Vittime di Vita

di Amartema
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vittime di Vita ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** Vittime di Vita ***


Documento senza titolo





Vittime di vita
.




Non è nostalgia di baci e abbracci, sguardi e sorrisi.
E’ la nostalgia dell’essere amati ciò che schiaccia e soffoca.
E lei quella nostalgia la provava da sin troppo tempo, sin troppi anni; una tortura che nessun essere umano desidererebbe mai e poi mai provare.
La stazione come ogni notte accoglieva solo i suoi abitanti notturni: barboni che occupavano panchine, loschi figuri che osservavano il posto dagli angoli, come se fossero predatori alla ricerca di nuove prede.
In realtà, ciò che stonava con l’ambiente era proprio lei: schiena poggiata contro il muro e sguardo chino su un quaderno dalle pagine sgualcite, un cappello a falda larga per nascondere un volto giovane ma con una freschezza ormai quasi inesistente, divorata dall’eccessiva magrezza, da un eccessivo dolore che si era perpetuato sin troppi anni.
Oltre al suo volto, erano i suoi occhi che tendeva a nascondere, grandi e azzurri: lei sapeva benissimo che quei due occhi erano il suo personale specchio che rifletteva le cicatrici del suo spirito.
Nessuno osò importunarla, nessun barbone si avvicinò per chiederle qualche spicciolo, nessun giovane le si avvicinò per molestarla: era come se tra sfortunati ci fosse una strana intesa, era come se ci si comprendesse veramente. Ciò che ricevette furono solo sguardi comprensivi e la coscienza che un’altra anima, proprio come loro, era rimasta vittima della vita.
Lacrime. Furono la seconda cosa che ricevette da tutti coloro che lì erano stati abbandonati da Dio, obbligati ad osservare una giovane anima volare via, gettatasi sotto un treno come sino a quel momento era stata gettata via dalla felicità e dalla stessa vita. Lei, ormai, non esisteva più.
Lacrime.

Lacrime versate per una compagna di sventura,
lacrime versate per l’incapacità di combattere la vita.
Lacrime per lei, lacrime per ognuno di loro.




NOTA DELL'AUTRICE: Uscita di botto, lo sapete come sono fatta e.e
Se beccate errori, fischiate ù_ù

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Inoltre, la mia mente malata e quella di Malaria, ricordano che:

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Capitolo 2
*** II ***


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Vittime di vita
.



Le note lente e gravi di un violoncello si disperdevano per le stanze di quell'enorme e vecchia casa, avvolgendo l'ambiente con una strana malinconia, con un oppressivo senso di mistero.
Niente altro era permesso in quella casa, le uniche note concesse erano sempre e solo le stesse; erano le uniche a consolare un animo martoriato, le uniche a celare una voce graffiante quasi da renderla magnifica.
Ma insieme a quelle lente note un odore di morte si celava dietro gli angoli come un ospite indesiderato e intento ad osservare dietro ogni serratura, pronto ad apparire nel momento giusto, magari riserbandosi di entrare in scena con un macabro e magnifico effetto sorpresa.
Ma no. Non era quello il momento, la Morte stessa lo sapeva sin troppo bene: qualcosa in quella casa era mutato, qualcosa si mescolava al suo gelido abbraccio. Un vago senso di leggerezza e libertà stava per giungere.
E giungeva insieme ad un cuscino, lacrime e un sussurrato “Ti amo”. Quelle stesse lacrime che venivano ricambiate con un morbido sorriso delicato, sofferente sì, forse anche un po' compiaciuto ma soprattutto liberatorio.
Liberatorio come un marito che aveva ormai ceduto alle suppliche di una moglie malata mettendo definitivamente fine alla sua esistenza, poiché, in fin dei conti quale prospettiva migliore può esserci al mondo di un uomo in grado di sacrificare la propria coscienza per amore di un altro essere umano? Nessuna.
Lei lo sapeva bene. Lo sapeva benissimo e per la prima volta, dopo tanto tempo, ci fu un lieve raggio di sole in tutta quella tenebra. Quello stesso raggio di sole e amore che silenziosamente portarono via la sua vita, ma con essa anche un dolore che aveva il sapore di lacrime accumulate per anni.
Ma qualcos'altro venne portato via: le deboli note del violoncello cessarono, lasciando la casa alla sua solitudine e ad un silenzio che faceva ancora più male. Maledettamente male.





NOTA DELL'AUTRICE: C'è chi ha definito questa drabble un elogio all'eutanasia ma spero che in voi lasci emergere qualcosa di differente, che sia positivo o negativo non importa.


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