Goodbye

di jarpad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


I.

 
27 Settembre.
Caro diario,
ultimamente sono un po' agitata. Per quale motivo? Sinceramente non so se credere o meno a quello che il notiziario ieri sera ha detto, perchè spesso i giornalisti dicono bugie. Hanno parlato di un'epidemia che si sta allargando come una macchia d'olio in tutta l'America; dicono che chi sia infetto diventi aggressivo a tal punto d'attaccare chiunque sia nelle vicinanze, mordendolo e contagiandolo. Sembra un fottuto film dell'orrore sugli zombie, quelli che guardo spesso con mio fratello Jake. Devo ammettere che ho tantissima paura. Sembra che qui ad Atlanta il virus non sia arrivato e spero che non arrivi mai; non voglio trovarmi sola nel bel mezzo della fine del mondo...
Dopo questo breve aggiornamento, credo proprio che me ne andrò a dormire. Sono piuttosto stanca e domani ho un compito in classe. Speriamo vada tutto bene!


Aiden Gale smise di scrivere. Lesse per un paio di volte le poche righe che aveva scritto e scosse la testa, chiudendo poi la piccola agenda azzurra sulla scrivania. 
Era tutto troppo ridicolo.
Un virus stava distruggendo e uccidendo tutta la popolazione americana e probabilmente sarebbe arrivato anche nella sua città, forse in poche ore. Non voleva che accadesse, amava la sua vita attuale, la sua famiglia, i suoi amici, Atlanta. 
Un leggero bussare alla porta della sua camera la distrasse e dopo aver detto un flebile 'Avanti' andò verso il suo letto, per coricarsi. Suo fratello Jake entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle, poi la raggiunse facendosi spazio sotto le coperte.
"Come va?" le chiese, osservando il soffitto bianco pieno di crepe.
"Male. Tu?" si voltò verso il fratello, stringendosi poi tra le sue braccia; notò una smorfia apparire sul suo volto.
"Sono preoccupato per papà. Da quando tutto questo casino è iniziato, non si è più fatto sentire. Credi che Jacksonville sia stata attaccata dagli infetti?" si voltò verso Aiden, la solita espressione da bambino perso quando aveva paura; e figurarsi che era un ventenne, più grande di sua sorella di due scarsi anni. La bionda non sapeva proprio che dire. Se Jacksonville era stata attaccata, Atlanta era la prossima; non erano poi così tanto lontane, visto che era appena fuori il confine della Georgia.
"Credo di sì." rispose sinceramente Aiden passando lo sguardo dagli occhi di suo fratello, alla trapunta blu che li copriva. Ormai erano giorni che suo padre non rispondeva al telofono e non solo lui, anche il resto dei loro parenti che vivevano lì. Sin dall'inizio lei sapeva che suo padre era morto ma sua madre, testarda com'era e non volendo accettare la realtà, continuava a ripeterle che probabilmente c'erano problemi di linea. Però Aiden sapeva. Tutti stavano morendo, forse anche lei nel giro di poche ore sarebbe morta.
"Dovremmo andarcene prima che il virus arrivi qui." Jake si tirò su a sedere controllando l'ora sull'orologio che aveva allacciato al polso; la biondina lo guardò curiosa. Infondo non era poi un'idea così sbagliata...ma dove andare? Da quando tutto era iniziato, l'America era stata come isolata dal resto del mondo per non far espandere l'epidemia oltreoceano. Tutti gli aereoporti erano stati chiusi dai soldati americani.
"E dove vuoi andare?"
"Non lo so. Forse dovremmo andarcene questa notte, senza dare troppo nell'occhio per non allarmare i vicini." propose Jake girando per la stanza.
"Sai bene che non riusciremo mai ad andarcene da qui. Siamo isolati, Jake. Il destino dell'America è segnato." Aiden si mise seduta ed osservò il fratello andare avanti ed indietro con una mano sul collo. 
"Potremmo raggiungere la costa e cercare una barca per scappare." 
"Nessuno di noi ha la patente nautica." fece notare la bionda.
"Non ci servirà. -rispose scocciato facendo uno strano gesto con la mano- Dobbiamo andare dalla mamma e dirglielo." la tirò su in definitiva, prendendola per i fianchi. Aiden sbuffò e dopo aver infilato di fretta la vestiglia seguì suo fratello verso la stanza di Jane. Bussarono un paio di volte alla porta e quando aprirono la donna era sdraiata sul letto e stava leggendo un romanzo, con gli occhiali poggiati sul naso. Lanciò un'occhiata ai suoi figli, fermi sulla porta, poi chiuse il piccolo libricino posandolo sulla trapunta; li guardò un attimo in silenzio prima di alzare un sopracciglio.
"Allora?" li incitò a parlare; Jake lanciò un'occhiata veloce a sua sorella, che era proprio alle sue spalle, poi posò lo sguardo sulla figura di sua madre, che sdraiata sul letto, aspettava ancora una risposta.
"Mamma, dobbiamo andarcene. Ora." disse autoritario il biondo, stringendo forte la mano di sua sorella tra la sua.
"Di cosa parlate?" 
"Sai bene che il virus ha colpito Jacksonville. Accetta la realtà, mamma. Papà è morto è inutile che aspettiamo qui, dobbiamo andarcene, quindi prepara le tue cose." spiegò sbrigativo. Jane si alzò dal letto e a passo lento raggiunse i due ragazzi, che erano rimasti immobili sulla porta. Poggiò una mano sulla guancia di figlio poi volse lo sguardo verso Aiden, prima che una lacrima rigasse una sua guancia.
"Io resto qui -li guardò ormai in lacrime- voglio credere che vostro padre sia ancora vivo e che un giorno di questi mi raggiunga qui ad Atlanta."
I due ragazzi la guardarono sconvolti; non poteva abbandonarli, non in quel momento. Già il padre li aveva lasciati soli indifesi, non potevano permettere che anche la madre facesse la stessa cosa. Jake afferrò la donna per le spalle e la guardò dritta negli occhi, scuotendola un paio di volte.
"Non puoi farci questo!" esclamò con gli occhi annebbiati dalle lacrime. Jane sorrise flebile e poi si lanciò tra le braccia del figlio, carezzandogli la schiena.
"Dovete andare da soli." sciolse la braccio, poi si diresse verso la figlia immergendo una mano tra i suoi capelli dorati. 
"Fai la brava, okay?" le disse stringendola poi tra le sue braccia. 

Dopo aver provato a far cambiare idea a Jane, tentativo che fallì, erano tornati ognuno nelle proprie stanze per prendere lo stretto necessario per il viaggio.
Aiden, dopo aver riempito lo zaino con più vestiti che poteva ci infilò anche il suo amato diario e un vecchio walkie-talkie che suo nonno le aveva regalato; magari sarebbe stato utile in futuro.
Sistemò lo zaino in spalla e dopo aver afferrato un borsone da palestra vuoto raggiunse la cucina, per prendere un po' di scorte di cibo; ci infilò dentro tutto quello che riusciva a vedere, soprattutto grandi quantità d'acqua e cibo in scatola, quello che si manteneva di più, mentre il resto lo lasciò a sua madre. 
"Aiden, hai preso tutto?" la chiamò dal garage suo fratello così lo raggiunse, mettendo in bella vista il borsone pieno. 
"Quello che potevo." glielo passò e dopo aver aperto il portellone del garage, raggiunse la macchina ed aprì la portiera, sedendosi al posto del passeggero.
"Ho preso anche io qualcosa. Ho trovato delle taniche di benzina qui nel garage, quelle che papà teneva per la moto, una cassetta degli attrezzi e un fucile da caccia, con qualche munzione." spiegò Jake, mettendo a moto il mezzo, poi schiacciò il pedale ed uscì dal piccolo garage, lasciandosi alle spalle la loro casa.
"Dove andremo, Jake?"
"Lontano da qui. Ti prometto che tutto andrà bene."


 
(otto mesi dopo, nei boschi.)

Credo sia strano e soprattutto stupido scrivere un diario nel bel mezzo della fine del mondo, però mi piace immaginare che un giorno, dopo la mia morte e la fine di tutto questo, sia ritrovato e diventi un pezzo importante della storia dell'umanità.
Non so che giorno è di preciso, ormai ne ho perso il conto. 
Da quando siamo scappati da Atlanta raramente ho scritto, per questo vedrò di aggiornare il diario su quello che è successo negli ultimi mesi.
Due giorni dopo la fuga la nostra città fu attaccata sia da infetti ed Atlanta è diventata una trappola mortale; abbiamo proseguito per giorni in auto ma purtroppo la benzina è finita, seguita poi dalle taniche che tenevamo come scorta ed ora ci troviamo senza un mezzo, armati di martello, accetta e un fucile (per le emergenze), in mezzo al bosco. Inoltre, abbiamo perso ogni contatto con qualsiasi essere vivente. Il walkie-talkie e il telefono satellitare di mio fratello sono andati perduti durante una fuga, assieme ad una pistola che avevamo trovato. 

Jake in questo momento sta facendo un giro per assicurarsi che non ci siano troppi zombie, anche se di questi tempi per i boschi se ne aggirano parecchi; stiamo cercando disperatamente un posto sicuro in cui stare, ma per ora ci ripariamo tra gli alberi e a volte ci arrampichiamo, rimanendo tutta la notte svegli.
Probabilmente sono giorni che non faccio una dormita decente...purtroppo non c'è tempo per farlo. Siamo sempre in movimento e credo sia proprio questo che ci salvi; nascondiamo bene le tracce e non attiriamo l'attenzione. Andando avanti così forse riusciremo ad uscire da questo tunnel senza fine. 
Resteremo vivi.
Noi non moriremo.


Chiuse la piccola agenda nello stesso momento in cui suo fratello giunse al loro momentaneo accampamento. Si alzò dal ceppo su cui era seduta e lo raggiunse con in mano l'ultima lattina di carne e gliela porse, ad un invito silenzioso a mangiarla.
"Scordatelo, sei tu quella che ha bisogno di mangiare. Io posso farcela."  osservò la lattina di carne per un po', lasciandola tra le mani di sua sorella.
"Non fare l'idiota Jake, sono giorni che non mangi. Sei pelle ed ossa."
"Da che pulpito viene la predica? Aiden, i pantaloni che indossi ti staranno cinque volte più grandi!" esclamò su tutte le furie.
"Stai zitto, urlando attiri solo gli walkers." disse, riuscendo a lasciargli tra le mani la famosa lattina. Per fortuna non litigarono più per la questione cibo e la giornata parve scorrere veloce. 
Arrivò presto la sera; erano attorno a il fuoco scoppiettante quando un improvviso fruscìo li fece alzare di scatto, in piedi. Di certo non era un buon segno. Aiden afferrò in mano l'accetta mettendosi spalle contro spalle con il fratello, in modo tale che avessero una visuale completa di ciò che li circondava.
"Stai attenta..." sussurrò Jake, stringendo le mani attorno al martello e facendo diventare nocche bianche. 
Fu un attimo. Decine di zombie invasero lo spazziale in cui si erano accampati, dirigendosi subito verso i due fratelli. Jake, nel tentativo disperato di salvare la pelle a sua sorella, spaccava teste a destra e sinistra, mentre Aiden cadde a terra sotto il peso di due zombie che volevano fare di lei la loro cena; fortunatamente suo fratello accorse, non accorgendosi però di uno di quegli esseri, che rialzatosi da terra, si stava avvicinando al suo braccio. Liberò Aiden che andò subito ad occuparsi di altri due zombie; purtroppo quando si voltò fu troppo tardi. Lo zombie gli afferrò il braccio e gli diede un fugace morso, appena sotto il gomito. Con la mano libera gli diede una martellata proprio sulla nuca e l'essere cadde a terra, morto in definitiva. Jake osservò il morso poi lo coprì con la manica della felpa che portava. Sua sorella che non si era accorta di nulla e dopo aver ucciso gli ultimi due rimanenti,  la biondina corse tra le braccia del fratello.
"Per fortuna non ci hanno presi." sussurrò spaventata.
"Già.." rispose. Sapeva che avrebbe dovuto dirglielo ma non ne aveva il coraggio. Non voleva lasciarla sola, in balia di sé stessa. Finchè avrebbe potuto, gli sarebbe stato accanto. Anche se temeva che non sarebbe durato a lungo.
"Dobbiamo andarcene." si staccò dall'abbraccio e corse a prendere lo zaino con dentro i vestiti, le ultime due boccette d'acqua e il suo diario, poi passò il fucile a Jake.
"Dove?"chiese lui confuso stringendo il punto morso con la mano.
"Non lo so ma non possiamo aspettare qui che un altro gruppo di walkers ci attacchi. Muoviamoci." disse sbrigativa afferrando la mano del fratello e cominciando a correre tra gli alberi. Era piuttosto buio e non avendo torce sbatterono più di qualche volta su qualche tronco, ma comunque non si fermarono. Aiden aveva paura. Jake aveva paura.
Dovevano trovare un posto sicuro per quella notte, al più presto.



 
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti i lettori!
Grazie a chiunque abbia aperto, davvero;
allora, questo è il mio primo capitolo. Spero davvero che non ci siano errori (mi dispiace in tal caso) e che la storia vi piaccia!
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, cercherò di pubblicare un capitolo ogni 1/2 giorni e per le recensioni, accetto tutto. Commenti positivi, soprattutto negativi ma che siano costruttivi e mi aiutino a capire le lagune che ho e se c'è qualcosa che non va con la storia.
Detto questo ringrazio ancora chi si prende la briga di aprire questa storia. Spero non sia deludente!

.J.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


II



Dopo aver corso alla cieca per più di un'ora, Aiden era riuscita a scorgere una piccola casetta in legno. Per quella notte sarebbe andata bene.
Entrarono dentro e dopo aver controllato che fosse sicura si concessero di dormire un po', almeno per qualche ora ma comunque con un occhio aperto. 
Quando il sole penetrò nel salone in cui stavano dormendo, Aiden si alzò subito pronta per riprendere il loro cammino. Gattonò fino ad arrivare vicino a suo fratello e lo scosse un paio di volte, notando che non si alzava. Si mise seduta sul suo petto e cominciò a scuoterlo fortemente, chiamandolo disperata. Non aveva una bella cera...che fosse morto? Nel panico cominciò a prenderlo a pugni sul torace, poi si accasciò sul suo petto, stringendolo per le spalle.
"Jake...Jake, alzati. Non lasciarmi sola, perfavore!" 
"Sono qui.." sussurrò Jake. Aiden asciugò quelle poche lacrime che le avevano solcato il volto per lo spavento e tornò a sorridere lievemente.
"Aiden.." il ragazzo la guardò un attimo negli occhi, poi alzò la manica della felpa mostrando il morso. Aiden sbarrò gli occhi e dopo essersi resa conto di quello che era successo al fratello rimase spiazzata; Jake le aveva promesso che sarebbe andato tutto bene all'inizio di questo, ed ora? 
"C-cosa è successo?" chiese sull'orlo della disperazione; Jake abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa. 
"No. No. No." la bionda si alzò, scuotendo la testa e girando velocemente per il salone, rischiando di tracciare un solco a terra. Jake la guardò e una goccia di sudore gli percorse la tempia, fino a scendere per la mascella.
"Andrà tutto bene Aiden. Tu starai bene." la rassicurò, alzandosi dal pavimento e raggiungendo la poltrona, lasciandosi cadere di peso. Era sfinito. La ragazza lo osservò un attimo da lontano, con la bocca coperta da una mano, come a zittirsi; avrebbe voluto urlare e mandare tutto all'aria, ma non lo fece.Lasciò che tutto quel dolore le scoppiasse dentro, facendole male al petto.
"Troveremo una cura." lo raggiunse e si piegò alla sua altezza, ma lui scosse la testa.
"Devi fare in modo che io non mi trasformi."
"Non lo farai." 
"Aiden, lo farò. Tu sai quello che devi fare." la guardò serio. Inizialmente non capì le sue intenzioni, ma quando lo vide osservare l'arma che lei stessa teneva imbracciata in quel momento scosse la testa. Non poteva farlo, era suo fratello, il suo appiglio a tutto.
"No, non posso." sussurrò in risposta, mentre stringeva tra le mani la canna del fucile.
"Hey.." disse con poca voce Jake, invitandola ad avvicinarsi ancora di più, con un piccolo accenno con il capo.
"Prima mamma e papà...ora te? Perfavore, non diventare come loro." Aiden singhiozzò piegandosi sulle ginocchia e guardandosi le scarpe, mentre la vista le si offuscava. Avrebbe preferito morire lei piuttosto che lui. Era l'unica persona su quel mondo marcio che non lo meritava.
"C'è solo una cosa che puoi fare. Questo lo sai." 
"Io..io non so se posso." continuò ancora a testa bassa.
"Devi spararmi, Aiden." le alzò il viso con una mano, per poterla guardare negli occhi. Attraverso gli occhi nocciola del fratello Aiden intravide tutta la sofferenza e il dolore, gli stessi sentimenti che in quello stesso momento la stavano invadendo distruggendola lentamente in tanti piccoli pezzettini.
"Jake, no..."
"Andrà tutto bene. Non voglio che tu mi veda come uno di loro." le disse con occhi tristi cercando di essere forte.
Dopo vari minuti in silenzio, dove solo i singhiozzi disperati della bionda spezzavano l'aria, si asciugò con un gesto goffo gl occhi e guardò suo fratello, stringendo forte le mani tra le sue; amava suo fratello. 
"Posso farlo." sussurrò Aiden infine, non molto convinta di quello che stava dicendo. Ma erano le ultime volontà di suo fratello...poi non avrebbe voluto che si trasformasse.
"Trova un gruppo, prenditi cura di te e..." si bloccò un attimo per riprendere il respiro. Stava soffrendo.
"Mi mancherai." disse dopo un po' cercando di rimanere cosciente.
"..anche tu." sussurrò in lacrime Aiden, prima di alzarsi e guardarlo qualche secondo in silenzio. Non sapeva quanto tempo fosse passato. Aveva sperato, pregato, di non arrivare mai a questo, ma evidentemente il suo destino aveva deciso questa strada per lei. Abbassò lo sguardo cercando di farsi forza, poi alzò la canna del fucile verso la testa di suo fratello. Jake le rivolse un piccolo sorriso poi chiuse gli occhi aspettando che arrivasse il colpo, ma Aiden non ce la faceva. Sentiva il mondo crollargli addosso ogni secondo di più. Abbassò l'arma cercando di prendere controllo del suo corpo, poi puntò nuovamente con le braccia tremolanti; chiuse gli occhi, girando un po' la testa, poi premette il grilletto. Il suono dello sparo riecheggiò per quelle quattro mura.


Era uscita da quella casa con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi colmi di lacrime. Non poteva credere a quello che aveva appena fatto. Si diresse verso il primo albero che le capitò davanti e si appoggiò ad esso, scivolando con la schiena fino alla terra; avvicinò le ginocchia al petto e nascose il viso tra le braccia, piangendo e urlando. Non le importava se uno zombie si fosse avvicinato e l'avrebbe attaccata. In quel momento si sentiva morta. Aveva perso la persona più importante della sua vita e non riusciva ad accettarlo; chi lo avrebbe fatto?
Sentì dei passi avvicinarsi, ma non osò alzare lo sguardo. Sapeva cosa si stava avvicinando dall'odore pungente che le arrivava al naso e i gemiti sommessi che udiva. Era uno zombie. 
"Vieni pure." disse stringendo le braccia attorno alle ginocchia, in attesa del primo morso che non arrivò. Aspettò un bel po' in silenzio, poi alzò lo sguardo confusa. Lo zombie era steso a terra con coltello conficcato in testa ed un uomo, qualche metro dietro, la osservava curioso.
"Stai bene?" la raggiunse lentamente riprendendosi il coltello. Aiden lo fissò per un attimo poi con un gesto veloce si asciugò gli occhi con il dorso della mano, annuendo impercettibilmente.
"Sei sola?" si guardò attorno lui accertandosi che non lo attaccassero alle spalle.
"..ora sì." sussurrò lei guardando la casa lontana qualche metro; egli seguì lo sguardo della ragazza e dopo averle lanciato un'occhiata fugace si diresse verso l'abitazione per controllare. Tirò fuori la pistola da una delle fondine ed entrò, aprendo la porta lentamente; raggiunse il salone ed abbassò l'arma, notando un ragazzo sui vent'anni seduto su una poltrona, il capo chino e schizzi di sangue ancora colanti sulla parete alle sue spalle. Trattenne un conato di vomito e raggiunse velocemente l'uscita; anche se era abituato a vedere morti tutti i giorni, ogni volta gli facevano lo stesso effetto  di quando tutto era normale. Era una sensazione che partiva dallo stomaco, chiudendolo, poi saliva in gola. La conosceva fin troppo bene.
Tornò dalla ragazza, ancora con una mano sulla bocca, e la guardò con compassione.
"Era il tuo ragazzo?" chiese.
"Mio fratello... -sussurrò lei, cominciando a piangere- Cosa posso fare ora?" si mise le mani nei capelli e si guardò attorno disperata. Le mancava l'aria. Cominciò ad annaspare e si lasciò cadere a terra, stringendosi le mani al petto; erano anni che non aveva più un attacco di panico, non ricordava fosse così duro da sopportare. Le erano sempre venuti per motivi stupidi, ma quella volta era ben oltre l'immaginazione. Le lacrime cominciarono a scendere veloci mentre l'ossigeno sembrava mancarle sempre più. L'uomo si abbassò al suo livello e le posò entrambe le mani sulle spalle, cercando di fare qualcosa.
"Stai calma." le disse cercando di trovare una soluzione a quella situazione. Lei lo guardò con gli occhi il lacrime e il respiro mozzato. Sentiva la testa esploderle e cercò di resistere finché la vista cominciò ad offuscarsi, poi tutto diventò buio e crollò a terra priva di sensi.
"Cazzo." esclamò l'altro guardandosi attorno, non sapendo cosa fare. Era indeciso se lasciarla lì sola o portarla con sé alla fattoria. Era solo una ragazzina.
 Dopo averci riflettuto un bel po' la prese tra le braccia e cominciò a correre verso casa di Hershel, sperando di non far incontri spiacevoli; fortunatamente non fu così. Si ritrovò presto ai confini della proprietà dell'anziano e finalmente potè rilassarsi, mentre Glenn e Andrea gli correvano incontro.
"Chi è?" chiese curioso il ragazzo dandogli il cambio, visto che lo sceriffo aveva le braccia tutte indolenzite.
"Ancora non so il suo nome. L'ho trovata da sola...ha ucciso suo fratello. Era stato morso." i due, dopo la notizia, lanciarono una breve occhiata compassionevole alla ragazza, poi la portarono dentro per tenerla sotto controllo. Hershel subito l'accolse nella sua camera facendo una visita primaria e dopo essersi assicurato che non avesse morsi o graffi, aspettò che si svegliasse.
Quando Aiden aprì gli occhi si sentì improvvisamente spaesata trovandosi davanti gli occhi un soffitto bianco immacolato; si mosse nel letto e quando vide un uomo, abbastanza anziano, seduto su una sedia alla sua destra si schiacciò contro la tastiera.
"Chi sei?" chiese subito cercando una possibile arma con lo sguardo.
"Sono Hershel. Stai tranquilla, sei al sicuro. Questa è casa mia, Rick ti ha portata qui." spiegò tranquillo, sorridendole. Era un uomo dall'aria gentile, con dei graziosi occhi azzurro cielo e i capelli color panna. 
"Rick?" chiese confusa, portando una mano alla testa.
"Oh, probabilmente non ha avuto occasione di presentarsi. E' l'uomo che ti ha trovata nel bosco, da sola." spiegò, allora Aiden annuì.
"Dov'è mio fratello?" chiese prima che ricordasse tutto; il morso, le lacrime, lo sparo. 
Si fermò un attimo ad osservare e stringere nella mano la trapunta bianca che la copriva ma prima che iniziasse a piangere, sospirò. Suo fratello non avrebbe voluto, così si fece forza. Per lui. Per Jake.
"Stai bene?"
"Sì. Vorrei...uscire." rispose Aiden togliendosi di dosso il lenzuolo e mettendo i piedi a terra. Cercò con lo sguardo i suoi scarponcini, poi si alzò notandoli in un angolino della stanza e si piegò per infilarseli ed allacciarli
"Forse dovresti riposare ancora un po'." le suggerì Hershel avvicinandosi, lei scosse la testa poi uscì dalla cameretta, sbucando in un salotto molto accogliente. Sul divano c'erano seduti due uomini, tra cui quello che aveva visto prima di svenire, Rick come le aveva detto Hershel.
"Ti sei svegliata -sorrise quello, alzandosi- forse avrei dovuto presentarmi prima, io sono Rick." le porse la mano, che lei strinse.
"Aiden."
"Io sono Glenn!" esclamò il ragazzo, che osservava la scena seduto ancora sul cuscinetto del divano. La bionda gli sorrise poi puntò di nuovo lo sguardo su Rick, chiedendosi che fine avrebbe fatto ora che si era ripresa; l'avrebbero cacciata?
"Vieni, ti presento il resto degli altri." le propose accompagnandola fuori. Aiden si guardò attorno spaesata, l'improvviso incontro con altri sopravvissuti l'aveva lasciata molto basita. Pensava che ormai fossero tutti morti ed invece c'era ancora qualche vivo, per fortuna. 
Dopo una lunga serie di presentazioni finalmente Aiden trovò modo di conoscere meglio il suo salvatore; scoprì che prima di tutto questo era caduto in una sorta di coma e si era svegliato proprio nel mezzo di questo casino. Si era trovato solo, senza la sua famiglia e il suo migliore amico, ma per fortuna incontrò un altro sopravvissuto che lo aiutò a mettersi in sesto e trovare armi e munizioni per partire per Atlanta; lì incontrò vari membri del gruppo attuale, tra cui Andrea, Glenn e T-dog, che poi lo portarono al loro accampamento dove ritrovò sua moglie Lori, il figlio Carl e Shane, il suo migliore amico e collega. Era stato parecchio fortunato. 

Un elegante moto attraversò il cortile di fronte alla casa e quando ne scese il guidatore. Da dov'era, Aiden, poteva scorgere un fisico asciutto e muscoloso, uno smanicato in pelle con sopra delle ali bianche e un paio di jeans sbiaditi. L'uomo si voltò verso i due ed Aiden potè finalmente vedere il suo viso: corti capelli castani incorniciavano i lineamenti marcati del suo volto, naso classico e dritto e una boccache ti tiene sveglia tutta la notte, pensò Aiden scrollandosi un poco.
"Daryl -sorrise Rick verso l'uomo, che fece un cenno con la testa- lei è Aiden." 
Daryl la osservò un attimo, da testa a piedi poi lanciò un'occhiataccia a Rick.
"Un'altra bocca da sfamare? Perchè l'hai portata qui, tua moglie oltre il cazzo ti ha ciucciato anche il cervello?" 
Aiden rimase molto sorpresa per il tono di voce e la frase molto colorita che le dedicò, facendole intendere che non la voleva nel gruppo; si nascose dietro Rick, come fa una bambina piccola dietro la gamba di suo padre. Infondo aveva ragione quel tipo, lei era solo un peso e il cibo cominciava a scarseggiare.
"Daryl, stai calmo. Questa fattoria è di Hershel e lui prende le decisioni. La vuole qui." disse autoritario Rick, lasciandosi scivolare addosso l'offesa che Daryl gli aveva fatto.
"Perfetto." borbottò di risposta l'altro tornando alla moto e prendendo una balestra, per poi dirigersi verso un cammioncino dove il resto del gruppo si stava riunendo. Aiden tornò affiancò allo sceriffo e guardò la figura di Daryl appoggiarsi alla vettura.
"E questo cos'era, il comitato di benvenuto?" chiese ironica facendolo scoppiare a ridere.
"E' nel suo carattere essere così..." si fermò Rick, cercando di ricordare la parola che al momento sembrava non volesse uscire fuori.
"Stronzo?"
"In realtà volevo dire scontroso." rise avvolgendo le spalle della ragazza in un abbraccio, poi la guidò lentamente verso il gruppo per sentire cosa avevano da dire. 
"Bene, mettiamoci in marcia. La zona da controllare è grande. Se è arrivata alla casa che ha visto Daryl potrebbe essersi allontanata ancora più ad est." disse lo sceriffo, indicando un punto sulla cartina. Aiden ascoltava, non capendo bene di cosa si trattasse.
"Vorrei aiutare, conosco molto bene la zona." esclamò Jimmy.
"Hershel che dice?" 
"Che dovevo chiedere a te." 
"Bene, allora grazie per il tuo aiuto." rispose Rick.
"Comunque niente mi fa pensare che Sophia sia passata lì, chiunque potrebbe essersi nascosto in quella casa." aggiunse Shane scontroso, sedendosi dentro il furgoncino e lanciando occhiate al gruppo intorno alla mappa.
"Chiunque compresa lei, no?" chiese ovvia Andrea girandosi appena verso di lui.
"Chi ha dormito in quella dispensa sarà stato alto così." mimò l'altezza Daryl, facendo intendere che era l'altezza di una persona molto piccola.
"Cosa state cercando?" chiese Aiden, mettendosi in mezzo.
"Una ragazzina si è persa nel bosco qualche giorno fa...per caso, tu e tuo fratello l'avete vista?" spiegò Rick, ponendole infine la domanda. Aiden si mise a riflettere un attimo. Non ricordava molto bene quanti vaganti avesse incrociato per il bosco, ma non c'era nessuna bambina tra di loro.
"Sono stata nel bosco parecchio, ma non ho mai visto una ragazzina in giro. Sia viva o come walker. Questo è tutto quello che posso dirvi." fece spallucce e allora Shane le lanciò una frecciatina, che non aveva nulla a che fare con odio o disprezzo. Un normale sguardo.
"Forse ritroveremo le sue tracce." riprese lo sceriffo guardandosi un attimo attorno per controllare la situazione.
"Sicuro, chiederò in prestito un cavallo, salirò su questa collina per avere una visuale migliore se è laggiù la vedrò." indicò la cartina l'arciere, spiegando bene dove si sarebbe posizionato.
"Buona idea. Magari vedrai anche il tuo chupacabra lassù." disse T-dog serio, anche se tutti sapevano che lo stava prendendo in giro. Aiden nascose un sorriso dietro la spalla del suo salvatore, poi tornò a scrutare Daryl.
"Chupacabra?" chiese Rick con le sopracciglia corrucciate.
"Non lo sai? La prima notte al campo Daryl ci ha detto che l'atmosfera gli ricordava quando andando a caccia di scoiattoli vide un chupacabra." spiegò Dale mentre Jimmy cominciava a ridere.
"Che cavolo hai da ridere, coglione?" lo guardò serio Daryl, quasi minaccioso.
"Credi che esista un cane succhia sangue?" disse l'altro in risposta, ironicamente.
"Tu credi nei morti che camminano?" disse Daryl. Il suo ragionamento non faceva una piega...se credi agli zombie, perchè non ad un chupacabra?

 
Spazio autrice:
Buona sera a tutti quanti.
Devo dire che sono rimasta piuttosto delusa, mi aspettavo qualche recensione in più, comunque ringrazio di cuore 
ilgattoconglistivalispero di non aver deluso le tue aspettative (se stai seguendo la mia storia) e quella di tutti gli altri lettori.
So che non sono un granché nello scrivere e mi scuso in anticipo per gli errori (se ci sono). Spero che tutte le persone che hanno letto il primo capitolo in silenzio commentino questo, magari dandomi qualche suggerimento; 
visto che non ho avuto occasione nel primo spazio autrice, vorrei dirvelo ora: ho deciso di pubblicare una storia in questa sezione perchè è un po' morta. A me piace molto la serie tv, per questo seguo alcune storie di TWD inventate da voi però alcune di queste sono state lasciate in sospeso o non vengono spesso aggiornate, quindi speravo di 'rianimare' un po' la sezione con la mia storia. 
Beh, tutto qui! 
Grazie a tutti.



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


III
 


Alla fine, dopo quel breve discorsetto, Shane propose a Jimmy di seguire il corso in cui egli stesso insegnava agli altri a sparare, perchè ovviamente il ragazzo non era in grado di farlo. Poi tutti si separarono; Daryl andò a prendere il cavallo per andare a cercare la bambina mentre Rick, Shane, T-dog ed Andrea perlustrarono un'altra zona a piedi. Erano passate due lunghissime ore ed Aiden le aveva trascore a giocare con il piccolo Carl, a nascondino. Tale beatitudine purtroppo finì presto visto che Hershel la richiamò subito all'attenti, da dentro casa.
"Aiden?" 
"Sì?" chiese affacciandosi nel salone, quando l'uomo spuntò fuori dalla cucina con un panno in mano ad asciugarsi le mani.
"Potresti darmi una mano dentro?" chiese gentilmente, allora la ragazza annuì entrando dentro casa. Si diresse spedita verso il lavello, dove vide una pila di piatti accatastati e sporchi, così cominciò a lavarli.
"Cosa facevi prima di tutto questo?" chiese l'uomo asciugando i piatti che gli passava, mettendoli poi a posto nella credenza.
"Studiavo -fece spallucce- volevo diventare un medico e salvare delle vite, a quanto pare ogni mio sogno è andato in fumo." 
"Avevi scelto un'ottima strada, peccato."
"Tu, invece?" chiese curiosa.
"Il veterinario però me la cavo molto bene anche con le persone. Qualche giorno fa ho salvato la vita a Carl, il figlio di Rick." Aiden lo guardò ammirata.
"Sei un uomo fantastico, Hershel. Sono sicura al cento per cento che se mio padre fosse qui, sareste andati molto d'accordo." gli dissi tornando ad insaponare l'ultimo piatto. Dopo aver finito, Hershel la lasciò sola in casa perchè aveva da fare qualcosa nelle stalle, quindi lo salutò e cominciò a girare per casa.
Era stesa sul letto nella sua stanza a leggere vecchie pagine del suo diario, risalenti a circa tre/ quattro anni prima; parlavano di cose futili e stupide, come di quanto 'odiasse' i suoi genitori perché non la facevano uscire o la mettevano in punizione, oppure dei fattacci che compiva suo fratello, come fumare sul balconcino della sua stanza di nascosto (rischiando di essere visto da tutto il vicinato ed essere beccato). Le mancavano davvero quegli anni, avrebbe dato di tutto per ritornare indietro. Avrebbe addirittura venduto la sua anima al diavolo se fosse servito a qualcosa.
"Uno zombie!" urlò Andrea , attirando la sua attenzione. Subito si catapultò di fuori, stando attenta a non inciampare sugli scalini e raggiunse il camper di Dale, dove Andrea stava facendo il turno di guardia.
"Solo uno?" chiese Rick, sbucando fuori dal nulla. Aiden si guardò attorno confusa per capire da dove fosse uscito, poi fece spallucce e tornò ad osservare la figura che strascicante si stava avvicinando lentamente.
"Posso colpirlo da qui." disse convinta Andrea imbracciando il fucile.
"No, no, Andrea metti giù il fucile." ordinò Rick.
"E' meglio se ci pensiamo noi." s'intromise Shane sbucando fuori dall'accampamento di tende con la camicia aperta, un fucile in mano e T-dog affianco, già pronti all'azione.
"Shane aspetta, Hershel vuole occuparsi degli zombie." cercò di bloccarlo lo sceriffo.
"E perchè? Lo abbiamo sotto tiro." rispose Shane non dandogli retta.
"Maledizione!" esclamò Rick correndo dentro al camper per prendere velocemente una pistola e raggiungere gli altri che già si erano incamminati verso l'errante.
Aiden volse lo sguardo verso Andrea, che si stava rigirando il fucile tra le mani, poi lo imbracciò puntando verso il confine e  si appiattì sul tettuccio.
"Andrea non farlo." le disse Dale, attaccato alla scaletta guardando Rick e gli altri raggiungere l'essere.
"Stai indietro Dale." 
"Dovresti lasciar fare Rick. Se prendessi uno di loro?" chiese Aiden, cercando di fermarla, ma ormai quella donna era partita con l'idea che ce la poteva fare. Premette il grilletto e quando vide la figura rovinare a terra, sorrise, ma gli urli di Rick arrivarono fino al punto in cui si trovavano. Un'idea balenò in testa ad Aiden...e se fosse Daryl?
Accorsero tutti gli altri, anche Hershel.
"Che cosa diavolo sta succedendo qui?!" chiese infuriato l'anziano.
 Aiden guardò Andrea qualche secondo, indecisa, poi si mise a correre verso il gruppo seguita qualche secondo dopo dalla donna.
"Non avresti dovuto sparare!" esclamò Aiden, mentre si avvicinavano.
"Non ti ci mettere anche tu! Oh mio Dio, è morto?!" urlò nel panico, quando vide Shane e Rick trascinare Daryl.
"E' svenuto, l'hai solo sfiorato." le rispose Rick velocemente, mentre Andrea cominciava a rilassarsi. Per fortuna non era morto, pensò Aiden.
"Guardate -li raggiunse anche Glenn con Dale- che cosa gli è successo? Ha delle orecchie al collo." Rick staccò la macabra collana che l'amico teneva al collo e la infilò velocemente nella camicia sussurrando un Questo teniamocelo per noi.
"Ragazzi, non è la bambola di Sophia?" T-dog attirò l'attenzione, alzando la bambola in alto per farla vedere a tutti.

Lo portarono dentro ed Hershel chiese ad Aiden gentilmente di dargli una mano, visto che Patricia era impegnata nei lavori di casa. Accettò subito la proposta e si diresse con lui nella stanza in cui avevano portato Daryl. Rick era già dentro e si stava facendo spiegare come aveva trovato la bambola e cosa fosse successo quando entrarono.
"Aiden, controlla bene la ferita che ha sul fianco." le disse Hershel passandole un panno pulito, del disinfettante e, se fosse servito, ago e filo per i punti. La ragazza annuì e dopo essersi avvicinata alzò lentamente il lembo della maglia, scoprendo tutta la ferita; non aveva un bell'aspetto.
"Grazie per l'aiuto." disse Daryl, rivolgendosi alla ragazza e all'anziano. Dopo avergli lanciato un'occhiata veloce, Aiden prese disinfettare la ferita poi la asciugò con il panno e dopo aver controllato meglio la situazione avvisò Hershel che servivano i punti.
"Non immaginavo che avremmo terminato gli antibiotici così in fretta." iniziò l'anziano a parlare, ma Aiden così presa dall'ago non diede più ascolto alle parole. Era concentratissima, in più la vista dell'ago entrare e uscire dalla pelle in quel modo le stava facendo venire i brividi.
"Cazzo che male." esclamò l'uomo lanciando uno sguardo verso le piccole mani della ragazza, che maneggiavano l'ago con facilità.
"Scusami." disse lei mettendo l'ultimo punto e tagliando il filo. Infondo non ci aveva messo molto a metterli sia davanti che dietro, era stato un lavoretto da nulla.
"Una settimana e potrò toglierti i punti." disse lei mettendo tutto a posto e tirando fuori delle bende per fasciargli il fianco ed impedire che i punti si aprissero.
"Ottimo lavoro, Aiden -le disse sorridente- che ne dici di occuparti anche di quella alla testa? Avrei delle cose da fare ora." 
"Certo. Non preoccuparti, ci vediamo più tardi." e lo salutò con la mano, mentre armeggiava con una cassetta con dentro vari strumenti medici come pinze, garze, aghi, siringhe, pillole e tante altre cose utili per il primo soccorso.
"Dovrai stare fermo, okay?" gli disse riprendendo gli strumenti per i punti, il disinfettante e le garze. 
Appena avvicinò il disinfettante l'uomo scattò impedendole di versarne altro sulla ferita.
"Ti avevo detto di stare fermo. Cosa fai ora che devo metterti i punti?" le chiese strattonando il polso dalla sua mano e posando il disinfettante sul comodino.
"Fa un male cane." 
"Devi assolutamente devi stare fermo, non voglio farti male visto che hai sofferto abbastanza, per oggi." lo guardò seria preparando i punti, poi si avvicinò lentamente.
"No, non li voglio."
"Spero scherzi."
"Sono serissimo." la guardò negli occhi impassibile.
"Stai zitto e fatti mettere questi punti." 
"Sta attenta a come parli ragazzina." la minacciò puntandole un dito contro che lei spostò con un gesto della mano, irritata. Quando infilò l'ago nella pelle, Daryl la fece cadere sul letto dandole una botta con il braccio. Sicuramente non l'aveva fatto apposta, era stato un gesto involontario.
"Capito." fece lei sedendosi sul suo torace e tenendogli le braccia lungo i fianchi immobili, con le gambe; anche se fu un'impresa impossibile perchè Daryl si muoveva ed agitava ogni due per tre, riuscì a finire di chiuderla. Si tirò su, mettendosi di nuovo in piedi e si legò i capelli, accaldata; quell'improvviso avvicinamento le aveva fatto venire un gran caldo. Era più che sicura che avesse le guance in fiamme.
"Bene, abbiamo finito." gli avvolse una benda attorno alla testa e si lasciò cadere sulla poltrona lì accanto, stropicciandosi gli occhi con la mano. Era davvero a pezzi anche se quel giorno non aveva fatto granchè; si rannicchiò sulla poltrona e chiuse gli occhi, per riposarsi cinque minuti...ma alla fine si trasformarono in un vero e proprio sonno profondo.


"Aiden?" sentì una voce chiamarla e quando aprì gli occhi aveva Carol davanti, con un vassoio. Scattò seduta guardandosi attorno, quanto tempo era passato?
"Cosa succede?" chiese ancora con la voce impastata dal sonno, Carol sorrise.
"E' da un bel po' che ti cerchiamo e sei sempre rimasta qui, a dormire."
"Come? Ho dormito solo cinque minuti." disse rimanendo comunque sulla poltrona, con gli occhi che le si chiudevano da soli.
"Due ore e mezza, cara. -rise- Hai fame? Oppure ti lascio dormire?" chiese lasciando il vassoio sul comodino affianco il letto in cui Daryl si trovava.
"Voglio..sì." cominciò a parlare ritornando a chiudere gli occhi, cercando di rispondere alla domanda di Carol.
"Chiamo qualcuno per portarti di sopra?" 
"Rimango qui, devo controllare Daryl." risposi accovacciandosi e coprendosi con una giacca che aveva trovato sul bracciolo, sbadigliando. Carol le posò un bacio sulla fronte poi uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.
"Mi fai pena messa così." le disse Daryl.
"Che gentiluomo." sbiascicò lei, cercando di tenere giusto un attimo gli occhi aperti per mandargli un'occhiata. 
"Facciamo a cambio." 
"Hai bisogno di riposare, devi starci tu sul letto."
"Allora mettiti qui sopra prima che cambi idea." le disse scorbutico, allora Aiden lo guardò confusa.
"Non ho la lebbra, puoi dormire in un angolino del materasso." continuò.
 Allora la ragazza annuì confusa e si alzò dalla poltrona per sdraiarsi lontana dall'uomo, rannicchiandosi nelle coperte e prendendo subito sonno.


 
Spazio autrice:

Salve a tutti!
Eccomi con un nuovo aggiornamento! Spero sia tutto a posto, che non ci siano errori o incongruenze!
Vorrei ringraziare sinceramente 
 Electre96 e  ilgattoconglistivali per aver recensito e per seguirmi! Inoltre ringrazio anche chi legge in silenzio.
Lasciate una recensione, fa sempre piacere.
Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno.
Al prossimo capitolo.
.J.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


IV

 
 
Quella notte si svegliò più di una volta a causa di Daryl, che si lamentava per il dolore durante il sonno.
"Stai calmo." cercava di rassicurarlo mentre dormiva e proprio quando sembrava che poteva riprendere a riposare, l'uomo ricominciava a lamentarsi, così si alzò ed andò a prendergli un bicchiere d'acqua e cercò nella sua borsa se le fosse rimasto qualche anti-dolorifico. Per sua fortuna trovò l'ultima pastiglia, così tornò nella camera chiudendosi la porta alle spalle. 
"Daryl." lo scosse un attimo finchè quello non aprì gli occhi, confuso.
"Che cazzo succede?"
"Prendi questa, starai meglio." gliela passò e poi tornò al suo angolino del letto, sdraiandosi. Dopo cinque minuti, riprese sonno e per sua gran fortuna Daryl dormì per il resto della notte come un bambino. 
 
Quando il mattino dopo si svegliò un braccio era poggiato sulla sua spalla; quando si voltò Daryl le era vicinissimo. Scivolò fuori dal letto imbarazzata e poi aprì la porta della camera. Nel salone c'erano già Maggie e Beth impegnate a chiacchierare; Aiden le salutò con un gesto della mano ed assonnata si diresse verso la cucina, per bere un bicchiere d'acqua.
"Pensavo fossi tornata nella tua stanza." le disse Beth, prendendola di spalle, affiancata da sua sorella. Scolò l'acqua e poggiò il bicchiere sul tavolo, facendo spallucce.
"Non ero obbligata a farlo, ma sono rimasta a controllare quel tipo. Si è lamentato tutta la notte e non ho mai dormito così male." sbadigliò poggiandosi al frigo che aveva dietro. Le due sorelle si lanciarono un'occhiatina e dopo essersi sorrise complici, incrociarono le braccia al petto.
"Eppure, eravate così carini abbracciati quando sono entrata nella stanza." la stuzzicò Maggie facendola avvampare un po' sulle guance.
"Ehy, non farti strane idee. Se Daryl durante il sonno allunga le mani non è di certo colpa mia!" esclamò in sua difesa scuotendo le mano davanti a sé. Beth scoppiò a ridere, divertita dalla scena.
"Stiamo scherzando, non ti scaldare." la canzonò la biondina abbracciandola, allora anche Aiden si lasciò andare in una risata spensierata.
"Potreste controllare come sta Daryl? Dovrei farmi una doccia, ieri non ne ho avuto modo."
"Lo farò io." entrò nella cucina a passo spedito Carol, sorridendo alle tre ragazze poi tirò fuori un vassoio e cominciò a riempirlo con un bicchiere di succo all'arancia, varie fette di pane tostato (che Beth, oltretutto, aveva preparato per Hershel) e un barattolino di marmellata, poi come entrò andò via. Tutta di fretta. Aiden lanciò un'occhiata alle due sorelle, con un sopracciglio alzato, poi fece spallucce.
"Ah, cosa non si farebbe per un uomo." sentì Maggie sussurrare, mentre usciva dalla cucina per andare al piano di sopra. Quando finalmente trovò il bagno si chiuse dentro e lasciò scivolare a terra il jeans logoro e la maglia strappata, ed infine l'intimo; lasciò che l'acqua scorresse un po' prima di mettersi sotto il getto. Da quanto non si faceva una doccia? Durante quei mesi solo poche volte aveva avuto l'occasione di fare un bagno nei piccoli fiumi o ruscelli, sotto lo sguardo attento di Jake. Sospirò quando le tornò a mente l'espressione sconfitta sul volto del fratello e si poggiò al muro che aveva di fronte, con una mano; le mancava terribilmente il suo sorrisetto strafottente e i suoi occhi, accesi e vivi. Chiuse l'acqua, cercando di riprendersi, poi si avvolse dentro un asciugamano che trovò poggiato all'attaccapanni e raccolse gli indumenti che aveva lasciato a terra; dopo aver girato la chiave nella toppa uscì fuori, trovandosi nel corridoio. Si guardò attorno e poi andò verso la sua stanza, accostando la porta. Tirò fuori lo zaino da sotto il letto e frugò dentro, alla ricerca della piccola agenda; quando la tirò fuori, una foto scivolò tra le sue dita. La guardò e sorrise, quella fotografia ritraeva lei e la sua famiglia. Davanti c'erano lei e Jake, che si indicavano l'un l'altro con un'espressione colpevole, mentre i loro genitori erano alle loro spalle che ridevano; quella foto era stata scattata circa un anno prima, al compleanno di una loro cugina di cui non ricordava neanche il nome. Una goccia bagnò la superficie lucida, seguita poi da un'altra; guardò verso il soffitto, cercando di capire da dove venisse, ma quando si toccò le guance capì che stava piangendo. Sorrise amara. Si metteva a piangere e nemmeno se ne rendeva conto; non aveva più il controllo delle sue emozioni.
Si asciugò di fretta il volto, andando verso la finestra per aprirla e respirare un po' d'aria fresca; guardò fuori e vide già parecchio movimento. Lori era impegnata a stendere dei vestiti, Glenn e T-dog trottolavano per la fattoria, Shane stava portando ad esercitarsi alcuni del gruppo ed infine c'era Rick, che si guardava attorno. Dopo essersi resa conto che doveva tornare a controllare Daryl, ripose frettolosamente la foto nell'agenda e posò tutto sul letto, poi frugò nel piccolo armadio che c'era nella stanza tirandone fuori una maglia colore arancione scuro, da uomo, e un paio di pantaloni di due taglie più grandi alla sua. Fece spallucce e dopo essersi vestita e aver legato i capelli bagnati, tornò al piano di sotto e spedita aprì la porta della camera in cui Daryl stava riposando.
"Allora, vediam-" si bloccò, notando Carol molto, ma molto vicino all'arciere. 
"Oh...oh!" esclamò sorpresa , diventando rossa in viso; cominciò ad indietreggiare verso la porta ma si rese conto solo qualche secondo dopo che era chiusa così si voltò, aprendola frettolosamente e uscendo fuori dalla stanza. Mai si era sentita così in imbarazzo in tutta la sua vita. Ma non era quello che la preoccupava, ma era una strana sensazione allo stomaco e un prurito incredibile alle mani; conosceva cos'era. L'aveva provata parecchie volte nei riguardi del suo primo ragazzo, molti anni prima, poi per il fratello. Gelosia. Perchè mai dovrebbe essere gelosa di Daryl? Infondo neanche lo conosceva. Era un tipo qualunque incontrato durante la fine del mondo.
 
Dopo essersi ripresa decise che era ora di staccarsi dalla porta e magari uscire fuori, per dare una mano. L'arciere non aveva più bisogno del suo aiuto, in quel momento Carol si stava occupando di lui. Chissà in che modo, pensò storcendo la bocca in una smorfia.
"Aiden?" la prese di spalle Rick, facendola sobbalzare. 
"Mi hai spaventata. -disse mettendosi una mano sul petto- devi dirmi qualcosa?" 
"In realtà sì. Non dovresti essere da Daryl?" chiese confuso poggiando le mani sui fianchi.
"Ci sta pensando Carol." rispose infastidita guardandosi attorno, incrociando le braccia al petto; era come arrabbiata, insomma...quello di occuparsi di Daryl era il suo compito, no? Aveva passato tutta la notte lì dentro, accertandosi stesse bene poi arrivava Carol e le rubava il posto. 
No, non le andava affatto bene.
"Allora puoi darmi una mano a cercare un po' di legna, se non ti dispiace." 
"No no, andiamo pure." lo affiancò mentre andavano verso il bosco. Rick le passò subito una pistola e si assicurò che non ci fosse la sicura poi lentamente cominciarono a camminare e raccogliere legnetti dalla terra; si guardavano le spalle a vicenda, parlando del tempo e tante altre cose, ma nessuna aveva a che fare con la loro vita passata. Ormai era inutile deprimersi e pensare al passato. In quel momento contava solo la sopravvivenza e nient'altro.
"Come stava Daryl?"
"Non lo so, mi sono svegliata per prima e sono andata subito in cucina, poi a fare una doccia. Non ci ho parlato oggi, ma sembrava stesse bene visto com'era appiccicato a Carol." disse ironica, piegandosi e raccogliendo un ramo più grande degli altri.
"Appiccicato a Carol?" la guardò con un sopracciglio alzato mentre le indicava la via del ritorno.
"Non stanno insieme?" 
"No, assolutamente -rise- evidentemente hai capito male. Daryl sta solo aiutando Carol a trovare sua figlia, niente di più o di meno." le spiegò guardandosi attorno, con la solita espressione attenta. 
Restarono in silenzio per tutto il resto del ritorno; quando entrarono nella fattoria Carl corse verso i due e li aiutò a portare i rami presi. Li posarono sotto un albero vicino alle tende poi si salutarono e ognuno tornò per la sua strada. Aiden tornò in casa trotterellando un po' ovunque, poi raggiunse la 'sua' camera e notò che la sua agenda era a terra e la foto qualche centimetro lontano. Si avvicinò di scatto e la raccolse da terra, poi si guardò attorno confusa e rimise a posto le sue cose; si ricordava di aver lasciato tutto sul letto, allora perchè erano sul pavimento?
Scosse la testa e dopo aver nascosto l'agendina sotto il materasso, ci si sdraiò e cominciò ad osservare il soffitto, per passare il tempo. Doveva ammettere che si trovava molto bene lì. Aveva un tetto sopra la testa, un letto soffice e decente, una stanza tutta per sé, compagnia a volontà, una doccia, cibo, acqua...tutto. Se solo avesse conosciuto prima Rick forse Jake sarebbe vivo. 
"Aiden?" la chiamò una voce dietro la porta. Si tirò su e andò verso la porta, aprendola; era Hershel.
"Ciao -lo salutò sorridendo- tutto bene?"
"Tutto bene, per ora. Tu, invece?" chiese gentilmente.
"Non c'è male -sorrise- volevi qualcosa?" chiese curiosa, appoggiandosi alla porta e incrociando le braccia al petto. Ora che lo vedeva, Hershel sembrava molto stanco; scure occhiaie che gli circondavano gli occhi, ma nonostante tutto il suo sorriso bonario gli illuminava il viso.
"Dobbiamo somministrare degli antibiotici a Daryl, Glenn e Maggie sono usciti un'oretta fa e hanno fatto scorta. Vai tu? Dovrei occuparmi dei pozzi e dei vari macchinari, sai, cose da contadini." 
"Non c'è problema." fece spallucce Aiden poi si chiuse la porta alle spalle, facendosi strada affianco ad Hershel.
"Ci vediamo più tardi!" lo salutò prima di bussare alla porta della stanza ed entrare, notando che c'era solo Daryl che si girava i pollici, probabilmente annoiato.
"Dove cazzo eri finita?" chiese scontroso mentre la biondina si richiudeva la porta alle spalle. Gli lanciò un'occhiataccia poi andò verso il mobiletto che era stato rifornito di ogni medicinale possibile.
"Le gambe ce l'hai, se ti serviva qualcosa bastava che ti alzassi e chiedessi a qualcuno. Non sono la tua croce rossina, Daryl." rispose acida tirando fuori varie pillole  e valutando quale fosse la migliore da usare.
"Hai il ciclo per caso?" 
"No, sono acida con le persone che mi stanno antipatiche. Tu sei in cima alla lista. Anzi, direi proprio che sei l'unico ad esserci." rispose prendendo due pastiglie in mano, poi andò verso il letto in cui l'uomo stava mettendo radici e gliele porse infastidita poi si andò a sedere sulla poltrona, coprendosi con il giacchetto che la sera prima aveva lasciato sul bracciolo. Daryl non rispose alla frecciatina che la ragazza le aveva lanciato ed ingerì le pastiglie, con l'aiuto di un sorso d'acqua.
"Dovresti alzarti, non puoi rimanere a vegetare lì sopra." 
"Fatti i cazzi tuoi." 
"Poi sono io che ho il ciclo, eh..." borbottò tra sé avvicinandosi per togliere le bende. I punti dovevano essersi 'assorbiti' e non si sarebbero tolti quindi quegli straccetti erano inutili; dopo essersi assicurata che non ci fossero state infezioni o altro, tese una mano all'uomo invitandolo ad alzarsi. Daryl la afferrò e dopo un po' riuscì ad alzarsi e camminare, come se nulla fosse. Lo accompagnò di fuori e senza neanche un saluto, Aiden se ne andò in mezzo alle altre donne per spettegolare e parlare un po'.
 
La giornata passò veloce, sembrava quasi di essere tornati ad una vita normale. Nei paraggi non si vedevano zombie.
Da giorni si domandava perchè Hershel non aveva permesso a Rick e gli altri di stabilirsi nel fienile e quello stesso pomeriggio Lori le spiegò la situazione; all'interno dell'edificio in legno sbiadito, l'agricoltore, aveva chiuso tutti i suoi famigliari, vicini e sconosciuti  con la speranza di riuscire a curarli. Come se fosse stata una malattia.
Riusciva a capire Hershel. Quell'uomo voleva solo credere che fosse un virus e che un giorno sarebbe riuscito a riportarli indietro, alla loro vita normale; ma non poteva essere così. Quelli non erano vivi, umani. Erano morti che camminano, nulla di più. Però Aiden accettava pienamente quello che pensava e riteneva giusto Hershel; le vedeva ancora come persone e non come esseri spregevoli che ti staccano la carne con un solo morso. Credeva in quello che erano prima e sperava di riuscire a farli tornare. Potevano lasciarglielo credere, infondo quegli zombie nel fienile erano assolutamente innocui, visto che erano chiusi dentro con lucchetti alle porte e assi di legno.
Dopo quel breve aggiornamento sui fatti della fattoria, le disse anche che era incinta. Doveva aver un gran coraggio a tenersi un bambino durante la fine del mondo, però era felice per lei. Probabilmente Aiden non avrebbe mai avuto un figlio, un marito, una famiglia tutta sua insomma, però cercava di andare avanti e pensare solo alla sopravvivenza.
Quella sera avrebbero cenato separati a quanto pare. Naturalmente Aiden mangiò con Hershel, Jimmy e le sue figlie in casa, poi sarebbe passata dagli altri per un saluto e magari una breve chiacchierata. Pulì letteralmente il piatto con l'ultima fetta di pane che Patricia aveva sfornato quel giorno e dopo aver chiesto il permesso di alzarsi, uscì di fuori. Aprì la zanzariera e dopo essersela richiusa alle spalle osservò il gruppetto riunito attorno al fuoco che mangiava allegramente e parlottava; li osservò per qualche secondo in silenzio, finché non sentì una mano afferarle la spalla. Si trattenne dall'urlare e si voltò di scatto schiacciando il palmo della sua mano contro il naso di chiunque avesse dietro; quando si accorse che era solo Shane, sospirò di sollievo ma si sentì in colpa.
"Oddio scusami tanto!" si alzò in punta di piedi per vedere se effettivamente gli aveva fatto male e quando vide un rivolo di sangue tirò subito fuori un fazzoletto di stoffa dalla tasca, porgendoglielo.
"Sono sorpreso -cominciò l'altro premendo il fazzoletto sotto le narici- non pensavo che una ragazzina come te avesse tanta forza." 
"Mi dispiace davvero tanto, non sapevo fossi tu!" continuò indicandogli la sedia a dondolo e invitandolo a sedersi. Spostò il fazzoletto che Shane teneva premuto sul naso e controllò meglio, sembrava fosse tutto a posto. Solo un po' di sangue.
"Non preoccuparti, sopravviverò." sorrise pulendosi e infilando in tasca il fazzoletto.
"Come mai sei qui da solo?" chiese confusa, guardando gli altri attorno al focolare. Si strinse nelle spalle sentendo freddo e si voltò di nuovo verso l'uomo, che in quel momento gli stava porgendo la sua camicia.
"Oh no -scosse le mani- senza quella morirai di freddo, hai solo una canottiera." gli fece notare indicandolo.
"Prendila." continuò ancora con il braccio sospeso allora Aiden accettò e se la infilò, sorridendogli poi grata.
"Comunque, per rispondere alla domanda che mi hai fatto prima...mi sento un po' tagliato fuori, quindi sto qui sulla veranda al buio a pensare un po'."
"Posso farti una domanda?" chiese Aiden giocando con le maniche un po' troppo lunghe.
"Va bene."
"Tu non hai moglie e figli?"
"No -lo vide puntare al focolare e guardare qualcuno- posso solo dire che all'inizio di tutto questo avevo una donna al mio fianco, poi lei se n'è andata via... da me." 
"Scusami, non volev-"
"Non ti preoccupare." la interruppe.
Aiden in quel momento si chiese perchè tutti ce l'avessero con lui. Non era così cattivo come pensava o come le avevano detto.
"Facciamo un giro?" propose lui indicando la fattoria con un cenno del capo, allora Aiden annuì non trovando niente di meglio da fare. Dopo essersi alzata e stretta nella camicia di Shane, lo affiancò scendendo i tre gradini della veranda; cominciarono subito a camminare verso la staccionata.
"Tu vieni da Atlanta?" chiese Shane.
"Sì -sospirò- ho fatto appena in tempo a scappare prima che scoppiasse il caos. Vorrei che il resto della mia famiglia ce l'avesse fatta e che fosse qui con noi in questo momento." 
"Ti capisco." le rispose. 
"Tu hai paura?" chiese innocentemente Aiden, poggiandosi ad un albero.
"Se devo essere sincero sì. Non voglio essere morso e diventare uno di loro... Tu?"
"Non sto qui a mentire a me stessa. So che non arriverò mai alla fine di tutto questo...sono una sola ragazzina indifesa di diciotto anni e minuta. Come potrei resistere qui fuori? So che non sarò mai l'ultima sopravvissuta. Per il momento mi limito a vivere alla giornata...per quanto ne so, fra qualche ora potrei essere uno zombie." 
"Sei molto positiva." disse ironico guardandosi attorno e mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Sono realista." fece spallucce.
"Certo."
"Posso azzardare a farti un'altra domanda?" lo guardò un attimo e aspettò che rispondesse; l'uomo annuì e dopo aver indicato la casa in lontananza le propose in silenzio di tornare indietro.
"Perché ti guardano come se fossi un mostro?" chiese confusa afferrandogli un braccio per fermarlo.
"Sinceramente non lo so. Cerco solo di salvare il culo a tutti qui dentro, evidentemente non aprezzano il mio aiuto." spiegò brevemente guardando verso il gruppo che il quel momento si era girato proprio nella loro direzione. 
"Sei una brava persona." disse Aiden sicura, aumentando di poco la presa sul suo braccio. Shane si portò una mano sulla nuca, facendo un gesto che gli vedeva spesso fare, poi rinfilò la mano nella tasca e si guardò attorno. Aiden lo osservò un attimo in silenzio, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, poi diminuì la presa lasciando completamente andare il braccio di Shane e portando il suo lungo il fianco. 
"Se solo sapessi una cosa, cambieresti subito quest'idea che ti sei fatta di me."
"Allora dimmelo poi vedremo." 
"Io ho ucciso un uomo, Aiden." la guardò negli occhi.
"Non ha più importanza in questo mondo se uccidi qualcuno. Anche io ho ucciso e più di una volta. La mia vita e quella di mio fratello o la loro. Non credo ci siano state altre alternative. Ormai in un mondo del genere conservare l'umanità che avevamo prima non ha più senso o almeno questo è quello che penso io. C'è sempre qualcuno pronto a pugnalarti alle spalle e sinceramente preferisco fare io la prima mossa." spiegò brevemente, facendo spallucce. Shane la guardò sorpreso; pensava fosse una di quelle persone che credono in quello che c'era prima e tante altre cose simili, invece quella ragazza le somigliava più di quanto pensasse. 
"Credimi, se qualcuno qui in fattoria ti avesse sentito probabilmente ti avrebbe esiliato in meno di un secondo." le disse ridendo, mentre l'avvolgeva con un braccio attorno alle spalle e se ne tornavano allegramente verso la casa, sotto lo sguardo stupito e sconcertato di tutti i presenti.
"Tu non farai la spia, non è vero?" chiese Aiden con tono scherzoso mentre lo indicava con l'indice della mano sinistra e con l'altro braccio gli avvolgeva la vita. Era come se si conoscessero da sempre, però le sembrava un pochino strano che Shane all'improvviso le avesse dato tutta quella confidenza.
"Non sono così stronzo!" scoppiò a ridere.
"Se lo fossi stato non mi sarei fatta problemi a colpirti come ho fatto prima." rispose ironica, con un sorrisetto stampato sul volto.
 
Continuarono a chiacchierare fino a notte fonda di tutto quello che gli capitava per la testa; alla fine mandarono T-dog a dormire e fecero loro il suo turno di guardia, facendosi compagnia a vicenda. Shane non era per niente male, le stava molto simpatico; nonostante facesse il duro e l'impassibile era una persona molto estroversa, con chi voleva naturalmente.
Sentiva che sarebbero diventati buoni amici.


Spazio autrice:

Salve a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo c: Spero che non ci siano errori e mi scuso se ci sono.
Bene, con questo capitolo ho focalizzato molto su Shane e Aiden. Potrà sembrare che io voglia farli stare insieme, ma l'idea non è questa. Sinceramente devo ancora capire, anche se l'idea è quella di far stare insieme Aiden e Daryl (sarà un processo molto arduo, miei cari. Di certo Daryl Dixon non si innamora della prima che passa!)

Spero vi sia piaciuto, lasciate un commento, fa sempre piacere!
Ultima cosa, ringrazio di cuore 
lollopop_123_ per aver recensito tutti i precedenti capitoli! .
un bacio, .J.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


V

 
 
(nella fattoria di Hershel, giorno indefinito).
 
Caro diario,
ho perso la cognizione del tempo. Sinceramente non so che giorno è o di quale mese, ma comunque non m'importa. Basta che sono viva. 
Credo di non averti aggiornato molto...
Ci sono un sacco di cose che dovrei dirti. Il giorno in cui ti ho scritto nei boschi,siamo stati attaccati; mio fratello era stato morso, ma non me l'ha detto...il mattino dopo, infatti, ha cominciato a stare male. Era svenuto, scottava, sudava. Tutti sintomi. Mi pregò di non farlo trasformare, di sparargli. E' stato davvero difficile farlo. Però l'ho fatto.
Quando sono uscita fuori, la mia intenzione era quella di morire mangiata da uno di quegli esseri. Ma non è accaduto. Un uomo mi ha salvata; lo considero tutt'ora il mio angelo. Si chiama Rick ed è un uomo fantastico...poteva abbandonarmi lì ma non l'ha fatto. Mi ha portata dal suo gruppo e devo dire che ero molto sorpresa; sono tantissimi. Per primo conobbi Hershel, un anziano dolce e premuroso, si è preso cura di me mentre avevo perso i sensi. Poi ho cominciato a conoscere meglio il mio salvatore, ed ho fatto amicizia con Glenn. E' un ragazzo molto vivace, fa piacere stare in sua compagnia. Beth, Maggie e Patricia sono tre sorelle e sono le figlie di Hershel; non ho fatto molta amicizia con Patricia, è una donna piuttosto silenziosa, ma comunque mi è sempre vicina. Poi ci sono tutti gli altri: Lori, Carol, Carl, T-dog, Dale, Andrea, Shane ed infine Daryl. Voglio approfondire un po' sugli ultimi due. Diciamo che Shane sin dall'inizio non è stato molto aperto con me, ma la seconda sera ho avuto il piacere di conoscerlo meglio: è un uomo fantastico. Lo ammiro molto e non capisco perchè tutti lo guardino con cattiveria. Passiamo la maggior parte della giornata insieme e devo dire che lo distraggo parecchio dai doveri. Infatti ci ritroviamo spesso seduti sotto un albero lontano dalla casa e dalle tende e parliamo di tutto e di tutti, ci prendiamo in giro, ci tiriamo l'erba (come dei bambini, per di più) e ridiamo. Rick una volta è anche venuto a riprenderci perché non potevamo stare fermi a far nulla mentre tutti gli altri sgobbavano. In poche parole io e Shane siamo molto uniti. Poi, viene Daryl. C'è stato un incidente nella foresta mentre stava cercando Sophia, la figlia scomparsa di Carol, e quando è tornato in fattoria mi sono presa cura di lui. Ho perfino dormito nella camera in cui riposava per tenerlo sott'occhio, una delle notti peggiori della mia vita. Quello che è successo il mattino dopo mi ha lasciata un pochino sconcertata; a parte il fatto che aveva poggiato un braccio sulla mia spalla, quando sono tornata in camera dopo essermi rinfrescata, ho visto Carol molto vicina a lui. Qual è la parte che mi ha lasciata confusa? Il fatto che ero gelosa. Ancora oggi cerco di capirlo, è una specie di grattacapo, ma poi lascio stare. Il nostro rapporto ora è inesistente. Molto spesso mi lancia occhiatacce poi se ne torna per fatti suoi a caccia o a crearsi dei dardi per la balestra. E' un uomo molto strano e sinceramente spero di non averci nulla a che fare.
 
Dopo aver scritto l'ultima riga Aiden chiuse l'agendina e la nascose sotto il letto, coprendosi poi con la coperta. Era notte fonda e non riusciva a prendere sonno; quella sera Shane le aveva dato buca, era piuttosto stanco dopo aver ispezionato un'area vasta del bosco, alla ricerca di Sophia, insieme a Glenn e T-dog. Sbuffò un paio di volte e si rigirò nel letto, poi scalciò via le lenzuola irritata. Si strinse nella camicia che alla fine Shane le aveva regalato ed uscì dalla camera, per fare una breve passeggiata all'aria fresca. Infilò una mano della tasca della camicia e ne tirò fuori il suo coltellino, bisognava sempre essere prudenti, poi scese le scale lentamente per non fare rumore ed infine uscì fuori, sulla verandina. Si guardò attorno, il fuoco vicino alle tende era ancora acceso e T-dog era sul camper di guardia; scese in silenzio i tre gradini, poggiando infine i piedi nudi sulla terra fresca. Faceva molto freddo quella sera, soprattutto perchè indossava solo una camicia, ma continuò comunque a stare di fuori; si diresse verso il camper e salì sul tettuccio, ridacchiando quando l'uomo scattò impaurito.
"So di essere brutta, ma non credevo così tanto!" sussurrò ridendo mentre T-dog sorrideva.
"Non mi aspettavo una tua visita." si giustificò alzando le mani in segno di resa.
"Non ho sonno."
"Ma non hai freddo?" chiese notando l'abbigliamento della ragazza, indicandola con un dito.
"Un po' sì, però sto bene." si mise seduta, mettendo i piedi a penzoloni e muovendoli.
"Come mai non riesci a prendere sonno?"
"Di solito parlo con Shane fino a tardi, oggi mi ha dato buca e mi ha sconvolto un po' i piani. Quindi, eccomi qui." spiegò velocemente guardando verso la luna e poi si voltò verso destra, notando una figura slanciata e muscolosa avvicinarsi.
"Potresti raggiungerlo in tenda." le propose. In quel momento Daryl sbucò sul tettuccio e la guardò confuso, poi puntò lo sguardo su T-dog salendo definitivamente, in silenzio.
"Qual è la sua tenda?" chiese Aiden, tornando al discorso di prima. 
"E' la seconda vicino l'albero." le rispose alzandosi dalla sedia e cedendo il posto all'arciere, che posò il fucile sul grembo e guardò verso il confine, ancora in silenzio. Cosa gli costa salutare? Si chiese la bionda.
"Perfetto." lo guardò ancora seduta, poi si alzò coprendosi meglio con la camicia ed andò verso la scaletta seguita poi da T-dog.
"Vai a scoparti Shane?" chiese brusco Daryl, facendola bloccare. T-dog la guardò in silenzio poi l'afferrò per un braccio, invitandola ad evitare la discussione, e la spinse leggermente verso la scaletta. Alla fine, non gli diede modo di rispondere alla frecciatina ma non gli importò; non erano fatti suoi, Aiden poteva fare quello che voleva. Dopo aver dato la buonanotte a T-dog e aver raggiunto la tenda di Shane, si voltò verso il camper e notò che Daryl era voltato proprio nella sua direzione; scosse la testa e si piegò per tirare su la zip e s'infilò dentro, lasciando fuori le occhiatacce di Daryl, che ancora le bruciavano sulla pelle. Gattonò fino al sacco a pelo in cui Shane era avvolto e si sdraiò al suo fianco, di schiena.
"Cosa ci fai qui..?" chiese dopo un po' Shane, ancora con gli occhi chiusi. 
"Pensavo di non averti svegliato." sussurrò lei in tono di scuse, incrociando le braccia dietro la testa e chiudendo gli occhi.
"Ero in dormiveglia, anche se sono stanco non riesco proprio a dormire come si deve." aprì gli occhi e la guardò in silenzio, liberandosi del sacco a pelo e tirandosi su un gomito. 
"Ma non hai freddo?" le chiese, notando le gambe scoperte.
"Sì, un po' -ridacchiò- siete in due che me lo chiedete." 
"Chi te l'ha chiesto per primo?"
"T-dog, ero con lui fino poco fa. Finchè Daryl non è venuto a fargli cambio e lanciarmi occhiatacce."
"Posso riscaldarti io -l'afferò per la vita e se l'avvicinò, stringendola in un abbraccio- comunque, cos'ha fatto Robin Hood questa volta?"
"Niente, una delle sue solite frecciatine del cazzo -rispose tranquillamente, girandosi verso il suo petto e chiudendo gli occhi- sembra un bambino a volte."
"Quel tipo non cambierà mai."
"Alla fine stiamo parlando come facciamo sempre, -gli fece notare- se sei stanco dovresti dormire. Domani ci spetta una dura giornata in fattoria e scommetto che Rick ci terrà separati -rise- ormai ha capito che se stiamo insieme non combiniamo nulla di costruttivo." 
Quando non sentì risposta alzò lo sguardo e notò che si era addormentato, dopo aver sorriso leggermente chiuse a sua volta gli occhi e si lasciò cullare dalla stretta leggera dell'uomo, sul suo fianco.
 
Quando il mattino dopo si svegliò, Shane non c'era. Si alzò da sola, stropicciando un occhio, e sentì parecchio movimento di fuori quindi decise di uscire; aprì lentamente la zip, poi si affacciò, guardandosi un po' in giro. Lori e Carol stavano già ritirando e stendendo dei panni, Rick stava aiutando Hershel con i cavalli, T-dog e Glenn spaccavano dei ceppi, Dale e Andrea erano sul furgone, Daryl girava a vuoto, ma di Shane non c'era traccia. Si tirò fuori, coprendosi con la camicia, e si stiracchiò. Tutti si voltarono a guardarla, interrompendo quello che stavano facendo, e notò fra quegli sguardi soprattutto quello di Lori e Daryl. La prima la stava fulminando con lo sguardo, per un motivo di cui non era a conoscenza, mentre il secondo le riservava la solita occhiata fredda e impassibile, come se fosse un insetto da schiacciare.
"Che c'è?" chiese irritata, sistemandosi i capelli in una crocchia improvvisata. Nessuno le rispose, anzi rimasero a guardarla in silenzio, ma lei fece spallucce e sorrise quando vide Shane in lontananza. Senza pensarci due volte si mise a correre verso di lui e ci si lanciò addosso, stringendolo in un abbraccio; inizialmente l'uomo barcollò, ma poi rise ricambiando la stretta e poggiandola a terra.
"Se continui a fare così penseranno che io e te facciamo sesso." le spiegò ridendo, mentre ritornavano insieme verso le tende. 
"Pensassero quello che vogliono." fece spallucce, aggrappandosi al suo braccio. Se si vedevano dall'esterno sembrava davvero che avessero una relazione.
"Aiden!" la chiamò subito Rick; la ragazza si voltò verso Shane e dopo averlo salutato con un gesto della mano raggiunse lo sceriffo. Lo guardò un attimo in silenzio, poi gli diede il buongiorno ed aspettò che gli desse un compito, che di sicuro non avrebbe svolto in compagnia di Shane.
"Andrai a caccia con Daryl, oggi."
"Cosa?" chiese sconvolta.
"Non fare storie."
"No, ti prego, mandami a spalare la cacca dei cavalli se vuoi. Tutto ma non questo." lo pregò con le mani congiunte, facendolo ridere.
"Dai, Daryl non è così male."
"E' la rincarnazione di Satana." rispose sicura, indicando l'arciere che in quel momento affilava il coltello guardando nella loro direzione.
"Non fare la bambina, oggi andrai con lui." e dopo averglielo detto la lasciò sola.
Aiden sbuffò e tornò in casa, per darsi una lavata e cambiarsi, poi avrebbe raggiunto Daryl. Dopo essersi fatta una doccia veloce aprì l'armadio della stanza e ne tirò fuori un pantaloncino scuro e una canottiera da uomo; se li infilò di tutta fretta e dopo essersi fatta una treccia, corse di fuori. Dopo aver finalmente individuato Daryl, lo raggiunse correndo e si fermò davanti a lui riprendendo il respiro.
"Vedi di starmi dietro e di stare zitta." le disse scontroso lanciandole un pugnale, molto più efficace del coltellino che si portava dietro. Lo seguì in silenzio, per la foresta, mentre si guardava attorno attenta alla ricerca di una preda facile per indicarla al suo compagno; era piuttosto annoiata, Daryl non faceva altro che seguire tracce e stare in silenzio, ed era una vera rottura. Avrebbe voluto in quel momento stare con Shane, si sarebbe divertita di sicuro.
Quando si voltò verso destra uno zombie le piombò addosso, facendola cadere di schiena. Nella caduta il pugnale le era scivolato di mano ed era giusto a qualche centimetro dal prenderlo, se non fosse stato per lo zombie che cercava di morderle la faccia.
"Daryl!" lo chiamò esausta lottando più che poteva, finchè una freccia colpì in pieno il cranio putrefatto dell'essere, che le cadde addosso di peso; lo scostò disgustata e raggiunse il suo pugnale, alzandosi in piedi.
"Grazie." gli disse, tossicchiando un po' per trattenere un conato.
"Puttana, dovresti stare più attenta." le disse con tutta la cattiveria che aveva, riprendendosi la sua freccia.
"Come scusa?" Aiden lo bloccò, forzandolo a voltarsi.
"Mi sembra di essere stato chiaro."
"Ripetilo."
"Ti ho chiamata puttana." 
La ragazza lo sguardò su tutte le furie e lo spinse a terra, poi si piegò su di lui dandogli un pugno; ne rimase così sorpreso che rimase immobile, schiacciato a terra dal peso della biondina.
"Non chiamarmi più puttana."
"E' così che si chiama una che si scopa la gente." 
"Io non mi scopo nessuno e anche se lo facessi non sono fatti tuoi." replicò, avvicinandosi pericolosamente e fulminandolo con lo sguardo.
"Levati dal cazzo." le rispose brusco scadendo una ad una le parole.
Dopo essersi alzata, Aiden si guardò attorno e lanciò il suo pugnale contro una piccola lepre appena adocchiata, colpendola in pieno. La prese soddisfatta e dopo aver lanciato un'occhiataccia all'uomo, steso ancora a terra, riprese a camminare.


Spazio autrice:
Salve a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo e non so bene come definirlo, forse non sarà uno dei migliori che fin'ora ho pubblicato, ma penso sia buono. 
Piano piano ci stiamo addentrando nelle viscere della storia, non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!
Ringrazio lollopop_123_ e ilgattoconglistivali per aver recensito il precedente capitolo, mi fa piacere che vi piaccia la mia storia! Ringrazio inoltre che legge in silenzio.
Beh, alla prossima!
.J.

 

Scusate se ci sono errori!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


VI
 
 
 
Il resto del tempo passato a cacciare fu in silenzio. 
Ritornarono in fattoria con due belle lepri carnose e con molta fortuna, un bel cerbiatto. Tutti gli corsero intorno, applaudendo felici per il bel bottino, poi le donne si occuparono delle prede, mentre Daryl e Aiden si separavano.
"Vedi che non è andata poi così tanto male?" disse Rick, prendendola per le spalle; Aiden si voltò, irritata, e sorrise ironica.
"E' andata così bene che ho deciso di dargli un pugno." allargò le braccia, poi si voltò prendendo a camminare verso l'albero dove di solito lei e Shane chiacchieravano. Una volta che ci fu arrivata cominciò ad imprecare e a prendere a calci il tronco; non lo sopportava, era odioso. Quanto avrebbe voluto prendere a calci lui piuttosto che quel pezzo di legno.
"Cosa fai?" chiese confuso Shane osservandola da qualche metro di distanza; Aiden si voltò e dopo essersi ricomposta e aver sciolto la treccia disordinata guardò il suo amico, facendo spallucce.
"Dovevo sfogarmi un po'." rispose di fretta ritornando verso la fattoria, ma Shane la bloccò per un braccio facendola voltare. Aiden lo guardò un attimo confusa così l'uomo le lasciò il polso e si infilò le mani nelle tasche, guardandosi attorno.
"Stavo pensando ad una cosa.." iniziò a parlare.
"A cosa?" chiese curiosa Aiden, osservando l'uomo rilassarsi completamente.
"Potremmo andarcene, io e te, trovare un posto sicuro, cibo, acqua, armi...tutto quello che vuoi." le propose elencando le cose che aveva detto con le dita.
"Perché vuoi andartene?"
"Perché non mi piace stare qui. Sono solo per un peso per Rick, Lori, Hershel e tutti gli altri. Non voglio dipendere da nessuno se non da me stesso, per questo voglio cambiare ed andare via da qui." le spiegò avvicinandosi e prendendola per le spalle, come per tentare di convincerla. Aiden non riusciva ancora a capire, sicuramente c'era altro sotto. Il posto le piaceva, anche gli altri del gruppo; magari non tutti le stavano simpatici, come per esempio Daryl, ma non voleva andarsene. 
"Mi daresti del tempo per rifletterci su? Non è che non voglio venire con te, se fosse stata un'altra situazione saremmo partiti in questo stesso momento, ma non posso ora." cercò di trovare un modo per non offenderlo, Shane la guardò un attimo in silezio poi la strinse in un abbraccio.
"Non me la sto prendendo, comunque...l'offerta è sempre valida se cambi idea." e dopo averle dato una pacca sulla spalla se ne tornò verso la sua tenda, come se nulla fosse.
 
Quel giorno non era partito per niente con il piede giusto. Per prima cosa, le occhiatacce di Lori e Daryl, poi il turno di caccia con l'arciere ed infine la strana proposta da parte di Shane; era da lì da poco più di una settimana e già tutto sembrava stesse andando a rotoli.
Sospirò un paio di volte, rigirandosi e coprendosi fin sopra la testa con le lenzuola fresche di pulito; gliele aveva portate quello stesso pomeriggio Patricia, appena asciugate. Si rilassò chiudendo gli occhi e dopo aver atteso lunghissimi minuti in silenzio, riuscì a prendere sonno.
 
 
Il primo rumore che udì quella mattina era il suono di diversi spari; si alzò di scatto e senza preoccuparsi di infilarsi un pantalone o meno afferrò la pistola che Rick gli aveva lasciato in custodia qualche giorno prima. 
Si era spaventata; di certo non era un buon segno sentire tutti quegli spari insieme. Dovevano essere sotto attacco. Corse fuori casa lasciando la porta spalancata e notò tutto il gruppo riunito davanti l'entrata del fienile; era confusa. In prima linea c'erano Shane, Andrea, Glenn, Daryl e T-dog che sparavano ad ogni essere che usciva dall'entrata, mentre dietro a qualche metro Rick teneva al guinzaglio uno zombie e poco più dietro Hershel piegato sulle ginocchia con affianco Maggie, Patricia, Jimmy e Beth che piangevano disperati. Non riusciva proprio a spiegarsi come era potuto accadere tutto ciò, non aveva la benché minima idea, ma si avvicinò lentamente e dopo aver lanciato un'occhiata ad Hershel, che le annuì, si mise accanto a Shane e cominciò a sparare. Il suo amico si voltò verso Rick e dopo aver ucciso lo zombie che teneva al guinzaglio tornò a sparare verso gli walkers che uscivano da fienile; sembrava fossero infiniti, fortunatamente dopo alcuni minuti spezzati solo dal rumore degli spari, tutto tacque. 
Aiden si voltò, notando Beth in lacrime tra le braccia di Jimmy ed Hershel che sembrava si stesse trattenendo dallo staccare la testa a Shane. Quest'ultimo guardava tutti i suoi compagni con disprezzo e pura sfida, sguardo che la biondina aveva già visto rarissime volte. 
Dei lamenti attirarono di nuovo l'attenzione di tutti, che si voltarono verso le porte socchiuse dal fienile. Aiden osservò una figura gracilina uscire fuori con passo maldestro; indossava una magliettina blu, logora di fango e sangue, e un semplice pantalone rivoltato sui polpacci. Era solo una bambina, aveva all'incirca undici o dodici anni. Le si strinse il cuore quando Carol prese a correre verso la bambina ed urlare il suo nome, disperata; Daryl la bloccò per i fianchi e la strinse, tenendola ferma a terra, mentre guardava la scena. Nei suoi occhi si poteva leggere una certa delusione. Tutti sapevano quanto fosse importante per Daryl trovare quella ragazzina ed ora, tutto quel tempo nel bosco a seguire tracce e a cercarne altre era stato inutile; probabilmente fin dall'inizio Sophia si trovava lì dentro. La bambina cominciò a muovere qualche passo facendosi strada tra i corpi stesi a terra, grugnendo e mostrando qualche volta i denti.
Dopo un attimo di indecisione, Rick prese a camminare verso la piccola figura che continuava ad avvicinarsi. Sfoderò la pistola e la puntò, la osservò per qualche secondo poi premette il grilletto. 
Sophia cadde a terra e con lei la speranza.
 
 
Aiden era ancora immobile a fissare la bambina sdraiata a terra in malo modo. 
Si sentiva così estranea a quella situazione; non riusciva a provare il dolore che tutti gli altri stavano provando, così a passo lento si allontanò dalla scena stando attenta a non dare troppo nell'occhio, anche se sapeva che non sarebbe accaduto. Erano tutti presi ad osservare la bambina, mentre Hershel, Beth, Maggie, Patricia e Jimmy quello che rimaneva della loro famiglia; solo ammassi di carne putrefatta.
Lanciò una breve occhiata a Carol che in quel momento scappò via dalla presa di Daryl, poi una a Shane che si guardava attorno, poi se ne andò via verso la staccionata. Li lasciò al loro dolore. Dovevano sfogarsi da soli, solo così potevano andare avanti. Come lei aveva fatto. Certo, il fratello le mancava ma piangere per giorni non sarebbe servito a nulla tanto meno a riportarlo in vita.
Si poggiò alla staccionata e guardò verso il bosco, beandosi del venticello mattutino; anche se era lontana parecchi metri riusciva benissimo a distinguere le urla di Shane e quelle di Maggie e poco dopo quelle di Hershel e Rick. A quanto riusciva a capire fin dall'inizio l'anziano sapeva che Sophia era lì dentro, ma non l'anziano glielo aveva detto. Forse era anche per questo che da un po' di giorni faceva pressione sul gruppo di Rick per mandarli via.
Sospirò mandando via un ciuffo da davanti gli occhi; probabilmente in quel momento si stavano minacciando o addirittura picchiando. 
Decise di allontanarsi ancora di più, magari fare un giro da sola per i boschi, o procurare altra cacciagione oppure battersi contro qualche zombie per sfogarsi un po'; troppe emozioni insieme.
Tornò verso il furgoncino e dopo essersi presa qualche caricatore ed averli infilati nelle tasche della camicia prese una semplice pistola e un pugnale, dirigendosi fuori la proprietà. Probabilmente non avrebbero nemmeno notato la sua assenza presi com'erano dallo scavare buche e separare i propri cari da zombie qualunque. Scostò un ramo che aveva davanti gli occhi e si accovacciò dietro un cespuglio, notando due uomini seduti su un tronco a mangiare della carne, probabilmente cacciata poco. Assottigliò gli occhi e tolse la sicura dalla pistola, non poteva lasciarli lì, erano troppo vicini alla fattoria. Tempo di prendere la mira che sentì una canna fredda posarsi sulla sua testa, alzò le mani sperando che chiunque avesse dietro non la facesse fuori.
"Bene, bene. Cosa abbiamo qui?" chiese la voce dietro di lei, con ironia. 
"Chi è questa?" si avvicinò uno dei due uomini seduti sul tronco, che all'incirca aveva la sua età. Aiden lo fulminò con lo sguardo e guidata dall'uomo che le puntava la pistola alla testa giunse davanti il tronco, ancora con le mani ben in vista. 
"Da dove salti fuori?" le chiese quello armato girandole attorno con un sorriso stampato in faccia.
"Dall'uovo di Pasqua. Da dove secondo te?!" chiese ironica, abbassando le braccia, stanca. Quello giovane scoppiò a ridere, molto probabilmente divertito, poi smise sotto lo sguardo di rimprovero del ragazzo grasso ancora seduto.
"Sei sola?" chiese di nuovo, come se fosse un interrogatorio. 
"Sì -mentì- fino a qualche giorno fa ero con mio fratello, è morto." rispose glaciale guardandolo di sottecchi. L'uomo abbassò la pistola e la ripose nella giacca, come a farle intendere che non avevano paura perchè non sembrava un pericolo; in effetti, senza pistola e pugnale era eguagliabile ad una formica. Infatti era stata privata delle sue armi, che giacevano in quel momento a terra.
"Una donna nel gruppo non nuocerebbe." s'intromise quello grasso finendo la sua porzione di carne. Si maledì per non essere rimasta in fattoria, doveva chiudersi in casa. Che stupida.
"Io sono Jim -si presentò il ragazzo sulla sua età- mentre l'uomo che ti ha puntato l'arma addosso è Jeff e lui Joe."
"Che cos'è, una specie di club super esclusivo per tutti quelli che iniziano per J?" chiese irritata guardando Jeff di sottecchi, che le girava ancora attorno; erano piuttosto giovani, doveva ammettere. Jeff mostrava più o meno trentanni, mentre Joe doveva avere una ventina o poco più. 
Jim scoppiò a ridere poi la invitò a sedersi sul tronco al suo fianco; non si fidava molto di quegli uomini. Sentiva l'ansia cominciare a salire, ma cercò di non darlo a vedere.
"Come ti chiami?" chiese gentilmente Jim, accennando un lieve sorriso.
"Per vostra grande fortuna mi chiamo Jessie."mentì, sorridendo ironica. Jeff le lanciò un'occhiata e si mise seduto alla sua destra, poggiando una mano sul suo ginocchio scoperto. Aiden si voltò fissando la mano disgustata e dopo essersi alzata di scatto recuperò le sue armi, infilandole nelle tasche; aveva tutte le intenzioni di tornare a casa, dal suo gruppo e sperava che la lasciassero andare.
"Ehy piccola, dove vuoi andare?" la raggiunse con uno scatto quello grasso bloccandole un braccio con la mano unta di sangue e sudata. Aiden lo guardò disgustata e dopo aver strattonato il polso dalle sue dita cicciotte, pregò mentalmente che non le facessero nulla di male. Un'idea malsana le balenò in testa: e se gli fossero saltati addosso per tentare di aggredirla sessualmente? D'istinto riprese la pistola in mano e la tenne stretta lungo il fianco, pronta a qualsiasi evenienza. 
"Stai calma tesoro, non ti vogliamo fare nulla." si allungò di nuovo Joe. Quell'uomo le dava l'impressione d'essere viscido e molto probabilmente lo era.
"Stai calmo CicciJoe, così spaventi la nostra ospite." si parò tra i due Jeff, voltando le spalle alla ragazza, che cercava di trovare una possibile via di fuga senza dare troppo nell'occhio. Lanciò uno sguardo a Jim, che la osservava attento, poi tornò a guardare una roccia che era alla sua destra; se fosse riuscita a gettarsi lì dietro avrebbe usato quella come protezione e forse sarebbe riuscita a farli tutti fuori. Scartò l'idea quando il suo coetaneo, che si era reso conto di quello che passava per la testa di Aiden, si appoggiò alla roccia sorridendo beffardo. E pensare che le sembrava uno a posto, all'inizio.
"Lasciatemi stare. Voglio morire da sola." tentò.
"Tu non ti muovi da qui." le disse Jeff brusco. Aiden deglutì rumorosamente e dopo essersi guardata attorno esasperata, sperando in un possibile salvataggio da parte di Rick o Shane, alzò la pistola e piantò una pallottola in fronte a Jeff e poco dopo a Joe. Alle sue spalle Jim era immobile; si voltò di scattò tenendo l'arma tremolante di fronte a sé, con la canna diretta tra gli occhi del ragazzo. Egli rise. Aiden rimase confusa e non fece nemmeno a tempo di premere il grilletto che l'altro gli aveva sparato sul piede; la pistola le cadde dalle mani ed istintivamente si piegò premendo le mani sul foro.
"E questo non è tutto." le disse prima di tirarla su,afferrandola per un braccio,e gettarla con la schiena contro un tronco.
Era nei guai.
Guai seri.
 
 
Intanto alla fattoria si erano celebrati i funerali, a cui Carol non aveva partecipato rifiutandosi di salutare quella cosa. Non era più sua figlia, diceva, era qualcos'altro. Ma non era l'unico evento che la fattoria Greene aveva visto verificarsi tra i suoi confini, infatti Beth quella mattina era completamente crollata. Era normale, un mix si sofferenza e shock non era un toccasana per una semplice diciassettenne. Anche se a dirla tutta non lo era per nessuno.
Sembrava che per il resto della giornata nessuno si fosse accorto della mancanza di un membro del gruppo: Aiden. Tutti erano troppo presi a sguazzare nella loro sofferenza e nel silenzio, nessuno si era preoccupato minimamente di quella testolina bionda. Neanche Shane, troppo preso ad arrabbiarsi con Rick e quell'inconsapevole di Hershel, che era anche scomparso. La sua mancanza si era notata, ma quella della ragazza no. Iniziarono immediatamente le ricerche per l'anziano e Maggie suggerì di andarlo a cercare in un vecchio bar in città. Così Rick e Glenn partirono.
 
Erano tutti seduti a terra, il sole stava appena tramontando, e nessuno di loro osò aprire bocca. Daryl si guardò attorno, in silenzio, e dopo aver riflettuto un po' si rese conto che Aiden non si vedeva da un po' in giro.
"Sbaglio o la rompicoglioni è scomparsa da stamattina?" chiese brusco giocando con un bastoncino trovato lì a terra. Shane gli lanciò un'occhiata e dopo essersi alzato entrò nella dimora di Hershel alla ricerca di Aiden; bussò un paio di volte alla porta della sua camera poi la aprì notando che il letto era ancora disfatto da quella mattina, segno che non era rientrata. Si guardò attorno e la chiamò un paio di volte a gran voce, in giro per la casa, finché Patricia lo cacciò fuori perchè Beth stava riposando. Raggiunse nuovamente il gruppo, di fretta, e dopo essersi grattato goffamente la nuca guardò verso l'albero dove lui e la ragazza spesso si ritrovavano, ma anche lì non c'era.
"Dov'è andata?" chiese cercando di capire se avesse avvisato qualcuno. Dale lo guardò un attimo, irritato, poi decise di rivolgergli la parola.
"Stamattina mentre stavamo discutendo con Hershel davanti casa l'ho vista prendere una pistola e allontanarsi. Forse è solo andata a caccia e tornerà a breve."
"Se gli walkers l'avessero presa? O se si fosse persa?" chiese innocentemente Carl, stretto ancora tra le braccia della madre. T-dog annuì, infondo poteva essere. 
"Propongo di andare a cercarla." disse Shane.
"Tu non ti muovi da qui. Devi delle scuse ad Hershel." gli impose autoritaria Lori, guardandolo intensamente.
"Non me ne importa un'accidente di quel vecchio. Voglio solo riportare qui Aiden, sana e salva."
"Cercherò io la ragazzina, tu rimani qui." si alzò in piedi Daryl, imbracciando la balestra e incamminandosi verso il confine, senza dare ascolto alle imprecazioni di Shane, addentrandosi nella foresta.
Quella era un'altra occasione. Non era riuscito a salvare Sophia,ma questa volta ce l'avrebbe fatta.
Avrebbe salvato Aiden.



Spazio autrice:

Ciao a tutti!
Eccomi con il nuovo capitolo. Ho notato che al precedente non ho ricevuto nemmeno una piccola recensione:(
Comunque non fa nulla, spero di leggerne almeno una qui!
Spero di non aver fatto nessun errore, spero vi piaccia, almeno, un pochino!
Un bacio a tutti,
.J.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


VII


 
Jim l'aveva legata contro quel tronco e l'aveva privata delle sue armi, lanciandole a qualche metro di distanza. Le stava girando attorno da un po', rigirandosi un coltello tra le mani, con un sorrisetto irritante sul volto.
"Non avresti dovuto ucciderli, Jessie." le disse parandosi di fronte a lei, punzecchiandosi un dito con la punta del coltello.
"Le vostre intenzioni non erano buone, ne avevo tutto il diritto." si difese parlando a fatica; il piede le faceva una male atroce e se non avesse estratto la pallottola al più presto possibile era più che probabile che le sarebbe venuta un'infezione. Buttò l'aria fuori in paio di volte e si tolse lo scarponcino, aiutandosi con l'altro piede. Notò con disgusto il piccolo foro grondante di sangue e sputò in faccia al ragazzo che aveva di fronte, con tutto il disprezzo che aveva in corpo. Se solo non avesse quelle stupide corde a lasciarla incatenata a quel ceppo di sicuro l'avrebbe fatto a pezzettini con le sue stesse mani, a forza di strappargli la carne con le unghie.
"No no no, questo non si fa." si pulì con la manica della giacca scostando la camicia di Aiden, per lasciare la clavicola scoperta.
"Meriti una punizione." ghignò malefico avvicinando il coltello e premendo sulla pelle, incidendo lentamente fino a straziarla; una scritta cominciava a colorarsi di rosso scuro.
Le urla di Aiden fecero eco tra gli alberi e probabilmente attirando qualche zombie;Jim si allontanò e sorrise.
"Puttana -lesse la parola- ecco cosa sei." 
"Non sei il primo che me lo dice -ansimò lei cercando di controllare la ferita abbassando il capo- di certo non mi spezzerai per così poco." sorrise ironica nonostante il dolore la stesse mangiando viva. Un serie di lamenti cominciarono ad avvicinarsi e oltre la roccia sbucarono tre zombie. Ecco come sarebbe morta, mangiata viva; sinceramente preferiva essere colpita da una pallottola in piena fronte. 
Jim si voltò e si diresse verso gli esseri; nel momento di distrazione da parte dell'uomo Aiden cominciò a dimenarsi per far allentare la presa delle corde, poi scivolò sotto liberandosi. Raccolse le sue armi e i due caricatori che vide poi cominciò a correre dalla parte opposta, facendo a zig zag tra gli alberi che le intralciavano il passaggio. Neanche pochi secondi dopo, il rumore degli spari iniziò ad invandere la quiete della foresta. Quegli spari giunsero perfino a Daryl, che incominciò a correre per soccorrere la compagna credendo che fosse sotto attacco zombie. 
Aiden aumentò la corsa per quanto potesse per colpa della ferita al piede ed ogni tre metri si voltava e sparava qualche colpo cercando di rallentare l'uomo; anche se Jim camminava tranquillamente riusciva a guadagnare metri di distanza in pochissimo tempo. Era come una specie di film horror; anche se la vittima correva velocemente l'assassino riusciva sempre a raggiungerla, anche se lentamente. Si accostò dietro un albero per riprendere respiro e prese a sparare verso Jim sfiorandolo appena sulla spalla destra; guadagnò appena qualche minuto, così riprese a correre saettando con lo sguardo a destra e sinistra per cercare un possibile riparo.
"Merda!" urlò notando un gruppo di zombie camminare verso di lei. Erano dieci all'incirca, poteva farcela. Aveva abbastanza munizioni. Si nascose dietro un albero per impedire che Jim gli sparasse alle spalle poi fece fuori uno ad uno gli walkers, e riprese la sua corsa. 
Più avanti un fitto cespuglio le copriva la vista, ma si fece strada tra le foglie trovandosi a scivolare in un dirupo, cacciando un urlo. Cercò un appiglio e trovò una radice dietro un pino; ci si nascose, aspettandosi che Jim avesse controllato, e trattenne il respiro. Era forse a una decina di metri sotto di lui in una posizione in cui non la si poteva vedere, ma temeva che sarebbe sceso e l'avrebbe uccisa. Quando sentì i passi allontanarsi si concesse a sporgersi e mirare alla sua testa; stava ancora camminando lungo il bordo. Premette il grilletto e lo colpì, vedendolo cadere a terra. Aspettò qualche secondo in silenzio, non sapendo bene cosa fare, poi sospirò rendendosi conto che era tutto finito...ma ancora non sapeva come tornare sopra; si aggrappò all'erba e tentò di tirarsi su e spinse con i piedi iniziando la scalata. Quando arrivò in cima guardò il cielo, il sole stava tramontando; doveva trovare un riparo, un posto sicuro in cui stare. Si girò attorno un paio di volte quando un dolore improvviso al polpaccio la fece rovinare a terra; guardò in basso e vide Jim ancora con la pistola puntata, sorridere. L'aveva ucciso, era caduto; ne era più che sicura. Allora perchè era ancora vivo? Lo guardò scioccata e poi notò la spalla saguinante. 
"Ti uccido." esclamò freddo puntandole la canna argentea della sua arma dritta verso la sua fronte.
Con uno scatto fulmineo Aiden alzò la pistola e prima che Jim potesse farla fuori sparò due colpi, questa volta assicurandosi che gli finissero in pieno capo. Si sdraiò sull'erba riprendendo un attimo respiro poi strusciò verso l'uomo, cominciando a perquisirlo e prendendo ogni cosa che trovasse; riuscì a rimediare un pacchetto mezzo vuoto di fiammiferi, qualche munizione, un pugnale (quello con cui l'aveva incisa) e la pistola. Si appoggiò all'albero vicino al corpo ed osservò il piede scalzo, che aveva smesso di sanguinare ma che aveva un aspetto orribile. Attorno al foro c'era un'alone giallo e attorno ad esso uno di viola scuro.
Non avendo strumenti adatti non poteva rimuovere i proiettili ma poteva fermare le emorraggie se solo avesse trovato qualcosa; si guardò attorno un attimo poi osservò silenziosamente il corpo di Jim steso a terra. Dopo averci riflettuto un bel po' strappò le maniche e le usò come fasciature, stringendole attorno alle ferite. "Voglio tornare a casa." disse a sé stessa mentre prendeva possesso della giacca di Jim e se la infilava, rimettendo dentro le tasche tutto quello che aveva trovato. Non sapeva bene dove si trovasse in quel preciso momento, ma non doveva essere molto distante da dove aveva incontrato quegli uomini; ripercorse la strada a ritroso, zoppicando e stringendosi nella giacca, e riuscì a giungere nel piccolo accampamento provvisorio dove il fuoco stava ancora scoppiettando allegramente, delimitato da un cerchio di sassi ben disposto. Si riprese lo scarponcino e lo tenne in mano mentre andava a sedersi sul tronco, stanca. Guardò in tutte le direzioni ma non ricordava proprio da dove fosse venuta, gli alberi sembravano tutti uguali; sbuffò sconfitta e si alzò prendendo a camminare verso uno dei tanti sentieri. Si faceva avanti aiutandosi con i tronchi degli alberi e cercando di fare meno rumore possibile per non attirare l'attenzione; lo scarponcino le penzolava tra le dita, scandendo il ritmo dei suoi passi e del tempo che passava dondolando e scontrandosi ogni tanto su qualche tronco. Percorse un bel po' di metri finché non vide una figura in lontananza; dalla corporatura doveva essere un uomo, ma non sembrava fosse uno zombie. Rimase immobile dietro l'albero a cui era appoggiata a riflettere, tenendo stretti tra le dita i lacci della scarpa.
"E se fosse un altro di loro?" sussurrò timorosa valutando bene varie opzioni; poteva provare a colpirlo da quella direzione, scappare, oppure avvicinarsi e coglierlo di sorpresa. Scartò subito l'ultima opzione dato che qualche prima non era poi così riuscito l'effetto sorpresa e aveva rischiato la vita.
"Aiden!" si sentì chiamare e riconobbe quella voce. Mai fu più soave prima di quel momento. 
Ringraziò Dio, Allah e tutti gli altri dei che conosceva, poi sfacciatamente e zoppicante si diresse verso l'uomo.
"Daryl!" lo chiamò felice, con le lacrime agli occhi. Quando lo vide avvicinarsi di corsa si lasciò completamente in quelle braccia, stringendolo.
"Pensavo mi aveste abbandonata." strinse il giacchetto di pelle dell'uomo, poi si allontanò asciugandosi le lacrime con un gesto goffo.
"Stai bene?" chiese quasi preoccupato, osservando la giacca che portava e le fasciature improvvisate  realizzando poi che gli spari che aveva sentito non erano solo di Aiden, probabilmente qualcuno l'aveva attaccata.
"Ora sì." rispose stanca sedendosi a terra. Si coprì la clavicola con la camicia, sperando che Daryl non avesse notato la scritta. Si vergognava parecchio anche se una mezz'ora prima aveva negato tutto davanti quel bastardo di Jim.
"Ce la fai a camminare?"
"Sinceramente no, sto in piedi per miracolo. Mi sono beccata due pallottole e sono ancora dentro." fece notare piagnucolando. 
"Dovevi tornare indietro." la rimproverò invitandola a salire a cavalcioni. Aiden trovò abbastanza bizzarra quella situazione, ma apprezzò molto l'aiuto da parte dell'arciere. 
"E mettervi in pericolo? No grazie." rispose ironica appoggiando il mento sulla sua spalla, tranquilla. Ora tutto sarebbe andato bene. Daryl era riuscito a trovarla e sarebbe tornata a casa.

Parlarono parecchio durante il tragitto, di tutto ciò che le era successo durante l'arco della giornata. Poi Daryl gli spiegò cosa era successo in fattoria: di Beth ed Hershel. Aiden si preoccupò a tal punto che voleva raggiungere Rick e Glenn in città ma l'arciere glielo proibì, dandole poi della ragazzina. Non si offese, anzi; quelle frecciatine le erano mancate.
Arrivarono entro sera nella fattoria e T-dog li raggiunse , dando una mano a Daryl a portare la ragazza dentro, per medicarsi. Visto che Hershel non c'era avrebbe dovuto fare tutto da sola.
Mentre Daryl la poggiava sul letto, notò strano il fatto che Shane non si fosse ancora presentato.
"Ti manca il tuo principe azzurro?" chiese ironico l'arciere, buttandosi sulla poltrona di fronte al letto.
"Mi siete mancati tutti, non fare l'idiota. Trovo solo strano che non sia ancora passato." spiegò irritata, un po' per quella stupida domanda un po' per il dolore che stava provando mentre con un paio di pinze alla mano cercava di recuperare il proiettile che era nel polpaccio, lasciandosi sfuggire qualche lacrima. Quando tirò fuori il piccolo pezzo di piombo si apprestò subito a disinfettare la ferita e lasciarla respirare un po' mentre provava a togliere quello sul dorso del piede, che era messo piuttosto male.
"E' uscito a cercare Lori. Quell'idiota è andata a cercare il marito di nascosto e Shane è andato a riprenderla. Me l'ha detto poco fa quel vecchio di Dale." 
Aiden annuì iniziando a mettere i punti e cominiciò a piangere quando sentì la pelle pizzicare e bruciare; fu un'impresa davvero ardua dato che l'ago le sfuggiva di mano a colpa del tremolio. Daryl la osservò in silenzio poi si avvicinò e senza dirle nulla terminò il lavoro che aveva iniziato. 
"Grazie." gli disse asciugando i rivoli di sangue usciti dalle ferite chiuse. 
"Mh." rispose l'arciere facendo un cenno con il capo.
"Devo toglierti i punti, ti ricordi?" 
Chiese Aiden, ricordandosi l'accaduto di qualche tempo prima; l'uomo inizialmente aggrottò le sopracciglia ma quando si ricordò, alzò la maglia ed aspettò che la ragazza glieli togliesse, tagliandoli con le forbici e sfilandoli. Le sue ferite si erano chiuse e sembrava tutto a posto, ne rimasero solo due piccole cicatrici quasi invisibili.
Quando le balenò in testa la parola cicatrici pensò che probabilmente quello che Jim le aveva scritto sulla pelle sarebbe rimasto; erano tagli piuttosto profondi e di certo non sarebbero svaniti nel nulla come se niente fosse accaduto.
"Mi potresti accompagnare di sopra?" chiese la biondina; aveva voglia di farsi una bella doccia rilassante e di lasciar scivolare via il sangue, il sudore e la terra via, insieme al ricordo di quello che era successo un'ora prima. Daryl annuì. Aiden era molto sorpresa dal suo atteggiamento, si aspettava qualche insulto invece quella sera era molto tranquillo, forse per quello che era successo quella mattina, pensò. 
Si fece accompagnare fino alla porta del bagno e dopo averlo salutato e ringraziato per tutto, si chiuse dentro; velocemente si slacciò la camicia e la lasciò cadere a terra, insieme all'intimo. Tirò su la levetta per accendere l'acqua poi si infilò sotto il getto, sedendosi sul box della doccia; rimase un bel po' in silenzio ed immobile ad osservare la porta del bagno fino a quando non realizzò che era troppo tempo che si trovava sotto l'acqua, così si alzò, a fatica, e dopo essersi avvolta in un asciugamano uscì fuori per tornarsene in camera. Quando aprì la porta e trovò Shane seduto sul letto le prese un colpo, spaventata, poi si coprì meglio con l'asciugamano cercando di non far scoprire all'uomo quella scritta orribile.
"Come stai?" chiese alzandosi di scatto in piedi, preoccupato. Aiden gli rivolse un sorriso debole e poi si diresse verso l'armadio, aprendo le ante e infilando le braccia dentro per cercare qualcosa da mettersi; fece una smorfia quando ne tirò fuori una stupida tutina arancione, con un fiore stampato sul davanti. Provò a vedere se ci fosse stato altro, ma tutte le sue cose erano di nuovo a lavare e Patricia non aveva avuto tempo a sufficienza per occuparsi di fare le lavatrici. Dopo aver lanciato ancora un'occhiata disgustata all'abito lo lanciò sul letto e cercò della bianchieria pulita; dall'ultimo cassetto tirò fuori un paio di mutande enormi, quelle della nonna, e un top semplice. Si accontentò e poggiò anche quello sul letto.
Shane si voltò dandole la possibilità di vestirsi; una volta infilata la tutina tornò a guardarla e si mise seduto al suo fianco, sul letto. La osservò per un po' in silenzio mandando occhiatine ad intermittenza alle ferite al piede e al polpaccio, poi tornava a guardarla negli occhi.
"Si può sapere perchè sei uscita lì fuori da sola?!" la rimproverò facendola scattare e tremare un po'.
"Non urlare Shane." sibilò mezza irritata mentre gli riservava un'occhiataccia piena di sottointesi. Shane si grattò il capo poi poggiò i gomiti sulle ginocchia guardando davanti a sé, immobile. Passò qualche minuto in silenzio fino a quando l'uomo non si alzò e uscì dalla stanza senza nemmeno salutarla. Ne rimase confusa, Shane non si era mai comportato così; comunque era da un po' che era strano, per non parlare della proposta che le aveva fatto il giorno prima. Sbuffò e si alzò in piedi, scendendo al piano di sotto; voleva proprio sapere che fine avevano fatto Rick, Hershel e Glenn. Già da ore dovevano essere ritornati; l'idea che si trovavano da soli in città, senza un aiuto e munizioni  sufficienti le fece salire un senso d'inquietudine. E se gli fosse accaduto qualcosa? 
"Dovresti riposare." la riprese dal suo stato riflessivo Daryl che era appoggiato ad una colonna della casa a braccia incrociate; Aiden gli rivolse un mezzo sorriso e tornò per la sua strada, per uscire di fuori. 
"Dove credi di andare?" la raggiunse bloccandola per un braccio e cercando di trattenerla; la ragazza lo guardò confusa, non capendo come mai ora le stesse così addosso, come se fossero amici da sempre. Dopo aver strattonato il suo avambraccio dalla sua presa si sistemò la manica della tutina ed aprì la zanzariera per uscire. Certo, gli era molto grata per averla trovata e riportata in fattoria ma questo non cambiava le cose tra di loro. Lui era sempre il solito stronzo, le persone non cambiano da un'ora all'altra. 
Prese una bella boccata d'aria fresca e a passo lento si diresse verso il piccolo gruppo che era riunito davanti al fuoco, silenziosamente. Dale, con il fucile in spalla, faceva avanti e indietro ed ogni tanto lanciava occhiate preoccupate a Lori, poi si voltò verso Aiden e le corse incontro; la ragazza accolse l'abbraccio che le stava offrendo e si lasciò un attimo andare in quella tenerezza poi con l'aiuto dell'anziano raggiunse gli altri.
"Come stai?" chiese Maggie mentre le andava incontro.
"Sono stata meglio -rise ironica- se non fosse stato per Daryl probabilmente in questo momento sarei sperduta chissà dove nella foresta." 
Furiosa, Carol le giunse di fronte e afferrò la stoffa della tutina, stringendola in un pugno, come se la stesse minacciando. La guardò torva in volto, con gli occhi chiusi in due piccole fessure ed aumentò la presa; quando Andrea si avvicinò preoccupata, Aiden scosse una mano come a dirgli di lasciar stare e tornò a guardare gli occhi azzurri della donna che aveva di fronte.
"Abbiamo avuto abbastanza problemi, poi ti ci metti anche tu che vai a cacciarti nei guai nella foresta! Oltre al fatto che hai messo a rischio la tua vita, Daryl ha rischiato per venire a cercare te! Non siamo i tuoi cagnolini! Non siamo ad un fottuto parcogiochi, devi essere più responsabile ragazzina!" esclamò furiosa strattonandola. Aiden la guardò immobile e la lasciò fare, sapendo che infondo stava solo sfogando su di lei tutta la frustazione a causa della perdita di sua figlia. Un movimento brusco strappò la stoffa e la biondina si ritrovò a terra, dolorante. Portò una mano alla schiena e dopo aver urlato furiosa una serie di parolacce si rese conto che la clavicola era scoperta e la scritta era bella in vista; osservò i volti dei suoi compagni, spaventata per il giudizio e le occhiate di compassione che le avrebbero riservato. Si coprì con la mano e scalciò un paio di volte, come a tirarsi indietro, poi si alzò in piedi.
"Cos'è quella?" chiese spaventata Maggie avvicinandosi. 
"Non sono affari tuoi." disse evasiva, indietreggiando verso la casa . 
"Cos'è successo nella foresta, Aiden?" chiese con fare materno Lori, afferrando una sua spalla per bloccarla. Le guardò infastidita e si coprì meglio che poteva. Non voleva che quella storia saltasse fuori.
"Ho detto che non sono affari vostri." esclamò su tutte le furie scostandosi da quella presa e tornando verso la casa incontrando Daryl, durante il breve tragitto, che le lanciò un'occhiata confusa. L'uomo raggiunse il suo gruppo ed osservò la figura esile e impacciata della biondina tornare in casa, poi si rivolse agli altri cercando di capire cosa fosse successo.
"Ma cos'ha?" chiese, spostando il peso da un piede all'altro. 
"Le stavo dando dell'irresponsabile mentre la strattonavo -cominciò Carol, con un'espressione colpevole in volto, mentre imitava la scena con le braccia- quando la stoffa della tutina che portava si è rotta. Aveva buona parte del petto scoperto e abbiamo notato una cosa..." deglutì.
"Cosa?"
"Aveva una parola impressa sulla pelle, non un tatuaggio. Dei tagli ed anche piuttosto recenti." spiegò Dale, gesticolando con le mani ed indicando il punto in cui avevano visto quella parola su sé stesso.
"Riuscite a fare un discorso completo senza interrompervi? -chiese irritato- Allora? Che parola?"
"Puttana." disse infine Maggie.



SPAZIO AUTRICE:


Scusatemi davvero tanto! Sono davvero in ritardo!
Ultimamente ho avuto un sacco di compiti in classe ed interrogazioni e non ho avuto modo di aggiornare.
Comunque eccoci qua con il settimo capitolo!
Spero vi piaccia e che non ci siano errori, in tal caso scusatemi ma non ho tempo di controllare, devo finire di ripassare Scienze cwc. Bene, detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacio, .J.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


VIII
 
Si era chiusa a chiave nella camera e aveva ignorato per tutta la sera il continuo bussare degli altri che facevano a turno per convicerla ad aprire e raccontargli cosa era successo. Ma lei non apriva. Fissava la pagina bianca del diario con la penna sospesa in aria, non sapendo bene cosa fare; sbuffò un paio di volte poi prese a disegnare un volto maschile, senza occhi, senza naso, solo con un ghigno malefico stampato in volto. Quello che aveva visto su Jim, qualche ora prima. Dopo aver osservato per un po' il disegno strappò la pagina e l'accartocciò, buttandola fuori dalla finestra poi tornò al suo diario accennando appena quello che era successo durante l'arco della giornata. Era molto preoccupata per Rick, Glenn ed Hershel che non avevano fatto ritorno e Lori non aveva fatto che smaniare tutta la sera, per i corridoi di casa.
Si alzò dal letto e girò per la stanza a vuoto, raggiungendo un vecchio specchio coperto con un lenzuolo bianco; lo tolse e dopo aver passato una mano sulla superficie impolverata osservò la sua immagine disgustata. Era davvero a pezzi, aveva proprio bisogno di una sistemata in un centro di bellezza, peccato che non esistessero più. La sua carnagione, anche se già chiara di suo, cominciava a puntare ad un grigiastro appena accennato; le sue pupille verdi erano circondati da aloni rossi, come se avesse fatto uso di droghe qualche ora prima. Passò ad osservare il resto del viso, profondamente solcato dalla stanchezza e da occhiaie appena accennate, poi alle labbra screpolate e di un colore rosa smorto, non più vive e rosse come erano qualche tempo prima. Stava diventando un mostro.
Fece scorrere lo sguardò lentamente dal collo alla clavicola scoperta. Dopo che Carol le aveva strappato la parte sopra della tutina, l'aveva abbassata completamente rimanendo in top e lasciando solo la parte del pantalone. Osservò attraverso il vetro la nuova cicatrice sfiorandola con i polpastrelli della mano sinistra; la stava odiando profondamente, era marchiata. Coprì lo specchio rabbiosamente e all'ennesima bussata si diresse verso la porta, con un diavolo per capello. Girò la chiave nella toppa aprendola di scatto trovandosi davanti l'arciere. 
"Cosa vuoi?!" urlò Aiden. Daryl non rispose la spinse dentro delicatamente e si chiuse la porta alle spalle, chiudendola a chiave ed infilandosela nella tasca dei pantaloni che indossava. La biondina gli lanciò un'occhiataccia e dopo aver incrociato le braccia al petto si diresse furiosa verso la finestra, appoggiandosi con i fianchi al piccolo davanzale. Daryl si avvicinò, sovrastandola con la sua altezza, e la guardò in silenzio come se stesse tentando di ricavare tutte le risposte che voleva cercando attraverso i suoi occhi.
"Cosa è successo nel bosco?"
"Non sono affari tuoi." rispose scocciata guardando verso il letto disfatto e alcune pagine della sua agenda a terra, disordinatamente. Tutti disegni. Disegni dell'incubo che aveva vissuto qualche ora prima.
"Dimmelo."
"Cosa pensate, eh?" chiese ironica anche se aveva capito cosa passava per la testa a tutti quanti. 
"Ti ha stupr-" Aiden bloccò la frase con un cenno della mano, innervosita, poi se lo tolse da davanti andando verso la porta e cercando di aprirla, poi si ricordò che Daryl si era appropriato della chiave. Si voltò con la mano tesa verso di lui, che non accennava a muoversi, e sbuffò sonoramente.
"Spieghierò a tutti com'è andata, va bene?"
L'arciere la guardò qualche minuto dubbioso poi le porse la chiave; Aiden accennò ad un sorriso poi aprì la porta e a passo svelto, seguita da Daryl, giunse nel salotto dove tutti erano riuniti a parlottare. Quando la notarono sul ciglio della porta la fissarono in silenzio, alternando lo sguardo tra la cicatrice ai suoi occhi per capire se stesse soffrendo, però Aiden sorrise rassicurante.
"Non è come pensate voi -iniziò subito- non mi hanno toccata. Non hanno fatto in tempo. Ho ucciso due di loro e il sopravvissuto mi ha sparato sul piede per bloccarmi, poi mi ha legata ad un albero. Ero così incazzata che gli ho sputato in un occhio -una risata isterica uscì fuori dal profondo della sua gola- poi mi ha punita, incidendomi con un pugnale. Però non ha fatto altro visto che degli zombie ci hanno raggiunti ed io sono riuscita a fuggire. Poi, dopo essermi beccata una seconda pallottola, sono riuscita ad ucciderlo. Il resto lo sapete." finì facendo spallucce, come se avesse appena raccontato una storiella per bambini, come Cappuccetto Rosso. Shane la guardò serio in volto, ancora appoggiato sul muro con le braccia conserte, poi scosse la testa e le si avvicinò.
"D'ora in avanti non ti allontanerai da questa fattoria, se non in compagnia di qualcuno." annunciò guardando gli uomini della sala che annuirono. Aiden li guardò tutti sbigottita e scosse la testa contrariata; non voleva che qualcuno la seguisse e controllasse, non era una bambina. Nonostante avesse rischiato ne era uscita viva e vegeta, anche se un pochino ammaccata. Forse non sarebbe riuscita a tornare in fattoria lo stesso giorno ma era sicura che se fosse rimasta lì da sola avrebbe ritrovato la via.
"No. Non voglio nessuno di voi tra le scatole, okay? So cavarmela. Ho affrontato tre uomini e una decina di zombie da sola, non ho bisogno di qualcuno che mi segua come un'ombra." sbottò acida.
"E' deciso." dichiarò Shane infine uscendo fuori dal salone, seguito poi dal resto del gruppo. Aiden rimase sola nel salone, immobile, con le braccia lungo i fianchi; maledì Carol per averle strappato la tutina e presa dalla rabbia afferrò un'accetta. Era su tutte le furie; diede un calcio alla porta di casa ed una volta aperta si diresse di corsa verso il primo albero che notò e cominciò a infliggerlo con l'arma, urlando e sfogandosi. Tutti si erano accorti della sua reazione ma nessuno aveva osato avvicinarsi. Non era sicuro, soprattutto ora che aveva un'accetta in mano. La lasciarono sola a combattere contro la sua rabbia che poi diventò frustazione ed infine dolore; era sfinita, le lacrime ormai scendevano veloci sulle sue guance senza fermarsi, la voce era venuta a mancare e le gambe le tremavano ma non smise di colpire l'albero. 
Dopo vari minuti, spezzati ormai solo dalle sue grida strozzate e dal rumore secco della lama che tagliava il tronco, lasciò l'accetta qualche metro più avanti e si lasciò cadere a terra, stremata. Allargò le braccia e chiuse gli occhi cercando di riprendere a respirare normalmente mentre le orecchie le fischiavano in modo fastidioso. Strizzò gli occhi provando a mandare via quel rumore dalla sua testa, poi li aprì guardando il cielo che cominciava ad imbrunire e sorrise, il suo respiro era rallentato, riusciva a sentirlo. L'adrenalina aveva abbandonato il suo corpo ed ora cominciava a rilassarsi, era una di quelle sensazioni che provi quando sei sotto anestesia, non capisci più nulla ma ti senti benissimo. Voltò il capo verso sinistra e vide suo fratello Jake, armeggiare con una nuova videocamera; si guardò alle spalle e notò i suoi genitori osservarli sorridenti, seduti sul divano. Confusa volse uno sguardo attorno a sé e si rese conto che non era più nella fattoria, ma nel salotto della sua casa ad Atlanta. Era davanti al suo pianoforte, il suo amato pianoforte. Passò la mano destra sui tasti bianchi e chiuse gli occhi, poi poggiò entrambe le mani e prese a suonare, mentre suo fratello inginocchiato alla sua sinistra cominciò a riprenderla in silenzio. Ricordava quel giorno, era Natale e lei doveva avere all'incirca dieci anni. 
"No, vattene." sussurrò al fratello, per poi riportare l'attenzione ai tasti e alle sue dita che agilmente suonavano una vecchia melodia. La ninna nanna che sua madre le cantava sempre.
"Ben fatto, brava." sua madre applaudì leggermente verso la figlia, poi afferrò tra le dita una bella tazza di cioccolata fumante e ne bevve un lungo sorso, per poi sorriderle. Aiden rise quando notò i baffi di cioccolato che le si erano formati proprio sotto il naso.
"Brava sorellina."
"Suono ancora?" chiese Aiden voltandosi verso suo padre, con le mani poggiate sui tasti.
"Sì amore continua."
La melodia le risuonò in testa e chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione di pace e tranquillità che la stava avvolgendo. Da molto tempo non si sentiva al sicuro come ora, sentiva che niente e nessuno avrebbe potuto farle del male ora che era con la sua famiglia; lasciò che un sospiro pesante le uscì dalla bocca, poi cominciò ad intonare le parole della ninnananna. Poco a poco l'immagine della sua famiglia svanì e venne rimpiazzata con un'immagine sdoppiata della porta di casa di Hershel; sbattè le palpebre un paio di volte cercando di consolidare meglio i contorni delle figure che la circondavano, ma non ci riuscì. Nonostante la vista non funzionasse granché riuscì a comprendere che non era lei stessa a muoversi ma qualcun altro la stava trasportando all'interno della casa, fino alla sua stanza. In pochi secondi sentì che il suo corpo era entrato a contatto con una superficie morbida, forse era il letto, non lo sapeva per certo. Era confusa.
La vista essendo doppia le giocava brutti scherzi, ma vide comunque Hershel e Rick entrare nella camera mentre Daryl era al suo fianco; l'anziano si mise seduto sul bordo del letto con una piccola torcia in mano, poi le sollevò la palpebra e la puntò sull'occhio, notando che non c'era reazione.
"Aiden, mi senti?" la voce pacata dell'uomo le giunse confusa nella testa e le fece eco nelle orecchie. Provando un certo fastidio per tale frastuono nelle sua testa se le coprì rannicchiandosi in sé stessa, sentiva le tempie pulsare come se volessero scoppiare da un momento all'altro. Strinse forte gli occhi, cercò di rilassarsi ed aspettò pazientemente che la sua mente ritornasse a ragionare; passarono cinque lunghissimi minuti prima che riuscisse a riprendere dominio sul suo corpo. Ora riusciva a distinguere le voci, i suoni, le immagini; tutto era tornato chiaro, normale. Quando sentì un leggero tocco alla spalla alzò il viso ed osservò Hershel che le stava accarezzando i capelli per rassicurarla, poi le sorrise; Aiden si tirò su a sedere e lo ringraziò con un cenno del capo, poi sorrise a Daryl e Rick. Gli era riconoscente, gli erano stati vicino nonostante lei li avesse trattati male nella sala.
"Come ti senti cara?" chiese l'anziano afferrandole il polso, per controllare il battito.
"Sto bene." rispose con un filo di voce già pronta ad alzarsi, ma in pochi secondi Daryl la bloccò sul letto lanciandole un'occhiataccia; Aiden non ricambiò semplicemente lasciò perdere e rimase seduta ad osservare la parete bianca che aveva di fronte. Che cosa le era successo?
"Stavi parlando nel cortile... -iniziò Rick, inginocchiandosi davanti a lei- con chi, Aiden?" le afferrò le mani, come per darle forza, ma lei le scansò quasi subito. Era stato solo un momento di debolezza non c'era bisogno che la guardassero con compassione.
"Non lo so. Io... ero a casa mia, con mio fratello e i miei genitori. Stavo suonando il vecchio pianoforte in salone, era Natale. Poi è scomparso tutto." spiegò massaggiandosi le tempie impacciatamente. Hershel la osservò un attimo poi chiamò fuori i due uomini, lasciando sola Aiden seduta sul letto; si chiuse la porta alle spalle poi guardò preoccupato Rick e Daryl, che attendevano che parlasse.
"Aiden è molto debole, sono seriamente preoccupato, le allucinazioni non sono di certo un buon segno. E' stressata, stanca, dovremmo farla riposare un po'. Devo tenerla sotto osservazione." spiegò seriamente. Rick annuì comprensivo, aveva perso suo fratello ed era stata rapita e torturata da un pazzo, chiunque avrebbe reagito in modo simile. Prese Daryl per un braccio e lasciò Hershel a prendersi cura della ragazza, ora avevano altro di cui occuparsi. Infatti, quando era tornati dalla città avevano riportato con loro un ragazzo di nome Randall; per ora lo tenevano in una vecchia baracca, lo avrebbero liberato appena sarebbe stato in grado di camminare. Si era ferito gravemente alla gamba per raggiungere il suo gruppo durante un attacco zombie alla città e sfortunatamente per scendere dal palazzo su cui si era appostato per fare il cecchino si era lanciato di sotto con un salto ed era finito con la gamba sopra un cancelletto e uno degli spuntoni gli aveva trapassato un punto del polpaccio un po' più sotto al ginocchio. Rick non aveva esitato a salvarlo, era pur sempre un ragazzino ed anche se qualche minuto prima gli stava sparando contro non poteva lasciarlo lì, in pasto agli zombie. Raggiunsero presto il cortile e dopo aver controllato che la porta della baracca in cui avevano rinchiuso Randall fosse chiusa per bene, stabilirono i turni di guardia.
"Domani potrei cercare di ottenere qualche informazione sul suo gruppo, so essere molto persuasivo." disse Daryl, sedendosi con gli altri attorno al fuoco. Tutti quanti erano d'accordo, dovevano solo aspettare il mattino successivo per ottenere delle risposte.

Per Aiden, furono i due giorni più lunghi di tutta la sua vita. Per 48 lughissime ore aveva soltanto visto le pareti della sua camera, il corridoio, il bagno, Hershel e Beth; nient'altro. Era stata completamente segregata in camera, Hershel non aveva fatto altro che somministrarle antibiotici, controllarle le pulsazioni al polso, farle domande sulle allucinazioni che aveva avuto. Non ne poteva più, voleva uscire fuori, giocare a nascondino con Carl, parlare con Shane, insultare Daryl, andare a caccia, tutto quanto pur di uscire da quella stanza.
 Aspettò impaziente l'arrivo di Hershel e si voltò verso la finestra, per passare un po' il tempo; le mancava la sensazione del sole sulla pelle, odiava la malattia sin da quando era bambina e la mamma non le permetteva di giocare in strada con gli altri bambini. Sbuffò sonoramente proprio nello stesso momento in cui Hershel varcò la soglia della sua stanza da letto; le fece un sorriso di scuse e cominciò a visitarla.
"Hai avuto allucinazioni?" chiese incrociando le braccia al petto ed osservadola attentamente; sì, aveva avuto allucinazioni, ma non gliel'avrebbe detto perchè non l'avrebbe fatta uscire e lei ne sentiva davvero il bisogno. In più non era stata informata degli ultimi avvenimenti in fattoria, Hershel non gliene aveva parlato per non farla preoccupare ma facendo così la faceva stare peggio.
"No, da ieri non ho visto più nulla." 
Dopo un attimo di indecisione Hershel aveva deciso di lasciarla andare ma le fece promettere che in caso avesse avuto un allucinazione l'avrebbe avvisato; Aiden annuì tutta eccitata poi si precipitò fuori la casa respirando a pieni polmoni l'aria fresca e pulita di campagna. 

Hershel sospirò stanco e dopo aver tirato fuori un libro di medicina cercò le malattie collegate alle allucinazioni; sapeva che Aiden le aveva mentito, ma non poteva lasciarla tutto il giorno dentro casa, avrebbe aumentato lo stress.
"Hershel, abbiamo notizie?" Rick sbucò dalla porta di casa seguito poi da Daryl, che si guardò attorno forse cercando di non dare troppo nell'occhio ed infine Shane. Da quando Daryl aveva salvato Aiden nel bosco e l'aveva vista crollare in giardino, non aveva potuto fare altro che preoccuparsi però non lo voleva dare a vedere; quella ragazzina agli inizi le stava proprio antipatica, ma quando l'aveva affrontato nel bosco e gli aveva mollato un pugno sul viso con tanto coraggio aveva cominciato a provare una certa stima nei suoi riguardi. Era una ragazza forte e non aveva esitato a rispondergli a dovere e questo l'aveva molto colpito, più del pugno che aveva ricevuto sulla guancia destra.  
Rick prese posto affianco al veterinario e gli altri due lo imitarono attendendo notizie e speravano fossero buone.
"Potrebbe essere di tutto. Nei migliori dei casi può essere stress o astinenza da qualche farmaco che prendeva prima dell'apocalisse. Nei peggiori dei casi possono essere malattie che non posso essere curate."
"Di che malattie stai parlando?" chiese preoccuparto Rick abbassando di poco la voce. Hershel lo guardò con occhi sofferenti, poi puntò lo sguardo sul libro e cercò la frase che aveva letto giusto qualche minuto prima che Rick e gli altri entrassero in casa. Calò in silenzio per un po', tutti attendevano una risposta e sapevano che non era buona.
"Le allucinazioni visive, che sono correlate alla presenza di una disfunzione esecutiva, sono frequenti soprattutto in patologie quali la Parkinson Demenza e la Demenza a Corpi di Lewy. Sono meno frequenti nella Malattia di Alzheimer, anche se sono comunque presenti nel corso della malattia. Non si escludono casi in età giovanile anche se molto rari rispetto a quelli in età anziana." terminò di leggere, senza alzare lo sguardo dalle parole. 

Avevano tutti trattenuto il fiato ed ora avevano dimenticato come respirare.

Spazio autrice:

Credo che questo ritardo sia imperdonabile, ma ci provo lo stesso; SCUSATEMI.
E' un periodo odioso, sono stata rimandata in matematica (COMPLIMENTI .J.!) quindi non faccio altro che fare esercizi, che oltretutto non mi vengono. Poi c'è stato il matrimonio di mia madre quindi ho perso un sacco di tempo. Mi dispiace davvero tanto non aver aggiornato!
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo, spero presto. Un ringraziamento speciale a chi ha recensito!

Scusatemi se fa schifo e se ci sono errori.
Un bacio,
.J.

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Capitolo 9
*** 9 ***


IX



Rick battè una mano sul tavolo nervosamente, poi portò le dita alle tempie cercando di dare sollievo al mal di testa che gli era scoppiato qualche secondo prima; le notizie che gli aveva dato Hershel lo avevano sconvolto e pregò che tutto quello fosse frutto di un orribile sogno che stava facendo. 
"Per essere positivi, visto quello che ha passato, potrebbe essere a causa dello stress" Hershel cercò di rimediare provando ad alleggerire gli animi dei suoi amici ma non ci riuscì. Erano persi nei loro pensieri e tutti andavano alla piccola Aiden; era troppo giovane per portare un peso così grande sulle spalle, l'Apocalisse di suo era già troppo.
"E' lo stress, ne sono convinto." esclamò Daryl prima di afferrare la sua balestra ed uscire dalla casa. I tre uomini seduti al tavolo lo guardarono un attimo confusi poi annuirono, per convincersi che Daryl aveva ragione.

Stava giocando allegramente con Carl quando Daryl la chiamò dalla veranda della casa di Hershel; chiese al bambino di aspettare e confusa si diresse verso l'arciere che la stava osservando con una strana espressione in volto.
"Cosa c'è, Daryl?" chiese una volta che gli fu davanti, coprendosi dal sole con un braccio. 
"Visto che sei tornata in piedi e stai bene, che ne dici di andarcene a caccia?"
Aiden aggrottò le sopracciglia; da quando in qua la trattava così? O le rivolgeva la parola in quel modo, quasi amichevole? 
Nonostante tutti gli interrogativi che le stavano riempiendo il cervello decise di accettare la proposta; aveva proprio bisogno di fare una bella battuta di caccia, passeggiare tra i boschi e magari far fuori qualche zombie. Quegli esseri spregevoli le erano quasi mancati.
"Okay, vado a cercare la mia pistola." fece per voltargli le spalle ma lui la bloccò mentre con l'altra mano le porgeva una pistola; Aiden l'afferrò indecisa e se la rigirò tra le mani.
"Per oggi potrai usare la mia. Il pugnale ce l'hai?" le chiese infine portandosi la balestra dietro le spalle e lei annuì tirando fuori dalla fondina il pugnale che giorni prima aveva preso a Jim, dopo averlo ucciso. 
Avvisarono Rick poi lentamente si diressero verso i confini della proprietà di Hershel per poi raggiungere il bosco; Aiden rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, e seguì l'arciere che era a qualche passo da lei che si guardava attorno seguendo tracce e cercandone altre. Ora che ci pensava era la seconda volta che andavano a caccia insieme e la prima non era andata molto bene...
"Dimmi la verità, mi hai portata qui per uccidermi?" chiese sospettosa suscitando le risate di Daryl. Cosa c'era da ridere? Era un opzione valida. Tutta quella gentilezza non era da lui, qualcosa doveva esserci sotto.
Le risate dell'uomo riempirono per qualche secondo la quiete della foresta ma alla fine il silenzio tornò padrone, spezzato solo dal cinguettio degli uccellini ignari di ciò che accadeva sotto di loro, sulla terra ferma.

"Da quanto sai usare la balestra?" Aiden lo affiancò, mentre giocherellava con le dita con il ciondolo a forma di arco che le aveva regalato suo padre quando era molto piccola. Daryl le lanciò un'occhiata veloce poi riportò lo sguardo di fronte a sé impugnando bene la balestra; sembrava come se la domanda lo avesse innervosito.
"Parecchio." rispose secco prima di sparare un dardo; Aiden seguì la traiettoria e la freccia colpì uno scoiattolo che stava risalendo un tronco. 
"Da piccola mio padre, quando tornava a casa, ne approfittava per portare me e mio fratello in campeggio. Ci sistemavano tra la vegetazione folta con una tenda, poi passavano il tempo a cacciare. Essendo una bambina non mi lasciava il fucile come faceva con mio fratello, ma avevo l'onore di utilizzare un bellissimo arco. A fine giornata riuscivo a prendere più cacciagione io che loro messi insieme." rise al ricordo di suo fratello che si lamentava perché cacciando in quel modo offendeva la sua virilità.
"Quindi anche tu sei un arciere"
"Già. Mi pento di non aver portato con me l'arco" sospirò afflitta.
"Però sai anche cavartela con i coltelli. L'altra volta, lanciandone uno a distanza di metri sei riuscita a colpire un coniglio." le fece notare, seguendo altre tracce che Aiden capì che appartenevano ad un piccolo cerbiatto.
"Mio padre mi ha insegnato parecchie cose, era nell'esercito. Mi preparava al mondo dei grandi, sai, i problemi di prima erano le aggressioni, risse, cose simili... lui non sapeva che il futuro mi avrebbe riservato questo. I suoi insegnamenti mi sono stati utili, comunque.So difendermi in qualsiasi modo e ,se volessi, potrei atterrarti in questo stesso momento."
"Ah sì? Sei molto sicura di te." rispose Daryl con un sorriso beffardo in volto; quella ragazzina poteva volare via anche con un soffio di vento per quanto era gracilina.
"Vuoi provare?" chiese con tono di sfida.
"Fammi vedere quello che sai fare." 
Daryl lasciò la balestra sotto un albero e dopo essersi assicurato che non ci fossero zombie nei paraggi invitò Aiden a colpirlo. Lei sorrise un attimo furbamente.
"Dovrai reagire, colpiscimi, non pensare a me come se fossi una donna. Pensa a me come un nemico."
Daryl annuì poco convinto e la guardò dritto negli occhi, osservando ogni sua mossa. Per un momento Aiden rimase ferma, poi decise che come piccolo diversivo e provocazione avrebbe utilizzato un semplice schiaffo; quando ottenne la reazione che voleva, aspettò che tentasse di avvicinarsi poi facendo un giro su sé stessa lo colpì con il gomito in viso. Daryl dovette ammettere che anche se era piccolina, ci sapeva fare. Ma questo era solo l'inizio e sapeva che avrebbe avuto la meglio.
La bionda si avvicinò e dopo averlo afferrato per i lembi della camicia lo sbattè sull'albero più vicino ma non si aspettò che reagisse; in un attimo si trovò a terra, sotto il peso dell'uomo che sorrideva vittorioso. 
"Fossi in te non festeggerei." sussurrò lei prima di alzare le gambe e poggiando i piedi sulle sue spalle, poi fece pressione e lo spinse giù, ritrovandosi sopra di lui. Sorrise vittoriosa poi si tirò su, lasciandolo andare, e gli porse una mano ma Daryl la ributtò a terra bloccandola nel fango con il suo peso.
"Mai abbassare la guardia." la rimproverò dandole uno schiaffetto amichevole sul viso; Aiden rise poi affondò una mano nel fango e dopo averla riempita per bene con la terra, la spalmò su tutta la faccia di Daryl. 
"Per te vale lo stesso." rispose facendogli la linguaccia, poi scoppiò a ridere quando l'arciere cominciò a sputacchiare in giro per togliere il fango dalle labbra. Rimasero in quella posizione per qualche minuto, senza rendersene conto, finché Shane apparì dal sottobosco; Aiden volse lo sguardo verso il suo amico, che li guardava con le sopracciglia alzate, poi fece cenno a Daryl di alzarsi.
Si schiarì la voce in imbarazzo, probabilmente era anche arrossita, ed abbassò lo sguardo fissando la punta degli scarponcini; tutto ad un tratto erano diventati così interessanti.
"Se volevate appartarvi bastava chiedere. Vi avremmo lasciato il fienile per un paio d'ore." Shane interruppe il silenzio, acidamente; Aiden volle sprofondare. Non riuscì neanche a ribattere, si chiuse in sé stessa ingobbando un po' le spalle in avanti. 
"Rick mi aveva chiesto di raggiungervi e darvi una mano." Shane riprese a parlare, visto che nessuno dei due aveva deciso di aprire bocca o giustificarsi; li osservò per un altro paio di minuti, notando che Aiden guardava ovunque tranne che lui stesso e Daryl, poi posò lo sguardo sull'arciere che sembrava totalmente a suo agio.
"Andiamo." li richiamò facendo un cenno con la mano ad entrambi, che lo seguirono.

Avevano deciso di dividersi, ma non erano molto lontani l'uno dall'altra, circa una ventina di metri. Così avrebbero coperto un territorio di caccia molto più vasto ed avevano la possibilità di riuscir a prendere più prede.
Aiden stava seguendo le tracce di quello che sembrava fosse un coniglio o qualche altro animaletto di quelle dimensioni quando si perse improvvisamente nei suoi pensieri; cosa pensava Shane di lei, ora?
Non ne aveva la più pallida idea.
"Dovrò spiegargli cosa è successo?" chiese a sé stessa mentre proseguiva il suo cammino, guardandosi attorno attentamente e cercando di non fare troppo rumore; ripensò a lei e Daryl, nel fango e le venne da sorridere. Era felice che l'uomo non la trattasse più come prima, come una ragazzina insopportabile. Era un bel cambiamento.
"Trovato niente?" la voce di Shane la fece sobbalzare tanto che sfilò la pistola dalla fondina e gliela puntò contro; quando si rese conto che era davvero solo lui e nessun altro che potesse farle male o uno zombie abbassò l'arma. Si sentiva a disagio e con Shane non era mai successo, era strano.
"Stavo seguendo delle tracce."
"Se fossi stato uno zombie non te ne saresti nemmeno accorta, sono cinque minuti che sono qui dietro. Devi stare più attenta, concentrata." la rimproverò duramente.
"Mi dispiace." disse a bassa voce, carezzandosi il braccio sinistro con la mano destra. Shane sembrò intenerirsi davanti quella vista ed avendo notato il disagio che Aiden stava provando decise che per quel giorno era stato duro abbastanza, così si avvicinò alla biondina, infilandosi poi entrambe le mani nelle tasche, e cercò le parole giuste per parlare di quello che aveva visto prima.
"Potevi dirmelo..." iniziò. Aiden alzò lo sguardo, aggrottando la fronte e lo osservò curiosa non capendo di cosa stava parlando di preciso.
"Tu e Daryl-"
"Oh! No, no!" esclamò interrompendolo, mentre le sue guance si tingevano di un rosso acceso, Shane rise a quella scena.
"Hai frainteso! Io... ecco, mh... lo stavo sfidando e poi mi sono trovata nel fango e lui era sopra di me... non c'era nulla a sfondo... sessuale." spostò lo sguardo altrove, sentendosi in imbarazzo. Ora che Shane le aveva fatto pensare una cosa simile, non riusciva più a cancellare una probabile immagine di lei e Daryl, nudi, in un letto. Tante grazie, Shane.
"Anche se ci fosse stato non c'è niente di male, Aiden, solo che... mi sono trovato davanti una scena simile ed io mi sono un po' ingelosito. Credo sia normale, visto che passi la maggior parte del tempo con me e se un altro uomo entrasse nella tua vita significherebbe essere messo da parte."
"Puoi stare tranquillo, io e Daryl siamo-" si bloccò. Cos'erano lei e Daryl?
"Amici?" Shane provò a finire la frase al posto della biondina, ma quella scosse la testa. Troppo presto per dire che erano amici.
"..Conoscenti." trovò infine la soluzione, annuendo a sé stessa. Shane la lasciò fare poi le indicò la foresta come un invito muto a continuare la caccia.

Tornarono alla fattoria con due conigli e qualche scoiattolo, non fu di certo una grande battuta di caccia. Aiden si era stancata parecchio e dopo aver salutato tutti quanti decise di andare a darsi una rinfrescata.
"Maggie?" chiamò, alla ricerca della sua amica. La trovò in una camera intenta ad armeggiare con uno stereo e un cd; appena la vide le sorrise poi la invitò ad entrare nella camera, con un cenno del capo.
"Cosa ti serve?"
"Qualche asciugamano... e delle forbici."
"Che ci devi fare con le forbici?" Maggie chiese curiosamente, cercando tra i vari indumenti nell'armadio un asciugamano; una volta trovato si diresse verso il cassetto e ne tirò fuori un paio di forbici, porgendo il tutto all'amica.
"Vedrai."


Spazio autrice:

PER VOSTRA SFORTUNA NON SONO ANCORA MORTA.

Dovreste lanciarmi addosso pomodori, sul serio. Non ci sono parole per descrivere quanto mi senta in colpa, ma la storia era passata in secondo piano; sinceramente, dopo un po', non ci ho neanche più pensato. Non che non avessi voglia di scrivere ma mi sentivo demotivata, spossata. E no, non ho avuto problemi in famiglia/scuola/etc. E ancora no, il mio computer non era a riparare e no! I capitoli non si sono cancellati magicamente dal mio pc. Sono sincera: avevo perso la voglia. Ma ultimamente, da quando ha ripreso TWD, e dopo la puntata di Beth, beh, la mia voglia è tornata. Comunque sono davvero incazzata! Beth era uno dei miei personaggi preferiti. Ammetto che ogni tanto riguardo la puntata solo per piangere insieme a Daryl. (E' una cosa malata, lo so). Ci sono rimasta malissimo, soprattutto perché, dai, Daryl e Beth meritavano un po' di felicità insieme; già, sono una pro Bethyl ma dopo quella puntata ogni mio sogno è andato in frantumi. Hanno fatto fuori Beth quando non dovevano; potevo capire se moriva nella seconda stagione, quando si era tagliata le vene. Era ancora un personaggio debole. Ma non ora. Non ora che aveva ritrovato Daryl! Basta, più ci penso, più mi incazzo. Yay.
Comunque il capitolo non è un granché. 
Ho dovuto fare dei tagli alla storia per finirla prima. Già li ho pronti. Ultimamente sono stata a casa tre settimane, tornata da Parigi con lo stage sono stata uno schifo ed ho avuto il tempo per scrivere.
Non sono il massimo come scrittrice, ma mi accontento. E' un modo per sfogarsi, il mio.
Basta, me ne vado!
Spero che qualcuno seguirà questa storia!
Recensite, se volete! Non mi offendo mica!

SCUSATE SE CI SONO ERRORI.

.J.


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


X


 
Venti minuti dopo era di fronte allo specchio sopra il lavandino, avvolta nell'asciugamano di spugna bianco e con le forbici strette in una mano; non era molto sicura di quello che stava per fare, ma era per la sua sicurezza. Stava per tagliare i suoi amati e lunghissimi capelli biondi. Prese una ciocca bagnata in mano e fece un taglio; il ciuffo di capelli finì a terra. Fu come liberarsi di un piccolo peso, così continuò a tagliare finché i capelli le arrivarono appena sotto l'orecchio; si guardò allo specchio, immobile, poi abbandonò le forbici sul lavello e portò entrambe le mani a toccare i capelli. Nonostante fossero irregolari, andavano bene.
Afferrò l'altro asciugamano che Maggie le aveva lasciato e se lo strofinò in testa per un paio di minuti, poi lo abbandonò a terra in un angolino. Si rivestì, indossando i pantaloncini, la canotta e le varie fondine in cui riponeva le armi; sistemò megliò il ciondolo al collo poi uscì fuori, raggiungendo il salone. Rick aveva detto che doveva parlare a tutti, Aiden non sapeva bene di cosa ma sperava fosse qualcosa di buono. Tutti erano riuniti in cerchio e quando irruppe nella sala si voltarono tutti verso di lei squadrandola e capì dagli sguardi che avrebbero parlato più tardi del suo nuovo taglio di capelli perché c'era ben altro di cui discutere.
"Dobbiamo decidere di cosa farne di Randall." Rick parlò, poggiando le mani sui fianchi e guardando tutti i suoi compagni. Aiden non era ancora a conoscenza della questione Randall, infatti guardò lo sceriffo con aria confusa.
Rick decise di spiegarle la situazione velocemente per non perdere troppo tempo ed Aiden rimase stupefatta; stavano davvero per decidere se tenere in vita o meno un povero ragazzo?
"Non potete farlo!" esclamò contrariata mettendosi in mezzo e attirando l'attenzione su di sé; guardò tutti in malo modo, schifata gettò in un angolino l'idea di sputare in faccia a Rick.
"Cosa avete in testa? Siete impazziti tutti quanti?! Non dovremmo neanche parlarne di queste cose, non siamo bestie. Rick, se lo avessi voluto morto lo avresti lasciato in città ma non l'hai fatto. Merita di vivere, come tutti noi." la osservarono tutti in silenzio poi tornarono a guardare il pavimento; Aiden stava ribollendo di rabbia, solo Dale sembrava essere dalla sua parte.
"Non ve lo permetterò, lo sapete questo?"
"Non è solo una tua decisione, dobbiamo decidere tutti insieme." rispose Rick avvicinandosi ma Aiden si scansò bruscamente.
"Volete ucciderlo? Bene, uccidete anche me. Non sono poi così diversa da lui. Rick mi ha salvata, ero sola. Anche Randall si trovava in una situazione simile." incrociò le braccia e si posizionò al centro della saletta e tutti la guardarono come se fosse appena caduta dal cielo.
"Sai che non ti uccideremo." rispose Hershel con tono quasi scocciato, come se fosse stata una bambina capricciosa. Ma quelli non erano capricci. Si trattava di una vita umana.
"Poi quel tizio ci stava sparando addosso!" si aggiunse Glenn.
"Non era una sua scelta. Forse avete fatto qualcosa che lo ha costretto a puntarvi l'arma contro" detto ciò, i tre uomini, Hershel, Glenn e Rick, guardarono altrove.
"Qual è il problema? Il cibo? Bene, gli procurerò il cibo io stessa. Vi preoccupate di altro? Del suo gruppo, forse? Devo ricordarti, Rick, che è stato abbandonato dai suoi compagni perchè la città stava per essere invasa dagli erranti? Lo credono morto. Non hanno motivo di andarlo a cercare."
"Aiden, è pericoloso-" 
"Davvero, Shane?" lo interruppe, mandandogli un'occhiataccia, dopodichè volse lo sguardo verso tutti gli altri. Era delusa dal loro comportamento, non avrebbe mai immaginato che avrebbero voluto fare una cosa simile.
"A costo della mia stessa vita mi occuperò io di questo ragazzo, ci siamo capiti?" disse infine prima di lasciare la sala. Sentì a malapena Dale dire qualcosa a Daryl, poi si recò nella camera da letto degli ospiti dove Hershel teneva la cassetta per il primo soccorso e se la portò via. Sapeva che Randall era ferito, era sicura che non lo avevano lasciato incolume, così si recò verso la baracca ed aprì la porta; il ragazzo era seduto in un angolino a terra con le braccia dietro la schiena, probabilmente era ammanettato, ed era imbavagliato e una benda gli copriva gli occhi. Notò che appena entrata aveva cominciato a lanciare urli, che erano attutiti dalla stoffa, così si piegò al suo livello e tolse le bende, sia dalla bocca che dagli occhi, e lo osservò un attimo in silenzio. Era davvero messo male, aveva un occhio gonfio e livido, graffi su tutto il viso e il labbro si era gonfiato a causa degli spacchi da cui usciva ancora del sangue; lo guardò sofferente, poi allungò una mano per voltargli il viso a destra e sinistra per farsi un'idea di quello che gli era successo. Randall era combattuto ed Aiden lo aveva notato; era sicura che in quel momento stesse pensando a cosa fare, se urlare e chiedere pietà o starsene zitto.
"Puoi stare tranquillo d'ora in poi, sono qui per proteggerti. Sono Aiden." si presentò accennando un lieve sorriso poi frugò nella tasca dei pantaloncini che portava e ne tirò fuori una forcina; la mostrò al ragazzo e lui gli fece spazio per aiutarlo a liberarsi di quelle manette. Infilò il piccolo pezzo di metallo nella serratura ed iniziò a rigirarlo; ci mise un pochino per aprirle e poi le gettò in un angolo remoto della stanza.
"E' un altro dei loro giochetti?" chiese spaventato, indicandola.
"No, puoi stare tranquillo." Randall a quell'affermazione sembrò rilassarsi ed allungò sia le braccia che le gambe, stanco e dolorante.
"Fanno male?" chiese Aiden indicando i polsi scavati per colpa delle manette e dei tentativi di liberarsi, Randall annuì per poi portarseli davanti al viso per esaminarli. Aiden nel frattempo tirò fuori tutto il necessario, bende, disinfettante, una pomata per le contusioni e un antidolorifico. Si dedicò al ginocchio, disinfettandolo e fermandosi ogni tanto sotto le proteste e lamenti di Randall, poi riuscì a bendarlo. 
"Devo darti i polsi?" chiese a voce bassissima il povero ragazzo ed Aiden annuì. Randall alla fine si lasciò curare dalle dolci e gentili mani di Aiden e si sentì meglio, dopo aver preso la pasticca per farsi passare il dolore.
"Non mi giustizieranno, vero?"
"Ora che ci sono io, no. Da quanto non mangi?"
"Da quando l'uomo anziano mi ha sistemato il ginocchio, almeno un paio di giorni"
"Per oggi ti lascerò la mia porzione di carne. Riesci ad alzarti?" 
Randall annuì e zoppicante la raggiunse, visto che lo stava aspettando vicino la porta. Lo invitò ad appoggiarsi a lei e sotto lo sguardo di tutti giunsero alla casa di Hershel. L'anziano stava per aprire bocca e protestare sulla presenza di Randall ma Aiden lo zittì con un'occhiataccia e lo portò al piano di sopra, nella sua camera. Non si fidava a lasciarlo solo; non perchè aveva paura che fuggisse, aveva paura di quello che gli avrebbero potuto fare in sua assenza.
Lo fece sedere sul letto, poi si diresse verso l'armadio e ne tirò fuori qualche coperta ed un cuscino; se li infilò sotto il braccio poi prese anche le sue coperte e il cuscino, la sua torcia poggiata sul comodino e lo zaino con il resto delle cose.
"Che fai?" chiese il ragazzo confuso.
"Prendo le mie cose, non vedi? Ho deciso di stare con te nella baracca, devo assicurarmi che nessuno venga a scocciarti. Pensavo di conoscere questa gente, ma ora che ho visto l'altra faccia della medaglia.. non mi fido più come prima."
"Ti ringrazio, stai facendo davvero vero molto ."
"Mi piace pensare che in una situazione simile tu avresti fatto lo stesso per me." 
Giunsero al piccolo edificio in legno ed Aiden creò due giacigli con le coperte e i cuscini, distanti l'uno dall'altra. Non erano come un vero letto, ma era la cosa che ci andava più vicina. Randall senza perdere tempo si sdraiò sul suo letto mentre Aiden si guardava attorno; quel posto era troppo spoglio, non entrava luce e aveva capito perché. Tutte le finestre, le fessure, erano state sbarrate per impedire la fuga al ragazzo. Non bastavano le manette? si chiese mentalmente.
"Non ti muovere di qui, okay? Sarò sopra il tetto se ti serve qualcosa." Randall annuì così Aiden uscì dal piccolo edificio e cercò un appiglio per salire sul tetto e rimuovere un po' di assi superflue. Afferrò il martello lasciato proprio ai piedi dell'albero lì di fronte e notò una scala sul retro, forse usata da qualcuno precedentemente, e la usò per salire. Si recò subito verso quelle che coprivano le piccole finestrelle e le liberò, lasciando entrare la luce all'interno poi proseguì, togliendo tutto ciò che era di troppo.
"Che fai?" la chiamò la voce di Daryl, da sotto. Si voltò, con i chiodi rimossi tra le labbra, un paio d'assi di legno nella mano sinistra e il martello nella destra; osservò l'arciere in silenzio per qualche secondo, poi riprese il suo lavoro.
"Mi eviti?"
"No." rispose secca.
"E' per quello che è successo nel bosco?" 
Aiden sentì improvvisamente caldo. Era arrossita?
Socchiuse le palpebre e le sembrò quasi di tornare a quella mattina, quando Daryl era sopra di lei e la guardava dritta negli occhi; un brivido la percorse facendole aumentare la presa sul manico del martello. Sospirò pesantemente quando le sue mani si sollevarono e si posarono sulle braccia dell'arciere, percorrendole lentamente e salendo fino alle spalle, per poi raggiungere il collo. Un grugnito uscì dalle sue labbra quando si rese conto che con la mente era andata anche troppo oltre, così aprì gli occhi schiarendosi la gola.
"Non è successo nulla." rispose senza voltarsi.
"Davvero, Aiden?"
"C'è stato un momento di distrazione, ci siamo comportati come bambini. Comunque non è questo che mi turba." finalmente si voltò, ma non lasciò trasparire nulla dal suo volto eppure dentro era un subbuglio di emozioni diverse che si scontravano, confondendola.
"E' per Randall." disse lui.
"Già."
Daryl spostò il peso da un piede all'altro, sistemando la balestra che teneva poggiata sulle spalle e la osservò, seguendo le mani di Aiden che aprivano una fondina e ne tiravano fuori una pistola, la sua.
"Puoi tenerla." le disse con un tono di voce molto basso, muovendosi un po' a disagio.
"Oh ma quanto siamo gentili, signor Dixon." rispose ironica tenendo, comunque, la mano tesa verso di lui.
"Ti ho detto che puoi tenerla."
"Come vuoi tu, Robin Hood." così Aiden ripose l'arma nella rispettiva fondina, infilando poi le mani in tasca.
"Perchè hai tagliato i capelli?"
"Tenendoli lunghi correvo il rischio che gli zombie potessero afferrarli e trascinarmi verso le loro bocche, ma ora sono difficili da prendere. E' stato più facile di quanto pensassi tagliarli, ho sempre tenuto ai miei capelli. Ma ho deciso di cambiare. Quella era l'Aiden del passato, innocente e innocua, questa -indicò il suo viso- è l'Aiden del presente e futuro, quella che è stata torturata nel bosco e che ha le allucinazioni." rispose con un sorrisetto furbo e ironico allo stesso tempo.
"Hai ancora le allucinazioni?" il viso di Daryl si fece preoccupato.
"Ti prego, non dirlo ad Hershel."
"Aiden, è una cosa seria." la riprese con voce dura; quella rabbrividì e spostò lo sguardo, dondolando nervosamente sui piedi.
"Sto bene, sul serio. Non sono malata... è solo un piccolo problema che piano piano si risolverà. Vi prometto che se peggiorerà ve lo dirò."
Daryl la guardò con sospetto, poi annuì fidandosi. Aiden abbassò il capo ed osservò la punta degli scarponcini e quando rialzò lo sguardo Daryl le stava dando le spalle ed era già a qualche metro da lei.


Poggiò il coniglio sul tronco e preparò il focolare, disponendo i sassi attorno al legno e alcuni appena sopra per poggiarci la carne. Accese il fuoco utilizzando due dei fiammeferi che era riuscita a raccattare e in attesa che il fuoco divampasse un po' si mise seduta sul tronco e con un coltello iniziò a rimuovere il pelo del coniglio, sporcandosi le mani e buona parte delle braccia; si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore e poi si diede mentalmente della stupida per essersi sporcata anche il viso, e si era fatta la doccia solo qualche ora prima. Dopo aver staccato la testa e parti delle zampe, ed aver tolto tutte le interiora, lo divise a metà; una parte per il pranzo, l'altra per la cena; alzò lo sguardo verso il cielo e cercando di orientarsi con la posizione del sole capì che era quasi ora di mangiare.
"Non mangi con noi?" Shane si fece spazio sul suo campo visivo, incrociando le braccia al petto. Aiden lo osservò un attimo con le sopracciglia aggrottate, poi riportò la sua attenzione sul coniglio grondante di sangue ancora poggiato sul tronco.
"Non ne ho la minima intenzione, ne oggi, né domani, né ai giorni a venire." rispose freddamente per poi alzarsi e mettere il pezzo di carne sulla pietra, poi raccolse un bastoncino lì affianco e si accovacciò cominciando a stuzzicare la carne non trovando nient'altro da fare. Shane si mise seduto dietro di lei e sospirò pesantemente; non era ancora riuscito a capire perché la ragazza avesse scatenato l'Inferno per un ragazzo che, oltretutto, aveva sparato contro Rick, Glenn ed Hershel e che non conosceva. Aiden era molto complicata ma Shane apprezzava il fatto che dicesse le cose com'erano in faccia e che agisse invece di starsene ferma ad aspettare un miracolo divino. La osservò giocare con il cibo non sapendo bene cosa dire, lui aveva un'idea ben diversa dalla sua e se avesse riaperto la questione Randall probabilmente avrebbero cominciato a litigare.
"Ti sei sporcata la faccia di sangue." le disse. Aiden fece spallucce e notando che la parte di carne poggiata sulla pietra era cotta la girò, inspirando a pieni polmoni quell'odore. Lo stomaco le brontolò ma represse la voglia di mangiare visto che Randall ne aveva più bisogno di lei, poteva resistere fino alla caccia del giorno dopo. 
"Ho capito, me ne vado. Spero di vederti in giro, più tardi." la salutò e se ne andò, lasciandola finalmente sola.
 
SONO TORNATA! Forse non frega niente a nessuno lol
Comunque, non ho granché da dire! cwc ispirazione sotto i piedi.
Baci!

Ps: AAAAAAH, mi sono fatta il banner. VIVA ME!
.J.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



 
 
XI

Mentre aspettava che il cibo fosse pronto si sdraiò sul tronco, le braccia dietro la testa e il viso rivolto verso il Sole. Pensò a dove poteva trovarsi in questo momento se non ci fosse stata l'Apocalisse; probabilmente in spiaggia con suo fratello e i suoi amici con sottofondo un po' di musica. Quanto le mancava la musica? O anche il semplice suono di un clacson? O il rombo di una moto? Erano tutte cose per cui in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa. Si sarebbe cavata un rene con un coltello se solo fosse servito a portare tutto alla normalità, ma sapeva che niente sarebbe tornato come prima; nel giro di giorni, o addittura qualche ora, lei potrebbe essere morta sotto le fauci di chissà quale zombie. Scacciò via il pensiero e cominciò a canticchiare a labbra serrate una delle sue canzoni preferite, This is war dei 30 Seconds to Mars, immaginando di trovarsi in un mondo completamente diverso dove lei era una dottoressa ed aveva una famiglia.
"Credo che sia pronto." la voce assonnata di Randall la riportò alla realtà. La schifossissima realtà. Ultimamente era troppo distratta, non si accorgeva della presenza delle persone e si perdeva nei suoi pensieri; così non andava bene, doveva darsi una svegliata. 
"Hai ragione. Vieni, mettiti seduto. - lo invitò mentre si alzava e spengeva il fuoco- Devi aspettare giusto un pochino per prenderla, i piatti non ci sono e quindi ti toccherà tenerla in mano."
"Sono abituato, al mio campo servivano la carne in questo modo." rispose il ragazzo stropicciandosi un occhio con la mano; Aiden trovò quel gesto adorabile. Randall le sembrava un ragazzo a posto, non aveva nulla di cattivo.
"Quanti anni hai?" chiese curiosa.
"Diciassette. Tu quanti ne hai?"
"Tra qualche giorno, più o meno, ne farò diciannove. A quanto pare, quest'anno, niente festa di compleanno"
Calò il silenzio. Aiden aveva molto da chiedere, ma non voleva essere invadente ed anche se non lo dava a vedere, anche Randall voleva sapere qualcosa su di lei.
"Puoi prendere ora, buon appetito"
Randall allungò la mano ed afferrò il pezzo di carne gemendo, evidentemente era ancora troppo calda; soffiò per un po' sopra come se potesse raffreddarsi in poco tempo, poi diede un morso.
"Potremmo dividerla" disse a bocca piena facendo sorridere Aiden, che scosse poi la testa.
"Io sto bene, tu non mangi da giorni. Approfitto di questo momento per andare a darmi una lavata alla fontana, poi ti porto un po' d'acqua"
"Grazie mille, sei il mio angelo"
Aiden sorrise a quella frase poi si diresse verso la fontana; tirò la manovella un paio di volte poi cominciò a sciacquarsi per bene, strofinando le mani sotto l'acqua per poi portarle a pulirsi il viso. Dopo essersi pulita  afferrò una delle taniche vuote lì vicino e la riempì; con un po' di fatica la portò a Randall che stava morendo di sete. A differenza sua, il ragazzo riuscì a sollevarla con più facilità e dopo averne bevuto un lungo sorso la lasciò alla ragazza che la portò dentro la baracca per tenerla all'ombra, al fresco e a portata di mano.

Fu una giornata lunga; Aiden e Randall riuscirono ad aprirsi l'uno con l'altro e parlarono dei loro interessi prima dell'Apocalisse e delle loro famiglie. Randall era rimasto solo fin dall'inizio, viveva in un appartemento vicino ad Atlanta; la mattina andava a scuola mentre la sera lavorava da un fornaio e tornava a casa a notte fonda. Aiden lo stimava, aveva gestito una vita da solo ad una giovane età, lei non ce l'avrebbe fatta.
Era ora di cena e stava chiacchierando amichevolmente con lui sotto lo sguardo del gruppo a qualche metro da loro finché un urlo spezzò il silenzio. Aiden cominciò ad avere paura. Disse al ragazzo di restare lì e dopo avergli detto di scappare verso la Statale, dove lei lo sarebbe andata a prendere poi, in caso di un attacco zombie, corse verso gli urli sommessi di quello che riconobbe come Dale. Arrivò per ultima ma si fece spazio tra la folla e si piegò in ginocchio, vicino all'uomo, e gli afferrò una mano; non era riuscita a stringere una grande amicizia con l'anziano ma provava affetto nei suoi confronti. Osservò lo stomaco squarciato impotente poi lanciò un'occhiata ai suoi compagni che erano alle sue spalle, non sapendo dove mettere le mani; Rick provò a convincere Hershel di portare Dale fino alla casa, ma quello gli disse che sfortunatamente non c'era nulla da fare. Dale la guardò boccheggiando come se stesse cercando di dirle qualcosa ma lei lo fermò carezzandogli una guancia con la mano libera; non pianse come tutti gli altri stavano facendo, se ne rimase semplicemente lì accanto negli ultimi minuti di vita di Dale. Sapeva che lui in qualche modo era orgoglioso di lei, sia per essere stata dalla sua parte, sia per essersi fatta valere e per aver preso in cura Randall. Con il pollice accarezzò il dorso della mano dell'anziano finché non sentì Andrea urlare disperata che Dale stava soffrendo; si voltò, continuando a ripetere il movimento con il pollice come se potesse dargli sollievo in qualche modo, poi notò come Daryl si fece coraggio e mise fine alla vita di Dale. 
Nonostante tutti piangessero e fossero tristi, Aiden era rincuorata; sapeva che l'anziano era passato a miglior vita e non avrebbe più sofferto. Con esitazione slacciò l'orologio che teneva al polso, poi si alzò in piedi e si diresse  verso Andrea.
"Credo che questo debba prenderlo tu" le disse, porgendole l'oggetto. La donna si voltò verso di lei con il volto inondato di lacrime, poi la strinse in un forte abbraccio come per ringraziarla; Aiden ricambiò la stretta, carezzandole la schiena e cercando di rassicurarla, mormorando parole dolci. Alla fine, quando Andrea si staccò dall'abbraccio permise alla biondina di allacciarle al polso l'orologio di Dale e poi si fece accompagnare alla tenda.

Fu una nottata difficile, Aiden rimase con Andrea e di conseguenza non riuscì a chiudere occhio; la donna, infatti, non aveva fatto altro che piangere e sentirsi in colpa per non essere stata vicino quanto doveva a Dale.
Quando il Sole cominciò fare capolino all'orizzonte abbandonò la tenda di Andrea, che era riuscita a prendere sonno, e si diresse verso l'abitacolo che condivideva con Randall; sapeva che non sarebbe più riuscita a dormire, ma aveva bisogno di sdraiarsi e rilassare i muscoli. Quando aprì la porta il ragazzo era sveglio e guardava nervosamente verso l'entrata; appena vide Aiden si rilassò e si alzò in piedi, per andarle di fronte.
"Sono stato in pensiero, pensavo ti fosse successo qualcosa di grave"
"Non hai dormito per niente questa notte?" chiese Aiden con voce assonnata, per poi portare le braccia verso l'alto e stiracchiarsi un po', lasciando che la canotta si alzasse fin sopra l'ombelico.
"Non ci sono riuscito" ammise con voce stanca per poi tornarsene seduto sulla coperta, appoggiando la schiena alla parete che aveva dietro. Aiden gli rivolse un'occhiata colpevole e dispiaciuta poi imitò il ragazzo, sedendosi al suo fianco, senza permesso.
"Puoi riposare ora. Il Sole è appena sorto, non saranno più delle cinque del mattino. Ci sono io qui, puoi stare tranquillo"
"Dovresti farlo anche tu, hai delle occhiaie che arrivano fino al pavimento" le fece notare indicandola; Aiden sorrise lievemente e dopo aver sbadigliato scosse la testa.
"Non ci riuscirei. Comunque, dormi pure, quando ti sveglierai andremo a caccia insieme" 
Randall annuì e poi cominciò ad accovacciarsi per riposare; Aiden gattonò al suo fianco e dopo avergli lasciato un bacio sulla tempia si diresse verso il suo giaciglio per poi sdrairsi a pancia sotto. Nell'attesa che il sole si alzasse alto nel cielo, dedicò un po' del suo tempo al diario che teneva ormai sepolto sul fondo dello zaino, sotto i vestiti. Afferrò la penna con decisione poi sfogliò le varie pagine, soffermandosi ogni tanto a leggere qualche riga o ad osservare i disegni fatti in precendenza che per lo più ritraevano soggetti a caso e rarissime volte ritratti di suo fratello. Sentì una fitta al petto quando cominciò a pensare a Jake ma cercò di cacciare via quel pensiero per evitare che scoppiasse a piangere e presto si trovò a disegnare una figura maschile di spalle. Partì con il capo, disegnando un po' di ciuffi ribelli poi proseguì con il collo e le spalle, disegnando poi con cura i muscoli delle braccia. Seguì con l'avambraccio destro e impugnata nella mano cominciò a tracciare i contorni di una balestra; chiuse gli occhi e cercò di tenere ben a mente l'immagine di Daryl, cercando di memorizzare più dettagli possibili poi riaprì gli occhi e rapidamente completò il disegno aggiungendo qualche sfumatura. Terminato l'ultimo tocco rimase a guardarlo per qualche minuto, in silenzio, poi si chiese perchè di tante persone avesse disegnato proprio lui. Forse perchè ultimamente si erano avvicinati?
Scosse la testa poi si voltò e messe le braccia dietro la testa prese ad osservare il soffitto in silenzio, aspettando che la fattoria prendesse vita.

Era metà mattinata ed avevano appena concluso il funerale di Dale. Aiden aveva deciso di non partecipare, i funerali non le piacevano, così dopo aver lasciato una margherita sulla tomba era corsa via insieme a Randall, nella foresta, per cacciare.
"Sai come si caccia, no?"
"Più o meno. Nel gruppo in cui stavo prima mi mandavano raramente a cacciare preferivano lasciarmi fare la guardia alle poche donne nel gruppo" rispose prontamente rigirandosi la pistola con il silenziatore tra le mani; Aiden annuì appena poi proseguì, indicandogli delle tracce sul terreno.
"Potrebbe essere un cervo -disse sorridendo- dai, seguimi e fa' attenzione"
Silenziosamente Randall annuì e si posizionò al suo fianco, prestando attenzione a tutto ciò che lo circondava, mentre Aiden si preoccupava a cercare quello che sarebbe diventato il loro pranzo e cena. Dopo vari minuti di cammino giunsero, finalmente, in una radura dove l'animale che stavano cercando era chino ad abbeverarsi sul piccolo fiumiciattolo. Aiden abbassò il pugnale e lo infoderò, per poi posizionarsi dietro Randall; lui le lanciò un'occhiata confusa ma la lasciò fare senza staccare gli occhi dalla preda per paura che scappasse.
"Ci penserai tu, okay?"
"Cosa? Ma non ho una buona mira, potrei mancare il bersaglio!" rispose in sussurro. Aiden scosse la testa ed afferrò le braccia del ragazzo puntando la pistola verso l'animale, che sembrava non si fosse accorto della loro presenza; sistemò meglio la presa sulla pistola e tolse la sicura, poi da appena sopra la spalla del ragazzo cercò di capire se la traiettoria fosse giusta.
"Concentrati" gli disse e Randall annuì, nervosamente.
"Libera i polmoni e poi premi il grilletto" gli suggerì, mentre posava le mani su entrambe le spalle cercando di infondergli sicurezza. Randall annuì a sé stesso, come per darsi coraggio, poi con un sospiro lasciò che l'aria uscisse e sparò il colpo che finì nel cranio dell'animale.
"Ce l'ho fatta!" esclamò eccitato per voltarsi ed abbracciarla; Aiden rise e dopo avergli dato due pacche amichevoli sulla schiena lo invitò ad aiutarla a portare la preda in fattoria, per scuoiarla e tagliarla in pezzi.


 
SPAZIO AUTRICE:

Sssssssssalve!
Eccomi con un nuovo capitolo! Non ricordo nemmeno cosa c'è scritto perché l'ho scritto un po' di tempo fa ahahah! Spero vi piaccia e che non ci siano errori!
Ringrazio chi legge e recensisce :3

Un bacio!
.J.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***



*amici, non riesco a mettere il banner*


XII

Fortunatamente durante il tragitto non avevano avuto incontri spiacevoli ed erano tornati in fattoria sani e salvi e un pochino sudati.
"Ti insegno a scuoiarlo, così potrò andare a cercare qualche pezzo di legna per il fuoco e tornare per l'ora di pranzo"
"Lo so fare -rispose Randal facendo spallucce- lo facevo spesso nel mio campo" si tirò su le maniche della camicia che portava e sedendosi sul terreno le chiese di prestargli il pugnale; Aiden glielo passò con piacere e lo osservò per un attimo incidere l'animale prima di lasciarlo solo al suo lavoro. Con aria rilassata e un'espressione simile ad un sorriso stampata in faccia si diresse, con coltello alla mano, al boschetto che si trovava proprio dietro la tenda di Daryl.
Spostò i rami dei cespugli che le bloccavano il passaggio e silenziosamente cominciò a raccogliere i rametti che trovava a terra, tra le foglie; c'era silenzio e tranquillità apparente in quella foresta ed Aiden lo apprezzò. Si piegò sulle ginocchia ed abbassò lo sguardo mentre con una mano raggiunse il ramoscello poi si alzò; quando tornò dritta e puntò lo sguardo di fronte a sé uno zombie le piombò addosso, tentando di afferrarle i capelli. Ringraziò che avesse avuto la magnifica idea di tagliarli poi alzò una gamba e mollò un calcio all'errante, facendolo allontanare solo di qualche centimetro. Si tirò indietro ed afferrò il pugnale, ancora stesa a terra, e lo zombie le tornò ancora una volta sopra, bloccandole il braccio e facendole volare la lama a qualche centimetro dalle dita; Aiden allora alzò l'altro braccio cercando di allontanarlo, temendo che avrebbe fatto la stessa fine di Dale, finché mollò un altro calcio molto più forte rispetto al primo che fece rotolare lo zombie lateralmente, con la bocca vicina alla caviglia. Nel panico tirò fuori la pistola dalla fondina e sparò due colpi, riuscendo finalmente a finirlo. Sospirò di sollievo poi si alzò in piedi, riprendendo possesso del pugnale per poi fissarlo qualche secondo. Come aveva fatto a non accorgersi della sua presenza?
Gli zombie erano piuttosto rumorosi... ma allora perché non era riuscita a sentirlo?
Ultimamente si stava chiudendo troppo nella sua bolla e questa le impediva di rendersi conto di quello che accadeva fuori e che aveva conseguenze anche su di lei. 
"Stai bene?" la voce di Daryl alle sue spalle la fece sobbalzare e per poco non gli sparò un colpo, in pieno petto.
Abbassò la pistola ed annuì, tornando a fissare l'ormai definitivo cadavere che giaceva ai suoi piedi; aveva rischiato di brutto. Con un sospiro riprese i ramoscelli che le erano caduti dalle mani durante il primo attacco ed andò verso Daryl, per poi proseguire per la fattoria. Per quella giornata aveva rischiato già abbastanza la vita.


I due successivi giorni passarono velocemente e tutto sembrava tornato normale; Randall ed Aiden erano in ottimi rapporti e adoravano passare il tempo insieme.
Quel pomeriggio si erano resi conto che i conigli che avevano cacciato quella mattina non erano sufficienti per cibarli anche durante la cena così decisero di andare a caccia ancora una volta; Aiden afferrò lo zaino con l'intenzione di metterci tutte le prede e le armi, mentre sul fondo era nascosto il suo fedelissimo diario.
S'inoltrarono nella fitta vegetazione, Aiden con la pistola che Daryl le aveva regalato alla mano e Randall con la sua vecchia pistola; proseguirono per qualche centinaio di metri finché un coniglio che zompettava tra i cespugli attirò la loro attenzione. Aiden si accovacciò, mentre Randall le copriva le spalle assicurandosi che niente li attaccasse e quella si rigirò il pugnale tra le mani prendendo la mira. Lanciò il coltello e quello mancò di poco il bersaglio, facendo innervosire Aiden che andò a recuperare l'arma conficcata nel tronco di un albero.
"Dai, andrà meglio la prossima volta, no?" Randall cercò di tirarle su il morale, raggiungendola.
"Sei molto positivo" disse ironica cominciando a guardarsi intorno, alla ricerca di tracce.

"Rick!" Shane, sporco di sangue sul viso corse verso il suo gruppo, col respiro affannoso. Lori preoccupata accorse cercando di capire cosa fosse accaduto all'uomo mentre suo marito li raggiungeva, con un espressione indecifrabile sul volto. Presto anche il resto del gruppo si avvicinò mentre Shane tentava di riprendere respiro.
"Randall... -cominciò poggiando le mani sulle ginocchia e piegandosi su sé stesso- ha rapito Aiden. Vuole portarla al suo gruppo, come ostaggio. L'ha disarmata" 
"Sei sicuro?" chiese Rick.
"Come credi che me lo sia fatto questo? -s'indicò il naso- Dobbiamo muoverci!"

Erano passate tre ore da quando era nel bosco e il sole era sparito all'orizzonte; con la compagnia di due torce, Randall e Aiden, camminavano verso la fattoria. Si erano allontanati di parecchio a causa della bionda che non volendo rinunciare alla cena aveva continuato imperterrita a camminare; sfortunatamente avevano dovuto combattere più volte contro gli walkers e Randall non aveva fatto altro che farle notare di quanto fossero aumentati e che non fosse sicuro girare di notte, così avevano deciso di tornare indietro.
Spalla contro spalla camminavano in silenzio, solo il rumore delle foglie schiacciate dai loro piedi spezzava la quiete della foresta che sembrava si fosse addormentata; Randall sembrava nervoso e non faceva altro che controllarsi le spalle ogni due secondi. Si bloccarono quando sentirono il rumore di uno sparo, poi si guardarono negli occhi e cominciarono a correre; trascorsero minuti prima che riuscissero a raggiungere la fattoria. Corsero verso la veranda, dove tutti erano riuniti, e li guardarono sconvolti.
"Ma non ti aveva rapita?" chiese Lori, indicando Randall. I due adolescenti si guardarono negli occhi per qualche secondo poi aggrottarono le fronti, confusi.
"Eravamo a caccia"
"Ma Shane ha detto che ti aveva rapita!" continuò la moglie dello sceriffo, cominciando a preoccuparsi.
"Lori, apri gli occhi! Aiden è in grado di difendersi da chiunque e Shane ha portato Rick nella foresta perché voleva ucciderlo! Già seguendo le impronte insieme a Glenn me ne ero reso conto" le urlò contro Daryl.
"Credo che abbiamo altro di cui preoccuparci!" esclamò Glenn, indicando l'orizzonte; due figure, che tutti riconobbero come Carl e Rick, stavano camminando verso di loro e al seguito un'orda di zombie si stava avvicinando velocemente.
In pochi secondi si creò il panico; Hershel corse a prendere il fucile e tutti gli altri montarono in delle auto, tranne le donne. Aiden e Randall a fianco di Hershel attendevano l'assedio, con le armi puntate in avanti. 
"Randall, in qualsiasi caso non perdermi di vista e se dovessi essere presa, scappa!" urlò prima di cominciare a sparare, accompagnata dai due che aveva affianco.
Tutti urlavano, le macchine sfrecciavano di fronte al recinto per abbattere più zombie possibile ed il fienile aveva preso fuoco; in pochi secondi, Aiden si ritrovò a correre trascinata per un braccio da Randall. Quando il ragazzo aveva capito che non ci poteva essere speranza se fossero rimasti lì a difendere la casa l'aveva presa ed aveva iniziato a correre, sparando a destra e sinistra; la biondina lo seguì a forza finché non dovettero scavalcare il recinto di rete. Randall con un salto, appoggiandosi, riuscì a raggiungere l'altra parte mentre Aiden ci mise un po' di più a scavalcare e rischiò di rimanerci appesa per il collo; la catenina era rimasta impigliata tra la rete ma non ci fu tempo per staccarla, Randall tirò Aiden via e la catenina rimase lì appesa. 
Tenendosi per mano raggiunsero la foresta e senza fermarsi un secondo percorsero metri e metri, circondati soltanto da alberi e zombie; ogni tanto si voltavano, sparavano qualche colpo, ma poi ritornavano alla corsa e a guardare davanti a loro. Aiden, stanca, si fermò qualche secondo; Randall continuava a tirarle il braccio, pregandola di continuare a correre ma i suoi muscoli erano bloccati. Non rispondevano più ai comandi. D'improvviso venne sollevata di peso e pensò fosse Randall, ma quando vide il ragazzo a fianco a sé correre scoprì che era qualcun'altro.
"A te ci penso dopo, stronzetto!" Shane.

Aiden non sapeva cos'altro fosse successo alla fattoria ma era sicura che più di qualcuno fosse caduto quella notte.

"Li abbiamo seminati tutti?" chiese Randall, continuando a correre.
Non si sentiva più le gambe, erano tutti letteralmente a pezzi ma purtroppo non era un buon momento per fermarsi.
"Continua a correre" Shane gli rispose, sistemandosi Aiden sulle spalle; Randall non rispose.
Per tutta la durata della corsa Aiden non aveva fatto altro che piangere, l'idea che qualcuno o forse tutti fossero morti la facevano sentire male. Nonostante fosse arrabbiata con loro gli voleva comunque bene; erano la sua famiglia.
"Andiamo in quella casa ed aspettiamo che se ne vadano!" urlò Randall aumentando il passo; entrarono senza controllare, e dopo che Shane ebbe posato Aiden a terra barricarono l'entrata e chiusero tutte le tende per poi ispezionare il posto; fortunatamente nessuno zombie era all'interno dell'abitazione e potevano concedersi un po' di riposo. Dopo che Aiden ebbe chiuso anche la porta posteriore nella cucina andarono al piano di sopra, sorreggendosi a vicenda; entrarono in una camera e dopo essersi chiusi la porta alle spalle, si lasciarono cadere sul materasso polveroso sfiniti.
"Aiden... noi staremo bene, vero?" chiese Randall, rivolgendosi solo alla ragazza.
"Lo spero"

Erano passati mesi da quella fatidica notte e non avevano fatto che muoversi lì intorno per la foresta a cercare il resto del gruppo, erano passati anche un paio di volte alla fattoria; Aiden voleva recuperare il ciondolo del padre ma non c'era più, probabilmente uno zombie di passaggio se l'era agganciato addosso. Inoltre, facendo ritorno in quella casa, avevano avuto la possibilità di raccogliere le poche provviste, munizioni e medicinali che non erano riusciti a prendere durante la fuga; era poco, però meglio di niente.
Quella mattina avevano deciso di spostarsi in definitiva, ormai era inutile starsene lì e in più non c'era quasi più cibo in giro; infilato per bene lo zaino in spalla Aiden fece un fischio a Randall che si era nascosto dietro un albero a liberare la vescica. Qualche secondo dopo il moro l'aveva raggiunta, seguendola a qualche passo dietro di lei. Non avevano parlato molto, o meglio, a parlare di solito era solo Randall; da quando avevano perso il resto del gruppo Aiden aveva preso l'abitudine di parlare rarissime volte e a monosillabi, spesso neanche a apriva bocca  e richiamava a sé Randall fischiando, come se fosse un cane. Shane se ne stava per le sue e non faceva altro che dare contro Randall, cercando di convincere Aiden a mandarlo via raccontandole episodi di stupro a cui il ragazzo aveva assistito. Ma Aiden ci passò sopra e  Shane quel giorno le disse: le brave persone sono sempre le prime a morire. Tu sei una di loro. Qui fuori non durerai a lungo. Sapeva che l'uomo ci teneva a lei, ma quella frase la colpì parecchio facendola restare di stucco. Da allora, lei e Shane parlavano di rado e quando accadeva discutevano sempre sulla notte alla fattoria e al fatto che lui voleva uccidere Rick. Ma Shane si rigirava la frittata a suo piacimento, facendo in modo che la colpa finisse sempre nelle mani di Aiden:  Se quel giorno mi avessi ascoltato, se ce ne fossimo andati, tutto questo non sarebbe successo! Sei anche tu colpevole. E lei, stupidamente, ci credeva.
 Le allucinazioni, poi, peggioravano la situazione; non faceva altro che vedere membri del gruppo sbucare dietro agli alberi o correre via, lontano da lei. Uno dei motivi per cui non parlava spesso era anche questo.
Strinse fortemente nella mano l'impugnatura del pugnale e scostò bruscamente un ramo che le impediva il passaggio; era stanca, sporca, arrabbiata. 
"Dovremmo cercare un veicolo" Randall parlò, mettendosi al suo fianco; Aiden gli lanciò a malapena un'occhiata e proseguì il suo cammino. Il ragazzo capendo che la biondina non aveva neanche la minima intenzione di starlo ad ascoltare sospirò e continuò a seguirla, lontano da Shane, sempre con la pistola in mano.

Avevano camminato per tutta la giornata, tranne per l'ora di pranzo che avevano trascorso seduti alla base di un albero mangiando scatolette di fagioli, un vero e proprio pranzo da re in quei tempi, poi avevano ripreso il cammino fino a tarda notte. Quando Randall aveva cominciato a barcollare Aiden si era fermata ed invitandolo a dormire, sotto le acute proteste di Shane, e si propose e mise nuovamente di guardia affilando bastoncini con il pugnale in compagnia di un falso Rick che la guardava dall'altra parte del falò da poco acceso, in silenzio. Dopo un'ora ad affilare bastoncini afferrò lo zaino e ne tirò fuori il suo diario, sfogliandolo con noia fino a che non arrivò ad una pagina bianca; afferrò la penna, nascosta ancora tra le pagine, e la poggiò sul foglio sporcandolo un po' d'inchiostro prima che iniziasse a scrivere qualche riga:

 quasi un anno dopo la fuga, suppongo.

Caro diario, 
è notte fonda ed io non so che fare oltre che affilare bastoncini o guardare un'altra delle mie allucinazioni, Rick. Ultimamente sono aumentate, forse più sento la loro mancanza, più spero di vederli e più allucinazioni ho; sinceramente, non so ancora come funziona.
Comunque, come ti ho scritto qualche pagina fa, abbiamo cominciato a muoverci; ho intenzione di attuare la famosa idea che avevamo avuto io e mio fratello Jake, raggiungere la costa e prendere una bella barca/ yatch, per me non fa differenza quale dei due, e navigare verso isole sperdute o poco abitate, dove zombie non potranno raggiungerci. Basterà ripulire l'isola da quei pochi che ce ne saranno e puff, niente più problemi a meno che gli zombie non imparino a nuotare.
Purtroppo siamo lontani ancora giorni di cammino dalla costa e per quanto ne so fra qualche minuto o addirittura secondo potrei morire ma voglio essere positiva. Voglio sperare. 
Potremmo cercare un auto, come mi ha proposto Randall proprio questa mattina, e durante il viaggio potremmo arruffare provviste qui e là, magari potremmo ricavare anche qualche canna da pesca. Su un'isola sperduta, cos'altro puoi mangiare se non pesce? Magari qualche noce di cocco, ma ne dubito. Forse saremo fortunati ed finiremo su un'isola civilizzata, con store e market ancora intatti.
Rick comincia ad essere inquietante, fa espressioni strane e non fa altro che fissarmi; se non la smette, credo proprio che lo userò come bersaglio ed inizierò a lanciargli i bastoncini.


Poggiò la penna dietro l'orecchio e tornò a qualche pagina prima, dove sapeva di poter trovare il ritratto di Daryl e accarezzò la figura con l'indice.
Spero tu sia vivo da qualche parte, Daryl Dixon


BUJIFGEBIURFBVIE
Ciao.
Oggi puntuale, wow!
Comunque credo che il capitolo sia lunghino questa volta eeee niente, forse non è uno dei miei migliori. Non lo so nemmeno io AHAHHA 
SHANE E RANDALL SONO VIVI. YAY.
Vi lascio un piccolissimissimissimo spoiler:
"Reagisci, Aiden"
"Non posso, Daryl, non posso" 


UN BACIO!
.J.


PS: scusate se ci sono errori, non ho avuto tempo di controllare!

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


XIII
 
 
 
Il mattino seguente avevano ripreso a camminare e Randall non aveva fatto altro che lamentarsi perchè Aiden non l'aveva svegliato per il cambio di guardia.
"Anche tu hai bisogno di riposare!" continuava a rimproverarla mantenendo un tono di voce basso e gesticolando un po'. Aiden gli lanciò un'occhiataccia e grugnì, annoiata; Randall ultimamente parlava anche troppo per i suoi gusti.
"Ti prego Aiden, fermati un attimo e dormi un po'" la implorò, afferrandole un polso per bloccarla. La ragazza rimase immobile, sempre con le spalle rivolte verso Randall, poi si scrollò bruscamente di dosso la mano per continuare il suo viaggio; non c'era tempo per fermarsi, più perdevano tempo a riposare o dormire, più tempo ci mettevano a raggiungere la costa e le possibilità di arrivarci vivi diminuivano.
"Sai che ha ragione, non puoi continuare a negarti il sonno" Shane, per una volta, appoggiò Randall ma Aiden non li ascoltò. La sua priorità era portare il culo di tutti su una barca poi avrebbero potuto dormire anche intere settimane.

Vagarono per il bosco per un po', seguendo il corso di un piccolo fiume, finché non giunsero ad un laghetto. Aiden lo guardò meravigliata qualche secondo, poi abbassò lo sguardo su sé stessa facendo una smorfia: i suoi vestiti erano luridi, sporchi di sangue, terra e sudore, la sua pelle non era più bianca, ma tendeva ad un colore marroncino ed era lucida, segno che stava sudando ancora. Aveva proprio bisogno di un bagno.
"Possiamo fermarci un po', tempo di darci una pulita, magari mangiare qualcosa, e poi potremmo riprendere il cammino" le propose Shane, affiancandola. Aiden ci pensò per bene, osservando il luogo con attenzione. Non erano esposti, gli alberi lì intorno facevano da copertura ma permettevano a loro di vedere oltre e capire se qualcosa o qualcuno era nei dintorni e avesse voglia di avvicinarsi; si poteva fare.
"Va bene. Accendiamo un fuoco sotto quell'albero, così potremmo stendere i vestiti bagnati sui rami e farli asciugare velocemente"
"Chiederò a Randall di raccogliere qualche ramoscello, tu intanto puoi cominciare ad andare" Shane la lasciò e lei si diresse verso il laghetto, salendo sul piccolo pontile. Poggiò lo zaino a terra e vi frugò all'interno alla ricerca della coperta, così quando sarebbe uscita non avrebbe dovuto attendere nuda i vestiti che si asciugassero. Sfilò la maglia, iniziando a sentirsi un po' di disagio.
"Non c'è motivo di essere in imbarazzo, -cominciò a bisbigliare a sé stessa- spogliati. Infondo spogliarsi di fronte a due uomini può essere considerato normale vista la situazione in cui ci troviamo" continuò a parlare e i jeans raggiunsero le caviglie.
 Scavalcò, sfilandoli, poi si piegò sul pontile e cominciò a lavare i pantaloni e la maglia. Voleva aspettare a togliersi l'intimo, quella sarebbe stata di sicuro l'ultima cosa che avrebbe fatto.
Finito di strofinare in modo quasi maniacale gli abiti li strizzò e chiamò Shane in modo che li andasse a stendere, poi gli diede le spalle e puntò lo sguardo verso il laghetto. Si gettò in acqua con un tuffo e riemersa sfilò l'intimo, strofinandolo un po', poi Randall si avvicinò proponendosi per andarlo a stendere; Aiden accettò il suo aiuto, cercando di coprirsi il più possibile, e quando se ne fu andato iniziò a strofinare con forza i capelli. Quando fu sufficientemente soddisfatta, passò al suo corpo sfregando così forte da far diventare la pelle rossa. Però era felice, perché era un bel po' che non si faceva un bagno. Mesi, a dire la verità. Si trattenne ancora un po' in acqua, sperando che i vestiti fossero asciutti, poi decise di uscire. Poggiò i palmi sul pontile e facendo forza sulle braccia si tirò su, per poi alzarsi in piedi; evitò accuratamente di guardare verso Randall e Shane e si avvolse nella coperta, piegandosi poi per raccogliere gli scarponcini, poi li raggiunse.
"Ti senti meglio ora?" chiese Randall, giocando con un bastoncino.
"Sì, molto. -sorrise- Ora chi va?"
"Randall" disse Shane e il ragazzo non rifiutò, buttandosi nel lago completamente vestito. Aiden roteò gli occhi, sorridendo divertita, poi andò a toccare i suoi abiti per capire se fossero asciutti o meno: ancora bagnati. Sbuffò e si mise seduta accanto al fuoco, stringendosi addosso la coperta.
"Non avevo notato quanto fossi bella nella tua semplicità, Aiden" la confessione di Shane la imbarazzò e infastidì allo stesso tempo; non le sembrava il momento opportuno per fare complimenti e, inoltre, pensare che un suo amico facesse strani pensieri su di lei la metteva disagio. Si schiarì la voce e voltò il viso dall'altra parte, evitando di rispondere.

"Ci metterò poco" annunciò Shane, quando Randall uscì dall'acqua con i boxer appiccicati addosso. Aiden annuì all'uomo ed aspettò che Randall si avvicinasse, per dargli la coperta. Si era vestita dieci minuti prima.
"Non mi piace come ti guarda Shane" bisbigliò il ragazzo, accettando con un sorriso la coperta di Aiden.
"Ho un brutto presentimento" continuò, andando a sedersi accanto al fuoco.

Alla fine decisero di restare lì per il resto della giornata e presto giunse la sera. Aiden tirò fuori dal suo zaino le ultime provviste: un pacchetto di ringo, un omogenizzato alla pera e della carne secca. Divise le porzioni, chiedendo le preferenze, e a lei rimase l'omogenizzato; mangiarono in silenzio, osservando le fiamme davanti ai loro occhi che illuminavano i loro visi. Stava ripensando a ciò che le aveva detto Randall quella mattina; in effetti era da un po' di tempo che Shane la guardava in modo strano, per non parlare del complimento inopportuno e dei numerosi episodi in cui aveva tentato di restare solo con lei.
"Torno subito" disse, poggiando il barattolino a terra; si alzò in piedi, sgrullandosi i pantaloni, ed afferrò la torcia e il suo coltello.
"Dove vai?" chiese Randall.
"A fare pipì, non preoccuparti. Non scappo" roteò gli occhi e poi svoltò a sinistra, scansando un cespuglio. Percorse qualche metro, forse una decina, poi controllò l'area attorno a sé con la torcia. Tutto era libero, in più non c'erano versi o gorgoglii. La foresta quella notte era silenziosa.
Si appostò dietro un cespuglio e cominciò a slacciarsi la cintura quando sentì un fruscìo. Immediatamente alzò la torcia davanti a sé, poggiandosi con la schiena contro l'albero; la puntò contro i cespugli, in allerta, ma quando vide soltanto Shane si rilassò.
"Mi hai fatto prendere un colpo" bisbigliò, illuminandolo.
"Non era mia intenzione"
"Perché sei qui?"
"Volevo parlarti"
"E non potevi aspettare che tornassi al campo?" chiese, aggrottando la fronte. Tutto ciò non la convinceva.
"Stavo pensando... -mosse qualche passo verso di lei- C'è sempre stata una certa complicità e chimica tra di noi. Dovremmo approfittare di ciò, probabilmente siamo gli unici rimasti sulla faccia della terra" la inchiodò all'albero. Aiden deglutì. Dagli una ginocchiata alle palle come ti ha insegnato tuo padre, poi colpiscilo con il gomito, forza!
"Shane, non è divertente"
"Lo sarà, fidati di me" le tappò la bocca con la sua mano; Aiden cercò di colpirlo con il pugnale, che aveva ancora in mano, ma Shane le afferrò il polso e cominciò a sbatterlo contro il tronco per farle perdere la presa. L'unica arma che aveva a disposizione cadde a terra e il panico cominciò ad invaderla. Shane era letteralmente il suo doppio.
"Stai ferma" bisbigliò rabbiosamente, prima di premerle la bocca sul collo. Una mano andò alla cinta dei pantaloni che lei indossava e finì di sfilarla, mentre l'altra le bloccava i polsi sopra la testa.
Aiden stentava a riconoscerlo. Come poteva un uomo come lui, che era sempre stato gentile, amichevole, protettivo, farle questo? Sperò che fosse un orribile incubo ma quando realizzò che i suoi pantaloni avevano raggiunto le caviglie si rese conto che era la realtà. Si dimenò, cercando di allontanare il viso dal suo, e lui le tirò un ceffone tanto che cominciò a vedere tante lucine blu e verdi davanti gli occhi.
"Reagisci, Aiden"
"
Non posso, Daryl, non posso" bisbigliò in risposta all'uomo, che si trovava proprio dietro di Shane.
"Daryl? Ti piace quel pezzo di stronzo? E' morto ormai!" esclamò furioso, afferrandole il mento con una mano.
"Urla" Aiden annuì poi cominciò ad urlare, sperando che Randall la sentisse o che per lo meno qualche zombie prendesse Shane alle spalle. Strizzò gli occhi fortemente, urlando a pieni polmoni, poi sentì il rumore di uno sparo e il freddo avvolgerla.
"Oddio, stai bene?" Randall corse da lei, poggiandole le mani sulle spalle. Aiden lo guardò e cercò di dire qualcosa ma era così scossa da ciò che era successo che non riuscì ad aprire bocca.
"Dio, stai sanguinando! -le controllò il viso, poi abbassò lo sguardo- Quello stronzo, lo sapevo. Forza, dobbiamo andarcene. I putridi avranno sentito lo sparo" le tirò su i pantaloni, allacciandole la cinta, poi la forzò a correre. Aiden, prima di lasciare quel posto, abbassò lo sguardo ed osservò Shane. Tutti i mostri sono umani.

Il mattino successivo, seguendo di nuovo il corso del fiumiciattolo, erano riusciti a giungere ad una piccola cittadina; le strade erano occupate da auto disordinatamente abbandonate con sportelli aperti. Le case e i giardini sembravano così cupi e spettrali ora che non erano abitate da allegre famigliole.
Aiden impugnando la pistola, fece cenno a Randall di seguirla; passò attraverso le auto, piegandosi un po' sulle ginocchia per rimanere bassa, e perlustrò la zona notando che infondo alla strada un vasto gruppo di zombie era attirato da qualcosa. Da dov'erano non riuscivano a capire perché il gruppo si ostinasse a spingersi sulle mura di quella casa ma ad Aiden poco importava; più erano lontani da loro, meglio era.
Rimanendo comunque bassa raggiunse la casa più vicina; una piccola villa color canarino che era alla sua destra. Randall fece il giro della casa per assicurarsi che non ci fossero troppi zombie lì che gli impedissero la fuga, poi, facendo attenzione entrarono nell'abitazione chiudendosi la porta alle spalle. Dividendosi, perlustrarono le stanze; Randall si occupava del piano inferiore mentre Aiden di quello superiore.
Salì sulle scale, lasciando delle impronte impresse nello strato di polvere al suo seguito, e giunse in un piccolo corridoio dove varie porte erano disposte ai lati. Erano tutte chiuse. Bussò, una alla volta, ad ogni porta per assicurarsi che non ci fosse nessuno all'interno poi perquisiva, in caso ci fosse stato qualcosa di utile, e ne ricavò una torcia e qualche confezione di batterie. Giunse all'ultima porta e poggiò l'orecchio sulla superficie di legno; nessun suono proveniva dall'interno. Per sicurezza bussò ma come appurato qualche secondo prima anche quella stanza era libera; entrò, spingendo delicatamente la porta, ed affondò gli scarponcini in una moquette blu. Si guardò attorno notando che era una stanza di un ragazzo, poi portò lo sguardo sul letto e i suoi occhi si spalancarono; sul copriletto grigio giaceva il corpo, ormai mummificato, di un ragazzino. Si avvicinò lentamente, i passi pesanti, finché non giunse al bordo del letto; inevitabilmente mandò i suoi pensieri a Carl. Le lacrime le salirono agli occhi così guardò verso il soffitto, ricacciandole dentro; tutto quello che le frullava in testa erano domande: era vivo? Rick e Lori si erano presi sufficientemente cura di lui oppure quella donna lo perdeva continuamente di vista?
Coprì il corpicino con la tenda, ormai a brandelli che era a terra, poi ispezionò la stanza staccando da sopra il muro un arco da esposizione; lo guardò con occhi curiosi poi se lo infilò in spalla cercando le frecce. Frugò in ogni angolo della stanza ma non riuscendo a trovarle, rinunciò. Se le sarebbe fabbricate da sola.
Pochi minuti dopo Randall la raggiunse mostrandole una sacca della spesa contenente una bottiglietta d'acqua sigillata e una scatola di cibo per cani; Aiden storse il naso a quella vista ma non potè fare altro che accettare la situazione ed infilò tutto nello zaino. Se avesse saputo che un giorno si sarebbe trovata in un mondo scarseggiante di cibo avrebbe mandato a quel paese la dieta e si sarebbe strafogata di cibo.
"Starò io di guardia questa notte" Randall si propose subito, seguendola in una camera spaziosa dove un letto a baldacchino padroneggiava al centro della stanza. Aiden annuì poi lanciò lo zaino e l'arco ai piedi del letto e si buttò sul lenzuolo ormai grigio di polvere, chiudendo gli occhi. Il passo dal semplice dormiveglia al sonno profondo fu piccolo e si trovò a dormire obliquamente sul materasso, con un braccio sopra la testa e la mano a penzoloni.

"Aiden!" la voce di Randall urlò, facendola sobbalzare sul letto. Si alzò velocemente notando gli occhi spaventati del ragazzo, che spingeva le spalle contro la porta; non trovando la forza di parlare gli lanciò uno sguardo interrogativo mentre cominciava a raccogliere tutte le sue cose, mettendosi l'arco e lo zaino in spalla mentre la pistola che Daryl le aveva regalato qualche mese prima rimaneva stretta tra le dita, senza sicura.
"Gli zombie! Sono qui! Un uomo e una donna sono precipitati qui dentro seguiti da loro e mi hanno visto ed ora non fanno altro che spingere sulla porta, non resisterò a lungo!" spiegò urlando.
Aiden si guardò urgentemente intorno poi corse verso la finestra, sbloccando la serratura; scavalcò il davanzale poi fischiò in direzione di Randall. Quello tenne ancora qualche secondo la porta poi corse verso Aiden; gli zombie cominciarono ad entrare velocemente, incespicando verso la finestra, mentre Randall cercava di scavalcare con la pistola stretta in mano; Aiden lo afferrò per un braccio e lo attirò verso di sé ma il ragazzo cominciò ad urlare.
"Mi hanno preso! Mi hanno preso!" urlava scalciando con la gamba che aveva ancora dentro; la guardò con occhi spaventati poi urlò di nuovo, questa volta di dolore. Aiden si bloccò, spaventata, e mollò la presa mentre Randall cercava inutilmente di uscire fuori; la sua gamba ormai era tra le fauci di decine di erranti.
"Aiutami, ti prego!" le urlava piagnucolante; mentre cercava di afferrarla la pistola gli scivolò dalle mani e finì ai piedi della ragazza, che iniziò a piangere. Le sembrò quasi di rivivere la morte di suo fratello, quando le implorava di ucciderlo. Raccolse l'arma e la infilò velocemente nello zaino, buttandosi una mano alle spalle, poi puntò la pistola verso la fronte di Randall ed indietreggiò sul tetto di qualche passo, mentre quello ormai cominciava a perdere i sensi a causa della grande perdita di sangue e soprattutto per lo shock.
Cercò di chiedergli perdono, di dirgli che era tutta colpa sua e che avrebbe dovuto proteggerlo come gli aveva promesso alla fattoria ma nessuna parola uscì dalla sua bocca. Afflitta e con le guance rosse e bagnate sparò il colpo; rimase per un po' ad osservare il suo compagno di viaggio ancora appoggiato sul davanzale, poi i versi degli zombie la riportarono alla realtà e il cadavere venne trascinato dentro.
"Muoviti, cogliona!" la voce brusca di Daryl le urlò contro; sapeva che non era lui e che era soltanto una delle sue odiose allucinazioni ma ora ne aveva bisogno. Aveva bisogno di stare insieme a qualcuno. Annuì all'uomo poi voltò le spalle alla finestra e guardò sotto; non poteva fare altro che scendere da lì. Non c'era altra via di fuga.
Si asciugò le lacrime da sotto gli occhi poi diede un'occhiata, accertandosi che non ci fossero erranti a gironzolare per il giardino, poi si lanciò prendendo una storta alla caviglia.
"Continua a muoverti!" la rimproverò Daryl, posizionandosi affianco a lei.
Aiden annuì e facendosi forza si alzò in piedi e tirò fuori dallo zaino la torcia, accendendola; la notte era calata e di conseguenza aveva bisogno di luce per muoversi. Mosse qualche passo incerto e silenziosamente s'infilò in un automobile, chiudendosi dentro; lanciò uno sguardo al sedile posteriore per assicurarsi che non ci fosse nessuno poi ci lasciò lo zaino e spense la torcia. Poteva rimanere lì per la notte, gli zombie non avrebbero sentito il suo odore e se fosse stata immobile non l'avrebbero nemmeno notata. Poggiò la testa sul volante, attenta a non urtare il clacson, e sospirò. Ora era sola.

Quando il mattino dopo si svegliò, la sua fronte era ancora poggiata sul volante. Si mosse lentamente, in caso ci fosse qualche zombie nei paraggi, poi si guardò attraverso lo specchietto retrovisore; un solco rosso le copriva buona parte della fronte. Tutta colpa del volante. Inoltre, aveva le tracce di sangue secco sotto le narici. Il ceffone che mi ha dato Shane. Strofinò le dita sotto il naso per togliere il sangue, poi guardò fuori.
La cittadina quella mattina sembrava tranquilla e vuota, troppo per i suoi gusti, ma cercò di non darci peso e provò a riflettere su cosa fare.
"Devi lasciare la città" Daryl, seduto sul sedile di fianco al suo le suggerì cosa fare.
"Questa macchina ha le chiavi ancora attaccate, prova ad accenderla"
Aiden seguì il suggerimento ma l'auto sembrò tossicchiare, segno che la batteria era funzionante ma che non c'era benzina. Sbuffò poi con la pistola alla mano andò alla ricerca di un tubo e una tanica per prendere un po' di benzina da altre auto; fu una delle esperienze più stressanti di tutta la sua vita. Oltre che girarsi tutta la cittadina per trovare il necessario per prendere la benzina, aveva dovuto battersi più di una volta sporcandosi di sangue. Quando riuscì a riempire la tanica, tornò alla sua auto e riempì il serbatoio per poi montare a bordo e mettere in moto; sorrise e dopo essersi chiusa dentro, schiacciò il pedale e cominciò a muoversi.
Il paesaggio scorreva veloce attraverso i finestrini e l'abitacolo era avvolto da musica; Aiden era riuscita a recuperare qualche cassetta dal cruscotto e l'aveva infilata nello stereo. Era una macchina vecchiotta, per questo aveva ancora le cassette al posto dei cd. Comunque, era buona musica e di gran compagnia, oltre ad un Daryl musone seduto sul sedile del passeggero. Non sapeva perché se lo trovava sempre accanto, ma di certo la sua presenza non gli dispiaceva affatto, nonostante per ogni parola che diceva corrispondeva una parolaccia.
Batteva le mani a ritmo sul volante, stando comunque attenta alla strada ed evitando gli zombie, cercando di scacciare via gli ultimi eventi che l'avevano scossa e non poco.
"Dovresti cercarci invece di scappare"
Una fitta le colpì lo sterno, facendola diventare improvvisamente seria; le mani strinsero convulsamente il volante e gli occhi cominciarono a pizzicarle. Aveva provato a cercarli, ovunque, anche con il terrore di vedere il viso di uno loro pallido, putrefatto e grondante di sangue; giorno e notte aveva camminato per la foresta, cercando loro tracce, ma non aveva trovato nulla. Più andava avanti, più si era persa d'animo finché aveva mollato le ricerche, pensando a sé stessa, Randall e Shane e di conseguenza chiudendosi ed ora tutto quello che aveva erano le allucinazioni. Però adesso che era sola avrebbe potuto riprendere le ricerche, trovare una mappa e orientarsi meglio, appuntandosi i posti dov'era già stata. Si voltò verso Daryl ed annuì poi puntò lo sguardo verso lo sportelletto del cruscotto; forse poteva esserci una mappa. Sua madre ne teneva sempre una lì. Si allungò e con la mano destra aprì lo sportello, poi cominciò a frugare dentro tirandone fuori altre cassette e vari pezzi di carta ripiegati più un libro; accostò un attimo, assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi si portò tutto davanti agli occhi. Erano varie cartine: San Francisco, Nevada, New York, Las Vegas, Santa Barbara. Imprecò mentalmente, poi le rimise a posto ed afferrò meglio il libro leggendo il titolo, che non era nella sua lingua: Stati Uniti. Curiosa e speranzosa, e non comprendendo appieno il significato del titolo, cominciò a sfogliare il libro rendendosi contro che non era che un grande opuscolo degli U.S.A, contenente informazioni sui vari stati, immagini e curiosità; non era riuscita a comprendere cosa ci fosse scritto, perché aveva scoperto che era in italiano, ma aiutandosi con l'indice del libro aveva raggiunto una cartina della Georgia.
Dopo aver preso la penna dalla borsa, cancellò subito Atlanta e le foreste in cui era stata in quei mesi, compreso il terreno dove si trovava la fattoria di Hershel, poi cominciò ad escludere le grandi città come Savannah, Macon e Columbus. Sospirò afflitta e appoggiò la penna sopra l'orecchio, cominciando a riflettere.
"E' meglio che ti dai una mossa a meno che tu non voglia che un errante ti aliti sul culo" Aiden si voltò verso Daryl e notò che stava indicando con il pollice alle sue spalle, così si girò per vedere; un gruppo bello grosso di  putridi si stava avvicinando lentamente.
In pochi secondi si trovò dritta sul posto, il libro sul grembo e il piede schiacciato sul pedale.
 
 
Salve! Per vostra grandissima sfortuna, sono ancora viva e vegeta. Ho mollato questa storia per un po' per svariati motivi, uno dei quali era la mancanza di una buona connessione internet in casa. Posterò i capitoli a go-go, in modo da finire, finalmente, questa storia e togliermi un peso dal petto (così non avrò più i sensi di colpa).

Spero non ci siano errori, se ci fossero mi dispiace ma non ho tempo di ricontrollarli e, in ogni caso, nessuno è perfetto! Un bacio!


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


XIV


 
Aveva superato l'orda da un bel po' ma non si era fermata un attimo; nel giro di otto ore aveva visitato altre due cittadine, Covington e Greensboro, da cima a fondo, non trovando i suoi compagni ma comunque un po' di provviste. Si fermò in una stazione di servizio il mattino successivo, dopo aver guidato tutta la notte; sapeva che nelle pompe non c'era più nulla ma forse nelle macchine abbandonate lì intorno qualcosa era rimasto. Così in compagnia di Carl, fece il giro dei veicoli riuscendo ad arraffare un po' di litri di benzina; di zombie, fortunatamente, non ce n'era traccia così non aveva dovuto fare altro che prendere quello che le serviva e andare via. Il suo piano era quello di tornarsene lungo la Georgia State Route 74, come una stupida non aveva pensato che avessero potuto prendere quella con le macchine, e proseguire per qualche chilometro; aveva acceso lo stereo ed inserito la solita cassetta e in un paio d'ore era giunta sulla Statale superando le file di macchine, giungendo poi sulla corsia libera.
"Ho fiducia in te, so che ci troverai"

Era riuscita a proseguire per una ventina di chilometri oltre la Statale ed una strada avvolta a destra e sinistra dalla foresta, poi la macchina aveva deciso di mollare; doveva proseguire a piedi.
Scese dal veicolo raccattando tutte le sue cose mettendosi l'arco e lo zaino in spalla, mentre in una mano aveva la pistola e nell'altra una torcia; entrò subito nella foresta pronta a cercare un rifugio ma non trovò altro che centinaia di alberi. Stando allo scoperto era una preda facile ma forse se si fosse arrampicata su un albero prima che qualche orda si avvicinasse sarebbe passata inosservata. Così prima di salire riempì lo zaino di rametti poi s'arrampicò, rischiando di cadere più di una volta e spezzarsi l'osso del collo; raggiunse il primo ramo robusto in grado di reggere il suo peso che vide poi appese lo zaino e l'arco ad un ramo che aveva sopra la testa, poi preso un pugnale ed un rametto cominciò a fabbricarsi delle frecce. Passò così la notte, ad affilare bastoncini e ad osservare zombie che le passavano sotto, al chiaro di luna. Quando il sole cominciò a sorgere decise di cominciare a muoversi, anche se era letteralmente a pezzi; non si faceva una sana dormita da giorni e i muscoli le dolevano un sacco visto che era stata in una posizione scomodissima per tutta la notte. Sistemò la pistola e il pugnale nelle fondine che teneva attaccate ai pantaloncini e inforcò l'arco usando lo zaino come sacca per le frecce; costeggiò la strada, rimanendo comunque nascosta nella foresta, questa volta da sola. La sua mente non le aveva donato il piacere di passare la giornata in compagnia di qualcuno. Proseguì per un paio d'ore finché stanca non decise di fermarsi a mangiare; aveva notato una tenda e l'avrebbe usata come accampamento improvvisato per un po'. Aprì il primo velo e stranamente nessun odore nauseante le arrivò al naso; dentro era tutto completamente vuoto, tranne per una borsa abbandonata in un angolo, sfortunatamente vuota. Dopo aver preso una porzione di carne essiccata e una boccetta mezza vuota lasciò lo zaino dentro poi si andò a sedere fuori, sul terriccio umido. Mangiò in silenzio, ascoltando il cinguettio degli uccellini e qualche lamento lontano, quasi non udibile; non era molto affamata però se voleva continuare a reggersi in piedi pur qualcosa doveva mettere sotto i denti. Quando ebbe finito decise di farsi un giro nei dintorni per cercare una fonte d'acqua per riempire la sua boccetta, così lasciò le sue cose all'interno della tenda mentre portò via con sé la bottiglia e la pistola. Silenziosamente cominciò a muoversi nella foresta, spostando rami ingombranti ed evitando radici sporgenti; fu una lunga camminata, forse era già un'ora che era alla ricerca della risorsa d'acqua ma non ce n'era la minima traccia. Evidentemente la fortuna non era dalla sua parte.. e purtroppo se ne accorse qualche secondo dopo. Era occupata a tagliare via un pezzo del cespuglio che le copriva la vista quando venne spinta a terra sotto un peso; il suo polso destro sbatté fortemente contro il masso che era incastrato nel terreno producendo un rumore sinistro e venne spinto ancora di più contro la pietra a causa dello zombie che vi si era appoggiato per tentare di divorarle la faccia. Ancora sofferente e con qualche lacrima che le rotolava giù dagli occhi puntò le gambe sul torace del mostro mentre con la mano libera raggiungeva il pugnale. Urlò ancora di dolore quando il mostro spinse ancora di più il suo polso contro il masso; fece forza sulle gambe allontanandolo quel che bastava dal suo viso e lo pugnalò dritto alla fronte, lasciando che il suo peso gravasse sulle sue gambe, poi lo spinse via. Quando si tirò su il suo polso era gonfio, un po' livido e graffiato su diversi punti, in più un dolore acuto le mandava scosse in tutto il corpo; appoggiò il braccio contro il torace, sofferente, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare. Voleva urlare, ma più avrebbe urlato, più zombie l'avrebbero sentita e con un polso distrutto non avrebbe potuto battersi; con la camicia dello zombie morto riuscì a fasciarselo stretto e ad appenderlo al collo, con fatica e lacrime, poi si alzò e con la pistola stretta in mano cominciò a tornarsene indietro. Non era sicura che fosse rotto, ma faceva molto male.

Quando arrivò alla tenda controllò che tutto fosse al suo posto, poi si accasciò sul tronco dell'albero lì accanto respirando pesantemente. Il dolore al polso la stava mandando fuori di testa, più di quanto già non lo fosse, e per cercare di rimanere concentrata cominciò a ripetere mentalmente le tabelline; forse se si fosse concentrata su quelle avrebbe isolato il dolore. Lo sperava, più che altro.
Rimase tutta la notte appoggiata a quell'albero, il sangue che usciva dalle escoriazioni e il freddo che la stava congelando; si strinse in sé stessa, illuminando davanti a sé con la torcia. Di zombie non se n'erano visti, per sua fortuna, e quando la luce cominciò ad invadere la foresta si alzò in piedi; gli occhi facevano i capricci a restare aperti ma non poteva cedere, aveva bisogno di cibo per rimettersi in piedi solo che aveva finito le provviste quindi non le restava altro che andarsene a caccia. Si passò la mano sinistra sulla fronte bollente e grondante di sudore, poi cominciò a camminare appoggiandosi agli alberi per restare in piedi; si sentiva uno straccio e se non fosse per quel briciolo di forza di volontà che aveva, di sicuro si sarebbe lasciata cadere a terra e data in pasto agli zombie. Si fermò appoggiata ad un tronco ed afferrò la pistola; davanti a sé vedeva l'immagine sdoppiata di uno scoiattolo. Puntò l'arma poi lasciò che il braccio le ricadesse lungo il fianco.
"No, è finita"
Sì e no aveva percorso venti/trenta metri dalla tenda così decise di tornare indietro, chiudersi nella tenda e magari spararsi un colpo in testa.
"Non ce la faccio"
In dieci minuti o più era a circa cinque metri dalla tenda, nascosta dietro un albero; un uomo era di fronte alla piccola abitazione e stava frugando nel suo zaino. Si avvicinò, sforzando a tenere gli occhi bene aperti, poi puntò la pistola; abbandonò l'ultimo albero e barcollante riuscì a poggiare la canna dell'arma sulla nuca dell'uomo. Sbattè le palpebre un paio di volte per riuscire a schiarire l'immagine ma continuò a vedere doppio.
L'uomo si voltò lentamente, finché l'arma non si poggiò sulla sua fronte ed Aiden affondò lo sguardo in un paio d'iridi azzurre.
"Aiden?"
Poi ci fu il buio.


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 
XV




 
"Andrà tutto bene, stai tranquilla" una voce affannata e roca le parlava nell'orecchio, mentre sentiva il suo corpo essere sballottato, sollevato dal terreno; non riusciva ad aprire gli occhi, era troppo stanca per farlo. Si lasciò trasportare, la testa e il braccio sano a penzoloni, con il respiro di qualcuno che le colpiva il viso e si rilassò talmente tanto che perse nuovamente i sensi.

Quando cominciò a riprendere coscienza era a contatto con qualcosa di morbido. Veramente morbido. Il suo primo pensiero fu: sono morta e sto dormendo su una nuvola? Poi aprì gli occhi e quello che la circondava era tutt'altro che il Paradiso. La stanza in cui si trovava era molto piccola, di un colore grigio scolorito; era piuttosto vuota se non fosse per il mobiletto, grigio ancora, parallelo al letto a castello su cui lei era ancora sdraiata. Provò a tirarsi su puntellandosi sui gomiti ma un dolore lancinante al polso destro la fece cacciare un urletto di dolore; si era proprio dimenticata di cosa le era successo nella foresta. Si tirò seduta allora mettendo tutta la forza sul braccio sinistro, notando poi che quelli che indossava non erano i suoi soliti abiti sporchi di sangue.
"Sei sveglia"
No.
Lo sguardo di Aiden saettò verso la porta dove l'uomo la guardava a braccia incrociate appoggiato allo stipite con un spalla. Il viso serio, i pantaloni logori e il solito smanicato di pelle.
Sei solo un'altra allucinazione.
"Allora, non parli?"
Tu non sei vero. Ma allora come sono arrivata qui?
Si alzò in piedi e a passo lento arrivò di fronte a Daryl, alzò la mano sinistra e l'avvicinò lentamente al suo viso; quando il suo indice toccò la guancia le lacrime le salirono agli occhi ed istintivamente lo strinse in un abbraccio, schiacciando una guancia contro il suo petto. Non le sembrava di aver visto cosa più perfetta da un'eternità.
"Stai... stai bene?" le chiese preoccupato una volta che si fu separato da lei; Aiden non smetteva un attimo di toccarlo, di guardarlo, voleva urlare di felicità ma non riusciva a parlare. Era così sconvolta da non riuscire a dire parola. Annuì in risposta poi si affacciò sulla sua spalla per vedere ciò che la aspettava dietro e il suo viso si illuminò, erano tutti lì, o quasi.
Corse diretta verso Rick e lo strinse in un abbraccio, poi passò a Carl, Maggie, Glenn, Carol, Hershel infine a Beth e alla bellissima bambina che aveva tra le braccia; sorrise e baciò la piccolina sul naso, poi strinse anche la biondina. Aiden si voltò confusa, si era resa conto che mancavano altri membri del gruppo, così guardò Rick negli occhi indicando la bambina.
"Lori non ce l'ha fatta... e anche T-dog e Andrea" rispose Carol. Lo sguardo di Aiden si rattristì e andò a stringere nuovamente Rick in un abbraccio, dispiaciuta; Lori era una donna fantastica le dispiaceva che fosse finita così. Quando si staccò dal secondo abbraccio si guardò attentamente attorno riconoscendo il posto in cui era finita; tutti questi mesi a girare a vuoto e loro si erano rifugiati a 30 chilometri dalla fattoria, nel penitenziario della Georgia. Però doveva ammettere che era stata una bella mossa; quale posto poteva essere più sicuro di una prigione? Recinti, mura solide.. che c'è di meglio?
"Dove sei stata tutto questo tempo?" Rick la invitò a sedersi su una sedia mentre tutti gli altri fecero lo stesso, trovandosi intorno al tavolo; tutti gli occhi erano puntati su Aiden. Si guardò attorno a disagio finché non notò il suo zaino; si alzò e con pochi passi lo raggiunse poi cominciò a frugare dentro e ne tirò fuori il suo fedelissimo ed amatissimo diario. Tornò a sedersi poi sfogliò le pagine fino a  giungere alla prima pagina che aveva scritto dopo il fattaccio alla fattoria, poi passò il diario a Rick; quello la guardò dapprima con aria confusa ma poi cominciò a leggere le prime righe, ad alta voce.

Qualche giorno dopo la fattoria, nella foresta.

Caro diario,
ti scrivo per sfogarmi, con qualcuno devo pur farlo visto che comincio a chiudermi in me stessa e di certo non posso parlarne con Randall e Shane. Non che non mi fidi, ma non voglio condividere con loro il dolore che provo; è una cosa mia, di nessun altro.
Qualche sera fa gli zombie hanno attaccato la fattoria di Hershel; avevo deciso di rimanere al suo fianco per proteggere la sua terra, ma Randall mi ha trascinata via. La situazione era calata a picco in pochi secondi e mi sono ritrovata a correre per il bosco, mano nella mano con il mio amico, con i rami che mi graffiavano il viso. Shane ci ha raggiunti. Ho perso la collana che mi ha regalato papà, non potrò mai perdonarmelo.
Dopo essere scappati ho cominciato a setacciare il posto, cercando tracce del gruppo, e tutt'ora sto mandando avanti le ricerche. Purtroppo sembra che non ci siano progressi ed io comincio a mollare. Randall si sta preoccupando, cerca di farmi dormire, mangiare o parlare ma non gli do ascolto; tutto quello che faccio è camminare, osservare e ancora camminare. Ma ora... non posso pensare ad altro che se ne siano andati o che siano... morti. Ho paura. Li rivoglio indietro, tutti quanti. Anche quel rompipalle colossale di Daryl, in questo momento venderei la mia anima al Diavolo anche solo per sentirlo insultarmi.
Ora siamo a circa venti chilometri a sud della fattoria, seduti attorno ad un falò; Randall mi guarda e gioca con un bastoncino e comincia ad essere un po' inquietante. Shane è di guardia e gira attorno il piccolo accampamento. Randall si arrabbia spesso, a volte mi urla contro ma so che lo fa perchè si preoccupa per me e che vuole solo che stia bene. Voglio solo sdraiarmi a terra e piangere tutto il giorno, ma non posso permettermelo. Devo essere forte. Devo andare avanti. Devo trovarli.

Due giorni dopo l'ultimo aggiornamento.

Sto impazzendo.
Li vedo ovunque, mi seguono, mi osservano.
Sono pazza. Lo so.
Stamattina eravamo fermi, accanto una grande roccia. Ho visto Glenn e Maggie spuntare fuori dal nulla e dirigersi verso di noi, sorridenti. Quando ho iniziato a piangere dalla felicità e ho detto a Randall che finalmente avevamo trovato qualcuno mi disse che non c'era nessuno lì. E' stato un duro colpo.
Randall comincia a preoccuparsi seriamente.

La mia mente mi sta punendo.



Rick chiuse il diario, non sopportando altro, e passò gli occhi su tutti quanti fino ad arrivare ad Aiden che aveva abbassato lo sguardo, incapace di fare altro.
"Dove sono Shane e Randall?" chiese Maggie con voce comprensiva, sapendo già la risposta.
"Due giorni fa... Shane ha tentato di... oddio,  non riesco nemmeno a dirlo." guardò altrove, cercando di ricacciare dentro le lacrime; Beth le accarezzò la schiena, cercando di rassicurarla. Nessuno fece commenti al riguardo, tutto furono d'accordo con il lasciare perdere la cosa; era un avvenimento ancora troppo fresco per Aiden e che avrebbe di certo creato discussioni e rabbia nel gruppo.
"Randall l'ha ucciso e siamo scappati. E' stato preso e non ho potuto fare nulla per evitarlo. L'ho deluso"
"Non dire così. Lui sapeva che avresti fatto di tutto per salvarlo, ma quella sarà stata una situazione troppo critica anche solo per riuscire a ragionare.... come sei arrivata qui così velocemente? Ci sarebbero voluti sì e no sei giorni di cammino visto che ti trovavi molto lontano da qui." disse Maggie.
"Uno di voi mi ha spronata affinché riuscissi a prendere possesso di un auto e riprendessi le ricerche"
Maggie poggiò il mento sul palmo della mano e la guardò con i suoi occhioni verdi, con aria curiosa; sapeva che moriva dalla voglia di sapere chi fosse questo famoso membro del gruppo che l'aveva riportata sulla buona strada. Ma non fu lei a chiedere, fu Carl.
"Chi è stato?" la sue voce era cambiata, lui era cambiato; Aiden non faceva altro che guardarlo con occhi scrupolosi e tristi di chi si è reso conto che quel bambino innocente era diventato troppo presto un uomo. Sorrise tristemente pensando ai giorni che passavano giocando a nascondino per la fattoria; quel mondo era stato crudele con lui. Un bambino merita di vivere la sua infanzia insieme alla sua famiglia, magari in una bella casetta in legno con un giardino e un bel cagnolino.
"Secondo voi chi è stato?"
"Non so, forse Hershel?... o Rick?" provò ad indovinare Glenn, cercando approvazione nello sguardo dei suoi compagni, soprattutto in quelli di Aiden.
"Daryl Dixon." disse.
Daryl rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, poi lanciò uno sguardo ad Aiden in cerca di spiegazioni. La ragazza sorrise a quella reazione così goffa.
"Di tutte le persone, perché Daryl?" chiese Carol, forse con una punta di gelosia nella voce.
"Non sono io a decidere cosa vedere. A turno ed in varie occasioni, vi ho visti tutti. Suppongo di aver visto Daryl quella notte perché era la parte di me che voleva lottare e che forse voleva provare a sé stessa che poteva trovarvi e di essere forte abbastanza. Ognuno di voi è associato a qualcosa, però mi è difficile capirlo." un sorriso si stampò sul viso di Carol; era preoccupante, almeno un po'.
"Quindi Daryl è stata la figura che ti è stata più accanto, o sbaglio?"
Aiden annuì non capendo bene dove volesse andare a parare.
"Non hai forse pensato che fossi tu a volerlo vedere? Che volevi che fosse lui che ti accompagnasse nei momenti difficili? Che ti tirasse su di morale quando non volevi fare altro che piangere?" il tono di voce di Carol divenne accusatorio e sul tavolino calò il silenzio, non una mosca osava volare; gli sguardi erano piantati a turno dal viso di Aiden a quelle di Carol, che si lanciavano saette da una parte del tavolo all'altro. Tra le due, sin dai tempi della fattoria non c'era stato un rapporto molto sano; la gelosia di Carol era qualcosa di opprimente ed ossessivo e non essendo molto giovane ed attraente come Aiden si era trovata spesso a darle contro, per l'invidia. Perché Carol aveva notato gli sguardi che l'arciere lanciava alla ragazzina. Soprattutto quando l'aveva portata tra le braccia alla prigione, di corsa, con affianco Michonne a cavallo che gli copriva le spalle. E non erano i soliti sguardi che lanciava a tutti quanti, che lanciava anche a lei; c'era qualcosa di diverso e la consapevolezza che Daryl cominciava a scivolarle di mano la faceva infuriare e a quanto pare doveva rimetterci proprio la biondina, all'oscuro di certi fatti.
Aiden, dal canto suo, non riusciva ben a capire perché Carol la trattasse in quel modo. Anche se fosse? Era solo un'alluncinazione, non poteva fare altro che insultarla per farla tirare su. Inoltre la felicità di averli ritrovati era finita sotto zero; si era appena svegliata, con un polso slogato e l'animo a pezzi, ed aveva già cominciato a litigare con Carol.
Aiden scosse la testa con un sorrisetto ironico e già stanco si alzò dal tavolo per tornarsene, con in mano il suo diario e zaino, nella cella in cui si era svegliata. Ora aveva bisogno di elaborare, capire. Soprattutto perché le parole di Carol l'avevano colpita così nel profondo, facendole battere il cuore più di una volta fortemente contro lo sterno; portò una mano su quel punto e si chiese perché da quando aveva abbandonato la saletta il suo cuore non aveva fatto altro che battere all'impazzata.
Perché ti senti colta con le mani nel sacco?
Si mise seduta sul letto e ci abbandonò sopra le sue cose, portando di nuovo la mano sul petto.
E se avesse ragione?
Scosse la testa, chiudendo gli occhi e prese un paio di boccate d'aria, prima di sdraiarsi ed osservare, non attentamente, i ricami del materasso che aveva a forse un metro scarso dal viso.
Però quando l'hai visto...
Si bloccò, fermando subito quella frase, lasciandola a metà e nascose la faccia nel cuscino come se fosse la soluzione ai suoi problemi.
"Stai bene?" la voce pacata di Beth le fece rialzare il viso di scatto; la ragazza aveva chiuso dietro di sé una tendina e teneva tra le braccia, ancora, la dolcissima e bellissima figlia di Rick che si guardava attorno con i suoi grandi occhi verdi, con un dito tra le labbra.
"Devi scusarla, è un po' stressata." Aiden annuì, sinceramente poco interessata, poi la invitò ad entrare battendo la mano sul materasso.
"Come sono arrivata qui?"
"E' stato Daryl ha trovarti. Se l'è fatta tutta di corsa, con te in braccio. Dovevi vederlo. Non si è separato un attimo da te, anche quando mio padre ha dovuto fasciarti il polso e... cambiarti i vestiti." lo sguardo di Beth si puntò nei suoi occhi ed Aiden arrossì violentemente per l'ultima frase.
"La scritta non se ne andrà mai vero?" chiese la biondina con sguardo innocente, guardando verso la clavicola di Aiden coperta però dalla stoffa della canotta azzurra che indossava.
"Non credo, Beth."
"Quando Daryl prima l'ha vista, di nuovo, l'ho visto parecchio strano... forse infastidito."
Aiden rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire, così puntò lo sguardo altrove guardando la tenda della sua cella gonfiarsi col vento.
"Comunque... sono felice che tu sia qui." Beth la strinse in un abbraccio ed Aiden si lasciò stringere, ritrovando la pace. Quella ragazza le era mancata da morire.

Buona sera! (o buongiorno, dipende da quando leggerete questo capitolo).
Volevo ringraziare chi si è preso la briga di aprire gli ultimi capitoli che ho pubblicato.
Mi piacerebbe ricevere anche qualche recensione, non importa se sia negativa o positiva. Vorrei sapere cosa ne pensate! Accetto anche critiche, basta che siano giustificate e soprattutto costruttive!

Scusatemi se ci sono errori.
.J.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


XVI

 
"Vuoi tenere un po' Judith? Così ho il tempo di andare in bagno e prepararle il latte." 
"E... se la rompo?" chiese spaventata; Beth scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
"Non la romperai, stai tranquilla. Ora prendila" Beth non smise a ridere un secondo, molto divertita dalla frase che Aiden che aveva detto; si piegò, quindi, sui talloni e le porse la piccola bimba.
Aiden accettò e la prese, per poi sedersi insieme a lei sul pavimento; cominciò a giocare insieme alla piccola Judith, facendole di tanto in tanto un po' di solletico o baciandole i piedini nudi, poi l'avvicinava e faceva facce buffe per farla ridere. Ascoltare la sua risata era così bello, liberatorio; sembrava che con la presenza di quella bambina fosse tornata un po' di speranza, che nonostante tutto i pezzetti di quello che restava della Terra potevano essere raccolti ed incollati fra di loro.
Io... avrò mai dei figli?
Con un sospiro lasciò che quella domanda fluttuasse a vuoto nella sua testa, prendendo con il braccio sano la piccolina ed uscendo dalla sua cella. Il posto ormai era vuoto e decise di mettersi seduta su una sedia; si guardò attorno, cullando un po' Judith tra le braccia che cominciava già a fare smorfie e lamenti, segno che stava reclamando la sua pappa. Quando vide Beth uscire da fuori l'angolo con un biberon di latte pronto in mano le lasciò la piccolina tra le braccia.
"Il latte in polvere è quasi terminato -fece una smorfia- quello che Daryl era riuscito a trovare al supermercato non è bastato. E' necessario prenderne altro" Aiden annuì e l'assicurò che ne avrebbe parlato con qualcuno del gruppo, così una volta salutata uscì. Era un po' cupo come posto e per i corridoi non aveva fatto altro che guardarsi le spalle e camminare velocemente. La paura che qualche walker si fosse insinuato tra quelle mura era tanta, soprattutto perchè non conosceva quel posto e non sapeva dove andare.
Comunque, ne uscì fuori viva e vegeta e senza esitazioni, evitando accuratamente Carol e Daryl.
"Ciao Aiden" Hershel le passo affianco e lei lo bloccò, guardandolo per bene. Non si era accorta che l'uomo non aveva più una gamba ed aveva delle stampelle.
"Ciao!"
"Allora, hai di nuovo le allucinazioni?" chiese preoccupato, sistemandosi meglio. 
"E' stato difficile lì fuori, sentivo la vostra mancanza... non è niente, davvero. Davo solo un po' di matto. -lo rassicurò- Piuttosto, tu? Con quella gamba?"
"Il primo giorno qui alla prigione sono stato morso e Rick mi ha subito tagliato via la gamba. Se non fosse stato per lui probabilmente ora non sarei qui. Gli devo molto" sorrise bonario, osservando l'ambiente che lo circondava. Aiden lo fissò, incuriosita, e scoppiò quasi a ridere notando quanto Hershel assomigliasse a Babbonatale. L'uomo, infine, si liquidò tornando all'interno avvisandola sul fatto che aveva impegni; Aiden annuì e dopo averlo salutato si diresse subito verso Maggie e Glenn, che si stavano occupando a raccimolare tutti i cadaveri degli zombie che non erano riusciti a prendere i giorni prima; il piano era quello di bruciarli.
"Ehy, serve una mano?" chiese.
"Sicuro, ma non vorrei che ti sforzassi" rispose Maggie, indicandole con un cenno il polso fasciato; Aiden roteò gli occhi, scocciata, e si piegò per afferrare un cadavere dai piedi per trascinarlo verso il furgoncino.
"Sei proprio testarda, eh?" ridacchiò Glenn, parecchio divertito.
"Già, non mi ferma nessuno. Soprattutto ora che sono qui con voi. -sorrise- Ah, quasi dimenticavo... Beth ha detto che il latte in polvere è quasi finito, ve lo dico così magari iniziate ad organizzarvi"
"Potremmo uscire domani a cercarlo, non abbiamo ancora controllato nel piccolo paese che è a venti chilometri da qui" propose Maggie, guardando il suo ragazzo. Glenn annuì e fece una smorfia di sforzo, afferrando il cadavere che Aiden stava cercando di tirar su per metterlo sul retro del mezzo.
"Posso venire anch'io? Potremmo dividerci, cercare in più posti"
"Non saprei... devi ancora riprenderti" Maggie tentennò.
"Facciamo così: se domani mi sento bene vengo, se sto male me ne resto in cella"
"Ma-"
"Vi prego!" li implorò con lo sguardo, allora Glenn annuì, ancora poco convinto.
"Non allontanarti troppo da noi, però"
"Perfetto!" esclamò soddisfatta, per poi continuare a trascinare i cadaveri; fu molto faticoso ma almeno faceva qualcosa e non rimaneva con le mani in mano. Non le piaceva non aiutare, soprattutto se tutti gli altri erano impegnati a fare qualcosa.

La sera arrivò presto; si riunirono tutti in cortile, per mangiare. Daryl era tornato dalla caccia ed aveva portato con sé un cervo, dicendo che era sulle sue tracce da tutto il giorno. Tutti ne furono entusiasti, alla vista, solo Rick sembrava più assente degli altri. Carol, aiutata da Maggie, iniziò a tagliarlo in pezzi e metterlo sopra la griglia per cuocerlo mentre gli altri erano alla ricerca di qualcosa per impiattare il cibo.
"Nella cucina c'è quello che cercate" Aiden si voltò di scatto, spaventata, verso un uomo di colore alto e grosso quanto un armadio e un tizio baffuto e un po' gracilino; prima di allora non li aveva mai visti e non perse tempo a puntargli la pistola contro.
"Aiden, calmati, metti giù la pistola. -Glenn la raggiunse, abbassandole il braccio- Sono con noi"
"Penso di non aver capito" disse confusa, riponendo l'arma nella fondina.
"Sono dei detenuti di questo carcere. Li abbiamo trovati chiusi nella cucina e dopo alcuni problemi e discussioni si sono uniti a noi. Ora condividiamo il cibo"
"Vuoi dire che ce n'è altro?" chiese con occhi sbarrati. Si era stupita a vedere Daryl tornare con il cervo, perché non vedeva cibo decente da mesi, ma sapere che ce n'era altro ancora lì dentro la faceva scoppiare di gioia; per un po' non avrebbero dovuto occuparsi di andare a caccia spesso. Forse Daryl lo faceva anche per stare da solo e tenersi impegnato. Di certo gli altri non si sarebbero lamentati se avesse continuato a portare carne fresca per i pasti.
"Sì, un sacco" sorrise divertito dall'espressione della ragazza.
"Glenn, vieni a darmi una mano?" esclamò Maggie cercando di aprire la porta mentre con le mani portava piatti, bicchieri, forchette e quant'altro.
"Arrivo! A dopo ragazzi"
"Allora, uhm, mi dispiace per avervi puntato l'arma contro. Non sapevo foste dei nostri. Io sono Aiden, comunque" porse la mano, con un espressione di sincere scuse in volto.
"Io sono Oscar"
"Io Axel" dissero a turno, stringendole la mano e sfoggiando un sorriso. A primo impatto, a causa di quelle divise da carcere e l'aspetto duro e mascolino, forse un po' meno per Axel, sembravano molto pericolosi ma Aiden dovette ricredersi quando, durante la cena, sedendosi tra i due iniziò a ridere come mai aveva fatto. Axel la faceva sbellicare dalle risate, con le sue battutine tristi e da quattro soldi ed inoltre il suo modo di flirtare era pessimo.
"Quindi siete rimasti chiusi dentro la cucina per tutto questo tempo?" chiese per poi spolpare per bene l'ossicino avvolto di carne che le era capitato nel piatto.
"Già, finché non sono arrivati loro. -rispose Axel, indicando il suo gruppo- Fu scioccante scoprire ciò che c'era fuori"
"Posso solo che immaginare" rispose per poi buttare l'osso più che pulito nel piatto. Si stiracchiò, portando le braccia in alto, poi guardò sorridente tutto il suo gruppo; era felice di essere di nuovo tra di loro, ciò che era successo pochi giorni prima, tra cui l'aggressione da parte di Shane e la morte di Randall, erano ormai ricordi lontani.
"Beth, perché non ci canti qualcosa?" chiese Hershel, portando l'attenzione di tutti sulla timida biondina; quella scosse la testa, con ancora un boccone di cibo in bocca ed abbassò lo sguardo, facendo intendere che non ne aveva proprio voglia nonostante avesse una bellissima voce, piacevole da ascoltare.
"Posso cantare io" propose Aiden.
"Tu canti?" chiese scettico Daryl, lanciandole un'occhiata divertita.
"Tutti abbiamo dei talenti nascosti" rispose piccata, lanciandogli l'osso che aveva abbandonato poco prima nel piatto. Daryl ridacchiò, soddisfatto dalla reazione ricevuta, gli piaceva parecchio punzecchiare la biondina, poi tornò a mangiare il resto della carne che aveva nel piatto.
"Glenn, sembrerà stupido chiedertelo, ma hai ancora quella chitarra?" chiese con speranza Aiden.
"Sì, credici o no ho pensato fosse utile. Volevo scassarla su qualche zombie"
"Potresti portarla?"
"Certo! Torno subito!" si alzò dalla sedia e come un razzo corse all'interno del braccio C, chiudendosi la porta alle spalle.
"Cosa canti?" chiese Hershel con curiosità.
"Carry On Wayward Son"
"Temo di non conoscerla -fece una smorfia- non sono un uomo molto moderno" tale frase scatenò l'ilarità del gruppo.
"Credo ti piacerà, e comunque non è poi così moderna" sorrise, Aiden.
"Eccomi!" Glenn tornò di corsa, con in mano l'oggetto chiesto; fece il giro del tavolo e la posò in grembo ad Aiden. Oscar ed Axel fecero spazio, per permetterle di stare comoda, ed Aiden iniziò ad accordare un po' lo strumento. Ci mise cinque minuti, nonostante l'Apocalisse lo strumento era messo piuttosto bene.
"Pronti?"
"Basta che non ci fai sanguinare le orecchie" farfugliò Daryl, beccandosi un'occhiataccia da parte di Aiden.
Iniziò a strimpellare le corde, osservando il fuoco che scoppiettava a qualche metro da loro; guardare altrove la aiutava a superare l'imbarazzo. Non le piaceva molto cantare in pubblico ma voleva mettersi in gioco, ed in più voleva essere apprezzata. Era una di quelle persone che aveva sempre il bisogno costante dell'accettazione degli altri.
"Mio padre me la cantava spesso, quando tornava dalla guerra. -prese una pausa- Credo che lo facesse più per darsi forza da solo che per darla a me" si schiarì la voce.
Non ti fermare, figlio ribelle/
Troverai la pace quando tutto sarà finito/
Posa la tua testa sfinita e falla riposare/
Non piangere più/

Un tempo mi ersi sopra il rumore e la confusione/
solo per dare uno sguardo al di là di questa illusione/
Mi libravo ancora più su/
Ma sono arrivato troppo in alto/
Mascherato come se ne avessi motivo/
La mia farsa è l'evento dell'anno/
E se affermo di essere un uomo saggio/
significa che non so proprio nulla/

Non ti fermare, figlio ribelle/
Troverai la pace quando tutto sarà finito/
Posa la tua testa sfinita e falla riposare/
Non piangere più/


Terminò, alzando gli occhi al cielo per trattenere le lacrime. La sua famiglia le mancava un sacco; chissà se suo padre era morto per davvero a Jacksonville. Chissà che fine aveva fatto sua madre. Si augurava che non avessero fatto la stessa fine di suo fratello, Jake.
"Sei bravissima" Beth batté le mani entusiasta, insieme a tutti gli altri. Aiden sorrise e posò lo strumento a terra, per poi alzarsi in piedi scusandosi e dicendo che aveva bisogno di un po' di tempo per sé. 
Abbandonati gli altri nel cortile interno andò verso il cancello per accedere a quello esterno e sdraiarsi un po' sull'erba fresca e guardare le stelle.
Non trascorse molto tempo prima che qualcuno l'affiancasse e si sorprese quando voltando la testa verso destra vide Daryl; lui la imitò ed in poco tempo si ritrovò nella sua stessa posizione, con le mani incrociate dietro la testa e le gambe divaricate. Non disse nulla per un bel po' ma Aiden non se ne dispiacque e non lo trovò nemmeno imbarazzante.
"Perché ti sei allontanata?"
"Stavo pensando alla mia famiglia" si giustificò. Calò di nuovo il silenzio.
"Sai, stavo pensando... ci conosciamo da un po' ormai ma non sappiamo nulla l'uno dell'altro. Beh, in realtà tu qualcosa di me la sai: di mio fratello Jake e di mio padre"
"Ha davvero importanza parlare di ciò che eravamo prima?" sembrò scocciato.
"Dov'era la tua famiglia quando è iniziato?" chiese Aiden, evitando il tono dell'arciere; quello grugnì infastidito ed Aiden pensò davvero che non avrebbe risposto alla sua domanda, ma la stupì.
"Mia madre morì quando ero piccolo in un incendio, causato dalla sua stessa sigaretta. Troppo ubriaca per rendersi conto che aveva dato fuoco al letto in cui riposava. Mio padre era un pezzo di merda ed ha avuto ciò che meritava, proprio agli inizi di tutto questo schifo. -prese una pausa- Poi c'è mio fratello, Merle. Davvero un bastardo però gli voglio bene, è sangue del mio sangue"
"Perché parli al presente?" chiese confusa. Aiden non aveva mai visto questo Merle, né alla fattoria mesi prima, né alla prigione. 
"Perché so che mio fratello è vivo, da qualche parte"
"Non era con te?"
"Sì, ma Rick l'ha ammanettato su un tetto di un palazzo ad Atlanta. Si è tagliato una mano, perché l'avevano abbandonato, ed è fuggito via. Io so che è vivo, niente uccide Merle se non Merle stesso" asserì sicuro, voltandosi appena per guardarla con decisione.
"Hai provato a cercarlo?"
"Non ne abbiamo più avuto tempo" silenzio. Daryl non era un tipo molto loquace, se ne stava sempre zitto con il broncio. Aiden si chiese se ci fosse mai stata una donna nella sua vita e che in qualche modo la sua perdita lo abbia cambiato, ma ne dubitava molto. Non le sembrava proprio quel tipo di uomo; magari si stava anche sbagliando, però non le dava quell'impressione. Non riusciva proprio ad immaginarsi un Daryl in giacca e cravatta che tornava la sera dal lavoro ed una graziosa donna che lo aspettava con ansia, preparandogli i suoi piatti preferiti.
"Avevi il ragazzo?" chiese d'improvviso, domanda che colse Aiden impreparata. Si alzò a sedere e portò le ginocchia al petto, guardando oltre il recinto gli zombie che cercavano di entrare.
"Tu hai mai visto un fantasma, Daryl?"  ****(a/n)
"Cosa c'entra?" chiese perplesso, aggrottando la fronte e mettendosi seduto anche lui, per poi appoggiare gli avambracci sui ginocchi.
"Io ci credo nell'esistenza dei fantasmi. Però, in realtà, non li ho mai visti... né credo che qualcuno possa averli visti davvero. Lo dicono in troppi. Però, allo stesso tempo, penso anche a un'altra cosa: sono convinta che anche io un giorno m'innamorerò e... e sarò felice, però nella realtà non mi è mai capitato con nessuno di provare dei sentimenti collegabili a tutto questo. -sospirò- Le persone che si innamorano come se fosse la cosa più facile di questo mondo sono così lontane da me, perché in altre parole io non le vedo e così continuando a ripetermi 'come pensavo i fantasmi non esistono', mi sto arrendendo. Per questo la risposta alla tua domanda è: non ce l'avevo. E tu? Sei una di quelle persone che i fantasmi li vedono?" Aiden si voltò e lo guardò con speranza; sperava fosse riuscito a comprendere il suo discorso, perché lei era sempre stata una ragazza complicata. Quando si agitava usciva fuori discorsi che sembravano senza senso ma se poi si rifletteva bene, erano seri e profondi.
"Io forse sono uno di quelli che li vorrebbero vedere, -tentennò- per questo vado nei punti di avvistamento dei fantasmi, è solo una mia idea, -accennò una risata, forse imbarazzato o a disagio per l'assurdità di quel discorso- però... anche quelli che hanno il dono saranno rimasti sbigottiti la prima volta che hanno visto un fantasma, come ci saranno persone che li hanno visti ma hanno liquidato il fatto come assurdo, come se non fosse accaduto. O altre che si sono impegnate al massimo per riuscire a vederli e alla fine ci sono riusciti. Perciò anche tu non puoi decidere fin da adesso che non riuscirai mai a vederne nessuno in tutta la vita." Aiden lo guardò, meravigliata. Non pensava che Daryl potesse capirla, nessuno fino a quel momento lo aveva fatto. Lo aveva sempre etichettato come tipo burbero e superficiale, ma quella volta era riuscito a leggere tra le righe; l'aveva lasciata completamente sbigottita, senza parole. Daryl quando parlava seriamente riusciva a tirare certe cose fuori che non ti saresti mai aspettata da un tipo del genere. Da quella risposta intuì che anche lui era alla ricerca di qualcuno; allora non era un insensibile. Aveva anche lui un cuore sotto quella corazza impenetrabile.
"Ti auguro di poterlo vedere un giorno un fantasma, Aiden. Perché penso che da qualche parte ci sia un fantasma che desidera essere visto da te" continuò; la biondina sorrise, emozionata come una stupida bambinetta di fronte a un nuovo giocattolo, ed una strana sensazione le strinse allo stomaco.



***(a/n) TORADORA! 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


XVII



"Mi hai stupita, Daryl Dixon" bisbigliò, ma era sicura che l'arciere l'avesse capita. Infatti sorrise, portandosi una mano al collo e massaggiandoselo. Poi si bloccò e dalla sua espressione sembrava come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
"Dimenticavo una cosa. Avrei voluto dartela prima, ma non mi sembravi molto propensa a passare del tempo con me. Soprattutto dopo la sceneggiata di Carol" farfugliò, portando anche l'altra mano dietro il collo. 
"L'ho trovata attaccata alla staccionata, in fattoria" mosse il ciondolo davanti ai suoi occhi, con un sorrisino; Aiden lo afferrò di scatto, incredula, e passò le dita più volte sull'arco quasi non credendo che fosse il suo. I suoi occhi si fecero lucidi.
"Speravo di potertelo ridare, un giorno. Mi sono ricordato di quella volta nel bosco, quando mi dissi che te lo regalò tuo padre. Ho pensato ti facesse piacere riaverlo indietro" continuò. Aiden nascose il viso tra le mani, per qualche secondo, poi si avvicinò a Daryl e avvolgendo con le braccia il suo collo lo abbracciò stretto. Ora che ci pensava, Daryl aveva fatto tanto per lei. L'aveva cercata alla fattoria portandola poi in salvo, aveva recuperato il suo ciondolo e l'aveva salvata di nuovo; era una sottospecie di eroe. Anzi, lo era e basta.
"Grazie" bisbigliò, tenendo il viso ancora nascosto sulla spalla dell'uomo. Quello rimase impietrito ancora per un po' prima di trovare la forza, e forse anche il coraggio, per ricambiare quella stretta. 
Si separarono un bel po' di minuti dopo, Aiden in quella stretta aveva trovato il conforto e l'affetto che cercava da mesi e le dispiacque tantissimo dividersi; per un attimo pensò di buttarsi di nuovo tra le braccia di Daryl, ma scacciò via quell'idea come fece con il resto delle lacrime che continuavano a rotolarle giù per le guance. Fissò per un po' il ciondolo che aveva tra le dita e non lo sentì più suo. Era grata a Daryl per averlo preso alla fattoria, ma ormai quell'oggetto non le apparteneva più. Apparteneva a lui.
"Senti..." afferrò le mani dell'arciere, guardandolo poi negli occhi.
"Voglio che lo tenga tu" glielo posò sul palmo della mano, accennando un sorriso.
"Non capisco" 
"L'hai tenuto tu, per tutti questi mesi. E voglio che continui ad essere così. Non so se ti importi qualcosa di me, ma in questo modo mi avrai vicina anche quando non ci sarò. -e non si riferiva solo alla distanza- Poi io ho qualcosa di tuo -indicò la pistola, che teneva nella fondina-. Io non ho mai capito che tipo di rapporto c'è tra di noi, è sempre stato tutto confuso, però io tengo a te ed è strano dirlo ad alta voce -arricciò il naso, contrariata- e volevo che in qualche modo lo sapessi" si alzò in piedi, sbadigliando. Cominciava a farsi tardi e se voleva essere in forma per partire in spedizione con Maggie e Glenn doveva riposarsi il più possibile; senza attendere oltre, nemmeno una risposta dell'arciere, tornò verso il cortile interno per accedere al braccio C. Diede la buonanotte a tutti quanti poi si lanciò sulla brandina della sua cella e pensando alla serata con Daryl si addormentò profondamente.

"Buongiorno a tutti quanti!" esclamò, uscendo dal braccio C, alzando le braccia al cielo e saltellando. Era di buon umore quella mattina.
"Ehy, sei carica oggi?" Axel si avvicinò, sorridendole.
"Molto! Sono prontissima per la spedizione!" disse su di giri, attirando l'attenzione dei membri del suo gruppo.
"Spedizione?" chiese curioso il rosso al suo fianco.
"Sì, dobbiamo cercare del latte in polvere per la bambina"
"Capisco. Quando torni ti va di passare del tempo insieme? Devo farti vedere una cosa nella mia cella" propose.
"Prova solo a toccarla e ti ritroverai senza pisello" Daryl, che aveva origliato quel pezzo di discorso, si fermò al fianco di Aiden e guardò minaccioso il detenuto. Se solo gli sguardi potessero incenerire Axel sarebbe già bello che polverizzato.
"Ehy amico, non sapevo che fosse la tua donna. -alzò le braccia, in segno di difesa- Poi pensavo non ci fosse nulla di male nel divertirsi" 
"Puoi divertiti con chi ti pare, tranne che con lei -lo indicò con l'indice- e con Beth, okay?"
"Addirittura due ne hai? E' un po' da egoisti, non trovi?" Daryl non rispose e voltò le spalle ad Axel ed Aiden, lasciandoli di nuovo soli; il detenuto guardò la bionda, in cerca di spiegazioni, ma quella fece spallucce e raggiunse i suoi compagni d'avventura per avvisarli che quella mattina era in ottima forma e che nulla l'avrebbe fermata.

"Allora, ci vediamo tra un'oretta qui davanti. Se ci sono problemi spara un colpo e noi corriamo da te, il market è proprio lì" disse Glenn uscendo dal veicolo ed indicandole un negozietto in fondo alla strada. Aiden annuì.
"Non fare tardi, mi raccomando" si rassicurò Maggie; la bionda annuì ancora una volta e con l'arco in spalla, pistola nella fondina e coltello alla mano si diresse verso l'edificio. La cittadina sembrava essere silenziosa e tranquilla, se non per la presenza di qualche zombie solitario troppo lontano per notarla. In pochi minuti giunse di fronte il market e pulendo un pezzo della vetrina con il palmo della mano sbirciò all'interno; sembrava non ci fosse nessuno, ma era meglio esserne sicuri prima di entrare. Bussò fortemente, tre volte, ed attese con gli occhi premuti sul vetro, senza distrarsi troppo da ciò che le accadeva dietro. Uno zombie le sbucò d'improvviso davanti al viso, facendole fare un balzetto all'indietro; portò una mano al petto, sentendo il cuore battere all'impazzata, e maledicendo il mostro che era dentro al locale si diresse verso la porta. In tutti quei minuti solo quello si era presentato, se ce ne fossero stati altri sicuramente erano bloccati da qualche parte. 
Aprì di poco la porta, giusto lo spazio per far uscire la testa dell'essere e quando l'errante si presentò, allungando le dita verso di lei e battendo la mascella, Aiden gli piantò il coltello in fronte tirandolo poi subito verso di sé. Il putrido rimase a terra, come giusto che fosse, ed Aiden entrò nel locale. Ispezionò per bene tutto il posto, per assicurarsi di non essere presa di sorpresa mentre era alla ricerca di ciò che le serviva; una volta appurato che il posto fosse sgombro, ad eccezione per lo zombie all'entrata e lei, sfilò lo zainetto e raggiunse la corsia dedicata ai neonati.
"Ti prego, ti prego, ti prego" bisbigliò passando in rassegna i vari prodotti, escludendo a priori quelli aperti e rovesciati a terra. Infilò dentro lo zaino qualche pacco di pannolini e salviettine, perfino un pupazzo di pezza, poi riprese a pregare per cercare ciò per cui era stata organizzata la spedizione. 
"Bingo!" esclamò, afferrando i due barattoli di latte in polvere per controllare in che condizioni fossero. Reputò fossero abbastanza passabili, così li infilò nella borsa e fece un altro giro sperando di trovare qualcosa in più. Falli miseramente, ma non rinunciò a prendere qualche pacco di assorbenti. Okay, c'era l'Apocalisse, ma ciò non significava che il ciclo mestruale si bloccasse per sempre. A meno che non fossi una donna in meno pausa, ma non perdiamoci in discorsi futili. 
Infilato lo zaino in spalla uscì dal market, con un bel po' d'anticipo, ma decise comunque di raggiungere Maggie e Glenn. Faceva sempre comodo un paio di braccia in più. Sfruttando a suo favore l'ombra che le facevano gli alberi, perché faceva molto caldo, passò attraverso alla foresta evitando così di attirare troppo l'attenzione, se ci fosse stato qualche zombie in agguato. In quello stesso momento vide Glenn e Maggie uscire dallo store in cui erano entrati, sperando di trovare un po' di latte. 
"Abbiamo trovato una miniera di latte artificiale!" anche se ancora lontana, la voce di Glenn, eccitata, le arrivava chiaramente. 
"Grazie a Dio!"
"Ci sono anche fagioli, batterie, wurstel, tantissima senape ed è vicinissimo alla prigione. Forse riusciamo a tornare per cena" disse Glenn, felice. Anche se avevano previsto di partire per la mattinata alla fine la spedizione era stata spostata nel primo pomeriggio. Alla prigione era servito aiuto.
"Mi piace il silenzio, a casa nostra li senti sempre dietro al recinto"
"E qual è questo posto che voi chiamate casa?" chiese una voce, lontana. D'istinto Aiden si appiattì dietro il tronco di un albero, per poi sporgersi e sbirciare un po'. C'era un uomo armato, ma Aiden riusciva a vederlo solo di spalle da dove era. Imprecò, preoccupata per i suoi amici, e seguendo la linea di cespugli iniziò ad avvicinarsi lenta.
Glenn farfugliò qualcosa che Aiden non capì e l'uomo prese a ridere, posando l'arma a terra. Allora la bionda si fermò confusa. Si conoscevano?
"Ehy, indietro, cazzo!" lo minacciò Maggie, quando lo vide avvicinarsi. Aiden riprese ad avvicinarsi, sfruttando le carcasse d'auto abbandonate per nascondersi.
"Okay, okay, dolcezza! Cristo!"
"Sei sopravvissuto"
Aiden corse e si rifugiò dietro ad un camion, sporgendosi di nuovo per controllare se l'avesse vista. Maggie l'aveva individuata da un pezzo, ma sapeva che stava fingendo di non averla vista forse sperando in un suo intervento. Appoggiò le spalle al camion e quando guardò dritta a sé uno zombie le piombò addosso; non aveva la minima idea da dove fosse sbucato ma se non lo uccideva subito avrebbe attirato l'attenzione su di lei. Fortunatamente aveva ancora il coltello in mano e glielo piantò in mezzo agli occhi, per poi accompagnare il corpo a terra.
"Andiamo ragazzo, puoi fidarti di me" captò, quando riprese la sua corsa ninja tra le auto per non essere scoperta. 
Forse Glenn lo irritò troppo perché quando Aiden rialzò la testa per controllare i suoi amici il pazzo aveva sparato un colpo, evitando di poco Maggie e rompendo in mille frantumi il vetro del portabagagli.
"Merda" strinse i denti, tirando fuori la pistola. Questa non ci voleva proprio. Sperava solo che quell'uomo fosse da solo e che non avrebbe dovuto battersi con altre persone, soprattutto con un polso slogato. Aiden sgusciò fuori dal suo nascondiglio quando vide l'uomo prendere Maggie in ostaggio e puntarle contro una pistola. Era di spalle rispetto lei e con un po' di fortuna sarebbe riuscita a fregarlo; posò lo zaino a terra, che a causa dei barattoli all'interno tintinnava, poi puntando la pistola verso la figura cominciò ad avanzare. 
"Lasciala andare!" urlava Glenn. Aiden aumentò il passo, rimanendo silenziosa. Poi finalmente fu vicina e puntò la canna fredda sulla nuca dell'uomo.
"Metti giù la pistola" disse freddamente, caricando un colpo. L'uomo voltò appena la testa e non lasciò la presa su Maggie, ridendo divertito.
"Un'altra nuova ragazza? Wow, mi sono perso un sacco di cose durante questi mesi" 
"Metti giù la pistola o ti faccio un bel buco in testa" spinse un po' l'arma, incitandolo, fingendosi forte e spavalda. Ma dentro stava morendo di paura e le gambe tremavano come foglie mosse dal vento. Non fece in tempo a notarlo che quello si alzò di scatto, tenendo un braccio attorno al collo di Maggie, e con un moncherino armato di coltello le ferì il braccio, facendole scivolare la pistola di mano. Glenn tentò di avvicinarsi ma l'uomo prese in ostaggio, tra le sue braccia, anche Aiden minacciando il coreano che se non avesse posato l'arma in macchina le avrebbe fatte fuori tutte e due. A partire da Maggie.
"Ora ci facciamo un bel giretto" disse divertito.
"Non torneremo al nostro campo" rispose risoluto Glenn. Aiden non capì perché stesse creando tutto questo trambusto; perché non portarlo alla prigione? Alla fine erano comunque in maggioranza, e tolto quel coltellaccio e la pistola era innocuo. Lo potevano benissimo sbattere in una cella e lasciarlo marcire. 
"No, andremo in un altro posto. Entra in macchina, Glenn, guidi tu. Muoviti!"
"Okay" disse il ragazzo, sudando freddo, così salì al posto del guidatore ed attese. Quando Merle fu dentro, ai posti anteriori insieme alle ragazze diede istruzioni a Glenn e partirono, verso dove i tre prigionieri non lo sapevano.

Quel pomeriggio, alla prigione, ci fu una visita inaspettata. Proprio quando Rick aveva ripreso conoscenza di sé e del ruolo che rivestiva, più o meno, sia come padre che come leader del gruppo, alle recizioni della prigione si mostrò una figura con in mano un cestello ed uno zaino. Non era uno zombie, quello era più che ovvio, per questo motivo lasciò andare la piccola Judith nelle mani di Carl per andare a controllare meglio. Sfilò la pistola dalla fondina e la fissò; era ferita alla coscia, da cosa non poteva dirlo, ma per stare in mezzo agli zombie con tale tranquillità doveva essere sporca del loro sangue. E le macchie rosse che aveva addosso lo dimostrarono. Però l'effetto non durò molto e la nuova arrivata fu costretta a tirar fuori la sua arma, una katana, e combattere per non diventare carne da macello. Carl, raggiunto il recinto, chiese a suo padre cosa fare ma Rick non rispose e fece il giro. La povera donna era ormai senza forze; la ferita le doleva e il sangue che aveva perso l'aveva indebolita. La testa cominciò a girarle e prima di svenire vide solo degli zombie avvicinarsi al suo corpo steso.


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