Fears in my eyes

di My_Heroes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luke ***
Capitolo 2: *** Fear ***
Capitolo 3: *** In the enemy's house ***
Capitolo 4: *** Red Nightmare ***
Capitolo 5: *** Ashton ***
Capitolo 6: *** You're dead! ***
Capitolo 7: *** Strange Facts ***
Capitolo 8: *** Insistence ***
Capitolo 9: *** Memories ***
Capitolo 10: *** Quarrels, guilt-feelings and kisses ***
Capitolo 11: *** Close meetings ***
Capitolo 12: *** Questions ***
Capitolo 13: *** Thousand shades of blue ***
Capitolo 14: *** AVVISO!! ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Black roses ***
Capitolo 17: *** Avviso!! ***



Capitolo 1
*** Luke ***


LUKE
 
 
 
Una vita normale. Proprio così, Maddison Harris desiderava più di qualunque altra cosa al mondo una vita normale. Più che altro desiderava una famiglia normale. Lo desiderava ogni volta che varcava la porta della sua casa. Lo desiderava ogni volta che guardava suo padre trascorrere giorno e notte a rovinarsi la vita con gli alcolici. Lo desiderava ogni volta che passava distrattamente davanti alla foto di lei e sua madre che teneva sul comodino da quando la andarono a far sviluppare insieme. 
 
Maddison si chiedeva sempre perché non fosse capitata in una famiglia con un padre che possedesse un lavoro benestante, con una madre che si preoccupasse per lei e che la facesse sentire speciale, con dei fratelli con cui scherzare, prendersi per il culo, litigare per poi risolvere tutto con un abbraccio. Se lo chiedeva ogni singolo minuto della sua cupa e monotona vita, ma la verità era che possedeva un padre alcolizzato che ogni mese portava a casa solo qualche spicciolo giusto per permettere a se stesso e a lei di mangiare. Una madre che ormai non c'era più da tanti anni, troppi anni. Dei fratelli che...ehm, no, non ne aveva. Era figlia unica ed era anche l'unica a sopportare tutto quello strazio. E alcune volte si ritrovava a maledire sua madre per averla lasciata da sola, per essersene andata così presto quando lei era la sua sola e unica ancora di salvezza che possedesse.
 
Sognava di partire, di viaggiare, di allontanarsi da tutto quello schifo che ormai aveva sopportato per diciasette luridi anni, di lasciare quel posto che era stato testimone delle sue sofferenze.
 
Lei sopportava e l'unico pensiero che le si aggirava in testa per farsi forza era "Vai avanti. Fatti scivolare tutto addosso perché primo o poi verrà il giorno in cui lascerai tutto questo.", l'unica cosa che le permetteva di fregarsene e provare a vivere al di fuori di quella maledetta casa.
 
Ed era per questo che ora Maddison stava camminando a passo svelto verso la scuola con le cuffiette nelle orecchie, fregandosene delle urla di suo padre che le ordinava di tornare indietro perché non aveva finito il discorso iniziato. Quello che non sapeva lui era che Maddison si rifiutava di ascoltare qualsiasi parola uscisse da quella bocca, perchè per lei qualsiasi discorso in cui lui ne era il protagonista lo immagazzinava nel cassetto delle cose che avrebbe ignorato fino alla morte. Provò ad inseguirla ma uscito dal vialetto iniziò a rallentare per mancanza di forze che gli portava via l'alcool giorno dopo giorno e iniziò a tossire appoggiandosi con le mani sulle ginocchia. Si arrese e tornò dentro sbattendo forte la porta di casa.
 
Erano le 7:20 del mattino, ed era decisamente presto per andare a scuola quando di solito il suo tragitto casa-scuola durava massimo dieci minuti, ma pur di uscire da quella casa sarebbe uscita persino due ore prima che non gliene sarebbe fregato minimamente.
 
Maddison camminava guardandosi i piedi e concentrandosi solo sulla musica che le rimbombava nelle orecchie, provando a togliersi dalla testa l'immagine di suo padre. Ogni volta che lo guardava vedeva in lui i suoi stessi occhi, i suoi stessi lineamenti del viso ma lei sapeva che oltre a quello e al fatto che appartenessero allo stesso sangue, lei e quell'uomo che sarebbe dovuto essere suo padre, non avrebbero avuto nient'altro che li accomunasse.
 
Decise di allungare la strada passando per le vie del centro, e stufa di notare attraverso le vetrine di quelle tavole calde tutte quelle persone che addentavano croissant o bevevano capuccini e caffè, ne scelse uno qualunque ed entrò facendo suonare la famosa campanellina che appostavano sulla porta per avvisare se qualcuno entrava oppure al contrario, usciva. Si sedette sull'unico sgabello libero al bancone togliendosi una cuffietta e aspettando che qualcuno si accorgesse di lei. Finalmente dopo qualche minuto un signore grassottello sulla cinquantina le diede la sua attenzione chiedendole cosa le potesse portare.
 
"Un croissant al cioccolato, grazie." rispose gentilmente ricevendo in cambio un sorriso dall'uomo che andò a procurarle subito la brioche da dentro la vetrinetta. Gliela porse su un piattino con un piccolo tovagliolo.
 
Mentre mangiava, Maddison si osservava intorno. Era solita farlo. Osservava ogni singolo dettaglio e particolare della gente, ogni singolo movimento, ogni singola espressione e aveva ormai in qualche modo imparato a farsi subito un'idea sul loro essere, su quello che turbava loro.
 
Finito di mangiare, cercò gli spiccioli che si portava ogni giorno nella tasca dei pantaloni e li posò sul bancone ringraziando un'altra volta per poi uscire sentendo di nuovo quella campanellina fastidiosa.
 
Prese di nuovo a camminare verso la scuola e dopo dieci minuti si ritrovò davanti al Norwest Christian College. Era ancora troppo presto perché trovasse qualcuno, così si mise ad aspettare seduta vicino ad un albero del giardino della scuola provando a rompere il tempo usando il telefono. Passò altri dieci minuti a giocare con i giochini stupidi che erano soliti esserci dentro ai cellulari, quando successivamente sentì una presenza davanti a lei. Alzò lo sguardo e il viso sorridente della sua amica Audrey fu la prima cosa che notò. 
 
"Da quanto sei qui?" chiese la mora e solo in quel momento si accorse che il giardino della scuola stesse iniziando a prendere vita, come ogni mattina, dagli schiamazzi degli studenti. E Maddison osservava, e notò studenti che si godevano quegli ultimi minuti prima di varcare la porta dell'inferno, altri invece erano disperati che cercavano di ripetere la lezione della prima ora e altri che facevano fatica a tenere gli occhi aperti a causa del sonno.
 
Ritornò con l'attenzione su Audrey che stava aspettando ancora una sua risposta.
 
"Sono appena arrivata e ti stavo aspettando qui, ma a quanto pare sei già arrivata." rispose ovviamente mentendo alzandosi da terra. Non poteva di certo rispondere di essere uscita di casa quasi un'ora prima perché non sopportava la vista di suo padre. Nessuno sapeva della sua situazione familiare, e quando con le sue amiche venivano fuori discorsi su quel genere di cose, lei era costretta a mentire inventandosi una madre che lavorava sempre fuori città e un padre medico che faceva molti turni a lavoro lasciandola sempre sola a casa. Non aveva mai invitato nessuno a casa sua per paura che suo padre potesse rientrare da un momento all'altro ubriaco con una bottiglia di qualsiasi schifezza alcolica in mano, e lei non voleva che qualcuno lo vedesse perchè se ne sarebbe vergognata a morte.
 
"Iniziamo ad andare dentro? Alla prima ora abbiamo la Morgan. Quella mi odia e non so il perché." chiese Audrey innervosendosi a parlare della loro professoressa di storia, soprannominata da loro "il diavolo nero della scuola". Era mille volte peggio della preside quella donna. Ad ogni modo il tono dell'amica provocò una leggera risata a Maddison.
 
Le due ragazze iniziarono a camminare verso la vetrata d'entrata, quando un braccio di Audrey si posizionò davanti al petto di Maddison fermandola.
 
"Attenta." bisbigliò per farsi sentire solo da lei e Maddison iniziò a guardarla in modo confuso, ma quando rivolse lo sguardo di nuovo dritto davanti a se allora capì il motivo di quel gesto. 
 
Vide i quattro ragazzi più strani che avesse mai visto al Norwest Christian College. Come ogni volta che comparivano, tutto intorno a loro si fermava. Tutti li osservavano con aria impaurita e non ci pensavano neanche ad avvicinarsi a loro, anzi al contrario si scansavano.
 
Il gruppetto in questione era formato da un ragazzo piuttosto alto con i capelli ai lati bianchi con in mezzo una cresta nera, che stava fulminando con i suoi occhi azzurrissimi tutti quelli che lo guardavano. Lui era quello che Maddison riteneva il più strano di tutti. Era affiancato da un ragazzo alto con i capelli mori e occhi apparentemente scuri, ma non ne fu così sicura lei, non li aveva mai notati bene abbastanza. Dietro loro due c'era un ragazzo biondo con una bandana in testa che seguiva gli altri due usando il suo telefono. E poi quello che a Maddison terrorizzava maggiormente, il ragazzo rimasto qualche passo più indietro rispetto agli altri con capelli biondissimi coperti da un cappello di lana, lasciando intravedere solo il ciuffo sparato verso l'alto. 
 
Lei non sapeva i loro nomi, e sinceramente non le interessava saperli. Ogni volta che se li trovava nei paraggi a scuola pensava "mi ritengo fortunata a non avere niente a che fare con loro.", loro non sapevano della sua esistenza e lei faceva finta che loro non esistessero. Fin quando sarebbe continuato in questo modo, Maddison sarebbe stata tranquilla e se ne sarebbe fregata altamente di loro. Al contrario di molti altri che non avevano nient'altro di meglio da fare che sparlare alle loro spalle. La ragazza si chiedeva se non ne fossero a conoscenza di tutti quei pettegolezzi oppure facessero solo finta di non sentire ma magazzinavano il tutto proprio come faceva lei con le parole del padre.
 
Maddison rimase paralizzata quando il biondo lasciato indietro dagli altri le rivolse uno sguardo, perforandola con quei due occhi di ghiaccio che si ritrovava. Lei cambiò immediatamente la traiettoria del suo sguardo, perché a lei terrorizzava avere anche il minimo contatto visivo con quel ragazzo. 
 
I quattro ragazzi scomparirono all'interno della scuola e dopo essersi ripresa da quel momento, Audrey la trascinò da un braccio fino alla loro classe dove avrebbero dovuto subire una lunga e pesante lezione di storia, con quella donna che nessuno riusciva a sopportare.
 
 
 
 
Maddison stava osservando ora l'amica sbattere ripetutamente la testa all'armadietto e non potette trattenere un sorriso.
 
"Dai su, non è andata tanto male." cercò di consolarla accarezzandole la schiena dolcemente, ma la mora alzò subito la testa guardando l'amica assottigliando gli occhi e storcendo la bocca.
 
"Non è andata tanto male? Quella brutta troia mi ha dato 3 nell'interrogazione! Spiegami come faccio a recuperare." sbraitò arrabbiata prima di ricominciare a dare testate all'armadietto.
 
Il nome di Audrey Evans era stato pescato a caso dalla professoressa di storia e a quel punto la mora iniziò a maledire tutti i santi e ad imprecare come se fosse stata uno scaricatore di porto, dimenticandosi in quel momento di essere una ragazza per niente volgare. Maddison durante l'interrogazione dell'amica cercò in tutti i modi di suggerirle, ma quest'ultima storpiava tutte le parole che l'amica le mimava combinando un vero disastro e beccandosi come voto un bel 3.
 
"Non preoccuparti, me la cavo in storia e se vuo..."
 
Maddison si interruppe rivolgendo per un istante lo sguardo oltre le spalle di Audrey sul fondo del corridoio, e le parole le morirono in gola quando notò che il biondino che la terrorizzava la stesse guardando per la seconda volta in un solo giorno con uno sguardo che alla ragazza fecero venire i brividi. 
 
La mano di Audrey iniziò a muoversi davanti alla sua faccia e quando vide il ragazzo distogliere lo sguardo per riportare la sua attenzione sui suoi amici, lei riuscì a tornare con la mente lucida. Non ne sapeva il motivo, ma quel ragazzo le faceva venire l'ansia.
 
"Hey, che stavi guardando?" chiese Audrey girandosi e carcando di capire su cosa si fosse imbambolata.
 
"Eh? No..niente." rispose con un filo di voce provando a tranquillizzarsi. Non circolavano belle voci su di loro. Non erano mai circolate belle voci su di loro e forse era per questo motivo che in quel momento Maddison si sentì così terrorizzata da quello sguardo puntato nel suo.
 
"Comunque cosa stavi dicendo?"
 
"Che se vuoi posso aiutarti io in storia." rispose con tono di voce basso, pensando a tutt'altro in quel momento. L'amica strabuzzò gli occhi felice e la abbracciò fortissimo, quasi facendole mancare il respiro mentre continuava a ringraziarla. Maddison ricambiò l'abbraccio e quando provò a guardare di nuovo sul fondo del corridoio, non vide più nessuno. Quei quattro ragazzi che fecero crescere maggiormente la sua paura verso i loro confronti erano scomparsi. E Maddison non seppe se tranquillizzarsi o agitarsi. Provò a dar retta alla testa che le consigliava di rilassarsi altrimenti sarebbe potuta ricadere in uno dei suoi soliti attacchi d'ansia. Strinse più forte tra le sue braccia l'amica, e questa volta fu lei a farle mancare il respiro. Finito quel momento di strano affetto tra amiche, le due recuperarono i libri per le prossime due lezioni e si incamminarono verso l'aula di fisica.
 
 
 
 
Quelle sei lunghe e strazianti ore di scuola finalmente finirono e dopo che lei e Audrey si salutarono, Maddison prese le sue amate cuffiette e le mise alle orecchie sparando la musica a tutto volume. Iniziò a camminare per le vie del centro proprio come fece quella mattina, e arrivata alla piazza -dove fece colazione poche ore prima- cominciò a salirle l'angoscia di far ritorno in quelle quattro mura squallide dove era costretta a convivere con quell'uomo che ormai non riconosceva più. La mattina non vedeva l'ora di uscire di casa, ma quando dopo scuola doveva ritornarci, iniziava ad escogitare sempre qualche scappatoia per entrare inosservata giusto per posare lo zaino per poi lasciare la casa nello stesso modo. Passava la maggior parte delle giornate fuori, con le amiche oppure semplicemente con se stessa. Non aveva amici maschi, non aveva un fidanzato. "Posso farne a meno per adesso." pensava riguardo alla questione. Non si disperava se non aveva un ragazzo, al contrario delle altre ragazze che incontrava a scuola. Era convinta del fatto che la sua vita fosse un completo disastro e peggiorarla deprimendosi per questo, lo trovava inutile e stupido. "Quando arriverà, arriverà." questa era la sua filosofia.
 
Ed ecco che dopo dieci minuti si ritrovò davanti a casa sua, immobile ad osservarla e pensando se ne valesse davvero la pena varcare quella porta solo per essere inondata dall'odore di alcool e fumo.
 
Decise di fare a modo suo. Si schiodò da dove i suoi piedi le sembrarono essersi incollati e facendo attenzione a non schiacciare nessun rametto che poteva causare abbastanza rumore per far uscire di casa suo padre, si recò sotto il balcone della sua camera da letto. Lanciò per prima cosa lo zaino, guardandosi in giro un attimo dopo per paura che l'avesse sentita e poi con una mossa esperta si arrampicò sul tubo, fissato al muro che trasportava l'acqua, fino all'altezza che bastava per poter sollevare una gamba e appoggiarla all'interno del balcone, per poi fare lo stesso con l'altra gamba. Maddison non chiudeva mai del tutto la finestra della sua camera, forse perchè un pó ormai ce l'aveva d'abitudine avere uno spiraglio d'aria che entrava qualunque fosse stata la temperatura esterna o forse perché non sopportava l'idea che la sua camera odorasse di lui, come il resto della casa. Ma probabilmente era per entrambe le cose. E si ritrovò a pensare che questo suo vizio a volte le poteva ritornare utile, proprio come quel pomeriggio.
 
Una volta entrata posò lo zaino non curandosi del fatto che fosse in mezzo alla stanza e andò a frugare nel suo armadio alla ricerca di qualcosa di diverso da indossare. Ne tirò fuori una felpa larga della "Duff" grigia, e non passò un minuto che già l'aveva addosso. Si legò velocemente i capelli in uno chignon alto e uscì dalla finestra lasciandola come sempre pochi centimetri aperta. Pochi centimetri che le avrebbero permesso di rientrare.
 
 
 
 
Maddison si stava sforzando mentalmente in quel momento per trovare un posto dove avrebbe potuto passare quelle ore di noia in santa pace. Continuando a camminare a vuoto si accorse di essere entrata in un parco, in quel parco. Un posto pieno di ricordi. Un parco che ora era molto affollato da adulti con i propri figli che dopo esser usciti dalle loro scuole, andavano a rilassarsi e divertirsi al parchetto. La ragazza alla vista di tutti quei bambini che ricevevano attenzioni dai propri genitori, le fecero venire in mente le immagini di quando era una di loro e quelle attenzioni le riceveva anche lei da sua madre un tempo. Si sentiva importante per qualcuno. Ma dalla sua morte, nessuno più l'aveva accompagnata a divertirsi al parchetto dopo la scuola. Nessuno si era mai preoccupato per lei se si faceva male oppure se qualcuno le dava fastidio. Nessuno, perché suo padre non c'era mai stato per lei e come non lo era prima, non lo era nemmeno adesso.
 
Trovò una panchina libera e si sedette portando le ginocchia vicino al petto, restando a guardare quanto quei bambini sembrassero felici di divertirsi con altri bambini che conoscevano oppure che non conoscevano. Era bello come i bambini non si creassero differenze tra loro.
 
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare e trovando il nome della sua amica in cima alla rubrica premette il tasto di invio chiamata per poi sentire la sua voce qualche squillo dopo.
 
"Pronto?"
 
"Audrey. Ti andrebbe di stare con me un pó al parco? Mi annoio qui da sola." chiese con tono supplichevole all'amica. 
 
"Mad, mi piacerebbe ma...beh vedi, mia madre mi ha messo in punizione per una settimana." rispose dispiaciuta di dare buca all'amica. 
 
"Perché sei in punizione?"
 
"Te ne sei già dimenticata del 3 che ho preso oggi?" 
 
A Maddison scappò un sorriso al ricordo della mora che ripetutamente sbatteva la testa all'armadietto disperata per quel brutto voto.
 
"Ah già. Beh, allora ci vediamo domani." 
 
"Scusami se non ci possiamo vedere." 
 
Audrey era davvero dispiaciuta di aver rifiutato l'invito, ma non poteva farci nulla. Quando sua madre si arrabbiava, era una donna davvero indomabile e Maddison lo sapeva bene. Lei e l'amica passavano quasi tutti i pomeriggi insieme ed aveva imparato a conoscere bene i suoi genitori quando restavano a casa sua. La trattavano come una seconda figlia ed erano sempre molto disponibili a farla dormire a casa loro, ma i genitori restavano sempre i genitori. E quando si arrabbiavano con i propri figli, non si interessavano molto del fatto che ci fosse qualche ospite oppure no.
 
"Ma figurati, non c'è nessun problema. Tranquilla. A domani."
 
"A domani."
 
Maddison riposò il telefono nella tasca e pensò che fosse da stupidi rimanere li da sola su quella panchina nel parco, dove veniva osservata da tutti quelli che le passavano accanto, quindi si alzò e si incamminò fuori. Camminò per diversi vicoli, per diverse piazze non sapendo precisamente dove stesse andando, ma lei camminava con le mani nelle tasche della felpa e non faceva altro. La sua unica preoccupazione era di controllare dove mettesse i piedi, ma quando sentì delle risate in lontananza alzò il viso per controllare a chi appartenessero. Non vide nessuno, però. Si guardò avanti e indietro e non c'era nessuno. Non sapeva nemmeno dove fosse finita, in quale dei tanti vicoli di Sidney si fosse cacciata. Camminò avanti per circa qualche metro prima di voltare il capo verso il vicolo di destra. Si accorse che sul fondo c'erano una decina di ragazzi non molto visibili a causa delle troppe nubi di fumo che c'erano attorno a loro. Appartenevano a loro quelle risate. C'era chi fumava e dall'odore si poteva benissimo capire che non stessero fumando delle semplici sigarette, chi beveva direttamente dalle bottiglie di vetro chissà quale liquido, chi barcollava su se stesso. Riuscì anche a scorgere uno dei ragazzi accasciato a terra senza forze. Maddison conosceva bene come fossero ridotti, rivedendo in loro gli atteggiamenti del padre. Una cosa la spaventò maggiormente, quando sforzando la vista notò delle siringhe a terra di fianco ai loro piedi. In quel momento Maddison aveva paura e si accorse di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Senza fiatare e senza far accorgere loro della sua presenza fece lentamente dei passi indietro per allontanarsi, ma quando senza accorgersene si incappò in una bottiglia di vetro dietro ai suoi piedi, si ritrovò dieci paia di occhi puntati su di lei. Beh, forse solo nove paia perché si accorse che il ragazzo a terra era partito per un mondo tutto suo. Era sicura che il suo cuore avesse smesso di battere dalla paura, non riuscì a muovere nemmeno un muscolo. I ragazzi erano coperti dall'ombra, ma sentì perforarsi comunque da quegli sguardi insistenti. Al contrario di un istante prima, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata quando vide uno dei ragazzi avvicinarsi con passo deciso a lei. Coperto ancora dall'ombra non riuscì a vedere il viso dello sconosciuto. Maddison dopo aver riacquistato il controllo del suo corpo, si girò e cercò di allontanarsi il più possibile ma una mano fredda gli afferrò il polso facendola voltare bruscamente. Non si era accorta nemmeno di aver chiuso gli occhi per lo spavento quando venne scaraventata con la schiena al muro. Provò un dolore lancinante per la botta, ma non fu niente in confronto alla paura che stava provando in quel momento.
 
Sentì un respiro caldo sul suo viso ma lei non osò aprire gli occhi per vedere chi fosse. Una stretta maggiore al polso le fece istintivamente aprire di scatto gli occhi contro la sua volontà. Trattenne un urlo mordendosi il labbro.
 
Si ritrovò incastrata in quegli occhi di ghiaccio che quella mattina l'avevano inchiodata non una, ma bensì due volte. Alla vista del suo sguardo agghiacciante, schiuse leggermente le labbra impaurita.
 
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso stringendo i denti e irrigidendo i muscoli della mascella.
 
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo con lui.
 
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò con lo stesso tono di voce, stavolta avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo causati dal suo respiro.
 
"Hey, dai. Lasciala stare."
 
Una terza voce comparve dietro al ragazzo risuonando in modo calmo e lei subito rivolse il suo sguardo verso di lui che aveva poggiato una mano sulla spalla dell'amico.
 
Continuando a fissarla con il suo solito sguardo, le si avvicinò all'orecchio un'ultima volta e in quell'istante Maddison non ne fu terrorizzata, di più. Non ne sapeva il motivo, ma quel ragazzo la spaventava a morte. Si chiese mentalmente perché avesse così tanta paura di un ragazzo che all'apparenza sembrava un ragazzo come tutti gli altri, ma appena lo si guardava negli occhi, beh allora li si che eri fregato.
 
"Luke. Luke Hemmings. Non dimenticare questo nome, perché sarà la tua rovina."
 
A quelle parole il mondo di Maddison si fermò all'improvviso. Cosa voleva dire con quella frase? Aveva paura che quella non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe avuto a che fare con lui. Aveva paura che l'avesse presa di mira, per divertimento. Solo per puro divertimento. Tante domande vagavano nella testa della ragazza una volta che Luke si allontanò da lei. Se ne tornò in fondo al vicolo camminando affianco all'amico su cui aveva posato un braccio sulle spalle.
 
"Non dimenticare questo nome, perché sarà la tua rovina." quella frase continuava a girarle in testa e le mise addosso una paura tremenda. In quell'istante si rese conto che la paura che si impadronì del suo corpo possedeva un nome.
 
Luke, Luke Hemmings. 



Spazio autrice:
Ciao a tutte, sono nuova in campo di autrice. Mi limitavo solamente a leggere, ma ieri mi sono ritrovata a buttare giù qualcosina ed è venuto fuori questo. Spero possa piacere a qualcuno, perché mi piacerebbe iniziare questa storia avendo il vostro supporto.
In questo primo capitolo spiego un pò come è strutturata la vita della protagonista Maddison e alla fine compare il nostro splendido Luke Hemmings...un tantino arrabbiato. Giusto un tantino ahah.
Con il proseguire dei capitoli verranno fuori molte cose, non mi piacciono le storie banali oppure quelle senza nessuna complicazione o segreto, quindi farò di tutto per far venire fuori almeno una storia minimamente decente ahah.
Volevo dire un'ultima cosa altrimenti vi addormentate davanti allo schermo ahahha...continuerò la storia se riceverò almeno qualche recensione perché capitemi, non avrebbe senso se scrivessi e nessuno leggesse. Quindi farò alla maniera di Harry Styles dicendovi: se vi piace ditelo a tutti, se non vi piace mentite ahahahha. No ok a parte scherzi se vi piace mi lascereste anche solo dieci parole per sapere cosa ne pensate? 
Grazie mille a chi lo farà. ♥
Gio.

 

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Capitolo 2
*** Fear ***


FEAR
 
 
 
Paura. Cos'è la paura? La paura varia a seconda del suo grado di intensità. Ad esempio il panico, ha un grado di intensità minore. È quello che Maddison provava prima o durante un'interrogazione oppure un esame scolastico. Nulla che nessuno non avesse mai provato.
 
A seguire c'è la paranoia. Maddison si sentiva paranoica quando fuggì di corsa da quel vicolo buio, con l'impressione di essere sempre seguita da qualcuno in continuazione. Si sentì sicura solo quando mise piede in casa sua, stranamente. Beh, era un'espressione troppo grossa "sentirsi sicura", perché in quella casa si sentiva tutto tranne che sicura quando c'era suo padre, ma in quel momento dimenticò la presenza dell'uomo sul divano, correndo su per le scale a due gradini alla volta diretta nella sua camera.
 
Spavento, ha un grado di intensità decisamente più alto rispetta al panico. La ragazza si sentiva spaventata ogni volta che guardava suo padre ubriaco, con la paura che potesse perdere il controllo su di lei. Si spaventò anche quando venne afferrata bruscamente dal braccio per poi essere sbattuta al muro dal biondo dall'aria misteriosa.
 
E poi, il limite della paura, il grado più alto, il terrore. Maddison si sentì terrorizzata quando bloccata al muro fu costretta ad aprire agli occhi e si ritrovò davanti lo sguardo di ghiaccio di Luke Hemmings. Il suo sguardo la terrorizzava, riusciva a leggere nei suoi occhi il pericolo, il rischio. Era terrorizzata anche dal fatto che lui potesse benissimo vedere la paura nei suoi occhi, senza alcuna difficoltà.
 
Maddison quella notte non chiuse occhio, ogni volta che lo faceva rivedeva quegli occhi azzurri ed era costretta a svegliarsi di colpo. Provò a prendere un pó d'aria fuori sul balcone ma una volta tornata nel letto si accorse che non fosse servito a nulla, provò con una tazza di camomilla ma mezz'ora dopo si ritrovò a girarsi e rigirarsi nel letto innervosita, provò infine con un bagno caldo ottenendo nessun risultato. 
 
Stanca di quella situazione si recò davanti allo specchio del bagno e si mise ad osservare la sua immagine altamente stanca: occhiaie accentuate, palpebre semi chiuse e i suoi capelli lunghi e mossi ora sembravano la capigliatura di una malata psicopatica. Si accasciò senza più forze nelle gambe vicino alla vasca da bagno e senza rendersene conto riuscì a chiudere gli occhi addormentandosi.
 
 
 
Il rumore di colpi dati alla porta fece svegliare all'improvviso Maddison che guardandosi intorno si accorse di non essere nel suo letto sotto le coperte ma sul pavimento freddo del bagno. Si alzò velocemente e diede una rapida occhiata al suo stato mattutino riflesso nello specchio. Identico a quella notte. Orribile come quella notte.
 
Uscì dal bagno ignorando come sempre il padre e si andò a preparare per un'altra giornata stancante di scuola. Le balenarono per la testa le immagini di quando quella notte si svegliava terrorizzata alla vista di quei occhi azzurrissimi. Pregò e supplicò qualcuno a caso di non farle incontrare a scuola quel ragazzo. 
 
Controllò l'orario sul telefono: 7:55. "Merda!" imprecò rendendosi conto che sarebbe arrivata in ritardo anche se si fosse messa a correre.
 
Uscì di casa e con lo zaino in spalla cercò di correre il più veloce possibile, ma a quanto pare la sfiga non la abbandonava mai, avevano chiuso il viale principale, apparentemente la strada più breve, per lavori. Così si ritrovò a correre per le vie del centro proprio quelle della mattina precedente, impiegandoci dieci minuti in più. 
 
8:15. Maddison si fermò davanti all'entrata dell'edificio riprendendo fiato e pensando che il professor Richard le avrebbe sicuramente assegnato dei compiti extra solo per quei pochi minuti di ritardo. Lei e la matematica non andavano per niente d'accordo, prese in considerazione l'idea di entrare all'ora successiva, non pensando al fatto che l'amica Audrey si sarebbe infuriata con lei per averla lasciata sola a sopportare l'ora di quel demente.
 
Si andò a sedere sul muretto laterale all'entrata e come faceva sempre, provò a rompere il tempo usando il suo telefono. Dopo venti minuti sentì una presenza sedersi al suo fianco. Mentre continuava ad usare quell'aggeggio tecnologico con la testa bassa, sbirciò a lato notando che quelle gambe appartenessero ad un ragazzo. Si bloccò di colpo e alzando lo sguardo riconobbe il ragazzo che portava sempre una bandana in testa e gli occhiali da sole, anche se quel giorno il cielo minacciava di piovere. Lo stesso ragazzo che disse a Luke di fermarsi e lasciarla andare via.
 
"Piacere Ashton." disse non facendo comparire nessun accenno di tono cattivo oppure di presa in giro e tendendole una mano. 
 
La mente di Maddison non stava pensando in quel momento in che modo si fosse espresso con lei, ma solo alle voci che giravano in giro su quei ragazzi. Socchiuse la bocca e si alzò indietreggiando senza rispondere al ragazzo di fronte a lei. Quando si voltò andò a sbattere contro qualcuno, alzò lo sguardo e se ne pentì immediatamente ritrovandosi incastrata in quei occhi che alimentavano i suoi incubi della notte.
 
"Quanta fretta. Dove vai così di corsa?" chiese Luke ironicamente indossando il ghigno più bastardo che avesse.
 
"In classe." riuscì a rispondere sottovoce sentendosi impotente sotto quello sguardo. Il biondo spalancò la bocca per lo stupore chiaramente prendendola per il culo.
 
"Quindi, sai anche parlare. Non ne ero molto sicuro dopo ieri."
 
Maddison per un nano secondo scambiò la paura per irritazione che quella frase le provocò. Si stava decisamente prendendo gioco di lei e della paura che provava verso i loro confronti. Verso i suoi confronti.
 
"Si, so parlare e se non ti dispiace vorrei tornare in classe." ribattè usando tutto il coraggio che trovò in corpo cercando di sorpassarlo ma subito lui le afferrò i polsi per non farla scappare.
 
"Dove credi di andare, eh?" le bisbigliò a denti stretti e subito Maddison sentì i muscoli irrigidirsi provando quella famosa senzasione di terrore.
 
"Se tu provi anche solo a dire a qualcuno quello che hai visto ieri, giuro che per te finisce male." continuò con lo stesso sguardo minaccioso e furioso allo stesso tempo, lei con un movimento involontario si ritrovò a scuotere la testa mentre il cuore stava per esploderle nella gabbia toracica. 
 
"A quanto pare qualcuno questa notte mi ha sognato." disse riprendendo in viso quel ghigno e la ragazza si sentì sbiancare all'improvviso.
 
"Co..cosa?" balbettò chiaramente stupita da quella sua frase. Mandò giù la saliva a vuoto.
 
"Dal tuo aspetto non sembra tu abbia dormito molto. Ti spavento così tanto? Beh, forse fai bene ad avere paura." 
 
Non ricevendo nessuna risposta Luke sogghignò e le lasciò liberi i polsi per poi sorpassarla e andandosi a sedere vicino all'amico, proprio dove qualche istante prima c'era lei seduta tranquilla ad aspettare la seconda campanella.
 
"Dannazione, cercavo solo di essere gentile!" sentì brontolare Ashton all'amico e Maddison rivolse loro un ultimo sguardo prima di andare ad aspettare quel suono fastidioso di fine ora al suo armadietto.
 
 
 
La campanella suonò facendo alzare subito Maddison che si era sistemata sul pavimento appoggiata con la schiena al suo armadietto a ripassare per l'ora successiva. Tutte le classi si aprirono nello stesso momento facendo uscire intere mandrie di studenti: chi con un'espressione beata in viso per essere finalmente evasi da quelle celle, altri incazzata o amareggiata, probabilmente per aver ricevuto un voto pessimo. Oppure, come Audrey, un'espressione furibonda, adirata. 
 
Maddison intravide, nel bel mezzo del caos che c'era in corridoio, la figura dell'amica avvicinarsi a lei a passo svelto e deciso.
 
"Dove diamine sei finita? Mi hai lasciata sola a sopportare quel mon...Mad, stai bene?" sembrò arrabbiata, ma accorgendosi dell'aspetto dell'amica cambiò espressione diventando preoccupata.
 
"Si...certo. Perché me lo chiedi?" rispose con tono di voce basso e stanco.
 
Maddison non stava bene. Un pó per non essere riuscita a chiudere occhio durante la notte per colpa di Luke, un pó per quello che era successo fuori da scuola un'ora prima di incotrare l'amica. Era colpa di Luke. In due giorni che si erano rivolti qualche squardo e qualche parola, già quel ragazzo le faceva questo terribile effetto. E ne era molto preoccupata. 
 
Per un secondo la sua mente viaggiò immaginandosi lei tra un mese se avesse continuato a non dormire e ad essere perseguitata da quegli occhi. Non fu una bella predizione, anzi si spaventò immaginandosi stanca, terrorizzata, paranoica e con l'aspetto per niente curato. Lei non era una patita della moda e non stava a farsi bella per gli altri. Si vestiva in modo comodo e le bastava aggiustarsi quel poco i capelli la mattina, giusto per non sembrare del tutto una pazza, e infine essendo anche lei una ragazza, aggiungeva quel poco di trucco, quanto bastava. Proprio quello che non aveva fatto quella mattina.
 
"Hai delle occhiaie che mettono i brividi."
 
"Non ho dormito granché, sono rimasta sveglia a...studiare scienze."
 
Enorme balla. Ma fu la prima cosa che le venne in mente e sparò quell'enorme bugia senza pensare.
 
"Ma oggi non c'è scienze. Sei sicura di stare bene? Vedo che stai perdendo colpi." replicò la mora insospettendosi, poggiò una mano sulla fronte di Maddison controllando se avesse la temperatura corporea elevata. La ragazza innervosita scostò bruscamente la mano dell'amica. 
 
"Ti ho detto che sto bene! Ora è meglio se vado a lezione altrimenti arrivo di nuovo in ritardo, a dopo." disse sorpassandola e dirigendosi verso la classe di letteratura. Audrey rimase ferma immobile nel corridoio ormai deserto, ripensando al modo in cui la sua migliore amica si fosse espressa verso i suoi confronti, restandone delusa.
 
Maddison arrivò in classe con tre minuti di ritardo trovando già la professoressa seduta alla cattedra e tutti i posti a sedere occupati, tranne uno. L'ultimo banco nella fila di fianco alle finestre. Si stupì che ci fosse un banco libero in ultima fila, di solito gli studenti facevano a gara a chi arrivava per primo in classe giusto per occupare quei posti e non doversi subire la lezione dai primi banchi.
 
Fece vagare lo sguardo sul suo compagno di banco e in quel preciso istante le salì un groppo in gola. Ora capì perché quel posto rimase vuoto.
 
"Signorina, si vuole sedere oppure vuole rimanere qui in piedi a fissarci?" irruppe la prof nei pensieri della ragazza scatenando una leggera risata di sottofondo, tranne quella del ragazzo. Il suo nuovo compagno di banco continuava a fissare fuori dalla finestra senza mai distogliere lo sguardo. Non lo distolse nemmeno quando Maddison entrò in aula.
 
Si andò a sedere titubante cercando di allontare senza far rumore la sedia il più possibile. Cercò di concentrarsi durante la lezione perché i suoi voti in letteratura non erano del tutto eccellenti, in realtà non arrivavano nemmeno alla sufficienza, ma le fu difficile con quel ragazzo così vicino al suo corpo.
 
Senza accorgersene si estraneò completamente dalla lezione e prese ad osservarlo, a studiarlo, cercando di capire qualcosa su di lui. Qualche espressioni del viso, qualche movimento impercettibile. No, niente. Il ragazzo manteneva la stessa posizione immobile, e Maddison si chiese se respirasse o meno.
 
La porta della classe si spalancò e tutti si girarono a controllare chi fosse entrato, ma questo non sembrò interessare alla ragazza che non perse di vista l'obbiettivo. Improvvisamente il moro girò il viso verso di lei e la guardò con sguardo serio, freddo e distaccato. Il suo sguardo non la terrorizzava più di tanto. Non era come quello di Luke. Solo in quel momento poté essere sicura che gli occhi del ragazzo fossero effettivamente castani.
 
Si sentì in imbarazzo ad esser stata scoperta, ma non sembrò calcolarla più di tanto poiché si rigirò verso la finestra non spiaccicando parola. "Che strano questo ragazzo." pensò rigirandosi verso la lavagna.
 
Decise che sarebbe stato meglio seguire la lezione se voleva recuperare quella materia, finché non suonò la campanella e raccolse le sue cose da sopra il banco. Il moro accellerò i movimenti e si alzò prima di Maddison, e prima che lei potesse fare lo stesso le abbassò le spalle per farla rimanere seduta. La ragazza si allarmò e spalancò gli occhi spaventata.
 
"La prossima volta evita di fissarmi tutta l'ora. Odio chi mi fissa." le sussurrò da dietro avvicinandosi al suo orecchio e Maddison si immobilizzò non aspettandosi un contatto da parte sua.
 
Maddison rivolse per un attimo lo sguardo a quei due ragazzi che non erano ancora usciti dalla classe. Stavano osservando il moro dietro di lei incuriositi, cercando di ascoltare cosa le stesse dicendo. 
 
Si allontanò lasciandola li seduta con uno sguardo perso. 
 
"Cosa avete da guardare, stronzi!" sbottò uscendo dalla classe urtando le loro spalle.
 
Passarono altre due ore di lezione, Maddison ed Audrey non si erano rivolte la parola durante le ore in comune di educazione fisica. Nemmeno uno sguardo. E a Maddison iniziò a venire fuori quella sensazione fastidiosa in tutto il corpo, quell'emozione che ti permette, anche senza volerlo, di prendere coscienza della sofferenza dell'altro: chiamatasi senso di colpa. Effettivamente era l'unica persona che avesse accanto, e senza di lei sarebbe rimasta sola. Usciva sempre con lei, qualche volta si frequentava con altre ragazze, ma non erano come Audrey. 
 
Decise così, di farla finita e cercarla nella mensa della scuola.
 
12:00. Ora di pranzo, punto di ritrovo per tutti gli studenti. Un vero caos regnava li dentro ogni giorno. Per non parlare del cibo che erano costretti a mangiare. Davvero tremendo.
 
Come abitudine, prese un vassoio che pochi istanti dopo era già strapieno di chissà quali cibi maleodoranti. Si diresse verso il tavolo dove lei e Audrey pranzavano sempre, e la trovò già li con uno sguardo spento che girava e rigirava con fare schifato quella che sarebbe dovuta essere insalata.
 
"Posso sedermi?" chiese gentilmente pensando che l'amica non volesse avere la sua presenza di fianco. Come risposta alzò le spalle con nonchalance, continuando a guardare il suo piatto. Maddison si sedette e al loro tavolo, a differenza del resto della mensa, si potevano sentire solamente le posate muoversi. Totale silenzio. Nessuna delle due parlava e la ragazza provò di nuovo quella sensazione.
 
"Audrey, scusami se ti ho risposto in quel modo. Giuro, la cosa più brutta è vederti al mio fianco senza spiaccicare nemmeno una parola. Scusami." disse voltandosi verso l'amica che continuava a rivoltare l'insalata. Non rispose.
 
"Lo sai che non troverai nulla di bello in quell'insalata anche se continui a girarla, vero?" 
 
La mora abbozzò un sorriso posando la forchetta sul tavolo. Passò qualche secondo prima di trovarsela addosso, la stava stringendo in un abbraccio. Audrey ritornò alla posizione composta che aveva prima sulla sedia e le rivolse uno sguardo serio. "E ora cosa ho combinato?" si chiese Maddison preoccupta.
 
"Cosa ti ha detto Calum in classe?"
 
Sentendo quel nome Maddison, non mosse un muscolo. Non conosceva quel nome, gli era indifferente. Successivamente le rivolse uno sguardo confuso.
 
"Calum?"
 
"Il tuo compagno di letteratura. Sveglia!" disse l'amica schioccando le sue dita davanti alla faccia di Maddison. "Allora è questo il suo nome." si ritrovò a pensare, invece di trovare una buona risposta da dare a Audrey che stava aspettando.
 
"Come fai a saperlo?" chiese dopo qualche secondo, sviando la domanda fatta dall'amica. Ci riflettè su qualche minuto e dopo si diede una risposta da sola.
 
"Sono stati Adam e Jack a dirtelo, vero?"
 
I due ragazzi che rimasero in classe ad osservare lei e calum. I due ragazzi che cercarono di sentire la loro conversazione. I due ragazzi che ricevettero una spallata dal moro perché lo stavano guardando. Gli stessi due ragazzi più ficcanaso del Norwest Christian College che erano andati a spifferare quel piccolo incontro a Audrey. Non le dava fastidio che l'avessero detto a Audrey, del resto era la sua migliore amica anche se era all'oscuro di certe cose, ma le dava fastidio il fatto di sparlare della gente appena accadeva qualcosa di diverso, di nuovo. Maddison non sopportava i pettegolezzi, anche se a volte ci credeva, ma odiava chi per primo faceva partire la voce che tramite altre persone a catena l'avrebbero fatto sapere a tutti.
 
"Mad, sono la tua migliore amica, puoi dirmele queste cose. Cosa è successo?"
 
"Ma niente di che. Mi ha solo detto due parole, basta. Niente di tragico." provò a spiegare cercando di non dare molto peso alle sue stesse parole, quando era tutto il contrario. Audrey lasciò perdere quel discorso abbassando lo sguardo.
 
"Cosa abbiamo ora?" chiese Maddison cambiando umore e discorso per accertarsi che non si fosse arrabbiata di nuovo con lei.
 
"Chimica." rispose mostrando tutti i denti in un enorme sorriso. Audrey amava la chimica, aveva voti alti in quella materia, Maddison un pó meno. Soprattutto perché face scoppiare una provetta durante un esame contaminando l'aria del laboratorio da una sostanza dannosa. Quel giorno fecero evaquare tutti i laboratori del piano sotterraneo, interrompendo l'esame della sua classe. I suoi compagni le furono grati per una settimana, ma lei si beccò ugualmente un 2 sul registro. Da quel giorno iniziò ad odiare le lezioni di chimica.
 
La ragazza sbuffò appoggiando la testa sul tavolo della mensa, disperata, Audrey si mise a ridere per la sua reazione.
 
 
 
Aria fresca. Finalmente Maddison poté respirare aria fresca, e non quell'odore insopportabile che ormai era solita sentire dentro quella scuola. Una volta fuori respirò a pieni polmoni aprendo le braccia sotto lo sguardo stranito di Audrey. 
 
"Mi potresti spiegare cosa stai facendo?" la mora trattenne una risata.
 
"Respiro." rispose continuando a muovere le braccia, ignorando i ragazzi che le passavano accanto trattenendo le risate. Audrey le bloccò le braccia da dietro e la allontanò da tutti quegli sguardi divertiti. La portò sul retro del giardino della scuola così da non trovare nessuno.
 
"Che ti prende oggi? Prima ti presenti a scuola con l'aspetto di una morta e mi rispondi come ti capita, poi vengo a sapere che interagisci con Calum e per finire ti metti a fare yoga davanti alla scuola." sbottò seria e preoccupata allo stesso tempo e Maddison roteò gli occhi al cielo.
 
"Ancora con questo Calum?" domandò esasperata. In quel momento si sentì stanca, tutto il sonno che aveva perso quella notte lo stava risentendo in quel momento, ma comunque provò a mascherare la sua stanchezza ad Audrey. 
 
"Ok, ok. Non parlo più di lui, ma ora tu vai a casa e dormi un paio d'ore, ok? Così magari torni in te stessa." le ordinò premurosa. Si preoccupava sempre per lei, anche quando non ce n'era bisogno.
 
"Non sono stanca." cercò di convincere sia l'amica che se stessa.
 
"Non è vero. Comunque io ora devo andare altrimenti mia madre mi uccide. Tu vai a dormire!" disse prima di salutarla e scomparire dal retro della scuola. 
 
Maddison rimase sola e le sue forze diminuivano sempre di più, passo dopo passo. La sua vista iniziava ad annebbiarsi, le sue palpebre facevano fatica a restare aperte. Si dovette appoggiare ad un albero per non cadere. Vedeva di fronte a lei il muro pieno di graffiti. Graffiti di ogni tipo, il muro era così ricoperto da scritte che si chiese se fosse mai stato ridipinto. Di ogni colore, giallo, verde, rosso, viola, fin quando alla sua vista i colori cominciarono a mischiarsi facendole venire il mal di testa. Si distese lentamente sul prato rivolgendo sempre lo sguardo verso il muro.
 
I graffiti furono l'ultima cosa che vide prima del vuoto.
 
 
 
La testa di Maddison seppur tenendo gli occhi chiusi, continuava a girare. Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide furono lo scorrere degli alberi attraverso un finestrino. Di certo non si trovava tra quelle quattro pareti della sua camera che conosceva a memoria. Di certo non si trovava sul retro della scuola dove pensava di essersi addormentata. D'un tratto si sentì sobbalzare e sentendo delle voci trasalì spalancando gli occhi.
 
Dov'era finita? Aveva paura di saperlo, perché in un certo senso riconobbe delle voci. Tre voci. Tre voci ben distinte. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, soprattutto quando si accorse di avere la testa appoggiata sulla gamba di qualcuno.
 
Paura. Era stanca di avere paura. Ma se ti trovassi in un posto a te sconosciuto, con la testa sulla gamba di uno estraneo, quale sensazione pensi che proveresti?
 
Paura



 
 
Spazio Autrice:
Buonsalve a tutte :) ecco il secondo capitolo della storia, spero che non sia una totale merdina :/ ..comunque, ringrazio tutte quelle che hanno recensito il primo capitolo...davvero, non pensavo che ne potessi ricevere 8 "O.O sono strafelice ... Eh va beh, passando al capitolo: ecco che riappare il nostro Luke arrogante...e, beh, si inizia a far odiare anche calum ahahah. 
Ho voluto suddividere i gradi di paura proprio per far capire meglio Maddison, come si sente quando guarda il nostro sexy Luke (scusa ma è colpa dell'orario se faccio così)...terrore. Terrore nei suoi confronti.
Tralasciando la parte dello yoga che non so da quale parte del mio povero cervello sia uscita, dopo abbiamo una Maddison che si addormenta sul retro della scuola ma che si risveglia in tutt'altro posto. Chissà cosa succederà dopo? No davvero me lo chiedo anch'io che sono la scrittrice ahahhaha.
Ringrazio un'altra volta le persone che hanno recensito, che hanno messo nelle preferite la mia storia, chi nelle scelte, e chi nelle ricordate...e grazie anche alle lettrici silenziose. Grazie a tutti. Ok vi lascio perché sono le 23:40 e sto morendo di sonno. Non so nemmeno se lo leggerete tutto sto poema noioso hahaha, mi scuso per questo.
Ps. Vi prego di non badare agli errori, ho provato a rileggere ma i miei occhi a quest'ora vanno in pappa >~< .. Ok addio, al prossimo capitolo. Sareste così gentili da recensire anche con poche parole, ripeto, giusto per sapere se vi piace o meno ;)
 
Baciii♥
 
Gio.
 
 

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Capitolo 3
*** In the enemy's house ***


IN THE ENEMY'S HOUSE
 
 
 
Spalancando gli occhi, Maddison incontrò quelli verdognoli di Ashton che a sua volta l'avevano iniziata ad osservare. Lei subito cacciò un urlo costringendo il ragazzo a tapparsi le orecchie con le mani. La macchina frenò di colpo e i due ragazzi seduti sui sedili anteriori si voltarono verso di lei. Li stava stordendo con quell'urlo continuo. 
 
"Che cazzo ti urli?" sbottò il ragazzo alla guida fissandola. 
 
Ashton portò una mano sulla bocca di Maddison impedendole di continuare quella tortura ai loro poveri timpani. Maddison si girò verso la voce del guidatore e vide quel ragazzo con i capelli strani che stava cercando di rimettere in moto la macchina con movimenti infuriati.
 
Mugugnò cercando di togliere la mano del ragazzo dalla sua bocca con scarsi risultati. La macchina fortunatamente per i tre ragazzi, ma sfortunatamente per Maddison ripartì e anche Calum si decise a riportare lo sguardo sulla strada. I suoi continui tentativi di allontanarsi dal biondino con la bandana fallirono tutti miseramente e ad un certo punto lo vide avvicinarsi al suo viso costringendola a guardarlo dritto negli occhi.
 
"Se non urli tolgo la mano." le sussurrò e lei senza pensarci due volte si ritrovò ad annuire leggermente. Detto, fatto. Ashton lasciò la presa e lei poté riprendere a respirare normalmente trattenendo un'altro urlo. Maddison si allontanò il più possibile dal ragazzo che aveva di fianco avvicinandosi al finestrino, iniziò a guardare fuori le case e gli alberi che sorpassavano e che pian piano si allontanavano. 
 
Le cadde l'occhio sullo specchietto retrovisore posto appena fuori dal finestrino al lato di Calum e prese a fissarlo mentre guardava la strada con espressione imbronciata. 
 
"Mi sembra di averti già detto che odio la gente che mi fissa!" affermò lui serio senza distogliere lo sguardo nemmeno di un millimetro. "Come aveva fatto a vedermi?" si chiese mentalmente Maddison e cambiò subito traiettoria iniziando ad osservare le sue mani contorcersi nervosamente.
 
"Dove mi state portando?" si azzardò a chiedere mantenendo la testa bassa. Si sentì lo sguardo di Ashton al suo fianco e quello di Calum attraverso lo specchietto, bruciarle addosso e si sentì intimidita. Maddison non ricevette nessuna risposta, i due ragazzi distolsero lo sguardo da lei senza darle una risposta concreta.
 
"Potete spiegarmi perché lei è qui, nella mia macchina?"
 
"Perché è un coglione!" si affrettò a rispondere Calum al posto di Ashton. Maddison si sentì in un enorme disagio a stare nella loro macchina, a sentirli parlare e per di più essere l'argomento principale di quella conversazione accesa.
 
"Michael, l'ho trovata sul retro della scuola svenuta. Cosa facevo, la lasciavo li?" 
 
"Si! Non sono affari nostri. Non ho intenzione di sorbirmi le lamentele di Luke per colpa tua e sua." ribattè Michael arrabbiato tirando un pugno di sfogo al volante. La ragazza sui sedili posteriori al solo sentire quel nome, le venne una scarica di brividi per tutto il corpo. Ormai era del tutto convinta che Luke non le facesse un bell'effetto. Quella ne era la prova.
 
"Non ero svenuta, stavo solo dormendo." si intromise nel discorso Maddison alzando finalmente lo sguardo e incontrando attraverso lo specchietto retrovisore centrale quello di Michael. La guardò in cagnesco, sperando che capisse che non dovesse aprire bocca, che dovesse stare li ferma e zitta.
 
"Hai il sonno pesante, ragazzina." Ashton le rivolse un sorriso che di cattivo non aveva nulla, e per un banale secondo pensò che forse quel ragazzo non era cattivo come si sentisse dire in giro. Quel momento svanì quando sentì il modo in cui l'aveva chiamata. Non le piaceva quando le attribuivano quel diminutivo. Le ricordava suo padre, la chiamava sempre in quel modo e non poteva sopportarlo. Lei non era una ragazzina, non era la ragazza più matura del mondo ma vivendo con quell'uomo aveva imparato a diventare adulta molto più in fretta, pur avendo soltanto diciasette anni. Convivendo con le abitudini del padre, aveva imparato in fretta quali fossero le cose sbagliate, le cose da non fare. Non sarebbe mai diventata come suo padre, non sarebbe mai riuscita ad accettare una cosa del genere. Non voleva rovinarsi la vita più di quanto non lo fosse già. 
 
"Non sono una ragazzina! Ho la vostra età, deficienti!" strillò senza rendersi conto di come si fosse rivolta verso di loro. Si portò una mano alla bocca un istante dopo. Calum si voltò di scatto verso di lei assottigliando gli occhi.
 
"Tu prova un'altra volta a chiamarci in quel modo e giuro che ti butto giù dalla macchina mentre è in corsa." si rivolse a lei con tono minaccioso e Maddison iniziò a cambiare idea su di lui. Non le faceva paura come Luke, e già questo non sapeva spiegarselo, ma anche lui aveva quel lato buio che dominava sulla luce. Sempre se un pò di luce esistesse dentro di lui.
 
Maddison a quell'espressione, dire che fosse spaventata non aveva alcun senso perchè si sentì spaventata appena aprì gli occhi e si accorse di essere in una macchina sconosciuta. Si rese piccola sul sedile portando di nuovo lo sguardo fuori dal finestrino. Un viaggio di pochi minuti le sembrarono ore in quella macchina.
 
La macchina si fermò e sulla visuale di Maddison comparve una casa abnorme: una villa indipendente e moderna, distaccata dalle case dei vicini, con un grande giardino sulla parte anteriore della casa curato nei minimi dettagli. Sgranò gli occhi e dischiuse le labbra a tutta quella meraviglia, senza accorgersi che Ashton le aveva già aperto la portiera aspettando che uscisse. 
 
"Vuoi uscire?" le chiese infastidito dalla sua lentezza.
 
"Di chi è questa villa?" chiese lei ignorando la sua esortazione. Ashton alzò gli occhi al cielo sbuffando.
 
"Che importanza ha? Muoviti! O esci da quella macchina da sola con le buone, o ti faccio uscire io con le cattive. Decidi."
 
Maddison lo guardò dritto negli occhi per scorgere qualche senso di ironia, ma trovò solo serietà e irritazione. Si rese conto che quei ragazzi erano esattamente come li descriveva la gente. Inizialmente la sua mente si sforzava di trovare del buono almeno in Ashton, ma a quanto pare nemmeno lui si salvava in quel gruppetto di arroganti. Si ritrovò a pensare che se magari avesse provato a tener testa a quei ragazzi si sarebbero stancati di lei, si sarebbero stancati di darle fastidio e di soffocarle la mente con la loro presenza. Soprattutto con quella di Luke. 
 
Bene! Sarebbe iniziato il piano "Teniamo testa a quei ragazzi perché altrimenti non mi lasceranno mai in pace". Troppo lungo. Ok ci avrebbe pensato più avanti al nome, non era importante. Si voltò dall'altra parte alzando il mento come per fargli capire che da li non si sarebbe schiodata nemmeno di un centimetro. Ashton la prese come una sfida e subito Maddison si sentì sollevare con sotto fondo le sue urla. L'aveva presa in spalla come se stesse portando un sacco di chissà cosa. Continuò a dargli pugni sulla schiena ordinandogli di lasciarla andare, ma Ashton face finta di non sentire e si avviò verso la porta dove lo stavano aspettando gli altri due.
 
"Mai sottovalutare Ashton!" affermò Michael poco prima di suonare al campanello. Si sentì la grande porta aprirsi e Maddison non ebbe smesso di tirare i pugni al ragazzo nemmeno per un secondo. La ragazza sentì una risatina trattenuta alla porta e si innervosì dimenandosi ancora di più. Si chiese perché Ashton non sentisse nulla di quello che le facesse, si chiese perché non reagisse. Rimase calmo tutto il tempo, come se portare una ragazza in quel modo fosse la cosa più normale di questo mondo. 
 
"Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi! Cos'è che non ti è chiaro?"
 
"Silenzio." disse con tono di voce neutro tirando un piccolo schiaffo sul fondo schiena della ragazza. Maddison trasalì all'istante a quel gesto.
 
"Non provare mai più a toc..."
 
"Bel panorama!" 
 
Maddison si interruppe immediatamente sentendo quella voce. E iniziò a sudare freddo. Era la voce di Luke! L'avevano portata a casa di Luke, in fondo se lo aspettava che la portassero da lui me ora che ce lo aveva davanti, o meglio, in questo caso dietro si sentì tremendamente male. Non riusciva nemmeno a credere che tutto quel ben di dio fosse casa sua. Non se lo aspettava, ma quello che temeva, quello che le tartassava la testa in questo momento era il fatto di entrare nella casa del nemico. Di stare in loro presenza. La spaventava a morte. Aveva paura di quello che avrebbero potuto farle e cercò di pensare positivo anche se le fu molto difficile.
 
"Lei che ci fa qui?" chiese il biondo cambiando tono di voce. Non ricevette nessuna risposta: Michael e Calum fissarono Ashton aspettando che parlasse, ma lui al contrario rimase zitto guardandosi intorno e facendo finta di niente. Luke fece segno a loro di entrare mentre Maddison ricominciò ad urlare sperando che la mettesse giù e che la lasciassero andare. Finalmente venne ordinato ad Ashton di lasciarla, così la posò sul divano. La stavano per lasciare da sola dirigendosi in chissà quale parte di quell'enorme casa. Sempre se si poteva chiamare così, sembrava una reggia.
 
"Portatemi a casa. Ora!" strillò alzandosi in piedi e indicando la porta. Non le importava in quel momento del tono di voce isterico che stesse usando, avrebbe preferito trovarsi nella sua camera da letto ad annoiarsi pur di stare in quella casa con loro. Luke si avvicinò a lei con passo deciso, le afferrò la spalla e la riportò seduta sul divano.
 
"Tu non vai da nessuna parte!"
 
"Ok, voi non volete portarmi a casa? Ci andrò da sola." disse decisa per poi rialzarsi e camminare verso la porta. Si fermò solo quando Luke le afferrò il polso e la sbattè al muro bruscamente. Quella sua mossa le ricordò di quando si era accidentalmente trovata in quel vicolo e lui le aveva impedito di fuggire da quei "ragazzi dalle brutte abitudini", li chiamava lei. Maddison provò di nuovo paura a stargli così vicino e si rese conto che sarebbe sempre stato così fin quando l'avrebbe guardato negli occhi. Aveva il potere di intimorirla con un solo sguardo. Proprio come Medusa che con un semplice sguardo trasformava tutti in pietra, lui con un semplice sguardo aveva il potere di infliggerle un enorme terrore.
 
"Tu non vai da nessuna parte." ripeté lentamente calcando su ogni parola e lei fu costretta ad abbassare lo sguardo proprio come le due volti precedenti. Si allontanò raggiungendo gli altri tre e Maddison intanto con lentezza si accasciò al pavimento portando le ginocchia al petto. Aveva lo sguardo fisso sul muro di fronte a lei, come se quel muro color panna fosse lo schermo dove venivano proiettate le immagini di tutte le volte che Luke l'aveva sbattuta al muro, strattonata e terrorizzata. Sentì qualcosa di salato bagnarle leggermente le labbra e non si accorse che una lacrima le era scivolata sulla sguancia. Non avendo riposato abbastanza, Maddison sentì caderle addosso di nuovo tutta quella stanchezza e chiuse gli occhi appoggiando la testa sulle ginocchia.
 
 
 
Una luce fastidiosa penetrava dalla finestra andandosi a posare direttamente sugli occhi di Maddison. Si strofinò gli occhi proprio come faceva da bambina ogni volta che le dava fastidio il sole oppure la luce, aprì senza voglia un occhio osservandosi intorno e scattò immediatamente seduta notando di essere in una camera da letto non sua. Era seduta su un letto ad una piazza e mezza. La camera le parve strana: pareti grigie scure sulle tonalità del nero interamente spoglie, nemmeno una foto o un poster; mobili per lo stretto necessario, ovvero armadio, letto e comodini; le coperte del letto erano nere come anche i cuscini. Al primo impatto le sembrò che lì dentro fosse piombata la morte.
 
I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì la porta della camera aprirsi rivelando il viso di Ashton, per poi raggiungerla al letto sedendosi affianco a lei.
 
"Hai fame? Ti ho portato delle barrette al cioccolato. Non c'è molto in casa per cui..." il ragazzo si interruppe vedendo Maddison scuotere la testa.
 
"Di chi è questa camera?" chiese lei con voce bassa avendo paura di sentire la risposta. 
 
"Di Luke."
 
"Come ci sono arrivata fin qui?" Maddison era agitata. Aveva dormito nel letto di Luke e non ne era contenta, assolutamente. 
 
"Ti ci ho portata io. Non poteva di certo lasciarti sul pavimento dell'ingresso."
 
Ashton l'aveva portata in camera, era stato disponibile a sistemarla al piano di sopra. Lei non si era accorta di essersi addormentata nuovamente nell'atrio di casa Hemmings, ma comunque si sarebbe aspettata che l'avessero lasciata li. Invece per la seconda volta quel ragazzo si era "preoccupato" di non lasciarla a terra come se fosse un rifiuto. Maddison non sapeva se ringraziarlo o meno.
 
"Ohw..ehm...quando potrò tornare a casa?"
 
Ashton si alzò dal letto senza risponderle e fece per uscire dalla camera ma la voce della ragazza lo fermò sulla soglia della porta.
 
"Posso chiederti due cose?" chiese e lo vide girarsi prestandole attenzione. Soprattutto le diede attenzioni per curiosità. Maddison dalla sua analisi che faceva sempre sulle persone, poté dire che Ashton era un ragazzo molto curioso, era attratto da tutto quello che non sapeva e che lo incuriosiva. Le fece cenno di continuare.
 
"La prima: perchè sono qui? Cosa volete da me? Non penso di avervi fatto nulla di male, e allora perché non mi lasciate in pace?" chiese velocemente sembrando disperata per quella situazione.
 
"Ordini di Luke. Prossima domanda?" si limitò a dire usando un tono freddo e distaccato come se non volesse parlare più di tanto. Maddison per quella risposta ci rimase male, sperò che almeno lui le avrebbe dato una risposta sensata. A quanto pare si sbagliava.
 
"Ho cambiato idea. Potrei avere quelle barrette al cioccolato?"
 
Ashton abbassò la testa e lo vide abbozzare un sorriso. Si avvicinò di nuovo a lei e le porse le due barrette per poi uscire dalla camera senza aggiungere altro lasciandola sola a divorare i due sneak. 
 
Restò in quella camera da sola per mezz'ora circa, e stanca di stare seduta su quel letto si alzò e scese al piano di sotto. Non trovò nessuno né in salotto né nel grande corridoio e nemmeno nell'ampio ingresso. Non se la sentiva di andare a cercare qualcuno al piano di sopra così rimase a vagare al piano inferiore fin quando non sentì un rumore da quella che le sembrò una cucina. Rimanendo sulla soglia della porta vide Luke di spalle intento a cercare qualcosa nel frigorifero.
 
"Non c'è un cazzo qua dentro!" sbraitò arrabbiato chiudendo con forza il frigo. Si girò trovandosi la faccia di Maddison scossa. "Che c'è?" sbottò avvicinandosi a lei mentre lei indietreggiava. Maddison scosse la testa velocemente come per dire che non volesse nulla. Si ricordò quello che si era detta prima di addormentarsi nell'atrio, non doveva guardarlo negli occhi se voleva smettere di avere paura. A questo proposito abbassò lo sguardo. Andò a sbattere al muro, non poteva più scappare, lo spazio era terminato. Luke le si avvicinò pericolosamente prendendo una sua ciocca di capelli e rigirandosela tra le dita.
 
"Mi piacciono le ragazze castane." disse con quella sua voce bassa ammiccando e data la vicinanza, Maddison poté sentire il suo respiro sulla sua faccia. Il biondo le accarezzò una guancia con un dito e lei trasalì all'istante sentendosi bruciare la pelle a quel lieve contatto, ma non osò alzare lo sguardo su di lui nemmeno per un secondo.
 
"Dove sono gli altri?" chiese titubante ma più sicura del solito.
 
"Sono andati via."
 
A quelle parole lei si immobilizzò. Si trovava in un'enorme casa da sola con Luke Hemmings. Non sapeva cosa pensare, non voleva pensare a cosa avesse potuto fare con lei.
 
"Devo...devo tornare immediatamente a casa." affermò lei con testa bassa e l'unica cosa che ricevette da parte sua fu il silenzio. Luke le alzò il mento con la mano destra e fece incontrare i loro sguardi, proprio quello che Maddison voleva evitare. Infatti, provò quella senzazione di sempre. Terrore, paura. Luke rimase ad osservarla per qualche secondo, poi distolse lo sguardo allontanandosi. Maddison ritornò a respirare, non si era accorta di aver smesso di farlo fino a quel momento. Si mosse in sua direzione e lo vide afferrare una giacca da sopra il divano e andò ad aprire la porta.
 
"Vuoi venire o devi restare li a fissarti in giro?" le chiese in modo distaccato tenendo aperto il grande portone di casa.
 
"Dove andiamo?"
 
"Non volevi tornare a casa? Bene! Ti porto a casa." rispose uscendo di casa e Maddison lo raggiunse subito fuori, vedendolo aprire con le chiavi una macchina davanti a casa sua. 
 
"Torno da sola." disse incamminandosi sul marciapiede. Luke la raggiunse e la girò afferrandole una spalla.
 
"Non sai tornare da qui da sola, quindi muoviti e sali in macchina!" le gridò in faccia perdendo la pazienza.
 
"Io non entro in macchina se guidi tu! Hai diciassette anni, non hai nemmeno la patente!" provò a ribattere ricevendo solamente un'occhiataccia da parte sua. Lui le afferrò il polso e la trascinò verso l'auto. 
 
"Lasciami, lasciami!" strillò Maddison continuando a dimenarsi con l'intento di fargli mollare la presa. Lui ignorò tutte le sue urla e dopo averla spinta dentro la macchina chiuse la portiera bloccandola con la sicura. Fece il giro dell'auto e si mise alla guida.
 
"Quando dico una cosa, è quella e non si discute!"
 
"No." sussurrò tra sé e sé come risposta, la cosa brutta e che non fu l'unica a sentirlo. Luke distolse lo sguardo dalla strada per rivolgerlo su di lei.
 
"Cos'hai detto?"
 
"Nien...niente." rispose balbettando guardandolo negli occhi. Grave errore! Luke accostò l'auto, sbloccò la sua cintura di sicurezza e si voltò di scatto verso di lei. "Cosa hai detto?" richiese soffermandosi su ogni parola. Maddison non rispose e il biondo iniziò a respirare in modo irregolare per la rabbia e l'irritazione che quella ragazza le faceva venire.
 
"Cosa cazzo hai detto!" le urlò in faccia protendendosi sopra di lei. Maddison si spaventò da quella perdita di controllo e vedendolo così vicino, cercò di allontanarsi il più possibile. Le fu difficile: dietro di lei c'era la portiera bloccata e lei era legata dalla cintura. Quel tono la stava stancando.
 
"No, no, no! No! Ho detto di no! Non ho intenzione di stare ai tuoi ordini, tu non sei ness..."
 
Un suono rimbombò nella macchina. Lei spalancò occhi e bocca guardandolo negli occhi. A Maddison iniziarono a lacrimare gli occhi. Luke Hemmings le aveva appena dato uno schiaffo sulla guancia, un doloroso schiaffo sulla sua pelle bianca delicata. Nessuno mai aveva mai osato oltrepassare quella linea a parte una persona. Suo padre. Luke Hemmings le ricordava in tutto e per tutto suo padre e questo, se fosse stato possibile, l'aveva terrorizzata ancora di più. 
 
Luke la guardò come se non si aspettasse di arrivare fino a quel punto, ma nei suoi occhi non si scorse nemmeno una briciola di pentimento. Rimase, per così dire, impassibile. Ritornò al suo posto di guida senza aprire bocca. Ripartì e Maddison si dovette trattenere le lacrime, non avrebbe pianto davanti a "Luke non ho un cuore Hemmings". 
 
Guardò fuori dal finestrino e si accorse che aveva iniziato a piovere. Subito il vetro si riempì di goccioline e venne distratta dal guardare quest'ultime che scivolavano come se fosse una gara, come se vincesse quella che sarebbe arrivata per prima sul fondo. Le piaceva pensare questo. Le venne in mente quando lei e sua madre restavano in casa nelle giornate piovose, si avvicinavano alla finestra delle cucina e sceglievano a testa una gocciolina, si divertivano a gareggiare tra loro due. Lei e sua madre si divertivano davvero con poco, le bastava stare insieme a lei per sentirsi meglio.
 
La macchina si fermò davanti casa sua e senza dire una parola, Maddison aprì velocemente la porta e correndo sotto la pioggia per il breve vialetto non si voltò indietro nemmeno una volta. Aprì la porta ed entrò chiudendosela alle spalle. In casa non c'era nessuno, a quell'ora suo padre si ritrovava sempre in uno di quei locali per alcolizzati con i suoi amici, erano esattamente come lui. Appoggiò la schiena contro la porta e da quel momento in poi non riuscì più a trattenere le lacrime. Una volta iniziate a scendere erano come le goccioline di pioggia, una volta iniziate a scivolare sul vetro non si fermavano fin quando non arrivavano alla fine, e dopo quella ce n'era sempre un'altra pronta a partire e seguire il percorso della precedente. 
 
Maddison fece scivolare la schiena fino a ritrovarsi seduta sul pavimento. "La mia vita è un disastro!" continuava a ripetersi. Se ci fosse stata la madre con lei, sarebbe stata tutta un'altra storia. Avrebbe avuto qualcuno con cui parlarne, avrebbe avuto qualcuno a cui chiedere aiuto. Ma lei non c'era, doveva tenersi tutto dentro, e l'aiuto poteva anche scordarselo. 
 
Suo padre fu la sua rovina del passato. Luke era quella del presente. Si chiese cosa avrebbe dovuto aspettarsi per il futuro. Maddison voleva soltanto una vita felice e tranquilla, ma nulla lo era. Niente fu tranquillo dopo la morte della persona più importante della sua vita. 
 
Lacrime, lacrime e ancora altre lacrime. Non avevano intenzione di smettere. Pensò per un nano secondo ad un dubbio che le saltò nella mente a cui non seppe dare risposta.
 
"Luke come fa a sapere dove abito?"



 
Spazio autrice:
Buonsalve a tutti, inizio con il scusarmi per il ritardo...ma il mio tablet faceva i capricci e quindi..ecc...mi dispiace avervi fatto aspettare per questo capitolo che sinceramente non so nemmeno se può piacere. Cerco di pensare positivo :/.
 
Comunque riguardo al capitolo si scopre che Ashton l'aveva trovata a dormire (che ragazza strana Ahahahhaha) sul retro della scuola e insieme a Cal e Mikey la portano a casa di Luke che a quanto pare è "abbastanza" benestante. Nah, è MOLTO benestante ahahah. Abbiamo un Hemmo che perde il controllo ma per quel gesto non prova nulla e una Maddison che ormai odia definitivamente la sua vita perché dalla morte di sua madre è caduta a pezzi. Non so nemmeno perché vi sto ripetendo queste cose..mica siete stupide ahaha siete più intelligenti di me ne sono sicura ;) ... Beh non ci vuole molto per esserlo ahahah va beh comunque ringrazio sempre tutte voi che recensite e anche chi non lo fa...però per questo capitolo vorrei che vi faceste sentire pure voi...sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)
Quindi recensite pure hahahah non vi mangio hahaha ok me ne vado perché sono di una noia assurda ahahha quindi al prossimo capitolo che spero di postare il prima possibile. :)
Baci.
Gio.
 
 

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Capitolo 4
*** Red Nightmare ***


RED NIGHTMARE
 
 
Un gran mal di testa. Ecco quello che aveva Maddison in quel momento, un gran mal di testa. Quel tardo pomeriggio dopo aver versato tutte quelle lacrime, trovò la forza di alzarsi dal pavimento per recarsi nella sua camera. Rimase sdraiata sul letto tutto il tempo, alternando lo sguardo dal soffitto alla finestra e poi di nuovo al soffitto. Fuori non aveva smesso di piovere, anzi stava diluviando, ma il rumore della pioggia la rilassava quindi non le importò più di tanto. 
 
Anche ora si trovava allungata li sopra, impegnata a stringersi la testa con le mani per il troppo dolore, come se continuando a farlo l'avesse aiutata a non soffrire più. Si distrasse un momento per controllare l'ora sul telefono posto sul comodino affianco al letto: 21:25. Precisamente tre ore e venticinque minuti buttata sul quel letto. L'unico pensiero, l'unica immagine, l'unico rumore che aveva in testa era quello dello schiaffo ricevuto da Luke. Come si era permesso di fare una cosa del genere? Lui non era nessuno! 
 
Continuando a pensare e a ripensare a lui si sentì strana. Iniziò a respirare faticosamente e fu costretta ad alzarsi di scatto con la schiena. Si mise una mano sul petto sentendolo alzarsi e abbassarsi lentamente facendo grandi respiri. Maddison sapeva esattamente cosa le stesse succedendo. Quello era uno dei suoi tipici attacchi d'ansia, ennesima conseguenza della morte di sua madre. Quando accadeva le sembrava ogni volta di morire, si sentiva soffocare, come se avesse avuto un sacchetto in testa e l'aria a sua disposizione fosse di percentuale minima. Era costretta a fare respiri profondi, come se cercasse di colmare lo spazio nei polmoni inutilmente, come se respirasse a vuoto.
 
Vedendo che non riusciva a calmarsi si alzò dal letto e si diresse correndo verso il bagno, iniziando ad aprire tutti gli armadietti del mobile alla ricerca dell'unica boccetta che le avrebbe permesso di tornare a respirare in modo tranquillo. Mosse le mani dentro ai piccoli armadietti in modo isterico, facendo cadere a volte alcuni contenitori al loro interno. Si abbassò e iniziò a controllare all'interno delle piccole ante basse e spostando vari oggetti trovò finalmente la sua boccetta di gocce calmanti. Non avendo a disposizione un bicchiere fece tutto da se, si fece scivolare in gola quattro di quelle gocce per poi sedersi sul pavimento freddo sentendo lentamente il respiro tornare regolare.
 
Dopo dieci minuti tornò in camera sua e sentendosi oppressa da quelle quattro pareti decise che uscire sarebbe stata l'unica alternativa per cercare di rilassarsi e calmarsi con un pó d'aria fresca. Si infilò una giacca presa a caso dall'armadio e uscì sul balcone per poi scendere con movimenti esperti. Si mise il cappuccio della giacca sulla testa per coprirsi un minimo da tutta quella pioggia e iniziò ad avviarsi verso il parco più vicino.
 
Ad ogni piccola folata di vento che le arrivava in faccia, si sentiva tremendamente bene e leggera con se stessa. Ad ogni gocciolina che il vento spingeva contro il suo viso, si sentiva libera e fresca. Questo era l'effetto che la pioggia aveva su di lei, la faceva stare meglio.
 
Arrivata all'entrata del parco, si fermò ad osservare il buio intorno agli alberi e intorno al parco giochi, un istante dopo decise di andare a sedersi su una delle tante panchine bagnate che lo circondava. Riuscì finalmente a stare in pace con se stessa. Quel silenzio, o meglio il solo rumore della pioggia riuscì a calmarla del tutto. Sentì la pioggia aumentare ma non si interessò minimamente del fatto che fosse completamente fradicia.
 
Maddison guardava davanti a sé la pioggia, ma all'improvviso non sentì più le goccioline caderle addosso e bagnarle il viso. Alzò lo sguardo verso l'alto e vide un ombrello sopra la sua testa. Spostò di poco lo sguardo e incontrò quello del ragazzo che a quanto pare non voleva proprio lasciarla in pace, che per colpa sua si era ritrovata nella casa del nemico.
 
"Posso?" chiese lui facendo un cenno con la testa al posto di fianco a lei sulla panchina. Come risposta, Maddison riabbassò lo sguardo alzando le spalle con nonchalance. Il ragazzo si sedette mantenendo l'ombrello sulle loro teste e prese ad osservare davanti a se proprio come Maddison. 
 
"Cosa fai qui a quest'ora sotto la pioggia in un parco buio e deserto?" chiese dopo diversi minuti di silenzio. 
 
Maddison percepiva il calore del suo corpo accanto al suo e stranamente rimase impassibile, non le importava che fosse li, in quel momento la sua testa era vuota da ogni pensiero e da ogni paura. Quello era il suo momento, voleva passarlo da sola e non si sarebbe fatta prendere dal panico per colpa sua. Forse fu anche grazie a quelle gocce prese a casa poco prima che ebbero un effetto calmante su di lei. Non se lo seppe spiegare, ma era tranquilla.
 
"Potrei farti la stessa domanda." rispose con tono di voce neutro continuando a guardare davanti a se.
 
"Io vengo sempre qua la sera. Non mi sembra di averti mai vista qui a quest'ora, quindi non posso dire lo stesso di te." disse voltandosi verso di lei, Maddison si alzò dalla panchina e fece per allontanarsi da lui ma fu proprio la sua voce a fermarla.
 
"Ehi aspetta! Non ho mica detto che devi andartene."
 
Si voltò verso di lui e dopo averlo fissato qualche secondo, si portò le mani nelle tasche della giacca e ritornò a sedersi dove era prima.
 
"Beh, mi vuoi dire perché sei qui oppure è un segreto di stato?" continuò lui scherzando e Maddison ne rimase sorpresa. Stava davvero provando ad avere una conversazione civile con lei? Si girò a guardarlo e notò che stesse aspettando sul serio una sua risposta.
 
"Volevo fare due passi, niente di che." 
 
Il ragazzo lasciò perdere il discorso e distolse lo sguardo da lei. Maddison non aveva voglia di parlare, avrebbe voluto stare in silenzio con sottofondo il rumore della pioggia, ma qualcuno glielo stava impedendo. Portò i piedi sulla panchina avvicinando le ginocchia al petto per procurarsi un pó di calore, iniziava ad avere freddo.
 
La sua mente iniziò a vagare senza il controllo di Maddison, immaginandosi una vita perfetta, con una famiglia perfetta e tutto perfetto e per un attimo si sentì a disagio a vivere la sua inutile vita.
 
"Non ti capita mai di voler fuggire da tutto questo?" chiese lei senza rendersene conto, ma non gliene importò perché era sicura che lui non avrebbe capito lo stesso.
 
"Tutto questo?"
 
"Si. La vita che ti circonda, le persone che ti stanno intorno...non ti passa mai per la mente l'idea di lasciare tutto e andare via?" spiegò meglio voltandosi verso di lui e lo vide nella sua stessa posizione: braccia che stringevano le ginocchia al petto e mento appoggiato su quest'ultime con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva lasciato l'ombrello a terra e la pioggia ricominciò a bagnarli entrambi. Non lo sentì rispondere così riprese a parlare rispondendosi da sola sottovoce. "Certo che non ti capita. Non so nemmeno perché te l'ho chiesto."
 
Maddison si alzò e iniziò a camminare verso l'uscita del parco lasciandolo solo. Sentì una presenza dietro di lei e subito dopo si sentì afferrare da un braccio, lei si voltò ed era ancora lui.
 
"Dove stai andando?"
 
"A casa. Si è fatto tardi." gli rispose girandosi di nuovo per andarsene ma questa volta fu lei a fermarsi e a voltarsi verso di lui. "Ah, Ashton?" lo vide alzare lo sguardo su di lei aspettando che continuasse. "Grazie per l'ombrello e...per la compagnia."
 
Ashton fece un cenno con la testa come saluto e si incamminò nell'altra direzione. Maddison arrivata a casa andò in bagno ad asciugarsi. Aveva preso molta pioggia. Una volta finito, indossò il suo pigiama e posata la testa sul cuscino cadde immediatamente in un sonno profondo. Fortunatamente quella notte riuscì a dormire tranquillamente. 
 
 
 
Maddison odiava la scuola. Odiava le persone che vi erano dentro: gli studenti arroganti, gli insegnanti stralunati, persino i bidelli rompipalle. L'unica persona che si salvava era Audrey. Odiava anche la quantità di ore che doveva passare là dentro, odiava tutte quelle materie inutili, e soprattutto odiava studiare. Nonostante questo grande odio, Maddison non era un ignorante, aveva bei voti nella maggior parte dei corsi, tralasciando matematica e chimica ma per il resto era a posto. 
 
Quelle interminabili quattro ore di scuola finalmente passarono e Maddison si diresse verso la mensa. Dopo aver fatto la fila, come d'abitudine, prese il suo vassoio pieno di "cibi misteriosi" e raggiunse la sua amica al loro solito tavolo. Si scambiarono un sorriso come saluto e si sedette di fianco a lei.
 
"Allora, ieri pomeriggio sei riuscita a riposare?" le chiese sorridendo in sua direzione. "Ieri pomeriggio? Beh, no. In realtà sono stata trascinata con la forza a casa di Luke Hemmings e da quando sono stata scaraventata sul divano le cose sono andate peggiorando fino a quando ho ricevuto uno schiaffo da Luke." pensò Maddison nella sua testa, senza riuscire a dire davvero quelle parole. Indugiò un istante sulla risposta, ma poi riuscì ad aprire bocca.
 
"Si, si. Ho dormito un'ora e mezza e subito dopo mi sentivo benissimo." rispose chiaramente mentendo sforzandosi di sorridere e di sembrare il più credibile possibile. 
 
"Hai deciso se venire oppure no?" chiese Audrey cambiando totalmente discorso mentre masticava una patatina fritta. Maddison rimase abbastanza confusa da quella domanda, non sapeva di cosa stesse parlando. "Mmh, dovrei sapere di cosa stai parlando?"
 
"Ti ho mandato un messaggio stamattina presto. Ti chiedevo se venivi al Red con me stasera."
 
Il Red Nightmare era il locale più frequentato dai ragazzi di Sydney, era sempre strapieno nonostante fosse un posto enorme. Non circolava molta bella gente ma era rimasto comunque il ritrovo notturno dei ragazzi. Maddison c'era stata una sola volta l'anno precedente e non si divertì affatto, anzi lo trovò un posto noioso, non adatto a lei. Diciamo che si era ritrovata a passare tutta la serata seduta ad un tavolino posto all'angolo del locale con affianco delle coppiette vomitevoli che a momenti l'avrebbero fatto sotto gli occhi di tutti. Sinceramente non capiva cosa ci trovassero di bello in quel posto: faceva caldo, si sudava come non so cosa, le persone erano così appiccicate che sembravano sardine...non riuscì a trovare nessun lato positivo.
 
"Scusa stamattina non ho guardato per niente il cellulare. Comunque no. Non ci vengo al Red." rispose calma rubando una patatina fritta dal piatto dell'amica. Audrey mostrò subito uno sguardo imbronciato.
 
"Ma perché? Dai, per favore!" la supplicò disperata. Le sembrava una bambina.
 
"Perché no! Mi annoia quel posto. L'altra volta sono rimasta in un angolino perché tu eri sparita, e non voglio rivedere persone che fanno cose squallide davanti ai miei occhi."
 
"Per favore." sussurrò sporgendo il labbro inferiore. "Fallo per me. Non vuoi davvero lasciarmi andare da sola, vero?" continuò con lo stesso tono. Maddison alzò gli occhi al cielo sbuffando, indecisa se accontentare l'amica oppure seguire il suo istinto che le diceva che non avrebbe di certo passato una bella serata al Red.
 
"Per favore, per favore, per favore...potrei continuare fino a domani. Per favore, per..."
 
"Eh va bene, va bene..va bene! Santo dio, quanto mi assilli." la interruppe gridando non troppo forte finendo per accontentarla. Sapeva che se ne sarebbe pentita, ma ormai era fatta. Aveva accettato. Avrebbe dovuto passare una seconda notte al Red seduta da sola. L'amica le saltò subito addosso stringendola e ringraziandola. 
 
"Se vuoi ti presto io un vestito, ne ho molti che ti potrebbero stare benis..."
 
"Hey, chi ha mai parlato di vestito? Io non metterò uno dei tuoi vestitini striminziti." le disse velocemente interrompendo tutte le sue fantasie su di lei. I vestiti di Audrey erano tutti corti, aderenti e appariscenti. Non lasciavano mai spazio all'immaginazione e Maddison non li avrebbe mai indossati, nemmeno per stare in casa. Nemmeno per...mai, non li avrebbe mai messi.
 
Audrey alzò le spalle ignorando la sua risposta e tornò a mangiare il suo pranzo. Maddison le rubò un'altra patatina fritta e l'amica si voltò verso di lei incenerendola con lo sguardo.
 
"Spiegami per quale assurdo motivo tu hai le patatine fritte e io ho sta merda? Non saprei nemmeno se definirlo cibo."
 
"Forse perché tu sei arrivata tardi a mensa e la mia porzione di patatine era l'ultima." rispose ridacchiando mangiandone una lentamente per far soffrire l'amica e questa la osservò incurvando i lati della bocca verso il basso.
 
 
 
"Sei perfetta!" esultò Audrey guardando l'amica fissarsi nello specchio. 
 
"Spiegami come hai fatto a convincermi a indossare questo coso!" sbottò Maddison continuando a toccarsi il vestito aderente dell'amica. La mora l'aveva costretta a provare, per tutto il pomeriggio, tutti i suoi vestiti: da quelli più lunghi a quelli più corti, da quelli con colori vivaci a quelli con colori scuri, da quelli aderenti a quelli sbarazzini, e molti altri. L'armadio di Audrey era davvero molto, troppo completo, non mancava nulla là dentro. Alla fine l'amica le consiglio di tenersi addosso il vestito che stava provando: un vestitino corto, una spanna e mezza sopra le ginocchia, aderente color blu notte con lo scollo a cuore. I capelli mossi lasciati sciolti le coprivano le spalle e il collo. 
 
"Questo "coso" è un vestito carissimo, e staresti molto meglio se indossassi queste." disse tirando fuori da una scatola un paio si tacchi vertiginosi dello stesso colore del vestito. Maddison spalancò gli occhi vedendo l'altezza del tacco.
 
"Scordatelo! Quelli non li metto, mi accontenterò di quelle." ribattè indicando un paio di ballerine vicine al letto. Le due ragazze finirono di prepararsi. Audrey con entusiasmo e Maddison sbuffando ogni secondo. Quando ebbero finito presero le loro giacche e uscirono dalla casa della mora.
 
22:15. L'insegna rossa del Red Nightmare era l'unica luce, oltre agli alti lampioni, a illuminare quella strada. Maddison la fissava come se avesse paura ad entrare. Vestita in quel modo si sentiva altamente a disagio con se stessa e cercava di prendere tempo per non entrare dentro quel locale.
 
"Ti sbrighi?" la esortò Audrey dall'entrata e lei distolse lo sguardo dall'insegna seguendola titubante. Una volta messo piede li dentro, un odore di alcool e fumo la inondarono. Sentiva già percepire il calore di quel posto sulla sua pelle. Era pieno come sempre e c'erano un'infinità di ragazzi che ballavano e che si strusciavano, altri che bevevano al bancone delle bevande e altri che fumavano.
 
"Ti prego, questa volta non lasciarmi da sola!" gridò all'orecchio dell'amica cercando di sovrastare la musica alta. La mora le sorrise e prendendole la mano si fece spazio in mezzo a tutta quella gente cercando di raggiungere il bancone. Arrivate al punto da loro stabilito, Audrey fece alzare due suoi amici dagli sgabelli per far sedere l'amica e lei.
 
"Scusa...scusa?" l'amica cercò di richiamare l'attenzione del barista. Il ragazzo si avvicinò alle ragazze appoggiandosi con le braccia sul piano del bancone ammiccando. "Che tizio disgustoso!" pensò Maddison. 
 
"Potresti portarci due Mojito?"
 
"Cosa? No, no io non bevo nulla, sto bene così...quindi un solo Mojito." Maddison si intromise subito correggendola e la vide alzare gli occhi al cielo. Mentre Audrey sorseggiava il suo drink, Maddison si iniziò a guardare intorno. Vide tanti visi sconosciuti li dentro e in mezzo a tutte quelle persone scorse degli occhi azzurri che al contrario degli altri conosceva bene, occhi difficili da dimenticare. Sentì una scossa di brividi per tutto il corpo. Si girò di scatto verso l'amica cercando di autoconvincersi che lui non potesse essere lì, che fosse stata sono un'illusione. Aveva bisogno di distrarsi, così decise di fare una cosa inaspettata, una cosa non da lei. Si girò con la testa dall'altra parte e affianco a lei c'era seduto un ragazzo abbastanza carino, per quello che riusciva a vedere data la scarsa luce. 
 
"Vuoi ballare?" chiese picchiettando sulla sua spalla e lui si girò verso di lei. Il ragazzo come risposta si alzò e le tese una mano sorridendole. Maddison l'afferrò dopo qualche secondo e insieme si avviarono verso la mischia di ragazzi. Il ragazzo aveva dei bellissimi ricci morbidi e non definiti di color castano e avendolo vicino notò anche i suoi occhi verdi. Era più alto di lei e le parve anche più grande in fatto di età. Iniziarono entrambi a muoversi a ritmo della musica che rimbombava nelle loro orecchie. Il ricciolino posò le mani sui fianchi di Maddison e la avvicinò a se, e lei decise di lasciarsi trasportare totalmente dalla musica. Chiuse gli occhi per un momento mentre il ragazzo con cui stava ballando le accarezzava i fianchi lentamente, quando li riaprì dietro alle spalle del riccio, in lontananza, scorse di nuovo quegli occhi e trasalì spaventandosi. In un certo senso si sentì perseguitata. Tolse velocemente le mani del ragazzo dai suoi fianchi e si girò, ma una presa decisa al braccio la fece voltare di nuovo.
 
"Hey, che succede? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese lo stesso ragazzo con aria stranamente preoccupata.
 
"No, non preoccuparti. Non sei tu, è che..ho bisogno del...del bagno, si del bagno." liquidò così il ricciolino e si mise a cercare il bagno. Dopo qualche minuto e qualche spinta qua e la, riuscì a trovarlo ed entrò chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò allo specchio e si mise a guardare la sua immagine riflessa, a guardare il vestitino che era stata costretta ad indossare. "Come diavolo mi sono conciata? Io non sono così!" si ritrovò a pensare cercando di abbassarsi il più possibile quel pezzo di stoffa che le lasciava scoperte la maggior parte delle gambe. Le copriva a malapena il fondo schiena.
 
Aprì il rubinetto del lavandino e fece scorrere l'acqua aspettando che fosse abbastanza fredda, abbassò il viso e si rinfrescò le guance arrossate per il calore della grande sala. Chiuse il rubinetto e quando alzò il viso rimase pietrificata. Attraverso lo specchio vide dietro di se lui, Luke. La stava osservando dritta negli occhi. Si girò di scatto e lo vide avvicinarsi a lei fino a intrappolarla tra il lavandino e il suo corpo. Il cuore le incominciò a martellare nel petto ed ebbe paura che lo potesse sentire pure lui. Se si sentiva a disagio prima con quel vestito, ora si sentiva peggio ad indossarlo davanti a lui. 
 
"Cosa ci fa una ragazza come te in un locale come questo?" chiese lentamente con un tono di voce non molto alto. Prese a rigirarsi una ciocca di capelli di Maddison tra le dita, proprio come il pomeriggio precedente. Maddison non riuscì a pronunciare neanche mezza parola, era ipnotizzata da lui. Era terrorizzata che potesse farle del male, e non stava pensando ad un semplice schiaffo sulla guancia.
 
"Beh? Ieri mi urlavi contro e ora hai perso la lingua? Non sarà mica colpa di quello schiaffetto che ti ho dato, vero?" chiese ammiccando passandole un pollice sulla guancia dove era stata colpita da lui. "Ti ho fatto così tanto male?" continuò con quello stesso sguardo divertito e Maddison cercò di allontanarsi il più possibile con scarsi risultati. 
 
"Non mi toccare." riuscì a dire a denti stretti togliendo velocemente la mano di Luke dalla sua guancia. Luke afferrò il suo polso stringendolo e cambiando immediatamente espressione del viso: da divertito a serio e arrabbiato. Maddison schiuse le labbra cercando di trattenere un grido di dolore. Le si avvicinò all'orecchio. 
 
"Lo sai che questa volta non ci sarà Ashton a fermarmi?" le sussurrò sfiorandole l'orecchio con le sue labbra, il chè procuro dei brividi alla ragazza. Maddison spalancò gli occhi spaventata. "Saremo solo: tu, io e le tue urla." continuò lasciandole infine un leggero bacio sotto l'orecchio. Lei mandò giù la saliva a vuoto per poi fare un grande respiro. Luke iniziò ad accarezzarle il fianco cercando di avvicinarla più di quanto non lo fosse già. Maddison riuscì a riprendere il controllo del suo corpo e lo spinse il più lontano possibile da lei.
 
"Ti ho detto che non mi devi toccare!" strillò prima di scappare verso la porta per uscire ma venne afferrata dal braccio e sbattuta al muro vicino. Sentì dolore quando la sua schiena venne a contatto con la parete gelata, e iniziò a dimenarsi sotto la sua presa.
 
"E a me sembra di averti già detto che quando dico una cosa, è quella e non si discute!" le urlò in faccia facendole sbattere una seconda volta la schiena. Continuò a dimenarsi e dopo molti tentativi riuscì a liberare una mano che chiuse subito a pugno e velocemente la portò alla sua faccia colpendolo. Lui si allontanò portandosi le mani sul punto colpito e dolorante iniziando a imprecare ad alta voce. Lei ne approfittò per uscire velocemente da quel bagno lasciandolo li da solo. Riuscì a sentirlo imprecare un'ultima volta prima di disperdersi in quella folla di ragazzi cercando a destra e a sinistra il viso conosciuto di Audrey. Non la trovò da nessuna parte ed ebbe paura che anche quella volta l'avesse lasciata lì da sola. Intravide alcune facce del Norwest Christian College, intravide persino il ricciolino con cui aveva ballato ma della sua amica nessuna traccia.
 
Uscì disperata dal locale continuando a guardarsi intorno. "Non ci dovevo venire qui, lo sapevo!" disse a bassa voce parlando a se stessa. Sentì all'improvviso la porta del locale aprirsi andando a sbattere al muro affianco, si girò di scatto e vide un'altra volta Luke. La stava fissando con gli occhi ridotti a due fessure. Maddison si sentì gelare il sangue e quando lo vide fare un passo verso di lei, iniziò a correre per quella lunga via buia e isolata. Sentì dietro di lei i passi del biondo farsi sempre più vicini. Alcune lacrime le scesero dagli occhi quando si sentì ordinare da Luke di fermarsi altrimenti facendo in quel modo avrebbe peggiorato la situazione. Si sentiva terrorizzata, si sentiva persa. Si mise ad immaginare cosa sarebbe successo se fosse inciampata nei suoi piedi proprio in quel momento, e non fu una bella cosa, anzi cercò di aumentare la velocità della corsa.
 
"Maledizione! Fermati!" Luke urlò per farsi sentire. Però lei la sua voce la sentì chiarissima e si spaventò ancora di più se possibile. Quando sentì la stanchezza al limite e quando si rese conto che da un momento all'altro il biondo l'avrebbe raggiunta, da un vicolo perpendicolare alla via buia spuntò un braccio che l'afferrò e la attirò a se spingendola lentamente al muro. Maddison chiuse d'istinto gli occhi cercando di allontanarsi.
 
"Vattene, per favore...vattene! Lasciami stare!" strillò lasciandosi trasportare dalle lacrime continuando a colpirlo sulle braccia e sul petto. Non voleva aprire gli occhi per paura di chi potesse trovarsi davanti. 
 
"Hey, hey...hey! Calma, non ti faccio nulla." disse afferrandole i polsi per farla stare ferma. Maddison sentendo quella voce subito aprì gli occhi e vedendo lui davanti a se, con un gesto inaspettato circondò il suo collo con le braccia abbracciandolo. Il ragazzo si stupì e rimase con il corpo teso non ricambiando l'abbraccio. Maddison si strinse di più a lui, probabilmente sporcandogli la maglia di lacrime e di trucco. Aveva bisogno di affetto e sapeva che lo stesse chiedendo alla persona sbagliata, meno indicata ma in quel momento non le importò più di tanto.
 
"Da chi stai scappando?"
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Buonsalve :) lo so, lo so, lo so :( avrei dovuto aggiornare giovedì, ovvero ieri...ma non mi è bastato un giorno per scrivere il capitolo, me ne sono serviti due ... Scusatemi. Comunque spero di non avervi fatto aspettare per nulla, nel senso che spero che siate un minimo soddisfatte da questo capitolo. Ho inserito un pò d'azione in più soprattutto verso la fine, e spero non faccia tanto schifo ahahahahh non sono brava nel genere "Azione"...quindi non so, magari compariranno scene di questo tipo si e no, due o tre volte ma non so ahahahahah. Volevo ringraziare tutte voi bellissime ragazze che seguite la mia storia, grazie per le recensioni, soprattutto da parte di coloro che non mi avevano fatto sapere la loro opinione nel primo o nel secondo capitolo, ma che alla fine l'hanno fatto nel terzo e spero che le altre facciano lo stesso in questo capitolo :) (se volete ovviamente). Ringrazio chi l'ha messa tra le preferite e anche le lettrici silenziose :)...vi voglio far qualche domanda, giusto per ingeragire un po con voi e sapere il vostro parere. 
Vi piace la trama della storia? Oppure vi piacciono i personaggi, i loro caratteri, come li ho descritti? Qual'è il vostro personaggio preferito? Rispondete se volete in una piccola recensione per favore, perché sono troppo curiosa di sapere come la pensate. Accetto critiche...purché siano delle critiche costruttive :) 
ps. Non badate tanto ai miei errori..sono un pò (MOLTO) stanca hahaha
Ci si vede al prossimo capitolo belle.
Bacii xx
Gio.
 
 

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Capitolo 5
*** Ashton ***


ASHTON
 
 
 
"Da chi stai scappando?" ripeté Ashton afferrando i suoi fianchi e allontanandola velocemente da lui. Maddison ci rimase male, ma d'altronde sapeva che stesse chiedendo troppo. Anzi, si sentì una stupida ad averlo fatto, non avrebbe dovuto abbracciarlo. Il rifiuto di quel gesto la fece tornare in se, così si passò due dita sotto entrambi gli occhi per asciugare le lacrime e si voltò iniziando a camminare fuori da quel vicolo. La mano di Ashton afferrò il suo braccio e la fece voltare verso di lui.
 
"Sto parlando con te!" sbottò lui con aria arrabbiata. Non era abituata a vederlo in quello stato, quello era un comportamento da Luke, non da lui. O almeno le sembrò così all'inizio. E pensando questo Maddison si soffermò su quel nome, Luke. Si fece prendere dal panico non sapendo dove fosse, si chiese se la stesse ancora cercando o il contrario. Sperò nella seconda opzione. Dopo qualche istante, si concentrò di nuovo sul ragazzo davanti a se.
 
"Lasciami stare!" sussurrò tra i denti smuovendo il braccio facendogli lasciare la presa. Si diresse verso l'uscita del vicolo pensando di essere finalmente sola e proseguì tranquilla. Dopo qualche minuto sentì dietro di se un rumore di tastini digitati sul telefono e voltò lo sguardo. Sbuffò quando vide Ashton camminare dietro di lei con la testa abbassata intento a scrivere un messaggio. Maddison si voltò del tutto e si fermò sulla sua traiettoria iniziando ad osservarlo con le braccia incrociate al petto. Il ragazzo non accorgendosi che si fosse fermata le andò a sbattere contro, alzò velocemente la testa mentre intanto lei lo stava fulminando con lo sguardo.
 
"Mi stai per caso seguendo?" chiese non distogliendo lo sguardo furioso dal suo impassibile. Ashton la ignorò riprendendo a scrivere il messaggio. "Ti ho fatto una domanda!" disse innervosendosi.
 
"Non mi sembra d'aver ricevuto una risposta alla mia domanda di prima, quindi non vedo perché io dovrei risponderti." le rispose in modo distaccato e disinteressato quando dopo aver inviato il messaggio ripose il telefono nella tasca posteriore dei jeans. Maddison sentì subito il suo petto alzarsi e abbassarsi cercando di calmare quello stato di irritazione, decise che la soluzione migliore sarebbe stata quella di ignorarlo, quindi si voltò e riprese a camminare verso casa. In ogni caso il rumore dei passi di Ashton non l'avevano abbandonata. 
 
Superata la lunga via buia, arrivò sul viale principale che lei conosceva come le sue tasche e stanca di avere Ashton alle calcagna decise di prendersi gioco di lui, di ingannarlo sperando che l'avrebbe lasciata stare. Girò a sinistra percorrendo uno dei soliti piccoli vialetti di casa arrivando davanti ad una porta sconosciuta. Si girò ad osservarlo.
 
"Bene. Io sono arrivata a casa quindi ora puoi anche lasciarmi stare e andartene." disse subito sperando che si bevesse la piccola balla raccontata, d'altronde lui non sapeva dove abitasse lei veramente. Beh, lo sperava. Ashton alzò un sopracciglio e la guardò annoiato.
 
"Non fare la stupida, questa non è casa tua. Casa tua è due case più avanti."
 
"Senti, saprò dove abito, non credi?" rispose acida. In quel momento si rese conto che Ashton non le faceva per niente paura, ne timore. Poteva urlarle contro oppure parlarle male, ma Maddison non provava nessun sentimento di quel tipo. E per questo ne fu leggermente sollevata. Solo con lui riusciva a rispondere a tono, al contrario, con Luke provava a tenergli testa ma...anzi no, è un'espressione errata questa. Lei non provava a tenergli testa, lei si limitava a reagire solo quando doveva impedirgli di toccarla o spingersi oltre, per il resto non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi senza provare terrore.
 
"Ok, allora apri la porta." le ordinò incrociando le braccia al petto aspettando che la ragazza cercasse le chiavi nella pochette nera. Maddison si fece prendere dall'insicurezza a causa di quello che stava facendo, ma comunque iniziò a cercare le chiavi di casa e una volta tirate fuori provò a prendere tempo continuando a guardarsi intorno. Ashton lo notò e iniziò a sbuffare.
 
"Beh? Vuoi restare qui tutta la notte?"
 
"E se anche fosse? E poi cosa vuoi da me? Vattene!" disse lei ricevendo un'occhiataccia dal biondino, così alzò gli occhi al cielo e si girò verso la porta. "E ora che faccio?" piagnucolò Maddison nella sua testa. Provò a far entrare la chiave nella serratura e ovviamente non ci riuscì non essendo casa sua.
 
"Ho sbagliato mazzo di chiavi." mentì giustificandosi e girandosi verso Ashton. Lui si avvicinò a lei, la guardò dritto negli occhi e la scansò a lato. Maddison vide il ragazzo tirare fuori dalla tasca della giacca un mazzo di chiavi e dopo aver trovato quella giusta, la inserì nella serratura. Due giri di chiave e la porta si aprì. Lei spalancò gli occhi e sbiancò di colpo.
 
"Tu vivi qui?" balbettò stringendosi nelle spalle.
 
"A quanto pare."
 
"Ma come? Da quando? Cioè qui ci viveva il signor.."
 
"Non più...ho cambiato quartiere da una settimana. Altrimenti Luke come faceva a sapere dove abiti?" la interruppe spostandosi al lato della porta. L'interno della casa era completamente buio e non riuscì a scorgere nulla.
 
"Glielo hai detto tu?" chiese lei incredula e Ashton dopo aver fatto un verso di conferma si voltò verso di lei e iniziò a fissarla.
 
"Vuoi entrare?" chiese con tono stranamente gentile e Maddison non seppe se accettare oppure correre verso la sua vera casa. Fece un passo indietro per allontanarsi e il ragazzo riprese subito a parlare. "Ti posso garantire che non ho mai mangiato nessuno." Maddison esitò un istante ma poi oltrepassò la soglia della porta e quando Ashton chiuse la porta si ritrovarono entrambi nel buio più totale. Si immobilizzò nel centro della stanza non sapendo dove andare e non vedendo nulla. All'improvviso sentì un respiro caldo dietro di se e una voce altrettanto calda sussurrarle all'orecchio. "Guarda che io non sono come Luke, non devi avere paura." Maddison ingoiò la saliva rumorosamente per poi sentire la sua presenza allontanarsi. 
 
La luce si accese e notò di essere in un salotto più o meno grande come quello di casa sua: un divano a tre posti e uno a due si trovavano di fronte al grande televisore posto sulla parete, tra i divani e il televisore c'era una tavolino rettangolare di vetro con sopra un piccolo recipiente pieno di cioccolatini. Si guardò intorno e notò l'arredamento moderno e confortevole. Ashton la sorpassò salendo le scale e lei rimase li ferma ad osservare ogni suo movimento. Quando fu scomparso del tutto dalla sua visuale si mosse titubante in sua direzione. Salite le scale si ritrovò davanti un lungo corridoio pieno di scatoloni, probabilmente del trasloco appena fatto. Fece attenzione a non far rumore ma senza accorgersene diede un leggero calcio ad uno dei tanti scatoloni e subito dalla porta in fondo comparve la testa di Ashton.
 
"Vieni e non fare rumore, i miei dormono!" le disse sottovoce facendole segno di raggiungerlo. Scansando tutti gli scatoloni entrò in quella che doveva essere molto probabilmente la sua stanza e vide dentro un grande disordine. Si avvicinò a lui sedendosi sulla sua piazza e mezza di letto. Controllò l'ora alla sveglia sul comodino del ragazzo: 23:58. Era decisamente tardi ma stranamente non voleva andarsene così in fretta.
 
"Cosa ci facevi al Red?" chiese Ashton muovendosi tra le mani il suo telefono.
 
"Ho accompagnato un'amica." rispose tenendo la testa bassa sulle sue mani. Cercò di dimenticare la serata orrenda appena passata e improvvisamente le scese addosso un'enorme stanchezza così iniziò a sbadigliare sotto lo sguardo di Ashton. 
 
"Ora puoi dirmi da chi stavi scappando?" le chiese e lei si girò a guardarlo con le palpebre stanche e scosse leggermente la testa. Il ragazzo sbuffò piano, si alzò dal letto e uscì dalla camera. Maddison appoggiò la testa sul cuscino e iniziò a pensare. Quei suoi soliti pensieri che ormai non avevano intenzione di abbandonare la sua mente. Pensò al comportamento rude di Luke, al comportamento lunatico di Ashton, a sua madre, ma lei era ormai un pensiero fisso da anni e lo sarebbe sempre stato. Pensò anche a suo padre, e a cosa starà facendo ora a casa sapendo che lei non era ancora rientrata. 
 
La stanchezza la ebbe vinta su di lei, i suoi occhi lentamente si chiusero, e iniziarono a prendere il via le sue fantasie notturne: i sogni.
 
 
 
Quando Maddison aprì leggermente gli occhi si trovò sulla visuale a qualche metro di distanza una parete bianca sconosciuta, che sicuramente non apparteneva alle sua camera. Sentì il materasso del letto muoversi lievemente e subito lei spalancò gli occhi sentendosi tutti i muscoli immobilizzarsi per un secondo accorgendosi di non essere nel suo letto e peggio, di non essere sola. Si girò verso l'altro lato del letto cercando di non far sentire i suoi movimenti. Ashton era accanto a lei che dormiva ancora. Aveva i lineamenti del viso così rilassati e sereni che si chiese se fosse lo stesso ragazzo lunatico e assillante della sera precedente. Solo quando vide la luce fuori dalla finestra si rese conto di esser rimasta in camera del ragazzo tutta la notte. Smise di fissarlo e dopo essersi rigirata si alzò cautamente dal letto. Si infilò le ballerine della festa ai piedi e prese la pochette da sopra il comodino per poi dirigersi verso la porta della camera.
 
"Dove vai?" si sentì chiedere con voce impastata dal sonno da dietro e si fermò all'istante girandosi verso la voce del biondino. Ashton aveva ancora gli occhi chiusi e "Magari me lo sono immaginata." pensò tornando verso la porta.
 
"Vieni qua."
 
Maddison controllò di nuovo il viso di Ashton: ora la stava fissando con gli occhi semi aperti. Fece come le era stato appena detto e tornò seduta sul letto.
 
"Ehm, scusa per essermi addormentata. Sarei dovuta tornare a casa mia." disse scusandosi mentre teneva lo sguardo abbassato sulle coperte. Ashton la imitò mettendosi a sedere e quando fu scoperto dalle coperte, Maddison guardandolo con la coda dell'occhio si accorse che indossava solo un paio di pantaloncini larghi blu. Non indossava nessuna maglia e si sentì un pó a disagio. Non che non avesse mai visto un ragazzo senza maglia, ma quella situazione, ovvero stare con lui, in camera sua e aver dormito la notte insieme le fece questo effetto.
 
"No, non ti scusare." disse alzandosi non calcolandola più di tanto. A Maddison cadde l'occhio sulla sua pelle abbronzata e sui suoi muscoli leggermente scolpiti. Il ragazzo raccolse da terra una maglietta qualsiasi e se la mise.
 
"Io ora vado a scuola, quindi...mmh, tu vieni?"
 
"Sono le 10:00 ormai, è tardi per andare a scuola. Io rimango a casa, se vuoi restare fai pure." rispose lui dando velocemente una sistemata a tutto quel caos nella sua camera. Maddison riflettè ed effettivamente non aveva voglia di andare a scuola, ma non voleva nemmeno passare tutto il giorno con lui, sentendosi un peso.
 
"No, forse è meglio se ora vado." affermò andando ad aprire la porta ma la voce del ragazzo la fermò. 
 
"Devi smetterla di avere paura, ti ho detto che non ti faccio nulla. E ti ripeto che non sono come Luke, è il mio migliore amico ma non sono come lui!" sbottò avvicinandosi a lei. Dopo qualche attimo la sorpassò e uscì dalla camera lasciandola li immobile nella sua camera. Sospirò cercando di liberarsi del peso che le si stava creando nello stomaco e scese al piano di sotto. Trovò Ashton seduto sul divano intento a guardare un programma in televisione. Si sedette accanto a lui ed entrambi in silenzio si misero a guardare un film. Passarono due ore.
 
"Hai fame? Posso controllare cosa c'è nel frigorifero." chiese dopo tutto quel tempo in silenzio. In effetti in quel momento Maddison sentì uno strano brontolìo allo stomaco. Annuì al biondino che si alzò subito dirigendosi in cucina.
 
Maddison riprese a guardare la tv, ma dopo qualche minuto fu interrotta dal suono del campanello di casa. Voltò lo sguardo alla ricerca di quello di Ashton nella stanza accanto.
 
"Puoi aprire tu, per favore?" le chiese lui gentilmente dopo aver incrociato il suo sguardo. Non aveva molta voglia di obbedirgli e alzarsi, ma ci pensò su pochi secondi e "Beh, almeno ha detto "per favore"." pensò prima di alzarsi e andare ad aprire la porta. Una volta aperta, spalancò gli occhi trovandosi il viso di Calum di fronte.
 
"Tu?" chiese il moro aggrottando le sopracciglia. Maddison spalancò gli occhi e come reazione istintiva chiuse subito e velocemente la porta per poi sospirare. Riaprì lentamente la porta e lo vide osservarla in cagnesco.
 
"Pensi di farmi entrare?" chiese spazientito e la ragazza sentì subito la porta aprirsi da dietro, era Ashton. Lei si fece da parte e i due amici si recarono in cucina senza proferirle parola. Avanzò verso di loro ma rimase fuori dalla soglia della porta della stanza ad ascoltarli parlare.
 
"Perché è qui?" chiese Calum sedendosi su uno sgabello della penisola. 
 
"Cal, non rompere." rispose il biondo ignorandolo. "Piuttosto cosa ci fai tu qui? Dovresti essere in mensa a quest'ora." continuò lui, mentre Maddison non aveva smesso di origliare.
 
"Mi ha mandato Luke, e quando saprà che lei è qui..."
 
"Tu non gli dirai un bel niente!" Ashton rivolse all'amico uno sguardo minaccioso, ma il moro rimase del tutto impassibile. "Se hai finito di origliare puoi anche entrare." disse voltandosi in direzione della ragazza. Udendo quelle parole, le venne un colpo. Era sicura che non si fossero accorti di lei, ma si sbagliava. Maddison ritornò in se e varcò la soglia della porta andandosi a sedere vicino a Calum. Il moro estrasse dal pacchetto di Marlboro una sigaretta, se la posò tra le labbra e si mise a cercare l'accendino. L'accese e dopo il primo tiro rilasciò una piccola nube di fumo. Maddison iniziò ad osservarlo senza rendersene conto e lo vide muoversi sullo sgabello tirando fuori di nuovo il pacchetto e aprirlo.
 
"Dovresti davvero smetterla di fissarmi." disse senza guardarla. "Ne vuoi una?" le chiese avvicinandole il pacchetto. Esitò un istante ma poi ne prese una. Maddison non fumava quasi mai, solo se era nervosa. In quel momento non lo era, ma ne accettò comunque una. Se la mise tra le labbra e quando se la stava per accendere Ashton gliela prese.
 
"Il fumo uccide." disse per poi restituire la sigaretta a Calum.
 
"Scusa, ma non credo che una sola sigaretta mi possa uccidere!" affermò riprendendola dalla mano del moro e posarla di nuovo tra le labbra ricevendo un'occhiataccia da Ashton. 
 
"Ok, allora tu non fumi perché sei in casa mia!" gliela riprese ridandola all'amico che si stava stancando di seguire quella scena. Maddison ci rinunciò e si rabbuiò sul posto. In quel momento provò un senso di odio nei confronti di Ashton, non sopportava chi le diceva cosa fare nel modo in cui l'aveva fatto lui. Lo vide tirare fuori dal frigo due tramezzini e lanciarli sul tavolo.
 
"Ti va bene...?Mmh, sai che ancora non ti ho chiesto il nome?" le chiese confuso ed era vero. Maddison non gli aveva mai detto il suo nome, se ne rese conto solo in quel momento. 
 
"Mad.."
 
"Maddison Harris." la precedette il ragazzo seduto affianco a lei, voltò il viso verso di lui e si chiese mentalmente come facesse a sapere il suo nome. Calum si accorse della sua reazione e parlò di nuovo.
 
"Frequentiamo lo stesso corso di letteratura, non ricordi?" disse con tono di voce ovvio. Maddison si limitò a fare un piccolo verso di affermazione per poi portare di nuovo lo sguardo su Ashton.
 
"Comunque io ora devo tornare a scuola." disse Calum alzandosi e salutando l'amico. Un secondo dopo essere uscito dalla cucina, lo videro spuntare di nuovo con la testa. 
 
"Ah, Ashton..noi oggi usciamo. Tu vieni, giusto?"
 
"Certo." affermò e un istante dopo Maddison si trovò due paia d'occhi puntati addosso. Cosa volevano da lei ora? 
 
"Che c'è?" chiese stanca di quegli sguardi insistenti. Calum le si avvicinò posizionandosi di fronte a lei dall'altro lato della penisola, appoggiò entrambi i gomiti sul piano e piantò di nuovo le sue iridi scure in quelle di Maddison.
 
"Vuoi venire anche tu?" le chiese ammiccando, alzando una volta velocemente le sopracciglia. Maddison rimase sorpresa da quella specie di invito, soprattutto da parte di Calum. Ma quel suo sorrisetto stronzo le fece credere che la stessa solamente   prendendo per il culo. La mano di Ashton si posò sulla spalla dell'amico allontanandolo da Maddison, per avvicinarsi lui.
 
"Per caso vuoi venire?" chiese Ashton più gentilmente abbozzando un piccolo sorriso. Maddison senza volerlo ricambiò il lieve sorriso, ma rimase comunque con le idee contrarie. "Grazie, ma...è da ieri che sono qui a romperti, quindi è meglio che..."
 
"Da ieri? Ha dormito qua?" la interruppe Calum chiedendo con tono sconvolto.
 
"Calum, ti ho già detto di non rompere. E in quanto a te, è deciso! Vieni con noi." disse non lasciandole libertà di scelta.
 
"Beh, Luke sarà felice di vederla." affermò il moro trattenendo una risata. E solo ora si rese conto che ci sarebbe stato pure lui, Luke. Cambiò immediatamente a preoccuparsi e iniziò a sudare freddo.
 
"No sul serio, io non posso venire." cercò subito di sviare a quella uscita.
 
"No, tu vieni!"
 
"Dai Ash, lasciala stare. Non vedi che ha paura." disse il moro trattenendo una seconda risata. Era vero! Maddison aveva paura, ma era stanca di darlo a vedere e per questo motivo prese una decisione di cui non sapeva se, se ne sarebbe pentita o meno.
 
"Ok, verrò!"
 
"Stai dicendo che uscirai con noi?" Calum ammiccò di nuovo facendola innervosire.
 
"Sei per caso sordo?" rispose lei a tono. "Non mi rispondere così, ragazzina." si rivolse a lei mantendendo quel sorrisetto. Di nuovo quel nome! "E tu non mi chiamare ragazzina." Calum la ignorò e dopo aver salutato per la seconda volta l'amico, uscì di casa. Si guardò intorno e dopo qualche attimo le cadde lo sguardo su se stessa notando che stesse indossando ancora quel piccolo pezzo di tessuto che le compriva a malapena il corpo e non ci avrebbe minimamente pensato di uscire di giorno con quel coso, come lo definiva lei. Era già un miracolo che l'avesse indossato di sera.
 
"Io non posso uscire con questo addosso, quindi va bene se vado a casa a cambiarmi?" chiese. Le parve assurdo che dovesse chiedere il permesso per andare a casa sua. Le parve assurda tutta quella situazione di non poter decidere quello che voleva. Ashton sparì dalla cucina senza darle una risposta e lei strinse subito forte i pugni cercando di placare la rabbia che le faceva venire. Aveva ormai le nocche bianche a furia di stringere. Dopo vari minuti ricomparse in cucina con dei vestiti in mano. Li lanciò sul tavolo davanti alle sue mani.
 
"Provati quelli. Dovrebbero andarti bene."
 
Maddison si rigirò tra le mani i pantaloni e la maglia che le aveva dato il ragazzo osservandoli, per poi alzarsi e posizionarsi di fronte a lui. "Dove mi posso cambiare?" chiese cortesemente anche se non stava di certo parlando con la persona più simpatica del mondo. Ashton con un movimento agile e veloce si sedette sul tavolo della cucina e iniziò ad osservarla.
 
"Puoi cambiarti qui." disse ammiccando e la ragazza si sentì le guance avvampare improvvisamente. Il ragazzo scoppiò a ridere per la reazione di lei. Maddison si mise ad osservare il sorriso e il modo di ridere di Ashton e pensò che fosse davvero carino quando lo faceva, sembrava un'altra persona, sembrava un bambino. Ma ritornò alla realtà, stava ridendo di lei.
 
"Sto scherzando. Il bagno è di sopra in fondo al corridoio." disse ricomponendosi e Maddison si recò di sopra in bagno per cambiarsi. Mise i vestiti: un pantalone a tuta grigia larga, e una maglietta a maniche corte nera con sopra una strana scritta bianca. Si aggiustò i capelli allo specchio e si passò due dita sotto gli occhi per pulirsi le leggere sbavature di trucco della sera precedente. Scese e andò incontro al ragazzo seduto di nuovo sul divano intento a mangiare del gelato da un grande contenitore bianco.
 
"Ti stanno bene i miei vestiti."
 
"Grazie." disse per poi sedersi di fianco a lui, rubò il cucchiaio dalle sue mani e iniziò a mangiare il gelato sotto lo sguardo assassino di Ashton. Alzò lo sguardo su di lui e si mise a sorridere. Lui si alzò dal divano per andare in cucina, ritornando qualche secondo dopo con un altro cucchiaio in mano. Condivisero il gelato guardando la tv e una volta finito sentirono suonare il campanello, di nuovo. Ashton guardò di sfuggita l'orologio e imprecò sotto voce, in effetti era passata un'altra ora. Maddison lo raggiunse alla porta e quando la aprì le comparve sulla visuale Calum e Michael. A Michael l'aveva visto poche volte, ma era sicura che la scorsa volta avesse i capelli bianchi con una specie di cresta nera in mezzo, ma ora ce li aveva rossicci sulle punte e alla radice li aveva scuri. Non poté fare a meno di pensare che quel ragazzo fosse strano ma in un certo senso anche molto originale. All'appello, però, non vide Luke e tirò un sospiro di sollievo mentalmente pensando che magari avesse cambiato idea e non ci sarebbe stato.
 
La sua speranza morì quando vide la stessa auto nera, dove Luke l'aveva costretta a salire, parcheggiare davanti al vialetto della casa di Ashton. Luke uscì dalla macchina con immensa lentezza e si incamminò verso i ragazzi davanti alla porta. Si portò una mano nei capelli per ravvivarsi il ciuffo biondo e quando alzò lo sguardo, Maddison si accorse che stesse mantenendo lo stesso sguardo freddo di sempre.
 
Maddison si spostò dietro ad Ashton cercando di rendersi il meno visibile possibile da lui. Sentì la presenza di Luke fermarsi accanto agli altri ancora fuori dalla porta e senza rendersene conto le sue mani avevano iniziato a stringere la maglia di Ashton da dietro cercando di contenere la paura. Sperò con tutta se stessa che si fosse dimenticato dell'incontro nel bagno del Red Nightmare.
 
"Maddison, a quanto pare ci si rivede." la voce di Luke le arrivò dritto alle orecchie come un suono agghiacciante. Non sapeva come potesse conoscere il suo nome, ma pensandoci due secondi arrivò alla conclusione che fosse stato Calum a dirglielo. Ma la cosa che la turbava più di tutte in quel momento era che, lei avrebbe dovuto passare il pomeriggio con lui sperando che non le parlasse o che non la toccasse.
 
"Sarà un pomeriggio orribile!" pensò lasciando la maglia del biondo e spostandosi sulla visuale dei quattro ragazzi. 
 
 
 
Spazio Autrice:
 
Buonsalve! Allora, ho aggiornato in ritardo perché questa settimana ho avuto davvero poco tempo per scrivere e perché mi stavo disperando per il braccialetto di milano per vedere i nostri bellissimi quattro ragazzi. Non l'ho vinto, maaaaa stando fuori dai magazzini generali ho avuto la possibilità di vederli perché sono usciti per salutarci, va beh ecc. Ahahah quindi non so proprio come sia questo capitolo. È un capitolo, diciamo di passaggio. Spero che piaccia un pochino >~<. Sinceramente non so come commentarlo ma spero che voi ci riusciate lasciandomi anche una piccola recensione :). Non so come ringraziarvi per le 12 recensioni che mi avete lasciato, davvero non me lo aspettavo O.O..grazie mille. Ringrazio anche le lettrici silenziose :) va beh ora me ne vado ahhaha e spero di leggere cosa ne pensate di questo capitolo, perché io davvero non lo so :( hhhaahahh
 
Gio xx:)
 
 

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Capitolo 6
*** You're dead! ***


YOU'RE DEAD!


Perché la vita non può graziare tutti, invece di una piccola percentuale della popolazione di questo mondo? Perché le persone non possono essere libere di decidere quello che vogliono? Perché per certe persone la vita deve fare così schifo da non avere alcuna via di fuga?
 
Maddison non aveva le risposte, ma una cosa era certa, lei si era sforzata tutta una vita per trovare risposte concrete a queste domande che si ripetava in continuazione. La vita ce l'aveva con lei, non era libera di fare nulla, si sentiva intrappolata in un mondo che non sentiva suo, che non le apparteneva. Si sentiva un estranea. Anche in quel momento, in quella macchina dove non avrebbe mai voluto salirci, con quattro ragazzi che non sopportava. Soprattuto non sopportava il ragazzo biondo alla guida che continuava ad alternare lo sguardo dalla strada allo specchietto retrovisore centrale per controllarla.
 
Nella macchina regnava il silenzio assoluto, l'unico rumore era quello del motore della macchina di Luke. Calum era al fianco di Maddison sui sedili posteriori occupato a guardare fuori dal finestrino mentre fumava la sua Marlboro, anche Ashton era seduto al suo fianco, vicino all'altro finestrino occupato a messaggiare con il telefono, Michael era seduto sul sedile anteriore e osservava la strada con sguardo cupo e freddo mentre tamburellava la mano fuori dal finestrino, e poi c'era Luke al posto di guida intento ad osservarla mentre fumava la sigaretta presa dal pacchetto dell'amico. 
 
La macchina si fermò in un parcheggio sotterraneo piuttosto isolato, c'erano si e no cinque auto. Uscirono tutti dal veicolo e i quattro ragazzi iniziarono ad incamminarsi lasciandola indietro da sola. Qual parcheggio faceva schifo: era buio, i tubi del soffitto perdevano acqua creando piccole pozzanghere sul terreno e come sottofondo le gocce che cadevano rendevano il tutto più brutto e inquietante.
 
"Dove stiamo andando?" si azzardò a chiedere sentendo la sua voce rimbombare. 
 
"Ti piacerà, non ti preoccupare. Piuttosto muovi il culo e stai zitta." le rispose Luke con quel suo solito tono arrogante e antipatico continuando a camminare senza fermarsi a guardarla. Maddison si fermò un istante guardandosi intorno per poi riprendere a seguirli. In quel momento ebbe una voglia matta di correre dalla parte opposta e tornarsene a casa dove anche li avrebbe dovuto affrontare un'altro mostro: suo padre.
 
Arrivarono in fondo al parcheggio dove salirono delle scale strette e polverose. "Ma che razza di posto è?" pensò e sul suo viso si dipinse una smorfia schifata. Michael aprì la porta di vetro che si trovarono davanti e i quattro ragazzi entrarono in quel locale. Maddison rimase sulla soglia ad esaminare il posto con lo sguardo: c'era una moltitudine di fumo, troppo anche per lei che era abituata a quando fumava suo padre, molti uomini che barcollavano avvicinandosi al banco degli alcolici, altri che ridevano sbronzi alternando la risata a dei colpi di tosse. Puzza di alcool, puzza di fumo. Quel posto le ricordava suo padre.
 
"E a me dovrebbe piacere questo posto?" disse a bassa voce tra se e se riferendosi a quello che le disse Luke qualche minuto prima. Calum le tornò incontro posando un braccio sulle sue spalle e facendola camminare in loro direzione. 
 
"Mi sembrava d'aver capito a casa di Ash che non avessi paura, e allora cosa ci fai qui ferma immobile?" le sussurrò all'orecchio ghignando. Maddison gli tolse subito il braccio da sopra le sue spalle e si voltò verso di lui.
 
"Infatti non ho paura, è che questo posto mi fa schifo!"
 
"Sei libera di andartene, ma sappi che Luke si arrabbierà molto più di quanto lo è ora, se lo farai." le disse mantenendo lo stesso ghigno. Lei si infuriò con se stessa non capendo il motivo dell'ossessione di Luke verso i suoi confronti.
 
"Ma cosa vuole da me? Non gli ho fatto nulla."
 
"Non lo so, perché non glielo chiedi." disse il moro per poi trattenere una risata. Maddison non sopportava quando lo faceva, perché si sentiva presa per il culo. Come avrebbe mai potuto chiederglielo se quel ragazzo secondo lei era un malato mentale. Non era normale il suo comportamento. Calum la sorpassò sussurrandole di muoversi e a quel punto decise di raggiungerli. Erano seduti tutti e quattro al tavolo più in disparte del locale, nell'angolo. 
 
"Siediti qua!" le ordinò Luke facendo un cenno con la testa alla sedia accanto alla sua. Il cuore di Maddison accellerò di battiti e diventò nervosa. Luke le rivolse uno sguardo truce e lei si affrettò a sedersi. Le incuteva timore, non c'era nulla da fare. Subito un ragazzo ventenne si avvicinò al tavolo chiedendo cosa volessero ordinare da bere.
 
"Tre Jack Daniels e un Jim Beam." rispose subito Michael.
 
"Tu non prendi niente?" le chiese Ashton osservandola puntando il suo sguardo verdognolo nel suo.
 
"No, io non bevo." rispose sentendosi osservata anche dagli altri ragazzi, tranne Luke che non sembrava interessato alla risposta della ragazza. Il ragazzo ritornò al banco per poi ritornare qualche minuto dopo con le loro ordinazioni. Posò il Jim Beam davanti a Luke e gli altri tre bicchieri a Calum, Micheal e Ashton. Ashton iniziò a parlare, ma Maddison non prestò attenzione alla loro conversazione, non le interessava. Voleva solamente andarsene da quel posto. 
 
Sentì improvvisamente il braccio di Luke posarsi sullo schienale della sua sedia e si sentì a disagio, soprattutto perché era lui. Dieci minuti più tardi mentre gli altri tre ragazzi erano impegnati in quella conversazione, Luke le si avvicinò all'orecchio posando la mano sulla sua spalla.
 
"Non mi sono dimenticato di quello che hai fatto." le sussurrò all'orecchio per non farsi sentire dagli altri, e Maddison sbiancò di colpo allargando gli occhi. La mano di Luke sulla sua spalla la mise ancora più a disagio, soprattutto quando prese ad accarezzarle lentamente il braccio con le dita.
 
"Di cosa parli?" riuscì a chiedere balbettando iniziando a respirare in modo irregolare a causa di tutta quella vicinanza con lui. Luke si avvicinò di più a lei se possibile, fregandosene questa volta se i suoi amici lo avrebbero visto. Maddison vide distogliere per un secondo lo sguardo di Ashton dai due ragazzi per posarlo su di lei. La guardò per poco con sguardo leggermente afflitto come se ci fosse abituato a questo strano comportamento di Luke. Strano, ma quei pochi secondi le trasmisero una leggera sicurezza. Sicurezza che svanì quando Luke ricominciò a sussurrarle nell'orecchio.
 
"Nessuno mi da un pugno senza subirne le conseguenze." sussurrò e subito Maddison spaventata da quelle parole si voltò verso di lui, ritrovandoselo a pochi centimetri di distanza. Incontrò il suo sguardo freddo, di ghiaccio. Non sapeva spiegarsi come degli occhi così affascinanti potessero terrorizzarla così tanto. Rimase incastrata in quello sguardo per diversi secondi, quando poi venne distratta da una figura alle spalle del biondo. Una figura conosciuta entrò nel locale, e a guardarla meglio le sembrò gia piuttosto brilla. Non poteva vederla là dentro, non l'avrebbe passata liscia. Le incominciò a salire l'ansia e la paura. Suo padre non avrebbe dovuto vederla per nessuna ragione al mondo dentro quel locale.
 
Si alzò di scatto con l'intento di nascondersi da qualche parte, ma Luke la afferrò per il polso facendola abbassare alla sua altezza vicino al suo viso. Non le importò molto del dolore al polso, in quel momento voleva solo che la lasciasse andare.
 
"Dove credi di andare?" disse il biondo stringendo i denti. Maddison iniziò a dimenare il braccio dalla sua presa sperando che la mollasse. Suo padre era seduto al bancone che si guardava intorno mentre aspettava il drink ordinato, e Maddison sperò che non si voltasse dalla sua parte.
 
"Lasciami!...Lasciami! Mi fai male!"
 
"Buono a sapersi." rispose ghignando maligno e da quella risposta lei poté finalmente chiudere il quadro generale di Luke: Luke non aveva pietà, ma soprattutto non aveva cuore.
 
"Luke, cazzo, così glielo rompi. Lasciala!" la voce di Ashton riecheggiò nelle orecchie dei quattro presenti, soprattutto Luke e Maddison si girarono verso di lui sorpresi. Non si aspettarono che intervenisse. Luke cercò di contenere la rabbia che sarebbe scoppiata da un momento all'altro e le lasciò il polso allontanandola. Maddison intanto ne approfittò per nascondersi nei bagni del locale prima che Luke cambiasse idea. Non lo sopportava più. Le mancava poco per arrivare al suo limite e a quel punto non sapeva nemmeno lei quali cazzate avrebbe potuto combinare.
 
Si appoggiò con le mani al lavandino e abbassando lo sguardo notò il polso dolorante e arrossato, decise di bagnarlo un pó con dell'acqua fredda giusto per diminuire leggermente il dolore. Chiuse il rubinetto e all'improvviso scoppiò in un pianto nervoso, senza un preciso motivo. Le bastava una minima cosa a ferirla e le lacrime automaticamente scendevano senza il suo permesso. E quel pianto lentamente andava integrando tutti i pensieri della sua lista nera che teneva nella testa. Un dolore causato da Luke, andava a significare piangere per lui e piangere per tutto lo schifo che la circondava da anni.
 
Si andò a sedere nell'angolo del bagno portando le ginocchia al petto come era solita fare e le lacrime non erano intenzionate a fermarsi. Cercò almeno di contenere i rumori dei singhiozzi. Sentì, improvvisamente, la porta aprirsi e subito abbassò la testa sulle ginocchia per evitare di farsi vedere in quello stato da chiunque fosse entrato e subito dopo sentì una presenza abbassata davanti a se. Due mani si posarono sulle sue ginocchia e lei lentamente alzò la testa trovandosi il viso di Ashton davanti. Non riuscì a fermare le lacrime anche se avrebbe voluto farlo.
 
"Tu stavi scappando da lui ieri sera, vero?" 
 
Maddison senza dargli una risposta iniziò a piangere più forte, con singhiozzi più frequenti. Ashton si alzò da terra, le prese un braccio delicatamente e la aiutò a fare lo stesso anche se lei non ne aveva la forza in quel momento. Il ragazzo le passò i pollici sotto gli occhi catturandole le lacrime e Maddison si meravigliò del suo comportamento, diverso dagli altri ragazzi. Ma non per questo le lacrime cessarono. 
 
Il biondo non sapendo cosa fare, fece la prima cosa che le passò per la mente. La attirò velocemente tra le sue braccia e iniziò a stringerla cercando di trasmetterle sicurezza e calma. Lei spalancò gli occhi per il gesto inaspettato rimanendo attaccata al suo petto, quando poi decise che l'unica cosa che voleva fare era ricambiare quell'abbraccio. Unì le sue braccia dietro la schiena di Ashton, mentre lui le stringeva le spalle. Entrambi sentirono la porta aprirsi e interruppero quel contatto rivolgendo lo sguardo verso quest'ultima. Luke si avvicinò a loro a passi lenti mantenendo la mani nelle tasche dei jeans stretti neri.
 
"Ashton, spiegami perché stai a difenderla sempre." 
 
"Ti sembra giusto trattarla così, non capisco cosa ci trovi di divertente. Guardala, cazzo! Sta così per colpa tua!" sbottò a gran voce. Luke la guardò attentamente da capo a piedi come se le stesse facendo una radiografia, per poi riportare lo sguardo sull'amico.
 
"L'ho guardata, e cosa dovrei fare?"
 
"Guardandola cosa hai dedotto? Ti sei almeno reso conto di come sta?" chiese calmandosi leggermente. Durante tutto questo Maddison si spostò dietro ad Ashton per non guardare Luke un secondo di più, e se ne stette in silenzio cercando di calmare le lacrime che stavano diminuendo lentamente.
 
"Ne ho dedotto che è una frignona che ingigantisce le cose."
 
A quelle parole Maddison sentì ribollire qualcosa dentro il suo corpo, sentì scorrere la rabbia nelle sue vene. Si spostò di scatto da dietro il ragazzo e avanzò velocemente verso Luke con uno sguardo di puro odio. Nessuno poteva darle della frignona, soprattutto lui. Prima che potesse avventarglisi contro sentì le braccia di Ashton circondarle la vita sollevandola e allontanandola da lui.
 
"Sei uno stro..." strillò lei per poi essere bloccata dalla mano di Ashton che si posò sulla sua bocca impedendole di continuare. Maddison continuò a dimenarsi cercando di liberarsi ma il ragazzo non aveva questa intenzione.
 
"Luke, per favore, smettila di comportarti così." disse il ragazzo in maniera calma cercando di tenere a bada Maddison.
 
"Da che parte stai, scusa? Non mi sembrava ti desse fastidio come trattavo le persone, fino ad ora."
 
"Infatti, ma mi sono stancato di vederti trattare così delle ragazze innocenti che non ti hanno fatto nulla di male. Tu non eri così, Luke. Lo sai, vero?"
 
"Sta' zitto, Ashton." rispose sviando alla sua paternale. Era tipico di Luke evitare discorsi di questo genere, discorsi che non avrebbe mai ascoltato, discorsi che gli sarebbero entrati da un orecchio e usciti velocemente dall'altro. Ashton lo sapeva fin troppo bene.
 
"No, non sto zitto! Non ti ha fatto nulla, quindi giurami che la lascerai stare!" disse lui con tono severo e Maddison si fermò definitivamente aspettando la risposta di Luke, sperando che l'avesse lasciata finalmente in pace. I due ragazzi si fissarono negli occhi per diversi attimi: Ashton con uno sguardo quasi implorante, mentre Luke con uno sguardo teso, irritato e con gli occhi assottigliati.
 
"Perché dovrei?" chiese sogghignando e Maddison subito si irrigidì. 
 
"Giuramelo!" sputò con rabbia Ashton con tono più duro, cosa che fece scomparire il sorrisetto stronzo dal viso di Luke. Lei si girò verso Ashton e notò i lineamenti seri del viso. Non stava scherzando, era del tutto convinto di quello che stava facendo e dicendo.
 
"Scordatelo!" disse prima di girarsi e uscire dal bagno sbattendo la porta incazzato. Maddison sentì la strana voglia di spaccare qualcosa in quel preciso momento, di prendere a pugni qualcuno. Senza dire una parola si avvicinò alla porta, ma si sentì stringere dal gomito e si volto verso il biondo.
 
"Hey, hey, ferma. Dove stai andando?"
 
"Senti, grazie per prima, ma...ora voglio andarmene da qui. Da sola." mormorò senza forze e stanca di essere circondata da quei ragazzi. Uscì dal bagno controllando se suo padre fosse ancora lì seduto al banco, ma fortunatamente non c'era. Passò di fianco al tavolo dove prima era seduta, ricevendo delle occhiate da parte di Calum e Michael. Luke manteneva la testa bassa, si rigirava tra le mani un accendino: ruotava con il pollice la ruota zigrinata innescando la fiamma, la osservava qualche secondo e poi rimuoveva il pollice spegnedola, per poi ripetere la cosa.
 
Uscì dal locale ripercorrendo il tragitto nel parcheggio fatto prima con i ragazzi. Prese il telefono dalla tasca della tuta e controllò l'ora: 15:08. Si guardò intorno cercando di ricordare la strada per ritornare a casa, senza però riconoscere nessuna via. Iniziò a procedere verso vie sconosciute sperando di raggiungere il centro. Da lì sarebbe stato più semplice trovare la via di casa.
 
 
 
Dopo ben 45 minuti di puro vagare per le strade di Sydney Maddison rincasò. Si chiuse la porta alle spalle e raggiungendo il soggiorno si accorse di suo padre seduto in maniera scomposta sul divano mentre fumava una delle sue solite sigarette.
 
"Dove sei stata?" le chiese osservando la nube di fumo che aveva rilasciato dalla bocca. Il tono distaccato che usò fece preoccupare Maddison. Conosceva suo padre, e quando le si rivolgeva con quel tono sapeva che era arrabbiato. 
 
"Ho fatto un giro." rispose titubante rimanendo ferma in piedi nel soggiorno.
 
"Tutta la notte?"
 
"Sono rimasta a dormire da Audrey."
 
"Cazzate! Prima ti ho vista con dei ragazzi." sbottò alzandosi di scatto dal divano. A quel punto Maddison si fece prendere dal panico. Suo padre avanzò verso di lei con passi lenti, mentre lei sentì la paura aumentare ad ogni suo passo. Maddison non rispose, rimase in silenzio ad osservarlo con la paura negli occhi.
 
"Tu non hai capito che non puoi uscire da questa casa se non per andare a quella cazzo di scuola?" strillò avvicinandosi ancora di più a lei furiosamente afferrandole un braccio. Maddison, data la vicinanza, percepì l'odore di alcool uscire dalla bocca dell'uomo. Non era del tutto sobrio e questo la preoccupò maggiormente. Cercò di allontanarsi da lui, ma il padre accorgendosi di questo strinse di più il braccio e l'altra mano la portò alla guancia di Maddison con velocità. Il segno dello schiaffo le bruciò intensamente sulla pelle, si portò la mano sul punto colpito iniziando a sentire gli occhi velati. Diede uno spintone all'uomo e corse velocemente su per le scale per raggiungere la sua camera, per poi chiudersi dentro a chiave e scoppiare in un pianto che di silenzioso in quel momento non aveva nulla.
 
 
 
7:55. Il giardino della scuola come ogni mattina era strapieno di studenti e come ogni mattina Maddison aspettava l'amica seduta sotto l'albero posto dietro il muretto con le cuffiette nelle orecchie e lo sguardo perso.
 
"Hey splendore!"
 
Maddison alzò lo sguardo trovando il viso sorridente dell'amica che la salutava energica. Si alzò da terra togliendosi le cuffiette e guardò confusa la ragazza davanti a se.
 
"Ti vedo di buon umore. È successo qualcosa?"
 
"Niente in particolare, ma stamattina mi sento splendidamente." rispose sorridente prendendola a braccetto e tirandola verso l'entrata della scuola. "Beata te!" pensò Maddison incupendosi mentre si lasciava trascinare da lei.
 
"Piuttosto tu, stai bene? Ti vedo un pó...strana." le chiese fermadosi davanti al loro armadietto. Audrey dopo aver aperto il suo, prese il libro per la prima ora.
 
"Sto bene, ho solo sonno...come sempre." le rispose abbozzando un sorriso finto, e quando notò che Audrey non fece una piega, capì che era riuscita nell'intento. Si appoggiò con la schiena all'armadietto sentendosi esausta anche senza aver fatto nulla. Si avvicinò a loro una ragazza dai capelli rossi masticando una chewing-gum in modo volgare e disgustoso.
 
"Ciao Audrey, ieri hai detto che mi avresti spiegato l'argomento nuovo di matematica...quindi andiamo!" disse la rossa prendendo Audrey dal braccio e allontanandola da lei senza farle aprire bocca. Audrey voltò il viso verso di l'amica alzando gli occhi al cielo con fare annoiato facendo riferimento alla presenza della rossa. Maddison sorrise vedendo la sua amica disperata, si voltò verso il suo armadietto. Compose la serie di numeri per aprire il lucchetto e una volta aperto ne estrasse i libri che le sarebbero serviti per le prossime due ore, poi lo richiuse provocando un leggero rumore. 
 
Ancora di spalle controllò d'aver preso i libri giusti. Data la sua poca attenzione nel fare le cose, controllava sempre due volte. Le venne all'improvviso una senzazione d'angoscia e questa aumentò quando avvertì la presenza di qualcuno dietro di se. In meno di due secondi, due mani si posarono sui suoi fianchi con poca delicatezza. Quel tocco anche se lo ebbe sentito poche volte, sapeva esattamente a chi appartenesse. Si immobilizzò sbarrando gli occhi, sentì i muscoli irrigidirsi tutti allo stesso tempo. Una delle sue mani si staccò dal suo fianco destro per poi spostarle i capelli lasciandole scoperto il collo. Sentì il suo respiro caldo su di esso per poi posarci definitivamente le labbra morbide lasciandole una lenta scia di baci umidi. Maddison a quel contatto sentì dei brividi per tutto il corpo, non erano brividi di piacere ma di paura. Ancora incapace di muoversi si fece prendere dal panico, era sicura che lui sentisse il modo in cui il suo corpo reagiva sotto il suo tocco ed era anche sicura che questo lo divertisse. Chiuse forte gli occhi e si morse forte il labbro sperando che si sarebbe allontanato il prima possibile. 
 
Le sue mani iniziarono a giocare con i lembi della sua maglia bianca, e con un dito prese ad accarezzare la sua pelle. Maddison riuscì a svegliarsi da quello stato di trance e stanca di quella situazione si girò di scatto, ma Luke essendo più veloce le afferrò i polsi inchiodandola agli armadietti. 
 
"Come va, piccola Maddison?" chiese ghignando, a quanto pare divertito da tutto ciò. Lei non rispose e si limitò a tenere chiusi gli occhi. Preferiva vedere il buio nei suoi occhi, che vedere gli occhi di ghiaccio di Luke. 
 
"Guardami quando ti parlo!" le sbraitò in faccia costringendola così ad aprire gli occhi e ad incontrare il suo incubo. Il suo cuore le stava martellando nel petto trasformando il suo respiro regolare in affanno.
 
"Cosa vuoi da me?" le chiese dimenandosi ma Luke prontamente strinse la presa facendola rimanere ferma.
 
"Non so, mi diverti." 
 
Maddison lo vide sogghignare un'altra volta e decise di fare una cosa di cui dopo se ne sarebbe pentita. Alzò velocemente il ginocchio colpendo le sue cosiddette parti delicate. Per il dolore il biondo lasciò per un attimo la presa su di lei e Maddison ne approfittò per allontanarsi. Sentì Luke riprendersi e i suoi passi si fecero sempre più vicini a lei finché non la fece voltare afferrandola da un braccio.
 
"Prova a farlo un'altra volta, stupida ragazzina, e giuro che ti ammazzo!" le disse con tono minaccioso. Lei non fece nemmeno caso a quello che le stesse dicendo, era impegnata a lottare contro la presa ferrea del ragazzo.
 
"Lasciami!" strillò mentre gli studenti voltarono la testa verso di loro per osservare la scena. Nessuno osò mettersi in mezzo, anzi dopo aver osservato ritornarono a fare le cose di un secondo prima fregandosene di quello che stesse succedendo. Avevano capito meglio di Maddison che con Luke non si scherzava. Il biondo non la ascoltò e Maddison con il coraggio che non seppe di avere, le venne d'istinto sputargli in faccia per poi guardarlo con uno sguardo misto di paura e di disgusto che provava verso i suoi confronti. Luke si portò lentamente una mano sullo zigomo e lei ne approfitto nuovamente per sfuggirgli. Corse verso la fine corridoio udendo un'ultimo urlo di rabbia del ragazzo.
 
"Maddison Harris, tu sei morta! Aspetta l'uscita della scuola e ti faccio vedere io!"
 
Lo ignorò correndo verso l'aula di biologia, entrò avendo il fiatone e si accorse che all'interno di essa non c'era ancora nessuno. Cercò di tranquillizzarsi prendendo due grandi respiri e si andò a sedere all'ultimo banco vicino alla finestra. Appoggiò la testa sul banco con l'intenzione di riposare qualche minuto prima della terribile lezione di biologia, ma dopo qualche secondo sentì in modo confuso delle voci in direzione della porta della classe. Alzò lo sguardo e notò l'aula prendere vita dagli studenti e dalle loro voci. 
 
Il telefono di Maddison iniziò a vibrare nella tasca dei jeans. Lo estrasse e vide un nuovo messaggio da parte della sua amica Audrey. 
 
"Ci vediamo a pranzo, ok? xx :)"
 
Maddison le mandò un messaggio di conferma e si preparò psicologicamente ad affrontare un'altra giornata noiosa di scuola. Chissà cosa avrebbe dovuto aspettarsi da Luke? Era spaventata da questo, non sapeva cosa sarebbe successo fuori da scuola. L'avrebbe picchiata? L'avrebbe messa in ridicolo davanti a tutti? Pensò al peggio...avrebbe abusato di lei? 
 
 
 
Spazio autrice:
Buonsalve!!!! Allooora, volevo dirvi che ho capito che durante la settimana non riesco ad aggiornare quindi aggiornerò solo nel weekend, così lo sapete :) Passando al capitolo spero che vi piaccia anche questo come il precedente che ha ricevuto 13 recensioni O.O (quando le ho viste ho pensato: "ma sono le recensioni della mia storia o me le sto immaginando?" ahahahahah). Va beh, diciamo che in questo capitolo il nostro bellissimo Luke si fa odiare ancora di più, mooolto di più...al contrario del nostro meraviglioso Ashton che si fa amare. In quanto a Calum e Michael avranno dei ruoli importanti con il passare dei capitoli...perché non pensate che io escluderò queste due perfezioni *-* ...comunque, grazie a quelle che recensiscono, grazie a quelle che leggono e basta...grazie a tutteee. E spero di sentirvi anche in questo capitolo anche solo lasciandomi tre righe ;)...ora evaporo da efp haahah ciaoo.
 
Gio xx :)
 
 

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Capitolo 7
*** Strange Facts ***


STRANGE FACTS
 
 
 
Solito caos assordante, soliti studenti rumorosi, solito cibo disgustoso. La mensa era così ogni giorno, la solita routine per tutti. Ma quel venerdì c'era qualcosa di diverso: un tavolo occupato in più, quattro sedie occupate in più, quattro visi temuti da tutti, nuovi in quella parte della scuola. Luke quel venerdì decise di fermarsi a mangiare in mensa costringendo i suoi amici a fare lo stesso. I tre ragazzi non se l'erano sentita di contraddirlo dato il suo pessimo umore. Di solito si rifugiavano sul retro della scuola dove nessuno li avrebbe potuti vedere e nessuno avrebbe proibito loro di fumare o bere.
 
Maddison come ogni giorno sedeva al tavolo dell'amica con sopra il vassoio cibi abbastanza digeribili, d'altronde non si poteva aspettare un servizio a cinque stelle in una qualsiasi scuola superiore che di speciale non possedeva nulla. Quel giorno si sentiva osservata senza saperne il motivo, manteneva la testa sul suo piatto eppure sentiva uno sguardo perforarla dentro. L'amica Audrey ingurgitava la pasta del suo piatto in maniera veloce come se non avesse mangiato per settimane catturando l'attenzione di Maddison.
 
"Ti piace così tanto quell'intruglio?" chiese lei con un'espressione disgustata sul viso. Audrey si fermò all'improvviso lasciando sospesa la forchetta vicino alla sua bocca per girarsi verso di Maddison.
 
"No, mi fa schifo, ma...sto morendo di fame." disse riprendendo a mangiare, mentre Maddison allontanò il suo piatto con la stessa smorfia schifata. "Posso chiederti una cosa?" continuò l'amica masticando il cibo in bocca. Maddison le fece un cenno per farla continuare.
 
"Luke Hemmings da quando hai messo piede in mensa non ti ha ancora tolto gli occhi da dosso, e quello che volevo sapere è, beh...perché?" disse Audrey muovendo la forchetta in direzione del tavolo del biondo. Lei voltò il viso sul fondo della mensa per poi vederlo li: ultimo tavolo all'angolo, con le braccia sopra esso e lo sguardo furioso fisso su di lei. Non si era accorta della sua presenza sapendo che lui non si fermava mai a mangiare li, ma in quel momento capì perché si sentisse osservata. Lo sguardo di Luke le incuteva timore anche a distanza.
 
Iniziò a ripensare alle parole del ragazzo "Aspetta l'uscita della scuola e ti faccio vedere io". La sua preoccupazione crebbe in quell'istante e per la prima volta sperò che non arrivasse l'ultima campanella della giornata. Ritornò con lo sguardo sull'amica.
 
"Non sta guardando me." rispose cercando di autoconvincere anche se stessa. 
 
"Ah no? Dai Mad, perché non parli con me come facevi prima? Prima mi raccontavi tutto." replicò con tono triste. "Questo è quelli che credi tu." pensò Maddison. Audrey non sapeva la maggior parte delle cose che la riguardava e non le avrebbe mai sapute.
 
"Perché non c'è niente da dire!" disse innervosendosi. Capendo di star esagerando con il tono di voce continuò con tono più calmo. "Audrey, per favore, credimi...non è successo nulla, quindi stai tranquilla e togliti dalla faccia quell'aria preoccupata." 
 
Portò per un secondo lo sguardo di nuovo sul biondo e vide che stava stringendo i pugni sul tavolo cercando di contenere la rabbia. Perché ce l'avesse così tanto con lei non se lo seppe spiegare.
 
"Posso chiederti una cosa io ora?" chiese lei rigirandosi verso Audrey. La mora fece un verso di affermazione mentre continuava a masticare la pasta. "Ti prego, non lasciarmi da sola. Nemmeno all'uscita della scuola."
 
"Certo, ma perché questa strana richiesta? Io non ti lascio mai sola."
 
"Si, ma...va beh tu non allontanarti da me." concluse il discorso per poi afferrare il vassoio e alzarsi dal tavolo sempre sotto lo sguardo del biondo dal fondo della mensa. Audrey rimase con un'espressione confusa sul volto.
 
"Dove vai?"
 
"Vorrai dire, dove andiamo? Devi stare con me ogni secondo per oggi." la corresse Maddison facendole capire che si doveva alzare anche lei. 
 
"Io non vado da nessuna parte, devo finire la mia pasta!"
 
"Dai, alzati. Fa pure schifo quella pasta, non ti perdi niente." disse per poi prenderla per un braccio e tirarla fuori dalla mensa a forza, mentre Audrey faceva finta di piandere indicando il piatto di pasta lasciato sul tavolo. Camminarono insieme per il corridoio in silenzio quando poi la mora decise di rompere quella fastidiosa assenza di rumori.
 
"Senti, ti andrebbe di dormire da me stasera?"
 
Le piaceva dormire a casa di Audrey. Le piaceva di più il fatto di essere circondata da un'atmosfera familiare e felice, proprio quella che lei non aveva mai avuto. I genitori dell'amica la trattavano come se fosse la loro seconda figlia e questo le piaceva.
 
"Certo! Vengo alle sei come sempre." rispose contenta. Magari sperava di divertirsi un pó, magari sperava di togliersi dalla testa la presenza assillante e ossessiva di Luke. In quegli ultimi giorni non aveva fatto altro che pensare alla sua vita orrenda e purtroppo anche a lui. Un pó di distacco le avrebbe fatto bene.
 
 
 
Ed eccolo li, il suono che non avrebbe voluto sentire: la campanella che segnava l'uscita da scuola. Mentre gli altri studenti si erano gia alzati dai loro rispettivi posti a sedere per uscire da quell'inferno, Maddison rimase seduta con lo sguardo fisso sull'orologio di classe posto in alto, sopra la lavagna, iniziando a sudare freddo. Per una volta l'inferno non sarebbero state le sei ore di scuola, ma quello che sarebbe successo dopo. 
 
La professoressa Stevens, ovvero la sua prof di lingua, sistemati tutti i libri nella propria borsa a tracolla di pelle marrone, si diresse verso la porta per poi fermarsi e girarsi verso Maddison.
 
"Signorina Harris, lei non va a casa?" le chiese sorridendole gentile e subito Maddison distolse lo sguardo per portarlo sulla donna. Non le dispiaceva la professoressa Stevens, era sempre stata gentile verso i suoi confronti e i suoi voti erano alti nella sua materia e quindi non poteva lamentava.
 
"Cosa? Ah, ehm...si, certo ora vado." le rispose alzandosi e raccogliendo le cose dal suo banco.
 
"Se vuole la aspetto."
 
Maddison le fece un sorriso come risposta e dopo essersi accertata d'aver preso tutto uscirono entrambe dalla classe e iniziarono a percorrere il corridoio verso l'uscita. 
 
"Vedo che è intenzionata a mantenere un bel voto nella mia materia." disse voltandosi verso di lei continuando a camminare. Notò il sorriso spontaneo sulle labbra della donna e decise di ricambiarlo.
 
"Mi riesce abbastanza facile studiare la sua materia."
 
"Bene, continui così." continuò lei prima che varcassero la grande vetrata della scuola ritrovandosi fuori. Si salutarono con un semplice "arrivederci" e subito dopo l'angoscia prese il sopravvento su Maddison. Si guardò intorno e non vide nessuno. L'intero cortile della scuola completamente deserto e iniziò a non capire. Luke le aveva detto chiaramente che fuori da scuola gliela avrebbe fatta pagare, eppure li fuori non c'era nessuno.
 
All'improvviso sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e subito si immobilizzò spalancando gli occhi. Giurò d'aver sentito il battito del cuore fermarsi per qualche nano secondo. Pensò che da lì a poco tutto sarebbe peggiorato.
 
"Ti ho cercato dappertutto. Dov'eri?"
 
Sentendo quella voce riprese a respirare tranquillizzandosi. Si voltò portandosi una mano sul cuore.
 
"Cavolo, Audrey, mi hai fatto perdere cent'anni di vita?"
 
"Due domande: chi credevi che fossi se non io? E..scusa, ma quanti anni hai?" chiese sorridendo ricevendo un'occhiataccia dall'amica riferendosi alla seconda pessima domanda.
 
"Lasciamo perdere la seconda domanda. E comunque...nessuno, non credevo fosse nessuno in particolare, mi hai solamente spaventata." si affrettò a rispondere alla prima domanda titubante.
 
Le due ragazze uscirono definitivamente dal cancello della scuola incamminandosi verso le loro case. Per tutto il tragitto Maddison non riuscì a stare concentrata sul discorso dell'amica, continuava a pensare a Luke. Costantemente a Luke. Era preoccupata, e non poco. Più che preoccupata, era paranoica. Aveva paura che sarebbe potuto comparire da un momento all'altro, in qualsiasi posto pronto a fargliela pagare.
 
"Ed è per questo che le ho det...Maddison, mi stai ascoltando?" la riprese Audrey fermandosi e portando le mani ai fianchi con fare arrabbiato.
 
"Si, si certo...ovvio." rispose con nonchalance continuando a camminare non accorgendosi che l'amica si era fermata. Continuava a guardarsi intorno, passato ogni albero si girava verso di esso per paura che dietro ad uno di quelli ci fosse nascosto lui. Continuava ad osservare anche dall'altro lato della strada per paura che lui la stesse spiando. Stava diventando davvero un incubo quel ritorno a casa. Audrey la raggiunse afferrandole il braccio per farla voltare verso di lei e la reazione di Maddison non fu una delle migliore: si spaventò strattonando velocemente il braccio dalla mano dell'amica, magari pensando che fosse lui. La mora la guardò afflitta, preoccupata. 
 
"Mad, che ti succede in questi giorni?"
 
"Niente, assolutamente niente. Per favore, smettila di chiedermelo." rispose aggiustandosi lo zaino sulla spalla.
 
"Non mentirmi, cazzo! Si vede lontano chilometri che ti sta succedendo qualcosa di strano. Perché non me lo vuoi dire?" strillò Audrey con tono isterico e adirato. Le dava fastidio il fatto che Maddison non si fidasse più di lei, ma quello che non sapeva era che...non era così. Lei si fidava di Audrey, ma certe cose non le avrebbe mai raccontate a nessuno e per Maddison non era una questione di fiducia. Non voleva andare a sbandierare i suoi problemi, le sue cose private agli altri, preferiva tenersele per se, preferiva essere divorata da tutti i segreti che teneva dentro di se pur di raccontarli a qualcuno.
 
"Non c'è nulla da dire. Ci vediamo alle sei, ciao." concluse rapidamente iniziando a correre per quei pochi metri che la separavano da casa sua. Arrivata davanti alla porta di casa, frugò nello zaino alla ricerca delle chiavi e una volta trovate aprì la porta per poi richiudersela subito dopo alle spalle. Dopo aver girato le chiavi nella toppa si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
 
Silenzio totale. In casa non c'era nessuno, come sempre suo padre a quell'ora era fuori. Notò sul tavolino del soggiorno un posacenere con dentro una sigaretta spenta, e dall'odore che ancora emanava capì che era stata spenta da poco. Non badò a quel futile dettaglio e si diresse al piano di sopra salendo le scale a due a due con l'intenzione di farsi un bagno per rilassarsi e scrollarsi tutta quella tensione da dosso.
 
Entrò in camera lasciando lo zaino sul pavimento vicino alla porta e andò dritta e spedita verso l'armadio. Guardò al suo interno e ne estrasse un cambio intimo, un pantalone e una maglia puliti. Sentiva di nuovo quella strana sensazione di sentirsi osservata, ma non se ne interessò più di tanto in quel momento, voleva solo entrare in vasca e calmarsi. Si sfilò la maglia dalla testa sentendo poi un leggero solletico quando i suoi capelli toccarono la pelle nuda della schiena.
 
Nel silezio più totale poi sentì il rumore di una rotellina zigrinata di un accendino girare. Maddison si voltò di scatto e trovò il suo peggior incubo nell'angolo della sua camera vicino alla finestra, appoggiato al muro che osservava la fiamma dell'accendino che aveva appena innescato.
 
"Oddio!" urlò terrorizzata coprendosi il torace con la maglia che si era appena sfilata. 
 
"Continua pure, a me non dispiace." rispose spegnendo l'accendino e riposandolo nella tasca dei pantaloni. Alzò lo sguardo verso di lei e Maddison si allontanò il più possibile andando a sbattere contro l'anta dall'armadio tenedosi stretta la maglia a se.
 
"Come...come sei entrato?" 
 
"Sai Maddison, non dovresti tenere la finestra aperta, qualcuno potrebbe entrare. Qualcuno tipo...me." rispose ghignando iniziando a fare piccoli passi lenti verso la figura della ragazza. Maddison si portò i lunghi capelli mossi davanti alle spalle cercando di coprirsi il più possibile.
 
"Tu sei malato." i suoi pensieri uscirono sotto forma di bisbiglio senza che se ne accorse e Luke dopo averla sentita sbattè le mani sull'armadio sopra le spalle di Maddison, d'istinto lei chiuse gli occhi.
 
"Io non sono malato, sono solo un ragazzo che si diverte." replicò lui ricominciando a ghignare prendendosi tra le dita una ciocca dei suoi capelli castani. Maddison si ritrasse il piu possibile al suo tocco e il battito del suo cuore accellerò. Ora capì perché in soggiorno c'era una sigaretta appena spenta. Non era di suo padre, era di Luke. 
 
"E tu, ti diverti...a spaventare le persone?"
 
Quella sua vicinanza la mise a disagio e quando il ragazzo lo avvertì iniziò a passarle le dita dal polso fino a salire lentamente al collo mentre lei stava pregando mentalmente che si allontanasse senza dover ricorrere a soluzioni dolorose per lui proprio come quella mattina in corridoio.
 
"Non mi sono mai divertito così tanto con nessuno come con te." sussurrò avvicinandosi al suo viso. Si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, quando poi Luke si prese tra le labbra il piercing del labbro inferiore alternando lo sguardo dagli occhi di Maddison alle sue labbra e successivamente anche al suo collo. Portò la mano al suo collo spostandole i capelli, si avvicinò al suo orecchio.
 
"Mi diverte vederti terrorizzata e tremante quando mi avvicino a te." le sussurrò un'altra volta all'orecchio per poi poggiare le sue labbra sul suo collo. Le mani di Maddison si posarono sul petto del biondo cercando di allontanarlo. Tutto inutile. Iniziò a succhiarle persistente la pelle del suo collo mentre lei continuava a dimenarsi con la speranza di staccarselo di dosso. Sentì un lieve bruciore e fastidio nel suo tocco per niente delicato.
 
"Lasciami!" disse un pó affaticata nel dimenarsi fino a quando dopo un lunghissimo minuto lui si allontanò osservando sogghignando il collo della ragazza. Maddison si portò una mano sulla pelle chiara mantenendo in viso un'espressione esterrefatta. Le sarebbe venuto fuori di sicuro il livido rossastro a breve.
 
Luke si avvicinò alla finestra estraendo una sigaretta dal pacchetto e dopo averla accesa iniziò a fumare. La ragazza rimase immobile con la schiena appoggiata all'armadio che pensava e ripensava a qualche secondo prima.
 
"Perché?" chiese di getto Maddison e subito Luke alzò lo sguardo guardandola impassibile. 
 
"Cosa perché?"
 
"Perché io? Cosa ti ho fatto? Cosa vuoi da me?" sputò a raffica quelle domande con odio, con gli occhi che lentamente si stavano inumidendo. Non ricevette nessuna risposta. "Rispondimi!" riuscì a dire con voce straziata ed esasperata mentre una lacrima aveva preso il via per rigare la sua guancia arrossata. Non lo vide fare una piega, continuò ad aspirare la sua sigaretta e a rilasciare una nube di fumo subito dopo.
 
"Puro divertimento." rispose semplicemente guardando fuori dalla finestra.
 
"Io non sono il giocattolo di nessuno! Quindi trovati un'altro modo per divertirti." urlò in sua direzione per poi uscire dalla sua camera e lasciarlo li da solo. Si passò velocemente il dorso della mano sugli occhi per asciugare quelle due goccioline salate scese senza il suo permesso. 
 
Si chiuse in bagno e si controllò allo specchio, poté finalmente togliersi la maglia da davanti al torace rimanendo con quel piccolo pezzo di stoffa che le copriva i seni. Si spostò i capelli e le saltò agli occhi il segno rossastro lasciato da Luke e si trattenne dallo scoppiare in un pianto nervoso. Quella sera doveva andare a dormire da Audrey e avrebbe dovuto nascondere quella macchia altrimenti non ci sarebbe stata alcuna bugia a cui avrebbe creduto.
 
Se ne fregò del ragazzo in camera sua e dopo essersi assicurata che la porta fosse ben chiusa con due giri di chiave, riempì la vasca di acqua calda, si svestì e si immerse abbandonandosi al calore dell'acqua. 
 
 
 
17:22. Zaino con i libri pronto, borsa con il necessario per la notte pronto, tutto pronto. Maddison era pronta per andare a dormire a casa dell'amica. Si osservò un istante allo specchio nel corridoio e controllò che il succhiotto fosse ben coperto. Quando Maddison ebbe finito il bagno, tornò in camera trovandola vuota con la finestra spalancata e ringraziò il cielo che se ne fosse finalmente andato.
 
Scese in cucina e lasciò un post-it sul frigo con scritto semplicemente "Io dormo da Audrey". Chiara e dritta al punto, senza nessun giro di parole e senza nessun permesso, perché con il permesso di suo padre ci si lavava le mani, giusto per non essere volgari. Non le interessava minimamente. 
 
Prese lo zaino, la borsa e uscì di casa. Destinazione: casa di Audrey. 
 
La casa dell'amica non era lontana dalla sua, ci impiegava 15 minuti a piedi per arrivare. Percorse la strada che sapeva a memoria in religioso silenzio con le cuffiette nelle orecchie e la musica ad alto volume, proprio come piaceva a lei. Camminava con lo sguardo sui suoi piedi e quando lo alzò per un momento vide dall'altra parte della strada un ragazzo mai visto sbracciarsi in sua direzione. Maddison fece un'espressione confusa e guardò dietro se stessa pensando che stesse facendo dei segnali a qualcun'altro, ma dietro di lei non c'era assolutamente nessuno.
 
Il ragazzo attraversò la strada velocemente e si avvicinò a lei sorridendo. Maddison si tolse le cuffiette e iniziò a guardarlo con la stessa espressione confusa.
 
"Ciao." la salutò il ragazzo sconosciuto, era alto con voce profonda. 
 
"Ci conosciamo?" chiese subito lei con sguardo spento e annoiato. 
 
"Non ti ricordi di me?"
 
"Dovrei?"
 
"Abbiamo ballato insieme al Red." continuò lui tutto sorridente. Lo guardò meglio: capelli ricci castani, occhi verdi, alto. Le passò per la testa l'immagine di quando al Red aveva ballato con un ragazzo scelto a caso e combaciava alla descrizione.
 
"Ah si, tu sei quello che...si si, mi ricordo." rispose disinteressata e distaccata. Si ricordò che quella sera le era sembrato abbastanza carino, ma alla luce del giorno dovette ricredersi. Era davvero un bellissimo ragazzo.
 
"Piacere, Harry." si presentò allungando la mano verso di lei. Lei esitò un istante ma successivamente decise di ricambiare la stretta di mano.
 
"Maddison."
 
"Hai da fare ora? Perché se ti va possiamo andare a prendere qualcosa da bere."
 
"Si, devo andare. Sono in ritardo." rispose dopo aver controllato l'ora sul telefono. Non aveva assolutamente voglia di sorbirsi una lamentela da parte di Audrey. Maddison liquidò così il ricciolino e si allontanò velocemente. Prima di rimettersi le cuffiette nelle orecchie sentì Harry urlare "Ci vediamo a scuola." 
 
Non l'aveva mai visto nella sua scuola e le parve strana quella sua frase, ma non ci pensò più di tanto e si affrettò a raggiungere la casa della mora.
 
 
 
Si sentiva solo il rumore delle posate che sfioravano i piatti per afferrare il cibo. Nessuna parola, niente di niente. Quella sera, al contrario degli altri giorni, Maddison avvertiva tensione nella famiglia di Audrey e passò tutto il tempo ad osservare ognuno di loro. All'improvviso sentì un rumore provenire da sotto il tavolo e subito dopo la voce stridula della mora al suo fianco.
 
"Stupido moccioso, tieni i piedi al tuo posto!"
 
"Audrey! Non parlare così a tuo fratello!" la riprese suo padre.
 
"Mi ha dato un calcio."
 
"Non è vero!" provò a difendersi il fratellino di Audrey mostrando poi la sua faccia da furbetto. Vennero ripresi entrambi di nuovo dal padre e per calmare la situazione, la madre provò a cambiare totalmente discorso, ma forse sentendo il nuovo l'argomento, Maddison avrebbe preferito il silenzio.
 
"Maddison, sarebbe bello se qualche volta facessimo una cena riunita, non credi? La tua famiglia e la nostra. Sarebbe perfetto!" disse la donna sorridente e felice. Sentendo quell'assurda proposta Maddison mandò giù la saliva in maniera eccessiva. Sarebbe del tutto normale per una famiglia, appunto, normale, ma quella di Maddison non era una famiglia normale. Non era proprio una famiglia, era un disastro.
 
"Eh, beh...si, sarebbe bello. Gliene parlerò quando torneranno dal viaggio di lavoro." rispose cercando di essere il più convincente possibile. Sperò che se sarebbero dimenticati e che avrebbero lasciato da parte questo invito.
 
La cena prese del tutto un'altra piega dopo quel discordo. Erano tornati ad essere la famiglia felice e divertente di sempre e non ci volle molto per strappare un sorriso al volto triste di Maddison. Finito di mangiare, l'intera famiglia con l'aiuto di Maddison sparecchiò la tavola e le due ragazze si rifugiarono nella camera di Audrey. Quest'ultima si lanciò sul letto esausta.
 
"Non smetterò mai di scusarmi per le pessime battute di mio padre."
 
"Non è vero, fanno ridere." rispose sorridendo raggiungendo l'amica sul letto. Audrey si voltò verso di lei alzando un sopracciglio. 
 
"Sei l'unica a pensarlo, te lo posso garantire."
 
Maddison rise all'affermazione della mora, subito dopo sentì il suo telefono vibrare sulla scrivania di Audrey e si alzò per prenderlo. Notò un messaggio da parte di un numero sconosciuto:
 
"Domani sera esci con me."
 
Osservò quelle cinque parole per diversi minuti non capendo chi fosse. Pensò che forse qualcuno avesse sbagliato numero. "Chi è?" si sentì chiedere dalla mora, ma Maddison non rispose. Subito dopo il telefono vibrò di nuovo avvisandola di un secondo messaggio:
 
"Affacciati alla finestra."
 
Maddison senza dire una parola si avvicinò alla finestra e dopo averla aperta sporse fuori la testa iniziando a guardarsi intorno fino a quando dall'altra lato della strada, sulla panchina posta sul marciapiede, vide un ragazzo seduto con il telefono in mano che guardava dritta verso di lei. Riconobbe il ciuffo alto dei capelli e le vennero i brividi. Luke era fuori dalla casa di Audrey, come faceva a sapere che era li?
 
Riprese il telefono e si affrettò a rispondere con un semplice e secco "No!" e sperò di non irritarlo più di tanto. Ennesima vibrazione, ennesimo messaggio:
 
"Non te lo stavo chiedendo."
 
A quella risposta quella che si stava iniziando ad irritare fu Maddison, non Luke.
 
"Ma io ho risposto lo stesso." 
 
Maddison rimase ferma sulla posizione che con lui non ci sarebbe uscita, non gliene sarebbe fregato nulla. Questo era poco ma sicuro, forse.
 
"Passo alle otto."
 
"Ti ho detto che non vengo. Come fai ad avere il mio numero?"
 
Quello fu l'ultimo messaggio che inviò. Non ricevette più nessuna risposta. Si sporse di nuovo dalla finestra, ma su quella panchina Luke non c'era più. Aveva paura di quello che le avrebbe potuto fare se fossero usciti insieme la sera del giorno dopo. Mille domande la tartassavano: "Come faceva ad avere il mio numero? Perché vuole per forza uscire domani sera? Cosa vuole, cosa mi farà?" Era terrorizzata come sempre, ma si stupì dal modo in cui gli aveva risposto quel pomeriggio e quella sera per messaggio. Pensò che forse un giorno non avrebbe più avuto paura di lui, o almeno lo sperava.



Angolo autrice:
 
Buonsalve a tutte, inizio con lo scusarmi per questa merdina...magari vi piace, e lo spero tanto però boo a me non convince molto. Non mi aspetto le 14 recensione come nello scorso capitolo e visto che ci sono RINGRAZIO TUTTEEEE..comunque stavo dicendo che capisco se non vi piacerà per se potreste lasciare ancbe poche righe per farmi capire che non è del tutto orrendo quello che ho scritto lo apprezzerei. Mi scuso anche per eventuali errori ma stasera il mio tablet funziona come una schifezza e quindi hhahah...ho cercato di aggiornare lo stesso perché è domenica...è domenica giusto? Si si, è domenica....e BUONA PASQUA A TUTTEEEE :)
va bhe in questo capitolo succedono tutti questi strani fatti (come del resto è il titolo del capitolo hahaha), cioè che luke si intrufola nella camera di maddison, poi riesce ad ottenere il suo numero ecc...penso che un ragazzo cosi io lo prenderei a botte dalla mattina alla sera, maaa Maddison è diversa da me in quanto a questa cosa quindi ...ahhahahaah 
va bene ora vado...grazie di nuovo a tutte e spero che vi piaccia e che mi lasciate qualche riga per dirmi cosa ne pensate .
ps. Scusate ma non ho potuto fare a meno che citare nel capitolo il bbellissimo ricciolino di nome Harry Styles...scusate ok ora vado che ho il 3% di batteria al tablet O.O
ciaooooo xx :) 
Gio

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Capitolo 8
*** Insistence ***


INSISTENCE
 
 
 
Durante quella notte Maddison pensò a Luke, ma soprattutto al pomeriggio precedente quando se lo ritrovò in camera. Oramai era diventato un vero e proprio punto fisso. Non riusciva a liberarsi di lui in nessun modo e si chiese fin quando quella tortura sarebbe durata. Le immagini di quando lui le si era avventato contro marchiandola le giravano in testa ogni minuto, ogni secondo, con i sussurri del ragazzo come sottofondo, un vero incubo. Si svegliò parecchie volte annaspando quella notte, con la paura di ritrovarselo nella camera dell'amica. E no, non pensava fosse una cosa impossibile. Lei ormai sapeva che se Luke Hemmings voleva una cosa o semplicemente voleva sapere, in qualsiasi modo e in qualunque caso lo avrebbe saputo. Si era riuscito ad intrufolare nella sua camera sapendo esattamente da quale finestra entrare. Era riuscito ad ottenere il suo numero di telefono. Era venuto a sapere che sarebbe rimasta a dormire a casa di Audrey. Questa erano varie prove che se lui voleva sapere qualcosa, beh, le avrebbe sapute. 
 
Ogni volta che si svegliava di soprassalto, si tirava su appoggiandosi sui gomiti, rivolgeva lo sguardo all'amica assicurandosi di non averla svegliata, si guardava intorno controllando che le uniche presenti fossero loro due e nessun altro, poi con difficoltà si distendeva cercando di riaddormentarsi. Le capitò di fare così quattro volte e ogni volta per riaddormentarsi passava una buona mezz'oretta in cui si rifiutava di cedere al sonno e chiudere agli occhi, ma il sonno la ebbe vinta su di lei tutte e quattro le volte.
 
La mattina seguente le due ragazze si alzarono in ritardo, o meglio, solo Maddison si alzò in ritardo. Quando rigirandosi nel letto Maddison urtò il telefono sul comodino facendolo cadere sulla moquette bianca, aprì di scatto gli occhi e raccogliendolo vide l'ora: 8:30. Spalancò gli occhi e con una mossa veloce si tolse la coperta di dosso e andò verso il letto della mora.
 
"Audrey!" la chiamò a gran voce afferrandole il braccio e continuando a smuoverla, ma l'amica sembrava caduta in un sonno profondo. "Maledizione! Audrey, alzati! A quest'ora dovremmo essere già a scuola." continuò con tono concitato togliendo questa volta la coperta da sopra il corpo della ragazza addormentata. Come risposta Audrey si rannicchiò portando le ginocchia al petto continuando a dormire, e Maddison fece un verso gutturale a causa della testardaggine dell'amica.
 
"Audrey, cazzo, alzati! Ho fatto troppe assenze, non posso mancare."
 
"Vai tu." rispose con voce impastata dal sonno girandosi dall'altra parte e coprendosi di nuovo con le coperte.
 
"Sei una cosa impossibile!" disse prima di arrendersi e lasciarla stare. Si mosse velocemente per la camera recuperando l'occorrente per prepararsi. Si infilò i jeans stretti e la maglia che aveva portato come ricambio e si diresse a grandi passi nel bagno sistemandosi un minimo i capelli e il viso. Ritornò in camera per afferrare lo zaino vicino alla scrivania e a causa della velocità e del suo essere sbadata sbattè il piede contro uno dei piedi del letto di Audrey creando un leggero baccano e ricevendo uno "Shhh!" da parte della mora. Maddison imprecò mentalmente mordendosi il labbro inferiore per il dolore al piede, ma cercò comunque di non farci caso. "Shhh, un cazzo!" pensò lei zoppicando verso la porta della camera e finalmente, uscendo.
 
 
 
Arrivò affannata davanti alle grandi porte della scuola e sperò che la campanella della seconda ora non fosse ancora suonata. Fece forza e aprì una delle tante vetrate per entrare. Percorse il lungo corridoio a passi veloci, ma quando svoltato l'angolo, proprio in fondo appoggiati agli armadietti vide Luke con quell'altro ragazzo strano, Michael, si bloccò automaticamente sul posto. Alla vista del biondo le si pararono davanti le immagini del giorno precedente quando ce lo aveva attaccato al collo. Iniziò torturarsi le mani. I due ragazzi non si erano accorti della sua lontana presenza, continuarono la loro conversazione scambiandosi alcune buste. Maddison non seppe cosa ci fosse li dentro, ma se ne disinteressò e decise di raggiungere il suo armadietto che comunque era ad ogni modo distante da dove si trovavano loro. Aprì l'armadietto cercando di non fare rumore e prese il libro di letteratura. Avrebbe avuto letteratura la prossima ora e questo voleva dire passare un'intera ora con Calum come vicino di banco.
 
Chiuse l'armadietto facendo rimbombare il leggero suono del ferro che sbattè e si girò andando nel lato apposto a quello di quei due senza voltarsi per controllare se si fossero accorti di lei. Continuò a camminare fin quando non sentì il suo cellulare vibrare nella tasca dei jeans, lo estrasse e vide un nuovo messaggio.
 
"A stasera."
 
Lesse quel piccolo messaggio e non le ci volle molto per capire che fosse stato proprio Luke ad inviarglielo. Si voltò leggermente in sua direzione e lo vide ghignare mentre la stava guardando. Il suo cuore perse qualche battito. Si rigirò velocemente andando verso l'aula di letteratura. 
 
Aspettò fuori dalla porta il suono della campanella e quando questa suonò lei non aspettò un secondo per entrare. Appena varcò la soglia si aspettò di vedere l'aula vuota, eppure il posto del ragazzo dalla pelle olivastra era già occupato proprio da lui: ultimo banco vicino alla finestra con lo sguardo fuori da quest'ultima. Maddison si sedette al suo posto di fianco al moro. Posando il piccolo borsellino, contenente lo stretto necessario per scrivere, sul banco notò che l'aula si stesse riempiendo dagli altri suoi compagni. 
 
Iniziò regolarmente la lezione quando entrò anche la professoressa, a quel punto Maddison cercò di ignorare la presenza del moro e seguire la lezione prendendo a volte anche qualche appunto..
 
Maddison, dopo mezz'ora, stanca di prendere appunti si limitò ad ascoltare, ma venne distratta dalla mano del ragazzo di fianco a lei che iniziò a frugare nel suo borsellino. Ne estrasse una matita piuttosto consumata senza nemmeno chiederle il permesso, ma non osò lamentarsi. Si mise a scrivere qualcosa nell'angolo della pagina del quaderno di Maddison. 
 
"Sei elettrizzata per l'uscita di stasera con Luke?"
 
Dopo aver letto quelle parole arrivò alla conclusione che anche gli amichetti di Luke sapessero dell'uscita. Subito frugò nel borsellino tirandone poi fuori un'altra matita, e iniziò a scrivere anche lei.
 
"No, perché io non ci esco con lui."
 
Il ragazzo lesse la risposta e prima di riprendere a scrivere Maddison lo vide scuotere la testa sorridendo leggermente, il fatto era che Maddison non stava affatto scherzando. 
 
"Senti, noi due non siamo né amici né altro però ti consiglio di non giocare con il fuoco."
 
Dopo aver scritto questo, il ragazzo riposò la matita dove l'aveva trovata intenzionato a non continuare più quella specie di conversazione scritta. 
 
L'ora finì e Calum fu il primo ad uscire dalla classe con in viso un'espressione anche molto infuriata. Maddison non capì il motivo di quell'espressione. "Cosa gli importa se ci esco oppure no?" si chiese lei nella mente.
 
Uscì per ultima dalla classe e una volta fuori dalla classe sentì qualcuno tirarla dal polso e spingerla bruscamente al muro. Non si era accorta d'aver chiuso gli occhi, ma quando li aprì, il volto infuriato di Calum le si piazzò davanti.
 
"Non stavo scherzando, prima. Non devi giocare con il fuoco." le mormorò irrigidendo i muscoli della mascella. A differenza dello sguardo di Luke, quello di Calum non la terrorizzava affatto, almeno non più. La infastidivano i suoi modi bruschi, le sue risposte arroganti sempre pronte ma non le faceva paura né lui né il suo sguardo. Forse perché era abituata allo sguardo di ghiaccio di Luke, quello della peggior specie, che ormai gli altri erano nulla in confronto al suo.
 
"Sarebbe Luke il fuoco?"
 
"Si!"
 
"Beh, sappi che io non sto giocando proprio con niente." rispose con tono deciso cercando di liberarsi, ma il moro la inchiodò al muro ancora una volta.
 
"Sai, Maddison, mi fai ridere. Hai paura di Luke, perché si vede che ne hai, eppure fai di tutto per mettertelo contro con tutti questi tuoi atteggiamenti del cazzo!" sputò quelle parole con voce bassa ma con una nota di cattiveria. Iniziò a stringere la presa su di lei e Maddison iniziò a sentire il dolore e a fare smorfie a causa della sua forza. Una mano afferrò il braccio del ragazzo con decisione.
 
"Calum, che stai facendo?" chiese Michael con tono basso irrompendo in quella piccola discussione che, questioni di attimi e si sarebbe trasformata in qualcosa di molto peggio.
 
"Niente. Assolutamente niente." rispose lui tenendo gli occhi fissi in quelli della ragazza, per poi allontanarsi e "Andiamo." disse all'amico che senza aggiungere altro iniziò a camminare al suo fianco. 
 
 
 
Le ore successive passarono tranquille. Alcune velocemente, altre di meno, ma non incontrò più nessuno di quei quattro e questo la rasserenò. L'ultima campanello suonò. Quello per gli altri sarebbe stato il dolce suono che dava il via al weekend, ma per Maddison dava il via ad una terribile serata.
 
Uscì da scuola da sola e percorse il tragitto di casa in maniera tranquilla con la musica nelle orecchie. Si disse a se stessa che era totalmente inutile continuare ad essere paranoica quando camminava per strada, nei peggiori dei casi quella sera avrebbe dovuto passarla con Luke, quindi anche se lo avesse incontrato per strada, che differenza c'era?
 
Fortunatamente rientrò in casa senza essere stata disturbata da nessuno e si diresse direttamente in camera. Quella notte aveva dormito poco e niente, quindi stanca decise di rilassarsi sul letto. Non passarono dieci minuti che sentì dei lievi rumorini provenire dalla finestra. Sbuffando si alzò e andò a controllare di cosa si trattasse. Aprì la finestra e abbassando lo sguardo notò diversi piccoli pezzi di legnetti sul balcone. Ne cadde un'altro e controllò sopra di se per vedere da dove cadessero. Ne arrivò un'altro e le cadde sul piede. Si affacciò al balcone e lì in piedi intento a cercare altri legnetti vide Ashton. Maddison sorrise leggermente vedendolo così concentrato a scovare legni nell'erba e subito dopo si schiarì la voce. Il ragazzo alzò di scatto la testa.
 
"Ah Maddison, eccoti."
 
"Che stavi facendo?" chiese lei guardandolo.
 
"Ti stavo cercando. A scuola oggi non ti ho trovata."
 
"Beh, eccomi. Però lo sai che esiste una porta di casa?" chiese retoricamente trattenendo un sorriso. Vide Ashton muoversi sul posto e fare una strana faccia buffa.
 
"Ah già. Va beh non volevo disturbare. Comunque volevo parlarti di un'altra cosa." rispose ritornando serio. Maddison gli fece cenno di continuare e lui non perse tempo per riprendere a parlare. "Ho saputo che stasera esci con Luke." a quelle parole lei alzò gli occhi al cielo cercando di trattenere una probabile sfuriata.
 
"Anche tu? Sei venuto qui per parlarmi di lui? Perché diamine me lo continuate a ripetere tutti: prima Luke, poi Calum e ora...tu. Ci manca solo che quell'altro vostro amichetto compaia da un momento all'altro per ricordarmi la stessa cosa. Tanto non ci vado, a quante altre persone dovrò ancora ripeterlo?" sbraitò nervosa e adirata.
 
"No, tu ci devi andare!" replicò lui come quasi le stesse ordinando di farlo.
 
"Proprio tu dici questo? Tu che l'altro giorno urlavi in faccia a Luke di lasciarmi stare?"
 
"Si, ma non è così che te ne libererai." continuò lui alzando il tono di voce. Non aveva minimamente a che fare con la voce roca di Luke.
 
"E pensi che uscendoci cambierà qualcosa? Perché dovrei uscire con uno come lui che sicuramente mi farà del male? È da pazzi!"
 
"Senti, facciamo così. Io ti do il mio numero di telefono e se fa lo stronzo, basta che mi chiami, ok?" disse con tono più calmo cercando di tranquillizzare la situazione. Maddison annuì distrattamente e subito Ashton si mise a cercare un qualcosa nelle tasche dei jeans su cui scrivere. Alla fine trovò un piccolo pezzo di carta stropicciato e dopo averci scritto sopra lo lanciò a Maddison. 
 
I due ragazzi conclusero la conversazione con un saluto freddo e distaccato. Ritornò in camera e si buttò sul letto affondando la faccia nel cuscino. Maddison non capiva. Era stato proprio Ashton quel giorno ad infuriarsi con Luke difendendola e ora era passato dalla parte di obbligarla ad uscire proprio con lo stesso ragazzo che si divertiva a terrorizzarla. Non aveva senso. Cercò di smetterla di pensarci.
 
 
 
19:30. Maddison passò tutto il pomeriggio sul letto finendo poi per addormentarsi. Vicino al suo orecchio sul cuscino il suo telefono iniziò a vibrare, questo le fece aprire gli occhi, anche se con molta fatica. Nuovo messaggio.
 
"Sei pronta?"
 
Solito numero sconosciuto, ma ormai sapeva di chi si trattasse. Controllò l'ora e imprecò ad alta voce, ora avrebbe dovuto trovare un modo per scrollarsi di dosso l'uscita con Luke. Si alzò dal letto e si affacciò alla finestra. Lì, parcheggiata vicino al suo vialetto di casa c'era la macchina di Luke. 
 
"Ma che? È gia qui? Ora che mi invento?" disse in preda alla disperazione camminando avanti e indietro per la stanza. Le passò nella testa l'immagine di Ashton mentre le ripeteva "Non è così che te ne libererai." e si fermò di scatto. Si mise a pensare. A pensare che forse Ashton e Calum avevano ragione. A pensare che rifiutandolo avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione. Ma pensò anche al fatto che non poteva rimanere tutta la vita a sottostare a quello che le diceva Luke. Si portò le mani alla testa e subito dopo prese la sua decisione. Decisione sbagliata oppure no, si avvicinò all'armadio e ne estrasse dei vestiti puliti. Nulla di elegante, ovviamente. Non possedeva cose eleganti nel suo guardaroba così prese una maglia, un jeans nero e dopo averli indossati, si infilò velocemente ai piedi le sue vans nere. Corse in bagno, e come sempre cercò di aggiustarsi un minimo. Scese al piano di sotto trovando suo padre sul divano a dormire. Attraversò il soggiorno poggiando i piedi in maniera lenta sul parquet per non svegliarlo, arrivò alla porta ed uscì cercando di chiuderla sensa fare rumore sempre tutto molto lentamente. Quando si voltò e si ritrovò la figura del biondo a mezzo metro di distanza da se, si fermò di scatto spaventandosi.
 
"I tuoi non sanno che esci?" le chiese Luke restando lì immobile davanti a lei. Maddison infilò le chiavi nei jeans e con un secco "No." rispose. Luke assorbì la risposta con indifferenza come se non gli importasse veramente e si girò raggiungendo l'auto. Maddison lo seguì torturandosi mentalmente. 
 
Entrarono entrambi in macchina. Luke dopo essersi acceso una sigaretta mise in moto la macchina e partirono. All'interno del veicolo, Maddison, oltre all'odore di Marlboro sparso nell'aria, sentì anche che i sedili di pelle, il cruscotto, i finestrini, tutto...era impregnato dall'odore della pelle di Luke e questo a Maddison intimoriva parecchio. Valeva a significare che le sarebbe rimasto il suo profumo addosso, una parte di Luke le sarebbe rimasta impressa sulla pelle quella sera.
 
A Maddison cadde l'occhio sul pacchetto di sigarette aperto e lentamente senza farsi vedere cercò di prenderne una. Appena dopo essere riuscita a prenderla, una mano afferrò saldamente il suo polso.
 
"Che fai? Non sai che il fumo uccide?" disse serio usando la sua solita voce bassa. Subito dopo gliela tolse e la riposò nel pacchetto che questa volta spostò più vicino a se. La frase di Luke non le era nuova, l'aveva già sentita da qualche altra parte. E con questo non intendeva nelle pubblicità, oppure averlo letto sul pacchetto stesso delle sigarette. No. Quelle parole erano uscite dalla bocca di Ashton quando lei era a casa sua.
 
"Tu e Ashton siete uguali." mormorò lei a bassa voce.
 
"Cosa?"
 
"Nulla." concluse lei. Lo osservò aspirare per poi rilasciare il fumo e le si formò un'espressione confusa sul viso facendola così riprendere a parlare. "E perché tu fumi se sostieni che il fumo uccida?" chiese continuandolo a fissare mentre il fumo lentamente fuoriusciva dalla sua bocca.
 
Silenzio. Luke non rispose, si limitò a guardare dritto davanti a se la strada con una mano sul volante e un braccio fuori dal finestrino senza aprire bocca. Dopo qualche minuto di strada la macchina si fermò vicino ad un marciapiede e il biondo intimò a Maddison di uscire. Si ritrovarono fuori ad un pub con una grande insegna viola. Luke non perse tempo ad entrare e Maddison dopo qualche secondo di indecisione tirò la maniglia della grande porta rossa ed entrò. Musica ad alto volume e odore di birra in estrema quantità. Era un posto piuttosto moderno e veniva frequentato per lo più da giovani. Luke le si avvicinò all'orecchio. 
 
"Seguimi." disse cercando di sovrastare la musica. Nonostante non l'avesse nemmeno sfiorata, quando Maddison percepì la sua vicinanza le vennero i brividi. Il ragazzo fece come da guida a Maddison piazzandosi davanti a lei mentre camminavano. Salirono una scala a chiocciola di ferro e si ritrovarono su un piano con vari tavoli. Le sembrò abbastanza tranquillo a differenza del piano inferiore. La musica si sentiva più ovattata rispetto a prima. Si sedettero ad un tavolo qualunque e Maddison iniziò a sentirsi a disagio. "Cosa diamine ci faccio qui io con lui?" si chiese mentalmente tenendo lo sguardo basso sulle mani.
 
"Hai fame?" chiese lui guardando il piccolo listino delle ordinazioni. Lei scosse la testa senza rispondere e vide il biondo posare il listino.
 
"Bene. Nemmeno io." rispose per poi far cadere il silenzio tra di loro. Passarono diversi minuti restando in silenzio: Luke era troppo concentrato ad usare il telefono, invece Maddison era troppo occupata a guardarsi intorno e di tanto in tanto rivolgeva lo sguardo anche al ragazzo seduto di fronte a lei. Il ragazzo posò il telefono nella tasca dei pantaloni e alzò lo sguardo su Maddison che dopo diversi secondi non riuscendo a mantenere più quel contatto visivo, abbassò il viso.
 
"Perché sei uscita di nascosto?" le chiese e Maddison si stupì di quella domanda, così alzò di scatto la testa.
 
"Io non esco di nascosto, semplicemente non interessa a nessuno se esco oppure no e quindi mi sembra inutile chiedere il permesso a qualcuno a cui non importa." rispose un pó seccata. Lo era per la domanda, lo era perché era stata la bocca di Luke a pronunciare quelle parole e soprattutto lo era perché la risposta che uscì dalla sua bocca era la pura verità. Quelle parole pronunciate ad alta voce l'avevano trafitta nel profondo. Non interessava a nessuno quello che Maddison faceva, con chi usciva e quando usciva. A nessuno interessava, nessuno si prendeva cura di lei, nessuno.
 
Maddison infuriata con se stessa e con Luke per averla costretta ad andare in quel locale con lui, si alzò dalla sedia velocemente e si diresse a passi veloci verso la grande scritta sul fondo della sala: "toilette". Si sentì afferrare da un braccio e fu costretta a voltarsi. Era Luke che la guardava con occhi ridotti a due fessure e la mascella contratta.
 
"Dove credi di andare?"
 
"In bagno! Posso andare in bagno o devo essere sempre e costantemente sotto il tuo sguardo?" le chiese con tono arrabbiato dimenando il braccio dalla sua presa.
 
"Se provi a fuggire via, sei rovinata sappilo." disse digrignando i denti e mollando la presa sul suo braccio. "Io sono qui fuori." concluse appoggiandosi al muro di fianco all'entrata del bagno femminile. Maddison entrò e si avvicinò ai lavandini. Non doveva fare assolutamente nulla lì dentro, voleva solo avere una tregua dallo sguardo di Luke. Si guardò allo specchio sentendo uno strano ribrezzo nell'osservare la sua immagine. Non era questione di immagine esteriore, quella non le interessava più di tanto. Era quella interiore che non voleva accettare, provava ribrezzo. 
 
Passarono circa cinque minuti prima di decidersi ad uscire. Una volta uscita si aspettò di trovare Luke esattamente dov'era pochi istanti prima, appoggiato al muro. Non c'era. Con lo sguardo vagò fino al loro tavolo. Non c'era. Si guardò intorno e non lo vide da nessuna parte. In quel momento non seppe se sentirsi sollevata perché non era più con lei, o il contrario perché l'aveva lasciata in quel locale da sola.
 
Passò distrattamente davanti alla porta dei bagni maschili e all'improvviso una mano sconosciuta le si posizionò sulla bocca impedendole di urlare, un'altra le afferrò il braccio e con una mossa rapida venne trascinata all'interno dei bagni. Maddison spalancò gli occhi dallo spavento. Il suo cuore accellerò di battiti per la paura.
 
Venne trascinata dentro in una delle tante singole toilette dei bagni e subito la mano che prima teneva il suo braccio, si affrettò a bloccare la serratura della stretta porta blu.
 
"Stai zitta. Non parlare e non urlare." una voce sussurrò al suo orecchio e sentendo quella voce non seppe se tranquillizzarsi o allarmarsi ancora di più. Si dimenò un istante prima d'essere bloccata di più dalla stretta del ragazzo. Un secondo dopo, oltre la porta Maddison sentì altre due voci maschili piuttosto infuriate.
 
"Giuro che se lo becco a quel bastardo di Hemmings, lo ammazzo!" sbottò uno di loro aprendo l'acqua del lavandino e a quelle parole Maddison ricominciò a dimenarsi ricevendo un'altra stretta da parte del ragazzo. Solo in quel momento lei si accorse di quanto il suo corpo fosse compresso contro quello di Luke. La sua schiena combaciava perfettamente con il petto muscoloso del biondo. Il suo cuore accellerò di più se fosse stato possibile.
 
"Quella merda scadente che ci ha procurato, gliela faccio ingoiare tutta finché non lo vedo crepare." stavolta fu una voce differente a parlare, probabilmente quella del secondo ragazzo. Maddison non riuscì a capire più nulla. "Di cosa stavano parlando? Cosa c'entrava Luke?" si continuò a ripetere nella testa.
 
La mano sinistra di Luke era ancora fissa sulla sua bocca, mentre la mano destra che prima teneva saldo il suo braccio, ora stava circondando la sua vita stringendola maggiormente a se. A quello stretto contatto con Luke, Maddison mandò giù la saliva in modo eccessivo, sentendosi in grande disagio. Iniziò a sudare freddo quando le dita del biondo iniziarono a disegnare delicatamente dei cerchi immaginari sul tessuto sottile della maglia, percependo così il contatto anche sulla sua pelle e iniziò a tremare quando delle labbra morbide si posarono delicatamente sul suo collo. In quell'istante si dimenticò anche dei due ragazzi tanto occupati ad accanirsi a parole contro Luke. Il biondo si stava decisamente approfittando della situazione: le sue labbra risalirono su per tutto il suo collo per poi arrivare all'incurvatura della mascella, lasciando baci umidi. Avvicinò le labbra al suo orecchio.
 
"Te l'ho già detto che mi piace quando tremi sotto il mio tocco?" sussurrò con così bassa voce che faticò anche Maddison a distinguere le parole. La mano di Maddison si posizionò sull'avambraccio del biondo ancora stretto alla sua vita, e cercò di allentare la sua presa.
 
"Luke Hemmings ha definitivamente finito di vivere!" sbraitò uno dei due ragazzi prima di uscire dal bagno e sbattere la porta. Maddison si mosse di scatto con più prepotenza e riuscì a scivolare dalla presa del biondo. Aprì la porta sbloccando la serratura con mani tremanti e corse verso l'uscita del bagno. Non fece in tempo ad afferrare la maniglia che Luke le afferrò i fianchi da dietro e la sbattè contro il muro più vicino. Lei chiuse automaticamente gli occhi rifiutandosi di guardarlo in faccia.
 
"Non sopporto più vederti attaccato a me. Lasciami!" strillò lei dimenandosi ancora con gli occhi ben chiusi. 
 
"Maddison.."
 
"Mollami! Mi sono stancata di te, di me, di tutto. Spostati!" riprese ad urlare esasperata interrompendo il ragazzo.
 
"Cazzo, Maddison, stai ferma!" le urlò in faccia afferrandole le spalle e facendole sbattere di nuovo la schiena al muro. Maddison iniziò davvero ad intravedere il suo limite, ci sarebbero voluti pochi attimi e sarebbe caduta nel buio per sempre. Si stava stancando, si stava esasperando per colpa di Luke. Lui era riuscito con il suo pessimo atteggiamento a far venire a galla paure che pensava d'aver superato. Aveva paura di Luke, paura del futuro, paura del passato. Aveva paura di se stessa. Iniziò a piangere silenziosamente anche se quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe voluto fare: piangere davanti a Luke.
 
"Chi erano quei due? Di cosa stavano parlando? E tu chè c'entri?" domandò a raffica aprendo gli occhi e cercando di trattenere le lacrime mentre il ragazzo davanti a lei stringeva maggiormente la presa su di lei.
 
"Non sono affari che ti riguardano." sputò lui freddo guardandola negli occhi. In quei occhi che stavano lottando contro le lacrime, contro se stessa. Maddison abbassò lo sguardo per poi sentire Luke riprendere a parlare. "Droga." disse soltanto. A quella risposta, lei alzò velocemente la testa sgranando gli occhi.
 
"Droga?" chiese esterrefatta. "Tu sei...no! No, stammi lontano!" disse per poi riprendere a dimenarsi.
 
"Io non faccio uso di quelle sostanze. Me la procuro per poi rivenderla, basta!" spiegò con leggera difficoltà, troppo impegnato a cercar di tenere ferma Maddison. Lei non volle ascoltare ragioni, voleva soltanto uscire da quell'incubo.
 
"Perché sei così? Perché ti diverti a prendertela con me? Se cerchi attenzioni non puoi semplicemente comportarti da persona normale? Facendo così sembri solo un malato. Si, tu, Luke Hemmings, sei un malato!" gridò fermandosi un momento a guardarlo dentro quei due pozzi di cattiveria. Se provava a guardarci all'interno, vedeva solo il vuoto. E fissandolo aveva paura di caderci dentro. 
 
Luke non ribattè, rimase in silenzio mentre i suoi occhi sembravano urlare di tutto. Contrasse la mascella e il suo sguardo le cadde sulle labbra di Maddison. Accadde tutto in una frazione di secondo. Maddison non riuscì a realizzare nemmeno quello che successe, che le labbra vogliose di Luke si posarono sulle sue delicate. La ragazza spalancò gli occhi presa alla sprovvista. Sentì il battito forte del suo cuore in tutto il corpo, ed ebbe paura che da un momento all'altro sarebbe scoppiato.
 
Le labbra del biondo continuarono a spingere sulle sue alla ricerca di una qualsiasi sua reazione, ma Maddison non riuscì a muoversi, aveva tutti i muscoli bloccati. Le mani di Luke, che prima tenevano strette le spalle della ragazza, le fece scivolare fino a posarle sui suoi fianchi avvicinandosi maggiormente al suo corpo.
 
Maddison spinse leggermente il petto del ragazzo cercando di allontanarlo, ma si arrese subito quando sentì la lingua di Luke bagnarle il labbro inferiore. Si sentì trasportata in tutt'altro posto e, con chissà quale parte folle del cervello, decise di abbandonarsi a quel contatto e ricambiare il bacio. Sentì dei brividi quando percepì il piercing di Luke premerle sempre più desideroso sulle labbra. Le mani di Maddison, che un attimo prima stavano cercando di allontanare il biondo da se, ora stavano stringendo la sua maglia in due pugni all'altezza del petto.
 
Le labbra di Luke si allontanarono leggermente da quelle della ragazza, e l'unico rumore che poterono sentire, fu quello dei loro respiri che sbattevano sulle labbra dell'altro.
 
"Ti riporto a casa." mormorò serio a bassa voce sulle sue labbra prima di riappoggiarle di nuovo. Si staccò definitivamente da lei e si voltò di spalle passandosi una mano nei capelli per ravvivarsi il ciuffo biondo.
 
"Ok." rispose semplicemente distaccata ripensando al bacio. 
 
Luke uscì dalla porta del bagno lasciandola lì. Maddison stava cercando la forza di muoversi. Era stato il bacio più rude, brusco e aggressivo che avesse mai ricevuto, ma nonostante questo non si seppe spiegare il perché lo avesse ricambiato. Probabilmente a causa del momento. Non lo sapeva e sinceramente non lo voleva nemmeno sapere. Preferì dimenticare il tutto, anche se poteva risultare un pó difficile dimenticare un bacio come quello.


Angolo autrice:
Buonsalve!!!! Sono una persona orribile lo so e avete tutto il diritto di odiarmi, picchiarmi e uccidermi...anche se vi prego di non farlo :( ... questa settimana lo facevano tutti apposta a rubarmi tempo prezioso mentre scrivevo per voi, poi si è messo di mezzo anche il mio compleanno (ed è per questo che ieri non ho aggiornato, because it was my birthday hahhaha, ma non credo vi interessi hhahah). Passiamo oltre...volevo dirvi solo una cosa: VOI SIETE MERAVIGLIOSEEEE!!! Il capitolo precedente (che io credevo sarebbe piaciuto a pochi) ha ricevuto 18 recensioni *----* bah, siete fantastiche e spero vi piacerà anche questo come l'altro, fatemi sapere...ne sarei felice :D ...ok penso di avervi assillato abbastanza quindi sparisco. 
p.s. volevo chiedervi una cosa (forse è un pó presto ma non importa ahahah), se in futuro scriverò un'altra Longfic ecc... hahaha e se voi continuerete a seguirmi, su chi volete che la scriva?...giusto per sapere :) e per farmi un idea...ok ora ho definitivamente finito...spero di sentirvi in tante come nell'altro capitolo...ciaoooo
Gio xx :)

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Capitolo 9
*** Memories ***


MEMORIES
 
 
 
Pioveva. La pioggia cadeva sui vetri della macchina a grandi gocce e molto velocemente. Maddison si ritrovò rannicchiata sul sedile del passeggero, accanto a Luke che era concentrato a guidare con il suo solito sguardo serio, quasi imbronciato. Lei teneva fisso lo sguardo fuori dal finestrino senza guardare nulla in particolare, solo per pensare. Pensare a tutto. L'unico rumore che si sentiva era quello dei tergicristalli in movimento sul parabrezza, e il rumore della pioggia che scendeva copiosa.
 
Maddison troppo occupata a proiettare davanti a se le immagini dei suoi pensieri, riusciva a scorgere solamente le ombre delle case allontanarsi con l'avanzare dell'auto, nient'altro. Le stesse immagini da quando era uscita dal bagno: Luke che la stringeva a se bloccandole ogni movimento, Luke che la sbatteva al muro con violenza, Luke che la baciava con foga cercando di avere un contatto maggiore secondo dopo secondo...queste erano le uniche immagini che vedeva Maddison, le uniche che le continuavano ad apparire davanti a scatti. E una domanda continuava a girarle per la testa: Perché lo aveva fatto?
 
Continuò a guardare fuori dal finestrino, come se fare questo l'avesse aiutata a trovare la risposte a tutte le domande che si era posta da quando aveva incontrato Luke Hemmings in quel maledetto vicolo isolato e sconosciuto. Ma quando si rese conto che continuare a porgersele nella sua mente non avrebbe risolto nulla, chiuse gli occhi e prese un grande respiro. Li riaprì e si girò verso il biondo, notò che avesse aperto leggermente il finestrino per far fuoriuscire il fumo della sigaretta che stava fumando. Sguardo fisso sulla strada, occhi di ghiaccio privi di ogni emozione se non rabbia, mano sinistra sul volante con la sigaretta tra le dita e quella destra sul cambio delle marce.
 
Maddison in quel momento si rese conto che, effettivamente Luke era un bel ragazzo, ma non vide solo questo. Vide anche quanta rabbia, quanto odio verso il mondo provava. In questo lui e Maddison non erano nemmeno tanto diversi, anche lei odiava tutto quello che la circondava. Ma al contrario di Luke che se la prendeva con delle persone totalmente innocenti, Maddison se la prendeva con se stessa. Scacciò via questi pensieri dalla testa e ritornò al punto di chiarirsi le idee.
 
"Perché mi hai baciata?" chiese con tono neutro fissandolo. Il biondo non si scompose di un centimetro, non rispose. "L-Luke?" ritentò lei insicura. Vide finalmente le labbra del ragazzo schiudersi con l'intenzione di dire qualcosa.
 
"Scendi." disse semplicemente senza nemmeno voltarsi verso di lei. Maddison spalancò leggermente gli occhi e la bocca.
 
"Cosa?" chiese sbigottita. Non si era resa conto che la macchina era ferma, parcheggiata. Voltò lo sguardo fuori dal finestrino un'altra volta e con difficoltà a causa della pioggia riuscì a riconoscere casa sua. Si rigirò di scatto verso il biondo. "No. Prima rispondimi." disse leggermente più sicura di se, voleva saperlo.
 
"Scendi da questa cazzo di macchina!" gridò lui alterato voltandosi verso Maddison per la prima volta da quando erano saliti nella vettura. Lei per lo spavento indietreggiò picchiando la schiena alla portiera. Abbassò lo sguardo.
 
"No." sussurrò e subito sentì una portiera aprirsi. Alzò lo sguardo e vide Luke uscire, fare il giro della macchina andando verso la sua portiera e aprirla di scatto. Si allungò su di lei e con una mossa esperta le sganciò la cintura. Le afferrò un braccio premendo forte le dita sulla sua pelle creandole un dolore lancinante e la tirò su a forza. La pioggia cadeva forte su di loro. In pochi attimi furono già completamente zuppi. Si guardarono fissi negli occhi per qualche secondo, Luke si decise poi a lasciarle libero il braccio. Si allontanò da lei e rientrò in macchina senza dire altro. 
 
Maddison intanto rimase lì ferma ad osservare ogni singolo movimento del ragazzo mentre sentiva i capelli attaccarsi ai lati della fronte a causa della pioggia. L'auto partì e insieme a questa partì anche una lacrima di Maddison che andò a tracciare un percorso sulla sua guancia. Si riprese, rendendosi conto che se fosse rimasta ancora là fuori si sarebbe beccata una forte influenza. 
 
Si diresse verso la porta di casa e dopo aver preso le chiavi dalla tasca dei pantaloni, la aprì. Quello fu uno dei suoi più grandi errori. Entrò e si chiuse la porta alla spalle. Buio, completamente tutto buio. Non riusciva ad intravedere nulla, a malapena riuscì a vedersi le mani lungo i fianchi. Sentì un rumore provenire dal divano, anche se non riuscì a inquadrarlo precisamente sapeva che provenisse dal quel punto del soggiorno.
 
"Forse noi due non ci siamo capiti." disse quella che riconobbe come la voce del padre. L' abat-jour si accese per mano dell'uomo, rendendo l'ambiente leggermente illuminato. Suo padre era seduto sul divano con una delle sue solite bottiglie di chissà quale genere di bevanda alcolica tra le mani. Maddison sentì il suo respiro farsi sempre più irregolare. Aveva paura di quell'uomo, e per questo rimase zitta e ferma di fianco alla porta d'ingresso con la paura che avesse potuto farle qualcosa.
 
"Tu, non puoi uscire da questa casa!" sbottò a voce alta, alzandosi dal divano. Maddison si spaventò dalla reazione del padre e fece un passo indietro.
 
"Perché non posso?" chiese lei con tono neutro ma con una nota di fastidio e rabbia. Avrebbe tanto voluto urlargli in faccia tutto quello che pensava di lui, ma quando aveva provato a farlo due anni prima, le conseguenze furono dolorose per lei. Da quel giorno conobbe il lato peggiore di suo padre, quello più brutto.
 
"Perché in questa casa decido io! E dato che quella puttana di tua madre ti ha lasciata a me, devi fare quello che dico io!" sbraitò lanciando la bottiglia di vetro vuota sul parquet rompendosi di mille pezzi e creando un baccano assordante. A quelle parole Maddison perse il controllo delle sue stesse parole e tese tutti i muscoli dalla rabbia.
 
"Tu non sei nessuno per chiamare mia madre in quel modo!" replicò lei urlando.
 
"Si, invece. Sono tuo padre." disse lui con un ghigno cattivo stampato sulla faccia avvicinandosi a lei. Maddison sentendo quelle semplici ultime tre parole, si sentì il sangue ribollire nel corpo. Come si poteva lui definire padre? Semplice, non poteva.
 
"Tu non sei mio padre, tu non sei nessuno per me. Non sai nemmeno lontanamente cosa voglia dire essere un padre!" sbottò mentre lentamente il ghigno del padre lasciava spazio ad un'espressione furiosa sul viso. Maddison notò anche che l'uomo stesse stringendo le mani a pugno così forte da far vedere le nocche diventare bianche. Nonostante questo lei non trattenne nemmeno le prossime parole che le sarebbero uscite dalla bocca. "Sei solo un tossico alcolizzat-"
 
Il rumore di uno schiaffo rimbombò tra le pareti. Subito Maddison si ritrovò con un forte dolore alla guancia e il viso leggermente girato verso destra. Si portò una mano fredda sul punto dolorante cercando di alleviare il dolore, ma quando tutto intorno a lei si fermò per un momento ripensando allo schiaffo i suoi occhi si inumidirono. L'uomo non perse tempo e le afferrò una ciocca di capelli a partire dalla cute iniziando a tirarla e a tenerla ben salda costringendo Maddison a piegare la testa verso di lui.
 
"Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!" disse digrignando i denti afferrandole il polso con la mano libera. Il dolore interiore ed esteriore di Maddison stava diventando insopportabile. Le lacrime le iniziarono a scendere insistentemente andando a bagnarle sia le guance che le labbra. L'uomo la sbattè a terra violentemente facendole urtare il fianco allo spigolo del mobile di legno posto di fianco alla porta. Le uscì dalla bocca un piccolo lamento a causa del dolore, ma subito dopo si morse le labbra cercando di trattenere i singhiozzi.
 
"Sei uguale a tua madre." disse lui prima di avviarsi verso il piano superiore. Maddison non vedendolo più, non riuscì più a trattenersi e si lasciò andare ad un pianto disperato. Si accovacciò per terra non avendo la forza per alzarsi. Le faceva male il fianco, il polso, la guancia, persino il punto in cui le aveva afferrato i capelli con prepotenza, ma più di tutto le faceva male dentro, si sentiva distrutta. Non ce la faceva più.
 
 
 
L'oscurità faceva paura. L'oscurità non piaceva a Maddison. L'oscurità impediva di pensare, di capire, di muoversi. L'oscurità in questo momento la stava circondando. Seduta in una stanza vuota, buia e da sola. Sola senza niente e nessuno. Le lacrime continuavano a rigarle le guance arrossate. Si sentiva persa, intrappolata, senza nessuna via di fuga. Mentre il rumore dei suoi singhiozzi era l'unico che rimbombasse in quella stanza isolata da tutti, Maddison chiuse gli occhi e subito sentì una mano delicata dalla pelle liscia e fredda posarsi sulla sua guancia. La ragazza aprì lentamente gli occhi ritrovandosi davanti la figura di una donna angelica e sorridente, non le ci volle molto per riconoscerla.
 
"Mamma!" disse lei sorpresa e sconvolta al tempo stesso. La donna continuò ad accarezzarle la guancia guardandola dritta in quei occhi così simili ai suoi, non smettendo mai di sorridere dolcemente. Proprio come una madre farebbe alla propria figlia.
 
"Piccola mia. Perché piangi? Non ho mai sopportato il pensiero di vederti piangere." le disse sedendosi di fronte a lei. Era vero. Maddison si sentì ripetere così tante volte dalla madre che dai suoi occhi non avrebbe mai voluto vedere scendere lacrime di tristezza, soprattutto per colpa delle persone. Le ripeteva che i suoi occhi meritavano soltanto lacrime di gioia e di felicità, ma non di tristezza.
 
"Io non ce la faccio. Da quando te ne sei andata, la mia vita è diventata un incubo." disse con voce spezzata dal pianto abbassando lo sguardo. Si sentì subito avvolgere dal corpo freddo della madre. Quelle braccia che non sentiva da anni e che le mancavano immensamente. Maddison ricambiò l'abbraccio appoggiando il viso nell'incavo del suo collo e continuando a far scendere quelle lacrime che non avevano intenzione di cessare.
 
"Perdonami, piccola mia. Non avrei voluto che andasse a finire così."
 
"Ti voglio qui con me. Voglio che tutto torni come prima. Ho bisogno di una madre. Ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me." Maddison strinse di più a se il corpo della madre, per poi allontanarsi leggermente ritrovandosi di nuovo davanti il suo viso candido.
 
"Maddison, non permettere mai a nessuno di toglierti il sorriso, fregatene di quello che dice o che fa la gente, tu meriti di essere felice. E se ti senti sola e vuoi l'affetto di una madre, tutto quello che dovrai fare sarà sognarmi. Sognami, piccola mia." disse con la sua solita voce materna e molto dolce passando i pollici sulle guance di Maddison asciugandole le lacrime.
 
"Non è la stessa cosa."
 
"Lo so, ma non preoccuparti, tesoro." detto questo la donna si alzò, per poi inclinare in avanti il busto lasciandole un debole bacio sulla fronte. Si rimise in piedi composta e incominciò a camminare nel buio allontanandosi.
 
"Mamma, dove vai?"
 
"È ora di svegliarsi, piccola Mad." mormorò voltandosi verso di lei. La figura della donna agli occhi di Maddison iniziò a dissolversi lentamente. "Ah, e ricorda: tu sei forte, non farti abbattere da nessuno." queste furono le ultime parole che sentì lei prima che la donna si dissolvesse completamente.
 
"No! Mamma, non andartene!"
 
 
 
"No! Mamma!" gridò Maddison svegliandosi di scatto affannata. Quando si rese conto che fosse solo tutto un sogno, senza accorgersene una lacrima solcò la sua guancia. Girò la testa verso il comodino accanto al letto e si soffermò sulla foto sua e di sua madre che teneva lì sopra: una foto dove entrambe sorridevano spensierate riunite in un abbraccio.
 
Maddison sentì all'improvviso una fitta al fianco. Si alzò e si diresse verso il bagno. Una volta entrata chiuse la porta a chiave come d'abitudine e si piazzò davanti al grande specchio. Sfilò la maglia dalla testa e controllò il fianco attraverso il suo riflesso. Tutto quello che vide fu una grande macchia violacea. Provò a tastarla con la mano e si maledì da sola per averlo fatto. Sentì un forte dolore espandersi per tutto il fianco. 
 
Si controllò il polso e ci vide sopra la stessa macchia. Sgranò gli occhi notando che fosse rimasta l'impronta della stretta di suo padre.
 
Era domenica, e questo voleva dire che avrebbe passato tutta la giornata fuori, non avrebbe mai sopportato di stare in casa con lo stesso uomo che la maltrattava. Corse in camera e dall'armadio estrasse tutto il necessario per vestirsi. Si vestì e controllò bene che il suo polso fosse ben coperto dal tessuto della felpa. Si aggiustò e uscì di casa, ma quasta volta si assicurò che la porta della sua stanza fosse ben chiusa a chiave dall'interno e uscì dalla finestra.
 
 
 
9:10. Di domenica le strade di Sydney erano poco trafficate. Di solito la gente a quest'ora si trovava nel letto sotto le coperte a dormire o caso mai davanti alla televisione a guardare le proprie serie televisive preferite. Di certo non si trovavano per strada a girovagare senza meta come Maddison in quel momento. 
 
Camminava con le mani nelle tasche, la testa bassa e le cuffiette nelle orecchie. Camminò per varie decine di minuti perdendosi nelle parole delle canzoni che passavano nella sua playlist, fino a quando trovandosi nella piazza del centro decise di fare una piccola sosta da Starbucks. Entrò e si diresse verso il bancone dove fortunatamente a fare la fila c'erano solo due donne. Arrivato il suo turno, la ragazza dietro il monitor le chiese cosa volesse ordinare.
 
"Un frappuccino al cioccolato, grazie." rispose sforzandosi di fare un sorriso gentile. La ragazza ricambiò il sorriso e dopo pochi attimi le arrivò la sua ordinazione. Ringraziò nuovamente e si voltò decidendo di andarsi a sedere ad un tavolo. Prese posto e iniziò a bere il suo frappuccino. Quel posto le ricordò quando in passato ci andava con sua madre ogni mattina: Maddison ordinava sempre il suo frapuccino al cioccolato e sua madre il suo solito caffè latte. Le passò per la testa il ricordo di quando sua madre con la schiuma del caffè le sporcava sempre il naso e un debole sorriso le comparve sulle labbra. Ma ormai non era più così.
 
A svegliarla dai ricordi d'infanzia fu la presenza di qualcuno dietro di lei che le appoggiò una mano sulla spalla con presa decisa. Maddison scosse leggermente la testa per poi immobilizzarsi non sapendo di chi si trattasse. Quando la figura fece il giro del tavolo, poté notare che si trattasse di Michael. Aveva in mano tre bicchieri dello Starbucks. Li posò sul tavolo e si sedette di fronte a lei. Maddison non capì cosa ci facesse lì seduto al suo tavolo. Non avevano mai avuto nessuna conversazione da quando conobbe il gruppetto di Luke, quindi non si seppe immaginare il motivo della sua presenza.
 
Gli occhi chiarissimi del ragazzo erano fissi sulla figura di Maddison, mentre invece lei aveva un'espressione confusa sul viso. Michael notando questo non aspettò un secondo di più e aprì bocca con l'intenzione di dire qualcosa.
 
"Dov'è Luke?" chiese con tono serio e freddo. A quella domanda l'espressione confusa di Maddison si accentuò maggiormente. 
 
"Scusa?"
 
"Ti ho chiesto dov'è Luke." ripeté lui con tono più forzato. E solo in quel momento si accorse che i capelli del ragazzo non erano più rossicci, ma avevano cambiato colore per l'ennesima volta: ora erano castani scuro.
 
"Voi siete suoi amici, non io. Voi dovreste saperlo, non io." rispose con tono di voce neutro abbassando lo sguardo sul suo bicchiere e continuando a bere tranquilla. Come poteva saperlo lei, poi? 
 
Successivamente vide Michael battere le mani sul tavolo con rabbia -cosa che fece spaventare Maddison-, alzarsi dalla sedia e allungarsi in sua direzione. I loro sguardi ora erano molto più vicini, e gli occhi pieni d'ira di lui erano ancora fissi nei suoi sgranati dallo spavento.
 
"Si dà il caso che ieri sera sia uscito con te, e che proprio da ieri sera lui non risponda a nessuna delle nostre chiamate sul quel cazzo di telefono. Quindi vuoi dirmi dove si trova, si o no?" mormorò alterato vicino al suo viso digrignando i denti. Maddison si accigliò e contrasse i muscoli della mascella.
 
"Io non so dov'è Luke!" disse calcando su ogni parola. Era la verità, lei non lo sapeva. E poi perché avrebbe dovuto saperlo lei?
 
Maddison posò le mani sulle spalle di Michael e lo allontanò leggermente, poi afferrò il suo bicchiere e si alzò dal tavolo infastidita. Lo lasciò lì da solo al tavolo e si diresse verso l'unica vetrata per uscire. Appena uscì riconobbe due voci conosciute. Le ignorò e si incamminò a passi veloci verso la parte opposta, ma si sentì afferrare da un braccio e fu costretta a fermarsi. Si voltò e il viso stranamente sereno di Ashton le si parò davanti.
 
"Hey, Maddison, che ci fai qui?" 
 
"Lasciatemi stare! Cosa diavolo volete da me?" sbottò lei liberandosi dalla sua presa e andandosene senza aspettare una sua risposta. L'unica cosa che riuscì ad intravedere prima di andarsene fu lo sguardo confuso, o per lo più deluso, di Ashton. Riprese a camminare velocemente urtando di tanto in tanto qualche pedone sul marciapiede, e questi non persero tempo ad urlarle dietro. Lei però non sentiva nulla, voleva solo allontanarsi al più presto da tutti e da tutto.
 
Arrivò dritta fino ad un incrocio, ma non si fermò neanche quando vide il semaforo rosso. I suoi piedi sulle strisce pedonali si muovevano a passi decisi, fin quando non sentì il rumore assordante di un clacson. Si fermò di scatto e girò la testa verso la provenienza del suono notando un grosso camion faticare per frenare in tempo. Maddison spalancò gli occhi e la bocca sentendosi crescere il panico, tutti i suoi muscoli si immobilizzarono sul posto non riuscendo a muoversi. In quell'attimo si vide passare tutta la vita davanti.
 
Quando le capitava di vedere questo tipo di scene nei film, imprecava sempre contro il televisore e si chiedeva sempre perché diavolo la persona coinvolta non si muovesse, perché restasse li ferma ad osservare la scena. Ma ora capì. Il panico, la paura, lo spavento le impedivano di fare qualsiasi movimento, la sua mente non riusciva a metabolizzare la situazione, era bloccata in una bolla tutta sua.
 
Il veicolo si fermò a mezzo metro dal corpo di Maddison così evitando una catastrofe, ma la sua mente cercava ancora di rielaborare la scena inutilmente. Il conducente scese dal furgone e le si avvicinò allarmato.
 
"Signorina, sta bene? Dovrebbe stare più attenta quando attraversa." le disse con tono premuroso toccandole un braccio. Maddison era ancora stordita, fin quando non si sentì tirare bruscamente dall'altro braccio. Il ragazzo la trascinò fino a sopra il marciapiede per poi piazzarsi davanti a lei.
 
"Maddison, sei pazza? Cosa ti è saltato in mente? Poteva investirti!" sbraitò lui tenendole ancora saldo il braccio. Maddison non rispose, rimase a guardare il muro impassibile. A lei non piaceva la gente che le urlava contro, la infastidiva, la innervosiva, quindi quando capitava cercava di mantenere la calma. Ashton notò che non lo stesse ascoltando, così prese un bel respiro e continuò a parlare con tono più calmo.
 
"Non avevi visto che era rosso?" chiese portando delicatamente una mano sulla guancia di Maddison. Iniziò ad accarezzarle lo zigomo facendola così calmare, e spingendola a mormorare un semplice "No." abbassando lo sguardo. 
 
"Stai bene?"
 
Maddison si limitò ad annuire e un secondo dopo si ritrovò stretta tra le braccia forti di Ashton. Sgranò gli occhi sorpresa e subito le venne in mente la prima volta che l'aveva abbracciata. Decise di ricambiare il gesto e unì le sue braccia dietro la schiena di Ashton rilassandosi. Appoggiò la testa nell'incavo del suo collo e si inebriò del profumo della sua pelle.
 
"Vieni con me." le disse interrompendo l'abbraccio. Le prese delicatamente una mano e iniziarono a camminare. La poca gente che si era radunata intorno alla scena aveva ancora gli occhi fissi su Maddison, ma lei se ne disinteressò. Era troppo occupata a tenere lo sguardo basso sulla sua mano stretta in quella del biondo accanto. Lo seguì senza fare né domande né polemiche, non ne aveva la forza quel giorno. Camminarono fin quando Maddison non si accorse di essere nel parco vicino casa sua. Fece un espressione confusa.
 
"Che ci facciamo qui?" chiese fermandosi all'entrata del parco e facendo scivolare via la mano da quella del ragazzo.
 
"Volevo sedermi un pó. Quindi...vieni?" le disse girandosi verso di lei e infilandosi le mani nelle tasche. Maddison ci pensò su qualche secondo e si ritrovò ad annuire ed avvicinarsi di nuovo ad Ashton. Vide il ragazzo andarsi a sedere sulla stessa panchina dove l'aveva incontrato una settimana fa. Le fece cenno di sedersi vicino a lui e lei titubante lo fece.
 
"Ti ricordi quando ti ho trovata su questa panchina sotto la pioggia?" chiese dopo vari minuti di silenzio. Maddison se la ricordava benissimo quella sera quando non riuscendo a dormire decise di uscire per stare un pò da sola con se stessa, poi però si ritrovò a condividere la panchina del parco con Ashton.
 
"Si."
 
"E ti ricordi cosa mi avevi chiesto?" domandò lui guardandola, mentre lei aveva lo sguardo perso davanti a se. Maddison scosse leggermente la testa, non ricordava cosa gli avesse chiesto. Ashton assorbì la sua risposta silenziosa e continuò a parlare.
 
"Mi avevi chiesto se mi capitasse mai di voler fuggire via, di lasciare tutto e andarmene. Ti ricordi?" le spiegò e l'unica cosa che interessò a Maddison era "Si ricorda un particolare così stupido come quella domanda?". Dovette ammetterlo, Maddison non si aspettava che se lo ricordasse, e ne rimase sorpresa. Annuì continuando a guardare lo stesso punto davanti a se.
 
"Quel giorno non so perché, ma non ti ho risposto. Ma la verità è che ci penso spesso."
 
Maddison rimase stranita dalla sua risposta e si decise a voltare lo sguardo su di lui, ma questa volta fu lui a fissare un punto indefinito davanti a se. La ragazzza lo osservò a lungo e notò il suo sguardo spento e pensieroso, le ricordò qualcosa il suo sguardo. Le ricordò se stessa. Era solita perdersi nei suoi pensieri ed estraniarsi da tutto il resto, proprio come Ashton in quel momento. 
 
"E cosa ti spinge a rimanere qua e non andare via?" chiese poi lei interessata.
 
"Luke."
 
A quella risposta Maddison perse un battito. Era possibile che Luke c'entrasse sempre in ogni cosa? Non capì, o magari era la mente di Maddison che si rifiutava di capire. "L-Luke?" si ritrovò a chiedergli.
 
"Si, Luke. Mi mancherebbe troppo. Sai Maddison, lui non è come sembra, non è una persona cattiva. Ha solo bisogno d'aiuto e da sempre lo ha ricevuto soltanto da me, Calum e Michael. Non avrei la forza di lasciarlo."
 
Maddison faticò a credere al suo "non è una persona cattiva.", tutto quello che le aveva combinato in quei giorni non era di certo un comportamento normale. 
 
"Io non capisco." disse lei senza rendersene conto abbassando lo sguardo.
 
"Cosa?"
 
"Tu sembri così diverso da loro, come fanno ad essere i tuoi migliori amici? Loro tre sembrano così simili, tu sembri...il loro opposto. Io non capisco." spiegò riportando lo sguardo sul ragazzo, e notò che anche lui la stesse guardando. Le sembrò strano parlare in modo così disinvolto con lui, ma non le dispiacque.
 
"Maddison, un tempo noi quattro non avevamo questo comportamento così rude con la gente, poi crescendo siamo dovuti cambiare per varie ragioni. Chi di più, come Luke, chi di meno, come me...ma tra noi siamo sempre gli stessi." rispose e vedendo lo sguardo accigliato di lei sorrise. "So che ti è difficile credere alle mie parole, ma-"
 
"No, non è questo." lo interruppe. 
 
"E allora cosa?"
 
Maddison non rispose. Non aveva intenzione di chiedere informazioni su Luke proprio a lui. Non seppe perché, ma era curiosa di sapere cosa gli fosse successo. Ma se per saperlo avrebbe dovuto chiedere ad Ashton allora preferiva non sapere per il momento. Si alzò dalla panchina e si incamminò verso l'uscita del parco. Sentì Ashton avvicinarsi velocemente al suo fianco.
 
"Hey, hey, che ti prende? Dove vai?"
 
"Sono in ritardo, devo andare a casa di una amica." inventò un scusa con l'intenzione di rimanere un pò sola, ma Ashton sembrò crederle quindi non se ne preoccupò più di tanto. Maddison continuò a camminare, ma Ashton le afferrò il braccio per fermarla e da dietro le si avvicinò all'orecchio. 
 
"Puoi fidarti di me." le sussurrò provocandole con il respiro un leggero solletico sulla pelle. Maddison si voltò di scatto verso di lui e lo guardo stranita. "In caso avessi bisogno di un amico." continuò lui sorridendole, per poi lasciarla lì da sola e andarsene, mentre lei rimase fissa a guardarlo andare via. Non aveva mai avuto un amico del sesso opposto, e per questo non si aspettò che proprio lui potesse dirle certe cose.
 
 
 
18:57. Maddison alla fine decise di passare davvero il pomeriggio a casa di Audrey. Non sapendo cosa fare e dove andare prese in considerazione l'idea di andare da lei. Passarono il tempo a ridere e a scherzare. Solo Audrey riusciva a farla divertire, quando non usava il suo carattere altezzoso, si intendeva. Maddison si ricordava ancora quando la conobbe al primo anno del Norwest Christian College. Audrey era la solita ragazzina antipatica che credeva di essere una dea, si detestavano, fin quando non furono costrette a lavorare ad un progetto insieme così scoprendo d'aver alcuni interessi in comune. Da lì iniziarono a passare sempre più tempo insieme e anno dopo anno il caratterino di Audrey divenne più amichevole, anche se a volte le capitava ancora di lamentarsi come faceva prima, ma ormai Maddison si era abituata.
 
"Sicura che non vuoi restare?" le chiese sulla soglia della porta d'ingresso sporgendo il labbro inferiore. Lo faceva sempre per convincerla, ma questa volta non poteva proprio. Se suo padre avesse scoperto che non era in casa, sarebbero stati altri guai.
 
"No, Audrey, oggi non posso proprio." rispose dandole dei piccoli buffetti sulla guancia.
 
"Ma, mia mamma ha cucinato le lasagne, quelle che ti piacciono tanto." ritentò un'altra volta con il labbruccio. Maddison faticò a dire di no alla lasagna della madre di Audrey, ma dovette farlo.
 
"Ciao, Audrey. Ci vediamo domani a scuola." cercò di concludere il discorso. Vide la mora abbassare lo sguardo offesa e un "va bene." uscì dalle sue labbra. Le due ragazze si salutarono e dopo che Audrey rientrò in casa, Maddison uscì dal vialetto di casa sua.
 
Erano le sette di sera circa ed era già tutto buio. Per questo decise di fare un tragitto più corto, passando per la via secondaria. Sarebbe stato meno sicuro, ma poco le importava. Doveva arrivare a casa il prima possibile. Svoltò a sinistra lasciando il viale principale ed entrando in uno dei tanti vicoli. Dopo quel che successe con Luke avrebbe dovuto imparare che nei vicoli non capitava mai nulla di buono, ma lei testarda decise di non ascoltare la sua testa ed entrò comunque. Il vicolo era molto più buio del viale, lì non c'erano lampioni, non c'era nulla a parte qualche cassonetto pieno di graffiti, scatole e bottiglie di vetro rotte per terra. Cercò di avanzare decisa lasciando perdere i battiti accellerati del suo cuore a causa dell'ansia. Prima usciva da lì, meglio era.
 
Nel silezio più assoluto in lontananza sentì dei lamenti, dei gemiti di dolore. Automaticamente i passi di Maddison rallentarono per la paura. Vide in lontananza una figura a terra cercare di alzarsi invano. Poté notare che fosse una figura maschile. Non sapeva se andarsene velocemente o avvicinarsi, sapeva solo che il cuore le stava martellando nel petto. Il ragazzo si lasciò andare definitivamente senza forze a terra.
 
L'istinto di Maddison le fece fare pochi passi in avanti e vide qualcosa di familiare in quel ragazzo. Era però troppo buio e distante per riconoscere chi fosse. Fece qualche altro passo e quando le fu tutto più visibile, riconobbe il ciuffo alto dei suoi capelli, i suoi vestiti consumati, il suo corpo privo di sensi giacere a terra, tutto. Le venne subito un vuoto allo stomaco. 
 
"Oddio. Luke!"




Spazio autrice:
MI DISPIACEEEEEEEEEE :( perdonatemi!!!! Mi picchierei da sola, ma...poi nessuno più potrà continuare la storia ahahahah. Va beh, comunque...ripeto: mi dispiace avervi fatto aspettare due settimane per questo capitolo che, non penso faccia così schifo però non è nemmeno questo granché. Diciamo che questo è un capitolo di passaggio e che nel prossimo si scoprirà cosa è successo a Luke e anche cosa combineranno lui e Maddison. Riuscirà ad aiutarlo? BOOOOO ahahahah. E...ora passiamo ai ringraziamenti *disse lei con voce da presentatore televisivo*...ringrazio le 18 persone stupende che hanno recensito il capitolo precedente *-----*, mi avete lasciato a bocca aperta con tutte le belle parole che mi avete scritto, quindi...GRAZIEEEE!!!! Un'altra cosa, la storia è definitivamente arrivata a 100 recensioni positive e siamo solo al...non mi ricordo più, ah si all'ottavo capitolo...escludendo il nono che l'ho appena postato ahahaha *----* ... non so come ringraziarvi, sono felice che vi piaccia la storia e spero che possiate chiudere un occhio [ ;) ] per questo capitolo...va beh, vi ho rotto le balls abbastanza quindi sparisco. Spero di sentirvi in tante lo stesso ... fatemi sapere belle!!! ♥
Baciii Gio xx :)
ps. Vi chiedo ancora scusa :( ahahahahah

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Capitolo 10
*** Quarrels, guilt-feelings and kisses ***


QUARRELS, GUILT-FEELINGS AND KISSES


"Luke!"
 
Il nome del ragazzo uscì dalla sua bocca quasi trattenendo il respiro per poi lasciare dischiuse le labbra. Rimase completamente paralizzata sul posto: gli occhi leggermente più aperti, le sopracciglia alzate, le braccia lasciate andare sciolte lungo i fianchi. Sapete quando, avviene quello strano scontro tra cervello e coscienza? Quando la testa vi da una conclusione e la coscienza, invece, vi da quella opposta alla precedente? Quando vi si crea un tremendo dolore alla testa per colpa di una decisione e vi ritrovate a chiedere disperati "Cosa faccio"? In quel momento Maddison sentiva quel dolore. La sua testa le diceva di andarsene il più velocemente possibile da lì, di lasciare tutto come stava, di fare finta di nulla e tornarsene a casa prima che suo padre passasse per il suo solito controllo.
 
Da quando l'uomo sorprese Maddison uscire dalla finestra due anni prima, ogni sera ad una determinata ora passava per camera sua, per assicurarsi che stesse li dentro e che non uscisse fino alla mattina successiva. L'ora prestabilita dal padre si avvicinava minuto dopo minuto e lei era ancora lì ferma a metabolizzare la situazione. 
 
La sua coscienza però le ripeteva che nessuno meritava di essere lasciato in quelle condizioni per strada neppure se la persona in questione era Luke Hemmings. E soprattutto ripensò alle parole di Ashton: "Luke ha solo bisogno d'aiuto". Ashton stava lentamente diventando a tutti gli effetti la coscienza di Maddison quando si trattava di Luke. Le parole su Luke le giravano sempre in testa, costantemente. Ma si sa, quando la coscienza comanda, il resto sono solo parole e non conta più nulla.
 
I suoi piedi iniziarono a muoversi a passi veloci verso il biondo a terra. Ad ogni passo la sua ansia aumentò maggiormente ma la visuale sul ragazzo migliorò. Gli ultimi metri divennnero una corsa vera e propria arrivando vicino al corpo inerme. Si abbassò poggiando le ginocchia sul cemento bagnato del vicolo e rivolse lo sguardo su di lui. Alla vista del ragazzo portò velocemente una mano alla bocca scioccata: una macchia violacea contornava il suo zigomo sinistro, il labbro inferiore sporco di sangue era segnato da un brutto taglio, come anche il sopracciglio destro. Era ridotto uno schifo.
 
"Luke! Luke!" cercò di chiamarlo smuovendolo leggermente cercando di non farsi prendere dal panico. Portò una mano sulla sua guancia e una sotto la sua testa tirandola su di poco. Vedendo Luke in quello stato, Maddison si dimenticò per quell'istante tutto il dolore fisico e psicologico che le aveva procurato. Le parve strano non vedere gli occhi di ghiaccio del ragazzo fissi nei suoi, ma, invece vederli con le palpebre chiuse. 
 
Maddison non era brava a gestire questo tipo di situazione, e il panico prese il sopravvento su di lei. Iniziò a singhiozzare silenziosamente, mentre gli occhi le si stavano inumidendo sempre di più.
 
"Cosa diavolo faccio?" si chiese disperata prima di adagiare la testa di Luke a terra cautamente e alzarsi in piedi. Si guardò intorno portandosi le mani nei capelli e facendo scivolare alcune lacrime sulle guance senza che se ne accorgesse. Si abbassò di nuovo e cercò di alzargli la schiena facendolo sedere appoggiato al muro. Poi si ricordò di un particolare importante.
 
"Perché cazzo non ci ho pensato prima?" disse prima di estrarre il telefono dalla tasca. Lo sbloccò velocemente e aprì l'icona dei messaggi. 
 
"Ashton, raggiungimi immediatamente nel vicolo quattro dopo casa tua. Non fare domande e sbrigati!"
 
Inviò il messaggio dopo essersi ricordata di avere il suo numero e riposò il telefono nella tasca. Si avvicinò a Luke e gli passò un'altra volta la mano sulla guancia in maniera delicata. Maddison non avrebbe mai voluto vedere qualcuno conciato in quel modo, nemmeno lui. Toccandolo poté sentire la sua pelle fredda a causa della temperatura gelata scesa quella sera, ma nonostante questo, vicino ai tagli e ai lividi la pelle bruciò al suo tocco, era bollente.
 
Dalle parole di Ashton, non riuscì a capire, a trovare un motivo del perché Luke fosse cambiato così tanto. Come poteva un ragazzo di diciasette anni essere così tormentato, e avere un comportamento così rude verso le altre persone? Un ragazzo che all'apparenza poteva sembrare normale, ma che era tutt'altro. Maddison però in quel momento era sicura che sotto quel cappello di lana, sotto quei vestiti scuri consumati, sotto quella corazza d'acciaio che lo circondava, potesse nascondersi un ragazzo con delle emozioni diverse dall'odio e dalla rabbia. Un ragazzo con dei sentimenti. Questo Maddison non lo sapeva, ma avrebbe voluto tanto scoprirlo.
 
"Luke, voglio aiutarti." sussurrò quelle parole dolcemente senza rendersene conto, mentre la sua piccola mano si mosse delicatamente sulla pelle del ragazzo. Non seppe per quale assurdo motivo avesse detto quelle parole. Probabilmente fu la sua coscienza a parlare, ma non si allontanò dal biondo quando si rese conto di quello che ebbe appena detto. Come avrebbe potuto una ragazza problematica come Maddison aiutare un ragazzo oscuro come Luke?
 
 
 
Passarono diversi minuti prima che la voce di Ashton rimbombasse in quel vicolo, così attirando su di se lo sguardo abbastanza stanco della ragazza.
 
"Merda, merda...merda!" imprecò ad alta voce avvicinandosi velocemente tutto incappucciato all'amico. "Cosa cazzo è successo, Maddison?" le domandò ancora sconvolto prendendo tra le mani il viso del biondo. Ashton pareva essere spaventato e disperato. Chiunque lo sarebbe stato se avesse trovato il proprio migliore amico a terra in condizioni pessime dentro ad un vicolo buio e freddo.
 
"Non lo so, io...io l'ho trovato qui in queste condizioni" rispose con tono di voce tremante. Si alzò velocemente allontanandosi di poco dai due ragazzi. Ashton distolse lo sguardo da Luke per girare la testa verso di Maddison e lei potè notare i muscoli della sua mascella contratti.
 
"E tu cosa ci facevi qui? Non dovresti essere a casa a quest'ora?" ribattè duro.
 
"Cosa ti importa? Ho trovato Luke, questo dovrebbe bastarti." disse alzando il tono di voce presa da quel momento di tensione. Silenzio, lunghissimi secondi di silenzio dove i loro sguardi pieni di nervosismo erano fissi l'uno nell'altro. Ashton successivamente le fece segno di andarlo ad aiutare e lei subito si riavvicinò. Ashton portò il braccio destro di Luke intorno al suo collo, e Maddison fece lo stesso con il braccio sinistro. Il corpo a peso morto di Luke faticò il compito di entrambi i ragazzi. Maddison non ce la faceva quasi più, si sentiva cedere il collo. Camminarono in silenzio per mezzo chilometro con solo in sottofondo qualche lamento di sforzo e di dolore da parte dei due. Nessun discorso, nessuna parola. Nulla.
 
Arrivati davanti alla porta di casa Irwin, Ashton aprì la porta con molta fatica. Era troppo occupato a mantenere Luke per prestare attenzione al resto, ma riuscì comunque a girare la chiave nella toppa e spingere la porta con un piede per permettere loro di entrare. Il soggiorno era buio e questo non rese più semplice il compito di reggere il biondo. Ashton mosse la mano sul muro a casaccio sperando di trovare l'interruttore della luce. Una volta trovato, il soggiorno si illuminò e Maddison poté notare che dall'ultima volta che era capitata in quella casa, sui mobili c'erano molti più soprammobili, gingilli d'arredamento e quadretti di foto di famiglia.
 
"Vieni, portiamolo di sopra." disse Ashton distraendo la ragazza dall'osservarsi intorno. Subito si diressero verso le scale che salirono faticando parecchio. Il corridoio ora che Maddison lo vide vuoto, senza scatoloni poté notare quanto fosse largo e spazioso, con le pareti dipinte di un colore chiaro che alla vista risultò gradevole e per niente buio o disagevole.
 
Entrarono in camera di Ashton e, quella non era cambiata affatto. Con la luce del corridoio che filtrava nella stanza potè notare sempre lo stesso disordine: vestiti ovunque, letto disfatto, fogli sparsi su tutto il piano della scrivania. Quel ragazzo non conosceva affatto il senso dell'ordine. Finalmente poterono adagiarlo sul letto e subito Maddison si portò una mano sul collo massaggiandoselo. Ashton accese l'abat-jour sul comodino per illuminare un pó la stanza.
 
"Fammi un favore. Prendimi delle garze dal mobiletto del bagno, non so... prova ad aprire tutte le ante finché non le trovi. E poi prendi la scatola medica." disse lui sistemando meglio sul letto Luke, senza guardarla.
 
Maddison fece quello che le disse e andò subito alla ricerca del bagno che notò essere di fianco alla camera di Ashton. Aprì gli armadietti finché non trovò garze e scatola medica. Richiuse tutto e ritornò dai due ragazzi. Ashton sistemò Luke sotto le coperte lasciando scoperto solo il torace senza maglia. Maddison si fermò sulla soglia della porta quando vide il suo corpo segnato da una miriade di lividi e graffi. Dischiuse le labbra sgranando gli occhi. Le caddero le garze dalle mani senza che se ne accorgesse e subito Ashton girò il volto verso di lei.
 
"Maddison, che hai?"
 
"Eh? No...niente." rispose subito lei distogliendo lo sguardo dal corpo di Luke e affrettandosi a raccogliere le garze da terra. Appoggiò il tutto sul comodino non riuscendo a non riportare lo sguardo su tutte le macchie violacee del biondo. Ashton si alzò dal letto e afferrò il polso dolorante di Maddison, lo stesso che ebbe stretto suo padre. La portò fuori dalla camera mentre la ragazza si morse il labbro per trattenere il dolore e la appoggiò al muro. Poggiò le mani sul muro di fianco alle spalle di Maddison e iniziò a guardarla negli occhi con sguardo duro.
 
"Che c'è?" chiese lei con voce tremante mantenendo fisso lo sguardo sul suo.
 
"No. Che ti prende a te?" sbottò lui e Maddison lo guardò con un misto di confusione e fastidio. Lui si affrettò a continuare. "È da quando ti ho vista prima nel vicolo che sei strana, e poi sembra che tu non abbia mai visto dei lividi, continui a fissarli spaventata." Maddison aggrottò le sopracciglia. Non era affatto vero che non avesse mai visto dei lividi, ma alla vista del corpo di Luke conciato in quel modo le raffiorò alla mente il ricordo di quando per colpa di suo padre, anche lei fu ridotta in quello stato due anni fa. Nessuno si era presa la responsabilità di curarla, perché non aveva nessuno. Al contrario Luke si stava facendo curare da Ashton. Maddison non si azzardó a rispondere.
 
"Mi puoi almeno dire cosa ci facevi li a quest'ora?"
 
"Fai troppe domande, smettila. Vai a prenderti cura di Luke e lasciami stare." disse innervosita spostando il braccio del biondo. Fece due passi prima di sentirsi afferrare dalle spalle ed essere inchiodata di nuovo al muro in modo poco carino.
 
"No che non ti lascio stare. Avrei tante di quelle domande da farti che tu non ne hai idea."
 
"Anch'io ne avrei tante da fare a Luke, ma non lo faccio perché so che non mi risponderebbe e lo stesso dovrebbe valere per te...perché non ti risponderei." ribattè lei con il suo stesso tono di voce duro riferendosi alle solite domande che le giravano in testa, quelle stesse domande che non avrebbero avuto mai una risposta. Luke era testardo, almeno tanto quanto lo era lei. Erano più simili di quanto credessero.
 
"Cazzo, come puoi non capire che mi interessa che tu stia bene?" sbottò lui perdendo il controllo della voce.
 
"Io sto bene!"
 
"Non si direbbe. Pensi che non abbia notato i tuoi atteggiamenti freddi e distaccati che hai con tutti? Non venirmi a dire che stai bene perché non è così." replicò il biondo e Maddison a quelle parole contrasse i muscoli della mascella e aggrottò le sopracciglia. Era vero che non stava bene, Maddison l'aveva sempre ammesso a se stessa, ma non lo avrebbe mai ammesso a nessun'altro. Erano problemi suoi. La solitudine, la tristezza, l'essere paurosa per certi aspetti e scontrosa per altri...erano tutti problemi suoi che non voleva condividere con nessuno. Infatti quelle parole uscite dalla bocca di Ashton fecero solo crescere in lei una grande forma di nervosismo. 
 
"Ma tu chi sei per insinuare questo? Non capisco cosa vuoi da me." sbraitò lei spingendo Ashton dalle spalle con tutta la forza in corpo. Il ragazzo fece qualche passo indietro, ma subito ricominciò a parlare.
 
"Posso dire questo perché ci sono già passato con Luke e tutt'ora è così. Avete gli stessi atteggiamenti con le persone che vi circondano. Lui ha bisogno di aiuto, perché ti è così difficile da ammettere che anche tu vuoi qualcuno che ti stia accanto e che ti aiuti?" A quelle parole il cuore di Maddison aumentò di battiti e perse le staffe. 
 
"Zitto! Non provare a paragonarmi a Luke. Io non sono come lui. Io non vado a far del male al primo che mi passa tra le mani."
 
"Dio mio, Maddison! Perché non capisci? Perché non capisci che non è quello il punto? Il punto è che non capisco perché non vuoi farti aiutare." Oramai i due ragazzi stavano praticamente urlando non curandosi del fatto che Luke fosse oltre la porta che divideva la camera dal corridoio.
 
"Perché non voglio essere aiutata e soprattutto perché nessuno è disposto ad aiutare qualcuno senza riceverne nulla in cambio." disse Maddison calmando il tono di voce verso la fine della frase. Quella discussione si stava dilungando fin troppo e Maddison si stava stancando.
 
"Non mi sembra di averti chiesto qualcosa in cambio." continuò il biondo placando anche lui il tono di voce.
 
"Non mi sembra d'aver colto una tua proposta d'aiuto." Il viso di Ashton diventò rosso di rabbia tutto d'un tratto. Maddison sbagliò a rispondere così, ma non se ne rese conto in quel momento.
 
"Ho cercato in tutti i modi di interagire con te. Ti ho pure detto che ti saresti potuta fidare di me e che se avessi avuto bisogno di un amico con cui parlare avresti potuto contare su di me...senti, lasciamo stare. Ora devo occuparmi di Luke, tu fai quello che vuoi." concluse il discorso rimanendone deluso e arrabbiato al tempo stesso. Lasciò Maddison in corridoio e ritornò in camera dal ragazzo.
 
Solo in quel momento, lì in quel corridoio dopo quella strana discussione, si rese conto che le parole di Ashton fossero così vere da farle venire il senso di colpa. Allontanava tutti anche non volendo, ormai il suo carattere era influenzato dal passato. Si sentì stupida ad aver rifiutato l'amicizia che stava nascendo con Ashton. Era sempre stata brava a rovinare tutto, ma non ne fu mai completamente certa fino a quel momento.
 
 
 
Maddison seduta sul divano, teneva la testa tra le mani con il viso abbassato, pensando ancora alla discussione con Ashton. Passò mezz'ora ma la sua posizione non cambiò, fino a quando non sentì dei passi scendere dalle scale. Si voltò verso quest'ultime e vide Ashton. Quando il biondo alzò lo sguardo da terra trovando quello di Maddison si fermò di colpo.
 
"Pensavo te ne fossi andata." disse in modo freddo e distaccato prima di avviarsi verso la porta d'ingresso. Maddison si alzò lentamente dal divano seguendolo con lo sguardo.
 
"No, volevo prima sapere come stava Luke." rispose titubante sentendosi stranamente in imbarazzo a causa del litigio avvenuto poco prima. Ashton afferrò una giacca dall'appendiabiti vicino alla porta per poi continuare a parlare.
 
"Come se ti importasse... Beh, io devo fare un salto in farmacia, quindi se in caso si dovesse svegliare, non so, prendi il mio posto e aiutalo. Ah, e non farlo alzare dal letto." disse. Maddison non fece in tempo a rispondere che il biondo si era già chiuso la porta di casa alle spalle.
 
Maddison prese un respiro profondo tentando di calmarsi e si diresse verso la camera al piano di sopra. Appena entrò vide il corpo del ragazzo nel letto con ancora esposti i numerosi lividi e lentamente si avvicinò. Si sedette al bordo del letto e iniziò ad osservare il suo viso illuminato dalla luce fioca. Quando dormiva le sembrò persino un ragazzo normale e quasi sereno, ma Maddison sapeva che lui non era un ragazzo normale e che dietro a quella serenità che possedeva ad occhi chiusi si nascondeva tutt'altro.
 
La sua mano si appoggiò delicatamente sul suo petto sentendo il battito tranquillo del suo cuore. Con le dita poi cominciò a contornare ogni macchia violacea avendo quasi paura di toccarlo. Sapeva che facendo così avrebbe rilassato la sua pelle, ricordandosi di quando sua madre lo faceva a lei. Sentì dei leggeri brividi provenire dalla pelle di Luke, la cosiddetta pelle d'oca, e portò lo sguardo sul suo viso notando che non fosse cambiato nulla, dormiva ancora. Prese le coperte e le portò fin sopra il petto del biondo coprendolo. Si risistemò seduta dritta dando le spalle a Luke e iniziò ad osservarsi le scarpe non sapendo che fare. Dopo qualche minuto decise di alzarsi e di ritornare al piano inferiore, ma qualcosa glielo impedì.
 
Una mano afferrò saldo il suo polso -fortunatamente per Maddison non si trattò del polso dolente- prima che potesse allontanarsi. Si sentì tirare e voltandosi vide Luke sveglio con uno sguardo agghiacciante negli occhi. Per non cadergli addosso dovette appoggiare la mano libera sul cuscino vicino alla testa del ragazzo. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, e quello di Maddison ebbe perso tutto d'un tratto colorito. I suoi occhi si velarono di paura.
 
"Dov'è Ashton?" chiese lui serrando la mascella mentre stringeva la presa sul suo polso.
 
"È...è uscito un secondo." mormorò balbettando sentendosi incastrata nel suoi occhi, in quel pozzo che si celava dietro a quei due cristalli azzurri, quel pozzo buio dove Maddison aveva paura di cadere ogni volta che si sporgeva al suo interno. Deglutii senza una ragione e le labbra di Luke si dischiusero nuovamente.
 
"Tu che ci fai qui?" continuò con tono ancora più duro. Maddison iniziò a respirare in modo irregolare e non rispose. Luke lasciò la presa sul suo polso e lei ne approfittò per allontanarsi. Vedendo la reazione di Maddison, il biondo alzò il busto velocemente con l'intenzione di alzarsi, ma se ne pentì un secondo dopo mugugnando per il dolore. Si distese di nuovo chiudendo gli occhi e sul suo viso comparve una smorfia sofferente.
 
"Ashton ha detto che non devi alzarti." disse Maddison lentamente avvicinandosi di nuovo al letto. Prese la busta del ghiaccio sul comodino e si sedette nuovamente al bordo del letto.
 
"Non me ne frega un cazzo. Siete due stupidi se pensate che resterò inchiodato a questo letto." replicò stringendo forte le palpebre e cercando di distendere i muscoli con l'intento di sentire meno dolore. Maddison notò il suo respiro accellerato. Avvicinò titubante la busta di ghiaccio al suo addome fin quando delicatamente non entrò in contatto con la sua pelle. Subito Luke spalancò gli occhi e si mosse di scatto per il contatto tra il ghiaccio e la sua pella calda.
 
"Allontana quel ghiaccio da me, subito!"
 
"Ti aiuterà a sentire meno dolore." spiegò riappoggiando la busta su una delle tante macchie. Maddison si sentì lo sguardo di Luke bruciarle addosso mentre lei non osò nemmeno per un secondo alzare il suo su di lui, lo tenne fisso sul ghiaccio. Le sue mani tremavano al contatto con la pelle di Luke, si sentiva a disagio. 
 
Dopo vari minuti di silenzio, stanca di sentirsi osservata, Maddison decise di chiedergli la prima cosa che le passò per la testa. La domanda più scontata che in quel momento avrebbe potuto fare chiunque. 
 
"Chi è stato?" chiese spostando la busta di ghiaccio sulla macchia violacea del fianco. Luke capì perfettamente a cosa si stesse riferendo la ragazza.
 
"Due miei clienti abituali." rispose lui dopo qualche secondo si silenzio guardandola con le sopracciglia corrugate. Maddison alzò la testa assumendo un'espressione confusa sul viso. "Clienti?" chiese ingenuamente.
 
"Si. Clienti, compratori di droga...chiamali come ti pare."
 
"Con questa storia c'entrano per caso quei due che er-"
 
"Si, loro." la anticipò capendo che si stesse riferendo ai due ragazzi da cui si stavano nascondendo nel bagno del pub. "Peccato che abbiano portato pure la scorta per pestarmi. Essendo uno contro sei malati di droga non ho potuto fare granchè." continuò digrignando i denti per la rabbia al ricordo di quelle immagini dove i protagonisti furono i calci e i pugni dei ragazzi e le urla straziate di Luke.
 
"Che motivo avevano per azzuffarsi contro di te?" chiese ancora confusa spostando la busta sotto il suo pettorale sinistro. Sentì Luke trattenere il respiro mugugnando qualcosa di incomprensibile e un flebile "Scusa" uscì dalle labbra di Maddison.
 
"Quando qualcuno richiede delle dosi, le richiede di ottima qualità e non di qualità scadente. Non sono riuscito a procurarmi la roba buona, ho dovuto rifilare loro quella merda e...non so nemmeno perché lo stia raccontando proprio a te. Sei solo una ragazzina ingenua." le disse scuotendo leggermente la testa. Maddison a quelle parole dimenticò di avere Luke Hemmings davanti e le parole che le uscirono subito dopo non fecero trapelare nessun tipo di insicurezza o paura. Solo fastidio e rabbia.
 
"Io non sono un ragazzina e tanto meno ingenua. Quello ingenuo e stupido dovresti essere tu dato che pensavi di fregare quei ragazzi con i tuoi sporchi giochetti."
 
Luke contrasse i muscoli e assottigliò gli occhi. Un attimo dopo si mosse di scatto afferrando bruscamente Maddison dal colletto della felpa e avvicinandola al suo viso furioso. Tutta la paura che si era trattenuta dicendo quelle parole venne fuori quando si ritrovò a pochi centimetri dalla faccia del biondo, sentendo di nuovo il respiro irregolare.
 
"Ascoltami, ragazzina! Uno: non provare mai più a darmi dello stupido altrimenti giuro che non ne uscirai illesa da questa storia. E due: quello che faccio non ti deve interessare minimamente, quindi i tuoi giudizi puoi tenerli per te o per chi ha voglia di stare ad ascoltarti."
 
Gli occhi di Luke erano il suo punto debole. Non riusciva a non provare paura e timore a guardarci dentro. Luke aumentò la presa sulla sua felpa iniziando a farle percepire il dolore al collo.
 
"Non mi intrometterò nei tuoi traffici illegali se...se mi lascerai stare." disse con voce tremante e l'unica cosa che riuscì a scorgere sul volto del biondo fu divertimento.
 
"Oh, no, no. Non hai capito. Tu non ti intrometterai a prescindere, e scordati che io ti lasci stare. Mi diverto con te, dovresti averlo capito ormai, no?" rispose con quella sua aria divertita che fece innervosire Maddison.
 
"Sei uno stronzo." disse a denti stretti.
 
"Mi hanno detto di peggio." continuò con un ghigno bastardo stampato sul viso. Si decise a lasciare la presa così Maddison si poté alzare dal letto. Luke si sistemò in maniera più comoda portandosi le mani sotto la testa e chiudendo gli occhi. Maddison lo osservò qualche secondo con un misto di odio e disgusto, poi si girò e si diresse verso la porta della camera quando sentì di nuovo la sua voce.
 
"Dove vai, ragazzina?"
 
Maddison si voltò un istante verso di lui e lo vide nella stessa posizione di qualche attimo prima: occhi chiusi, ghigno dipinto sul viso, mani dietro la testa. Non mosse un muscolo e lei si innervosì. Lo faceva per caso apposta a chiamarla in quel modo? Probabilmente si. Maddison non rispose ed uscì dalla camera scendendo al piano inferiore. Si diresse in cucina con l'intenzione di bere dell'acqua, ma qualcosa la distrasse. Sul tavolo c'era un pacchetto di sigarette e Maddison era da tanto che non ne provava una.
 
Afferrò il pacchetto controllandosi intorno per sicurezza e ne estrasse una. Per sua fortuna dentro al pacchetto vide anche un piccolo accendino nero. Finalmente riuscì ad accederne una senza che nessuno gliela strappasse dalle mani o dalle labbra. Aspirò sentendo un leggero fastidio alla gola non essendo abituata a fumare. Rilasciò una piccola nube di fumo e in quel momento si dimenticò di avere Luke nella stessa casa al piano superiore, si concentrò solamente sul tabacco che ad ogni tiro si stava consumando.
 
Finì la sigaretta in santa pace tiro dopo tiro per poi bere un sorso d'acqua. Risalì di sopra ricordandosi di dover controllare Luke e evitare di fargli fare qualche cazzata. Arrivata alla fine delle scale, controllò in fondo al corridoio e non sentì nessun rumore. In casa Irwin regnava il silenzio in quel momento. Maddison pensò che forse Luke si fosse addormentato. Più che altro, lo sperava. 
 
Si avvicinò a passi lenti ripensando alle parole del biondo "Scordati che io ti lasci stare." e le venne addosso una terribile angoscia che la portarono a sbuffare. Alzò lo sguardo sulla porta della camera di Ashton mentre pian piano si avvicinava solo quando la sentì cigolare leggermente. "Strano. Ero sicurissima di aver visto la finestra della camera chiusa, è impossibile che l'aria faccia corrente." pensò stranita. Entrò e notò l'abat-jour spenta. Era convinta di trovare il ragazzo addormentato nel letto, ma quest'ultimo era vuoto. Luke non c'era. Si guardò intorno ma non lo vide.
 
"Lu-Luke?" provò a chiamarlo titubante non ricevendo nessuna risposta. Spostò lo sguardo alla finestra che notò essere aperta. Si avvicinò con la paura che fosse scappato via. Ashton l'avrebbe uccisa se fosse riuscito a svignarsela. Si sporse controllando fuori e non vide nulla di strano e soprattutto non vide Luke. Dopo aver controllato accostò un'anta della finestra sull'altra cautamente.
 
Sentì la porta sbattere di colpo e si girò di scatto vedendo la figura buia di Luke appoggiata alla porta chiusa della camera. Aveva lo sguardo sulle sue braccia incrociate al petto. Maddison mandò giù la saliva spaventata.
 
"Fa caldo, non trovi? Ho aperto un pó la finestra." disse mantenendo la testa bassa mentre Maddison iniziò a torturarsi le mani. "Pensavi davvero che me ne sarei uscito dalla finestra quando posso stare da solo in casa con te?"
 
"Non dovresti alzarti dal letto. Ashton ha detto-"
 
"Ashton ha detto, Ashton ha detto...So cosa ha detto Ashton e penso di averti gia detto che non me ne frega un cazzo!" sbottò alzando lo sguardo su di lei. Maddison rilasciò un sospiro prima di vedere il ragazzo avanzare verso di lei. Indietreggiò fino a sentire il vetro della finestra entrare a contatto con la sua felpa. Odiava quando si avvicinava a lei in quel modo, ad ogni passo il suo respiro si appesantiva sempre di più. La figura del biondo rientrò nella zona della stanza illuminata dal lampione appena fuori dalla finestra, così Maddison poté rivedere il suo corpo senza maglia e pieno di lividi avvicinarsi sempre di più, fino a quando le divennero visibili anche i suoi occhi. Li puntò in quelli di Maddison e lei si sentì tremare.
 
Pochi centimetri. Pochi centimetri di distanza tra i due ragazzi. Luke aveva questo vizio di toccarle i capelli, come in quel momento che si rigirò tra le dita una sua ciocca castana.
 
"Ti ho già detto che mi piacciono le castane?" le disse perforandola con il suo sguardo. Maddison in risposta gli spostò bruscamente la mano dai suoi capelli, e lui prontamente gli afferrò il polso. Al minimo tocco la ragazza fece fuoriuscire dalla bocca un lamento di dolore. Luke aveva scelto il polso sbagliato, aveva scelto quello che strinse suo padre, quello che aveva marchiato con un brutto e doloroso livido.
 
"L-Luke, mi stai facendo male." si lamentò trattenendo il respiro per il dolore. Lo vide ghignare e i suoi occhi stavano gia iniziando a sentire quelle stupide lacrime, ma cercò di trattenerle. "Per favore." si ritrovò a supplicarlo per lasciarla. Luke fece scomparire il ghigno per poi guardarla serio.
 
"Chi è stato?" chiese e Maddison non poté fare altro che accigliarsi confusa. Luke tirò il suo polso di fronte alla visuale di entrambi e con un gesto secco e veloce alzò la manica della sua felpa mostrando la pelle violacea di Maddison. "Questo!" disse facendo un cenno con la testa verso esso.
 
"Ma tu com-"
 
"L'ho intravisto prima quando eri alle prese con la busta del ghiaccio." spiegò anticipandola alla sua domanda. Il cuore di Maddison perse qualche battito. Come aveva fatto ad essere così sbadata e stupida da non starci attenta? E ora cosa gli avrebbe risposto? Pensò a qualcosa da dire ma il panico prese il sopravvento.
 
"Maddison, cazzo, rispondi!" le urlò in faccia. Maddison come reazione chiuse immediatamente gli occhi e abbassò la testa. Doveva pensare, pensare a qualcosa ma quella situazione non glielo permise. Luke strinse di nuovo il polso sperando così di farla parlare. "Non ti lascio finché non parli."
 
Maddison si ritrovò tra l'incudine e il martello in quel momento. Non poteva andare a sbandierare proprio a lui di suo padre, ma dall'altra parte il dolore al polso stava diventando davvero insopportabile. Sentiva come se mille spilli le stesssero trafiggendo la pelle.
 
Le balenò alla testa un modo che avrebbe costretto Luke a lasciarle il braccio. Era una cosa insensata e stupida, ma era l'unica soluzione. Aprì gli occhi e alzò la testa guardandolo mentre lui non aveva ancora smesso di farle male.
 
"Allora? Hai intenzione di parl-"
 
Maddison per la prima volta trovò il modo di zittire Luke Hemmings. Portò la mano libera dietro al suo collo per avvicinarlo a lei e si fiondò sulle sue labbra facendo accadere tutto molto velocemente. Questa volta quello sorpreso non fu Maddison, ma Luke. Il biondo aggrottò le sopracciglia per qualche secondo non capendo la situazione di quell'istante. Quando realizzò il tutto portò la mano libera sulla sua guancia ricambiando quel contatto e spingendo le labbra contro le sue. Inizialmente non sembrò intenzionato a lasciarle il polso e questo Maddison lo notò.
 
Lei voleva che Luke si lasciasse andare del tutto, solo così avrebbe lasciato perdere la stretta su di lei. A quel punto, allora, chiese accesso alla sua bocca picchiettando leggermente la lingua sul suo labbro inferiore. Accesso che Luke le concesse subito facendo scivolare finalmente la mano dal polso di Maddison all'altra guancia. Proprio quello che sperava. Maddison scosse un pó il polso facendogli riacquistare la mobilità e la libertà delle articolazioni, per poi portare la mano dietro al collo del ragazzo insieme all'altra.
 
Non era cambiato il modo di baciare di Luke. Un bacio rude e violento era quello che si stavano scambiando e Maddison sentì il battito del suo cuore disperdersi in ogni millimetro del suo corpo. Il biondo si staccò leggermente per permetterle di riprendere fiato, così come anche lui.
 
"Hai fumato?" sussurrò affannato dal bacio allontanandosi quel poco che bastasse per guardarla negli occhi, notando anche le sue guance arrossate per l'imbarazzo. Probabilmente interruppe il bacio anche per l'odore di fumo impregnato su di lei che sentì.
 
"Si." mormorò abbassando lo sguardo non riuscendo a mantenerlo fisso nel suo così vuoto.
 
"Non farlo più. Non ti serve." disse con tono privo di emozioni alzandole il viso con l'indice per poi avventarsi nuovamente sulle sua labbra senza darle il tempo di dire neanche una parola. Senza accorgersene la spinse dai fianchi appoggiandola del tutto al vetro della finestra. Maddison fece scivolare le sue mani delicate sulle braccia del biondo all'altezza dei bicipiti, constatando che fossero muscolose al punto giusto. Ne troppo ne poco.
 
Si chiese perché stesse continuando a ricambiare quel bacio, ormai era libera dalla sua presa. Ma ormai si sapeva, Maddison non era mai stata brava a dirgli di no, con il tempo avrebbe imparato a farlo ma per ora era obbligata a sottostare a lui anche senza il suo volere. 
 
Sentirono un rumore probabilmente proveniente dal piano di sotto, ma non ci fecero caso e continuarono a scambiarsi quelle emozioni silenziose e trattenute. La porta si aprì di scatto e Maddison dovette concludere quel contatto spingendo via Luke dal petto, ricevendo un'occhiataccia da parte di quest'ultimo. Si girarono entrambi verso la porta prima di vedere il ragazzo sulla soglia con una piccola busta della farmacia in mano e uno sguardo davvero indecifrabile negli occhi.
 
"Ashton."
 


Spazio autrice:
Buonsalve! :)...non so se ho tanto da sorridere però va beh :/ ... premetto che mi ero bloccata a metà capitolo circa perché mi stavo innervosendo troppo ahahah avevo mille idee e non sapevo quale scegliere, e quindi ho buttato giù questa idea del secondo bacio tra Luke e Maddison. Non so se vi possa piacere, però ho dovuto inventarmi qualcosa perché ancora una volta stavo facendo passare troppi giorni. Come avrete notato sono un pochino lenta a scrivere, ma almeno provo a fare del mio meglio e spero venga apprezzato. E...boo, spero che vi piaccia questo capitolo. Ringrazio comunque tutte quelle che recensiscono i miei capitoli, quelle che mettono la storia tra le preferite e le seguite ecc..ahaha siete tutte splendide!! ♥ fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e ditemi pure se c'è qualcosa che non va oppure che va cambiato. Accetto tutte le critiche costruttive :) spero di sentirvi in tante♥
Gio xx :)

 

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Capitolo 11
*** Close meetings ***


CLOSE MEETINGS
 
 
 
"Ashton." disse Maddison sorpresa, ma soprattutto imbarazzata da quella situazione. Sperava con tutta se stessa che Ashton non avesse visto nulla. Maddison iniziò a torturarsi le mani sotto lo sguardo teso del ragazzo davanti a se. Disagio, ecco cosa sentiva.
 
"Ho interrotto qualcosa?" chiese lui portando le braccia incrociate al petto. Aspettò una risposta alternando lo sguardo da quello imbarazzato di Maddison a quello divertito di Luke. Ashton contrasse i muscoli della faccia indispettito.
 
"No." riuscì a rispondere lei guardandolo dritto in quegli occhi verdognoli più scuri del solito, per poi sentire il biondo al suo fianco rispondere con un deciso "Si." guardandosi attorno e ghignando piuttosto divertito. Maddison si girò di scatto verso di lui dischiudendo le labbra e iniziando a fissarlo accigliata. Luke accorgendosi della sua reazione le rivolse un veloce occhiolino per provocarla.
 
"Luke, non ti saresti dovuto alzare dal letto conciato in quel modo!" esclamò Ashton con tono neutro sulle sfumature della rabbia riportando su di se gli sguardi dei due ragazzi. Luke lo guardò in silenzio, e come risposta portò un pollice all'angolo della bocca e lo mosse sul bordo del labbro inferiore lentamente come per pulirsi da qualcosa. Ma lo fece solo per ricordarsi quando quelle labbra si erano posate su quelle della ragazza castana che gli stava accanto in quel momento. Della stessa ragazza che lo aveva zittito baciandolo.
 
Ashton si mosse velocemente verso il comodino per poi sbatterci violentemente sopra il piccolo sacchetto con dentro i medicinali. Senza rivolgere ulteriori sguardi ai due presenti nella camera, si diresse verso la porta della camera sbattendola una volta uscito. Maddison osservò tutti i movimenti del biondo e la prima cosa che le venne in mente fu quella di andargli dietro. Fece qualche passo in direzione della porta intenzionata a raggiungerlo, ma una mano stretta al suo braccio la obbligò a girarsi rudemente. Luke le afferrò entrambe le braccia per tenerla ferma.
 
"Dove credi di andare? Noi due non abbiamo ancora finito."
 
"Lasciami!" sbraitò dimenandosi. La presa di Luke era forte, ma la voglia di raggiungere Ashton in quel momento lo era ancora di più. Così tanta che dopo vari tentativi, finalmente Maddison riuscì a liberarsi dalla sua presa e non perse tempo ad uscire il più velocemente possibile da quella camera. Scese le scale cercando di non inciampare nei suoi piedi e scendendo intravide Ashton dirigersi per la seconda volta alla porta d'ingresso. 
 
"Ashton?..Ashton?" tentò di chiamarlo sperando che si fermasse mentre lei stava scendendo gli ultimi scalini. Il biondo non sembrò intenzionato a parlare con lei, e per questo non accennò nemmeno minimamente il fatto di fermarsi.
 
"Ashton, fermati!" la voce di Maddison riecheggiò nuovamente nel soggiorno.
 
"Che vuoi?" chiese bruscamente voltandosi verso di lei. Maddison abbassò lo sguardo sentendo di nuovo l'imbarazzo sulle guance. "Maddison?" la incitò lui a parlare.
 
"Volevo dirti che...beh, quello che hai visto...non è come sembra. L'ho fatto perché-"
 
"Non mi interessa quello che fai o non fai con Luke...ma, una cosa: non voglio che rovini tutto con i tuoi giochetti del cazzo, ok?" spiegò lui con tono freddo guardandola serio negli occhi. Un espressione confusa si dipinse sul suo viso.
 
"Giochetti? Ma quali giochetti? Stavo cercando solo di-"
 
"Maddison, ti ripeto, non voglio che rovini tutto!" la interruppe lui alzando di poco la voce. Maddison non capì di che "tutto" lui stesse parlando e il modo migliore per chiarirsi le idee sarebbe stato chiedere.
 
"Ma tutto cosa?" chiese prima di vedere Ashton ignorarla e girarsi verso la porta. Lei rimase interdetta, ma una buona volta pretendeva una risposta. Almeno da lui l'avrebbe pretesa. "Ashton!" lo chiamò afferrandogli una mano. Il biondo si voltò e si soffermò sulla stretta di Maddison. Maddison accorgendosene ritrasse la mano velocemente. 
 
"Ci ho messo anni per far ragionare Luke sul suo comportamento, e giorno dopo giorno andava migliorando, non era più così ostile e difficile con le persone. Sto cercando di riavere il ragazzo di cinque anni fa, ma ora sei comparsa tu, e lui ha di nuovo un motivo per essere quello che è ora, e sta peggiorando." spiegò calmo facendosi prendere dalla rabbia solo verso l'ultima frase.
 
"Stai cercando di scaricare la colpa su di me a causa del suo essere cattivo e stronzo?" chiese lei facendosi prendere dall'irritazione. Lo guardò accigliata, ma lui non rispose. "Ero venuta da te pure per chiederti scusa per la discussione di prima, ma...se la pensi così..." continuò lei lasciando in sospeso la frase.
 
"Maddison, io non voglio le tue scuse, voglio solo che tu stia bene...pretendo forse troppo?" chiese Ashton con fare benevolo ma insicuro. Maddison schiuse leggermente le labbra, nessuno a parte sua madre le aveva mai detto quelle parole. "Voglio solo che tu stia bene." Continuò a ripetersi mentalmente quella frase migliaia di volte. Guardò dritto negli occhi di Ashton e non seppe cosa rispondere.
 
L'unica cosa che si sentì di fare fu avvicinarsi velocemente a lui per poi portare le braccia intorno al suo collo e stringerlo a se, o meglio, in quel momento fu lei che si strinse a lui. Dopo quelle parole ne sentì il bisogno. Ashton ricambiò immediatamente l'abbraccio e la strinse a se portando le braccia dietro la sua schiena. Maddison poggiò il viso nell'incavo del suo collo, mentre sentì la mano del biondo accarezzarle i capelli, cosa che trovò estremamente rilassante. Non poté fare a meno di sentire il profumo della sua pelle. Le piaceva quella sensazione.
 
"Profumi di fresco." mormorò con le labbra vicine al suo collo provocandogli un lieve solletico. Sentì una leggera risata contro i suoi capelli. Sciolsero l'abbraccio e Maddison sorrise, ma questa volta non dovette fingere un sorriso come quelli che concedeva alle sue compagne di scuola. Quello era un sorriso sincero, e soprattutto, vero.
 
"E tu puzzi di fumo." le disse il biondo mantenendo lo sguardo sereno di quel momento. Il sorriso di Maddison si spense automaticamente alle sue parole mostrandone poi una smorfia. "Ti devo per caso ribadire che per te è vietato fumare in questa casa? Se vuoi posso scrivere un cartello e appenderlo fuori dalla porta, così non te lo dimentichi." continuò lui riservandole un sorriso piuttosto antipatico e con una nota sarcastica nascosta. Ashton ricevette un piccolo colpo alla spalla da Maddison e lei potè notare nuovamente il suo bellissimo sorriso espandersi ancora di più.
 
Maddison si voltò senza rispondergli e si andò a distendere sul divano chiudendo gli occhi e portando le mani sotto la testa. Sentì subito dopo una pressione sopra il suo addome che la portò immediatamente a spalancare gli occhi. Vide Ashton seduto comodamente su di lei che smanettava con il suo telefono.
 
"Ash...Ashton, non respiro." disse lei con qualche difficoltà dato il corpo del ragazzo premuto sulla sua gabbia toracica.
 
"Oh, quante storie! Ok, mi alzo, ma fammi spazio. È pur sempre il mio divano." disse alzandosi da sopra lei. Le tese una mano aiutandola a fare lo stesso per poi sistemarsi entrambi seduti in modo composto. Maddison pensò per un istante alla presenza di Luke al piano di sopra e le venne spontaneo porgere quella domanda ad Ashton. 
 
"Ashton, cosa diranno i tuoi genitori quando vedranno Luke in quello stato?"
 
"Ormai ci sono abituati. Non è la prima volta." rispose lui guardando davanti a se lo schermo spento della televisione con sguardo perso. Lei sgranò leggermente gli occhi a quella risposta e un "Non è la prima volta?" le uscì dalla bocca sconvolta. Il ragazzo accanto a lei le fece un verso d'affermazione, lasciandola poi con l'amaro in bocca.
 
E dopo diverse parole e varie battute squallide, i due ragazzi non si accorsero di essersi addormentati una appoggiata all'altro.
 
 
 
Quella notte l'unica scena che occupò la mente di Maddison fu il bacio che lei e Luke si diedero la sera precedente. Era strano come Maddison si abbandonasse alle sue labbra pur avendo paura di lui. Ma più di tutto lei aveva paura del suo sguardo, di quello sguardo di ghiaccio che sarebbe stato capace di trafiggerti velocemente al primo impatto. E forse era per questo che si rilassava al contatto con le labbra morbide di Luke. I loro erano baci ad occhi chiusi, baci che esprimevano il loro essere. Tutto quello che non potevano esprimere tramite sguardi, lo esprimevano tramite quel loro contatto. 
 
Lei mostrava solo disperazione in quei baci, solo il suo sentirsi sola e poco apprezzata. Al contrario, lui mostrava la parte più buia di se stesso, tra cui il desiderio sfrenato di possedere e di dominare sugli altri. Lui scatenava su Maddison tutta la sua rabbia repressa. Solo in quei momenti si poteva capire quanta diversità ci fosse tra i due. Ma forse così tanto diversi per certi aspetti non lo erano.
 
I pensieri di Maddison cessarono al rumore di un vetro frantumato. Aprì di scatto gli occhi spaventandosi. Si accorse di essere ancora sul divano di casa Irwin, non più seduta, ma distesa su un fianco. Cercò di muoversi, ma notò di essere bloccata da qualcosa. Abbassò lo sguardo per poi vedere il braccio di Ashton circondarle la vita tenendola stretta a lui. Non seppe perché, ma sorrise spontaneamente.
 
Cercò in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa evitando di svegliarlo. Sentì poi il biondo mugugnare nel sonno spostando il braccio da sopra lei, permettendole così di alzarsi dal divano. Una volta in piedi vide Ashton girarsi dall'altra parte stringendo a se un cuscino e un'altro sorriso spuntò sulle labbra di Maddison. 
 
Sentì improvvisamente qualcuno imprecare e si ricordò del rumore assordante di qualche attimo prima. Si diresse verso l'ampia cucina e un Luke alquanto furioso le si parò davanti. Capelli fuori posto, occhiaie accentuate, torso scoperto con le macchie rossastre ora diventate più violacee, lineamenti del viso nervosi e pieni di rabbia. Maddison ne dedusse che non avesse chiuso occhio tutta la notte. Quello che non sapeva era il perché.
 
Il ragazzo la guardò per qualche secondo con quei suoi lineamenti duri, e successivamente decise di lasciarla perdere. Si accovacciò a terra. Lo sguardo di Maddison lo seguì fino a ritrovarsi davanti un bicchiere di vetro frantumato a terra. Si abbassò anche lei ritrovandosi all'altezza di Luke e lo iniziò ad osservare mentre cercava di raccogliere i pezzi di vetro frantumati.
 
"Non hai dormito?" chiese di getto lei continuandolo a guardare, mentre lo sguardo di Luke era fisso a terra. Il ragazzo la ignorò continuando a raccogliere i vetri.
 
"Forse dovresti andare a sdraiarti un pó." continuò lei ricevendo come risposta un sonoro sbuffo da parte del biondo. "Posso pulire io qui, tu vai a-"
 
"Maddison, cazzo!" sbottò facendo ricadere i vetri raccolti, a terra. Si alzò di scatto e la prese da un braccio per farle fare lo stesso. "Vattene! Torna da Ashton!" sbraitò furioso. Maddison assorbì quelle urla come se niente fosse e lo ignorò. Si riabbassó nuovamente intenzionata a concludere il lavoro di Luke, ma lui la afferrò dal braccio una seconda volta. Questa volta con una stretta maggiore e la spinse in direzione della porta. 
 
"Vattene!" urlò a pieni polmoni spingendola bruscamente fuori dalla cucina per poi sbattere la porta. Maddison perse l'equilibrio e inciampando nei suoi piedi, cadde a terra battendo il fondo schiena sul parquet. Questa volta le urla di Luke le arrivarono come vere e proprie pugnalate. Non capì il motivo di quella sua sfuriata, ma avrebbe già dovuto capire dalla prima volta che lo vide che ogni azione del biondo non avesse nessun motivo, nessun perché. Lui agiva e basta, quando gli pareva senza badare alle conseguenze. 
 
Sentì un strano ma leggero fastidio agli occhi. Il suo sguardo rimase fisso sulla porta chiusa sentendo la vista annebbiarsi sempre di più secondo dopo secondo. Una mano le si parò davanti e lei sbattè gli occhi facendo cessare quel suo stato impaurito e stranamente deluso. Alzò lo sguardo vedendo Ashton guardarla amareggiato. Afferrò dopo qualche secondo la sua mano e si tirò su da terra.
 
"Tranquilla. Si sarà svegliato con la luna storta." disse lui abbozzando un piccolo sorriso insicuro.
 
"Ashton, non per dire, ma...lui tutti i giorni ha la luna storta." replicò Maddison non ricambiando il sorriso ma cercando di trattenere quelle lacrime di umiliazione. Si sentiva umiliata quando veniva trattata in quel modo. Ashton fece subito sparire quel mezzo sorriso alla sua risposta, le si affiancò e portò un braccio intorno alle sue spalle.
 
"Forse è meglio che ora andiamo a scuola." concluse lui cambiando discorso.
 
 
 
Le ore passavano a rilento e Maddison non stava prestando minimamente attenzione alla lezione di matematica. Il cortile della scuola visto da una finestra le sembrò molto più interessante in quel momento. Fissava i muretti dove solitamente erano pieni di studenti seduti a chiacchierare, fumare o altre volte a scambiarsi effusioni tra loro cosi volgarmente da non accorgersi di essere in un istituto scolastico, ma stranamente in quel momento vuoti. Fissava le foglie rossastre a terra spostarsi con il leggero venticello che si era alzato in quella giornata fredda.
 
Si perse nei suoi pensieri guardando un punto non definito del cortile. Ripensò al tragitto casa-scuola che ebbe fatto con Ashton, ripensò alla loro conversazione e alle loro risate. Ashton le era pure simpatico, rideva di gusto alle sue battute squallide quando al contrario, qualcun'altro avrebbe potuto pensare che fosse uno stupido e andarsene altrove.
 
Luke non uscì con loro quella mattina, rimase tutto il tempo in cucina con la porta chiusa fin quando lei ed Ashton non furono usciti di casa. Maddison ne dedusse che non sarebbe venuto a scuola ridotto in quel modo e questo la tranquillizzò molto.
 
Una figura nel bel mezzo del cortile la fece risvegliare da quello stato di trance. Sbattè un paio di volte le palpebre prima di mettere a fuoco la sagoma del ragazzo. Riconobbe la bandana rossa di Ashton che si era messo quella mattina fra i capelli e lo iniziò a guardare. Quando il biondo alzando lo sguardo si accorse di lei, sorrise e le fece un cenno con la mano come saluto. Maddison ricambiò il saluto con un sorriso e un cenno della testa. 
 
Successivamente lo vide gesticolare con le mani indicando davanti a lei e Maddison non poté fare altro che rivolgergli un'espressione confusa. "Che sta facendo?" si ritrovò a pensare, quando poi lo vide prendere il telefono dalla tasca dei jeans. Subito dopo sentì il suo telefono vibrarle nella tasca e controllando che il professore non la stesse guardando, lo estrasse dai pantaloni e ne vide un nuovo messaggio. 
 
"Invece di fissare me, non dovresti seguire la lezione? xx Ash."
 
Sorrise leggendolo e di nascosto cercò di rispondergli.
 
"E tu invece di essere in cortile, non dovresti essere in classe? xx Mad."
 
Riposò il telefono e si voltò di nuovo con lo sguardo fuori dalla finestra verso di lui. Lo vide intento a digitare sullo schermo del suo cellulare, quando poi una voce maschile piuttosto roca e grave la richiamò facendole voltare il viso di scatto.
 
"Signorina Harris, vedo che come sempre lei è interessata molto alle mie lezioni. Cosa stava guardando di così interessante fuori dalla finestra?" chiese con il viso pieno d'irritazione. Maddison lo fissò senza dire una parola. Non lo sopportava, proprio come non sopportava la professoressa di storia, suo padre e...Luke. "Ha intenzione di dire qualcosa?" continuò lui.
 
"Si. Ehm...posso andare in bagno?"
 
"Ma questo ora cosa c'entra?" chiese l'uomo assottigliando gli occhi. 
 
"Niente, ma ho bisogno del bagno." rispose lei in modo ovvio. Il professor Richard dopo aver sbuffato sonoramente acconsentì con un cenno della testa. Maddison non perse tempo ed uscì dalla classe prima che lui potesse cambiare idea.
 
Quando si chiuse la porta alle spalle, un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra. Rimase qualche secondo appoggiata con la schiena al muro di fianco alla classe ad osservare il corridoio completamente deserto. Solo due ore di scuola e già Maddison voleva buttare tutto per aria, non sopportava più nessuno in quella specie di prigione. A partire dai professori. 
 
Sentì di nuovo il telefono vibrare e lo estrasse nuovamente dalla tasca dei pantaloni. 
 
"No, oggi non ho proprio voglia di stare in classe. Di certo non sentiranno la mia mancanza. xx Ash"
 
Lesse il messaggio ma non gli rispose. Riposò il telefono.
 
Decise comunque di andare in bagno sebbene non dovesse farci nulla. Entrò e si posizionò davanti ad uno dei tanti specchi sopra i lavandini. Si alzò di poco la felpa e vide che la macchia sul fianco era ancora in bella vista, proprio come quella sul polso. Proprio in quel momento le raffiorarono alla mente le immagini di quando Luke le scoprì il livido divertendosi in un certo senso ad aumentarle il dolore fisico. 
 
Si coprì subito e cercò di scacciare via i ricordi della serata precedente. Si avviò verso l'uscita del bagno e spinse la porta, ma colpì in pieno qualcosa, o meglio, qualcuno. Appena uscita controllò preoccupata quale danno avesse combinato, e vide solo un ragazzo dai folti ricci massaggiarsi la testa mugugnando. Maddison si portò le mani alla bocca.
 
"Scusami. Davvero, scusami. Non sapevo fossi dietro la porta." disse dispiaciuta avvicinandosi al ragazzo. Quando il ragazzo alzò lo sguardo, incontrò quello mortificato di Maddison. Appena lei lo vide si fermò un secondo a fissarlo. "Ma tu...aspetta, tu sei quello che-"
 
"Maddison?"
 
"Si. Tu sei...mmh, Harry? Giusto?" chiese lei non ricordando precisamente quale fosse il suo nome, ma sperò di averlo azzeccato. Lo vide sorridere e annuire leggermente. "Comunque, mi dispiace. Sono un disastro." continuò lei.
 
"No, tranquilla. Mi ci voleva una botta in testa per schiarirmi le idee." disse lui sorridendo e continuando a massaggiarsi il punto dolente. Maddison gli rivolse una piccola risata per la frase appena detta, vedendolo poi scuotere i capelli e passarsi una mano nel ciuffo castano. "Non dovresti essere in classe?" le chiese lui.
 
"Potrei farti la stessa domanda." rispose lei di rimando sorridendogli gentilmente. 
 
"Ok, ok. Stavo raggiungendo dei miei amici sul retro della scuola, e tu?"
 
"Avevo bisogno di uscire da quella classe soffocante." disse per poi rilasciare un sospiro. Si scambiarono un'altro paio di sorrisi prima che Maddison dischiudesse di nuovo le labbra per parlare. "Beh...io ora torno in classe, così tu puoi ritornare liberamente dai tuoi amici senza perdere tempo con me." disse imbarazzata da quel silenzio.
 
"Ok, allora...ci si vede in giro." rispose il riccio. Dopo essersi salutati, Harry si incamminò verso il lato opposto della classe di Maddison, ma passandole affianco sentì cadergli dalla tasca della felpa qualcosa. Qualcosa che all'impatto con il pavimento del corridoio, causò un leggero rumore.
 
Maddison si girò immediatamente e prima che potesse raccoglierlo Harry, glielo raccolse lei. Si ritrovò tra le mani un piccolo contenitore arancione a forma di cilindro con il tappo bianco. Se lo passò tra le mani e rivolse uno sguardo al ragazzo.
 
"Ti è caduto, ehm..." si fermò a leggere sulla piccola etichetta di cosa si trattasse, e quando le saltò agli occhi la scritta 'Keta' sbarrò immediatamente gli occhi "...questo." continuò con tono di voce basso, poco udibile. Ad Harry era caduto dalla tasca un contenitore di pillole di ketamina e Maddison ne rimase sorpresa.
 
Harry glielo strappò dalle mani bruscamente e se lo infilò di nuovo in tasca. Guardò Maddison con sguardo serio per qualche secondo, per poi portare velocemente una mano sulla sua bocca e spingendola al muro affianco sempre in modo rude. Le si avvicinò appoggiandosi al suo corpo slanciato. Maddison tenne gli occhi sgranati spaventata, li aveva fissi in quelli verdi smeraldo del ragazzo davanti a lei.
 
"Tu non hai visto nulla, ok?" le disse digrignando i denti mantenendo uno sguardo minaccioso. Maddison si dimenò dalla sua stretta, ma era troppo forte. Anche più forte di quella che Luke esercitava ogni volta su di lei. La spinse di nuovo al muro sebbene fosse gia con la schiena al limite dello spazio. "Ok?" le richiese. Maddison come risposta riuscì ad mordergli la mano liberandosi così la bocca.
 
"Che fine ha fatto il ragazzo gentile di qualche secondo fa?" chiese lei assottigliando gli occhi e cercando di usare il tono più duro e coraggioso che avesse.
 
"Quando c'è di mezzo questa..." iniziò a dire per poi mostrarle il contenitore con le pillole di droga "...la gentilezza può anche andare a farsi fottere." 
 
"Ok, ma ora lasciami!" esclamò lei ricominciando a dimenarsi sotto la sua presa. Harry la inchiodò nuovamente al muro prima di continuare a parlare. 
 
"Senti, sei carina, simpatica e tutto quello che vuoi ma prova a dire a qualcuno di questa cosa e ti rovino questo bel visino, ci siamo intesi?" Queste parole gli uscirono sotto forma di minaccia mentre con il suo dito indice contornava il viso di Maddison. Lei tremò a quelle parole ma cercò ugualmente di rimanere calma. Solo in quel momento con quel tono brusco, Maddison trovò la voce di Harry familiare. Ebbe già sentito quella voce furiosa da qualche altra parte, ma non riuscì a collegarla a nessuno.
 
"Cos'è che vorresti fare, eh?" 
 
Entrambi sentirono una voce rimbombare nel corridoio pur non avendo utilizzato un tono di voce alto. Maddison si immobilizzò sul posto anche se non riuscì a scorgere la figura. Ad Harry uscì una piccola risata amara sentendo quella voce.
 
"Hemmings." disse solamente il riccio lasciando libero il corpo di Maddison e voltandosi verso di lui con aria divertita. Appena la visuale di Maddison si aprì del tutto, vide Luke appoggiato al muro sull'altro lato del corridoio con le braccia incrociate al petto e uno sguardo duro. Tante domande tempestavano la mente di Maddison: Cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere a casa? Luke conosce Harry? Tutte domande a cui non poteva trovare una risposta immediatamente. 
 
Luke le rivolse uno sguardo indecifrabile per poi riportarlo su Harry.
 
"Come mai da queste parti? Pensavo che a quest'ora tu ti trovassi in un letto d'ospedale o magari ancora a terra in quel vicolo." disse ghignando e a quelle parole Maddison non capì. Harry sapeva di quello che era successo a Luke?
 
All'improvviso le immagini di quando Luke le teneva stretta in quel bagno cercando di nascondersi da quei due ragazzi le piombarono davanti. Una delle due voci era così simile a quella di Harry. Maddison si sforzò di ricordarsi meglio il timbro della voce di uno dei due ragazzi, ma non ci riuscì.
 
"Mi spiace per te, ma ci vuole ben altro per tirarmi fuori dai giochi." rispose Luke rimanendo appoggiato al muro.
 
"Già, ho visto. Beh, sarà per la prossima volta." disse con lo stesso tono divertito. Proprio in quel momento Maddison si rese conto che uno dei due ragazzi era proprio Harry. Ne rimase scioccata malgrado non lo conoscesse bene.
 
"Non ci sarà una prossima volta, Styles."
 
"Questo lo dici tu." replicò Harry. Il ragazzo dai capelli ricci voltò lo sguardo verso Maddison e la osservò con quel ghigno bastardo stampato sul viso per poi rigirarsi verso il biondo. "È la tua ragazza? No, perché se lo fosse, sappi che non stavo scherzando. Se prova ad aprire bocca, io davvero le rovino quel bel visino che si ritrova."
 
Maddison si sentì a disagio per le parole di Harry, soprattutto per aver insinuato di essere la ragazza di Luke Hemmings.
 
Luke senza aspettare un secondo di più, si avvicinò a grandi passi ad Harry e dopo averlo afferrato dal colletto della felpa, lo sbattè contro il muro poco distante da dove si trovava Maddison. E mentre il viso di Luke sprizzava rabbia e furia da tutti i pori, il viso di Harry continuava a mantenere quell'aria divertita e questo dava maggiormente fastidio al biondo. 
 
E Maddison? Maddison si stava rendendo il più piccola possibile affianco al muro, mentre a piccoli passi indietreggiava preoccupata e spaventata da quella situazione.
 
"Pensi davvero che facendo così non avrà più paura di te?" chiese Harry spostando lo sguardo su di lei mentre rideva leggermente. Anche Luke voltò il viso verso Maddison e vide la sua espressione spaventata. La ragazza lo stava implorando con lo sguardo di smetterla e sperò che lo lasciasse stare.
 
Il biondo guardò poi dritto negli occhi di Harry.
 
"Sei un lurido bastardo." mormorò a denti stretti e dopo averlo spinto un'ultima volta al muro, si ritrovò a lasciare la presa su di lui. Harry stanco di quella situazione decise di andarsene, ma prima di farlo si avvicinò un'ultima volta all'orecchio di Luke.
 
"Hemmings, ascoltami bene. Tu farai pure paura ai professori, agli studenti e anche alla tua ragazza...ma, a me non fai ne caldo ne freddo." disse per poi allontanarsi. "Ci si vede in giro, Maddison." aggiunse camminando di spalle.
 
Maddison vedendo Harry allontanarsi tirò un sospiro di sollievo, sebbene ora si ritrovava nuovamente da sola con Luke. Ma in un certo senso l'aveva difesa, anche se non seppe esattamente se lo stesse facendo per lei o perché odiava il ragazzo che si ritrovava davanti.
 
Senza dire una parola, Maddison si voltò e iniziò ad avviarsi verso la sua classe. Probabilmente il professor Richard avrà pensato che Maddison fosse scomparsa, ma non sapeva che avesse avuto degli incontri ravvicinati con i due ragazzi più malati che le potessero capitare davanti.
 
La sua decisione di tornare in classe venne spezzata da una mano che la costrinse a fermarsi e a voltarsi pur non volendo farlo.
 
"Cosa ci facevi con quel coglione?" le ringhiò contro Luke, mentre la pazienza di Maddison stava scomparendo del tutto. Era stanca di essere trattata da tutti come la ragazza su cui sfogarsi. Era stanca.
 
"Devo tornare in classe." disse con tono distaccato e annoiato. 
 
"No! Tu non vai da nessuna parte se non mi rispondi!"
 
"Senti, l'ho visto tre volte in tutta la mia vita. Non lo conosco, e ora lasciami." rispose irritata. Con la mano libera afferrò quella di Luke che teneva saldo il suo braccio e gliela allontanò bruscamente. Si girò e si diresse verso la porta della sua classe. Ma Luke odiava quando cercava di scappare da lui, perché lui era fatto così: prendeva sempre tutto come una sfida. E lui non perdeva mai.
 
Agendo in modo più violento, si avvicinò a lei e da dietro le circondò la vita per poi alzarla. Maddison iniziò ad gridare pregandolo di lasciarla andare mentre scalciava contro di lui. Il biondo si avvicinò ad una porta e una volta aperta, Maddison poté notare che si trattasse di uno sgabuzzino piccolo che veniva utilizzato per tenerci il necessario dei bidelli dell'istituto. Era stretto e soffocante, pieno di scope e detersivi. Gli scaffali erano pieni di polvere come se qualcuno non entrasse li dentro da un infinità di anni. Per non parlare della piccola lampadina quasi fulminata.
 
Luke la posò a terra e si affrettò a chiudere la porta. Subito dopo la inchiodò all'unico piccolo spazio libero di muro che c'era li dentro e iniziò a fissarla ghignando.
 
"Visto che ti diverti a farmi arrabbiare, ok...ma ora facciamo un gioco. Il mio gioco." disse calcando sulla parola 'mio' e vedendo Maddison schiudere le labbra pronta a ribattere, aggiunse "Un gioco in cui tu sei obbligata a giocare." Le passò un dito sulla guancia in maniera lenta sentendo i brividi della sua pelle.
 
"Di co...di cosa stai parlando?" riuscì a chiedere in maniera titubante data tutta quella loro vicinanza.
 
"Farai tutto quello che ti dirò finché non deciderò io la fine del gioco, così non ci sarà più il rischio che tu mi faccia arrabbiare." le sussurrò a fior di labbra. Maddison sentì subito il calore crescerle sulle guance, come anche in tutto il resto del corpo. In quel momento la sua mente le parve annebbiata ripensando a come era finita l'ultima volta che stettero così vicini, ma quando riuscì a concentrarsi sulle parole del biondo appena dette riuscì a distogliere lo sguardo da lui furiosa.
 
"Cosa? No! Non sono un oggetto da manovrare come ti pare e piace." rispose spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo. Luke le si avvicinò ancora e poggiò le mani sul legno della porta affianco alla testa di Maddison ritornando a guardarla con sguardo truce. 
 
"E invece lo sarai. Sarai il mio oggetto e di nessun altro se non vuoi che la tua vita peggiori maggiormente a causa mia. E sai che posso farlo." disse velocemente con tono di minaccia. Maddison non rispose, perché in effetti sapeva che lui sarebbe stato capace di rivinarle la vita. L'aveva fatto fino ad ora, niente gli avrebbe impedito di fare peggio. "Brava, vedo che capisci. Allora oggi dopo scuola ti aspetto a casa mia."
 
"No, oggi dev-"
 
Lo sguardo truce di Luke non le fece continuare la frase, e la spinse a mormorare un flebile "Ok." a testa bassa. Luke sorrise soddisfatto subito dopo, e dopo aver riaperto la porta, uscì senza aggiungere altro.
 
Maddison rimase qualche minuto a pensare a tutto quello che le era successo da quando maledettamente aveva chiesto al professor Richard il permesso per uscire dalla classe. Si maledì da sola per averlo fatto, avrebbe preferito rimanere in classe se avesse saputo cosa si sarebbe dovuta aspettare una volta varcata la soglia di quella porta.
 
 
 
Quel lunedì fu terribile in tutti i sensi. Oltre a ripensare a tutto quello che successe quella mattina, stava pure morendo di sonno. Senza accorgersene si ritrovò con la testa appoggiata sugli avambracci che a loro volta erano appoggiati sul piano del banco. Non passarono nemmeno cinque minuti che sentì subito un gomito colpirle il fianco. Alzò di scatto la testa per poi girarsi verso Audrey.
 
"Riesci a stare attenta almeno ad una lezione oggi? Sei sempre distratta." le chiese retoricamente.
 
"Scusa, ma sono stanchissima." rispose lei trattenendosi uno sbadiglio. La sua testa si riappoggiò automaticamente sulle sue braccia, e Audrey prontamente le diede un colpetto sulla testa. Maddison sbuffò e portò lo sguardo fuori dalla finestra. 
 
Tutti gli studenti di classe voltarono lo sguardo sulla porta quando all'improvviso si aprì sbattendo con forza al muro affianco. Maddison non si scompose più di tanto e rimase a fissare fuori dalla finestra.
 
"Maddison, deve uscire dalla classe. Ora!"
 
Maddison sentendo quella voce conosciuta e soprattutto sentendo il suo nome, sgranò gli occhi e girò di scatto la testa verso la voce maschile. Appena ebbe sulla visuale la porta, vide i capelli dalle punte bluastre di Michael. Quest'ultimo le stava riservando uno sguardo tremendo. Uno sguardo di fuoco.
 
"Che cosa hai combinato, Mad?" le sussurrò all'orecchio Audrey. 
 
"Nulla...credo." rispose insicura continuando a fissare quegli occhi chiarissimi pieni di odio. La professoressa sbattè i pugni sul banco alzandosi in piedi e si mise a fissare il ragazzo.
 
"Clifford! Le sembra il modo di entrare in una classe?" gli sbraitò contro, ma Michael rimase impassibile alle urla e non distolse lo sguardo. In quel momento ebbe paura di quel ragazzo e dei suoi occhi.
 
"Maddison, esci!" continuò lui ignorando la donna. Maddison non si mosse di un centimetro.
 
"Mi spiace per lei, ma la signorina Harris non può uscire dalla classe." disse la donna in modo più calmo mentre si risiedeva alla cattedra. Michael perse le staffe e si avvicinò al banco di Maddison, sbattè le mani sopra il piano facendola spaventare e lei si ritrovò a mandare la saliva giù a vuoto.
 
"Devi venire. È urgente." le mormorò trafiggendola nello sguardo.
 
"E ora che faccio?" si ritrovò a pensare. Quella stupida domanda che si faceva ogni volta che la sua mente era contrariata alla decisione della sua coscienza. 
 
Avrebbe sempre vinto la coscienza.



Spazio autrice:
ciao a tutte, vi lascio qui l'undicesimo capitolo che spero vi piaccia. Vado di fretta e mia madre mi sta urlando dietro di muovermi, quindi...quindi faccio in fretta ahahaha lho gia detto, ma non importa. Allora ringrazio sempre tutte per seguire e leggere la mia storia...e ringrazio pure le ragazze che recensiscono. Siete splendide. Mmh...ah si, il capitolo l'ho riletto di fretta, quindi ci saranno di sicuro degli errori, ma li correggero tutti sta sera, tranquille :) volevo per forza postarvelo e quindi lho fatto ahah e...scrivendo di fretta non riesco a pensare...ah si, magari questa pubblicità non è delle migliori però volevo lasciarvi qui il nome (poi magari metto il link haha) della storia si una mia carissima amica "Life is like a movie, but horror." (di HZLNL_1D). È una storia con protagonista ashton ed è molto bella, vi consiglio di leggerla :). GGià che ci sono e poi giuro che devo scappare ahahha...vi lascio il nome (poi magari metto il link ahaha) della mia storia su harry styles, su wattpad. Si chiama "Learning lessons" ed è proprio all'inizio (prologo e primo capitolo), ma mi piacerebbe se passaste a leggerla e magari farmi sapere cosa ne pensate. Per favore *occhi dolci* ahahahah. Comunque spero di sentirvi in tante in questo capitolo, proprio come in quelli precedenti. Grazie mille ancora, sei fantastiche. Ora scappo ahahhaha
ciaoo xx :) Gio

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Capitolo 12
*** Questions ***


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QUESTIONS
 
 
Notò immediatamente il corpo slanciato e in forma del ragazzo muoversi a gran passi davanti a lei lungo il corridoio. Jeans neri fasciavano alla perfezione le sue gambe magre, una canottiera dello stesso colore ricadeva sui suoi fianchi ricoprendone la pelle chiara. Ai piedi portava i suoi soliti anfibi neri con le punte consumate. Quel ragazzo, secondo Maddison, possedeva una personalità particolare e piuttosto strana, a partire dai suoi capelli tinti di un azzurro acceso che in quel momento spiccavano tra quelle pareti grigio pallido anch'esse consumate e spettatrici di risse o di effusioni da parte degli studenti. 
 
In un certo senso invidiava la sua sicurezza nell'andare in giro con quel suo stile tutto suo, senza soffermarsi sui giudizi degli altri. Anche perché come ebbe ben capito Maddison, se qualcuno avesse provato a dirgli qualcosa o a procuragli fastidio, lui sarebbe stato in grado di zittire quel qualcuno a modo suo. Un modo alquanto doloroso e...permanente.
 
Ancora non riusciva a capire come Michael fosse riuscito a convincere la professoressa a farla uscire dalla classe. Erano bastate quattro parole sussurate all'orecchio della donna per farle spalancare gli occhi sconvolta e decidere di farla andare con lui. Parole che rimasero sconosciute agli studenti curiosi che cercarono di sforzare l'udito per captare qualsiasi suono proveniente dal ragazzo. Parole che rimasero sconosciute anche a Maddison. 
 
Stava cercando in tutti i modi di tenere il suo passo. Poteva notare anche con quale prepotenza e rabbia si muoveva verso la fine del corridoio. Quando Maddison lo vide dirigersi verso l'uscita dell'edificio invece che nell'ala sinistra della scuola, si fermò in mezzo al corridoio.
 
"Io non ho intenzione di uscire dalla scuola." disse decisa alzando leggermente la voce per farsi sentire. Michael si fermò voltandosi poi in sua direzione. Ricominciò a camminare con passo spedito verso di lei e Maddison non poté far altro che preoccuparsi della sua reazione.
 
"Ascoltami bene." le afferrò il mento tenendola ferma. "Tu ora ti muovi e porti il tuo culo fuori da questa scuola, ok? Muoviti!" disse duramente stringendo i denti. Sentì la presa sul suo mento allentarsi gradualmente fino a scomparire del tutto.
 
Odiava sentirsi sottomessa dagli altri, ma in quest'ultimo periodo stava capitando molto spesso. Troppo spesso. Proprio come in quel momento che non osò ribattere davanti a quegli occhi di ghiaccio.
 
"Dovresti essere felice di vedere Luke, no?" le chiese lui sarcasticamente mostrando un ghigno divertito. Maddison si mosse all'indietro concentrandosi sulle sue parole.
 
"Tu mi stai portando da Luke? Mi hai fatta uscire dall'aula per lui?" chiese sconvolta senza nascondere quella lieve nota di paura che trapelava dalle sue parole. "Io non voglio averci nulla a che fare. Me ne ritorno in classe!" E così facendo si voltò velocemente dirigendosi verso la porta della sua classe. Una mano la fece girare rudemente. Maddison non fece in tempo a vedere il viso di Michael, che lui subito si abbassò davanti a lei per circondarle le ginocchia e sollevarla. Posò il corpo della ragazza sulla sua spalla sentendone la leggera pressione e percependo le costole di Maddison premergli contro. Si disinteressò della scomodità di quel momento proprio come si stava disinteressando delle urla di Maddison.
 
"Tu verrai con me, che ti piaccia oppure no." disse con tono neutro incamminandosi verso le vetrate d'uscita della scuola.
 
"Lasciami! Ho i piedi per camminare!"
 
"In questo modo risparmiamo tempo. E ora sta' zitta!" replicò lui pizzicandole le pelle della coscia posteriore, appena sotto il sedere. Maddison sussultò a quel gesto e dovette stringere la maglia del ragazzo per non cadere.
 
Michael continuò per la sua strada fuori da scuola, mentre Maddison si continuava a dimenare chiedendosi in che guaio si stesse cacciando. Lo vide uscire dal cancello dell'istituto e un velo di preoccupazione comparve sul suo viso. 
 
Michael aumentò la stretta alle sue ginocchia e con essa aumentò anche il ritmo dei suoi passi. Man mano che si avvicinavano al luogo a lei sconosciuto, Maddison iniziò ad udire delle urla di incitamento, urla di rabbia e anche urla contrariate diventare sempre più chiare al suo udito.
 
Il ragazzo continuò a camminare non prestando attenzione alle domande che le stava ponendo di continuo la ragazza. Preferiva ignorarla, arrivare lì il prima possibile e magari avrebbe persino preferito subirsi una sfuriata da parte di Luke per averla portata da lui in quel momento, ma lui voleva che Maddison fosse al corrente di quello che stava succedendo a causa sua. Perché Michael era testardo. Lui non aveva pietà per nessuno, si divertita a far sentire in colpa le persone, proprio come voleva fare con Maddison.
 
Per certi aspetti lui era anche peggio di Luke, ma ormai tutti denominavano il biondo come punto di riferimento del gruppo, come punto centrale, come il più crudele e spietato degli altri. Non era vero più di tanto. Sia Ashton, sia Calum così come anche Michael avevano voce in capitolo nel loro gruppo. Non si facevano sottomettere da lui. Ma la gente la pensava diversamente e quando si creavano un'idea su una determinata persona, quella rimaneva fissa come un chiodo nelle loro teste.
 
"Hey, sto parlando con te! Mi vuoi dire dove diavolo mi stai portando? Cosa sono tutte queste grida?" chiese lei per l'ennesima volta e stavolta accompagnando la domanda con un pugno alla schiena del ragazzo. Michael non ne sentì il dolore e prima che potesse risentire la stessa domanda per la centesima volta, riportò la ragazza con i piedi per terra.
 
Maddison si guardò attorno e qualcosa di familiare scattò subito ai suoi occhi. 
 
"Io ci sono già stata qui." mormorò a se stessa ricevendone in cambio uno sguardo ovvio da parte del ragazzo.
 
"Qui è dove ti sei trovata per la prima volta faccia a faccia con la rabbia di Hemmings. Non ricordi?" Michael la guardò stranito alzando un sopracciglio. Subito delle immagini confuse iniziarono a passarle davanti agli occhi: lei che cammina a testa bassa per le vie della città, le risate di alcuni ragazzi, il vicolo poco illuminato. E poi un dolore lancinante alla schiena, la sua voce. Quegli occhi così freddi e quelle mani così calde strette alle sue braccia. Tutto. In quel piccolo momento ricordò tutti i minimi dettagli di quel maledetto giorno.
 
Non si accorse di aver chiuso gli occhi ai ricordi e li riaprì solamente quando Michael la spinse leggermente in direzione del vicolo dove vi erano schiamazzi sparsi sul fondo. Maddison vide diverse persone riunite in un cerchio ammassato e scomposto urlare per l'intrattenimento che si stava tenendo in quel momento. La curiosità si impossessò di lei costringendola ad avanzare nel vicolo con l'intenzione di capire cosa stesse succedendo. E quando capì che al centro della massa di persone, due ragazzi se le stavano dando di santa ragione, si avvicinò fino a scorgere un ciuffo biondo nel mezzo.
 
"Hai visto che sta succedendo per colpa tua? Luke ora se la deve vedere con quel bastardo di Styles. Tutto questo perché ti intrometti in cose che non ti riguardano!" sussurrò Michael al suo orecchio appoggiandosi da dietro al corpo della ragazza. Si sentì immediatamente il cuore in gola. Lei sapeva di non avere colpe per quello che stava succedendo proprio in quel vicolo davanti ai suoi occhi, ma la preoccupazione prese il sopravvento e i suoi piedi si mossero senza il suo permesso in direzione di quei ragazzi. Michael non provò nemmeno a fermarla, era quello che voleva. Voleva che capisse veramente con i suoi occhi cosa stesse succedendo.
 
Sebbene avesse varie persone che le si muovevano davanti cercando una visuale migliore sulla rissa, riuscì a scorgere appena il viso di Luke. E da quel piccolo spiraglio tra le braccia di due ragazzi molto più alti di lei, riuscì a scorgere quanto fosse cupo di rabbia e furia repressa.
 
Cercò di aprirsi la visuale un minimo quanto bastava per vedere che di fronte a Luke ci fosse Harry. Al contrario di qualche ora fa, non aveva più in viso quell'aria divertita da stronzo, ma bensì anche lui stava mostrando la parte più terribile di se. Tramite sguardi e soprattutto tramite violenza fisica.
 
Maddison non fece in tempo a chiudere gli occhi; il pugno che avrebbe preferito non vedere si scagliò sulla mascella di Luke. Il viso del biondo si girò verso destra per la botta, ma si riprese subito avvicinandosi al riccio per poi sferrargli un gancio destro dritto nello stomaco che portarono il suo avversario a chinarsi leggermente in avanti per il dolore.
 
Era disgustoso il modo in cui la gente intorno si divertisse a fare il tifo per uno o per l'altro. 
 
E quando la spinsero in avanti andando a finire addosso ai due spilungoni, si accorse che entrambi non persero tempo a girarsi verso di lei e incenerirla con lo sguardo.
 
"Hey, bella. Non sono cose adatte a te, quindi non spingere!"
 
Si comportavano tutti come se stettero assistendo ad un incontro di boxe, e Maddison non riusciva proprio a comprendere quel loro divertimento ed entusiasmo. Nonostante questo, l'ingenuità di Maddison la costrinse a non rispondere. Si ritirò indietro per poi guardarsi intorno e poco distante da lei intravide una testa color biondo scuro con indosso una bandana rossa. Ashton. Lo vide spingere in avanti per raggiungere l'amico al centro del cerchio. Questa era la sua intenzione prima di voltare lo sguardo e puntare i suoi occhi quasi dorati in quelli castani della ragazza. Li strabuzzò pensando d'aver visto male, ma no. Era proprio lei. Ashton cambiò subito direzione spingendo la gente per raggiungerla.
 
"Maddison? Cosa ci fai qui?" le chiese lui con una nota dura ma allo stesso tempo preoccupata nella voce. Lei non gli rispose e riportò lo sguardo su Luke che in quel preciso istante era occupato ad incassare un doloroso pugno al fianco. "Va' via da qui!"
 
"Ashton, che sta succedendo?" chiese lei presa dal panico ignorando le ultime quattro parole del biondino. E senza aspettare una risposta dal ragazzo, Maddison cercò di farsi spazio per avanzare più in avanti. Si sentì tirare all'indietro per poi ritrovarsi faccia a faccia con lui.
 
"Dico davvero. Devi andare via da qui. Non è sicuro." le disse in modo calmo, sperando con tutto se stesso che l'avrebbe ascoltato. Ma Maddison era nata testarda, molto più di chiunque altro, e per questo motivo ignorò nuovamente le sue parole per ricominciare a spingere, facendosi spazio tra i due ragazzi che le bloccavano la visuale. Non fece caso a tutti gli insulti che ricevette dalle persone che oltrepassava, e con qualche difficoltà riuscì ad arrivare alle spalle di Luke in tempo per vederlo restituire al riccio il pugno alla mascella.
 
Harry era troppo concentrato su Luke per accorgersi che alle spalle del suo avversario ci fosse lei. Luke si avventò su di lui afferrandogli la maglia bianca in un pugno e scaricando la forza su di lui con la mano opposta.
 
Osservando con quanta ferocia Luke si stesse battendo, Maddison sobbalzò facendo un passo all'indietro. Ripensò a quando poche ore prima Luke fece allontanare Harry da lei, in corridoio, e una stupida idea le venne in mente. Avrebbe voluto ricambiare il favore. Così, mascherando tutta la paura si avvicinò a Luke e gli circondò le spalle da dietro cercando di placarlo, mentre la testa riccia di Harry rimase china verso il basso cercando di percepire meno dolore possibile da quei pugni all'addome. 
 
Maddison cercó di tenerlo fermo in tutti i modi possibili e nel frattempo di allontanarlo, mentre dalla folla udiva dei "Maddison, allontanati!" da due voci diverse ben distinte: Ashton e Calum. 
 
Luke non sembrava nemmeno sentire la pressione delle braccia esili di Maddison sul suo petto. Non sapeva in quel momento di chi si trattasse esattamente, l'unica cosa che sapeva era che odiava essere fermato o bloccato da qualcuno, odiava che qualcuno invadesse il suo spazio, senza il suo permesso. La reazione del biondo fu imminente e una gomitata all'indietro prese in pieno lo stomaco di Maddison. Lei si allontanò portandosi le mani sul punto dolente e un senso di pericolo e di paura percepì al suo interno.
 
Vide Harry alzare il viso ma distolse lo sguardo gelido dal biondo per poi spostarlo oltre le sue spalle e notare Maddison con delle smorfie di dolore in viso. Subito un sorrisetto compiaciuto comparve sulle sue labbra.
 
"Ehi, Luke. Hai visto chi c'è? C'è la tua ragazza!" disse lui per poi seguire la frase con una piccola risata, mentre una piccola goccia di sangue ricadeva dal suo labbro inferiore. Luke aggrottò le sopracciglia non capendo di cosa stesse parlando. E quando voltò lo sguardo all'indietro, la vide. Lasciò subito Harry per avvicinarsi a Maddison con uno sguardo nero di rabbia.
 
"Maddison, che cazzo ci fai qui?" sbottò afferrandole un braccio. Maddison mugugnò leggermente per lo spavento.
 
"Mi ha...mi ha portata Michael."
 
"Michael? Quel rincogl...Maddison, vattene!" disse lui tagliando corto ed evitando così di insultare il suo amico per poi ritornare da Harry. Subito dopo vide il biondo ricevere una dolorosa botta allo stomaco, proprio come Maddison la ricevette prima da lui.
 
"Sai, Hemmings. Forse dovresti tenerla un po' a bada. È troppo ficcanaso!" disse Harry avvicinandosi al viso di Luke. 
 
"Sta' zitto!" Replicò.
 
Maddison assistette, ma questo non durò più di molto. Si riavvicinò a loro cercando di separarli. Faceva pressione sulle loro braccia per allontanarli l'uno dall'altro.
 
"Maledizione, Maddison! Mi sembra di averti già detto che devi fare quello che ti dico! Vattene!" sbraitò Luke spingendola il più lontano possibile.
 
Maddison notò nella folla le espressioni preoccupate e allarmate delle persone come se fossero spaventate da chissà cosa, e lei non ne capì il motivo. Fino a un minuto fa esultavano per la rissa e ora stavano cercando di allontanarsi il prima possibile da li. 
 
In mezzo alla grande quantità di sagome che si muovevano intravide Ashton cercare di avanzare dalla loro parte, con scarsi risultati.
 
"Luke!" urlò il ragazzo dalla bandana rossa in direzione dell'amico bloccato dalle braccia di Harry. I due ragazzi si girarono verso la voce. "Gli agenti locali!" continuò lui a voce alta indicando dietro di loro in fondo al vicolo. Entrambi voltarono lo sguardo dall'altra parte per poi accorgersi che diversi corpi della polizia addetti alle sicurezza pubblica si stavano dirigendo nella loro direzione. "Luke, vattene da qui! Porta via anche Maddison!" 
 
Uno strano ma leggero senso di panico scorse nelle vene di Luke. Brutte esperienze con quegli omoni gli passarono davanti agli occhi, immagini che scacciò subito via. Lasciò perdere Harry per avvicinarsi a Maddison. La guardò negli occhi qualche secondo leggendone dentro paura mista a confusione.
 
"Corri." Sussurrò davanti al suo viso. Fece scivolare la sua mano in quella piccola di lei e la vide abbassare lo sguardo verso esse. Non le diede tempo di fare o dire nulla che subito iniziò a correre con lei al suo fianco. 
 
Adrenalina. Adrenalina pura sentirono ribollire nel loro sangue. Correvano insieme verso l'uscita di quel vicolo, verso la tranquillità, cercando di uscire da tutto quel caos. Maddison sentiva la mano bruciare al contatto con quella del ragazzo al suo fianco. I loro piedi si muovevano velocemente non facendo conto alla stanchezza.
 
Luke aguzzò lo sguardo notando una rientranza non molto larga alla loro sinistra. Con uno scatto veloce si infilò nella piccola via strattonando involontariamente Maddison dalla sua parte, per poi sentire il corpo rilassarsi. Non li avrebbero visti li.
 
Il biondo lasciò la mano della ragazza appoggiandosi con la schiena al muro e chiudendo gli occhi per riprendere il fiato perso, mentre Maddison si appoggiò sulle proprie ginocchia con i palmi delle mani chinandosi leggermente in avanti.
 
"Cosa sta...cosa sta succedendo?" Chiese lei affaticata dalla corsa. Alzò lo sguardo verso di lui aspettando una risposta.
 
"Mi hai disubbidito." disse lui ignorando la sua domanda. "Forse non ti sono ben chiare le regole del gioco." Luke abbassò lo sguardo verso di lei guardandola in modo serio. Lei si rimise con la schiena dritta in piedi.
 
"Non puoi davvero pretendere che io faccia tutto quello che vuoi." rispose lei ingenuamente. Luke avanzò verso di lei fino ad inchiodarla al muro e lentamente portò le mani al fianco della sua testa, percependo la superficie fredda e ruvida.
 
"Io posso pretendere questo e molto altro da te. Non disubbidirmi più." le mormorò e senza accorgersene lo sguardo di Maddison ricadde sul movimento delle sue labbra. Ma quando lo rialzò sui suoi occhi, fece uno strano sussulto ricordandosi di quando quegli occhi popolavano i suoi incubi, quando le proibivano di dormire. Sapeva cosa stesse per accadere e sapeva anche che non sarebbe stata in grado di controllarlo. Il suo respiro divenne pesante, così pesante da sentirsi il petto troppo stretto. Luke la guardò confuso.
 
"Hey, stai bene?" chiese notando i suoi respiri pieni. Maddison sentiva che più respirava a pieno e più i suoi polmoni non si riempivano d'aria. Scosse la testa sentendosela girare all'improvviso.
 
"Maddison?"
 
Luke si allontanò leggermente da lei per lasciarle spazio e lei fece scivolare la schiena fino a ritrovarsi seduta a terra mentre cercava di togliersi l'immagine di quegli occhi dalla testa. 
 
"Ho bisogno di..." disse lei combattendo contro il suo respiro.
 
"Di cosa?"
 
"Delle...mie gocce." mormorò a bassa voce, in maniera poco udibile. Iniziò ad percepire la vista sfocata. La testa le girava eccessivamente e il respiro rendeva il tutto più difficile.
 
Luke si abbassò alla sua altezza afferrandole il viso in maniera delicata, cercando in qualche modo un contatto con i suoi occhi.
 
"Cosa? Quali gocce?" 
 
Non riuscì più a reggere quel momento. E come se fosse appena stata strappata dal mondo, chiuse gli occhi debolmente udendo solo le ultime imprecazioni da parte del biondo.
 
"Cazzo!"
 
 
'Se riesci a sognare, puoi toccare il cielo con le mani planando verso l'infinito'
 
Questo si sentiva dire da sua madre quando era piccola. Ogni volta che doveva addormentarsi e sua madre era accanto a lei sotto le coperte, le ripeteva che le persone che sognavano la propria vita sarebbero andate avanti con il tempo portando con se speranza e positività. Ma Maddison con il passare del tempo aveva solo capito che i sogni erano illusioni e che le illusioni erano solo delusioni. Le delusioni della vita. La vita di Maddison era una vera e propria delusione. Non c'era notte che gli incubi non popolavano la sua testa. Non aveva bei sogni da anni, e ci stava quasi facendo l'abitudine.
 
In quel momento non stava ne sognando, ne altro. Si sentiva fuori dal mondo poggiata su una superficie morbida. Percepiva qualcosa di fresco sulla sua fronte e lentamente il buio dei suoi occhi stava dando spazio alla luce, fino a ritornare del tutto alla realtà e notare i raggi di luce entrare da una finestra e posarsi sul suo viso. Lentamente spostò la testa guardandosi intorno. Non era la sua camera. Si accorse di essere su un letto in una camera sconosciuta. Anche se tanto sconosciuta non era. 
 
Sussultò quando capì a chi appartenesse.
 
"Non agitarti. Devi stare tranquilla."
 
Una voce senza emozioni riecheggiò tra quelle quattro pareti. Maddison fece vagare lo sguardo in direzione di quelle parole per poi vedere una figura seduta di spalle alla fine del letto.
 
Si tirò su, seduta su quella superficie morbida incrociando le gambe dopo aver tolto il fazzoletto di stoffa bagnato dalla fronte. E iniziò ad osservare il ragazzo. I raggi che penetravano dalla finestra illuminavano il profilo di Luke: capelli arruffati, schiena coperta solo dalla luce, le sue braccia muscolose tracciate da qualche livido poco visibile. Era davvero un bel ragazzo. "Peccato per il carattere." pensò lei.
 
"Dovresti restare distesa." continuò lui con lo stesso tono di voce rimanendo di spalle.
 
"Perché mi hai portata qui?" chiese lei lievemente non ascoltandolo. Lo vide alzarsi dal letto facendo leva con le mani sulle sue ginocchia e dirigersi verso la finestra.
 
"Mi sarei aspettato un grazie, ma fa' lo stesso." disse prendendo il pacchetto di sigarette dal davanzale della finestra per poi estrarne una e poggiarla tra le labbra. Ormai Maddison si era abituata a vederlo con una di quelle sue solite Marlboro tra le labbra sottili, e il modo in cui aspirava dal filtro lo trovava particolarmente attraente.
 
"Luke." lo chiamò lei ricevendo un verso da parte del biondo per continuare. "Perché fumi?"
 
Luke non distolse lo sguardo dalla strada fuori dalla finestra e dopo aver fatto l'ennesimo tiro, prese a parlare. "Ricordi cosa ti ho detto in macchina, quel giorno?"
 
La mente di Maddison ritornò indietro a quel giorno, a quando si ritrovarono entrambi nell'auto di Luke diretti verso il locale dall'insegna viola, e con qualche difficoltà si ricordò cosa le disse.
 
"Si, che il fumo uccide, ma ora cosa c'entra?"
 
"Esatto. Il fumo uccide...lentamente." rispose lui con sguardo perso davanti a se, mentre Maddison non riuscì a seguire il suo discorso. "Ed è proprio quello che sto facendo io. Sto morendo lentamente." mormorò a se stesso con tono basso.
 
Quelle parole arrivarono confuse e non udibili all'orecchio di Maddison. Rimase con un'espressione accigliata. Decise di alzarsi dal letto e di avvicinarsi al biondo lentamente.
 
"Forse dovresti smettere." prese parola lei afferrando il pacchetto di Marlboro. Luke le afferrò subito il polso senza stringere troppo. Lei alzò lo sguardo incontrando quello contrariato del biondo.
 
"Posso farti una domanda?" le chiese lui riprendendosi il pacchetto.
 
"Solo se dopo posso fartene una io."
 
"Ok. Nel vicolo, ti sei sentita male. Perché?" riprese a parlare lui facendo poi un'altro tiro dalla sigaretta. Maddison abbassò lo sguardo, non aveva mai detto a nessuno dei suoi attacchi d'ansia, di panico. Ma ci rifletté sopra e arrivò alla conclusione che parlare non le avrebbe creato nessun problema.
 
"Mi capita a volte. Quando la tensione è alta, il mio corpo e la mia mente reagiscono eccessivamente in modo negativo. Per calmarmi uso delle gocce che ho a casa. Tutto qui." Spiegò lei.
 
"Ecco di che gocce parlavi." disse per poi spegnere la sigaretta e lasciarla cadere dalla finestra. Si voltò e si andò a sedere al lato del letto. Maddison lo seguì con lo sguardo per poi notare la mano di Luke picchiettare sulle coperte di fianco a lui. Lei si avvicinò e titubante si sedette.
 
"La tua domanda?"
 
"Mmh, si...cosa stava succedendo con Harry in quel vicolo?"
 
A quella domanda il viso di Luke si rabbuiò improvvisamente e si lasciò andare all'indietro sulle coperte. Il suo corpo, la sua pelle chiara spiccava tra quelle coperte scure. Pareva proprio che il colore scuro di quelle coperte rispecchiassero a pieno l'oscurità che circondava le mura costruite da Luke attorno a se.
 
"Maddison, non intrometterti in cose più grandi di te."
 
"Io non voglio intromettermi, voglio solo sapere." Replicò lei girando il busto verso di lui. Lo sguardo di Luke era fisso sul soffitto, aveva le mani sotto la testa, e il suo sguardo mostrava tutto tranne che sicurezza.
 
"In questo caso anche solo sapere ti creerebbe guai. Preferirei che ne restassi fuori."
 
Era rimasta sorpresa dal modo in cui lui si stesse esprimendo con lei. Da quando aveva aperto gli occhi in quella camera, ebbe notato il tono diverso del biondo. Era stranamente tranquillo. A Maddison questo non dispiaceva affatto, ma le parve lo stesso strano.
 
"Guai? Di che guai parli? Harry?"
 
"Ma tu fai sempre tutte queste domande?"
 
Si voltò in avanti nascondendo l'angolo sinistro della sua bocca sollevato leggermente in un mezzo sorriso. Il primo che ebbe mai fatto in presenza di Luke da quando lo aveva conosciuto. 
 
Si sentì sfiorare le dita della sua mano appoggiata sul letto e abbassò lentamente lo sguardo notando la mano del biondo cercare di afferrare la sua. Alzò il viso quanto bastava per incontrare gli occhi di Luke. Il biondo stava scrutando ogni reazione di Maddison e quando riuscì ad afferrare bene la sua mano, l'attirò a se facendola sdraiare. Erano entrambi ora con lo sguardo fisso sul soffitto, con le mani lungo i fianchi e le menti piene di parole e pensieri inespressi.
 
"Da oggi starai lontana da Harry. E cerca di non disubbidirmi questa volta." disse lui rompendo il silenzio che si era creato. Maddison non rispose, si limitò solamente ad un verso d'affermazione. Era inutile discutere sul da farsi, perché Luke non avrebbe mai cambiato le regole del suo gioco. Sarebbe stato solo un spreco di fiato. Decise di accontentarlo, perché Maddison avrebbe avuto già intenzione di non incontrarlo piu ad Harry. "C'è qualcuno che varrebbe davvero la pena frequentare da queste parti?" si chiese lei mentalmente.
 
Silenzio. Nessuna parola, nessun rumore in seguito. Ormai era diventato assordante quel silenzio. Era comunque strano stare in compagnia di Luke senza subire qualsiasi suo tipo di violenza. Era strano sentire il suo silenzio. Non portava mai nulla di buono.
 
I pensieri di Maddison si fermarono quando videro Luke girarsi verso di lei, mantenendosi leggermente alzato con il gomito. La stava fissando intensamente. Non riusciva a capirla, era così ingenua, così diversa. Maddison si sentì in un certo senso, quasi in imbarazzo da quello sguardo fisso nel suo. Avrebbe imparato a reggere il confronto con quei occhi, ma non quel giorno. E come non detto, abbassò lo sguardo, perdendosi ad ammirare l'addome scoperto del biondo.
 
Luke portò la sua mano sotto il mento di Maddison, alzandoglielo lentamente e facendo scontrare nuovamente i loro sguardi pieni di personalità opposte. 
 
Successivamente la mano del biondo si spostò sulla sua felpa, all'altezza della pancia. Afferrò il tessuto e lentamente ne stava scoprendo la pelle bianca latte della ragazza. Maddison si stava facendo prendere dall'imbarazzo e portò subito una mano su quella di Luke per fermare qualunque fosse stata la sua intenzione. Ne ricevette in cambio uno sguardo assassino da parte sua e fu costretta a sollevare la mano e posarla lungo il suo fianco.
 
Luke alzò la felpa quanto bastava per scoprire lo stomaco e con le dita iniziò a tracciare la sua pelle in maniera delicata. Maddison sentì dei brividi a quella sensazione.
 
"Ti ho fatto tanto male?" chiese lui muovendo il dito indice sul suo stomaco. Lei capì che si stesse riferendo alla gomitata ricevuta durante la rissa con Harry e abbassò lo sguardo su di esso.
 
"Si, ma...ora non fa molto male." rispose lei titubante. Mostrare anche una piccola parte del suo corpo a Luke non le piaceva molto come idea. Non apprezzava molto il suo corpo, ma non se ne faceva un dramma. Non le interessava più di tanto, ma mostrarlo a Luke non era nella lista delle cose che avrebbe voluto fare.
 
Sentendo quella risposta le riabbassò la felpa così che il respiro di Maddison poté tornare normale. Le accarezzò il viso sentendo la sua pelle fredda. La reazione di Maddison non fu tra le migliori.
 
"Stai tremando?"
 
La voce di Luke sembrò divertita. Gli piaceva come reagiva il corpo di Maddison al suo tocco e così facendo, un'ondata di imbarazzo pervase l'intera pelle della ragazza. Luke iniziò ad accarezzarle la guancia con il pollice e vedendola così vicina a lui, sentì il bisogno di scaricare tutta la tensione accumulata quella mattina e soprattutto aveva il bisogno di risentire quelle labbra morbide sulle sue.
 
Lentamente avvicinò il suo viso a quello di Maddison. Lei sapeva quali fossero le sue intenzioni, ma non ne sentì la necessità di tirarsi indietro, non in quel momento.
 
Il battito del suo cuore aumentò progressivamente. Più lui si avvicinava e più il suo battito aumentava. Ormai c'era solo un centimetro a dividerli e proprio quando i loro occhi erano chiusi e le loro labbra erano pronte a parlare a modo loro, la suoneria si un telefono riecheggiò nella stanza.
 
Le loro labbra ebbero avuto solo il tempo di sfiorarsi, nient'altro. Maddison sentì il lamento gutturale da parte del biondo che si allontanò di poco. Sbuffò sonoramente e si alzò dal letto raggiungendo il suo telefono poggiato sulla scrivania. 
 
Maddison si sentì più a disagio di prima pensando a quello che stava facendo. Si alzò mettendosi seduta e involontariamente si mise ad ascoltare la conversazione a telefono di Luke.
 
"Che vuoi, Ash?" rispose lui bruscamente rigirando si tra le mani una maglia nera.
 
"Ashton." pensò lei. Si chiese dove fosse in quel momento e se fosse riuscito ad andarsene in tempo da quel vicolo. Voleva sapere di più di tutta quella storia, ma Luke teneva tutto per se e sarebbe stato più difficile del previsto.
 
"Si, stiamo bene." continuò con voce annoiata. "Senti, Ashton, ho da fare. Ciao." lo liquidò così per poi riattaccare e poggiare di nuovo il telefono sul piano in legno. Maddison lo guardò un po' delusa dal tono che usò. Sapeva che Ashton si stesse sforzando per riavere l'amico di cinque anni fa, e lei poté immaginare come ci fosse rimasto dopo quelle risposte brusche da parte del biondo.
 
"Perché lo tratti così?" I pensieri di Maddison fuoriuscirono sotto forma di domanda. Luke si girò verso di lei guardandola accigliato rispondendo con un "Chi?"
 
"Ashton. Sono sicura che lui darebbe la vita per te, ma a te non sembra interessare."
 
Ed ecco che il suo sguardo buio stava riemergendo di nuovo. Luke odiava quando qualcuno gli parlava in quel modo, quando qualcuno credeva di sapere tutto su di lui, quando qualcuno si azzardava a fargli un predica. Lui odiava tutto questo.
 
"Non è così."
 
"Beh, però sembra." replicò lei con tono calmo. Maddison non aveva mai imparato a tacere quando serviva. Continuava, continuava fin quando non si accorgeva da se, che se non avesse parlato sarebbe stato meglio.
 
"Tu non mi conosci. Non sai come sono fatto, quindi ti pregherei di tacere." disse lui cercando di contenere la rabbia. "Anzi, forse è meglio che tu vada via. Ora."
 
Maddison dischiuse le labbra. "Luke, sei la persona più difficile da capire che abbia mai conosciuto." pensò alzandosi dal letto. Senza dire nulla si avviò verso l'uscita della camera, ma prima di varcare la soglia, la voce di Luke la chiamò. Si girò vedendolo avanzare verso di lei fino ad averlo a pochi centimetri di distanza.
 
"Ci vediamo domani mattina davanti a scuola." disse prendendole la mano. Maddison non era d'accordo con quella decisione. Non le sarebbe piaciuto farsi vedere troppo in giro con lui. Sarebbero partiti nuovi pettegolezzi e lei li odiava. Li odiava soprattutto se era lei l'argomento principale.
 
"Ma così ci ve-"
 
"Niente ma! A domani." la interruppe lui, per poi abbassarsi davanti al suo viso e poggiare delicatamente le labbra all'angolo della bocca di Maddison, lasciandone un piccolo bacio.
 
 
 
Dopo essersi chiusa la porta di casa Hemmings alle spalle, una ventata d'aria calda si scontrò contro il suo viso. Era caldo quel pomeriggio, fin troppo per portare una felpa pesante come la sua. Avrebbe voluto levarsela da un momento all'altro.
 
Uscì dal vialetto di quella casa, ma non fece nemmeno in tempo a fare dieci passi che si sentì chiamare da dietro. Sbuffò sonoramente prima di girarsi e notare che Audrey le stava correndo intorno.
 
"Maddison, eccoti! Sei scomparsa oggi. Da quando Michael ti ha fatta uscire dalla classe non ti ho più vista. A proposito, che voleva?" le chiese calmando il respiro a causa della corsa. "E ora che dico?" si chiese Maddison. Non poteva di certo raccontarle di quello che era successo. No, quelle cose dovevano rimanere al di fuori della loro amicizia.
 
"Mah, nulla di che."
 
"Vuoi dire che ha sfondato la porta della nostra classe per niente?" replicò lei con tono indagatore. 
 
"Lo sai che Michael è un tipo esagerato. Voleva...semplicemente chiedermi un cosa, nient'altro." rispose lei ripensando a quando l'aveva trascinata fuori dalla scuola a forza. Quel ragazzo la intimoriva, ma non era l'unico.
 
"Faccio finta di crederti e va beh, volevo dirti una cosa." disse lei tutta esaltata. Si trattenne dal saltare dalla felicità e questo la preoccupò parecchio Maddison. Lei le fece un cenno per continuare. "Siamo state invitate alla...aspetta un momento! Cosa ci facevi a casa di Luke?" disse inizialmente sprizzando gioia da tutti i pori per poi finire la frase con tono serio e allarmato. 
 
Il viso di Maddison cambiò subito espressione a quella domanda. Non sapeva cosa rispondere e iniziò a sentire il cuore accelerare. Dischiuse le labbra e non sapendo cosa rispondere, iniziò a boccheggiare cercando qualcosa da dire. Audrey si stava indispettendo.
 
"Maddison! Perché eri a casa di Luke?"
 


Spazio autrice:
Ciaoo a tutte. Inizio con il dirvi che mi dispiace aver postato questo capitolo orribile. A me non piace proprio, pero spero piaccia a voi. Mi sono disperata per scriverlo e va beh, se non vi dovesse piacere, prometto che il prossimo lo farò decente. Comunque passando al capitolo, micheal è stato davvero uno stronzo, no dai, facciamo stronzino. Luke poi ha i suoi momenti di pura stranezza, si, quel ragazzo ci farà disperare. Un momento rappresenta il bianco, e l'attimo dopo il nero. Bah! Maddison ha avuto un altro attacco di "panico" e il signorino hemmings la porta a casa sua e grazie ad ashton non riescono a scambiarsi quel maledetto bacio. Va beh ahahha, riguardo all'ultima parte, cosa credete che risponderà Maddison, o cosa credete che succederà? Fatemi sapere, e fatemi sapere anche cosa pensate dei personaggi dall'inizio della storia ad ora. Spero vi piaccia, recensite mi raccomando...se volete ahaha. Voglio ringraziare tutte per le recensioni e per le letture e per tutto il resto. Un ultima cosa, domani finalmente i protagonisti della storia saranno a milanooo, alla mondadori. Spero di riuscire a comprare un cd anche io e auguro a tutte voi di riuscire a prenderlo. Che poi di cd ce ne stanno a quintalate (?) Ahahhah va beh non vi annoio piu, scusate per il capitolo ecc.. ah grazie a HZLNL_1D per avermi aiutata a fare il banner. Spero tanto che riusciate a vederlo. Se si, cosa ne pensate? Ok ora scappo ciaooo xx :)
Gio.

 

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Capitolo 13
*** Thousand shades of blue ***


THOUSAND SHADES OF BLUE



In quel momento la parete frontale bianca dell'enorme casa di Luke le parve molto più interessante del viso indispettito dell'amica di fronte a lei. Non aveva una risposta alla domanda di Audrey, non sapeva cosa dire. Era stanca di dover dare sempre una spiegazione a tutti di quello che faceva. Era libera anche lei di avere i suoi segreti, ma questo gli altri non lo capivano. Non capivano quanto oppressa si sentisse.
 
Fece vagare lo sguardo su quelle mura bianche con inciso invisibilmente il nome di Luke Hemmings su ogni centimetro di quella superficie. Per gli altri poteva sembrare un normalissima casa come le altre, ma per Maddison pareva strana e misteriosa proprio come chi ci viveva all'interno. Intravide la figura del biondo alla finestra della sua camera. La fissava. La fissava con uno sguardo impassibile e senza emozioni. Maddison si perse nel suo sguardo, in quello sguardo dalle migliaia sfumature di blu, cercando di captare qualche sua mossa o qualche sua reazione. Ma nulla. Lui la guardava con quell'aria indecifrabile.
 
Una mano si mosse davanti alla sua faccia risvegliandola e riportò lo sguardo sulla mora.
 
"Allora? Maddison, ti ho fatto una domanda!"
 
"Nulla! Non stavo facendo nulla, ok? Smettila di controllare ogni mio passo e smettila di farmi sempre il terzo grado." sbottò lei. Non avrebbe voluto risponderle con quel tono irritato, ma era intenzionata a farle capire una volta per tutte che quel suo modo di fare non le piaceva. La mora abbassò lo sguardo puntandolo sulle sue converse nere rovinate. "Scusa, Audrey...volevo dire che-"
 
"No, hai ragione. Da oggi non ficcherò più il naso nelle cose che ti riguardano, ho capito." rispose lei in modo distaccato alzando il viso. Maddison scorse una nota delusa nel suo sguardo. Andava tutto male, era tutto sbagliato.
 
"Non intendevo questo. Solo che, mi fai sempre pressione su tutto. E..."
 
"Non importa. Volevo solo dirti che Karen per il suo compleanno dà una festa e noi siamo invitate." spiegò lei perdendo tutta la felicità di qualche istante prima. Le consegnò il piccolo invito rosso prima di voltarsi e dirigersi verso la strada opposta.
 
"Audrey! Aspetta..."
 
"Ah, e alla festa devi venire accompagnata, altrimenti non ti fanno entrare." la interruppe con tono annoiato girandosi verso di lei senza però fermarsi e continuando a camminare, ma all'indietro. "A domani."
 
La mora prese a camminare nuovamente dandole le spalle e Maddison si sentì perforare lo stomaco. Odiava quando discuteva con Audrey. Lei era la sua unica e vera amica, non voleva perderla ma quando si comportava così proprio non riusciva a tollerarla. Le cose che tollerava in quel periodo erano ben poche.
 
Guardò l'invito e subito pensò che non ci sarebbe andata, non sapeva nemmeno chi fosse la festeggiata e non capiva perché l'avesse invitata. E soprattutto non aveva nessuno con cui andarci. Quello ero uno di quei momenti in cui il mondo le ricordava che era da sola, che non era nessuno, che doveva cavarsela senza l'aiuto di nessun'altro. Si sentiva come se fosse lei contro tutti, lei contro la società. E quella società era così sbagliata per la sua generazione. Aumentava il suo senso di malinconia. Da piccola non ne aveva di questi problemi.
 
Alzò di nuovo lo sguardo verso la finestra di Luke e ne vide solo il leggero movimento delle tende. Ma di lui non ce n'era più traccia. Era scomparso all'interno di quella casa piena delle sue mille sfaccettature. Le avrebbe scoperte tutte prima o poi. Una ad una, voleva poter dire di conoscere a fondo quel ragazzo, ma per il momento di lui conosceva solo il lato buio, quel lato che lei non riusciva a sostenere.
 
Maddison strinse gli occhi trattenendo la rabbia che portava da anni dentro di se.
 
Accartocciò l'invito e lo lanciò nel prato vicino. L'unica cosa che sentiva era tristezza. Nient'altro.
 
Iniziò a camminare con le mani nelle tasche della felpa cercando di trattenere il caldo che sentiva. Non le importava. Non le importava del caldo, non le importava della solitudine, non le importava di se stessa. Di nulla. Era impassibile al mondo che la circondava.
 
 
 
Una mattina come le altre. Raggi che penetravano dalla finestra, occhi affaticati a causa degli incubi, il cinguettio degli uccellini poggiati sul davanzale del balcone. Tutto uguale. Non aveva voglia di alzarsi dal letto. Non aveva voglia di andare a scuola e non aveva voglia di rivedere Luke. Quel giorno non era pronta a rivedere quegli occhi magnetici e impenetrabili. Dopo una nottata passata a piangere e a tremare per colpa di suo padre non aveva la forza di alzarsi e rivedere quelle solite facce conosciute camminare per i corridoi della scuola.
 
Non aveva voglia di incontrare lo sguardo di Audrey dopo la precedente discussione. Voleva solo stare in camera sua, semplicemente a trovare una soluzione alla sua vita disastrata. Malgrado questo, si dovette svegliare lo stesso, sbuffando. Appoggiò i piedi sulla superficie fredda del pavimento e sentì subito una scarica di brividi partire delle piante dei piedi percorrendo poi tutto il corpo. Decise di alzarsi, perdendo per un istante l'equilibrio sui suoi piedi, si avvicinò alla finestra per constatare che quella giornata noiosa fosse soleggiata e abbastanza calda. Andò verso l'armadio per poi estrarne un paio di shorts di jeans chiari sfilacciati ai bordi e una maglia larga nera con varie scritte bianche sopra. Indossò il tutto e mise ai piedi le sue solite vans nere. Si diresse verso il bagno con passo svogliato e dopo essersi posizionata davanti allo specchio, iniziò a sistemarsi i capelli quel poco che bastasse per renderli un minimo presentabili e successivamente passò quel suo leggero velo di trucco sugli occhi.
 
Rimase qualche secondo a fissarsi nello specchio e percepì una strana sensazione di vuoto al suo interno. Non era fame, era mancanza. Quel viso così bianco, così delicato le ricordava il viso di una donna molto importante della sua vita. Si, proprio lei, sua madre. Le mancava tremendamente. Le mancava la sua voce angelica, il suo tocco dolce e delicato e il suo modo di rendere sempre facile la vita. Sentì subito gli occhi velarsi di lacrime pensando che in quest'ultima cosa lei non fosse per niente brava. Lei al contrario era brava a complicarsela. Si impose, però, di non piangere. Era stanca di farlo. Aveva pianto abbastanza. Con tutte le lacrime versate in quegli anni, si chiese come ancora non riuscissero ad esaurirsi.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte e dopo essersi ripresa ritornò in camera, afferrò lo zaino preparato come d'abitudine la sera e uscì dalla finestra. Dopo quello che successe la sera prima con suo padre, non se la sentì di scendere in soggiorno.
 
"Farò colazione fuori." pensò. Non le importava molto della colazione, le importava solo evitare di incontrare la figura di quell'uomo. Meno lo vedeva e meglio era.
 
Scese dal balcone e per un attimo sentì una sensazione di libertà su di se. Avrebbe pagato oro per poter provare veramente quella sensazione tutti i giorni, in ogni momento. Essere libera di andare dove l'istinto l'avrebbe portata, non dipendere da nessuno e seguire solo se stessa e le sue regole. Maddison si promise che prima o poi sarebbe stato così. Sarebbe stata libera. Libera da tutto: da suo padre, dalla scuola, dalla solitudine...da tutto. E quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita. Ma per ora doveva adeguarsi alla società e subire la loro mentalità perfida.
 
 
 
7:55. Solite persone, solite parole, solita noia. Il giardino era come tutte le mattine, strapieno di studenti. E come sempre Maddison si ritrovava ad attraversare il cortile della scuola a testa bassa con qualche ciocca di capelli ricadente davanti al viso, con lo zaino su una spalla e le cuffiette nelle orecchie. Con sottofondo la voce di Ed Sheeran sulle note di "The A team" avanzava ignorando gli sguardi altezzosi degli altri, concentrandosi su quelle parole così profonde e così vere. Alzò distrattamente il viso e la prima cosa che vide fu lo sguardo freddo di Calum. La osservava da lontano ed era solo. Solo, con le mani in quei suoi soliti skinny jeans neri strappati all'altezza delle ginocchia. Maddison si fermò gradualmente in mezzo alla folla, mantenendo lo stesso sguardo freddo e neutro fisso in quello scuro di Calum. Dopo quei vari secondi ad osservarsi da lontano, lo vide abbassare la testa e scuoterla leggermente come se fosse contrariato da qualcosa. Ma Maddison in quel momento non seppe precisamente cosa passasse per la testa di quel ragazzo. Le riservò un'ultimo sguardo prima di voltarsi e sparire tra la folla di studenti. Lasciò perdere e continuò ad avanzare verso l'entrata, ma qualcosa la distrasse. 
 
Voltò lo sguardo verso sinistra per poi vedere Audrey, vicino al muretto insieme ad altre ragazze, guardarla con sguardo triste e distaccato. Maddison mimò con le labbra un "ciao", un saluto che venne ignorato dalla mora che si rigirò cercando di seguire il discorso delle altre ragazze con sguardo vuoto e poco attento.
 
Proprio come fece per Calum, decise di lasciare stare, avrebbe risolto tutto il prima possibile, ma non in quel momento. Si passò una mano tra i capelli nervosamente e continuò nuovamente per la sua strada verso le vetrate, quando poi decise che avrebbe fatto una sosta seduta sul muretto non avendo voglia di entrare subito. 
 
Stette li con la musica nelle orecchie mentre il giardino si svuotava sempre di più fino a quando non si ritrovò da sola. Sola come sempre, ma ora come ora non le dispiaceva.
 
Qualcuno, però, qualche minuto dopo occupò lo spazio sul muretto accanto a lei. Maddison sapeva benissimo chi fosse ma non ci fece caso e continuò ad ignorare quella figura maschile al suo fianco concentrandosi sulle parole della sua playlist. Tenne lo sguardo fisso sulla pelle bianca delle sue gambe scoperte. 
 
Il ragazzo allungò una mano sotto lo sguardo di Maddison. In mano aveva il suo invito alla festa tutto stropicciato. Alzò lentamente lo sguardo prima di trovare un Luke Hemmings serio come sempre guardare davanti a se continuando a tenere tesa la mano verso di lei.
 
"Come fai ad averlo tu?" chiese con voce debole dopo essersi tolta le cuffiette dalle orecchie. 
 
"Direi che sei poco furba. L'hai gettato vicino al mio vialetto di casa." rispose con tono di voce neutro e basso. Maddison si riprese l'invito sfiorando la mano del biondo e iniziò a rileggere mentalmente quelle parole scritte in un corsivo raffinato. Sospirò prima di accartocciarlo di nuovo.
 
"Se l'ho gettato vuol dire che non lo volevo, non credi?!"
 
"Dovresti andarci."
 
Maddison dischiuse le labbra alzando il viso su di lui. Lui distolse lo sguardo dal fondo del cortile scolastico per voltare il viso verso di lei. Le sue mille sfumature di blu, più scure del solito, penetrarono le semplice iridi castane chiaro di Maddison. I suoi occhi lo rispecchiavano a fondo: erano fredde, di ghiaccio, erano intimidatorie, erano uniche ma consumate. Una cosa era certa, Luke Hemmings era unico nel suo genere, non esistevano ragazzi come lui. Ma Maddison si accorse che qualcosa non andasse quel giorno, giurò a se stessa di vederlo turbato.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte per ritornare alle sue parole e ne rimase confusa.
 
"Non dovrebbe interessarti." rispose a tono spostando lo sguardo altrove. Si alzò dal muretto, ma una stretta al polso la riportò seduta.
 
"Non mi sembra di averti detto che puoi andare." disse duramente. Estrasse una sigaretta dal suo pacchetto e dopo averla accesa la portò alle labbra facendo il primo tiro. Maddison si soffermò sui suoi movimenti, finché non lo vide dischiudere le labbra. "Cosa voleva la tua amica, ieri?"
 
"Mi ha chiesto cosa ci facessi a casa tua." rispose lei dopo qualche attimo di tentennamento. 
 
"Poi?" continuò lui rilasciando una nube di fumo nell'aria. Maddison era confusa da quel suo strano interessamento. Lei ignorò la sua domanda e si rimise le cuffiette, ma subito dopo se le sentì strappare dalle orecchie. Si voltò velocemente verso di lui. Luke con forza le afferrò il mento con la mano destra portandole il viso pallido vicino al suo.
 
"Cazzo, ti ho fatto una domanda. Rispondi." sibilò digrignando i denti. Maddison portò una mano sul polso destro del ragazzo facendogli capire che dovesse allentare la presa. Luke fortunatamente capì il suo gesto e le lasciò il viso, mantenendo ugualmente quella distanza ravvicinata.
 
"Non ho detto nulla su di te, se è questo che ti preoccupa."
 
"Bene. E continuerai a tenere queste morbide labbra chiuse, ok?" le chiese sotto forma di ordine mentre con il pollice contornava le sue labbra leggermente dischiuse. Maddison deglutì annuendo nervosamente. In ogni caso non sarebbe mai andata in giro a raccontare quello che le era capitato a causa sua. I lividi, le spinte, le lacrime, i baci, tutte quelle cose sarebbero rimaste solo tra loro due e nessun'altro. Come un segreto costudito da due anime opposte.
 
"Ottimo." sentenziò alzando leggermente l'angolo sinistro della bocca in un ghigno. A Maddison cadde lo sguardo sul suo piercing nero al labbro inferiore notando solo ora quanto gli stesse bene, per poi vederglielo prendere tra i denti maliziosamente. Distolse subito lo sguardo e guardando verso il basso chiese "Posso riavere le mie cuffie?"
 
Luke gliele tese su una mano e subito lei le afferrò posandole dentro lo zaino. Si alzò dal muretto e questa volta il ragazzo non la fermò. Continuò ad aspirare gli ultimi tiri della sua sigaretta guardando davanti a se, non interessandosi veramente di come fosse il giardino, ma semplicemente perdendosi nei suoi pensieri. Maddison si chiese che tipo di pensieri potessero passare per la mente di un ragazzo come lui. Ci pensò su rivolgendogli un ultimo sguardo e decise che forse per il momento sarebbe stato meglio se non lo avesse saputo.
 
Si incamminò lentamente verso le vetrate, ma dopo qualche passo si sentì afferrare per i fianchi da dietro ritrovandosi ad indietreggiare velocemente finché non si ritrovò con la schiena perfettamente combaciata contro il petto di Luke. Sgranò gli occhi dallo spavento e sentendo il respiro caldo del biondo sul suo collo percepì tutti i muscoli immobilizzarsi sopraffatta dal momento. Le labbra calde di Luke si posarono delicatamente sulla sua pelle dopo averle spostato di lato i capelli scuri. Lasciò un debole bacio alla base del collo, tra quest'ultimo e la spalla, per poi salire con una scia di baci lenti fino a fermarsi con le labbra vicino al suo orecchio.
 
"Oggi ti voglio a casa mia." sussurrò con la voce bassa e roca procurandole dei brividi allo stomaco. Maddison provò ad allontanarsi da lui cercando di avanzare verso l'entrata, ma le braccia di Luke le avvolsero completamente l'addome tenendola ferma. "Dove pensi di andare, resta qui." continuò con quel tono basso.
 
"Non posso venire da te."
 
"Ti devo ricordare quali sono le mie regole?" chiese e prese il silenzio di Maddison come la risposta che voleva sentirsi dire. Lei abbassò il viso rassegnata. Luke le lasciò un'ultimo bacio umido sul collo prima di sussurrarle un "Allora a dopo, Maddison." soffermandosi sul suo nome facendolo scivolare dal suo palato in mano delicato. Si allontanò da lei e senza aggiungere altro scomparì verso il retro della scuola. Maddison rimase qualche attimo imbambolata li davanti risentendo quel respiro caldo sul suo collo, sul suo orecchio. Luke la stava rovinando, più di quanto non fosse già.
 
Infilò l'invito accartocciato nella tasca degli shorts e si decise ad entrare, pronta per subirsi le sei strazianti ore di scuola.
 
 
 
Quando Maddison si arrese all'idea che quella cazzo di campanella non volesse segnare la fine dell'ultima ora, finalmente suonò facendole alzare la testa dal libro di filosofia. Controllò la classe e quando vide che gli altri ragazzi si stessero alzando, constatò il fatto di non averlo sognato.
 
Raccolse le sue cose e uscì finalmente da quell'aula piena da così tanti pensieri da soffocare i suoi. E forse era un bene che non riuscisse a concentrarsi sui suoi pensieri per quel giorno, si sarebbe ritrovata con il mal di testa.
 
Il corridoio era trafficato come sempre e cercando di non andare addosso a nessuno, si avvicinò al suo armadietto. Non fece in tempo a comporre la composizione personale di numeri per aprirlo che due mani le si posarono sugli occhi. Una persona normalmente lo avrebbe preso per uno scherzo, ma lei in quelle due settimane aveva solo alimentato la sua paura di essere toccata senza preavviso. E la causa era sempre la stessa. Sentiva il tocco di Luke impresso sulla sua carne, ritrovava il suo viso in quello degli altri, sentiva le sue parole sussurrate all'orecchio come se si sentisse perseguitata. Non ce la faceva più. Doveva smetterla d'avere paura.
 
Trattenne il respiro e si irrigidì all'istante. Quando lo sconosciuto si accorse della sua reazione, tolse le mani dai suoi occhi e la girò lentamente da una spalla.
 
"Hey, Maddison. Tranquilla, sono solo io."
 
Maddison si scontrò con gli occhi dorati e preoccupati di Ashton. Subito rilassò il corpo e sforzò un sorriso.
 
"Ti faccio così paura?" continuò lui inarcando un sopracciglio. Lei non aveva paura di lui. Era una cosa che non sapeva spiegarsi, ma tutti i movimenti di Luke, tutti i suoi gesti, le sue parole, i suoi sguardi, ecco...giravano nella sua testa senza darle un momento di tregua.
 
"No, no. Pensavo che...beh...no, niente di importante. Tranquillo." rispose balbettando insicura sul da farsi. Ashton le rivolse uno sguardo incerto, quasi indagatorio immaginando quale fosse realmente il problema. 
 
La guardò per qualche secondo prima di avvicinarla velocemente e stringerla a se. Maddison strabuzzò gli occhi, ma subito dopo ricambiò l'abbraccio e lo strinse a sua volta come se ne avesse bisogno. Appoggiò la testa nell'incavo del collo del ragazzo ricordando il profumo della sua pelle. Le piacevano i suoi abbracci, erano così pieni d'affetto. Quell'affetto che le mancava, cosí lo strinse maggiormente, sicura che in questo modo avrebbe ricevuto piu affetto da parte sua.
 
E quando lentamente sciolsero quel contatto, si sentì bene e apprezzata. Ashton le rivolse un sorriso spondandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
 
"Lo sai che puoi contare su di me se c'è qualcosa che non va, vero? Potremmo sistemare tutto con un abbraccio."
 
"Però non tutto si può sistemare con un abbraccio, ma lo apprezzo. Grazie mille." gli rispose terminando la frase con un ampio sorriso. Ashton si sentì sollevato a vederla sorridere, non lo faceva molto spesso, forse quasi mai, ma preferiva di gran lunga vederla con uno di quei sorrisi sulle labbra. Ashton sarebbe stato un amico eccezionale. Un amico su cui avrebbe sempre potuto contare e questo le piaceva.
 
Il riccio abbassò lo sguardo e notò il fogliettino accartocciato nella tasca di Maddison.
 
"Anche tu sei invitata alla festa di Karen?" le chiese curioso rialzando il viso. In un primo momento il viso di Maddison espresse confusione, ma successivamente seguì lo sguardo di Ashton fino al suo invito e capì.
 
"Ah si, ma...non so nemmeno chi sia questa Karen. Tu ci andrai?"
 
"Karen è quella ragazza strana, con i capelli rosso fuoco e una chewing-gum sempre in bocca. Quella con la risposta sempre pronta, ma con la testa sempre nel suo mondo. Sono sempre molto richieste le sue feste." A Maddison passò per la testa l'immagine di una ragazza dalle stesse caratteristiche descritte da Ashton. Si ricordò che Audrey le dava ripetizioni di matematica e così arrivò alla conclusione del suo invito. Era grazie ad Audrey. "Comunque no, non ci vado. Sarò fuori città quel weekend. È un peccato, mi sarebbe piaciuto accompagnarti perché le feste di Karen sono fatte in grande ma non sono molto sicure, non ci sono molte persone con la testa apposto." le spiegò lui con tono dispiaciuto e Maddison fu subito pronta a riparare a quel suo inutile dispiacere.
 
"Non ti preoccupare, non ho intenzione di andarci. Non mi diverto alle feste e non saprei nemmeno con chi stare. Opterò per un film o un libro standomene sotto le coperte a casa."
 
Detto in quel contesto a Maddison parve un po' triste il suo programma, ma anche volendo a quella stupida festa non ci poteva entrare senza accompagnatore.
 
"Beh, la decisione spetta solo a te." disse lui sorridendole dolcemente. "Ora devo andare, ci vediamo domani, ok?" 
 
Maddison annuì lievemente ricambiando il sorriso. Ashton le lasciò un piccolo bacio sulla guancia percependo il calore delle sue labbra prima di allontanarsi da lei e dirigersi verso l'uscita della scuola. Rimase a fissarlo fin quando non scomparve dalla sua visuale, quando fece vagare lo sguardo per i corridoi si accorse che non c'era più nessuno e che forse era meglio sbrigarsi. 
 
Luke la stava aspettando.
 
 
 
I passi aumentavano e al contrario la strada da casa sua a quella di Luke diminuiva sempre di più. Ebbe avuto solo il tempo di entrare in camera sua per lasciare lo zaino, che subito dovette uscire nuovamente dalla finestra, sempre cercando di fare il meno rumore possibile e avviarsi verso casa Hemmings.
 
Maddison dal fondo della via iniziò ad intravedere il vialetto dell'enorme casa e subito iniziò a sentire un fastidioso peso al petto. Come se qualcuno glielo stesse comprimendo, e faceva male. Faceva male il fatto che una volta varcata quella soglia, avrebbe dovuto subirsi gli sbalzi d'umore di quel ragazzo, faceva male il fatto di non riuscire a capire nulla di lui. Era un punto interrogativo, un incognita. Luke rappresentava il mistero. E più avanzava, più il dolore si faceva più intenso.
 
Percorse il vialetto avvicinandosi alla porta e prima che potesse fare qualunque cosa, vide Calum uscire. Si chiuse la porta alle spalle e ne rimase negativamente sorpreso quando voltandosi si ritrovò davanti il viso intimidito di Maddison. Inarcò un sopracciglio confuso e infastidito.
 
"Tu che ci fai qui?" le chiese con un tono abbastanza duro.
 
"Mi ha detto Luke di venire." rispose con voce neutra non scomponendosi più di tanto, abbassò lo sguardo annoiato iniziando a stuzzicare i braccialetti al polso sinistro. Calum le afferrò il mento alzandole il viso per poi riportare il suo braccio lungo il fianco, le riservò uno sguardo serio. A Maddison era rimasta impressa nella mente l'immagine di Calum quella stessa mattina nel cortile della scuola. Voleva davvero sapere che cosa volesse da lei, ma era sicura che anche se glielo avesse chiesto non avrebbe ricevuto nessuna risposta.
 
"Io ti consiglio di non entrare. Luke non è dell'umore per sopportare un'altro cuore battere vicino al suo, oggi." disse lui mantenendo quella caratteristica seria sul suo volto. Non capì cosa volesse intendere.
 
"Cosa vuoi dire?" chiese ingenuamente. Calum la sorpassò facendo scontrare le loro spalle. Dalla sua bocca uscì solo "Io ti ho avvertito" per poi incamminarsi fuori da quel vialetto. Maddison rimase confusa e intimorita da quelle parole. Non sapeva se gliele avesse dette tanto per dire o perché in quelle parole, forse, un fondo di verità c'era davvero.
 
"No, Calum. Aspetta!" urlò Maddison per farsi sentire. Il moro non si fermò e continuò per la sua strada. Rimanendo di spalle le rispose con un semplice "Ciao Maddison." 
 
Lei si passò una mano tra i capelli e si rigirò verso la grande porta in legno scuro sibilando uno "Stronzo" alludendo alla non-risposta di Calum. Suonò al campanello per educazione anche vedendo la porta leggermente aperta. Non ricevette nessuna risposta e decise di entrare ugualmente. Spinse la porta con una mano e una volta entrata la richiuse bene alle sue spalle. Sembrava tutto normale, anche fin troppo. Il soggiorno era ripulito e in ordine, tutto era al proprio posto. Finestre e pavimenti lucidi...insomma, tutto perfetto. Quella stanza non sembrava proprio per niente urlare proprietà di Luke Hemmings.
 
C'era anche un gran silenzio. Il silenzio di quella casa la spaventava anche più di qualsiasi altro rumore. Quel silenzio era fastidioso. Quel silenzio era troppo rumoroso per le orecchie di Maddison.
 
Si mosse in avanti controllandosi in giro come per paura che Luke potesse nascondersi da qualche parte per il solo scopo di spaventarla maggiormente. Ma fortunatamente non vide nessuno.
 
Quel silenzio assordante venne poi interrotto da un rumore proveniente dal piano di sopra e capì che Luke dovesse essere li. Si avvicinò alle scale in marmo bianco e prima di salire controllò in cima agli scalini. Titubante decise di salire. Più saliva e più sentiva dei forti rumori, dei forti tonfi e delle...urla.
 
Maddison deglutì cercando di contenere l'ansia. Si fermò in cima alle scale per poi sentire un rumore di un vetro frantumato. Tutto quel rumore proveniva dalla sua stanza, dalla stanza di Luke. Si avvicinò lentamente a piccoli passi, chiedendosi se fosse meglio andarsene o controllare cosa stesse succedendo.
 
I suoi piedi si mossero senza il suo consenso verso quella camera. La porta era semiaperta e Maddison l'aprì piano mentre la sua coscienza le ripeteva di andarsene da li subito.
 
Quello che vide le fece spalancare gli occhi sconvolta e spaventata. La camera era in un totale disordine: il letto era disfatto come se qualcuno avesse voluto stracciare le intere lenzuola come per sfogare i propri sentimenti distrutti, i poster di varie band attaccati ai muri erano tutti strappati con alcuni residui di carta per terra, pagine di libri e fogli accartocciati giacevano sul pavimento creando caos. Le parve di riconoscere la mentalità di Luke in tutto quel disordine. Lui era il caos, quello che stravolge, quello che sarebbe capace di estirparti dall'ordinario per costringerti ad immergerti nel suo uragano di confusione.
 
Le foto incorniciate e tutti i gingilli che occupavano lo spazio sulle mensole, ora erano tutti a terra frantumati. Alzò lo sguardo da terra vedendo Luke che con un estrema furia e un movimento rapido del braccio gettò tutto quello che c'era sulla scrivania facendolo finire sul pavimento insieme a tutte le altre cose rotte. I movimenti senza controllo del biondo erano accompagnati da delle urla strazianti. Maddison si spaventò alla vista di quella sua versione e indietreggiò portandosi una mano davanti alla bocca. Era fuori controllo. Luke, troppo occupato a distruggere tutto quello che gli capitava tra le mani, non si era ancora accorto della presenza di Maddison in camera sua.
 
Lo vide afferrare la sedia di legno accanto alla scrivania e subito capì quali fossero le sue intenzioni. Voleva frantumare quella sedia come il resto della stanza, come il resto di se stesso. Maddison non ce la fece più a guardare quella scena e si risvegliò da quello strano stato di shock. Gli si avvicinò velocemente da dietro cercando di fermare la sua mossa successiva.
 
"Luke! No, basta. Fermati!" urlò lei afferrandogli le spalle larghe lasciate scoperte da una canottiera larga nera. Il biondo si girò di scatto con rabbia verso di lei, ma la sedia che teneva in mano si scontrò contro il corpo esile di Maddison facendola cadere in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie.
 
"Che cazzo vuoi!" sbottò senza controllo con gli occhi iniettati di una strana luce oscura. Quella luce che avrebbe fatto tremare chiunque. Ma quel pomeriggio, la luce scura dei suoi occhi era invasa da uno strano liquido, da una strana tempesta pronta a spazzare via qualunque cosa. Quando si accorse di aver colpito Maddison, quando si accorse che proprio lei ora era sul suo pavimento con il fianco dolorante, si fermò un istante.
 
"Maddison?"
 
Cercò di alzarsi sentendo delle fitte al fianco. Si ritrovò in piedi ad un metro di distanza da lui con entrambe le mano sul punto dolente. Solo in quel momento notò gli occhi gonfi e velati del ragazzo. Non lo aveva mai visto ridotto così e si chiese cosa fosse potuto accadere di così grave da ridurlo in quel modo.
 
Fece un passo in avanti verso di lui, ma subito se ne pentì.
 
"Vattene." ringhiò lui voltandosi di spalle, forse per non farsi vedere in quello stato. L'unica cosa che Maddison non voleva in quel momento era andarsene sapendo che avrebbe potuto distruggere l'intera casa, e si, anche se stesso.
 
"Luke, cos-"
 
"Maddison, ti ho detto di andartene. Cazzo!" urlò a pieni polmoni rigirandosi verso di lei e facendo accadere tutto molto velocemente, la sedia che teneva in mano venne scagliata con forza bruta verso il muro alla sua destra. Maddison si spavento e si ritrovò nuovamente a indietreggiare. Luke si lasciò andare a terra ignorando la sua presenza portando con se rabbia, frustrazione, fallimento e lacrime. Appoggiò la schiena al muro e portò un ginocchio al petto lasciando l'altro gamba distesa. Lasciò andare indietro la testa fino ad incontrare la superficie cementata e chiuse gli occhi cercando di allontanarsi da tutto.
 
Le parve strano a Maddison, ma rivedeva lei stessa nel biondo in quel momento. Molte volte si era ritrovata al muro a piangere per colpa di suo padre e vedere lui nella stessa situazione, in un certo senso, le creò dei brividi allo stomaco. Non era abituata a vederlo così, era abituata a vederlo con quella maschera da duro senza sentimenti che indossava ogni giorno.
 
Titubante, ma con più decisione rispetto a prima, si avvicinò a piccoli passi sentendo i pezzi delle cornici di vetro frantumate sotto le suole di quelle sue vans rovinate. Si accasciò a terra affianco a lui guardando la camera distrutta mentre gli occhi del ragazzo stavano piovendo silenziose gocce amare. Non era intenzionato ad aprire gli occhi, sembrava stare meglio guardando il buio nelle sue palpebre.
 
Maddison distolse finalmente lo sguardo dalle migliaia di fotografie sparse per terra spostandolo sul ragazzo. Non sapeva cosa fare, non sapeva se dire qualcosa o semplicemente stare zitta, lasciando parlare il silenzio. Pensò a se e al fatto che se fosse stato al suo posto, non avrebbe voluto sentire nemmeno una parola, avrebbe voluto essere lasciata stare. Ed è quello che avrebbe fatto con lui, sarebbe rimasta zitta.
 
Quando una lacrima scivolò dall'angolo del suo occhio solcandogli l'intera guancia, le venne spontaneo avvicinare lentamente la mano al suo viso. Passò delicatamente un pollice sulla pelle arrossata del biondo catturandola. Luke mosse di poco il viso verso di lei decidendosi ad aprire quelle mille sfumature di blu. Corrugò le sopracciglia quando vide un mezzo sorriso imbarazzato sulle labbra di Maddison. Richiuse nuovamente gli occhi tornando alla posizione si prima, con la testa contro il muro.
 
"Perché sei ancora qui?" parlò lui con la sua solita voce roca, ma questa volte debole per il pianto. Lei gli fissò il profilo del viso, ammettendo a se stessa che fosse perfetto. Non negava il fatto che esteriormente fosse perfetto, e quando si soffermò un pò troppo sulle sue labbra, sentì lo strano desiderio di assaggiarle di nuovo. Perché si, quando Luke la baciava si sentiva accesa nel profondo, si sentiva stranamente viva. E non ne capiva il motivo, perché lei lo odiava. Non provava nemmeno un piccola briciola di simpatia verso i suoi confronti e questo la confondeva.
 
"Non lo so." rispose sinceramente. Non sapeva perché non fosse scappata via. Forse perché Luke anche essendo la persona che era, non meritava di essere lasciato solo. Al suo fianco sentiva il biondo calmarsi lentamente. Aveva i capelli scompigliati, gli aloni di lacrime asciutte sulle guance e le labbra dischiuse leggermente.
 
Maddison smise di fissarlo e riportò lo sguardo sulle foto, individuandone una che la incuriosì particolarmente: Luke era sdraiato su un prato macchiato di fiori con le braccia tese verso l'alto. Tra le mani teneva una bambina dai lunghi capelli color grano che per non cadere si teneva a lui nel miglior modo possibile. Entrambi ridevano e non esagerò quando pensò che il sorriso di Luke in quella foto fosse una delle cose più belle che avesse mai visto.
 
"Chi è?" chiese di getto senza rendersene conto e subito Luke si voltò nuovamente verso di lei. Quando vide quella foto tra le mani di Maddison sul suo viso si formò una smorfia, cercando di trattenere l'imminente lacrima che avrebbe tracciato il suo percorso a breve.
 
"Kathrine. Mia...sorella." riuscì a dire con voce spezzata per poi stringere gli occhi disperatamente. Maddison si maledì mentalmente per averglielo chiesto, a quanto pare era uno dei suoi punti deboli quella bambina. "Oggi sarebbe stato il suo...decimo compleanno. Era-"
 
"Fermo. Non...continuare. Non voglio saperlo, non importa." lo interruppe lei, non voleva peggiorare la situazione aprendo cicatrici ancora non del tutto rimarginate. Luke non parlò più, si limitò a stringere in un pugno il tessuto dei jeans neri alla spaccatura sul ginocchio. Maddison dopo aver riposato la foto a terra, si alzò afferrando la mano di Luke, quella stretta a pugno e lo vide osservarla con aria interrogativa.
 
"Dai, alzati." disse dolcemente muovendo la mano per incitarlo a tirarsi su. Lui facendo leva a terra con l'altra mano, si alzò ritrovandosi davanti la ragazza stranamente serena. Per una volta non c'era nessuna traccia di paura sul suo viso.
 
Maddison passò un'altra volta i pollici sulle guance del biondo, ma questa volta lui gliele afferrò delicatamente fermandola. Si sporse in avanti appoggiando la fronte contro quella di lei.
 
"Maddison, che stai facendo?" mormorò soffermandosi poi sulla sua espressione perplessa.
 
"Ti sto asciugan-"
 
"Non questo. Intendo, cosa fai qui? Cosa cerchi da me?" I suoi pozzi blu erano ancora una volta fissi negli occhi semplici e insignificanti di Maddison.
 
"Dovrei chiedertelo io, Luke. Cosa vuoi da me?" chiese sentendosi tremare da tutta quella vicinanza. I loro respiri sbattevano l'uno contro l'altro come ad unirsi tra loro in quei pochi centimetri che dividevano le loro labbra.
 
Luke non rispose, e Maddison si aspettò proprio questo. Il suo silenzio. Sapeva che non le avrebbe risposto, probabilmente perché non lo sapeva nemmeno lui. Lei abbassò lo sguardo interrompendo quel loro contatto visivo, ma subito lui le afferrò il mento alzandoglielo lentamente.
 
Lui la osservava, osservava quei suoi occhi spenti, osservava la curva delle sue sopracciglia ora alzate leggermente, osservava le sue lunghe ciglia e la sottile linea nera che aveva sulle palpebre, osservava il suo piccolo naso, osservava le sue guance tinte ora di una leggera sfumatura di rosso causato dall'imbarazzo e osservava le sue labbra rosee e piene dischiuse leggermente facendo intravedere gli incisivi centrali superiori perfettamente bianchi.
 
"Posso?" chiese lui dopo vari attimi di silenzio. Maddison non capiva proprio quando usava mezze frasi di quel genere, semplicemente non lo capiva.
 
"Fare cosa?"
 
"Questo."
 
Le labbra del ragazzo spezzarono qualsiasi distanza scontrandosi con la morbidezza di Maddison senza aspettare una sua risposta. Quest'ultima rimase spiazzata dal suo gesto, diverso dagli altri. Non c'era violenza, Luke non ne aveva nemmeno la forza. Ma quando il biondo si accorse di non essere ricambiato, afferrò entrambi i lati del viso di Maddison e fece più pressione con le labbra. Lei non poteva farci nulla, voleva sentirsi di nuovo viva. Anche per poco, ma lo voleva. Cedette alla propria opposizione e iniziò a ricambiare quel contatto muovendo le labbra contro le sue in una danza coordinata. Sentì di nuovo il calore dentro di se, di nuovo quel fuoco che ardeva solo quando le loro labbra si toccavano.
 
Luke fece scivolare le mani sui suoi fianchi, mentre quelle di Maddison andarono a finire tra i capelli di lui. L'ardere nel suo stomaco aumentò quando le loro lingue si incontrarono. Luke cercò di farla indietreggiare verso quel letto mezzo distrutto senza però, interrompere quello scambio di emozioni. La fece sdraiare sopra quelle lenzuola nere e lui la seguì posizionandosi sopra di lei tenendosi con le braccia per non pesarle.
 
Erano entrambi fuori dal mondo, e anche se dopo avrebbe ricominciato a trattarla come se fosse niente, non le importava. Voleva sentirsi viva. Maddison fece scendere le sue mani sul suo collo spingendolo verso di se. Luke lasciò per un attimo le sue labbra per passare a baciarle la mascella, per poi passare a torturarle la pelle delicata del suo collo, mentre lei si stringeva a lui provando a non farlo sentire solo. Lui la marchiò succhiandole un lembo di pelle provocandole un po' di dolore, e Maddison in quel momento sentì il suo respiro irregolare e affannato. Le lasciò baci umidi sul punto della pelle segnato per diminuirle quel lieve bruciore.
 
Lò tirò delicatamente dai capelli volendo risentire le sue labbra e non aspettò molto prima di essere accontentata. Quelle labbra erano state create per essere assaggiate da labbra come quelle di Luke. Calore, e ancora altro calore sentiva dentro di se ogni volta che le loro lingue si accarezzavano. Il biondo le morse il labbro, prima di darle tanti baci casti appoggiando leggermente le labbra alle sue. Maddison gli afferrò il viso allontanandolo di poco.
 
"Luke." lo chiamò interrompendo il bacio ritrovandosi quegli occhi lucidi a pochi centimetri dai suoi. Lui le fece un verso gutturale facendole capire che l'ascoltava.
 
"Vuoi venire alla festa di Karen con me?" chiese imbarazzata e intimidita da quello che era appena successo. Luke spalancò di poco gli occhi non aspettandoselo.
 
"E ora che le rispondo?"



Spazio miooo:
allora salve, mi scuso come sempre (non faccio altro che scusarmi, ma dettagli), ho scritto questo capitolo stanotte e sono andata a letto alle 6 di mattina per finirlo in tempo, ho dormito solo tre ore e ora sono in super ritardo...e devo scappare. Allora spero mi perdoniate e spero che non mi abbiate abbandonata. Passando al capitolo, lho fatto ppiù lungo perche...in realtà ero cosi presa a scrivere che non mi ero accorta della lunghezza, ma...non lho riletto quindi non so se ci sono errori. Correggerò quando tornerò a casa, perche questa settimana non ci sono (lo so che non vi interessa ahhaah) e un ultima cosa...visto che mi piace interagire con voi e farmi domande, secondo voi come reagirà Luke alla richiesta di Maddison, e soprattutto...vi piace il capitolo? Magari fa schifo, ceh, non lo so... lho riletto velocemente e mi viene da piangere ahahaha ok la smetto, spero di sentirvi in tante...vado...recensite, mi raccomando...ciaoo xx :)
Gio.

 
 
 

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Capitolo 14
*** AVVISO!! ***


Ok, come potete notare questo non è un capitolo. Ma va Giorgia, non l'avevano capito. Comunque, ho deciso che cancello la storia...ahahahahah no, sto scherzando. Non ci penso proprio a farlo e va beh volevo dirvi che in realtà avrei dovuto aggiornare oggi, ma è sorto un problema: non mi va più internet. Come potete notare questo avviso lo sto scrivendo dal telefono e infatti è tutto attaccato, bleah. E voi direte, che problema c'è? Aspetti che vada di nuovo internet e aggiorni. Già, peccato che domani, beh in realtà oggi data l'ora di ora(?), vado al mare e non avrò nessun computer o tablet in vacanza. Quindi sto via tre settimane e appena torno aggiorno ve lo giuro.. Ma dovete promettermi che non mi abbandonerete, vi ho avvisato proprio per farvelo sapere. E quindi spero che al mio ritorno continuerete a seguire la mia storia. Eh, va beh spero che sia così. E già che ci sono volevo ringraziarvi per tutto, perché ogni capitolo ogni volta supera le mille o duemila letture grazie a voi, e grazie anche per le recensioni e tutto il resto. Ho deciso che se volete chiedermi qualunque cosa, anche la più stupida del tipo "cosa mangi a colazione?" (No ok magari non così però se siete interessate a quello che mangio potete pure chiedermelo ahahahahahhahahahha ok sto scherzando) vi lascio il mio Twitter e se avete curiosità chiedete pure: @GCargini E un'ultimissima cosa, vi ricordo che su wattpad c'è anche l'altra mia storia su Harry ("Learning lessons" -Darknesslove-) E a breve dovrei aggiornarla (si, su wattpad aggiornerò dal telefono) quindi se volete passare a leggerla, commentare o votare o fare quello che volete fate pure ahahahah. Ok questo avviso si sta prolungando troppo hahahah vi saluto, siete fantastiche e ci risentiamo tra tre settimane e invece se volete anche su Twitter (@GCargini) vi giuro che sono molto amichevole e che non mangio nessuno ahahahah ok, mi dispiace per questo imprevisto. Spero non capiti più altrimenti ammazzo qualcuno. Ok ora scompaio. Ciaoo xx :) Gio. Ps. Ma avete visto quanto il video di amnesia è fottutamente perfetto?! Dio mio. È indescrivibile. Va beh se volete farmi sapere come è stata la vostra reazione vedendo il video, sarò felice di leggere tutto quello che scriverete. Ok ho finito .. Ciaoo ahahah

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***


CAPITOLO 14.


Gli occhi cristallini di Luke a quelle parole divennero di uno strano blu scuro, proprio come il mare in tempesta. Si alzò leggermente reggendosi con le braccia per avere una visuale migliore sul viso arrossato di Maddison, cercando di non pesarle addosso. Luke non riuscì a non pensare a qualche istante prima, quando per una volta era tutto perfetto. Quando per una volta pensava di essere considerato come gli altri. Ma ci pensò Maddison a risvegliarlo da quello stato di pace, ricordandosi che lui non era come quei ragazzi che si incontravano per strada, quelli socievoli, senza problemi. Non lo era già da molto tempo. 
 
"No". Si ritrovò a rispondere con tono basso e deciso, decidendo di alzarsi completamente dal corpo di Maddison. 
 
Si avvicinò alla finestra per prendere una delle sue solite sigarette dal pacchetto sul davanzale, mentre Maddison si era già tirata su reggendosi con i gomiti. Erano anormali i suoi continui sbalzi repentini d'umore. Guardò ogni movimento del biondo prima di innervosirsi. Non capiva. Luke diceva che era sua, le proibiva di fare quello che voleva, la teneva sempre sotto controllo e quando gli aveva chdisto di accompagnarla alla festa, lui le rispondeva di no? 
 
Semplicemente non capiva. 
 
 "Ohw. Immagino tu sia impegnato. Magari sarai fuori città come Ashton..." iniziò a dire con tono calmo "...o magari sarai troppo impegnato a guadagnarti quei quattro soldi con la droga, scusami tanto." continuò questa volta risultando in uno strano modo irritata e offesa. Non le importava tanto del rifiuto, tanto ci era abituata, ma...in realtà non sapeva nemmeno lei perché stesse reagendo così. Forse perché credeva che in quel momento di averlo avvicinato a se almeno un poco da pensare di trattarlo come un ragazzo qualsiasi. Ma si sbagliava. 
 
Luke a quella frase lasciò cadere il pacchetto di sigarette a terra e scattò velocemente verso di lei. La tenne ferma sul letto, portando le gambe ai lati del suo bacino e inchodandola al materasso stringendole i polsi sopra la testa. 
 
Stranamente Maddison non provò paura era solo arrabbiata. Aveva combattuto contro se stessa per chiederglielo e alla fine si rese conto di aver commesso un grandissimo errore nel farlo. 
 
Luke la guardò fisso negli occhi castani in quel momento abbastanza accigliati prima di sbraitare. 
 
"No, Maddison! Non voglio andare a quella cazzo di festa con te. Sei tu il problema!" 
 
Maddison tramutò l'espressione arrabbiata in un'espressione tra il sorpreso e lo sconvolto. Come poteva essere lei il problema? Lui le stava rovinando l'esistenza e lei era il problema? 
 
"Io sarei il problema? No! Sei tu che...lasciamo stare. Chiederò a qualcun'altro." sbottò liberandosi i polsi provando odio verso i confronti del biondo. Si sentì una stupida. Lo spinse usando tutta la forza che avesse riuscendo così ad alzarsi da quel letto e avvicinarsi alla porta, ma una mano la bloccò facendola voltare. Dovette imbattersi contro gli occhi passivi di lui, si sentì cedere le gambe davanti a quella meraviglia celeste e mancò poco che cadesse, cosa che fortunatamente grazie a quel suo poco autocontrollo non successe. 
 
"Tu non ci vai alla festa!" esclamò autoritario.
 
"Strano, stamattina mi hai detto il contrario." replicò lei con tono neutro mantenendo lo sguardo fisso nel suo sentendo una morsa allo stomaco crescere sempre di più.  
 
Quel ragazzo era proprio lunatico. Prendeva una decisione e poche ore dopo prendeva la decisione opposta. Chi riusciva a capirlo era un genio, ma di certo Maddison non lo era. "E ora invece ti dico così e non si discute."
 
"Cosa? Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare. Io andrò a quella con o senza il tuo permesso. Sappilo!"  gli sbraitò contro dimenandosi dalla sua stretta. 
 
Avrebbe trovato qualcuno, sarebbe andata a quella festa a tutti i costi solo per dimostrare a quel pazzo che non poteva avere il controllo su di lei. Ora la prese più come una questione personale, e si, anche per farlo irritare. Poteva essere una mossa sciocca essendo nella posizione di sottomessa, ma non le importava. Avrebbe rischiato. Ci avrebbe provato. Avrebbe fatto di testa sua, fregandosene delle parole di Luke,
 
"Vai. Vai pure! Tu prova ad andare a quella festa e poi vediamo." Le lasciò il polso bruscamente e subito Maddison fece un passo indietro allontanandosi da lui.
 
La sua voce gridava autorità. Tutto di lui urlava superiorità. Lui si credeva superiore a lei, e per questo trovava ancora più semplice controllarla. Ma quando lei provava a ribellare i suoi pensieri e le sue parole, qualcosa in lui scattava. Lui voleva poter avere il massimo controllo su quella ragazza. Non ne sapeva nemmeno lui il motivo di tutta quella faccenda. Ma lui voleva qualcuno da monitorare, da trasformare come lui. Maddison, però, a questo non era minimamente disposta.
 
"Tu sei pazzo!"
 
"Può darsi. E questo pazzo ti rovinerà se ci andrai, ricordalo." urlò indicando prima se stesso e poi Maddison. In fondo, a Maddison un po' di paura le faceva in quel momento. Sapeva che non stesse scherzando.
 
Si ritrovò a pensare a quanto fosse stata stupida. Cosa credeva di ottenere? Un "sì" come risposta alla sua stupida domanda? Credeva di averlo calmato? Maddison credeva a tante cose, ma non ne valeva assolutamente la pena. Poi però, si rese conto di essersi stancata. 
 
Luke non aveva nessuno al suo fianco, se non quei tre miseri amici che si portava sempre appresso. E ora capiva il perché. Era un ragazzo impossibile. Impossibile da capire, impossibile da sopportare e soprattutto impossibile da decifrare. Luke era indecifrabile. Con tutti quei suoi vizi come il fumo e la violenza; per non parlare di quella strana ossessione per il fuoco. Che cosa ci trovava nel fuoco? Cosa diavolo poteva attribuirne ad una stupida fiamma? Perché diamine lo vedeva sempre con quel cazzo di accendino in mano anche quando non doveva fumare? Non capiva e si era stancata di non riuscire a farlo. Si era pure resa conto che non sapeva nulla di lui. Dov'era la sua famiglia? I suoi genitori, dov'erano? Perche Luke si ritrovava sempre in casa da solo? Tutte queste domande l'avrebbero fatta diventare pazza primo o poi, ci avrebbe scommesso.
 
"Perché? Io mi chiedo perché devi rovinare tutto? Per un momento su quel letto ho pensato che forse Ashton avesse ragione, che forse la persona così tanto cattiva di cui parlano tutti non esistesse. Ma non è così e io sono stanca ormai. Quindi una volta per tutte, lasciami stare." In quei pochi istanti si era ripromessa di usare un tono deciso e fermo, ma tutto ciò che riuscì a fare fu usare un tono flebile sopraffatto dalla delusione e dalla stanchezza. Non lo guardò nemmeno più negli occhi e forse quella fu la cosa migliore. Ma qualcosa le diceva che quel piccolo discorso non avrebbe cambiato nulla.
 
"Maddison, devi imparare a toglierti quelle cazzo di parole dalla bocca e soprattutto dalla testa. Io non ti lascerò stare, e questo è tutto."
 
Lo sapeva. Lo sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Ma avrebbe voluto sbagliarsi per una volta. 
 
Maddison abbassò lo sguardo sentendo gli occhi pizzicare. Si perse nell'osservare tutti gli oggetti distrutti sul pavimento, quando a tutte quelle cianfrusaglie rotte ci si unì anche una sua lacrima. Una lacrima che caduta dal suo occhio destro andò a finire su un frammento di vetro rotto, probabilmente di una cornice per foto.
 
Senti il biondo avvicinarsi a lei. I pochi passi di Luke sembrarono calmi e una volta vicino al suo viso, l'afferrò con entrambe le mani sollevandolo. Si ritrovò davanti gli occhi di Maddison arrossati e pieni di lacrime. Come sempre il viso di Luke non mostrava nessuna emozione. Impassibile, ecco com'era. 
 
"Non voglio vedere lacrime." le disse passandole velocemente i pollici sulle guance catturando quelle gocce salate che non ebbero avuto la possibilità di concludere il loro percorso sulla sua pelle delicata. "E non fare più quello che hai fatto prima. Ti avevo detto di andartene ma mi hai disubbidito. Hai cercato di aiutarmi, ma il punto è che non ne ho bisogno. Non ho bisogno del tuo aiuto, spero ti sia chiaro." finì il suo discorso allontanandosi di nuovo da lei di mezzo metro. Nel frattempo Maddison si sentì il sangue ribollire nelle vene.
 
"Ok, eviterò di preoccuparmi come una stupida per uno stronzo come te. Sei solo un lurido e schifoso approfittatore. Ed Harry aveva ragione, tu a quest'ora saresti ancora in quel vicolo, ma la sottoscritta ha pensato stupidamente di aiutarti. Cosa che non farò mai più."
 
Al solo sentire quel nome, Luke sembrò cambiare colorito del viso. Un rosso di rabbia si stava espandendo su tutta la sua pelle.
 
"Nessuno ti ha chiesto di aiutarmi, e non nominarmi quel coglione." sbottò dando un pugno all'anta dell'armadio affianco a lui.
 
"Fottiti, Hemmings!"
 
Detto questo, automaticamente i piedi di Maddison si mossero velocemente verso l'uscita della camera ignorando le urla del ragazzo, ignorando i suoi continui "Torna qui!". Scese le scale velocemente. Si fermò solo un istante al sentire il rumore di una porta sbattere e quando alzò sguardo si ritrovò il viso furioso di Luke in cima alle scale. 
 
Maddison riprese la sua corsa cercando di non inciampare nei gradini di quella lunga scalinata in marmo. Inciampare in quel momento sarebbe stato un disastro, un enorme disastro. E mentre scendeva e il panico aumentava, sentiva anche le lacrime scendere nuovamente sulle guance.
 
"Maddison! Maddison, torna indietro!" urlò il biondo scendendo anche lui velocemente le scale. Maddison corse verso il grande portone in legno che si ricordò fortunatamente non essere stato chiuso a chiave. Afferrò il pomello per poi aprire velocemente la porta.
 
"Cazzo, fermati!"
 
Non fece in tempo ad uscire, che due braccia la strinsero in vita tirandola dentro. Luke chiuse la porta con un forte calcio mentre lottava contro i continui movimenti spaventati di Maddison.
 
"Voglio andare via da qui. Lasciami!" urlò lei disperata con voce rotta dal pianto continuando a dimenarsi sotto quelle sue forti braccia. Luke le lasciò appoggiare i piedi a terra, ma non perse tempo al muro per paura che scappasse. Le lacrime di Maddison non avevano intenzione di cessare, e in quel momento non le importava se stesse piangendo difronte a quel mostro senza sentimenti, non le importava perché quelle lacrime era stato lui a causarle.
 
Luke non riusciva a capire perche stesse avendo quella reazione, e perché volesse scappare da casa sua. Continuava a fare forza affinché capisse che doveva stare ferma. Ma Maddison non sembrò capire e continuò la sua lotta.
 
"Lasciami! Non mi toccare! Luke, tu non-" non fece in tempo a finire la frase che proprio lui le afferrò le guance e fece incontrare di nuovo le loro labbra in un bacio violento. In un bacio a cui questa volta Maddison non volle partecipare. Non volle ricambiare.
 
Gli afferrò le spalle e cercò di allontanarlo, ma nulla sembrava poterlo smuovere dalle sue labbra. Così fece la prima cosa che le passo per la testa, senza rifletterci molto. Alzò la mano destra e velocemente la fece scontrare con più forza possibile contro la guancia di Luke. Il viso del biondo si staccò subito dalle sue labbra a causa dello schiaffo appena ricevuto seguendo la traiettoria del colpo e ritrovandosi con il volto appena girato verso la sua destra.
 
Piombò il silenzio più totale nel grande ingresso di casa Hemmings. Maddison rendendosi conto del gesto appena fatto portò entrambe le mani davanti alla bocca sconvolta. A dir la verità non voleva arrivare a questo, ma le sembrò l'unica soluzione. Stupì pure se stessa per averlo fatto. Era sbagliato pensare questo ma, Maddison si senti terribilmente in colpa per averlo fatto. Nonostante tutto il male che Luke le ebbe fatto, lei stupidamente si sentì in colpa per quello schiaffo.
 
La mano di Luke si alzò lentamente portandola poi, sulla guancia colpita. Possedeva un espressione arrabbiata, ma stranamente non aveva ancora riportato lo sguardo su Maddison. Continuava a fissare la parete accanto.
 
"Ti consiglio di andare via subito." proferì parola Luke. La sua voce era di tono neutro con un timbro di furia e odio. Come se stesse cercando di controllare se stesso dall'imminente prossima mossa. Come se la volesse avvisare che se non se ne fosse andata subito, sarebbe finita male.
 
"Luke...io-"
 
"Via!!" urlò a pieni polmoni voltando il viso verso di lei. Dire che avesse paura e fosse spaventata era più che ovvio. Ma da ragazza con un minimo di cervello decise di ascoltarlo. Corse verso la porta ed uscì velocemente richiudendosela alle spalle ricominciando a singhiozzare per quanto appena accaduto. Lasciò Luke immobile nell'ingresso mentre lei stava solo cercando di non inciampare nei suoi piedi mentre il più velocemente possibile correva via da quella casa, da quel vialetto, da quella strada e soprattutto da lui.
 
 
 
Maddison aveva la malinconia incastrata nelle costole. Quel genere di malinconia che non ti blocca il respiro perché hai il magone, ma ti indolenzisce le ossa perché parte dallo stomaco. Puoi respirare, ma ogni respiro è uno sforzo, una fitta. Lo sforzo di evitare di piangere, perché tanto sai che sarebbe inutile ed immeritato. Perché quelle sono lacrime che non ti meriti, ma che nonostante tutto sei del parere che non le merita neanche chi le ha provocate.
 
Ma lei non era mai stata brava a trattenersi. Per questo, ora si ritrovava su una qualsiasi panchina isolata del quartiere abbandonata a se stessa, con le lacrime che correvano sulle sue guance ma in maniera lenta. Si dice che le lacrime che scorrono nel silenzio sono le più dolenti, perché esse nascondono segreti, rimpianti ed errori. Ed errori Maddison ne aveva fatti in grandi quantità, ma l'unico a cui riusciva a pensare in quel momento era quel maledetto schiaffo. Non sapeva nemmeno perché le dispiaceva così tanto, da una parte pensava che se lo meritasse. Ma dall'altra pensava che Luke fosse già abbastanza un ragazzo fuori dal normale che non gli serviva un'altra persona che glielo ricordasse e che lo trattasse male. Aveva ripromesso a se stessa che lo avrebbe conosciuto e che lo avrebbe aiutato, ma facendo in quel modo non ci sarebbe mai riuscita.
 
Portò i piedi sulla panchina avvicinando le ginocchia al petto. Ci appoggiò la testa sopra stringendosi forte le gambe. E in quel momento di buio, le immagini di lei e Luke su quel letto mezzo distrutto si fecero vivide. Non poté scordarsi di quanto fossero attraenti le sue labbra, di quanto fossero morbidi i suoi capelli e di quanto fosse stato bello accarezzarlo e tenerlo vicino a se in quella situazione. Insieme erano riusciti a creare un'atmosfera pacifica e pieno di sentimento. Riusciva a ricordare con quanta delicatezza Luke si protese sopra il suo corpo facendo combaciare perfettamente i loro corpi per qualche attimo. Ma quelle immagine susseguirono quelle del secondo bacio e automaticamente quello dello schiaffo. Un singhiozzo rotto fuoriuscì dalle sue labbra stringendo maggiormente le sue gambe a se.
 
"Perché stai piangendo?"
 
Una voce familiare rientrò nel suo campo uditivo e spaventata alzò di scatto la testa. Cosa ci faceva lui li? Non si aspettava di incontrarlo, o meglio, sperava di non dover subire mai più la sua compagnia forzata. 
 
Maddison lo ignorò e riabbassò la testa sulle ginocchia, prima che lo sentisse di nuovo parlare.
 
"Allora?"
 
Non era dell'umore per litigare o altro, e avere Michael seduto sulla sua stessa panchina a debita distanza, non pensava avrebbe aiutato. A differenza sua, Michael era seduto sullo schienale della panchina con i piedi appoggiati sulla superficie verde scuro. Un verde consumato.
 
Maddison lo guardò assottigliando gli occhi per poi rispondergli in un modo poco carino.
 
"Che ti importa?"
 
"Mmh, in realtà niente." constatò guardando dritto davanti a se. E allora perché era li? Non poteva sedersi altrove?
 
"Appunto, quindi lasciami stare." la testa di Maddison venne nuovamente appoggiata sulle ginocchia. Finalmente non sentì più nulla, solo il silenzio. Pensò che forse Michael avesse capito che non avrebbe parlato con lui, o forse se n'era semplicemente andato. Poco le importava. L'importante era che l'avesse lasciata stare.
 
"Scommetto che c'entra Luke."
 
La voce di Michael la prese alla sprovvista facendola sobbalzare. Sentì un colpo al cuore per lo spavento. Pensava se ne fosse andato, ma si sbagliò perché se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza, seduto questa volta di fianco a lei. Lasciò andare le gambe dal suo petto riappoggiandole al terreno. Lo sguardo chiaro e divertito di Michael fisso nel suo la fece irritare. E non poco.
 
Si chiese cosa ci trovasse di così divertente. Non capiva perché non se ne fosse andato. E dato che lui non lo capiva, decise che se ne sarebbe andata via lei.
 
"Hai vinto la scommessa, ora mi lasci stare?" disse in preda ad altre lacrime alzandosi velocemente da quella panchina.
 
Forse quel ragazzo era ancora più insopportabile di Luke e non seppe spiegarsi tutto quello strano interesse verso i suoi confronti.
 
"Beh, sappi che non avevo intenzione di caricarti in spalla e portarti da lui oppure di urlarti contro." rispose mostrando poco interesse mentre cercava una sigaretta nelle tasche dei jeans. Maddison rilassò il viso e il corpo non aspettandosi una sua risposta. 
 
"E allora cosa fai qui?" chiese calma.
 
"Questo è un paese libero, e sono sicuro che lo è pure questa panchina." replicò sarcasticamente. Anche se le diede fastidio quel ragazzo, un mezzo sorriso comparve all'angolo della sua bocca per quell'affermazione. I suoi piedi la portarono a risedersi sulla panchina verde consumato.
 
Tra i due piombò nuovamente il silenzio, e mentre Michael fissava ovunque con la sigaretta tra le labbra tranne che dalla parte di Maddison, lei iniziò ad osservarlo ripensando alla stranezza di quel ragazzo. Si perse letteralmente ad osservare ogni suo dettaglio. Dall'espressione seria mentre aspirava dal filtro, alla piccola 'X' tatuata sul dito medio. 
 
"Allora Calum aveva ragione. Pensavo si sbagliasse, ma a quanto pare no." disse parlando più a se stesso che a Maddison. Subito lei assunse un'espressione confusa continuando a fissarlo e un "Cosa?" uscì dalle sue labbra. Michael voltò lo sguardo puntandolo in quello di lei prima di parlare.
 
"Tu ci fissi sempre." una piccola risata uscì dalle labbra del ragazzo, sollevando la testa verso l'alto, nel frattempo le guance di Maddison si colorarono di un leggero rosa più intenso a causa dell'imbarazzo, ma non le dispiacque sentire la sua risata. Le piaceva. Ad ogni modo non seppe cosa rispondere, quindi rimase in silenzio. Era possibile che tutti si accorgessero del suo sguardo persistente? Ogni volta, nessuna persona esclusa.
 
"Perché mi fissavi?"
 
"Beh, stavo guardando i tuoi capelli." rispose cercando di nascondere l'imbarazzo di qualche istante prima. Michael a quella risposta si toccò i capelli stranito.
 
"Non piacciono a molti. Ma sai che ti dico? Non me ne fotte un cazzo." la sua risposta confermò a Maddison il fatto che la sua personalità fosse da ammirare. Se ne fregava dei giudizi degli altri. Voleva avere almeno un pizzico della sua sicurezza, perché lei purtroppo, al contrario, il più delle volte stava ad ascoltare le cattiverie della gente.
 
"In realtà a me piacciono. Sono...strani. Ma in senso positivo."
 
Maddison non si sarebbe mai immaginata di ritrovarsi su una panchina con Michael Clifford a parlare di quanto fossero stranamente belli i suoi capelli. Lentamente, stava pure riuscendo ad accantonare i ricordi di lei e Luke in un angolo remoto del cervello. Forse alla fine avrebbe ringraziato quel ragazzo tanto strano. Forse.
 
"Quindi, fissavi me per i capelli strani...e Calum invece?" chiese aspirando per l'ennesima volta, e senza darle il tempo di rispondere aggiunse "Ogni volta che lo vedo si fa mille complessi mentali del tipo 'perché mi fissa? Cos'ha da guardare?' E sinceramente vorrei tirargli un pugno in faccia per tutte le volte che l'ha ripetuto."
 
Perché fissava Calum? Sinceramente non lo sapeva nemmeno lei, ma probabilmente la risposta era solo una.
 
"Calum? Beh, non so...forse per cercar di capire perché mi odi così tanto. Davvero non lo so." rispose insicura perché la verità non la sapeva nemmeno lei. Vide Michael storcere le labbra per un paio di secondi. 
 
"Mmh, ok. E in quanto ad Ashton vedo che andate molto d'accordo, giusto?" 
 
Al solo sentire quel nome Maddison si sentì meglio. Aveva voglia di vederlo, di stare un po' con lui. Sapeva essere un ottimo amico e l'unica cosa di cui lei aveva bisogno in quel momento era proprio di un amico. Un amico come lui.
 
"Io ed Ashton siamo...amici, credo. O almeno, io lo reputo un amico...poi non so lui cosa pensi di me."
 
"Ci parla spesso di te e...non lo sopporto. Beh, in effetti non sopporto molte cose." disse esternando i suoi pensieri. Maddison però si soffermò sulla sua prima frase. Cosa vuol dire che parlava di lei? In che modo? Era diventata curiosa, voleva sapere cosa dicesse loro sul suo conto. Sperò che non fosse nulla di negativo, ma non badò molto a questo. Maddison era una di quelle ragazze dai mille complessi.
 
"E Luke?...Cosa c'è tra voi due?"
 
Il nome di Luke le rimbombò nelle orecchie risvegliandola dai pensieri su Ashton. Guardò Michael con espressioni del viso nervose. Non stava più pensando a lui e ora le piombò di nuovo nella testa. Decise che non avrebbe più ringraziato Michael. Non sapeva cosa rispondergli, non voleva rispondergli. Non poteva mica dirgli che la maltrattava ma che oltre a questo c'erano momenti in cui si baciavano dimenticandosi di quale rapporto ci fosse tra loro. No.
 
"Devo andare." disse alzandosi dalla panchina decidendo di non rispondere a quella domanda. Michael la guardò con aria indagatoria prima di alzarsi anche lui e avvicinarsi a lei. Lo vide avvicinarsi al suo corpo sempre di più fino ad arrivare a sfiorarle l'orecchio con le sue labbra. Lei si immobilizzò a causa di tutta quella vicinanza e mandò giù la saliva velocemente. Non si era mai ritrovata così vicina a lui prima d'ora, e la cosa la mise in un certo senso a disagio. Ma il disagio scomparve appena sentì le sue parole.
 
"Sei forte, lo so, e lo sai anche tu. Dovresti tenere testa al tuo nemico, non credi? Provaci."
 
Maddison giurò di aver perso un battito a quelle parole. Non se le sarebbe mai aspettate da lui, proprio lui. Michael Clifford. Lui pensava che fosse una ragazza forte, ma si sbagliava su una cosa. Lei non si sentiva forte. Lei si sentita piccola, sola e indifesa. Inoltre lei non vedeva Luke come un nemico, lo vedeva più come un ragazzo problematico che si sfogava su di lei. Ma non era un nemico.
 
Quando si risvegliò da quello stato di trance si ritrovò da sola in piedi sul marciapiede, accorgendosi che Michael non era più davanti al suo viso. Si voltò all'indietro chiedendosi dove fosse, per poi vederlo camminare con camminata sicura e le mani nelle tasche di quei skinny jeans neri verso una meta a lei sconosciuta.
 
Ashton, Calum e Michael erano riusciti a stupirla per alcuni dei loro comportamenti. Perché l'unico a non riuscirci era Luke? Pensò voltandosi in avanti. Iniziò a camminare nella direzione di quella che sarebbe dovuta essere casa sua ripensando purtroppo a tutto quello che le era successo.
 
 
 
Erano passate due settimane da quando lei e Luke si baciarono su quel letto macchiato dei peccati di lui, da quando avevano discusso, da quando lei gli aveva dato un rumoroso schiaffo sulla guancia per poi scappare via. Ed erano due settimane che Luke era letteralmente scomparso dalla circolazione di quel quartiere di Sydney. Non lo vide più. Ne a scuola, ne in giro. Sembrava fosse morto. Malgrado fosse insensata questa cosa, sperò che non gli fosse accaduto nulla di grave...ma si sentiva una stupida ogni volta che lo pensava. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi per lui, se proprio lui non aveva avuto un minimo di riguardo nei suoi confronti? Era ridicolo.
 
In quelle due semplici settimane diventò tutto più strano e più spento. Accantonando la faccenda di Luke, pensò anche ad Ashton. Era diventato freddo e scontroso verso tutti, compresa Maddison. Non le parlava più senza che lei ne sapesse il motivo. Questo la faceva stare in un certo senso ancora più male di quanto non lo fosse già, perché lui stava diventando una sua specie di...amico. Ma ora era tutto cambiato e lui la ignorava, non la salutava più, se la incontrava per strada cambiava direzione creandole sempre quel fastidioso velo liquido negli occhi e un peso alla bocca dello stomaco. In quanto a Calum e Michael? Semplicemente la ignoravano, come avevano sempre fatto. Ora, però, con un pizzico di ostilità in più. 
 
Calum sembrava odiarla. Passava le intere lezioni di letteratura ad incenerirla con lo sguardo facendola sentire a disagio. Più di una volta si fu ritrovata a chiedere all'insegnante di andare in bagno solo per liberarsi da quel suo sguardo insistentemente cattivo.
 
Michael continuava la sua vita solitaria come aveva sempre fatto. Non gli importava dare fastidio a Maddison, riusciva a vivere anche non facendolo e per questo lei gli fu immensamente grata. Dopo quella conversazione avvenuta con lui su quella panchina, cambiò la sua opinione su quel ragazzo. Ovviamente non di molto, pensava comunque che fosse un ragazzo strano con una personalità bizzarra ma interessante, un ragazzo lunatico, aggressivo e taciturno per il più delle volte...ma ora riusciva a vederlo da una prospettiva diversa. Direi, più...umana. La stupirono le sue parole sussurrate all'orecchio "Sei forte, lo so, e lo sai anche tu. Dovresti tenere testa al tuo nemico, non credi? Provaci." e ogni volta che se le ripeteva nella testa, si ritrovava a dargli ragione. Magari, a parer di Maddison, non molto sulla prima parte...ma sul fatto di tenergli testa, beh, decise che ci avrebbe lavorato sopra.
 
Ma il punto più debole di quel periodo era Audrey. Non erano riuscite a chiarirsi. Audrey aveva tipo deciso di giocare al gioco del silenzio, di instaurare un muro tra la loro amicizia. Tutti i messaggi e tutte le chiamate senza risposta inviati alla mora non servirono a nulla. E si sentiva tremendamente male, perché sì, le mancava da morire.
 
Tutti i giorni era lo stesso orrore. Quando era convinta di essere ad un passo dalla luce, ripiombava ogni volta nell'oblio sopraffatto dalle sue paure.
 
La festa? Ah già, la festa di Karen sarebbe stata il giorno seguente, ma Maddison di trovare un accompagnatore non ne fu capace. Si arrese all'idea che avrebbe passato la serata sotto le coperte a leggere o nel peggiore dei casi, sarebbe uscita a fare due passi con se stessa e purtroppo immersa nei suoi pensieri.Non poteva credere di sentirsi così sola, non poteva credere di stare così male. Voleva indietro Audrey, voleva indietro Ashton, voleva sapere dove si fosse cacciato Luke nonostante non le sarebbe dovuto interessare più di tanto. 
 
Era ad un punto cruciale della sua vita, al punto tale da chiedersi se ne valeva davvero la pena continuare a sopportare tutto quello schifo oppure no. In quei giorni Maddison si ritrovava in una dimensione fatta di confusione.
 
Inoltre i suoi voti scolastici si stavano abbassando. Non stava attenta in classe, e non studiava a casa. Aveva impressa nella mente l'immagine di due perle azzurre appartenenti ad un ragazzo senza cuore.
 
Anche ora, seduta al banco in ultima fila, contava quanti secondi mancassero alla fine dell'ultima ora di lezione per liberarsi da quei due occhi impressi nella sua testa. L'avrebbero fatta impazzire.
 
"Scusa, sapresti dirmi che ore sono?"
 
La voce della ragazza seduta al banco accanto a lei la fece voltare con sguardo annoiato, interrompendo il suo momento di depressione a causa di Luke.
 
"Se hanno messo un orologio in classe ci sarà un motivo, non credi?" rispose scontrosamente ma con tono annoiato. Notò la ragazza restarci male per la scelta sgarbata di parole, ma d'altronde non le importava nulla. Si voltò di nuovo verso l'orologio ricominciando a contare i secondi.
 
Finalmente dopo qualche minuto la campanella suonò, e Maddison non perse tempo per uscire da quella classe noiosa e soffocante. Si immerse in quel mare di studenti eccitati dal fatto che il giorno dopo non ci sarebbe stato scuola, ma in compenso la festa di Karen. Si avvicinò al suo armadietto, raccolse tutti i libri per poi uscire il più in fretta possibile da quella maledetta scuola. La sua prima intenzione fu normalmente quella di tornare a casa, ma decise di fare un sosta. Durante tutto il tragitto, Maddison si rilassò ascoltando le canzoni dei Neighbourhood. Era un gruppo di ragazzi un pò strani, ma era proprio per questo che le piacevano. Erano diversi e si distinguevano dalla massa. 
 
Una volta arrivata nelle vie del centro, avvistò lo Starbucks della zona e decise di entrare provando a bloccare tutti i ricordi d'infanzia legati a quel posto così comune e frequentato. Si avviò alla cassa e dopo aver ordinato un frappuccino si sedette al primo tavolo libero che ebbe avvistato.
 
Iniziò a sorseggiare il suo drink tenendo lo sguardo basso sul bicchiere e perdendosi nei suoi pensieri. Non passò molto tempo prima di accorgersi che al tavolo non era più da sola, perché seduta di fronte a lei una figura ombreggiava sul suo frappuccino. Maddison alzò lentamente lo sguardo per poi incontrare il suo sguardo intenso. Immediatamente sentì la preoccupazione salirle di livello sempre di più. Cosa ci faceva li? Cosa voleva da lei?
 
Il suo cuore iniziò a batterle ad un ritmo più accelerato. Sgranò gli occhi trattenendo il respiro. Aveva una certa paura a stare con quel ragazzo dopo quello che successe.
 
"Ciao Maddison."
 
Lei ignorò il suo saluto ancora un po' sotto shock. Indietreggiò con la sedia lentamente, per poi alzarsi tenendo in mano il suo bicchiere. Fece piccoli passi all'indietro prima di risentirlo parlare di nuovo.
 
"No, Maddison. Aspetta, per favore. Non andartene." disse lui in tono supplichevole alzandosi velocemente dalla sedia e fermandola affermandole delicatamente il polso con cui non teneva la bevanda.
 
"C-Cosa vuoi, Harry?" chiese insicura sul voler sentire la risposta.
 
"Volevo solo parlarti. Solo...chiederti scusa, un po' per tutto. Non ce l'ho con te, ce l'ho con Luke e...beh, solo questo. Quindi, scusa." Le sue parole uscirono dalla sua bocca velocemente facendolo sembrare anche un po' impacciato in quello che stesse facendo. Maddison capì da subito che Harry non era un ragazzo abituato a scusarsi o a ringraziare la gente. Per farla breve, non sembrava un ragazzo dalle buone maniere. Tuttavia lei sembrò rilassarsi a quel suo piccolo discorso sconnesso, ma non ebbe intenzione di rispondere. Semplicemente lo sorpassò per poi risedersi al suo tavolo. Vide Harry rimanere lì indeciso sul da farsi, così voltò lo sguardo e lo osservò.
 
"Beh? Vuoi sederti?" chiese gentilmente indicando la sedia di fronte alla sua. Aveva ancora un leggero senso di paura verso i suoi confronti, ma dall'altra parte pensò che era davvero troppo stanca di tutto, stanca anche di avere paura e non le importava di trovarsi vicino ad Harry. Questioni di attimi ed intravide un mezzo sorriso sul viso del riccio. Si risedette anche lui al tavolo e calò il silenzio nel frattempo che Maddison riprese a sorseggiare il suo frappuccino. Silenzio che venne rotto fortunatamente da Harry.
 
"Sappi che mi dispiace davvero. Nel senso, gli scontri che ho con Luke non-"
 
"Harry...Harry, per favore, non mi va di parlare di Luke. Scusa." lo interruppe a metà frase sembrando quasi supplichevole. Harry rimase ancora con le labbra dischiuse per il discorso appena spezzato. Maddison alzò lo sguardo incontrando quello verde del ragazzo, si accorse che Harry era pronto a parlare di nuovo così aspettò che lo fece.
 
"Maddison, è successo qualcosa?" chiese portando una mano su quella di Maddison con fare preoccupato. Senza rendersene conto, Maddison ritrasse fin troppo velocemente la mano, posandola poi sulla sua gamba sotto il tavolo. Harry mormorò uno "scusa" e ritrasse subito la sua mano. Si passò una mano tra i capelli. Sembrava teso.
 
"No, assolutamente nulla. Piuttosto te, sembri...strano. Ti è successo qualcosa?"
 
"No, nulla. Solo che tutto questo è strano. Non sono abituato a scusarmi o cose del genere, e non so come si gestiscano queste situazioni. Non sono del tutto sicuro che tu abbia accettato le mie scuse." rispose insicuro tenendo lo sguardo basso. Harry le parve molto strano quel giorno. Okay, aveva deciso di scusarsi e questo lo aveva apprezzato, ma tutta quell'insicurezza da dov'era uscita fuori? Pensava di tutto su Harry, ma non che fosse un ragazzo dalle mille paranoie e insicurezze. Sembrava avesse sempre quella strana sicurezza che avrebbe invidiato chiunque, ma a quanto pare non sempre era così.
 
"Harry, non preoccuparti. Ho accettato le tue scuse, credimi. Anzi, mi credi se ti dico che non mi importa di quello che hai fatto, di come ti sei comportato e che la mia testa ha già rimosso quei momenti?" domandò cercando un suo contatto visivo. Quello che stava dicendo era vero. Non le importava più di tanto di quello che aveva fatto Harry, perché tanto l'unica persona che le girava in testa era una sola. E quella persona portava il nome di Luke Hemmings.
 
"Sul serio?"
 
"Ho altro a cui pensare ultimamente. Senza offesa eh." disse notando con sollievo che sul viso del ragazzo non c'era traccia di delusione o altro di simile.
 
"No no, figurati. Anzi, meglio così." rispose accennando un sorriso che Maddison ricambiò immediatamente. Ammise a se stessa che fosse carina la piccola fossetta che gli si formava sulla guancia sinistra quando sorrideva.
 
"Bene. Io ora devo andare, però se qualche volta vuoi uscire puoi contare sulla mia compagnia." continuò lui dopo essersi alzato dal tavolo. Maddison annuì come per fargli intendere che aveva capito e si limitò ad un sorriso sincero.
 
Dopo essersi salutati, lo vide incamminarsi verso l'uscita e solo in quel momento pensò di chiederlo proprio a lui. Proprio ad Harry. Lui era la sua ultima occasione. Era disperata. Così disperata che sentiva la disperazione appannarle la mente. Si alzò velocemente dal tavolo e lo raggiunse prima che varcasse la soglia della porta del locale.
 
"Harry, aspetta!" lo chiamò e lo vide voltarsi verso di lei con ancora un sorriso dolce sulle labbra.
 
"Maddison. Ti serve qualcosa?"
 
"No. Cioè, in realtà si. Domani ci sarà la festa di Karen, e...io, beh...io mi chiedevo...se..." tutto ad un tratto Maddison stava avendo un tremendo dibattito nella sua testa. 'Devo chiederglielo o no?' Dopo la reazione che ebbe Luke a quella domanda, aveva paura che forse anche lui avrebbe rifiutato. E non se la sentiva di sentirsi rifiutata un'altra volta. Una volta faceva già male, ma due erano troppe.
 
"Hey, tranquilla." disse cercando di calmarla. Le posò una mano sulla guancia cominciando ad accarezzargliela lentamente, mentre a quel tocco Maddison si sentì maggiormente a disagio. "Ora prendi un bel respiro e dimmi tutto." continuò con voce bassa. Lei fece come le era stato detto e prese coraggio.
 
"Beh, ecco, mi stavo chiedendo se...tu magari avevi voglia di portarmi alla festa."
 
"Come accompagnatore?" chiese come conferma.
 
"Si, come accompagnatore. Ma se non vuoi non è un problema, nel senso, non importa starò a casa, perché magari tu hai di meglio da fare o sei già stato invitato e quindi non-" Harry le impedì di continuare a blaterare portando la sua mano che un attimo prima era sulla guancia di Maddison sulla sua bocca. Ridacchiò vedendola così insicura, ma poi si decise a parlare.
 
"Certo. Mi farebbe piacere essere il tuo accompagnatore." disse allargando di più il suo sorriso. Tolse lentamente la mano dalla bocca di Maddison e sorrise anche lei sentendo uno strano calore sulle guance.
 
"Davvero?" chiese lei stupita.
 
"Si, ma..." iniziò a dire per poi avvicinarsi al suo orecchio. "...non penso che Luke ne sarà molto felice." sussurrò al suo orecchio e anche se Maddison non poté vederlo, avrebbe scommesso su qualsiasi cosa che in quel momento lui avesse dipinto sul suo viso uno di quei ghigni divertiti. Lei si allontanò da lui e lo guardò dritto negli occhi sicura della risposta che stava per dargli.
 
"Sai Harry, non mi importa minimamente. Può arrabbiarsi quanto vuole, non mi interessa."
 
Ed era proprio per quello che voleva andare alla festa con Harry. Voleva infastidire Luke. Voleva fargli capire che non aveva paura delle sue parole e degli ordini che le dava. Per lui, lei era il suo giocattolo possessivo, a cui non interessava nulla. E quando le aveva detto di non aver bisogno di lei, Maddison si era sentita una stupida. E questo lo odiava, ma più di tutto odiava lui. Odiava Luke. Odiava tutto di lui, a partire dai suoi modi misteriosi e cupi fino ad arrivare alle sue parole e al suo modo di farle del male. Odiava i suoi intensi occhi azzurri, odiava le sue labbra morbide, odiava i suoi capelli perfettamente spettinati e il suo modo grezzo di vestirsi sempre di nero. Lei odiava tutta l'essenza di quel ragazzo. Lui era il buio, l'oscurità, e se Maddison non avesse reagito ora, sarebbe stata risucchiata ed intrappolata nella bolla nera di Luke Hemmings per sempre.


Spazio autrice:
*si nasconde in un angolino* za za zaaa per favore io sono una persona orribile però ditemi che non mi avete abbandonata. Vi scongiuro. Mia madre non voleva pagare internet e in realta non lha ancora pagato però mio fratello (quel santissimo ragazzo) mi ha spiegato come fare per spostare internet dal telefono al tablet e...va beh non penso vi interessi quindi passiamo oltre. Ho voluto a tutti i costi postarlo oggi perche poi, domani io inizio la scuola ecc.. ahahhah andiamo avanti.
spero di avervi fatto un capitolo abbastanza lungo e non troppo palloso. Ah, e questo sarebbe un capitolo di passaggio perche poi nel prossimo ci sarà questa benedetta festa di questa benedettissima karen ahah, quindi restate sincronizzate (scusate non centra nulla ahahahah) e per favore fatemi capire che non mi avete abbandonata lasciandomi una anche piccolissima recensione. Perche non vorrei scrivere per nessuno, capitemi :( quindi spero di risentirvi in tante e scusatemi ancora.
ps. Non ho dato un nome al capitolo perche oggi non avevo fantasia scusatemi ahahah
ps2 (uuuh come la playstation ahahh scusate). Scusate se ci sono errori, ma ho riletto come capitava ahahah
ok, ciaoo.
Gio xx.
 

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Capitolo 16
*** Black roses ***


BLACK ROSES
 
 


 
 
Mentre si guardava allo specchio un peso le bloccava la respirazione. Non sapeva esattamente cosa fosse, ma faceva male. Si passò le mani delicatamente sul ventre sopra il tessuto leggero del vestito blu aderente, lo stesso che le prestò Audrey qualche settimana prima, con la paura di sembrare ridicola. Pensò che fosse stata una vera fortuna essersi scordata di restituirle il vestito dopo la serata al Red, a quest'ora si sarebbe ritrovata davanti allo specchio con un paio di jeans e una semplice maglietta, probabilmente nera, pronta per andare alla festa. E in realtà ci aveva pure pensato di andare vestita come al solito, ma a quel punto la gente avrebbe avuto un motivo in più per osservarla; così cambiò idea.
 
Il tempo davanti allo specchio stava passando senza che lei se ne accorgesse, e più si osservava più diventava insicura di se stessa. Non poteva tirarsi indietro ora, era troppo tardi. Si precipitò a prendere la giacca sul letto per poi uscire e chiudere la porta della sua camera a chiave. Mise la chiave nella tasca della giacchetta di jeans e scese le scale in tempo per sentire il campanello suonare. Spense velocemente le luci e si avvicinò alla porta. La aprì ritrovandosi davanti un Harry con indosso un paio di jeans neri, una camicia scura sbottonata ai primi bottoni, e sopra ad essa portava una giacca nera elegante.
 
Il sorriso del ragazzo si allargò non appena inquadrandola notò la sua bellezza. Maddison ricambiò il sorriso imbarazzata, e abbassando lo sguardo sgranò gli occhi vedendo cosa avesse in mano.
 
"E quelle?" chiese indicando il piccolo mazzo di rose rosse che teneva in mano.
 
"Sono per te." 
 
Allungò le rose verso di lei. Nessuno le aveva mai regalato dei fiori, e non pensava che il primo a farlo sarebbe stato proprio lui. Le afferrò titubante non sentendosela pienamente di accettarle, ma non volle nemmeno sembrare maleducata rifiutandole.
 
"Grazie, ma non..."
 
"Niente ma. Prendile dai, e ora andiamo altrimenti faremo tardi." la incitò con quel suo solito sorriso contornato dalle due fossette, tra cui una più evidente dell'altra. Maddison annuì senza ribattere. Chiuse la porta di casa ed entrambi si avviarono verso la macchina nera parcheggiata davanti al vialetto. Salirono in auto e tutto quello che sentì in seguito Maddison fu solo imbarazzo. Si allacciarono le cinture dopo di che si sentì solo il rumore del motore. Nessuna parola.
 
Maddison non poté fare a meno di soffermare lo sguardo sull'interno del veicolo; era tutto ordinato. Tutto era al proprio posto. Lo specchietto retrovisore interno era perfettamente allineato secondo le esigenze di Harry, sui tappetini non si intravedeva nemmeno un briciolo di sporcizia come se fossero nuovi, attaccato alle bocchette dell'aria la boccetta di profumo alla menta odorava di fresco tutto l'interno dell'auto e anche Harry sembrava facesse parte di tutto quell'ordine. Tutto quell'ordine però non le piaceva un granché, forse perché lei stessa era già un caos o forse perche era abituata al disordine di Luke. Probabilmente per entrambe le cose. 
 
Spostò lo sguardo fuori dal finestrino dove tutto ormai era diventato buio, faceva fatica a vedere al di là del vetro come se l'auto fosse circondata dalle tenebre.
 
"Sei bellissima, sai? Proprio come la prima volta che ci siamo incontrati al Red."
 
Maddison si voltò improvvisamente verso di lui notando che stesse tenendo lo sguardo fisso sulla strada. L'Harry di quella sera le ricordò quello gentile e un pò impacciato che aveva conosciuto all'inizio e si chiese se fosse davvero quello il suo carattere o se fosse solo una semplice maschera. Dopo tutto, tutti noi abbiamo una maschera, pronta ad usarla quando ci fa comodo. E chissà,  magari ad Harry faceva comodo usarla proprio in quel momento, ma era solo una sua stupida ipotesi. Probabilmente si sbagliava.
 
"Grazie...anche tu stai bene." rispose sentendo un leggero calore sulle guance. Harry si voltò un paio di secondi verso di lei giusto per rivolgerle un sorriso, poi ritornò con gli occhi alla guida.
 
Il viaggio verso la festa continuò in un imbarazzante silenzio e nel mentre Harry continuava a rimanere concentrato sulla strada,  Maddison rimase incantata dalle bellissime rose appoggiate sulle sue gambe iniziando così ad accarezzarne delicatamente i petali rossi. Improvvisamente le venne in mente quando insieme a sua madre, quasi tutte le domeniche, uscivano a comprare un piccolo vaso di fiori semplicemente per abbellire la casa. L'ultimo che comperarono fu un vaso di rose bianche che sua madre sistemò nella camera matrimoniale. Dalla sua morte Maddison non entrò più in quella camera e si chiese se quel vaso fosse ancora lì. Quasi tutti gli altri erano stati rotti da suo padre nel corso degli anni.
 
"Ti piacciono?" La voce di Harry le fece alzare il viso interrompendo il contatto con le rose.
 
"Si, sono bellissime. Ammetto però che le mie preferite sono quelle bianche."
 
"Almeno ora lo so."
 
L'ennesimo sorriso per poi tornare con gli occhi sulla strada. Dopo qualche altro minuto di guida Maddison iniziò ad udire il rumore della festa in lontananza. Spostò lo sguardo fuori dal finestrino e, sollevata dal fatto che ora era tutto un pò più illuminato dai lampioni, notò alcuni studenti avviarsi alla festa in coppia a piedi sui marciapiedi. Molti di essi avevano ognuno un pacchetto regalo in mano, chi più grande chi più piccolo. Fortunata la festeggiata, pensò. 
 
Spostò lo sguardo su Harry non accorgendosi che avesse gia parcheggiato. Maddison si preoccupò di afferrare velocemente il piccolo mazzo di rose vedendo il ragazzo uscire subito dalla macchina. Ma quando pensò che Harry se ne stesse andando dimenticandosi di lei, si accorse che fosse uscito di fretta per avvicinarsi alla sua portiera. Le aprì la porta come avrebbe fatto un vero gentiluomo e le scappò un sorriso.
 
"Grazie." disse una volta scesa dall'auto. Harry le porse il braccio sorridendo e lei con un pò di esitazione acconsentì a quel gesto prendendolo a braccetto. Si avviarono verso la porta d'ingresso dopo aver attraversato il piccolo vialetto e una volta entrati, la prima cosa che notò non furono le dimensioni dell'abitazione constatando comunque a se stessa che quella casa appartenesse ad una famiglia davvero molto benestante, ma bensì notò lo stile della festa e ne rimase felicemente sorpresa dal fatto che quella non fosse la solita festa di adolescenti alcolizzati, ma una festa piuttosto sobria nonostante ci fosse un angolo bar per le bevande alcoliche nel grande salone. Karen doveva tenerci molto alla sua festa di compleanno, così tanto da aver programmato tutto per eventuali problemi appostando due omoni in una parte della sala. La musica era alta, ma non aveva niente a che fare con la musica assordante che aveva sentito al Red.
 
"Vuoi bere qualcosa?"
 
Girò il viso trovandosi vicino a quello di Harry che cercava di sovrastare la musica.
 
"No, grazie. Ma se vuoi ti accompagno."
 
"Okay."
 
Harry le prese la mano iniziando ad incamminarsi verso il piano bar dove era appostata una fila di sgabelli alti vicino al bancone in legno. Si sedettero entrambi e subito Harry cercò di attirare l'attenzione del barman.
 
"Un Martini Bitter!" esclamò una volta avuto il ragazzo a sua disposizione. "Sicura di non volere nulla?"
 
"Sicura. Io non bevo alcolici."
 
"Come mai?" le chiese ricevendo intanto il drink. Il riccio scosse in maniera circolare il bicchiere con il liquido rosso all'interno aspettando una sua risposta.
 
Semplicemente non bevo, perché qualsiasi alcolico mi ricorda sempre mio padre con una di quelle bottiglie in mano sul divano del soggiorno, pensò. 
 
"Non mi piacciono." rispose infine vedendo Harry portare il drink alle labbra perforandola con il suo sguardo verde smeraldo da sotto le lunghe ciglia. Si chiese però che sapore avesse, se procurasse quel leggero bruciore alla gola quello stupido liquido rosso.
 
"Ne hai mai provato uno?"
 
"No."
 
"Prima o poi lo farai. Lo fanno tutti una volta nella vita."
 
Avrebbe tanto voluto rispondergli che lei non era il 'tutti' di cui lui stesse parlando, che lei non era come quei normali adolescenti che provano tutto prima o poi. Lei aveva paura di sperimentare, come aveva paura dei cambiamenti e delle sorprese. 
 
"Ti va di ballare?" chiese lui cambiando totalmente argomento. 
 
"Ti offendi se ti raggiungo più tardi? Vorrei stare un altro pò qui seduta." rispose dispiaciuta. Si sarebbe aspettata di essere un pò più pimpante quella sera, ma per il momento si sentiva solo giù di morale nonostante Harry la stesse trattando molto bene. Era come se qualcosa la bloccasse, si sentiva oppressa nelle sue debolezze.
 
"No, certo che no. Allora ti aspetto lì in mezzo. Ci conto, eh."
 
Dopo essersi scambiati due ulteriori sorrisi Harry si buttò nella mischia di ragazzi che si muoveva a ritmo di musica, mentre Maddison si girò verso il bancone osservando davvero quanti tipi di alcolici potessero esserci in circolazione. Davvero troppi nomi, nomi familiari che aveva visto sempre sulle bottiglie di suo padre in tutti questi anni.
 
Rimase così assorta nei suoi pensieri e concentrata a leggere i vari nomi delle bottiglie di fronte a lei all'interno dell'angolo bar, che non si accorse che lo sgabello accanto a lei ora era di nuovo occupato.
 
"Anche tu alla festa?" Voltò lo sguardo per poi vedere Michael osservare le bottiglie davanti a se come stava facendo lei un istante prima.
 
"Michael? Cosa ci fai qui?"
 
"Mi sembra ovvio, sono ad una festa, cosa pensi stia facendo?" rispose indifferente con una domanda retorica.
 
"Ok, ma...con chi ci sei venuto?" Era strano vederlo ad una festa come quella, anche perché non riusciva ad immaginare chi potesse essere la sua accompagnatrice.
 
"Conosco Karen da anni, non avevo bisogno di una ragazza che mi accompagnasse per entrare. Mi ha fatto un favore." Maddison non aggiunse altro e distolse lo sguardo dalla figura di Michael ritornando a leggere i vari nomi di alcolici.
 
"Non posso credere che tu sia venuta davvero alla festa con quello." riprese a parlare lui dopo vari attimi di silenzio in cui ne approfittò per ordinare un Cocktail Malibu. Maddison dopo un secondo di confunsione capì che si stesse riferendo ad Harry, che girandosi lo intravide in mezzo ad altri ragazzi a ridere. "Spero solo che non roviniate la festa."
 
"Perché mai dovremmo rovinarla?"
 
"Qualcuno potrebbe arrabbiarsi." Quella risposta le fece aggrottare le sopracciglia confusa ma non le ci volle molto per fare due calcoli ed arrivare alla conclusione.
 
"Luke è qui?" chiese allarmata.
 
"Non ho detto questo."
 
"Quindi non c'è?"
 
"Non ho detto nemmeno questo."
 
"Michael!" sbottò nervosa non capendo quale fosse il punto. Voleva solo che fosse più chiaro a parlare, ma lui sembrava divertirsi a confonderle le idee. Era davvero allarmata. Anche se prima aveva fatto tutto questo per dare fastidio a Luke, ora la sua idea era totalmente cambiata. Non voleva avere problemi, e non voleva rovinare la festa di Karen.
 
"Di chi sono quelle rose?" proseguì lui cambiando argomento. Maddison lo assecondò dopo aver preso un respiro, stanca di non ricevere le risposte che voleva.
 
"Sono mie. Non sono male, vero?" gli chiese guardando il piccolo bouquet sulle gambe con l'ombra di un sorriso sulle labbra.
 
"Te le ha regalate lui?"
 
"Si."
 
"Non mi piacciono." A quella risposta Maddison si indignò non capendo il suo comportamento infantile. 
 
"Non ti piacciono solo perché me le ha regalate lui?"
 
"No. Non mi piacciono i fiori in generale." rispose guardando oltre le spalle di Maddison. Ma non appena lo fece, Maddison non ebbe tempo di chiedergli il perche di quella risposta che sentì Harry chiamarla dalla folla di ragazzi. Si voltò verso di lui e lo vide farle cenno con il braccio di raggiungerlo.
 
"Me le potresti tenere per qualche minuto?" si rivolse a Michael allungando le rose verso di lui.
 
"Sicura? Non posso garantirti che al tuo ritorno le ritroverai intatte."
 
"Michael, per favore."
 
Dopo aver sbuffato e alzato gli occhi al cielo, Micheal afferrò il mazzetto di rose senza dire una parola e un "Grazie" uscì dalle labbra di Maddison sorridendogli. Scese dallo sgabello e raggiunse con un po' di difficoltà il ragazzo che l'aspettava sorridendo.
 
 
 
"Sai muoverti bene sulla pista da ballo." disse il riccio cercando di allontanarsi dalla massa di persone sudate e accaldate.
 
"Scherzi? Un elefante è più aggraziato di me!" replicò evitando una spallata di un ragazzo tutto esaltato dalla musica.
 
"Dai non sei stata così pessima."
 
"Smettila di deridermi!" esclamò cercando di imitare un espressione seria, ma il suo intento svanì quando Harry scoppiò in una fragorosa risata. Non appena si avvicinarono all'angolo bar, Maddison notò con sollievo che Micheal fosse ancora seduto sullo stesso sgabello dove lo aveva lasciato dieci minuti prima.
 
"Grazie ancora per avermi tenuto i fiori, Michael." disse riprendendosi le rose. Tutto quello che ricevette in cambio da lui fu un verso disinteressato. Aveva notato la presenza di Harry dietro di lei.
 
"Be', io vado a vedere dov'è Karen. Ciao Maddison... Harry."
 
Maddison notò con che tale disprezzo pronunciò il nome di Harry, ma quest'ultimo lo imitò guardandolo infastidito "Clifford." Micheal passandole accanto si soffermò vicino al suo orecchio, abbastanza vicino da essere sicuro che sentisse solo lei quelle parole.
 
"Ricordati che qualcuno si arrabbierà."
 
Quella frase le lasciò l'amaro in bocca. L'unico che poteva arrabbiarsi a causa di Harry era Luke, ma Michael aveva detto che Luke alla festa non c'era. Se è per questo non ha detto nemmeno il contrario, pensò subito dopo. Si chiese quanto ancora avrebbe dovuto vivere con tutti questi pesi che Luke senza rendersene conto le addossava.
 
"Quel ragazzo è strano." Scosse la testa per ritornare alle parole di Harry.
 
"Chi? Michael?"
 
"Si, lui."
 
"È un tipo particolare, sta' sempre sulle sue." rispose con lo sguardo perso verso la folla.
 
"Comunque è strano."
 
Maddison lo lasciò perdere perché evidentemente non poteva capire la vera essenza di Michael, non che lei la conoscesse benissimo, ma aveva capito che tipo di persona fosse.
 
"Hey, Harry!" gridò una voce alle sue spalle. Aveva qualcosa di familiare quella voce, ma Maddison non ci fece caso. Il riccio si voltò pronto a capire chi lo avesse chiamato quando poi accadde tutto troppo velocemente. La testa del riccio si girò velocemente verso sinistra. Indietreggiò di qualche passo andando addosso a Maddison che cercò di fermarlo e ristabilirgli equilibrio. Qualcuno gli aveva appena tirato un pugno. Maddison si sporse leggermente con la testa di lato per vedere chi fosse stato, prima di incastrarsi in due occhi azzurri.
 
"Luke." sospirò quasi senza fiato, mentre Harry si stava ricomponendo. Si toccò il labbro per poi guardarsi le dita trovandoci sopra del sangue. Gli aveva spaccato il labbro.
 
"Luke, che bella sorpresa! Cosa ti porta da queste parti?" disse Harry in tono divertito, e senza dare il tempo a nessuno di parlare tirò un pugno di rimando sul viso di Luke prima di azzuffarcisi definitivamente contro.
 
Maddison rimase per un istante senza fiato. Non poteva credere che Luke fosse ritornato e che in quel momento la scena aggressiva che aveva già vissuto diverse volte si stesse nuovamente ripetendo. Si avvicinò a loro tirando le spalle di Harry pregandolo di fermarsi.
 
"Vattene Maddison!" disse Harry rabbioso prima di tirare un altro pugno al suo avversario.
 
In men che non si dica Luke e Harry si ritrovarono a terra uno sopra l'altro mentre gli invitati si stavano avvicinando per capire cosa stesse succedendo. La faccenda si capovolse con Luke sopra ad Harry che lo inchiodò al pavimento con le ginocchia iniziando a tirargli una serie di pugni al viso, fin quando i due omoni della sicurezza non si accorsero di quello che stesse succedendo e iniziarono ad avanzare verso di loro.
 
Luke per non finire nei guai si alzò velocemente dal corpo di Harry, che con fatica cercò di fare lo stesso. Il biondo si avvicinò a lei e senza dire nulla le afferrò bruscamente la mano e la iniziò a tirare verso l'uscita della casa.
 
"Lasciami! Luke!" gridò lei cercando di staccare la mano di Luke dalla sua. Le fu difficile dal momento che nella mano libera aveva ancora il mazzo di rose.
 
"Sta' zitta!"
 
In pochi secondi furono fuori dall'enorme casa e nonostante Maddison gli stesse praticamente urlando a pieni polmoni di lasciarla, Luke la ignorò totalmente continuando a tirarla senza un minimo di tatto fino a quella che Maddison riconobbe come la sua auto. La costrinse a salire con la forza allacciandole la cintura. Fece il giro dell'auto ed entrò sbattendo la portiera, e senza dire una parola mise in moto e con una manovra poco delicata uscì da quella via.
 
"Riportami alla festa!" gridò guardando fuori dal finestrino e notando che si stavano allontanando sempre di più dalla casa di Karen. Luke la ignorò continuando a guidare.
 
"Perché fai così? Perché diamine ti comporti in questo modo?" continuò lei ricevendone stavolta uno sguardo apatico da parte sua. Ritornò con gli occhi alla guida, e si preoccupò di abbassare il finestrino. Si voltò verso di lei e abbassò lo sguardo sulle rose. Le afferrò velocemente e con un movimento brusco le lanciò dal finestrino.
 
"No, i miei fiori! Non ne avevi nessun diritto." urlò nuovamente furiosa per quello che aveva fatto. Iniziò a colpirlo, per quanto potesse dati gli scarsi movimenti bloccati dalla cintura. 
 
"Stai ferma, cazzo!" sbottò lui tirando un pugno al volante.
 
Maddison si zittì allontanandosi, non perché avesse paura, più che altro sapeva che non sarebbe servito a nulla, così decise di stare in silenzio e rivolgere lo sguardo fuori dal finestrino. Era tutto buio, faceva fatica a distinguere le cose proprio come quando era in macchina con Harry. Ad un certo punto però qualcosa la riconobbe, si accorse che fossero sulla strada parallela al mare. Subito pensò di correre fuori e rifugiarsi sulla spiaggia, dove sarebbe potuta stare sola, ma solo una cosa l'impedì di farlo; l'auto era in corsa. Non ce l'avrebbe mai fatta. Si arrese all'idea fino a quando l'auto non si fermò ad un semaforo rosso ed è proprio in quel momento che prese sul serio in considerazione di scendere dalla macchina e correre. I suoi movimenti ebbero la meglio sulla sua coscienza. Slacciò la cintura, aprì la portiera e corse fuori. Sentì imprecare Luke prima di urlarle "Maddison torna indietro!" 
 
Lei intanto pensò solo a correre. Corse, corse sempre più velocemente. Sentì le sue gambe muoversi più veloce di quanto non avessero mai fatto. Sentì l'adrenalina nel sangue che non le faceva pesare la stanchezza di quella corsa. Non sapeva se Luke le stesse dietro, lei pensava solo a correre sentendo il battito forte del suo cuore e il respiro accelerato. Aveva paura che il cuore le sarebbe scoppiato nel giro di pochi secondi.
 
Superò il terreno erboso per poi sentire la sabbia sotto le sue ballerine. Le fu terribilmente difficile correre a quel punto. Si fermò un istante, si tolse velocemente le ballerine lasciandole sulle sabbia e riprese a correre.
 
Le forze di Maddison dopo qualche minuto svanirono tutte in una volta, così malgrado lei avesse voluto continuare, dovette rallentare. Rallentò sempre di più fino ad una camminata esausta. Decise alla fine di sedersi su una duna di fronte al mare. Cercò di riacquistare tutto il fiato perso nella corsa chiudendo gli occhi e inebriandosi dell'odore del mare. Ora le sembrò tutto tremendamente tranquillo. Si dimenticò di Luke, di Harry, della festa, di tutto. Si concentrò solo sul rumore delle onde del mare che si frastagliavamo sul bagnasciuga. La luna risplendeva nel cielo riflettendo i suoi raggi sull'acqua in movimento. È da togliere il fiato, pensò. La sua mente era in qualche modo in stand-by. Non le importava di nulla. Se Luke l'avesse trovata, se ne sarebbe fatta una ragione, ma in quell'istante seppe di aver fatto la cosa giusta a uscire da quella macchina soffocante. Lì, su quella spiaggia, ritrovò la totale serenità, quella che ebbe perso molti anni fa alla morte di sua madre.
 
Si perse con lo sguardo davanti a se e non si mosse. Non si mosse nemmeno quando percepì la presenza di qualcuno di fianco a se. Sapeva esattamente chi fosse, ma era stanca di correre. Luke le posò le ballerine accanto e si sedette. I minuti seguenti passarono in silenzio.
 
"Sai, io non so praticamente nulla di te." pronunciò quelle parole continuando a guardare il mare e con la coda dell'occhio riuscì ad intravedere il viso di Luke fissarla per qualche secondo. "Pensavo di poterti capire in qualche modo, ma hai costruito delle fondamenta così spesse intorno a te da non far intravedere nulla della tua vita." Maddison prese un pugnetto di sabbia con la mano per poi vederla scivolare tra le dita. "L'unica cosa che penso di aver capito è che tu non vuoi che le persone si avvicinino a te." continuò riprendendo la sabbia con la mano. Ne seguì il silenzio mentre entrambi osservavano le onde. Pensò di aver parlato al vento prima di sentire la sua voce replicare.
 
"A volte si è costretti a tenere fuori dalla propria vita le persone che ti circondano per evitare che cadano insieme a te."
 
Questa volta fu Maddison a girare lentamente il viso verso di lui guardando il suo profilo dai lineamenti tesi e stanchi.
 
"A volte le persone che ti circondano possono aiutarti a rialzare i pezzi della tua vita e rimetterli insieme."
 
"Maddison, dove vuoi arrivare?" chiese lui voltando il viso verso di lei trovandosi ora entrambi faccia a faccia. In quel momento le fu incredibilmente pazzesco riuscire a pensare a quanto fosse bello alla luce della luna, a quanto fosse bello il luccichio nei suoi occhi.
 
"Non voglio arrivare da nessuna parte, volevo solo farti capire che hai degli amici fantastici che farebbero di tutto per te se solo tu ti facessi aiutare." replicò con tono del tutto privo di rabbia, di tutta quella rabbia che aveva accumulato nei giorni precedenti; era calma, soprattutto esausta.
 
"Non ho bisogno d'aiuto." Luke ritornò a guardare davanti a se con uno strano fastidio sul viso, ma stranamente stava cercando di controllare la cosa.
 
"Questa frase dimostra il contrario."
 
"Basta, questo discorso è chiuso. Piuttosto, perché eri alla festa con quello?" disse lui scontroso. Luke era un enorme punto interrogativo. Non voleva farsi capire, questo era chiaro. Maddison ignorò la sua domanda.
 
"Stavo solo cercando di..."
 
"Cercando di fare cosa? Aiutarmi? Maddison, ti ho detto che non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Ne il tuo, ne quello di Ashton, ne di nessun altro!" concluse l'argomento e Maddison non poté che sentirsi più abbattuta di così.
 
Rimase zitta non trovando altre parole da dire e ritornò a guardare la battigia. Il movimento della mano con la sabbia l'aiutarono ad estraniarsi e a sentirsi meno a disagio. Luke era immobile seduto vicino a lei e non accennava al fatto di parlare, sembrava rapito dalla calma che gli trasmetteva il mare.
 
"Dove sei stato in questi giorni?" chiese lei con la paura di sembrare troppo invadente. D'altra parte non aveva nessun motivo per risponderle. Ma Maddison rimase stupita quando invece lo fece.
 
"Fuori città, a Canberra."
 
A quella semplice risposta ne dedusse che fosse partito per i suoi soliti sporchi affari, e proprio come se le avesse letto nella mente, Luke si affrettò ad aggiungere "Non a fare quello che pensi tu."
 
"Oh. E, i tuoi genitori lo sapevano?"
 
"Forse è meglio se ti riaccompagni a casa. È tardi!" Deviò la sua domanda alzandosi da terra e passandosi le mani sui pantaloni per pulirsi dalla sabbia. Prontamente Maddison gli afferrò un lembo della giacca per fermarlo.
 
"No! Per favore, non voglio tornare a casa adesso." Quasi si vergognò del suo tono di voce supplichevole, ma non voleva ritornare da suo padre proprio quando stava ritrovando la pace di fronte a quella distesa d'acqua scura. Luke, dopo attimi di insicurezza sul da farsi, si rimise nuovamente a sedere.
 
"Cosa sei andato a fare a Canberra?" chiese lei titubante.
 
"Sono andato a trovare mia sorella."
 
Maddison perse un battito. Non trovava assolutamente logico quello che aveva appena detto. Non sapeva se aveva rimosso l'episodio di quando le aveva accennato di sua sorella. Maddison rimase con il viso totalmente confuso.
 
"Tua...sorella? Ma io pensavo che fosse..."
 
"Morta? Si, è morta." continuò la frase di Maddison con tono duro.
 
"Io non volevo dire...beh, mi spiace."
 
"Come vuoi." disse infine alzandosi dalla sabbia. Magari l'avrebbe lasciata li sola, magari voleva solamente andarsene, così Maddison puntò lo sguardo sulle sue mani ancora nella sabbia.
 
"Vieni." Maddison si voltò verso Luke e vide che le stava tendendo a mano.
 
"Cosa?"
 
"Dai, vieni." 
 
Maddison semplicemente si alzò da terra afferrando la sua mano e si incamminarono verso la macchina. Maddison notò che Luke prima di inseguirla l'avesse accostata al marciapiede. Si immaginò lui che al contrario lasciava bellamente la macchina in mezzo alla strada schizzando subito fuori per rincorrerla. Salirono in macchina e subito Luke mise in moto per poi ripartire. Maddison non ebbe idea di dove la stesse portando, ma quando riconobbe la sua via di casa si allarmò.
 
"Luke, ti ho detto che non voglio andare a casa adesso."
 
"Infatti, non ti sto portando a casa."
 
A quella risposta sospirò di sollievo, ma non seppe se esserne del tutto sollevata o preoccupata. Dopotutto non sapeva dove la stesse portando. Il viaggio continuò in silenzio prima che a romperlo non fu proprio Luke.
 
"Comunque quei fiori erano orrendi." disse e quando Maddison si girò a guardarlo, si sorprese di vederlo con in viso un mezzo sorriso.
 
"No, dai, erano carini."
 
"Dai, sul serio? Rose rosse? Che banalità!" Maddison se ne accorse. Si accorse di quanto lo divertiva sfottere Harry, e se farlo lo rendeva minimamente più umano e meno scontroso allora poteva continuare a farlo, pensò Maddison.
 
"Tu me le avresti regalate nere, per caso?"
 
"Almeno sarei stato originale." rispose con lo sguardo più sereno diretto alla strada. Subito si immaginò Luke vestito di nero elegante con in mano delle rose dello stesso colore. Era un po' tetra come visione.
 
"Più che originale, direi che spaventeresti le ragazze." 
 
"Tu ti spaventeresti?" Si voltò penetrandola con lo sguardo più intenso che le avesse mai rivolto. Maddison improvvisamente si sentì la bocca asciutta e cercò di rispondere tentando di rendere la sua voce più chiara possibile.
 
"Credo di no."
 
"Allora la tua frase è un controsenso." ritornò alla strada. Maddison non ebbe nessuna risposta pronta per ribattere. A questo punto tentò direttamente di cambiare argomento.
 
"Mi dici dove stiamo andando?"
 
"Meglio di no."
 
Qualcosa le fece intendere che non sarebbe stato un bel posto, altrimenti glielo avrebbe detto. Quel ragazzo era così maledettamente imprevedibile, e Maddison non riuscì più a reggere i suoi ritmi. Risentì la stanchezza e senza accorgersene appoggiò la testa al finestrino e poco dopo cadde in un sonno profondo immaginandosi di nuovo il mezzo sorriso di Luke.
 
 
 
Si svegliò e l'unica cosa che percepì fu l'auto in movimento. Cercò di mettere a fuoco e guardare fuori dal finestrino ma era ancora così tremendamente buio che non riuscì a scorgere nulla.
 
"Luke, dove siamo?" chiese agitata voltandosi verso di lui.
 
"Tranquilla, hai dormito due ore."
 
"Non ti ho chiesto questo! Dove siamo? Dove stiamo andando?" tenendo d'occhio il viso di Luke si accorse che non le avrebbe risposto. Maddison si girò verso il finestrino giusto in tempo per scorgere la scritta su un cartello stradale. Aguzzò la vista e lesse "Benvenuti a..." Sbiancò di colpo e si voltò di scatto.
 
"Luke, dove mi stai portando?" 
 
"Sta' calma e non urlare."
 
"No! Non sto calma! Luke, perché mi hai portata a Canberra?" gridò presa dal panico. Erano usciti dalla città. Si erano allontanati di qualche ora dalla città. Maddison parve allarmata e non smise di agitarsi.
 
"Luke?" lo chiamò incitandolo a risponderle.
 
"Per farti conoscere mia sorella!"
 



Spazio autrice:
allora beh...bentornata a me. Va beh non aggiungo nulla sul mio ritardo perche mi vergogno ahaha. Buon natale in ritardo e va beh vi lascio con questo capitolo che non so se vi possa piacere pero spero di si. Recensite per favore giusto per sapere cosa ne pensate e mmh nulla. Ah si beh, io avevo creato un account su twitter d poco apposta per la storia.. ma in questo momento non mi ricordo il nick ahahah che brava che sono.. AH NO OK RICORDOOO il nick è @LukeMaddi o qualcosa del genere ahahah e se volete potete seguirmi li ...perche con l'altro account faccio confusione ahhaha va beh a parte questo..nulla basta haahah spero che recensiate..ciao :) xx

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Capitolo 17
*** Avviso!! ***


Ciao ragazze, direi che mi vergogno un po' a comparire così dal nulla ahahaha ma mi sembrava giusto per comunicarmi questa cosa. Allora, no non cancello la storia.. Ma qui su EFP non posso più scrivere data la mia mancanza di un computer. Però a questo punto ho pensato di postarla su wattpad dall'inizio con le correzioni e alcuni accorgimenti sulla storia. Vorrei che la seguiste là perché mi mancano le mie lettrici ahahahah vorrei davvero risentirvi, e l'unico modo è su wattpad. Quindi vi prego di pensarci sul fatto di andare a leggerla la, così sarebbe anche un occasione per rileggere la storia tutta da capo. I capitoli su wattpad sono divisi a metà...nel senso che un capitolo su EFP, sono due capitoli su wattpad (quante volte ho ripetuto wattpad? Ahahha) per non farli risultare troppo troppo lunghi...non so se sono stata chiara ma vedendolo capirete di sicuro. Quindi penso che la lettura risulti anche meno pesante ora. In ogni caso mi farebbe piacere risentirvi lì sopra. Il mio profilo è -Darknesslove- e la storia è intitolata "Fear" e non più "Fears in my eyes" ma la storia è la stessa. Ripeto per la millesima volta ahhaha che spero di risentirvi li sopra perché mi mancano i vostri commenti e il vostro supporto. A presto, sappiate che ho bisogno di voi ahahahah ❤️ Profilo: -Darknesslove- "Fear" - Luke Hemmings

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