Ti tengo io

di Katia R
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Party ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Just us ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - The red rose ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - The keychains ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Empty ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Late ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - First steps ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - I hold you ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io
Alla mia “mente” Fanny.
Senza di lei non ci sarebbe questa storia.
Io ho messo l'idea di base, poi grazie a lei è nato tutto.
È un pozzo di idee e mi trascriveva le scene su What's app.
Per questa mini-fanfiction dovete ringraziare lei : )
Grazie, Fanny.
E... attenzione voi!
Fanny&Kat hanno tante sorprese per voi!

Iniziata il 9 novembre 2013.
Finita 11 marzo 2014.

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“That's what we storytellers do. We restore order with imagination. We instill hope again and again and again”.

“Siamo narratori. È quello che noi facciamo. Ristabiliamo l'ordine con l'immaginazione. Infondiamo speranza ancora e ancora e ancora”.
- Walt Disney -
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È questo che noi cercheremo di fare. Parole che pian piano si sono trasformate in frasi, idee che senza sosta si materializzavano nitide davanti a noi. La nostra realtà. La nostra immaginazione. C'è chi la chiama speranza e chi solo utopia.
Una cosa abbiamo imparato nel corso della nostra esistenza e ci viene naturale: sognare.
I sogni sono una parte della tua vita che non può mancare. I sogni puoi tenerli in un cassetto, anche se irrealizzabili. Tienili sempre stretti comunque. Perché sono quelli che ti possono regalare un sorriso quando il resto del mondo cerca di togliertelo.
Noi con questa storia vogliamo rendere reale un sogno. Anche se durerà poco, speriamo di potervi lasciare qualcosa dentro. Di potervi regalare quel sorriso che nessuno ha il diritto di togliervi.


Di Fanny&Kat (SciokkyFania/Katia R.)







Ti tengo io

Era in piedi davanti alla finestra, aggiustandosi i polsini della camicia mentre osservava fuori dalla finestra. La voce di Mikaela arrivava ovattata dal bagno ma lui non riusciva a captare tutto ciò che diceva. I suoi occhi accarezzavano il paesaggio di fronte a lui. Il cielo era sereno e il sole che stava tramontando colorava con varie sfumature di rosa-arancione ogni cosa lì intorno.
-Ho proprio voglia di divertirmi stasera! Ci saranno anche i tuoi amici “nerd”?- chiese lei.
-No- disse lui continuando a guardare dalla finestra. Non prestandole più di tanta attenzione.
-Pensi che farà freschetto più tardi? Forse dovrei portarmi il copri spalle!-
-Forse- Nathan si avvicinò al comodino e afferrò il cellulare, inviando un messaggio.
Verrai?
Posò nuovamente il cellulare e si accorse che Mikaela continuava a parlare -... allora, che ne pensi?- chiese alla fine di una frase che lui non aveva neanche sentito.
-Si. Ok- disse semplicemente afferrando la giacca sul letto e indossandola.
Mikaela uscì dal bagno sorridente, nel suo vestito rosso aderente, lungo fin sopra al ginocchio e con una scollatura notevole.
-Allora, che mi dici?- chiese mentre Nathan si sistemava il colletto. Sorrise -Bellissima- disse semplicemente, prima di avvicinarsi -Andiamo?- chiese.
-Tutto ok, Nathan?- chiese afferrandolo per il braccio. Lui la guardò dall'alto -Si, certo! Perché?- chiese inarcando un sopracciglio. Lei sorrise e scrollò le spalle -Niente. Ho avuto come l'impressione che tu fossi assente tutto il giorno...- poi si sollevò sulle punte e lui abbassò di poco la testa, baciandola -Forse mi sbagliavo- disse sorridente -Andiamo!- esclamò afferrandogli il braccio.

Era appena uscita dal bagno, fortunatamente con il nuovo taglio di capelli non perdeva molto tempo ad asciugarli.
Era in biancheria intima, e rimase ad osservare i vestiti sul letto, selezionandone alcuni da provare davanti allo specchio.
Dopo svariate prove, optò per dei pantaloni neri in pelle, aderenti, e una maglia larga, viola scuro. La maglia le lasciava scoperta la spalla destra.
Si abbottonò i pantaloni, e proprio in quel momento il cellulare vibrò, avvisandola di un messaggio appena ricevuto. Afferrò il cellulare e notò che aveva ben due messaggi. Il primo era di Tamala che l'avvisava di prepararsi per una serata indimenticabile. Sorrise. Era sempre così, ogni volta che c'era una festa.
Rispose velocemente e guardò il secondo messaggio. Il sorriso scomparve lasciando un'espressione perplessa al suo posto. Di certo non si aspettava un messaggio da lui.
Ogni volta che leggeva il suo nome sentiva una strana sensazione allo stomaco, come uno sfarfallio.
Uno sfarfallio che poi si trasformava in una fitta al petto quando ricordava cosa era successo tra loro prima.
Lesse il messaggio e inarcò le sopracciglia. Che senso aveva quel messaggio?
Ormai lui aveva una relazione da mesi, quindi perché inviarle quel messaggio? Cosa gliene importava?
Forse sperava che lei non si presentasse, in modo da non creare problemi con la sua ragazza.
Fece una smorfia e poi sospirò sonoramente prima di infilare l'Iphone nella pochette e cercare gli accessori da abbinarci e un paio di décolleté nere.
Uscì dalla camera da letto dopo un'ultima occhiata allo specchio, prese la giacchetta che c'era sull'attaccapanni all'entrata e afferrò le chiavi dal cassetto del mobile all'entrata. Quando stava per chiuderlo, però, l'occhio cadde su una chiave, o più precisamente su un portachiavi in pietra di vetro trasparente con un pezzo di stoffa colorato incastonato all'interno. Lo conosceva bene quel portachiavi. E anche quel pezzo di stoffa.
Si morse leggermente il labbro e lo prese in mano, osservandolo e perdendosi in quel lontano ma vivido ricordo. Deglutii e infilò anche quello nella pochette, insieme alle altre chiavi. Non ne capiva neanche il motivo, ma visto la serata che le si prospettava avrebbe sempre potuto usarlo come oggetto contundente! Sorrise per il pensiero e uscì di casa.




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Angolo autrici:


Katia: Eccoci qua! La splendida copertina è di Fanny! Inutile dirlo, per chi già la conosce, quanto grandiosa sia! <3 :3
Questo era un piccolo prologo! :)
Spero lo riteniate interessante e che ci seguirete anche per i prossimi capitoli! :)
Volevo ringraziare lei, Fanny, perché grazie a lei è nata questa storia! Avevo solo avuto un flash ascoltando la canzone "Return to innocence" (che non c'entra con la storia), e gliel'ho raccontato... e le idee sono arrivate una dietro l'altra, facendo creare questa splendida collaborazione! E' un'idea "strana", ma non troppo... lo scoprirete! : )
Voglio dedicare questa storia oltre che a noi, per la dura fatica XD (LOL), anche ad Elena e Sofia, perché inizialmente doveva essere una shot dedicata a loro due, poi è "cresciuta" XD hahah, ad Arbina, che sta soffrendo da settimane per leggerla! XD hahah Di solito legge sempre in anteprima le mie storie, ma stavolta ne ha letto circa metà! :P è impaziente eh! A Donatella, la mia Puffetta, che anche lei come Arby mi tormentava chiedendomi a che punto stavo! XD A Simona, che attendeva una storia Stanathan da tempo! :P A Reb, Lisetta e Vale(ry) :3 e a Valentina M, la mia cara ET, che ho conosciuto da poco ma con la quale condivido parecchi pensieri simili! xD

Fanny: siamo all'inizio di questa avventura... Questa ff mi e' entrata nel cuore ed è nata cosi inaspettatamente e cosi facilmente che appena messa la parola "Fine" era come se una piccolissima parte di me fosse finita assieme a lei!! Ringrazio il mio braccio per le notti insonni che abbiamo passato e per essere la mia PFP (Perfect Ff Partner!) XD
Vi auguro una buona lettura e vi ringrazio anticipatamente per il tempo che ci dedicherete!

E infine... la dedica speciale va alle nostre FVO! Loro 3 capiranno perché... :P

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Party ***


Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 1



- Capitolo 1 -
Party

Tamala era seduta ad un tavolino, mentre girava e rigirava la cannuccia dentro il suo bicchiere osservando attentamente la coppia dall'altra parte della sala. Juliana e Nicole si avvicinarono a lei -Ehi! Possiamo farti compagnia?- chiese l'ultima. Tamala sorrise -Ma certo! Neanche a chiederlo!- esclamò. Le due si sedettero, mentre Tamala ritornò a guardare di nuovo la coppia -Oh, per favore!- esclamò facendo una smorfia di disgusto.
-Cosa?- chiese Juliana per poi volgere lo sguardo nella stessa direzione, insieme a Nicole -Oh...- pronunciò la bionda.
-Come si fa a stare con una del genere!? Insomma, okay, voglio un gran bene a Nathan e se lui è felice lo sono anch'io ma... può avere molto di più!- esclamò facendo una smorfia -Guardatela! Quelle labbra non... non sono umane! E poi tutte quelle moine... non gli si stacca di dosso! Sembra un polipo!- esclamò gesticolando facendo ridere le altre due amiche.
-Tesoro, diciamo che non fatichiamo a capire che non provi molta simpatia per Mikaela- disse Juliana.
-Sentite, ripeto, voglio un gran bene a Nathan. Mi sono lamentata poche volte delle altre donne. Insomma, sono scelte sue, personali! Ma... quella- disse facendo un cenno con la testa verso la coppia -Quella è... non lo so, mi irrita! E... Oh mio Dio!- esclamò dopo l'ennesimo bacio che si scambiava la coppia -Ehi, voi due!- esclamò facendo un cenno a Jon e Seamus che si avvicinarono subito -Che succede?- chiese Jon.
-Andatemelo a salvare!- esclamò rivolgendosi a Nathan. I due inarcarono le sopracciglia guardando in quella direzione per poi girarsi verso di lei -Perché mai dovremmo?- chiese Seamus.
-Infatti! È la sua ragazza!- esclamò Jon.
Tre paia di occhi si posarono su di loro contemporaneamente, quasi fulminandoli. Schiusero la bocca -Ehm... Okay. F-forse è il caso che andiamo- disse Jon scambiandosi uno sguardo con l'amico che annuì.
-Bravi! Su, andatemelo a salvare da...- fece una smorfia -Quella lì!- esclamò Tamala gesticolando.
-Donne: mettile insieme e sei spacciato!- esclamò Seamus allontanandosi.


-Ehi! Possiamo rubartelo?- chiese Jon sorridente, mettendo una mano sulla spalla a Nathan.
-Si, certo- disse lei sorridente -Io vado a prendermi qualcosa da mangiare- accarezzò il braccio di Nathan e si allontanò.
-Amico, è sempre così?- chiese Jon divertito.
Nathan fece una smorfia -Mikaela è molto... possessiva- disse scrollando le spalle.
-Dai, ti offriamo qualcosa da bere- disse Seamus sorridente, avvicinandosi al piccolo bar.
-Ehilà, ragazzi!- esclamò Michael Trucco avvicinandosi e abbracciando i suoi amici -Come va?-
-Bene!- esclamarono in coro.
-Dov'è la tua consorte?- chiese Nathan sorridente. Michael bevve un sorso di birra e fece un cenno con la testa, indicando la moglie dall'altra parte della stanza, che stava salutando le ragazze -Splendida, al solito!-
-Già! Ogni giorno di più!- esclamò sorridente.
-Ehi, stavo pensando...- disse Jon -Che ne dite di un'uscita a otto una di che queste sere?- chiese sorridente.
-Oh... si, penso si potrebbe fare...- disse Nathan pensandoci su.
-Si, va bene... ditemi quando e vedo se sono libero- disse Seamus.
-Un'uscita a otto!?- disse Michael -Okay, si può fare! Devo chiedere a Sandra quando è libera!-
-Ehi, organizzate uscite senza di me?- chiese una voce ben conosciuta.
Quattro paia di occhi si posarono sulla proprietaria di quella voce che sorrideva divertita. Stana era di fronte a loro, bellissima nei suoi pantaloni in pelle e quella maglietta in tono con il filo di trucco che risaltava i suoi lineamenti.
Jon l'abbraccio, subito seguito da Seamus.
-Ehi dolcezza, sei sempre più bella! Ma come fai!?- disse Michael salutandola con due baci sulla guancia e un piccolo abbraccio. Lei ridacchiò e poi si staccò, guardando Nathan -Ciao Nate- disse alzando la mano, accennando un sorriso timido.
-Ciao Stana- disse, anche lui con un sorrisino timido. Si era incantato a guardarla per qualche secondo. A volte dimenticava che fuori dal set era diversa. Si, sprizzava sempre quella sensualità e femminilità anche sul set, ma quando non era nei vestiti di scena, sembrava un'altra persona. La spalla destra era scoperta e si ritrovò a pensare al profumo della sua pelle, al profumo del suo shampoo e...
-Nathan- la voce, per Stana stridula, di Mikaela li raggiunse, prima che lei si attaccasse nuovamente al braccio del suo uomo -Ciao- disse rivolta a Stana con un sorriso che a Stana risultò più falso di una moneta da tre dollari.
-Ciao- rispose Stana gentilmente, e per un attimo i suoi occhi incrociarono quelli di Nathan, che adesso era serio e rigido nei movimenti.
-Nate, balliamo un po'?- chiese Mikaela indicando la piccola pista dove altre coppie stavano già ballando.
-Certo- disse lui accennando un sorriso -Scusateci- disse rivolto agli altri, per poi allontanarsi.
Stana li guardò andare via e mischiarsi in pista con altre coppie. Deglutì, provando quella solita stretta al petto che odiava. Rimase a guardarli per qualche secondo e una morsa allo stomaco quasi le mozzò il fiato.
-Ehi, tutto ok?- chiese Seamus non facendosi notare da Jon e Mike, che si erano girati a salutare uno della troupe.
Stana si riscosse e gli sorrise -Si, tutto bene. Ho solo bisogno di qualcosa di forte!- e proprio in quel momento arrivò un soccorso -Cara, cosa ci fai in mezzo a questi maschiacci!?- disse Sandra afferrandola per le spalle e scuotendola nuovamente dai suoi pensieri. Sandra, la moglie di Michael, era sempre andata d'accordo con Stana. Diceva spesso “la donna che ha avuto un flirt con mio marito in tv”, per salutarla, facendola ridere.
-Ero venuta a salutarli! Tra poco vi avrei raggiunte al tavolo- disse Stana sorridente.
-Allora ve la rubo!- esclamò la donna facendo l'occhiolino agli uomini, portandola al tavolo delle donne.
Stana salutò le ragazze, dopodiché Nicole fu rapita dal fidanzato per ballare.
-Ehi, dolcezza... prendi questo cocktail! È fantastico!- esclamò Tamala bevendo con la cannuccia. Stana le sorrise e andò a prendersi da bere, prima di sedersi.
E quando portò le labbra sulla cannuccia, i suoi occhi si andarono a posare su Nathan e Mikaela, in un lato della pista che ballavano stretti. Lei lo guardava e gli accarezzava i capelli, cosa che le provocò una fitta la petto. Il ricordo di tutte le volte in cui l'avevo fatto lei quel gesto. Digrignò i denti e prese un lungo sorso del suo drink.
Continuò a guardarli, mentre lei gli si strusciava addosso e lui le sussurrava qualcosa all'orecchio. Scosse la testa e bevve ancora, mentre il dj cambiava musica, passando da una movimentata ad un lento. Mikaela si strinse subito a lui, pronta a condividere un'altra danza con lui. Nathan si sentiva un automa, quasi un robot che ballava da minuti interminabili, nonostante la sua testa fosse altrove. Non sentiva nulla, era come se fosse in una bolla da quando l'aveva vista arrivare. Era circondato da persone ma si sentiva solo. Le note della nuova canzone si spargevano per tutta la sala, ma per lui era un suono ovattato, come un eco lontano. Non si sentiva più sé stesso. Da mesi sembrava essere un'altra persona. Si guardava allo specchio e vedeva solo una versione opaca di quello che era prima. Ogni giorno si alzava dal letto e si chiedeva se quel freddo dentro di lui sarebbe mai finito. Si chiedeva quando guardarla ogni giorno non avrebbe fatto più male.
Ondeggiava ancorato ad una speranza. La speranza che con Mikaela il ricordo di Stana non lo avrebbe reso ancora più vulnerabile, giorno dopo giorno.
Stana li guardò, quasi nauseata da quella vista che faceva più male di quanto credesse.

This memory will last for eternity
And all of our tears will be lost in the rain,
when I've found my way back to your arms again
but until that day
you know you are
the queen of my heart

Lo sguardo di Nathan andò ad incrociare quello di Stana. Era bellissima. E quelle parole le aveva sentite benissimo. Erano la descrizione perfetta di quello che provava lui. I ricordi non lo abbandonavano, e probabilmente non l'avrebbero mai abbandonato. Sperò solo che col tempo avrebbero fatto meno male. Sperò solo che lei gli avrebbe dato l'opportunità di spiegarsi. Sperò di poter ritornare tra le sue braccia, in quella bolla che avevano creato tempo fa. Ma, fino a quel giorno, come diceva la canzone, sperava che lei sapesse che era la regina del suo cuore, e nessuno avrebbe preso il suo posto.
Si augurò che Mikaela non notasse il battito cardiaco che era aumentato solo guardando Stana da lontano.
Lei lo guardò, e sembrò leggere qualcosa dentro quegli occhi profondi che la stavano fissando. Si chiese come avesse fatto. Come avesse fatto ad andare avanti. Voleva una spiegazione da lui, un consiglio su come toglierselo dalla testa. Si malediva ogni volta che lo pensava. Ogni giorno, praticamente. Voleva liberarsi di quello che sentiva dentro, di quei pensieri e quei ricordi da cui non riusciva a staccarsi.

But no matter how far
or where you may be
I just close my eyes
and you're in my dreams,
and there you will be


Stana tornò a guardare il suo bicchiere, adesso vuoto, proprio come si sentiva lei. Vuota. Fece un sorrisino amaro e in fretta si asciugò la lacrima che non aveva saputo trattenere sentendo la canzone. Alzò il braccio verso il cameriere per riempire il vuoto del suo bicchiere. Almeno per quello c'era una soluzione.
Neanche si accorse di essere al suo quinto drink, quando Tamala glielo fece notare -Tesoro, stai alzando un po' troppo il gomito. C'è vodka là dentro, mica acqua!- esclamò Tamala, mentre Sandra le tolse il bicchiere da sotto il naso.
-Ehi!- protestò Stana. Sentiva caldo, si era tolta la giacca, poggiandola allo schienale.
-Piantala di torturarti così, Stana!- esclamò Tamala.
-Non mi sto torturando! Hai detto tu che dovevo divertirmi!- esclamò lei facendo spallucce.
-Non intendevo questo! Da più di mezz'ora non fai altro che guardare Nathan e Mikaela...- disse Tamala. Stana schiuse leggermente la bocca e guardò verso Juliana e Sandra, per capire se si fossero accorte anche loro della cosa. Entrambe fecero un cenno con la testa, con un sorrisino comprensivo. Stana si girò nuovamente verso la coppia, adesso seduta ad un tavolino, e si inumidì le labbra -Non capisco cosa ci trova in una come lei!- esclamò, e sapeva che l'alcool aveva davvero fatto il suo effetto.
-Dovresti chiederlo a lui!- esclamò Tamala.
-A lui!? Che diritto ho di chiedergli cosa ci trova in quella...- gesticolò -...tettona! No, anzi, vedi!? Ho già capito cosa ci trova: dai ad un uomo un paio di tette ed un culo e loro impazziscono!-
-Oh, piantala. Ne hai tutto il diritto- disse Sandra -Sei sua moglie!- esclamò.



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Angolo autrici:

Ops. Sorpresa! :P
Dovevamo postare martedì, ma visto che il primo cap, rispetto agli altri, è più corto... abbiamo deciso di postarlo oggi! :)

Katia: Wow! Non mi aspettavo tutto questo successo solo per il prologo! Felice di avervi incuriositi, con la speranza che continuere a seguirci!
Come avevamo detto, l'idea è nata per puro caso... e si è sviluppata in modo del tutto inaspettato anche per noi!
E' un sogno. Il nostro sogno. Se volete sapere altro, ovviamente, vi aspettiamo martedì sera, per il prossimo aggiornamento! :D

Fanny: Stana, Stana... cosa ci siamo perse!? XD
Accidenti! Non posso che unirmi a quello che ha detto la mia Partner! Sono strafelice che siamo riuscite a catturare la vostra attenzione!!
Speriamo che continuate a seguirci!
Vorrei fare un saluto particolare, un ringraziamento, alle mie Girls! Etta, Agata, Rebby, Vale, Dia, Edy, Laura e Stefania!
Grazie ancora a tutti e al prox capitolo! ;)


Fateci sapere, al solito vanno benissimo anche le critiche : )

Leggendo le recensioni mi sono resa conto che non avevamo postato come erano vestiti Nathan e Stana!




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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Just us ***


Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - Cap 2


- Capitolo 2 -
Just us


-Oh, piantala. Ne hai tutto il diritto- disse Sandra -Sei sua moglie!- esclamò.
E la vodka che Tamala stava mandando giù, improvvisamente fu sputata sul tavolino e lei iniziò a tossire.
-M-moglie?- Tamala domandò incredula, scambiandosi un'occhiata scioccata con Juliana. Ma Stana la ignorò -Moglie!? Era solo una cosa improvvisata e senza senso... a quanto pare!- disse rivolgendo gli occhi nuovamente alla coppia, deviando lo sguardo quando Nathan si girò verso di loro.
-Per Nate aveva un senso...- disse Sandra.
-Hai detto bene... AVEVA- disse Stana sottolineando il tempo passato -Adesso per lui non valgono niente quelle promesse... Sempre se sono mai state importanti per lui- disse facendo a pezzi il tovagliolino lì accanto, desiderando potesse essere qualcun altro.
-Okay... CHE COSA MI SONO PERSA, ESATTAMENTE!? Volete spiegare anche a noi?- chiese Tamala attirando la loro attenzione. Era ancora sconvolta e stava pulendo il tavolino con l'aiuto di Juliana.
-Tranquilla... nulla di cui vale la pena parlare. Non ha più nessun valore...- Stana riuscì a riprendersi il bicchiere con il suo drink e lo bevve tutto d'un sorso.
-No, no, no, no, mia cara! Hai appena confessato che TU E NA- - Stana le tappò la bocca con una mano -Vuoi che ti senta tutta la sala!?- disse guardandola di traverso -Non c'è bisogno di urlare e andare in iperventilazione come stai facendo! È stato tempo fa e adesso non ha più importanza...- disse Stana giocando con quello che era rimasto del suo tovagliolino.
-Non ne sapevo nulla! E sono una delle tue migliore amiche! E, senza offesa Sandra- disse rivolgendosi alla donna -Ma... Perché lei lo sapeva e io no!?- esclamò Tamala un po' stizzita.
-Perché era una cosa che doveva rimanere tra me e lui. Ma poi si è ubriacato dopo una litigata e ha confessato tutto a Michael, e ovviamente Sandra l'ha saputo- scrollò le spalle, per poi guardare la sua amica -Senti, mi dispiace non avertelo detto, ma... sul serio, non c'è nulla di cui esaltarsi. Eravamo solo noi due, nulla di ufficiale, niente prete o qualsiasi altra entità. Era solo una cosa tra me e lui. Ed è finita- disse ordinando un altro drink che prontamente Sandra le tolse da sotto il naso -Ho bisogno di bere, Sandra! Perché ogni volta che lo vedo maledico QUEL giorno! E voglio solo dimenticarlo! Dimenticare gli splendidi momenti passati insieme e cercare di andare avanti...- aveva gli occhi lucidi e avrebbe voluto scoppiare a piangere, ma non lo fece. Aveva promesso che non si sarebbe mai lasciata andare davanti ad altra gente.
-Sai tesoro...- disse Tamala -Credo che questa cosa valesse molto di più di grandi cerimonie... è una cosa che vi ha legati per sempre...- Stana si lasciò scappare una risata amara -Lo vedo!- esclamò rivolgendosi alla coppia -Vedo quanto ci ha legati e quanto valore abbia!- esclamò riappropriandosi del bicchiere, dopo un'occhiataccia a Sandra.
Aveva osservato tutta la sera la coppia, e si era soffermata su Nathan e il suo abbigliamento. Aveva sempre un ottimo gusto in quel fattore. Aveva un jeans blu scuro, una camicia bianca con i contorni del colletto neri, come i bottoni, e una giacca semi-elegante, in pelle. Si morse il labbro, ricordandosi perfettamente di quella giacca. Le aveva mandato una foto in anteprima quando l'aveva comprata. Si accorse anche che aveva perso qualche chilo e si disgustò immaginando il perché. D'altronde era grazie alla loro “attività fisica” che in passato aveva perso peso.
-Lui ci tiene davvero a te, Stana...- disse Sandra -E tu lo conosci meglio di me! Non lo vedi che è come se stesse indossando una maschera? Sta nascondendo il vero Nathan dietro. Il Nathan che è ancora innamorato di te! E non importa quante donne possa avere al suo fianco, Stana... tu sei la sua unica. Tu sei la donna con cui ha deciso di legarsi! E okay, adesso pensi che non valeva niente quel giorno, che non valevano quelle promesse... ma in cuor tuo sai che non è così. Sai quanto è stato importante quel giorno. E non sarà l'alcool a fartelo dimenticare. Non sarà nessuno... e questo è lo stesso errore che sta commettendo Nathan: cercare di dimenticare. Ma quando una cosa è vera... non puoi dimenticarla- regalò un sorriso a Stana, guardandola dolcemente. Lei abbassò lo sguardo sul bicchiere e deglutì. Sandra aveva ragione sul fatto del dimenticare. Non ci sarebbe mai riuscita. Il momento continuava a rivivere dentro i suoi pensieri. Il momento in cui lui l'aveva raggiunta su quel pontile sedendosi accanto a lei, le gambe penzoloni che quasi sfioravano l'acqua e l'azzurro acceso dei suoi occhi che trafissero i suoi.
“Sposami”.
Solo quello aveva detto, prima di tirar fuori due portachiavi. Due portachiavi speciali.
-Sapete cosa!? È ora di divertirsi!- esclamò bevendo l'ultimo sorso del suo drink e alzandosi. Si sistemò i capelli, lasciando cadere i riccioli sulle spalle prima di raggiungere la pista da ballo.
-Conosco quello sguardo- disse Tamala -E Stana non è in sé in questo momento...-
-Forse dovremmo fermarla- disse Juliana -Prima che faccia qualcosa di cui si pentirà successivamente- neanche il tempo di finire la frase che Stana aveva iniziato a ballare, muovendo il bacino e passandosi una mano tra i capelli. Si avvicinò ad uno della troupe e iniziò a ballare con lui, in modo alquanto provocante.
-Questo non porterà a nulla di buono- disse Sandra, trovandosi subito d'accordo con Tamala e Juliana.

Nathan era seduto ad un tavolino con Mikaela da un lato, che stava mandando dei messaggi, e dall'altro lato Michael, Jon e Seamus con i quali stava parlando.
Alzò il viso sentendo una risata echeggiare tra la musica. La sua risata. La individuò subito. Era sulla pista da ballo, con le braccia intorno al collo di uno dei ragazzi della troupe mentre muoveva sinuosamente i suoi fianchi, strusciandosi quasi addosso a lui. Un moto di gelosia si impossessò subito di lui, sorprendendolo. Doveva essere ubriaca, perché adesso stava esagerando con i tocchi vari e la sensualità. Serrò la mascella, non prestando più attenzione a quello che dicevano i ragazzi. Phil, uno della troupe che faceva una corte serrata a Stana da anni, si avvicinò a lei, la prese per il braccio, scostandola dall'altro uomo, facendola voltare verso di lui e Stana sorrise continuando a ballare. Gli accarezzò la guancia, mentre lui si abbassò di poco per dirle qualcosa all'orecchio facendola ridere. Nathan si ritrovò a stringere la mano in un pugno, conficcandosi quasi le unghie dentro la carne. Doveva mantenere la calma. Non era più sua.

Stana ascoltò la serie di complimenti che Phil continuava a farle all'orecchio, con un sorriso sulle labbra. Non voleva pensare stasera. Voleva divertirsi. Voleva solo dimenticare quel paio di occhi azzurri che adesso appartenevano ad un'altra donna.
-Oh, no... qua le cose non si mettono affatto bene- disse Tamala quasi in un sussurro.
-Dovremmo fermarla?- chiese Juliana.
-Io penso che tra poco lo farà qualcun altro- disse Sandra con un sorriso divertito, sorseggiando il suo drink.
Phil fece scivolare una mano lungo il fianco di Stana, attirandola a sé e in automatico lei gli allacciò le braccia al collo continuando a muoversi a ritmo di musica. Phil le sorrise, e dopo l'ennesimo complimento appoggiò la fronte alla sua. Stana riaprì gli occhi e si specchiò dentro a quelli color nocciola di lui. E improvvisamente capì che era sbagliato. Capì che non erano gli occhi che cercava, gli occhi che la facevano star bene. Cercò di allontanarsi, appoggiando le mani sul petto, mentre Phil fece scivolare una mano sulla sua coscia.

E fu in quel momento che Nathan non ci vide più. Si alzò di scatto, quasi facendo rovesciare la sedia e, non sapeva dire neanche lui come, l'attimo dopo spinse Stana lontana da Phil, facendola barcollare per via dei tacchi.
-Ma che diavolo fai?- chiese Phil, e solo in quel momento Nathan si rese conto che era anche lui mezzo brillo. Eccitato e brillo. Un mix letale.
-Mi sto domandando la stessa cosa!- esclamò Nathan voltandosi verso Stana -Che diamine stai facendo?-
-Stiamo ballando!- esclamò Phil avvicinandosi a Stana di nuovo.
-No, non credo proprio- disse lui separandoli nuovamente.
-Ma chi ti credi di essere!?- sbottò Stana nervosa. Nathan la guardò stupito -Stana...-
-No, Stana un corno! Cosa vuoi? Che diritto hai di interrompermi mentre cerco di divertirmi?- Nathan ringraziò mentalmente il fatto che la musica ad alto volume stesse coprendo in parte le loro urla. Urla che non passarono inosservate alle ragazze sedute ancora al tavolino e ai ragazzi dall'altra parte, che con la coda dell'occhio guardavano la reazione di Mikaela, per niente felice di ciò che stava guardando.
-Io...- provò a dire Nathan.
-Tu!? Tu cosa, Nate?- lo guardò in cagnesco.
-Senti, Stana...-
-No! Sono stanca, Nathan! Ti sto sempre ad ascoltare, stasera non ne ho proprio voglia! Lasciami in pace!- fece per allontanarsi, ma Nathan reagì nuovamente di impulso.
-Maledizione!- sibilò tra i denti prima di prenderla in braccio e  sollevarla sulla spalla portandola fuori in modo da avere un po' di privacy.
Quasi tutti i presenti si girarono verso Mikaela, la quale era rimasta basita dalla scena. Aveva ancora il cellulare in mano e lo stava stringendo così forte che avrebbe potuto sgretolarsi tra le sue dita. Deglutì, e quando vide gli sguardi compassionevoli di Michael, Jon e Seamus lì accanto, si alzò e raggiunse la toilette. Non doveva piangere. Anche se era stata appena umiliata, non doveva farlo.
-Okay...- disse Tamala cercando di riprendere a respirare -Questo non me l'aspettavo...-
-Pensate che dovremo andare a separarli?- chiese Nicole preoccupata.
-Oh, per carità! Tra moglie e marito non mettere il dito!- esclamò Sandra.
-Esatto!- esclamò Juliana.
-Anche perché la peggio ce l'avrà il tuo dito in questo caso- disse Tamala facendo nascere dei sorrisi spontanei.

-Lasciami andare!- continuava ad urlare Stana. Continuava a tirargli pugni sulla schiena. Ma Nathan non sentiva nulla. Nessun tipo di dolore. Niente era in confronto a quello che già portava dentro di sé. La portò più lontano possibile da occhi indiscreti, fuori, fino a quando lei gli diede un morso sulla schiena -AHI! Ma sei impazzita!? Mi hai fatto male!- esclamò lui rimettendola coi piedi per terra.
-Io impazzita!?- disse nervosa -Non sono io quella che ti ha interrotto mentre ballavi e ti ha portato di peso fuori!- esclamò guardandolo in cagnesco.
-Già, anche perché dubito ce l'avresti fatta!- voleva essere ironico, ma la rabbia che continuava a montargli dentro non lo aiutò -Ma ti sei vista? Sei ubriaca! Quanti bicchieri hai bevuto rispetto al solito?-
-Non sono affari che ti riguardano! Io e te non siamo niente!- esclamò Stana.
-Non è vero, lo sai...- disse Nathan guardandola negli occhi. Lei si arrabbiò ancora di più e si avvicinò puntandogli un dito contro, colpendolo in pieno petto -LO SO!? Sai cosa so io!? So soltanto che questa storia mi sta distruggendo, Nathan! Mi sta logorando lentamente! Ogni giorno di più! Ogni volta che ti vedo!- la voce iniziò ad incrinarsi -Io voglio dimenticare ogni singola cosa!-
-Stana...-
-No! No, Nate! Lasciami in pace. Mi hai capito!? LASCIAMI-IN-PACE!- esclamò lei scandendo le parole.
-Non posso. Non voglio- prese un bel respiro -Cristo, Stana! Come fai a non capirlo!? Tu mi appartieni! NOI ci apparteniamo!- esclamò esasperato. Stana lo guardò schiudendo la bocca e rise amaramente -Io non sono proprietà di nessuno, mio caro! Tantomeno tua!- e si allontanò di poco.
-Perché non capisci?- chiese lui raggiungendola di nuovo. Lei girò la testa di scatto -IO non capisco!? IO!? Sei tu che non hai capito che tra noi è finita! È finita! Lo capisci!? Non siamo più niente, Nathan!-
-IO, senza di te mi sento niente!- esclamò lui deglutendo. Stana fece una risata amara, mentre le lacrime minacciarono di scendere -Bella questa! Funzionano con tutte le tue amichette frasi del genere, vero!? Beh, ti avviso che io non sono una di loro!- si girò per allontanarsi ancora una volta ma Nathan la bloccò per un braccio. Nel momento in cui le loro mani si sfiorarono una scossa attraversò il corpo di entrambi. E sarebbe bastato un niente per rompere quella distanza e lasciarsi andare. Il cuore batteva più forte del solito nel petto di Stana, tanto da aver paura che potesse uscirle fuori da un momento all'altro. Deglutì mentre lui fece lo stesso, guardandola negli occhi -Tu non sei una di loro. Non lo sei mai stata. E lo sai...- per un secondo avrebbe voluto solo stringersi a lui, annullando quella distanza e rimanere tra le sue braccia, ma quando una lacrima le solcò il viso, la sua razionalità tornò a farsi largo dentro di lei -Non sono stata e non sono niente per te, Nathan. E mai lo sarò. Per favore, lasciami andare...- disse lei quasi in un sussurro alla fine.
-Non è vero- disse lui con gli occhi lucidi -Lo sai che non è vero- lei scosse la testa, serrando le labbra e sbattendo le palpebre, mentre lacrime copiose scorrevano sul viso, una dietro l'altra -Vorrei poterti credere...-
-Ti amo, Stana- disse lui esasperato -Ti amo, dannazione! Sei mia moglie! Ti ho chiesto di sposarmi perché lo volevo davvero! Se me lo avessi permesso ti avrei portata anche davanti ad un prete vero!- deglutì -Siamo legati per sempre... Joy- Stana puntò subito gli occhi nei suoi. Il suo cuore perse un battito. Da quanto tempo non sentiva quel nomignolo!? Un nomignolo uscito una sera d'estate, mentre erano sulla veranda della loro casa sulla spiaggia. Le aveva detto di essere la sua “gioia”. E le aveva affibbiato quel nomignolo. Gli sembrava adatto. E lei non disse nulla quella sera. Lo baciò soltanto, facendogli capire con un gesto che aveva apprezzato.
Riascoltare quel nomignolo dopo tutto quel tempo, le fece provare un calore che non sentiva da tanto. Un calore che le era mancato. Lui le sorrise dolcemente sapendo che ricordava -Quelle promesse tra di noi valevano più di qualsiasi altra cerimonia davanti a preti o testimoni- continuò lui, avvicinandosi lentamente -Sei parte di me. Che ti piaccia o no, Stana, sei parte di me. Sei mia moglie... ho scelto te quel giorno e non mi sono pentito neanche per un secondo di averlo fatto- disse lui. Lei deglutì e si asciugò le lacrime -Strano- disse lei schiarendosi la voce -Perché se non ricordo male sei stato tu a lasciarmi! Sei stato tu ad andartene- disse lei guardandolo negli occhi.
-Io ricordo diversamente...- replicò Nathan. Lei lo guardò per un attimo, poi abbassò lo sguardo -Non hai saputo aspettare... ti avevo chiesto tempo... e non hai saputo aspettare- disse Stana accennando un sorrisino triste -Questo cosa dice di noi!?- si girò nuovamente.
-Già, peccato che il tuo “aspettare” riguardasse solo me...- lei gli lanciò un'occhiataccia. Nathan sospirò -Senti... ci sono state delle complicazioni, lo sappiamo entrambi ma... adesso sono qui! Ho fatto una scenata davanti a tutti, e non mi importa di niente! Dovrei essere con Mikaela adesso e invece sono qui, Stana!-
-Ecco, appunto... Tornatene dentro! La tua fidanzata ti starà aspettando!- esclamò lei acida -Mi sembrava di aver capito che questa seconda possibilità non volevi sprecarla...- Nathan chiuse gli occhi e scosse la testa, sospirando, stanco -Vai dentro, Nathan. Chiedile scusa, riconquistala... Ti starà aspettando. Non farla attendere troppo. Goditi la tua seconda possibilità. C'è chi attende una vita per qualcosa di vero... e poi si ritrova con niente in mano...- un'altra lacrima ribelle sfuggì al suo controllo -Tornatene dentro e lasciami in pace...- e si voltò, allontanandosi.
-Ma dove vai? Sei ubriaca!-
-Prenderò un taxi!- esclamò lei da lontano.
E stavolta Nathan non riuscì a fare nulla. Stavolta si sentiva distrutto. Lo aveva distrutto. E capì che avevano distrutto anche tutto ciò che di bello avevano creato.
Solo mentre la guardava andare via si accorse che avevano avuto due spettatori involontari.
Terri ed Andrew, usciti per una passeggiata quando loro erano ancora dentro, avevano assistito a tutta la litigata.
Si avvicinarono a Nathan e lui abbassò lo sguardo, esausto.
-Ci penso io, Nate- disse Terri accarezzandogli la guancia -Non ti preoccupare, la riaccompagno io a casa- disse accennando un sorriso materno. Nathan annuì e lei si girò per andare -Aspetta, Terri!- esclamò lui facendola girare nuovamente. Terri lo osservò mentre si toglieva la giacca e gliela porgeva -Ha dimenticato la sua dentro, e sarà infreddolita- disse accennando un sorriso. Lei prese la giacca e gli sorrise dolcemente per poi allontanarsi.
Nathan si girò verso Andrew che accennò un sorriso, non sapendo cosa dire o fare in quel momento. Stava per dire qualcosa quando vide sfrecciare qualcuno accanto a lui.
-Mikaela, aspetta!- esclamò raggiungendola.
-Sento parlare ma non capisco chi sia- disse lei continuando ad andare avanti, senza degnarlo di uno sguardo.
-Oh, avanti! Non fare la stupida!- esclamò lui afferrandola per un braccio. Neanche il tempo di farlo che si ritrovò cinque dita stampate in faccia. Vista la differenza di altezza, per fortuna non lo prese in pieno.
-Stupida!? Si, in effetti è come mi hai trattata... da stupida!- esclamò arrabbiata.
-Senti, mi dispiace...-
-Non provarci nemmeno, Nathan! Sei solo un immaturo! E non crescerai mai- disse lei scuotendo la testa e guardandolo in modo critico -Non credo di essermi sentita mai così umiliata come questa sera!- esclamò sempre più arrabbiata -Non hai pensato neanche per un secondo a come potessi sentirmi. Non ti è importato nulla dei miei sentimenti!- continuò urlando.
-Stai esagerando...- disse lui guadagnandosi un'occhiataccia -Esagerando!?- la sua voce uscì più stridula di prima -Non sono io quella che ha preso di peso qualcuno!-
-Ci tengo a Stana, è una mia collega, una mia amica!- esclamò lui, non sapendo cosa dirle esattamente.
-Collega!? Amica!?- Mikaela scoppiò a ridere -Ma per piacere, Nate! Quello che ho visto non faceva pensare ad un semplice rapporto tra colleghi o amici!-
-Avrei dovuto lasciarla lì, ubriaca, a farsi mettere le mani addosso da quello!?-
-Non ho visto nessuno scattare come hai fatto tu! E sono sicura che se avessero continuato qualcuno sarebbe intervenuto!- Nathan non riuscì a ribattere -Tu ne sei innamorato, vero!?- disse lei con un sorrisino acido. Lui la guardò ma non rispose. Che senso avrebbe avuto mentirle?
-Inutile che cerchi una risposta... la so già! Ho visto come ti sei comportato. Come vi siete comportati. Non sembravate affatto due amici. Tantomeno due colleghi- disse lei nervosa -Quella ti ha ammaliato con il suo fare super sexy e tu ci sei cascato come uno stupido. E adesso provi a buttarti in altre relazioni cercando di dimenticare lei. Sei patetico!- esclamò deglutendo. Non doveva piangere. Non voleva dargli quella soddisfazione. Non meritava le sue lacrime -Ti sei lasciato scappare anche la donna che ami. Il che dovrebbe farti capire che razza di uomo sei, Nathan!-
-Non volevo ferirti- disse Nathan guardandola, sinceramente dispiaciuto -Io...-
-Va tutto bene, Nate. Invece di perdere tempo con me corri dalla tua amata! Sempre se lei ti voglia ancora- disse con un mezzo sorriso -E per quanto riguarda la seconda possibilità... mi sembra alquanto chiaro che hai buttato nel cesso pure questa!- esclamò -Mi chiedevo se ne valeva veramente la pena...- scosse le spalle -Adesso ho avuto la risposta. Addio Nathan...- e si voltò con un sorriso stampato in faccia, nascondendo quegli occhi lucidi che stavano per tradirla.

Terri raggiunse Stana, appoggiata alla sua auto -Tesoro...- si voltò subito verso di lei. Terri le accarezzò una guancia -Sono un'idiota- disse Stana con la voce incrinata -Me ne volevo andare... ma ho lasciato cellulare e chiavi dentro... E non mi va proprio di tornare lì- sospirò.
-Facciamo così: ti riaccompagno io a casa. Poi chiederò a Tamala di prendere le tue cose- Stana annuì. Terri le sorrise dolcemente e le porse la giacca, ma quando lei la riconobbe con una manata la buttò a terra -Non ho bisogno della sua giacca!- esclamò nuovamente arrabbiata. Terri si abbassò per riprendere la giacca, facendo cadere qualcosa dalla tasca che provocò un tintinnio sul terreno. Entrambe guardarono cosa avesse provocato quel rumore, e Terri si ritrovò tra le mani una collana con un ciondolo a forma di boccetta in vetro, piena di sabbia e con una piccola conchiglia in superficie. Stana si paralizzò appena riuscì a mettere a fuoco il ciondolo che pendolava davanti ai suoi occhi. Il cuore perse un altro battito mentre la mente volò a quel lontano ricordo...

-Ehi, bell'addormentato, sveglia...- disse sorridente, sfiorandogli i contorni del viso con un dito. Nathan aprì lentamente le palpebre sbattendole un paio di volte, per abituarsi alla luce del sole che filtrava dalle finestre.
-Ehi- disse rivolto a lei con un caloroso sorriso che le sciolse il cuore.
-Ti ho portato la colazione a letto e un portafortuna che ho creato stamattina presto...- disse lei poggiando il vassoio sul letto, davanti a lui, ed estraendo dalla tasca una collana con un ciondolo. La fece penzolare davanti ai suoi occhi e gli sorrise -Non devi indossarla per forza. È un portafortuna, e rappresenta questo piccolo angolo di paradiso tutto nostro. Noi siamo la conchiglia, la sabbia è tutto quello che ci circonda in questo momento e la bottiglia ci protegge dal resto del mondo...- Nathan prese tra le mani quel ciondolo e lo osservò -Lo so, è patetico, vero!?- disse lei facendo una smorfia. Lui sorrise e si sporse in avanti baciandola. Quando si staccarono la guardò negli occhi e sorrise -Patetico o no, è uno dei regali più belli che mi abbiano mai fatto. Ed è fatto da te, con un significato ben preciso... quindi direi che è perfetto- Stana sorrise e abbassò lo sguardo arrossendo. Quello era uno dei tanti momenti che non avrebbero mai dimenticato...

Neanche se ne accorse quando le lacrime ritornarono a scendere una dietro l'altra, senza freno. Non si accorse di aver iniziato a tremare fino a quando non sentì i singhiozzi che le scuotevano tutto il corpo.

“Tu mi appartieni! NOI ci apparteniamo!”

Terri rimise il ciondolo nella tasca della giacca e si avvicinò, spaventata dalla reazione. Stana si lasciò stringere dalle sue braccia materne, singhiozzando su di lei, senza riuscire a fermarsi. E l'attimo dopo scansò Terri e corse in un angolo, piegandosi su se stessa, pronta a svuotare il malessere che provava. Vomitò tutto l'alcool di quella sera, tutto il dolore. O almeno era ciò che sperava lei. Terri le fu subito vicina, accarezzandole dolcemente la schiena e tenendole i capelli corti di lato. Era una madre, ci era già passata. E vedere Stana in quello stato le faceva male. Tirò fuori un fazzolettino dalla tasca e lo porse a lei, adesso in posizione eretta. Stana la ringraziò con lo sguardo, e Terri le sorrise dolcemente accarezzandole i capelli e portandole una ciocca dietro l'orecchio. Stana la guardò negli occhi, ancora lacrimanti e deglutì -Portami a casa. Portami via da qui...- disse con la voce un po' roca. Terri annuì, provò a metterle la giacca sulle spalle e stavolta lei glielo permise. Poteva mentire a sé stessa e al mondo, ma il suo cuore non le avrebbe creduto mai. Non aveva senso combattere contro quel sentimento. Il cuore avrebbe sempre vinto.

Andrew si avvicinò lentamente a Nathan, in silenzio.
-Credo che ti debba delle spiegazioni...- disse Nathan stancamente.
-Non mi devi nulla, figliolo- disse lui -Non c'è bisogno di spiegazioni e non sono qui per giudicarti... Entriamo dentro- gli diede una pacca sulla spalla e insieme ritornarono alla festa.
Michael, Jon e Seamus adesso erano seduti allo stesso tavolino delle ragazze e Nathan notò che gli occhi dei presenti si posarono su di lui.
-Per l'amor del cielo, Nathan, che cosa è successo?- chiese Susan preoccupata. Nathan non disse nulla, scosse la testa dicendo di non volerne parlare e si avvicinò ai ragazzi, prendendo la giacca e il cappotto di Stana.
-Nathan!?- lo richiamò Michael.
-Va tutto bene, ragazzi... non ho voglia di parlare- disse per poi porgere la pochette di Stana a Tamala -Controlla se ci sono le sue chiavi qui dentro, per favore. Non vorrei mi incolpasse anche per aver frugato nelle sue cose- Tamala aprì la pochette e tirò fuori due portachiavi. Nathan perse un battito alla vista di uno dei due. Uno aveva un semplice oggetto attaccato, l'altro era in pietra di vetro trasparente e lo riconobbe subito. All'interno, incastonato, c'era un pezzo di stoffa. Deglutì e prese il portachiavi in mano, osservandolo. Lo accarezzò, tenendolo tra pollice e indice. Afferrò nuovamente la pochette e mise entrambi i portachiavi dentro, richiudendola.
-Scusate ragazzi, devo andare- disse per poi uscire di corsa, non prima di aver lanciato un'occhiataccia a Phil, in un angolo della sala. Se avesse osato toccare ancora una volta Stana, non avrebbe più risposto di se stesso.
Raggiunse la sua auto. Aveva bevuto solo due bicchieri di birra ma era lucido per guidare e raggiungere casa.

-Ma cosa è successo?- chiese Susan, ancora frastornata. Le altre donne si guardarono tra di loro, mentre Sandra e Michael si lanciarono uno sguardo eloquente.
-Ecco, pare... pare che Stana e Nathan avessero una storia- disse Andrew, prendendo la parola. Susan lo guardò stranita -Non che mi stupisca più di tanto la cosa- disse lei -Ma mi stupisco più del fatto che ce l'hanno tenuto nascosto e noi non ce ne siamo mai accorti!-
-Aspetta... cosa!?- disse Jon guardandosi prima con Seamus, sorpreso quanto lui, e poi con Tamala -Stana e Nathan stavano insieme?- si girò verso Michael e lo vide tranquillo -Tu lo sapevi- disse socchiudendo gli occhi. Michael scrollò le spalle, facendo un mezzo sorrisino colpevole.
-Perché non ci ha detto nulla? Insomma, di solito ce ne parla sempre!- esclamò Jon. Era un po' risentito dalla cosa. Sia Nathan che Stana erano suoi grandi amici, e ad una notizia del genere ne sarebbe stato felice.
-Non prendertela, Jon... il punto è che...- Michael guardò la moglie, non sapendo come continuare.
-Beh, ormai di “quella cosa” ne sono al corrente anche le ragazze...- disse la moglie scrollando le spalle -L'alcool fa parlare- disse divertita.
-Quale “cosa”?- chiese Seamus, anticipando Jon.
-Ecco...- Michael si schiarì la voce -C'è un motivo se Nathan me l'ha detto...- disse guardando gli amici -Voi eravate fuori città e lui era in crisi e ubriaco... così è venuto a casa mia, era tardi e ha iniziato a sfogarsi dicendo che...- fece una pausa -Che aveva avuto una lite con la moglie...-
Jon, Seamus e Susan spalancarono gli occhi, increduli -Moglie!?- disse l'attrice e solo in quel momento Michael fece una smorfia. Non era così che voleva farlo sapere.
-Oh mio Dio! Si sono sposati!?- Jon lo guardò con occhi e bocca spalancati, per poi girarsi verso Seamus, con la sua stessa espressione.
-No. Cioè... si. Non... ufficialmente, diciamo...- gesticolò con le mani -Erano loro due da soli. Si sono scambiati un oggetto per loro importante e... si sono scambiati delle promesse...-
-Beh, anche se non ufficiale... è comunque stato una cosa importante- disse Susan.
-Molto più di quanto crediamo...- disse Andrew -Li ho sentiti litigare là fuori... Ed è stupido quanto male si stiano facendo a vicenda. Lei lo ama ma lo incolpa di non aver saputo aspettare. Mentre lui ha detto qualcosa tipo... che era l'unico però a dover aspettare, non ricordo bene. Ma ho sentito chiaramente lui che gli diceva di amarla...-
Ci furono momenti di silenzio, mentre intorno a loro la gente chiacchierava e ballava al ritmo di musica, non sapendo cosa stava succedendo.
-Perché è finita?- chiese Seamus.
-Lei non si sentiva pronta di uscire allo scoperto, nonostante l'importanza del rapporto... e poi varie cose hanno complicato tutto, mandando tutto in frantumi...-
-Non ci siamo accorti di niente...- disse Tamala scuotendo la testa -Loro che per qualche periodo cercavano di evitarsi, che erano un po' goffi in certi momenti... Non ci siamo resi conto che dietro quegli strani atteggiamenti c'era tutta una storia...-
-Quando è successo? Voglio dire... quando si sono messi insieme?- chiese Seamus.
Michael scrollò le spalle -Questo non lo so... Dopo quello sfogo a casa mia, Nathan ha cercato di non pensarci più...- i ragazzi annuirono.

Stana e Terri erano in viaggio. Stana si era tolta la giacca ed era sulle sue gambe. Accarezzò il tessuto in pelle ricordando quel giorno che l'aveva comprata. Era tornato a casa con una maglietta bianca, un jeans, quella giacca di pelle e gli occhiali da sole. Inutile dire che alla sola vista Stana si era ritrovata a mordersi il labbro maliziosamente. E inutile dire che qualche minuto dopo erano già in camera da letto, avvolti tra le lenzuola. Fare l'amore era sempre intenso tra di loro. Si amavano sempre con rinnovata passione e quel tocco di dolcezza che rendeva tutto più magico. Erano da soli nella loro bolla segreta, lontani dal mondo e lontani dalla loro vita mondana nella quale non esisteva un “noi”. E per colpa sua non sarebbe mai esistito.
Deglutì e si portò la giacca al viso, respirando il suo profumo. Era intenso e virile come lo ricordava. E non riuscì a bloccare le lacrime che ricominciarono a scendere, ricordando di quando il suo profumo lo sentiva addosso alla sua pelle.
Terri la guardava con la coda dell'occhio, senza dire nulla, e Stana le fu grata. Si era sempre comportata come una madre e voleva scusarsi per non averle detto nulla. Ma sapeva che non era il momento.
Infilò una mano dentro la tasca della giacca, tirando fuori la collanina. Prese il ciondolo in una mano e deglutì -Come si fa a cambiare vita per una persona?- chiese con voce roca, facendo voltare per un istante Terri.
-Non c'è un metodo. Succede e basta... capisci che quella persona è quella giusta. Che ti ha cambiata, in meglio, che ti fa star bene...- disse mentre Stana abbassò lo sguardo -Scusami Terri...-
-Non dirlo neanche, Stana- la bloccò subito la donna, e Stana accennò un sorriso sapendo di non essersi sbagliata -Era una cosa nostra...- continuò Stana ignorandola -L'avremmo condivisa prima o poi, ma... la mia paura ha rovinato ancora una volta tutto- disse con voce incrinata. Terri le poggiò una mano sulla gamba e le sorrise -Tesoro, se vuoi sfogarti sono qui... ma sappi che non mi devi nessuna scusa e nessuna spiegazione. È la tua vita. Ed è privata...-
-Ecco, è proprio questo il punto!- sbottò Stana improvvisamente -La mia vita privata! Privata! Non l'ho mai voluta sbandierare ai quattro venti e non facendolo ho perso l'uomo che amavo!- si morse il labbro -L'uomo che amo ancora, purtroppo- disse con una smorfia.
-Le cose si possono gestire... tante coppie di serie tv e film hanno una storia. I primi mesi sono quelli più assillanti, poi però la cosa va scemando...-
-Lo credi davvero!? Con i fan che abbiamo!? No, Terri, ci seguirebbero. Sui set esterni non avremmo più pace, ci sarebbero paparazzi che vogliono catturare ogni singolo nostro movimento. E i fan impazzirebbero del tutto!- scosse la testa -Non siamo destinati a stare insieme...-
-Solo perché è un amore ostacolato?-
-Perché siamo io e lui, Terri! Siamo Stana e Nathan! Siamo parte di una delle serie tv più viste negli ultimi anni! Non funzionerebbe...-
-Mi sembra che per un po' abbia funzionato...- disse Terri. Stana annuì e sospirò -Un anno circa...- Terri si girò a guardarla, sorpresa -È iniziata alla fine delle riprese della quarta stagione- si morse il labbro e continuò -Le cose erano strane da un po' tra di noi, e dopo quelle ore a girare la “famosa scena”... siamo andati alla sua roulotte. Lui mi ha dato il regalo per il mio compleanno, io l'ho ringraziato e... Non lo so, c'è stato un attimo in cui... non saprei... è scattato qualcosa tra noi!- spiegò gesticolando -C'era un'aria diversa, e... dopo tutte quelle ore a girare quella scena, sembra assurdo, ma avevo ancora voglia di baciarlo! Ho pensato fosse solo l'emozione del momento. Sai, essendo una fan dei Caskett, ero felice di come era evoluta la storia...- scrollò le spalle -Così ho lasciato perdere e stavo andando via, ma lui mi ha fermata... e se non fosse stato per il mio buonsenso mi sarei avventata su di lui! L'ho salutato dicendogli che ci saremmo visti alla festa e... Beh, per tutta la sera ho cercato di non ritrovarmi da sola con lui...-
-Ricordo il lungo sguardo che vi siete scambiati mentre Andrew parlava- disse Terri accennando un sorriso -Ho sentito che c'era qualcosa di diverso nell'aria, ma non riuscivo a capire cosa. In fondo la vostra “chimica” è sempre stata ad ottimi livelli, ormai non facevo tanto caso ai vostri cambiamenti...-
-Qualcosa nell'aria c'era davvero- disse Stana mordendosi il labbro -Sono andata a casa prima quella sera. Dovevo sistemare le ultime cose visto che l'indomani avrei preso l'aereo per tornare in Canada, dai miei...- Terri annuì, fermandosi ad un semaforo -Nathan era all'aeroporto il giorno dopo. Stava tornando anche lui a casa... ma l'aeroporto era un posto troppo “pubblico” e quindi abbiamo preferito salutarci con un semplice cenno. Ero lì in attesa di imbarcarmi e guardavo il cellulare, indecisa su cosa scrivergli. Insomma, la sera prima non ci eravamo potuti salutare per bene perché lui stava parlando con alcuni della troupe... e non so... avevo solo voglia di poterlo abbracciare...-
Terri nel frattempo ripartì, sempre attenta al discorso di Stana -Mi sentivo così stupida. Poi mi è arrivato un messaggio. Ed era lui che mi diceva che gli sarei mancata e io gli dissi che mi avrebbe fatto piacere un incontro una volta in Canada...- accennò un sorriso ricordando il messaggio.

“Mi è dispiaciuto non essermi potuto fermare... In aeroporto c'è sempre così tanta gente! :)”
Stana cercò di trattenere un sorriso, mordendosi il labbro.
“Si, hai proprio ragione : ) dispiace anche a me... Mi piacerebbe che ci organizzassimo per vederci durante queste vacanze...”.
Inviò, iniziando a torturarsi il labbro in attesa di risposta. Quando arrivò, Stana sorrise e scosse la testa, cercando di ignorare quelle farfalle allo stomaco. Voleva vederla.
“Quindi... mi stai chiedendo un appuntamento signorina Katic!? … Perché se così fosse non direi mai di no... ; )”
Stana arrossì leggermente, e si guardò intorno, cercando di capire se qualcuno la stesse osservando. Era riuscita a camuffarsi abbastanza bene.
“Mmm... può essere signor Fillion... ; )”
Inviò e si morse il labbro. Cosa stavano facendo!? Stavano flirtando? Scosse la testa, non riuscendo a trattenere un sorrisino.
“Dimmi dove e quando... e sono già lì!”
Ridacchiò. Sembrava impaziente.
“Che impazienza Fillion! Qualcosa mi fa pensare che qualcuno qui senta già la mia mancanza... : )”
Controllò l'ora e aspettò la risposta.
“Non lo negherei mai... Appena atterro ti chiamo per metterci d'accordo. Buon volo signorina Katic! xo N”
Il battito del cuore di Stana diventò irregolare appena lesse. Deglutì e sentì le farfalle svolazzare ancora più forte. Ma che le stava succedendo!? Guardò nuovamente lo schermo e la risposta fu chiara. Oh no. Quello era davvero un bel pasticcio. Mai innamorarsi della propria co-star. Sospirò e rispose in automatico...
“Non vedo l'ora... Buon volo anche a lei, signor Fillion xoxo S”.

-E poi, poco prima di pranzo ricevetti la sua chiamata... C'era stato un ritardo del suo volo...- accennò un sorriso ricordando gli sguardi della madre e della sorella mentre era al telefono con lui.

-Ehi! Scusa se chiamo adesso, spero di non disturbare!- esclamò lui.
-Tranquillo, nessun disturbo. Qualche problema?- chiese sapendo che sarebbe dovuto atterrare due ore prima.
-Soliti ritardi- disse lui sospirando -Sono stanco. Io e gli altri passeggeri abbiamo dovuto attendere un'ora e mezza prima di riuscire ad imbarcarci...-
-Almeno il volo è andato bene?- chiese lei.
-Si, si! Il tuo?-
-Tutto okay. A parte che uno degli assistenti di volo mi ha riconosciuta... e ha iniziato a provarci con me- disse lei ridacchiando.
-Come biasimarlo!?- disse lui, mentre lei si morse il labbro e iniziò a giocare con una ciocca dei capelli.
-Non lo so, Fillion... Per come ero cammuffata potevo fare concorrenza a Morticia- disse lei divertita.
-Beh, Morticia era una donna di classe! E poi... tu staresti bene anche con un sacco di iuta addosso...- disse con una tonalità di voce più intensa. Stana si morse nuovamente il labbro e sentì le guance prendere colore, grata che lui non potesse vederla.
Beh, lui no, ma la madre e la sorella si. Christina sorrideva divertita, scambiandosi sguardi eloquenti con la madre che stava preparando il pranzo. Stana lanciò un'occhiataccia alle due, per poi prestare attenzione all'uomo al telefono -Ci sei ancora, Stana?- chiese lui.
-Si, si. Scusa- disse lei sorridente -Uhm... lo sai che i complimenti mi imbarazzano...- disse lei schiarendosi leggermente la voce. Lui ridacchiò e Stana sentì nuovamente quella sensazione allo stomaco -Immagino che sarai rossa, e che ti sei appena portata una ciocca di capelli dietro l'orecchio...- Stana schiuse la bocca, sorpresa, mentre rimase con la mano a mezz'aria. Aveva davvero fatto quello che aveva appena detto lui.
-Ho indovinato, vero!?- disse divertito. Stana sbuffò, fintamente scocciata. Nathan ridacchiò -Okay, visto che tra poco devo andare a pranzo direi di metterci d'accordo su dove e quando incontrarci...- disse Nathan.
-Oh, non so... potrei avere un impegno con quel simpatico assistente di volo- disse lei divertita.
-Oh, capisco- disse Nathan -Beh, quando ti stancherai di divertirti con un ragazzino... vieni da un vero uomo- disse con voce suadente.
-Ma sentilo!- esclamò lei -E saresti tu l'uomo?- chiese.
-Hai dei dubbi, Katic? Perché potrei facilmente farti cambiare idea- disse lui con voce più roca e bassa. Lei si morse il labbro -Ah si!? E come esattamente?- chiese divertita dalla cosa. Notò un altro sguardo tra la madre e Christina e fece un cenno con la mano per dirgli di smetterla.
-Sarei ben lieto di mostrartelo...- il tono sexy con cui l'aveva detto, provocò dei brividi a Stana.
-Non lo so...- disse lei facendo finta di pensarci -Mmm... forse potrei accettare la proposta...-
-Bene. Stasera alle sette. Noleggerò un'auto per farti venire a prendere. Sii puntuale, Katic- disse lui divertito.
-Ci sarò- disse lei sorridente, prima di chiudere la chiamata.

-Inutile dirti che sono stata puntualissima quella sera- disse Stana -Anzi, a dirti la verità ero pronta mezz'ora prima! E mia madre e mia sorella non hanno fatto altro che sfottermi per tutto il tempo...- Terri ridacchiò -Beh, comunque... ad aspettarmi c'era un'auto scura. Sono salita dietro e come autista c'era un signore di mezz'età. Mi ha accompagnato in un'area dismessa dell'aeroporto. Lì ad aspettarmi c'era lui. Lui... e un jet privato- disse scuotendo la testa -Aveva noleggiato tutto quello per il nostro incontro e io non sapevo se sentirmi felice o spaventata...-
-E poi cosa è successo?- chiese Terri, ormai curiosa.

Nathan si avvicinò all'auto e le aprì lo sportello -Ehi!- esclamò sorridente abbracciandola e stampandole un bacio sulla guancia. Stana gli sorrise e Nathan le afferrò la mano, chiudendo lo sportello. Un brivido attraversò il corpo di Stana.
Nathan ringraziò l'autista e poi la tirò lentamente verso il jet.
-Wow! Un jet tutto per noi?- chiese Stana stupita.
-Ovvio! Desideravi altra gente?- chiese divertito -Non aspettarti camerieri o quant'altro. La ditta di catering se ne è andata cinque minuti fa. E il pilota è andato a farsi un giro. Privacy assoluta- disse lui sorridente. Stana ricambiò il sorriso e salirono le scalette, ancora mano nella mano. Lei si concentrò su ogni minimo dettaglio. Un piccolo salottino formato da divani e tv al plasma, un tavolo con una candela centrale e...
-Non ci credo! Ma queste sono le mie caramelle preferite, le Red Vines!- esclamò lei sorridente. Nathan gliele portava sempre come regalo ogni volta che tornava da un viaggio in Canada. Sapeva come migliorarle la giornata a volte. Lui sorrise -Sorpresa!-
-Beh, wow! Un'auto che mi viene e a prendere a casa, un jet privato, noi due da soli e in più le mie caramelle preferite...- non la lasciò finire e le piazzò davanti un mazzo di fiori. Lei schiuse la bocca -E un mazzo di rose blu e girasoli- disse lei afferrando il bouquet. Lo portò al viso, chiuse gli occhi e inspirò il loro profumo. Poi alzò gli occhi puntandoli nei suoi, sorridenti -Fillion, per caso mi stai corteggiando?- chiese divertita. Lui tornò serio e si avvicinò -Anche se fosse sarebbe un problema per te?- chiese cercando di accennare un sorriso, ma Stana si accorse che era nervoso. Lei abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo subito. Una sua risposta avrebbe cambiato qualcosa tra di loro. Definitivamente.
Si portò una ciocca dietro l'orecchio e accennò un sorriso timido -No- disse per poi mordersi il labbro. Sentì Nathan rilasciare un respiro per poi avvicinarsi e spostarle la sedia -Ceniamo, signorina Katic. La serata è ancora lunga...-
...
La serata continuò tra risate e sguardi. Nathan di tanto in tanto sfiorava la mano di Stana, sorridendo, mentre lei abbassava lo sguardo sulle loro mani, si mordeva il labbro e arrossiva.
Parlarono di varie cose e ricordarono alcuni aneddoti divertenti accaduti sul set. Stana adorava quelle piccole rughe che gli si formavano ai lati degli occhi quando rideva o sorrideva. E lui adorava il suono della sua risata.
Neanche si accorsero che era mezzanotte passata fino a quando Nathan controllò l'orologio.
-Credo che sia ora di andare- disse Nathan, e Stana sentì una morsa allo stomaco. Non voleva che la serata finisse.
-Vorrei rimanere di più, ma purtroppo dobbiamo pensare anche al pilota e al tuo autista- disse lui divertito. Lei sorrise e annuì -Si, capisco- si alzò, seguita da Nathan. Notò che l'autista stava parcheggiando. Nathan si avvicinò, aiutandola ad indossare il cappotto e si scambiarono un altro sguardo, sorridenti. Lei prese il mazzo di rose blu e girasoli mentre lui, senza dire nulla, le afferrò la mano e l'accompagnò fino all'auto. Salutarono con un cenno l'autista e poi Nathan aprì lo sportello a Stana.
-Beh...- disse lui sospirando -A quanto pare è arrivato il momento di salutarci- disse accennando un sorriso. Stana lo guardò e si avvicinò, impacciata, abbracciandolo. Lui la strinse a sé con le sue possenti braccia -Fai buon viaggio- gli sussurrò un attimo prima di staccarsi per lasciarle un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi, godendosi il momento e inspirando il suo profumo -Grazie, Nate- disse guardandolo negli occhi -Anche per la serata...- lui le sorrise di nuovo mentre lei si ritrovò a fissare le sue labbra, con la voglia di baciarlo, di assaporarlo ancora una volta...
Anche Nathan alternava lo sguardo dagli occhi alle labbra, ma entrambi non volevano precipitare troppo le cose.
-Beh, a presto, Fillion!- disse lei deglutendo per poi prendere posto sui sedili posteriori.
-A presto- disse appoggiando la mano sullo sportello -Mandami un messaggio quando arrivi a casa- disse infine. Lei sorrise di nuovo -Stessa cosa per te. A qualsiasi orario!-
Lui annuì -Sarà fatto- le regalò un altro sorriso e poi insieme chiusero lo sportello. Rimasero a guardarsi negli occhi fino a quando l'auto cominciò a muoversi e ad allontanarsi pian, piano. Stana lo guardò fino a quando non scomparve dalla sua visuale. Si erano salutati così, come due semplici amici. Due amici che però avevano fin troppe cose non dette alle spalle.

-E poi? È finita così? Nessun bacio? Non ti ha seguita?- le domande arrivarono a raffica e se non fosse stata moralmente distrutta, Stana avrebbe riso per la faccia di Terri.
-No...- rispose semplicemente.
-Ma come!?-
-No. È stato tutto perfetto, Terri...- disse con un sorriso malinconico -Era tutto perfetto...- disse guardando fuori dal finestrino.






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Angolo autrici:

Delusi!? :P

Katia: Ancora grazie mille per le bellissime recensioni che ci avete lasciato! Rispondo tra poco, promesso! :D
Anyway... Le prime cose iniziano a venire a galla! Ma che cosa sarà successo? Il nostro Nathan sembra non ne combini manco una giusta, povero! XD
Aveva quel gran pezzo di "moglie"... e se l'è fatta scappare! O forse non è andata così? Mmmmm... lo scoprirete più avanti! ; )
Intanto godetevi questi piccoli flashback dei tempi felici : )
Speriamo sempre di non deludervi e sono sempre accettati i vostri pensieri, qualunque essi siano! :D

Fanny: Oh mamma mia, che casino! E adesso?? ... eh, adesso aspettiamo martedì per il prossimo capitolo! :P
Grazie mille davvero a tutti quelli che ci seguono!
Speriamo di non deludervi! A martedì! :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - The red rose ***


Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 3



- Capitolo 3 -
The red rose





-No. È stato tutto perfetto, Terri...- disse con un sorriso malinconico -Era tutto perfetto...- disse guardando fuori dal finestrino -Non ci eravamo lasciati da nemmeno un minuto e mi ha scritto un messaggio...- sorrise al ricordo.

“Serata meravigliosa : ) spero di poter replicare presto. Non divertirti troppo senza di me! ; ) X N”.

-E ho sentito qualcosa dentro. Mi ha scaldato il cuore...- sospirò persa nei ricordi -Poi sono partita  per tre settimane in India. E ho scoperto che mi mancava giorno dopo giorno sempre di più. Non si è fatto sentire, e io nemmeno... nei posti che visitavo spesso spegnevo il cellulare...- si morse il labbro -Ho creduto che avesse trovato nuove distrazioni... che quella serata era stata solo un'illusione ma... una volta raggiunta una connessione, ho controllato l'email e c'erano innumerevoli messaggi- sorrise -Mi aveva scritto diverse email. Mi aveva raccontato cosa gli era successo, tutte le cose più strane e bizzarre, alcuni incontri con dei fan...- sorrise -Gli ho risposto e abbiamo deciso di incontrarci. Siamo usciti diverse volte in Canada, sempre in posti sperduti, posti dove lui si rifugiava se voleva stare lontano dal mondo... Quei posti in cui da piccolo andava con Jeff magari... o magari dove ci portava qualcuna- scrollò le spalle con un mezzo sorriso -Abbiamo passato dei momenti indimenticabili...- disse lei sfiorando la collana di Nathan, tra le mani -Poi una sera...- arrossì leggermente e si morse il labbro divertita da quel ricordo -Stavamo passeggiando in un piccolo parchetto e Nathan aveva visto una rosa bellissima in un giardino. Voleva strapparla per donarmela, ma quelle rose avevano un proprietario che ha iniziato ad urlarci contro e ci siamo messi a correre, scappando!- esclamò divertita, mentre Terri ridacchiò scuotendo la testa. Non era difficile immaginarli visto il loro comportamento da bambini sul set.
-Dopo un po' Nathan non ce la faceva più, aveva il fiatone e ci siamo fermati sotto un albero...-

-Ah! Non hai più il fisico, Fillion!- lo prese in giro lei, ridendo e cercando di recuperare fiato.
-Ma se anche tu sei senza fiato!- esclamò lui affannato.
-Sono solo un po' fuori allenamento! In india non passavo molto tempo a fare attività fisica. Ho fatto tanto yoga!-
-Vuoi un polmone nuovo?- chiese divertito lui -Posso darti il mio se vuoi- disse divertito, ritrovando un po' di fiato.
-Ma sentilo! Stai per collassare e vorresti darmi un polmone!?- disse lei ridacchiando, seguito da lui. Ad un tratto il silenzio calò tra di loro. Stana lo guardò e si morse le labbra. E in quel momento il sorriso di Nathan scomparse. Voleva baciarla. Voleva assaporare ancora una volta quelle labbra. Stana lo guardò accigliata, e l'attimo dopo la realizzazione di cosa stesse per succedere le fece aumentare di nuovo i battiti del cuore. Gli occhi si posarono sulle sue labbra e desiderò farle sue.
Nathan tirò fuori la rosa -Dopo tutto quello che ho rischiato per prenderti questa, continui a prendermi in giro!?- gli occhi di lei si posarono sulla rosa. Era rossa, ma era un rosso magnifico. I petali sembravano di seta. Sembrava quasi finta.
-È stupenda- disse lei prendendola tra le mani, continuando ad ammirarla.
-Non quanto te...- disse lui in un sussurro. I loro sguardi si incrociarono di nuovo, e il resto del mondo non esisteva più. La mano di Nathan, esitante, le spostò una ciocca dietro l'orecchio -Stana...- non riuscì mai a finire la frase, perché le labbra di Stana erano già sulle sue. Il bacio iniziò lento, delicato, proprio come quella rosa che Stana teneva ancora in mano. Non c'era fretta. Assaporarono le labbra e il sapore dell'altro con estrema dolcezza e un pizzico di sensualità che li caratterizzava perfettamente. Anche quando le loro lingue si sfiorarono continuò dolcemente. Nessuna foga. Era un bacio che volevano darsi da tempo, dove a prevalere era ciò che portavano nel cuore. Non era semplice attrazione sessuale. Era un bacio di due amanti che si incontrano dopo un lungo tempo. Uno di quei baci che ti lascia senza fiato e neanche te ne accorgi, fino a quando la testa si annebbia e capisci che hai bisogno d'aria.
Si staccarono, affannati, non più dalla corsa, ma da quella dolce passione che avevano appena condiviso. Le loro fronti si toccavano, non ancora pronti a separarsi...

Terri sorrise al pensiero di quei due insieme, come due ragazzini che scoprono l'amore.
-E poi dovevamo tornare al jet. Ci siamo salutati con un altro bacio, come a suggellare una promessa, e siamo tornati ognuno a casa propria...-
-E quindi... stavate insieme!?- disse Terri incerta. Stana scosse la testa -No... Una volta tornata a Los Angeles i nostri impegni ci hanno tenuti lontani. Un giorno mi ha chiesto di andare con lui a Disneyland, ma ho rifiutato, dicendogli di non sentirmi pronta...- si morse il labbro e abbassò lo sguardo -Litigammo per questa situazione, per il fatto che non poteva passare del tempo con me. Neanche come amico. Abbiamo chiuso la chiamata e non ci siamo più sentiti...- scosse la testa.
-Questa è la trama per un film- disse Terri scuotendo la testa.
-Già. La mia vita è tutto un film...- disse lei con una smorfia.
-Cosa è successo poi?- chiese curiosa.
-Lui è andato a Montecarlo. E io ho visto le foto di lui che usciva con quella stangona bionda dall'hotel...- scosse la testa -Di certo ero stata talmente importante che non ci ha pensato due volte a trovarsi una sostituta...- si girò verso di lei -Pensa a come mi sono sentita in quel momento! Una povera illusa che ci aveva pure sperato!- esclamò lei.
-Beh, magari l'ha fatto apposta...-
-Infatti è stato così...- disse lei mordendosi il labbro inferiore. Mentre i pensieri correvano a quel giorno che si erano rincontrati per le foto promozionali.

Stana era ferma alla macchinetta del caffé e ripassava il copione che Andrew le aveva dato qualche giorno prima. Non si accorse di Nathan che si stava avvicinando. Non si sentivano da settimane.
-Buongiorno- disse lui sorridendo, prendendo il bicchierino di caffé dalla macchinetta e porgendoglielo. Stana rialzò lo sguardo ritrovandoselo vicino, afferrò il bicchierino -Buongiorno. Grazie- disse soffiando leggermente dentro.
C'era un certo imbarazzo visto che l'ultima volta che si erano sentiti era stato per quella discussione finita male.
-Come stai?- chiese lui cercando di iniziare un discorso.
-Bene. E tu? Beh, visto la bionda con cui ti sei fatto vedere a Montecarlo, suppongo tu stia alla grande! Carina! Era un servizio incluso dall'hotel o...!?- disse lei tirandogli una frecciatina. Nathan annuì lentamente, notando il pizzico di gelosia -Oh, ti dirò...- disse lui con una faccia compiaciuta -Ho passato dei giorni indimenticabili! Suzanne è stata davvero adorabile, e devo dire che non è solo il bacio alla francese ad essere passionale... anche i francesi lo sono!- esclamò sorridente. Stana si morse la guancia interna e abbassò lo sguardo, stringendo la presa sul copione e buttando il bicchierino nel cestino. Nathan notò ogni piccola cosa e sorrise -Suzanne mi ha portato in questo parco favoloso... era pieno di fiori e molto caratteristico. Ti sarebbe piaciuto!-
-Non ne dubito...- disse lei con un tono che lasciava intendere altro.
-Ad ogni modo...-
-Credo di aver sentito già abbastanza- disse lei cercando di mantenere la calma -Non ho bisogno dei dettagli...-
-Ma come! Il meglio deve ancora venire!- esclamò sorridente fermandola per un braccio in modo che non andasse via -Dicevo... ci siamo seduti a terra e abbiamo parlato e parlato.... in effetti parlavo solo io...-
-Ma non mi dire- disse lei sarcastica. Nathan sorrise e continuò -Insomma, era tutto perfetto se non fosse che...- si bloccò per guardarla. Lei lo guardò aspettando -Che? Ha iniziato a piovere? Non ha capito neanche mezza parola di quello che hai detto?- disse tornando a guardare altrove.
-Non era te- Stana si voltò nuovamente verso di lui, notando i suoi occhi sinceri e il suo sorriso. Quello stesso sorriso che parlava da solo -Mi ha mollato perché non facevo altro che parlare di te, e io neanche ci facevo caso!- Stana deglutì e arrossì leggermente, abbassando lo sguardo e spostandosi nervosamente da un piede all'altro. Lui le poggiò una mano sulla guancia, costringendola a guardarlo negli occhi, e quel semplice contatto mandò una scossa ad entrambi. Stana si appoggiò al suo tocco e lo guardò, accennando un sorriso timido e mordendosi il labbro inferiore come era solita fare. Erano occhi negli occhi e i loro cuori sembravano volessero uscire dal petto. Si avvicinarono ancora di più, come se fossero due calamite, attirati da una forza alla quale non potevano opporsi. Chiusero gli occhi e le loro fronti si toccarono, mentre le mani di Nathan scivolarono fino a prendere le sue. Rimasero così, in silenzio, beandosi di quel momento.
-Mi sei mancata...- disse Nathan improvvisamente, in un sussurro. Lei sorrise e aprì gli occhi, ritrovandosi specchiata nei suoi -Tu m'as manqué aussi, mon cher- disse Stana in un quasi perfetto accento francese. Nathan trattenne il respiro teatralmente -Oh mio Dio, quando parli in un'altra lingua non sai che effetto mi fai...- disse lui con voce intrisa di desiderio.
-A cuccia, Fillion!- l'ammonì lei divertita -Abbiamo delle foto da fare, tra poco!-
-Vieni con me, intanto! Ho qualcosa per te...-
-Nathan, non sto scherzando, non c'è tempo per... quello- disse arrossendo mentre lui la trascinava via. Nathan ridacchiò -Stana Katic, non l'avrei mai detto! Che mente sporca e maliziosa che hai!- esclamò girandosi e facendole l'occhiolino, facendo aumentare il rossore sul suo viso.

Nathan guidava lentamente per le strade di Los Angeles. Se da un lato voleva premere sull'acceleratore per tornare subito a casa e farsi una bella dormita, dall'altro qualcosa lo bloccava. Ed era certo che fosse quel portachiavi che aveva visto nella pochette di Stana. Guidava tranquillamente, non riuscendo a trovare risposte alle sue molteplici domande. Ma continuava a ripetersi che se lei aveva con sé quel portachiavi, significava che ancora qualcosa le importasse, nonostante dicesse il contrario. Si fermò ad un semaforo e si girò verso il sedile accanto. Afferrò la giacca di Stana e se la portò lentamente al viso, chiudendo gli occhi e sentendo quel profumo che avrebbe riconosciuto tra mille. Sospirò e la appoggiò nuovamente al sedile, proprio nel momento in cui scattò il verde. Ripartì sovrappensiero e subito alcuni ricordi ritornarono a galla.

-Piantala! Mi fai il solletico!- esclamò Stana ridendo, sotto di lui. La schiena contro il divano mentre cercava di divincolarsi dalla presa salda di Nathan che non aveva intenzione di mettere fine ai giochi. Stana rise e urlò, fino a quando non riuscì a liberarsi e iniziò a correre per casa, subito seguita da lui -Non mi sfuggi, Katic!- esclamò cercando di prenderla.
-Prova a prendermi, Fillion!- esclamò facendogli la linguaccia prima di scappare ancora una volta.

Sorrise al ricordo e sospirò. Avevano ragione quando dicevano che sembravano due bambini sul set. Si divertivano con poco. E lui di scherzi gliene aveva fatti tanti. Sorrise al ricordo della tazza di caffé che le aveva incollato sulla scrivania sul set, e lei che afferrandolo rimase spiazzata per poi guardarlo divertita, scuotendo la testa.
Ricordò anche le numerose foto che si erano fatti... sopratutto nella loro casa. Avevano due album strapieni di foto. Ognuna con un ricordo dietro.
Un altro ricordo divertente lo fece sorridere involontariamente...

-Nathan!?-
-Mmmm- mormorò lui contro la sua pelle, le labbra che le accarezzavano il collo.
-Nathan, devo finire di lavare i piatti!-
-Ma sei a casa mia!- esclamò lui staccandosi di poco.
-Dove è finita la frase “quello che è mio e tuo e quello che è tuo è mio”?- chiese lei divertita.
-Cosa c'entra...- disse lui -Non...- fece una smorfia -Non mi va propriamente di lavare i piatti in questo momento...-
-Teoricamente li stavo lavando io...-
-Appunto. Potresti utilizzare le tue mani per... altri compiti ben più graditi- disse lui muovendo suggestivamente le sopracciglia. Stana schiuse la bocca sorpresa -Nathan Fillion!- esclamò fintamente indignata.
-Cosa!?- disse lui sorridendo innocentemente -Sai, è che...- tornò serio per un attimo -Il fatto di vederti qui, a casa mia, a muoverti liberamente come se ci abitassi... è strano! Ma bello...- disse subito -E ha scatenato una delle mie fantasie...- lei gli sorrise dolcemente -E quale sarebbe questa fantasia?-
-Prenderti qui, su questo bancone- disse con voce roca, sollevandola e facendola sedere sul bancone, mentre gli occhi erano leggermente più scuri a causa del desiderio.
-Beh...- disse lei mordendosi il labbro -Chi sono io per non far avverare una delle tue fantasie!?- e l'attimo dopo si ritrovò le labbra di Nathan sulle sue, fameliche. Stana lo circondò con le gambe. Aveva un vestitino estivo, così Nathan iniziò ad accarezzarle la gamba con una mano, mentre l'altra la teneva ben salda dietro la schiena, per tenerla ancora più vicino. In pochi secondi la passione prese il sopravvento e le mani di entrambi vagavano ovunque. Presi dalla passione non si accorsero nemmeno dei passi sui ciottoli sul retro della casa. Fu la voce di Jon e la risata di Seamus a fermarli. Rimasero in silenzio ad ascoltare e Stana lo guardò sbarrando gli occhi. Nathan la fece scendere dal bancone e poco prima che Jon aprisse la porta, Stana si nascose sotto il bancone, ai piedi di Nathan.
-Yo, bro!- esclamò Jon entrando, seguito da Seamus. Nathan sembrava sconvolto. Si passò una mano tra i capelli per cercare di sistemarli e si appoggiò al bancone -Ehi ragazzi!- esclamò.
-Abbiamo disturbato?- chiese Seamus alzando un sopracciglio.
-Abbiamo visto l'auto nel vialetto e siamo entrati- disse Jon.
-No, no, nessun disturbo!-
Lo salutarono sbattendo i loro pugni contro il suo.
-Sicuro?- chiese Jon -Perché lì ci sono due piatti- disse indicando i piatti sul bancone. Nathan abbassò lo sguardo e si maledì, cercando una scusa plausibile -Si, è passato mio fratello!- esclamò sorridente -Cosa ci fate qui?- chiese spostando l'argomento. Seamus si girò verso Jon, facendogli cenno di parlare -Ci sarà una festa stasera! Abbiamo un invito in più... ti unisci a noi?- chiese Jon.
-Mmm, mi sa che stavolta passo- disse Nathan sorridente.
Gli amici inarcarono un sopracciglio -Seriamente!?- disse Jon -Tu che ti perdi una festa con i tuoi “bro”?- Nathan scrollò le spalle -Oh, avanti!- esclamò Seamus -Ci sarà quella tipa che ogni volta che ti vede flirta con te per tutta la serata!- esclamò sorridente l'amico. Jon ridacchiò -Già! Quella che non ti vede da mesi e l'ultima volta ti si è strusciata addosso!- esclamò Jon. Nathan deglutì, prima di sentire un pizzicotto sulla coscia che lo fece sobbalzare emettendo un gridolino, mentre gli amici lo guardavano perplessi. Nathan si riprese subito e deglutendo guardò i ragazzi -H-ho sbattuto il ginocchio- disse forzando un sorriso.
-Quindi?- chiese Jon.
-Uhm, per quanto sia allettante la cosa- cercò di non sobbalzare all'ennesimo pizzicotto -Ho già preso un altro impegno- disse Nathan sorridente.
-Va bene. Allora ci vediamo lunedì sul set!- esclamò Jon sorridente, porgendogli il pugno -Buona giornata, bro!-
-Ciao ragazzi!- esclamò Nathan sorridente. Fu quando sentì i loro passi allontanarsi e gli sportelli dell'auto chiudersi che Nathan si scostò -Ma sei impazzita!?- disse guardando in basso, mentre Stana usciva dal nascondiglio -Chi è questa tipa che ci prova con te e che l'ultima volta ti si è strusciata addosso?- chiese lei mettendo le mani sui fianchi. Lui sorrise divertito -Gelosa, Katic?- chiese avvicinandosi e poggiando le mani sui fianchi.
-Come si chiama?- chiese Stana, ignorandolo.
-Oh, avanti! Non c'è motivo di essere gelosa! Ti amo, lo sai. Stacy è solo una delle tante che ci prova con me...-
-Stacy!? Una delle tante!?- Stana socchiuse gli occhi minacciosamente, divertita nel vederlo deglutire -Se stai cercando di salvarti, beh, ti avverto che sei sulla strada sbagliata, Fillion!- esclamò la donna.
-I-io... no. Cioè, non... tante nel senso che... voglio dire, sono un attore, ho tanti fan e... si, insomma...- Stana sorrise nel vederlo in difficoltà -Bene, suppongo che messa su questo piano, devo sopportare ancora Phil che ci prova sul set- disse lei girandosi per tornare a lavare i piatti.
-Whoa. Whoa. Un momento!- esclamò Nathan facendola girare -Phil ancora ci prova con te?- chiese.
-Spudoratamente. Ieri mi ha portato una scatola di cioccolatini e ha cercato di strapparmi un invito a cena- Nathan la guardò incredulo -Perché non me l'hai detto?- chiese.
-Perché avrei dovuto? Hai detto che non sei geloso- disse lei divertita.
-Col cavolo che non lo sono!- esclamò lui seccato -Sei la mia donna, e se qualche uomo ci prova spudoratamente con te, non posso rimanere impassibile!- Stana sorrise e gli stampò un bacio -Uhm, quando sei geloso e possessivo sei così sexy!- esclamò mordendosi il labbro.
-No, non sta funzionando! Sono ancora scioccato e... WHOA! WHOA. Stana!- esclamò indignato quando le mani di Stana si spostarono più in basso a toccare nei punti giusti. Lei sorrise maliziosamente e gli lasciò baci sul collo -Andiamo Fillion... lasciati andare. Realizza la nostra fantasia- disse lei mordicchiandolo sensualmente sotto l'orecchio -Nostra?- chiese lui cercando di trattenere i gemiti con scarso risultato -A-anche tu volevi farlo sul bancone?- chiese lui sorpreso.
-No- disse lei prendendo il lobo dell'orecchio tra i denti, per poi succhiarlo dolcemente -Le mie fantasie prevedevano ogni angolo di casa tua- gli sussurrò sensualmente all'orecchio. E l'attimo dopo Stana era sul bancone della cucina mentre le loro bocche si assaggiavano ancora una volta. Il sacchetto della farina lì vicino cadde versandosi a terra, spinto dai loro movimenti, e Nathan si annotò che doveva andare a fare la spesa presto, ma non si fermò. I tocchi si fecero più audaci e...
Un rumore sordo li fece staccare di colpo.
-Ops- sussurrò Nathan, aggiungendo due piatti nella lista di cose da comprare.

E poi gli venne in mente quel giorno, in spiaggia, quando lei gli saltò in spalla, mentre lui camminava sul bagnasciuga, pensieroso. Sembrava un ricordo come tanti, ma quello era stato il momento in cui aveva avuto una risposta.

Erano da giorni che cercava di organizzare qualcosa per lui e Stana. Qualcosa di speciale che le facesse capire che lui era in quel rapporto con tutto se stesso.
Avevano finito da poco di pranzare e Stana era rimasta a lavare i piatti, dicendogli di andare a rilassarsi. Lui l'aveva baciata ed era uscito fuori. Aveva guardato verso l'orizzonte e si era tolto le scarpe, pronto ad immergere i piedi dentro la sabbia.
Si avvicinò alla riva e lasciò che l'acqua lambisse i suoi piedi.
Aveva pensato a mille cose, ma niente risultava adatto. Sospirò passandosi una mano tra i capelli, con lo sguardo ancora perso verso l'orizzonte.
Qualche secondo dopo sussultò, ritrovandosi Stana aggrappata a lui. Le mani intorno al collo e le gambe intorno alla vita. Fu naturale prenderla al volo, come se fosse una cosa di sempre, ma ormai non ci faceva più caso. Lei si strinse a lui e gli baciò una guancia.
-Ehi, scimmietta- disse lui divertito.
-Ehi, scimmione!- esclamò lei sorridente.
-Questo è offensivo! Non sono uno scimmione, sono molto più affascinante!- esclamò fintamente offeso.
-Sul serio!? Mi hai appena dato della scimmia!- esclamò lei dandogli una manata sul petto. Lui rise e girò di poco la testa, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua, si guardarono negli occhi, sorridenti -Sei la mia adorabile scimmietta! Ti arrampichi dappertutto!-
-Sono agile! Cosa che non si può dire di te...- disse lei divertita.
-Adesso mi ritengo profondamente offeso!- mise il broncio -Per altro non sono stato io quello a doversi fermare l'altra notte- disse lui maliziosamente, mentre lei arrossì pensando a quella notte, dove avevano collaudato parecchi punti della casa.
-Non c'entra niente! Ero stanca perché ero uscita con le ragazze, e tu sei rimasto qua a casa a giocare con la Playstation comodamente seduto sul divano!-
-Dovrei scusarmi per averti fatta rimanere sveglia tutta la notte, allora?- chiese lui sorridente.
-No... ho già in mente un modo per punirti- disse lei maliziosamente. Nathan ridacchiò e si sporse di poco per baciarla sulle labbra. Quando si staccarono lei lo guardò teneramente -Cos'hai Fillion? Ti ho visto pensieroso...-
-Mmm, niente di cui preoccuparsi...-
-Sicuro? Sentivo le rotelline del tuo cervello girare troppo velocemente...- lui sorrise e sospirò -Stavo pensando a quanto sei perfetta. E a quanto sia perfetto questo... e a quanto vorrei che questo durasse per sempre. È stupido!?- Stana sorrise e scosse leggermente la testa -No, non lo è. Penso che sia dolce. Non possiamo essere sicuri del per sempre ma... possiamo almeno provarci. Guardati intorno, Fillion. Questo posto ha qualcosa di magico. E questo rende tutto perfetto. Non importa il “per sempre”. In qualunque modo, ogni ricordo e ogni cosa rimarrà in eterno dentro di noi. Dentro questa piccola nostra bolla. Dentro ogni piccola cosa di questo luogo. Non importa cosa succederà...- Nathan la osservò attentamente e poi la fece scendere dalle sue spalle e si girò verso di lei. La guardò sorridente. Era anche lei senza scarpe e la differenza d'altezza era ancora più notevole. La luce del sole le illuminava il viso e gli occhi e Nathan pensò che anche quello fosse magico.
-Non mi spaventa più il “per sempre”- disse lui in un sussurro. Stana sorrise e gli cinse le braccia al collo -Nemmeno a me...-
E in quel momento, Nathan sapeva cosa fare. Sapeva come creare un altro momento che sarebbe rimasto in eterno dentro di loro.

Deglutì a quel ricordo, accorgendosi di quanto facesse male adesso pensare a quel momento, perché Stana aveva ragione anche in quel caso. Ogni ricordo e e ogni cosa era rimasto dentro di lui. E probabilmente anche dentro di lei, nonostante si ostinasse a dire che era finita. Non le credeva. Non poteva credere di averla persa per sempre. Si appartenevano. E sapeva che in fondo al suo cuore lo sapeva anche lei. Si erano fatti delle promesse. Si erano detti troppe cose importanti per buttare tutto in aria.
Guardò nello specchietto laterale e retrovisore, e notando l'assenza di auto fece un'inversione di marcia diretto verso un posto ben preciso: casa di Stana.
Guidò con mille pensieri per la testa, ma con l'unico più importante nel cuore: lei. Doveva chiarire. Doveva riprendersela.





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Angolo autrici:

Vorremmo spiegare il nostro punto di vista nel precedente capitolo! Ho visto che alcuni sono rimasti perplessi di alcuni punti, ovviamente ognuno ha il suo punto di vista e ci fa piacere conoscere il vostro! Quindi, mi raccomando, sempre sincerità! Se vogliamo migliorarci dobbiamo sapere dove sbagliamo. O dove non riusciamo a far capire i nostri punti di vista.
Io ho spiegato già il nostro punto di vista nella risposta alla recensione di Monica, e in privato l'ho spiegato anche a Reb : ) ... La riporto qui:

"Abbiamo apprezzato la tua sincerità! Ed è quello che vogliamo dai nostri lettori! :) Per cui grazie!
Ammetto che ci abbiamo pensato anche noi a questo fatto dell'esagerazione, ma solo per il fattore che lui la prende in braccio e la porta via. Ma posso spiegare anche il nostro punto di vista, se vuoi :)
Intanto inizio con il dire che Stana non l'ha fatto per far ingelosire Nathan, ma piena di alcool è un atteggiamento normale, diciamo. Volersi divertire senza pensare più a nulla e neanche alle conseguenze, senza oltrepassare un certo limite, infatti lei stessa alla fine cercava di staccarsi quando ha capito che non erano gli occhi che cercava. Ma anche Phil era parecchio brillo e soprattutto ha una cotta per Stana, quindi non si è fatto sfuggire l'occasione. E Nathan è scattato. Ora, il fatto di prenderla in peso può essere visto come un gesto esagerato, che però ho visto fare qualche volta, persino nella vita reale XD ... ma abbiamo pensato... Stana di sua spontanea volontà non lo avrebbe seguito, strattonandola sarebbe stato peggio, l'unica soluzione per avere un attimo di "privacy" era quella, in quanto la sala era piena di gente e con la musica alta le voci/urla erano attutite. Ma, ehi! E' il nostro punto di vista questo :)
Per quanto riguarda Michael e Sandra non mi è sembrato un comportamento esagerato... Voglio dire, a questo punto nel capitolo prima Stana si sarebbe dovuta arrabbiare con Sandra, ma non l'ha fatto, perché era arrabbiata più per il fatto che secondo lei non ha contato nulla che altro...
E Michael ha deciso di parlare dopo il consenso di Sandra che diceva che le donne lo sapevano già. Insomma, Tam e le altre di certo non avrebbero tenuto la bocca chiusa dopo la rivelazione, no!? :) Ma anche questo è un nostro punto di vista! ;)

Non volevamo farli realmente sposati, perché volevamo ricreare un rapporto speciale, una cosa tutta loro, un mondo tutto loro. Quindi siamo felici che questa cosa sia piaciuta :)
E siamo felici che ti sia piaciuta la seconda parte! Terri era la persona giusta, in quanto mamma, a parlare con Stana dopo la scena. E infatti sa anche che non deve forzarla a parlare, ma che se vorrà ne parlerà lei, come poi infatti fa.
Doveva essere per forza un incontro "da star"... anche perché... dove potrebbero incontrarsi senza essere visti se non in un posto sperduto? XD"

Questo è stato il nostro punto di vista, ma posso capire anche il vostro! :D
Nonostante questo, speriamo che continuerete a seguirci! :)
Grazie mille!!

Fanny: E dopo questa piccola spiegazione...
Vai Nathan, vai a riprendertela! Siamo tutte con te! :D *-*
Bene, eccoi qui alla fine di un altro capitolo! Speriamo sempre di non avervi deluso che che continuerete a seguirci!
I vostri punti di vista sono importanti per noi, per migliorarci e per confrontarci!
Grazie per l'entusiamo e l'attenzione che ci regalate!
Un grazie speciael alle mie O.M.D. e le mi F.V.O. e al mio braccio che mi sopporta e impazzisce insieme a me e alle mie idee folli <3 (Katia: Always! <3)
A martedì prossimo! :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - The keychains ***


Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 4



- Capitolo 4 -
The keychains


Nathan arrivò sotto casa di Stana pochi minuti dopo e parcheggiò. Si appoggiò al sedile e deglutì. Guardò verso il suo appartamento e notò le luci spente. Probabilmente era già andata a letto. Ma lui aveva intenzione di parlarle. Non poteva aspettare per chiarire tutto. Scese dall'auto, portando con sé le cose di Stana, e si incamminò verso l'entrata, ma arrivato davanti al cancello si bloccò. Lei era sicuramente arrabbiata con lui e comparirle a casa a quell'ora non era una buona idea. Sarebbe stata una sconfitta sicura.
Ma poi il ricordo di una frase lo riscosse dai suoi pensieri...

-A volte vale la pena combattere per qualcosa- disse Stana avvolta nell'abbraccio di Nathan.
-Ad esempio?- chiese lui.
-Noi...- si guardarono negli occhi e Nathan pensò che, se davvero avrebbe dovuto combattere nella sua vita, il loro amore ne sarebbe valso la pena.

Loro ne valevano davvero la pena. Lei ne valeva la pena.
Oltrepassò il cancello e prese l'ascensore fino ad arrivare al suo piano.
Ultimo piano, nessun vicino, quindi perfetto per lei e la sua privacy. Fece una smorfia e sospirò. Una volta davanti al portone si ritrovò paralizzato. Che cosa le avrebbe detto?
Prese un bel respiro e mosse leggermente le spalle, per sciogliere i muscoli, prima di suonare il campanello.
Aspettò qualche secondo, ma non sentì nessun rumore dall'interno. Aveva ancora la sua chiave di casa, e ringraziò che il portinaio aveva la chiave di riserva per farla entrare. Ma lui non aveva nessun diritto di entrare dentro casa sua. Provò di nuovo, ma ancora una volta niente. Sospirò e si allontanò, salendo nuovamente sull'ascensore.
Una volta in auto buttò giacca e pochette di Stana sull'altro sedile, sconsolato, e poi mise in moto.
...
Nathan parcheggiò nel vialetto e scese dall'auto, portandosi dietro le cose di Stana. Aprì la porta di casa, e senza nemmeno togliersi la giacca, poggiò le cose sul divano, prendendo solo il portachiavi, e andò in camera da letto. Girò la chiave del cassettino in basso del comodino e lo aprì. Accennò un sorriso mentre afferrò quella cornice d'argento. Passò una mano sopra il vetro, togliendo la polvere, per poi concentrarsi su quei due volti sorridenti. Ne sfiorò i contorni, come a voler imprimere ogni cosa di quella foto in testa. In realtà conosceva ogni singolo dettaglio di quella foto. Lui e Stana sul pontile, di fronte alla loro casa.
La loro casa.
Sorrise e guardò di nuovo il portachiavi, lo appoggiò sul comodino, per poi aprire un altro cassettino e tirare fuori il suo. Ed era stupendo come si completavano quei due pezzi di pietra. Come se fosse la cosa più giusta del mondo. Quelle due calamite  ai lati che si univano formando il segno dell'infinito. Sorrise malinconicamente, mentre un ricordo si materializzò davanti a lui...

-Andiamo Nathan, sbrigati- disse Stana sottovoce, trascinando Nathan per un braccio.
-Stana, quel pontile è troppo lontano. Ci scopriranno!- esclamò lui.
-Ci scopriranno se non ti dai una mossa e continui a parlare!- esclamò lei continuando a trascinarlo.
-Ah si!? Adesso ti faccio vedere io!- esclamò lui prendendola in braccio, facendole scappare un piccolo urlo di sorpresa.
-Ma che fai, mettimi giù!- esclamò ridendo, mentre lui iniziò a correre verso il pontile.
Stana aveva visto in lontananza questo pontile, illuminato da lucine fioche, in un posto un po' isolato della zona. Lo aveva fatto scappare in piena notte dall'hotel, mentre gli altri riposavano dopo una lunga giornata di riprese. Stavano girando la 5x04 a Malibu ed erano gli unici del cast ad essere presenti.
La corsa finì poco dopo, quando Nathan si ritrovò davanti ad un grande cancello di ferro che sbarrava la strada.
-Che c'è?- chiese Stana guardandolo. Lui le fece un cenno verso il cancello. Un lucchetto sul davanti indicava che probabilmente era una proprietà privata. Nathan la rimise a terra e si mise le mani sui fianchi, riprendendo fiato -Mi spiace, Stana...- disse dopo qualche secondo. Lei si guardò intorno e lo prese per mano -Andiamo- disse semplicemente.
-Si, andiamo- acconsentì lui muovendosi, pronto a tornare in hotel. Ma Stana si staccò da lui e salì su una roccia -Ma che fai?- chiese perplesso. E neanche il tempo di finire che lei era già dall'altra parte -Stana!- sibilò lui sottovoce.
-Muoviti! Scavalca!- esclamò. Nathan provò a ribattere ma poi chiuse la bocca e sospirò -Impazzirò con questa donna- mormorò tra sé e sé, arrampicandosi sulla roccia.
Il buio è l'unica cosa che lo circondava -Stana! Dove sei?- accese il cellulare per fare luce, quando improvvisamente si sentì sbattere contro qualcosa, probabilmente una palma, con una mano che gli tappava la bocca.
-Vuoi farci scoprire con quel coso?- chiese sottovoce.
-Non ti vedevo- si giustificò lui.
-Vieni- disse lei, trascinandolo verso un sentiero semi-buio. Si ritrovarono ben presto con i piedi sulla sabbia, a correre verso il pontile.
Nathan guardò verso la casa ma era tutto buio. E visto la polvere e le varie erbacce, constatò che era disabitata.
L'ennesimo strattone di Stana lo ridestò dai suoi pensieri, ritrovandosi sul pontile.
-Wow- si lasciò sfuggire lui guardandosi intorno.
-È meraviglioso...- disse Stana sorridendo, come una bambina la mattina di Natale.
-Già...- disse lui, perdendosi a guardare quel paesaggio che sembrava uscito da un dipinto. La luna alta in cielo rifletteva la sua luce argentea sulla superficie dell'acqua. Lui si girò verso Stana e si avvicina, stringendola da dietro. Lei si appoggiò con la schiena al suo petto -È tutto perfetto. Questo posto è perfetto, tu sei perfetta!- esclamò lui facendola girare, regalandogli un sorriso radioso, prima di accarezzargli la guancia e baciarlo. Fu un bacio tenero, non irruento. Erano soli, avvolti dai suoni della natura, dell'acqua che si infrangeva sul bagnasciuga. Le loro lingue si cercarono e accarezzarono con riverenza. Così come le mani di Nathan sulla schiena di Stana, tenendola stretta a sé.
Stana spostò le labbra, baciandogli la mascella, fino ad arrivare all'orecchio -Facciamo un bagno notturno?- chiese mordendogli il lobo dell'orecchio.
-Non saprei tesoro, siamo senza costume...-
-Chi dice che ci serve!?- disse lei maliziosamente, allontanandosi di poco, iniziando a sollevare la maglietta. Nathan la osservò attentamente, mentre lei faceva cadere la maglia a terra e iniziava a spogliarsi del resto. Si, decisamente quella donna lo avrebbe mandato al manicomio!
Iniziò a spogliarsi anche lui, mentre Stana gli regalava uno dei suoi sorrisi migliori, ormai sono in biancheria. Si morse il labbro e si tuffò in acqua, seguita poco dopo da lui.
Iniziarono a giocare come dei bambini, schizzandosi l'acqua, ridendo, nuotando, cercando di acchiapparsi, fino a quando Nathan non la raggiunse, stringendola a sé.
-Questo posto è bellissimo- disse lei con le mani sulle sue spalle.
-Ci verresti a vivere?- chiese lui divertito.
-Beh, di certo non ora, ma mi piacerebbe avere questo piccolo rifugio tutto mio dove isolarmi...- continuò a parlare ma Nathan fu distratto dalla sua bellezza. Era bagnata, le goccioline d'acqua cadevano sulla sua pelle liscia, e andavano a scomparire nell'incavo del seno. La luce della luna faceva quasi brillare la sua pelle, e non le era mai sembrata più bella. Sbatté le palpebre un paio di volte e...
-Ti amo- sbarrò gli occhi, rendendosi conto solo dopo di cosa avesse detto. Stana si zittì di colpo, girandosi verso di lui, che si allontanò lentamente -M-mi dispiace! Cioè no, non mi dispiace, ma... ecco io... non... mi dispiace perché...- e mentre lui continuava a sproloquiare chissà quali frasi, Stana era completamente persa a guardarlo. Non lo stavo a sentire, non le importava nulla in quel momento. Le aveva detto di amarla. Non riusciva ancora a crederci. Il cuore batteva forte dentro il suo petto, mentre le guance le si coloravano di rosso. Nathan Fillion le aveva appena detto di amarla. Le parole continuavano a rimbombare nella sua testa e...
-Ti amo- disse improvvisamente.
-Lo so che questo adesso impl-...- Nathan fermò il suo monologo, guardandola. Era una visione. Quelli occhi che brillavano alla luce lunare, pieni di un sentimento che provavano entrambi. Amore. Si, amore. Perché lei lo amava. Lo aveva davvero detto?
-C-cosa hai d-detto?- chiese deglutendo, per essere certo che non fosse solo uno dei suoi sogni. Lei si morse il labbro e abbassò lo sguardo. Non era solita fare confessioni d'amore. Lui si avvicinò nuovamente e lei notandolo alzò leggermente la testa. I loro sguardi si incrociarono. E fu come se fosse la prima volta. Ma stavolta si leggeva la consapevolezza dei proprio sentimenti, a lungo tenuti nascosti. Lui non osò sfiorarla, troppo sorpreso da quello che stava succedendo. Fu lei che diminuì ancora di più la distanza tra loro, cercando il calore del suo corpo, e gli mise le braccia al collo -Io- disse scandendo bene la parola -Ti amo, Nathan Fillion- disse lei in un sussurro sulle sue labbra. Il cuore di Nathan continuava a battere talmente forte che quasi usciva dal petto. Stana stesso riusciva a sentirlo. Trattenne un sorriso, aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. E l'attimo dopo il viso di lui si illuminò con un grande sorriso e la sollevò di peso, facendole emettere un altro urlo sorpreso, mentre lui la strinse forte e sfiorò il suo viso con il naso, fino a guardarla negli occhi -Lo avevo detto io che questo era un posto perfetto!- esclamò facendola ridacchiare, e poi la baciò. La baciò come se non ci fosse un domani. Le labbra salate di entrambi si assaporarono lentamente, le loro lingue si cercarono come sempre, creando una danza tutta loro, una danza che ormai conoscevano bene. Le mani di Stana strinsero i suoi capelli, mentre cambiava angolazione, e ansimava nel bacio. I loro cuori battevano insieme, riuscivano a sentirli. Quasi sincronizzati come loro. E l'attimo dopo, gli unici indumenti che avevano addosso andarono a fare compagnia a quelli sul pontile. Erano nudi. Felici. E soli. Soli in quell'angolo di paradiso tutto loro. Testimone solo la luna di quei due amanti che in quella notte si lasciarono andare ad un atto di pura passione, di un atto d'amore, coperti solo dall'acqua, stretti l'uno con l'altra, mentre si guardavano negli occhi e si muovevano insieme, con la speranza che si sarebbero appartenuti per sempre.

Deglutì, nonostante la difficoltà di mandare giù quel groppo, e spostò lo sguardo nuovamente sulla foto che aveva in mano, passando un dito sul suo viso. Lui l'abbracciava da dietro e aveva il mento appoggiato sulla spalla, mentre lei aveva la testa leggermente inclinata per via della loro posizione e le mani sopra le sue, intrecciate. Sui loro anulari, l'anello di ferro dei loro portachiavi.
Posò di nuovo la foto nel comodino e prese quei due oggetti sul comodino, uscendo di corsa. C'era ancora qualcosa che poteva fare.
Ritornò in auto e mise entrambi i portachiavi nella pochette di Stana, per poi mettere la retromarcia ed uscire dal vialetto.

Stana aveva chiesto a Terri di cambiare strada e di non portarla a casa sua. Avevano fatto una piccola deviazione che le aveva portare a Malibu, in un posto isolato di cui Terri non conosceva l'esistenza.
-Stana, c'è scritto “proprietà privata”- disse la donna fermandosi davanti ad un cancelletto. Stana sorrise -Si, è tutto sotto controllo... è mia. Circa...- disse guardando davanti a sé e sospirando -Era da un po' che non venivo... Sono passati più di sei mesi. In pratica da quando io e Nathan ci siamo lasciati...- deglutì e poi si voltò verso Terri e le sorrise -Grazie per tutto, Terri- disse sincera. La donna le sorrise dolcemente e le accarezzò una guancia -Non dirlo nemmeno, tesoro. È sempre un piacere. Cerca di riposare...- Stana annuì e aprì lo sportello, ma prima di scendere si girò verso di lei e l'abbracciò. Chiuse gli occhi mentre Terri le accarezzava dolcemente la schiena -Andrà tutto bene...- le sussurrò all'orecchio, come una madre che cerca di tranquillizzare la propria figlia. Stana annuì e si staccò, asciugando quella lacrima che era sfuggita al suo controllo.
Scese dall'auto e si avvicino al cancello, mentre Terri fece inversione e ripartì. Un leggero venticello fece rabbrividire Stana, che solo in quel momento si accorse di avere in mano la giacca di Nathan. Deglutì e lentamente se la infilò. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel calore e al profumo di Nathan. E per un attimo le sembrò ritornare indietro nel tempo...

-Via, ti tengo! Ti tengo!- esclamò di nuovo Nathan stringendola da dietro, mentre l'acqua ai loro piedi schizzava addosso violentemente, e loro due erano in bilico su quel ponte poco stabile. Il fatto che ridevano come due bambini non aiutava affatto.
-Nathan, ci stiamo bagnando! Muoviti!- esclamò lei divertita. Lui le poggiò le mani sui fianchi e lei fece intrecciare le loro dita per poi percorrere i tratti finali di quel ponte, cercando di mantenere l'equilibrio, mentre le cascate lì vicino scrosciavano, schizzando non solo loro ma anche il ponte, rendendolo scivoloso.
-Ehi, voi due! Vi date una mossa?- chiese Jeff spazientito.
-Ehi, fratellino, dacci il tempo! Qui si scivola! E io ho una vita da proteggere!- esclamò Nathan mentre continuavano a ridere, cercando di raggiungerlo. Jeff alzò gli occhi al cielo esasperato -Due bambini. Ho a che fare con due bambini!-

Stana quella volta si sentì protetta. Al sicuro. Come in quel momento, avvolta nella sua giacca, dal suo profumo, si sentiva protetta.
Non era stato l'unico episodio in cui le braccia di Nathan le avevano fatto da scudo contro il mondo, che le avevano avvolta saldamente proteggendola dai suoi stessi malesseri. Quelle braccia che ogni notte la stringevano possessivamente, come se avessero paura che lei scappasse. Quelle braccia che avvolte intorno a lei potevano donarle un sorriso e farla sentire amata e al sicuro.

Aveva passato una pessima giornata. Una di quelle dove se qualcosa può andare storto, andrà sicuramente storto. Più volte quel giorno aveva incrociato lo sguardo preoccupato di Nathan, e più volte lei aveva scosso la testa e aveva accennato un sorriso, per rassicurarlo. Aveva chiesto esplicitamente a Nathan di non comportarsi diversamente dal solito. Sul set dovevano rimanere professionali e dovevano tenere tutti all'oscuro della loro relazione. Nathan aveva accettato anche se non molto d'accordo. A volte il fatto di non poterla stringerla, accarezzarla o semplicemente stare con lei, da soli, pesava molto. Come quel giorno. Ma poco prima di andare a casa, Nathan si intrufolò nel suo camerino. Notò che era di spalle, con le braccia conserte, che guardava fuori da una finestrella e non aveva fatto completamente caso a lui. Sorrise e si avvicinò, per poi stringerla con le sue possenti braccia. L'avvolse completamente e lei chiuse gli occhi e sorrise, mentre il calore familiare la riscaldava completamente -Andiamo a casa- sussurrò Nathan -Un bel bagno caldo e una bella cena è quello di cui hai bisogno...- lei annuì -Stringimi- disse lei, e lui strinse un po' di più e appoggiò le labbra sulla sua spalla lasciandole un dolce bacio -Ti tengo io...- disse semplicemente. E quella frase, Stana lo sapeva, era una promessa.

Una volta tornata alla realtà, si riscosse e si ricordò che aveva lasciato tutte le sue cose alla festa.
-Merda- sibilò tra i denti. Quello significava che avrebbe dovuto arrampicarsi ad una roccia di circa due metri e mezzo per arrivare dall'altra parte, dove ci sarebbe stato il sentiero che conduceva alla casa. È una cosa che in passato aveva già fatto due volte, con Nathan.
Sospirò e si tolse le scarpe, lanciandole dall'altra parte. Dopodiché si arrampicò sulla roccia, facendo attenzione a non farsi male. Quasi si pentì di essersi fatta portare lì. D'altronde aveva già ripescato diversi ricordi per quella sera. Riuscì a scavalcare la roccia e prese le scarpe in mano. Il sentiero era illuminato, al solito, da delle luci calde che sembravano lanterne. La sabbia sotto i suoi piedi la fece sospirare. Le era mancata quella sensazione. Sembrava di essere tornata a casa dopo un lungo viaggio.
Il pontile, anch'esso illuminato da luci calde, la bloccò suoi propri passi. Schiuse leggermente la bocca e guardò fisso in un punto qualsiasi davanti a sé. Sbatté le palpebre fino a quando il ricordo arrivò, prepotente, scuotendola tutta...

Era seduta sul pontile, i piedi sfioravano quasi l'acqua limpida. Mancava poco al tramonto e lei voleva goderselo tranquillamente seduta lì, mentre Nathan era dentro casa. Aveva detto che doveva finire di fare una cosa e poi l'avrebbe raggiunta.
Circa mezz'ora dopo, Nathan la raggiunge sul pontile. Si sedette vicino a lei, che si girò e gli sorrise. Lui ricambiò e subito dopo pronunciò una parola che avrebbe per sempre cambiato la loro vita...
-Sposami- il tono di voce usato faceva percepire la serietà della proposta. Lei cercò di dire qualcosa, scioccata, sorpresa, ma lui tirò fuori qualcosa. Due portachiavi in pietra di vetro trasparente con un pezzo di stoffa colorato incastonato all'interno. Un pezzo di stoffa che lei aveva subito riconosciuto -La stoffa che hai conservato quel giorno in cui ci siamo conosciuti. Quel pezzo di stoffa che ti ho tagliato. Avevi detto che prima o poi l'avresti voluta incorniciare o incastonare per non perderla, e io ho pensato di usarne qualche pezzetto da incastonare qua dentro- scrollò le spalle -Sono due portachiavi che combaciano tra loro, come se insieme si completassero, ecco... mi sembrava... si, insomma... una cosa dolce e significativa- deglutì -Non intendo fare qualcosa di sfarzoso. Vorrei una cosa tra te e me. Non è come un matrimonio, sarà più come una promessa... io e te da soli, in questo piccolo angolo di paradiso. Mi va bene che fuori da questa proprietà tu per me sia semplicemente Stana, la collega e l'amica...- Stana deglutì, ancora incredula -Ma quando torno a casa con te, quando stiamo insieme lontani dal mondo... voglio poterti pensare come mia moglie. Voglio poter creare quel nostro “sempre” di cui abbiamo parlato. Penserai che sia una cosa stupida e...-
-Si- disse lei quasi in un sussurro. Nathan accennò un sorriso triste -Si... beh, dovevo immaginarlo che era un'idea stupida, che non ti senti ancora pronta forse... io non voglio rovinare le cose tra noi e...-
-Si, Nathan. Lo voglio- disse lei dolcemente. Lui rialzò lo sguardo, sorpreso -P-puoi ripetere?- chiese lui. Lei ridacchiò, emozionata, con le lacrime agli occhi -Si, Nathan. Ti sposo- disse lei mordendosi il labbro inferiore. E il sorriso che illuminò il viso di Nathan valeva più del tramonto che pian piano colorava il paesaggio intorno a loro. Era l'inizio del loro momento perfetto.

Stana si riscosse e deglutì, cercando di mandare giù quel groppo in gola. Ma ben presto le lacrime iniziarono a scendere copiose. Si affrettò per arrivare sulla veranda e cercare la chiave al solito posto. Infilò la chiave dentro la serratura e appena entrata inserì il codice per disattivare l'allarme, sperando che Nathan non lo avesse cambiato. Fu sollevata nello scoprire che era ancora quello vecchio. Posò le scarpe vicino al divano e si guardò intorno. Le era mancata. Si accorse che nulla era cambiato da quando l'avevano lasciata. Si sedette sul divano e si guardò intorno. Lì, avvolta nel silenzio, preda ancora delle emozioni, abbassò la testa e iniziò a piangere. Presto quel silenzio fu rotto dai suoi singhiozzi. Alzò lo sguardo sulla foto sul tavolino. Prese la cornice tra le mani e scivolò fino a sedersi a terra. Buttò la testa all'indietro, appoggiandosi al divano e continuò a piangere stringendo quella foto al petto.

-Nathan, stai fermo!- esclamò divertita. Lui era dietro di lei, con il cellulare in mano che tentava di scattare una foto decente ad entrambi. Ma i risultati non erano andati bene fino a quel momento. Ne aveva fatte molte, ognuna da un'angolatura diversa e quasi tutte mosse.
-Guarda in alto!- esclamò lui avvicinando la sua guancia a quella di lei. E subito dopo scattò. Quando girò il cellulare notò che anche quella era leggermente mossa. Nathan sbuffò mentre lei cominciò a ridere. Ma Nathan non era il tipo che si arrendeva... così susseguirono altre foto. Sempre con scarsi risultati. Stana gli prese il cellulare dalle mani -Dammi qui. Faccio io- disse divertita. Lui sospirò e le cedette il cellulare, mentre avvolse le braccia intorno alla sua vita. Lei si appoggiò con la schiena al suo petto, abbandonandosi a lui. E prima che il “click” del cellulare li immortalasse, lui la morse teneramente sulla guancia dopo aver sussurrato un “mia” possessivo e dolce allo stesso tempo. Lei rise e scattò la foto. Quel sorriso luminoso, felice, che Nathan aveva sempre amato. E quella foto rappresentava la loro felicità. Il loro vero essere.

Come si fossero ridotti allo stato attuale, Stana non se lo sarebbe mai spiegata. In quella stanza fredda e buia, quella era la cosa che più mancava. Non c'era più quel calore che avevano creato nel corso del tempo insieme. Non c'era più niente. Solo ricordi affilati che le puntellavano la testa, facendogliela girare. Un forte senso di nausea si impossessò di lei. A fatica si rialzò, aggrappandosi ai mobili più vicini e a qualsiasi altra superficie intorno a lei mentre raggiungeva il bagno. Tutto continuava a girare. Quando arrivò davanti al water, si accasciò a terra e iniziò a vomitare. E lì, seduta al buio, tranne che per la luce lunare che proveniva da fuori, per la prima volta dopo mesi, Stana si sentì esausta. Stanca di tutto. E peggio ancora, si sentì completamente sola.




---
Angolo autrici:

Katia: Chiedo scusa per non essere ancora riuscita a rispondere ad alcune recensioni! Purtroppo non è un buon periodo... ma va beh! : )
Vi ringrazio tantissimo per i vostri pensieri, non sapete quanto piacere ci facciano! Ci scusiamo per i flash numerosi e distaccati, ma sono importanti al fine di far capire la storia... : )
Spero vi sia piaciuto! C'è ancora un po' di sofferenza. I ricordi continuano a pungere anche dopo diverso tempo. Vedremo come continuerà!
Lo dedico a Vale per chiederle scusa degli scherzi hahahaha XD (Lanie e Sofy, a voi è dedicata tutta la storia, quindi...) e ad Arby, che aspettava il cap con trepidante attesa!

Fanny è momentaneamente irraggiungibile e ho dimenticato di farmi lasciare la sua "nota"! xD L'unica cosa che posso dirvi è che vi ringrazia per continuare a seguire questa storia e per i complimenti ai suoi disegni! A parer mio... se li merita tutti! : )

Ah, okay! Eccola! Aggiunge semplicemente che dedica questo cap a Edi! - "Auguri alla mia dottoressa!!"

A martedì prossimo! :3

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Capitolo 6
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Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 5
A te nonno,
che anche se grande
sei andato via troppo presto.
A te che hai raggiunto papà e i nonni,
ricordati che ti voglio bene
e che te ne ho sempre voluto.
Ciao nonno,
tua Katia.






- Capitolo 5 -
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Nathan arrivò davanti a quell'enorme cancello. Parcheggiò l'auto ai margini e poi scese, con le chiavi già in mano. Aprì il cancello e se lo chiuse alle spalle, guardando davanti a sé e sospirando. Percorse il vialetto illuminato dalle luci e arrivò sulla spiaggia. Era tutto come lo avevano lasciato.
Arrivò davanti alla porta e inserì la chiave. E proprio mentre metteva una mano sulla maniglia, un ricordo lo fece immobilizzare.

Aprì la porta e si girò sorridente verso di Stana -Prego, mia signora!- esclamò facendole segno di entrare. Stana si mise le mani suoi fianchi e lo guardò divertita. Era ancora più bella del solito. Indossava un vestitino bianco, leggero, di lino, non troppo corto e non troppo lungo. Una via di mezzo. Di lato, aveva incastrato un fiore. Per l'occasione aveva deciso di cambiarsi anche lui. Pantaloni color beige e una camicia bianca, entrambi di lino, come il vestitino di Stana. La camicia gli donava molto, e Stana aveva apprezzato parecchio.
-Cosa!?- chiese Nathan continuando a guardarla.
-Sono una tradizionalista. E da tradizionalista...- allungò le braccia e Nathan sospirò divertito, capendo le intenzioni. Si avvicinò e allargò le braccia, mentre lei gli saltò in braccio. Lui l'afferrò saldamente e cercò di entrare dentro senza farle del male. Stana iniziò a lasciarli baci sul collo, accompagnati a volte da piccoli morsetti. Era una provocatrice.
-Stana...- l'ammonì lui. Lei sorrise ma continuò imperterrita, mentre lui la conduceva in camera da letto. L'appoggiò a terra e lo guardò negli occhi. Si persero ancora una volta in un dialogo senza parole, mentre scrutavano la pelle leggermente più abbronzata e i loro capelli scompigliati. Avevano appena compiuto un passo importante. Erano appena passati ad un livello più alto della loro relazione. Quei due portachiavi tra le mani di entrambi finirono abbandonati sul comodino, uniti come a completarsi a vicenda, mentre il resto dei vestiti era sparso a terra. Erano bastate solo quattro semplici parole...
-Fai l'amore con me...- il sussurro di Stana aveva dato via a quella danza primitiva e passionale a cui si erano abbandonati. Si amarono lentamente, con una nuova emozione dentro le vene. La pelle ardente dei loro corpi sudati che si cercavano, mai sazi dell'uno e dell'altro. Spinte accompagnate da respiri affannati, le uniche cose a far rumore in quell'angolo di paradiso che li aveva uniti per sempre. Per entrambi sembrò di toccare le vette del paradiso l'istante in cui raggiunsero insieme il massimo piacere. E in quel momento si strinsero ancora più forte, mentre le loro bocche schiuse lasciavano uscire gemiti sommessi e i loro umori si mischiarono insieme, come le gocce del loro sudore. Pelle contro pelle, esausti, ma felici come non lo erano mai stati. Si sentivano come quei due portachiavi sul comodino: completi.

Nathan deglutì un paio di volte prima di aprire completamente la porta. Cercò l'allarme per disattivarlo ma si accorse che era già disattivato. Inarcò un sopracciglio e chiuse la porta. Strano. Ricordava di averlo inserito prima di lasciare quella casa, mesi fa. Avanzò lentamente e accese la luce, per poi inciampare in un paio di scarpe. Tacchi a spillo. Corrucciò la fronte, ma neanche il tempo di farsi domande che sentì un rumore provenire dal bagno.
Avanzò con cautela lungo il corridoio e si affacciò alla porta del bagno. Lì, riversa a terra, abbracciata al water, c'era lei. La persona per cui adesso si trovava lì.
Quando un altro conato di vomito scosse il corpo di Stana, Nathan si avvicinò preoccupato -Ehi!- esclamò spostandogli i capelli dal viso. Prese un asciugamano lì vicino e lo bagnò leggermente, per poi inginocchiarsi vicino a lei e passarglielo sulla fronte sudata.
-C-che ci fai qui?- chiese lei volendo risultare brusca, ma con scarsi risultati.
-Mi prendo cura di mia moglie- disse lui semplicemente, mentre le passava il panno bagnato quasi con riverenza.
-Un po' troppo tardi...- disse lei esausta. Nathan deglutì incassando il colpo -Riesci ad alzarti?- chiese cercando di ignorare la fitta allo stomaco. Stana scosse la testa leggermente -Sono stanca- disse semplicemente e poi chiuse gli occhi, appoggiando la schiena alla vasca, sospirando -Ho vomitato anche l'anima, sperando che alla fine mi sentissi meglio- continuò flebilmente -E invece l'unica sensazione che provo è il vuoto. Mi sento vuota, completamente svuotata da ogni emozione. Per questo sono stanca... perché mi sento vuota. Mi hai svuotato, Nathan- cercò di fare una risatina, ma l'unica cosa che le riuscì fu una smorfia e un gemito -Sono una delle prime a dire di non dover basare la tua vita su qualcun altro, e invece ho commesso lo stesso errore. Ho creduto davvero in noi. Nel nostro “per sempre”. Ci ho creduto con tutta me stessa e poi... poi in un attimo è crollato tutto. E io ho visto te lentamente uscire dalle macerie e riprendere la tua vita normale. A provarci di nuovo con una persona diversa. E invece io sono ancora sotto le macerie che scavo e cerco una via di fuga che mi porti lontano da te. Che mi faccia dimenticare cosa avevamo costruito...- Nathan deglutì e ritrasse la mano con il panno umido -E lo sai perché mi sento vuota? Perché fino all'ultimo ho sperato che tu tornassi indietro quel giorno e mi recuperassi dalle macerie. Volevo che tu combattessi per me. Ma non sei mai tornato. E lì una parte di me si è rialzata e ha continuato ad andare avanti con un falso sorriso in faccia, continuando a fingere che andasse tutto bene. Mentre l'altra metà di me è ancora sotto quelle macerie e non ha più la forza di rialzarsi. È crollata anche lei come tutto ciò su cui si era basata, chiedendosi se ne valesse la pena e se quelle promesse dette quel giorno erano vere...- si inumidì le labbra -Ce la farò, Nathan. Un giorno quelle macerie saranno solo un ricordo... un giorno anche io riuscirò ad andare avanti e forse... forse troverò qualcuno pronto ad aspettarmi un po' di più. Qualcuno che saprà combattere al mio fianco e non si arrenderà al primo ostacolo. Fino ad allora, mi dispiace... ma credo che continuerò ad amare te...- l'ultima frase fu meno di un sussurro. L'attimo dopo Stana era già crollata, esausta da quella serata. Esausta da quella situazione. Nathan si ritrovò con gli occhi lucidi e un macigno sul cuore. Deglutì e appoggiò la pezza bagnata sul lavandino. Ancora in ginocchio si avvicinò a lei e le sfiorò una guancia, delicatamente. Si chinò leggermente e le lasciò un bacio sulla fronte umida. Strinse i denti e deglutì per mandare giù quel groppo in gola.
-Perdonami- le parole uscirono naturali, in un sussurro spezzato. Poi la prese in braccio e la portò fino in camera da letto, adagiandola sulla coperta e prendendone un'altra dall'armadio per coprirla. Poi rimase a guardarla e le accarezzò una guancia, sospirando. E solo in quel momento si accorse del pendente al collo di Stana. Era la sua collana. Il fiato gli si bloccò in gola. Ovvio. La giacca. Aveva la sua giacca ancora addosso, e la collanina era nella tasca. Sospirò ancora e si inginocchiò accanto al letto.
-Se solo tu sapessi...- disse deglutendo -Se solo tu sapessi quanto impazzisco a stare lontano da te. Averti ogni giorno così vicino e non poterti nemmeno sfiorare come vorrei. Mi sento vuoto anche io, Stana. Ho un vuoto dentro indescrivibile, che a volte mi toglie il fiato. È come un senso di vertigine e l'unica cosa che faccio è cadere. Sono in caduta libera verso il niente. Verso un futuro senza amore ma fatto solo di esigenze...- deglutì ancora -Vorrei riuscire a riempire ancora una volta il vuoto che ti porti dentro, come facevo quando stavamo insieme, con tutto l'amore che porto dentro, che continua a bruciare ancora solo per te. Ti sento dentro di me, ti sento ancora scorrere nelle mie vene. Dio, Stana... perdonami- abbassò lo sguardo -Perdonami se non ti ho aspettato. Se non ho saputo aspettare e mi sono fatto prendere dalla gelosia... Il punto è che io ti amo ancora, e non riesco a smettere di amarti. Ci ho provato in questi mesi, ma non ci sono riuscito...- una lacrima gli accarezzò la guancia -E mi sento così...- scosse la testa e sospirò -Non lo so... non lo so, vorrei solo tornare indietro e non rifare gli stessi errori...- allungò una mano per appoggiarla sulla sua. Aveva bisogno di sentire la loro pelle in contatto. Ma proprio in quel momento il cellulare squillò e Nathan uscì subito fuori dalla stanza, prima che Stana si svegliasse.
Sullo schermo illuminato c'era il nome e la foto sorridente di Mike. Sospirò e rispose -Qui parla la segreteria telefonica di Nathan Idiota Fillion. Se volete lasciare un messaggio vi prego di non farlo in questo momento. Grazie...-
-Ehi, amico...- disse sospirando -Vuoi che venga a farti compagnia? Porto la birra, in caso...-
-Non sono a casa...- disse lui uscendo in veranda -Sono...- sospirò e si passò una mano tra i capelli -Sono alla nostra casa al mare...- disse avvilito.
-Nate, forse non è stata una buona idea...-
-C'è anche lei- disse subito lui.
-Cosa? Stana? Stana è lì?- chiese incredulo l'amico.
-Già. E mi ha appena spiattellato in faccia come si sente. Ma non ha urlato. Era quasi un sussurro mentre si abbandonava esausta sul pavimento del bagno dopo aver vomitato anche l'anima. E forse se avesse urlato avrebbe fatto meno male. Avrei capito che fosse arrabbiata e le avrei dato il tempo di calmarsi...- sospirò -E invece mi ha detto di essere... stanca. Ha detto di sentirsi vuota. E io l'unica cosa che ho saputo fare in questo periodo, invece di aiutarla, è stato quello di cercare un passatempo per soddisfare le mie esigenze...- deglutì -La cosa peggiore è che, anche mentre ero con Mikaela pensavo sempre a lei. Anche l'altra sera... mentre guardavamo un film, la prima cosa che ho pensato è stata 'A Stana sarebbe piaciuto'- fece una mezza risatina infastidita, dandosi ancora una volta dello stupido.
-Lo sapevi che Mikaela non sarebbe bastata per dimenticare Stana...- disse Michael -E dubito che qualsiasi altra donna possa fartela dimenticare...-
-E allora cosa devo fare, Mike? Cosa posso fare per rimettere insieme i pezzi e far ritornare tutto come prima?- nella sua voce si poteva percepire la stanchezza e la disperazione per non sapere cosa fare.
-Niente ritornerà come prima, Nate...- disse sincero l'amico -Ma non è detto che non possa essere meglio di prima...- Nathan sospirò -Ascolta, lo so che adesso vedi tutto nero, che pensi che le cose non possano sistemarsi... ma non devi arrenderti. Okay? Vuoi Stana? Ami lei? Pensi che sia la donna della tua vita? Bene. Allora sii paziente. Riconquistala. Falle capire che vuoi ricominciare e che aspetterai che si fidi di nuovo di te...- Nathan deglutì e annuì, conscio che l'amico non poteva vederlo -Cosa farai adesso?- chiese l'amico, interpretando il suo silenzio. Nathan guardò davanti a sé, verso il pontile e si sedette sul dondolo in veranda -Adesso? Penso che rimarrò qui a pensare ad un modo per riprendermela. Le lascerò i suoi spazi, ma nel contempo le rimarrò accanto. Sono stato uno stupido. Sono scappato perché arrabbiato con lei e con quel dannato Polish!- esclamò con una smorfia.
-Nathan... né Polish, né chiunque altro uomo che lei conosce, potrà avere ciò che hai tu. Il suo cuore. L'hai detto tu quella sera, ubriaco e delirante. Voi vi appartenete! Tu e Stana vi siete incontrati cinque anni fa e avete iniziato una danza infinita fatta di sguardi, ammiccamenti, tocchi apparentemente innocenti e avete creato un feeling da far invidia a chiunque. Ovviamente avete deciso di non cedere e avete continuato le vostre vite. Anche quando c'è stato il primo bacio tra i due protagonisti... avete fatto finta di niente, continuando a stuzzicarvi. Ma poi è arrivata la fine della quarta stagione, e l'ultima scena, che avete girato per ore e ore, ha fatto scattare qualcosa in voi. Finalmente, aggiungerei!- esclamò facendo sorridere Nathan -Il vostro è un rapporto speciale. Avete fatto un passo enorme. Vi siete persino sposati... e lo so che non era un matrimonio a tutti gli effetti, ma dannazione! Quella donna ha deciso di assecondare la tua pazzia. Ti ha detto si. Ti ha fatto delle promesse. E stiamo parlando di Stana Katic, la donna che ama la sua riservatezza e ha paura dei rapporti seri. Quella donna ti ama. E tu ami lei. Gli ostacoli!? Non sono niente! Dalle tempo. Il mondo là fuori è pieno di gente pazza, e Stana ha sempre fatto bene a mantenere la sua vita privata. Tu sei un tipo più mondano, non ti preoccupi di farti vedere in giro con qualcuno. Ma lei si. Lei è terrorizzata di spiattellare la sua vita privata ai quattro venti, perché si sa a cosa si va incontro...-
-Quindi mi stai dicendo che anche se tornassimo insieme... dovremmo rimanere per sempre una coppia in segreto?-
-Dico solo che tocca a Stana prendere questa decisione. E lo farà quando si sentirà pronta, ne sono sicuro...-
-E nel frattempo cosa dovrei fare?- chiese Nathan -Ci sono uomini che ogni giorno flirtano con lei, che la corteggiano... e io cosa dovrei fare? Rimanere impassibile? Vederla girare scene di nudo con un altro uomo che sembra ossessionato da lei? Cosa dovrò fare nel caso ci sarà un seguito di quel fottuto film?- chiese amareggiato e arrabbiato.
-Niente- disse Michael -Nathan, è il suo lavoro. E anche tu hai girato scene di nudo...-
-Ma io non avevo una donna idiota che mi sbavava dietro e sembrava ossessionata da me!- esclamò alzando leggermente la voce. Michael sospirò -Ascolta Nate... siamo al punto di prima. Gli altri uomini potranno avere scene intime con lei, flirtare con lei, provarci pure spudoratamente... ma quella donna ama te! Ed è da te che ritornerà la sera a casa! È a te che si donerà completamente! Non ci sarà nessun altro uomo. E sono sicuro della cosa perché mi basta vedere il modo in cui ti guarda! Forse tu non lo noterai, Nate, ma quando ci sei tu, intorno a Stana non esiste più nessuno...- Nathan rimase in silenzio a rimuginare sulle parole -Perché pensi che abbia bevuto questa sera? Perché pensi che abbia iniziato a ballare in quel modo? Te lo dico io perché... Perché lei ti ama ancora. E vederti con un'altra donna la fa stare male. C'ero io accanto a lei quando è arrivata Mikaela a reclamarti per un ballo e mi sono accorto del modo in cui lei si è irrigidita accanto a me, del modo in cui ha cercato di non scomporsi. Voleva attirare l'attenzione. Voleva bere per dimenticare. Perché davanti a sé aveva la vista dell'uomo che ama con un'altra donna. Una donna a cui hai chiesto una seconda possibilità. Una donna alla quale hai preparato la colazione e la quale ha postato la foto su twitter. Prova a metterti nei suoi panni per un attimo. Prova a pensare se fosse stata lei con un altro. Oh, aspetta... l'hai fatto. Quando ti sei alzato di scatto e hai fatto quella scenata. Come ti sei sentito in quel momento, Nathan? Tradito? Deluso? Arrabbiato? Geloso?- Nathan rimase ancora una volta in silenzio -Pensaci amico. E non lasciarti divorare dalla gelosia. Non fare parlare il tuo cervello... lascia che sia il cuore a prendere il sopravvento. Una persona può amarne tante nel corso della sua vita. Ma una sola sarà la sua anima gemella. Io mi auguro che Stana sia la tua e viceversa, perché l'amore che avete vissuto, vi ha cambiato dentro. Io ho visto te cambiare. Sei maturato. Hai sbagliato tornando da Mikaela, ma anche la gente matura fa degli errori. Nessuno è perfetto... ma tu e Stana insieme vi avvicinate ad esserlo- disse sorridente. Nathan deglutì e chiusi gli occhi -Grazie Mike- disse semplicemente.
-Sono qui per questo...- disse l'amico dolcemente -Ci sentiamo domani, Nate. Spero in delle novità positive...-
-Lo spero anch'io...- disse Nathan in un sussurro prima di chiudere la chiamata.
Rimase seduto lì, in veranda, dondolandosi lentamente. Le parole di Michael avevano sicuramente colpito il punto giusto. La sua gelosia aveva rovinato tutto...

Era uscito dalla doccia e aveva addosso solo i pantaloni di una tuta. Si frizionò i capelli con un asciugamano, cercando di asciugarli e uscì dal bagno. La vide davanti al computer e l'attimo dopo sentì altre voci.
-Cos'è?- chiese Nathan avvicinandosi. Lei si voltò di scatto e accennò un sorriso -Mark mi ha mandato un'email con il progetto “How we made love”. L'anteprima, per vedere cosa ne penso...- disse lei tornando a guardare il video. Nathan fece una smorfia -Certo, perché il film non bastava. Doveva esserci pure il documentario su come lo avete fatto. Direi che il film non lasciasse dubbi- disse sprezzante, allontanandosi. Stana mise pausa e si voltò verso di lui, esterrefatta -Come scusa!?-
-Lascia stare, Stana...-
-No, non lascio stare. Cosa volevi intendere?-
-Niente. A volte parlo a vanvera, lo sai...-
-Per l'amor del cielo, Nathan. Non fare il ragazzino e dimmi cosa intendevi dire!- disse Stana spazientita.
-Cosa c'è? Ho insultato il tuo adorato film e adesso stai andando su di giri!?- disse lui con una risatina amara. Stana schiuse la bocca e spalancò gli occhi, completamente stupita da quel comportamento.
-Ma che ti prende?- chiese lei improvvisamente -Da dove esce fuori tutto questo?-
-Da dove esce fuori!?- disse lui alzandosi e buttando l'asciugamano sul letto -Sono mesi che cerco di convincerti a postare qualcosa su Twitter che riguarda noi, una misera cosa, anche qualcosa che non lascia intendere che stiamo insieme... E tu niente, non ne vuoi sapere. Dici che poi i fan andrebbero fuori di testa e insinuerebbero cose su di noi! Ma non ti crei mai problemi a farti menzionare o a rispondere a Mark o ad altri! Il problema te lo crei solo per me!- esclamò nervoso.
Stana lo guardò sbalordita, non aspettandosi qualcosa del genere -Cosa c'entra adesso? Cosa c'entra con il film, con Mark...-
-C'entra!- esclamò lui alzando la voce -Dannazione! C'entra! Non ti preoccupi del gossip quanto si tratta del tuo caro Polish! In quel caso non ti importa se la gente pensa che tu sia una rovina famiglie e che te la faccia con lui! Non pensi che così facendo alimentate i fan più accaniti del film. Perché, sai, ci sono fan che amerebbero che voi due stesse insieme!-
-Ma che stai dicendo!- esclamò Stana indignata -Questo te lo stai inventando! Dici cose senza senso, dettate dalla tua eccessiva gelosia!-
-Certo, come no! Spiegami perché ti crea problemi fare anche un misero tweet dove mi menzioni e non vuoi che ti risponda! O che ti menzioni io!- lei cercò di dire qualcosa ma lui ricominciò a parlare -Va bene, okay. Sono geloso, ma rispondimi solo a questa domanda, Stana: perché lui può far parte della tua vita pubblicamente mentre io no?- Stana provò a rispondere un paio di volte, ma nulla uscì dalla sua bocca -Bene- disse Nathan con una smorfia -Credo che non ci sia altro da aggiungere...- e fece per allontanarsi.
-Nathan...- Stana si massaggiò le tempie e sospirò -Tu e lui siete una cosa diversa, okay!? Non puoi essere geloso di Mark! È sposato, ha una famiglia! E io non amo lui!-
-Tendi sempre a dire che non posso essere geloso! Perché diamine non dovrei esserlo? Sei la mia donna, dannazione! E quell'uomo è ossessionato da te, dal vostro film e da tutto! Odio lui, odio il suo nome, le mani sulla tua pelle nuda, odio quel dannato film! Dio, Stana! Non ti sei neanche fatta pagare per farlo! Anzi, visto il film, direi... per fartelo!- esclamò arrabbiato.
-Adesso stai esagerando!- lo avvertì lei nervosa avvicinandosi.
-Sto esagerando...- fece una risatina sprezzante -Dici che siamo diversi io e lui. Ed è vero sotto molti aspetti. Dici che non è nessuno per te... eppure...- abbassa il tono di voce, ferito -Fa parte della tua vita pubblica più di quanto ne faccia parte io...- Stana rimase a guardarlo e deglutì, fino a quando lui non continuò -Ho sopportato che postasse spesso e volentieri foto di voi due nel film ma non sopporto oltre!-
-Che cosa vuoi dire?- chiese lei corrucciando la fronte -Cosa vuoi che faccia? Che dica a Mark di non postare nostre foto, di non metterle come header, icon e tutto, perché tu sei geloso?-
-Beh, sarebbe un'opzione!- esclamò lui nervoso. Stana fece una risatina sarcastica -Sei ridicolo!- Nathan scattò -Ah, sono ridicolo!? Bene! Allora visto che sono tanto ridicolo, che sembro un ragazzino, perché non vai dal tuo amico Polish a farti consolare!? Sono sicuro che ne sarà più che felice!- esclamò, e l'attimo dopo si ritrovò cinque dita stampate in faccia. La manata fu talmente forte che gli aveva fatto inclinare la testa da un lato e gli aveva lasciato un segno rosso sul viso.
-Fottiti Nate!- esclamò arrabbiata -Cosa vorresti che facessi? Che scriva un tweet dove dico a tutti che stiamo insieme!?- esclamò lei urlando. Nathan si inumidì le labbra e si voltò di nuovo verso di lei. Sorrise amaramente -Vedo che non hai capito il problema. E dal momento che questa situazione mi ha stufato... penso che io e te non abbiamo più niente da dirci...-
-C-cosa vuoi dire?- chiese lei.
-Vuol dire che da questo momento in poi non sarò più un'ombra nella tua vita. Non ci sarà bisogno di un tweet per rendere pubblica la nostra storia, perché non c'è più niente. Niente per cui vale ancora la pena lottare...- indossò una maglietta e le scarpe.
-Nathan, smettila di dire scemenze e...-
-No, Stana! Non c'è più niente da dire!- esclamò scostandola, uscendo dalla stanza. E Stana rimase lì, sola, in quella stanza che ben presto le sarebbe stata troppo stretta.

Nathan era avvolto dai suoni della natura. Il mare che lambiva dolcemente il bagnasciuga e gli scogli lì accanto. I grilli che cantavano e i suoi piedi che sfioravano il pavimento mentre si dondolava.
Aveva reagito di impulso. Non aveva riflettuto a fondo. Ma quando ha cercato di scusarsi, Stana era sempre più distante. Dopo le sue parole probabilmente lui avrebbe fatto la stessa cosa. Sospirò e scosse la testa. In quarantadue anni ne aveva fatti parecchi di errori, ma quello di lasciarla andare lo considerava uno dei più grossi. Jeff stesso gli aveva dato dell'idiota quando l'aveva saputo. I suoi genitori non avevano commentato, tranne la madre che aveva detto che tutto si sarebbe risolto.
Aveva incontrato Mikaela per caso qualche mese dopo, e in quel momento gli sembrava un buon metodo per cercare di dimenticare Stana. Avevano passato qualche serata insieme e Nathan l'aveva convinta a dargli una seconda possibilità. Ma ogni volta che si ritrovava davanti Stana, sapeva che con Mikaela non sarebbe durata. Ciò che provava nei confronti di Stana era troppo forte. E non sarebbe bastata nessuna donna per fargli cancellare quei sentimenti.





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Angolo autrici:

Katia: Mi scuso per l'assenza e per le mancate risposte alle recensioni, ma purtroppo venerdì 4 aprile mio nonno ci ha lasciati, mettendo fine alle sue sofferenze.
L'ennesimo lutto in famiglia che mi ha cambiata ancora una volta. La mia casa si è svuotata. Sono cresciuta con i miei nonni dentro casa, tra i loro acciacchi e le loro malattie, e credo che averceli sempre per casa ha fatto in modo di sentire maggiormente la loro mancanza. Mi hanno svuotato una casa. Rimaniamo io, mia madre e il mio gatto. E questo, vuoi o non vuoi, ti cambia la vita.
Ma bando ai discorsi tristi! Sono tornata e sono leggermente più forte di prima : )
Di certo anche i nostri in questa fanfiction non se la stanno passando bene, eh! A volte basta davvero poco per complicarti la vita, per rovinare un qualcosa di bello...
Il punto è... riusciranno a trovare una soluzione e a tornare più forti di prima!?
Lo scoprirete martedì! Forse... : )

Fanny: La vulnerabilità di queste due persone è disarmante!! Mike uno di noiiiii! Amo quell'uomo!!
Anyway... questo è un capitolo che mi piace particolarmente e lo sento un po' mio anche solo dal titolo. Perciò lo dedico a me e a tutte le persone che si sentono tristi e vuote perché ricordarssero che "even on the worst day there's a possibility for joy"...
Alla prossima!! Grazie a tutti! : D
Fania


Pensando al vestito di Stana abbiamo preso come modelli questi:
http://imageshack.com/a/img843/6031/4d5f.jpg
http://imageshack.com/a/img191/8514/jykp.jpg





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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Late ***


Stanathan Fanny&Kate - Ti tengo io - CAP 6


- Capitolo 6 -
Late

Stana si risvegliò lentamente. La testa pulsava e le mani andarono automaticamente a posarsi sulle tempie. Si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco e, quando si rese conto di dove si trovasse, un flash di quella sera le tornò in mente. Lei in bagno, a terra, e Nathan che si prendeva cura di lei. E nonostante il mal di testa... ricordava cosa gli aveva detto. O quasi. Da troppo tempo si teneva quel macigno sul cuore. Da troppo tempo voleva tirare fuori quelle parole per fargli capire come l'aveva ridotta. Le aveva preso il cuore e alla fine lo aveva buttato via. Mentre lei cercava di riappropriarsi della sua vita. Sospirò e si mise seduta, aspettando che la testa smettesse di girare. Guardò ancora una volta intorno a lei e cercò di stabilizzarsi sulle gambe. Aveva voglia di prendere una boccata d'aria. Uscì dalla stanza, ma la casa era stranamente in silenzio. Probabilmente lui se ne era già andato. Chiuse gli occhi e deglutì. Era scappato ancora una volta.
Andò in bagno e si sciacquo il viso, per poi lavarsi i denti. Aveva un sapore terribile in bocca. Si spruzzò un po' del suo profumo, quello che teneva sempre nello sportellino a destra, e cercò di darsi una sistemata.
Uscì dal bagno, si avvicinò alla porta che portava fuori e la aprì. Chiuse gli occhi godendosi la leggera brezza che subito la colpì. Li riaprì e spinse la porta, ritrovandosi in veranda. Mancava circa un'ora all'alba e decise di raggiungere il pontile. Quel pontile era stato testimone di tante cose. Così come anche ogni cosa attorno a lei.
Si sedette ai bordi, facendo sfiorare i piedi con l'acqua. Rabbrividì per il contatto. La temperatura si abbassava durante la notte. Sospirò e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dell'acqua che si infrangeva e ripensando a quando, su quel pontile, lei e Nathan si erano scambiati delle promesse. Promesse che poi, purtroppo... non avevano saputo mantenere.
Scosse la testa con una smorfia, cercando di non pensare a quel giorno. Doveva pensare ad altro. Una scena divertente le tornò in mente all'improvviso e la fece sorridere malinconicamente.

Erano entrambi sul pontile, a prendere il sole. Nathan continuava a fare versi con la bocca, come se avesse sete. Dopo l'ennesima smorfia si decise a parlare -Che sete...- disse sventolandosi la mano davanti al viso -Tu non hai sete? C'è caldo... Qualcosa di fresco ci starebbe...- disse guardandola. Stana girò la testa e inarcò le sopracciglia, divertita -Nate, se vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere perché non lo dici e smetti di girarci intorno!?- disse lei scuotendo la testa. Lui sorrise -Joy, ti adoro, lo sai!?- Stana sbuffò, senza riuscire a nascondere un sorriso -Non ho mica detto che ci vado!- esclamò lei
-L'hai sottinteso...- disse lui sollevandosi leggermente dalla sdraio e chinandosi verso di lei per baciarle una spalla -Dai, che per quando torni mi faccio trovare bello fresco!- un altro bacio sulla spalla per poi risalire fino al collo, facendole schiudere la bocca. Stana si morse il labbro e si sollevò, chinandosi verso di lui e avvicinando la bocca all'orecchio -Io ti preferisco bello caldo...- disse sensualmente, prima di alzarsi e allontanarsi verso casa.
-Ehm... A- Adesso definitivamente ho... ho bisogno di- deglutì -... un bicchiere d'acqua!- esclamò lui a voce alta -Fredda! Molto fredda!- mentre lei rideva felice.
Quando lei tornò sul pontile, però, di Nathan non c'era neanche l'ombra. Rimase perplessa e si guardò intorno, appoggiando il bicchiere d'acqua sul bracciolo della sedia sdraio e guardandosi intorno iniziò a chiamarlo. All'improvviso lui uscì da sotto il pontile con un semi-urlo da bambino eccitato per qualcosa facendola sobbalzare -Guarda cosa ho pescato! La nostra cena!- esclamò dopo, mostrando un secchio con due aragoste che fuoriuscivano da lì. Stana lo guardò incredula, poi sorrise divertita scuotendo la testa -Guarda che qui non ci stanno le aragoste, quindi è altamente improbabile che tu le abbia pescate...- disse mettendosi a braccia conserte a guardarlo, ancora in acqua.
-Hai detto bene! Improbabile ma non imp-...- lei lo fermò con la mano, ancora più divertita -Nathan, si vede il nastro adesivo trasparente intorno alle chele- disse lei, smontandolo completamente. Nathan fece una smorfia e iniziò a borbottare per poi mettere il broncio. Lei ridacchiò mentre sconsolato usciva dall'acqua -Tu uccidi il mio romanticismo!- esclamò ancora imbronciato posando il secchio in un angolo.
-Non ho bisogno di essere “colpita” con questi gesti. Lo so già che mi ami e pescheresti qualsiasi cosa per me... ma se vuoi farlo trova almeno qualcosa di plausibile- disse divertita, stringendogli le braccia intorno alla vita. Nathan fece la stessa cosa mentre lei si alzava sulle punte per baciargli quel broncio adorabile.
-Ammettilo... non c'è aragosta meglio di me, però!- esclamò lui mettendosi in una posa da super eroe, trattenendo il fiato per appiattire la pancia, facendola ridere, ricordandosi che qualche giorno prima, per via della sua schiena e del suo petto rosso, lo aveva definito un'aragosta.
-Respira, aragosta!- esclamò divertita -Che tanto la pancia rimane ugualmente anche se muori asfissiato- disse sorridente.
-Non è colpa mia se mia moglie cucina bene!- esclamò lui fintamente indispettito. Lei si morse il labbro, perché ogni volta che la definiva in quel modo sentiva il cuore iniziare a fare le capriole e le cosiddette farfalle allo stomaco erano sempre lì. Lui la guardò dolcemente, come a leggerle nel pensiero, condividendo la stessa emozione, e appoggiò la sua fronte alla sua -Sai cosa dicono delle aragoste!?- disse lui improvvisamente -Che quando due aragoste si incontrano... stanno insieme per tutta la vita...- lei sorrise ampiamente -Cosa fai? Citi i miei tweet, Fillion!?- disse divertita, riferendosi ad un suo tweet di agosto riguardante le aragoste. Lui rise e la strinse ancora di più a sé, baciandola. E Stana, in cuor suo, sperò di aver trovato davvero la sua “aragosta”.

Ma evidentemente il destino aveva altri programmi per loro. Visto che una settimana dopo ci fu quell'assurda litigata. Una litigata che aveva portato inevitabilmente alla rottura. Chiuse gli occhi e un brivido le attraversò la spina dorsale. Non doveva pensarci. Era successo tutto così in fretta. Erano “sposati” da così poco tempo, ma avevano la sicurezza di stare bene. Finché Nathan non ha fatto un passo indietro. Per colpa sua. Era da un po' che le chiedeva di scrivere un tweet o comunque qualcosa riguardante loro due... ma lei insisteva dicendo che avrebbero aumentato le dicerie sul loro conto. Nathan aveva inizialmente acconsentito, ma poi la cosa aveva iniziato a stargli stretta, soprattutto vedendo che con Mark non si faceva problemi. Ma perché avrebbe dovuto farsi problemi? Mark era solo un amico, un collega. Niente di più. E anche se lui fosse ossessionato, beh, a lei non importava. E non le importava perché comunque lei aveva una sola ossessione. Un'ossessione con un nome ben preciso.

Nathan era uscito presto per andare a comprare qualcosa in farmacia per Stana, perché l'Advil che avevano dentro casa era scaduto. E ormai che c'era era passato un attimo dalla caffetteria, ordinando due caffé.
Percorse il vialetto, e andò verso casa, ma rialzando gli occhi si accorse di Stana sul pontile. Si bloccò sui suoi passi e rimase a guardarla. Aveva gli occhi fissi su un punto, a guardare verso l'orizzonte. Era bellissima. I capelli corti mossi dalla leggere brezza.
E il momento in cui ripensò alle ultime volte insieme su quel pontile, il ricordo del loro “matrimonio”, delle loro promesse, ritornò prepotente scuotendolo dentro...

Dopo la proposta Stana era scappata dentro, dicendo che doveva cambiarsi per l'occasione. Lui aveva acconsentito ed era entrato in casa insieme a lei. Una volta dentro lui andò a cambiarsi in bagno e lei in camera. Le mani di Nathan tremavano leggermente e il cuore non accennava a calmarsi. Una volta pronto si guardò allo specchio e sospirò. La camicia bianca e i pantaloni di lino beige erano adatti ad un evento del genere. Prese un altro bel respiro e uscì fuori.
Lei era già sul pontile. Ed era bellissima. Si fermò sulla porta e trovò complicato respirare. Aveva un vestito bianco, con un fiore tra i capelli, accarezzati dal vento. Si avvicinò lentamente e lei si girò verso di lui, sorridente -Ehi, straniero! Pensavo avessi cambiato idea...- disse mordendosi il labbro. Lui continuando a non staccargli gli occhi di dosso si avvicinò di più facendo poi scivolare la mano nella sua -Mai- disse con lo sguardo perso nel vuoto. Si accorse di Stana che trattenne il respiro per un istante, stringendo la presa sulla sua mano -È tutto ok?- chiese preoccupata -Se hai qualche...-
-Sono terrorizzato, Joy- disse usando ancora una volta il suo nuovo nomignolo -Non ho mai provato nulla del genere. Mi tremano le gambe e non mi sento pronto a tutto questo...- la vedi irrigidirsi e poté quasi vedere il cuore batterle forte in petto. La luce negli occhi che c'era poco prima, sostituita con la paura. Lui guardò altrove e deglutì, mentre la sua mano rimase stretta alla sua, come a non volerla lasciarla andare. Sentiva la confusione di Stana, nonostante fosse in silenzio, senza sapere cosa dire. Nathan riprese fiato e poi sospirò, voltandosi verso di lei -Cosa succede se scopri che non sono quello giusto? Se ti dovessi deludere? Io ti amo, Stana. Ti amo come non ho mai amato nessuno. E questo mi terrorizza. Ma allo stesso tempo mi fa sentire vivo come mai prima. Mai mi ero sentito in questo modo. Ti amo ora e sono convinto che ti amerò per sempre- le baciò la fronte.
-Ti prego, dimmi che non c'è un “ma” alla fine di questo discorso...- disse lei in un sussurro. E Nathan sospirò di nuovo abbassando la testa -Ma...- e sentì la presa di Stana stringersi sulla mano -Io sono la tua aragosta- disse lui e la sentì rilassarsi -E nonostante io abbia una paura fottuta in questo momento, ti chiedo, davanti a questa immensità che ci circonda...- alza di nuovo gli occhi puntandoli nei suoi -Stana Katic, vuoi tu prendere quest'uomo, a cui hai rubato il cuore, e farlo diventare tuo marito nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia, finché morte non ci separi?- chiese. E la paura dei suoi occhi scomparse, lasciando spazio di nuovo a quella luce di poco prima. Un sorriso le si fece largo sul viso e gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte -Si! Si, si, si, si! Lo voglio!- esclamò felice, facendolo ridere. Lei si staccò -Nathan... forse hai ragione, non sei perfetto e probabilmente non sei giusto per me... Mi sono fatta questa domanda tante volte, e mi sento una pazza in questo momento per aver accettato- lui l'ascoltò attentamente, corrucciando leggermente la fronte -Insomma, guardaci! Io non sono fatta per essere legata a qualcuno. Sono talmente indipendente che saper di potermi appoggiare a qualcuno mi fa venire voglia di scappare a gambe levate. Forse abbiamo corso. Forse siamo talmente presi da tutto questo che stiamo facendo tutto inconsciamente...-
-Sto pregando che ci sia un “ma”, in questo momento... Anche perché un minuto fa mi sembravi felice...- lei lo guardò dolcemente e gli accarezzò una guancia -Nate guardami. Mi vedi? Anche io ho paura. Ho le gambe che mi tremano e il cuore che non smette di battere all'impazzata neanche stessi correndo... Ma vedi anche quanto io sia diversa quando sono con te, in questo nostro angolo di paradiso. Quindi.... Su questo pontile, oggi, io sono pronta a farti delle promesse. A giurarti il mio amore. Perché, Nathan Fillion, tu mi rendi una persona migliore, mi fai sentire... vera. Con te sono me stessa, non ho bisogno di mentire su determinate cose. Sono vera al cento per cento, ma la cosa più importante di tutte è che ti amo...- disse con le lacrime agli occhi -Ti amo in un modo così spontaneo e naturale che a fianco a te so che la mia vita sarà più semplice, e ti sposo perché non riesco più ad immaginare una vita lontana da te... Quindi amami, finché morte non ci separi, Nate. Lo vuoi?- chiese. E il cuore di Nathan si liberò di un peso, mentre le loro mani si strinsero saldamente -Lo voglio!- lei fece per saltargli in braccio la lui la fermò -Ma a patto che tu sia pronta a sopportarmi anche nell'aldilà! Perché io ho deciso che voglio rimanerti accanto anche dopo la morte se mi sarà permesso- incrociò le braccia guardandosi intorno con aria semi-drammatica -Solo in quel caso potrei dirti realmente “lo voglio”...-
-Mmmm...- disse lei -Fammici pensare. Sopportarti per l'eternità? L'eternità è infinita... è un bel dilemma...-
-Ah, bene! Ok, come vuoi! Me ne vado allora- disse cercando di rimanere serio, voltandosi, fintamente offeso.
-Dove credi di andare, tu!?- disse lei bloccandolo, ma quando non accennava a girarsi, Stana gli saltò sulle spalle, cingendogli il collo con le braccia e la vita con le gambe -Non ti azzardare ad andartene. Mi hai chiesto l'eternità e io voglio promettertela!- lui sorrise, e la fece scendere -In questo caso, allora...- si girò verso di lei -Lo voglio. Lo voglio, lo voglio, lo voglio- e sorrisero mentre lui le prese il viso tra le mani e la baciò -Mmm- mugugnò in mezzo al bacio e lei si staccò -Cosa?- chiese corrucciando la fronte.
-Signora Katic Fillion, mi fa letteralmente perdere il contatto con la realtà! Mi stavo dimenticando di una cosa- disse mettendo le mani in tasca.
-Katic Fillion, eh!?- disse lei divertita, lui le sorrise e tirò fuori i portachiavi con cui le aveva fatto al proposta -Ecco qui a te! Con questo portachiavi, che è parte di noi, io ti dichiaro ufficialmente mia moglie!- esclamò porgendoglielo. Lei lo prese tra le mani e lo strinse, per poi afferrare lui dal colletto della camicia ridendo e baciarlo.

Il cuore di Nathan batteva velocemente. Il ricordo era così vivido che ogni volta faceva male. Quel dolore al petto non accennava a diminuire pensando che poco tempo dopo a quel magnifico giorno, quella stupida litigata aveva rovinato tutto. Chiuse gli occhi e sospirò, avvicinandosi a lei.
-Ehi, non fa troppo freddo per una nuotata mattutina?- disse lui scuotendola dai suoi pensieri, per poi sedersi accanto a lei, porgendole un bicchierone di caffé -Ho pensato che ti avrebbe fatto sentire meglio...- continuò, accennando un sorriso. Stana guardò il bicchierone, ma l'unica cosa che fece fu girarsi di nuovo verso l'oceano mentre lui sospirò e posò il bicchiere accanto a lui -Ti ho anche preso l'Advil, visto che quello che avevamo in casa era scaduto...-
-Ma come fai!?- sbottò lei girandosi di scatto, facendolo quasi sobbalzare -Come fai a a far finta che non sia successo niente? Come fai ad essere così tranquillo!?- scosse la testa e tornò a guardare verso l'orizzonte.
Nathan prese un bel respiro e posò tutto al suo fianco -Ascolta Stana...-
-Perdonami, ma non ho nessuna voglia di ascoltarti! Voglio solo che mi lasci da sola. Ho bisogno che mi lasci da sola con il mio mal di testa!- lui la guardò e deglutì -Va bene. T-ti lascio tutto qui...- disse indicando caffé e medicina, per poi alzarsi e voltarsi. Ma poi un pensiero lo bloccò. Strinse i pugni, quasi conficcandosi le unghie corte nella carne.
-Sai cosa!? Non me ne vado da nessuna parte!- esclamò lui convinto, arrabbiato, facendola voltare immediatamente -Sempre a fare quello che dici tu! “È finita, Nate”, “Vattene, Nate”, “Non ho voglia di ascoltarti, Nate”! Cosa vuoi veramente!? Che vado via ancora una volta senza combattere!?-
-Dovevi combattere prima per noi!- esclamò lei inviperita -Adesso è tardi!-
-Dimmi un po', Stana- disse lui avanzando di un passo, guardando in basso, verso di lei -Accusi me della fine della nostra storia ma tu... tu cosa hai fatto per noi!? Hai combattuto? Non hai fatto un fottutissimo passo verso di me! Non mi hai mai dato modo di spiegarmi!- disse arrabbiato continuando a gesticolare -Ho cercato in tutti i modi di parlarti! Di cercare di recuperare un rapporto! E tu mi hai sempre respinto!- esclamò ancora una volta -Tu sei rimasta sotto quelle macerie perché ti faceva comodo!- lei schiuse la bocca incredula, ricordando vagamente la conversazione di quella notte -Si, è così! Ti sei lasciata andare! Neanche tu hai lottato! E sai perché? Perché avevi una fottuta paura di quello che stavamo diventando!-
-Adesso smettila...- disse lei piano deglutendo, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-No! Sono stufo di essere sempre io il carnefice e tu la vittima!- esclamò lui -Quel giorno ho sbagliato, ti ho chiesto scusa, ho cercato di farmi perdonare in tutti i modi ma tu mi hai sempre respinto! E soprattutto ho cercato di non farmi scoprire da nessuno sul set, sapendo quanto ci tenevi a mantenere tutto segreto ancora un po'!-
-Credi che sia stato facile per me!?- lo sfidò Stana -Credi che non mi ha fatto male respingerti!? Lo ha fatto. Ma dovevo andare avanti, Nate!- lui si lasciò sfuggire una risatina -Certo, andare avanti... vorrai dire... fuggire!- esclamò lui guardandola nuovamente negli occhi. Lei li socchiuse, trafiggendolo con lo sguardo. Scattò in piedi e gli puntellò un dito contro -Chi sei tu per dire cosa provo? Chi sei tu per dire cosa ho provato quella dannata sera! Hai idea di come mi hanno fatto sentire le tue accuse quella sera!? Ti sei mai chiesto, anche solo per un attimo, mentre andavi via, come stavo io in quel momento? Mi hai praticamente dato della puttana, Nate!- l'ultima frase la sibilò tra i denti -Mi hai fatto sentire in quel modo!-
-Ti ho chiesto scusa!- esclamò lui.
-Le scuse non cancellano i fatti! Non mi fanno dimenticare di cosa mi hai detto quella sera!- ormai respirava affannosamente -E tutto per la tua stupida ed insensata gelosia per Mark Polish!- lui lasciò andare un'altra risatina nervosa -Vedo che non hai ancora capito...- disse lui scuotendo la testa -Possibile che non lo capisci!?-
-Ho capito- disse lei più calma -Ho capito che ti sei arreso...- e quella stanchezza che si portava addosso per via di quella storia, ricominciava a pesare.
-Arreso!? ARRESO!? Stana, ti sono stato un mese dietro! UN MESE!- aumentò il tono di voce, sempre più arrabbiato.
Lei deglutì -Avevo bisogno di tempo! Non riuscivo ad ascoltarti!-
-Perché non me lo hai detto!? Perché mi hai solo respinto? Cosa ti costavi dirmi “dammi tempo”!? Te lo avrei dato quel fottuto tempo, Stana! Ti avrei dato mesi!-
-Ma hai preferito correre dalla tua ex alla prima occasione! Facendoti dare pure una seconda possibilità! Peccato tu l'abbia sprecata, Nate!- esclamò lei acida.
-Cosa!? Adesso vuoi farmi una scenata di gelosia? Dopo che nonostante tutte le scuse che ti ho fatto tu mi hai ignorato!?-
-Non sto facendo una scenata di gelosia! Sto mettendo solo in evidenza i fatti!- esclamò lei arrabbiata -Dovevi essere proprio addolorato visto che neanche due mesi dopo ti sei scopato un'altra!-
-Lascia Mikaela fuori da questa storia. È stato uno sbaglio!- esclamò lui. Lei fece una risatina sarcastica -Certo! Anche lei! Aggiungilo alla lista insieme al nostro “matrimonio”- disse lei sprezzante, mimando le virgolette alla parola matrimonio -Anche quello è stato uno sbaglio, no!?-
-Non è vero. Lo sai- disse lui guardandola seriamente.
-No, non lo so! L'unica cosa che so è che mi hai lasciato in quella stanza, da sola e te ne sei andato via! Mi hai lasciata! E mi sono data dell'idiota perché avevo pure sospettato che non sarebbe durato! Non pensavo...-
-Non pensavi cosa!? Dannazione, tu avevi dei dubbi su di noi, dei ripensamenti e non mi hai detto nulla!?-
-Non erano ripensamenti! Avevo solo una brutta sensazione che poi si è rivelata vera!-
-Ti avevo solo chiesto di iniziare ad uscire lentamente allo scoperto! Ti avevo pregato di fare qualcosa. E invece tu dicevi sempre di no! Ma era una cosa solo per me, perché non ti dispiaceva parlare con altri. Non ti dispiacevano gli abbracci di altri! Forse ti faceva comodo fingerti single!- esclamò lui rabbioso. Lei schiuse la bocca scioccata. Nathan si pentì un secondo dopo delle parole -Scusa, non intendevo...- disse abbassando notevolmente il tono.
-Cosa!? Darmi per l'ennesima volta della puttana!?-
-Non ho detto questo, Stana!-
-Mi pareva sottinteso!- esclamò lei furente. Nathan sospirò e si passò le mani tra i capelli -Non intendevo quello!- replicò convinto -Dico solo che stai dando la colpa a me per il fallimento di questa storia, quando bastava poco per farmi capire che ci tenevi a me tanto da condividere la notizia con altri!- Stana stava per replicare ma lui continuò -Ma ovviamente tu avevi già dei ripensamenti su di noi e...-
-Non avevo nessun ripensamento, dannazione!- esclamò lei.
-Allora cosa, Stana!? COSA!? Dimmi perché diamine mi hai respinto! Dimmi perché diamine non mi lasciavi rispondere ad un tuo tweet dove mi menzionavi, tanto per iniziare! Non hai mai fatto un passo verso di noi, mi hai fatto sentire come se fossi nessuno nella tua vita... E da quella sera mi chiedo se le parole che mi hai detto su quel pontile, solo una settimana prima, avessero avuto valore per te!-
-Lo sai che avevano valore!-
-No! Non lo sapevo più! La tua paura mi ha impedito di avvicinarmi a te, a chiedere spiegazioni! Sono passati mesi... e ora voglio delle risposte. Se quelle promesse erano vere... perché mi hai lasciato andare via? Perché non mi hai dato tempo di spiegare? Due giorni dopo abbiamo girato l'ultimo episodio e poi sei scomparsa! Ho continuato a chiamarti e mi hai rifiutato tutte le chiamate. Trenta volte ti ho chiamato!- esclamò gesticolando -E tutte le volte parlavo con la stupidissima segreteria telefonica!-
-All'inizio è stato l'orgoglio...- disse lei deglutendo, guardando in basso e cercando di mantenere un tono di voce normale -Ma poi...- si morse il labbro e scosse la testa.
-Cosa?- chiese lui, ma lei continuò a guardare in basso -Dannazione, Stana! Cosa!? Ti sei resa conto che è stato tutto uno sbaglio? Che non mi amavi? Che in realtà non te ne fregava nulla di me e...-
-AVEVO UN RITARDO, CAZZO!- sbottò lei, tornando a guardarlo negli occhi, con il viso arrossato, bagnato dalle lacrime delle quali non si era nemmeno resa conto. Nathan schiuse la bocca, guardandola scioccato.


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Angolo autrici:

Ci scusiamo di non essere ancora riuscite a rispondere alle recensioni! Sul serio, io (Kat) per ora sono assente con la testa! -.-
Anyway... piaciuto questo nuovo cap!? :P
So già che qualcuno ci odierà per il finale. Ma... ehm... scusateci! :P
Ringraziamo tutti di cuore per continuare a seguirci con tanto affetto!
A presto! : ) <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - First steps ***


Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 7


- Capitolo 7 -
First steps

Un ritardo...
Nathan non riusciva a pensare ad altro. Stana aspettava il suo bambino? E cosa era successo dopo?
Quei pensieri si aggiunsero al resto del groviglio che aveva in testa. Buffo come una parola a volte potesse cambiare in un attimo la vita di una persona.
-Ero terrorizzata!- continuò lei -Non sapevo se eri pronto ad una cosa del genere. Poi tu mi hai cancellato dalla tua vita! Sei uscito da quella porta e tutto è finito! Il nostro mondo era crollato!- lacrime copiose continuarono a scendere durante il suo sfogo -Poi c'è stata quella maledetta scena della proposta che... mi ha distrutta! Quando ti sei messo in ginocchio con quell'anello ho subito pensato al nostro matrimonio su questo pontile... Alle nostre promesse- si morse il labbro così tanto da farsi male -Sai perché sono scomparsa subito dopo? Perché non ti ho risposto?- Nathan era ancora immobile a guardarla -Perché sono tornata nella mia roulotte e mi sono accovacciata in un angolo a piangere per ore! Non avevo più lacrime alla fine, Nate. Ero vuota. Ecco cosa mi hai lasciato dentro... il vuoto- disse deglutendo.
-Eri incinta?- chiese lui incredulo. E Stana si chiese se avesse sentito tutto il resto del discorso.
-No. Credevo di esserlo ma... Poi ho fatto il test. È risultato negativo...- Stana si passò una mano tra i capelli e tirò su col naso. Nathan si avvicinò e le sfiorò un braccio -Joy...- usò di nuovo il soprannome che le aveva dato.
-Non toccarmi! E smettila di chiamarmi in quel modo!- urlò scostandosi -Joy non esiste più!- esclamò -Capito!?- disse guardandolo negli occhi, mentre i suoi erano rossi e lacrimanti -Joy è morta quella sera insieme alla nostra storia!- e lo oltrepassò, cercando di andare via. Lui la bloccò per un braccio -Allora perché sei qui?- chiese Nathan in un sussurro.
-Ti ho detto di non toccarmi!- esclamò divincolandosi, e tentò ancora una volta di allontanarsi verso casa.
-Non è una risposta! Ieri sera hai detto di amarmi!- esclamò Nathan.
-Era l'alcool a parlare!-
-Maledizione, ti vuoi fermare!?- disse raggiungendola e bloccandola per un braccio, facendola voltare. La tenne per i polsi e la guardò negli occhi -Che cosa vuoi, Nathan!?- disse lei -Che cosa vuoi?- chiese con un tono stanco, disperato. Continuava a piangere e non riusciva a dare freno a quelle lacrime. Si sentiva debole, vulnerabile e odiava sentirsi in quel modo.
-Voglio solo te, Stana...- disse lui dolcemente, accarezzandole un braccio -Lo so che sembra una frase fatta ormai, ma...- fece risalire la mano, accarezzandole una guancia.
-Non mi toccare, ti prego- disse lei ormai singhiozzando, cercando di divincolarsi, ma Nathan l'attirò più vicina, stringendola in un abbraccio, mentre lei continuava ad opporsi -Lasciami. Ti prego, lasciami... finiremo per farci del male... ti prego...- ormai le frasi erano quasi un sussurro, fino a quando, senza più forze, le ginocchia le cedettero e si lasciò andare. Nathan la tenne stretta e le lasciò un bacio sulla testa -Sssh. Ti tengo io, ricordi!?- le sussurrò in un orecchio, chiudendo gli occhi, mentre la sentiva piangere ancora più forte. La tenne stretta a sé, come a volerla proteggere dal resto del mondo, mentre il sole del mattino fece capolino, come a voler sancire un nuovo inizio.
Le strofinò la schiena, dolcemente, e aspettò che si calmasse. Si erano fatti del male a vicenda per mesi, aspettando per tutto quel tempo di chiarirsi. Ma dagli errori si impara, e Nathan era intenzionato a non scappare più. C'erano ancora tante cose da chiarire, ma era sicuro che ce l'avrebbero fatta.
Aspettò che si calmasse, che i singhiozzi si attutissero. Stana continuò a stringere la sua camicia tra i pugni, senza allentare la presa, come a volerlo tenere legato a sé senza più lasciarlo andare. Lui continuò ad accarezzarle la schiena, fino a quando lei rialzò la testa e ritrovò i suoi occhi azzurri, con mille emozioni contrastanti. Lui accennò un sorriso e le accarezzò una guancia, mentre lei si appoggiò al suo tocco e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, non si rese nemmeno conto di come, si ritrovarono a pochi centimetri, attirati come se fossero due calamite.
Le loro labbra si sfiorarono appena, e chiusero gli occhi,  mentre entrambi sentirono un brivido lungo la spina dorsale. Stana schiuse leggermente la bocca, e Nathan le accarezzò il labbro dolcemente con la lingua, per poi farla incontrare con la sua. Il contatto fece gemere entrambi, facendo capire che quel momento era mancato ad entrambi. Nathan passò le mani tra i capelli, adesso corti, di Stana, mentre lei non aveva ancora lasciato la presa sulla sua camicia. Le loro lingue si cercavano dolcemente, mentre le labbra si assaggiavano, affamate, senza voglia di staccarsi.
Ma il contatto terminò quando ebbero bisogno di ossigeno. Si staccarono, ansanti, entrambi con le labbra rosse e gonfie e gli occhi lucidi, carichi di un'emozione che non provavano da tempo. Stana gli guardò le labbra, per poi tornare a guardare gli occhi. Il solito trucchetto che faceva impazzire Nathan, che infatti si riappropriò nuovamente delle sue labbra, divorandole con una bramosia tale che fece nuovamente gemere Stana. Nathan dovette trovare tutto l'autocontrollo di cui aveva bisogno per fermarsi.
-Credo che sia meglio entrare...- disse lui accarezzandole le braccia, notando la pelle d'oca -Dobbiamo chiarire tante cose. Quindi adesso tu bevi il caffé- continuò facendo un cenno verso il bicchierone lì vicino -Mentre io preparo qualcosa per colazione. Poi prendi un'Advil e ci organizziamo. Va bene come programma?- chiese sorridente. Lei gli sorrise e annuì -Credo di si...-
-Bene- disse lui allontanandosi per prendere il caffé e la medicina. Poi ritornò accanto a lei e le mise una mano dietro la schiena porgendole il caffé -Andiamo- disse poi dolcemente, iniziando a camminare. Durante il breve tragitto dal pontile a casa camminarono vicini. Le loro braccia si sfiorarono e loro due continuarono a guardarsi di sottecchi.
Entrarono in casa, come avevano già fatto molte volte, e Nathan cominciò a frugare negli armadietti, mentre Stana si sedette su uno degli sgabelli, bevendo il suo bicchierone di caffé.
-Okay, ci sono i cereali che piacciono a te, e per fortuna non sono scaduti!- esclamò lui tirando fuori il sacchetto e una tazza.
-Ugh- disse lei facendo una smorfia -Credo che il mio stomaco non si sia del tutto ripreso ancora. Solo il pensiero di mangiare mi fa venire la nausea...-
Nathan mise al loro posto cereali e tazza e prese un pacchetto di cracker -Sono asciutti e li danno pure alle donne incinte per la loro nausea mattutina... Credo di aver letto così, almeno- disse lui poco sicuro della cosa. Stana accennò un sorriso e aprì il pacchettino, prendendo un cracker.
-Senti...- disse Nathan schiarendosi la voce -A proposito di gravidanza... io... ecco, c'è una cosa che mi ha scioccato più di tutti, prima...- Stana lo guardò e annuì -Riguarda il mio ritardo- disse lei masticando. Ma non era una domanda. Lui annuì e sospirò -Si. Voglio dire... l'hai scoperto davvero quella mattina? Perché non me ne hai parlato?- chiese.
-Quella mattina stavo sistemando delle cose e prendendo la mia applicazione mi sono accorta che avevo un ritardo. Lo sai che di norma sono puntuale, non salto mai un periodo, e quindi ho subito pensato ad una gravidanza. D'altronde diverse volte non abbiamo usato la protezione, e la pillola non è sicura al cento per cento...- disse mordendosi il labbro mentre lui annuì continuando a guardarla -Volevo parlartene quella sera...- abbassò lo sguardo -Non sapevo come avresti reagito ed avevo una paura tremenda. Non avevamo programmato di avere bambini. Non ne avevamo mai nemmeno parlato...- lei deglutì -Ma poi c'è stata la litigata quella sera e non ti ho detto nulla...-
-Hai detto di aver fatto il test dopo... quando esattamente? Dopo che sono andato via?- lei scosse la testa -No. Io sono rimasta qui quella sera. Ho pianto tutta la notte, sperando di vederti tornare...- abbassò lo sguardo -Ma non sei mai arrivato. Così la mattina sono tornata al mio appartamento e sono rimasta chiusa dentro tutto il giorno. Non ho avuto il coraggio di chiedere alla mia agente di andare a comprare un test di gravidanza. Poi il giorno dopo c'è stata la scena della proposta e... dopo aver versato tutte le mie lacrime, ho mandato la mia agente a comprare un test e... negativo. Ma quei cinque minuti di attesa, prima di conoscere la risposta... sono stati i più tremendi. Mi sentivo così sola e non sapevo cosa fare se fosse stato positivo. Ovviamente sai che sono contraria all'aborto... quindi sarebbe stato un problema, in un certo senso. Non volevo che tu ti sentissi in obbligo con me, per via del bambino. Non sapevo neanche come dirtelo. Cosa dovevo fare? Venire da te e dirti “ehi, Nate! Lo so che abbiamo litigato e non stiamo più insieme, ma volevo dirti che sono incinta. Aspettiamo un bambino”!? Beh, non era tra le opzioni, quindi quando ho letto il risultato ero sollevata. Certo, anche un po' dispiaciuta... insomma, lo sai che amo i bambini e averne uno mio sarebbe magnifico, ma in quel momento è stato meglio così...-
-Io ti sarei rimasto accanto. In realtà ho cercato di scusarmi in tutti i modi, quindi non sarebbe stato un obbligo. Le cose sarebbero state complicate inizialmente, ma insieme ce l'avremmo fatta...- disse Nathan allungando una mano, prendendo la sua e stringendogliela. Lei lo guardò negli occhi e poi abbassò lo sguardo sulle loro mani, mentre con il pollice gli accarezzava il dorso.
-Perché non prendi l'Advil e vai a riposare un altro po'?- chiese lui allontanandosi per prenderle un bicchiere d'acqua. Stana si morse il labbro e annuì, poco convinta. Prese l'Advil e poi si alzò. Ma prima di andare in camera si girò verso di lui -Io... ecco...- abbassò lo sguardo, non trovando le parole giuste da dire. Nathan corrucciò la fronte e attese -Ecco, volevo sapere...- si morse il labbro, per poi sospirare -Volevo sapere se hai portato qualcun'altra qui...- disse lei, mentre le guance le si coloravano leggermente per l'imbarazzo.
-Nessuna. L'ultima volta che sono entrato in questa casa è stato il giorno dopo della nostra litigata...- disse lui -Ogni cosa mi ricordava te, qualcosa che avevamo fatto insieme- sospirò -Io non sono riuscito a stare per più di mezz'ora, il tempo di prendere alcune cose... dovremmo sistemare e pulire, in effetti... c'è polvere ovunque. E quel lampadario ha...-
-Uhm... vieni... vieni a sdraiarti con me?- chiese lei all'improvviso, quasi in un sussurro, interrompendolo. Nathan la guardò per qualche istante, sorpreso, ma poi sorrise dolcemente -Con molto piacere...- e si avvicinò, prendendole la mano. Ed era una sensazione che era mancata ad entrambi. Le loro dita intrecciate, come se fossero legate da un filo invisibile che li faceva combaciare perfettamente. Lei guardò quell'intreccio e si morse il labbro, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Rialzò lo sguardo su Nathan che le sorrise rassicurante, prima di iniziare ad incamminarsi verso la camera da letto.

Le loro mani si separarono una volta davanti al letto, mentre entrambi salivano sul proprio lato. All'improvviso Stana quasi si pentì di avergli chiesto di sdraiarsi con lei. Si adagiò sotto la coperta e deglutì sentendo il fruscio accanto a lei. Il cuore di Nathan non aveva ancora ripreso il suo normale ritmo. Se poco prima avesse accettato, felice della cosa, adesso si sentiva impacciato e non sapeva cosa fare. Si sdraiò accanto a lei e si guardarono per un attimo, incerti. E poi tutto successe in automatico, come quando stavano ancora insieme. Si ritrovarono l'uno di fronte l'altra, una mano sotto il viso, appoggiata al cuscino e l'altra al centro del letto. Le loro mani si cercarono di nuovo e loro si sorrisero. C'era ancora quella linea che non riuscivano ad oltrepassare. Una linea che era tornata nelle loro vite nel momento esatto in cui c'era stata la litigata. Quella linea su cui Nathan era in piedi mentre tendeva la mano verso di lei, aspettando che fosse pronta.
Si guardarono ancora per qualche istante, senza dire nulla, fino a quando le palpebre di Nathan si fecero sempre più pesanti per via della notte insonne e si chiusero lentamente. Stana sorrise dolcemente e li chiuse anche lei, abbandonandosi a quel calore familiare che da tempo le era mancato.


Il sole era già alto in cielo quando Stana riaprì gli occhi. Si stirò leggermente, e solo in quel momento si accorse che aveva cambiato posizione durante il sonno. Aveva la testa appoggiata sulla spalla di Nathan e una mano sul petto. Rialzò lo sguardo e trovò subito due iridi profondi a guardarla -Ehi...- disse lui dolcemente, accennando un sorriso. Stana rimase a guardarlo per qualche secondo, poi sorrise e iniziò a giochicchiare con un bottone della sua camicia -Ehi...- disse di rimando lei senza spezzare il contatto tra i loro occhi.
-Dormito bene?- chiese lui accarezzandole un braccio.
-Si. Molto bene- disse lei sorridente. Il suono del suo cellulare li ridestò per qualche istante, prima che lei rotolasse dal suo lato del letto e lo afferrasse. Guardò il mittente e deglutì, cercando di nasconderlo dalla vista di Nathan. Mise il silenzioso, in modo da non sentirlo anche se squillasse.
-Tutto okay?- chiese lui inarcando un sopracciglio, facendo finta di nulla, mentre un moto di rabbia si impossessò di lui. Di nuovo quel nome. Lei si girò e sorrise -Si. Si, tutto okay! Ma adesso...- si morse il labbro -Ho fame...- e sollevò una coscia sopra la gamba di Nathan.
-Oh, certo- disse lui cercando di alzarsi -Vuoi qualcosa in particolare? Non so cosa è rimasto di commestibile e non scaduto...- lei lo prese per il colletto e lo avvicinò al suo viso -Non era quello che intendevo...- disse lei prima di impossessarsi avidamente delle sue labbra. Nathan rimase scioccato per qualche secondo, ma durò poco. L'attimo dopo stava già rispondendo attivamente al bacio, iniziando a divorarsi le labbra a vicenda, mentre la passione iniziava a prendere il sopravvento. Lui si ritrovò improvvisamente sopra di lei, una mano sepolta nei capelli, dietro la nuca e l'altra appoggiata al cuscino mentre si teneva leggermente sollevato col gomito. Le loro lingue lottavano per il predominio e Stana si lasciò scappare un gemito che fece crollare anche l'ultimo pezzo di autocontrollo di Nathan. Si staccarono un attimo per riprendere fiato. Fronte contro fronte e i loro respiri affannati che si mischiavano gli uni con gli altri.
-Dio, Stana... cosa mi fai?- disse prima di riprendere ad assaggiare le sue labbra, approfondendo nuovamente il bacio. Stana divincolò le gambe da sotto il corpo di Nathan e gliele cinse intorno alla vita. Nathan le afferrò le mani che si muovevano audaci sul suo petto e lo stomaco, bloccandole sul cuscino, sopra la testa. Si staccò nuovamente e iniziò a lasciare una lunga scia di baci lungo il viso di Stana, fino ad arrivare fin sotto l'orecchio, facendola gemere -Quanto mi sei mancata...- disse lui in un sussurro -Dio, ti amo Stana- e si bloccò, sentendola irrigidirsi. Si allontanò di poco per guardarla in viso, lasciando la presa sulle sue mani. Stana trattenne il respiro per un attimo, poi un sorriso luminoso iniziò a farsi spazio sul suo viso e lo attirò nuovamente a sé, baciandolo. Si staccò quasi subito, iniziando a lasciargli baci sul collo e poi lungo la mascella, fino a tornare alle labbra per un altro bacio -Ti amo- sussurrò lei sulle sue labbra -Non ho mai smesso- confessò guardandolo negli occhi. Nathan le sorrise dolcemente mentre con una mano le accarezzava una guancia. Si abbassò lentamente, catturando nuovamente le sue labbra, adesso in modo più dolce, senza nessuna fretta. Infilò le mani sotto la maglia di Stana che rabbrividì subito al contatto. Dio, le erano mancate le sue mani. Il suo tocco delicato. Le mani di lei ripresero a muoversi, iniziando a sbottonare la camicia di Nathan. Tremavano leggermente, ma riuscirono a togliere i bottoni dall'asola.
-Stana- disse Nathan staccandosi dal bacio e afferrandole le mani. Lei lo guardò confusa -Forse... forse è meglio se vado a controllare cosa posso preparare per pranzo...- disse alzandosi, lasciandola completamente attonita. I jeans di Nathan erano diventati fin troppo stretti, ed era difficile nascondere la sua virilità agli occhi della donna. Nathan deglutì e guardò in basso.
-Nathan...-
-Vado...- disse accennando un sorriso, uscendo dalla stanza.
Stana rimase incredula per quel comportamento. Le aveva detto che l'amava, era pronta a fare l'amore con lui, ad oltrepassare quella linea, e lui... lui l'aveva fermata. Si sollevò lentamente e cercò di riordinare le idee, pronta a raggiungerlo. Ma il cellulare attirò di nuovo la sua attenzione e Stana sospirò, decidendo di rispondere.

Nathan risalì dalla cantina, con una bottiglia di vino in mano. Aveva trovato il preferito di Stana e sapeva che tra quello e le frittelle che le stava preparando sarebbe stata felice.
Si diresse verso la camera da letto e proprio in quel momento sentì Stana parlare con qualcuno. Attese qualche secondo e poi...
-Mark, ci sentiamo dopo, okay?- Nathan sentì una fitta al petto. Quel nome lo riportava indietro alla loro litigata, alla fine di tutto. Aveva visto bene poco fa, quando lei aveva cercato di nascondere il telefono. Era quello che lo aveva bloccato. Quel dannato nome che ancora una volta si era messo tra loro. Si domandò se sarebbe riuscito ad accettare questa situazione, se avrebbe vinto quella lotta contro sé stesso. Fece una smorfia e tornò in cucina, appoggiando la bottiglia di vino sopra il bancone, con una brutalità che gli sembrò strano che non si fosse rotta. Si sentiva ancora una volta ferito. Come se non fosse cambiato nulla. Cercò di concentrarsi sulle frittelle, ma con scarso risultato.
Sentì dei passi in avvicinamento ma non rialzò lo sguardo da ciò che stava facendo. Si avvicinò a lui e si sollevò sulla punta dei piedi per stampargli un bacio sulla guancia. E quando lo sentì irrigidirsi, capì che c'era davvero qualcosa che non andava. Corrucciò la fronte, chiedendosi il perché di quel cambiamento repentino, ma sapeva che quando Nathan sarebbe stato pronto, avrebbero parlato di qualsiasi cosa.
-Che cosa mi hai preparato di buono?- chiese -Sto morendo di fame! Ieri con tutto quell'alcool...- Nathan era di spalle e stava tagliuzzando gli ingredienti -Frittelle di verdure... spero che ti piacciano ancora- disse lui con voce piatta.
-Non le ho più mangiate da quando ci siamo lasciati...- ammise lei -Il solo pensiero mi nauseava...- Nathan strinse il coltello che aveva in mano e deglutì, chiudendo gli occhi e sospirando -Se preferisci ti preparo qualcos'altro...- disse con un tono privo di emozioni.
-Oh no, Nate!- esclamò Stana, allarmata, pensando di averlo ferito. Si avvicinò e gli prese la mano -Cosa c'è che non va, Nate? Parla...- disse dolcemente. Lui non disse nulla, rimase in silenzio e non ricambiò neanche la stretta. Continuò a guardare nel vuoto, incapace di guardarla negli occhi. Poi sospirò e si allontanò da lei, andando verso i fornelli.
-Ok, è evidente che qualcosa non va e che non vuoi parlare...- disse lei guardando la sua ampia schiena -Ma non è così che contavo di risolvere le cose tra di noi...- concluse deglutendo.
-Perdonami Stana... è solo...- si fermò, appoggiandosi al bancone con le mani e chiudendo gli occhi prima di deglutire e continuare -È solo che è presto. Non pensavo di dover affrontare subito questa cosa... avevo bisogno di più tempo per razionalizzare...- disse lui sospirando.
-Di che parli?- chiese lei stranita.
-Di questo e di quello che stavamo per fare e...- serra la mascella, digrignando i denti.
-E cosa?- chiese lei -Pensavo che fosse tutto okay, Nate! Mi hai detto che mi ami poco fa!- esclamò cercando di mantenere la calma.
-Ed è così infatti, maledizione! Ma...- sospirò -Ho bisogno di tempo. Non voglio venire a letto con te e fare finta che i problemi che c'erano prima adesso siano improvvisamente spariti...-
-Beh, allora parliamone! Hai detto che volevi riprovarci, poche ore fa. Adesso cosa è cambiato?- chiese perplessa -Se vogliamo far funzionare le cose tra di noi... dobbiamo parlare e chiarire tutto!-
-Stana...- sospirò -Non mi sto tirando indietro. Sto solo dicendo che mi sembrava prematuro venire a letto con te, nonostante la mia voglia sia abbastanza evidente...- disse alludendo alla sua visibile voglia poco prima -Che ne dici se ci mangiamo sopra e riprendiamo dopo l'argomento?- si voltò rivolgendole un sorriso tirato e porgendole le frittelle, con le verdure attorno che formavano un cuore. Stana guardò il piatto e cercò di trattenere il sorriso che voleva affiorare, con scarso risultato -Va bene...- disse prendendo le posate. Poi gli puntò una forchetta contro -Ma sappi che dopo non mi sfuggi!- esclamò guardandolo negli occhi.
-Okay, okay!- esclamò lui alzando le mani in segno di resa. Lei annuì e cominciò a mangiare, mentre lui si sedette sullo sgabello di fronte.
-Avevo dimenticato quanto fossero fantastiche!- esclamò gustandosi le frittelle ad occhi chiusi. Nathan sorrise e guardò il piatto, iniziando a mangiare pure lui. Di tanto in tanto lanciava un'occhiata a lei, completamente persa nel gustare le sue frittelle. Sorrise di nuovo, pensando a quando avevano provato a farle insieme.
-Cosa?- chiese Stana guardandolo perplessa.
-Nulla. Mi è venuto in mente quando abbiamo fatto la lotta con la farina...- disse ridacchiando. Lei si morse il labbro e sorrise -Lo ricordo molto bene...- disse -Ricordo anche la scivolata che hai preso per venirmi a rincorrere- disse divertita.
-Oh, certo! Vogliamo parlare della farina che avevi dentro la maglietta e di come ti si è appiccicata come colla mentre cercavi di toglierla via!?- disse ridendo -E aggiungerei che è solo grazie al sottoscritto se sei riuscita a pulire!- esclamò.
-Come se ti fosse dispiaciuto...- disse divertita e maliziosa allo stesso tempo. Lui la guardò intensamente -Ovvio che non mi è dispiaciuto. Ricordo perfettamente anche come non fosse dispiaciuto a te quello che è successo dopo...- le lanciò uno sguardo malizioso che la fece ridacchiare e arrossire leggermente. Nathan avvicinò la mano, accarezzandola e prendendola tra la sua. Lei lo guardò con uno sguardo eloquente, da sotto le ciglia, in un modo talmente sensuale che Nathan si ritrovò a deglutire e richiamare il suo autocontrollo. Stana gli accarezzò il dorso con il pollice, e rimase a guardarlo. Sembrarono passare minuti interminabili, mentre intrecciavano le loro dita insieme. Avrebbero potuto guardarsi negli occhi per ore, sapendo che era come se si dicessero tutto.
Il cellulare di Stana squillò e lei lo afferrò. Notò l'ID e lo rimise apposto. Nathan la guardò interrogativo e lei scosse la testa -Nulla di importante...- disse, mentre lui fece un cenno d'assenso con la testa e si incupì. Stana lo guardò non capendo, ma proprio mentre stava per chiedergli qualcosa, il cellulare di lui iniziò a suonare. Lui guardò chi era e prese il cellulare, alzandosi -Scusa, devo rispondere- disse avvicinandosi e stampandole un bacio sulla testa.
-Si, fai pure... Ne approfitto per fare una chiamata anche io- disse lei alzandosi.
Nathan si fermò, strinse il telefono in mano e digrignò i denti -Mark!?- disse con tono duro.
-Cosa?- chiese lei perplessa, girandosi verso di lui, non capendo.
-Mi hai sentito. E non hai risposto. Non hai mica detto che lo avresti richiamato, o sbaglio!?- le dava ancora le spalle.
-Nathan, io...- non sapeva cosa dirgli. Ogni volta che sarebbe venuto fuori quell'argomento, da quel momento in poi, sarebbe sempre rimasta con la paura che la lasciasse di nuovo da sola.
-Stana, siamo grandi e vaccinati. Se vuoi chiamarlo puoi farlo...- disse con voce piatta.
-Io non devo chiamarlo, Nate. Non ho nulla da dirgli...-
-Mi era sembrato di capire che dovevi richiamarlo, poco fa, mentre eri in camera...- disse stizzito, mentre lei chiuse gli occhi e abbassò la testa -Ripeto: sei libera di farlo- continuò lui -Ma ogni volta che sento il suo nome non posso fermare il sentimento di disgusto che provo verso di lui. Il pensiero che ti ha toccata, e che tu abbia toccato lui e che vi siete baciati, il suo essere così ossessionato... Lo odio! Odio quel pensiero, mi fa stare male!- Stana deglutì e cercò di dire qualcosa, ancora una volta interrotta -Ma... ce la metterò tutta per cercare di cambiare, di essere meno geloso. Giuro che ci proverò... ma ho bisogno di tempo- disse infine.
-Nathan, non voglio litigare ancora con te per colpa sua. Mark è un collega, è un amico. Se me ne fosse realmente importato qualcosa di lui, non avrei passato mesi infernali a piangere per te. A vederti con un'altra donna immaginandoti a toccarla, baciarla... Pensi che tu abbia sofferto di più in questa storia!? Pensi che non sono stata male a cercare di tenerti lontano mentre tu ti divertivi con un'altra!?- disse lei con le lacrime agli occhi. Nathan deglutì notando la voce leggermente incrinata -Non sono qui a quantificare chi è stato più male e chi meno...- disse lui -Ti sto solo dicendo che questa cosa mi è difficile da sopportare ma... ce la metterò tutta per te. Per noi. E per quello che ci riserverà il futuro, insieme- disse sospirando -Sentire il suo nome mi riporta a tutto il male che ci siamo fatti. E per questo lo sopporto ancora meno!- esclamò -Ma ci lavorerò su, promesso. Un passo alla volta servirà a darci questa seconda, e spero ultima, possibilità di felicità insieme. Perché, ora come ora, non desidero nient'altro che te nella mia vita, nonostante tutto e tutti...-
Stana si avvicinò, lo prese per mano e lo fece girare. Nathan aveva gli occhi lucidi, pieni di emozioni contrastanti. Lei si alzò sulle punte e lo abbracciò, avvolgendolo con le sue esili braccia. Lui ricambiò l'abbraccio, seppellendo il viso nel suo collo, tra i suoi capelli corti. Rimasero così per qualche secondo, inspirando il profumo dell'uno e dell'altra. Poi Stana si staccò e gli prese il viso tra le mani. Lo guardò ancora una volta negli occhi, tuffandosi in quell'oceano azzurro -Io non rinuncio più a te...- disse in un sussurro, prima di alzarsi nuovamente sulle punte e baciarlo. Nathan l'avvolse con le sue braccia, ricambiando il bacio con la stessa passione e la stessa voglia. La sollevò leggermente da terra e Stana gemette, avvolgendogli le gambe intorno alla vita mentre le loro lingue si intrecciarono ancora una volta.
Quel momento di beatitudine venne interrotto dal cellulare di Nathan che riprese a squillare...
-Non rispondere- mormorò Stana lamentandosi, passando a baciarlo sul collo e a mordicchiarlo sotto l'orecchio.
-Se continui così...- deglutì -Se continui così non sarò più in grado di fare nulla...- sussurrò al suo orecchio, inviandole brividi lungo la schiena. Poi prese il cellulare e rispose -Questa è la segreteria telefonica di Nathan Fillion. Al momento non sono disponibile, non per voi almeno,- e Stana ridacchiò -vi prometto che sarete richiamati il prima possibile. Grazie- riattaccò e lanciò il cellulare sul divano. Si girò verso di lei e infilò una mano tra i capelli, avvicinandola a lui e prendendo nuovamente possesso delle sue labbra mentre le loro lingue si accarezzarono dolcemente. Stana si staccò quando sentì Nathan muoversi. Non se ne era nemmeno accorta, ma erano già sulla strada per la camera da letto. Lui la osservò seriamente, quasi a chiederle il consenso di quello che stava per fare. Lei sorrise e riprese a baciarlo, mentre lui proseguì. Arrivato davanti alla porta della camera da letto, Nathan cercò di spalancare la porta, ma nel farlo urtò il piede -Ugh! Male!- esclamò con una smorfia di dolore, staccandosi dal bacio. Stana cercò di trattenersi dal ridere e lui la guardò storto -Non ti azzardare...- disse lui socchiudendo gli occhi, e proprio in quel momento lei scoppiò a ridere, contagiandolo immediatamente.
E dopo mesi quella casa sentì l'eco delle loro risate. Un eco di felicità che per troppo era mancato.


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Angolo autrici:

Katia: Ed ecco qua il penultimo capitolo! Stiamo per arrivare alla fine di questa avventura! Grazie al solito a tutti per continuare a seguirci! :)
Volevo ringraziare per gli abbracci virtuali ricevuti e il vostro affetto nelle recensioni del 5° cap! Grazie davvero, siete stati molto teneri! :') <3
Abbiamo pensato che per ricostruire questo rapporto bisogna fare piccoli passi. Pian piano, nessuna fretta. Quindi se avete ancora qualche dubbio circa qualche argomento non del tutto chiarito, scriveteci pure :) Che ci dite!?
Io dico solo una cosa: il disegno di Fanny è bellissimo :') ... forse sono di parte perché adoro lei e i suoi disegni... ma va beh! XD hahahah

Fanny: ringrazio tutti per i complimenti ai disegni e alla storia... e per continuare a seguirci con così tanto interesse!! :')

Al prossimo capitolo... l' ultimo! :D
A martedì!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - I hold you ***


Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 8
"Keep your relationship private without keeping your partner a secret.
There's a difference between privacy and secrecy."
- Anonimo






- Capitolo 8 -
I hold you

Stana schiuse gli occhi lentamente. Sbatté le palpebre per abituarsi alla luce del sole e cercò di fare mente locale. Un sorriso spuntò all'improvviso ricordando cosa era successo. I vestiti sparsi per la stanza lasciavano pochi dubbi. Baciò la spalla di Nathan sulla quale era appoggiata e sollevò il viso per guardarlo. Dormiva ancora beatamente, probabilmente stanco dalla lunga sessione di “riappacificazione” che avevano avuto. Si morse il labbro, mentre le immagini vivide di loro due che facevano l'amore si susseguivano nella sua testa. Era stato come incontrarsi di nuovo dopo un lungo viaggio, come la loro prima volta, emozionante e intensa. Nathan aveva venerato il suo corpo, sussurrandole sulla pelle quanto l'amasse. Lei aveva risposto con la stessa riverenza, a tratti timida e insicura come la loro prima volta. Aveva paura di sbagliare ancora. E Nathan, quasi a leggerle nel pensiero, l'aveva baciata con passione e poi guardata negli occhi, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Il momento in cui si riunirono fu come andare sulle montagne russe. Un senso di vertigine li aveva colti, offuscando la vista e aggrappandosi all'uno e l'altro. E prima che Nathan cominciasse quell'antica e sensuale danza, l'aveva guardata negli occhi e le aveva sussurrato “Tranquilla, ti tengo io”. Ed era stato così. Dopo momenti interminabili, quando si lasciò andare, lei seduta su di lui al centro del letto, si aggrappò alle sue spalle, e lui come promesso la tenne stretta, tra le sue braccia, mentre insieme toccarono le vette dell'assoluto piacere.
Stana sorrise al ricordo, emozionata, e gli sfiorò il viso. Poi appoggiò la testa sul petto di Nathan, lì dove il suo cuore batteva regolarmente adesso.
Cosa sarebbe successo adesso? Sarebbe stata in grato di gestire la situazione? Sarebbe  riuscita ad andargli incontro visto i passi che lui stava cercando di fare? Non sarebbe stato facile. Aveva paura. Non ne capiva esattamente il motivo ma aveva paura. Mille pensieri le giravano per la testa e un senso di inquietudine si fece spazio dentro di lei, lasciandole una strana sensazione. E se fosse andata male anche stavolta? Ce l'avrebbe fatta?
Era come se la parte di lei sepolta dalle macerie di quella dannata sera, era riuscita ad uscire da lì. E adesso era ancora ferita e piena di dolori. Stanca. Si spostò, appoggiando la testa sul cuscino e guardando il soffitto. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Non voleva perderlo. Non di nuovo. La prima volta era già uscita distrutta dalla storia. Non poteva permettere che succedesse una seconda volta. Distese nuovamente le braccia sulle lenzuola fresche e deglutì, rimanendo con gli occhi chiusi.
L'attimo dopo si sentì accarezzare un braccio e aprì gli occhi, ritrovandosi due topazi blu a fissarla -Non avere paura, okay!?- disse Nathan sorridendole dolcemente, stringendole la mano -Insieme ce la faremo...- lei sorrise e si girò verso di lui, accarezzandogli una guancia con la mano. Si persero nuovamente in uno di quegli sguardi che parlavano da soli. Non c'erano bisogno di parole. Ma a volte servivano.
-Ascolta, siamo due persone adulte e sappiamo riconoscere i nostri errori. Non ho nessuna intenzione di scappare ancora, Stana...- lei annuì con gli occhi lucidi -Si, è solo...- si morse il labbro -È solo che sono ancora “debole”... Nate, il mio mondo mi è crollato addosso mesi fa, e adesso ho ancora delle ferite che si devono rimarginare e non riesco ancora a camminare bene...- spiegò usando ancora una volta delle metafore.
-Allora affidati a me- disse lui -Sono qui per questo. Ti giuro che stavolta non ti faccio cadere...- lei sorrise nuovamente e si avvicinò, sfiorandogli le labbra con le sue. Poi Nathan l'avvicinò ancora di più a lui con un braccio e lei gli si strinse addosso.
Passarono minuti a sentire l'uno il respiro dell'altra, senza dire nulla, persi in quell'abbraccio che scaldava i loro cuori e persi in quei pensieri che inconsciamente si sfioravano e si perdevano nel silenzio di quella stanza.
Il giorno stava ormai lasciando spazio alla sera.
-Ehi- disse improvvisamente Nathan, spezzando quel silenzio quasi surreale. Si sollevò appoggiandosi sul gomito, mentre con l'altra mano le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Che ne dici se mangiamo qualcosa e poi ce ne stiamo un po' sul pontile a guardare le stelle come ai vecchi tempi?-
Stana si morse il labbro e sorrise -Volentieri! Ma niente lezioni di astrologia! Sei pessimo!- esclamò divertita.
-Uh, così mi ferisci!- esclamò in modo melodrammatico portandosi una mano al petto -Questo è un vero peccato, sai!? Perché ho sentito dire che un bagno notturno è perfetto da queste zone, e io avevo intenzione di testare la cosa insieme a te non appena le mie noiosissime lezioni sarebbero finite...- disse maliziosamente -Ma se non vuoi...- fece per alzarsi ma Stana lo tirò nuovamente giù, e si mise a sedere, coprendosi con il lenzuolo -Beh, in tal caso... Potrei starmene buona buona a sentire le tue strane lezioni in silenzio. A patto che mi dai un'anticipazione di ciò che mi aspetta dopo...- disse con sguardo malizioso.
-Oh, signorina Katic...- disse avvicinandosi pericolosamente a lei, e ad un soffio delle sue labbra -Quando fa così, lei...- le fece credere che stesse per baciarla, giusto per disorientarla, per poi prenderla di peso e portarla in bagno tra le sue urla -No! Fermo! Mettimi giù Nathan!- e lui ridacchiò, mentre lei non poteva fare a meno di sorridere. Erano entrambi nudi, quindi Nathan appena entrato aprì il boxe doccia e ci si infilò dentro, per poi rimettere a terra Stana, facendola indietreggiare fino a colpire le piastrelle del muro, mentre con una mano azionava la doccia. Un getto d'acqua tiepida iniziò ad accarezzare i loro corpi. Nathan la guardò negli occhi e fece sfiorare i loro nasi -Io e te, l'immenso oceano intorno a noi e...- la baciò, lasciandola senza fiato. Le loro lingue iniziarono a cercarsi dolcemente mentre le mani di Nathan le accarezzarono la pelle. Stana avvolse le gambe di Nathan con una delle sue, attirandolo più vicino, mentre gli passava una mano tra i capelli. Poi si staccò e la guardò intensamente negli occhi -Bene...- disse Nathan, cercando di capire se la sua voce fosse stabile -Questo è un assaggio di quello che l'aspetta, signorina...- sussurrò poi con voce roca. Cercò di allontanarsi, ma appena vide lo sguardo pieno di lussuria negli occhi di lei, non poté fare a meno di avvicinarsi di nuovo e sfiorargli l'orecchio con un dito, poi la mandibola, fino ad arrivare alle labbra dove iniziò ad accarezzarla con il pollice -Cosa mi fai!?- disse baciandole uno zigomo, mentre lei chiuse gli occhi, abbandonandosi sotto i suoi tocchi. Le lasciò baci delicati lungo la mandibola fino ad arrivare all'orecchio e sussurrarle -Ti amo, mia piccola Joy- per poi lasciarle un bacio sotto il lobo, uno dei suoi punti più sensibili. Lei gemette, e lui strinse i denti, cercando nuovamente il suo autocontrollo. Si allontanò e le accarezzò una guancia -Ti preparerò una cena coi fiocchi!- esclamò sorridente, per poi uscire dalla doccia e afferrare un asciugamano. Stana sospirò e chiuse gli occhi, appoggiando la testa al muro, lasciando che l'acqua le scorresse sul corpo -Se questa è l'anticipazione... non vedo l'ora di provare il resto- disse sorridente uscendo -Possiamo saltare la lezione e passare direttamente a quello?- chiese mordendosi il labbro. Lui ridacchiò e le stampò un altro bacio -Mi dispiace, signorina Katic- disse lui -Dovrai prima sorbirti le mie lezioni!- le fece l'occhiolino ed uscì.


Nathan si destreggiava tra i fornelli. Aveva indossato un paio di boxer e un grembiule, con la scritta “Nerd inside”, per cucinare e continuava ad assaggiare da una pentola all'altra. Improvvisamente due mani gli si strinsero intorno alla vita.
Stana si alzò sulle punte e gli baciò la nuca. Lui aveva ancora i capelli umidi e un ciuffo che gli ricadeva sul davanti. Si girò a guardarla, notando che aveva addosso solo una delle sue camicie. Lei si spostò, appoggiandosi con la schiena al bancone, osservandolo mentre tagliuzzava delle carote. Poi fece il giro e si sedette sullo sgabello. Gli passò una mano tra i capelli, sistemandogli il ciuffo, e si morse il labbro -Sexy...- disse maliziosa -Cosa mi prepari?- chiese. Lui la guardò, regalandole un sorriso disarmante. Rimasero a guardarsi, perdendosi l'uno nello sguardo dell'altra.
Nathan prese un cucchiaio di zuppa e ci soffiò sopra, prima di porgerglielo -Assaggia- disse lui sorridente. Stana assaggiò, senza distogliere lo sguardo. Quando il sapore le avvolse il palato, chiuse gli occhi -Mmmm, buono. Questo è il motivo per cui faccio cucinare sempre te! Le ricette di mamma Cookie sono grandiose!- esclamò lei sorridente.
-Buon gustaia!- esclamò lui ridacchiando -Ma non ho nulla da ridire se una di queste sere vorrai prepararmi un'altra specialità di mamma Katic!- sorrise -Mmh che dici se ci aggiungiamo un tocco alla “Katic” allora?- chiese poi.
-Perché no!?- esclamò lui, lei gli regalò un sorriso meraviglioso scendendo dallo sgabello e facendo nuovamente il giro, prendendo delle spezie da aggiungere alla zuppa. Nathan l'abbracciò da dietro, mentre lei mescolava. Prese il cucchiaio per assaggiare e chiuse gli occhi, sperando che l'aggiunta andasse bene -Com'è?- chiese Nathan -Mmm, buona! Assaggia- disse immergendo nuovamente il cucchiaio per poi avvicinarlo alla sua bocca.
-Non è buona...- disse lui sorridente -È perfetta! Dovremmo cucinare più spesso insieme, visto!? Anche questa zuppa è la conferma che se le cose le facciamo insieme funzionano meglio!- e posò le labbra sul suo naso facendola ridacchiare per poi passare ad assaggiare nuovamente le sue labbra.
In quel momento il cellulare di Stana prese a squillare.
-Non rispondere- disse Nathan continuando le sue attenzioni. Stana si sporse ad afferrare il cellulare e il nome del chiamante comparve chiaro agli occhi di Nathan che si irrigidì subito e si allontanò da lei. Ma Stana lo afferrò per un braccio, attirandolo a sé e rispondendo -Ehi, ciao Mark!- esclamò -Si scusa, hai ragione. Ero impegnata...- Nathan sentì l'uomo chiederle della cena a casa di lui, perché doveva dirlo alla moglie. Ma Nathan era sicuro che era lui a premere per sapere se sarebbe andata o meno -Settimana prossima, quindi?- chiese mentre lei gli accarezzava il collo e segnava il percorso delle labbra di lui con un dito -Si, martedì sera sarebbe perfetto- disse Stana annuendo, mentre Nathan cercò di allontanarsi di nuovo, appoggiandosi al bancone, mentre lei lo guardava -Si. Senti Mark... per te sarebbe un problema se portassi una persona con me?- chiese, mentre Nathan la guardò stranito e lei si avvicinò di nuovo a lui e intrecciò le dita con le sue -No, non è mio fratello... È una persona importante per me...- disse guardando Nathan intensamente negli occhi. Questo era il suo passo verso di lui. Nathan schiuse la bocca, completamente sorpreso da quello che aveva appena detto.
-Bene. Okay, Mark... a martedì!- esclamò senza staccare gli occhi di dosso all'uomo davanti a lei, ancora stordito e chiudendo la chiamata. Posò il cellulare e aspettò una sua reazione.
-Hai davvero detto quello che penso?- chiese lui con gli occhi che quasi brillavano -La persona in questione... sono io?- chiese incerto, mentre lei ridacchiò e annuì -Già. Troppo affrettato?- chiese.
-No!- esclamò subito, mentre lei si morse il labbro per non ridere -Voglio dire, anche se siamo tornati insieme da poche ore... beh, non ho intenzione di sprecare questa possibilità...- disse lui sorridente, cingendola per la vita. Lei annuì. Poi si accorse dello sguardo di Nathan -Grazie...- disse semplicemente prima di baciarla. Stana sapeva di averlo fatto felice. In quel momento le sue paure erano accantonate in un angolo della sua mente. Sorrise nel bacio, mentre schiusero la bocca e si assaporarono ancora una volta. Si staccarono quando ebbero bisogno di ossigeno e rimasero fronte contro fronte.
Dopo un po' la zuppa reclamò nuovamente la loro attenzione. Stana prese la pentola, spostandola dal fuoco, mentre Nathan spegneva il fornello.
-Ti prego, dimmi che la nostra zuppa perfezione si è salvata!- esclamò con una smorfia, prima di immergere un dito e assaggiare -Si, l'abbiamo salvata- disse sorridente.
-Menomale!-
-Senti...- disse Nathan stringendola nuovamente -Hai già pensato a cosa dire agli altri?- chiese.
-Dobbiamo pensarci proprio adesso!?- disse lei, strusciando la guancia su quella di lui.
-Prima o poi dovremo farlo- le disse mordendole il lobo dell'orecchio.
-Lo so... Ma abbiamo un altro giorno di assoluto relax da goderci. Ci penseremo domani...- disse sorridendogli dolcemente. Lui annuì e le stampò un bacio sulla guancia -Perfetto- disse per poi allontanarsi per prendere i piatti. Stana prese le tovagliette, le posate e i bicchieri, per poi sedersi da un lato del bancone.
-Dimmi un po'...- disse Nathan mettendo un piatto davanti a lei, per poi mettere il suo di fronte -Dove ti dovrei portare martedì sera?- chiese sorridente versandole l'acqua.
-A casa di Mark- disse divertita dal suo tono di voce. Ma poi tornò subito seria -Nathan, ti avviso che parleremo del sequel del film, sicuramente...-
-Okay. Ho già la pelle d'oca...- disse lui rabbrividendo, ricevendo una mezza occhiataccia, divertita -L'avverto signorina Katic: dopo una serata intera ad immaginare voi due, arrotolati sotto le coperte, avrò bisogno di un lunghiiiissimo, e sottolineo lunghissimo, lavaggio del cervello!- esclamò  avvicinandosi -Devi farmi dimenticare tutto. In tutti i modi possibili ed immaginabili- disse lui, per poi chinarsi e baciarle il collo -Voglio le tue mani su di me, la tua pelle contro la mia, tutto quello che sentirò dovrà scomparire dalla mia mente. Appena usciti da quella casa...- disse con voce roca, e Stana ringraziò di essere seduta, mentre sentiva una strana sensazione allo stomaco. Poi sorrise, più rilassata -Oh, non si preoccupi signor Fillion... Ho già in mente diversi modi...- disse maliziosamente. Lui ridacchiò, lasciandole un bacio sul collo, per poi andare a sedersi -Interessante, Katic... Davvero molto interessante...- disse lui mentre i loro visi si avvicinavano. Proprio in quel momento, entrambi i loro cellulari iniziarono a suonare. Guardarono i chiamanti e si sorrisero divertiti. Tamala sicuramente premeva per sapere cosa era successo. E Jon probabilmente chiamava Nathan per lo stesso motivo.
-Verremo uccisi, lo sai!?- disse Nathan posando di nuovo il cellulare.
-Cos'è, Fillion... non avrai mica paura!?- disse lei divertita.
-Paura!? Ah! Ma per piacere...- disse lui con una smorfia. Stana sorrise divertita e incrociò le braccia, continuando a guardarlo.
-Ok, lo ammetto! Forse un po'... hai idea di cosa è capace la tua amica!? Se lo scopre mi fa a pezzi! Ci fa a pezzi!- esclamò mentre Stana ridacchiò, non staccandogli gli occhi di dosso. Erano ancora seminudi e distogliere l'attenzione non era facile. Ma ciò che davvero la faceva impazzire era che sembrava tornato tutto come prima. Lui che continuava a farneticare cose senza senso, gesticolando animatamente, mentre lei che lo guardava, completamente persa.
Poi lei improvvisamente si alzò e si sedette sulle sue gambe, facendolo smettere di parlare -Ci penso io a Tamala- disse sfiorandogli la guancia con il naso. Lui le accarezzò la gamba nuda, risalendo fino al fianco -Ora si che mi sento al sicuro...- le disse guardandola negli occhi, mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Adorava i suoi capelli. E il nuovo taglio non le stava per niente male. Lei gli sorrise e lo baciò teneramente, per poi staccarsi e sussurrargli sulle labbra tre semplici parole, per loro importanti...
-Ti tengo io...- lui gli sorrise -Ricordi!?- concluse lei. Lui annuì, guardandola con gli occhi pieni di amore e gratitudine. Poi, come attratti da una forza magnetica, si baciarono.
E la loro zuppa fu nuovamente dimenticata.
Non sarebbe stato facile da quel momento. Tutto si sarebbe complicato rispetto alla prima volta che erano stati insieme. Sarebbe diventata una sfida per entrambi, da affrontare insieme. Ma passo dopo passo, avrebbero trovato la loro giusta direzione. Quella stessa direzione che li aveva riportati lì, a quel momento, insieme, pronti a tenersi a vicenda.

FINE


"Who you are, who you love, that shouldn't be a secret".
- Olivia Pope
{Tv show: Scandal}



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Angolo autrici:

Katia: Wow!
Siamo arrivati alla fine di questa piccola avventura che mi sono divertita a scrivere, ideeare, e tutto... con la mia fantastica partner in writing, Fanny!
Ricordo come fosse ieri l'idea stramba per la mia testa che ho raccontato a lei e da lì è nata questa storia, che ci ha dato delle soddisfazioni grazie all'affetto e all'attenzione che ci avete dato! :')
Non ce lo aspettavamo di certo! Le vostre recensioni ci hanno aiutato e ci hanno commosso!
Sono pessima con gli arrivederci o gli addii, ma in questo caso spero sia solo un arrivederci, perché io e Fanny ormai siamo partner e abbiamo intenzione di continuare.
Questa storia è nata per caso, ed è diventata una parte di noi. Ci siamo affezionate particolarmente, non chiedeteci perché, ma penso che chi scrive storia possa capire cosa si prova quando una storia finisce. Ci abbiamo messo tutte noi stesse, le nostre emozioni, sensazioni. Ci abbiamo messo parte di noi. Ed è per questo che vi ringraziamo tantissimo per la grande quantità di complimenti e tutto! Spero che questa storia vi abbia lasciato un qualcosa, come l'ha lasciata a noi. Perché anche se due persone non staranno mai insieme, noi abbiamo il sacrosanto diritto di sognare ciò che vogliamo. Non sempre due persone perfette per stare insieme sono destinate ad esserlo. Ma come ho detto ad una mia amica, di recente, due cuori potranno pur stare separati, ma le loro anime si apparteranno per sempre.
Questo era uno dei nostri sogni, e l'abbiamo messo su carta per farlo "vivere" almeno qui.
Grazie ancora per non averci abbandonate!
Questo capitolo lo dedichiamo a tutte voi, che ci avete seguito fino all'ultimo capitolo, nonostante le sofferenze. Alle "mie ragazze" (loro sanno chi sono) e a tutte le altre che hanno letto ogni singola parola. Grazie davvero!
E chissà: se ci vorrete ancora... in futuro potrebbe esserci un seguito! ;)
Voi avete in mente qualcosa? Vediamo cosa ne pensate!
Grazie infinitamente! <3

Fanny: Siamo arrivate alla fine della nostra avventura. E' stata lunga e, dato l'affetto con cui ci avete seguite, sembra sia piaciuta!
Questa fanfiction rimarrà nel mio cuore. Ne sono affezionata particolarmente! Tutto lo sviluppo è stato una sfida contro noi stesse e i nostri feels!!
Ho scoperto una perfect partner!!
Grazie ad ognuno di voi che ci ha regalato un sorriso, l'attenzione, i complimenti, le osservazioni. Avete reso tutto questo ancora più speciale!
Grazie a chi ha sclerato nel leggere i capitoli e chi ci ha praticamente minacciato e fatto fretta perché curioso di ciò che sarebbe successo!
Ed è ad ognuno di voi che dedichiamo questo ultimo capitolo! Grazie!!


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