorio, più mi indebolisco. Ho paura Sam, ho paura”
Il fratello minore dei Winchester la prese tra le sua braccia, non sapendo davvero cosa dire. Questa avventura si stava trasformando nel peggiore degli incubi e incrociò le dita affinché tutto si sarebbe sistemato. Scoccò un’occhiata interrogativa verso Sheeira, la quale stava osservando un cespuglio con un vivo interesse “Che cosa stai guardando?”
“In realtà non sto guardando, sto ascoltando”
“Sei sempre stata dannatamente brava a riconoscermi” asserì una voce misteriosa, facendo sobbalzare tutti dalla sorpresa e Dean tirò fuori il coltello anti-demoni “Benvenuti”.
Dal cespuglio spuntò una ragazza dall’età approssimativa di ventinove anni, occhi castani a forma di goccia, capelli lisci color biondo-cenere, le orecchie di lupo e le mani con artigli lunghi “Ciao Sheeira”.
“Ciao Gemma” disse Sheeira con gli occhi bassi, meravigliando anche Violet, abituata come era a vederla strafottente e sicura di sé “Ti trovo molto bene”
“Sei ancora arrabbiata con me?”
“Anche se potessi, io non potrei essere arrabbiata con te” sussurrò Sheeira arrossendo e in questo momento intervenne Dean “Mi dispiace interrompere questo momento di ritrovo. Ma abbiamo un problema”
“Lo so” esclamò Gemma in tono serio “Ho appena finito di guardare nel mio specchio e sono molto contenta di rivedere mio padre con voi”.
Il sorriso si estese anche agli occhi e Haniel abbracciò la figlia perduta. Asciugandosi gli occhi, l’arcangelo dell’amore spiegò “Questa ragazza è una Lycos Eros ed è mia figlia”.
“Una Lycos Eros?” domandò Dean incredulo “Cos’è?”
“Una licantropo dell’amore” rispose Gemma sorridendo in modo tale da mostrare i canini lunghi “Io riesco a vedere se una persona prova amore oppure è talmente compromessa”
“Una licantropo dell’amore! Non ci credo neanche se la vedo”
Senza neanche il tempo di potersi difendere, Gemma apparve davanti a Dean e affondò le mani nello sterno del ragazzo. Nonostante dovesse essere un gesto molto intrusivo, il cacciatore di demoni lo vide come una carezza e alla fine Gemma esclamò soddisfatta “Anche se hai molti anni d’Inferno alle spalle, il tuo cuore è più puro di un angelo appena nato”.
Il ragazzo non seppe cosa dire, deglutendo vistosamente. Gemma diede un saluto rispettoso a Christine e poi la sua attenzione verté su Violet, la quale stava aspettando con un misto di rassegnazione e voglia di combattere. La Lycos Eros la scrutò attentamente, corrugando la fronte alla vista di come il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, la stesse logorando interamente e decise di fare un check-up. Affondò le mani nello sterno, analizzando il cuore e costatando con orrore che il Cordos si stava impossessando non solo dell’anima, ma anche del cuore. Chiuse gli occhi, mentre il potere si estese intorno a loro e poi si rivolse verso suo padre “C’è una speranza. Piccola, ma c’è”
“In che senso?” domandò Violet sconcertata.
Gemma non rispose, lanciando un’occhiata eloquente a suo padre. Haniel capì e anche lui non disse le ragioni di sua figlia. Dean guardò incredulo la figlia di Haniel e l’arcangelo e sbottò irritato “Allora cosa c’è?”
“Non possiamo dire nulla” rispose Gemma in tono misterioso, poi la sua attenzione si diresse verso Christine, più in particolare verso la sua pancia “Non so se farti le congratulazioni o no”.
Hesediel arrossì e si tenne la pancia, in un gesto protettivo. Aveva scoperto quella mattina che era incinta di tre gemelli e non aveva detto niente a nessuno. Quando aveva visto che nelle sue ali erano comparse tre linee, due rosa e una blu, un grande sorriso comparve nel viso di Christine, anche se era preoccupata per il destino che quei piccoli avrebbero avuto. Sam la guardò interrogativo, ma l’arcangelo della misericordia scosse la testa, tranquillizzandolo “Non ti preoccupare Sam”.
“Quando mi dici “Non preoccuparti”, mi devo preoccupare”
Christine lo tranquillizzò con un bacio appassionato e dopo la Lycos Eros li avvertì “Vi consiglio di andarvene. Tra poco ci sarà un’eclisse di sole e qui sarà un vero inferno” poi si girò verso Haniel “Papà non ti devi crucciare per la mia morte. Non è stata colpa tua”
L’arcangelo dell’amore annuì, con un groppo al cuore. Nonostante fosse stato manovrato da Empusa, Haniel si era ritenuto il diretto responsabile della sua morte e il fatto che sua figlia lo avesse perdonato, bè era motivo di orgoglio. Non poteva dimenticare tutte le notti passate in bianco, il non potersi confrontare con nessuno, i sogni ricchi di sangue e di dolore immenso, un dolore che spaccava il cuore e l’anima. Poi si riprese e disse “Grazie Gemma”
La Lycos Eros socchiuse gli occhi e dopo andò da Sheeira. La Vaso di Collera arretrò di qualche passo e Gemma ne approfittò per darle un bacio sulla bocca, lasciando tutti a bocca aperta, prima di tutto Sheeira. Riprendendosi dal bacio, Sheeira chiese “Perché?”
“Perché mi andava di farlo” poi l’abbraccio calorosamente “ Quando vuoi, vienimi a trovare”.
Sheeira annuì e mentre Gemma scompariva, altre domande comparvero nella mente dei prescelti. La Vaso di Collera guardò il posto in cui Gemma era scomparsa, sconcertata da quel bacio, visto che Gemma era abbastanza timida per sé. Poi il sole del Purgatorio cominciò a oscurarsi e Haniel esclamò “Dobbiamo andare”.
La visita alla Lycos Eros aveva dato i suoi frutti, ma aveva dato altre questioni a cui pensare. L’arcangelo dell’amore, notando il silenzio dei fratelli Winchester e delle loro mogli, disse “Ho una bella notizia da darvi”.
“Immagino le buone notizie” esclamò Dean ironico.
“Rivedrete i vostri figli”
La famiglia Winchester si guardarono ed espressero il loro entusiasmo, nonostante un’avventura terribile da affrontare ed ancora un’essenza da recuperare. E presto, se tutto fosse andato bene, la famiglia si sarebbe allargata. Il loro incontro era stato visto da Astrea, sempre più in ansia e fiduciosa verso un futuro migliore. L’essenza dell’angelo che aveva tanto amato era stata sistemata in un tavolino ed era l’ultimo tassello.
“Prego per voi, amori miei”

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41-Tempo imprecisato-La visita di Eve a Chronie ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il quarantunesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nello scorso capitolo abbiamo visto i fratelli Winchester, le loro compagne, Sheeira andare nell'Anti-Purgatorio per incontrare Gemma, la Lycos Eros figlia di Haniel. In questo capitolo vedremo Eve fare visita alla figlia Chronie...Ma non vi anticipo nulla :-) Mi auguro che Chronie vi incuriosisca come personaggio :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)
 
Tempo imprecisato- La visita di Eve a Chronie

Mentre Sam, Christine, Dean e Violet stavano affrontando il viaggio di ritorni dall’Anti-Purgatorio e Gabriel e Cass stavano cercando di contattare da ore Balthazar per avere notizie sulle catene perdute di Semeyraza, Eve decise di andare a trovare sua figlia. La battaglia per la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli si stava avvicinando inesorabilmente e molto presto sua figlia sarebbe stata uccisa dagli Alphas, proprio per evitare che fosse portata dal padre all’Inferno e quindi diventare sua seconda in capo. Chronie non doveva essere oggetto di nessuno.
Oltrepassò la foresta della Lycos Eros, proprio nel momento in cui i prescelti si rivolgevano a Gemma Ioanthe, e arrivò di fronte a una porta fatta di fuoco e di sangue nero, una porta che riusciva a bloccare la parte dell’Inferno e del Purgatorio che Chronie aveva dentro. La guardia si destò dal suo sonno e s’inchinò “ Vostra altezza”.
“Vorrei vedere mia figlia”
Senza dire altro, il vampiro tolse i chiavistelli della porta e diede una frusta a due code a Eve. La Signora del Purgatorio rifiutò quell’arma di difesa, con grande sconcerto da parte della guardia, e si addentrò verso quella gabbia che aveva contribuito a creare.
“Madre”
Una voce raschiante ma anche delicata la fece girare e vide dopo molto tempo sua figlia. Era seduta sopra una roccia di granito nero, le ali da serafino malconce e le corna divelte “Non immaginavo che tu mi avresti fatto una visita”.
“A volte l’impossibile accade” rispose Eve, accarezzando un fiore “Molto probabilmente tu sai perché sono qui”
“Posso immaginare” sbadigliò Chronie con sfrontatezza “Stai per annunciare la mia morte con quell’aria afflitta che non ti rende onore”.
A quelle parole il cuore di Eve ebbe un mancamento, ma dentro di sé sapeva che Chronie aveva ragione. Quell’aria afflitta non le si addiceva per niente e poi essendo una creatura del Purgatorio, bè non aveva bisogno di nascondersi dietro falsi buonismi o dietro truffe. Non era certamente un demone. Con disperazione, però, notò che le guardie che aveva mandato per torturarla, bè avevano esagerato. Uno dei suoi occhi era di vetro.
“Chi mi ucciderà?”
“Gli Alphas” rispose Eve “ Dopo la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli, le catene che ti tengono ancorata a questa roccia si disintegreranno e per evitare che tu possa andare…”.
Ma prima che Eve potesse finire di parlare, Chronie la interruppe con una sonora risata “Dove posso andare? Dove? Intendi dire all’Inferno? Il mio Inferno, cara madre fasulla, è qui, io ibrido e schifoso che avete gettato in un angolo e ci avete fatto i vostri porci comodi”.
“Sai che tuo padre ha usato l’Aletheia Gladia per parlarti?”
“Causando centinaia di morti e l’indebolimento dell’arcangelo del Purgatorio, sì lo so” affermò Chronie guardando una lince vampirata uccidere una lepre con le zanne “Nonostante io sia imprigionata qui, ho avuto notizie del mondo esterno, so che la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli porterà alla rinascita della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Una bella situazione, una situazione di cui tu e quello scellerato di mio padre avete contribuito a creare”
Eve non seppe cosa dire, ammirando e anche avendo paura di quella figlia, di quella creatura, nata da due regni bistrattati, da una creatura che sembrava accettare quel destino con rabbia e con rassegnazione. Si avvicinò a lei e ne ottenne un ringhio e uno sputo “Non ti sei interessata a me, perché lo fai ora, dopo che mi hai annunciato la condanna a morte? Vattene, prima che ti strappo le ali da drago che hai addosso”
“Volevo solo darti la notizia” rispose Eve e aggiungendo “Non pensare che non mi faccia male vederti morire”
“Vattene madre”
Eve la guardò senza dire nulla, Chronie era ritornata in posizione di difesa, totalmente a suo agio e ignara di due lupi mannari che giocavano con le sue ali, e la sua decisione di ucciderla per evitare che andasse in Inferno, bè stava per vacillare. Era in gioco l’equilibro dei tre regni ultraterreni, ma quella che gli Alphas dovevano uccidere era sua figlia, non l’ultimo mostro sulla faccia della terra.  Poi si ricordò di una discussione con Binael e svanì in una nuvola di sangue nero e piume di fuoco.
Chronie vide sua madre andarsene e cominciò a urlare. Dentro di sé aveva sperato che sua madre la liberasse da quelle catene, ma questo desiderio era svanito. Con la coda dell’occhio vide uno scagnozzo di Crowley scrivere in un taccuino fatto di anime torturate e con un movimento delle ali lo uccise.
“Ho voglia di vedere mio padre dal vivo. Non c’è alcun bisogno di comunicargli nulla”.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42-La comparsa di Balthazar e la Creazione della Lancia di Lete ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il quarantaduesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto la visita di Eve alla figlia Chronie e come quest'ultima non sia stata tanto propensa di vederla...In questo capitolo Cass e Gabe hanno rintracciato Balthazar e in Paradiso si sta svolgendo una riunione davvero molto particolare, una riunione in cui sarà costruita...Ma non vi anticipo nulla :-) Chiedo scusa per eventuali errori presenti nel capitolo :-) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

La comparsa di Balthazar e la Creazione della Lancia di Lete

Mentre Eve stava salendo in Paradiso per chiedere udienza a Binael per risolvere il problema di sua figlia Chronie e intanto Sam, Christine, Dean e Violet stavano ritornando dall’Anti-Purgatorio dopo avere parlato con Gemma, la Lycos Eros, a casa Winchester Cass stava gettando la ciotola d’oro e di diamante per le evocazioni angeliche. L’intera cucina era piena di segni enochiani, l’incantesimo era stato perfezionato a tal punto che Balthazar si sarebbe dovuto materializzare seduta stante, ma questo non era avvenuto. L’angelo dei Winchester si stava stancando ed era irritato parecchio. L’uccisione del Vigilante Semeyraza non era stata per niente facile, la sua morte aveva fiaccato la sua grazia, già compromessa dalle tante esperienze di vita che aveva vissuto, come la sua collaborazione atipica e sventurata con Crowley per aprire il Purgatorio. E adesso il Purgatorio era in grave pericolo. Era proprio vero che la vita era un circolo.
“Ci provo io?” domandò Gabe.
Cass annuì stanco e rimise di nuovo la ciotola delle evocazioni sul tavolo. L’angelo del giovedì guardò le sue mani, scintillanti di grazia e di cuore angelico. Per evitare che un giorno potesse ritornare, Cass aveva preso la grazia angelica di Semeyraza e l’aveva distrutta. Ormai erano quasi tre giorni che provavano a mettersi in contatto con Balthazar, ma senza risultato. Certe volte quell’angelo era proprio incorreggibile. Sicuramente aveva architettato qualche stratagemma per evitare di essere chiamato.
“Magari avrai più fortuna”
Gabe triturò gli ingredienti dell’incantesimo e diede un’occhiata alla finestra della cucina. Il nero della notte stava sfumando nel verde dell’alba, uno dei momenti più intensi per la magia e per le evocazioni, un breve lasso di tempo dove gli angeli potevano essere chiamati. L’arcangelo delle annunciazioni pensò al fatto che sarebbe stato più facile se nella stanza ci fossero stati Nathaniel e Jensen, ma i due ragazzi avevano subito troppe emozioni per il momento e Gabe tralasciò di chiamarli. Non avrebbe potuto dimenticare lo sguardo di terrore e disgusto di Nathaniel alla vista del ritorno di Semeyraza e lo sguardo di rabbia ed incredulità di Jensen alla scoperta che sua madre era la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Quei due ragazzi insieme alle sorelle erano nati davvero in una famiglia particolare e la notizia che altri tre sarebbero stati investiti dal destino… non sarebbe stato affatto semplice. L’arcangelo gettò un fiammifero nella ciotola e subito nella stanza cominciò a crearsi un mulinello d’aria, i piatti di ceramica affissi ai muri caddero con un gran fragore, le crepe nel pavimento della cucina prodotte dalla musica della BiaThanatie si accentuarono e dopo una voce annoiata rispose “Dovete essere parecchio agitati se mi avete chiamato in tutta fretta”.
I due angeli si girarono per vedere un angelo biondo, con una leggera barbetta curata, vestito di tutto punto. Balthazar comparve con un sorrisetto sardonico e una bottiglietta di champagne nella mano destra “Spero che sia una cosa importante. Avete interrotto un party”
“Se non avevamo qualcosa di importante, bè non ti avremmo chiamato” sbuffò Gabe arrabbiato.
Senza dire nulla, Cass lo prese per il colletto della camicia di seta e lo scaraventò oltre il divano. L’angelo si spostò di lato, poco prima che Cass gli desse una coltellata, l’atmosfera carica di tensione. Con una torsione del busto, Balthazar riuscì a sbilanciare Cass e a fargli cadere il pugnale angelico. L’angelo del giovedì si toccò il polso e ringhiò. Quel bastardo aveva utilizzato polvere del bastone di Mosè e sul polso stavano comparendo delle linee rosse e un principio di pestilenza e con difficoltà si guarì. Gabe allargò le ali e separando i due contendenti abbaiò “Che cosa siete diventati? C’è nostra sorella che sta rischiando la vita e voi vi mettete a litigare. Vergognatevi!”
“Dillo a lui, il Rockefeller della situazione” sbraitò Cass furibondo “L’equilibro sta cadendo a pezzi e lui fa una festa. Stronzo”
Con fare imperturbabile Balthazar si autoguarì e si guardò intorno. Per un po’ non si dissero nulla, poi l’angelo stappò una bottiglietta d’acqua frizzante e guardando le bollicine affermò “Cass, Cass, tu pensi davvero che non mi importi nulla? Mi importa eccome, ma non ho intenzione di stare un giorno preoccupato e l’altro pure, voglio godermi uno sprazzo di felicità”
“Forse non mi sono spiegato” ringhiò Cass “La tua tutrice sta morendo”.
 “Tu non sei nelle condizioni per potermi rimproverare, caro il mio cercatore del Purgatorio. Pensi davvero che il Paradiso abbia dimenticato la tua folle idea di collaborare con Crowley e di reclutare le anime del Purgatorio?  No Cass, non ce lo siamo dimenticati, così come io non mi sono affatto dimenticato che la mia tutrice sta morendo” ribattè Balthazar in tono freddo, perdendo tutto d’un colpo l’allegria che lo caratterizzava e rivolgendosi a Gabe “Spero che tu non mi voglia minacciare. Perché mi avete chiamato?”
Castiel guardò l’angelo e si rese conto che il tempo non guariva le ferite, anzi accentuava gli antichi rancori e vecchi asti. C’era voluto un po’ prima di farsi perdonare da Dean, quando aveva deciso di tirarsi dalla battaglia contro Lucifero, nella battaglia dove Sam era stato designato come angelo dell’Inferno, ma Dean era un umano e gli umani sapevano perdonare anche l’imperdonabile, in quanto la loro vita era effimera. Balthazar era un angelo, un angelo guerriero, attento a ciò che era successo e a ciò che sarebbe potuto accadere. Con la memoria andò indietro nel tempo, dove si ricordò in ginocchio di fronte a Dio, e fu con sollievo quando Gabe parlò.
“Seguici in giardino”
Insieme i tre angeli andarono nel giardino dei Winchester, laddove era stato sepolto Semeyraza. Con un soffio di vento e un leggero odore di giglio nero, l’arcangelo smosse il terreno e rivelò il Vigilante morto. Balthazar ci girò intorno, toccò le ali di Semeyraza con timore e vide la ferita profonda vicino allo sterno “Chi lo ha ucciso?”
“Io” rispose Cass senza nessuna inflessione nella voce.
“Lo immaginavo” rispose Balthazar con un tono che indispettì Cass. Gabe lo fermò con gli occhi e spiegò “Semeyraza ci ha spiegato che quando Sandalphon ha pugnalato Hesediel, bè quest’ultimo ha danneggiato la sua grazia e se dovessimo farla ritornare…”
“Sarebbe un angelo vegetale” concluse Cass “Per questo ci ha spiegato delle sue catene”
“Le catene di Semeyraza sono andate distrutte” rispose Balthazar sbuffando “Poi vi fidate di uno che ha avuto il coraggio di distruggere l’equilibro?”
“Non ci fidiamo affatto” disse Gabe in tono duro “Ho fatto qualche ricerca però. Quando dovevamo distruggere le vere catene, misteriosamente sono andate perdute e quelle che abbiamo nel magazzino, indovina sono una pallida imitazione”.
Balthazar non rispose subito e dopo “Vi ha detto che grazie a queste catene è possibile riparare la grazia di un angelo o la grazia demoniaca di un demone?”
“Sì”
“Ma vi ha anche detto che per attivare il potere di queste catene è necessario uccidere tre Vigilanti?”
“Questo no” rispose Gabe scuotendo la testa “Sarebbe stato troppo facile se ci avesse detto ogni cosa”.
Balthazar scambiò un’occhiata di intesa a Gabe e schioccando un dito fece comparire delle catene d’argento con delle formule in enochiano, le catene di Semeyraza. L’arcangelo prese le catene e le studiò con circospezione, rendendosi conto che erano le autentiche catene di Semeyraza. Sarebbero bastate quelle catene a salvare la grazia di sua sorella, di quella sorella che avrebbe difeso a costo della sua vita? Il potere di quelle catene era qualcosa d’immenso e il pensiero di uccidere qualcuno per attivarlo, Gabe chiuse gli occhi dal ribrezzo. Si ricordò il momento in cui, dopo avere finito l’eccidio dei Nephilim, si era presentato davanti a Dio e aveva chiesto di essere esonerato dall’uccidere altre persone, un esonero da rompere solo in caso di grave necessità. Mentre pensava a questa cosa, i tre angeli guardarono in cielo e videro tre stelle cadenti schiantarsi nel giardino. Il Paradiso li attendeva.  Scomparvero un attimo prima, che Hesediel aprisse la porta e venisse abbracciata dai suoi figli.
                                                                         *
Intanto che tutti salissero per la creazione della Lancia di Lete, Binael sistemò la sua stanza e si guardò allo specchio. Era arrivato il momento di dare una mano alla battaglia per la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli, una soluzione temporanea, ma sempre una soluzione. Ogni minuto era prezioso per la creazione della Lancia di Lete. Muovendo i fili del tempo e dello spazio, Binael venne a sapere del viaggio dei prescelti nell’Anti-Purgatorio e il loro incontro con la Lycos Eros. La soluzione proposta da Gemma era interessante, ma bisognava vedere come la battaglia si sarebbe evoluta. Un leggero fruscio, quasi impercettibile all’orecchio umano, lo avvertì della presenza della Signora del Purgatorio. L’ultima volta che era salita in Paradiso, era stato al tempo della creazione dello specchio di lapislazzuli.
“Da quanto tempo che non sali in Paradiso”.
Eve avanzò lenta e maestosa, ammirando la biblioteca dell’arcangelo dei Troni e per un po’ nessuno dei due parlò.
“Vuoi parlarmi di tua figlia Chronie?”
La Signora del Purgatorio annuì “Sono andata a trovarla e la mia decisione di ucciderla è vacillata di fronte al suo dolore”.
Binael prese la sua catena d’oro e se la legò intorno alla vita come una cintura, nel suo sguardo un sapere antico e misterioso e capì subito, dove Eve voleva andare a parare. Si girò verso un disegno particolare di Gabriel all’età di tre anni angelici. Era un’arpa d’oro con i fili di seta, con disegni del Paradiso e dell’Inferno, un oggetto nascosto da Dio per il suo grande potenziale. L’ArchangelDemonius Lira.
“Non posso accordarti il permesso”
Eve avvampò di rabbia e spalancando le braccia cercò di materializzare un fuoco per punire Binael. Non gli importava nulla del suo dolore e della sua richiesta d’aiuto. Sfortunatamente per Eve, l’arcangelo era nato prima di lei e con un solo impercettibile colpo di ali spense il fuoco e sollevò con una sola mano la ragazza di fronte a sé, gli occhi color vinaccia stretti a fessura “Sai cosa è la ArchangelDemonius Lira piccola sciocca? Sai cosa fa? Te lo spiego in parole povere, è uno strumento in grado di trasformare tua figlia o in un arcangelo o in un demone, solo se lei lo vuole essere. Se tu decidi per conto suo, l’Archangel Lira deciderà per conto suo e…”.
“Ad esempio se io voglio che sia un arcangelo e lei non vuole…”.
“Precisamente” borbottò Binael, lasciandola andare di colpo “L’Archangel Lira la potrebbe trasformare in un demone e sappiamo tutte e due che pericolo c’è in un demone dal sangue di Purgatorio”.
La Signora del Purgatorio rimase di sasso e guardò Binael prepararsi. Non c’era niente da fare. L’arcangelo dei Troni le mise una mano sulla spalla, uno sguardo di puro dispiacere e di fedeltà al Paradiso, e dopo andò via verso la Sala del Concilio.
“Ti aspetto fuori. Oggi creiamo la Lancia di Lete”
Eve non sentì per niente le parole di Binael e calò la testa autonomamente. Sua figlia era condannata a un destino infausto. La voleva salvare ma non voleva farla cadere tra le braccia di suo padre e renderla il mostro che non era. Si ricordò le dure parole che Chronie le aveva gettato, parole sanguinanti e velenose, emo e neurotossiche, parole di una figlia stanca di tanta prigionia e desiderosa di libertà. Strappò il disegno di Gabe e lo ripose nella tasca interna della sua giacca di fumo nero e si avviò a seguire Binael. Non c’era niente da fare, gli Alphas dovevano ucciderla. Ma questo non significava che si sarebbe arresa.
                                                                        *
La sala del Concilio degli Angeli e degli Arcangeli era strapiena e tutti aspettarono di vedere comparire Binael, l’arcangelo dei Troni e vice di Metatron. Il motivo per cui erano stati convocati, era quello della costruzione della Lancia di Lete, l’arma che avrebbe dovuto addormentare lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Il silenzio era interrotto saltuariamente da Lucifero e Michele che suonavano la musica della BiaThanatie, per esercitarsi nell’incantesimo dell’apertura del Purgatorio. Eve comparve qualche attimo dopo con un fumo nero e il fuoco di drago “Scusate il ritardo”.
Tutti si accorsero delle lacrime di Eve ma nessuno chiese il perché. Con fare spavaldo, il demone degli incroci le mise una mano sulla spalla e le rivolse uno dei sorrisi più falsi della storia. La Signora del Purgatorio lo fissò e in quell’attimo si pentì immediatamente di essere stata innamorata di lui.
“Amore mio, com’è andato il viaggio?”
“Non sono affari tuoi” disse Eve allargando le ali di drago “Sono andata a trovare mia figlia nella gabbia”.
Il demone degli incroci sobbalzò di rabbia e i suoi occhi divennero neri “Quella è nostra figlia”.
A quelle parole Eve scoppiò a ridere disgustata e mosse la mano “Davvero? Ma che padre amorevole ho qui di fronte. Dimmi, quando mai ha svolto il lavoro di padre?”
“Sei stata tu a impedirmelo” sbottò Crowley alzandosi in piedi “Tu hai messo un sigillo e mi hai costretto a utilizzare l’Aletheia Gladia”.
“Il sigillo serviva a impedire che nostra figlia seguisse le tue orme. Io non sono stata una madre modello e neanche tu sei un padre modello. Quello che posso fare e farò, stanne certo, è quello di impedire che tu possa influenzarla”
Crowley ringhiò e cominciò a fare comparire un fuoco nero tra le sue mani. Eve fermò il tutto con un’ondata di sangue nero, il quale avviluppò il fuoco e lo fece scomparire. L’atmosfera si fece abbastanza accesa e tra i due contendenti scoppiò una rissa, interrotta solo dall’arcangelo Harahel, il quale battendo un bastone lungo, dichiarò “Binael sta arrivando”
Il demone e la Signora del Purgatorio smisero subito di combattere, ma Crowley non perse il tempo a punzecchiare Eve “Non ti permetterò di uccidere nostra figlia”.
La Signora del Purgatorio ricambiò lo sguardo e dopo sussurrò “E chi ti ha detto che voglio ucciderla?”
Crowley stava per rispondere, quando con passo felpato Binael giunse e i suoi occhi color marrone bruciato abbracciarono l’intera stanza, come a sincerarsi che tutti fossero presenti e nessuno escluso. Per stemperare la situazione, Balthazar fece una battuta “Metatron ha fatto sciopero?”
“In questo momento l’arcangelo dei Serafini è indisposto” tagliò corto Binael, posando al centro del tavolo il suo specchio del tempo “Per ora sta svolgendo uno stage presso Dio e non gli è stato possibile partecipare a questa riunione”.
“Il solito nerd” borbottò Balthazar “Qualche volta dovrebbe godersi di più la vita”
“Vogliamo incominciare” borbottò Crowley indispettito “Ho una visita da fare”.
“Penso che sappiate tutti per che cosa siete stati convocati” incominciò Binael in tono greve, ignorando il commento sarcastico del demone degli incroci “La creazione della Lancia di Lete”.
A questa introduzione l’arcangelo dei Troni materializzò un ologramma di una lancia di tredici centimetri di zaffiro e con intarsi di diamanti, la famosa Lancia di Lete. Lucifero volle prenderla ma Michele glielo impedì con uno sguardo. Nessuno poteva permettersi di toccare l’ologramma, senza avere delle ripercussioni a riguardo.  Se Lucifero avesse toccato l’ologramma e non la Lancia vera, la sua grazia sarebbe stata bruciata e non era un buon momento perché ciò accadesse.
“Qualcuno vi ha spiegato che è solo una soluzione tampone?” sghignazzò Crowley con un sorriso sardonico “La lancia non risolverà pratic…”.
Lucifero strinse il pugno e Crowley cominciò ad annaspare, violaceo in volto. Il demone degli incroci piegò le ginocchia, cercando disperatamente un po’ d’aria e il Serafino Caduto gli sibilò “Tu non hai nessun diritto di parlare, verme. Tu hai combinato questo casino e ricordati una cosa, io solo sono il vero re dell’Inferno”.
Crowley si alzò e non disse niente, mentre Eve ringraziava Lucifero con un sorriso. Era in Paradiso per parlare con Binael riguardo a Chronie e si era ritrovato coinvolto nella creazione della Lancia di Lete, la lancia in grado di addormentare lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Non appena ebbe l’attenzione di tutti, Binael continuò a parlare “Tra qualche giorno vi sarà la grande battaglia per ricostruire il Purgatorio e indi il combattimento per sconfiggere Empusa, la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Prima che il giorno della battaglia finisca, bisogna che qualcuno strappi il Cordos dalla cercatrice d’angeli e lo colpisca con la Lancia di Lete”.
“Chi lo dovrebbe fare?” domandò Michele in tono duro.
“Colui che l’ha mandata contro la cercatrice d’angeli” rispose Binael serio “Lucifero”
Il Serafino Caduto annuì sconvolto e guardò Michele. L’arcangelo della giustizia ricambiò il suo sguardo impassibile, anche se dentro di sé aveva già sospettato la scelta di Binael. Solo chi aveva creato l’Inferno, bè aveva il diritto di strappare il Cordos della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse.
“Non appena il Cordos sarà strappato, dovrà essere immediatamente pugnalato dalla Lancia di Lete e spedito nella Dimora di Astrea” spiegò Binael “Devo avvertirvi che questa soluzione è una soluzione temporanea, durerà solo trecentocinquanta anni e al termine di questa scadenza” l’arcangelo dei Troni girò la testa in direzione di Michele “Michele dovrà scendere all’Inferno insieme al cofanetto del Cordos e lo dovrà congelare”
L’arcangelo della giustizia divina annuì e Binael mise una mano sopra il tavolo. Congelare significava unire la grazia e il cuore angelico al cofanetto del Cordos, diventando così il guardiano della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Tutto questo significava che doveva cercare un nuovo Michele, un nuovo guardiano per la sconfitta del Grande Drago dell’Apocalisse. Intorno a Binael si espanse l’aura dei Troni, un’aura di color grigio perla e con voce solenne affermò “Coloro che hanno rinunciato a qualcosa per costituire la Lancia di Lete, mettano una mano sopra il tavolo e ripetano insieme a me “Ios”
Con una certa esitazione Gabe, Cass, Cloto e, con una certa sorpresa di tutti, anche Balthazar misero la mano intorno al tavolo di giada e smeraldo e pronunciarono “Ios”.
In un attimo all’interno della stanza ci fu un potente scoppio di energia e dal cuore angelico di ognuno di loro comparve una linea blu e bianca, la quale cominciò a unirsi per creare la Lancia di Lete. L’atmosfera si fece palpabile e nessuno ebbe l’idea di fiatare. La Creazione della Lancia di Lete durò parecchio, momenti in cui ognuno di loro pensò a quello che avevano rinunciato e dopo l’arma fluttuò di fronte a loro. Binael la prese e con l’altra mano la sfiorò delicatamente, mettendo all’arma un incantesimo di tempo perenne. L’arma brillò di una luce bianca e violacea e dopo ritornò tutto normale. Qualunque cosa fosse successa, la Lancia non sarebbe stata intaccata dal tempo. L’arcangelo dei Troni guardò tutti i presenti e poi giunse a una decisione.
“Cloto”
La Moira della Vita si spostò i capelli dietro l’orecchio “Dimmi Binael”.
“Dì a Atropo di custodire la Lancia di Lete e al momento opportuno di scenderla a Lucifero”
La Moira capì subito, dove voleva andare a parare e con un leggero fruscio scomparve, l’arma legata alla cintura di smeraldi e diaspro rosso. Crowley sbuffò furibondo, molto probabilmente avevano paura che lui la rubasse e la utilizzasse per i suoi scopi. Cioè vedere sua figlia Chronie. Per quello che aveva combinato, Atropo di sicuro non gli avrebbe fatto la festa di benvenuto. Quindi si smaterializzò sotto una coltre di fumo rosso e fuoco nero. Eve diede una sbirciata a Binael e dopo scomparve, il foglio di Gabriel nel vestito. Lucifero e Michele ritornarono in Purgatorio per esercitarsi con la BiaThanatie, Binael nella sua stanza e alla fine rimasero solo Cass, Balthazar e Gabriel.
“A che cosa hai rinunciato?”
“Se te lo dicessi, perderebbe tutto il suo fascino Cass” esclamò Balthazar ridacchiando e poi vedendo Cass rabbuiato si affrettò a dire “Ho rinunciato a rubare dalle scorte del Paradiso”.
Gabe ricambiò il sorriso e anche Cass. Una delle parti per la battaglia era stata creata e adesso mancava solo l’essenza del Paradiso, l’ultima parte che separava la cercatrice dall’influenza malevola di Empusa. Ormai i giochi erano stati fatti e adesso potevano sperare che tutto si sarebbe svolto per il meglio. Nessuno di loro voleva che Violet combattesse contro Christine, ma ormai non poterono nulla di fronte a ciò che era stato prestabilito. A complicare le cose, c’era anche l’uccisione dei Tre Vigilanti per attivare il potere delle catene di Semeyraza. Con un movimento leggiadro, i tre angeli caddero dalle nuvole e ritornarono sulla Terra, per rincontrare di nuovo Christine.

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Capitolo 43
*** Capitolo 43-Tempo imprecisato-Nella reggia delle Moire e nella dimora di Dio ***


Buongiorno a tutti,
buon inizio novembre a tutti voi ^_^Ecco a voi il quarantatreesimo capitolo di "Stairway to Purgatory", nel precedente abbiamo visto la creazione della Lancia di Lete...In questo capitolo abbiamo una discussione delle Moire sulla scelta di Cloto e un incontro molto speciale per Gabriel, Balthazar e Cass...E ci saranno delle importanti novità riguardo a Michele. Ma non vi anticipo nulla ^_^ Si avverte i lettori che l'autrice non intende offendere il sentimento religioso di nessuno ^_^ Mi auguro che vi possa piacere ed emozionare, io cerco di fare del mio meglio ^_^ Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che stanno mettendo e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita ^_^ Buona lettura ^_^ Gabrielle :D

Tempo imprecisato- Nella reggia delle Moire e nella dimora di Dio

“Sorellina, ti prego dimmi che non lo hai fatto. Per favore dimmi che è tutta un’illusione, che sto sognando, che… “.
Cloto era appena arrivata dalla riunione della creazione della Lancia di Lete, indetta da Binael, e aveva appena spiegato quello che era successo in Paradiso. Atropo era stupefatta della decisione della sorella, una scelta totalmente inaspettata. Non poteva assolutamente rinunciare al suo ruolo, non poteva assolutamente, lei era la Moira della Vita, lei era l’amministratrice del potere dell’Arcolaio di Zoe, quella che presentava la lista delle persone che dovevano nascere direttamente a Dio, la massima onorificenza in Paradiso…
“Invece l’ho fatto” esclamò Cloto caparbia “L’ho fatto per una giusta causa e tu dovresti essere la prima ad appoggiarmi. Non dovresti ostacolarmi”
Atropo non seppe cosa dire, colpita da un lato dalla decisione della sorella di avere fatto una cosa molto nobile, molto probabilmente nessuno avrebbe avuto il suo coraggio, o forse in pochi, dall’altro lato era arrabbiata. Maledetto Crowley e la sua decisione di scalare i vertici del Purgatorio e avere scombinato l’equilibro. Se mai fosse esistita una persona che meritasse di stare ai vertici del suo quadernetto di Thanatos, bè il demone li superava tutti. Non le importava nulla se lo aveva fatto perché Eve gli aveva impedito di vedere la loro figlia, se Chronie aveva al suo interno il dna dell’Inferno e del Purgatorio, il demone aveva scombinato l’equilibro e come tale doveva morire. E se non erano i fratelli Winchester a farlo, lo avrebbe fatto lei personalmente. Si ricordava perfettamente, il giorno in cui erano state insignite da Dio, il giorno in cui avevano ricevuto il dono della Morte, Vita e Rinascita, un dono da dispensare con saggezza e discrezione, un dono da non prendere affatto alla leggera. Avevano giurato di stare insieme, di…
“Perché?” continuò a dire Atropo nella sua missione di dissuadere la sorella “ Tu non avevi nessun impegno a fare la Lancia di Lete, lascia fare agli altri questo sacrificio. La Vita è la tua missione, non una prerogativa di altri.”.
“Atropo smettila!” la riprese Lachesi, di ritorno da una missione di rinascita “ Cloto ha fatto la sua scelta e noi dobbiamo essere fiere di quello che ha fatto”
La Moira della Morte guardò la sorella e scosse la testa, sconvolta. Due contro una logica era schiacciante. Per un attimo che sembrò un’eternità, Atropo osservò Lachesi e notò che era stravolta dalla stanchezza. Molti fili di Persephone erano attaccati alla sua cintura, segno che non era riuscita a salvare la gente che si era prefissata di salvare.
“Come è andata Lachesi?” chiese Atropo interessata.
La Moira della Rinascita sbuffò sdegnata e nei suoi occhi viola c’era tutta la stanchezza e la demoralizzazione di un essere immortale “Vorrai dire come non è andata Atropo. Il mio filo di Persephone non serve praticamente a nulla. Non appena mi azzardo a utilizzarlo, l’anima si sfalda e dopo esplode in mille pezzi. Lo specchio di lapislazzuli è ormai compromesso e sono stanca, davvero stanca e irritata”
“Neanche Nathaniel ti ha potuto aiutare?”
La Moira della Rinascita distrusse i fili di Persephone inutilizzabili e negò “Nath per ora è distratto e non ha tutti i torti. Ha appena scoperto che la grazia di sua madre è fortemente compromessa e può essere salvata solo dalle catene di Semeyraza e anche che sua zia è…”
“La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse” sospirò Cloto con un brivido lungo la schiena “E pensare che sono stata io a creare il suo filo della Vita. Mi sento in colpa per quello che è successo”.
“Non hai nessuna colpa sorella” la consolò Lachesi circondandole le spalle con un braccio “Hai fatto solo il tuo lavoro da Moira. La colpa di tutto questo è di un certo demone di nostra conoscenza con le manie da conquistatore spagnolo”.
 “Chi sarà la nuova Moira della Vita, allora?” domandò Atropo, interrompendo bruscamente il discorso tra Cloto e Lachesi.
Per un po’ Cloto non rispose, posizionando la lancia di Lete all’interno di una teca protetta e dopo disse “Haniel, sarà Haniel, il nuovo Moira della Vita”
“Bè hai fatto una scelta giusta” borbottò Atropo, spostandosi i capelli dietro l’orecchio e confessò “Non mi piace essere separate, abbiamo svolto il nostro lavoro sempre insieme, sarà strano avere una persona nuova nel gruppo”.
La Moira della Vita la guardò intenerita e l’abbracciò. Sapeva molto bene che cosa comportava il potere di Atropo, lo aveva sperimentato su di sé in un giorno dello scambio dei poteri, e aveva costatato che si basava essenzialmente sulla separazione e sul congedo. Atropo era troppo abituata a separare le persone per accettare questa cosa nella propria cosa.
“Nessuno ci separerà sorellina” affermò Cloto sicura di sé “Ho solo bisogno di staccare un po’. Sulla Terra il mio dono di creare la vita, anzi di farla iniziare, avrà una maggiore importanza che…” s’emozionò e fece fatica a continuare “farlo qui”
“Ti sei affezionata agli esseri umani non è vero sorellina?” intervenne Lachesi perspicace.
“Già”
Atropo volle ribattere, ma alla fine ci rinunciò. Nulla di ciò che avrebbe detto in quel momento, avrebbe cambiato le sue decisioni. Quando Cloto decideva una cosa, bè era quella. Lachesi prese la Lancia di Lete e fu pervasa dal potere di quell’arma, costruita con il sacrificio di alcune persone che avevano deciso di rinunciare al bene più prezioso. E nella mente balenò una domanda.
“Quando smetterai di essere la Moira della Vita, Cloto?”
“Farò l’ultimo filo di Persephone per Hesediel/Christine” affermò Cloto sicura di sé “Poi deciderò di scendere sulla Terra come una comune mortale” poi si rivolse con fare ironico ad Atropo “Trattami bene Hany, mi raccomando”.
“Gli renderò la vita un vero e proprio inferno” dichiarò Atropo trionfante.
“Posso immaginarmelo” sogghignò Cloto e si girò a guardare il cielo soprastante.
“La lancia di Lete quando dovremmo consegnarla Cloto?”chiese Lachesi curiosa “Binael ti ha detto qualcosa al riguardo?”
La Moira della Vita scosse la testa “Non mi ha detto nulla. Credo che saremo informate solo all’inizio della battaglia per la salvezza del Purgatorio. Spero solo che Hesediel si possa salvare”
In quel momento una tromba le fece sobbalzare e videro tre angeli schizzare verso la sommità del Cielo. Erano Balthazar, Gabriel e Castiel che salivano verso Dio.
                                                                               *
“Immagino che avete deciso tutto di vostra spontanea volontà”.
I tre angeli si guardarono intorno e non risposero, indecisi su quello da dire. La voce si manifestò come un uomo senza fattezze definite, dall’apparente età di sessantacinque anni, dal viso androgino, un essere tanto fragile da sembrare incommensurabilmente potente e da non sottovalutare “Non avete avuto la minima intenzione di consultarmi per una cosa tanto importante”.
Grattandosi la barbetta, Balthazar intervenne ironico “Padre noi ti volevamo chiamare, ma qualche volta attiva la segreteria telefonica o iscriviti a Facebook, Twitter, Instangram, la lista è lunga! Dovresti essere al passo dei tempi. Sei così antiquato”
Senza dare il tempo di difendersi, Dio estese la mano e creò un vortice d’aria, il quale costrinse Balthazar e Gabe a tenersi con tutte le loro forze per evitare di cadere dal Cielo. Una caduta da quella altezza significava la rottura della grazia. Non era proprio il momento.
“Gabe sappi che se morirò, ti voglio bene”.
“Smettetela voi due” esclamò Cass mortificato e dopo si rivolse direttamente a Dio “Padre lei ha ragione per essere furibondo con noi.”
“Non sono arrabbiato”
I tre angeli lo guardarono sconvolti, mentre Dio si sedeva su un trono di nuvole e li guardava con sguardo neutro “Se fossi arrabbiato, non esiterei un istante a strapparvi le ali e a gettarvi all’Inferno. Sono solo un po’ contrariato dalla decisione di lasciarmi in disparte, come un soprammobile da tenere in considerazione solo quando c’è occasione”.
“Ehm… prima che tu mi butti da questa nuvola, ti vorrei ricordare che a Lucifero…
“Lucifero ha meritato la sua punizione, ho dovuto strappargli la grazia. Ma questo argomento ne parleremo più tardi, perché ci sono delle cose importanti che vi dirò. Convincendosi di fare del bene e badate che non sono per nulla arrabbiato con lui, Michele ha ritornato la grazia a Lucifero, ma non ha messo in conto dell’effetto collaterale che ha scatenato. Non mi hanno fatto Dio perché ero simpatico, sono Dio perché ho creato e so il retroscena che c’è dietro ad ogni sfumatura. E questo lo dovrei ricordare a un certo angelo scribacchino di mia conoscenza”.
A questa argomentazione i tre angeli non seppero come controbattere e dopo Gabe s’azzardò a chiedere “E allora perché questa dimostrazione di forza?”
Il Signore del Cielo unì le dita e spiegò “Perché se non, bè non sarei chi sono io veramente. Andando ad altre cose, siete sicuri della vostra scelta per la Lancia di Lete? Perché se nessuno ve lo ha spiegato, bè sarà un processo irreversibile. È una decisione da prendere non alla leggera. Se dite di sì, non ci sarà possibilità di tirarsi indietro”
“Io ne sono assolutamente convinto” esclamò Gabe convinto “Io sono convinto della mia scelta”
“Gabriel, Gabarel” disse Dio e l’arcangelo delle annunciazioni deglutì, incerto se considerare il suo nome come un fattore positivo “Tu sei stato un mio fido comandante in capo durante la battaglia contro i Vigilanti e dei loro figli, i Nephilim, per la salvezza del genere umano. E adesso vengo a scoprire che sei il custode, l’angelo custode di due Nephilim angelici”
“Michelle e Nathaniel non sono i mostri che abbiamo cacciato” ribattè Gabriel infervorato.
“So benissimo che non sono dei mostri e neanche io voglio che loro vengano uccisi. Ma dimmi la verità e tu lo sai che non me la puoi negare” si fermò e lo inchiodò con uno sguardo d’azzurra immensità “Tu hai deciso di rinunciare al tuo potere da arcangelo perché in caso di mandato di uccisione celeste nei confronti dei figli di Hesediel e di Haniel, tu saresti l’unico e il solo  a poterli uccidere? E non ti potresti sottrarre al mio comando”.
Gabe deglutì e si lasciò trasportare dai ricordi. Nella mente balenò il ricordo di quando aveva avuto l’ordine di uccidere Dyara e Gasyas, i figli gemelli di un Vigilante, colpevoli solo di essere figli di un amore sbagliato. Quei due bambini erano l’emblema della fanciullezza, non meritavano affatto di essere uccisi, ma aveva eseguito il suo compito come un bravo soldato. Poi aveva visto di chi erano i figli e la vergogna di quel gesto scellerato lo perseguitò per decenni, se non per interi secoli. Ancora non aveva avuto il coraggio di guardare il Vigilante in faccia.
“Sì signore”
Per un attimo nessuno parlò e dopo Dio estese le braccia e proclamò “Meriteresti di essere un Serafino, non di avere tolti i poteri da arcangelo delle annunciazioni. Ma se è questo ciò che vuoi, hai la mia benedizione”
Gabe s’inginocchiò e spalancò le ali, chiudendo gli occhi. Cass e Balthazar si avvicinarono a lui, ma il Signore del Cielo spalancò le ali invisibili dietro di lui e allontanò dolcemente i due angeli, per evitare che la loro grazia potesse essere compromessa. L’arcangelo delle annunciazioni si trattenne dall’urlare quando Dio gli tramutò la grazia in anima umana, un’operazione che lo fece sentire come immerso in una landa bollente e in un calderone ghiacciato. Tutte le emozioni belle e brutte degli esseri umani si riversarono su di lui, lasciando basito e anche sconvolto, in quanto aveva visto le emozioni degli esseri umani soltanto dal punto esterno, ma dal punto di vista interno era tutto un altro discorso. L’ira, la superbia, l’avarizia, l’accidia, la lussuria, l’invidia, gola, il desiderio di rivalsa, gli esseri umani erano davvero straordinari e imprevedibili. Pianse calde lacrime quando Dio gli diede l’emozione della nascita e potè comprendere ancora meglio cosa provavano le mamme. Capire meglio come si sentivano le partorienti.
Al fine della trasformazione da arcangelo a umano, Gabriel guardò negli occhi color terra bruciata e azzurro scuro di Dio e aspettò l’effetto finale, quando all’improvviso Dio battè le mani.
“Ancora sento il potere dell’annunciazione” affermò Gabriel stupefatto.
“Io ho trasformato la tua grazia nell’animo umano. Ma non posso togliere ai miei figli il loro dono, specialmente un dono bellissimo come quello di annunciare la nascita di un bambino. Ovviamente non potrai prevedere quando quella persona partorirà, ma avrai un sesto senso più sviluppato e con questo, bè capire quando è il momento giusto. Poi non sarai solo giusto?”
“No, ci sarà Gary degli Alphas con me” dichiarò Gabriel in tono orgoglioso, poi chiese sconvolto “ Ma potrò uccidere i Vigilanti per l’attivazione delle catene di Semeyraza?”
“Potrai farlo” annuì il Signore del Cielo e Gabe sospirò “ Ma non potrai individuarli spiritualmente, avrai bisogno di Cass e Balthazar per farlo. Questa è l’arma con cui dovrete ucciderli”.
E mostrò una freccia, apparentemente normale, ma che per i tre angeli aveva un significato recondito. Era la prima freccia del Paradiso, la freccia da dove un Vigilante aveva iniziato il suo lavoro di trasformare gli esseri umani in guerrieri.
Dio stava per pensare a come aiutare Gary nella sua missione sulla Terra, quando si accorse della faccia storta di Balthazar e si girò a guardarlo. L’angelo digrignò i denti, non sapendo quello da dire e alla fine Dio lo incalzò in tono autoritario “Hai qualcosa da dire, Balthazar?”
“Perché ho la netta impressione che ci sia un ma che aleggi come una nebbia intorno a noi?” intervenne Balthazar perspicace “La tua benedizione ha sempre un lato nascosto, il quale è difficile da decifrare”.
“Nessun lato nascosto Balthazar” affermò Dio con serietà “Io non faccio giochetti, non sono come Lucifero “.
“Perdonami se non ci credo” sbuffò l’angelo combattivo “Ti sei dato troppo alla macchia per avere la mia completa fiducia, hai fatto il buono e il cattivo tempo, ti sei dimostrato un Dio arrabbiatissimo con tutti e dopo uno che dispensa baci e abbracci, tu sei…”.
“Io mi sono dato alla macchia?” tuonò Dio e Balthazar si sentì come se un grosso peso lo schiacciasse “Voi avete deciso di vostra iniziativa, avete creato tutte le situazioni, poi osate dare la colpa a me? Non farmi pentire di averti graziato Balthazar, troppe volte ho chiuso un occhio per le tue marachelle, ma non abusare della mia pazienza perché anche se è infinita, qualche volta esaurisce”
Poi il Signore dei Cieli distolse lo sguardo e chiese “Spiegami il vero motivo perché hai creato la Lancia di Lete”.
“L’ho detto” dichiarò Balthazar tronfio “ L’ho fatto per evitare di saccheggiare la camera delle armi. Ho deciso di fare il bravo ragazzo”
Dio battè le mani e materializzò accanto a sé le catene di Semeyraza. L’angelo deglutì ma non lo diede a vedere. Gabe si accorse del cambiamento repentino di Balthazar, ma non osò intervenire. L’aria si fece rarefatta intorno a loro e dopo Balthazar urlò “Tu hai fatto il bello e il cattivo tempo prima e dopo hai deciso di ritirarti dalle scene, lasciandoci da soli. Ho fatto quello che ho fatto e lo rifarò volentieri”
“Che cosa hai fatto Balthazar?” domandò Cass curioso.
“Ha rinunciato alla sua grazia. Le catene di Semeyraza, una volta attivate, possono essere toccate da una persona senza nessuna attività soprannaturale. Appunto gli esseri umani”
Balthazar guardò Dio, incerto se essere contento che il suo segreto fosse stato svelato o arrabbiato per questo. Era totalmente sincero quando diceva quello che lo aveva fatto volentieri, ma c’era un segreto legato a questa scelta, un segreto che non avrebbe rivelato neanche sotto tortura. Lo faceva sì per Hesediel, era stata la sua maestra di vita in Paradiso, non poteva permettere assolutamente che venisse uccisa, ma aveva un altro motivo. Cloto gli aveva mostrato il futuro, la disperazione di Sam/Chamuel…
“Allora per i tre Vigilanti…?”
“La tua grazia sarà tramutata dopo che sono stati uccisi i tre Vigilanti, non un minuto prima né un minuto dopo”
“Grazie”
“Sapremo qualcosa su chi sono i tre Vigilanti da uccidere per attivare le catene di Semeyraza?”
Il Signore dei Cieli schioccò le dita e materializzò una pergamena fatta di piume di fiamme dell’inferno, a testimonianza che i Vigilanti erano figli del Paradiso ed erano diventati seguaci dell’Inferno. La consegnò personalmente a Cass “Quando vedrete un Vigilante da uccidere, la pergamena diventerà nera” poi fece un sorriso un po’ malizioso “La scelta che hai fatto è davvero lodevole”.
“Qualche volta ho pensato che fossi geloso di Violet” sghignazzò Gabe ironico.
“Dean è solo mio protetto” dichiarò Cass convinto.
“Ma è anche una persona a cui daresti la tua grazia e il tuo coraggio. Dean non è solo un tuo protetto, ma è il tuo amico, il tuo fratello umano, forse lo hai considerato più fratello di quanto hai fatto con i tuoi veri fratelli. Non so se hai mai provato qualcosa di più per lui, ma decidere di rinunciare a essere il suo angelo custode dopo la sua morte…”.
“Non sei arrabbiato per questo?”
“Castiel, angelo del giovedì, volere bene non è una cosa che mi fa arrabbiare. Ma ti devo dire una cosa, non potrò esimerti dall’essere l’angelo custode di Dean”
Cass strabuzzò gli occhi blu e chiese “Perché no?”
“Il legame che c’è tra un protetto e un protettore è un legame che nemmeno io posso sciogliere. So i tuoi intenti nobili nel formare la Lancia di Lete, ma c’è una piccola difficoltà”.
“Quale?”
“Non potrai scegliere il luogo, dove il tuo protetto andrà. Se Atropo reciderà il filo di Persephone, dovrai seguirlo senza fare discussioni. Ci stai?”
“E resterò il suo angelo custode?”
“Sì”
“Allora va bene” e allora Dio sfregò le mani e Cass sentì il potere dei tre regni dissolversi nella sua grazia e Gabe interruppe tutto dicendo “Che cosa volevi dire quando volevi dire che Michele non ha tenuto in considerazione gli effetti collaterali?”
“Che se non strappa la grazia a Lucifero dopo la battaglia, mi vedrò costretto a trasformarlo” lo sguardo che diede ai tre angeli fu davvero particolare “in un nuovo Lucifero”.
Dopo i tre angeli videro la nuvola scomparire, con nuovi dubbi e nuove rivelazioni. Rivelazioni che, forse, era meglio non scoprire. I prossimi obiettivi erano l’essenza del Paradiso e l’uccisione di tre Vigilanti. Certamente non cose da poco. Gabe si commosse vedendo Hesediel travolta dall’abbraccio di Nathaniel e Michelle.
Anche se l’orrore e la rabbia la facevano da padrone, l’affetto era sempre una bella novità.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44-Ricordi del passato e la partenza dei prescelti ***


 
Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il quarantaquattresimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto le Moire Atropo e Lachesi venire a conoscenza della scelta di Cloto e la discussione molto particolare tra Balthazar, Gabe e Cass nei confronti del Creatore, una discussione che finisce con il Creatore che dice una verità molto scomoda...In questo nuovo capitolo si ritorna nuovamente a casa dell'arcangelo Haniel e ci saranno dei flashback di Christine e Sheeira all'interno del Purgatorio e un flashback sul passato di Christine e Violet...Ma non vi anticipo nulla :-)) Mi auguro solo che vi possa piacere ed emozionare :-)) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi hanno messo come autrice preferita :-) Buona lettura :-)) Gabrielle :-)


 
                 Ricordi del passato e la partenza dei prescelti

Mentre Cass, Gabe e Balthazar stavano ritornando a casa dopo l’incontro-scontro con Dio, con la nuova missione di uccidere i tre Vigilanti e attivare così le catene di Semeyraza, per riparare la grazia rotta della loro amica ed evitare che potesse diventare un arcangelo vegetale, Christine e gli altri ricomparvero all’interno della biblioteca di Haniel, appena prima che la luce del sole desse l’ultimo fugace guizzo, colorando la stanza di arancione infuocato e nel cielo si stagliassero le prime timide stelle. L’arcangelo della misericordia e della giustizia calcolò male il momento in cui doveva fare riposare le ali e finì per sbilanciarsi contro un mobiletto, contenente libri di cucina, sbattendo violentemente la testa e procurandosi una ferita profonda lungo la guancia destra. Sam fu subito da lei e l’aiutò a rialzarsi. L’arcangelo delle Potestà non potè esimersi dal fare una smorfia di tristezza mista a disgusto nel vedere le ali della sua compagna ridotte in quello stato. Dapprima forti e maestose, vero simbolo e potenza delle Dominazioni, di quella gerarchia che proteggeva i sovrani di tutto il mondo, adesso stavano perdendo piume e i muscoli avevano perso tonicità e le ossa erano fragilissime. Sarebbe bastato un colpo ben assestato alle ali di Christine per compromettere la sua incapacità di volare. L’angelo che aveva scacciato Lucifero assieme a Michele, adesso stava diventando l’ombra di se stesso e Sam si arrabbiò perché non era in grado di aiutarla di più.
Attinse alla sua essenza da Potestà e cercò di guarirla, ma il danno era troppo esteso. In alcune zone i legamenti erano frantumati e ricostruirli avrebbe significato spendere un’energia che Sam non aveva.
L’unico modo per guarirla era ripristinare lo specchio di lapislazzuli, ma ripararlo significava far ritornare la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse e condannarla a morte.
Porca buttana!
Ovunque si girassero, sembrava che ci fossero più problemi che soluzioni nei paraggi. Indipendentemente dal fatto che avrebbero riparato o no lo specchio, Christine era spacciata. A un certo punto una delle ali di sinistra prese fuoco color azzurro chiaro, il quale partì dalle punte fino a salire alla sommità e la ragazza sussurrò debilitata “Tersicore è morta”.
La musa della danza era morta, dopo un lungo periodo di agonia. Era stata recuperata al limite delle forze dalla squadra di guarigione capeggiata da Raffaele, era stata sottoposta al trattamento con la grazia di angelo, per cercare di riparare i danni che il veleno dell’Idra di Lerna aveva provocato, danni che in un normale essere umano avrebbero portato alla morte nel giro di tre minuti, ma gli sforzi furono vani.
In realtà c’era un altro modo per poterla salvare, ma serviva la collaborazione delle altre sorelle. E con Crowley alle calcagna, le rimanenti muse avevano deciso di tenersi lontano dai riflettori. Nonostante fossero molto addolorate della sua morte, sapevano di non dovere correre rischi. Se fossero morte tutte le muse, le arti sarebbero scomparse definitivamente dalla Terra.
Nessuno aveva voglia di parlare, tutti erano concentrati su quello che era successo nell’Anti-Purgatorio, sul cercare di capire il senso dietro le parole di Gemma Ioanthe, la Lycos Eros. Si era congedata in modo misterioso, affermando che ci poteva essere una lievissima speranza per Violet, lasciando più dubbi che soluzioni.
“Come stai?” chiese Sam preoccupato.
“Sto bene” disse Christine con un sorriso anemico, togliendosi i pezzi di vetro dalle ali “Ho solo calcolato male il momento in cui dovevo far riposare le ali. Sammy conserva l’energia per cose più grosse di una mia caduta”.
“Christine” esclamò Sam preoccupato “Tutto questo vale la tua vita? Pensa alla tua famiglia, a tutte le persone che ti vogliono bene, pensa a me”.
Christine gli prese le mani e sospirò, commossa dall’amore che Sam aveva per lei, un amore che derivava dal Paradiso “Sam, che arcangelo sarei, se abbandonassi il regno cui ho prestato la mia fedeltà e la mia protezione? Sarei solo un arcangelo disonorevole e non avrei neanche la forza per guardarti in faccia”.
Sam scosse la testa, confuso e al tempo stesso molto orgoglioso di lei. Molti si sarebbero fermati a quel punto, ma lei era determinata a prendere molto seriamente quella missione, a difendere quel regno a metà tra il bene e il male. Ma si doveva ricordare che era una madre e non solo un angelo, cui il Paradiso aveva preteso troppo e distribuito quasi nulla. Aveva due figli di cui occuparsi.
“Quello che fai è molto nobile Chris, ma pensa anche alla tua famiglia!  Tu non sei solo un arcangelo, un soldato di Dio, ma sei anche una mamma e la mia compagna, la compagna con cui vorrei stare fino alla fine dell’eternità” fece un respiro profondo “ E anche oltre”.
La parola “compagna” la calcò più volte, speranzoso di poter fare sentire tutto l’amore che provava per lei. La ragazza si emozionò e baciandolo affermò “ Lo faccio anche per loro”.
“Se tu muori, allora morirò anche io” decise Sam, afferrandole le mani, memore di una Christine terrorizzata e di un Lucifero sghignazzante “Io non posso sopportare di nuovo la tua perdita. Io ti ho già perso troppe volte, per sopportare di nuovo tutto questo. Ci sono milioni di angeli che possono occupare il tuo posto Chris, non ti puoi addossare sempre tutto il peso dei problemi altrui. Se tu te ne vai, allora me ne andrò anche io!”
Christine impallidì e prendendogli il viso tra le mani “ No, non lo fare. I nostri figli hanno bisogno di un genitore accanto che li supporti e li consoli della mia morte, non hanno bisogno di due brutte notizie nello stesso tempo”
“Tu sei la loro mamma!” cercò di farla ragionare, scuotendola per le spalle “Per favore Chris”.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia baciò appassionatamente Sam, il quale capì immediatamente che qualunque cosa avesse detto, sarebbe caduta al vento. Christine soffriva molto per quella scelta sofferta, a metà tra il suo dovere da madre e il suo dovere da arcangelo, eterna funambola di decisioni ultraterrene, le quali si divertivano a rovinarle la vita. Sam fletté il braccio destro e ruppe una vetrinetta con un pugno, ignaro del sangue che gli scorreva nel polso.
“In questo momento, prenderei Crowley a calci”.
“Conserviamo la rabbia per qualcos’altro che un demone con manie di grandezza, un demone con la sindrome del conquistatore spagnolo” gli consigliò Christine saggia “ Poi dovresti fare la fila, quel piccolo bastardo ha una fila di nemici infinita”
Il cacciatore fu contento che almeno la vena ironica di Christine non si fosse persa. Dopo l’arcangelo della giustizia e della misericordia baciò Sam e gli promise “Lotterò Sam, lotterò fino alla fine. Farò sudare sette camice a Empusa, prima di uccidermi, sta tranquillo”.
“Me lo prometti?”
“Ehi” esclamò Christine, fingendosi offesa e facendo la linguaccia “Ti vorrei ricordare che sono stata io a buttare a calci Lucifero. Abbi fiducia in me”
“Sei la mia rovina”
“Ti amo” ribattè Christine baciandolo in fronte “Hai fiducia in me?”
Sam annuì e Christine lo baciò appassionatamente.  Sapeva che gli stava chiedendo tantissimo, di stare rischiando più delle altre volte, ma voleva riscattare l’immagine di quel regno che molti avevano sfruttato per il proprio tornaconto. Voleva insegnare ai suoi figli il valore di difendere ciò che si amava, anche a costo della propria vita.
In Paradiso le avevano insegnato che il Purgatorio era il ricettacolo delle più orride creature, creature abituate solo al sangue e alla caccia, ma non era stato così.
La loro non era solo mera sopravvivenza e in alcune cose, bè i mostri del Purgatorio erano meglio di loro. Gli animali non erano buoni o cattivi, era l’ambiente che li influenzava al tal punto di farli diventare ciò che erano.
Ma se per gli angeli gli scopi erano animati da un bene superiore, un bene a volte troppo sottile e controverso, i demoni dai peccati e dai propri tornaconti, i mostri lo facevano solo esclusivamente per la sopravvivenza della propria specie. E lo aveva scoperto con i suoi occhi, durante un’escursione segreta con Sheeira, in un momento di disobbedienza ad Astrea.
*
“Shy, andiamo. Il sole sta calando all’orizzonte”
Sheeira sbuffò innervosita e si appoggiò al tronco di una betulla dalle foglie giallastre, spostando un ciuffo biondo dalla faccia “Per tutte le Moire, Hesy! Per essere l’arcangelo che butterà a calci Lucifero dal Paradiso, in questo momento mi sembri una che ha paura perfino della sua ombra. Dimostra il tuo coraggio!”
“Sono quasi i vespri” ribattè  Christine cocciuta, esasperata dalla testardaggine della sorella, notando come il cielo stesse mutando da un azzurro chiaro a un blu vellutato “Manca poco alla chiusura e non sappiamo quando potremmo ritornare indietro”
Sheeira spalancò le ali e nei suoi occhi si accese una luce di rabbia e di frustrazione, la seconda perché Hesediel non assecondava i suoi desideri.
“Se vuoi, torna tu indietro” esclamò Sheeira caparbia “Io voglio vedere se le voci sul Purgatorio sono vere oppure no. Voglio vedere se il Purgatorio è davvero il ricettacolo delle più orride creature. D’altronde anche Binael ci ha insegnato che dobbiamo andare oltre le apparenze e vedere il nascosto dietro la facciata. Bisogna smantellare i pregiudizi e vedere la verità”
Hesediel aveva capito il motivo della scelta della sorella, era onorata di tutto questo, tuttavia tentò invano di farla ragionare “Non puoi farlo di giorno? Abbiamo circa ventuno ore di luce. Le leggi ultraterrene sono abbastanza severe a tal riguardo”
“Che vadano a quel paese le regole!” esclamò Sheeira senza mezzi termini “ Durante il giorno, il Purgatorio è un mortorio. Durante la notte che si anima, che dà il meglio di sé”
E detto questo si ferì alle ali e lasciò cadere alcune gocce di sangue e grazia angelica sul terreno. Quest’ultime si fusero insieme a creare una porta dimensionale, un fragile velo tra i due regni, tra la promessa di libertà e un Panopticon sovrannaturale. Una leggera brezza scompigliò i capelli biondi di Sheeira e quelli castano scuro di Hesediel e al di là, le due ragazze sentirono il gracchiare dei corvi, il sibilo di alcuni serpenti che strisciavano e quelli che dovevano essere denti che digrignavano.
“Sheeira!”
“Io vado!” esclamò Sheeira convinta e incominciò ad addentrarsi “Tu vieni?”
L’angelo guardò con titubanza la porta sovrannaturale e dopo prese la mano della sorella. Il viso di Sheeira si illuminò dalla felicità e le promise “Vedrai che non ci pentiremo di questa scelta”
E dopo tutto venne sommerso da una luce accecante.
                                                                                                *
“Voi chi siete?”
Hesediel sobbalzò stupefatta e si rizzò a sedere, appoggiando la schiena su un albero annerito. Lei e la sorella erano circondati da un gruppo di licantropi, guardinghi con le lance in mano, in una proporzione di due a venticinque, tutti muscolosi e agguerriti. Una situazione ideale! Guardò la sorella, la quale non era affatto spaventata, anzi era affascinata e abbastanza incuriosita dal gruppo. La sua attenzione era concentrata su un licantropo di poco più grande di vent’anni, capelli tagliati corti e leggera barbetta, il quale era scostato dal gruppo e si fumava una sigaretta, come se il problema del gruppo non lo riguardasse minimamente. Il licantropo sorrise di sfuggita e dopo si concentrò sulla sigaretta. Sheeira lo fissò ancora per un po’ e dopo distolse gli occhi, imbarazzata. Era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Di solito era lei che fissava così intensamente una persona da costringerla a calare lo sguardo.
“Vi abbiamo chiesto chi siete?”
Hesediel guardò negli occhi quello che doveva essere il capo del gruppo. Aveva i capelli rossi lunghi fino alle spalle, mascella pronunciata, barba folta e ben curata e nel braccio aveva tatuato un nome “Fabian”.
“Non sapevo che gli angeli fossero sordi oltre che a stupidi” sghignazzò il cosiddetto Fabian, facendo ridacchiare tutti gli altri licantropi “Che peccato”.
Sheeira si alzò di scatto, facendoli ringhiare e si presentò, per nulla intimorita dall’ironia di Fabian “Io sono Sheeira Kalievra, appartengo alla categoria dei Principati e se mi fate incazzare vi faccio un culo tanto. Lei è…”
“Io sono Hesediel o meglio Christine Lilyane e sarò la capogerarchia delle Dominazioni”
A quelle parole Fabian impallidì e si mise a confabulare con un suo collega, un tipo pelato e con un orecchino di diamante al lobo dell’orecchio destro. Hesediel poté distintamente sentirli dire, nonostante stessero parlando in ringhi e ululati “Non può essere il nostro arcangelo…”.
“Il vecchio sciamano Lithius è stato categorico su questo fatto. Dovrà essere un capogerarchia delle Dominazioni a proteggerci. Finalmente anche il Purgatorio ha un suo protettore”
“Una donna?”
“Non dirmi che sei sessista Fabian” lo rimproverò bonariamente il suo collega.
“Non dire cazzate Santiux” sbuffò il licantropo, mostrando una chiosa di denti appuntiti “Sai bene che mia figlia è a capo della guardia militare lupina, non sono sessista. Solo che...”
“Non ti fidi perché la ritieni inesperta?” terminò lui, capendo dove voleva andare a parare il suo collega “Se c’è una cosa che ho imparato qui Fabian, è che mai sottovalutare una persona. Da parte mia ha la più completa fiducia. Non sei stanco anche tu delle continue incursioni degli angeli, convinti che possono fare qualsiasi cosa, solo perché sono delle alte sfere?”.
Fabian annuì corrucciato e guardò Hesediel che si alzava, incerto su cosa fare. Nel frattempo che la situazione si sbloccava, Sheeira si concentrò sul licantropo misterioso e con coraggio si avvicinò, sapendo di rischiare molto “Io mi chiamo Sheeira”.
“Sheeira come la pronuncia della parola “francese” cher?”
“Esattamente” confermò lei “Ma ti posso assicurare che non sono così cara come la parola”.
Lui diede un’ultima occhiata alla sua sigaretta, si passò la lingua sui denti acuminati in un tentativo di essere sensuale e minaccioso “Io posso strapparti il cuore dallo sterno”.
“Io posso bruciare la tua anima nel sonno, senza che tu ne accorga” ribattè Sheeira per nulla impressionata.
Il licantropo sorrise divertito dall’intraprendenza di Sheeira e si congratulò con lei “Sei coraggiosa e spiritosa. Erano secoli che non vedevo una tipa come te”
“Dovresti mangiare il cuore di persone intelligenti” lo prese in giro un suo collega, un ragazzo dai capelli biondi e occhi verdi “Così almeno ti ricorderesti”.
“Grazie per il suggerimento Louis” sbuffò il licantropo seccato e dopo la sua voce cambiò tono, diventando più roca “ A proposito, io mi chiamo Anton Ematos”.
“Anton Ematos?” ridacchiò Sheeira, traducendo il suo nome “Fiore del sangue? Tua madre aveva bevuto per caso quando ti ha messo questo nome?”
“Bè” esclamò lui con un sorriso che si estese agli occhi e accarezzandosi la barbetta “Può darsi che abbia bevuto, ma non puoi negare che non abbia una certa poeticità criminale per un licantropo come me”.
“Tu sei pazzo!”
“Sono i pazzi che reggono il mondo e lo fanno meglio di quelli che si definiscono normali e normali non lo sono” decretò Anton  convinto di quello che stava dicendo “E tu a quale categoria appartieni?”
“Indovina”
L’angelo gli strinse la mano e per un po’ si guardarono negli occhi. Una pozza azzurra che rifletteva due occhi castano scuro e un viso difficile da dimenticare. A un certo punto Anton spostò il braccio destro all’indietro e dai polpastrelli uscirono degli artigli affilati.
“Sheeira, attenta” l’avvertì Hesediel.
Sheeira non si fece cogliere impreparata e altrettanto fulminea trapassò con un solo colpo d’ala Anton, frantumandogli la cassa toracica. Il licantropo spalancò gli occhi sorpreso e dopo sibilò “Non sei una fanciulla indifesa”
“Pensavi che noi angeli fossimo dei pappamolla buoni a nulla, dediti solo ai buoni sentimenti e a suonare l’arpa? Hai una pessima opinione di noi, lupacchiotto”
L’angelo girò l’ala e Anton urlò dal dolore. Aveva pensato erroneamente di avere trovato un angelo indifeso. Sheeira gli sussurrò all’orecchio “Ah, a proposito hai rovinato tutto con il tuo attacco”.
Sheeira chiuse gli occhi e si concentrò, producendo dalle piume dei filamenti in argento, avviluppando il cuore di Anton e facendo rantolare. Sapendo che l’argento era letale per i licantropi, Anton stava per avere un arresto cardio-circolatorio.
“Sheeira, basta!”
I compagni di Anton cominciarono a circondarle le unghie tirate fuori dai polpastrelli e fecero vedere i canini, indispettiti dall’atteggiamento di Sheeira. Fabian ordinò “Lascialo andare”
Per un po’ Sheeira fece finta di non sentire nessuno e con movimenti decisi lo trapassò da una parte all’altra. Hesediel era inorridita dall’atteggiamento della sorella, irrispettosa sì ma che teneva in grande considerazione la vita altrui, come era giusto per una Principato come lei. Ma in Purgatorio tutto sembrava cambiato, la sua parte irrazionale stava prendendo il sopravvento e la stava trasformando in un angelo ribelle. E le fece prendere una decisione importante. Concentrandosi, Hesediel materializzò un fuoco di grazia e lo lanciò contro la sorella “Adesso basta Sheeira, ha capito la lezione”.
“Ha incominciato lui” si difese Sheeira, trapassandolo da una parte all’altra. Poi senza preavviso, con un brusco movimento uscì l’ala e fece crollare Anton in una pozza di sangue, quasi morto.
“Dovete andarvene” ringhiarono i licantropi furibondi “Non siete più le benvenute”.
“No, devono rimanere”
La voce flebile di Anton fece sobbalzare tutti dalla sorpresa. Il licantropo era strisciato fino a raggiungere un albero e appoggiarvisi la schiena. La ferita si stava lentamente rimarginando. Fabian si inginocchiò vicino a lui e cercò di farlo ragionare “Quella ragazza ti ha quasi ucciso. È un pericolo per la comunità lupina”
“Sono stato io a incominciare” ammise Anton, trattenendo un urlo di dolore: il processo di auto guarigione richiedeva un grande sforzo di energia “Lei si è soltanto difesa”.
Fabian lo prese per il bavero e lo scosse innervosito “Anton, tu sei uno degli ultimi Lycos Eros. Non tirare troppo la corda!”
Anton sorrise, un sorriso pieno di sangue “Io e lei siamo più simili di quanto tu possa immaginare. Io sono un Lycos Eros e lei è una Principato, ovvero un angelo dedito ai buoni sentimenti. Entrambi siamo disgraziati dal cuore buono. Fabian, la sua è stata solo legittima difesa”
Il capo del gruppo sollevò le sopracciglia, colpito dall’atteggiamento remissivo del collega. Di solito non era così, di solito non aveva remore a uccidere chi osava fargli del male, ma sembrava che Sheeira lo avesse colpito nel profondo.
Non gli sembrava vero che era la stessa persona che aveva ordinato il massacro di alcuni vampiri.
“Spero che tu sappia quello che fai Anton. Ti ricordo che..”
“Non nominarla” ululò Anton furibondo “Fabian non nominarla mai più! Io voglio solo che sia un pallido ricordo nella mia esistenza, ti è chiaro?”
“Anton, tu sei come un figlio per me” affermò Fabian “Non…”.
 All’improvviso Hesediel si avvicinò a loro, avanzando con il palmo teso a indicare che non aveva cattive intenzioni. Sentendosi addosso le occhiate furibonde e sospettose dei licantropi, la capo gerarchia delle Dominazioni s’inginocchiò accanto a Anton.
Si strappò una striscia di tunica e la porse al licantropo, ordinandogli “Stringila tra i denti”.
“So resistere al dolore” disse Anton caparbio “Puoi procedere”.
“Non dire che non ti avevo avvertito” ribattè Hesediel sorridendo materna “Credimi, sarà peggiore di qualsiasi cosa tu abbia mai provato”.
“Ti fidi di lei?” domandò Fabian scettico “Ti vorrei ricordare che sua sorella…”.
“Mia sorella è una testa calda e la sua è stata una legittima difesa” interruppe Hesediel seria, fermando bruscamente la discussione prima che degenerasse “Se non lo guarisco subito, il processo di auto guarigione sarà completamente inutile e morirà tra atroci dolori. Indipendentemente da quello che tu pensi Fabian, io sono una speranza per Anton”
Fabian borbottò qualcosa tra i denti e dopo rimase in silenzio.
“Quale sarà il tuo nome sulla Terra?” domandò Anton incuriosito.
“Christine”
“Ottima scelta” disse Anton in tono debole: stava andando in ipotermia per l’eccessivo dissanguamento, ormai non riusciva più a tenere gli occhi aperti e le labbra stavano incominciando a colorarsi di blu. C’era pochissimo tempo a disposizione.
“Tu non interverrai” decise Fabian in tono duro, prendendo bruscamente un polso della ragazza.
“Ci tieni a lui?” domandò Hesediel arrabbiata e Fabian fu costretto ad annuire “ E allora fammi fare il mio lavoro e non ti impicciare”
Dal palmo della mano destra fuoriuscì un filamento di grazia, il quale andò a riparare il danno che Sheeira aveva combinato. Tutto il dolore che aveva provato Anton, bè non era niente a quello che stava provando in quel momento. I muscoli delle gambe fremettero, mosse la testa a sinistra e a destra, nella bocca si formò una schiuma bianca, la quale rischiò di mandare tutto a monte, in quanto se avesse occluso le vie respiratorie, avrebbe provocato la morte istantanea. Memore delle lezioni all’Accademia di Medicina di Raffaele, Christine si avvicinò con la sua grazia e riparò il danno, aggiungendo un piccolo dono personale. Involontariamente Sheeira aveva fatto rivelare un piccolo tumore nascosto al polmone destro e così Christine potè intervenire. Il licantropo la fermò con un gesto della mano “ Non scherzavi quando mi dicevi di stringere un pezzo di panno tra i denti”.
“Le questioni mediche non scherzano mai”
“Perché mi stai aiutando?” domandò Anton curioso “E non spararmi la cazzata che sei un angelo, perché tua sorella mi ha appena detto che…”.
“Non c’è bisogno che tu mi dica nulla” ribattè Christine, aggrottando la fronte di fronte a un osso difficile da riparare “Se trovo qualcuno in difficoltà, io lo aiuto, indipendentemente che sia un angelo, un demone o un mostro. Se non ti avessi aiutato, saresti stato costretto a essere rinnegato da tutti i tre regni ultraterreni. Credimi, non è una scelta felice”
 Tutti i licantropi rimasero a guardare l’arcangelo che guariva in un misto tra il sospettoso e il sollevato. L’intero processo durò un bel po’ e dopo Hesediel cadde su un fianco, esausta come se avesse corso per settanta chilometri su una gamba sola. Guarire Anton era stato più difficile del previsto.
Anton balzò in piedi ed esclamò giovale “Sono in pista!”
Fabian impallidì e sibilò “Allora, la leggenda era vera…”.
Hesediel si strofinò le mani per fare cadere gli ultimi residui di grazia e Sheeira si accorse della stanchezza nei suoi occhi. Ma prima che potesse parlare, Fabian interruppe tutto e affermò, rivolto a Christine “ Voglio che tu conosca una persona”
L’angelo annuì stupefatta e allora il gruppo dei licantropi scortò le ragazze all’interno del Purgatorio, Sheeira guardata a vista per paura di un altro suo attacco. Anton si posizionò accanto a lei con grande disappunto da parte degli altri licantropi e si congratulò “Ottimo attacco”
“Sei un tipo strano Anton. Dovresti starmi lontano”.
“Mi piacciono le sfide. Poi tu sei una tipa che non ha bisogno di un uomo per avere protezione. Sei un angelo con la pistola sovrannaturale” ribattè Anton “Non so se essere impaurito o ammirato”
“Tutte e due” gli sibilò Sheeira e dopo gli suggerì una cosa “Ah, a proposito, mai voltare le spalle all’avversario. Una frazione di secondo è importante per decretare la morte o la vita”
“Me ne ricorderò” affermò Anton con un mezzo sorriso.
“Toglimi una curiosità, perché mi hai attaccato?”
Anton fece una smorfia e dopo nel gruppo calò il silenzio. Il licantropo non poteva dirle che il suo attacco non era stato spontaneo, ma era stato calcolato nei minimi dettagli. Poco prima del loro arrivo, Anton aveva avuto la visione futura di Sheeira che precipitava all’Inferno per colpa della sua protetta, e con il suo attacco voleva distruggere ogni particella di ricordo di Ignitia, voleva che Sheeira non soffrisse, ma purtroppo era stato fermato dalla stessa interessata. Il ragazzo sbuffò innervosito, pensando al rimprovero che avrebbe avuto da Fabian riguardo alla sua decisione, che non doveva stravolgere il futuro, ma di sicuro non avrebbe rinnegato quello che aveva fatto. Nel frattempo che il licantropo pensava alle conseguenze del suo attacco, l’arcangelo guardò seccata il cielo che ormai era diventato scuro e la possibilità di ritornare a casa si stavano assottigliando sempre di più. La notte nel Purgatorio era strana, poteva durare un solo giorno o addirittura per sempre, il tutto dipendeva da quello che decideva Eve.
E solo con la luce del giorno lei e Sheeira potevano sperare di ritornare a casa. Laddove Astrea le avrebbe strigliate per bene.
Secondo quanto avevano studiato all’interno dell’Accademia del Sapere, gestita da Binael e Metatron, Il Purgatorio era una grande e immensa foresta che si estendeva a perdita d’occhio, un luogo dove i mostri sfogavano i loro istinti, liberi da cacciatori o comunque da chi avrebbe fatto loro del male.
Nell’aria c’era solo il gracchiare di alcuni corvi, il sibilo e il digrignare di alcuni mostri, i quali osservavano i nuovi arrivati, indecisi se attaccare o no. Hesediel ebbe la sensazione che due occhi gialli la fissassero nel buio, due occhi arrabbiati ma che nel contempo prospettavano grandi cose per lei. Una mano artigliata e un sorriso ferino furono le uniche cose che vide della creatura misteriosa. L’arcangelo raggiunse Sheeira, la quale stava chiacchierando amabilmente con Anton, come se l’attacco non fosse mai successo e la fermò “Ti devo parlare”.
“D’accordo” rispose Sheeira, capendo dove sua sorella volesse andare a parare.
La Principato si lasciò trascinare all’ombra di un albero, abbastanza lontane da non essere sentite e abbastanza vicine per non destare sospetti nel gruppo dei licantropi. Hesediel si mordicchiò il labbro, cercando di calmarsi e dopo le chiese “Ma che accidenti ti è venuto in mente?”
“Se non mi fossi difesa, lui mi avrebbe uccisa” si difese Sheeira punta sul vivo “Non farmi tante storie, lo hai salvato ed è questo l’importante”
Hesediel sospirò, cercando di fare capire quello che le voleva dire “Avresti potuto utilizzare il tuo potere da Principato, utilizzare quello, non trapassarlo da una parte all’altra. Siamo angeli, non demoni! Hanno recuperato un po’ di fiducia in noi, perché sono riuscita a guarirlo. Ma se non ci fossi riuscita?”
“Tu ci riesci sempre” esclamò Sheeira convinta “Sei la migliore allieva di Raffaele!”
“Il potere di guarire mostri è difficile e logora a poco a poco la grazia, non garantendo una guarigione completa al cento per cento sempre” affermò Hesediel triste, facendo impallidire Sheeira “Shy, ho potuto guarire Anton perché è forte e aveva volontà di guarire. Ma se non ci fossi riuscita?”
La Principato deglutì terrorizzata, immaginando la scena apocalittica che si sarebbe prospettata di fronte a loro, qualora l’arcangelo non avesse potuto salvare Anton. Orde di licantropi che si sarebbero avventate su di loro, gli artigli sguainati, le bocche che digrignavano, uno scenario di carni lacerate e sangue.
Erano due angeli potenti ma contro un’orda di licantropi furenti i loro poteri sarebbero serviti a nulla. Anton era lì che li osservava attento e Hesediel era stupefatta del suo atteggiamento. Si sarebbe immaginata che avesse ordinato un attacco contro di loro oppure che avesse attaccato lui stesso.
E invece nulla.
Sembrava quasi che fosse ammaliato da Sheeira.
Dopo riportò la sua attenzione a Sheeira e le chiese “Lo avresti benedetto se fosse morto?”
Sheeira rimase stupefatta della domanda della sorella, non sapendo quello che dire. La Benedizione dei Principati era una cosa da non perdere sotto gamba, in quanto se fosse stata fatta  bene avrebbe potuto trasformare il licantropo in un angelo, mentre se fosse stata fatta male non solo il licantropo avrebbe avuto l’anima bruciata, ma sarebbe stato rilegato nel peggiore inferno.
Il potere di una Principato era tremendo, poiché reggeva sull’amore e sull’odio, due sentimenti su cui era meglio non scherzare.
“Ragazze, non vorrei interrompere la vostra chiacchierata” affermò Anton “Ma il gruppo mi sta facendo segno di muoverci. Non penso che vorrete rimanere nostre ospiti per sempre?”
Lo strano gruppo arrivò in una radura spoglia e all’improvviso videro materializzarsi dal nulla una tenda. Senza troppi indugi, Fabian scostò con gentilezza un lembo della tenda e fece cenno a Hesediel “Prego, entra”.
L’angelo sollevò le sopracciglia, sorpresa, e stava per introdursi insieme a Sheeira, quando Fabian estese il braccio e disse secco “No”.
“Io non mando mia sorella allo sbaraglio” rispose Sheeira combattiva.
“Ci dovevi pensare prima di attaccare un nostro compagno” ribattè Fabian, mostrando una chiosa di denti appuntiti e bianchi “Hesediel andrà da sola”
“Io sono venuta in Purgatorio con l’intenzione di smentire le dicerie sul vostro conto, sul fatto che qui ci sono solo sangue e caccia” esclamò Sheeira, perdendo la pazienza “Io mi sono solo difesa”.
“Sarà” affermò Fabian scettico “Ma tu lì non entri, anche a costo di sventrarti da solo. Hesediel entrerà da sola, che ti piaccia o no”.
La Principato stava per sfoderare il suo pugnale dalla cintura, quando Hesediel la interruppe “Hai sparso troppo sangue. Me la cavo da sola”
“Io non ti mando da sola” esclamò Sheeira “E se fosse una trappola?”
“Chi è la sorella maggiore tra noi due?”
Detto questo, Hesediel si introdusse nella tenda. E fu come entrare in un altro mondo, un cielo pieno di stelle, appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli, la perfetta unione tra l’Inferno e il Paradiso. Strinse tra le mani la spada d’ametista per infondersi coraggio, in quanto non aveva ancora l’investitura per poter utilizzare l’arma delle Dominazioni, dopo una voce roca la fece sobbalzare “Benvenuta Hesediel”
A parlare era stato un uomo dall’età indefinita, corpulento, capelli rossi, occhi gialli, orecchie da lupo, canini da vampiro e una lunga coda da sirena.
“Dove ci troviamo?” domandò Hesediel incuriosita, toccando una stella “Siamo nello spazio?”.
“In realtà possiamo trovarci nello spazio o ancora nel Purgatorio” rispose l’uomo misterioso, leccandosi un canino “In questa tenda ho scardinato le regole del tempo e dello spazio. Qualsiasi luogo tu pensi che questa tenda sia, sta sicura che lo diventerà. Tu sai chi sono io?”
“Tu dovresti essere Lithius”
Lo sciamano proruppe in una risata che fece rabbrividire l’angelo “In realtà piccina neanche io so che nome ho. Come hai potuto costatare tu stessa, non sono un mostro come tutti gli altri. Sono la mescolanza di razze che si odiano a morte ed Eve mi ha rilegato qui, pentendosi di avermi creato. Io sono un esperimento fallito agli occhi della sua creatrice. E so con amara consapevolezza che non sarò il solo. Una mamma adorabile. Mi chiamo Lithius, perché come le pietre mi logoro con il tempo”
Il futuro arcangelo delle Dominazioni deglutì imbarazzata, non sapendo quello che dire. Lithius era un personaggio davvero particolare e fu con grande sollievo che lui domandò “Vuoi sapere perché ti ho convocato qui?”
“Sì”
Lithius schioccò le dita e l’atmosfera all’interno della tenda cambiò radicalmente. Non era più il cielo stellato appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli, ma erano all’interno di una foresta. Una fitta e costante pioggia cominciò a cadere e Hesediel domandò stupefatta, togliendosi un ciuffo di capelli zuppi dalla faccia “Perché mi hai portato qui?”
Lo sciamano fece un mezzo sorriso e dopo materializzò una lancia appuntita “Attaccami”.
“Che cosa dovrei fare? Io sono venuta a chiedere che cosa volessi da me e non…”.
“Ho detto attaccami” le ordinò imperioso “Tu attaccami e io ti spiegherò il motivo della tua convocazione”
Lithius mise il bastone davanti a sé e cominciò a ruotarlo sempre più velocemente, creando dei vortici d’aria potentissimi, impendendo all’arcangelo di avanzare e spingendola inesorabilmente verso un burrone, laddove si trovavano mostri con le unghie affilate e denti acuminati che la stavano aspettando.
“Tutti pensano che il mondo sia governato solo dal bene e dal male, che il mondo si possa colorare di bianco o nero, ma in realtà il Purgatorio è tutt’altra cosa. La sopravvivenza è una cosa che non può essere catalogata come buona o cattiva, ma dimostra la voglia di vivere che ha una persona. Il Purgatorio non punta sulla bontà o sull’interesse contorto, ma sulla sopravvivenza.  Possiamo cacciare, possiamo squartare le persone, ma non lo facciamo con cattive intenzioni, ma perché se non attaccassimo noi, sarà il nostro avversario a farlo per noi”
Hesediel era a un passo dal burrone e Lithius la spronò dicendo “Non pensare che tu mi voglia fare del male, ma pensa che tu voglia vivere.  Noi non vogliamo un arcangelo…”
“Un arcangelo che? Avanti, continua”
“Attaccami e forse ti darò la risposta” la stuzzicò Lithius enigmatico, facendo ruotare ancora di più il bastone.
Sapendo che Lithius non avrebbe parlato se lei non lo avesse attaccato, l’arcangelo chiuse gli occhi, aspettando che l’attacco si affievolisse, in quanto era tecnicamente impossibile che tenesse quel ritmo per sempre, e nel frattempo si concentrò sulla sua grazia, estendendola oltre il suo corpo e creando una corda. Gli occhi castani divennero viola chiaro e approfittando della distrazione dello sciamano lanciò la corda e lo fece sbilanciare. Il mostro stava per cadere su un letto di spine roventi elettriche, quando Hesediel gli tenne le mani per impedirlo.
“Ecco quello che volevo dirti!” esclamò Lithius trionfante.
Hesediel lo guardò confusa e Lithius si affrettò a spiegare “Sai la teoria della Scuola di Chicago?”
“Quella che afferma che è il luogo a influenzare le persone?”
“Precisamente” confermò Lithius, posando la lancia e battendo le mani: erano ritornati nel solito cielo stellato appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli “Quando Dio ci mandò nel Purgatorio, lo creò ostile e inospitale, perché credeva che non fossimo abbastanza intelligenti da ascoltarlo…”.
“Dio ha creato il Purgatorio perché stavate distruggendo il Paradiso” controbattè Hesediel  “Nel Paradiso regna…”
“Calma e tranquillità” terminò Lithius scettico “Oh piccina, tu sai che meglio di tutti che  voi angeli siate dei grandi filibustieri quando vi mettete. Tua madre stava per essere giudicata per avere portato avanti la tua gravidanza e quella di Sheeira, nonostante sia la Personificazione della Giustizia. E lo sai che Lucifero vuole il potere tutto per sé?”.
“Non oserebbe!”
“Anche se la tua voce dice il contrario, io so che la tua grazia mi dà ragione” rispose Lithius “Io non sono una Moira, quindi non posso mostrarti ciò che avverrà. Ma posso dirti una cosa, piccola. Invece di dialogare con noi, lui creò un luogo ostile, laddove potessimo sfogare i nostri istinti. Se hai a che fare con un animale feroce, non lo chiudi in gabbia…”.
“Che cosa volete da me?” lo interruppe Hesediel sospettosa.
“Vogliamo che tu diventi il nostro Re Artù, il nostro cavaliere del Purgatorio”.
“Avete già Cassiel che vi protegge” disse Hesediel confusa “Non avete bisogno di me”.
“Già” mormorò Lithius enigmatico “ Ma la leggenda parla di te, solo di te. Tra qualche secolo un demone scombinerà le nostre esistenze e tu sarai la sola a potercela fare”.
Hesediel rimase lì, senza dire nulla.
“Pensaci alle mie parole. Solo un arcangelo del tuo livello è degno di rappresentarci. Poi solo una Dominazione può guarire un Lycos Eros”.
E dopo ci fu il buio assoluto.
Poi l’arcangelo ritornò di nuovo nella realtà, in una realtà che regala solo sofferenze. Nel frattempo Dean abbracciò Violet e le spostò i capelli da una parte all’altra. La cercatrice d’angeli si girò e per un po’ non si parlarono, occhi castani contro occhi verdi, occhi che avevano assaggiato l’Inferno e occhi che stavano diventando il peggior incubo dei tre regni. Il cacciatore ebbe modo di pensare al loro primo incontro a casa della signora Smith, quasi quattordici anni prima, durante la loro missione di proteggere i prescelti di Cassiel, persone speciali in grado di imprigionare Lucifero con un portale dimensionale e che potevano essere uccisi soltanto se nel cielo ci fossero state due lune nere. In quell’avventura avevano sconfitto Abbadon, il braccio destro di Lucifero, e a essa erano conseguite altre più mirabolanti. Gli Ariel’s Son, i Daemonus, l’avventura con gli angeli spagnoli, Christine incinta all’Inferno e lo scorrazzare dei mostri sulla Terra, fino a arrivare a Semeyraza.
“Violet…”
“Lasciami stare Dean” rispose Violet rattristata “Non ho voglia di parlare”.
Dean le mise una mano sul viso e lentamente le fece una carezza, tracciando il contorno del viso “Supereremo anche questa prova Vio. Io ho quarant’anni d’Inferno alle spalle e tu sai che non è una metafora, hai visto le cicatrici sulla schiena e ti ho raccontato quelle nel mio spirito. Hanno cercato di spezzarmi con la ruota delle torture, di fiaccarmi dandomi il ruolo di torturatore di anime innocenti, auspicando che io diventassi il vessillo di Michele e Sam quello di Lucifero. Tutti desideravano che Sam ed io scatenassimo l’Apocalisse, con tutte le conseguenze che ne comportava, ma noi abbiamo spezzato le loro aspettative, nonostante avessero tentato di farci cedere in tutti i modi. Per me hanno giocato la carta della ruota delle torture, solo per dimostrarti quanto sia sottile la linea del bene e del male, quanto il bene alcune volte sia più stronzo e figlio di buttana del male. Amore mio, il destino non lo costruisce Cloto con il suo filo e lo toglie Atropo con la sua Aletheia Gladia. Il destino ce lo costruiamo noi, con le nostre scelte e i nostri sbagli”.
“L’ultima frase non sembra farina del tuo sacco, te l’ha suggerita Sam?” domandò Violet divertita e Dean sorrise sollevato; era riuscito a stemperare la tensione per un po’.
“Devo ringraziare un’autrice in un sito di fanfiction” esclamò Dean orgoglioso.
“Come si chiama questo genio? Dovremmo farle una statua d’oro”
“Mi sembra che a che fare con i brindisi” mormorò Dean meditabondo “Comunque ha ragione, siamo noi che ci costruiamo il destino e non degli stupidi palloni gonfiati che credono che noi siamo solo marionette”.
Violet fu colpita dalle parole di Dean, commuovendosi. Nonostante avesse scoperto che lei era la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, lui non l’aveva abbandonata. Molti lo avrebbero fatto…
“Il tuo caso era ben diverso. Si trattava di una cosa che potevi rifiutare. Qui si tratta di eredità genetica, io sono condannata fin dall’inizio ed io non voglio uccidere la mia migliore amica”.
Dean sobbalzò quando vide le iridi castane di Violet cambiare in nero con sfumature di viola e sospirò sollevato quando tutto ritornò normale.
“Tu non lo farai e se lo facessi, ti assicuro che farò di tutto per farti ritornare quella di prima. Distruggerò il Paradiso e chiederò a quelli stronzi piumati di darti quella possibilità che ti hanno negato. Ti ricordi quando ti avevano detto di Sandalphon, del fatto che eri il suo vessillo? Alla fine siamo riusciti a liberarti del suo influsso!”.
Violet si mordicchiò il labbro inferiore, contenta e terrorizzata del fatto che Dean le stesse accanto e la difendesse. Che cosa sarebbe successo se lei non fosse riuscita a resistere all’influsso di Empusa? Si sarebbe fermata a uccidere Christine o avrebbe continuato, alimentando la sete di vendetta e sangue, distruggendo tutto quello che incontrava? E se dopo la sua migliore amica avesse ucciso i suoi figli? Non poteva permetterlo.
Con un movimento leggero tolse la spada angelico-demoniaca dalla cintura di Dean e l’ammirò alla luce di una lampada. Una spada fatta con la grazia d’angelo e sangue di demone, con l’elsa a forma di corna di demone e piume d’angelo intrecciate, una spada creata da Cassiel, uno degli angeli del Purgatorio. Una spada che poteva uccidere indistintamente angeli e demoni, poteva uccidere una creatura come lei?
Sam e Christine fecero un passo in avanti, pronti a intervenire in caso che ne fosse bisogno. Haniel e Sheeira osservarono attenti, la Vaso di Collera senza ironia negli occhi. La ragazza esclamò “Uccidimi”
Per un po’ Dean strabuzzò gli occhi meravigliato, convinto che sua moglie stesse scherzando, ma quando si accorse che non era così, si oppose con tutte le sue forze “Spero che tu stia scherzando. Io non lo farò”
Violet rimase con la spada, impugnandola per l’elsa per circa mezz’ora e dopo le cadde per terra, in un tonfo sordo. Dean non la raccolse e la cercatrice d’angeli scoppiò di rabbia.
“Cazzo, lo devi fare” urlò Violet infervorata, dimenticando le buone maniere “Vorresti vivere il resto della tua vita con un’assassina sovrannaturale? E se dopo Hesediel, io dovessi uccidere i nostri bambini e i nostri nipoti? Hai tenuto in considerazione questa cosa?”.
“Ne usciremo”
“Dannazione Dean” esclamò Violet e la sua voce assunse una sfumatura d’incertezza “Ho una cosa da confessarvi. Non l’ho detto prima, perché non volevo farvi preoccupare”.
“Che cosa non ci hai detto Violet?” intervenne Christine curiosa, sbattendo dietro di sé le sue sette ali, ali ormai malconce e allo stremo delle forze, una vera Paladina del Terzo Regno “Puoi dirlo”.
Violet deglutì e il coraggio le venne a mancare. Come faceva Christine a sopportare tutto questo senza impazzire? Aveva sopportato che lei fosse stata prescelta come il vessillo di Sandalphon, aveva visto il suo migliore amico ucciso da Lucifero con l’ausilio di Stefan Salvatore, aveva rischiato di partorire all’Inferno, laddove Lucifero l’aveva imprigionata, per finire con Semeyraza che aveva richiamato Sandalphon e aveva innescato il processo dell’heliobasileus, quindi del divenire un arcangelo del Purgatorio. Una persona normale non avrebbe mai sopportato tutto questo, neanche avendo una famiglia come la loro. Una persona normale sarebbe fuggita via dinanzi a tutto questo, ma lei rimaneva imperturbabile al suo posto, fermamente convinta delle sue convinzioni. D’improvviso rimembrò il momento in cui Christine era ricomparsa nella sua vita, determinata a difenderla, in quella stessa notte in cui i suoi genitori erano morti, quelli che credeva che fossero tali, in quella stessa notte in cui aveva scoperto che il suo primo fidanzato era un demone.
“Riposate in pace” la voce di Christine arrivò attutita alle orecchie di una Violet legata e imbavagliata, “Avete fatto un ottimo lavoro”.
La cercatrice d’angeli guardò l’arcangelo delle Dominazioni chiudere gli occhi ai suoi genitori, uccisi in maniera brutale. Sua madre era stata uccisa con un violento colpo alla testa e una pugnalata allo stomaco, mentre suo padre era stato sbattuto contro una parente elettrica e fatto morire folgorato. Violet chiuse gli occhi, pensando all’ultimo istante di vita di suo padre e le sue ultime parole rivolte a lei “Non ti preoccupare amore mio, non è stata colpa tua. Mamma e papà ti vorranno sempre bene”
“Guarda, guarda chi è arrivato a salvarti” sghignazzò Charlie contento “Lancillotta”.
Violet si sporse a guardare Hesediel affrontare con indomito coraggio e urlare “Peccato che la cavalleria sia morta”.
L’ex fidanzato di Violet s’inginocchiò e sorrise maligno “Nonostante vi siete lasciate in mal modo, è sempre pronta ad accorrere in tuo aiuto. Non so se trovo questa cosa dolce o profondamente patetica. Tu cosa dici?”
E nel dirlo le tolse bruscamente il fazzoletto che le copriva la bocca.
La ragazza non rispose e allora Charlie le diede uno schiaffo potente, il quale la fece cadere su un lato “ Rispondimi stronza”.
“Molto dolce” sussurrò Violet, sputando sangue.
“Hai sbagliato risposta” rispose Charlie, gli occhi iniettati di nero demoniaco “Dovevi dire…”.
“Lasciala stare”
Charlie sobbalzò e il suo sguardo si illuminò di gioia perversa quando vide Christine. L’arcangelo della giustizia e della misericordia posò la sua spada d’ametista, sporca del sangue dei mutaforma che aveva ucciso e ripetè “Lasciala stare”.
“Perché lo dovrei fare?” domandò Charlie in tono insolente “Non potrai salvarla per sempre”.
“Finché ho respiro in questo corpo, stai certo che lo farò”.
La cercatrice d’angeli osservò Christine e non seppe dire nulla, se non essere commossa dalla dedizione che lei aveva nei suoi confronti. Charlie le accarezzò i capelli e affermò “Siamo più simili di quanto tu possa immaginare”.
“Ti sbagli” dissentì Christine “Violet è diversa da te”.
“Allora, quando lei diventerà…”
Ma in quel momento Christine slegò la ragazza e Violet non perse tempo a trafiggere il cuore del demone con un pugnale, tirandolo fuori e rimettendolo dentro. Uno sguardo di pietà e un sogghigno demoniaco, l’anima umana e la sozzura dell’Inferno unite, l’ultimo sguardo rivolto a Christine “Non sai in che guaio ti sei cacciata”.
E dopo spirò.
La cercatrice d’angeli aveva sottovalutato quell’episodio, relegandolo in uno dei tanti episodi orribili che avevano vissuto. Ma alla luce dei recenti fatti avvenuti, Violet non poté fare a meno di considerarlo sotto una diversa prospettiva. Charlie sapeva benissimo che lei sarebbe diventata la Quinta Cavaliere, altrimenti perché morire e annunciare a Hesediel “Non sai in che guaio ti sei cacciata”.
Non avrebbe avuto senso.
“Amore, che cosa ci dovevi dire?”
Violet guardò Dean, mordicchiandosi il labbro inferiore e annunciò “Io posso sentire l’influenza di Empusa dentro di me e con difficoltà la sto respingendo”.
“Come puoi sentire la sua influenza dentro di te? I demoni non sono bravi a nascondere la loro presenza dei corpi che si impossessano?” domandò Dean perplesso.
“Tecnicamente la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse non è un demone nell’accezione più pura del termine, anche se si comporta come tale” spiegò Sam, intervenendo nella discussione “Posso solo immaginare che le regole basilari per il Paradiso e l’Inferno non valgano per lei”.
“Sam, la lezione di Teologia più tardi” sbraitò Dean incazzato, afferrando le spalle della sua compagna “Vio, tu la devi respingere”
“Ci sto provando Dean, ma la sua voce e la sua influenza sono tentatrici. La sento vicino a me, come se mi sussurrasse all’orecchio, sento vicino a me la sua voglia di brandire un pugnale e affondarlo nel cuore di Chris... “.
E non seppe come continuare. Guardò Christine e non seppe davvero capacitarsi di come potesse avere tutto quel sangue freddo. Erano entrambe mamme, entrambe con due figli e la situazione si stava complicando ogni giorno che passava.
“Non puoi permettere a una puttana ultraterrena di decidere per te. Riusciremo a superare tutto questo”
Violet annuì non convinta e fu in quel momento che Christine le appoggiò una mano sulla spalla destra. Nel suo sguardo albergava la luce della vera amicizia. Qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe stata al suo fianco. Anche se questo avesse significato la morte eterna.
“Tu non meriti di morire Chris”
“Non posso permettere che tu scivoli nell’oscurità. Finché ho respiro, io ti aiuterò a riemergere dalla tenebra”.
“Anche quando la tenebra ha avviluppato il mio cuore e la mia anima?”
“Nessuna tenebra è così impenetrabile da non permettere alla luce di passare” affermò Christine sicura, l’arcangelo che guardava l’umano “Nessuna persona è così irrecuperabile da non essere salvata”.
“Ma non ci pensi a Nathaniel e a Michelle?” domandò Violet sconcertata “Chris, tu sei una mamma, oltre che un arcangelo!”
“Quello che le ho appena detto io” asserì Sam sconsolato.
“Ci penso” disse Christine, la voce che tremò nel sentire i nomi dei suoi figli e istintivamente si toccò la pancia, laddove stavano crescendo i suoi tre gemelli “Sono il mio pensiero ricorrente ed è anche per loro che sto facendo tutto questo”.
“Tu rischi di morire per mano mia” ululò Violet, brandendo la spada angelico-demoniaca da terra “Se hai un briciolo di amor proprio, uccidimi”.
La cercatrice d’angeli tese la spada a Christine, la quale non la prese e dichiarò “Ho avuto molte occasioni di ucciderti Vio e non l’ho fatto. Ho disobbedito alle leggi celesti per salvarti e lo rifarei se potessi. Né io né Dean alzeremo un dito contro di te, ma faremo di tutto per aiutarti a uscire”
“Sono d’accordo con Chris”
Per la seconda volta la spada di Cassiel cadde a terra, un tonfo che risuonò cupo nel silenzio. Christine non la raccolse.
“Io non la raccoglierò” dissentì Christine, spegnendo immediatamente le speranze di Violet “Riusciremo a salvarti”.
“Perché devi fare il cavaliere della situazione della situazione?” urlò Violet arrabbiata, non riuscendo a capire il perché Christine non avesse preso la spada “Poni fine alle tue sofferenze”
E detto questo riprese la spada da terra e l’appoggiò sul palmo della mano destra della sua migliore amica, la punta rivolta verso il  cuore e le ordinò “Uccidimi”
Un filo di sangue colò lungo la maglietta rossa di Violet e Christine non potè fare a meno di pensare a lei bambina, ai sorrisi dopo essere ritornata dall’Inferno “Tu non mi dai ordini. Se c’è una possibilità, io la seguirò”
“La tua pietà sarà la tua lapide”
Fu un attimo, Violet prese la spada e si scagliò contro l’arcangelo, la quale non era pronta a contrattaccare e ricevette un colpo potente a una delle ali di sinistra, una delle poche ali buone, macchiando il pavimento. La Quinta Cavaliere aveva ripreso il possesso di Violet, a pochi giorni dalla precedente comparsa. Stava diventando sempre più potente e questo significava soltanto che la missione si stava compromettendo ogni minuto che passava. La risata di Empusa le risuonò nelle orecchie, come una campana stonata “Tu vorresti salvarla? Povera sciocca, lei è compromessa e molto presto lo sarai anche tu”
“Nessuno è compromesso fino in fondo” assicurò Christine, alzandosi a fatica e macchiando il tappeto persiano di sangue “Anche tu puoi aspirare..”
Ma non ebbe il tempo di dire altro che venne sbattuta da una parte all’altra, fino a quando Empusa non la fece finire contro una vetrinetta di opere latine e diede fuoco al mobile. L’arcangelo diede una rapida occhiata ai battiti dei suoi tre figli, tranquillizzandosi del fatto che era tutto apposto, e dopo diede fondo alle sue energie per allontanare il fuoco. Successe un fenomeno curioso, le ali presero fuoco ma le fiamme sembravano restie a lambire il resto del corpo, quasi come se non volessero distruggere una cosa importante.
I suoi figli.
“Interessante fenomeno” costatò Empusa divertita.
“Perché non ti riveli per quello che sei?” intervenne Dean arrabbiato, spostando l’attenzione della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse da Christine a lui “Ti atteggi a Cavaliere dell’Apocalisse, ma poi ti nascondi dentro un essere umano come una vigliacca. Tutti voi, angeli, demoni, Cavalieri vi atteggiate a grandi persone, ma in realtà non siete altro che vigliacchi, vigliacchi che non sanno fare le cose in prima persona!”
“Prepariamoci a scavare la fossa” sussurrò Sheeira mesta.
La Quinta Cavaliere socchiuse gli occhi neri con sfumature di viola, indecisa se essere divertita o infastidita dall’impudenza di Dean “ Sei talmente bello che sarebbe un vero peccato deturparti”
“Le tue percosse non mi faranno nulla. Sono stato tormentato da Alastair in persona”
“E secondo te da chi ha preso lezioni? Dalla sottoscritta! E pensare che una volta l’ho dovuto rimandare in Torture Oniriche, non ci metteva abbastanza impegno”
Dean ringhiò sconfortato ed Empusa fu vicino a lui. Per un momento non si parlarono e dopo la Quinta Cavaliere gli accarezzò la guancia “Tu mi desideri”.
“Io ho sposato Violet Gyselle CrystalLight, non tu” affermò Dean, mentre il suo sorriso era ferro incandescente su una ferita recente “ La mia donna non è una stronza come te”.
La Quinta Cavaliere ridacchiò “Se continui a insultarmi, potrei innamorarmi di te”.
“Non ci tengo”
“Ancora per poco non ci terrai” sghignazzò Empusa, tracciando con la punta del dito il profilo di Dean, il quale rabbrividì disgustato “Presto io e Violet saremo una cosa sola e personalmente io ti vorrei al mio fianco”.
“Preferisco morire”
“Ed io ti farò ritornare in vita. Sono una tipa dalle mille risorse” affermò Empusa  con un sorriso a metà tra l’ironico e l’arrabbiato.
Dopo l’attenzione si spostò su Haniel, il quale aveva fatto apparire una spada di diaspro rosso e stava cantando una canzone in enochiano. La Nenia della Dimenticanza.
“Questa nenia non servirà a molto quando lo specchio di lapislazzuli sarà ripristinato”.
“Dormi!” esclamò Haniel in tono imperioso, la potenza dei Principati “ Non è ancora il tuo periodo”.
“Sai a che cosa sto pensando?” lo stuzzicò Empusa “A te che uccidi tua figlia, il sangue caldo che esce dalle tue mani…”.
“Dormi!” ringhiò Haniel, la bella faccia deformata dalla rabbia e affondando la lama sul pavimento.
Empusa fece un ringhio e dopo sparì. Violet cadde carponi, esausta e Dean fu subito accanto a lei “Amore stai bene?”
La cercatrice d’angeli non rispose subito e impallidì quando vide Christine circondata dalle fiamme, un’ala quasi completamente incenerita.
“Chris” esclamò Sam terrorizzato “Spegni il fuoco”.
L’arcangelo lo guardò intontita e scosse la testa “Sam, non ho più le energie”.
Il cacciatore si preparò a spalancare le ali e a spegnere il fuoco della sua ragazza, quando si accorse che Sheeira stava facendo la stessa cosa. Insieme cominciarono a danzare, creando un piccolo vento che spense il fuoco. Dopo Haniel appoggiò le sue ali nelle parti malate di Christine, aiutando le piume a rigenerarsi, un acido ialuronico arcangelico.
Nella stanza calò un silenzio pesante e Dean sbottò arrabbiato “Che cosa abbiamo risolto andando da tua figlia?”
“Dean, non…” tentò Sam, ma il maggiore dei Winchester era arrivato a quasi a un tiro di schiocco dal viso dell’arcangelo, totalmente dimentico che Haniel era pur sempre un capo gerarchia angelico.
“Dimmi cosa abbiamo risolto Haniel” sbottò Dean arrabbiato “Ci avevi promesso che tua figlia avrebbe risolto la situazione di mia moglie e invece siamo punto e a capo. Mi sembra solo che ci indichiate soltanto la via per cadere sempre più giù. Volete davvero che questa situazione si risolva, oppure ci sguazzate nella tragedia?”
“Dean…” provò a calmarlo Violet, toccandogli il braccio “Haniel sta facendo il possibile per aiutarci, non essere duro con lui”.
“Non sta facendo abbastanza” urlò Dean furibondo, distruggendo lo specchio di petali di rosa e spargendo il contenuto nel pavimento “Tu ti stai trasformando nella peggiore assassina di tutti i tempi, qualunque cosa si farà, Christine è spacciata! Io non mi calmo Violet, i regni ultraterreni ci stanno chiedendo un prezzo troppo alto questa volta. Siamo venuti a chiedere aiuto, ricevendo solo un sacco di informazioni, ma nessun dettaglio in concreto”
L’arcangelo dell’amore non si fece sconvolgere più di tanto dal tono iroso di Dean e ribattè calmo “Ha detto che c’è una piccolissima speranza per lei ed è sempre un punto di inizio”.
Il cacciatore di demoni prese la spada angelico-demoniaca dal pavimento e la puntò al collo dell’arcangelo “Senti, io sono stanco di giochetti, sotterfugi, di mezze verità, così anche mio fratello. Se hai qualcosa da dire, dilla vigliacco”
“Tu non sai nulla di me Dean”
“So abbastanza su di te” esclamò Dean arrabbiato, non rendendosi conto del guaio in cui si stava cacciando “E so che io e la mia famiglia stiamo rischiando la vita per questa missione. Tu sei un vigliacco, tu stai qui senza fare nulla, mentre noi soffriamo!”
Haniel fece un sorrisetto di circostanza e d’improvviso scaraventò Dean contro una vetrinetta antica. Nessuno si aspettò una cosa simile da lui e tutti guardarono con stupore l’arcangelo che era a capo dei buoni sentimenti. Dean si tolse i pezzi di vetro dal braccio appena in tempo e dopo fu sollevato in aria.
“Haniel, rimettilo giù” esclamò Christine in tono stanco “Siamo tutti demoralizzati e vogliamo che tutto finisca. Dean non intendeva offenderti”
L’arcangelo dell’amore non ascoltò sua sorella e sollevò di un altro po’ Dean. Dopo schioccò le dita. Il cacciatore cominciò a ululare straziato, pur essendo perfettamente normale dal punto di vista esterno. Dalle bolle che comparvero sulle braccia e sul collo, Christine capì che Haniel stava provocando la combustione dell’anima e che se non avesse fatto qualcosa, Dean avrebbe subito dei seri danni, con il rischio di essere escluso dai tre regni ultraterreni.
“Haniel rimettilo giù”
“Se sapesse ciò che ho vissuto, non mi direbbe che sono un vigliacco”.
“Io lo so che non sei un vigliacco” affermò Christine in tono dolce “Ma per favore, Antoine, lascialo andare”.
Haniel rimase colpito dal fatto che sua sorella avesse utilizzato il suo nome terrestre, ma non demorse. E Christine dovette fare una cosa che non voleva assolutamente fare. Strinse il pugno destro e cantò in enochiano. Sam la guardò perplesso e dopo Haniel cominciò a sentire una pressione al petto “Chris…”.
“Lascia stare mio cognato” ribattè Christine in tono duro, l’essenza delle Dominazioni e del Purgatorio dietro di lei, a creare un ghirigoro di luce indaco e sangue purgatoriese “O io continuo con l’incantesimo della compressione del cuore. Non farmelo fare Haniel, non farmelo fare fratello. Non voglio scegliere tra la mia famiglia terrestre e la mia famiglia di grazia”
Il capo gerarchia dei Principati guardò quello delle Dominazioni, entrambi determinati a non cedere. Haniel mosse ancora un po’ le dita e il dolore di Dean aumentò un po’ di più, costringendo Christine a stringere il pugno. Sam osservò sgomento la battaglia che si stava svolgendo tra i due angeli, migliori amici e legati da esperienze mortali, e prese una decisione importante. Materializzando il suo pugnale di topazio, il cacciatore ferì alle ali sia sua moglie sia Haniel ed entrambi smisero.
Dean cadde a terra, dolorante, prontamente soccorso da Violet “Amore, come stai?”
“Benissimo” rispose Dean ancora scosso e dopo si rivolse a Haniel “Che accidenti pensavi di fare, stronzo?”
L’arcangelo dell’amore non ribattè subito e dopo guardò il cacciatore con uno sguardo duro e inflessibile “A volte si pensa che essere angeli, significhi non avere sentimenti, essere capaci di guardare il mondo senza lasciarci coinvolgere, ma ti sbagli. Io convivo con l’incubo di avere ucciso mia figlia”
Tutti rimasero di sasso alla rivelazione di Haniel, tranne Christine che aveva assistito alla scena e mai avrebbe potuto dimenticare lo strazio del suo migliore amico. Haniel era rimasto a tormentarsi per mesi e mesi su quello che aveva fatto e alla fine il tutto si era concluso con Stefan Salvatore  che gli aveva strappato il cuore. Fortunatamente l’imbarazzo che si era venuto a creato, fu interrotto da Sheeira “Sono spiacente di interrompere questo interessante incontro di pugilato, ma abbiamo una missione da completare e un demone da prendere a calci negli stinchi”
“Sheeira ha ragione” concordò Sam “L’incontro di boxe lo fisserete un altro giorno. Adesso ci dobbiamo occupare di fargliela pagare a Crowley per il casino che sta combinando”
“Per me la questione si è conclusa qui” affermò Haniel, spalancando le ali e rimettendo i petali di rosa all’interno della bacinella “E comunque se ci mettessimo a litigare tra i doni, faremmo solo il gioco di chi vuole che noi ci separiamo e in questo momento è l’ultima cosa che auspico per noi”
“Ci sono delle novità?”
L’arcangelo dell’amore immerse una mano nella bacinella e muovendo le dita avanti e indietro annuì “Ci sono delle novità”.
“Davvero?”
“Davvero Dean” rispose Haniel imperturbabile, non lasciandosi scalfire dall’atteggiamento del cacciatore di demoni “L’essenza dell’Inferno è stata presa dall’arcangelo Raphael e dalla sua compagna Elena…”.
“Io ancora non riesco a credere agli angeli che trasformano gli umani in vampiri. È contro natura!” protestò Dean scandalizzato.
“Hanno fatto scelte diverse” asserì Haniel, smuovendo i petali di rosa all’interno della bacinella “Quello che tu consideri contro natura, bè per loro potrebbe essere la più normale delle azioni. Figurati, io sono il padre di una Lycos Eros, di una licantropo dell’amore e potrei essere contro natura per te”
“D’accordo, ma come..”
“Dean, discuteremo dopo dell’etica degli arcangeli di New York” lo interruppe Sam serio “Vai avanti, Haniel”
“Infatti” confermò Haniel e riprendendo il discorso di prima “L’essenza del Purgatorio è stata presa dagli Alphas e qualche giorno fa Eve ha comunicato loro quello che dovranno fare nel Purgatorio, il che ci ricollega al vero motivo dell’utilizzo dell’Aletheia Gladia da parte di Crowley”
“Non voleva solo conquistare il Purgatorio, allargare i suoi orizzonti?” domandò Sheeira stupefatta “Quel piccolo demone dalla sindrome da conquistare spagnolo ha un piano?”
“Quella era una scusa” affermò Haniel “Ovviamente quel piccolo bastardo vuole il Purgatorio per allargare i suoi orizzonti e ampliare le sue terre. Ma in realtà lo ha fatto per incontrare sua figlia e ha torturato Persephone, la custode delle porte del Terzo Regno”
“Mi auguro che Persephone gli abbia fatto sudare sette camice” intervenne Violet
“Se per sette camice tu intendi un orecchio in meno, allora sì” dichiarò l’arcangelo dell’amore, abbozzando un sorrisetto “Prima di morire, Persephone ha ritenuto giusto vendicarsi del demone per quanto riguarda il pessimo modo in cui Crowley ha trattato sua madre”
“Peccato che sia morta, allora” esclamò Dean “Sarebbe stata l’ospite d’onore per la nostra cena di Natale. Ritornando a quello che hai detto prima, non ho capito bene, quel piccolo demone figlio di puttana quale esso è…” deglutì inorridito, non riuscendo a capacitarsi di quello che stava per affermare “Padre? E chi è la sciagurata che ha avuto la sfortuna di partorire sua figlia?”
“Eve” rispose Haniel senza mezzi termini.
“Bene” disse Sam “Di bene in meglio. Allora mia moglie e mia cognata stanno soffrendo perché Crowley vuole fare valere i suoi diritti di padre e ambisce al titolo di padre dell’anno? Vado a prendere il mio coltello demoniaco”
“Vengo anche io Sammy”
“Vai avanti Haniel” decise Christine “A Crowley penseremo dopo”
L’arcangelo dell’amore spostò ancora una volta lo specchio di petali di rosa e fece vedere una giovane donna di circa venticinque anni, dalla chioma leonina e le corna attorcigliate, le ali da serafino e i denti appuntiti davanti. L’unione tra l’angelico e il demoniaco. Davanti a loro si prospettò l’immagine di una persona in balia degli interessi dei loro genitori.
“Chronie è una creatura particolare, potrebbe essere considerata un demonangelo, ma non renderebbe l’idea di chi potrebbe essere. Essendo la figlia di un potente demone e della madre dei mostri del Purgatorio, dentro di sé ha l’anima del Purgatorio e dell’Inferno e quindi se venisse liberata…”
“Si scatenerebbe o un’ondata di mostri del Purgatorio o demoni” concluse Sam tetro “ Non vorrei essere nei panni della povera Chronie”
Haniel annuì e continuò “Eve ha cercato di proteggerla dalla sua parte demoniaca, imprigionandola dietro una porta di fuoco e sangue nero, una porta che serve per bloccare la sua parte demoniaca e purgatoriese di cui lei è discendente e mettendo un sigillo, da rompere solo con l’utilizzo dell’Aletheia Gladia. La Signora del Purgatorio ha chiesto agli Alphas di ucciderla”
“Ma come?” esclamò Dean “Non dovrebbe essere contenta di…”
“Anche i mostri del Purgatorio hanno un cuore Dean” intervenne Christine, ricordando lo sguardo di Anton mentre lo guariva “Penserai che i mostri siano solo spinti dal sangue e dalla caccia, ma ti posso assicurare che non è così. Nonostante possa sembrare logico che Eve possa attrarre a sé Chronie, è comunque una madre e fa quello che è bene per i figli”
“Forse l’unica cazzata che ha fatto è stato fare l’amore con Crowley” borbottò Dean arrabbiato, ricevendo l’assenso da parte di tutti.
“N0n posso fare altro che concordare” esclamò Haniel e continuando “Qualche giorno fa è stata tenuta una riunione segreta in Paradiso per la costruzione della Lancia di Lete e uno dei miei sottoposti mi ha riferito che Eve ha chiesto l’intervento dell’ArchangelDemonius Lira”
“Altri guai in vista per caso?”
“Dipende dai punti di vista” rispose Haniel e fece vedere l’immagine di un’arpa d’oro con i fili di seta, con i disegni del Paradiso e dell’Inferno “L’ArchangelDemonius Lira è uno strumento davvero particolare, è stato progettato da Gabriel per consentire una conversione dell’anima durante il periodo del Ritorno a Casa...”
“In poche parole” intervenne Christine “Era stata istituita da Metatron e da Binael una task force per recuperare gli angeli che avevano cercato di andarsene dal Paradiso. Tuttavia Metatron suggerì a Binael di creare uno strumento che convertisse senza forzature e solo se la persona lo consentiva, in modo tale da consentire anche agli angeli. Quindi se Eve suonasse l’ArchangelDemonius per Chronie…”.
“Fammi indovinare, Chronie diventerebbe il peggiore demone di tutti i tempi?”domandò Dean, fingendosi meravigliato “Chissà perché la cosa non mi sorprende. Io opterei per la fondazione “Free Chronie. Se Chronie vuole essere un mostro, lo deve essere perché lo vuole lei e non perché lo decidono gli altri”.
L’arcangelo dell’amore annuì e stava per aggiungere qualcos’altro, quando Sam intervenne “ Allora questo specchio di lapislazzuli è un’arma dalle numerose sfaccettature. Se rotto, provoca la morte degli abitanti del Purgatorio, con la conseguenza della perdita dell’anima, se riparato, provoca la comparsa della leggendaria Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, la quale è intenzionata a uccidere mia moglie, una Cavaliere che racchiude dentro di sé tutti i poteri dei suoi colleghi e il potere della natura. In più hai aggiunto che Eve ha apposto un sigillo sullo specchio per impedire a Crowley di vedere sua figlia. Dimmi adesso che hanno creato la Lancia di Lete”
“Dacci un po’ di buone notizie” rincarò la dose Sheeira “Oh a quanto pare, le buone notizie la redazione si rifiuta di darle?”
Haniel fece un sorrisetto, pensando al legame forte che la Vaso di Collera aveva stretto con sua figlia e nello specchio comparve l’immagine di un’arma. Una lancia lunga all’incirca tredici centimetri di zaffiro con intarsi di diamante.
“Durante la visita di Gabriel agli Alphas…”
“Perché Gabriel è andato a trovare gli Alphas?”
“Posso continuare il discorso senza che nessuno mi interrompa?” sbuffò Haniel ora leggermente contrariato “Ad ogni modo, sì è andato a trovare gli Alphas per illustrare alcuni dettagli della missione e ha fatto vedere una lancia di lapislazzuli decorata con onici, ametiste e amazzoniti…”.
“A me non interessa se l’arma è fatta di diamante o di carta straccia” interruppe Dean bellicoso “Voglio sapere come funziona questa stramaledetta Lancia di Lete e se può aiutare mia moglie o è solo una chimera”.
“La lancia di Lete è un’arma che è stata creata per addormentare lo Spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, una soluzione temporanea.”
“Temporanea, quanto?”
“All’incirca trecentocinquanta anni. La lancia non ha il potere di distruggere lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, bensì di addormentarla. Prima che la battaglia finisca, Lucifero deve strappare il Cordos dal cuore di Violet, la sfera dei sentimenti e delle emozioni di Empusa e colpirla con la Lancia di Lete. Il Cordos dovrà poi essere portato nella Dimora di Astrea, e dopo la soluzione temporanea Michele dovrà collegare la sua grazia e il suo cuore angelico…”
“Aspetta un secondo” lo interruppe bruscamente Dean “Vorresti dirmi che sarà il diavolo in persona a mettere le mani su Violet?”
“Sì Dean”
“Io lo impedirò”
“Vuoi vedere salvata tua moglie oppure no?” domandò Haniel, perdendo d’un tratto la pazienza “Allora Lucifero è l’unica persona in grado di prendere il Cordos, in quanto solo la persona che ha creato l’Inferno può ambire a prenderlo. Ad ogni modo al termine dei trecentocinquanta anni, Michele dovrà collegare la sua grazia e il suo cuore angelico allo scrigno, diventando così il Guardiano della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
“Mi immagino Michele nel custodire qualcosa” sghignazzò Sheeira “Chris ti ricordi quando Dio ha commissionato a Michele..”
“Non si può fare altrimenti” esclamò Christine “Neanche io vorrei che Lucifero mettesse le mani su Violet…”.
“Io sono stato all’Inferno” protestò Dean ad alta voce “Perché non posso farlo io?”
“Solo chi ha creato l’Inferno può prendere il Cordos…”.
“Non mi interessa!”
Haniel chiuse gli occhi, cercando di calmarsi e di non utilizzare la combustione dell’anima e alla fine chiese al cacciatore “Ci vuoi provare?”
“A fare cosa?” domandò Dean guardingo.
“A prendere il Cordos da tua moglie” dichiarò Haniel serio “Forse così ti renderai conto che solo Lucifero può prendere la sfera dei sentimenti e delle emozioni di Empusa”.
L’arcangelo dell’amore schioccò le dita e aprì lo sterno di Violet. Il Cordos di Empusa, un cuore nero gaietto con le vene e le arterie argentate avviluppato al cuore umano. Il cacciatore di demoni si avvicinò con una certa titubanza e non appena la sua mano tentò di prendere il Cordos, successe l’inevitabile. Un fuoco argentato circondò il braccio di Dean e il cacciatore urlò dal dolore.
“Annabethe, mi dispiace sei stata scelta”
Sam capì subito che il Cordos stava facendo riaffiorare i ricordi dell’Inferno, quando era sceso dalla ruota delle torture e si era messo alla mercé di Alastair. Tempestivamente allontanò Dean dal Cordos, spegnendo il fuoco dal braccio, mentre Christine si occupò di chiudere la ferita a Violet.
“Anche se sei stato abbastanza all’Inferno, la tua anima non è corrotta come quella di Lucifero”.
“Ma Lucifero non ha la grazia?”
“Sam, la grazia può pulire la tua anima, ma non può certamente cancellare il passato” assentì Haniel “E comunque Lucifero dovrà tornare al più presto al suo posto”.
“Perché se no cosa succederà?”
“Questo non mi è dato saperlo” mentì Haniel, lanciando uno sguardo d’intesa a Christine, la quale capì subito “E anche se mi fosse dato saperlo, non potrei dirlo. Cloto mi ucciderebbe se vi rivelassi troppo”.
“E poi che missione sarebbe senza la suspance” costatò Sheeira divertita, facendo il verso alla pubblicità della Nutella “Una piccola zona d’ombra in un quadro di luce rende più interessante il divertimento”.
“Per quanto riguarda lo specchio di lapislazzuli, come possiamo ripararlo?”
“Dopo la vostra presa dell’essenza del Paradiso, ricavabile dalla battaglia dei capi gerarchia contro i corrispettivi colleghi oscuri, appariranno tre stelle nel cielo a formare un portale dimensionale, laddove si racchiudono le nuvole del Paradiso, le fiamme dell’Inferno e la fierezza del Purgatorio”.
“Il portale si deve aprire grazie alla musica della BiaThanatie, giusto?” domandò Violet e l’arcangelo dell’amore annuì.
“Sì, la BiaThanatie è uno dei tanti modi per aprire le porte del Purgatorio, senza fare spargimenti di sangue. Essendo Persephone uccisa da quel viscido di Crowley, la Moira della Morte ha deciso di istituire Michele e Lucifero come custodi delle porte del Purgatorio e avendo ottenuto il ruolo dei custodi del Purgatorio, essi hanno rinunciato a qualcosa e di conseguenza hanno costruito la Lancia di Lete”.
“Immagino la gioia perversa di Atropo per avere incastrato Michele” borbottò Sheeira divertita “Dopo che…”.
“Il tutto quadra in modo perfettamente logico” interruppe Sam sempre più interessato al discorso “Quindi per riparare lo specchio di lapislazzuli servono le tre essenze ultraterrene, l’essenza che ha tanto amato e...”
“Il ciondolo di Dio” confermò Sheeira amaramente “Già”.
“Un lavoro adatto solo alla ditta Winchester” esclamò Dean tutto baldanzoso “Quando le cose si fanno complicate, chiamate i Winchester e sarete soddisfatti. Anche perché i rimborsi non ci sono”
“Ammiro la tua voglia di scherzare in questo preciso momento” disse Sam in tono tetro.
“Che cosa posso fare Sam? O rido o mi vado a schiantare con la mia Baby nel canyon del Colorado” affermò Dean sicuro di sé “Se devo morire, lo voglio fare a testa alta e con il sorriso stampato in fronte”.
Sam annuì, colpito e allo stesso tempo confuso dall’atteggiamento del fratello maggiore e fu la volta di Violet di intervenire “Si ha qualche notizia su come sia questo specchio di lapislazzuli?
“E tu come fai a sapere che ci sono diverse versioni?” domandò Haniel e poi scosse la testa, capendo il sottointeso “Lascia perdere, credo di sapere che Empusa ti abbia già informato”
“Già”
“Perché ci sono diverse versioni dello specchio di lapislazzuli? Sembriate che ci godiate a farci impazzire!” costatò Dean perplesso “E come sarebbe questo specchio porta rogne sia che sia integro sia che sia rotto?”
L’arcangelo dell’amore guardò nello specchio e fece vedere ai presenti le varie versioni dello specchio di lapislazzuli, la prima con la cornice di rubino e le decorazioni di zaffiro bianco, l’altro con la cornice d’oro e iolite e racchiusa in una nuvola di sangue purgatoriese, paradisiaco e infernale.
“Scegliete la vostra versione”
“Haniel, abbiamo altre cose cui pensare che scegliere la versione dello specchio” sbuffò Sheeira seccata “Penso che quando saremo lì, scopriremo come è fatto sto benedetto specchio di lapislazzuli”
“Per una volta, mi trovo d’accordo con lei” borbottò Dean e chiedendo “Allora per andare in questo benedetto portale dimensionale per prendere l’essenza del Paradiso, abbiamo bisogno del potere dei nostri figli, di Mary e di Nathaniel Winchester?”
“Sì Dean”
“Hai altre cose da aggiungere? O le scopriremo strada facendo?”
“No vostro onore, non ho nulla da aggiungere” scherzò Haniel e tese la mano destra al cacciatore di demoni “Nessun rancore per quello che è successo”.
“Nessuna pugnalata alla schiena?”
“Mi hai preso per un demone?” domandò Haniel seccato “Anzi mi hai riflettere sull’importanza che bisogna lottare per ciò che si ha. E verrò con voi”
“Tu non andrai da nessuna parte” interruppe una voce femminile comparsa all’improvviso.
Tutti si girarono a vedere la moglie di Haniel con un grembiule e una ciotola in mano, laddove stava preparando uno zabaione.  Lo stomaco di Dean borbottò all’odore del dolce e Sam lo richiamò con gli occhi.
“Sam, io ho fame” mugugnò Dean arrabbiato.
“Non è tempo” lo rimproverò Sam “Non appena questa avventura sarà finita…”
“Mi chiuderò in un fast food e mi strafogherò” promise Dean e dopo gli sussurrò “Ma perché non ci può mai capitare un caso in cui ci sono delle spogliarelliste brasiliane?”
Sam ruotò gli occhi divertito e Christine ridacchiò. L’atmosfera si era alleggerita un po’ con quella battuta di Dean.  Dyane si avvicinò a loro e ripetè “Non andrai da nessuna parte”
“Lo devo fare”
“Così ti farai ammazzare di nuovo? Quante volte devi sfidare la sorte? Quante?” urlò Dyane furibonda, sbattendo il grembiule sul tavolo “Pensa a me e a tua figlia”
“Dyane..”
“No, Haniel” ribattè la moglie “Hai già sofferto abbastanza e hai una famiglia cui badare”.
“Anche mia sorella ha una famiglia ed io non posso e non voglio esimermi dall’aiutarla” la fece ragionare Haniel “Io lo so che tu sei preoccupata per me, ma questa volta io non posso fare finta di niente, non posso stare qui a non fare niente, mentre ogni giorno di più mia sorella è tra le braccia di Thanatos”.
“L’ultima volta…”
“L’ultima volta è stata l’ultima volta” terminò Haniel, posando le mani sulle spalle minute della donna “Dyane, io sono un capo gerarchia ed è mio dovere dare il buon esempio”
“Mamma, papà è un eroe e gli eroi devono fare sacrifici” interruppe Iolye, comparendo dietro la madre “Anche se pensa a noi, deve sempre svolgere il suo lavoro”
Entrambi i genitori rimasero di sasso alle parole di Iolye, perplessi dal fatto che una bambina potesse dire parole così importanti. Dyane posò la ciotola e guardò il marito, per un po’ nessuno dei due parlò. Poi la donna tirò fuori una foto, la foto di Gemma da piccola in braccio da Haniel “Lo fai per lei?”
“Lo faccio per tutti noi. Il Purgatorio è una responsabilità di tutti! Il terzo regno merita una seconda possibilità”.
“Stai attento!”
“Cautela è il mio secondo cognome” scherzò Haniel, scompigliando i capelli alla moglie “Starò attento a non farmi rubare il cuore”
La donna gli diede un buffo schiaffetto sul viso e baciandolo gli sussurrò “Non esiterò a fare un patto con un demone per farti ritornare indietro!”
Ma non diede il tempo a Haniel di replicare che se ne andò nella stanza. Iolye era ancora lì, sopra un tavolo con le gambe a penzoloni, lo sguardo serio di una custode della Fiamma della Fenice. La bambina si girò verso Christine e le chiese “Mi puoi promettere una cosa?”
“Tutto quello che vuoi piccolina” rispose Christine intenerita “Almeno cercherò di accontentarti”.
“Ritorna viva”
Due semplici parole che fecero calare il silenzio in sala. L’angelo si avvicinò e scompigliandole i capelli esclamò “Cercherò di farlo. Non posso darti la certezza assoluta della mia promessa, il destino non vuole essere imprigionato, vuole essere vissuto”
Iolye saltò giù dal tavolo e l’abbracciò calorosamente, ripetendo infervorata “Per favore, ritorna viva”
Christine fu molto colpita dall’insistenza della bambina, quasi come se stesse nascondendo qualcosa, ma non indagò oltre. Sicuramente Iolye si era affezionata a lei e come tutti i presenti in sala si augurava che lei ritornasse viva dalla missione e questa la commosse parecchio. Poi la bambina le aveva cinto la vita, appoggiato l’orecchio sulla guancia e le aveva sussurrato “Ritorna viva per Henry, per Nimuhiel e per Calliope”.
“Ma io non ho ancora decis…” rispose Christine stupefatta e dopo guardò Haniel, il quale annuì orgoglioso “Iolye possiede l’antico potere dell’Angelisione. Usa la tua grazia per analizzarla Hesy”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia aveva sbattuto gli occhi, incuriosita dalla richiesta del suo amico. Era da tempo immemorabile che qualcuno non le chiedeva di utilizzare la sua grazia per analizzare una persona, precisamente dai tempi dei progenitori, da quando Eva le aveva chiesto di analizzare l’anima di Caino e lei le aveva dato l’infausto esito. Cioè che sarebbe diventato un fratricida e che avrebbe introdotto il reato di omicidio. Non potè assolutamente dimenticare le grida angosciate di Eva, la quale la sbattè fuori di casa, gridando che era una bugiarda e che il suo amato Caino non avrebbe mai ucciso Abele. Purtroppo la vita aveva dato tutt’altro esito.  Diede una rapida occhiata a Iolye e dopo avvertì Violet e Dean “Riparatevi gli occhi”.
“Siamo immuni alla tua grazia” esclamò Dean “Possiamo guardare”.
“Meglio che vi riparate gli occhi” li avvertì Christine in tono urgente “Sto utilizzando la mia grazia per analizzare una persona e la sua potenza verrà centuplicata. Se ci tenete gli occhi, riparateli”
La cercatrice di angeli e il cacciatore di demoni si misero un braccio davanti agli occhi e aspettarono. Con un grande respiro, Christine richiamò la sua grazia e sentì un dolore pulsante sempre più grande, come piccole punture trasformate in coltellate, le ferite dell’Inferno che ritornavano di nuovo a fare male, dopo anni di assopimento, dopo che l’arcangelo li aveva definitivamente accantonati nei suoi ricordi peggiori. Molto probabilmente la sua grazia era stata compromessa dopo il fendente di Sandalphon, ma l’arcangelo decise di non farci caso, curiosa di scoprire che cosa nascondesse Iolye. Guardò il suo Sam che le teneva la mano sinistra e lo sentì sussurrare “Posso farlo io amore, non ti affaticare”.
“Ce la posso fare” affermò combattiva “Non ti preoccupare Sammy”.
“Tu qualche giorno mi manderai al manicomio”.
“Abbi fiducia in me” disse Christine baciandolo sulla guancia.
La sua grazia si espanse intorno a sé e i suoi occhi castani scuro divennero viola chiaro e prese tra le sue ali Iolye. Quella che la lasciò perplessa, fu che scoprì che l’anima della piccola nata da un Principato, conteneva tracce di grazia di Dominazioni. Non era mai successa una cosa del genere, almeno che lei ricordasse. Forse c’era stato solo un caso nell’intera storia angelica.
“Diventerà una Dominazione” confermò Haniel, dissipando ogni dubbio della sua amica “Per questo ti ha chiesto di ritornare viva, vuole essere allenata da te”.
Christine si mise le mani sulla bocca, commossa da tanta generosità e inginocchiandosi di fronte a Iolye le promise “Ti prometto che tornerò viva”
La bambina la ricompensò con un bellissimo abbraccio.
Poi Violet affermò rivolta a Dean, Sam e Christine “Che ne dite di andare ad abbracciare i nostri figli?”
Tutti furono d’accordo e così scomparvero dalla casa del Principato, con Dyane e Iolye che li salutavano. Senza sospettare minimamente quello che avrebbero scoperto da lì a poco.

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45-Tempo imprecisato-Inferno ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il quarantacinquentesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto alcuni flashback sulla vita precedente di Sheeira e Christine e si sono spiegate alcune piccole incomprensioni riguardo allo specchio di lapislazzuli...In questo capitolo ritorniamo da Lucifero e Michele, ormai diventati i custodi del Purgatorio dopo la morte di Persephone e intenzionati a suonare la BiaThanatie, e con Atropo che porterà una novità che...Ma non vi anticipo nulla :-)  Mi auguro solo che vi possa emozionare e che vi possa piacere :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che leggono e leggeranno, che recensiscono e recensiranno le mie storie, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :)


Tempo imprecisato- Inferno

Nel frattempo che Christine e gli altri ritornavano a casa ad abbracciare i loro figli e prepararsi per la missione dell’essenza del Paradiso, mentre  Balthazar, Cass e Gabe davano la caccia a tre Vigilanti per poter attivare le catene di Semeyraza e poter cercare di salvare la loro amica dall’essere un angelo vegetale, all’interno dell’Inferno Michele e Lucifero stavano suonando la musica della BiaThanatie, per creare il portale dimensionale per il Purgatorio. Davanti a loro si creò una spaccatura spazio-temporale di colore grigio-indaco, dove si poteva intravedere la spiaggia molto particolare del Purgatorio. Una spiaggia dove si racchiudevano le nuvole del Paradiso, le fiamme dell’Inferno e la fierezza del Purgatorio. Era qui  che i prescelti dovevano riparare lo specchio di lapislazzuli di Eve, riparare l’errore di Crowley e cercare di sconfiggere la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse.
Ad un certo punto Lucifero urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Non ce la faccio più”
Il creatore dell’Inferno scagliò la tromba di Raziel contro una parete di spine roventi, dove i bugiardi e i traditori venivano scorticati vivi e fatti annegare nel loro stesso sangue, sperando così di poterla distruggere, ma quest’ultima ritornava sempre tra le sue mani, quasi come fosse un estensione dell’arto. Suonare quella tromba gli faceva ritornare alla mente il suo passato, quel passato che voleva dimenticare per poter ricominciare daccapo. Con l’ultima nota si era ricordato di quella volta che, in un villaggio sperduto in Africa, aveva scatenato un’epidemia di Ebola così grave da compromettere metà del continente, tanto che quell’anno fu classificato come anno della “possibile estinzione del genere umano”
Quella volta aveva goduto e alimentato la sofferenza,  era stato sulle ambulanze  a tenere le  mani ai moribondi, a fomentare rivoluzioni contro le case farmaceutiche che non stavano prendendo provvedimenti e intanto diffondeva il  virus,  aveva partecipato ai funerali delle vittime e riso fino alle lacrime della rabbia e della frustrazione che prendeva i medici che si occupavano delle guarigioni, increduli del fatto che nessun rimedio li stava salvando, nemmeno il metodo sperimentale del plasma delle uniche persone che si erano salvate
Aveva alimentato la sofferenza e ci aveva goduto.
Adesso voleva affogare in essa e lasciarsi annegare dalle lacrime
 Se prima avrebbe scorticato vivo colui che si fosse azzardato a piangere per le cattiverie commesse, adesso non lo sapeva neanche lui.
“Traditore”
“Non meriti di stare qui. Non sei degno di stare qui”
Una Succube si avvicinò a lui, intenzionata a sfregiarlo con le unghie retrattili. Il mostro riuscì a sferrare un lungo graffio lungo fino alla guancia destra, arrivando fino all’osso.
“Se ti fossi davvero colui che mi ha creato, adesso affogherei nel mio stesso sangue e la mia anima verrebbe utilizzata per strozzarmi”
Il Creatore dell’Inferno la guardò  severo e stava per estendere un braccio per accontentarla, quando di ricordò di Hesediel e desistette.
“Non ne vale la pena”
“Già, non ne vale la pena” lo schernì la Succube “Non ne vale la pena essere torturata da un pappamolle come te”
“Attenta!”
“A cosa?” ridacchiò lei maligna “Sei un traditore! Ci hai detto che non saresti ritornato tra le fila degli angeli e non appena ne hai avuto l’occasione…”
Non ebbe il tempo di continuare che un fascio di luce azzurrina la investì in pieno, lasciando solo un corpo carbonizzato. Lucifero ebbe solo il tempo di vedere Michele con la sua spada d’argento in una mano e il violino di Zoe nell’altra.
“Così non avremo altre distrazioni. Il Portale non si apre da solo”
Lucifero sbuffò, pensando che il secondo nome di Michele dovesse Dovere Imprescindibile.  Altri insulti molto più pesanti della Succube arrivarono, il Creatore dell’Inferno cercò di ignorarli ma, in cuor suo, non poteva biasimarli per il loro risentimento. Li aveva educati nel più totale disprezzo del bene e dei valori, a torturare, a mutilare e a squartare se mai ne avessero avuto l’occasione, e adesso vedere lui che si comportava così…lui si sarebbe comportato peggio.
Si girò a guardare la gabbia fatta di ossa e spirito di demone, laddove aveva imprigionato Hesediel in uno dei suoi tanti pernottamenti all’Inferno. Fu la prima volta. Quando aveva scoperto che Hesediel aveva aiutato Michele a cacciarlo dal Paradiso, dopo il peccato originale a danno di Adamo e Eva. Fino a pochi decenni prima non aveva avuto modo di conoscere l’identità  di chi aveva aiutato Michele, poiché il misterioso aiutante indossava una maschera di ametista e acquamarina, a prova di Angelisione, cosicché era impossibile per Lucifero stabilire a quale gerarchia appartenesse. L’identità dell’aiutante dell’arcangelo della giustizia era rimasta nascosta, almeno fino a quando un angelo, stufo di essere denigrato e  in cerca di gloria e di un po’ di potere, era scappato a rivelargli la verità.
E la sua vendetta era stata tremenda.
“Io mi fidavo di te” le aveva urlato contro, mentre Hesediel si reggeva a malapena “E tu mi hai cacciato insieme a Michele. Come hai potuto?”
“Finiscila di fare la vittima. Non ti si addice” aveva replicato Hesediel stizzita, mentre un filamento di anima le strozzava il respiro “Te lo sei meritato, hai rovinato il genere umano per uno stupido orgoglio personale”
“Sono aborti  gli esseri umani, non meritano neanche di vivere”
“Sono speciali e tu ti sei meritato la caduta”
Lucifero si era avvicinato a lei e improvvisamente aveva materializzato una spada di ombre e sangue demoniaco. Hesediel aveva tentato di produrre una labile difesa, ma poi alla fine aveva deciso di farsi colpire dalla spada, colpi che corrodevano l’anima e sfregiavano la grazia angelica.
“Tu non sai amare Lucifero”
A quelle parole il Serafino Caduto aveva ringhiato, affondando la lama in uno dei muscoli dell’ala sinistra, facendo fuoriuscire un po’ di grazia  “Tu non mi conosci”.
“Io ti conosco meglio di chiunque altro” ansimò Hesediel, cercando di riparare il danno procurato all’ala e in altri parti del corpo  “Sei sempre stato incline a essere egoista…”.
“Stai zitta!”
E con quell’urlo diede un altro fendente, affondando la lama fino all’elsa, penetrando muscoli e spezzando tendini ed estraendola altrettanto rapidamente, strappando un urlo a Hesediel.  Poi l’arcangelo della giustizia e della misericordia decise di non dire nulla e Lucifero le martoriò l’ala sinistra.
“Puoi distruggere le mie ali, bruciare la mia grazia angelica, ma tu sai che ho ragione” affermò Hesediel determinata, nonostante non si potesse reggere in piedi “Immagina un giorno in cui riavrai la grazia angelica…”.
“Non succederà mai!” urlò Lucifero convinto “Non ritornerò più tra le vostre fila”.
“Mai sfidare il destino” concluse Hesediel e dopo crollò in un angolino della gabbia.
Mai sfidare il destino. Quelle parole era state come lame nella sua mente e alla fine era successo quello che lui non si augurava nemmeno nei suoi incubi più reconditi. Cioè che Michele gli ritornasse la grazia per sconfiggere Semeyraza, colui che aveva contribuito a farlo cadere dal Paradiso. All’inizio era stato riluttante a ritornare il Serafino di un tempo, non voleva ritornare a servire un Dio che non sentiva come Padre, ma dopo quello che aveva passato, tornare indietro non se ne parlava.
“Che fai batti la fiacca?”
“Io non ce la faccio più Michele”
Il Creatore dell’Inferno si sedette sopra uno spuntone di roccia appuntito e spiegò “Non ce la faccio più a suonare questo strumento”
Michele suonò ancora una volta il suo violino e con sguardo severo si rivolse al suo gemello “Che cosa ti aspettavi?”
“Grazie per il conforto” ribatté Lucifero in tono irritato “Davvero so a chi rivolgermi quando sono triste”.
“Tutto questo non sarebbe successo” urlò Michele al limite della pazienza, spalancando le ali “ Se tu…”
“Se io avessi dato la mia grazia prima del tempo” ringhiò Lucifero esasperato “Nessuno te lo ha mai detto, ma sei un disco rotto. Io non ho nessuna intenzione di ritornare il solito bastardo, voglio essere una persona nuova”
“E a Hesediel non ci pensi?”
“Per lei che lo faccio” ululò Lucifero, spalancando le ali e distruggendo gran parte delle colonne di marmo nero, laddove venivano fustigati i dannati “Lo faccio per Astrea e per lei…” si fermò e guardò negli occhi quello che una volta era il suo modello d’ispirazione “C’è mai stata una persona per la quale hai lottato con tutte le tue forze?”
L’arcangelo della giustizia divina annuì bruscamente, ma non volle rispondere al gemello.  Sì, c’era stata una persona per la quale avrebbe lottato con tutte le sue forze, ma ripensare di nuovo a lei riapriva ferite difficili da supportare e da sopportare. Difficile da dimenticare, in quanto era stato l’artefice della sua morte.
“Allora batte un cuore dietro quello sterno di ferro” sghignazzò Lucifero contento “Pensavo che fossi solo un uomo d’azione e basta”.
“Ha parlato il dispensatore di cuoricini” ribatté l’arcangelo ironico “L’unica cosa buona della mia vita me l’hai rovinata”.
“Vyave?” domandò Lucifero, ritornando a mettersi in posizione per suonare la musica della BiaThanatie “Lei?”
Michele stava per rispondere, quando a un certo punto dal nulla comparve una colonna di luce viola. I due gemelli videro una giovane donna dai capelli castano scuro e gli occhi azzurri fare capolino e ridacchiare.
Atropo.
“Mi raccomando non esultate” li salutò acida “ Altrimenti potrete crepare. Non avete il permesso di riposarvi. L’equilibro ultraterreno ha bisogno del vostro aiuto, non abbiamo bisogno di disertori della patria”
“ Perché non crepi tu?” la salutò Lucifero seccato  “ Tutto questo si può catalogare come mobbing. Cosa ci fai qui, Atropo? E soprattutto hai deciso di cambiare look?”
La Moira della Morte mosse i capelli in maniera molto teatrale e si pavoneggiò un bel po’  “Oh sì il look di prima non mi andava più a genio, ogni tanto bisogna cambiare. Del resto tu con i capelli scuri hai molto più fascino. E poi se continui a insultarmi, potrei andare a chiedere il permesso di sposarti”
“Sei venuta ad esibirti?”
“No, simpaticone” disse Atropo ironica, strizzando l’occhio a Lucifero “Sono venuta a dirvi le ultime novità riguardo allo specchio di lapislazzuli”
L’arcangelo della giustizia e il Serafino Caduto rimasero ad ascoltare Atropo, mentre li metteva al corrente delle ultime novità.
“Castiel ha vissuto troppo tempo tra gli umani..” Michele scosse la testa, seguendo il filo dei suoi pensieri. “La prima regola di esseri angeli è quello di non essere coinvolti emotivamente”
“E in questo ti riesce perfettamente” constatò Lucifero divertito, attirandosi un’occhiataccia da Michele “Ma sono sicuro che non è tutto”
“Perché vuoi sapere tutto subito?”
“Perché c’è gente che sta morendo, soprattutto la mia Hesediel sta morendo…”
“Veramente è di Camael…”
Ad un certo punto Lucifero non ce la fece più. Materializzò la spada di sangue demoniaco e ombre nere e la puntò contro il collo della Moira della Morte “Vuoi davvero uccidere la Morte? Ammirevole”
“Dicci quello che sai”
“La Grazia ti sta cambiando profondamente” esclamò lei tergiversando e Lucifero rafforzò la stretta intorno all’impugnatura della spada, facendo scendere un filo di sangue intorno al collo “In casa Winchester è comparso Semeyraza”
“Ma non è stato sconfitto?” domandò Lucifero confuso “Non è stato sconfitto grazie al potere della Fenice?”
Atropo si liberò della stretta mortale e spiegò, contrariata e un po’ divertita dalla faccia di Lucifero “La musica che state suonando è la perfetta unione tra la maestosità della vita e il terrore della morte e ha portato alla distruzione della cella di Semeyraza. L’ex Vigilante ha dato importanti novità sulla sorte di Hesediel”
“Cosa?” esclamarono insieme Michele e Lucifero.
“Dovrebbero fare una targa commemorativa a Hesediel” rise Atropo, ma si interruppe di fronte agli sguardi corrucciati del Serafino e dell’Arcangelo “Semeyraza ha detto che quando Hesediel è stata pugnalata a morte da Sandalphon, la sua grazia è stata compromessa e quindi…”
“Quindi se le viene rimesso il filo di Persephone, potrebbe diventare un arcangelo vegetale” concluse Michele tristemente “E causare un vuoto nell’equilibro ultraterreno…”
Per un po’ nessuno dei due parlò, terrorizzati dall’idea di vedere Hesediel incapace di fare alcunché, di essere prigioniera del suo corpo, di non potere esercitare i suoi poteri. Lucifero non vedeva l’ora di mettere le mani su Crowley, di stritolare le ossa del suo collo, spezzargli le vertebre, vederlo annegare nel suo stesso sangue, perché se non fosse stato per lui, tutto non sarebbe accaduto.  Se non avesse utilizzato l’Aletheia Gladia per incontrare sua figlia…
“Non si può fare nulla?”
“L’unico modo per salvare la vita a Hesediel è la riattivazione delle catene di Semeyraza, l’unico modo per salvare una grazia compromessa”.
“Sono andate distrutte”
“Questo è quello che abbiamo diffuso in giro” disse Atropo ammirando la sua Aletheia Gladia “Balthazar ha avuto sempre un debole per i manufatti divini e le ha conservate. Insieme a Cass e Gabe, sono andati a trovare Dio in Paradiso”
“Il vecchio era sveglio, per caso?”
“Lucifero!” lo rimproverò Michele “Quello è pur tuo padre”.
“Un Padre che non ha esitato a buttarmi a calci nel sedere, non appena ne ha avuta l’occasione”.
“Potete risolvere le vostre controversie familiari prossimamente” interruppe Atropo seria “Dio ha detto che, per attivare le catene di Semeyraza, bisogna uccidere tre Vigilanti”.
“Come li uccideranno?”
“Il Destino non può svelare le sue Carte” ridacchiò Atropo e poi divenne seria nei confronti di Michele “Continuate pure a suonare la musica, tra un po’ verrà presa l’essenza del Paradiso e ci sarà la battaglia contro la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
“Dio ha parlato di me?” domandò Michele speranzoso.
Atropo titubò un po’ e scosse la testa.
“Stai mentendo!” esclamò Lucifero perspicace “Una Moira che mente? Il mondo va alla rovescia”
“Il Destino non può svelare le sue Carte” ripeté Atropo sorniona e poi tutto d’un tratto venne scaraventata contro una parete di spine roventi e Lucifero ebbe il tempo di vedere Michele aggredire Atropo.
“Dimmi se Dio ha parlato di me” urlò Michele arrabbiato “Ha parlato di me?”
Atropo tentò di togliere le mani di Michele dal suo collo, lottò per alcuni minuti e dopo cedette “ Dio ha detto che, se non strapperai la grazia angelica a Lucifero, tu diventerai il nuovo Lucifero”
“Tu menti!”
“Noi Moire sappiamo quale è la differenza tra l’Aletheia e Psèma, tra la Verità e la Bugia. Pensavi davvero che non avrebbe avuto conseguenze il fatto di avere dato la grazia angelica a Lucifero?”
“Non può fare una cosa del genere!”
“Non battete la fiacca”
E nello stesso modo in cui era comparsa, la Moira della Morte era scomparsa. Dalla rabbia Michele uccise due demoni degli incroci. Tutto per la salvezza di un regno.
Tutto per risolvere l’azione folle di un demone.
Tutto per vedere Hesediel sana e salva.



 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46-La morte dei due Vigilanti ***


Buon pomeriggio a tutti,
oggi nella giornata di Sant'Antonio da Padova, ecco a voi il quarantaseiesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto Atropo andare all'Inferno per trovare Michele e Lucifero....In questo capitolo Balthazar, Gabe e Castiel dovranno dare la caccia ai Vigilanti, per impedire che Hesediel diventi un angelo vegetale....Ma non vi anticipo nulla! Sappiate soltanto che è un capitolo abbastanza tosto e mi ha dato del filo da torcere, in quanto ero sempre insoddisfatta del risultato, ma adesso è arrivato il momento ^_^ Nel capitolo ci sono alcune parole in enochiano derivate dal libro "Il linguaggio angelico, volume II" di Aaron Leitch, tra cui Camikas Zure che è un'esclamazione misteriosa dell'arcangelo Raffaele nei confronti dei demoni e che io ho inteso come un'esclamazione furibonda, Niisa che significa "Venite senza indugio", Nazpad che significa "Spada", "Malprg che significa "Fuoco che trafigge", Malpurg "Dardi infuocati". Mi auguro che sia di vostro gradimento e mi scuso per eventuali errori presenti nel capitolo. Ringrazio di vero cuore tutti coloro che leggono e leggeranno le mie storie, le recensiscono e le recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le preferite, seguite, ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita. Buona lettura ^_^ Gabrielle ^_^
PS: Eliana è un personaggio, una Vigilante comparsa all'interno della mia quarta ff "Crystal Spume- I fiori di Cristallo Vulcanico", una bibliotecaria in grado di verificare se ci sono eventuali residui, dopo che un angelo o un demone ha deciso di uscire dal corpo del suo vessillo.

La morte di due Vigilanti

Mentre Michele cercava di riprendersi  dopo la notizia di Atropo, incredulo che suo Padre, lo stesso Padre che aveva difeso e avrebbe servito indefessamente fino alla fine dei suoi giorni e fino alla combustione della sua grazia, lo avesse minacciato di farlo diventare il nuovo “Lucifero”, se non avesse tolto la grazia angelica al suo gemello dopo la battaglia contro Empusa, Cass, Gabe e Balthazar erano partiti per la loro missione di attivare le catene di Semeyraza, per evitare che Hesediel diventasse un angelo vegetale.
“Ditemi che ci può essere un altro modo” continuava a ripetere Castiel, dondolandosi avanti e indietro sul ramo su cui era appoggiato “Forse uccidere…”.
“Sappiamo tutti e tre che qualche volta le parole del Vecchio sono soggette a varie interpretazioni e non sempre di facile comprensione, che Metatron ci ha messo lo zampino per renderle un tantino criptiche, ma ti assicuro che uccidere i Vigilanti significa ucciderli” sbuffò Gabriel, mentre controllava per l’ennesima volta il nome sulla pergamena delle fiamme dell’Inferno divenuta nera “E poi proprio adesso devi farti venire i rimorsi Cass? Non è il momento adatto, nostra sorella ha bisogno di noi, non di tentennamenti o ripensamenti”
L’angelo del giovedì stava per ribattere, quando Gabe lo interruppe con un gesto della mano destra, uno sguardo d’ambra in un oceano notturno “Dio avrà anche trasformato la mia grazia angelica in animo umano, ma riesco a percepire i dubbi e le perplessità che affollano la tua mente. Sono per sempre un arcangelo e non smetterlo di esserlo in fondo. Permettimi di dirti una cosa, però. Non ti ponevi questi scrupoli quando eri pieno di te e progettavi grandi cose con quel pallone gonfiato di Crowley”
Cass sobbalzò ferito, incredulo che Gabe avesse rievocato quel fatto, quando con Crowley aveva deciso di scoprire il Purgatorio e di impadronirsi delle anime che lo occupavano, lo sconcerto e la delusione di Dean quando si era rifiutato di aiutarlo con gli Ariel’s Son, il suo “Dimenticati di me. Non voglio più  che compari all’improvviso” che lo aveva ferito e lo aveva spinto a rompere quel patto scellerato con Crowley, con la conseguenza di essere torturato dal demone…
“Non vorrai rinfacciarmi quello che ho fatto. Ho già pagato lo scotto dei miei peccati”
“Senti Hesediel rischia di diventare un angelo vegetale per colpa di quello stronzo e arrivista, il quale per cercare di fare il padre dell’anno sta scombussolando tutto il Creato, e credimi che farò di tutto, affinchè mia sorella possa godere della pace che merita con Chamuel/Sammy Winchester perché ha sofferto e merita un po’ di felice.  Se potessi, distruggerei anche la mia stessa gerarchia angelica “
Cass stava per ritornare all’attacco, quando Balthazar si mise a fischiare, facendo sobbalzare i due angeli “Terribilmente spiacente di interrompere questo siparietto, ma vi devo fermare. Potete pensare a come risolvere i vostri problemi dopo, davanti a una tazza di buon thè in uno studio di una consulente matrimoniale, la quale analizzerà i vostri problemi. Fisserò un appuntamento dopo tutto questo, ma vorrei avvertirti che il nostro uomo sta uscendo di casa”
E indicò la porta di ciliegio di fronte a sé, in una villetta a due piani con un ampio giardino. I tre angeli erano volati fino in Arizona, a Phoenix, di fronte alla casa di un certo Edward Shylvev, o meglio il Vigilante Sarael, chi aveva insegnato i misteri della Luna. La porta si aprì e videro sulla soglia un uomo con la divisa da poliziotto uscire. Balthazar fu colpito dallo sguardo del Vigilante, due occhi color verdazzurro che avevano perso l’arroganza dell’angelo, la grazia angelica mutata in animo umano. Lo avevano osservato nei minimi dettagli nell’ultima settimana, rendendosi conto che si era perfettamente tra gli umani, anche se non aveva rinunciato ad alcuni trucchetti angelici. Da quello che avevano sentito, egli era a capo di una stazione di polizia ed era specializzato nello sgominare bande di narcotrafficanti e di chi gestiva giri di prostituzione. Il Vigilante fu seguito a ruota da una giovane donna dall’età approssimativa di trent’anni, dai capelli castani e gli occhi verdi e Cass si accorse che la pergamena di fiamme dell’Inferno era divenuta nera.
Erano al cospetto di Shamshiel, l’angelo che aveva insegnato a conoscere il Sole.
Shamshiel e Sarael si erano uniti in matrimonio e da quello che potevano vedere l’angelo femmina era in dolce attesa. Gabe captò che mancava pochissimo al lieto evento.
“Stai attento!”
“Il pericolo è il mio mestiere” sghignazzò l’uomo divertito e dopo, vedendo la faccia preoccupata della moglie, si affrettò a rassicurarla “Non preoccuparti amore, tornerò presto per te e per la nostra piccolina”.
“Sarael…”
“Anna, tu lo sai che è meglio non chiamarci con i nostri veri nomi” la avvertì preoccupato, guardandosi intorno con circospezione “Anche se ci siamo integrati tra gli umani, la nostra eredità ci perseguiterà a vita”.
“Maledetto Semeyraza….” sbuffò Shamshiel irritata, imprecando in enochiano “Vorrei tanto che non ci avesse costretto a fare quel giuramento. Spero solo che sia morto!”
Sarael fece un sorrisetto di circostanza, comprendendo l’irritazione e la rabbia della compagna nei confronti del loro ex condottiero e si apprestò a dare un bacio alla pancia “Piccolina, papà torna presto da te”.
A quelle parole Gabe ebbe un tuffo al cuore, sapendo che quelle parole non si sarebbero mai avverate, che quello era il suo ultimo giorno di vita. Lo videro salire in macchina come un comune mortale, inserire le chiavi nel cruscotto di un vecchio pick-up sgangherato, ingranare le marce, girare il volante e dirigersi verso il luogo di lavoro. I tre angeli scesero dall’albero, seguendolo a debita distanza, osservando come si comportava. Ebbero la conferma che l’arrogante e spaccone Sarael si era trasformato in un poliziotto prudente e attento alle esigenze della gente che proteggeva e difendeva. Un suo collega, un uomo di colore alto 1,97 e reduce da moltissime missioni militari, si avvicinò a lui e lo salutò.
“Buongiorno capitano!”
“Detective Queen, che cosa abbiamo oggi?”
Il detective fece un sorriso enorme e rispose un po’ rammaricato “Credevo che, dopo quindici anni di partnership, avessi il diritto di essere chiamato per nome. Troppa formalità fa male!”
Sarael ricambiò il sorriso “D’accordo, ma lo farò solo quando anche tu mi chiamerai con il mio nome, ovvero Edward o Ed. Allora Salvo che cosa abbiamo oggi?”
Salvo prese dei fogli dalla scrivania e iniziando a sfogliarli affermò “Una segnalazione di rapina a mano armata sull’E.Jefferson, ma abbiamo già mandato una pattuglia a verificare e a intervenire in caso che le cose degenerino, poi in sala interrogatori…”
E si fermò, con un’espressione che non prometteva nulla di buono.
“Vuoi uno stacchetto per caso per dare maggiore enfasi?” domandò Sarael sarcastico.
“Abbiamo una tua vecchia conoscenza”
Il capitano fece un sospiro di rassegnazione, capendo benissimo di chi stava parlando. Tra Anthony Lesary, il capo della gang denominata Shot e Shut, e Salvo Queen non correva buon sangue e non perdevano occasione per punzecchiarsi l’uno all’altro.
“Fammi indovinare. Anthony Lesary, suppongo!”
“Quel ragazzo si è affezionato a noi” ridacchiò il poliziotto, tamponandosi un graffio lungo la guancia destra “Anthony scambia l’arresto per un incontro di boxe clandestino. Edward io un giorno non metterò la sicura alla mia Smith&Wesson”.
“E allora finirai per essere accusato di abuso di potere…”.
“Quel ragazzo è destinato a fare una brutta fine. Tutti lo hanno abbandonato, perfino Joseph Marelli, il capo dei servizi sociali qua a Phoenix, e tu lo sai benissimo che Marelli non si è arreso di fronte a niente, che ha affrontato casi di cui nessuno si è voluto occupare. Per quel ragazzo serve il pugno di ferro, non il guanto di velluto “.
“Immagino che lo debba interrogare io…”
Il detective gli batté una mano sulla spalla “Ed, non essere troppo malleabile, non lo merita!”
Il capitano fece un cenno distratto e dopo si apprestò ad andare in sala interrogatori, pensando a quanto il detective si sbagliasse e che per tutti c’era possibilità di redenzione. Anche se la sua redenzione se l’era cercata con Shamshiel, una redenzione dovuta per una vita che aveva regalato solo sofferenze e stenti agli umani. Chissà che cosa avrebbe pensato Salvo Queen, se avesse saputo che lui era stato colpevole del massacro di settemila donne, circa trentamila anni fa.
Aprì la porta della sala interrogatori, trovando seduto con le manette ai polsi un ragazzo dall’età approssimativa di ventidue-ventiquattro anni, capelli castani tagliati in maniera militare, occhi dello stesso colore e dal taglio a goccia, il tipico ragazzo che era diventato stronzo per esigenze di vita. Quello che i latini chiamavano “captivo” ovvero sia prigioniero di guerra, prigioniero di una vita che non sempre ti ripagava per il meglio. Indossava un logoro giubbotto di pelle, una maglietta arancione recante la scritta “Stairway to Heaven” e stava tamburellando le dita sul tavolo di ferro. Esibiva un brutto occhio nero e un labbro spaccato. Appena lo vide, il suo volto fece una smorfia e fischiettò un motivetto.
Era Wrong Side of Heaven dei Five Finger Death Punch.
La strada sbagliata per il Paradiso e il lato giusto per l’Inferno. Sarael ebbe un tuffo al cuore. Era una canzone adatta per lui, lui che era stato uno splendente angelo del Paradiso e che, dopo avere seguito quel pazzo e sconsiderato Semeyraza, era diventato il figlio perfetto dell’Inferno.
“Ti piace stare qui, Anthony? Che faccio, chiedo lo status di residenza?”
“Capitano Shylvev, è venuto lei a interrogarmi? Ma che onore!” ridacchiò il ragazzo sarcastico, masticando con disinvoltura una chewing gum “Quel pallone gonfiato di Queen dopo avermi pestato, non ha il coraggio di interrogarmi? A casa mia si chiama essere coglioni e non mi dica che sono razzista!”
“Quel coglione di cui parli è il mio partner e potresti essere accusato di insulto a pubblico ufficiale….”
“Tremo di paura, capitano! Sono cresciuto in strada e credetemi che sono altre cose che non mi fanno dormire la notte, non un borioso poliziotto che vuole fare carriera con un disgraziato ma con stile come me. Le consiglio un buon avvocato divorzista, lei merita un partner migliore!”
Il Vigilante si sedette di fronte a lui e cercò di farlo ragionare “Quando imparerai a fare il bravo ragazzo. Anthony? I tuoi genitori non sarebbero contenti se tu ti sistemassi?”
“Non so se importi qualcosa di me a qualcuno che fa la compagnia ai vermi della terra” rispose il ragazzo cinico, l’ombra di un’antica felicità negli occhi “Non ha il diritto di farmi la paternale! Può fare a meno di essere preoccupato nei miei confronti!”
“Pensi davvero che il mio interesse sia calcolato?”
Il capo della gang proruppe in una risata strozzata, tra chi voleva piangere e nello stesso tempo scappare via e affermò “Viviamo in un mondo dove la gentilezza viene spesso scambiata per ipocrisia e falso interessamento. Dietro la domanda “Come stai?” la gente ci vede un modo per lucrare sull’altro. Quindi sì, non le credo capitano!”
“Quanta intelligenza sprecata”
“Me lo diceva sempre una persona” mormorò il ragazzo a mezza voce “Era l’unica che credeva in me, dopo Joseph Marelli…”.
Il poliziotto stava per rispondere quando Anthony se ne uscì con una battuta scema “ Mi annoio a fare il bravo ragazzo e poi c’è più divertimento a rompere le scatole a voi ufficiali dell’ordine”.
“Non perdi mai il tuo spirito comico, non è vero?”
“Sono un uomo di spirito” sbuffò il ragazzo sarcastico “Non penso che mi abbiate portato qui per la mia bella faccia”.
“Il detective Queen che cosa le ha detto?”
“Chi, quel cretino con la divisa? Mah, soltanto che ero in stato di arresto per possesso e spaccio di droga, ma vi conosco troppo bene per capire che c’è qualcosa sotto. Ed è più grave di possedere droghe”
Il capitano sospirò, intuendo che Anthony Lesary avesse capito più di quanto osava ammettere, anche se non credeva che pensasse all’omicidio e allo stupro di Charlise Mirror. Tutte le prove del delitto vertevano sulla sua direzione, gli avventori del bar “Fleur Noire” avevano testimoniato che era stato l’ultima persona che lei aveva visto, nel corpo erano state trovate le sue impronte e di nessun altro. Ma per Sarael era tutta una macchinazione, Anthony era stato incastrato e bisognava capire da chi e perché. Era sicuro di questo, in quanto li aveva seguiti personalmente, e aveva visto un legame tra i due rafforzarsi sempre di più e non ci credeva affatto che fosse stato lui a stringere la corda intorno al collo della povera ragazza e a finirla con un colpo di pistola.
La figlia di un militare e un ragazzo di strada, un legame contestato.
“Hai ragione, non sei qui per possesso di droga. Ma prima devo controllare se hai residui di polvere da sparo nelle mani!”
“Buona questa, capo” esclamò Anthony “Sono cresciuto in strada, sparo un giorno sì e uno no, le mie mani sono sempre piene di polvere da sparo. Ma sono sempre contento di vedere la vostra collaboratrice”
Il capitano fece un cenno al poliziotto che stava assistendo insieme a lui e gli ordinò “Chiama l’agente Nyrat e dille di venire qui”
Il poliziotto annuì bruscamente, lanciando un’occhiataccia al ragazzo, e uscì dalla sala interrogatori. Ritornò cinque minuti insieme a una ragazza di circa ventisette anni dai capelli ricci a caschetto con il kit per il residuo della polvere da sparo. Tra i due ci fu un gioco di sguardi.
“Ciao bellezza”
“Bentornato Anthony” disse la ragazza in tono annoiato.
“Sei sempre formale, tu?”
L’agente della scientifica abbozzò un sorriso e dopo prese un tampone per la verifica “Tu sei sempre alla ricerca di guai, a quanto vedo. Immagino che la vita normale ti annoi!”
“Sono i guai che vanno alla ricerca di me. E comunque volevo vederti, sei sempre uno splendore”
“Apri le dita che devo…”
“Che cosa devo aprire?” domandò Anthony malizioso, avvicinandosi a lei e sorridendole “Penso che tu voglia dire di aprire le gambe. In questo avresti la mia più totale collaborazione”
“Farò finta di non averti sentito. Distendi bene le dita e vediamo se hai residui di polvere da sparo”
“La mia arma di fuoco non ha sparato, ma un’altra potrebbe avere un colpo in canna” affermò Anthony strizzando l’occhio a Myriam “E tu sei il mio bersaglio preferito”
“Lesary!” lo richiamò Sarael arrabbiato “Se qui a farti fare un esame scientifico, non a provarci con la nostra agente della scientifica! Fai la persona seria”
“Più mi sforzo di fare la persona seria, e più divento cretino” e dopo il capo della gang strizzò l’occhio a Myriam “Poi come si fa a restare indifferente alla tua bellezza?”
“Se non fossi ruffiano, crederei che questo sia un complimento!”
“Lo voleva essere! Tu ferisci un povero sentimentale!” esclamò Anthony spalancando la bocca e mettendosi la mano destra vicino al cuore.
L’agente ridacchiò e dopo continuò il suo lavoro, con il cuore che batteva e lo sguardo professionale. Passò il tampone tra gli interstizi delle dita, mentre Anthony la stuzzicava.
“Le mie mani hanno sparato, Myriam?”
E la guardò ridacchiando. Myriam fece un ampio sorriso, capendo il sottinteso che c’era in quella frase, e rispose a tono “Sinceramente preferisco pistole con altri calibri”.
Il capo della gang sollevò le sopracciglia e chiese “Da quando sei diventata così intraprendente?”
La poliziotta fece un mezzo sorriso, rifiutandosi di rispondere e dedicandosi alla verifica. Il test era negativo, non aveva sparato, almeno non in tempi recenti. Sorrise dentro di sé, rinfrancata dal fatto che Anthony era innocente. Si girò con lo sguardo che non mostrava sentimenti ed emozioni e diede il referto della verifica.
“Pulito”
“Vi è andata male?” sghignazzò Anthony divertito e strizzò l’occhio a Myriam “Puoi controllarmi quando vuoi”.
“Ciao Anthony”
E chiuse la porta. Il ragazzo guardò Sarael e costatò “Quando sono venuto qui la prima volta, non riusciva a guardarmi neanche in faccia. Che cosa è successo?”
“Esperienza in campo”
“Dove è stata infiltrata? In qualche bar clandestino in un quartiere malfamato di Phoenix?”
“E se anche fosse? Non dobbiamo mica discutere della vita privata della mia collega. Sei nei guai, Anthony”
“Ma non me ne ero accorto” esclamò il ragazzo esasperato “Mi dica il reale motivo del mio arresto, altrimenti mi rifiuterò di parlare”
Edward annuì pensieroso e dopo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una foto, la stirò un po’ e la guardò, rammaricato e anche furioso. La foto di Charlise Mirror. La ragazza della foto poteva essere sua figlia. Dentro di sé l’angelo pregò che sua figlia non dovesse mai conoscere le nefandezze di cui il genere umano era in grado di fare.
“Sta guardando la foto di sua moglie? Se magari è bona, potrei farci un pensierino…”.
L’angelo non diede ascolto alle sue parole, non le aveva dette con convinzione, ma come una persona che cercava disperatamente di farsi ascoltare e non ci riusciva. La persona che si faceva grossa per non soccombere. Gli era stato detto per droga, ma la verità era un’altra, ovvero l’accusa per l’omicidio e lo stupro di Charlise Mirror, figlia del generale dell’esercito Nicolas Mirror, pluridecorato eroe di guerra per le missioni in Iraq e in Afghanistan, insignito per avere sventato un attentato terroristico destinato a uccidere centinaia di persone innocenti.
“Visto che ti diverti a fare il cattivo ragazzo, allora non avrai avuto problemi a divertirti con lei” esclamò Sarael, sbattendo sul tavolo la foto di una ragazza dai capelli ricci biondo cenere e gli occhi verdi spalancati, cambiando totalmente atteggiamento “Aspetta, mi sfugge il nome! Come si chiama? Charlise?”
Il capo della gang deglutì notevolmente ma non disse nulla. Il poliziotto lo guardò, accorgendosi di una vena che pulsava sul collo e del sudore che gli imperlava la fronte e continuò “Ieri hanno trovato Charlise lungo un marciapiede abbandonato con la camicetta slanciata e le mutande…”.
“La smetta! Lei non sa niente…”
“Lo hai detto pure tu che sei un cattivo ragazzo? Che cosa è successo? Ha rifiutato le tue avances e…”
Sarael non si fece impressionare quando Anthony si alzò improvvisamente in piedi, cercando di strattonare le manette che lo tenevano legato al tavolo “Le ho detto di smetterla! Charlise era una mia amica e non le avrei mai fatto del male!”
“La figlia del generale Mirror una sua amica? Mi risulta difficile da credere”
Anthony fece una smorfia, sollevando leggermente le spalle “Potrà anche non credermi, ma Charlise è stata l’unica ragazza che mi abbia visto come persona e non come scarto. Tutti hanno fatto grandi progetti per me, senza interessarsi sulla mia persona o su chi io sia veramente, nascondendosi dietro la scusa banale che sono irrecuperabile e che non c’è speranza per me. Lei è stata l’unica a chiedermi come stavo senza falsi fini “
Stava dicendo tutta la verità ma non i dettagli e lo incalzò “Un’amica? Sicuro che non sia….?”
“Ma a lei che cazzo gliene importa? Non le importa nulla se è stata un’amica, una trombamica o qualcosa di serio!”
“Mi importa eccome visto che la scientifica ha isolato alcuni tuoi marcatori genetici dal corpo di Charlise e alcuni avventori di un bar hanno testimoniato che tu sei stato l’ultima persona che lei ha visto”
Il capo della gang si mordicchiò il labbro, indeciso su cosa dire oppure no e dopo sospirò “D’accordo, abbiamo fatto sesso, ma le assicuro che era viva e raggiante quando è uscita dal mio appartamento. Finalmente siamo riusciti a superare le nostre paure….”
“Mi risparmi i dettagli”
“Se lei pensa che io abbia voglia di raccontarle la mia notte di sesso, si sbaglia di grosso. Ma le assicurò che non l’ho uccisa io”
Sarael si sedette di fronte a lui e lo incalzò “Supponiamo che io ti creda e che non mi stai dicendo cazzate, chi avrebbe interesse a incastrarti?”
Anthony roteò gli occhi e si rifiutò di parlare.
“Anthony, la tua posizione è fortemente compromessa, ti conviene parlare e metterò una buona parola con il Procuratore. Stai rischiando molto, la tua vita è in bilico tra una semplice accusa di droga e quella dell’omicidio, per cui tu sai che qui in Arizona c’è la pena di morte”
“Io non sono più il capo della gang, ho ceduto il posto a un mio subalterno. Se scoprono che cosa ho detto, le assicuro che non esiteranno a uccidermi”
“Ti posso assicurare che non lo scopriranno”.
“E come può assicurarmelo? Che cosa è un agente dell’Fbi, ha collegamenti con il Presidente degli Stati Uniti? Mi hanno fatto troppe promesse affinchè io le creda”
Sarael roteò gli occhi, cercando di trovare una pazienza che si sta sbriciolando. Andando contro ogni buona logica e buon senso, spalancò le sue ali nere ed emanò un’aura color azzurro pallido. Il capo della gang impallidì vistosamente e arretrò per quanto le manette lo permettevano “Cosa cazzo è lei?”
Il Vigilante ritirò le ali dentro la schiena, appoggiò i palmi delle mani sul tavolo di ferro ed affermò “Qualcuno che le promesse le sa mantenere Anthony. E ora dimmi, chi avrebbe interesse a incastrarti?”
Il ragazzo deglutì e dopo confessò “Se mi ammazzano, considererò la mia morte una sua priorità. Ad ogni modo, ho il sospetto che mi voglia incastrare il nuovo capo della mia gang”
“E come mai?”
“La Shot e Shut e la gang rivale alla nostra sono in combutta per una grossa collaborazione con i narcos messicani, per piazzare un nuovo tipo di droga, molto più potente di tutte le droghe conosciute e di maggiore effetto. Eliminando il vecchio capo della Shot e Shut, Charles avrebbe maggiori poteri e potrebbe soffiare il piazzamento alla Spider Poison”
Il Vigilante si mordicchiò il labbro, capendo che il ragazzo stava nascondendo molto di più di quanto avesse detto “Non hai niente altro da aggiungere?”
“No, vostro onore, può andare a deliberare”.
Sarael fece cenno a un poliziotto all’angolo e gli disse “Portalo via”
Ancora sconvolto dall’accaduto di poco prima, Anthony non si schiodò dalla sedia e domandò al poliziotto “Ha visto che cosa ha fatto?”
“Non so nemmeno a cosa tu ti stia riferendo” affermò il poliziotto serio “Mi sa tanto che hai avuto una brutta allucinazione. Non mi stupisce che le droghe ti stanno giocando un brutto scherzo. Avanti, muoviti”
Il ragazzo non si mosse dalla sedia e guardò implorante Sarael “Chi è lei?”
Il Vigilante gli fece un grande sorriso e lo rassicurò “Qualcuno che impedirà che tu venga accusato di un qualcosa che non hai commesso. Non ti serve sapere altro. Philippe portalo via”
Il poliziotto lo strattonò per il braccio e lo fece alzare di malavoglia, slacciando le manette per un po’ per poi rimettergliele ai polsi “Non posso stare qui tutto il giorno, abbiamo una città da difendere. Hai diritto a rimanere in silenzio, tutto quello che dirai…”
“Potrà essere usato contro di te, bla, bla, bla. Li so i miei diritti, quindi smettila di dirmi tutta la tiritera. Siete noiosi”
“Muoviti”
Il capo della gang sbuffò e dopo si decise ad alzarsi. Era quasi alla porta, quando si girò, lo sguardo rivolto verso il capitano “Le posso chiedere un favore?”
“So che cosa mi vuoi chiedere Anthony e non te lo posso concedere. Aggiungeresti l’omicidio alla tua lunghissima lista dei reati”
“E togliermi il piacere di uccidere lo stronzo…”
“Anthony, la tua situazione è fortemente compromessa e non ti conviene fare un passo falso. E poi sono convinto che Charlise non vorrebbe che tu ti rovinassi ancora di più la vita”
“Che cosa ne sa lei?”
“Ne sono quanto basta”  affermò il Vigilante con un tono di voce che non ammetteva repliche “Posso assicurarti che farò tutto quanto in mio potere affinchè il vero assassino di Charlise Mirror venga assicurato alla giustizia. Te lo prometto”
“Mi auguro che lei mantenga le promesse, umano o essere soprannaturale che sia. Altrimenti potreste trovare un cadavere lungo la scalinata della stazione e le assicuro che sarò ben felice di andare sulla sedia elettrica per vendicare la morte di Charlise”
Il capitano della polizia sospirò, capendo quanto Anthony fosse simile a una sua vecchia collega, a una Vigilante di nome Christye, una Vigilante che aveva deciso di difendere con la sua vita un Lycos Eros. Un Lycos Eros che aveva affermato che l’amore di Semeyraza non era vero amore, ma un pseudo amore edulcorato. E aveva pagato con la sua vita. Dopo lo vide andarsene via. I tre angeli guardarono Anthony essere scortato dal poliziotto e Balthazar sussurrò “Dice la verità, ma non tutta”
“Del fatto che il ragazzo amava Charlise, ma non osava ammetterlo perché era troppo orgoglioso?”
“Noi due abbiamo una sintonia” affermò Balthazar divertito, strizzando l’occhio destro a Gabe.
“Ma dobbiamo proprio ucciderlo?” si intromise Castiel preoccupato “ È una brava persona, abbiamo visto che cerca di migliorarsi e di rimediare agli errori commessi, non merita di morire”
“Ci sono brave persone che muoiono ogni minuto nel mondo e non si possono salvare tutte” ribattè Balthazar, incominciando ad alterarsi “Ti ricordo che è meglio la morte di poche persone piuttosto che la distruzione totale dell’equilibrio”
“Quando parli così, mi sembra che sia un’altra persona a parlare”.
L’angelo sospirò “Quando una tua collega o meglio una tua sorella di grazia sta rischiando seriamente la vita, penso che l’ironia possa essere messa in secondo piano”
“Puoi chiedere gentilmente alla pergamena di cambiare il nome del Vigilante? Avrei la coscienza a posto se la nostra vittima fosse uno stronzo senza cuore e non una persona che sta cercando di rimediare ai suoi errori”
“Cass, noi non abbiamo una coscienza o degli scrupoli, noi eseguiamo gli ordini…”
“Parla uno che gli ordini non li ha mai eseguiti o li ha travisati” esclamò Cass punto sul vivo “Avrei potuto capire una ramanzina da parte di Michele, ma da te no! Vieni tu a parlarmi che non abbiamo scrupoli o coscienza?” dopo rivolgendosi a Gabe disse “Puoi farlo?”
Gabe annuì pensieroso, non sapendo bene che cosa sarebbe successo. Si concentrò e formulò dentro di sé la domanda di conversione. La cosa che lo stupiva di più, era stato il fatto che la pergamena non avesse voluto andare tra le mani di Cass o Balthazar, visto che lui non poteva percepire più la grazia angelica, visto che era diventato un umano a tutti gli effetti, solo con un sesto senso più sviluppato. Forse era il suo passato da ex arcangelo delle annunciazioni a creare un legame indissolubile con la pergamena. La sua grazia angelica mutata in animo umano cominciò ad agitarsi dentro di lui e fu con grande sforzo che non lasciò la pergamena.
“Gabe stai bene?” domandò Cass preoccupato, vedendo il cambiamento negli occhi di Gabe “Chiedo io la sostituzione della persona?”
L’ex arcangelo delle annunciazioni scosse la testa intestardito e continuò a provare. Con molta probabilità, il cambio della persona chiedeva una partecipazione della grazia angelica o dell’animo umano in generale. La pelle delle braccia diventò incandescente e a partire dal polso fino al gomito si formò una spaccatura, la quale fece fuoriuscire dei filamenti di grazia-anima.
“Gabe, smettila” esclamò Cass, spingendosi per prendere la pergamena “Non domandare più nulla”
“Io lo so perché la pergamena si sta comportando in questo modo” affermò Gabe in tono sofferto, mentre la ferita si faceva sempre più profonda “Mi sta punendo per la spedizione punitiva che ho intrapreso con Michele e Uriel. Mi sta punendo perché sto avendo rimorso di quello che ho fatto”
“Era un ordine superiore…”
“Era un ordine superiore sbagliato” ringhiò Gabe ferito “Poteva essere giusto da un punto di vista di Dio, ma io lo consideravo un punto di vista sbagliato, consideravo ingiusto combattere contro i miei stessi fratelli”
“Erano colpevoli di avere creato una progenie che avrebbe…”
“Erano tutte cazzate!” ululò Gabriel, mentre la ferita arrivava alle ossa e cercava di sbriciolarle “I Nephilim che tutti consideravano cattivi, in realtà erano i figli dei demoni e degli umani. Enoch ha mentito, non ha scritto la verità. La carneficina dei figli dei Vigilanti era la dimostrazione che nessun angelo poteva arrischiarsi a creare una progenie”
All’improvviso il dolore, così come era venuto, passò e la pergamena si illuminò di un accecante e lugubre luce nera, la quale formò un nome.
Di nuovo Edward Shylvev.
“Il Destino vuole così, non possiamo fare altrimenti” rispose Gabe laconico, cercando di riprendersi dall’attacco della pergamena.
Castiel ringhiò, stringendo le mani a pugno, ma alla fine dovette cedere all’amara realtà, cioè al fatto che non sempre i cattivi avevano la peggio.
Rimasero a osservare il Vigilante nel suo lavoro e i dubbi si fecero sempre più serrati e insistenti. Quando il bene poteva ancora considerarsi bene e quando male travestito, lupo mascherato da pecora? Lucifero e la sua congrega di demoni considerava gli umani come dei schifosi aborti, così come la stragrande maggioranza degli angeli, ma gli esseri umani avevano il libero arbitrio, potevano decidere se andare all’Inferno o in Paradiso. Gli angeli non potevano decidere niente, se si ribellavano o decidevano di non eseguire gli ordini, finiva che venivano gettati all’Inferno, senza cognizione di causa e senza possibilità di appello.
Gli esseri umani erano perfetti in quanto imperfetti.
Poi arrivò la loro occasione di uccidere Sarael. Certamente non potevano ucciderlo di fronte a un’intera stazione di polizia, si doveva creare l’occasione giusta.
“Salvo, io vado a fumarmi una sigaretta”
“D’accordo Ed, qui ci penso io”
Silenziosamente lo seguirono, Gabe con la freccia, Cass con un pugnale angelico dietro la schiena e Balthazar dietro di loro, intenzionato a intervenire in caso che le cose potessero degenerare. Videro il Vigilante Sarael appoggiarsi a un muro, aspirando lentamente e deliberatamente il fumo della sigaretta, osservando pigramente le volute del fumo e dopo disse divertito “Niisa, ragazzi. Pensavate che non vi avrei percepito? Sono in giro da molto più tempo di voi, ho percepito le vostre grazie da casa mia. Ho anche avvertito il potere della freccia di Azazel. Avete intenzione di uccidermi come dei codardi senza spina dorsale o volete dimostrare di essere veri angeli?”
Negli occhi verdazzurro videro l’ardore dei Vigilanti, dei primi angeli scesi dal Paradiso per sorvegliare e custodire gli umani e poi erano finiti ad amarli, e i tre angeli capirono che non sarebbe stato facile sconfiggerlo.
Edward buttò il mozzicone a terra, schiacciandolo con il tacco della sua scarpa e dopo si accorse delle catene d’argento con simboli enochiano in mano a Balthazar e imprecò “Camikas Zure!”
“Bada a come parli”, esclamò Balthazar offeso, estraendo la sua spada angelica.
“Non mi stavo riferendo a te” si affrettò a correggere il Vigilante “Mi stavo riferendo a Semeyraza.  Quel maledetto pezzo di merda ci ha inguaiati fin dall’inizio, fin da quando ci ha costretto a giurare nel monte Heron, affermando che avremmo dovuto unirci agli umani e creare una progenie in grado di rovesciare Dio. Decide che, per riparare la grazia angelica o demoniaca di un essere spirituale ferito gravemente, le catene debbano essere attivate grazie alla morte di tre Vigilanti. Perché la sua morte non poteva essere contemplata. Ditemi che è stato ucciso, altrimenti lo strozzo con le mie mani”
“Non eravate compagni per la grazia e per la vita?”
“Spero che tu stia scherzando, che tu abbia voglia di prendermi in giro” esclamò il poliziotto disgustato “Enoch era ubriaco di manna quando scrisse il suo libro. Semeyraza era uno stronzo senza cuore e ci costrinse a giurare sul monte Heron di seguirlo sulla Terra, solo per  evitare di essere torturati”
E a testimonianza di ciò, Sarael mostrò un’ala con una lunga cicatrice non rimarginata.
“E le nefandezze che avete commesso? Anche quelle sono state commesse perché vi ha costretto?”
Sarael sospirò e affermò “Non nego che i miei compagni e io ci siamo macchiati di crimini orrendi. Io stesso sono stato artefice del massacro di un intero villaggio popolato da sole donne, ma Enoch ha ingigantito tutto, solo per farsi bello davanti agli occhi di Dio, solo per avere un posto di prestigio nel Regno Celeste. I nostri figli sono stati oggetto del più grande massacro che è stato ordinato da Dio, nonostante si sapesse che erano i figli degli umani e dei demoni a creare scompiglio e a distruggere tutto”
“Perché non avete fatto nulla per discolparvi?” chiese Cass incuriosito.
“Chi ci avrebbe creduto? Eravamo divenuti dei reietti e la nostra parola sarebbe valsa meno di zero. Eravamo già colpevoli di avere creato una nuova progenie, senza il consenso di Dio, nessuno ci avrebbe creduto. Abbiamo visto il massacro dei nostri figli, senza poter intervenire, senza poter affermare che erano totalmente innocenti”
“Mi dispiace…”
“Le scuse Castiel non servono a nulla, non servono a riportare in vita i nostri figli. Ma sicuramente voi non siete qui a rimembrare il mio passato da Vigilante, ma per salvare una nostra sorella con la grazia rotta. Chi ha la grazia rotta tra le nostre sorelle o i nostri fratelli?”
I tre angeli si guardarono negli occhi, indecisi se comunicare una notizia del genere e Sarael disse “Non  preoccupatevi inutilmente. Custodirò il vostro segreto con la mia morte. Non abbiate timore”
“Hesediel ha la grazia rotta”  sospirò Gabe rattristato.
“L’arcangelo della giustizia e della misericordia?”
“Ne conosci per caso un’altra?” domandò Balthazar sarcasticamente.
Il poliziotto scosse la testa e si fece raccontare per filo e per segno cosa era successo. Che Semeyraza aveva fatto il bello e il cattivo tempo con gli angeli e i demoni, ritenuti indegni di rappresentare il loro lignaggio spirituale, che aveva ordinato a Sandalphon di uccidere Hesediel e che quest’ultima era stata riportata in vita dal bacio di Chamuel/Sam Winchester e di Lucifero, il cosiddetto bacio dell’heliobasileus, il fatto che era diventata l’arcangelo del Purgatorio, la decisione di Crowley di utilizzare l’Aletheia Gladia per incontrare sua figlia Chronie…
“D’accordo, bisogna rimediare a tutto” li interruppe bruscamente e dopo si rivolse a Gabe “Tu che hai ucciso bambini innocenti, alla fine sei diventato il protettore dei primi Nephilim angelici, priveresti una bambina dell’amore di suo padre?”
“Non toccare questo tasto” ringhiò Gabe ferito, mentre nei suoi occhi color ambra scorrevano le immagini dei figli di Eliana trapassati con una spada, i loro occhi interrogativi  e lo sguardo vacuo e impaurito della sorella che aveva assistito impotente alla morte dei suoi figli “Abbiamo un compito da svolgere…”
“Ma fammi il piacere! E per un compito del genere, faresti questo?” urlò Sarael furioso, spalancando le sue ali in un parcheggio semideserto, non curante che qualcuno potesse vederlo “Tra pochi giorni mia moglie partorirà la nostra prima figlia, potrò godere delle gioie della paternità e devo essere ucciso per colpa di un psicopatico con manie di grandezza!”
“Meriteresti di non essere ucciso solo perché hai dato dello psicopatico a Semeyraza”.
“Purtroppo questo non mi salverà”
“Credo di no, Sarael. Abbiamo tentato di…”
“Cambiare il nome nella pergamena di fuoco, già. Ho avvertito una leggera scossa quando Gabe ha tentato di cambiare il nome. Il fuoco della pergamena è lo stesso che Uriel ha utilizzato per torturarci. Immagino che Dio non ve lo abbia detto”
“Sono più le cose che Dio ci nasconde che quelle ci rivela”
“Capisco il vostro intento, ma io mi devo difendere”
E detto questo, l’angelo pronunciò con voce stentorea “Malpurg”.
Il cielo cominciò a rannuvolarsi e dalle nuvole precipitarono delle frecce infuocate. Cass e Balthazar si mossero a sollevare le ali per proteggere Gabe, in quanto le frecce erano fatte della stessa sostanza dell’Universo e per un angelo convertito a umano da poco, significava morte certa. Cass e Balthazar pronunciarono “Nazpad” e nelle loro mani si materializzarono due spade angeliche dalla lama molto affilata.
I due angeli ingaggiarono una lotta molto ardua contro Sarael, il quale, forte della sua esperienza personale e del fatto che era molto più vecchio di loro, li sconfisse con due fendenti ben assestati, uno che causò una ferita profonda all’incirca di cinque centimetri all’ala destra di Cass. I colpi delle spade richiamarono una folla di curiosi, i quali puntarono il dito meravigliati e all’insieme sconcertati, increduli di vedere tre angeli che stavano combattendo.
Un prete alla vista del combattimento esclamò “ La fine è vicina. Pregate, fratelli”
Gabe lo ascoltò per un po’, all’inizio divertito e alla fine seccato, chiuse il palmo della mano, sperando che così si zittisse, in quanto non era tempo di sentire prediche sulla fine del mondo, e alla fine il prete smise di parlare. L’uomo mise le mani alla gola inorridito e se ne andò, strabuzzando gli occhi e gesticolando. Le altre persone restarono in silenzio, troppi impauriti che anche a loro potesse sparire la voce.
Il combattimento con le spade continuò sempre più ferocemente, Cass tentò un affondo al fianco destro, ma Sarael lo intercettò e con un calcio lo portò fuori equilibro.
“Sono stato addestrato da Azazel, l’angelo che ha insegnato agli umani i rudimenti del combattimento, pensate che non avrei imparato qualche trucchetto?”
Intanto che Cass continuava, Balthazar scappò per assicurarsi che Gabe stesse bene. L’angelo delle annunciazioni si era raggomitolato su stesso e sul corpo c’erano segni di bruciature, alcune abbastanza profonde e difficili da guarire. Balthazar posò la sua mano per cercare di guarire il suo collega ma Gabe lo fermò “Non sprecare energie”.
“Tu stai male Gabe”
“Il prezzo di essere umano” sorrise Gabe, socchiudendo gli occhi “Vuol dire che dovrò affidamento alla natura. Vai ad aiutare Cass!”
“Ma…”
“Vai” gli intimò Gabe perentorio “Cass non può farcela da…”
Non ebbe neanche il tempo di concludere, che Castiel venne scaraventato contro una macchina. L’angelo del giovedì si alzò e ringhiò “Malprg”.
La sua lama fu avvolta da una fiamma luminosa, una lama che avrebbe trafitto la grazia di Sarael. Il Vigilante lo intercettò quasi subito e, stringendo la mano destra, gli bloccò la grazia. Castiel si mise le mani intorno alla gola, boccheggiando “Sarael, stai facendo un grosso errore”.
Sarael strinse ancora di più, irritato dalle parole di Castiel “Un errore, dici? Si chiama errore salvarsi la vita e badare alla famiglia? Mi dispiace che Hesediel stia soffrendo…”
“Sei un egoista” lo interruppe Balthazar disgustato “Se ti importasse qualcosa di Hesediel, non faresti così”
“Sono un papà che vuole crescere sua figlia. Non posso risolvere i casini di un piccolo demone che vuole fare il gradasso e che vuole far valere i diritti di padre sulle spalle degli altri” ribatté Sarael furibondo, creando con l’ala destra un campo di fuori che mandò in frantumi l’asfalto sotto di loro “Non prendiamoci in giro, voi avreste fatto lo stesso! L’inferno è in rivolta? Uccidiamo i Vigilanti! Il Paradiso è sull’orlo di una guerra civile? Uccidiamo i Vigilanti! Non siamo la risoluzione ai problemi dell’equilibro”
“Se Hesediel muore, tutto verrà vanificato”
“Che si uccida Semeyraza, se vuole riparare al suo torto, che si uccida quel grande bastardo e arrivista di Crowley”.
“Per Semeyraza, il tuo desiderio non può essere esaudito. Per Crowley saremo molto più che felici di aiutarti”
“Che cosa vuol dire che il mio desiderio per Semeyraza non può essere esaudito?” domandò Sarael stupefatto, allentando la stretta e consentendo a Castiel di respirare “Semeyraza è….”
“Morto, sì. Si trova sotto terra, ucciso da me” intervenne Gabe, arrivando da loro con grande fatica “Credici fratello, non vorrei mai questa condizione, ma non posso permettere che mia sorella diventi un angelo vegetale”
“Hai rinunciato alla tua grazia. Perché?”
“Ho chiesto a Dio di convertire la mia grazia angelica in animo umano per la Lancia di Lete, la lancia che dovrebbe acquietare lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
“Un gesto davvero nobile, il tuo. Io vi posso capire benissimo, posso capire molto bene la vostra preoccupazione per nostra sorella. Anche io combatterei per le persone che amo, probabilmente farei anche peggio. Quello che non capisco è perché gli errori non vengono risolti da chi li ha commessi”
“Perché c’è più divertimento a fare casino che a risolvere” osservò Balthazar saggiamente.
A un certo punto la freccia nelle mani di Gabriel cominciò a sussultare e si posizionò a mezz’aria tra i  contendenti. Il Vigilante ebbe solo il tempo di fare una costatazione “La freccia di Azazel. Alla fine il Signore dei Cieli ha deciso di uccidermi con un’arma da Vigilante”
La freccia fluttuò tra di loro e dopo senza nessun preavviso si scagliò contro il Vigilante. L’arma colpì con forza il petto di Sarael e la grazia angelica fu dispersa con una carica esplosiva molto forte. Le macchine vennero spazzate via a chilometri di distanza, la stazione di polizia disintegrata fino nelle sue fondamenta e tutta la gente che aveva assistito allo scontro polverizzata. In mezzo a loro si creò una voragine e il nulla assoluto. Il corpo di Sarael si afflosciò per terra, gli occhi di un neo papà che non avrebbe mai assistito alla nascita di sua figlia. Gli ultimi residui della sua grazia si sollevarono dal suo corpo e avvolsero le catene, le quali si illuminarono di una misteriosa luce indaco-violacea. La freccia di Azazel si tolse bruscamente dal petto di Sarael e ritornò tra le mani dell’ex arcangelo delle annunciazioni “Ha combattuto da eroe”.
“Almeno ha combattuto per la sua famiglia. Questo gli fa onore” disse Cass in tono reverenziale, chiudendo gli occhi al Vigilante “Un onore che Crowley non conoscerà mai”
“Credo che i sentimenti per Crowley siano aramaico antico” ridacchiò Balthazar “Peccato, avevo deciso di risparmiare i soldi della lavanderia”.
“Ma come fai a fare ironia in questi momenti?”
Balthazar sorrise misterioso, un sorriso triste e che rivelava qualcosa di più e dopo si avvicinò al corpo di Sarael, preparandosi a benedirlo. I due angeli lo videro bisbigliare all’orecchio del Vigilante morto in una lingua che ricordava l’enochiano, ma che poi alla fine non lo era, ma non indagarono oltre. Balthazar era un tipo irriverente, aveva svaligiato più e più volte l’armeria celeste per divertirsi e per creare scompiglio nel Paradiso e sulla Terra, ma sapeva essere molto serio nel suo lavoro. Anche se non sapevano per certo a quale categoria appartenesse.
“Sai Balthazar, non ti ho mai domandato…?”
“Il mio numero di cellulare?” ironizzò Balthazar con un sorrisetto, alzandosi da terra “Non essere antiquato Cass! Adesso ci si scambia il contatto Facebook, Twitter, Instagram e affini”
“A quale categoria angelica appartieni?” ridomandò Cass serio, ignorando deliberatamente il tono ironico dell’angelo “Come mai questa curiosità?”
“Non ti ho mai visto al servizio di qualcuno” confessò Cass, spostando il peso da un piede all’altro.
“Tu a quale categoria appartieni?” ribatté Balthazar sornione, spostando l’attenzione lontano da sé “ Aspetta, fammi indovinare, non dirmi nulla! Ci sono, la categoria Paladini dei Winchester”
Gabe scoppiò a ridere “Bella questa, Balthazar”.
“Io appartenevo alla categoria degli Angeli delle Virtù” rispose Cass in tono amaro “Prima dell’Apocalisse e che Dio mi scegliesse per convincere Dean a essere il vessillo di Michele e a combattere contro Lucifero, ero alle dipendenze di Raffaele”.
“Non hai mai pensato di ucciderlo?”
“A volte” affermò Cass misterioso “ Adesso, la tua categoria!”
“Una questione della massima urgenza” ridacchiò Balthazar e dopo materializzò una spada d’argento con l’elsa ricoperta di ametista “ Dominazioni”.
Poi l’attenzione di Balthazar si spostò su Gabe e interruppe la curiosità di Castiel “Penso che ora non è il momento più adatto per domandarmi altre curiosità sulla mia categoria. Posso dire che, nonostante il mio modo ironico e dissacrante, a volte ai limiti del blasfemo, la mia fedeltà è stata e sarà sempre rivolta a Hesediel. Le devo tutto, specialmente perché mi ha aiutato nel periodo più brutto della mia vita” poi sospirò e domandò “Qual è il prossimo nome da trascrivere nel nostro Death Note?”
L’ex arcangelo delle annunciazioni guardò la pergamena e si stupì del nome che era appena comparso.
“Shamshiel”
“Pure lei?” domandò Castiel stupefatto “Ma è incinta!”
“Una volta non ci formalizzavamo su queste cose” disse Balthazar sovrappensiero, ricevendo un’occhiataccia da parte di Gabe e Cass “Scusatemi ragazzi, ma sono andato fuori di testa!”
“Posso cambiare il nome?”
“Non se ne parla” disse Balthazar perentorio “Non ho intenzione di vestirmi di nero in questo periodo, non mi dona”.
“Sempre alla ricerca…”
Gabe non ebbe il tempo di continuare la frase, che una donna con il pancione comparve, con un sorriso triste che rivelava che già sapeva tutto.
“Shamshiel…”
La donna levò la mano per interrompere tutto e disse “Non ditemi nulla. Ho avvertito la morte di mio marito da casa mia. E so che state cercando di salvare Hesediel dall’essere un angelo vegetale”
“Già” confermarono gli angeli mesti.
“Allora non perdete tempo. Uccidetemi”
“Non vuoi lottare?”
“Finirebbe comunque con la mia morte” disse Shamshiel rattristata “Mi auguro che il nostro sacrificio possa servire a qualcosa. Hesediel è un bravo arcangelo e non merita di fare questa fine”
L’ex arcangelo delle annunciazioni si aspettò che la freccia vibrasse e colpisse come aveva colpito il marito, ma non successe nulla di tutto questo. Balthazar e Gabe riguardarono il nome nella pergamena, ma non c’erano dubbi che fosse lei.
Gabriele intuì che il bambino doveva vivere.
“Quanto ti manca per partorire?” domandò Gabe a una stupefatta Shamshiel.
“Una settimana e qualche giorno”
Non potevano aspettare un’altra settimana, l’essenza del Paradiso doveva essere presa e si doveva incominciare una battaglia contro Empusa. Afferrò la pergamena saldamente con tutte e due le mani, ma l’artefatto sembrò inanimato. Nella sua mente comparvero le immagini di due bambini che lui aveva massacrato, ai tempi della retata contro i Vigilanti e pensò al fatto che nessun bambino doveva vivere senza madre e nessuna madre senza figli.
Il suo nome significava la “Forza di Dio” ed era il suo lignaggio angelico. Aveva fatto nascere molte persone, aveva stretto le mani a madri urlanti che stavano dando alla luce i loro piccoli, ma la sua mano aveva stretto l’elsa della spada angelica ed era testimone ed artefice di uno spaventoso eccidio, anche degli stessi bambini che aveva fatto nascere alcuni anni prima.
“Vattene”
“Che cosa fai, Gabe? Non pensi a nostra sorella?”
“Io non voglio più ritrovarmi in una situazione del genere” urlò Gabe rattristato “Una madre non deve vivere senza i figli e i figli non devono vivere senza una madre”
Nella sua mente comparvero di nuovo le immagini dei figli di Eliana, mentre li giustiziava con un solo colpo di spada.
“Una madre sa sacrificarsi per un’altra madre” affermò Shamshiel e dopo si rivolse direttamente a Gabe “Baderei alla mia piccolina?”
“Sì”
“Allontanatevi. Sto eseguendo la trasmigrazione della grazia!”
“Cosa?”
“Il parto angelico” disse Gabe stupefatto “Shamshiel se non lo esegui bene, finisce che moriamo tutti!”
A un certo punto il corpo della donna fu scosso da violenti sussulti e la sua grazia fuoriuscì dal suo corpo, le ali presero fuoco e la Vigilante gettò delle urla disumane. Balthazar accorse ad aiutarla, ma le braccia gli riempirono di bolle e ferite profonde e desistette. Il corpo dell’angelo che aveva insegnato agli umani a conoscere il Sole fu circondato da una luce accecante e subito dopo una neonata comparve, adagiata sull’asfalto e ancora coperta di placenta. La bambina cominciò a strillare prepotentemente, stupefatta e irritata di essere uscita prima dal grembo materno e Balthazar lo raccolse subito, avvolgendolo in una calda coperta e donandolo a Shamshiel “Credo che tu debba stare con lei per un po’”.
L’angelo socchiuse gli occhi, stanca ma grata del gesto di Balthazar. La bambina smise di piangere e istintivamente appoggiò la bocca al capezzolo della madre. I tre angeli rimasero stupefatti da quella scena di ordinaria dolcezza. Shamshiel lo allattò al seno e dopo lo consegnò a Gabe “Badate alla mia piccola Adele”.
“Lo faremo” promise Cass con un tuffo al cuore “Mi dispiace…”.
Non ebbe il tempo di dire altro, che la freccia sfuggì al controllo di Gabe e affondò nel cuore della Vigilante. Shamshiel non disse nulla, non urlò, non si dimenò, nei suoi occhi c’era solo il rammarico di una madre che non avrebbe potuto crescere sua figlia. Il corpo dell’angelo femmina crollò accanto a quello del marito e gli strinse la mano.
I tre angeli si guardarono, sconvolti.
“Non ha dato il tempo….”
Poi gli occhi di Gabe si posarono sulla pergamena e il nome che temeva di più, comparve. Alzò la testa e urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Mi vuoi punire perché sono il protettore di due Nephilim angelici?”
A rispondere fu un cielo carico di pioggia, il quale rovesciò sulla Terra un violento acquazzone.
“Piove sul bagnato” dichiarò Balthazar ferito.
Gabe crollò a terra e pianse lacrime amare. Maledetto Crowley e a quando aveva deciso di utilizzare l’Aletheia Gladia.



 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47-La visita di Crowley a Chronie ***


Buongiorno a tutti, ecco a voi il quarantasettesimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente abbiamo visto Cass, Balthazar e Gabe uccidere due Vigilanti per attivare le catene di Semeyraza ed evitare che Hesediel diventi un angelo vegetale...In questo capitolo vedremo Crowley tentare di convincere sua figlia a entrare nelle sue schiere...Ci riuscirà? Non vi anticipo nulla XD Mi scuso per eventuali errori presenti nel racconto e se il capitolo non è abbastanza entusiasmante ^_^ Ringrazio di vero cuore tutti coloro che leggono e leggeranno le mie storie, che recensiscono e recensiranno, che mettono e metteranno le mie storie tra le preferite, le ricordate, le seguite e le scelte (anche se non merito tale privilegio u.u) e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)
 
La visita di Crowley a Chronie

Mentre Cass, Gabe e Balthazar si stavano recando da Eliana per l’uccisione della terza Vigilante e l’attivazione delle catene di Semeyraza, per evitare che Hesediel potesse diventare un angelo vegetale a causa della grazia rotta e Sam, Violet, Dean e Christine stavano ritornando a casa dai loro figli, pronti per affrontare le prove che avrebbero condotto all’essenza del Paradiso, all’Inferno Crowley seduto su suo scranno di ossa di demone e sangue di persone torturate prese la decisione più importante di tutte, ovvero andare a trovare sua figlia Chronie nella stessa prigione, quella stessa figlia che era la perfetta incarnazione del Purgatorio e dell’Inferno.
Quella stessa figlia che gli era stata preclusa grazie a un sigillo, il quale si poteva rompere con l’utilizzo dell’Aletheia Gladia e con la ricostruzione dello specchio di lapislazzuli sarebbe stata liberata dal blocco dei suoi poteri, un blocco voluto da Dio in persona. Ovviamente non ci andava per amore genitoriale, per fingere di essere quel padre amorevole che non era e non sarebbe stato mai, ma per convincerla, per costringerla a schierarsi con lui dopo la battaglia contro Empusa.
Si lasciò sommergere dal piacere inebriante di vedere la Terra come il luna park dell’Inferno, finalmente il suo regno ultra terreno non più radicato nell’immaginario collettivo ma nella più perfida delle realtà. Certamente non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di ucciderla, nel caso decidesse di voltargli le spalle, decidendo di fare di testa sua. Doveva tenere in conto che Eve voleva utilizzare l’ArchangelDemonius Lira per convertirla una volta per tutte e se tutto fosse andato storto, il mondo terreno e soprannaturale si sarebbe ritrovato con un demone o un angelo con poteri da Purgatorio ed era una cosa da non sottovalutare.
In questi casi avrebbe contattato i Winchester per metterla in riga, magari per ucciderla definitivamente, ma il dopo? Certamente Chronie non si sarebbe fatta imprigionare una seconda volta, dopo che aveva assaporato il gusto dolce della libertà. Doveva fare in modo che Chronie fosse un’opportunità e non una bomba a orologeria.
Poi schioccò le dita e al suo fianco comparve un demone del nono livello, una nuova recluta che si stava facendo rispettare e stava scalando i vertici della gerarchia infernale, passando da Tormentatore di Sogni a Tormentatore di Anime. Nella mano destra teneva un gatto a nove code macchiato di sangue e la faccia era stata graffiata dal suo ultimo prigioniero.
“Mi dica, mio re?”
“Il fatto che tu mi abbia chiamato mio re, ti autorizza a essere esonerato dalla seduta giornaliera di tortura” disse Crowley con aria soddisfatta “Affido a te la gestione dell’Inferno per l’intera giornata e mi auguro che non siate troppo buoni o compassionevoli con i nostri prigionieri…se scopro che alcuni dei nostri si sono stati lasciati corrompere dalla bontà, gli farò pentire di essere nato”.
Il demone sorrise maligno, leccandosi il labbro superiore con fare sensuale e domandò “Posso chiederle dove è diretto?”
“Non sei mica il mio baby sitter o il responsabile delle persone scomparse. La preoccupazione non fa parte dei demoni, è un difetto di fabbrica degli angeli”
“In realtà non mi stavo preoccupando per voi o sire, ma mi stavo preoccupando di organizzare incontri di boxe per scegliere il vostro successore, nel caso che pot….”
“Quasi quasi sono stato troppo frettoloso…”.
“Perdoni la mia impudenza” disse il demone, fingendo rammarico.
“Non ti penti affatto della tua impudenza e questo ti fa onore. Comunque sto andando da mia figlia Chronie”
“Avete intenzione di convincerla a entrare nelle nostre schiere”.
“Il tuo secondo nome per caso è Perspicacia?” domandò Crowley ironico, mentre il demone si dimostrava impassibile “Sì, ho deciso di andare a chiedere a Chronie di diventare il mio secondo comandante in capo”.
“Non ha paura di….”
“Di distruggere l’equilibrio?” ridacchiò il re degli Inferi “Non siamo mica dei giardini che mantengono in ordine, siamo lo sterminio e il disastro voluto e cercato”.
Il demone si morse la lingua, per non dire qualcosa che potesse peggiorare la situazione ma Crowley lo anticipò dicendo “Tu pensi che io sia avventato a chiedere a mia figlia di unirsi a me, non è così?”
“Non può negare che sia una bomba a orologeria…”.
“Ci penserò non appena si presenterà l’occasione” tagliò corto il demone e dopo strizzando l’occhio si congedò “Non stare troppo in pensiero, mi raccomando. Tieni gli amici e per i nemici un pugnale per ucciderli”
E dopo schioccò le dita, per ritrovarsi davanti a una porta di sangue nero e fuoco, la porta che custodiva e imprigionava Chronie, la stessa Chronie che gli era stata negata. A guardia della porta vi stava un vampiro dalle ali di drago, il quale non perse occasione di sputargli in faccia e sibilare con la lingua biforcuta “Sangue sporco”.
“Perché il vostro è lavato con la candeggina”.
“L’Inferno non è il benvenuto”
“Se fosse il benvenuto, non si chiamerebbe Inferno ma Paradiso” disse Crowley sarcastico “Credevo che Eve insegnasse le buone maniere ai suoi figli. Non può certamente negare i diritti per un padre”
“Certo per spirito amorevole che vuole trovare sua figlia” ribatté il mostro in tono acido “Lei non passerà…”.
Poi non ebbe tempo di dire altro che venne sollevato con un gesto della mano da un sempre più contrariato Crowley. Il demone cominciò a stringere la mano e gli urlò “ Come osi dare ordini a me? Hai la più pallida idea di chi sia io?”
“Un pallone gonfiato che ha avuto il fegato di erigersi a Re degli Inferi senza meriti e senza gloria, un burocrate che gioca a essere uno stratega, non degno di essere il successore di Lucifero” ribatté il vampiro con quel poco di voce che gli rimaneva “Sappiamo tutti cosa vuole fare con Chronie e non glielo…”
Stufo di quella conversazione, Crowley spalancò la mano e il corpo del guardiano venne spaccato in mille pezzi, i quali si sparsero dappertutto sotto gli occhi sconcertati e furibondi delle altre fiere. Imperturbabile di fronte a tanta ostilità, il re dell’Inferno si pulì la giacca di seta e commentò “Il Purgatorio ha un servizio cliente scadente”.
Poi scavalcò i resti con demoniaca indifferenza e si avvicinò alla porta, abbassando la maniglia e ustionandosi gravemente la mano. Eve aveva ricoperto la maniglia di olio santo, come se avesse sospettato che un giorno Crowley sarebbe arrivato e il demone si promise di trattarla con le dovute maniere non appena ne avesse avuto l’occasione.
“Chissà perché mi aspettavo una tua visita. Peccato per Jacob, mi stava simpatico quel vampiro”
Crowley guardò per la prima volta sua figlia in maniera sospettosa e orgogliosa nello stesso tempo. La ragazza era seduta a gambe incrociate sopra la roccia che la teneva incatenata, le corna divelte che stavano lentamente ricrescendo sul suo capo, così come le ali sulla schiena.
“Perdonami, ma l’Inferno non si gestisce da solo”
“Sei andato a mostrare le tue manie da demone megalomane quale tu sei?” domandò la ragazza sarcastica “Immagino di essere capitata nella settimana Genitori che vogliono recuperare i rapporti con i figli, prossimamente su tutti i canali”
“Sentivo la mancanza di mia figlia” rispose il demone bugiardo “La famiglia prima di tutto”.
“La famiglia per raggiungere i propri scopi” lo corresse Chronie in tono acido “Vuoi recuperare il tempo perduto? Che cosa stucchevole”
“Mi sono ravveduto…”
“Un demone che si ravvede è come un angelo che bestemmia” sbuffò la ragazza, sbattendo le ali con irritazione “Puoi ingannare i tuoi leccapiedi ma non me che provengo dal tuo stesso sangue, l’inganno e il disprezzo fanno parte del mio Dna. Eve è venuta ad annunciare la mia morte e tu cosa mi offri? Un posto all’Inferno?”
“Con tutti i confort possibili e un’anima da tormentare ogni volta che lo desideri”.
L’angelo scoppiò a ridere di fronte alla battuta di Crowley, una risata che non era di gioia ma di rabbia repressa. Nessuno veniva lì per capire il suo dolore, il suo essere diversa, il suo essere  altalenante tra la Bontà e la Cattiveria ma solo per farci i loro porci comodi. Lo sapeva benissimo che una volta finito il suo compito, ovvero portare l’Inferno in Terra, suo padre avrebbe provveduto a ucciderla. Non vedeva l’ora di liberarsi da quelle catene per potersi riappropriare della libertà che le era stata negata fin dalla nascita…
“Posso immaginare i tuoi sogni di gloria con me che sono la tua dottoressa Frankenstein” affermò Chronie sarcastica “Sono spiacente di doverle interrompere. Mi avete gettato in questo posto e adesso vi preoccupate per me? Questa cosa non smuove il mio cuore”
“Ti farai uccidere come un angioletto alle prime armi da quei Alphas? Ti darai come vinta? Pensavo che come mia figlia…”
“Valessi di più”  terminò Chronie con un sorrisetto “Il tuo interesse è più falso di uno zircone taroccato. Sinceramente preferisco un’eternità di sofferenze che una vita passata con uno di voi”
Il re dell’Inferno sorrise in maniera irritata, sconcertato dal fatto che Chronie preferisse la morte piuttosto che la bella vita con lui. Piuttosto che vederla con Eve, il demone decise di passare al contrattacco, ovvero ucciderla con il suo pugnale angelico.
Chronie lo intercettò subito e con una mossa lo mandò a sbattere contro la porta, facendolo ustionare gravemente e dopo batté le mani. Crowley gridò angosciato, il suo sangue si era trasformato in tanti piccoli pugnali che lo stavano ferendo dentro e i ricordi di quando era ancora piccolo e innocente, di quando ancora credeva nella bontà e nella lealtà contribuivano a dare il colpo di grazia. Non era la malvagità a ferire quanto la bontà pura. Poi come era iniziato, finì…
“Ci penserei due volte prima di rimproverarci, papà. E perdonami se sono stata impudente!”
Crowley si alzò da terra barcollante, sputò un grumo di sangue e la minacciò “Hai firmato la tua condanna”
“Quando vuoi”
E dopo scaraventò il padre fuori dalla sua prigione. Poté sentire il suo disappunto nell’essersi rifiutata di andare con lui ma non si sarebbe lasciata convincere. Con delicatezza riuscì a togliersi una piuma dalle ali e la utilizzò come specchio magico. Vide la famiglia Winchester sorridere spensierata e una lacrima scorse sul viso della ragazza, immaginando cosa significasse avere una vera famiglia che sosteneva e ti amava per come eri.
L’amore che Sam provava per Christine era per Chronie una vampata di sole, un sole che non bruciava ma regalava calore e immensità.
Era quella la famiglia, non Eve e Crowley che si erano disinteressati di lei fin da quando era nata e che adesso erano ritornati solo per questioni soprannaturali.
Si rannicchiò e si promise che un giorno anche per lei ci sarebbe stata l’alba dopo una mezzanotte fitta. Si addormentò prima che un mostro si accanisse sulle nuove ali.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48-27/Ottobre/2026-Il ritorno a casa da parte dei prescelti ***


Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi, con estremo ritardo il nuovo capitolo di "Stairway to Purgatory", in cui i prescelti del Paradiso ritornano a casa dopo tanto tempo e scoprono altre cose...ma non vi anticipo nulla :-) Posso dire che sarà un capitolo molto intenso sotto diversi punti di vista :-) Mi auguro che vi possa piacere e chiedo scusa per eventuali errori presenti nel racconto ma concludere questo capitolo è stata un'impresa titanica XD Ringrazio tutti coloro che lo vorranno leggere e recensire, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie tra le seguite, preferite, ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)
 
27/Ottobre/2026 ore 00.00  Il ritorno a casa da parte dei prescelti
Christine e gli altri si materializzarono sulla soglia di casa, ritornando dopo molto tempo, pieni di novità non proprio incoraggianti e con la missione di prendere l’essenza del Paradiso, per poter riparare lo specchio di lapislazzuli a seguito del gesto scellerato di Crowley.  L’arcangelo della giustizia e della misericordia guardò la porta di casa con il battente  a forma d’angelo e sospirò, appoggiando la testa.
In lontananza sentì la campana di una chiesa e seppe che era appena passato un nuovo giorno. Nell’ultima giornata a casa di Haniel, i prescelti avevano ricevuto gli ultimi particolari per la missione dell’essenza del Paradiso. Una giornata, laddove si era ricordata del giorno in cui era arrivata per la prima volta in Purgatorio e aveva scoperto di essere l’arcangelo a guardia del Terzo Regno, anche a causa della guarigione del Lycos Eros Anton Ematos, una giornata in cui Violet aveva confessato di “sentire” Empusa dentro di sé e di non avere più le forze per contrastarla, pregando Dean di ucciderla con la spada angelico-demoniaca per porre fine alle sue sofferenze, in cui Empusa era ritornata ad impossessarsi di lei, l’attacco e la paura che le fiamme potessero danneggiare i suoi tre figli, in cui Haniel aveva praticato la Nenia della Dimenticanza e l’aveva guarita tramite l’acido ialuronico arcangelico, in cui Dean si era scagliato contro l’arcangelo dell’amore, rimproverandolo che non si stava facendo nulla di concreto e che qualunque cosa si fosse fatta  lei era spacciata, costringendo Haniel a praticare la combustione dell’anima e a farla contrattaccare con la compressione del cuore, in cui avevano scoperto il vero motivo di Crowley per conquistare il Purgatorio, avevano visto la figlia del demone e di Eve…tante e troppe informazioni.
Alla fine tutti erano rimasti stupefatti dall’abbraccio di Iolye e dalla scoperta che la figlioletta di Haniel aveva il potere dell’Angelisione.
Sospirò e dovette trattenere un conato di vomito. Con la quasi totale distruzione dello specchio di lapislazzuli, Christine non si sentiva in forze nell’affrontare il suo collega oscuro, ma certamente non avrebbe mollato. Doveva farcela, per Sam, per i suoi figli e anche per Violet, la quale era la protagonista di una cosa decisa molto prima della sua nascita.
Diamine, era un Arcangelo, il Capo Gerarchia delle Dominazioni, non  l’ultimo angelo nato, ma era disumano o meglio disangelico sperare in un minuto di assoluta pace, senza che un evento sovrannaturale scombinasse l’esistenza di tutti? Era disumano sperare di passare un po’ di tempo con la sua famiglia, come una normale madre mortale? Si girò a guardare Sheeira e non si arrischiò a parlare. Sapeva molto bene che sua sorella era rimasta scossa dal recente incontro con Gemma e più volte si era domandata se tra lei e la figlia maggiore di Haniel fosse scaturita qualcosa di più della semplice amicizia, un sospetto che aveva trovato fondamento nel bacio della Lycos Eros. Anche se sembrava forte e determinata, una pronta a mandare chiunque osasse farle del male, Christine era consapevole di quanto Sheeira fosse dolce e affettuosa con chi voleva bene. Essendo una Lycos Eros, una licantropo dell’amore, Gemma era stata determinata nel fare trascinare Sheeira all’Inferno e la Vaso di Collera aveva dovuto pensarci molto bene prima di perdonarla. L’essenza del Paradiso da prendere, il ciondolo di Dio dal cuore di Ignitia…
A volte la semplicità era un lusso da conquistare…
Vedendo che Christine si era appoggiata allo stipite della porta, Sam la sorresse e per un attimo dei due parlò, lasciando che gli sguardi parlassero per loro. Le accarezzò i capelli ricci, ormai non più corposi ma sfibrati e le alzò il volto. In quel momento, Christine sentì l’impulso di svelargli il suo segreto, renderlo partecipe della bella novella, che tra qualche mese sarebbero stati genitori di ben cinque figli, ma poi decise che era meglio di no, che era meglio non farlo preoccupare più di tanto. Certo non avrebbe potuto nascondere la gravidanza, ma la ragazza auspicò che tutto si sarebbe risolto, almeno prima che lei partorisse. Tutta la situazione la stava facendo impazzire e le sembrava di allontanarsi dalle persone che amava, primo fra tutti Sam. Lui le stava accanto senza dire nulla e Christine aveva paura di non meritare il suo amore. Le situazioni di pericolo scombinavano ogni certezza costruita faticosamente. Poi l’arcangelo del Purgatorio si rialzò e sussurrò “Grazie Sammy”
“Lo specchio…”
“Lo specchio è totalmente distrutto Sam” rispose Christine triste e tutti la fissarono sgomenti “La grazia lo sta percependo sempre più fievole, le fiere stanno perdendo la loro anima, filamenti di lapislazzuli, tracce deboli contro la sconsideratezza di Crowley. Il tempo per riparlo sta per scadere…”
“Non voglio che tu venga con me Chris. Ti ho perduta talmente tante di quelle volte che mi è impossibile tenere il conto”
E la mente del fratello Winchester si proiettò verso la battaglia del cristallo vulcanico, laddove alla fine Christine era stata trascinata all’Inferno e c’era mancato davvero poco che partorisse lì. Il ricordo di quella battaglia lo aveva perseguitato per mesi ed ogni minuto, secondo o ora li aveva passati a cercare un modo per farla ritornare di nuovo da lui. Non avrebbe permesso di nuovo una cosa del genere. Piuttosto avrebbe accettato di essere il vessillo di Lucifero!
“Io devo farlo” esclamò Christine caparbia, afferrando saldamente le mani del marito “Sam, i mostri del Purgatorio sono diventati anche la mia famiglia, li devo tutelare…”
“Per quello c’è già Eve” gli ricordò Sam triste, appoggiando una mano sulla spalla e guardandola in quegli occhi castani pieni di determinazione “Chris ti prego, rinuncia a questa missione”
“Anche loro meritano una chance Sammy. Se mi ami, ti prego non ostacolarmi”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia vide che la fronte del suo compagno si era aggrottata e il suo polso fu stretto con forza. Non si tirò indietro e lo affrontò. Molto probabilmente aveva scoperto la verità.
“Vuoi andare anche a rischio della tua vita?” continuò Sam a bassa voce per non farsi sentire da Dean e Violet “Anche a rischio dei nostri figli? Anche a rischio dei nostri futuri figli?”
“Da quanto lo sai?”
Sam non seppe decidersi se baciarla o essere arrabbiato con lei. Stava rischiando la vita per salvare un regno misconosciuto, un nobile gesto, ma tutto questo valeva la sua vita? Il gioco valeva la candela?
“Da pochissimo, da quando siamo andati alla Lycos Eros per risolvere il problema di Violet. Ero insospettito dal discorso di Gemma e così ho utilizzato la grazia per scoprire il tuo segreto. Non ti dico il mio sconforto e la mia gioia assoluta nel sapere che sarei stato padre per una seconda volta e alla tua sconsideratezza di non dirmi per non farmi preoccupare. Alcune volte mi sembri mio fratello al femminile”
Christine gli posò una mano sulla leggera barbetta, facendogli promettere una cosa difficile da mantenere “Per favore non dire nulla. Deve restare il nostro segreto”
Sam era sconvolto. Christine sarebbe andata incontro alla morte per salvare il Purgatorio. Stava per ribadire, quando l’arcangelo della giustizia e della misericordia lo frenò e chiarì ogni dubbio “Cercherò di stare attenta, te lo prometto”
Il fratello Winchester non trovò altro che abbracciarla, sperando che si potesse prolungare per un momento eterno, anzi che si potesse cristallizzare, cosicché da non affrontare la loro missione. Christine appoggiò la testa sulla spalla del marito, grata del fatto che Sam le sarebbe stata accanto, anche se sapeva di avergli chiesto una cosa difficile da mantenere. Sorrise quando la sua mano scese fino alla pancia e chiese “Sono…”
“Due femmine e un maschio”
Sam stava per dire qualcos’altro, quando una mano piccola sfiorò la spalla di Christine. La ragazza si girò e vide Violet, nello sguardo dubbi che cercavano una risposta e una risoluzione. Per un minuto o forse per mezz’ora tra la protettrice e la protetta non ci furono parole.  La cercatrice di angeli era molto provata e l’arcangelo del Purgatorio notò con orrore come lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse la stesse infettando sempre di più e mancasse davvero poco affinchè i due spiriti si fondessero, celando definitivamente l’amica che aveva strenuamente difeso. Costringendola quindi a combattere contro di lei. Strinse i pugni, furiosa con questa situazione, furiosa contro il destino, furiosa contro il destino, furiosa contro coloro che stavano cercando di distruggere la loro amicizia.
Furiosa con quello stronzo di Crowley che aveva combinato quel casino per incontrare sua figlia Chronie.
“Ci credi?”
“A cosa Vio?” chiese Christine, cercando le chiavi di casa nella borsa. In realtà sapeva benissimo a cosa Violet facesse riferimento, ma cercava ogni modo per svincolare l’argomento “A cosa dovrei pensare?”
“A tutto quello che ci hanno detto Chris, a quello che hanno detto Haniel e sua figlia sul fatto che sono la Quinta Cavaliere, al fatto che…”
Potrei ucciderti, terminò Christine dentro di sé. L’arcangelo aspettò che la cercatrice continuasse a parlare, ma visto che non lo fece, replicò sentendosi disgustata di sé stessa “Vorrei non poterci credere, ma lo hai visto tu stessa. Mi dispiace Vio”
Violet la guardò sconvolta e Christine ne approfittò per trovare le chiavi di casa. Le faceva male essere così distaccata, ma non poteva fare altrimenti. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che tutto si sarebbe aggiustato, che avrebbero avuto una vita serena e senza preoccupazioni ma la situazione si stava ingarbugliando sempre di più e non c’era più la certezza di niente. Non era Sandalphon a essersi impossessato di lei ma qualcosa di più potente e un passo falso da parte sua significava morte assoluta e non lo si poteva permettere. Non era più sola, era incinta di tre bambini, doveva andarci cauta. Stava per mettere la chiave nella toppa, dando un’occhiata blanda ai dintorni, non accorgendosi del grosso cumulo di terra smossa nel giardino, laddove c’era Semeyraza sepolto, quando l’irruenza di Dean la fece girare “Così tratti la tua migliore amica?”
“Dean non esagerare” lo ammonì Sam con un’occhiata.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia fece un piccolo cenno a Sam e affrontò il cognato, in uno scontro prima visivo, occhi verdi contro occhi castani, un essere sovrannaturale che aveva deciso di non utilizzare un vessillo di carne e un cacciatore che aveva avuto un assaggio dell’Inferno.
“Stiamo parlando della tua migliore amica, di mia moglie! Sembra quasi che non ti importi nulla di quello che sta succedendo. Non dirmi che stai diventando come i tuoi colleghi angeli? Così algidi e così irreprensibilmente…stronzi?”
Quelle parole arrivarono al cuore di Christine Lilyane Moonshine come una coltellata rigirata su una vecchia ferita. Lei aveva rinunciato al Paradiso per Violet, che aveva passato migliaia di anni a farsi torturare dagli scagnozzi di Lucifero perché aveva rinunciato ad ucciderla. Quelle parole furono peggio della peggiore tortura mai subita dall’Inferno, peggiore di essere immersa in un lago di sangue di demone e fulminata. Non si divertiva affatto a fare la distante, ma lo doveva fare per evitare che Empusa potesse approfittarsi di tutto questo.
“Dean non continuare” dissero all’unisono Sam, Sheeira e Violet “Christine ha le sue buone ragioni per comportarsi in questo modo”
“No” continuò Dean infervorato e rivolgendosi direttamente a Chris “Io ti posso capire meglio di chiunque altro. Anche io ho vissuto l’esperienza orrenda dell’Inferno, è orripilante e devastante e ti corrompe l’anima in modi che non saprei descrivere. Comunque sembra che tu ti sei rassegnata al flusso degli eventi e questa non è la donna di cui mio fratello si è innamorato”
Christine non rispose, posò le chiavi nella borsa e la consegnò a Sam. Si mordicchiò il labbro e dopo con uno scatto fulmineo si girò e sorrise a Dean. Per la prima volta nella sua vita da quando la conosceva, Dean ebbe paura di Christine. Con quello sguardo non sembrava affatto un’umana, ma un’entità angelica di massimo livello, un’entità difficile da decifrare. Dimostrava tutta la potenza delle Dominazioni, era ritornata ad essere l’arcangelo che, insieme a Michele, aveva cacciato Lucifero dal Paradiso dopo una battaglia estenuante.
La capo gerarchia di un gruppo di angeli.
“Pensi davvero che non mi importi di lei, del suo destino? Pensi che la mia calma sia solo un tentativo di fregarmene di tutto e di tutti? Ti sbagli di grosso! Io odio questa situazione, odiare non è neanche la parola che si avvicina a quello che sto provando in questo momento Dean. Ho sopportato secoli di torture da parte di Lucifero, torture innominabili e tutte riservate ai soli angeli, torture che tu neanche ti sogneresti nei tuoi incubi più terribili, solamente per difenderla e credimi lo farei mille volte, anche a rischio della mia vita “ si fermò e riprese fiato “Ho un compito da svolgere: salvaguardare il Purgatorio e purtroppo questo compito potrebbe coincidere con la mia morte. Se non mi fosse importato nulla di Vio, a quest’ora avrei mollato, avrei mollato ogni cosa. Ma ho una missione da svolgere”
Dean sospirò, preparandosi a ribattere, quando Christine lo precedette in tempo “Se potessi chiedere all’angelo del tempo di farmi andare indietro, di poter fermare Cassandra e non farla combattere contro il cercatore di demoni all’Inferno, se avessi potuto fermare Lucifero e impedirgli di aizzare la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, bè lo avrei fatto. Ma non è possibile e tu lo sai che non è un bene stravolgere il tempo, per evitare i cosiddetti paradossi. Io voglio molto bene a tua moglie, non passerebbe giorno in cui non la proteggerei, quindi non tollero da parte tua questo attacco. A volte gli esseri umani mettono in secondo piano quello che comporta essere ultraterreni, ci credete invincibili ma abbiamo le nostre debolezze”
E dopo batté le mani. Nella mente del cacciatore si stagliò un ricordo nascosto, un ricordo che Christine non aveva detto a nessuno, nemmeno a Sam. Quando era all’Inferno, prima che lo facessero scendere dalla ruota e iniziasse il suo lavoro da tormentatore di anime, un demone gli aveva sussurrato che i ricordi segreti si differenziavano da quelli svelati da una patina di fuoco e di piume nere. In questo ricordo, Christine si trovava nella camera di Violet, una cameretta dipinta di viola e rosa, la camera di una bambina. L’arcangelo della giustizia e della misericordia dimostrava almeno diciassette anni e c’era anche Sheeira con lei, una Sheeira prima di essere tramutata in una Vaso di Collera. L’attenzione di Dean verté su Violet bambina, raggomitolata in posizione fetale e che dormiva dalla grossa, ancora libera dai problemi che affliggevano il mondo degli adulti. Poteva avere tre anni e mezzo e il suo potere da cercatore di angeli non si era completamente sviluppato. Le ricordava Mary da piccola e si commosse. Poi si concentrò sul ricordo e sulla chiacchierata che le due sorelle stavano affrontando.
“Dovresti ucciderla” disse Sheeira in tono triste “So bene che…”
“Io non uccido nessuno” ringhiò Christine furibonda, accarezzando i lunghi capelli di Violet profondamente addormentata “La vedi anche tu, è solo una bambina, come posso alzare un dito contro di lei? Ti ricordi l’ultima piaga di Egitto? Quella dell’uccisione dei primogeniti? Michele mi aveva ordinato di ucciderne un paio ma io mi rifiutai in quanto consideravo e considero la vita umana al pari di quella angelica”
“Me lo ricordo benissimo” sbuffò Sheeira tremando, il ricordo delle grida dei bambini nelle orecchie e nella mente, bambini che chiedevano imploranti il perché di quella mattanza, la luce fredda negli occhi di Michele, convinto fermamente in quello che stava facendo, convinto di stare adempiendo al volere di Dio “In quella occasione Michele fece paura anche a me. Se non mi ricordo male, fu lui che ti frustò perché ti eri rifiutata di adempiere ai suoi ordini”
“Se ti chiedessero di uccidere Ignitia, lo faresti?” le domandò a bruciapelo, continuando ad accarezzare una Violet addormentata.
“Certo che no” si difese Sheeira, attorcigliando un dito intorno al filo della collana che aveva, un regalo di Ignitia “Ma sorellina lo sai che la distruzione dello specchio di lapislazzuli non è una sicurezza su cui possiamo contare. Un giorno o l’altro, sicuramente non troppo lontano, sicuramente un demone scombinerà tutto e tu sarai costretta ad ucciderla e sarà più difficile, visto che l’affetto prenderà il posto del discernimento”
“Affronterò quel giorno quando sarà il momento” tagliò corto Christine e indicò una borsa a tracolla “Andiamo a fare una passeggiata”
“Sei pazza? Qui sei protetta dalle incursioni demoniache” protestò Sheeira, cercando di farla ragionare “Christine sei ritornata ora da Lucifero, a malapena ti reggi in piedi, Raphael ti ha raccomandato di stare nascosta ed evitare possibili attacchi demoniaci. Lo sai benissimo che i demoni ti farebbero la festa se ti vedessero. Sei la loro cavia preferita”
A quelle parole, un brivido di puro terrore attraversò la schiena di Chris e la sua mente fu riempita delle atroci torture che era stata costretta a subire all’Inferno. Torture che nessuna anima umana avrebbe potuto sopportare. Ma non poteva stare sempre nascosta, doveva pur uscire prima o poi.
“Andiamo a fare una passeggiata”  ripeté Christine decisa e Sheeira non poté fare altro che preparare il tutto, scuotendo la testa per la testardaggine della sorella. Dentro di sé, Sheeira dovette ammettere che, molto probabilmente, anche lei si sarebbe comportata allo stesso modo di Christine. L’arcangelo della giustizia e della misericordia svegliò delicatamente la piccola “Amore, svegliati”
Violet si stropicciò gli occhi cisposi di sonno e domandò “La mamma è ritornata?”
Christine le scompigliò i capelli, attirandosi un’occhiataccia e le rispose “No amore, la mamma non è ancora tornata. Stiamo andando a fare una passeggiata con Sheeira”
La bambina si stropicciò ancora una volta gli occhi, indecisa su cosa fare e domandò timida “Posso avere il gelato?”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia annuì e Violet saltò nel letto tutta contenta. Sua madre non le consentiva di mangiare gelato e quindi quella trasgressione era vista come una gioia, come un momento da custodire. Christine le voleva dire la verità sulla sua ascendenza ma forse non era il momento. Sheeira aprì la porta e insieme scesero le scale. Sprezzante del pericolo, Violet saltò i gradini delle scale a due a due, forse per merito o colpa dell’età, la quale avrebbe dovuto consentire solo gioie e nessuna preoccupazione, lasciando quest’ultime al mondo degli adulti. Christine scese le scale con lentezza, aiutandosi con il corrimano di ciliegio, le ferite dell’Inferno ancora troppo vivide per essere un pallido ricordo. La famiglia di Violet abitava in una villetta, lontana dalla città caotica e frenetica della metropoli ma non così isolata da non permettersi di chiamare i soccorsi.  Purtroppo soccorsi umani e non sovrannaturali. Molto spesso i genitori adottivi di Violet erano fuori per lavoro e la piccolina veniva affidata proprio a Chris e a sua sorella, totalmente ignari della natura angelica delle baby sitter, rassicurati dal fatto che erano molto brave con i bambini e che, quindi, avevano instaurato un ottimo rapporto con Violet. Addirittura la bambina era migliorata molto nella lettura e nella scrittura e grazie a Sheeira aveva potuto imparare il greco antico e il persiano. Un piccolo prodigio.
La parola preferita della piccola era Aletheia, ovvero Verità, una parola semplice e potente al contempo.
Una parola che aveva il potere di distruggere e ricostruire interi rapporti.
Arrivati alla fine delle scale, Sheeira prese per il polso Christine e la fece voltare,  cercando di farla ragionare, le ali bianche che sbattevano incessantemente “Chris ragiona! Ti mantieni in piedi a stento e ora vuoi uscire fuori per essere alla mercé dei demoni? Tu vali molto di più e lo sai!”
“Ho già ragionato” ribatté Christine caparbia, allontanando stizzita il braccio della sorella “Sheeira ti prego, non tornare più su questo argomento”
“Ti ho già perduto una volta. La mamma ti ha già perduto una volta. Una volta basta e avanza a distruggere un cuore e a opprimere l’animo” sibilò Sheeira furibonda, abbassando il tono della voce per non farsi sentire da Violet, la quale stava canticchiando una canzoncina, ignara della situazione di tensione che si era creata tra le due sorelle, ignara di essere l’oggetto della discussione “So benissimo quanto tu tenga alla bambina, quanto tu voglia proteggerla e credimi ti ammiro per questo. Non  è da tutti questa fedeltà e lealtà. Ma ti vuoi mettere in testa che sei una capo gerarchia e che le Dominazioni dipendono esclusivamente da te? Ci hai pensato alle conseguenze? A chi andrà il comando degli angeli regali? Tu vali molto di più!”
Christine deglutì, riconoscendo dentro di sé che Sheeira aveva ragione. La sua morte avrebbe portato a conseguenze inimmaginabili per il destino ultraterreno, tra cui la caduta dei sentimenti. Michele faceva presto a parlare, ma come si poteva chiedere di uccidere una persona? Si voltò verso la piccola e il suo cuore si strinse all’idea di doverla uccidere “Io non posso farlo”
A malincuore la Principato dovette cancellare il simbolo enochiano, posto sotto il tappeto dell’ingresso, un simbolo che impediva agli angeli di uscire e ai demoni di entrare. Poi spalancò con un colpo d’ala il portone d’ingresso. Nell’aria si sentì un sibilo prolungato e penetrante, uno stridere di unghie affilate sulla lavagna e Sheeira fece un segno di scongiuro. Quel segnale stava a indicare che una persona tormentata dall’Inferno e ancora sulla lista dei condannati era uscita dal suo nascondiglio e la sorella di Christine poté ipotizzare la gioia perversa di alcuni demoni alla notizia. Dovevano sperare per il meglio.
“Dove andiamo?”  domandò Violet incuriosita, interrompendo il flusso dei pensieri di Sheeira.
L’angelo rifletté per un attimo sul luogo dove potessero andare. Sicuramente un luogo aperto in modo tale da avere l’occasione di chiedere aiuto e di non essere isolate. E nella sua mente balenò l’idea del parco cittadino a pochi passi da casa loro, un luogo ampio, un parco sottoposto alla protezione dell’arcangelo Haniel.
Se fossero state attaccate, molto probabilmente avrebbero potuto chiedere aiuto a un Principato oppure direttamente a Haniel. Quell’arcangelo era attaccato a Chris e di sicuro non avrebbe mai permesso che fosse attaccata da un demone. Piuttosto si sarebbe tolto il cuore!
“Al parco” rispose Sheeira con un largo sorriso “Chris tu che ne dici?”
L’arcangelo delle Dominazioni annuì distratta e dopo si avviarono verso il grande parco cittadino, pieno di mamme con le carrozzine e gente che faceva sport. Fermarono un gelataio ambulante e comprarono a Violet un gelato al cioccolato con granella di nocciola. Si sedettero su una panchina, Sheeira che si guardava intorno guardinga, verificando che non ci fossero demoni e che non si stesse preparando un attacco a sorpresa contro Hesediel. Erano demoni, non teneri angioletti. Violet la scrutò perplessa e chiese a Christine, strattonando delicatamente la veste “Chris, perché zia Shy ha la lo sguardo arrabbiato?”
“Io non so se tu abbia preso un colpo in testa o altro” ringhiò Sheeira furibonda, facendo sobbalzare anche Violet “Tu sei un’emerita incosciente! Vorrei sapere se hai un briciolo di amore proprio, se ci tieni alla tua incolumità o no”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia scosse la testa e diede una gomitata a Sheeira, facendola riportare nella realtà “Rilassati un attimo. Stai terrorizzando la piccola. Godiamoci un attimo di pace, senza doverci aspettare per forza un attacco a sorpresa”
“Sheeira sei arrabbiata con Chris?” domandò Violet triste, posando il gelato e guardandola con gli occhi lucidi “Non essere arrabbiata con lei, per favore”
La Principato guardò la piccola e le scompigliò i capelli, rassicurandola con un sorriso che lei trovò falso “Io e la zia stiamo scherzando, piccola. Vai a giocare sullo scivolo che ti piace tanto, io e Chris dobbiamo andare a discutere di alcune cose da grandi”
Violet scese dalla panchina e si avvicinò a Sheeira, voce piccola e implorante “Non essere arrabbiata con Chris. Lei ti vuole bene”
Sheeira ebbe un tuffo al cuore, quella bambina era un angioletto con poteri da demone. Le faceva male fare la parte della cattiva ma doveva farlo, doveva fare in modo che sua sorella non perdesse mai di vista il suo ruolo da comandante. Guardarono la piccola salire sulla scaletta dello scivolo e dopo divertirsi con gli altri bambini. La Principato ebbe modo di vedere la luce divertita negli occhi di Christine e questo la fece pensare al fatto che sua sorella sarebbe stata un’ottima madre se eventualmente avesse deciso di formare una famiglia. Lei no. Lei era la pecora nera della famiglia, la maleducata, la nevrotica, quella che non sarebbe andata d’accordo con nessuno, un ironico punto di vista per una persona che faceva parte del coro degli angeli dell’amore. Quella sensibile ma che faceva la stronza perché in fondo aveva paura di mostrare i suoi sentimenti, di dimostrarsi umana o meglio angelica. Quella che doveva essere forte.
La persona cattiva, per intenderci.
“Adesso spiegami” esclamò Christine con fare perentorio, incrociando le braccia “Adesso spiegami che motivo c’era per spaventare la piccola in questo modo”
“Non lo avrei fatto Chris se tu non avessi portato all’esasperazione” affermò Sheeira seria, afferrando il braccio della sorella e notando che lei si era irrigidita; sapeva benissimo che Christine non ama essere toccata quando si parlava ma corse il rischio di essere insultata “Per un attimo pensa a un amorevole egoismo, pensa a te stessa e non alla missione. Ci riesci per un fottuto secondo? Mamma ha rischiato di distruggere tutto quando ha saputo che Lucifero ti aveva portato all’Inferno”
“La mia preoccupazione è lei. Come va con Ignitia?” domandò Christine a bruciapelo, distogliendo l’attenzione da sé.
Sheeira si strozzò con il cappuccino appena servito da un barista molto avvenente, il quale le sorrise spensierato e poi le rivolse le spalle pronto a servire un altro cliente “Molto bene Chris. Perché come dovrebbe andare?”
“Dimmelo tu” rispose Christine a braccia conserte “Una mia impressione o qualcosa si è incrinato tra di voi?”
Sheeira non rispose subito, benedicendo e maledicendo al tempo stesso l’intuito di sua sorella nell’individuare i problemi degli altri e a distogliere l’attenzione dai suoi, girò il cucchiaino nella tazzina, facendo sparire la schiuma e dopo confessò con gli occhi bassi “Non lo so Chris, la trovo sempre più distante da me, mi afferma che sono il suo angelo protettore ma…”
“Hai paura che lei si allontani da te?”
Sheeira fece un cenno impercettibile con la testa, vergognandosi dell’argomento appena uscito e sorseggiando il suo cappuccino. Qualche giorno prima era andata a trovare Ignitia e per la prima volta dopo quasi cinque anni era scoppiato un forte litigio tra le due, tutto per una cosa stupidissima. Era uscita dalla villetta e si era trovata davanti un Vaso di Collera che sghignazzava e che si era divertito a guardarle litigare. Molto probabilmente era stato lui a fare scatenare il litigio ed era rimasto a osservare lo spettacolo che aveva contribuito a creare. Sentendosi una grande rabbia in corpo, Sheeira aveva preso il pugnale dei Principati e aveva ingaggiato una cruenta battaglia, senza esclusioni di colpi. Con un fendente ben assestato lo aveva colpito all’aorta destra e lo aveva lasciato lì a sanguinare, portandosi via il suo pugnale di smeraldo e onice nera, un’arma che teneva in un fodero d’oro. Per la prima volta nella sua vita non aveva benedetto con l’aura dei Principati un nemico combattuto in uno scontro, era rimasta apatica di fronte alla sua morte. Haniel le aveva fatto una ramanzina ma Sheeira non ci aveva fatto caso. La sua attenzione era concentrata solo sul potere della sua nuova arma, la quale le aveva dato un’energia e un’adrenalina non indifferente. Il suo pugnale d’amore fatto d’argento e tormalina rosa aveva prodotto un suono strano, come se avesse avvertito il potere maligno e volesse avvertire dell’immenso errore che Sheeira aveva commesso. Ma non si era sbarazzata dell’arma, anzi si era sentita più potente e determinata. Non voleva sentirsi indifesa, voleva il potere…
“Per questo hai un pugnale dei Vaso di Collera?” domandò Christine seria, interrompendo il flusso dei suoi pensieri e ricordi.
L’angelo tirò fuori il pugnale di smeraldo e onice nera e lo mostrò alla sorella “Sì”
“Tu lo sai che non è giusto che un Principato abbia un pugnale collerico? La collera potrebbe compromettere la tua grazia…”
Ma il Principato non ebbe il tempo di ribattere che successe l’irreparabile.
Un artista si avvicinò al terzetto e incominciò a suonare una musica molto allegra, la quale spinse Violet ad allontanarsi dallo scivolo e a iniziare a ballare. Sheeira si mise le mani davanti alla bocca inorridita, riconoscendo in quella musica un modo per risvegliare il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. I demoni li avevano scoperti! Dal nulla cominciarono a spuntare demoni di ogni risma, capitanati da un certo Belroth, il primo comandante in capo di Lucifero, un demone dal triplice paio di corna e la pelle rossa a scaglie. Il potere della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse si era risvegliato! La Principato lanciò un paio di pugnali angelici contro di loro e dopo si scagliò contro di loro, finendo a sbattere violentemente contro un albero.
La gente che era nel parco cominciò a strillare impaurita e scapparono in tutte le direzione, non badando affatto agli altri e calpestandosi tra di loro. Nell’aria si sentirono strilla di bambini che cercavano la mamma e genitori che chiamavano a grande voce i loro figli persi nel tumulto.
Sheeira scosse la testa rintronata, cercando di riprendere l’equilibro.
“Non rovinarci la festa, puttana” sghignazzarono i demoni maligni “Chris ci è mancata così tanto che vogliamo salutarla come si deve”
La Principato scosse la testa infastidita e ritentò di difendere la sorella, finendo a sbattere contro un campo di forza. Christine si alzò dalla sedia e squadrò tutti i demoni che erano venuti a torturarla, demoni che aveva evocato Violet con la sua danza. Una bimba così piccola e un potere orribile.
Il capo dei demoni sghignazzò “Pensavi di liberarti di noi Chris?”
“Non avete giocato con il mio corpo abbastanza?” domandò l’arcangelo in tono ironico “Siete monotoni”
Il demone si leccò le labbra screpolate e ordinò ai suoi sottoposti “Lucifero ci ha detto di darci alla pazza gioia! Quindi accontentiamolo”
Christine materializzò la sua spada d’ametista, mozzando teste e corna, combattendo alacremente, sentendo come le ferite dell’Inferno si aprivano sempre di più ma non cedendo di un millimetro. Non era più all’Inferno e non voleva essere più soggetta alle loro torture ma dovette ammettere a se stessa che Sheeira avesse ragione sul fatto che non era pronta a sufficienza.  E pensare che aveva cacciato Lucifero dal Paradiso! Approfittando di un momento di distrazione dell’arcangelo, un demone l’attaccò alla schiena e la morse alla spalla, iniettandole sangue velenoso. Christine ululò dal dolore, il sangue scorse dove l’avevano torturata e le sembrò che qualcuno l’avesse immersa nell’acido, un dolore che corrodeva e distruggeva l’animo. Si abbassò e spalancò le ali, richiamando l’essenza più pura della sua grazia, l’essenza delle Dominazioni e dopo la rilasciò contro i demoni, in un’esplosione di luce violacea. I più deboli furono spazzati via, diventando cenere di fronte a Christine ma Belroth rimase al suo posto.
L’arcangelo non si meravigliò, d’altronde Belroth era il maestro di Alastair. Sapeva come sfuggire alla morte per grazia angelica. Mosse con disgusto le ceneri dei suoi sottoposti “Meno male che erano i migliori”
“Belroth…” ansimò Christine, posando un attimo la spada d’ametista “Lasciamo stare…”
“E rinunciare alla preda preferita di Lucifero?” sghignazzò il demone e mosse una mano contro la ragazza “Mai, ho una piccolissima sorpresa per te”
L’arcangelo delle Dominazioni urlò dal dolore, esausta dalla troppa energia rilasciata. Belroth la sollevò e costrinse la sua grazia a creare una fune da avvolgere intorno al collo. La stava costringendo a suicidarsi, a infrangere la sacra legge della vita. Sua sorella non poteva permetterlo, Hesediel non doveva morire.
Sheeira scosse la testa e disse a Violet “Canta gioia”
“Che cosa Shy?” domandò Violet incuriosita “La canzone del “Re Leone” o quella di “Cenerentola?” o…?”
“Quella che vuoi tesoro ma abbiamo bisogno del tuo aiuto” la interruppe Sheeira, guardando con apprensione Hesediel che stava diventando cianotica, il tempo che stringeva “Abbiamo bisogno che tu canti”
“Hakuna Matata, sembra dolce poesia, Hakuna Matata tutta frenesia” incominciò a cantare in maniera indecisa e il Principato la incoraggiò “Bravissima, vai avanti”
Invogliata da Sheeira, la piccola Violet incominciò a cantare via via sempre più forte e il suo canto richiamò alcuni angeli che erano lì di vedetta, tra cui alcune Dominazioni che accorsero a difendere il loro capo gerarchia. Uno di loro materializzò la spada delle Dominazioni e colpì al cuore Belroth, il quale svanì con un grido e fumo nero con fulmini.
“Capo”
Hesediel non rispose al suo subalterno e la sua attenzione vertè sulla bambina. Violet si gettò tra le sue braccia e annunciò con dolcezza e inconsapevole del suo potere “Ti voglio bene Chris”
“Ti voglio bene anche io, bocciolo di viola” rispose Christine, ricambiando il suo abbraccio “Ti proteggerò sempre”
Sheeira e le Dominazioni scossero la testa, increduli di quello che era successo. D’altronde Sheeira non se la sentì di biasimare sua sorella. Anche lei avrebbe fatto la stessa cosa per Ignitia e quel giorno doveva incontrarla, non sapendo che avrebbe incontrato la morte”
Christine battè le mani e il ricordo svanì. Dean guardò Christine senza dire nulla, sconvolto da quello che aveva visto. Sua cognata aveva sopportato fin dall’infanzia gli attacchi dei demoni e non aveva alzato la mano della giustizia misericordica contro la sua protetta, laddove i suoi colleghi non avrebbero esitato per proteggere il Bene Supremo.
Adesso capiva perché Christine si comportava così.
“Sei contento Dean?” domandò Sam stizzito dal comportamento del fratello maggiore “Christine ha soddisfatto la tua curiosità o vuoi l’aggiornamento dell’ultima ora?”
“Mi sembrava che a Chris non importasse nulla di Vio e così l’ho voluta scuotere” si giustificò Dean esasperato, passandosi una mano sui capelli “Questa situazione ci sta facendo uscire fuori dai gangheri, ci sta mettendo l’uno contro l’altro, stanno rovinano la famiglia e poi lei…”indicò Sheeira, la quale lo guardò con sconcerto e rabbia “sta facendo di tutto per screditare la figura di mia moglie”
“Tirami fuori” esclamò Sheeira arrabbiata “Io sono entrata in scena soltanto ora”
“Non hai fatto altro che buttare fango su mia moglie, non hai fatto altro che ripetere che lei la ucciderà” rimbeccò il cacciatore, la rabbia centellinata in ogni sillaba “Tu hai influenzato mia cognata e quasi penso che tu ti diverta a fare una cosa del genere. Mia moglie non è il mostro che hai dipinto”
La Vaso di Collera gli diede uno schiaffo potente e rispose in tono amaro “Ho soltanto detto la verità e mi dispiace che sia una verità di merda. Ma non ho gettato fango, ho soltanto mostrato il lato oscuro del sole”
Dean stava per ribattere ancora una volta, quando l’arcangelo della giustizia e della misericordia decise improvvisamente di troncare la discussione. Non aveva senso continuare quella diatriba all’infinito.
“Basta” strillò Christine stanca, stupendo tutti “Continuando a fare così, faremo il gioco di coloro che stanno tramando contro il Purgatorio e contro la riuscita del nostro operato” poi si accinse a guardare Dean per l’ultima volta e riprese le chiavi di casa per aprire la porta.
Non appena Christine aprì la porta, si palesò il disastro. Una lunga linea frastagliata attraversava tutta la casa dall’ingresso fino alla cucina, una spaccatura che era stata provocata dalla potenza della BiaThanatie, la musica che univa la solennità e la sublimità della vita e della morte, l’incantesimo che permetteva di creare un portale dimensionale per il Purgatorio.
“Ma porca puttana!” esclamò Dean infervorato, osservando con sgomento la sua casa rovinata dal sovrannaturale “Non possiamo allontanarci un attimo che ci distruggono casa”
Con molta attenzione, evitando di cadere nella spaccatura, il cacciatore di demoni cercò di avvicinarsi alla finestra vicino al lavandino e borbottò, notando l’auto capovolta “La mia Baby rovesciata”
“Dean non mi sembra il momento di preoccuparsi dell’Impala” lo rimproverò Sam in tono seccato, sebbene corrugò la fronte alla vista della fedele compagna d’avventure rovinata “Abbiamo cose ben più importanti che pensare alla nostra auto, tra cui tua moglie che si sta trasformando in un’assassina ultraterrena e mia moglie in pericolo di vita”
Calandosi delicatamente, la cercatrice d’angeli prese tra le mani una manciata di terra scaturita dalla scossa tellurica e la portò al naso per esaminarla “Essenza di arcangelo e diavolo con rinnovata grazia”
“Michele e Lucifero” affermò Christine “Questa è la musica della BiaThanatie”
“La musica che riesce ad aprire il Purgatorio?” domandò Dean in tono contrariato “E c’era bisogno di rovinarci mezza casa?”
“La potenza della BiaThanatie è tale che è impossibile non creare una spaccatura nel terreno. Questa non è neanche la sua vera potenza. Se fosse stata al culmine, la casa sarebbe stata spazzata via a chilometri di distanza e la macchina accartocciata su se stessa” spiegò una voce pacata alle spalle del cacciatore, facendolo sobbalzare.
“Cass!” esclamò Dean furioso “Smettila di comparire così e smettila di fare il Piero Angela della situazione!”
“Tu guardi SuperQuark?” domandò Sheeira stupefatta “Non lo avrei mai immaginato”
“Quest’uomo ha cervello oltre che muscoli” si vantò Dean.
L’angelo lo guardò inclinando la testa, con gli occhi azzurri sgranati dallo stupore “Sai che io compaio così”
“Quello che intendevo io è..” rispose Dean e vedendo gli occhi di Cass spalancarsi ancora di più dalla curiosità ci rinunciò “Lascia perdere, non ho voglia di discutere di queste cose in questo preciso momento. Sono appena ritornato dalla casa di Haniel, ho conosciuto una licantropo dell’amore e l’unica cosa che voglio in questo preciso momento è sconfiggere la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse che si è impossessata di mia moglie e dare una bella lezione a quella specie di pallone gonfiato di Crowley”
L’angelo del giovedì volle dire qualcos’altro quando un urlo di gioia interruppe tutto e i figli di Christine e Violet comparvero. Vedendo i suoi figli arrivare, Christine spalancò le braccia e si apprestò a incassare l’abbraccio, un piccolo raggio di sole in un’atmosfera plumbea.
“Siete ritornati” gridarono i ragazzi, abbracciando i rispettivi genitori “Ci siete mancati”
Nell’abbracciare la madre, Michelle avvertì un lieve calore che si propagò lungo le braccia arrivando al cuore e sorrise alla madre in maniera complice, capendo che una nuova vita stava nascendo e capendo che la madre voleva nascondere il segreto.
“Anche voi ci siete mancati” affermò Christine, scompigliando i capelli e baciandoli sulla fronte.
Nathaniel si staccò quasi subito dall’abbraccio e l’arcangelo della giustizia e della misericordia si emozionò nel guardare quegli occhi blu-grigio, così simili a quelli del padre.
“Mamma ho visto che…”        
“So che hai visto Nath” lo interruppe Christine in tono grave, sedendosi e decidendo che la verità fosse meglio della bugia, in quanto i segreti e le mezze verità avevano in passato incrinato i rapporti tra i due fratelli “Mi dispiace amore mio ma è la verità…”
L’aiutante di Lachesi scosse la testa incredulo ed esclamò, portando il pensiero di tutti “Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto! Ma il destino ha un conto in sospeso con nostra zia?”
“Tenace il piccoletto” mormorò divertita Sheeira a mezza voce “Mi piace la sua tempra”
“Nath, Lachesi ti ha fatto fare latino?”
Nathaniel guardò sconcertato la madre, pensando per un breve attimo che fosse completamente impazzita, che il fatto che lo specchio di lapislazzuli l’avesse destabilizzata “ Sì mamma ma questo cosa centra?”
“Centra in quanto il termine cattivo significa prigioniero e Violet è prigioniera di uno spirito maligno che ha avvolto la sua anima. La Quinta Cavaliere dell’Apocalisse” spiegò Christine asciugando le lacrime dei suoi figli e dei suoi nipoti “Riparare lo specchio significa risvegliare lo spirito e non ripararlo significa…”
“La tua morte” concluse Michelle con un groppo alla gola, sbattendo le ali con frenesia, il potere da Nephilim angelico che si avviluppava intorno a lei “ Comunque vada, mamma sei spacciata”
Quelle semplici parole arrivarono come un pugnale che infieriva su una vecchia aperta. Nathaniel guardò la sorella e insieme sospirarono, pensando a quanto erano fortunate quelle famiglie che non avevano poteri e che potevano godere di quella tranquillità che non era concessa a loro.
L’arcangelo fece un piccolo cenno di assenso alla costatazione della figlia e il silenzio si creò, fu bruscamente interrotto da Jensen, il quale gridò con tutto il fiato che aveva in gola “Zia, mamma non è cattiva e non ti farà mai del male”
Christine guardò il nipote e non seppe fare altro che abbracciarlo. Se era difficile per lei accettare quella dura realtà, figurarsi per i suoi figli e per i figli di Violet, i quali erano stati investiti da una notizia del genere. Jensen scosse la testa, battendo i piccoli pugni contro la spalla destra di Christine, distrutto dal dolore ma incapace di piangere e Mary che li fissava, quasi senza nessuna emozione. Poi Jensen puntò il dito contro Sheeira, la quale era rimasta in disparte e adesso lo fissava stranita, esclamando arrabbiato “Sicuramente lei c’entra qualcosa. Avverto in lei qualcosa di collerico e sicuramente è lei che sta istigando questa situazione”
“Io sono una Vaso di Collera, Jens” rispose Sheeira flemmatica, sbattendo le ali “La mia aura produce collera ed è più forte ogni qual volta che qualcuno è arrabbiato lo ammetto ma questa situazione non l’ho creata io. Bensì tua nonna materna che avrebbe dovuto rinunciare a combattere contro un cercatore di demoni, invece di fare l’eroina del cavolo!”
Jensen non ci vide più dalla rabbia e materializzò un pugnale d’ametista, il pugnale dei cercatori d’angeli e dopo si lanciò contro Sheeira, cominciando a cantare sempre più forte, convinto di poterla convertire come angelo. La Vaso di Collera non fece nulla e lasciò che il ragazzino la pugnalasse al braccio, conscia del fatto che molti cercatori d’angeli non sapessero la differenza tra un angelo ribelle e un demone. Jensen si aspettò un qualche segno demoniaco si materializzasse dopo il suo attacco e invece nulla.
“Tu sei un demone, dovresti convertirti in un angelo…” farfugliò Jensen stupefatto e Sheeira inarcò un sopracciglio domandando a Violet “Tuo figlio non ha mai studiato la differenza tra un angelo ribelle e un demone vero?”
“Eravamo troppo impegnati a salvarci la pellaccia” rispose Violet piccata “Non abbiamo avuto tempo di insegnargli come voi dei piani alti siate dei figli di…”
“Adesso basta!” esclamò Sheeira furibonda “Io ero una Principato, la comandante in seconda dell’arcangelo Haniel prima di essere stata convertita in un Vaso di Collera, prima di lasciare che la rabbia mi impossessasse e mi mutasse nella grazia. Una mia protetta mi ha rinnegato e, secondo la legge universale che nessun angelo può sopravvivere se un suo protetto l’ha rinnegato, sono finita all’Inferno, laddove ho maturato la mia volontà di vendicarla. Alla fine ho deciso di non farlo e me ne sono andata”
Jensen abbassò il pugnale, senza tuttavia abbassare la guardia “Perché non lo hai fatto? Ne avresti avuto l’occasione”
Sheeira sbuffò, sentendosi nel contempo fiera e seccata della curiosità del ragazzo “Perché non mi sono vendicata, perché non ho cercato la giustizia per colei che mi ha rinnegata? Per lo stesso motivo che spinge mia sorella a non muovere un dito contro Violet, nonostante i regni ultraterreni la stanno spingendo a farlo: l’affetto smisurato contro una persona”
“Affetto o amore?” chiese Mary sollevando un sopracciglio “Mi pare di captare un sentimento molto più forte, era qualcosa di più…”
“Avrebbe importanza questo, Mary?” domandò Sheeira enigmatica, sentendosi sotto esame e poi la sua attenzione si spostò verso il giardino che si vedeva dalla finestra della cucina, laddove c’era un cumulo di terra smossa e guardò Castiel “Chi è stato sepolto?”
“Nessuno” rispose Castiel evasivo “Dobbiamo occuparci di prendere l’essenza del Paradiso”
Fu un solo istante che Sam sollevò di terra Cass e lo guardò duramente negli occhi. Cass non gli disse nulla, sapeva benissimo cosa stava passando Sam e il suo comportamento era giustificabile, nonostante dovesse limitare la sua emotività e ragionare con i canoni angelici. Se non si riparava lo specchio, il Purgatorio sarebbe stato compromesso.
“Lascia stare Rambo, te lo spiego io!” rispose una voce sardonica alle sue spalle e Sam vide Gabe che stava mangiando un lecca lecca “Lo avete visto nello specchio di Haniel e non è il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. L’angelo che è stato sepolto, è Semeyraza”
Senza dire niente, Sam uscì in giardino, seguito a ruota dagli altri. Con rabbia e meraviglia scavò e si rese conto che Gabe aveva ragione, l’angelo era proprio Semeyraza. Lo stesso angelo che aveva tentato invano di uccidere la sua amata, lo stesso angelo che aveva innescato il processo dell’heliobasileus, adesso giaceva con gli occhi chiusi e la grazia disintegrata. Non era più l’angelo spaccone che aveva cercato di uccidere demoni e angeli per un ipotetico riequilibro delle cose, anzi era una pallida copia di tutto questo. Gli occhi erano stati barbaramente mutilati e notò un’ala tranciata da poco…”
“Sono stato io” rispose Gabe senza nessuna emozione, negli occhi ambra il suo retaggio arcangelico “Gli ho troncato una delle sue ali e sono stato fiero di farlo”
“Gabe!” esclamò Dean meravigliato “Pensavo che fossi tu quello pacato, quello che muoveva le bandiere della pace, il Gandhi della situazione…”
Gabriel fece un sorrisetto di circostanza e rispose a un meravigliato Dean “Tutti mi considerano come l’angelo delle annunciazioni, quello che per la religione cristiana ha dato la lieta novella a Maria Vergine, l’ostetrico celeste per intenderci ma io sono nato come un guerriero, tutti gli angeli nascono come forze da utilizzare nelle milizie celesti e il mio nome significa “La forza di Dio”. Seppur la mia nuova politica sia quella di non imbracciare le armi, se non strettamente necessario, e di guardare il nemico da lontano, questo non significa che io non sia in grado di sfoderare la mia rabbia arcangelica. Non ne vado fiero ma fui io a uccidere i primi Nephilim per conto di Dio”
“I Nephilim? Pensavo che…”
“Anche Nathaniel e Michelle sono dei Nephilim, Nephilim molto particolari in quanto sono nati da due angeli, uno dei quali ha deciso di non possedere nessun essere umano e di tramutare…”
“Ok, le lezioni di Angelologia in un secondo momento” ribattè Dean ironico ma dentro di sé era scosso “Davvero non so se congratularmi con te o temerti”
“Entrambe le cose” confermò Gabe divertito dal fatto che Dean fosse sconcertato “Non potevo permettere a Semeyraza di farla franca dopo il casino che ha combinato. Ha fatto pugnalare la mia Chris e una piccola vendetta se la meritava”
Sam non disse nulla , capendo la rabbia che aveva smosso Gabe. D’altronde erano stati Gabe e Haniel a prendersi cura di Hesediel durante il suo pernottamento all’Inferno, durante la gestazione di Nathaniel e trovava normale che facessero di tutto per proteggerla. Il cacciatore osservò il corpo martoriato del suo vecchio nemico e il desiderio di infierire sul suo corpo fu molto forte, poi il buonsenso prevalse su di lui, in quanto non avrebbe avuto nessun senso.
“Pensavo che vedere Semeyraza mi avrebbe fatto sentire bene, che finalmente avrei avuto la mia vendetta e invece…”
“Invece è come se ti sentissi un vuoto dentro” affermò Gabriel in tono serio e Sam si trovò ad annuire “Posso capire come tu ti possa sentire, anche io pensavo di poter essere felice quando Cass lo ha…”
“Aspetta, vorresti dirmi che Cass ha ucciso Semeyraza?”
L’arcangelo delle Potestà guardò meravigliato Gabe e dopo Cass, il quale annuì con fare serio e impacciato nello stesso tempo. Dean scoppiò a ridere entusiasta e batté una mano sulla spalla destra dell’angelo del giovedì, congratulandosi con lui “Bravissimo Cass”
“Ho fatto il mio dovere”
“Che entusiasmo travolgente Cass, non ti emozionare troppo, potresti avere un infarto!”
“Non è mai facile uccidere qualcuno, anche se…”
“Anche se è stato uno stronzo megalomane che considerava tutti i demoni e gli angeli nullafacenti? A ciascuno i suoi meriti e tu hai il merito di avercelo tolto una volta dai..”
“Dean, ci sono i bambini!” lo rimproverò Violet.
“Hanno sentito peggio” esclamò Dean con noncuranza “Di nuovo, sono orgoglioso di te ed è una cosa che non dico a tutti!”
“Il simpaticone ha detto qualcosa che ci possa aiutare in questa missione suicida oppure si è valso della facoltà di non rispondere?” domandò Sheeira ironica “Un aiutino in questo momento sarebbe davvero gradito”
Poi la Vaso di Collera rabbrividì al pensiero di dovere prendere il ciondolo di Dio dal petto di Ignitia e prese in considerazione di chiedere aiuto a Anton, al Lycos Eros che aveva attaccato quando era andata in Purgatorio. Solo un Lycos Eros poteva squarciare il petto di una persona senza rovinare l’anima.
Gabe mosse la testa per ricoprire la salma di Semeyraza e alzò lo sguardo verso il cielo, un cielo che stava mutando in un rosa tenue, verso un giorno che poteva essere portatore di sventure o di buoni presagi, i primi di novembre si stavano lentamente avvicinando come la battaglia per il ripristino dello specchio di lapislazzuli “Ha detto qualcosa relativo alle sue catene…”
“Le catene con cui è stato imprigionato nel deserto di Dudael?”
“C’è qualcosa che tu non sappia San Sam da Stanford?” lo prese in giro Dean e Sam roteò gli occhi, un po’ seccato e un po’ divertito.
“Proprio quelle” confermò Gabriel mordicchiandosi il labbro “Pensavamo che fossero andate perdute nei secoli e invece abbiamo scoperto che Balthazar le aveva nascoste. Sia santificata la sua mania di fare il collezionista di oggetti sacri e profani! Semeyraza ha accennato al fatto che la grazia di Hesediel è fortemente compromessa e…”
“Se Cloto mi inserisse un filo di Persefone nella condizioni in cui mi trovo, potrei rischiare di diventare un angelo vegetale”
“Le buone notizie si sprecano qui” esclamarono Sheeira e Dean all’unisono.
Cass mosse le mani e materializzò un ologramma delle catene di Semeyraza, catene d’argento  decorate con segni enochiani.
“Queste catene possono guarire un angelo o un demone che hanno la grazia o la grazia demoniaca danneggiata e possono essere maneggiate solo da chi…”
“Non ha poteri soprannaturali, solo da chi ha smesso di essere un angelo”
Tutti i presenti si girarono a guardare Balthazar, un Balthazar che aveva perso tutta la baldanza che lo aveva caratterizzato.
“Che caloroso benvenuto, non mi abbracciate tutti in una volta sola, potrei farmi male”
“Come si possono attivare queste catene?”
“Serve la morte di tre Vigilanti per potere attivarle….”
“I Vigilanti che scesero dal Cielo e pronunciarono il voto di fedeltà nel monte Heron” affermò Sam con aria seria “Sembra quasi una beffa del destino”
Poi dalla sua mano destra si materializzò un pugnale di occhio di tigre, il pugnale delle Potestà in caso di un pericolo che si avvicinava, e i prescelti furono stupefatti nel vedere che era arrivato Crowley, non il demone che li aveva ostacolati ma la sua pallida copia. Era conciato male. Dalla sua bocca uscivano fili di grazia demoniaca e tutti poterono vedere le ali del demone, ali fatti di incubi e di malvagità concentrata.
“Pensavo di essere in grado…” biascicò come in una vecchia litania “Pensavo di…”
“Pensavi che Chronie ti dicesse sì, che ti seguisse come i tuoi leccapiedi?” domandò Gabe disgustato e Crowley si ritrovò ad annuire.
“Questo è il vostro errore di fabbrica, quello di pensare a voi stessi..”
“Se no, ci chiameremmo angeli…”
Non ebbe tempo di dire altro che un colpo d’ascia raggelò il respiro a tutti. Dalla rabbia, Gabe aveva tranciato una delle otte ali, un’ala invisibile all’occhio umano in quanto si nutriva di cattivi pensieri  e di emozioni malsane. Sam stava per avere un conato di vomito alla vista di quell’ala spezzata, era malvagità allo stato solido.
“Non so come mi trattenga dall’ucciderti. Neanche Lucifero ci ha creato tutti sti problemi”
“Per me non c’è problema. Un bastardo in meno” ribatté Dean furibondo “La tua sete di conquistatore spagnolo ha rovinato la vita a me e alla mia famiglia!”
“Winchester” esclamò Crowley come se fosse una parola amara “Sempre a paragonarsi a Dio quando si tratta di dare la morte a un demone”
“Senti chi parla” ribattè Dean “Tu non hai avuto remore…”
Poi la loro attenzione si spostò verso Christine, la quale era caduta per terra e dalla sua bocca stavano uscendo dei filamenti di grazia. Sam fu subito da lei e la toccò, scoprendo con orrore che la sua grazia si stava sgretolando e si prodigò a salvarla con la sua, invano.
“Perché non funziona?” domandò Sam spaventato “Perché?”
Cass accorse alla richiesta d’aiuto e insieme cercarono di guarire Christine con le loro grazie ma invano. Sembrava che la grazia di Christine fosse refrattaria a qualsiasi tipo di cure e ogni loro tentativo era vanificato.
“Reagisci Chris” gridò Sam furibondo più per la situazione che per il fatto che sua moglie stesse per mollare il tutto a un passo dalla conclusione” Non mollare!”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia guardò con amore il suo Sam e cercò di permettere alle grazie altrui di guarirla, di guarirla quel tanto che le consentisse di portare avanti la gravidanza senza ripercussioni per i nascituri. Socchiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul respiro e sul battito vitale dei suoi piccoli, per la nuova vita che stava nascendo dentro di lei e seppe che Sam aveva ragione, non doveva mollare, doveva farcela.
Filamenti di grazia uscirono dalle ali di Sam e Cass e si unirono a quella di Christine e cercarono di ricostruirne la struttura molecolare. La grazia di Christine si fece aiutare per un po’  e dopo cambiò idea e si rivoltò contro i suoi salvatori, infiammandosi e costringendo Sam e Cass ad allontanarsi per evitare di ustionarsi. Una grazia in via di deterioramento era molta pericolosa e volubile.
“La sua grazia sta rifiutando ogni cura” costatò Crowley e nella sua voce Sam poté percepire una nota sottilissima di dispiacere “Lo sa che è spacciata…”
Il demone non ebbe il tempo di dire altro che Dean lo mise a tacere con un gancio ben assestato, esclamando “Guarda che cosa hai combinato, pezzo di merda!”
Christine si era accasciata e stava annaspando “I bambini…”
Tutti rimasero sconvolti da quella notizia tranne Gabe che sapeva quella notizia da mesi. Senza perdere tempo, appoggiò l’orecchio nella pancia per verificare i parametri vitali dei gemellini e se tutto andasse bene. Nonostante avesse espresso il desiderio di essere un essere umano normale, Gabe ringraziò dentro di sé Dio per avergli permesso di avere un sesto senso. Nonostante Christine fosse al limite della sua vita, i bambini crescevano bene e non stavano avendo ripercussioni di nessun genere…era un miracolo.
“I bambini stanno bene” la rassicurò Gabe “Chris è meglio se…”
“Non ci pensare nemmeno, io vi aiuterò”
“Cosa?” domandò Sam agitato “Cosa è meglio?”
“Il fatto che Christine dovrebbe stare a casa e lasciare che voi combattete per lei!”
“Non se ne parla” esclamò Christine caparbia “Voglio aiutare a fare finire questa follia”
“Capisco il tuo senso dell’onore ma adesso Chris stai superando il livello del martire pazzo!” esclamò Sheeira impensierita “Ci pensiamo noi a prendere l’essenza del Paradiso”
All’improvviso Crowley si alzò, ancora traballante che Gabe gli avesse troncato una delle sue otto ali e materializzò un pugnale intriso del veleno dell’Inferno. Il demone strattonò verso di sé Nathaniel e gli puntò la lama alla gola “Non prendete l’essenza del Paradiso o lo uccido”
“Crowley non fare cazzate” urlò Dean furibondo “Lascia stare mio nipote”
L’aiutante di Lachesi si mosse per liberarsi dalla stretta del demone inutilmente. Il demone non demorse e in quella stretta Nathaniel poté percepire il filo di Persefone di Crowley. Gli rimaneva poco tempo da fare, era spacciato, il suo piano di conquista si stava rivoltando.
“Stai morendo, non è vero?” domandò Nathaniel perspicace.
“Non penso che sia un problema per te, Nephilim” rispose Crowley stizzito, aumentando la stretta del pugnale “Sei tu che sei sotto la lama, dovresti preoccuparti che non ti sgozzi”
“Non riusciresti a fuggire se mi accoltelli. L’Inferno non è un posto sicuro dove nascondersi” disse  Nathaniel in tono ironico, stupendo tutti per il fatto che fosse sbruffone con Crowley  “Sono l’aiutante  di Lachesi, la Moira della Rinascita e posso percepire quando un demone o un angelo sono sul crepuscolo della loro vita…”
“Il degno figlio di Sam Winchester, saputello e ficcanaso. Ho utilizzato l’Aletheia Gladia per rompere il sigillo che Eve ha utilizzato per impedirmi di vederla”
“Pensavi davvero che tua figlia ti accogliesse a braccia aperte?”
“Io non l’avrei mai rinchiusa in gabbia” ululò Crowley e dopo con un movimento fluido tagliò la gola a Nathaniel. Il Nephilim si portò le mani alla gola per fermare l’emorragia e fu prontamente soccorso da Michelle. La ragazza guardò tutti con orrore “Non riesco a fare coagulare il sangue”
Sam non ci vide più e strinse la mano, gli occhi blu grigio diventati due puntini luminescenti e dopo mandò Crowley a sbattere da una parte all’altra, la rabbia di un arcangelo all’ennesima potenza. Nathaniel stava rantolando, soffocato dal suo stesso sangue, tutto sembrava perso quando Nathaniel si rialzò da terra e dalla sua bocca uscì il ruggito della Lince. L’arcangelo dell’annunciazione rimase stupefatto quando sua sorella malata e con la grazia disintegrata si avvicinò a Nathaniel e lo guarì.
“Nessuno deve toccare i miei figli”
Crowley si riprese e tentò di colpire Nathaniel. Questa volta fu intercettato da Balthazar, il quale lo frenò e gli disse ironico “Mi dispiace caro ma la meta non è disponibile per te” poi rivolgendosi ai prescelti “Ci penso io a questo simpaticone di demone. Andate a prendere l’essenza del Paradiso”
Senza pensarci due volte, Michelle creò un portale dimensionale al quale si aggiunse il potere di Nathaniel. Verso il Luogo o Non Luogo degli Angeli, laddove i capo gerarchia delle fazioni celesti si sarebbero scontrati contro la loro controparte oscura, per la presa dell’ultimo ingrediente, prima della battaglia contro la Quinta Cavaliere e  l’ingresso degli Alphas e di Raphael e di Elena.
Entrò Christine, Sam, Dean, Violet, Jensen, Nathaniel all’interno del portale dimensionale. L’arcangelo della giustizia e della misericordia rimase stupefatta che Gabriel fosse rimasto lì.
“Gabe?” domandò Christine perplessa.
“Dio ha tramutato la mia grazia in animo umano” spiegò Gabe con aria contrita “L’ho dovuto fare per costruire la Lancia di Lete e poi devo aiutare nell’attivazione delle catene di Semeyraza”
Christine si morse il labbro pensierosa  e dopo si rivolse a Sheeira “Sei pronta?”
“Vado a fare l’allegro chirurgo” disse Sheeira con finta allegria “Sono nata pronta”
Il Vaso di Collera mosse le ali e volò in direzione verso la casa di Ignitia mentre gli altri verso il Luogo o non Luogo degli Angeli. Crowley urlò il suo disappunto e fu prontamente fermato da un pugno ben assestato di Gabe, il quale ringhiò “Zitto, feccia”
Ormai si stava giungendo all’ultimo atto.
E mancava la morte dell’ultimo Vigilante. Al pensiero di quella morte Gabe ebbe un conato di vomito.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49-Il ciondolo di Dio, il Lycangelo e Lyarel ***


Buon pomeriggio,
ecco a voi il quarantanovesimo capitolo, rivisitato e completamente a nuovo e con un finale completamente diverso. Sperando che vi possa piacere, ringrazio di vero cuore tutti coloro che lo leggeranno e lo recensiranno, tutti coloro che hanno deciso di mettere le mie storie tra le seguite, ricordate, da recensire e preferite e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita. Mi auguro di non aver fatto errori di sorta e vi avverto che il capitolo è leggermente più erotico e più volgare rispetto al precedente.
Buona lettura.
Gabrielle :-D
                                                                                           
                                                               Il Ciondolo di Dio, il Lycangelo e Lyarel

Mentre i prescelti del Paradiso stavano attraversando il portale dimensionale creato da Mary Winchester, diretti verso il Luogo o non Luogo degli Angeli, per poter prelevare l’ultima parte destinata alla riparazione dell’amato e odiato specchio di lapislazzuli, combattendo contro la controparte oscura, Sheeira era volata via in direzione della casa di Ignitia,  con il cuore angosciato, in quanto stava ritornando nel luogo dove era iniziato tutto il suo travaglio, nella casa dove abitava la persona che aveva amato con tutta se stessa, sfidando le dure leggi delle alte sfere celesti, ed era stata ripagata con un nulla di fatto.
Un nulla di fatto che si era tradotto con un soggiorno non voluto all’Inferno, una vacanza non progettata e soprattutto non prenotata, nessun rimborso ma con un sacco di oneri aggiuntivi.
Tutto perché era stata rinnegata da lei, da Ignitia.
Ignitia, come il nome latino del fuoco, Ignis, come quell’elemento che riscaldava e nel contempo distruggeva ogni cosa nei paraggi.
Come quel sentimento da cui Haniel l’aveva sempre messa in guardia, poiché c’erano stati casi in precedenza di angeli che si erano innamorati dei loro protetti, dimenticandosi totalmente di fare parte di entità intransigenti e quindi non dovevano lasciarsi trasportare dai sentimenti, una sensazione piacevole e tremenda, un fiore velenoso che soffocava il cuore e infettava tutta la grazia, facendola stare male.
Un sentimento che dava e toglieva tutto.
Come nella filosofia pluralista di Empedocle, in cui il troppo amore o il troppo odio portavano alla distruzione e quindi alla morte.
All’inizio Sheeira aveva tentato di non farsi coinvolgere, aveva addirittura dato le sue dimissioni da angelo custode di Ignitia, proprio perché aveva paura delle conseguenze che le sarebbero accadute se si fosse lasciata coinvolgere dai sentimenti, e dopo, in seguito a un no secco da parte di Haniel, che nessun angelo poteva abbandonare il posto di lavoro, aveva deciso di fare buon viso a cattivo gioco, scavandosi lentamente la fossa per l’Inferno.
Stava andando da lei per recuperare il Ciondolo di Dio, l’ultimo ingrediente per creare un portale dimensionale che consentisse di andare nel luogo dove era collocato lo specchio.
A ritrovarsi su una spiaggia che racchiudeva il potere dei tre regni ultraterreni, a combattere contro la morte dei mostri del Purgatorio, contro Empusa, ovvero la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse assieme agli Alphas e all’aiuto dell’arcangelo Raphael, il messaggero celeste a capo di New York, e della sua compagna cacciatrice Elena, anche se la Vaso di Collera ignorava come potesse succedere tutto questo, come si potessero incontrare e in quale momento, ma soprattutto come potessero sconfiggere un essere come lei, una Cavaliere che aveva al suo interno i poteri di Morte, Pestilenza, Guerra e Carestia e nello stesso tempo il potere distruttivo e creativo della Natura.
Era combattere un grande incendio con un ventaglio di carta.
Dovevano lottare contro il pensiero orribile che sua sorella potesse morire definitivamente, poiché il pugnale di Anubi non consentiva ritorni e non si faceva eccezioni, che Chronie si liberasse della prigione da cui Eve l’aveva relegata per evitare che lei potesse diventare una minaccia per sé e per gli altri, che la ragazza potesse privilegiare la sua parte demoniaca al posto di quella purgatoriana e che sua madre, la Personificazione dell’Equilibrio, potesse uscire dal suo giardino per vendicare la morte della sua primogenita, procurando disastri a destra e a manca, per cui l’Apocalisse sarebbe stata vista come un male necessario, come l’unico modo per uscire da via senza uscita.
Poiché Astrea incazzata era come se tutti gli incubi del mondo avessero deciso di solidificarsi.
E c’era stata una sola occasione in cui Sheeira aveva visto sua madre arrabbiata e non era stata una bella cosa da vedere. In quell’occasione, durante un gioco in cui si stava testando la forza angelica delle ali, Lucifero aveva rotto con una mazza l’ala destra di Hesediel, costringendola ad atterrare malamente e a un lungo periodo di degenza, e Astrea lo aveva obbligato a fabbricare una nuova ala con la grazia.
“ È stato un incidente”
“L’unico incidente che hai avuto nella tua vita è stato l’incontro con Semeyraza…dimmi è stato lui a insegnarti quella mossa? Dovevi solo verificare la forza delle ali di Hesediel, non distruggerle!”
Alla non risposta di quello che poi sarebbe divenuto il Creatore dell’Inferno, la Personificazione dell’Equilibrio aveva ricambiato con un sorriso ampio e dopo aveva spalancato le ali, un gesto che aveva spaccato l’ala destra di Lucifero, costringendo la sua grazia a uscirsene fuori, facendo inginocchiare l’angelo.
“Sicuramente potrai occupare il tuo tempo in maniera proficua. Mi raccomando, stai attento alla distanza delle piume. Non vorrei che la nuova ala avesse un difetto di fabbricazione”
Il Creatore dell’Inferno si era messo a fabbricare la nuova ala di Hesediel sotto la coercizione di Astrea e aveva urlato “Non avevo intenzione di ferirla. Semeyraza mi aveva assicurato che la sua mazza avrebbe rafforzato la struttura muscolare di Hesediel…”
Uno sbattere di ciglia e la grazia di Lucifero era andata in fiamme e l’angelo era rotolato tra dolori atroci, in quanto le fiamme avevano amplificato il dolore provocato all’ala rotta.
Astrea era rimasta lì, senza muovere un muscolo, senza accennare ad aiutarlo, nonostante le facessero segnali e la incoraggiassero a essere imparziale.
A non far uscire il lato oscuro a discapito di quello luminoso.
Ed era stato questo il motivo che aveva spinto Dio a relegarla nel posto dove si trovava, perché se era capace di una cosa del genere, poteva fare molto di più.
Il Bene che diventava Male era più terribile e inquietante del Male che diventava Bene.
Poi il pensiero di Sheeira ritornò alla sua missione, al recupero del Ciondolo di Dio, alla rappresentazione pittoresca che aveva visto raffigurata all’interno di un libro presente nella Biblioteca di Haniel.
Un secondo cuore che si trovava sotto quello umano e che poteva compromettere la vita di chi lo portava.
Perché poteva scoppiare da un momento all’altro, rilasciando una grande quantità di energia tale da provocare un’embolia polmonare e la conseguente morte. Tutto questo si verificava nel caso che il possessore del Ciondolo avesse superato la linea di bene e di male che tutti gli umani avevano, per garantire l’equilibrio celeste.
Ogni battito d’ali era un tormento e una felicità insieme.
Un ricordo felice come loro due insieme che ridevano e scherzavano e all’orizzonte non c’era l’ombra di essere rinnegata e cancellata dai ricordi di Ignitia e un ricordo infernale, laddove un emissario di Lucifero, un suo subalterno si era divertito a torturarla con metodi crudeli e sopra ogni possibile decenza per ogni giorno in cui era stata prigioniera.
Siccome il tempo all’Inferno trascorreva diversamente per gli angeli, Sheeira aveva calcolato il suo tempo di permanenza in circa dieci secoli, tempo che era stato confermato quando si decisero di salvarla, quando Lucifero e il Tribunale Celeste avevano concordato che la punizione era durata abbastanza.
Ci era rimasta fino a quando Haniel non era sceso all’Inferno e l’aveva liberata, proprio nel momento in cui Sheeira aveva completato il processo di trasformazione in una Vaso di Collera, proprio quando la rabbia e la frustrazione di essere stata abbandonata dalla sua protetta, dall’unica persona che aveva avuto il pieno accesso alla sua sfera intima, beh avevano preso il pieno controllo di lei e la vendetta era stata l’unica cosa a mantenerla in vita, a farla sopportare la tortura, a farla continuare a combattere, a darle uno scopo.
Ogni giorno sognava di trasformare in un pugnale il sangue del demone che la torturava e di affondarlo nel cuore di Ignitia, di vedere il sangue schizzare nel muro e in qualche modo liberarsi dall’angoscia che quel luogo le aveva affibbiato.
Aveva lasciato che la parte oscura soffocasse la parte luminosa, rendendola più pericolosa di un demone.
Ovvero un angelo ribelle, un angelo capace di infliggere dolore, capace di incutere terrore e distruzione e nel contempo capace di grandi gesti di affettuosità, una creatura divina tenuta a bada, poiché erano capaci di grande bontà o di una grande cattiveria.
L’arcangelo dell’amore l’aveva liberata subito dopo il passaggio da Principiato a Vaso di Collera e aveva tentato di immergerla all’interno della Fonte di Afrodite ma non c’era stato verso di farla tornare al punto di partenza e la Fonte aveva subito un processo di bonifico, talmente la Collera era traboccante in lei.
La Collera era entrata in lei in maniera radicale.
“Io non voglio più avere a che fare con l’amore, non voglio avere a che fare i sentimenti. Voglio trovare un modo per convogliare la Collera e indirizzarla verso coloro che hanno preso gioco dei miei sentimenti”
“La vendetta non è mai la soluzione Sheeira. Lasciati aiutare, non tutti sono come Ignitia”
Sheeira aveva ridacchiato in maniera nervosa e dopo aveva affondato le sue nuove ali nel terreno, scatenando una scossa tellurica, un movimento oscillatorio che aveva distrutto il Giardino dei Principati, la collera che era fuoriuscita in lei in maniera impulsiva.
La rabbia aveva distrutto qualsiasi cosa e i Principati si erano prodigati a sistemare il luogo e nello stesso tempo avevano cercato fino all’ultimo di aiutarlo, di recuperare la vecchia Collera.
“La Collera non ti porterà mai alla pace dei sensi ma ti consumerà fino a quando non rimarrà solo lei e tu sarai solo un burattino”
“Io non voglio più provare amore, non voglio più soffrire per amore. Voglio utilizzare la mia rabbia in maniera costruttiva, senza farmi condizionare dalla bontà che, tanto, non porta altro che alla sofferenza"
E dopo si era scatenata, una furia omicida, il pugnale di Eris che passava da mano a mano, la lama che affondava impetuosa tra i muscoli delle ali, i suoi vecchi colleghi che cadevano in una pozza di sangue, piume e grazia angelica.
Deglutì e fu costretta a fermarsi per calmare i nervi. Il ricordo all’inferno fu molto forte e destabilizzante e la vaso di collera volle prendere la decisione di andarsene e lasciar perdere tutto, ritornare a fare la ladruncola e a far impazzire i poliziotti di Vancouver ma poi pensò a sua sorella maggiore, al fatto che stesse soffrendo e combattendo per salvare un regno bistrattato e sfruttato da tutti e si sentì una vigliacca a voler fuggire, a voler scappare dalle responsabilità.
Chiuse gli occhi e trattenne le lacrime.
“Non mi ha rinnegata, è stata costretta. Non voleva rinnegarmi, è stata costretta”
Era questo il mantra che si ripeteva ogni giorno da quando Lucifero l’aveva trascinata all’inferno, un modo per non impazzire e anche per illudersi che Ignitia le volesse ancora bene…sebbene sapesse quale fosse la vera realtà.
“Non mi ha rinnegata, è stata costretta”
Intorno a sé si stagliarono immagini di Ignitia che continuava la vita normalmente e che, addirittura, si lamentava della sua amicizia con Sheeira, considerata troppo oppressiva.
Sheeira divenne terrea in volto quando vide e sentì Ignitia affermare che il Vaso di Collera era stata la peggior cosa che le fosse mai capitata e che il nuovo angelo custode che le era stato affidato, poiché nessun essere umano poteva rimanere sprovvisto di guardiano celeste, era migliore di lei, in quanto le lasciava campo libero.
Il demone che la stava torturando, uno scagnozzo di Lucifero alle prime armi ma con una grande cattiveria insita nelle vene, scoppiò a ridere di fronte alla faccia sconvolta dell’ex principato e le assestò un potente colpo alla schiena, alle ali, facendo schizzare tutto intorno sangue e piume, sangue che era stato bevuto avidamente da demoni succiasangue, il quale lo avevano vomitato e iniettato di nuovo a Sheeira, costringendola a violente convulsioni.
Poi il torturatore le diede un colpo con una mazza ferrata, proprio durante il culmine di una violenta convulsione, ferendole gravemente l’occhio destro e rischiando di farlo uscire dall’orbita e quindi compromettendo la vista “Povera cucciola! È questo il brutto difetto di voi angioletti…avete una fiducia smisurata nei confronti del prossimo e questo vi porta a soffrire e a rodervi per persone che sono solo buone per farci da servi”
“Non mi ha rinnegata!”
Quella punizione era durata per giorni, settimane, mesi, secoli, lei che era legata alla ruota delle torture e costretta ad annegare nel suo stesso sangue, la grazia angelica infettata e usata come veleno per infierire contro di lei.
“Non posso lasciarmi condizionare dal passato. Mia sorella ha bisogno di me”
La Vaso di Collera si soffermò a guardare il cielo che stava sfumando verso l’arancione del tramonto e si accorse che era meglio sbrigarsi, prima che la luce crepuscolare l’avvolgesse tutta e la facesse precipitare in alto mare, con le ali bruciate, come una novella Icaro.
La tortura all’inferno non era per nulla paragonabile all’effetto della luce del tramonto, in quanto era il momento in cui Ignitia era nata e l’ora di nascita del protetto influenzava il buon funzionamento della grazia angelica.
Poiché un umano può cambiare angelo custode in caso di divergenza tra i due ma un guardiano celeste non lo può fare.
Un essere umano è per sempre!
Sapeva di angeli all’inferno morti tra atroci torture, dopo essere stati sottoposti a interminabili cicli di chemioterapia lunare, il momento in cui erano nati i loro protetti, i quali si erano macchiati di atti orribili e i guardiani celesti erano stati presi di mira per essere venuti meno al loro lavoro di protettori e di guide verso il bene.
Qualsiasi angelo che non riusciva a portare a termine il proprio compito, nonostante ci avesse messo la buona volontà, beh era condannato a circa un millennio di torture.
Ed era il tempo che lei aveva soggiornato all’inferno.
Era la dura legge dell’Universo, un accordo stipulato da Dio e Lucifero, appena qualche minuto dopo la creazione dell’Inferno,  un modo per ricordare al bene e al male quale fossero i loro compiti, che non potevano assolutamente sgarrare.
“Non posso assolutamente farmi trascinare dal passato”
Sheeira volò più veloce che poté, lottando contro il tempo e contro la paura che sua sorella potesse fallire nelle battaglia contro la controparte oscura e finalmente scorse la casa di Ignitia.
Il momento della verità era arrivato.
L’angelo ribelle rallentò il ritmo delle ali e si preparò all’atterraggio. Un grosso rottweiler ruppe la catena, corse verso di lei, la bocca spalancata per aggredirla, i canini per lacerare la carne, il tutto per difendere la padrona.
La Vaso di Collera si mise davanti a lui, incurante del pericolo, spalancò le ali ed intimò con voce ferma ed autoritaria “Silenzio!”
Il cane della villa si fermò a pochi passi dalla gamba di Sheeira e andò ad accucciarsi in un angolo del giardino, non osando attaccarla.
“Chi non muore, si rivede”
La Vaso di Collera sorrise in maniera ironico e si girò verso la voce sconosciuta “Non mi dire, sei venuto a darmi il benvenuto. E la torta dov’è?”
Sheeira vide appoggiato al muro il nuovo angelo custode di Ignitia, un Principato dai capelli rossi e gli occhi azzurri.
“Non hai perso affatto la voglia di essere presuntuosa. Il periodo all’Inferno non ha fatto altro che peggiorare questo lato del tuo carattere”
“ Syrian, che bello vederti”
Il Principato s’inginocchiò, prese una manciata di terra dal giardino, la portò al naso per odorarla e sussurrò “Spero che tu non ti lasci influenzare dal passato e svolg…”
Sheeira strinse le mani, resistendo all’impulso di mettergli le mani al collo e prese un respiro profondo, facendo riaffiorare la sua parte da Principato e soffocando quella da Vaso da Collera.
“Non c’è alcun bisogno che tu mi dica come svolgere il mio lavoro. Quello che è successo tra me e Ignitia fa parte del passato e sta tranquillo che non ho voglia di usurpare il tuo posto”
Syrian si mordicchiò il labbro e chiese mentre Sheeira preparava al rituale per chiamare Anton “Chi stai chiamando per estrarre il Ciondolo di Dio dallo sterno di Ignitia?”
“Sai che sei troppo curioso per i miei gusti?”
“Rispondere con una domanda non mi darà una spiegazione. E come nuovo angelo custode ho il diritto di sapere che cosa hai in mente per la mia am…volevo dire protetta”
A quel lapsus Sheeira fece un ghigno, consapevole che anche Syrian si stava innamorando della sua protetta e che doveva stare molto attento a non fare la sua stessa fine “Mi raccomando portati la protezione solare. In questo periodo il sole è molto forte all’Inferno”
“Io non farò il tuo stesso errore!”
A quella esclamazione, Sheeira fece un sorrisetto stiracchiato e annuì in maniera distratta, preparandosi al rituale per il Lycos Eros. Syrian le prese un polso di prepotenza e le chiese “Che cosa mi significa quel sorriso?”
“Niente, a parte che tu sei un povero illuso e mi stai facendo perdere tempo”
Poi la Vaso di Collera ignorò Syrian e si preparò al rituale. Prese il pugnale di Eris e si procurò una piccola ferita vicino al cuore, lasciando che alcune gocce di sangue e di grazia cadessero al suolo. Era il metodo adatto per poter evocare correttamente un Lycos Eros, secondo quanto era stato scritto all’interno del manuale di evocazione dei mostri, scritto da Binael in persona. Le gocce dovevano evaporare e creare una colonna di luce, al cui interno sarebbe dovuto comparire Anton ma non successe nulla.
“Stai evocando un Lycos Eros?”
“Tu non hai altre cose da fare, come ad esempio zappare l’orto? Non ho bisogno del commentatore”
“Questo è un metodo antiquato per evocare un Lycos Eros e molto dispendioso. Non fai prima a andare al Purgatorio e a prenderne uno?”
“Preferisco fare le cose all’antica maniera”
“Comunque mi sento offeso dal fatto che tu abbia deciso di affidarti a un licantropo dell’amore, invece di chiedere aiuto a noi”
“Nessun motivo personale, ho solo bisogno di un parere esterno. Non ti preoccupare, Anton si limiterà solo ad aprirle lo sterno e non farà nient’altro. Te la riconsegniamo tutt’intera, altrimenti puoi lamentarti attraverso il nostro servizio consumatori”
Syrian sbuffò innervosito e la Vaso di Collera ritornò al suo rituale. Sheeira non si fece scoraggiare dal tentativo fallito e lasciò cadere altre gocce di sangue angelico, pensando che le prime non erano abbastanza. Non stava mica evocando una formica ma un Lycos Eros, un mostro in grado di spappolarle il cuore e non venire distrutto dal fascio di luce, provocato dalla grazia. Le gocce di sangue cominciarono ad emanare fumo ma dopo non successe nulla. La Vaso di Collera iniziò a innervosirsi, in quanto il tempo stava scadendo e sua sorella poteva morire da un momento all’altro. Portando dentro sé la vita di tre creature, di tre gemellini sovrannaturali, dai poteri ancora misconosciuti ma dal destino già segnato, segnato dalla garanzia e dalla sfortuna di essere dei Winchester, portando dentro di sé le aspettative e le speranze di un intero popolo bistrattato e utilizzato per scopi egoistici sia da parte del Paradiso che da parte dell’Inferno.
“Anton, non farmi aspettare, porca miseria”
Incise ancora di più in profondità il pugnale in modo tale da arrivare all’arteria principale e la recise con un colpo secco, sapendo di stare rischiando un’emorragia interna che poteva compromettere tutto, visto che non aveva un vessillo ma anche lei aveva scelto l’opzione della grazia umanizzata.
Se moriva adesso, moriva per sempre.
“Io non capirò mai la decisione di umanizzare la grazia”
“Ci sono molte cose che tu non capirai mai ma non starò qui a spiegarti. O stai qui a seguire il mio rituale senza fiatare oppure…”
“Oppure che cosa farai?”
“Oppure posso rendere la tua vita da guardiano celeste un vero inferno. A te la scelta”
“Tu hai deciso di seguire il Paradiso!”
“Peccato che il Paradiso abbia deciso di buttarmi dagli amici di Facebook, probabilmente mi avrà bloccato”
Il sangue fuoriuscì a fiotti dal petto, Sheeira crollò tra le braccia di Syrian, il quale era rimasto lì a vegliarla con un misto di disapprovazione e paura, il latrato del cane a fare da colonna sonora, quando finalmente successe lo strano fenomeno.
“Finalmente si sta decidendo a comparire il signorino”
“Forse ha trovato traffico” sorrise Sheeira esausta “Con molta probabilità ha dovuto scegliere una via alternativa”
“Tu fai tutta la gradassa ma poi sotto sotto sei troppo buona Sheeira”
“Sono nata con questo difetto di fabbricazione. Purtroppo la ditta che mi ha prodotto, beh ha chiuso i battenti per fallimento”
Il sangue caduto per terra cominciò a sollevarsi, a scindersi in piccole gocce, le quali evaporarono e crearono una colonna di luce, al cui interno comparve Anton che si stava radendo, totalmente incurante di tutto, come se fosse stato ancora all’interno del Purgatorio.
“Non mi dire” esclamò Sheeira arrabbiata, allontanandosi di scatto da Syrian e fissando Anton “Mi sono dissanguata per questo? Sul serio?”
Dapprima il Lycos Eros non si accorse della presenza dell’angelo ribelle e di Syrian e continuò a usare la lametta, incurante che Sheeira lo avesse convocato. Come se ancora si trovasse all’interno del Purgatorio, tra i suoi simili, tra la sopravvivenza vista come l’elemento chiave dell’ambiente, dove le lotte all’ultimo sangue erano calde carezze, un modo per dimostrare che si teneva all’altra persona.
Perché una carezza gentile veniva vista come un pugno allo stomaco, come la peggiore delle torture, in quanto gli angeli avevano tentato di invadere il terzo regno con gentilezza, cercando di attirarsi le simpatie degli abitanti, affascinati dal modo elegante dei guardiani celesti e poi cambiando totalmente atteggiamento, rivelandosi per quello che erano, ovvero conquistatori spietati, pronti a fare una carneficina in casi di estrema necessità, per inseguire il Bene Supremo.
E quindi poteva capire benissimo la reticenza per gli abitanti del Paradiso e per coloro che li servivano.
“Tu ti sei quasi uccisa per uno così? A te manca qualche rotella!”
La Vaso di Collera sbuffò innervosita e finalmente Anton si girò verso di lei, con un sorriso grande che le fece mancare il fiato. Syrian guardò Sheeira e poi Anton e si batté una mano sulla fronte, sconcertato dalla reazione della sua ex collega.
“Non mi dire, anche tu non sei immune al fascino del sorriso di un Lycos Eros”
“Per caso, hai un pulsante di spegnimento nascosto nella schiena? Mi farebbe comodo attivarlo!”
Il Lycos Eros sapeva che il suo sorriso era il punto debole dell’angelo ribelle, che lei avrebbe fatto qualunque cosa per il suo sorriso e continuò a radersi, sorridendo e divertendosi a provocarla.
Poi alzò il sopracciglio destro in segno di interessamento e sussurrò “Oh ciao”
Sheeira si batté una mano sulla fronte incredula, l’aveva fatta aspettare per circa mezz’ora, rischiando la morte per dissanguamento e l’unica cosa che sapeva dire era ciao?”
“Tu sei un grandissimo maleducato. La mia collega ha rischiato la morte per convocarti e tu sai dire ciao?”
Anton si girò verso un indignato Syrian e commentò rivolgendosi a Sheeira “Amore mio, lo sai benissimo che il nostro è un sentimento anticonvenzionale! Poi preferisco averti tutta per me, non amo i ménage a trois”
Poi si fece un taglio profondo, tracciò un sigillo enochiano e spedì Syrian in Paradiso “Finalmente!”
“Oh ciao, sai dire solo questo?”
“Ho rimandato Syrian in Paradiso e tu mi ringrazi così? Comunque sono stato educato, potevo dirti Salve ma so che è un saluto che non sopporti e ho optato per il Ciao. Ci tengo alla mia vita”
Le strizzò l’occhio destro e la fissò in maniera impertinente. In quel momento Sheeira non seppe se prenderlo a calci nelle balle o baciarlo appassionatamente, forse tutte e due. Ogni volta le provocava reazioni contrastanti. Si costrinse a darsi una calmata, a non comportarsi come un adolescente alla prima cotta, e dopo lo punzecchiò “Hai finito oppure devo aspettare che tu ti faccia la ceretta alle gambe?”
“Per la ceretta ho già preso appuntamento con l’estetista la settimana prossima. D’altronde dovevo farmi bello per colui o per colei che mi avrebbe convocato”
“Tu neanche se stessi un anno intero in un centro benessere diventeresti bello”
“Chi disprezza, compra”
E detto questo, appoggiò la testa sulla spalla destra di Sheeira, provocandole una reazione inaspettata, con tanto di spalancamento involontario delle ali. Avendo deciso di solidificare la grazia, il suo corpo non era immune alle sensazioni corporee. In quel momento voleva solo baciarlo appassionatamente e dimenticare tutto il dolore che aveva sopportato.
“Io non disprezzo, non compro ma vendo”
“Dicono tutti così  ma poi alla fine comprano tutti” e dicendo questo, fece scivolare la mano destra lungo la colonna vertebrale, fermandosi a metà schiena e facendo avanti e indietro, stuzzicandola e costringendola a dare prova di autocontrollo. “Come mai mi hai convocato? Sentivi troppo la mia mancanza? Ah, a proposito mi sono iscritto a…”
“Hai un’opinione di te così alta che l’Everest in confronto è una collinetta”
E lo disse con voce talmente alterata che il Lycos Eros si allontanò da lei e disse “Svegliata dal lato sbagliato Shy? Posso cercare di farti rilassare”
“Cerca di non fare lo scemo”
“Come mai hai chiamato me? Non potevi chiamare i tuoi colleghi? Syrian sembrava così impaziente di aiutarti!”
“Quel pallone gonfiato? No e se non sta attento, si prende un posto in prima fila all’Inferno e quasi quasi sono indecisa se comprare i biglietti per godermi lo spettacolo. Comunque ho avuto delle divergenze con loro e poi la linea per contattarli è intasata”
“Hai provato a cambiare gestore?”
“Mi hanno lasciata in attesa. Poi non penso che i miei colleghi sarebbero stati così felici di aiutarmi…l’ultima volta che hanno cercato di offrirmi il loro aiuto, beh sono stati ricambiati con una coltellata in pieno petto”
Sheeira si interruppe bruscamente vedendo Anton sogghignare compiaciuto e gridò “Adesso cosa hai?”
“Non ti facevo così irruenta, sei una donna caliente”
“Vuoi continuare a parlare della mia vita?”
“Sì, fino a quando non mi dirai il motivo della mia convocazione. Ho un lavoro da svolgere e ho una vita da portare avanti!”
“Come quello di strappare i cuori alle persone?”
“Potrei avere un futuro come medico legale. A parte gli scherzi Shy, ho capito benissimo che non mi hai chiamato perché ti manco ma perché sono una speranza per te. Che succede?”
Sheeira calò la testa, il viso arrossato e borbottò “Devo prendere il Ciondolo di Dio dal petto di Ignitia. E mi serve il tuo aiuto”
La Vaso di Collera si accorse che Anton era cambiato e gli chiese preoccupata “Hai bisogno di qualcosa?”
“Guanti di adamante”
L’angelo non se lo fece ripetere una seconda volta, prese il suo pugnale e si fece una piccola incisione nell’avambraccio, materializzando una parte della sua grazia, mormorò qualche parola in enochiano e dei filamenti avvolsero le mani di Anton, come se fossero più una seconda pelle e che dei veri e propri guanti angelici.
“Adesso puoi aiutarmi?”
“Uhm…non lo so, fammi pensare. Sono ancora in tempo per ritirare la mia offerta di aiuto?”
“Anton” lo supplicò Sheeira sull’orlo di una crisi di nervi, con le lacrime agli occhi, inginocchiandosi di fronte a lui e fornendo prova di quanto fosse disperata e disposta a fare l’impossibile per salvare sua sorella “Per favore aiutami, Hesediel sta morendo e io devo prendere il Ciondolo di Dio per formare un portale dimensionale per andare a riparare uno stupido specchio di lapislazzuli, il quale sta combinando disastri a destra e a manca e io non voglio stare qui ad ascoltare la tua titubanza!”
Il Lycos Eros strabuzzò gli occhi, ricordando come Christine lo avesse guarito dopo l’attacco di Sheeira rischiando grosso, in quanto poteva essere dilaniata da un branco di licantropi inferociti e annuì “Per Hesediel, questo e altro”
“Tu sì che sai come conquistare il cuore di una ragazza”
“Non puoi chiedere promesse a un cattivo ragazzo. E comunque preferisco graffiare un cuore piuttosto che conquistarlo. C’è più sfizio!”
“Andiamo Cupido da strapazzo!”
“Fai di tutto per insultarmi ma poi…”
Poi entrarono in casa, appena in tempo per sentire Ignitia parcheggiare la macchina e sbattere lo sportello del guidatore, visibilmente contrariata, gettare le scarpe da ballo nei sedili posteriori, appena in tempo per evitare di incrociare  il suo sguardo, perché era proprio vero che il tempo non guariva le ferite ma le accentuava se ne aveva l’occasione.
“Tutto bene?” domandò Anton preoccupato, mettendole una mano sulla spalla.
Sheeira non lo sentì e stette ferma sulla soglia della porta e si rese incorporea mentre la sua ex protetta l’attraversava da parte a parte. In un momento l’angelo e l’umana furono una cosa sola e in quel breve intervallo la Vaso di Collera seppe che si era fidanzata, che era in procinto di sposarsi, che la sua vita stava trascorrendo normalmente, come se la loro amicizia non fosse mai esistita.
“Sheeira allontanati dalla porta”
Il licantropo dell’amore la scrollò, conscio del fatto che quella vicinanza non era salutare per un angelo che era stato ferito dai sentimenti. La Vaso di Collera lo guardò trasognata, come se non avesse ritenuto possibile una cosa del genere “Hai per caso frequentato un master in counseling?”
“Non ho fatto in  tempo a iscrivermi. Comunque ho avuto a che fare con cuori spezzati e so che non è una buona cosa lasciarsi indebolire. Rivangare il passato, quel passato che ti ha trascinato all’Inferno, non cambierà le cose. Anzi ti renderà ancora più incattivita”
La Vaso di Collera rimase colpita dall’affermazione e dovette ammettere dentro di sé che avesse ragione, anche se ovviamente non glielo avrebbe detto, tanto per farlo stare sulle spine. Anton rimase lì ad aspettare che Sheeira affermasse che lui avesse ragione ma la Vaso di Collera non gli diede quella soddisfazioni.
“Meglio tenerti sulle spine, poi non ci trovo gusto a ringraziarti. Non bisogna chiedere promesse a un angelo ribelle!”
“Io e te siamo una coppia assolutamente insuperabile”
Subito dopo i sensi di Ignitia entrarono in allerta, avvertendo che la casa era stata sorvegliata e messa in sicurezza da un demone e che quest’ultimo era entrato più volte, mascherandosi da persona insospettabile e innocuo.
Il Lycos Eros e la Vaso di Collera osservarono Ignitia mentre si dirigeva in cucina, apriva il frigorifero e si concedeva  uno spuntino notturno.
“Lo senti anche tu?”
“Profumo di demone n°5” esclamò Sheeira agitata, guardandosi intorno sospettosa, come se si aspettasse che da un momento all’altro spuntasse un demone ad aggredirli “Con molta probabilità, uno scagnozzo di Crowley è venuto a crollare la situazione”
“Tu lo sai per quale motivo Crowley abbia deciso di conquistare il Purgatorio? Molte voci di corridoio affermano che lo abbia fatto per la figlia che ha avuto con Eve…”
Sheeira sbuffò, non stupendosi affatto che la voce fosse circolata così in fretta tra i regni. Come redazioni giornalistiche, non avevano eguali.
“Le voci di corridoio hanno ragione. Crowley ha combinato tutto sto casino per incontrare la figlia, per convincerla a venire con lui e seguire la parte demoniaca”
Anton annuì trasognato, pensando come all’inizio tutto si riconducesse solo alla mera conquista e invece c’era un disegno più grande dietro le apparenze, la voglia di un padre non proprio modello che utilizzava la propria progenie per raggiungere i suoi scopi e non per seguire un sano e costruttivo istinto paterno.
Almeno il demone era coerente con la sua natura, al posto di tanti angeli che utilizzavano il Bene come scusa per distruggere. Il sorriso gentile dietro la pugnalata crudele. Il Lycos Eros aveva conosciuto Chronie, ben prima che Eve si separasse da Crowley e decidesse di rinchiuderla, rimanendo colpito dall’aura di rabbia che la circondava, una rabbia derivante dal suo lignaggio e da due genitori che le volevano bene per convenienza.
Il suo sguardo si concentrò sui ceppi che erano stati messi all’interno del caminetto, in attesa di essere accesi, e gli venne in mente la sua piccolina, alla sua Chrysie, una piccola Lycos Eros che aveva chiamato come Christine, un modo per sdebitarsi di averlo salvato.
Nel Purgatorio le cose stavano andando sempre peggio dopo la morte di Fabian per merito di un demone, il gruppo di licantropi  si era rivelato debole e non capace di fare fronte alle difficoltà, lui che si era ritrovato da solo a badare a una bambina piccola, una bimba che gli era stata affidata da una Lycos Eros moribonda, lui che non aveva nessuna dimestichezza con i piccoli.
Vedendo che Ignitia non si decideva ad andare a letto, Sheeira domandò “Come va in Purgatorio?”
Anton si girò verso di lei e scrollò le spalle “Ah, sei ancora viva. Si lotta un giorno sì e uno no. Nel Purgatorio non si corre il rischio di annoiarsi”
“Come sta Fabian?”
“Allora è proprio vero che tu e lui avete fatto pace, non è una leggenda metropolitana. E pensare che avrei scommesso di più su una possibile glaciazione all’Inferno”
“Le più grandi amicizie non iniziano sempre in maniera burrascosa? Per mia difesa, tu volevi squartare il petto con i tuoi artigli da licantropo da strapazzo. Una donzella deve essere sempre difendersi dai malintenzionati”
“Tu donzella? Ma se hai la delicatezza di un elefante che fa break dance in una cristalleria”
“Noto con piacere che posso cantare sul tuo appoggio. Come sta?”
Il Lycos Eros si mordicchiò il labbro nervoso, il ricordo della morte di Fabian che riaffiorava prepotentemente, il sangue che colava dalle mani nel vano tentativo di salvarlo, il suo respiro affannato nel dirgli che il gruppo doveva rimanere compatto “Morto, ucciso da un demone”
La Vaso di Collera non seppe cosa dire per un po’, nonostante Fabian l’avesse minacciata, beh non meritava di morire così e poi rispose rammaricata “Mi dispiace” intrecciò le mani e continuando a guardare Ignitia che mangiava e pregando che andasse al più presto a dormire domandò “Che cosa hai fatto dopo?”
“Siamo qui per parlare della mia vita privata o per prendere dal petto della tua amata il Ciondolo di Dio?”
Sheeira gli diede un pugno sulla nuca con fare seccato e indicò contrariata la sua ex protetta “Dobbiamo aspettare che lei salga e si addormenti di sua spontanea volontà. Non vorrai aprirla qui, come una banale scatoletta di tonno”
“Non sarebbe una cattiva idea, almeno facciamo qualcosa di alternativo”
La Vaso di Collera spalancò un’ala e lo schiaffeggiò ripetutamente, causandogli numerosi schiaffi che non si rimarginarono a causa dell’argento contenuto in essa “Non ti permetterò di ferirla più di quanto non sia strettamente necessario, è chiaro?” ritirò l’ala e si concentrò di nuovo su Ignitia “Che cosa hai fatto dopo la morte di Fabian?”
Anton non rispose subito, aspettando di guarire dalla furia di Sheeira e non riuscendoci “La prossima volta, aggrediscimi in maniera naturale. Per quanto riguarda la mia vita privata, lo vuoi proprio sapere che cosa ho fatto?”
“Non ti preoccupare paparino, dormirò come un angioletto stanotte”
Il Lycos Eros rimase a fissarla ammirato, pensando che molto probabilmente non esisteva un’altra persona come Sheeira e cominciò a raccontare “Dopo la morte di Fabian, all’interno del gruppo si sono creati dei dissapori ingestibili, metà del gruppo ha sfigurato e mutilato l’altra metà, a causa degli effetti di un’influenza demoniaca abbattutasi all’improvviso, un attacco virale ordinato da uno scagnozzo di Crowley, il quale aveva tentato di indurci in tentazione nel seguire la linea folle del suo capo. Io ho abbandonato il gruppo prima che la situazione potesse degenerare e sono diventato papà di una splendida bambina”
A quelle parole Sheeira si sentì morire dentro, una strana gelosia si impossessò di lei, un sentimento totalmente infondato e ingiustificabile, in quanto il Lycos Eros era libero di fare ciò che volesse e lei non era nessuno per intromettersi nelle sue faccende. Ma pensare che altre mani lo potessero toccare, che altre labbra potessero sfiorare le sue, era una cosa che le risultava difficile da tollerare, per quanto fosse puerile il suo pensiero. Per un attimo che durò un’eternità, gli occhi castani di Anton si incrociarono con quelli azzurri di Sheeira e la tensione sessuale tra di loro salì al culmine, con Ignitia che era spettatrice ignara di quello scontro.
L’angelo si mordicchiò il labbro inferiore per il nervosismo, immaginando come sarebbe stato baciare un Lycos Eros, un mostro con i suoi stessi poteri, due creature sovrannaturali in grado di difendere e capire l’amore. Nonostante lei fosse diventata una Vaso di Collera a tutti gli effetti, ancora la sua grazia aveva strascichi della sua antica ascendenza da Principato, poiché era un’eredità da tenere in grande considerazione.
“Ah sono contenta per te” esclamò Sheeira in tono brusco, cercando di fare trasparire ironia e svelando una gelosia marcia “Almeno hai messo la testa a posto, a quanto pare i miracoli esistono. Vorrei stringere la mano a quella povera Lycos Eros che ti ha portato sulla retta via e chiedere che venga ammessa in Paradiso. Merita di essere accolta con tutti gli onori in Paradiso piuttosto che essere scaraventata in Purgatorio”
Anton sghignazzò divertito e si avvicinò di più a lei, inclinando la testa a sinistra per valutarla “Sto sbagliando oppure capto una nota di gelosia nella tua voce?”
La Vaso di Collera sbuffò irritata e tentò di svicolare la domanda “Non so di cosa tu stia parlando! Questa è la mia voce di profonda gioia, anzi sto pensando a come allestire la stanza per lei. Che dici, punto sul romantico oppure sul macabro?”
Il Lycos Eros si avvicinò ancora di più e a pochi passi dal suo orecchio destro “Non c’è nessuno nella mia vita. Chrysie è mia figlia adottiva e non ho nessuna persona nella mia vita, per quanto mi piacerebbe averla. Chry è una piccola Lycos Eros che mi è stata affidata da una madre al limite delle forze e che è morta tra le mie braccia, il suo ultimo pensiero rivolto alla sua piccolina, consapevole che non ci sarebbe stata per crescerla. Sono la sola persona che si può occupare di lei, vista che la popolazione dei Lycos Eros è stata decimata da un demone”
“Tutti?”
“Siamo diventati un numero esiguo. Ci possiamo contare sulle dita di una mano”
“Gemma?”
“Non mi dire, un’altra tua fiamma! Caspita, hai una vita sessualmente attiva” esclamò Anton in maniera divertita e dopo si affrettò a rassicurarla “La figlia di Haniel sta bene, è un po’ scossa ma tutto sommato sta bene. Certo a causa di un feroce scontro non potrà più correre, in quanto il demone le ha reciso i tendini delle gambe e sono stati guariti in malo modo. Per noi Lycos Eros l’importante è essere vivi, distrutti ma vivi”
Sheeira rimase stupefatta dal tono che aveva utilizzato il Lycos Eros e i suoi sensi da Principato mai assopiti l’avvertirono che Anton amava moltissimo la sua piccolina, che avrebbe affrontato le peggiori torture per lei. Poi la vena ironica e dissacrante prese il sopravvento sulla sua parte buona e ribatté “Non ti facevo sentimentale. Pensavo che tu fossi uno strappacuore che un tenerone. Come si dice, l’abito non fa il monaco”
“Sono un tipo dalle mille risorse” rispose il Lycos Eros in maniera sorniona, avvicinandosi e attorcigliando una ciocca bionda attorno a un dito, liberando il ricciolo “Vuoi sapere perché…?”
A quelle parole, Sheeira si allontanò bruscamente da Anton e calò la testa imbarazzata, sapendo benissimo dove volesse andare a parare.
“Volevo evitare..”
“Che io soffrissi così” concluse Sheeira schermendosi e allontanandosi da esso “Alla luce di quanto mi è successo, beh non avrei rifiutato la tua offerta. Sarebbe stato un gesto molto carino da parte tua. Almeno avrei evitato di fare la villeggiatura a Hell’s Resort, il modo in cui trattano i clienti è letteralmente infernale”
Il pensiero di Sheeira vagò sul divano, su quello stesso divano in cui lei e Ignitia si divertivano a chiacchierare per ore intere e il suo cuore ebbe un tuffo, poiché il passato era una ferita difficile da rimarginare e da dimenticare. Prese un cuscino e rise in quanto era logoro, vittima delle loro innumerevoli lotte spensierate con i cuscini.
Era una gioia sublime e sofferenza indicibile ricordarsi tutto questo.
“Tra poco crollo tra le tue braccia” borbottò Anton in tono annoiato “Ho dimenticato il gas acceso e non vorrei che la casa saltasse in aria”
 E detto questo appoggiò la testa sulla spalla sinistra della Vaso di Collera, la quale prontamente lo allontanò con uno spintone, in una dimostrazione di finto fastidio. In realtà era contenta che il Lycos Eros si appoggiasse a lei ma doveva far finta di essere seccata. Aveva permesso ai sentimenti di avvolgerla e di ferirla e ne era rimasta scottata e non voleva ricadere nello stesso errore.
“Non sono un morbido cuscino su cui appoggiarti”
“Puoi fare finta di odiarmi ma io lo so che mi adori”
“Sei troppo sicuro per i miei gusti, lupacchiotto. Vuoi un’altra iniezione d’argento nelle vene per rimetterti in riga?”
A quelle parole, il Lycos Eros si scostò dalla Vaso di Collera, memore dell’ultima volta in cui l’argento gli aveva ostruito le vie respiratorie ed era stato necessario l’intervento di Christine “Non ci tengo assolutamente. Comunque non puoi essere sempre così diffidente nei confronti degli altri, prima o poi…”
Poi Anton si bloccò, vedendo che Sheeira si era scurita in volto e da Lycos Eros capì che era un argomento che stava a cuore all’ex Principato. Ignitia non era stata una semplice amica, era stata qualcosa di più. E comprese che anche Gemma era stata una di quelle persone che lei aveva amato ma non era andata bene. Quante persone aveva amato  e ne era stata ripagata con un nulla di fatto?
Quante volte aveva frantumato il cuore e lo aveva ricostruito?
“Non era una semplice protetta per te. Tu l’amavi”
La Vaso di Collera lo guardò stranita e senza dire nulla annuì con il capo. Doveva essere solo il suo angelo protettore, rispettare gli ordini che le erano stati impartiti da Haniel ma poi i sentimenti si erano  più forti ed era stato impossibile trattenerli, subendo rimproveri da parte del capo gerarchia, il quale l’aveva avvertita dei rischi di innamorarsi del proprio protetto.
Ed era stata ripagata con la sofferenza, solo perché l’aveva rinnegata. Un rinnegamento che era iniziato da quanto si era avvicinata ancora di più a lei e Ignitia si era sentita minacciata e imbarazzata.
Come se i sentimenti fossero veleno corrosivo.
Non si era accorta che Anton si era avvicinato di nuovo a lei e il Lycos Eros ne approfittò per mettere di nuovo una mano sulla faccia e Sheeira ebbe i sensi in allerta.
“Che cosa stai facendo?”
Il Lycos Eros non rispose e si avvicinò sempre di più, ormai erano a pochi passi l’uno dall’altra. Il cuore di Sheeira cominciò a battere sempre più velocemente e la tentazione di baciarlo fu molto forte. Voleva baciarlo appassionatamente e nello stesso tempo fare in modo di dimenticarsi del suo retaggio, della sua sofferenza.
Di vivere la sua vita senza ansie inutili, di vivere normalmente.
Poi la Vaso di Collera si allontanò da lui “Non posso”
“C’è qualche momento in cui pensi a te stessa? Hai bisogno di essere guarita dalla tua fiducia distrutta sull’amore”
A quelle parole Sheeira scoppiò a ridere, pensando al fatto che era da circa tre secoli che pensava solo a se stessa, che era fuggita per le troppe lacrime versate, tre secoli in cui aveva assistito a innumerevoli cambiamenti, in cui aveva visto la morte di molti popoli e la nascita di altrettanti, in cui era diventata l’angelo di Ignitia ed era iniziato il suo calvario.
“Ho pensato talmente tante volte a me stessa che adesso trovo catartico pensare un po’ agli altri, non credi?”
Il Lycos Eros annuì ammirato dall’intraprendenza di Sheeira e cercò di farla mantenere con i piedi per terra “Non illuderti troppo”
“Finché c’è la possibilità, cerco di non arrendermi”
Poi la loro attenzione si spostò su Ignitia e con gioia costatarono che aveva deciso di recarsi nella stanza da letto. Anton si alzò dal divano e battè le mani con foga “Finalmente! Mi si stavano atrofizzando le gambe. Andiamo a giocare all’allegro chirurgo”
Sheeira gli lanciò un’occhiataccia e dopo seguirono la sua ex protetta, stando attenti a non farti percepire da lei. Nonostante l’invisibilità, ogni angelo emanava un profumo che poteva essere percepito da chi possedeva un olfatto sopraffino.
E Ignitia era uno dei pochi esseri umani ad avere quella dote.
Poi il Ciondolo di Dio dava una percezione in più. Conscia del fatto che il soffitto della camera da letto era basso, la Vaso di Collera si abbassò per evitare di farsi male, dimenticando di dirlo ad Anton, il quale diede una forte craniata al soffitto. Il Lycos Eros si mise la mano sulla fronte e rimase per qualche minuto con gli occhi chiusi.
“Vuoi un bacino sulla bua?”
“Potevi avvertirmi, accidenti!”
Sheeira gli diede un lungo bacio nella parte dove Anton aveva sbattuto e gli disse “E perdermi tutto il divertimento? È stato meglio così”
Il Lycos Eros ringhiò sommessamente ed entrarono nella stanza, stando curvi per evitare di sbattere la testa in continuazione e dopo Sheeira fece cenno ad Anton di procedere all’estrazione del manufatto divino.
“Adesso si comincia a ragionare!”                                                  
All’inizio la Vaso di Collera appoggiò la mano destra sulla fronte della ragazza, intimando all’anima di addormentarsi e dopo il Lycos Eros si mise all’opera, sfoderando le unghie. Il mostro purgatoriano incise lo sterno, separando i due lembi di pelle e mettendo in mostra il cuore, un muscolo pulsante capace di gestire la vita di una persona oppure di rovinargliela completamente.
“Era troppo chiedere che il Ciondolo di Dio fosse all’inizio?”
“Lo sai che a Lui non piacciono le cose semplici”
“Deve rivedere le sue prerogative perché sono tutte sbagliate”
Sheeira non si arrischiò a parlare e Anton continuò nel suo operato, spostando l’organo, evitando di rompere qualche arteria e mettendo in rilievo il manufatto divino, il quale si differenziava da quello umano a causa di un colore più rossastro e per alcune striature nere diagonali e verticali, il colore della furia e della passione.
“Finalmente”
Fiducioso che i guanti di adamante lo avrebbero protetto, il Lycos Eros non perse tempo a prenderlo quando successe qualcosa di impensabile. Dal cuore divino si formarono delle fiamme bianche, le quali sciolsero i guanti di adamante come se fossero burro, recidendo i tendini e facendogli perdere la sensibilità all’arto superiore. Il mostro resistette per quanto potè e dopo ululò la sua sofferenza.
“Aiutami”
A complicare ancora più le cose, come se fossero semplici, l’arteria principale si ruppe e Ignitia cominciò ad avere una forte emorragia, capace di compromettere tutto quanto. La Vaso di Collera urlò di frustrazione, pensando che nulla era facile quando si trattava del Signore dei Cieli.
Più le cose erano complicate e Lui era contento.
Non esisteva nessun disegno divino, al massimo era uno scarabocchio di un bambino distratto.
Il Ciondolo di Dio non poteva essere un ninnolo, un vecchio manufatto disperso in qualche posto remoto? No, un cuore posto al di sotto di un altro per complicare l’esistenza. Sheeira avrebbe preferito mille volte recuperare il Ciondolo di Dio in una radura di spine velenose piuttosto di trovarsi lì.
Si ritrovò a guardare Ignitia, la bellezza imperfetta e un’ondata di sentimenti la travolse di nuovo come un fiume in piena, l’amore che non si era cancellato ma si era ibernato nella sua anima…
“Mi aiuti oppure stai aspettando il coraggio di baciarla?”
“Arrivo”
Il fuoco di Dio stava letteralmente polverizzando il braccio di Anton e Sheeira non sapeva come aiutarlo. Dapprima la Vaso di Collera sbattè le ali velocemente in modo da spegnere le fiamme ma fu inutile, poi appoggiò le mani ai fianchi del Lycos Eros, spingendo indietro e rischiando di farlo affondare ancora di più nel fuoco.
“Hai intenzione di aiutarmi oppure di bruciarmi?”
“L’amore non è ghiaccio ma è fuoco che ustiona l’anima”
L’ex Principato si battè la mano sulla fronte e poi baciò appassionatamente Anton, come se la sua vita dipendesse da lui. Dapprima il Lycos Eros rimase colpito dalla decisione della Vaso di Collera, persona impulsiva ma con un grande cuore e dopo ricambiò il gesto con la stessa foga, ignorando o meglio non dando importanza al fatto che il suo braccio fosse quasi completamente andato e Ignitia stava morendo.
In quel momento esistevano solo loro due, Anton e Sheeira, due esseri sovrannaturali che erano stati feriti dai sentimenti.
Senza staccarsi, con il braccio libero lui cominciò a sbottonarle la camicetta e le palpò i seni, avvertendo che i capezzoli si stavano inturgidendo al suo tocco, che al di sotto della corazza c’era calore. Lei si avvicinò di più e ridacchiò, sentendo l’erezione che premeva nei pantaloni, il desiderio che si faceva più pressante.
Poi il pensiero di quello che dovevano fare colpì Sheeira come un macigno e si staccò da lui in maniera repentina “Ma che cavolo stiamo facendo?”
“Eravamo nel bel mezzo di una scopata” dichiarò Anton senza tanti giri di parole e le diede un’occhiata maliziosa ai seni “E devo costatare che ti è piaciuto”
Sheeira avvampò ma non negò. Le era piaciuto, le era fottutamente piaciuto che lui le avesse palpato i seni ma non era momento per farlo. Senza tante cerimonie, il suo sguardo cadde in basso, laddove costatò che anche lui aveva notevolmente apprezzato. Deglutì in maniera vistosa e lui ridacchiò “E poi dicono che gli angeli sono puritani”
“Io e la purezza non siamo state amiche”
“Vorresti baciarmi”
“Ignitia sta morendo! E ho la missione affinchè Christine non muoia e l’equilibrio non se ne vada a scatafascio!”
“E nel contempo vorresti fare sesso” esclamò Anton con fare voglioso “Segui la mente o il cuore?”
“Ci sono volte in cui la mente deve prevalere sul cuore prima che quest’ultimo possa combinare casini”
“Casini che alcune volte aiutano a non morire”
Sheeira lo guardò stranita e dopo l’attenzione si spostò di nuovo sulla sua ex protetta, al fatto che stesse morendo dissanguata mentre loro decidevano di fare sesso o meno.
“Non sempre possiamo decidere con il cuore, ci sono momenti che dobbiamo pensare con la mente”
Anton schioccò le dita con fare infastidito, stupefatto e anche sconcertato del repentino cambiamento di umore di Sheeira, capace di tanta scelleratezza e tanta risolutezza, capace di pugnalarti alle spalle e guarirti alla luce del sole “Non c’è momento migliore per seguire il proprio cuore. È l’istante a definirci!”
L’ex Principato scosse la testa intestardita ed esclamò “Il Lycos Eros sta prendendo possesso di te! Pensa con…”
Ma Anton non la fece parlare più e la baciò più appassionatamente di quanto avesse fatto prima. Sheeira cercò di respingerlo ma la forza del Lycos Eros era aumentata, come se il tocco con il Ciondolo di Dio lo avesse fortificato e reso più spavaldo del solito. Con stupore e anche con una certa malizia l’angelo ribelle percepì la pressione contro le parti basse.
“Non ti sembra di aver caricato troppo?”
“Le munizioni non sono mai abbastanza” ridacchiò Anton, accarezzando con il braccio libero il viso di Sheeira e rendendosi conto che, anche se appartenevano a mondi diversi, erano molto simili.
La Vaso di Collera sorrise e dopo notò che le fiamme che avevano avviluppato il braccio del Lycos Eros stavano scomparendo anzi stavano ricostruendo la pelle, i tendini e i muscoli che erano stati precedentemente distrutti.
“Io ti odio” esclamò Sheeira d’improvviso con la voce più cattiva che aveva.
Le fiamme ripresero vigore, ritornando a distruggere tutto quello che avevano guarito.
“Ti odio perché con la tua indifferenza mi hai gettato all’Inferno, facendomi patire ogni sofferenza, io che…”
Il Lycos Eros si accorse che la parte ribelle della sua amata stava tentando di vanificare la missione e tentò il tutto per tutto per farla rinsavire, per farla tornare dalla parte giusta.
“Sheeira lotta, è la tua parte di Vaso di Collera che sta cercando di…”
L’angelo ribelle lo schiaffeggiò ripetutamente ma il Lycos Eros non fece nulla, lasciandosi colpire, in quanto Sheeira stava affrontando una prova difficile, tra il dimenticare un torto e farlo pagare con gli interessi.
Con una mossa avventata, il Lycos Eros estrasse la mano ricoperta di fiamme divine, fiamme che lo stavano consumando pian piano e che, se avessero continuato ad espandersi, gli avrebbero impedito l’uso permanente dell’arto superiore e lo appoggiò al fianco destro della creatura celeste.
L’angelo urlò, urlò fino a sgolarsi, urlò perché l’amore contenuto all’interno era più intenso di quello che aveva mai provato e in più era fortificato dai sentimenti di Anton. L’amore amplificato stava cercando di sgrassare tutta quella patina di odio e rancore con cui si era corazzata e che l’aveva fatta diventare una Vaso di Collera.
“Fallo smettere!”
Le fiamme le lambirono il corpo, mostrandole la parte più debole a detta sua, la parte umana che aveva cercato di cancellare per non soccombere. Per costruire una corazza che l’aveva resa più incattivita e meno propensa ad ascoltare gli altri. Un’armatura nata dalla collera di aver fatto l’impossibile per una persona che l’aveva ignorata e da quel singolo episodio aveva pregiudicato tutti i sui contatti angelici. Nella sua mente comparvero le immagini di lei che si scatenava contro i suoi ex colleghi, il sangue che usciva a fiotti mentre li colpiva, l’amore incondizionato e non ricambiato di loro, nonostante lei non li stesse ripagando nella maniera giusta.
E ci rivide anche Anton.
Vide Anton che aveva capito benissimo la sofferenza e si era prodigato a salvarla nel peggior modo possibile e rischiando di morire.
 Vide il Lycos Eros affrontare un gruppo di licantropi per cercare di salvare la figlioletta.
Vide e percepì un amore che era impossibile da assimilare.
Quell’amore che aveva fatto e che aveva dimenticato.
Lei che aveva fatto innamorare molte persone e dell’amore ne era rimasta scottata.
“Fallo smettere”
“Tu smetti di odiare!”
“Io non posso amare una persona che non ha avuto scrupoli…”
Il Lycos Eros la baciò di nuovo e Sheeira lo morse al labbro, rilasciando grazia argentata. Il licantropo cominciò a soffocare, l’argento che gli percorreva nelle vene e ostruiva le vie respiratorie ma non demorse. Stava perdendo la vita, stava perdendo l’uso del braccio ma non voleva rinunciare a Sheeira.
Quello stesso angelo che si dichiarava stronzo ma poi si spaccava per gli altri.
Con un rantolo di voce il Lycos Eros disse “Io ti amo”
Con uno scoppio le fiamme si spensero ed entrambi tornarono alla normalità. Senza perdere tempo, Anton ficcò la mano alla ricerca del Ciondolo di Dio, tirandolo fuori senza tranciare nulla e lo fece vedere all’angelo con un sorriso anemico.
“Ce l’abbiamo fatta”
Appena lo estrasse fuori, la pelle intorno allo squarcio si ricucì, lasciando solo una minuscola e impercettibile al centro. Tutto questo senza che Ignitia si accorgesse di qualcosa. Il Ciondolo di Dio pulsò lievemente nella mano di Anton, il quale esclamò “L’amore fa fare cose folli!”
Sheeira rimase catatonica, pensando a quello che era successo con Anton, al suo quasi ucciderlo, all’amore che aveva dimenticato e che aveva tentato di sgrassare quella parte di odio che si era costruita.
“Sheeira…”
“Mi ero dimenticata dello straordinario potere dell’amore…”
Il Lycos Eros assunse una falsa faccia contrita e la stuzzicò “Pensavo che tu volessi chiedermi scusa per lo scannamento gratuito”
“Quello lo avrei fatto a prescindere”
Poi senza preavviso, lo baciò e gli diede un pizzicotto sul sedere. Anton la ricambiò senza perdere tempo, senza pensare che stavano sprecando tempo per la salvaguardia dello specchio di lapislazzuli e di tutti gli abitanti del Purgatorio, compresa la loro protettrice e Sheeira si allontanò “Non è tempo!”
Il Lycos Eros annuì in maniera serena “Arriverà il tempo in cui ululerò insieme a te”
“Aspetta e spera”
Anton fece una linguaccia per stemperare la situazione e dopo scesero sotto, con il Ciondolo di Dio che pulsava tra le mani, sollevati che tutto fosse andato per il meglio. Entrambi guardarono verso il Cielo che si vedeva dalla finestra, notando che il sole era appena sorto e il tempo stava scadendo.
Il primo novembre era vicino.
“Adesso che cosa farai?”
“Raggiungerò mia sorella nel Luogo o non Luogo degli Angeli per recuperare l’essenza del Paradiso…” a un certo punto la Vaso di Collera gridò “Giù”
Un fascio di luce si materializzò all’improvviso, costringendo Sheeira ad abbassarsi per evitare di essere abbrustoliti e rendere vano il loro operato. Il Ciondolo di Dio cominciò a battere sempre di più, come se avvertisse il pericolo e volesse preservarsi.
Sheeira sentì il bisogno di spalancare le ali e andarsene prima che le cose si complicassero ulteriormente.
Non poteva permettere che il Ciondolo di Dio si danneggiasse.
Si concentrò per mettersi in contatto con la grazia della sorella e la trovò debilitata, una grazia che lottava ma che si stava sgretolando, portando con sé la vita di tre scintille.
Se le cose si fossero messe male, Christine doveva partorire.
Non importava se non erano i tempi giusti, i bimbi non dovevano nascere all’Inferno! E la loro mamma, sua sorella maggiore, doveva tornare all’antico splendore del capo gerarchia delle Dominazioni. Quell’angelo che non aveva avuto remore a scagliarsi contro il suo ex migliore amico e a rilegarlo nel peggiore dei mondi.
Il Lycos Eros e la Vaso di Collera diedero una rapida occhiata per verificare che ci fosse via libera e una nuova scarica di luce, questa volta di maggiore intensità, li colpì violentemente, in particolare Anton, il quale venne sballottato da una parte all’altra della stanza, cominciando ad avere crisi convulsive. La Vaso di Collera gridò “Se devi combattere, fallo ad armi pari. Fatti vedere, pezzo di merda!”
“Noto con piacere che non hai perso la tua vena da combattente. Sono quasi dispiaciuto di non essere riuscito a fiaccare la tua anima. Sono stata troppo buono nella mia cattiveria!”
A quella voce, Sheeira ebbe un sussulto di terrore che le percorse la schiena, ricordando di colpo tutte le torture che aveva subito all’Inferno e riconoscendo il suono della voce del suo ex carnefice.
Davanti a lei si palesò Bloodyn, uno dei comandanti in capo infernali, addestrato da Alastair, capace di trasformare il proprio sangue in fasci di luce, una luce che poteva ferire gravemente Sheeira e uccidere Anton, se non addirittura distruggerlo.
Questa volta aveva posseduto un povero ragazzo di ventitré anni, il quale aveva le braccia completamente bucate dall’utilizzo sconsiderato di eroina e che sicuramente non si era accorto di essere stato posseduto, talmente la droga gli aveva annebbiato il cervello.
Purtroppo Bloodyn era capace di fondere l’essenza demoniaca all’anima e quindi Sheeira costatò con orrore che doveva uccidere il ragazzo per poter sconfiggere definitivamente il demone al suo interno.
“Che cosa c’è? Sei talmente terrorizzata che non riesci a parlare? Allora ho fatto un buon lavoro!”
Sheeira lo fissò guardinga, pensando al fatto che i demoni non sapessero che cosa fosse la modestia e a quel povero ragazzo che si era prestato ad essere il vessillo di Bloodyn e ironizzò “Volevo essere sicura di come ti avrei mandato a fanculo. Che piacere disgustoso vederti. Ti sono mancata? I tuoi nuovi prigionieri non sanno come appagare i tuoi più perversi desideri?”
Il demone fece un sorrisetto sardonico, costatando che la Vaso di Collera era rimasta la stessa di sempre, che la tortura non l’aveva svigorita ma l’aveva resa ancora più determinata e dopo si scagliò contro l’angelo ribelle, colpendola duramente e ripetutamente.
Sheeira incassò i colpi, proteggendosi con le ali e mandò a gambe all’aria il demone.
L’angelo materializzò la lancia da Principato e la scagliò, colpendo la spalla destra e facendo sanguinare il demone e di conseguenza il ragazzo che era stato posseduto. Poi la sua attenzione si spostò di nuovo su Anton, il quale si era ripreso dall’attacco epilettico ed era indifeso dagli attacchi demoniaci.
“Il mio prigioniero da torturare mi manca molto, i nuovi arrivati non mi danno la stessa soddisfazioni che mi davi tu. Almeno tu facevi resistenza, i nuovi arrivati si arrendono subito. I nuovi arrivati sono burocrati e non guerrieri, sono abituati a timbrare e non a colpire. Il Paradiso ha un grosso problema per quanto riguarda la gestione del personale e la sua formazione. Volevo spedirti una bottiglia di champagne ma poi mi sono reso conto che non ho un cuore. Perdonami”
E nel dirlo comparve tra le sue mani una lancia demoniaca, pronta ad utilizzarla e a rubare il Ciondolo di Dio. Crowley era stato molto chiaro, doveva prendere il manufatto divino e distruggerlo a livello molecolare, per evitare che lo specchio di lapislazzuli venisse ricostruito, per evitare la comparsa della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, l’unico essere divino in grado di sfruttare la potenza della natura insieme ai poteri dei suoi padri.
Anche il male tremava di fronte all’oscurità più assoluta.
“Non so se sia un complimento o un insulto, nel dubbio dico che è un complinsulto! Hai saputo il motivo per cui quel pallone gonfiato per cui lavori, beh vuole conquistare il Purgatorio? Il vero motivo che c’è dietro il suo atteggiamento da conquistadores spagnolo?”
“Il comune desiderio di un padre di vedere la figlia. Anche un demone ha dei sentimenti, sentimenti molesti ma pur sempre validi. Anche il nostro cuore putrefatto batte”
“Batte quando ci sono interessi in gioco”
La Vaso di Collera si scansò per evitare un altro fascio di luce, una luce che ferì il Lycos Eros in pieno volto, danneggiandogli gravemente la retina dell’occhio destro e compromettendo la vista. Sotto lo sguardo cattivo di Bloodyn che la prese in giro per essere una codarda che scappava da una battaglia in corso, Sheeira accorse in soccorsi del Lycos Eros e utilizzò la sua grazia per riparare il danno ma Anton la fermò e l’avvertì “Non preoccuparti per me, io guarirò. Solo l’argento può causare la mia morte, la luce demoniaca mi lascerà inerte per quattro giorni ma poi ritornerò più vitale di prima. Scappa con il Ciondolo di Dio e salva tua sorella! Se Hedesiel dovesse morire, prega solo che Dio faccia una comparsata, altrimenti siamo tutti fottuti”
“Che noia, voglio vedervi fare sesso!”
Sheeira sbuffò, ignorando completamente Bloodyn che cercava di attirare la loro attenzione con gesti allusivi “Non posso lasciarti in questo stato, non me lo perdonerei”
“Vecchia reminiscenza da Principato?” la punzecchiò Anton divertito.
“No, è che non sopporto l’odore delle carcasse morte” rispose Sheeira in tono seccato, abbozzando a un timido sorrisetto “Sta fermo!”
Il Lycos Eros ridacchiò e la Vaso di Collera posò le mani nel petto, concentrandosi sulla grazia e sull’antica benedizione da Principato, sentendo dentro di sé la responsabilità qualora potesse fallire. La conseguenza per il suo fallimento era quella di bruciare l’anima del Lycos Eros e di relegarlo nel peggior Inferno da cui era impossibile uscire.
Cominciò a cantare con Bloodyn che cercava di distrarla in tutti i modi e che aggiunse “Ho saputo il vero motivo, vuole conquistare il Purgatorio e, detto fra noi, non vedo l’ora che accada.  Ti  immagini una creatura potente come Chronie nelle mani dell’Inferno, come soldato a nostro servizio?”
La Vaso di Collera rabbrividì e cercò di non pensare a Chronie libera fra le strade, libera dalla prigione in cui Eve l’aveva relegata, vuoi per convenienza e vuoi per contenere il suo enorme potenziale, capace di sguinzagliare orde di demoni o mostri del Purgatorio a seconda di chi l’avesse reclutatata, mettendo a repentaglio l’intera popolazione terrestre.
“Il mondo tutto per noi. L’Inferno sulla Terra”
“Continua a perderti nei tuoi sogni di gloria. Tanto non si realizzeranno mai!”
Sbuffando Sheeira continuò a benedire Anton  fino a quando Bloodyn arrivò  di soppiatto e le strinse un filo di sangue solidificato attorno al collo, impendendole di respirare.
“Lasciami andare…”
Bloodyn continuò a stringere, rischiando di recidere di netto la vena carotidea della ragazza e sibilò “Non posso permettere che tu porti il Ciondolo di Dio all’interno del Luogo o non Luogo, non posso permettere a nessuno di andare nel luogo dove risiede lo specchio di lapislazzuli. La ricostruzione può portare alla resurrezione della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse…”
“Se non faccio nulla, mia sorella muore…”
“Tua sorella è spacciata comunque. Astrea avrebbe dovuto uccidere la madre di Violet, invece di farsi prendere dalla pietà e consentire la nascita della cacciatrice. L’ho sempre detto che voi angeli avete il polso troppo leggero”
Il demone continuò a stringere e il potere del sangue demoniaco cominciò a infettare la grazia della Vaso di Collera, rischiando di provocarle convulsioni e rush cutaneo. La mano che reggeva il Ciondolo di Dio perse stabilità e l’artefatto stava cadendo a terra quando Anton balzò in piedi, cercando di sferrare un attacco alla schiena del comandante infernale, gli artigli pronti a ghermire il cuore demoniaco e salvare la vita di Sheeira.
“Non fai più la spavalda! Brava ragazza”
Forte della sua arroganza, Bloodyn perseguì nel suo intento di uccidere l’angelo ribelle, la pelle del viso totalmente cianotica a causa della mancanza di ossigeno e il demone non si accorse dell’attacco repentino sferrato dal Lycos Eros.
“Lasciala stare”
Anton scatenò un attacco, tirando fuori dalla cassa toracica un cuore demoniaco pulsante. Il Lycos Eros lo soppesò nella mano, cercando di non vomitare per il concentrato di malvagità che si trovava nelle sue mani e lo spingeva a fare cose improponibili, come ad esempio affondare i suoi artigli nel cuore di Sheeira.
Bloodyn continuò ad infierire su Sheeira, non rendendosi conto di quello che il mostro purgatoriano aveva combinato.
Poi a un certo punto cominciò ad ansimare e Sheeira cadde sul pavimento in malo modo, storcendosi la parte superiore dell’ala destra e dopo il demone si girò ringhiando verso Anton.
“Come hai osato?”
Il Lycos Eros lanciò il cuore e lo riprese sotto lo sguardo  incattivito di Bloodyn, poi strizzò l’occhio in direzione di una malconcia Vaso di Collera e le sussurrò “Vattene via”
Poi il mostro corse via con l’organo infernale per dare una possibilità all’angelo di portare avanti la missione e il demone non perse tempo a inseguirlo, intenzionato a punirlo per l’affronto subito e anche per vedere come urlava un Lycos Eros.
Sheeira rimase accanto a Ignitia che dormiva beata, totalmente ignara della lotta sovrannaturale che aveva imperversato a casa sua, indecisa se seguire il consiglio di Anton e andare via con il Ciondolo di Dio o rischiare il tutto per tutto per aiutarlo.
Si alzò con difficoltà, riparando le ossa dell’ala e scese sotto. Il demone aveva messo Anton all’angolo ed era intenzionato a torturare in maniera intensa. Il Lycos Eros la guardò con disapprovazione “Vattene via”
“Io non posso lasciarti in balia di lui…”
“Tranquilla me la caverò…”
E detto questo gettò il cuore demoniaco nel tritarifiuti che si trovava nel lavandino e Bloodyn con un’occhiata lo fece volare fuori, facendolo atterrare nell’orto posto davanti casa. Anton si liberò delle erbacce e provocò Bloodyn “Tutto qui? Mi deludi profondamente” poi si fermò, assaggiò uno dei pomodori che si erano spiaccicati nella mano “Possiamo fare la salsa”
Bloodyn fece un sorriso stiracchiato ed esclamò, colpito dall’intraprendenza del ragazzo ad essere sfrontato “La tua strafottenza mi commuove profondamente. Quasi quasi mi dispiace punirti”
“Scusami ma non sei il mio tipo”
Il demone ridacchiò “Appena morirai, ti voglio come cameriere di sala nel mio palazzo”
E poi cominciò a stringere il palmo della mano destra, conficcandosi le unghie in profondità e il Lycos Eros ululò dal dolore, in questo il demone stava trasformando il suo sangue in argento liquido ricoperto di spine.
“Lascialo stare!”
Bloodyn fermò l’attacco e si girò a guardare Sheeira con fare meravigliato “Sei ancora viva?”
La Vaso di Collera spalancò le ali, mostrandosi in tutta la sua potenza e si scagliò contro il demone, sferrandogli un pugno alla mandibola, la potenza ottenuta per la rabbia di aver visto Anton ferito. Il Lycos Eros si alzò sulle gambe malferme e sibilò furibondo “Vattene, non sprecare energie. Vai a salvare tua sorella. Ci penso io a lui”
“Anche tu sei importante”
Bloodyn  sputò per terra, riprendendosi dal pugno dell’angelo e ricambiò il gesto. Sheeira non si fece cogliere impreparata, si abbassò per evitare il colpo e ne approfittò per rincarare la dose, materializzando l’ascia degli Angeli e recidendo i tendini della gamba al demone.
“Bastarda”
“Io ti adoro quando mi fai questi complimenti”
Anton guardò prima Sheeira che fissava in maniera impudente Bloodyn e poi il mostro infernale stesso, il quale si passò la lingua sull’enorme spacco che si era procurato al labbro superiore  e ghignò “ Noto con grande soddisfazione che stai mettendo a frutto i miei insegnamenti. Sei sprecata per il Paradiso”
“Non ho i requisiti giusti neanche per l’Inferno. Che dici Anton, sono buona per il Purgatorio?”
“Il terzo regno è sempre pronto a darti il cazzotto di benvenuto”
Il demone li guardò tra l’ammirazione e il disprezzo e poi tornò a stringere la mano, costringendo il Lycos Eros a contorcersi per il dolore. Anton appoggiò le mani per terra, vittima di spasmi, il sangue oramai trasformato in argento spinato.
La Vaso di Collera urlò dal disappunto “Lascialo stare”
Bloodyn scoppiò a ridere “Che quadretto delizioso. Una Principato che difende a spada tratta un Licantropo dell’Amore. Mi viene da vomitare per la dolcezza”
La Vaso di Collera urlò dalla rabbia e con un colpo di ali lo fece sbilanciare, facendolo finire dritto nei filari dei pomodori. Sheeira fece un ringhio di soddisfazione, Bloodyn era finito tra le Soliacee.
“Perché ridi?”
“Indovina dove sei finito?”
“In una piantagione di pomodori e allora?” rispose Bloodyn in tono sarcastico e poi sbiancò “Oh cavolo!”
Sheeira lo fissò senza nessuna pietà e con flemma cantò in purgatoriano “Ievaset”
Una colonna di olio sacro scaturì dal sottosuolo e circondò il comandante infernale, una colonna di olio che prese in maniera repentina, grazie a una grazia aggiunta all’ultimo accordo. Il demone ringhiò, cercando di trovare una scappatoia da quella trappola mortale, allargando le ali nere e sbattendole per disperdere le fiamme ma Sheeira diede disposizione a che la colonna di fuoco sacro non lo facesse scappare e dopo poco tempo, con un urlo disumano di Bloodyn non ne rimase più nulla, né fuoco demoniaco, né involucro di carne di quel povero disgraziato che era stato posseduto a sua insaputa.
Anton si rialzò, sputò l’ultimo grumo di argento che si era formato, liberando il suo organismo dalla sostanza tossica, osservò il terreno bruciacchiato e affermò “Ricordami di non farti mai incazzare. Potevi risparmiare il povero Salvator”
“Bloodyn aveva legato la sua essenza demoniaca al sangue dell’umano. Nessun esorcismo poteva salvarlo. Salvator era compromesso”
“Non hai nemmeno provato”
“Metti in dubbio quello che ti ho detto?”
Il Lycos Eros scosse la testa, decidendo che era meglio non incominciare una discussione con lei e le consegnò il Ciondolo di Dio. Non appena ci fu questo passaggio, ci fu uno strano fenomeno, in quanto sulla schiena del licantropo dell’amore comparvero delle bellissime ali nere, simbolo della benedizione da Principato.
Era diventato un Lycangelo, un essere sovrannaturale molto raro, capace di guarire come gli angeli e nello stesso tempo di utilizzare i suoi poteri da Lycos Eros.
“Meraviglioso”
“Eh lo so, sono un vero schianto…Sheeira grazie”
L’angelo non rispose e il Lycos Eros si girò a guardare il perché la sua amata era rimasta bloccata.
“Sheeira sei ritornata”
La Vaso di Collera rimase immobile mentre una raggiante e stupefatta Ignitia si precipitò ad abbracciarla, incurante che aveva avuto il petto squarciato e che era stata una pedina per salvare il mondo. Anton osservò Sheeira, combattuta tra il voler ricambiare il gesto e voler affondare la lama nel suo cuore.
“Mi dispiace Shy, sono stata..”
Sheeira l’allontanò un po’, mordicchiandosi il labbro inferiore e osservandola per intero. Non era cambiata molto, il viso era sempre lo stesso, lo stesso viso imperfetto con naso aquilino che tanto aveva amato e poi disse con un grande sorriso “Non ti preoccupare, è acqua passata”
Ignitia rimase incerta, come se avesse percepito la menzogna nella voce “Ti trovo migliorata”
“L’inferno è stato un ottimo centro benessere”
A quella frase, Ignitia fece un passo indietro, temendo che la furia della Vaso di Collera si abbattesse su di lei e tornò dentro, congedandosi “Quando vuoi, io sono qui”
E dopo chiuse la porta alle sue spalle. Sheeira si girò verso Anton, il quale la fissava con fare insistente e sogghignante “La smetti?”
Il Lycos Eros alzò le spalle divertito, prese dimestichezza con le ali e le fece l’occhiolino “Se hai bisogno di me, dispiegherò le mie nuove ali”
“Mi auguro che ci sarà vento contrario”
Poi si abbracciarono e Anton ne approfittò per baciarla. Sheeira ricambiò il gesto e dopo gli diede un pugno in faccia, frantumandogli il setto nasale. Il Lycos Eros cadde a terra stordito, con un grande sorriso sulla faccia e l’angelo spiccò il volo diretta verso il Luogo o non Luogo degli Angeli.
All’ Inferno Crowley urlò il suo disappunto e dichiarò guerra. Pensava che con Bloodyn tutto sarebbe andato per il verso giusto, che avrebbe sconfitto Sheeira e Anton senza problemi e invece tutto era andato male e si rischiava che il piano non andasse a compimento. Controllò nello specchio di sangue la cella di Chronie e notò che la ragazza gli stava rivolgendo un sorriso beffardo, come se avesse capito il suo fallimento e ne stesse gioendo.
“Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…”
Con un colpo di mano rovesciò il sangue demoniaco sul pavimento lercio. Qualcuno mugolò di dolore in un angolino nascosto della stanza e Crowley lo zittì con una coltellata in pieno petto, facendolo stramazzare al suolo. Il Re dell’Inferno lo voltò a pancia in su e gli sputò in faccia.
“Siete tutti così lamentosi. Mi chiedo perché avete deciso di essere demoni”
Schioccò le dita e un paio di demoni arrivarono a togliere il corpo esanime del loro collega. Uno di loro si arrischiò a chiudere gli occhi in segno di misericordia e il suo collega fu costretto a strappargli gli occhi.
“Date gli occhi a Cerbero”
Il demone spalancò la bocca e non si arrischiò a parlare per evitare di essere punito più duramente. Con un po’ di esitazione, l’altro demone gettò gli occhi a un cerbero che passava da quelle parti. Crowley unì le dita con fare compiaciuto “Nessuna pietà per i puri di cuore”
I demoni fecero la riverenza e il Re dell’Inferno ordinò loro “Chiamatemi Lyarel”
“Sarà fatto”
“Volevi vedermi Crowley?”
Il Re dell’Inferno si girò con fare compiaciuto e lo guardò, senza neanche dire una parola.  Osservò le corna da stambecco sulla testa, simbolo di tutti quei demoni che erano stati assegnati al reparto torture mentali, in quanto erano state dotate di un veleno che si diffondeva per via aerea, facendo impazzire i prigionieri e poi si spostò verso i monconi delle ali, eredità di un Cielo che lo aveva rinnegato.
Per quello che aveva intenzione di fare, Lyarel era perfetto.
Chi meglio di un ex angelo poteva fare da spia ai suoi compagni di banco?”
“Vuoi prendermi le misure?”
Crowley schioccò le labbra, visibilmente seccato dalla battuta dell’angelo demoniaco ma decise di passare oltre “Diciamo che stai per rifare una rimpatriata”
“Che cosa vorresti dire?”
“Mi sa che cadere dai piani alti ti ha fatto sbattere la testa”
E detto questo, il demone fece comparire tra le sue mani una fialetta contenente un fumo azzurro. Alla sua vista, Lyarel impallidì e arretrò.
“Non vuoi ritornare alla tua vecchia vita?”
“Per essere il soldatino di una divinità che ogni tanto compare? No grazie. Ci hai provato Crowley!”
Lyarel tentò di uscire dalla stanza ma fu agguantato da alcuni demoni che lo immobilizzarono. L’ex angelo caduto ringhiò, cercando di togliersi dalla morsa ferrea e urlò “Non torno più quello di prima!”
“Non ti ho chiesto il permesso! Tu lo farai! Ho bisogno di un qualcuno che mi faccia rapporto e mi dica come sconfiggere quei maledetti Winchester! Non ci posso mandare un demone perché diventerebbe poltiglia…”
“Fottiti Crowley”
“Da solo non godo abbastanza. Tenetelo stretto”
Senza farselo dire, i demoni afferrarono le corna dell’ex angelo e lo costrinsero a guardare in alto. Crowley gli aprì la bocca con forza e gli versò il contenuto in gola. Lyarel cercò di vomitarlo ma fu inutile. Il fumo azzurro cominciò ad espandersi in tutto il corpo, ripulendo da tutte le nefandezze demoniache, riportandolo al suo strato originale. Cadde in preda alle convulsioni, la stanza fu illuminata dalla nuova rinnovata grazia, le ali ritornarono più splendenti che hai, una potenza angelica che distrusse i demoni che lo tenevano stretto, le corna che rientrarono nella testa.
“Vai e fai rapporto”
“Ai suoi ordini, signore. Ah un’ultima cosa…”
Lyarel spostò i capelli all’indietro e si avvicinò a Crowley. Il Re dell’Inferno lo guardò con sospetto, l’ex angelo demoniaco gli sorrise in modo ampio e poi lo baciò sulla bocca.
“Che cos…?”
Poi non disse nulla, visto che l’ex angelo lo trapassò da parte a parte con un fendente. Il Re dell’Inferno posò le mani nel tentativo di fermare il flusso di sangue e Lyarel gli sputò in faccia.
“Per avermi costretto a ritornare un angelo. Appena sarò di nuovo un demone, ti farò pentire di questa scelta”
Crowley cadde agonizzante nel pavimento lurido e Lyarel spalancò le ali, diretto verso il Luogo o non Luogo degli Angeli, laddove i Winchester e le consorti avrebbero preso l’essenza del Paradiso. 

 

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