Perché sulle strade seminate d’amore alla fine sbocciano i fiori.

di TanatosWyrda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Thought I would die a lonely man, in endless night. ***
Capitolo 2: *** 2. Lost and insecure ,you found me ***
Capitolo 3: *** 3- But your eyes look like home ***
Capitolo 4: *** And once again I cannot sleep ***
Capitolo 5: *** And the days that never came ***
Capitolo 6: *** Plot Twist ***
Capitolo 7: *** Dirty , Lovless Sex ( pt. 1) ***
Capitolo 8: *** Dirty , Lovless Sex (2.) ***
Capitolo 9: *** Can’t you see? I ‘m Poison. ***
Capitolo 10: *** tryin' to find a way ***
Capitolo 11: *** Maybe one day you'll understand why Everything you touch surely dies ***
Capitolo 12: *** . I’m falling down with people standing round ***



Capitolo 1
*** 1- Thought I would die a lonely man, in endless night. ***


    



Nota: il rating potrebbe variare Arancione->Rosso. disclaimer: 'Questi personaggi non mi appartengono. questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.  



Capitolo 1. Thought I would die a lonely man, in endless night. *








“Perché non guardi dove vai,IDIOTA?!” –Castiel  si sentì urtare.
Ma lui era fermo, in piedi sul marciapiede in una giacca troppo larga, a fissare i binari.
Si voltò : il ragazzo che l’aveva urtato non poteva avere più di diciassette anni- chissà cosa ci faceva alla stazione- , ormai era notte fonda.
-Probabilmente era in cerca di una dose- pensò.
Abbassò lo sguardo, guardandosi i piedi. La stoffa era strappata in più punti e la suola aveva iniziato a staccarsi. Avrebbe dovuto cambiarle da tempo.
 Ma erano così da un po’, e non se la sentiva di “prendersi il disturbo” per delle scarpe. 
Anche se di recente aveva smesso di “ prendersi il disturbo” per qualsiasi cosa.
Aveva pensato che se si fosse convinto di non voler essere felice , di stare bene così, magari sarebbe stata più facile da sopportare, la solitudine.
Ma non era vero.
E lui lo sapeva .
Era solo.
Percorse con lo sguardo i binari, fino al punto in cui sparivano, avvolti nella nebbia.
Guardò l’orologio.
Il treno dell’1.03 era in ritardo. Sospirò.
Non aveva scelto quel giorno, il  21 dicembre , per un motivo preciso. Quella mattina si era alzato e aveva deciso che era ora di andarsene. Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
Probabilmente avrebbero trovato la sua lettera il giorno successivo. Magari sarebbe stata la signora del terzo piano,Meg: avrebbe picchiato alla porta come sempre per lamentarsi- una volta era stato per il volume della radio, una volta per la chiave che girava nella toppa,ogni scusa era buona, in verità nemmeno lei sapeva perché ogni giorno si trovava a bussare alla sua porta,per frustrazione o in cerca di compagnia-… Cas si era perso nel filo dei suoi pensieri.
Si lasciò andare su una panchina e alzò lo sguardo verso il cielo: era una notte fredda , la luna e le stelle parevano immobili,come se fossero dipinte su una volta, e lo guardavano.
Sentì il fischio del treno in lontananza mentre la nebbia si rischiarava,illuminata dai fari del treno all’orizzonte.  Cas si alzò dirigendosi verso i binari,fermandosi sul cordolo del marciapiede,la fronte dolcemente accigliata ,i grandi  occhi azzurri che imploravano aiuto.
Fu in quel momento che sentì un fruscio alle sue spalle e una mano strattonarlo rozzamente: “ Hei tu, che diavolo pensi di fare?” 






* High-James Blunt. 

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Capitolo 2
*** 2. Lost and insecure ,you found me ***


 Capitolo 2. “Lost and insecure ,you found me”


 
Si voltò di scatto: davanti a lui c’era un uomo, alto, dai lineamenti marcati ,ma perfetti, ora contratti in una smorfia di…rabbia? si domandò Cas.
“Ti ho chiesto,che diavolo pensavi di fare” ripeté Dean Winchester.
Il treno sfrecciò loro accanto, facendo un rumore infernale.
Lo sconosciuto lo stava squadrando, accigliato.
Cas lo guardò, gli occhi blu spalancati e tremanti : “ io… io non lo so.” .
Si sentiva spaesato.
Calò il silenzio,rotto solo dal cigolio delle rotaie sotto le  ruote in lontananza.
Dean lanciò un occhiata più attenta all’uomo che gli stava davanti:indossava i pantaloni neri sformati,la polverosa giacca nera,coperta da un trench sabbia sgualcito che incorniciava la cravatta azzurro che stagliava sulla camicia bianca.
Pareva così vulnerabile e rotto che Dean non poté fare a meno di provare un moto di tenerezza per quell’ometto che in quei vestiti troppo larghi appariva ancora più piccolo e indifeso.
“Dai vieni,ti offro una birra” .
Cas , non abituato a tanta gentilezza e considerazione, mormorò sommessamente abbassando lo sguardo : “ non disturbarti,io-io tornerò a casa”.
Lo sconosciuto però non pareva intenzionato a lasciarlo andare : “ sì,proprio,così visto che non sei riuscito a gettarti sotto il treno, vai a casa e ti impicchi,giusto per vedere se questa volta riesci ad ammazzarti,ovvio.” proseguì “col cazzo. Non te lo lascio fare.”
L’altro socchiuse le labbra,stupito , un po’ per la schiettezza un po’ nel tentando di dar voce al “grazie” commosso che non riuscì a pronunciare.
Ma Dean capì,perché accennò un sorriso e disse:“ Andiamo con la mia piccola,l’ho parcheggiata nel vicolo qui accanto.”
Cas senza smettere di fissare quell’uomo come se fosse un angelo,lo seguì fuori dalla stazione fino alla sia “piccola”: era una macchina d’epoca, una Chevrolet , precisamente una impala del ’67, dalla linea elegante ,  la carrozzeria lucida nera e che , Cas non seppe dire perché, sapeva di casa.
Salirono in macchina in silenzio, Cas al posto del passeggero accanto a Dean che si era seduto alla guida.
Mise in moto e , svoltato l’angolo, iniziò ad armeggiare con la radio in cerca di una stazione decente ,continuò così per un po’ poi finalmente sorrise:
on a stormy of moving emotion
tossed about I’m like a ship on the ocean
I set a course for winds of fortune
But I hear the voices say
“ Carry  on my wayward son” anticipò il ritornello “ dei Kansas, bella eh?”.
Cas sorrise incerto – non era certamente il suo genere di musica – ma non poteva negare che quella canzone avesse un suo perché. Emozionava.
 “ Sì , è forte” farfugliò timidamente.
Nessuno dei due parlò più per il resto del tragitto.
Dean aveva gli occhi puntati sulla strada, le mani sul volante e il gomito appoggiato alla portiera, aveva un aria spavalda e dura. Come quella dei vecchi eroi,però a bordo di una Impala.
La mente di Castiel invece vagava fuori dal finestrino, fra le stelle che ora non gli parevano più immobili e congelate ma calde e più luminose che mai.
 
Dean lo portò in pub piuttosto squallido , pieno di sbronzi troppo allegri e ubriachi troppo tristi, persone che - pensò Cas – non avevano una casa in cui valesse la pena tornare. Era proprio deprimente ma dopotutto quale altro bar si poteva sperare di trovare aperto alle due di notte?
Si sedettero in un angolo lontano da tutto e da tutti nella penombra .
“ Due birre” fece segno Dean al barista . Questi grugnì in risposta e sbatté due bottiglie di vetro sul tavolino che tremò pericolosamente.
“ Offro io” disse il ragazzo,allungando al all’uomo i soldi. Il barista , afferrate le banconote, se ne andò.
Per tutto questo tempo Cas era rimasto in silenzio,gli occhi puntati su Dean.
“Hei ti ho appena offerto da bere e non mi dici nemmeno come ti chiami?”buttò giù Dean, stappando la sua birra.
“ Mi chiamo Castiel.Castiel Novak.” dopo una pausa “qual è il tuo nome invece?” chiese,guardando dritto negli occhi lo sconosciuto.
“Il mio nome ? Dean Winchester , per servirla” rispose l’altro ridendo. Poi,senza smettere di sorridere lo incitò “ Dai Cas” – il moro sussultò a sentirlo usare quel nomignolo- “ parlami di te” .
L’altro  portò gli occhi sulla birra e mormorò “ non c’è molto da dire ,non sono una persona su cui ci sia molto da dire.”
Dean lo guardò con affetto e disse “ Non ci credo. Penso che tu sia una persona molto interessante ,voglio dire, indossi giacca e cravatta sotto un trench che sembra reduce da una centrifuga , devi esserlo. Lo vedo nei tuoi occhi.”
Fu quello il momento in cui Castiel Novak vide per la prima volta Dean Winchester , non come uomo ma come persona. Fece scorrere lo sguardo sulle sue labbra incurvate in un dolce sorriso e sulle fossette che si erano formate all’estremità   e infine sugli occhi. Aveva sempre pensato che gli occhi fosse lo specchio dell’anima,ma –Dio- se quella era l’anima di Dean Winchester allora doveva essere bellissima.  Dalla pupilla nera , nell’iride verde,un verde autunnale,si irradiavano mille venature dorate. Cas si domandò se fosse quello a rendere gli occhi di Dean così luminosi.
“ Io, grazie…ma non saprei veramente cosa dirti” rispose.
Dean continuò a sorridere con fare incoraggiante.  “Io,io sono un professore di religione,lavoro nella scuola superiore e di tanto in tanto tengo qualche lezione all’università di famiglia, la Novak University.”
Dean si bloccò -ecco dove aveva già sentito quel cognome - : i Novak erano una rispettabile famiglia benestante della città,impegnata pressoché in tutte le associazioni benefiche e nota per la sua religiosità . Anche se la fama era quella di essere un covo di bigotti egoisti. Nulla di nuovo sotto il sole: pareva uscita da un libro .
Quello che uscì fuori di tutto questo ragionamento fu : “Uau,allora vieni dai piani alti”.
Un ombra cupa velò il sorriso di Castiel : “ non proprio,faccio parte della famiglia su carta,ma in tutta sincerità è come se non ne facessi parte per quanto mi considerano.” ,seguì un momento di silenzio,poi proseguì  “ E tu  Dean,hai una famiglia?”.
Fu il turno di Dean di abbassare lo sguardo imbarazzato: “ Sì,è un po’ strana ma è famiglia.”si interruppe per sorridere prima di continuare “ c’è  Bobby,un amico di famiglia ,è come un padre per me dopo che i miei… dopotutto la famiglia non finisce col sangue,No? Poi c’è Sammy,il mio fratellino. E’ un piccolo genietto. Gli voglio un bene dell’anima.”
Dean rimase interdetto per un secondo, meravigliandosi di se stesso.
 Non era abituato a parlare di sentimenti –erano cose più da SammySamantha- ma di fronte a quegli occhioni blu che lo ammiravano come se non desiderasse altro che restare lì , seduto in un pub davanti a una birra, alle tre di notte , a parlare con lui per il resto dell’eternità , tutte le sue difese parevano crollare.
Cas interruppe il flusso dei pensieri di Dean : “ è una cosa molto bella da dire Dean, è bello essere circondati da persone che ti vogliono bene.” . A Dean non sfuggì la nota amara  e la velata tristezza nella voce di Castiel,che però non intaccò lo sguardo sincero e limpido dell’uomo.
Fuori, da qualche parte, l’orologio battè tre colpi.
Dean alzò lo sguardo all’orologio “cazzo se è tardi. E’ meglio andare, ti do un passaggio a casa.”.
L’altro accettò e ringraziò.
 
Erano all’incrocio fra il parco e il pontile quando Dean domandò: “Cas , ma dove abiti precisamente?”
“Al numero tre di Shakespeare road. E’ vicino.”
Dean annuì e proseguì.
 
Poco dopo erano davanti al condominio.
“ Ecco siamo arrivati” disse Dean.
Cas si voltò verso di lui  e disse , questa volta senza tremolii nella voce o incertezze : “ Grazie Dean. E’ stato un piacere conoscerti.” poi,socchiuse le labbra e dopo una pausa,ripeté “ Grazie davvero,Grazie.”.
Dean non rispose ma si limitò a guardarlo ,serio,con uno strano luccichio negli occhi e rimise in moto la sua piccola.
Quando Cas si voltò , l’impala era già scomparsa dietro la curva in fondo alla via.
 
Mentre stracciava il biglietto d’addio lasciato sul tavolo Cas si chiedeva se avrebbe più rivisto quel Dean Winchester o se era stato solo un incontro , quei rari doni di Dio , che solo per quella sera aveva deciso di regalargli un po’ di felicità.
Con questo pensiero ,spente le luci,si rannicchiò sotto il piumone,abbracciando il cuscino.
 
Alla fine,anche quella notte avrebbe dormito solo.
 
 
 
* NdA: non è la fine (?) in arrivo altri capitoli <3
spero che vi sia piaciuta.
Note:
* piccola: traduzione più decente di " baby" con cui Dean chiama la sua Impala , anche se capisco che per certi versi faccia un po' ridere <3 

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Capitolo 3
*** 3- But your eyes look like home ***


  Capitolo 3.  But Your eyes look like home
 
“Hei Clarence,apri subito questa merda di porta! SUBITO.” Meg ribadì il concetto con un pugno alla porta.
 
Cas si stropicciò gli occhi, ancora mezzo addormentato –ma che…-
Meg battè più forte – tanto che Cas temette che quella volta sarebbe riuscita a sfondarla- e sbraitò : “ lo so che sei lì, aprimi ,non fare lo sfigato.”
Rotolò giù dal letto,imprecando e si trascinò fino alla porta.
Inspirò profondamente,preparandosi psicologicamente alla sclerata-santa pazienza-.
Poi socchiuse la porta,lasciando però inserita la sicura. Doveva ancora arrivare il giorno in cui quella … quella sarebbe entrata in casa sua.
“Buooongiorno a te , Meg”.
Quella iniziò: “ Buongiorno? Buongiorno? Ieri sera hai fatto un casino del cazzo,alle tre di notte. Elefante.” – a Cas scappò un risolino,che razza di insulto era,elefante- Ma Meg non aveva ancora finito. “ allora rispondi ? Aaaah eri a uno dei tuoi ritiri religiosi da verginelli. Idiota.” Poi arricciando le labbra con fare seducente “ certo,la prossima volta potresti passare da me per-”
Castiel le sbatté la porta in faccia.
Forse sotto quel treno avrebbe dovuto gettarci lei .- pensò irritato.
Cas era la persona più paziente e cortese del mondo , ma Meg avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque. Passava da “Cas,fai schifo , sei uno spreco di spazio” a “Cas ti supplico scopiamo.” in un nanosecondo.
E poi era un po’ stanco di trovarsi quella venticinquenne sformata , che non aveva evidentemente superato le turbe ormonali, davanti all’appartamento in camice da notte che lasciavano ben poco all’immaginazione.
Sospirò ,mentre Meg fuori dalla porta  bestemmiava come se non ci fosse un domani e si diresse in cucina preparandosi la colazione.
La luce illuminava l’intera abitazione , colpendo i dipinti disseminati per il soggiorno e riflettendosi negli occhi di Castiel,dello stesso colore del cielo che,un po' meno tristi di ieri,parevano quasi accennare a un sorriso.
 
Si fece  una colazione abbondante e gustosa,uova , pancetta ,tanta pancetta, e poi si preparò per andare a scuola,indosso il suo solito completo blu scuro,la cravatta celeste e il suo trench sgualcito – lo avrebbe portato in lavanderia in settimana,si disse. Giunto di fronte al porta,contro cui Meg,rassegnata,aveva smesso di spolmonarsi,abbassò lo sguardo sulle scarpe malconce della sera precedente. La suola scollata, gli strappi. Fece per indossarle poi ,ritrasse la mano e la allungò verso gli scarponcini neri lucidi da giorno.
Poi prese le sneakers vecchie e le getto nel cestino.
Era ora di cambiare.
 
 
Arrivò a scuola con ben mezz'ora’ d’anticipo quindi si diresse verso la sala professori : avrebbe atteso lì il suono della campanella.
Si sedette al solito posto, sulla poltrona a quadri  accanto alla veneziana.
Il  sole invernale rischiarava il cortile abbandonato,filtrando attraverso le fronde dei sempreverdi e attraverso i rami degli aceri, che, come una ragnatela, si intrecciavano sullo fondale azzurro del cielo mattutino.
Era quel genere di paesaggio che non si limitava a farsi ammirare, ma ricambiava lo sguardo,specchiandosi nell'anima dell’osservatore.
Ma Cas benché avesse lo sguardo rivolto verso il vetro non stava guardando quel malinconico mattino d’Inverno.  Cas fissava il vetro cercando di scorgere nei riflessi della luce il profilo di quello sconosciuto tanto gentile.  













NdAD. ( note dell'autore deficiente) 
è brevissimo , lo so, sorry ;_;
Ma sono stra incasinata e la Musa non me ne manda una buona. Aggiornerò e sarà un capitolo decente, promesso promesso. <3

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Capitolo 4
*** And once again I cannot sleep ***


     4. And once again I cannot sleep 



 
Professor Novak? Professor Novak?!”
 
L’insegnante alzò  lo sguardo distratto , cercando con gli occhi lo studente.
“Professor Novak? Si può consegnare il compito? Avrei finito”
Davanti a lui c’era una sedicente ragazza bionda, dall'aria sicura, forse un po’ troppo , che lo fissava con due occhioni da cerbiatta , languidi  , di un verde acceso . Ma gli occhi di Dean erano più luminosi , pensò Castiel . A caso. O forse no.
“Si, sì , credo di sì …sì sì.” formulò a fatica  Cas, incerto.  Poi ridacchiò a disagio , sotto gli sguardi sconcertati  dei suoi studenti.
La voce di Cas era ancora più tremante e insicura del solito .
Ogni parola pareva perdersi inghiottita da silenzi imbarazzati. .
Probabilmente avrebbe potuto suonare forte e tuonante . Se cas non tentasse in ogni modo di soffocarla, mosso come sempre dal desiderio di  passare inosservato.
Rispondeva a monosillabi. Balbettava .
Eccetto quando spiegava.
Quando spiegava e parlava di Dio , tutto era semplice, elementare.
Castiel si ricordò di una volta. Era in chiesa , piangeva  in silenzio , dopo l’ennesima lite con i suoi fratelli , dopo la partenza del padre – se ne era andato , un giorno , di punto in bianco, ma Castiel ancora oggi era convinto che un giorno sarebbe tornato- .
Era così che lo aveva trovato un frate , disse di chiamarsi Ferdinando  , e di fronte al silenzio di Cas non si era speso in banalità , gli aveva spiegato che parlare a chi si ama è più semplice e che Lui lo avrebbe sempre ascoltato. Fu probabilmente da quel giorno che Cas iniziò a pregare.
Un altro ricordo prese velocemente il posto del primo.
Qualche anno prima , avrà avuto più o meno sedici anni, un vecchio  che assomigliava a Ferdinando, solo con qualche ruga in più , lo aveva trovato a piangere nella sua indecisione. Gli aveva detto che è più facile parlare di chi si ama.
Fu sicuramente in quel momento che Cas decise di insegnare teologia.
Avrebbe potuto intraprendere la carriera ecclesiastica, ma non si sentiva abbastanza. Aveva paura di deludere Dio.
Così rapito dal corso dei suoi pensieri e delle sue memorie non si accorse che gli studenti avevano riposto i loro temi sulla cattedra e con un “ ‘ giorno” borbottato   avevano lasciato l’aula,guardando di sbieco il loro strano professore di religione.
Cas rimase qualche minuto nella classe vuota, a fissare il nulla.
Poi suonò nuovamente la campanella, e gli studenti iniziarono a riempire l’aula.  
Cas , raccolte le sue poche cose ,uscì.
Per oggi aveva finito.
Uscì dalla classe e dalla scuola.
Lasciò che l’aria gelida del vento invernale gli accarezzasse il viso e gli scompigliasse i capelli.
E sorrise.
 
Portò subito   in lavanderia il trench, come programmato, rimanendo in piedi davanti al bancone del negozio , a fissare l’impiegato che lo guardava a metà fra l’infastidito e l’inquietato.
Poi il giovane capì che l’uomo sarebbe rimasto lì in piedi finché non avesse avuto indietro  il suo capo.  Quindi glielo lavò , lo asciugò e glielo stirò e glielo consegnò a tempo record. Voleva liberarsi di quell'ometto strano , che ora , da parte sua , riavuto il suo trench non si sentiva più disarmato, come un cavaliere senza spada.
Cas dopo aver pagato , mentre il commesso allungava tremante la mano, se ne andò tutto soddisfatto, nel suo trench color sabbia.
Dopo un ora e trenta minuti era a casa ( sarebbe anche arrivato prima se non avesse perso il pullman).
Ma nemmeno questo intaccò l’ottimismo di Castiel.
Mentre saliva le scale pensava a cosa avrebbe mangiato , mentre lo stomaco gorgogliava , reclamando cibo. Percorse velocemente il corridoio,cercando di fare meno rumore possibile inserendo la chiave nella toppa. Per quel giorno aveva avuto la sua dose di “Meg” .
Quando entrò nell'appartamento e si tolse gli scarponcini , si lasciò sfuggire un sospiro.
E il suo pensieri andò a quel Dean.
Idiota. Stupido idiota.
Un lampo di tristezza  attraversò lo sguardo celeste di Castiel.
Il sorriso svanì e ne prese posto la familiare espressione confusa di chi chiede aiuto.
Quella sera Cas non dormì. Il volto rivolto verso la luna,la guardava. Gli occhi lucidi e le guance bagnate .
Idiota. Stupido idiota.
Sicuramente quel Dean non si ricordava nemmeno più di lui. Sicuramente quel Dean aveva di meglio da fare che perdere tempo con lui.
 
 
 
Dall’ altra parte della città una ragazzina troppo precoce , con i gomiti appoggiati al bancone, stava cercando di attirare l’attenzione di un avvenente barista, mettendo in mostra la generosa , fin troppo generosa, scollatura.
L’uomo davanti al bancone però non ci aveva nemmeno fatto caso, si limitava a concedere sorrisi smaglianti e occhiate da donnaiolo cosicché la ragazza, nella speranza di passare la notte con lui, continuasse ad ordinare drink,magari elargendo laute mance.
Era la prassi serale per il bel barista del Exsquite. *
Camicia bianca, preferibilmente sbottonata, che gli dava quell’aria selvaggia di spirito ribelle.
Quell’aria che faceva perdere la testa ad ogni ragazzina, ragazza, donna, vecchia  e, diciamocelo, anche ad ogni uomo che ci fosse nei paraggi, nel raggio di un chilometro.
 
“Burning Love” * risuonava nel locale,le note rimbalzavano da una parete all’ altra,sulle lampade di design e sulle poltroncine rosso fuoco , quasi un sarcastico  inno all’ Amore in quel ritrovo o rifugio, non saprei dire, della gioventù della città dove ciascuno dava sfogo alle sue passioni,ai suoi vizi, nell’alcool e , lasciate cadere tutte le inibizioni , cercava calore nel Chiunque che quella sera si concedeva, cercando nel sesso senza sentimento il surrogato dell’amore .
Dean continuò a sorridere forzatamente, come se fosse affetto da una paralisi facciale,e  a riempire  di vodka , whisky  i piccoli bicchierini che il suo collega gli porgeva.
Poi la musica cambiò,era un lento, come quelli dei film durante i balli di fine anno, quando i protagonisti innamorati, dopo esserci cercati , si ritrovano , ed abbandonandosi l’uno nelle braccia dell’altro, danzano, al centro della pista, lei in un vestito principesco lui bello come mai prima, guardandosi negli occhi , come se non avessero mai visto niente di più bello,e poi , sotto gli sguardi di tutti, si scambiano il tanto anelato bacio.
Il cambiamento fu impercettibile .La smorfia forzata sul viso di Dean mutò in un sorriso dolce e gli occhi divenirono  stranamente lucidi, sembrò che una nuova stella avesse deciso di brillare in quel verde .
Castiel .
Il sorriso del barista  si fece più largo.
I suoi occhi vagarono per la ambiente ,speranzosi e ingenui,  alla ricerca di qualcosa che non avrebbero trovato.
 
Dean non riuscì a non sentirsi deluso.
 
Quando tornò a casa, si abbandonò sul letto sfatto,pensò allo sguardo infelice di quell’uomo . Sorrise , tristemente.    E abbracciando il cuscino si addormentò.
 
 
 
 
 
 
 
* Exsquite.
locale di Magic Mike, citazione “dottissima” ma vuole essere più evocativa  che altro.
*Burning Love , Elvis Presley
 
 
* NDA: Si lo so anche questo è cortissimo, e sto facendo aggiornamenti lumaca , ma con la scuola e l’ispirazione che pare giocare a nascondino ormai mi ritengo fortunata se riesco a buttar giù mezza frase . ;___; Perdonatemi promesso promesso promesso, mi rifarò <3

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Capitolo 5
*** And the days that never came ***


4. And the days that never came



 Erano passate più o meno due settimane dall'ultima volta che Castiel aveva pianto.
Poi si era lasciato distrarre dalla routine, non era triste, era solo annoiato.
Una lezione all’università, una a scuola, e poi a casa a studiare, a leggere. A casa a riempirsi la mente.
 
Era circa la metà di Gennaio. L’ultimo giorno dell’anno era stato piuttosto banale. Nulla che valesse la pena di ricordare.
Castiel  stava seduto in un bar, di quelli luminosi e genuini , quasi domestici, a sorseggiare un caffè macchiato quando lui entrò.
Sul bel viso le occhiaie spiccavano, il viola faceva a pugni con l’incarnato che , negli ultimi tempi , aveva assunto una sfumatura grigiastra , forse per le ore piccole, forse per la monotonia.
Cas lo seguì con lo sguardo, incantato. La bocca socchiusa e gli occhi più grandi che mai .
Dean si sedette dall'altra parte del bar, ordinando una birra.
 Non aveva visto Cas, gli dava le spalle.
Magari se Dean avesse sollevato lo sguardo sullo specchio sulla parete , i suoi occhi avrebbero trovato quelli di Cas ,splendenti fra quell'ammasso di sagome riflesse, e , chissà come avrebbero sorriso i due , ritrovandosi .
Ma Dean non lo fece. Si scolò la sua birra, il viso contratto in un espressione di insofferenza e nausea , e poi , lasciate le poche monete sul bancone , se ne andò.
Non fu solo colpa di Dean , Cas rimase immobile mentre Dean se ne andava.












NDA. sì sono in crisi da ispirazione che non c'è.Poi è iniziata la scuola quindi non ho effettivamente TEMPO da impiegare per avere ispirazioni... quindi procederò lumaca lumaca sperando di non pubblicare altri capitoli formato mignomolo :D perchè è frustrante . 
Bacio a tutti < 3

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Capitolo 6
*** Plot Twist ***


  5. Plot twist
 
Ultimi giorni d’inverno
 
“Cas, Cas? CASTIEL CAZZO!”  Bathazar scrollò l’amico.
Cas mugugnò  ancora mezzo addormentato.
Aveva ancora tutti i muscoli indolenziti .
L’altro si stiracchiò e alzatosi dal letto iniziò a frugare nelle pieghe del piumone , nell’intento di trovarci  le sue mutande.
Cas lo seguì con gli occhi stanchi,  piatto.
“Il lampadario”.
-“Eh ?” disse distratto l’uomo, ancora occupato nella sua ricerca improduttiva.
“Il lampadario, le tue mutande sono sul lampadario” , rispose.
Balthazar sollevò lo sguardo  verso il soffitto dove , appese a uno dei lunghi bracci d’acciaio, se ne stavano penzolanti le sue mutande.
“Come diavolo ci sono finte lì, Cas?”.
 
La domanda rimase sospesa, nessuno si prese il disturbo di rispondere: lo sapevano benissimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NdA: non so cosa sto facendo, ma direi che un po’ di  Balthasex ci sta sempre, lo so , “ dov’è Dean in tutto questo?” … tornerà. Tranquilli. Dean&Cas per sempre !1!!!!1!! * bm* (?)
 Ma  non senza un po’ di angst e slash.
Non può filare tutto liscio, tantomeno per i nostri disastrati Dean e Cas.
Oppure sono io che sto delirando.
Il prossimo capitolo potrebbe determinare il passaggio da arancione e rossa quindi ragazze avvisate mezze salvate (?) <3
Spero che , nonostante i capitoli sempre più brevi , riusciate ad apprezzarla e spero di riuscire a tirar fuori qualcosa di decente e di uscire da questo stallodiispirazione -.- senza contare la scuola e le 495437754375 cose da studiare + maturità C:
 
Le recensioni fanno sempre piacere, sono un incentivo e un conforto per lo scrittore <3 *DISPERATA*
Bacio :-*
 
 
 

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Capitolo 7
*** Dirty , Lovless Sex ( pt. 1) ***


  7.Dirty , Lovless Sex
 
 
NdA: avviso che   nei capitoli 7-8 ci sarà slash , ma slash duro <3
 
Nel 7 solo accennato invece l’8 sara’ sessosessosesso: quindi suggerisco ai non è amanti dell’explict di evitarlo.
(Non si tratta di capitoli totalmente  fondamentali nella prospettiva della trama ma un po’ sì un po’ no. ) <3
Si sono stata chiarissima lo so (?) spero che vi piaccia :3 Baci <3
Sappiate che le recensioni fanno sempre piacere 8D
Soprattutto quando si scrivono porcate senza capo ne’ coda e senza senso. <3
Ps. ah, Buon San valentino <3 * single*
 
 
La sera prima
 
 




“Hei  Cas , non sarà mica una vodka quella ?” urlò Balthazar , cercando di farsi sentire sopra lo strepito della folla che ghermiva quell’angusto locale dalle luci soffuse.
“ E’ un analcolico” rispose Castiel, con il solito sguardo malinconico   .
“ Sei sempre il solito cazzone, non ti lasci mai andare.”
Cas abbassò gli occhi sull’ombrellino rosa del drink : se l’era presa.
“Dai che scherzavo, vieni a ballare” e , afferratogli la mano, lo trascinò nel mezzo della pista scura.
Balthazar iniziò a ballare, anzi dimenarsi , come solo lui sapeva fare. Muovendo i fianchi , sollevando le braccia a tempo di una musica troppo alta .  Qualsiasi altra persona sarebbe sembrata ridicola , ma ,ragazzi , lui e’ Balthazar.
Castiel  muoveva  impacciato le braccia , sollevando alternativamente i piedi, cercando di stare dietro al suo compagno guardandosi attorno imbarazzato, con l’aria di chi avrebbe voluto scavarsi una buca, saltarci dentro e rimanerci per il resto dell’eternità.
Poi  Balthazar si avvicinò  sempre di più fino a che i loro corpi non furono a contatto .
Le labbra di Balthz si avvicinarono al collo del più piccolo e sussurrò : “ allora Cas, ti va di portare la festa in casa?”
 
 
La casa di Bathazar era come Balthazar: era eccessiva,  eccentrica, tappezzata di tappeti leopardati e tende tigrate .
Cas indugiò un attimo sulla soglia, poi , con passo deciso entrò .
L’ ambiente era illuminato solo da una grossa lampada al neon rossa che brillava in un angolo della stanza ,che ,  lasciando alcune zone in ombra ,le donava l’atmosfera di intimità e perversione di uno strip club dei bassi fondi, impregnata com’era poi , di un forte odore di sesso.
 
Balthazar gli sorrise, già pregustando il sapore dell’amico, a cui allungò , malizioso una bottiglia di vino invitandolo a sedere sul divano con lui.
Cas , incerto,  afferrò il calice  e , dopo aver guardato il liquido rosso che ondeggiava luminoso nel vetro posò gli occhi sull’altro uomo, anzi , precisamente sul cavallo dei pantaloni dell’altro uomo, stranamente gonfio.
“Ah vecchio mio, non perdi tempo, vero?” e , dopo avergli sfilato bicchiere dalle mani appoggiandolo sul tavolino di fronte e , appoggiò  con non curanza la mano libera  sulla coscia di Castiel, che , al tocco, sussultò, rigido e tremante.
Quindi , lasciò scorrere il suo sguardo dagli occhi alle labbra e , sorridendo si avvicinò.
Cas ora era davvero terrorizzato. E guardava l’altro a metà fra il confuso e l’eccitato.
Poi Balthazar lo baciò , rude e iniziò a far vagare le magre e secche sull’altro uomo, sugli addominali appena accennati , sulle spalle,tornando poi a cingere il collo.
Cas, se sulle prime era rimasto immobile, inizò lentamente a schiudere le labbra ed ad assaporare l’altro e il gusto amaro del whisky  ancora sulle labbra.

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Capitolo 8
*** Dirty , Lovless Sex (2.) ***


 8. Dirty , Lovless Sex (2.)
 
 
NDA.
RAITING ROSSO.
Non necessariamente indispensabile ai fini della trama a chi non piace lo slash slash slash explicit può tranquillamente saltare questo capitolo . ( Fra due settimane ne arriva uno nuovo, se Dio vuole.) <3
 
 
 
 
 
 
Eravamo rimasti :
 
Cas, se sulle prime era rimasto immobile, inizò lentamente a schiudere le labbra ed ad assaporare l’altro e il gusto amaro del whisky  ancora sulle labbra.
 
 
 
 
Balthazar  si fece più vicino,  puntellando le ginocchia  sul divano, allungandosi sopra l’altro.
Staccò le labbra da corpo dell’amico solo per , dopo un sorriso malizioso, gettarsi nell’incavo del suo collo, mordendolo e pizzicandolo.
Cas intanto rimaneva fermo, impacciato, con le braccia appoggiate ai fianchi dell’altro, lasciandolo fare.
Ormai l’altro era sdraiato su di lui e , fra un bacio e l’altro, iniziò ad ondeggiare, facendo scorrere il suo corpo sull’altro, cercandone il contatto nei pantaloni troppo stretti.
Cas sorrise ,ansante , il sorriso  innocente di un ragazzino alla sua prima volta,  e ,con uno slancio di intraprendenza , sì avvinghiò con forza ai glutei  della’altro,che gemette, piacevolmente sorpreso.
Baltazhar si sollevò , sotto lo sguardo deluso e bramoso di Cas, e , fattolo alzare, lo  condusse nella camera, riprendendo a baciarlo con foga,stringendoselo addosso .
La camera da letto era come il resto della casa, a luci rosse e piena di oggetti di forme strane.
Bathazar lo spinse sul letto nero, che ondeggiò sotto il peso di Cas e poi si sedette a cavalcioni su di lui,e tirandolo per la cravatta lo  invitò ad alzarsi.
Cas sentiva l’erezione dell’altro premere dura contro la sua,  che d‘altro canto  non chiedeva altro che essere tirata fuori dalla zip per ricevere le dovute attenzioni.
Balthazar se ne accorse: dopo essersi sfilato  la maglietta  si avvicinò al  viso a Cas gli infilò la lingua in gola mentre, facendo scorrere le mani sul petto gli strappava senza tanta cortesia la camicia. Poi , con un ghigno malizioso , spinse l’altro contro la coperta zebrata, e, fattola scorrere lentamente nei passanti  gli levò la cintura.
Quindi gli si fermò a guardare la sua opera d’arte.
Cas stava sotto di lui,il petto nudo e le pupille ingrandite dal desiderio con un espressione totalmente arrendevole , con lo sguardo di chi vuole ma non osa chiedere.
Senza smettere di  ridere gli abbassò la cintura del pantaloni neri, lasciando scorrere la mano sopra alla stoffa dei boxer, e poi ,tutti insieme,gli sfilò i pantaloni calzini e boxer.
Finalmente Balthazar poté ammirare la Dote di Castiel in tutta la sua magnificenza.
Subito ci si avventò , iniziando a leccarla dalla punta alla base,dalla base alla punta.
Poi  la prese tutta. Salendo e scendendo ,con la sicurezza  e l’abilità che solo anni e anni di di esperienza possono dare , mentre Cas, sotto di lui, ansimava , avvinghiandosi alle lenzuola.
Quando gli ansiti di Cas si fecero più forti si fermò e , sorridendo, si alzò,  gettando sul pavimento i pantaloni e , inchinandosi come attore durante gli applausi,  tirò le mutande verso il soffitto e , senza curarsi del fatto che le mutande fossero salite ma non fossero più scese, si gettò nuovamente  sul lettò,spingendo Cas fino alla testiera del letto.
Lo guardò negli occhi e , solo per un secondo a Castiel parve di scorgere in quello sguardo pieno di smania e desiderio, una nota di malinconia, come se, Bathazar nel realizzare il suo sogno stesse anche per infrangerne un altro, sapendo che una notte di sesso non poteva far innamorare.
Ma fu solo un attimo.
Bathazar preso il suo membro in mano , senza tanti convenevoli, lo infilò dentro Cas a cui sfuggì, ebbene sì, un porcone.
“ Spiacente amico,  un cazzo in culo è sempre un cazzo in culo” ,  sussurrò l’altro ridendo.
Poi ripreso il controllo, iniziò a andare avanti indietro con i fianchi, ansimando sempre più forte,  mentre con una mano percorreva il membro di Cas in tutta la sua lunghezza.
Spinta dopo spinta ben presto gli ansiti divennero gemiti e , nel caso di Balthazar delle urla oscene.
Fino a quando , non vennero l’uno dentro, l’altro addosso all’altro.
Senza dire una parola Balthazar si alzò, dirigendosi verso il bagno, lasciando Castiel , nudo e confuso sul grande  letto.
 
Anche Cas si fece una doccia dopo e , quando tornò nella stanza  , trovò l’altro già addormentato. Infilandosi sotto quelle coperte troppo morbide lentamente  si addormentò, sentendosi ancora sporco e ancora più solo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NdA. E’ inutile dire che vi ho fatto aspettare troppo, ma in mia discolpa adduco la maturità e il test d’ammissione a medicina. <3
Cercherò d’ora in poi di aggiornare ogni due settimane almeno perché mi sono affezionata a questa ff e non la voglio lasciare incompleta né deludere voi lettori J
Un bacio a tutti :D
Le recensioni sono sempre ben accette *saltella in cerca di attenzione* 

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Capitolo 9
*** Can’t you see? I ‘m Poison. ***


  10. Can’t you see? I ‘m Poison.
 
 
 
 
A Dean girava la testa.
Gli girava fottutamente la testa.
Si appoggiò al muro incrostato di lerciume del vicolo, cercando di tenersi su.
Ma le sue gambe indebolite dall’alcool si rifiutavano di sostenerlo e , lentamente, si accasciò , sedendosi fra i sacchi neri e putridi trasbordati fuori dal cassonetto.
Aveva sperato che  il familiare ottundimento alcolico avrebbe potuto cancellare tutto il male che si portava dentro. Ma ad ogni bicchiere ai dolori dell’oggi si aggiungeva un male di ieri.
Quando non era riuscito a proteggere Sammy  - “ Prenditi cura di Sammy, Dean” - :
avrebbe dovuto fare solo una cosa, una dannatissima cosa, la più importante, e persino in quella era riuscito a fallire.
Oppure quella volta. Qualche anno prima , in uno dei tanti liceo che aveva frequentato – aveva trascorso la sua adolescenza fra traslochi e trasferimenti prima di stabilirsi da Bobby-  , gli pareva ancora di poter sentire la voce  fredda e melliflua di Azazel. E’ colpa tua, sei stato tu.  
Si era comportato da codardo. E Adam ne aveva pagato cara la sua codardia.
 
Strinse la mano attorno al collo della bottiglia, fino a far sbiancare le nocche.
Come se così potesse odiarsi di meno.
 
Avrebbe voluto prendere a pugni il muro, se i suoi arti non fossero stati così pensanti.
Ogni sua volontà , persino di autodistruzione era stata neutralizzata dall’alcool.
Dean stava seduto sulla spazzatura, incapace di reagire all’odio per se stesso che lo corrodeva. Avrebbe anche voluto piangere , per tutte le volte che nella sua stupida , dannata , schifosa – soffocò un singhiozzo- esistenza , era stato sbagliato.
 
Un conato interruppe il flusso dei pensieri.
Vomitò e vomitò ancora, quasi sperasse, di veder comparire sull’asfalto nero , tutto ciò che di male c’era in lui.
Quando tossicchiando levò la testa, si trovò davanti quel piccolo ometto dal trench beije , che lo fissava, come un angelo , con i suoi grandi occhioni blu.
 
“ Cas? Sei tu” sussurrò Dean con voce arrochita.
 
Castiel non rispose , ma , senza smettere di fissarlo , si chinò sull’uomo inginocchiato  e , con dolcezza , prese ad asciugargli il viso con un grosso fazzoletto rosso.
 
Dean continuò a borbottare , con voce ancora un po’ impastata di lasciarlo stare , di non prendersi il disturbo, senza però muoversi.
 
“ Ho smesso di non prendermi il disturbo per le cose . Bisogna prendersi cura delle cose, prima che  scoppino e spariscano per sempre* . Mi prenderò cura di te.”
 
Gli occhi verdi di Dean si fecero umidi , sotto quel cielo senza stelle, e sul viso dell’uomo parve quasi comparire un sorriso.
 
Cas porse la mano a Dean, che l’afferrò subito, tirandosi in piedi.
Gli girò  il braccio  sotto la spalla, mentre Dean gettava il suo attorno al collo.
Così i due uomini si avviarono verso l’auto di Cas.
“ Che macchina da Pimp*”  
“ Cosa?” lo guardò straniato l’altro.
“Niente Cas, è l’alcool”, e si accomodò sul sedile passeggero.
Cas si mise alla guida , sintonizzando la radio sulla sua stazione preferita.
 
Carry on my wayward son…
 
I due si voltarono di scatto , trovando lo sguardo dell’altro fisso nel proprio, ma fu solo per un attimo, perché l’abbassarono subito entrambi, impacciati.
 
Entrambi stavano pensando a quella notte con le stelle. La loro Notte.
 
 
 
Il viaggio proseguì in silenzio. Cas aveva spento la musica.
 
Quando si fermarono davanti al condominio si girò verso l’altro uomo e , con voce decisa disse: “ Tu stasera dormi da me.”
Dean era troppo stanco per ribattere e , probabilmente se fosse stato ancora un po’ in auto avrebbe vomitato pure lo stomaco.
 
Si lasciò trascinare per le scale e per tutto il corridoio , quando furono davanti alla porta si sdraiò sul pavimento , le gambe e le braccia distese.
 
“Cazzo”.
 Cas allungò le mani, cercando di farlo alzare, ma lui lo ignorò.
Il pavimento era troppo comodo.
 
“ Dai Dean, altrimenti Meg si sveglia”.
 
“ Meg, chi cazzo è Meg , la tua ragazza ?”
 
Cas alzò gli occhi al cielo e sorrise, se Meg era la sua ragazza, allora gli asini volavano.
 
“No Dean è la mia vicina di Casa , ed è meglio non svegliar-“
 
Il rumore di una serratura che scattava.
“Ma ciaooCasss”. Meg , nella sua solita camicia da notte che copriva quanto un centrino avrebbe potuto nascondere un elefante, stava sulla porta e lo fissava, con l’aria di chi non vedeva l’ora di farsi gli affari altrui.
 
“ ‘sera Meg, torna a letto e non rompere.” Cercò di liquidarla Cas, freddo.
 
Ma ci voleva ben altro per levarsi dai piedi Meg Master.
 
“mmmmh ma cosa abbiamo qui? E’ il tuo fidanzatino? Ahhh così si spiegano molte cose. Sei pure frocio.”
 
Cas strinse i pugni, respirò profondamente Dio dammi la sacrosanta forza di non…
Ma Dean lo precedette.
“perche’ non te ne vai a fanculo ?” le urlò dietro, con tutta la convinzione e la dignità che poteva avere un ubriaco sdraiato sul pavimento.
 
“Il tuo fidanzatino è geloso per caso? Sarà meglio che vi lasci soli, se cambi sponda Cas, passa da me” e , lanciandogli un bacio con le sue grossa labbra grasse , sparì dietro la porta.
 
“Cas, ma che vicini di merda hai?”
Cas gli sorrise, “ Sai Dean , non hai ancora visto il peggio di Meg.” , e lo afferrò per le braccia, tirandolo su di peso.
Quando si fu assicurato che Dean sarebbe rimasto in piedi ,tirò fuori le chiavi ed aprì la porta, facendolo entrare .
Dean barcollò fino al divano e vi si abbandonò.
 
“Cas non dovresti preoccuparti per me. Non lo vedi? Sono veleno.* ”
 
Cas si avvicinò, guardandolo  con aria triste: avrebbe volto aiutarlo. Conosceva quel dolore. Non voleva che anche lui stesse male. Voleva che Dean fosse felice.
 
 
“ Tutte le persone che mi stanno accanto finiscono uccise. O peggio.
Mi dico che faccio più bene che male. Che lo faccio per la giusta ragione, e ci credo. Ma non porterò mai più nessuno nella mia merda” , Dean smise di trattenere le lacrime, e lasciò che gli scivolassero sulle guance.
Era stato forte per troppo tempo.
 
Cas si avvicinò e gli prese la mano, - non sapeva bene cosa fare o cosa dire, l’uomo davanti a lui gli pareva così fragile che sapeva che , se avesse detto qualcosa di sbagliato , sarebbe andato in mille pezzi, per sempre- e poi parlò.
Gli disse ciò che non avevano mai detto a lui.
 
“Dean, non sei solo. Ci sono io.”
 
Col viso rigato dale lacrime il giovane Winchester sorrise e , stringendo la mano di Cas, si addormentò.   
 
 
 
NDA:
aggiornamento mooolto tardivo. Pardon.
Finalmente si rincontrano i nostri due personaggi preferiti, ovviamente col solito angst depressivo che avrete capito essere una costante in questa fan fiction <3 :3Spero che questa ff continui a piacervi , ogni critica civile e costruttiva è ben accettaJ
 Un bacio a tutte J
 
 
(Recensioni bene accette \o/ )
 
 

 

 

 
* citazione di DW: I’m not running away from things. I’m running to them before they flare and fade forever.
* trad. Pappone. Cit. 9x10.
*cit. 9x10 , un po’ parafrasata.
Come on, man, can’t you see? I’m poison, Sam. People get close to me, they get killed or worse. You know, I tell myself that I help more people than I hurt and I tell myself that I’m doing it all for the right reasons and I believe that but I can’t - I won’t - drag anybody through the muck with me, not anymore.

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Capitolo 10
*** tryin' to find a way ***


  8. tryin' to find a way
 
 
 
 
 
La domanda rimase senza risposta.
Bathazar salì sul letto e iniziò a saltellarci, cercando di afferrare le mutande che lo guardavano,penzolanti.
Cas lo guardò per qualche minuto , lo sguardo vacuo, poi si stiracchiò e scese dal letto.
Doveva cercare anche i suoi vestiti.
Fortunatamente Bathazar , preso com’era nel fare tutto e subito, non si era preso la briga di gettare teatralmente anche gli indumenti di Cas per la stanza , ma li aveva semplicemente gettati sul pavimento della camera.
Cas inizò a raccoglierli , cercando , nell’indossarli, di ignorare la puzza di sudore e di sesso di cui erano impregnati .
Mentre si aggiustava la cravatta davanti allo specchio del salotto vide dietro di lui l’amico, vestito di tutto punto, appoggiato allo stipite della porta che lo guardava , con aria malinconica.
Finse di non aver incrociato il suo sguardo , nel riflesso e tornò a guardare i suoi grandi occhi blu, cercando di scorgere in quel mare vuoto, almeno l’ombra di ciò che era.
“Cas, ti ricordi di quando eravamo bambini? E giocavamo al dottore”  .
Cas si girò verso l’amico che , sorrideva , con l’aria di chi , la sapeva lunga.
E , ridacchiando continuò “avrei dovuto capirlo subito che ti piacevano cerchi giochetti, avremmo potuto divertirci molto tempo fa” .
Cas continuò a guardarlo inespressivo.
“ Va beeene Cas,ho capito , faremo finta che non sia successo niente e che il tuo culo sia ancora vergine, contento? ,concluse Balthazar senza smettere di sorridere.
Ma questa volta a Cas non sfuggì la nota amara che stonava , col sorriso spavaldo dell’amico.
“Io … è meglio che vada,non c’è bisogno che tu venga con me. Prenderò il pullman, conosco la strada.”
E , prima che Balthazat potesse fermarlo, era già uscito.
 
Balthazar rimase dov’era , a fissare la porta che si era appena chiusa, continuando a chiedersi perché non era abbastanza per Cas, perché non lo era mai stato.
 
 
 
 
 
 
 
Cas si era seduto sui primi sedili del pullman, - non gli piaceva stare in fondo, non gli piaceva sentirsi trascinato, preferiva stare davanti e guardare la strada che, man mano che il pulman avanzava , pareva scomparire dietro il finestrino -  .
Ma questa volta gli alberi del viale che sfrecciavano fuori dal vetro non destavano alcun interesse.
Castiel Novak fissava il vuoto. I vialetti  , le case , il bambino col palloncino : la vita scorreva davanti agli occhi di Castiel, ciechi rispetto a tutta questa bellezza.
Nella sua mente i ricordi della sera precedente si intrecciavano a quelli della sua infanzia, formando una grande e intricata matassa che , con la fronte corrugata, l’uomo non riusciva a dipanare.
Aveva sempre pensato che chiunque, se solo gli avesse donato un po’ del suo tempo e delle sue attenzioni, sarebbe riuscito a renderlo felice.
Ma allora perché si sentiva ancora più solo?
Nemmeno il suo amico di una vita ci era riuscito.
Si era gettato fra le sue braccia in cerca di quel calore, quella sensazione di essere amato , di sentirsi al sicuro che era andato cercando per tutta la vita.
 Forse una volta… quella sera, in quel pub…
Cas si costrinse a pensare al altro.
Faceva ancora troppo male.
 
 
Non si accorse nemmeno di essere arrivato alla sua fermata, e , sovrappensiero, non si accorse nemmeno di essere sceso .
Sentì solo il motore ripartire, e una folata di vento alle sue spalle.
Alzò lo sguardo verso  l’enorme condominio che , come un gigante, incombeva su di lui, proiettando l’ombra sul vialetto .
 
Sospirando salì le scale, fino al suo appartamento e lì si gettò sfinito sul suo letto.
Era domenica, avrebbe dovuto andare a messa, ma , l’idea di incontrare il resto della sua famiglia in quella cappella così fredda non era proprio una bella prospettiva, soprattutto dopo una notte come quella.
Chiuse gli occhi, lasciando che il senso di colpa si perdesse nel flusso dei suoi pensieri, fino a quando questo non lo portò nel mondo dei sogni.
 
 
 
---------------------------------------------------------------
Dean aveva lavorato tutta la notte.
Finalmente alle cinque era potuto tornare a casa, e , per una misera oretta , dormire.
Ma di quei tempi  doveva ritenersi fortunato se riusciva a riposare quattro ore al giorno.
Gli parve di essersi appena addormentato quando la sveglia suonò.
Da quando suo padre era tornato le cose andavano così.
Era tornato qualche settimana fa, piombando nell’officina di Bobby, ubriaco e drogato, chiedendo dei soldi.
Non avrebbe saputo dire cosa gli aveva fatto più male, vederlo tornare così, di colpo, o vederlo così.
Erano passati sette anni dall’incidente, lui era ancora piccolo e Sammy era ancora nella culla.
Nessuno sapeva bene cosa fosse successo, Dean si ricordava solo del poliziotto che si era presentato alla porta. Con la sua uniforme nuova di zecca. E , dandogli una carezza gli aveva detto che l’auto di sua madre era finita giù da un burrone e che, probabilmente , anche suo padre era con lei.
Dean in quei giorni era stato troppo impegnato a prendersi cura di Sam per prendere in considerazione la possibilità che John fosse ancora vivo.
John glielo diceva sempre: “ prenditi cura di Sam, Dean”. E lui non aveva mai smesso.
Era sempre stato il suo eroe, il Papà , il Militare, lo aveva sempre ammirato e , fin da bambino, si era sempre ripetuto che da grande avrebbe voluto essere come lui.
E adesso eccolo lì, prima  nella clinica per disintossicazione, poi in ospedale.
Con il fegato pressoché andato, distrutto dall’alcool.
E lui , da bravo figlio maggiore, ogni mattina andava a trovarlo, gli portava i cambi, senza mai però , scambiarci una parola.
Non aveva nulla da dirgli .
 
Quella mattina suo padre pareva piuttosto di buon umore, con i suoi occhioni grandi e profondi osservava interessato il macchinari che lo circondavano e lanciava occhiate languide alle infermiere che passavano.
Non che fosse un don giovanni, John amava ancora Mary, ma era sempre stato un po’ farallone.
Quando Dean entrò lo salutò con un gran sorriso.
“ Ciao Dean, come stai?”
Il figlio gli lanciò un occhiataccia, sopra le grosse e nere occhiaie.
Ma John  continuò, deciso: “ Dean, lo so che sei arrabbiato con me ma…”
Dean lo fulminò con lo sguardo: “Papà , stai zitto. Non osare dire una sola fottuta parola.
“ Dean io…”
“ Ti ho detto di stare zitto!” urlò.
John trasalì.
La voce di Dean era rotta e gli occhi lucidi, traboccanti di rabbia, lasciavano trasparire la delusione e la frustrazione che, solo per quel momento, parve ravvivarli, facendoli brillare come una volta.
 
 
Dean uscì dall’ospedale, le man tremanti e gli occhi arrossati, e sollevò lo sguardo verso il cielo plumbeo , in cerca di consiglio.
 
Era stato forte per troppo tempo.
Si era sempre preso cura di tutti.
Non si era mai lamentato,-la famiglia prima di tutto- .
Ma ora stava crollando. Lo sentiva
Aveva bisogno di qualcuno .
Non voleva più essere solo.
 
Dean Winchester , guardando il cielo, pregava il Dio in cui non era mai riuscito a credere.
 
 
 
 
 
 
 
Nda. Aggiornamento prima del previsto (?) ero ispirata spero che continui a piacere questa storia , sto cercando di sviluppare la trama, dare un senso <3
Avevate chiesto Dean e ve lo avevo promesso: è un Dean piuttosto distrutto,ma tanto Cas is going to raise him from perdition (?)
Ho cercato di fare dei capitoli un po' più lunghi come mi è stato chiesto, ma credo proprio che non sia la mia specialità xD 
Bacio a tutte <3
 
(Recensioni bene accette. <3 )

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Capitolo 11
*** Maybe one day you'll understand why Everything you touch surely dies ***


   CAP.11   Maybe one day you'll understand why 
Everything you touch surely dies *



 
 
 
“Cas … Cas, CAS!” .
Dean scuoteva l’altro uomo che in preda a spasimi tremava , caduto dalla poltrona,sul pavimento del salotto.
Le mani di Cas arpionavano il pavimento, in cerca di un appiglio , la testa era scossa da fremiti .
 
“CASTIEL!” urlò un’altra volta Dean.
 
Castiel spalancò gli occhi , grandi per la paura, afferrando ancora tremante , il braccio di Dean .”
“Ei, tutto bene ,amico?” chiese Dean, senza smettere di squadrarlo spaventato.
 
Cas annuì , abbassando lo sguardo.
 
Ma Dean sapeva che mentiva. E anche Cas.
Avrebbe voluto confortarlo, alleviare il suo dolore, avrebbe voluto esserne capace.
Il senso di inutilità e di angoscia  : Dean Winchester li conosceva fin troppo bene.
 
Allungò la mano verso il viso di Castiel, ma poi la ritrasse subito, facendola ricadere sulla spalla.
 
“Ci facciamo una birra?” propose sorridendo.
 
“ Sono le cinque di mattina Dean” rispose , poi proseguì “ e tu ti sei appena ripreso”
 
“ Oh Cas, da qualche parte nel mondo sono le 8 e io sono Dean Winchester.” e , facendogli l’occhiolino , si avviò verso il frigorifero, tirando fuori due birre .
Le stappò e ne porse una a Cas, che lo guardava ancora un po’ con lo sguardo bieco.
 
“Okay , parliamo, dimmi tutto” .
 
Cas si irrigidì di colpo , e , appoggiata la bottiglia sul ripiano della cucina , si rivolse a Dean.
 
Gli occhi blu , un attimo prima così fragili, erano freddi , e Dean poteva  vedere , dietro allo sguardo duro , la rabbia traboccare dalle pupille.
 
“ Dean , ora che stai bene puoi anche andare.”
 
Dean rimase immobile, le labbra socchiuse in una smorfia , di dolore e sorpresa .
 
Si alzò lentamente , senza distogliere lo sguardo da Cas che , a sua volta , lo seguiva con lo sguardo.
 
Cas sapeva di averlo deluso.  Glielo leggeva negli occhi.
 E nel respingerlo,  nemmeno la rabbia e l’odio per se stesso riuscirono a evitargli il senso di vuoto che , veder  Dean uscire dalla porta, gli provocò.
 
Cas rimase a fissare la porta chiusa. 
 
 
Starai meglio così , Cas ,  si diceva.
Tu devi stare solo, sei fatto per stare solo.
Lo vuoi.
Devi.
 
E mentre si raccontava questo, il suo sguardo cadde sulle due birre abbandonate , il liquido dorato illuminato dai primi raggi che filtravano fra le tende .
 
 
 
Poco dopo gettò le bottiglie vuote nel lavandino, e , tornò a letto, cercando di convincersi di aver fatto la scelta giusta e pregando Dio che fosse così.
 
 
 
 
 
 
 
 
__________________________________________________  
 
 
 
Dean  se ne stava alla fermata del bus, chiedendosi invece, dove avesse sbagliato e perché , anche questa volta fosse stato sbagliato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Let her go , Passenger
 
NdA:
Saalve <3 ho notato che la fanfiction sta perdendo lettori ,visto che tengo particolarmente a questa storia …  sappiate che accetto (ovviamente) critiche costruttive : e’ la mia prima long fiction , quindi sono più che bene accette  ;)
Ps. Lo so aggiornamento corto e breve . L
 
Bacio :-*
 

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Capitolo 12
*** . I’m falling down with people standing round ***


  
12. I’m falling down with people standing round * 



Il vecchio lo squadrò poi , la buttò già lì , con noncuranza.
“ Ho parlato con tuo padre , Dean …” iniziò.
“Bobby non me ne frega un cazzo” lo interruppe subito l’altro, “ passerò da lui , mi prenderò cura di lui, visto che devo, ma non si aspetti che di colpo tutto torni a posto.” , riprese fiato, - aveva iniziato ad urlare- , “ perché NIENTE è a posto” , finì con un sussurro rotto.
Bobby fece per ribattere poi probabilmente  capì che era meglio lasciar perdere , - glielo avrebbe detto un’ altra volta, non che ci fosse tempo…- e tornò a oliare il motore.
 
Dopo un po’ Dean ruppe il silenzio  :“ Sammy , dov’è?”
“Tuo fratello? A casa sua ,ovviamente. Dove cazzo pensi che sia.”
Dean si stupì per la stupidità della sua domanda, per l’appunto , dove altro avrebbe potuto essere Sam?
Poi pensò che era da un po’ che non vedeva il suo fratellino , il suo Sammy.
Pensò anche di andarlo a trovare -dopo quel risveglio schifoso, gli avrebbe fatto bene- .
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“ Castiel , Castiel…Castiel!”
Cas sollevò il volto stanco , rivolgendo lo sguardo spento al fratello Lucifer.
“ Allora il nostro piccolo Castiel ha fatto le ore piccole?” lo canzonò il maggiore.
“ Stai zitto Lucy , e non rompere il cazzo” lo zittì subito Gabriel, facendo l’occhiolino al minore.
Cas accennò un sorriso.
Gabriel era il suo fratello preferito .
Era sempre gioviale, aveva i capelli rossi e sembrava una pera , e , nonostante i  modi da buffone , era una brava persona. E soprattutto  gli voleva bene.
Gli altri fratelli lo prendevano in giro , nel migliore dei casi , ma per lo più lo disprezzavano.
 
Non era nemmeno per questioni di eredità , l’enorme  patrimonio Novak sarebbero stati diviso in parti uguali fra i figli del Signor Novak,  ,ma essendo ancora legalmente vivo , i fratelli pur potendo liberalmente attingere al patrimonio di famiglia , erano costretti a condividerlo con gli altri.
Poi , come la maggior parte dei ricchi , erano molto tirchi , - umili dicevano loro – quindi l’esorbitante cifra a cui ammontava il totale era pressoché rimasta intatta.
 
 “Dai Gab , Cas sa difendersi da solo , non è vero , Castiel?” disse Anna, guardando con aria di sfida il fratellino.
 
Cas ricambiò lo sguardo, arrabbiato.
Anna era la pecora nera della famiglia : aveva l’hobby di farsi passare tutti primogeniti di tutte le famiglie facoltose del paese. Ma tutti l’amavano comunque. Persino Lucifer.
Cas , in cuor suo , pensava che dopotutto dovessero essere fatti della stessa pasta.
 
 
“Siete un branco di scimmie ammaestrate . Mi fare schifo”.
 
Era stato Uriel a parlare.
Tutti tacquero di colpo ,  e abbassando lo sguardo sul piatto – tranne Lucifer , che mantenne gli occhi fissi su Castiel, pronto a gustarsi la scena -.
Uriel fece scorrere lo sguardo lungo il tavolo , con aria imperiosa.
Da quando il Padre aveva lasciato la famiglia , lui si era convinto di doverne prendere il posto.
Era autoritario e dispotico , e pareva disprezzare tutti quelli su cui rivendicava il titolo di padre.
Il suo disgusto si rifletteva nei suoi occhi neri , totalmente privi di un qualsivoglia calore paterno.
Ma , fra tutti , Castiel era il suo bersaglio preferito.
Odiava quel suo modo di essere debole, insicuro… era fin troppo umano.
 
 
“ Allora Castiel , rispondi a Lucifer” continuò.
Lucifer sogghignò, - era sempre stato il preferito di Uriel- .
 
“Ho dormito poco. Sono stato a… a correggere compiti fino a tardi.”
 
Ma Uriel si era già voltato , iniziando a discutere con Lucifer .
 
Era il loro tormento  preferito Facevano sempre così.
Si divertivano prima a schernire Cas poi  a fingere che Cas non esistesse, come se fosse inutile.   Nonostante avesse trent’anni , l’uomo , non poté fare a meno di  abbassare lo sguardo , cercando di nascondere gli occhi lucidi , stringendo forte il pugno , tremante.
 
 
 
 
 
 
 
 Quando il pranzo fu finito , una volta tornato al condominio , per Castiel fu quasi un sollievo trovarsi , ferma , davanti alla porta di casa Meg che , con un sorriso che non presagiva nulla di buono , lo squadrava come se non vedesse l’ora di assaggiarlo.
 
 
 
 
 
 
    
NDA: Salve ragazzi , questo capitolo vorrebbe essere un ponte un tramite un qualcosa che ponga le basi per un continuo della storia.
Ho pensato che come storia fosse troppo incentrata solo e solamente sui personaggi di Dean e Cas e che quindi , dare un contesto “umano” , avrebbe potuto essere carino.
Si accettano quindi critiche negative ma costruttive <3
 
E Approfitto di questo breve aggiornamento per dire che molto probabilmente per un po’ non aggiornerò la storia , in quanto la maturità è alle porte T___T  * si spara*
E per augurarvi un in bocca al lupo ai maturandi e un in bocca al lupo per la visione del finale di stagione* collassa* ( sì sarà devastaaante. )
Un bacio :-*
 
 
* Falling down,  Duran Duran 

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