I'm there til the end di m4ryb4m (/viewuser.php?uid=17955)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 24: *** EPILOGO ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
Erano mesi che Julie aspettava quella serata, o
meglio, quel momento. L'istante in cui finalmente avrebbe avuto davanti ai suoi
occhi i suoi idoli e non ci sarebbe stato nessuno schermo televisivo ad
ostacolarla, nessuno stereo avrebbe filtrato la voce di Matt.
Sì, la sera di quel 23 febbraio sarebbe stata una
delle più belle e indimenticabili della sua vita. Avrebbe visto i Bullet For My
Valentine dal vivo, su un vero palco, ad un vero concerto.
Era stato difficilissimo arrivare a quel punto.
Julie era cresciuta in una famiglia iperprotettiva e il suo aspetto fragile
aveva solo contribuito a peggiorare le cose. Anche se aveva compiuto da qualche
settimana diciotto anni, poteva facilmente passare per una di sedici; era alta
poco più di un metro e cinquanta e di corporatura esile. Il suo viso dai
lineamenti angelici era incorniciato dai lunghi capelli biondissimi e
perfettamente lisci.
Ora il suo sguardo color ambra vagava qua e là tra
il pubblico di fans esaltati per l'imminente arrivo della band. All'entrata dei
cancelli la bionda, che era venuta da sola, aveva conosciuto altre due ragazze
ed era stato grazie a loro che adesso si trovava in uno dei posti più vicini al
palco. Non appena si abbassarono le luci tutte le persone presenti nell'arena si
misero a urlare e a saltare, fu un vero miracolo se Julie non restò schiacciata
da qualcuno. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata e si sentì mancare il
respiro, ma non se ne curò: era l'emozione.
La ragazza si era immaginata un milione di volte
l'entrata che il gruppo avrebbe potuto fare, ma ne restò stupita ugualmente. Ci
fu un rumore simile ad un'esplosione e il palco fu invaso da una grossa nube di
fumo nero che piano piano si dissolse, lasciando intravedere quello che aveva
nascosto fino a quel momento.
Eccoli, i quattro ragazzi che la facevano sognare,
piangere o la tiravano su di morale con le loro canzoni. Non passava giorno che
Julie non ascoltasse la chitarra di Padge, che ora stava nella parte sinistra
del palco, il basso di Jay, dalla parte opposta, o la batteria di Moose, che si
trovava dietro al suo strumento, pronto a cominciare.
Ma la cosa a cui sapeva non avrebbe mai potuto
rinunciare era la sua voce, il suo volto, la sua espressione quando cantava,
insomma non sarebbe riuscita ad andare avanti senza Matt. Sapeva che era una
cosa stupida, che lui era un personaggio famoso e aveva una vita differente
dalla sua, ma lo adorava lo stesso e ora lui era lì, a meno di una decina di
metri da lei. Era bellissimo come sempre, portava un paio di pantaloni neri
piuttosto stretti ed una canottiera dello stesso colore che metteva in risalto i
suoi tatuaggi e i bicipiti allenati. Aveva in mano la sua chitarra, ma non
diceva una parola e non sembrava nemmeno intenzionato a cominciare a suonare,
pareva che aspettasse qualcosa.
Infatti pochi istanti dopo successe la più
incredibile delle cose. I quattro componenti del gruppo vennero colpiti da una
pioggia di oggetti che Julie non riconobbe subito. Poi quando realizzò di cosa
si trattava, l'emozione salì alle stelle. Erano rose, nere e rosse.
Quegli splendidi fiori catturarono l'attenzione di
tutti per un momento, ma poi Matt cominciò a raccoglierne qualcuno e a gettarlo
a casaccio sulle teste dei presenti sempre più in delirio. Una ragazza
vicinissima a Julie riuscì ad afferrare una rosa e le lacrime cominciarono a
rigarle il volto. La biondina invece non pianse per tutta la durata del
concerto, nemmeno quando Matt diede il benvenuto ai fans e lui, Jay, Padge e
Moose cominciarono a suonare. I ragazzi diedero il meglio di sè; eseguirono la
maggior parte dei brani presi dal loro nuovo album e alcuni dei loro primi
pezzi.
Per quei cinquanta ed interminabili minuti Julie si
sentì in un'altra dimensione e le venne davvero da piangere solo quando il
gruppo si congedò e il cantante augurò la buona notte ai "fans che spaccano di
più al mondo".
Man mano che l'arena si svuotava, presero a girare
voci che i Bullet avrebbero firmato autografi all'esterno.
Una volta fuori Julie, che non aveva problemi
d'orario visto che per quella notte avrebbe alloggiato in un ostello aperto
ventiquattrore su ventiquattro, seguì un gruppetto di ragazzi e ragazze in cerca
del fatidico posto dove Matt e compagni si sarebbero fatti vedere.
La notizia si rivelò presto essere falsa, così
tutti cominciarono a tornare a casa.
Mentre Julie era chinata ad allacciarsi una scarpa,
prima di dirigersi all'ostello, venne urtata da qualcuno e presa del tutto alla
sprovvista cadde in avanti sbucciandosi un ginocchio, accidenti al suo fisico
debole!
Invece di sentire delle scuse fu invitata da una
voce femminile e maleducata a fare più attenzione a dove metteva i piedi,
dopodichè la ragazza che l'aveva fatta cadere si allontanò con un veloce
tichettio di tacchi sull'asfalto.
Julie cercò di rialzarsi il più in fretta e nel
modo più indolore possibile, ma sentì una fitta lancinante alla tempia.
Possibile che non passava un giorno in cui non batteva la testa?
Alla fine riuscì a rimettersi in piedi mezza
tremante e barcollante. Accidenti ancora alla sua salute così cagionevole!
Chiuse gli occhi per qualche secondo, facendo mente locale e pensando se avesse
portato o meno dei cerotti con sè. No, non l'aveva fatto. Al momento della
partenza aveva solo avuto il tempo di escogitare un modo per scappare e una
scusa sufficientemente ben costruita per fare in modo che sua madre non si
preoccupasse.
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da una
voce maschile, un suono melodioso e unico, che non avrebbe mai immaginato di
sentire in quel momento. Julie immaginò di stare sognando e strinse ancora più
forte le palpebre, ma alla voce che chiedeva "Tutto bene?" si aggiunse un lieve
tocco sulla spalla. La ragazza pensò che non aveva mai fatto un sogno così
vivido, ma quando alla voce tanto amata se ne aggiunsero altre fu costretta a
tornare alla realtà.
Aprì gli occhi che erano ancora oscurati da un velo
di lacrime a causa del piccolo attacco di panico avuto qualche istante prima e
per poco non rischiò di cadere ancora una volta sul freddo e duro
asfalto.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
CAPITOLO
2
La mano del ragazzo che era ancora sulla
spalla di lei si serrò in una presa decisa e lui si affrettò a chiudere la
conversazione con le persone che erano arrivate dopo "Moose, Jay e Padge sono
già al party, io preferisco andarmene a casa. Ci vediamo"
L'angelo dai lunghi capelli corvini volse
finalmente i suoi grandi e magnetici occhi blu verso l'esile e indifesa figura
che stava sorreggendo. Evidentemente preoccupato Matt chiese a Julie "Che è
successo? Ti senti bene?" nel pronunciare queste parole mise il braccio libero
dietro la schiena di lei, in modo da aiutarla meglio a stare in
piedi.
Lei lo fissò per qualche secondo senza dire niente
e i suoi occhi ambrati si specchiarono in quelli che conosceva così bene, che
aveva contemplato moltissime volte in foto o video. Osservando il ragazzo così
da vicino capì che non si sarebbe mai stancata di guardarlo e di esaminare ogni
singolo tratto del suo volto.
Lui le sorrise, come ad incoraggiarla a parlare.
Julie sbattè le palpebre per assicurarsi ancora una volta di essere nella
realtà, dopodichè si decise a rispondere "Sì, credo di stare bene. Sono solo
inciampata" mormorò con voce bassa e leggermente tremante per l'emozione. "Mi
sono fatta male ad un ginocchio, ma non è niente di grave, metterò un cerotto e
andrà tutto a posto" le parole le uscivano più facilmente di quanto avrebbe
pensato, forse perchè inconsciamente sapeva che l'occasione di parlare con Matt
era più unica che rara e non voleva rovinarla.
Lui però non era per niente convinto della sua
affermazione. "Beh, una che ha un bernoccolo sulla fronte non mi sembra che
possa permettersi di andare in giro tranquillamente"
Julie si toccò la parte destra della fronte e sentì
una piccola fitta di dolore.
"Sei venuta al concerto tutta sola?" domandò il
moro con gli occhi leggermente socchiusi
"Sì"
Lui parve ancora più sorpreso. Solo in
quell'istante di silenzio la ragazza si rese veramente conto che lui le teneva
un braccio intorno alle spalle.
"Allora..grazie per avermi evitato un'altra
fastidiosa caduta" la ragazza si schiarì la voce, quel poco che le era rimasto
dopo aver urlato per tutto il concerto. Non fece però in tempo ad aggiungere
niente che lui la interruppe
"Senti, credo che prima di tutto tu abbia bisogno
di un cerotto e di un disinfettante. Abiti qui vicino? Ti posso accompagnare a
casa con la mia auto"
Julie si sentì avvampare all'idea di restare sola
in una macchina con Matt. "Veramente abito un pò lontano, infatti passerò la
notte in un ostello"
"Da sola?" il tono preoccupato del cantante non se
ne era ancora andato.
"Sì, da sola"
Quando Matt riprese a parlare la sua voce non
suonava più tanto preoccupata, ma piuttosto decisa "Non se ne parla proprio. Tu
adesso vieni a casa con me e ti accompagnerò all'ostello solo dopo che quel
livido e il tuo ginocchio saranno a posto"
Julie cercò un modo per replicare, anche perchè
sapeva che non sarebbe dovuta andare a casa di un perfetto
sconosciuto.
Poi però successe una cosa che le fece perdere del
tutto la ragione. Il moro le prese una mano e le rivolse un sorriso
rassicurante. "Tranquilla, non ho intenzione di farti niente di male. Tra
l'altro non ci siamo ancora presentati. Io sono Matt" parlava come se si fosse
trovato nella più normale delle situazioni.
La ragazza rispose al sorriso con un'espressione
ebete "Io sono Julie"
Lui soffocò una risatina "Bene, Julie. Allora, sei
pronta?"
L'altra si limitò ad assumere un'aria
interrogativa, al che lui continuò "Casa mia non è molto lontana, ci metteremo
una decina di minuti in macchina. Vieni"
Julie seguì Matt fino alla sua auto, una bellissima
decapottabile nera. Da vero gentiluomo lui le aprì la portiera e l'aiutò a
salire.
La bionda non potè fare a meno di pensare che anche
se i sedili in pelle erano molto comodi, non avevano niente a che fare con il
tocco delicato e premuroso del proprietario della macchina.
La casa di Matt si scoprì essere nelle vicinanze
dell'ostello in cui Julie avrebbe alloggiato. Il cantante viveva in una zona
piuttosto tranquilla e piena di belle case. La sua villa era un grande e bianco
edificio a tre piani, con un enorme portone in legno scuro sulla facciata
principale, immerso in un giardino curato alla perfezione.
Non sembrava proprio il genere di casa adatto ad
una rockstar venticinquenne, era troppo normale. O meglio, secondo Julie, che
era abituata allo spazio ridotto del suo piccolo appartamento in cui doveva
addirittura dividere una camera con le sue sorelle, tutto era normale in quella
casa, fuorchè le dimensioni.
Entrando dal portone principale però l'idea della
ragazza cambiò ancora. L'arredamento era davvero insolito e particolare e
l'affascinò moltissimo. Ad esempio l'entrata portava ad un atrio dalle pareti
viola scuro su cui erano appese decorazioni in tema medioevale, che si sposavano
perfettamente con le due grosse armature ai piedi dell'enorme scalinata coperta
da un tappeto rosso che portava al piano di sopra.
"Che spettacolo! Sembra un castello" Julie aveva
pensato ad alta voce
"Sono contento che ti piaccia" esclamò Matt tutto
compiaciuto.
La ragazza abbozzò un sorriso improvvisamente
intimidita ed imbarazzata da quell'ambiente così
sconosciuto.
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
CAPITOLO
3
"Hey, non vorrai mica stare qui immobile tutta la
notte? Vieni, spostiamoci nel soggiorno" Matt la guidò in un'altra stanza,
sempre dalle pareti viola sui cui muri però non erano appese solo decorazioni
come quelle nell'atrio, ma anche delle chitarre elettriche, identiche a quelle
che il cantante suonava di solito. In un angolo la bionda notò una chitarra in
legno, dall'aspetto vecchio e vissuto. L'altro, che doveva aver seguito lo
sguardo di lei per tutta la stanza, la informò "Quella è la mia prima chitarra,
su cui ho imparato a suonare. Mi hanno detto molte volte di sbarazzarmene, ma ha
un valore affettivo troppo grande."
Julie annuì e si avvicinò ad una delle altre
chitarre elettriche. Sfiorò il corpo nero e lucido dello strumento "E'
bellissima. Ma è la stessa che usi nel video di Tears Don't
Fall?"
"Sì, è proprio quella"
"Wow!" Julie non ci credeva ancora, si trovava in
compagnia di Matt Tuck, quello vero!
Lui la invitò a sedersi sul divano di pelle nera
che c'era al centro della sala, posto su un enorme tappeto. Dopo che lei si fu
accomodata lui le comunicò che andava un secondo a prendere i
cerotti.
Rimasta sola la ragazza non potè fare a meno di
scoppiare a ridere. Quando Matt tornò notò il sorriso sulle labbra di lei "Vedo
che ti stai divertendo"
"No, cioè, sì....è che non credo ancora del tutto a
quello che mi è successo"
"Beh, hai ragione. Non a tutti capita di rompersi
la testa e farsi male ad un ginocchio all'uscita di un concerto. Di solito
queste succedono mentre la band suona"
I due risero insieme, poi lui le mostrò il
disinfettante e le piccole bende che aveva in una mano, si inginocchiò davanti
al divano dove la bionda sedeva nervosa.
"Posso?" le chiese lui sfiorandole delicatamente la
gamba su cui si era fatta male.
Lei si sentì avvampare e riuscì a malapena ad
annuire. Per qualche istante osservò lo sguardo color del cielo del ragazzo,
concentrato sulla medicazione. Quando ebbe finito fece scorrere un dito dal
ginocchio di Julie fino alla caviglia, cosa che imbarazzò ancora di più la
poverina.
"Bene" disse infine lui, che pareva non essersi
accorto del disagio della bionda "Adesso fammi vedere la fronte"
"Aspetta, a quello posso pensarci da
sola"
"Ma no, tranquilla. Su avvicinati un pò"
Julie, sempre più rossa in volto si chinò
leggermente verso di lui e una ciocca di capelli le cadde sul volto. Matt glielà
scostò con una mano e con l'altra le sfiorò il livido sulla fronte.
"Ahi!" esclamò la ragazza.
Lui prese un pò di pomata e gliela spalmò sul punto
dolorante. Terminata anche questa operazione tornò ad accarezzarle i capelli,
sempre senza distogliere gli occhi da quelli di lei.
"G-Grazie" borbottò Julie
"Figurati" rispose lui con un sorriso che gli
illuminò il volto "Vuoi qualcosa da bere? Hai fame?"
"No, grazie."
"Ok. Allora tu mettiti comoda per un pò. Vado a
fare una doccia. Ci metterò un attimo. Lì c'è un televisore, oppure se vuoi puoi
guardare un dvd. Torno subito."
"Ma, non vorrei esserti di disturbo. Forse è meglio
che torni all'ostello."
"Figurati. Non disturbi affatto, anzi mi fa piacere
avere un pò di compagnia" il suo tono era del tutto sincero.
"Vivi da solo?" azzardò a chiedere Julie
"Sì. E' così da quando io e la mia ex ci siamo
lasciati"
"Mi dispiace"
Lui alzò le spalle "Ormai ci sono abituato" e uscì
dalla stanza.
Lei ascoltò il rumore dei suoi passi sulle scale e
si mise a fantasticare. Chissà cosa avrebbe dato per poterlo vedere sotto la
doccia, i suoi lunghi capelli scuri bagnati dal getto d' acqua e tutte le
goccioline che scorrevano sul suo corpo...
Scosse forte la testa per scacciare dalla mente
quei pensieri e sentì un'altra fitta sopra l'occhio destro.
Pensò a cosa stessero facendo i suoi genitori in
quel momento e se la sua amica fosse stata abbastanza convincente con la scusa
che lei sarebbe rimasta a dormire a casa sua.
Questi e altri pensieri, legati soprattutto
all'inverosimilità di quella situazione affollarono la mente della ragazza
finchè Matt non tornò.
Era senza maglietta e i lunghi e scuri capelli gli
ricadevano bagnati sulla schiena. Lei non riuscì a trattenere un sospiro mentre
contemplava quell'immagine che sfiorava la perfezione.
"Spero che quello sia un segno di apprezzamento"
disse Matt facendole l'occhiolino.
"No, si...voglio dire...ti ha fatto molto bene la
doccia." Julie si diede mentalmente dell'idiota; perchè da sempre era incapace
di nascondere i propri sentimenti quando si trattava di ragazzi?
Lui rise "Sei molto carina, sai?"
L'altra decise di stare zitta per non peggiorare
ulteriormente le cose. Il cantante si sedette sul divano accanto a lei "Sicura
che non vuoi niente da bere? Una birra magari?"
"No, grazie" Caspita, alla sua età non le era
nemmeno permesso bere alcolici!
"Ok" fece una pausa "Allora Julie, quanti anni
hai?"
"Ne ho compiuti diciotto da qualche
settimana"
Il moro annuì "Eppure mi sembra strano che una
ragazza così giovane se ne vada in giro da sola. Cosa ne pensano i tuoi
genitori?"
"Beh, effettivamente loro non mi hanno dato il
permesso. Sono dovuta venire via con una scusa"
Lui le sorrise con aria complice "Fammi indovinare.
La solita scusa dell'amica che ti ospita per la notte perchè avete intenzione di
studiare fino a tardi?"
"Esatto. Mi chiedo cosa direbbe mio padre se
sapesse dove e soprattutto con chi mi trovo ora!"
"Ha la mentalità un pò antica?"
"Quello è dire poco. Ogni volta che entra in camera
mia gli prende un colpo. Non gli piacciono nè i ragazzi coi capelli lunghi, nè
la musica che ascolto" La bionda fu scossa da una leggera risatina.
Matt allora le chiese "Dovevi tenerci davvero a
questo concerto per esserci venuta tutta sola e sfidare le ire dei tuoi, non è
così?"
"Già"
"Spero almeno che le tue aspettative siano state
ripagate"
"Guarda, quello che è successo e che sta succedendo
è molto ma molto di più di quello che mi aspettavo."
"Anche io ho avuto una piacevole sorpresa. Ero
convinto di dover passare la serata da solo." il suo tono sembrava leggermente
malinconico.
"Perchè non sei andato alla festa con gli
altri?"
"Non ne avevo voglia"
"Capisco"
"Il fatto è che ho avuto un incontro sgradevole
prima di trovarti"
"Davvero?" Julie era incuriosita dalle parole del
moro
"Sì, la mia ex, come al solito, ha pensato bene di
farmi una visitina. Non si vuole rassegnare all'idea che le cose tra noi sono
finite."
"Da quanto tempo non state più insieme?"
"Ormai è più di un anno. Ma lei è ancora
ossessionata dalla nostra storia, è quasi una malattia. E' anche per questo che
ho deciso che era meglio farla finita. Soprattutto dopo che ho capito che lei
non amava me, ma la fama e l'attenzione degli altri. Adorava stare sotto i
riflettori, infatti ricordo che le avevo chiesto di uscire varie volte, ma aveva
accettato solo dopo che la mia situazione con il gruppo era diventata
stabile."
Julie si trattenne dal commentare.
"All'inizio le cose andavano bene, poi lei ha
cominciato a diventare sempre più insopportabile e dopo un anno e mezzo ho
deciso di lasciarla. Forse ho aspettato anche troppo. Comunque per un pò non si
fece vedere, poi cominciò a chiamarmi"
"E tu che hai fatto?"
"Non mi sembrava giusto ignorarla. Pensavo che
magari lei ci fosse passata sopra e avesse deciso che potevamo restare amici. Ma
non era così. Dopo che ho smesso di rispondere alle sue insistenti chiamate lei
ha cominciato a fare di tutto per incontrarmi e così da quel momento me la
ritrovo ai concerti e non solo. Una volta ha avuto addirittura il coraggio di
venire fino a casa mia. Io ovviamente non l'ho fatta nemmeno entrare, non volevo
si facesse delle illusioni inutili. Tra di noi è finito tutto."
"Hai avuto altre ragazze dopo di lei?"
"No, niente storie serie. Non ho ancora trovato la
persona giusta, quella che mi apprezzi per quello che sono veramente e non solo
perchè suono e canto in una band"
A quelle paroli Julie si sentì estremamente in
colpa, lei era esattamente il tipo di ragazza di cui parlava Matt.
Lui le lesse nel pensiero "Guarda che non mi
riferivo a te!" le sorrise e le accarezzò una guancia "Primo: non sei stata tu a
venire da me, ma io da te. Secondo: non mi sei ancora saltata addosso come
avrebbe fatto chiunque altra" lo disse in modo scherzoso, ma Julie sapeva che
c'era un fondo di verità.
"Comunque basta con la mia storia deprimente.
Dimmi, il tuo ragazzo è d'accordo col fatto che tu sia in giro per Londra da
sola?"
"Veramente non ho un ragazzo. Sfortunatamente
sembra non esserci nessuno disposto a sopportarmi"
"Cosa nasconderà di tanto terribile questo visino
da angelo?" domandò il moro sfiorandole la punta del naso.
L'altra avvampò "Uhm...diciamo che sono molto
lunatica"
"Cosa intendi con lunatica? Ti piace cambiare
spesso?" chiese maliziosamente lui.
"No!" esclamò Julie "Intendo che a volte è
difficile sopportare i miei sbalzi d'umore"
"Ah. Ora è tutto chiaro."
La bionda guardò l'orologio sulla parete di fronte
"Sono già le due! Mi conviene andare se domani voglio alzarmi in tempo per
prendere il treno"
"Come? Interrompi così la nostra bella
conversazione?"
"Mi dispiace ma se tardo ad arrivare i miei
scopriranno tutto e io ci tengo alla mia breve vita"
Fece per alzarsi ma inciampò nei piedi di Matt, la
solita sbadata!
Fortunatamente lui la trattenne così invece di
cadere lunga distesa per terra finì addosso al cantante. Matt non ne sembrava
per niente dispiaciuto. I loro visi erano vicinissimi e il ragazzo dai grandi
occhi blu stava piano piano accorciando la breve distanza. Le loro labbra
stavano per toccarsi quando la bionda si ritrasse
"Non credo che sia la cosa giusta da fare. E'
meglio che ora me ne vada davvero. Ti ho già procurato troppi fastidi questa
sera" si alzò, questa volta attenta a dove metteva i piedi.
Anche Matt si mise in piedi "Ok, lascia almeno che
ti accompagni però."
Qualche istante dopo si ritrovarono nell'auto di
lui e l'atmosfera era ancora più tesa di quella del viaggio precedente. Nessuno
dei due parlò. Matt era concentrato sulla guida, mentre Julie osservava il
panorama fuori dal finestrino. Solo quando il ragazzo fermò la decapottabile
davanti all'ostello parlò "Eccoci qui, allora"
"Già." Julie fece una piccola pausa, poi riprese
"Ti ringrazio ancora una volta di tutto, Matt. Mi ha fatto piacere passare del
tempo con te."
"Il piacere è stato mio. Spero di
rincontrarti"
La bionda sorrise lievemente "Anche io"
Lui si avvicinò ancora una volta a lei, ma solo per
abbracciarla. La ragazza si abbandonò per qualche istante alla stretta e quando
i due si furono allontanati, il moro le diede uno sfuggente bacio sulla
fronte.
"Arrivederci" salutò Julie aprendo la
portiera.
L'altro le rivolse un sorriso "Buona notte e buon
viaggio per domani"
Lei fece un piccolo cenno con la testa, poi scese e
si diresse a passo deciso verso il grande edificio di mattoni rossi; quando
varcò la porta emise un sospiro sognante, col pensiero rivolto a
quell'indimenticabile e tristemente irripetibile serata.
Una volta nella sua stanza Julie era così stanca e
il cuore le batteva ancora forte per l'emozione. Si addormentò vestita non
appena si stese sul materasso, senza nemmeno sistemare le
coperte.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 ***
CAPITOLO
4
La notte ebbe un sonno tormentato e fece un sogno
di cui quando si svegliò aveva solo un ricordo sfocato: una figura maschile di
spalle, che si allontanava.
Dopo aver fatto velocemente colazione tornò
in camera, dove sul letto trovò una rosa rossa, con accanto un piccolo foglietto
su cui erano scritte con una calligrafia piccola e sottile queste parole
"Questa è la rosa che non sono riuscito a farti avere ieri. Ti ho notata
subito, eri la figura più luminosa tra un migliaio di ombre indistinte. Spero di
rivederti. Matt"
Julie prese il delicato fiore e ne inspirò
intensamente il fresco profumo. Strinse al petto il breve messaggio del ragazzo
e decise che l'avrebbe portato sempre con sè. Finì di preparare le sue cose per
la partenza in uno stato di felicità misto a dubbio: Perchè lui non le aveva
consegnato quel piccolo dono di persona?
Fu una domanda a cui non trovò risposta per tutte
le due ore di viaggio sul treno e continuò a rifletterci anche mentre a casa
recitava con sua madre la parte della ragazza diligente che aveva studiato con
l'amica la sera prima. Per non destare sospetto sulla rosa scarlatta che recava
in mano disse che proveniva dal giardino di Meredith, la sua amica.
Visto che era sabato e non c'era scuola, passò la
giornata in casa a riguardare le foto che aveva scattato durante il concerto.
Pensò con grande dispiacere che non aveva pensato a farne una da sola con Matt,
che pareva così diverso da quando suonava. Non era così aggressivo come quando
gridava durante le sue canzoni, ma anche quel lato dolce e premuroso del ragazzo
la affascinava.
La sera Julie la passò con sua sorella minore,
Emily, davanti alla televisione. Il film trasmesso però non fece altro che
acuire la sua malinconia, in quanto raccontava le vicende di una giovane coppia
il cui amore era impossibile. Quando le lacrime cominciarono a scorrerle lente
sul viso si impose di smetterla di pensare al cantante come se fosse la sua
dolce metà.
Una storia d'amore tra loro non ci sarebbe mai
stata, l'appartenenza a due mondi del tutto diversi era solo uno della lunga
lista di motivi.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da Emily
che le augurava la buona notte. Julie si alzò e seguì la ragazza dai lunghi e
ricci capelli rossi, così diversa da lei, nella loro camera al piano di
sopra.
La mattina dopo la bionda doveva incontrare
Meredith, come si erano messe d'accordo il giorno della sua partenza per Londra.
L'amica arrivò a casa sua alle dieci in punto e le
due ragazze stettero a chiacchierare in giardino indisturbate.
La ragazza dagli occhi ambrati riferì tutto
all'altra e lasciò la parte dell'incontro con Matt volontariamente per
ultima.
Così, quando Meredith le chiese "Allora Matt, è
bello come nelle foto?"
Julie arrossì lievemente "Sì. Anzi è ancora meglio"
mormorò con sguardo sognante.
"Hey, attenta a non sbavare!" scherzò
Meredith.
L'altra si riprese e cominciò "A proposito di Matt,
c'è una cosa che devo dirti, ma devi promettermi che mi crederai"
"Mi insospettisci così...che è successo di tanto
sconvolgente?"
"Tu sai che io non sono una che si inventa le cose,
vero?"
"Certo! Non sei capace di dire bugie! Mi meraviglio
che tu sia riuscita a mentire alla tua famiglia sul concerto. Ma credo che la
tua capacità nascosta sia venuta fuori solo perchè c'erano di mezzo i
Bullet"
"Già...comunque, giurami che qualsiasi cosa ti dirò
tu mi crederai"
"Te lo giuro. Adesso spara!" il tono impaziente
lasciava trasparire la curiosità dell'amica.
"Ok. Allora, dopo il concerto sono rimasta sola per
qualche istante e sono stata urtata da qualcuno..."
"No! Non dirmi che era proprio lui!" l'interruppe
Meredith.
"Stai zitta e lasciami finire"
"Ok, ok. Faccio la brava"
"Bene. Stavo dicendo, sono stata urtata da una
ragazza e sono caduta per terra, sbucciandomi un ginocchio e mentre tentavo di
rialzarmi mi sono accorta di aver picchiato anche la testa. Cioè, non sono
nemmeno sicura di come sono andate le cose...mi conosci."
"Sei proprio un disastro!" esclamò la ragazza dai
capelli castani.
"Eheh...intanto il disastro dopo la sua caduta è
stato aiutato a rialzarsi niente di meno che da Matt Tuck in persona" disse
Julie d'un fiato, non ce la faceva più a tenersi tutto dentro.
Gli occhi scurissimi dell'amica si spalancarono per
lo stupore, così come la bocca "N-no! Questo non dovevi farmelo!"
"Mi hai promesso che mi avresti creduto. Non ti sto
dicendo una cavolata."
"Ma io ti credo! Solo...perchè non me l'hai detto
prima?!?!" la ragazza quasi gridò
"Abbassa la voce o i miei potrebbero
insospettirsi"
"Ma...ma..."
Dopo un momento di perplessità Julie riuscì a
raccontare tutta la vicenda a Meredith, che non mancava di commentare ogni
minima cosa.
Lei restò ancora più di sasso quando la bionda le
raccontò del bacio che Matt aveva cercato di darle sul divano di casa sua "Ma
sei scema? Avresti dovuto baciarlo! Dovevi farlo tuo in quel momento, lì su quel
dannato divano!"
La sorella maggiore di Julie, che come tutti i
componenti della famiglia era all'oscuro della piccola fuga della ragazza, passò
in quel momento e lanciò un'occhiata sospettosa alle due che risposero con un
sorrisetto nervoso.
Quando la mora si fu allontanata, Julie rispose
all'affermazione di Meredith, con le gote arrossate "Come fai a dire una cosa
del genere? Ti sembro una ragazza così facile?"
"Lo so che non sei facile, ma voglio dire, era solo
un bacio. E soprattutto: lui non era un ragazzo come tutti gli altri. Era Matt,
quel Matt!"
"Non ti nascondo di essere un pò pentita di non
averlo baciato. Però se ci pensi, che futuro avrebbe avuto la nostra storia?
Nessuno. Come avrei potuto lasciarmi alle spalle un simile gesto? Lo sai che
sono una gran sognatrice. Già non faccio altro che pensare a quella sera, un
bacio avrebbe aggravato ulteriormente la situazione."
"Oh, Julie! Sei sempre così riflessiva, pensi
troppo. Devi smetterla di vivere nei sogni. Agisci!"
"Il fatto è che non voglio essere egoista. Cioè,
non voglio nemmeno cominciare qualcosa che forse non sarò in grado di portare
avanti."
Meredith si avvicinò all'amica e le cinse le spalle
con un braccio.
Gli occhi dell'altra cominciarono a riempirsi di
lacrime "Io non ce la faccio. Ho così tanta paura. Però vorrei tanto rivederlo.
Vorrei tanto passare qualche altro momento con lui"
Julie si sfogò tra le braccia dell'amica, che le
fece compagnia fino a che non si fu calmata e al momento dei saluti disse "Hai
detto che abita a Londra, no?"
La bionda annuì quasi
impercettibilmente.
"E dimmi, non ti sarai mica dimenticata dove sarà
la gita di tre giorni quest'anno? Dai, dopo che è sorta una questione perchè la
maggior parte della classe ci era già stata e voleva scegliere un'altra
destinazione. Non ricordi?"
L'altra si portò una mano alla bocca "Londra!
L'avevo completamente scordato."
Meredith accennò un sorriso "Brava, finalmente ci
sei arrivata. Adesso trai le tue conclusioni."
L'altra ci pensò su un attimo poi affermò "No. Non
se ne parla. Non ho intenzione di incontrarlo"
"Ne sei sicura?"
"Sì, perchè secondo me sarebbe
sbagliato."
"Uhm...vedremo" disse la ragazza dai capelli
castani salutando l'amica con la mano.
"Ci vediamo a scuola" salutò Julie.
Quella sera a cena Julie fu stranamente silenziosa
e la madre se ne accorse "Cara, ti senti bene?" chiese la donna dai corti
capelli chiari con voce leggermente preoccupata. La figlia rispose con un cenno
d'assenso.
L'altra continuò "Se non te la senti di andare a
scuola domani, puoi rimanere a casa"
"No, mamma. Tranquilla, sto bene"
"Ho visto che ti hanno consegnato il modulo per
l'iscrizione alla gita di tre giorni. Hai intenzione di andarci?"
"Ci stavo pensando su, ma forse è meglio di
no"
"Come?" intervenne suo padre, un uomo paffuto e
stempiato sulla cinquantina "Perchè non vuoi andare? Sarebbe una perfetta
occasione per distrarti un pò"
"Papà ha ragione, Juls" convenne Sarah, la
primogenita.
Anche gli sguardi di Emily e della madre lasciavano
intendere la stessa opinione.
"Ok. Allora ci andrò. Adesso però vado a letto,
sono un pò stanca."
"Ricordati di prendere la medicina, cara" disse sua
madre
Julie annuì e prima di salire in camera ingerì una
delle tanto odiate pillole.
Appena arrivò in camera sua, la bionda preparò i
libri e i vestiti, un paio di pantaloni neri e una magliettina a righe fucsia e
nere, per il giorno dopo. Poi si sdraiò sul letto, si sentiva terribilmente
stanca, come le succedeva spesso nell'ultimo periodo. Però la stanchezza non le
impedì di ascoltare un paio di canzoni dei Bullet e di fantasticare ascoltando
la voce dell'affascinante cantante. Quando sentì che la medicina stava facendo
effetto e che il sonno sopraggiungeva si alzò e spense il lettore cd, dopodichè
si sistemò sotto le coperte. Quella notte fu tranquilla e libera di sogni di
ogni tipo.
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 ***
CAPITOLO
5
Il lunedì a scuola passò velocemente, tra un test
di geografia e i preparativi per la gita che si sarebbe tenuta un mese e mezzo
dopo.
Tutte le ragazze avevano già programmato il loro
tempo libero e i ragazzi escogitato dei piani per riuscire a sgattaiolare il più
spesso possibile fuori dall'hotel e sfuggire così alla custodia dei
professori.
Le date del viaggio erano il 2, 3 e 4 aprile. In
quei giorni cadeva il diciottesimo compleanno di Meredith, così durante tutta la
strada di ritorno da scuola lei e la bionda discussero su cosa avrebbero potuto
fare. Visto che la loro idea di andare per locali a ubriacarsi e fare baldoria
fino a mattina era irrealizzabile optarono per una tranquilla serata al cinema,
a cui si aggregarono altre loro compagne e compagni di classe.
Una volta arrivata a casa la madre di Julie la
salutò con un ampio sorriso.
"Ciao tesoro, come è andata a scuola?" chiese la
donna interessata
"Bene, mamma. Il test di geografia non era
difficile come mi aspettavo e credo che mi sia andato più che bene."
"Ne sono contenta. Avete già fatto le iscrizioni
alla gita?"
"Sì, tutta la classe ha aderito. Probabilmente
perchè essendo l'ultimo anno nessuno vuole perdersi questa occasione" aggiunse
poi la bionda in tono malinconico.
"Su, ora non ci pensare, hai ancora qualche mese
abbondante da passare con i tuoi compagni..." l'affermazione fu interrotta dal
telefono che squillava.
La madre di Julie si spostò nell'altra stanza per
rispondere alla chiamata e tornò dopo qualche minuto.
"Chi era?" domandò la figlia mentre metteva a
scaldare del pane nel forno
"Il dottore. Sai, per quella visita che dovevi fare
questo fine settimana. Non aveva ancora confermato l'orario"
"Ah, già." Julie non amava particolarmente quel
tipo di discorsi e quelle visite così noiose e inutili
"Sabato mattina alle dieci tuo papà ti
accompagnerà"
"Ok. Ho messo a scaldare del pane,
comunque"
"Ottima idea! Possiamo cuocere anche della carne se
ti va"
"Va bene."
Anche se un quarto d'ora dopo Julie si ritrovò
davanti una bella bistecca e un panino fumanti, non aveva molta fame, ma si
sforzò di mangiare qualcosa per non fare preoccupare inutilmente sua
madre.
Dopo che l'ebbe aiutata a lavare i piatti e
sistemare la cucina salì in camera sua, e cominciò a fare gli esercizi di
matematica che le avevano assegnato quel giorno. Naturalmente in sottofondo
tenne l'ultimo cd dei Bullet For My Valentine.
Da quel giorno delle iscrizioni alla gita a Julie
venne sempre più difficile non pensare a Matt, anche perchè Meredith continuava
a parlare di lui e di un modo per farli incontrare.
"Speriamo che in quei giorni i Bullet facciano un
concerto proprio a Londra!" continuava a ripeterle l'amica con
entusiasmo.
Ma Julie ci sperava ben poco, anche se continuava a
sognare, sia di giorno che di notte, un incontro con quel ragazzo tanto
affascinante.
Dopo la visita medica del sabato, la bionda si
intristì ancora un pò, l'operazione a cui doveva sottoporsi era sempre più
vicina.
L'ansia della sua famiglia la metteva ancora più in
agitazione e la impensieriva non poco, sebbene cercasse di stare
tranquilla.
L'ultimo giorno a scuola prima della famosa gita,
l'eccitazione delle persone della classe era palpabile. Tutti discutevano sulle
ultime cose che volevano mettere in valigia e che non dovevano assolutamente
dimenticare.
"Hey Julie! Guarda che porto i preservativi, eh? Ci
conto, piccola!" ammiccò James, un compagno di classe della bionda che ci
provava sempre con lei senza successo. Infatti la ragazza lo fulminò con uno
sguardo dei suoi occhi ambrati e tornò a parlare con le amiche.
La sera prima della partenza la madre di Julie e
sua sorella maggiore erano insopportabili per la miriade di raccomandazioni che
le davano e convinsero anche il padre a fare una ramanzina alla
figlia.
Finalmente a mezzanotte passata Julie riuscì ad
andare in camera sua a riposare, anche se la notte ebbe un sonno agitato.
Infatti non dormì quasi per niente.
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6 ***
CAPITOLO 6
La mattina del 2 aprile tutto era pronto e
arrivati alla stazione la prima cosa che Meredith notò nell'amica era che non
aveva una bella cera.
Dopo che la bionda ebbe salutato i genitori con un forte
abbraccio si diresse verso il gruppo dei compagni.
Sul treno Meredith continuò "Davvero Julie, hai una bruttissima
cera! Hai dormito stanotte o hai pensato solo al tuo amore?"
"Smettila! Non ho dormito molto e sono un pò stanca, tutto
qui"
"Ok, ok. Non ti scaldare."
"Scusa...è che ultimamente mi sento un pò stanca, sai, la gita,
l'operazione"
"Tranquilla, andrà tutto per il meglio. Ascoltiamo un pò di
musica, ti va?"
L'altra annuì abbozzando un sorriso.
Il resto del tragitto lo passarono chiacchierando, sentendo le
loro canzoni preferite e Julie dormicchiò anche per una ventina di
minuti.
Quando arrivarono all'hotel a Londra, salirono subito in camera
a sistemare i bagagli. Julie e Meredith dividevano la stanza con due loro
compagne di classe, Melanie e Mary.
Al pomeriggio ci fu una visita guidata della città, che per la
maggior parte del tempo fu estremamente noiosa, perchè tutti gli studenti
conoscevano a memoria la storia del Big Ben, del Tower Bridge o di qualsiasi
altro monumento lì presente. Ci fu un momento di ilarità generale solo quando il
loro anziano professore rischiò di cadere, o più tardi quando fu annunciato che
quella sera sarebbero stati liberi di uscire, a patto che fossero tornati
all'hotel non più tardi dell'una.
Così alle nove la maggior parte della classe si diresse verso un
pub, dove anche se non avrebbero potuto bere alcolici, avrebbero riso, scherzato
e ballato.
Ad un certo punto una conversazione molto tranquilla tra Julie e
le altre fu interrotta da un loro compagno, mezzo metallaro e quasi sempre mezzo
fatto.
"Ragazze, non indovinerete mai che succede domani!"
Le altre lo guardarono con aria interrogativa per invitarlo a
proseguire
"Sì, cioè, domani verranno qui a Londra niente di meno che i
Bullet For My Valentine!"
Più della metà della gente che aveva ascoltato fino a quel
momento distolse lo sguardo disinteressata, ma Julie si avvicinò al
ragazzo
"Come hai detto, Bill?"
"Uffa...non farmelo ripetere! Ho detto che domani ci saranno qui
i Bullet" il volto del ragazzo era illuminato dalla contentezza
"Mi prendi in giro?"
"No! Non scherzerei mai su una cosa del genere e lo sai bene!
Allora, ci andiamo?"
"Vacci tu. A me non interessa"
L'altro la guardò stralunato "Come non ti interessa? Ma se ti ho
vista più e più volte durante le ore di matematica che sbavavi su una foto del
cantante! Dai, per domani non abbiamo nemmeno un programma, siamo liberi.
Andiamoci!"
"Oh, Billie, sei peggio di una ragazza!"
Lui la fissava ancora con sguardo supplichevole, in quel momento
intervenì Meredith
"Julie, perchè non ci vai?"
"Non ti ci mettere anche tu ora" disse la bionda con tono
depresso
"Ma Meredith ha ragione! Devi venirci, firmeranno gli autografi!
Cavolo, se lo sapevo portavo dietro la mia chitarra....incontrare Padge, che
sogno!"
I sogni ad alta voce del ragazzo furono interrotti dalla ragazza
dai capelli castani che vedendo l'amica che cominciava seriamente ad essere
sull'orlo delle lacrime lo fece allontanare.
"Juls, tutto bene?"
L'altra si passò una mano sugli occhi "Sì, sono solo una
stupida. Invece di stare qui a crogiolarmi nel mio dolore dovrei andare a quel
meeting e farmi firmare un cd. Dio solo sa se avrò mai un'altra occasione del
genere."
"Senti, tu sai benissimo come la penso io, però se proprio non
te la senti nessuno ti obbliga."
La bionda ci riflettè un pò "Credo che ci andrò. Sì, andrò al
meeting e dirò a Matt quello che provo per lui, il massimo che potrà fare sarà
ridermi in faccia, ma nella mia situazione quello è il minore dei
problemi."
"Vedrai, non ti riderà in faccia" la rassicurò l'amica "Credo
che sia il momento che ci avviamo verso l'hotel. Manca davvero poco alla
una"
"Ok"
Arrivate in camera Julie svuotò praticamente la valigia, in
cerca di qualcosa di adatto per l'incontro con il suo gruppo
preferito.
"Che ne dici di questo?" "Sembra troppo azzardato?" "E' troppo
scuro?"
Fino alle tre passate la ragazza stressò le sue compagne di
stanza sull'abbigliamento migliore da indossare il giorno dopo.
Naturalmente Melanie e Mary non sapevano tutta la storia dietro
l'episodio del giorno dopo, credevano semplicemente che lei andasse a vedere il
suo gruppo preferito per la prima volta, ma aiutarono Meredith a
consigliarla.
Alla fine la scelta ricadde su un paio di pantaloni neri
attillati ed un maglioncino bianco un pò lungo che lasciava scoperte le spalle,
con sopra una collana di perle nera.
Il problema dei capelli non si pose visto che quelli di Julie
erano già bellissimi e lisci, così li avrebbe lasciati semplicemente
sciolti.
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 ***
CAPITOLO
7
La mattina dopo la bionda si svegliò agitatissima,
il pensiero che poche ore dopo avrebbe rivisto Matt la rendeva davvero
inquieta.
A colazione toccò a malapena cibo, facendo
preoccupare l'anziano professore
"Tutto bene, Mason?" chiese alla ragazza
"Si, signore. Non ho molta fame ora"
"Cerca comunque di mettere qualcosa sotto i denti,
non vorrai svenire per la carenza di zuccheri durante lo shopping sfrenato con
le tue amiche?" scherzò l'uomo
Venti minuti dopo Julie, Meredith, Bill e altri
quattro compagni di classe erano in Piccadilly Circus dove trascorsero
praticamente il resto della mattinata.
A pranzo andarono tutti da Mc Donald's e poi subito
finito di mangiare Julie, Bill e Meredith si recarono al locale dove i Bullet
avrebbero firmato autografi.
La calca era già evidente e dovettero spingere per
riuscire ad entrare tra la massa di gente ed accaparrarsi un posto decente in
fila, in modo da non dover aspettare tutto il giorno.
Quando il momento dell'arrivo del gruppo si faceva
sempre più vicino tutti cominciarono a spingere e Julie fu separata dagli altri
due.
Continuava a venire urtata da una parte e
dall'altra, ma le spinte non fecero altro che avvicinarla all'inizio della fila,
così fu una delle prime ad incontrare Matt, Padge, Moose e Jay.
Al vedere il cantante Julie rimase senza fiato,
sembrava ancora più bello di come lo ricordava. I capelli corvini erano così
perfetti e le veniva una grandissima voglia di accarezzarli.
Gli occhi blu di Matt si illuminavano ogni volta
che sorrideva ai fan.
Mentre la ragazza prima di lei faceva firmare il
suo cd, Julie era sempre più impaziente, quando finalmente fu il suo turno non
sapeva bene che fare.
Si avvicinò a Jay che era il più vicino
"Ciao" disse lui sorridendole
Julie era incredula, stava parlando con il bassista
dei Bullet!
"C-ciao" mormorò a mezza voce
"Allora, vuoi che ti firmi il cd? Come ti
chiami?"
"Julie"
"Ok, Julie"
"Potrei fare anche una foto con te?" chiese la
ragazza vincendo la timidezza
"Certo. Non ci sono problemi"
Scene analoghe si ripeterono con Moose e Padge,
finchè la bionda non arrivò a Matt.
Lui la guardò con i suoi occhioni blu, pieni di
stupore
"Ciao, non avrei pensato di rivederti così presto"
era evidentemente felice, sul viso aveva stampato un enorme sorriso
La ragazza si sentì mancare "Anche io"
Poi si alzò e l'abbracciò, Julie avrebbe voluto che
quell'istante non finisse mai
"Allora, autografo?" proseguì lui come se niente
fosse visto che Padge li osservava con aria incuriosita
"Sì, se non ti spiace anche una foto insieme"
continuò lei cercando di apparire naturale
"Ok"
Mentre erano in posa per la foto e lui le teneva un
braccio intorno alle spalle, la bionda era al settimo cielo.
Quando si allontanarono lui le propose "Qui finisco
tra un paio d'ore, se ti va possiamo parlare dopo fuori dal locale"
Lei annuì e poi se ne andò visto che la gente
dietro di lei cominciava a dare segni d'escandescenza perchè voleva gli
autografi dei propri idoli.
Una volta fuori aspettò che arrivassero Meredith e
Bill, erano entrambi esaltati, ma il ragazzo era una cosa assurda. Continuava a
saltare e a urlare tutto il suo entusiasmo.
Raggiunsero il resto dei compagni nel locale
prestabilito all'ora di pranzo e lì Julie, con la scusa di farsi accompagnare in
bagno potè parlare a quattr'occhi con Meredith.
"Allora?" chiese la ragazza dai capelli
castani
"E' fantastico!" rispose l'altra con aria
sognante
"Hai visto che non è stato male rivederlo? Ma ti ha
riconosciuta?"
"Sì, dovevi vedere che bel sorriso che
aveva..."
"Attenta a non svenirmi, eh! Comunque che ti ha
detto?"
"Che non immaginava di rivedermi così presto e di
aspettarlo fuori dal locale tra un paio d'ore, così avremmo parlato
meglio"
"Wow!"
"Sì, ma non credo che ci andrò"
"Come? E perchè?"
"E la festa per il tuo compleanno? L'incontro con
Matt coincide con l'inizio del film e io ci tengo tanto a stare con te oggi che
compi diciotto anni"
"Oh, per quello non ci sono problemi, andremo allo
spettacolo dopo."
"Ma poi il film finirà troppo tardi"
"Fa niente. Tanto gli altri saranno contenti di
stare in giro un pò di più e poi molti volevano fare ancora un pò di shopping
oggi, almeno così ne avranno l'occasione."
"Sicura?"
"Certo! Adesso non perdere tempo, rifatti un pò il
trucco che poi ti conviene prendere la metro, altrimenti farai tardi al tuo
incontro galante."
Le due risero insieme.
Julie si allontanò dal gruppo con una scusa e fu
all'esterno del locale con un quarto d'ora d'anticipo, così si sedette su una
panchina lì vicino e ascoltò un pò di musica.
Chiuse gli occhi e si fece cullare dalla voce di
Matt, nella versione acustica di Tears Don't Fall.
Mancavano pochi secondi alla fine della canzone,
quando si sentì toccare una spalla, aprì gli occhi e lo vide, lì, quel ragazzo
che le faceva battere così forte il cuore.
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
CAPITOLO 8
"Hey" la salutò lui con voce dolce "Stavi dormendo?"
"No, avevo solo chiuso un attimo gli occhi"
Matt portava un paio di occhiali da sole ed un cappellino per
non farsi riconoscere
"Allora, questa volta come li hai imbrogliati i tuoi genitori?"
scherzò lui
"Non ce n'è stato bisogno, sono in gita con la
scuola"
"Ah...capisco. Che facciamo, andiamo a casa mia? Non vorrai mica
farlo qui, spero"
Julie non credeva alle sue orecchie, ma di che diavolo stava
parlando?
Lui dovette accorgersi dell'espressione stupita della ragazza
perchè disse "Dai, va bene l'aria da santarellina, l'altra volta ti ho pure
assecondato volentieri, ma adesso non fare finta che sei venuta qui per caso.
Voi groupies non finirete mai di stupirmi!"
La bionda a quelle parole si alzò di scatto, lui fece lo stesso
e la prese per le spalle "Bene. Ti sei decisa allora, dai, andiamo. Ho la
macchina parcheggiata non molto lontano."
"Ma sei scemo?" urlò lei scansandosi da lui "Per chi mi hai
presa?"
"Scusa?"
"Sei convinto che io sia una groupie! Io non lo sono. Sono una
semplice fan, anzi, credevo che per te io fossi qualcosa in più, ma
evidentemente avevamo frainteso entrambi."
Il moro ci era rimasto davvero male e non sapeva che
dire.
"Mi hai davvero deluso! Non credevo che tu andassi a letto con
le groupies, ti vedevo in maniera diversa, vedevo in te un ragazzo dolce e
sensibile, invece sei solo un maniaco" gridò lei con le lacrime agli occhi "Se
avessi saputo che eri così non avrei mai sprecato momenti della mia vita a
pensarti"
Lui si riscosse e cercò di calmarla "Non fare così. Abbassa la
voce. Scusami, avevo malinterpretato le tue intenzioni. Ma, voglio dire, l'altra
volta mi eri sembrata così...non so...sei venuta a casa mia e..."
"Certo che sono venuta a casa tua! Non stavo bene e mi hai
offerto dell'aiuto, mi sono fidata di te ma ho sbagliato. Sei solo un porco!
Avresti voluto approfittare di me quella sera!"
Detto questo Julie cominciò a correre il più lontano possibile
da Matt. Le lacrime non volevano fermarsi e le annebbiavano così tanto la vista
che rischiò di cadere un paio di volte.
Correndo arrivò davanti ad Harrods, dove i suoi amici la
fermarono preoccupata.
"Hey Julie, che ti è successo?" chiese una sua compagna di
classe
"Niente...niente!" esclamò lei un pò troppo forte, la voce che
lasciava intendere la lunga corsa.
Meredith si fece largo tra gli altri e si avvicinò alla bionda
mettendole un braccio intorno alle spalle
"Vieni, torniamo in hotel. E' meglio che ti riposi un
pò"
La ragazza si lasciò trascinare fino alla camera come se fosse
un fantasma, senza dire una parola, ancora troppo scossa dal dolore.
"Allora, hai intenzione di parlarmene o vuoi che ti lasci ancora
un pò in pace?" le domandò pazientemente Meredith dopo essersi seduta accanto a
lei sul letto
"Lui crede che io sia una groupie" sussurrò Julie con sguardo
vacuo
"E come hai fatto a capirlo? Ha cercato di farti
qualcosa?"
"No...stava cercando però. Mi sento così stupida. Non puoi
immaginare come ci sia rimasta male" la bionda nascose il viso tra le
mani
"Mi dispiace Juls. Sta tranquilla comunque, non lo rivedrai mai
più"
"E' proprio questo che mi fa sentire una scema! Anche se so che
lui voleva passare del tempo con me solo per un motivo, vorrei tanto rivederlo.
Vorrei fargli capire che io valgo qualcos' altro al di fuori di ciò che pensa
lui. Poi dalla nostra prima conversazione non avrei mai sospettato che lui fosse
convinto che io l'avessi seguito a casa sua solo per andarci a letto insieme.
Avevamo fatto un discorso serio, non mi sembrava il tipo da avere una relazione
con la prima fan che gli si concedesse."
"Evidentemente l'ha fatto perchè ti vedeva leggermente a disagio
e voleva farti stare tranquilla"
"Che stronzo! E' solo un idiota e un maniaco! Allora perchè non
riesco a togliermi dalla mente tutta la sua gentilezza e quel suo sorriso così
dolce?"
"Devi metterti in testa che lui stava solo fingendo. So che è
difficile accettarlo, ma lui si comportava in una certa maniera solo per
ottenere una cosa."
Prima di lasciare la camera per raggiungere gli altri, Julie si
fece una doccia fredda e prese una delle odiate pillole, come tutte le
sere.
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
CAPITOLO
9
La serata trascorse inaspettatamente in modo
piacevole, dopotutto non voleva rovinare l'unica occasione di festeggiare il
diciottesimo compleanno della sua migliore amica.
Il film fece ridere molto tutti quanti e finì a
mezzanotte passata.
Appena usciti la biondina si accorse di aver
dimenticato la borsa all'interno della sala. Tornò indietro mentre gli altri
l'avrebbero aspettata dall'altra parte della strada.
Dentro la sala era buia e per poco non rischiò di
ruzzolare giù dalle scale. Trovata la borsa tornò all'esterno.
Le insegne luminose della città si confondevano
alla sua vista, il gruppo dei suoi amici sembrava solo una macchia lontana e
indistinta. Cominciò ad attraversare la strada con passo stanco, senza nemmeno
accorgersi delle auto che passavano.
Successe tutto in un attimo. Vide una luce forte e
abbagliante, sentì un orrendo stridio e fu sbalzata a terra, dove picchiò un
braccio e avvertì un dolore lancinante alla gamba che sbattè sul duro asfalto.
Le mancava il respiro, faceva fatica a muoversi, anche a causa di un peso che la
opprimeva.
Cominciò ad udire tanti passi e voci attorno a lei.
"Come sta? Si è fatta male?"
"Il guidatore della macchina non si è nemmeno
fermato, però non aveva tutti i torti."
"Non avrebbe dovuto attraversare qui e senza
neanche guardare"
"Non ha proprio visto la macchina"
"Chiamo un'ambulanza"
Altri passi, stavolta ancora più
affrettati.
"Juls!"
"Julie, Julie!" riconobbe la voce di Meredith, poi
piano piano il peso sul corpo della ragazza svanì e si sentì passare una mano
sulla guancia
"Hey, mi senti? Cerca di aprire gli occhi" Era la
voce di Matt, che suonava evidentemente preoccupata.
Lentamente la bionda aprì le palpebre, si trovò
davanti una massa di gente che la guardava ansiosa, uno dei suoi compagni era al
telefono e stava chiamando un'ambulanza.
Le due persone più vicine a lei erano Meredith e
Matt, la prima le teneva una mano e l'altro la osservava spaventato
"Ha aperto gli occhi" disse il moro "Tranquilla,
tra dieci minuti arriva l'ambulanza"
Julie cercò di tirarsi su, al che lui la fermò "No,
stai giù. Non devi fare sforzi inutili"
"Mi fa male una gamba. Che cosa è
successo?"
Le rispose Meredith questa volta "Stavi
attraversando la strada e non hai guardato. Una macchina ti stava urtando, lui
però è arrivato appena in tempo"
Julie spostò gli occhi ambrati e incontrò quelli
blu di Matt.
"Non immagini che spavento che mi sono preso. Non
riuscivo a capire se tu ti stessi gettando volontariamente o no sotto quella
dannata auto"
"No...insomma...mi sentivo così stanca e spaesata,
anche ora. Faccio fatica a stare sveglia"
"Allora non fare movimenti inutili. Tra un pò
arriverà l'ambulanza, vedrai che si risolverà tutto"
"Grazie" disse semplicemente lei
Lui le sorrise e restò con lei e i suoi compagni
finchè non arrivò l'ambulanza. Prima di andarsene si fece dare il numero di
cellulare di Meredith, per tenersi informato sulle condizioni di salute di
Julie.
La bionda rimase in ospedale tutta la notte e
ricevette la chiamata di sua madre, tutta preoccupata
"Tesoro, che è successo? Ti sei sentita male? Ora
come stai?" strillava la donna al telefono
La figlia allontanò un pò il ricevitore per non
venire assordata "Tranquilla mamma, ora sono in ospedale e mi sto riposando,
domani mattina tornerò in hotel con gli altri. Non preoccuparti è stato solo un
attacco di stanchezza misto a distrazione, sai che mi capitano spesso
ultimamente"
"Forse è meglio che torni a casa, cara"
"No. Preferisco stare qui. Voglio godermi questa
vacanza ora che ne ho l'occasione. Per favore, cerca di capirmi"
"Va bene, puoi rimanere, ma stai attenta e prendi
sempre le medicine. Ci sono qui le tue sorelle e il papà che ti vogliono
salutare."
Julie parlò al telefono per altri venti minuti e
quando attaccò Meredith e il professore che erano rimasti lì tornarono in
hotel.
La mattina dopo la bionda si svegliò riposata e si
sentiva decisamente bene. Stava lasciando l'ospedale quando le squillò il
cellulare.
Pensando che fosse ancora sua madre, rispose un pò
scocciata "Pronto?"
"Scusa, ti ho disturbata?"
"Oh, no, figurati."
Era Matt e lei non sapeva bene come comportarsi.
Ancora non l'aveva perdonato, però lui l'aveva salvata dopotutto. Decise di
dimenticare l'accaduto e dargli un'altra possibilità. Alla fine c'era stato solo
un equivoco.
"Come va?" le chiese gentilmente
"Un pò meglio, grazie."
"Ti succedono spesso queste cose? Si, insomma,
anche al concerto..."
"Sì, ultimamente ho questi problemi, ma è da quando
sono nata che sono di salute molto cagionevole"
"Capisco. Sei ancora in ospedale?"
"No, sto tornando in hotel in questo
momento"
"Capisco. Quindi rimarrai lì tutto il
pomeriggio?"
"Non lo so ancora, perchè?"
"Mi farebbe piacere venirti a trovare, se a te non
dà fastidio. Vorrei farmi perdonare" il suo tono di voce era speranzoso e
risoluto
"Non devi farti perdonare proprio niente. E' grazie
a te se adesso sono ancora qui."
"Questo è un rifiuto?"
"Assolutamente no. Anche a me farebbe piacere
parlare di nuovo con te, questa volta senza equivoci."
"Allora ci vediamo dopo pranzo nella hall dell'
hotel, ok?"
"Va bene. A dopo"
"Ciao"
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
c
CAPITOLO
10
Al suo ritorno Julie fu accolta da mille domande
dei suoi compagni, che stavano lasciando in quel momento l'hotel. Meredith le
corse in contro e l'abbracciò
"Juls! Tutto ok?" strillò
"Sì, ma non stringermi così forte o mi strozzi"
scherzò la bionda
L'altra la lasciò, aveva gli occhi
lucidi
"Meredith, non fare così o piango anche
io"
"Mi fai sempre preoccupare così tanto"
Julie le mise una mano su una spalla "Dai, non
essere così tanto in pensiero per me. Adesso vai a divertirti con gli
altri."
"Come? Dovrei lasciarti qui da sola? Non se ne
parla proprio. Ah...ti ha chiamato poi Matt? Ha voluto che gli dessi il tuo
numero"
"Sì, ha detto che passerà a trovarmi più
tardi"
"Allora capisco come mai non ti interessa la mia
compagnia" rise la ragazza dai capelli castani
"Lo sai che non è vero!"
Meredith fu chiamata dal gruppo
"Su, sbrigati. Non ti aspetteranno in eterno!" La
incitò la bionda.
L'altra l'abbracciò e se ne andò.
Mentre aspettava che arrivasse il momento
dell'incontro con Matt, Julie si fece un bel bagno ma dopo un pò dovette uscire
dalla vasca e mettersi a disfare la valigia, per distrarsi, visto che mille
dubbi presero ad affollarle la testa "E' giusto accettare di rivederlo? Non è
meglio stroncare sul nascere tutta questa faccenda?" Le sue riflessioni erano le
stesse di settimane prima, ma alla fine non vi diede retta.
Si rivestì, indossò una camicetta fucsia con le
maniche a tre quarti e un paio di jeans scuri, si legò i capelli in due codini
bassi e scese nella hall e si sedette su un divanetto con gli auricolari nelle
orecchie.
Quando vide Matt entrare fu contentissima della sua
scelta di incontrarlo, era favoloso come al solito, per non farsi riconoscere
indossava una felpa nera con il cappuccio tirato sulla testa e lo stesso paio di
occhiali da sole del giorno prima.
Appena si avvicinò Julie avrebbe voluto alzarsi e
toglierglieli, per guardare quei suoi magnifici occhi blu.
"Ciao, come stai?" le chiese interessato
"Meglio, grazie"
Lui si sedette vicino a lei sul divanetto, la hall
era deserta in quel momento della giornata
"Che stavi facendo?"
"Ascoltavo un pò di musica, Blink-182"
"Così favorisci la concorrenza eh?" scherzò il
moro
Lei rise e alzò le spalle
"Allora, ti va di fare una passeggiata? Te la
senti?"
"Sì, sarei molto felice di uscire da questa sala a
prendere un pò d'aria"
Lui le sorrise e l'aspettò mentre andava a prendere
un golfino da mettersi addosso.
Il tempo fuori era nuvoloso, sembrava quasi che
volesse mettersi a piovere.
Mentre si dirigevano verso Hide Park, Matt le cinse
le spalle con un braccio, con un gesto indifferente. Lei lo lasciò fare perchè
quel contatto la riscaldava, visto che all'improvviso aveva cominciato a sentire
freddo.
Durante la loro camminata parlarono del più e del
meno, Julie si trovava davvero bene con Matt e adesso sapeva che quella era la
sua vera identità, senza nessun equivoco. Si scoprì dispiaciuta a pensare che
era sicuramente l'ultima volta che lo vedeva.
Dopo un'oretta che passeggiavano iniziò a cadere
qualche goccia, stavano per entrare in un locale quando la ragazza avvistò un
gruppo di fans dei Bullet e disse che non era una buona idea entrare
lì.
"Ci conviene trovare un altro posto" mormorò la
bionda battendo i denti
Matt la guardava preoccupato "Che hai? Sicura di
stare bene?"
"Sì, ho solo un pò di freddo, ma
passerà"
Lui si tolse la felpa e gliela mise addosso,
dopodichè l'attirò a sè per scaldarla ancora di più "Ti riaccompagno in hotel,
dai"
"Ma no, davvero. Non c'è bisogno. Ci stavamo
divertendo così tanto"
Lui la guardò intensamente "Non ti offendi se ti
invito ancora a casa mia, vero?" Lei scosse la testa.
Recuperata la macchina guidarono verso la villa del
moro.
Al suo ingresso Julie fu sollevata che niente fosse
cambiato dalla prima e ultima volta che c'era stata, che le sembrava così
lontana.
"Che bel calduccio" sussurrò appena
entrata
"Vieni, siediti nel soggiorno che intanto preparo
un pò di cioccolata calda, ti va?"
"Sì, grazie"
Un quarto d'ora dopo Julie era seduta sul grande
divano di pelle nella stanza dalle pareti viola, con una tazza fumante in mano e
una coperta sulle spalle.
"Va meglio, ora?" le domandò Matt
"Sì, ti ringrazio. Da quando ci siamo incontrati
non faccio altro che procurarti disturbi"
"Figurati. Piuttosto, sei sicura di non esserti
presa l'influenza o qualcosa del genere?"
"Oh, no è normale che mi capitino queste
cose."
"Ma hai controllato almeno se hai qualche linea di
febbre? Ho un termometro di là, se vuoi possiamo..."
"Tranquillo, non c'è nemmeno bisogno che controlli.
So già cosa ho" lei parve incupirsi
Lui la guardò in silenzio, un'espressione di
curiosità mista a preoccupazione negli occhi
Gli occhi di Julie diventarono lucidi, prima che
lui potesse accorgersene disse "Posso usare un momento il bagno?"
"Certo, segui il corridoio a sinistra, è l'ultima
porta a destra"
Una volta nel bagno Julie si sciacquò la faccia e
cercò di fermare le lacrime prima ancora che cominciassero a scorrere, non
doveva comportarsi in quel modo proprio in occasione del loro ultimo incontro,
doveva essere forte.
Passati cinque minuti tornò dal moro, che
l'aspettava seduto sul divano, col cellulare in mano, per evitare domande Julie
esordì
"Hai ricevuto qualche chiamata
importante?"
"No, niente di che, era solo la mia ex." rispose
lui in tono stanco
Lei si accomodò sul divano vicino a lui e piano
piano sorseggiò la cioccolata.
Il ragazzo però, sembrò notare qualcosa di strano
negli occhi ambrati di lei, che apparivano così malinconici.
"Se c'è qualcosa di cui vorresti parlare, fai pure,
io ti ascolto"
Julie esitò un attimo, poi appoggiò la tazza sul
tavolino di fianco al divano.
"Grazie per l'interessamento, Matt, ma non c'è
niente, davvero"
"Riconosco la gente quando non dice la verità"
serio lui le si avvicinò e le mise una mano su un braccio
La bionda alzò lo sguardo e incontrò gli occhi blu
del suo idolo, che da qualche tempo a quella parte era diventato molto di
più.
"Matt, tu devi sapere che io..." ormai non riusciva
più a trattenere le lacrime "Io, non so se tu mi crederai..io.."
Lui le accarezzò una guancia "Se stai cercando di
dire che da quando ci siamo visti la prima volta non fai altro che pensare a me,
sappi che è la stessa cosa che vorrei dirti io"
Julie non si aspettava certo quelle parole, che le
provocarono una crisi ancora più immediata di pianto
Lui era rimasto senza parole. Lei lo guardò, non
voleva farlo soffrire, ma doveva dirglielo.
"Matt, io probabilmente tra un paio di mesi non
sarò più qui."
Sulla faccia del moro si dipinse un'espressione di
dispiacere "Vuol dire che ti trasferisci? Non vedo quale sia il problema, potrei
venire a trovarti quando non sono in tour o in sala di registrazione, sempre che
tu voglia" abbozzò un sorriso, prendendo a giocherellare coi capelli di
lei.
Lei continuò a piangere e singhiozzò "Matt...io non
sarò da nessuna parte. Forse sarò...io sarò..." s'interruppe incapace di dire
altro
Lui finalmente aveva capito e non la fece
continuare, l'attirò a sè e la strinse forte, lasciando che le sue lacrime
cadessero.
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11 ***
CAPITOLO
11
Julie si svegliò, si guardò intorno e si accorse di
non essere a casa sua. Le pareti della sua camera non erano rosse e il letto in
cui dormiva di solito non era così grande e le lenzuola decisamente non erano
quelle coi gattini che aveva dall'età di dieci anni. Erano di un blu notte e di
un tessuto sicuramente molto costoso.
Si rigirò da una parte all'altra e si ricordò
quello che era successo la sera prima: aveva detto praticamente tutto a Matt.
Non era riuscita a spiegargli nei particolari la sua grave malattia e
l'operazione a cui doveva sottomettersi che aveva solo il cinque per cento di
possibilità di avere esito positivo, ma aveva fatto capire al ragazzo che molto
probabilmente lei non ci sarebbe più stata ancora per molto tempo.
Si alzò dal letto, le girava leggermente la testa,
si avvicinò al grande specchio che stava su un lato della stanza e guardò la sua
immagine riflessa.
La sera prima doveva essersi addormentata sul
divano e Matt l'aveva portata a dormire, perchè non si era nemmeno lavata la
faccia, infatti tutto il trucco nero le era colato dagli occhi, dandole un'aria
ancora più malandata.
Strinse i pugni cercando di non versare altre
lacrime, tanto sarebbe stato inutile, ormai le cose dovevano andare così. Era
quasi riuscita ad accettare il suo destino finchè non aveva incontrato
lui.
Matt entrò nella stanza.
"Julie, vedo che ti sei svegliata. Hai dormito
bene?"
Si vedeva che cercava di mantenere un atteggiamento
naturale, sebbene gli riuscisse molto difficile
"Sì" rispose la bionda con voce spenta
avvicinandosi al ragazzo.
Poi improvvisamente si ricordò "Cavolo! Che ore
sono? Devo raggiungere gli altri o partiranno senza di me" corse verso il letto
per rimettersi le scarpe, anche quelle doveva avergliele sfilate lui la sera
prima
"Ormai sono partiti, tranquilla, ho già pensato a
informarli su dove ti trovavi, ti riaccompagnerò io a casa"
"Ma non posso chiederti questo, dopo tutti i
problemi che ti ho causato"
Julie si sedette sul materasso con il viso nascosto
dalle mani, non aveva la più pallida idea di che fare.
Il moro si avvicinò e si inginocchiò davanti al
letto, per poterla guardare negli occhi ambrati, ora rivolti verso il
pavimento.
Tenendole entrambe le mani le sussurrò con calma
"Non ti nascondo che non ci sono rimasto male quando mi hai detto quella cosa
ieri sera, però io non voglio rinunciare a stare con te, anche a costo di farmi
del male. Voglio conoscerti meglio e passare più tempo possibile in tua
compagnia. Prima però mi devi fare un favore"
"Quale?" chiese la ragazza ricambiando lo sguardo
di lui
"Spiegami la tua situazione, nei dettagli
intendo"
Julie trasse un profondo respiro e poi cominciò a
parlare con voce piuttosto bassa e tremante
"Fin da piccola ho sempre avuto una salute molto
fragile, mi ammalavo più spesso delle mie sorelle e anche fisicamente si vede
che sono più debole" fece una breve pausa, poi riprese "Circa sei mesi fa le mie
condizioni hanno cominciato a peggiorare, sentivo sempre più spesso dei dolori e
una stanchezza che non era normale. Anche se dormivo, quando mi svegliavo dopo
nemmeno un paio d'ore ero già affaticata."
Lui ascoltava in silenzio, senza lasciarle le mani
e guardandola fisso negli occhi
"Ho fatto un paio di visite e già dall'inizio i
dottori mi hanno detto che la mia malattia non sarebbe stata una passeggiata, è
un morbo raro, che purtroppo è quasi incurabile. Fra meno di dieci giorni dovrò
subire un intervento al cervello è le probabilità che io possa sopravvivere sono
quasi nulle, quelle che possa sopravvivere senza riportare danni permanenti
ancora di meno."
"Qu-quante possibilità ci sono?" il tono della sua
voce era incrinato dalla tristezza
"Diciamo meno del cinque per cento, se facciamo la
media tra il guarire e il non riportare spiacevoli conseguenze" Julie ormai
conosceva a memoria quelle statistiche e le pronunciava senza nemmeno
pensarci.
"Io non volevo nemmeno essere operata. I dottori mi
avevano detto che senza intervento avrei potuto comunque andare avanti a vivere
ancora per sei mesi. So che è brutto avere una scadenza, però alla fine la vita
non è così per tutti? Prima o poi dobbiamo andarcene e di questo ne siamo
consapevoli fin dai primi anni di vita. Il fatto è che io sono convinta che
senza o con l'operazione le cose non cambieranno. Me ne andrò comunque, quindi
perchè accorciare ulteriormente il tempo che rimarrò su questa terra?"
Matt era meravigliato del cambiamento d'umore della
ragazza, la sera prima si era commossa così tanto ed ora parlava della sua
malattia quasi con una certa freddezza.
"Non devi dire così" ribattè il moro "La speranza
non va mai persa. Quel cinque per cento di possibilità non è nullo."
"E' la stessa cosa che pensa tutta la mia famiglia.
Per questo alla fine ho deciso di dare loro ascolto, anche se una volta fatta la
mia scelta mi sono posta un altro problema: loro sono convinti che andrà tutto
bene, ma cosa succederà se l'intervento dovesse andare storto, se io morissi o
se rimanessi in vita ma con gravi problemi? Non voglio che loro si sentano in
colpa per questo"
Il cantante non sapeva proprio cosa dire di fronte
a quella situazione. Julie sembrava così fragile esteriormente e anche se
versava spesso delle lacrime in fondo era più forte di quanto sarebbe riuscito
ad essere lui.
Lei parve capirlo infatti aggiunse "Non mi aspetto
che tu mi dica parole consolatrici, davvero. In questi mesi ho sopportato già
troppi discorsi. E' stata una mia scelta non far sapere delle mie condizioni a
nessuno al di fuori della cerchia più stretta di parenti e amici. Nella mia vita
mi hanno sempre trattata con i guanti a causa della mia salute e del mio aspetto
debole, la gente quasi non mi contraddice, come se io gli facessi pena. Non
volevo che l'ultima parte della mia esistenza fosse ancora più rovinata. Non
voglio la pietà o la compassione di nessuno, desidero solo trascorrere il poco
tempo che mi rimane facendo ciò che mi piace."
"Julie" cominciò lui avvicinando il volto a quello
pallido della bionda, le sfiorò una guancia con la punta del naso "Io ti ho
appena incontrata, ma da quel giorno di febbraio non faccio altro che pensare al
tuo viso, alla tua voce. Permettimi di starti vicino, che sia per i prossimi
giorni o per i prossimi anni."
Lei gli passò una mano sulla schiena e senza
distogliere gli occhi ambrati da quelli del moro affermò in tono serio "Non
voglio che tu soffra. Non avrei nemmeno dovuto coinvolgerti nella mia vita. Non
meriti una tale sofferenza"
"Credimi, soffrirei ancora di più non stando con
te."
"Matt, non sai cosa dici. Fermiamoci adesso, prima
che i ricordi dei momenti passati insieme diventino troppi. Sarei un'egoista se
accettassi di averti al mio fianco fino alla fine. Non potrei ricambiare tutto
quello che faresti per me"
"Perchè non vuoi capire che l'unica cosa di cui
bisogno è un pò della tua compagnia? Non mi importa di nient'altro" lui avvicinò
ancora di più il volto a quello di lei e le loro labbra ora si
sfioravano
Gli occhi della ragazza si fecero ancora umidi e si
scostò velocemente per sfuggire a quel contatto "Se vuoi avere un pò di
compagnia cercati qualcuno che non morirà fra meno di due settimane!" urlò
quelle parole tutte d'un fiato. "P-per favore, non insistere più"
Lui era rimasto ancora nella posizione di prima,
leggermente sporto in avanti, si passò una mano tra i lunghi capelli corvini e
sospirò.
Julie si alzò e andò in bagno, dove rimase per un
buon quarto d'ora, si lavò la faccia per cancellare il trucco della sera
prima.
Tornata in camera non vi trovò Matt, ma la sua
valigia che sicuramente il ragazzo era andato a recuperare in albergo mentre lei
riposava.
La bionda si diresse al centro della stanza e
sollevò il bagaglio, le sembrava molto più pesante di quando era partita, o
forse era lei che aveva perso ulteriormente delle forze?
Portò il pesante oggetto nel salone e si sedette
sul divano, in attesa di Matt che aveva detto l'avrebbe riaccompagnata a casa
dai suoi genitori.
Il ragazzo arrivò dopo qualche minuto e senza dire
una parola prese la valigia e la caricò sulla sua macchina, Julie lo seguì,
anche lei in silenzio.
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12 ***
CAPITOLO
12
Il tragitto in macchina durò quasi due ore e Julie non riuscì a
passarlo tutto senza parlare.
"Non te l'ho ancora chiesto, cosa avete in programma tu e i
ragazzi? Disponete già di qualche nuova traccia per l'album nuovo?"
Lui non distolse lo sguardo dalla strada ma rispose "Qualcosina.
Ho già scritto dei testi, ma per le melodie siamo ad un punto morto"
"Capisco. Sono sicura che farete un buon lavoro"
"Certo che lo faremo! E tu lo sentirai e potrai giudicare, ne
sono sicuro"
"Ti prego, non cominciare ancora con quella storia"
Lui accostò la macchina, la biondina sobbalzò per la frenata
brusca.
"Perchè ti sei fermato ora?"
"Perchè tu devi capire"
Lei lo guardò con aria interrogativa
"Cazzo, Julie! Ti vuoi mettere o no in quella zucca che il mondo
non è o bianco o nero? Non deve andare tutto per il peggio come pensi tu. I
miracoli succedono e come ci crede la tua famiglia, anche io la penso così.
Quindi non mettere la parola fine ancora prima del tempo."
"La questione non è mettere o no la parola fine, ma non far
stare male chi mi è intorno."
"Se non vuoi far star male chi ti vuole bene questo è
l'atteggiamento sbagliato. Sei stata forte fino a questo punto, non devi
arrenderti proprio adesso."
"Matt, ho cercato di non cambiare la mia vita da quando mi sono
ammalata e ho scoperto di avere poco tempo a disposizione, ma dal momento che ti
ho conosciuto ho dovuto modificare il mio comportamento e quindi la filosofia
del far finta di niente non vale con te. Non voglio che tu soffra. Quella sera
al concerto ero venuta solo per il semplice fatto che sapevo sarebbe stata la
mia prima e ultima occasione di vedervi suonare dal vivo, di vederti cantare.
Non sai quanto ho desiderato quel concerto, ne ero quasi ossessionata. Poi è
successa quella cosa inaspettata. Il rapporto che si è creato tra noi dopo lo
show era molto di più di quello che mi potessi aspettare. Mi ero ripromessa di
non incontrarti più, ma sono stata debole."
"Quindi tu sei pentita di quel poco che c'è stato tra di
noi?"
"Non ne sono pentita. Ma come ti ho già detto non voglio che
nasca qualcosa."
"Beh, mi dispiace per te, ma ormai è troppo tardi. Quello che
provo nei tuoi confronti non è semplice interesse, non si può più tornare
indietro" disse Matt appoggiando una mano su quella della ragazza.
Lei non diceva niente, così lui continuò con tono risoluto
"Desidero solo stare con te, permettimelo. Tenermi a distanza non servirebbe a
non farmi soffrire. Guardami negli occhi, per favore"
Lei rivolse lo sguardo verso il moro, gli occhi ambrati
concentrati in quelli blu di lui. In quel momento era come se loro due fossero
le uniche persone al mondo, non c'era altro al di fuori di quella
macchina.
"Ti lascerò stare e uscirò dalla tua vita senza farmi mai più
vedere solo se tu mi dirai guardandomi negli occhi che è quello che vuoi
veramente. Devi dirmi che sia con la consapevolezza di dovertene andare tra poco
che del fatto che possa succedere il contrario tu stai meglio senza di
me."
La bionda cominciò a dire qualcosa con voce tremante "Io ti
assicuro che...che senza di te posso be..." si fermò incapace di andare avanti,
poi fece un nuovo tentativo "Matt, io non ho..." questa volta si arrese
definitivamente e benchè il suono che uscì dalle sua labbra tremava un poco,
lasciava trasparire tutta la convinzione e la sicurezza delle sue parole "Non
posso dire una cosa del genere. Dopo che ti ho conosciuto non sarei mai in grado
di privarmi della tua presenza."
Lui non aggiunse altro, ma la strinse a sè e la baciò a lungo,
quello fu il loro primo bacio, così appassionato e coinvolgente che quando i due
si staccarono erano quasi senza fiato.
Matt rimise in moto e per il resto del viaggio non lasciò la
mano di Julie
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13 ***
CAPITOLO
13
Quando arrivarono a casa di lei i familiari non diedero loro
nemmeno il tempo di scendere dalla macchina che gli corsero incontro.
Sua madre per poco non aveva le lacrime agli occhi "Julie,
tesoro, come ti senti? E' meglio che entri prima che prenda freddo"
Entrarono in casa solo dopo che anche le due sorelle e il padre
l'ebbero abbracciata stretta.
Naturalmente Matt seguì la scena in disparte, però appena furono
nell'ingresso il padre di Julie domandò
"Tu sei il ragazzo che ha chiamato, vero?" l'uomo guardava il
cantante con un'aria estremamente sospettosa, non apprezzava particolarmente
tutti quei capelli e quei tatuaggi in compagnia della figlia minore
"Sì" strinse la mano a tutti i componenti della famiglia, Emily
e Sarah non credevano di avere davanti agli occhi proprio lui.
"Adesso che vostra figlia è al sicuro posso anche togliere il
disturbo, ma prima vorrei parlarvi di una cosa se me lo permettete"
"Certo, vieni pure in salotto, ti va qualcosa da bere? Dopotutto
dobbiamo pur ricambiare il favore che ci hai fatto accompagnandola a casa" la
madre delle ragazze solitamente non approvava quelli come Matt, ma in quel caso
avrebbe fatto un'eccezione.
Una volta che tutti si furono accomodati e avevano qualcosa da
bere in mano il moro cominciò il suo discorso, con accanto Julie, a cui teneva
constantemente la mano.
"Volevo prima di tutto dirvi che sono al corrente delle
condizioni di vostra figlia"
A quella notizia tutti trattennero il fiato, Emily sembrava
volesse dire qualcosa, ma fu zittita da un'occhiataccia del padre.
"Nonostante tutto però" riprese il ragazzo serissimo "Voglio
continuare a vederla, ne abbiamo già discusso e siamo d'accordo su questo. Non
importa ciò che succederà poi. E comunque io non sono uno che perde la speranza
facilmente"
Gli occhi della madre della biondina diventarono lucidi e il
marito le posò una mano sul braccio, dopodichè si pronunciò "Vedi, noi non ti
conosciamo per niente. Normalmente non avrei mai lasciato che la mia bambina si
avvicinasse ad uno come te. Però io mi fido di lei, quindi se lei mi confermerà
che è quello che desidera avrete tutta la mia approvazione e comprensione.
Tesoro, è come dice questo giovanotto? La decisione viene da
entrambi?"
"Sì, papà. Ti chiedo di lasciarmi passare parte del tempo che mi
rimane con Matt" disse la ragazza in tono fermo
Ovviamente ricevette delle occhiate di disapprovazione dalle
sorelle e dal cantante, per aver usato l'espressione "tempo che mi rimane",
certa che se ne sarebbe andata di lì a poco.
Matt fu invitato a trascorrere il resto della giornata nel paese
dove viveva Julie e lei si offrì di farglielo visitare.
Anche se era uscito il sole e faceva piuttosto caldo, la ragazza
si coprì bene, indossando un paio di maglioncini, ma rifiutò la proposta del
moro di usare la macchina, le avrebbe fatto bene camminare un pò, aveva bisogno
di fare movimento o non sarebbe riuscita a non pensare alla sua situazione
drammatica.
Il suo provvedimento però risultò inutile quando i due, dopo una
ventina di minuti che camminavano mano nella mano arrivarono nel parco dove
Julie andava spesso a correre prima di ammalarsi.
Lì la bionda non solo fu colta dalla malinconia ripensando ai
tempi andati, ma anche da un dolore lancinante che le percorreva tutto il corpo.
Fu costretta ad aggrapparsi saldamente ad un braccio di Matt per non
cadere.
"Julie! Che succede?" urlò lui spaventato
"So-solo una fitta di dolore" rispose lei con una smorfia di
sofferenza sul volto pallido
"Io lo sapevo che era meglio prendere la macchina! Su, ti prendo
in braccio e ti riporto il più in fretta possibile a casa, o preferisci che
chiami un'ambulanza?"
"Aiutami solo a sedermi un attimo su quella panchina"
Una volta seduti lui non smetteva di guardarla preoccupato, in
attesa di una risposta di lei
La bionda gli accarezzò il volto dolcemente "Era questo che
tentavo di dirti ieri. Queste crisi possono venirmi da un momento all'altro,
fortunatamente il più delle volte se ne vanno in fretta. Non c'è niente di cui
aver paura. Il dottore ha affermato che sono normali e che ci devo fare
l'abitudine perchè sicuramente ne avrò fino al giorno
dell'operazione."
"Non si può trovare un modo almeno per alleviare il
dolore?"
Lei annuì "Sì, prendo delle pastiglie, ma stamattina mi sono
dimenticata nella fretta di partire"
"Non ne hai nessuna con te?"
"No. Ma non importa, ormai ho imparato a calcolare l'intervallo
tra una fitta e l'altra e per almeno tre ore non sentirò più male"
"Forse però è meglio che torniamo a casa, potresti prendere una
pastiglia e poi usciremmo ancora, con la macchina stavolta"
Lei lo guardò implorante "Matt, ora sto meglio, ti prego
possiamo fare finta che questa situazione sia normale?"
Lui la fissò negli occhi ambrati, non voleva che si riempissero
ancora di lacrime, così le sorrise e la strinse a sè.
"Quando devi ripartire per Londra?"
"Credo non più tardi delle sei"
"Uffa...io speravo che saremmo potuti uscire insieme anche
questa sera."
"Anche io. Però il lavoro mi chiama. Ho ancora dei concerti e
sarò impegnato per due giorni, ma poi ci siamo presi un periodo di pausa e ti
prometto che tornerò subito da te per farti compagnia. Vedrai, poi ti stancherai
di avermi intorno"
"Impossibile" rispose lei ridendo "Quindi starai qui anche la
notte?"
"Se trovo un buon albergo sì, almeno mi evito la strada tutti i
giorni"
Lei spalancò gli occhi "Ma come? Mi pare ovvio che tu sarai
ospite a casa mia. Sei il benvenuto!"
"Sicura che i tuoi gradiranno? Non vorrei crearvi ulteriori
problemi"
"Ma figurati! C'è proprio una camera degli ospiti che ti
aspetta. Te la preparerò io personalmente"
"Wow. Grazie, chissà come sarà emozionante dormire in un letto
sapendo che l'hai preparato tu con tanta cura"
La baciò, poi riprese "Però sarebbe ancora più eccitante se tu
mi facessi compagnia tra le lenzuola"
Lei arrossì e non sapeva proprio che dire
"Guarda che stavo scherzando!"
"Il fatto è che...ecco...è meglio che te lo dica subito, tanto
prima o poi il discorso verrà fuori..."
Lui la osservava in silenzio
"Io non l'ho mai fatto, sì insomma, sono ancora vergine. Non
ridere di me, però. E' che sono sempre stata convinta che la prima volta debba
essere con una persona di cui si è convinti al cento per cento."
"Non capisco perchè dovrei ridere. Questo è il modo in cui la
pensi e non c'è niente da vergognarsi"
"Sì, ma pensavo che tu, col tuo lavoro abbia avuto un sacco di
esperienze..."
"Julie, faccio la rockstar, mica il pornoattore!"
I due risero insieme
"Cioè, è vero che essere in una band di successo aiuta, e non
nego che a me piace molto divertirmi. All'inizio uno può anche accontentarsi
delle storielle da una notte e via, ma poi si comincia a volere qualcosa di più
serio e duraturo e soprattutto con persone più intelligenti e con le quali sia
possibile anche discutere ogni tanto"
"Mi stupisci. Di solito voi uomini non date per niente peso a
certi aspetti della vita di coppia"
"Altro luogo comune. Eppure in questi due giorni pensavo di
averti dimostrato che il mio interesse non è solo quello"
"Però c'è anche quel tipo di interesse, dilla giusta"
"Io non l'ho mai negato, infatti ho detto che il mio interesse
non è SOLO quello."
"Quindi, tu vorresti, prima dell'operazione..."
Lui le mise un dito sulle labbra per farla tacere "Non fare un
ragionamento del genere, le cose andranno come andranno. Viviamola giorno per
giorno, ok?"
"Va bene."
Lui le scompigliò i capelli e la baciò teneramente su una
guancia.
"Ti va di vedere il laghetto con le papere?" gli domandò la
biondina sul cui volto si allargava un sorriso quasi bambinesco
"Perchè no! Mi fai strada tu?"
Lei lo prese per mano e lo guidò per tutta la lunghezza del
parco, finchè non arrivarono vicino ad un grosso e vecchio albero, al di là del
quale si trovava una piccola distesa d'acqua dolce, dalla superficie liscia e
compatta. Lei indicò un punto in cui però vi erano delle piccole onde, causate
da un gruppo di papere che nuotavano.
"Guarda, la mamma che porta a spasso i piccolini"
"Deve avere molta pazienza per accompagnarne ben sei" scherzò
Matt
"Dai, avviciniamoci ancora un pò, voglio vederle
meglio"
Arrivarono a pochi metri di distanza dagli animali
"Che carine che sono! Come le invidio, possono sguazzare
nell'acqua libere da ogni preoccupazione." esclamò Julie
"Non credere che siano tanto spensierate, devono pur sempre
procurarsi il cibo, no?"
"Uhm..anche per quello non fanno molta fatica, con tutti i bimbi
che vengono qui a nutrirle ogni pomeriggio"
"Furbi questi pennuti" detto questo il moro le cinse la vita con
un braccio e continuarono a guardare ancora per un pò i movimenti dell'allegra
famigliola sull'acqua, dopodichè tornarono a casa di lei.
Una volta arrivati Julie corse subito a prendere la medicina e
quando dopo tornò in salotto trovò Matt che discuteva amabilmente con la sua
famiglia, desiderò che quel momento così semplice eppure quasi magico non
finisse mai.
Li osservò per un pò, poi sua madre la invitò a sedersi al suo
fianco "Cara, come ti senti?"
"Meglio ora, grazie"
Matt la fissava ansioso, così lei gli sorrise
"Prima ha chiamato la nonna" cominciò sua sorella Sarah, la
maggiore
"Davvero?"
"Sì, ha detto che domani verrà a trovarti e ti lascerà le chiavi
del suo cottage, in caso ci vorresti passare due o tre giorni"
La nonna di Julie era proprietaria di una bellissima e tipica
casetta immersa nel verde, dove la ragazza aveva passato praticamente tutte le
sue estati fino all'età di otto anni.
"Mi sembra una buona idea" convenne la bionda
"Già. Perchè non ci andate tu e Matt? Sempre che anche lui sia
d'accordo" propose il capofamiglia provocando lo stupore generale.
Matt non ci pensò due volte e rispose "Sarebbe fantastico! Tanto
fra un paio di giorni io sarò libero per un pò"
"Julie, tu che ne pensi? Credi che saresti in grado? Sai il
cottage della nonna è piuttosto isolato...ovviamente dovrai ricordarti di
prendere le pillole, non potrai assolutamente permetterti dimenticanze o
distrazioni. E anche tu Matt, sei pronto a prenderti la responsabilità?" la
donna di casa non nascondeva tutti i suoi timori su quella breve
vacanza.
Il marito però la interruppe "Su Josie, sono abbastanza grandi
non credi? Se la caveranno, in fondo sono solo tre giorni."
Matt e Julie annuirono e prima che lui si congedò organizzarono
tutto nei minimi particolari: il mercoledì successivo sarebbe andato a prenderla
e avrebbero trascorso tre giorni al cottage, poi il sabato sera sarebbero
tornati a casa di lei.
Quando quella notte la ragazza era sotto le coperte e non
riusciva a dormire un pò per il dolore e un pò per l'ansia che ormai l'agitava
sempre più spesso, ripensò che dalla fine della sua piccola vacanza con Matt
all'operazione sarebbero mancati solo altri tre giorni.
Si addormentò tra le lacrime e quando si svegliò il mattino
seguente il suo volto era ancora
umido.
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 14 ***
CAPITOLO
14
Il lunedì successivo Julie andò a scuola normalmente, ma fu
accolta da molte più attenzioni del solito da parte dei suoi compagni: volevano
sapere come stava dopo che si era sentita male durante il viaggio a
Londra.
Lei li rassicurò con un sorriso ben studiato che non c'era
niente di cui preoccuparsi e che ora stava molto meglio.
Sulla via di casa finalmente sola con Meredith, potè parlarle
liberamente
"Allora, cosa è successo alla fine? Matt ti ha riaccompagnata a
casa, non è vero? Me l'ha detto tua madre"
"Sì. E...abbiamo parlato molto"
"Tu e Matt?"
L'altra annuì muovendo la bionda chioma "Ci siamo chiariti del
tutto. Ora lui sa della mia operazione"
Meredith era sconcertata "Ma perchè gliel'hai detto?"
"Perchè lui dice che per me prova più di un semplice interesse e
credimi, me lo ha dimostrato. Ha detto che vuole stare al mio fianco e che non
gli importa se soffrirà."
"Chi ti ha detto che soffrirà? Sei ancora convinta che
l'operazione andrà male, non è così?"
"Beh...le possibilità che succeda il contrario sono davvero
poche, però forse un pò di speranza posso provare ad averla. Visto che nessuno
di voi si è ancora arreso, non voglio farlo proprio io"
Lo sguardo dell'amica si addolcì "Juls, ti voglio un mondo di
bene"
Le due si abbracciarono a lungo, poi quando la bionda arrivò
sotto casa si salutarono.
Il giorno dopo passò in fretta, Julie trascorse tutta la
giornata con Meredith, sua madre e le sue sorelle che l'aiutarono a preparare le
valigie e tutto l'occorrente per partire.
Arrivata la mezzanotte la bionda accompagnò l'amica alla porta e
le due si fermarono un pò a chiacchierare
"Allora, sei tranquilla per questa piccola gita?"
"Che domande che fai! Certo che non lo sono, non so proprio come
comportarmi...è la mia prima vacanza da sola con un ragazzo...e potrebbe anche
essere l'ultima, quindi l'ansia si raddoppia!"
"Senti, non voglio sentire discorsi del genere, ok? Ieri tu
stessa mi hai detto che ancora non è detta l'ultima parola, quindi domani vedi
di mostrarti col sorriso a Matt, cerca di non pensare ad altro che a
divertirti."
"Va bene" disse Julie con una punta di indecisione nella
voce
"Voglio sentirti più sicura"
"Certo, penserò solo a divertirmi!" esclamò l'altra
"Così va meglio. E mi raccomando, non sprecare le notti che
passerete insieme!" concluse la ragazza dai capelli castani facendo l'occhiolino
e poi stringendo forte l'amica senza lasciarle possibilità di replicare perchè
si allontanò di gran
fretta.
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 15 ***
CAPITOLO
15
La mattina di mercoledì Julie salutò tutta la famiglia,
dopodichè salì in macchina con Matt, che era arrivato puntuale.
Il cantante le sorrise "Buon giorno piccola! Ti trovo davvero
bene, sai?"
"Sei un adorabile bugiardo Matt" rispose lei. In effetti la sua
cera non era di certo migliorata dal loro ultimo incontro, visto che aveva perso
quasi due chili ed il suo viso era ancora più pallido "Però ti perdono perchè
hai la forza di sopportarmi"
Lui rise "Se sopportarti fosse la cosa peggiore che possa
capitare ad un uomo allora sarei il più felice del mondo" le sussurrò dolcemente
sfiorandole una gamba
"Che ruffiano! Piuttosto, come sono andati gli ultimi concerti
con i ragazzi?"
"Benissimo, abbiamo fatto sold out per tutte le ultime tre
tappe"
"Wow! Ne sono felicissima. Ve lo meritate proprio tutto il
successo che state avendo"
"Anche io sono contento che dopo tanti sacrifici la gente
cominci ad apprezzare di più la musica che facciamo, perchè è la cosa che ci
riesce meglio e non è solo il nostro lavoro, ma una parte fondamentale della
nostra vita"
"Immagino che per te Moose, Padge e Jay siano una seconda
famiglia ormai"
"Sì, loro sanno tutto di me e io so tutto di loro. Siamo
fratelli e condividiamo qualsiasi cosa. A proposito, vorrebbero tanto conoscerti
sai?"
"Davvero?"
"Sì, solo Moose ricorda di averti già incontrata a Londra, gli
altri con tutti i fans che sono venuti quel giorno se ne sono dimenticati, per
questo desidererebbero rivederti"
"Anche a me farebbe molto piacere, potremmo organizzare qualcosa
al nostro ritorno, che ne dici?"
"Sarebbe perfetto" concordò il moro, poi continuò "Ti va di
ascoltare un pò di musica durante il viaggio? Lì nel cassettino c'è qualcuno dei
miei cd, scegline uno che ti piace."
La ragazza aprì il cassettino e guardò con attenzione tutti gli
album: Metallica, Trivium, Pantera, Black Sabbath..tutta roba leggera
insomma!
Mise su un cd dei Trivium e per una ventina di minuti ascoltò
Matt canticchiare, estasiata, adorava proprio la sua voce!
Cullata da quel suono si addormentò senza nemmeno accorgersene e
quando lui la svegliò accarezzandole dolcemente una guancia erano già arrivati
al cottage, erano passate tre ore.
Julie spalancò gli occhi ambrati e appena si rese conto di dove
si trovavano esclamò "Scusami Matt! Non ti ho nemmeno tenuto compagnia durante
il viaggio, sono stata proprio un'egoista. Ma mi sono addormentata senza nemmeno
rendermene conto."
"Non importa" le rispose lui mettendole un dito sulle labbra
"Cerca di stare sveglia per il resto della giornata eh?" scherzò
"Sì! Basta che mi tieni occupata che vedi che non mi
addormento"
"Uhm...ok. Ho in mente un paio di cosette!" rise il
cantante
"Bene. Adesso però scendiamo e sistemiamo tutto"
Scaricarono le valigie e le provviste che avevano portato da
casa e passarono una buona oretta a mettere a posto.
Poi Julie, con l'aiuto di Matt preparò il pranzo.
Dopo mangiato fecero una lunga passeggiata attorno alla casa,
dove si estendevano dei bellissimi prati. Fortunatamente il tempo era bello quel
giorno, il sole splendeva alto nel cielo che era di un azzurro
incantevole.
Giunti in cima ad una piccola collinetta la ragazza si volle
riposare un pò, così si sedettero sull'erba a coccolarsi.
"Mi sembra di vivere un sogno" sussurrò la bionda al ragazzo,
accarezzandogli gli scuri capelli
Lui le passò un braccio intorno alla sottile vita "Già. Questo è
il nostro piccolo paradiso, solo io e te, indisturbati."
"Vorrei tanto che questi tre giorni non passassero mai. Se solo
potessi fermare il tempo..." delle lacrime cominciarono ad offuscarle la
vista
Per rassicurarla il moro rispose "Il tempo non lo possiamo
fermare, ma possiamo fare in modo di rendere questi momenti
indimenticabili."
A queste parole si voltò e fissò il suo sguardo blu in quello di
lei, poi cominciò a baciarla e a mormorare piano il suo nome.
Julie si abbandonò alle emozioni e ricambiò quei baci con
altrettanto affetto e trasporto.
Poi arrivò il momento in cui lei doveva prendere una delle tanto
detestate pillole, così dovettero tornare a casa.
La sera dopo aver cenato, Julie propose a Matt di stare fuori ad
osservare le stelle e chiacchierare, lui accettò.
Sistemarono una coperta per terra e vi si sedettero sopra, poi
il ragazzo si sdraiò e le si rivolse
"Vieni qui, piccola. Ho voglia di stringerti un pò."
Lei si avvicinò e si distese al suo fianco, lasciando che lui le
circondasse le spalle e appoggiò la testa sul suo petto.
"Matt?"
"Sì?"
"Hai mai aspettato che la prima stella della sera
spuntasse per poter esprimere un desiderio?"
"Lo facevo quando ero bambino."
"Io ultimamente ho desiderato molte cose guardando le stelle e
solo una di queste si è avverata"
"Davvero? E qual'è?"
"Quando ho saputo del vostro concerto, ho sperato ardentemente
di potervi venire a vedere e così è successo alla fine"
"Bene, allora come hai potuto constatare se credi veramente in
qualcosa, quella prima o poi succederà. Vedrai che anche le altre tue richieste
verranno esaudite."
"Lo spero molto, perchè non mi va di abbandonare te e tutte le
persone a cui voglio bene"
Lui le accarezzò i capelli "E io non ho intenzione di lasciarti
andare, dovrai sopportarmi ancora per molto, molto tempo"
Si guardarono intensamente negli occhi, si baciarono a lungo,
poi il ragazzo le sussurrò nell'orecchio
"La vuoi sapere una cosa? Ti amo, Julie. Più di quanto sarei
riuscito ad immaginare"
"Anche io...ti adoro." rispose lei passandogli una mano tra i
capelli e poi continuando fino a percorrergli il petto e ad infilarla sotto la
t-shirt di lui. La sua pelle era liscia e calda e mentre l'accarezzava, sentì il
contatto delle labbra del ragazzo sul collo, sensazione che la fece rabbrividire
di piacere.
"Mi devo fermare?" le chiese il cantante credendo che lei si
fosse ritratta perchè non gli andava di andare oltre
La bionda scosse la lucente chioma e piano piano cominciò a
sfilargli la maglietta.
I baci di Matt si spostarono dal collo e andarono un pò più giù,
verso la scollatura di Julie, e ben presto le tolse la leggera canottiera che
portava.
Lei aveva un pò di freddo, così si strinse al moro, spinta anche
dal desiderio ardente che i loro corpi diventassero una cosa sola.
Qualche minuto dopo il suo volere si avverò, ognuno era parte
dell'altro.
Per la ragazza quell'esperienza era nuova ed era stupita dal
fatto che la dolcezza che aveva provato fino a pochi istanti prima ora si era
trasformata in un altro tipo di bisogno, estremamente carnale, che la spingeva
ad avvinghiarsi avidamente alla schiena del suo amato, graffiandogliela
quasi.
Quando il momento raggiunse il suo apice si sentì dapprima come
se stesse volando, come una bolla d'aria costretta da nessun legame, libera di
vagare liberamente, poi la stanchezza e lo sfinimento l'avvolsero, si sentì
svuotata e cadde al fianco di Matt, che le baciò la fronte e sorridendo
affettuosamente la strinse a sè finchè non si
addormentarono.
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Capitolo 16 *** CAPITOLO 16 ***
CAPITOLO
16
Appena la debole luce del mattino cominciò a filtrare nella
stanza, Julie aprì gli occhi e si chiese come mai si trovasse lì, visto che
ricordava di aver preso sonno sotto le stelle. Si rigirò nel letto e appena
scorse il volto di Matt poggiato sul cuscino vicino a lei, un sentimento di
dolcezza la riempì.
Osservò i bellissimi lineamenti del ragazzo rilassati dal sonno
e sorrise accarezzandogli la punta del naso, poi gli stampò un bacio sulla
guancia.
Si alzò e andò in cucina a prendere la solita medicina e poi
tornò in camera per vestirsi.
Trovò il moro che si stava stiracchiando.
"Buongiorno, tesoro" lo salutò allegra
"Ciao, piccola. Spero che non te la sia presa per il fatto che
ti ho portata dentro"
"No, anzi ti ringrazio"
"Avevo paura che prendessi freddo" aggiunse poi il ragazzo
avvicinandosi a lei. La baciò sulle labbra e mormorò "Ben svegliata, amore
mio"
Il viso di lei si illuminò a sentirgli dire quelle parole, gli
prese una mano e la strinse tra le sue "Voglio farti vedere una cosa"
Si vestirono in fretta, uscirono dalla casa e percorsero un
centinaio di metri su per una bassa collinetta dietro l'edificio.
"Guarda, non è bellissimo?" chiese Julie indicando il paesaggio
che si estendeva davanti ai loro occhi. Dei verdi prati si alternavano a campi
ordinatamente coltivati, intermezzati da piccoli corsi d'acqua sulle rive dei
quali sorgevano qua e là delle casette. Sulla destra si scorgeva un lago dalla
superficie liscia e calma, ogni tanto increspata dal salto di qualche pesce. Il
sole era sorto da poco e la luce che rifletteva sugli elementi naturali creava
un'atmosfera magica.
"E' spettacolare" rispose il moro
"Già. Quando ero piccola mi alzavo apposta prima degli altri per
poter vedere questa scena. Ecco, vedi...quel campo laggiù una volta apparteneva
a mio nonno. Io e le mie sorelle da piccole andavamo sempre ad aiutarlo a
raccogliere i prodotti della terra, ma più che altro combinavamo disastri" la
bionda rise, una risata che conteneva della malinconia per i bei tempi passati.
Poi riprese "Invece il lago dall'altra parte era il posto dove giocavamo più
volentieri, le sue acque sono basse, quindi potevamo sguazzare liberamente anche
se non eravamo delle nuotatrici provette. Potremmo andarci oggi pomeriggio, che
ne dici? Ci vogliono meno di venti minuti di cammino per arrivarci, potremmo
portare qualche panino e fare un pic nic sulla riva. Ti piace come
idea?"
Vedendola così contenta ed entusiasta anche l'umore di Matt era
migliorato ulteriormente "Certo, è un'idea fantastica!"
"Bene, allora torniamo a casa così facciamo colazione e poi ci
prepariamo" lo trascinò per la mano fino all'ingresso del cottage. Tanta
vitalità stupivano il ragazzo, che però era felicissimo di vedere gli occhi
ambrati di lei così luminosi.
Dopo aver mangiato qualcosina presero uno zaino e ci misero
dentro dei panini, qualche bibita e dei dolci e si incamminarono.
Quando arrivarono a destinazione scoprirono che sulle rive del
lago non c'era nessun altro al di fuori di loro
"Romantico, non trovi?" chiese Matt a Julie, cingendole la
vita
"Sì, siamo soli soletti, tu ed io. Possiamo fare quello che ci
pare"
Lui rise "Quindi posso anche divertirmi a fare questo?" cominciò
a farle il solletico da tutte le parti
"Dai, smettila! Lo soffro tantissimo!" lo implorò lei
contorcendosi e cercando di scappare alla presa del moro
"No, non ti lascio stare. Mi piace troppo vederti
ridere"
Lei riuscì a sfuggirgli e corse verso il lago "Prova a prendermi
adesso se ci riesci" lo provocò facendogli la linguaccia, i piedi che ormai
erano nell'acqua.
Lui la raggunse subito e la schizzò, bagnandola tutta
"Sei proprio un mascalzone!"
"Mascalzone? Quella parola non la usa nemmeno mia nonna, Julie!"
la prese in giro
"Volevo essere solo un pò educata. Sei proprio un bastardo, così
va bene?"
"Molto più realistica e spontanea" ribattè il cantante
buttandole dell'altra acqua addosso
Rimasero lì a giocare per un pò, poi uscirono e si sedettero al
sole per asciugarsi.
Julie tremava leggermente, così Matt prese una coperta che aveva
portato apposta e gliela mise sulle spalle, poi l'attirò a sè.
"Va bene così o hai ancora freddo?"
"No, va bene. Io ho un pò di fame, mangiamo
qualcosa?"
"Certo." disse lui sorridente
Julie si meravigliò del fatto che pareva le fosse tornato
l'appetito. Si chiese se fosse merito della compagnia di Matt. Dopo aver
pranzato stettero ancora un pò in riva al lago e la ragazza raccolse qualche
fiore, che avrebbe portato alla sorella minore. Emily infatti aveva la passione
del collezionismo e le piaceva far essiccare quei graziosi boccioli tra le
pagine di un vecchio libro ingiallito.
Verso metà pomeriggio però la biondina avvertì una fitta
lancinante alla testa e aveva la vista oscurata, infatti non riusciva quasi a
stare in piedi.
Tutto preoccupato Matt la prese in braccio e fece tutta la
strada verso casa di corsa, entrato, si diresse subito nella camera da letto e
l'adagiò sul materasso.
"Julie, vuoi che chiami qualcuno? Telefono ai tuoi
genitori?"
Lei cercò di tranquillizzarlo con un gesto della mano e aprendo
a poco a poco gli occhi che aveva chiuso dal dolore.
"No, non ce n'è bisogno. Tanto tra poco passa. Sai, mi stavo
proprio chiedendo quando sarebbe arrivato uno dei soliti attacchi, è strano che
per quasi due giorni non ne abbia avuto nemmeno uno. Sicuramente è merito della
tua compagnia"
Il moro le prese una mano e la sfiorò con le labbra "Ma sei
ghiacciata. Vado a prenderti un'altra coperta. Vuoi anche qualcosa di caldo? Un
pò di tè magari?"
"No, grazie. Sono a posto così"
Lui si assentò un attimo e quando tornò lei stava già dormendo,
si allarmò un pò nel vedere che sul suo volto c'era un'espressione tutt'altro
che rilassata. La coprì con cura e stette lì a osservarla finchè non constatò
che il suo sonno era diventato tranquillo e regolare.
Quella sera Julie non si svegliò, così Matt strimpellò qualche
nota con la chitarra e poi andò a coricarsi, al fianco di lei.
Il moro però non riuscì a prendere sonno per lungo tempo, una
serie di pensieri gli affollavano la mente.
Era vero che non tutte le speranze erano perdute, però era
giusto dare tutto sè stesso in quel modo ad una persona che conosceva da così
poco tempo e che non era sicuro sarebbe rimasta per molto con lui? Amava quella
ragazza, in una maniera che non riusciva nemmeno ad esprimere a parole, però
cosa ne sarebbe stato di lui se lei se ne fosse andata?
Si disse che era egoista a pensare certe cose e si rimproverò
mentalmente, promettendosi di non lasciare che altre idee del genere gli
venissero in testa; Julie era lì con lui e stavano passando dei bellissimi
momenti insieme, era quello che contava veramente.
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Capitolo 17 *** CAPITOLO 17 ***
CAPITOLO
17
Un cielo grigio e delle grosse nubi scure e scosse da un
temporale li colse il mattino dell'ultimo giorno della loro breve
vacanza.
La biondina aveva svegliato Matt poggiando le sue labbra su
quelle del ragazzo e scusandosi per essersi addormentata così all'improvviso la
sera prima.
"Non importa" aveva detto lui "Abbiamo ancora del tempo per
recuperare"
Poi però i loro sguardi si erano rivolti al tempo orrendo che
c'era fuori e Julie aveva assunto un'espressione tra il dispiaciuto e il
malinconico.
Lui allora l'aveva tranquillizzata "Chi ha detto che ci si deve
divertire per forza all'aperto? Possiamo rimanere in casa e fare tantissime
altre cose"
Lei lo guardò con finta aria sospettosa e sfiorandogli un
braccio gli sussurrò in un orecchio "Non vorrai stare a letto tutto il
giorno?"
"Beh, quella sarebbe un'idea" la baciò delicatamente sul collo e
piano piano cominciò a scendere
L'altra lo fermò "Aspetta un secondo, torno subito"
Il moro sbuffò "Sempre nei momenti più belli"
"Ti prometto che ci metto un secondo e... mi farò perdonare"
aggiunse in tono provocante
Matt si sistemò meglio sul cuscino e appoggiò le braccia dietro
la testa, sorridendo guardandola andare via.
Quando lei tornò un paio di minuti dopo, prima di accomodarsi
sul letto, si sfilò i vestiti, cosa che fu accolta da uno "Wow" del
cantante.
Trascorse così la loro mattinata, poi mentre erano entrambi
distesi tra le coperte in silenzio, Julie mormorò
"Ho un certo languorino, tu no?"
"Anche io. Adesso andiamo di là e prepariamo qualcosa" nel
parlare giocherellava con i lunghi e dorati capelli di lei "Posso dirti una cosa
prima?"
"Certo, dimmi."
"Mi avevi accennato che facevi molta fatica a mangiare e che ti
mancava l'appetito, eppure in questi due giorni mi sembra che non ci siano stati
grossi problemi, o sbaglio?"
"No, non ti sbagli. Hai ragione. Non ti nascondo che anche io mi
sono stupita di questo fatto, credo anche di aver rimesso su un paio di chili.
Sarà la tua presenza a farmi bene!"
Risero entrambi, poi si alzarono, si rivestirono e andarono in
cucina per mettersi ai fornelli.
"Uffa, mi dispiace che sia già finita la nostra vacanza
romantica" esordì durante il pranzo la ragazza
"Già, è passato così in fretta."
"Però ci resta ancora questo pomeriggio e la sera. Credo proprio
che il tempo non migliori"
Lui parve pensare un pò poi scherzò "A me non dispiacerebbe
proprio stare a letto ancora qualche ora"
"Sempre il solito tu!" rispose lei, gli sfiorò una mano "Io
avrei un'altra proposta"
"Sentiamo"
"Ecco, avevo cominciato a suonare la chitarra un paio di mesi
prima di ammalarmi seriamente, poi però tra ospedali, dottori, visite e tutto il
resto non sono più andata avanti. So che in una giornata non potrò imparare
molto, però mi chiedevo se ti andava di insegnarmi qualcosa."
"Ma certo! Mi farà piacere avere un'alunna carina come
te"
Finito di mangiare e mettere in ordine si spostarono nel salone
dalle pareti color pesca del cottage e seduti sul grande divano bianco che stava
al centro della stanza suonarono un pò, o meglio, Matt suonava, mentre Julie
cercava di pizzicare le corde alla bell'e meglio.
"Sono proprio un'imbranata" continuava a lamentarsi "Non
imparerò mai"
Ma il suo insegnante non perdeva la pazienza e cercava di
rincuorarla con frasi del tipo "Non è vero, tutti all'inizio fanno un pò di
fatica" "Devi avere pazienza, non si può imparare tutto subito"
Verso le cinque e mezza fuori smise di piovere e Matt che in
quel momento stava casualmente guardando fuori dalla finestra se ne accorse,
così chiamò Julie che era andata un attimo in bagno
"Hey piccola! Vieni subito!"
Julie arrivò dopo qualche minuto, aveva appena avuto una delle
fastidiose fitte e per non fare accorgere Matt si era concessa qualche istante
per riprendersi.
Quello che vide davanti ai suoi occhi la fece inorridire. Le
sembravano le circostanze di una di quelle poesie che aveva studiato a scuola:
il cielo al tramonto che assumeva delle tonalità di rosso che si mischiavano con
il grigio e l'azzurro cupo, traccia della tempesta che era passata da poco,
contrastava nettamente con i sentimenti che provava lei nel vedere il suo amato
avvinghiato ad un'altra.
Rimase immobile, incapace di reagire, il tempo pareva essersi
fermato. Quelle due figure erano così reali ma al contempo la bionda desiderava
ardentemente che si trattasse di un
sogno.
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Capitolo 18 *** CAPITOLO 18 ***
CAPITOLO
18
Il moro si staccò bruscamente dalla ragazza e le si rivolse, non
si era ancora accorto che Julie aveva assistito alla scena.
"Caroline, ma si può sapere che diavolo ti prende? Che cazzo ci
fai qui? Ti avevo detto di sparire dalla mia vita. Tra noi è tutto
finito"
"Due secondi fa però sono sicura che non lo pensavi, mentre mi
baciavi. Certo che non hai dimenticato come si fa eh?" la ragazza dai lunghi
capelli neri sorrise poi in direzione di Julie "Mi dispiace cara, ma come vedi
lui è mio."
Matt si accorse solo in quel momento della presenza dell'altra,
si girò e subito le si avvicinò "Senti, non ascoltare niente di quello che dice
questa strega, ok? Io voglio stare con te, lei non c'entra niente con la mia
vita e non c'entrerà mai niente!" aggiunse alzando la voce e rivolgendo
un'occhiataccia a Caroline
"Oh....caro il mio metallaro....mi ero scordata quanto eri sexy
quando gridavi. Però sono sicura che tu pensi ancora ai giochetti che facevamo
io e te, non è così? Su dai, raccontane qualcuno alla tua amichetta, ha l'aria
un pò inesperta"
"Adesso tappati quella boccaccia!"
"Matt, per favore, lascia che ci pensi io" Julie sembrava
essersi ripresa tutto d'un tratto
"Allora anche tu hai il dono della parola. Credevo che piccola e
fragile come sei non riuscissi nemmeno a mettere insieme una frase di senso
compiuto"
"Ti sbagli invece. Tra noi due quella meno intelligente e anche
maleducata sei tu. Sai, amore, è proprio lei quella che mi ha fatto inciampare
dopo il concerto. E' a questa sgualdrina che devo il bernoccolo sulla
testa"
"Come mi hai chiamata?" domandò l'altra indignata "Stai attenta
a come parli, sottospecie di nana che fa fatica anche a stare in
piedi!"
"Caroline!" urlò di nuovo il ragazzo
La biondina intanto si era avvicinata pian piano alla sua nemica
e col volto a pochi centimetri dal suo aveva cominciato con aria minacciosa "Io
non so perchè ti sei azzardata a venire qui. Primo: io non ti conosco e questa è
casa mia quindi te ne devi andare. Secondo: non puoi permetterti di parlare così
alla gente. E terzo:" e le mollò uno schiaffo in pieno viso "non devi nemmeno
provare a toccare il mio ragazzo, ok? E adesso vedi di farla finita e di
andartene con le tue gambe, altrimenti non ci metto molto a darti io una
mano."
L'altra rimase sorpresa del comportamento di quella ragazza che
sembrava così fragile ed indifesa e non potè fare altro che salire in macchina e
andarsene.
Appena l'auto rossa sparì dalla loro vista il cantante si fece
scappare un "Wow. L'hai proprio affrontata come si deve"
Lui stava ancora fissando lo spazio vuoto lasciato dalla vettura
che sentì in tonfo al suo fianco.
"Julie! Piccola, che ti
succede?"
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Capitolo 19 *** CAPITOLO 19 ***
CAPITOLO
19
"Ha subito uno choc, ha fatto sforzi troppo grandi per le sue
condizioni di salute. Ma sì riprenderà di certo, per il momento. Sul futuro non
possiamo dire ancora niente con certezza"
Julie aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un sofitto bianco,
un ospedale, lo riconobbe subito senza nemmeno guardarsi intorno. Ma l'odore che
sentiva non era solo quello tipico di quel detestabile ambiente sterilizzato, ma
anche una fragranza più piacevole, che le sovvenne facilmente: il dopobarba
usato da Matt.
Si voltò di scatto e lo vide, appisolato su una sedia dall'aria
scomodissima accanto al letto dove lei si trovava. Il primo impulso della bionda
fu quello di farlo stendere accanto a lei e farlo riposare come si doveva, ma al
minimo tentativo di movimento sentì un dolore in tutto il corpo e si lasciò
scappare un lamento un pò troppo forte che non solo svegliò il moro, ma richiamò
anche l'attenzione dei dottori che stavano parlando fuori dalla stanza, con loro
accorsero anche i genitori di Julie.
"Cara, tutto bene?" sua madre aveva una pessima cera, il suo
sguardo era segnato dalla preoccupazione, così come, anche se in modo meno
evidente, quello di suo padre
"Julie, finalmente ti sei svegliata!" esclamò l'uomo cercando di
sorriderle
"Amore, come ti senti?" gli occhi blu di Matt avevano un'aria
stanchissima
"Cosa è successo? Da quanto tempo sono qui?"
"Hai avuto una crisi, ti sei stancata molto ultimamente, sei
ricoverata da due giorni"
"Eh? Due giorni?!? Ho dormito per tutto quel tempo?"
"Sì, ma l'importante è che ora tu ti sia ripresa." intervenne
uno dei dottori "Forse non è il caso di parlarne subito, ma più tardi dobbiamo
affrontare la questione della tua operazione."
Sui volti di tutti calò un velo di inquietudine e tristezza,
Julie temeva di capire fin troppo bene quello che stava succedendo
"Tra poco manderemo un'infermiera, se hai bisogno di qualcosa e
se hai fame, chiedi pure. Ci vediamo più tardi. Signori, vorrei parlare con voi
tra qualche minuto"
Il papà e la mamma di Julie annuirono e dopo essersi trattenuti
un pò con la figlia uscirono lasciandola sola con Matt
"Mi dispiace. E' tutta colpa mia se sei stata poco bene. Avrei
dovuto fare più attenzione e non avrei dovuto permettere che ti scontrassi in
quel modo con Caroline"
Lei accennò un sorriso "Non è vero, non sei tu il responsabile
di quello che mi è successo. Per favore, non tormentarti per niente. Comunque ti
vedo stanco, hai dormito stanotte?"
"Veramente no. Sono tornato a casa giusto un paio d'ore fa,
perchè il mio manager aveva bisogno di me, ma il resto del tempo l'ho trascorso
qui, non me la sentivo di lasciarti sola."
"Ma c'erano i miei genitori, suppongo."
"Lo so, ma non mi andava lo stesso di allontanarmi da te." disse
semplicemente lui sfiorandole una delle guance, che erano tornate ad essere
pallidissime
"Grazie, però adesso vai a casa a dormire un pò, davvero. Me lo
fai questo favore?"
"Vuoi proprio che mi tolga dalle scatole eh?"
"Ma no! Lo sai benissimo anche tu che se fosse per me ti terrei
legato vicino a me in ogni momento! Però devi riposarti, te lo meriti proprio.
Poi non devi dare troppo conto alla mia salute, c'è anche il lavoro che ti
aspetta. E pure Padge, Moose e Jay vorranno passare del tempo con te, no? E poi
hai una famiglia a cui fare compagnia."
Lui non era molto entusiasta delle parole di lei "Va bene, me ne
vado allora. Ma tornerò stasera, ok?"
"Uhm...però mi prometti che dormirai qualche ora?"
"Certo, te lo prometto." le diede un bacio sulle labbra e uscì
dalla stanza sorridendole. Lei lo salutò con la mano, poi si stese ancora sul
letto, sfinita.
Ogni piccolo movimento le provocava una serie di
dolori.
Dopo qualche istante arrivarono i suoi genitori a riferirle
quello che avevano detto i dottori.
"Juls, come stai ora? I dottori dicono che probabilmente
sentirai male in tutto il corpo per le prossime dodici ore, è l'effetto dei
medicinali che ti hanno dato."
"In effetti non posso dire di essere in gran forma. Però
l'importante è che sono ancora qui, no?" cercò di scherzare
In cambio ricevette due occhiate spente e prive di qualsiasi
allegria
"Vedi, tesoro" cominciò suo padre "C'è qualcosa che devi sapere.
Riguardo quello che ci hanno detto i medici."
"Sì, si tratta della tua operazione. Come ben ricordi è prevista
per domani, non si può più rimandare perchè il tumore si sta ingrossando
notevolmente a ad una velocità molto elevata. I dottori sostengono che dopo
questo tuo malore le possibilità che tu sopravviva sono ancora minori. Ci sono
buone probabilità che tu non ti risvegli più"
Julie era senza fiato, ma nessuna lacrima scese dai suoi occhi,
il colpo era stato così grande che aveva bloccato ogni sua emozione "Va bene.
Capisco." rispose meccanicamente.
Ma la reazione di sua madre non fu così razionale, gettò le
braccia al collo della figlia e scoppiò in un pianto liberatorio, dicendole che
non tutte le speranze erano perdute e che se avessero avuto fede lei sarebbe
guarita, perchè era ancora giovane ed aveva una vita davanti a sè.
Anche suo padre si fece scappare qualche lacrima per la prima
volta e abbracciò affettuosamente la figlia, dando ragione alla
moglie.
Poco prima dell'orario di cena, vennero a farle visita anche le
sue sorelle e Meredith, le prime due avevano l'aria depressa, mentre la terza
non faceva altro che sorridere stringendo una mano di Julie e sussurrarle frasi
di incoraggiamento, ovviamente dopo aver sentito tutti i dettagli sulla piccola
vacanza dell'amica e del suo ragazzo.
Se ne andarono nel momento in cui l'infermiera portava il pasto
serale alla bionda.
"Ci vediamo domani prima dell'operazione eh?" la salutò Meredith
stringendola forte, così come Emily e Sarah.
"A domani, vi voglio bene!" rivolse un sorriso alle tre ragazze
e ai suoi genitori e quando varcarono la soglia lasciò che qualche calda lacrima
le scorresse sul viso.
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Capitolo 20 *** CAPITOLO 20 ***
CAPITOLO
20
Un paio d'ore dopo sentì un infermiere che rimproverava qualcuno
"Le ho detto che l'orario di visita è finito, mi dispiace ma se ne deve andare.
Torni domani mattina"
"Non mi importa niente delle vostre regole, voglio vedere la mia
ragazza e nessuno me lo impedirà. E adesso si sposti e mi lasci
passare"
"Lei ha proprio la testa dura, sa? Deve andarsene, non può
rimanere qui a quest'ora, i pazienti dormono già"
"No, sono sicuro che lei mi sta aspettando e non posso
delulderla."
Julie cercò di gridare il nome del suo amato in modo che lui la
sentisse chiamarlo e entrasse nella stanza, ma le uscì solo un filo di voce che
non sarebbe bastato nemmeno a sussurrargli a due centimetri di
distanza"
Altre parole gunsero dal corridoio
"Vado a chiamare il primario se non esce subito da questo
ospedale"
"Oh, vai al diavolo brutto viziato figlio di papà! Scommetto che
il paparino ti ha pagato gli studi eh? Non hai mai dovuto fare nessuna fatica
per ottenere quello che volevi e ora vieni qui a dare una lezione di vita a me
che non ho mai avuto niente facilmente. E adesso sparisci e lasciami
passare!"
Evidentemente qualcosa nell'affermazione di Matt doveva aver
colpito l'infermiere, perchè due secondi dopo il cantante entrò trionfante nella
stanza.
"Hey piccola!" la salutò stringendola e dandole un bacio "Lo
dicevo che eri ancora sveglia"
"Ho...ho sentito tutta la tua discussione con l'infermiere. Sei
stato grande, amore" pronunciò quelle parole a fatica, infatti Matt le si era
avvicinato e stava seduto sulla stessa sedia dove si trovava la mattina, chinato
in avanti verso di lei.
"Oh, grazie! So che il discorso del figlio di papà non c'entrava
però sapevo che con quello avrei fatto centro" rise, l'altra cercò di imitarlo,
ma sentì subito una fitta lancinante all'altezza dello stomaco e dovette
fermarsi
"Sono ridotta proprio come un rottame eh?" sussurrò
ironica
"Ma che dici? Non sei mai stata più bella di così!"
"Prendi in giro come al solito, tu. Comunque, oggi i miei
genitori mi hanno parlato di quello che hanno detto i dottori."
"Davvero? Dimmi tutto."
Lei si rattristò ed esitò un attimo, ma poi comprese che tanto
non c'era modo di evitare di dire la verità al ragazzo "Riguarda l'operazione di
domani. Ci sono pochissime probabilità che io ne esca viva"
Quelle parole ebbero l'effetto di una tonnellata di mattoni
sulla testa del moro che dapprima stette in silenzio, troppo impressionato da
quella frase così decisiva, e poi si alzò bruscamente
"E ora dove vai, Matt?"
"A parlare con quegli incompetenti, sono sicuro che si sono
sbagliati, non possono dire certe cose. Tu sopravviverai. Ne sono
certo"
"Amore, calmati per favore. Siediti ancora qui vicino a me.
Riflettiamo un pò noi due. In fondo questa potrebbe essere l'ultima serata che
passiamo insieme, anzi, credo proprio che lo sarà"
"Cosa? Adesso ti ci metti anche tu! Dove sono finiti tutti i
buoni propositi di non perdere mai la speranza, dove è finito lo "staremo per
sempre insieme, niente ci dividerà"?"
Lei lo guardò, gli occhi ambrati lucidi "Matt, sii realista! I
miracoli non succedono tutti i giorni."
"Però succedono! Perchè non dovrebbe capitare proprio a
te?"
"Credi che se Dio avesse scelto un destino felice per me mi
avrebbe fatto passare questo periodo d'inferno?"
"E che ne dici allora di quello che c'è tra noi? Ti sembra anche
quella una cosa spiacevole?"
"Certo che no! Non lo direi mai! E' quanto di meglio mi sia
successo nella mia breve vita"
"Smettila di usare certi termini! La tua vita non è giunta alla
fine. Domani farai quella cazzo di operazione e ti sveglierai, usciremo da
questo dannato ospedale e fra un paio d'anni saremo lì che rideremo su tutta
questa brutta faccenda" gli occhi blu del cantante ardevano di decisione e
convinzione e lei fece fatica a sostenere quello sguardo.
Al sentire un tono di voce più alto del normale un'infermiera e
un medico entrarono nella stanza e appena videro Matt vollero spiegazioni sul
fatto per cui si trovasse lì fuori dall'orario di visita, lui chiese solo che
gli venisse concesso un momento e quelli uscirono.
"Ora credo proprio che è meglio che vada. Ci vediamo domani
mattina comunque."
"Posso chiederti una cosa se non è troppo di
disturbo?"
"Puoi chiedermi tutto quello che vuoi" le sfiorò un braccio,
tornando ad usare un tono dolce
"Porteresti i miei saluti a Padge, Jay e Moose? E fagli anche i
complimenti perchè sono dei bravissimi musicisti e le vostre canzoni mi hanno
tenuta compagnia nei momenti in cui credevo di non farcela"
Matt la guardò intensamente e lei avrebbe giurato che in quegli
occhi spuntassero delle lacrime "Se proprio ci tieni, lo farò. Notte, piccola, a
domani"
"Sogni d'oro"
"Ti amo" le disse poi baciandola a lungo
"Ti amo anche
io"
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Capitolo 21 *** CAPITOLO 21 ***
CAPITOLO
21
La mattina dopo Julie si svegliò al rumore di passi
nella stanza, aprì gli occhi e vide che si trattava di sua mamma. Aveva
un'espressione come non gliene aveva mai viste e la preoccupazione traspariva da
ogni suo gesto, la figlia la chiamò debolmente
"Cara, allora sei sveglia. Io, papà, le tue sorelle
e Meredith siamo venuti a trovarti prima dell'operazione. Come ti
senti?"
"Un pò agitata, però mi fa piacere che siate
venuti. Sai per caso a che ora mi opereranno?"
"Credo verso le undici, tra due ore
quindi"
La biondina sentì una terribile stretta al cuore
"Due ore...due ore...centoventi minuti....e poi..."
"Tesoro, che stai dicendo?"
"Oh, niente..."
La madre la squadrò sospettosa e per niente
tranquilla, ma prima che potesse porre un'altra domanda entrarono nella stanza
gli altri componenti della famiglia e la migliore amica di Julie. Con loro c'era
anche la nonna proprietaria del cottage.
Chiacchierarono per un pò e tutti cercarono di non
pensare all'intervento imminente a cui si sarebbe sottoposta la
malata.
Quando mancavano una quarantina di minuti
all'arrivo dei dottori, giunsero anche Matt, Padge, Moose e Jay.
Il volto della ragazza si illuminò per un istante
quando i musicisti la salutarono con calore
"Ragazzi, sono contenta che siate venuti! Spero non
abbiate dovuto rimandare qualche impegno importante a causa mia."
"Oh, un paio di noiose interviste possono
aspettare." esclamò Padge.
Dopo i convenevoli e le presentazioni, o meglio
dire ri-presentazioni, fecero un pò di conversazione, finchè non arrivò
un'infermiera con una sedia a rotelle, incaricata di portare Julie in sala
operatoria.
Improvvisamente calò il silenzio e subito la madre
della bionda le si avvicinò e la strinse fortissimo "Ti voglio bene tesoro, ci
vediamo dopo eh?"
"Sì...sì mamma...ci ved..." ma non riuscì a
concludere la frase. Chi voleva prendere in giro? Lei non era come gli altri,
non era così ottimista. Probabilmente non avrebbe più rivisto sua madre, quella
donna che l'aveva cresciuta con tanto affetto. Non avrebbe più rivisto suo
padre, che ora le stringeva le mani e le assicurava che sarebbe andato tutto
bene. Non avrebbe mai più potuto battibeccare con Emily e Sarah. Le sue sorelle
ora piangevano abbondantemente mentre cercavano di esprimere tutto il loro
affetto a parole. Non avrebbe mai più riso e scherzato con Meredith, la sua
amica più cara. Erano diventate adulte insieme ed ora era giunto il momento di
salutarsi, con un lungo abbraccio "Ti aspetto, non deludermi" le sussurrò la
compagna di tante avventure all'orecchio, ma l'altra ebbe appena la forza di
annuire.
Salutò anche sua nonna, quella cara vecchietta che
l'aveva tenuta lontana da un sacco di guai fin da quando era nata, che le aveva
passato per anni le caramelle di nascosto dai suoi genitori.
Abbracciò brevemente anche Moose, Jay e Padge. I
componenti del suo gruppo preferito, non potevano immaginare quanto erano stati
importanti per lei, con le loro canzoni e le melodie che componevano.
L'ultimo dal quale si congedò fu Matt. Matt, quel
nome, che nella sua testa suonava così bene. Matt, a cui apparteneva quella
fantastica voce. Quella voce, quel suono, quella musica che aveva allietato
tanti dei suoi giorni più grigi.
"Matt" pronunciò riprendendo a voce alta il filo
dei suoi pensieri
Lui le si avvicinò e la strinse a sè per un
interminabile istante, il contatto col suo corpo le provocava una sensazione
indescrivibile "Questo non è un addio, ci rivedremo tra pochissimo. Ne sono
sicuro."
"Grazie per quello che hai fatto. Ti adoro" fu
quello che riuscì a dire Julie sciogliendosi controvoglia dalla stretta del suo
amato. Poi fu sistemata sulla sedia a rotelle e raggiunse in lacrime la sala
operatoria, non senza aver dato uno sguardo a quelle persone a cui teneva così
tanto che ora l'osservavano ansiose.
L'operazione sembrò durare secoli, in effetti ci
vollero otto ore prima che i dottori uscissero a dire qualcosa.
La famiglia di Julie era rimasta ad aspettare e
anche Matt aveva fatto annullare un paio di appuntamenti ai Bullet for My
Valentine per poter restare.
Appena il primario varcò la soglia della sala
d'aspetto fu tempestato di domande
"Dottore, l'operazione si è conclusa,
vero?"
"Come sta Julie?"
"Si riprenderà?"
L'uomo, che doveva aver avuto una cinquantina
d'anni, dai capelli leggermente brizzolati, si avvicinò al gruppetto che
attendeva una risposta e sorrise.
"L'operazione è andata al di là delle nostre
aspettative, tutto si è concluso meglio di quanto pensassimo. Julie sembra non
aver riportato danni permanenti, ed è guarita. Il tumore è stato annientato
completamente."
Lacrime di goia cominciarono a scorrere sui volti
delle due sorelle e della madre "Oh, non sa che notizia fantastica che ci sta
dando! La ringraziamo per tutto quello che ha fatto" esordì il capo famiglia
visto che gli altri non erano in grado di spiccicare parola, emozionati come
erano.
Matt che fino a pochi istanti prima era seduto su
una poltroncina con il viso nascosto tra le mani balzò in piedi "Julie è sveglia
ora? Quando possiamo vederla?"
"Al momento è ancora sotto l'effetto
dell'anestesia, quindi potete andare a casa e tornare domani mattina, credo che
non si sveglierà fino a notte fonda"
Lui parve un pochino deluso, ma il padre della
ragazza gli si avvicinò e gli battè su una spalla "Su, ha ragione il dottore. Va
a casa a riposarti, quante notti sono che non dormi come si
dovrebbe?"
"Beh, un pò ma..."
"Niente ma, su, potrai vederla domani mattina,
ormai c'è tutto il tempo che vuoi."
La famiglia di Julie uscì accompagnata da Matt e
poi si salutarono, evidentemente più sollevati e contenti di quella
mattina.
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Capitolo 22 *** CAPITOLO 22 ***
CAPITOLO
22
Il giorno dopo il moro arrivò nel cortile dell'ospedale, il sole
splendeva già alto, nonostante fosse mattina, e il tempo rispecchiava l'umore
del ragazzo.
Raggiunse la stanza di Julie e non appena vide la biondina a cui
voleva tanto bene che rideva e scherzava circondata dalla sua famiglia e qualche
amico, le si avvicinò più in fretta che potè e senza darle nemmeno il tempo di
rendersene conto la strinse a sè e la baciò intensamente, sentì le calde lacrime
di lei bagnargli il viso.
Furono lasciati soli per un pò
Julie era raggiante e sorrideva a Matt, come non aveva mai fatto
prima "Tesoro, avevi ragione. I miracoli succedono! Ne sono la prova, sono
ancora qui con te, possiamo stare insieme, non dobbiamo dirci addio"
"Io non avevo mai nemmeno pensato di dirti addio, piccola. Non
sai quanto sono stato sollevato nel saperti guarita, ma dimmi, come
stai?"
"Bene, ho un leggero senso di stordimento, ma i medici dicono
che è una cosa normale dopo un'operazione lunga come la mia"
"Quindi adesso potrai andare avanti a vivere una vita normale?
Non c'è più il rischio che ti ammali?"
"No. Potrò vivere come tutti gli altri. Certo, continuerò ad
essere un pò cagionevole di salute, ma niente in confronto a quello che ho
passato nell'ultimo anno"
Lui l'abbracciò ancora, poi però gli squillò il cellulare
"Cavolo, ho dimenticato di spegnerlo prima di entrare"
"Non importa, tanto nessuno si ricorda di quella regola.
Rispondi dai"
Lui uscì sul balcone e tornò qualche minuto dopo "Era Padge, ha
detto che c'è davvero bisogno che io li raggiunga. Stasera abbiamo un concerto
in programma, ma non mi va di lasciarti sola"
"Matt, ne abbiamo già parlato. E poi ora non hai più niente di
cui preoccuparti. Vai al concerto e dai il meglio di te!"
"Con un incoraggiamento del genere non posso fare altro. Allora
ci vediamo domani, sai già quando ti rimettono dall'ospedale?"
"Tra un paio di settimane"
"Ok" si chinò su di lei e le diede un lieve bacio sulle guance,
poi sulle labbra "A presto"
"Ciao" rispose lei passandogli una mano tra i capelli
I giorni che seguirono l'operazione Julie li passò tra visite di
amici, parenti ed ex compagni di scuola. Naturalmente non tutti avevano saputo
la vera causa del suo ricovero, però erano andati a trovarla per accertarsi
delle sue condizioni di salute.
Matt tornò il giorno dopo l'operazione e quello dopo ancora, ma
poi a causa di un mini tour per l'Inghilterra mancò fino a quando la bionda non
fu rimessa dall'ospedale.
La mattina del suo ritorno a casa però fu proprio lui ad andarla
a prendere e le propose di passare tutta la giornata insieme.
Lei accettò entusiasta.
Per prima cosa la portò in un caffè molto carino a fare
colazione.
"Wow! La prima colazione decente dopo tanto tempo. Meno male che
i medici non mi hanno imposto restrizioni sul cibo, ultimamente ho sempre un
insolito appetito"
"Beh, credo che sia una cosa positiva, no?"
"Già. Apri la bocca adesso però"
"Eh?"
"Dai, amore, non fare il bambino capriccioso, prova un pò di
questa squisita torta al cioccolato"
"Uhm...non è che mi vada tanto il cioccolato."
"Ti dico che è buona, su...apri grande"
Lui rise, pensando che lo stesse trattando come un bambino "Va
bene, se proprio insisti"
Una coppia di anziani assistette alla scena, Julie imboccava
Matt che cercava di trattenere le risate.
La signora commentò "Come sono dolci. Sembrano proprio come noi
quando eravamo ragazzi"
L'uomo le prese una mano "Ma cara, lo sai che io ti voglio bene
come il primo giorno"
Questa volta i commenti toccarono ai due più giovani "Chissà se
fra quarant'anni anche noi saremo così" mormorò la bionda quasi tra sè e
sè
Il cantante le sfiorò un braccio "Finora ce la stiamo cavando
piuttosto bene, non trovi?"
Lei gli sorrise "Perfettamente direi"
Il resto della mattinata lo trascorsero in giro per negozi, Matt
volle a tutti i costi comprare un regalino per Julie, lei scelse una collanina
molto fine, in oro, con un ciondolo a forma di angioletto e chiese al
gioielliere se fosse possibile incidere su ciascuna delle ali la sua iniziale e
quella del suo ragazzo.
Dopo pranzo tornarono a casa di lui e si riposarono un pò,
facendosi tante coccole sul divano della grande sala arredata in stile
medievale.
Nel tardo pomeriggio però Matt aveva un impegno con il gruppo e
per non disturbarlo oltre Julie tornò a casa, anche per stare un pò in compagnia
della sua famiglia.
Invitò a cena anche Meredith e passarono una piacevole serata,
come non succedeva da tempo ormai.
Prima di augurarle la buonanotte l'amica le propose di andare
quel fine settimana con lei e le loro ex compagne di scuola a fare un giro per
locali, sempre che non avesse impegni con Matt.
"No, Matt è impegnato con i Bullet, quindi non ho altro da fare,
accetto volentieri."
"Ok, allora ci sentiamo"
"Notte"
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Capitolo 23 *** CAPITOLO 23 ***
CAPITOLO
23
Il giovedì sera Julie era stata invitata ad un concerto dove
avrebbero suonato Matt, Padge, Jay, Moose e un altro gruppo emergente. Si era
divertita tantissimo durante lo show e aveva fatto finalmente la conoscenza
delle ragazze del bassista e del chitarrista.
Dopo lo spettacolo avevano cenato tutti insieme ad un ristorante
e ora Matt la stava riaccompagnando a casa "Allora, ti sei
divertita?"
"Sì! Moltissimo!"
"Ne sono contento, avevo paura che ti annoiassi"
"Annoiarmi? In mezzo a tutta quella gente simpatica? Sarebbe
stato davvero impossibile, credimi"
Lui le sorrise e le sfiorò un ginocchio con la mano che non
aveva sul volante "Senti, che ne dici di venire a casa mia per
stanotte?"
"Non saprei, e se i miei si preoccupano?"
"Loro sanno che sei con me, quindi non hanno nulla da
temere"
"Sei sicuro che loro siano convinti che sia un tipo
raccomandabile?" scherzò l'altra
"E tu come fai ad essere così certa che tra noi due quella meno
raccomandabile non sia tu?"
Venti minuti dopo erano a casa di lui, Julie spogliò Matt con
una foga che non aveva mai mostrato "Già, credo proprio di sapere chi è quella
con la testa meno sulle spalle tra di noi" esclamò lui ironico
Lei si morse le labbra e ricambiò il suo sguardo "Non vorrai
lasciarmi fare tutto da sola?"
Lui per tutta risposta le sfilò la camicetta e i pantaloni e la
spinse sul letto, stendendosi sopra di lei "E adesso come la mettiamo?" le
domandò tenendole ferme le braccia dietro la testa e cominciando a baciarla su
tutto il corpo.
Poi smisero di parlare. Le sensazioni e i gesti presero il
sopravvento.
Si addormentarono più tardi, stretti l'uno all'altra, con due
espressioni beate e sorridenti sui volti.
La mattina la ragazza si svegliò e al posto di Matt trovò un suo
biglietto, sul tavolo della colazione che lui aveva apparecchiato e imbandito
con della spremuta d'arancia fresca e delle brioches. Al centro in mezzo ad un
mazzo di girasoli, stava il fogliettino, che diceva: "Ben alzata piccola!
Sono dovuto scappare a causa di un impegno con la band, fino a stasera non
riusciremo a vederci, ma passerò domani da casa tua. Ti amo, Matt p.s. spero che
la colazione e i fiori siano di tuo gradimento"
Dopo aver mangiato, Julie si rivestì, ma prima di andarsene
rispose al breve messaggio "Al cantante più sexy e niente di meno che la mia
rockstar preferita. I fiori sono bellissimi, grazie anche per la colazione. Ci
vediamo presto, ti adoro. Tua, Julie" Poi afferrò la borsa e i girasoli e
uscì, prese un taxi per tornare a casa.
La sera come da programma andò in un pub con Meredith e altre
amiche, passarono qualche ora a ridere e scherzare e parlare dei progetti
futuri, l'unica che ancora non aveva le idee chiare era Julie, anche perchè non
ci aveva mai pensato seriamente, visto la fine che si era immaginata per sè
stessa.
"Col fidanzato che ti ritrovi credo che potresti permetterti di
non fare niente e di seguirlo in giro per il mondo, durante i suoi
tour"
"Già, sarebbe una vita molto interessante e conosceresti
sicuramente anche un sacco di gente famosa"
"Beh, l'idea non è male, però io vorrei continuare i miei studi,
solo che ci sono così tante materie in cui vorrei specializzarmi, sarà una
scelta molto difficile"
Continuarono a parlarne anche sulla via del ritorno, in macchina
di una loro amica che aveva la patente.
Ad un certo punto però videro un'altra auto arrivare a tutta
velocità dalla direzione opposta, la guidatrice tentò in tutti i modi di
evitarla, ma ormai era troppo tardi.
Nella mente di Julie la terribile consapevolezza di quello che
stava per succedere prese forma, pensò ai suoi genitori, alle sue sorelle, a
Meredith che le sedeva di fianco e che le stringeva convulsamente la mano. E
pensò a Matt, ai suoi occhi, all'adorabile espressione che aveva quando le si
rivolgeva...poi il buio
totale.
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Capitolo 24 *** EPILOGO ***
EPILOGO
Erano passati sei mesi ormai da quando Julie se ne era andata.
Più di centosettanta giorni senza vedere il suo sorriso, ascoltare la sua risata
e perdersi nei suoi bellissimi occhi, che negli ultimi giorni sembravano essere
tornati a splendere come un tempo.
Eppure ora lei non c'era più, a causa di un pirata della strada,
un ubriaco, un incoscente, un bastardo.
Le dita della bionda non sarebbero mai più passate tra i suoi
capelli, dandogli quella sensazione di vertigine che solo il contatto con il
corpo di lei, con la sua pelle liscia e candida poteva dargli.
Vittima di un incidente stradale notturno, vittima della
scelleratezza di un ragazzino, unica vittima di una terribile
fatalità.
Al momento in cui aveva saputo della sua scomparsa, Matt non
aveva pianto, non aveva avuto nessuna reazione, ne era stato colto completamente
alla sprovvista.
Il giorno prima erano insieme che ridevano e scherzavano, che si
scambiavano tenere coccole, avevano anche fatto l'amore ed era stato
bellissimo.
Gli faceva ancora molto male il vuoto che la bionda aveva
lasciato. Non avrebbe mai creduto che una persona sarebbe riuscita ad entrare
così profondamente dentro al suo cuore.
Il ragazzo mise giù la chitarra, che teneva in mano da due ore
senza nemmeno sfiorare una corda. Si alzò da quel letto, a cui appartenevano
così tanti ricordi, così tanti bei momenti.
Aprì un cassetto del comodino e ne tirò fuori una foto di lui e
Julie: guardando quell'immagine gli parve di sentire ancora le braccia di lei
attornò al collo e desiderò ardentemente poterla stringere ancora una
volta.
D'un tratto un impeto di rabbia e sofferenza lo assalì, tirò un
forte calcio al comodino e cominciò a piangere lacrime amare, poi prese il primo
foglio e la prima penna che trovò e cominciò a scrivere senza fermarsi.
Dopo tre quarti d'ora aveva già composto anche una melodia per
le parole che aveva impresso su quella pagina ormai non più bianca.
Heaven's waiting for you Just close your
eyes And say goodbye Hearing your pulse Go on and on and on
I
live my life in misery I'd sacrifice this world to hold you No breath left
inside of me Shattered glass keeps falling
Say goodnight Just sleep
tight Say goodnight
Flowers laid out for you So many colors leave
me blind Seeing your face reflect from our babies eyes
I live my life
in misery I'd sacrifice this world to hold you No breath left inside of
me Shattered glass keeps falling
Say goodnight Just sleep
tight Say goodnight
So here I am You're inside of me So here I
am Our world is over
Here I am with you I'm there til the
end Memories are calling So farewell my friend Farewell my
friend!
Nel prossimo album dei Bullet ci sarebbe stato l'addio ufficiale
a quella ragazza che aveva tanto amato. Non importava dove si trovasse lei ora,
perchè l'avrebbe ascoltato e le sarebbe piaciuto e un giorno si sarebbero
incontrati di nuovo e Julie avrebbe potuto dimostrargli il suo entusiasmo per
quella canzone che Matt aveva scritto pensando solo a
lei.
L
Vorrei ringraziare
tutti quelli che hanno letto e commentato questa mia prima fan fiction fino ad
ora e anticipatamente anche chi lo farà in futuro.
Tanti saluti a tutti! m4ryb4m
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