Just Give Me A Reason

di ladyvampiretta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new life ***
Capitolo 2: *** F.B.I. ***
Capitolo 3: *** BLU ***
Capitolo 4: *** Friend or foe? ***
Capitolo 5: *** The refund Grace ***
Capitolo 6: *** Memories ***
Capitolo 7: *** Redemption ***
Capitolo 8: *** Unconditionally ***
Capitolo 9: *** Everything... but me ***
Capitolo 10: *** Just the way you are ***
Capitolo 11: *** An angel in our rescue ***
Capitolo 12: *** Angels & Demons ***
Capitolo 13: *** Last Day On Earth ***
Capitolo 14: *** This is war ***
Capitolo 15: *** Castle of glass ***
Capitolo 16: *** Anthem of the angels ***
Capitolo 17: *** His Choice ***
Capitolo 18: *** Endlessly ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** A new life ***






 

A NEW LIFE

I let you see the parts of me

That weren't all that pretty

And with every touch you fixed them

Now you've been talking [...]

Things you never say to me

Tell me that you've had enough

Of our love

["Just Give Me A Reason" – P!nk]

 

 

Una macchina si fermò bruscamente davanti casa. Sentii i passi di qualcuno salire per la veranda e aprire la porta.

Alzai lo sguardo, inerme. Accanto a Dean Winchester c'era anche Sam, entrambi pallidi. Il maggiore dei due, appena mi vide a terra, si inginocchiò accanto a me, afferrandomi delicatamente per le spalle.

« Layla... cos'è successo? » domandò, preoccupato.

Provai a parlare, ma non riuscii ad emettere alcun suono.

La preoccupazione attraversò il volto del Winchester, mentre cominciò a guardarsi intorno. Anche Sammy si inginocchiò accanto a me, porgendomi un bicchier d'acqua.

Allungai lentamente le mani e lo afferrai. Avevo ancora dei tremori, così il ragazzo mi aiutò a bere.

« Cas... Castiel... » biascicai « se... se n'è andato »

Mi sentivo svuotata, confusa... abbandonata.

L'angelo che diceva di amarmi mi aveva lasciata da sola. Questa volta per sempre.

Ebbi come un flashback dei suoi occhi furenti mentre mi accusava di avergli mentito.

In quel momento, l'angoscia ebbe il sopravvento e cominciai a piangere. Avevo un peso che mi opprimeva il petto e non riuscivo a liberarmi dalla sensazione di aver sbagliato qualcosa. Sentii immediatamente una stretta calda e la mia fronte si posò sulla maglietta di Dean. Le sue mani mi sfiorarono la schiena, cercando di confortarmi.

Cominciai a singhiozzare, aggrappandomi a quell'abbraccio fraterno. Il ragazzo non si curò del fatto che gli stessi bagnando la maglietta con le mie lacrime. Si limitava a tenermi tra le sue braccia. In confronto a lui, mi sentivo una bambina indifesa.

"Un angelo indifeso..." pensai, prendendo un lungo respiro, cercando di ridarmi un contegno.

Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, scansandomi dal cacciatore.

« Ti portiamo via da qui » disse solamente Sam, abbozzando un sorriso.

Ebbi un tuffo al cuore davanti a quelle parole.

Mi guardai subito intorno. Cocci, sedie sovesciate... era tutto a pezzi, come me. Dovevo abbandonare quella che era stata a tutti gli effetti casa mia e di... in quel momento non avevo neanche il coraggio di pensare al nome dell'angelo. In quel breve istante, mi ritornarono alla mente i ricordi di tutto il tempo passato insieme.

Come dei fantasmi che rieccheggiavano nelle pareti, vedevo Castiel, in un angolo del soggiorno, stringermi a se' e baciarmi...

« E se tornasse? » mi uscì involontariamente. Malgrado il dolore che mi aveva provocato lasciandomi, avevo ancora la speranza di poterlo rivedere.

Castiel era stato a lungo una parte di me, era stato la mia ancora di salvezza. Il mio cuore continuava a ripetermi "Aspettalo, tornerà e ti chiederà scusa", ma la mia parte razionale non era dello stesso avviso.

Avevamo entrambi scoperto che ero un angelo. Se io ero rimasta scioccata dalla notizia, Castiel ne era rimasto ferito. Secondo Naomi non ero un normale angelo, ma uno caduto, simbolo del peccato più grande: aver voltato le spalle a Dio e ai miei fratelli. Quel che l'angelo che amavo con tutta l'anima non era riuscito a capire, però, era che non ne avevo memoria. Si era così convinto che tutto l'amore che provavo nei suoi confronti fosse una bugia con lo scopo di trascinarlo nel peccato.

"E gli angeli come Castiel odiano i caduti"

Ormai stavo affondando nel baratro.

"Non tornerà... non questa volta"

Dean fece per dire qualcosa, ma il fratello lo bloccò con uno sguardo.

« Se torna, saprà dove trovarci »

 

Con lo stretto necessario messo in un borsone, seguii Sam e Dean nella loro macchina, un'Impala nera tirata a lucido.

Come in trance, mi infilai sui sedili posteriori, appoggiando la testa al finestrino.

Lanciai un ultimo sguardo fuori. Qualcosa mi disse che non sarei mai più entrata lì dentro.

Ormai quella casa, come Castiel, apparteneva al passato. Da quel momento in poi, sarei andata incontro al mio destino. Non potei non sciogliermi nuovamente in un pianto silenzioso davanti a quei pensieri.

La vecchia me, quella che credeva di essere ancora umana, era morta quella sera, con l'abbandono del mio angelo.

 

Quando la macchina si fermò, notai che fuori dal finestrino si era fatto buio. Dovevo essermi addormentata. Avevo le guance gelide, segno delle lacrime che sicuramente mi avevano rigato il viso durante il probabile sonno senza sogni.

Sam mi aiutò a scendere, aprendomi lo sportello e caricandosi il mio borsone in spalla. Eravamo in quella che sembrava una rimessa per auto. Rottami di varie macchine coprivano quasi tutta la mia visuale. I nostri passi pesanti sembravano rimbombare nel silenzio della notte.

Dopo poco, raggiungemmo quella che sembrava una villetta dall'aspetto vecchio e diroccato.

Ancora preda della mia apatia, restai indietro quando i due fratelli salirono per la veranda e bussarono alla porta. Da chiunque fossimo, sentivo che non dovevo esserci.

Ero sbagliata, ero il male secondo gli angeli.

"Perché far del male ad altre persone?" mi domandai. "Già l'aver ferito Castiel è un peso atroce da sopportare. Quale che fosse il mio passato, perché trascinare altri nel baratro con me?"

Quasi non mi accorsi che qualcuno aveva aperto la porta. Alzai lo sguardo quando un colpo di tosse mi riportò alla realtà. C'era un uomo sulla cinquantina, dalla faccia burbera, con tanto di barba e cappellino da baseball.

Lui e i due cacciatori mi guardavano come se fossi una preda messa in un angolo capace di mordere. Invece io mi sentivo stanca, spossata... a pezzi.

« Bobby, lei è Layla » disse Dean, avvicinandosi a me e cercando di farmi forza per entrare dentro casa.

« Sì, ho sentito parlare di lei » rispose con un sorriso tirato e stanco, facendosi da parte per lasciarci entrare.

Sempre in trance, salii le scale e superai Bobby.

La mia mente, appena sentito quel nome, mi aveva subito fatto rimbombare in testa strascichi di conversazione. Ricordai che Dean mi aveva detto che quell'uomo dall'aspetto burbero era per lui e Sam come un padre. Anche Castiel mi aveva accennato qualcosa sul suo conto.

Quando superai l'uscio, mi trovai davanti ad una stanza illuminata da una flebile luce calda, libri in disordine e un forte odore di muffa e alcool. Sembrava più un rifugio che una casa.

« Mi dispiace per il disordine, la donna delle pulizie ha dato fourfet » provò a scherzare l'uomo.

Annuì, incapace di rispondere alla battuta.

Seguii i Winchester in cucina e ci sedemmo intorno ad un tavolo.

« Layla » mi chiamò Sam, sfiorandomi il braccio. Alzai lo sguardo su di lui « Ti va di raccontarci cosa è successo? Dopo che Castiel è stato spedito in Paradiso intendo »

Abbassai lo sguardo verso le mie mani, torturandomele.

Castiel... Paradiso... Menea... Naomi e ancora Castiel.

La testa cominciò a farmi male. I ricordi erano lì, ben delineati, esattamente come il dolore che sentivo.

Presi un bel respiro e cominciai a rivivere quello che era successo nelle ultime ore. Malgrado le fitte al cuore, cercai di raccontare i fatti come se fossero accaduti in un film, a qualcuno che non ero io. Ripresi a torturarmi le mani. Era difficile, ma dovevo raccontar loro tutto.

Dovevano sapere.

« E' venuto Menea, promettendomi di avere un modo per riportare a casa Castiel » cominciai, ma un nodo alla gola mi impedì di aggiungere altro.

« Ti sei fidata del caduto? Un'altra volta? » domandò Dean, lievemente arrabbiato.

Menea... l'angelo a cui io e Castiel avevamo chiesto aiuto per far diventare quest'ultimo un umano ci aveva traditi, spedendo colui che amavo in Paradiso, in preda alle torture dei suoi superiori.

Ripresi fiato e gli risposi con calma « E' stato grazie a lui che ho trascinato l'angelo fuori dal Paradiso » e lo guardai.

Niente, non sentivo niente. Mi sentivo come un guscio svuotato.

Mi riusciva difficile, però, pronunciare "Castiel".

« E poi? Cos'è successo? » domandò Bobby.

« Gli angeli ci hanno sottoposto ad una prova, per vedere se eravamo destinati a stare insieme ». Nella mia mente, riaffiorarono i ricordi di Castiel, ferito e sanguinante, tra le lamiere di una macchina. Sentii gli occhi inumidirsi, ma cercai di focalizzarmi sul resto.

« L'abbiamo superata... era stata tutta opera di Naomi » sibillai.

Prima che potessero chiedermi chi fosse, mi affrettai a rispondere « E' uno dei superiori di... » lascai il discorso a metà, certa che avrebbero capito il mio riferimento all'angelo in trench.

« Lei ha detto che gli angeli dovevano portarmi via, che la mia condanna sarebbe stata stabilita dal Paradiso... che Raffaele voleva vedermi » asserii.

« Condanna per cosa? ». Gli occhi di Dean erano come un faro nella notte, così profondi da mettere soggezione.

« Ha detto solo che Raffaele aveva bisogno di incontrarmi... ha anche aggiunto che sono un angelo caduto » dissi tutto d'un fiato.

Tutti i presenti mi rivolsero uno sguardo incredulo.

« Un angelo? » chiese il minore dei Winchester confuso.

Annuii piano.

« Sembra strano anche a me »

Bobby si accarezzò la barba scura mentre Dean tamburellava le dita sul tavolo.

« E dopo? Che fine ha fatto Castiel? »

Degluttii. Quello che era successo qualche ora prima era ancora una ferita ben aperta.

Era come uno squarcio sul cuore.

« Gli angeli odiano i caduti... crede che lo abbia voluto trascinare nel peccato, che lo abbia ingannato ». In quel momento, scoppiai a piangere, incapace di sopportare quel dolore. Nascosi il volto tra le mani.

I presenti non dissero nulla.

« Io però non ricordo di essere un angelo! » affermai, quando sentii una mano sfiorarmi la spalla. Incrociai gli occhi scuri e stanchi di Bobby.

« Io lo amo sul serio »

Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dai miei singulti.

« Ragazzo, forse è meglio se l'accompagni giù »

La sedia accanto a me si mosse.

Sam mi sfiorò le spalle e aspettò che mi alzassi. Con la testa bassa, seguii il Winchester per un corridoio, finche non scendemmo delle scale. Mi asciugai con una mano le lacrime, mentre tenevo l'altra al petto.

Alzai lo sguado. "Mi sta portando in una cantina?"

Era un luogo freddo e angusto, poco ospitale. C'erano decine di sacchi di sale di altre cose che preferii non appurare.

Sam mi guidò fino ad una porta enorme e di ferro puro.

« Cos'è, adesso che sono un angelo mi segregate? » domandai con più cattiveria di quanto volessi.

Il ragazzo abbassò lo sguardo.

« No, vogliamo proteggerti... questa è una Panic Room, i demoni non possono entrare e metteremo alla pareti della casa dei simboli anti-angelo » prese fiato e mi rivolse un sorriso sincero « Qui sei al sicuro ».

"Non sono un angelo completo... altrimenti verrei sbattuta fuori anche io" rammentai, guardando il cacciatore.

Aprì la pesante porta con un cigolio sinistro, lasciando intravedere l'interno. Seguii Sam. Era una piccola stanza circolare, le pareti in ferro e sul soffitto girava una ventola con sopra il sibolo anti-possessione. Nel centro, c'era un letto singolo dall'aspetto malconcio.

Poggiò il mio borsone su una scrivania che sembrava reggersi per miracolo e mi sorrise.

« Riposati, domani mattina studieremo il da farsi » e così dicendo, mi indicò il letto e uscì dalla Panic Room, lasciando la porta aperta. Appena superata la soglia, si fermò e si chinò sul pavimento. Dalla tasca della giacca, tirò fuori una bomboletta spray e disegnò un simbolo per trattenere i demoni.

« Una sicurezza in più »

Lo seguii con lo sguardo finché non sparì in cima alle scale.

Sospirando, mi sedetti sul letto. La rete sotto il materasso stridette in maniera fastidiosa.

Senza pensarci, mi stesi, buttandomi a peso morto. Era scomodo, ma quale alternative avevo? Bobby si era dimostrato molto gentile nell'ospitarmi a casa sua. Un bel gesto, considerando il fatto per ero praticamente una sconosciuta per lui.

Mi stropicciai il volto con le mani. Come mi ero cacciata in tutti quei casini? Perché era cambiato tutto nel giro di pochissimo tempo?

Non riuscivo a spiegarmelo.

Castiel se ne era andato. Mi odiava.

Forse, nel profondo, potevo capirlo. Credeva gli avessi mentito su tutto, sentimenti compresi.

Il peso sul petto e la tensione non se ne erano andati. Erano ancora lì, intenti a lambire il mio corpo.

Cercai di addormentarmi, ma lo sguardo glaciale di quello che un tempo era stato il mio angelo mi toglieva il sonno.

"Devo trovare la mia Grazia" pensai, mordendomi il labbro "Forse così recupererò anche la memoria".

Un angelo... non riuscivo ad immaginarmi con delle ali.

Ero anche io un soldato? Zaccaria aveva detto che ero un disertore.

Perché Raffaele mi cercava? Riguardava il mio essere un angelo caduto?

Avevo troppe domande per la testa. Mi rigirai diverse volte nel letto (mentre la rete cigolava), incapace di prender sonno.

Decisi di alzarmi.

"Prenderò un bicchier d'acqua" pensai, tirandomi su e uscendo dalla Panic Room.

Pensai che probabilmente i cacciatori fossero andati a dormire, così cercai di evitare anche il più piccolo rumore.

Arrivata in cima alle scale, sentii delle voci e l'istinto mi disse di fermarmi.

Mi trovai, mio malgrado, ad ascoltare.

« Tu non capisci, Bobby » stava dicendo duramente Dean « C'erano cocci ovunque, sedie buttate per aria... non credo che Castiel tornerà questa volta ».

Stavano parlando di me... e di lui.

Sentii un peso sul cuore e mi portai le mani sulla bocca.

La fermezza con cui Dean aveva detto che l'angelo non sarebbe tornato fu l'ennesimo colpo sordo.

Sentii un urlo nascermi nel petto, ma non potevo esplodere davanti a loro.

Come un fulmine, girai i tacchi e tornare nella Panic Room. Incapace di chiudere il pesante portone di ferro, lo lasciai aperto. Mi lanciai sul letto scricchiolante e affondai la testa nel cuscino.

Ancora non riuscivo a superare il fatto che l'angelo mi avesse lasciata. Ogni volta che sentivo pronunciare il suo nome era un colpo al cuore.

Castiel mi era entrato troppo dentro, sotto pelle perché potessi superare facilmente il fatto che se ne fosse andato.

Bagnai il cuscino con le mie lacrime, affondando in esso i miei singulti. Non volevo che i cacciatori mi vedessero in quello stato. Mi avrebbero di sicuro preso per una ragazzina melodrammatica. Il problema, era che Castiel restava una ferita aperta e ancora sanguinante e non ero certa se l'avrei mai superata.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Ebbene sì, sono tornata con il seguito di "Bright Lights".

Questa volta ad aiutare Layla ci saranno i Winchester (e non solo). Castiel ci sarà presto, ma...no spoilers!

Nota: in questa storia ci saranno elementi/eventi diversi da quelli della serie (ovvio).

Che ne pensate di questo nuovo inizio? Mi lasciate una recensione?

Ringrazio in anticipo tutti quelli che passeranno a leggere e commentare.

Al prossimo capitolo!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

 

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Capitolo 2
*** F.B.I. ***




F.B.I.

 

Mi svegliai con un terribile maldischiena. Quel letto cigolante era una tortura, ma era l'unica opzione valida a mia disposizione. Quando raggiunsi la cucina, Bobby mi rivolse un sorriso stanco.

« Buongiorno » e tornò ad esaminare un giornale. Stava bevendo un liquido ambrato da un bicchiere di vetro.

"Birra? Alle otto del mattino?" pensai, rivolgendogli uno sguardo perplesso. Senza dire una parola, mi sedetti al tavolo con lui.

Alzò lo sguardo su di me e mi accorsi che era a disagio.

« Mi dispiace, non sono abituato ad avere ospiti... non so, magari posso vedere se c'è del tè » mormorò, alzandosi e cercando qualcosa nelle mensole.

In realtà avevo lo stomaco chiuso anche per bere qualcosa, ma non mi sembrava il caso di rifiutare.

« Sei fortunata, c'è una bustina di tè nero » disse, mostrandomela.

« Grazie » fu la mia risposta biascicata mentre lo vedevo armeggiare con un pentolino.

"Non sembra il tipo di uomo capace di cucinare"

Era un cacciatore non proprio nel fiore degli anni, ma ero più che certa che sarebbe stato in grado di mettere in seria difficoltà i Winchester.

"A proposito..."

« Dean e Sam stanno ancora dormendo? » chiesi, cercandoli con lo sguardo. Di loro non c'era traccia,

« Sono usciti per una caccia nel Missouri » rispose, poggiandomi davanti una tazza di tè.

Lo ringraziai e controvoglia ne presi un sorso. Per poco non diedi di stomaco.

Bobby se ne accorse « Mi dispiace, non faccio la spesa da un po' e non c'è lo zucchero »

"Come fa a vivere?" pensai, mentre allontanavo da me in modo garbato la tazza "avvelenata".

« Ti toccherà stare con me oggi »

Si alzò e si andò a sedere dietro una scrivania nel piccolo saloncino. Numerosi libri erano stipati nella libreria alle sue spalle. Mi bastò un'occhiata per capire che fossero tomi antichi.

Mi sedetti sul divano (alzando degli sbuffi di polvere).

« Vuoi una mano per fare qualcosa? » chiesi educatamente. Anche io mi trovavo a disagio... dopotutto ero chiusa in casa con uno sconosciuto. Inoltre volevo rendermi utile.

Il suo sguardo cadde su di me e mi fissò per qualche istante.

"Inquietante..."

« Oppure » suggerii « Potrei andare a fare la spesa »

Mi bastò una seconda occhiata al bicchiere per capire che non si trattava di birra, ma di qualcosa di più forte.

Sembrò riflettere sulla mia proposta prima di passarmi un libro. Lo afferrai senza pensare e per poco non caddi dal divano. Era davvero pesante.

"Mitologia giapponese" lessi.

« Cosa devo cercare? »

Bobby alzò lo sguardo da alcuni fogli.

« Vedi se dice come uccidere un Oni » asserì, tornando alle sue ricerche.

"Un che?"

« Alcuni cacciatori si sono imbattuti in uno di quei mostri giapponesi, vediamo di aiutarli »

Senza dire una parola, cominciai a sfogliare con interesse il volume. C'erano diverse figure e tantissime leggende. Arrivata alla centesima pagina (scritta in caratteri minuscoli) cominciai ad avvertire un lieve mal di testa.

Bobby si alzò dalla sua scrivania e sparì in cucina. Tornò subito dopo con due birre ghiacciate, porgendomene una.

« Trovato niente? » domandò, prima di tornare al suo lavoro.

Feci segno di "no" con la testa, prendendo un sorso dalla bottiglia.

Tra di noi tornò immediatamente il silenzio.

La cosa positiva, però, è che non c'era tensione. Ognuno era impegnato con le proprie ricerche, così' da tener impegnata la mente. Riuscivo a non pensare alle rivelazioni del giorno prima. Concentrarmi sullo studio mi impediva di pensare al fatto che fossi un angelo caduto... e a Castiel.

Non c'era tempo di pensare a niente. Mi sentivo svuotata, con il cuore pesante.

"Per una volta voglio fare la cosa giusta: aiutare" pensai. Cercai di allontanare dalla mente lo sguardo ferito che l'angelo mi aveva rivolto il giorno precendete... prima di sparire nel nulla.

Dopo un'oretta circa, lessi la parola di tre lettere che cercavo.

« Credo di aver trovato qualcosa sugli Oni! » affermai, saltando in piedi senza staccare lo sguardo dal libro.

Bobby allungò le mani e glielo passai.

Mi rivolse un sorriso « Perfetto, avverto subito i cacciatori »

 

Quando arrivò l'ora di pranzo, Bobby mi offrì un panino. Lo mangiai pigramente. Avevamo finito la ricerca sugli Oni, ma il cacciatore si era chiuso su dei libri di nuovo. A me non restò che girovagare per la casa.

Malgrado l'aspetto diroccato, aveva qualcosa che la rendeva accogliente e calda, anche se era palese l'assenza di un tocco femminile.

Curiosare non era nel mio carattere, quindi quasi subito decisi di andare fuori, alla rimessa.

Mi chiusi senza fare il minimo rumore la porta alle spalle.

Il sole stava tramontando.

Mi sedetti sul cofano di una macchina tinta di blu.

"Sono un angelo... e sono sola" pensai, raccogliendo le gambe al petto.

L'assenza di quello che un tempo mi amava era lacerante. Sentivo proprio il vuoto accanto a me e il gelo sulla pelle, malgrado la temperatura non fosse bassa.

Ricordai le ali calde di Castiel che mi coprivano, isolandoci dal mondo.

Con lui mi ero sentita a casa, protetta, capita... e infine abbandonata.

Repressi le lacrime e la tristezza che sentivo per pensare ad altro. Stavo riemergendo piano piano, non mi sembrava il caso di tornare ad annaspare nel mare della sofferenza.

All'improvviso, ebbi la stupida, fugace idea di scoprire come fossero le mie ali.

L'amnesia che vivevo era fastidiosa.

"Ed è la causa di tutto..."

Cercai di ricordare le azioni dell'angelo, così rilassai le spalle e cominciai a fare dei respiri profondi. Chiusi gli occhi e mi concentrai, immaginando delle ali esattamente uguali a quelle di Cas.

Attesi qualche secondo, ma non successe niente.

Sospirai. Probabilmente, il barlume di Grazia che avevo non comprendeva le ali.

"Devo ritrovare la mia essenza e far luce sul mio passato" pensai, saltando giù dalla macchina.

Un brivido freddo mi attraversò la schiena.

Avevo come l'impressione che qualcuno mi stesse osservando. Mi voltai di scatto ma non vidi nessuno.

"Sono diventata paranoica".

Un po' ero giustificata, dopotutto avevo angeli e demoni a darmi la caccia.

Senza dire una parola, rientrai in casa.

 

Il mattino dopo, la situazione rimase pressocchè identica. Bobby beveva quello che scoprì essere Scotch e si isolava dal mondo, immerso in ricerche e letture.

Ogni tanto buttava giù qualche pastiglia per il mal di testa.

A metà giornata, il bisogno di uscire divenne insostenibile.

« Vado a comprare qualcosa » dissi, avvicinandomi all'uscita.

Quell'uomo mi preoccupava. In casa non c'era niente al di fuori di qualche panino di dubbia natura, birra e alcolici pesanti.

Finalmente, il cacciatore alzò lo sguardo.

« Sei qui perché dobbiamo proteggerti » asserì, rude.

In altre parole, mi stavo ordinando di non uscire.

« Mi so difendere » risposi. Era vero: una volta mi ero sbarazzata di quattro vampiri in un solo pomeriggio, avevo ucciso un angelo ed ero sopravvissuta sia all'Inferno che al Paradiso. Pensava davvero che non fossi in grado di provvedere a me stessa?

"Ovviamente no"

« Dean e Sam mi hanno chiesto di badare a te e non posso lasciarti uscire da sola »

disse con decisione.

Ero sempre stata abituata ad essere libera e l'idea di essere reclusa in quattro mura non mi andava a genio.

« Accompagnami allora »

Scosse la testa « Devo fare delle ricerche, ci sono delle vite in gioco » affermò, guardandomi in modo truce. Mi sentii immediatamente in colpa.

Bobby stava sui libri per aiutare dei cacciatori... per salvare le loro vite e quelle dei "civili" coinvolti.

Abbassò nuovamente la testa sui libri.

Presi immediatamente una decisione.

Senza dire una parola, uscì di casa e mi avviai verso l'uscita della rimessa.

« Dove pensi di andare, signorina? » domandò il cacciatore, raggiungendomi.

Non mi voltai.

« Sono un angelo caduto, posso arrivare ad una stazione di servizio e comprare qualcosa da mangiare » risposi. Mi sentii tremendamente in colpa, ma lo stavo facendo per entrambi. Non si poteva andare avanti ad alcool.

« Che palle! » sbottò.

Pensai che se ne fosse tornato in casa, invece sentii il rombo di un motore.

Mi voltai e vidi che mi aveva raggiunta a bordo di un Pick Up nero.

« Dai, salta su » mormorò, svogliato.

Non me lo feci ripete due volte. Aprii lo sportello e mi infilai sul sedile passeggero.

« Grazie e... mi dispiace » mormorai a testa bassa.

Sbuffò solamente.

 

« No, Garrett, devi infilzarlo nove volte, sette non bastano! » sbottò Bobby al telefono.

Nei giorni successivi, mi accorsi che quando il vecchio cacciatore non era chino su dei libri, passava il tempo rispondendo alle chiamate di diversi cacciatori. Volevano tutti informazioni su come uccidere qualche mostro.

Squillò un secondo telefono. Con una smorfia, se lo portò all'altro orecchio e rispose.

« Dean, che succede? »

Il mio cuore perse un battito. I Winchester erano nei guai?

« No, sta bene... sì, glielo dirò » disse, prima di riagganciare.

Simultaneamente, squillò un terzo telefono. Sull'apparecchio, c'era una targhetta con su scritto F.B.I.

Senza pensare, mi fece il gesto di rispondere.

"Io?" Lo guardai, confusa.

Mi fece un gesto di incoraggiamento, così afferrai tremante il telefono.

« Agente Willys? Parla lo sceriffo Ashton Claiton » disse una voce maschile neutra, dall'altro capo della cornetta.

Degluttii. Cercai di ricordare come facessero i Winchester in casi simili. Mi feci coraggio e pregai alla mia voce di non tremare.

« Qui è l'agente Willys, come posso aiutarla? » domandai, cercando di usare un tono di voce da "iron woman"... senza successo ovviamente.

« Volevo solo avere una conferma, è stata lei ad inviare a Sioux Fuol l'agente Lieber? »

"Lieber? E adesso chi è quest'agente Lieber?"

Doveva per forza essere l'alias di uno dei cacciatori amici di Bobby.

« Sì, l'ho inviato io, c'è qualche problema? »

Ero nervosa, così cominciai a tamburellarei le dita sulla gamba.

« Mi chiedevo come mai l'FBI avesse mandato uno dei suoi uomini per un semplice caso di omicidio » chiese lo sceriffo Claiton. Sembrava beffardo e intenzionato a smascherarmi.

Sospirai. Dovevo calmarmi, altrimenti sarebbero stati guai.

« Stiamo attuando una nuova politica, più attenta ai bisogni dei cittadini » inventai. Ricordai che in uno dei casi svolti con i Winchester, anche Dean aveva abbozzato una scusa simile.

La chiamata, però, si stava dilugando troppo. Bobby mi fece cenno di tagliare corto.

« Ma non ci sono casi più urgente di un omicidio? »

Chiusi gli occhi. Mi domandai cosa avrebbe potuto rispondere la vera FBI.

"Concentrati Layla! Immedesimati!"

« Già, abbiamo diversi casi da risolvere, le sembra il caso di occupare la linea con domande stupide e inutili? Sì, ho inviato io l'agente Lieber, ora... devo farle un rapporto per intralcio alle indagini? » sbottai, severa.

Cercai di evitare una risata davanti alla faccia sbigottita del cacciatore di fronte a me. Mi fece segno di "ottimo lavoro" con il pollice alzato.

Sorrisi. Mi ero calata bene nella parte.

Lo sceriffo dall'altra parte della cornetta sembrò indugiare. Dileguò in fretta la chiamata.

Riposi il telefono.

« Complimenti » disse Bobby, quasi incredulo.

Sorrisi « Grazie ma... chi è l'agente Lieber? » domandai.

Passò meno di un minuto e il telefono dell'FBI squillò ancora. Il cacciatore mi fece il gesto di rispondere di nuovo.

Alzai la cornetta.

« Non so chi tu sia, ma ti ringrazio davvero! Bobby è con te? » domandò una voce. Era un ragazzo, ma la voce sembrava infantile, fragile.

« Sì, un attimo » e così dicendo, passai l'apparecchio al cacciatore.

« Pronto? » domandò. La voce all'altro capo disse qualcosa. L'uomo davanti a me alzò gli occhi al cielo.

« Sì, Garth, basta un paletto di frassino benedetto da un prete luterano» scosse la testa « Sul serio, come fai ad essere ancora vivo? » sbottò, ironico.

Riagganciò scuotendo la testa. Mi venne da ridere davanti alla sua espressione.

Il cacciatore mi guardò e abbozzò una risata.

« Ah, hanno chiamato Sam e Dean, volevano sapere come stavi » disse, tornando serio.

Ebbi un fremito.

« Gentili ». Provai a sorridere. Si interesavano a me... erano i soli che mi erano rimasti vicini.

Bobby si tolse un attimo il cappellino da baseball, se lo sbatté sulla coscia e se lo rimise in testa,

« Hanno anche detto che stanno tornando, saranno qui domani mattina, così cominceremo a cercare la tua Grazia »

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito, hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite e ricordate. Grazie davvero ♥

Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresina!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

 

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Capitolo 3
*** BLU ***





BLU


Nuoterò fino a che forze ancora ne avrò

perché so che alla fine ti raggiungerò

e anche se io non ho più certezze di noi

io lo so ciò che voglio è lì.

Vedo la speranza solo quando ci sei.

Puoi salvarmi solo tu...

[Blu - Meneguzzi]

 

 

 

Mi avvicinai al bordo del dirupo. Il vento mi sferzava i capelli sulla faccia.

Il freddo.

Guardai verso il basso. Ad una decina di metri, il mare era in burrasca. Le onde si infrangevano con violenza sulla parete di roccia, provocando schizzi che raggiunsero i miei piedi.

Ormai avevo preso la mia decisione.

Alzai per un ultima volta lo sguardo al cielo: era grigio, con dei lampi che brillavano dietro le nuvole.

Si stava avvicinando il temporale.

Dovevo farlo.

Abbassai lo sguardo sulla coltre metallizzata. L'odore salmastro mi fece storcere il naso.

Ogni onda che si infrangeva ai miei piedi era l'ennesimo colpo all'anima... la distesa d'acqua mi reclamava. Io non avevo la forza di continuare a lottare. Per cosa? Per sapere di vivere senza di lui?

Non ce la potevo fare.

Avanzai di un passo. La punta delle mie converse nere era sul vuoto.

Un tuono rieccheggiò sopra di me.

Era tempo di andare.

Presi un bel respiro. Chiusi gli occhi e con un salto mi librai nel vuoto.

Per un attimo fu come volare, malgrado la forza di gravità mi attirasse a se'.

L'impatto con l'acqua fu talmente doloroso che mi mozzò il respirò. Andai a fondo, dove le correnti gelide mi spinsero di lato. Sballottata con violenza, riuscii a tornare a galla, per finire nuovamente sotto, inghiottendo l'acqua salata.

La sentii scendere giù per la gola, entrare dal naso.

Mi diedi una spinta con gambe e braccia per poter tornare a galla. Per un lunghissimo istante, riuscii a riemergere, sputacchiando e tossendo fino alle lacrime.

Un ombra mi sovrastò. Ebbi solo il tempo di vedere un altra onda trascinarmi a fondo.

Gli occhi cominciarono a bruciare, l'aria nei polmosi scarseggiava.

Sentivo di stare per morire.

L'istinto di sopravvivenza mi obbligò a spalancare gli occhi sott'acqua. Non vedevo niente, a parte un colore metallico appannato.

Vidi un puntino luminoso oltre lo specchio d'acqua.

La Luna.

Dovevo raggiungerla.

Allungai un braccio, poi l'altro, mentre obbligavo le mie gambe affaticate di muoversi il più velocemente possibile. I vestiti sembravano appesantirmi e trascinarmi giù.

Sembrava un tunnel infinito.

Con gli occhi chiusi, continuai ad annaspare, impotente davanti alla forza delle onde.

Sarei finita contro la parete di roccia.

Dopo quella che mi sembrò un'infintà, sentii la mia mano destra uscire dall'acqua, lambita dai venti gelidi. Con l'ennesimo colpo di forza delle gambe, riuscii a riemergere ancora.

Dovevo nuotare, chiudere la bocca e risparmiare l'ossigeno.

La gola mi bruciava.

Altra onda, questa volta meno forte. Mi colse alla sprovvista, investendomi la faccia.

L'acqua si fece strada in me, entrando nello stomaco.

Cercai di tossire, ma un altro cavallone mi sovrastò.

Non sarei resistita ancora a lungo.

Le forze cominciarono ad abbadonarmi.

Le braccia erano diventate pesanti, così come le gambe.

"Perché continuare a lottare? Non volevo arrivasse la fine?" pensai, lasciando che l'ennesima onda mi schiacciasse sotto la superficie.

Chiusi gli occhi.

Sentivo i polmoni farmi male, premermi contro il torace, costringendomi a respirare aria che non c'era.

La mente cominciò ad annebbiarsi.

Aprii gli occhi per l'ultima volta.

Oltre la superfice, mi sembrò di scorgere una figura.

"Che sciocchezza... chi mai verrebbe a salvarmi?" pensai, chiudendo nuovamente gli occhi.

Sentii uno spostamento d'acqua accanto a me.

Nella condizione in cui mi trovavo, era quasi impossibile percepire qualsiasi cosa al di fuori dei cavalloni violenti, eppure avevo avuto la certezza che qualcuno si fosse avvicinato.

Sentii qualcosa sfiorarmi il braccio.

"Un alga" pensai, mentre sentivo il mio corpo scendere sempre più in profondità.

Le orecchie, prima lasciarono che percepissi un suono ovattato, infine, dopo un dolorosissimo istante, sembrarono arrendersi anche loro.

"Quindi... morire è così? Il corpo che si arrende piano piano?"

Improvvisamente, sentii una forza strattonarmi. Qualcosa mi strinse il polso, tirandomi su.

Non riuscii ad aprire gli occhi. Sentivo solo che venivo trascinata in superficie.

Sembrava che qualcuno stesse urlando il mio nome.

"E' la mia anima che se ne va... sono morta" pensai, mentre sentii la presa scivolare.

Il mio corpo tornò ad affondare.

"Non voglio tornare all'Inferno!" urlai con il pensiero, in uno spiraglio di lucidità.

In quel momento, mi sentii afferrare con violenza per i fianchi.

Sentii qualcosa si assordante sbattere sul pelo dell'acqua. Sembravano schiaffi contro la superficie.

E poi sentii l'acqua scivolarmi dalla faccia, il vento lambire il mio corpo con violenza.

Incapace di muovere una qualsiasi fibra del mio corpo, sentii come due braccia stringermi al petto di qualcuno.

Il mio volto si appoggiò ad un tessuto delicato.

Chissà come, riuscii ad aprire gli occhi.

Bianco. Era un tessuto bianco.

Le orecchie cominciarono a fischiarmi, la vista venne oscurata da macchie nere e violacee.

Chiusi gli occhi.

Chiunque fosse, mi adagiò sulla spiaggia. Sentii i granelli sfregarmi contro le mani.

Feci un enorme sforzo, ma alla fine riuscii ad aprire gli occhi.

Ero effettivamente straiada sulla sabbia. Ma non ero sola.

Sopra di me, carponi con le mani all'altezza dei miei gomiti, c'era Castiel.

Era di una bellezza sconvolgente.

Completamente fradicio, lo vidi tremare. Gli occhi si erano fatto inspiegabilmente di un blu di Prussia.

Dai capelli scompigliati, piccole gocce di diamanti mi picchiettavano sulla faccia.

Respirava affannosamente.

« Sei impazzita? » sbottò in un ringhiò.

Io non riuscivo a capacitarmi di quello che vedevo.

Dovevo sicuramente essere morta. Castiel mi aveva lasciato, se ne era fregato a lungo della mia vita. Non poteva comparire dal nulla e salvarmi.

Sentii un conato salirmi fino alla bocca dello stomaco. Mi voltai su un fianco e sputai l'acqua che avevo ingerito.

La testa cominciò a pulsarmi dolorosamente.

Sgranai gli occhi.

Poco oltre il fianco di Castiel una delle sue ali era adagiata pesantemente sulla spiaggia. Le piume sembravano fremere come il suo padrone.

Una mano mi sfiorò il viso.

Non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che stava accadendo. Mi abbandonai a quel tocco, tornando distesa sotto di lui.

Il suo pollice mi accarezzò il profilo delle labbra e per un attimo sembrò volermi baciare.

Qualcosa, però, lampeggiò nei suoi occhi.

Paura, tristezza... rabbia.

Chiuse gli occhi e allontanò la sua mano dal mio viso.

Rabbrividì.

Prese un lungo respiro.

Le sue ali cominciarono a sbattere con violenza, creando una pioggerellina intorno a noi.

Mi rivolse uno sguardo strano, prima di posare indice e medio sulla mia fronte.

Tutto intorno si fece di nuovo nero.

 

Mi svegliai di soprassalto, iniziando a girarmi frenetica nel letto.

Ero madida di sudore, il cuore che batteva all'impazzata. Cercai di regolarizzare i respiri.

Mi tirai su a sedere e mi poggiai una mano sul petto.

"E' stato solo un incubo" pensai.

Ma c'era qualcosa di strano. Continuai ad ispezionare con lo sguardo la Panic Room.

Vuota. C'ero solo io.

Presi a massaggiarmi le tempie, tenendo gli occhi ben chiusi.

Da quando avevo scoperto di essere un angelo caduto, il sogno in cui affogavo era diventato ricorrente. Tutte le notti, le onde gelide mi trascinavano sul fondo, senza alcuna possibilità di replica da parte mia.

Mi risvegliavo sì di soprassalto, ma per il timore di essere morta.

Ma questa volta c'era un particolare in più: Castiel.

Delle lacrime cominciarono a rigarmi le guance.

Mi strinsi le braccia al corpo, abbracciandomi da sola.

Non ce la facevo più.

Erano già passati diversi giorni da quando mi aveva lasciata. Non ne tenevo il conto perché faceva troppo male. Il dolore sembrava non volerne sapere di andarsene via.

Rilegarlo in un angolo remoto della mente funzionava la mattina, quando ero impegnata ad aiutare Bobby. Ma la notte, nell'oscurità, c'ero solo io.

"Probabilmente il mio inconscio crede di darmi sollievo facendomi sognare l'angelo" pensai, mentre mi asciugavo le guancie.

Sensi di colpa, paura, abbandono... tutto riaffiorava con la notte, dandomi un senso di claustrofobia.

« Castiel » sussurrai tra le lacrime. Mi voltai e affondai la testa nel cuscino.

La mattina seguente, Sam e Dean mi avrebbero aiutata a recuperare la mia Grazia. L'incertezza stava per finire.

La mia unica speranza era abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, agoniando un sonno senza sogni.

 

Qualche ora dopo, venni svegliata dal rumore di passi che scendevano dalla scala, verso la Panic Room. Mi alzai di scatto e scivolai fuori dal letto, afferrando la spada angelica che tenevo nascosta sotto il materasso. Non so perché lo feci, probabilmente il mio istinto mi suggeriva che dovevo provare a difendermi. Eppure era palese che nessuno sarebbe riuscito ad entrare in casa con Bobby al piano di sopra.

"Per ogni evenienza" pensai.

Mi rilassai all'istante quando riconobbi Dean Winchester. Si affacciò alla porta e mi sorrise.

« Buongiorno! Pronta per le ricerche? » domandò, ma il suo sguardo si fece immediatamente scuro « Stai bene? ».

« Sì » mentii con voce gracchiante « Perché? »

Ma il Winchester non mi rispose.

« Ti aspetto su » e sparì nuovamente per le scale, mentre io infilavo la lama angelica nei jeans.

Probabilmente dovevo essere in uno stato pietoso, così prima di raggiungere i cacciatori in salotto, decisi di andare in bagno per sciacquarmi il viso. In effeti ero ridotta uno schifo.

Pallido e smunto, vedevo il mio riflesso quasi con orrore. I capelli erano ispidi, le labbra riportavano il segno dei denti, gli occhi gonfi e arrossati.

"Capiranno che ho pianto" pensai, mentre mi lavavo la faccia con l'acqua gelida.

Quando arrivai in salotto, trovai Bobby alla sua solita postazione, dietro la scrivania e sommerso dai libri. Sam stava accendendo il suo portatile e Dean era seduto una sedia, piegato in avanti a le mani giunte. Alzarono tutti lo sguardo su di me.

« "The Walking Dean" è tra noi » provò a scherzare il maggiore dei fratelli.

Mi limitai a sorridergli.

Non avevo dimenticato l'incubo della notte precedente, avrei voluto essere consolata, ma colui di cui avevo bisogno non c'era.

Mi sedetti sul divano accanto a Sam.

« Allora » cominciò, guardandomi negli occhi « Hai detto che per Naomi sei un angelo caduto, partiamo da questo » disse, tornando a guardare lo schermo del computer « "Caduta" nel senso fisico del termine? » mi chiese.

Alzai le spalle « Non lo so... può essere »

« Quindi magari eri visibile ad occhi nudo » concluse.

Non avevo idea di quello che stava dicendo. Ero davvero piovuta dal cielo?

"Maledetta amnesia" pensai, cominciando a torturarmi le mani. Avevo l'ansia che cresceva di secondo in secondo. Da una parte avevo paura nel fatto di scoprire cosa non ricordavo. Potevo aver fatto qualcosa di talmente atroce da non averne memoria? Perché non ero più un angelo del Paradiso? Qual'era la mia colpa? Le domande mi si affollavano nella mente, creando una dolorosissima emicrania.

« Che stai cercando? ». Mi sporsi per sbirciare lo schermo. Sam lo spostò lievemente nella mia direzione.

« Magari per un momento sei sembrata una stella cadente, sto cercando le ultime avvistate » rispose.

Bobby si alzò e andò a prendere delle birre in cucina.

« Ti ricordi per caso da quanto sei sulla Terra? » chiese il cacciatore, porgendomi una bottiglia di vetro.

Feci segno di "no" con la testa come risposta per entrambe le domande.

« Ricordi qualcosa prima di aver incontrato Castiel? » intervenne Dean, scrutandomi con i suoi occhi verdi. Rabbrividii quando lo sentii pronunciare quel nome. Mi irrigidii e il mal di testa si fece più forte.

Mi passai le mani tra i capelli, finendo per massaggiarmi le tempie.

« Prima della rivelazione di Naomi era tutto così chiaro... » mormorai, tenendo la testa bassa « Ora non so più chi sono ed è... » non riuscii a finire la frase. Gli occhi cominciarono a pizzicarmi, così arrivai a mordermi il labbro per non piangere.

« Può essere che il tuo inconscio abbia creato una sorta di "rifugio" per sfuggire al tuo passato? » asserì Bobby, pensieroso.

Il minore dei Winchester alzò lo sguardo dal suo portatile.

« Il problema è proprio questo, non sappiamo quando sei caduta » girò completamente il portatile verso di me. Sullo schermo c'erano una lista di date e luoghi.

"Tutte le stelle o meteoriti caduti negli ultimi ventitrè anni... sono tantissimi" riflettei. Non riguardavano solo il continente americano, ma anche gli altri. In quell'elenco, dovevo esserci anche io e la mia Grazia.

Dean mi si avvicinò e guardò lo schermo con me « Beh, possiamo restringere il campo, se lei si è trovata a New York, la sua Grazia non può essere atterrata a Istanbul » asserì, prendendo una sorsata di birra.

Il fratello scosse la testa « Non è detto che siano cadute nello stesso posto »

Più guardavo lo schermo, più mi sembrava assurdo che io e la mia Grazia fossimo realmente piovute dal cielo.

« Ci serve una data... o per lo meno un anno, in ventitrè anni sono piovute più di trecento cose dal cielo ». Sam riprese a picchiettare i tasti sulla tastiera.

"Grazia, dove sei?". Alzai lo sguardo verso il soffitto, pregando in silenzio di ottenere una risposta.

« Niente da fare, sono troppe, non ce la faremo mai a controllarle tutte » disse il minore dei Bro. Chiuse il computer e affondò nel divano, chiudendo gli occhi.

Venni pervasa da un senso di vuoto.

"Non la troverò mai". L'incertezza mi logorava. Ero stanca di non sapere, ma chi poteva avere delle risposte? Nessuno degli angeli che mi aveva aiutato fino a quel momento mi avrebbe dato una mano... sicuramente erano tutti schierati dalla parte di Castiel.

E io? Non avevo amici in Paradiso?

Improvvisamente, uno dei telefoni di Bobby iniziò a squillare. Il cacciatore si alzò e raggiunse la cucina in poche falcate.

« Pronto? FBI » disse in tono neutro. Attendemo per alcuni minuti, ma Bobby si limitava ad ascoltare quello che aveva da dire il suo interlocutore.

« Te li mando subito » comunicò, prima di riagganciare. I fratelli Winchester si alzarono subito in piedi e lo raggiunsero. Li imitai anche io.

« Bobby, che succede? » domandò Dean, il tono era duro e preoccupato.

« Chi era? » aggiunse Sam.

Bobby incrociò le braccia « Era Garth, ha detto che nel Connetticut ci sono state delle strani morti, persone che diventano statue di sale e che poi esplodono » asserì, serio.

Neanche il tempo di finire la frase che il maggiore dei fratelli aveva già tirato fuori dalla tasca dei jeans le chiavi dell'Impala.

« Avvisa Garth che arriviamo subito » disse Sam, seguendo il fratello verso l'uscita.

Mi accodai « Aspettate, vengo anche io ».

Dean si fermò di scatto e fece una mezza risata « Non se ne parla proprio signorina, tu aspetti qui »

Mi innervosii all'istante. Ero stanca di essere trattata come una ragazzina.

« Finitela tutti! Non sono una bambina, so cavarmela! Ho cacciato e ucciso sia angeli che demoni, posso venire con voi! Sono un angelo caduto! » urlai quasi, serrando i pugni lungo i fianchi e la mascella.

Ero davvero stanca. Castiel non mi aveva mai impedito di combattere e andare a caccia con lui. Perché i Winchester mi trattavano diversamente?

« Abbiamo risolto anche dei casi insieme, vi ricordo! » ringhiai.

I due fratelli si guardarono negli occhi, confusi. Di certo non si aspettavano una mia reazione simile.

Ero stanca di nascondermi, di essere protetta. Potevo benissimo combattere.

Sfiorai con la mano l'elsa della spada angelica.

« Vacci piano, tigre » scherzò Dean, facendo il gesto di rilassarmi con le mani « Va bene, puoi venire con noi, ma farai tutto ciò che ti diremo, ok? » domandò, scrutandomi con fermezza.

Sbuffai « Andiamo » risposi, uscendo fuori alla rimessa.

Mi afferrò per le spalle, costringendomi a voltare « Ok? » chiese conferma.

Con le spalle al muro, mi ritrovai ad annuire.

« Ecco, brava » e così dicendo, mi diede le spalle e ci avviammo tutti verso l'Impala.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Passate bene le feste? Spero di sì :)

Comunque... piaciuta la sorpresina? Per il prossimo capitolo, vi anticipo che ci sarà un nuovo personaggio (nuovo per la mia storia, ma presente nella serie... anche se per poche puntate, sigh!).

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia.

Al prossimo capitolo!

Ladyvampiretta

 

 

 

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Capitolo 4
*** Friend or foe? ***




FRIEND OR FOE?


 

« Tu resti in macchina, non ti azzardare ad uscire » mi ordinò Dean, mentre scendeva dall'Impala insieme al fratello. Sbuffai e appoggiai la testa al finestrino.
« Sarà prudente lasciarla sola in macchina? » domandò Sam, lanciandomi un'occhiata confusa.
"Ci risiamo..."

« Beh, non abbiamo con noi i suoi documenti falsi » il maggiore dei Winchester liquidò velocemente la questione.
«Non sono nè una bambina nè un cane » mi lamentai, alzando gli occhi al cielo. Niente da fare, non riuscivano a trattarmi in modo diverso da quando gli avevo detto che ero un angelo caduto.
« Hai ragione, le abbassiamo un po' il finestrino e... »
Gli lanciai un'occhiata omicida e Dean lasciò perdere la sua battuta.
« Andiamo » e trascinò Sam per il vialetto che portava a casa di una delle due vittime. Memore delle precedenti indagini con i Winchester, sapevo già che non sarebbe stata una cosa veloce. Sbadigliai e mi stiracchiai.
"Devo ricordare quando sono caduta" riflettei, ravvivandomi i capello.
All'improvviso venni pervasa da una sgradevole sensazione all'altezza della nuca. Afferrai il pugnale e mi girai di scatto.
Per un brevissimo istante avevo visto un uomo alto e dai capelli biondicci osservarmi da fuori del finestrino.
"E ha lasciato anche delle impronte" constatai, notando delle ditate in controluce sul vetro.
Scesi dalla macchina tenendo la spada angelica ben salda.
Girai intorno all'Impala, ma la figura si era dileguata nel nulla.
Guardai anche verso le villette intorno, ma nulla era riconducibile all'uomo che avevo visto.
Improvvisamente ebbi un'emicrania lancinante. La spada mi cadde di mano, tintinnando in terra. Mi premetti le dita sulle tempie. Sentii una specie di bruciore alla schiena, ma svanì immediatamente.
Sbarrai gli occhi.
« Hey, che succede? » mi corse incontro Dean, preoccupato. Sam gli fu dietro, trafelato.
« Ho visto un uomo... »
« Chi? Lo conosci? »
Annuì piano.
« Balthazar »


Dean guidò a tutta velocità verso il motel più vicino.
« Chi è Balthazar? » domandò preoccupato, digrignando i denti.
Scrollai le spalle.
« Non ne ho idea... Ho solo quel nome che mi ronza in testa »
Iniziai a tormentarmi le mani. Avevo visto quella figura per un istante e subito dopo avevo mi era venuto in mente quel nome.
« Magari era un angelo » tentò Dean.
« E perchè non l'ha toccata? » domandò il fratello.
"Infatti è strano" riflettei "Perchè non mi ha portata da Raffaele?"
Dean parcheggiò davanti ad un motel. L'aspetto era alquanto squallido. Pagarono in contanti una tripla.

« Dormo in stanza... con voi? » domandai, imbarazzata. Non mi sentivo molto a mio agio a dormire con i Winchester, ma non me la sentivo neanche di dormire da sola.

« Niente imbarazzo, preferiamo tenerti a portata d'occhio » rispose Sam, intuendo il mio disagio.

Dean mi si avvicinò e mi diede un buffetto sulla guancia.

« Sai che non alzeremo mai un dito su di te » mi ricordò affettuosamente. Quelle parole mi rincuorarono... e quasi mi fecero riaffondare nel baratro. Mi sentivo così insicura.

Mi slacciai le converse e mi infilai sotto le coperte, completamente vestita, mentre i due fratelli analizzavano sotto voce quanto appreso dai familiari delle vittime.

A quanto pare, non c'era stato nulla di strano prima degli incidenti.

Quando riaprii gli occhi, mi resi conto che dovevo essermi addormentata. Potevo chiaramente vedere Sam dormire profondamente nel suo letto, quindi immagiani che Dean stesse facendo la stessa cosa in quello accanto. Mi alzai per andare in bagno, quando vidi la porta della stanza socchiusa. Mi avvicinai silenziosamente e sbirciai fuori. Nel giardino dell'albergo, vicino alla stanza ma lontano da occhi indiscreti, c'era Dean Winchester.

Parlava quasi in un sussurro.

« Ti prego Cas » stava dicendo « Abbiamo bisogno del tuo aiuto... Layla ha bisogno di te... ne avete passate tante e adesso, solo perché è un angelo non la vuoi più vedere? Vuoi che gli angeli la uccidano? Sai che io e Sam non potremo fare molto contro una legione di coglioni piumati » continuò, abbozzando una risata. Teneva le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo.

Dean, con gli occhi chiusi, stava pregando Castiel. Stava pregando per me.

Chiusi gli occhi e appoggiai la schiena al muro. Era innegabile, il cacciatore aveva ragione: cosa potevano due umani e un angelo caduto contro un esercito celeste?

I Winchester mi stavano aiutando, ben consapevoli che si trattava di una missione suicida.

Avevano davvero un cuore grande e stavano facendo per me più di quanto credevo di meritare.

Dopo un'ultima sbirciata, vidi Dean dirigersi nuovamente nella stanza. Con un tuffo al cuore, mi lanciai nuovamente sul letto e mi infilai sotto le coperte, fingendo di dormire. Dopo una manciata di secondi, sentii la porta chiudersi e vidi il maggiore dei Winchester stendersi sul suo letto.

 

Alle prime luci dell'alba, aprii gli occhi.

« Non credi che dovremmo parlare con Castiel? Dopotutto è anche lui un nostro amico » bisbigliò Sam. Mi immobilizzai all'istante, tendendo le orecchie per ascoltare.

« E credi che ci aiuterebbe? »

« Non lo so Dean, dovremmo pregarlo e farci raggiungere » affermò con più durezza il fratello, continuando a sussurrare « Magari senza farci vedere da Layla »

« Io non prego, è come implorare e non sono cose da me ». Dean chiuse la conversazione e sentii le molle di un letto scricchiolare. Dopo un paio di secondi, mi sentii scuotere.

« Layla? Sveglia, la colazione si raffredda » mi svegliò il maggiore dei fratelli con dolcezza. Aprii gli occhi e finsi di stiracchiarmi. Con un sorriso, mi porse una ciambella ancora calda.

« Mangia, dobbiamo continuare ad indagare sugli strani omicidi »

Annuii e feci come mi fu detto. Era una ciambella alla crema.

« Buonissima » constatai, leccandomi lo zucchero dalle dita.

Sam fee una mezza risata « Abbiamo anche la crostata, sempre che Dean abbia voglia di condividere ».

Il maggiore dei Winchester gli lanciò un'occhiataccia. Aveva la bocca piena e la faccia impiastricciata di marmellata.

Io e Sammy scoppiammo a ridere davanti all'espressione buffa dell'altro che si sbrigò a ripulirsi.

« Ciao ragazzi » annunciò una voce. Per poco non caddi dal letto dallo spavento.
Dall'altra parte della stanza, Sam e Dean imbraccarono le loro armi e le puntarono contro lo sconosciuto al centro della camera.
Capelli biondicci, occhi azzurri, sguardo sornione, indossava dei jeans scoloriti, una maglia grigia e una giacca nera.
"Balthazar" nuovamente quel nome fece capolino nella mia mente.
« Chi sei? » ringhiò Dean, pronto a premere il grilletto del suo fucile. Lo sconosciuto si girò verso il cacciatore e scoppiò a ridere.
« Cosa vorresti farci con quello? »
Dean si bloccó per un secondo.
« Ti apro un buco così la finisci di essere un pallone gonfiato » sbottò.
« Sai che non mi farà niente, vero? » lo derise, dirigendosi verso di me.
Nervosa, afferrai la lama angelica e mi misi in posizione difensiva senza staccargli gli occhi di dosso.
« Quanta ostilità » constatò lo sconosciuto aprendo le braccia.
« Chi sei? » sibillò Sam mentre si avvicinavano cauti a me.
« Balthazar » rispose senza guardarli. Avvertii immediatamente gli occhi dei Winchester su di me.
« Ma tu mi conosci bene » affermò « Non è vero, Layla? »
Rimasi impietrita, con il mal di testa che cominciava a farsi sentire.
Degluttii « Sento di conoscerti, ma al momento non mi ricordo di te » risposi sincera. Avevo il cuore che mi martellava nel petto e devi brividi mi attraversarono il corpo.
Balthazar ridacchiò « Sarà legato al fatto che la tua Grazia respinge la mia? »
Sgranai gli occhi « Cosa? »
Sorrise e si accomodò sul letto.
« Già, ti avevo vista al parcheggiò e, finchè non ti sei accorta di me, sono riuscito a percepire il tuo bagliore di Grazia, ma quando ti sei voltata, si è come azzerata »
Lo guardai confusa « La mia Grazia si nasconde? »
Annuì « Così sembra, in questo modo gli angeli non possono riconoscerti »
« Quindi fai parte della guarnigione di coglioni piumati di Raffaele? » intervenne Dean, interrompendolo.
Vidi lo sguardo della figura davanti a me farsi affilato. Si voltò verso il Winchester più grande e mosse la mano come per scacciare una mosca.

Il cacciatore venne scaraventato contro la parete.
« Attento a come parli ragazzino, potrei spezzarti tutte le ossa senza il minimo sforzo »
Sam scattò in avanti per difendere il fratello.
« Sono qui per aiutarvi, non mi sembra il caso di trattarmi male, non credete? »
Eravamo tutti impietriti tranne Dean, che si rimise in piedi con le gambe ancora tremanti per la botta.
« Comunque sì, sono un angelo e sono stato al servizio per Raffaele, ma lei non è stata da meno » mormorò, indicandomi con lo sguardo.
« Lavoravo per Raffaele? » domandai incredula. Ero stata al servizio dell'angelo che mi dava la caccia?
« Già, ma poi sei sparita »

Strinsi i denti e la presa sulla lama angelica.
« Sei venuto per portarmi da lui? »
« Perchè dovrei? Io e te eravamo amici prima della tua caduta. Ti ho cercata, ma la tua Grazia respingeva tutti quelli che ti cercavano. »

"Mi stava cercando di sua iniziativa?" pensai, mentre la mente mi si riempiva di domande.
« Quindi tu sai da quanto tempo sono sulla Terra? »
« Certo, sono qui per aiutarti...e per avere qualche risposta »

"Può esserci utile" pensai, mentre cercavo di ricordare qualcosa di più su di lui... inutilmente.
Sam si avvicinò con passo controllato verso il laptop.
« Possiamo fidarci? » sibilò Dean.
Balth scrollò le spalle « Della vostra fiducia non me ne importa niente, mi preoccupo solo di Layla »

Sembrava stranamente protettivo.
Il cacciatore mi lanciò un'occhiata e io annuii piano.
« Allora, da quanto è scomparsa dal Paradiso? »

L'angelo si fermò a pensare, sfiorandosi il mento con l'indice destro.
« Un anno e poco meno di un mese » fu la risposta pacata.
Sam digitò qualcosa sul portatile e tutti attendemmo il responso immobili, come se anche la più piccola azione potesse compromettere il risultato. Il cuore mi batteva forte e l'ansia mi fece venire il fiato corto.
Un "bip" ci fece capire che la ricerca era finita. Sammy osservò con attenzione lo schermo.
« Trovata! Ci sono due stelle cadute un anno e ventidue giorni fa »

Mi alzai di scatto dal letto e raggiunsi il minore dei Winchester.
« Dove? » chiesi, poggiando una mano sulla sua spalla e fissando il portatile.
« New York e Sonora »
"Nel deserto?" pensai, mentre le mie gambe cominciarono a tremare.
Il ragazzo aprì un'altra finestra sul pc e digitò il nome per vedere se era successo qualcosa di strano in quella zona.
Alzai lo sguardo mentre la pagina caricava. Vidi che Dean ci guardava, lanciando delle brevi occhiate anche all'angelo.
« Ti ci posso portare io in un attimo Layla » affermò quest'ultimo, comparendo accanto a me e poggiandomi una mano sulla spalla.
Me la scrollai di dosso.
« Scusa ma preferisco di no »
Ero stata già fregata da un angelo in passato, volevo evitare di trovarmi faccia a faccia con una guarnigione di esseri celesti intenti ad uccidermi.
« Non ti fidi di me? » il suo tono era tagliente.
Scossi la testa
« Non mi fido molto degli sconosciuti »

Per me era uno sconosciuto a tutti gli effetti. La Layla-umana di lui conosceva solo il nome. L'altra me, la Layla-angelo, magari era una sua amica. O nemica, non potevo saperlo finché non avessi recuperato la mia Grazia.
Sbuffò e mi guardò, profondamente offeso.
« Ci conosciamo dall'inizio dei tempi, darei la mia vita per lei e nonostante tutto non si fida » mormorò a se stesso, alzando gli occhi al cielo.
"Si sarebbe sacrificato per me? Lui era uno dei miei amici angeli?" pensai, ma scossi subito la testa. Non dovevo farmi abbindolare, non potevo rischiare.

Con uno sbattito d'ali, Balthazar volò via, offeso.
Dean si alzò di scatto e con una mano tirò fuori le chiavi dell'Impala, mentre con l'altra prendeva il cellulare. Spinse il numero di chiamata rapida e si portò l'apparecchio all'orecchio.
« Bobby, avvisa Garth e chiama un altro cacciatore, abbiamo una pista su Layla » e senza attendere una risposta attaccò.
"Scoprirò il mio passato" pensai, sfregandomi le braccia.

Balthazar era stato molto utile con le sue rivelazione. Per prima cosa, ero sfuggita da tempo ai radar angelici perché la mia Grazia si "nascondeva". Il che, spiegava come Castiel , all'inizio almeno, non avesse sospettato delle mie origini angeliche. La seconda cosa importante era che ero stata un soldato di Raffaele.

Zaccaria, uno dei soldati dell'Arcangelo, mi chiamò una volta "disertore", quindi avevo fatto lo sgarbo proprio a Raffaele.
Feci per seguire i due cacciatori fuori dalla stanza, quando qualcosa sul letto attirò la mia attenzione.
Tra le lenzuola, era appoggiato quello che sembrava un sasso bianco. Mi avvicinai con circospetto e notai che la superficie sembrava ruvida, granulosa.
Sotto di esso, seminascosto, c'era un bigliettino. Senza toccare lo strano sasso, tirai via il pezzo di carta e lo dispiegai.
I Winchester mi si avvicinarono e lessero con me.
Dean sbuffò e chiamò nuovamente Bobby.
« Lascia stare, abbiamo risolto, non mandare nessuno ».
« "Ho usato quest'arma angelica per uccidere quegli umani. Erano assassini e stupratori, non c'è di che" » lessi ad alta voce. Era un messaggio che portava la firma di Balthazar.
« Caso risolto, ma sarà meglio portare questo da Bobby » disse Sam, afferrando con un fazzoletto il sasso e avvolgendolo, facendo attenzione a non toccarlo con le dita.

Dean non sembrava soddisfatto, ma avevamo cose più urgenti di un caso risolto da un angelo.

Annuii e dietro i due fratelli, lasciai la camera d'albergo.

 

 

 

*
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Farai felice milioni di scrittori.
*

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Tadan! Ecco un nuovo arrivato. In questa storia, Dean e Sam non conoscono Balthazar, ma sembra che Layla si ricordi di lui.

Che ne pensate? Adoro Balth, quindi doveva esserci in questo sequel. Ma non sarà il solo ;)

Al prossimo capitolo!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

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Capitolo 5
*** The refund Grace ***






THE REFUND GRACE

 

 

Ci mettemmo subito in viaggio, fermandoci in tutto tre volte per fare benzina, mentre Sam e Dean si alternavano per guidare. Il viaggio era lunghissimo, dovevamo attraversare quasi completamente gli Stati Uniti da parte a parte.
« Vuoi che per un po' guidi io? » chiesi titubante.
« No! » esclamò così forte da far svegliare in un sobbalzo il fratello. Dopo averci lanciato un'occhiata indispettita, Sam appoggiò nuovamente la testa al finestrino e riprese a dormire.

Mi rabbuiai immediatamente per quel suo "No", così lui si sbrigò a rettificare « Non c'è problema, goditi il viaggio e i tuoi ultimi momenti da umana » disse, ammiccando dallo specchietto retrovisore. Feci una smorfia, ma appoggiai anche io la testa al finestrino, provando a dormire. Ma il sonno non venne.

"Ultimi istanti da umana" riflettei sulle parole di Dean.

Avevo paura, paura di quello che la mia Grazia nascondeva. Presto avrei scoperto perchè il Paradiso mi cercava.
"E se ho combinato qualcosa di terribile da giustificare questa semi amnesia?"

Mi resi conto che le parole di Naomi sulla mia natura avevano aperto una crepa. Sentivo di conoscere Balthazar senza ricodarlo. Non solo, aveva anche detto che la mia Grazia residua lo aveva respinto. Si nascondeva. Magari si era nascosta anche da Castiel.

"E' una cosa inconscia" pensai, "forse come una forma di protezione". Ammirai il cielo stellato dal finestrino. Era un manto nero, puntellato da piccole stelle luminose. Sembrava tutto perfetto ed etereo.

Ero piovuta dal cielo insieme alla mia Grazia ed ero sembrata agli occhi degli umani come una stella cadente?
C'erano troppi interrogativi, troppi lati oscuri nella storia. Dovevo far luce e il prima possibile. Mi riusciva ancora difficile realizzare che fossi davvero un angelo.
Dopo diverse ore di viaggio, arrivammo nella parte del deserto Sonora situata in Arizona. Il caldo era afoso, ma nonostante tutto avevo dei brividi di freddo, probabilmente dovuti alla tensione.
La macchina fece un po' di resistenza nel passare in quei luoghi angusti, così Dean parcheggiò la sua Impala ad un lato della strada che costeggiava il deserto. Secondo le indicazioni trovate dal fratello, ci trovavamo molto vicini al punto esatto dove era avvenuto un "miracolo", anche se i resoconti on-line non dicevano di che natura. Camminammo per qualche minuto, evitando cactus di ogni dimensione e arbusti secchi. Il caldo cominciò a farsi sentire. Per fortuna mi ero vestita abbastanza leggera per l'occasione: shorts neri, canotta bianca e degli stivali per evitare di essere punta o morsa da rettili presenti nel deserto.

Stavo cominciando davvero a sentir caldo.

"Gli stivali non sono stati un'ottima trovata" pensai, mentre mi legavo i capelli. Lanciando un'occhiata ai due Winchester, mi resi conto che anche loro non se la passavano bene. Dopo i primi cactus, trovammo Balthazar ad aspettarci. Era seduto per terra, la giacca e la maglietta buttate su un enorme sasso a cui era appoggiato. Indossava degli occhiali da sole. Appena ci vide, si alzò, mostrando il fisico abbronzato e scolpito.

"Sembra una star di Holliwood". Arrossii e cercai di concentrarmi sul suo volto.
« Ci sei anche tu » ringhiò Dean quando fu abbastanza vicino all'angelo.
Lui alzò le spalle « Potrei dirti la stessa cosa » rispose ammiccando. Sembrava divertito nel prendersi gioco del maggiore dei fratelli.
Il cacciatore disse qualcosa, ma Sam, il più saggio, gli rifilò una gomitata. Iniziarono a battibeccare, ma io non avevo tempo per starli a sentire.
Con il cuore che batteva forte, mi avvicinai a Balthazar.
« Sai dov'è? » chiesi, iniziando fremere.
Lui annuì « Da questa parte » e si avviò tra i cactus, recuperando i suoi indumenti. I Winchester si zittirono e ci seguirono.

Il sole picchiava con violenza e, ad ogni passo, sentivo sempre di più le forze venir meno.
Dopo circa dieci minuti, Balthazar si fermò e indicò qualcosa in lontananza.

« E' lì »

Tra gli arbusti secchi, nel deserto del Sonora, si ergeva un enorme ciliegio in fiore.
« Cosa ci fa un albero del genere qui? » chiesi sbalodita. Istintivamente cominciai a correre, fino a raggiungere quella pianta così fuori luogo nel deserto.

Era innaturale.

Mi fermai ad un paio di passi e la osservai con ammirazione.

Era alta diversi metri, i fiori bianchi e rosa erano uno spettacolo per gli occhi. Il legno scuro creava un bel contrasto. Il profumo mi inebriò il naso. Era davvero dolce e delicato.

Batlhazar e gli altri mi raggiunsero, rimanendo però a distanza.

Mio malgrado, dovetti staccare gli occhi da quella meraviglia.

« Non ci credo »» asserì Dean, guardando l'albero con occhi sgranati. Anche Sam era sbalordito.

L'angelo sorrise ad entrambi « Bello, vero? »

« Ma come è possibile? » domandai, tornando ad ammirare i fiori.

Balthazar mi si avvicinò e appoggiò una mano sulla mia spalla, in modo confidenziale.

« Questa è la tua Grazia, è creazione, pura bellezza » affermò deciso.

« E' davvero un miracolo » mormorò Sam, traducendo i miei pensieri in parole.

Il cuore prese a martellarmi nel petto, mentre le mani cominciavano a tremare.

« Come faccio a... » chiesi, indicando l'albero.

« ... riavere la tua Grazia? » finì per me l'angelo.

Mi limitai ad annuire.

Lui fece un paio di passi indietro, allargando le braccia fino a far indietreggiare anche i due Winchester.

« Basta che lo tocchi » rispose.

Si voltò a guardare i ragazzi alle sue spalle « Quando ve lo dico, chiudete gli occhi »

Dean lo guardò, indispettito « E perché dovremmo farlo? » e fece per superare Balthazar, ma in quel momento, fui io a squadrarlo.

« E' la Grazia di un angelo, potreste rischiare di bruciarvi gli occhi e di morire » affermai. Improvvisamente, sentii una morsa stringermi il petto. Il ricordo di Castiel che mi avvolgeva con le sue meravigliose ali era una ferita ancora aperta. Ricordai le sue parole, sul fatto che gli umani non riuscivano a sopravvivere davanti alla luce che le appendici piumate di una creatura come lui emanavano.

"Pensaci, Layla, come fai a vedere le mie ali senza che i tuoi occhi brucino?" aveva detto il giorno che se ne era andato.

Ricacciai dentro le lacrime e mi premetti una mano sul petto. Non dovevo pensarci. Ero così vicina alla soluzione.

Alzai nuovamente lo sguardo alle fronde.

Tutto l'albero sembrava brillare di luce propria. Sembrava pulsante di vita. Tra i rami scuri, individuai un fiore che sembrava diverso da tutti gli altri. Era poco più grande e sembrava ancora più luminoso. Mi sporsi sulle punte dei piedi e ne sfiorai i petali delicati.

« Chiudete gli occhi! » ordinò Balthazar in un grido.

Feci per voltarmi nella sua direzione, ma non ci riuscii.

Senza riuscire a staccare le dita dal fiore, l'albero si illuminò di una luce bianca e purissima, talmente forte da fare quasi male. La luce si staccò dalla pianta e investire come un uragano il mio corpo. Era un fuoco ardente che percorse il mio bracio fino ad arrivare al cuore. Avvertii un bruciore intenso, come se tutto il mio corpo stesse prendendo fuoco. Riuscivo a percepire le fiamme colpire ogni singola cellula e avvolgerla tra le sue spire. Le ossa sembravano anch'esse pervase da quella luce. Le sentivo come incenerirsi e ricrearsi nello stesso istante, generando un dolore atroce e indescrivibile. Distruzione e creazione si muovevano in sincrono, creando spasmi che non riuscivo a controllare.

Le mie urla di dolore si persero nel vento. Non riuscivo a sentire nulla, se non un suono sordo che mi perforava le orecchie. Il mio corpo si irrigidì e non me ne sentii più padrona. Anche la testa cominciò a vorticare prima di avvertire il dolore. Sembrava come se qualcuno stesse inserendo nella mia mente un'infinità di notizie in uno spazio troppo piccolo per contenerle. Era difficile formulare un pensiero coerente.

Davanti ai miei occhi, passarono secoli di eventi, come se tutto il passato stesse cercando di imprimersi nella mia mente. Tutto il mio corpo stava bruciando, sbricilandosi per poi ricreasi completamente.

Sulla schiena, sotto le spalle, avvertii un dolore atroce, come degli squarci che mi si aprivano. Sembrava che, dalla schiena, alcune osssa stessero cercando di uscir fuori. Anche la canottiera di strappò e dalle mie spalle sentii uscire qualcosa.

"Ali" fu il solo pensiero che riuscii a formulare. Ne avvertii la presenza, il peso. Le sentii distendersi in tutta la loro lunghezza prima di sentirle richiudersi immediatamente. Quando pensai ad esse, in un lapsus di lucidità, avvertii un discreto piacere nel liberare le ali. Era come distendere qualcosa per troppo tempo rinchiuso. I muscoli delle ali si sgranchirono, permettendomi di sentire ogni signola piuma. Durò giusto un istante. Tutto riprese a bruciare, a rompersi e a ricrearsi.

Dolore e ancora dolore. Alzai il volto al cielo per urlare. Il mio corpo si sollevò da terra e sentii l'agonia raggiungere il suo apice. Il dolore si fece sempre più intenso, mentre sentivo anche la forza di gridare venir meno.

Ci fu come un esplosione e la sofferenza raggiunse il suo massimo.

Subito dopo, come una bambola di pezza, sentii il mio corpo cadere tra la sabbia sotto di me.

Tremante, mi feci forza sulle braccia e cercai di tirarmi su. Subito, delle mani cercarono di rimettermi in piedi. Dean stringeva con forza le mie, scostandomi i capelli dal viso.

Alzai lo sguardo su di lui, incrociando le sue stupende iridi verdi.

Il suo volto era segnato dalla preoccupazione.

« Stai bene? » domandò, cercando sul mio corpo il segno di qualche ferita.

Alzai un braccio e gli accarezzai con dolcezza il profilo della guancia sinistra.

« Mi ricordo adesso... ricordo tutto » risposi con tono di voce austero e impassibile. Sentivo la Grazia pulsare in me, pompata insieme al sangue. Percepivo le ali chiuse nella schiena. Mi sentivo finalmente me stessa, padrona del mio corpo.

Avevo recuperato i poteri.

Ero di nuovo un angelo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Tadan! Finalmente Layla è "completa"! Siete contenti? Aspetto i vostri commenti *-*
 

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Capitolo 6
*** Memories ***





MEMORIES

 

 

Correvo... correvo a perdifiato per non farmi prendere.

No, dovevo spiccare il volo, le ali riuscivano a permettermi di allontanare più velocemente. Non dovevo farmi prendere, per nessuna ragione al mondo. Mi avrebbe uccisa senza pensarci due volte.

Spiccai un balzo e dispigai le ali con un gemito. Le sbattei e spostai l'aria per andare più velocemente. I miei piedi di staccarono la terra e mossi i miei arti piumati con forza. In quel modo, non sarei riuscita a resistere molto. Stavo chiedendo troppo al mio corpo. Infatti, dopo poco, le sentii intorpidirsi dalla fatica. Si stavano irrigidendo, ma non potevo fermarmi. Provai a cavalcare le correnti, ma erano troppo leggere per aiutarmi nel volo.

Il fiato mi si fece corto, ma non potevo farci niente. Mi era alle calcagne, mi stava raggiungendo, lo sentivo. Attizzando le orecchie, sentivo alle mie spalle lo sbattito di altre ali rispetto alle mie, più forti e maestose.

"Strano che non mi abbia ancora raggiunto" pensai, mentre la fronte mi si imperlava di sudore.

Il cuore mi batteva a mille per la fatica e la paura.

L'ala destra mi si irrigidì. Non sapevo da quanto stavo scappando, ma dovevo planare a terra, riprendere fiato e in caso continuare a correre con le gambe. Individuai un piccolo bosco e senza pensarci due volte spalancai nuovamente le ali per poi inclinarmi in avanti, stringerle e precipitare nel verde.

Sentii dei rami degli alberi graffiarmi le ali. Tante piccole scheggie mi ferirono in più punti. Dal dolore, le ritirai involontariamente, ma questo mi fece precipitare al suolo con un botto sordo. Sentivo le foglie sotto di me, sassi e radici. Ogni minimo movimento faceva rumore. Dolorante, mi guardai intorno e con un enorme sforzo mi rialzai in piedi, traballando leggermente.

Mi nascosi dietro un'enorme quercia, passandomi una mano davanti alla bocca per attutire il respiro. Le gambe mi tremarono e scivolai a terra, tra il fogliame. Anche se avevo ritirato le ali, sentivo comunque il dolore. Per fortuna andava scemando piano piano. Le ferite mi si stavano rimarginando.

Sapevo che poteva percepire la mia Grazia, ma contavo sul fatto che in Paradiso si potesse confondere con le altre.

Il respiro mi si fece sempre più regolare, fino a calmarmi del tutto. Appoggiai la testa al tronco dell'albero e chiusi gli occhi per un istante. Avevo recuperato un po' di energia. Potevo fuggire e nascondermi in un posto affollato, ce l'avrei fatta a salvarmi.

Ero pronta. Non avevo idea di dove sarei andata, ma di certo non potevo restare lì e rischiare di farmi prendere.

« Layla! Esci fuori! » urlò a pieni polmoni Raffaele. Il mio cuore mancò un battivo quando sentii la sua voce rimbombare nel bosco. Era musicale e profonda, ma mi fece rabbrividire.

Non dissi niente e mi acquattai maggiormente contro il tronco.

« Vieni fuori, piccola stronza! » tuonò nuovamente. La voce si faceva sempre più vicina.

Udii un rumore il lontananza e subito dopo Raffaele corse nella sua direzione. Mi sporsi un po' dal mio nascondiglio per esserne certa.

Sospirai di sollievo. Qualche animale del bosco aveva destato la sua attenzione.

Mi rialzai e mi guardai intorno con circospezione.

Nessun angelo in vista.

"Bene, posso continuare" e così mi avviai silenziosamente verso est. Dopo qualche minuto, scorsi un punto in cui il bosco si faceva più rado.

"Lì spiccherò il volo" pensai, iniziando a correre. I miei piedi scricchiolarono sui piccoli rami che si spezzavano sotto di me.

Ero certa che quel minimo rumore non sarebbe sfuggito al mio inseguitore.

Raggiunto il punto, spiegai le ali risanate e spiccai un salto, riprendendo quota immediatamente.

Iniziai a volare verso est.

Neanche un paio di minuti dopo, Raffaele era nuovamente alle mie spalle. Percepivo la sua Grazia come una spia luminosa e fastidiosa.

Mi voltai per accertarmene e scorsi nel suo sguardo una furia omicida che non avevo mai visto prima.

"Merda!" pensai, riprendendo a sbattere furiosamente le ali per allontanarmi il più velocemente possibile.

Mi stava raggiungendo e questa volta non c'era alcun posto in cui mi sarei potuta nascondere. Sotto di me si estendeva una radura sconfinata, priva di alberi.

Improvvisamente sentii uno strattone provenire da una delle mie piume più alte dell'ala sinistra. Digrignai i denti e urlai dal dolore.

Istintivamente le resi più affilate, come delle lame e mi voltai, cercando di sbattere entrambi le ali, nonostante una fosse bloccata.

Grazie all'ala destra che sbatteva furiosa, riuscii a rimanere in quota.

I miei occhi incontrarono le iridi ambrate di Raffaele. I capelli scuri erano lievemente scompigliati e alcuni ciuffi gli si erano appiccicati sulla fronte sudata.

Mi si gelò il sangue nelle vene appena lo vidi.

Lui rise di gusto, continuando a sbattere le sue possenti ali, decisamente più grandi delle mie.

« Pensavi davvero di poter sfuggire ad un arcangelo, piccolo, insignificante angioletto? » chiese, beffardo.

« Come... ? » non riuscivo a formulare una domanda coerente, in preda al panico.

Raffaele stringeva le mie piume più alte in una presa ferrea, come se non le sentisse tagliargli la carne. La sua presa era salda e forte, tanto da farmi male.

Distolsi lo sguardo dal suo viso e vidi che alle mani aveva dei guanti di acciaio.

"Ecco perché era insensibile".

Strinse ancora di più la presa e digrignai i denti per non urlare ancora dal dolore. Spalancai l'ala destra e la inclinai fino a farle curvare e avvicinare le piume più lunghe e alte verso Raffaele. Cercai di colpirlo al fianco con l'ala, ma lui usò una delle sue per proteggersi, come uno scudo. Le due ali cozzarono, creando una pioggia di scintille. La ritirai indietro e tentai per una seconda volta, invano. Persi per una frazione di secondo l'equilibrio, ma mi ripresi subito.

« Lasciami andare, bastardo traditore! » ordinai velenosa, mentre riprendevo a sbattere l'ala libera in modo furioso. Cercai di divincolare l'altra dalla sua stretta, tirandola a me e cercando di farla vibrare con forza. Alcune piume si staccarono dalle mie ali, volando pigramente nel vento, lasciando intravedere uno spiraglio di cartilagine rosea e del sangue cominciare a gocciolare lungo le piume più basse. Strinsi i denti dal dolore.

Avrei potuto richiudere l'ala nella schiena con uno scatto, ma c'era il rischio che si strappasse.

Un angelo senza ali è un angelo morto.

« Traditore? Faccio solo ciò che è giusto » ridacchiò.

Nel suo sorriso intravidi una smorfia di male puro.

« Giusto? Non sai cosa significhi quella parola! » ringhiai duramente. Si stava prendendo gioco di me?

Un'altra risata, più diabolica della prima mi fece tremare.

Strinse ancora più forte l'ala e puntò il palmo della mano sinistra contro il mio corpo, all'altezza del petto.

« Giusto, sbagliato, che importa? Tanto adesso morirai » sibilò con un ghignò infernale. Mi si gelò il sangue nelle vene.

Provai a dibattermi, a proteggermi con l'altra ala dall'imminente attacco, ma più lottavo per liberarmi dalla sua stretta, più lui stattonava.

Ormai l'ala sinistra era martoriata, il bianco era macchiato di rosso sangue. Le piume volteggiavano nel vento, cremisi. I muscoli dell'ala erano tesi e doloranti.

Raffaele sbatté le ali e prese quota, stagliandosi sopra di me. Strinse a se' con forza la mia ala, avvicinandosi ancora di più al mio corpo, per esser certo di non sbagliare la mira.

Con l'ala destra, calci e pugni, cercai di colpirlo per evitare un attacco mortale, ma era più abile di me nel combattimento. Le sue immense ali gli fungevano da barriera contro la maggior parte dei miei colpi.

Avvicinò il suo volto al mio. Riuscivo a sentire il suo odore, che avrei giurato essere qualcosa di puro seppur compromesso dal peccato più nero.

« Non posso fare altrimenti » sussurrò. Con l'ennesimo ghigno sadico davanti alla mia espressione atterrita, il palmo della sua mano divenne incredibilmente luminoso.

Il colpo vibrò e, come una onda di energia lavica, mi colpì in pieno petto, prima di lasciare la presa sulla mia ala.

Ci fu come un boato.

La prima cosa che sentii, fu il dolore lancinante del fuoco che divora il mio corpo dall'interno. Sembrava che ogni fibra del mio essere stesse esplodendo.

Urlai di dolore.

Un secondo dopo, venni sopraffatta dal terrore. Malgrado Raffaele avesse lasciato la presa sulla mia ala, sentivo di star cadendo. Con tutto il dolore che sentivo, provai a sbattere le ali con tutte le forze che avevo. Eppure sembravano non rispondere alle leggi naturali. Non si gonfiarono con l'aria, rimasero ferme, come inanimate. Sembrava che l'aria vi passasse attraverso.

Sentii la forza di gravità attirarmi a se' con una energia impressionante.

Il panico si fece strada in me. Stavo precipitando.

Inorridita, urlai a pieni polmoni. L'aria mi sferzava il viso come dei cortelli acuminati. I capelli mi vorticavano sul viso. Allungai le mani verso l'alto, nella speranza che qualcuno le afferrasse, ma ero sola. L'Arcangelo si era dileguato con una risata maligna che mi rimbombava in testa.

L'impatto mi avrebbe uccisa se non lo avesse fatto prima il colpo ricevuto da Raffaele.

In un attimo di terrore immaginai che sarei finita all'Inferno, insieme a Lucifero e ai suoi seguaci.

Vidi il Paradiso sparire sotto i miei occhi, mentre proseguivo la mia caduta libera.

La morte mi attendeva a braccia aperte.

Cominciai a piangere, a dimenarmi e ad urlare con tutto il fiato che avevo dentro.

Il cuore mi martellava nel petto fino a farmi male.

Dolore, dolore e ancora dolore.

Le ali sembravano morte. Il cuore ardeva nel petto.

E poi l'oblio ebbe il sopravvento su di me.

Tutto divenne nero... e infine il nulla.

 

Aprii gli occhi e guardai i cacciatori e l'angelo che avevo di fronte. Erano sbalorditi.

« Questi sono gli ultimi ricordi da angelo che ho » ammisi. Ebbi un brivido al ricordo del dolore passato, così mi strinsi le braccia al petto.

« Sì, ma perché stavi scappando da Raffaele? » domandò Bobby, confuso.

Avevo gli occhi di tutti i presenti puntati addosso. Mi mettevano soggezione.

Degluttii e chiusi gli occhi.

« Per questa... » sussurai.

Presi un bel respiro e mi portai la mano destra all'altezza del petto, con il palmo rivolto verso l'alto. Entrai in contatto mentale con la mia Grazia. Poterla sentire di nuovo mi faceva sentire forte e completa.

"Anche se..." scacciai quel pensiero dalla testa. Non era il momento di pensare a lui.

Era come cercare in un armadio pieno di una luce troppo intensa.

Infine, intravidi qualcosa che in quella luminosità aveva dei contorni definiti. Un istante dopo, ne avvertii il peso sulla mano.

Era una sfera che emanava una luce bianca e calda. Grande la metà di una palla da baseball, pesava pochissimo.

Mostrai loro la sfera tenendola con il pollice, l'indice e il medio.

« E quella cos'è? » domandò Sam, strizzando gli occhi. La luce era quasi accecante per gli umani.

Sospirai « Non ne ho idea... so solo che Raffaele ne aveva bisogno »

« Per fare cosa? » chiese titubante Bobby. Come tutti, aveva paura della mia risposta.

« Per liberare Lucifero »

 

« Cosa?! » gridarono i presenti in coro.

Annuii « Di questo stavano parlando »

Senza indugiare oltre, nascosi nuovamente la sfera nella mia Grazia.

« Sospetto che all'inizio Raffaele non sapesse che gli avessi rubato la sfera, ma che volesse uccidermi perché avevo ascoltato la sua conversazione » mi affrettai ad aggiungere.

Balth mi si fece più vicino « Spiegaci meglio... e dall'inizio » .

Raggiunsi il divano e mi ci sedetti. Avevo una grande confusione in testa, ma dovevo essere chiara. La questione era davvero importante. Guardai i cacciatori.

« Ero di ritorno da una missione per conto dell'arcangelo. Nella squadra eravamo io, Balthazar e... Castiel » . Feci un enorme sforzo per pronunciare quel nome.

Avevamo lavorato insieme, anche se dopo la caduta avevo perso completamente quei ricordi.

L'angelo accanto a me annuì « Sì, dovevamo perlustrare uno Stato alla ricerca di un caduto, ma senza risultato » mi trafisse con i suoi occhi di ghiaccio « Era tuo compito, dato che eri a capo della spedizione, riferire a Raffaele che era stato un buco nell'acqua »

Feci segno di "sì" con la testa.

« Per ogni Stato che perlustravamo, dovevamo fare rapporto » spiegò agli umani.

Il suo sguardo tornò a me « Ma da quel momento non ti ho più vista »

Accavallai le gambe e iniziai a torturami le mani.

« Sono andata a cercare Raffaele, girando per diverse parti del Paradiso, senza trovarlo » spiegai « Alla fine avevo deciso di lasciar perdere, ma ad un certo punto iniziai a percepire la Grazia dell'Arcangelo, così ne seguii la scia » abbassai lo sguardo. « Non avrei dovuto farlo...»

L'altro angelo mi si avvicinò « Dovevi, questi erano gli ordini » e mi sorrise.

« E poi? » sbottò Bobby.

Degluttii « Seguii quell'essenza fino a che non arrivai in una grotta. Senza rendermene conto stavo camminando in punta di piedi, finchè non arrivai in una sala » continuai « Lì c'era Raffaele che parlava davanti ad uno specchio. Mi nascosi perché qualcosa mi diceva che non dovevo essere lì... l'arcangelo stava parlando allo specchio e mi resi conto che non c'era il suo riflesso in esso, ma suo fratello Lucifero »

Mi stropicciai il volto con le mani.

"Avrei dovuto assecondare il mio istinto e andarmene" pensai, mordendomi il labbro inferiore.

« E di cosa stavano parlando? » insistette Dean.

Alzai lo sguardo verso di lui « Raffaele vuole liberare il Diavolo e conquistare la Terra»

Dal gelo che calò nella stanza, mi resi conto che con quelle parole avevano fatto centro.

« L'Apocalisse? » biascicò il maggiore dei Winchester.

« Sembra di sì » convenne Bobby.

Mi alzai in piedi, incapace di restare ancora seduta. L'ansia mi invadeva, mentre i ricordi di quel giorno e la paura provata mi rendevano irrequieta.

« Quando ho sentito che per liberarlo aveva bisogno di tre sfere che aveva, mi voltai per cercarle e le trovai incastonate in una statua a forma di angelo accanto a me » abbassai nuovamente lo sguardo « senza pensarci due volte, ne ho presa una... non potevo permettere che liberasse Lucifero » . Così dicendo, cercai conferma nello sguardo degli umani, ma erano atterriti.

« Poi si sono accorti della mia presenza, così sono dovuta scappare... il resto ve l'ho già detto »

Finii il mio racconto congiungendo le mani e guardandoli, uno per uno.

« Questo sì che è un bel casino » borbottò il padrone di casa.

« Ci serve aiuto » dissi a bassa voce. Avevo un'idea ben precisa di chi ci avrebbe potuto dare una mano, solo non ero certa che avrebbe risposto alla mia chiamata. Ormai non lo faceva da tempo.

« A chi stai pensando? » domandò l'angelo accanto a me.

Lo guardai, sicura « Ad un arcangelo »

Lui scoppiò a ridere « E credi che ti risponderà? Ormai è sparito da tempo» Aveva capito a chi stavo pensando.

« Se volete spiegare anche a noi, ve ne saremo grati »

Mi voltai a guardare Dean.

« Abbiamo bisogno di Gabriele »

 

Sam strabuzzò gli occhi « L'arcangelo? »

Annuii.

« E come lo evochiamo? » chiese . Da come mi guardava, sciettico, capii che nei libri che era solito consultare non ci fosse alcun riferimento all'evocazione di un arcangelo.

Ma io sapevo come fare.

« Semplice » disse, guardando con decisione i cacciatori « Basterà chiamarlo » asserii.

Alzai lo sguardo verso il soffitto. Mi concentrai e presi un bel respiro.

« Gabriele, vieni, abbiamo bisogno di te »

Dean mi scrutò con attenzione. « Tutto qui? » domandò, confuso.

Lo guardai, perplessa.

"Cosa si aspettava? Un cellulare angelico?"

« Beh... sì » mormorai, alzando le spalle.

Nella stanza calò il silenzio. Gli occhi dei presenti erano puntati su di me e incutevano una certa soggezione.

Balthazar fece un passo in avanti « Magari anche lui ti reputa una traditrice » accennò.

Gli lanciai un'occhiataccia. Io non ero una traditrice. Ero una brava soldatessa, di certo non rientravo nella categoria dei peccatori, anche se ne ero stata costretta ad appartenervi.

« Non credo, quando sono stata cacciata, Gabriele non c'era più da un po' » affermai, con un fremito nella voce. Non ero del tutto certa delle mie parole.

"Ti prego, Gabe" pensai, concentrandomi al massimo, ma non accadde nulla.

 

Scoraggiata e con mille pensieri per la testa, convinsi i cacciatori a riposare, mentre io e Balthazar facevamo guardia alla casa.

Io uscii fuori nella rimessa. L'aria della sera era lievemente pungente. Presi un bel respiro e guardai verso il cielo.

Il Paradiso non era più la mia casa e mi mancava da morire. Vi avevo vissuto per secoli e per uno stupido motivo ero finita sulla Terra. Senza pensarci troppo feci un salto e raggiunsi immediatamente il tetto della casa di Bobby.

Con uno sbuffo mi sedetti sulle tegole, stringendo le gambe al petto.
"Avrò preso la decisione giusta?" mi chiesi. Quando avevo rubato la sfera a Raffaele, ero certa che con quel gesto avrei evitato l'Apocalisse.

Ma l'avevo davvero evitata? No, l'avevo semplicemente posticipata. Gli angeli di Raffaele non ci avrebbero messo molto a rintracciarmi.
"Ma se la sfera è nella mia Grazia non possono prenderla" riflettei, appoggiando il mento alle ginocchia.
"Ma possono sempre torturarmi fino a quando non gliela consegno". Ricordai gli strumenti di tortura di Crowley e mi uscì una mezza risata. Gli angeli erano famosi per i loro metodi coercitivi. Le sevizie dei demoni erano una passeggiata in confronto.
Rabbrividì. Scossi immediatamente la testa. Avevo preso la decisione giusta, non avrei ceduto.
"Gli umani non meritano l'Apocalisse, non possono e non devono essere sterminati perchè un arcangelo con manie di grandezza ha deciso di conquistare la loro casa" pensai con decisione "Che se ne stia in Paradiso!". Ero certa, però, che Raffaele non si sarebbe fermato.
Erano troppi i pensieri che si affollavano nella mia testa. Ero da poco di nuovo un angelo, ma già rimpiangevo la spensieratezza umana.

Nella mia mente si palesò l'immagine di due occhi, blu come l'oceano. Scossi la testa. Non riuscivo in nessun modo a liberarmi dell'angelo in trench. I ricordi da umana si sovrapponevano a quelli da creatura celeste, generandomi un dolorosissimo mal di testa.

"Basta! Non ci devo pensare" sospirai sonoramente.
Chiusi gli occhi e rilassai i muscoli delle spalle. Volevo sgranchirmi un po' le ali. Non le avevo usate per il viaggio di ritorno dal deserto, troppo preoccupata di non riuscire ad utilizzarle a dovere. Ero tornata in macchina con Sam e Dean che mi avevano tartassato di domande. Come un arto piegato per troppo tempo, le distesi meglio con un gemito di piacere. Le ali spuntarono dalla mia schiena, passando attraverso gli strappi della canottiera. Le distesi al massimo, sorridendo a quella parte di me che mi era mancata.

Erano bellissime e possenti ali di angelo. Esprimevano grazia e purezza.

Mi fermai ad esaminare quegli arti che conoscevo bene. Le ali erano molto simili a quelle di Castiel, bianche, ma le rifiniture delle punte non erano dorate: erano come di cristallo. Sembravano fatte di vetro. Sapevo che se un raggio di sole avesse sfiorato una delle mie piume, si sarebbe potuta vedere la composizione di colori della luce. Ne ero sempre stata orgogliosa. Spalancai al massimo le ali, arrivando a sfiorare i due metri per arto.

Mi accorsi, però, che c'era qualcosa che non andava: malgrado i cristalli delle punte delle piume, il colore degli arti non era il bianco candido e incontaminato. Constatai con orrore che erano tendenti al grigio.
Balzai in piedi e avvicinai al corpo l'ala destra per esaminarla da vicino.
"Sono... grigie" pensai con un groppo alla gola. Quella era la prova tangibile e inconfutabile che non sarei mai più potuta tornare in Paradiso. Era come il marchio della Grazia di un caduto.
Presa com'ero dall'angoscia, non mi accorsi che qualcuno mi stava osservando.
«Mi dispiace» sussurrò Balthazar in modo grave.
«Non tornerò mai a casa» constatai, ridistendendo le ali. Il cuore mi si fece immediatamente pesante.
Con uno scatto mi afferrò le mani.
«Troveremo un modo, te lo prometto» mi fece un sorriso sghembo «Nostro Padre ti riammetterà in Paradiso in un batter d'occhio quando capirà quello che stai facendo per gli umani» e mi fece l'occhiolino.
Lo guardai confusa. Quel comportamento era così lontano dallo sfrontato Balth che conoscevo.
"Devo proprio esser messa male" degluttii.
Si sedette a gambe incrociate sul tetto e mi invitò a fare lo stesso.
Sospirai.
«Ti manca, vero?» chiese. Inutile domandare di chi parlasse.
«Sempre...» risposi, iniziando a fare dei cerchietti immaginari sulle tegole. Non mi chiesi neanche come fece a capire che stavo pensando nuovamente a Castiel. Balthazar era sempre stato bravo ad intuire i miei pensieri.
Sospirò anche lui.
« Ho sempre saputo che sareste finiti insieme » mi sorrise.
Lo guardai, incerta «Ma se all'inizio non eravamo neanche nella stessa guarnigione»
Ridacchiò «Abbiamo fatto in tutto tre missioni con l'angioletto dagli occhi blu» mi ricordò.

Annuii «Sì, ma ci siamo parlati appena» lo corressi.
Mi sorrise, malizioso « Vi cercavate di continuo con lo sguardo, se vi perdevate di vista un attimo vi prendeva un colpo» e rise di gusto.
Arrossii «Hey! Era solo per paura di perdere membri del gruppo» mugugnai abbassando lo sguardo, imbarazzata.

Il cuore aveva preso a martellarmi nel petto.
Con la coda dell'occhio, lo vidi scuotere la testa «No signorina, vedevo come lo guardavi... Ti stavi innamorando senza rendertene conto »
Alzai lo sguardo al cielo. Ricordavo di aver fatto missioni di controllo con Castiel. Il più delle volte dovevamo uccidere i caduti più pericolosi per gli esseri umani. Però dovevo ammettere a me stessa che Balthazar aveva ragione. I miei occhi cercavano sempre Castiel, come una conferma.
Sorrisi con amarezza «Lui però si è innamorato di una umana» sussultai davanti alle mie stesse parole «anzi, "era" innamorato » mi corressi.
Lui mi sorrise «Credeva che tu fossi umana e ti ha conosciuta davvero in quel modo. Anche senza Grazia, eri pur sempre tu» mi fece notare « Sai che gli angeli si riconoscono quasi esclusivamente grazie all'essenza »

«E tu?» cercai di allontanare la conversazione da me «Ti sei mai innamorato?» chiesi a bruciapelo.
Per un attimo lo vidi sbiancare e irrigidirsi. Subito emise una risata roca.
«Io? Innamorato? Dammi cinque vergini e sette esperte e sto bene così» . C'era malizia nel suo sguardo. Sorrisi a mia volta.
"Ecco che torna il mio amico spaccone".
Smise di ridere e si alzò in piedi, dandomi le spalle.
« Comunque non lo so... C'era un sentimento forte per un angelo, ma era unidireziolale, non provava quello che io provavo per lei» alzò lo sguardo al cielo.
Curiosa, mi alzai anche io.
« E io la conosco?» In secoli di amicizia, l'angelo non si era mai aperto tanto. In effetti, lo avevo sempre visto "giocare" donne umane o angeliche, anche se non lo avevo mai visto interessata a qualcuna in particolare.
Ridacchiò « Neanche lei si conosce bene...» fece per dire altro, quando una folata di vento ci fece fremere. Nell'aria c'era odore di zolfo.
Ci lanciammo un'occhiata e in attimo anche l'altro angelo spalancò le sue ali brillanti (bianche purissime e ridefinite di bronzo). Ci alzammo in volo alla ricerca dell'origine di quell'odore nauseante.

Sbattei forte le mie appendici piumate.

"Bene, funzionano ancora" pensai, spiccando il volo. Per fortuna era come andare in bicicletta, imparato una volta non si scorta più.

Dopo un paio di secondi, a circa un km dalla casa del cacciatore, trovammo diversi corpi sparpagliati su un campo abbandonato. Il tanfo di uova marce mi dava il voltastomaco.

Inorriditi, cominciammo ad esaminare quei cadaveri. Erano uomini e donne dalle orbite vuote. Le pupille dovevano essere state liquefatte e gli unici capaci di simili gesti erano gli angeli. Tutti i corpi avevano una manciatina di polvere giallognola addosso.
«Demoni» sibillai, guardando preoccupata Balthazar.
Ma lui stava esaminando un altro corpo.
«Non solo» disse, indicando il cadavere ai suoi piedi.

Con un balzo, lo raggiunsi. Era il corpo di una ragazza dai lunghi capelli ramati. Magra e slanciata, era sdraiata in una posizione innaturale. Sembrava che stesse dormendo. Sotto il suo corpo, il prato riportava dei segni di bruciature che ricordavano delle ali.
«È un angelo» constatai con il cuore in gola.
Lui annuì «Qualcuno ha fatto questa strage indiscriminata»
«Non può essersi scontrata contro i demoni?»
Balth scosse la testa «No, non c'è zolfo su di lei »
Si avvicinò ai cadaveri di demoni «Devono essere qui da almeno tre giorni, anche se alcuni sono un po' più recenti» lanciò uno sguardo all'angelo morto « lei credo da due»
Strinsi i denti. La preoccupazione serpeggiò in me. Cosa ci facevano tutti quei demoni vicino casa di Bobby? E quell'angelo?
"Crowley e Raffaele li hanno mandati per uccidermi..."
« Saranno venuti per te » inutì i miei pensieri, guardandomi negli occhi «dobbiamo capire chi ha impedito loro di avvicinarsi »

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

La storia, come vi avevo scritto all'inizio, andrà avanti in maniera quasi totalmente diversa dalla storia originale della serie. Comunque, ringrazio davvero chi è riuscito ad arrivare fino in fondo a questo capitolo un po' lunghetto! Spero di non averlo caricato troppo. Nel ci sarà un "nuovo" personaggio, che sono sicura piacerà a molti di voi ;)

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo sesto capitolo <3

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Capitolo 7
*** Redemption ***





REDEMPTION

 

 

"Mi sembrava strano che il Paradiso e l'Inferno non avessero ancora mandato i loro uomini a prendermi" pensai, mentre volavo alla rimessa.
Planai vicino al Pick up di Bobby e ritirai le ali. Mi fiondai in casa con Balthazar alle calcagna.
Salii di corsa le scale e spalancai la porta della stanza dei due Winchester.
«Abbiamo un problema!» dissi ad alta voce senza mezzi termini.
Loro, da addormentati, spalancarono gli occhi e mi guardarono preoccupati.
«Ci vediamo giù» continuai mentre loro scendevano dal letto, armi alla mano. Uscii fuori dalla stanza e corsi a chiamare l'altro cacciatore, ma lui mi aspettava in corridoio. Imbraccava un fucile.
«Cos'è questo baccano?»
Deglutii, mentre il mio cuore batteva velocemente.
«Scendiamo, così lo spiego anche ai ragazzi» mormorai e, senza attendere altro, saltai giù dalla tromba delle scale, al piano sottostante, atterrando delicatamente in punta di piedi.
Balthazar stava camminando avanti e indietro per il salotto. Teneva le braccia incrociate al petto.
Qualche secondo dopo ci raggiunsero anche gli altri.
«Allora? Che succede?» chiese Dean, allarmato.
« Ci sono un angelo e trentina di demoni morti poco lontano da qui» riassunse rapidamente Balth.
Vidi i cacciatori sbiancare.
«Chi li può aver uccisi?» chiese Sam, voltandosi verso gli altri.
«Non ne ho la più pallida idea» borbottò l'angelo, passandosi una mano tra i capelli.
«Deve essere qualcuno che non sta con nessuno delle due parti» sentenziai. Sembrava una strage indiscriminata.

I due Winchester si lanciarono uno sguardo preoccupato.
«Avete notato qualche particolare sui corpi?» chiese il cacciatore più anziano, avvicinandosi a me.
«Pupille bruciate sui demoni e "sfilettata" sull'angelo» rispose al mio posto Balthazar, mimando le virgolette con le dita « Sembrava un barbeque »

Le immagini di quei corpi martoriati mi tornarono alla mente, scatenando un brivido che cercai di reprimere.
«Beh Layla, hai un protettore» mi sorrise nervoso il maggiore dei Winchester.
«Non è detto, magari è solo uno che vuole sbarazzarsi della concorrenza» lo interruppe Bobby.
Aveva ragione. Probabilmente c'era qualcun'altro che mi dava la caccia.
"Chi può essere?"

Qualcuno che voleva uccidermi... o salvarmi.
Per un attimo mi apparve davanti agli occhi il volto di Castiel ed ebbi una fitta al cuore.
"No, lui non può essere... Si è schierato ormai"
Volevo illudermi che si preoccupasse ancora per me, che rispettasse la sua promessa di proteggermi. Ma all'angelo dagli occhi blu e trench non interessavo più. Non dopo aver scelto i suoi fratelli. Non dopo aver creduto che gli avessi mentito.
Scossi la testa mentre l'ennesimo brivido mi percorreva la schiena.
"Maledetto inconscio, smettila di tirarmi fuori il volto di Cas!" ringhiai a me stessa.
«Allora? » Mi esortò Dean, riscuotendomi dai miei pensieri.
"Cosa?". Lo guardai perplessa.
«Ti ho chiesto se hai qualche idea su chi possa essere stato» spiegò, camuffando la sua ansia con una calma apparente. Mi limitai a scuotere la testa.

Probabilmente, se avessi nominato Castiel, mi avrebbero guardato con pietà. Sarei stata "Layla la povera illusa". Inoltre che l'angelo fosse coinvolto mi sembrava alquanto impossibile. Non aveva motivo di venirmi a salvare. Mi aveva lasciata e se ne era andato.
Bobby si tolse il berretto e si passò una mano tra i pochi capelli che aveva.
«Altri problemi... Che palle!» sbottò.
Improvvisamente, le luci della stanza lampeggiarono un paio di volte prima di spegnersi del tutto.
Piombammo nel buio assoluto. Per fortuna, grazie al mio essere angelo, la mia vista era decisamente più acuta degli umani.
«Hai pagato la bolletta della luce, vecchio?» domandò ironico Balthazar. Lo vidi comunque impugnate la sua lama angelica e guardarsi intorno.
«Idiota» borbottò Bobby in risposta, caricando il fucile.
Anche io tirai fuori l'arma angelica, attizzando le orecchi per percepire qualcosa. Mi sarebbe bastato un odore, un bagliore di Grazia, qualsiasi cosa.
Avevo tutti i muscoli in testione e una fastidiosa sensazione di vulnerabilità. Avrei potuto sfoderare le mie ali per fare un po' di luce, ma probabilmente avrei bruciato gli occhi degli umani. Inoltre, erano un punto troppo sensibile del mio corpo, non potevo esporlo all'attacco di uno sconosciuto.
Sentivo i respiri pesanti degli umani nella stanza e la Grazia di Balthazar accanto a me.

Sembrava un fastidioso conto alla rovescia.

Il silenzio era assordante, quasi riuscivo a percepire anche il cuore battere nel petto dei presenti.
Ad un tratto, percepii un minimo spostamento d'aria alle mie spalle. Strinsi i denti e la presa sulla lama.

Mi voltai di scatto e puntai l'arma al cuore di qualcuno.
«Sorpresa!» ghignò il nuovo arrivato.

 

« Layla? » domandò, sorpreso, allontanando con un dito la mia lama dal suo petto.

« Gabe » risposi seria, lasciandolo fare.

Era proprio lui, Gabriele. Capelli biondicci lisci e lunghi, occhi chiari e sorriso furbetto.

Indossava un giaccone sopra una camicia nera e un paio di jeans scuri.

Neanche un attimo dopo mi trovai stretta in un suo abbraccio.
«Layla!» ripetè.

A disagio, mi limitai a dargli delle pacche sulla schiena.
Sì, quello era proprio un mio superiore. Non era strano per lui dar slancio a gesti poco consoni per un arcangelo. Io, però, non mi ero mai abituata. Il che mi portava ad un continuo disagio davanti ai suoi abbracci.

Anche se se ne era andato, restava sempre il mio "capo".

Ridacchiò « Sai che da voi tre non ho mai preteso questo distacco »

« Sei sempre un mio superiore» mormorai, abbassando la testa.

«Impacciata come sempre» mormorò, liberandomi dalla sua stretta.
Mi limitai a sorridere.

Malgrado ricordassi i nostri trascorsi, ovvero il lottare fianco a fianco contro gli angeli caduti e salvando umani anche senza l'approvazione degli altri due arcangeli, sentivo ancora Gabriele come un mio superiore.

« Non sei cambiata per niente » mi sussurrò all'orecchio. Fece per abbracciare anche Balthazar, ma questi gli puntò contro la lama.

« Non ti azzardare! Va bene così » disse a denti stretti Balth.

L'arcangelo ridacchio. si guardò intorno, portandosi le mani sui fianchi.

« Perché non vedo Castiel? » ci domandò.

Il mio cuore perse un battito al sentir pronunciare quel nome. Era passato tanto tempo da quando qualcuno l'aveva nominato in mia presenza. Sentii un peso opprimermi il petto e cercai di impedire con tutta me stessa di riprendere a tremare.

Vidi gli occhi di Balthazar saettare su di me, prima di rivolgersi a Gabe,

« Castiel... beh, adesso si è alleato con Raffaele » affermò, ravvivandosi i capelli chiari.

L'arcangelo mi scrutò con attenzione.

Dal tono che Balthazar aveva usato, anche chi non conosceva il mio passato poteva ben intuire che c'era qualcosa che non andava.

« Cos'è successo? » domandò.

« Volete tè e biscotti? Tanto non c'è fretta, non c'è mica l'Apocalisse incombente » ringhiò quasi Dean, intromettendosi.

Il nuovo arrivato sgranò gli occhi « Che cosa hai detto? »

Lo sguardo truce che lanciò al cacciatore non mi piacque.

« La verità. Raffaele sta cercando di liberare Lucifero dalla sua gabbia e inscenare una lotta per avere il controllo della Terra » affermai, mettendomi tra lui e il Winchester.

L'arcangelo mi fissò negli occhi, come per scoprire se mentivo.

Poi, ridacchiò, nervoso.

« No, non è possibile, perché un arcangelo vorrebbe fare una cosa del genere? » domandò retorico.

Balth incrociò le braccia « Manie di grandezza? »

Gabe smise all'istante di ridere.

« Provatemelo »

Sospirai. Chiusi gli occhi e mi portai la mano destra all'altezza del petto.

La Grazia cominciò a bruciare dentro di me. Esattamente come prima, ricercai mentalmente l'oggetto nascosto in essa e alla fine, vidi la piccola sfera bianca. Sentii qualcosa adagiarsi sulla mia mano.

Quando riaprii gli occhi, mostrai l'oggetto all'arcangelo.

Sgranò gli occhi.

« Non può essere... » mi si avvicinò con passo lento « ... questa è la sfera di Michele?» domandò.

Il cuore mi si fermò. Cosa avevo rubato?

« Allora si chiama così... » borbottò Bobby, rimediando un'occhiata da Gabriele.

« L'ho rubata a Raffaele... è per questo che gli angeli mi cercano » dissi.

"Ed è per questo che Castiel mi ha lasciata" pensai, serrando la mascella.

L'arcangelo sembrò riflettere su quelle parole. Sul suo volto non c'era più alcuna traccia di ilarità.

« C'è qualcosa di diverso in te » disse a bassa voce. Sentirmelo dire anche da Gabriele mi infastidì « Sì, sono caduta »

L'arcangelo sbarrò gli occhi per un istante, fece per dire qualcosa, ma venne interrotto dal maggiore dei Winchester.

« Comunque ci siamo anche noi » sibilò Dean, facendo in modo che noi angeli riportassi l'attenzione sugli umani.

Sospirai. Ne avremo parlato in un secondo momento.

« Sai qualcosa di queste sfere? » domandai, sedendomi sul divano di Bobby.

L'arcangelo si era fatto più cupo.

« Raffaele potrebbe averlo fatto sul serio » sussurrò, più a se stesso che a noi.

Dean fece un passo avanti, in modo arrogante « Vuoi darci una spiegazione? Vorrei sapere perché sto rischiando la pelle! »

Il cacciatore era nervoso. Teneva la mascella serrata. Allungai una mano per tirarlo verso il divano e farlo sedere accanto a me.

"Non deve far infuriare un angelo del suo livello" pensai preoccupata. Dean era sempre troppo impulsivo, rischiava di farsi romprere tutte le ossa se non si calmava.

Per fortuna, Gabe lo ignorò. Quest'ultimo prese una sedia e si sedette di fronte a me.

Si stropicciò la faccia prima di cominciare a parlare.

« Tutti voi sapete che nostro Padre cacciò Lucifero dal Paradiso, non è vero? » domandò, guardandoci uno per uno. Quando il suo sguardo si posò su di me, annuii.

« Bene... questa è una cosa, invece, che sanno solo gli arcangeli credo » continuò, abbassando lo sguardo. Sentivo che la parte importante stava per arrivare.

Deglutii, in preda all'ansia.

« Vedete, Papà rimase molto ferito del gesto di Lucifero, il suo non volersi inchinare alle sue creature preferite » e così dicendo, guardò i cacciatori «... ma era pur sempre un Padre che amava i suoi figli »

Si alzò in piedi e cominciò a percorrere a lunghi passi la stanza.

« Fece costruire tre sfere esatte che diede a me, Raffaele e Michele, dicendoci che solo se un giorno Luficero si sarebbe pentito del gesto compiuto avrebbe potuto essere liberato dalla sua gabbia » prese un bel respiro « Quella che hai tu, Layla, è una sfera della Redenzione, per la precisione quella di Michele »
Sgranai gli occhi. Cominciai a girarmi l'oggetto tra le dita.

« E come mai la tua era in mano a Raffaele? » chiese Balthazar, avvicinandosi all'arcangelo.

« Erano delle sfere che non solo servivano a quello scopo, ma ci conferivano anche una grande energia difficile da controllare » ammise « Decidemmo insieme di nasconderle in un posto sicuro fino a quando non sarebbe arrivato il gran giorno... quello della redenzione di Lucifero »

"La grotta" pensai, sempre senza staccare gli occhi dalla sfera.

Mi si avvicinò « Mi sono arrivati degli echi, sussurri sul fatto che Raffaele abbia deciso di prendere il controllo della Terra, ma non volevo crederci »

Prese tra le sue la mano con qui stringevo la sfera e me la avvicinò al petto.

« Dovrai tenerla nascosta Layla, altrimenti ci sarà l'Apocalisse... non devi permettere a nessuno di prenderla » sussurrò.

Lo fissai negli occhi « Non è più prudente se la tieni tu? » chiesi, con voce tremante.

Ero solo un angelo, cosa potevo contro l'esercito di Raffaele?

Gabriele scosse la testa «Hai scelto tu questa via, devi percorrerla senza voltarti... e poi, potrei non rispondere delle mie azioni se la tengo io » disse, austero.

Mi sentivo un automa. Senza pensarci, nascosi nuovamente nella mia Grazia la sfera della Redenzione.

Non ero assolutamente in grado di tenere una sfera tanto potente. Avevo paura di tenere nella mia Grazia la sorte della Terra.

Balthazar scattò in avanti, afferrando Gabe per il bavero del giaccone.

« Si può sapere perché te ne sei andato dal Paradiso? Contavamo su di te » ringhiò a denti stretti. Tutti scattammo in avanti.

« Balth, no! » lo supplicai, anche se volevo sentire la sua risposta.

L'arcangelo non si scompose minimamente. Si liberò dalla stretta dell'angelo senza sforzo.

« Ero stanco delle continue liti che c'erano in Paradiso... ero stanco di tutte quelle responsabilità» mormorò.

« Hai lasciato il Paradiso in mano a Raffaele! » lo accusò duramente Balthazar.

Chiuse gli occhi « Avevo bisogno di un po' di tempo per staccare »

« E te ne sei andato! » ringhiò ancora, in risposta.

Mi ritrovai a pensare a come eravamo giunti a tutto questo.

Inizialmente, le schiere celesti erano comandate da tre arcangeli: Raffaele, Gabriele e Michele. Quanche decennio prima, quest'ultimo decise di partire da solo alla ricerca di nostro Padre, di cui non si avevano notizie da secoli. Gli angeli sotto il suo comando vennero destinati agli altri due arcangeli. Un anno e mezzo prima della mia caduta, anche l'arcangelo dell'annunciazione era sparito, facendo in modo che tutti gli angeli finissero sotto il controllo di Raffaele. Io e Balthazar, in quanto sottoposti di Gabriele, fummo costretti a sottostare all'ultimo arcangelo rimasto in Paradiso.

Vidi Gabe irrigidirsi. Diede uno spintone all'angelo « Non ne potevo più! Tu non hai idea che cosa vuol dire dover coordinare centinaia di angeli, star dietro ad ognuno di lo... »

« Sei scappato! » lo accusò ancora Balth, interrompendolo e sguainando la lama angelica.

"No!"
Mi parai immediatamente tra di loro « Adesso basta! » sibillai « Quel che è stato è stato, non possiamo cambiare il passato! ». Avevo le lacrime agli occhi. Dire quelle semplici parole mi costò una gran fatica. Se avessi avuto la possibilità di tornare indietro, probabilmente Cas sarebbe stato ancora con me e non schierato contro.

« Ma Layla! » urlò l'angelo dalle ali ramate « Ti rendi conto di che razza di codardo sia? Ci ha lasciati nelle mani di Raffaele! »

Annuii con vigore « Sì, ma ucciderci l'un l'altro non serve, non credi?»

Balth strinse i denti e, con uno sbuffò, ritirò l'arma.

« Ci aiuterai, non è vero? » chiesi in tono di voce duro.

Gabriele mi sorrise « Non sarei qui in caso contrario ». Anche l'arcangelo era alla ricerca della sua Redenzione.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Rieccomi come ogni martedì. Probabilmente questo sarà stato un capitolo un po' noiosetto, ma vi prometto che con il prossimo mi farò perdonare (e la settimana prossima capirete perché vi scrivo così!) ;)

Non vi anticipo niente ma... preparatevi!

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia ♥

 

 

 

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Capitolo 8
*** Unconditionally ***





UNCONDITIONALLY

 

We can learn to love again
I'll never stop
You're still written in the scars

on my heart
[Just Give Me A Reason]

 


 

Le luci della stanza vacillarono. Lampeggiarono per qualche istante e infine si spensero del tutto.

Sospirai.

"E' proprio un bambino"

« Gabe, piantala! Sei un arcangelo » mormorai, sconsolata. Possibile che un angelo ultracentenario si divertisse a spegnere la luce per poi sbucare alle spalle?

"A volte è così infantile!"

« Una seconda volta non fa più paura »

Improvvisamente, percepii una Grazia diversa. Mi colpì come uno schiaffo.

Mi irrigidii all'istante. Quell'energia non apparteneva né a Gabriele, Balthazar o Castiel.

No, era ben più temibile.

La luce ricomparve subito e mi resi conto di non trovarmi più a casa di Bobby.

Era una stanza piccola, i muri di marmo bianco e rosso, un tavolo di legno pregiato e un caminetto acceso.

Un angelo mi ci aveva portato già una volta e aveva provato ad uccidermi... lo stesso che in quel momento era davanti a me.

« Layla » affermò con un sorriso falso dipinto sul volto « Che bello rivederti completa ». Allargò le braccia e si voltò a guardare il fuoco scoppiettare.

Afferrai la lama angelica e mi preparai allo scontro.

« Zaccaria » spuntai tra i denti « Non avrai mai la sfera di Michele » affermai con decisione. Essendo un seguace di Raffaele, era palese il motivo del mio "rapimento".

L'angelo davanti a me ridacchiò sonoramente « E' qui che ti sbagli » I suoi occhi chiari si posarono su di me « Ce l'avrò presto e sarai proprio tu a consegnarmela »

Feci una mezza risata « Non credo proprio »

Mi guardò con un ghigno maligno.

« Io non ne sarei tanto sicuro »

Come poteva quell'angelo credere che io gli avrei consegnato la sfera di Michele di mia spontanea volontà?

"Povero illuso" pensai, stringendo la presa sull'elsa.

Ma il sorriso non abbandonava il volto di Zaccaria. Si avvicinò di più al camino e posò la mano destra sulla statuetta bianca del cherubino, posta sul ripiano.

« Ho una piccola sorpresa per te, Layla » disse malizioso, prima di inclinare verso il basso la piccola scultura.

Sentii un rumore meccanico e, lentamente, il pannello con il camino ruotò su se stesso, lasciando intravedere dietro una stanza buia.

Quando il pannello tornò al suo posto, il camino non c'era più. Al suo posto, c'era qualcuno.

Sbarrai gli occhi e il mio cuore perse un battito.

Legato mani e piedi alla parete, Castiel aveva la testa ripiegata su una spalla. Il trench era tenuto su solo dai polsi, lasciando completamente scoperto il busto. Indossava una camicia squarciata e i pantaloni scuri laceri. Il suo corpo era ricoperto di tagli, lividi, ferite, alcune ancora sanguinanti. I capelli erano sporchi e incrostati di sangue.

Rabbrividii davanti a quella scena.

"No, non è possibile"

Vederlo in quello stato era uno strazio.

Castiel alzò a fatica la testa e aprì gli occhi, incrociando i miei. Il suo corpo sussultò e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

« Layla... » mi chiamò, con voce bassa e gracchiante.

Sentii i miei occhi inumidirsi. Il dolore che portavo nel cuore tornò a farsi sentire in modo prepotente.

Una risata rieccheggiò nella stanza. Spostai lo sguardo verso l'angelo più anziano e vidi che rideva di gusto della situazione. Mi stava scrutando.

« Direi di aver fatto centro » asserì, senza staccare gli occhi da me.

Strinsi i denti. Dovevo essere forte.

« Arrivi tardi » dissi, tentando di tener ferma la voce « Tra me e Castiel è finita diversi mesi fa »

« Davvero? » domandò Zaccaria con un sorriso diabolico dipinto sul volto. Si avvicinò a Castiel e lo afferrò per i capelli, tirandogli la testa indietro.

L'angelo gemette di dolore mentre l'altro gli premeva la lama angelica sul collo.

Istintivamente, il mio corpo si mosse in avanti per fermarlo. Mi maledii all'istante e mi bloccai.

« Avevo ragione allora » disse, senza riporre l'arma e abbozzando una risata.

In un impeto di rabbia, spalancai le mia ali e puntai le piume affilate verso l'angelo canuto.

Lui mi guardò a mo' di sfida.

« Richiudi quelle ali, puttanella, altrimenti apro uno squarcio sulla gola del tuo amichetto »

Guardandolo con ira pura, dovetti fare quanto mi era stato ordinato. Le ali sparirono, ma mi preparai lo stesso ad attaccare.

« Molto bene, vedo che con la Grazia sei tornata ad essere servizievole ».

Strinsi ancora la presa sull'elsa della lama ma non risposi.

Nonostante tutto, sorrise.

« Bene, è arrivato il momento di raccontarti una bella storia, mettiti comoda » affermò, con il suo tono strafottente.

Il petto di Castiel si alzava e abbassava frenetico, le nocche bianche e il viso contorto dal dolore.

Non risposi, concentrata com'ero su quello che una volta era stato il mio angelo.

« Perché è ridotto così? » domandai, con voce rotta.

« Beh, dovevamo punirlo per la sua insubordinazione e io ne ho avuto il piacere » disse, mostrandomi i suoi denti bianchi.

Lo guardai senza capire. Castiel mi aveva abbandonata per riunirsi ai suoi fratelli, per combattere, alla fine, dalla parte di Raffaele. Perché allora Zaccaria, che era dalla sua stessa parte, lo aveva ridotto praticamente in fin di vita?

Ero pallida e tremavo. Paura e nervoso mi rendevano debole, in preda a spasmi che cercavo con tutta me stessa di controllare.

Nonostante tutto il dolore che mi aveva provocato, non potevo negare a me stessa che i sentimenti verso Castiel non erano mai scemati. E vederlo lì, tra le grinfie di Zaccaria, mi spingeva a desiderare di trucidare con violenza quel vecchio dai capelli bianchi.

« Ci arriverò, stai tranquilla, devo raccontarti una bella storiella » asserì nuovamente, lasciando la presa sul angelo.

Castiel abbandonò la testa sul petto.

Sbarrai gli occhi.

"Non può morire" pensai con forza, mentre gli occhi riprendevano a pizzicarmi "Non può finire così"

« Allora, la storia che voglio raccontarti, parla di due angeli, compagni di battaglia ed entrambi refrattari agli ordini imposti » cominciò il suo racconto Zaccaria, puntanto i suoi occhi glaciali su di me.

Non era un mistero di chi stesse parlando.

« Uno di loro, si dimostrò più snaturato dell'altro, arrivando a interferire con gli ordini dei suoi superiori, rubando qualcosa che serviva per un piano più alto »

continuò.

Gli occhi mi si ridussero a due fessure « "Piano più alto"? Da quando combattere per dominare la Terra e distruggere gli umani può considerarsi una missione? » ringhiai.

La mia interruzione non gli piacque. Tirò fuori dalla giacca chiara la lama e la affondò nella spalla sinistra di Castiel. Quest'ultimo cacciò un urlo sovrumano che mi fece rabbrividire e non potei fermare che una lacrima mi rigasse il volto.

« Non devi interrompermi » sibillò velenoso.

Guardai Cas con gli occhi sbarrati, per poi rivolgerli verso il suo aguzzino.

"Lo ucciderò!" pensai, guardando carica d'ira quel bastardo.

Non dissi niente e proseguì.

« Raffaele la sorprese a spiare, così cercò di ucciderla.. L'angelo in questione, anzichè morire, cadde e perse la sua Grazia. In qualche modo, perse anche tutti i ricordi del suo passato. L'altro angelo, quello sciocco ma devoto, se ne invaghì, fino ad innamorarsene » a quelle parole, Zaccaria fece una smorfia di disgusto.

"Dove vuole andare a parare?" pensai, guardandolo con occhi vacui. Avevo paura del suo tono enfatico, ma più di tutti ero preoccupata per Castiel. Doveva essere curato, e alla svelta.

« A quel punto, l'altro angelo, quello sciocco si instupidì del tutto, affrontando perfino i suoi superiori. Riportato in Paradiso e torturato, l'angelo trovò il modo di scappare e tornare sulla Terra, ma Naomi riuscì a fargli vedere quale razza di abominio fosse l'angelo che si era scopato ». Notai il suo odio e il suo essere crudo nelle parole. Voleva provocarmi, probabilmente per poter uccidere Castiel sotto i miei occhi.

"Devo restare calma, non devo dargli peso" mi ripetevo, tornando a stringere la presa sull'elsa. Una mossa falsa sarebbe costata la vita a Castiel. Non potevo permetterlo.

« La lasciò e venne trovato dal Paradiso. Adesso viene la parte interessante» disse, sogghignante « Naomi ha la grande abilità di saper manipolare le persone con il suo "trapano speciale". Eravamo certi che l'angelo stupido sarebbe ritornato dall'abominio, così gli manipolò la mente in modo da poter ricevere dei rapporti sul conto dell'altro e, una volta recapitato il messaggio, questo angioletto » disse, riprendendo per i capelli Castiel « avrebbe dimenticato il tutto ».

Mi si gelò il sangue « Castiel non è più tornato da me » asserii, ma mi pentii di aver parlato. Temevo che Zaccaria potesse colpire di nuovo l'angelo che amavo.

Invece mi sorrise maligno « Tu non lo sai, ma quest'angioletto stupido ti è stato sempre accanto, proteggendo te e quelle scimmie senza pelo da ogni angelo e demone che si avvicinasse troppo » asserì.

In quel momento, capì. Tutti quei demoni morti nel raggio di un chilometro da casa di Bobby non erano un caso: era Castiel che ci proteggeva.

« Ma non ho mai percepito la sua presenza... »

« Se un angelo si rende invisibile, la sua Grazia non viene percepita » disse in tono saccente.

Sbarrai gli occhi.

"Castiel non mi ha mai abbandonata" pensai, colpita.

Un altro pensiero, però, premette su quello. Le parole di Zaccaria erano chiare. Malgrado l'angelo vegliasse su di me, riferiva, senza rendersene conto, informazioni su di noi ai seguaci di Raffaele.

« Pe... perdonami ». La voce di Castiel interruppe i miei pensieri, portandomi nuovamente alla realtà. Era un suono secco, scavato.

L'angelo, malgrado tutto, si stava scusando.

Zaccaria sorrise « Bene, adesso arriviamo alla fine della storia. Dopo averci informato involontariamente del fatto che tu nascondessi la sfera di Michele nella tua Grazia, sono riuscito a fare quello che volevo da tempo, ovvero massacrare questo stupido angelo innamorato. Non mi è mai andato a genio » borbottò. Il suo sorriso divenne diabolico « Adesso devo insistere perché tu mi consegni quanto rubato, se non vuoi che io lo uccida davanti ai tuoi occhi » affermò, tornando a premere la lama sul collo di Castiel.

Le gambe mi presero a tremare.

Che dovevo fare? Se non gli consegnavo la sfera, avrebbe ucciso Castiel. In caso contrario, Raffaele avrebbe potuto dare il via all'Apocalisse.

Venni pervasa dai brividi e il cuore mi si fece pesante.

"Quale scelta ho?"

Non potevo perderlo di nuovo. Non potevo permettere che morisse.

Potevo davvero consegnare al Paradiso la sfera di Michele? Avrei dato il via ad una strage.

Mi sforzai di non pensare al fatto che già da tempo avevo fatto la mia scelta.

« Allora? » domandò Zaccaria, premendo di più la lama sull'angelo. Un rivolo di sangue comparve da sotto la spada dell'aguzzino, finendo lungo l'addome di Cas e picchiettò sul pavimento.

Il cuore prese a battere dalla paura. Le lacrime mi solcarono il viso.

Abbassai la testa e presi la mia scelta.

"Non posso perderlo"

Mi portai una mano all'altezza del petto e chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi. Nella mia mente, il corpo straziato di Castiel continuava a far capolino davanti ai miei occhi. Ma alla fine ci riuscii. Esaminando mentalmente la mia Grazia, trovai quella piccola sfera che brillava come il sole.

Fu un attimo e subito dopo ne avvertii la presenza sulla mano.

Riaprii gli occhi di scatto e la strinsi nel pugno.

Zaccaria, con un sorriso euforico, allungò la mano nella mia direzione.

Istintivamente, feci un passo indietro.

« Prima liberalo » ordinai con voce tremante.

Mi rendevo pienamente conto di star condannando l'umanità, ma non potevo permettere che Castiel morisse.

Mi morsi le labbra fino a farle sanguinare.

L'aguzzino sospirò e subito schioccò le dita. Le manette ai polsi e alle caviglie di Castiel sparirono e l'angelo, senza equilibrio, rischiò di cadere in avanti. Con uno scatto, lo presi al volo e mi passai un suo braccio sopra le spalle per tenerlo in piedi. Mugugnò, stringendo le palpebre.

« Non potrete comunque volare via, ho fatto un incantesimo apposito » affermò Zaccaria, strappandomi la sfera di Michele dalle mani.

"Siamo spacciati" pensai, presa dal panico.

« Mi dispiace » sussurrò Castiel.

Gli strinsi lievemente la mano per fargli capire che lo avevo sentito. Le scuse, comunque, non ci avrebbero ridato la sfera di Michele.

Sentii un peso immenso sul cuore. Dando l'ogetto in cambio di Cas, ci avevo condannato tutti.

Mentre Zaccaria esaminava la sfera, con le ultime forze, il mio angelo disse due parole che mi destabilizzarono « Ti amo » e il suo capo si riversò nuovamente sul petto. Aveva perso conoscenza.

Sentii gli occhi inumidirmisi. Sentire che mi amava ancora fu un colpo al cuore che riaprì la ferita sul mio petto.

"Anch'io" pensai solamente, mentre ormai le lacrime scendevano dai miei occhi.

« Bene » disse Zaccaria « Raffaele ha insistito per vederti » e dal sorriso che ne seguì, era palese che non avesse buone intenzioni.

Ci diede le spalle e alzò le mani.

Pregò in enochiano Raffaele di raggiungerlo.

Strinsi i denti. Dovevo trovare un modo per fuggire.

Come un lampo, mi venne in mente un'idea. Era malsana, suicida, ma l'unica possibile.

La stanza cominciò a tremare, perciò dovetti fare alla svelta.

Mi alzai la canotta che indossavo, afferrando con i denti un lembo per tenerla su.

Presi la lama angelica e mi incidetti sulla pelle il simbolo per scacciare gli angeli. Lo feci alla svelta, cercando di non svenire davanti al dolore lancinante. Stavo usando un'arma che mi era potenzialmente letale su me stessa.

Un fischiò sordo pervase l'aria e Zaccaria si girò verso di noi, estasiato.

Con un sorriso falso, premetti la mano che teneva ancora ben salda la lama, impregnata del mio sangue, sul simbolo che mi ero incisa sulla pelle.

« Hasta la vista, bastardo! »

In un attimo, il suo sorriso scomparve.

Sentii come se qualcosa mi stesse risucchiando indietro.

Fu come se mi avessero tirato per le ali. Il dolore fu atroce.

Tenendo la presa salda su Castiel, cercai di pensare intensamente alla rimessa di Bobby, alla sua casa, all'odore di alcool e muffa che impegnava le pareti. Chiusi gli occhi e mi concentrai sull'immagine di quella casa. Avvertii l'aria fredda di qualche posto sperduto, ma durò solo un istante.

Sentii come uno strappo e caddi all'indietro.

Aprii gli occhi. Eravamo finiti in una camera dalle pareti scure, una libreria, polvere sul pavimento e un letto matrimoniale dalle coperte viola.

Era la stanza da letto di Bobby.

Ce l'avevamo fatta.

Mi girai verso Castiel, entusiasta.

L'angelo, però, era riverso a terra, le ferite sanguinavano copiosamente.

Il petto si alzava e abbassava sempre più lentamente.

« No, no, no! » urlai, gettandomi sul suo corpo. La vista mi si stava annebbiando, cominciò a girarmi la testa e quasi caddi addosso a lui.

Alzai lo sguardo verso il soffitto.

« GABE! BALTH! VENITE SUBITO! » urlai con tutto il fiato che avevo in gola, tra le lacrime.

Imposi le mani su Castiel nel tentativo di curarlo, ma un dolore lancinante al ventre mi tolse il respiro.

Sentii uno sbattito d'ali e in un attimo i due angeli mi furono accanto.

« Che succede? » domandarono le due creature celesti.

Gabriel scrutò Castiel per un attimo e lo issò velocemente sul letto. Per una volta, sul suo volto non c'era il minimo segno di una risata.

Balthazar corse accanto all'arcangelo e i due cominciarono a curarlo.

Lessi nei loro sguardi la preoccupazione.

Cercai di far forza su gambe e braccia per rialzarmi. Quando provai ad tirarmi su, la testa cominciò a girarmi pericolosamente e, in un attimo, persi la percezione del cielo e della terra. Tutto stava andando sottosopra.

Balthazar mi afferrò prima che potessi cadere per terra. Mi appoggiò con delicatezza sul letto, ai piedi di Castiel. Lo spinsi verso l'angelo che amavo.

« Lascia perdere me, curalo » lo supplicai, tra le lacrime.

Non potevo perdere Cas, era tutto il mio mondo. Malgrado quello che era successo negli ultimi tempi, i miei sentimenti nei suoi confronti non erano spariti. Li avevo semplicemente rilegati in un angolino della mente... un po' come i ricordi dell'Inferno.

Con le braccia tremanti, cercai di avvicinarmi agli angeli per dar loro una mano.

Vedere l'angelo che amavo inerme, steso sul letto e ricoperto di ferite era di quanto più doloroso potessi vedere, ma dovevo aiutarli... dovevo aiutarlo.

Gli occhi di Gabe saettarono un attimo verso di me.

« Portala via » ordinò a Balthazar « Curala, altrimenti... » disse e in un attimo, l'angelo mi prese tra le braccia e mi portò via.

« No! Che fai?! Sto bene! » urlai, allungando le braccia verso Cass e scalciando. Non potevo lasciarlo.

« Stai morendo anche tu, te ne rendi conto? » ringhiò l'angelo che mi stava portando via.

Scalpitai « No, non sto morendo » e cercai di liberarmi, ma la sua stretta era salda.

La testa vorticò ancora e mi sporsi oltre la spalla di Balth per dare di stomaco. La vista mi si annebbiò.

Sangue.

« Merda » mormorò, prima di volare nella Panic Room.

Mi adagiò sul letto. Il mondo venne risucchiato dal buio e persi i sensi.

 

 

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Capitolo 9
*** Everything... but me ***





EVERYTHING... BUT ME

 

Aprii lentamente gli occhi, frastornata.

« Come ti senti? » mi chiese Balthazar, scostandomi i capelli dalla fronte sudata.

« Come se mi fosse passato sopra un elefante...»

« Quindi uno schifo?»

« Bingo! »

Mi massaggiai la fronte. Mi sentivo stanca, spossata, con tutti i muscoli indolenziti.

Feci per tirarmi su a sedere, ma il minimo movimento mi fece urlare di dolore. Istintivamente, mi premetti una mano sul ventre.

« Ma che fai? Sei impazzita? La ferita non si è ancora rimarginata del tutto » mi sgridò, riaccompagnandomi nuovamente sdraiata.

Cominciai a piangere. Mi nascosi dietro il braccio destro.

« Ti fa male? Vado a chiamare Gabriele » e fece per alzarsi, ma lo afferrai subito per una manica della maglietta.

« Ho combinato un casino, ma non potevo lasciarlo lì » mugugnai.

L'angelo si sedette sul letto accanto a me. Mi scostò il braccio dagli occhi, lievemente.

« Cos'è successo? »

Alzai lo sguardo e mi persi nei suoi occhi. Erano chiari ed esprimevano preoccupazione.

« Zaccaria mi ha ricattata, se non gli consegnavo la sfera di Michele avrebbe ucciso Castiel »

Lo vidi sbiancare.

« Hai fatto... cosa? »

Mi asciugai gli occhi « Ho dovuto farlo, non potevo permettere che lo uccidesse »

Balth si passò una mano tra i capelli corti biondicci, chiuse gli occhi e prese dei lunghi respiri.

« Spiegami tutto, dall'inizio »

Scossi la testa « Devo prima vedere come sta Castiel »

Sbarrò gli occhi « Sta bene, ma tu non puoi alzarti da qui » asserì, serio.

« Devo vederlo » biascicai, tirandomi a sedere con fatica.
« Non se ne parla » ripetè lui, spingendomi dolcemente contro il letto. Scansai le sue mani.

« Prima spiegami meglio quello che è successo! Che cosa c'entra Castiel in questa storia? Non ti aveva lasciata? Perché Zaccaria l'ha usato contro di te? » parlava velocemente, come un fiume in piena. Era strano, non lo avevo mai visto così in ansia « Hai anche consegnato la sfera al nemico, ci sarà l'Apocalisse »

« E credi che non lo sappia? » urlai quasi, stringendo i pugni lungo i fianchi. Mi coprii il volto con le mani « Credi che non me ne renda conto? Ci ho condannati, lo so, ma che potevo fare?»

Lui non rispose. Mi guardò torvo per un istante. Prese un profondo respiro e mi accarezzò i capelli.
« Ti prego... »
Sbuffò « Va bene, ma ricorda che dopo devi darci delle spiegazioni » asserì serio. Mi aiutò ad alzarmi.
Subito una fitta al ventre mi mozzò il respiro. Strinsi con le unghie la spalla dell'angelo. Senza la minima smorfia, si bloccò.
« Non ce la puoi fare »
« Andrò da Cas anche a costo di strisciare per terra » ringhiai, mentre uno spasmo mi costrinse a bloccarmi nuovamente.
Borbottò qualcosa di molto simile ad un "testarda", ma mi sorresse e con passo lento mi accompagnò in camera di Bobby.
Quando Balthazar aprì la porta con un rilascio di energia dalla mano, notai subito che la situazione non era cambiata. Castiel giaceva sul letto, i pugni stretti sul lenzuolo. Si mosse appena quando sentì che eravamo entrati.
« Ce la faccio » sussurrai all'angelo che mi teneva. Malgrado fosse ferito, vedere Cas mi riempì il cuore. C'era ed era vivo. Mi bastava questo.
« Sicura? » domandò titubante. Annuii e lui lasciò la presa su di me. Constatò per un paio di istanti che mi reggessi bene sui piedi, prima di indietreggiare e uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Con passo malfermo e premendo una mano sulla ferita, raggiunsi il letto. Arrancai quasi fino al lato più vicino a lui.
La testa di Cas era poggiata sul cuscino. Le ciocche scure gli si erano appiccicate sulla fronte. Teneva gli occhi chiusi. Stava riposando e sembrava tranquillo.
Venni pervasa da un moto di tenerezza. Era di una dolcezza disarmante. Gli accarezzai prima i capelli per poi scendere lungo il profilo della guancia. Sentii gli occhi inumidirmisi. Mi era mancato più di quanto fosse lecito. Malgrado il dolore, le bugie...lo amavo ancora.
Aprì gli occhi lentamente. Quel blu mi aveva sempre incantata.

« Layla » mi chiamò, tenendo stretta lungo il viso la mano con cui lo stavo accarezzando. Si girò per baciarmela con tenerezza.

« In un modo o nell'altro, trovi sempre il modo di salvarmi » mormorò, incatenandomi con i suoi occhi.

I ricordi della prova di Naomi non erano svaniti. Quella scena era una specie di deja-vu. Ancora una volta mi trovavo al suo capezzale.

Non gli risposi e sfuggii ai suoi occhi.

Lui si tirò a sedere.

« Mi dispiace, so che qualsiasi cosa possa dire o fare, non sarà abbastanza per quello che ti ho fatto »

Abbassò lo sguardo e fissò il lenzuolo.

Sentii un peso all'altezza del cuore. Rivederlo dopo tanto tempo, accertarmi che fosse ancora vivo... era come rinascere.

« Ti ho ferita, abbandonata e spiata eppure... sei ancora qui ».

Gli poggiai l'indice sulle labbra.

« Basta, va tutto bene » mormorai, trattenendo le lacrime. Castiel scosse la testa.

« Voglio solo che tu sappia che non ti ho spiata con l'intento di riferire tutto a Raffaele » disse. Mi prese entrambe le mani e le strinse con le sue « Io volevo solo continuare a prendermi cura di te come ho sempre fatto e sempre farò »

Il mio cuore perse un battito di fronte alla solennità di quelle parole.

Lo ascoltai in silenzio.

« Quando me ne sono andato, mi sentivo ferito e ingannato. Ho cercato i miei fratelli, ma in loro c'era qualcosa di strano... non so come spiegarlo, c'era uno strano fermento. Naomi mi ha chiamato a se' e mi ha detto che avrei dovuto essere un fratello più leale e fedele da quel momento in poi. Dissi di sì, perchè comunque non capivo più cosa stesse succedendo. Non sapevo neanche più contro chi stavo combattendo. Così decisi di tornare a controllarti, ma non eri più a casa nostra. Ho immaginato che avessi chiamato Sam e Dean e infatti ti ho trovata a casa di Bobby. Mi limitavo ad osservarti in silenzio... Non sapevo di essere controllato. Mi sembrava strano che tu fossi riuscita ad ingannarmi per così tanto tempo. Come ti dicevo, il mio impulso di proteggerti era anche superiore al rancore che provavo nei tuoi confronti » prese una piccola pausa e mi sorrise in modo amaro « Mi odio per non averti creduta. Comunque, ti vedevo tutte le sere piangere e urlare il mio nome nei sogni. Una notte non ce l'ho fatta più e sono entrato a dare un'occhiata... ti ho vista affogare e non c'ho pensato un attimo a salvarti, anche se era solo un sogno » ammise senza il minimo imbarazzo.

Spalancai gli occhi. Ricordavo chiaramente del sogno di cui stava parlando. Era successo prima che recuperassi la mia Grazia. Avevo sognato di affogare e Castiel era comparso dal nulla per trarmi in salvo.

« Ero sempre più confuso, così ho supplicato Menea e lui mi è comparso »

Menea era l'angelo caduto che avevamo evocato quando avevamo cercato un modo per far diventare Castiel umano. Era un angelo caduto e il custode della magia celeste.

« Mi ha detto che l'amnesia era una cosa molto frequente, dovuta al fatto che la caduta dal Paradiso è un enorme trauma per l'angelo ». Mi rivolse l'ennesimo sguardo frustrato. « Così sono tornato da te, per scrutarti con attenzione. Quando hai recuperato la tua Grazia, ti ho riconosciuta subito e non riuscivo a credere che proprio tu tra tutti avessi rinnegato il Paradiso. Quando poi hai parlato con Gabe e hai raccontato tutta la storia... non riuscivo a credere di essere stato così perfido nei tuoi confronti, così cieco davanti alla realtà » disse, mentre una lacrima gli solcava una guancia.

« Quando ho saputo della storia della sfera di Michele, feci per palesarmi e appoggiarti, ma Naomi mi ha sequestrato e con il trapano strano mi ha preso gli ultimi ricordi. Zaccaria ha chiesto personalmente a Raffaele di potermi torturare. Tra loro c'è stato una specie di accordo: Zaccaria poteva far di me quello che voleva se gli avesse portato te » Mi guardò, straziato « Il resto lo sai »

In uno slancio di sentimenti, saltai sul letto e lo abbracciai.

Malgrado il dolore al ventre, mi ritrovai a piangere contro il suo petto. Castiel mi strinse a se', protettivo. Appoggiò la testa sulla mia clavicola.

Sentii le sue lacrime su di me.

« Mi dispiace per tutto... io ti amo e non avrei mai dovuto dubitare di te »

Strinsi le sua camicia tra le mani « Sei uno stupido! Come hai potuto dubitare dei miei sentimenti? Perché avrei dovuto mentirti? » mormorai tra un singulto e un altro. Poggia la fronte sul petto di Castiel. Potevo sentire chiaramente il suo cuore martellargli nel petto. Bastò quello a calmarmi.

Mi strinse ancora di più a se' « Ero confuso e perso, ti prego di perdonarmi »

« Ci ho condannati tutti, ma non rinnego di averti salvato » sussurrai, con un peso sul petto. Alzai lo sguardo per incrociare il suo « Lo farei altre mille volte e anche di più... »

Mi guardò sbalordito « Nonostante tutto, tu mi... » ma non gli feci finire la frase. Senza preavviso, premetti le mie labbra sulle sue. Erano umide, morbide e calde, un rifugio per la mia anima straziata. Castiel rispose al bacio, intrecciando le mani nei miei capelli.

Uno spasmo mi attraversò il ventre, così dovetti scansarmi.

L'angelo mi guardò, preoccupato. Con lo sguardo, scivolò lungo il mio corpo, dove tenevo premuta la mano sinistra.

Mi alzò con delicatezza la canottiera, scoprendo il ventre con la ferita a forma di simbolo "scaccia angelo" ancora ben visibile.

« Non mi odierò mai abbastanza per averti costretta ad un gesto estremo come questo » mormorò, riducendo le labbra ad una linea sottile.

Gli afferrai il viso con le mani, costringenolo a guardarmi negli occhi.

« Non mi hai costretto a niente, ho deciso io di farlo »

Scosse la testa « Potevi morire »

« Dovevo salvarti e salvarci » mormorai, guardandolo seria.

Chiuse gli occhi « Avresti dovuto lasciarmi lì con Zaccaria, sarei dovuto morire, combino più casini di quanti non ne riesca a risolvere »

In preda ad una rabbia interna, lo afferrai per il mento con violenza e lo costrinsi ad aprire gli occhi e a guardarmi nuovamente.

« Non ti azzardare mai più a pensare o dire una cosa del genere » ringhiai « Sei dei buoni, lo capisci? »

« Ma ti ho ferita... » provò a biascicare.

« Guarisco velocemente » sorrisi.

« Non mi riferivo solo a ferite fisiche »

« Ho superato anche quello »

Mi sfiorò dolcemente i fianchi « Non ti merito, guarda cosa sei... sei capace di perdonarmi dopo tutto quello che ho fatto »

Sorrisi e mi sporsi a baciarlo sulle labbra « Non hai fatto niente » mormorai contro la sua bocca « Risolveremo tutto o moriremo nel tentativo »

Mi avvolse in un nuovo abbraccio e provai ad accoccolarmi sul suo petto. Il dolore tornò a farsi sentire, così mi cullò un attimo tra le sue braccia, prima di aiutarmi a stendermi accanto a lui.

Mi baciò la fronte « Riposati » e mi sfiorò il ventre con le mani. Sentii uno strano calore pervadermi la pelle sotto il suo tocco. Aveva iniziato a curarmi. Afferrai i suoi polsi con violenza.

« Aspetta! Non ti sei ancora ripreso »

Mi sorrise « Sono forte abbastanza per prendermi cura della donna che amo »

 

 

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Capitolo 10
*** Just the way you are ***





JUST THE WAY YOU ARE

 

 

«Ragazzi, questo è Castiel»
Gabriel diede una pacca sulla spalla di un ragazzo.

Lo guardai, curiosa. Alto, capelli scuri e occhi di un sorprendente blu che mi ricordava il cielo estivo.
L'angelo in questione mi osservò di rimando, inclinando la testa di lato, incuriosito a sua volta.
Balthazar, accanto a me, si schiarì la voce, riportandomi alla realtà.
«E questo da dove spunta?» chiese ironico.
Gli lanciai un'occhiataccia.
«Era uno degli angeli di Michele » rispose l'arcangelo e così dicendo, mi sorrise.
«Ma io sapevo che gli angeli di Michele, così come quelli di Raffaele, avessero l'obbligo di vestirsi... con un completo» e lanciai un'occhiata perplessa al trench.
L'angelo Castiel abbassò lo sguardo e spostò un lembo della giacca beige, rivelando un completo nero.
"Risolto il dubbio"
«Da oggi si unirà a voi due, mi dispiace rovinare il magico duo» ridacchiò ironico l'arcangelo.
Alzai le spalle e sorrisi al nuovo arrivato.
«Benvenuto Castiel, io sono Layla» e così dicendo, sfoderai le mie ali bianche dalle rifiniture cristalline, piume morbide a sottolineare nessuna ostilità. Un gesto semplice e di accoglienza, quasi simile alla stretta di mani che si scambiavano gli umani.
«Il mio vice» completò Gabe con un sorriso sgembo, facendomi arrossire.
Anche Castiel mi sorrise e mi mostrò le sue ali, bianche purissime e dalle punte d'oro.
«Piacere mio». Aveva anche una voce profonda e musicale.
Malgrado l'aspetto impalato, emanava potenza.
Tirai una gomitata a Balth che lo guadava incredulo.
«Il bimbetto in trench qui non ci rallenterà?» domandò a Gabriele.
"Perchè è così ostile con il nuovo angelo?" mi domandai, fulminandolo con lo sguardo.
«State tranquilli» rispose austero Castiel. Stava praticamente sull'attenti, malgrado sembrasse intento ad ignorare l'angelo dai capelli biondicci e a parlare con me.
Balth si accorse della mia occhiataccia e, con uno sbuffo, sfoderò pigramente i suoi arti piumati rifiniti di bronzo.
«Benvenuto!» affermò con troppa enfasi per apparire sincero.
L'angelo in trench annuì col capo.
«Grazie»
Gabriel battè le mani.
«Perfetto, ho subito una missione per voi» disse l'arcangelo, facendosi scuro in volto.
Mi misi subito sull'attenti.
«C'è un caduto che sta facendo stragi su stragi di umani» continuò, fissandomi negli occhi «Dovete fermarlo».
"E non risparmiarlo" lessi tra le righe di quello che mi aveva detto. Rabbrividì. Un caduto stava venendo meno alla promessa di proteggere gli umani, anzi, ne era diventato il carneficie. Non solo ci aveva traditi, ma aveva rinnegato l'amore per nostro Padre.
«Partiamo subito» annuì con fermezza, facendo un cenno agli altri due angeli.
Entrambi annuirono.
«Pronti» dissero in coro.
Tornai a rivolgere l'attenzione a Gabe.
«Dicci dove» mormorai risoluta. Ero pronta all'azione.

 

Mi svegliai di soprassalto con l'adrenalina in circolo. Avevo voglia di saltare giù dal letto e affrontare tutti. Quel sogno era un ricordo, il primo incontro con l'angelo dagli occhi blu.

Allungai il braccio verso il lato dove dormiva Castiel, ma lo trovai inspiegabilmente vuoto.

Mi tirai immediatamente su a sedere.

"No, non può essersene andato di nuovo" pensai con il cuore in gola. Feci per scendere dal letto, incespicando nel lenzuolo, quando la porta della stanza si aprì.

Mi voltai, speranzosa.

Sulla soglia c'era Balthazar.

« Bella addormentata, è il momento » borbottò ironico.

Il cuore mi prese a battere forte.

« Dov'è? » chiesi con voce tremante.

« Dov'è chi? »

« Castiel! » ringhiai spazientita.

L'angelo si imbronciò immediatamente « E' con Gabe per le ultime cure »
Mi tranquillizzai. Quelle parole scacciarono la paura che se ne potesse essere andato di nuovo.

« Ti stanno aspettando » disse con più dolcezza, dopodiché mi invitò a seguirlo in salotto.

Con passo malfermo, raggiunsi i tre cacciatori. Neanche un minuto dopo ci raggiunsero anche Gabriele e Castiel.

Mi sedetti su una sedia, a testa bassa. Non sapevo che dire, sapevo che mi avrebbero giudicata. Ne avevano tutte le ragioni.

Dean mi guardava duramente. Sembrava dover esplodere da un momento all'altro. Il fratello e Bobby mi scrutavano, turbati e pieni di domande, come Gabriele e Balthazar. Castiel sembrava distrutto.

Mi raggiunse con poche falcate e mi strinse la mano.

« Vuoi spiegarci questo! » e così dicendo, Dean indicò le nostre mani intrecciate.

Feci per lasciare la presa all'istante, ma Castiel la teneva stretta.

« O, e se ne hai voglia, anche come mai Cas è tornato » continuò in un ringhio.

Rabbrividii.

« E' stato torturato da Zaccaria, ho dato la sfera di Michele in cambio della sua vita » affermai, abbassando lo sguardo. Evitai di dirgli che l'angelo accanto a me era stato costretto a fare la spia per conto di Raffaele. Non volevo gettare benzina sul fuoco.

« Tu che cosa? » domandò Bobby incredulo.

« Ho dovuto farlo! » e così dicendo, mi alzai e feci un passo in avanti.

« Sei impazzita! » ringhiò ancora Dean.

Ero in difficoltà. Sapevo che la mia scelta era stata sbagliata per tutti, tranne che per me. Come potevo far capire loro il sentimento che, nonostante tutto, provavo per Cas?

« Ragazzi, fatela respirare » mormorò Gabriele, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla spalla. Sembrava l'unico che mi capisse.

Lo ringrazia con un cenno, per poi sospirare.

« Dovevo farlo, lo avrebbe ucciso » ammisi.

Dean fece un passo in avanti, trovandosi ad un passo da me « Ci hai condannati, te ne rendi conto? »

Il mio cuore perse un battito. Aveva ragione.

Presi coraggio « Tu non avresti fatto lo stesso per un amico? Per Sam? » e gli indicai con un gesto il fratello.

Il cacciatore vacillò, guardando Sammy che rimaneva in silenzio. Avevo fatto centro.

« Potevamo trovare il modo! » borbottò, ma neanche lui era più così certo delle sue parole. Tutta la sua ira sembrava essersi esaurita.

« Non c'era altro modo » affermò Cas, lapidario « E' colpa mia, non sua... colpa delle mie scelte »

Nella stanza scese rapido il silenzio. Tutti tenevano gli occhi bassi. Malgrado la sfuriata di Dean, ero più che certa che se il cacciatore si fosse trovato al posto mio, avrebbe dato lo stesso la sfera a Zaccaria, anche se per Cas provasse una semplice ma profonda amicizia.

« Non fraintendermi, amico, mi fa piacere che tu sia rinsavito, ma... l'Apocalisse » borbottò Dean con un sorriso tirato.

L'angelo in trench annuì, comprensivo.

Balth lo guardava torvo, tenendo le braccia incrociate.

« Quindi? Ormai non possiamo fare più nulla? » domandò Sam, con voce innocente.

Lo fissai per qualche secondo, riflettendo sul da farsi.

« Se Raffaele ha la sfera, dobbiamo scoprire dove Lucifero verrà liberato e fermarlo prima che sia troppo tardi »

« Che stiamo aspettando? Prendete un libro o un computer e cominciamo a fare qualche ricerca » disse Bobby, ricevendo vari cenni di approvazione.

Mi accorsi, però, che Balthazar mi guardava in modo strano.
«Che c'è?» domandai confusa.
Lui, con un gesto del capo, mi indicò la canotta.
«Sembri uscita da un film horror» ironizzò. Abbassai lo sguardo.
Quella che un tempo era un top bianco, ora era intriso da sangue rappreso.
"Raccapricciante" pensai degluttendo. Anche se la ferita che mi ero inflitta per salvare me e Cas da Zaccaria si era rimarginata, di certo l'indumento non si era ripulito da solo.
«Bobby, potrei...» mugugnai nell'imbarazzo più completo.
«Di sopra potrai farti un bagno. C'è anche una lavasciuga» mormorò, indicando con lo sguardo il piano superiore, prima di abbassare nuovamente lo sguardo su un libro.
«Il nostro Bobby è una perfetta casalinga » provò a scherzare Dean. Tutta la tensione sembrava essersi per un momento allentata.
«Chiudi la bocca, idiota» sbottò.
Ringraziai il padrone di casa con un sorriso e salii le scale. Arrivata in cima alla rampa, lanciai uno sguardo di sotto. Castiel mi stava fissando in silenzio. Quello sguardo fece accellerare i battiti del mio cuore. Mi limitai a sorridergli prima di entrare nel bagno.
Era una stanza ordinaria, con tutto lo stretto necessario. Quando mi chiusi la porta alle spalle, mi spogliai, lanciando tutti i vestiti nella lavatrice e scalciando le scarpe sotto il lavandino.
Una volta attivato l'elettrodomestico, cominciai a riempire d'acqua bollente la vasca. Quando arrivò al punto giusto, vi rovesciai un bagnodoccia che avevo trovato abbandonato sopra ad una mensola. L'aroma era alla menta, forte e intenso. Mossi un po' l'acqua finchè non ottenni la schiuma. A quel punto scivolai nella vasca, abbandonandomi a quel dolce tepore.
"Ne avevo proprio bisogno" pensai, immergendo la nuca con un sorriso stampato sulle labbra. Sembrava che tutti i pensieri negativi fossero rimasti fuori.

Toc toc
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
«Occupato» gorgogliai, immergendomi di più nell'acqua bollente.
«Sono io» risuonò la voce di Castiel.

"Ha imparato a bussare?" mi chiesi con un mezzo sorriso. La prima volta che era rimasto da me per la notte si era teletrasportato in bagno, infrangendo una delle basilari regole sullo spazio personale.
«È occupato lo stesso» ridacchiai.
Nessuna risposta oltre la porta.
Sospirai.
"Castiel e l'umorismo sono due cose opposte" pensai.
« Entra» mormorai arrossendo.
Neanche avevo finito di pronunciare quella parola che era già nella stanza.
Mi guardò fisso negli occhi. Nella condizione in cui mi trovavo, mi sentivo ancora più nuda e vulnerabile. Mi bagnai il viso con l'acqua calda.
«Vuoi fare il bagno... con me?» Non riuscivo a comprendere il mio disagio. Eravamo già stati a letto insieme, l'avevamo già fatto, ci eravamo già "scoperti", eppure mi sembrava una cosa ancora più intima di fare l'amore.
Il problema era stata la lunga assenza.
Anche Castiel sembrava a disagio. Lo vidi degluttire.
Rossa per l'imbarazzo, cercai di superare quella strana sensazione e gli sorrisi incoraggiante.
Sempre senza staccare gli occhi dai miei, lo vidi spogliarsi e poggiare i suoi vestiti sul lavandino. Avrei voluto sbirciare quel corpo perfetto che era stato un tempo così conosciuto, ma mi era impossibile spostare lo sguardo dai suoi occhi. Eravamo stati distanti per troppo tempo. Volevo che mi sfiorasse, che mi stringesse a se'...
Con un movimento fluido, si liberò degli ultimi indumenti rimasti. Restammo per qualche secondo ancora a scutarci, entrambi nudi.
Io sentivo il cuore in gola. Ecco la parte più difficile di un rapporto: ritrovare l'intimità. Erano passati diversi mesi dall'ultima volta.
Avevo paura di sbagliare e, dal suo sguardo, capii che anche lui la pensava come me.
Tremila "e se..." mi tormentavano, facendomi arrossire.
Infine, con un rapido movimento, Cas scivolò nella vasca, sedendosi davanti a me. Era stretta, infatti le sue gambe toccavano le mie. Mi strattonò delicatamente per un braccio, facendomi finire contro il suo petto. Mi abbracciò forte, facendomi finire quasi sopra di lui. Non era una posizione comoda, ma non avevo intenzione di spostarmi di un millimetro.
Respirai il profumo della sua pelle.
"Qualcosa di delicato ma con una nota forte" ricordai. Non ero mai riuscita a definire quell'odore che apparteneva solo a Castiel. Non aveva eguali, neanche in Paradiso.
«Mi sei mancata» sussurrò tra i miei capelli.
«Anche tu» risposi, sfiorandogli il collo con il naso.
Mi portò una mano sotto il mento, alzandolo per poi posare le labbra sulle mie. La sua lingua mi sfiorò le labbra prima di incontrare la mia.
Avevo dentro una valanga di emozioni, sembrava un primo bacio.
Mi posizionai meglio davanti a lui per stare più comoda.
Le sue mani percorsero la mia schiena, premendo con forza il punto di attaccatura delle ali. Anche senza averle sfoderate, per un angelo era pur sempre un punto sensibile.
Con un gemito, feci per inarcare la schiena, ma le sue labbra aggredirono le mie, mentre un gorgoglio nasceva dal suo petto. Per l'impeto, dovetti aggrapparmi alle sue spalle, mentre le sue mani scendevano lungo il mio corpo. Piegò le gambe divaricate e con una leggera pressione sul mio fondoschiena mi attirò a se'.
Interrompendo il bacio, appoggiò la fronte alla mia.
Sentivo il suo respiro sul mio viso. Eravamo già accaldati ed eccitati. I miei occhi erano persi in quelli blu di quello che consideravo ancora il mio angelo. Forse non avrei mai smesso di considerarlo tale.
Con un sorriso, allungai una mano per accarezzargli la guancia, mentre la sua barba accennata solleticava sotto le mie dita.
Chiuse gli occhi e si abbandonò al mio tocco. Era così bello da far quasi male.
Per un momento, mi sentii invadere dal freddo sottopelle provocato dalla sua assenza. Mi era mancato davvero tanto. Temevo che avere di nuovo Castiel tra le mie braccia potesse essere solo un sogno e avevo paura di svegliarmi, ritrovandomi ancora una volta abbandonata.

Senza dire altro, cercai di immergermi di più nell'acqua tiepida. Cas mi osservò, preoccupato. Scossi la testa per fargli capire che era tutto ok.
Sospirò. Inaspettatamente, sfoderò le sue ali bianche e purissime. Troppo ampie per la stanza, le ali si incurvarono, occupando quasi tutta la mia visuale. Le rifiniture dorate brillavano sotto la luce al neon.
«Fammele vedere» mi esortò ad aprire le ali.
Feci segno di no con la testa.
«Non sono più come le tue» ammisi, ricordando il grigio di cui erano macchiate.
In quel momento me ne sarei voluta andare. Non volevo che Castiel provasse ribrezzo per me.
Inclinò la testa, confuso.
«Sei un angelo, hai le mie stesse ali» affermò con il suo tono ingenuo.
«Sono macchiate» bofonchiai, ritirandomi da lui e appoggiando la schiena al bordo della vasca.
Si avvicinò di un paio di centimentri mentre alcune piume si immergevano nell'acqua calda della vasca.
Mi prese la mano destra e intrecciò le sue dita con le mie.
Il suo sguardo era sicuro e quasi duro, ma quando parlò, la sua voce era di una dolcezza disarmante.
«Ti prego...»
Lo fissai un attimo, indecisa. Alla fine mi arresi. Senza staccare la mia mano dalla sua, rilassai le spalle e liberai le ali dalla schiena.

Sentii i muscoli distendersi, mentre aprivo al massimo le mie appendici piumate. Fu un sollievo poterle liberare dalla schiena. Anche le mie erano imponenti come quelle dell'angelo che mi teneva la mano, ma erano nettamente diverse. Il confronto delle mie con le sue mi serrò lo stomaco. Le sue ali brillavano, mentre le mie emettevano una flebile luce.
Osservai la sua reazione, in modo da sparire alla prima smorfia.
Ma non lo fece. Rimase a guardarle con un mezzo sorriso sulle labbra.
« Vedi? Sono uguali alle mie» mormorò, sfiorando la mia ala destra all'altezza delle piume centrali. Avvertii una fitta di piacere all'altezza del basso ventre. Non mi stava giudicando. Mi stava amando.
Lo attirai ancora a me, baciandolo con forza. Castiel sorrise contro le mie labbra, abbassando il capo e sfiorando la fronte contro il mio naso con un sorriso imbarazzato.
Si staccò da me, guardando le mie ali.

Sembrava cercare qualcosa. Alla fine allungò nuovamente la mano verso le mie ali e immaginai che volesse continuare a toccarle.
Mi sbagliavo.
« Mi sono reso conto che da quando siamo insieme non ti ho mai fatto un regalo» e così dicendo, mi staccò una piccola piuma vicino alla schiena.
Infastita, ritirai l'arto e gli schizzai l'acqua in faccia.
«Ahi!» mi lagnai infastidita. Non mi aveva fatto male, ma era stata la sorpresa per il gesto a farmi reagire.
Cas sorrise in modo amorevole. Osservò con ammirazione la mia piccola piuma che teneva in mano.
«Non importa» mugugnai, cercando di capire le sue intenzioni « Comunque è un'usanza umana » e, abbassando gli occhi, sfiorai la superficie dell'acqua ormai tiepida.
Castiel si avvicinò l'ala destra al corpo e anche lui si staccò una piuma, grande quanto un pollice, come la mia.
Le avvicinò. Il cristallo della mia faceva risaltare l'oro della sua e viceversa.
Lo guardai perplessa. "Cosa vuole fare?"
Cas mi diede un bacio sulla guancia prima di poggiare le due piume sulla sua mano sinistra e coprirle con la destra.
Lo vidi chiudere gli occhi e concentrarsi.
Un bagliore si sprigionò tra le sue mani, brillando di Grazia.
La luce si esaurì e Castiel sollevò la mano destra. Mi mostrò il palmo sinistro, emozionato.
Teneva in mano una collanina. Il ciondolo era una riproduzione di una piuma. Era di cristallo con rifiniture e striature d'oro.
«Ma è bellissima» mormorai sbalordita, ammirando il suo lavoro. Era semplice, eppure era quanto di più stupefacente avessi mai visto. Fatta eccezione solo per lui.
«Ho cristallizzato insieme le nostre piume» mi spiegò «Ci rappresenta bene cred...»
Non lo feci finire di parlare che mi ero lanciata su di lui, baciandolo con foga. Lui rise e approfondì il bacio, mentre la sua lingua sfiorava la mia.
Mi sentivo come una bambina che riceve il più bel regalo di compleanno in anticipo.
«Me la metti?» chiesi in tono infantile, staccandomi da lui e alzando i capelli per lasciare scoperto il collo.
Annuì.
Gli diedi la schiena ritirando le ali e lui mi sfiorò le spalle, chiudendo dietro al collo il gancetto. Lasciai ricadere i capelli, ma lui mi spostò una ciocca per posarmi una scia di baci dalla spalla sinistra al collo. Se sue ali mi coprirono la visuale, chiudendoci in un mondo solo nostro.
«Sarà meglio trovare un posto più comodo» mormorai a metà tra malizia e imbarazzo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Ultimamente sto dando ai capitoli i titoli delle canzoni che me lo hanno ispirato. Comunque, nel prossimo ci sarà un personaggio comparso già in "Bright Lights" e... un colpo di scena!

Non aggiungo altro! A presto e grazie come sempre *-*

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Capitolo 11
*** An angel in our rescue ***





AN ANGEL IN OUR RESCUE


 

Quando rientrai nel salotto di Bobby, notai che erano tutti chini su dei libri.
«Trovato niente?» chiesi, aggrottando la fronte. Le loro espressioni non erano promettenti.
«Ce ne sono decine possibili... Raffaele potrebbe liberare Lucifero da qualsiasi anfratto » mi rispose Sam, scuotendo la testa.
Sospirando, mi passai una mano tra i capelli, in difficoltà. Mi guardai intorno.
«Gabe e Balth dove sono?» chiesi, non riuscendo nè a vederli, nè a percepire la loro Grazia.
«A cercare informazioni in giro» rispose Bobby senza alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo.
Castiel ci raggiunse, sistemandosi il trench. Arrossii davanti all'occhiata eloquente del maggiore dei Winchester.
«Cosa?» chiese perplesso il mio angelo. Dean scoppiò a ridere e io mi limitai a scuotere la testa nell'imbarazzo più completo.
«Ragazzi, vi concentrate?» ci sgridò Bobby.
Io e Castiel scattammo sull'attenti. Angeli, soldati, scordare le vecchie abitudini non era facile. Aveva ragione, non dovevamo perdere tempo con certe sciocchezze.
«Hai qualche idea su dove sia la porta?» domandai al mio angelo. Anche il minimo sospetto poteva andar bene.
«No» scosse la testa «ma so chi potrebbe aiutarci » asserì.
Lo guardai perplessa.
«Il braccio destro di Dio, il custode della magia angelica» mi incentivò e allora capii. Sgranai gli occhi. Lui era l'unico che poteva saperlo.
«Menea» dissi in un sussurro.

«Menea?» ripetè confuso Dean.
Cas annuì «Lui potrebbe saperlo, non ne sono certo, ma fare un tentativo non ci provocherà danni»
«Bene, allora vai a cercarlo!» ordinò Bobby, buttando giù una pasticca per il mal di testa.
«Andate tu e Layla» suggerì Sam, lanciandomi un'occhiata alla "per te va bene?"
Annuii con un cenno del capo.
«Ma chi ci assicura che risponda alla nostra chiamata?» domandai titubante. Era un caduto, sfuggiva agli angeli.
«L'altra volta mi ha risposto » asserì la creatura celeste accanto a me. Stava alludendo al giorno che aveva chiesto informazioni sulla mia amnesia.
«Allora chiamiamolo qui» mormorai, ma mi ammutolii all'istante davanti all'occhiata del cacciatore più grande.
«Andiamo a casa» disse Cas in tono neutrale.
Mi sentii gelare davanti a quelle parole.
Di certo non stava alludendo al Paradiso.
Avevo quasi timore a pensare a quella piccola villetta immersa nel verde. Di cosa avevo paura? Non ne avevo la più pallida idea. Con un groppo alla gola, mi limitai ad annuire.

«Lo abbiamo già evocato da lì, magari non si sentirà minacciato » spiegò tranquillo. Nella mente, mi passò l'immagine dell'angelo dai ricci biondi che evocammo per far diventare umano Castiel.
Dovevamo teletrasportarci, in volo ci avremmo messo di più.
Chiusi gli occhi e alzai il mento, cercando di focalizzare la casa. Ricordai il suo calore accogliente dell'interno e la brezza fresca che tirava fuori dalla veranda. Bastava anche un piccolo dettaglio per teletrasportarmi nel luogo che avevo in mente.
Attesi un paio di istanti e aprii piano gli occhi.
«Che succede?» chiese Castiel, aggrottando la fronte. Una fitta di preoccupazione mi colpì.
«Non riesco a teletrasportarmi » sussurrai con orrore.
Strizzai forte gli occhi e riprovai.
Niente, nessuno spostamento d'aria, nessun cambio di odori.
«Hai le batterie scariche?» chiese Dean senza sarcasmo. Avevo anche gli occhi di Bobby e Sam addosso.
Scossi la testa.
«Non sono stanca... Non capisco»
Percepivo la mia Grazia, ma non riuscivo a spiegarmi perchè quel potere mi mancasse.
«Sei fuori dal Paradiso, probabilmente hai perso qualche potere» disse preoccupato Castiel.

Sbarrai gli occhi e il mio cuore perse un battito. Ero un angelo, quindi i miei poteri derivavano dal Paradiso, ma ero anche un caduto, quindi non avevo gli stessi "agi" di un bravo soldato.
"Cos'altro non posso più fare? Quale altro potere mi si è scaricato?" mi domandai, mentre venivo invasa da un senso di inadeguatezza.
« Ma l'altra volta sono riuscita a teletrasportarci qui » ricordai. Castiel mi rivolse un sorriso tirato.
« Magari è solo una cosa momentanea » disse, ma dai suoi occhi leggevo che neanche lui ci credeva più di tanto.
Era frustrante. Ero qualcosa di più di un'umana e qualcosa di meno di una creatura celeste. Mi sembrava di non appartenere a nessuna delle due categorie. Le gambe presero a tremarmi, ma il mio angelo mi avvolse un braccio intorno alla vita, sfiorando con le labbra la mia fronte.
Era un tacito modo di dirmi che non mi dovevo preoccupare, che andava tutto bene.
«Ti porto io» affermò, rendendo la presa sul mio fianco più ferrea.

In un attimo, tutto intorno a me cominciò a vorticare. Chiusi per istinto gli occhi e un secondo dopo avvertii una leggera brezza sulla pelle.

Aprii gli occhi e in un attimo tutti i ricordi dei mesi passati ritornarono a galla come un doloroso colpo allo stomaco.

Quella villetta in mezzo al verde era bella proprio come la ricordavo. Malgrado i mesi abbandonata a se stessa, non era cambiata di una virgola. Gli ultimi raggi di sole le conferivano una tale bellezza da sembrare un foto da cartolina.

« Andiamo » Castiel mi tese la mano e insieme ci avviammo verso il portico.

Salimmo i tre scalini e prima di aprire la porta, l'angelo dagli occhi blu attese un istante. Prese un bel respiro ed entrammo.

La prima stanza che incontrammo fu il salotto che aveva visto cacciatori, demoni e angeli. L'occhio mi cadde su dei cocci in terra e in un lampo ricordai gli occhi furenti e disperati dell'angelo che in quel momento mi teneva per mano.

Strinsi di più la presa. Non gli avrei permesso di volare via da me, non di nuovo.

Malgrado ostentasse un'espressione imperturbata, nei suoi occhi leggevo gli stessi pensieri che avevano toccato me.

Ci fermammo al centro della stanza. La luce che entrava dalle finestre sembrava conferirgli un senso nostalgico, come se tutta la vita di prima si fosse fermata in quell'istante.

« Menea? » chiamò Cas, alzando lo sguardo al soffitto « Sono ancora Castiel. Questa volta è una cosa ancora più importante, ne va della vita sulla Terra »

Alzai anche io lo sguardo, ma non ci fu risposta.

« Perché pensi che ci aiuterà? » domandai scettica.

« Sono ottimista »
Io però non ero dello stesso avviso.

Attendemmo qualche istante ma niente. Poi mi venne un'idea.

« Aspetta, voglio provare a vedere se così funziona » e senza aggiungere altro, divenni invisibile. In quel modo, anche la mia Grazia sarebbe stata impossibile da percepire.

Castiel, guardando il punto in cui ero sparita con aria interrogativa, provò ancora a chiamare il caduto.

Un paio di secondi dopo avvertii la Grazia pulsante di un altro essere. Ricci biondi perfetti, postura da soldato, Menea comparve a pochi passi da Cas. Indossava dei jeans scoloriti, una camicia bianca e un gilet nero.

« Si può sapere perché continui a chiamarmi? Non sono il tuo cane » mormorò, infastidito.

« Menea, abbiamo un problema » disse con urgenza Castiel. L'altro angelo fece un passo indietro.

« "Abbiamo"? » domandò « Tu e chi stavolta? »

Tornai visibile e vidi il caduto spalancare le ali e sguainare la lama angelica.

« E tu chi sei? Castiel, maledetto, è una trappola! » ringhiò, affilando le sue piume. Le rifiniture delle appendici alate di Menea erano di un verde menta.

"Stupende quanto letali" constatai. Anche le sue ali erano macchiate di grigio, anche se più scuro del mio.

« Menea, sono io... Layla! » provai a ricordargli, mostrandogli le mie ali e cercando di non sembrare ostile.

Scosse la testa « Impossibile, conosco solo una Layla ed era umana, tu hai la Grazia » affermò, tenendo la lama ferma davanti a se'. Improvvisamente mi scrutò. Sembrava stesse riflettendo su qualcosa.

« A meno che... » borbottò a bassa voce. Senza riporre l'arma, si avvicinò con cautela a me, esaminando le mie ali. Lo lasciai fare, anche se era come essere squadrati da capo a piedi.

« Sei caduta » constatò. Io e Castiel annuimmo.

Si avvicinò ancora di più e posò la sua mano destra sulla mia testa. Non mi scansai. Sentivo che non aveva cattive intenzioni.

Cas scattò, ma lo bloccai con lo sguardo. Sapevo cosa stava facendo.

« La tua Grazia si era nascosta quando te ne era rimasta addosso solo un bagliore » e con fare affettuoso mi scompigliò i capelli. Un gesto dolce, seppur velato di malinconia. A suo tempo, mi ero conquistata la sua fiducia. Mi aveva raccontato il motivo della sua caduta, la volta che mi aiutò a riportare Castiel a casa. "Caduto per amore... e vedere la propria metà sparire davanti ai tuoi occhi..." pensai, guardandolo con occhi lucidi.

Ritirò la mano « Capita, è spesso un processo automatico. La tua Grazia fa sì che la tua mente rimanga protetta. Se un altro angelo ti riconoscesse, risveglierebbe ricordi troppo dolorosi... » spiegò « La caduta è devastante ».

Annuii. Era come sentire una parte di te che viene strappata via con violenza. Era di un dolore indescrivibile.

« Ma perché sei caduta? » domandò, confuso.

Gli spiegai velocemente la storia delle sfere della Redenzione e di come, dopo il colpo di Raffaele, caddi sulla Terra perdendo i ricordi.

« I ricordi umani che avevi devono essere stati assorbiti dal tuo barlume di Grazia durante la caduta » borbottò « Comunque sì, conosco bene le sfere della Redenzione, nostro Padre mi chiese di costruirle per i tre arcangeli». Ci guardò con circospezione. « Se è per questo, so anche perché il colpo di Raffaele non ti ha uccisa e sei diventata una caduta »

Sbarrai gli occhi, incredula « Cioè?»

« Vedi, ogni sfera della Redenzione porta dentro di se' un enorme potenziale. Quando l'arcangelo ti ha colpita, il suo attacco doveva frammentare in tanti minuscoli pezzi la tua Grazia uccidendoti » spiegò.

« E' uno degli attacchi più potenti di Raffaele » concluse Castiel, annuendo.

« Infatti, il potere della sfera, però, ha fatto in modo che la tua Grazia rimanesse integra. Per qualche istante nel tuo corpo hanno lottato due poteri contrastanti, unione e divisione. Alla fine, a causa di questa tensione, la Grazia si è spezzata, cadendo sulla Terra insieme a te. Una piccola parte ti è rimasta attaccata, proteggendo il tuo inconscio » concluse con un sorriso.

Rimasi a bocca aperta. Sentire questa spiegazione dava un senso a tutta la faccenda.

« E come fai a sapere tutto questo? » domandai, confusa.

Mi fece l'occhiolino « Le ho create io stesso dopotutto »

Annuii e lanciai un'occhiata a Castiel. Come me, stava ancora metabolizzando la spiegazione.

« Se è tutto qui, io me ne vado » mormorò, indicando un punto imprecisato alle sue spalle.

Allungai una mano per fermarlo.

« No, ti abbiamo chiamato per chiederti una cosa » e così dicendo, cercai l'appoggio del mio angelo.

« Sai per caso da dove Raffaele libererà Lucifero? Dobbiamo impedirlo, altrimenti ci sarà l'Apocalisse e per gli esseri umani non ci sarà scampo » disse tutto d'un fiato Castiel. Aveva lo sguardo deciso.

Menea fece per dire qualcosa, ma all'improvviso ebbi una strana sensazione.
"Sta per succedere qualcosa" pensai, mentre sentivo l'aria intorno a noi farsi pesante.
«La sentite anche voi?» chiese il caduto, cominciando a fremere.
Annuii e corsi verso la finestra più vicina. Quando guardai fuori, vidi stormi di uccelli volare basso e allontanarsi il più veloce possibile dallo spazio aperto. Il vento si alzò con violenza, facendo sbattere forte le persiane della villetta.
«È successo » mormorò Castiel, guardando prima Menea, poi me.
«Raffaele è sceso sulla Terra».

Ebbi un tuffo al cuore. Mi parai davanti a Menea.
« Come facciamo ad individuarlo? » domandai, mentre venivo assalita dall'ansia. Il cuore mi batteva all'impazzata.
«So già da quale cripta l'arcangelo vuole liberare il diavolo» affermò, rivolgendoci uno sguardo gelido.
Allungò la mano sinistra verso di me «Ci teletrasporteremo, così facciamo prima» Feci per prendere la sua mano, ma Castiel mi fermò.
«Non dovremmo avvertire gli altri?»

Lo guardai, sgomenta.
«Se Raffaele è sceso sulla Terra, libererà Lucifero da un momento all'altro! Prima di convincere i Winchester a seguirci, la Terra sarà già stata invasa!» sbottai. Non avevamo tempo da perdere.
«Ha ragione, e poi non credo che Raffy si porti dietro una scorta ben fornita per una missione così lontata dal volere di Papà » aggiuse l'angelo dai capelli biondi.
Rimasi un po' sorpresa dal fatto che considerasse Dio ancora come Padre. La sua vita non era stata facile. Aveva rinnegato la sua stessa esistenza per un amore durato troppo poco. Aveva assistito impotente alla morte della donna che amava, senza riuscire neanche a raggiungerla perchè il suo destino era vivere. Con il tempo, aveva ricominciato ad amare gli umani, malgrado odiasse gli angeli che volevano ucciderlo. Aveva cominciato a vivere per lei.
Castiel mi prese per un fianco e strinse leggermente la presa. Quando incrociai il suo sguardo mi accorsi che non era convinto, ma non avrebbe protestato. Afferrai saldamente la mano di Menea.
«Portaci da lui» dissi, mentre i battiti del mio cuore accelleravano.

 

Un istante dopo avvertii una forte energia pulsare nelle vicinanze. Ci trovavamo in uno spiazzo spoglio al centro di una foresta che sembrava fosse indietreggiata da quel posto impregato dal peccato.

Non impiegai molto ad individuare le due creature celesti lì presenti.
«Benvenuti» ci sorrise Raffaele. Era un arcangelo che emanava potenza da tutti i pori... ed era un potere malvagio. Pelle scura, labbra grandi e carnose, ci guardava con un sorriso beffardo. Indossava un completo bianco che gli calzava alla perfezione. Accanto a lui, al centro della radura, c'era un altro angelo donna. Indossava un completo grigio chiaro e portava i capelli castano chiaro legati in una morbida coda. Impugnava la sua lama angelica ma non era per nulla preoccupata dell'Inferiorità numerica. Sembrava molto sicura di se'.

La riconobbi all'istante. Era lei che aveva detto a Castiel di lasciare che morissi, la prima volta che ci eravamo incontrati, era lei che ci aveva rivelato il mio essere angelo, era lei che aveva ingannato il caduto.
«Naomi! » ruggì Menea prima di spalancare le sue ali grigie ridefinite di color menta e scagliarsi contro di lei.
Naomi sorrise malignia ed evitò il colpo d'ala del caduto saltando indietro. Cominciarono a combattere l'uno contro l'altra, malgrado la loro sembrava una danza mortale. Era un turbinio di affondi e colpi d'ala. Erano avvolti da una pioggia di scintille. Mi voltai a guardare l'arcangelo.
«Raffaele, ti prego, ripensaci» lo supplicai, guardando quegli occhi scuri « Così moriranno miloni di umani e di angeli!»

«Certe perdite sono necessarie. Epurerò il mondo e sarò un padre più giusto per tutti!» ghignò con lo sguardo freddo. Era evidentemente molto preso da quella che considerava la sua missione.
«E per farlo devi liberare Lucifero?» domandai sgomenta, muovendo un passo verso di lui. Dovevo guardagnare tempo e farmi venire qualche idea.
Nella radura risuonò la sua risata. Sparì all'istante da davanti a noi e un attimo dopo percepii la sua Grazia alle mie spalle. Mi voltai di scatto con la lama in pugno e trovai il suo viso ad un millimetro dal mio. Il cuore prese a battermi freneticamente mentre sentivo il suo respiro su di me.
«Come potrei altrimenti giustificare la discesa degli angeli sulla Terra? Mio fratello mi aiuterà e al momento giusto lo richiuderò nella sua amata gabbia» confessò, maligno.
Sbarrai gli occhi mentre la paura si impossessava del mio corpo. Aveva una luce folle nello sguardo. Sembrava aver perso il senno.

"Il che è molto probabile"
La lama di Castiel mancò per un soffio l'arcangelo che si era mosso ad una velocità impressionante da davanti a me.
Il mio angelo mi si parò davanti con l'arma sguainata, pronto a difendermi.

« Non ti avvicinare » ringhiò.
Raffaele scoppiò a ridere e il suono sembrò far vibrare perfino le mie ossa.
Sentii Cas irrigidirsi per poi scagliarsi con le ali spalancate e appuntite contro l'arcangelo.

Presi un bel respiro e lo raggiunsi, circondando Raffaele. Quest'ultimo sembrò non avere problemi a combattere contemporaneamente con noi due. Tentai un affondo e un calcio, mentre Castiel lo attaccava a suon di pugni e colpi d'ala. Bloccava le nostre mosse con una tale facilità che mi fece sentire tremendamente debole. Era un arcangelo, il che lo rendeva superiore agli altri angeli per forza e velocità.

Dovevamo fermarlo, ad ogni costo. Non poteva liberare nostro fratello.

Provai a cambiare tattica. Puntai la mia lama e le piume contro la sua ala sinistra. Lui la tirò indietro, allontanandola dalla mia portata. Nel farlo, però, lasciò il fianco scoperto. Provai a colpirlo ma con un ringhio parò il colpo e saltò indietro.

Scomparve da davanti a noi e un attimo dopo ricomparve alle spalle di Castiel, ansimando un po' per la fatica. Puntò la lama al collo dell'angelo dagli occhi blu, cogliendolo di sorpresa.

Il mio cuore perse un battito. Ritirai immediatamente le ali.

"No!". Strinsi i denti e guardai Cas negli occhi, cercando di non fare passi falsi.
Raffaele mi rivolse uno sguardo truce prima di scoppiare nuovamente a ridere.
«Siete delle mosche fastidiose e io non ho tempo da perdere» disse l'arcangelo.

Alzò la mano destra e la premette con forza sulla testa di Cas. Con il cuore in gola, scattai in avanti. Una forte luce blu si sprigionò dalla mano dell'arcangelo e gli occhi di Castiel, sgranati dalla paura, brillarono spaventosamente. La luce si esaurì in un paio di secondi e il mio angelo accasciò al suolo con un tonfo.
Con il cuore a mille, sbarrai gli occhi e mi inginocchiai accanto a lui, mentre Raffaele sparì dalla mia visuale.
"È solo svenuto, percepisco ancora la sua Grazia" pensai con sollievo, mentre lo scuotevo un po' per farlo riprendere.

"Avanti Cas! Non è il momento!" pensai mentre gli occhi mi si inumidivano dalla preoccupazione.

Per un attimo, pensai che lo avesse ucciso.
Fortunatamente, Cas spalancò gli occhi di colpo e si guardò intorno, spaesato. Si tirò su.
Sorrisi di sollievo e provai ad abbracciarlo. Lui era tutto per me.

L'angelo, però, si tirò indietro quasi schifato.
Un attimo dopo, sentii l'aria sferzarmi il viso e qualcosa colarmi lungo la guancia sinistra.
Castiel scattò indietro, la lama angelica lievemente sporca di sangue.
«La prossima volta mirerò meglio» mormorò Cas, il mio angelo, con un sorriso diabolico dipinto sul volto.

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Capitolo 12
*** Angels & Demons ***





ANGELS & DEMONS


Lo guardai incredula.

Sgranai gli occhi quando, portandomi una mano sulla guancia, notai una scia cremisi sul dorso.
"Cas... mi ha... colpita?" guardai spaesata l'angelo che diceva di amarmi pronto all'attacco, davanti a me.
«Che ti succede?» chiesi tremante. L'angelo non rispose, ma spalancò le ali. Sembrava risplendere in tutta la sua maestosità. Era il ritratto della perfezione più letale.

Fece per attaccarmi, ma riuscii a saltare indietro appena in tempo.
«È compito mio uccidere gli angeli caduti» sibiló prima di provare a colpirmi di nuovo. Non riuscii a parare un altro colpo diretto alla mia spalla destra. Sibillai dal dolore quando la lama mi ferì.

Il cuore mi martellava nel petto e la testa cominciò a vorticarmi.

"Che succede? Perché fa così?"
«Non mi riconosci?» Avevo la voce tremante mentre mi rendevo conto che Cas non stava attaccando per ferire. Attaccava per uccidere.

Per uccidere me.
Chiuse le ali e scattò per pugnalarmi al cuore, ma stavolta lo parai con la mia lama. Ci fu una pioggia di scintille mentre lo vedevo ritirare la spada. Con una velocità impressionante, mi diede un calcio al ginocchio e un pugno al fianco che mi fece cadere ad un paio di metri da lui. Cercai di frenare l'impatto aggrappandomi con le unghie al terreno, lasciando dei solchi misti a sangue.
«Che ti succede?» chiesi nuovamente mentre il dolore al fianco mi mozzava il respiro. Doveva avermi rotto qualche costola, ma il mio corpo stava già guarendo. «Sono Layla, Cas!» provai a ricordargli, ma sembrava ignorarmi.

Nonostante i suoi colpi, mi rifiutavo di reagire attaccando a mia volta. Non riuscivo a capire. Perché lo stava facendo? Perché tutto ad un tratto era tornato a servire Raffaele?
Schivai un altro affondo improvviso della sua lama. Era davvero veloce e forte, molto più di quanto immaginassi. Era un guerriero letale, lo avevo sempre saputo. Non riuscivo a capire perchè mi stesse attaccando e con una furia tanto cieca. Neanche 24 ore prima mi aveva detto che le mie ali erano uguali alle sue. Non gli importava che fossero macchiate. Aveva detto di amarmi, mentre in quel momento stava cercando di uccidermi.

Il cuore mi martellava nel petto facendomi male.
«Mi hai detto che siamo uguali!» provai a ricordargli.
Tentò di attaccarmi di nuovo, ma non feci in tempo a schivare il colpo completamente. La sua lama mi aprì un taglio non troppo profondo sul braccio.
«Io non sono come te! Tu sei caduta!» disse in modo glaciale, calcando sull'ultima parola.
Dolorante, evitai un affondo, mentre dal braccio, piccole gocce di sangue picchiettarono sul terreno.

Cominciai a tremare. Chi avevo davanti? Non era il Cas che diceva di amarmi.

«Layla!» mi chiamò Menea. Mi voltai di scatto, ma il caduto aveva lo sguardo fisso su Naomi che lo attaccava in modo spietato.
«Gli arcangeli possono spegnere dei ricordi e Raffaele deve aver manipolato quelli di Castiel con te. Puoi riaccenderli! Fagli ricordare!» gridò mentre l'arma di Naomi gli apriva uno taglio sull'ala destra.

Mentre l'urlo del caduto squarciava il silenzio della foresta, cercai con lo sguardo anche l'arcangelo.

Presa com'ero dagli attacchi del mio angelo, lo avevo completamente perso di vista. Lo trovai accanto ad un enorme masso, le mani alzate mentre recitava una litania.
Mi ero distratta un attimo di troppo. Castiel mi comparve davanti e mi colpì allo stomaco con un pugno. Colta di sorpresa caddi all'indietro. Istivamente allungai le braccia e, non so come, riusciii a tirarlo a terra con me.
"Perfetto!"
Sfoderando le ali e usandole come leva, riuscii a rovesciare le posizioni un attimo prima di atterrare.
Mi misi carponi su di lui, bloccandogli le gambe con le mie caviglie e le mani con le mie.
Lui sfoderò le ali con un ringhio, ma le bloccai con i miei arti piumati. Si dimenava con una forza incredibile. Non avrei resistito per più di una ventina di secondi.
«Fai in modo che si ricordi di te!» urlò Menea.
"Fa troppo fiaba ma devo provare" pensai mordendomi le labbra prima di abbassarmi e posarle sulle sue. Castiel smise di dimenarsi e sembrò pietrificarsi sotto di me. Chiusi gli occhi e gli sfiorai le labbra con la lingua. Dopo qualche istante cedette e le dischiuse, ma nonostante lo stessi baciando, lui non rispondeva.
Mi staccai dalle sue labbra, speranzosa. Lo guardai. I suoi occhi blu erano metallici, quasi elettrici. Mi sorrise dolcemente e per un attimo pensai di avercela fatta.
Si girò verso la mia ala sinistra e vi sputò contro.
Il mio cuore mancò un battito mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

"No, non può essere... non ha funzionato!"
Con un sorriso che non apparteneva al mio Castiel, liberò un braccio dalla mia stretta e mi colpì ad un fianco. Uno scricchiolio sinistro mi fece intuire che, di nuovo, qualche costola si fosse rotta. Dolorante, persi la presa e il mio angelo invertì le posizioni. Avevo diverse ossa rotte a giudicare dal dolore, ma non fu quello a farmi preoccupare. In quel momento fu Castiel a bloccarmi a terra.
«Perchè non mi attacchi?» domandò gelido « Pensi di fermarmi con un bacio? Pensi che possa aver pietà di un caduto?»
Degluttii « Non voglio farti del male» risposi mentre le lacrime scendevano veloci dai miei occhi.

Potevo sopportare tutti i colpi del mondo, ma il fatto che Castiel non mi riconoscesse

mi faceva più male di tutto.
Cas riuscì a bloccarmi mani e ali con solo i suoi arti piumati, infilzando le mia ali con le sue. Mi appoggiò una mano al centro esatto del petto e sollevò la sua lama angelica, pronto ad uccidermi.

Chiusi gli occhi mentre le lacrime mi rigavano le guancie.
In pochissimi istanti, mi passò davanti la mia esistenza da quando c'era lui. Era l'unico che avessi mai amato, nonostante tutto. Era stato lui la mia vita e non mi sembrava una cosa così tremenda che se la prendesse. Non avevo più la forza di lottare e mi andava benissimo così. Mi dispiaceva solo per gli umani che avrebbero dovuto subire l'Apocalisse per le manie di grandezza di coloro che avrebbero dovuto proteggerli.
"Ti amo Castiel" pensai mentre lo vedevo calare la sua lama sul mio petto.
Ad un centimetro, però, la sua mano armata si fermò.

Incuriosito, con la mano destra afferrò qualcosa che tenevo sotto la canotta. Strinse e sollevò il ciondolo della collana che lui stesso mi aveva regalato, facendolo brillare sotto il sole del tramonto. Studiò per qualche secondo quell'oggetto, simbolo del nostro amore, del suo appartenermi e il mio essere sua. La fusione delle nostre due ali, delle nostre vite.

Eravamo noi: Layla e Castiel contro il male. Layla e Castiel contro il destino.
I suoi occhi vennero attraversati da una luce sinistra e lo vidi barcollare fino a cadere all'indietro. Ritirò le ali, così riuscii a sedermi e lo sorressi. Quando incrociò il mio sguardo, lo vidi sbiancare.
«Io... Io...» mugugnò e mi resi conto che era tornato in se'.
Gli sorrisi e mi voltai. Dovevamo ancora fermare Raffaele. L'arcangelo continuò la sua litania. Malgrado la stanchezza e il dolore, mi lanciai contro di lui. Teneva tra le mani tre sfere: una luminosa come il sole (quella di Michele), una scura come la notte e una che irradiava i colori del tramonto. Smise di recitare l'incantesimo e le sfere si sollevarono e volarono dalla sua mano, fluttuando per un istante prima di incastonarsi nella roccia, formando in triangolo.
Provai ad afferrare almeno le ali dell'arcangelo, ma lui si teletrasportò via. Di lui rieccheggiò solo una risata che si perse nel tempo.

"Troppo tardi!" pensai, sbarrando gli occhi.
Ci fu un boato. La terra tremò sotto i nostri piedi ed ebbi un capogiro.
La roccia su cui erano incastonate le sfere si aprì orizzontalmente e ne fuoriuscì un inquietante fumo nero e denso.
«Naomi, maledetta!» ringhiò il caduto alla donna che era sparita insieme al suo superiore.
Mi afferrò per un braccio e fece lo stesso con Castiel.
«Dobbiamo andarcene da qui!» mormorò a denti stretti prima di teletrasportarci via da quel posto ormai compromesso.

 

Un istante dopo atterrammo dietro ad un diner a Chicago.

Non c'era nessuno in quel vicolo. L'aria era impregnata dal tanfo proveniente da un cassonetto lì vicino.
Mi piegai sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Lo scontro con Castiel mi aveva quasi completamente prosciugato le energie. Dolorante, sentii che le ossa si stavano sistemando, così come tutte le ferite che avevo subito.

Alzai lo sguardo e vidi che anche Menea era scarico e con un taglio profondo sotto la spalla destra.
« Non guarisci?» domandai ansante, premendomi una mano sul fianco.
Lui scosse la testa «Non rapidamente come gli altri angeli... Sono fuori dal Paradiso anche io» mi ricordò. Ci avrei provato io, ma non ne avevo la forza.

Cercai con lo sguardo Cas. Se ne stava in un angoletto a guardarsi i palmi delle mani tra lo sgomento e il terrorizzato.
«Cosa ho fatto...?» sussurrava di continuo.
Feci per avvicinarmi a lui, ma sgranò gli occhi, indietreggiando.
«Cas...va tutto bene...» sussurrai, abbozzando un sorriso sincero.
«Stammi lontana! Non voglio farti ancora male!» esclamò. Aveva la disperazione nello sguardo.
«Ma non...» provai a dire, ma si era teletrasportato via.
Strinsi i denti e cercai di tenere a freno il nervosismo. Mi portai le mani tra i capelli.
Menea mi guardò in modo comprensivo.
«Va tutto nel verso giusto» ironizzò incrociando le braccia.
Sospirai sonoramente.
«Non lo sopporto quando se ne va così» mormorai a denti stretti. Era tipicamente da Castiel sparire quando non voleva parlare di qualcosa.
Il caduto mi posò una mano sulla spalla.
«Non abbiamo tempo per queste cose, dobbiamo decidere la prossima mossa» disse.
Annuii, ma non era l'unica preoccupazione. Avevo paura per Castiel. Chissà cosa gli frullava in testa in quel momento.
Feci comparire carta e penna. Frettolosamente scrissi un indirizzo.
«Tu vai qui. Dovrebbero esserci tre cacciatori e due angeli, dì loro che ti mando io e che ti torcono un capello se la vedranno con me» ringhiai, immaginando la reazione avventata di Dean.
«Non ho paura dell'"esercito della speranza"» ghignò, facendo dondolare i ricci biondi.
Lo ignorai « Racconta loro cos'è successo, io recupero Cas e vi raggiungo» mormorai, cominciando a pensare dove potesse essersi nascosto. « Mi scoccia solo che non possa più volare» bofonchiai.
«Devi aver perso dei poteri... siamo entrambi fuori del Paradiso» spiegò « alcuni si esauriscono in poco tempo, altri poteri si spengono proprio... è una condanna».

"Spero di aver perso solo il potere del teletrasporto..." pensai, guardandolo.

« Posso sempre volare » Senza aggiungere altro, spiccai un salto e sfoderai le ali. Volai in verticale, passando tra una nuvola e l'altra. Non mi ero ripresa del tutto, infatti avevo i muscoli intorpiditi. Restando sospesa a mezz'aria, cominciai a riflettere su dove Castiel potesse essere andato.
Esclusi a priori sia il Paradiso, sia casa di Bobby. Rimaneva solo un posto. Spalancai le ali e mi incurvai per cavalcare una corrente d'aria fredda e volare verso Nord.
Impiegai circa una ventina di minuti, ma alla fine individuai la villetta immersa nel verde.
Casa nostra.
Ci ero stata qualche ora prima, ma trovarmi lì davanti, da sola, mi faceva male. Mi sembrava di sentire ancora la voce del mio angelo.
"Addio", aveva detto in tono glaciale e pieno d'ira.
Istintivamente rabbrividii. Non mi sarei mai liberata di quel ricordo. Le percosse di poco prima non erano niente. Era stato controllato, non era lui ad agire. Ma quel giorno sì, aveva scelto lui di andarsene. Nonostante mi avesse detto di amarmi, ogni volta che se ne andava avevo paura che non sarebbe più tornato. Immortale o meno, non sarei riuscita a sopravvivergli. Non sarebbero stati i Winchester a farmi venir voglia di vivere. Avevo paura della sua assenza. Non gli avrei permesso di andarsene per un errore. Non stavolta.
Acutii i sensi mentre richiudevo i miei arti piumati per una discesa rapida per poi riaprirli a pochi metri da terra per attutire l'urto.
Sentivo la Grazia di Cas pulsare all'interno. Presi un bel respiro e mi avviai a piedi. La porta non era serrata... Non lo era mai stata, neanche nel mio "periodo umano": chi mi dava la caccia non sarebbe stato fermato da una serratura. Poggiai la mano sulla maniglia e la spinsi. Quasi con lentezza esasperante entrai in casa. Seguendo la sua Grazia, trovai Castiel in camera da letto.
Se ne stava seduto sul materasso, la schiena dritta e lo sguardo fisso. Era l'immagine del soldato imperturbabile. Ma io sapevo cosa lo ferisse nel profondo.

Senza dire una parola, mi arrampicai sul letto, non avvicinandomi troppo. Cas non mi guardò, troppo concentrato con il suo Io interiore. Non dovevo dire nulla al momento, non dovevo fare pressioni. Dovevo semplicemente aspettare che fosse lui il primo a parlare.

Passarono diversi minuti e l'ansia mi divorò dentro. Alla fine, degluttii e presi coraggio.

« Cas, non è successo niente... ho capito e so che non è colpa tua » sussurrai con voce tremante.

« Sì invece » fu il suo sibilo. Non mi guardò, rimase con lo sguardo fisso nel vuoto. Gattonai sul letto, avvicinandomi un po' a lui.

«Non è niente, non è colpa tua! Se credi di aver bisogno di perdono... beh, ti perdono, anche se non ti ho mai incolpato di qualcosa » affermai, provando a sorridergli. Avevo l'angoscia che mi attanagliava il cuore. Avevo paura che scappasse di nuovo.

Si girò di scatto verso di me.
« Perchè lo fai sempre? Perchè mi cerchi e mi perdoni ogni volta? » ringhiò « non lo merito, ma tu ci sei sempre! » leggevo la disperazione nei suoi occhi. Feci per ribattere, ma lui mi bloccò «ti ho ferita ancora e sei qua, dimmi perchè ». Allungai una mano e cercai di accarezzargli la guancia ma Castiel si ritrasse.
« Perchè so chi sei, so che non mi faresti mai del male » presi un bel respiro, prima di perdermi nei suoi occhi « perchè ti amo »
Fece una risata amara « No, come fai ad amarmi? Al massimo mi odi meno di quanto io odi me stesso in momenti come questo » e tornò a guardare il vuoto. Mi spazientii e volai davanti a lui, sedendomi sulle sue ginocchia e guardandolo negli occhi.
« Adesso la smetti di fare lo stupido, altrimenti ti prendo a schiaffi! »
Sfuggì dal mio sguardo « è quello che merito... »
Gli afferrai con violenza il mento, obbligandolo a guardarmi « Finiscila di fare il martire, sei solo uno stupido! » ringhiai.
Posò lo sguardo su di me, leggermente confuso.
« So che non eri tu quello che ha provato ad uccidermi! Ti fai sempre carico di colpe non tue e ti lanci nella pira credendo di fare la cosa giusta!»
I suoi occhi lanciarono fiamme «È sempre colpa mia, Layla! Zaccaria ti ha trovato a causa mia, gli hai consegnato la sfera di Michele a causa mia e Lucifero e i suoi demoni sono risorti per colpa mia» disse, tenendomi saldamente per i fianchi.

Venni percorsa da un brivido. Le sue mani su di me mi facevano sempre un piacevole effetto.

« Basta » sussurrai, avvicinandomi alle sue labbra e stampandogli teneramente un bacio. Le sue labbra erano morbide e un po' screpolate. « Basta » ripetei mentre sentivo il suo respiro caldo arrossarmi le guancie. Intrecciò la sua lingua con la mia mentre la presa sui fianchi divenne un abbraccio che avvicinò ancora di più il mio corpo al suo.

Lo abbracciai a mia volta dietro il collo.

« Non voglio più sentirti fare discorsi del genere, chiaro? Quel che è stato è stato e lo risolveremo insieme » sussurrai ad occhi chiusi, mentre scendeva a baciarmi il collo.

« Non voglio più litigare » mormorò in risposta, mentre le sue labbra tornavano sulle mie.

Le sue parole mi commossero. Mi si strinse il cuore.

« Ogni volta che te ne vai, ho paura che tu lo faccia per sempre » confessai, lasciandomi cullare dalle sue braccia.

« E io ho paura ad andarmene ogni volta, ma penso sempre di fare il meglio per te»

Il mio cuore perse un battito « Ho bisogno di te » confessai a testa bassa.

Quelle parole sembrarono galleggiare nell'aria, poi...

« Mi sposeresti? » chiese titubante all'improvviso.
Rimasi spiazzata «Cosa?»

Sentii le mie guancie infiammarsi e il cuore martellarmi nel petto così forte da far male. Alzai gli occhi per incrociare i suoi.
«Sposami» ripetè, addolcendo il tono e spalancando gli occhi azzurri come il cielo estivo. Mi fece scendere dalla sue ginocchia, scese dal letto, mi si avvicinò e prese la mia mano sinistra tra le sue prima di inginocchiarsi.
Deglutii.
«Ma...è una convenzione umana e noi siamo angeli» gli ricordai con voce tremante. Mi amava a tal punto di volermi sposare? Voleva davvero passare l'eternità con me?
Che io lo amassi oltre ogni limite era certo. Il fatto che lui provasse un sentimento simile per me mi destabilizzava.
« Ho bisogno di un motivo certo per cui lottare. Ho bisogno di sapere che al mio fianco ci sarai sempre, nonostante il mio carattere » affermò senza il minimo imbarazzo. Sospirò « Comunque non hai risposto alla mia domanda»
Lo guardai. Cas era il mio mondo, il mio tutto.
Mi inginocchiai davanti a lui e lo abbracciai di slancio.
«Ma certo che voglio sposarti» singhiozzai di felicità sulla sua spalla. Castiel mi strinse forte a se'. I nostri cuori battevano all'unisono.

"Mi ama, mi ama davvero tanto"
Si tirò leggermente indietro. Mi prese il viso tra le sue mani e mi baciò con foga. Le sue labbra aggredivano le mie, come un assetato che si disseta. Sfiorò la mia lingua con i denti, prima di riprendere a baciarmi. Gli mordicchiai il labbro inferiore e lui fece lo stesso, per poi appoggiare la sua fronte alla mia.
«Quando questo sarà tutto finito sarai solo mia» disse con uno sguardo che non ammetteva repliche, prima di asciugarmi con un dolce bacio una lacrima.
« Sono sempre stata solo tua » soffiai, mentre altre lacrime mi rigavano le guancie «Quindi vedi di sopravvivere» lo avvertii, ridacchiando per i suoi baci.
«Non ti lascerò sola, non più... Ci sarò finchè mi vorrai»
Gli sorrisi «Sicuro? Guarda che io ti voglio per l'eternità»
Rise anche Cas «E sia, per l'eternità» disse, prima di sugellare la sua promessa con un bacio.
Improvvisamente l'aria si riempì di zolfo.
«Ma che carini! A saperlo portavo dello champagne per festeggiare il fidanzamento»

Quell'odore era inconfondibile.
Mi alzai di scatto e guardai il nuovo arrivato con odio, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Castiel mi raggiunse in un secondo.
«Crowley, che ci fai qui» ringhiai, impugnando saldamente la mia lama angelica.
Il Re dell'Inferno indossava un completo scuro e teneva le mani in tasca. Aveva un sorriso sfrontato dipinto sul volto.
Percepivo allo stesso tempo il volto del tramite e il suo "aspetto infernale". I ricordi delle sue sevizie erano ancora ben impresse in me, così non riuscii a nascondere uno spasmo.

Avevo recuperato la Grazia, ma le torture che avevo subito nel mio "periodo umano" andavano oltre ogni immaginazione.

Crowley se ne accorse.
« Dolcezza! Vedo che ti ricordi di me » ghignò facendomi l'occhiolino. In un impeto di rabbia, sfoderai le ali e feci per avventarmi su di lui, ma Cas mi fermò con un braccio.
« Stupido da parte tua entrare in un posto del genere» la voce del mio angelo trasudava odio e veleno « Considerando che tutti qui ti vogliono morto »
Digrignai i denti. Strattonai il braccio con cui Cas mi teneva ferma.
« Lasciami, faccio un servizio alla comunità » ringhiai.
Ma Castiel non mollò la presa.
« "Stupido"? Coraggioso direi » rispose il demone con un'alzata di spalle.
« Perchè sei qui? » il tono del mio angelo era diventato autoritario.
« Voglio proporvi un accordo »
 

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Capitolo 13
*** Last Day On Earth ***





LAST DAY ON EARTH

 

Provai a lanciarmi di nuovo su Crowley, ma Castiel era irremovibile.
« Non voglio sentir parlare di accordi con te!» sputai tra i denti.
Sogghignò « Mi aumenta l'autostima sapere che una donna si ricordi di me dopo il tempo passato insieme. »
« Attento a quello che dici Crowley, potremmo ucciderti in due e non sai quanto vorrei » sibilò velenoso Cas.

« Ma non l'hai ancora fatto » lo provocò.

« Se sei qui c'è una ragione, coglione » sbottò. Gli occhi erano duri e glaciali.

Crowley ridacchio « Permalosetto eh? »
Strattonai chi mi teneva per sottolineare al demone le mie intenzioni.
« L'accordo sarà molto vantaggioso per entrambe le parti » disse, ignorandomi.
"Vantaggioso?"
« Chi vuoi torturare stavolta per il tuo sadico piacere? » domandai. Se non fosse stato per il mio angelo, lo avrei ucciso lentamente, infliggendogli torture simili a quelle che lui aveva riservato a me.

« Ho saputo che Lucifero è stato liberato e ho bisogno di alleati. Suppongo che cercherete di fermare i due arcangeli »

Era vero. Dovevamo fermarli, ma a che prezzo?

Neanche chiesi come faceva già a saperlo. Quanto era passato? Mezz'ora? Crowley doveva avere spie ovunque.
Il demone si tolse dei granelli di polvere immaginari dalla spalla sinistra del completo « Sono qui per offrirvi i miei soldati per la vostra guerra contro il Paradiso e l'Inferno » ci comunicò con un sorriso compiaciuto.
« Stai scherzando? Un demone che ci offre i suoi demoni per combattere altri demoni? » mi uscì una risata.
Alzò l'indice « Tesoro, tu non combatti contro di me, ma contro Lucifero in persona. » mi fece notare.

Mi irrigidii, ma risposi lo stesso « Anche tu sei sulla mia lista»
Ridacchiò « Ma non sono il primo »
Cas fece un passo avanti, serio « Di certo non ti schieri dalla nostra parte senza averne un tornaconto »
Crowley sorrise «Voglio solo che rimettiate al suo posto Lucifero »
«Ma sai che non abbiamo nessuna possibilità...» gracchiai.

Scosse la testa «Con me dalla vostra parte la percentuale si alza» e mi strizzò l'occhio.

Mi morsi il labbro. Aveva ragione.
«Quanti demoni hai dalla tua parte?» chiese Castiel, cominciando a valutare la proposta.
«Il giusto numero per schiacciare i voltagabbana che hanno scelto Lucifero a me ».

"L'Inferno si organizza in fretta" pensai, preoccupata. Possibile che dei demoni si fossero già schierati con il Primo Caduto?

Feci presente i miei dubbi al demone e lui fece una smorfia.

« La maggior parte dei demoni ci mette poco a schierarsi».
Cercai lo sguardo di Cas, ma anche lui era incerto.
Avevamo davvero bisogno di aiuto per bloccare l'Apocalisse ma... eravamo davvero così disperati da schierarci con Crowley?
« Chi ci assicura che non ci tradirai nel bel mezzo della guerra?» domandai, degluttendo.
« Nessuno, è questo il bello. Avete solo la mia parola» mi fece l'occhiolino, prendendosi più confidenza del necessario.
«La parola di un demone» completò Cas.
Lo squadrò « Avete la mia parola che il patto non ha clausole nascoste»
«Sì, come l'ultima volta?» ringhiai. Quando con un patto avevo accettato di scendere all'Inferno, credevo che Crowley mi facesse tornare a casa, in realtà mi aveva resa sì liberata, ma solo dalle sue torture, quindi avevo dovuto superare diversi gironi infernali prima di tornare a casa grazie al mio angelo.
« Niente del genere, io e i miei demoni lotteremo al vostro fianco senza torcervi un capello»

 

 

« Ma riuscite a prendere una decisione decente? » ci sgridò Dean . Eravamo appena tornati da Bobby e gli avevamo raccontato tutto quello che ci era successo da quando ci eravamo teletrasportati via.

Temevo che da un momento all'altro potesse darmi una testata...

« Non solo avete fatto di testa vostra con Raffaele, ma Crowley? » sbottò, sottolineando il nome, rivolto a Castiel.

« Non abbiamo avuto tempo di avvertirvi con l'arcangelo e con il demone non abbiamo ancora accettato, lo abbiamo lasciato in forse » fu la risposta pacata del mio angelo. Era sorprendente il suo autocontrollo. Probabilmente era stato per talmente tanto tempo a contatto con i Winchester da non temere più le sfuriate di Dean.

Eppure, sembrava che il maggiore dei fratelli non volesse capire.

« Volete allearvi con Crowley? Con Crowley? » ripetè, fuori di se' dalla rabbia.

Cercai l'appoggio nello sguardo di qualcuno, ma neanche Menea era dalla nostra parte.

« E' un demone, l'ex Re degli Inferi dato che adesso c'è Lucifero » spiegò, spostando il peso da una gamba all'altra « Potrebbe tradirci e ucciderci non appena abbassiamo la guardia »
« E chi dice che abbasseremo la guardi? » risposi, piccata. Allearci con Crowley non era una proposta allettante, ma avevamo bisogno di tutto l'aiuto possibile.

Bobby si alzò e prese un sorso dalla sua birra « E sentiamo, quale sarebbe il tuo geniale piano? »

Deglutii. Con Castiel ne avevamo ideato uno, ma era più una missione suicida.

« Beh, pensavamo di partecipare alla lotta tra Paradiso e Inferno e provare a bloccare lo scontro... »

Chiusi gli occhi, preparandomi alle urla.

E infatti...

« COSA? SEI MATTA? » sbottò Sam, bianco in volto. Si passò una mano tra i lunghi capelli scruri.

« E come vorresti fare? » domandò Gabriele, avvicinandosi.

"Ecco... e ora come glielo spiego?"

« Uccidendo... Raffaele e Lucifero » mormorai. Crowley aveva ragione: dovevamo fermarli, anche se sarebbe stato davvero molto difficile. Praticamente impossibile.

Dean scoppiò a ridere. Una risata isterica che lo scosse completamente.

« Uccidere il Diavolo e l'altro pazzo? Ma hai battuto la testa per caso? »

Strinsi i pugni lungo i fianchi, lanciandogli un'occhiataccia.

« Non mi sembra di averti chiesto di unirti! »

Ero stanca di essere sgridata. Ero un angelo dopotutto.

« Dovresti mostrarmi un po' più di rispetto, Dean Winchester » continuai, avvicinandomi pericolosamente a lui. Non avevo paura di froteggiarlo, non dopo tutte le emozioni forti della giornata. Ero una creatura celeste, un soldato, meritavo rispetto anche se eravamo amici.

Restammo a guardarci in cagnesco per dei lunghissimi istanti. Alla fine, il ragazzo cedette.

«Avanti Cas!» ringhiò Dean «Dille anche tu che è un piano terribile!»

L'angelo alzò le spalle.
«Lo farei, se questo ti fa sentire meglio» rispose pacato e con l'espressione ingenua «Ma non è quello che penso».
Gli sorrisi tristemente.

«Ho già detto che andrò con lei, piano terribile o meno» e così dicendo, afferrò la mia mano e intrecciò le dita con le sue. Guardava fisso Dean, sicuro delle sue parole.

Alle mie orecchie, la sua scelta suonava come una condanna.

Presi un lungo respiro e cercai di calmarmi. Guardai i tre umani e i quattro angeli davanti a me.

« Sentite, so che è una missione suicida, ma io e Cas tenteremo di fermarli, proveremo a sistemare le cose» dissi « Non vi chiedo di unirvi, solo di non ostacolarci...»

Non avrei mai preteso che qualcuno di loro, che consideravo la mia famiglia, si sacrificasse per seguirmi in una missione del genere.

Strinsi la mano di Castiel. Dovevamo parlare bene con Crowley e decidere come procedere.

« E quando vorreste mettere in atto questo piano che fa acqua da tutte le parti? » domandò Sam, guardando il mio angelo.

La sua mano scivolò dalla mia verso il fianco, passandovi un braccio per stringermi più a se'.

« Domani... dobbiamo fermarlo il prima possibile »

Mi limitai ad annuire.

Notai che i due Winchester si lanciarono un'occhiata d'intesa.

« Veniamo anche noi » dissero in coro, prima di guardarsi e scoppiare a ridere come due bambini.

Il mio cuore perse un battito.

«Come...? Ma avevate appena detto che è un piano terribile! » sbottai, incredula.

Dean si avvicinò e mi scompigliò i capelli in modo affettuoso.

« Ormai per noi sei come una sorellina, non possiamo lasciarti andare in guerra da sola »

Cas lo guardò, perplesso « Ma non sarà sola, ci sono i... »

« Va bene così, Cas, vogliamo esserci » chiuse il discorso il maggiore dei Winchester, accompagnando le parole con un cenno della mano.

Li guardai, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

« E io di certo non me ne starò qui seduto ad aspettare la fine » borbottò Bobby, prendendo un'intera cassa di birra dal frigo e portandola in salone.

Rimasi a bocca aperta. Ci stava appoggiando anche lui.

« E io devo venire per forza, altrimenti vi farete ammazzare » ghignò Balthazar.

Sorrisi di gratitudine.

Menea alzò le spalle. Si portò una mano tra i ricci biondi e li scosse.

« Io non sarei qui se non volessi aiutare »

« E io di certo non posso mancare, sono la vostra star! » affermò Gabe ridacchiando.

Il cuore prese a battermi forte. I nostri amici non ci avevano abbandonato, ci stavano offrendo il loro sostegno, la loro stessa vita.

« Ammazziamo chi si mette in mezzo e il primo che uccide uno di quei due cojoni piumati si fa una cena pagata dagli altri » disse Dean, facendomi l'occhiolino.

Gabe battè le mani « Quindi questa sarebbe la nostra "ultima notte sulla Terra"? Che stiamo aspettando? Bisogna brindare! »

Fece comparire dal nulla champagne, rum, vodka e alcolici vari.

Per prima cosa ci passò un bicchiere di champagne.

« Al futuro della Terra, che possa prosperare in pace » disse, alzando il suo calice.

Lo imitammo. Avremmo fermato sia il Diavolo che Raffaele per il bene degli umani. Questa era stata da sempre la nostra missione: proteggerli.

Eravamo nati per quello.

Dopo il brindisi, mi misi un po' in disparte mentre gli altri provavano a divertirsi.

Mi fermai a guardare tutti i presenti. Avevano tutti sguardi decisi, quelli di coloro che avrebbero fatto di tutto per vincere, indipendentemente dal prezzo da pagare. L'obiettivo era fermare Lucifero e Raffaele, anche a costo della vita.

Balthazar e Menea parlavano tra di loro, mentre Gabriele stava facendo una qualche batturta con Bobby e Sam. Alzai lo sguardo su Castiel, intento a buttar giù una birra offertagli da Dean. Il cacciatore lo stava facendo ridere.

L'interrogativo sul nostro futuro era lì, davanti ai miei occhi, ma era una visione sbiadita. L'unica cosa che per me aveva la stessa importanza di fermare i due angeli era quella di tenere al sicuro il mio. Era la mia stessa vita, non gli avrei permesso di morire. Strinsi i pugni lungo i fianchi. Se avessi avuto anche una minima possibilità che avrebbe acconsentito, gli avrei chiesto di non combattere. Ma Cas non mi avrebbe presa sul serio, non quando lui era uno dei nostri migliori guerrieri, non quando lui si sentiva il responsabile dell'Apocalisse. Avrei ferito il suo orgoglio.
"E non voglio che tutto finisca lasciando come nostro ultimo ricordo una litigata" pensai serrando anche la mascella.

"No, non finirà niente, vinceremo!" provai a convincermi, ma questo non impedì alle lacrime di solcarmi il viso. Era un pianto silenzioso, ma pur sempre un pianto. Diedi le spalle ai presenti e scesi nello scantinato, sedendomi sull'ultimo gradino. Mi coprii il volto con le mani, cercando di calmarmi, invano.

"Sei un soldato! Datti un contegno!" mi sgridò la mia parte razionale. Provai con dei respiri profondi ma niente. Non dovevo piangere, le lacrime erano inutili.
Improvvisamente sentii dei passi scendere le scale. Non mi voltai. Chiunque fosse, non volevo che vedesse la mia debolezza. Silenziosamente si sedette accanto a me. Mi voltai e vidi Castiel.
« Tu sai che ci sono e ci sarò per sempre, vero? » e mi trafisse con quei suoi occhi color zaffiro.
Mi lasciai abbracciare e cullare, mentre continuavo a piangere contro il suo petto.
« Non dire così, sembra un addio » gracchiai contro la sua camicia, stringendo il bavero del trench. Lui non rispose. Guardò il vuoto per quasi un intero minuto.
« Se ti chiedessi di non combattere, lo faresti?»
Scossi la fronte contro il suo petto. Mi uscì poi una specie di risata isterica « E io che volevo farti la stessa domanda... »
Mi sollevò il volto, finchè i suoi occhi non incrociarono i miei, fissandomi in silenzio.
Presi coraggio.

«Promettimi di far di tutto per vivere » mugugnai.
Lui annuì piano «Promettimi di far di tutto per vivere» ripetè, mentre io stringendo la presa sul suo trench.
« Ci proverò » mormorai prima di sporgermi e baciarlo, ma si tirò indietro e strinse le mani sulle mie, aggrappate al giaccone.
« Prometti!» si impuntò, trafiggendomi con lo sguardo. «Non ci devi solo "provare", devi farlo! Come farei a vivere senza te?» chiese. Nei suoi occhi leggevo il terrore.
"È quello che mi chiedo anche io..."

« Hai anche promesso di sposarmi, no? » continuò.
Annuii. Gli afferrai il viso con entrambe le mani e lo avvicinai a me per poi baciarlo teneramente. Cas rispose alla mia dolcezza con l'aggressività, intrecciando la sua lingua con la mia e accarezzandomi i fianchi. Li strinse con delicatezza.
Gli allacciai le braccia al collo, continuando a baciarlo.
"Vivi" lo supplicai col pensiero mentre ci staccavamo per riprendere fiato. Castiel sembrò calmarsi e mi baciò teneramente l'ultima lacrima. Per un attimo sembrò che mi avesse rivolto la stessa supplica.

 

«Ma possibile che piangi sempre? » Mi ammonì ridacchiando Balth quando tornammo in salotto. Senza pensarci due volte, mi allungai verso di lui e lo abbracciai. Lui rimase interdetto. Non se lo aspettava.
«Non fatevi ammazzare, vi prego » dissi a tutti i presenti, sporgendomi oltre la spalla di Balthazar. L'angelo fece per stringermi nel momento esatto in cui io sciolsi l'abbraccio.
« Sì, torneremo a brindare per la morte di quei due pennuti » mormorò Bobby mentre lo sguardo di tutti si faceva scuro.
Gabriele si mise un lecca lecca in bocca e ci guardò con un ghigno sul volto.
«Devo provare ancora i menage multipli di questo tizio prima di lasciarci le penne, tranquilla» ridacchiò, stringendo la spalla di Balthazar che rise a sua volta. Il sorriso dell'arcangelo era contagioso.
Passammo la serata a bere e a scherzare, anche se il fantasma del domani era una presenza schiacciante.

Sam e suo fratello provarono a far ubriacare me e Castiel, ma in quanto angeli reggevamo bene l'alcool. Loro due, invece, scesero piano piano nel torpore e nel relax tipico di chi ha bevuto.

Alla fine ci ritirammo tutti, chi per dormire, chi per riordinare le idee.

Io invitai Castiel a seguirmi nella Panic Room, che era stata la "mia stanza" nella permanenza da Bobby.
Senza dire una parola ci sedemmo su quel letto cigolante, accarezzandoci, abbracciandoci, baciandoci e facendo l'amore in modo tenero, dicendoci tutto attraverso gli occhi. Non servivano altre parole o discorsi. Gemiti, sospiri e sguardi, quella fu la nostra ultima notte prima della grande battaglia.

 

 

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Capitolo 14
*** This is war ***





THIS IS WAR

 

 

Terremoti.

Tsunami.

Eruzioni vulcaniche.

I telegiornali umani non parlavano d'altro. La gente dava la colpa all'inquinamento, al troppo sfruttamento della terra, al cambiamento del clima, ma nessuno, a parte noi, sapeva la verità. L'energia angelica che le creature celesti emanavano scendendo sulla Terra non aveva eguali...combinata poi alle forze dell'Inferno, liberatesi insieme a Lucifero, lasciavano poco scampo.

Era l'inizio della fine.

I morti erano diverse centinaia.

Guardai i tre cacciatori. Stavano in silenzio, lo sguardo basso. Per una volta, neanche Dean aveva voglia di parlare. Sam e Bobby si rigiravano tra le mani una lama angelica ciascuno che Gabriele aveva rubato per loro. Balthazar se ne stava in un angolo, la schiena appoggiata allo stipete della porta del salone, le braccia incrociate al petto. Menea, involontariamente, faceva lo stesso dall'altra parte della stanza. Castiel era accanto a me, fermo e immobile come una statua.

Io non sapevo che dire. Quali parole vanno dette quando la fine è vicina? Cosa si dice prima di andare a provare a fermare due eserciti? Cosa si dice quando la morte è più una certezza che una possibilità?

Sfiorai con la mano la lama angelica che tenevo nella tasca posteriori dei jeans, coperta dalla canottiera nera. Era un gesto che facevo di continuo, cercavo di assicurarmi che l'arma ci fosse.

Avvertii il rumore di un motore che si avvicinava. Alzammo tutti lo sguardo e poco dopo, dalla porta principale, entrarono due cacciatori. Uno era alto, allampanato, con lo sguardo da bambino. Il secondo era un uomo, press'appoco dell'età di Bobby, carnaggione scura ma dallo sguardo sicuro e segnato, tipico dei cacciatori.

« Come butta gente? » disse con un sorriso il più giovane. Riconobbi all'istante quella voce. Per lui, una volta, mi ero spacciata come un agente dell'F.B.I.

« Garth! » lo salutò Sam, ma non potè aggiungere altro che il ragazzino passò ad abbracciare sia lui che il fratello. Dopodiché si sporse anche verso Bobby.

Mi faceva tenerezza. Sembrava non appartenere al mondo della caccia ai mostri.

« Tu devi essere Layla » disse con un sorriso ingenuo, abbracciando anche me. Sorrisi di rimando e ricambiai l'abbraccio « Ti devo un favore dopo quella telefonata » continuò, una volta libera dalla sua stretta.

Mi limitai a sorridergli. Quello che era venuto a fare valeva indubbiamente molto di più di una bugia per telefono.

« Rufus! » gracchiò Bobby, dando delle pacche all'altro cacciatore.

« Caro vecchio, scorbutico Bobby » sorrise.

Dopo aver salutato anche i due Winchester, passò in rassegna di noi angeli.

Emise un fischio « Sono ciò che penso io siano? » domandò agli altri cacciatori.

Dean annuì « Abbiamo i nostri angeli nella manica » ridacchiò per smorzare la tensione.

Dopo le varie presentazioni, Rufus guardò Bobby.

« Aspettiamo qualcun altro? »

Un attimo dopo nella stanza comparve una figura. Afroamericano, dagli occhi blu elettrici e vestito con un completo antracite, Andros rivolse a me e Castiel uno stupendo sorriso.

« Ora ci siamo tutti » asserì il mio angelo.

Scese di nuovo il silenzio. Dean caricò il suo fucile « Quindi... si va! » affermò.

Menea sembrò ricordarsi di qualcosa e si avvicinò agli umani. Sam, trovandoselo troppo vicino, indietreggiò istintivamente.

"Gli angeli non hanno il concetto di spazio personale" mi ricordai.

Il caduto sembrò non farci caso. Alzò una mano e fece per poggiarla sulla testa dei due fratelli.

« Hey, hey, che intenzioni hai? » sbottò il maggiore dei Winchester, indietreggiando.

Ricevette come risposta uno sguardo severo « Stiamo per andare a combattere contro angeli... con le ali! Vuoi avere ancora gli occhi o no? »

"Ah già!"

Nella guerra che si sarebbe svolta di lì a poco, dovevamo immaginare che gli angeli avrebbero sfoderato le ali per essere più forti e veloci per bloccare i demoni. Il problema era che gli occhi umani non erano in grado di sopportare la bellezza e la magnificenza di tali appendici piumate.

« Pensaci, Layla, come fai a vedere le mie ali senza che i tuoi occhi brucino? »

Degluttendo, cercai di non pensare alle parole che Cas mi aveva urlato in faccia quasi un anno prima.

Guardandolo perplessi, i due cacciatori non chiesero altro. Menea chiuse gli occhi e una strana luce rossa si sprigionò dalle sue mani. Vidi Sam e Dean tremare leggermente, ma quando aprirono gli occhi, i loro sguardi sembravano più... luminosi.

« Adesso potete guardare le ali degli angeli senza che i vostri occhi brucino » sorrise. Si ravvivò i capelli e fece lo stesso con Bobby, Garth e Rufus.

« Allora... è giunto il momento » disse Balthazar, spostandosi dalla porta e raggiungendoci.

Annuii. Presi Castiel per mano mentre Gabriele poggiava una mano su Sam e l'altra su Dean. Balthazar fece lo stesso con Bobby, Menea con Rufus e Andros con Garth.

« Andiamo » affermai, un secondo prima di teletrasportarci nel luogo della battaglia.

 

Quando Cas mi teletrasportò con se' nell'epicentro della guerra, la prima cosa che mi colpì fu l'odore.

Zolfo misto a sangue.

Era un odore che mi dava il voltastomaco.

La seconda cosa, fu l'energia pulsante di quel posto. Era schiacciante. Di quello che un tempo era un bosco, non ne era rimasto più nulla. Gli alberi erano stati rasi al suolo, disintegrati o fatti a pezzi durante gli scontri. C'erano decine di corpi riversi a terra, trapassati da una lama o con le orbite degli occhi liquefatte. I demoni giacevano accanto agli angeli, il cui terreno sottostante si era bruciato disegnando le ali dei caduti in battaglia. Inferno e Paradiso giacevano immobili, l'uno accanto all'altro. C'erano ancora delle piume che pigramente volteggiavano nel vento.

Davanti a noi, centinaia di angeli fronteggiavano un numero considerevole di demoni. Sentivo le armi cozzare, le urla, i gemiti...

Una risata più forte di tutte mi fece rabbrividire. Alzai lo sguardo e su una collina poco distante si ergeva Raffaele in tutta la sua potenza. Le sue ali erano spalancate, le cui rifiniture delle piume riportavano i colori della notte. Aveva il petto all'infuori, di chi è sicuro di se'. La sua energia era incredibile. Un'altra, della stessa potenza, proveniva dalla collina opposta. Era oscura e glaciale. Spostai lo sguardo e rimasi di stucco.

Lucifero, la stella del mattino.

Anche lui si ergeva su una collina, ma osservava pigramente lo scontro. Sembrava disinteressato a tutto. Solo quando si accorse di noi scattò in piedi.

Era alto, spalle larghe, capelli biondi e spettinati. Gli occhi erano celesti e aveva un accenno di barba chiara. Anche lui, come gli altri angeli, era bellissimo quanto letale. Le sue ali erano nere come la pece, talmente scure che neanche le rifiniture avevano un colore diverso. In un batter d'occhio comparve davanti a me, tanto che ne riuscii a percepire la Grazia inesorabilmente macchiata del peccato più oscuro. Emanava un odore seducente quanto diabolico.

« Quindi sei anche tu figlia mia » mormorò con un sorriso dipinto sul volto, poggiandomi una mano sulla spalla. In quanto caduta, secondo le convinzioni usuali, avevo rinnegato nostro Padre, scegliendo come sostituto proprio Lucifero. Ma non era quello il mio caso.

Saltai indietro, sguainando la lama.

Il sorriso del Re dei Caduti divenne diabolico.

« Guardate fratelli! » risuonò la voce di Raffaele dalla collina « Ecco chi ha liberato Lucifero dalla sua Gabbia, ecco chi ha fatto dilagare il male sulla Terra! ».

Così dicendo, puntò l'indice nella nostra direzione.

L'esercito angelico e quello demoniaco si voltarono a guardarci.

« Mi sa che siamo nella merda... » borbottò Dean alle nostre spalle.

« Fino al collo, ragazzo » confermò Bobby, caricando il fucile.

Gli angeli ci rivolsero uno sguardo di odio puro. Ai loro occhi dovevamo apparire peggio dei demoni.

Lucifero ritornò in volo sulla sua collina con uno sguardo soddisfatto. Sapeva che non eravamo stati noi a liberarlo, ma confidava nel piano di Raffaele di spartirsi la Terra.

Una ventina di angeli si lanciarono contro di noi, armi alla mano, con una furia omicida negli occhi.

Castiel fece per pararmisi davanti, ma un forte odore di zolfo mi impregnò le narici. Lo conoscevo fin troppo bene.

« Salve ragazzi »

Crowley comparve davanti a noi, impeccabile come sempre nel suo completo scuro.

Strinsi i denti « Arrivi al momento giusto »

Scrollò le spalle « Lo so »

Ma l'arrivo dell'ex re dell'Inferno non fece che convincere maggiormente gli angeli della nostra colpevolezza. I demoni di Crowley si dedicarono agli angeli che ci stavano venendo contro.

« Penso io a Lucifero, voi due occupatevi di Raffaele! » ordinò Gabriele, prima di volare verso il fratello.

« Naomi è mia » ringhiò Menea, una volta individuata l'angelo con cui aveva un conto in sospeso. Fece un salto e spalancò le appendici piumate, raggiungendo il suo obiettivo.

Anche Balthazar sfoderò le sue ali « Io mi occuperò del vecchio scimmione » e indicò con lo sguardo Zaccaria.

Io e Castiel ci scambiammo uno sguardo mentre i cacciatori si davano da fare ad uccidere quanti più demoni possibili. Di loro non mi dispiaceva affatto, ero più preoccupata per gli umani che usavano come contenitori. Serrai la mascella quando mi resi conto che esorcizzarli tutti sarebbe stato impossibile per i Winchester e gli altri. Non potevamo rispettare la nostra missione e la cosa mi innervosiva.

Non avremmo salvato gli umani, ma cercato di contenere le perdite.

Scavalcando i cadaveri di decine di demoni, io e Castiel cominciammo a correre verso la collina su cui ci osservava sornione Raffaele.

Neanche qualche metro più avanti, un angelo dal cielo scaraventò in terra, verso di noi, il corpo di un demone. Per evitare di essere colpiti, io e il mio angelo ci separammo per un istante. Castiel, un attimo dopo, venne circondato da tre demoni.

Spalancai le ali e feci per raggiungerlo. Dovevo aiutarlo.

Mentre mi davo lo slancio con le gambe, però, una figura mi sbarrò la strada.

« Arya! » ringhiai.

Era un angelo dai capelli rossi, lunghi e mossi, che le cadevano morbidi sulle spalle. Gli occhi verdi risaltavano sul completo color panna.

Mi rivolse uno sorriso omicida.

« Layla » mi salutò, mentre con il palmo della mano rilasciava una potente energia che mi fece cadere all'indietro di qualche metro.

La guardai in cagnesco, mentre mi ritiravo in piedi e sguainavo la lama angelica. Lei fece lo stesso.

« Sorella » cominciai « Ti prego, non voglio farti del male! »

Arya faceva parte della legione di Gabriele, era un mio sottoposto ma non la consideravo come tale.

« Tu ci hai traditi! Hai liberato il Diavolo! » urlò, tentando un affondo frontale. Parai il suo colpo con la mia arma.

« Non ho liberato io Lucifero! » risposi a denti stretti « E' tutta opera di Raffaele, lui vuole conquistare la Terra, ha liberato nostro fratello per giustificare la discesa in massa, ma non lo capisci? » le spiegai, mentre le nostre armi cozzavano.

Ruotò su se stessa e provò a colpirmi ad un fianco « Bugiarda! Hai liberato tu Lucifero! »

Mi limitavo alla difesa. Non volevo uccidere una sorella.

« Raffaele vuole governare sulla Terra oltre che sul Paradiso! »

« Bugiarda! » ripetè.

I suoi colpi erano potenti e veloci. Per poco riuscii a deviare un colpo al mio pettò, spostandomi all'ultimo. Si riprese velocemente e affondò la lama nella mia spalla.

Urlai di dolore mentre sentivo la ferita bruciare come fuoco vivo. Mi tremò il braccio, ma non abbandonai la posizione difensiva.

"Non ho scelta" pensai, serrando la mascella.

Malgrado il dolore, riuscivo ancora a muovermi agilmente. Quando si protese per attaccarmi di nuovo, la afferrai per i polsi e le diedi un calcio alle caviglie. Aiutandomi con le ali e colpendola ad un fianco, la feci cadere di lato. Lei urlò e mi maledisse, mentre calavo la lama sul suo petto.

Ci fu uno scoppio e il corpo di Arya si illuminò. Il prato sotto di lei si bruciò formando delle ali mentre delle piume dalle rifiniture indaco volteggiarono nell'aria.

Castiel mi raggiunse, il viso sporco di sangue non suo.

« Stai bene? » chiese con il fiato corto. Non risposi. Non stavo bene, avevo appena ucciso un angelo, una sorella.

Lui intuì i miei pensieri « Molti sono stati plagiati dall'arcangelo troppo in profondità »

Arya non voleva sentire ragioni, credeva troppo in Raffaele.

Riprendemmo la nostra corsa verso Raffaele, ma Castiel venne bloccato da un angelo dai capelli corvini. Fece per aiutarlo, ma la voce di Dean mi bloccò.

« LAYLA, CAS! VENITE QUI, MALEDIZIONE! » urlò il cacciatore, disperato.

Lanciai uno sguardo al mio angelo. Se la stava cavando bene.

« Va, ti raggiungo! » urlò, mentre colpiva l'ala di un'altra creatura celeste.

Senza aggiungere altro, spalancai le ali e mi alzai in volo, planando accanto ai due Winchester. Entrambi erano riversi su un corpo, sdraiato a terra in una posizione innaturale.

« Aiutalo! » ordinò, gli occhi verdi lucidi.

Solo un attimo dopo mi resi conto che il corpo su cui Sam stava tamponando una ferita era Bobby. Il cacciatore burbero era bianco, gli occhi quasi fuori dalle orbite.

Il cuore mi si strinse in una morsa, mentre il minore dei Winchester spostava la mano. La ferita sul torace, che aveva iniziato a tamponare, sanguinava copiosamente.

Degluttii e cercai di non guardare in faccia quel cacciatore che aveva fatto così tanto per me. Quando gli avevo detto di essere un angelo, mi aveva accolta in casa sua senza problemi. Non mi aveva negato cibo e ospitalità, anzi, mi aveva dato protezione.

Posizionai le mani sulla ferita e mi concentrai su di essa. Dovevo sanarla.

Attesi qualche istante inifito, ma la mia Grazia non lo stava curando. La sentivo scorrere in me, ma sembrava essere imprigionata nel mio corpo.

« Che succede? » gracchiò Sam, in preda al panico « Perchè non funziona? »

Il cuore mi batteva forte per la paura. Perché non riuscivo a curarlo?

Scossi la testa mentre lacrime di terrore mi scendevano dagli occhi.

Strinsi i denti e mi concentrai ancora.

Niente, la mia Grazia non lo stava curando.

«Devi aver perso dei poteri... alcuni si esauriscono in poco tempo, altri poteri si spengono proprio... è una condanna».

Le parole di Menea mi rimbombarono in testa mentre cercavo con tutta me stessa di non credere di aver scoperto, a spese di Bobby, di non avere più il potere curativo. Da quando avevo riacquistato la Grazia non l'avevo mai usato, ma lo consideravo un potere che era ancora in me.

I battiti del cuore di Bobby si fecero sempre più lenti.

« Layla! » mi urlò Dean nelle orecchie, mentre la paura si faceva strada in me. Bobby stava morendo e io non potevo fare niente.

« Non ci riesco... » gracchiai, mentre il terrore dilagava in me.

"Maledizione!"

Dean mi disse qualcosa, ma non lo sentii. Nelle mie orecchie c'era un fischio sordo che mi faceva girare la testa. Tutto era ovattato e solo il peso sul cuore mi ancorava alla realtà.

Una realtà da cui sarei volentieri fuggita.

Le mie mani vennero scansate dolcemente da quelle che riconobbi come quelle di Cas.

Adagiò le mani sulla ferita nel preciso istante in cui il cuore di Bobby batteva l'ultimo, assordante colpo.

Un rumore sordo, come il rintocco di una campana di morte.

Castiel non disse nulla. Si limitò a chiudere gli occhi del cacciatore che era stato come un secondo padre per i Winchester.

Alzai lo sguardo su di loro. Sam e Dean compresero che per Bobby non c'era più niente da fare.

"Non l'ho salvato " pensai, mentre Castiel mi aiutava a rimettermi in piedi. Guardai i due Winchester negli occhi. Stavano piangendo, mentre stringevano così forte i loro pugnali da far diventare le nocche bianche. Un groppo alla gola mi tolse il respiro mentre la consapevolezza che Bobby non sarebbe più tornato diventava una realtà pressante.

Era colpa mia, io avevo acconsentito che partecipasse allo scontro.

Un demone fece per colpire alle spalle Dean, ma il cacciatore se ne accorse e con una violenza inaudita cominciò ad infilzarlo nel petto, mentre il sangue della creatura gli sporcava il viso e i vestiti. Sam osservò impotente il fratello, mentre leggevo nei suoi occhi la disperazione per aver perso di nuovo un "padre".

Avrei voluto fare qualcosa, ma dovevamo fermare il massacro che si stava compiendo sulla Terra.

Mi si parò davanti un demone e cercai di cacciare indietro le lacrime.

Non avevo salvato Bobby, ma potevo salvare l'umano posseduto da quel demone.

« Exorcizamus te, omnis immundus spiritus... » cominciai, alzando una mano nella sua direzione. La creatura cominciò a contorcersi, ma trovò la forza di colpirmi una gamba con un pugnale.

Urlai di dolore, mentre dovetti abbassare la mano per sfilarmi l'arma dalla coscia. Il mostro mi balzò al collo, facendomi cadere all'indietro. Lo spinsi via con un calcio e gli lancaiai a mia volta la mia lama angelica, colpendolo al petto. Stramazzò immediatamente al suolo.

Ansante, mi tirai su recuperando l'arma e mi guardai intorno. L'occhio mi cadde su due angeli che combattevano. Uno dei due fu più veloce e l'altro cadde a terra, tenendosi una ferita al costato. Era davvero grave.

Sbarrai gli occhi quando mi resi conto che l'angelo morente era Balthazar.

Correndo come un'ossessa, mi fiondai su di lui. Castiel mi era dietro e in un attimo pugnalò a morte l'angelo che aveva ferito il mio amico.

Segnata già dalla morte di Bobby, non ero disposta a sopportare un'altra perdita. Gli presi la testa tra le mani e lo scossi piano.

« Hey Balth, non morire, ti prego! » piansi mentre lo fissavo negli occhi. Lui mi guardò, come rattristato.

« Non posso mantenere questa promessa, mi dispiace » e abbozzò una risata mentre tossiva sangue.

Mi voltai di scatto « Cas, ti prego, curalo! » supplicai il mio angelo, ma una mano afferrò la mia.

« No, non voglio essere curato. Avete bisogno di tutte le energie possibili per battere Raffaele » tossì, mentre la sua pelle diventava pallida e il ghigno che aveva sempre segnato il suo volto sembrava scemare.

La sua pelle stava diventando fredda e la Grazia brillava debolmente.

Ormai le lacrime scendevano inesorabili « Ti prego, non morire » piansi ancora. Non potevo accettare di perderlo, era come un fratello per me.

Mi accarezzò la mano, mentre un sorriso gli incurvava le labbra.

« Sta tranquilla, pensa solo ad uccidere quel bastardo... » lo vidi roteare gli occhi all'indietro e il mio cuore perse un battito.

« Ora sai chi sei e per cosa è giusto combattere, Layla... sei sempre stata molto importante per me » continuò a bassa voce e in quel momento, sentii le mie guancie arrossarsi.

« C'era un sentimento forte per un angelo, ma era unidireziolale, non provava quello che io provavo per lei. Neanche lei si conosce bene...» aveva detto una volta l'angelo dalle ali ramate e in quel momento un colpo al cuore mi fece intuire di chi stesse parlando.

Balthazar era innamorato di me.

Lo era sempre stato.

Mi amava e avevo trascinato anche lui in questa missione suicida.

« Ti prego, fatti curare » sussurrai, avvicinando la testa al suo petto. Non potevo permettere che morisse... non anche lui.

Una mano mi accarezzò i capelli.

« Va bene così, Layla. Andrà... tutto... ben...» gracchiò piano, ma non riuscì mai a finire la frase. Il cuore dell'angelo battè l'ultimo suono sordo, prima di fermarsi. La Grazia di Balthazar brillò maestosamente per un attimo, prima di esplodere e disegnare delle ali nere sul prato.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Angst, angst e ancora angst... so che mi state odiando tanto in questo momento, anche se... ok, lasciamo perdere xD

Spero solo di aver dato il giusto peso alla morte di entrambi. So che uccidere due personaggi in un capitolo è cattiveria pura, infatti mi sento molto G. R. R. Martin (eresia! Lo so u.u)

Non odiatemi. *Prende il jet pack e vola su un altro pianeta *

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Capitolo 15
*** Castle of glass ***






CASTLE OF GLASS

 

«COMBATTI!» Mi incitò con un urlo Castiel, riscuotendomi dalla trance in cui ero caduta. Degli angeli ci stavano venendo addosso.
Osservai per l'ultima volta il corpo senza vita di Balthazar.
Lui mi aveva amata ben sapendo dei miei sentimenti verso l'angelo in trench, senza avermelo mai fatto notare o pesare. Di sua spontanea volontà non avrebbe mai appoggiato la causa umana, eppure eccolo lì, sacrificatosi per seguirmi.

Sentivo il cuore pesante. Avevo perso quello che più di tutti consideravo un fratello. Per secoli avevamo combattuto fianco a fianco nella legione di Gabriel e ora era tutto finito? La morte se l'era portato via con una guerra?
Mi cadde lo sguardo sul corpo dell'angelo che lo aveva ucciso. Era sdraiato vicino a Balth. Come lui, sembrava dormisse. Castiel lo aveva pugnalato al cuore, ma avrei voluto farlo io. Avrei preferito torturarlo io per il male che aveva fatto a Balthazar, per avergli strappato la vita senza pietà. Strinsi i denti e serrai i pugni lungo i fianchi. Mi sentii montare dalla rabbia.

"Doveva soffrire di più di una morte ben più dolorosa. Cas doveva essere più cruento"
Era un massacro, fratelli che si uccidevano tra loro.
Strinsi i denti per bloccare le lacrime e presi lo slancio con la gamba per calciar via l'assassino del mio amico. Volevo fargli male anche se sapevo che non ne avrebbe sofferto. Il mio era un bisogno fisico di vendetta.
Due braccia mi afferrarono da dietro e mi bloccarono, sollevandomi di un paio di centimetri da terra.
«Lascia stare! Non serve a niente accanirsi sui morti» mi disse Castiel, la voce era ferma, ma anche dolce «Fermiamo Raffaele, non permettere che la morte dei nostri amici sia stata vana!».

Sapeva quanto Balthazar fosse importante per me. Sapere che nè lui, nè Bobby ci sarebbero stati più mi faceva male.
Mi afflosciai contro il suo corpo, prima di scoppiare a piangere sul suo petto.
« Quel bastardo la pagherà! Pagherà per Bobby e per Balthazar» piansi. Con la coda dell'occhio, vidi un demone correre verso di noi, pensando di coglierci di sorpresa e ucciderci. Con una calme irreale, mi stacca dal mio angelo e trafissi in fronte il nemico che stava per colpirci.

Castiel mi squadrò, colpito.
«Basta pacificazioni» mormorai senza guardarlo negli occhi. Mi asciugai una lacrima che mi stava rigando una guancia. «O con me o contro di me!»

Non avrei sopportato la perdita di un altro compagno. Alzai lo sguardo per cercare i miei amici e mi resi conto che se la stavano cavando tutti bene, Garth compreso, che fronteggiava un mostro dagli occhi neri senza difficoltà.
Percepii una Grazia in avvicinamento. Un angelo donna dai capelli corvini mi volò addosso, ma senza pensarci troppo la colpii in pieno petto. Ero stanca di dare spiegazioni, ero stanca di provare a salvare chi non voleva essere salvato.

"Devo avere la testa di Raffaele, questo è tutta colpa sua" pensai in modo glaciale. Stavo abbandonando i modi di fare della tenera e dolce Layla per indossare nuovamente la corazza da vero soldato angelico. Non per niente ero la vicecomandante di Gabriele.
Castiel era impegnato a combattere contro un altro angelo. Tentò all'inizio di convincerlo della crudeltà di Raffaele. Quando si rese conto che ormai era troppo compromesso, lo pugnalò allo stomaco. Sporco di sangue, mi raggiunse subito dopo e insieme alzammo lo sguardo sulla collina su cui era accampato Raffaele.

Stava mandando dei colpi d'energia contro Lucifero, appollaiato sull'altra altura, che rispondeva pigramente agli attacchi. Colpi del genere non avrebbero fatto il solletico neanche a me, figuriamoci ad un arcangelo. Non stavano neanche più provando a fingere. Sembravano più interessati a guardare la battaglia.

La rabbia mi invase e, con un cenno del capo a Castiel, cominciammo a correre verso l'arcangelo. Diversi tra fratelli e demoni si misero sul nostro cammino. Ero stanca di loro, stanca tutto. Appena percepivo una Grazia in avvicinamento ostile, mi bastava guardarli negli occhi un istante per capire se ci avrebbero appoggiati. E poi colpivo.

Per i demoni, mi bastava trovarmeli alle spalle. Non mi fidavo di Crowley, quindi non mi fermavo a chiedere se erano o meno dalla nostra parte. Mi bastava sentirne l'odore che agivo di conseguenza.

Avevo perso due amici e la pazienza. L'arcangelo doveva pagare per tutto.

Scavalcai i cadaveri di Naomi e Zaccaria mentre mi guardavo intorno. La zona, un tempo un verdeggiante bosco, era ridotto ad un cumulo di cenere e corpi ammassati. La terra sotto i nostri piedi era bruciata, secca, forse non avrebbe mai rivisto la vitalità della natura. Il male sembrava essere entrato nelle cellule stesse della terra.

Continuando a correre, mi resi conto che eravamo ormai a pochi metri da Raffaele. Quest'ultimo, sentendoci, alzò lo sguardo su di noi. Uno sguardo maligno e terribile.

La potenza della sua Grazia non mi fece vacillare.
«Ecco i moderni Romeo e Giulietta, peccato che farete la stessa fine» rise diabolico, scendendo il picchiata verso di noi. Sguanai la lama proprio appena me lo ritrovai a pochi centimetri. Ero pronta allo scontro.

L'arcangelo planò su di noi. Le sue enormi ali oscurarono per un attimo il sole alto nel cielo. Le piume erano ridefinite con i colori della notte, un contrasto perfetto con la brillantezza del bianco che ricopriva le ali.

Castiel si trovò accerchiato da due angeli, così dovetti vedermela da sola contro Raffaele.

Le penne erano affilate e cozzarono contro le mie. Mi difesi da quell'attacco senza sforzo, anche se i muscoli delle sue ali erano più sviluppati dei miei. Ci fu una pioggia di scintille e il rumore stridulo al contatto. Usai l'altra ala per colpirlo, al che lui si difese con la sua lama angelica. I suoi colpi erano potenti e veloci. Cercai al meglio di pararmi, dato che i suoi attacchi non mi lasciavano un attimo di respiro. Dovevo reagire, trovare uno spiraglio, un momento in cui si sarebbe fermato.

La sua lama vibrò a pochi millimetri dal mio viso, costringendomi a saltare all'indietro. Raffaele lanciò la sua arma angelica contro il mio petto, così dovetti ripiegare l'ala destra per pararmi. Fu un errore, infatti lasciai la schiena completamente scoperta. Con un balzo, mi fu alle spalle e, afferrandomi per i capelli, tirò per farmi inarcare la schiena e mi diede un calcio sulla colonna vertebrale. Richiusi le ali di scattò e cercai di divincolarmi, ma ne seguì un pugno. Il dolore era lancinante e doveva avermi rotto diverse ossa. La sua Grazia si illuminò spaventosamente e sentii un'ondata di energia colpirmi e farmi volare a diversi metri di distanza. Caddi a terra, cercando di limitare l'impatto con le ali.

Ringhiando di dolore, cercai di rialzarmi, ma mentre provavo a mettermi carponi, Raffaele mi fu accanto e mi afferrò una delle ali con la sua stretta poderosa. Istintivamente la ritirai, ma fu un errore. Tirandola indietro, sentii chiaramente l'ala strapparsi.

Un dolore violento mi fece urlare in modo agghiacciante. Il dolore era indescrivibile.

Con un ghigno, l'arcangelo mollò la presa e, sempre per istinto, rischiusi le ali dietro la schiena mentre il dolore sembrava in grado di uccidermi.

Mi diede un calcio che mi ributtò tra la polvere. Dolorante per l'ala e le percosse, tossii e mi resi conto stavo sputando sangue. Appoggiò un piede all'altezza della mia gola e cominciò a premere forte. Provai a divincolarmi facendo forza sull'ala sana, che fui costretta a spalancare, ma più mi muovevo, più forza l'arcangelo esercitava sul piede. Cercai di allontanarlo con le mani, scalciando a più non posso. I miei tentativi di liberarmi sembravano divertirlo.

« Sei un disertore, un verme e nella terra devi stare » ghignò. Il suo sguardo era gelido.

« Dovevi obbedirmi, Layla, non essere il disertore e assoggettata a quello stupido di Gabriele. "Gli umani vanno protetti" » gli fece il verso « ...no, gli umani vanno dominati! » e così dicendo, si abbassò e sostituì il piede con la mano sinistra. Premette le dita affilate contro la mia gola, cercando di strozzarmi più in fretta. Mi sollevò da terra, senza mollare la presa su di me.

Mi aggrappai con le unghie alla sua mano, continuando a scalciare.

La vista mi si stava appannando, il dolore era troppo, mentre delle macchie nere iniziavano a comparire nel mio campo visivo.

Incurvò le ali per far in modo che le mie non potessero colpire il suo corpo. Sentivo le sue piume pizzicare sulle braccia e sulle gambe.

Ci aveva rinchiusi in un bozzolo bianco e assassino che lasciava fuori le mie ali.

« Dovevamo essere i loro pastori » biascicai col poco fiato che avevo « Dovevamo proteggerli e guidarli, non essere... i loro... carnefici »

Raffaele rise delle mie parole.

« Guarda che hanno fatto a questa terra » disse, allargando l'altro braccio. Ovviamente era in senso figurato, poiché le sue ali costituivano una gabbia che mi precludeva la vista « Guarda dove li ha condotti il libero arbitrio! Si uccidono a vicenda, distruggono tutto ciò che nostro Padre ha creato per loro... è giunto il momento di rimettere le cose al loro posto» Il suo respiro sul mio viso mi dava i brividi, malgrado stessi sudando per liberarmi dalla sua stretta.

Mi stringeva troppo forte, non sarei riuscita a resistere ancora per molto.

L'ala strappata stava guarendo. Riuscivo già a dibattermi con entrambe in modo frenetico, incapaci di scalfire quelle dell'arcangelo. L'istinto di sopravvivenza sembrava prevalere sul dolore.

Le ali dell'arcangelo erano un muro indistruttibile.
Poi, come un faro nella notte, percepii la Grazia di Castiel molto vicina a me.

"No, allontanati" lo pregai in silenzio. Avevo paura che l'arcangelo torturasse anche lui. Il mio cuore non avrebbe retto.

Anche Raffaele se ne accorse. Spalancò le ali prima di lanciarmi a diversi metri di distanza.

L'impatto mi provocò diversi graffi, ma dovevo rialzarmi.

«Non la devi toccare!» urlò il mio angelo, mentre l'altra creatura celeste bloccava all'ultimo secondo un suo affondo.

Sentii le armi cozzare tra loro e capii che il mio angelo stava combattendo contro il nostro nemico.
La vista era ancora offuscata e le dita dell'arcangelo erano state come cortelli nella mia gola.

Tossii e cercai di rimettermi in piedi. Avevo i muscoli tesi e stanchi.

Dovevo aiutare Cas e metter fine a questa storia.
Stirai le ali e malgrado tutte le ferite riportate, cercai di lanciarmi nella lotta. L'ala destra mi faceva davvero male mentre il sangue continuava a picchiettare sul terreno dallo strappo.
Un angelo senza ali è un angelo morto.
Era una ferita profonda, ma non potevo perder tempo a compiangermi.
Le armi delle due creature stridevano l'una contro l'altra mentre le ali cozzavano.
Cas stava andando bene. Era il soldato letale e fiero che ricordavo.
«Ferma! Ci penso io, rimedierò ai miei errori!» mi urlò l'angelo dagli occhi blu quando si accorse che volevo aiutarlo.
Cas continuava ad incolparsi, malgrado la causa di tutto fosse della creatura che fronteggiava.

"Il solito testardo!"
Raffaele ridacchiò mentre la fronte gli si imperlava di sudore.
Fui costretta ad assistere impotente al loro scontro. Sembravano due leoni maestosi e invincibili.

Improvvisamente si alzarono in volo e continuarono lo scontro mentre piume rifinite d'oro e altre di blu scuro volteggiavano fino a terra. Con un colpo perfetto, l'angelo che amavo riuscì ad aprire una ferita profonda nell'ala del nemico. Raffaele urlò di dolore, tanto da far tremare la terra. Con immenso orrore, lo vidi allungare una mano sull'ala del mio compagno e rompergli un pezzo dell'osso superiore. Il suo urlo mi fece fermare il cuore.

La sua sofferenza era come una lama nel cuore. L'ala si ripiegò in maniera innaturale verso il basso. Ma Castiel sembrò non perdersi d'animo. Lo vidi teletrasportarsi di un metro sopra la testa dell'arcangelo e sprigionare dalle mani un'energia incredibile.

Raffaele urlò mentre veniva scaraventato a terra. Era come se una forza lo stesse schiacciando, mentre la pelle gli si bruciava. Quando affondò sul terreno, si alzò un enorme polverone che coprì completamente la vista della creatura dalle ali come la notte. Sentii la sua Grazia prima indebolirsi, per poi spegnersi del tutto.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata mentre alzavo lo sguardo su Castiel.

Era finita, Raffaele era stato sconfitto.

Avevamo vinto praticamente la guerra. Mancava solo aiutare Gabe a far tornare Lucifero nella gabbia o riservargli la stessa fine.

Ero così contenta che cominciai ad urlare dalla felicità. Non riuscivo a crederci, finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto.

Allungai le braccia verso Castiel, per invitarlo a scendere. Volevo abbracciarlo, stringerlo a me e urlare al mondo che avevamo sconfitto l'arcangelo.

Volevo amarlo, non vedevo l'ora di sposarlo e vivere per sempre con lui.

Vivere in pace, senza più nessuna minaccia,

Era indescrivibile la felicità che avevo nel cuore in quel momento.

Mentre il mio angelo planava senza forze davanti a me, lo vidi ferito e con i muscoli che tremavano. Le ali erano fratturate in più punti, diversi punti mostravano la cartlagine da cui piccole gocce cremisi sporcavano le sue stupende piume.

Aveva un sorriso stupendo di vittoria sul volto. Era tutto per me.

La guerra sarebbe finita a breve. Ero pronta alla nuova vita.

Sorrisi a mia volta e sentii il cuore leggero. Ce l'avevamo fatta.
Ci sarebbe stata pace. Mi sembrava incredibile.
Poi, all'improvviso, tornai a percepire la Grazia di Raffaele. Fu come uno schiaffo in pieno viso.

Non feci neanche in tempo ad urlare a Cas di fare attenzione che l'arcangelo sbucò fuori dal polverone e lanciò la sua lama angelica, colpendo la mia creatura celeste in pieno petto.

In quel momento il tempo sembrò fermarsi.

Cas rimase immobile per un istante interminabile.

Abbassò lo sguardo sulla lama prima di volgere gli occhi verso di me.

Silenzio.

Non sentii nulla.

Fu un secondo, Castiel sbattè le palpebre e le lancette dell'orologio sembrarono ripartire ad una velocità incredibile.
Sbarrai gli occhi mentre il suo corpo si accasciava a terra.

"NO, NO, NO!"

A malapena riuscivo a sentire i miei pensieri. Mi lanciai verso di lui, il cervello in stand by.
Lo afferrai prima che toccasse terra. Le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio con la sua testa adagiata sulle gambe.
«Cas?» Lo chiamai con voce tremante. Provai a scuoterlo delicatamente.
Ci fu un'esplosione di luce che partì dal corpo del mio angelo, mentre sotto di lui il prato si bruciò fino a formare il disegno di due ali spalancate. Delle piume bianche rifinite d'oro volteggiarono pigre nel vento, prima di scendere e accarezzare la terra.
C'era l'ombra di un sorriso sul volto dell'angelo che avevo tanto amato e che, ormai, non c'era più.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Se non mi avevate odiato abbastanza con l'altro capitolo, con questo sono sicura di non aver scampo... Altra "cattiveria", il capitolo 16 non lo pubblicherò il 22 Luglio, ma probabilmente il 29. Ci tenevo ad avvisarvi (sì, vi faccio soffrire per una settimana in più).

Grazie come sempre, anche per gli ortaggi che so già che mi lancerete...

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

P.s. La canzone che da il titolo al capitolo è dei Linkin Park!

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Capitolo 16
*** Anthem of the angels ***





ANTHEM OF THE ANGELS

 

 

Rimasi immobile, le labbra serrate.

La realtà mi crollò addosso, di schianto, e lanciai un urlo.

Un "NO!" disperato, urlato contro il cielo e contro il mondo.

Il cuore era un macigno mentre sentivo tutte le speranze scivolare via da me. Come un mare che si ritira prima di infrangersi con più violenza sulla battigia.

Il mare... gli occhi di Castiel....

Non potevo crederci.

Non riuscivo a concepire che fosse accaduto davvero. Vedevo il corpo di Cas come in trance. Lui, così perfetto, colui che amavo tanto... non c'era più.

Non sentivo il suo cuore battere, non perpecipo la sua Grazia brillare.

Non c'era più.

Avrei voluto coprirmi gli occhi per non vedere il volto pallido dell'angelo che tanto amavo.

Avrei voluto coprirmi le orecchie per isolarmi dal mondo e non sentire il silenzio che ormai regnava nel suo petto.

Avrei voluto, ma non potevo.

Il mio corpo non rispondeva ai miei comandi, i muscoli non si muovevano.

Non potevo far altro che osservarlo, immobile, mentre sentivo chiaramente qualcosa in me rompersi. Come se qualcosa fosse andato in frantumi.

Guardando il suo volto che stava diventando piano piano sempre più pallido, non riuscivo a capire come lui, tra tutti, non ci fosse più.

Piano piano, alzai un braccio e posai la mia mano destra sulla sua. Provai a stringerla, nel disperato desiderio che fosse solo una illusione.

Ma Castiel non rispose alla mia stretta.

Il contatto con la sua pelle, di poco più fredda della mia, mi fece riprendere. Un brivido mi attraversò il corpo.

Bastò quel piccolo contatto a farmi risvegliare dalla trance.

La strinsi in un impeto di disperazione, aggrappandomi poi al suo corpo, afferrando anche l'altra mano.

"No, non può essersene andato" pensai mentre un urlo mi nasceva nel petto.

La mia disperazione sembrò azzerare il rumore intorno a me.

« CASTIEL! » urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Le lacrime correvano veloci lungo le mie guancie. Non riuscivo a smettere di urlare.

Urlai contro il cielo, contro il Paradiso, contro il mondo, contro Raffaele che me lo aveva strappato via.

« TI PREGO, NO! » continuai. Non riuscivo a pensare ad altro che a lui.

Castiel che mi amava...

Castiel che mi aveva promesso che ci saremmo sposati...

Castiel che mi aveva promesso che sarebbe sopravvissuto.

Non aveva mantenuto la promessa.

La realtà mi crollò addosso mentre non facevo altro che stringermi al suo corpo esanime.

Raffaele me lo aveva strappato via. Aveva ucciso tutto quello che mi faceva andare avanti. Aveva distrutto il motivo che mi teneva in vita.

Il calore scivolava via dal suo corpo, mentre una sua piuma, che ancora volava pigra nel vento, non scese ad accarezzarmi una guancia, prima di finire e poggiarsi sul cuore del mio angelo.

Sembrò una sua carezza.

Fu un attimo, e gli occhi di Castiel mi si stamparono nella mente. Il ricordo delle sue mani, dei suoi baci, del suo calore , delle sue braccia che mi tenevano erano tornati a galla con la forza di un uragano, causandomi una fitta ancora più dolorosa nel petto. Mi sentivo morire.

Mi sentivo così impotente davanti alla morte.

Impotente davanti alla sua morte.

"Avrei dovuto proibirgli di combattere!" pensai mentre il bavero del trench era ormai bagnato dalle mie lacrime.

Il suo profumo c'era ancora.

Mi sentivo devastata e persa senza di lui.

Stavo affondando nel baratro e nessuno mi avrebbe potuta salvare. Stavo affogando nella disperazione della sua assenza.

Avevo fallito, non ero riuscita a proteggerlo.

Era colpa mia, colpa mia se Castiel era morto. Ero io che avevo rubato una delle sfere ed era stato lui a pagarne il prezzo più alto.

Le lacrime mi rigavano in modo inesorabile le guancie mentre il suo petto sembrava attutire i miei singulti e le mie urla.

Cosa avrei fatto senza di lui? Che senso aveva l'immortalità se non potevo condividerla con colui che amavo?

Cas era la mia stella, la mia luce nell'oscurita. Lo sentivo scivolar via come sabbia dalle mie mani mentre sentivo il buio avvolgermi tra le sue spire, togliendomi il respiro, la voglia di sopravvivergli. Mi sentivo cadere a pezzi lì, in ginocchio sul suo corpo.

Due braccia forti mi sollevarono e cominciai ad urlare e a scalciare. Non volevo che mi portassero via. Non volevo allontanarmi da Castiel.

Mi girai urlando e in un attimo, il mio corpo venne stretto ad un petto.

Riconobbi l'odore del dopobarba e il battito del suo cuore. Dean Winchester mi stava tenendo stretta forte contro di se'.

Mi sciolsi nuovamente in un pianto dispetato mentre stringevo i pungi che ebbi l'istinto di battere sul suo petto.

Urlai il mio dolore mentre mi abbandonavo al suo abbraccio fraterno. Lo strinsi a me, non ce la facevo.

Non ce la facevo a pensare che a pochi centimentri da me Castiel non c'era più.

Delle lacrime si sommarono alle mie, picchiettando sulla mia testa.

Anche Dean, il cacciatore spesso aggressivo, sfrontato, rude e impulsivo stava piangendo con me.

« Layla » chiamò il mio nome, cercando di tener ferma la voce.

A quel punto, battei piano i pugni sul suo petto.

« Castiel è... » piansi ancora.

Mi strinse tra le sue braccia e, sentendo i battiti del suo cuore, mi calmai.

Percepii la Grazia di Menea alle mie spalle. Sciolsi l'abbraccio e mi voltai a guardarlo. Presi un bel respiro. Avevo pianto, mi sentivo svuotata e devastata.

Sentivo di aver perso il mio cuore con Castiel.

« Mi dispiace Layla... » mormorò a bassa voce. Stava per aggiungere qualcos'altro, ma non lo stetti a sentire.

Spalancai le ali ormai risanata in tutta la loro ampiezza. Senza dire una parola, presi il mio angelo tra le braccia e me lo strinsi al petto prima di spiccare un salto e volare. Dovevo portarlo lontano dallo scontro, non potevo permettere che il suo corpo potesse essere calpestato o sporcato del sangue di quegli assassini.

Dopo pochi secondi, individuai un'altura seminascosta da quello che rimaneva del bosco. Con la testa svuotata di qualsiasi pensiero, vi adagiai sopra Cas.

Sembrava dormisse.

Gli diedi un tenero bacio sulla guancia fredda prima di volare nuovamente sul campo di battaglia.

Dean aveva ripreso a combattere contro un demone, Menea e Andros stavano aiutando Gabriele, mentre Garth e Rufus si davano da fare con dei demoni. Anche Crowley stava combattendo contro degli angeli.

Ma il mio obiettivo era un altro.

Raffaele era tornato sulla sua collina. Potevo chiaramente vedere le ferite risanarsi velocemente, le ali tornare al loro consueto splendore. Aveva anche recuperato la sua arma.

Senza pensarci un secondo, strinsi le ali per avventarmi contro di lui.

Doveva pagare.

Castiel doveva essere vendicato.

Quando arrivai a pochi metri da lui, l'arcangelo alzò lo sguardo. Per un attimo, il terrore gli balenò sullo sgurdo, prima di essere sostituito dal solito ghigno.

« Ho ucciso l'amore della tua vi... » fece per canzonarmi, ma allungai una mano e gli scaraventai addosso lo stesso colpo che Cas gli aveva inferto.

A malapena sentivo il mio cuore battere. Non avevo più niente da perdere.

Non avevo più niente.

Raffaele si rialzò senza sforzo e in un attimo tentò nuovamente la tattica con cui mi aveva rinchiusa nel suo bozzolo fatto di ali. Questa volta però fui più svelta ed evitai di lasciare la schiena scoperta.

Senza pensarci, cominciai ad attaccarlo con una furia cieca, pur sempre rimanendo all'apparenza calma. Attaccavo senza uno schema preciso con il solo scopo di ucciderlo. Avrei preferito torturarlo e vederlo agonizzare per potermi godere la sua faccia segnata dal dolore, ma non potevo. Mi sarebbe bastato anche un solo colpo per ucciderlo e vendicare Castiel.

Lui rispondeva ai miei colpi, con la differenza che io sentivo a malapena il dolore. Probabilmente ero in stato di shock, ma non mi importava. Non sentivo la fatica, non sentivo i muscoli tremare o indolenzirsi. Colpivo e basta.

Usavo la lama angelica per colpirgli le ali, il punto più sensibile per gli angeli, e i miei arti piumati per diferndermi e ferirlo sul corpo.

Lui rispondeva con la stessa spietatezza. Si alzò in volo e rimase sospeso a mezz'aria. Voleva proseguire il combattimento per vie aeree. A me andava bene tutto. L'importante era farla finita. Quando mi librai in volo, con un ghigno si teletrasportò alle mie spalle e provò ad afferrarmi l'ala. Come un flashback di quando ero caduta dal Paradiso, pensai che volesse utlizzare la stessa tecnica. Mi divincolai e sentii nuovamente il rumore di uno strappo. In quel momento avvertii chiaramente il dolore e il sangue sporcare le altre piume prima di finire sul terremo come una goccia di pioggia.

Urlando di dolore, affilai le piume e gli diedi una gomitata sul volto. Mollò all'istante la presa. Mi girai di scatto e provai a piantargli la lama in pieno petto. Si teletrasportò via all'ultimo secondo.

Non percepii la sua Grazia per alcuni secondi. Cominciai a guardarmi intorno, nel tentativo di individuarlo ma niente.

Poi capii. Avevo usato la stessa tecnica di quando avevamo chiamato Menea. Quando un angelo diventa invisibile, anche la sua Grazia scompare. Era in quel modo che ci aveva ingannati, colpendoci di sorpresa e...

In quel momento temetti di avere un crollo. Il dolore per aver visto morire davanti ai miei occhi l'angelo che amavo mi destabilizzò. Bastò questo per far sì che Raffaele si teletrasportasse sopra di me.

Le sue mani, fredde e lisce mi afferrarono il viso.

Schifata e terrorizzata, cominciai a divincolarmi con pugni, calci e ali.

Con un braccio mi tenne stretta a se', in una morsa che mi impediva ogni movimento. Aveva un ghigno sadico dipinto sul volto. Gli occhi ambrati sembravano lanciar fiamme mentre il suo odore mi impregnava le narici. Il suo respiro affannato contro di me mi dava i brividi e non in maniera piacevole.

Le braccia erano serrate lungo i fianchi e con le ali mi dibattevo frenetica. Sentivo il suo corpo premuto contro il mio, come una statua di marmo. Mi faceva ribrezzo.

Rise vedendo la mia espressione.

« Mi guardi con disprezzo puro » ridacchiò mentre si proteggeva dai miei attacci con le sue ali.

Non risposi. L'odio che provavo nei suoi confronti era tale da bloccarmi le parole in gola.

Sempre tenendo ben salda la presa su di me, alzò la mano destra.

La vidi illuminarsi di Grazia. Brillava in modo spaventoso.

Per la seconda volta intuii che voleva disintegrare l'essenza presente nel mio corpo.

« Questa volta non cadrai semplicemente sulla Terra, morirai come sarebbe dovuto succedere tempo fa »

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. Raffaele stava per uccidermi. Provai ancora a liberarmi dalla sua presa, ma fu inutile.

Chiusi forte gli occhi.

"Chissà se rivedrò Castiel" pensai in uno sprazzo di lucidità. Ero quasi certa che Cas fosse finito in Paradiso, ma io? Temevo di poter finire all'Inferno e di non poterlo raggiungere.

Passarono un paio di secondi che mi sembrarono un'eternità. Sembrava si stesse godendo quel momento di vittoria. Sentivo l'energia bruciante del colpo avvicinarsi al mio petto. Il mio corpo cominciò a tremare.

Poi, fu come essere accecati dopo aver vissuto per tanto tempo al buio.

Sia io che Raffaele percepimmo una nuova Grazia. Era come un ricordo lontano, qualcosa che si era perso nel tempo.

« Non è possibile... » mormorò con gli occhi sbarrati l'arcangelo, mentre il suo palmo smetteva di brillare.

Sgranai gli occhi a mia volta. Conoscevo quella essenza.

« Michele »

 

Fu un attimo. Io e Raffaele, che mi teneva ancora stretta a se', venimmo scaraventati a terra con una forza spaventosa.

Non potei frenare in alcun modo l'impatto, così rovinai tra la polvere, mentre diversi graffi e fratture mi fecero gemere dal dolore.

Il corpo dell'arcangelo mi schiacciò sotto il suo peso. Il colpo doveva averlo messo per un attimo fuori gioco.

Le braccia del mio nemico mi lasciarono, così potei sgattaiolare da sotto di lui e alzarmi a fatica in piedi.

Michele era lì, davanti a me. Era alto, spalle large, capelli corti neri scompigliati. Gli occhi erano verdi smeraldo, perfetti sul quel viso all'apparenza così giovanile. La mascella era marcata e il naso perfetto. Indossava una camica bianca sbottonata vicino al collo lasciando intravedere pochi centimetri della pelle perfetta. I pantaloni di un completo scuro gli calzavano perfettamente sui fianchi.

La sua Grazia brillava come il sole.

Rimasi per un attimo bloccata, mentre il dolore dei muscoli tornava piano piano a farsi sentire.

Percepii un leggero movimento alle mie spalle e, quando mi voltai, vidi che Raffaele era in piedi. Guardava il fratello come se fosse confuso.

« Michele... » mormorò a bassa voce « Tu che ci fai qui? »

L'arcangelo appena arrivato lo guardò in modo freddo « Potrei farti la stessa domanda »

Indicò il campo dello scontro « Perché ci sono tutti gli angeli fuori dal Paradiso? Perché Lucifero è libero? » domandò, atono.

La sua voce mi mise i brividi. Per quando impassibile, riuscivo a percepire la sua rabbia.

Raffaele mi indicò con lo sguardo « E' stata lei a liberare Lucifero, io ho agito di conseguenza per evitare una strage sulla Terra »

Strinsi la presa sulla lama e mi voltai di scatto, mentre la rabbia mi pervadeva.

« BUGIARDO! » urlai, pronta a lanciarmi su di lui.

Michele mosse qualche passo in avanti, poggiando una mano sulla mia lama.

« Solo tu, io e Gabriel sapevamo dove erano nascoste le sfere della Redenzione » smentii le parole del fratello « Inoltre, un semplice angelo, per quando potente, non potrebbe sopportare il potere di tre sfere. Una al massimo. Solo un arcangelo può » disse con voce fredda.

L'arcangelo che una volta aveva cacciato Lucifero dal Paradiso spalancò le ali. Erano immense e bel più sviluppate delle mie.

Le piume bianche e purissime erano ridefinite di una luce equiparabile solo al sole. Era la stessa tonalità della sfera che aveva rubato per impedire l'Apocalisse.

« Com'è andata la ricerca di Papà? » domandò la creatura celeste dalle ali ridefinite come la notte, cercando di cambiare discorso.

Michele non si scompose « Ho dovuto abbandonare la mia missione per risolvere i casini che tu hai combinato su questo pianeta » mormorò. Abbassò lo sguardo per poi rialzarlo. Abbozzò un sorriso triste « So tutto quello che è successo, so del tuo piano di conquistare la Terra, del mentire a Lucifero nel fargli credere di avere la sua parte di questo pianeta. Volevo darti la possibilità di pentirti e redimerti » sussurrò.

Alzò un braccio in direzione del fratello e questi venne scaraventato contro una parete di roccia. Non per niente, era il Primo Arcangelo guerriero, il più forte di tutti.

Raffele cominciò a divincolarsi. Sembrava che una forza invisibile lo stesse schiacciando contro il muro, impedendogli di spostarsi.

« Devi pagare per le tue colpe »

Delle piume ridefinite di blu cominciarono a staccarsi dalle sue ali, mentre il proprietario ringhiava e si dimenava, ordinando al fratello di liberarlo.

Io assistevo impassibile. Il vuoto lasciato da Castiel era insostenibile

Michele mi si avvicinò e mi porse la sua lama. Lo guardai, perplessa.

« So cosa ha fatto Raffaele » disse, senza l'ombra di un sorriso sul suo volto « La vendetta, per quanto sentimento poco nobile, spetta a te »

Lasciai cadere la mia arma davanti a quelle parole. Con delicatezza, l'angelo dalle ali di luce mi mise la sua spada tra le mani.

Osservai quella lama. Con questa, secoli e secoli prima, l'arcangelo aveva cacciato Lucifero, rinchiudendolo all'Inferno.

Era un'arma che nostro Padre aveva forgiato personalmente per lui. Sembrava esser fatta di Grazia.

Con lo sguardo frefddo e i sentimenti svuotati, mi portai davanti a Raffaele.

E alzai la lama.

 

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Capitolo 17
*** His Choice ***




HIS CHOICE


 

Raffaele ringhiò, un suono gutturale e terribile che sicuramente mi avrebbe fatta rabbrividire. Ma ormai non avevo più paura di nulla. Con la morte di Cas, niente aveva più senso per me. Speravo solo di raggiungerlo.
Mi avvicinai lentamente all'arcangelo bloccato alla parete di roccia. La lama riluceva come un diamante sotto i primi raggi di sole, brillava come le rifiniture delle mie ali. Ad un passo da Raffaele, mi fermai. Alzai la lama come una ghigliottina e compii la mia vendetta con un solo colpo, secco e deciso.


 

Dopo aver ucciso l'arcangelo, non sentii più niente di quello che succedeva. Michele e Gabriele si adoperarono per ricacciare Lucifero nella sua Gabbia.

Riuscii solo a distinguere una frase formulata dall'angelo guerriero.

«Ti ho cacciato già una volta Lucifero » disse con austerità «E lo farò di nuovo»
Ne seguii un suono secco e gutturale, prima di avvertire un boato. Non mi voltai nemmeno per assistere alla scena. Dopo di lui, sarebbe toccato ai demoni di tornare all'Inferno, Crowley compreso. Gabe e Michele rimproverarono gli angeli, annunciando anche una punizione da nostro Padre. Ma a me non importava niente. Ripresi la mia lama e volai fino al corpo di Castiel. Mi sedetti a gambe incrociate vicino a lui, fissandogli il volto mentre le lacrime mi rigavano inesorabilmente le guancie.

Osservai i suoi occhi chiusi. Sembrava dormisse.

Gli accarezzai il profilo del viso, la sua pelle fredda mi fece rabbrividire. Passai le mani tra i suoi capelli, sistemando amorevolmente quel ciuffo sempre fuori posto. Le labbra erano socchiuse, come se stesse respirando ancora. Cercando di allentare il groppo alla gola, mi chinai sulle su di lui e lo baciai, immaginando le sue labbra mordicchiare le mie, la sua lingua cercare la mia.
Ma lui non avrebbe più fatto niente di tutto questo. Non mi avrebbe più coccolata, stretta a se', protetta, fatta ridere come solo lui, con la sua semplicità e ingenuità, sapeva fare.

E io? Cosa avrei fatto? Che ne sarebbe stata della mia vita?
Nulla aveva più senso senza Castiel. Lo amavo e avrei preferito litigare per anni, farmi dire che non era innamorato di me, che mi odiava, piuttosto che sapere che non ci sarebbe mai più stato.
Mi staccai la lui e gli asciugai le mie lacrime cadute sul suo viso.
Cercando ancora di mandar giù il groppo alla gola, tirai fuori la mia lama angelica. Deglutii e me la portai all'altezza del petto. Che senso aveva l'immortalità se non poteva essere condivisa con qualcuno?
"I moderni Romeo e Giulietta", così ci aveva chiamati Raffaele.
Fare la stessa fine mi sembrava la cosa migliore. Forse era un gesto vigliacco ed egoistico da parte mia, con tutti i caduti che c'erano stati in questo conflitto. Il problema era che non vedevo vita senza il mio angelo. Terra, Paradiso, Inferno... Non c'era posto per me.
La punta della mia spada mi pizzicò il ventre. Chiusi gli occhi e trattenni in respiro mentre allontanavo la lama prima di riavvicinarmela al corpo con velocità e vigore.

"Ti amo, Castiel" pensai solamente, pronta a morire.
Ad un millimetro dal corpo, però, la lama sparì dalle mie mani e io venni avvolta da una luce calda che emanava pace e tranquillità. Malgrado i miei nervi saldi e tesi, non potei far altro che rimanere sorpresa da quella strana sensazione. Durò un secondo, il tempo di un teletrasporto. Per istinto, chiusi gli occhi e strinsi le spalle.

Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai nella stanza dove Zaccaria mi aveva sequestrata più di una volta. Pareti bianche e marmi rossi, il camino in cui scoppiettava il fuoco era ancora lì, come la statuetta a forma di angelo. Malgrado avvertissi un po' di paura, non riuscii a rabbrividire. Mi sembrava di essere morta... che la mia vita non avesse più un senso.

Ero un guscio vuoto... una parte di me se n'era andata con Castiel. Sperai con tutto il cuore che chi mi avesse trascinata in quella stanza lo avesse fatto per uccidermi e porre fine alle mie sofferenze.

Mi guardai intorno. Seduto sul tavolo davanti a me, con le gambe penzoloni, c'era un bambino. Non doveva avere più di cinque anni: aveva i capelli neri e gli occhi di un blu indescrivibile. Indossava quella che sembrava una divisa scolastica, con dei pantaloni blu scuri, una camicia bianca e un gilet nero. Mi scrutava con attenzione.

Improvvisamente, avvertii una forza schiacciante che mi impedì di guardare quella creatura in viso. Emanava un'energia che non aveva eguali.

"E' Lui" pensai, strabuzzando gli occhi e inginocchiandomi.

« Padre » dissi con voce tremante.

Tenevo gli occhi chiusi. Non ero degna di guardare in faccia Dio in persona.

« Layla, puoi guardarmi » disse dolcemente.

Scossi la testa « Non posso... non ne sono degna »

Il Bambino scese dal tavolo con un salto e mi si avvicinò. Mi sollevò il viso con le due dita.

« Apri gli occhi ».

Feci quanto mi venne ordinato.

La prima cosa che notai fu lo sguardo: gli occhi... era indescrivibile. Era evidente che avevano visto tutta la storia del mondo e non solo. Erano allo stesso tempo giovani e anziani.

« Ho scelto quest'aspetto perché è l'immagine di purezza... a mio parere è meglio questo che l'aspetto di un vecchio, non credi? » mi chiese, ma non riuscii a rispondere. Le mie parole sembravano così... inutili al suo cospetto.

La Sua voce era una carezza, dotata di potenza e musicalità.

« Sai perché ti ho portata qui? » continuò con voce dolce.

Scossi la testa.

« Ho visto quello che hai fatto per gli umani, per salvare la Terra e fermari coloro che volevano distruggerla » asserì. Immediatamente, gli occhi mi si fecero lucidi.

Avevamo vinto la guerra, ma a che prezzo?

"Castiel" pensai, mentre una morsa mi stringeva il petto.

« Castiel? » chiese. Aveva letto i miei pensieri « Adesso è in pace con il mondo » disse.

A quel punto, scoppiai a piangere « Se è felice, per me va bene così » mugugnai tra le lacrime.

Malgrado gli occhi offuscati, lo vidi storcere un po' la bocca. Un gesto quasi umano, anche se di mortale aveva ben poco.

« Felice non direi » si girò e allungò un braccio verso la parete nord. Questa scomparve e al suo posto, vidi la stanza della nostra casetta immersa nel verde.

Ebbi un tuffo al cuore. Castiel era lì, inginocchiato sul letto che piangeva.

« Pe... perché piange? » domandai, confusa. Feci per avvicinarmi, ma Lui mi bloccò con un'occhiata. Subito dopo, il suo sguardo si addolcì.

« Non ci sei tu... è solo con i ricordi di te » disse semplicemente « L'unica cosa che lo consola è il fatto che tu sia salva »

A quel punto, credetti di perdere i sensi. La testa cominciò a vorticare e un'ennesima fitta al cuore rischiò di uccidermi.

Il Bambino si girò di nuovo verso di me e la visione alle Sue spalle scomparve. Era tornata la parete nuda.

Istintivamente allungai un braccio. Avrei voluto abbracciare il mio angelo, dirgli che andava tutto bene... anche se in realtà non era così.

« Cosa saresti disposta a darmi in cambio della sua vita? E per la sua felicità? » domandò con voce curiosa.

Sgranai gli occhi. Spostai in avanti la mano che tenevo stretta al petto.

« Tutto... la mia stessa vita » mormorai, convinta « Tutto, purché non soffra più »

Il mio angelo meritava un po' di pace. Speravo che Dio lo facesse tornare in vita, in cambio della mia. Avrebbe vissuto continuando ad aiutare i Winchester e mi sarebbe andata bene così. Non avrei avuto rimpianti.

Lui sorrise. Schioccò le dita e dall'altra parte della stanza comparve Castiel.

Da accucciato che era, si alzò in piedi. Il viso era scavato, gli occhi gonfi e ancora delle lacrime gli rigavano il viso.

Mai in vita mia lo avevo visto piangere. Era uno strazio per l'anima.

Il respiro mi si mozzò e il mio cuore perse un battito prima di partire all'impazzata.

Era palese che era solo lo spirito del mio angelo, ma mi bastava vederlo per sentire un po' di pace. I contorni della sua figura rilucevano della sua Grazia, bella e luminosa come solo un'anima pura come la sua poteva possedere.

Malgrado la sofferenza che lo lacerava, era sempre bello da togliere il fiato.

Quando i suoi occhi incrociarono i miei, lessi l'incredulità sul suo volto.

« Layla? Ma che succede? Perché sei qui? » Dall'occhiata preoccupata che mi lanciò, intuii i suoi pensieri. Temeva che fossi morta anche io.

Scossi la testa mentre mi scioglievo in un pianto silenzioso. Cas fece per raggiungermi, ma quando vide che non eravamo soli, si bloccò di colpo. Come me, cadde immediatamente in ginocchio.

« Padre » disse, abbassando il capo e giungendo le mani.

« Castiel, ti ho portato qui per farti la stessa domanda che ho fatto a Layla »

Il Bambino mi indicò.

« Cosa saresti disposto a dare per la sua felicità? Per la sua vita? » chiese, avvicinandosi a lui.

Restai in silenzio. Se Dio voleva prendersi la mia vita, non avrei potuto o voluto ribattere. Ero un angelo.

« La mia stessa vita, anche se al momento ne sono privo » e gli occhi di Castiel incrociarono i miei prima di tornare a quelli di nostro Padre « Darei di più di tutto quello che ho, accetterei anche di essere legato all'Inferno per l'eternità per lei ». Il suo tono era solenne e sincero.

"Oh Cas" pensai, stringendo i pugni.

« Padre, prendi la mia vita in cambio della sua, preferisco essere io rilegata all'Inferno » assserì.

Era vero. Avrei fatto qualsiasi cosa per il mio angelo, anche se voleva dire sottostare alle torture di Crowley o Lucifero stesso. Non mi sarebbe importato sapendo che Cas era vivo e felice.

A quel punto, Castiel si alzò in piedi « No, lei ha già sofferto troppo per me, non voglio che lo faccia di nuovo ».

Lui, nostro Padre, che ci aveva ascoltato in silenzio, lanciò un'occhiata strana all'altro angelo.

« E' una minaccia? » chiese candidamente. Castiel sbarrò gli occhi, cadde di nuovo in ginocchio e abbassò la testa.

« Non mi permetterei mai » sembrò mancargli la voce « Solo... non voglio che lei si sacrifichi per me »

Dio ci guardò con attenzione.

« Ho preso la mia scelta » asserì solennemente « Sto per chiudere i cancelli di Inferno e Paradiso e chi deve essere punito non sfuggirà alla Mia collera ».

Malgrado fossero dette con la voce da bambino, il Suo tono era tale da gelare il sangue.

Fece segno a Castiel di avvicinarsi e lui mi volò al fianco.

Sfoderò le sue ali e con una mi avvolse. Mi sporsi per poggiare la fronte sulla spalla di Castiel.

A quella vista, nostro Padre sorrise.

« Volete entrambi la vita e la felicità dell'altro. Ma una vita necessita un sacrificio » disse.

Sobbalzai all'istante « Prenda la mia » ripetei.

Castiel ripiegò le ali « No, La prego, tutto quello che ho... »

Il Bambino ci si avvicinò e posò i palmi delle mani sulle nostre fronti.

« Ho già deciso » e nuovamente una luce ci avvolse.

 

 

Angolo dell'autrice:

Siamo quasi arrivati alla fine gente, un capitolo e infine l'Epilogo.

Chi ha salvato Dio dei due? Chissà se il prossimo capitolo vi piacerà...

Ho tradotto in inglese i titoli dei vari capitoli, così la storia è più uniforme.

Aspetto come sempre i vostri commenti!

Ladyvampiretta

 

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Capitolo 18
*** Endlessly ***




ENDLESSLY

 

 

Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai inginocchiata vicino ad un letto. Mi bastò uno sguardo per capire che ero tornata a casa mia e di Castiel.

"Questo significa che Dio ha scelto..." a quel pensiero, gli occhi mi si riempirono di lacrime.

Aveva scelto me e lcondannato Castiel.

Scoppiai a piangere contro il materasso.

« CASTIEL! » urlai tra le lacrime. Ero sola, lui aveva scelto di farsi incatenare all'inferno per me.

Piansi, urlai, mi sgolai per chiedere un cambio, ma sembrava che le mie parole non venissero udite. Le mie preghiere rimanevano mute.

Il cuore era pesante, l'anima svuotata. Lo avevo perso ancora una volta. E stavolta sembrava anche peggio. Era come morire due volte.

Non ero riuscita a dirgli che lo amavo, che era tutto per me. Non avrei più sentito il suono della sua voce, della sua risata. Non avrei più sentito la sua presenza, il suo calore, il suo tocco e i suoi baci. Con Castiel avevo perso tutto.

Che senso aveva vivere senza di lui? La mia vita non sarebbe stata tale, lo sapevo.

Immaginai che fosse una punizione di Dio per i crimini commessi durante la battaglia tra l'Inferno e il Paradiso, così cominciai a gemere e a stringere i pungi.

Nulla aveva più senso. Cosa ne sarebbe stato della mia vita?

Improvvisamente nella stanza accanto, in salone, sentii qualcosa andare in frantumi.

Colta di sorpresa, mi alzai tremante, aggrappandomi al letto.

Dei passi concitati risuonarono nell'aria.

Il cuore mi batteva forte dalla paura. Chi poteva essere?

E poi, all'improvviso, sulla soglia della camera da letto, apparve Castiel.

Era vivo.

Non era una illusione. Non era un fantasma.

Era lui.

Sgranai gli occhi e senza esitare un istante, mi lanciai su di lui.

« CASTIEL! » urlai di nuovo, cominciando a piangere sulla sua camicia stringendolo a me fino a soffocarlo.

« Layla! » lui fece lo stesso. Era un bisogno vitale averlo accanto.

Dio aveva deciso di far vivere entrambi, di ridare al mio angelo il suo soffio di vita.

Le sue labbra trovarono le mie e cominciamo a baciarci con foga come mai fatto prima d'ora. Intrecciai le mani tra i suo capelli e li tirai leggermente. Era fantastico il poter risentire tutto.

Ma c'era qualcosa di diverso.

« Lo senti? » chiese con voce tremante contro le mie labbra.

Feci segno di no con la testa, staccandomi da lui e guardandolo perplessa.

Cosa avrei dovuto sentire?

Mi strinse il viso tra le mani e stampò l'ennesimo bacio sulle labbra « Non sento più nessuna Grazia qui» sussurrò.

Restando stretta a lui, mi fermai anche io ad ascoltare.

Nulla.

Silenzio.

Non sentivo niente.

« Siamo... umani! » esclamò con un dolce sorriso dipinto sul volto.

Sgranai gli occhi.

« Nostro Padre deve averci privati della Grazia, deve averci reso mortali. Questo è stato il nostro prezzo da pagare » continuò, guardandosi intorno, estasiato. Sembrava vedere il mondo per la prima volta. Io c'ero già passata, ero stata praticamente umana per un breve periodo, ma per lui era una novità.

Il cuore mi batteva forte dalla felicità « Non siamo più angeli! »

Castiel mi prese in braccio, mentre io incrociavo le caviglie dietro la sua schiena. Avevo bisogno di lui e lui aveva bisogno di me.

« Siamo umani » bisbigliò, sorridente.

Mi portò sul letto e si mise carponi sopra di me. Io non riuscivo a smettere di piangere, di baciarlo, abbracciarlo, tenerlo a me. Avevo paura che se lo avessi lasciato un istante se ne sarebbe andato. E io non lo avrei mai permesso. Non più.

Una piccola parte di me mi rassicurò, dicendomi che di certo non sarebbe più volato via.

Strappai con forza la sua camicia, rilevando il suo torace bianco. Non indossava il trench, ma in quel momento non me ne curai. Lo baciai ovunque riuscissi ad arrivare, aggrappandomi alle sue braccia.

Lui mi sollevò con un solo gesto la maglietta e sganciò il reggiseno, baciandomi a sua volta sul petto.

Ma non era abbastanza, avevo bisogno di lui. Sorridendo contro le sue labbra, gli sbottonai i pantaloni scuri e lasciai che lui ne uscisse fuori. Spogliò anche me e cominciammo a fare l'amore sul nostro letto. Finalmente a casa, finalmente insieme, finalmente in pace.

 

« Quindi... adesso vuoi sposarmi? » chiese Castiel, una volta sgusciati fuori dalle coperte. Il tono non era quello che avrebbe usato un umano, sembrava più una constatazione che una richiesta. Probabilmente, il motivo era che gli avevo già dato una risposta.

Aprì un cassetto del comodino vicino al suo lato del letto e ne tirò fuori una scatolina blu.

« Dean mi ha detto che si fa così... » e senza aggiungere altro, la aprì e mi mostrò un anello con un brillante « Mi ha accompagnato anche a sceglierlo, spero ti piaccia » disse con voce ingenua.

Un solitario.

Fu un colpo al cuore, esattamente come la volta precendete.

« Sì, Cas, e ti amo più della mia stessa vita » gracchiai tra le lacrime.

Il sorriso di Castiel fu mozzafiato. Si alzò e mi mise l'anello all'anulare sinistro, prima di baciarmi la mano.

« Mia moglie... » sussurrò, prima di sfiorare le mie labbra con le sue.

Sorrisi « Mio marito... » risposi, baciandolo con tutta la tenerezza di cui ero capace.

Castiel era il mio Paradiso in terra. Era tutto quello di cui avevo bisogno.

E lo sarebbe stato per sempre.

 

 

Angolo dell'autrice:

Siamo praticamente arrivati alla fine. Martedì prossimo pubblicherò l'Epilogo, in modo da lasciare andare Layla e Castiel per la loro strada (?).

Siete pronti?

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

 

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Capitolo 19
*** Epilogo ***





EPILOGO

 

"We can learn to love again

It's in the stars

It's been written in the scars on our hearts

We're not broken just bent

And we can learn to love again"

[Just Give Me A Reason]

 

 

 

 

Erano passati tre anni dal giorno dell'Apocalisse. Avevamo perso alcuni dei nostri cari amici e i vari stati dei cinque continenti si reggevano in piedi per miracolo.

Faticosamente si stava tornando alla normalità. Senza più angeli o demoni, tutto sembrava diverso. La nostra vita sembrava diversa. E in effetti lo era.

Dean Winchester, non dovendosi più occupare del soprannaturale, aveva deciso di aprire un'officina. Riparava macchine e qualche volta anche macchinari. Della sua vita privata sapevo pochissimo, sempre attento com'era alla sua privacy (strano ma vero).

Sam, suo fratello, invece, aveva avuto ciò che aveva sempre voluto: una vita stabile. Aveva ripreso gli studi e si era laureato come avvocato, trovato moglie e messo su famiglia. Per la prima volta, dopo tanto tempo, vedevo una nuova luce nello sguardo. Aveva la speranza e la sicurezza di chi non ha paura di morire mezzo secondo dopo.

Castiel non aveva perso il suo desiderio di aiutare gli altri, così provò a lavorare come vigile del fuoco. Salvava vite e questo lo rendeva felice. Anche se il più delle volte non dimostrava i suoi sentimenti, lo leggevo nei suoi occhi. Era stato un angelo, l'aiutare gli altri era un bisogno vitale che non era sparito insieme alla Grazia.

Neanche io avevo perso il desiderio di aiutare. Quando ci adoperammo per dare aiuto ai sopravvissuti, mi improvvisai medico. Per lavorare in Ospedale mi sarebbe servita una laurea ma, in tempi di crisi e mancanza di personale, non si fecero problemi a darmi lavoro. Ne rimasero sorpresi. Quando ero ancora un angelo del Paradiso, avevo osservato con ammirazione come gli umani cercassero di curarsi l'un l'altro senza poteri. E avevo imparato.

Vivere da umani era difficile, ma era una vita ricca di soddisfazioni. L'unico problema era che nell'ultimo mese non avevo potuto lavorare e la cosa mi infastidiva parecchio.

Una voce fuori dal giardino mi riportò alla realtà con un sorriso.

«Zia! Zia! »

Corsi ad aprire la porta. Subito un bambino mi si buttò tra le braccia e mi strinse forte.

«Zia mi sei mancata! »

Lo abbracciai di rimando «Anche tu tesoro » dissi.

Aveva tre anni, era un ometto dai capelli castani e dagli occhi verdi.

La madre del piccolo ci raggiunse e lo guardo, scuotendo la testa. Gli passai il bambino mentre lei sospirava.

«Scusami cara, è così contento di essere venuto a trovarvi che in macchina non è stato un attimo fermo » Emily mi abbracciò e mi stampò due baci sulla guancia.

Sorrisi.

«E il maritino? » chiesi, non vedendolo.

«Sta parcheggiando, e il tuo?» domandò.

Mi feci di lato e li feci accomodare in casa.

«Cas, tesoro! Sono arrivati Emily e BJ » lo chiamai contenta.

Tenendo la porta aperta, vidi Emily armeggiare con il giubotto del figlio e appendere anche il suo all'attaccapanni.

Era una donna alta quanto me, magra, dai capelli biondi e ricci, con gli occhi castani.

«Eccomi! » Vidi Sam salire le scale del portico. Indossava dei jean scuri e una camicia da boscaiolo a quadri, aperta sul davanti, che lasciava scoperta una T-shirt bianca. Abbracciai anche lui.

«Tua moglie e tuo figlio già si sono sistemati » dissi «Devo ripeterti come sempre la frase "Fa come se fossi a casa tua"? » chiesi ridacchiando.

Anche il minore dei Winchester rise, lievemente imbarazzato. «Preferisco che tu me lo ripeta sempre »

Cas ci raggiunse in salone.

Anche lui indossava una camicia a quadri e un paio di jeans scoloriti. Gli occhi sorprendentemente blu e i capelli scompigliati lo rendevano tremendamente sexy.

"Maledetti ormoni" pensai, mentre lottavo con tutta me stessa per non saltargli in braccio.

«Sam, Emily, Bobby John » li salutò chiamandoli per nome, avvicinandosi a me con un sorriso mozzafiato.

Il Winchester gli si avvicinò e lo abbracciò. Mio marito era a disagio, non era abituato a certi slanci da altri diversi da me.

Un po' impacciato, saluto anche Emily e scompigliò i capelli a BJ, che gli abbracciò le gambe.

«Zio, dov'è Red? » chiese con la sua vocina carica d'impazienza.

Cas alzò le spalle «Forse sotto al letto, vallo a cercare se vuoi » disse con un sorriso amorevole, prima di avvicinarmisi e accarezzarmi il pancione con le mani.

BJ sembrava non aspettasse altro. Si fiondò come una furia in camera da letto e con la coda dell'occhio lo vidi cercare contento.

«Cara, siediti, non ti stancare » disse Emily, indicandomi il divano.

Storsi il naso. In effetti ero affaticata, ma non volevo darlo a vedere.

Ci sedemmo tutte e due sul divano chiaro e mi guardò con gli occhi che le brillavano.

«Io torno in cucina » disse Castiel, facendomi l'occhiolino.

Mi limitai a sorridergli.

Emily reclamò la mia attenzione, guardando il mio pancione con insistenza.

«Allora? Quanto manca? » domandò, con la voce carica d'emozione.

«Dovremmo praticamente esserci » sorrisi.

Sentii il rombo di una macchina sul vialetto. Un attimo dopo suonò il campanello.

Feci per alzarmi ma Castiel, come un fulmine, corse ad aprire.

Dean Winchester era sulla soglia, un sorriso brillante dipinto sul volto.

Portava dei jeans scuri e una giacca di pelle nera sopra una maglia grigia.

Abbracciò di slancio Cas per salutarlo.

Emily si alzò per salutare il cognato mentre io mi tiravo piano su. Mi sentivo ingombrante, una mongolfiera.

Allontanai quel pensiero accarezzandomi il ventre.

«Ecco la futura mammina! » esclamò avvicinandomi e stringendomi a se'.

Lo abbracciai a mia volta. Gli abbracci fraterni di Dean erano stupendi.

«E' pronto » disse Cas, entusiasta.

Sciogliemmo l'abbraccio e andammo in cucina. Sulla tovaglia color panna era apparecchiato per sei. Ero riuscita a mettere anche un vaso stretto e lungo con una rosa al centro, anche se mio marito aveva protestato non capendone l'utilità.

Mi sedetti tra Castiel ed Emily, Sam accanto a lei, seguito da un posto vuoto e infine Dean.

«BJ! Viene che è pronto! » lo chiamò la madre.

Il bambino tornò poco dopo con un gatto tra le braccia, evidentemente contrariato di esser stato disturbato.

L'aveva trovato il mio angelo (anche se da tre anni non lo era più, mi piaceva ancora chiamarlo in quel modo), in una casa che stava andando a fuoco. Dopo aver salvato tutti i civili, un'anziana signora gli aveva dato una minuscola palla di pelo rossiccia per ringraziarlo. Lo aveva portato a casa come fosse stato un tesoro e avevamo deciso di tenerlo. Red, nome originalissimo scelto personalmente da Cas, era affettuoso con tutti, anche se odiava esser preso in braccio da BJ che lo sballottolava in giro quando veniva da noi. La madre gli fece lasciar andare il gatto e il piccolo si sedette tra il padre e lo zio con il broncio dipinto sul viso.

«Allora, non volete sapere il sesso, ma almeno al nome ci avete pensato? » chiese Sam, mangiando deliziato la crostata di fragole che avevo preparato come dessert, una volta finito di cenare.

Cas mi guardò e mi accarezzò «Avevamo pensato ad "Angel", così va bene sia se è maschio, sia se è femmina » e lanciò un'occhiata orgogliosa al mio pancione.

Dean spazzolò velocemente il dolce «Mi sembra perfetto »

Non aggiunse altro. Emily non conosceva il nostro "passato angelico", quindi si limitò a sorridere. BJ si impiastricciò il volto con la marmellata e la madre si avvicinò per pulirgliela. Lui, ancora indispettito per la storia del gatto, saltò in braccio a zio Dean.

L'ex cacciatore, con una risata, lo ripulì con dolcezza.

Sorrisi. "Con i bambini tutti mostrano il loro lato più tenero" pensai, stringendo una mano a Castiel.

«Zio » mormorò all'improvviso il piccolo, guardando verso di me in modo perplesso «Come nascono i bambini? »

A quella domanda, scoppiammo tutti a ridere dell'imbarazzo di Dean. Gli unici a rimanere seri furono BJ e Cas.

«Beh... ecco... » cercò aiuto nel fratello e in Emily, ma scossero la testa, troppo impegnati a ridere. Cercò l'aiuto di Castiel che però lo guardava seriamente.

«Praticamente quando... » fece per dire il mio angelo, ma gli diedi una gomitata. Non era il caso di spiegare il "processo" per filo e per segno ad un bambino di tre anni. Cas era così, sincero anche quando qualche volta la verità andava nascosta.

Sorrisi al figlio di Sam e lo invitai a raggiungermi. Con uno scatto, mi saltò in braccio, sedendosi sulle mie gambe.

«Sai, i bambini nascono quando una mamma e un papà » e così dicendo indicai Castiel con lo sguardo «Si tengono per mano, chiudono gli occhi forte forte ed esprimono un desiderio » affermai con voce carica di tenerezza.

Tutti mi sorrisero.

Lui mi guardò, perplesso «Quindi tu e lo zio avete espresso un desiderio? » e cercò conferma in Castiel.

Il mio angelo mi guardò per un attimo confuso. Lui avrebbe detto la verità, ma era decisamente troppo piccolo per affrontare l'argomento. Gli feci l'occhiolino e lui annuì.

Il bambino appoggiò una mano sul mio pancione.

TUM.

«Ha dato un colpetto! » esclamò, ritirando la mano, sorpreso.

Ridendo, gli scompigliai i capelli, prima di dargli un bacino sulla fronte.

 

Quando gli ospiti se ne andarono, cercai di convincere Cas ad aiutarlo a dare una sistemata alla cucina, ma lui fu irremovibile.

«Siete in due ora, non puoi affaticarti » sussurrò con un sorriso capace di infrangere ogni cuore.

Mi arresi. Ero troppo stanca per discutere. Rimasi seduta sul divano facendo zapping con la tv quando mi raggiunse. Spense la tv e mi prese in braccio.

La sua forza non era sparita, così senza darmi possibilità di replica mi adagiò sul materasso. Si arrampicò anche lui sul letto e, poggiata la schiena contro la testiera del letto, mi invitò a mettermi tra le sue gambe. Sorrisi e lo raggiunsi.

Poggiai la schiena contro il suo petto e mi sentii in pace con il mondo.

Cas prese ad accarezzarmi la pancia.

«Sai che questa cosa di non sapere il sesso mi mette ansia? » mormorò. Prese la mia mano sinistra e se la portò alla bocca, sfiorando con le labbra il mio anello.

Ci eravamo sposati subito dopo l'Apocalisse. Fu una cerimonia molto ristretta, con solo Sam e Dean come testimoni. Castiel avrebbe voluto rendere magico quel giorno per me, ma non sapeva da che parte cominciare. A me non importava. Mi bastava sugellare da umani quel rapporto che ci univa, lo sfarzo non serviva.

Sorrisi e feci lo stesso gesto.

«Sei sempre stato ansioso e iperprotettivo » dissi senza cattiveria. Amavo tutto di lui, fisse comprese «Vuoi mettere la bellezza di scoprirlo al momento della nascita? Ormai manca poco ». Mi voltai e gli stampai un bacio sulle labbra. Lui mi prese il volto e ricambiò con dolcezza. Quando la sua lingua sfiorò la mia, intrecciai le dita nei suo capelli e mi girai completamente.

«Almeno mi hai fatto scegliere il nome » sussurrò contro le mie labbra.

« "Angel" mi piace » risposi, stringendolo ancora di più a me.

Mi sfiorò il collo con le mani, scendendo giù fino a giocherellare con il ciondolo a forma di ali.

Era stato un suo regalo, il primo da quando ci eravamo ritrovati e chiariti sulla mia amnesia angelica.

«Brilla sempre » constatò.

Alzai le spalle «Probabilmente c'è rimasto un barlume di Grazia, delle nostre essenze angeliche »

Ripresi a baciarlo teneramente, aggrappandomi alle sue spalle.

Lo sentii fremere, ma mi allontanò leggermente. Il suo occhi erano nei miei.

«Non possiamo » disse, tenendomi per le spalle.

Mi sentii rifiutata.

«Perché? » domandai, con il tono più alto di un'ottava rispetto al normale.

Castiel sospirò. Si passò una mano tra i capelli, a disagio.

«Non possiamo farlo » e così dicendo, indicò con lo sguardo il mio pancione.

Mi voltai di scatto e incrociai le braccia al petto.

« Non ti piaccio più perché sono "grassa"? » sbraitai, mimando le virgolette.

"Assurdo! Infame".

Mi sorrise e mi strinse forte da dietro.

«Ma che dici? Sei bellissima, se possibile ancora di più! »

«E allora perché no? »

Fece una breve pausa.

«Castiel! »

«Ok, ok » mormorò, riprendendo ad accarezzarmi il pancione. Ero certa che, se fosse stato ancora un angelo, si sarebbe teletrasportato via.

«Non voglio che nostro figlio o nostra figlia veda... » e lasciò il discorso in sospeso.

Scoppiai a ridere di gusto.

«Ma che dici? Che vedano che? Non vedrà proprio niente » e continuai a ridere.

Si spostò dalla spalliera e gattonò fino a trovarsi davanti a me.

«Sì che vedrà qualcosa » mormorò, offeso.

Ridacchiandò, lo afferrai per la maglietta e lo attirai a me.

«Non era quello che intendevo, scemo! » dissi contro le sue labbra «Vieni qui » e riprendemmo da dove ci eravamo interrotti.

 

Era notte fonda quando avvertii una strana sensazione di umido all'altezza delle cosce. Guardai in basso e sorrisi. Il cuore mi batteva a mille.

Diedi una leggera spinta a mio marito che dormiva profondamente accanto a me, la bocca carnosa e morbida socchiusa.

«Mh? » emise un suono con la voce impastata dal sonno.

«Cas, è il momento » dissi, con la voce carica d'emozione «Angel sta per nascere!»

 

 

«Complimenti » disse l'infermiera «E' una femmina »

Quando mi consegnarono quel fagottino che era nostra figlia, la guardai con tutto l'amore che ero capace, così come Cas.
 

*

Angel, figlia dell'amore che trascende il tempo, del destino che legò nei secoli due anime sole, di quel sentimento sopravvissuto all'Inferno e al Paradiso.
Figlia di quell'amore che nè la caduta, nè la morte è riuscita a cancellare.
Angel, figlia di quelli che un tempo furono angeli.
Angel, una speranza per una vita di pace, per tutto l'amore di Layla e di quello che, infondo, sarà per sempre il suo angelo, Castiel.

*

 

  • FINE-

 

 

Angolo dell'autrice:

Eh sì, siamo giunti alla fine di "Just Give Me A Reason". Per il momento, la storia di Layla e Castiel finisce qui. Forse un giorno riprenderò a scrivere qualcosa su questi due ex angeli, ma per adesso è tutto. L'idea era quella di lasciarvi con il dubbio sul sesso del bambino, ma ho cambiato all'ultimo. Inoltre, per descrivere a BJ come nascono i bambini, mi sono ispirata alle parole del Dr. Cox (Scrubs).

Grazie a tutti quelli che mi hanno dedicato del tempo, significa tanto per me. Grazie a chi l'ha recensita, messa tra i preferiti, ricordate e seguite.

Grazie davverto tanto.

Un saluto anche da parte di Layla e Castiel!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta
P.s. Abbiate pietà xD

 

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