Ti tengo io di Katia R (/viewuser.php?uid=119437)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Party ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Just us ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - The red rose ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - The keychains ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Empty ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Late ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - First steps ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - I hold you ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io
Alla mia “mente” Fanny.
Senza di lei non ci sarebbe questa storia.
Io ho messo l'idea di base, poi grazie a lei è nato tutto.
È un pozzo di idee e mi trascriveva le scene su What's app.
Per questa mini-fanfiction dovete ringraziare lei : )
Grazie, Fanny.
E... attenzione voi!
Fanny&Kat hanno tante sorprese per voi!
Iniziata il 9 novembre 2013.
Finita 11 marzo 2014.
---
“That's what we storytellers do. We restore order with imagination. We instill hope again and again and again”.
“Siamo narratori. È quello che noi
facciamo. Ristabiliamo l'ordine con l'immaginazione. Infondiamo
speranza ancora e ancora e ancora”.
- Walt Disney -
---
È questo che noi
cercheremo di fare. Parole che pian piano si sono trasformate in frasi,
idee che senza sosta si materializzavano nitide davanti a noi. La
nostra realtà. La nostra immaginazione. C'è chi la chiama speranza e
chi solo utopia.
Una cosa abbiamo imparato nel corso della nostra esistenza e ci viene naturale: sognare.
I sogni sono una
parte della tua vita che non può mancare. I sogni puoi tenerli in un
cassetto, anche se irrealizzabili. Tienili sempre stretti comunque.
Perché sono quelli che ti possono regalare un sorriso quando il resto
del mondo cerca di togliertelo.
Noi con questa
storia vogliamo rendere reale un sogno. Anche se durerà poco, speriamo
di potervi lasciare qualcosa dentro. Di potervi regalare quel sorriso
che nessuno ha il diritto di togliervi.
Di Fanny&Kat (SciokkyFania/Katia R.)
Ti tengo io
Era in piedi davanti alla finestra,
aggiustandosi i polsini della camicia mentre osservava fuori dalla
finestra. La voce di Mikaela arrivava ovattata dal bagno ma lui non
riusciva a captare tutto ciò che diceva. I suoi occhi accarezzavano il
paesaggio di fronte a lui. Il cielo era sereno e il sole che stava
tramontando colorava con varie sfumature di rosa-arancione ogni cosa lì
intorno.
-Ho proprio voglia di divertirmi stasera! Ci saranno anche i tuoi amici “nerd”?- chiese lei.
-No- disse lui continuando a guardare dalla finestra. Non prestandole più di tanta attenzione.
-Pensi che farà freschetto più tardi? Forse dovrei portarmi il copri spalle!-
-Forse- Nathan si avvicinò al comodino e afferrò il cellulare, inviando un messaggio.
Verrai?
Posò nuovamente il cellulare e si
accorse che Mikaela continuava a parlare -... allora, che ne pensi?-
chiese alla fine di una frase che lui non aveva neanche sentito.
-Si. Ok- disse semplicemente afferrando la giacca sul letto e indossandola.
Mikaela uscì dal bagno sorridente, nel suo vestito rosso aderente, lungo fin sopra al ginocchio e con una scollatura notevole.
-Allora, che mi dici?- chiese
mentre Nathan si sistemava il colletto. Sorrise -Bellissima- disse
semplicemente, prima di avvicinarsi -Andiamo?- chiese.
-Tutto ok, Nathan?- chiese
afferrandolo per il braccio. Lui la guardò dall'alto -Si, certo!
Perché?- chiese inarcando un sopracciglio. Lei sorrise e scrollò le
spalle -Niente. Ho avuto come l'impressione che tu fossi assente tutto
il giorno...- poi si sollevò sulle punte e lui abbassò di poco la
testa, baciandola -Forse mi sbagliavo- disse sorridente -Andiamo!-
esclamò afferrandogli il braccio.
Era appena uscita dal bagno, fortunatamente con il nuovo taglio di capelli non perdeva molto tempo ad asciugarli.
Era in biancheria intima, e rimase ad osservare i vestiti sul letto, selezionandone alcuni da provare davanti allo specchio.
Dopo svariate prove, optò per dei
pantaloni neri in pelle, aderenti, e una maglia larga, viola scuro. La
maglia le lasciava scoperta la spalla destra.
Si abbottonò i pantaloni, e proprio
in quel momento il cellulare vibrò, avvisandola di un messaggio appena
ricevuto. Afferrò il cellulare e notò che aveva ben due messaggi. Il
primo era di Tamala che l'avvisava di prepararsi per una serata
indimenticabile. Sorrise. Era sempre così, ogni volta che c'era una
festa.
Rispose velocemente e guardò il
secondo messaggio. Il sorriso scomparve lasciando un'espressione
perplessa al suo posto. Di certo non si aspettava un messaggio da lui.
Ogni volta che leggeva il suo nome sentiva una strana sensazione allo stomaco, come uno sfarfallio.
Uno sfarfallio che poi si trasformava in una fitta al petto quando ricordava cosa era successo tra loro prima.
Lesse il messaggio e inarcò le sopracciglia. Che senso aveva quel messaggio?
Ormai lui aveva una relazione da mesi, quindi perché inviarle quel messaggio? Cosa gliene importava?
Forse sperava che lei non si presentasse, in modo da non creare problemi con la sua ragazza.
Fece una smorfia e poi sospirò
sonoramente prima di infilare l'Iphone nella pochette e cercare gli
accessori da abbinarci e un paio di décolleté nere.
Uscì dalla camera da letto dopo
un'ultima occhiata allo specchio, prese la giacchetta che c'era
sull'attaccapanni all'entrata e afferrò le chiavi dal cassetto del
mobile all'entrata. Quando stava per chiuderlo, però, l'occhio cadde su
una chiave, o più precisamente su un portachiavi in pietra di vetro
trasparente con un pezzo di stoffa colorato incastonato all'interno. Lo
conosceva bene quel portachiavi. E anche quel pezzo di stoffa.
Si morse leggermente il labbro e lo
prese in mano, osservandolo e perdendosi in quel lontano ma vivido
ricordo. Deglutii e infilò anche quello nella pochette, insieme alle
altre chiavi. Non ne capiva neanche il motivo, ma visto la serata che
le si prospettava avrebbe sempre potuto usarlo come oggetto
contundente! Sorrise per il pensiero e uscì di casa.
---
Angolo autrici:
Katia: Eccoci qua!
La splendida copertina è di Fanny! Inutile dirlo, per chi già la conosce, quanto grandiosa sia! <3 :3
Questo era un piccolo prologo! :)
Spero lo riteniate interessante e che ci seguirete anche per i prossimi capitoli! :)
Volevo ringraziare lei, Fanny, perché grazie a lei è nata questa
storia! Avevo solo avuto un flash ascoltando la canzone "Return to
innocence" (che non c'entra con la storia), e gliel'ho raccontato... e
le idee sono arrivate una dietro l'altra, facendo creare questa
splendida collaborazione! E' un'idea "strana", ma non troppo... lo
scoprirete! : )
Voglio dedicare questa storia oltre che a noi, per la dura fatica XD
(LOL), anche ad Elena e Sofia, perché inizialmente doveva essere una
shot dedicata a loro due, poi è "cresciuta" XD hahah, ad Arbina, che
sta soffrendo da settimane per leggerla! XD hahah Di solito legge
sempre in anteprima le mie storie, ma stavolta ne ha letto circa metà!
:P è impaziente eh! A Donatella, la mia Puffetta, che anche lei come
Arby mi tormentava chiedendomi a che punto stavo! XD A Simona, che
attendeva una storia Stanathan da tempo! :P A Reb, Lisetta e Vale(ry)
:3 e a Valentina M, la mia cara ET, che ho conosciuto da poco ma con la
quale condivido parecchi pensieri simili! xD
Fanny: siamo all'inizio di questa
avventura... Questa ff mi e' entrata nel cuore ed è nata cosi
inaspettatamente e cosi facilmente che appena messa la parola "Fine"
era come se una piccolissima parte di me fosse finita assieme a lei!!
Ringrazio il mio braccio per le notti insonni che abbiamo passato e per
essere la mia PFP (Perfect Ff Partner!) XD
Vi auguro una buona lettura e vi ringrazio anticipatamente per il tempo che ci dedicherete!
E infine... la dedica speciale va alle nostre FVO! Loro 3 capiranno perché... :P
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Party ***
Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 1
- Capitolo 1 -
Party
Tamala era seduta ad un tavolino, mentre girava e rigirava la cannuccia
dentro il suo bicchiere osservando attentamente la coppia dall'altra
parte della sala. Juliana e Nicole si avvicinarono a lei -Ehi! Possiamo
farti compagnia?- chiese l'ultima. Tamala sorrise -Ma certo! Neanche a
chiederlo!- esclamò. Le due si sedettero, mentre Tamala ritornò a
guardare di nuovo la coppia -Oh, per favore!- esclamò facendo una
smorfia di disgusto.
-Cosa?- chiese Juliana per poi volgere lo sguardo nella stessa direzione, insieme a Nicole -Oh...- pronunciò la bionda.
-Come si fa a stare con una del genere!? Insomma, okay, voglio un gran
bene a Nathan e se lui è felice lo sono anch'io ma... può avere molto
di più!- esclamò facendo una smorfia -Guardatela! Quelle labbra non...
non sono umane! E poi tutte quelle moine... non gli si stacca di dosso!
Sembra un polipo!- esclamò gesticolando facendo ridere le altre due
amiche.
-Tesoro, diciamo che non fatichiamo a capire che non provi molta simpatia per Mikaela- disse Juliana.
-Sentite, ripeto, voglio un gran bene a Nathan. Mi sono lamentata poche
volte delle altre donne. Insomma, sono scelte sue, personali! Ma...
quella- disse facendo un cenno con la testa verso la coppia -Quella
è... non lo so, mi irrita! E... Oh mio Dio!- esclamò dopo l'ennesimo
bacio che si scambiava la coppia -Ehi, voi due!- esclamò facendo un
cenno a Jon e Seamus che si avvicinarono subito -Che succede?- chiese
Jon.
-Andatemelo a salvare!- esclamò rivolgendosi a Nathan. I due inarcarono
le sopracciglia guardando in quella direzione per poi girarsi verso di
lei -Perché mai dovremmo?- chiese Seamus.
-Infatti! È la sua ragazza!- esclamò Jon.
Tre paia di occhi si posarono su di loro contemporaneamente, quasi
fulminandoli. Schiusero la bocca -Ehm... Okay. F-forse è il caso che
andiamo- disse Jon scambiandosi uno sguardo con l'amico che annuì.
-Bravi! Su, andatemelo a salvare da...- fece una smorfia -Quella lì!- esclamò Tamala gesticolando.
-Donne: mettile insieme e sei spacciato!- esclamò Seamus allontanandosi.
…
-Ehi! Possiamo rubartelo?- chiese Jon sorridente, mettendo una mano sulla spalla a Nathan.
-Si, certo- disse lei sorridente -Io vado a prendermi qualcosa da mangiare- accarezzò il braccio di Nathan e si allontanò.
-Amico, è sempre così?- chiese Jon divertito.
Nathan fece una smorfia -Mikaela è molto... possessiva- disse scrollando le spalle.
-Dai, ti offriamo qualcosa da bere- disse Seamus sorridente, avvicinandosi al piccolo bar.
-Ehilà, ragazzi!- esclamò Michael Trucco avvicinandosi e abbracciando i suoi amici -Come va?-
-Bene!- esclamarono in coro.
-Dov'è la tua consorte?- chiese Nathan sorridente. Michael bevve un
sorso di birra e fece un cenno con la testa, indicando la moglie
dall'altra parte della stanza, che stava salutando le ragazze
-Splendida, al solito!-
-Già! Ogni giorno di più!- esclamò sorridente.
-Ehi, stavo pensando...- disse Jon -Che ne dite di un'uscita a otto una di che queste sere?- chiese sorridente.
-Oh... si, penso si potrebbe fare...- disse Nathan pensandoci su.
-Si, va bene... ditemi quando e vedo se sono libero- disse Seamus.
-Un'uscita a otto!?- disse Michael -Okay, si può fare! Devo chiedere a Sandra quando è libera!-
-Ehi, organizzate uscite senza di me?- chiese una voce ben conosciuta.
Quattro paia di occhi si posarono sulla proprietaria di quella voce che
sorrideva divertita. Stana era di fronte a loro, bellissima nei suoi
pantaloni in pelle e quella maglietta in tono con il filo di trucco che
risaltava i suoi lineamenti.
Jon l'abbraccio, subito seguito da Seamus.
-Ehi dolcezza, sei sempre più bella! Ma come fai!?- disse Michael
salutandola con due baci sulla guancia e un piccolo abbraccio. Lei
ridacchiò e poi si staccò, guardando Nathan -Ciao Nate- disse alzando
la mano, accennando un sorriso timido.
-Ciao Stana- disse, anche lui con un sorrisino timido. Si era incantato
a guardarla per qualche secondo. A volte dimenticava che fuori dal set
era diversa. Si, sprizzava sempre quella sensualità e femminilità anche
sul set, ma quando non era nei vestiti di scena, sembrava un'altra
persona. La spalla destra era scoperta e si ritrovò a pensare al
profumo della sua pelle, al profumo del suo shampoo e...
-Nathan- la voce, per Stana stridula, di Mikaela li raggiunse, prima
che lei si attaccasse nuovamente al braccio del suo uomo -Ciao- disse
rivolta a Stana con un sorriso che a Stana risultò più falso di una
moneta da tre dollari.
-Ciao- rispose Stana gentilmente, e per un attimo i suoi occhi
incrociarono quelli di Nathan, che adesso era serio e rigido nei
movimenti.
-Nate, balliamo un po'?- chiese Mikaela indicando la piccola pista dove altre coppie stavano già ballando.
-Certo- disse lui accennando un sorriso -Scusateci- disse rivolto agli altri, per poi allontanarsi.
Stana li guardò andare via e mischiarsi in pista con altre coppie.
Deglutì, provando quella solita stretta al petto che odiava. Rimase a
guardarli per qualche secondo e una morsa allo stomaco quasi le mozzò
il fiato.
-Ehi, tutto ok?- chiese Seamus non facendosi notare da Jon e Mike, che si erano girati a salutare uno della troupe.
Stana si riscosse e gli sorrise -Si, tutto bene. Ho solo bisogno di
qualcosa di forte!- e proprio in quel momento arrivò un soccorso -Cara,
cosa ci fai in mezzo a questi maschiacci!?- disse Sandra afferrandola
per le spalle e scuotendola nuovamente dai suoi pensieri. Sandra, la
moglie di Michael, era sempre andata d'accordo con Stana. Diceva spesso
“la donna che ha avuto un flirt con mio marito in tv”, per salutarla,
facendola ridere.
-Ero venuta a salutarli! Tra poco vi avrei raggiunte al tavolo- disse Stana sorridente.
-Allora ve la rubo!- esclamò la donna facendo l'occhiolino agli uomini, portandola al tavolo delle donne.
Stana salutò le ragazze, dopodiché Nicole fu rapita dal fidanzato per ballare.
-Ehi, dolcezza... prendi questo cocktail! È fantastico!- esclamò Tamala
bevendo con la cannuccia. Stana le sorrise e andò a prendersi da bere,
prima di sedersi.
E quando portò le labbra sulla cannuccia, i suoi occhi si andarono a
posare su Nathan e Mikaela, in un lato della pista che ballavano
stretti. Lei lo guardava e gli accarezzava i capelli, cosa che le
provocò una fitta la petto. Il ricordo di tutte le volte in cui l'avevo
fatto lei quel gesto. Digrignò i denti e prese un lungo sorso del suo
drink.
Continuò a guardarli, mentre lei gli si strusciava addosso e lui le
sussurrava qualcosa all'orecchio. Scosse la testa e bevve ancora,
mentre il dj cambiava musica, passando da una movimentata ad un lento.
Mikaela si strinse subito a lui, pronta a condividere un'altra danza
con lui. Nathan si sentiva un automa, quasi un robot che ballava da
minuti interminabili, nonostante la sua testa fosse altrove. Non
sentiva nulla, era come se fosse in una bolla da quando l'aveva vista
arrivare. Era circondato da persone ma si sentiva solo. Le note della
nuova canzone si spargevano per tutta la sala, ma per lui era un suono
ovattato, come un eco lontano. Non si sentiva più sé stesso. Da mesi
sembrava essere un'altra persona. Si guardava allo specchio e vedeva
solo una versione opaca di quello che era prima. Ogni giorno si alzava
dal letto e si chiedeva se quel freddo dentro di lui sarebbe mai
finito. Si chiedeva quando guardarla ogni giorno non avrebbe fatto più
male.
Ondeggiava ancorato ad una speranza. La speranza che con Mikaela il
ricordo di Stana non lo avrebbe reso ancora più vulnerabile, giorno
dopo giorno.
Stana li guardò, quasi nauseata da quella vista che faceva più male di quanto credesse.
This memory will last for eternity
And all of our tears will be lost in the rain,
when I've found my way back to your arms again
but until that day
you know you are
the queen of my heart
Lo sguardo di Nathan andò ad incrociare quello di Stana. Era
bellissima. E quelle parole le aveva sentite benissimo. Erano la
descrizione perfetta di quello che provava lui. I ricordi non lo
abbandonavano, e probabilmente non l'avrebbero mai abbandonato. Sperò
solo che col tempo avrebbero fatto meno male. Sperò solo che lei gli
avrebbe dato l'opportunità di spiegarsi. Sperò di poter ritornare tra
le sue braccia, in quella bolla che avevano creato tempo fa. Ma, fino a
quel giorno, come diceva la canzone, sperava che lei sapesse che era la
regina del suo cuore, e nessuno avrebbe preso il suo posto.
Si augurò che Mikaela non notasse il battito cardiaco che era aumentato solo guardando Stana da lontano.
Lei lo guardò, e sembrò leggere qualcosa dentro quegli occhi profondi
che la stavano fissando. Si chiese come avesse fatto. Come avesse fatto
ad andare avanti. Voleva una spiegazione da lui, un consiglio su come
toglierselo dalla testa. Si malediva ogni volta che lo pensava. Ogni
giorno, praticamente. Voleva liberarsi di quello che sentiva dentro, di
quei pensieri e quei ricordi da cui non riusciva a staccarsi.
But no matter how far
or where you may be
I just close my eyes
and you're in my dreams,
and there you will be
Stana tornò a guardare il suo bicchiere, adesso vuoto, proprio come si
sentiva lei. Vuota. Fece un sorrisino amaro e in fretta si asciugò la
lacrima che non aveva saputo trattenere sentendo la canzone. Alzò il
braccio verso il cameriere per riempire il vuoto del suo bicchiere.
Almeno per quello c'era una soluzione.
Neanche si accorse di essere al suo quinto drink, quando Tamala glielo
fece notare -Tesoro, stai alzando un po' troppo il gomito. C'è vodka là
dentro, mica acqua!- esclamò Tamala, mentre Sandra le tolse il
bicchiere da sotto il naso.
-Ehi!- protestò Stana. Sentiva caldo, si era tolta la giacca, poggiandola allo schienale.
-Piantala di torturarti così, Stana!- esclamò Tamala.
-Non mi sto torturando! Hai detto tu che dovevo divertirmi!- esclamò lei facendo spallucce.
-Non intendevo questo! Da più di mezz'ora non fai altro che guardare
Nathan e Mikaela...- disse Tamala. Stana schiuse leggermente la bocca e
guardò verso Juliana e Sandra, per capire se si fossero accorte anche
loro della cosa. Entrambe fecero un cenno con la testa, con un
sorrisino comprensivo. Stana si girò nuovamente verso la coppia, adesso
seduta ad un tavolino, e si inumidì le labbra -Non capisco cosa ci
trova in una come lei!- esclamò, e sapeva che l'alcool aveva davvero
fatto il suo effetto.
-Dovresti chiederlo a lui!- esclamò Tamala.
-A lui!? Che diritto ho di chiedergli cosa ci trova in quella...-
gesticolò -...tettona! No, anzi, vedi!? Ho già capito cosa ci trova:
dai ad un uomo un paio di tette ed un culo e loro impazziscono!-
-Oh, piantala. Ne hai tutto il diritto- disse Sandra -Sei sua moglie!- esclamò.
---
Angolo autrici:
Ops. Sorpresa! :P
Dovevamo postare martedì, ma visto che il primo cap, rispetto agli altri, è più corto... abbiamo deciso di postarlo oggi! :)
Katia: Wow! Non mi aspettavo
tutto questo successo solo per il prologo! Felice di avervi
incuriositi, con la speranza che continuere a seguirci!
Come avevamo detto, l'idea è nata per puro caso... e si è sviluppata in modo del tutto inaspettato anche per noi!
E' un sogno. Il nostro sogno. Se volete sapere altro, ovviamente, vi aspettiamo martedì sera, per il prossimo aggiornamento! :D
Fanny: Stana, Stana... cosa ci siamo perse!? XD
Accidenti! Non posso che unirmi a quello che ha detto la mia Partner!
Sono strafelice che siamo riuscite a catturare la vostra attenzione!!
Speriamo che continuate a seguirci!
Vorrei fare un saluto particolare, un ringraziamento, alle mie Girls! Etta, Agata, Rebby, Vale, Dia, Edy, Laura e Stefania!
Grazie ancora a tutti e al prox capitolo! ;)
Fateci sapere, al solito vanno benissimo anche le critiche : )
Leggendo le recensioni mi sono resa conto che non avevamo postato come erano vestiti Nathan e Stana!
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Just us ***
Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - Cap 2
- Capitolo 2 -
Just us
-Oh, piantala. Ne hai tutto il
diritto- disse Sandra -Sei sua moglie!- esclamò.
E la vodka che Tamala stava
mandando giù, improvvisamente fu sputata sul tavolino e lei iniziò a
tossire.
-M-moglie?- Tamala domandò
incredula, scambiandosi un'occhiata scioccata con Juliana. Ma Stana la
ignorò -Moglie!? Era solo una cosa improvvisata e senza senso... a
quanto pare!- disse rivolgendo gli occhi nuovamente alla coppia,
deviando lo sguardo quando Nathan si girò verso di loro.
-Per Nate aveva un senso...- disse
Sandra.
-Hai detto bene... AVEVA- disse
Stana sottolineando il tempo passato -Adesso per lui non valgono niente
quelle promesse... Sempre se sono mai state importanti per lui- disse
facendo a pezzi il tovagliolino lì accanto, desiderando potesse essere
qualcun altro.
-Okay... CHE COSA MI SONO PERSA,
ESATTAMENTE!? Volete spiegare anche a noi?- chiese Tamala attirando la
loro attenzione. Era ancora sconvolta e stava pulendo il tavolino con
l'aiuto di Juliana.
-Tranquilla... nulla di cui vale la
pena parlare. Non ha più nessun valore...- Stana riuscì a riprendersi
il bicchiere con il suo drink e lo bevve tutto d'un sorso.
-No, no, no, no, mia cara! Hai
appena confessato che TU E NA- - Stana le tappò la bocca con una mano
-Vuoi che ti senta tutta la sala!?- disse guardandola di traverso -Non
c'è bisogno di urlare e andare in iperventilazione come stai facendo! È
stato tempo fa e adesso non ha più importanza...- disse Stana giocando
con quello che era rimasto del suo tovagliolino.
-Non ne sapevo nulla! E sono una
delle tue migliore amiche! E, senza offesa Sandra- disse rivolgendosi
alla donna -Ma... Perché lei lo sapeva e io no!?- esclamò Tamala un po'
stizzita.
-Perché era una cosa che doveva
rimanere tra me e lui. Ma poi si è ubriacato dopo una litigata e ha
confessato tutto a Michael, e ovviamente Sandra l'ha saputo- scrollò le
spalle, per poi guardare la sua amica -Senti, mi dispiace non avertelo
detto, ma... sul serio, non c'è nulla di cui esaltarsi. Eravamo solo
noi due, nulla di ufficiale, niente prete o qualsiasi altra entità. Era
solo una cosa tra me e lui. Ed è finita- disse ordinando un altro drink
che prontamente Sandra le tolse da sotto il naso -Ho bisogno di bere,
Sandra! Perché ogni volta che lo vedo maledico QUEL giorno! E voglio
solo dimenticarlo! Dimenticare gli splendidi momenti passati insieme e
cercare di andare avanti...- aveva gli occhi lucidi e avrebbe voluto
scoppiare a piangere, ma non lo fece. Aveva promesso che non si sarebbe
mai lasciata andare davanti ad altra gente.
-Sai tesoro...- disse Tamala -Credo
che questa cosa valesse molto di più di grandi cerimonie... è una cosa
che vi ha legati per sempre...- Stana si lasciò scappare una risata
amara -Lo vedo!- esclamò rivolgendosi alla coppia -Vedo quanto ci ha
legati e quanto valore abbia!- esclamò riappropriandosi del bicchiere,
dopo un'occhiataccia a Sandra.
Aveva osservato tutta la sera la
coppia, e si era soffermata su Nathan e il suo abbigliamento. Aveva
sempre un ottimo gusto in quel fattore. Aveva un jeans blu scuro, una
camicia bianca con i contorni del colletto neri, come i bottoni, e una
giacca semi-elegante, in pelle. Si morse il labbro, ricordandosi
perfettamente di quella giacca. Le aveva mandato una foto in anteprima
quando l'aveva comprata. Si accorse anche che aveva perso qualche chilo
e si disgustò immaginando il perché. D'altronde era grazie alla loro
“attività fisica” che in passato aveva perso peso.
-Lui ci tiene davvero a te,
Stana...- disse Sandra -E tu lo conosci meglio di me! Non lo vedi che è
come se stesse indossando una maschera? Sta nascondendo il vero Nathan
dietro. Il Nathan che è ancora innamorato di te! E non importa quante
donne possa avere al suo fianco, Stana... tu sei la sua unica. Tu sei
la donna con cui ha deciso di legarsi! E okay, adesso pensi che non
valeva niente quel giorno, che non valevano quelle promesse... ma in
cuor tuo sai che non è così. Sai quanto è stato importante quel giorno.
E non sarà l'alcool a fartelo dimenticare. Non sarà nessuno... e questo
è lo stesso errore che sta commettendo Nathan: cercare di dimenticare.
Ma quando una cosa è vera... non puoi dimenticarla- regalò un sorriso a
Stana, guardandola dolcemente. Lei abbassò lo sguardo sul bicchiere e
deglutì. Sandra aveva ragione sul fatto del dimenticare. Non ci sarebbe
mai riuscita. Il momento continuava a rivivere dentro i suoi pensieri.
Il momento in cui lui l'aveva raggiunta su quel pontile sedendosi
accanto a lei, le gambe penzoloni che quasi sfioravano l'acqua e
l'azzurro acceso dei suoi occhi che trafissero i suoi.
“Sposami”.
Solo quello aveva detto, prima di
tirar fuori due portachiavi. Due portachiavi speciali.
-Sapete cosa!? È ora di
divertirsi!- esclamò bevendo l'ultimo sorso del suo drink e alzandosi.
Si sistemò i capelli, lasciando cadere i riccioli sulle spalle prima di
raggiungere la pista da ballo.
-Conosco quello sguardo- disse
Tamala -E Stana non è in sé in questo momento...-
-Forse dovremmo fermarla- disse
Juliana -Prima che faccia qualcosa di cui si pentirà successivamente-
neanche il tempo di finire la frase che Stana aveva iniziato a ballare,
muovendo il bacino e passandosi una mano tra i capelli. Si avvicinò ad
uno della troupe e iniziò a ballare con lui, in modo alquanto
provocante.
-Questo non porterà a nulla di
buono- disse Sandra, trovandosi subito d'accordo con Tamala e Juliana.
Nathan era seduto ad un tavolino
con Mikaela da un lato, che stava mandando dei messaggi, e dall'altro
lato Michael, Jon e Seamus con i quali stava parlando.
Alzò il viso sentendo una risata
echeggiare tra la musica. La sua risata. La individuò subito. Era sulla
pista da ballo, con le braccia intorno al collo di uno dei ragazzi
della troupe mentre muoveva sinuosamente i suoi fianchi, strusciandosi
quasi addosso a lui. Un moto di gelosia si impossessò subito di lui,
sorprendendolo. Doveva essere ubriaca, perché adesso stava esagerando
con i tocchi vari e la sensualità. Serrò la mascella, non prestando più
attenzione a quello che dicevano i ragazzi. Phil, uno della troupe che
faceva una corte serrata a Stana da anni, si avvicinò a lei, la prese
per il braccio, scostandola dall'altro uomo, facendola voltare verso di
lui e Stana sorrise continuando a ballare. Gli accarezzò la guancia,
mentre lui si abbassò di poco per dirle qualcosa all'orecchio facendola
ridere. Nathan si ritrovò a stringere la mano in un pugno,
conficcandosi quasi le unghie dentro la carne. Doveva mantenere la
calma. Non era più sua.
Stana ascoltò la serie di
complimenti che Phil continuava a farle all'orecchio, con un sorriso
sulle labbra. Non voleva pensare stasera. Voleva divertirsi. Voleva
solo dimenticare quel paio di occhi azzurri che adesso appartenevano ad
un'altra donna.
-Oh, no... qua le cose non si
mettono affatto bene- disse Tamala quasi in un sussurro.
-Dovremmo fermarla?- chiese Juliana.
-Io penso che tra poco lo farà
qualcun altro- disse Sandra con un sorriso divertito, sorseggiando il
suo drink.
Phil fece scivolare una mano lungo
il fianco di Stana, attirandola a sé e in automatico lei gli allacciò
le braccia al collo continuando a muoversi a ritmo di musica. Phil le
sorrise, e dopo l'ennesimo complimento appoggiò la fronte alla sua.
Stana riaprì gli occhi e si specchiò dentro a quelli color nocciola di
lui. E improvvisamente capì che era sbagliato. Capì che non erano gli
occhi che cercava, gli occhi che la facevano star bene. Cercò di
allontanarsi, appoggiando le mani sul petto, mentre Phil fece scivolare
una mano sulla sua coscia.
E fu in quel momento che Nathan non
ci vide più. Si alzò di scatto, quasi facendo rovesciare la sedia e,
non sapeva dire neanche lui come, l'attimo dopo spinse Stana lontana da
Phil, facendola barcollare per via dei tacchi.
-Ma che diavolo fai?- chiese Phil,
e solo in quel momento Nathan si rese conto che era anche lui mezzo
brillo. Eccitato e brillo. Un mix letale.
-Mi sto domandando la stessa cosa!-
esclamò Nathan voltandosi verso Stana -Che diamine stai facendo?-
-Stiamo ballando!- esclamò Phil
avvicinandosi a Stana di nuovo.
-No, non credo proprio- disse lui
separandoli nuovamente.
-Ma chi ti credi di essere!?-
sbottò Stana nervosa. Nathan la guardò stupito -Stana...-
-No, Stana un corno! Cosa vuoi? Che
diritto hai di interrompermi mentre cerco di divertirmi?- Nathan
ringraziò mentalmente il fatto che la musica ad alto volume stesse
coprendo in parte le loro urla. Urla che non passarono inosservate alle
ragazze sedute ancora al tavolino e ai ragazzi dall'altra parte, che
con la coda dell'occhio guardavano la reazione di Mikaela, per niente
felice di ciò che stava guardando.
-Io...- provò a dire Nathan.
-Tu!? Tu cosa, Nate?- lo guardò in
cagnesco.
-Senti, Stana...-
-No! Sono stanca, Nathan! Ti sto
sempre ad ascoltare, stasera non ne ho proprio voglia! Lasciami in
pace!- fece per allontanarsi, ma Nathan reagì nuovamente di impulso.
-Maledizione!- sibilò tra i denti
prima di prenderla in braccio e sollevarla sulla spalla
portandola fuori in modo da avere un po' di privacy.
Quasi tutti i presenti si girarono
verso Mikaela, la quale era rimasta basita dalla scena. Aveva ancora il
cellulare in mano e lo stava stringendo così forte che avrebbe potuto
sgretolarsi tra le sue dita. Deglutì, e quando vide gli sguardi
compassionevoli di Michael, Jon e Seamus lì accanto, si alzò e
raggiunse la toilette. Non doveva piangere. Anche se era stata appena
umiliata, non doveva farlo.
-Okay...- disse Tamala cercando di
riprendere a respirare -Questo non me l'aspettavo...-
-Pensate che dovremo andare a
separarli?- chiese Nicole preoccupata.
-Oh, per carità! Tra moglie e
marito non mettere il dito!- esclamò Sandra.
-Esatto!- esclamò Juliana.
-Anche perché la peggio ce l'avrà
il tuo dito in questo caso- disse Tamala facendo nascere dei sorrisi
spontanei.
-Lasciami andare!- continuava ad
urlare Stana. Continuava a tirargli pugni sulla schiena. Ma Nathan non
sentiva nulla. Nessun tipo di dolore. Niente era in confronto a quello
che già portava dentro di sé. La portò più lontano possibile da occhi
indiscreti, fuori, fino a quando lei gli diede un morso sulla schiena
-AHI! Ma sei impazzita!? Mi hai fatto male!- esclamò lui rimettendola
coi piedi per terra.
-Io impazzita!?- disse nervosa -Non
sono io quella che ti ha interrotto mentre ballavi e ti ha portato di
peso fuori!- esclamò guardandolo in cagnesco.
-Già, anche perché dubito ce
l'avresti fatta!- voleva essere ironico, ma la rabbia che continuava a
montargli dentro non lo aiutò -Ma ti sei vista? Sei ubriaca! Quanti
bicchieri hai bevuto rispetto al solito?-
-Non sono affari che ti riguardano!
Io e te non siamo niente!- esclamò Stana.
-Non è vero, lo sai...- disse
Nathan guardandola negli occhi. Lei si arrabbiò ancora di più e si
avvicinò puntandogli un dito contro, colpendolo in pieno petto -LO SO!?
Sai cosa so io!? So soltanto che questa storia mi sta distruggendo,
Nathan! Mi sta logorando lentamente! Ogni giorno di più! Ogni volta che
ti vedo!- la voce iniziò ad incrinarsi -Io voglio dimenticare ogni
singola cosa!-
-Stana...-
-No! No, Nate! Lasciami in pace. Mi
hai capito!? LASCIAMI-IN-PACE!- esclamò lei scandendo le parole.
-Non posso. Non voglio- prese un
bel respiro -Cristo, Stana! Come fai a non capirlo!? Tu mi appartieni!
NOI ci apparteniamo!- esclamò esasperato. Stana lo guardò schiudendo la
bocca e rise amaramente -Io non sono proprietà di nessuno, mio caro!
Tantomeno tua!- e si allontanò di poco.
-Perché non capisci?- chiese lui
raggiungendola di nuovo. Lei girò la testa di scatto -IO non capisco!?
IO!? Sei tu che non hai capito che tra noi è finita! È finita! Lo
capisci!? Non siamo più niente, Nathan!-
-IO, senza di te mi sento niente!-
esclamò lui deglutendo. Stana fece una risata amara, mentre le lacrime
minacciarono di scendere -Bella questa! Funzionano con tutte le tue
amichette frasi del genere, vero!? Beh, ti avviso che io non sono una
di loro!- si girò per allontanarsi ancora una volta ma Nathan la bloccò
per un braccio. Nel momento in cui le loro mani si sfiorarono una
scossa attraversò il corpo di entrambi. E sarebbe bastato un niente per
rompere quella distanza e lasciarsi andare. Il cuore batteva più forte
del solito nel petto di Stana, tanto da aver paura che potesse uscirle
fuori da un momento all'altro. Deglutì mentre lui fece lo stesso,
guardandola negli occhi -Tu non sei una di loro. Non lo sei mai stata.
E lo sai...- per un secondo avrebbe voluto solo stringersi a lui,
annullando quella distanza e rimanere tra le sue braccia, ma quando una
lacrima le solcò il viso, la sua razionalità tornò a farsi largo dentro
di lei -Non sono stata e non sono niente per te, Nathan. E mai lo sarò.
Per favore, lasciami andare...- disse lei quasi in un sussurro alla
fine.
-Non è vero- disse lui con gli
occhi lucidi -Lo sai che non è vero- lei scosse la testa, serrando le
labbra e sbattendo le palpebre, mentre lacrime copiose scorrevano sul
viso, una dietro l'altra -Vorrei poterti credere...-
-Ti amo, Stana- disse lui
esasperato -Ti amo, dannazione! Sei mia moglie! Ti ho chiesto di
sposarmi perché lo volevo davvero! Se me lo avessi permesso ti avrei
portata anche davanti ad un prete vero!- deglutì -Siamo legati per
sempre... Joy- Stana puntò subito gli occhi nei suoi. Il suo cuore
perse un battito. Da quanto tempo non sentiva quel nomignolo!? Un
nomignolo uscito una sera d'estate, mentre erano sulla veranda della
loro casa sulla spiaggia. Le aveva detto di essere la sua “gioia”. E le
aveva affibbiato quel nomignolo. Gli sembrava adatto. E lei non disse
nulla quella sera. Lo baciò soltanto, facendogli capire con un gesto
che aveva apprezzato.
Riascoltare quel nomignolo dopo
tutto quel tempo, le fece provare un calore che non sentiva da tanto.
Un calore che le era mancato. Lui le sorrise dolcemente sapendo che
ricordava -Quelle promesse tra di noi valevano più di qualsiasi altra
cerimonia davanti a preti o testimoni- continuò lui, avvicinandosi
lentamente -Sei parte di me. Che ti piaccia o no, Stana, sei parte di
me. Sei mia moglie... ho scelto te quel giorno e non mi sono pentito
neanche per un secondo di averlo fatto- disse lui. Lei deglutì e si
asciugò le lacrime -Strano- disse lei schiarendosi la voce -Perché se
non ricordo male sei stato tu a lasciarmi! Sei stato tu ad andartene-
disse lei guardandolo negli occhi.
-Io ricordo diversamente...-
replicò Nathan. Lei lo guardò per un attimo, poi abbassò lo sguardo
-Non hai saputo aspettare... ti avevo chiesto tempo... e non hai saputo
aspettare- disse Stana accennando un sorrisino triste -Questo cosa dice
di noi!?- si girò nuovamente.
-Già, peccato che il tuo
“aspettare” riguardasse solo me...- lei gli lanciò un'occhiataccia.
Nathan sospirò -Senti... ci sono state delle complicazioni, lo sappiamo
entrambi ma... adesso sono qui! Ho fatto una scenata davanti a tutti, e
non mi importa di niente! Dovrei essere con Mikaela adesso e invece
sono qui, Stana!-
-Ecco, appunto... Tornatene dentro!
La tua fidanzata ti starà aspettando!- esclamò lei acida -Mi sembrava
di aver capito che questa seconda possibilità non volevi sprecarla...-
Nathan chiuse gli occhi e scosse la testa, sospirando, stanco -Vai
dentro, Nathan. Chiedile scusa, riconquistala... Ti starà aspettando.
Non farla attendere troppo. Goditi la tua seconda possibilità. C'è chi
attende una vita per qualcosa di vero... e poi si ritrova con niente in
mano...- un'altra lacrima ribelle sfuggì al suo controllo -Tornatene
dentro e lasciami in pace...- e si voltò, allontanandosi.
-Ma dove vai? Sei ubriaca!-
-Prenderò un taxi!- esclamò lei da
lontano.
E stavolta Nathan non riuscì a fare
nulla. Stavolta si sentiva distrutto. Lo aveva distrutto. E capì che
avevano distrutto anche tutto ciò che di bello avevano creato.
Solo mentre la guardava andare via
si accorse che avevano avuto due spettatori involontari.
Terri ed Andrew, usciti per una
passeggiata quando loro erano ancora dentro, avevano assistito a tutta
la litigata.
Si avvicinarono a Nathan e lui
abbassò lo sguardo, esausto.
-Ci penso io, Nate- disse Terri
accarezzandogli la guancia -Non ti preoccupare, la riaccompagno io a
casa- disse accennando un sorriso materno. Nathan annuì e lei si girò
per andare -Aspetta, Terri!- esclamò lui facendola girare nuovamente.
Terri lo osservò mentre si toglieva la giacca e gliela porgeva -Ha
dimenticato la sua dentro, e sarà infreddolita- disse accennando un
sorriso. Lei prese la giacca e gli sorrise dolcemente per poi
allontanarsi.
Nathan si girò verso Andrew che
accennò un sorriso, non sapendo cosa dire o fare in quel momento. Stava
per dire qualcosa quando vide sfrecciare qualcuno accanto a lui.
-Mikaela, aspetta!- esclamò
raggiungendola.
-Sento parlare ma non capisco chi
sia- disse lei continuando ad andare avanti, senza degnarlo di uno
sguardo.
-Oh, avanti! Non fare la stupida!-
esclamò lui afferrandola per un braccio. Neanche il tempo di farlo che
si ritrovò cinque dita stampate in faccia. Vista la differenza di
altezza, per fortuna non lo prese in pieno.
-Stupida!? Si, in effetti è come mi
hai trattata... da stupida!- esclamò arrabbiata.
-Senti, mi dispiace...-
-Non provarci nemmeno, Nathan! Sei
solo un immaturo! E non crescerai mai- disse lei scuotendo la testa e
guardandolo in modo critico -Non credo di essermi sentita mai così
umiliata come questa sera!- esclamò sempre più arrabbiata -Non hai
pensato neanche per un secondo a come potessi sentirmi. Non ti è
importato nulla dei miei sentimenti!- continuò urlando.
-Stai esagerando...- disse lui
guadagnandosi un'occhiataccia -Esagerando!?- la sua voce uscì più
stridula di prima -Non sono io quella che ha preso di peso qualcuno!-
-Ci tengo a Stana, è una mia
collega, una mia amica!- esclamò lui, non sapendo cosa dirle
esattamente.
-Collega!? Amica!?- Mikaela scoppiò
a ridere -Ma per piacere, Nate! Quello che ho visto non faceva pensare
ad un semplice rapporto tra colleghi o amici!-
-Avrei dovuto lasciarla lì,
ubriaca, a farsi mettere le mani addosso da quello!?-
-Non ho visto nessuno scattare come
hai fatto tu! E sono sicura che se avessero continuato qualcuno sarebbe
intervenuto!- Nathan non riuscì a ribattere -Tu ne sei innamorato,
vero!?- disse lei con un sorrisino acido. Lui la guardò ma non rispose.
Che senso avrebbe avuto mentirle?
-Inutile che cerchi una risposta...
la so già! Ho visto come ti sei comportato. Come vi siete comportati.
Non sembravate affatto due amici. Tantomeno due colleghi- disse lei
nervosa -Quella ti ha ammaliato con il suo fare super sexy e tu ci sei
cascato come uno stupido. E adesso provi a buttarti in altre relazioni
cercando di dimenticare lei. Sei patetico!- esclamò deglutendo. Non
doveva piangere. Non voleva dargli quella soddisfazione. Non meritava
le sue lacrime -Ti sei lasciato scappare anche la donna che ami. Il che
dovrebbe farti capire che razza di uomo sei, Nathan!-
-Non volevo ferirti- disse Nathan
guardandola, sinceramente dispiaciuto -Io...-
-Va tutto bene, Nate. Invece di
perdere tempo con me corri dalla tua amata! Sempre se lei ti voglia
ancora- disse con un mezzo sorriso -E per quanto riguarda la seconda
possibilità... mi sembra alquanto chiaro che hai buttato nel cesso pure
questa!- esclamò -Mi chiedevo se ne valeva veramente la pena...- scosse
le spalle -Adesso ho avuto la risposta. Addio Nathan...- e si voltò con
un sorriso stampato in faccia, nascondendo quegli occhi lucidi che
stavano per tradirla.
Terri raggiunse Stana, appoggiata
alla sua auto -Tesoro...- si voltò subito verso di lei. Terri le
accarezzò una guancia -Sono un'idiota- disse Stana con la voce
incrinata -Me ne volevo andare... ma ho lasciato cellulare e chiavi
dentro... E non mi va proprio di tornare lì- sospirò.
-Facciamo così: ti riaccompagno io
a casa. Poi chiederò a Tamala di prendere le tue cose- Stana annuì.
Terri le sorrise dolcemente e le porse la giacca, ma quando lei la
riconobbe con una manata la buttò a terra -Non ho bisogno della sua
giacca!- esclamò nuovamente arrabbiata. Terri si abbassò per riprendere
la giacca, facendo cadere qualcosa dalla tasca che provocò un tintinnio
sul terreno. Entrambe guardarono cosa avesse provocato quel rumore, e
Terri si ritrovò tra le mani una collana con un ciondolo a forma di
boccetta in vetro, piena di sabbia e con una piccola conchiglia in
superficie. Stana si paralizzò appena riuscì a mettere a fuoco il
ciondolo che pendolava davanti ai suoi occhi. Il cuore perse un altro
battito mentre la mente volò a quel lontano ricordo...
-Ehi,
bell'addormentato, sveglia...- disse sorridente, sfiorandogli i
contorni del viso con un dito. Nathan aprì lentamente le palpebre
sbattendole un paio di volte, per abituarsi alla luce del sole che
filtrava dalle finestre.
-Ehi- disse
rivolto a lei con un caloroso sorriso che le sciolse il cuore.
-Ti ho portato
la colazione a letto e un portafortuna che ho creato stamattina
presto...- disse lei poggiando il vassoio sul letto, davanti a lui, ed
estraendo dalla tasca una collana con un ciondolo. La fece penzolare
davanti ai suoi occhi e gli sorrise -Non devi indossarla per forza. È
un portafortuna, e rappresenta questo piccolo angolo di paradiso tutto
nostro. Noi siamo la conchiglia, la sabbia è tutto quello che ci
circonda in questo momento e la bottiglia ci protegge dal resto del
mondo...- Nathan prese tra le mani quel ciondolo e lo osservò -Lo so, è
patetico, vero!?- disse lei facendo una smorfia. Lui sorrise e si
sporse in avanti baciandola. Quando si staccarono la guardò negli occhi
e sorrise -Patetico o no, è uno dei regali più belli che mi abbiano mai
fatto. Ed è fatto da te, con un significato ben preciso... quindi direi
che è perfetto- Stana sorrise e abbassò lo sguardo arrossendo. Quello
era uno dei tanti momenti che non avrebbero mai dimenticato...
Neanche se ne accorse quando le
lacrime ritornarono a scendere una dietro l'altra, senza freno. Non si
accorse di aver iniziato a tremare fino a quando non sentì i singhiozzi
che le scuotevano tutto il corpo.
“Tu mi
appartieni! NOI ci apparteniamo!”
Terri rimise il ciondolo nella
tasca della giacca e si avvicinò, spaventata dalla reazione. Stana si
lasciò stringere dalle sue braccia materne, singhiozzando su di lei,
senza riuscire a fermarsi. E l'attimo dopo scansò Terri e corse in un
angolo, piegandosi su se stessa, pronta a svuotare il malessere che
provava. Vomitò tutto l'alcool di quella sera, tutto il dolore. O
almeno era ciò che sperava lei. Terri le fu subito vicina,
accarezzandole dolcemente la schiena e tenendole i capelli corti di
lato. Era una madre, ci era già passata. E vedere Stana in quello stato
le faceva male. Tirò fuori un fazzolettino dalla tasca e lo porse a
lei, adesso in posizione eretta. Stana la ringraziò con lo sguardo, e
Terri le sorrise dolcemente accarezzandole i capelli e portandole una
ciocca dietro l'orecchio. Stana la guardò negli occhi, ancora
lacrimanti e deglutì -Portami a casa. Portami via da qui...- disse con
la voce un po' roca. Terri annuì, provò a metterle la giacca sulle
spalle e stavolta lei glielo permise. Poteva mentire a sé stessa e al
mondo, ma il suo cuore non le avrebbe creduto mai. Non aveva senso
combattere contro quel sentimento. Il cuore avrebbe sempre vinto.
Andrew si avvicinò lentamente a
Nathan, in silenzio.
-Credo che ti debba delle
spiegazioni...- disse Nathan stancamente.
-Non mi devi nulla, figliolo- disse
lui -Non c'è bisogno di spiegazioni e non sono qui per giudicarti...
Entriamo dentro- gli diede una pacca sulla spalla e insieme ritornarono
alla festa.
Michael, Jon e Seamus adesso erano
seduti allo stesso tavolino delle ragazze e Nathan notò che gli occhi
dei presenti si posarono su di lui.
-Per l'amor del cielo, Nathan, che
cosa è successo?- chiese Susan preoccupata. Nathan non disse nulla,
scosse la testa dicendo di non volerne parlare e si avvicinò ai
ragazzi, prendendo la giacca e il cappotto di Stana.
-Nathan!?- lo richiamò Michael.
-Va tutto bene, ragazzi... non ho
voglia di parlare- disse per poi porgere la pochette di Stana a Tamala
-Controlla se ci sono le sue chiavi qui dentro, per favore. Non vorrei
mi incolpasse anche per aver frugato nelle sue cose- Tamala aprì la
pochette e tirò fuori due portachiavi. Nathan perse un battito alla
vista di uno dei due. Uno aveva un semplice oggetto attaccato, l'altro
era in pietra di vetro trasparente e lo riconobbe subito. All'interno,
incastonato, c'era un pezzo di stoffa. Deglutì e prese il portachiavi
in mano, osservandolo. Lo accarezzò, tenendolo tra pollice e indice.
Afferrò nuovamente la pochette e mise entrambi i portachiavi dentro,
richiudendola.
-Scusate ragazzi, devo andare-
disse per poi uscire di corsa, non prima di aver lanciato
un'occhiataccia a Phil, in un angolo della sala. Se avesse osato
toccare ancora una volta Stana, non avrebbe più risposto di se stesso.
Raggiunse la sua auto. Aveva bevuto
solo due bicchieri di birra ma era lucido per guidare e raggiungere
casa.
-Ma cosa è successo?- chiese Susan,
ancora frastornata. Le altre donne si guardarono tra di loro, mentre
Sandra e Michael si lanciarono uno sguardo eloquente.
-Ecco, pare... pare che Stana e
Nathan avessero una storia- disse Andrew, prendendo la parola. Susan lo
guardò stranita -Non che mi stupisca più di tanto la cosa- disse lei
-Ma mi stupisco più del fatto che ce l'hanno tenuto nascosto e noi non
ce ne siamo mai accorti!-
-Aspetta... cosa!?- disse Jon
guardandosi prima con Seamus, sorpreso quanto lui, e poi con Tamala
-Stana e Nathan stavano insieme?- si girò verso Michael e lo vide
tranquillo -Tu lo sapevi- disse socchiudendo gli occhi. Michael scrollò
le spalle, facendo un mezzo sorrisino colpevole.
-Perché non ci ha detto nulla?
Insomma, di solito ce ne parla sempre!- esclamò Jon. Era un po'
risentito dalla cosa. Sia Nathan che Stana erano suoi grandi amici, e
ad una notizia del genere ne sarebbe stato felice.
-Non prendertela, Jon... il punto è
che...- Michael guardò la moglie, non sapendo come continuare.
-Beh, ormai di “quella cosa” ne
sono al corrente anche le ragazze...- disse la moglie scrollando le
spalle -L'alcool fa parlare- disse divertita.
-Quale “cosa”?- chiese Seamus,
anticipando Jon.
-Ecco...- Michael si schiarì la
voce -C'è un motivo se Nathan me l'ha detto...- disse guardando gli
amici -Voi eravate fuori città e lui era in crisi e ubriaco... così è
venuto a casa mia, era tardi e ha iniziato a sfogarsi dicendo che...-
fece una pausa -Che aveva avuto una lite con la moglie...-
Jon, Seamus e Susan spalancarono
gli occhi, increduli -Moglie!?- disse l'attrice e solo in quel momento
Michael fece una smorfia. Non era così che voleva farlo sapere.
-Oh mio Dio! Si sono sposati!?- Jon
lo guardò con occhi e bocca spalancati, per poi girarsi verso Seamus,
con la sua stessa espressione.
-No. Cioè... si. Non...
ufficialmente, diciamo...- gesticolò con le mani -Erano loro due da
soli. Si sono scambiati un oggetto per loro importante e... si sono
scambiati delle promesse...-
-Beh, anche se non ufficiale... è
comunque stato una cosa importante- disse Susan.
-Molto più di quanto crediamo...-
disse Andrew -Li ho sentiti litigare là fuori... Ed è stupido quanto
male si stiano facendo a vicenda. Lei lo ama ma lo incolpa di non aver
saputo aspettare. Mentre lui ha detto qualcosa tipo... che era l'unico
però a dover aspettare, non ricordo bene. Ma ho sentito chiaramente lui
che gli diceva di amarla...-
Ci furono momenti di silenzio,
mentre intorno a loro la gente chiacchierava e ballava al ritmo di
musica, non sapendo cosa stava succedendo.
-Perché è finita?- chiese Seamus.
-Lei non si sentiva pronta di
uscire allo scoperto, nonostante l'importanza del rapporto... e poi
varie cose hanno complicato tutto, mandando tutto in frantumi...-
-Non ci siamo accorti di niente...-
disse Tamala scuotendo la testa -Loro che per qualche periodo cercavano
di evitarsi, che erano un po' goffi in certi momenti... Non ci siamo
resi conto che dietro quegli strani atteggiamenti c'era tutta una
storia...-
-Quando è successo? Voglio dire...
quando si sono messi insieme?- chiese Seamus.
Michael scrollò le spalle -Questo
non lo so... Dopo quello sfogo a casa mia, Nathan ha cercato di non
pensarci più...- i ragazzi annuirono.
Stana e Terri erano in viaggio.
Stana si era tolta la giacca ed era sulle sue gambe. Accarezzò il
tessuto in pelle ricordando quel giorno che l'aveva comprata. Era
tornato a casa con una maglietta bianca, un jeans, quella giacca di
pelle e gli occhiali da sole. Inutile dire che alla sola vista Stana si
era ritrovata a mordersi il labbro maliziosamente. E inutile dire che
qualche minuto dopo erano già in camera da letto, avvolti tra le
lenzuola. Fare l'amore era sempre intenso tra di loro. Si amavano
sempre con rinnovata passione e quel tocco di dolcezza che rendeva
tutto più magico. Erano da soli nella loro bolla segreta, lontani dal
mondo e lontani dalla loro vita mondana nella quale non esisteva un
“noi”. E per colpa sua non sarebbe mai esistito.
Deglutì e si portò la giacca al
viso, respirando il suo profumo. Era intenso e virile come lo
ricordava. E non riuscì a bloccare le lacrime che ricominciarono a
scendere, ricordando di quando il suo profumo lo sentiva addosso alla
sua pelle.
Terri la guardava con la coda
dell'occhio, senza dire nulla, e Stana le fu grata. Si era sempre
comportata come una madre e voleva scusarsi per non averle detto nulla.
Ma sapeva che non era il momento.
Infilò una mano dentro la tasca
della giacca, tirando fuori la collanina. Prese il ciondolo in una mano
e deglutì -Come si fa a cambiare vita per una persona?- chiese con voce
roca, facendo voltare per un istante Terri.
-Non c'è un metodo. Succede e
basta... capisci che quella persona è quella giusta. Che ti ha
cambiata, in meglio, che ti fa star bene...- disse mentre Stana abbassò
lo sguardo -Scusami Terri...-
-Non dirlo neanche, Stana- la
bloccò subito la donna, e Stana accennò un sorriso sapendo di non
essersi sbagliata -Era una cosa nostra...- continuò Stana ignorandola
-L'avremmo condivisa prima o poi, ma... la mia paura ha rovinato ancora
una volta tutto- disse con voce incrinata. Terri le poggiò una mano
sulla gamba e le sorrise -Tesoro, se vuoi sfogarti sono qui... ma sappi
che non mi devi nessuna scusa e nessuna spiegazione. È la tua vita. Ed
è privata...-
-Ecco, è proprio questo il punto!-
sbottò Stana improvvisamente -La mia vita privata! Privata! Non l'ho
mai voluta sbandierare ai quattro venti e non facendolo ho perso l'uomo
che amavo!- si morse il labbro -L'uomo che amo ancora, purtroppo- disse
con una smorfia.
-Le cose si possono gestire...
tante coppie di serie tv e film hanno una storia. I primi mesi sono
quelli più assillanti, poi però la cosa va scemando...-
-Lo credi davvero!? Con i fan che
abbiamo!? No, Terri, ci seguirebbero. Sui set esterni non avremmo più
pace, ci sarebbero paparazzi che vogliono catturare ogni singolo nostro
movimento. E i fan impazzirebbero del tutto!- scosse la testa -Non
siamo destinati a stare insieme...-
-Solo perché è un amore ostacolato?-
-Perché siamo io e lui, Terri!
Siamo Stana e Nathan! Siamo parte di una delle serie tv più viste negli
ultimi anni! Non funzionerebbe...-
-Mi sembra che per un po' abbia
funzionato...- disse Terri. Stana annuì e sospirò -Un anno circa...-
Terri si girò a guardarla, sorpresa -È iniziata alla fine delle riprese
della quarta stagione- si morse il labbro e continuò -Le cose erano
strane da un po' tra di noi, e dopo quelle ore a girare la “famosa
scena”... siamo andati alla sua roulotte. Lui mi ha dato il regalo per
il mio compleanno, io l'ho ringraziato e... Non lo so, c'è stato un
attimo in cui... non saprei... è scattato qualcosa tra noi!- spiegò
gesticolando -C'era un'aria diversa, e... dopo tutte quelle ore a
girare quella scena, sembra assurdo, ma avevo ancora voglia di
baciarlo! Ho pensato fosse solo l'emozione del momento. Sai, essendo
una fan dei Caskett, ero felice di come era evoluta la storia...-
scrollò le spalle -Così ho lasciato perdere e stavo andando via, ma lui
mi ha fermata... e se non fosse stato per il mio buonsenso mi sarei
avventata su di lui! L'ho salutato dicendogli che ci saremmo visti alla
festa e... Beh, per tutta la sera ho cercato di non ritrovarmi da sola
con lui...-
-Ricordo il lungo sguardo che vi
siete scambiati mentre Andrew parlava- disse Terri accennando un
sorriso -Ho sentito che c'era qualcosa di diverso nell'aria, ma non
riuscivo a capire cosa. In fondo la vostra “chimica” è sempre stata ad
ottimi livelli, ormai non facevo tanto caso ai vostri cambiamenti...-
-Qualcosa nell'aria c'era davvero-
disse Stana mordendosi il labbro -Sono andata a casa prima quella sera.
Dovevo sistemare le ultime cose visto che l'indomani avrei preso
l'aereo per tornare in Canada, dai miei...- Terri annuì, fermandosi ad
un semaforo -Nathan era all'aeroporto il giorno dopo. Stava tornando
anche lui a casa... ma l'aeroporto era un posto troppo “pubblico” e
quindi abbiamo preferito salutarci con un semplice cenno. Ero lì in
attesa di imbarcarmi e guardavo il cellulare, indecisa su cosa
scrivergli. Insomma, la sera prima non ci eravamo potuti salutare per
bene perché lui stava parlando con alcuni della troupe... e non so...
avevo solo voglia di poterlo abbracciare...-
Terri nel frattempo ripartì, sempre
attenta al discorso di Stana -Mi sentivo così stupida. Poi mi è
arrivato un messaggio. Ed era lui che mi diceva che gli sarei mancata e
io gli dissi che mi avrebbe fatto piacere un incontro una volta in
Canada...- accennò un sorriso ricordando il messaggio.
“Mi è
dispiaciuto non essermi potuto fermare... In aeroporto c'è sempre così
tanta gente! :)”
Stana cercò di
trattenere un sorriso, mordendosi il labbro.
“Si, hai
proprio ragione : ) dispiace anche a me... Mi piacerebbe che ci
organizzassimo per vederci durante queste vacanze...”.
Inviò,
iniziando a torturarsi il labbro in attesa di risposta. Quando arrivò,
Stana sorrise e scosse la testa, cercando di ignorare quelle farfalle
allo stomaco. Voleva vederla.
“Quindi... mi
stai chiedendo un appuntamento signorina Katic!? … Perché se così fosse
non direi mai di no... ; )”
Stana arrossì
leggermente, e si guardò intorno, cercando di capire se qualcuno la
stesse osservando. Era riuscita a camuffarsi abbastanza bene.
“Mmm... può
essere signor Fillion... ; )”
Inviò e si
morse il labbro. Cosa stavano facendo!? Stavano flirtando? Scosse la
testa, non riuscendo a trattenere un sorrisino.
“Dimmi dove e
quando... e sono già lì!”
Ridacchiò.
Sembrava impaziente.
“Che impazienza
Fillion! Qualcosa mi fa pensare che qualcuno qui senta già la mia
mancanza... : )”
Controllò l'ora
e aspettò la risposta.
“Non lo
negherei mai... Appena atterro ti chiamo per metterci d'accordo. Buon
volo signorina Katic! xo N”
Il battito del
cuore di Stana diventò irregolare appena lesse. Deglutì e sentì le
farfalle svolazzare ancora più forte. Ma che le stava succedendo!?
Guardò nuovamente lo schermo e la risposta fu chiara. Oh no. Quello era
davvero un bel pasticcio. Mai innamorarsi della propria co-star.
Sospirò e rispose in automatico...
“Non vedo
l'ora... Buon volo anche a lei, signor Fillion xoxo S”.
-E poi, poco prima di pranzo
ricevetti la sua chiamata... C'era stato un ritardo del suo volo...-
accennò un sorriso ricordando gli sguardi della madre e della sorella
mentre era al telefono con lui.
-Ehi! Scusa se
chiamo adesso, spero di non disturbare!- esclamò lui.
-Tranquillo,
nessun disturbo. Qualche problema?- chiese sapendo che sarebbe dovuto
atterrare due ore prima.
-Soliti
ritardi- disse lui sospirando -Sono stanco. Io e gli altri passeggeri
abbiamo dovuto attendere un'ora e mezza prima di riuscire ad
imbarcarci...-
-Almeno il volo
è andato bene?- chiese lei.
-Si, si! Il
tuo?-
-Tutto okay. A
parte che uno degli assistenti di volo mi ha riconosciuta... e ha
iniziato a provarci con me- disse lei ridacchiando.
-Come
biasimarlo!?- disse lui, mentre lei si morse il labbro e iniziò a
giocare con una ciocca dei capelli.
-Non lo so,
Fillion... Per come ero cammuffata potevo fare concorrenza a Morticia-
disse lei divertita.
-Beh, Morticia
era una donna di classe! E poi... tu staresti bene anche con un sacco
di iuta addosso...- disse con una tonalità di voce più intensa. Stana
si morse nuovamente il labbro e sentì le guance prendere colore, grata
che lui non potesse vederla.
Beh, lui no, ma
la madre e la sorella si. Christina sorrideva divertita, scambiandosi
sguardi eloquenti con la madre che stava preparando il pranzo. Stana
lanciò un'occhiataccia alle due, per poi prestare attenzione all'uomo
al telefono -Ci sei ancora, Stana?- chiese lui.
-Si, si. Scusa-
disse lei sorridente -Uhm... lo sai che i complimenti mi
imbarazzano...- disse lei schiarendosi leggermente la voce. Lui
ridacchiò e Stana sentì nuovamente quella sensazione allo stomaco
-Immagino che sarai rossa, e che ti sei appena portata una ciocca di
capelli dietro l'orecchio...- Stana schiuse la bocca, sorpresa, mentre
rimase con la mano a mezz'aria. Aveva davvero fatto quello che aveva
appena detto lui.
-Ho indovinato,
vero!?- disse divertito. Stana sbuffò, fintamente scocciata. Nathan
ridacchiò -Okay, visto che tra poco devo andare a pranzo direi di
metterci d'accordo su dove e quando incontrarci...- disse Nathan.
-Oh, non so...
potrei avere un impegno con quel simpatico assistente di volo- disse
lei divertita.
-Oh, capisco-
disse Nathan -Beh, quando ti stancherai di divertirti con un
ragazzino... vieni da un vero uomo- disse con voce suadente.
-Ma sentilo!-
esclamò lei -E saresti tu l'uomo?- chiese.
-Hai dei dubbi,
Katic? Perché potrei facilmente farti cambiare idea- disse lui con voce
più roca e bassa. Lei si morse il labbro -Ah si!? E come esattamente?-
chiese divertita dalla cosa. Notò un altro sguardo tra la madre e
Christina e fece un cenno con la mano per dirgli di smetterla.
-Sarei ben
lieto di mostrartelo...- il tono sexy con cui l'aveva detto, provocò
dei brividi a Stana.
-Non lo so...-
disse lei facendo finta di pensarci -Mmm... forse potrei accettare la
proposta...-
-Bene. Stasera
alle sette. Noleggerò un'auto per farti venire a prendere. Sii
puntuale, Katic- disse lui divertito.
-Ci sarò- disse
lei sorridente, prima di chiudere la chiamata.
-Inutile dirti che sono stata
puntualissima quella sera- disse Stana -Anzi, a dirti la verità ero
pronta mezz'ora prima! E mia madre e mia sorella non hanno fatto altro
che sfottermi per tutto il tempo...- Terri ridacchiò -Beh, comunque...
ad aspettarmi c'era un'auto scura. Sono salita dietro e come autista
c'era un signore di mezz'età. Mi ha accompagnato in un'area dismessa
dell'aeroporto. Lì ad aspettarmi c'era lui. Lui... e un jet privato-
disse scuotendo la testa -Aveva noleggiato tutto quello per il nostro
incontro e io non sapevo se sentirmi felice o spaventata...-
-E poi cosa è successo?- chiese
Terri, ormai curiosa.
Nathan si
avvicinò all'auto e le aprì lo sportello -Ehi!- esclamò sorridente
abbracciandola e stampandole un bacio sulla guancia. Stana gli sorrise
e Nathan le afferrò la mano, chiudendo lo sportello. Un brivido
attraversò il corpo di Stana.
Nathan
ringraziò l'autista e poi la tirò lentamente verso il jet.
-Wow! Un jet
tutto per noi?- chiese Stana stupita.
-Ovvio!
Desideravi altra gente?- chiese divertito -Non aspettarti camerieri o
quant'altro. La ditta di catering se ne è andata cinque minuti fa. E il
pilota è andato a farsi un giro. Privacy assoluta- disse lui
sorridente. Stana ricambiò il sorriso e salirono le scalette, ancora
mano nella mano. Lei si concentrò su ogni minimo dettaglio. Un piccolo
salottino formato da divani e tv al plasma, un tavolo con una candela
centrale e...
-Non ci credo!
Ma queste sono le mie caramelle preferite, le Red Vines!- esclamò lei
sorridente. Nathan gliele portava sempre come regalo ogni volta che
tornava da un viaggio in Canada. Sapeva come migliorarle la giornata a
volte. Lui sorrise -Sorpresa!-
-Beh, wow!
Un'auto che mi viene e a prendere a casa, un jet privato, noi due da
soli e in più le mie caramelle preferite...- non la lasciò finire e le
piazzò davanti un mazzo di fiori. Lei schiuse la bocca -E un mazzo di
rose blu e girasoli- disse lei afferrando il bouquet. Lo portò al viso,
chiuse gli occhi e inspirò il loro profumo. Poi alzò gli occhi
puntandoli nei suoi, sorridenti -Fillion, per caso mi stai
corteggiando?- chiese divertita. Lui tornò serio e si avvicinò -Anche
se fosse sarebbe un problema per te?- chiese cercando di accennare un
sorriso, ma Stana si accorse che era nervoso. Lei abbassò lo sguardo,
per poi rialzarlo subito. Una sua risposta avrebbe cambiato qualcosa
tra di loro. Definitivamente.
Si portò una
ciocca dietro l'orecchio e accennò un sorriso timido -No- disse per poi
mordersi il labbro. Sentì Nathan rilasciare un respiro per poi
avvicinarsi e spostarle la sedia -Ceniamo, signorina Katic. La serata è
ancora lunga...-
...
La serata
continuò tra risate e sguardi. Nathan di tanto in tanto sfiorava la
mano di Stana, sorridendo, mentre lei abbassava lo sguardo sulle loro
mani, si mordeva il labbro e arrossiva.
Parlarono di
varie cose e ricordarono alcuni aneddoti divertenti accaduti sul set.
Stana adorava quelle piccole rughe che gli si formavano ai lati degli
occhi quando rideva o sorrideva. E lui adorava il suono della sua
risata.
Neanche si
accorsero che era mezzanotte passata fino a quando Nathan controllò
l'orologio.
-Credo che sia
ora di andare- disse Nathan, e Stana sentì una morsa allo stomaco. Non
voleva che la serata finisse.
-Vorrei
rimanere di più, ma purtroppo dobbiamo pensare anche al pilota e al tuo
autista- disse lui divertito. Lei sorrise e annuì -Si, capisco- si
alzò, seguita da Nathan. Notò che l'autista stava parcheggiando. Nathan
si avvicinò, aiutandola ad indossare il cappotto e si scambiarono un
altro sguardo, sorridenti. Lei prese il mazzo di rose blu e girasoli
mentre lui, senza dire nulla, le afferrò la mano e l'accompagnò fino
all'auto. Salutarono con un cenno l'autista e poi Nathan aprì lo
sportello a Stana.
-Beh...- disse
lui sospirando -A quanto pare è arrivato il momento di salutarci- disse
accennando un sorriso. Stana lo guardò e si avvicinò, impacciata,
abbracciandolo. Lui la strinse a sé con le sue possenti braccia -Fai
buon viaggio- gli sussurrò un attimo prima di staccarsi per lasciarle
un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi, godendosi il momento e
inspirando il suo profumo -Grazie, Nate- disse guardandolo negli occhi
-Anche per la serata...- lui le sorrise di nuovo mentre lei si ritrovò
a fissare le sue labbra, con la voglia di baciarlo, di assaporarlo
ancora una volta...
Anche Nathan
alternava lo sguardo dagli occhi alle labbra, ma entrambi non volevano
precipitare troppo le cose.
-Beh, a presto,
Fillion!- disse lei deglutendo per poi prendere posto sui sedili
posteriori.
-A presto-
disse appoggiando la mano sullo sportello -Mandami un messaggio quando
arrivi a casa- disse infine. Lei sorrise di nuovo -Stessa cosa per te.
A qualsiasi orario!-
Lui annuì -Sarà
fatto- le regalò un altro sorriso e poi insieme chiusero lo sportello.
Rimasero a guardarsi negli occhi fino a quando l'auto cominciò a
muoversi e ad allontanarsi pian, piano. Stana lo guardò fino a quando
non scomparve dalla sua visuale. Si erano salutati così, come due
semplici amici. Due amici che però avevano fin troppe cose non dette
alle spalle.
-E poi? È finita così? Nessun
bacio? Non ti ha seguita?- le domande arrivarono a raffica e se non
fosse stata moralmente distrutta, Stana avrebbe riso per la faccia di
Terri.
-No...- rispose semplicemente.
-Ma come!?-
-No. È stato tutto
perfetto, Terri...- disse con un sorriso malinconico -Era tutto
perfetto...- disse guardando fuori dal finestrino.
---
Angolo autrici:
Delusi!? :P
Katia: Ancora grazie mille per le
bellissime recensioni che ci avete lasciato! Rispondo tra poco,
promesso! :D
Anyway... Le prime cose iniziano a venire a galla! Ma che cosa sarà
successo? Il nostro Nathan sembra non ne combini manco una giusta,
povero! XD
Aveva quel gran pezzo di "moglie"... e se l'è fatta scappare! O forse
non è andata così? Mmmmm... lo scoprirete più avanti! ; )
Intanto godetevi questi piccoli flashback dei tempi felici : )
Speriamo sempre di non deludervi e sono sempre accettati i vostri
pensieri, qualunque essi siano! :D
Fanny: Oh mamma mia, che casino!
E adesso?? ... eh, adesso aspettiamo martedì per il prossimo capitolo!
:P
Grazie mille davvero a tutti quelli che ci seguono!
Speriamo di non deludervi! A martedì! :D
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - The red rose ***
Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 3
-
Capitolo 3 -
The red rose
-No. È stato tutto perfetto,
Terri...- disse con un sorriso malinconico -Era tutto perfetto...-
disse guardando fuori dal finestrino -Non ci eravamo lasciati da
nemmeno un minuto e mi ha scritto un messaggio...- sorrise al ricordo.
“Serata
meravigliosa : ) spero di poter replicare presto. Non divertirti troppo
senza di me! ; ) X N”.
-E ho sentito qualcosa dentro. Mi
ha scaldato il cuore...- sospirò persa nei ricordi -Poi sono
partita per tre settimane in India. E ho scoperto che mi mancava
giorno dopo giorno sempre di più. Non si è fatto sentire, e io
nemmeno... nei posti che visitavo spesso spegnevo il cellulare...- si
morse il labbro -Ho creduto che avesse trovato nuove distrazioni... che
quella serata era stata solo un'illusione ma... una volta raggiunta una
connessione, ho controllato l'email e c'erano innumerevoli messaggi-
sorrise -Mi aveva scritto diverse email. Mi aveva raccontato cosa gli
era successo, tutte le cose più strane e bizzarre, alcuni incontri con
dei fan...- sorrise -Gli ho risposto e abbiamo deciso di incontrarci.
Siamo usciti diverse volte in Canada, sempre in posti sperduti, posti
dove lui si rifugiava se voleva stare lontano dal mondo... Quei posti
in cui da piccolo andava con Jeff magari... o magari dove ci portava
qualcuna- scrollò le spalle con un mezzo sorriso -Abbiamo passato dei
momenti indimenticabili...- disse lei sfiorando la collana di Nathan,
tra le mani -Poi una sera...- arrossì leggermente e si morse il labbro
divertita da quel ricordo -Stavamo passeggiando in un piccolo parchetto
e Nathan aveva visto una rosa bellissima in un giardino. Voleva
strapparla per donarmela, ma quelle rose avevano un proprietario che ha
iniziato ad urlarci contro e ci siamo messi a correre, scappando!-
esclamò divertita, mentre Terri ridacchiò scuotendo la testa. Non era
difficile immaginarli visto il loro comportamento da bambini sul set.
-Dopo un po' Nathan non ce la
faceva più, aveva il fiatone e ci siamo fermati sotto un albero...-
-Ah! Non hai
più il fisico, Fillion!- lo prese in giro lei, ridendo e cercando di
recuperare fiato.
-Ma se anche tu
sei senza fiato!- esclamò lui affannato.
-Sono solo un
po' fuori allenamento! In india non passavo molto tempo a fare attività
fisica. Ho fatto tanto yoga!-
-Vuoi un
polmone nuovo?- chiese divertito lui -Posso darti il mio se vuoi- disse
divertito, ritrovando un po' di fiato.
-Ma sentilo!
Stai per collassare e vorresti darmi un polmone!?- disse lei
ridacchiando, seguito da lui. Ad un tratto il silenzio calò tra di
loro. Stana lo guardò e si morse le labbra. E in quel momento il
sorriso di Nathan scomparse. Voleva baciarla. Voleva assaporare ancora
una volta quelle labbra. Stana lo guardò accigliata, e l'attimo dopo la
realizzazione di cosa stesse per succedere le fece aumentare di nuovo i
battiti del cuore. Gli occhi si posarono sulle sue labbra e desiderò
farle sue.
Nathan tirò
fuori la rosa -Dopo tutto quello che ho rischiato per prenderti questa,
continui a prendermi in giro!?- gli occhi di lei si posarono sulla
rosa. Era rossa, ma era un rosso magnifico. I petali sembravano di
seta. Sembrava quasi finta.
-È stupenda-
disse lei prendendola tra le mani, continuando ad ammirarla.
-Non quanto
te...- disse lui in un sussurro. I loro sguardi si incrociarono di
nuovo, e il resto del mondo non esisteva più. La mano di Nathan,
esitante, le spostò una ciocca dietro l'orecchio -Stana...- non riuscì
mai a finire la frase, perché le labbra di Stana erano già sulle sue.
Il bacio iniziò lento, delicato, proprio come quella rosa che Stana
teneva ancora in mano. Non c'era fretta. Assaporarono le labbra e il
sapore dell'altro con estrema dolcezza e un pizzico di sensualità che
li caratterizzava perfettamente. Anche quando le loro lingue si
sfiorarono continuò dolcemente. Nessuna foga. Era un bacio che volevano
darsi da tempo, dove a prevalere era ciò che portavano nel cuore. Non
era semplice attrazione sessuale. Era un bacio di due amanti che si
incontrano dopo un lungo tempo. Uno di quei baci che ti lascia senza
fiato e neanche te ne accorgi, fino a quando la testa si annebbia e
capisci che hai bisogno d'aria.
Si staccarono,
affannati, non più dalla corsa, ma da quella dolce passione che avevano
appena condiviso. Le loro fronti si toccavano, non ancora pronti a
separarsi...
Terri sorrise al pensiero di quei
due insieme, come due ragazzini che scoprono l'amore.
-E poi dovevamo tornare al jet. Ci
siamo salutati con un altro bacio, come a suggellare una promessa, e
siamo tornati ognuno a casa propria...-
-E quindi... stavate insieme!?-
disse Terri incerta. Stana scosse la testa -No... Una volta tornata a
Los Angeles i nostri impegni ci hanno tenuti lontani. Un giorno mi ha
chiesto di andare con lui a Disneyland, ma ho rifiutato, dicendogli di
non sentirmi pronta...- si morse il labbro e abbassò lo sguardo
-Litigammo per questa situazione, per il fatto che non poteva passare
del tempo con me. Neanche come amico. Abbiamo chiuso la chiamata e non
ci siamo più sentiti...- scosse la testa.
-Questa è la trama per un film-
disse Terri scuotendo la testa.
-Già. La mia vita è tutto un
film...- disse lei con una smorfia.
-Cosa è successo poi?- chiese
curiosa.
-Lui è andato a Montecarlo. E io ho
visto le foto di lui che usciva con quella stangona bionda
dall'hotel...- scosse la testa -Di certo ero stata talmente importante
che non ci ha pensato due volte a trovarsi una sostituta...- si girò
verso di lei -Pensa a come mi sono sentita in quel momento! Una povera
illusa che ci aveva pure sperato!- esclamò lei.
-Beh, magari l'ha fatto apposta...-
-Infatti è stato così...- disse lei
mordendosi il labbro inferiore. Mentre i pensieri correvano a quel
giorno che si erano rincontrati per le foto promozionali.
Stana era ferma
alla macchinetta del caffé e ripassava il copione che Andrew le aveva
dato qualche giorno prima. Non si accorse di Nathan che si stava
avvicinando. Non si sentivano da settimane.
-Buongiorno-
disse lui sorridendo, prendendo il bicchierino di caffé dalla
macchinetta e porgendoglielo. Stana rialzò lo sguardo ritrovandoselo
vicino, afferrò il bicchierino -Buongiorno. Grazie- disse soffiando
leggermente dentro.
C'era un certo
imbarazzo visto che l'ultima volta che si erano sentiti era stato per
quella discussione finita male.
-Come stai?-
chiese lui cercando di iniziare un discorso.
-Bene. E tu?
Beh, visto la bionda con cui ti sei fatto vedere a Montecarlo, suppongo
tu stia alla grande! Carina! Era un servizio incluso dall'hotel o...!?-
disse lei tirandogli una frecciatina. Nathan annuì lentamente, notando
il pizzico di gelosia -Oh, ti dirò...- disse lui con una faccia
compiaciuta -Ho passato dei giorni indimenticabili! Suzanne è stata
davvero adorabile, e devo dire che non è solo il bacio alla francese ad
essere passionale... anche i francesi lo sono!- esclamò sorridente.
Stana si morse la guancia interna e abbassò lo sguardo, stringendo la
presa sul copione e buttando il bicchierino nel cestino. Nathan notò
ogni piccola cosa e sorrise -Suzanne mi ha portato in questo parco
favoloso... era pieno di fiori e molto caratteristico. Ti sarebbe
piaciuto!-
-Non ne
dubito...- disse lei con un tono che lasciava intendere altro.
-Ad ogni
modo...-
-Credo di aver
sentito già abbastanza- disse lei cercando di mantenere la calma -Non
ho bisogno dei dettagli...-
-Ma come! Il
meglio deve ancora venire!- esclamò sorridente fermandola per un
braccio in modo che non andasse via -Dicevo... ci siamo seduti a terra
e abbiamo parlato e parlato.... in effetti parlavo solo io...-
-Ma non mi
dire- disse lei sarcastica. Nathan sorrise e continuò -Insomma, era
tutto perfetto se non fosse che...- si bloccò per guardarla. Lei lo
guardò aspettando -Che? Ha iniziato a piovere? Non ha capito neanche
mezza parola di quello che hai detto?- disse tornando a guardare
altrove.
-Non era te-
Stana si voltò nuovamente verso di lui, notando i suoi occhi sinceri e
il suo sorriso. Quello stesso sorriso che parlava da solo -Mi ha
mollato perché non facevo altro che parlare di te, e io neanche ci
facevo caso!- Stana deglutì e arrossì leggermente, abbassando lo
sguardo e spostandosi nervosamente da un piede all'altro. Lui le poggiò
una mano sulla guancia, costringendola a guardarlo negli occhi, e quel
semplice contatto mandò una scossa ad entrambi. Stana si appoggiò al
suo tocco e lo guardò, accennando un sorriso timido e mordendosi il
labbro inferiore come era solita fare. Erano occhi negli occhi e i loro
cuori sembravano volessero uscire dal petto. Si avvicinarono ancora di
più, come se fossero due calamite, attirati da una forza alla quale non
potevano opporsi. Chiusero gli occhi e le loro fronti si toccarono,
mentre le mani di Nathan scivolarono fino a prendere le sue. Rimasero
così, in silenzio, beandosi di quel momento.
-Mi sei
mancata...- disse Nathan improvvisamente, in un sussurro. Lei sorrise e
aprì gli occhi, ritrovandosi specchiata nei suoi -Tu m'as manqué aussi,
mon cher- disse Stana in un quasi perfetto accento francese. Nathan
trattenne il respiro teatralmente -Oh mio Dio, quando parli in un'altra
lingua non sai che effetto mi fai...- disse lui con voce intrisa di
desiderio.
-A cuccia,
Fillion!- l'ammonì lei divertita -Abbiamo delle foto da fare, tra poco!-
-Vieni con me,
intanto! Ho qualcosa per te...-
-Nathan, non
sto scherzando, non c'è tempo per... quello- disse arrossendo mentre
lui la trascinava via. Nathan ridacchiò -Stana Katic, non l'avrei mai
detto! Che mente sporca e maliziosa che hai!- esclamò girandosi e
facendole l'occhiolino, facendo aumentare il rossore sul suo viso.
Nathan guidava lentamente per le
strade di Los Angeles. Se da un lato voleva premere sull'acceleratore
per tornare subito a casa e farsi una bella dormita, dall'altro
qualcosa lo bloccava. Ed era certo che fosse quel portachiavi che aveva
visto nella pochette di Stana. Guidava tranquillamente, non riuscendo a
trovare risposte alle sue molteplici domande. Ma continuava a ripetersi
che se lei aveva con sé quel portachiavi, significava che ancora
qualcosa le importasse, nonostante dicesse il contrario. Si fermò ad un
semaforo e si girò verso il sedile accanto. Afferrò la giacca di Stana
e se la portò lentamente al viso, chiudendo gli occhi e sentendo quel
profumo che avrebbe riconosciuto tra mille. Sospirò e la appoggiò
nuovamente al sedile, proprio nel momento in cui scattò il verde.
Ripartì sovrappensiero e subito alcuni ricordi ritornarono a galla.
-Piantala! Mi
fai il solletico!- esclamò Stana ridendo, sotto di lui. La schiena
contro il divano mentre cercava di divincolarsi dalla presa salda di
Nathan che non aveva intenzione di mettere fine ai giochi. Stana rise e
urlò, fino a quando non riuscì a liberarsi e iniziò a correre per casa,
subito seguita da lui -Non mi sfuggi, Katic!- esclamò cercando di
prenderla.
-Prova a
prendermi, Fillion!- esclamò facendogli la linguaccia prima di scappare
ancora una volta.
Sorrise al ricordo e sospirò.
Avevano ragione quando dicevano che sembravano due bambini sul set. Si
divertivano con poco. E lui di scherzi gliene aveva fatti tanti.
Sorrise al ricordo della tazza di caffé che le aveva incollato sulla
scrivania sul set, e lei che afferrandolo rimase spiazzata per poi
guardarlo divertita, scuotendo la testa.
Ricordò anche le numerose foto che
si erano fatti... sopratutto nella loro casa. Avevano due album
strapieni di foto. Ognuna con un ricordo dietro.
Un altro ricordo divertente lo fece
sorridere involontariamente...
-Nathan!?-
-Mmmm- mormorò
lui contro la sua pelle, le labbra che le accarezzavano il collo.
-Nathan, devo
finire di lavare i piatti!-
-Ma sei a casa
mia!- esclamò lui staccandosi di poco.
-Dove è finita
la frase “quello che è mio e tuo e quello che è tuo è mio”?- chiese lei
divertita.
-Cosa
c'entra...- disse lui -Non...- fece una smorfia -Non mi va propriamente
di lavare i piatti in questo momento...-
-Teoricamente
li stavo lavando io...-
-Appunto.
Potresti utilizzare le tue mani per... altri compiti ben più graditi-
disse lui muovendo suggestivamente le sopracciglia. Stana schiuse la
bocca sorpresa -Nathan Fillion!- esclamò fintamente indignata.
-Cosa!?- disse
lui sorridendo innocentemente -Sai, è che...- tornò serio per un attimo
-Il fatto di vederti qui, a casa mia, a muoverti liberamente come se ci
abitassi... è strano! Ma bello...- disse subito -E ha scatenato una
delle mie fantasie...- lei gli sorrise dolcemente -E quale sarebbe
questa fantasia?-
-Prenderti qui,
su questo bancone- disse con voce roca, sollevandola e facendola sedere
sul bancone, mentre gli occhi erano leggermente più scuri a causa del
desiderio.
-Beh...- disse
lei mordendosi il labbro -Chi sono io per non far avverare una delle
tue fantasie!?- e l'attimo dopo si ritrovò le labbra di Nathan sulle
sue, fameliche. Stana lo circondò con le gambe. Aveva un vestitino
estivo, così Nathan iniziò ad accarezzarle la gamba con una mano,
mentre l'altra la teneva ben salda dietro la schiena, per tenerla
ancora più vicino. In pochi secondi la passione prese il sopravvento e
le mani di entrambi vagavano ovunque. Presi dalla passione non si
accorsero nemmeno dei passi sui ciottoli sul retro della casa. Fu la
voce di Jon e la risata di Seamus a fermarli. Rimasero in silenzio ad
ascoltare e Stana lo guardò sbarrando gli occhi. Nathan la fece
scendere dal bancone e poco prima che Jon aprisse la porta, Stana si
nascose sotto il bancone, ai piedi di Nathan.
-Yo, bro!-
esclamò Jon entrando, seguito da Seamus. Nathan sembrava sconvolto. Si
passò una mano tra i capelli per cercare di sistemarli e si appoggiò al
bancone -Ehi ragazzi!- esclamò.
-Abbiamo
disturbato?- chiese Seamus alzando un sopracciglio.
-Abbiamo visto
l'auto nel vialetto e siamo entrati- disse Jon.
-No, no, nessun
disturbo!-
Lo salutarono
sbattendo i loro pugni contro il suo.
-Sicuro?-
chiese Jon -Perché lì ci sono due piatti- disse indicando i piatti sul
bancone. Nathan abbassò lo sguardo e si maledì, cercando una scusa
plausibile -Si, è passato mio fratello!- esclamò sorridente -Cosa ci
fate qui?- chiese spostando l'argomento. Seamus si girò verso Jon,
facendogli cenno di parlare -Ci sarà una festa stasera! Abbiamo un
invito in più... ti unisci a noi?- chiese Jon.
-Mmm, mi sa che
stavolta passo- disse Nathan sorridente.
Gli amici
inarcarono un sopracciglio -Seriamente!?- disse Jon -Tu che ti perdi
una festa con i tuoi “bro”?- Nathan scrollò le spalle -Oh, avanti!-
esclamò Seamus -Ci sarà quella tipa che ogni volta che ti vede flirta
con te per tutta la serata!- esclamò sorridente l'amico. Jon ridacchiò
-Già! Quella che non ti vede da mesi e l'ultima volta ti si è
strusciata addosso!- esclamò Jon. Nathan deglutì, prima di sentire un
pizzicotto sulla coscia che lo fece sobbalzare emettendo un gridolino,
mentre gli amici lo guardavano perplessi. Nathan si riprese subito e
deglutendo guardò i ragazzi -H-ho sbattuto il ginocchio- disse forzando
un sorriso.
-Quindi?-
chiese Jon.
-Uhm, per
quanto sia allettante la cosa- cercò di non sobbalzare all'ennesimo
pizzicotto -Ho già preso un altro impegno- disse Nathan sorridente.
-Va bene.
Allora ci vediamo lunedì sul set!- esclamò Jon sorridente, porgendogli
il pugno -Buona giornata, bro!-
-Ciao ragazzi!-
esclamò Nathan sorridente. Fu quando sentì i loro passi allontanarsi e
gli sportelli dell'auto chiudersi che Nathan si scostò -Ma sei
impazzita!?- disse guardando in basso, mentre Stana usciva dal
nascondiglio -Chi è questa tipa che ci prova con te e che l'ultima
volta ti si è strusciata addosso?- chiese lei mettendo le mani sui
fianchi. Lui sorrise divertito -Gelosa, Katic?- chiese avvicinandosi e
poggiando le mani sui fianchi.
-Come si
chiama?- chiese Stana, ignorandolo.
-Oh, avanti!
Non c'è motivo di essere gelosa! Ti amo, lo sai. Stacy è solo una delle
tante che ci prova con me...-
-Stacy!? Una
delle tante!?- Stana socchiuse gli occhi minacciosamente, divertita nel
vederlo deglutire -Se stai cercando di salvarti, beh, ti avverto che
sei sulla strada sbagliata, Fillion!- esclamò la donna.
-I-io... no.
Cioè, non... tante nel senso che... voglio dire, sono un attore, ho
tanti fan e... si, insomma...- Stana sorrise nel vederlo in difficoltà
-Bene, suppongo che messa su questo piano, devo sopportare ancora Phil
che ci prova sul set- disse lei girandosi per tornare a lavare i piatti.
-Whoa. Whoa. Un
momento!- esclamò Nathan facendola girare -Phil ancora ci prova con
te?- chiese.
-Spudoratamente.
Ieri mi ha portato una scatola di cioccolatini e ha cercato di
strapparmi un invito a cena- Nathan la guardò incredulo -Perché non me
l'hai detto?- chiese.
-Perché avrei
dovuto? Hai detto che non sei geloso- disse lei divertita.
-Col cavolo che
non lo sono!- esclamò lui seccato -Sei la mia donna, e se qualche uomo
ci prova spudoratamente con te, non posso rimanere impassibile!- Stana
sorrise e gli stampò un bacio -Uhm, quando sei geloso e possessivo sei
così sexy!- esclamò mordendosi il labbro.
-No, non sta
funzionando! Sono ancora scioccato e... WHOA! WHOA. Stana!- esclamò
indignato quando le mani di Stana si spostarono più in basso a toccare
nei punti giusti. Lei sorrise maliziosamente e gli lasciò baci sul
collo -Andiamo Fillion... lasciati andare. Realizza la nostra fantasia-
disse lei mordicchiandolo sensualmente sotto l'orecchio -Nostra?-
chiese lui cercando di trattenere i gemiti con scarso risultato
-A-anche tu volevi farlo sul bancone?- chiese lui sorpreso.
-No- disse lei
prendendo il lobo dell'orecchio tra i denti, per poi succhiarlo
dolcemente -Le mie fantasie prevedevano ogni angolo di casa tua- gli
sussurrò sensualmente all'orecchio. E l'attimo dopo Stana era sul
bancone della cucina mentre le loro bocche si assaggiavano ancora una
volta. Il sacchetto della farina lì vicino cadde versandosi a terra,
spinto dai loro movimenti, e Nathan si annotò che doveva andare a fare
la spesa presto, ma non si fermò. I tocchi si fecero più audaci e...
Un rumore sordo
li fece staccare di colpo.
-Ops- sussurrò
Nathan, aggiungendo due piatti nella lista di cose da comprare.
E poi gli venne in mente quel
giorno, in spiaggia, quando lei gli saltò in spalla, mentre lui
camminava sul bagnasciuga, pensieroso. Sembrava un ricordo come tanti,
ma quello era stato il momento in cui aveva avuto una risposta.
Erano da giorni
che cercava di organizzare qualcosa per lui e Stana. Qualcosa di
speciale che le facesse capire che lui era in quel rapporto con tutto
se stesso.
Avevano finito
da poco di pranzare e Stana era rimasta a lavare i piatti, dicendogli
di andare a rilassarsi. Lui l'aveva baciata ed era uscito fuori. Aveva
guardato verso l'orizzonte e si era tolto le scarpe, pronto ad
immergere i piedi dentro la sabbia.
Si avvicinò
alla riva e lasciò che l'acqua lambisse i suoi piedi.
Aveva pensato a
mille cose, ma niente risultava adatto. Sospirò passandosi una mano tra
i capelli, con lo sguardo ancora perso verso l'orizzonte.
Qualche secondo
dopo sussultò, ritrovandosi Stana aggrappata a lui. Le mani intorno al
collo e le gambe intorno alla vita. Fu naturale prenderla al volo, come
se fosse una cosa di sempre, ma ormai non ci faceva più caso. Lei si
strinse a lui e gli baciò una guancia.
-Ehi,
scimmietta- disse lui divertito.
-Ehi,
scimmione!- esclamò lei sorridente.
-Questo è
offensivo! Non sono uno scimmione, sono molto più affascinante!-
esclamò fintamente offeso.
-Sul serio!? Mi
hai appena dato della scimmia!- esclamò lei dandogli una manata sul
petto. Lui rise e girò di poco la testa, ritrovandosi a pochi
centimetri dalla sua, si guardarono negli occhi, sorridenti -Sei la mia
adorabile scimmietta! Ti arrampichi dappertutto!-
-Sono agile!
Cosa che non si può dire di te...- disse lei divertita.
-Adesso mi
ritengo profondamente offeso!- mise il broncio -Per altro non sono
stato io quello a doversi fermare l'altra notte- disse lui
maliziosamente, mentre lei arrossì pensando a quella notte, dove
avevano collaudato parecchi punti della casa.
-Non c'entra
niente! Ero stanca perché ero uscita con le ragazze, e tu sei rimasto
qua a casa a giocare con la Playstation comodamente seduto sul divano!-
-Dovrei
scusarmi per averti fatta rimanere sveglia tutta la notte, allora?-
chiese lui sorridente.
-No... ho già
in mente un modo per punirti- disse lei maliziosamente. Nathan
ridacchiò e si sporse di poco per baciarla sulle labbra. Quando si
staccarono lei lo guardò teneramente -Cos'hai Fillion? Ti ho visto
pensieroso...-
-Mmm, niente di
cui preoccuparsi...-
-Sicuro?
Sentivo le rotelline del tuo cervello girare troppo velocemente...- lui
sorrise e sospirò -Stavo pensando a quanto sei perfetta. E a quanto sia
perfetto questo... e a quanto vorrei che questo durasse per sempre. È
stupido!?- Stana sorrise e scosse leggermente la testa -No, non lo è.
Penso che sia dolce. Non possiamo essere sicuri del per sempre ma...
possiamo almeno provarci. Guardati intorno, Fillion. Questo posto ha
qualcosa di magico. E questo rende tutto perfetto. Non importa il “per
sempre”. In qualunque modo, ogni ricordo e ogni cosa rimarrà in eterno
dentro di noi. Dentro questa piccola nostra bolla. Dentro ogni piccola
cosa di questo luogo. Non importa cosa succederà...- Nathan la osservò
attentamente e poi la fece scendere dalle sue spalle e si girò verso di
lei. La guardò sorridente. Era anche lei senza scarpe e la differenza
d'altezza era ancora più notevole. La luce del sole le illuminava il
viso e gli occhi e Nathan pensò che anche quello fosse magico.
-Non mi
spaventa più il “per sempre”- disse lui in un sussurro. Stana sorrise e
gli cinse le braccia al collo -Nemmeno a me...-
E in quel
momento, Nathan sapeva cosa fare. Sapeva come creare un altro momento
che sarebbe rimasto in eterno dentro di loro.
Deglutì a quel ricordo,
accorgendosi di quanto facesse male adesso pensare a quel momento,
perché Stana aveva ragione anche in quel caso. Ogni ricordo e e ogni
cosa era rimasto dentro di lui. E probabilmente anche dentro di lei,
nonostante si ostinasse a dire che era finita. Non le credeva. Non
poteva credere di averla persa per sempre. Si appartenevano. E sapeva
che in fondo al suo cuore lo sapeva anche lei. Si erano fatti delle
promesse. Si erano detti troppe cose importanti per buttare tutto in
aria.
Guardò nello specchietto laterale e
retrovisore, e notando l'assenza di auto fece un'inversione di marcia
diretto verso un posto ben preciso: casa di Stana.
Guidò con mille pensieri per la
testa, ma con l'unico più importante nel cuore: lei. Doveva chiarire.
Doveva riprendersela.
---
Angolo autrici:
Vorremmo spiegare il nostro punto di vista nel precedente capitolo! Ho
visto che alcuni sono rimasti perplessi di alcuni punti, ovviamente
ognuno ha il suo punto di vista e ci fa piacere conoscere il vostro!
Quindi, mi raccomando, sempre sincerità! Se vogliamo migliorarci
dobbiamo sapere dove sbagliamo. O dove non riusciamo a far capire i
nostri punti di vista.
Io ho spiegato già il nostro punto di vista nella risposta alla
recensione di Monica, e in privato l'ho spiegato anche a Reb : ) ... La
riporto qui:
"Abbiamo
apprezzato la tua sincerità! Ed è quello che vogliamo dai nostri
lettori! :) Per cui grazie!
Ammetto che ci abbiamo
pensato anche noi a questo fatto dell'esagerazione, ma solo per il
fattore che lui la prende in braccio e la porta via. Ma posso spiegare
anche il nostro punto di vista, se vuoi :)
Intanto inizio con il dire
che Stana non l'ha fatto per far ingelosire Nathan, ma piena di alcool
è un atteggiamento normale, diciamo. Volersi divertire senza pensare
più a nulla e neanche alle conseguenze, senza oltrepassare un certo
limite, infatti lei stessa alla fine cercava di staccarsi quando ha
capito che non erano gli occhi che cercava. Ma anche Phil era parecchio
brillo e soprattutto ha una cotta per Stana, quindi non si è fatto
sfuggire l'occasione. E Nathan è scattato. Ora, il fatto di prenderla
in peso può essere visto come un gesto esagerato, che però ho visto
fare qualche volta, persino nella vita reale XD ... ma abbiamo
pensato... Stana di sua spontanea volontà non lo avrebbe seguito,
strattonandola sarebbe stato peggio, l'unica soluzione per avere un
attimo di "privacy" era quella, in quanto la sala era piena di gente e
con la musica alta le voci/urla erano attutite. Ma, ehi! E' il nostro
punto di vista questo :)
Per quanto riguarda Michael e
Sandra non mi è sembrato un comportamento esagerato... Voglio dire, a
questo punto nel capitolo prima Stana si sarebbe dovuta arrabbiare con
Sandra, ma non l'ha fatto, perché era arrabbiata più per il fatto che
secondo lei non ha contato nulla che altro...
E Michael ha deciso di
parlare dopo il consenso di Sandra che diceva che le donne lo sapevano
già. Insomma, Tam e le altre di certo non avrebbero tenuto la bocca
chiusa dopo la rivelazione, no!? :) Ma anche questo è un nostro punto
di vista! ;)
Non volevamo farli realmente
sposati, perché volevamo ricreare un rapporto speciale, una cosa tutta
loro, un mondo tutto loro. Quindi siamo felici che questa cosa sia
piaciuta :)
E siamo felici che ti sia
piaciuta la seconda parte! Terri era la persona giusta, in quanto
mamma, a parlare con Stana dopo la scena. E infatti sa anche che non
deve forzarla a parlare, ma che se vorrà ne parlerà lei, come poi
infatti fa.
Doveva essere per forza un
incontro "da star"... anche perché... dove potrebbero incontrarsi senza
essere visti se non in un posto sperduto? XD"
Questo è stato il nostro punto di vista, ma posso capire anche il
vostro! :D
Nonostante questo, speriamo che continuerete a seguirci! :)
Grazie mille!!
Fanny: E dopo questa piccola
spiegazione...
Vai Nathan, vai a riprendertela! Siamo tutte con te! :D *-*
Bene, eccoi qui alla fine di un altro capitolo! Speriamo sempre di non
avervi deluso che che continuerete a seguirci!
I vostri punti di vista sono importanti per noi, per migliorarci e per
confrontarci!
Grazie per l'entusiamo e l'attenzione che ci regalate!
Un grazie speciael alle mie O.M.D. e le mi F.V.O. e al mio braccio che
mi sopporta e impazzisce insieme a me e alle mie idee folli <3
(Katia: Always! <3)
A martedì prossimo! :D
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - The keychains ***
Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 4
- Capitolo 4 -
The keychains
Nathan arrivò sotto casa di
Stana pochi minuti dopo e parcheggiò. Si appoggiò al sedile e deglutì.
Guardò verso il suo appartamento e notò le luci spente. Probabilmente
era già andata a letto. Ma lui aveva intenzione di parlarle. Non poteva
aspettare per chiarire tutto. Scese dall'auto, portando con sé le cose
di Stana, e si incamminò verso l'entrata, ma arrivato davanti al
cancello si bloccò. Lei era sicuramente arrabbiata con lui e comparirle
a casa a quell'ora non era una buona idea. Sarebbe stata una sconfitta
sicura.
Ma poi il ricordo di una frase lo riscosse dai suoi pensieri...
-A volte vale la pena combattere per qualcosa- disse Stana avvolta nell'abbraccio di Nathan.
-Ad esempio?- chiese lui.
-Noi...- si
guardarono negli occhi e Nathan pensò che, se davvero avrebbe dovuto
combattere nella sua vita, il loro amore ne sarebbe valso la pena.
Loro ne valevano davvero la pena. Lei ne valeva la pena.
Oltrepassò il cancello e prese l'ascensore fino ad arrivare al suo piano.
Ultimo piano, nessun vicino, quindi
perfetto per lei e la sua privacy. Fece una smorfia e sospirò. Una
volta davanti al portone si ritrovò paralizzato. Che cosa le avrebbe
detto?
Prese un bel respiro e mosse leggermente le spalle, per sciogliere i muscoli, prima di suonare il campanello.
Aspettò qualche secondo, ma non
sentì nessun rumore dall'interno. Aveva ancora la sua chiave di casa, e
ringraziò che il portinaio aveva la chiave di riserva per farla
entrare. Ma lui non aveva nessun diritto di entrare dentro casa sua.
Provò di nuovo, ma ancora una volta niente. Sospirò e si allontanò,
salendo nuovamente sull'ascensore.
Una volta in auto buttò giacca e pochette di Stana sull'altro sedile, sconsolato, e poi mise in moto.
...
Nathan parcheggiò nel vialetto e
scese dall'auto, portandosi dietro le cose di Stana. Aprì la porta di
casa, e senza nemmeno togliersi la giacca, poggiò le cose sul divano,
prendendo solo il portachiavi, e andò in camera da letto. Girò la
chiave del cassettino in basso del comodino e lo aprì. Accennò un
sorriso mentre afferrò quella cornice d'argento. Passò una mano sopra
il vetro, togliendo la polvere, per poi concentrarsi su quei due volti
sorridenti. Ne sfiorò i contorni, come a voler imprimere ogni cosa di
quella foto in testa. In realtà conosceva ogni singolo dettaglio di
quella foto. Lui e Stana sul pontile, di fronte alla loro casa.
La loro casa.
Sorrise e guardò di nuovo il
portachiavi, lo appoggiò sul comodino, per poi aprire un altro
cassettino e tirare fuori il suo. Ed era stupendo come si completavano
quei due pezzi di pietra. Come se fosse la cosa più giusta del mondo.
Quelle due calamite ai lati che si univano formando il segno
dell'infinito. Sorrise malinconicamente, mentre un ricordo si
materializzò davanti a lui...
-Andiamo Nathan, sbrigati- disse Stana sottovoce, trascinando Nathan per un braccio.
-Stana, quel pontile è troppo lontano. Ci scopriranno!- esclamò lui.
-Ci scopriranno se non ti dai una mossa e continui a parlare!- esclamò lei continuando a trascinarlo.
-Ah si!? Adesso ti faccio vedere io!- esclamò lui prendendola in braccio, facendole scappare un piccolo urlo di sorpresa.
-Ma che fai, mettimi giù!- esclamò ridendo, mentre lui iniziò a correre verso il pontile.
Stana aveva
visto in lontananza questo pontile, illuminato da lucine fioche, in un
posto un po' isolato della zona. Lo aveva fatto scappare in piena notte
dall'hotel, mentre gli altri riposavano dopo una lunga giornata di
riprese. Stavano girando la 5x04 a Malibu ed erano gli unici del cast
ad essere presenti.
La corsa finì poco dopo, quando Nathan si ritrovò davanti ad un grande cancello di ferro che sbarrava la strada.
-Che c'è?-
chiese Stana guardandolo. Lui le fece un cenno verso il cancello. Un
lucchetto sul davanti indicava che probabilmente era una proprietà
privata. Nathan la rimise a terra e si mise le mani sui fianchi,
riprendendo fiato -Mi spiace, Stana...- disse dopo qualche secondo. Lei
si guardò intorno e lo prese per mano -Andiamo- disse semplicemente.
-Si, andiamo-
acconsentì lui muovendosi, pronto a tornare in hotel. Ma Stana si
staccò da lui e salì su una roccia -Ma che fai?- chiese perplesso. E
neanche il tempo di finire che lei era già dall'altra parte -Stana!-
sibilò lui sottovoce.
-Muoviti!
Scavalca!- esclamò. Nathan provò a ribattere ma poi chiuse la bocca e
sospirò -Impazzirò con questa donna- mormorò tra sé e sé,
arrampicandosi sulla roccia.
Il buio è
l'unica cosa che lo circondava -Stana! Dove sei?- accese il cellulare
per fare luce, quando improvvisamente si sentì sbattere contro
qualcosa, probabilmente una palma, con una mano che gli tappava la
bocca.
-Vuoi farci scoprire con quel coso?- chiese sottovoce.
-Non ti vedevo- si giustificò lui.
-Vieni- disse
lei, trascinandolo verso un sentiero semi-buio. Si ritrovarono ben
presto con i piedi sulla sabbia, a correre verso il pontile.
Nathan guardò verso la casa ma era tutto buio. E visto la polvere e le varie erbacce, constatò che era disabitata.
L'ennesimo strattone di Stana lo ridestò dai suoi pensieri, ritrovandosi sul pontile.
-Wow- si lasciò sfuggire lui guardandosi intorno.
-È meraviglioso...- disse Stana sorridendo, come una bambina la mattina di Natale.
-Già...- disse
lui, perdendosi a guardare quel paesaggio che sembrava uscito da un
dipinto. La luna alta in cielo rifletteva la sua luce argentea sulla
superficie dell'acqua. Lui si girò verso Stana e si avvicina,
stringendola da dietro. Lei si appoggiò con la schiena al suo petto -È
tutto perfetto. Questo posto è perfetto, tu sei perfetta!- esclamò lui
facendola girare, regalandogli un sorriso radioso, prima di
accarezzargli la guancia e baciarlo. Fu un bacio tenero, non irruento.
Erano soli, avvolti dai suoni della natura, dell'acqua che si
infrangeva sul bagnasciuga. Le loro lingue si cercarono e accarezzarono
con riverenza. Così come le mani di Nathan sulla schiena di Stana,
tenendola stretta a sé.
Stana spostò le
labbra, baciandogli la mascella, fino ad arrivare all'orecchio
-Facciamo un bagno notturno?- chiese mordendogli il lobo dell'orecchio.
-Non saprei tesoro, siamo senza costume...-
-Chi dice che
ci serve!?- disse lei maliziosamente, allontanandosi di poco, iniziando
a sollevare la maglietta. Nathan la osservò attentamente, mentre lei
faceva cadere la maglia a terra e iniziava a spogliarsi del resto. Si,
decisamente quella donna lo avrebbe mandato al manicomio!
Iniziò a
spogliarsi anche lui, mentre Stana gli regalava uno dei suoi sorrisi
migliori, ormai sono in biancheria. Si morse il labbro e si tuffò in
acqua, seguita poco dopo da lui.
Iniziarono a
giocare come dei bambini, schizzandosi l'acqua, ridendo, nuotando,
cercando di acchiapparsi, fino a quando Nathan non la raggiunse,
stringendola a sé.
-Questo posto è bellissimo- disse lei con le mani sulle sue spalle.
-Ci verresti a vivere?- chiese lui divertito.
-Beh, di certo
non ora, ma mi piacerebbe avere questo piccolo rifugio tutto mio dove
isolarmi...- continuò a parlare ma Nathan fu distratto dalla sua
bellezza. Era bagnata, le goccioline d'acqua cadevano sulla sua pelle
liscia, e andavano a scomparire nell'incavo del seno. La luce della
luna faceva quasi brillare la sua pelle, e non le era mai sembrata più
bella. Sbatté le palpebre un paio di volte e...
-Ti amo- sbarrò
gli occhi, rendendosi conto solo dopo di cosa avesse detto. Stana si
zittì di colpo, girandosi verso di lui, che si allontanò lentamente
-M-mi dispiace! Cioè no, non mi dispiace, ma... ecco io... non... mi
dispiace perché...- e mentre lui continuava a sproloquiare chissà quali
frasi, Stana era completamente persa a guardarlo. Non lo stavo a
sentire, non le importava nulla in quel momento. Le aveva detto di
amarla. Non riusciva ancora a crederci. Il cuore batteva forte dentro
il suo petto, mentre le guance le si coloravano di rosso. Nathan
Fillion le aveva appena detto di amarla. Le parole continuavano a
rimbombare nella sua testa e...
-Ti amo- disse improvvisamente.
-Lo so che
questo adesso impl-...- Nathan fermò il suo monologo, guardandola. Era
una visione. Quelli occhi che brillavano alla luce lunare, pieni di un
sentimento che provavano entrambi. Amore. Si, amore. Perché lei lo
amava. Lo aveva davvero detto?
-C-cosa hai
d-detto?- chiese deglutendo, per essere certo che non fosse solo uno
dei suoi sogni. Lei si morse il labbro e abbassò lo sguardo. Non era
solita fare confessioni d'amore. Lui si avvicinò nuovamente e lei
notandolo alzò leggermente la testa. I loro sguardi si incrociarono. E
fu come se fosse la prima volta. Ma stavolta si leggeva la
consapevolezza dei proprio sentimenti, a lungo tenuti nascosti. Lui non
osò sfiorarla, troppo sorpreso da quello che stava succedendo. Fu lei
che diminuì ancora di più la distanza tra loro, cercando il calore del
suo corpo, e gli mise le braccia al collo -Io- disse scandendo bene la
parola -Ti amo, Nathan Fillion- disse lei in un sussurro sulle sue
labbra. Il cuore di Nathan continuava a battere talmente forte che
quasi usciva dal petto. Stana stesso riusciva a sentirlo. Trattenne un
sorriso, aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. E l'attimo dopo
il viso di lui si illuminò con un grande sorriso e la sollevò di peso,
facendole emettere un altro urlo sorpreso, mentre lui la strinse forte
e sfiorò il suo viso con il naso, fino a guardarla negli occhi -Lo
avevo detto io che questo era un posto perfetto!- esclamò facendola
ridacchiare, e poi la baciò. La baciò come se non ci fosse un domani.
Le labbra salate di entrambi si assaporarono lentamente, le loro lingue
si cercarono come sempre, creando una danza tutta loro, una danza che
ormai conoscevano bene. Le mani di Stana strinsero i suoi capelli,
mentre cambiava angolazione, e ansimava nel bacio. I loro cuori
battevano insieme, riuscivano a sentirli. Quasi sincronizzati come
loro. E l'attimo dopo, gli unici indumenti che avevano addosso andarono
a fare compagnia a quelli sul pontile. Erano nudi. Felici. E soli. Soli
in quell'angolo di paradiso tutto loro. Testimone solo la luna di quei
due amanti che in quella notte si lasciarono andare ad un atto di pura
passione, di un atto d'amore, coperti solo dall'acqua, stretti l'uno
con l'altra, mentre si guardavano negli occhi e si muovevano insieme,
con la speranza che si sarebbero appartenuti per sempre.
Deglutì, nonostante la difficoltà
di mandare giù quel groppo, e spostò lo sguardo nuovamente sulla foto
che aveva in mano, passando un dito sul suo viso. Lui l'abbracciava da
dietro e aveva il mento appoggiato sulla spalla, mentre lei aveva la
testa leggermente inclinata per via della loro posizione e le mani
sopra le sue, intrecciate. Sui loro anulari, l'anello di ferro dei loro
portachiavi.
Posò di nuovo la foto nel comodino
e prese quei due oggetti sul comodino, uscendo di corsa. C'era ancora
qualcosa che poteva fare.
Ritornò in auto e mise entrambi i portachiavi nella pochette di Stana, per poi mettere la retromarcia ed uscire dal vialetto.
Stana aveva chiesto a Terri di
cambiare strada e di non portarla a casa sua. Avevano fatto una piccola
deviazione che le aveva portare a Malibu, in un posto isolato di cui
Terri non conosceva l'esistenza.
-Stana, c'è scritto “proprietà
privata”- disse la donna fermandosi davanti ad un cancelletto. Stana
sorrise -Si, è tutto sotto controllo... è mia. Circa...- disse
guardando davanti a sé e sospirando -Era da un po' che non venivo...
Sono passati più di sei mesi. In pratica da quando io e Nathan ci siamo
lasciati...- deglutì e poi si voltò verso Terri e le sorrise -Grazie
per tutto, Terri- disse sincera. La donna le sorrise dolcemente e le
accarezzò una guancia -Non dirlo nemmeno, tesoro. È sempre un piacere.
Cerca di riposare...- Stana annuì e aprì lo sportello, ma prima di
scendere si girò verso di lei e l'abbracciò. Chiuse gli occhi mentre
Terri le accarezzava dolcemente la schiena -Andrà tutto bene...- le
sussurrò all'orecchio, come una madre che cerca di tranquillizzare la
propria figlia. Stana annuì e si staccò, asciugando quella lacrima che
era sfuggita al suo controllo.
Scese dall'auto e si avvicino al
cancello, mentre Terri fece inversione e ripartì. Un leggero venticello
fece rabbrividire Stana, che solo in quel momento si accorse di avere
in mano la giacca di Nathan. Deglutì e lentamente se la infilò. Chiuse
gli occhi, abbandonandosi a quel calore e al profumo di Nathan. E per
un attimo le sembrò ritornare indietro nel tempo...
-Via, ti tengo!
Ti tengo!- esclamò di nuovo Nathan stringendola da dietro, mentre
l'acqua ai loro piedi schizzava addosso violentemente, e loro due erano
in bilico su quel ponte poco stabile. Il fatto che ridevano come due
bambini non aiutava affatto.
-Nathan, ci
stiamo bagnando! Muoviti!- esclamò lei divertita. Lui le poggiò le mani
sui fianchi e lei fece intrecciare le loro dita per poi percorrere i
tratti finali di quel ponte, cercando di mantenere l'equilibrio, mentre
le cascate lì vicino scrosciavano, schizzando non solo loro ma anche il
ponte, rendendolo scivoloso.
-Ehi, voi due! Vi date una mossa?- chiese Jeff spazientito.
-Ehi,
fratellino, dacci il tempo! Qui si scivola! E io ho una vita da
proteggere!- esclamò Nathan mentre continuavano a ridere, cercando di
raggiungerlo. Jeff alzò gli occhi al cielo esasperato -Due bambini. Ho
a che fare con due bambini!-
Stana quella volta si sentì
protetta. Al sicuro. Come in quel momento, avvolta nella sua giacca,
dal suo profumo, si sentiva protetta.
Non era stato l'unico episodio in
cui le braccia di Nathan le avevano fatto da scudo contro il mondo, che
le avevano avvolta saldamente proteggendola dai suoi stessi malesseri.
Quelle braccia che ogni notte la stringevano possessivamente, come se
avessero paura che lei scappasse. Quelle braccia che avvolte intorno a
lei potevano donarle un sorriso e farla sentire amata e al sicuro.
Aveva passato
una pessima giornata. Una di quelle dove se qualcosa può andare storto,
andrà sicuramente storto. Più volte quel giorno aveva incrociato lo
sguardo preoccupato di Nathan, e più volte lei aveva scosso la testa e
aveva accennato un sorriso, per rassicurarlo. Aveva chiesto
esplicitamente a Nathan di non comportarsi diversamente dal solito. Sul
set dovevano rimanere professionali e dovevano tenere tutti all'oscuro
della loro relazione. Nathan aveva accettato anche se non molto
d'accordo. A volte il fatto di non poterla stringerla, accarezzarla o
semplicemente stare con lei, da soli, pesava molto. Come quel giorno.
Ma poco prima di andare a casa, Nathan si intrufolò nel suo camerino.
Notò che era di spalle, con le braccia conserte, che guardava fuori da
una finestrella e non aveva fatto completamente caso a lui. Sorrise e
si avvicinò, per poi stringerla con le sue possenti braccia. L'avvolse
completamente e lei chiuse gli occhi e sorrise, mentre il calore
familiare la riscaldava completamente -Andiamo a casa- sussurrò Nathan
-Un bel bagno caldo e una bella cena è quello di cui hai bisogno...-
lei annuì -Stringimi- disse lei, e lui strinse un po' di più e appoggiò
le labbra sulla sua spalla lasciandole un dolce bacio -Ti tengo io...-
disse semplicemente. E quella frase, Stana lo sapeva, era una promessa.
Una volta tornata alla realtà, si riscosse e si ricordò che aveva lasciato tutte le sue cose alla festa.
-Merda- sibilò tra i denti. Quello
significava che avrebbe dovuto arrampicarsi ad una roccia di circa due
metri e mezzo per arrivare dall'altra parte, dove ci sarebbe stato il
sentiero che conduceva alla casa. È una cosa che in passato aveva già
fatto due volte, con Nathan.
Sospirò e si tolse le scarpe,
lanciandole dall'altra parte. Dopodiché si arrampicò sulla roccia,
facendo attenzione a non farsi male. Quasi si pentì di essersi fatta
portare lì. D'altronde aveva già ripescato diversi ricordi per quella
sera. Riuscì a scavalcare la roccia e prese le scarpe in mano. Il
sentiero era illuminato, al solito, da delle luci calde che sembravano
lanterne. La sabbia sotto i suoi piedi la fece sospirare. Le era
mancata quella sensazione. Sembrava di essere tornata a casa dopo un
lungo viaggio.
Il pontile, anch'esso illuminato da
luci calde, la bloccò suoi propri passi. Schiuse leggermente la bocca e
guardò fisso in un punto qualsiasi davanti a sé. Sbatté le palpebre
fino a quando il ricordo arrivò, prepotente, scuotendola tutta...
Era seduta sul
pontile, i piedi sfioravano quasi l'acqua limpida. Mancava poco al
tramonto e lei voleva goderselo tranquillamente seduta lì, mentre
Nathan era dentro casa. Aveva detto che doveva finire di fare una cosa
e poi l'avrebbe raggiunta.
Circa mezz'ora
dopo, Nathan la raggiunge sul pontile. Si sedette vicino a lei, che si
girò e gli sorrise. Lui ricambiò e subito dopo pronunciò una parola che
avrebbe per sempre cambiato la loro vita...
-Sposami- il
tono di voce usato faceva percepire la serietà della proposta. Lei
cercò di dire qualcosa, scioccata, sorpresa, ma lui tirò fuori
qualcosa. Due portachiavi in pietra di vetro trasparente con un pezzo
di stoffa colorato incastonato all'interno. Un pezzo di stoffa che lei
aveva subito riconosciuto -La stoffa che hai conservato quel giorno in
cui ci siamo conosciuti. Quel pezzo di stoffa che ti ho tagliato. Avevi
detto che prima o poi l'avresti voluta incorniciare o incastonare per
non perderla, e io ho pensato di usarne qualche pezzetto da incastonare
qua dentro- scrollò le spalle -Sono due portachiavi che combaciano tra
loro, come se insieme si completassero, ecco... mi sembrava... si,
insomma... una cosa dolce e significativa- deglutì -Non intendo fare
qualcosa di sfarzoso. Vorrei una cosa tra te e me. Non è come un
matrimonio, sarà più come una promessa... io e te da soli, in questo
piccolo angolo di paradiso. Mi va bene che fuori da questa proprietà tu
per me sia semplicemente Stana, la collega e l'amica...- Stana deglutì,
ancora incredula -Ma quando torno a casa con te, quando stiamo insieme
lontani dal mondo... voglio poterti pensare come mia moglie. Voglio
poter creare quel nostro “sempre” di cui abbiamo parlato. Penserai che
sia una cosa stupida e...-
-Si- disse lei
quasi in un sussurro. Nathan accennò un sorriso triste -Si... beh,
dovevo immaginarlo che era un'idea stupida, che non ti senti ancora
pronta forse... io non voglio rovinare le cose tra noi e...-
-Si, Nathan. Lo
voglio- disse lei dolcemente. Lui rialzò lo sguardo, sorpreso -P-puoi
ripetere?- chiese lui. Lei ridacchiò, emozionata, con le lacrime agli
occhi -Si, Nathan. Ti sposo- disse lei mordendosi il labbro inferiore.
E il sorriso che illuminò il viso di Nathan valeva più del tramonto che
pian piano colorava il paesaggio intorno a loro. Era l'inizio del loro
momento perfetto.
Stana si riscosse e deglutì,
cercando di mandare giù quel groppo in gola. Ma ben presto le lacrime
iniziarono a scendere copiose. Si affrettò per arrivare sulla veranda e
cercare la chiave al solito posto. Infilò la chiave dentro la serratura
e appena entrata inserì il codice per disattivare l'allarme, sperando
che Nathan non lo avesse cambiato. Fu sollevata nello scoprire che era
ancora quello vecchio. Posò le scarpe vicino al divano e si guardò
intorno. Le era mancata. Si accorse che nulla era cambiato da quando
l'avevano lasciata. Si sedette sul divano e si guardò intorno. Lì,
avvolta nel silenzio, preda ancora delle emozioni, abbassò la testa e
iniziò a piangere. Presto quel silenzio fu rotto dai suoi singhiozzi.
Alzò lo sguardo sulla foto sul tavolino. Prese la cornice tra le mani e
scivolò fino a sedersi a terra. Buttò la testa all'indietro,
appoggiandosi al divano e continuò a piangere stringendo quella foto al
petto.
-Nathan, stai
fermo!- esclamò divertita. Lui era dietro di lei, con il cellulare in
mano che tentava di scattare una foto decente ad entrambi. Ma i
risultati non erano andati bene fino a quel momento. Ne aveva fatte
molte, ognuna da un'angolatura diversa e quasi tutte mosse.
-Guarda in
alto!- esclamò lui avvicinando la sua guancia a quella di lei. E subito
dopo scattò. Quando girò il cellulare notò che anche quella era
leggermente mossa. Nathan sbuffò mentre lei cominciò a ridere. Ma
Nathan non era il tipo che si arrendeva... così susseguirono altre
foto. Sempre con scarsi risultati. Stana gli prese il cellulare dalle
mani -Dammi qui. Faccio io- disse divertita. Lui sospirò e le cedette
il cellulare, mentre avvolse le braccia intorno alla sua vita. Lei si
appoggiò con la schiena al suo petto, abbandonandosi a lui. E prima che
il “click” del cellulare li immortalasse, lui la morse teneramente
sulla guancia dopo aver sussurrato un “mia” possessivo e dolce allo
stesso tempo. Lei rise e scattò la foto. Quel sorriso luminoso, felice,
che Nathan aveva sempre amato. E quella foto rappresentava la loro
felicità. Il loro vero essere.
Come si fossero ridotti allo stato
attuale, Stana non se lo sarebbe mai spiegata. In quella stanza fredda
e buia, quella era la cosa che più mancava. Non c'era più quel calore
che avevano creato nel corso del tempo insieme. Non c'era più niente.
Solo ricordi affilati che le puntellavano la testa, facendogliela
girare. Un forte senso di nausea si impossessò di lei. A fatica si
rialzò, aggrappandosi ai mobili più vicini e a qualsiasi altra
superficie intorno a lei mentre raggiungeva il bagno. Tutto continuava
a girare. Quando arrivò davanti al water, si accasciò a terra e iniziò
a vomitare. E lì, seduta al buio, tranne che per la luce lunare che
proveniva da fuori, per la prima volta dopo mesi, Stana si sentì
esausta. Stanca di tutto. E peggio ancora, si sentì completamente sola.
---
Angolo autrici:
Katia: Chiedo scusa per non
essere ancora riuscita a rispondere ad alcune recensioni! Purtroppo non
è un buon periodo... ma va beh! : )
Vi ringrazio tantissimo per i vostri pensieri, non sapete quanto
piacere ci facciano! Ci scusiamo per i flash numerosi e distaccati, ma
sono importanti al fine di far capire la storia... : )
Spero vi sia piaciuto! C'è ancora un po' di sofferenza. I ricordi
continuano a pungere anche dopo diverso tempo. Vedremo come continuerà!
Lo dedico a Vale per chiederle scusa degli scherzi hahahaha XD (Lanie e
Sofy, a voi è dedicata tutta la storia, quindi...) e ad Arby, che
aspettava il cap con trepidante attesa!
Fanny è momentaneamente irraggiungibile e ho dimenticato di farmi
lasciare la sua "nota"! xD L'unica cosa che posso dirvi è che vi
ringrazia per continuare a seguire questa storia e per i complimenti ai
suoi disegni! A parer mio... se li merita tutti! : )
Ah, okay! Eccola! Aggiunge semplicemente che dedica questo cap a Edi! - "Auguri alla mia dottoressa!!"
A martedì prossimo! :3
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - Empty ***
Stanathan Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 5
A te nonno,
che anche se grande
sei andato via troppo presto.
A te che hai raggiunto papà e i nonni,
ricordati che ti voglio bene
e che te ne ho sempre voluto.
Ciao nonno,
tua Katia.
- Capitolo 5 -
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Nathan arrivò davanti a
quell'enorme cancello. Parcheggiò l'auto ai margini e poi scese, con le
chiavi già in mano. Aprì il cancello e se lo chiuse alle spalle,
guardando davanti a sé e sospirando. Percorse il vialetto illuminato
dalle luci e arrivò sulla spiaggia. Era tutto come lo avevano lasciato.
Arrivò davanti alla porta e inserì
la chiave. E proprio mentre metteva una mano sulla maniglia, un ricordo
lo fece immobilizzare.
Aprì la porta e
si girò sorridente verso di Stana -Prego, mia signora!- esclamò
facendole segno di entrare. Stana si mise le mani suoi fianchi e lo
guardò divertita. Era ancora più bella del solito. Indossava un
vestitino bianco, leggero, di lino, non troppo corto e non troppo
lungo. Una via di mezzo. Di lato, aveva incastrato un fiore. Per
l'occasione aveva deciso di cambiarsi anche lui. Pantaloni color beige
e una camicia bianca, entrambi di lino, come il vestitino di Stana. La
camicia gli donava molto, e Stana aveva apprezzato parecchio.
-Cosa!?- chiese
Nathan continuando a guardarla.
-Sono una
tradizionalista. E da tradizionalista...- allungò le braccia e Nathan
sospirò divertito, capendo le intenzioni. Si avvicinò e allargò le
braccia, mentre lei gli saltò in braccio. Lui l'afferrò saldamente e
cercò di entrare dentro senza farle del male. Stana iniziò a lasciarli
baci sul collo, accompagnati a volte da piccoli morsetti. Era una
provocatrice.
-Stana...-
l'ammonì lui. Lei sorrise ma continuò imperterrita, mentre lui la
conduceva in camera da letto. L'appoggiò a terra e lo guardò negli
occhi. Si persero ancora una volta in un dialogo senza parole, mentre
scrutavano la pelle leggermente più abbronzata e i loro capelli
scompigliati. Avevano appena compiuto un passo importante. Erano appena
passati ad un livello più alto della loro relazione. Quei due
portachiavi tra le mani di entrambi finirono abbandonati sul comodino,
uniti come a completarsi a vicenda, mentre il resto dei vestiti era
sparso a terra. Erano bastate solo quattro semplici parole...
-Fai l'amore
con me...- il sussurro di Stana aveva dato via a quella danza primitiva
e passionale a cui si erano abbandonati. Si amarono lentamente, con una
nuova emozione dentro le vene. La pelle ardente dei loro corpi sudati
che si cercavano, mai sazi dell'uno e dell'altro. Spinte accompagnate
da respiri affannati, le uniche cose a far rumore in quell'angolo di
paradiso che li aveva uniti per sempre. Per entrambi sembrò di toccare
le vette del paradiso l'istante in cui raggiunsero insieme il massimo
piacere. E in quel momento si strinsero ancora più forte, mentre le
loro bocche schiuse lasciavano uscire gemiti sommessi e i loro umori si
mischiarono insieme, come le gocce del loro sudore. Pelle contro pelle,
esausti, ma felici come non lo erano mai stati. Si sentivano come quei
due portachiavi sul comodino: completi.
Nathan deglutì un paio di volte
prima di aprire completamente la porta. Cercò l'allarme per
disattivarlo ma si accorse che era già disattivato. Inarcò un
sopracciglio e chiuse la porta. Strano. Ricordava di averlo inserito
prima di lasciare quella casa, mesi fa. Avanzò lentamente e accese la
luce, per poi inciampare in un paio di scarpe. Tacchi a spillo.
Corrucciò la fronte, ma neanche il tempo di farsi domande che sentì un
rumore provenire dal bagno.
Avanzò con cautela lungo il
corridoio e si affacciò alla porta del bagno. Lì, riversa a terra,
abbracciata al water, c'era lei. La persona per cui adesso si trovava
lì.
Quando un altro conato di vomito
scosse il corpo di Stana, Nathan si avvicinò preoccupato -Ehi!- esclamò
spostandogli i capelli dal viso. Prese un asciugamano lì vicino e lo
bagnò leggermente, per poi inginocchiarsi vicino a lei e passarglielo
sulla fronte sudata.
-C-che ci fai qui?- chiese lei
volendo risultare brusca, ma con scarsi risultati.
-Mi prendo cura di mia moglie-
disse lui semplicemente, mentre le passava il panno bagnato quasi con
riverenza.
-Un po' troppo tardi...- disse lei
esausta. Nathan deglutì incassando il colpo -Riesci ad alzarti?- chiese
cercando di ignorare la fitta allo stomaco. Stana scosse la testa
leggermente -Sono stanca- disse semplicemente e poi chiuse gli occhi,
appoggiando la schiena alla vasca, sospirando -Ho vomitato anche
l'anima, sperando che alla fine mi sentissi meglio- continuò
flebilmente -E invece l'unica sensazione che provo è il vuoto. Mi sento
vuota, completamente svuotata da ogni emozione. Per questo sono
stanca... perché mi sento vuota. Mi hai svuotato, Nathan- cercò di fare
una risatina, ma l'unica cosa che le riuscì fu una smorfia e un gemito
-Sono una delle prime a dire di non dover basare la tua vita su qualcun
altro, e invece ho commesso lo stesso errore. Ho creduto davvero in
noi. Nel nostro “per sempre”. Ci ho creduto con tutta me stessa e
poi... poi in un attimo è crollato tutto. E io ho visto te lentamente
uscire dalle macerie e riprendere la tua vita normale. A provarci di
nuovo con una persona diversa. E invece io sono ancora sotto le macerie
che scavo e cerco una via di fuga che mi porti lontano da te. Che mi
faccia dimenticare cosa avevamo costruito...- Nathan deglutì e ritrasse
la mano con il panno umido -E lo sai perché mi sento vuota? Perché fino
all'ultimo ho sperato che tu tornassi indietro quel giorno e mi
recuperassi dalle macerie. Volevo che tu combattessi per me. Ma non sei
mai tornato. E lì una parte di me si è rialzata e ha continuato ad
andare avanti con un falso sorriso in faccia, continuando a fingere che
andasse tutto bene. Mentre l'altra metà di me è ancora sotto quelle
macerie e non ha più la forza di rialzarsi. È crollata anche lei come
tutto ciò su cui si era basata, chiedendosi se ne valesse la pena e se
quelle promesse dette quel giorno erano vere...- si inumidì le labbra
-Ce la farò, Nathan. Un giorno quelle macerie saranno solo un
ricordo... un giorno anche io riuscirò ad andare avanti e forse...
forse troverò qualcuno pronto ad aspettarmi un po' di più. Qualcuno che
saprà combattere al mio fianco e non si arrenderà al primo ostacolo.
Fino ad allora, mi dispiace... ma credo che continuerò ad amare te...-
l'ultima frase fu meno di un sussurro. L'attimo dopo Stana era già
crollata, esausta da quella serata. Esausta da quella situazione.
Nathan si ritrovò con gli occhi lucidi e un macigno sul cuore. Deglutì
e appoggiò la pezza bagnata sul lavandino. Ancora in ginocchio si
avvicinò a lei e le sfiorò una guancia, delicatamente. Si chinò
leggermente e le lasciò un bacio sulla fronte umida. Strinse i denti e
deglutì per mandare giù quel groppo in gola.
-Perdonami- le parole uscirono
naturali, in un sussurro spezzato. Poi la prese in braccio e la portò
fino in camera da letto, adagiandola sulla coperta e prendendone
un'altra dall'armadio per coprirla. Poi rimase a guardarla e le
accarezzò una guancia, sospirando. E solo in quel momento si accorse
del pendente al collo di Stana. Era la sua collana. Il fiato gli si
bloccò in gola. Ovvio. La giacca. Aveva la sua giacca ancora addosso, e
la collanina era nella tasca. Sospirò ancora e si inginocchiò accanto
al letto.
-Se solo tu sapessi...- disse
deglutendo -Se solo tu sapessi quanto impazzisco a stare lontano da te.
Averti ogni giorno così vicino e non poterti nemmeno sfiorare come
vorrei. Mi sento vuoto anche io, Stana. Ho un vuoto dentro
indescrivibile, che a volte mi toglie il fiato. È come un senso di
vertigine e l'unica cosa che faccio è cadere. Sono in caduta libera
verso il niente. Verso un futuro senza amore ma fatto solo di
esigenze...- deglutì ancora -Vorrei riuscire a riempire ancora una
volta il vuoto che ti porti dentro, come facevo quando stavamo insieme,
con tutto l'amore che porto dentro, che continua a bruciare ancora solo
per te. Ti sento dentro di me, ti sento ancora scorrere nelle mie vene.
Dio, Stana... perdonami- abbassò lo sguardo -Perdonami se non ti ho
aspettato. Se non ho saputo aspettare e mi sono fatto prendere dalla
gelosia... Il punto è che io ti amo ancora, e non riesco a smettere di
amarti. Ci ho provato in questi mesi, ma non ci sono riuscito...- una
lacrima gli accarezzò la guancia -E mi sento così...- scosse la testa e
sospirò -Non lo so... non lo so, vorrei solo tornare indietro e non
rifare gli stessi errori...- allungò una mano per appoggiarla sulla
sua. Aveva bisogno di sentire la loro pelle in contatto. Ma proprio in
quel momento il cellulare squillò e Nathan uscì subito fuori dalla
stanza, prima che Stana si svegliasse.
Sullo schermo illuminato c'era il
nome e la foto sorridente di Mike. Sospirò e rispose -Qui parla la
segreteria telefonica di Nathan Idiota Fillion. Se volete lasciare un
messaggio vi prego di non farlo in questo momento. Grazie...-
-Ehi, amico...- disse sospirando
-Vuoi che venga a farti compagnia? Porto la birra, in caso...-
-Non sono a casa...- disse lui
uscendo in veranda -Sono...- sospirò e si passò una mano tra i capelli
-Sono alla nostra casa al mare...- disse avvilito.
-Nate, forse non è stata una buona
idea...-
-C'è anche lei- disse subito lui.
-Cosa? Stana? Stana è lì?- chiese
incredulo l'amico.
-Già. E mi ha appena spiattellato
in faccia come si sente. Ma non ha urlato. Era quasi un sussurro mentre
si abbandonava esausta sul pavimento del bagno dopo aver vomitato anche
l'anima. E forse se avesse urlato avrebbe fatto meno male. Avrei capito
che fosse arrabbiata e le avrei dato il tempo di calmarsi...- sospirò
-E invece mi ha detto di essere... stanca. Ha detto di sentirsi vuota.
E io l'unica cosa che ho saputo fare in questo periodo, invece di
aiutarla, è stato quello di cercare un passatempo per soddisfare le mie
esigenze...- deglutì -La cosa peggiore è che, anche mentre ero con
Mikaela pensavo sempre a lei. Anche l'altra sera... mentre guardavamo
un film, la prima cosa che ho pensato è stata 'A Stana sarebbe
piaciuto'- fece una mezza risatina infastidita, dandosi ancora una
volta dello stupido.
-Lo sapevi che Mikaela non sarebbe
bastata per dimenticare Stana...- disse Michael -E dubito che qualsiasi
altra donna possa fartela dimenticare...-
-E allora cosa devo fare, Mike?
Cosa posso fare per rimettere insieme i pezzi e far ritornare tutto
come prima?- nella sua voce si poteva percepire la stanchezza e la
disperazione per non sapere cosa fare.
-Niente ritornerà come prima,
Nate...- disse sincero l'amico -Ma non è detto che non possa essere meglio
di prima...- Nathan sospirò -Ascolta, lo so che adesso vedi tutto nero,
che pensi che le cose non possano sistemarsi... ma non devi arrenderti.
Okay? Vuoi Stana? Ami lei? Pensi che sia la donna della tua vita? Bene.
Allora sii paziente. Riconquistala. Falle capire che vuoi ricominciare
e che aspetterai che si fidi di nuovo di te...- Nathan deglutì e annuì,
conscio che l'amico non poteva vederlo -Cosa farai adesso?- chiese
l'amico, interpretando il suo silenzio. Nathan guardò davanti a sé,
verso il pontile e si sedette sul dondolo in veranda -Adesso? Penso che
rimarrò qui a pensare ad un modo per riprendermela. Le lascerò i suoi
spazi, ma nel contempo le rimarrò accanto. Sono stato uno stupido. Sono
scappato perché arrabbiato con lei e con quel dannato Polish!- esclamò
con una smorfia.
-Nathan... né Polish, né chiunque
altro uomo che lei conosce, potrà avere ciò che hai tu. Il suo cuore.
L'hai detto tu quella sera, ubriaco e delirante. Voi vi appartenete! Tu
e Stana vi siete incontrati cinque anni fa e avete iniziato una danza
infinita fatta di sguardi, ammiccamenti, tocchi apparentemente
innocenti e avete creato un feeling da far invidia a chiunque.
Ovviamente avete deciso di non cedere e avete continuato le vostre
vite. Anche quando c'è stato il primo bacio tra i due protagonisti...
avete fatto finta di niente, continuando a stuzzicarvi. Ma poi è
arrivata la fine della quarta stagione, e l'ultima scena, che avete
girato per ore e ore, ha fatto scattare qualcosa in voi. Finalmente,
aggiungerei!- esclamò facendo sorridere Nathan -Il vostro è un rapporto
speciale. Avete fatto un passo enorme. Vi siete persino sposati... e lo
so che non era un matrimonio a tutti gli effetti, ma dannazione! Quella
donna ha deciso di assecondare la tua pazzia. Ti ha detto si. Ti ha
fatto delle promesse. E stiamo parlando di Stana Katic, la donna che
ama la sua riservatezza e ha paura dei rapporti seri. Quella donna ti
ama. E tu ami lei. Gli ostacoli!? Non sono niente! Dalle tempo. Il
mondo là fuori è pieno di gente pazza, e Stana ha sempre fatto bene a
mantenere la sua vita privata. Tu sei un tipo più mondano, non ti
preoccupi di farti vedere in giro con qualcuno. Ma lei si. Lei è
terrorizzata di spiattellare la sua vita privata ai quattro venti,
perché si sa a cosa si va incontro...-
-Quindi mi stai dicendo che anche
se tornassimo insieme... dovremmo rimanere per sempre una coppia in
segreto?-
-Dico solo che tocca a Stana
prendere questa decisione. E lo farà quando si sentirà pronta, ne sono
sicuro...-
-E nel frattempo cosa dovrei fare?-
chiese Nathan -Ci sono uomini che ogni giorno flirtano con lei, che la
corteggiano... e io cosa dovrei fare? Rimanere impassibile? Vederla
girare scene di nudo con un altro uomo che sembra ossessionato da lei?
Cosa dovrò fare nel caso ci sarà un seguito di quel fottuto film?-
chiese amareggiato e arrabbiato.
-Niente- disse Michael -Nathan, è
il suo lavoro. E anche tu hai girato scene di nudo...-
-Ma io non avevo una donna idiota
che mi sbavava dietro e sembrava ossessionata da me!- esclamò alzando
leggermente la voce. Michael sospirò -Ascolta Nate... siamo al punto di
prima. Gli altri uomini potranno avere scene intime con lei, flirtare
con lei, provarci pure spudoratamente... ma quella donna ama te! Ed è
da te che ritornerà la sera a casa! È a te che si donerà completamente!
Non ci sarà nessun altro uomo. E sono sicuro della cosa perché mi basta
vedere il modo in cui ti guarda! Forse tu non lo noterai, Nate, ma
quando ci sei tu, intorno a Stana non esiste più nessuno...- Nathan
rimase in silenzio a rimuginare sulle parole -Perché pensi che abbia
bevuto questa sera? Perché pensi che abbia iniziato a ballare in quel
modo? Te lo dico io perché... Perché lei ti ama ancora. E vederti con
un'altra donna la fa stare male. C'ero io accanto a lei quando è
arrivata Mikaela a reclamarti per un ballo e mi sono accorto del modo
in cui lei si è irrigidita accanto a me, del modo in cui ha cercato di
non scomporsi. Voleva attirare l'attenzione. Voleva bere per
dimenticare. Perché davanti a sé aveva la vista dell'uomo che ama con
un'altra donna. Una donna a cui hai chiesto una seconda possibilità.
Una donna alla quale hai preparato la colazione e la quale ha postato
la foto su twitter. Prova a metterti nei suoi panni per un attimo.
Prova a pensare se fosse stata lei con un altro. Oh, aspetta... l'hai
fatto. Quando ti sei alzato di scatto e hai fatto quella scenata. Come
ti sei sentito in quel momento, Nathan? Tradito? Deluso? Arrabbiato?
Geloso?- Nathan rimase ancora una volta in silenzio -Pensaci amico. E
non lasciarti divorare dalla gelosia. Non fare parlare il tuo
cervello... lascia che sia il cuore a prendere il sopravvento. Una
persona può amarne tante nel corso della sua vita. Ma una sola sarà la
sua anima gemella. Io mi auguro che Stana sia la tua e viceversa,
perché l'amore che avete vissuto, vi ha cambiato dentro. Io ho visto te
cambiare. Sei maturato. Hai sbagliato tornando da Mikaela, ma anche la
gente matura fa degli errori. Nessuno è perfetto... ma tu e Stana
insieme vi avvicinate ad esserlo- disse sorridente. Nathan deglutì e
chiusi gli occhi -Grazie Mike- disse semplicemente.
-Sono qui per questo...- disse
l'amico dolcemente -Ci sentiamo domani, Nate. Spero in delle novità
positive...-
-Lo spero anch'io...- disse Nathan
in un sussurro prima di chiudere la chiamata.
Rimase seduto lì, in veranda,
dondolandosi lentamente. Le parole di Michael avevano sicuramente
colpito il punto giusto. La sua gelosia aveva rovinato tutto...
Era uscito
dalla doccia e aveva addosso solo i pantaloni di una tuta. Si frizionò
i capelli con un asciugamano, cercando di asciugarli e uscì dal bagno.
La vide davanti al computer e l'attimo dopo sentì altre voci.
-Cos'è?- chiese
Nathan avvicinandosi. Lei si voltò di scatto e accennò un sorriso -Mark
mi ha mandato un'email con il progetto “How we made love”. L'anteprima,
per vedere cosa ne penso...- disse lei tornando a guardare il video.
Nathan fece una smorfia -Certo, perché il film non bastava. Doveva
esserci pure il documentario su come lo avete fatto. Direi che il film
non lasciasse dubbi- disse sprezzante, allontanandosi. Stana mise pausa
e si voltò verso di lui, esterrefatta -Come scusa!?-
-Lascia stare,
Stana...-
-No, non lascio
stare. Cosa volevi intendere?-
-Niente. A
volte parlo a vanvera, lo sai...-
-Per l'amor del
cielo, Nathan. Non fare il ragazzino e dimmi cosa intendevi dire!-
disse Stana spazientita.
-Cosa c'è? Ho
insultato il tuo adorato film e adesso stai andando su di giri!?- disse
lui con una risatina amara. Stana schiuse la bocca e spalancò gli
occhi, completamente stupita da quel comportamento.
-Ma che ti
prende?- chiese lei improvvisamente -Da dove esce fuori tutto questo?-
-Da dove esce
fuori!?- disse lui alzandosi e buttando l'asciugamano sul letto -Sono
mesi che cerco di convincerti a postare qualcosa su Twitter che
riguarda noi, una misera cosa, anche qualcosa che non lascia intendere
che stiamo insieme... E tu niente, non ne vuoi sapere. Dici che poi i
fan andrebbero fuori di testa e insinuerebbero cose su di noi! Ma non
ti crei mai problemi a farti menzionare o a rispondere a Mark o ad
altri! Il problema te lo crei solo per me!- esclamò nervoso.
Stana lo guardò
sbalordita, non aspettandosi qualcosa del genere -Cosa c'entra adesso?
Cosa c'entra con il film, con Mark...-
-C'entra!-
esclamò lui alzando la voce -Dannazione! C'entra! Non ti preoccupi del
gossip quanto si tratta del tuo caro Polish! In quel caso non ti
importa se la gente pensa che tu sia una rovina famiglie e che te la
faccia con lui! Non pensi che così facendo alimentate i fan più
accaniti del film. Perché, sai, ci sono fan che amerebbero che voi due
stesse insieme!-
-Ma che stai
dicendo!- esclamò Stana indignata -Questo te lo stai inventando! Dici
cose senza senso, dettate dalla tua eccessiva gelosia!-
-Certo, come
no! Spiegami perché ti crea problemi fare anche un misero tweet dove mi
menzioni e non vuoi che ti risponda! O che ti menzioni io!- lei cercò
di dire qualcosa ma lui ricominciò a parlare -Va bene, okay. Sono
geloso, ma rispondimi solo a questa domanda, Stana: perché lui può far
parte della tua vita pubblicamente mentre io no?- Stana provò a
rispondere un paio di volte, ma nulla uscì dalla sua bocca -Bene- disse
Nathan con una smorfia -Credo che non ci sia altro da aggiungere...- e
fece per allontanarsi.
-Nathan...-
Stana si massaggiò le tempie e sospirò -Tu e lui siete una cosa
diversa, okay!? Non puoi essere geloso di Mark! È sposato, ha una
famiglia! E io non amo lui!-
-Tendi sempre a
dire che non posso essere geloso! Perché diamine non dovrei esserlo?
Sei la mia donna, dannazione! E quell'uomo è ossessionato da te, dal
vostro film e da tutto! Odio lui, odio il suo nome, le mani sulla tua
pelle nuda, odio quel dannato film! Dio, Stana! Non ti sei neanche
fatta pagare per farlo! Anzi, visto il film, direi... per fartelo!-
esclamò arrabbiato.
-Adesso stai
esagerando!- lo avvertì lei nervosa avvicinandosi.
-Sto
esagerando...- fece una risatina sprezzante -Dici che siamo diversi io
e lui. Ed è vero sotto molti aspetti. Dici che non è nessuno per te...
eppure...- abbassa il tono di voce, ferito -Fa parte della tua vita
pubblica più di quanto ne faccia parte io...- Stana rimase a guardarlo
e deglutì, fino a quando lui non continuò -Ho sopportato che postasse
spesso e volentieri foto di voi due nel film ma non sopporto oltre!-
-Che cosa vuoi
dire?- chiese lei corrucciando la fronte -Cosa vuoi che faccia? Che
dica a Mark di non postare nostre foto, di non metterle come header,
icon e tutto, perché tu sei geloso?-
-Beh, sarebbe
un'opzione!- esclamò lui nervoso. Stana fece una risatina sarcastica
-Sei ridicolo!- Nathan scattò -Ah, sono ridicolo!? Bene! Allora visto
che sono tanto ridicolo, che sembro un ragazzino, perché non vai dal
tuo amico Polish a farti consolare!? Sono sicuro che ne sarà più che
felice!- esclamò, e l'attimo dopo si ritrovò cinque dita stampate in
faccia. La manata fu talmente forte che gli aveva fatto inclinare la
testa da un lato e gli aveva lasciato un segno rosso sul viso.
-Fottiti Nate!-
esclamò arrabbiata -Cosa vorresti che facessi? Che scriva un tweet dove
dico a tutti che stiamo insieme!?- esclamò lei urlando. Nathan si
inumidì le labbra e si voltò di nuovo verso di lei. Sorrise amaramente
-Vedo che non hai capito il problema. E dal momento che questa
situazione mi ha stufato... penso che io e te non abbiamo più niente da
dirci...-
-C-cosa vuoi
dire?- chiese lei.
-Vuol dire che
da questo momento in poi non sarò più un'ombra nella tua vita. Non ci
sarà bisogno di un tweet per rendere pubblica la nostra storia, perché
non c'è più niente. Niente per cui vale ancora la pena lottare...-
indossò una maglietta e le scarpe.
-Nathan,
smettila di dire scemenze e...-
-No, Stana! Non
c'è più niente da dire!- esclamò scostandola, uscendo dalla stanza. E
Stana rimase lì, sola, in quella stanza che ben presto le sarebbe stata
troppo stretta.
Nathan era avvolto dai suoni della
natura. Il mare che lambiva dolcemente il bagnasciuga e gli scogli lì
accanto. I grilli che cantavano e i suoi piedi che sfioravano il
pavimento mentre si dondolava.
Aveva reagito di impulso. Non aveva
riflettuto a fondo. Ma quando ha cercato di scusarsi, Stana era sempre
più distante. Dopo le sue parole probabilmente lui avrebbe fatto la
stessa cosa. Sospirò e scosse la testa. In quarantadue anni ne aveva
fatti parecchi di errori, ma quello di lasciarla andare lo considerava
uno dei più grossi. Jeff stesso gli aveva dato dell'idiota quando
l'aveva saputo. I suoi genitori non avevano commentato, tranne la madre
che aveva detto che tutto si sarebbe risolto.
Aveva incontrato Mikaela per caso
qualche mese dopo, e in quel momento gli sembrava un buon metodo per
cercare di dimenticare Stana. Avevano passato qualche serata insieme e
Nathan l'aveva convinta a dargli una seconda possibilità. Ma ogni volta
che si ritrovava davanti Stana, sapeva che con Mikaela non sarebbe
durata. Ciò che provava nei confronti di Stana era troppo forte. E non
sarebbe bastata nessuna donna per fargli cancellare quei sentimenti.
---
Angolo autrici:
Katia: Mi scuso per l'assenza e
per le mancate risposte alle recensioni, ma purtroppo venerdì 4 aprile
mio nonno ci ha lasciati, mettendo fine alle sue sofferenze.
L'ennesimo lutto in famiglia che mi ha cambiata ancora una volta. La
mia casa si è svuotata. Sono cresciuta con i miei nonni dentro casa,
tra i loro acciacchi e le loro malattie, e credo che averceli sempre
per casa ha fatto in modo di sentire maggiormente la loro mancanza. Mi
hanno svuotato una casa. Rimaniamo io, mia madre e il mio gatto. E
questo, vuoi o non vuoi, ti cambia la vita.
Ma bando ai discorsi tristi! Sono tornata e sono leggermente più forte
di prima : )
Di certo anche i nostri in questa fanfiction non se la stanno passando
bene, eh! A volte basta davvero poco per complicarti la vita, per
rovinare un qualcosa di bello...
Il punto è... riusciranno a trovare una soluzione e a tornare più forti
di prima!?
Lo scoprirete martedì! Forse... : )
Fanny: La vulnerabilità di
queste due persone è disarmante!! Mike uno di noiiiii! Amo quell'uomo!!
Anyway... questo è un capitolo che mi piace particolarmente e lo sento
un po' mio anche solo dal titolo. Perciò lo dedico a me e a tutte le
persone che si sentono tristi e vuote perché ricordarssero che "even on
the worst day there's a possibility for joy"...
Alla prossima!! Grazie a tutti! : D
Fania
Pensando al vestito di Stana abbiamo preso come modelli questi:
http://imageshack.com/a/img843/6031/4d5f.jpg
http://imageshack.com/a/img191/8514/jykp.jpg
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Late ***
Stanathan Fanny&Kate - Ti tengo io - CAP 6
- Capitolo 6 -
Late
Stana si risvegliò lentamente.
La testa pulsava e le mani andarono automaticamente a posarsi sulle
tempie. Si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco e, quando si
rese conto di dove si trovasse, un flash di quella sera le tornò in
mente. Lei in bagno, a terra, e Nathan che si prendeva cura di lei. E
nonostante il mal di testa... ricordava cosa gli aveva detto. O quasi.
Da troppo tempo si teneva quel macigno sul cuore. Da troppo tempo
voleva tirare fuori quelle parole per fargli capire come l'aveva
ridotta. Le aveva preso il cuore e alla fine lo aveva buttato via.
Mentre lei cercava di riappropriarsi della sua vita. Sospirò e si mise
seduta, aspettando che la testa smettesse di girare. Guardò ancora una
volta intorno a lei e cercò di stabilizzarsi sulle gambe. Aveva voglia
di prendere una boccata d'aria. Uscì dalla stanza, ma la casa era
stranamente in silenzio. Probabilmente lui se ne era già andato. Chiuse
gli occhi e deglutì. Era scappato ancora una volta.
Andò in bagno e si sciacquo il
viso, per poi lavarsi i denti. Aveva un sapore terribile in bocca. Si
spruzzò un po' del suo profumo, quello che teneva sempre nello
sportellino a destra, e cercò di darsi una sistemata.
Uscì dal bagno, si avvicinò alla
porta che portava fuori e la aprì. Chiuse gli occhi godendosi la
leggera brezza che subito la colpì. Li riaprì e spinse la porta,
ritrovandosi in veranda. Mancava circa un'ora all'alba e decise di
raggiungere il pontile. Quel pontile era stato testimone di tante cose.
Così come anche ogni cosa attorno a lei.
Si sedette ai bordi, facendo
sfiorare i piedi con l'acqua. Rabbrividì per il contatto. La
temperatura si abbassava durante la notte. Sospirò e chiuse gli occhi,
lasciandosi cullare dal rumore dell'acqua che si infrangeva e
ripensando a quando, su quel pontile, lei e Nathan si erano scambiati
delle promesse. Promesse che poi, purtroppo... non avevano saputo
mantenere.
Scosse la testa con una smorfia,
cercando di non pensare a quel giorno. Doveva pensare ad altro. Una
scena divertente le tornò in mente all'improvviso e la fece sorridere
malinconicamente.
Erano entrambi
sul pontile, a prendere il sole. Nathan continuava a fare versi con la
bocca, come se avesse sete. Dopo l'ennesima smorfia si decise a parlare
-Che sete...- disse sventolandosi la mano davanti al viso -Tu non hai
sete? C'è caldo... Qualcosa di fresco ci starebbe...- disse
guardandola. Stana girò la testa e inarcò le sopracciglia, divertita
-Nate, se vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere perché non lo
dici e smetti di girarci intorno!?- disse lei scuotendo la testa. Lui
sorrise -Joy, ti adoro, lo sai!?- Stana sbuffò, senza riuscire a
nascondere un sorriso -Non ho mica detto che ci vado!- esclamò lei
-L'hai
sottinteso...- disse lui sollevandosi leggermente dalla sdraio e
chinandosi verso di lei per baciarle una spalla -Dai, che per quando
torni mi faccio trovare bello fresco!- un altro bacio sulla spalla per
poi risalire fino al collo, facendole schiudere la bocca. Stana si
morse il labbro e si sollevò, chinandosi verso di lui e avvicinando la
bocca all'orecchio -Io ti preferisco bello caldo...- disse
sensualmente, prima di alzarsi e allontanarsi verso casa.
-Ehm... A-
Adesso definitivamente ho... ho bisogno di- deglutì -... un bicchiere
d'acqua!- esclamò lui a voce alta -Fredda! Molto fredda!- mentre lei
rideva felice.
Quando lei
tornò sul pontile, però, di Nathan non c'era neanche l'ombra. Rimase
perplessa e si guardò intorno, appoggiando il bicchiere d'acqua sul
bracciolo della sedia sdraio e guardandosi intorno iniziò a chiamarlo.
All'improvviso lui uscì da sotto il pontile con un semi-urlo da bambino
eccitato per qualcosa facendola sobbalzare -Guarda cosa ho pescato! La
nostra cena!- esclamò dopo, mostrando un secchio con due aragoste che
fuoriuscivano da lì. Stana lo guardò incredula, poi sorrise divertita
scuotendo la testa -Guarda che qui non ci stanno le aragoste, quindi è
altamente improbabile che tu le abbia pescate...- disse mettendosi a
braccia conserte a guardarlo, ancora in acqua.
-Hai detto
bene! Improbabile ma non imp-...- lei lo fermò con la mano, ancora più
divertita -Nathan, si vede il nastro adesivo trasparente intorno alle
chele- disse lei, smontandolo completamente. Nathan fece una smorfia e
iniziò a borbottare per poi mettere il broncio. Lei ridacchiò mentre
sconsolato usciva dall'acqua -Tu uccidi il mio romanticismo!- esclamò
ancora imbronciato posando il secchio in un angolo.
-Non ho bisogno
di essere “colpita” con questi gesti. Lo so già che mi ami e
pescheresti qualsiasi cosa per me... ma se vuoi farlo trova almeno
qualcosa di plausibile- disse divertita, stringendogli le braccia
intorno alla vita. Nathan fece la stessa cosa mentre lei si alzava
sulle punte per baciargli quel broncio adorabile.
-Ammettilo...
non c'è aragosta meglio di me, però!- esclamò lui mettendosi in una
posa da super eroe, trattenendo il fiato per appiattire la pancia,
facendola ridere, ricordandosi che qualche giorno prima, per via della
sua schiena e del suo petto rosso, lo aveva definito un'aragosta.
-Respira, aragosta!- esclamò divertita -Che tanto la pancia rimane ugualmente anche se muori asfissiato- disse sorridente.
-Non è colpa
mia se mia moglie cucina bene!- esclamò lui fintamente indispettito.
Lei si morse il labbro, perché ogni volta che la definiva in quel modo
sentiva il cuore iniziare a fare le capriole e le cosiddette farfalle
allo stomaco erano sempre lì. Lui la guardò dolcemente, come a leggerle
nel pensiero, condividendo la stessa emozione, e appoggiò la sua fronte
alla sua -Sai cosa dicono delle aragoste!?- disse lui improvvisamente
-Che quando due aragoste si incontrano... stanno insieme per tutta la
vita...- lei sorrise ampiamente -Cosa fai? Citi i miei tweet,
Fillion!?- disse divertita, riferendosi ad un suo tweet di agosto
riguardante le aragoste. Lui rise e la strinse ancora di più a sé,
baciandola. E Stana, in cuor suo, sperò di aver trovato davvero la sua
“aragosta”.
Ma evidentemente il destino aveva
altri programmi per loro. Visto che una settimana dopo ci fu
quell'assurda litigata. Una litigata che aveva portato inevitabilmente
alla rottura. Chiuse gli occhi e un brivido le attraversò la spina
dorsale. Non doveva pensarci. Era successo tutto così in fretta. Erano
“sposati” da così poco tempo, ma avevano la sicurezza di stare bene.
Finché Nathan non ha fatto un passo indietro. Per colpa sua. Era da un
po' che le chiedeva di scrivere un tweet o comunque qualcosa
riguardante loro due... ma lei insisteva dicendo che avrebbero
aumentato le dicerie sul loro conto. Nathan aveva inizialmente
acconsentito, ma poi la cosa aveva iniziato a stargli stretta,
soprattutto vedendo che con Mark non si faceva problemi. Ma perché
avrebbe dovuto farsi problemi? Mark era solo un amico, un collega.
Niente di più. E anche se lui fosse ossessionato, beh, a lei non
importava. E non le importava perché comunque lei aveva una sola
ossessione. Un'ossessione con un nome ben preciso.
Nathan era uscito presto per andare
a comprare qualcosa in farmacia per Stana, perché l'Advil che avevano
dentro casa era scaduto. E ormai che c'era era passato un attimo dalla
caffetteria, ordinando due caffé.
Percorse il vialetto, e andò verso
casa, ma rialzando gli occhi si accorse di Stana sul pontile. Si bloccò
sui suoi passi e rimase a guardarla. Aveva gli occhi fissi su un punto,
a guardare verso l'orizzonte. Era bellissima. I capelli corti mossi
dalla leggere brezza.
E il momento in cui ripensò alle
ultime volte insieme su quel pontile, il ricordo del loro “matrimonio”,
delle loro promesse, ritornò prepotente scuotendolo dentro...
Dopo la
proposta Stana era scappata dentro, dicendo che doveva cambiarsi per
l'occasione. Lui aveva acconsentito ed era entrato in casa insieme a
lei. Una volta dentro lui andò a cambiarsi in bagno e lei in camera. Le
mani di Nathan tremavano leggermente e il cuore non accennava a
calmarsi. Una volta pronto si guardò allo specchio e sospirò. La
camicia bianca e i pantaloni di lino beige erano adatti ad un evento
del genere. Prese un altro bel respiro e uscì fuori.
Lei era già sul
pontile. Ed era bellissima. Si fermò sulla porta e trovò complicato
respirare. Aveva un vestito bianco, con un fiore tra i capelli,
accarezzati dal vento. Si avvicinò lentamente e lei si girò verso di
lui, sorridente -Ehi, straniero! Pensavo avessi cambiato idea...- disse
mordendosi il labbro. Lui continuando a non staccargli gli occhi di
dosso si avvicinò di più facendo poi scivolare la mano nella sua -Mai-
disse con lo sguardo perso nel vuoto. Si accorse di Stana che trattenne
il respiro per un istante, stringendo la presa sulla sua mano -È tutto
ok?- chiese preoccupata -Se hai qualche...-
-Sono
terrorizzato, Joy- disse usando ancora una volta il suo nuovo nomignolo
-Non ho mai provato nulla del genere. Mi tremano le gambe e non mi
sento pronto a tutto questo...- la vedi irrigidirsi e poté quasi vedere
il cuore batterle forte in petto. La luce negli occhi che c'era poco
prima, sostituita con la paura. Lui guardò altrove e deglutì, mentre la
sua mano rimase stretta alla sua, come a non volerla lasciarla andare.
Sentiva la confusione di Stana, nonostante fosse in silenzio, senza
sapere cosa dire. Nathan riprese fiato e poi sospirò, voltandosi verso
di lei -Cosa succede se scopri che non sono quello giusto? Se ti
dovessi deludere? Io ti amo, Stana. Ti amo come non ho mai amato
nessuno. E questo mi terrorizza. Ma allo stesso tempo mi fa sentire
vivo come mai prima. Mai mi ero sentito in questo modo. Ti amo ora e
sono convinto che ti amerò per sempre- le baciò la fronte.
-Ti prego,
dimmi che non c'è un “ma” alla fine di questo discorso...- disse lei in
un sussurro. E Nathan sospirò di nuovo abbassando la testa -Ma...- e
sentì la presa di Stana stringersi sulla mano -Io sono la tua aragosta-
disse lui e la sentì rilassarsi -E nonostante io abbia una paura
fottuta in questo momento, ti chiedo, davanti a questa immensità che ci
circonda...- alza di nuovo gli occhi puntandoli nei suoi -Stana Katic,
vuoi tu prendere quest'uomo, a cui hai rubato il cuore, e farlo
diventare tuo marito nella gioia, nel dolore, nella salute e nella
malattia, finché morte non ci separi?- chiese. E la paura dei suoi
occhi scomparse, lasciando spazio di nuovo a quella luce di poco prima.
Un sorriso le si fece largo sul viso e gli gettò le braccia al collo,
stringendolo forte -Si! Si, si, si, si! Lo voglio!- esclamò felice,
facendolo ridere. Lei si staccò -Nathan... forse hai ragione, non sei
perfetto e probabilmente non sei giusto per me... Mi sono fatta questa
domanda tante volte, e mi sento una pazza in questo momento per aver
accettato- lui l'ascoltò attentamente, corrucciando leggermente la
fronte -Insomma, guardaci! Io non sono fatta per essere legata a
qualcuno. Sono talmente indipendente che saper di potermi appoggiare a
qualcuno mi fa venire voglia di scappare a gambe levate. Forse abbiamo
corso. Forse siamo talmente presi da tutto questo che stiamo facendo
tutto inconsciamente...-
-Sto pregando
che ci sia un “ma”, in questo momento... Anche perché un minuto fa mi
sembravi felice...- lei lo guardò dolcemente e gli accarezzò una
guancia -Nate guardami. Mi vedi? Anche io ho paura. Ho le gambe che mi
tremano e il cuore che non smette di battere all'impazzata neanche
stessi correndo... Ma vedi anche quanto io sia diversa quando sono con
te, in questo nostro angolo di paradiso. Quindi.... Su questo pontile,
oggi, io sono pronta a farti delle promesse. A giurarti il mio amore.
Perché, Nathan Fillion, tu mi rendi una persona migliore, mi fai
sentire... vera. Con te sono me stessa, non ho bisogno di mentire su
determinate cose. Sono vera al cento per cento, ma la cosa più
importante di tutte è che ti amo...- disse con le lacrime agli occhi
-Ti amo in un modo così spontaneo e naturale che a fianco a te so che
la mia vita sarà più semplice, e ti sposo perché non riesco più ad
immaginare una vita lontana da te... Quindi amami, finché morte non ci
separi, Nate. Lo vuoi?- chiese. E il cuore di Nathan si liberò di un
peso, mentre le loro mani si strinsero saldamente -Lo voglio!- lei fece
per saltargli in braccio la lui la fermò -Ma a patto che tu sia pronta
a sopportarmi anche nell'aldilà! Perché io ho deciso che voglio
rimanerti accanto anche dopo la morte se mi sarà permesso- incrociò le
braccia guardandosi intorno con aria semi-drammatica -Solo in quel caso
potrei dirti realmente “lo voglio”...-
-Mmmm...- disse lei -Fammici pensare. Sopportarti per l'eternità? L'eternità è infinita... è un bel dilemma...-
-Ah, bene! Ok, come vuoi! Me ne vado allora- disse cercando di rimanere serio, voltandosi, fintamente offeso.
-Dove credi di
andare, tu!?- disse lei bloccandolo, ma quando non accennava a girarsi,
Stana gli saltò sulle spalle, cingendogli il collo con le braccia e la
vita con le gambe -Non ti azzardare ad andartene. Mi hai chiesto
l'eternità e io voglio promettertela!- lui sorrise, e la fece scendere
-In questo caso, allora...- si girò verso di lei -Lo voglio. Lo voglio,
lo voglio, lo voglio- e sorrisero mentre lui le prese il viso tra le
mani e la baciò -Mmm- mugugnò in mezzo al bacio e lei si staccò -Cosa?-
chiese corrucciando la fronte.
-Signora Katic
Fillion, mi fa letteralmente perdere il contatto con la realtà! Mi
stavo dimenticando di una cosa- disse mettendo le mani in tasca.
-Katic Fillion,
eh!?- disse lei divertita, lui le sorrise e tirò fuori i portachiavi
con cui le aveva fatto al proposta -Ecco qui a te! Con questo
portachiavi, che è parte di noi, io ti dichiaro ufficialmente mia
moglie!- esclamò porgendoglielo. Lei lo prese tra le mani e lo strinse,
per poi afferrare lui dal colletto della camicia ridendo e baciarlo.
Il cuore di Nathan batteva
velocemente. Il ricordo era così vivido che ogni volta faceva male.
Quel dolore al petto non accennava a diminuire pensando che poco tempo
dopo a quel magnifico giorno, quella stupida litigata aveva rovinato
tutto. Chiuse gli occhi e sospirò, avvicinandosi a lei.
-Ehi, non fa troppo freddo per una
nuotata mattutina?- disse lui scuotendola dai suoi pensieri, per poi
sedersi accanto a lei, porgendole un bicchierone di caffé -Ho pensato
che ti avrebbe fatto sentire meglio...- continuò, accennando un
sorriso. Stana guardò il bicchierone, ma l'unica cosa che fece fu
girarsi di nuovo verso l'oceano mentre lui sospirò e posò il bicchiere
accanto a lui -Ti ho anche preso l'Advil, visto che quello che avevamo
in casa era scaduto...-
-Ma come fai!?- sbottò lei
girandosi di scatto, facendolo quasi sobbalzare -Come fai a a far finta
che non sia successo niente? Come fai ad essere così tranquillo!?-
scosse la testa e tornò a guardare verso l'orizzonte.
Nathan prese un bel respiro e posò tutto al suo fianco -Ascolta Stana...-
-Perdonami, ma non ho nessuna
voglia di ascoltarti! Voglio solo che mi lasci da sola. Ho bisogno che
mi lasci da sola con il mio mal di testa!- lui la guardò e deglutì -Va
bene. T-ti lascio tutto qui...- disse indicando caffé e medicina, per
poi alzarsi e voltarsi. Ma poi un pensiero lo bloccò. Strinse i pugni,
quasi conficcandosi le unghie corte nella carne.
-Sai cosa!? Non me ne vado da
nessuna parte!- esclamò lui convinto, arrabbiato, facendola voltare
immediatamente -Sempre a fare quello che dici tu! “È finita, Nate”,
“Vattene, Nate”, “Non ho voglia di ascoltarti, Nate”! Cosa vuoi
veramente!? Che vado via ancora una volta senza combattere!?-
-Dovevi combattere prima per noi!- esclamò lei inviperita -Adesso è tardi!-
-Dimmi un po', Stana- disse lui
avanzando di un passo, guardando in basso, verso di lei -Accusi me
della fine della nostra storia ma tu... tu cosa hai fatto per noi!? Hai
combattuto? Non hai fatto un fottutissimo passo verso di me! Non mi hai
mai dato modo di spiegarmi!- disse arrabbiato continuando a gesticolare
-Ho cercato in tutti i modi di parlarti! Di cercare di recuperare un
rapporto! E tu mi hai sempre respinto!- esclamò ancora una volta -Tu
sei rimasta sotto quelle macerie perché ti faceva comodo!- lei schiuse
la bocca incredula, ricordando vagamente la conversazione di quella
notte -Si, è così! Ti sei lasciata andare! Neanche tu hai lottato! E
sai perché? Perché avevi una fottuta paura di quello che stavamo
diventando!-
-Adesso smettila...- disse lei piano deglutendo, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-No! Sono stufo di essere sempre io
il carnefice e tu la vittima!- esclamò lui -Quel giorno ho sbagliato,
ti ho chiesto scusa, ho cercato di farmi perdonare in tutti i modi ma
tu mi hai sempre respinto! E soprattutto ho cercato di non farmi
scoprire da nessuno sul set, sapendo quanto ci tenevi a mantenere tutto
segreto ancora un po'!-
-Credi che sia stato facile per
me!?- lo sfidò Stana -Credi che non mi ha fatto male respingerti!? Lo
ha fatto. Ma dovevo andare avanti, Nate!- lui si lasciò sfuggire una
risatina -Certo, andare avanti... vorrai dire... fuggire!- esclamò lui
guardandola nuovamente negli occhi. Lei li socchiuse, trafiggendolo con
lo sguardo. Scattò in piedi e gli puntellò un dito contro -Chi sei tu
per dire cosa provo? Chi sei tu per dire cosa ho provato quella dannata
sera! Hai idea di come mi hanno fatto sentire le tue accuse quella
sera!? Ti sei mai chiesto, anche solo per un attimo, mentre andavi via,
come stavo io in quel momento? Mi hai praticamente dato della puttana,
Nate!- l'ultima frase la sibilò tra i denti -Mi hai fatto sentire in
quel modo!-
-Ti ho chiesto scusa!- esclamò lui.
-Le scuse non cancellano i fatti!
Non mi fanno dimenticare di cosa mi hai detto quella sera!- ormai
respirava affannosamente -E tutto per la tua stupida ed insensata
gelosia per Mark Polish!- lui lasciò andare un'altra risatina nervosa
-Vedo che non hai ancora capito...- disse lui scuotendo la testa
-Possibile che non lo capisci!?-
-Ho capito- disse lei più calma -Ho
capito che ti sei arreso...- e quella stanchezza che si portava addosso
per via di quella storia, ricominciava a pesare.
-Arreso!? ARRESO!? Stana, ti sono stato un mese dietro! UN MESE!- aumentò il tono di voce, sempre più arrabbiato.
Lei deglutì -Avevo bisogno di tempo! Non riuscivo ad ascoltarti!-
-Perché non me lo hai detto!?
Perché mi hai solo respinto? Cosa ti costavi dirmi “dammi tempo”!? Te
lo avrei dato quel fottuto tempo, Stana! Ti avrei dato mesi!-
-Ma hai preferito correre dalla tua
ex alla prima occasione! Facendoti dare pure una seconda possibilità!
Peccato tu l'abbia sprecata, Nate!- esclamò lei acida.
-Cosa!? Adesso vuoi farmi una scenata di gelosia? Dopo che nonostante tutte le scuse che ti ho fatto tu mi hai ignorato!?-
-Non sto facendo una scenata di
gelosia! Sto mettendo solo in evidenza i fatti!- esclamò lei arrabbiata
-Dovevi essere proprio addolorato visto che neanche due mesi dopo ti
sei scopato un'altra!-
-Lascia Mikaela fuori da questa
storia. È stato uno sbaglio!- esclamò lui. Lei fece una risatina
sarcastica -Certo! Anche lei! Aggiungilo alla lista insieme al nostro
“matrimonio”- disse lei sprezzante, mimando le virgolette alla parola
matrimonio -Anche quello è stato uno sbaglio, no!?-
-Non è vero. Lo sai- disse lui guardandola seriamente.
-No, non lo so! L'unica cosa che so
è che mi hai lasciato in quella stanza, da sola e te ne sei andato via!
Mi hai lasciata! E mi sono data dell'idiota perché avevo pure
sospettato che non sarebbe durato! Non pensavo...-
-Non pensavi cosa!? Dannazione, tu avevi dei dubbi su di noi, dei ripensamenti e non mi hai detto nulla!?-
-Non erano ripensamenti! Avevo solo una brutta sensazione che poi si è rivelata vera!-
-Ti avevo solo chiesto di iniziare
ad uscire lentamente allo scoperto! Ti avevo pregato di fare qualcosa.
E invece tu dicevi sempre di no! Ma era una cosa solo per me, perché
non ti dispiaceva parlare con altri. Non ti dispiacevano gli abbracci
di altri! Forse ti faceva comodo fingerti single!- esclamò lui
rabbioso. Lei schiuse la bocca scioccata. Nathan si pentì un secondo
dopo delle parole -Scusa, non intendevo...- disse abbassando
notevolmente il tono.
-Cosa!? Darmi per l'ennesima volta della puttana!?-
-Non ho detto questo, Stana!-
-Mi pareva sottinteso!- esclamò lei
furente. Nathan sospirò e si passò le mani tra i capelli -Non intendevo
quello!- replicò convinto -Dico solo che stai dando la colpa a me per
il fallimento di questa storia, quando bastava poco per farmi capire
che ci tenevi a me tanto da condividere la notizia con altri!- Stana
stava per replicare ma lui continuò -Ma ovviamente tu avevi già dei
ripensamenti su di noi e...-
-Non avevo nessun ripensamento, dannazione!- esclamò lei.
-Allora cosa, Stana!? COSA!? Dimmi
perché diamine mi hai respinto! Dimmi perché diamine non mi lasciavi
rispondere ad un tuo tweet dove mi menzionavi, tanto per iniziare! Non
hai mai fatto un passo verso di noi, mi hai fatto sentire come se fossi
nessuno nella tua vita... E da quella sera mi chiedo se le parole che
mi hai detto su quel pontile, solo una settimana prima, avessero avuto
valore per te!-
-Lo sai che avevano valore!-
-No! Non lo sapevo più! La tua
paura mi ha impedito di avvicinarmi a te, a chiedere spiegazioni! Sono
passati mesi... e ora voglio delle risposte. Se quelle promesse erano
vere... perché mi hai lasciato andare via? Perché non mi hai dato tempo
di spiegare? Due giorni dopo abbiamo girato l'ultimo episodio e poi sei
scomparsa! Ho continuato a chiamarti e mi hai rifiutato tutte le
chiamate. Trenta volte ti ho chiamato!- esclamò gesticolando -E tutte
le volte parlavo con la stupidissima segreteria telefonica!-
-All'inizio è stato l'orgoglio...-
disse lei deglutendo, guardando in basso e cercando di mantenere un
tono di voce normale -Ma poi...- si morse il labbro e scosse la testa.
-Cosa?- chiese lui, ma lei continuò
a guardare in basso -Dannazione, Stana! Cosa!? Ti sei resa conto che è
stato tutto uno sbaglio? Che non mi amavi? Che in realtà non te ne
fregava nulla di me e...-
-AVEVO UN RITARDO, CAZZO!- sbottò
lei, tornando a guardarlo negli occhi, con il viso arrossato, bagnato
dalle lacrime delle quali non si era nemmeno resa conto. Nathan schiuse
la bocca, guardandola scioccato.
---
Angolo autrici:
Ci scusiamo di non essere ancora riuscite a rispondere alle recensioni!
Sul serio, io (Kat) per ora sono assente con la testa! -.-
Anyway... piaciuto questo nuovo cap!? :P
So già che qualcuno ci odierà per il finale. Ma... ehm... scusateci! :P
Ringraziamo tutti di cuore per continuare a seguirci con tanto affetto!
A presto! : ) <3
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - First steps ***
Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 7
- Capitolo 7 -
First steps
Un ritardo...
Nathan non riusciva a pensare ad
altro. Stana aspettava il suo bambino? E cosa era successo dopo?
Quei pensieri si aggiunsero al
resto del groviglio che aveva in testa. Buffo come una parola a volte
potesse cambiare in un attimo la vita di una persona.
-Ero terrorizzata!- continuò lei
-Non sapevo se eri pronto ad una cosa del genere. Poi tu mi hai
cancellato dalla tua vita! Sei uscito da quella porta e tutto è finito!
Il nostro mondo era crollato!- lacrime copiose continuarono a scendere
durante il suo sfogo -Poi c'è stata quella maledetta scena della
proposta che... mi ha distrutta! Quando ti sei messo in ginocchio con
quell'anello ho subito pensato al nostro matrimonio su questo
pontile... Alle nostre promesse- si morse il labbro così tanto da farsi
male -Sai perché sono scomparsa subito dopo? Perché non ti ho
risposto?- Nathan era ancora immobile a guardarla -Perché sono tornata
nella mia roulotte e mi sono accovacciata in un angolo a piangere per
ore! Non avevo più lacrime alla fine, Nate. Ero vuota. Ecco cosa mi hai
lasciato dentro... il vuoto- disse deglutendo.
-Eri incinta?- chiese lui
incredulo. E Stana si chiese se avesse sentito tutto il resto del
discorso.
-No. Credevo di esserlo ma... Poi
ho fatto il test. È risultato negativo...- Stana si passò una mano tra
i capelli e tirò su col naso. Nathan si avvicinò e le sfiorò un braccio
-Joy...- usò di nuovo il soprannome che le aveva dato.
-Non toccarmi! E smettila di
chiamarmi in quel modo!- urlò scostandosi -Joy non esiste più!- esclamò
-Capito!?- disse guardandolo negli occhi, mentre i suoi erano rossi e
lacrimanti -Joy è morta quella sera insieme alla nostra storia!- e lo
oltrepassò, cercando di andare via. Lui la bloccò per un braccio
-Allora perché sei qui?- chiese Nathan in un sussurro.
-Ti ho detto di non toccarmi!-
esclamò divincolandosi, e tentò ancora una volta di allontanarsi verso
casa.
-Non è una risposta! Ieri sera hai
detto di amarmi!- esclamò Nathan.
-Era l'alcool a parlare!-
-Maledizione, ti vuoi fermare!?-
disse raggiungendola e bloccandola per un braccio, facendola voltare.
La tenne per i polsi e la guardò negli occhi -Che cosa vuoi, Nathan!?-
disse lei -Che cosa vuoi?- chiese con un tono stanco, disperato.
Continuava a piangere e non riusciva a dare freno a quelle lacrime. Si
sentiva debole, vulnerabile e odiava sentirsi in quel modo.
-Voglio solo te, Stana...- disse
lui dolcemente, accarezzandole un braccio -Lo so che sembra una frase
fatta ormai, ma...- fece risalire la mano, accarezzandole una guancia.
-Non mi toccare, ti prego- disse
lei ormai singhiozzando, cercando di divincolarsi, ma Nathan l'attirò
più vicina, stringendola in un abbraccio, mentre lei continuava ad
opporsi -Lasciami. Ti prego, lasciami... finiremo per farci del male...
ti prego...- ormai le frasi erano quasi un sussurro, fino a quando,
senza più forze, le ginocchia le cedettero e si lasciò andare. Nathan
la tenne stretta e le lasciò un bacio sulla testa -Sssh. Ti tengo io,
ricordi!?- le sussurrò in un orecchio, chiudendo gli occhi, mentre la
sentiva piangere ancora più forte. La tenne stretta a sé, come a
volerla proteggere dal resto del mondo, mentre il sole del mattino fece
capolino, come a voler sancire un nuovo inizio.
Le strofinò la schiena, dolcemente,
e aspettò che si calmasse. Si erano fatti del male a vicenda per mesi,
aspettando per tutto quel tempo di chiarirsi. Ma dagli errori si
impara, e Nathan era intenzionato a non scappare più. C'erano ancora
tante cose da chiarire, ma era sicuro che ce l'avrebbero fatta.
Aspettò che si calmasse, che i
singhiozzi si attutissero. Stana continuò a stringere la sua camicia
tra i pugni, senza allentare la presa, come a volerlo tenere legato a
sé senza più lasciarlo andare. Lui continuò ad accarezzarle la schiena,
fino a quando lei rialzò la testa e ritrovò i suoi occhi azzurri, con
mille emozioni contrastanti. Lui accennò un sorriso e le accarezzò una
guancia, mentre lei si appoggiò al suo tocco e chiuse gli occhi. Quando
li riaprì, non si rese nemmeno conto di come, si ritrovarono a pochi
centimetri, attirati come se fossero due calamite.
Le loro labbra si sfiorarono
appena, e chiusero gli occhi, mentre entrambi sentirono un
brivido lungo la spina dorsale. Stana schiuse leggermente la bocca, e
Nathan le accarezzò il labbro dolcemente con la lingua, per poi farla
incontrare con la sua. Il contatto fece gemere entrambi, facendo capire
che quel momento era mancato ad entrambi. Nathan passò le mani tra i
capelli, adesso corti, di Stana, mentre lei non aveva ancora lasciato
la presa sulla sua camicia. Le loro lingue si cercavano dolcemente,
mentre le labbra si assaggiavano, affamate, senza voglia di staccarsi.
Ma il contatto terminò quando
ebbero bisogno di ossigeno. Si staccarono, ansanti, entrambi con le
labbra rosse e gonfie e gli occhi lucidi, carichi di un'emozione che
non provavano da tempo. Stana gli guardò le labbra, per poi tornare a
guardare gli occhi. Il solito trucchetto che faceva impazzire Nathan,
che infatti si riappropriò nuovamente delle sue labbra, divorandole con
una bramosia tale che fece nuovamente gemere Stana. Nathan dovette
trovare tutto l'autocontrollo di cui aveva bisogno per fermarsi.
-Credo che sia meglio entrare...-
disse lui accarezzandole le braccia, notando la pelle d'oca -Dobbiamo
chiarire tante cose. Quindi adesso tu bevi il caffé- continuò facendo
un cenno verso il bicchierone lì vicino -Mentre io preparo qualcosa per
colazione. Poi prendi un'Advil e ci organizziamo. Va bene come
programma?- chiese sorridente. Lei gli sorrise e annuì -Credo di si...-
-Bene- disse lui allontanandosi per
prendere il caffé e la medicina. Poi ritornò accanto a lei e le mise
una mano dietro la schiena porgendole il caffé -Andiamo- disse poi
dolcemente, iniziando a camminare. Durante il breve tragitto dal
pontile a casa camminarono vicini. Le loro braccia si sfiorarono e loro
due continuarono a guardarsi di sottecchi.
Entrarono in casa, come avevano già
fatto molte volte, e Nathan cominciò a frugare negli armadietti, mentre
Stana si sedette su uno degli sgabelli, bevendo il suo bicchierone di
caffé.
-Okay, ci sono i cereali che
piacciono a te, e per fortuna non sono scaduti!- esclamò lui tirando
fuori il sacchetto e una tazza.
-Ugh- disse lei facendo una smorfia
-Credo che il mio stomaco non si sia del tutto ripreso ancora. Solo il
pensiero di mangiare mi fa venire la nausea...-
Nathan mise al loro posto cereali e
tazza e prese un pacchetto di cracker -Sono asciutti e li danno pure
alle donne incinte per la loro nausea mattutina... Credo di aver letto
così, almeno- disse lui poco sicuro della cosa. Stana accennò un
sorriso e aprì il pacchettino, prendendo un cracker.
-Senti...- disse Nathan
schiarendosi la voce -A proposito di gravidanza... io... ecco, c'è una
cosa che mi ha scioccato più di tutti, prima...- Stana lo guardò e
annuì -Riguarda il mio ritardo- disse lei masticando. Ma non era una
domanda. Lui annuì e sospirò -Si. Voglio dire... l'hai scoperto davvero
quella mattina? Perché non me ne hai parlato?- chiese.
-Quella mattina stavo sistemando
delle cose e prendendo la mia applicazione mi sono accorta che avevo un
ritardo. Lo sai che di norma sono puntuale, non salto mai un periodo, e
quindi ho subito pensato ad una gravidanza. D'altronde diverse volte
non abbiamo usato la protezione, e la pillola non è sicura al cento per
cento...- disse mordendosi il labbro mentre lui annuì continuando a
guardarla -Volevo parlartene quella sera...- abbassò lo sguardo -Non
sapevo come avresti reagito ed avevo una paura tremenda. Non avevamo
programmato di avere bambini. Non ne avevamo mai nemmeno parlato...-
lei deglutì -Ma poi c'è stata la litigata quella sera e non ti ho detto
nulla...-
-Hai detto di aver fatto il test
dopo... quando esattamente? Dopo che sono andato via?- lei scosse la
testa -No. Io sono rimasta qui quella sera. Ho pianto tutta la notte,
sperando di vederti tornare...- abbassò lo sguardo -Ma non sei mai
arrivato. Così la mattina sono tornata al mio appartamento e sono
rimasta chiusa dentro tutto il giorno. Non ho avuto il coraggio di
chiedere alla mia agente di andare a comprare un test di gravidanza.
Poi il giorno dopo c'è stata la scena della proposta e... dopo aver
versato tutte le mie lacrime, ho mandato la mia agente a comprare un
test e... negativo. Ma quei cinque minuti di attesa, prima di conoscere
la risposta... sono stati i più tremendi. Mi sentivo così sola e non
sapevo cosa fare se fosse stato positivo. Ovviamente sai che sono
contraria all'aborto... quindi sarebbe stato un problema, in un certo
senso. Non volevo che tu ti sentissi in obbligo con me, per via del
bambino. Non sapevo neanche come dirtelo. Cosa dovevo fare? Venire da
te e dirti “ehi, Nate! Lo so che abbiamo litigato e non stiamo più
insieme, ma volevo dirti che sono incinta. Aspettiamo un bambino”!?
Beh, non era tra le opzioni, quindi quando ho letto il risultato ero
sollevata. Certo, anche un po' dispiaciuta... insomma, lo sai che amo i
bambini e averne uno mio sarebbe magnifico, ma in quel momento è stato
meglio così...-
-Io ti sarei rimasto accanto. In
realtà ho cercato di scusarmi in tutti i modi, quindi non sarebbe stato
un obbligo. Le cose sarebbero state complicate inizialmente, ma insieme
ce l'avremmo fatta...- disse Nathan allungando una mano, prendendo la
sua e stringendogliela. Lei lo guardò negli occhi e poi abbassò lo
sguardo sulle loro mani, mentre con il pollice gli accarezzava il dorso.
-Perché non prendi l'Advil e vai a
riposare un altro po'?- chiese lui allontanandosi per prenderle un
bicchiere d'acqua. Stana si morse il labbro e annuì, poco convinta.
Prese l'Advil e poi si alzò. Ma prima di andare in camera si girò verso
di lui -Io... ecco...- abbassò lo sguardo, non trovando le parole
giuste da dire. Nathan corrucciò la fronte e attese -Ecco, volevo
sapere...- si morse il labbro, per poi sospirare -Volevo sapere se hai
portato qualcun'altra qui...- disse lei, mentre le guance le si
coloravano leggermente per l'imbarazzo.
-Nessuna. L'ultima volta che sono
entrato in questa casa è stato il giorno dopo della nostra litigata...-
disse lui -Ogni cosa mi ricordava te, qualcosa che avevamo fatto
insieme- sospirò -Io non sono riuscito a stare per più di mezz'ora, il
tempo di prendere alcune cose... dovremmo sistemare e pulire, in
effetti... c'è polvere ovunque. E quel lampadario ha...-
-Uhm... vieni... vieni a sdraiarti
con me?- chiese lei all'improvviso, quasi in un sussurro,
interrompendolo. Nathan la guardò per qualche istante, sorpreso, ma poi
sorrise dolcemente -Con molto piacere...- e si avvicinò, prendendole la
mano. Ed era una sensazione che era mancata ad entrambi. Le loro dita
intrecciate, come se fossero legate da un filo invisibile che li faceva
combaciare perfettamente. Lei guardò quell'intreccio e si morse il
labbro, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Rialzò lo sguardo
su Nathan che le sorrise rassicurante, prima di iniziare ad
incamminarsi verso la camera da letto.
Le loro mani si separarono una
volta davanti al letto, mentre entrambi salivano sul proprio lato.
All'improvviso Stana quasi si pentì di avergli chiesto di sdraiarsi con
lei. Si adagiò sotto la coperta e deglutì sentendo il fruscio accanto a
lei. Il cuore di Nathan non aveva ancora ripreso il suo normale ritmo.
Se poco prima avesse accettato, felice della cosa, adesso si sentiva
impacciato e non sapeva cosa fare. Si sdraiò accanto a lei e si
guardarono per un attimo, incerti. E poi tutto successe in automatico,
come quando stavano ancora insieme. Si ritrovarono l'uno di fronte
l'altra, una mano sotto il viso, appoggiata al cuscino e l'altra al
centro del letto. Le loro mani si cercarono di nuovo e loro si
sorrisero. C'era ancora quella linea che non riuscivano ad
oltrepassare. Una linea che era tornata nelle loro vite nel momento
esatto in cui c'era stata la litigata. Quella linea su cui Nathan era
in piedi mentre tendeva la mano verso di lei, aspettando che fosse
pronta.
Si guardarono ancora per qualche
istante, senza dire nulla, fino a quando le palpebre di Nathan si
fecero sempre più pesanti per via della notte insonne e si chiusero
lentamente. Stana sorrise dolcemente e li chiuse anche lei,
abbandonandosi a quel calore familiare che da tempo le era mancato.
…
Il sole era già alto in cielo
quando Stana riaprì gli occhi. Si stirò leggermente, e solo in quel
momento si accorse che aveva cambiato posizione durante il sonno. Aveva
la testa appoggiata sulla spalla di Nathan e una mano sul petto. Rialzò
lo sguardo e trovò subito due iridi profondi a guardarla -Ehi...- disse
lui dolcemente, accennando un sorriso. Stana rimase a guardarlo per
qualche secondo, poi sorrise e iniziò a giochicchiare con un bottone
della sua camicia -Ehi...- disse di rimando lei senza spezzare il
contatto tra i loro occhi.
-Dormito bene?- chiese lui
accarezzandole un braccio.
-Si. Molto bene- disse lei
sorridente. Il suono del suo cellulare li ridestò per qualche istante,
prima che lei rotolasse dal suo lato del letto e lo afferrasse. Guardò
il mittente e deglutì, cercando di nasconderlo dalla vista di Nathan.
Mise il silenzioso, in modo da non sentirlo anche se squillasse.
-Tutto okay?- chiese lui inarcando
un sopracciglio, facendo finta di nulla, mentre un moto di rabbia si
impossessò di lui. Di nuovo quel nome. Lei si girò e sorrise -Si. Si,
tutto okay! Ma adesso...- si morse il labbro -Ho fame...- e sollevò una
coscia sopra la gamba di Nathan.
-Oh, certo- disse lui cercando di
alzarsi -Vuoi qualcosa in particolare? Non so cosa è rimasto di
commestibile e non scaduto...- lei lo prese per il colletto e lo
avvicinò al suo viso -Non era quello che intendevo...- disse lei prima
di impossessarsi avidamente delle sue labbra. Nathan rimase scioccato
per qualche secondo, ma durò poco. L'attimo dopo stava già rispondendo
attivamente al bacio, iniziando a divorarsi le labbra a vicenda, mentre
la passione iniziava a prendere il sopravvento. Lui si ritrovò
improvvisamente sopra di lei, una mano sepolta nei capelli, dietro la
nuca e l'altra appoggiata al cuscino mentre si teneva leggermente
sollevato col gomito. Le loro lingue lottavano per il predominio e
Stana si lasciò scappare un gemito che fece crollare anche l'ultimo
pezzo di autocontrollo di Nathan. Si staccarono un attimo per
riprendere fiato. Fronte contro fronte e i loro respiri affannati che
si mischiavano gli uni con gli altri.
-Dio, Stana... cosa mi fai?- disse
prima di riprendere ad assaggiare le sue labbra, approfondendo
nuovamente il bacio. Stana divincolò le gambe da sotto il corpo di
Nathan e gliele cinse intorno alla vita. Nathan le afferrò le mani che
si muovevano audaci sul suo petto e lo stomaco, bloccandole sul
cuscino, sopra la testa. Si staccò nuovamente e iniziò a lasciare una
lunga scia di baci lungo il viso di Stana, fino ad arrivare fin sotto
l'orecchio, facendola gemere -Quanto mi sei mancata...- disse lui in un
sussurro -Dio, ti amo Stana- e si bloccò, sentendola irrigidirsi. Si
allontanò di poco per guardarla in viso, lasciando la presa sulle sue
mani. Stana trattenne il respiro per un attimo, poi un sorriso luminoso
iniziò a farsi spazio sul suo viso e lo attirò nuovamente a sé,
baciandolo. Si staccò quasi subito, iniziando a lasciargli baci sul
collo e poi lungo la mascella, fino a tornare alle labbra per un altro
bacio -Ti amo- sussurrò lei sulle sue labbra -Non ho mai smesso-
confessò guardandolo negli occhi. Nathan le sorrise dolcemente mentre
con una mano le accarezzava una guancia. Si abbassò lentamente,
catturando nuovamente le sue labbra, adesso in modo più dolce, senza
nessuna fretta. Infilò le mani sotto la maglia di Stana che rabbrividì
subito al contatto. Dio, le erano mancate le sue mani. Il suo tocco
delicato. Le mani di lei ripresero a muoversi, iniziando a sbottonare
la camicia di Nathan. Tremavano leggermente, ma riuscirono a togliere i
bottoni dall'asola.
-Stana- disse Nathan staccandosi
dal bacio e afferrandole le mani. Lei lo guardò confusa -Forse... forse
è meglio se vado a controllare cosa posso preparare per pranzo...-
disse alzandosi, lasciandola completamente attonita. I jeans di Nathan
erano diventati fin troppo stretti, ed era difficile nascondere la sua
virilità agli occhi della donna. Nathan deglutì e guardò in basso.
-Nathan...-
-Vado...- disse accennando un
sorriso, uscendo dalla stanza.
Stana rimase incredula per quel
comportamento. Le aveva detto che l'amava, era pronta a fare l'amore
con lui, ad oltrepassare quella linea, e lui... lui l'aveva fermata. Si
sollevò lentamente e cercò di riordinare le idee, pronta a
raggiungerlo. Ma il cellulare attirò di nuovo la sua attenzione e Stana
sospirò, decidendo di rispondere.
Nathan risalì dalla cantina, con
una bottiglia di vino in mano. Aveva trovato il preferito di Stana e
sapeva che tra quello e le frittelle che le stava preparando sarebbe
stata felice.
Si diresse verso la camera da letto
e proprio in quel momento sentì Stana parlare con qualcuno. Attese
qualche secondo e poi...
-Mark, ci sentiamo dopo, okay?-
Nathan sentì una fitta al petto. Quel nome lo riportava indietro alla
loro litigata, alla fine di tutto. Aveva visto bene poco fa, quando lei
aveva cercato di nascondere il telefono. Era quello che lo aveva
bloccato. Quel dannato nome che ancora una volta si era messo tra loro.
Si domandò se sarebbe riuscito ad accettare questa situazione, se
avrebbe vinto quella lotta contro sé stesso. Fece una smorfia e tornò
in cucina, appoggiando la bottiglia di vino sopra il bancone, con una
brutalità che gli sembrò strano che non si fosse rotta. Si sentiva
ancora una volta ferito. Come se non fosse cambiato nulla. Cercò di
concentrarsi sulle frittelle, ma con scarso risultato.
Sentì dei passi in avvicinamento ma
non rialzò lo sguardo da ciò che stava facendo. Si avvicinò a lui e si
sollevò sulla punta dei piedi per stampargli un bacio sulla guancia. E
quando lo sentì irrigidirsi, capì che c'era davvero qualcosa che non
andava. Corrucciò la fronte, chiedendosi il perché di quel cambiamento
repentino, ma sapeva che quando Nathan sarebbe stato pronto, avrebbero
parlato di qualsiasi cosa.
-Che cosa mi hai preparato di
buono?- chiese -Sto morendo di fame! Ieri con tutto quell'alcool...-
Nathan era di spalle e stava tagliuzzando gli ingredienti -Frittelle di
verdure... spero che ti piacciano ancora- disse lui con voce piatta.
-Non le ho più mangiate da quando
ci siamo lasciati...- ammise lei -Il solo pensiero mi nauseava...-
Nathan strinse il coltello che aveva in mano e deglutì, chiudendo gli
occhi e sospirando -Se preferisci ti preparo qualcos'altro...- disse
con un tono privo di emozioni.
-Oh no, Nate!- esclamò Stana,
allarmata, pensando di averlo ferito. Si avvicinò e gli prese la mano
-Cosa c'è che non va, Nate? Parla...- disse dolcemente. Lui non disse
nulla, rimase in silenzio e non ricambiò neanche la stretta. Continuò a
guardare nel vuoto, incapace di guardarla negli occhi. Poi sospirò e si
allontanò da lei, andando verso i fornelli.
-Ok, è evidente che qualcosa non va
e che non vuoi parlare...- disse lei guardando la sua ampia schiena -Ma
non è così che contavo di risolvere le cose tra di noi...- concluse
deglutendo.
-Perdonami Stana... è solo...- si
fermò, appoggiandosi al bancone con le mani e chiudendo gli occhi prima
di deglutire e continuare -È solo che è presto. Non pensavo di dover
affrontare subito questa cosa... avevo bisogno di più tempo per
razionalizzare...- disse lui sospirando.
-Di che parli?- chiese lei stranita.
-Di questo e di quello che stavamo
per fare e...- serra la mascella, digrignando i denti.
-E cosa?- chiese lei -Pensavo che
fosse tutto okay, Nate! Mi hai detto che mi ami poco fa!- esclamò
cercando di mantenere la calma.
-Ed è così infatti, maledizione!
Ma...- sospirò -Ho bisogno di tempo. Non voglio venire a letto con te e
fare finta che i problemi che c'erano prima adesso siano
improvvisamente spariti...-
-Beh, allora parliamone! Hai detto
che volevi riprovarci, poche ore fa. Adesso cosa è cambiato?- chiese
perplessa -Se vogliamo far funzionare le cose tra di noi... dobbiamo
parlare e chiarire tutto!-
-Stana...- sospirò -Non mi sto
tirando indietro. Sto solo dicendo che mi sembrava prematuro venire a
letto con te, nonostante la mia voglia sia abbastanza evidente...-
disse alludendo alla sua visibile voglia poco prima -Che ne dici se ci
mangiamo sopra e riprendiamo dopo l'argomento?- si voltò rivolgendole
un sorriso tirato e porgendole le frittelle, con le verdure attorno che
formavano un cuore. Stana guardò il piatto e cercò di trattenere il
sorriso che voleva affiorare, con scarso risultato -Va bene...- disse
prendendo le posate. Poi gli puntò una forchetta contro -Ma sappi che
dopo non mi sfuggi!- esclamò guardandolo negli occhi.
-Okay, okay!- esclamò lui alzando
le mani in segno di resa. Lei annuì e cominciò a mangiare, mentre lui
si sedette sullo sgabello di fronte.
-Avevo dimenticato quanto fossero
fantastiche!- esclamò gustandosi le frittelle ad occhi chiusi. Nathan
sorrise e guardò il piatto, iniziando a mangiare pure lui. Di tanto in
tanto lanciava un'occhiata a lei, completamente persa nel gustare le
sue frittelle. Sorrise di nuovo, pensando a quando avevano provato a
farle insieme.
-Cosa?- chiese Stana guardandolo
perplessa.
-Nulla. Mi è venuto in mente quando
abbiamo fatto la lotta con la farina...- disse ridacchiando. Lei si
morse il labbro e sorrise -Lo ricordo molto bene...- disse -Ricordo
anche la scivolata che hai preso per venirmi a rincorrere- disse
divertita.
-Oh, certo! Vogliamo parlare della
farina che avevi dentro la maglietta e di come ti si è appiccicata come
colla mentre cercavi di toglierla via!?- disse ridendo -E aggiungerei
che è solo grazie al sottoscritto se sei riuscita a pulire!- esclamò.
-Come se ti fosse dispiaciuto...-
disse divertita e maliziosa allo stesso tempo. Lui la guardò
intensamente -Ovvio che non mi è dispiaciuto. Ricordo perfettamente
anche come non fosse dispiaciuto a te quello che è successo dopo...- le
lanciò uno sguardo malizioso che la fece ridacchiare e arrossire
leggermente. Nathan avvicinò la mano, accarezzandola e prendendola tra
la sua. Lei lo guardò con uno sguardo eloquente, da sotto le ciglia, in
un modo talmente sensuale che Nathan si ritrovò a deglutire e
richiamare il suo autocontrollo. Stana gli accarezzò il dorso con il
pollice, e rimase a guardarlo. Sembrarono passare minuti interminabili,
mentre intrecciavano le loro dita insieme. Avrebbero potuto guardarsi
negli occhi per ore, sapendo che era come se si dicessero tutto.
Il cellulare di Stana squillò e lei
lo afferrò. Notò l'ID e lo rimise apposto. Nathan la guardò
interrogativo e lei scosse la testa -Nulla di importante...- disse,
mentre lui fece un cenno d'assenso con la testa e si incupì. Stana lo
guardò non capendo, ma proprio mentre stava per chiedergli qualcosa, il
cellulare di lui iniziò a suonare. Lui guardò chi era e prese il
cellulare, alzandosi -Scusa, devo rispondere- disse avvicinandosi e
stampandole un bacio sulla testa.
-Si, fai pure... Ne approfitto per
fare una chiamata anche io- disse lei alzandosi.
Nathan si fermò, strinse il
telefono in mano e digrignò i denti -Mark!?- disse con tono duro.
-Cosa?- chiese lei perplessa,
girandosi verso di lui, non capendo.
-Mi hai sentito. E non hai
risposto. Non hai mica detto che lo avresti richiamato, o sbaglio!?- le
dava ancora le spalle.
-Nathan, io...- non sapeva cosa
dirgli. Ogni volta che sarebbe venuto fuori quell'argomento, da quel
momento in poi, sarebbe sempre rimasta con la paura che la lasciasse di
nuovo da sola.
-Stana, siamo grandi e vaccinati.
Se vuoi chiamarlo puoi farlo...- disse con voce piatta.
-Io non devo chiamarlo, Nate. Non
ho nulla da dirgli...-
-Mi era sembrato di capire che
dovevi richiamarlo, poco fa, mentre eri in camera...- disse stizzito,
mentre lei chiuse gli occhi e abbassò la testa -Ripeto: sei libera di
farlo- continuò lui -Ma ogni volta che sento il suo nome non posso
fermare il sentimento di disgusto che provo verso di lui. Il pensiero
che ti ha toccata, e che tu abbia toccato lui e che vi siete baciati,
il suo essere così ossessionato... Lo odio! Odio quel pensiero, mi fa
stare male!- Stana deglutì e cercò di dire qualcosa, ancora una volta
interrotta -Ma... ce la metterò tutta per cercare di cambiare, di
essere meno geloso. Giuro che ci proverò... ma ho bisogno di tempo-
disse infine.
-Nathan, non voglio litigare ancora
con te per colpa sua. Mark è un collega, è un amico. Se me ne fosse
realmente importato qualcosa di lui, non avrei passato mesi infernali a
piangere per te. A vederti con un'altra donna immaginandoti a toccarla,
baciarla... Pensi che tu abbia sofferto di più in questa storia!? Pensi
che non sono stata male a cercare di tenerti lontano mentre tu ti
divertivi con un'altra!?- disse lei con le lacrime agli occhi. Nathan
deglutì notando la voce leggermente incrinata -Non sono qui a
quantificare chi è stato più male e chi meno...- disse lui -Ti sto solo
dicendo che questa cosa mi è difficile da sopportare ma... ce la
metterò tutta per te. Per noi. E per quello che ci riserverà il futuro,
insieme- disse sospirando -Sentire il suo nome mi riporta a tutto il
male che ci siamo fatti. E per questo lo sopporto ancora meno!- esclamò
-Ma ci lavorerò su, promesso. Un passo alla volta servirà a darci
questa seconda, e spero ultima, possibilità di felicità insieme.
Perché, ora come ora, non desidero nient'altro che te nella mia vita,
nonostante tutto e tutti...-
Stana si avvicinò, lo prese per
mano e lo fece girare. Nathan aveva gli occhi lucidi, pieni di emozioni
contrastanti. Lei si alzò sulle punte e lo abbracciò, avvolgendolo con
le sue esili braccia. Lui ricambiò l'abbraccio, seppellendo il viso nel
suo collo, tra i suoi capelli corti. Rimasero così per qualche secondo,
inspirando il profumo dell'uno e dell'altra. Poi Stana si staccò e gli
prese il viso tra le mani. Lo guardò ancora una volta negli occhi,
tuffandosi in quell'oceano azzurro -Io non rinuncio più a te...- disse
in un sussurro, prima di alzarsi nuovamente sulle punte e baciarlo.
Nathan l'avvolse con le sue braccia, ricambiando il bacio con la stessa
passione e la stessa voglia. La sollevò leggermente da terra e Stana
gemette, avvolgendogli le gambe intorno alla vita mentre le loro lingue
si intrecciarono ancora una volta.
Quel momento di beatitudine venne
interrotto dal cellulare di Nathan che riprese a squillare...
-Non rispondere- mormorò Stana
lamentandosi, passando a baciarlo sul collo e a mordicchiarlo sotto
l'orecchio.
-Se continui così...- deglutì -Se
continui così non sarò più in grado di fare nulla...- sussurrò al suo
orecchio, inviandole brividi lungo la schiena. Poi prese il cellulare e
rispose -Questa è la segreteria telefonica di Nathan Fillion. Al
momento non sono disponibile, non per voi almeno,- e Stana ridacchiò
-vi prometto che sarete richiamati il prima possibile. Grazie-
riattaccò e lanciò il cellulare sul divano. Si girò verso di lei e
infilò una mano tra i capelli, avvicinandola a lui e prendendo
nuovamente possesso delle sue labbra mentre le loro lingue si
accarezzarono dolcemente. Stana si staccò quando sentì Nathan muoversi.
Non se ne era nemmeno accorta, ma erano già sulla strada per la camera
da letto. Lui la osservò seriamente, quasi a chiederle il consenso di
quello che stava per fare. Lei sorrise e riprese a baciarlo, mentre lui
proseguì. Arrivato davanti alla porta della camera da letto, Nathan
cercò di spalancare la porta, ma nel farlo urtò il piede -Ugh! Male!-
esclamò con una smorfia di dolore, staccandosi dal bacio. Stana cercò
di trattenersi dal ridere e lui la guardò storto -Non ti azzardare...-
disse lui socchiudendo gli occhi, e proprio in quel momento lei scoppiò
a ridere, contagiandolo immediatamente.
E dopo mesi quella casa sentì l'eco
delle loro risate. Un eco di felicità che per troppo era mancato.
---
Angolo autrici:
Katia: Ed ecco qua il penultimo
capitolo! Stiamo per arrivare alla fine di questa avventura! Grazie al
solito a tutti per continuare a seguirci! :)
Volevo ringraziare per gli abbracci virtuali ricevuti e il vostro
affetto nelle recensioni del 5° cap! Grazie davvero, siete stati molto
teneri! :') <3
Abbiamo pensato che per ricostruire questo rapporto bisogna fare
piccoli passi. Pian piano, nessuna fretta. Quindi se avete ancora
qualche dubbio circa qualche argomento non del tutto chiarito,
scriveteci pure :) Che ci dite!?
Io dico solo una cosa: il disegno di Fanny è bellissimo :') ... forse
sono di parte perché adoro lei e i suoi disegni... ma va beh! XD hahahah
Fanny: ringrazio tutti per
i complimenti ai disegni e alla storia... e per continuare a seguirci
con così tanto interesse!! :')
Al prossimo capitolo... l' ultimo! :D
A martedì!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - I hold you ***
Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 8
"Keep
your relationship private without keeping your partner a secret.
There's a difference between privacy
and secrecy."
- Anonimo
- Capitolo 8 -
I hold you
Stana schiuse gli occhi lentamente. Sbatté le palpebre per abituarsi
alla luce del sole e cercò di fare mente locale. Un sorriso spuntò
all'improvviso ricordando cosa era successo. I vestiti sparsi per la
stanza lasciavano pochi dubbi. Baciò la spalla di Nathan sulla quale
era appoggiata e sollevò il viso per guardarlo. Dormiva ancora
beatamente, probabilmente stanco dalla lunga sessione di
“riappacificazione” che avevano avuto. Si morse il labbro, mentre le
immagini vivide di loro due che facevano l'amore si susseguivano nella
sua testa. Era stato come incontrarsi di nuovo dopo un lungo viaggio,
come la loro prima volta, emozionante e intensa. Nathan aveva venerato
il suo corpo, sussurrandole sulla pelle quanto l'amasse. Lei aveva
risposto con la stessa riverenza, a tratti timida e insicura come la
loro prima volta. Aveva paura di sbagliare ancora. E Nathan, quasi a
leggerle nel pensiero, l'aveva baciata con passione e poi guardata
negli occhi, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Il momento in cui
si riunirono fu come andare sulle montagne russe. Un senso di vertigine
li aveva colti, offuscando la vista e aggrappandosi all'uno e l'altro.
E prima che Nathan cominciasse quell'antica e sensuale danza, l'aveva
guardata negli occhi e le aveva sussurrato “Tranquilla, ti tengo io”.
Ed era stato così. Dopo momenti interminabili, quando si lasciò andare,
lei seduta su di lui al centro del letto, si aggrappò alle sue spalle,
e lui come promesso la tenne stretta, tra le sue braccia, mentre
insieme toccarono le vette dell'assoluto piacere.
Stana sorrise al ricordo, emozionata, e gli sfiorò il viso. Poi
appoggiò la testa sul petto di Nathan, lì dove il suo cuore batteva
regolarmente adesso.
Cosa sarebbe successo adesso? Sarebbe stata in grato di gestire la
situazione? Sarebbe riuscita ad andargli incontro visto i passi
che lui stava cercando di fare? Non sarebbe stato facile. Aveva paura.
Non ne capiva esattamente il motivo ma aveva paura. Mille pensieri le
giravano per la testa e un senso di inquietudine si fece spazio dentro
di lei, lasciandole una strana sensazione. E se fosse andata male anche
stavolta? Ce l'avrebbe fatta?
Era come se la parte di lei sepolta dalle macerie di quella dannata
sera, era riuscita ad uscire da lì. E adesso era ancora ferita e piena
di dolori. Stanca. Si spostò, appoggiando la testa sul cuscino e
guardando il soffitto. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Non
voleva perderlo. Non di nuovo. La prima volta era già uscita distrutta
dalla storia. Non poteva permettere che succedesse una seconda volta.
Distese nuovamente le braccia sulle lenzuola fresche e deglutì,
rimanendo con gli occhi chiusi.
L'attimo dopo si sentì accarezzare un braccio e aprì gli occhi,
ritrovandosi due topazi blu a fissarla -Non avere paura, okay!?- disse
Nathan sorridendole dolcemente, stringendole la mano -Insieme ce la
faremo...- lei sorrise e si girò verso di lui, accarezzandogli una
guancia con la mano. Si persero nuovamente in uno di quegli sguardi che
parlavano da soli. Non c'erano bisogno di parole. Ma a volte servivano.
-Ascolta, siamo due persone adulte e sappiamo riconoscere i nostri
errori. Non ho nessuna intenzione di scappare ancora, Stana...- lei
annuì con gli occhi lucidi -Si, è solo...- si morse il labbro -È solo
che sono ancora “debole”... Nate, il mio mondo mi è crollato addosso
mesi fa, e adesso ho ancora delle ferite che si devono rimarginare e
non riesco ancora a camminare bene...- spiegò usando ancora una volta
delle metafore.
-Allora affidati a me- disse lui -Sono qui per questo. Ti giuro che
stavolta non ti faccio cadere...- lei sorrise nuovamente e si avvicinò,
sfiorandogli le labbra con le sue. Poi Nathan l'avvicinò ancora di più
a lui con un braccio e lei gli si strinse addosso.
Passarono minuti a sentire l'uno il respiro dell'altra, senza dire
nulla, persi in quell'abbraccio che scaldava i loro cuori e persi in
quei pensieri che inconsciamente si sfioravano e si perdevano nel
silenzio di quella stanza.
Il giorno stava ormai lasciando spazio alla sera.
-Ehi- disse improvvisamente Nathan, spezzando quel silenzio quasi
surreale. Si sollevò appoggiandosi sul gomito, mentre con l'altra mano
le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Che ne dici se
mangiamo qualcosa e poi ce ne stiamo un po' sul pontile a guardare le
stelle come ai vecchi tempi?-
Stana si morse il labbro e sorrise -Volentieri! Ma niente lezioni di astrologia! Sei pessimo!- esclamò divertita.
-Uh, così mi ferisci!- esclamò in modo melodrammatico portandosi una
mano al petto -Questo è un vero peccato, sai!? Perché ho sentito dire
che un bagno notturno è perfetto da queste zone, e io avevo intenzione
di testare la cosa insieme a te non appena le mie noiosissime lezioni
sarebbero finite...- disse maliziosamente -Ma se non vuoi...- fece per
alzarsi ma Stana lo tirò nuovamente giù, e si mise a sedere, coprendosi
con il lenzuolo -Beh, in tal caso... Potrei starmene buona buona a
sentire le tue strane lezioni in silenzio. A patto che mi dai
un'anticipazione di ciò che mi aspetta dopo...- disse con sguardo
malizioso.
-Oh, signorina Katic...- disse avvicinandosi pericolosamente a lei, e
ad un soffio delle sue labbra -Quando fa così, lei...- le fece credere
che stesse per baciarla, giusto per disorientarla, per poi prenderla di
peso e portarla in bagno tra le sue urla -No! Fermo! Mettimi giù
Nathan!- e lui ridacchiò, mentre lei non poteva fare a meno di
sorridere. Erano entrambi nudi, quindi Nathan appena entrato aprì il
boxe doccia e ci si infilò dentro, per poi rimettere a terra Stana,
facendola indietreggiare fino a colpire le piastrelle del muro, mentre
con una mano azionava la doccia. Un getto d'acqua tiepida iniziò ad
accarezzare i loro corpi. Nathan la guardò negli occhi e fece sfiorare
i loro nasi -Io e te, l'immenso oceano intorno a noi e...- la baciò,
lasciandola senza fiato. Le loro lingue iniziarono a cercarsi
dolcemente mentre le mani di Nathan le accarezzarono la pelle. Stana
avvolse le gambe di Nathan con una delle sue, attirandolo più vicino,
mentre gli passava una mano tra i capelli. Poi si staccò e la guardò
intensamente negli occhi -Bene...- disse Nathan, cercando di capire se
la sua voce fosse stabile -Questo è un assaggio di quello che
l'aspetta, signorina...- sussurrò poi con voce roca. Cercò di
allontanarsi, ma appena vide lo sguardo pieno di lussuria negli occhi
di lei, non poté fare a meno di avvicinarsi di nuovo e sfiorargli
l'orecchio con un dito, poi la mandibola, fino ad arrivare alle labbra
dove iniziò ad accarezzarla con il pollice -Cosa mi fai!?- disse
baciandole uno zigomo, mentre lei chiuse gli occhi, abbandonandosi
sotto i suoi tocchi. Le lasciò baci delicati lungo la mandibola fino ad
arrivare all'orecchio e sussurrarle -Ti amo, mia piccola Joy- per poi
lasciarle un bacio sotto il lobo, uno dei suoi punti più sensibili. Lei
gemette, e lui strinse i denti, cercando nuovamente il suo
autocontrollo. Si allontanò e le accarezzò una guancia -Ti preparerò
una cena coi fiocchi!- esclamò sorridente, per poi uscire dalla doccia
e afferrare un asciugamano. Stana sospirò e chiuse gli occhi,
appoggiando la testa al muro, lasciando che l'acqua le scorresse sul
corpo -Se questa è l'anticipazione... non vedo l'ora di provare il
resto- disse sorridente uscendo -Possiamo saltare la lezione e passare
direttamente a quello?- chiese mordendosi il labbro. Lui ridacchiò e le
stampò un altro bacio -Mi dispiace, signorina Katic- disse lui -Dovrai
prima sorbirti le mie lezioni!- le fece l'occhiolino ed uscì.
…
Nathan si destreggiava tra i fornelli. Aveva indossato un paio di boxer
e un grembiule, con la scritta “Nerd inside”, per cucinare e continuava
ad assaggiare da una pentola all'altra. Improvvisamente due mani gli si
strinsero intorno alla vita.
Stana si alzò sulle punte e gli baciò la nuca. Lui aveva ancora i
capelli umidi e un ciuffo che gli ricadeva sul davanti. Si girò a
guardarla, notando che aveva addosso solo una delle sue camicie. Lei si
spostò, appoggiandosi con la schiena al bancone, osservandolo mentre
tagliuzzava delle carote. Poi fece il giro e si sedette sullo sgabello.
Gli passò una mano tra i capelli, sistemandogli il ciuffo, e si morse
il labbro -Sexy...- disse maliziosa -Cosa mi prepari?- chiese. Lui la
guardò, regalandole un sorriso disarmante. Rimasero a guardarsi,
perdendosi l'uno nello sguardo dell'altra.
Nathan prese un cucchiaio di zuppa e ci soffiò sopra, prima di
porgerglielo -Assaggia- disse lui sorridente. Stana assaggiò, senza
distogliere lo sguardo. Quando il sapore le avvolse il palato, chiuse
gli occhi -Mmmm, buono. Questo è il motivo per cui faccio cucinare
sempre te! Le ricette di mamma Cookie sono grandiose!- esclamò lei
sorridente.
-Buon gustaia!- esclamò lui ridacchiando -Ma non ho nulla da ridire se
una di queste sere vorrai prepararmi un'altra specialità di mamma
Katic!- sorrise -Mmh che dici se ci aggiungiamo un tocco alla “Katic”
allora?- chiese poi.
-Perché no!?- esclamò lui, lei gli regalò un sorriso meraviglioso
scendendo dallo sgabello e facendo nuovamente il giro, prendendo delle
spezie da aggiungere alla zuppa. Nathan l'abbracciò da dietro, mentre
lei mescolava. Prese il cucchiaio per assaggiare e chiuse gli occhi,
sperando che l'aggiunta andasse bene -Com'è?- chiese Nathan -Mmm,
buona! Assaggia- disse immergendo nuovamente il cucchiaio per poi
avvicinarlo alla sua bocca.
-Non è buona...- disse lui sorridente -È perfetta! Dovremmo cucinare
più spesso insieme, visto!? Anche questa zuppa è la conferma che se le
cose le facciamo insieme funzionano meglio!- e posò le labbra sul suo
naso facendola ridacchiare per poi passare ad assaggiare nuovamente le
sue labbra.
In quel momento il cellulare di Stana prese a squillare.
-Non rispondere- disse Nathan continuando le sue attenzioni. Stana si
sporse ad afferrare il cellulare e il nome del chiamante comparve
chiaro agli occhi di Nathan che si irrigidì subito e si allontanò da
lei. Ma Stana lo afferrò per un braccio, attirandolo a sé e rispondendo
-Ehi, ciao Mark!- esclamò -Si scusa, hai ragione. Ero impegnata...-
Nathan sentì l'uomo chiederle della cena a casa di lui, perché doveva
dirlo alla moglie. Ma Nathan era sicuro che era lui a premere per
sapere se sarebbe andata o meno -Settimana prossima, quindi?- chiese
mentre lei gli accarezzava il collo e segnava il percorso delle labbra
di lui con un dito -Si, martedì sera sarebbe perfetto- disse Stana
annuendo, mentre Nathan cercò di allontanarsi di nuovo, appoggiandosi
al bancone, mentre lei lo guardava -Si. Senti Mark... per te sarebbe un
problema se portassi una persona con me?- chiese, mentre Nathan la
guardò stranito e lei si avvicinò di nuovo a lui e intrecciò le dita
con le sue -No, non è mio fratello... È una persona importante per
me...- disse guardando Nathan intensamente negli occhi. Questo era il
suo passo verso di lui. Nathan schiuse la bocca, completamente sorpreso
da quello che aveva appena detto.
-Bene. Okay, Mark... a martedì!- esclamò senza staccare gli occhi di
dosso all'uomo davanti a lei, ancora stordito e chiudendo la chiamata.
Posò il cellulare e aspettò una sua reazione.
-Hai davvero detto quello che penso?- chiese lui con gli occhi che
quasi brillavano -La persona in questione... sono io?- chiese incerto,
mentre lei ridacchiò e annuì -Già. Troppo affrettato?- chiese.
-No!- esclamò subito, mentre lei si morse il labbro per non ridere
-Voglio dire, anche se siamo tornati insieme da poche ore... beh, non
ho intenzione di sprecare questa possibilità...- disse lui sorridente,
cingendola per la vita. Lei annuì. Poi si accorse dello sguardo di
Nathan -Grazie...- disse semplicemente prima di baciarla. Stana sapeva
di averlo fatto felice. In quel momento le sue paure erano accantonate
in un angolo della sua mente. Sorrise nel bacio, mentre schiusero la
bocca e si assaporarono ancora una volta. Si staccarono quando ebbero
bisogno di ossigeno e rimasero fronte contro fronte.
Dopo un po' la zuppa reclamò nuovamente la loro attenzione. Stana prese
la pentola, spostandola dal fuoco, mentre Nathan spegneva il fornello.
-Ti prego, dimmi che la nostra zuppa perfezione si è salvata!- esclamò
con una smorfia, prima di immergere un dito e assaggiare -Si, l'abbiamo
salvata- disse sorridente.
-Menomale!-
-Senti...- disse Nathan stringendola nuovamente -Hai già pensato a cosa dire agli altri?- chiese.
-Dobbiamo pensarci proprio adesso!?- disse lei, strusciando la guancia su quella di lui.
-Prima o poi dovremo farlo- le disse mordendole il lobo dell'orecchio.
-Lo so... Ma abbiamo un altro giorno di assoluto relax da goderci. Ci
penseremo domani...- disse sorridendogli dolcemente. Lui annuì e le
stampò un bacio sulla guancia -Perfetto- disse per poi allontanarsi per
prendere i piatti. Stana prese le tovagliette, le posate e i bicchieri,
per poi sedersi da un lato del bancone.
-Dimmi un po'...- disse Nathan mettendo un piatto davanti a lei, per
poi mettere il suo di fronte -Dove ti dovrei portare martedì sera?-
chiese sorridente versandole l'acqua.
-A casa di Mark- disse divertita dal suo tono di voce. Ma poi tornò
subito seria -Nathan, ti avviso che parleremo del sequel del film,
sicuramente...-
-Okay. Ho già la pelle d'oca...- disse lui rabbrividendo, ricevendo una
mezza occhiataccia, divertita -L'avverto signorina Katic: dopo una
serata intera ad immaginare voi due, arrotolati sotto le coperte, avrò
bisogno di un lunghiiiissimo, e sottolineo lunghissimo, lavaggio del
cervello!- esclamò avvicinandosi -Devi farmi dimenticare tutto.
In tutti i modi possibili ed immaginabili- disse lui, per poi chinarsi
e baciarle il collo -Voglio le tue mani su di me, la tua pelle contro
la mia, tutto quello che sentirò dovrà scomparire dalla mia mente.
Appena usciti da quella casa...- disse con voce roca, e Stana ringraziò
di essere seduta, mentre sentiva una strana sensazione allo stomaco.
Poi sorrise, più rilassata -Oh, non si preoccupi signor Fillion... Ho
già in mente diversi modi...- disse maliziosamente. Lui ridacchiò,
lasciandole un bacio sul collo, per poi andare a sedersi -Interessante,
Katic... Davvero molto interessante...- disse lui mentre i loro visi si
avvicinavano. Proprio in quel momento, entrambi i loro cellulari
iniziarono a suonare. Guardarono i chiamanti e si sorrisero divertiti.
Tamala sicuramente premeva per sapere cosa era successo. E Jon
probabilmente chiamava Nathan per lo stesso motivo.
-Verremo uccisi, lo sai!?- disse Nathan posando di nuovo il cellulare.
-Cos'è, Fillion... non avrai mica paura!?- disse lei divertita.
-Paura!? Ah! Ma per piacere...- disse lui con una smorfia. Stana
sorrise divertita e incrociò le braccia, continuando a guardarlo.
-Ok, lo ammetto! Forse un po'... hai idea di cosa è capace la tua
amica!? Se lo scopre mi fa a pezzi! Ci fa a pezzi!- esclamò mentre
Stana ridacchiò, non staccandogli gli occhi di dosso. Erano ancora
seminudi e distogliere l'attenzione non era facile. Ma ciò che davvero
la faceva impazzire era che sembrava tornato tutto come prima. Lui che
continuava a farneticare cose senza senso, gesticolando animatamente,
mentre lei che lo guardava, completamente persa.
Poi lei improvvisamente si alzò e si sedette sulle sue gambe, facendolo
smettere di parlare -Ci penso io a Tamala- disse sfiorandogli la
guancia con il naso. Lui le accarezzò la gamba nuda, risalendo fino al
fianco -Ora si che mi sento al sicuro...- le disse guardandola negli
occhi, mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Adorava i
suoi capelli. E il nuovo taglio non le stava per niente male. Lei gli
sorrise e lo baciò teneramente, per poi staccarsi e sussurrargli sulle
labbra tre semplici parole, per loro importanti...
-Ti tengo io...- lui gli sorrise -Ricordi!?- concluse lei. Lui annuì,
guardandola con gli occhi pieni di amore e gratitudine. Poi, come
attratti da una forza magnetica, si baciarono.
E la loro zuppa fu nuovamente dimenticata.
Non sarebbe stato facile da quel momento. Tutto si sarebbe complicato
rispetto alla prima volta che erano stati insieme. Sarebbe diventata
una sfida per entrambi, da affrontare insieme. Ma passo dopo passo,
avrebbero trovato la loro giusta direzione. Quella stessa direzione che
li aveva riportati lì, a quel momento, insieme, pronti a tenersi a
vicenda.
FINE
"Who you are, who you love, that shouldn't be a secret".
- Olivia Pope
{Tv show: Scandal}
---
Angolo autrici:
Katia: Wow!
Siamo arrivati alla fine di questa piccola avventura che mi sono
divertita a scrivere, ideeare, e tutto... con la mia fantastica partner
in writing, Fanny!
Ricordo come fosse ieri l'idea stramba per la mia testa che ho
raccontato a lei e da lì è nata questa storia, che ci ha dato delle
soddisfazioni grazie all'affetto e all'attenzione che ci avete dato! :')
Non ce lo aspettavamo di certo! Le vostre recensioni ci hanno aiutato e ci hanno commosso!
Sono pessima con gli arrivederci o gli addii, ma in questo caso spero
sia solo un arrivederci, perché io e Fanny ormai siamo partner e
abbiamo intenzione di continuare.
Questa storia è nata per caso, ed è diventata una parte di noi. Ci
siamo affezionate particolarmente, non chiedeteci perché, ma penso che
chi scrive storia possa capire cosa si prova quando una storia finisce.
Ci abbiamo messo tutte noi stesse, le nostre emozioni, sensazioni. Ci
abbiamo messo parte di noi. Ed è per questo che vi ringraziamo
tantissimo per la grande quantità di complimenti e tutto! Spero che
questa storia vi abbia lasciato un qualcosa, come l'ha lasciata a noi.
Perché anche se due persone non staranno mai insieme, noi abbiamo il
sacrosanto diritto di sognare ciò che vogliamo. Non sempre due persone
perfette per stare insieme sono destinate ad esserlo. Ma come ho detto
ad una mia amica, di recente, due cuori potranno pur stare separati, ma
le loro anime si apparteranno per sempre.
Questo era uno dei nostri sogni, e l'abbiamo messo su carta per farlo "vivere" almeno qui.
Grazie ancora per non averci abbandonate!
Questo capitolo lo dedichiamo a tutte voi, che ci avete seguito fino
all'ultimo capitolo, nonostante le sofferenze. Alle "mie ragazze" (loro
sanno chi sono) e a tutte le altre che hanno letto ogni singola parola.
Grazie davvero!
E chissà: se ci vorrete ancora... in futuro potrebbe esserci un seguito! ;)
Voi avete in mente qualcosa? Vediamo cosa ne pensate!
Grazie infinitamente! <3
Fanny: Siamo arrivate alla
fine della nostra avventura. E' stata lunga e, dato l'affetto con cui
ci avete seguite, sembra sia piaciuta!
Questa fanfiction rimarrà nel mio cuore. Ne sono affezionata
particolarmente! Tutto lo sviluppo è stato una sfida contro noi stesse
e i nostri feels!!
Ho scoperto una perfect partner!!
Grazie ad ognuno di voi che ci ha regalato un sorriso, l'attenzione, i
complimenti, le osservazioni. Avete reso tutto questo ancora più
speciale!
Grazie a chi ha sclerato nel leggere i capitoli e chi ci ha
praticamente minacciato e fatto fretta perché curioso di ciò che
sarebbe successo!
Ed è ad ognuno di voi che dedichiamo questo ultimo capitolo! Grazie!!
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