I'm there til the end

di m4ryb4m
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 24: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


 CAPITOLO 1
 

Erano mesi che Julie aspettava quella serata, o meglio, quel momento. L'istante in cui finalmente avrebbe avuto davanti ai suoi occhi i suoi idoli e non ci sarebbe stato nessuno schermo televisivo ad ostacolarla, nessuno stereo avrebbe filtrato la voce di Matt.

Sì, la sera di quel 23 febbraio sarebbe stata una delle più belle e indimenticabili della sua vita. Avrebbe visto i Bullet For My Valentine dal vivo, su un vero palco, ad un vero concerto.

Era stato difficilissimo arrivare a quel punto. Julie era cresciuta in una famiglia iperprotettiva e il suo aspetto fragile aveva solo contribuito a peggiorare le cose. Anche se aveva compiuto da qualche settimana diciotto anni, poteva facilmente passare per una di sedici; era alta poco più di un metro e cinquanta e di corporatura esile. Il suo viso dai lineamenti angelici era incorniciato dai lunghi capelli biondissimi e perfettamente lisci.

Ora il suo sguardo color ambra vagava qua e là tra il pubblico di fans esaltati per l'imminente arrivo della band. All'entrata dei cancelli la bionda, che era venuta da sola, aveva conosciuto altre due ragazze ed era stato grazie a loro che adesso si trovava in uno dei posti più vicini al palco. Non appena si abbassarono le luci tutte le persone presenti nell'arena si misero a urlare e a saltare, fu un vero miracolo se Julie non restò schiacciata da qualcuno. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata e si sentì mancare il respiro, ma non se ne curò: era l'emozione.

La ragazza si era immaginata un milione di volte l'entrata che il gruppo avrebbe potuto fare, ma ne restò stupita ugualmente. Ci fu un rumore simile ad un'esplosione e il palco fu invaso da una grossa nube di fumo nero che piano piano si dissolse, lasciando intravedere quello che aveva nascosto fino a quel momento.

Eccoli, i quattro ragazzi che la facevano sognare, piangere o la tiravano su di morale con le loro canzoni. Non passava giorno che Julie non ascoltasse la chitarra di Padge, che ora stava nella parte sinistra del palco, il basso di Jay, dalla parte opposta, o la batteria di Moose, che si trovava dietro al suo strumento, pronto a cominciare.

Ma la cosa a cui sapeva non avrebbe mai potuto rinunciare era la sua voce, il suo volto, la sua espressione quando cantava, insomma non sarebbe riuscita ad andare avanti senza Matt. Sapeva che era una cosa stupida, che lui era un personaggio famoso e aveva una vita differente dalla sua, ma lo adorava lo stesso e ora lui era lì, a meno di una decina di metri da lei. Era bellissimo come sempre, portava un paio di pantaloni neri piuttosto stretti ed una canottiera dello stesso colore che metteva in risalto i suoi tatuaggi e i bicipiti allenati. Aveva in mano la sua chitarra, ma non diceva una parola e non sembrava nemmeno intenzionato a cominciare a suonare, pareva che aspettasse qualcosa.

Infatti pochi istanti dopo successe la più incredibile delle cose. I quattro componenti del gruppo vennero colpiti da una pioggia di oggetti che Julie non riconobbe subito. Poi quando realizzò di cosa si trattava, l'emozione salì alle stelle. Erano rose, nere e rosse.

Quegli splendidi fiori catturarono l'attenzione di tutti per un momento, ma poi Matt cominciò a raccoglierne qualcuno e a gettarlo a casaccio sulle teste dei presenti sempre più in delirio. Una ragazza vicinissima a Julie riuscì ad afferrare una rosa e le lacrime cominciarono a rigarle il volto. La biondina invece non pianse per tutta la durata del concerto, nemmeno quando Matt diede il benvenuto ai fans e lui, Jay, Padge e Moose cominciarono a suonare. I ragazzi diedero il meglio di sè; eseguirono la maggior parte dei brani presi dal loro nuovo album e alcuni dei loro primi pezzi.

Per quei cinquanta ed interminabili minuti Julie si sentì in un'altra dimensione e le venne davvero da piangere solo quando il gruppo si congedò e il cantante augurò la buona notte ai "fans che spaccano di più al mondo".

Man mano che l'arena si svuotava, presero a girare voci che i Bullet avrebbero firmato autografi all'esterno.

Una volta fuori Julie, che non aveva problemi d'orario visto che per quella notte avrebbe alloggiato in un ostello aperto ventiquattrore su ventiquattro, seguì un gruppetto di ragazzi e ragazze in cerca del fatidico posto dove Matt e compagni si sarebbero fatti vedere.

La notizia si rivelò presto essere falsa, così tutti cominciarono a tornare a casa.

Mentre Julie era chinata ad allacciarsi una scarpa, prima di dirigersi all'ostello, venne urtata da qualcuno e presa del tutto alla sprovvista cadde in avanti sbucciandosi un ginocchio, accidenti al suo fisico debole!

Invece di sentire delle scuse fu invitata da una voce femminile e maleducata a fare più attenzione a dove metteva i piedi, dopodichè la ragazza che l'aveva fatta cadere si allontanò con un veloce tichettio di tacchi sull'asfalto.

Julie cercò di rialzarsi il più in fretta e nel modo più indolore possibile, ma sentì una fitta lancinante alla tempia. Possibile che non passava un giorno in cui non batteva la testa?

Alla fine riuscì a rimettersi in piedi mezza tremante e barcollante. Accidenti ancora alla sua salute così cagionevole! Chiuse gli occhi per qualche secondo, facendo mente locale e pensando se avesse portato o meno dei cerotti con sè. No, non l'aveva fatto. Al momento della partenza aveva solo avuto il tempo di escogitare un modo per scappare e una scusa sufficientemente ben costruita per fare in modo che sua madre non si preoccupasse.

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da una voce maschile, un suono melodioso e unico, che non avrebbe mai immaginato di sentire in quel momento. Julie immaginò di stare sognando e strinse ancora più forte le palpebre, ma alla voce che chiedeva "Tutto bene?" si aggiunse un lieve tocco sulla spalla. La ragazza pensò che non aveva mai fatto un sogno così vivido, ma quando alla voce tanto amata se ne aggiunsero altre fu costretta a tornare alla realtà.

Aprì gli occhi che erano ancora oscurati da un velo di lacrime a causa del piccolo attacco di panico avuto qualche istante prima e per poco non rischiò di cadere ancora una volta sul freddo e duro asfalto.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2

 

La mano del ragazzo che era ancora sulla spalla di lei si serrò in una presa decisa e lui si affrettò a chiudere la conversazione con le persone che erano arrivate dopo "Moose, Jay e Padge sono già al party, io preferisco andarmene a casa. Ci vediamo"

L'angelo dai lunghi capelli corvini volse finalmente i suoi grandi e magnetici occhi blu verso l'esile e indifesa figura che stava sorreggendo. Evidentemente preoccupato Matt chiese a Julie "Che è successo? Ti senti bene?" nel pronunciare queste parole mise il braccio libero dietro la schiena di lei, in modo da aiutarla meglio a stare in piedi.

Lei lo fissò per qualche secondo senza dire niente e i suoi occhi ambrati si specchiarono in quelli che conosceva così bene, che aveva contemplato moltissime volte in foto o video. Osservando il ragazzo così da vicino capì che non si sarebbe mai stancata di guardarlo e di esaminare ogni singolo tratto del suo volto.

Lui le sorrise, come ad incoraggiarla a parlare. Julie sbattè le palpebre per assicurarsi ancora una volta di essere nella realtà, dopodichè si decise a rispondere "Sì, credo di stare bene. Sono solo inciampata" mormorò con voce bassa e leggermente tremante per l'emozione. "Mi sono fatta male ad un ginocchio, ma non è niente di grave, metterò un cerotto e andrà tutto a posto" le parole le uscivano più facilmente di quanto avrebbe pensato, forse perchè inconsciamente sapeva che l'occasione di parlare con Matt era più unica che rara e non voleva rovinarla.

Lui però non era per niente convinto della sua affermazione. "Beh, una che ha un bernoccolo sulla fronte non mi sembra che possa permettersi di andare in giro tranquillamente"

Julie si toccò la parte destra della fronte e sentì una piccola fitta di dolore.

"Sei venuta al concerto tutta sola?" domandò il moro con gli occhi leggermente socchiusi

"Sì"

Lui parve ancora più sorpreso. Solo in quell'istante di silenzio la ragazza si rese veramente conto che lui le teneva un braccio intorno alle spalle.

"Allora..grazie per avermi evitato un'altra fastidiosa caduta" la ragazza si schiarì la voce, quel poco che le era rimasto dopo aver urlato per tutto il concerto. Non fece però in tempo ad aggiungere niente che lui la interruppe

"Senti, credo che prima di tutto tu abbia bisogno di un cerotto e di un disinfettante. Abiti qui vicino? Ti posso accompagnare a casa con la mia auto"

Julie si sentì avvampare all'idea di restare sola in una macchina con Matt. "Veramente abito un pò lontano, infatti passerò la notte in un ostello"

"Da sola?" il tono preoccupato del cantante non se ne era ancora andato.

"Sì, da sola"

Quando Matt riprese a parlare la sua voce non suonava più tanto preoccupata, ma piuttosto decisa "Non se ne parla proprio. Tu adesso vieni a casa con me e ti accompagnerò all'ostello solo dopo che quel livido e il tuo ginocchio saranno a posto"

Julie cercò un modo per replicare, anche perchè sapeva che non sarebbe dovuta andare a casa di un perfetto sconosciuto.

Poi però successe una cosa che le fece perdere del tutto la ragione. Il moro le prese una mano e le rivolse un sorriso rassicurante. "Tranquilla, non ho intenzione di farti niente di male. Tra l'altro non ci siamo ancora presentati. Io sono Matt" parlava come se si fosse trovato nella più normale delle situazioni.

La ragazza rispose al sorriso con un'espressione ebete "Io sono Julie"

Lui soffocò una risatina "Bene, Julie. Allora, sei pronta?"

L'altra si limitò ad assumere un'aria interrogativa, al che lui continuò "Casa mia non è molto lontana, ci metteremo una decina di minuti in macchina. Vieni"

Julie seguì Matt fino alla sua auto, una bellissima decapottabile nera. Da vero gentiluomo lui le aprì la portiera e l'aiutò a salire.

La bionda non potè fare a meno di pensare che anche se i sedili in pelle erano molto comodi, non avevano niente a che fare con il tocco delicato e premuroso del proprietario della macchina.

La casa di Matt si scoprì essere nelle vicinanze dell'ostello in cui Julie avrebbe alloggiato. Il cantante viveva in una zona piuttosto tranquilla e piena di belle case. La sua villa era un grande e bianco edificio a tre piani, con un enorme portone in legno scuro sulla facciata principale, immerso in un giardino curato alla perfezione.

Non sembrava proprio il genere di casa adatto ad una rockstar venticinquenne, era troppo normale. O meglio, secondo Julie, che era abituata allo spazio ridotto del suo piccolo appartamento in cui doveva addirittura dividere una camera con le sue sorelle, tutto era normale in quella casa, fuorchè le dimensioni.

Entrando dal portone principale però l'idea della ragazza cambiò ancora. L'arredamento era davvero insolito e particolare e l'affascinò moltissimo. Ad esempio l'entrata portava ad un atrio dalle pareti viola scuro su cui erano appese decorazioni in tema medioevale, che si sposavano perfettamente con le due grosse armature ai piedi dell'enorme scalinata coperta da un tappeto rosso che portava al piano di sopra.

"Che spettacolo! Sembra un castello" Julie aveva pensato ad alta voce

"Sono contento che ti piaccia" esclamò Matt tutto compiaciuto.

La ragazza abbozzò un sorriso improvvisamente intimidita ed imbarazzata da quell'ambiente così sconosciuto.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3

 

"Hey, non vorrai mica stare qui immobile tutta la notte? Vieni, spostiamoci nel soggiorno" Matt la guidò in un'altra stanza, sempre dalle pareti viola sui cui muri però non erano appese solo decorazioni come quelle nell'atrio, ma anche delle chitarre elettriche, identiche a quelle che il cantante suonava di solito. In un angolo la bionda notò una chitarra in legno, dall'aspetto vecchio e vissuto. L'altro, che doveva aver seguito lo sguardo di lei per tutta la stanza, la informò "Quella è la mia prima chitarra, su cui ho imparato a suonare. Mi hanno detto molte volte di sbarazzarmene, ma ha un valore affettivo troppo grande."

Julie annuì e si avvicinò ad una delle altre chitarre elettriche. Sfiorò il corpo nero e lucido dello strumento "E' bellissima. Ma è la stessa che usi nel video di Tears Don't Fall?"

"Sì, è proprio quella"

"Wow!" Julie non ci credeva ancora, si trovava in compagnia di Matt Tuck, quello vero!

Lui la invitò a sedersi sul divano di pelle nera che c'era al centro della sala, posto su un enorme tappeto. Dopo che lei si fu accomodata lui le comunicò che andava un secondo a prendere i cerotti.

Rimasta sola la ragazza non potè fare a meno di scoppiare a ridere. Quando Matt tornò notò il sorriso sulle labbra di lei "Vedo che ti stai divertendo"

"No, cioè, sì....è che non credo ancora del tutto a quello che mi è successo"

"Beh, hai ragione. Non a tutti capita di rompersi la testa e farsi male ad un ginocchio all'uscita di un concerto. Di solito queste succedono mentre la band suona"

I due risero insieme, poi lui le mostrò il disinfettante e le piccole bende che aveva in una mano, si inginocchiò davanti al divano dove la bionda sedeva nervosa.

"Posso?" le chiese lui sfiorandole delicatamente la gamba su cui si era fatta male.

Lei si sentì avvampare e riuscì a malapena ad annuire. Per qualche istante osservò lo sguardo color del cielo del ragazzo, concentrato sulla medicazione. Quando ebbe finito fece scorrere un dito dal ginocchio di Julie fino alla caviglia, cosa che imbarazzò ancora di più la poverina.

"Bene" disse infine lui, che pareva non essersi accorto del disagio della bionda "Adesso fammi vedere la fronte"

"Aspetta, a quello posso pensarci da sola"

"Ma no, tranquilla. Su avvicinati un pò"

Julie, sempre più rossa in volto si chinò leggermente verso di lui e una ciocca di capelli le cadde sul volto. Matt glielà scostò con una mano e con l'altra le sfiorò il livido sulla fronte.

"Ahi!" esclamò la ragazza.

Lui prese un pò di pomata e gliela spalmò sul punto dolorante. Terminata anche questa operazione tornò ad accarezzarle i capelli, sempre senza distogliere gli occhi da quelli di lei.

"G-Grazie" borbottò Julie

"Figurati" rispose lui con un sorriso che gli illuminò il volto "Vuoi qualcosa da bere? Hai fame?"

"No, grazie."

"Ok. Allora tu mettiti comoda per un pò. Vado a fare una doccia. Ci metterò un attimo. Lì c'è un televisore, oppure se vuoi puoi guardare un dvd. Torno subito."

"Ma, non vorrei esserti di disturbo. Forse è meglio che torni all'ostello."

"Figurati. Non disturbi affatto, anzi mi fa piacere avere un pò di compagnia" il suo tono era del tutto sincero.

"Vivi da solo?" azzardò a chiedere Julie

"Sì. E' così da quando io e la mia ex ci siamo lasciati"

"Mi dispiace"

Lui alzò le spalle "Ormai ci sono abituato" e uscì dalla stanza.

Lei ascoltò il rumore dei suoi passi sulle scale e si mise a fantasticare. Chissà cosa avrebbe dato per poterlo vedere sotto la doccia, i suoi lunghi capelli scuri bagnati dal getto d' acqua e tutte le goccioline che scorrevano sul suo corpo...

Scosse forte la testa per scacciare dalla mente quei pensieri e sentì un'altra fitta sopra l'occhio destro.

Pensò a cosa stessero facendo i suoi genitori in quel momento e se la sua amica fosse stata abbastanza convincente con la scusa che lei sarebbe rimasta a dormire a casa sua.

Questi e altri pensieri, legati soprattutto all'inverosimilità di quella situazione affollarono la mente della ragazza finchè Matt non tornò.

Era senza maglietta e i lunghi e scuri capelli gli ricadevano bagnati sulla schiena. Lei non riuscì a trattenere un sospiro mentre contemplava quell'immagine che sfiorava la perfezione.

"Spero che quello sia un segno di apprezzamento" disse Matt facendole l'occhiolino.

"No, si...voglio dire...ti ha fatto molto bene la doccia." Julie si diede mentalmente dell'idiota; perchè da sempre era incapace di nascondere i propri sentimenti quando si trattava di ragazzi?

Lui rise "Sei molto carina, sai?"

L'altra decise di stare zitta per non peggiorare ulteriormente le cose. Il cantante si sedette sul divano accanto a lei "Sicura che non vuoi niente da bere? Una birra magari?"

"No, grazie" Caspita, alla sua età non le era nemmeno permesso bere alcolici!

"Ok" fece una pausa "Allora Julie, quanti anni hai?"

"Ne ho compiuti diciotto da qualche settimana"

Il moro annuì "Eppure mi sembra strano che una ragazza così giovane se ne vada in giro da sola. Cosa ne pensano i tuoi genitori?"

"Beh, effettivamente loro non mi hanno dato il permesso. Sono dovuta venire via con una scusa"

Lui le sorrise con aria complice "Fammi indovinare. La solita scusa dell'amica che ti ospita per la notte perchè avete intenzione di studiare fino a tardi?"

"Esatto. Mi chiedo cosa direbbe mio padre se sapesse dove e soprattutto con chi mi trovo ora!"

"Ha la mentalità un pò antica?"

"Quello è dire poco. Ogni volta che entra in camera mia gli prende un colpo. Non gli piacciono nè i ragazzi coi capelli lunghi, nè la musica che ascolto" La bionda fu scossa da una leggera risatina.

Matt allora le chiese "Dovevi tenerci davvero a questo concerto per esserci venuta tutta sola e sfidare le ire dei tuoi, non è così?"

"Già"

"Spero almeno che le tue aspettative siano state ripagate"

"Guarda, quello che è successo e che sta succedendo è molto ma molto di più di quello che mi aspettavo."

"Anche io ho avuto una piacevole sorpresa. Ero convinto di dover passare la serata da solo." il suo tono sembrava leggermente malinconico.

"Perchè non sei andato alla festa con gli altri?"

"Non ne avevo voglia"

"Capisco"

"Il fatto è che ho avuto un incontro sgradevole prima di trovarti"

"Davvero?" Julie era incuriosita dalle parole del moro

"Sì, la mia ex, come al solito, ha pensato bene di farmi una visitina. Non si vuole rassegnare all'idea che le cose tra noi sono finite."

"Da quanto tempo non state più insieme?"

"Ormai è più di un anno. Ma lei è ancora ossessionata dalla nostra storia, è quasi una malattia. E' anche per questo che ho deciso che era meglio farla finita. Soprattutto dopo che ho capito che lei non amava me, ma la fama e l'attenzione degli altri. Adorava stare sotto i riflettori, infatti ricordo che le avevo chiesto di uscire varie volte, ma aveva accettato solo dopo che la mia situazione con il gruppo era diventata stabile."

Julie si trattenne dal commentare.

"All'inizio le cose andavano bene, poi lei ha cominciato a diventare sempre più insopportabile e dopo un anno e mezzo ho deciso di lasciarla. Forse ho aspettato anche troppo. Comunque per un pò non si fece vedere, poi cominciò a chiamarmi"

"E tu che hai fatto?"

"Non mi sembrava giusto ignorarla. Pensavo che magari lei ci fosse passata sopra e avesse deciso che potevamo restare amici. Ma non era così. Dopo che ho smesso di rispondere alle sue insistenti chiamate lei ha cominciato a fare di tutto per incontrarmi e così da quel momento me la ritrovo ai concerti e non solo. Una volta ha avuto addirittura il coraggio di venire fino a casa mia. Io ovviamente non l'ho fatta nemmeno entrare, non volevo si facesse delle illusioni inutili. Tra di noi è finito tutto."

"Hai avuto altre ragazze dopo di lei?"

"No, niente storie serie. Non ho ancora trovato la persona giusta, quella che mi apprezzi per quello che sono veramente e non solo perchè suono e canto in una band"

A quelle paroli Julie si sentì estremamente in colpa, lei era esattamente il tipo di ragazza di cui parlava Matt.

Lui le lesse nel pensiero "Guarda che non mi riferivo a te!" le sorrise e le accarezzò una guancia "Primo: non sei stata tu a venire da me, ma io da te. Secondo: non mi sei ancora saltata addosso come avrebbe fatto chiunque altra" lo disse in modo scherzoso, ma Julie sapeva che c'era un fondo di verità.

"Comunque basta con la mia storia deprimente. Dimmi, il tuo ragazzo è d'accordo col fatto che tu sia in giro per Londra da sola?"

"Veramente non ho un ragazzo. Sfortunatamente sembra non esserci nessuno disposto a sopportarmi"

"Cosa nasconderà di tanto terribile questo visino da angelo?" domandò il moro sfiorandole la punta del naso.

L'altra avvampò "Uhm...diciamo che sono molto lunatica"

"Cosa intendi con lunatica? Ti piace cambiare spesso?" chiese maliziosamente lui.

"No!" esclamò Julie "Intendo che a volte è difficile sopportare i miei sbalzi d'umore"

"Ah. Ora è tutto chiaro."

La bionda guardò l'orologio sulla parete di fronte "Sono già le due! Mi conviene andare se domani voglio alzarmi in tempo per prendere il treno"

"Come? Interrompi così la nostra bella conversazione?"

"Mi dispiace ma se tardo ad arrivare i miei scopriranno tutto e io ci tengo alla mia breve vita"

Fece per alzarsi ma inciampò nei piedi di Matt, la solita sbadata!

Fortunatamente lui la trattenne così invece di cadere lunga distesa per terra finì addosso al cantante. Matt non ne sembrava per niente dispiaciuto. I loro visi erano vicinissimi e il ragazzo dai grandi occhi blu stava piano piano accorciando la breve distanza. Le loro labbra stavano per toccarsi quando la bionda si ritrasse

"Non credo che sia la cosa giusta da fare. E' meglio che ora me ne vada davvero. Ti ho già procurato troppi fastidi questa sera" si alzò, questa volta attenta a dove metteva i piedi.

Anche Matt si mise in piedi "Ok, lascia almeno che ti accompagni però."

Qualche istante dopo si ritrovarono nell'auto di lui e l'atmosfera era ancora più tesa di quella del viaggio precedente. Nessuno dei due parlò. Matt era concentrato sulla guida, mentre Julie osservava il panorama fuori dal finestrino. Solo quando il ragazzo fermò la decapottabile davanti all'ostello parlò "Eccoci qui, allora"

"Già." Julie fece una piccola pausa, poi riprese "Ti ringrazio ancora una volta di tutto, Matt. Mi ha fatto piacere passare del tempo con te."

"Il piacere è stato mio. Spero di rincontrarti"

La bionda sorrise lievemente "Anche io"

Lui si avvicinò ancora una volta a lei, ma solo per abbracciarla. La ragazza si abbandonò per qualche istante alla stretta e quando i due si furono allontanati, il moro le diede uno sfuggente bacio sulla fronte.

"Arrivederci" salutò Julie aprendo la portiera.

L'altro le rivolse un sorriso "Buona notte e buon viaggio per domani"

Lei fece un piccolo cenno con la testa, poi scese e si diresse a passo deciso verso il grande edificio di mattoni rossi; quando varcò la porta emise un sospiro sognante, col pensiero rivolto a quell'indimenticabile e tristemente irripetibile serata.

Una volta nella sua stanza Julie era così stanca e il cuore le batteva ancora forte per l'emozione. Si addormentò vestita non appena si stese sul materasso, senza nemmeno sistemare le coperte.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

 

La notte ebbe un sonno tormentato e fece un sogno di cui quando si svegliò aveva solo un ricordo sfocato: una figura maschile di spalle, che si allontanava.

Dopo aver fatto velocemente colazione tornò in camera, dove sul letto trovò una rosa rossa, con accanto un piccolo foglietto su cui erano scritte con una calligrafia piccola e sottile queste parole "Questa è la rosa che non sono riuscito a farti avere ieri. Ti ho notata subito, eri la figura più luminosa tra un migliaio di ombre indistinte. Spero di rivederti. Matt"

Julie prese il delicato fiore e ne inspirò intensamente il fresco profumo. Strinse al petto il breve messaggio del ragazzo e decise che l'avrebbe portato sempre con sè. Finì di preparare le sue cose per la partenza in uno stato di felicità misto a dubbio: Perchè lui non le aveva consegnato quel piccolo dono di persona?

Fu una domanda a cui non trovò risposta per tutte le due ore di viaggio sul treno e continuò a rifletterci anche mentre a casa recitava con sua madre la parte della ragazza diligente che aveva studiato con l'amica la sera prima. Per non destare sospetto sulla rosa scarlatta che recava in mano disse che proveniva dal giardino di Meredith, la sua amica.

Visto che era sabato e non c'era scuola, passò la giornata in casa a riguardare le foto che aveva scattato durante il concerto. Pensò con grande dispiacere che non aveva pensato a farne una da sola con Matt, che pareva così diverso da quando suonava. Non era così aggressivo come quando gridava durante le sue canzoni, ma anche quel lato dolce e premuroso del ragazzo la affascinava.

La sera Julie la passò con sua sorella minore, Emily, davanti alla televisione. Il film trasmesso però non fece altro che acuire la sua malinconia, in quanto raccontava le vicende di una giovane coppia il cui amore era impossibile. Quando le lacrime cominciarono a scorrerle lente sul viso si impose di smetterla di pensare al cantante come se fosse la sua dolce metà.

Una storia d'amore tra loro non ci sarebbe mai stata, l'appartenenza a due mondi del tutto diversi era solo uno della lunga lista di motivi.

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da Emily che le augurava la buona notte. Julie si alzò e seguì la ragazza dai lunghi e ricci capelli rossi, così diversa da lei, nella loro camera al piano di sopra.

La mattina dopo la bionda doveva incontrare Meredith, come si erano messe d'accordo il giorno della sua partenza per Londra.

L'amica arrivò a casa sua alle dieci in punto e le due ragazze stettero a chiacchierare in giardino indisturbate.

La ragazza dagli occhi ambrati riferì tutto all'altra e lasciò la parte dell'incontro con Matt volontariamente per ultima.

Così, quando Meredith le chiese "Allora Matt, è bello come nelle foto?"

Julie arrossì lievemente "Sì. Anzi è ancora meglio" mormorò con sguardo sognante.

"Hey, attenta a non sbavare!" scherzò Meredith.

L'altra si riprese e cominciò "A proposito di Matt, c'è una cosa che devo dirti, ma devi promettermi che mi crederai"

"Mi insospettisci così...che è successo di tanto sconvolgente?"

"Tu sai che io non sono una che si inventa le cose, vero?"

"Certo! Non sei capace di dire bugie! Mi meraviglio che tu sia riuscita a mentire alla tua famiglia sul concerto. Ma credo che la tua capacità nascosta sia venuta fuori solo perchè c'erano di mezzo i Bullet"

"Già...comunque, giurami che qualsiasi cosa ti dirò tu mi crederai"

"Te lo giuro. Adesso spara!" il tono impaziente lasciava trasparire la curiosità dell'amica.

"Ok. Allora, dopo il concerto sono rimasta sola per qualche istante e sono stata urtata da qualcuno..."

"No! Non dirmi che era proprio lui!" l'interruppe Meredith.

"Stai zitta e lasciami finire"

"Ok, ok. Faccio la brava"

"Bene. Stavo dicendo, sono stata urtata da una ragazza e sono caduta per terra, sbucciandomi un ginocchio e mentre tentavo di rialzarmi mi sono accorta di aver picchiato anche la testa. Cioè, non sono nemmeno sicura di come sono andate le cose...mi conosci."

"Sei proprio un disastro!" esclamò la ragazza dai capelli castani.

"Eheh...intanto il disastro dopo la sua caduta è stato aiutato a rialzarsi niente di meno che da Matt Tuck in persona" disse Julie d'un fiato, non ce la faceva più a tenersi tutto dentro.

Gli occhi scurissimi dell'amica si spalancarono per lo stupore, così come la bocca "N-no! Questo non dovevi farmelo!"

"Mi hai promesso che mi avresti creduto. Non ti sto dicendo una cavolata."

"Ma io ti credo! Solo...perchè non me l'hai detto prima?!?!" la ragazza quasi gridò

"Abbassa la voce o i miei potrebbero insospettirsi"

"Ma...ma..."

Dopo un momento di perplessità Julie riuscì a raccontare tutta la vicenda a Meredith, che non mancava di commentare ogni minima cosa.

Lei restò ancora più di sasso quando la bionda le raccontò del bacio che Matt aveva cercato di darle sul divano di casa sua "Ma sei scema? Avresti dovuto baciarlo! Dovevi farlo tuo in quel momento, lì su quel dannato divano!"

La sorella maggiore di Julie, che come tutti i componenti della famiglia era all'oscuro della piccola fuga della ragazza, passò in quel momento e lanciò un'occhiata sospettosa alle due che risposero con un sorrisetto nervoso.

Quando la mora si fu allontanata, Julie rispose all'affermazione di Meredith, con le gote arrossate "Come fai a dire una cosa del genere? Ti sembro una ragazza così facile?"

"Lo so che non sei facile, ma voglio dire, era solo un bacio. E soprattutto: lui non era un ragazzo come tutti gli altri. Era Matt, quel Matt!"

"Non ti nascondo di essere un pò pentita di non averlo baciato. Però se ci pensi, che futuro avrebbe avuto la nostra storia? Nessuno. Come avrei potuto lasciarmi alle spalle un simile gesto? Lo sai che sono una gran sognatrice. Già non faccio altro che pensare a quella sera, un bacio avrebbe aggravato ulteriormente la situazione."

"Oh, Julie! Sei sempre così riflessiva, pensi troppo. Devi smetterla di vivere nei sogni. Agisci!"

"Il fatto è che non voglio essere egoista. Cioè, non voglio nemmeno cominciare qualcosa che forse non sarò in grado di portare avanti."

Meredith si avvicinò all'amica e le cinse le spalle con un braccio.

Gli occhi dell'altra cominciarono a riempirsi di lacrime "Io non ce la faccio. Ho così tanta paura. Però vorrei tanto rivederlo. Vorrei tanto passare qualche altro momento con lui"

Julie si sfogò tra le braccia dell'amica, che le fece compagnia fino a che non si fu calmata e al momento dei saluti disse "Hai detto che abita a Londra, no?"

La bionda annuì quasi impercettibilmente.

"E dimmi, non ti sarai mica dimenticata dove sarà la gita di tre giorni quest'anno? Dai, dopo che è sorta una questione perchè la maggior parte della classe ci era già stata e voleva scegliere un'altra destinazione. Non ricordi?"

L'altra si portò una mano alla bocca "Londra! L'avevo completamente scordato."

Meredith accennò un sorriso "Brava, finalmente ci sei arrivata. Adesso trai le tue conclusioni."

L'altra ci pensò su un attimo poi affermò "No. Non se ne parla. Non ho intenzione di incontrarlo"

"Ne sei sicura?"

"Sì, perchè secondo me sarebbe sbagliato."

"Uhm...vedremo" disse la ragazza dai capelli castani salutando l'amica con la mano.

"Ci vediamo a scuola" salutò Julie.

Quella sera a cena Julie fu stranamente silenziosa e la madre se ne accorse "Cara, ti senti bene?" chiese la donna dai corti capelli chiari con voce leggermente preoccupata. La figlia rispose con un cenno d'assenso.

L'altra continuò "Se non te la senti di andare a scuola domani, puoi rimanere a casa"

"No, mamma. Tranquilla, sto bene"

"Ho visto che ti hanno consegnato il modulo per l'iscrizione alla gita di tre giorni. Hai intenzione di andarci?"

"Ci stavo pensando su, ma forse è meglio di no"

"Come?" intervenne suo padre, un uomo paffuto e stempiato sulla cinquantina "Perchè non vuoi andare? Sarebbe una perfetta occasione per distrarti un pò"

"Papà ha ragione, Juls" convenne Sarah, la primogenita.

Anche gli sguardi di Emily e della madre lasciavano intendere la stessa opinione.

"Ok. Allora ci andrò. Adesso però vado a letto, sono un pò stanca."

"Ricordati di prendere la medicina, cara" disse sua madre

Julie annuì e prima di salire in camera ingerì una delle tanto odiate pillole.

Appena arrivò in camera sua, la bionda preparò i libri e i vestiti, un paio di pantaloni neri e una magliettina a righe fucsia e nere, per il giorno dopo. Poi si sdraiò sul letto, si sentiva terribilmente stanca, come le succedeva spesso nell'ultimo periodo. Però la stanchezza non le impedì di ascoltare un paio di canzoni dei Bullet e di fantasticare ascoltando la voce dell'affascinante cantante. Quando sentì che la medicina stava facendo effetto e che il sonno sopraggiungeva si alzò e spense il lettore cd, dopodichè si sistemò sotto le coperte. Quella notte fu tranquilla e libera di sogni di ogni tipo.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5

 

Il lunedì a scuola passò velocemente, tra un test di geografia e i preparativi per la gita che si sarebbe tenuta un mese e mezzo dopo.

Tutte le ragazze avevano già programmato il loro tempo libero e i ragazzi escogitato dei piani per riuscire a sgattaiolare il più spesso possibile fuori dall'hotel e sfuggire così alla custodia dei professori.

Le date del viaggio erano il 2, 3 e 4 aprile. In quei giorni cadeva il diciottesimo compleanno di Meredith, così durante tutta la strada di ritorno da scuola lei e la bionda discussero su cosa avrebbero potuto fare. Visto che la loro idea di andare per locali a ubriacarsi e fare baldoria fino a mattina era irrealizzabile optarono per una tranquilla serata al cinema, a cui si aggregarono altre loro compagne e compagni di classe.

Una volta arrivata a casa la madre di Julie la salutò con un ampio sorriso.

"Ciao tesoro, come è andata a scuola?" chiese la donna interessata

"Bene, mamma. Il test di geografia non era difficile come mi aspettavo e credo che mi sia andato più che bene."

"Ne sono contenta. Avete già fatto le iscrizioni alla gita?"

"Sì, tutta la classe ha aderito. Probabilmente perchè essendo l'ultimo anno nessuno vuole perdersi questa occasione" aggiunse poi la bionda in tono malinconico.

"Su, ora non ci pensare, hai ancora qualche mese abbondante da passare con i tuoi compagni..." l'affermazione fu interrotta dal telefono che squillava.

La madre di Julie si spostò nell'altra stanza per rispondere alla chiamata e tornò dopo qualche minuto.

"Chi era?" domandò la figlia mentre metteva a scaldare del pane nel forno

"Il dottore. Sai, per quella visita che dovevi fare questo fine settimana. Non aveva ancora confermato l'orario"

"Ah, già." Julie non amava particolarmente quel tipo di discorsi e quelle visite così noiose e inutili

"Sabato mattina alle dieci tuo papà ti accompagnerà"

"Ok. Ho messo a scaldare del pane, comunque"

"Ottima idea! Possiamo cuocere anche della carne se ti va"

"Va bene."

Anche se un quarto d'ora dopo Julie si ritrovò davanti una bella bistecca e un panino fumanti, non aveva molta fame, ma si sforzò di mangiare qualcosa per non fare preoccupare inutilmente sua madre.

Dopo che l'ebbe aiutata a lavare i piatti e sistemare la cucina salì in camera sua, e cominciò a fare gli esercizi di matematica che le avevano assegnato quel giorno. Naturalmente in sottofondo tenne l'ultimo cd dei Bullet For My Valentine.

Da quel giorno delle iscrizioni alla gita a Julie venne sempre più difficile non pensare a Matt, anche perchè Meredith continuava a parlare di lui e di un modo per farli incontrare.

"Speriamo che in quei giorni i Bullet facciano un concerto proprio a Londra!" continuava a ripeterle l'amica con entusiasmo.

Ma Julie ci sperava ben poco, anche se continuava a sognare, sia di giorno che di notte, un incontro con quel ragazzo tanto affascinante.

Dopo la visita medica del sabato, la bionda si intristì ancora un pò, l'operazione a cui doveva sottoporsi era sempre più vicina.

L'ansia della sua famiglia la metteva ancora più in agitazione e la impensieriva non poco, sebbene cercasse di stare tranquilla.

L'ultimo giorno a scuola prima della famosa gita, l'eccitazione delle persone della classe era palpabile. Tutti discutevano sulle ultime cose che volevano mettere in valigia e che non dovevano assolutamente dimenticare.

"Hey Julie! Guarda che porto i preservativi, eh? Ci conto, piccola!" ammiccò James, un compagno di classe della bionda che ci provava sempre con lei senza successo. Infatti la ragazza lo fulminò con uno sguardo dei suoi occhi ambrati e tornò a parlare con le amiche.

La sera prima della partenza la madre di Julie e sua sorella maggiore erano insopportabili per la miriade di raccomandazioni che le davano e convinsero anche il padre a fare una ramanzina alla figlia.

Finalmente a mezzanotte passata Julie riuscì ad andare in camera sua a riposare, anche se la notte ebbe un sonno agitato. Infatti non dormì quasi per niente.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

 

La mattina del 2 aprile tutto era pronto e arrivati alla stazione la prima cosa che Meredith notò nell'amica era che non aveva una bella cera.

Dopo che la bionda ebbe salutato i genitori con un forte abbraccio si diresse verso il gruppo dei compagni.

Sul treno Meredith continuò "Davvero Julie, hai una bruttissima cera! Hai dormito stanotte o hai pensato solo al tuo amore?"

"Smettila! Non ho dormito molto e sono un pò stanca, tutto qui"

"Ok, ok. Non ti scaldare."

"Scusa...è che ultimamente mi sento un pò stanca, sai, la gita, l'operazione"

"Tranquilla, andrà tutto per il meglio. Ascoltiamo un pò di musica, ti va?"

L'altra annuì abbozzando un sorriso.

Il resto del tragitto lo passarono chiacchierando, sentendo le loro canzoni preferite e Julie dormicchiò anche per una ventina di minuti.

Quando arrivarono all'hotel a Londra, salirono subito in camera a sistemare i bagagli. Julie e Meredith dividevano la stanza con due loro compagne di classe, Melanie e Mary.

Al pomeriggio ci fu una visita guidata della città, che per la maggior parte del tempo fu estremamente noiosa, perchè tutti gli studenti conoscevano a memoria la storia del Big Ben, del Tower Bridge o di qualsiasi altro monumento lì presente. Ci fu un momento di ilarità generale solo quando il loro anziano professore rischiò di cadere, o più tardi quando fu annunciato che quella sera sarebbero stati liberi di uscire, a patto che fossero tornati all'hotel non più tardi dell'una.

Così alle nove la maggior parte della classe si diresse verso un pub, dove anche se non avrebbero potuto bere alcolici, avrebbero riso, scherzato e ballato.

Ad un certo punto una conversazione molto tranquilla tra Julie e le altre fu interrotta da un loro compagno, mezzo metallaro e quasi sempre mezzo fatto.

"Ragazze, non indovinerete mai che succede domani!"

Le altre lo guardarono con aria interrogativa per invitarlo a proseguire

"Sì, cioè, domani verranno qui a Londra niente di meno che i Bullet For My Valentine!"

Più della metà della gente che aveva ascoltato fino a quel momento distolse lo sguardo disinteressata, ma Julie si avvicinò al ragazzo

"Come hai detto, Bill?"

"Uffa...non farmelo ripetere! Ho detto che domani ci saranno qui i Bullet" il volto del ragazzo era illuminato dalla contentezza

"Mi prendi in giro?"

"No! Non scherzerei mai su una cosa del genere e lo sai bene! Allora, ci andiamo?"

"Vacci tu. A me non interessa"

L'altro la guardò stralunato "Come non ti interessa? Ma se ti ho vista più e più volte durante le ore di matematica che sbavavi su una foto del cantante! Dai, per domani non abbiamo nemmeno un programma, siamo liberi. Andiamoci!"

"Oh, Billie, sei peggio di una ragazza!"

Lui la fissava ancora con sguardo supplichevole, in quel momento intervenì Meredith

"Julie, perchè non ci vai?"

"Non ti ci mettere anche tu ora" disse la bionda con tono depresso

"Ma Meredith ha ragione! Devi venirci, firmeranno gli autografi! Cavolo, se lo sapevo portavo dietro la mia chitarra....incontrare Padge, che sogno!"

I sogni ad alta voce del ragazzo furono interrotti dalla ragazza dai capelli castani che vedendo l'amica che cominciava seriamente ad essere sull'orlo delle lacrime lo fece allontanare.

"Juls, tutto bene?"

L'altra si passò una mano sugli occhi "Sì, sono solo una stupida. Invece di stare qui a crogiolarmi nel mio dolore dovrei andare a quel meeting e farmi firmare un cd. Dio solo sa se avrò mai un'altra occasione del genere."

"Senti, tu sai benissimo come la penso io, però se proprio non te la senti nessuno ti obbliga."

La bionda ci riflettè un pò "Credo che ci andrò. Sì, andrò al meeting e dirò a Matt quello che provo per lui, il massimo che potrà fare sarà ridermi in faccia, ma nella mia situazione quello è il minore dei problemi."

"Vedrai, non ti riderà in faccia" la rassicurò l'amica "Credo che sia il momento che ci avviamo verso l'hotel. Manca davvero poco alla una"

"Ok"

Arrivate in camera Julie svuotò praticamente la valigia, in cerca di qualcosa di adatto per l'incontro con il suo gruppo preferito.

"Che ne dici di questo?" "Sembra troppo azzardato?" "E' troppo scuro?"

Fino alle tre passate la ragazza stressò le sue compagne di stanza sull'abbigliamento migliore da indossare il giorno dopo.

Naturalmente Melanie e Mary non sapevano tutta la storia dietro l'episodio del giorno dopo, credevano semplicemente che lei andasse a vedere il suo gruppo preferito per la prima volta, ma aiutarono Meredith a consigliarla.

Alla fine la scelta ricadde su un paio di pantaloni neri attillati ed un maglioncino bianco un pò lungo che lasciava scoperte le spalle, con sopra una collana di perle nera.

Il problema dei capelli non si pose visto che quelli di Julie erano già bellissimi e lisci, così li avrebbe lasciati semplicemente sciolti.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

 

La mattina dopo la bionda si svegliò agitatissima, il pensiero che poche ore dopo avrebbe rivisto Matt la rendeva davvero inquieta.

A colazione toccò a malapena cibo, facendo preoccupare l'anziano professore

"Tutto bene, Mason?" chiese alla ragazza

"Si, signore. Non ho molta fame ora"

"Cerca comunque di mettere qualcosa sotto i denti, non vorrai svenire per la carenza di zuccheri durante lo shopping sfrenato con le tue amiche?" scherzò l'uomo

Venti minuti dopo Julie, Meredith, Bill e altri quattro compagni di classe erano in Piccadilly Circus dove trascorsero praticamente il resto della mattinata.

A pranzo andarono tutti da Mc Donald's e poi subito finito di mangiare Julie, Bill e Meredith si recarono al locale dove i Bullet avrebbero firmato autografi.

La calca era già evidente e dovettero spingere per riuscire ad entrare tra la massa di gente ed accaparrarsi un posto decente in fila, in modo da non dover aspettare tutto il giorno.

Quando il momento dell'arrivo del gruppo si faceva sempre più vicino tutti cominciarono a spingere e Julie fu separata dagli altri due.

Continuava a venire urtata da una parte e dall'altra, ma le spinte non fecero altro che avvicinarla all'inizio della fila, così fu una delle prime ad incontrare Matt, Padge, Moose e Jay.

Al vedere il cantante Julie rimase senza fiato, sembrava ancora più bello di come lo ricordava. I capelli corvini erano così perfetti e le veniva una grandissima voglia di accarezzarli.

Gli occhi blu di Matt si illuminavano ogni volta che sorrideva ai fan.

Mentre la ragazza prima di lei faceva firmare il suo cd, Julie era sempre più impaziente, quando finalmente fu il suo turno non sapeva bene che fare.

Si avvicinò a Jay che era il più vicino

"Ciao" disse lui sorridendole

Julie era incredula, stava parlando con il bassista dei Bullet!

"C-ciao" mormorò a mezza voce

"Allora, vuoi che ti firmi il cd? Come ti chiami?"

"Julie"

"Ok, Julie"

"Potrei fare anche una foto con te?" chiese la ragazza vincendo la timidezza

"Certo. Non ci sono problemi"

Scene analoghe si ripeterono con Moose e Padge, finchè la bionda non arrivò a Matt.

Lui la guardò con i suoi occhioni blu, pieni di stupore

"Ciao, non avrei pensato di rivederti così presto" era evidentemente felice, sul viso aveva stampato un enorme sorriso

La ragazza si sentì mancare "Anche io"

Poi si alzò e l'abbracciò, Julie avrebbe voluto che quell'istante non finisse mai

"Allora, autografo?" proseguì lui come se niente fosse visto che Padge li osservava con aria incuriosita

"Sì, se non ti spiace anche una foto insieme" continuò lei cercando di apparire naturale

"Ok"

Mentre erano in posa per la foto e lui le teneva un braccio intorno alle spalle, la bionda era al settimo cielo.

Quando si allontanarono lui le propose "Qui finisco tra un paio d'ore, se ti va possiamo parlare dopo fuori dal locale"

Lei annuì e poi se ne andò visto che la gente dietro di lei cominciava a dare segni d'escandescenza perchè voleva gli autografi dei propri idoli.

Una volta fuori aspettò che arrivassero Meredith e Bill, erano entrambi esaltati, ma il ragazzo era una cosa assurda. Continuava a saltare e a urlare tutto il suo entusiasmo.

Raggiunsero il resto dei compagni nel locale prestabilito all'ora di pranzo e lì Julie, con la scusa di farsi accompagnare in bagno potè parlare a quattr'occhi con Meredith.

"Allora?" chiese la ragazza dai capelli castani

"E' fantastico!" rispose l'altra con aria sognante

"Hai visto che non è stato male rivederlo? Ma ti ha riconosciuta?"

"Sì, dovevi vedere che bel sorriso che aveva..."

"Attenta a non svenirmi, eh! Comunque che ti ha detto?"

"Che non immaginava di rivedermi così presto e di aspettarlo fuori dal locale tra un paio d'ore, così avremmo parlato meglio"

"Wow!"

"Sì, ma non credo che ci andrò"

"Come? E perchè?"

"E la festa per il tuo compleanno? L'incontro con Matt coincide con l'inizio del film e io ci tengo tanto a stare con te oggi che compi diciotto anni"

"Oh, per quello non ci sono problemi, andremo allo spettacolo dopo."

"Ma poi il film finirà troppo tardi"

"Fa niente. Tanto gli altri saranno contenti di stare in giro un pò di più e poi molti volevano fare ancora un pò di shopping oggi, almeno così ne avranno l'occasione."

"Sicura?"

"Certo! Adesso non perdere tempo, rifatti un pò il trucco che poi ti conviene prendere la metro, altrimenti farai tardi al tuo incontro galante."

Le due risero insieme.

Julie si allontanò dal gruppo con una scusa e fu all'esterno del locale con un quarto d'ora d'anticipo, così si sedette su una panchina lì vicino e ascoltò un pò di musica.

Chiuse gli occhi e si fece cullare dalla voce di Matt, nella versione acustica di Tears Don't Fall.

Mancavano pochi secondi alla fine della canzone, quando si sentì toccare una spalla, aprì gli occhi e lo vide, lì, quel ragazzo che le faceva battere così forte il cuore.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8

 

"Hey" la salutò lui con voce dolce "Stavi dormendo?"

"No, avevo solo chiuso un attimo gli occhi"

Matt portava un paio di occhiali da sole ed un cappellino per non farsi riconoscere

"Allora, questa volta come li hai imbrogliati i tuoi genitori?" scherzò lui

"Non ce n'è stato bisogno, sono in gita con la scuola"

"Ah...capisco. Che facciamo, andiamo a casa mia? Non vorrai mica farlo qui, spero"

Julie non credeva alle sue orecchie, ma di che diavolo stava parlando?

Lui dovette accorgersi dell'espressione stupita della ragazza perchè disse "Dai, va bene l'aria da santarellina, l'altra volta ti ho pure assecondato volentieri, ma adesso non fare finta che sei venuta qui per caso. Voi groupies non finirete mai di stupirmi!"

La bionda a quelle parole si alzò di scatto, lui fece lo stesso e la prese per le spalle "Bene. Ti sei decisa allora, dai, andiamo. Ho la macchina parcheggiata non molto lontano."

"Ma sei scemo?" urlò lei scansandosi da lui "Per chi mi hai presa?"

"Scusa?"

"Sei convinto che io sia una groupie! Io non lo sono. Sono una semplice fan, anzi, credevo che per te io fossi qualcosa in più, ma evidentemente avevamo frainteso entrambi."

Il moro ci era rimasto davvero male e non sapeva che dire.

"Mi hai davvero deluso! Non credevo che tu andassi a letto con le groupies, ti vedevo in maniera diversa, vedevo in te un ragazzo dolce e sensibile, invece sei solo un maniaco" gridò lei con le lacrime agli occhi "Se avessi saputo che eri così non avrei mai sprecato momenti della mia vita a pensarti"

Lui si riscosse e cercò di calmarla "Non fare così. Abbassa la voce. Scusami, avevo malinterpretato le tue intenzioni. Ma, voglio dire, l'altra volta mi eri sembrata così...non so...sei venuta a casa mia e..."

"Certo che sono venuta a casa tua! Non stavo bene e mi hai offerto dell'aiuto, mi sono fidata di te ma ho sbagliato. Sei solo un porco! Avresti voluto approfittare di me quella sera!"

Detto questo Julie cominciò a correre il più lontano possibile da Matt. Le lacrime non volevano fermarsi e le annebbiavano così tanto la vista che rischiò di cadere un paio di volte.

Correndo arrivò davanti ad Harrods, dove i suoi amici la fermarono preoccupata.

"Hey Julie, che ti è successo?" chiese una sua compagna di classe

"Niente...niente!" esclamò lei un pò troppo forte, la voce che lasciava intendere la lunga corsa.

Meredith si fece largo tra gli altri e si avvicinò alla bionda mettendole un braccio intorno alle spalle

"Vieni, torniamo in hotel. E' meglio che ti riposi un pò"

La ragazza si lasciò trascinare fino alla camera come se fosse un fantasma, senza dire una parola, ancora troppo scossa dal dolore.

"Allora, hai intenzione di parlarmene o vuoi che ti lasci ancora un pò in pace?" le domandò pazientemente Meredith dopo essersi seduta accanto a lei sul letto

"Lui crede che io sia una groupie" sussurrò Julie con sguardo vacuo

"E come hai fatto a capirlo? Ha cercato di farti qualcosa?"

"No...stava cercando però. Mi sento così stupida. Non puoi immaginare come ci sia rimasta male" la bionda nascose il viso tra le mani

"Mi dispiace Juls. Sta tranquilla comunque, non lo rivedrai mai più"

"E' proprio questo che mi fa sentire una scema! Anche se so che lui voleva passare del tempo con me solo per un motivo, vorrei tanto rivederlo. Vorrei fargli capire che io valgo qualcos' altro al di fuori di ciò che pensa lui. Poi dalla nostra prima conversazione non avrei mai sospettato che lui fosse convinto che io l'avessi seguito a casa sua solo per andarci a letto insieme. Avevamo fatto un discorso serio, non mi sembrava il tipo da avere una relazione con la prima fan che gli si concedesse."

"Evidentemente l'ha fatto perchè ti vedeva leggermente a disagio e voleva farti stare tranquilla"

"Che stronzo! E' solo un idiota e un maniaco! Allora perchè non riesco a togliermi dalla mente tutta la sua gentilezza e quel suo sorriso così dolce?"

"Devi metterti in testa che lui stava solo fingendo. So che è difficile accettarlo, ma lui si comportava in una certa maniera solo per ottenere una cosa."

Prima di lasciare la camera per raggiungere gli altri, Julie si fece una doccia fredda e prese una delle odiate pillole, come tutte le sere.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


CAPITOLO 9

 

La serata trascorse inaspettatamente in modo piacevole, dopotutto non voleva rovinare l'unica occasione di festeggiare il diciottesimo compleanno della sua migliore amica.

Il film fece ridere molto tutti quanti e finì a mezzanotte passata.

Appena usciti la biondina si accorse di aver dimenticato la borsa all'interno della sala. Tornò indietro mentre gli altri l'avrebbero aspettata dall'altra parte della strada.

Dentro la sala era buia e per poco non rischiò di ruzzolare giù dalle scale. Trovata la borsa tornò all'esterno.

Le insegne luminose della città si confondevano alla sua vista, il gruppo dei suoi amici sembrava solo una macchia lontana e indistinta. Cominciò ad attraversare la strada con passo stanco, senza nemmeno accorgersi delle auto che passavano.

Successe tutto in un attimo. Vide una luce forte e abbagliante, sentì un orrendo stridio e fu sbalzata a terra, dove picchiò un braccio e avvertì un dolore lancinante alla gamba che sbattè sul duro asfalto. Le mancava il respiro, faceva fatica a muoversi, anche a causa di un peso che la opprimeva.

Cominciò ad udire tanti passi e voci attorno a lei.

"Come sta? Si è fatta male?"

"Il guidatore della macchina non si è nemmeno fermato, però non aveva tutti i torti."

"Non avrebbe dovuto attraversare qui e senza neanche guardare"

"Non ha proprio visto la macchina"

"Chiamo un'ambulanza"

Altri passi, stavolta ancora più affrettati.

"Juls!"

"Julie, Julie!" riconobbe la voce di Meredith, poi piano piano il peso sul corpo della ragazza svanì e si sentì passare una mano sulla guancia

"Hey, mi senti? Cerca di aprire gli occhi" Era la voce di Matt, che suonava evidentemente preoccupata.

Lentamente la bionda aprì le palpebre, si trovò davanti una massa di gente che la guardava ansiosa, uno dei suoi compagni era al telefono e stava chiamando un'ambulanza.

Le due persone più vicine a lei erano Meredith e Matt, la prima le teneva una mano e l'altro la osservava spaventato

"Ha aperto gli occhi" disse il moro "Tranquilla, tra dieci minuti arriva l'ambulanza"

Julie cercò di tirarsi su, al che lui la fermò "No, stai giù. Non devi fare sforzi inutili"

"Mi fa male una gamba. Che cosa è successo?"

Le rispose Meredith questa volta "Stavi attraversando la strada e non hai guardato. Una macchina ti stava urtando, lui però è arrivato appena in tempo"

Julie spostò gli occhi ambrati e incontrò quelli blu di Matt.

"Non immagini che spavento che mi sono preso. Non riuscivo a capire se tu ti stessi gettando volontariamente o no sotto quella dannata auto"

"No...insomma...mi sentivo così stanca e spaesata, anche ora. Faccio fatica a stare sveglia"

"Allora non fare movimenti inutili. Tra un pò arriverà l'ambulanza, vedrai che si risolverà tutto"

"Grazie" disse semplicemente lei

Lui le sorrise e restò con lei e i suoi compagni finchè non arrivò l'ambulanza. Prima di andarsene si fece dare il numero di cellulare di Meredith, per tenersi informato sulle condizioni di salute di Julie.

 

La bionda rimase in ospedale tutta la notte e ricevette la chiamata di sua madre, tutta preoccupata

"Tesoro, che è successo? Ti sei sentita male? Ora come stai?" strillava la donna al telefono

La figlia allontanò un pò il ricevitore per non venire assordata "Tranquilla mamma, ora sono in ospedale e mi sto riposando, domani mattina tornerò in hotel con gli altri. Non preoccuparti è stato solo un attacco di stanchezza misto a distrazione, sai che mi capitano spesso ultimamente"

"Forse è meglio che torni a casa, cara"

"No. Preferisco stare qui. Voglio godermi questa vacanza ora che ne ho l'occasione. Per favore, cerca di capirmi"

"Va bene, puoi rimanere, ma stai attenta e prendi sempre le medicine. Ci sono qui le tue sorelle e il papà che ti vogliono salutare."

Julie parlò al telefono per altri venti minuti e quando attaccò Meredith e il professore che erano rimasti lì tornarono in hotel.

La mattina dopo la bionda si svegliò riposata e si sentiva decisamente bene. Stava lasciando l'ospedale quando le squillò il cellulare.

Pensando che fosse ancora sua madre, rispose un pò scocciata "Pronto?"

"Scusa, ti ho disturbata?"

"Oh, no, figurati."

Era Matt e lei non sapeva bene come comportarsi. Ancora non l'aveva perdonato, però lui l'aveva salvata dopotutto. Decise di dimenticare l'accaduto e dargli un'altra possibilità. Alla fine c'era stato solo un equivoco.

"Come va?" le chiese gentilmente

"Un pò meglio, grazie."

"Ti succedono spesso queste cose? Si, insomma, anche al concerto..."

"Sì, ultimamente ho questi problemi, ma è da quando sono nata che sono di salute molto cagionevole"

"Capisco. Sei ancora in ospedale?"

"No, sto tornando in hotel in questo momento"

"Capisco. Quindi rimarrai lì tutto il pomeriggio?"

"Non lo so ancora, perchè?"

"Mi farebbe piacere venirti a trovare, se a te non dà fastidio. Vorrei farmi perdonare" il suo tono di voce era speranzoso e risoluto

"Non devi farti perdonare proprio niente. E' grazie a te se adesso sono ancora qui."

"Questo è un rifiuto?"

"Assolutamente no. Anche a me farebbe piacere parlare di nuovo con te, questa volta senza equivoci."

"Allora ci vediamo dopo pranzo nella hall dell' hotel, ok?"

"Va bene. A dopo"

"Ciao"

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


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CAPITOLO 10

 

Al suo ritorno Julie fu accolta da mille domande dei suoi compagni, che stavano lasciando in quel momento l'hotel. Meredith le corse in contro e l'abbracciò

"Juls! Tutto ok?" strillò

"Sì, ma non stringermi così forte o mi strozzi" scherzò la bionda

L'altra la lasciò, aveva gli occhi lucidi

"Meredith, non fare così o piango anche io"

"Mi fai sempre preoccupare così tanto"

Julie le mise una mano su una spalla "Dai, non essere così tanto in pensiero per me. Adesso vai a divertirti con gli altri."

"Come? Dovrei lasciarti qui da sola? Non se ne parla proprio. Ah...ti ha chiamato poi Matt? Ha voluto che gli dessi il tuo numero"

"Sì, ha detto che passerà a trovarmi più tardi"

"Allora capisco come mai non ti interessa la mia compagnia" rise la ragazza dai capelli castani

"Lo sai che non è vero!"

Meredith fu chiamata dal gruppo

"Su, sbrigati. Non ti aspetteranno in eterno!" La incitò la bionda.

L'altra l'abbracciò e se ne andò.

Mentre aspettava che arrivasse il momento dell'incontro con Matt, Julie si fece un bel bagno ma dopo un pò dovette uscire dalla vasca e mettersi a disfare la valigia, per distrarsi, visto che mille dubbi presero ad affollarle la testa "E' giusto accettare di rivederlo? Non è meglio stroncare sul nascere tutta questa faccenda?" Le sue riflessioni erano le stesse di settimane prima, ma alla fine non vi diede retta.

Si rivestì, indossò una camicetta fucsia con le maniche a tre quarti e un paio di jeans scuri, si legò i capelli in due codini bassi e scese nella hall e si sedette su un divanetto con gli auricolari nelle orecchie.

Quando vide Matt entrare fu contentissima della sua scelta di incontrarlo, era favoloso come al solito, per non farsi riconoscere indossava una felpa nera con il cappuccio tirato sulla testa e lo stesso paio di occhiali da sole del giorno prima.

Appena si avvicinò Julie avrebbe voluto alzarsi e toglierglieli, per guardare quei suoi magnifici occhi blu.

"Ciao, come stai?" le chiese interessato

"Meglio, grazie"

Lui si sedette vicino a lei sul divanetto, la hall era deserta in quel momento della giornata

"Che stavi facendo?"

"Ascoltavo un pò di musica, Blink-182"

"Così favorisci la concorrenza eh?" scherzò il moro

Lei rise e alzò le spalle

"Allora, ti va di fare una passeggiata? Te la senti?"

"Sì, sarei molto felice di uscire da questa sala a prendere un pò d'aria"

Lui le sorrise e l'aspettò mentre andava a prendere un golfino da mettersi addosso.

Il tempo fuori era nuvoloso, sembrava quasi che volesse mettersi a piovere.

Mentre si dirigevano verso Hide Park, Matt le cinse le spalle con un braccio, con un gesto indifferente. Lei lo lasciò fare perchè quel contatto la riscaldava, visto che all'improvviso aveva cominciato a sentire freddo.

Durante la loro camminata parlarono del più e del meno, Julie si trovava davvero bene con Matt e adesso sapeva che quella era la sua vera identità, senza nessun equivoco. Si scoprì dispiaciuta a pensare che era sicuramente l'ultima volta che lo vedeva.

Dopo un'oretta che passeggiavano iniziò a cadere qualche goccia, stavano per entrare in un locale quando la ragazza avvistò un gruppo di fans dei Bullet e disse che non era una buona idea entrare lì.

"Ci conviene trovare un altro posto" mormorò la bionda battendo i denti

Matt la guardava preoccupato "Che hai? Sicura di stare bene?"

"Sì, ho solo un pò di freddo, ma passerà"

Lui si tolse la felpa e gliela mise addosso, dopodichè l'attirò a sè per scaldarla ancora di più "Ti riaccompagno in hotel, dai"

"Ma no, davvero. Non c'è bisogno. Ci stavamo divertendo così tanto"

Lui la guardò intensamente "Non ti offendi se ti invito ancora a casa mia, vero?" Lei scosse la testa.

Recuperata la macchina guidarono verso la villa del moro.

Al suo ingresso Julie fu sollevata che niente fosse cambiato dalla prima e ultima volta che c'era stata, che le sembrava così lontana.

"Che bel calduccio" sussurrò appena entrata

"Vieni, siediti nel soggiorno che intanto preparo un pò di cioccolata calda, ti va?"

"Sì, grazie"

Un quarto d'ora dopo Julie era seduta sul grande divano di pelle nella stanza dalle pareti viola, con una tazza fumante in mano e una coperta sulle spalle.

"Va meglio, ora?" le domandò Matt

"Sì, ti ringrazio. Da quando ci siamo incontrati non faccio altro che procurarti disturbi"

"Figurati. Piuttosto, sei sicura di non esserti presa l'influenza o qualcosa del genere?"

"Oh, no è normale che mi capitino queste cose."

"Ma hai controllato almeno se hai qualche linea di febbre? Ho un termometro di là, se vuoi possiamo..."

"Tranquillo, non c'è nemmeno bisogno che controlli. So già cosa ho" lei parve incupirsi

Lui la guardò in silenzio, un'espressione di curiosità mista a preoccupazione negli occhi

Gli occhi di Julie diventarono lucidi, prima che lui potesse accorgersene disse "Posso usare un momento il bagno?"

"Certo, segui il corridoio a sinistra, è l'ultima porta a destra"

Una volta nel bagno Julie si sciacquò la faccia e cercò di fermare le lacrime prima ancora che cominciassero a scorrere, non doveva comportarsi in quel modo proprio in occasione del loro ultimo incontro, doveva essere forte.

Passati cinque minuti tornò dal moro, che l'aspettava seduto sul divano, col cellulare in mano, per evitare domande Julie esordì

"Hai ricevuto qualche chiamata importante?"

"No, niente di che, era solo la mia ex." rispose lui in tono stanco

Lei si accomodò sul divano vicino a lui e piano piano sorseggiò la cioccolata.

Il ragazzo però, sembrò notare qualcosa di strano negli occhi ambrati di lei, che apparivano così malinconici.

"Se c'è qualcosa di cui vorresti parlare, fai pure, io ti ascolto"

Julie esitò un attimo, poi appoggiò la tazza sul tavolino di fianco al divano.

"Grazie per l'interessamento, Matt, ma non c'è niente, davvero"

"Riconosco la gente quando non dice la verità" serio lui le si avvicinò e le mise una mano su un braccio

La bionda alzò lo sguardo e incontrò gli occhi blu del suo idolo, che da qualche tempo a quella parte era diventato molto di più.

"Matt, tu devi sapere che io..." ormai non riusciva più a trattenere le lacrime "Io, non so se tu mi crederai..io.."

Lui le accarezzò una guancia "Se stai cercando di dire che da quando ci siamo visti la prima volta non fai altro che pensare a me, sappi che è la stessa cosa che vorrei dirti io"

Julie non si aspettava certo quelle parole, che le provocarono una crisi ancora più immediata di pianto

Lui era rimasto senza parole. Lei lo guardò, non voleva farlo soffrire, ma doveva dirglielo.

"Matt, io probabilmente tra un paio di mesi non sarò più qui."

Sulla faccia del moro si dipinse un'espressione di dispiacere "Vuol dire che ti trasferisci? Non vedo quale sia il problema, potrei venire a trovarti quando non sono in tour o in sala di registrazione, sempre che tu voglia" abbozzò un sorriso, prendendo a giocherellare coi capelli di lei.

Lei continuò a piangere e singhiozzò "Matt...io non sarò da nessuna parte. Forse sarò...io sarò..." s'interruppe incapace di dire altro

Lui finalmente aveva capito e non la fece continuare, l'attirò a sè e la strinse forte, lasciando che le sue lacrime cadessero.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


CAPITOLO 11

 

Julie si svegliò, si guardò intorno e si accorse di non essere a casa sua. Le pareti della sua camera non erano rosse e il letto in cui dormiva di solito non era così grande e le lenzuola decisamente non erano quelle coi gattini che aveva dall'età di dieci anni. Erano di un blu notte e di un tessuto sicuramente molto costoso.

Si rigirò da una parte all'altra e si ricordò quello che era successo la sera prima: aveva detto praticamente tutto a Matt. Non era riuscita a spiegargli nei particolari la sua grave malattia e l'operazione a cui doveva sottomettersi che aveva solo il cinque per cento di possibilità di avere esito positivo, ma aveva fatto capire al ragazzo che molto probabilmente lei non ci sarebbe più stata ancora per molto tempo.

Si alzò dal letto, le girava leggermente la testa, si avvicinò al grande specchio che stava su un lato della stanza e guardò la sua immagine riflessa.

La sera prima doveva essersi addormentata sul divano e Matt l'aveva portata a dormire, perchè non si era nemmeno lavata la faccia, infatti tutto il trucco nero le era colato dagli occhi, dandole un'aria ancora più malandata.

Strinse i pugni cercando di non versare altre lacrime, tanto sarebbe stato inutile, ormai le cose dovevano andare così. Era quasi riuscita ad accettare il suo destino finchè non aveva incontrato lui.

Matt entrò nella stanza.

"Julie, vedo che ti sei svegliata. Hai dormito bene?"

Si vedeva che cercava di mantenere un atteggiamento naturale, sebbene gli riuscisse molto difficile

"Sì" rispose la bionda con voce spenta avvicinandosi al ragazzo.

Poi improvvisamente si ricordò "Cavolo! Che ore sono? Devo raggiungere gli altri o partiranno senza di me" corse verso il letto per rimettersi le scarpe, anche quelle doveva avergliele sfilate lui la sera prima

"Ormai sono partiti, tranquilla, ho già pensato a informarli su dove ti trovavi, ti riaccompagnerò io a casa"

"Ma non posso chiederti questo, dopo tutti i problemi che ti ho causato"

Julie si sedette sul materasso con il viso nascosto dalle mani, non aveva la più pallida idea di che fare.

Il moro si avvicinò e si inginocchiò davanti al letto, per poterla guardare negli occhi ambrati, ora rivolti verso il pavimento.

Tenendole entrambe le mani le sussurrò con calma "Non ti nascondo che non ci sono rimasto male quando mi hai detto quella cosa ieri sera, però io non voglio rinunciare a stare con te, anche a costo di farmi del male. Voglio conoscerti meglio e passare più tempo possibile in tua compagnia. Prima però mi devi fare un favore"

"Quale?" chiese la ragazza ricambiando lo sguardo di lui

"Spiegami la tua situazione, nei dettagli intendo"

Julie trasse un profondo respiro e poi cominciò a parlare con voce piuttosto bassa e tremante

"Fin da piccola ho sempre avuto una salute molto fragile, mi ammalavo più spesso delle mie sorelle e anche fisicamente si vede che sono più debole" fece una breve pausa, poi riprese "Circa sei mesi fa le mie condizioni hanno cominciato a peggiorare, sentivo sempre più spesso dei dolori e una stanchezza che non era normale. Anche se dormivo, quando mi svegliavo dopo nemmeno un paio d'ore ero già affaticata."

Lui ascoltava in silenzio, senza lasciarle le mani e guardandola fisso negli occhi

"Ho fatto un paio di visite e già dall'inizio i dottori mi hanno detto che la mia malattia non sarebbe stata una passeggiata, è un morbo raro, che purtroppo è quasi incurabile. Fra meno di dieci giorni dovrò subire un intervento al cervello è le probabilità che io possa sopravvivere sono quasi nulle, quelle che possa sopravvivere senza riportare danni permanenti ancora di meno."

"Qu-quante possibilità ci sono?" il tono della sua voce era incrinato dalla tristezza

"Diciamo meno del cinque per cento, se facciamo la media tra il guarire e il non riportare spiacevoli conseguenze" Julie ormai conosceva a memoria quelle statistiche e le pronunciava senza nemmeno pensarci.

"Io non volevo nemmeno essere operata. I dottori mi avevano detto che senza intervento avrei potuto comunque andare avanti a vivere ancora per sei mesi. So che è brutto avere una scadenza, però alla fine la vita non è così per tutti? Prima o poi dobbiamo andarcene e di questo ne siamo consapevoli fin dai primi anni di vita. Il fatto è che io sono convinta che senza o con l'operazione le cose non cambieranno. Me ne andrò comunque, quindi perchè accorciare ulteriormente il tempo che rimarrò su questa terra?"

Matt era meravigliato del cambiamento d'umore della ragazza, la sera prima si era commossa così tanto ed ora parlava della sua malattia quasi con una certa freddezza.

"Non devi dire così" ribattè il moro "La speranza non va mai persa. Quel cinque per cento di possibilità non è nullo."

"E' la stessa cosa che pensa tutta la mia famiglia. Per questo alla fine ho deciso di dare loro ascolto, anche se una volta fatta la mia scelta mi sono posta un altro problema: loro sono convinti che andrà tutto bene, ma cosa succederà se l'intervento dovesse andare storto, se io morissi o se rimanessi in vita ma con gravi problemi? Non voglio che loro si sentano in colpa per questo"

Il cantante non sapeva proprio cosa dire di fronte a quella situazione. Julie sembrava così fragile esteriormente e anche se versava spesso delle lacrime in fondo era più forte di quanto sarebbe riuscito ad essere lui.

Lei parve capirlo infatti aggiunse "Non mi aspetto che tu mi dica parole consolatrici, davvero. In questi mesi ho sopportato già troppi discorsi. E' stata una mia scelta non far sapere delle mie condizioni a nessuno al di fuori della cerchia più stretta di parenti e amici. Nella mia vita mi hanno sempre trattata con i guanti a causa della mia salute e del mio aspetto debole, la gente quasi non mi contraddice, come se io gli facessi pena. Non volevo che l'ultima parte della mia esistenza fosse ancora più rovinata. Non voglio la pietà o la compassione di nessuno, desidero solo trascorrere il poco tempo che mi rimane facendo ciò che mi piace."

"Julie" cominciò lui avvicinando il volto a quello pallido della bionda, le sfiorò una guancia con la punta del naso "Io ti ho appena incontrata, ma da quel giorno di febbraio non faccio altro che pensare al tuo viso, alla tua voce. Permettimi di starti vicino, che sia per i prossimi giorni o per i prossimi anni."

Lei gli passò una mano sulla schiena e senza distogliere gli occhi ambrati da quelli del moro affermò in tono serio "Non voglio che tu soffra. Non avrei nemmeno dovuto coinvolgerti nella mia vita. Non meriti una tale sofferenza"

"Credimi, soffrirei ancora di più non stando con te."

"Matt, non sai cosa dici. Fermiamoci adesso, prima che i ricordi dei momenti passati insieme diventino troppi. Sarei un'egoista se accettassi di averti al mio fianco fino alla fine. Non potrei ricambiare tutto quello che faresti per me"

"Perchè non vuoi capire che l'unica cosa di cui bisogno è un pò della tua compagnia? Non mi importa di nient'altro" lui avvicinò ancora di più il volto a quello di lei e le loro labbra ora si sfioravano

Gli occhi della ragazza si fecero ancora umidi e si scostò velocemente per sfuggire a quel contatto "Se vuoi avere un pò di compagnia cercati qualcuno che non morirà fra meno di due settimane!" urlò quelle parole tutte d'un fiato. "P-per favore, non insistere più"

Lui era rimasto ancora nella posizione di prima, leggermente sporto in avanti, si passò una mano tra i lunghi capelli corvini e sospirò.

Julie si alzò e andò in bagno, dove rimase per un buon quarto d'ora, si lavò la faccia per cancellare il trucco della sera prima.

Tornata in camera non vi trovò Matt, ma la sua valigia che sicuramente il ragazzo era andato a recuperare in albergo mentre lei riposava.

La bionda si diresse al centro della stanza e sollevò il bagaglio, le sembrava molto più pesante di quando era partita, o forse era lei che aveva perso ulteriormente delle forze?

Portò il pesante oggetto nel salone e si sedette sul divano, in attesa di Matt che aveva detto l'avrebbe riaccompagnata a casa dai suoi genitori.

Il ragazzo arrivò dopo qualche minuto e senza dire una parola prese la valigia e la caricò sulla sua macchina, Julie lo seguì, anche lei in silenzio.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


CAPITOLO 12

 

Il tragitto in macchina durò quasi due ore e Julie non riuscì a passarlo tutto senza parlare.

"Non te l'ho ancora chiesto, cosa avete in programma tu e i ragazzi? Disponete già di qualche nuova traccia per l'album nuovo?"

Lui non distolse lo sguardo dalla strada ma rispose "Qualcosina. Ho già scritto dei testi, ma per le melodie siamo ad un punto morto"

"Capisco. Sono sicura che farete un buon lavoro"

"Certo che lo faremo! E tu lo sentirai e potrai giudicare, ne sono sicuro"

"Ti prego, non cominciare ancora con quella storia"

Lui accostò la macchina, la biondina sobbalzò per la frenata brusca.

"Perchè ti sei fermato ora?"

"Perchè tu devi capire"

Lei lo guardò con aria interrogativa

"Cazzo, Julie! Ti vuoi mettere o no in quella zucca che il mondo non è o bianco o nero? Non deve andare tutto per il peggio come pensi tu. I miracoli succedono e come ci crede la tua famiglia, anche io la penso così. Quindi non mettere la parola fine ancora prima del tempo."

"La questione non è mettere o no la parola fine, ma non far stare male chi mi è intorno."

"Se non vuoi far star male chi ti vuole bene questo è l'atteggiamento sbagliato. Sei stata forte fino a questo punto, non devi arrenderti proprio adesso."

"Matt, ho cercato di non cambiare la mia vita da quando mi sono ammalata e ho scoperto di avere poco tempo a disposizione, ma dal momento che ti ho conosciuto ho dovuto modificare il mio comportamento e quindi la filosofia del far finta di niente non vale con te. Non voglio che tu soffra. Quella sera al concerto ero venuta solo per il semplice fatto che sapevo sarebbe stata la mia prima e ultima occasione di vedervi suonare dal vivo, di vederti cantare. Non sai quanto ho desiderato quel concerto, ne ero quasi ossessionata. Poi è successa quella cosa inaspettata. Il rapporto che si è creato tra noi dopo lo show era molto di più di quello che mi potessi aspettare. Mi ero ripromessa di non incontrarti più, ma sono stata debole."

"Quindi tu sei pentita di quel poco che c'è stato tra di noi?"

"Non ne sono pentita. Ma come ti ho già detto non voglio che nasca qualcosa."

"Beh, mi dispiace per te, ma ormai è troppo tardi. Quello che provo nei tuoi confronti non è semplice interesse, non si può più tornare indietro" disse Matt appoggiando una mano su quella della ragazza.

Lei non diceva niente, così lui continuò con tono risoluto "Desidero solo stare con te, permettimelo. Tenermi a distanza non servirebbe a non farmi soffrire. Guardami negli occhi, per favore"

Lei rivolse lo sguardo verso il moro, gli occhi ambrati concentrati in quelli blu di lui. In quel momento era come se loro due fossero le uniche persone al mondo, non c'era altro al di fuori di quella macchina.

"Ti lascerò stare e uscirò dalla tua vita senza farmi mai più vedere solo se tu mi dirai guardandomi negli occhi che è quello che vuoi veramente. Devi dirmi che sia con la consapevolezza di dovertene andare tra poco che del fatto che possa succedere il contrario tu stai meglio senza di me."

La bionda cominciò a dire qualcosa con voce tremante "Io ti assicuro che...che senza di te posso be..." si fermò incapace di andare avanti, poi fece un nuovo tentativo "Matt, io non ho..." questa volta si arrese definitivamente e benchè il suono che uscì dalle sua labbra tremava un poco, lasciava trasparire tutta la convinzione e la sicurezza delle sue parole "Non posso dire una cosa del genere. Dopo che ti ho conosciuto non sarei mai in grado di privarmi della tua presenza."

Lui non aggiunse altro, ma la strinse a sè e la baciò a lungo, quello fu il loro primo bacio, così appassionato e coinvolgente che quando i due si staccarono erano quasi senza fiato.

Matt rimise in moto e per il resto del viaggio non lasciò la mano di Julie

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13

 

Quando arrivarono a casa di lei i familiari non diedero loro nemmeno il tempo di scendere dalla macchina che gli corsero incontro.

Sua madre per poco non aveva le lacrime agli occhi "Julie, tesoro, come ti senti? E' meglio che entri prima che prenda freddo"

Entrarono in casa solo dopo che anche le due sorelle e il padre l'ebbero abbracciata stretta.

Naturalmente Matt seguì la scena in disparte, però appena furono nell'ingresso il padre di Julie domandò

"Tu sei il ragazzo che ha chiamato, vero?" l'uomo guardava il cantante con un'aria estremamente sospettosa, non apprezzava particolarmente tutti quei capelli e quei tatuaggi in compagnia della figlia minore

"Sì" strinse la mano a tutti i componenti della famiglia, Emily e Sarah non credevano di avere davanti agli occhi proprio lui.

"Adesso che vostra figlia è al sicuro posso anche togliere il disturbo, ma prima vorrei parlarvi di una cosa se me lo permettete"

"Certo, vieni pure in salotto, ti va qualcosa da bere? Dopotutto dobbiamo pur ricambiare il favore che ci hai fatto accompagnandola a casa" la madre delle ragazze solitamente non approvava quelli come Matt, ma in quel caso avrebbe fatto un'eccezione.

Una volta che tutti si furono accomodati e avevano qualcosa da bere in mano il moro cominciò il suo discorso, con accanto Julie, a cui teneva constantemente la mano.

"Volevo prima di tutto dirvi che sono al corrente delle condizioni di vostra figlia"

A quella notizia tutti trattennero il fiato, Emily sembrava volesse dire qualcosa, ma fu zittita da un'occhiataccia del padre.

"Nonostante tutto però" riprese il ragazzo serissimo "Voglio continuare a vederla, ne abbiamo già discusso e siamo d'accordo su questo. Non importa ciò che succederà poi. E comunque io non sono uno che perde la speranza facilmente"

Gli occhi della madre della biondina diventarono lucidi e il marito le posò una mano sul braccio, dopodichè si pronunciò "Vedi, noi non ti conosciamo per niente. Normalmente non avrei mai lasciato che la mia bambina si avvicinasse ad uno come te. Però io mi fido di lei, quindi se lei mi confermerà che è quello che desidera avrete tutta la mia approvazione e comprensione. Tesoro, è come dice questo giovanotto? La decisione viene da entrambi?"

"Sì, papà. Ti chiedo di lasciarmi passare parte del tempo che mi rimane con Matt" disse la ragazza in tono fermo

Ovviamente ricevette delle occhiate di disapprovazione dalle sorelle e dal cantante, per aver usato l'espressione "tempo che mi rimane", certa che se ne sarebbe andata di lì a poco.

Matt fu invitato a trascorrere il resto della giornata nel paese dove viveva Julie e lei si offrì di farglielo visitare.

Anche se era uscito il sole e faceva piuttosto caldo, la ragazza si coprì bene, indossando un paio di maglioncini, ma rifiutò la proposta del moro di usare la macchina, le avrebbe fatto bene camminare un pò, aveva bisogno di fare movimento o non sarebbe riuscita a non pensare alla sua situazione drammatica.

Il suo provvedimento però risultò inutile quando i due, dopo una ventina di minuti che camminavano mano nella mano arrivarono nel parco dove Julie andava spesso a correre prima di ammalarsi.

Lì la bionda non solo fu colta dalla malinconia ripensando ai tempi andati, ma anche da un dolore lancinante che le percorreva tutto il corpo. Fu costretta ad aggrapparsi saldamente ad un braccio di Matt per non cadere.

"Julie! Che succede?" urlò lui spaventato

"So-solo una fitta di dolore" rispose lei con una smorfia di sofferenza sul volto pallido

"Io lo sapevo che era meglio prendere la macchina! Su, ti prendo in braccio e ti riporto il più in fretta possibile a casa, o preferisci che chiami un'ambulanza?"

"Aiutami solo a sedermi un attimo su quella panchina"

Una volta seduti lui non smetteva di guardarla preoccupato, in attesa di una risposta di lei

La bionda gli accarezzò il volto dolcemente "Era questo che tentavo di dirti ieri. Queste crisi possono venirmi da un momento all'altro, fortunatamente il più delle volte se ne vanno in fretta. Non c'è niente di cui aver paura. Il dottore ha affermato che sono normali e che ci devo fare l'abitudine perchè sicuramente ne avrò fino al giorno dell'operazione."

"Non si può trovare un modo almeno per alleviare il dolore?"

Lei annuì "Sì, prendo delle pastiglie, ma stamattina mi sono dimenticata nella fretta di partire"

"Non ne hai nessuna con te?"

"No. Ma non importa, ormai ho imparato a calcolare l'intervallo tra una fitta e l'altra e per almeno tre ore non sentirò più male"

"Forse però è meglio che torniamo a casa, potresti prendere una pastiglia e poi usciremmo ancora, con la macchina stavolta"

Lei lo guardò implorante "Matt, ora sto meglio, ti prego possiamo fare finta che questa situazione sia normale?"

Lui la fissò negli occhi ambrati, non voleva che si riempissero ancora di lacrime, così le sorrise e la strinse a sè.

"Quando devi ripartire per Londra?"

"Credo non più tardi delle sei"

"Uffa...io speravo che saremmo potuti uscire insieme anche questa sera."

"Anche io. Però il lavoro mi chiama. Ho ancora dei concerti e sarò impegnato per due giorni, ma poi ci siamo presi un periodo di pausa e ti prometto che tornerò subito da te per farti compagnia. Vedrai, poi ti stancherai di avermi intorno"

"Impossibile" rispose lei ridendo "Quindi starai qui anche la notte?"

"Se trovo un buon albergo sì, almeno mi evito la strada tutti i giorni"

Lei spalancò gli occhi "Ma come? Mi pare ovvio che tu sarai ospite a casa mia. Sei il benvenuto!"

"Sicura che i tuoi gradiranno? Non vorrei crearvi ulteriori problemi"

"Ma figurati! C'è proprio una camera degli ospiti che ti aspetta. Te la preparerò io personalmente"

"Wow. Grazie, chissà come sarà emozionante dormire in un letto sapendo che l'hai preparato tu con tanta cura"

La baciò, poi riprese "Però sarebbe ancora più eccitante se tu mi facessi compagnia tra le lenzuola"

Lei arrossì e non sapeva proprio che dire

"Guarda che stavo scherzando!"

"Il fatto è che...ecco...è meglio che te lo dica subito, tanto prima o poi il discorso verrà fuori..."

Lui la osservava in silenzio

"Io non l'ho mai fatto, sì insomma, sono ancora vergine. Non ridere di me, però. E' che sono sempre stata convinta che la prima volta debba essere con una persona di cui si è convinti al cento per cento."

"Non capisco perchè dovrei ridere. Questo è il modo in cui la pensi e non c'è niente da vergognarsi"

"Sì, ma pensavo che tu, col tuo lavoro abbia avuto un sacco di esperienze..."

"Julie, faccio la rockstar, mica il pornoattore!"

I due risero insieme

"Cioè, è vero che essere in una band di successo aiuta, e non nego che a me piace molto divertirmi. All'inizio uno può anche accontentarsi delle storielle da una notte e via, ma poi si comincia a volere qualcosa di più serio e duraturo e soprattutto con persone più intelligenti e con le quali sia possibile anche discutere ogni tanto"

"Mi stupisci. Di solito voi uomini non date per niente peso a certi aspetti della vita di coppia"

"Altro luogo comune. Eppure in questi due giorni pensavo di averti dimostrato che il mio interesse non è solo quello"

"Però c'è anche quel tipo di interesse, dilla giusta"

"Io non l'ho mai negato, infatti ho detto che il mio interesse non è SOLO quello."

"Quindi, tu vorresti, prima dell'operazione..."

Lui le mise un dito sulle labbra per farla tacere "Non fare un ragionamento del genere, le cose andranno come andranno. Viviamola giorno per giorno, ok?"

"Va bene."

Lui le scompigliò i capelli e la baciò teneramente su una guancia.

"Ti va di vedere il laghetto con le papere?" gli domandò la biondina sul cui volto si allargava un sorriso quasi bambinesco

"Perchè no! Mi fai strada tu?"

Lei lo prese per mano e lo guidò per tutta la lunghezza del parco, finchè non arrivarono vicino ad un grosso e vecchio albero, al di là del quale si trovava una piccola distesa d'acqua dolce, dalla superficie liscia e compatta. Lei indicò un punto in cui però vi erano delle piccole onde, causate da un gruppo di papere che nuotavano.

"Guarda, la mamma che porta a spasso i piccolini"

"Deve avere molta pazienza per accompagnarne ben sei" scherzò Matt

"Dai, avviciniamoci ancora un pò, voglio vederle meglio"

Arrivarono a pochi metri di distanza dagli animali

"Che carine che sono! Come le invidio, possono sguazzare nell'acqua libere da ogni preoccupazione." esclamò Julie

"Non credere che siano tanto spensierate, devono pur sempre procurarsi il cibo, no?"

"Uhm..anche per quello non fanno molta fatica, con tutti i bimbi che vengono qui a nutrirle ogni pomeriggio"

"Furbi questi pennuti" detto questo il moro le cinse la vita con un braccio e continuarono a guardare ancora per un pò i movimenti dell'allegra famigliola sull'acqua, dopodichè tornarono a casa di lei.

Una volta arrivati Julie corse subito a prendere la medicina e quando dopo tornò in salotto trovò Matt che discuteva amabilmente con la sua famiglia, desiderò che quel momento così semplice eppure quasi magico non finisse mai.

Li osservò per un pò, poi sua madre la invitò a sedersi al suo fianco "Cara, come ti senti?"

"Meglio ora, grazie"

Matt la fissava ansioso, così lei gli sorrise

"Prima ha chiamato la nonna" cominciò sua sorella Sarah, la maggiore

"Davvero?"

"Sì, ha detto che domani verrà a trovarti e ti lascerà le chiavi del suo cottage, in caso ci vorresti passare due o tre giorni"

La nonna di Julie era proprietaria di una bellissima e tipica casetta immersa nel verde, dove la ragazza aveva passato praticamente tutte le sue estati fino all'età di otto anni.

"Mi sembra una buona idea" convenne la bionda

"Già. Perchè non ci andate tu e Matt? Sempre che anche lui sia d'accordo" propose il capofamiglia provocando lo stupore generale.

Matt non ci pensò due volte e rispose "Sarebbe fantastico! Tanto fra un paio di giorni io sarò libero per un pò"

"Julie, tu che ne pensi? Credi che saresti in grado? Sai il cottage della nonna è piuttosto isolato...ovviamente dovrai ricordarti di prendere le pillole, non potrai assolutamente permetterti dimenticanze o distrazioni. E anche tu Matt, sei pronto a prenderti la responsabilità?" la donna di casa non nascondeva tutti i suoi timori su quella breve vacanza.

Il marito però la interruppe "Su Josie, sono abbastanza grandi non credi? Se la caveranno, in fondo sono solo tre giorni."

Matt e Julie annuirono e prima che lui si congedò organizzarono tutto nei minimi particolari: il mercoledì successivo sarebbe andato a prenderla e avrebbero trascorso tre giorni al cottage, poi il sabato sera sarebbero tornati a casa di lei.

Quando quella notte la ragazza era sotto le coperte e non riusciva a dormire un pò per il dolore e un pò per l'ansia che ormai l'agitava sempre più spesso, ripensò che dalla fine della sua piccola vacanza con Matt all'operazione sarebbero mancati solo altri tre giorni.

Si addormentò tra le lacrime e quando si svegliò il mattino seguente il suo volto era ancora umido.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14

 

Il lunedì successivo Julie andò a scuola normalmente, ma fu accolta da molte più attenzioni del solito da parte dei suoi compagni: volevano sapere come stava dopo che si era sentita male durante il viaggio a Londra.

Lei li rassicurò con un sorriso ben studiato che non c'era niente di cui preoccuparsi e che ora stava molto meglio.

Sulla via di casa finalmente sola con Meredith, potè parlarle liberamente

"Allora, cosa è successo alla fine? Matt ti ha riaccompagnata a casa, non è vero? Me l'ha detto tua madre"

"Sì. E...abbiamo parlato molto"

"Tu e Matt?"

L'altra annuì muovendo la bionda chioma "Ci siamo chiariti del tutto. Ora lui sa della mia operazione"

Meredith era sconcertata "Ma perchè gliel'hai detto?"

"Perchè lui dice che per me prova più di un semplice interesse e credimi, me lo ha dimostrato. Ha detto che vuole stare al mio fianco e che non gli importa se soffrirà."

"Chi ti ha detto che soffrirà? Sei ancora convinta che l'operazione andrà male, non è così?"

"Beh...le possibilità che succeda il contrario sono davvero poche, però forse un pò di speranza posso provare ad averla. Visto che nessuno di voi si è ancora arreso, non voglio farlo proprio io"

Lo sguardo dell'amica si addolcì "Juls, ti voglio un mondo di bene"

Le due si abbracciarono a lungo, poi quando la bionda arrivò sotto casa si salutarono.

Il giorno dopo passò in fretta, Julie trascorse tutta la giornata con Meredith, sua madre e le sue sorelle che l'aiutarono a preparare le valigie e tutto l'occorrente per partire.

Arrivata la mezzanotte la bionda accompagnò l'amica alla porta e le due si fermarono un pò a chiacchierare

"Allora, sei tranquilla per questa piccola gita?"

"Che domande che fai! Certo che non lo sono, non so proprio come comportarmi...è la mia prima vacanza da sola con un ragazzo...e potrebbe anche essere l'ultima, quindi l'ansia si raddoppia!"

"Senti, non voglio sentire discorsi del genere, ok? Ieri tu stessa mi hai detto che ancora non è detta l'ultima parola, quindi domani vedi di mostrarti col sorriso a Matt, cerca di non pensare ad altro che a divertirti."

"Va bene" disse Julie con una punta di indecisione nella voce

"Voglio sentirti più sicura"

"Certo, penserò solo a divertirmi!" esclamò l'altra

"Così va meglio. E mi raccomando, non sprecare le notti che passerete insieme!" concluse la ragazza dai capelli castani facendo l'occhiolino e poi stringendo forte l'amica senza lasciarle possibilità di replicare perchè si allontanò di gran fretta.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


CAPITOLO 15

 

La mattina di mercoledì Julie salutò tutta la famiglia, dopodichè salì in macchina con Matt, che era arrivato puntuale.

Il cantante le sorrise "Buon giorno piccola! Ti trovo davvero bene, sai?"

"Sei un adorabile bugiardo Matt" rispose lei. In effetti la sua cera non era di certo migliorata dal loro ultimo incontro, visto che aveva perso quasi due chili ed il suo viso era ancora più pallido "Però ti perdono perchè hai la forza di sopportarmi"

Lui rise "Se sopportarti fosse la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo allora sarei il più felice del mondo" le sussurrò dolcemente sfiorandole una gamba

"Che ruffiano! Piuttosto, come sono andati gli ultimi concerti con i ragazzi?"

"Benissimo, abbiamo fatto sold out per tutte le ultime tre tappe"

"Wow! Ne sono felicissima. Ve lo meritate proprio tutto il successo che state avendo"

"Anche io sono contento che dopo tanti sacrifici la gente cominci ad apprezzare di più la musica che facciamo, perchè è la cosa che ci riesce meglio e non è solo il nostro lavoro, ma una parte fondamentale della nostra vita"

"Immagino che per te Moose, Padge e Jay siano una seconda famiglia ormai"

"Sì, loro sanno tutto di me e io so tutto di loro. Siamo fratelli e condividiamo qualsiasi cosa. A proposito, vorrebbero tanto conoscerti sai?"

"Davvero?"

"Sì, solo Moose ricorda di averti già incontrata a Londra, gli altri con tutti i fans che sono venuti quel giorno se ne sono dimenticati, per questo desidererebbero rivederti"

"Anche a me farebbe molto piacere, potremmo organizzare qualcosa al nostro ritorno, che ne dici?"

"Sarebbe perfetto" concordò il moro, poi continuò "Ti va di ascoltare un pò di musica durante il viaggio? Lì nel cassettino c'è qualcuno dei miei cd, scegline uno che ti piace."

La ragazza aprì il cassettino e guardò con attenzione tutti gli album: Metallica, Trivium, Pantera, Black Sabbath..tutta roba leggera insomma!

Mise su un cd dei Trivium e per una ventina di minuti ascoltò Matt canticchiare, estasiata, adorava proprio la sua voce!

Cullata da quel suono si addormentò senza nemmeno accorgersene e quando lui la svegliò accarezzandole dolcemente una guancia erano già arrivati al cottage, erano passate tre ore.

Julie spalancò gli occhi ambrati e appena si rese conto di dove si trovavano esclamò "Scusami Matt! Non ti ho nemmeno tenuto compagnia durante il viaggio, sono stata proprio un'egoista. Ma mi sono addormentata senza nemmeno rendermene conto."

"Non importa" le rispose lui mettendole un dito sulle labbra "Cerca di stare sveglia per il resto della giornata eh?" scherzò

"Sì! Basta che mi tieni occupata che vedi che non mi addormento"

"Uhm...ok. Ho in mente un paio di cosette!" rise il cantante

"Bene. Adesso però scendiamo e sistemiamo tutto"

Scaricarono le valigie e le provviste che avevano portato da casa e passarono una buona oretta a mettere a posto.

Poi Julie, con l'aiuto di Matt preparò il pranzo.

Dopo mangiato fecero una lunga passeggiata attorno alla casa, dove si estendevano dei bellissimi prati. Fortunatamente il tempo era bello quel giorno, il sole splendeva alto nel cielo che era di un azzurro incantevole.

Giunti in cima ad una piccola collinetta la ragazza si volle riposare un pò, così si sedettero sull'erba a coccolarsi.

"Mi sembra di vivere un sogno" sussurrò la bionda al ragazzo, accarezzandogli gli scuri capelli

Lui le passò un braccio intorno alla sottile vita "Già. Questo è il nostro piccolo paradiso, solo io e te, indisturbati."

"Vorrei tanto che questi tre giorni non passassero mai. Se solo potessi fermare il tempo..." delle lacrime cominciarono ad offuscarle la vista

Per rassicurarla il moro rispose "Il tempo non lo possiamo fermare, ma possiamo fare in modo di rendere questi momenti indimenticabili."

A queste parole si voltò e fissò il suo sguardo blu in quello di lei, poi cominciò a baciarla e a mormorare piano il suo nome.

Julie si abbandonò alle emozioni e ricambiò quei baci con altrettanto affetto e trasporto.

 

Poi arrivò il momento in cui lei doveva prendere una delle tanto detestate pillole, così dovettero tornare a casa.

La sera dopo aver cenato, Julie propose a Matt di stare fuori ad osservare le stelle e chiacchierare, lui accettò.

Sistemarono una coperta per terra e vi si sedettero sopra, poi il ragazzo si sdraiò e le si rivolse

"Vieni qui, piccola. Ho voglia di stringerti un pò."

Lei si avvicinò e si distese al suo fianco, lasciando che lui le circondasse le spalle e appoggiò la testa sul suo petto.

"Matt?"

"Sì?"

"Hai mai aspettato che la prima stella della sera spuntasse per poter esprimere un desiderio?"

"Lo facevo quando ero bambino."

"Io ultimamente ho desiderato molte cose guardando le stelle e solo una di queste si è avverata"

"Davvero? E qual'è?"

"Quando ho saputo del vostro concerto, ho sperato ardentemente di potervi venire a vedere e così è successo alla fine"

"Bene, allora come hai potuto constatare se credi veramente in qualcosa, quella prima o poi succederà. Vedrai che anche le altre tue richieste verranno esaudite."

"Lo spero molto, perchè non mi va di abbandonare te e tutte le persone a cui voglio bene"

Lui le accarezzò i capelli "E io non ho intenzione di lasciarti andare, dovrai sopportarmi ancora per molto, molto tempo"

Si guardarono intensamente negli occhi, si baciarono a lungo, poi il ragazzo le sussurrò nell'orecchio

"La vuoi sapere una cosa? Ti amo, Julie. Più di quanto sarei riuscito ad immaginare"

"Anche io...ti adoro." rispose lei passandogli una mano tra i capelli e poi continuando fino a percorrergli il petto e ad infilarla sotto la t-shirt di lui. La sua pelle era liscia e calda e mentre l'accarezzava, sentì il contatto delle labbra del ragazzo sul collo, sensazione che la fece rabbrividire di piacere.

"Mi devo fermare?" le chiese il cantante credendo che lei si fosse ritratta perchè non gli andava di andare oltre

La bionda scosse la lucente chioma e piano piano cominciò a sfilargli la maglietta.

I baci di Matt si spostarono dal collo e andarono un pò più giù, verso la scollatura di Julie, e ben presto le tolse la leggera canottiera che portava.

Lei aveva un pò di freddo, così si strinse al moro, spinta anche dal desiderio ardente che i loro corpi diventassero una cosa sola.

Qualche minuto dopo il suo volere si avverò, ognuno era parte dell'altro.

Per la ragazza quell'esperienza era nuova ed era stupita dal fatto che la dolcezza che aveva provato fino a pochi istanti prima ora si era trasformata in un altro tipo di bisogno, estremamente carnale, che la spingeva ad avvinghiarsi avidamente alla schiena del suo amato, graffiandogliela quasi.

Quando il momento raggiunse il suo apice si sentì dapprima come se stesse volando, come una bolla d'aria costretta da nessun legame, libera di vagare liberamente, poi la stanchezza e lo sfinimento l'avvolsero, si sentì svuotata e cadde al fianco di Matt, che le baciò la fronte e sorridendo affettuosamente la strinse a sè finchè non si addormentarono.

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


CAPITOLO 16

 

Appena la debole luce del mattino cominciò a filtrare nella stanza, Julie aprì gli occhi e si chiese come mai si trovasse lì, visto che ricordava di aver preso sonno sotto le stelle. Si rigirò nel letto e appena scorse il volto di Matt poggiato sul cuscino vicino a lei, un sentimento di dolcezza la riempì.

Osservò i bellissimi lineamenti del ragazzo rilassati dal sonno e sorrise accarezzandogli la punta del naso, poi gli stampò un bacio sulla guancia.

Si alzò e andò in cucina a prendere la solita medicina e poi tornò in camera per vestirsi.

Trovò il moro che si stava stiracchiando.

"Buongiorno, tesoro" lo salutò allegra

"Ciao, piccola. Spero che non te la sia presa per il fatto che ti ho portata dentro"

"No, anzi ti ringrazio"

"Avevo paura che prendessi freddo" aggiunse poi il ragazzo avvicinandosi a lei. La baciò sulle labbra e mormorò "Ben svegliata, amore mio"

Il viso di lei si illuminò a sentirgli dire quelle parole, gli prese una mano e la strinse tra le sue "Voglio farti vedere una cosa"

Si vestirono in fretta, uscirono dalla casa e percorsero un centinaio di metri su per una bassa collinetta dietro l'edificio.

"Guarda, non è bellissimo?" chiese Julie indicando il paesaggio che si estendeva davanti ai loro occhi. Dei verdi prati si alternavano a campi ordinatamente coltivati, intermezzati da piccoli corsi d'acqua sulle rive dei quali sorgevano qua e là delle casette. Sulla destra si scorgeva un lago dalla superficie liscia e calma, ogni tanto increspata dal salto di qualche pesce. Il sole era sorto da poco e la luce che rifletteva sugli elementi naturali creava un'atmosfera magica.

"E' spettacolare" rispose il moro

"Già. Quando ero piccola mi alzavo apposta prima degli altri per poter vedere questa scena. Ecco, vedi...quel campo laggiù una volta apparteneva a mio nonno. Io e le mie sorelle da piccole andavamo sempre ad aiutarlo a raccogliere i prodotti della terra, ma più che altro combinavamo disastri" la bionda rise, una risata che conteneva della malinconia per i bei tempi passati. Poi riprese "Invece il lago dall'altra parte era il posto dove giocavamo più volentieri, le sue acque sono basse, quindi potevamo sguazzare liberamente anche se non eravamo delle nuotatrici provette. Potremmo andarci oggi pomeriggio, che ne dici? Ci vogliono meno di venti minuti di cammino per arrivarci, potremmo portare qualche panino e fare un pic nic sulla riva. Ti piace come idea?"

Vedendola così contenta ed entusiasta anche l'umore di Matt era migliorato ulteriormente "Certo, è un'idea fantastica!"

"Bene, allora torniamo a casa così facciamo colazione e poi ci prepariamo" lo trascinò per la mano fino all'ingresso del cottage. Tanta vitalità stupivano il ragazzo, che però era felicissimo di vedere gli occhi ambrati di lei così luminosi.

Dopo aver mangiato qualcosina presero uno zaino e ci misero dentro dei panini, qualche bibita e dei dolci e si incamminarono.

Quando arrivarono a destinazione scoprirono che sulle rive del lago non c'era nessun altro al di fuori di loro

"Romantico, non trovi?" chiese Matt a Julie, cingendole la vita

"Sì, siamo soli soletti, tu ed io. Possiamo fare quello che ci pare"

Lui rise "Quindi posso anche divertirmi a fare questo?" cominciò a farle il solletico da tutte le parti

"Dai, smettila! Lo soffro tantissimo!" lo implorò lei contorcendosi e cercando di scappare alla presa del moro

"No, non ti lascio stare. Mi piace troppo vederti ridere"

Lei riuscì a sfuggirgli e corse verso il lago "Prova a prendermi adesso se ci riesci" lo provocò facendogli la linguaccia, i piedi che ormai erano nell'acqua.

Lui la raggunse subito e la schizzò, bagnandola tutta

"Sei proprio un mascalzone!"

"Mascalzone? Quella parola non la usa nemmeno mia nonna, Julie!" la prese in giro

"Volevo essere solo un pò educata. Sei proprio un bastardo, così va bene?"

"Molto più realistica e spontanea" ribattè il cantante buttandole dell'altra acqua addosso

Rimasero lì a giocare per un pò, poi uscirono e si sedettero al sole per asciugarsi.

Julie tremava leggermente, così Matt prese una coperta che aveva portato apposta e gliela mise sulle spalle, poi l'attirò a sè.

"Va bene così o hai ancora freddo?"

"No, va bene. Io ho un pò di fame, mangiamo qualcosa?"

"Certo." disse lui sorridente

Julie si meravigliò del fatto che pareva le fosse tornato l'appetito. Si chiese se fosse merito della compagnia di Matt. Dopo aver pranzato stettero ancora un pò in riva al lago e la ragazza raccolse qualche fiore, che avrebbe portato alla sorella minore. Emily infatti aveva la passione del collezionismo e le piaceva far essiccare quei graziosi boccioli tra le pagine di un vecchio libro ingiallito.

Verso metà pomeriggio però la biondina avvertì una fitta lancinante alla testa e aveva la vista oscurata, infatti non riusciva quasi a stare in piedi.

Tutto preoccupato Matt la prese in braccio e fece tutta la strada verso casa di corsa, entrato, si diresse subito nella camera da letto e l'adagiò sul materasso.

"Julie, vuoi che chiami qualcuno? Telefono ai tuoi genitori?"

Lei cercò di tranquillizzarlo con un gesto della mano e aprendo a poco a poco gli occhi che aveva chiuso dal dolore.

"No, non ce n'è bisogno. Tanto tra poco passa. Sai, mi stavo proprio chiedendo quando sarebbe arrivato uno dei soliti attacchi, è strano che per quasi due giorni non ne abbia avuto nemmeno uno. Sicuramente è merito della tua compagnia"

Il moro le prese una mano e la sfiorò con le labbra "Ma sei ghiacciata. Vado a prenderti un'altra coperta. Vuoi anche qualcosa di caldo? Un pò di tè magari?"

"No, grazie. Sono a posto così"

Lui si assentò un attimo e quando tornò lei stava già dormendo, si allarmò un pò nel vedere che sul suo volto c'era un'espressione tutt'altro che rilassata. La coprì con cura e stette lì a osservarla finchè non constatò che il suo sonno era diventato tranquillo e regolare.

Quella sera Julie non si svegliò, così Matt strimpellò qualche nota con la chitarra e poi andò a coricarsi, al fianco di lei.

Il moro però non riuscì a prendere sonno per lungo tempo, una serie di pensieri gli affollavano la mente.

Era vero che non tutte le speranze erano perdute, però era giusto dare tutto sè stesso in quel modo ad una persona che conosceva da così poco tempo e che non era sicuro sarebbe rimasta per molto con lui? Amava quella ragazza, in una maniera che non riusciva nemmeno ad esprimere a parole, però cosa ne sarebbe stato di lui se lei se ne fosse andata?

Si disse che era egoista a pensare certe cose e si rimproverò mentalmente, promettendosi di non lasciare che altre idee del genere gli venissero in testa; Julie era lì con lui e stavano passando dei bellissimi momenti insieme, era quello che contava veramente.

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


CAPITOLO 17

 

Un cielo grigio e delle grosse nubi scure e scosse da un temporale li colse il mattino dell'ultimo giorno della loro breve vacanza.

La biondina aveva svegliato Matt poggiando le sue labbra su quelle del ragazzo e scusandosi per essersi addormentata così all'improvviso la sera prima.

"Non importa" aveva detto lui "Abbiamo ancora del tempo per recuperare"

Poi però i loro sguardi si erano rivolti al tempo orrendo che c'era fuori e Julie aveva assunto un'espressione tra il dispiaciuto e il malinconico.

Lui allora l'aveva tranquillizzata "Chi ha detto che ci si deve divertire per forza all'aperto? Possiamo rimanere in casa e fare tantissime altre cose"

Lei lo guardò con finta aria sospettosa e sfiorandogli un braccio gli sussurrò in un orecchio "Non vorrai stare a letto tutto il giorno?"

"Beh, quella sarebbe un'idea" la baciò delicatamente sul collo e piano piano cominciò a scendere

L'altra lo fermò "Aspetta un secondo, torno subito"

Il moro sbuffò "Sempre nei momenti più belli"

"Ti prometto che ci metto un secondo e... mi farò perdonare" aggiunse in tono provocante

Matt si sistemò meglio sul cuscino e appoggiò le braccia dietro la testa, sorridendo guardandola andare via.

Quando lei tornò un paio di minuti dopo, prima di accomodarsi sul letto, si sfilò i vestiti, cosa che fu accolta da uno "Wow" del cantante.

Trascorse così la loro mattinata, poi mentre erano entrambi distesi tra le coperte in silenzio, Julie mormorò

"Ho un certo languorino, tu no?"

"Anche io. Adesso andiamo di là e prepariamo qualcosa" nel parlare giocherellava con i lunghi e dorati capelli di lei "Posso dirti una cosa prima?"

"Certo, dimmi."

"Mi avevi accennato che facevi molta fatica a mangiare e che ti mancava l'appetito, eppure in questi due giorni mi sembra che non ci siano stati grossi problemi, o sbaglio?"

"No, non ti sbagli. Hai ragione. Non ti nascondo che anche io mi sono stupita di questo fatto, credo anche di aver rimesso su un paio di chili. Sarà la tua presenza a farmi bene!"

Risero entrambi, poi si alzarono, si rivestirono e andarono in cucina per mettersi ai fornelli.

"Uffa, mi dispiace che sia già finita la nostra vacanza romantica" esordì durante il pranzo la ragazza

"Già, è passato così in fretta."

"Però ci resta ancora questo pomeriggio e la sera. Credo proprio che il tempo non migliori"

Lui parve pensare un pò poi scherzò "A me non dispiacerebbe proprio stare a letto ancora qualche ora"

"Sempre il solito tu!" rispose lei, gli sfiorò una mano "Io avrei un'altra proposta"

"Sentiamo"

"Ecco, avevo cominciato a suonare la chitarra un paio di mesi prima di ammalarmi seriamente, poi però tra ospedali, dottori, visite e tutto il resto non sono più andata avanti. So che in una giornata non potrò imparare molto, però mi chiedevo se ti andava di insegnarmi qualcosa."

"Ma certo! Mi farà piacere avere un'alunna carina come te"

Finito di mangiare e mettere in ordine si spostarono nel salone dalle pareti color pesca del cottage e seduti sul grande divano bianco che stava al centro della stanza suonarono un pò, o meglio, Matt suonava, mentre Julie cercava di pizzicare le corde alla bell'e meglio.

"Sono proprio un'imbranata" continuava a lamentarsi "Non imparerò mai"

Ma il suo insegnante non perdeva la pazienza e cercava di rincuorarla con frasi del tipo "Non è vero, tutti all'inizio fanno un pò di fatica" "Devi avere pazienza, non si può imparare tutto subito"

Verso le cinque e mezza fuori smise di piovere e Matt che in quel momento stava casualmente guardando fuori dalla finestra se ne accorse, così chiamò Julie che era andata un attimo in bagno

"Hey piccola! Vieni subito!"

Julie arrivò dopo qualche minuto, aveva appena avuto una delle fastidiose fitte e per non fare accorgere Matt si era concessa qualche istante per riprendersi.

Quello che vide davanti ai suoi occhi la fece inorridire. Le sembravano le circostanze di una di quelle poesie che aveva studiato a scuola: il cielo al tramonto che assumeva delle tonalità di rosso che si mischiavano con il grigio e l'azzurro cupo, traccia della tempesta che era passata da poco, contrastava nettamente con i sentimenti che provava lei nel vedere il suo amato avvinghiato ad un'altra.

Rimase immobile, incapace di reagire, il tempo pareva essersi fermato. Quelle due figure erano così reali ma al contempo la bionda desiderava ardentemente che si trattasse di un sogno.

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


CAPITOLO 18

 

Il moro si staccò bruscamente dalla ragazza e le si rivolse, non si era ancora accorto che Julie aveva assistito alla scena.

"Caroline, ma si può sapere che diavolo ti prende? Che cazzo ci fai qui? Ti avevo detto di sparire dalla mia vita. Tra noi è tutto finito"

"Due secondi fa però sono sicura che non lo pensavi, mentre mi baciavi. Certo che non hai dimenticato come si fa eh?" la ragazza dai lunghi capelli neri sorrise poi in direzione di Julie "Mi dispiace cara, ma come vedi lui è mio."

Matt si accorse solo in quel momento della presenza dell'altra, si girò e subito le si avvicinò "Senti, non ascoltare niente di quello che dice questa strega, ok? Io voglio stare con te, lei non c'entra niente con la mia vita e non c'entrerà mai niente!" aggiunse alzando la voce e rivolgendo un'occhiataccia a Caroline

"Oh....caro il mio metallaro....mi ero scordata quanto eri sexy quando gridavi. Però sono sicura che tu pensi ancora ai giochetti che facevamo io e te, non è così? Su dai, raccontane qualcuno alla tua amichetta, ha l'aria un pò inesperta"

"Adesso tappati quella boccaccia!"

"Matt, per favore, lascia che ci pensi io" Julie sembrava essersi ripresa tutto d'un tratto

"Allora anche tu hai il dono della parola. Credevo che piccola e fragile come sei non riuscissi nemmeno a mettere insieme una frase di senso compiuto"

"Ti sbagli invece. Tra noi due quella meno intelligente e anche maleducata sei tu. Sai, amore, è proprio lei quella che mi ha fatto inciampare dopo il concerto. E' a questa sgualdrina che devo il bernoccolo sulla testa"

"Come mi hai chiamata?" domandò l'altra indignata "Stai attenta a come parli, sottospecie di nana che fa fatica anche a stare in piedi!"

"Caroline!" urlò di nuovo il ragazzo

La biondina intanto si era avvicinata pian piano alla sua nemica e col volto a pochi centimetri dal suo aveva cominciato con aria minacciosa "Io non so perchè ti sei azzardata a venire qui. Primo: io non ti conosco e questa è casa mia quindi te ne devi andare. Secondo: non puoi permetterti di parlare così alla gente. E terzo:" e le mollò uno schiaffo in pieno viso "non devi nemmeno provare a toccare il mio ragazzo, ok? E adesso vedi di farla finita e di andartene con le tue gambe, altrimenti non ci metto molto a darti io una mano."

L'altra rimase sorpresa del comportamento di quella ragazza che sembrava così fragile ed indifesa e non potè fare altro che salire in macchina e andarsene.

Appena l'auto rossa sparì dalla loro vista il cantante si fece scappare un "Wow. L'hai proprio affrontata come si deve"

Lui stava ancora fissando lo spazio vuoto lasciato dalla vettura che sentì in tonfo al suo fianco.

"Julie! Piccola, che ti succede?"

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


CAPITOLO 19

 

"Ha subito uno choc, ha fatto sforzi troppo grandi per le sue condizioni di salute. Ma sì riprenderà di certo, per il momento. Sul futuro non possiamo dire ancora niente con certezza"

Julie aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un sofitto bianco, un ospedale, lo riconobbe subito senza nemmeno guardarsi intorno. Ma l'odore che sentiva non era solo quello tipico di quel detestabile ambiente sterilizzato, ma anche una fragranza più piacevole, che le sovvenne facilmente: il dopobarba usato da Matt.

Si voltò di scatto e lo vide, appisolato su una sedia dall'aria scomodissima accanto al letto dove lei si trovava. Il primo impulso della bionda fu quello di farlo stendere accanto a lei e farlo riposare come si doveva, ma al minimo tentativo di movimento sentì un dolore in tutto il corpo e si lasciò scappare un lamento un pò troppo forte che non solo svegliò il moro, ma richiamò anche l'attenzione dei dottori che stavano parlando fuori dalla stanza, con loro accorsero anche i genitori di Julie.

"Cara, tutto bene?" sua madre aveva una pessima cera, il suo sguardo era segnato dalla preoccupazione, così come, anche se in modo meno evidente, quello di suo padre

"Julie, finalmente ti sei svegliata!" esclamò l'uomo cercando di sorriderle

"Amore, come ti senti?" gli occhi blu di Matt avevano un'aria stanchissima

"Cosa è successo? Da quanto tempo sono qui?"

"Hai avuto una crisi, ti sei stancata molto ultimamente, sei ricoverata da due giorni"

"Eh? Due giorni?!? Ho dormito per tutto quel tempo?"

"Sì, ma l'importante è che ora tu ti sia ripresa." intervenne uno dei dottori "Forse non è il caso di parlarne subito, ma più tardi dobbiamo affrontare la questione della tua operazione."

Sui volti di tutti calò un velo di inquietudine e tristezza, Julie temeva di capire fin troppo bene quello che stava succedendo

"Tra poco manderemo un'infermiera, se hai bisogno di qualcosa e se hai fame, chiedi pure. Ci vediamo più tardi. Signori, vorrei parlare con voi tra qualche minuto"

Il papà e la mamma di Julie annuirono e dopo essersi trattenuti un pò con la figlia uscirono lasciandola sola con Matt

"Mi dispiace. E' tutta colpa mia se sei stata poco bene. Avrei dovuto fare più attenzione e non avrei dovuto permettere che ti scontrassi in quel modo con Caroline"

Lei accennò un sorriso "Non è vero, non sei tu il responsabile di quello che mi è successo. Per favore, non tormentarti per niente. Comunque ti vedo stanco, hai dormito stanotte?"

"Veramente no. Sono tornato a casa giusto un paio d'ore fa, perchè il mio manager aveva bisogno di me, ma il resto del tempo l'ho trascorso qui, non me la sentivo di lasciarti sola."

"Ma c'erano i miei genitori, suppongo."

"Lo so, ma non mi andava lo stesso di allontanarmi da te." disse semplicemente lui sfiorandole una delle guance, che erano tornate ad essere pallidissime

"Grazie, però adesso vai a casa a dormire un pò, davvero. Me lo fai questo favore?"

"Vuoi proprio che mi tolga dalle scatole eh?"

"Ma no! Lo sai benissimo anche tu che se fosse per me ti terrei legato vicino a me in ogni momento! Però devi riposarti, te lo meriti proprio. Poi non devi dare troppo conto alla mia salute, c'è anche il lavoro che ti aspetta. E pure Padge, Moose e Jay vorranno passare del tempo con te, no? E poi hai una famiglia a cui fare compagnia."

Lui non era molto entusiasta delle parole di lei "Va bene, me ne vado allora. Ma tornerò stasera, ok?"

"Uhm...però mi prometti che dormirai qualche ora?"

"Certo, te lo prometto." le diede un bacio sulle labbra e uscì dalla stanza sorridendole. Lei lo salutò con la mano, poi si stese ancora sul letto, sfinita.

Ogni piccolo movimento le provocava una serie di dolori.

Dopo qualche istante arrivarono i suoi genitori a riferirle quello che avevano detto i dottori.

"Juls, come stai ora? I dottori dicono che probabilmente sentirai male in tutto il corpo per le prossime dodici ore, è l'effetto dei medicinali che ti hanno dato."

"In effetti non posso dire di essere in gran forma. Però l'importante è che sono ancora qui, no?" cercò di scherzare

In cambio ricevette due occhiate spente e prive di qualsiasi allegria

"Vedi, tesoro" cominciò suo padre "C'è qualcosa che devi sapere. Riguardo quello che ci hanno detto i medici."

"Sì, si tratta della tua operazione. Come ben ricordi è prevista per domani, non si può più rimandare perchè il tumore si sta ingrossando notevolmente a ad una velocità molto elevata. I dottori sostengono che dopo questo tuo malore le possibilità che tu sopravviva sono ancora minori. Ci sono buone probabilità che tu non ti risvegli più"

Julie era senza fiato, ma nessuna lacrima scese dai suoi occhi, il colpo era stato così grande che aveva bloccato ogni sua emozione "Va bene. Capisco." rispose meccanicamente.

Ma la reazione di sua madre non fu così razionale, gettò le braccia al collo della figlia e scoppiò in un pianto liberatorio, dicendole che non tutte le speranze erano perdute e che se avessero avuto fede lei sarebbe guarita, perchè era ancora giovane ed aveva una vita davanti a sè.

Anche suo padre si fece scappare qualche lacrima per la prima volta e abbracciò affettuosamente la figlia, dando ragione alla moglie.

Poco prima dell'orario di cena, vennero a farle visita anche le sue sorelle e Meredith, le prime due avevano l'aria depressa, mentre la terza non faceva altro che sorridere stringendo una mano di Julie e sussurrarle frasi di incoraggiamento, ovviamente dopo aver sentito tutti i dettagli sulla piccola vacanza dell'amica e del suo ragazzo.

Se ne andarono nel momento in cui l'infermiera portava il pasto serale alla bionda.

"Ci vediamo domani prima dell'operazione eh?" la salutò Meredith stringendola forte, così come Emily e Sarah.

"A domani, vi voglio bene!" rivolse un sorriso alle tre ragazze e ai suoi genitori e quando varcarono la soglia lasciò che qualche calda lacrima le scorresse sul viso.

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


CAPITOLO 20

 

Un paio d'ore dopo sentì un infermiere che rimproverava qualcuno "Le ho detto che l'orario di visita è finito, mi dispiace ma se ne deve andare. Torni domani mattina"

"Non mi importa niente delle vostre regole, voglio vedere la mia ragazza e nessuno me lo impedirà. E adesso si sposti e mi lasci passare"

"Lei ha proprio la testa dura, sa? Deve andarsene, non può rimanere qui a quest'ora, i pazienti dormono già"

"No, sono sicuro che lei mi sta aspettando e non posso delulderla."

Julie cercò di gridare il nome del suo amato in modo che lui la sentisse chiamarlo e entrasse nella stanza, ma le uscì solo un filo di voce che non sarebbe bastato nemmeno a sussurrargli a due centimetri di distanza"

Altre parole gunsero dal corridoio

"Vado a chiamare il primario se non esce subito da questo ospedale"

"Oh, vai al diavolo brutto viziato figlio di papà! Scommetto che il paparino ti ha pagato gli studi eh? Non hai mai dovuto fare nessuna fatica per ottenere quello che volevi e ora vieni qui a dare una lezione di vita a me che non ho mai avuto niente facilmente. E adesso sparisci e lasciami passare!"

Evidentemente qualcosa nell'affermazione di Matt doveva aver colpito l'infermiere, perchè due secondi dopo il cantante entrò trionfante nella stanza.

"Hey piccola!" la salutò stringendola e dandole un bacio "Lo dicevo che eri ancora sveglia"

"Ho...ho sentito tutta la tua discussione con l'infermiere. Sei stato grande, amore" pronunciò quelle parole a fatica, infatti Matt le si era avvicinato e stava seduto sulla stessa sedia dove si trovava la mattina, chinato in avanti verso di lei.

"Oh, grazie! So che il discorso del figlio di papà non c'entrava però sapevo che con quello avrei fatto centro" rise, l'altra cercò di imitarlo, ma sentì subito una fitta lancinante all'altezza dello stomaco e dovette fermarsi

"Sono ridotta proprio come un rottame eh?" sussurrò ironica

"Ma che dici? Non sei mai stata più bella di così!"

"Prendi in giro come al solito, tu. Comunque, oggi i miei genitori mi hanno parlato di quello che hanno detto i dottori."

"Davvero? Dimmi tutto."

Lei si rattristò ed esitò un attimo, ma poi comprese che tanto non c'era modo di evitare di dire la verità al ragazzo "Riguarda l'operazione di domani. Ci sono pochissime probabilità che io ne esca viva"

Quelle parole ebbero l'effetto di una tonnellata di mattoni sulla testa del moro che dapprima stette in silenzio, troppo impressionato da quella frase così decisiva, e poi si alzò bruscamente

"E ora dove vai, Matt?"

"A parlare con quegli incompetenti, sono sicuro che si sono sbagliati, non possono dire certe cose. Tu sopravviverai. Ne sono certo"

"Amore, calmati per favore. Siediti ancora qui vicino a me. Riflettiamo un pò noi due. In fondo questa potrebbe essere l'ultima serata che passiamo insieme, anzi, credo proprio che lo sarà"

"Cosa? Adesso ti ci metti anche tu! Dove sono finiti tutti i buoni propositi di non perdere mai la speranza, dove è finito lo "staremo per sempre insieme, niente ci dividerà"?"

Lei lo guardò, gli occhi ambrati lucidi "Matt, sii realista! I miracoli non succedono tutti i giorni."

"Però succedono! Perchè non dovrebbe capitare proprio a te?"

"Credi che se Dio avesse scelto un destino felice per me mi avrebbe fatto passare questo periodo d'inferno?"

"E che ne dici allora di quello che c'è tra noi? Ti sembra anche quella una cosa spiacevole?"

"Certo che no! Non lo direi mai! E' quanto di meglio mi sia successo nella mia breve vita"

"Smettila di usare certi termini! La tua vita non è giunta alla fine. Domani farai quella cazzo di operazione e ti sveglierai, usciremo da questo dannato ospedale e fra un paio d'anni saremo lì che rideremo su tutta questa brutta faccenda" gli occhi blu del cantante ardevano di decisione e convinzione e lei fece fatica a sostenere quello sguardo.

Al sentire un tono di voce più alto del normale un'infermiera e un medico entrarono nella stanza e appena videro Matt vollero spiegazioni sul fatto per cui si trovasse lì fuori dall'orario di visita, lui chiese solo che gli venisse concesso un momento e quelli uscirono.

"Ora credo proprio che è meglio che vada. Ci vediamo domani mattina comunque."

"Posso chiederti una cosa se non è troppo di disturbo?"

"Puoi chiedermi tutto quello che vuoi" le sfiorò un braccio, tornando ad usare un tono dolce

"Porteresti i miei saluti a Padge, Jay e Moose? E fagli anche i complimenti perchè sono dei bravissimi musicisti e le vostre canzoni mi hanno tenuta compagnia nei momenti in cui credevo di non farcela"

Matt la guardò intensamente e lei avrebbe giurato che in quegli occhi spuntassero delle lacrime "Se proprio ci tieni, lo farò. Notte, piccola, a domani"

"Sogni d'oro"

"Ti amo" le disse poi baciandola a lungo

"Ti amo anche io"

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


CAPITOLO 21

 

La mattina dopo Julie si svegliò al rumore di passi nella stanza, aprì gli occhi e vide che si trattava di sua mamma. Aveva un'espressione come non gliene aveva mai viste e la preoccupazione traspariva da ogni suo gesto, la figlia la chiamò debolmente

"Cara, allora sei sveglia. Io, papà, le tue sorelle e Meredith siamo venuti a trovarti prima dell'operazione. Come ti senti?"

"Un pò agitata, però mi fa piacere che siate venuti. Sai per caso a che ora mi opereranno?"

"Credo verso le undici, tra due ore quindi"

La biondina sentì una terribile stretta al cuore "Due ore...due ore...centoventi minuti....e poi..."

"Tesoro, che stai dicendo?"

"Oh, niente..."

La madre la squadrò sospettosa e per niente tranquilla, ma prima che potesse porre un'altra domanda entrarono nella stanza gli altri componenti della famiglia e la migliore amica di Julie. Con loro c'era anche la nonna proprietaria del cottage.

Chiacchierarono per un pò e tutti cercarono di non pensare all'intervento imminente a cui si sarebbe sottoposta la malata.

Quando mancavano una quarantina di minuti all'arrivo dei dottori, giunsero anche Matt, Padge, Moose e Jay.

Il volto della ragazza si illuminò per un istante quando i musicisti la salutarono con calore

"Ragazzi, sono contenta che siate venuti! Spero non abbiate dovuto rimandare qualche impegno importante a causa mia."

"Oh, un paio di noiose interviste possono aspettare." esclamò Padge.

Dopo i convenevoli e le presentazioni, o meglio dire ri-presentazioni, fecero un pò di conversazione, finchè non arrivò un'infermiera con una sedia a rotelle, incaricata di portare Julie in sala operatoria.

Improvvisamente calò il silenzio e subito la madre della bionda le si avvicinò e la strinse fortissimo "Ti voglio bene tesoro, ci vediamo dopo eh?"

"Sì...sì mamma...ci ved..." ma non riuscì a concludere la frase. Chi voleva prendere in giro? Lei non era come gli altri, non era così ottimista. Probabilmente non avrebbe più rivisto sua madre, quella donna che l'aveva cresciuta con tanto affetto. Non avrebbe più rivisto suo padre, che ora le stringeva le mani e le assicurava che sarebbe andato tutto bene. Non avrebbe mai più potuto battibeccare con Emily e Sarah. Le sue sorelle ora piangevano abbondantemente mentre cercavano di esprimere tutto il loro affetto a parole. Non avrebbe mai più riso e scherzato con Meredith, la sua amica più cara. Erano diventate adulte insieme ed ora era giunto il momento di salutarsi, con un lungo abbraccio "Ti aspetto, non deludermi" le sussurrò la compagna di tante avventure all'orecchio, ma l'altra ebbe appena la forza di annuire.

Salutò anche sua nonna, quella cara vecchietta che l'aveva tenuta lontana da un sacco di guai fin da quando era nata, che le aveva passato per anni le caramelle di nascosto dai suoi genitori.

Abbracciò brevemente anche Moose, Jay e Padge. I componenti del suo gruppo preferito, non potevano immaginare quanto erano stati importanti per lei, con le loro canzoni e le melodie che componevano.

L'ultimo dal quale si congedò fu Matt. Matt, quel nome, che nella sua testa suonava così bene. Matt, a cui apparteneva quella fantastica voce. Quella voce, quel suono, quella musica che aveva allietato tanti dei suoi giorni più grigi.

"Matt" pronunciò riprendendo a voce alta il filo dei suoi pensieri

Lui le si avvicinò e la strinse a sè per un interminabile istante, il contatto col suo corpo le provocava una sensazione indescrivibile "Questo non è un addio, ci rivedremo tra pochissimo. Ne sono sicuro."

"Grazie per quello che hai fatto. Ti adoro" fu quello che riuscì a dire Julie sciogliendosi controvoglia dalla stretta del suo amato. Poi fu sistemata sulla sedia a rotelle e raggiunse in lacrime la sala operatoria, non senza aver dato uno sguardo a quelle persone a cui teneva così tanto che ora l'osservavano ansiose.

L'operazione sembrò durare secoli, in effetti ci vollero otto ore prima che i dottori uscissero a dire qualcosa.

La famiglia di Julie era rimasta ad aspettare e anche Matt aveva fatto annullare un paio di appuntamenti ai Bullet for My Valentine per poter restare.

Appena il primario varcò la soglia della sala d'aspetto fu tempestato di domande

"Dottore, l'operazione si è conclusa, vero?"

"Come sta Julie?"

"Si riprenderà?"

L'uomo, che doveva aver avuto una cinquantina d'anni, dai capelli leggermente brizzolati, si avvicinò al gruppetto che attendeva una risposta e sorrise.

"L'operazione è andata al di là delle nostre aspettative, tutto si è concluso meglio di quanto pensassimo. Julie sembra non aver riportato danni permanenti, ed è guarita. Il tumore è stato annientato completamente."

Lacrime di goia cominciarono a scorrere sui volti delle due sorelle e della madre "Oh, non sa che notizia fantastica che ci sta dando! La ringraziamo per tutto quello che ha fatto" esordì il capo famiglia visto che gli altri non erano in grado di spiccicare parola, emozionati come erano.

Matt che fino a pochi istanti prima era seduto su una poltroncina con il viso nascosto tra le mani balzò in piedi "Julie è sveglia ora? Quando possiamo vederla?"

"Al momento è ancora sotto l'effetto dell'anestesia, quindi potete andare a casa e tornare domani mattina, credo che non si sveglierà fino a notte fonda"

Lui parve un pochino deluso, ma il padre della ragazza gli si avvicinò e gli battè su una spalla "Su, ha ragione il dottore. Va a casa a riposarti, quante notti sono che non dormi come si dovrebbe?"

"Beh, un pò ma..."

"Niente ma, su, potrai vederla domani mattina, ormai c'è tutto il tempo che vuoi."

La famiglia di Julie uscì accompagnata da Matt e poi si salutarono, evidentemente più sollevati e contenti di quella mattina.

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


CAPITOLO 22

 

Il giorno dopo il moro arrivò nel cortile dell'ospedale, il sole splendeva già alto, nonostante fosse mattina, e il tempo rispecchiava l'umore del ragazzo.

Raggiunse la stanza di Julie e non appena vide la biondina a cui voleva tanto bene che rideva e scherzava circondata dalla sua famiglia e qualche amico, le si avvicinò più in fretta che potè e senza darle nemmeno il tempo di rendersene conto la strinse a sè e la baciò intensamente, sentì le calde lacrime di lei bagnargli il viso.

Furono lasciati soli per un pò

Julie era raggiante e sorrideva a Matt, come non aveva mai fatto prima "Tesoro, avevi ragione. I miracoli succedono! Ne sono la prova, sono ancora qui con te, possiamo stare insieme, non dobbiamo dirci addio"

"Io non avevo mai nemmeno pensato di dirti addio, piccola. Non sai quanto sono stato sollevato nel saperti guarita, ma dimmi, come stai?"

"Bene, ho un leggero senso di stordimento, ma i medici dicono che è una cosa normale dopo un'operazione lunga come la mia"

"Quindi adesso potrai andare avanti a vivere una vita normale? Non c'è più il rischio che ti ammali?"

"No. Potrò vivere come tutti gli altri. Certo, continuerò ad essere un pò cagionevole di salute, ma niente in confronto a quello che ho passato nell'ultimo anno"

Lui l'abbracciò ancora, poi però gli squillò il cellulare "Cavolo, ho dimenticato di spegnerlo prima di entrare"

"Non importa, tanto nessuno si ricorda di quella regola. Rispondi dai"

Lui uscì sul balcone e tornò qualche minuto dopo "Era Padge, ha detto che c'è davvero bisogno che io li raggiunga. Stasera abbiamo un concerto in programma, ma non mi va di lasciarti sola"

"Matt, ne abbiamo già parlato. E poi ora non hai più niente di cui preoccuparti. Vai al concerto e dai il meglio di te!"

"Con un incoraggiamento del genere non posso fare altro. Allora ci vediamo domani, sai già quando ti rimettono dall'ospedale?"

"Tra un paio di settimane"

"Ok" si chinò su di lei e le diede un lieve bacio sulle guance, poi sulle labbra "A presto"

"Ciao" rispose lei passandogli una mano tra i capelli

I giorni che seguirono l'operazione Julie li passò tra visite di amici, parenti ed ex compagni di scuola. Naturalmente non tutti avevano saputo la vera causa del suo ricovero, però erano andati a trovarla per accertarsi delle sue condizioni di salute.

Matt tornò il giorno dopo l'operazione e quello dopo ancora, ma poi a causa di un mini tour per l'Inghilterra mancò fino a quando la bionda non fu rimessa dall'ospedale.

La mattina del suo ritorno a casa però fu proprio lui ad andarla a prendere e le propose di passare tutta la giornata insieme.

Lei accettò entusiasta.

Per prima cosa la portò in un caffè molto carino a fare colazione.

"Wow! La prima colazione decente dopo tanto tempo. Meno male che i medici non mi hanno imposto restrizioni sul cibo, ultimamente ho sempre un insolito appetito"

"Beh, credo che sia una cosa positiva, no?"

"Già. Apri la bocca adesso però"

"Eh?"

"Dai, amore, non fare il bambino capriccioso, prova un pò di questa squisita torta al cioccolato"

"Uhm...non è che mi vada tanto il cioccolato."

"Ti dico che è buona, su...apri grande"

Lui rise, pensando che lo stesse trattando come un bambino "Va bene, se proprio insisti"

Una coppia di anziani assistette alla scena, Julie imboccava Matt che cercava di trattenere le risate.

La signora commentò "Come sono dolci. Sembrano proprio come noi quando eravamo ragazzi"

L'uomo le prese una mano "Ma cara, lo sai che io ti voglio bene come il primo giorno"

Questa volta i commenti toccarono ai due più giovani "Chissà se fra quarant'anni anche noi saremo così" mormorò la bionda quasi tra sè e sè

Il cantante le sfiorò un braccio "Finora ce la stiamo cavando piuttosto bene, non trovi?"

Lei gli sorrise "Perfettamente direi"

Il resto della mattinata lo trascorsero in giro per negozi, Matt volle a tutti i costi comprare un regalino per Julie, lei scelse una collanina molto fine, in oro, con un ciondolo a forma di angioletto e chiese al gioielliere se fosse possibile incidere su ciascuna delle ali la sua iniziale e quella del suo ragazzo.

Dopo pranzo tornarono a casa di lui e si riposarono un pò, facendosi tante coccole sul divano della grande sala arredata in stile medievale.

Nel tardo pomeriggio però Matt aveva un impegno con il gruppo e per non disturbarlo oltre Julie tornò a casa, anche per stare un pò in compagnia della sua famiglia.

Invitò a cena anche Meredith e passarono una piacevole serata, come non succedeva da tempo ormai.

Prima di augurarle la buonanotte l'amica le propose di andare quel fine settimana con lei e le loro ex compagne di scuola a fare un giro per locali, sempre che non avesse impegni con Matt.

"No, Matt è impegnato con i Bullet, quindi non ho altro da fare, accetto volentieri."

"Ok, allora ci sentiamo"

"Notte"

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 ***


CAPITOLO 23

 

Il giovedì sera Julie era stata invitata ad un concerto dove avrebbero suonato Matt, Padge, Jay, Moose e un altro gruppo emergente. Si era divertita tantissimo durante lo show e aveva fatto finalmente la conoscenza delle ragazze del bassista e del chitarrista.

Dopo lo spettacolo avevano cenato tutti insieme ad un ristorante e ora Matt la stava riaccompagnando a casa "Allora, ti sei divertita?"

"Sì! Moltissimo!"

"Ne sono contento, avevo paura che ti annoiassi"

"Annoiarmi? In mezzo a tutta quella gente simpatica? Sarebbe stato davvero impossibile, credimi"

Lui le sorrise e le sfiorò un ginocchio con la mano che non aveva sul volante "Senti, che ne dici di venire a casa mia per stanotte?"

"Non saprei, e se i miei si preoccupano?"

"Loro sanno che sei con me, quindi non hanno nulla da temere"

"Sei sicuro che loro siano convinti che sia un tipo raccomandabile?" scherzò l'altra

"E tu come fai ad essere così certa che tra noi due quella meno raccomandabile non sia tu?"

Venti minuti dopo erano a casa di lui, Julie spogliò Matt con una foga che non aveva mai mostrato "Già, credo proprio di sapere chi è quella con la testa meno sulle spalle tra di noi" esclamò lui ironico

Lei si morse le labbra e ricambiò il suo sguardo "Non vorrai lasciarmi fare tutto da sola?"

Lui per tutta risposta le sfilò la camicetta e i pantaloni e la spinse sul letto, stendendosi sopra di lei "E adesso come la mettiamo?" le domandò tenendole ferme le braccia dietro la testa e cominciando a baciarla su tutto il corpo.

Poi smisero di parlare. Le sensazioni e i gesti presero il sopravvento.

Si addormentarono più tardi, stretti l'uno all'altra, con due espressioni beate e sorridenti sui volti.

La mattina la ragazza si svegliò e al posto di Matt trovò un suo biglietto, sul tavolo della colazione che lui aveva apparecchiato e imbandito con della spremuta d'arancia fresca e delle brioches. Al centro in mezzo ad un mazzo di girasoli, stava il fogliettino, che diceva: "Ben alzata piccola! Sono dovuto scappare a causa di un impegno con la band, fino a stasera non riusciremo a vederci, ma passerò domani da casa tua. Ti amo, Matt p.s. spero che la colazione e i fiori siano di tuo gradimento"

Dopo aver mangiato, Julie si rivestì, ma prima di andarsene rispose al breve messaggio "Al cantante più sexy e niente di meno che la mia rockstar preferita. I fiori sono bellissimi, grazie anche per la colazione. Ci vediamo presto, ti adoro. Tua, Julie" Poi afferrò la borsa e i girasoli e uscì, prese un taxi per tornare a casa.

La sera come da programma andò in un pub con Meredith e altre amiche, passarono qualche ora a ridere e scherzare e parlare dei progetti futuri, l'unica che ancora non aveva le idee chiare era Julie, anche perchè non ci aveva mai pensato seriamente, visto la fine che si era immaginata per sè stessa.

"Col fidanzato che ti ritrovi credo che potresti permetterti di non fare niente e di seguirlo in giro per il mondo, durante i suoi tour"

"Già, sarebbe una vita molto interessante e conosceresti sicuramente anche un sacco di gente famosa"

"Beh, l'idea non è male, però io vorrei continuare i miei studi, solo che ci sono così tante materie in cui vorrei specializzarmi, sarà una scelta molto difficile"

Continuarono a parlarne anche sulla via del ritorno, in macchina di una loro amica che aveva la patente.

Ad un certo punto però videro un'altra auto arrivare a tutta velocità dalla direzione opposta, la guidatrice tentò in tutti i modi di evitarla, ma ormai era troppo tardi.

Nella mente di Julie la terribile consapevolezza di quello che stava per succedere prese forma, pensò ai suoi genitori, alle sue sorelle, a Meredith che le sedeva di fianco e che le stringeva convulsamente la mano. E pensò a Matt, ai suoi occhi, all'adorabile espressione che aveva quando le si rivolgeva...poi il buio totale.

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Capitolo 24
*** EPILOGO ***


EPILOGO

 

Erano passati sei mesi ormai da quando Julie se ne era andata. Più di centosettanta giorni senza vedere il suo sorriso, ascoltare la sua risata e perdersi nei suoi bellissimi occhi, che negli ultimi giorni sembravano essere tornati a splendere come un tempo.

Eppure ora lei non c'era più, a causa di un pirata della strada, un ubriaco, un incoscente, un bastardo.

Le dita della bionda non sarebbero mai più passate tra i suoi capelli, dandogli quella sensazione di vertigine che solo il contatto con il corpo di lei, con la sua pelle liscia e candida poteva dargli.

Vittima di un incidente stradale notturno, vittima della scelleratezza di un ragazzino, unica vittima di una terribile fatalità.

Al momento in cui aveva saputo della sua scomparsa, Matt non aveva pianto, non aveva avuto nessuna reazione, ne era stato colto completamente alla sprovvista.

Il giorno prima erano insieme che ridevano e scherzavano, che si scambiavano tenere coccole, avevano anche fatto l'amore ed era stato bellissimo.

Gli faceva ancora molto male il vuoto che la bionda aveva lasciato. Non avrebbe mai creduto che una persona sarebbe riuscita ad entrare così profondamente dentro al suo cuore.

Il ragazzo mise giù la chitarra, che teneva in mano da due ore senza nemmeno sfiorare una corda. Si alzò da quel letto, a cui appartenevano così tanti ricordi, così tanti bei momenti.

Aprì un cassetto del comodino e ne tirò fuori una foto di lui e Julie: guardando quell'immagine gli parve di sentire ancora le braccia di lei attornò al collo e desiderò ardentemente poterla stringere ancora una volta.

D'un tratto un impeto di rabbia e sofferenza lo assalì, tirò un forte calcio al comodino e cominciò a piangere lacrime amare, poi prese il primo foglio e la prima penna che trovò e cominciò a scrivere senza fermarsi.

Dopo tre quarti d'ora aveva già composto anche una melodia per le parole che aveva impresso su quella pagina ormai non più bianca.

 

Heaven's waiting for you
Just close your eyes
And say goodbye
Hearing your pulse
Go on and on and on

I live my life in misery
I'd sacrifice this world to hold you
No breath left inside of me
Shattered glass keeps falling

Say goodnight
Just sleep tight
Say goodnight

Flowers laid out for you
So many colors leave me blind
Seeing your face reflect from our babies eyes

I live my life in misery
I'd sacrifice this world to hold you
No breath left inside of me
Shattered glass keeps falling

Say goodnight
Just sleep tight
Say goodnight

So here I am
You're inside of me
So here I am
Our world is over

Here I am with you
I'm there til the end
Memories are calling
So farewell my friend
Farewell my friend!

Nel prossimo album dei Bullet ci sarebbe stato l'addio ufficiale a quella ragazza che aveva tanto amato. Non importava dove si trovasse lei ora, perchè l'avrebbe ascoltato e le sarebbe piaciuto e un giorno si sarebbero incontrati di nuovo e Julie avrebbe potuto dimostrargli il suo entusiasmo per quella canzone che Matt aveva scritto pensando solo a lei.

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Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto e commentato questa mia prima fan fiction fino ad ora e anticipatamente anche chi lo farà in futuro.

Tanti saluti a tutti!

m4ryb4m

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