La Legge del Drago

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Quinta Parte ***
Capitolo 6: *** Sesta Parte ***
Capitolo 7: *** Settima Parte ***
Capitolo 8: *** Ottava Parte ***
Capitolo 9: *** Nona Parte ***
Capitolo 10: *** Decima Parte ***
Capitolo 11: *** Undicesima Parte ***
Capitolo 12: *** Dodicesima Parte ***
Capitolo 13: *** Tredicesima Parte ***
Capitolo 14: *** Quattordicesima Parte ***
Capitolo 15: *** Quindicesima Parte ***
Capitolo 16: *** Sedicesima Parte ***
Capitolo 17: *** Diciassettesima Parte ***
Capitolo 18: *** Diciottesima Parte ***
Capitolo 19: *** Diciannovesima Parte ***
Capitolo 20: *** Ventesima Parte ***
Capitolo 21: *** Ventunesima Parte ***
Capitolo 22: *** Ventiduesima Parte ***
Capitolo 23: *** Ventitreesima Parte ***
Capitolo 24: *** Ventiquattresima Parte ***
Capitolo 25: *** Venticinquesima Parte ***
Capitolo 26: *** Ventiseiesima Parte ***
Capitolo 27: *** Ventisettesima Parte ***
Capitolo 28: *** Ventottesima Parte ***
Capitolo 29: *** Ventinovesima Parte ***
Capitolo 30: *** Trentesima Parte ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Ad ALFONSO...
un grande entusiasmo
un grande spirito
e soprattutto un grande amico!

La Legge del Drago
( immagini tratte da internet )

 

Giornata infernale...

Da che il Torneo Iron era terminato, e Lei Wulong si ritrovava di nuovo dietro la sua scrivania, era ricominciata anche quella solita routine altrimenti conosciuta come: "quotidiano rompimento di scatole". Il mercoledì, in particolare, era il giorno peggiore in assoluto. La maggior parte dei suoi colleghi prendevano tutti le ferie invernali e, avendo a che fare con una città caotica come Hong Kong, il povero Lei era subissàto da ogni genere di telefonate... comprese le più assurde.

- No signora, mi dispiace, non è il ristorante Jinzao questo - sospirò rassegnato, nel mentre che una vecchina un po' sorda dall'altra parte dell'apparecchio gli chiedeva se poteva ordinare due porzioni di ravioli cotti al vapore.
- Mi raccomando, giovanotto, non me li porti bruciacchiati come l'altra volta...
- Come glielo devo spiegare, signora? Ha sbagliato numero, questa è una stazione di polizia non un locale da asporto!
- "Maiale corto" ?!? No no, non ha capito niente, ho detto ravioli... R-A-V-I-O-L-I...

Lei si schiaffò la mano sul muso, imprecando qualcosa a bassa voce.

- Certo signora, ho capito - mormorò dunque, sfogliando l'elenco per rimandarla al numero del ristorante. - Guardi, le passo il numero del nostro cuoco: gli spieghi per bene come li vuole!
- Le bacchette non erano incartate bene, ho già reclamato due volte, giovani malaccorti che non siete altro...
- Grazie infinite, signora... anch'io... prego, arrivederci...

Una volta messo giù il ricevitore, Lei si concentrò nuovamente sulla ciotola fumante che aveva davanti. Le ciance di quella vecchia isterica, per poco, non rischiavano addirittura di fargli saltare il pranzo. Aveva appena messo in bocca un succoso pezzettino quando, squillando come la tromba del giudizio, per poco il telefono non gli fece andar giù il boccone di traverso.

- Se è di nuovo quella befana, stavolta giuro che la mando direttamente al diavolo - meditò serio Lei, sollevando il ricevitore con rabbia. - Pronto?
- Accidenti a te, Lei - ringhiò la voce familiare del commissario. - E' mezz'ora che provo a chiamarti, con chi cavolo stavi parlando ?!?
- Ah, mi dispiace! Sa, di solito, a quest'ora ho il "brutto vizio" di mangiare un boccone e...
- Poche stronzate, Wulong - tagliò corto l'altro inferocito. - Muovi il culo da quella sedia e vieni subito nel mio ufficio, altrimenti il caffé sai già dove te lo verso !!!
- Lo so, lo so - rispose Lei sottovoce, mettendo giù piano il ricevitore - Ho capito, oggi non si mangia!

Ciò detto, diede un'ultima triste occhiata alla scodella e uscì mestamente dalla stanza.

***

Come mise piede nel suo ufficio, invece di fargli la solita scenata, il capo lo accolse con il dovuto garbo... ovviamente, per rispetto dell'ospite che aveva seduto di fronte.
Lei rimase perplesso, nel trovarsi dinanzi ad una giovane donna affascinante, anziché uno dei soliti pomposi rompiballe della disciplinare. Costei era vestita a metà tra lo stile pratico e un gusto decisamente pacchiano, con un abito tradizionale cinese dagli spacchi laterali piuttosto evidenti che mettevano in mostra le gambe avvolte da un paio di collant scuri, e decisamente tutto sembrava essere fuorché un pezzo grosso degli Affari Interni. A vederla, per un attimo, Lei pensò addirittura ad una di quelle bamboline vestite a festa che facevano i massaggi nei locali bene di Hong Kong. Tuttavia gli bastò dare meglio un'occhiata al suo sguardo, oltre che alla muscolatura tonica del suo fisico snello e slanciato, per capirne la natura di lottatrice professionista.
La donna si voltò a guardarlo, calma e impassibile, e Lei non riuscì reprimere un sorrisetto all'angolo della bocca... nell'osservare le due buffe cuffiettine bianche che, in chiaro stile con il vestito, contenevano l'acconciatura dei suoi lunghi capelli castani raccolti.

- Ispettore Zang - esclamò il capo, facendo le debite presentazioni alla donna. - Le presento l'agente Lei Wulong!

Lei sbarrò gli occhi perplesso.
Quell'affascinante signorina così seria, malgrado l'abbigliamento un po' insolito, era dunque nientemeno che un ispettore?

- Lieta di conoscerla - disse costei, tendendo amichevolmente la mano a Lei. - Ispettore Chun Li Zang, distaccata dal dipartimento degli Affari Interni, molto piacere!
- Piacere mio - rispose Lei garbatamente.

Nello stringerle la mano, Lei avvertì chiaramente la forte presa dell'altra. Non si vedevano in giro molte donne-lottatrici, men che meno in possesso di tutta quell'energia nelle mani, e Wulong non si aspettava certo che lo spirito combattivo di codesta Chun Li fosse così tanto elevato.
Subito l'espressione dura della donna si raddolcì in un sorriso seràfico, pieno di serenità e soddisfazione allo stesso tempo, allorché Lei notò nei suoi occhi una fortissima sicurezza... quasi irritante, in un certo senso.
Il capo di Wulong passò dunque ad illustrare brevemente al suo sottoposto il motivo, o meglio i motivi, che avevano spinto quel bel pezzo di ispettore a capitare nel suo distretto così di punto in bianco.

- Da alcuni mesi, l'Interpol si sta occupando di un grosso traffico internazionale di droga - spiegò. - L'ispettore Zang è assegnato all'indagine denominata Lóng zhī chén, "Polvere del Drago", che è un nuovo tipo di oppiàceo dagli effetti micidiali nonché particolarmente costoso...
- Sappiamo che un'organizzazione clandestina si occupa di produrre e smerciare questa roba in tutte le principali zone asiatiche - intervenne dunque Chun Li, mostrando a Lei una pianta con su riportate tutte le zone ove l'Interpol aveva sinora localizzato la droga nei magazzini. - Come si evince dalle posizioni, il traffico è piuttosto esteso: Cina, Mongolia, Thailandia, Giappone, India, Siam, Medio Oriente... L'Interpol ritiene che la rete di spedizioni converge con almeno tre possibili punti-chiave, tutte ipotesi logicamente, in particolare il centro di produzione principale sembrerebbe trovarsi proprio qui ad Hong Kong!
- Mi sembra un po' vaga come ipotesi - osservò Lei. - In fin dei conti, Hong Kong non contempla che appena sette milioni circa di abitanti...
- Piantala di fare lo spiritoso, Wulong - sbraitò il capo. - Se ti ho mandato a chiamare, è perché tu conosci la città quanto basta per aiutare l'ispettore Zang nel localizzare la fabbrica, ammesso che l'ipotesi sia corretta!
- E' quello che mi auguro - sottolineò Chun Li. - Le informazioni in nostro possesso non ci consentono purtroppo di restringere il campo delle ricerche, almeno per il momento, perciò dobbiamo avvalerci dell'aiuto del vostro dipartimento!
- Lo sa, ispettore, è il vostro concetto di "aiuto" che mi lascia un tantino perplesso - fece Lei con evidente sarcasmo. - In genere, agli Affari Interni, questa parola somiglia piuttosto a: "sfruttamento"...
- Wulong, contieniti - scattò subito il capo, ben sapendo dove l'altro stesse andando andare a parare. - Come ti abbiamo spiegato, l'indagine è dell'Interpol; perciò ovviamente, nell'offrire la nostra collaborazione, sarai assegnato agli ordini dell'ispettore Za...
- Certo, in un'altra vita magari - tagliò corto Lei sprezzante, voltando la schiena ad entrambi.
- WULONG - ora il capo era veramente furioso. - Chiedi scusa immediatamente, o puoi dire "addio" al tuo distintivo!

Per tutta risposta, Lei si chiuse la porta dell'ufficio dietro le spalle, con tale violenza che le scartoffie impilate di fianco finirono tutte sparse in disordine sul pavimento.

***

Wulong si avvicinò alla propria macchina.
L'idea di sottostare agli ordini di chicchesìa, per un uomo d'azione come lui, era semplicemente inaccettabile. Per quanto l'ispettore Zang fosse una giovane donna davvero molto attraente, Lei non intendeva assolutamente fare la figura del cagnolino obbediente.
Aveva perso un compagno, per seguire il protocollo e il regolamento, e non poteva certo dirsi in pace con sé stesso. Se Miss Interpol intendeva ficcare il naso nei sobborghi della città, in cerca di indizi che la riconducessero a quel fantomatico commercio di droga, ebbene poteva farlo benissimo senza di lui.

- Al diavolo - mormorò Lei, frugandosi nelle tasche per cercare le chiavi - Figurati se mi faccio dare ordini da...
- Agente Wulong - disse forte una voce alle sue spalle. - E' uso, qui ad Hong Kong, andarsene senza nemmeno salutare?

Chun Li si avvicinò al collega, non per rimproverargli alcunché, ovviamente, bensì per convincerlo a ragionare.
Lei, dal canto suo, non aveva alcuna intenzione di comportarsi da cavaliere.

- Sono certo che troverà più apprezzabile lavorare con un altro compagno, ispettore - rispose. - Io non sono precisamente quel che si dice un "poliziotto modello"... Suppongo che il mio capo gliel'abbia già detto!
- Curioso - sorrise Chun Li. - E' proprio il genere di elemento che trovo molto più affidabile, specie in casi di sicurezza nazionale come questo!
- Spiacente - sussurrò Lei tra i denti, aprendo lo sportello della macchina con noncuranza. - Se vuoi farmi reclamo, mandami la lettera a casa, comunque...
- Aaa-AH !!!
- Hmh ?!?

Lei colse il rapido attacco di Chun Li con la coda dell'occhio, scostando il capo di lato ed evitandolo giusto per un soffio.
Le dita della donna, dure come pietre, avrebbero potuto frantumargli le ossa come niente. Già dopo quel primo attacco, pure se colto alla sprovvista, Wulong era perfettamente addestrato a ribattere colpo su colpo. Evitando dunque il calcio successivo di costei, Lei balzò in agilità oltre la sua testa e riatterrò prontamente in posizione di guardia.
Entrambi si fronteggiarono sulla distanza ravvicinata, dando sfoggio delle rispettive tecniche, e tuttavia erano ben lontani dall'impegnarsi al massimo delle loro reali abilità. Anche se contenuti però, tanto i colpi di Lei quanto quelli di Chun Li erano forti e precisi. La veocità, l'istinto marziale, l'intuito e il sapore dello scontro... gli ingredienti c'erano tutti, per dare vita ad un combattimento coi fiocchi.
Peccato che l'ingresso alla stazione di polizia non fosse esattamente il luogo ideale per stabilire CHI fosse più forte tra loro.
Mancando il punto vitale alla base del collo, le braccia tese e i muscoli perfettamente controllati sino alla punta delle dita, entrambi rimasero dunque immobili a fissarsi negli occhi.

- Davvero niente male - esclamò Chun Li, piena di sincera ammirazione.
- Complimenti anche a lei, ispettore - sorrise l'altro di rimando.

Ignorando gli applausi e i fischi del pubblico che si era raccolto in strada, per assistere al loro scontro, i due combattenti si scambiarono il saluto di rito. Evidentemente Chun Li non aveva nulla a che fare con la mentalità ristretta degli Affari Interni, il suo era chiaramente lo spirito di una lottatrice desiderosa di mettersi costantemente alla prova, tanto che Wulong iniziava addirittura a trovarla simpatica.

- Allora - domandò Chun Li. - Amici ?
- Amici - annuì Lei, stringendole la mano con calore questa volta.

Tutto sommato, non sarebbe stato poi così spiacevole lavorare in coppia.

( continua )

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


La superficie media di Hong Kong comprende un'area di circa mille chilometri quadrati. Mettersi a cercare qualunque cosa in un raggio d'azione così ampio, senza disporre di un qualsivoglia indizio, equivale a cercare un ago in un pagliaio... o un indumento color carne in una spiaggia piena di nudisti.
Lei e Chun Li potevano contare sulla giurisdizione, onde svolgere liberamente le loro indagini in giro per la città, ma anche così si trattava comunque di un incarico ai limiti dell'impossibile.
A Hong Kong il commercio illegale di droga, sebbene non figuri sui documenti ufficiali, costituisce all'incirca una grossa percentuale di interessi che muovono gran parte dell'economia dell'intero paese: scuole, università, fabbriche, industrie, ospedali, alberghi, ristoranti, locali notturni, sale da gioco... Di conseguenza, i grandi boss della malavita locale godono di accordi precisi con le autorità ( come, ad esempio, insabbiare rapidamente vari capi di accusa e/o distogliere l'attenzione della polizia dalle famiglie malavitose d'elìte ).
L'Interpol non poteva escludere, che a capo dell'intera faccenda potesse esserci uno dei cosiddetti "intoccabili" della malavita locale, per non dire che era quasi certo. Perciò, oltre alla difficoltà dell'indagine in sé, Chun Li prese subito atto delle varie difficoltà eventuali.
Anche Lei era conscio di tale problema, con tutte le volte che i suoi capi erano soliti rilasciare i peggiori delinquenti, per via dei cosiddetti... Ordini Superiori.
Quando il potere del denaro sostituisce quello della giustizia, in un mondo dove tutto è il contrario di tutto, un semplice poliziotto non può illudersi di cambiare le cose.
Hong Kong, 1994... Capitale del Crimine per eccellenza, seconda solo alla più grande Shangai, dove la vita di un poliziotto conta più o meno quanto la dignità di uno stupratore serale.

- Va bene una coca cola, ispettore? - domandò Lei, offrendole una lattina.

Chun Li sollevò il capo con una smorfia.

- Basta con questo "ispettore", siamo colleghi... Chiamami Chun Li, d'accordo?
- Ricevuto - sorrise beffardo Lei, sorseggiando il liquido frizzante.

Dal momento che Lei e i ristoranti non andavano molto d'accordo ( non fosse altro che per una questione di cifre e di stipendio ), per suggellare l'inizio di una sincera e amichevole collaborazione con la sua nuova partner, costui non poteva certo permettersi il lusso di invitarla a cena. Fortunatamente il chiosco all'angolo della strada, con menù a base di: sandwitch e bibita gasata, non contrastava coi gusti e le abitudini della bella lottatrice.

- Comunque, Chun Li, devo farti di nuovo i miei complimenti - mormorò Lei, sfregandosi il muscolo del braccio ancora dolorante. - Il tuo calcio ha una potenza davvero devastante, ho ancora il braccio tutto intorpidito... Hai un ottimo stile, dove hai imparato?
- Da piccola andavo matta per i film di Bruce Lee - spiegò l'altra, quasi con una luce di nostalgia negli occhi. - I primi rudimenti li ho avuti con un amico di mio padre, un vero maestro nell'uso del Tai Chi, e poi ho affinato le mie conoscenze attraverso lo studio di varie tecniche!
- Ah, un'ottima cosa - annuì Lei. - Da quello che ho visto, si direbbe quasi che tu non abbia fatto altro che combattere per tutta la vita!
- Infatti, ho lavorato anni, per essere in grado di competere coi più forti... con uno, in particolare!

Lei drizzò le orecchie.
Dal tono di voce di Chun Li, si capiva che non era soltanto la passione per le arti marziali a spingerla verso determinate azioni.
Anche lei, dunque, aveva in testa un obiettivo ben preciso: un avversario da cercare, un nemico da battere, e probabilmente anche un conto da regolare.
In fondo poteva capirla.
Lui stesso non aveva certo dimenticato il giuramento di vendetta che aveva fatto sulla tomba del suo amico, così come non poteva rinunciare al desiderio di scoprire la verità. Se anche correva voce che Bruce Irvin, l'assassino del suo compagno, fosse perito anch'egli in un incidente aereo, rimaneva Kazuya Mishima a conoscenza della verità.
Anche se gli ci sarebbero voluti anni, per prepararsi allo scontro finale con Mishima, prima o poi Lei avrebbe raggiunto il suo scopo.

- Ti dirò, anche tu mi hai sorpresa - esclamò poi Chun Li. - Non ho mai visto nessuno evitare un mio calcio con una tale rapidità...

Lei sorrise, guardandola di sottecchi.

- E non mi stavo impegnando - sottolineò. - Un giorno magari, quando questa storia sarà finita, sarei lieto di affrontarti di nuovo... cara la mia fan di Bruce Lee!
- Non vedo l'ora, credimi - rispose Chun Li, raccogliendo la provocazione. - Non vedo l'ora!

La luce nello sguardo di entrambi era carica di tensione.
Anziché essere preoccupato, all'idea di battersi nuovamente con costei, Lei era addirittura elettrizzato. Combattere al massimo delle possibilità contro un avversario di pari valore, indipendentemente dal suo sesso, è il sogno di chiunque viva all'insegna della lotta ed è ossessionato dal desiderio di mettersi continuamente alla prova.
Vincere o perdere, in quel caso, non ha importanza.
Quando si ha la certezza matematica che, in un combattimento ai massimi livelli, colui/colei che ti sta di fronte ha la tua stessa determinazione negli occhi, è in quel momento che si riconosce il vero combattente.
Wulong aveva già affrontato sfide difficili, spesso a rischio della propria incolumità, ma raramente gli era capitato di sperimentare il brivido sulla propria pelle: l'istinto, il desiderio, il bisogno di spingersi oltre il suo stesso limite; muoversi più velocemente possibile, pensare il più rapidamente possibile, e mettere a nudo la purezza della propria tecnica marziale...
Tutto ciò non era possibile, se l'avversario non aveva luce negli occhi.
Una luce di sfida e carica di volontà, la stessa che ardeva negli occhi di Chun Li, e Lei già pregustava il momento in cui avrebbe potuto renderle il gentil favore di quel livido che ancora gli bruciava sulla spalla.
Purtroppo entrambi avevano altro a cui pensare.

- Wulong, dai un'occhiata a questi - esclamò Chun Li seria, tornando la propria attenzione ai rapporti sul caso. - Le transazioni che indicano il movimento della droga, prima di giungere al deposito ove l'abbiamo sequestrata, partono principalmente da questi tre settori della città: Tsuen Wan, Sha Tin e Yuen Long!
- Sempre troppo vago - constatò l'altro. - il controllo della criminalità di Tsuen Wan è nelle mani del clan Zhì, il "Cane Pazzo"; a Sha Tin spadroneggia la famiglia di Hòng Dao, ossìa i "Coltelli Rossi"; mentre a Yuen Long vige la Legge dell'Heilòng, altrimenti conosciuto come "Drago Nero"...
- Potrebbe esserci un accordo tra le varie famiglie?
- E' abbastanza improbabile - spiegò subito Lei. - I membri del Drago Nero vantano le proprie origini fin dalla corte del primo imperatore della dinastia Qing, Huang Taiji, e dal 1637 vige il codice di non scendere a patti coi propri nemici; considerando poi il clima di rivalità e i fiumi di sangue che scorrono tra i vari gruppi, specie dopo la caduta dell'impero, dubito che il Drago Nero accetterebbe di fare affari con gli assassini dei loro compagni... è una questione di principio, per loro!
- D'accordo, scartiamo pure per un momento l'ipotesi del Drago Nero, ma cosa mi puoi dire degli altri due?
- E' questo che non mi torna: i Coltelli Rossi e il Cane Pazzo non gestiscono il mercato della droga a livelli così alti, trattando perlopiù l'eroina da vendere ai ragazzini, mentre un commercio di oppio in grande stile è prerogativa appunto della tradizione criminale del Drago Nero!

Chun Li e Lei rimuginarono a lungo su questo punto.
Se la Polvere del Drago aveva a che fare con uno solo o tutti e tre assieme i gruppi malavitosi, l'incongruenza risiedeva comunque nell'impossibilità morale di accordo tra loro.
Le cifre tuttavia parlavano chiaro: la droga veniva prodotta e smerciata in tutti e tre i settori, dunque era indubbio che vi fosse un accordo o comunque una buona organizzazione nel gestire la faccenda, ma poteva anche darsi che i responsabili agissero fuori dagli schemi e dunque all'insaputa dei capi stessi delle varie famiglie.

- Penso che dovremmo cominciare da Yuen Long - esclamò Chun Li. - Se il contrabbando d'oppio vige di una tradizione così importante, è abbastanza lecito supporre che il Drago Nero c'entri qualcosa!
- Sono d'accordo con te - annuì Lei con un cenno del capo. - Sinceramente non ce li vedo gli Hòng Dao e gli Zhì a capo di un traffico del genere... Se vuoi, possiamo fare qualche domanda in giro!
- Elementare Watson - scherzò Chun Li, rimettendo i rapporti nella borsa.
- Guido io - sbuffò Lei seccato, sottolineando che NON intendeva affatto cederle le chiavi della propria auto.

 

( continua )

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Dei diciotto distretti di Hong Kong, quello di Yuen Long è noto soprattutto per le tradizioni, nonostante oggi vanti la popolazione più giovane della zona. In origine era un insieme di villaggi, comprendenti una vasta pianura alluvionale, e sin dai tempi della dinastìa Tang, da sempre, il suo sviluppo è legato principalmente al commercio. A partire dal 1970 poi, con la fondazione della prima città-mercato di Yuen Long Town, la popolazione si era andata velocemente espandendo; e proprio in quell'anno corrente del 1994, erano in corso i lavori per la bonifica dei terreni, onde permettere la costruzione di quella che sarebbe poi diventata la Nuova Città di Tin Shui Wai.
Era abbastanza facile dunque indovinare il grande profitto del Drago Nero, nel gestire il controllo commerciale dell'intero settore.
Lei e Chun Li immaginavano sin troppo bene come il contrabbando d'oppio potesse rendere tanto, in un complesso urbano in continua crescita come quello, perciò vi erano forti possibilità che l'intuizione circa la fonte distributrice di Polvere del Drago fosse più che giusta.

- Conosci bene questa zona? - domandò Chun Li a Lei, sentendosi un tantino disorientata.
- Abbastanza - rispose l'altro. - Da bambino ero solito allenarmi spesso qui, quando il vecchio Maestro Wuang Jinrei mi iniziò all'arte del Kung Fu nel suo stile del Dragone... anche se poi mi sono appropriato degli altri stili, per conseguirne uno tutto personale!
- Puoi farmi strada, allora?
- Ma certo, madame, la Wulong-Tour-Service è a sua disposizione!

Chun Li non riuscì a trattenere una risatina divertita.
Lei Wulong era un ragazzo simpatico, oltre che un lottatore di altissimo livello, e il suo modo di fare dello spirito non era per nulla pesante. Il suo non era l'atteggiamento di un buffone ( uno di quei damerini tutti tronfi e spavaldi, della serie: "ci provo, se mi va bene" ), essendo a tutti gli effetti un giovane attento e acuto, ed era proprio questo il suo pregio.
La maggior parte degli uomini, in genere, sapevano essere solo molto patetici: Arroganti, maschilisti, incapaci di valutare correttamente che tipo di donna lei fosse... una delusione, insomma!
Invece Lei si era dimostrato da subito un tipo in gamba. Una volta compresa la sua indole, attraverso il breve scambio di colpi che avevano sostenuto davanti alla stazione di polizia, entrambi avevano raggiunto istintivamente un punto di accordo tra la simpatia e il rispetto reciproco.
Non erano "ispettore" e "agente", bensì due poliziotti alle prese con un'indagine.
Chun Li non aveva alcun motivo di fare sentire a Lei il peso del suo grado, dal momento che entrambi erano animati dalla stessa sete di giustizia, e di fatto sapeva di poter contare su di lui proprio nella più totale libertà di azione... anche se ciò significava andare contro uno o più articoli del regolamento.
Mentre la macchina procedeva lenta, lungo i vicoli e le strade del distretto, Wulong diede alla compagna qualche utile suggerimento sul come ottenere informazioni in quel nido di vipere velenose.

- A Yuen Long la polizia esiste solo di nome - spiegò. - Mostrare il distintivo qui, è come indicare ad una calibro '38 dove vuoi essere colpito... L'unica Legge che rispettano qui è la Regola stabilita da Pan Quan Yu, il venerabile Maestro a capo del Drago Nero, e l'ordine è stabilito dai suoi tre discepoli: Ginzo, detto l'Orso per la sua stazza imponente; Shuo, detto il Guercio per la menomazione al suo occhio sinistro; e infine Tan, soprannominato l'Ombra perché nessuno ha mai avuto modo di vedere con chiarezza la sua tecnica di combattimento!
- Però, un personaggio molto singolare - osservò Chun Li, per nulla intimorita.
- Non ho avuto il piacere di incontrarlo personalmente, anche perché Tan non è tipo da sporcarsi le mani se non in rare occasioni, ma conosco bene Ginzo e Shuo... non sono avversari da poco, Chun Li, loro combattono per uccidere!
- Ho capito, lo terrò presente - annuì l'altra, chinando leggermente il capo con espressione seria. - Parlami dei loro sottoposti, che metodi usano per gestire l'intero distretto?
- Anticamente il Drago Nero vantava circa un centinaio di campioni nella lotta, tanto da meritare addirittura l'onore di servire presso la guardia personale dell'Imperatore, ma oggi gli unici abbastanza in gamba da sottostare direttamente agli ordini del Trio saranno poco più di una ventina; e poi ovviamente il braccio armato della banda, concernente un'abilità veramente infima nelle arti marziali, prende ordini a sua volta da ognuno di loro; la zona è stata suddivisa in ventitré sezioni, per volontà del Maestro Yu, e ciascuna sezione è gestita dal rispettivo capozona!
- E tu pensi di fare "gentilmente" qualche domanda ad ognuno di loro... Ho indovinato?
- Sei una ragazza molto perspicace - sorrise Lei. - Spero solo non ti dispiaccia fare un po' di allenamento extra!

La risposta era praticamente ovvia.
Wulong non aveva dubbi, circa il desiderio dell'altra di menare le mani, e di fatto interrogare uno ad uno i luogotenenti del Drago Nero non sarebbe stata certo una passeggiata.
Lei parcheggiò l'automobile vicino all'ingresso dell'Hòng Liàn ( "Loto Rosso" ), una rinomata casa da gioco nonché covo di Liu Jin del Drago Nero, un ottimo posto per cominciare a raccogliere informazioni.
Per non dare troppo nell'occhio, e dal momento che Chun Li indossava ancora il suo singolare abito da lottatrice, Lei trasse fuori dal bagagliaio la propria veste da combattimento e la indossò prontamente stringendosela in vita con una fusciacca dai colori piuttosto vivaci. Così agghindati, potevano forse passare per una coppia di innocui stravaganti in cerca di sano divertimento.
Sfortunatamente però, già all'ingresso del locale, l'ostruzionismo del custode fece capire ad entrambi che non avrebbero ottenuto nulla con le buone maniere. Costui era un gorilla alto circa un metro e novanta, con spalle molto ampie e il tipico aspetto del body-guard tuttaltro che socievole, e di fatto intimò a Lei e Chun Li di girare al largo.

- Andiamo, amico - esclamò Wulong, tentando ancora una volta per scrupolo la carta della cordialità. - Sono in compagnia di una signora, non vorrai farmi fare brutte figure?
- Sparisci - ringhiò l'altro. - Se non hai la tessera, tu e la tua troietta potete andare a spassarvela altrove!

Wulong interrogò Chun Li con lo sguardo, allorché lei rispose con un cenno d'intesa, dopodiché entrambi si misero in guardia e sferrarono contemporaneamente un calcio contro il petto di quell'idiota. L'uomo accusò un dolore lancinante, prima di perdere del tutto i sensi, e si ritrovò scaraventato contro la pesante porta d'ingresso mandandola in mille pezzi.

- Come dicono i cattolici, "bussate e vi sarà aperto" - commentò Chun Li, rivolgendosi al poveraccio agonizzante sotto di lei.
- Ci hai sentito bussare - fece eco Lei, scrocchiando le nocche della mano con noncuranza. - Vero ?!?

( continua )

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Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


- Prego, signori, per caso avete prenota... Uuuhhhnnn !!!

Nella sua bonaria ingenuità, ignorando palesemente il fatto che il sorvegliante giaceva sui resti della porta scardinata di netto, il malcapitato quattrocchi addetto al guardaroba del locale fu messo a tacere da una sbrigativa Chun Li. Il calcio di quest'ultima, oltre a fargli volar via i due piccoli oblò cerchiati dal naso, lo aveva mandato a conficcarsi con la testa in un pannello pubblicitario posto di fianco all'ingresso.

- Che razza di scocciatore - borbottò Chun Li infastidita. - Entri per avere delle risposte, e ti rivolgono invece delle domande... sceme, perdipiù!
- E' come quando fai la coda allo sportello - fece notare Lei con noncuranza, spedendone un altro a nanna. - Prima ancora che gli spieghi di cosa hai bisogno, o ti sbattono dei moduli da riempire oppure ti mandano da uno sportello all'altro... A cuccia, tu!

Chun Li chinò il capo, onde evitare il tizio scaraventato in aria da Lei, e allo stesso tempo ne spedì a terra uno armato di pugno di ferro.

- E' proprio vero - sospirò, nel mentre che sopraggiungevano altri nemici dall'aria poco raccomandabile. - "Se vuoi il dialogo, prima impara a comunicare"...
- Ah, non c'è dubbio - si disse d'accordo Lei, tramortendone un paio con altrettanti colpi in rapida sequenza. - Se non bastano le parole, perché gli dei avrebbero inteso farci le mani e i piedi ?
- FERMI VOI, CHI SIETE ?!?
- CHE CAVOLO VOLETE ?!?

Stupidi ma fino a un certo punto, vedendo i loro compagni cadere uno ad uno sotto i colpi dei due sconosciuti, gli sgherri del Drago Nero ancora in piedi ritennero opportuno mettere mano all'artiglierìa.
Lei e Chun Li valutarono mentalmente la distanza con le pistole puntate contro, rimanendo perfettamente immobili sul posto, allorché gli uomini armati minacciarono di far fuoco.

- Cerchiamo quel simpaticone di Liu Jin - spiegò Lei tranquillo, tenendo le mani alzate bene in vista. - Non avevamo tempo di prendere un appuntamento, forse dovevamo telefonare, ma dobbiamo parlargli con una certa urgenza!
- Il capo non riceve - sputò con disprezzo il tizio più vicino, armando il cane della pistola con un sonoro clìk. - E poi la tua faccia non mi piace!
- Sarà bella la tua - mormorò Lei sottovoce.
- Chiunque voi siate, venendo qui siete cascati proprio male, ve lo assicuro... FUOCO !!!

Calcolando il tempo alla perfezione, Lei e Chun Li scattarono simultaneamente in direzioni opposte e presero a correre agilmente lungo i muri del locale, per evitare una micidiale scarica di proiettili. Le automatiche suonarono dunque il loro concertino, sfiorandoli quasi ma non riuscendo a centrarli, e un attimo dopo i due combattenti si ritrovarono alle spalle dei sicari. Non era certo sparando a vuoto che era possibile fermare dei poliziotti scatenati come quelli.

- Qualcosa mi dice che, sia che veniate licenziati o meno, stasera farete comunque tanti bei sogni - esclamò Lei convinto.
- Maledetto... Ammazziamolo!
- Shooo-oatàh!

La velocità con cui Wulong riuscì a far cadere loro di mano le pistole prima che potessero ricaricarle, tra l'incredulità e lo stupore generale, aveva un che di prodigioso.
Quasi senza che costoro se ne rendessero conto, Chun Li si lanciò dunque in mezzo a loro, effettuando il suo micidiale Spinning Bird Kick. Le gambe della lottatrice, frullando nell'aria come le pale di un elicottero, fecero piazza pulita. Una volta terminata l'esecuzione infatti, gemendo e agonizzando per i colpi ricevuti, ciascuno dei gangsters crollò a terra come una pera cotta.
Un improvviso movimento alle sue spalle, Lei avvertì d'istinto il pericolo.
Due lame fischiarono dritte contro la sua schiena senonché, ruotando velocemente su sé stesso e afferrandole al volo tra le dita, costui le rispedì al mittente senza problemi. Ambedue i sicari, nascosti dietro un paravento in fondo alla sala, caddero al suolo con i pugnali conficcati nel petto e un'espressione di stupore in volto.
Lei fece cenno a Chun Li di non abbassare la guardia e, proprio oltre la ringhiera al disopra delle loro teste, entrambi videro aprirsi la porta di un ufficio. L'uomo che ne uscì fuori, alto e vestito elegantemente di tutto punto, si affacciò alla balaustra con aria alquanto contrariata.

- Si può sapere che cazzo sta succedendo? - domandò.
- Ciao Jin - lo salutò Lei beffardo, levando le dita nella sua direzione. - Cercavo proprio te... ma forse ti ho interrotto qualcosa!
- Wulong - ruggì l'uomo tra i denti, stringendo il metallo con tale forza da riuscire a deformarlo in modo impressionante con la sola pressione delle dita. - Maledetto, stavolta hai esagerato!
- Andiamo, scendi - rispose l'altro in tono provocatorio. - Tu e io dobbiamo fare una bella chiacchierata!

Per tutta risposta Liu Jin si tolse la giacca e, dopo essersi sfilato via anche la cravatta, la gettò in aria e saltò agilmente al piano di sotto. Dai suoi movimenti, così come dallo spirito combattivo che emanava, era chiaro che non si trattava di una schiappa bensì di un lottatore esperto.
Lei tuttavia non aveva la benché minima intenzione di tirarsi indietro.

- Hai un bel coraggio, sbirro - osservò Jin, assumendo la sua posizione di guardia. - Venire direttamente qui a sfidarmi, ti costerà molto ma molto caro!
- Sicuro? Sei sempre in tempo per ripensarci, in fondo ho solo bisogno che tu risponda ad alcune domande...
- Waaarrrgh !!!

Passando rapidamente dal respiro all'azione, Jin stese la gamba dietro le spalle, con una violenza tale da sbriciolare letteralmente una parete di cemento spessa ben nove centimetri.

- Ho capito, vuol dire che parleremo dopo - tagliò corto Lei, fissando il proprio sguardo calmo e controllato in quello dell'avversario.

 

( continua )

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Capitolo 5
*** Quinta Parte ***


Dopo aver disputato il Torneo Iron, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, Wulong non temeva certo di misurarsi con un miserabile capozona mafioso. Liu Jin era forte, senza dubbio, ma non abbastanza da poter competere alla pari con Lei. Entrambi padroneggiavano il Kung Fu, con l'eccezione di un piccolo dettaglio: la tecnica di Jin era improntata sullo stile fisso del Dragone ( orgoglio e vanto degli appartenenti al clan del Drago Nero da generazioni ), mentre Wulong padroneggiava perfettamente tutti e cinque gli stili legati a questa disciplina... una combinazione più unica che rara, conseguibile solo ai più alti livelli di abilità, perciò la differenza tra i due era abissale.

- Andiamo Jin, non fare l'idiota - esclamò Lei. - Se ti fai troppo male, dopo non sarai in grado di rispondere alle mie domande, e io non posso aspettare domattina per farti riprendere i sensi... Diamoci un taglio, d'accordo?
- Te lo dò io, il taglio... Yaaah!

La mano di Jin sferzò l'aria, come una lama tagliente, e Lei avvertì il calore delle dita sfiorargli la guancia di poco.
Lo scontro era appena iniziato.

- Idiota - pensò Lei.

Da principio il combattimento sembrava abbastanza equilibrato.
In una lotta di arti marziali, con avversari più o meno di pari valore, l'esito finale deriva dalla velocità con la quale uno dei due si impone nettamente sull'altro. Non è solo una questione di forza, né tantomeno di irruenza istintiva e bestiale, bensì di valutare in modo tattico e con estrema rapidità tutte le possibilità che mirano al conseguimento di un obiettivo ben preciso... che può essere tanto la vittoria quanto una inevitabile sconfitta.
Esistono poi delle eccezioni, quando lo spirito combattivo spinge il combattente ben oltre il limite imposto dal suo stesso fisico, ma ovviamente questo non riguardava un marzialista di livello-base come Jin.
Lei si chiuse inizialmente sulla difensiva, memorizzando a livello tàttile la velocità di azione e reazione dell'altro, aspettando pazientemente il momento buono per colpire.
Non voleva impegnarsi in un combattimento lungo con lui.
Sarebbe stato un insulto verso tutti i migliori combattenti da lui affrontati nel corso della sua carriera, se ci avesse messo più tempo del necessario, perciò intendeva concludere in fretta e col minimo dello sforzo.
La potenza distruttiva di Liu Jin, mista alla rabbia e alla furia omicida cui erano intrisi i suoi colpi, non impensieriva affatto Wulong. Ogni pugno o calcio da lui sferrato era prevedibile quanto la direzione del piscio nella tazza del water. Dopo un breve quanto inutile scambio di colpi, Lei intravide d'un tratto l'angolo morto dei suoi attacchi.
Confidando nella flessuosità maggiore dei movimenti, e penetrando la guardia di Jin con un preciso blocco di gomito, Lei spostò rapidamente il peso del corpo alla punta delle dita e ivi scaricò la concentrazione del proprio chi per assestare un pugno definitivo.
L'impatto fu devastante.
Jin non ebbe neppure il tempo di seguire l'azione con gli occhi, Wulong lo aveva praticamente annientato con un unico colpo all'altezza del petto. Per sua fortuna non si trattava di un colpo mortale, dal momento che Lei non intendeva ucciderlo, e difatti si ritrovò disteso e boccheggiante sul pavimento del locale.

- Confido che ora sarai più bendisposto al dialogo - sorrise Lei, nel sottolineare la propria vittoria.
- Vaffanculo - rispose Jin in un soffio, sputando rosso per terra.

Ignorando il suo atteggiamento, Wulong si chinò ad afferrarlo per il bavero e lo guardò dritto negli occhi.

- Non ho sentito - disse, mollandogli un leggero schiaffetto sulla guancia. - Hai intenzione di collaborare, oppure no?

Jin fece per dirgli di fottersi ma, non appena Chun Li si fece avanti minacciosa, un brivido gelido gli scese lungo la schiena.
Gli occhi di quella donna parlavano chiaro.
Il suo odio per il crimine e per i criminali, attraverso il suo sguardo così carico di disprezzo, lasciava intendere fin troppo chiaramente che non avrebbe avuto alcuna esitazione nello schiacciarlo come un verme... a meno che, accettando di scendere a più miti consigli, non le avesse dato un motivo più che valido per risparmiarlo.

- D'accordo - mormorò con un filo di voce. - Che... Che cosa volete sapere?

***

Circa un quarto d'ora dopo, Lei e Chun Li uscirono fuori dal locale.
Purtroppo Jin non aveva saputo dar loro alcuna informazione utile, circa la Polvere del Drago o un qualche possibile accordo con i clan dei distretti rivali. L'unica cosa che sapeva, e che in qualche modo sembrava avere un collegamento, era che il capo Tan attualmente si trovava in conflitto con Ginzo e Shuo proprio a causa del commercio d'oppio.

- Se c'è di mezzo una guerra tra gli stessi membri del Drago Nero, è possibile che il lancio di questo nuovo prodotto sia parte di un piano per tagliare fuori dagli affari gli ex-soci - rifletté Chun Li. - Il collegamento con i distretti di Tsuen Wan e Sha Tin potrebbe essere un depistaggio, un modo per confondere noi della polizia, perciò potrebbe essere saggio intensificare le indagini qui e...
- Secondo me, invece, possiamo anche aggiungere la certezza che questo sporco traffico ha origine proprio da qui - la interruppe Lei. - Come ti ho già detto, gli Hòng Dao e gli Zhì non hanno certo lo spirito d'iniziativa necessario per gestire un affare di queste proporzioni; qui a Yuen Long, inoltre, solamente UNA persona potrebbe architettare un piano tanto contorto, come quello di immettere le fabbriche clandestine di oppio fuori dal distretto!
- E sarebbe?

Lei si fece serio in volto, segno che i tasselli cominciavano a combaciare tra loro almeno in parte.

- Ginzo e Shuo sono degli animali, buoni solo ad elaborare perlopiù stragi insensate, mentre un piano così ardito sembra quasi portare il "marchio" dell'unico fine stratega del Drago Nero... vale a dire lui, il numero tre, il vice-maestro Tan!

Chun Li chinò il capo pensierosa.

- Può darsi che tu abbia ragione - sussurrò. - In fondo, conosci questa organizzazione meglio di me; tuttavia abbiamo bisogno di prove, per dimostrare che Tan del Drago Nero è la mente operativa dietro all'intera faccenda!
- Allora ci conviene cambiare tattica - tagliò corto Lei, rimettendo la veste da combattimento nel bagagliaio. - Di tutti e tre i leader del Drago Nero, Tan è il più subdolo e sfuggente; non si tratta certo di un pesce piccolo come Jin, oltretutto gode dei favori personali del Grande Maestro Pan Quan; se facciamo qualche imprudenza, nel tentare di avvicinarci a lui, dubito che vivremo abbastanza da riuscire ad incastrarlo!
- Tu che proponi, allora?

Lei sbadigliò.

- In questo momento, vista l'ora che abbiamo fatto, l'unica cosa che mi sento di proporre è andare a dormire... Vuoi che ti accompagno a casa?
- Ti ringrazio - sorrise Chun Li riconoscente. - Ma se sei così stanco, forse sarebbe meglio che guidi io!
- Scordatelo - sottolineò Lei in tono secco. - Ispettore o no, prima che io ti ceda le chiavi della mia macchina, è più probabile che l'inferno geli... Chiaro il concetto?
- Intesi - mormorò l'altra con una smorfia. - Vorrà dire che racconterò le barzellette, per tenerti sveglio!

 

( continua )

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Capitolo 6
*** Sesta Parte ***


Il mattino seguente, essendo il suo giorno di riposo, Wulong avrebbe dormito volentieri fino all'ora di pranzo.
Scarrozzare la sua collega su e giù per Hong Kong, il tempo necessario affinché questa potesse orientarsi un po' meglio, lo aveva decisamente sfinito. Erano rimasti d'accordo di riprendere contatto nel pomeriggio, così che la signorina avesse il tempo di disfare le proprie valigie in albergo, e Lei pensò bene di approfittarne per farsi una bella ronfata.
Mentre russava beatamente, i vestiti buttati sparsi qua e là sul pavimento, all'improvviso suonò il campanello.
Da principio fece finta di non sentirlo, sperando che l'importuno si stancasse e andasse via, ma di nuovo il trillo pestifero riecheggiò prepotente in tutto l'appartamento. Senza dubbio, vista l'insistenza, doveva trattarsi di quel seccatore del signor Cui, ossìa il suo padrone di casa, puntuale come un orologio svizzero per riscuotere l'affitto del mese.
Ancora una volta il campanello.
Lei mise fuori un braccio dalle coperte, cercando invano la sveglia che aveva già messo bellamente a tacere mesi fa con un pugno... e che giaceva tuttora in pezzi di fianco al letto.
Al decimo squillo, poiché il cuscino sulle orecchie non era sufficiente ad attutirne il rumore, fu costretto a rassegnarsi.
Senza neppure rivestirsi, con addosso nient'altro che un paio di boxer aderenti, costui si alzò dal letto di malavoglia e andò ad aprire la porta.

- Eccomi, eccomi - brontolò con uno sbadiglio. - Signor Cui, possibile che tutti i mesi debba sempre venire a rompermi i co... co... Co ?!?

Balbettando come una gallina balbuziente, gli occhi di Lei quasi uscirono fuori dalle orbite, nel momento che questi si ritrovò faccia a faccia proprio con Chun Li. Entrambi non dissero niente, malgrado lo stupore reciproco leggibile sulle loro espressioni congelate, e solo dopo una buona manciata di secondi Lei parve ricordarsi di essere praticamente in mutande davanti ad un suo superiore.
La reazione dunque fu tanto repentina quanto prevedibile.
La porta venne richiusa di scatto, lasciando Chun Li immobile sulla soglia, e Lei alzò gli occhi al cielo imprecando qualcosa sottovoce.

- Che figura di m...

Le mani premute contro il pacco, sgambettando in punta di piedi per raggiungere almeno i pantaloni, Lei cercò dunque di rivestirsi quantomeno decentemente. Chun Li era ancora fuori della porta, sebbene impietrita da ciò che aveva appena visto, e non riusciva neppure a sollevare ancora il dito per premere il campanello. Il povero Lei stava litigando disperatamente con la cerniera dei calzoni, rischiando di romperla da quanto era agitato, e la canotta incastrata sul collo non gli permetteva di vedere un tubo. Dopo essere riuscito ad infilarsi anche un paio di ciabatte, pantaloni e maglietta annessi, Wulong tirò un lieve sospiro e si fece coraggio per riaprire nuovamente l'uscio.

- Buo... Buongiorno, ispettore - mormorò.

Chun Li evitò ogni possibile commento, anche se il rossore sulle sue guance era più che evidente, e si limitò a tossire con una mano davanti alla bocca.

- Chiedo scusa - esclamò seria. - Ho provato a telefonare che sarei passata in anticipo, dal momento che ho ricevuto nuove informazioni, ma siccome non rispondeva nessuno...
- Ah sì, cioé no, certo... capisco! E' che tengo il telefono nell'altra stanza, proprio per NON sentirlo, e allora...
- Vedo - fece Chun Li atona. - Comunque, stavo dicendo, è un grosso rappor... Cioé, è un rapporto particolarmente dettagliato: pare che siano venuti fuor... che abbiamo degli altri elementi, circa la più recente rete di scambi e di movimenti economici del Drago Nero!
- Ah, capisco... Vuo... Vuole che ne parliamo? Prego, si accomodi...

Sempre imbarazzatissima in volto, nonostante il modo di fare apparentemente distaccato, Chun Li oltrepassò piano la soglia dell'ingresso. Qui rimase immobile, volgendo lo sguardo ovunque tranne che sull'abbigliamento casual di Lei ( maglietta e pantaloni stazzonati, chiaramente indossati in fretta e furia ), allorché l'altro le chiese se poteva offrirle almeno da bere o se invece aveva già fatto colazione.

- Gradisce una tazza di té, un caffé... Qualcosa?
- No, grazie - si scusò Chun Li. - Piuttosto, se potessi appoggiare questi fascicoli da qualche par...

Attimo di puro terrore per Lei Wulong.
Muovendosi a tentoni in un appartamento tanto disordinato, Chun Li urtò accidentalmente il piede contro qualcosa di morbido e appallottolato per terra... la canottiera di Lei.
Neanche Bruce Lee avrebbe potuto muoversi con maggiore velocità di Wulong, nell'afferrare la canotta da terra e nascondersela dietro la schiena, tuttavia Chun Li aveva già visto abbastanza.

- Io... credo che scenderò a prendere un caffé al bar qui sotto - sussurrò debolmente. - Fai pure con calma, non preoccuparti, è meglio se ne parliamo dopo!
- Ma no, ma veramente io non... mi... mi scusi...

Prima che Lei potesse anche solo articolare qualcosa di comprensibile, Chun Li era già uscita dall'appartamento sbattendo la porta dietro le spalle.
Levando dunque al cielo ogni genere di bestemmia, dandosi ripetuti schiaffoni sulle guance, Wulong prese a dare colpi a tutto quello che trovava.

- Proprio un ispettore-donna, mi doveva capitare - gemette, prendendosi il volto tra le mani.
- Wulong, apla subito questa polta - sbraitò dunque da fuori una voce inconfondibile, quella dell'anziano padrone di casa questa volta. - E' semple l'ultimo a pagale questo benedetto affitto, accidenti, e io sono stufo malcio d...

La voce del vecchio si spense, non appena Lei mise fuori la testa.
Gli occhi del poliziotto sembravano quelli di una tigre pronta a mordere, tanto questi era chiaramente inferocito, cosicché il signor Cui reputò più saggio per la propria salute richiedere il saldo dell'affitto in un altro momento.

- S... Se pelò ha da fale adesso, po... posso lipassale, magali più taldi...
- SGRUNT - ringhiò Lei con un tono tale da fare accapponare la pelle.
- De... Decisamente, passo più taldi... Buona giolnata!

Ciò detto, il vecchino si defilò lungo le scale con velocità maggiore di quella consentitagli dalle gambe e dalla sua artrite.

 

( continua )

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Capitolo 7
*** Settima Parte ***


Ci volle del buono perché Lei e Chun Li mettessero da parte l'increscioso inconveniente occorso prima, onde concentrarsi su altre faccende molto più serie, e anche così era impossibile nascondersi tutta la vergogna ed il comprensibile imbarazzo reciproco.
Mai come in quel momento, Wulong sentiva il bisogno di sprofondare letteralmente sottoterra.
Oltre che donna, infatti, Chun Li era anche e soprattutto un suo superiore: una simile figuraccia, oltretutto in modo così palesemente ridicolo, non costituiva certo i presupposti di una buona impressione; le uniche altre cose che Chun Li aveva avuto modo di capire di lui, oltre alla sua abilità di lottatore, erano infatti la sua sciatterìa e trasandatezza.
Non che ciò fosse importante, ai fini dell'indagine, ma... insomma, su certe cose, anche la donna più tollerante non può che storcere il naso.
Ad ogni modo, c'era ben altro a cui pensare al momento.
Una volta seduti uno di fronte all'altra, presso il bar sotto casa di Wulong, Chun Li prese ad illustrare al compagno le informazioni di cui era entrata in possesso.

- A quanto pare, le rivelazioni ottenute da Liu Jin non sono state affatto inutili - sottolineò. - Grazie a lui, infatti, ora abbiamo un collegamento tra la guerra intestina del Drago Nero e certi movimenti di denaro che partono proprio dalle banche di Yuen Long!

Wulong chinò lo sguardo sui rapporti di Chun Li.
Effettivamente vi erano riportate delle somme piuttoso ingenti, tutte per l'acquisto di vecchie fabbriche abbandonate e vecchi capannoni in disuso tra le zone di Tsuen Wan e Sha Tin: posti ideali, per impiantarvi delle raffinerìe clandestine di oppio e derivati...
Le cifre erano tutte indicate con nomi e numeri di conto diversi, ovviamente, ma l'oggetto comune dei vari acquisti era troppo chiaro per trattarsi solo di una semplice coincidenza.

- E' bastato fare un controllo, per escludere ogni dubbio - spiegò dunque Chun Li. - Non esiste assolutamente nessun dato ufficiale, riguardo l'apertura di nuovi stabilimenti industriali, e nessun imprenditore di Yuen Long ha intenzione di estendere affari tra Tsuen Wan e Sha Tin; questo ci riporta dunque alla seguente ipotesi: ossìa che "qualcuno" di Yuen Long, qualcuno così ricco e potente da permettersi vari nomi e numeri di conto dislocati tra loro, ha inteso impiantare degli stabilimenti in quelle zone senza tuttavia specificare il tipo di merce che ha intenzione di produrre... curioso, non ti pare?
- Più che curioso, direi che coincide perfettamente - constatò Lei. - Ricapitoliamo: I tre capi del Drago Nero sono in lotta tra di loro, per il controllo del mercato della droga; uno di loro cerca di prevalere sugli altri due, comprando strutture adeguate fuori Yuen Long per impiantarvi le proprie raffinerìe, contando sul segreto per fregare i concorrenti e sull'uso di nomi falsi per fregare la polizia; il piano in sé consisterebbe nel garantire una produzione maggiore, al riparo da occhi indiscreti, e assicurare l'offerta più elevata di farina d'oro che si sia mai vista ad Hong Kong!
- Ottima deduzione - sorrise Chun Li. - Grazie a questi dati, verificando direttamente sul posto, abbiamo una possibilità di procedere al sequestro immediato della merce e all'arresto dei trafficanti... Resta tuttavia il "come" risalire legamente al diretto responsabile di tutto quanto, anche se sappiamo per certo che si tratta di uno dei tre capi del Drago Nero, per questo ci occorrono le prove!
- Sì, questo è vero - fece Lei pensieroso. - Ma se i nostri sospetti sono fondati, e se le fabbriche sono proprio quelle che cerchiamo, è assai probabile che sia proprio il nostro nemico ad uscire allo scoperto... anche se, come ti ho già detto, immagino benissimo di CHI si tratta! 

***

Wulong aveva ragione.
Grazie ad una fitta rete di informazioni e soffiàte, gettata nel perimetro tra Tsuen Wan e Sha Tin, la polizia ebbe modo infatti di assestare un colpo durissimo ai trafficanti di Polvere del Drago. L'operazione fu coronata da un successo incredibile: quintali di oppio sequestrati, trafficanti arrestati, e le foto di Lei e Chun Li troneggiavano sulle prime pagine di tutti i giornali di Hong Kong.
Lo smantellamento di quelle fabbriche clandestine sembrava apporre ufficialmente la parola "FINE" a tutta quella storia...
Restava tuttavia un mistero il nome del capo che, secondo le dichiarazioni rilasciate dalla stampa, sarebbe stato anch'egli assegnato alla giustizia nel giro di pochissime settimane.
Almeno così diceva l'articolo.

- Fi... figli di puttana di sbirri - esclamò Liu Jin a denti stretti, stringendo il giornale tra le mani.

Il povero capozona del Drago Nero, ora completamente pallido in volto, leggeva quell'articolo come se si trattasse del proprio annuncio funebre.
Non ci voleva certo un genio, per indovinare quale dei tre sommi capi dell'organizzazione fosse effettivamente dietro ad un così grande traffico di oppio.
Si poteva dire, anzi, che il piano sventato dalla polizia recava in modo inconfondibile la sua firma.
Purtroppo quando succedono certe cose all'interno del Drago Nero, la Regola impone di uccidere tutti coloro che sono stati visti avere a che fare con la polizia, onde gustiziare il traditore assieme al mucchio...
E Liu Jin era stato appunto visto parlare con due poliziotti all'interno del suo locale!
Neanche il tempo di alzarsi dalla sedia, il mafioso sentì esplodere un'ecatombe al piano di sotto del suo ufficio. Qualcuno stava facendo una strage, a colpi di fucile mitragliatore, e le grida strazianti che riecheggiavano nell'aria erano quelle degli uomini che cadevano uccisi uno dopo l'altro.
Liu Jin corse alla porta in preda al panico, cercando disperatamente una via di fuga, ma era troppo tardi.
Davanti ai mitra spianati proprio davanti al suo ufficio, il piccolo capozona non poté far altro che indietreggiare con le spalle al muro.

- Fatevi da parte, ragazzi - ordinò una voce sottile, da dietro i sicari armati.

Jin riconobbe immediatamente quella voce.
Prima di allora, aveva avuto modo di sentirla solo una volta... ma era bastato per non dimenticarla più.
Era impossibile dimenticare il tono freddo e glaciale del vice-maestro Tan, L'Ombra del Drago Nero, colui che si diceva fosse capace di uccidere solo con lo sguardo.
Gli assassini si fecero da parte, per permettere a Don Tan di entrare nella stanza.
Liu Jin si ritrovò dunque ancora una volta dinanzi all'uomo che aveva ucciso ben centodiciassette uomini dinanzi ai suoi occhi, trucidandoli con una facilità impressionante... e stavolta era venuto per lui.

- Ma... Maestro Tan - mormorò. - Io... Io non ho parlato, le giuro...

Tan strinse gli occhi impassibile.
Alto e slanciato nel fisico, il volto bellissimo e dai lineamenti sottili, costui ostentava una lunga criniera di capelli color pece e due occhi come quelli di una belva pronta ad avventarsi sulla preda.

- Non sarebbero mai arrivati agli stabilimenti, se tu non avessi dato aria alla bocca - sibilò.
- Ma io... io non sapevo niente, io...
- Mettiti in guardia, Jin - sussurrò Tan. - Ti concedo di attaccarmi per primo: è l'unica possibilità che ti offro di salvare la tua schifosa pelle, uccidimi e potrai andartene da qui vivo!
- Eh ?!?
- Uscite voialtri - ordinò Tan ai suoi uomini. - Se vedete Jin uscire vivo da questa stanza, l'ordine è di non sparargli assolutamente!

Senza discutere minimamente, gli uomini di Tan si accinsero ad eseguire quanto richiesto.
Nella stanza rimanevano ora solo lui e Liu Jin, questi peraltro scosso da un brivido gelido lungo la schiena.

- Vedi Jin - mormorò Tan tranquillo. - In genere, non mi abbasso a scomodarmi per delle nullità come te; il fatto è che quelle fabbriche di oppio mi occorrevano ancora, giusto il tempo di portare a termine il mio vero scopo; ora invece, per colpa tua, dovrò rivedere i miei piani... non potevo privarmi del piacere di strapparti la vita con le mie mani, anche se è un onore immeritato per un essere strisciante come te!

Jin sbarrò gli occhi inorridito.

- Coraggio, attaccami - sorrise Tan crudelmente. - La porta è aperta, come vedi: non hai che da sconfiggermi e sarai libero!

Liu Jin si sforzò di deglutìre, ben sapendo di non avere speranze con il sommo Tan, tuttavia non aveva altra scelta. Tan mise il braccio sinistro dietro la schiena, invitando Jin a colpirlo con un cenno strafottente della mano destra, guardandosi bene dall'assumere una posizione di guardia vera e propria.
Gli occhi di Jin erano agitati, il sudore che gli colava all'angolo della fronte, eppure la porta alle spalle di Tan costituiva ancora il miraggio della salvezza...
E poi attaccò!

***

Da fuori non si era sentito altro che l'urlo feroce di Liu Jin, a dimostrazione che questi aveva effettivamente tentato di colpire il vice-maestro Tan, tuttavia subito dopo seguì un lungo ed inconfondibile silenzio di morte.
Tan uscì dunque dalla stanza, la mano sinistra in tasca e la destra gocciolante denso flùido scarlatto, con un'espressione calmissima in volto.

- Possiamo andarcene, adesso - esclamò.

Alcuni degli uomini, sporgendo timidamente lo sguardo alle spalle del loro capo, intavidero dunque il corpo esànime di Liu Jin. L'osso del collo orrendamente girato e, senza contare la pozza di sangue sotto al petto squarciato, il suo viso era contratto in un modo orribile con gli occhi spenti e le pupille sollevate verso l'alto.

 

( continua )

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Capitolo 8
*** Ottava Parte ***


Dopo aver ricevuto l'encomio speciale dai pezzi grossi dell'Interpol, a seguito del brillante risultato ottenuto, Lei e Chun Li erano stati entrambi invitati nella residenza esclusiva del Procuratore Capo di Hong Kong. Ufficialmente si trattava di un party di lusso, per celebrare la più grande azione antidroga mai vista; in pratica invece, assieme alle gratifiche extra in busta-paga, era un modo come un altro per tenere buoni i sottoposti e dichiarare propri i meriti dell'intera operazione.
Wulong immaginava benissimo una cosa del genere, conoscendo l'ambizione di certi superiori arroganti, così come il tutto gli scivolava addosso lasciandolo pressoché indifferente.
Almeno poteva abbuffarsi gratis.
Lui e Chun Li avevano già ottenuto il loro momento di gloria, posando per i giornalisti durante l'arresto dei narcotrafficanti, e ora dovevano semplicemente cedere il posto a qualche pomposo tacchino tronfio e incapace con un certo numero di gradi sulle spalline della divisa.
L'unico inconveniente della serata per Lei, oltre che indossare il vestito lucido e immacolato, era quella specie di cappio/cravattino a farfalla che rischiava quasi di soffocarlo.

- Ma come fanno a respirare, con questi cosi addosso?
- Tutto bene, Wulong? - domandò Chun Li alle sue spalle.
- Sì sì, tutto oka... eh ?!?

Nel vedersela comparire improvvisamente davanti, avvolta in un elegante abito da sera, per poco Lei non rischiò di rovesciarsi addosso il bicchiere del cocktail.
Dire che era bella era un eufemismo.
Era fantastica!
Senza i paramenti da lottatrice, le curve delineate armoniosamente dalla stoffa del vestito, Chun Li sembrava quasi un'altra persona. Perfino Lei faceva fatica a riconoscere colei che era quasi riuscita a sconfiggerlo in combattimento, tanto il rossetto e gli orecchini le conferivano ora un'aria di candore ed innocenza tale da mozzargli il fiato.
Chun Li sorrise.
Ovviamente non era certo sua intenzione vestirsi in modo appariscente per far colpo sull'amico e collega ma, in quanto donna, era intrinseca una certa femminile soddisfazione. Non c'era alcuna volgarità, nel modo in cui Lei la stava guardando, solo sincera ed innegàbile ammirazione.

- Beh, che ti prende? - domandò lei scherzosa. - Mi sta forse così male il vestito che non vuoi neanche dirmelo?
- N... No no, assolutamente anzi, è solo che... che...
- Ah, ispettore Zang - s'intromise dunque il Procuratore Capo, accogliendola in modo sfacciato, cercando invano di nascondere il suo aspetto grasso e viscido nella giacca smoking. - Complimenti, lei è senza dubbio la donna più bella della serata!
- Oh, lei invece è un vero adulatore - rispose Chun Li, sforzandosi di reprimere l'evidente fastidio per quel baciamano simile alla striscia di bava lasciata dalle lumache.
- Posso avere l'ardire di invitarla per il ballo?
- Grazie ma... Mi scusi, sono già impegnata con un altro cavaliere!

Ciò detto, Chun Li afferrò Lei per il braccio e lo trascinò suo malgrado sulla pista, dove buona parte delle coppie invitate stavano appunto cimentandosi con una di quelle musiche smielàte da non potersi proprio sentire.

- Ti prego, reggimi il gioco - mormorò Chun Li, guardando Lei negli occhi. - Se quello mi mette le mani addosso, rischia di partirmi uno schiaffo senza volerlo!
- Ho capito - fece Lei, strizzandole l'occhio.

Proprio in quel momento però, quasi per uno scherzo beffardo del destino, qualcuno mise su un brano lento. Lei e Chun Li videro le altre coppie adeguarsi al ritmo, abbracciandosi senza troppi problemi, allorché esitarono un attimo incerti.
Wulong deglutì.
Chun Li quasi non riusciva a guardarlo negli occhi.
Non sapendo bene come comportarsi, Lei raccolse il coraggio necessario e chiese sottovoce a Chun Li il permesso di cingerle la schiena per il ballo.
Chun Li annuì debolmente con un cenno del capo, ignorando che Lei fosse ancora più imbarazzato, e si lasciò guidare senza proferire parola. Mentre ballavano, entrambi avvertirono una specie di brivido tra loro; come una scossa elettrica di lieve entità, quanto basta per estraniarsi un attimo da tutto il resto, e in quel brivido folgorante vi era come il desiderio irrazionale di rimanere l'uno accanto all'altra il più a lungo possibile...
Anche quando la musica era finita da un pezzo, e gli altri invitati applaudivano sinceramente alla loro esibizione, i due fecero non poca fatica a rendersi conto di cosa effettivamente fosse accaduto.
Chun Li corse dunque a servirsi presso il buffet, con la più spudorata noncuranza, mentre Wulong ancora stava fermo ed immobile al centro della pista come un manichino abbigliato dei grandi magazzini.

***

Circa due ore più tardi, dal momento che Chun Li aveva bevuto parecchio per calmarsi, Wulong ritenne quantomeno doveroso riaccompagnarla in albergo... dato che era così ubriaca da non reggersi neppure più in piedi da sola.

- Non son... Hic! Non è vero, non sono ubriaca...
- No, certo - rispose Lei seràfico, aiutandola a salire sul retro del taxi. - Appunto per questo ti accompagno, così non rischi di ubriacarti, mi sembra chiaro!
- Allora... Hic! Allora va bene...
- Per favore, ci porti a questo indirizzo - disse Lei al tassista, mostrandogli il bigliettino con su l'indirizzo dell'albergo di Chun Li assieme al proprio distintivo. - E mi raccomando: niente domande, massima discrezione, si tratta di un'indagine in corso!

Il tassista sghignazzò visibilmente.

- Complimenti per il travestimento - disse. - Con una bottiglia in mano, la signorina poi è ancora più credibile!

Lei si accigliò.

- Vuoi vedere quanto è "credibile" guidare con gli occhiali da sole? - domandò minaccioso, scrocchiandosi le dita della mano con evidente allusione.
- Come non detto, come non detto, scherzavo...
- Meglio così - tagliò corto Lei.

***

Una volta giunti a destinazione, ci volle una notevole dose di pazienza, per accompagnare Chun Li in camera senza svegliare gli altri clienti. Wulong la sorresse premurosamente, passandosi il braccio di lei attorno alle spalle, e nel contempo cercò di aprire la porta con la chiave magnetica.

- Lo sai che sei proprio... Hic! Sei proprio carino...
- Tu invece, ispettore Zang, sei proprio stanca e adesso fai tanta nanna... okay?
- Non voglio... Hic! Non voglio fare la nanna, non sono una bambina...
- Va bene, va bene - mormorò Lei rassegnato, facendola stendere sul divano anziché sul letto. - Vuol dire che chiacchieriamo un po', anche se è già l'una e mezzo passata!

Lei sospirò.
Il tempo di poggiare la testa sul bracciolo del divano, le gambe nude perfettamente visibili attraverso il lungo spacco laterale del vestito, Chun Li era appena piombata in catalessi da sbronza coi fiocchi. A giudicare da come dormiva, con l'espressione del viso più dolce e tenera che mai, sembrava davvero una bambina piccola piuttosto che un'agguerrita ed esperta lottatrice.
Wulong rimase immobile a fissarla per circa un paio di minuti, più che altro per ammirare la bellezza innocente del suo volto che non per indugiare sulle curve voluttuose del suo fisico, scacciando più volte il pensiero che gli suggeriva di baciarla.
Probabilmente aveva bevuto un po' anche lui, anche se non al punto da smarrire il lume della ragione, cosicché prese a farsi vento con le mani per aspirare un po' d'aria fresca. Dal momento che Chun Li dormiva già profondamente, si limitò dunque ad avvolgerle una coperta addosso, prima di uscire in silenzio dalla stanza.

- Buonanotte Chun Li - disse piano Lei con un sorriso. - Dormi bene!

 

( continua )

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Capitolo 9
*** Nona Parte ***


Quando il giorno dopo Wulong vide Chun Li ferma davanti alla sua auto, in preda ad un visibile mal di testa, per un attimo sorrise al pensiero della sbronza che la signorina s'era presa la notte scorsa. Tuttavia, come l'ebbe salutata, costei venne subito al punto senza mezzi termini.

- Ti prego - mormorò Chun Li, cercando il più possibile di nascondersi il volto con la mano. - Ti prego, qualunque cosa abbia detto o fatto ieri sera, dimmi onestamente cosa è successo?

Lei ammutolì.
Dal suo silenzio, Chun Li immaginò tutto il peggio possibile: ubriaca, vestita in modo provocante, senza freni inibitori di qualsivoglia genere, oltre al fatto di essersi svegliata sul divano senza ricordare assolutamente nulla...
Fortuna che Lei pensò subito a tranquillizzarla, prima che il dubbio la facesse impazzire letteralmente.

- Hai solo bevuto un po' - sorrise. - Un po' parecchio, in effetti, e sei praticamente crollata a dormire sul divano; ti ho messo la coperta sulle spalle, prima di andarmene, e sono uscito che ronfavi beatamente!

Chun Li lesse chiaramente la sincerità nel suo sguardo.

- Puoi giurarmi che io e te... insomma, che non...
- Assolutamente - rispose Lei tranquillo. - Ti ho solo riaccompagnata in albergo, tutto qui; non è successo nulla di quello che pensi, te lo assicuro!
- Povera me, che figura - mormorò ancora Chun Li, quasi desiderando di scomparire. - L'ultima volta che mi sono ubriacata è stato per i miei diciott'anni, per via di un whisky a 90°, ma questa non ha giustificazioni...
- Ehi, andiamo può capitare, non è poi la fine del mondo!
- No ma, se penso che mi hai vista in quelle condizioni, c'è di che morire dalla vergogna...
- Non più che aprire la porta di casa davanti ad una signora... e ritrovarsi in mutande!

Sia Lei che Chun Li, guardandosi negli occhi, non riuscirono a trattenere una lieve risata reciproca.
Se Lei non riusciva a dimenticare le gambe sode e le cosce tornìte della collega, Chun Li a sua volta non era certo rimasta indifferente di fronte all'ampio torace e al fisico muscoloso di Wulong con addosso nient'altro che un paio di boxer.

- Quando andavo al college, mi è capitata una cosa molto simile, ora che ci penso - raccontò Chun Li, cercando di riprendere fiato. - La mia compagna di stanza mi aveva chiamata nel corridoio, proprio mentre mi stavo cambiando... e mi sono ritrovata in mutandine e reggiseno davanti a metà dei miei compagni di corso!
- E qualcuno è sopravvissuto per raccontarlo? - domandò Lei ironico.
- Scemo - rispose l'altra, battendogli un forte colpo sulla spalla.

Prima di cacciare qualsivoglia replica, Wulong scorse improvvisamente con la coda dell'occhio una macchina che stava sopraggiungendo dinanzi a loro a tutta velocità. Purtroppo non si trattava di un pirata della strada qualsiasi perché, attraverso il finestrino abbassato, era possibile scorgere chiaramente la canna nera e lucida di una '44 Magnum con mirino di precisione.
L'istinto di Lei ebbe la meglio e, afferrando Chun Li per le spalle, entrambi si buttarono al riparo della sua automobile.

- Ehi, ma...
- Sta giù - urlò Wulong.

Lei fece appena in tempo a schiacciarsi a terra con la compagna che, soffocando letteralmente la sua voce, qualcuno dall'auto sparò loro contro circa una mezza dozzina di colpi in rapida sequenza.
Richiamati in strada dallo scoppio dei proiettili, un paio di agenti intimarono l'ALT per chiunque fosse al volante della vettura... Sfortunatamente però l'assassino scaricò loro addosso l'arma, uccidendoli entrambi con due fori all'altezza del petto, prima di proseguire la sua folle corsa lungo la strada.
Senza perdere altro tempo, Lei e Chun Li scattarono in piedi con le armi in pugno, cercando invano di mirare alle gomme dell'automobile in fuga.

- Troppo lontano - fece Chun Li con rabbia, abbassando la propria pistola.
- Monta su - ordinò Lei, balzando agilmente oltre il cofano al posto di guida, pronto a lanciare la macchina all'inseguimento. - Ora lo becco io, quel figlio di puttana!
- Ma dobbiamo chiamare un'ambulanza, prima - obiettò Chun Li.
- Vuoi prenderlo o no, quel bastardo?
- Certo ma...
- E allora, fancùlo al regolamento, sali a bordo!

Non potendo certo mettersi a discutere in tale frangente, Chun Li montò a fianco di Lei sulla volante e questi mise in moto a tutta velocità con le sirene spiegate.
La bianca automobile a bande rosse sfrecciò dunque in mezzo al traffico, scansando le altre vetture come se fossero birilli, cercando di non perdere di vista il delinquente che affondava a sua volta sul pedale del gas.

- A tutte le auto, a tutte le auto - disse Chun Li nell'altoparlante, comunicando subito la segnalazione alla centrale. - Convergere immediatamente sulla Kai Shiék: l'obiettivo è una fuoriserie azzurra con due strisce bianche lungo tutta la carrozzerìa, la targa è "BRD 520", soggetto armato e pericoloso... passo!
- Porca puttana - ruggì Lei, non appena un camion si sporse quel tanto da bloccargli l'inseguimento. - Proprio adesso doveva spuntare fuori, questo imbecille...
- Ehi lei, si sposti - urlò Chun Li, affacciandosi fuori del finestrino.
- E dove vuoi che vada, bellezza? - rispose il camionista beffardo, alludendo allo spazio troppo esiguo per fare manovra.
- Al diavolo - imprecò Lei tra i denti, ingranando la retromarcia e inserendo la ridotta speciale per lanciare la macchina in avanti con una sgommàta. - Reggiti forte, mi raccomando!
- Sei impazzito, la strada è bloccata, cosa vuoi fare ?!?
- Prendo la scorciatoia!

Ciò detto, Wulong diede gas fino a lasciare grosse tracce di pneumatici sull'asfalto.
La volante sembrò quasi volersi schiantare contro la fiancata di traverso del camion senonché, scartando improvvisamente di lato sulle due ruote con grande abilità, si infilò nell'unica fetta di spazio libero tra il retro del camion e il marciapiede. Suonando all'impazzata, per far scansare gli ultimi pedoni rimasti, Lei riprese dunque a correre portandosi alle costole del fuggitivo.

- Tu sei completamente fuori - osservò Chun Li con un filo di voce. - Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?
- Fammi pure rapporto, se credi - tagliò corto Lei, tenendo gli occhi fissi sulla strada. - Ora ho da fare!
- Guarda che il distintivo non ci autorizza a...
- Lo so, è inutile che mi ripeti la lezioncina, la so a memoria!
- E allora, mi puoi spiegare tutto questo accanimento?

Wulong tacque un momento, prima di rispondere.

- Avevo un amico tempo fa, si chiamava Marvin Shue, un buon poliziotto - cominciò. - Marvin e io abbiamo condotto brillantemente diversi arresti, lavorando in coppia per circa due anni, solo che lui aveva il vizio e lo scrupolo di seguire il regolamento alla lettera...
- E allora?
- E allora, le cose andarono così: trovandosi di fronte ad un pluriricercato per omicidio, Marvin gli intimò di arrendersi, semplicemente elencandogli i suoi diritti; questi gli sparò sei colpi al petto, senza pensarci due volte, e il settimo glielo piantò dritto in bocca; al comando dissero che era impossibile procedere, perché non vi erano testimoni e l'arma del delitto risultava introvabile, cosicché la morte di Marvin fu archiviata e il suo assassino sollevato dall'accusa!

Chun Li immaginò perfettamente come doveva sentirsi Lei.
Agli Affari Interni, certe cose non erano poi così assurde: applicare la Legge richiede seguire e rispettare una determinata procedura e, in mancanza di elementi o prove concrete, qualunque colpevole può tranquillamente farla franca.

- Mi dispiace - sussurrò.
- E' rispettando il regolamento che tanti di noi perdono la vita in servizio - proseguì Lei. - A Hong Kong le regole sono il modo più sicuro per crepare, questa è la verità, e io sono stufo di portare fiori a tutti quegli amici che non otterranno mai giustizia; perciò ti avverto, con o senza la tua approvazione, quel figlio di puttana laggiù viene con me... a costo di passargli sopra con la macchina!

L'inseguimento andò avanti per qualche altro minuto.
Chun Li prese la mira e questa volta, con pochi colpi bene assestati, riuscì a centrare lo pneumatico posteriore destro. Il criminale sbandò pericolosamente, cercando invano di mantenere l'assetto in corsa, e finì per andare a schiantarsi contro una bancarella di frutta e verdura nella zona del mercato.
Lei e Chun Li scesero dunque dalla volante, sempre con le armi in pugno, e si avvicinarono ai rottami per verificare se il conducente fosse ancora vivo o meno.

- Guarda - esclamò Chun Li, alludendo alle braccia che cercavano faticosamente di uscire dai resti dell'automobile distrutta. - E' ancora vivo!
- Ancora per poco, vuoi dire - replicò Lei minaccioso, facendosi avanti col colpo in canna.
- Lei, NO - urlò Chun Li. - Non farlo!

Il criminale era appena riuscito a districarsi dai rottami, tutto coperto di sangue, e Wulong era già pronto a dargli il colpo di grazia.
La pistola puntata, gli occhi pieni di rabbia, eppure qualcosa gli impedì di premere il grilletto.
Ucciderlo adesso e a quel modo, significava trasformarsi automaticamente in un assassino suo pari. Wulong non aveva alcuna intenzione di diventare una bestia, per quanto la collera gli montasse su per il cuore, cosicché rinfoderò l'arma nella fondina e si limitò a tirare fuori il criminale ferito per interrogarlo.

- Respira, cane - sibilò. - Dammi solo un valido motivo, ti prego di fare resistenza!
- Sb... Sbi...
- "Sbirro", già - sentenziò Lei, sbattendogli duramente la schiena sul cofano della volante. - E anche piuttosto incazzato, se ancora non l'hai capito!

L'altro si mise a ridere, malgrado fosse più morto che vivo.

- Che hai da ridere?
- Se... sei morto... sbirro - rispose il criminale in un soffio. - Tu e la tua collega puttana... siete tutti morti: l'ordine è di...

Prima che questi potesse anche solo completare la frase, Lei e Chun Li avvertirono chiaramente il rumore metallico di vari coltelli a serramanico che venivano estratti. Dietro di loro, almeno una ventina di scagnozzi del Drago Nero erano pronti a sventrarli lì in mezzo alla strada.
Erano circondati.

 

( continua )

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Capitolo 10
*** Decima Parte ***


Dal momento che non era possibile evitare la lotta, e chiedere rinforzi era pressoché inutile, sia Lei che Chun Li si prepararono a fronteggiare l'attacco multiplo. A giudicare da una prima occhiata, quei tizi col coltello dovevano essere tutti mezze calzette rionali: giovani, violenti, aggressivi... e stupidi.

- Non penso che questo occorra - disse Lei, buttando il proprio distintivo sul sedile della macchina assieme al suo giubbotto di pelle logoro.
- Intuizione geniale - fece Chun Li sottovoce, mettendosi in guardia.
- D'accordo, ragazzi - esclamò allora Lei, sfregandosi la punta del naso col pollice. - Cos'è: la reclame della nuova serie dei Miracle Blade da cucina? Vogliamo mettere giù quegli spiedi, con le buone o con le cattive?
- Hai un bel fegato, sbirro - rispose uno degli aggressori ( probabilmente il capo! ), facendosi avanti con un orribile sogghigno stampato in volto. - Voglio proprio vedere se ha lo stesso colore delle tue budella!

Lei sospirò rassegnato.

- Ho capito, con le cattive... Uààà-AH !!!

Il tizio col coltello non ebbe neppure il tempo di vedere correttamente l'azione.
Lei era stato talmente veloce che, subito dopo avergli fatto volare via il coltello di mano, prese a sferrargli non meno di cinque o sei calci al volto prima di spedirlo a terra con uno sgambetto.

- Il prossimo - sorrise Lei strafottente, invitando gli altri a farsi avanti per attaccarlo.

Subito due lame presero a fischiare letali nell'aria in direzione del suo petto. Wulong calcolò il tempo alla perfezione e, calando bruscamente i gomiti sui polsi degli avversari, dopo averli disarmati li spedì a nanna con due pugni a tamburo in rapida sequenza. Costoro impiegarono circa una manciata di secondi, per rendersi conto che quei piccoli sassolini bianchi accanto alle loro teste rintronate altro non erano che i loro denti.

- An-ghin-dò, tre civette sul comò, questo pugno a chi lo do? Lo darò a... te!

Balzando agilmente alle spalle dell'avversario, con un salto mortale all'indietro, Lei lo spiazzò con una gomitata al basso ventre per poi stenderlo con un preciso uppercut al mento.

- Sogni d'oro, amico - commentò Wulong, pronto a sbattere al suolo qualche altro grugno.

Nel frattempo, anche Chun Li aveva di che divertirsi.
Ignari della sua forza, e tratti in inganno dal suo abbigliamento, quei miseri gangster da quattro soldi erano convinti di avere a che fare con una povera signorina tutta pizzo e merletti...
Poveri loro!

- Però, mica male questa baldraccona col distintivo!
- Ehi, tesorino, ho proprio voglia di farmi sbattere in cella da te... una bella cella orizzontale, per due!
- Non tagliamola troppo: sarebbe un peccato, con tutta la mercanzìa che ha addosso...
- E se ce la dividessimo un po', prima?

Chun Li non si scompose affatto.
L'esperienza di anni e anni di allenamento, oltre ad inculcarle i valori dell'equilibrio e dell'autocontrollo, le aveva insegnato a non distogliere l'attenzione; bensì nel mettere a fuoco, indipendentemente dal numero degli avversari, e concentrare ogni sua energia nell'attacco multiplo.
Nonostante il lieve disturbo fisico, dovuto più che altro alla sbronza della scorsa notte, era perfettamente in grado di gestire a mani nude anche un esercito di idioti par loro.

- Che ne dici, bellezza - ridacchiò l'avversario a lei più vicino, passandosi spavaldo la lingua sulla lama lucida del coltello. - Ce la facciamo una bella cavalcata insieme?
- Non credo ti riuscirebbe - rispose Chun Li beffarda. - Il tuo cavallo ha la bua, poverino!

Ciò detto, la bella poliziotta gli assestò una ginocchiata micidiale proprio nel mezzo degli attributi. Con gli occhi fuori dalle orbite, a causa dell'immane dolore, questi mollò dunque il coltello e si accasciò a terra reggendosi quanto ancora rimaneva delle sue povere noci frantumate.

- Poi non dire che non ti avevo avvertito!
- Brutta puttana schifosa...
- Sotto, ragazzi, diamole addosso!

Schivando agevolmente i coltelli, Chun Li non dovette certo impegnarsi granché, per rendere inoffensivi quegli stupidi bestioni infoiàti. Wulong si limitò ad osservare le prodezze della compagna con la coda dell'occhio, buttando giù a sua volta altri cinque o sei di quei balordi, e in men che non si dica il campo si riempì di caduti e di gèmiti strazianti.
Una volta risolto quel piccolo inconveniente, Lei concentrò di nuovo la propria attenzione sul killer dell'automobile. Questi aveva un taglio sanguinante lungo la fronte, senza contare un certo numero di ammaccature a seguito dell'incidente, tuttavia il detective era deciso a strappargli di bocca il nome del suo mandante.

- Okay, stronzo, vediamo un po' che razza di storiella hai da raccontarmi - mormorò Lei, stringendo l'altro per il bavero.
- Non dovresti elencargli i suoi diritti, prima? - gli fece notare Chun Li con una smorfia.
- Pensaci tu, io ho le mani occupate!
- D'accordo, ho capito - sospirò rassegnata, schiarendosi la voce. - Hai il diritto di rimanere in silenzio, se rinunci a questo diritto, tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te...
- Compreso questo - puntualizzò Lei, sbattendogli violentemente la nuca contro la fiancata dell'auto.
- Hai il diritto di consultare un avvocato - proseguì Chun Li, impertèrrita. - Se non puoi permettertene uno, te ne verrà assegnato uno d'ufficio...
- Il nostro è italiano - aggiunse Lei, mollandogli due forti schiaffoni sulle guance. - "Massimo delle Sberle", ti piace il nome?
- Ehi no, u... un momento, aspetta...
- Che cosa c'è?
- T... Tu sei uno sbirro, no... non puoi fare questo, conosco i miei diritti...
- Denunciami, allora - tagliò corto Lei, sbatacchiandolo per l'ennesima volta contro l'auto. - Se però mi dici il nome di chi vuole la nostra pelle, non ti picchio più; a te la scelta!
- Credo che ti convenga parlare - suggerì Chun Li. - Non so se il mio collega ti lascerà arrivare vivo in centrale!

Una volta compreso che Lei non stava affatto scherzando, e che non c'era Legge a trattenerlo, il sicario pensò bene di vuotare il sacco.
Da che la loro foto era apparsa sui giornali, a Yuen Long era stato diramato l'ordine di uccidere i due poliziotti nemici del Drago Nero. Sulle teste di Lei Wulong e Chun Li era stata messa una taglia di ben cinquecentomila dollari hongkonghesi, motivo per il quale tutta la feccia della zona era decisa a dar loro addosso, e non c'era molto da aggiungere riguardo a questo.
Il killer non sapeva altro.
Wulong gli serrò le manette dietro la schiena e lo scaraventò malamente sul sedile posteriore.

- A quanto pare, siamo finiti al centro della guerra - osservò Lei.
- Dovevamo aspettarcelo - fu la pronta risposta di Chun Li. - Tu come ti sentiresti, se ti venissero di colpo a mancare i proventi di intere fabbriche clandestine di droga?

Lei incassò la frecciata, annuendo tacitamente.
La reazione del Drago Nero era in effetti una mossa del tutto prevedibile: con un pizzico di fortuna inoltre, gettandosi spontaneamente nella tana del nemico, potevano addirittura sperare di affrontare a viso aperto il vero responsabile di tutta quella intricata macchinazione.

- Per prima cosa, andiamo a consegnare questo galantuomo in centrale!
- E la seconda cosa?

Wulong rivolse alla compagna un'occhiata furba, lasciando intendere che aveva in mente qualcosa di particolarmente avventato.

- Che ne dici se stasera, invece di portarti a ballare, ti porto a fare quattro salti col Drago Nero?
- Mmm, suona quasi come un invito!
- E lo è, infatti - sottolineò Lei. - Solo che la musica è un tantino... particolare!

 

( continua )

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Capitolo 11
*** Undicesima Parte ***


La consegna dell'assassino ferito alla centrale, oltre ad indispettire oltremodo il commissario, valse a Wulong l'ennesima lavata di capo per i suoi metodi poco ortodossi di trattare con i criminali. L'uomo che avevano preso in consegna era noto agli archivi per varie accuse di omicidio, con non meno di trentasei condanne e altrettante cauzioni pagate, ciononostante era considerato a tutti gli effetti un cittadino più che "rispettabile"...
In pratica, davanti alla Legge, un killer professionista valeva assai più di un miserabile sbirro di quartiere.
Chun Li aveva provato ad attribuirsi la responsabilità delle percosse e delle lesioni, onde risparmiare a Lei un'umiliazione che certo non meritava, ma inutilmente. Agli occhi dei suoi superiori, Lei Wulong era noto per essere un ribelle con un distintivo; invece di accettare le regole passivamente, come tutti i suoi colleghi, costui era abituato a buttarsele dietro per applicare il "suo" personale concetto di giustizia.
La Legge tendeva a proteggere i peggiori delinquenti, rilasciandoli in libertà dopo appena due ore, ma la giustizia possiede molte altre forme... anche attraverso un pugno carico di rabbia!
Una volta uscito dall'ufficio del capo, Wulong era scurissimo in volto.
Chun Li provò a dire qualcosa ma, ignorandola completamente, l'altro le passò davanti come se non ci fosse. Entrambi uscirono fuori in strada, fermandosi di fianco alla macchina parcheggiata, e qui Wulong poggiò entrambe le braccia sullo sportello aperto passandosi una mano sul mento.

- Lei - mormorò Chun Li.
- Prego, dammi pure del "tu"...
- Come ?!?

Malgrado la battuta fiacca, più che altro per sforzarsi di sorridere, il povero Lei non riusciva proprio a mandar giù l'ennesima porcàta del sistema.

- L'avvocato del "galantuomo" che ci ha sparato dalla macchina ha appena sporto denuncia contro la polizia di Hong Kong, per le percosse subite dal suo ciente. - spiegò Lei. - Dal momento che mi sono rifiutato di porgere le mie scuse, per il modo inqualificabile in cui ho condotto l'arresto, ti comunico che sono appena entrato nel mio primo giorno di sospensione!
- Stai scherzando?
- Purtroppo no, sono serio - sottolineò Lei. - Quel tizio ha una lista di precedenti per omicidio lunga così ma, secondo quell'avvocato, noialtri dobbiamo baciare anche dove urìna... Provo pena per il mio capo, anche se non glielo posso dire, ma non finisce così questa storia!
- Lei, mi dispiace, sul serio...
- Cose che succedono - tagliò corto Wulong, salendo in auto con noncuranza. - Cambiando discorso: sei libera, stasera?

Chun Li lo guardò perplessa.

- Conosco un posticino favoloso - proseguì Lei, con un largo sorriso fino alle orecchie. - Ti piacerà, vedrai, il personale è altamente selezionato... tutti membri del Drago Nero!
- Lei, ti hanno appena sospeso dal servizio...
- Certo, lo so - sottolineò lui con ovvietà. - Allora, passo a prenderti dopo cena?
- Tu sei completamente matto - sussurrò Chun Li divertita.
- E' la risposta definitiva, la accendiamo?

Chun Li fece un piccolo cenno di assenso col capo, mormorando qualcosa di incomprensibile, allorché Wulong mise in moto e si allontanò con una sonàta di clacson festosa.

***

Quella notte era possibile percepire parecchio movimento, nei bassifondi di Yuen Long.
Con tutto il peso della propria rabbia e frustrazione, specie dopo le rimostranze di quell'avvocato da quattro soldi, Lei sentiva proprio il bisogno di sfogarsi. Ormai tutto il Drago Nero conosceva le facce e i volti dei due sbirri condannati a morte dal Vice Maestro Tan, sui quali incombeva una taglia di cinquecentomila dollari, e ciononostante Chun Li e Lei Wulong erano andati ad attaccar briga proprio con gli stessi che davano loro la caccia in tutta la città.
Ovunque i due sbirri passavano quella notte, mostrandosi chiaramente ai propri nemici a viso scoperto, lasciavano dietro una scìa di uomini agonizzànti e bisognosi di un ricovero ospedaliero efficace.

- Tenshoukyaku - gridò selvaggiamente Chun Li, abbattendo schiere e schiere di avversari sotto l'impeto dei suoi calci violenti e potentissimi.

L'abilità media dei combattenti del Drago Nero, paragonata alla tecnica combinata dei due poliziotti, oscillava vergognosamente tra il "penoso" e "patetico"...
Quelli che attaccavano frontalmente Chun Li, tralasciando il dettaglio circa la muscolatura sviluppata soprattutto nelle gambe, finivano per sperimentare quanto può essere devastante un calcio a gamba tesa in estensione massima.
Più sfortunati però coloro che, scivolandole di soppiatto dietro le spalle, contavano ingenuamente di prenderla di sorpresa.
Di tutte le cose che Chun Li detestava, in ambito di attacchi scorretti e sleali, in particolare vi era quel vizio "pervertito" di stringerle il seno tramite il placcàggio.
Coloro che si beàvano di tale prodezza, con espressioni idiote dipinte in volto, avevano appena il tempo di sentire la pienezza di quelle morbide curve sode al tatto... prima che la lottatrice reagisse furiosa, passando istantaneamente dalle tecniche di calcio a quelle di gomito: le cosiddette "spezza-tronco", devastando l'estremità addominale, tramite una pressione esercitata appunto nell'incavo tra la gabbia toracica e le ossa del bacino, per poi eviràre quegli imbecilli con uno spietato pestone nel bel mezzo dei genitali.
In pratica, se l'andavano a cercare!

- La molèstia sessuale è un reato - sottolineò Chun Li furibonda, mentre l'ennesima voce bianca pareva buttare in fuori le palle degli occhi per l'immàne dolore.
- Sprechi il fiato - le fece notare bonariamente Wulong. - Questi pivellini ragionano solo con quello... se glielo sbricioli, dopo non ti sentono più!

Ciò detto, Lei passò a distribuire una vera e propria girandola di sberle a destra e a manca. Il suo manrovescio rotante multiplo aveva la stessa potenza di una mattonata al volto, tanto le nocche erano dure, e l'ampia veste sgargiante color smeraldo rendeva ancor più difficile seguire la straordinaria velocità dei suoi movimenti.
Eliminate tutte le mezze cartucce, rimaneva da sistemare il capozona locale: un baffuto scimmione di nome Cai-Shiék.
Costui si lanciò addosso a Lei con un calcio volante, senonché l'altro si scansò dalla traiettoria con estrema facilità, e subito lo incalzò con una combinazione di calci e pugni in rapida sequenza.

- Tempo - esclamò d'un tratto Wulong. - Mi si è allentata la fascia, il tempo di sistemarla, ci metto un minuto...
- Yeeeaaahhh !!!

Urlando in modo raccapricciante, Cai-Shiék ignorò la richiesta di Lei e fece per sfondargli il petto con la punta delle dita. Lei deviò semplicemente il colpo con la suola della scarpa, armeggiando in modo ridicolo con la fascia che serviva ad assicurargli la veste in vita, facendo infuriare ancora di più l'avversario.
Con entrambe le mani occupate, non potendo restare fermo neppure un secondo, Lei prese dunque a schivare gli attacchi con tutta una serie di piroette degne di una danzatrice del ventre: ora muovendo i fianchi, ora il sedere, ora piegandosi a 90° e picchiettando leggermente il pugno mortale di Cai-Shiék con la punta del piede...

- Cattivo-cattivo-cattivo - cinguettò Lei in falsetto. - Un po' di educazione, che diamine, non posso mica combattere in mutande!
- Lei, hai finito? - domandò Chun Li spazientita.
- Ah, se te ne occupi tu, mi fai un favore - rispose Wulong, saltellando al suo fianco, con la fascia del vestito tutta penzolante.

Chun Li non se lo fece certo ripetere due volte.
Come Cai-Shiék le si fiondò addosso senza controllo, la lottatrice sfruttò il suo stesso impeto per assestargli un rapido pugno teso proprio in mezzo al setto nasale. Cai-Shiék indietreggiò, semistordito dalla botta e dal flusso di sangue che gli colava caldo sul mento, allorché Chun Li non dovette fare altro che avvicinarglisi e soffiargli un buffetto per spedirlo lungo disteso a terra come un sacco di patate.

- Ben fatto - commentò Lei, finendo finalmente di assicurarsi il giro della cintura.
- Possiamo andare, adesso, o hai in mente di far visita a qualcun altro?
- Ma come, per una volta che ti porto fuori - scherzò Lei.

Chun Li inarcò severa il sopracciglio.

- Ti hanno sospeso dal servizio...
- Infatti, perciò non devo alzarmi presto domattina!
- Ci rinuncio - sospirò Chun Li rassegnata.
- Andiamo, collega - tagliò corto Lei. - Altri due o tre cattivoni da sistemare, prima del coprifuoco, e poi ce ne andiamo a nanna!

Neanche il tempo di dirlo, una volta in strada, i due si ritrovarono davanti ad una decina di uomini armati fino ai denti. Stavolta non si trattava di rasoi e stuzzicadenti, bensì colt M1911 calibro '45, e tutte pronte a far fuoco contro di loro simultaneamente.

- Fermi - ordinò allora un vocione imperioso.

Facendosi rispettosamente da parte, i killer del Drago Nero si spostarono per permettere al capo di fare la sua comparsa. Costui era una specie di gigante nerboruto, con muscoli grandi come noci di cocco e lunghi capelli disordinati, per giunta con un'espressione tale da far sembrare "gradevole" persino il Primo Ministro cinese Li Peng ( per la cronaca, il responsabile più diretto della sanguinosissima strage di Piazza Tienanmen a Pechino nel 1989 ).
Pur non avendolo mai visto prima, Chun Li non ebbe dubbi di trovarsi di fronte l'Orso del Drago Nero in carne ed ossa: l'imponente Ginzo.

- Ah, grandioso - mormorò la lottatrice. - Abbiamo attirato l'attenzione di uno dei pezzi grossi...
- Nel vero senso della parola - puntalizzò Lei. - Con la stazza che si ritrova, Ginzo non è certamente un pesce piccolo!

Chun Li scoccò a Lei un'occhiataccia.
Ginzo si fece avanti impassibile, le braccia tese lungo i fianchi, e dunque si rivolse loro con voce calma e decisa allo stesso tempo.

- Siete voi Lei Wulong e Chun Li Zang? - domandò.
- Vorrei rispondere di sì ma, con quelle pistole puntate contro, sinceramente non so quanto mi convenga - fece Lei con evidente sarcasmo.

Ginzo non fece una piega.

- Seguitemi - mormorò. - Il Venerabile Maestro, Pan Quan Yu, vuole parlarvi... in privato!

 

 

( continua )

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Capitolo 12
*** Dodicesima Parte ***


Lei e Chun Li ponderarono attentamente la situazione.
Se Ginzo in persona si era scomodato a presiedere un simile comitato di benvenuto, solo per rivolgere loro un invito esplicito del Grande Maestro Yu, la cosa non suonava esattamente come andare a prendere il té dal proprio vicino di casa. D'altra parte, con tutte quelle pistole cariche puntate contro, non sembrava opportuno neppure rifiutare...

- Il Venerabile Maestro vi sta aspettando - ripeté Ginzo, facendo cenno di seguirlo.
- E se noi non volessimo vederlo? - fece spavaldamente Chun Li, più che altro per verificare la concretezza della minaccia.

Ginzo sollevò appena la mano, pronto a schioccàre le dita con un semplice gesto, allorché i suoi uomini intesero il segnale convenuto per prepararsi a fare fuoco. Evidentemente Ginzo non era poi così stupido e, per avere così tanto interesse nel prendere vivi due sbirri che valevano cinquecentomila dollari da morti, doveva esserci sotto qualcosa di poco chiaro.

- Credo che accetteremo - tagliò corto Lei, spolverandosi le maniche. - Sarebbe molto scortese rifiutare un invito così gentile... dico bene?

Ginzo grugnì qualcosa di incomprensibile, indicando una lunga automobile di lusso alle sue spalle, e ordinò loro di salire a bordo senza troppe storie. Dal momento che non avevano scelta, Lei e Chun Li salirono a bordo della lussuosa vettura. Ginzo entrò subito dopo di loro, non senza difficoltà data la sua corporatura, e si sedette di fronte per assicurarsi che non facessero scherzi.

- Andiamo - disse poi all'autista, il quale mise in moto all'istante.

Sia Lei che Chun Li rimasero zitti, provando ad immaginare quali ragioni potesse avere Pan Quan Yu nel conferire espressamente con due poliziotti "nemici" del Drago Nero...
La Regola stabiliva espressamente che la polizia e l'ordine costituito, in quanto contrastanti con la volontà e la parola dell'Ultimo Imperatore, fossero trattati alla stregua di esseri impuri e non meritevoli di alcuna dignità o considerazione umana.
Di conseguenza, era piuttosto assurdo che l'attuale Grande Maestro andasse ad infrangere una delle regole fondamentali del proprio codice di condotta.
Una trappola, forse?
Ma a che scopo?
Sarebbe stato molto più facile eliminarli entrambi in mezzo alla strada, crivellàndoli di proiettili, senza per giunta scomodare il gigantesco Ginzo per una semplice esecuzione.
Decisamente, c'era qualcosa che non andava.
Ad ogni modo, la macchina sfilò attraverso le strette strade silenziose di Yuen Long per circa mezz'ora, per poi fermarsi davanti a una grande e prestigiosa residenza dal tetto a pagòda. La villa era circondata da un ampio muro di cinta, ove numerosi uomini in nero montavano la guardia, e le porte del cancello erano in legno di ebano con due enormi dragoni istoriàti e luccicanti.
Quella era la sede privata del Grande Maestro a capo di tutto il Drago Nero.

- Siamo arrivati - esclamò Ginzo.

Dal momento che non erano più sotto minaccia delle pistole, e poiché il grosso Ginzo era solo con loro al momento, Chun Li pensò bene di provare a buttarlo giù con un calcio... senonché il gigante, avvertendo per istinto la sferzàta d'aria prodotta dalla sua gamba tesa, le afferrò il piede con forza e noncuranza sovraumane.

- Non provarci con me una seconda volta, signorina - sottolineò Ginzo, senza scomporsi. - La mia obbedienza al Maestro non tiene conto di questi giochetti: se qualcuno prova ad attaccarmi, io lo uccido... Hai afferrato il concetto?

Prima che Chun Li potesse replicare, Lei la trattenne piano per la spalla, scuotendo il capo come per suggerirle di calmarsi.

- Va tutto bene - sorrise poi, rivolgendosi a Ginzo. - La mia collega non sopporta di stare tanto seduta in auto, voleva solo sgranchirsi un po' le gambe!
- Hrumpf - sbuffò il gigante seccato, mollando il piede di Chun Li.

Dal momento che non era il caso di fare innervosire un simile avversario, senza contare gli uomini armati che circondavano la villa, detective e ispettore decisero di darsi un contegno nel seguire Ginzo al cospetto del loro gentile ospite.

***

L'interno della villa, oltre ad assomigliare in modo impressionante ad un museo pieno di antichità orientali di vario genere e squisita fattura, era avvolto da un forte odore penetrante di fumo e incenso funebre. Ginzo condusse i due poliziotti attraverso lunghe file di statue, alcune risalenti persino al XIV° o XV°secolo, fino ad una grande stanza scarsamente illuminata. A differenza del resto dell'abitazione infatti, dove perlopiù vi erano delle grandi lampade al neon, l'unica fonte di luce lì dentro era data da tenui candele accese.
All'altra estremità dell'ingresso, seduto ai piedi di un verde bassorilievo con accanto due grossi bracieri a carbone, un vecchio dall'aria solenne era intento a fumare oppio da una lunga pipa intagliata artigianalmente. Costui sollevò lo sguardo, gli occhi ridotti a due sottili fessure scurissime apparentemente prive di luce, allorché Ginzo s'inchinò in segno di rispetto.

- Venerabile Maestro - mormorò il gigante con un filo di voce.

Per tutta risposta, il vecchio aspirò piccole boccate di fumo, rilasciando nell'aria sottili nuvolette grigie che parevano seguire i contorni del grosso dragone color smeraldo rappresentato nel bassorilievo alle sue spalle.
Pan Quan Yu, erede legittimo del defunto Maestro Zùan Fan Xi e capo di tutto il Drago Nero, fece segno ai suoi ospiti di avvicinarsi. Lei e Chun Li si accostarono lentamente a fianco di Ginzo, incuranti delle ombre minacciose che i due bracieri accesi proiettavano sulla parete, e subito imitarono il gesto servìle del grosso adepto con un inchino non meno ossequiòso del suo.
Correvano delle strane voci, sul conto di quel vecchietto così innocuo.
Alcuni dicevano che, in gioventù, egli fosse in grado di richiamare i draghi dormienti dalle acque di una cascata, per poi rispedirli verso il cielo con la forza del proprio pugno.
Altri giuravano di averlo visto dividere a mani nude la grande roccia che ostruìva la strada verso il tempio di Gong Zhào, situato in una remota provincia della Mongolia occidentale.
Altri ancora invece raccontavano storie circa il suo famoso colpo segreto: la Mano-Nera-Che-Uccide, una misteriosa tecnica assassina che avrebbe valso a Pan Quan Yu la leggendaria fama di seicentonovantasei vittorie e nessuna sconfitta...
Difficile da credersi, specie considerata l'abitudine della gente nel "gonfiare" oltremodo la verità, ma era indubbio che non si trattasse di un individuo comune.
Il tempo di posare la lunga pipa sul pavimento dinanzi a sé, con la solennità di un rito vero e proprio, Pan Quan Yu parlò finalmente ai suoi ospiti con voce roca eppur chiara e ferma nelle inflessioni di ogni singola sìllaba.

- Lieto di fare la vostra conoscenza, signori - esclamò tranquillo. - Purtroppo, alla mia età, diventa sempre più difficile uscire di casa... come potete vedere, gli acciàcchi ed i reumatismi non risparmiano nessuno!
- Con il dovuto rispetto, signore - provò a minimizzàre Lei. - Per essere in vita da oltre un secolo, stando alle voci che girano sul suo conto, la vedo piuttosto bene!

Il vecchiò inarcò il sopracciglio.

- Sei gentile, giovanotto - mormorò. - Ma devo contraddirti: a dispetto degli anni che mi attribuiscono, ne ho solo novantanove!
- La prego di scusarmi - disse subito Lei. - Non era mia intenzione offenderla...
- Non importa, non importa - tagliò corto Pan Quan, scuotendo la mano davanti a sé con indifferenza. - Piuttosto mi ritengo lusingato che, malgrado i vostri impegni, abbiate avuto la cortesìa di fare visita ad un povero vecchio!
- Che faccia tosta - pensò dunque Chun Li.
- Potete dire che, di punto in bianco, il vostro invito è piuttosto singolare - osservò Lei. - Che io sappia, i poliziotti sono graditi al Drago Nero più o meno quanto le tasse!

Pan Quan Yu contrasse le labbra, da sotto i folti baffi color neve, in quello che aveva tutta l'aria di essere una specie di sorriso.

- Oltre che un combattente valoroso, signor Wulong, lei è anche un uomo estremamente arguto!
- Oh, la ringrazio!
- Diciamo che, dietro al mio invito, vi è in effetti una mia... chiamiamola così, curiosità!
- Davvero, e di che genere?
- Di genere "reciproco", presumo - tagliò corto il vecchio con una smorfia, scaldandosi un altro po' di oppio, prima di riversarlo nella pipa. - Oh, non occorre avere la mia età, per intuìre un certo vostro interesse al segreto della Polvere del Drago... Non ho ragione?

Lei strinse gli occhi.

- Dalla sua espressione, signor Wulong, percepisco una certa diffidenza... è comprensibile!
- Non se ne abbia a male, Venerabile Yu - si affrettò a dire Lei. - Gli inviti mediante l'uso delle pistole, non sono precisamente l'ideale, per mettere le persone a proprio agio!

Pan Quan Yu riprese a fumare con noncuranza, volgendo lo sguardo al grosso Ginzo tuttora chino e immobile di fronte a lui in attesa di ordini.

- Ho preso con me Ginzo, quando era ancora un bambino nei sobborghi di Yuen Long - spiegò. - Grande, grosso e troppo sensibile per sopravvivere nel mondo... Col tempo è diventato forte, un po' rudemente certo, ma è anche il più fedele e leale dei miei allievi e sa che mi fido della sua capacità di giudizio!
- Lei è troppo buono, Maestro - mormorò timidamente Ginzo, senza neppure il coraggio di alzare la testa.
- Temo che la colpa sia mia - si scusò Pan Quan amaramente. - Avevo detto al mio allievo che, data la vostra fama di combattenti, occorreva un modo più... "persuasivo", per convincervi ad accettare il mio invito!
- Capisco - osservò Lei. - Quello che ancora mi sfugge è il "perché"... perché invitare a casa vostra un nemico, venendo meno ad una delle vostre regole principali, solo per fare conversazione?
- Per favore, signor Wulong, non guardi alla Regola del Drago Nero come ad una forma di ottusità. - sottolineò dunque il vecchio. - Da noi vige anche il rispetto verso il proprio nemico, se questi lo merita, e voi due insieme avete dato ampia prova di meritare il mio... Anche le vostre imprese sono piuttosto note, considerando come siete riusciti a battere lealmente molti dei nostri campioni di lotta!

Chun Li sbuffò spazientita.

- Mi scusi - esclamò. - Non per mancanza di rispetto ma, tra tanti derivati dell'oppio, perché la Polvere del Drago è così importante?
- Il suo è un temperamento focoso, signorina Zang - commentò Pan Quan con indifferenza. - Per rispondere alla sua domanda, temo che vi dovrete intrattenere qui ancora un po': le origini della Polvere del Drago vantano una storia molto importante e... purtroppo per voi, che siete tanto giovani e impazienti, anche molto lunga!

Così dicendo, Pan Quan Yu prese ad aspirare lente e corroboranti boccate di fumo e cominciò il suo racconto, andando via via ad illustrare ai presenti fatti ed accadimenti occorsi alcuni secoli prima.

  

( continua )

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Capitolo 13
*** Tredicesima Parte ***


IL RACCONTO DEL MAESTRO PAN QUAN YU

Verso la seconda metà del XVII° secolo, durante il regno del terzo imperatore della dinastìa Qing, la Cina non godeva ancora in realtà di un governatore unico ed assoluto.
L'imperatore Kangxi aveva appena deciso di estendere il suo potere effettivo su tutte le regioni a sud del Fiume Azzurro e, in particolar modo, sui rispettivi principàti: quello di Pingxi, del Guangdong e quello del Fujian. I tre feudatari a capo di quelle terre, che non volevano riconoscere Kangxi come legittimo signore e padrone, erano tra i più sanguinari tiranni che il popolo cinese abbia mai conosciuto.
Wu Sangui, principe di Pingxi, diede inizio alla rivolta armata nel 1673; il generale Shang Kexi e suo figlio opposero la stessa ferma resistenza, forti dell'ampia autonomìa amministrativa e militare del Guangdong; e altrettanto fece il principe Geng Jingzhong, rimarcando il suo diritto a governare sul Fujian.
Per circa otto anni, la guerra vide un ampio bagno di sangue tra cinesi, senza ovviamente dimenticare le scorribande del feroce Koxinga ( un guerriero sino-giapponese, conosciuto anche col nome di Zheng Chenggong ) che avevano già messo a dura prova le armate Qing fino a pochi anni prima.
Quando lo scontro volgeva ormai al cùlmine, e le forze dell'imperatore sembravano venir meno, Kangxi incaricò allora il clan del Drago Nero a lui fedele di escogitare qualcosa per rovesciare le sorti in suo favore. Per quanto leali ed agguerrìti, neppure gli antichi campioni potevano nulla, contro così tanti nemici. Tuttavìa, in un disperato tentativo suicìda, l'allora Grande Maestro Fu Xue Wang e i suoi giovani discepoli sopravvissuti giurarono di sterminare i nemici dell'imperatore... facendo scorrere la forza e l'anima del Drago nei loro stessi corpi.
Non era la prima volta che i membri dell'antica setta ricorrevano all'oppio, per abbandonarsi alla frenesìa prima di scendere in battaglia, ma il composto preparato dal Sommo Wang era qualcosa di più: un misto di oppio e Sangue di Drago, in grado di conferire una forza ed un potere ineguagliàbili; ciononostante il prezzo da pagare, per rivendicare il Drago dentro di sé, significava rinunciare completamente alla propria anima.
Così accadde.
Fu Xue e i suoi guerrieri persero loro stessi, inebriàndosi di quella medicina proibita chiamata "Polvere del Drago", e scatenarono la loro furia omicìda sia contro i nemici dell'impero che contro l'impero stesso.
Ormai non erano altro che belve assetate di sangue, frammenti di dragone in forma umana, insensibili alle armi e al fuoco... perciò, una volta liberata la loro follìa, nessuno era più in grado di fermarli.

"Nessuna spada, nessuna lama, nessun dolore può intimorire il Drago su questa terra"...

Da sempre, ogni volta che veniva pronunciato, questo motto serviva ad ammonìre tutti i nemici del Drago Nero e dell'imperatore.
Purtroppo, a causa del cieco orgoglio di Fu Xue Wang, era il Drago Nero adesso ad essere disonorato e a farsi nemico di tutto l'impero.
Molti nobili guerrieri morirono, annientati da poteri contro cui non potevano competere, finché l'ormai rinnegato Maestro Wang si fece strada persino nel grande palazzo imperiale.
La leggenda dice che il volto di Fu Xue non avesse più nulla di umano, con gli occhi di un animale rabbioso, e fuoco divampava dalle sue mani senza però danneggiare il suo corpo.
Le ultime nobili guardie dell'imperatore caddero tutte una dopo l'altra, i corpi e le corazze squarciati, e Kangxi sedeva immobile ad attendere stoicamente che il fato decidesse per lui.
A quel punto, prima che Wang potesse calare il colpo mortale, un angelo in veste femminile si parò dinanzi all'imperatore onde proteggerlo con il suo stesso corpo.
Quell'angelo era la giovane consorte di Kangxi, la bellissima Xiao Gong Ren, colei che affrontò gli sterminatori di soldati e cavalieri con le sole mani e il suo splendido corpo inerme.
Ce la fece.
Laddòve interi eserciti avevano fallito, quella donna straordinaria sfidò Fu Xue e la Polvere del Drago, armata solo del proprio amore e del proprio coraggio.

"E il Drago scelse l'angelo, di grazia e virtù affascinanti, per dare forza alla sua debolezza"...

Fu allora che accadde qualcosa di incredibile.
Invece di dilaniarne il corpo, la ferita infértale da Fu Xue trasmise direttamente parte del Drago attraverso il suo stesso sangue.
Xiao Gong Ren ottenne dunque i favori del Drago, risvegliatosi in lei per volere divino, e la sua forza divenne pari a quella dell'essere più potente conosciuto.
Leggenda vuole che il Drago fosse con lei, con lei e dentro di lei, per fare di lei l'estrema barriera a difesa dell'imperatore.
Forte dei poteri appena acquisiti, Xiao Gong Ren lottò e sconfisse Fu Xue Wang e tutti i suoi discepoli dannati.
La lotta fu dura.
Spietata.
Senza esclusione di colpi.
E quando terminò, la guerriera vittoriosa rimase in piedi a contemplare il mucchio dei vinti.
Una sola ed affascinante giovane donna, nelle cui vene scorrevano ora l'anima e il sangue di un Dragone Reale, era diventata la più forte combattente al mondo.
Costei era destinata a vegliare sul futuro della Cina, proteggendone l'unico vero imperatore, e perciò lei stessa assunse il comando delle truppe rimaste per porre fine al caos e all'anarchìa di un paese devastato dall'ambizione e dalla violenza.
Non era una semplice donna.
Non più.
Ciò che il decaduto Maestro Fu Xue Wang non era riuscito ad ottenere, se non al prezzo di una frenesìa incontrollabile e della propria vita, apparteneva ora di diritto a colei che in seguito venne definita come Guerriera Leggendaria.
Con la morte di Fu Xue, anche il segreto della vera Polvere del Drago era scomparso.
Senza quel segreto, l'oppiàceo da solo non possedeva infatti alcun potere spirituale.
E anche quando il Drago Nero venne in seguito riformato, per volontà del successivo imperatore Yongzheng, molte delle ricette e delle formule segrete proprie di quella antica setta erano ormai sprofondate nell'oblìo impenetrabile del tempo...

***

Nel concludere il suo racconto, Pan Quan Yu fece una lunga pausa di silenzio.
Lei e Chun Li si guardarono l'un l'altra, entrambi molto scéttici riguardo la veridicità di tale storia, tuttavìa evitarono saggiamente di fare commenti scherzosi.

- E' una storia davvero molto interessante - esclamò Lei.
- Non mi aspetto certo che voi crediate alle mie parole, signori - sottolineò il vecchio con voce pacata, continuando impertérrito a fumare. - Immagino che la verità che cercate, indipendentemente da quale essa sia, debba possedere per forza ben altri requisiti che quelli di una semplice favola!
- Beh, ecco noi...

Il povero Lei non sapeva davvero come controbattere, se non offendendo il suo ospite, e comunque Pan Quan Yu non era affatto uno stupido.
Sapeva già che la mente razionale dei giovani, abituata a tener conto solo della tangibilità e concretezza delle cose, non poteva anche solo prendere in considerazione il misticìsmo improbabile dietro alle parole oscure di un'antica leggenda.

- Mi dispiace - mormorò Pan Quan. - Temo di aver abusato del vostro tempo e della vostra pazienza, con i miei discorsi insensati...
- Ma no, no, che dice? E' un racconto molto bello, davvero... sei d'accordo anche tu, Chun Li, vero?
- Lei... - sibilò l'altra, guardandolo di traverso.
- Non è vero ?!? - sorrise forzatamente Lei a denti stretti.

Chun Li chinò il capo in cenno di assenso.
Pan Quan Yu sembrava non avere altro da aggiungere ma, come Lei e Chun Li chiesero il permesso di congedarsi, subito li pregò di aspettare solo per qualche altro minuto.

- Con tutto il dovuto rispetto, Venerabile Maestro Yu - si scusò dunque Chun Li, ormai stanca di chiacchiere e di tutte quelle farneticazioni assurde. - La Polvere del Drago che abbiamo sequestrato noi della polizia era tutto fuorché sangue di chicchessìa: puro distillàto di papavero, concentrato e raffinato in polvere finissima...ossìa, oppio allo stato puro!
- Non lo metto in dubbio ma, se non vi è di troppo disturbo, potrei mostrarvi l'altro mio motivo della vostra convocazione qui stasera?
- Di che si tratta?
- Ginzo, per favore...

Incapace di reggersi in piedi da solo, il vecchio pregò il fido discepolo di aiutarlo a rialzarsi. Senza farsi pregare ulteriormente, Ginzo andò subito a sorreggere l'esile corpo del suo Maestro, con una delicatezza impensàbile per un uomo grande e grosso come lui. Pan Quan chiese dunque ai suoi ospiti di seguirlo nella Sala dell'Imperatore, ove il suo clan custodiva le reliquie tramandate di generazione in generazione sin dai tempi della dinastia Qing, e qui si fermò dinanzi a un dipinto molto particolare.
Sia Lei che Chun Li non poterono che sbarrare gli occhi dall'incredulità.

- Questa, signori - spiegò il vecchio impassibile. - E' l'imperatrice Xiao Gong Ren, all'epoca in cui guidò le truppe rimaste di Kangxi alla vittoria, quivi raffigurata nei suoi paramenti da battaglia... immagine che, per volontà di Yongzheng, venne donata a noi del Drago Nero come simbolo della nostra rinascita!
- Non può essere - mormorò Chun Li con un filo di voce, non potendo però negare la propria rassomiglianza con la donna del dipinto. - E' assurdo!
- Quando ho visto la sua foto sul giornale, signorina Zang, credo che il fato abbia voluto ricordarmi come le "coincidenze" smettono di essere tali... davanti al mistero della nostra ragione ma all'indiscutibile chiarezza della verità!
- Un momento - scattò Chun Li rabbiosamente. - Che prove ha, per affermare che questo dipinto sia autentico?

Ginzo fece per reagire ma, placando la sua ira con uno sguardo, Pan Quan Yu gli ordinò di non muoversi.

- Le leggende nascono da un fondo di verità, mia cara - sottolineò il vecchio. - La Polvere del Drago non scomparve, con la morte di Fu Xue Wang, bensì entrò a far parte del corpo e del sangue di Xiao Gong Ren!
- E questo cosa vorrebbe dire?
- Che, come esperienza insegna, la storia ha il vizio di ripetersi - concluse l'altro amaramente. - Anticamente il Drago Nero possedeva il segreto, per trascendere i limiti imposti dal corpo e rivendicare propri i poteri di un dio; quel segreto si trasformò in sangue, sangue e anima di Drago, e vive tuttora nella discendenza diretta del sangue... quel sangue!

Con le ultime parole, Pan Quan Yu sembrava proprio voler affermare con sicurezza ciò che Lei  Chun Li semplicemente ritenevano assurdo.
Chun Li discendente di sangue dell'imperatrice Xiao Gong?
Che la grande forza e potenza non le derivassero dunque dal solo allenamento bensì dalla Polvere del Drago originale che, attraverso il sangue della sua presunta antenata, scorreva tuttora nelle sue vene?
Era troppo!
Persino la storia degli alligatori nelle fogne era più credibile, rispetto a questa ridicola assurdità.

- Non ho intenzione di ascoltare oltre - sbottò Chun Li, con voce carica di disprezzo. - Me ne vado, signor Yu, con o senza il suo permesso!
- Non è certo mia intenzione trattenere qui voi e il vostro amico - puntualizzò il vecchio. - Vi ho semplicemente mostrato ciò che era vostro diritto di sapere: una verità difficile, non lo metto in dubbio, ma pur sempre la verità... e verrà a cercarvi, sia che lo sappiate o meno!

Purtroppo le ultime parole di Pan Quan furono soffocate dal tonfo dell porte che Chun Li si chiuse dietro con violenza.

- Venerabile Yu - mormorò Lei sconcertato. - Io non... Mi dispiace, sono confuso...
- Guardatevi da Tan e dai suoi uomini - ammonì il vecchio severamente. - L'oppio di contrabbando era solo un paravento: lui vuole il potere della "vera" Polvere del Drago per sé stesso, per diventare Dio tra gli uomini mortali, perciò mirerà ad impadronirsi dell'ingrediente ultimo al suo progetto... ossìa il Sangue di Drago che scorre nelle vene dell'erede di Xiao Gong Ren!  

  

( continua )

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Capitolo 14
*** Quattordicesima Parte ***


- Andiamo, Chun Li, rispondi... rispondi, e che cacchio!

Due giorni dopo il gentile invito di Pan Quan Yu, abbandonando sdegnosamente la dimora del Drago Nero, Chun Li non voleva neppure saperne di ragionare oltremodo sulle assurdità espresse da quel vecchio fumatore d'oppio incartapecorìto dall'età.
Wulong riattaccò mestamente il telefono pubblico con una smorfia.
Era almeno la terza o anche la quarta volta che, solo a sentire menzionare la discussione avuta col Venerabile Maestro Pan Quan, Chun Li riattaccava tosto il ricevitore lasciando Lei in compagnia di un fastidiosissimo toot-toot...

- Che testa dura, quella ragazza - mormorò. - Oh beh, prima o poi le passerà!

Ciò detto, Lei si allontanò dal telefono del ristorante e tornò ad occuparsi della propria ciotola di spaghetti, caldi e dall'aspetto invitante, che attendevano solo di essere mangiati. Nel mentre che prendeva posto a tavola, il gigantesco energumeno seduto di fronte a lui sollevò il proprio sguardo accigliàto.

- Devi proprio guardarmi così, mentre mangio? - domandò Lei infastidito.

Ginzo si limitò a grugnìre.
Da che erano entrati assieme nel ristorante, il volto dai tratti severi del boss mafioso aveva fatto scappare via tutti i clienti e spaventato le cameriere... tanto che perfino il direttore se ne stava accucciàto dietro la cassa, evitando di guardare nella loro direzione.

- Capisco la premura di Pan Quan, nel chiederti espressamente di darci una mano - mormorò Lei, soffiando sugli spaghetti, prima di intingere le bacchette ed assaporarli con somma delizia. - Ma scinsceramente gnon mi vagno giù i musci lugnghi a tavola...
- A me, invece, danno molto più fastidio i maleducati che parlano con la bocca piena - replicò l'Orso del Drago Nero, senza scomporsi più di tanto.

Lei deglutì in fretta il boccone, battendosi il petto per mandarlo giù meglio, prima di bere un sorso d'acqua ed osservare l'altro con una smorfia.
Ginzo era noto agli archivi della polizia locale di Hong Kong come un criminale violento e assassino, specializzato nel rompere colli e frantumare le ossa a mani nude, tuttavia era abituato ad obbedire ciecamente a tutto quel che gli diceva il Maestro Pan Quan. Completamente diverso da Shuo e da Tan, distaccàtisi dal Sommo Maestro per soddisfare le proprie ambizioni, lui non era tipo da dimenticare la riconoscenza e la gratitudine verso l'uomo che lo aveva salvato dalla miseria.

- Ho letto il tuo rapporto - esclamò Lei, cercando di fare conversazione più che altro. - All'anàgrafe, sei registrato come Xiǎo Huāpíng, nato a Yuen Long nel 1954...
- Qualcosa che non va, nel mio nome o nella mia data di nascita?
- No no, dicevo per rompere il ghiaccio!
- Mettiamo subito le cose in chiaro, sbirro - puntualizzò Ginzo, fissando Lei con espressione tuttaltro che socievole. - Tu non mi piaci, ed io non piaccio a te, dunque lasciamo perdere queste scenette del cazzo... Okay?

Lei sospirò.

- Beh, se la metti così però, mi è un po' difficile dimenticarmi dei tuoi precedenti: risse e percosse varie, all'età di otto anni; ferimento e ricovero di un agente, quando ne avevi dodici; e a quindici anni, con la ragguardèvole statura di un metro e novantacinque, ben sei poliziotti ricoverati in ospedale con commozioni e fratture multiple...
- Gente che se le cerca - commentò Ginzo semplicemente. - Basta starmi alla larga, per non avere problemi, non sono un tipo violento!
- Ecco perché ti chiamano Orso - osservò Lei. - Perché sei molto "socievole", ho indovinato?

Ginzo si strinse nelle spalle.

- No, sul serio, qual'è la tua storia?
- Cos'è, devi aggiornare la mia scheda al commissariato?
- Sono solo curioso - spiegò Lei sincero. - A Yuen Long sei una leggenda: dicono che, se provano a spararti addosso, i proiettili ti rimbalzano contro... ma è vero?

Ginzo posò la ciotola sul tavolo con rassegnazione.
Dal momento che aveva promesso al Maestro di non strangolare né Lei né la sua amica, non aveva altra scelta che soddisfare la curiosità di quello sbirro rompiscatole, sperando di interrompere quel fiume di domande quanto prima.

- Mia madre è morta, quando avevo cinque anni - disse. - All'orfanotrofio non mi accettarono, per via delle mie dimensioni e perché i medici dicevano che ero un ritardato affetto da turbe psicòtiche violente; mi hanno tenuto mesi in una stanza d'ospedale, con cinghie spesse di cuoio e solide manette per incatenarmi al letto, finché un'infermiera non mi ha aiutato a fuggire da quell'inferno; poi ho cominciato a rubare e a trasportare droga per conto di altri, l'unico modo che avevo per sopravvivere, ed è stato allora che il Venerabile Maestro ha avuto pietà di me e mi ha adottato!
- Molto generoso, da parte sua!
- Lui mi ha tirato fuori dalla miseria, imponendomi il nuovo nome, come fosse mio padre - esclamò ancora Ginzo. - Mi ha allevato, educato, e mi ha insegnato tutto quello che so... Se anche mi chiedesse di strapparmi un braccio da solo, non potrei mai disobbedirgli, dopo tutto quello che ha fatto per me!

Lei annuì serio.
Malgrado l'aspetto e la discutibilità del suo rude modo di fare, c'era qualcosa in Ginzo che rispettava profondamente. Certo era un mafioso, su questo non ci pioveva, ma anche un uomo con una propria etica e un profondo senso morale... niente di strano che il Venerabile Pan Quan Yu nutrisse una totale e meritata fiducia in lui.

- Ginzo, perché il tuo Maestro non ha tanta stima per gli altri tuoi due fratelli ?
- Perché loro non seguono nessuna regola - rispose Ginzo, con voce piena di disprezzo. - Shuo e Tan non hanno onore: la loro rivendicazione al titolo di successore del Maestro, cercando più volte di assassinarlo, è il motivo per cui è scoppiata la guerra all'interno del nostro clan!
- Credevo foste in lotta per i proventi sulla vendita dell'oppio...

Ginzo batté la mano sul tavolo.
Evidentemente il fatto che si adducesse la loro guerra intestina ad un semplice traffico di droga, oltre che offendere la dignità del suo clan, suonava come un'offesa personale a lui e al codice morale di tutto il Drago Nero.

- Non siamo dei volgari spacciatori da quattro soldi - esclamò. - L'oppio è una fonte di guadagno, assieme al gioco d'azzardo e alla prostituzione, ma il Venerabile Maestro non vuole che il buon nome del clan sia associato a quello del Cane Pazzo o dei Coltelli Rossi...
- Però a Shuo e Tan questo non interessa, giusto?

Ginzo non poté far altro che annuìre amareggiato.

- Recentemente Shuo ha "venduto" i propri servìgi a Tan, in cambio di una somma spropositata; lo stesso Tan ha architettato questo sporco commercio, pur di aumentare a dismisura le entrate ed assicurarsi l'appoggio incondizionato anche dei clan che ci sono contro!

Sentendo quella rivelazione, a Lei cascarono di mano le bacchette.

- Stai dicendo che Tan, per ottenere il controllo di Hong Kong, mira a fare dei vari gruppi malavitosi il suo esercito personale?
- Precisamente - ammise Ginzo. - Dopo aver tentato di assassinare il Venerabile Maestro, tutti i membri del clan che ci sono fedeli reclamano la testa di Tan... E prego tanto di avere l'occasione per stritolàrgliela con le mie stesse mani, a quell'infame bastardo, compreso quell'altro che gli fa da cagnolino guercio...
- Per caso, ti riferisci a me?

Sorpresi al suono di quella voce, Lei e Ginzo si voltarono istantaneamente verso l'entrata del ristorante. Un uomo robusto e tarchiato, orrendamente sfigurato da una fitta ragnatela di cicatrici al volto e con l'occhio sinistro cieco, era infatti fermo sulla soglia spalancata con le mani in tasca e un'espressione che non prometteva nulla di buono.
Dietro le sue spalle, almeno una mezza dozzina di sicari attendevano pazientemente i suoi ordini. Il direttore provò a nascondersi terrorizzato ma, prima che potesse anche solo mettere la testa sotto come gli struzzi, una pallottola da distanza ravvicinata gli fece schizzare sangue e pezzi di cervello sulla parete.
Subito le cameriere, che avevano assistito a quello scempio, scomparvero oltre la porta della cucina lanciando grida acutissime. A quel punto, l'uomo sfregiato si fece avanti, calmo come se nulla fosse.

- Shuo - mormorò Ginzo a denti stretti.
- E' da molto che non ci vediamo - sorrise l'altro beffardo. - Quando Tan mi ha chiesto se mi andava di trasformarti in una pelle di orso da appendere, gli ho risposto che ti scannàvo gratis, per il gusto di vederti soffrire ed urlare come una puttana che partorìsce... Ovviamente senza contare lo sbirro che ti porti appresso: ho già riscosso duecentocinquantamila dollari anticipati, per riportare la sua testa a Tan sopra un vassoio d'argento!
- Gli riporterai l'occhio che ti è rimasto - rispose Ginzo, togliendosi di dosso la giacca e sovrastando nettamente Shuo con la sua mole imponente. - Dopo che te lo avrò strappato insieme alle palle, sporco traditore!
- A quanto pare, il vecchio Pan Quan non esagerava affatto - pensò Lei, scrocchiàndo le dita. - Oh beh, almeno cominciamo a fare sul serio! 

***

Nel frattempo, ignara di quanto stava accadendo a Lei e Ginzo, Chun Li si stava concedendo il lusso di una buona doccia rinfrescante. Malgrado lo scorrere dell'acqua, pur ripromettendosi di non pensarci, non riusciva proprio a togliersi dalla testa le parole del vecchio Maestro Yu né tantomeno l'immagine della donna raffigurata nel dipinto.
Perché?
Che nesso poteva mai esserci, tra una sciocca leggenda ed un traffico di droga a livello internazionale?
Oltretutto perché cercare di convincerla, con una favola da quattro soldi e un ritratto palesemente falso?
Un'imperatrice di tre secoli addietro, identica a lei in tutto e per tutto, con una forza e un potere tali da permetterle di sconfiggere interi eserciti di guerrieri...
Assurdo!
Doveva trattarsi di uno scherzo, per forza, non vi era altra possibile spiegazione.

- Bah, che sciocchezze - mormorò Chun Li, buttandosi indietro i capelli bagnati con seducente naturalezza.

Ormai erano due giorni che non faceva altro che ripetersi la stessa cosa.
Evidentemente Pan Quan Yu intendeva proteggere i loschi traffici del suo discepolo Tan e, convinto di avere a che fare con due poveri poliziotti sprovveduti, aveva inteso mettere su quella farsa con una storiella e un quadro da mercatino... tutto preparato, per convincerli ad abboccare, ma Chun Li non aveva alcuna intenzione di fare la figura della stupida.
Figurarsi.
"La reincarnazione di un'imperatrice, con Sangue di Drago nelle vene", proprio lei...
Se Pan Quan Yu intendeva dargliela a bere, poteva almeno sforzarsi di inventare qualcosa di un po' più credìbile e meno fantasioso.
In tutta la sua carriera di polizia, Chun Li non aveva mai sentito niente di più ridicolo.
C'erano gli ubriachi, con gli avvistamenti degli UFO e degli omini verdi con le antenne.
C'erano gli americani, con le leggende metropolitane e i ragazzini in costume ad ogni angolo di strada, che andavano giurando di aver visto gli eroi della Marvel e della DC Comics in carne ed ossa nel pieno centro di New York.

- Possibile che Lei dia ancora tanto peso a questa storia?

Come ebbe chiuso il rubinetto della doccia, avvolgendosi in fretta nell'asciugamani, Chun Li sentì per l'ennesima volta il telefono squillare nell'altra stanza.

- Oooh, adesso basta - sbottò irritata. - Se Lei ha intenzione di tormentarmi a vita, con questa favola dell'imperatrice, va a finire che lo mando davvero a quel paese!

Non volendo minimamente assecondare Wulong con quella stupida storia, Chun Li ignorò lo squillo dell'apparecchio e si andò a prendere una bibita frizzante dal frigo.
Il tempo di finire di asciugarsi e indossare la biancheria intima, troppo stanca anche solo per sollevare e rimettere giù la cornetta, Chun Li stava già preparandosi per andare a dormire.
Ciononostante il telefono continuò insistentemente a riecheggiàre quel trìllo fastidioso per tutta la stanza.
Stufa di tanta insistenza, Chun Li non riusciva a credere che il suo compagno Wulong fosse così ottuso. E dire che lo considerava un tipo abbastanza sveglio, anche se indisciplinato.
Di nuovo uno squillo.
L'ennesimo.

- Ma allora, proprio non vuole capirlo...

Nel sistemarsi piano l'acconciatura, Chun Li guardò con evidente perplessità a quell'incessànte concerto, convinta che fosse sempre Lei ad essersi oltremodo intestardìto su quella storia.
Ormai sul punto di esplodere dalla rabbia, Chun Li afferrò lesta il ricevitore e vi sbraitò dentro con tutto il suo disappunto.

- Ehi, Wulong, hai idea di che ore sono? - urlò. - Se non la smetti subito con questo telefono, te ne darò tante domani che rimpiangerai di avermi conosciuta...
- Molto divertente, signorina Zang - rispose freddamente una voce sottile dall'altra parte.

Chun Li sbarrò gli occhi.
Non si trattava di Wulong, dunque.
Ma chi altri poteva essere a conoscenza del suo numero o della sua stanza d'albergo?

- Pronto - mormorò. - Ma... chi è, chi parla?
- Di certo, non il suo amico della polizia - sottolineò l'altro, con evidenza beffarda. - A proposito, trovo sia corretto informare lei e i suoi superiori che il signor Wulong è seriamente indisposto: soffre di un lieve attacco di morte!
- Cosa ?!?
- Che vuole che le dica, il piombo è particolarmente infettìvo... specie quando ce lo si ritrova in corpo, sotto forma di tanti piccoli confettini, e mi duole informarla che il suo compagno ha fatto appunto una gran brutta indigestione!

Chun Li afferrò meglio la cornetta con tutte e due le mani, senza neppure immaginare quanto fosse serio o meno il tono di quelle affermazioni.

- Ehi, che cos'è questo, uno scherzo?
- Sta zitta e ascolta - tagliò corto il misterioso individuo dall'altra parte dell'apparecchio. - Mi siete costati un bel mucchio di soldi finora, specie dopo il brillante sequestro della mia roba, e non sono precisamente dell'umore giusto per scherzare!
- Sei Tan, vero?
- Complimenti per l'intuito - rispose. - Oltre che carina, sei anche molto perspicace!
- Tu invece ti credi molto furbo, vero - sentenziò lei. - Il telefono è sotto controllo...
- Non mi dire - ribatté l'altro tranquillo. - Evidentemente non ti è ancora molto chiaro con chi hai a che fare, povera ingenua che non sei altro, ma il tuo amico lo ha appena imparato a sue spese!
- Dov'è Wulong, che cosa gli hai fatto?
- Mi sono assicurato di fargli avere il mio personale ringraziamento e, se ti sbrighi a raggiungerlo finché è ancora agonizzànte, posso ringraziare anche te!

Le dita serrate sulla cornetta, controllandosi per non sbriciolarla, Chun Li evitò saggiamente di cadere nella provocazione.
Era chiaro che Tan le stava tendendo una sporca trappola, usando Wulong come esca, ma non poteva sapere quanto ci fosse di falso o di autentico nelle sue parole.

- Dove e quando? - mormorò.
- Così mi piaci - rispose Tan. - Troverai il tuo amico nel vecchio magazzino abbandonato della "Chung Chong import-export", quel che ne resta almeno, e ho fatto stendere il tappeto rosso apposta per te... Naturalmente, se vuoi ascoltare i suoi ultimi lamenti, devi venire sola!
- Brutto figlio di puttana, se scopro che è vero, io ti...
- Toot-toot-toot-toot-toot...

Purtroppo Chun Li non fece in tempo a concludere la frase che, infischiandosene apertamente delle sue minacce, Tan si limitò  chiudere lì la conversazione. Furiosa come non mai, Chun Li indossò svelta i suoi abiti da combattimento e segnò le coordinate dell'indirizzo su un pezzo di carta, andandosi deliberatamente a cacciare da sola nella tana del lupo. 

  

( continua )

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Capitolo 15
*** Quindicesima Parte ***


A giudicare dal tono delle loro parole, era chiaro che tra Ginzo e Shuo vi fossero antichi dissapori.
Pur non conoscendo i dettagli della storia, Lei non doveva fare un grosso sforzo di immaginazione, per percepire quell'atmosfera così carica di rabbia e tensione omicìda. Entrambi provavano un unico desiderio: quello di scannarsi vivi l'un l'altro... e no vi era dubbio che preferivano farlo con le proprie mani, essendo entrambi cresciuti all'interno della tradizione marziale del Drago Nero.

- Shuo - soffiò Ginzo, con evidente ripugnanza. - Non ti basta aver tradito il nostro Maestro, ti sei dovuto anche "vendere" a quella lurida carogna di Tan... Quanto ti ha pagato, per convincerti a baciare il suo culo?
- Abbastanza - rispose Shuo calmissimo. - Anche se preferisce le attenzioni delle sue concubine, per quello; piuttosto che baciarli, i culi peferisco sfondarli... proprio come sfonderò il tuo, in modo da farci passare un ombrello aperto!
- Non hai che da provarci, Guercio!

Ciò detto, Ginzo gli scaricò addosso tutta la forza del suo micidiale pugno. Ciononostante Shuo, riuscì a bloccare con una sola mano una sventola in grado di perforare un camion da parte a parte.

- Non tanta fretta, bestione - sorrise Shuo, abbassando il braccio di Ginzo con una facilità a dir poco impressionante. - Il tempo di uccidere lo sbirro e poi, ti prometto, avrò tutto il tempo di giocare con te!

Ginzo sbarrò gli occhi.
Gli uomini alle spalle di Shuo, al cenno convenuto del loro capo, erano infatti pronti a sparare tutti assieme contro Lei. Tuttavia, con un'agilità sorprendente per un uomo della sua mole, Ginzo si frappose dinanzi alle pistole spianate opponendo il suo enorme torace come scudo.

- Fuoco - ordinò Shuo in tono secco.
- WAAARRRGGGHHH !!!

Sotto lo sguardo allibìto di Lei, nel medesimo istante in cui i killer gli spararono addosso interi caricatori, Ginzo tese tutti i suoi muscoli fino allo spasmo. Un uomo normale si sarebbe ritrovato il petto sconquassàto ma, invece di provocargli decine di fori mortali, i proiettili rimbalzarono assurdamente contro un fitto intreccio di nervi e vene dure come la pietra.
Quando gli uomini di Shuo si ritrovarono con le armi completamente scariche, Ginzo era ancora in piedi, il petto e le braccia illesi e avvolti da candide bende fumanti.

- Lóng de zhuāngjiǎ jìshù - urlò Ginzo, facendo riecheggiàre il suo profondo respiro, come una sorta di spaventoso ruggito forte ed indescrivibile. - "Tecnica della Corazza del Drago", arte segreta di respirazione, per rendere il corpo solido come l'acciaio!
- Allora non era un'esagerazione - esclamò Lei.
- Il Kung Fu del Drago Nero vanta segreti aldilà di ogni immaginazione, sia per le tecniche di offesa che di difesa - spiegò Ginzo, concentrandosi per gonfiare ancor più i propri pettorali.
- Non crederai di impressionarmi con così poco - fece Shuo, togliendosi l'ampio cappotto e rivelando anch'egli una muscolatura considerevole. - Vediamo un po' quanto resiste ai miei colpi la tua corazza... E voi che aspettate? Uccidete lo sbirro, lo voglio morto!
- Wulong - strillò Ginzo, allungando le mani per afferrare Shuo. - Occupati degli altri...
- Con piacere!

Senza farselo ripetere, Lei scaraventò via tavoli e quantaltro con un poderoso calcio, scagliando il tutto contro gli uomini di Shuo per disarmarli. Questi si ritrovarono completamente colti alla sprovvista e, prima ancora che potessero rendersene conto, Lei balzò loro addosso come una furia scatenata.

- Degli spaghetti favolosi, e avevo appena cominciato ad assaggiarli, prima che arrivaste voi...

Lo sguardo di Lei passò dalla ciotola in frantumi, al contenuto sparso sul pavimento, prima di tornare ai volti confusi e smarriti di quei poveri assassini indifesi.

- Me la pagherete caraaa!

Ciò detto, sferrando rapidamente una sequenza inarrestabile di calci di rovescio, Lei si trasformò in una specie di trottola umana: il suo piede era come un frantumatore di mandibole a ripetizione, lasciando intravedere a malapena la scìa dei colpi dietro di sé, cosicché non gli ci volle molto a sbarazzarsi di quelle mezze cartucce.
Con Shuo, invece, si capiva subito che non sarebbe stato altrettanto facile.
Laddòve neppure i proiettili erano riusciti a scalfìre l'impenetrabilità dei suoi muscoli, i pugni e i calci di Shuo stavano seriamente mettendo a dura prova la resistenza sovrumana di Ginzo. L'Orso del Drago Nero non riusciva neppure a seguire con lo sguardo le mani e i piedi del suo avversario, tanto questi era veloce, e sul suo corpo vi erano già i primi segni violàcei di grossi lividi.
Ginzo si massaggiò il mento, sputando un po' di sangue con noncuranza, e subito prese a controbattere circa la metà dei colpi di Shuo nel tentativo di ridurre le distanze. Se fosse riuscito ad avvicinarglisi quel tanto da effettuare una delle sue prese, certo gli avrebbe potuto rompere l'osso del collo con facilità.
Purtroppo anche Shuo faceva parte del trio d'elìte dei migliori combattenti del Drago Nero.
A differenza di Ginzo, il cui stile era centrato essenzialmente sulla potenza, Shuo usava una sorta di variante tutta personale ( per non dire una "brutta copia" ) del Long Xing Quan. I suoi movimenti rozzi e sgraziati, e tuttavia dotati di grande velocità e precisione, consistevano nel portare attacchi letali sulla corta distanza tramite un "chi" intriso di sanguinaria feròcia.
Persino Lei, pur disprezzando una tecnica del genere, dovette riconoscere a Shuo la sua notevole abilità.
Con l'ultimo colpo ricevuto, Ginzo barcollò all'indietro semistordito. Shuo ne approfittò per calciargli sotto al ginocchio, privandolo così della capacità di stare in piedi, e caricare il braccio all'indietro per il pugno definitivo.

- Penso che comincerò a strapparti i muscoli direttamente dal petto - mormorò. - Ma non vorrei ucciderti subito... In fin dei conti, anche Tan si starà divertendo con quella puttana di una poliziotta!

Lei sbarrò gli occhi.

- Di quale poliziotta stai parlando?
- Non lo indovini - fece Shuo, rivolgendo a Lei un'occhiata sarcàstica. - La tua collega è caduta in pieno nella trappola di Tan: lei crede di trovarti ferito ed agonizzànte sul luogo dell'appuntamento... invece troverà un avversario che placherà i suoi bollenti spiriti, ammesso che lui decida di risparmiarla!
- UUUOOORRRGGGHHH !!!

Approfittando del suo attimo di distrazione, Ginzo afferrò Shuo con entrambe le braccia e prese una tale rincorsa da sfondare persino il muro del ristorante e ritrovarsi a combattere all'esterno. Wulong non poteva rischiare che Shuo morisse, prima di farsi rivelare da lui dov'era Chun Li, ma fortunatamente anche Ginzo aveva avuto la stessa idea.

- Parla, brutto figlio di puttana, parla - ordinò Ginzo, tenendo saldamente Shuo per la gola e sollevandolo da terra senza sforzo apparente. - Dimmi dov'è Tan... dimmelo!
- Al... vec... chio molo ab... bandonato - rispose Shuo con un filo di voce, cercando invano di liberarsi dalle mani possenti che gli stringevano il collo in una specie di morsa. - Nel vecchio magazzino... di una società... di trasporti... l'unico con un'insegna... gialla!

Nell'attimo in cui Shuo ebbe scandìto l'ultima parola, Ginzo lo scaraventò a terra sollevando una grossa nuvola di polvere. Wulong si fece avanti, gridandogli di affrettarsi a seguirlo in macchina, allorché però Ginzo gli rispose di non perdere tempo prezioso.

- Corri - esclamò. - Vai a salvare la ragazza, sbrigati, prima che Tan le metta le mani addosso!
- Ma...
- Non preoccuparti - sorrise Ginzo con una smorfia. - Io e questo porco abbiamo ancora le nostre piccole faccende da sistemare... Va, ora!

Purtroppo Lei non poteva attardarsi oltre neppure un secondo.
Dal momento che Ginzo sembrava sicuro del fatto suo, oltretutto avendo più di un motivo per terminare la sua sfida personale con Shuo, Lei si limitò a ringraziarlo con un cenno prima di montare a bordo dell'auto e raggiungere prima possibile il magazzino menzionato da Shuo.
Non appena Lei si fu allontanato, con una partenza degna dell'Asia-Pacific Rally Championship, il gigantesco mafioso tornò la propria attenzione sul rivale che stava già rialzandosi.

- Stupido bestione rottinculo - ringhiò Shuo furibondo. - Hai appena commesso l'ultimo errore della tua vita...

Per tutta risposta, Ginzo sputò per terra con indifferenza.

- Lo vedi questo, Shuo? - domandò, accennando alla chiazza digustosa prodotta dalla sua saliva. - Preparati, perché te lo farò pulire con la lingua!

Ginzo aveva appena finito di pronunciare la frase che, lanciandoglisi addosso senza controllo, Shuo prese a féndere l'aria con le mani taglienti come rasoi. Un paio di colpi ebbero ragione persino della "Corazza del Drago", procurando a Ginzo due grosse ferite sanguinanti sul petto, tuttavia il gigante gli aveva offerto il bersaglio di proposito. Purtroppo per lui, infatti, Shuo aveva appena commesso un errore fatale...
Era venuto troppo vicino!

- Xióng zhǎng - urlò Ginzo, staccando via il braccio di Shuo con un unico colpo netto. - Zampa dell'Orso!

Shuo ebbe appena il tempo di osservare attònito la propria mutilazione.
Dall'arto superiore squarciato, il sangue prese a schizzare ovunque, lasciandolo agonizzànte  in ginocchio alla mercé dell'avversario. Ignorando i suoi pietosi lamenti, Ginzo gli girò attornò per afferrargli da dietro i capelli e costringerlo a chinare il volto verso la chiazza di sputo ancora ben visibile.

- Non ho dimenticato il modo in cui hai osato apostrofare colui che hai tradito - sussurrò Ginzo.
- Fànculo, te e quella vecchia mummia di Pan Qua... Ah!

L'attimo di girargli completamente il collo, Ginzo fece ricadere al suolo l'avversario che era già cadavere.

- Pulisciti la bocca all'inferno - commentò Ginzo, premendosi una mano contro il petto ferito. - Ne avrai di culi da soddisfare laggiù!

 

( continua )

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Capitolo 16
*** Sedicesima Parte ***


Quando Chun Li giunse sul luogo dell'appuntamento, pur non sapendo dire se Tan l'avesse ingannata o meno, la vecchia zona del porto in disùso pareva gridare "pericolo" lontano un miglio. Chun Li si mosse cautamente e con circospezione, cercando con lo sguardo l'insegna del magazzino ove credeva tenessero rinchiuso Lei, ma non aveva ancora realizzato in che genere di sporca trappola stava andando a cacciarsi.
Se solo avesse conosciuto un po' meglio Wulong, probabilmente non si sarebbe fatta fregare da una simile menzogna.
Lo conosceva da troppo poco tempo, per stabilire quanto fosse effettivamente possibile prenderlo o meno come ostaggio, perciò non poteva escludere la possibilità che fosse ferito e bisognoso del suo aiuto. Sapeva che era un attaccabrighe indisciplinato, oltre che un trasandato e sciàtto confusionario, e ciononostante si era resa conto di esserglisi molto affezionata negli ultimi giorni.
Non erano molti gli uomini a guadagnarsi il suo rispetto o la sua amicizia.
Ryu, Ken, Guile...
Sia dal punto di vista combattivo che da quello umano, Chun Li dava molto peso al valore dell'amicizia in sé. Non era tipo da lasciare un compagno in difficoltà, anche se ciò significava mettere a repentaglio la propria vita, e certo non avrebbe mai lasciato Lei nelle mani di un aguzzìno spietato come Tan.
Stando bene attenta a non fare troppo rumore, Chun Li si avvicinò al capannone sito nei pressi del molo, ove campeggiàva la grossa insegna di colore giallo/sbiadìto. Era appena arrivata davanti all'ingresso che, trovandosi la luce accecante di grossi riflettori puntati addosso, realizzò immediatamente di essere stata ingannata.

- Vieni fuori, Tan - urlò, mettendosi prontamente in guardia. - Esci a combattere, vigliacco!

Come in risposta alle sue parole, Chun Li si ritrovò letteralmente circondata da un gruppo di ceffi sghignazzànti. Questi erano armati con: pugni di ferro, catene, spranghe, coltelli, mazze di acciaio... e quantaltro per il combattimento corpo a corpo.

- E' pericoloso girare da sola, signorina - rise beffardo uno dei criminali, passando schifosamente la propria lingua sulla lama lucida del coltello. - Si rischiano di fare dei gran brutti incontri, da queste parti...
- Che ne dici di fare la brava, eh? - fece eco un altro. - Se ti comporti come una brava puttanella ubbidiente, ti proteggiamo noi...

Chun Li non fece una piega.
Gli occhi ridotti a due sottili fessure, scrutando uno per uno i volti che le si stringevano a cerchio, in attesa del momento buono per reagire.

- Dov'è Wulong?

I delinquenti scoppiarono a ridere in modo isterico.
Con la conferma che Wulong non era tenuto prigioniero, e che il trucco era servito solo per convincerla a venire lì da sola, Chun Li non ebbe più alcun motivo per esitare oltre.
Piena di rabbia e furore, per aver quasi creduto alle parole di uno sporco verme come Tan, la lottatrice prese a sfogare tutta la propria collera in una tempesta inarrestabile di calci e pugni. I suoi avversari avevano decisamente sbagliato tattica, credendo di poterla impressionare con il numero e un po' di giocattoli, cosicché si ritrovarono a subire l'impeto di quella furia scatenata.
Chun Li era completamente priva di controllo.
L'odio era troppo forte, per permetterle di valutare lucidamente la situazione, cosicché i suoi colpi mancavano della sua solita armonìa. Chun Li era come un lanciafiamme che, una volta acceso, non si poteva più spegnere. Per ogni avversario caduto giù, altri sbucavano fuori cercando in tutti i modi di sopraffàrla, col solo risultato di accrescere ancora di più la sua ira.
Pugni.
Calci.
Prese rotanti.
Non era neanche possibile contare la quantità di colpi che Chun Li stava mettendo a segno da sola, malgrado i tagli e le ferite che ogni tanto riuscivano purtroppo a raggiungerla. E quando finalmente l'ultimo dei nemici crollò a terra privo di sensi, accusando duramente un calcio dalla posizione tigre, Chun Li era piuttosto malconcia e ansimante.
Lo sforzo sostenuto, assieme alla rabbia e alle ferite riportate, l'aveva provata molto più del solito in questo scontro.
Tutto secondo i piani del diabolico Vice-Maestro Tan.

- Complimenti - esclamò una voce beffarda, accompagnata da un lieve applauso tale da far venire i brividi. - Non si smentisce affatto, signorina Zang, vedo che è all'altezza della sua fama!

Facendosi lentamente avanti, dalla luce dei riflettori dietro cui si era tenuto nascosto sino a quel momento, l'Ombra del Drago Nero fece la sua raggelànte apparizione. Chun Li riconobbe subito la voce sentita al telefono, così come non ebbe dubbi che questa appartenesse al volto dagli occhi gelidi che si trovava ora davanti, e strinse i pugni decisa.

- Tan - sibilò. - Quando avrò finito con te, mi supplicherài di portarti in galera... Te lo posso giurare!

Tan si scostò i capelli dal volto, rispondendo al tono minaccioso dell'altra con noncuranza ed incredibile sicurezza.

- Devo ammettere che le tue abilità sono notevoli - commentò costui sottovoce, fissando Chun Li con occhi di ghiaccio. - Ma ti accorgerai presto, cara la mia lottatrice, che c'è sempre qualcuno più forte di te... e quando lo affronti, maledici il fatto di averlo incontrato!
- La vedremo!

Senza neppure riflettere, Chun Li si avventò su Tan con tutta la forza che aveva in corpo.
L'uomo sembrava non voler opporre granché resistenza, limitandosi più che altro a scansare ogni tentativo di attacco da parte dell'altra, ma Chun Li era troppo furiosa per rendersene conto. Tutto ciò che voleva era colpirlo, far scomparire il sorriso dal suo volto, e trasformarlo in un invalido permanente presso l'ambulatorio del carcere.
Così pensava, almeno!
Il punto era che Tan, conoscendo il livello di combattimento della sua avversaria, aveva fatto in modo di indebolirla sia nel fisico che nella mente. Essendo lui un fine stratéga, non aveva alcun interesse di impegnarsi in un combattimento difficile... specie con una donna.
Purtroppo la sua tattica aveva funzionato.
Chun Li combatteva con la forza della disperazione, anziché come era abituata a fare di solito, mentre Tan attendeva pazientemente l'attimo giusto per inflìggerle una dura e dolorosa sconfitta.

- Combatti bene, davvero - sorrise Tan, la voce piena di scherno. - Non male, tenendo conto che sei comunque una donna...
- Sta zitto - urlò Chun Li, senza smettere di sferrare decine di colpi al vuoto.
- Lo sai, è impressionante, assomigli come una goccia d'acqua alla tua antenata: lo stesso sguardo, lo stesso orgoglio, la stessa indomàbile fierezza... Ma a dispetto del tuo sangue e delle tue origini, io spezzerò il tuo corpo!

Ciò detto, un lampo di luce sinistra brillò negli occhi di Tan.
Chun Li non ebbe neppure il tempo di distinguere l'azione con lo sguardo: passando improvvisamente dalla difesa all'attacco, Tan prese a muoversi come una belva; Chun Li ebbe come una sensazione di gelo nelle ossa, non più di una frazione di secondo, e un attimo dopo Tan le aveva piazzato un pugno durissimo al centro dell'addome.

- Fa male? - domandò lui sàdico.

Di nuovo un pugno, nello stesso identico punto del precedente, e questa volta Chun Li boccheggiò per la mancanza d'aria.
La potenza di Tan era devastante.
Con due soli pugni, era riuscito ad arrestare il suo impeto furioso, costringendola ad indietreggiare. Chun Li aveva bruciato tutte le sue energie nel precedente scontro, sentendo ora chiaramente tutto il dolore sia delle ferite riportate che del suo povero stomaco danneggiato, e dunque si ritrovava in una situazione di svantaggio rispetto all'avversario più fresco e lucido.

Ti ho chiesto se fa male ?!?

Neppure il tempo di intravedere la scìa dei movimenti dell'altro, Chun Li si ritrovò scaraventata a terra da un colpo violentissimo. Tan era riuscito a metterla giù, con un'unica mossa, e stavolta il danno era anche particolarmente serio.
Nel suo tentativo di rialzarsi, Chun Li provò una fitta lancinànte al petto, sentendo l'aspro sapore della bile in bocca e i muscoli che le facevano male dappertutto.

- Come... Come diavolo hai... fatto?

Chun Li non riusciva a credere che pochi semplici colpi di Tan fossero riusciti a ridurla in un tale stato di impotenza.
Tan sorrise, della sua espressione così come del suo sguardo carico di odio, cònscio di averla praticamente già battuta.
Tuttavià non gli bastava sconfiggerla.
Voleva umiliarla!
Davvero costei si era convinta di essere così forte da non avere avversari in grado di tenerle testa?

- Hmpf - fece Tan, contemplando l'aspetto pietoso e miserabile della nemica ai suoi piedi. - E tu saresti l'erede dell'imperatrice, colei che ha Sangue di Drago nelle proprie vene? Devo ammettere che sono piuttosto deluso!

Stringendo i denti, malgrado il dolore insopportabile, Chun Li richiamò a sé il proprio "chi" residuo assieme alle energie sufficienti per permetterle di contrattaccare. Non era certo abituata ad arrendersi alla prima difficoltà e, gli occhi ancora pieni di determinazione, concentrò le proprie forze per puntarsi con le mani a terra e scalciare rabbiosamente contro un Tan momentaneamente scoperto.
Tan avvertì istintivamente il pericolo, tirando indietro la testa di scatto, ciononostante Chun Li riuscì a ferirlo con la punta del piede procurandogli un lieve taglio lungo la tempia ed il sopracciglio sinistro.
Sorprendentemente, invece di adirarsi, Tan si passò un dito sul taglio sanguinante con un sorriso colmo di soddisfazione.

- Perfetto - mormorò. - La tua rabbia, il tuo spirito incrollàbile... Il tuo sangue è davvero ciò di cui ho bisogno!
- Vieni a prenderlo, allora - rispose Chun Li, rialzandosi con una certa difficoltà.
- Lo sai perché mi chiamano l'Ombra? - domandò Tan, assumendo la sua insolita posizione di guardia con le braccia nascoste dietro la schiena. - Perché nessuno riesce mai a vedere con chiarezza il mio colpo... e se anche lo vedesse, sarebbe già morto!

***

Wulong aveva corso come un disperato, temendo altresì di non giungere in tempo.
Nella sua mente prese forma un'orrenda immagine: quella di Chun Li, il corpo straziato, con gli occhi sbarrati e la faccia immobile riversa nella pozza del suo stesso sangue.
Subito cercò di scacciare quella figura, convincendosi che non poteva corrispondere alla realtà
Chun Li era troppo forte, per fare quella fine.
Appena giunto nella vecchia zona del porto, Lei si guardò attorno come un disperato, cercando ovunque il magazzino con l'insegna di colore giallo.

- Sto arrivando, Chun Li, resisti - esclamò agitato.

Non c'era nessuno in giro.
La zona era deserta.
L'unico rumore era quello delle vecchie barche, ancora ormeggiàte lungo la banchina, le cui carcasse metalliche sventrate facevano riecheggiàre il suono cupo delle onde.
Prima ancora di scorgere l'insegna gialla del capannone abbandonato, lo sguardo di Lei fu attirato da un qualcosa di piccolo e bianco poco distante da lui...

- Quella è di Chun Li - mormorò attònito, riconoscendo infatti ciò che restava di una delle cuffiette che Chun Li era solita mettere per coprire le trecce arrotolate dei suoi capelli.

Il tessuto era strappato, sporco di terra e di sangue, con accanto un coltello.
Lei strinse quel soffice brandello di stoffa tra le dita, tremando al pensiero che potesse essere ormai troppo tardi, sforzandosi inutilmente di contenere il dolore che gli bruciava forte nel petto.

- Non può essere, no - gemette. - Non puoi essere morta, non è vero... dimmi che non è vero, dimmelo... CHUN LIII !!!

Nessuna risposta.
Il grido disperato di Lei si perse inutilmente nel vuoto.
Attraverso le lacrime, tuttavìa, vide davanti a sé l'unico edificio che corrispondeva alla descrizione fattagli da Shuo. Senza neppure riflettere, Lei prese a correre come un dannato, chiamando il nome di Chun Li a squarciagola.

- Wu... Wulong - gli rispose una voce soffocata.

Fu allora che Wulong la vide.
Ma non avrebbe mai immaginato di vederla ridotta in quello stato più che pietoso.
Ogni traccia di sicurezza pareva scomparsa dal suo volto, pure segnato da lacrime e lividi, per giunta era accasciata ed immobile contro la parete del magazzino alle sue spalle.
Era spaventata.
Wulong le corse dunque incontro, stringendola forte a sé e ringraziando il cielo che fosse ancora viva, non riuscendo però a spiegarsi in che modo avessero potuto ridurla in quelle condizioni.
La sua veste da combattimento era rotta e stracciata in più punti, e le sue ferite erano ancora aperte, oltretutto non riusciva quasi più a muoversi per lo shock evidentemente subìto.
Wulong la sentì tremare nelle proprie braccia, come se qualcosa la stesse ancora terrorizzando, e non immaginava neppure cosa potesse essere stato a ridurla così.

- Chun Li - mormorò Lei. - Chun Li, calmati, sono io!
- Ho... Ho perso - ammise dolorosamente costei, muovendo appena le labbra con difficoltà. - Non... Non sono riuscita a sconfiggerlo, mi ha praticamente annientata... Non potevo neanche... vedere... i suoi colpi...
- Calmati ora, va tutto bene - cercò di tranquillizzarla Lei, carezzàndole la nuca con affetto. - Va tutto bene, adesso ti porto via, non ti preoccupare!
- N... No, è una... è una trappola, devi scappare!
- Che cosa ?!?

Improvvisamente Lei si rese conto della situazione.
Dopo averla conciata così, Tan aveva pensato bene di lasciarla lì agonizzànte, attivando un congegno esplosivo a tempo. Wulong vide chiaramente il timer del dispositivo mentre scandìva gli ultimi secondi, proprio accanto a dov'era Chun Li, e riuscì appena ad agire per istinto.

- Oh, porc... Figlio di una puttana cinese - gridò Lei, ovviamente all'indirizzo di quel farabutto di Tan, nel sollevare Chun Li in braccio e tentare di allontanarsi il più possibile per mettere al sicuro entrambi.

Accadde tutto in un attimo.
Il tempo di muovere alcuni lontano dal magazzino, la zona si trasformò letteralmente in un inferno.
Lei sentì l'ecatombe alle sue spalle, le fiamme che divampàvano tuttattorno, e l'onda d'urto scaraventò lui e Chun Li proprio ai margini della strada.
D'istinto Lei si accucciò, cercando di proteggere Chun Li dalla violenza dell'esplosione, e fortunatamente entrambi riuscirono a sopravvivere senza nemmeno una scottatura.
Sparse qua e là, infatti vi erano molti resti di lamiera ignìfuga, probabilmente avanzati da qualche capanno nei dintorni. Per uno scherzo benigno della sorte, pari se non addirittura superiore alle nàtiche di un lottatore di Sumo mòngolo, le lastre protettive risparmiarono i due poliziotti dal calore micidiale, consentendo loro di cavarsela con niente di più che qualche piccola scorticatùra sull'asfalto.
Chun Li riusciva a stento a tenere ancora gli occhi aperti, essendo dei due quella conciata peggio, tanto che Lei la supplicò di resistere a tutti i costi.

- Andiamo, non farmi scherzi - sussurrò Lei, trascinando la compagna al sicuro. - Ti prometto che, alla prima gratifica in busta paga, ti offro una vera cena!

Chun Li tossì forte, a causa dell'aria piena di fumo, tuttavìa si sforzò di sorridere.

- Pe... Però - disse. - Però lo scelgo io, il ristorante... d'accordo?

 

( continua )

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Capitolo 17
*** Diciassettesima Parte ***


Chun Li era ridotta davvero male.
L'esplosione aveva rischiato di uccidere entrambi ma, dopo essere stata duramente sconfitta dalla misteriosa tecnica di Tan, Chun Li era senza dubbio conciata peggio del suo compagno. Grazie al coraggio e alla prontezza di riflessi di Lei, giunto appena in tempo per salvarla, era sopravvissuta a quella sorta di trappola mortale... ma anche i colpi ricevuti da Tan non erano certo da meno.
Subito dopo averla aiutata a salire in macchina, Lei stava appunto cercando di raggiungere l'ospedale più vicino, affinché i medici la rimettessero in sesto.

- Grazie Lei - mormorò Chun Li debolmente. - Ti... Ti devo la vita...
- Non dirlo neanche per scherzo, tu non mi devi niente - rispose l'altro. - Sono il tuo partner, no? Avrò pure il diritto di preoccuparmi per la mia collega!

Chun Li prese a tossire.
A giudicare dalle fitte che le stringevano il petto in una morsa di dolore, e solo nel tentativo di respirare normalmente, la poverina cominciava a temere che i pugni micidiali di Tan le avessero danneggiato i polmoni.
Quasi non poteva muoversi sul sedile, senza che uno strazio lancinànte si propagasse per tutto il suo corpo, emettendo di tanto in tanto alcune grida soffocate.

- Credevo... che ti avessero rapito - gemette. - Sono stata... una stupida...
- Eri preoccupata, è normale - osservò dunque Lei. - Anch'io mi sarei comportato così, al posto tuo!
- Come... Come facevi a sapere dov'ero?
- Semplicemente ho avuto una visitina da quelli del Drago Nero - spiegò Lei, tenendo gli occhi concentrati sulla strada. - Tan aveva pianificato tutto, allo scopo di farci la pelle: a me ha spedito i suoi killer e poi, contando sul fatto che non potevo avvertirti, ti ha attirata in quella sporca trappola giù al porto... Se non era per Ginzo, dubito che ce l'avrei fatta a giungere in tempo!

Chun Li tossì nuovamente.
Lei le strinse forte le dita della mano, rassicurandola che l'ospedale era vicino, tuttavia il suo aspetto lo preoccupava non poco.
Era pallida e respirava con molta difficoltà.
La fronte era imperlàta di sudore, probabilmente per via della febbre, senza contare l'ansia che scaturìva dal tremòre della sua mano.

- Tu piuttosto, sei stata coraggiosa ad affrontare Tan da sola, solo perché pensavi che io fossi in pericolo - provò a dire Lei, cercando di farle forza. - E' la prima volta che un ispettore si preoccupa per il sottoscritto, e oltretutto è anche una gran bella ragazza... Ne sono lusingato!

Chun Li sorrise stancamente.
Per quanto Lei cercasse di tirarle su il morale, non era certo con qualche battuta che poteva alleviare le sue sofferenze.
Non si trattava solo della sconfitta.
Chun Li non aveva mai provato niente del genere, in nessuno dei suoi combattimenti e con nessuno dei suoi avversari precedenti, tanto ora si sentiva così letteralmente distrutta nel corpo e nella mente.
Tan l'aveva umiliata!
L'aveva ridotta in un tale stato di impotenza che, pur opponendogli contro tutta la sua rabbia e il rifiuto di darsi per vinta, non era riuscita neppure a competere contro quella sua misteriosa tecnica assassina. Se almeno fosse riuscita a distinguere chiaramente i colpi di Tan, forse poteva almeno sperare di mettere in guardia il suo compagno sul suo modo di combattere...
Purtroppo non ricordava nulla.
Perciò era spaventata: il fatto di non riuscire a ricordare come era stata battuta, come neppure di essere anche solo riuscita a scorgere le mani del suo avversario, era fonte di paura indescrivibile per lei.
Era come se una spaventosa ombra nera fosse improvvisamente calata sul suo spirito, ferendola nel profondo, andando a scuotere tutta la sua essenza marziale e le ragioni per cui si era sempre ripromessa di non cedere né arretrare dinanzi ad alcun avversario.
Che Tan avesse detto il vero?
Esiste dunque il momento in cui, toccando la grande superiorità di un nemico, si arriva a maledire il fatto di averlo incontrato?
Chun Li poteva ancora sentire su di sé l'ombra di Tan.
Fredda come il ghiaccio.
Nera come la notte.
Inquietante come il silenzio.
Mai prima d'ora le era capitata una simile sensazione.
Per quanto assurdo potesse suonare, detto dalla donna più forte del mondo, Chun Li aveva paura!
Paura di incontrare di nuovo quegli occhi.
Paura di sostenere di nuovo quello sguardo.
Paura di sentire di nuovo quel forte brivido di impotenza... mentre la mano invisibile di Tan incombeva su di lei, per schiacciarla definitivamente con un unico colpo letale.

- Chun Li - esclamò Lei, sentendola sussultare. - Coraggio, ti riprenderai, non temere!
- Tu non lo hai visto - sussurrò l'altra, gli occhi sbarrati dal terrore. - E' come uno squalo o un coccodrillo: immobile, senza emozioni, e quando attacca... quando attacca, non si ha il tempo di vederlo che ti ha già inghiottito!

Lei ammutolì.
Che cosa le aveva fatto, quel maledetto Tan, per ridurla in quello stato?
Vuoi per la febbre, o per l'esperienza terribile vissuta, Chun Li stava chiaramente deliràndo.
Purtroppo Lei non sapeva cosa fare, neppure per rassicurarla, e soffriva molto per questo.

- Mi dispiace... Lei - disse ancora Chun Li, quasi in un ràntolo. - Non sono in grado... di aiutarti, mi dispiace... Mi dispiace tanto!

Ciò detto, chiuse gli occhi e accasciò la testa immobile sul sedile, come se fosse morta.
Subito Lei inchiodò l'auto, con una frenata tale da lasciare i segni delle gomme sull'asfalto, cercando invano di farle riprendere i sensi.

- Chun Li - esclamò. - Chun Li, andiamo, apri gli occhi... 

Nessuna risposta.
Per quanto il lieve movimento del petto indicava che fosse ancora viva, Chun Li pareva non sentire né il calore delle mani di Lei né le accoràte suppliche di quest'ultimo.

- Ti prego, non morire - implorò Lei, scuotendola leggermente, nel vano tentativo di svegliarla. - Non puoi morire, non è giusto, se muori non... Non è giusto!

Chun Li era scivolata nella più totale incoscienza.
Una lunga fila di automobili si andava sempre più ingrossando dietro di loro, assieme ad un "concerto" assordante di clacson e urla di automobilisti infuriati, ma Wulong aveva altro per la testa al momento.
Se anche fossero riusciti a raggiungere l'ospedale, con una soffiàta o due di qualche sciacallo dei dintorni, Lei rifletté sulla triste eventualità che Chun Li restasse sola ed indifesa alla mercé dei sicari di Tan. Non poteva correre questo rischio...
Doveva proteggerla!
Inutile chiedere o aspettarsi aiuto da qualcuno, specie in quella situazione, e c'era solo un posto in tutta Hong Kong ove nessun malintenzionato potesse toccarla.

- Ti salverò, te lo prometto - mormorò Lei a denti stretti, nel mettere nuovamente in moto e imboccando una stretta viùzza per uscire dal traffico della strada principale. - Ti salverò e strapperò il cuore dal petto di Tan con le mie stesse mani, lo giuro... fosse l'ultima cosa che faccio!

 

( continua )

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Capitolo 18
*** Diciottesima Parte ***


L'anziano vicino di casa di Lei, prima di andare in pensione, era stato primario di uno dei più grandi ospedali di Shangai. Nonostante i suoi settantacinque anni, infatti, era stato lui a rimettere in sesto Wulong dalle ferite riportate a seguito del micidiale Torneo Iron.
Forse la decisione di Lei poteva sembrare azzardata ma, non potendo confidare sul servizio di sicurezza di un qualsiasi ospedale, il buon vecchio Huo Man Jeong era l'unica persona a cui poteva rivolgersi per curare Chun Li e tenerla al sicuro dagli assassini al soldo di Tan.
L'unico problema del signor Jeong era che, con l'età, stava diventando leggermente sordo...

- Dottor Jeong - gridò Lei, bussando energicamente alla porta del medico. - Dottor Jeong, mi apra, sono io!

Circa un paio di minuti dopo, cercando di stabilire se quei "leggerissimi" colpi provenissero dalla porta o dal traffico fuori della finestra, Huo Man Jeong si accostò piano allo spioncìno per capire chi era.

- Chi è lei ? - domandò.
- Sono io, Lei - rispose Wulong agitato.
- Lei... chi ?!?
- Gliel'ho detto, sono Lei !!!

Man Jeong si aggiustò gli occhiali sul naso, con una smorfia stizzìta.

- Giovanotto, lo so benissimo chi sono IO, infatti le ho chiesto come si chiama LEI...
- Dottor Jeong, sono Lei... Lei Wulong, sono il suo vicino di casa!
- Aaah, sei Lei... e potevi dirlo subito, però, che diamine!

Una volta che il vecchio ebbe aperto la porta, Wulong si fiondò dentro con Chun Li priva di sensi e gli spiegò brevemente la situazione. Huo Man Jeong non era affatto stupido e, guardando l'aspetto pietoso di Chun Li, gli ci volle un attimo per capire quanto fosse necessario il suo dovere di medico.

- Poche chiacchiere, ragazzo - esclamò Jeong serissimo. - Rientra in casa e falla stendere subito sul letto: il tempo di controllare la mia borsa, e arrivo subito!
- Grazie dottore, io...
- Ah, lascia stare!

Il vecchio andò a prendere le sue cose, mentre Wulong fece proprio come costui gli aveva detto. Dopo l'incidente di alcuni giorni prima, onde evitare di ricevere una seconda volta Chun Li in mutande o nello sfacelo cui era abituato a vivere, Lei aveva tirato il più possibile a lucido tutto l'appartamento... solo non avrebbe mai immaginato di ricevere in casa la sua collega più morta che viva.
Il letto era stato tirato su con lenzuola pulite, ed era anche più decoroso a vedersi, cosicché Lei vi depose Chun Li con delicatezza. Fu in quel momento che, osservandola meglio, si accorse dei grossi segni che aveva sul braccio.
Tan doveva averle prelevato una grande quantità di sangue, per questo era così pallida.
Fortunatamente il dottor Jeong sapeva il fatto suo.

- Quando ti facevi curare le ferite da me - ricordò il vecchio, guardando Lei con una smorfia. - Eri conciato forsanche peggio di questa ragazza!

Wulong parve rassicurato.
Dopo averla visitata, Jeong non le trovò alcuna frattura né qualcosa che lasciasse intendere a gravi lesioni interne. Per quanto i colpi ricevuti l'avessero duramente provata, il medico guardò con sollievo al suo fisico robusto e alla tempra eccezionale che le avevano permesso di sopravvivere, attribuendo le cause del mancamento allo shock e all'ingente perdita di sangue.

- Avrebbe bisogno urgente di una trasfusione - sottolineò il vecchio. - Ma, se non la porti in un ospedale, dobbiamo fare in fretta a trovare il gruppo compatibile con il suo!
- E' lo stesso che ho io - esclamò dunque Lei, rammentando di averlo letto sulla sua scheda. - Abbiamo entrambi il gruppo sanguigno A!
- Perfetto, allora, scopriti il braccio!

Il tempo di tirare fuori l'apparecchio dalla borsa, sul modello più o meno usato durante la Seconda Guerra Mondiale, Huo Man Jeong preparò il necessario per trasmettere il sangue di Lei direttamente nel braccio di Chun Li. A poco a poco, già con quella prima trasfusione, la ragazza sembrò riprendere appena un po' più di colore in volto.

- Si riprenderà - disse Jeong. - Ha solo bisogno di dormire, per recuperare le forze, ma le faremo altre due o tre trasfusioni per sicurezza...
- Grazie, Doc - fece Lei riconoscente. - Ti sono debitore!
- Beh, se proprio ti vuoi sdebitare, uno di questi giorni puoi offrirmi da bere!

***

Chun Li continuò a dormire ininterrottamente per tre giorni e tre notti.
Durante tutto quel tempo, Wulong si era sistemato sul divano del soggiorno, senza tuttavìa riuscire a dormire granché. Il pensiero di Tan aveva inciso molto sulla quiete dei suoi pisolini, rendendolo teso come una corda di violino, oltretutto doveva tenere d'occhio di quando in quando la strada sottostante e le scale del palazzo.
Wulong non aveva ritenuto opportuno dire nulla alla polizia e, tramite una telefonata ricevuta da Ginzo, era venuto a conoscenza del fatto che Tan li riteneva ormai entrambi morti nell'esplosione.
Il Venerabile Pan Quan suggeriva loro di rimanere nascosti, almeno per un po', assicurando che il tempo per affrontare Tan era ormai molto vicino...
Tuttavìa Lei era inquieto.
Solo vedere Chun Li in quelle condizioni, costretto a rimanere tappato in casa, gli faceva montare in corpo una rabbia indescrivibile. Se solo avesse potuto affrontare Tan immediatamente, saldando ogni conto con lui tutto assieme, forse si sarebbe liberato di quel senso di frustrazione e impotenza che lo teneva sveglio dalla mattina alla sera.
Di tanto in tanto si assicurava che Chun Li dormisse bene, oltre a donarle quotidianamente il proprio sangue per favorirle il recupero, restando con lei il tempo necessario ad aprire la finestra per far circolare un po' d'aria fresca.
Anche quella terza notte, quasi subito dopo averle rimboccato le coperte, Chun Li si era mossa nel sonno facendole scivolare giù per l'ennesima volta.
Wulong deglutì leggermente.
Il vestito di Chun Li era rotto e strappato in più punti, lasciando un'ampia zona scoperta soprattutto all'altezza del seno, cosicché era impossibile non notare la linea morbida e seducente del suo decolleté. Ovviamente però, lungi dal fantasticare troppo su certi pensieri, Lei si costrinse a muovere il proprio sguardo altrove.
Fuori dalla finestra, la luna si vedeva chiaramente per più di tre quarti, ormai prossima al plenilunio. Secondo Pan Quan Yu, allo scadere della luna piena, Tan avrebbe ricreato le condizioni favorevoli per completare quella che doveva essere l'antica ricetta del Maestro Fu Xue Wang... La ricetta della Polvere del Drago originale, con la quale avrebbe ottenuto il potere di dominare il mondo con la propria forza.

- Wulong - mormorò Chun Li, nel riaprire finalmente gli occhi.

Subito l'altro si avvicinò al suo fianco, per carezzarle piano la fronte, e indugiò appena per stringerle la mano nella propria.

- Quanto... Quanto ho dormito?
- Rilassati - le rispose Wulong. - Sei ancora debole, hai bisogno di riposare!
- Non mi hai risposto...

Lei trasse un profondo respiro e con calma, passò a spiegarle come e perché aveva fatto in modo di nasconderla in casa sua anziché portarla in un ospedale. Chun Li parve comprendere le sue ragioni e, anzi, non poté fare a meno di ringraziarlo per essere rimasto a vegliarla tutto quel tempo.
Wulong era veramente un tipo coraggioso e leale.
Nel rimboccarle ancora le coperte, cercando infatti di coprire la parziale nudità del suo seno, Wulong lasciò intendere quanto grande e sincero fosse il suo rispetto nei suoi confronti.
Chun Li lo ringraziò con un sorriso e, quasi volendo ironizzàre un po' sul suo pur comprensibile imbarazzo, non poté fare a meno di rivolgergli una domanda un tantino... personale.

- Dimmi la verità - mormorò. - E' la mia presenza che ti mette a disagio... o sono le ragazze a renderti timido?

Lei deglutì nuovamente.

- Sei fidanzato? - chiese dunque Chun Li impietosa.
- M... Mi avvalgo della facoltà di non rispondere...
- Scusami - fece l'altra. - Non volevo prenderti in giro: solo che è raro incontrare qualcuno come te, specie di questi tempi; di tutti quelli che conosco, sei il primo ad usarmi così tanto riguardo!
- Non potrei altrimenti - osservò l'altro. - Sei una collega, e sei il mio superiore...
- Sì, ma sono anche una donna - puntualizzò Chun Li, quasi divertita dalla sua espressione. - Vorresti farmi credere che non te ne sei accorto?

Malgrado gli sforzi, per evitare in tutti i modi di guardarla negli occhi, Lei non poteva nasconderle il rossòre del proprio volto. Soltanto un cieco poteva mostrare indifferenza verso una donna così affascinante, non solo per il suo aspetto ma anche per la sua forte e straordinaria personalità, e Wulong ci vedeva abbastanza per capire di essersi preso una cotta coi fiocchi.

- Non sono stato sincero con te, lo ammetto - esclamò serio. - Mi vergogna ammetterlo ma... non volevo darti un'impressione sbagliata di me, ti domando scusa!
- Per cosa?

Lei respirò a fondo, scegliendo mentalmente le parole più giuste, ma anche così non era certo facile ammettere la verità sui propri sentimenti.

- Ricordi la sera della festa, quando ho dovuto riaccompagnarti in albergo?

Chun Li annuì.

- Okay, non fraintendermi: non c'è stato assolutamente nulla, mi sono seduto sulla poltrona giusto un paio di minuti e me ne sono andato, solo che... Beh, eri così bella che non riuscivo quasi a distogliere lo sguardo!

Ora era Chun Li ad essere arrossita.

- Non credo di avere mai visto nessuna come te, in senso buono intendo - proseguì Lei, dando voce più che sincera ai suoi pensieri più intimi. - Sei veramente una donna splendida, Chun Li, e non è stato facile resistere all'impulso di baciarti...
- Perché non me lo hai detto?
- Temevo come avresti reagito - ammise Lei dolorosamente. - Non volevo perdere la tua fiducia!
- Anche se ti avessi baciato io?

Lei sbarrò gli occhi incredulo. 

 

( continua )

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Capitolo 19
*** Diciannovesima Parte ***


Lei non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Chun Li si mise a sedere sul letto, carezzàndogli dolcemente il volto per impedirgli di allontanarsi, gettandolo ancor più in confusione con il suo gesto. Lui sapeva di provare una fortissima attrazione nei suoi confronti, ma non immaginava certo che costei potesse provare lo stesso.
Anzi, era una possibilità che non aveva neppure considerato.
Non aveva mai visto Chun Li con quella espressione prima, così tenera e sensuale allo stesso tempo, e si domandava se fosse giusto lasciarsi andare al proprio istinto. In fin dei conti era stata ferita, e il trauma poteva anche aver inciso sulla sua lucidità, perciò non gli sembrava giusto approfittarsi così di una sua debolezza momentanea.
Indovinando il motivo della sua esitazione, Chun Li decise di scacciargli ogni possibile dubbio in modo sincero ed inequivocabile.
Le labbra di Wulong fremettero, al contatto con quelle morbide dell'affascinante fanciulla, e in quel momento egli ebbe la conferma che non si trattava di un bacio qualsiasi. Chun Li non avrebbe potuto essere più chiara, neppure dicendoglielo con tutte le lingue del mondo, e Lei avvertì in modo inconfondibile tutto il calore e la passione che non avrebbe mai neppure osato sperare.
Ancora un bacio.
E poi un altro.
Così come Chun Li desiderava le sue labbra, allo stesso modo lui ora voleva stringerla a sé ed abbracciarla con tutto sé stesso. Entrambi erano consapevoli di ciò che stavano facendo, perciò quel momento era così intenso e speciale per loro, e tuttavia Lei temeva ancora di fare qualcosa di sbagliato.
D'accordo, quel bacio era sincero.
Ma il resto?
Fino a quel momento, Wulong non aveva mai avuto nente dalla vita, all'infuori delle arti marziali e del suo lavoro da poliziotto. Ed ora, improvvisamente, stava dichiarando il suo amore alla donna che pure sembrava ricambiarlo altrettanto felicemente.
Ma poteva davvero andare fino in fondo?
Era giusto, nei confronti di Chun Li, tutto questo?
Come poteva passare da "amico" ad "amante", in un modo così repentino, come qualsiasi uomo senza un minimo di ritegno o scrupolo morale?

- Chun Li - mormorò. - Sei... Sì, insomma, sei sicura di volerlo davvero?
- Mi sembrava di avertelo già detto - sussurrò l'altra in risposta, carezzàndolo lungo le braccia. - O forse non ti piaccio abbastanza...
- Ma no, che dici - si affrettò ad aggiungere Lei. - Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, perciò, vedi... Ti amo, non voglio farti del male!
- Lo so - sorrise Chun Li tranquilla. - Non preoccuparti, non c'è nulla di male in questo!
- E' la tua prima volta?

Chun Li tacque un momento, prima di rispondere, chiaramente toccata dalla delicatezza di quella domanda.
A giudicare da quanto era pudìco il suo atteggiamento, poco lasciava intendere che il timido Lei non fosse anch'egli alla sua prima esperienza. Una donna più smaliziata, ad una simile domanda, forse si sarebbe messa a ridere. Chun Li invece non ci trovava niente di buffo, anzi, era commossa al pensiero di donare la propria verginità ad un uomo tanto sensibile.

- Sì - mormorò appena. - Ma sono felice che sia tu!
- Chun Li...

Il "sì" negli occhi.
Wulong si stese sul letto ad abbracciarla, baciandola ancora e sempre più intensamente, scostandole da parte il vestito abbastanza da infilare la mano sotto al tessuto per accarezzarle il seno.
Chun Li sussultò, in preda al piacevole brivido che le procurava il tocco delle sue mani, allorché Lei prese a sfilarle del tutto il vestito. Nuda sotto al suo sguardo, eccitata dall'idea di essere così speciale per lui, Chun Li lasciò che l'altro ammirasse ogni centimetro del suo corpo.
Per Wulong, era uno spettacolo tale da mozzargli il fiato.
Quasi non riusciva a credere che una donna tanto bella potesse esistere, non sulla Terra almeno, eppure era proprio lì davanti a lui.
La più bella che avesse mai visto, colei che amava, per la quale un uomo poteva dirsi pronto addirittura a morire pur di proteggerla.

- Avevo detto che sei bella, mi sbagliavo, tu non sei bella... sei bellissima!
- Anche tu non sei male - rintuzzò Chun Li, non resistendo alla tentazione di scoccargli almeno una frecciata. - E non sei male neppure quando apri la porta, specie in costume adamìtico!

Wulong si fece rosso in viso come un peperone.
Evidentemente Chun Li non aveva affatto dimenticato quell'episodio.
Del resto, non era facile dimenticare un simile fustacchione con addosso solo un paio di boxer. Così come Lei era rimasto conquistato dal fascino della collega, Chun Li a sua volta non era certo rimasta indifferente dinanzi al corpo atletico e seminudo di un giovane avvenente.
Anche le ragazze si eccitano, non solo i maschietti.

- Tocca a te mostrarti, adesso - sottolineò la fanciulla, nello slacciargli alcuni bottoni della camicia.

Invece di sfilarsi gli indumenti in modo goffo e impacciato, essendo più la confusione a trattenerlo che altro, Lei lasciò che fosse l'altra a ricambiare le sue attenzioni e a spogliarlo come desiderava. Chun Li prese ad accarezzargli il petto, forte e tonico al tatto, sentendo la forma scolpita ed eccitante dei suoi muscoli. Quando però prese a calargli la zip dei pantaloni, incapace di resistere oltre, Wulong la afferrò per le spalle e la baciò sulla bocca.
Sulla guancia.
Nell'incavo del collo.
Ogni bacio scendeva sempre più giù, accendendo e infiammando ogni centimetro della sua pelle, facendo crescere in entrambi il desiderio di amarsi completamente e di essere l'uno per l'altra.
Le mani di Lei si mossero lungo i fianchi della sua amata, facendole scivolare lentamente i collant e gli slip lungo le gambe. Ora Chun Li non aveva più segreti, nessun mistero di sé da rivelare, e il suo corpo si stava piacevolmente abbandonando al bisogno di sentire l'amore di Wulong dentro di sé.
Dal canto suo, Wulong era troppo eccitato per potersi fermare adesso.
La sensazione dei loro corpi uniti, la pienezza dei suoi seni grandi e soffici contro il petto, suscitò in Lei un'ondata di calore che chiamava altro calore.
Una rossa fiamma ardente, nel cuore e nell'anima, alimentata dalla reciproca passione dei sensi.
All'improvviso Wulong si ricordò di non essere protetto, prima di dare libero sfogo alla propria virilità, allorché Chun Li lo tranquillizzò dicendogli di non essere nel suo periodo fecondo. Oltretutto, per regolarizzàre il flusso del proprio ciclo, era solita fare uso proprio degli anticoncezionàli.

- Non sono una bambina, Lei - sussurrò. - A una certa età, basta prendere le debite precauzioni, per non rimanere incinta!
- Ti prego, scusami... E' successo tutto così in fretta che...
- Va tutto bene, ti ripeto - disse, prendendogli il volto con le mani. - Dimmi solo che mi ami, che sono importante per te, non chiedo altro!
- Ti amo - ripeté ancora Lei, ormai prossimo all'estasi. - Non ho mai amato nessuna come amo te, Chun Li... Ti amo!
- Ti amo anch'io!

E quando il desiderio raggiunse il cùlmine, senza smettere di cercare avidamente l'uno la bocca dell'altra e viceversa, entrambi inarcàrono la schiena per poi stringersi, senza fiato e ansimanti, nel più puro e tenero degli abbracci.

***

Chun Li si riaddormentò quasi subito, con un dolce sorriso significativo sulle labbra, lasciando Lei a fare mentalmente da solo i conti con tutta una serie di domande che non finivano più.
Ormai era successo.
Non poteva fingere che una cosa tanto bella ed indescrivibile fosse solo il frutto di una notte di passione e nient'altro.
Lui amava Chun Li.
L'amava davvero, ancor prima di rendersene conto in un modo così inconfutàbile, e non desiderava altro che starle accanto con tutto sé stesso.
Ma come poteva funzionare, tra loro, l'idea di una relazione?
Oggi erano insieme, e forsanche domani e dopodomani e il giorno dopo ancora...
E poi ?
Che cosa aveva, uno scapestrato come Lei Wulong, per meritare l'amore di una donna come Chun Li Zang?
Che cosa mai poteva offrirle?
Sì, certo avevano molto in comune: erano poliziotti, entrambi ottimi combattenti, lo stesso senso della giustizia e anche diversi svaghi... compreso quello di pestare i criminali, indipendentemente dal ceto di appartenenza, sfidando oltremodo le varie "catene" del sistema.
Ma oltre a questo, pure con tutto l'amore di questo mondo, Wulong non poteva certo garantirle alcuna sicurezza.
Sovente le persone a lui care, specie quelle che facevano il suo stesso lavoro, facevano una brutta fine.
Wulong aveva già pianto amici e compagni, persone a cui era profondamente legato, e tuttora si rammaricàva come se la responsabilità della loro morte fosse anche colpa sua...
Non voleva piangere anche la donna che amava.
Non ne aveva la forza.
Solo l'idea era come una lama affilata che, rigirandosi spietatamente nelle carni, quasi gli impediva di respirare.
Che cosa doveva fare, dunque?
La risposta ai suoi dubbi, pure se inconsciamente, gliela diede proprio Chun Li al suo fianco.

- Wulong - borbottò la fanciulla nel sonno, cercando istintivamente le dita dell'altro.

Lei sorrise.

- Dormi, amore mio - sussurrò, baciandola piano sulla fronte per non svegliarla. - Non credo nel destino, forse perché non l'ho mai voluto, ma combatterò assieme a te per cambiare il tuo... Te lo prometto!

Così dicendo, assaporando fino in fondo quel dolce piacevole calore dentro al petto, Lei cinse amorevolmente Chun Li col suo abbraccio e si addormentò.

 

( continua )

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Capitolo 20
*** Ventesima Parte ***


Come i primi raggi del mattino filtrarono nella stanza attraverso le finestre semioscurate, illuminando il letto dei due innamorati, Wulong grugnì infastidito a causa del sottile fascio di sole proprio sul volto.
Chun Li dormiva serenamente.
La testa appoggiata contro il petto del compagno, nuda e bellissima, con le lenzuola che disegnavano stupendamente la sua figura distesa. Le gambe irrobustite, sia per gli anni di addestramento che per tutti i vari combattimenti sostenuti, erano lunghe ed affusolate in perfetta armonìa col resto del corpo. L'angolo della coperta scivolò via, rivelando parte delle cosce tornìte e dei fianchi ben proporzionati, allorché Lei la sfiorò appena nel risollevargliela perché non si svegliasse.
Era così bella mentre dormiva.
Non c'era motivo per disturbare il suo sonno, specie dopo l'intenso e piacevole movimento della scorsa notte, oltretutto Lei era affascinato dall'espressione dolce e rilassata del suo volto.
Ormai non vi era dubbio che fosse fuori pericolo: una guarigione "miracolosa", nel vero senso della parola; in tre soli giorni, Chun Li pareva essere resuscitata come Gesù Cristo...

- Non finirai mai di stupirmi - mormorò Lei affettuoso, scostandole una ciocca di capelli dalla bocca.

Dal momento che non aveva più voglia di dormire, e poiché l'ora di colazione era passata da un pezzo, Wulong infilò svelto i boxer e si alzò dal letto per andare in cucina a fare pace con lo stomaco. Il tempo di prendere un succo d'arancia dal frigo, assieme ad un paio di sandwiches già imbottiti, subito il suo sesto senso lo mise in allarme.
Di solito, a quell'ora, vi era molto più movimento nel palazzo: i bambini tornavano a casa da scuola, gli impiegati tornavano dall'ufficio, e la "stonata" vicina del piano di sopra era solita scendere a pulire l'ingresso comune per potere spettegolare con chiunque le capitasse a tiro...
Invece, nelle scale, c'era stranamente molto silenzio.
Persino troppo!
Lei percepì chiaramente la presenza di una grande aura combattiva, qualcuno molto forte e molto vicino a lui, cosicché lasciò perdere lo spuntino e sfoderò la pistola d'ordinanza dalla fondina. Facendo molta attenzione a muoversi con cautela, pronto ad affrontare qualunque eventuale malintenzionato, si avvicinò alla porta con l'arma in pugno.
Accostando piano l'orecchio contro il legno, era possibile ascoltare il suono inconfondibile di passi lenti e pesanti ( non il genere di passi che appartenevano ad un normale inquilino ) e la persona cui appartenevano, di chiunque si trattasse, doveva aver suscitato un certo turbamento nel vicinato.
Lei sollevò il cane della pistola, mantenendo i nervi perfettamente saldi, pronto a sparare al minimo segno di pericolo. Ora poteva sentire chiaramente la presenza dell'individuo fermo dall'altra parte dell'uscio, un'energia tale da mettere all'erta tutti i suoi sensi, e subito si preparò ad aprire la porta per vederlo chiaramente in faccia.
Il tempo di fare appello a tutta la sua prontezza di riflessi, Lei spalancò dunque la porta e puntò saldamente la pistola carica contro l'uomo dinanzi a sé...

- Tu ?!?

Malgrado la nera canna lucida puntata contro la fronte, Ginzo non fece neppure una piega.

- Accidenti a te - imprecò Lei, mettendo via l'arma. - Si può sapere, perché non hai nemmeno bussato?
- Il campanello è rotto - ripose Ginzo seccato. - E se busso alle porte, in genere, poi va a finire che le sfondo!
- Mi ci manca solo questo - sospirò Lei, passandosi una mano sul volto. - Già il padrone di casa non vede l'ora di buttarmi fuori...
- Come sta la ragazza?
- Dorme!

Ginzo fece un'espressione a metà tra il costernato e una leggera perplessità.

- Credevo foste solo colleghi - mormorò. - Non sapevo che steste insieme...
- Era ferita, "genio" - sottolineò l'altro. - L'ho portata qui, perché in ospedale poteva essere pericoloso!
- Ah, capisco - annuì il gigante. - E ci si veste così, quando si ha una donna ferita in casa?

Ricordandosi all'improvviso di essere in mutande, Lei avvampò in volto, immaginando cosa l'energumeno avesse appunto intuìto.

- Insomma, che cavolo te ne frega, si può sapere?
- Molto poco, in effetti - tagliò corto Ginzo. - E comunque non sono certo qui per impicciarmi di quello che fate... Piuttosto, devi venire con me: il Venerabile Maestro deve dirti qualcosa di importante sul conto di Tan!
- Capisco ma, ora come ora, non posso lasciare Chun Li da sola...
- Lo vedo!
- Piantala, non mi riferivo a quello!
- Allora non fare i capricci, vèstiti che andiamo!
- D'accordo, aspetta un momento però, lasciami almeno vedere come sta... Diamine, te l'ho detto che era conciata male!
- Veramente, non mi sembra - fece Ginzo con una smorfia, puntando gli occhi alle spalle del suo interlocutore.
- Cos...

Nel momento in cui Lei si voltò a guardare, si ritrovò faccia a faccia con Chun Li, in piedi e vestita di tutto punto.

- Allora - esclamò la fanciulla come se niente fosse. - Che novità ci sono?

Wulong deglutì.
Meno di tre giorni addietro, sembrava più morta che viva.
Ora invece, contrariamente ad ogni logica, sembrava non recare più nemmeno i segni della sconfitta subita.
Che Chun Li fosse dunque proprio la diretta discendente dell'imperatrice Xiao Gong Ren e del Sangue di Drago della leggenda?
Per quanto assurdo da credersi, il racconto del Venerabile Pan Quan Yu sembrava l'unica spiegazione plausìbile al suo improvviso recupero.

- Chun Li - mormorò Lei incredulo. - Sei... Sei sicura di sentirti bene? Secondo il dottor Jeong, dovresti restare a riposo ancora qualche giorno, prima di poter recuperare completamente le forze e...

Prima che Wulong potesse finire la frase, Chun Li si mise in posizione di guardia e concentrò tutto il suo peso sulla gamba sinistra, per scalciare ripetutamente nel vuoto con la destra.
A giudicare dalla velocità con la quale poteva di nuovo portare i suoi attacchi, era felice di constatare che i colpi di Tan non avevano danneggiato il suo fisico in modo permanente.
Chun Li abbassò la gamba con un sorriso, sentendosi perfettamente in forma e piena di energie.

- Scusa, stavi dicendo?
- Io ?!? No, niente niente, figurati...

Chun Li tossicchiò nervosamente.

- Beh, personalmente, non mi dispiace - ammise. - Ma, prima di presentarsi al cospetto del Sommo Maestro Yu, non dovresti vestirti in modo un po' più adeguato?
- Porc... un'altra volta - imprecò Lei sottovoce, coprendosi istintivamente davanti con le mani.

Il tempo di correre ad indossare la sua veste sgargiante da combattimento, Wulong fece ritorno nell'ingresso, dicendosi pronto ad incontrare il Venerabile Gran Maestro del Drago Nero.

- Vengo con te - dichiarò Chun Li. - Ho affrontato Tan di persona, dunque penso di avere diritto a saperne di più!

Wulong annuì sorridendo.

- D'accordo - disse. - Solo, non facciamo i maleducati come l'altra volta... okay?

Chun Li arrossì.

- Se ti riferisci alla storia che ci ha raccontato, sappi che non ho affatto cambiato idea e non intendo crederci assolutamente... Ma ho un conto in sospeso con quel farabutto di Tan e, fino a prova contraria, Pan Quan è l'unico a conoscere il segreto del suo colpo!
- Non vorrai affrontarlo di nuovo?

Chun Li tacque.
Certo, alla sola idea di trovarselo davanti, si sentiva più o meno come la prima volta in cui si era trovata  che fare col suo acerrimo nemico Bison. Tan aveva un'aura molto simile a quella di Bison: la stessa carica di negatività, la stessa incredibile forza spirituale, e soprattutto lo stesso piacere nel "torturare" chiunque non fosse alla sua altezza...
Con Tan, si era trovata in un totale stato di impotenza.
Tuttavia il suo orgoglio come lottatrice non poteva venire meno, per quanto forti e potenti fossero i suoi nemici, e Chun Li non era disposta ad ammettere che il temibile Vice-Maestro Tan fosse qualcosa di più di un qualsiasi avversario umano da affrontare e sconfiggere.

- Voglio la mia rivincita, Lei - dichiarò. - E' un mio diritto!
- Se è questo che vuoi, va bene, solo cerca di stare attenta...
- Eh-ehm - fece Ginzo spazientito, richiamando l'attenzione di entrambi. - Potete rimandare le vostre "amorevoli" discussioni ad un altro momento, se non vi spiace?

 

continua )

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Capitolo 21
*** Ventunesima Parte ***


- Ma... Maestro Yu, pre... presto, si metta in sa...

L'arteria del braccio recisa da un colpo di lama, ormai prossimo a morire dissanguato, l'uomo cercò disperatamente di avvertire il suo signore e maestro degli assassini che si erano introdotti nella sua villa cogliendo tutti di sorpresa. Costui non ebbe neppure il tempo di finire la frase che, attaccandolo da dietro le spalle, la stessa arma che aveva ucciso i suoi compagni gli trapassò letteralmente la nuca fino ad uscirgli dalla bocca.
Lo sfortunato era già morto, gli occhi rientrati con le pupille verso l'alto, mentre il sicario troneggiava sul suo cadavere brandendo un enorme coltello rosso di sangue. Altri due uomini, con indosso la stessa mise nera e aderente del primo, fecero il loro ingresso puntando il loro gelido sguardo al vecchio presente nella stanza.
Pan Quan Yu sollevò lo sguardo dal té che stava bevendo, perfettamente consapevole di quanto stava accadendo, tuttavia non mostrò alcun segno di rabbia né paura.
Il suo volto era una maschera raggrinzita e piena di rughe, inespressiva, e l'unica reazione che il vecchio ebbe fu quella di coprire la tazzina con ambo le mani nell'abbassarla all'altezza del proprio ventre.

- Onorevole Pan Quan Yu - esclamò il capo degli assassini, puntando la lama contro il vecchietto accovacciato. - Il Vice-Maestro Tan vuole la tua testa!

Pan Quan socchiuse gli occhi e chinò il capo in silenzio.
I tre sicari interpetarono il suo come un gesto di passiva quanto comprensibile rassegnazione.
Del resto, che altro poteva fare?
Per quante leggende vi fossero sulla sua presunta imbattibilità, in gioventù, ormai il Venerabile Pan Quan Yu era solo un innocuo e inoffensivo vecchietto curvato dall'età. Costoro non percepivano alcuna energia temibile, dalle sue sottili membra avvizzìte, e tutto lasciava intendere che gli pesasse anche solo tenere la tazzina sollevata.
In silenzio, i tre assassini si avvicinarono.
Ancora pochi passi e avrebbero calato un triplice colpo letale su quella mummia decrepita e imbalsamata, ottenendo così i favori di Tan e la ricompensa da lui promessa, senonché il vecchio aprì di nuovo quelle due strette fessure nere dei suoi occhi completamente privi di luce.

- Se vi servono quei coltelli, per far fronte ad un "povero vecchio" come il sottoscritto, prevedo tempi bui per la consistenza effìmera che vede la forza delle future generazioni... che tristezza!

Gli assassini sorrisero.

- Sono le tue ultime parole, le tramanderemo alla storia!
- Perché ridete? Forse che il sangue e l'ambizione vi rendono ciechi e sordi, al pari di chi vi manda?
- L'ambizione è dei forti - sentenziò il capo. - Un uomo senza ambizioni è destinato ad una fine miserabile!
- L'ambizione da sola non basta - puntualizzò saggiamente l'altro. - Se dietro alla volontà e al desiderio l'uomo è debole, offuscato dalla seduzione del proprio egoismo, la sua ambizione non otterrà mai la forza e la pienezza dello spirito!
- E' finita, vecchio!

Ciò detto, gli assassini sollevarono le lame per colpirlo tutti insieme.

- Stasera prenderai il té con i tuoi antenati... Addio!

Lo scintillìo luccicante del metallo, riflettendo per un attimo la bianca tazzina di porcellana che cadeva al suolo, fu seguito dal lieve schianto del fragile oggetto in frantumi contro il pavimento.
Poi, più nulla...

***

Quando Ginzo fece ritorno alla villa, assieme a Lei e Chun Li, l'assenza dei guardiani lo mise in allarme.
Trovando poi piena conferma dei suoi sospetti, imbattendosi nei cadaveri delle guardie del corpo all'interno, l'energumeno si lanciò di corsa verso le stanze private del Maestro chiamandolo a squarciagola. Seguito a ruota dai due poliziotti, oltrepassando il corpo del guardiano con la testa sfondata da un colpo di lama, Ginzo spalancò le grandi porte socchiuse per trovarsi davanti ad un raccapricciante scenario di morte...
Le espressioni di stupore congelate, nell'immobilità dei loro volti rigidi e freddi, gli assassini al soldo di Tan giacevano miseramente ai piedi del Grande Drago raffigurato nel bassorilievo. Ginzo ignorò quelle vili canaglie, cercando invece un segno che rivelasse la presenza del suo Maestro, allorché una voce alle spalle lo fece trasalìre.

- Un tempo, eri solito chiedere il permesso prima di entrare, ragazzo mio - osservò severamente Pan Quan, intento a disporre dei cocci di porcellana su un piatto di legno. - Che ne è della tua educazione?
- Maestro...

Il grande corpo scosso da brividi di pianto ed emozione, Ginzo si accasciò in lacrime davanti al vecchio.

- Animo, Ginzo, animo - mormorò l'altro tranquillo, senza distogliere l'attenzione dai frammenti. - E' una ben misera fine, per una pregiata tazzina cinese del tredicesimo secolo, capisco il tuo dolore... ma non è certo piangendo che vi porremo rimedio!

Ignorando le sue parole, Ginzo baciò lievemente il lembo della lunga veste da cerimonia del vecchio, non potendo abbracciarlo come voleva senza mancargli gravemente di rispetto.
Da come si comportava, Lei e Chun Li intuirono quanto sincero e profondo fosse l'affetto che l'energumeno nutriva nei confronti di quel vecchio straordinario. Per Ginzo, Pan Quan era più di un maestro: era un padre, l'uomo al quale doveva tutto, e l'amore verso di lui era più forte di qualsiasi altra cosa.

- Siete... Siete sicuro di stare bene, Venerabile Yu? - domandò Lei preoccupato.
- E' incredibile, signor Wulong, come le cose importanti spesso siano fragili e delicate - rispose l'altro, rivolgendo ai suoi ospiti l'ombra di un amaro sorriso. - Ci sono cose che non si possono aggiustare giacché, quando si rompono, i segni restano visibili e incancellabili nel tempo... Certe ferite poi, anche se invisibili, sono ancora più difficili da rimarginare!

Wulong spostò rapidamente lo sguardo dal vecchio alla carneficina presente nella stanza.
I corpi dei sicari presentavano ognuno lo stesso squarcio sul petto, come se qualcosa gli avesse spappolato il cuore, eppure risultava un mistero che l'anziano Pan Quan fosse riuscito ad ammazzarli a quel modo.

- E'colpa mia, Maestro - gemette Ginzo, senza neppure il coraggio di guardarlo in faccia. - Se fossi rimasto qui a vegliare...
- Tu hai fatto solo ciò che ti avevo chiesto, allievo mio - lo rassicurò l'altro, carezzandolo affettuosamente sulla testa. - Grazie a te e all'aiuto dei nostri ospiti, forse finalmente potremo mettere un freno a tutto il sangue versato, per colpa delle ambizioni di Tan!

Sentendo quel nome, Lei si fece estremamente serio in volto.

- Che cosa può dirci, in proposito?
- Oh, molte cose - ammise il vecchio. - Vi ho fatto chiamare, appunto, perché devo mettervi a parte di ciò che vi occorre sapere... e per appurare se siete pronto a conoscere la verità, signor Wulong!
- Si spieghi meglio!

Mettendo da parte il piatto con su i resti della tazzina in frantumi, Pan Quan trasse un profondo respiro e fissò lo sguardo in quelli di Lei  Chun Li.

- E' un momento difficile, signori miei - mormorò. - La vostra forza, il vostro coraggio e tutte le vostre abilità sono armi importanti, per ciò che siete chiamati ad affrontare vostro malgrado... ma per sconfiggere un drago, andando contro le leggi della natura stessa, è necessario conoscere quanto siano affilate le sue zanne!
- Basta con queste storie di draghi - scattò subito Chun Li spazientita. - Tan è un essere umano: è fatto di carne e ossa, proprio come noi... Quello che vogliamo sapere è da dove hanno origine le sue tecniche, nient'altro!

Pan Quan scosse il capo leggermente.

- Credevo che l'esperienza le avesse aperto gli occhi, signorina Zang, ma devo purtroppo constatare che non ha ancora realizzato "cosa" l'abbia sconfitta e non "chi"...

Chun Li aprì la bocca ma, non sapendo come replicare, le parole le morirono sulle labbra.
Gli eventi occorsi negli ultimi giorni, oltre a suonare di assurdo ed inverosimile, parevano affacciare entrambi su qualcosa di effettivamente assai misterioso.
Qualcosa di arcano e sovrannaturale.
E l'unico in grado di fornire delle risposte era proprio davanti a loro.

- Lei è fortunata, signorina - esclamò poi il vecchio. - Il Sangue di Drago permette di rigenerarsi molto più in fretta, rispetto ai normali tempi di guarigione; ma se non prende coscienza dei suoi poteri, non riuscirà a ripetere l'impresa della sua illustre antenata!
- Maestro, la prego - intervenne dunque Wulong. - Ci dica quello che sa, è importante!
- Oh, lo è senz'altro - sottolineò l'altro con una smorfia. - Ma devo avvertirla, signor Wulong: se accetterà che io le spieghi il segreto del suo avversario, onde aiutare la sua scettica compagna, ciò potrebbe forse costarle più della vita stessa! 

 

continua )

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Capitolo 22
*** Ventiduesima Parte ***


Lei non immaginava neppure lontanamente ciò che intendeva dire il vecchio.
Leggendo la perplessità sul suo volto, ignorando le domande e le vive proteste di Chun Li, Pan Quan confermò tuttavia parola per parola la gravità della propria affermazione.

- Non si tratta di uno scherzo, signor Wulong - esclamò. - Combattere Tan significa fronteggiare l'incarnazione del Dio Dragone: la signorina Zang ve lo potrebbe confermare, se non fosse tanto restìa ad accettare l'evidenza; e con il sangue in suo possesso, derivato della stessa sostanza cui solo il Maestro Fu Xue conosceva il segreto, Tan può ora disporre della vera Polvere del Drago... e con essa acquisire il potere ultimo, il segreto proibito del nostro clan!
- Per l'ultima volta, vuole dirci di che accidenti si tratta ?!?

Malgrado l'insistenza di Chun Li, Pan Quan mantenne il suo sguardo interrogativo su Lei.

- Attendo la vostra risposta, signor Wulong - osservò. - Se il vostro spirito è pronto ad accettare la verità, la stessa che la sua compagna sembra rifiutare tuttora, io non esiterò un istante nel rivelarle il segreto della tecnica mortale di Tan... Correte comunque un rischio, sta a voi decidere!

Lei esitò.
Non per paura, quanto piuttosto per la comprensibile confusione, oltretutto sapeva benissimo di non avere molte possibilità di scelta.
Pan Quan gli stava offrendo forse l'unico modo possibile di sfidare Tan alla pari, quali che fossero i rischi, e l'alternativa era di arrivare allo scontro finale totalmente impreparato. Senza contare che non poteva certo rimangiarsi la sua promessa di vendetta, men che meno l'amore verso Chun Li, perciò la risposta era ovvia.

- Accetto - mormorò. - Mi dica, cosa devo fare?
- Venga con me - tagliò corto il vecchio.
- Ehi, un momento, aspettate - scattò subito Chun Li. - Di qualunque cosa si tratti, voglio sapere anch'io e...
- Ginzo - disse Pan Quan. - Per favore, intrattieni la signorina, mentre io accompagno il signor Wulong nella Stanza della Rinascita!

Senza farselo ripetere, Ginzo afferrò la spalla di Chun Li per trattenerla dal seguirli.
Logicamente Chun Li si ribellò e prese ad attaccarlo con rabbia, incurante che l'altro non avesse alcuna intenzione ostile nei suoi riguardi. Lei osservò stupito come Ginzo era in grado di accusare tutte le mosse più dure della sua compagna, bloccando o addirittura anticipando la maggior parte dei suoi colpi.

- Non tema, signor Wulong - sorrise Pan Quan con fare rassicurante. - La sua compagna non corre pericoli, entro le mura di questa villa; magari può non sembrare ma, le assicuro, Ginzo ha il massimo rispetto per il gentil sesso... sarà un ottimo allenamento, per la sfida che vi attenderà dopo!
- Ma...
- Non posso mostrare il segreto alla sua compagna, dal momento che ha già visto di cosa è capace Tan, potrebbe esserle fatale e non possiamo correre questo rischio - concluse il vecchio. - Venga con me, adesso, abbiamo poco tempo a disposizione!

***

Non appena Lei mise piede nella grande stanza circolare lì accanto, respirando a pieni polmoni un intenso profumo inebriante, Pan Quan passò ad illustrargli la natura e la funzione di quel luogo.

- Gli antichi maestri del nostro clan, al momento della loro iniziazione, erano soliti svolgere la loro prova finale in un luogo più o meno come questo - spiegò. - Questa stanza è interamente costruita a immagine e somiglianza di quella precedente, perciò definita "della Rinascita", e qui ha origine l'antico cerimoniale per ottenere i favori del Drago... inebriandosi del suo potere, al fine di ottenere un colpo in grado di scuotere il mondo!
- Anche i vostri allievi si sono allenati qui, giusto?

Pan Quan annuì.

- La nostra antica tradizione di Kung Fu, vanto del Drago Nero da generazioni, ha impregnato queste mura con l'odore stesso del combattimento: quello che voi percepite, signor Wulong, è lo spirito guerriero che dimora qui dal 1694; è qui che io ho appreso la tecnica della Mano-Nera-Che-Uccide, trasmettendone purtroppo il segreto al mio allievo migliore, e Tan ne ha sviluppato una variante tutta personale!
- Ma in cosa consiste esattamente questa tecnica?

Pan Quan sospirò.

- Dubito che lo comprendereste, senza prima vedere i suoi micidiali effetti con i vostri occhi, perciò mi sono preso la briga di avvertirvi che la conoscenza del segreto va a vostro rischio e pericolo... Siete ancora in tempo per rinunciare, signor Wulong, oppure mettetevi in guardia!

Pur ignorando ciò cui stava andando incontro, Lei decise caparbiamente di sfoderare col Grande Maestro Yu tutta la propria abilità. Avendo lottato contro ogni genere di avversari, dando ampia prova di coraggio, non temeva di controbattere il colpo proibito di cui il vecchio parlava.
Senza dubbio, malgrado l'età e le apparenze, Pan Quan Yu era avversario da non sottovalutare.
Lei respirò a fondo, richiamando a sé tutta la propria energia interiore, e disse chiaramente al maestro di essere pronto.

- Stia bene attento, Wulong - lo ammonì il vecchio. - Non è mia intenzione ucciderla, per questo conterrò il mio colpo, ma se voi mostrerete esitazione lasciando che la paura vi domini... potreste ritrovarvi costretto a trascorrere il resto della vostra esistenza come un vegetale!
- Non tema, Venerabile Yu - rispose Lei deciso. - Ho fatto una promessa di cuore, a una persona che mi è molto cara, e ho intenzione di mantenerla!
- Prendo atto del vostro coraggio, signor Wulong - disse il vecchio con ammirazione. - Spero solo che vi aiuti a dominare i vostri sensi: la paura è l'arma più potente, per distruggere un uomo, e nulla è più terrificante di un avversario che non si può sconfiggere!

Lei strinse gli occhi, l'espressione concentrata scolpita sul volto, pronto a fronteggiare qualunque cosa l'altro avesse intenzione di mandargli contro.
Nella stanza calò improvvisamente il silenzio.
Pan Quan, immobile dinanzi a lui, sembrava quasi essere diventato tuttuno con l'ambiente. Non era tanto il suo vecchio corpo, fragile e innocuo all'apparenza, quanto la sensazione di oscurità che andava via via avvolgendo la sua esile figura sottile.
Wulong non era preparato a questo.
Nonostante la luce delle torce, tuttora accese e nitidissime ( almeno fino a quel momento! ), il giovane non era quasi più in grado  distinguere la sagoma del maestro dalla penombra innaturale che andava ora nascondendo ogni cosa del suo avversario: le gambe, le braccia, il busto...
Quando anche il volto di Pan Quan scomparve, inghiottito dalle tenebre, Lei perse ogni percezione che aveva circa la sua presenza.
Pan Quan pareva essersi volatilizzato nel nulla!
Eppure la stanza tradiva ancora una presenza molto forte, diversa, una fonte di energia spirituale tale da incutere timore ed inquietudine.

- Maestro Yu ?!?

Un brivido gelido scese lungo la schiena di Lei, una sensazione istintiva ed irrazionale, pure con tutti i sensi all'erta e pronti a reagire al primo segnale di pericolo.
La risposta non tardò ad arrivare ma, a giudicare dalla lugubre nota profonda e gutturàle di un vero e proprio ruggito, non era proprio quella che Lei si aspettava.

- Cosa diavol...

Dalla fitta coltre di oscurità impenetrabile, a cominciare dallo scintillìo sinistro di due occhi rossi di sangue, Lei intravide a tratti qualcosa di spaventosamente grande ed orribile allo stesso tempo.
Ci vollero alcuni istanti, perché gli fosse possibile distinguerlo chiaramente, ma ora Lei poteva davvero vedere l'essere dinanzi a lui in tutta la sua interezza.
Il lungo corpo squamoso ed attorcigliato, le scaglie avvolte da sottili scariche elettriche di colore bluastro, la testa di un drago gigantesco oscillò minacciosa contro Lei.
Il poveretto si ritrovò la lingua paralizzata dallo stupore, incapace di articolare il suono dalla bocca spalancata, tuttavia il drago era proprio lì a sovrastarlo con tutta la sua grandezza.
Lei non riusciva a muoversi.
Quasi non riusciva neppure a respirare.
Possibile che il segreto di Tan e del Venerabile Maestro Yu fosse quello?
La sola vista di quella creatura, oltre a raggelare il sangue nelle vene, era palesemente oltre ogni umana capacità. Wulong non poteva neanche pensare di poter sconfiggere un essere del genere: ogni spazio vuoto, tra una spira e l'altra del mostruoso animale, era grande almeno quanto lui; il corpo lunghissimo, munito di artigli, era una corazza durissima e luccicante; ma la cosa che più gettò Lei nel panico fu la vista del muso sormontato da corna e la bocca irta di zanne acuminate.
Ancora stava cercando invano di mettere a fuoco in modo razionale quella specie di incubo, che tutto pareva meno che un'allucinazione, ripetendosi che non poteva essere possibile...
E poi, il Drago attaccò! 

 

continua )

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Capitolo 23
*** Ventitreesima Parte ***


Quando Lei riaprì gli occhi, accusando forti dolori al petto e alle ossa, non aveva neppure la più pallida idea di cosa fosse successo esattamente.
Realtà o allucinazione, Pan Quan lo aveva messo al tappeto... e cosa ancora più incredibile, considerato quanti e quali avversari avesse già affrontato e sconfitto in precedenza, Wulong non era riuscito a vedere "come" e "quando" l'attacco fosse effettivamente partito.
L'ultima cosa che ricordava, man mano che la nebbia cominciò a diradàrglisi in testa, era quell'orribile muso verde squamoso che gli si avventava addosso.
Dopodiché, il vuoto!
Non era riuscito a dissipare un'allucinazione, perché di allucinazione doveva trattarsi, ma gli riusciva difficile accettare una sconfitta del genere. Poteva anche ammettere la superiorità di qualcuno nel corpo a corpo, secondo il codice e lo spirito delle arti marziali, ma non di soccombere dinanzi ai tucchetti diabolici di una specie di illusionista.

- Le chiedo umilmente perdono, signor Wulong - mormorò il vecchio, chino al suo fianco. - Se le avessi spiegato "a parole" in cosa consisteva il Soffio del Drago, oltre a fraintendere la base di questa tecnica, non avrei avuto modo di fornirle alcuna dimostrazione pratica...
- Bella dimostrazione - commentò Lei seccato. - Un po' di fumo negli occhi e una maledetta diapositiva Made in Bangkok!

Pan Quan sospirò profondamente.

- Vedo che anche lei dà molto peso a ciò che vede con gli occhi, dimenticando di avere altri sensi a disposizione, tuttavia le concedo di riformulare la sua osservazione con più calma e in modo un po' più analitico... So che è un ottimo detective, per favore, non mi deluda!

Lei aggrottò le sopracciglia, chiaramente infastidito, tuttavia doveva convenire che Pan Quan Yu non era tipo da burlarsi così di un uomo d'onore. Certo la sconfitta poteva anche bruciargli parecchio ma, aldilà del risentimento, la sua logica investigativa non riusciva ad attribuire alcun senso in ciò di cui era appena stato testimone.
Pan Quan non poteva essere semplicemente "svanito", evocando quel lucertolone dal nulla, ma allora come si poteva spiegare la dinamica dell'accaduto?
Lei non credeva nel soprannaturale e, men che meno, non era disposto a bersi che il Venerabile Maestro tenesse un Drago da Compagnia in casa.
No, la spiegazione doveva per forza essere un'altra.
Ma quale?

- Dica, signor Wulong - esclamò poi il vecchio. - Non abbia vergogna di ciò che i suoi occhi hanno visto, solo perché la mente lo ritiene impossibile, e provi ad affidarsi ai suoi sensi o a cosa le suggerisce il cuore... la risposta alle sue domande è più semplice di quanto creda!
- Non... Non era un trucco, vero?

Pan Quan annuì sorridendo.

- Vada avanti, descriva ciò che ha provato: il corpo registra emozioni e sensazioni, sta in noi decodificarle nel modo corretto!
- Non saprei, è tutto così confuso...
- La confusione è un'arma potente, se domata e rivoltata contro i propri nemici, ma ho troppo rispetto per lei e sono sicuro che non è solo "confusione"ciò che ha percepito!
- Ricordo il buio - rammentò Lei a voce bassa. - Un buio strano, innaturale anzi, capace di inghiottire ogni cosa!
- E... ?
- Ricordo che, all'improvviso, lo spazio attorno a me si era fatto improvvisamente pesante; l'aria era pesante, come se non riuscissi a respirare, e poi... ehi, un momento, non può essere solo frutto della suggestione!
- Dipende cosa intende per "suggestione", signor Wulong - puntualizzò il vecchio.
- Al diavolo, quella non era affatto un'immagine da diapositiva... Quello che ho visto non era altro che spirito combattivo, talmente grande da assumere addirittura forma e sostanza, e mi ha fatto sentire così impotente che non potevo più neanche reagire!

Sentendo quelle parole, Pan Quan parve quasi sul punto di ridacchiare sommessamente.

- Non deve sentirsi mortificato, signor Wulong - spiegò. - Nella storia del nostro clan, salvo possenti guerrieri ed eroi leggendari, tutti coloro che hanno visto negli occhi lo spirito della nostra essenza marziale sono caduti senza eccezione; nel suo caso, mi sono limitato ad estendere il mio "chi" al massimo, frenandone tuttavia il colpo consecutivo... così ho potuto salvarle la vita ma, se la sua mente non fosse così forte e attenta, la sola vista del Drago le avrebbe distrutto il cervello in modo permanente!
- E' questo quello che intendeva dire Chun Li, non è vero? - domandò Lei. - Vuol forse dirmi che Tan utilizza una tecnica simile a questa, per insinuare la paura nel cuore dei suoi avversari...
- La "Tecnica dell'Artiglio" di Tan, traendo anch'essa origine dal Soffio del Drago, sviluppa un'aura pesantissima e letale al pari della Mano-Nera-Che-Uccide - rispose l'altro. - Ho commesso l'errore di mostrare una volta l'arte segreta della respirazione agli occhi del mio giovane discepolo, per una malaugurata circostanza, e Tan ha imparato quanto basta per mettere a punto il suo colpo autonomamente!
- Ma come può un essere umano, da solo, sviluppare così tanto potere?

Pan Quan fece una lunga pausa di silenzio, prima di rispondere.

- Non siamo fatti di sola carne, muscoli e ossa, signor Wulong - sottolineò. - La potenza dello spirito umano trascende i vincoli del corpo, anche se non tutti lo percepiscono, e spesso anzi questo si manifesta più vivido ed intenso attraverso i corpi più fragili ed inconsistenti: Mahatma Gandhi ad esempio, non aveva bisogno di un corpo grande, per riuscire a scuotere il mondo con la possenza della sua anima; gli Shaolin sviluppano fierezza e determinazione, vincendo la forza animale con quella spirituale; e lo stesso Buddha insegna che, per quanto debole possa essere la carne, nulla può contenere la potenza o la vastità del cielo sopra di noi... Uno spirito umano che mira a raggiungere il cielo, trascendendo i limiti del suo stesso corpo, è molto simile al Dio Drago che sale ruggendo a reclamare ciò che gli spetta!
- Mi sta dicendo che Tan è più simile a un dio, piuttosto che a un essere umano?

Silenzio.
Evidentemente Pan Quan non intendeva affatto equiparare l'ambizione di Tan alla purezza di spirito, non potendo tuttavìa escludere la sua indiscutibile potenza, ma invece voleva mettere a parte Wulong di quello che lo attendeva.

- Signor Wulong - disse. - Se lei affrontasse Tan adesso, confidando solo nei suoi mezzi e nella sua abilità, la aspetta una fine miserabile!
- Che intende dire?
- Non chieda, si risponda invece - tagliò corto il vecchio sollevando la mano. - Perfino lei ha visto quanta energia spirituale racchiude il sottoscritto, facendola sentire così impotente come davanti al Grande Drago, ma è la paura di ciò che non può affrontare a generare la visione... e di conseguenza, è come perdere tutto in partenza!

Wulong si morse il labbro inferiore con stizza.
Sapeva di non poter competere contro l'elevato spirito combattivo dell'anziano Maestro Yu, pur conoscendo ora il significato dell'immagine che aveva visto, e ugualmente doveva trovare il modo per distinguere ed evitare il suo colpo attraverso la paura che scaturiva dalla differenza abissale tra i loro rispettivi livelli di combattimento.

- Il segreto della nostra forza è l'annullamento delle inibizioni - spiegò ancora Pan Quan. - Quando combatte, pure se le probabilità di vittoria sono molto scarse, un vero guerriero non guarda alla forza del suo avversario come alla certezza matematica della propria sconfitta: semplicemente lotta senza risparmiarsi, tirando fuori tutto quello che ha, e guadagnandosi dunque il diritto di ascendere al cielo proprio come il Drago!
- Ma come - mormorò Lei rassegnato. - Come posso vincere la mia paura, in sole due ore ?!?
- Pensi al "perché lo fa" - osservò l'altro. - La sconfitta è parte del percorso, per diventare uomini: lottare, cadere, ma anche rialzarsi... La paura non giustifica la sconfitta, come trasmessoci dall'incarnazione del Dio Indra, e all'origine della lotta vi è appunto la volontà di far fronte alle proprie paure!

Ora Lei cominciava a capire.
Rialzandosi da terra, e chinando mentalmente il capo con assenso alle parole del saggio Pan Quan, era infatti consapevole di non potersi arrendere, pure dinanzi alla difficoltà della situazione.
Tan intendeva usare la propria forza per dominare il mondo e, purtroppo per loro, il momento si avvicinava inesorabile.
L'unico modo per vincere la Tecnica Assassina di Tan era quello di comprendere l'allungo dei colpi di uno stile che le assomigliasse.
L'aura del Venerabile Yu si diceva molto simile a quella del suo ex-allievo, fatta eccezione per la moralità e lo spirito guerriero che ne guidavano le azioni, e Lei doveva assolutamente imparare a distinguere attraverso la propria paura per sviluppare la capacità necessaria a controbattere Tan colpo su colpo.
Doveva riuscirci.
Doveva farlo anche per Chun Li, per tener fede alla promessa fattale, e non poteva assolutamente tirarsi indietro.

- Sono pronto - esclamò Lei, scalciando violentemente nell'aria per caricarsi. - Mi faccia vedere ancora il Soffio del Drago, la prego!
- Concentrazione, signor Wulong - lo ammonì serio il vecchio. - Non permetta alla paura di irrigidire i suoi muscoli, neanche se l'ombra della morte giungesse a sfiorarla... Pensi solo a combattere, dando tutto sé stesso, solo così otterrà una speranza di vincere Tan!

Lei strinse gli occhi.
Di nuovo l'oscurità scese ad avvolgere completamente la stanza.
Di nuovo la vista del drago gli gettò addosso lo stesso brivido di esitazione.
Di nuovo il colpo contenuto di Pan Quan lo investì al petto, all'addome, al volto...
E poi ancora, e ancora.
Più volte Lei sentì la morte sfiorarlo, nera eppure chiaramente visibile alle spalle del gigantesco rettile spirituale, e tuttavia decise coraggiosamente di affidarsi al proprio istinto per vincere la paura e distinguere l'unico colpo proveniente dalla mano di Pan Quan Yu.

- Ancora - ruggì, pulendosi il sangue dal mento con il dorso della mano. - Voglio provarci ancora! 

 

continua )

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Capitolo 24
*** Ventiquattresima Parte ***


Nel frattempo, Chun Li e Ginzo erano occupati a darsele di santa ragione.
Chun Li era abituata a contrastare la mole e la robustezza degli avversari, opponendo quasi altrettanta forza fisica, e tuttavia Ginzo non era il solito bestione grande e grosso. Oltre alla resistenza dei suoi muscoli, infatti, era dotato di una tecnica ed una velocità da non sottovalutare. La bella lottatrice era furiosa per la sconfitta subita contro Tan, che le bruciava ancora come una ferita aperta, e di fatto combatteva per dimostrare a sé stessa di non avere rivali al mondo.

- Combatti come una vera stupida - osservò Ginzo, bloccandole un micidiale calcio con una semplicità inaudita. - Che pensi di ottenere, con tutta questa rabbia? Spiegamelo!

Sempre più incollerìta, Chun Li insistette nell'attaccare rabbiosamente e alla cieca.
Più volte Ginzo si chiuse volontariamente in difesa, cercando più che altro di dimostrarle come la sua tecnica fosse prevedibile e scontata, accusando ottimamente ogni singolo colpo dell'avversaria. Era ovvio che i calci e i pugni di Chun Li non erano affatto "carezze", dotati com'erano di incredibile potenza e velocità, ciononostante Ginzo era in grado di contenere quella furia scatenata col minimo dei movimenti.
Era un guerriero esperto, molto più calmo e coscienzioso di quanto l'aspetto lasciasse intendere, e il suo modo di combattere variava a seconda della situazione e dell'avversario. In quel momento, infatti, stava lasciando sfogare a più non posso Chun Li per verificare la sua effettiva resistenza.
Pan Quan gli aveva dato precise istruzioni in merito.
Chun Li era l'erede di sangue di Xiao Gong Ren, un'eredità che lei si ostinava a non tenere assolutamente in considerazione, e solo combattendo era possibile far sì che la Principessa del Drago prendesse finalmente coscienza dei suoi veri poteri a lungo sopìti.

- Ti stai prendendo gioco di me, per caso? - esclamò d'un tratto la guerriera, una volta resasi conto che Ginzo stava trattenendo la sua forza nel limitarsi alla sola difesa.
- Sto aspettando che tu mi faccia vedere di cosa sei veramente capace!

Ciò detto, Ginzo oppose un solido blocco con tutte e due le braccia incrociate sul petto. Chun Li barcollò visibilmente, come se avesse colpito un muro di mattoni, tuttavia recuperò subito l'equilibrio e concentrò tutta l'energia possibile per "spezzare" una volta per tutte la guardia di quell'energumeno.
Purtroppo per lei, il corpo di Ginzo era una vera e propria corazza naturale di muscoli.
Nessuna apertura.
Nessun punto debole.
Per quanto calciasse a raffica, nel tentativo di sfondare le sue difese, Chun Li non riusciva a mettere a segno neanche un colpo in grado di impensierire quel gigante solido come la roccia.
Ormai stufo di giocare, Ginzo bloccò il piede di Chun Li con la sua mano possente e con l'altra le sferrò una sberla in pieno volto.
Non era un colpo molto duro, tranne che per l'orgoglio, e di fatto Chun Li lo accusò bene rispondendo con una sforbiciata al volo e due calci al volto consecutivi.
Un uomo normale si sarebbe ritrovato con la faccia praticamente distrutta.
Ginzo invece, ignorando il rivolo di sangue che prese  colargli dal mento, afferrò ancora una volta
la gamba di Chun Li mentre questa era ancora in aria. Chun Li ebbe appena il tempo di sgranare gli occhi con disappunto che, investendola con un pugno all'altezza del torace, Ginzo le tolse completamente il fiato scaraventandola a terra in modo quasi automatico.
Rifiutandosi di cedere, Chun Li cercò di rimettersi in piedi con uno scatto di reni.
Purtroppo il pugno di Ginzo, sebbene questi stesse trattenendo buona parte della sua forza, era riuscito a scuoterla fin dentro le viscere facendola boccheggiare per l'improvvisa mancanza d'aria.

- Allora - esclamò il gigante calmissimo. - Adesso cominci a capire, perché Tan ti ha ridotta in quello stato?
- Sta... Sta zitto - mormorò l'altra, tenendosi il busto dolorante.
- Forza e potenza non bastano, renditene conto una buona volta - sottolineò Ginzo impertérrito. - Anche se ti rifiuti di ammetterlo, non riuscirai mai a danneggiare i miei muscoli con le tue sole tecniche di base... Vuoi capire o no che devi dimenticare te stessa, per oltrepassare i tuoi limiti e batterti al massimo delle tue capacità!
Prendi questooo!

Ormai accecata dall'ira, Chun Li si avventò contro Ginzo per l'ennesima volta.
Agli occhi del gigante, era come una bambina che cercava di aggredire un adulto senza un briciolo di logica.
La storia andò avanti per circa un paio d'ore, senza importanti variazioni sul tema, con l'unico risultato che Chun Li era sempre più stanca e stremata mentre Ginzo sembrava non risentire alcuna fatica.

- Ora capisco perché Tan ti ha risparmiato la vita - esclamò Ginzo sprezzante. - Posso immaginare le risate che si sarà fatto, se pensavi di metterlo in difficoltà con questa specie di pagliacciata!
- Razza di...

Pure stringendo i denti, Chun Li si rese conto di essere sfinita.
Si stava verificando una situazione a dir poco anàloga a quella già vissuta: lei che soccombeva, davanti a un avversario apparentemente invulnerabile...
Perché non era riuscita a battere Tan?
Perché non riusciva a battere Ginzo?
Che cosa le mancava, se pure stava spingendo il suo fisico oltre i limiti imposti dalla natura stessa.

- Cos'è, sei già stanca? - rintuzzò il gigante impietoso. - Vuoi farmi credere che è tutta qui la tua rabbia... Davvero patetico!

Chun Li cadde in ginocchio, rifiutandosi però di crollare del tutto, respirando avide boccate d'aria nel tentativo di recuperare la solita lucidità.
La vista era appannata.
I muscoli delle gambe e delle braccia, tesi e doloranti come non mai, che sembravano quasi in procinto di spaccarsi.
Non era più in grado neppure di pensare, avendo bruciato tutte le sue energie, e il fuoco del suo sguardo era ridotto ad una debole fiammella in fondo alle pupille.
Ginzo troneggiava su di lei, dall'alto della sua grottesca statura, più o meno come le era sembrato Tan al momento di sferrare il colpo definitivo.
Ma Ginzo non era Tan.
Il colpo "decisivo" non sarebbe mai giunto a ferirla, e tuttavia Chun Li non poteva accettare una simile conclusione una seconda volta.
Aveva paura.
Paura di non farcela.
Paura di ritrovarsi di nuovo in quel misero stato di impotenza in cui Tan l'aveva precipitata.
Né la sua rabbia o il suo risentimento, né tantomeno la sua tecnica offensiva collaudata, potevano avere ragione di quel grosso gigante nerboruto.
Non aveva più energie sufficienti, neppure per reggersi in piedi.
Le parole di Ginzo erano più dolorose di qualsiasi pugno, andando a rimettere in discussione anni e anni di allenamento durissimo, e il combattimento sembrava giunto alla sua effettiva conclusione.
Fu proprio in quel momento, però, che accadde qualcosa.
Chun Li aveva smarrito quasi del tutto la propria lucidità ma, mentre con Tan la paura aveva finito per impossessarsi di lei, l'annullamento di coscienza pareva aver finalmente rimosso i sigilli che ne limitavano la forza...
L'attimo dopo, Ginzo realizzò che l'altra si stava svegliando.

 

continua )

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Capitolo 25
*** Venticinquesima Parte ***


Chun Li non era tipo da accettare una sconfitta.
Sia in allenamento che in competizione, lottando contro gli amici Ryu e Ken o contro i più letali combattenti della Shadoloo al soldo del vile Bison, si era ormai abituata a combattere seguendo ciò che le aveva inculcàto il suo primo maestro Gen.

- "Combattere per vivere, vivere per non morire"...

La vita era lo scopo principale delle arti marziali, l'essenza stessa del combattimento, l'unico vero motivo per cui lottare.
Non la vanità, la gloria o l'esaltazione della propria forza.
Combattere significava: proteggere la propria vita e quella degli altri, vincere le proprie paure, e fortificare lo spirito assieme al corpo.
Chun Li credeva fermamente nei suoi mezzi, così come continuava a ripetersi di essere la donna più forte del mondo, e perdere contro Tan aveva messo in discussione tutte le sue convinzioni.
Ora Chun Li stava perdendo, ma non capiva perché.
Se le parole di Ginzo corrispondevano alla verità, perché non riusciva neanche a reagire?
Perché la volontà che da sempre sosteneva le sue azioni, facendo di lei una vera guerriera, non bastava più a darle la vittoria?
Ombre e dubbi si agitavano nell'animo della ragazza, cercando disperatamente altra forza per rinvigorire il suo corpo esausto, e l'unica cosa concreta era un dolore lancinànte in ogni centimetro del suo corpo.
Il bruciore dei lividi e delle lesioni le rammentava quasi parte della sua infanzia, sotto la guida severa di Gen e delle sue lezioni, quando quasi non le riusciva più di rialzarsi per via dei colpi che il maestro non esitava a sferrarle nel suo primo vero combattimento...

***

- Non ci siamo, Chun Li - esclamò Gen stizzìto. - Non c'è convinzione nei tuoi colpi, devi essere più decisa!
- Ma io...
- Smettila di pensare, agisci - ordinò secco l'altro, sferrandole un ennesimo manrovescio.

Ovviamente Gen aveva i suoi buoni motivi, per infierire così sulla figlia del suo migliore amico.
Chun Li era una bambina con un carattere molto forte, ma spesso incostante, e con la sua eccessiva durezza Gen tentava di darle più di uno stimolo a non perdere di vista lo scopo dell'allenamento.
Solo quando si è alle strette, e il corpo è esausto per lo sforzo, è allora che emerge la vera natura di un combattente.
Nonostante avesse solo dieci anni, Chun Li era già in possesso di una tecnica ed uno stile alla pari con quello di molti marzialisti più grandi ed esperti. Era ancora piuttosto lontana dalla lottatrice che sarebbe diventata in seguito, come dimostravano le incertezze e varie imperfezioni nei movimenti, tuttavia Gen guardava con grande sollievo a come era in grado di rialzarsi ogni volta.
Pur quasi senza fiato, con le braccia e le gambe che le facevano un male cane, la piccola Chun Li era sorretta da un cuore orgoglioso e dalla sua incredibile determinazione.
Era difficile, ma non impossibile.
Anche quando il pugno di Gen la investiva in pieno, facendola boccheggiàre per la durezza del colpo, poteva sempre attutìre il dolore allo stomaco con la resistenza del muscolo addominale. Se le braccia si appesantivano, non doveva far altro che chiudersi in guardia ed alleggerire quanti più colpi possibili del maestro con la reattività istintiva dei riflessi. Se un colpo era inevitabile, oltre ad accusarlo, poteva anche cercare di opporne uno a sua volta sulla stessa linea di tiro...

- Bene, molto bene - commentò Gen soddisfatto, sfregandosi la guancia dolorante. - Quando vuoi, combatti proprio come una piccola tigre... Ma che dico? Hai fuoco nelle vene, Chun Li, il fuoco di un vero drago!
- Dai, mi prendi in giro!

Gen scosse il capo.

- Rammenta bene una cosa, piccola - mormorò serio. - Tu puoi fare qualunque cosa: hai così tanta energia dentro, forse più di quanto tu stessa possa persino renderti conto, devi solo tirarla fuori...
- Ma come faccio?
- Con il cuore - concluse Gen. - In combattimento, così come nella vita, il cuore racchiude tutta la forza di cui abbiamo bisogno; impara ad attingere l'energia della vita e il cuore ti verrà sempre in aiuto!

***

- "Il cuore mi verrà sempre in aiuto"...

Ripetendosi mentalmente le parole del maestro, ora che non le rimaneva quasi neppure la forza di respirare, Chun Li chiuse gli occhi e si concentrò solo sul cuore che le batteva nel petto.
Ogni singolo battito era come un ritmo rapido e regolare.
Chun Li avrebbe anzi giurato di vederlo, sullo schermo della sua mente, rosso e pulsante come non mai.
Non poteva vincere Ginzo da sola.
Né con la forza né con la tecnica.
Ginzo e Tan erano di gran lunga più forti della media degli avversari, più o meno come Bison, perciò non era possibile tener loro testa coi soliti sistemi.
Respiro.
Un silenzio di vita, quando logica e ragione scompaiono, e l'anima di un guerriero che attende solo di uscire fuori ruggendo.
Quello non era il suo solito respiro, bensì quello di una creatura molto più grande e più forte di lei.
Anche se non sapeva né avrebbe mai saputo come spiegarlo, Chun Li sentiva come di "risvegliarsi" da un sonno molto lungo e molto profondo.
La stanchezza era scomparsa.
Il dolore era scomparso.
Ogni debolezza legata al suo corpo umano era improvvisamente svanita, facendo scorrere nelle sue vene incredibili quantità di energia vitale come l'acqua di una cascata ribollente, tanto che persino il suo corpo pareva avvolto da una sottile nebbiolina fumosa di colore azzurro.
Ginzo percepì la minaccia, tendendo i muscoli e i nervi fino allo spasmo, pronto a contenere l'improvviso cambiamento nell'aura della sua avversaria.
Ma quando Chun Li riaprì gli occhi, nei quali ardevano il fuoco e le fiamme della rinascita, persino il nerboruto gigante ebbe un sussulto.
Quella dinanzi a lui non era più una donna, bensì un diavolo oppure l'incarnazione stessa del demonio.
E prima che potesse anche solo rendersene conto, costei si lanciò all'attacco, come un fulmine atto a squarciare il cielo con incontenibile potenza distruttiva.

- Hyakuretsukyaku!

Ormai in preda ad una straordinaria esplosione di energia, Chun Li scaricò il suo calcio più micidiale contro Ginzo. Questi cercò invano di contenerlo, opponendo il solido blocco delle braccia, ma stavolta l'impatto fu così violento e devastante che i muscoli del gigante rilasciarono ovunque forti spruzzi di sangue.
Con il suo calcio, Chun Li gli aveva appena fatto esplodere i capillàri.
Ginzo non ebbe neppure il tempo di urlare per il dolore che, sotto una pioggia interminabile di calci, Chun Li era passata a sfogare tutta la collera della creatura mitologica che si era appena svegliata in lei.
Dopo secoli di attesa, dalla leggendaria principessa Xiao Gong Ren, il drago si era finalmente risvegliato nel corpo e nel sangue della giovane lottatrice.
Ora Chun Li combatteva perlopiù inconsciamente, senza neppure rendersi conto che Ginzo non era un vero nemico, e solo il provvidenziale intervento del Venerabile Pan Quan Yu le impedì di uccidere il gigante sconfitto.

- Jiěfàng Línghún - urlò il vecchio, opponendo contro l'aura di Chun Li tutta la propria energia spirituale attraverso il palmo della mano aperta. - Tecnica della Liberazione delle Anime !!!

Nell'attimo in cui Pan Quan bloccò il pugno mortale di Chun Li, i corpi di entrambi furono attraversati da grossi fasci di energia elettrica. E due gigantesche figure serpentine sopra le loro teste, vagamente rassomiglianti all'immagine del drago scolpita sul bassorilievo, parvero avventarsi l'una contro l'altra con gli immensi corpi squamosi e urla animalesche a dir poco raccapriccianti.
Malgrado tutta la sua esperienza, perfino Pan Quan uscì stremato dal confronto.
Tuttavia la tecnica ebbe l'effetto sperato.
Chun Li si accasciò in ginocchio, riprendendo pian piano conoscenza e lucidità, cosicché la frenesìa del Drago la abbandonò lasciandola come svuotata.
Avendo liberato solo una parte dello spirito del dragone, e non essendo ancora in grado di dominarlo completamente, Chun Li non era certo nello stato fisico e mentale che aveva consentito alla sua antenata di sterminare da sola l'intero clan di Fu Xue Wang.

- Notevole - esalò appena il vecchio, ansimando per lo sforzo sostenuto. - Sì, davvero notevole, non c'è che dire!

 

continua )

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Capitolo 26
*** Ventiseiesima Parte ***


Ci vollero alcuni istanti, perché Chun Li si rendesse conto di ciò che realmente era successo.
La potenza spaventosa che aveva sentito scorrerle dentro, prima che Pan Quan Yu le opponesse contro la sua tecnica di arginamento spirituale, aveva un che di incredibile.
Di antico.
Era come se un gigantesco essere addormentato, svegliatosi dentro di lei, per un attimo avesse inteso travolgere ogni cosa con la sua forza inarrestabile e micidiale.
Il povero Ginzo se l'era vista davvero brutta.
Pan Quan si chinò a fianco dell'allievo, facendogli inalàre una qualche medicina olfattìva per attenuare il dolore.

- Maestro...
- Va tutto bene, Ginzo, respira adesso - lo rassicurò il vecchio. - Se tu non fossi così forte, probabilmente, saresti già morto: il potere sopìto della signorina Zang potrebbe annientare anche l'intero esercito americano, se solo lei fosse in grado di risvegliarlo completamente; ma è ancora troppo giovane, per riuscire a padroneggiàre come si deve il Soffio del Drago... per tua fortuna!
- Ohi, la mia testa - gemette Chun Li, ancora piuttosto stordita. - Cosa... Che cosa stavo facendo?
- Diciamo che, a partire da oggi, sarà molto difficile che lei perda un combattimento - rispose Pan Quan, quasi ironicamente, accennando alla facilità con cui era riuscita ad atterrare un avversario del calibro di Ginzo.

Chun Li sgranò gli occhi perplessa, incapace di ricordare con chiarezza.
L'unica cosa che rammentava era la forte rabbia che, mista al senso di frustazione e alla stanchezza, le impediva di combattere con lucidità. Eppure qualcosa in lei si era mosso, un'energia che neppure credeva di possedere, e la prova era l'aspetto malconcio in cui era ridotto Ginzo.

- Era tutto vero - mormorò sconvolta.
- Direi che, a questo punto, non sussìstono più dubbi sul vostro legame di sangue con la principessa Gong Ren - osservò Pan Quan, facendosi estremamente serio in volto. - Pur avendo risvegliato solo una piccolissima parte del suo "io" interiore, la sua energia spirituale è aumentata in modo spropositato: persino io non sarei certo in grado di contenerla, se lei fosse già capace di estendere il suo spirito per intero, e lo stesso Tan potrebbe ben poco contro il drago originale della leggenda...
- Comunque lo affronterò io, per sicurezza!

Sorpresi al suono di quella voce, Pan Quan, Ginzo e Chun Li si voltarono di scatto.
Wulong era appena uscito dalla Stanza della Rinascita, notevolmente cambiato nell'aspetto anche se non fisicamente, e chiunque poteva avvertire lo straordinario elevamento del suo spirito combattivo.
Malgrado le vesti lògore e la presenza di vari lividi sul volto, la sua espressione era calma e sicura di sé, come se avesse raggiunto un livello tale da permettergli di affrontare qualsiasi tipo di sfida.
Chun Li gli si avvicinò preoccupata, benché lei stessa non fosse in condizioni migliori dopo il combattimento contro Ginzo, ma Lei la tranquillizzò ponendole entrambe le mani sulle spalle e guardandola direttamente negli occhi.

- E' stata dura - spiegò. - Ma ho scoperto quello che mi occorreva sapere, ora so come fare per affrontare Tan!
- No, Lei, non se ne parla - ribatté Chun Li. - Voglio essere io ad affrontarlo per...

Prima che potesse finire la frase, Wulong si chinò a sfiorarle la guancia con un lieve bacio dolcissimo.
Chun Li ammutolì.
Gli occhi del giovane erano velàti da una profonda tristezza, ma comunque brillavano puri di luce e determinazione, e fu allora che la fanciulla comprese il motivo per cui rinunciare a vendicarsi personalmente su Tan.
Wulong aveva appena superato una prova molto difficile, una sfida mortale contro sé stesso e la paura, pur di acquisire la forza necessaria per non scendere impreparato contro l'uomo che aveva ferito la sua compagna.
Vedere Chun Li in fin di vita, oltre ad addolorarlo profondamente, gli aveva fatto comprendere quanto ella fosse importante per lui. Si era scoperto innamorato a tal punto che, pur di riscattarne la sofferenza, si sentiva pronto a morire per amor suo.

- Lascia che lo affronti io - sussurrò. - Tan è una belva, un uomo senza morale, che non ha esitato a trasformare Hong Kong in un lago di sangue per i suoi scopi; troppe persone hanno sofferto per causa sua, tutte le vittime sacrificate alla realizzazione del suo sogno di potere, e io voglio vendicare tutta quella gente con le mie stesse mani... Lo capisci, vero?
- Lei, io...
- Ti prego, Chun Li - insistette. - So quello che provi, ho visto quello che ti ha fatto, e puoi star certa che non gliela farò passare liscia!

Costei esitò per un attimo, pur comprendendo e approvando le ragioni del compagno, ma alla fine chinò il capo in cenno di assenso.

- D'accordo - esclamò. - Lascerò che sia tu ad affrontarlo, ma devi promettermi di non perdere!

Lei sorrise.

- Bene, signor Wulong - li interruppe Pan Quan, facendosi avanti. - Sono contento che voi e la signorina Zang abbiate ora le armi proporzionate al vostro nemico... anche se mi rattrista ammettere di essere il maggior responsabile della situazione, avendo scelto in passato Tan come mio allievo!
- Mi dica la verità, Maestro Yu - sentenziò Lei deciso. - Tan è ad un livello più o meno simile al suo, o addirittura superiore?

Pan Quan trasse un profondo respiro.

- Lo spirito di Tan è forte, perché la sua ambizione brucia più intensamente della sua anima, e io non ho più l'età per contrastarlo: di tutti i miei discepoli, si può dire che Tan è riuscito ampiamente a superare il Maestro; ora è troppo orgoglioso, per sporcarsi le mani con colui che ritiene un "miserabile vecchietto"... e questo è forse l'unico motivo per cui sono ancora in grado di camminare su questa terra!
- Parerò il suo colpo - dichiarò Lei convinto. - Dopo aver sentito la morte sfiorarmi così da vicino, sono certo che riuscirò ad avere ragione della sua tecnica!
- E io verrò con voi - intervenne Ginzo, sentendo il medicinale fare effetto sui suoi muscoli indolenziti. - Se è vostra intenzione affrontare Tan, posso aprirvi la strada con i suoi tirapiedi; anche se non ho mai raggiunto il suo livello, sono anch'io un combattente del Drago Nero... E' mio dovere, dunque, assistervi in questa lotta!

Lei e Chun Li annuìrono con gratitudine.

- Forse c'è ancora una cosa che può aiutarla, signor Wulong - esclamò Pan Quan, traendo una fiaschetta da sotto le vesti. - Se il combattimento contro Tan si rivelasse più arduo del previsto, o se la frenesìa di costui dovesse raggiungere il culmine, beva il contenuto di questa fiasca: è una ricetta segreta del nostro clan, una pozione che aiuta a vincere le paure del corpo, sono certo che le tornerà utile!
- Grazie, Maestro Yu - fece Lei, accettando la fiaschetta dalle mani del vecchio. - Ci dica solo dove possiamo trovare Tan!
- Ginzo conosce perfettamente la strada, seguitelo e arriverete dritti al quartier generale di Tan!

Dopo aver salutato e ringraziato il vecchio maestro, Lei e Chun Li si accinsero a seguire Ginzo.
Non appena se ne furono andati, Pan Quan si passò nervosamente le dita sui lunghi baffi, preoccupato da un dettaglio che aveva omesso di menzionare.

- Mi auguro che il signor Wulong non sia astemio - mormorò. - Il liquido della fiasca non ha che 95° appena, ma è ugualmente piuttosto forte... spero che non gli faccia male!

***

Nel frattempo Tan era stato appena informato degli ultimi movimenti alla villa di Pan Quan, compreso l'ennesimo tentativo fallito di assassinarlo, e del fatto che Ginzo e i due sbirri dati per morti erano tuttora vivi e vegeti e che si stavano dirigendo da lui in quel preciso momento.
L'uomo al telefono domandò se fosse il caso di intensificare la sorveglianza, allorché Tan gli rispose di lasciar perdere e anzi che preferiva risolvere la faccenda personalmente.

- Questo succede, quando ci si affida a degli idioti per fare un lavoro da uomini - osservò beffardamente un tizio davanti alla sua scrivania. - Avrebbe dovuto rivolgersi a noi subito!

Tan strinse gli occhi con disappunto, scrutando attenamente i due robusti ceffi di fronte a lui.
Gli Sparvieri di Hong Kong, ovvero Jiàn Kai-shiek e il suo fratellino minore Liàn, due tra i più noti killer a pagamento della città.
Dal momento che Ginzo aveva tolto di mezzo quella nullità di Shuo, spezzandogli il collo al termine del loro scontro, Tan doveva ora assegnare di nuovo qualcuno a capo del terzo settore di Yuen Long.
La scelta sembrava favorire quei due tipacci, noti soprattutto per il numero elevato di vittime a testa, cosicché stava appunto trattando con loro i termini di un accordo estremamente vantaggioso.
A parlare era stato Jiàn, il più anziano dei due, mostrando con orgoglio la benda che gli copriva l'occhio sinistro cieco, e sorridendo da sotto i baffi sottili che si univano alla barba in una sorta di orribile pizzetto del quale andava assai fiero. Costui era arrogante e spavaldo, con la camicia aperta sul davanti lasciante intravedere l'enorme tatuaggio che, terminando ai lati del petto, andava ricoprendo tutta la schiena.
Liàn, invece, era assai più taciturno. Vestito in modo molto meno appariscente rispetto al fratello, con i capelli tirati su a cresta e due occhi freddi come il ghiaccio.
Nel mentre che Jiàn discuteva con Tan, Liàn si stava rigirando nella mano una pesante sfera di acciaio, quasi fosse una normale pallina da tennis. Sembrava non gli interessasse molto sapere "chi" uccidere o a "quanto" ammontasse il compenso per il suo lavoro.
Tan immaginò che costoro potevano essere anche una specie di bluff, due buffoni in cerca di soldi facili, tuttavia sentendo parlare Jiàn era rimasto piacevolmente impressionato.

- Mettiamola così - esclamò Tan, chiudendo subito la questione. - Tra poco, arriveranno qui tre ospiti sgraditi... Fatemi vedere quanto tempo ci mettete ad eliminarli e il posto è vostro!
- E per il compenso?
- L'assegno è in bianco - sottolineò Tan, accendendosi un sigaro. - Spero solo che i risultati valgano la cifra!
- Tu che ne dici, fratellino - sogghignò Jiàn, passando un braccio sulle spalle di Liàn tuttora in silenzio. - Il signor Tan teme di buttare via denaro con noi... perché non gli fai vedere qualcosa, per fargli cambiare idea?

Per tutta risposta, Liàn strinse la biglia d'acciaio con tale forza che questa si frantumò nella sua mano quasi fosse fatta di gesso.
Tan osservò la polvere metallica sulla scrivania, per nulla impressionato, traendo fuori un secondo assegno.

- E' bello avere a che fare con gente così professionale - commentò soddisfatto. - Un assegno in bianco per ciascuno, vi aiuterà a lavorare meglio!
- Assolutamente, signor Tan - sorrise Jiàn, intascando entrambi gli assegni. - Assolutamente!

 

continua )

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Capitolo 27
*** Ventisettesima Parte ***


- Aspettate - esclamò Ginzo, nel mentre che Lei e Chun Li stavano per salire in macchina. - Tan ha spie e informatori dappertutto: avrà sicuramente messo sotto controllo le strade, in previsione dei nostri possibili spostamenti... raggiungere il suo covo in auto sarebbe come suonargli il campanello e dirgli che stiamo andando a trovarlo!
- E come pretendi che ci andiamo, a piedi ?!?

Chun Li era scattata quasi rabbiosamente, pur sapendo come la prudenza fosse necessaria, tuttavia Ginzo si limitò a scuotere il capo.

- Veramente, stavo pensando a...

Ginzo non fece in tempo a finire la frase che, come se la divinità gli avesse appena letto nel pensiero, un innocuo risciò in cerca di clienti passò loro proprio davanti.

- D'accordo, state a sentire - fece il gigante con un sorriso malizioso. - Che ne direste di una "romantica" passeggiatina al chiaro di luna, col giusto mezzo di trasporto?

Lei e Chun Li arrossirono violentemente ma, prima che potessero obiettàre, l'omino del risciò si avvicinò per offrire loro una corsa a prezzo scontato.

Onolevoli signoli - disse. - Pel caso volete usufluile di...
- Ma certo, amico - lo interruppe Ginzo, afferrandolo per le spalle con la stessa delicatezza di un orso. - Solo, assieme al prezzo della corsa, vorremmo offrirti un piccolo extra... in cambio di un piccolo favore!

L'omino deglutì.

- Il... Il cliente ha semple lagione... cledo!
- Ottimo - ghignò Ginzo con una smorfia terrificante dipinta sulle labbra. - Vedrai, sarà un lavoretto di tutto riposo, nel vero senso della parola!

***

Gli uomini di Tan stavano pattugliando tutta la fitta rete di strade e vicoli entro il perimetro di Yuen Long, onde comunicare al capo l'esatta posizione di quei due sbirri maledetti, ma certo non avrebbero mai pensato di tenere d'occhio un'innocua coppietta di innamorati in costume tradizionale, oltretutto a bordo di un vistoso quanto comunissimo risciò per turisti in vena di spendere.
Il pittoresco veicolo passò agilmente sotto il naso degli informatori, senza che a questi venisse anche solo in mente di insospettirsi, poiché tante erano le coppiette romantiche a circolare in risciò per le vie illuminate di Hong Kong e dintorni. Tuttavia era piuttosto insolito che il conducente di un così sottile mezzo di locomozione fosse praticamente una specie di quercia umana con braccia grosse come tronchi.
Il risciò si fermò dinanzi ad un palazzo nella zona più esclusiva di Yuen Long, situato nel bel mezzo delle case da gioco e dei bordelli più costosi, e subito un innocuo passante domandò al conducente se era libero.

- Grumpf - ringhiò Ginzo in risposta, mostrando la faccia cattiva da sotto il cappello a cono.
- M... Mi scusi - balbettò il passante terrorizzato. - Pre... Prenderò un taxi, forse è meglio!

Seduti comodamente sui sedili del veicolo, Lei e Chun Li fecero non poco sforzo per trattenere le risate.

- Lo sai, credo che non faresti molti affari con questo lavoro - commentò Wulong sarcàstico.
- Meno ciance, siamo arrivati - grugnì l'altro, liberandosi del travestimento. - Tutto a posto, puoi uscire adesso!

Così dicendo, Ginzo tirò fuori il piccolo proprietario del risciò da sotto i sedili.
Questi stava ancora tremando, più per la paura che per il fatto di essersi dovuto rannicchiare tutto quel tempo sul fondo del carretto, e riuscì appena ad articolare una domanda.

- O... Onolevole signole - esalò. - Po... Posso andalmene?
- Direi - tagliò corto Ginzo, calcàndogli il grosso cappello sulla testa. - Se solo provi a dirlo a qualcuno, vengo a cercarti... Ricordalo!

L'omino prese una tale rincorsa che le ruote del risciò sfrigolàrono sull'asfalto, neanche stesse correndo sul circuito di Indianapolis, dopodiché scomparve alla vista.

- C'era proprio bisogno di spaventarlo così - osservò Wulong. - Lo sai, ti comporti peggio di un mafioso!
- Guarda che io SONO un mafioso - gli ricordò dunque Ginzo.
- Oh, è vero, me n'ero scordato...
- Scusate - intervenne Chun Li. - Come pensate di entrare, adesso?

In effetti, la domanda era più che legittima.
Il Quartier Generale di Tan era una fortezza di guardie e telecamere di sorveglianza: impossibile penetrarvi inosservati, anche per uno scassinatore di professione...

- L'ingresso principale è senza dubbio un fascio di sensori e sistemi d'allarme - ipotizzò Chun Li. - Impossibile entrare da lì, senza essere visti...
- Vuol dire che useremo l'ingresso posteriore - tagliò corto Ginzo.
- E quale sarebbe?
- Dammi il tempo di aprirlo e te lo dico!

Wulong immaginò quello che Ginzo aveva in mente di fare e, afferrando Chun Li per il braccio, le sussurrò lesto di allontanarsi.

- Lei, ma cosa...
- Waaarrrggghhh !!!

Lanciandosi a testa bassa, contro la parete di cemento armato spessa almeno quaranta centimetri, Ginzo riuscì ad aprire un varco impressionante con una sola spallata. La prodezza del gigante, oltre a non fare scattare alcun tipo di allarme, si rivelò estremamente efficace. Casualmente, infatti, il buco nel muro si era aperto proprio su una stanza senza alcuna anima viva.

- Ginzo, sai, non per criticare - azzardò Lei sottovoce. - Tu usi sempre questo sistema, per entrare e uscire?
- Solo quando dimentico le chiavi - rispose l'altro con noncuranza, scrollandosi di dosso la polvere del muro. - Muoviamoci, adesso: voglio dire due paroline nell'orecchio al padrone di casa!

 

continua )

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Capitolo 28
*** Ventottesima Parte ***


- C'è qualcosa che non quadra - osservò Lei sottovoce, venendo dietro a Ginzo e a Chun Li nella tana del nemico. - Mi sembra ci sia un po' troppa calma qui dentro...
- Desolato, signor Wulong - esclamò d'un tratto una voce al di sopra delle loro teste. - Forse preferiva un'accoglienza un tantino più calorosa!

Drizzando le orecchie e con i sensi bene all'erta, Wulong e compagni si misero in guardia, pronti a fronteggiare qualsiasi eventuale minaccia.
Le luci della stanza in cui erano penetrati si accesero improvvisamente, rivelando così tutta l'artiglierìa che gli uomini di Tan stavano puntando contro gli intrusi. E sulla cima della scalinata che dava al piano superiore, seguito fieramente dai due sgherri appena assunti, Tan in persona li stava osservando con un sorriso compiaciuto.
L'Ombra del Drago Nero era finalmente uscita allo scoperto.

- Dovevo immaginare che non avreste suonato il campanello - esclamò Tan con noncuranza, traendo fuori di tasca l'orologio. - Avrei voluto far stendere il tappeto rosso ma, quando non si hanno che pochi minuti di preavviso... sapete com'è!
- Bastardo - mormorò Ginzo a denti stretti.
- Dimmi, Ginzo - fece Tan interrogativo. - Quella vecchia mummia di Pan Quan è ancora vivo?

Lei e Chun Li non ebbero neanche il tempo di fare o dire qualcosa per fermarlo.
Ginzo caricò a testa bassa in direzione delle scale, urlando come un animale rabbioso, tuttavia Tan fece segno ai suoi uomini di non sparare assolutamente. L'ignaro Orso infatti, avendo oltrepassato un'invisibile barriera di sensori elettrici, si ritrovò vittima di una micidiale scarica di corrente che gli attraversò il corpo con la stessa violenza di un fulmine.
Wulong e Chun Li erano a dir poco inorriditi.
Il povero Ginzo si mise ad urlare in preda al dolore immàne, mentre alcune vene esplosero a contatto della fortissima tensione, e il sangue prese a sprizzàrgli fuori a fiotti illuminato da forti scintille bluastre.
Tan non si scompose affatto, gli occhi che riflettevano vividi i lampi e i bagliori della morte, sorridendo cinicamente di quell'estrema sofferenza.
Quando, finalmente, fece togliere la corrente, Ginzo si accasciò immobile al suolo con un fortissimo odore di fumo e carne bruciata.
Sebbene più morto che vivo, il gigante era riuscito miracolosamente a sopravvivere ad una scarica di quasi cinquemila volts.
Come lo videro rialzarsi faticosamente sulle ginocchia, Lei e Chun Li furono subito al suo fianco per aiutarlo.

- Sto... bene... - riuscì appena a mormorare.
- Accidenti - commentò Tan contrariato. - E' proprio vero che sei una corazza umana, quelle scariche avrebbero ucciso un cinghiale!

Chun Li si chinò a sorreggere Ginzo per il torace, permettendogli di respirare con minore difficoltà, ma era chiaramente stupita che un essere umano fosse in grado di sopravvivere a tanto.

- Ce la fai a muoverti, Ginzo? - chiese Wulong preoccupato.
- Credo... di sì... - rispose l'altro, in preda ad un attacco di tosse.
- Ma come hai fatto a...
- Ho bloccato il cuore, prima che l'elettricità potesse giungere ai ventricoli - spiegò Ginzo, alludendo ad una delle sue straordinarie tecniche di difesa. - Se non fossi stato colto alla sprovvista, avrei usato subito le gambe come messa a terra, per scaricare al suolo l'intero flusso di corrente... Ma sopravviverò, non vi preoccupate!
- Io non ci conterei troppo - sentenziò Tan. - Al massimo, direi che ti sei guadagnato solo qualche altro minuto di lenta agonìa!
- Sei un infame, Tan - urlò Lei. - Hai paura di batterti lealmente, carogna?

Tan scoppiò a ridere leggermente.

- Sono un uomo d'affari - disse. - Non ho mai molto tempo, perciò preferisco le soluzioni più semplici e veloci... E' il potere del denaro, signori, non prendetevela a male!
- Spero che tu ne abbia davvero molto - esclamò Chun Li, nell'aiutare Ginzo a rimettersi in piedi. - Ti servirà tutto, visto che dovrai trascorrere il resto dei tuoi giorni in una clinica privata!
- Commovente, signorina Zang, commovente - rispose Tan beffardo, battendo le mani in un applauso. - Provvederò di persona al "vostro" ricovero nel miglior ospedale... ammesso che resti qualcosa di voi da ricoverare, s'intende!

Ciò detto, Tan fece schioccàre le dita e i due individui alle sue spalle balzarono tosto dalla ringhiera per atterrare agilmente davanti a Lei e compagni.
Wulong riconobbe immediatamente i loro volti.
Gli Sparvieri di Hong Kong erano sulle foto segnaletiche di tutti i distretti cinesi di polizia.

- Jiàn e Liàn Kai-shiek, suppongo!
- E bravo sbirro - commentò Jiàn sarcasticamente. - Per caso, vuoi il nostro autografo?
- Non credo - rispose Lei atono. - Dopo aver visto come avete firmato il vostro sporco lavoro, nell'omicidio di quella povera donna a Bangkok, ho smesso di usare penne per una settimana...
- Se alludi a quella puttana che voleva sapere se eravamo assicurati, sappi che se l'è cercata lei - ribatté Jiàn, sputando a terra con disprezzo. - Aveva inchiodato la macchina, facendoci sbattere contro la nostra, e per giunta voleva anche avere ragione dell'incidente... Mio fratello non ha perso neanche un minuto, nel farle vedere dove poteva infilarsela quella penna!

Wulong aveva ancora davanti agli occhi lo scempio di quel cadavere, con tutti gli organi pugnalati da una semplice penna a sfera, e solo con grande sforzo era riuscito a non vomitare.
Chun Li sussurrò all'orecchio di Ginzo, chiedendogli se era in grado di combattere in quello stato. Il gigante annuì, lasciando intendere come le sue capacità di recupero fossero a dir poco sovrumane, e difatti puntò saldamente i piedi per raccogliere a sé tutta l'energia residua del suo spirito apparentemente incrollàbile.
Tan batté ancora le mani, ordinando ai suoi uomini di mettere via le armi e di uscire subito dalla stanza.

- Lasciamo che i fratelli Kai-shiek abbiano modo di guadagnarsi la paga - osservò. - Dopotutto, ho già versato loro un congruo anticipo!

Wulong, Chun Li e Ginzo si misero dunque in guardia, ricambiando lo sguardo di Jiàn e Liàn con aria di sfida.
Tra loro e Tan, vi erano ora due tra i più spietati assassini della storia.
Il momento della resa dei conti era finalmente vicino... 

 

continua )

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Capitolo 29
*** Ventinovesima Parte ***


I fratelli Kai-shiek non erano solo due spietati assassini qualunque.
Anche Chun Li ricordava alcune voci che li riguardavano: nei rapporti della polizia, oltre ai particolari macabri circa il loro sadìsmo, si menzionava chiaramente la loro straordinaria abilità nelle arti marziali; si trattava di due combattenti di prim'ordine, delle macchine umane per uccidere, e poche persone potevano testimoniare quanta e quale feròcia vi era in loro.
Wulong fece quasi per mettersi in guardia quando, ad un cenno convenuto di Tan, i due fratelli estrassero ciascuno delle bustine contenenti una polvere bianca molto fine. Sia Jiàn che Liàn aspirarono il contenuto delle buste con le narici, sentendosi infiammare da un'ondata di forza e vigore supplementari, allorché Tan si mise a ridere compiaciuto.

- A differenza di quella "merda" che avete sequestrato, buona solo per quegli inutili drogati, questa preziosa farina viene direttamente dai miei laboratori personali - spiegò Tan. - La Polvere del Drago, sebbene priva del suo principale componente, aumenta in modo spropositato le capacità fisiche di un uomo normale... Non male, vero?

Gli occhi infiammati dalla frenesìa dell'oppiàceo, i fratelli Kai-shiek si misero ad emettere urli e grida belluìne, mentre i loro lineamenti già sembravano deformati e grosse bave di schiuma presero a colare loro all'angolo della bocca. I muscoli del torace e delle braccia, aumentando notevolmente di volume, si gonfiarono al punto da ridurre i loro vestiti a brandelli. I loro spiriti combattivi, già di per sé piuttosto elevati, stavano aumentando vertiginosamente al punto che l'aura attorno a loro si fece rossa e palpàbile come se l'aria stessa fosse densa di sangue.
Chun Li e Ginzo sgranarono tanto d'occhi.
Anche Lei non aveva mai visto gli effetti che pure il Venerabile Pan Quan aveva descritto, circa quella potentissima sostanza atta ad aumentare le capacità di lotta senza il minimo controllo, e di conseguenza era impressionato al pari dei suoi compagni.
Davanti a loro, dove un attimo prima vi erano solo due killer psicopatici, vi erano ora due belve sanguinarie senza più nulla di umano.

- Sapete - esclamò Tan, sfregandosi il mento. - Se non avessero accettato le condizioni dell'assunzione, e di conseguenza non fossi riuscito a convincerli nel mandar giù quella polvere, avrei rischiato di assottigliare ulteriormente le mie finanze! Ora, invece, dispongo di due bravi e validi collaboratori: sicuri, efficienti... e completamente gratis!
- Tu non sei un uomo - osservò Lei con disprezzo.

Purtroppo non era il momento adatto per mettersi a parlare.
Jiàn e Liàn, ora che avevano perso il controllo, erano quattro o cinque volte più letali e pericolosi.
D'istinto Lei pensò di fronteggiarli ma, facendosi avanti con decisione, Chun Li mostrò fin troppo chiaramente le proprie intenzioni.

- Questi lasciali a me - sentenziò la guerriera, prendendo posizione davanti ad entrambi gli avversari.
- Ma...
- Lascia che ce ne occupiamo noi - fece eco Ginzo, battendo una lieve pacca sulla spalla dell'altro. - Questi due, insieme, non valgono un'unghia di Tan... non sarà un grosso problema tenerli a bada!

Wulong non ne era affatto convinto.
Tuttavia, se voleva affrontare Tan nel pieno delle forze, non poteva certo sostenere un combattimento micidiale dietro l'altro. Combattendo al fianco di Ginzo e Chun Li, contro quelle due furie scatenate dei fratelli Kai-shiek, rischiava di consumare energie preziose e di arrivare stremato al confronto ultimo proprio con l'avversario più pericoloso di tutti.

- Chun Li, io...
- Non perdere tempo - scattò la ragazza rabbiosamente. - Posso gestirli da sola, te l'ho detto; tu assicurati solo che quel "verme" lassù paghi anche per questo!
- D'accordo, come vuoi - annuì Wulong debolmente.

In quella, Ginzo lo prese da parte per mormorargli qualcosa all'orecchio.

- Non hai motivo di preoccuparti per lei - mormorò. - Ha già risvegliato parte della sua vera forza, è solo questione di tempo: presto dovrebbe riuscire a padroneggiare completamente il chi leggendario della sua antenata...
- Spero che tu abbia ragione - tagliò corto Lei. - E tu, invece, come pensi di cavartela?
- Posso combattere - dichiarò il gigante convinto. - Non posso morire, senza prima aver vendicato l'onore del mio Maestro!

Wulong comprese.
Augurando loro in silenzio buona fortuna, gli occhi fissi su Tan trionfante al piano di sopra, Lei oltrepassò in agilità i due killer drogati e si lanciò di corsa su per le scale.
Ora Chun Li e Ginzo si ritrovavano a dovergli coprire le spalle, per permettergli di affrontare Tan, ed era chiaro che non si sarebbe trattato di uno scontro facile neanche per loro.
Ginzo era ferito assai gravemente e, con tutta la sua straordinaria forza di volontà, Chun Li sapeva che l'aura spirituale del gigantesco compagno era meno che dimezzàta.
Probabilmente avrebbe dovuto combattere da sola.
I due avversari presero a fissarla selvaggiamente, inquadrandola come se fosse una preda da sbranare, e subito si lanciarono all'attacco con le braccia protese in avanti a mo' di artigli. Chun Li balzò agilmente di lato, evitando le loro unghie affilate, mentre Ginzo riuscì a stento a contenere la furia omicìda dei due fratelli impazziti.
Solo con una mano, Liàn era riuscito a sfondare lo spesso pavimento di marmo. Jiàn invece stava ora sferzando furiosamente l'aria, nel tentativo di recidere la testa di Ginzo direttamente dal collo, mentre con la bocca deformata puntava insistentemente ad addentargli la caròtide per strappargliela via come un animale affamato.
Gli occhi dei due fratelli erano del tutto privi non solo di ogni traccia di umanità ma anche del più piccolo barlùme di coscienza.
Entrambi combattevano come animali anziché come esseri umani, unendo alla enorme potenza muscolare una quasi altrettanto spropositata sete di sangue.
Come giustamente aveva previsto Chun Li, Ginzo non era in grado di tenere testa a quei due mostri. L'Orso del Drago Nero stava perdendo fiotti di sangue dalle ferite aperte, cedendo e barcollando visibilmente sotto l'impeto selvaggio degli avversari, e anche Chun Li prese tragicamente atto di come le sue tecniche di base fossero inefficaci.
Pugni e calci non potevano impressionare due esseri come loro.
Anche la tecnica del calcio a ripetizione, pure mitragliando il petto di Jiàn all'altezza degli organi vitali, sembrava poco più che un colpo di ventaglio su una parete di gomma e acciaio.

- Dannazione - mormorò Chun Li, sentendosi sempre più stanca ed affaticata. - Se solo riuscissi a liberare ancora una volta tutta quella energia...

Quasi come in risposta ai suoi pensieri, l'anima della sua illustre antenata parve concederle la giusta illuminazione.
Dimenticando tutto ciò che riguardava sé stessa e l'ambiente circostante, Chun Li si abbandonò ancora una volta all'istinto del Drago parzialmente sopìto. La straordinaria aura del possente animale tornò a farsi prepotentemente sentire, accendendo l'anima della ragazza di pura energia vitale, e fu così che costei avvertì come un enorme flusso astrale scaturìre direttamente dal suo cuore.
Senza neanche riflettere su ciò che stava facendo, sentendo scorrere l'energia lungo le braccia, Chun li raccolse quanta più aria possibile nei polmoni e si puntò saldamente sulle gambe per rilasciare tutto il fiato in un urlo possente.

- KI-KOU-KEN !!!

Come se un improvviso alone luminoso di luce azzurra fosse scaturito dalle palme delle sue mani, originando così una specie di "santuario" attorno al corpo, Chun Li rilasciò una specie di proiettile spirituale che andò a schiantarsi direttamente contro i suoi avversari.
Ginzo ebbe modo di assistere a tutta la scena, con gli occhi sbarrati dallo stupore.
Sia Jiàn che Lìan, investiti in pieno dalla sfera energetica di Chun Li, furono scaraventati all'indietro come fuscelli.
Chun Li mantenne ferma la posizione, quasi non riuscendo a credere di aver veramente "sparato" quel colpo, ma dovette arrendersi all'evidenza. Il potere che aveva appena liberato andava oltre qualsiasi immaginazione, come un'esplosione stellare nello spazio infinito, e ciò lasciava intendere che il combattimento si era effettivamente spostato ad un livello a dir poco straordinario.

- Bene - mormorò soddisfatta. - Adesso sì che cominciamo a ragionare! 

 

continua )

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Capitolo 30
*** Trentesima Parte ***


Nel mentre che Chun li era impegnata a divertirsi con quei due simpaticoni dei fratelli Kai-shiek, Wulong vide di sfuggita ciò che costei aveva appena fatto.
La potenza di quel proiettile di chi era a dir poco impressionante.
Purtroppo però, nel distrarsi giusto quella frazione di secondo, Lei non si avvìde che Tan era già scomparso dalla balaustra soprastante.
Deciso a non lasciarselo scappare assolutamente, subito riprese a correre su per le scale fino a raggiungere l'unica porta ove Tan poteva essersi rintanato. Senza nemmeno prendersi la briga di bussare, e ricorrendo a metodi tuttaltro che eleganti, Wulong si limitò a sfondare semplicemente l'uscio con un calcio. La porta ricadde all'interno della stanza, i càrdini e la cerniera ancora incastrati nell'intelaiatùra, e quindi si ritrovò in un'ambiente non molto diverso dalla stanza privata del Maestro Pan Quan Yu. Eccezion fatta per i dettagli, molto più moderni e assai meno pittoreschi, l'ufficio di Tan era infatti una sorta di orgoglioso monumento alla gloria e al potere dell'invincibile Drago Nero.

- Ben arrivato, signor Wulong - esclamò Tan freddamente, fissando Lei dal fondo della stanza. - Confido che quel vecchio rudere di Pan Quan sia riuscito a metterla in guardia, in previsione di questo combattimento... Dico bene?

Lei non rispose.
Lo sguardo serio e i pugni stretti lungo i fianchi, camminando lentamente senza distogliere gli occhi da quelli di Tan, si disse pronto a fronteggiàre ogni genere di diavolerìe. L'allenamento sostenuto nella Stanza della Rinascita, per acquisire il controllo sulla paura, gli avrebbe permesso di distinguere il colpo dietro all'ombra generata dallo spirito combattivo... Ma poteva davvero aggiudicargli la vittoria, contro un simile avversario?
Tan era talmente sicuro di sé che, senza falsa modèstia, avvertiva chiaramente la grande differenza che sussisteva tra i loro rispettivi livelli di combattimento.

- Devo ammettere che lei è un tipo interessante - osservò Tan sottovoce.
- "Lei" chi ?
- Lei...
- IO mi chiamo Lei, TU invece chi sei ?

Quel poco di colore, sul volto di per sé pallido di Tan, scomparve del tutto per la perplessità.

- Vedo che le piace giocare, non è vero, signor Wulong?
- Più o meno - ammise l'altro, sfregandosi il naso con la punta del pollice. - Tuttavia, non sono qui per giocare!
- Meglio così - fece Tan soddisfatto. - Con la sua amica è stato fin troppo facile, anche se il suo sangue si è rivelato estremamente prezioso per me, dunque spero che "lei-signor-Lei" mi offrirà almeno un minimo di soddisfazione in più!

Wulong smise improvvisamente di sorridere.
Al solo pensiero di come quell'immenso bastardo aveva ferito la sua compagna, riducendola praticamente in fin di vita, la rabbia e il rancore si misero a pulsàrgli nelle vene come un flusso di tempesta su un mare solitamente calmo e tranquillo.

- Sei un verme, Tan - disse. - Di tutti i vili delinquenti che ho conosciuto, tu sei senza dubbio il peggiore... sei viscido!
- Dovrebbe guardare più attentamente, Wulong - sorrise Tan, per nulla turbato. - Questa città è terreno fertile, per chi possiede la forza e la capacità di sfruttarlo come si deve, e io ne ho più che a sufficienza per assumerne il controllo totale!
- Sei solo e semplicemente un pazzo - soffiò Lei sprezzànte. - L'idea di ricorrere ad un intruglio di secoli fa, per annullare la volontà e la ragione, è una cosa da manicomio!

Tan si mise a ridere sommessamente.

- Per favore - esclamò. - La Polvere del Drago è l'essenza del Drago stesso: con la ricetta definitiva del composto, che non ha nulla a che vedere con quella porcherìa che avete sequestrato, è possibile trasformare un uomo in un Dio...
- Come preferisci, allora - tagliò corto Wulong, mettendosi in guardia. - Non capita tutti i giorni di sculacciàre una divinità!

Non aveva neanche finito di dirlo che, scesa improvvisamente l'oscurità nella stanza, Lei percepì una sensazione molto simile alla dimostrazione del vecchio Pan Quan.
Tan stava usando la sua Tecnica-Ombra, alterando e deformando lo spazio attorno a sé con la proiezione del suo spirito combattivo, e ora Wulong poteva vederne chiaramente gli effetti. Al posto di Tan, d'un tratto, prese forma il muso orribile e gigantesco di un nero essere squamoso dagli occhi color del sangue e grosse fauci dai lunghi denti acuminati.

- Povero piccolo uomo - esclamò la creatura con voce gutturàle. - Ancora non lo hai capito con chi hai a che fare... VERO ?!?

Dalle lunghe fauci spalancate, la creatura emise un violento ruggito che investì in pieno Wulong.
Il poverino non ebbe il tempo di disperdere l'illusione, tanto era agghiacciàto dalla vista orribile di quella "cosa", che si ritrovò letteralmente scaraventato all'indietro.
Lo spirito offensivo di Tan era diverso da quello di Pan Quan.
Wulong ebbe come la sensazione di essere appena scivolato lungo la linea della morte, nera ed impietosa come la famosa signora con la falce, e le sue vesti làcere erano la prova di quanto tremendamente reale fosse il colpo che si nascondeva dietro al mostruoso drago dagli occhi di sangue.
L'oscurità si mosse attorno a Lei, come le spire di un rettile spaventosamente grande, e solo per puro miracolo costui evitò di ritrovarsi inghiottito in essa.
Ferito ed ansimante, già dopo quel primo attacco dimostrativo, Lei capì che avrebbe dovuto opporre tutta la sua abilità per sopravvivere ad uno scontro di proporzioni così titaniche.

- Chi è il verme, adesso? - ringhiò Tan, concentrando ancor più intensamente la propria aura mortale per sferrare il colpo definitivo.

Si trattava di uno scontro che trascendèva tutti i possibili concetti sulle arti marziali.
Wulong non stava combattendo contro un uomo, bensì contro l'incarnazione di una bestia ancestràle uscita fuori dal tempo e dagli incubi di oltre tre secoli di storia.

- Basta, mi hai rotto le scatole - sentenziò Lei furioso. - Sono così arrabbiato che non voglio più vedere un drago in vita mia, neppure dipinto!

Ciò detto, concentrando al massimo le energie atte a dissipàre il volto demonìaco, Lei riuscì a focalizzàre chiaramente il pugno di Tan che gli veniva incontro.
Proprio come in allenamento, Wulong ricacciò indietro la paura e riuscì dunque a parare il colpo con il palmo della mano. Dopodiché, dando prova di grande maestrìa, partì subito al contrattacco nell'investire Tan con un poderoso manrovescio.
L'Ombra del Drago Nero accusò duramente l'attacco in pieno volto, con una smorfia di stupore negli occhi, ma sfortunatamente Lei aveva appena cominciato a scatenarsi.
Ora che le difese astrali di Tan erano state violàte, Lei poteva combattere il suo avversario in modo perfettamente umano. Per la prima volta, dopo tanti anni di vittorie conseguite allo stesso modo, Tan si ritrovò a sperimentare su di sé il dolore bruciante che solo una raffica di cazzotti può infliggere.
Mai qualcuno era riuscito ad annullare la sua invincibile tecnica.
E men che meno qualcuno era mai riuscito anche solo a sfiorarlo.
Lei Wulong, uomo dalle mille risorse, era riuscito laddòve innumerevoli maestri ed esperti di arti marziali avevano miseramente fallito.
Solo dopo averlo investito con tutta la sua furia, facendo di ogni pugno un doveroso riscatto al sangue e alla sofferenza della sua amata Chun Li, Wulong caricò tutto il peso del corpo all'indietro e si liberò di Tan con un calcio a gamba tesa in linea retta.
Tan fu sollevato verso l'alto, come se fosse senza peso, prima di atterrare miseramente al suolo.
Wulong si fermò un istante, giusto il tempo di riprendere fiato, convincendosi ingenuamente che la questione fosse ormai finita.
Tan si rialzò dolorosamente sulle ginocchia, con la bocca piena di sangue e una luce di follìa negli occhi, furioso per aver subito una simile umiliazione.
Wulong aveva appena firmato la propria condanna a morte.
Tale affronto non poteva restare impunìto, a qualsiasi costo, e l'orgoglioso guerriero criminale era deciso a vendicarsi nel modo più atroce possibile.

- Questa prodezza le costerà molto cara, Wulong - sibilò minaccioso. - Sacrificherò il tuo corpo al mio drago e purificherò la mia anima col tuo sangue!

Come ebbe pronunciato queste parole, Tan tirò fuori di tasca una bustina molto simile a quelle che aveva dato ai due fratelli Kai-shiek.
Solo che stavolta non si trattava di un semplice oppiàceo.
In quella bustina, la Polvere del Drago era stata tagliata con l'ingrediente ultimo contenuto nel sangue di Chun Li.
Prima che Lei potesse anche solo tentare di fermarlo, Tan aveva già aspirato il potente farmaco, acquisendo così il potere ultimo che tre secoli addietro era appartenuto al rinnegato Maestro Fu Xue Wang.
L'ondata di energia che si riversò nel suo corpo, riaccendendo il suo spirito combattivo con fiamme e vòlute di fumo entrambe nere come la pece, non era nemmeno lontanamente paragonàbile all'aura che aveva sprigionato solo pochi attimi prima.
Anche l'immagine del drago era diversa.
Quello che Wulong vide davanti ai suoi occhi, con suo grande stupore e sgomento,  altro non era che il vero aspetto di Tan e del drago dentro di lui.

- Sei pronto a morire, Wulong? - soffiò la creatura, emanando miàsmi pestilenziali ed un forte odore di zolfo misto a chissà quale altra sostanza combustibile e maleodorante. - Inghiottirò il tuo cuore mentre è ancora caldo e, quando avrò dilaniàto il tuo corpo in tanti piccoli pezzi, l'immagine di terrore e di morte scolpita sul tuo volto sarà il simbolo del mio trionfo... IL TRIONFO DEL GRANDE DRAGO NERO !!!

Ciò detto, l'essere gigantesco allungò l'orribile muso squamoso verso il cielo per poi riversarsi addosso a Wulong con la stessa potenza di un fulmine.
Gli occhi della creatura brillavano intensamente di odio, mentre le sue fauci cercavano di addentare Lei in tutti i modi, quasi che intendesse davvero sbranarlo.
Wulong era sconvolto.
Per quanto Pan Quan avesse cercato di prepararlo, nessun essere umano poteva dirsi pronto a qualcosa del genere.
Quel drago non era una semplice manifestazione, dovuta all'aura straordinariamente elevata di un guerriero, bensì un mostro di oscurità impossibile da colpire.
Non si poteva sconfiggere un essere del genere.
Il povero Lei non aveva alcuna possibilità di cavarsela, questa volta. Il drago lo avvolse interamente nelle sue spire, stracciàndogli le vesti e incombendo su di lui senza pietà, scaraventandolo a terra solo quando ormai il suo corpo ferito e sanguinante era prossimo alla morte.
Lei ricadde al suolo, quasi senza neppure sentire il duro impatto con il pavimento, ma non aveva la forza sufficiente per rialzarsi di nuovo.

- E'... E' finita... - mormorò. - Non... Non posso batterlo... non ci riesco!

Ora che Wulong era praticamente alla sua mercé, quella versione da incubo di Tan inarcò la lunga schiena contorta, prorompendo in una lunga risata di trionfo.
In quella, la mano inerte di Wulong incontrò qualcosa di tondo e solido all'altezza della cintura.
La fiaschetta che il Venerabile Pan Quan gli aveva dato, in previsione che lo scontro si rivelasse troppo duro per le sue capacità umane, era ancora lì.
Subito Lei rammentò le parole dell'anziano maestro.

- "Il segreto della forza è l'annullamento delle proprie inibizioni"...

Ripetendosi quella frase mentalmente, Wulong allungò le dita per prendere la fiaschetta con le ultime energie residue.
Pure ignorando di che si trattasse, conscio di non avere alternative, costui si arrischiò ad accostare alle labbra il misterioso liquido in essa contenuto.
Non appena le prime gocce gli scesero in gola, accendendogli fuoco e fiamme da tutte le parti, il povero Lei ebbe la sensazione di trovarsi in mezzo ad un incendio e che le sue carni si stessero consumando in una sorta di rogo funebre.
Ciononostante continuò a tracannàre il forte liquido dolciàstro, abbandonandosi ai fumi e ai vapori dell'alcool, dimenticandosi sia del dolore che della stanchezza.
quando la fiaschetta fu ormai vuota, Wulong era talmente sbronzo da non ricordarsi neppure come e quando l'avesse presa in mano.
La lucidità era svanita.
Tutto attorno a lui era avvolto da un velo sottile per la propria mente.
Persino il terrificante aspetto di Tan, anziché incùtergli la stessa disperazione di prima, gli suscitàva nullaltro che ubriaca indifferenza.

- Hic - singhiozzò, gettando via la fiaschetta con noncuranza. - Non... Non mi sento tanto bene... credo!

Il drago sembrava stupito di vedere Lei ancora in piedi... o meglio, "barcollànte" nel tentativo di stare in piedi.

- Ambarabà-ciccì-coccò - si mise a canticchiare Lei, sventolando forti e rapidi pugni al vuoto. - Tre civette sul comò, col dottore che cascò, e se casco o resto in pié mo' te spacco proprio a... TE !!!

 

continua )

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


- Beh, caro il mio lucertolone, ti comunico che sono...Hic!... abbastanza incazzato!

Subito dopo aver bevuto il cocktail "esplosivo" di Pan Quan Yu, il corpo sfinito di Lei pareva aver ritrovato forza e vitalità... al prezzo di una sbronza colossale.
Pur essendo abituato a bere, infatti, il liquido della fiaschetta lo aveva reso ciucco da far paura.
Ora che l'alcool gli attutìva le percezioni, annullando così i suoi freni inibitòri, Wulong non era più in grado di subire gli effetti delle emanazioni oscure che deformavano l'aspetto di Tan agli occhi di chiunque.
L'aria tra i due combattenti era intrisa di follìa.
Da una parte Tan, inebriàto dagli effetti del potente oppiàceo misto al sangue di drago prelevato da Chun Li, la cui aura oscura trascendèva ora i limiti di un normale essere umano. Mentre dall'altra Wulong, sotto l'effetto di quella formidabile sbòrnia, pareva addirittura più caricato e spavaldo che in condizioni normali.
L'orribile drago era scomparso, dissolto dai fumi della bevanda, e Lei poteva solo affidarsi ai propri sensi ovattàti per distinguere la solida e reale presenza di un avversario "umano" contro cui sfogarsi a sazietà.

- Dannato piedipiatti insolente - esclamò Tan furioso, chiamando a sé tutte le energie possibili per chiudere lo scontro una volta per tutte.

Dal braccio destro di Tan, grosse vampe di chì sotto forma di fuoco nero, srecciarono tutte in direzione dell'avversario.
Wulong le evitò con il minimo dei movimenti, semplicemente "dondolandosi da un piede all'altro, incurante dei lembi della sua veste che andavano a fuoco. Tan seguitò a scaricargli addosso i suoi attacchi, ben deciso a centrarlo, ma Lei si lasciò andare ad una specie di danza per schivarli: i piedi roteavano nell'aria, in una serie di piroette, troppo veloci per poterli distinguere ad occhio nudo; il corpo sembrava fatto di molle tanto elastiche quanto robuste, capaci di proiettarlo istantaneamente da un angolo all'altro, e anche se la sua veste era in fiamme... l'unica cosa in grado di interrompere i suoi velocissimi salti erano i rutti che riecheggiàvano sonori per tutta la stanza.

- Pardòn - borbottò Lei, battendosi il petto leggermente.

Intanto il combattimento proseguiva, senza esclusione di colpi, trasformando l'ambiente in una specie di grottesca anticamera dell'inferno.
A dispetto della furia omicìda di Tan, infatti, anche l'offensiva di Lei era considerevole.
L'Ombra del Drago Nero non riusciva neppure a vedere da che parte arrivavano i pugni e i calci che Wulong sferrava sempre più rapidamente. 
Scoordinati.
Senza controllo, eppure violenti e implacàbili, tanto che vi era persino da chiedersi chi dei due contendenti fosse maggiormente impazzito rispetto all'altro.

- Ne ho abbastanza di te - gridò Tan, rimettendo nel pugno una forza ed un'energia spirituale in grado di sbriciolare un muro come niente.

Wulong accusò il colpo solo parzialmente, mentre la parete alle sue spalle andò in pezzi con una pioggia di polvere e cemento, tuttavìa puntò i piedi sul pavimento per darsi la spinta e restituì una serie di pugni a tamburo che fecero barcollàre l'avversario dalla sorpresa.
Tan non riusciva a capacitarsene.
Possibile che Wulong fosse tanto forte da metterlo in difficoltà?
Come poteva la Polvere del Drago non sortìre l'effetto sperato, mettendo in ginocchio chiunque?
Neppure l'erede di Xiao Gong Ren era riuscita a sconfiggerlo, quando ancora non aveva neppure fatto uso della sostanza definitiva, e ora, a rigor di logica, doveva essere praticamente imbattibile...
Invece stava combattendo alla pari con la follìa disperata di un guerriero disposto a giocarsi il tutto per tutto.

- No, io non posso perdere - gemette Tan sgomento. - Non lo accetto, non lo accetto e non lo accetterò mai... MAI, io sono invincibile!

Così dicendo, gli occhi di Tan si fecero ancora più rossi di collera.
Stava quasi per affondare la propria mano nel petto di Wulong, onde trapassarlo da parte a parte, quando un'onda luminosa e ruggente alla sua sinistra gli si avventò addosso con la stessa velocità di un treno in corsa.

- Allora, Tan, ti è piaciuto?

Chun Li comparve improvvisamente sulla soglia, lo sguardo duro e fiammeggiànte come l'espressione del suo volto, pronta a scagliargli addosso nuovamente il suo micidiale cannone di energia spirituale.
Tan sbarrò gli occhi incrèdulo.
Possibile che quella fosse la stessa donna contro la quale aveva combattuto solo pochi giorni addietro?
Era completamente diversa.
L'aura che sprigionava adesso sembrava infatti rievocare in sé le antiche iconografìe, all'epoca in cui gli artisti erano soliti tramandare le gesta gloriose dell'imperatrice Xiao Gong Ren in battaglia.
Mai Tan avrebbe creduto di poter un giorno vedere coi propri occhi lo spirito guerriero e la forza prodigiosa di quella donna leggendaria.
Chun Li era la vera reincarnazione di Xiao Gong Ren.
Il sangue di drago scorreva limpido nelle sue vene, rendendola più che umana agli occhi dei suoi nemici, e il suo potere era la prova che nessuno poteva sconfiggerla in combattimento.

- Hic... - singhiozzò Lei, tuttora brìllo. - Chun Li, che... Hic... Che cavolo ci fai qui ?!?
- Pensavo ti servisse una mano - rispose la guerriera. - I due fratellini di sotto, non erano poi tutto questo granché: è bastato un colpo per atterrarli e, dopo averli ridotti a più miti consigli, Ginzo si è preso la briga di stenderli definitivamente!
- Maledetta puttana - sibilò Tan a denti stretti. - Ti ammazzo, vi ammazzo tutti... Sei mortaaa!

Chun Li strinse gli occhi, calcolando perfettamente il tempo e la distanza con l'avversario che le correva incontro, dopodiché modificò la propria posizione di guardia ed effettuò la sua micidiale raffica di calci a mezz'aria.
L'impatto fu violentissimo.
Tan, a sua volta, aveva infatti contrapposto una sforbiciata intrisa della sua micidiale aura oscura. Le due tecniche si scontrarono così una contro l'altra, rilasciando ovunque una fortissima tensione simile in tutto e per tutto a scintille elettriche, indebolendo la struttura portante dell'edificio che già minacciava di crollare miseramente su sé stesso.
Sul pavimento e sul soffitto presero a formarsi numerose crepe.
Né Tan né Chun Li intendevano cedere di un solo millimetro, le vene dei muscoli gonfie e tese per la dimensione titanica dello sforzo, e contemporaneamente si scambiarono un pugno a vicenda.
In quella, Wulong brontolò seccato.
- Ehi, Tan - esclamò. - Sono io il tuo compagno di giochi, te ne sei scordato?

Forse per un improvviso barlume di lucidità, o piuttosto per l'incontrollabile elevatura del suo spirito combattivo, l'aura di Wulong si fece ancora più intensa e vivida finanche ad estinguere le fiamme dai suoi vestiti.
Sia Tan che Chun Li, entrambi volgendo lo sguardo nella sua direzione, furono testimoni dell'incredibile metamorfosi che stava avvenendo proprio dinanzi ai loro occhi.
Wulong stava eseguendo alla perfezione i movimenti della Jì-Qiǎo, altrimenti detta "Tecnica dell'Ascensione Celeste", il cui scopo consiste essenzialmente nel riversare tutta la propria energia vitale in un unico colpo definitivo.
Il punto era che, sotto l'effetto dell'elisir di Pan Quan, lo spirito combattivo di Lei era aumentato spropositatamente.
Usando una tecnica del genere, avrebbe certamente potuto sconfiggere Tan... ma rischiando anche di annientare tutti coloro che si trovavano nelle immediate vicinanze.
Era abbastanza ubriaco, da poter commettere benissimo una fesserìa del genere.

- Wulong - strillò Chun Li. - Per l'amor del cielo... Non farlo!

Troppo tardi.
Abbandonandosi completamente alla totale esclusione dei cinque sensi, Wulong non poteva più né vedere né sentire.
Il suo corpo si era appena trasformato in un "ponte", attraverso il quale confluìre tutta la propria energia, e il bersaglio era... l'intera area circostante.
Chun Li non poteva sapere quello che sarebbe successo ma, in un disperato quanto inutile tentativo, si lanciò ugualmente verso Lei supplicandolo di fermarsi.
Le braccia della fanciulla si chiusero attorno alle spalle di Lei, riscuotendolo persino dalla sbronza, e costui si avvìde delle lacrime che Chun Li stava piangendo sul suo corpo.

- Chun... Chun Li - mormorò.

E proprio nello stesso momento, soffocando le parole che Chun Li stava appunto pronunciando in risposta, Lei rilasciò andare involontariamente l'energia e tutto si profùse in un'esplosione di luce accecante che avvolse ogni cosa...

***

- Beh - esclamò Chun Li, sforzandosi di sorridere. - Pare sia giunto il momento di salutarci...
- Già, sembrerebbe proprio - sospirò Lei tristemente.

Con l'arresto di Tan e la fine della Polvere del Drago, l'indagine poteva dirsi finalmente conclusa.
Con la sua ultima prodezza, nell'indirizzare istintivamente la colonna di luce verso l'alto, Wulong aveva richiamato l'attenzione di tutta Yuen Long. Gli elicotteri della polizia, rispondendo ad una tempesta di segnalazioni da parte dei cittadini, erano accorsi in massa sul luogo dell'esplosione come un nùgolo di zanzare.
Davanti ad un simile spiegamento di forze, gli uomini di Tan si guardarono bene dall'opporre anche la minima resistenza. Senza contare che, prima ancora che i poliziotti giungessero a circondare i resti dell'edificio da terra, Ginzo aveva già sfogato la propria rabbia lasciando ovunque segni tangìbili del proprio passaggio... e abbastanza di che riempire i letti dell'ospedale locale per un anno.
Tan venne portato via in manette, praticamente in stato confusionale, e si trovava tuttora sotto la supervisione del medico del carcere. Secondo la diagnosi, sarebbe rimasto a canticchiare "La vispa Teresa" in cinese, più o meno fino al giorno del processo... e forse anche oltre.
Più difficile, per Wulong almeno, sarebbe stato spiegare al suo capo il perché di tutto quel casino oltretutto durante il suo periodo di sospensione dal servizio. Fortunatamente però, Chun Li aveva messo a verbale ogni cosa, addossàndosi ogni totale responsabilità dell'accaduto.
In un certo senso, era un po' il suo regalo di addìo...

- Hai proprio deciso, allora - domandò Lei. - Non puoi proprio ritardare la tua partenza, neppure di un giorno o due?

Chun Li scosse il capo.

- Credimi, è meglio così - rispose. - L'Interpol ha già inoltrato il mio rientro ufficiale: a mezzogiorno dovrò incontrarmi coi miei superiori, per comunicare loro il rapporto sull'esito dell'indagine!
- Ti verrà data una promozione, allora!
- Non credo - ammise l'altra. - In realtà, contavo di attribuire tutto il merito all'efficienza dei colleghi di Hong Kong, che hanno saputo gestire brillantemente la situazione, nonostante alcune mie decisioni arbitràrie del tutto discutìbili...
- Perché, Chun Li - scattò Wulong rabbiosamente. - Davvero pensi che una medaglia, o una stretta di mano di qualche pomposo tacchino dell'Interpol, possa rendermi meno amara la pillola?

Silenzio.
Subito Wulong si rese conto di quanto ingiusta ed inopportuna fosse la sua reazione.

- Scusami - mormorò. - Non volevo...
- Non importa - lo tranquillizzò Chun Li. - Dispiace ad entrambi, lo sappiamo, ma non è possibile diversamente!

Wulong annuì, sia pure malvolentieri.

- E' giusto - disse. - In fondo, tu hai la tua vita e io la mia: entrambi serviamo la Legge, ma su strade diverse!
- Wulong, io...
- No, lo capisco - tagliò corto Lei. - E' vero, prima ci salutiamo, prima ci toglieremo entrambi un grosso peso di dosso!
- Non è stato un peso... conoscerti, intendo!
- Già... Anche per me!

Non potendo più trattenersi oltre, Chun Li annullò d'istinto la distanza tra loro, per baciarlo dolcemente sulle labbra.
Wulong l'abbracciò teneramente, quasi sperando che il tempo si fermasse in quel preciso istante, ma sapeva benissimo che quel bacio così bello e autentico era anche... l'ultimo.

- Non ti dimenticherò mai, Wulong, voglio che tu lo sappia!
- Neanch'io - promise Lei sincero. - Ti auguro tanta fortuna, Chun Li, ne avrai bisogno!
- Anche tu - osservò l'altra con una smorfia. - Non sei immune dal cacciarti nei guai e, a meno che non trovi una soluzione, rischi davvero grosso... come di non trovare più le tue mutande, in tutto quel caos, per esempio!
- Spiritosa - sussurrò Lei velenoso. - E tu, chi mi garantisce che non ti prenderai un'altra sbronza, come la sera del ricevimento?
- Brutto bugiardo - sbuffò Chun Li, dandogli un leggero colpetto sulla spalla. - Avevi promesso di non ricordarmelo!
- Uhmmm... Non lo so, non ricordo!

Purtroppo il sorriso era breve.
Il rimpianto invece, davanti a loro, era molto più lungo.
Chun Li doveva seguire il proprio dovere e i propri obiettivi, così come Wulong, e questo imponeva ad entrambi una scelta molto dolorosa ed una ancor più dolorosa e difficile rinuncia.
Per quanto fossero innamorati, non potevano lasciarsi alle spalle i rispettivi giuramenti, solo per seguire i propri istinti.
Wulong doveva ancora risolvere la sua questione personale con Mishima.
Chun Li aveva ancora il suo conto aperto con Bison.
Nessuno dei due avrebbe mai rinunciato alla propria vendetta, solo perché il cuore soffriva all'idea di separarsi l'uno dall'altra...
Era una questione d'onore!
Il volo di Chun Li era già stato annunciato sul tabellone.
La fanciulla prese la valigia e si voltò in direzione dell'hangar-passeggeri.
Wulong rimase fermo ad osservarla, costringendosi a non seguirla, ciononostante non poté proprio trattenersi dal porle l'ultima domanda.

- Chun Li - gridò. - Tornerai... un giorno?

Chun Li si voltò lentamente, sorridendogli malgrado la luce triste e malinconica nello sguardo.

- Forse - disse. - Solo chi muore non si rivede!

Quella frase suonava come una promessa, piuttosto che come una speranza.
E Wulong l'avrebbe ricordata sempre come tale, proprio come quel dolce sorriso luminoso sul suo volto, poiché sempre l'avrebbe amata con tutto sé stesso.

FINE

 

***

 

RINGRAZIAMENTI:

 

E dopo mesi di attesa, anche questa storia giunge finalmente alla sua conclusione.
E' stata una bella esperienza, nonostante le notti in bianco e le varie imprecazioni, e tutto sommato mi ritengo piuttosto soddisfatto.
Ringrazio principalmente il mio amico Alfonso, cui devo proprio l'idea e lo spunto da cui ha origine questo "esperimento" della Wulong/Chun Li. Non essendo io un patito della serie di TEKKEN, infatti, dubito che mi sarebbe mai venuto in mente un simile accostamento. C'è voluta un po' di pazienza ma, agevolato dalle mie infarinature nel genere dei "picchiaduro", ho cercato di mantenere perlopiù credibile la natura dei protagonisti. Con buona pace degli innumerevoli appassionati di Street Fighter Tekken, alcuni probabilmente delusi e risentiti dal fatto che io abbia "toccato" personaggi e contesto, ma questa avventura nasce come una fanfiction e termina appunto come tale... Senza pretese, né seghe mentali di sorta, eccetto il puro e semplice intrattenimento.
Ringrazio coloro che hanno seguito/commentato questa storia, dentro e fuori dal sito, mostrando un'interesse che ( sinceramente! ) non credevo neanche possibile.
Verso il tredicesimo capitolo, circa, mi sono arrivate infatti oltre duecentotrenta e-mail di gradimento... e di ciò, mi confermo tanto riconoscente quanto commosso.
Alcuni/e, pur non concordando con le scelte narrative, si sono detti/e interessati/e al soggetto e oltremodo curiosi/e di sapere come sarebbe andata a finire.
L'attesa volge dunque al termine, almeno per quanto mi riguarda, e forse lascia anche parecchio amaro in bocca.
Che dire?
Mi sembrava la soluzione più ovvia - per non uscire sia dall'una che dall'altra parte - e chi non è d'accordo, eventualmente, può anche provare a ri-scriverla per conto proprio... Nessuno glielo impedisce, intendiamoci, ognuno/a è liberissimo/a di fare come meglio crede.
E' questo il bello del fanwriting: "niente è fermo nel tempo, niente è immutàbile, dove le idee tornano e si ripropongono evolvendosi continuamente"... per come la vedo io, almeno.
Chi non è d'accordo... Bah, opinioni, per carità!
Non me ne frega niente, questo è ovvio, ma sono opinioni.
Che altro volevo dire?
Mmm...
Ah, certo: ovviamente un caloroso saluto e un abbraccio a tutti/e, che pure vi siete soffermati/e a leggere fin qui, e arrivederci su qualche altra storia futura.
A presto!

 

 

DAVID BIZZARRI

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