John & Mary - la storia di un amore impossibile

di lollipop 2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Intro: Salve gente. Si sono sempre io, colei che non fa altro che pubblicare storie su storie, abbiate pazienza, ma io ho fin troppa fantasia, devo pur sfruttarla in qualche modo. XD
Anyway, ho voluto accogliervi con questa breve introduzione per spiegarvi cosa mi ha spinto a realizzare questa storia.
Ebbene, ultimamente l'unico canale tv in grado di carpire la mia attenzione è Real Time, tra i suoi programmi ce ne è uno che mi ha incuriosita molto. Parla della cultura zingara e di come in America e in altri paesi europei essa si sia evoluta e "civilizzata". Ho carpito da quel programma ciò che mi interessava e ho deciso di crearne un storia aggiungendovi una mia personalissima visione.
Bene, ora, senza ulteriori indugi, vi lascio alla lettura di questo primo capitolo, spero possa piacervi e divertirti quanto a me. A più tardi. ;)

 



Capitolo 1
 
<< John cazzo. Apri questa porta! >>
Mi lavo il viso per poi guardare il mio volto stanco riflesso nello specchio, mentre mia sorella Jenny non smette di battere i pugni contro la porta.
Che famiglia di matti!
<< John, mi scappa la pipì… >>
Stanco delle continue lamentele dei miei familiari, mi asciugo velocemente il viso per poi aprire la porta del bagno.
Come una scheggia Peter si fionda in esso, per poi calarsi i pantaloni senza alcun ritegno, a dispetto del nutrito gruppo di fratelli e sorelle che accalcano la soglia del bagno.
Cosa potevo aspettarmi da una peste di soli 5 anni!
<< Forza John andiamo, l’incontro inizia tra solo due ore, hai bisogno di scaldarti. >>
Infilo la giacca e salgo sul fuoristrada, mio padre, il “temibile Billy”, ingrana la marcia… Pochi minuti ed arriviamo alla palestra.
Mio padre ha faticato tanto per mettere su questo posto, per un pugile come lui, infortunarsi nel fiore dell’età, è stato un duro colpo. Lui però non si è mai perso d’animo, si è rimboccato le maniche e a suon di letame da spalare, nel corso degli anni ha racimolato il denaro necessario per aprire questa palestra.
Io a soli 17 anni sono uno dei suoi pugili migliori, il “temibile Billy” rivede se stesso in me.
Infilo i guantoni e salgo sul ring. Mio padre mi infila nella bocca il paradenti…
Noi gipsy ci teniamo all’aspetto fisico!          
Incasso uno, due colpi. Il mio avversario è forte ed’ è molto più alto di me, ma è lento e questo mi favorisce. A bordo ring mio padre mi suggerisce le mosse da infliggergli…
<< Un gancio, diritto sul viso figliolo… Usa la tua velocità. >>
Faccio ciò che mi dice e finalmente riesco ad avere la meglio. Pochi minuti e la campanella suona.
Si aggiudica il match: John Evans. Col microfono alla bocca, il presentatore dell’evento annuncia il mio nome. Il nome del vincitore.
<< Evviva… Bravo John… >>
Andrea mi salta al collo abbracciandomi, ad ogni incontro che mi vede vincitore, la mia famiglia organizza un corteo di benvenuto. Musica, alcool e palloncini, in perfetto stile gipsy.
<< Hey molla l’osso sorellina. >>
Scarico Andrea per poi strappare dalle mani di mia sorella Brece una coppa di champagne.
<< Hey, tu non sei troppo giovane per bere? >>
Mi fa una linguaccia per poi sbuffare, bevo per poi lasciarle una goccia nel bicchiere.
Finiti i festeggiamenti, c’è la consueta fila al bagno… Io sono il quarto, in ordine di età.
Esco dalla doccia e mi asciugo velocemente, sento già il rumore del piede di Brece che frenetico batte sul pavimento, fuori dalla porta del bagno.
Infilo i miei box e ancora con i capelli bagnati, lascio campo libero alla mia sorellina.
Continuando a strofinarmi l’asciugamano sul capo, arrivo nel salotto e sento il vociferare di mia madre e di mia sorella Jenny.
<< Sarà il matrimonio del secolo… >>
<< Tutta la comunità gipsy ti invidierà tesoro! >>
Mancano solo tre giorni al grande matrimonio. Mia sorella Jenny convolerà a nozze con Louise Tarner un nostro cugino di terzo grado.
Anche se ha solo 19 anni Jenny è tra le più vecchie a sposarsi nella nostra famiglia.
Sono nato in una comunità gipsy, mio padre come mia madre era uno zingaro, un nomade. Da giovane si spostava di città in città, per tutta l’Europa. Quando poi però conobbe mia madre e si sposò con lei, decise che era arrivato il momento per lui di fermarsi e di metter su famiglia.
Comprò una roulotte e dopo solo un anno di matrimonio, nacque Jenny.
Mia madre aveva solo 17 anni quando si sposò.
Due anni dopo Jenny, nacqui io e poi di seguito arrivarono Brece, Malcom, Andrea ed infine Peter.
Si, siamo una grande e felice famiglia!
Noi gipsy abbiamo una cultura particolare, i nostri festeggiamenti come un matrimonio, ma anche un semplice compleanno… Non possono restare privati, vanno necessariamente condivisi con la comunità. Un matrimonio per i gipsy diventa un vero e proprio evento, bisogna fare del proprio meglio perché tutti si divertano e ne parlino ad oltranza e Jenny spera in questo. Vuole che le sue nozze siano più chiacchierate di quelle della nuora della nostra regina.
<< Hey John, che ne dici di questo papillon rosa. Ti donerebbe. >>
<< Scordatelo Jenny, è già umiliante per me dover indossare del rosa alle tue nozze, figuriamoci se potessi indossare un ridicolo papillon. >>
Gli lancio l’asciugamano umido in pieno viso, guastando il suo trucco.
<< Mamma guarda, John mi ha rovinato il make-up. >>
<< Non capisco perché continui a truccarti prima di andare a letto… Speri che Louise si arrampichi alla finestra della tua camera come il più romantico dei Romeo? >>
<< E chi sarebbe questo Romeo?!? >>
Che ignorante!
Scuoto il capo e lascio lei e nostra madre alle loro chiacchiere tra donne, per poi tuffarmi sul mio letto.
Sopra di me il letto di Malcom non fa che cigolare…
Ah, stupido ragazzino!
<< Malcom piantala con quelle riviste porno! >>
<< Hey John, non è come pensi fatti gli affari tuoi. >>
Sorrido e incrocio le braccia dietro al capo. Assorto nei miei pensieri, intravedo la figura di Andrea che passa dinanzi alla porta della mia camera, ha tra le mani un libro, cosa rara in questa casa.
<< Hey scricchiolo che leggi? >>
<< E’ una brano di letteratura, devo spiegarlo domani in classe. >>
<< Che noiaaa! >>
Do un calcio al letto di Malcom, in modo da farlo smettere di blaterare.
Noi gipsy siamo esonerati dallo studio, ritenuto dalla nostra cultura solo una perdita di tempo.
Andrea come Peter sono gli unici nella nostra famiglia che ancora la frequentano, ma alla piccola Andrea manca solo un anno, prima che i miei genitori la ritirino.
A 10 anni infatti, le bambine gipsy abbandonano la scuola per iniziare a vivere come una futura e perfetta mogliettina, dedita esclusivamente ai lavori domestici.
La guardo ancora un po’ mentre si perde tra le righe del suo libro, Andrea adora andare a scuola, è perfettamente amalgamata ai così detti gorge, i non gipsy.
Mi addormento guardandola…
Il fatidico giorno è finalmente arrivato.
Indosso il mio smoking nero e l'immancabile camicia rosa.
Salgo in macchina con cugini e parenti vari ed arrivo in chiesa.
Dopo ben un ora di attesa, Jenny fa il suo ingresso al braccio di nostro padre, stretta nel suo abito bianco e rosa arriva sull'altare.
Mio Dio, con quel vestito così pomposo somiglia ad una meringa!
Vi dichiaro marito e moglie. Le parole del prete risuonano come un sollievo per me.
Ho davvero bisogno di disfarmi di questi abiti.
Arriviamo al locale e tutto è addobbato con fiori e farfalle rosa, in perfetto stile gipsy.
Mi disfo della giacca e della camicia ed inizio a dimenarmi al centro della pista da ballo insieme agli altri gipsy ubriachi.
<< Attenzione gente attenzione... C'è una sorpresa per tutti voi. >>
In piedi su di una sedia, Jenny coglie l'attenzione di tutti.
Cosa si é inventata adesso?
Ad un tratto parte una musica latina e nella sala appaiono dei ballerini mezzi nudi. Qualche movimento, prima di fare spazio ad una luce, dalla quale compare una ragazza. Lunghi capelli neri e profondi occhi nocciola, curve abbondanti e sinuose.
Ogni suo movimento carpiva la mia attenzione.
Mi faccio spazio tra la folla che accalca il palco, sino ad arrivare li d'avanti a lei.
La guardo ballare, il suo sguardo sembra felice ed il suo corpo sembra quasi raccontare una storia.
La musica finisce e una donna alta ed esile dai capelli corti color nocciola, si avvicina ai ballerini, sussurrando loro qualcosa... Tutti iniziano ad avvicinarsi a noi invitati, tutti tranne lei.
Vedo la tizia dai capelli corti avvicinarsi alla ballerina. Le due discutono animatamente... << Non sono un’intrattenitrice Charlotte, io sono una ballerina. >>
<< Bhe ora farai anche l'intrattenitrice! >>
La ragazza viene spinta, finendo tra le mie braccia. Sorride appena per poi iniziare a ballare con me.
Cavolo quanto è bella!
La stringo a me facendo aderire i nostri corpi. Occhi negli occhi, quasi riusciamo a comunicare con lo sguardo.
I miei occhi verdi si mescolano ai suoi nocciola.
<< Scusami ma non posso. >>
Si disfa di me con una leggera spinta per poi andare a prendere il suo zaino ed imboccare l'uscita. Charlotte, la loro manager, la frena afferrandola per un braccio.
<< Dove credi di andare? >>
<< Non sono adatta a questo Charlotte mi dispiace, io voglio solo ballare. >>
 << Se te ne vai, dimenticati di avere un lavoro. >>
Senza batter ciglio, la ragazza esce dal locale. Sorrido per poi seguirla.
Tutti erano impegnati nella "presa", tipico rituale gipsy di abbordaggio.
I ragazzi trascinano le ragazze più carine nel parcheggio del locale e non mollano la presa finché non ottengono ciò che vogliono.
Questa é una "regola" gipsy che mi piace in modo particolare!
<< Hey bellezza, perchè non ti unisci a noi? >>
Alcuni dei miei cugini ubriachi importunano la ragazza, ostruendole il passaggio.
<< Thomas, Erik, perchè non la piantate... >>
Intervengo, in modo tale che la ragazza possa andarsene.
La seguo...
<< Hey, dovresti almeno ringraziarmi. >>
Si volta a malapena e bisbiglia fra i denti un grazie.
<< Potresti dirmelo in modo più convincente. >>
Si volta nuovamente verso di me, è irritata. Il vento gelido di Londra accarezza le nostre braccia nude.
Pessima idea uscire dal locale senza giacca!
<< Cosa vuoi da me? >>
<< Voglio sapere il tuo nome. >>
Le sorrido malizioso.
<< Mary. >>
Quasi mi sussurra, per poi voltarsi e andare via...
<< Io sono John, piacere di conoscerti Mary! >>
Urlo, mentre la guardo andare via.
Ha proprio un bel culo!

 




Saaalve gente e buona epifania a tutti voi.
Mentre mangio cioccolata sono quì a pubblicare il primo capitolo della mia nuova ff orginale romantica.
Spero che questo primo capitolo abbia carpito la vostra attenzione.
Attendo qualche vostro, anche piccolo, commento.
A presto!

 
P-S = ringrazio foreverwithyou per il banner ;)
Kiss-Kiss. lollipop 2013
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Capitolo 2
 
Lascio che l’acqua mi scorra copiosa sul capo, mi insapono il petto e l’odore del bagnoschiuma alla lavanda mi penetra nelle narici.
Mi risciacquo per poi uscire dalla doccia. Mi infilo il mio accappatoio e come di consueto, resto a fissare per un po’ la mia immagine riflessa nello specchio.
C’è silenzio in casa… Che strano!
L’assenza di Jenny si sente, è via da casa ormai da una settimana. Dal giorno delle sue nozze.
Non ricordo molto di quella sera. L’alcool, che scorreva a fiumi, ha offuscato i miei pensieri.
Solo una figura continua a ritornarmi in mente… Lei, Mary.
Non riesco a togliermi quella ragazza dalla testa!
Mi passo velocemente un asciugamano sul capo per poi infilare i miei box ed uscire dal bagno.
Tutti sono in soggiorno, ridono guardando la tv.
Sgattaiolo sul retro e senza farmi vedere, mi accendo una sigaretta. Poggio il capo alla parete, ed inizio a fissare il cielo.
Il locale notturno alla fine della strada apre. Me ne accorgo perché la musica si ode da qui… Riesco a sentire una musica latina e un sorriso smuove le mie labbra che sanno di tabacco.
Un altro tiro alla mia sigaretta e poi il mio pensiero torna a poggiarsi su quella ragazza… Sul suo conturbante corpo, sul suo dolce ma sensuale sorriso e su quei suoi profondi occhi castani da cerbiatta.
Sospiro, so che non dovrei pensare a lei, non mi è concesso. Ma sono un uomo e la smania di poter possedere una ragazza tanto bella, ha la meglio su di me.
<< John! >>
Sento mio padre chiamarmi, getto il mozzicone di sigaretta che ormai si sta spegnendo tra le mie dita, e rientro in casa.
<< John, domani abbiamo gli allenamenti alle 9.00, quindi riposati. Non voglio vedere le tue palpebre chiudersi neanche per un secondo domattina. >>
Faccio un cenno di intesa a mio padre per poi dirigermi verso la mia stanza… La voce di mio padre frena il mio passo…
<< Ah, John, smettila di fumare! >>
Sorrido e gli strizzo l’occhio.
E’ mattino. Vengo svegliato dai miei rumorosi fratelli:
Malcom e Peter litigano, facendo uso del loro solito linguaggio volgare.
Brece fa su e giù per la casa, facendo sfoggio di tutto il suo guardaroba, Andrea invece, continua a leggere quei suoi stupidi libri a voce alta.
Guardo l’ora sulla sveglia poggiata sul comodino, segna le 7.00.
<< Maledizione ragazzi, è l’alba… uscite da questa stanza. >>
Urlo come un forsennato, prendendo di peso i miei fratelli per gettarli fuori dalla stanza, per poi sbattere la porta dritta sui loro volti.
<< John apri, ho bisogno dei miei vestiti, devo andare nei campi con lo zio Jim. >>
Malcom prende a pugni la porta, ma ignoro le sue lamentele…
Ormai il mio sonno però è interrotto. Gli apro, ma solo perché deve andare a lavorare.
Lascio entrare Malcom e mi ributto sul mio letto, affondando la mia testa sul cuscino.
Malcom si arrampica e di fretta prende i vestiti dal suo letto, lasciando cadere qualcosa sul mio braccio, che penzola al di fuori della mia branda.
Apro gli occhi e vedo cosa mi è caduto addosso…
Cazzo che pervertito!
Raccolgo il giornalino pornografico dal pavimento ed inizio a sfogliarlo svogliatamente, poi ad un tratto mi viene da soffermarmi su una pagina… Su di essa figura l’immagine di una splendida ragazza mora dalle curve vertiginose. Somiglia molto a…
Scuoto il capo per liberarmi dai miei aridi pensieri, vorrei che anche il mio corpo potesse farlo!
Ho bisogno di una doccia fredda! 
Sono le 9.00, di certo la palestra mi aiuterà a smaltire tutta questa adrenalina che mi circola in corpo.
Una, due ore di incessante allenamento, tra scatti, impostare la guardia e i tiri al sacco, ogni singolo muscolo del mio corpo mi duole.
<< John figliolo, per oggi hai finito, torna a casa e di a tua madre di prepararmi qualcosa di buono per cena. >>
<< Pollo con patate, il tuo piatto preferito. >>
Mio padre mi da una pacca sulla spalla e torna dai suoi allievi. Mi soffermo al mio armadietto e vi appendo i miei guantoni.
Respiro in modo affannato per poi  scrocchiarmi il collo, poggio le braccia sull’armadietto per riposarmi un po’… Spontaneamente volto il capo, poggiando lo sguardo sull’enorme vetrata che da sulla strada.
<< Cosa… >>
Cazzo, ora ho anche le visioni!
Vedo la figura di quella ballerina, Mary, passare dinanzi alla vetrata della palestra.
Scuoto il capo, anche se non sono del tutto convinto che non sia lei.
Con uno scatto veloce mi precipito fuori dalla palestra ed inizio a seguire quella ragazza.
Ad un tratto lei si volta e finalmente riesco a vederle il viso… E’ proprio lei!
<< Hey, Mary… >>
Corro sino a raggiungerla.
<< Ciao, ti ricordi di me? >>
Mi guarda in silenzio per qualche istante, fino a riconoscermi… Lo noto dalla sua espressione.
<< Cosa vuoi da me? >>
<< Niente, voglio solo fare amicizia… >>
Scuote il capo per poi aumentare il passo. Non demordo, continuo a seguirla, raggiungendola nuovamente.
<< Senti coso --- >>
<< John. >>
Sbuffa e si sofferma ad un passo da me…
<< Senti, John. Lasciami in pace e smettila di seguirmi. >>
Faccio orecchie da mercante e continuo a girargli intorno.
<< Sai, mi piacerebbe vedere un altro dei tuoi balletti… >>
<< Mi dispiace, ma io non ballo più! >>
Assumo un espressione sconcertata, vorrei farle qualche altra domanda in merito, ma noto la sua espressione addolorata e decido di cambiare argomento.
<< Non hai intenzione di lasciarmi in pace vero? >>
Scuoto il capo sorridendo…
<< Esattamente. Ma sarei disposto a farlo se mi dai il tuo numero di telefono. >>
<< Scordatelo! >>
<< Bhè allora dovrò seguirti sino a casa. >>
<< Mi dispiace deluderti John, ma non sto andando a casa. >>
Mi sorride beffarda…
La vedo imboccare la via che conduce al centro di Cardiff, quella è una zona vietata per noi gipsy. Lì ci sono troppi gorge che non hanno simpatia verso di noi.
Rallento il passo, quasi fermandomi.
Addentrarsi in quella zona da soli è da pazzi!
Mary si accorge del mio rallentare e si sofferma con me, per poi guardarmi.
<< Ti sei arreso, finalmente! >>
Scuoto il capo e l’indice…
<< Mi chiedevo solo quale fosse il modo migliore per te per ripagarmi… >>
<< Ripagarti? E per cosa… >>
<< Al matrimonio, ti ho liberata da quei due zoticoni… Dovresti almeno offrirmi una cioccolata. >>
Ci pensa su un po’, poi si avvicina a me e mi lascia un bigliettino da visita…
<< Se proprio vuoi una cioccolata, vieni in questa caffetteria. >>
Mi strizza l’occhio per poi iniziare a correre e sparire tra i vicoli freddi e nebbiosi di Cardiff.
La guardo svanire, poi chino il capo verso il bigliettino che ancora stringo tra le mani… Classic-Lounge-Bar. Sospiro e scuoto il capo…
Oh, perfetto!

 

.


Ecco a voi il secondo capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito ed inserito la storia tra seguite e preferite.
Grazie mille a tutti.
Spero che anche questo capitolo possa essere di vostro gradimento.
Lasciatemi qualche vostro parere e se avete tempo passate nel mio nuovo " esperimento " 

Crazy Stupid Moody Love.
 
 P.S=  ringrazio bieberpoint per questo magnifico banner. Thanks Maknae
 
Kiss-Kiss. lollipop 2013
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3
 
Esco dalla doccia dopo un massacrante allenamento, arrivo al mio armadietto e tiro fuori i miei jeans. Da una tasca scivola via il bigliettino da visita lasciatomi da Mary...
Aish, doveva proprio trovarsi li quel bar!
Mi giro e rigiro quel bigliettino tra le mani. Poggio la testa all’armadietto, spingendo la fronte con il gelido metallo, in modo da spazzare via i pensieri inopportuni che vi passano.
Saluto il resto della crew ed esco dalla palestra, infilo le mie cuffie nelle orecchie ed inizio a camminare.
A metà strada mi volto e in lontananza intravedo il centro di Cardiff.
Mancano un poco all’ora di sera ma il sole ancora non tramonta. La gente se ne va a passeggio per le vie della città.
Un clacson mi risuona nelle orecchie, facendo scemare i miei pensieri.
Cavolo, mi sono fermato al centro della strada!
Mi porto sul marciapiede e riprendo a camminare, ogni mio passo però è sempre più lento.
Devo tornare indietro!
Ogni cosa di quella ragazza mi attira a tal punto da portarmi a fare una grande stronzata.
Passo dinanzi alla palestra, fuggo via a passo veloce in modo che nessuno dentro possa vedermi.
Pochi passi e varco quel limite, quello che divide noi gipsy dai gorge.
Più cammino e più il mio cuore pulsa all’impazzata…
Non mi sono mai trovato da solo in territorio nemico…
Eccomi sull’angolo dove qualche giorno fa ho lasciato Mary, mi guardo intorno e vedo solo vecchietti che passeggiano sotto braccio, mamme con passeggini e giovani alla fermata del bus.
Respiro e poi volto l’angolo. La vedo, l’insegna del Classic-Lounge-Bar, non è lontana.
Aumento il passo e finalmente arrivo. Sbircio dalla piccola vetrina posta sul lato del locale, guardo i tavoli e poi, finalmente, la vedo.
Mary è dietro al bancone, indossa una camicia bianca che lascia intravedere il suo formoso seno, su di essa un piccolo gilet nero, dove vi è appuntata una targhetta…
Mi ha dato appuntamento al suo posto di lavoro… Che bello!
Entro e la campanella posta sulla porta, annuncia a tutti il mio ingresso.
Mary si volta, staccando gli occhi dalla macchina per il caffé, per guardarmi.
Sorride appena, non è sorpresa di vedermi li.
Io invece sono molto sorpreso da me stesso, dalla mia stupidità!
Mi avvicino al bancone, poggio il borsone a terra e mi siedo sullo sgabello proprio di fronte a lei.
<< Ciao, cosa ti servo? >>
Mary poggia le mani sul bancone e mi guarda quasi con sguardo divertito.
<< Una cioccolata grazie, offerta da te. >>
La guardo sorridendo mentre scuote il capo, poi si volta, prende un vassoio e va a servire il tavolo numero due che non cessa di chiamarla.
La guardo mentre si barcamena tra i tavoli, stretta nei suoi aderenti pantaloni neri, le guardo il culo, immaginando ciò che lo copre sotto a quei pantaloni.
Dopo pochi istanti rientra dietro al bancone ed inizia a preparare la mia cioccolata.
<< Fa attenzione, è bollente… >>
Mary mi porge la cioccolata con sorriso beffardo.
Rido mentre la guardo lavorare, poi chino il capo ed inizio a soffiare nella tazza che mi è d’avanti.
La campanella sulla porta risuona di nuovo, resto con lo sguardo fisso sulla cioccolata, senza voltarmi a vedere chi ha messo piede nel locale.
Sott’occhio vedo una o più ombre avvicinarsi al bancone.
<< Ciao zuccherino, oggi sei di buon umore per darmi un bacio… >>
Un ragazzo alto e dai capelli ramati si sporge oltre il bancone infastidendo Mary.
<< Piantala Scott e ritorna al tuo posto. >>
Con una leggera spinta sulla spalla, Mary caccia il ragazzo al di la del bancone.
<< Acida come sempre! >>
Bevo la mia cioccolata e con la coda dell’occhio guardo Mary.
Lavora sodo, me ne accorgo dal rossore sul suo viso dovuto al calore e al fare su e giù per il locale.
La coda, alta e stretta, cinge i suoi capelli. Qualche ciuffo però sfugge e le penzola dinanzi al viso, infastidendola.
Col gomito della mano impegnata, Mary lo sposta, cercando di fermarlo dietro all’orecchio, ma non riesce.
Prendo spunto dal gorge rosso e mi sporgo dall’altro lato del bancone e con una mano, libero Mary dalla ciocca di capelli che la stava facendo impazzire.
Lei si volta e mi guarda, quasi sorpresa da quel mio gesto.
<< Ecco fatto. >>
Le sorrido e torno a sedere al mio posto. Vedo le guance di Mary arrossire notevolmente…
Non credo sia per il troppo lavoro!
Sorrido nuovamente chinando il capo in basso.
<< Hey tu… >>
La mia attenzione viene carpita da una voce roca ed irritante.
Mi volto e mi ritrovo di fronte il tizio dai capelli rossi che poco prima infastidiva Mary.
<< Tu non sei di Cardiff vero? >>
Ci risiamo…
Mi alzo in piedi e solo ora mi rendo conto di quanto sia alto questo tizio pallido.
<< Cosa vuoi? >>
Non mi lascio intimorire, mi avvicino a lui, ad un palmo dal suo viso.
<< Hey Scott, questo è John Evans. E’ uno di quei sporchi gipsy. >>
Non c’è un gorge che non sappia il mio nome!
 << Cosa hai detto stupido gorge… >>
Prendo il tizio basso col bavero della camicia e lo tiro verso di me.
<< Hey, se dovete fare a botte andate fuori dal mio locale! >>
Il proprietario del Classic-Lounge-Bar, urla, intimandoci di uscire.
Se uscissi ora dal bar, insieme con questi quattro ragazzi, sarei spacciato. I gorge non combattono mai uno contro uno, sarei da solo ad affrontarli.
<< Capo, il mio turno è finito, vado via. >>
Sento la voce di Mary come un eco lontano, pur avendola a pochi passi da me. Il mio sguardo è duro e vigile, puntato sui miei nemici.
<< Andiamo. >>
Mary stringe la mia mano, trascinandomi via.
<< Che fai? >>
La fermo, poco distante dal bar…
<< Salvo il tuo bel faccino da pesanti ed incessanti pugni. >>
La guardo e solo ora mi rendo conto di quanta tristezza nascondono i suoi occhi.
<< Smettila di guardarmi come un idiota. Su andiamo prima che quei tizi ci raggiungano. >>
Camminiamo per un po’ fino ad arrivare a pochi passi dalla palestra. In silenzio senza parlare, continuando a tenerci mano nella mano.
Non mi era mai successo prima. Non ero mai stato tanto vicino ad una gorge. Si me ne sono portate tante a letto di gorge ma nessuna è come Mary, e di certo non ho mai stretto la mano a quellecon cui trascorrevo una piacevole serata.
<< Hey cazzone di un gipsy. >>
Mi fermo di colpo e con me Mary. Mi volto lentamente e li vedo, il rosso e la sua combriccola.
Si avvicinano a passo veloce… Sento la mano di Mary tremare nella mia.
Mi volto e guardo il suo viso spaventato.
<< Smettila Scott, va via. >>
Difende me quando dovrei essere io a difendere lei.
Mentre la guardo mi accorgo che poco più avanti di lei c’è la vetrata della mia palestra…
Mi si accende una lampadina.
Inizio a camminare anch’io, trascinando Mary con me.
Pochi passi prima di soffermarmi sull’uscio della porta, sulla mia testa pende una scritta: Billy Gym.
<< Venite nel mio mondo stupidi gorge. >>
Sorrido beffardo mentre li guardo rallentare per poi fermarsi a pochi metri da me.
Nessun gorge mette piede nella zona dei gipsy. Sono troppo codardi!
<< Non finisce qui John Evans. >>
Minacce, minacce. Mando loro un bacio con la mano mentre li guardo andare via.
<< Dovrei andare anch’io >>
Mary sfila via la sua mano dalla mia per poi guardarmi.
<< Sono anch’io una gorge, non posso restare qui. >>
Chino il capo, le sue parole hanno senso. I miei genitori e gli altri gipsy non la prenderebbero bene se la trovassero qui.
Ma non voglio lasciarla andare proprio adesso, ora che sento di poterla tenere con me.
Stringo la sua mano e la trascino via con me.
<< John, dove stiamo andando… Lasciami! >>
Urla e si dimena, mi porto l’indice alla bocca, facendogli cenno di tacere.
Se ci sentissero adesso, potrò dire addio al mio momento con Mary.
La porto al laghetto artificiale, sul lato nord della nostra comunità. Ci accomodiamo sui massi rocciosi proprio sulla riva del lago ed inizio a guardare Mary.
La sua lunga coda ondeggia ad ogni soffio di vento.
Allungo la mano e le sciolgo la coda stretta che cinge i suoi capelli, lasciando che vengano cullati dal vento… Mary mi guarda quasi perplessa.
<< Sei più bella con i capelli sciolti. >>
La guardo in modo serio, così che possa capire che il mio interesse verso di lei è veritiero.
<< Parlami di te. >>
<< Perché dovrei, nemmeno ti conosco. >>
La sua risposta non fa una grezza!
<< Perché ho voglia di conoscerti. >>
Prova a rispondermi in modo acido, ma poi evita.
<< Cosa vuoi che ti dica? >>
<< Ciò che vuoi… Qualcosa di te. >>
Tira un lungo sospiro e poi inizia a raccontarmi di se…
<< Mi chiamo Mary Hall, ho 17 anni e vengo da New Castle. Ho iniziato a ballare all’età di 10 anni… E’ sempre stata una mia passione. Mi sono trasferita a Cardiff due anni fa. >>
<< Hai famiglia, fratelli, sorelle? >>
Una vena di tristezza appare sul suo volto.
<< Nessuno. Sono figlia unica e vivo qui da sola. Ho lasciato New Castle dopo la morte di mia madre. Quella città era diventata troppo difficile per una quindicenne sola. >>
Non mi capita spesso di stare ad ascoltare una ragazza, non è una cosa che mi piace fare ma con lei è diverso.
La guardo mentre parla e le sue labbra si seccano ad ogni parola.
Mary le inumidisce con la lingua per poi continuare a parlare.
Imbarazzata dal mio sguardo continua il suo racconto, coprendosi il volto con i capelli.
Il sole cala, il buio non mi permette di vedere il volto di Mary.
Guardo l’orologio sul display del cellulare, segna le 20.
E’ ora di cena, se non torno presto a casa mia madre darà di matto.
Mi alzo in piedi e tendo una mano verso Mary, aiutandola a rialzarsi.
<< E’ tardi, dovrei tornare a casa. >>
<< Ti riaccompagno! >>
Nella penombra riesco a vedere il suo sorriso. Credo sia stupita dalla mia galanteria.
<< Grazie, ma non serve. >>
Si incammina, uscendo dal confine che separa noi gipsy dai gorge. La seguo per poi cingere il suo braccio.
<< Insisto. >>
Sbuffa e si arrende, nuovamente alla mia insistenza.
<< Sono arrivata. >>
Ci fermiamo dinanzi ad un enorme portone nero, con bordature rosse.
Tre gradini separano noi dall’ingresso. Mary sale le scale e apre la porta…
<< Non mi inviti ad entrare? >>
<< Scordatelo! >>
Trovo il suo sguardo acido stranamente eccitante.
Sorrido mentre guardo le molteplici smorfie sul suo volto…
Bhe, almeno ci ho provato!
La guardo sparire dietro la porta, mi saluta con un ultimo cenno della mano.
<< Ciao John. >>
Il cellulare vibra nei mie pantaloni, lo tiro fuori e leggo il nome che lampeggia sul display: Brece.
Mia sorella è troppo piccola, non dovrebbe neanche avercelo un cellulare!
Evito di risponderla e corro come un forsennato per le vie di Cardiff. So già cosa vuole dirmi, ho venti minuti di ritardo per l’ora di cena.
<< Tua madre è furiosa, non sai che alle 20 si cena. >>
<< Mi dispiace papà, ero in giro con i ragazzi e non mi sono accorto dell’ora. >>
<< Bene, ora sopporta con pazienza la furia di tua madre. >>
Accenno il segno della croce e faccio il mio ingresso in cucina, ed eccola lì, mia madre. E’ in piedi d’avanti al lavello, strofina con veemenza la spugnetta sui piatti sporchi.
<< La cena è sul tavolo. >>
Le vado vicino e la bacio sulla guancia, mi accorgo di quanto è arrabbiata quando, col gomito, scosta il mio petto, allontanandosi da me.
<< Non accadrà più mamma. >>
<< Io non ti chiedo nulla John. Tu sei libero di fare ciò che vuoi ma mi devi rispetto. L’ora di cena è sacra… Tutta la famiglia è riunita e tu non puoi mancare. Dov’eri? >>
<< Ero in giro con i ragazzi. Ho perso la cognizione del tempo. >>
Si volta, fissandomi. I suoi guanti gialli gocciolano acqua mista a schiuma, sul pavimento.
<< I tuoi amici? Non ci credo. Piuttosto penso che tu fossi in compagnia di una ragazza. Solo una donna è capace di farti perdere la cognizione del tempo. >>
Ah, a volte credo che mia madre abbia la facoltà di leggermi nel pensiero!
<< Ascoltami bene John… >> scosta la sedia e si accomoda di fianco a me.
<< Eri con una gipsy? Ricorda figliolo, le donne gipsy sono pure e caste, cerca di non metterti nei guai a meno che tu non abbia serie intenzioni. >>
Ogni occasione per mia madre è buona per inculcarmi qualche solfa sul matrimonio…
Chino il capo iniziando a mangiare, ignorando così le sue parole… Il mio gesto però sembra metterla in allerta.
<< A meno che tu non fossi con una gorge… >>
Blocca il mio braccio, impedendomi così di imboccarmi.
<< Eri con una gorge John? >> scuoto il capo, in modo forse, poco convincente.
<< Le ragazze gorge devono restare fuori dalla nostra comunità. Loro non sono come noi, non sono capaci di rendere felice un uomo gipsy, non sono pure e nemmeno devote. Non accetterei mai una gorge nella nostra famiglia, tu lo sai questo, vero John? >>
Certo che lo so, è da quando ero solo un bambino che mi viene continuamente ripetuto che le donne gorge sono buone solo per una botta e via e fin ad ora io ho sempre fatto così.
<< Lo so mamma, non devi preoccuparti. So come trattare le gorge. >>
Mi sorride, scompigliandomi i capelli con una mano. Poi lascia la cucina lasciandomi cenare in pace.
<< Mangia e dopo lava il tuo piatto. >>
Chino il capo nel piatto e addento un pezzo di pollo, mastico, ma lo faccio svogliatamente. Penso alle parole di mia madre e poi penso a lei, Mary.
Avrei tanto voluto baciarla stasera e forse avrei dovuto… Ma lei non è una gipsy, avrebbe sicuramente arricchito il mio viso con un sonante schiaffo!
Ah John, cerca di non fare lo stupido…

 




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Eccovi giunti al terzo capitolo, 
spero vi sia piaciuto tanto quanto i precedenti.
Attendo qualche vostro commento
e vi rinnovo l'appuntamento alla prossima settimana 
con un nuovo capitolo.
Intanto passate nella mia raccolta di one shot: Crazy Stupid Moody Love.

A presto!
 
P.S = caricate su google il link sotto l'immagine di John, per vedere un'altra sua gif   :P
Kiss-Kiss. lollipop 2013
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
Capitolo 4
 
I gradini logorati dal tempo scricchiolano ad ogni mio passo. Li salgo, uno dopo l'altro prima di arrivare alla sua porta di ingresso...
<< John, cosa ci fai qui? >> i capelli arruffati e il segno del cuscino sul suo viso mi lasciano intendere che si sia appena svegliata.
<< Sai volevo chiamarti per offrirti la colazione, ma poi mi sono reso conto di non avere ancora il tuo numero... >> entro in casa, senza neanche chiedergli il permesso.
<< Non ti ho detto che potevi entrare... >> ignoro la sua voce e gironzolo per casa...
É un monolocale, piccolo ma confortante. È un po’ in disordine per essere la casa di una ragazza... Riesco comunque a sentire il suo profumo nell'aria.
<< Hai finito di ficcare il naso nelle mie cose? >>
Mary mi si piazza d'avanti. Ha le braccia conserte e gli occhi stanchi.
<< Sai non hai una bella cera. >>
<< Sono tornata a casa alle 3, al Classic-Lounge-Bar c'era una festa ieri. >>
 La guardo mentre si comprime le tempie, cerca di scacciare il mal di testa.
<< Credo che dovresti cambiare lavoro. >> scoppia in un fragorosa risata poi si infila la giacca di una tuta e le sue sneakers.
<< Me lo trovi tu un'altro lavoro? Con la crisi che c'è in giro devi accontentarti di quello che hai. >>
Sparisce dietro ad una porta e dal rumore dell'acqua che scorre, capisco che quello è il bagno. Dopo pochi minuti esce, ha il viso fresco e i capelli riordinati in un coda.
<< Andiamo? >> la guardo con espressione interrogativa...
<< Non volevi offrirmi la colazione? >> sorrido complice per poi uscire dietro di lei.
Camminiamo per le strade fredde e uggiose di Cardiff.
Alzo il capuccio della felpa per coprirmi dal freddo e camuffare il mio volto.
Sono in territorio nemico!
<< Allora... Me lo dai il tuo numero? >>
<< No! >> risposta secca... Simpatica!
<< Daiii >> insisto.
<< No! >>
<< Perchè no? >> si ferma e mi guarda con aria beffarda...  Si prende gioco di me!
<< Perchè sei un idiota! >>
<< Whao, e cosa ti ha fatto arrivare a questa conclusione? >>
 Mi guarda, i suoi occhi sembrano sorridermi... Questi occhi da cerbiatta farebbero capitolare qualsiasi uomo.  
<< Siamo arrivati. >>
Arriviamo dinanzi ad un bar nel centro di Cardiff, vi entriamo e prendiamo posto in uno dei tavolini appartati.
<< Salve, cosa vi porto? >> una biondina con in mano penna e block notes, prende le nostre ordinazioni...
Io e Mary ci guardiamo per un po’, quando poi tento di iniziare una conversazione, la cameriera biondina mi interrompe portando al tavolo la nostra ordinazione.
Mary con voracità addenta un pezzo del suo waffle allo sciroppo d'acero, io la guardo, mentre lo sciroppo caldo le scivola giù per il mento.
Le porgo un tovagliolo, indicandole il punto dove pulirsi. Lo afferra e mi ringrazia con un dolce e compiaciuto sorriso.
<< Paghi tu vero? >>
Dopo aver mangiato in fretta la sua colazione Mary si alza strizzandomi l'occhio.
Sembra aver fretta di abbandonare quel locale... Pago e faccio per uscire, seguito da Mary.
Un tizio alto mi viene addosso...
<< Hey scusa bello. >> alzo il capo e gli sorrido appena.
<< Tu... >> con un braccio quel tizio mi blocca il passaggio, alzo meglio la testa e lo guardo bene. Cazzo è il rosso del Classic -Lounge- Bar.
Mary mi afferra il braccio trascinandomi fuori dal locale. Pochi passi e poi uno spintone sulla schiena mi fa barcollare, facendomi mollare la presa sulla mano di Mary.
Mi volto furioso... Non sono mai stato bravo a contenere la rabbia.
<< Che cazzo fai? >>
<< Sei nel mio territorio sporco gipsy, credi che ti lascerò andare senza alcun graffio? >> << Sei solo gorge, i tuoi amici non ci sono, vuoi davvero batterti con me? >>
Senza rispondermi il ragazzo mi viene contro, più e più spintoni, fino a spingermi contro un muro. Sento le urla di Mary, intima al ragazzo, Scott, di lasciarmi andare.
Stanco di incassare senza reagire, colpisco il rosso in pieno viso facendolo crollare a terra... Sono un pugile, so come incassare colpi ma so anche come darne!
<< Gli zingari come te non meritano di vivere. >>
Inveisco contro di lui che, inerme giace sull'asfalto.  Con le poche forze che gli restano continua a sputare veleno contro di me... Che idiota!
I passanti che hanno assistito alla rissa, hanno chiamato la polizia.
Da lontano sento avvicinare il suono delle sirene spianate.
Tra i gipsy e le forze dell'ordine non corre buon sangue. Se mi prendono, stavolta gettano la chiave!
Mary mi prende la mano e mi trascina via, corriamo molto, prima di nasconderci al di la degli sterrati di una fattoria.
Sono furioso, odio questi stronzi di gorge, sono la feccia della gente, soprattutto quel rosso figlio di papà.
Ferite e sangue ricoprono il mio volto.
<< Dovevo ammazzarlo quel bastardo! >>
<< No, non dovevi... >> le mani di Mary cingono il mio viso, sento il suo calore, mi accarezza... Cerca di calmarmi.
Ritorno in me e stringo le sue mani sul mio viso. La guardo con insistenza e mi sembra quasi di riuscire a leggerle l'anima. La tiro forte a me, la stringo in un caldo abbraccio, poi i nostri visi si sfiorano, le labbra si toccano e faccio ciò che desideravo fare dal primo giorno che l'ho vista. Bacio Mary, la bacio con passione, con rapacità...
Il vento gelido punge i miei occhi, facendoli lacrimare, li asciugo con la mano, poi le dita scendono sul mio viso, poggiandosi sulle labbra.
La sento ancora, la lingua calda di Mary muoversi a ritmo con la mia.
Le sue labbra a sapor di lampone strofinarsi sulla mia bocca.
Passo la lingua su di essa e riesco a sentire il lampone. Amo questo sapore!
La luce fioca del lampione, illumina la strada che conduce a casa Evans.
Sulla soglia della porta mi sfilo le scarpe da ginnastica, le suole sporche di terreno avrebbero impolverato la moquette.
Cammino in punta di piedi, poi un rumore, proveniente dalla cucina, attira la mia attenzione... Maledetti topi!
Accendo la luce e la vedo, nascosta dietro al tavolo, Brece ha la testa china nella scatola dei biscotti...
<< Brece cosa fai? >> sobbalza al suono della mia voce.
<< John... Ti prego non dirlo alla mamma. >>
Nostra madre ci tiene a stecchetto, soprattutto le mie sorelle, sono costrette a rigide diete. L'aspetto fisico per una donna gipsy è fondamentale!
Le sorrido complice, strizzandogli l'occhio.
<< John, ma cosa hai fatto al viso? >> Ah già il mio viso...
Le contusioni sono evidenti...
<< Niente, ho avuto una discussione con uno stupido gorge. >>
Brece si alza abbandonando la bomba calorica che stringeva tra le mani ed inizia ad accarezzare le mie ferite.
<< Tu non sei il tipo che fa a botte senza motivo... Cosa ha fatto quel gorge? >>
Bhe, qualche giorno fa ronzava intorno a Mary ed oggi ha parlato troppo!
<< Mi ha solo innervosito. >>
<< John guardami... Non è mica a causa di una ragazza vero? >>
Odio le donne della mia famiglia, sono tutte veggenti.
Scuoto il capo e faccio per andare a letto, le parole di Brece però frenano i miei passi.
<< L'amore fa fare cose stupidi... >>
<< Amore? Cosa ne sai tu dell'amore. >> sorride Brece.
<< Io niente e tu? Sei innamorato John? >> innamorato? Io?
<< Ultimamente sei sempre allegro, sorridi senza motivo e sul tuo viso si sente l'odore di un profumo femminile. >> Ho un detective come sorella...
<< Pensa agli affari tuoi sorellina... >> sorride mentre si avvicina a me con la scatola dei medicinali.
<< Siediti, lascia che ti pulisca queste ferite. >> seguo il suo ordine e mi lascio curare...
<< Allora?!? Chi è lei, la conosco? >> scuoto il capo, come potrebbe mai conoscerla, Mary non è una gorge.
Non so come Brece reagirebbe sapendo che il suo fratellone si è preso una bella cotta per una gorge...
Intanto mi godo le sue amorevoli curi e ripenso a lei, Mary, al nostro bacio. Si, nostro, perchè nonostante il suo caratterino, non ha sdegnato le mie labbra!

 



Eccoci giunti al quarto capitolo... E bacio fu. *___*
Lasciatemi qualche commento e se avete tempo passate nella mia raccolta di one shot:
Crazy Stupid Moody Love.

 
Kiss-Kiss. lollipop 2013  
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 
Capitolo 5
 
<< Ciao Zack, sono John Evans volevo chiederti una cosa... Quel posto da cameriera nel tuo bar, è ancora vacante? >>
<< Si John, perché, ha qualcuno da propormi? >> sorrido e acconsento alla domanda di Zack…
<< Ok, allora di alla tua amica che è assunta! >> Ottimo!
Stacco il telefono col cugino Zack e busso alla porta di Mary...
<< Ciao, entra. >>
Frequento Mary da una settimana e non siamo mai usciti da questo buco che lei chiama appartamento.
Trascorriamo il tempo guardando la tv, mangiando... Personalmente mi andrebbe di fare “altro” ma Mary non la pensa allo stesso modo.
Non conosco molto di questa ragazza, vorrei che mi parlasse di più, che mi raccontasse di se…
<< Ho una buona notizia per te. >> la guardo mentre si barcamena tra le stoviglie sporche. << Di che si tratta? >> neanche si volta a guardarmi, resta con lo sguardo fisso sull'acqua calda che lava via la schiuma dai piatti.
<< Ti ho trovato un nuovo lavoro. Cioè, il lavoro è sempre lo stesso, è il posto ad essere diverso... >> si volta e mi guarda con aria perplessa.
<< Ho già un lavoro John! >>
<< Si, lo so ma vedi c'è questo mio cugino che ha un bar proprio sul confine della zona gipsy e lui ha un disperato bisogno di una cameriera... >> In realtà sono io che ho un disperato bisogno che Mary lavori in "zona amica".
Facendosi leva sulle punte dei piedi, Mary ripone i piatti puliti nei mobili posti troppo in alto per la sua statura.
Continuo a parlare cercando di carpire la sua attenzione...
<< Pensaci, lavorando per mio cugino guadagneresti di più. Poi il locale è lontano dal centro di Cardiff ed io lo frequento assiduamente... Potremo vederci tutti i giorni e senza dover temere che uno stupido gorge si intrometta tra di noi. >> con uno straccio Mary si asciuga le mani, sospira e poi le poggia sui suoi formosi fianchi per poi guardarmi...
<< Fammi capire bene, questo lavoro tu lo hai trovato per me o per te stesso. >>  Sgamato!
Rido nervosamente cercando di accampare scusa alle quale Mary non crede.
<< Per te certo, ma anche un po’ per me. Sono stanco di vederti solo tra le mura di questo minuscolo appartamento. Devo anche camuffarmi per camminare tra le vie di Cardiff, onde evitare di fare a botte in ogni angolo. Voglio poterti vedere quando voglio, in territorio neutro. >>
Mary si avvicina a me, sento il suo respiro sul mio viso.
<< Ma per me non sarebbe territorio neutro. Sarei una gorge in terra gipsy. >> scuoto il capo sorridendole, per poi stringerle i fianchi e tirarla a me, facendo aderire i nostri corpi. << Mio cugino Zack è un gipsy ma non vive nella nostra comunità... Diciamo che è per metà gipsy e per metà gorge. Il suo bar è aperto a tutti e al suo interno non vi esistono discriminazioni o guerre. Come ti dicevo... È zona neutra! >> mi sorride compiaciuta per poi lasciarsi baciare.
<< Settimana prossima inizi il tuo nuovo lavoro, domani stesso darai il preavviso al tuo attuale capo. Ora però usciamo, ho voglia di passare un po’ di tempo con te all'aria aperta. >> storce il naso ma poi indossa la sua giacca ed insieme ci godiamo il tenue sole che bacia le gelide strade inglesi.
Una lunga passeggiata tra le valli, lontani da occhi indiscreti poi, porto Mary al nostro "rifugio", il laghetto sul retro delle roulotte, li l'atmosfera romantica culla i nostri abbracci.
Cingo Mary tra le mie braccia, mentre il sole cala per far spazio alla luna, seduti su di una grossa pietra posta sulla riva del lago. Non sono un romantico e non mi piace esserlo, ma con Mary sento di dovermi comportare in questo modo… Non saprei spiegare neanche il motivo.
<< Ti va di parlarmi un po’ di te? >> le chiedo quasi timoroso...
<< Tu sai quasi tutto della mia vita, ti parlo sempre dei miei fratelli, del mio formidabile padre... >> ghigno divertito, sotto lo sguardo sterile di Mary.
<< Parlami, dimmi qualcosa di più sulla tua famiglia. >> sospira...  Forse è finalmente pronta a farsi davvero conoscere da me.
<< Non c'è molto da dire sulla mia famiglia... Quando avevo solo 7 anni mio padre ha abbandonato me e mia madre. La vita normale da padre di famiglia non faceva per lui. Mia madre annegò il suo dispiacere nell'alcool, il peso di una bambina a cui badare e l'assenza dell'uomo che amava, erano troppo per lei. Iniziò con un bicchiere di vino dopo i pasti, fino a scolarsi un'intera cassa di birre al giorno. Qualche anno fa, mia madre tornò a casa con un uomo, disse che l'aveva aiutata a superare il suo "problema” con l’alcool... >> la ascolto con attenzione, mentre, a testa china, Mary racconta la sua storia.
<< Si chiamava James Lucas Green. Venne subito a vivere in casa con noi, non ci ho mai parlato molto… Credo di essere diventata diffidente verso gli uomini dopo l'abbandono di mio padre. >> Già, me ne sono accorto!  
<< L'alcool aveva però reso bugiarda mia madre. Non è vero che James l'aveva aiutata a rimettersi in sesto, a disintossicarsi, non aveva mai smesso di bere e un anno fa, questo l'ha portata alla tomba. Dopo la sua morte ho lasciato New Castle e mi sono rintanata quì, cercavo un posto nuovo, lontano, dove poter ricominciare e creare nuovi ricordi. >>
<< E James? Perchè non sei rimasta con lui, infondo era parte della tua famiglia... >>
<< Come ti ho detto prima, io e James non abbiamo mai parlato molto. Bhè come hai visto non c'era molto da sapere su di me... Sei fortunato ad avere la tua famiglia John! >>
Le sorrido, so di avere una bella famiglia, so di quanto amore c'è tra di noi.
Ascoltando la storia di Mary, guardando i suoi occhi tristi e lucidi mi rendo conto di quanto lei abbia ragione, sono fortunato ad averli! Spesso ho desiderato che sparissero, che si togliessero di torno, ma non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di loro…
 Il sole cala, l’orologio segna meno un quarto dalle otto. L’ora di cena è vicina!
Riaccompagno di corsa Mary a casa… Non posso tardare per la cena.
L’ultima cosa che voglio è far incavolare di nuovo mia madre!

 



Scusate il ritardo, ecco a voi il quinto capitolo,
lo so è breve ma non c'era molto da scrivere, 
è il classico "capitolo di passaggio".
Abbiamo però conosciuto un pò meglio Mary...
Lasciatemi qualche commento e, se avete tempo,
passate nella mia raccolta di one shot:

Crazy Stupid Moody Love.
A presto!

 
Kiss-Kiss. lollipop 2013

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Capitolo 6

 
<< Sembri un demente... Che cavolo guardi?!? >>
Brece si stende di fianco a me iniziando a fissare la finestra serrata.
<< Guardo fuori. >> mormoro, senza rendermi conto di ciò che dico. Brece mi poggia una mano sulla fronte...
<< No, non hai la febbre... Allora devi essere davvero impazzito. >> distolgo lo sguardo dalla finestra e lo poggio sul viso sconcertato della mia sorellina.
<< John, la finestra è chiusa. >>
<< Lo so. >> le rispondo convinto.
<< John, anche la tenda è chiusa. >>
<< Vero. >> ribadisco. Brece sgrana gli occhi...
<< Non si vede l'esterno... Quindi che caspita stai guardando? >> mi urla nelle orecchie. Nervosetta la sorellina...
<< Sai Brece che può fissare un punto e immaginare di vederci ciò che vuoi! >> ed io ovviamente su quella finestra chiusa vedo Mary, il suo dolce sorriso ed i suoi occhi ammalianti.
<< Sei innamorato John? >> sobbalzo, scaraventando Brece giù dal divano.
<< Ma cosa ti passa nella testa?!? >>
Brece mi scruta col suo sguardo da furbetta, si alza in piedi e si cinge gli esili fianchi con le mani. Quando adotta questa posizione incute terrore!
<< Chi è lei? >> evito di risponderle, abbandono la comoda poltrona e cerco di diblare le sue domande.
Tento di chiudermi in camera ma Brece si in infila poco prima che io riesca a serrare la porta. Cavolo quanto è magra!
<< Non mi scappi fratellone. >> mi fa la linguaccia per poi accomodarsi sul mio letto, chiudo la porta e prendo posto di fianco a lei.
<< Cosa vuoi sapere... >> mi arrendo alla sua impertinenza.
<< Sono un paio di settimane che ti vedo diverso, in realtà è dal matrimonio di Jenny che sei cambiato. Sei sempre allegro, sorridi di continuo. Sembri quasi... Innamorato. >>
Che parolona... Mi comporto davvero da rimbambito innamorato ultimamente?!?
Guardo Brece, attende il mio racconto, vuole sapere.
<< Ok Brece, è vero, c'è una ragazza. >>
<< Lo sapevo! >> esulta. << La conosco? >>
<< No! >> le dico secco. Una vena di tristezza incupisce il suo dolce viso.
Brece è sempre rinchiusa in queste quattro mura, quando c'era Jenny spesso uscivano insieme nel pomeriggio, ora, da sola o con le sue amiche, mio padre non le permette di uscire. Le tentazioni sono ovunque.
Rinchiusa tra queste mura, Brece vive attraverso i racconti delle esperienze mie e di Jenny.
Decido di raccontargli qualcosa, mi sbottono confidandomi con lei. Ho uno strano bisogno di raccontare a qualcuno di Mary!
<< Si chiama Mary, è molto bella. Ha lughi e ondulati capelli castano scuro, gli occhi profondi marroni, i classici occhi da cerbiatta. Ha labbra carnose che sanno di lampone e il corpo formoso... Insomma, non le manca niente! È una gran lavoratrice ma molto sola e spesso triste. Tende ad isolarsi pur essendo una ragazza solare. All'inizio mi odiava, non sopportava di avermi intorno, ma in realtà le piacevo solo che faticava ad ammetterlo. >> sorrido e Brece sorride con me. Riesco a vedere i suoi occhi sognanti inumidirsi.
Queste donne si commuovono con poco…
<< Dove l'hai conosciuta? >> ehm... Bella domanda.
<< Al matrimonio di Jenny. >>
<< Non ci credo, sei un bugiardo. Quella sera non hai parlato con nessuno. >> Ehm… con nessuna gipsy!
<< Ci ho parlato solo per qualche secondo perchè lei è andata via presto, giusto il tempo per dirci i nostri nomi. >>
<< Sei innamorato di lei? >> bella domanda, se solo sapessi cosa significa amare qualcuno, potrei dare una risposta.
<< Non lo so. Come ci si sente quando si è innamorati? >>
<< E lo chiedi a me?!? >> scoppia in una fragorosa risata Brece, e coinvolge anche me.
<< Jenny mi ha detto che si è accorta di amare Louise quando non poteva fare a meno di vederlo, ogni giorno voleva stare con lui e quando lo vedeva gli batteva il cuore all'impazzata e nulla riusciva a fermarlo. >> rifletto sulle  parole di Brece. Penso a me, a Mary e ai nostri momenti insieme.
<< Tu sei davvero diverso da quando conosci questa ragazza John. Non so se tu sia innamorato o meno ma sicuramente questa ragazza conta molto per te. Non fartela scappare. >> le sorrido passandogli una mano tra i capelli.
<< Smettila, così mi spettini. Comunque, spero, un giorno, di poter conoscere questa Mary. >> già, lo spero anch'io.
Un nuovo giorno si affaccia sulla sempre più piovosa Londra, la famglia Evans è in fermento... Oggi torna Jenny!
Mi alzo svogliatamente dal letto ed inizio a disfarmi del pigiama. Infreddolito e in mutande attraverso il corridoio per poi mettermi in fila per poter usare il bagno.
Sono contento di rivedere Jenny, ma avrei preferito che facesse ritorno magari nel tardo pomeriggio... Ho davvero bisogno di dormire.
Da quando Mary lavora per Zack, passo tutte le sere al suo locale, resto lì, fino all'ora di chiusura. Tra i miei allenamenti e i suoi turni a lavoro io e Mary non possiamo mai vederci, quei pochi passi che separano il Zack's Bar da casa di Mary sono gli unici momenti in cui possiamo stare insieme, da soli. Lonatani da occhi indiscreti.
Zack è un gipsy che, pur essendo perfettamente omologato alla civiltà gorge, continua a rispettare le regole zingare... Niente effusioni tra un gipsy ed una gorge, almeno non in sua presenza. Non capisco perchè continui ad essere così bigotto e conservatore, la sua specie lo ha rinnegato solo perchè gestisce un bar che consente il libero accesso a persone di qualunque cultura... Mha, quel ragazzo è un vero idiota!
Una volta vestitici, addobbiamo la casa in perfetto stile gipsy, festoni e palloncini a volontà. La mamma è ai fornelli che prepara cumuli di cibo per tutta la comunità, il ritorno dal viaggio di nozze di Jenny e Louise va condiviso e festeggiato con tutti.
È tutto pronto e gli invitati iniziano ad invadere il nostro modesto giardino.
Da lontano si sente il suono continuo di un clacson e lo stridolio di una macchina che, oramai troppo vecchia, tenta di frenare.
<< Ciao famigliaaaa >> avvolta in un abitino giallo canarino e più abbronzata che mai, Jenny fa il suo ingresso nella residenza Evans.
La mamma piange e le corre in contro abbracciandola. Brece la imita. Papà va a salutare Louise per poi abbracciare Jenny, liberatasi dalla morsa soffocante della mamma.
<< Ciao fustacchione. >> Jenny mi colpisce allo stomaco con un pugno, facendomi indietreggiare, poi mi scocca un bacio sulla guancia appiccicandomi quel fastidioso lucidalabbra brillantinato.
<< Ciao vecchia. >> le sorrido per poi abbracciarla.
La festa ha inizio. La musica pompa a tutto volume, manco fossimo in una discoteca.
Tutte le ragazze gipsy si dimenano sfoderando i più sexy passi di danza. Noi gipsy siamo ottimi ballerini, le ragazze poi, sono delle fuoriclasse. Cercano di attirare l'attenzione dei ragazzi. Per loro, le uniche occasioni per farsi vedere e conoscere ragazzi sono le feste della comunità.
Guardo Jenny, che stranamente resta defilata, lontana dalle danze. Jenny che non balla... Non è da lei!  
<< Hey va tutto bene? >> le chiedo preoccupato.
<< Si perchè? >>
<< Non lo so, è una festa, c'è la musica e tu non balli... È piuttosto strano. >>
<< Sono solo stanca per il viaggio John. >> è plausibile, ma improbabile se si tratta di Jenny.
La lascio perdere e vado sul retro per fumarmi una sigaretta, intanto mando continui messaggi a Mary che è ancora a lavoro. Conto di raggiungerla per l'orario di chiusura, così posso riaccompagnarla a casa e stare qualche minuto insieme con lei.
Non faccio in tempo a terminare la sigaretta che mio padre chiama tutta la famiglia Evans a raccolta nel salotto, Jenny deve farci un importante comunicazione.
Mi siedo sul divano e faccio accomodare Peter sulle mie ginocchia.
Mamma chiude la porta lasciando fuori di casa a divertirsi, il resto della comunità zingara. Tutti si siedono, tranne Jenny e Louise che restano in piedi dinanzi a noi.
<< Allora tesoro, cos'è che volevi dirci? >> chiede curioso mio padre con tono gentile e stranamente paziente.
<< Io e Louise abbiamo una bella notizia da darvi... >> ancora una pausa, mi guardo intorno e mi meraviglio di non udire parola da alcun membro della famiglia, sono tutti in attesa di sapere questa notiziona di Jenny.
Ma su andiamo si è capito... Jenny è incinta. Insomma non balla, non beve, deve darci una bella notizia in privato... Fatevi due conti.
 << Cosa tesoro... >> chiede mamma con espressione speranzosa.
<< Sono incinta! >> Appunto!
Ci alziamo in piedi ed iniziano le congratulazioni. La mamma felice come una pasqua, non riesce a tenere per se questa notizia. Spalanca la porta di casa, abbassa a minimo il volume dello sterio e urla ai quattro venti...
<< Jenny e Louise aspettano un bambino. >> e come è solito per i gipsy, a tale notizia bisogna festeggiare con fiumi di alcool.
Mi dileguo da quella baraonda e raggiungo Mary.
Lo Zack' Bar ha chiuso ma lei mi aspetta lì, sul ciglio della strada mezza infreddolita.
Le stampo un bacio sulle labbra fredde e screpolate per poi abbracciarla forte e farle da coperta col mio corpo.
Camminiamo abbracciati, stretti, molto stretti l'uno nell'altra, tanto da non riuscire a camminare in modo retto e da pestarci i piedi a vicenda.
Mary appoggia il suo viso al mio e resta appiccicata alla mia guancia. Maledetti lucidalabbra!
<< Che cos'hai quì? >> chiede pulendomi con la sua mano fredda.
<< È lucidalabbra, ho lavato la faccia per due volte con quintali di sapone, ma non vuole saperne di andare via. >>
<< Lucidalabbra? E di chi è? >>
Mary si stacca da me e mi guarda con sguardo inquisitorio. Sembra gelosa, credo di non averla mai vista gelosa prima d'ora.
Le sorrido per poi risponderle in modo serio.
<< È di mia sorella, Jenny. È tornata oggia dal suo viaggio di nozze, te lo avevo detto... Era la sposa della festa dove ci siamo conosciuti, ricordi? >> Fa cenno di si col capo, per poi tossire.
<< Andiamo fila a casa su, prima che ti ammali. >> ci baciamo allungo per poi salutarla e lasciare che si riposare nel suo letto.
Rientro a casa che è ormai vuota. Gli ospiti sono andati via e i miei fratelli sono intenti a ripulire il casino che hanno lasciato.
Vedo Jenny seduta sull'altalena da giardino, intenta a dondolarsi, mi accomodo di fianco a lei ed inizio a guardare la mezza luna che colore il cielo nero.
<< Bella la luna stasera, ha qualcosa di inquietante e romantico allo stesso tempo. >> mormoro sorridendo. Tutto mi ricorda Mary e mi fa stare bene.
<< Manco da meno di un mese e mi diventi un romanticone. >> Jenny mi tira l'orecchio, facendomi male.
<< Ahi, mi fai male. Hai sempre la delicatezza di un elefante, non cambi mai. >> Jenny avvicina il suo viso al mio, riesco a sentire il suo fiato sul collo... Non mi volto, quando fa così è meglio evitare il suo sguardo.
<< Puzzi di lampone. >> Che te ne fai di un cane da guardia quando hai in famiglia una come Jenny...
Ignoro le sue parole e continuo a tenere gli occhi puntati sulla luna.
<< John, vorresti darci una mano. >> un Malcom stanco e nervoso mi intima di aiutarlo a pulire. Faccio per alzarmi quando Jenny mi afferra il braccio tirandomi a se, facendomi risedere. La guardo con espressione interrogiativa.
<< Di chi sei innamorato John? Con chi esci? >> Ci risiamo, sono proprio un libro aperto per le mie sorelle.  
<< Di che blateri. >>  Non posso sbottonaemi con Jenny, lei non è come Brece, la pensa come nostra madre riguardo alle donne gorge.
<< È una gipsy, la conosco? A quale famiglia appartiene? >> mi chiede Jenny con insistenza.
Taccio, non ho intenzione di rispondere al suo "interrogatorio".
Mi cinge il viso in una mano, stringendo troppo forte la mascella…
<< Ascoltami bene John, se la ragazza è una gipsy fai attenzione a quel che fai, presentati alla sua famiglia e fai le cose per bene. Se la tua lei è una gorge invece, tronca subito questa storia. Nella nostra famiglia non sono ammesse sporche gorge. >> mi guarda in cagnesco.
<< La mamma non lo accetterebbe ed io meno di lei. Nessuna gorge metterà mai piede in questa famiglia. Se solo venissi a sapere una cosa del genere John, ti strapperei  le palle con le mie mani! >> degludisco nervoso… So che le sue minacce sono serie. Mi dileguo velocemente da lei, prima che possa cavarmi a forza le parole. Quando vuole Jenny, somiglia ad una serial killer psicopatica.

 



Visto che sta diventando un personaggio importante voglio mostrarvi il volto "ipotetico" di Brece:

Saaalve, ecco a voi il sesto capitolo,
attendo come sempre qualche vostro piccolo commento.
Vi invito a passare nella mia raccolta di one shot:

Crazy Stupid Moody Love.

& nell'intro della mia nuova storia fantasy:
Why me?
Vi aspetto a presto.

 
Kiss-Kiss. lollipop 2013

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



Capitolo 7
 
Strappo dal piatto di Mary l'ultimo pezzo di sushi e lo divoro prima che lei possa riprenderselo. Mi fa una smorfia, una delle tante, poi inizia a sparecchiare la tavola...
<< Domani sera ho un incontro importante, mi farebbe piacere se tu venissi a vedermi. >>
<< Si terrà nella tua palestra? >> acconsento con un cenno della testa alla sua domanda.
<< Allora è improbabile che io venga! >> chino il capo sconfitto, poggiandolo sul tavolo.
<< È il match più importante della stagione, mi servirà il tuo supporto. >>
Mary si avvicina, piega il busto e poggia i gomiti sul tavolo, poi mi guarda con uno sguardo serio ma dolce...
<< Entrare nella zona delimitata non mi sembra un idea brillante al momento. Se venissi ti renderei nervoso... La presenza di una gorge altererebbe gli animi dei gipsy che verranno a guardare l'incontro. Sapermi lì, da sola, in ambiente nemico ti renderebbe inquieto non facendoti concentrare sul tuo avversario. >>
Ha ragione! La mia famiglia sarà presente e se la vedessero capirebbero che non è una di noi. Non sarei tranquillo a saperla sola tra i gipsy.
La tiro verso di me facendola sedere sulle mie ginocchia per poi baciarla con passione.
Il sole si alza prendendo posto al centro del cielo.
Mi alzo dal letto e filo subito sotto la doccia, come sempre la notte prima di un incontro la passo completamente in bianco. Mi agito di continuo, ripeto le mosse nella mia testa e conto i minuti che mi separano da quel ring.
Asciugo frettolosamente i capelli per poi dirigermi in cucina, dove mi accoglie un profumo dolce che solo mia madre è in grado di creare.
<< Buongiorno famiglia. >> li guardo, mentre divorano le loro colazioni.
<< Siediti qui John. >> Louise mi fa spazio al suo fianco, siamo in tanti e questo tavolo è troppo piccolo.
<< Allora figliolo... Sei pronto? >> mio padre tenta di caricarmi ma sono carico abbastanza. Oggi non c'è scampo per nessuno!
Per Andrea e Peter niente scuola, quando il loro fratellone ha un incontro importante tutti e dico tutti, devono essere presenti!
Arrivo in palestra ed inizio a scaldarmi... La folla accalca l'esterno del ring.
Da lontano intravedo il mio avversario, un ragazzo di colore alto all'incirca 1.90... Venti centimetri più di me!
<< Tranquillo figliolo, si sa quelli più grossi sono i più lenti. >> ah, mio padre e i suoi stereotipi... Spero che stavolta abbia ragione!
 Mancano meno di cinque minuti al match quando vedo entrare dall'ingresso una figura a me familiare... Mary. Sgrano gli occhi, non mi aspettavo che venisse.
 Alla mia sinistra, schierati, vi sono tutti i membri della mia famiglia, compresa Jenny... Non oso immaginare cosa direbbe se vedesse Mary!
Mi avvicino a Brece e le sussurro in un orecchio: << Devi aiutarmi! >> un espressione interrogativa si dipinge sul suo volto.
<< Mi aveva detto che non sarebbe venuta ed invece è qui. >>
<< Ma chi, di cosa parli John? >>
<< Di Mary. La vedi quella ragazza dai lunghi capelli neri vicino alla porta >> Brece mi fa capolino di si per poi sorridere in modo ammiccante.
<< É bella. >>
<< Lo so. >>
<< Visto che è qui perché non ce la presenti... >> Sembra tanto intelligente invece è una vera idiota!
<< No. Ascoltami Brece, tu ora devi andare da lei, presentarti e stargli incollata per tutta la serata e se qualcuno della nostra famiglia ti chiede chi è, tu digli che è una tua vecchia compagna di scuola a cui piace la box. >> uno sguardo inquisitorio appare sul suo bel faccino...
<< Perché mi stai chiedendo di mentire John? >>
<< Gli sfidanti salgano sul ring. >> la voce del giudice di gara interrompe la nostra conversazione.
<< Tu fa come ti dico ok? Ti prometto che dopo ti spiegherò tutto... >> mi fa cenno di si col capo e poi fa per dirigersi verso Mary.
<< Brece... Acqua in bocca. >> Il pollice verso l' alto è il suo modo per dirmi di stare tranquillo, ma sapere Mary nella tana del lupo mi rende piuttosto nervoso.
L'incontro ha inizio, il mio avversario è forte ed agile. Riesce a scansare tutti i miei colpi migliori, mentre io i suoi li incasso tutti, sarà che la mia testa al momento pensa a tutt'altro…
<< John non guardare le mosche, concentrati. >> altro che mosche papà, io guardo Mary. Brece sembra aver eseguito al meglio le mie direttive, parla con Mary e la tiene lontana dal resto della mia famiglia.
Un pugno in pieno viso mi fa capitolare. Crollo al suolo ed inizio a sanguinare, con un occhio semi socchiuso intravedo Mary, ha gli occhi serrati ed il terrore dipinto sul volto... La vedo riaprire lentamente gli occhi e per un istante ci guardiamo. Quasi riesco a leggere in essi ciò che vorrebbe dirmi a parole. Alzati John, combatti e vinci il match. È questo quello che vorrebbe Mary e che voglio anch'io!
Ritorno in piedi ed inizio a difendermi, faccio uso della mia velocità scansando ogni suo colpo, quando ormai si è stancato, lo atterro con un gancio destro. La mia arma segreta! Steso al suolo l'arbitro conta. Uno... Due... Tre! La campanella suona, l'incontro è finito ed io mi sono aggiudicato questa vittoria.
La mia famiglia esulta felice. Mary mi sorride e finalmente tira un respiro di sollievo.
Sono vivo!
 Vorrei correre verso di lei e baciarla ma vengo "rapito" dalla mia famiglia che mi trascina velocemente a casa, dove avranno inizio i festeggiamenti.
Vedo Mary svanire tra la folla, mentre mio padre mi cinge il capo con un braccio...
<< Sono fiero di te John! >>
Mentre tutti  sono intenti a brindare e a festeggiare, io mi rintano in cortile. Stringo nella mano destra il bicchiere e con la sinistra tiro fuori il cellulare dalla tasca. Ho abbandonato Mary in palestra senza neanche salutarla, devo almeno scusarmi con lei.
Compongo il suo numero e schiaccio sulla cornetta verde, non faccio in tempo a portarmi il telefono all’orecchio che vengo disturbato…
 << Con chi parli? >> Jenny appare alle mie spalle, stacco il telefono e lo infilo in tasca.
<< Con nessuno… Vedevo solo quanto credito mi restava. >> Jenny mugugna un ok poco convinto.
<< Carina l’amica di Brece vero? >> chino il capo ed inizio a guardare le stringhe delle mie scarpe.
<< Credo di si, sai ero un tantino impegnato… non l’ho guardata molto bene. >> mi rifugio nella scusa del match, sperando che la beva.
<< Eppure guardando le sue espressioni, mi è parso che vi conosceste già. >> Cavolo, riesce sempre a vedere tutto!
<< Ti sbagli, non l’ho mai vista prima. >>
<< Ragazzi c’è la torta. >> le urla di Peter mi arrivano come delle dolci melodie. Mi ha appena salvato da un interrogatorio.
La festa termina, Jenny e Louise sono già andati via. In casa tutto tace, l’orologio segna l’una. Sguscio fuori di casa silenziosamente, ho bisogno di sentire Mary.
Vista l’ora evito di chiamarla, mi limito a mandarle un semplice messaggio:

Forse stai già dormendo, ma volevo comunque augurarti la buonanotte.
Vederti in palestra mi ha fatto piacere, ma non potermi avvicinare a te mi ha fatto male. Avrei voluto abbracciarti, baciarti e magari riaccompagnarti a casa ma… ho dovuto evitare. Scusami, ferirti era l’ultima cosa che volevo, perdonami. Ora ti lascio dormire, sogni d’oro.
Un bacio. John.


Rigiro e rigiro il telefono tra le dita mentre mi godo l’ultimo tiro della mia sigaretta…
<< John, cosa fai qui fuori? >> sobbalzo lasciando cadere il mozzicone che stringevo tra le dita.
<< Brece cavolo, mi hai fatto prendere un colpo. >>
A piedi scalzi Brece esce di casa, raggiungendomi in giardino.
<< Non credi che dovresti darmi delle spiegazioni? >> ha ragione, dovrei, ma non mi va di dargliene…
<< Grazie per l’aiuto Brece. Ti devo un favore. >> scuote il capo facendo roteare i suoi profondi occhi scuri.
<< Non mi devi niente, vorrei solo capire perché ho dovuto mentire… >> taccio, evito di risponderle.
<< Io non ti giudico John, tu sei libero di fare le scelte che vuoi, di certo non sarò io a impedirti di sbagliare. Lei mi sembra una brava ragazza, bella, intelligente e anche simpatica… non le manca nulla o quasi. Puoi anche non dirmi niente ma voglio comunque che tu sappia che puoi fidarti di me. Sei mio fratello e ti voglio bene, starò dalla tua parte, qualsiasi cosa tu faccia! >> mi scocca un bacio sulla guancia e poi va via.
Ah Brece, lei è quella sorella che tutti vorrebbero avere. Sapere di potermi fidare di lei mi rende più sereno. Non ho mai pensato al futuro, non penso neanche a quello che accadrà domani, ma con Mary nella mia vita dovrò iniziare a pensarci…. Se voglio stare con lei devo valutare bene i pro e i contro.
Brece lo sa, anche se non lo ha detto chiaramente, sa che Mary è una gorge, anche Jenny ha capito che tra di noi c’è qualcosa… Presto la verità verrà a galla, spero di essere pronto per quel momento.
Il display del cellulare si illumina nel mio pugno, è un messaggio.

Dormivo ma tu mi hai svegliata, non posso comunque arrabbiarmi con te visto le tue  belle parole. Cosa ti fa pensare di avermi ferita? Non lo hai fatto, anzi, hai vinto e so che lo hai fatto per me. Mi  hai difesa, protetta dalla tua famiglia che forse, non è ancora pronta ad accettare ciò che c’è tra noi. Quindi non rammaricarti John, hai fatto qualcosa che molti uomini non fanno e di sicuro nessun uomo nella mia vita lo ha fatto per me.
Ringrazia tua sorella Brece da parte mia. E’ una ragazza simpatica e davvero molto gentile, ti somiglia molto anche se forse, lei è più bella di te.
Buonanotte John e sogni d’oro anche a te.
Baci, Mary.


Sorrido di gusto per poi spegnere il cellulare ed infilarmi nel mio letto.
Stranamente mi sento più leggero. Le parole di Mary mi hanno rasserenato, mi sentivo in colpa per averla trascurata, mentre lei ha capito perfettamente il motivo di ogni mio singolo gesto. Brece ha ragione, Mary è davvero una ragazza intelligente!

 



Puntuale più che mai ecco a voi il 7° capitolo di John & Mary,
non so ma questo capitolo per me è stranamente romantico, non so voi cosa ne pensiate.
Lasciatemi qualche commento e fatemi sapere.
Ringrazio tutti coloro che leggono numerosi ogni capitolo di questa storia,
anche quelli che leggono "nell'ombra".
Grazie anche per aver inserito la mia storia tra le seguite e le preferite

Vi invito a passare nella mia nuova storia di genere sovrannaturale/drammatico.
E' un nuovo progetto di cui vado molto fiera.
Questa nuova storia e John & Mary rietrano tra i miei progetti preferiti,
quindi mi farebbe piacere avere una vostra opinione anche in merito a questa nuova storia,
quindi vi aspetto tutti in Why me?

A presto! Grazie ancora

 
Kiss-Kiss. lollipop 2013

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Sudato e con i muscoli contratti mi infilo sotto la doccia e lascio che l’acqua calda e fumante mi bagni il corpo.
Farmi scorrere l’acqua sulla testa è il modo per rilassarmi e scrollarmi di dosso ansia e fatica.
Esco dalle docce dopo circa quindici minuti, una volta rivestitomi appunto al polso il mio orologio per poi guardare l’ora su di esso: 17.50, a quest’ora Mary deve essere a lavoro.
Infilo la giacca e chiudo col lucchetto il mio armadietto per poi fiondarmi fuori dalla palestra… Mi vi vuole una birra fredda e il Zack’s Bar è il luogo ideale dove andarla a bere!
<< Ciao cugino. >> entro nel bar e con un piccolo saltello mi accomodo sullo sgabello dinanzi al bancone.
<< Ciao John, cosa ti offro? >>
<< Una birra grazie. >> mi guardo intorno alla ricerca di Mary, mentre Zack mi poggia dinanzi un boccale di schiumante birra…
<< Lei non c’è, è andata via prima… >> incrocio gli occhi e aggrotto la fronte.
<< Stamattina è passata a salutarmi tua sorella Jenny. >> alzo il capo e sgrano gli occhi, allontanando le labbra dal bicchiere di birra.
<< Ha visto Mary, credo che l’abbia riconosciuta. Si è avvicinata a lei e hanno parlato allungo, animatamente… >> mi stringo il capo tra le mani, dando feroci pugni su di esso.
Non sono capace di gestire mia sorella, non sono capace di gestire il mio rapporto con Mary…
<< Quando Jenny è andata via, Mary si è chiusa in bagno per un po’. Quando è uscita il suo volto era cupo e triste, ho preferito darle il pomeriggio libero. >>
Ringrazio Zack ed esco dal bar senza neanche aver consumato la mia birra.
Corro a casa di Mary, devo sapere come sta e cosa gli ha detto mia sorella.
Inchiodo il dito sul campanello, finché lei non mi apre…
<< John, che ti prende perché bussi in questo modo? >> senza risponderle entro in casa.
<< Stamattina hai incontrato Jenny… Che ti ha detto? >> Mary china il capo per poi sedersi su una delle sedie in cucina.
<< Sei fortunato ad avere la tua famiglia, ti amano tanto John, e Jenny ne è la dimostrazione. >> percepisco una nota di tristezza nelle sue parole, il viso le si incupisce.
<< Cosa ti ha detto Jenny >> insisto.
Mary alza la testa, inchiodando i suoi occhi nei miei…
<< Stare con me potrebbe allontanarti dalla tua famiglia. Io non voglio questo John, non voglio che ti allontani dai tuoi cari per stare al mio fianco. Forse, dovremmo allentare un po’ le cose. >> scuoto il capo innervosito, Jenny è riuscita a far sorgere dei dubbi in Mary e questo mi manda in bestie!
Mi inginocchio poggiando le mani sulle gambe di Mary…
<< Ok, ora ascoltami, stai farneticando. Non so cosa ti abbia detto Jenny ma credimi, le sue parole sono solo frutto di una mentalità chiusa e antica. Stare con te non mi allontanerà dalla mia famiglia. Jenny se ne farà una ragione e anche tutti quelli che si metteranno sul nostro cammino. Ma se tu crolli Mary, non ha senso neanche che io stia qui a parlarti, cercando di convincerti. >> mi alzo e faccio per andarmene, Mary afferra la mia mano, frenando i miei passi. Mi guarda per un po’ negli occhi per poi abbracciarmi e stringermi forte a se.
Lascio Mary per tornare di corsa a casa… << Famiglia? >> chiedo al silenzio più totale che dimora nelle mura di casa… << Ma dove sono finiti tutti? >> bisbiglio a me stesso.
<< Oh ciao John. >> Jenny esce dalla cucina con in mano un ghiacciolo.
Mangiare un gelato in pieno inverno è tipico di Jenny!
<< Dove sono tutti? >> gli chiedo con tono serio e distaccato…
<< Papà e mamma hanno portato i marmocchi al bowling, mentre Brece è a cena dalla cugina Shally. >> mi avvicino a lei, ad un palmo dal suo viso che ha un forte odore di limone, come quello del ghiacciolo che stringe tra le mani…
<< E tu sei sola qui? >> fa cenno di si con la testa, mentre la guardo col più arcigno dei miei sguardi…
<< Aspetto che Louise torni dal lavoro… Cos’hai John, perché mi guardi così? Vuoi anche tu un gelato? >> Jenny sa bene perché sono incavolato, si sta solo prendendo gioco di me…
Ora glielo tiro in faccia un gelato!
<< Dimmi piccolo John, sei passato dalla tua amichetta prima di tornare a casa? >> le stringo il gomito in una mano, facendole cadere il ghiacciolo sul pavimento.
<< Non ci credo John, mi hai davvero delusa. Come hai potuto far entrare una gorge nel nostro mondo. E’ assurdo, per poterla vedere di più le hai anche procurato un posto di lavoro nel locale di quel deficiente di Zack… Ricordi cosa ci hanno insegnato? I gorge sono ottimi per una notte via, non puoi pensare di creare qualcosa di serio con una di loro. >> Jenny e il suo maledetto legame alla nostra cultura. Sono un gipsy e sono fiero di esserlo, ma queste privazioni, questi pregiudizi e queste discriminazioni razziali mi hanno stancato.
Forse se non avessi conosciuto Mary, oggi la penserei anch’io come Jenny, ma mi è successo, l’ho incontrata e sono felice di questo. Vorrei che anche la mia famiglia lo fosse per me!
<< Speravo che almeno i mie fratelli potessero sostenermi, ma a quanto pare mi sbagliavo! Quindi ora te lo chiedo con gentilezza Jenny… Sta lontana da Mary, ma soprattutto sta lontana dalla mia vita! >>
<< Stai mettendo quella ragazzina prima della tua famiglia? >> la guardo tenendo il suo sguardo… << No Jenny, sto mettendo me stesso al primo posto e se tu e gli altri vi ritenete la mia famiglia, sosterrete tutto ciò che mi fa stare bene, che mi rende felice! >>
La lascio e vado a rintanarmi nella mia stanza, sono sfinito… Perché una cosa semplice deve essere tanto complicata?


 



Ed ecco a voi la "perfida" Jenny.

 
Eccoci giunti all' 8° capitolo di John & Mary... 
come avete letto, Jenny è andata all'attacco, parlando con Mary,
ma John sembra averla messa al suo posto...
Attendo qualche vostra recensione, spero di trovarne qualcuno anche di chi legge in silenzio.

Anche questa settimana,
vi invito a passare nella mia nuova storia di genere sovrannaturale/drammatico...
Why me?

A presto! Grazie ancora ♥
 
Kiss-Kiss. lollipop 2013 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Capitolo 9
 
Da quando Jenny ha saputo di me e Mary l'atmosfera a casa è diventata irrespirabile.
Ogni giorno per lei è buono per punzecchiarmi e lanciarmi quelle frecciatine velenose con le quali riesce a centrarmi in pieno.
Mia madre ascolta attentamente i nostri sibillini battibecchi… Assiste alla nostra guerra ignara di tutto... Per mia fortuna! Non potrei combattere anche contro di lei.  
<< Prima o poi Jenny spiffererà tutto alla mamma, lo sai vero? >> accarezzo la testa di Brece, passando le mani nei suoi lunghi e setosi capelli neri.
Ho bisogno di sfogarmi, di parlare con qualcuno, prima che la mia rabbia si tramuti in ira e si scateni contro Jenny.
<< So che tu hai già capito tutto ma voglio comunque parlarti di Mary. >> Brece mi fissa con i suoi profondi occhi nocciola, stringe la mia mano e attende in silenzio le mie parole. Le racconto tutto, sin dall'inizio. Dal mio incontro con Mary al matrimonio di Jenny, a quando l'ho rivista, mentre passata dinanzi alla palestra.
Gli dico di quanto io l'abbia cercata, voluta, desiderata. Poi le dico chi è, che non è una gipsy. Brece questo lo aveva già capito ma cercava di scacciare dalla testa questo strano pensiero...
<< Lei è una gorge. >> Brece sgrana gli occhi per un attimo, poi ritorna a guardarmi e ad infondermi dolcezza e sicurezza con i suoi caldi ed amorevoli sorrisi.
<< Se ti chiedo se ne sei innamorato, stavolta sai rispondermi? >> deglutisco, poi penso a Mary, a come mi fa sentire stare con lei. A come ho affrontato Jenny pur di difenderla e riesco a trovare una risposta alla domanda di Brece.
<< Credo di si... >>
<< Si cosa? >>
<< Si, credo di essermi innamorato di lei. >> il viso di Brece si illumina. È felice per me! Tra un allenamento ed un battibecco con Jenny, non riesco più a reggere questa tensione. Decido di passare un po’ più di tempo con Mary, lontano da casa e dalla mia famiglia che tanto mi opprime...
<< Ciao, entra. >> Mary mi accoglie con un sorriso seguito da un bacio. Oggi è stranamente felice.
<< Da cosa scaturisce tutta questa allegria? >>
<< Zack questo fine settimana va in campeggio con degli amici, quindi chiude il bar. >> si avvicina a me sedendosi sulle mie ginocchia e stringendomi il collo con le braccia.
<< Questo vuol dire che ho tutto il weekend libero. Ah, potrò finalmente ritagliarmi un po’ di tempo per me, per riposarmi. >> vederla così gioiosa e pimpante rende allegro anche me...
<< E cosa vorresti fare in questi due giorni? >>
<< Non lo do... Uscire, divertirmi, andare a ballare magari... È un po’ che non ci vado. >> Una lampadina mi si accende nella testa... Mary non lavora ed io sono stanco di stare rinchiuso nelle mura domestiche con quell'arpia di Jenny.
<< Perché invece di ballare non ce ne andassimo noi due, soli, a fare una bella gita? >>
<< Una gita e dove? >> tiro nuovamente Mary a me abbracciandola...
<< Perché non ce ne andiamo a New Castle... Potresti approfittarne per vedere i tuoi vecchi amici. >>
 << Non ho amici li. >> Mary si divincola dalle mie braccia voltandomi le spalle.
<< Bhè allora potresti mostrarmi la città e magari presentarmi anche il tuo patrigno. >>
Il viso di Mary si incupisce.
<< Ma perché insisti tanto? >>
<< Insomma Mary quell'uomo è sempre parte della tua famiglia ed io ci terrei a conoscerlo. >> Mary si irrigidisce e inizia ad inveire contro di me urlando...
<< Quell'uomo non è la mia famiglia e vorrei che tu la smettessi... Io non ti faccio pressioni sulla tua famiglia. Non ti chiedo di continuo di loro, non ti ordino di presentarmeli, quindi tu piantala di farlo con me. >> Sbotta urlandomi in pieno viso.
Odio le persone che si incavolano per un no nulla, quindi inizio ad urlare anch'io le mie ragioni.
Siamo come cani rabbiosi, ringhiamo l'uno contro l'altra, pronti per azzannarci.
<< Vattene John. Esci fuori da questa casa. Non voglio più vederti! >> con la mano ferma a tenere la porta aperta, Mary mi indica l'uscita. La imbocco senza batter ciglio, lasciando che Mary mi sbatta la porta sulla schiena.
Faccio per andarmene, quando una folata di vento gelido mi colpisce in pieno viso e, quasi per magia, dimentico il motivo per il quale io e Mary avevamo appena litigato.
Ricordo solo le ultime sue parole: "Non voglio più vederti."
Risalgo velocemente i gradini che mi separano dalla sua porta, per poi inchiodare l'indice sul pulsante rosso del campanello. Mary apre la porta stizzita e con i capelli arruffati. Chino la testa vedendola e, scandendo bene le parole le chiedo scusa.
<< Mi dispiace, qualsiasi cosa io abbia fatto per irritarti ti chiedo scusa, credimi non era intenzionale. >> Mary abbassa lo sguardo, credo sia rammaricata quanto me per la nostra discussione.
Rientro in casa e l'abbraccio, stringendola forte... Desideravo solo trascorrere un po’ di tempo da solo con lei, non volevo che litigassimo in questo modo!
<< Non voglio più litigare con te John… >> una lacrima le riga il volto...
L'ho già vista commuoversi in passato. Ho visto i suoi occhi diventare lucidi ed umidi ma, nessuna lacrima si è mai permessa di bagnare il suo bello e dolce viso.
Pensare che l'artefice di questo discreto pianto sono io, mi fa star male.
<< Non litigheremo più! >>
<< Prometti? >>
<< È una promessa! >>
Lascio Mary e torno a casa, per fortuna le cose tra di noi si sono ripianate.
Il pensiero di averla ferita è qualcosa che mi fa stare male, anche se ancora non riesco a capire cosa nelle mie parole l'abbia indispettita tanto facendola avere questa reazione...
Resterà un mio dubbio, poiché non ho alcuna intenzione di ritornare su questo argomento con Mary!


 





 
Lo so, anche questo capitolo è breve come il precedente, sorry.
Sappiate però che il 10° capitolo è già pronto ed'è più lungo.
Vi invito a preparavi psicologicamente :P
Attendo qualche vostro commento per questo capitolo...
Voi vi siete dati una spiegazione al comportamento di Mary?
Battete sulla tastiera e fatemi sapere. 
Io vi attendo la prossima settimana con un nuovo chapter.
Intanto passate anche nel terzo capitolo di: 
Why me?

A presto!

xo lollipop 2013

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



Capitolo 10
 
Tra me e Jenny non vi è più dialogo, la gravidanza sembra aver distolto i suoi pensieri da me.
Lei e la mamma sono in fermento per l’arrivo del bambino. La casa è ricolma di piccoli body, pannolini e giochi vari. I pupazzi invadono il pavimento e suonano ogni volta che uno di noi li calpesta per sbaglio.
Se continuano con questo shopping sfrenato non ci sarà più spazio per nessuno in questa casa se non per il bambino.
Decido di uscire da quel caos, prima di venire sommerso dai peluche, l’aria fresca di Londra mi aiuta a rilassarmi.
Cammino nel parco, oltre ai bambini intenti a giocare, riesco a vedere qualche coppietta. Giovani ragazzi che si stringono le mani e condividono un gelato o uno stecco di zucchero filato, dietro un cespuglio un altra coppia è intenta a dividersi un romantico picnic… Osservandoli mi rendo conto di non aver mai fatto nulla di romantico con Mary, ma infondo io non sono un romantico e neanche lei lo è!
Cammino per le strade umide, ammirando le vetrine dei vari negozi per poi accorgermi che tutte hanno qualcosa di diverso, qualcosa che le lega. Un colore, il rosso. Cazzo, è il 14 febbraio… Io odio San Valentino!
Mi fermo fuori alla vetrata del Zack’s Bar, anch’essa addobbata con “romantici” cuori rossi, e ammiro Mary. Si barcamena tra un tavolo e l’altro, servendo ogni cliente. Sembra allegra, forse è questo giorno romantico a farla sorridere o magari è solo un giorno buono per lei…
E’ passata una settimana dal nostro litigio che ormai sembra essere passato dalla sua mente… Più la guardo e mi rendo conto che Mary merita una serata romantica, una di quelle da far brillare i suoi profondi occhi castani, una serata che le faccia battere il cuore e magari farmi trovare il coraggio di confessargli ciò che provo per lei.
Torno a casa e mi chiudo in camera mia, prendo il cellulare ed inizio a fare un paio di telefonate… Non ho mai fatto nulla di romantico, il romanticismo è qualcosa che i gipsy non hanno nel dna.
<< Ciao little shock, sono John Evans. Volevo chiederti una cosa… tua sorella Jin, quella che fa la cuoca, può prepararmi una cena romantica per questa sera? Ho bisogno di qualcosa di buono, partendo dagli antipasti al dolce… >> ho solo 17 anni ma ho avuto modo di conoscere tante persone nella mia vita e molte di esse mi devono dei favori, little shock è uno di quelli.
Il nomignolo gliel’ho affibbiato io, anche perché non riuscivo mai a ricordarmi il suo nome. Frequentavamo le scuole medie insieme, lui era il secchione della classe preso di mira da tutti, io essendo l’unico gipsy restavo sempre in disparte, mi facevo gli affari miei insomma... Un giorno entrai nel bagno e vidi tre miei compagni prendere a calci un batuffolo dai capelli neri che se ne stava rannicchiato sul pavimento… Bhè, decisi di non farmi più gli affari miei… Quei tre finirono all’ospedale, io fui cacciato dalla scuola e little shock non si è più ripreso da quel giorno.
Le botte gli hanno causato un blocco del linguaggio, i medici dissero che l’accaduto gli aveva provocato un piccolo shock, da li il soprannome.
<< C-c-ee-rt-o Jo-hn. T-t-ti pr-ocu-rerò-tu-t-to. >> mi procurerà tutto… Perfetto!
Ora devo trovare la location e visto che non dispongo di molto denaro, l’unico posto disponibile è la palestra… Dovrò convincere mio padre.
<< Ciao pà. >> salto sul bancone che gli fa da scrivania, sedendomi sui suoi fogli.
Mio padre alza lo sguardo dalle sua scartoffie, riesco ad intravedere i suoi occhi da quegli occhiali rotondi stile nonna papera. Il terribile Billy è invecchiato e la sua vista è calata…
<< Ciao fì… ma come diamine parli. >> scoppio a ridere per poi scendere dalla scrivania e assumere un espressione seria.
<< Senti papà avrei bisogno di chiederti un favore… >>
<< Niente soldi John! La palestra ha il conto in rosso. >> e ti pareva, quando parlo di favori lui pensa sempre al denaro…
<< No, non si tratta di soldi… Vedi, mi servirebbero le chiavi della palestra, dovrei usarla questa sera. >> si disfa degli occhiali di nonna papera e mi guarda passandosi una mano sulla testa pelata, si, invecchiando ha perso anche i capelli!
<< E che devi fare di sera qui dentro? >> ok, ora devo dirgli che devo portarci una ragazza, ma non posso dirgli che è una gorge se no addio palestra e se gli dico che è una gipsy partirà con la solita solfa delle raccomandazioni su come bisogna trattare una donna del nostro rango.
Mi passo freneticamente la mano destra nei capelli, ungendola con il gel. Non riesco a stare fermo ed inizio anche a sudare nei palmi delle mani…
<< Vedi oggi è San Valentino ed io vorrei organizzare una cena romantica per una ragazza… >>
<< Ti sei fidanzato figliolo? Chi è lei, la conosco? >>
<< No, non mi sono proprio fidanzato, per ora ci stiamo conoscendo e no, non credo che tu la conosca perché si è trasferita qui da poco. >>
<< A quale famiglia appartiene? >> mio padre da per scontato che Mary sia una gorge… ed io glielo lascerò credere.
<< Non ricordo il suo cognome, te l’ho detto la conosco da poco. Insomma papà me le dai o no queste chiavi? >> si alza dalla sedia per poi venire alle mie spalle ed aprire uno dei cassetti di metallo fissi alla parete dietro di me. Mi si avvicina e mi porge le chiavi…
<< Te le do, ma John --- >> ritrae le chiavi stringendola nel suo pugno.
<< Tu cenerai solo con quella ragazza, e poi la riporterai subito a casa. Le gipsy vanno trattate con i guanti, ricorda che essa potrebbe essere una delle tue sorelle oppure, potrebbe non essere la tua anima gemella e se tu le rubi il fiore della sua gioventù, nessun altro vorrà mai averla. >> faccio cenno di si con la testa, sono d’accordo con le parole di mio padre. Per essere un gipsy ho una mentalità aperta e mi piace trasgredire alle “regole”… ma, non riuscirei mai a stare con una ragazza che non è più vergine.
<< Tranquillo papà, la riporterò a casa per le undici anche perché dopo ho appuntamento con i ragazzi da Zack. >> gli mento, tanto lui non saprà mai che in realtà la ragazza non è una gipsy.
Esco dalla palestra e mi infilo la chiave nella tasca anteriore dei jeans, poi chiamo Brece, è l’unica che sa di me e Mary ed’è l’unica al momento in grado di darmi consigli sull’amore.
Mi sono ridotto a chiedere consigli sulle ragazze alla mia sorellina…
Gli racconto velocemente cosa ho progettato per la serata e le chiedo un parere…
<< Mi sembra tutto perfetto John ma manca ancora qualcosa… >> manca qualcosa?!?
<<
Cosa? >>
<< Le candele imbecille, che serata romantica è senza delle candele che creano atmosfera… >> ha ragione, nei film romantici che mi ha costretto a guardare, non mancano mai le candele.
<< Dove posso comprarle? >>
<< Vai al centro commerciale, vedi al piano superiore c’è un negozio che vende candele di ogni genere… Ora devo staccare John, sono tornate mamma e Jenny. >>
Arrivo al centro commerciale e mi perdo tra odore di lavanda e quello di vaniglia… Brece aveva ragione, ci sono candele di ogni tipo qui. Vengo attirato da delle candele di colore rosso a forma di fiori e cuori… Mi sembrano perfette.
Corro alla palestra ed inizio ad arredare il luogo nel modo appropriato, seguendo passo dopo  passo le istruzioni che Brece mi manda tramite sms.
Jin la sorella di little shock mi manda la cena tramite un suo garzone, ora è davvero tutto pronto. Corro a casa a cambiarmi e durante il tragitto mando un messaggio a Mary invitandola a raggiungermi in palestra, lei per tutta risposta mi invia dei punti interrogativi, non sospetta nulla…
Esco di casa in fretta prima che Jenny possa bloccarmi sull’uscio e propinarmi la seconda parte del suo monologo e raggiungo la palestra. Accendo le candele, spengo le luci e attendo che Mary arrivi.
<< John! >> Mary entra nella palestra… È vestita con i suoi solidi leggings neri e un vestitino dello stesso colore che gli arriva poco sopra il ginocchio, ha persino una sciarpa e dei guanti. Oggi a Cardiff si gela davvero.
I capelli sono sciolti ed ondulati e a colorarle il viso ci pensa il freddo, che le regala guance e naso rossi.
Le candele accese illuminano il percorso, portandola dritta da me.
Mary mi vede, poi guarda il tavolo imbandito e decorato con delle rose rosse, sorride leggermente, per poi arrossire. Si porta le mani al volto, cercando di coprire l’imbarazzo... << Ma cosa hai fatto... >> le sorrido per poi avvicinarmi a lei e baciarla.
<< È San Valentino, di solito le persone normali organizzano qualcosa di speciale per questo giorno. >>
<< Già le persone normali, tu non rientri in questa categoria... >> simpatica!
Mi tira a se e mi bacia, poi ci accomodiamo al tavolo ed iniziamo a mangiare.
La cena procede bene, Mary sembra divertirsi ed io con lei.
L'orologio segna le 23.00, lasciamo la palestra, non posso rischiare che la curiosità induca mio padre a venire a farci visita.
Camminiamo fino casa di Mary tenendoci per mano.
<< Ti va di entrare? >> le faccio segno di si con la testa poi entro in casa.
Dopo pochi secondi ci stiamo già baciando, fino ad arrivare nella sua camera da letto...
Ho Mary di fronte ed un letto che aspetta noi sulla mia destra.
Guardo Mary negli occhi e capisco che lo vuole quanto me, mi desidera quanto io desidero lei...
<< Sei sicura? >> le chiedo quasi ingenuamente. Mary con passo tremante si avvicina di più a me facendo aderire i nostri corpi.
Mi disfo della mia t-shirt per poi aiutarla a liberarsi del suo vestito nero.
Gli abiti sono riversi sul pavimento mentre noi, coperti dal lenzuolo bianco di lino, ammiriamo i nostri corpi nudi.
Mary deglutisce e dai suoi occhi si evince paura, non in senso cattivo, credo che abbia solo paura di non essere all’altezza.
La guardo, bella più che mai e mi decido a parlare, a dirle quello che provo per lei.
Le bacio il collo fino a risalire al suo orecchio, glielo mordicchio…
<< Sono innamorato di te. >> il suo ansimare si ferma improvvisamente, Mary sgrana gli occhi per poi puntarli nei miei…
<< Come? >>
<< Si, sono decisamente innamorato di te. >> le accarezzo i capelli mentre Mary mi sorride gioiosa. Anche i suoi occhi sorridono, brillando oltremodo.
Ora la sento più mia, più coinvolta, più tranquilla e decisa a donarsi a me. Non è più insicura, non ha più paura, ha solo voglia di avermi.
Le sfilo gli slip per poi liberarmi dei miei box, Mary divarica lentamente le gambe, con delicatezza mi infilo tra loro, tenendo sempre lo sguardo di Mary che, serra gli occhi quando mi sente dentro di lei.
Non faccio fatica ad attraversarla, li per li non me ne rendo conto, mi godo il momento chiudendo gli occhi anch’io.
Dopo pochi minuti li riapro, qualcosa mi impedisce di andare avanti…
Mi distacco da lei per poi guardare le nostre intimità nude. Mary ha ancora gli occhi chiusi, balzo giù dal letto infilandomi nuovamente i box.
Mary riapre gli occhi e mi guarda perplessa, coprendosi col lenzuolo.
<< Che succede… >>
Cerco di placare la mia ira ma non ci riesco. Sono mesi che lotto contro tutti per difendere Mary e il nostro rapporto ed ora, ora mi sembra tutto inutile.
Mi avvicino a lei strappandole di dosso il lenzuolo che la copre, per poi urlare…
<< Guardati, non c’è sangue sul tuo letto, sai questo cosa vuol dire? Che tu non sei vergine Mary, qualcun altro si è rotolato in questo letto con te o da qualche altra parte. >> sputo quelle parole in modo velenoso, con cattiveria.
Mary balza giù dal letto iniziando a vestirsi.
<< Lascia che ti spieghi John… >>
<< Non parlarmi. Posso andare contro le regole gipsy, contro tutto quello che mi è stato insegnato, ma c’è una cosa sulla quale non posso trasgredire. La mia donna deve essere pura, vergine. Tu non lo sei e questo vuol dire che mi sono sbagliato, tu non sei la donna che fa per me. >>
<< Non è come pensi. Lasciami spiegare… Ti prego, John! >>
La lascio in piedi, in preda alle lacrime. Urla il mio nome ma non la ascolto, in un lampo sono già a casa…
Mi getto sotto la doccia e strofino la mia pelle con la spugna, cercando di eliminare l’odore di Mary che sembra essersi impregnato su di me.
D’avanti agli occhi continua a passarmi l’immagine di Mary tra le braccia di altri ragazzi.
Come ha potuto farmi questo… Jenny aveva ragione, le gorge sono solo donne da una botta e via e Mary non è da meno. Forse avrei dovuto sfruttare questa occasione, fare sesso con lei e poi gettarla via…
Penso alle peggiori cose e una lacrima scende sul mio viso. Mi ha ferito… Ho lasciato che una gorge mi ferisse. Sono vero idiota!








 
Eccovi il 10° capitolo, ammetto che non è stato facile per me scriverlo...
Spero vi sia piaciuto, no, forse l'ultima parte non vi è piaciuta ma,
non sempre l'amore è tutto rose e fiori...
Attendo i vostri commenti, sperando di trovarne anche qualcuno di quei molteplici che leggono in silenzio.
Vi aspetto il prossimo lunedì con un nuovo capitolo e come sempre vi invito a passare in: 
Why me?

A presto e grazie per leggere e commentare le mie storie


xo lollipop 2013 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 

Le donne gorge non hanno valori, non hanno moralità. Dovevo dar retta alla mia famiglia, alla mia gente.
Con queste parole mi risveglio dal mio sonno. Sono passati due giorni da San Valentino, e il pensiero di ciò che è successo non mi lascia.
Come ogni giorno mi reco in palestra, ieri, come oggi, sono nervoso.
Mi infilo la tuta, lego ai polsi e alle dita le medicazioni bianche, faccio per infilarmi i guantoni ma poi ci ripenso… Li ripongo nel mio armadietto per poi uscire dalla stanza e recarmi nella palestra, li dove il ring la fa da padrone.
Mi avvicino ad uno dei sacchi che dimorano nella zona est della palestra.
Il saccone rosso con varie applicazioni di nastro adesivo nero è lì che mia ttende, è il mio preferito. Mio padre lo aveva in cantina, lo usava da giovane quando io ero solo un bambino. Spesso la mamma gli urlava contro senza alcun motivo, facendolo infuriare, allora papà, che ha sempre odiato le discussioni, gli dava le spalle e scendeva giù in cantina a scaricare la rabbia su questo sacco. Quando risaliva era più sereno, la rabbia era sparita…
Spero che questo sacco possa aiutare anche me!
Tiro più e più pugni, con tutta la forza e la rabbia che ho in corpo.
Il sacco si muove di qualche centrimento. Sposto i piedi e lo raggiungo per poi tornare a colpirlo.
Le nocche delle mani mi duolono. Forse non è stata una buona idea non indossare i guantoni, ma è questo ciò che volevo... sentire dolore.
Cerco di non pensare a Mary ma è inevitabile, il suo viso mi appare come un miraggio sulla pelle del sacco, sento il sangue ribollermi nelle vene... Colpisco, con tutta la rabbia e il rancore che ho in corpo il sacco con il pugno destro, forse ci metto troppa veemenza, il polso destro mi si piega e un dolore atroce mi fa imprecare.
<< John che succede? >> i ragazzi nella palestra mi si avvicinano sentendomi urlare.
<< Il polso, mi fa un male cane. >> con la mano sinistra mi stringo il polso destro dolente. I ragazzi mi accompagnano in “infermeria”. Una piccola stanzetta, il padrone della quale, è il vecchio Chakie, un amico di mio padre che ha ormai passato la sessantina e che si occupa della salute di noi lottatori senza però, avere alcun titolo…
<< Johnny, ragazzino, che cosa ti è successo? >>
<< Ciao Chakie, credo di essermi rotto il polso. Ho dato un pugno al sacco e il polso mi si è piegato facendomi sentire un dolore lancinante. >> Chakie controlla il mio polso, forzandolo per capire cosa mi è successo. Stringo tra i denti una matita per cercare di smorzare il dolore.
<< Sei fortunato ragazzino, il tuo polso è solo fratturato. Qualche settimana di riposo e tornerà come nuovo. >> sono sollevato per non essermi rotto il polso, ma una frattura è l'ultima cosa che mi ci voleva in questo periodo.
Una volta medicatomi, lascio la stanza di Chakie e vado ad infilarmi sotto la doccia.
Infilo a fatica i miei vestiti... Avere una sola mano funzionante non è una cosa ottimale per uno come me.
Esco dal bagno dopo una ventina di minuti e sull'uscio vi incontro Chakie..
<< Johnny tuo padre ti vuole nel suo ufficio. >> scuoto il capo, lasciando cadere il borsone che stringo nella mano sinistra per terra.
 << Oh Chakie glielo hai detto... >> fa le spallucce per poi rintanarsi nuovamente in quel buco di stanza che chiama infermeria. Sbuffo e contrariato raggiungo l'ufficio di mio padre.
<< Papà, mi cercavi? >> Billy abbassa i suoi occhiali e punta gli occhi nei miei.
<< Che stai combinando John? >> tento di spiegare a mio padre cosa mi è sucesso in palestra, della mia ingenuità nell’aver preso a pugni il sacco senza i guantoni, ma lui mi interrompe…
<< Non mi interessa sapere come ti sei procurato quella frattura… >> abbandona la sua comoda poltrona indicando con un dito il mio polso fasciato. Si posiziona di fronte a me e mi accarezza il capo.
<< Voglio sapere cosa ti succede qui. >> picchietta l’indice sinistro sulla mia fronte…
Cosa accade nella mia testa papà? Sinceramente non lo so neanche io!
Scuoto il capo in modo incerto, facendogli credere che vada tutto bene ma, ovviamente Billy non ci crede.
<< Sono un paio di giorni John che mi sembri strano, sei costantemente nervoso, vieni qui e prendi a pugni i sacchi come se fossero persone che odi. Sei violento figliolo e non lo sei mai stato. Parlami, dimmi cosa ti passa per la testa… magari posso aiutarti, darti un consiglio. >> vorrei parlargli, urlare al mondo ciò che provo ma… non credo di poterlo fare.
<< Non ho niente papà, sono solo un po’ stanco. E’ meglio che io vada a casa a riposarmi. >>
Giro i tacchi e faccio per uscire da quell’ufficio troppo piccolo ma mio padre me lo impedisce.
<< Si tratta di quella ragazza, quella per la quale hai organizzato una cena romantica la sera di San Valentino? >> è un vegente, sono tutti fottutamente vegenti nella mia famiglia.
<< E’ da quella sera che ti comporti in modo strano. Non ti lascerò uscire da questo ufficio finché non me ne parlerai. >> perfetto! Forse parlarne con mio padre mi aiuterà a capire cosa fare…
<< Con quella ragazza ho chiuso. >> Billy poggia i glutei sulla scrivania mettendosi comodo, incrocia le braccia al petto ed in silenzio e attenzione ascolta le mie parole.
<< Mi ha mentito, mi ha taciuto di avere avuto in passato delle relazioni… diciamo… intime. Non posso accettarlo papà, per quanto io possa tenere a lei, non riesco a non pensarla tra le braccia di qualche altro ragazzo. Mi ha fertio… >> chino il capo dipingendomi il volto con un aria amareggiata.
<< Sei innamorato figliolo per questo reagisci in questo modo e comprendo le tue parole ed il tuo rammarico. Per noi uomini gipsy è fondamentale avere al nostro fianco una donna pura, casta… >> faccio segno di si col capo, sapevo che mio padre la pensasse come me.
<< … ma, hai chiesto a questa ragazza perché ti ha mentito o meglio, ti ha taciuto le sue storie passate? Se ti importa così tanto di lei dovresti tornare sui tuoi passi e parlarle. >>
<< Cosa? Credi che dovrei parlarle? >> Billy abbandona la scrivania e si avvicina a me, poggiando le sue grosse mani paterne sulle mie spalle muscolose.
<< E’ indubbio che provi qualcosa di profondo per questa ragazza, nonostante tutto… Allora, l’unica cosa che resta da fare è… parlarle, sentire le sue parole e solo dopo trarre le tue conclusioni. >>
<< Ma così tradirei i nostri principi. Butterei nel cesso tutto ciò che mi avete insegnato… >> papà ghigna facendo muovere quei puntini di barba che dimorano attorno alle sue labbra.
<< Alla tua età ero un ribelle, non hai idea di quante gliene ho fatte passare a tua madre. Non mi sono sempre comportato bene John e non ho sempre rispettato gli insegnamenti gipsy inculcatimi da tuo nonno. Ma non me ne sono mai pentito e sai perché? >> scuoto il capo, allargando le mie iridi azzurre e posarle, in quelle dello stesso colore, di Billy.
<< Perché ogni mio decisione, se pur sbagliata che fosse, le ho prese per me stesso, per il mio bene, la mia felicità. Tu John, devi fare ciò che ti rende felice e se stare con questa ragazza, nonostante ciò che ti ha celato, ti rende felice, dovresti cogliere al volo l’occasione. Pensa a te stesso John e poi a tutto il resto. >> abbraccio mio padre per poi lasciare il suo ufficio. Raccatto il mio borsone e mi reco verso casa.
Durante il tragitto le parole di mio padre echeggiano nella mia mente… Non mi aspettavo le sue parole. Mio padre di manica larga? E’ una novità per me!
Le sue parole hanno senso però… Mary mi rende… anzi, mi rendeva felice, forse dovrei parlarle, ascoltare ciò che ha da dirmi ma al momento non credo che riuscirò ad affrontarla.
Mio padre mi ha dato dei giusti consigli, mi ha parlato a cuore aperto dicendomi di rinnegare anche le nostre “regole” qualora ce ne fosse bisogno, ma se avesse saputo che in realtà Mary non è una gipsy mi avrebbe comunque dato questi stessi consigli?... Ne dubito!



 



 
Eccoci con un nuovo capitolo. John è abbastanza incavolato,
voi che ne pensate, credete che stia sbagliando?
Attendo i vostri commenti.

Intanto vi invito a passare nelle mie due altre storie:
Nel 5° capitolo della mia storia sovrannaturale: 
Why me? 
E nel 1° capitolo della mia nuova storia di genere drammatico: Unbreakable.
Non ve ne pentirete.  ;)


 

xo lollipop 2013 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 

Sento il telefono squillare, lo cerco poggiando, ancora con gli occhi chiusi, la mano sinistra sul comodino.
<< John spegni quel telefono. >> Malcom urla lanciandomi un cuscino.
Controvoglia mi siedo sul letto, premo la schiena nuda sulla spalliera di ferro del letto. Guardo l’ora sull’orologio da polso posto in un cassetto, segna le nove. Chi osa chiamarmi a quest’ora di domenica mattina…
Guardo il display del cellulare con lo sguardo ancora appannato, leggo il nome che  lampeggia su di esso, Zack.
<< Zack maledetto, ti sembra l’ora di chiamare? >>
<< Scusami John ma devo sapere dove diavolo è finita Mary. >> a sentir pronunciare quel nome balzo giù dal letto. Infilo le scarpette da ginnastica e vestito solo dei miei box esco nel cortile sul retro di casa.
<< Perché, che succede? >>
<< Sono tre giorni che non si presenta a lavoro, sono preoccupato, Mary è una ragazza giudiziosa, non avere sue notizie mi mette in allarme e poi… mi ha lasciato nei casini, sapeva che oggi abbiamo il locale prenotato per un compleanno e senza di lei non credo di potercela fare da solo. Tu hai sue notizie? >>
<< No! >> ascolto le parole di Zack in modo disinteressato, rispondendogli in con tono freddo e distaccato.
<< Dal tuo tono di voce mi sembra di capire che abbiate litigato… >> interrompo le sue parole, Zack ha sempre avuto un animo da vecchia pettegola, e a me non va di stare al suo gioco.
<< Senti Zack ho sonno, voglio tornare a letto e non starmene qui a parlare con te di cose inutili, quindi non rompermi le palle. >> faccio per staccare quando le urla di Zack all’altro capo del telefono, mi impediscono di spingere il pollice sul tasto rosso del cellulare.
<< Non fare lo sbruffone con me John, se sono in questi casini è anche colpa tua. Tu mi hai chiesto di assumere quella ragazza ed io, da buon cugino, ti ho fatto questo favore. Ora sta a te ricambiare… >> resto in silenzio aspettando di ascoltare quale sia il modo più opportuno per ripagare la cortesia del cugino Zack…
<< Va da Mary, tu sai dove abita, e scopri perché deserta il suo posto di lavoro, poi me lo fai sapere. >> Cosa?!?
<< Perché non ci vai tu? >>
<< Perché sono solo e a breve avrò il locale pieno di persone festanti, quindi vai John e non discutere. >> non mi resta che arrendermi alla volontà di Zack… Forse per me è arrivato il momento di affrontare Mary.
Con l’ansia che mi morde lo stomaco, arrivo  a casa di Mary, busso alla sua porta, prima con le mani e poi col campanello. Più e più volte ma dall’altro lato non vi è risposta.
Qualcosa mi frulla nel cervello, mi sento stranamente preoccupato… Mi piego e scosto lo zerbino che precede la porta di legno, sotto di esso si apre una lieve intercapedine, uno squarcio creatosi nel legno. Questo palazzo avrò circa 100 anni. Tiro fuori da esso una chiave, Mary lascia qui la chiave di riserva è sbadata e spesso dimentica la sua in casa…
Infilo la chiava nella bocca della serratura e apro la porta.
In casa sembra non esserci nessuno, apparte il disordine che pare essere esploso in tutto l’appartamento.
Mi faccio spazio fra quei cumuli di scatoloni invocando il nome di Mary.
Passo dopo passo arrivo nella sua camera da letto, quel posto mi mette rabbia, faccio un passo indietro per poi fermarmi, quando, mi accorgo che sul letto ci sono delle valigie con dentro riposti i vestiti di Mary… Sta scappando via.
Mi siedo sull’unica sedia libera in tutta la casa e attendo che Mary ritorni, le sue cose sono ancora qui, non può andarsene via senza i suoi abiti…
Passano circa venti minuti, mi guardo intorno ripensando a tutti i momenti belli… ma anche brutti, trascorsi in questa casa con Mary, una vena di malinconia mi si dipinge sul volto, fin quando non sento il rumore di chiavi inserite nella toppa.
Sento i passi di Mary che si avvicina sempre di più a me, il cuore mi batte veloce nel petto… Non credevo di potermi agiatere tanto al pensiero di rivederla.
<< Oh mio Dio, John! >> spaventata Mary lascia cadere la busta di carta che stringe tra le mani.
<< Che ci fai qui? >>
<< Potrei farti la stessa domanda… Non dovresti essere a lavoro? Zack è furioso, mi ha chiesto di venirti a cercare. >> Mary china il capo, quasi dispiaciuta che la mia presenza fosse dovuta solo per un incoraggiamento di Zack.
<< Oh. Lo chiamerò dopo e chiarirò le cose… >> sorrido amaramente per poi piazzarmi dinanzi a lei.
<< Chiarire, cosa vuoi chiarire Mary? Stai andando via, stai per lasciare Cardiff e solo ora ti viene in mente di avvisare Zack? >> urlo ad un palmo dal suo viso, parlo di Zack ma in realtà le mie parole si riferiscono a me stesso.
In quel momento i nostri sguardi si incrociano, nei suoi occhi dolci e profondi riesco ad intravedere una velata sofferenza. La guardo e riesco a vedere la sua anima. Solo ora mi accorgo di quanto in questi tre giorni mi sia mancata!
Rammendo le parole di mio padre e mi sento finalmente pronto ad affrontare Mary.
<< Non hai nulla da dirmi? >> le chiedo, cercando ancora una volta il suo sguardo.
Mary degludisce, per poi sedersi e battere freneticamente il piede sul pavimento, lo fa sempre quando è nervosa.
Mi siedo di fronte a lei e le poggio una mano sul ginocchio in modo da frenare quella gamba tremolante.
Ad un tratto senza proferir parola, le lacrime le scendono giù per il viso, andandosi ad infrangere sui suoi jeans…
<< Perché piangi, ti vergogni di parlare? >> la sento singhiozzare e capisco che il mio tono e le mie parole rudi non la aiutano ad aprirsi.
Avvicino la mia sedia alle sue ginocchia e tiro un lungo respiro.
<< Scusami, non voglio trattarti male. Ho bisogno però che tu mi parli Mary, devo capire… >> alza la testa e punta i suoi occhi cupi nei miei.
<< Ok. >> degludisce ancora una volta… << Dopo la morte di mia madre non ho attraversato un periodo felice. Mi sentivo soffocare dalla mia vita di “brava ragazza”, così ho iniziato a vivermi appieno la mia età. Uscivo tutte le sere, ero sempre nei locali, bevevo, mi vestivo del poco indispensabile e rientravo sempre tardi… >> sentirla descriversi in questo modo mi suona quasi strano, non avrei mai immaginato una Mary “ribelle”.
<< In casa con me ci viveva ancora il fidanzato di mia madre, James Lucas Green, lui è un agente di polizia, stimato da tutti a New Castle, non c’è una persona in città che non abbia buone parole a suo riguardo. Una sera lui mi beccò mentre rientravo a notte fonda e ubriaca. Mi urlò contro ed io di tutta risposta lo mandai a quel paese. Mi beccai una sonora sberla sua viso: Tu non sei mio padre non puoi trattarmi così, gli dissi e fu allora che lui si sfilò la cintura dai passanti del pantalone e mi trascinò a forza nella mia camera. >> inizio a tremare e divento rosso in viso mentre Mary racconta la sua storia con voce tremante.
<< Ero ubriaca e di quei momenti non ricordo molto. Rammendo le cinture strette ai polsi in modo da bloccare le mie braccia sulla testata del letto… Il freddo che ho provato quando i miei vestiti sono stati strappati via a forza dal mio corpo e poi, poi il dolore, tra le mie gambe e quello alla gola, dove la sua mano teneva stretto per fermare la mia testa. Il mio sguardo era rivolto al soffitto, d’avanti ai miei occhi c’era solo l’intonaco bianco staccato dal tempo. >> mi alzo ed inizio a camminare nervosamente per la stanza, mi sento male, sto per vomitare…
<< Poi il buio, non ricordo più nulla, so solo di essermi svegliata nuda, con segni netti e rossi intorno ai miei polsi e tra le lenzuola sporche di sangue… Solo allora ho capito cosa mi aveva fatto quel mostro. Ho cercato di affrontarlo, minacciando anche di denunciarlo ma per tutta risposta lui ha riso, ha riso sulla mia rabbia, sul mio dolore. E’ un agente di polizia stimato nessuno avrebbe creduto ad una ragazzina ubriacona che soffre la perdita della madre… Sono scappata di notte, allontanandomi da lui e cercando di rifarmi una nuova vita rintanandomi qui, a Cardiff. >> si asciuga il viso con i palmi delle mani per poi dirigersi verso di me…
<< Mi dispiace averti ferito ma per me non è facile aprirmi e parlare di questa storia… >> mi cinge il viso con le sue mani ancora umide per le lacrime precedentemete asciugatesi…
<< … ma credimi John, io non ti ho mentito e prima di te non sono mai riuscita a farmi toccare da nessun altro ragazzo. >> mi sento un mostro per averla trattata tanto male, i miei pregiudizi sui gorge mi hanno fatto subito pensare al peggio.
Mary è una brava ragazza che è stata fin troppo ferita nella sua vita ed io mi sono accodato a quei vighiacchi che gli hanno fatto del male.
L’abbraccio forte stringendola a me e ripetendogli nell’orecchio, fino alla nausea, le mie scuse…
<< Io non voglio perderti John, tu sei tutto quello che ho! >> la bacio, ho il cuore a pezzi mi sento un coglione per il mio comportamento e anche in colpa per quello che le è capitato, vorrei spaccare il mondo ed uccidere quell’animale ma ora, tutto ciò che posso fare è stringere Mary forte contro il mio petto, amarla con tutto l’amore che ho in corpo e proteggerla dalla mia stupidità e da chi volesse farle ancora del male.



 






 

Eccoci al 12° capitolo. E verità fù. Povera Mary!
So per certo che avrete tanto da commentare in questo capitolo,
quindi attendo i vostri commenti. 

Vi rinnovo l'invito a passare nelle mie due altre storie:
Nel 5° capitolo della mia storia sovrannaturale : 
Why me? 
Che, chiedo venia ai lettori, non sono riuscita ad aggiornare con un nuovo capitolo. Conto di farlo nei prossimi giorni.
E nel 1° capitolo della mia nuova storia di genere drammatico : Unbreakable.
Aggiornato pochi minuti fa con un secondo capitolo molto più corposo.
Passate, non ve ne pentirete .  ;)
Ci risentiamo la prossima settimana

 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Capitolo 13

 
Divoro la mia colazione per poi lasciare di fretta la cucina, il cellulare nella tasca anteriore nei miei jeans sta vibrando da oltre dieci minuti.
<< Mary che succede? >> sono trascorse un paio di settimana dal nostro riavvicinamento, le cose tra noi sembrano andare bene, cerco di essere il più dolce possibile con lei ma, la tenerezza, non è una qualità che mi appartiene.
<< Ti prego vieni subito a casa mia. >> sento la sua voce tremare, ha un magone che le blocca in gola le parole.
Non la faccio parlare oltre che mi precipito da lei.
Busso freneticamente alla porta, Mary la apre senza neanche guardarmi…
<< Hey che succede? >> seguo Mary fino alla camera da letto, dove, un cumulo di vestiti, malamente ripiegati, sono adagiati in un trolley. No ancora… Che diavolo succede?
<< Hey che stai facendo? >> la fermo tirandola per un braccio…
<< Devo andarmene! >> alzo un sopracciglio allargando le braccia.
<< Ok, perché? >> Mary sospira, poi fa spazio sul letto e si siede, invitandomi ad accomodarmi al suo fianco.
<< Lui è qui. Stamattina stavo per raggiungere Zack al bar, quando l’ho visto… >>
<< Visto chi? Di che stai parlando? >>
<< James Lucas Green, il mio patrigno. E’ qui, a Cardiff. >> sgrano gli occhi per poi guardarla perplesso per qualche istante.
<< Mi ha trovata, ed ora è venuto a riprendermi… >> Mary cammina nervosamente in tutta la stanza, torturando i suoi capelli.
<< Ok, ora calmati. E’ passato molto tempo, perché venire a cercarti proprio ora? No, deve esserci un’altra spiegazione… >> gli occhi di Mary si inumidiscono, lasciando intravedere la sua paura…
<< … Comunque non devi preoccupartene Mary, ora ci sono io a proteggerti. >> la bacio per poi distendermi sul letto accanto a lei e stringerla, finché il suo corpo non cessa di tremare.
L’orologio segna le 13.00, è ora di pranzo ed il brontolio del mio stomaco me lo ricorda. Apro il frigo e da esso ne esce solo il freddo artificiale ed un leggero odore di cipolla… Accidenti, ha dimenticato di fare la spesa!
Sveglio Mary, che riposa beatamente, con un bacio… << Hey, io vado a comprare qualcosa da mangiare, in casa tua non c’è nulla. >> Mary mi fa cenno di si col capo, senza lasciare il comodo letto.
Infilo la giacca e passo dinanzi allo scrittoio nel corridoio, sul quale ci sono poggiate tre cornici contenenti delle foto. Sono passato dinanzi a questo scrittoio diverse volte, senza mai notare queste fotografie… Mi soffermo a guardarle, in una c’è ritratta Mary da bambina, in un'altra c’è una donna, giovane e molto bella, somiglia a Mary, suppongo sia sua madre.
L’ultima è ingiallita e stropicciata, sembra quasi come se fosse stata recuperata dalla pattuniera. Ritrae una giovane Mary, alle sue spalle due figure, quella di sua madre e di un uomo, dai capelli brizzolati e dalla grossa pancia… Potrebbe essere il suo patrigno.
Scuoto il capo per liberarmi da quella rabbia provocatami da quel volto ed esco di casa.
Arrivo al supermercato ed infilo nel carrello i primi piatti precotti esposti sugli scaffali. Pago ed esco col mio sacchetto di carta marrone stretto tra le braccia.
All’incrocio il mio sguardo viene catturato dalla figura di un uomo sulla cinquantina, dai capelli e barba brizzolati ed una rotonda pancia che spunta dalla giacca aperta. E’ cambiato rispetto a come era nella foto, ma riesco comunque a riconoscerlo…
<< Brutto infame. >> mormoro fra i denti.
La rabbia prende possesso del mio corpo, sento il mio volto arrossarsi. Poso la busta con la spesa sul marciapiede e faccio per dirigermi verso l’uomo, ho voglia di spaccargli la faccia!
La mia marcia si interrompe quando vedo uscire da una caffetteria, tre guardie in divisa, che si avvicinano all’uomo. Faccio dietrofront e riprendo la busta tra le mani.
Tra gipsy e sbirri non corre buon sangue, quindi è meglio evitare di farsi vedere nel loro radar.
Mi infilo nello Zack’s Bar, in attesa che quegli uomini si allontanino, per poi accorgermi che l’intera Cardiff è piena di forze dell’ordine.
<< Ciao John, hai notizie della tua ragazza? >>
<< Lasciala in pace per oggi Zack. Piuttosto, sai dirmi come mai c’è così tanta polizia oggi? >> Zack asciuga l’ultimo bicchiere, lo ripone sul bancone e si poggia lo strofinaccio sulla spalla sinistra, per poi fermarsi e parlare con me.
<< Oggi c’è un convegno di ex poliziotti, devono sfilare in piazza con le loro uniformi in modo da mostrare l’affetto alla divisa nonostante il pensionamento. E’ una cavolata che si tieni tutti gli anni, quest’anno è toccato a Cardiff ospitare l’evento. >>
Ora quadra tutto, James Lucas Green era un poliziotto, ora in pensione… E’ in città per il convegno e non per Mary, lui non sa che lei vive qui.
Tiro un lungo respiro di sollievo, abbandono lo sgabello sul quale mi ero accomodato e faccio per uscire.
<< John, la spesa… >> che testa! << Grazie. Senti Zack sai quando finirà questo convegno? >> incassa i soldi di un cliente e poi ritorna a posare lo sguardo su di me. << Domani. Per fortuna questa cazzata dura solo un giorno. >> gli strizzo l’occhio sorridendogli.
Senza farmi notare filo a casa di Mary, che, ripone controvoglia, i suoi abiti nuovamente nell’armadio.
<< Sono tornato! >> Poggio la busta che stringo tra le mani sul tavolo per poi raggiungerla in camera da letto.
Le schiocco un bacio sulla guancia, poi la volto verso di me sorridendole.
<< Cos’è che ti rende tanto felice? >> mi chiede con espressione triste.
<< Il solo fatto di stringerti tra le mie braccia e fonte di felicità per me… >> fa roteare i suoi occhi da gatta, sospirando appena. << …ma, ho una bella notizia per te. >>
Vedo la sua fronte corrugarsi, è visibilmente curiosa.
<< Il tuo patrigno, non è a Cardiff perché ti ha trovata, ma sta semplicemente partecipando ad un convegnio per ex agenti di polizia. Cardiff è piena di ex poliziotti, dovranno sfilare in piazza ma domani stesso, andranno tutti via. >> vedo il volto di Mary illuminarsi, un sorriso riesce a farsi strada sul suo tenero volto. << Davvero? >> faccio capolino di si con la testa, per poi baciarla.
Trascorriamo la giornata chiusi in casa, pranziamo, guardiamo vecchi film in tv e l’aiuto a rimettere a posto lo scompiglio che aveva creato quella mattina.
Il sole cala, lasciando il posto alla luna. << Si è fatto tardi, io vado. >> mi avvicino alla porta e la apro, attendendo il saluto di Mary.
<< Resta con me ti prego. >> mi interrompo, stringendo la maniglia della porta nel mio pugno sinistro.  << Come? >>
<< Non mi va di restare da sola. So che lui non sa di me, ma ho comunque paura. Resta con me, solo per questa sera. >> dovrei dirgli di no, sapendo lo scompiglio che, una mia notte fuori, porterebbe nella mia casa. Mia madre darà di matto! Ma non riesco a negarmi a Mary, guardo i suoi occhi spaventati e mi sento in dovere di proteggerla. Lei, oltre me, non ha nessuno.
Mando un messaggio a mio padre dicendogli che dormo da uno dei ragazzi della palestra, chiedendogli di avvisare la mamma. So che questa bugia non durerà sino a domani, ma al momento mi interessa solo di Mary.
Dormiamo insieme, abbracciati, nel più tenero, dolce ed ingenuo dei sonni.




 





 

- 5 alla fine.
Pensavate che questa storia non avesse una fine?
E invece si, e ne mancano davvero pochi.  
;)
Detto questo, cosa ne pensate di questo capitolo?
E' chiaramente un capitolo di passaggio ma a cosa porterà voi lo avete capito?!?

Lasciatemi qualche recensione.
Ringrazie quelle 5/6 ragazze che recensiscono sempre, siete FANTASTICHE!
Spero di riuscire a trovare qualche nome nuovo nei commenti visto le oltre 200 persone che leggono assiduamente.
Intanto, passate anche nella mia originale drammatica, vorrei qualche vostra opinione: 
Unbreakable.


 

xo lollipop 2013 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Capitolo 14

 
Rientro in casa in punta di piedi, nel disperato tentativo di evitare di farmi sentire da mia madre.
Cerco di sgattaiolare nella mia camera, ma nel silenzio della casa dormiente, la voce di mia madre, alle mie spalle, echeggia come un tuono durante un forte temporale. << Dove sei stato? >> mi volto lentamente smorzando un ghigno.
Vedo mia madre retta dietro la porta, è stretta nella sua vestaglia di seta verde, ha le braccia conserte e i capelli arruffati. Sul suo viso c’è dipinta un’ espressione rude ed incattivita… << Sono rimasto a dormire da degli amici, ho detto a papà di avvisarti. >> mia madre si avvicina a me e afferra tra le mani il colletto della mia giacca… << Tuo padre è il re fuori da questa casa e nella sua palestra ma qui John, tra queste mura io sono la regina… Detto io le regole. >> cazziatone in arrivo!
Tengo il suo sguardo e nei suoi profondi occhi verdi striati, intravedo una vena di collera che mi fa rabbrividire. << Vi è vietato passare la notte fuori casa e --- >> le sue parole vengono interrotte dalla porta di ingresso che si apre lentamente, lasciando entrare la figura di Jenny.
 << Che succede? >> Jenny si sofferma dinanzi a noi, ha un sopracciglio inarcato e attende una risposta che, prontamente mia madre le da. << Tuo fratello ha passato la notte fuori casa. >>
Jenny sorride sorniona… << Sei stato con lei, complimenti. >> mi batte una pacca sulla spalla per poi dirigersi in cucina.
Mia madre mi guarda con espressione interrogativa… << Chi è lei? >> scuoto il capo.
Mia madre mi trascina in cucina, punta gli occhi su me e Jenny e ci invita a parlare.
<< Chiedilo a lui. >> << Io non ho niente da dire. >>  spazientita, mamma batte i palmi delle mani sul tavolo, facendo cadere a terra il posacenere di ferro che vi era poggiato sopra. Il rumore assordante fa sobbalzare tutti.
<< Che cosa mi state nascondendo? >>
<< Ok, te lo dico io… >> Jenny si fa avanti, avvicinandosi a mia madre. Scuoto il capo e la fisso, provando ad indurla a tacere.
<< John si vede con una ragazza e la cosa sembra essere seria… >>
Mia madre rilascia i muscoli del viso, quasi in un sorriso.
<< Vuoi sposarti John? Mi renderesti davvero felice, voglio conoscere la ragazza, voglio --- >> Jenny le si piazza d’avanti, con le mani ben ferme sui fianchi.
<< Non ci sarà nessun matrimonio mamma… >>
<< Jenny sta zitta. >> la ammonisco.
Mia madre scuote il capo corrugando la fronte, tiene lo sguardo di Jenny cercando di capire cosa le stia passando per la testa.
<< La ragazza di John è una gorge. >>
L’espressione della signora Kelly Evans muta notevolmente, ho quasi l’impressione che il suo viso sia diventato dello stesso colore della sua vestaglia di seta… Verde.
<< E’ vero? >> si volta verso di me e non riesco più a mentirle.
<< Mamma… lascia che ti spieghi… >> il palmo della sua mano destra va ad infrangersi sulla mia guancia sinistra.
Sento il caldo riscaldarmi l’intero volto. Riesco quasi ad immaginare quanto possa essere rossa la mia guancia.
Negli occhi di mia madre c’è odio, odio per me e per ciò che ne ho fatto della nostra cultura.
Jenny è in disparte, dispiaciuta per lo schiaffo ma felice che mamma sappia la verità.
Se c’è una persona che ama la nostra cultura e odia i gorge più di mia madre, quella è Jenny!
<< Perché, spiegami il perché? >>
<< Non c’è un perché mamma, è successo e basta. >>
<< Con tutte le ragazze gipsy belle e di buona famiglia, tu hai dovuto scegliere una gorge. Devi odiarmi proprio tanto John. >> gli occhi le si inumidiscono, non capisco perché la prende sul personale, manco avessi tradito lei con un'altra donna.
Tento di giustificarmi, di dir loro le mie motivazioni ma le loro assordanti urla non mi permettono di proferir parola.
<< Smettetela di urlare sveglierete tutti… >> mormoro facendo gesto con le mani di abbassare il volume della voce. Troppo tardi!
<< Si può sapere che diavolo vi è preso? >> Brece vestita col suo pigiama bianco a fiori lilla entra in cucina, seguita dal resto dei miei fratelli che, si trascinano a mò di zombi e con occhi semiaperti, nel corridoio.
<< Torna a letto sorellina, questi non sono affari che ti riguardano. >> Brece incrocia gli occhi con i miei e comprende in un solo sguardo, tutto il mio disagio.
<< Bhè cara Jenny, se tu urli come una cornacchia facendomi saltare giù dal letto, diventano anche affari miei! >> Brece imita Jenny, portandosi le mani a cingere i suoi esili fianchi. Ha soli 15 anni ma ha grinta da vendere!
Mamma ignora Brece e ritorna ad infuriarsi con me, dopo qualche istante anche Jenny la segue.
Sputano veleno come le vipere nei deserti.
Vorrei urlare e mandarle al diavolo ma non sono stato educato in questo modo.
<< Sei un disonore per questa famiglia! >> punto gli occhi su mia madre, non riesco a credere a quello che ha appena detto… Me ne resto in silenzio con il viso smorto.
<< Mamma! >> con tono ammonitorio Brece cattura l’attenzione di nostra madre.
Lei fa spallucce e fa per lasciare la cucina, nel totale silenzio mio e dei miei fratelli.
<< Questa è una famiglia di pazzi. Tu sei pazza, Jenny è pazza e tutti quei stupidi gipsy che la pensano come voi sono pazzi. >> Brece sbotta ed inizia ad urlare come una forsennata.
<< Brece! >>
<< Sono stanca. Stanca di vivere in un mondo fatto di troppi sfarzi e pochi sentimenti. Stanca di dover essere in eterna lotta col mondo esterno, un mondo fatto di tante culture belle e diverse che desidererei conoscere. Stanca di vivere in una famiglia che aggredisce ed accusa di disonore il proprio figlio, fratello, solo perché è innamorato. L’amore è unico non ce ne sono altri e tu non puoi costringere me o John o Malcom o chi altri ad amare qualcuno scelto da te. >> le lacrime rigano il volto di Brece. Non mi ero mai accorto di quanto soffrisse la mia sorellina…
Brece si avvicina alla mamma, parlandole ad un passo dal suo viso…
<< Tu non hai idea di quante volte io abbia desiderato di vivere come una normale ragazza. Si mamma, ho anche desiderato di essere una gorge e nei miei sogni ricorre spesso questo desiderio. >> pronuncia le ultime parole con sfida, vuole ferire mia madre, pugnalarla alle spalle e, a guardare dalla sua espressione, ci è riuscita in pieno.
<< Tu sei solo una ragazzina viziata, sei stata per troppo tempo tra i gorge e sei diventata esattamente come loro. Indisponente e maleducata verso i tuoi genitori. Io non ti ho insegnato questo. Voi tutti avete bisogno di essere rimessi in riga… >> mamma si sfila lo zoccolo dal piede e quello non è mai un buon segno.
Troppe ne ha date con quel zoccolo ed io, troppe ne ho prese.
Questa volta però la sua priorità non sembro essere io. Mamma colpisce Brece all’altezza della coscia destra, facendola urlare per il troppo dolore.
Malcom copre gli occhi di Andrea e Peter.
Jenny volta le spalle alla scena, troppo dura da vedere persino per lei.
Mi precipito su mia madre spingendola via.
<< Basta! >> urlo.
<< Non osare mai più fare una cosa del genere John. >> disobbedirle, mentirle o intromettersi nelle sue cose, fa infuriare ulteriormente mia madre. Per lei sono tutte mancanze di rispetto ed il rispetto per una donna gipsy è alla base della vita.
Alle donne gipsy non è concesso nulla, devono solo pulire casa ed allevare i figli.
Non possono uscire, se non con i propri mariti, non possono ne lavorare ne studiare.
Ciò che a loro sta a cuore è la parola “rispetto”, della quale, molto probabilmente, non conoscono neanche il significato.

Le mie urla si accavallano con quelle di mia madre, poi al coro si aggiungono Brece, Jenny e persino Malcom.
<< Silenzio! >> La figura austera di mio padre è eretta sullo stipite della porta. Stretto nel suo braccio destro c’è il piccolo Peter che, spaventato, si succhia il pollice di una mano.
Nascosta dietro la sua gamba sinistra c’è la bionda e minuta Andrea, di lei spuntano solo i leggeri boccoli. E’ incredibile quanto, fisicamente, somigli alla mamma!
Gli animi si placano sotto lo sguardo inquisitorio del capo famiglia.
<< Che sta accadendo a questa famiglia? >> nessuno parla, ci limitiamo a lanciarci occhiate assassine.
<< Allora? >> urla Billy, ansioso di sapere cosa ha scombussolato gli animi di tutti i suoi famigliari.
Ricominciamo a parlare tutti insieme, le nostre voci si accavallano e si riaccende la discussione.
<< Basta, basta, basta. Che ne dite di discutere da persone civili? >> a capi chini seguiamo mio padre sino al soggiorno. Prendiamo posto intorno al tavolino e ci guardiamo in silenzio… Chi per primo proferirà parola?




 



Jenny.


Brece.

 

- 4 alla fine.
Cosa accadrà a John e a Brece? Credete che Kelly gliene darà loro di santa ragione?
Lasciatemi qualche recensione, su, voglio vedere qualche nome nuovo nei commenti...
Vabbè, vi attendo lunedì prissimo.
Intanto, passate anche nella mia originale drammatica, vorrei qualche vostra opinione: 
Unbreakable.

 


xo lollipop 2013 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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Capitolo 15

 
Riuniti intorto al tavolo ci guardiamo in cagnesco silenziosamente.
Papà attende di ascoltare il motivo di cotante urla. Batte frenetico le dita sul tavolo, stanco dei nostri silenzi... Come al solito a rompere il ghiaccio ci pensa Jenny.
<< John sta insieme ad una gorge. >>
Gli occhi del terribile Billy sono puntati su di me.
E’ arrivato il momento per me di dire a tutti la verità. Sono stanco di dover sempre nascondere Mary!
<< E’ vero papà, sto insieme ad una gorge e me ne sono innamorato. >> tengo lo sguardo di mio padre mentre mia madre e Jenny bisbigliano indignate, intorno a noi.
Con gli occhi puntati su di me, mio padre tace.
<< Ne sei innamorato… e capisco perché tu ci abbia tenuto nascosto questa ragazza. Sai bene che per noi gipsy è difficile accettare in famiglia una gorge, abbiamo culture, usanze e stili di vita differenti. Amalgamarci è complicato. >> chino il capo, scoraggiato. A parte Brece nessuno sembra appoggiare la mia storia con Mary.
<< Ultimamente però John, devo ammettere che qualcosa in te è cambiato. Sei diverso, più solare e tranquillo e guardandoti ora mentre parli di questa gorge, non posso non pensare che sia lei ad averti reso così… Migliore. >> alzo il capo tornando a posare lo sguardo sulla figura possente di mio padre…
<< Quindi John, non dico che riuscirò ad abituarmi facilmente a questa situazione anzi, molto probabilmente non mi ci abituerò mai. Ma, sei mio figlio e mi è di obbligo accettare anche le tue decisioni sbagliate purché queste ti rendano felici. Non mi intrometterò nella tua relazione, ma per ora tienila lontana dalla nostra famiglia. >> sorrido tirando un respiro di sollievo. Papà mi appoggia, a suo modo ma lo fa… Non potrei essere più felice!
<< Se tuo padre appoggia questo tuo momento di follia, sappi che io non ho intenzione di farlo. Non accetterò mai che mio figlio stia accanto ad una gorge. >> mamma batte i pugni sul tavolo facendo spaventare Andrea e Peter che corrono a rintanarsi nelle loro camere.
<< Parli d’amore tu… Hai solo 17 anni John, cosa puoi saperne tu dell’amore. >> scuoto il capo stanco dell’ignoranza che caratterizza mia madre. Come se lei sapesse cos’è l’amore. Un matrimonio combinato non è sinonimo di un idillio d’amore.
<< Ti do due possibilità John… >> punto gli occhi su di lei incuriosito, cosa vorrà propormi adesso?
<< C’è una giovane gipsy, figlia di un cugino di terzo grado di tuo padre. E’ molto bella ha 15 anni ed’è pronta a sposarsi. Ti ha visto al matrimonio di Jenny e gli sei piaciuto molto. Gli ho garantito che avrei organizzato un fantastico matrimonio in stile gipsy tra voi due. Quindi John tu puoi accettare di sposarti con chi ti merita davvero dimenticando le tue fantasia con quella gorge, oppure… >>
<< Oppure… >> assumo un espressione rude.
Mia madre aveva già pensato a tutto, aveva scelto una sposa che a suo dire, era l’ideale per me e ha quasi organizzato le nozze, senza neanche chiedere il mio parere in merito.
<< … oppure lasci questa casa ed eviti di farti vedere ancora qui intorno. >> Cosa?!? Mia madre mi sta praticamente buttando fuori di casa.
<< Mamma ma cosa dici? >> Brece salta in piedi sconvolta, persino Jenny, Malcom e nostro padre sono increduli a quelle parole.
<< Taci tu, con te farò i conti dopo. >> gli occhi di Kelly Evans sputano veleno verso chiunque si opponga alle sue decisioni, ma io non ho intenzione di accettare le sue condizioni seppur dover lasciare la mia famiglia mi spezza il cuore.
Mi alzo in piedi senza parlare dirigendomi verso la mia camera, infilo in un borsone alcuni vestiti raccattati in giro per la stanza.
Malcom mi raggiunge… << John che stai facendo? >>
Chiudo la zip del borsone uscendo dalla stanza, senza rispondere alla domanda del mio fratellino.
Do un bacio a Peter e busso alla porta di Andrea. La vedo seduta sulla sua poltrona di stoffa rosa con il naso infilato nell’enorme libro. << John… >>
<< Ciao sorellina, ci rivediamo presto. >>
<< Dove vai? >> mi chiede curiosa guardando il borsone nero che stringo nel pugno sinistro.
<< Starò via per un po’. >> Andrea corruga la fronte e mi guarda uscire.
Raggiungo gli altri in salone, abbraccio Malcom e mi dirigo verso Brece…
<< Hai deciso di andartene vero? >> faccio cenno di si mentre mia madre digrigna un sorriso per poi darmi le spalle e rintanarsi in cucina.
Saluto amorevolmente Brece  e accarezzo la guancia di Jenny che se ne resta in silenzio sulla sua sedia. Sembra anch’essa incredula della decisione della mamma.
<< Sei sicuro di quello che fai figliolo? >>
<< Si papà, forse sbaglio e magari mi pentirò di questa decisione ma non posso sposarmi con una ragazzina che nemmeno conosco quando, al mio fianco ho una magnifica ragazza di cui sono innamorato. Devo vivere la mia vita, mi dispiace per la mamma, spero che un giorno lei possa capirmi. >> papà mi da una pacca sulla spalla incoraggiando con quel gesto la mia scelta.
<< Mi dispiace figliolo, cercherò di parlare con tua madre ma lo sai che in questi casi non posso fare nulla, la sua ira non si placherà presto… >> gli sorrido e ricambio la pacca sulla sua muscolosa spalla.
Lascio casa Evans chiudendomi, forse per sempre, quella porta alle mie spalle… Magari stare per un po’ lontano da casa riuscirà a far ragionare mia madre e a calmare le acque. Me lo auguro!
Salgo i gradini logorati dal tempo e busso alla porta…
<< John che ci fai qui? >> Mary con aria stranita mi lascia entrare in casa.
<< Sei andato in palestra? >> indica la borsa che stringo nella mano. Scuoto il capo e poggio il borsone sul tavolo.
<< Posso restare qui per un po’? >> Mary corruga la fronte… << Cosa è successo? >>
Ci sediamo intorno al tavolo e gli racconto della discussione avuta con mia madre.
Senza accorgercene cala la sera. Mary si barcamena tra i fornelli cercando di cucinare qualcosa di decente. Non è un asso ai fornelli.
Sposto il borsone che è ancora poggiato sul tavolo, sul pavimento. E ci sediamo a cenare…
<< Allora… Posso restare qui? >>
<< Vorrei che tu tornassi a casa e facessi pace con tua madre, ma capisco che questo ora non sia possibile. Io non voglio allontanarti dalla tua famiglia John, so quanto loro per te siano importanti ma non posso neanche lasciarti dormire per strada quindi si, puoi restare. Ma John, cerca di chiarire le cose con la tua famiglia perché il primo a soffrire per questa situazione sei tu. >> mi sorride dolcemente Mary mentre porta il mio borsone nella camera da letto.
Le sue parole sono sincere, Mary si preoccupa per me.
In effetti la collera di mia madre mi ferisce. Non pretendo che lei sia felice per me, capisco che per la sua cultura sia difficile accettare una relazione tra un gipsy ed una gorge ma avrei voluto che fosse felice per suo figlio, aldilà di ciò che ci impongo  le nostre credenze.
<< Ti dispiace dormire insieme? >> mi infilo a letto di fianco a Mary con non poco imbarazzo…
<< Lo abbiamo già fatto l’altra sera… >> sorride calorosa Mary.
Distesi l’uno di fianco all’altra ci guardiamo intensamente, nella penobra della stanza.
E’ così bella ed averla così vicina non mi aiuta a tenere a posto le mani.
Le accarezzo la guancia fino a scendere lungo tutto il profilo del suo corpo fermandomi sul fianco sinistro. Mary rabbrividisce ma non ferma il mio tocco.
La bacio passandogli una mano nei lunghi capelli scuri.
Ci stringiamo e bacio dopo bacio, Mary è sopra di me.
La guardo mentre si disfa della sua canotta, lasciando scoperto il suo seno.
Vorrei chiederle se ne è sicura, se davvero vuole fare l’amore con me ma, dal modo in cui mi bacia e spinge il suo petto contro il mio mi sembra stupido fargli una tale domanda.
Ci spogliamo rapidamente e senza accorgercene stiamo ansimando in un vortice di passione.
Siamo accaldati e i nostri gemiti ci accompagnano in una notte che si prospetta essere lunga e ardente.

 








 

- 3 alla fine.
Kelly ha messo John alla porta e lui ha deciso di "ripararsi" tra le braccia di Mary.
Cosa accadrà ora tra i due piccioncini e alla famiglia Evans?

Come sempre attendo i vostri commenti...
Mi raccomando voi che leggete in silenzio,
ogni tanto battete un colpo per mostrarmi che siete ancora vivi.

Al prossimo lunedì belli.
Vi invito a passare  nella mia originale drammatica, vorrei qualche vostra opinione: 
Unbreakable.

 


xo lollipop 2013 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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Capitolo 16

 
Sistemo il letto e ripongo le cianfrusaglie di Mary nei suoi cassetti.
Mi infilo sotto la doccia dove puntualmente Mary ha consumato l’intera acqua calda.
<< Accidenti. >> il getto d’acqua fredda lungo la schiena mi fa imprecare. L’unica cosa che odio del vivere con Mary è il dovermi fare la doccia fredda ogni mattina…
Ieri alla tv davano uno di quei polpettoni romantici che tanto piacciono alle ragazze, Mary mi ha obbligato a vederlo e mentre lei piangeva per le scene più mielose, io le porgevo le tovagliette con cui asciugarsi le guancia bagnate.
L’ultima scena del film è quella che più l’ha commossa, lui chiedeva alla protagonista di sposarlo e lei accettava, ad accompagnare il loro bacio un sottofondo musicale strappalacrime.
Ho guardato attentamente quella scena e mi è venuta la brillante idea di uscire ad acquistare un anello.
Esco di casa e vago tra le varie gioiellerie in cerca di qualcosa che possa stare bene sull’anulare di Mary…
Torno a casa quando ormai è calato il sole, con l’astuccio dell’anello ben nascosto nella tasca sinistra del mio giubbotto di pelle.
<< Hey, dove sei stato? >> mi chiede Mary intenta a spostare le fette di pizza dal cartone ai piatti.
<< Stavo per cenare senza di te… >> mi sorride mentre si avvicina a me e mi bacia sulla guancia.
Ceniamo parlando del più e del meno, mentre fremo, guardando il giubbotto appeso sull’attaccapanni.
<< Vado a farmi una doccia. >> attendo che Mary vada in bagno per porre sul letto l’astuccio aperto dell’anello.
<< John hai visto il phon? >> urla Mary dirigendosi verso la sua camera…
<< John, mi rispondi? >> taccio restando nascosto dietro la porta della stanza. Voglio godermi la sua espressione quando vedrà l’astuccio sul letto.
La osservo entrare, ha i capelli bagnati che le scendono lungo le spalle ed il suo corpo è avvolto solo, da un asciugamano di lino rosa.
<< Joh-- >> le parole le si fermano sulle labbra alla vista dell’anello.
Timorosa Mary, si avvicina al letto sedendovi di fianco all’astuccio…
<< Ti piace? >> le chiedo sbucando da dietro alla porta.
<< Cos’è? >> scoppio a ridere scuotendo il capo.
<< L’osso di un cane… >> Mary sbuffa, è palesemente infastidita dalla mia presa in giro.
Prendo l’astuccio tra le mani e sfilo l’anello riposto al suo interno poi, imitando la scena del film visto ieri sera, mi inginocchio sul pavimento ai piedi di Mary e porgendogli l’anello le chiedo di sposarmi…
<< Cosa? >> Mary strabuzza gli occhi e dalla sua espressione capisco che sono riuscito a sorprenderla.
<< Sposami. Insomma, io ti amo e tu ami me no? >> mi fa capolino di si con la testa continuando a tenere la bocca aperta.
<< Noi gipsy siamo abituati a sposarci giovani perché i nostri genitori decidono che deve essere così, noi accettiamo anche per evadere dall’oppressione e dalle dure regole che la nostra cultura ci impone. Ora invece voglio farlo non perché qualcuno me lo impone ma semplicemente perché credo che non riuscirò mai a trovare nessun altra ragazza che mi farà innamorare come ci sei riuscita tu. Quindi Mary, vuoi sposarmi? >> una lacrima riga il suo volto e l’espressione scioccata si tramuta in un raggiante sorriso. Riesco persino a vedere i suoi occhi brillare….
<< Si. >> Mary mi si butta al collo stringendomi forte. Poi mi porge la mano sinistra e si lascia infilare l’anello.
Ci godiamo per qualche ora quel momento felice, progettando il nostro “brillante” futuro…
<< Come credi che la prenderà la tua famiglia? >>
<< Non lo so. Forse sapere che hai intenzione di amalgamarti alla nostra cultura farà cambiare idea a mia madre… Domani stesso andrò a comunicare loro la notizia. >>
Trascorro la notte praticamente in bianco alzandomi dal letto di primo mattino.
Mi vesto e guardo la mia espressione preoccupata riflessa nello specchio.
Stampo a Mary che ancora dorme, un bacio sulla fronte e filo via in silenzio.
<< John cosa ci fai qui… >> dopo dieci minuti di dietrofront dal campanello al cancello del cortile di casa Evans, finalmente suono alla porta e ad aprirmi c’è Brece.
<< Ciao sorellina, non mi saluti? >> un gelido bacio mi accarezza la guancia.
<< Non dovresti essere qui, la mamma andrà su tutte le furie vedendoti. >>
<< Non preoccuparti. >> accarezzo la sua testolina nera e a passo deciso mi faccio largo tra quelle che ormai posso definire… strette mura domestiche.
Arrivo in cucina dove mia madre è intenta a preparare la colazione per la famiglia.
Intorno al tavolo vi è seduto il resto della mia famiglia, compreso Louise il marito di Jenny.
<< Salve famiglia. >> è una settimana che non metto piede in questa casa e non vedo i miei fratelli… Andrea e Peter mi corrono incontro aggrappandosi alle mie gambe. Malcom batte il suo pugno contro il mio, persino Jenny riesce a mostrarmi un caldo sorriso.
<< Cosa fai qui, per caso sei rinsanito e hai ritrovato la via di casa? >> scimmiotta mia madre guardandomi in cagnesco.
<< No, in realtà sono qui per darvi una bella notizia… >> forse dire bella è un po’ troppo per la mia famiglia…
Tutti mi guardano con attenzione, mi sento scrutare mentre prendo posto di fianco a Malcom.
La mamma non si siede, resta in piedi accanto al lavabo… Tiro un lungo respiro ed inizio il mio “comizio”.
<< So che non approvate la mia relazione con una gorge e la mia scelta di stare con lei ha creato non pochi problemi a questa famiglia. Forse però ho trovato la soluzione alle nostre divergenze di vedute… Ho chiesto a Mary di sposarmi. >> pronuncio le ultime parole in un soffio e sento il cuore battermi frenetico nel petto. Ecco ora sono davvero in ansia!
<< Tu cosa?!? >> Jenny strabuzza gli occhi, guardandosi intorno perplessa.
Brece accenna un sorriso, quasi impercettibile…
<< Pensateci, lei vuole amalgamarsi alla nostra cultura, ci amiamo e non c’è soluzione migliore del combinare le due cose. >> mi alzo in piedi sorridendo, cercando di coinvolgere tutti con la mia risata.
La mamma sbatte violentemente lo strofinaccio nel lavabo per poi abbandonare la cucina senza proferire parola. La seguo anche perché lo scoglio che io e Mary dobbiamo superare per far approvare la nostra relazione da tutta la famiglia e dalla comunità gipsy, ha un nome e cognome: Kelly Evans!
<< Non hai nulla da dirmi mamma? >>
Si dirige verso la porta di ingresso e senza ne guardarmi e parlarmi la apre…
<< Sto cercando di venirti in contro, potresti farlo anche tu con me. >>
<< Fuori. Non ti voglio in questa casa. Non accetterò mai di vederti sposato con una sporca gorge. >> scuoto il capo infastidito dalle sue parole e varco la soglia che mi conduce nel giardino anteriore della casa.
<< Non tornare più, a meno che tu non voglia lasciarti alle spalle queste stupide fantasie “amorose” e voglia accettare in sposa la ragazza che ho scelto per te. >> siamo uno di fronte all’altra e prima che mi sbatta la porta sul viso, la guardo diritto negli occhi… sfidandola.
<< Mai! >> gli do le spalle prima che lei possa replicare.
Torno a casa di Mary affranto e con la consapevolezza che il rapporto con mia madre è del tutto rovinato e mai più risanabile.
<< Hey come è andata? >> Mary mi attende raggomitolata su una delle sedie in cucina.
Sbuffo sfilandomi di dosso la giacca…
<< Dalla tua espressione deduco che non sia andata bene. >>
<< Mia madre è una iena e si comporta da tale. >>
<< Mi dispiace… >> Mary mi si avvicina accarezzandomi una spalla.
<< So quanto ti fa soffrire stare lontano dalla tua famiglia. John io non voglio che tu rinunci a loro… Sono pronta a fare un passo indietro se questo può servire a riconciliarti con tua madre. >> si allontana da me e fa per sfilarsi l’anello, la blocco afferrando le sue mani con le mie.
<< Non farlo, non rinunciare a noi per l’ignoranza della mia gente. Io ti amo Mary e voglio sposarti con o senza il consenso di mia madre. La mia famiglia potrà anche ripudiarmi non importa, non possono amarmi solo se acconsento alle loro decisioni… I figli, i fratelli, i propri consanguinei, vanno amati aldilà delle loro scelte. Tu mi ami nonostante la mia stupidità… >> sorrido, per stemperare quella pesantezza che si era creata.
Mary china il capo, smettendola di torturarsi il dito dove vi è poggiato l’anello.
<< Vorrei che le cose fossero diverse… >>
<< Lo so, lo vorrei anch’io. Ora però non stiamo a pensare a mia madre, piuttosto hai deciso una data per celebrare il matrimonio? >> Mary sgrana gli occhi…
<< Di già? >>
<< Certo, voglio sposarmi il prima possibile. >> perché rimandare l’inevitabile.




 







- 2 alla fine.
John e Mary vogliono sposarsi ma la madre di John non sembra approvare la cosa, come andrà?

Attendo i commenti di tutti quelli che leggono. XD
V i chiedo scusa se ho pubblicato in ritardo, se riesco vi posterò un nuovo capitolo la prossima settimana ;)
Vi invito a passare  nella mia originale drammatica, vorrei qualche vostra opinione:  Unbreakable.


 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


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Capitolo 17

 
Nei due mesi a seguire dalla mia proposta di matrimonio a Mary, io e lei non abbiamo fatto altro che organizzare le nozze.
Vogliamo una cerimonia intima ciò nonostante né io né lei vogliamo rinunciare al romanticismo.
Oggi è il giorno delle nozze e di fatti come da tradizione, lo sposo e la sposa non possono vedersi prima di incontrarsi dinanzi al signore.
Di primo mattino Mary mi ha cacciato di casa, impedendomi di vestirmi col mio smoking nero da cermimonia.
<< Non posso vederti vestito da sposo. >> mi ha detto chiudendomi la porta sulla faccia.
Mi reco in palestra, l’unico posto dotato di un bagno con degli specchi dove posso prepararmi…
Il mese scorso ho mandato l’invito per il matrimonio a mio padre, gliel ho spedito qui in palestra visti i trascorsi con mia madre. Non ho ricevuto risposta nonostante le porte della palestra per me siano sempre aperte, ho timore nel vedere la reazione di mio padre quando arriverò nel suo luogo di lavoro con in mano l’abito che indosserò per sposarmi.
<< Hey John, oggi è il grande giorno… >> Paul e Nathan due miei compagni, mi si avvicinano congratulandosi con me.
<< Verremo a vederti in chiesa, ti serve una mano per prepararti? >> non so annodare una cravatta figuriamoci appuntarmi al collo un papillon, quindi si, mi serve decisamente aiuto.
<< Ci penso io ad aiutare mio figlio ragazzi, voi andate a prepararvi non vorrete venire in chiesa con la tuta? >> Billy Evans entra negli spogliatoi vestito di tutto punto…
<< Papà, non credevo venissi… >> evito di dire “al matrimonio” per evitare figuracce e ferirmi da solo.
<< Non voglio perdermi il matrimonio di mio figlio… e poi, hai bisogno di un testimone. >> sorrido commosso buttandomi tra le sue braccia. Non mi ero reso conto di quanto avessi bisogno di mio padre.
<< C’è qualcun altro che vorrebbe dare una mano… >> ad un tratto mi ritrovo sommerso dagli abbracci dei mie fratelli minori. Vedo Malcom, Andrea e Peter stretti nei loro abiti eleganti sorridermi.
<< E Brece? >> chiedo con una vena di malinconia, non vederla mi fa pensare alle peggio… Che mamma l’abbia rinchiusa in camera e gettato via la chiave?
<< C’è qualcun altro che ha bisogno di aiuto per prepararsi John… >> aggrotto le sopracciglia cercando di capire di cosa stia parlando mio padre, ma poi comprendo… Mary, è di lei che mio padre sta parlando.
<< Brece è andata da Mary? >> vedo mio padre e i miei fratelli annuire compiaciuti e finalmente riconosco la mia famiglia.
Siamo gipsy, diversi ma al col tempo uguali ai gorge. Abbiamo le nostre regole, la nostra cultura ma questo non può impedirci di amare i nostri familiari al di là di tutto, nonostante tutto.
Io sono gipsy e amo una gorge per la mia famiglia è difficile comprendere questo mio sentimento ma l’amore, l’affetto che ci lega va oltre la ragione, le regole e le culture, oltre ogni comprensione.
L’uomo alto è forzuto che è di fronte a me è mio padre e i tre marmocchi che ghignano alle sue spalle sono i miei fratelli, sangue del mio sangue. La mia famiglia, ed io sono onorato di essere un Evans! Grazie per essere qui….

 

Pov’s Mary:

Le mani mi sudano e il mio respiro è irregolare, cerco di dare al mio viso un aspetto più sano visto il pallore che lo caratterizza. Non sono una di quelle ragazze che ama fare shopping e truccarsi quindi faccio fatica anche a mettermi del semplice mascara…
<< Ahi! >> le setole del pennello del mascara mi si infilano nell’occhio destro, facendomi lacrimare.
Le lacrime cadono copiose sulle guancia rigandomi il fondotinta messo poco prima. Perfetto, ora devo ricominciare tutto da capo!
Faccio per struccarmi quando il campanello suona, distraendomi.
<< Oh maledetto John, non vuole proprio darmi ascolto… Ah ma ora mi sente. >> borbotto e scalza corro verso la porta. La apro von veemenza pronta ad inveire contro l’irritante John… << Tu? >> resto sbigottita trovandomi davanti la figura di Brece Evans, la sorella minore di John.
<< Brece cosa fai qui? >>
<< Che domande, ogni sposa ha bisogno di aiuto per vestirsi nel giorno del suo matrimonio… >> entra in casa trascinando dietro di se un piccolo trolley rosso…
Dopo pochi istanti sono inchiodata ad una sedia con Brece che traffica sulla mia faccia con pennelli e trucchi vari.
<< Quindi verrai al matrimonio? >> le chiedo speranzosa
<< Certo e non sono l’unica sorpresa della giornata. >> corrugo la fronte in attesa di sapere altro, il nostro dialogo però viene interrotto dal suono del campanello.
<< Oh, sarà il fioraio. >> spingo via Brece che tenta di tenermi legata alla sedia per terminare la sua “opera” e corro ad aprire…
<< Grazie. >> stringo tra le mani il mio bouquet di rose rosse e tulipani blu.
Le rose sono i  miei fiori preferiti e rosso è il colore preferito di John viceversa per il tulipano.
Sembra strano che ad un ragazzo piacciano i fiori ma John mi ha raccontato di quanto da piccolo gli piaceva correre a piedi nudi nel campo di tulipani che si estendeva alle spalle della casa di sua nonna Liz, quindi ho voluto omaggiare anche lui in questo bouquet.
<< Whao è bellissimo… Ma manca qualcosa. >> guardo Brece che maneggia sui miei fiori.
<< Ecco ora va meglio! >> mi porge il Bouquet impreziosito da piccoli diamantini adesivi… E’ davvero bello così!
<< Su è ora di vestirsi. >> infilato il mio abito bianco, Brece si chiude in bagno a prepararsi mentre io appunto al collo la catenina di mia madre…
<< Eccomi. >> Brece è fasciata in un mini dress floreale dal bustino stretto e semplice. La gonna è corta ed ampia un po’ svolazzante. Si è truccata in modo semplice tale da marcare la sua bellezza e ha raccolto i capelli in un morbido chignon che lascia libere alcune ciocche che le cadono dinanzi al viso.
<< Sei bellissima Brece. >>
<< Lo sei di più tu. >> ho un vestito semplice stile sirena. La gonna ha un leggero sbuffo di tulle infondo. La scollatura a cuore è tempestata di diamantini che richiamano la decorazione del velo.
Raccolgo i capelli lasciando che la parte posteriore mi caschi sulle spalle nude, Brece ha leggermente arricciato le punte ed una volta terminata la sua opera appunta il velo sul mio capo.
<< Ok, sei pronta. Ora facciamo un piccolo controllo… non deve mancare nulla ad una sposa. >> la guardo curiosa per poi scoppiare a ridere.
<< Sii seria, è importante. Allora innanzitutto ci serve qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo. >>
<< C’è l’ho. Di nuovo ho il vestito e di vecchio questa… >> stringo tra le mani la collana di mia madre, mostrandogliela. Brece mi strizza l’occhio poi spunta via le cose dalla sua lista.
<< Ora, qualcosa di regalato e qualcosa di prestato. >>
<< Regalato c’è sempre la collana e di prestato ho questo. >> alzo il polso della mano destra e dal gancetto del bracciale penzola una medaglina.
<< Cos’è? >>
<< Ritrae il viso di Gesù, è stato Zack a prestarmela è il suo portafortuna. >>
Brece fa una smorfia poi china nuovamente il capo sul suo taccuino.
<< Ultima cosa ma non meno importante… Qualcosa di blu. >>
<< mmm… Nada a meno che non contino i fiori del bouquet. >>
<< Si, potrebbero contare ma ho qualcosa di meglio per te… >> sfila dalla tasca anteriore del trolley un pacchetto bianco e me lo porge. Lo apro lentamente e all’interno vi trovo una giarrettiera di colore blu.
<< E cosa dovrei farci con questa? >> sgrano gli occhi puntandoli su Brece.
<< Bhè si inizia sfilando questa dalla gamba durante i festeggiamenti e poi si continua in un letto durante a luna di miele… >>
<< Brece! >> la ammonisco alzandomi dalla sedia.
Dopo vari tira e molla mi convince ad indossare la giarrettiera, poi un ulteriore suono del campanello attira la nostra attenzione.
<< Il taxi è già qui… >> chiedo perplessa…
<< Niente taxi. >> guardo Brece che saltellante apre la porta, dopo pochi istanti la figura di Billy Evans il padre di John, entra in casa.
<< S—s—alve. >> balbetto in soggezione.
<< Sei bellissima. Pronta per raggiungere mio figlio sull’altare? Se lo facciamo attendere troppo rischiamo che gli venga un infarto. >> sorrido a malapena. Ho gli occhi ricolmi di lacrima ed il cuore leggero e felice. Mi sento finalmente in famiglia.
Arriviamo in chiesa e da una porta semisocchiusa riesco a vedere John, è già sull’altare e alle sue spalle c’è suo fratello Malcom che chiacchiera con lui per distrarlo e tranquillizzarlo.
<< Mary, voglio presentarti mia sorella Andrea… ti farà strada sull’altare spargendo i fiori. Solo petali rossi. >> mi strizza l’occhio Brece mentre Andrea corre verso di me abbracciandomi. Ricambio l’abbraccio e poi faccio un lungo respiro.
<< Brece posso chiederti un favore? >> mi fa cenno di si col capo, mi volto ed estraggo dal mio bouquet poggiato su una sedia, una rosa rossa e un tulipano blu. Sfilo via un nastrino bianco dal cestino dei fiori di Andrea e lo lego ai gambi dei due fiori, unendoli.
<< Ti andrebbe di farmi da damigella nonché testimone? >> le porgo i fiori, lei li afferra stringendoli tra le mani.
<< Ne sarei onorata. >> ci stringiamo forte e dopo poco anche Andrea si unisce a noi.
Veniamo interrotte da un tocchetto sulla porta.
<< Sei pronta? >> faccio cenno di si con la testa al signor Evans ed esco dalla stanza seguita da Brece.
Andrea inizia a spargere i petali e l’organo della chiesa comincia a suonare.
Mi preparo alla mia camminata solitaria lungo la navata quando Billy mi porge il braccio:
<< Posso avere l’onore di condurti sull’altare? >> nonostante io abbia promesso a Brece di non rovinare il suo lavoro col trucco non riesco a trattenere le lacrime e più di una fuggono al mio controllo rigandomi il viso.
Mormoro un tremante “si” e mi aggrappo al suo braccio.
Andrea mi fa strada spargendo petali, Billy mi conduce sull’altare da John e Brece segue i miei passi.

 

Mary arriva di fronte a me. Andrea precede i suoi passi e Brece prende posto dietro di lei sull’altare.
Malcom si accomoda sulla panca di fianco a Zack e ai miei compagni della palestra. Mio padre si porta alle mie spalle è lui il mio testimone.
La cerimonia ha inizio!
<< Ora, potete scambiarvi gli anelli. >> a quelle parole Peter vestito di tutto punto, con il papillon che gli impedisce di respirare regolarmente, percorre la navata.
Con le dita della mano destra Peter allenta il nodo del papillon e sul palmo della sinistra ha poggiato il cuscinetto sul quale sono riposte le nostre fedi.
Le porta a noi sorridendoci il mio fratellino. Io e Mary ci scambiamo gli anelli.
Ho sempre odiato i matrimoni ma oggi è diverso, questo è il mio giorno , è il giorno in cui Mary si unisce a me e diventa mia, mia soltanto.
<< Puoi baciare la sposa. >> alle parole del prete sorrido malizioso e bacio Mary.
Finalmente siamo marito e moglie dopo quest’anno lungo e difficile siamo riusciti a superare tutto e a realizzare il nostro sogno d’amore.
Spostiamo i festeggiamenti allo Zack’s bar, avere la mia famiglia intorno mi rallegra, questo giorno non potrebbe essere più perfetto di così… Mi rammarica non vedere Jenny e mia madre ma continuo a sperare che in un futuro non lontano loro due possano capire ed accettare ciò che sono, ciò che provo.
Oggi però non voglio pensarci, voglio godermi questa giornata, voglio vivermi la mia sposa…
<< Hey, a che pensi? >> Mary si siede sulle mie gambe stringendomi il collo con un  braccio.
Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni la giarrettiera sfilatagli poco prima…
<< Penso che Brece ti abbia fatto proprio un bel regalo. >> sorrido sventolando il pezzo di stoffa blu per aria.
<< Scemo da qua… >> me lo strappa dalla mano sporgendosi verso di me.
Le stringo il viso tra le mani baciandola dolcemente.
<< Ti amo. >> le sussurro…
<< Ti amo anch’io John. >>
Questo è l’inizio di tutto, l’inizio di qualcosa che mi ha cambiato la vita e che rifarei migliaia di volte… nonostante tutto.












La fantastica Brece.

 

- 1 al gran finale... Pronti?!?
C'è stato il matrimonio e parte della famiglia di John era presente.
Ammetto di aver pianto scrivendo questo capitolo.
Come vi avevo promesso c'è anche il pov's di Mary in questo capitolo,
spero vi sia piaciuto sapere anche il suo punto di vista.

Attendo tanti ma tanti commenti. ;) 
Vi invito a passare  nella mia originale drammatica, venite a dargli un occhiata: Unbreakable.


 
xo lollipop 2013 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


P.S - per non piangere ancora una volta, non ho riletto il capitolo prima di pubblicarlo, chiedo perdono per eventuali errori di battitura, non credo ce ne siano ma in caso contrario è di dovere mettere le mani in avanti. XD
Buona lettura.


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Capitolo 18

 
Nel mese seguente alle nozze, io Mary abbiamo girato tutto il continente inglese... Abbiamo incontrato vecchi amici e ne abbiamo conosciuti dei nuovi.
Cercavamo una nuova casa, un posto dove poter ricominciare.
Qualche giorno fa però ho ricevuto una chiamata da Brece: Jenny mia sorella maggiore era stata ricoverata d urgenza, ci sono state delle complicanze nella gravidanza e i medici hanno dovuto farla partorire 40 giorni prima del previsto.
Il bambino è in prognosi riservata e i medici non danno speranze sul suo futuro.
Jenny si è chiusa in se stessa, non vuole parlare con nessuno. Se ne sta tutto il giorno rintanata nella sua roulotte a piangersi addosso. Nessuno riesce a tirarla su di morale, a convincerla a combattere…
<< Dobbiamo tornare a Cardiff John. >> queste sono state le parole di Mary quando le ho raccontato della telefonata di Brece.
Ora sono in viaggio, di ritorno in quella città che tanto mi sta stretta... Torno per aiutare Jenny ma non sono del tutto sicuro che lei voglia il mio aiuto!
Lascio Mary allo Zack’s bar e da solo mi reco a casa di Jenny.
Salgo i tre gradini della roulotte e con mano tremante busso alla sua porta ed attendo che mi apra.
Stretta in una mantella di lana marrone, con occhi gonfi e ricolmi di lacrimi ed i capelli legati alla meno peggio, Jenny mi apre la porta.
Sul suo volto tra lacrime e dolori si evince una vena di rabbia indirizzata nei miei confronti.
<< Cosa ci fai tu qui? >>
<< Brece mi ha detto quello che è successo… Mi dispiace molto Jenny. >> le sue labbra tremano, cerca di attaccarmi, di ringhiare contro di me ma in questo momento è debole, debole come non l’avevo mai vista prima d’ora.
Mi lascia entrare e mentre io parlo lei se ne sta in silenzio rannicchiata su di una poltrona.
<< Dov’è Louise? >>
<< In ospedale dalla bambina… >> mi avvicino a lei e stringo con forza le sue mani nelle mie.
<< E tu cosa fai qui… Dovresti essere con tuo marito accanto alla vostra bambina. Quella creatura ha bisogno di te, della sua mamma. >> leggo il dolore nei suoi occhi e le lacrime che improvvise mi bagnano le mani, ne sono la dimostrazione.
<< Non ci riesco… Il dottore ha detto che il mio corpo non è riuscito a reggere la gravidanza… Sono troppo magra John e lo sai perché? Perché ho continuato a dimagrire, a fare stupide diete anche quando ero incinta, odiavo vedermi grassa. Se la bambina sta male è solo per colpa mia! >> scatta in piedi e mi da le spalle, non le vedo il viso ma riesco comunque a sentirla piangere.
L’abbraccio da dietro stringendola contro il mio petto…
<< Hai sbagliato è vero, ma chi non sbaglia nella vita? L’unica cosa che ora ti resta da fare è rimediare al tuo errore… Corri da tua figlia falle sentire che sua madre le è vicina e che combatte per lei. Non arrenderti Jen, non lasciare che tua figlia se ne vada senza sapere quanto la mai. >> si volta ed affonda il viso sulla mia spalla inumidendola.
<< Non voglio che muoia. >>
<< Allora diglielo, ha bisogno di sentire la voce della sua mamma… >>
Credo di averla convinta!
Jenny si lava il viso, lega i capelli in una coda alta ed infila le scarpe.
Prese le chiavi dell’auto si dirige verso la porta, fermandosi sull’uscio di questa…
<< John, ti andrebbe di accompagnarmi? >> le sorrido e le faccio capolino di si con la testa.
Dopo circa un ora siamo d’avanti ad una vetrata trasparente, dietro la quale circa dieci neonati sono chiusi in cupole trasparenti legati a decine di tubi.
<< Eccola la mia bambina… >> Jenny indica la seconda culla al centro della stanza.
Vedo Louise seduto su uno sgabello, ha indosso un camice di colore verde acqua, una cuffietta ed una mascherina.
Ha le mani infilate in due fessure circolari e tocca delicatamente un piccolo batuffolo dalla pelle chiara…
<< Dovresti entrare dentro anche tu. >> mi fa cenno di si con la testa accarezzandomi una spalla.
Prima che Jen entri la fermo: << Hey qual è il suo nome? >>
<< Josephine… Volevo che mi ricordasse noi. >> sorrido e lascio andare una lacrima.
Quando la mamma aspettava Brece, io e Jenny ci divertivamo a scegliere il nome, decidemmo che doveva iniziare con la J, come i nostri e dopo svariate combinazioni, scegliemmo Josephine ma nostra madre aveva ben altri piani…
Guardo mia nipote coccolata dai suoi genitori ed infilzata con degli aghi… I bambini non dovrebbero soffrire in questo modo, ma sono certo che Jo è una bambina forte come sua madre e tutti gli Evans, c’è la farà e presto potremo tutti stringerla nelle nostre braccia.
Trascorro la giornata appiccicato a quella vetrata, guardando i vari bambini “sfortunati” ed i loro disperati genitori.
<< Hey sei ancora qui? >> Jenny esce dalla stanza senza che neanche me ne accorga.
Faccio capolino alla sua domanda mentre il cellulare nella mia giacca inizia a squillare… E’ Mary!
<< E’ lei vero? La tua mogliettina… >> chino il capo evitando lo sguardo di Jenny.
<< Perché non le dici di venire qui, vorrei conoscerla. >> alzo la testa di scatto puntando i miei occhi in quelli di mia sorella. Non riesco a capire se stia scherzando o meno.
<< Dici sul serio? >> Jen si avvicina a me poggiando le mani sulle mie spalle…
<< Questa guerra tra noi non porterà a nulla. John io e te siamo sempre stati uniti, ci siamo protetti ed aiutati a vicenda per gran parte della nostra vita. Sei il mio fratellino e anche se non condivido alcune delle tue scelte tu rimani comunque mio fratello ed io ti amo incondizionatamente. Se avere questa ragazza, Mary, nella tua vita ti rende felice io proverò ad appoggiarti… >>
<< Le dico di venire qui subito. Grazie Jenny. >> l’abbraccio forte per poi correre fuori e telefonare a Mary.
L’orario di visite è terminato, i medici ci permettono di vedere Josephine solo al di là della vetrata trasparente…
Louise è al bar dell’ospedale per bersi un caffè mentre io e Jenny siamo in attesa, seduti nella sala d’aspetto.
<< Ciao… >> con voce tremante Mary si avvicina a noi… Ero talmente preso dalla mia conversazione con Jenny da non essermi accorta del suo arrivo.
Salto in piedi imbarazzato e preoccupato della reazione di mia sorella.
Mary si avvicina a passo lento e con la sua spontanea dolcezza poggia una mano sulla spalla di Jenny che se ne sta seduta con lo sguardo perso nel vuoto.
Sentendo il tatto di Mary, Jen distoglie la mente dai suoi tristi pensieri e posa gli occhi su di lei.
<< Oh, sei arrivata… >>
<< Mi dispiace molto per la tua bambina ma se è forte come sua madre sono certa che si riprenderà molto presto. >> Jen smorza un sorriso, poi picchietta il palmo della mano sinistra sulla sedia di plastica vuota che è di fianco a lei, invitando in questo modo Mary a sedersi.
Mi allontano in  modo tale che possano restare da sole a chiacchierare e conoscersi meglio.
Nell’attesa, fumo una dopo l’altra tutte le sigarette riposte nel pacchetto, sarà a causa del  nervosismo per quello che è accaduto alla mia nipotina o per l’ansia di sapere Mary da sola con Jenny o magari per entrambe le cose… ma non riesco a stare fermo un attimo.
Giro intorno alla mia auto pulendo in modo maniacale, con la manica del pullover, ogni piccola macchiolina che intravedo sui finestrini.
<< John, che stai facendo? >> mi volto e vedo Mary che mi osserva con espressione perplessa…
<< Ci hai messo un eternità… come è andata? >> gli chiedo in modo nervoso.
<< Jenny è davvero una forza della natura come mi hai sempre detto! >>
<< Quindi è andata bene? >> mi strizza l’occhio accennandomi un sorriso…
<< E’ emotivamente distrutta, soffre infinitamente per non poter aiutare sua figlia. Si sente impotente… >>
<< Lo so, spero di riuscire in qualche modo ad aiutarla... >>

Nei mesi a seguire io e Mary siamo rimasti a Cardiff, ogni giorno mi reco in ospedale. Guardo Josephine al di là di questa vetrata trasparente e soffro stringendo mia sorella tra le mie braccia. J
o migliora giorno dopo giorno a detta dei medici ma di farla uscire da quel guscio trasparente non se ne parla… Almeno ora non è più infilzata da tutti quegli aghi…
Come ogni mattino infilo la mia giacca e faccio per recarmi all’ospedale, lo squillare del cellulare mi blocca sull’uscio della porta…
<< Hey Jen cosa succede? >>
<< Ciao John, stai venendo all’ospedale? >>
<< Si certo, perché? >>
<< Porta anche Mary con te… >> non faccio in tempo a chiedere altro che ha già riattaccato il telefono.
Faccio come mi dice, passo allo Zack’s bar e porto Mary con me all’ospedale.
Entriamo con non poca agitazione e corriamo verso il reparto neonatale dove è ricoverata Josephine.
Al nostro arrivo veniamo accolti dall’intera famiglia Evans, ci sono anche gli zii, i genitori di Louise.
<< John! >> Jenny mi si butta al collo abbracciandomi forte. La stacco da me puntando i miei occhi nei suoi… << Cosa è successo? >>
<< Tranquillo… ci lasciano portare Josephine a casa, dicono che è fuori pericolo. >> piange Jenny ed io con lei, le nostre però sono lacrime di gioia…
Mentre Jenny, Louise e gli infermieri preparano la piccola Josephine per dimetterla, noi altri ce ne restiamo in fermento in sala d’attesa.
Io e Mary ci rannicchiamo in un angolino, cerco di tenerla lontana da mia madre che non fa altro che lanciarle sguardi assassini.
Da quando siamo tornati non avevo ancora avuto modo di incontrarla.
Ho visto Brece qui all’ospedale, mio padre alla palestra, Malcom sono andato a trovarlo sul suo posto di lavoro e ai piccoli di casa, Andrea e Peter, ho fatto loro una sorpresa facendomi trovare fuori alla loro scuola… Non ritenevo opportuno andare a casa dei miei e non avevo alcuna voglia di incontrare mia madre.
<< Eccola! >> esclama Brece attirando l’attenzione di tutti noi.
Jenny stringe tra le braccia un piccolo batuffolo rosa che viene subito circondata dal tipico calore gipsy.
L’infermiera ci redarguisce di continuo, invitandoci a fare silenzio.
Josephine passa tra le braccia di tutti. Mio padre la culla commosso, Brece la riempie di baci fino a farla piangere, io e Mary, mano nella mano, ci godiamo lo spettacolo…
<< Tocca a te. >> Jenny mi porge la mia nipotina, scuoto il capo terrorizzato all’idea di poter farle del male solo sfiorandola…
<< Andiamo… >> mi invita, fino a farmi cedere.
Stringo la mia nipotina tra le braccia e so già che a breve mi commuoverò, guardo Mary che già piange e mi sorride felice…
<< E’ bellissima. >> mormora tra un singhiozzo e l’altro.
<< Prendila anche tu. >> le dice Jenny accarezzandole la schiena. Mary le sorride felice mordendosi un labbro.
<< Cosa c’entra lei... non fa parte di questa famiglia. >> Kelly Evans aveva taciuto per troppo tempo ed eccola nel momento meno opportuno, sputare il suo veleno su Mary…
<< Certo che lo è mamma, Mary è la moglie di John e fa parte di questa famiglia. >> vedo mia madre che strabuzza gli occhi ascoltando le parole di Jenny, mentre io, delicatamente, passo Josephine nelle braccia di Mary.

<< John prendi tu quello scatolone d’avanti all’ingresso per favore… >>
Il trasloco è ciò che gli uomini odiano di più… ed io non sono da meno!
Io e Mary ci siamo spostati in una casa degna di questo nome, il suo appartamentino non andava più bene per viverci in due…
Eh si, alla fine abbiamo deciso di restare a Cardiff, infondo anche se mia madre afferma il contrario, qui abbiamo la nostra famiglia e non solo.
Finalmente sono riuscito a vincere i campionati nazionali juniores di box, la cintura d’oro è tutta mia e con mio padre puntiamo ai campionati del mondo… Quindi dove altro potrei andare se non qui?
Anche Mary è finalmente riuscita a realizzare il suo sogno. La signora Brown una vecchia insegnate di danza, la assunta per insegnare nel corso dei bambini.
Tutti i giorni mi torna a casa con ogni singolo muscolo dolorante e perenni mal di testa ma sul suo volto c’è dipinta la gioia di chi, sente di avercela fatta.
Spero un giorno di riuscire ad aprirgli una scuola tutta sua…
Il peggio degli ultimi mesi sembra essere passato… La piccola Josephine cresce in salute e Jenny è sempre più presente nella mia vita ed ovviamente in quella di Mary, anzi, le due sembrano andare molto d’accordo.
<< Jen passa a prendermi alle 17.00, devo accompagnarla a scegliere i fiori per il battesimo. >> già, il battesimo della piccola Jo… indovinate chi sarà il suo padrino?
Mi tuffo sul letto e tiro Mary a me… << Andiamo John lasciami… se ci fermiamo adesso non finiremo più di disfare questi scatoloni. >>
<< Fa un lungo respiro e rilassati per un attimo ti prego… >> mi guarda in cagnesco ma alla fine me la da vinta.
La stringo a me e in un istante mi passa dinanzi agli occhi tutto ciò che ho vissuto da quando, quel giorno al matrimonio di Jenny, quella ballerina furiosa e dal corpo conturbante ha carpito la mia attenzione.
Ho sempre creduto che i colpi di fulmine fossero un emerita cazzata ma a me è capitato proprio questo…
Tutti i tasselli della mia vita si stanno rimettendo al loro posto… ne manca ancora uno però, mia madre.
Spero ancora che un giorno ella possa fare un passo indietro e capire che contrastare l’amore che lega me e Mary non ci porterà a nulla se non ad un dolore che accomunerà tutta la famiglia.
Jenny è riuscita a comprendere questo bizzarro sentimento, mi auguro che mia madre  possa fare lo stesso, ma fino ad allora… non ho alcuna intenzione di piangermi addosso anzi, continuo a guardare in avanti e a sognare il mio futuro con Mary.



 
 



Jenny Evans


John & Mary
 
 
FINE!
 
Nota Autrice:  (scusate l’esagerata lunghezza ma dovevo…)

Eccoci qua, è finita. Giuro che scrivendo questa nota autrice piango ;(
Non credevo che questo progetto mi avrebbe entusiasmata tanto, avevo questa idea, sapevo che era bella, valida ma io che sono una sognatrice ed ho la mente perversa, non lo trovavo eccitante come le altre storie che scrivo.
Eppure tutte voi che avete sempre letto con assiduità questa storia, l’avete commentata, amata, mi avete fatto capire che oltre alla storia d’amore tormentata di questi due ragazzi c’era dell’altro…
Scrivere i capitoli di questa storia è sempre stato piuttosto facile per me a volte temevo di essere banale ma forse è anche questo che l’ha resa speciale, perché diciamocelo… l’amore spesso è anche banale.
In quest’ultimo capitolo ho deciso di spostare la storia su un altro livello, un altro binario. Non ci sono più solo John e Mary come protagonisti in questo chapter, ma c’è anche una storia forte, una nuova vita che nasce e lotta già per sopravvivere…
Ci ho messo un po’ di cuore scrivendo queste righe poiché non poco tempo fa è capitata una cosa del genere anche a me, alla mia famiglia ed ho cercato di mettere un po’ di me in John per far capire come ci si sente in questi momenti.
Forse nessuno pensava che Jenny potesse riconciliarsi con John e dare un opportunità a Mary, tutti voi credevate che lei fosse il vero antagonista di questa storie ed invece non è così… Infondo Jen è una buona.
John e Mary ne hanno passate tante ma non c’è stato un vero e proprio momento nel quale non si sono amati anzi hanno dimostrato che forse almeno qualche volta, l’amore va oltre tutto e tutti…
Io a 22 anni non sono mai stata innamorata, non so cosa significa davvero amare ma, guardando quelli che mi circondano sono riuscita a trarre qualche ispirazione.
Guardo i miei genitori e vedo che nonostante le differenze, le liti e problemi vari, restano sempre uniti.
Guardo la zia Tetta tanto chiacchierona e confusionaria e suo marito, l’adorabile zio Antonio, taciturno e schivo… spesso mi sono chiesta come facessero a stare insieme essendo tanto differenti ma poi mi sono detta che stare con una persona che è identica a te rende tutto più noioso ed ho capito perché stanno insieme i miei zii.
Poi ci sono loro il mio amato zio Salvio e la sua compagna, Aila… ne hanno passate tante in questo ultimo anno, i pianti, i sorrisi, le preoccupazioni e le gioie.
Diversi anche loro, Aila è forte e non si lascia abbattere da nulla mentre lo zio è fragile e stanco delle continuo prove da superare che la vita gli impone dinanzi.
Irascibile lui, buona e paziente lei… si completano a vicenda tanto da riuscire a dare la vita al piccolo Francesco che altri non è che Josephine.
Insomma… se questa storia vi è piaciuta tanto credo che dovrei ringraziare quelli che mi circondano e dai quali ho tratto ispirazione…
Concludo abbracciando tutte le 300 persone che hanno letto questa storia con assiduità.
Un enorme grazie alle 30 persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, alle 10 che l’hanno inserita tra le preferite e alle 3 che la ricordano.
Un milione di grazie va anche a coloro che hanno sempre recensito, non vi cito tutte ma sappiate che mi siete state di grande aiuto ed il vostro affetto mi ha commosso tanto.
So di essermi dilungata molto ma con questa storia era di dovere, è la prima volta che sono alla soglia delle 100 recensioni per un mio progetto e questo mi fa capire di essere riuscita con un mio scritto, a far finalmente breccia nei vostri cuori.
Grazie, grazie e grazie ancora…. Spero di ritrovarvi nei miei altri lavori: 
Unbreakable la mia originale drammatica Why me?  sovrannaturale/ drammatica.
Vi abbraccio tutti, vi voglio bene. L a vostra Mary (si, questo è il mio nome, piacere XD )


Xo lollipop 2013 ♥ 

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