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Autore: ladyvampiretta    08/04/2014    6 recensioni
[Seguito di "Bright Lights"]
Abbandonata da Castiel, Layla cerca di far luce sul suo passato grazie anche all'aiuto dei Winchester. Nel caos tra Paradiso e Inferno, riusciranno a scongiurare l'Apocalisse imminente?
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A NEW LIFE

I let you see the parts of me

That weren't all that pretty

And with every touch you fixed them

Now you've been talking [...]

Things you never say to me

Tell me that you've had enough

Of our love

["Just Give Me A Reason" – P!nk]

 

 

Una macchina si fermò bruscamente davanti casa. Sentii i passi di qualcuno salire per la veranda e aprire la porta.

Alzai lo sguardo, inerme. Accanto a Dean Winchester c'era anche Sam, entrambi pallidi. Il maggiore dei due, appena mi vide a terra, si inginocchiò accanto a me, afferrandomi delicatamente per le spalle.

« Layla... cos'è successo? » domandò, preoccupato.

Provai a parlare, ma non riuscii ad emettere alcun suono.

La preoccupazione attraversò il volto del Winchester, mentre cominciò a guardarsi intorno. Anche Sammy si inginocchiò accanto a me, porgendomi un bicchier d'acqua.

Allungai lentamente le mani e lo afferrai. Avevo ancora dei tremori, così il ragazzo mi aiutò a bere.

« Cas... Castiel... » biascicai « se... se n'è andato »

Mi sentivo svuotata, confusa... abbandonata.

L'angelo che diceva di amarmi mi aveva lasciata da sola. Questa volta per sempre.

Ebbi come un flashback dei suoi occhi furenti mentre mi accusava di avergli mentito.

In quel momento, l'angoscia ebbe il sopravvento e cominciai a piangere. Avevo un peso che mi opprimeva il petto e non riuscivo a liberarmi dalla sensazione di aver sbagliato qualcosa. Sentii immediatamente una stretta calda e la mia fronte si posò sulla maglietta di Dean. Le sue mani mi sfiorarono la schiena, cercando di confortarmi.

Cominciai a singhiozzare, aggrappandomi a quell'abbraccio fraterno. Il ragazzo non si curò del fatto che gli stessi bagnando la maglietta con le mie lacrime. Si limitava a tenermi tra le sue braccia. In confronto a lui, mi sentivo una bambina indifesa.

"Un angelo indifeso..." pensai, prendendo un lungo respiro, cercando di ridarmi un contegno.

Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, scansandomi dal cacciatore.

« Ti portiamo via da qui » disse solamente Sam, abbozzando un sorriso.

Ebbi un tuffo al cuore davanti a quelle parole.

Mi guardai subito intorno. Cocci, sedie sovesciate... era tutto a pezzi, come me. Dovevo abbandonare quella che era stata a tutti gli effetti casa mia e di... in quel momento non avevo neanche il coraggio di pensare al nome dell'angelo. In quel breve istante, mi ritornarono alla mente i ricordi di tutto il tempo passato insieme.

Come dei fantasmi che rieccheggiavano nelle pareti, vedevo Castiel, in un angolo del soggiorno, stringermi a se' e baciarmi...

« E se tornasse? » mi uscì involontariamente. Malgrado il dolore che mi aveva provocato lasciandomi, avevo ancora la speranza di poterlo rivedere.

Castiel era stato a lungo una parte di me, era stato la mia ancora di salvezza. Il mio cuore continuava a ripetermi "Aspettalo, tornerà e ti chiederà scusa", ma la mia parte razionale non era dello stesso avviso.

Avevamo entrambi scoperto che ero un angelo. Se io ero rimasta scioccata dalla notizia, Castiel ne era rimasto ferito. Secondo Naomi non ero un normale angelo, ma uno caduto, simbolo del peccato più grande: aver voltato le spalle a Dio e ai miei fratelli. Quel che l'angelo che amavo con tutta l'anima non era riuscito a capire, però, era che non ne avevo memoria. Si era così convinto che tutto l'amore che provavo nei suoi confronti fosse una bugia con lo scopo di trascinarlo nel peccato.

"E gli angeli come Castiel odiano i caduti"

Ormai stavo affondando nel baratro.

"Non tornerà... non questa volta"

Dean fece per dire qualcosa, ma il fratello lo bloccò con uno sguardo.

« Se torna, saprà dove trovarci »

 

Con lo stretto necessario messo in un borsone, seguii Sam e Dean nella loro macchina, un'Impala nera tirata a lucido.

Come in trance, mi infilai sui sedili posteriori, appoggiando la testa al finestrino.

Lanciai un ultimo sguardo fuori. Qualcosa mi disse che non sarei mai più entrata lì dentro.

Ormai quella casa, come Castiel, apparteneva al passato. Da quel momento in poi, sarei andata incontro al mio destino. Non potei non sciogliermi nuovamente in un pianto silenzioso davanti a quei pensieri.

La vecchia me, quella che credeva di essere ancora umana, era morta quella sera, con l'abbandono del mio angelo.

 

Quando la macchina si fermò, notai che fuori dal finestrino si era fatto buio. Dovevo essermi addormentata. Avevo le guance gelide, segno delle lacrime che sicuramente mi avevano rigato il viso durante il probabile sonno senza sogni.

Sam mi aiutò a scendere, aprendomi lo sportello e caricandosi il mio borsone in spalla. Eravamo in quella che sembrava una rimessa per auto. Rottami di varie macchine coprivano quasi tutta la mia visuale. I nostri passi pesanti sembravano rimbombare nel silenzio della notte.

Dopo poco, raggiungemmo quella che sembrava una villetta dall'aspetto vecchio e diroccato.

Ancora preda della mia apatia, restai indietro quando i due fratelli salirono per la veranda e bussarono alla porta. Da chiunque fossimo, sentivo che non dovevo esserci.

Ero sbagliata, ero il male secondo gli angeli.

"Perché far del male ad altre persone?" mi domandai. "Già l'aver ferito Castiel è un peso atroce da sopportare. Quale che fosse il mio passato, perché trascinare altri nel baratro con me?"

Quasi non mi accorsi che qualcuno aveva aperto la porta. Alzai lo sguardo quando un colpo di tosse mi riportò alla realtà. C'era un uomo sulla cinquantina, dalla faccia burbera, con tanto di barba e cappellino da baseball.

Lui e i due cacciatori mi guardavano come se fossi una preda messa in un angolo capace di mordere. Invece io mi sentivo stanca, spossata... a pezzi.

« Bobby, lei è Layla » disse Dean, avvicinandosi a me e cercando di farmi forza per entrare dentro casa.

« Sì, ho sentito parlare di lei » rispose con un sorriso tirato e stanco, facendosi da parte per lasciarci entrare.

Sempre in trance, salii le scale e superai Bobby.

La mia mente, appena sentito quel nome, mi aveva subito fatto rimbombare in testa strascichi di conversazione. Ricordai che Dean mi aveva detto che quell'uomo dall'aspetto burbero era per lui e Sam come un padre. Anche Castiel mi aveva accennato qualcosa sul suo conto.

Quando superai l'uscio, mi trovai davanti ad una stanza illuminata da una flebile luce calda, libri in disordine e un forte odore di muffa e alcool. Sembrava più un rifugio che una casa.

« Mi dispiace per il disordine, la donna delle pulizie ha dato fourfet » provò a scherzare l'uomo.

Annuì, incapace di rispondere alla battuta.

Seguii i Winchester in cucina e ci sedemmo intorno ad un tavolo.

« Layla » mi chiamò Sam, sfiorandomi il braccio. Alzai lo sguardo su di lui « Ti va di raccontarci cosa è successo? Dopo che Castiel è stato spedito in Paradiso intendo »

Abbassai lo sguardo verso le mie mani, torturandomele.

Castiel... Paradiso... Menea... Naomi e ancora Castiel.

La testa cominciò a farmi male. I ricordi erano lì, ben delineati, esattamente come il dolore che sentivo.

Presi un bel respiro e cominciai a rivivere quello che era successo nelle ultime ore. Malgrado le fitte al cuore, cercai di raccontare i fatti come se fossero accaduti in un film, a qualcuno che non ero io. Ripresi a torturarmi le mani. Era difficile, ma dovevo raccontar loro tutto.

Dovevano sapere.

« E' venuto Menea, promettendomi di avere un modo per riportare a casa Castiel » cominciai, ma un nodo alla gola mi impedì di aggiungere altro.

« Ti sei fidata del caduto? Un'altra volta? » domandò Dean, lievemente arrabbiato.

Menea... l'angelo a cui io e Castiel avevamo chiesto aiuto per far diventare quest'ultimo un umano ci aveva traditi, spedendo colui che amavo in Paradiso, in preda alle torture dei suoi superiori.

Ripresi fiato e gli risposi con calma « E' stato grazie a lui che ho trascinato l'angelo fuori dal Paradiso » e lo guardai.

Niente, non sentivo niente. Mi sentivo come un guscio svuotato.

Mi riusciva difficile, però, pronunciare "Castiel".

« E poi? Cos'è successo? » domandò Bobby.

« Gli angeli ci hanno sottoposto ad una prova, per vedere se eravamo destinati a stare insieme ». Nella mia mente, riaffiorarono i ricordi di Castiel, ferito e sanguinante, tra le lamiere di una macchina. Sentii gli occhi inumidirsi, ma cercai di focalizzarmi sul resto.

« L'abbiamo superata... era stata tutta opera di Naomi » sibillai.

Prima che potessero chiedermi chi fosse, mi affrettai a rispondere « E' uno dei superiori di... » lascai il discorso a metà, certa che avrebbero capito il mio riferimento all'angelo in trench.

« Lei ha detto che gli angeli dovevano portarmi via, che la mia condanna sarebbe stata stabilita dal Paradiso... che Raffaele voleva vedermi » asserii.

« Condanna per cosa? ». Gli occhi di Dean erano come un faro nella notte, così profondi da mettere soggezione.

« Ha detto solo che Raffaele aveva bisogno di incontrarmi... ha anche aggiunto che sono un angelo caduto » dissi tutto d'un fiato.

Tutti i presenti mi rivolsero uno sguardo incredulo.

« Un angelo? » chiese il minore dei Winchester confuso.

Annuii piano.

« Sembra strano anche a me »

Bobby si accarezzò la barba scura mentre Dean tamburellava le dita sul tavolo.

« E dopo? Che fine ha fatto Castiel? »

Degluttii. Quello che era successo qualche ora prima era ancora una ferita ben aperta.

Era come uno squarcio sul cuore.

« Gli angeli odiano i caduti... crede che lo abbia voluto trascinare nel peccato, che lo abbia ingannato ». In quel momento, scoppiai a piangere, incapace di sopportare quel dolore. Nascosi il volto tra le mani.

I presenti non dissero nulla.

« Io però non ricordo di essere un angelo! » affermai, quando sentii una mano sfiorarmi la spalla. Incrociai gli occhi scuri e stanchi di Bobby.

« Io lo amo sul serio »

Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dai miei singulti.

« Ragazzo, forse è meglio se l'accompagni giù »

La sedia accanto a me si mosse.

Sam mi sfiorò le spalle e aspettò che mi alzassi. Con la testa bassa, seguii il Winchester per un corridoio, finche non scendemmo delle scale. Mi asciugai con una mano le lacrime, mentre tenevo l'altra al petto.

Alzai lo sguado. "Mi sta portando in una cantina?"

Era un luogo freddo e angusto, poco ospitale. C'erano decine di sacchi di sale di altre cose che preferii non appurare.

Sam mi guidò fino ad una porta enorme e di ferro puro.

« Cos'è, adesso che sono un angelo mi segregate? » domandai con più cattiveria di quanto volessi.

Il ragazzo abbassò lo sguardo.

« No, vogliamo proteggerti... questa è una Panic Room, i demoni non possono entrare e metteremo alla pareti della casa dei simboli anti-angelo » prese fiato e mi rivolse un sorriso sincero « Qui sei al sicuro ».

"Non sono un angelo completo... altrimenti verrei sbattuta fuori anche io" rammentai, guardando il cacciatore.

Aprì la pesante porta con un cigolio sinistro, lasciando intravedere l'interno. Seguii Sam. Era una piccola stanza circolare, le pareti in ferro e sul soffitto girava una ventola con sopra il sibolo anti-possessione. Nel centro, c'era un letto singolo dall'aspetto malconcio.

Poggiò il mio borsone su una scrivania che sembrava reggersi per miracolo e mi sorrise.

« Riposati, domani mattina studieremo il da farsi » e così dicendo, mi indicò il letto e uscì dalla Panic Room, lasciando la porta aperta. Appena superata la soglia, si fermò e si chinò sul pavimento. Dalla tasca della giacca, tirò fuori una bomboletta spray e disegnò un simbolo per trattenere i demoni.

« Una sicurezza in più »

Lo seguii con lo sguardo finché non sparì in cima alle scale.

Sospirando, mi sedetti sul letto. La rete sotto il materasso stridette in maniera fastidiosa.

Senza pensarci, mi stesi, buttandomi a peso morto. Era scomodo, ma quale alternative avevo? Bobby si era dimostrato molto gentile nell'ospitarmi a casa sua. Un bel gesto, considerando il fatto per ero praticamente una sconosciuta per lui.

Mi stropicciai il volto con le mani. Come mi ero cacciata in tutti quei casini? Perché era cambiato tutto nel giro di pochissimo tempo?

Non riuscivo a spiegarmelo.

Castiel se ne era andato. Mi odiava.

Forse, nel profondo, potevo capirlo. Credeva gli avessi mentito su tutto, sentimenti compresi.

Il peso sul petto e la tensione non se ne erano andati. Erano ancora lì, intenti a lambire il mio corpo.

Cercai di addormentarmi, ma lo sguardo glaciale di quello che un tempo era stato il mio angelo mi toglieva il sonno.

"Devo trovare la mia Grazia" pensai, mordendomi il labbro "Forse così recupererò anche la memoria".

Un angelo... non riuscivo ad immaginarmi con delle ali.

Ero anche io un soldato? Zaccaria aveva detto che ero un disertore.

Perché Raffaele mi cercava? Riguardava il mio essere un angelo caduto?

Avevo troppe domande per la testa. Mi rigirai diverse volte nel letto (mentre la rete cigolava), incapace di prender sonno.

Decisi di alzarmi.

"Prenderò un bicchier d'acqua" pensai, tirandomi su e uscendo dalla Panic Room.

Pensai che probabilmente i cacciatori fossero andati a dormire, così cercai di evitare anche il più piccolo rumore.

Arrivata in cima alle scale, sentii delle voci e l'istinto mi disse di fermarmi.

Mi trovai, mio malgrado, ad ascoltare.

« Tu non capisci, Bobby » stava dicendo duramente Dean « C'erano cocci ovunque, sedie buttate per aria... non credo che Castiel tornerà questa volta ».

Stavano parlando di me... e di lui.

Sentii un peso sul cuore e mi portai le mani sulla bocca.

La fermezza con cui Dean aveva detto che l'angelo non sarebbe tornato fu l'ennesimo colpo sordo.

Sentii un urlo nascermi nel petto, ma non potevo esplodere davanti a loro.

Come un fulmine, girai i tacchi e tornare nella Panic Room. Incapace di chiudere il pesante portone di ferro, lo lasciai aperto. Mi lanciai sul letto scricchiolante e affondai la testa nel cuscino.

Ancora non riuscivo a superare il fatto che l'angelo mi avesse lasciata. Ogni volta che sentivo pronunciare il suo nome era un colpo al cuore.

Castiel mi era entrato troppo dentro, sotto pelle perché potessi superare facilmente il fatto che se ne fosse andato.

Bagnai il cuscino con le mie lacrime, affondando in esso i miei singulti. Non volevo che i cacciatori mi vedessero in quello stato. Mi avrebbero di sicuro preso per una ragazzina melodrammatica. Il problema, era che Castiel restava una ferita aperta e ancora sanguinante e non ero certa se l'avrei mai superata.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Ebbene sì, sono tornata con il seguito di "Bright Lights".

Questa volta ad aiutare Layla ci saranno i Winchester (e non solo). Castiel ci sarà presto, ma...no spoilers!

Nota: in questa storia ci saranno elementi/eventi diversi da quelli della serie (ovvio).

Che ne pensate di questo nuovo inizio? Mi lasciate una recensione?

Ringrazio in anticipo tutti quelli che passeranno a leggere e commentare.

Al prossimo capitolo!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

 

  
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