The End Of Saiyans

di BlackMoonRising
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Segnali ***
Capitolo 3: *** L'Inizio ***
Capitolo 4: *** Piani e attacchi ***
Capitolo 5: *** Il nuovo nemico ***
Capitolo 6: *** Nuove vittime ***
Capitolo 7: *** Braccati ***
Capitolo 8: *** Tregua ***
Capitolo 9: *** Grigiore ***
Capitolo 10: *** Fuga ***
Capitolo 11: *** Battaglia ***
Capitolo 12: *** Vittima ***
Capitolo 13: *** Rabbia ***
Capitolo 14: *** Vendetta ***
Capitolo 15: *** Nuove Ombre ***
Capitolo 16: *** Incubo ***
Capitolo 17: *** Ritorno ***
Capitolo 18: *** Contrasti ***
Capitolo 19: *** Pericolo ***
Capitolo 20: *** Attacco ***
Capitolo 21: *** Lutto ***
Capitolo 22: *** Ricominciare? ***
Capitolo 23: *** Sconfitta ***
Capitolo 24: *** Rivelazioni ***
Capitolo 25: *** Cambio di finale ***
Capitolo 26: *** La fine della Fine ***
Capitolo 27: *** La spada dell'eroe / Epilogo ***
Capitolo 28: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO – L’INIZIO DELLA FINE

Casa di Gohan e Videl, due della notte.

Da qualche giorno Gohan non riusciva ad addormentarsi. Era inquieto al buio, come se qualcosa si annidasse nell’oscurità.

Sentiva qualcosa che si avvicinava, pericoloso e inesorabile. Il suo cuore era oppresso da oscuri presagi, si sentiva minacciato. Era diventato distratto e iperprotettivo nei confronti di chi gli stava vicino.

Videl si svegliò non sentendo Gohan accanto a lei. Lo vide seduto al bordo del letto che si teneva la testa fra le mani. Era da un po’ di tempo che lo vedeva in quello stato, e non era per niente tranquilla. Era invasa dalla stessa inquietudine del marito. Si alzò a sedere.

–Gohan, tutto bene?– disse lei preoccupata e ansiosa. Il ragazzo la guardò: non aveva senso farla preoccupare senza un motivo valido. Le sorrise.

–No, niente. Dormi pure.

Lei, non troppo convinta, si distese sul letto.

Gohan avvertiva qualcosa, e lei non si sentiva per niente tranquilla.

Pochi minuti dopo, si addormentò di colpo.

 

 

Capsule Corporation, due della notte.

Trunks era confuso. Durante la notte sentì un forte dolore allo stomaco. Cercò di riprendere fiato, ma un’altra fitta gli bloccò il respiro. Si sforzava disperatamente di mettere a tacere quel dolore, che non conosceva. Non aveva neanche la voce per chiamare i genitori in soccorso.

Rivolse lo sguardo alla finestra. Non seppe mai perché lo fece, ma quel gesto gli dava una sensazione di dejà vu. Aveva l’impressione di aver già vissuto quell’attimo.

Gli parve di ricordare qualcosa. Tenne gli occhi fissi sulla finestra, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro. E alla fine qualcosa accadde.

Il cielo si stava schiarendo. Qualcosa si era acceso nel centro del cielo. Il manto stellato tremò, come se fosse fatto d’acqua. Un soffio d’aria fresca lo sfiorò, e il dolore sparì. Prima di capire cosa stesse succedendo, cadde in un sonno profondo.

 

CONTINUA…

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Capitolo 2
*** Segnali ***


CAPITOLO 1 – SEGNALI

 

Capsule Corporation, dieci della mattina.

Vegeta stava per perdere la pazienza. Quella notte non aveva dormito per niente bene, si era svegliato quella mattina con la sensazione di aver appena terminato uno dei suoi duri allenamenti. E ora ci si metteva anche quell’isterica di sua moglie. Provò ad addormentarsi sul divano, per recuperare.

– Smettila! Cosa diavolo ti prende?

Bulma andava avanti e indietro per la stanza. Non si prese la briga di rispondergli e Vegeta la ignorò. Sbuffando, tornò a oziare. La donna tornò a passeggiare su e giù.

Dormiva solo da pochi minuti, che fu svegliato da un tonfo.

–Buon giorno a tutti!– salutò squillante Trunks.

Suo padre si alzò di scatto, l’espressione più infuriata che mai.

–Ma possibile che in questa casa non ci sia rispetto per gli altri? Ma insomma! È questo il modo di entrare, urlando a squarciagola per svegliare le persone?

Trunks era troppo pensieroso per offendersi alle parole del padre. Ripensava ancora alla notte appena passata… gli era sembrato di svegliarsi in preda a un forte dolore. Ma il ricordo era sfocato, e più ci pensava, più era convinto che fosse stato solo un sogno. L’unica cosa veramente reale che aveva in quel momento erano i forti capogiri che lo tormentavano da quando si era alzato. Non aveva la febbre, eppure non riusciva a tenersi in piedi.

Barcollando, si gettò sul divano accanto a suo padre.

–Trunks, tesoro, che cos’hai?– chiese Bulma.

Il ragazzo decise di non farla preoccupare ulteriormente.

–No, mamma… sono solo stanco.

Si sedette sul divano, inquieto e distratto.

Aveva la sensazione che quel giorno non sarebbe passato tanto velocemente…

 

Monti Paoz, dieci e venti.

Non c’era stato un altro giorno in cui Goku si fosse alzato tanto tardi. La sera prima si era stancato particolarmente in alcuni esercizi speciali, e a letto si era addormentato come un sasso.

–Goku, pigrone, svegliati!– urlò Chichi dalla cucina. Il Saiyan si stiracchiò voluttuosamente. Il nodo allo stomaco tornò a farsi sentire come non mai. Aveva qualche malattia? Altrimenti non avrebbe potuto spiegarsi l’origine di tutta quella tensione. Era qualcosa di oscuro, qualcosa di oscuro che stava per accadere.

Lo stomaco continuava a bruciare di ansia. Goku non se ne curò. Si diresse in cucina, facendo capolino dalla porta.

–Mi hai preparato una bella colazione?– chiese.

Chichi, per tutta risposta, sospirò. Mai che le facesse una domanda diversa…

–Goku, vedi di fare presto, dobbiamo andare a casa di Bulma.

–Certo!– disse lui, con la bocca piena, affamato come un lupo. Quel giorno aveva più fame del solito. O forse voleva nascondere l’inquietudine che lo rodeva. Non riusciva a gustarsi l’ottima cucina di sua moglie.

Chichi decise di lasciar perdere l’iniziativa di insegnare al marito un po’ di buona educazione. Nella stanza entrò Goten. Era molto cambiato da quando era piccolo. Ora, a undici anni, non aveva più i capelli in disordine: ora erano corti, ugualmente arruffati, ma comunque molto più trattabili di prima. Sembrava un normalissimo studente, e non un Saiyan con potenza superiore ai venti milioni. Quando lo vedeva, la madre sospirava soddisfatta, contenta che ora i suoi figli non andassero più in giro come dei teppisti. Salvo poi dare in escandescenze quando il ragazzo si trasformava in Super Saiyan davanti a lei, cosa che, peraltro, accadeva tutti i giorni.

–‘Giorno pa’, ’giorno ma’.

–Ciao, figliolo– lo salutò Goku –Avanti, vieni a mangiare con me, ché dopo dobbiamo andare alla Capsule.

–Era ora!– esclamò il ragazzo –Sono secoli che non vedo più Trunks.

La sua voce era più acuta del solito. Anche le espressioni che usava non sembravano quelle di sempre. Era inquieto anche lui.

Si fermò sulla soglia della porta, incerto. Avrebbe dovuto dire ciò che sentiva al padre o forse era meglio non allarmarlo? Osservò Goku per qualche istante, indeciso sul da farsi. Notando il silenzio che aleggiava nella cucina, capiva che anche il padre non era tranquillo.

Si sentì sprofondare nel panico. Si obbligò a respirare lentamente, per calmare l’agitazione. Ma no, era ridicolo affidarsi alle sensazioni. I presentimenti portavano solo nervosismo. La metà delle volte proprio non portavano niente.

Si sedette a tavola, pronto a tuffarsi nell’abbondante colazione preparata da sua madre. Azzardò una battuta, fece ridere suo padre, ricevette uno scappellotto dalla madre.

Così entrambi fecero finta di niente, come se niente avessero avvertito.

Il più grande errore che avessero mai commesso.

 

Capsule Corporation, undici e trenta.

Ormai mancava poco. Ancora pochi minuti…

Aveva programmato quella vendetta per molto tempo… il loro dolore… il loro sangue… avrebbe visto questo e altro ancora.

Ancora pochi minuti, e quando il sole sarebbe stato perfettamente sopra le loro teste, come un messaggero di morte, avrebbe agito. Mancava poco ormai…

 

Ventinove minuti…

 

Ventotto…

 

Ventisette…

 

 

Era mezzogiorno meno venti, quando arrivò alla Capsule Corporation Gohan con Videl.

Bulma, che li aveva visti arrivare dalla finestra, si sbracciò per correre loro incontro.

–Gohan! Videl!– strepitò.

–Ehi, Bulma! Come stai?– salutò educatamente Gohan.

–Io benissimo, grazie. E voi?

–Meglio di così?– commentò Videl, mostrando un fagottino e sorridendo.

Bulma sbiancò all’improvviso.

–Non dirmi che è…

–Proprio così. Mio figlio– confermò orgogliosamente Gohan.

–Il nipote di Kakaroth?– chiese Vegeta, comparso sulla soglia insieme a Trunks.

–Già– sorrise Gohan.

–Come si chiama?– domandò più incuriosito Trunks, osservando il piccolo. Il neonato somigliava tutto alla madre, con i capelli neri come una macchia d’olio e gli occhi azzurrissimi come i suoi. Ma aveva dei tratti che ricordavano quelli del padre e del nonno, attestando senza dubbio la sua appartenenza alla stirpe Saiyan.

–Tomas. Niente di sfarzoso o troppo complicato, su questo io e Gohan eravamo d’accordo– rispose Videl.

–Ma che bel bimbo!– iniziò Bulma. Ma fu interrotta da un rumore inconfondibile. Una leggera brezza si diresse verso di loro, e altrettanto velocemente a come era nata, si dissolse nel nulla. L’erba frusciò sotto i passi di qualcuno

–Ciao, papà– disse Gohan, come se suo padre fosse stato lì da sempre.

–Ciao, figliolo! Ciao a tutti!– salutò allegro Goku.

Goten corse subito da Trunks. La Città dell’Ovest era molto lontana dalla sua casetta nel quartiere 439 del Villaggio dell’Est. Ora che suo fratello era andato a vivere con la sua famiglia, era rimasto solo. Nella scuola che sua madre lo aveva costretto a frequentare aveva stretto qualche amicizia, ma nulla valeva il suo migliore amico. A grandi passi, si avvicinò a Trunks.

–Ehi, bella lì! Come va?

Il suo migliore amico sospirò.

–Tutto bene. Tranne gli allenamenti. Sai, mio padre ci va pesante. E se non mi alleno, mi toglie la paghetta.

–Accidenti… Ma cos’è tuo padre? Un nazista?– chiese Goten ridendo sotto i baffi.

–Poco ci manca– sospirò di nuovo Trunks. Concentrò la sua attenzione su Goten, notando qualcosa di diverso.

–Ma guardati: ti sei alzato! Fino a poco tempo fa eri uno sputo, ora mi hai raggiunto!

–Ah ah, spiritoso– commentò Goten offeso.

–Goten!– lo chiamò il fratello –Vieni a vedere tuo nipote.

–Wow! A undici anni sono già diventato zio!– esclamò, precipitandosi su Videl e Tomi.

–Il mio nipotino…– mormorò estasiato Goku –Gohan, tuo figlio è uguale a te quando eri piccolo! E somiglia anche al nonno naturalmente–. Continuò a guardarlo in silenzio e aggiunse:–Accidenti, mi sento così vecchio…

–Kakaroth, tu sei vecchio– ribatté Vegeta sarcastico.

–Tu pensa per te, che hai almeno dieci anni di più– lo punzecchiò Bulma acida.

Vegeta mugugnò qualcosa e mise il broncio come un bambino piccolo.

–Vegeta, ti trovo bene– disse Goku allegramente.

–Già– brontolò lui.

–Sai, si capisce subito che hai passato tutto questo tempo ad allenarti.

–È inutile che mi fai complimenti, Kakaroth– replicò Vegeta. Ma si vedeva che, sotto sotto, era compiaciuto. Goku sorrise soddisfatto.

Stava andando tutto bene.

Almeno per il momento.

L’inquietudine persisteva…

 

 

 

Meno quindici…

 

Meno quattordici…

 

Meno tredici…

 

FINE PRIMO CAPITOLO

 

NA: Questa volta faccio una pazzia. Non ce la facevo più ad aspettare, così ho deciso di pubblicare comunque la mia Long–fic prima che sia terminata. Pubblico prima il prologo e, subito dopo, il primo capitolo, perché solo il prologo mi sembrava un po’ scarno. Finirò questa fanfic a mano a mano, tanto ho già pronti tredici capitoli ^^. Chissà che non mi torni l’ispirazione… Se non commenta nessuno, la cancellerò. Perciò, recensite numerosi ^^!

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 3
*** L'Inizio ***


CAPITOLO 2 – L’INIZIO

 

Capsule Corporation, undici e cinquanta.

Gli ospiti si erano ben sistemati in casa di Bulma. Erano lì da circa una mezz’oretta, quando Bulma chiamò il marito.

–Vegeta, vai a prendere Bra, di sopra– gli ordinò –Dovrebbe essersi svegliata, e avrà fame.

Il Saiyan sbuffò, ma partì subito alla volta del piano di sopra.

“Piccola mocciosa, seccatura che non sei altro…”

Pensava sequele di imprecazioni contro quella bambina che fingeva di non sopportare, ma a cui, invece, voleva un bene dell’anima.

Appena lo vide entrare, la piccola Bra gorgheggiò di felicità. Tese le manine verso il padre, verseggiando e facendo delle adorabili smorfiette.

Perfino il Principe dei Saiyan, così duro e rigido alle regole che si autoimponeva, si sciolse in un sorriso al tempo stesso furbo e rassicurante, quello che diceva: “Ora ci sono qui io, niente paura”, quello che aveva fatto perdere la testa a Bulma sedici anni prima. La bambina si incantò a guardarlo. Esattamente come si era incantato lui a guardarla, quando lei era appena nata.

Tutto era cominciato circa un anno prima, un giorno che ancora Vegeta ricordava. In quel giorno, Bulma era arrivata nel salone della Capsule Corporation, in preda ad un’eccitazione che la faceva tremare. Sembrava anche leggermente ansiosa, si torceva le mani, mentre, un passo alla volta, si avvicinava al marito e al figlio che stavano stravaccati sul divano, in pieno relax.

– Vegeta – cominciò lei balbettando –Devo darti una notizia…

– Dimmi – rispose lui completamente disinteressato. Trunks alzò la testa, curioso.

Bulma sorrise.

– Stai per diventare padre un’altra volta.

Il Principe dei Saiyan, ancora distratto, disse: –Non dire sciocchezze, io sono già padre, ho questo moccioso dai capelli lilla, e…

Calò una silenzio di tomba. Preoccupato da così poco rumore, si guardò intorno, e incrociò lo sguardo di Trunks, che lo guardava come se fosse un ritardato. Capì all’istante.

– Vuoi dire…

– Sì – rise Bulma –Aspetto un bambino.

Vegeta rimase sbalordito.

– Vuoi dire che avrò un altro figlio? Che questo moccioso avrà un fratello?

– Una figlia e una sorella, vorrai dire.

Il Principe dei Saiyan spalancò gli occhi.

– No… È una femmina?

– Già – rispose Bulma contenta.

Vegeta tacque, teso.

– Una sorella? E se sarà una rompiscatole? – aveva replicato Trunks.

– Beh, tanto male non può essere solo perché è femmina, no? – fece Bulma accigliandosi. Trunks si guardò bene dal proseguire: quando sua madre faceva quella faccia, diventava molto pericolosa, anche più di suo padre.

Vegeta non si era ancora pronunciato. Rimaneva in silenzio ad osservare il pavimento, senza una reazione.

– Allora… Vegeta?– chiese titubante Bulma – Che ne pensi?

Il Principe impiegò qualche secondo per riprendersi.

– È… è…

– Non sei felice? – chiese Bulma addolorata – Pensavo che saresti stato contento…

– Ma… lo sono… – continuò poco convinto lui.

Bulma andò avanti l’intera giornata tenendo una faccia scura che faceva sbiadire tutti i tentativi di Trunks per risollevarle il morale. Vegeta, da parte sua, sembrava turbato.

Quella sera, a letto, il Principe dei Saiyan si coricò senza dire una parola. Bulma, con tormento, esclamò:

– Vegeta? Che ti prende?

Il Saiyan continuava a stare zitto, fingendo di dormire.

– Vegeta! Di’ qualcosa!

Lui si mosse di un millimetro verso di lei.

– Niente. Ora dormi.

Bulma nella sua voce non avvertì asprezza, rabbia o scontentezza. Sentì solo indifferenza e stanchezza, e forse un sottile sentore di soddisfazione.

Tranquillizzata, si distese sul letto. Certo, se lui avesse detto direttamente che non aveva nulla in contrario sarebbe stato più semplice, ma con il tempo aveva imparato a conoscere il suo Principe, e sapeva che gli sarebbe costato un grande sforzo.

Sospirò serena. Per fortuna l’aveva presa bene…

 

Quando la bambina nacque, Vegeta entrò titubante nella stanza dove Bulma era ricoverata. Era venuto con abiti normali per non dare nell’occhio, e questo, sommato all’imbarazzo che provava, lo facevano sentire impacciato. Era furioso per la situazione ridicola, e aveva un cipiglio feroce.

Nella stanza, per fortuna, era ricoverata solo Bulma. Trunks era arrivato qualche ora prima.

Accanto al letto della donna c’era una piccola culla. Adagiata all’interno, c’era una bambina.

Era tutta sua madre. Se non fosse stata così piccola, sarebbe potuta passare per la sua sorellina. Vegeta non vide tratti del proprio aspetto fisico. Rimase impassibile, ma in un angolo segreto di sé, era leggermente deluso e seccato.

– Allora? Cosa te ne pare? – chiese Bulma allegra.

Vegeta ci pensò un attimo.

– È la tua copia perfetta – disse infine. 

– È vero, me l’hanno detto tutti, dottori e infermiere… – e attaccò a parlare, solo come le donne sanno fare. Non la smetteva più, e ad un certo punto, Trunks si tappò le orecchie, lanciando occhiate disperate a suo padre.

Vegeta non se ne curò, né ascoltò una sola parola di quello che diceva la moglie. Fissava la bimba, in silenzio.

Quando, finalmente, Bulma si addormentò e Trunks uscì per andare a casa, il Principe rivolse lo sguardo alla bambina. Anche lei dormiva, e Vegeta ascoltava il suo respiro. Era incredibile quanto fosse leggero e delicato. La osservò per diverso tempo, impassibile. Sembrava ipnotizzato.

Intanto si era fatto tardi, ed era ora di tornare a casa. Rimase sorpreso da quanto tempo avesse passato a osservare quella mocciosa. Infastidito dal potere che quella bambina sembrava esercitare su di lui, si diresse verso la porta per andarsene, ma la piccola cominciò a piangere. Quando si girò, Bra gli tese le manine, e gorgogliò contenta.  

Vegeta restò sorpreso. Si immobilizzò, mentre la bambina sgambettava, come per cercare di afferrarlo per non lasciarlo andare via.

Le diede un’occhiata, e vide che gli sorrideva.

Provò ad avvicinarsi, e notò che più si avvicinava, più aumentava l’intensità dei gridolini. Dopo pochi secondi di confusione, capì che Bra era contenta di vederlo.

Era sbigottito. Che ragione aveva per sorridere, quella bambina? Quella di avere un padre che aveva appena conosciuto e che non le aveva mai parlato? Non era possibile, neanche un bambino avrebbe potuto affezionarsi così velocemente ad una persona. Soprattutto a una persona come lui. Magari era rientrato Trunks, e lui non se n’era accorto.

Ma nella stanza non c’era nessuno. Solo lui, Bulma e Bra. Non guardava Bulma, no, la bimba lo osservava sulla soglia della porta. Non c’erano dubbi: erano solo poche ore che lo aveva visto, e già gli voleva bene.

Vegeta sentì qualcosa che lo riscaldò, nel petto. Erano tanti anni che non gli succedeva qualcosa del genere. Decise di rimanere ancora un po’: dopotutto, non era poi così tardi.

Nei giorni seguenti, Vegeta non si mostrò per nulla infastidito dai pianti, notturni e non, della bambina. Qualche volta brontolava, ma se ne stava zitto. Bulma era fuori di sé dalla felicità: non sapeva come avrebbe agito il marito alla nascita di Bra, e non aveva precedenti su cui basarsi, visto che nella precedente gravidanza aveva passato il tempo ad allenarsi; ma questa le sembrava una reazione più che buona. Forse era diventato un po’ più terrestre…

 

Quel giorno, Vegeta prese in braccio la piccola, che tentò subito di afferrargli un orecchio.

– Smettila! – urlò con malagrazia il Principe, ma Bra non si spaventò, anzi, rise contenta.

Quando si affacciarono nel salone, li accolsero con esclamazioni di sorpresa.

– Vegeta, portala da mio padre: è nel laboratorio, la terrà lui per un po’ – gli ordinò Bulma.

Senza protestare, il Saiyan si diresse verso il sofisticato ascensore usato per accedere al laboratorio sotterraneo.

– Vegeta, stai diventando un ottimo padre di famiglia! – commentò Goku.

– Chiudi quella fogna, Kakaroth – gli rispose tranquillamente il Principe, premendo il bottone di chiamata.

Goku sogghignò.

Videl, Chichi e Bulma alzarono gli occhi al cielo.

Gli altri scoppiarono a ridere.

Mancavano solo dieci minuti…

 

All’improvviso, a mezzogiorno meno cinque, una scossa fece tremare i muri della Capsule Corporation. Le donne si abbracciarono terrorizzate. I Saiyan scattarono in piedi: c’era qualcosa che non andava, quello non era un terremoto normale. La sensazione di pericolo aumentava di minuto in minuto, quella di cattivo presagio schiacciava e impediva il loro respiro.

Goku e Vegeta si scambiarono un’occhiata: nei loro occhi c’era allarme, preoccupazione. Annuirono, prima di sfrecciare fuori della porta. Goten e Trunks tentennarono ancora un po’, poi gridarono: –Aspettate!– e si fiondarono dietro ai genitori.

Videl sapeva che c’era qualcosa che non andava. Già da qualche giorno aveva notato i segni di inquietudine del marito. Non voleva che se ne andasse, il suo cuore si spezzava al pensiero. Tomi si era addormentato e sembrava così indifeso… anche se sapeva che, tra qualche anno, sarebbe diventato un combattente provetto. Ma no, per ora era solo un bambino, e doveva essere protetto. Si aggrappò al braccio di Gohan e lo fissò implorante.

– Gohan, non andare – gli sussurrò Videl.

Gohan detestava vederla così spaventata. Era preoccupata per lui, era comprensibile: aveva già visto nel passato quello che i nemici dei Saiyan erano in grado di fare. Bastava chiudere gli occhi solo per immaginare il terrore che l’aveva attanagliata quando Majinbu l’aveva trasformata in una tavoletta di cioccolato. Bastava pensarlo, che una rabbia cieca e furiosa l’assaliva. No, non riusciva a sopportarlo: non doveva soffrire ancora, non lo meritava.

– Tranquilla, piccola: tornerò. Lo sai che sono forte. Un guerriero potenziato da Kaioshin il Sommo non può perdere. Rimani qui e tranquillizza le altre. Ci rivedremo presto!

L’accarezzò delicatamente. Mentre le sue dita scorrevano gentilmente sulla sua guancia, Videl pensò che forse era l’ultima volta che lo vedeva. Sentendo gli occhi che le si inumidivano, scacciò quei pensieri e rivolse un sorriso a Gohan. Ma non c’era niente di naturale in quel sorriso: la piega che prendevano le labbra era amara, non come quando si è convinti di qualcosa, ma come quando si sorride tra le lacrime. L’immagine si scolpì nella memoria di Gohan, incredulo che quella fosse davvero la spavalda e sbruffona figlia di Mister Satan. Con una leggera ansia, raggiunse i suoi compagni, che lo squadravano indagatori. Si notava davvero molto l’agitazione nei suoi occhi?

– Avanti, andiamo – ordinò Goku, e i guerrieri si disposero ordinatamente per sfrecciare nel cielo.

Nessuno aveva la forza di parlare. Il loro volto era corrucciato, concentrato per individuare il luogo del boato. Dopo diversi minuti di silenzio, Goten si azzardò a chiedere:

– Secondo voi era veramente un’esplosione? Chi ci sarà dietro?

– Che era un’esplosione, è sicuro – commentò Vegeta cupamente – Ed era anche molto potente.

Tacquero ancora. La tensione era diventata talmente concreta che soffocava i cinque come un macigno.

Finalmente, arrivano sul bordo di un grande cratere. Era davvero profondo, quasi quanto quello che, tempo prima, Freezer aveva aperto su un fianco di Namecc. In lontananza si sentivano i rimbombi di altre catastrofi.

– Chi può essere stato? – si domandò Goku – A chi può interessare la distruzione della Città Centrale?

Domande senza risposta. Intanto, le esplosioni si avvicinavano.

– Non sarà meglio ritornare alla Capsule Corporation? Bulma, Chichi, Videl, Tomi e Bra potrebbero essere in pericolo – propose ansioso Gohan.

Suo padre ci pensò su.

– Sì, credo che tu abbia ragione. Abbiamo sbagliato a lasciarli senza protezione – commentò Goku.

– Credi che non potrebbero non essere al sicuro? – chiese Goten. Trunks taceva.

– Beh… mi sembra che non lo siano già.

Una voce senza possessore era comparsa dal nulla. I guerrieri si guardarono spasmodicamente intorno. Il luogo sembrava deserto.

– Chi ha parlato? Muoviti, fatti avanti se hai coraggio! – gridò nervosamente Vegeta.

– Ma come? Sono sopra di voi… – continuò la voce fredda e melliflua. I Saiyan alzarono il capo al cielo: in mezzo alla luce abbagliante del sole apparve un’ombra nera. In controluce non videro granché. Ma ognuno di loro colse un paio di brillanti occhi rossi, terrificanti.

Trunks sentì un brivido corrergli lungo la schiena, una sensazione di gelo si impossessò di lui. Il suo istinto gli diceva che erano al cospetto di un nemico completamente diverso dai precedenti. Niente a vedere con Majinbu. In confronto, il mostro rosa sembrava innocuo. La figura, la voce: ogni parte di quell’individuo era intrisa di malvagità. Non se la sarebbero cavata facilmente, era sicuro.

Il mostro li fissò per ancora qualche minuto; poi, una luce più accecante del sole coprì la nera sagoma.

– Sta lanciando un’onda energetica! – urlò stupefatto Trunks, prima di schivarla. Purtroppo, guardando a lungo il sole, avevano fatto il gioco del mostro: non videro più per qualche istante.

– Non c’è più tempo, bisogna tornare alla Capsule! – gridò Goku, pronto a tornare verso sud.

 

Per voi sarà troppo tardi… non terrete mai il passo con la mia velocità! Preparatevi: tra non molto non soffrirete più… Una promessa è una promessa, e io sono una persona d’onore.

 

A dopo, Saiyan…

 

I guerrieri non fecero neanche in tempo a vedere la Capsule Corporation: da lontano assistettero all’ennesima esplosione. Molto più spettacolare: la potenza del colpo energetico aveva sviluppato un incendio nelle zone circostanti, e le fiamme tingevano di rosso il cielo; sembrava piovesse sangue.

– No… – riuscì a sussurrare il Principe prima di perdere la voce. Incontrò lo sguardo del figlio: avevano entrambi gli stessi occhi sbarrati, grondanti di dolore; quel giorno avevano perso le due persone più importanti della loro vita. Tutti avevano il loro stesso sguardo: mai avrebbe pensato di dover assistere a una cosa del genere.

Il sole splendeva nel cielo, illuminando quella scena atroce, ma per i tre Saiyan che levitavano sopra la città fu come se fosse calato il buio.

Nessuno sapeva che era solo l’inizio.

FINE SECONDO CAPITOLO

 

 

NA: Ciao a tutti ^^! È vero che ho tredici capitoli scritti, ma ho deciso di pubblicarli a distanza di circa una settimana l’uno dall’altro perché almeno mi durano di più, ma non ce la facevo più ad aspettare ^^! Ma tranquilli, riuscirò a finire la long–fic, fosse l’ultima cosa che faccio (come sono tragica… ndMe)! Ma ora, passo ai ringraziamenti (che bello, era da tanto che volevo farli ^^!!)

LightAngel_93: Mi dispiace di non averti risposto quando ho aggiornato, ma la mia intenzione era di pubblicare il prologo e subito dopo il primo capitolo! Poi avevo una partita e dovevo scappare, mi dispiace!

 

Me91: Ehi, grazie mille per il tuo poema XD! Penso che neanche i libri ricevano recensioni così dettagliate ^^! Mi hai sommerso di complimenti, sono commossa *ç*! In effetti, la mia intenzione era proprio quella, dare inquietudine, così come erano inquieti i Saiyan… Come sono cattiva *,..,*! Ancora grazie!

 

Sweetgirl91: Anche te non scherzi in fatto di recensioni lunghe: a momenti sono più lunghe quelle che la storia ^^! Scrivere l’ora è stata una delle mie fantastiche idee (ok, ora basta con gli autocomplimenti, sono patetica… XDXD). Per descrivere i personaggi, ho osservato gli originali, perchè non mi piacciono gli OOC, e mi ci sono messa d’impegno ^^! Per il finale è ancora presto per dirlo, questa è solo la prima parte, devo ancora scrivere la seconda, e se mi va bene ne faccio anche una terza O.o! Comunque ti posso dire che la storia, almeno fino alla fine, non sarà mai molto allegra, anzi… Armati di coraggio!

 

Ok, per ora ho finito. Grazie mille anche per chi ha letto questi due capitoli e non ha recensito ^^! Alla prossima!

 

Bacioni!

 

DarkMartyx

 

 

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Capitolo 4
*** Piani e attacchi ***


CAPITOLO 3 – PIANI E ATTACCHI

 

Capsule Corporation, dodici e quindici.

I cinque erano pietrificati. Contemplavano inorriditi la Capsule Corporation rasa al suolo. Trunks fu il primo a muoversi: planò dolcemente fino a toccare terra. gli altri lo seguirono. Sembrava di essere in una scenografia di un film dell’orrore. Era indescrivibile il dolore negli occhi dei Saiyan: Trunks e Vegeta evitavano persino di guardarsi.

All’improvviso udirono uno strillo. La cosa strana era che veniva dal basso.

– Bra! – capì Trunks, correndo verso i resti dell’ascensore.

– Aspetta, ci penso io – lo bloccò Goku – L’ascensore non funziona, e, se provi a far esplodere il pavimento, potrebbe crollare definitivamente, e sarebbe la fine per Bra.

Riluttante, Trunks si fece da parte, attirato da un luccichio. Scavò brevemente tra la macerie, prima di rinvenire la sua spada, ancora intatta. La fissò per un attimo, poi allacciò la cintura con cui la portava con sé. Non poteva lasciarla lì: troppi ricordi.

Goku sparì per qualche secondo, prima di tornare con la bambina in braccio sana e salva, nonostante qualche graffio.

Aver trovato la bimba viva era già molto, ma, quando Goten sentì un lamento provenire dalle macerie, si sentì esplodere di gioia.

– Mamma! Arrivo! – gridò. Scavando freneticamente, recuperò il corpo gravemente ferito di sua madre.

– Papà, serve il teletrasporto!

Goku non se lo fece ripetere due volte. Si portò due dita alla fronte e attese che gli altri si aggiungessero a lui. Vegeta, dopo un breve momento di lotta interiore, poggiò borbottando la sua mano sulla spalla del rivale. Ma Goku esitava a partire, e tutti sapevano perché.

Gohan era immobile. Da quando era atterrato, sembrava in trance. Aveva sperato di trovare qualcosa che smentisse quello che era appena successo. Glielo si leggeva negli occhi. Ma quel qualcosa non c’era. Nessun gemito si era levato al cielo, invocando il suo aiuto; la sua famiglia era distrutta.

Goku capiva quello che provava suo figlio. Ma capiva benissimo anche che se non si fossero sbrigati Chichi avrebbe perso la vita. Lanciò a suo figlio un’occhiata incoraggiante.

– Gohan, ci sono le Sfere del Drago. Quando tutto questo sarà finito, faremo tornare in vita Videl e Tomi. Adesso, la nostra priorità è curare tua madre. Ti prego, vieni con noi.

Il ragazzo ebbe ancora un attimo d’esitazione. Guardò il padre con indecisione, poi corse da lui e scomparvero nel nulla.

 

Obelisco di Balzar, dodici e venti.

Balzar era da solo, sulla sua solita postazione di controllo. Jirobay stava dormendo, come al solito. Finalmente in pace, stava ripensando agli avvenimenti di quel giorno.

Era preoccupato. Aveva avvertito dei disordini sulla Terra, e non era mai stato d’umore così cupo. Probabilmente, quella sarebbe stata la peggiore emergenza a cui avrebbe dovuto far fronte in tutta la sua vita.

“Mai che quei Saiyan abbiano un attimo di pace…” pensò. In quella, apparvero gli oggetti dei suoi pensieri.

“Parli del diavolo…”

Goku, sorreggendo la moglie ferita, corse verso di lui gridando:

– Presto, Balzar! Un fagiolo magico!

Il grande gatto estrasse il sacchettino, rovesciò i fagioli sul palmo della mano e li contò.

– Ne sono rimasti tre. Spero che bastino.

Mentre il Saiyan faceva inghiottire il semino a Chichi, chiese scuro in volto:

– Hai visto anche tu, vero?

– Già – confermò il gatto cupo.

– E che cosa pensi?

Balzar trasse un profondo sospiro.

– Che mai abbiamo passato guai tanto seri.

 

Palazzo del Supremo, dodici e ventitré.

Dopo una breve discussione, decisero di far curare Bra da Dende, invece di usare i fagioli magici. Per dei graffi così superficiali, non era necessario sprecare un fagiolo, che, peraltro, erano pochissimi.

Il Supremo sapeva già tutto e uscì a rotta di collo dal Palazzo.

Trunks depose a terra la bambina che, ancora indebolita, non protestò. Il Namecciano si chinò su di lei. Cinque minuti dopo, Bra dormiva saporitamente in braccio al fratello.

Sull’ampia piazza sferzata dal vento non volava una mosca. Quando il Supremo, alzando gli occhi dalle piastrelle immacolate e lucenti, chiese informazioni sul nemico, Vegeta scosse la testa, frustrato. Sembrava che avessero perso la voce.

Il primo che parlò fu Goku. Gli altri ebbero un sussulto, così abituati al silenzio.

– Questo nuovo nemico è strano… non ne abbiamo sentito l’aura, perché volava troppo velocemente. Una distanza che noi abbiamo percorso in più venti minuti, lui l’ha attraversata in meno di cinque… senza contare la violenza con cui ha raso al suolo la Città dell’Ovest. Non ho proprio idea di come…

– Prima di tutto, sarà meglio cercare le Sfere del Drago, non ti sembra? – suggerì Vegeta arrogante – Le Sfere hanno la precedenza, in questo momento. Da quanto mi ricordo, Bulma aveva lasciato qui il Radar, dopo che abbiamo espresso il desiderio che le persone si dimentichino di Majinbu. Non dovrebbe essere andato distrutto con l’esplosione. Mi sbaglio? – chiese rivolto a Dende.

– No, hai ragione.

–Tutto a posto, allora – decise il Principe – Recuperiamo le Sfere, poi elaboriamo un vero piano. Quel mostro mi ha già seccato. Prima ce ne sbarazziamo, prima facciamo resuscitare Bulma e gli altri. Obiezioni?

Nessuno ebbe da replicare.

– Se adesso potessero portarci il Radar, sarebbe tutto perfetto – concluse piccato da tanto silenzio.

 

Palazzo del Supremo, dodici e venticinque.

Su una delle cupole in ombra del Palazzo, scivolava sinuosamente un’ombra. Aveva ascoltato i piani dei Saiyan, ed era pronto ad intervenire.

“Non temete Saiyan, non finirà qui… vi perseguiterò finché non sarete in vita.”

 

Sud–ovest della Kame House, sedici e quaranta.

– Ci siamo, l’ultima Sfera dovrebbe essere nei paraggi – annunciò Trunks, consultando il Dragon Radar.

Avevano lasciato Chichi e Bra al Palazzo, per maggiore sicurezza. Inseguendo le Sfere, erano arrivati sull’isola dove Junior e C–17 avevano combattuto molti anni prima, distruggendone buona parte. Era ancora mezzo distrutta, ma la vegetazione aveva ricominciato a fiorire, nonostante il terreno impervio e irregolare.

La Sfera sembrava nascosta in uno dei tanti anfratti della scogliera. Almeno due o tre chilometri di parete rocciosa, piena di cavità da esplorare palmo a palmo. Il ragazzo sospirò.

– Sarà meglio dividersi – annunciò contrariato – Papà, Goten e Gohan a destra; Goku e io a sinistra. Avanti!

Trunks, in mancanza di una vera organizzazione, si era autopromosso a capo dell’intera operazione. Ed era davvero in gamba: sembrava che non avesse fatto altro in vita sua che pianificare spedizioni punitive, sebbene avesse solo dodici anni. Goku, Gohan e Goten erano sorpresi. Persino Vegeta sembrava molto colpito, e invece di protestare ad ogni ordine che gli veniva imposto, miracolosamente obbediva senza protestare.

La squadra di Goten, più numerosa, aveva già perlustrato i tre quarti della loro parte di scogliera e ancora non avevano trovato niente. Le ricerche andavano a gonfie vele. Setacciavano tutte le cavità con perizia e cura. Non potevano permettersi di non trovarla e passare avanti: avrebbero sprecato tempo prezioso.

Sebbene le mani di Goten esplorassero minuziosamente ogni spazio cavo, la sua mente era altrove. Chi era quel misterioso nemico? Perché non riuscivano trovarlo? Perché non sentivano nitidamente la sua aura? Quanto era potente? Se si fosse allenato, avrebbe raggiunto anche il terzo livello del Super Saiyan?

Mentre ragionava, la mano infilata nella incavo incontrò una superficie liscia e levigata. Ritrasse la mano e sbirciò al suo interno. Dentro lampeggiava fioco un lampo di luce arancione acceso.

Ricacciò dentro la mano e cercò di estrarre la Sfera dalle cinque stelle, che era rimasta incastrata nella roccia. Strinse i denti e cercò di non aumentare la propria aura per non farsi rintracciare dal nemico misterioso. Dopo qualche tentativo, la Sfera fu esposta al brillante sole del pomeriggio, spargendo bagliori ovunque.

– L’ho trovata !– esclamò esultante.

Un secondo dopo, spinto da una forza sconosciuta, si sentì precipitare in mare. La schiena del ragazzino si scontrò violentemente contro la superficie del mare gelato, e l’impatto gli tolse il respiro. Un fiume di bolle scivolò alla sua destra.

– Goten, ci rincontriamo… quale piacere!

Un sibilo mellifluo e freddo più dell’acqua stessa. Un braccio possente e muscoloso gli serrò la gola. Goten si sentì morire. Strinse forte la Sfera, per non lasciarla scivolare negli abissi. Provò a liberarsi, ma la stretta non lasciava via di scampo. Era finito.

“Mi sono fatto prendere come un ingenuo!”

Sebbene gli bruciassero gli occhi, tentò uno sguardo al di sopra dell’acqua. Gli altri non si erano accorti di niente e proseguivano le ricerche.

 

Contrariamente a quanto pensava il ragazzo, il suo urlo non era passato inosservato. Gohan era nel posto esatto in cui, pochi minuti prima, aveva visto Goten, senza trovarne alcuna traccia.

– Ehi! – gridò – Goten non si trova più! Aiutatemi a cercarlo!

– Come non si trova più? – chiese Goku, l’espressione corrucciata e preoccupata.

Erano arrivati anche gli altri. Goten non c’era. Goku cominciava a sentirsi ansioso.

– Dov’è finito Goten? – domandò.

Vegeta alzò un sopracciglio.

– Non lo so, era qui fino a un attimo fa.

– Ma un Saiyan non può sparire all’improvviso! Goten non conosce il teletrasporto, e se se ne fosse andato via lo avremmo sentito! – esclamò Gohan nervosamente – Stava volando, accidenti! Non può essere semplicemente caduto!

– A meno che non l’abbia portato via qualcuno che non abbia aura.

Trunks, a occhi bassi, espresse la paura che tutti provavano. Possibile che quel mostro fosse già arrivato a loro? E che avesse davvero catturato Goten? Quel ragazzo non era un principiante. Forse gli era caduta la Sfera in mare, ed era corso a recuperarla prima che gli altri si accorgessero della sua sbadataggine, e ne sarebbe riemerso con una risata. Forse era andato in qualsiasi altra parte, per qualsiasi motivo.

O forse era già morto, e per lui non c’era più niente da fare.

Trunks si sentì tremare le mani. Goku sentì crescergli nello stomaco un nodo di ingombrante tensione.

Doveva trovarlo, e al più presto…

 

Ad un tratto una colonnina di luce dorata si erse di fianco a loro. Era molto sottile, debole, non avrebbe lasciato neanche un graffio. Veniva dal basso, dal mare. Confusi, rivolsero i loro occhi all’acqua scura.

La scena che si presentò a loro era agghiacciante. Goten era ormai senza più ossigeno, e si dibatteva nell’acqua nel tentativo di risalire in superficie, con la disperazione negli occhi. Ma il dettaglio più terribile era il braccio nero che serrava il suo collo, nel tentativo di annegarlo e soffocarlo in un colpo solo. Il ragazzino aveva lanciato il piccolo raggio prima di perdere definitivamente conoscenza, provando disperatamente a farsi notare.

Senza perdere tempo, Trunks e Gohan si tuffarono nell’acqua gelida. Goku restò pietrificato per un attimo. Solo per un attimo, però. In quello seguente, si stava già immergendo in mare, pronto a soccorrere il figlio.

 

Goten vide il suo migliore amico, suo fratello e suo padre nuotare verso di lui, i volti deformati dall’acqua, boccheggiando, forse nel tentativo di urlargli di resistere. Probabilmente ce l’avrebbero fatta, l’avrebbero portato in salvo. Una sensazione di euforia lo invase, un senso di soddisfazione che gli faceva pensare: “Evviva, ce l’ho fatta.”

A rovinare la gioia di quel momento arrivò la richiesta furiosa di aria nei polmoni. Rispondendo ad un riflesso involontario, i polmoni di Goten cominciarono lentamente a riempirsi di acqua, appesantendo il corpo.

Ma la cosa che lo terrorizzava più di tutte, eccetto il provare un grande dolore, era il sibilo sdolcinato e sussurrato che gli scivolò nelle orecchie. Nonostante il fischio e il rumore di cascata che le invadevano, capì benissimo quello che gli era stato detto.

– Tornerò, mio caro Saiyan, e quando lo farò, sarà peggio per voi.

Il mostro lasciò andare il corpo di Goten, scomparendo all’istante. Il ragazzo si accorse solo adesso che era in balia delle correnti quanto esse fossero forti nel trascinarlo verso il fondo oceanico. Domandandosi se i suoi amici sarebbero mai arrivati in tempo, perse i sensi.

FINE TERZO CAPITOLO

 

NA: Ho ceduto, non ce la faccio ad aggiornare soltanto una volta a settimana! Aggiornerò appena posso, promesso. Purtroppo, raramente la scuola e lo sport mi lasciano momenti liberi. Però il Classico l’ho scelto io (ç.ç mi sto già pentendo amaramente…).

Questa volta vi lascio nel dubbio *risata diabolica*. Purtroppo, lascio poche persone nel dubbio, perché solo due persone hanno commentato la mia fanfic ç.ç pazienza, continuerò per quelle persone *occhi luccicosi, con uno sfondo di tramonto, molto ad effetto*.

Sweetgirl91: Visto che alla fine qualcuno è sopravvissuto? Vabè che io sono un tipo molto drammatico, ma non sono capace di uccidere la piccola Bra >.>  Sono contenta che ti siano piaciuti quadretti familiari ^^! In effetti non ero molto convinta, non è esattamente il mio genere! Dai, ora aggiorno più spesso ^^! Vedrai come andrà la vicenda ^^!

Me91: Ma allora sei una veggente O.O! Ho dato degli indizi e li hai beccati tutti, dal primo all’ultimo O.o! Ma non dico nient’altro, prima di tutto perché rovinerei la sorpresa e la suspence, poi perché sono abbastanza sadica ^^ Rimarrai nel dubbio fino al prossimo capitolo *risata diabolica… sto ridendo diabolicamente un po’ troppe volte, a dire la verità O.o* … In quanto a Tomi, hai ragione, c’entra molto con la storia… non è un personaggio preso a caso, anzi! Vedrai, vedrai ^^!

 

Anche per oggi ho finito ^^! Ho fatto subito, però ç.ç *sigh*. Ciao a tutti, sia a chi commenta, sia a chi legge e basta ^^!

 

Bacioni

 

DarkMartyx

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Capitolo 5
*** Il nuovo nemico ***


CAPITOLO 4 – IL NUOVO NEMICO

 

Sud–ovest della Kame House, diciassette e tredici.

Gohan fu il primo a raggiungere Goten. Afferrando il corpo del fratello, si rese conto di quanto fosse pesante, e aspettò l’arrivo di Trunks. Insieme, aiutati più tardi da Goku, riemersero in superficie.

Vegeta aveva osservato la scena con il fiato sospeso. Quando vide i tre Saiyan stremati dopo la lunga risalita dal mare, borbottò:

– Scansatevi, ci penso io a portarlo.

Poggiò il ragazzo sulla cima del promontorio, adagiandolo su un tappeto d’erba soffice e vellutata.

Trunks, ristabilitosi, entrò subito in azione: sua madre gli aveva spiegato i fondamenti della rianimazione, che lei era stata costretta a imparare dopo dei disastrosi esperimenti nel laboratorio. Fece uscire lentamente l’acqua dai polmoni del ragazzo. Goten non mostrava segni di miglioramento, anzi, rimaneva pallido come un morto, e stringeva la Sfera come un’ancora di salvezza.

A Goku faceva male vederlo in quello stato. Più guardava il corpo inerme di suo figlio, più pensava a quanto lui avesse sofferto. Era mancato tanto tempo… Per il suo egoismo, non aveva voluto tornare in vita. Non aveva conosciuto il suo bambino più piccolo, non aveva mai giocato insieme a lui. Eppure lui gli aveva voluto bene fin dal primo istante. Gli ricordava quando lui era un bambino… e ricordava quando lo aveva accusato, dopo essere sopravvissuto allo scontro con Vegeta.

Non si abbandonano gli amici! – gli aveva detto, lo sguardo disgustato – Non prendo ordini da una persona così!

Finalmente il ragazzo sembrò riprendere un po’ di colore. Respirava normalmente, anche era gelato e il polso debole.

– Dobbiamo scaldarlo… qualcuno ha qualcosa per coprirlo? – domandò freneticamente Trunks.

Gli tolsero i vestiti inzuppati, e senza esitare suo fratello si tolse la parte superiore della sua tuta da combattimento, così larga e calda che bastava a coprirlo. Grazie al cielo, era ancora abbastanza basso di statura.

Senza commentare, Vegeta radunò un cumulo di foglie morte, e diede loro fuoco con un guizzo d’energia. Dopodiché si disposero intorno al ragazzo, ad aspettare.

 

Sud–ovest della Kame House, diciassette e trentaquattro.

Dopo una ventina di minuti che il falò scoppiettava allegramente, sotto gli sguardi ansiosi dei suoi amici (tranne quello di Vegeta, che sembrava disinteressarsene), Goten riprese lentamente conoscenza. Sopra di lui, vide le immagini sfocate dei suoi compagni che controllavano ogni suo movimento, davanti a tutte quella di suo padre. Era confuso, non ricordava niente di quello che era accaduto, e non sapeva spiegarsi perché Goku e Gohan trattenessero il fiato.

– Papà… Gohan… cos’è successo? – mormorò con voce rauca.

Goku, sollevato di sentirlo parlare, non riuscì a dire una parola.

– Non ti ricordi niente? Hai rischiato di affogare – gli rispose suo fratello, ormai tranquillizzato.

Goten restò di stucco, ma alla fine anche lui ricordò tutto.

– È stato… è stato… quel mostro…

La sua rivelazione sconcertò la comitiva.

– È stato lui? È davvero capace di questo?– chiese Trunks impallidendo.

– Sì… e temo che sappia usare… anche il Teletrasporto…

– Il Teletrasporto? – fece stupito Gohan – Ma solo papà…

– No, Kakaroth non è il solo a saperlo usare – lo interruppe Vegeta – E non è tutto: dalla facilità con cui ci ha trovato, anche se avevamo azzerato la nostra aura, penso che quella che abbiamo visto fosse solo una minima parte della sua potenza. È dotato di una forza inimmaginabile, forse molto al di là di tutti noi, Gohan compreso. Forse anche la Fusione tra me e Kakaroth sarebbe inutile.

Il ragionamento di Vegeta non faceva una grinza. La spiegazione aveva lasciato i presenti senza parola.

– Quindi… ogni tentativo da parte nostra… sarebbe completamente inutile? – domandò Trunks con voce strozzata.

– Esattamente. Ma se volete proprio farvi sotto…

Un’ombra nera era comparsa dall’altra parte della scogliera. I guerrieri fissarono smarriti il mostro, che si stagliava sul tramonto autunnale. Con la fioca luce fornita dal sole calante, si notava perfettamente il corpo atletico e scattante, con le piccole punte ossee che formavano due file di bozze che correvano parallelamente alla spina dorsale. La braccia erano fasciate da muscoli forti e sviluppati. Il volto del mostro era semplicemente terrificante, formato da lineamenti non duri o marcati, ma morbidi. Gli occhi erano come due rubini incastonati su una base di madreperla, più splendenti del sole stesso, perfettamente circolari, delicati come in una statua antica, solo in apparenza buoni e gentili. Il corpo di quel mostro era nero come il male.

In quel momento l’aura era azzerata, ma il fisico di quel mostro, così bello e terribile insieme, dava a chiunque lo vedesse una sensazione di potenza e inesorabilità degna di un dio, di una creatura superiore e onnipotente, dalla malvagità infinita. Il diavolo in terra: l’espressione che poteva descriverlo meglio.

I Saiyan erano rabbrividiti al suo cospetto. Tutti, tranne Trunks

Lo guardava come ipnotizzato. Più volte cercò di distogliere lo sguardo, ma quel mostro era come una calamita. La sua potenza scatenava in lui un’attrazione indescrivibile. Il suo terrore aumentò quando la creatura gli rivolse uno sguardo beffardo. Sembrava comunicargli qualcosa… ma forse era solo curiosità maligna. Trunks fece fatica a trattenere un brivido.

I guerrieri si serrarono intorno a Goten, ancora debole. Goku era davanti a tutti e fissava negli occhi il nemico digrignando i denti.

Il mostro rise debolmente.

– Goten… Hai già undici anni, sei un Saiyan, ma hai ancora bisogno di essere protetto come un poppante. Alla tua età i Saiyan sapevano cavarsela da soli. Sei patetico. E voi vi date anche la pena di proteggerlo…

Goku tremò di rabbia, vedendo sussultare il suo secondogenito e abbassare lo sguardo al suolo.

– Non credergli, Goten. Sta solo cercando di provocarci.

– Vero, hai ragione – ridacchiò il mostro, come se il Saiyan avesse appena fatto una battuta. Il suo sguardo divertito si spostò su Gohan.

– Di’, è quello il tuo primogenito, vero? – chiese rivolto sempre a Goku. Lui digrignò i denti.

– Non si direbbe, debole com’è…

– Sai tutti i nostri nomi… Bravo, ma tu chi sei? – sibilò il ragazzo infuriato.

Il mostro chiuse gli occhi e sorrise. Sul gruppo calò un silenzio carico di tensione.

– Chi sono? Se vuoi sapere qual è il mio nome, sappi che non ne ho uno, perché non ho né genitori né creatori. Però mi rendo conto che questo possa causare qualche problema a voi Saiyan, che amate tanto i monologhi lunghi e formali… Come fareste, altrimenti, a minacciare di morte qualcuno con tensione emotiva e solennità…

I guerrieri non fecero una piega. Il mostro continuò:

– Se volete chiamarmi in qualche modo, chiamatemi incubo. O se volete qualcosa di meno originale, Razor. Il mio nome è Razor. Se invece volevi sapere chi sono… io sono la vostra angoscia, le vostre paure, l’artefice del vostro destino, e anche una parte del vostro destino, la più dolorosa, la più soffocante, quella che vi perseguiterà per sempre… Ho trovato i vostri punti deboli, Saiyan. E sono pronto a compiere la volontà di chi mi ha dato origine. La vendetta.

Razor osservò i cinque, che lo fissavano senza capire. Sorrise della loro ingenuità.

Ancora non sapevano cosa avrebbero passato.

– Cosa aspetti, allora, a batterci? Se ti è così facile, fatti sotto! – gridò furioso Vegeta.

– È una sfida, Principe? – domandò Razor eccitato – Bene, una battaglia senza esclusione di colpi: quella che preferisco.

Con gli occhi che gli brillavano di crudeltà, il mostro scomparve, lasciando solo un’immagine sbiadita, effetto della grande velocità con cui se n’era andato.

– Dov’è? – esclamò Trunks allarmato.

Era inutile che cercassero: nel raggio di almeno cinquanta chilometri non c’era niente. Probabilmente quel mostro era in grado di usare il Teletrasporto. Un altro punto in loro svantaggio, che si aggiungeva a quelli sconosciuti, sicuramente numerosi. Erano scoraggiati, quel mostro dimostrava di avere più assi nella manica di quanto immaginassero.

Il più inquieto era Goku. Aveva notato il lampo maligno nei suoi occhi e la fretta con cui si era dileguato. Qualsiasi cosa stesse tramando, non era in loro favore.

– Allora, le Sfere del Drago ci sono tutte – ricapitolò Vegeta nervosamente – Non ci resta che tornare al Palazzo.

– E poi? – domandò Gohan scoraggiato – Quel tipo è più potente di quanto immaginassimo. Come faremo? Questo non è Majinbu, è peggio.

– Su, figliolo, non ti abbattere – lo consolò Goku – Se i Saiyan hanno resistito tanto a lungo combattendo contro nemici così pericolosi, ci sarà un motivo. Siamo i migliori. Giorno dopo giorno diventiamo sempre più potenti. Non ci possono battere. Non succederà mai. Mai.

Più andava avanti, più si rendeva conto di quanto suonassero false quelle parole. Non aveva mai avuto così poca fiducia in se stesso in vita sua. Ignorava il loro destino, ma sapeva che non sarebbe stato come prima: un pericolo, battaglie vinte o perse, la grande vittoria e via. Un’angoscia opprimente gli avvolgeva il cuore.

Forse non c’erano speranze.

Forse non ce l’avrebbero fatta.

Forse, per i Saiyan, era la fine.

 

FINE QUARTO CAPITOLO

 

 

ND: Finalmente ho ripreso a scrivere! Sto per finire il tredicesimo capitolo, il momento critico è passato ^^. Non preoccupatevi, continuerò a postare i capitoli, solo per voi due ^^! Non ci fate troppo caso, a me piace lamentarmi >.< Ok, ora passo ai ringraziamenti:

Me91: Grazie per i complimenti *.*! Sono contentissima che la fanfic continui a piacerti! Non ho descritto la reazione di Chichi più che altro perché non mi sento molto “affine” a questo personaggio. Quindi non le darò molto spazio, dispiace anche a me. Ho salvato Bra quasi esclusivamente per pietà, poiché non avrà un grande ruolo… mi sembrava più giusto così, insomma! Non so come spiegarlo… Quasi tutti saranno protagonisti, ma (ed ecco la veggente che si fa strada ^^) sarà Trunks ad avere una parte un po’ più rilevante… Infine, Tomi è stato creato soprattutto per “fare presenza”… non avrà quasi rilievo nel resto della fanfic.

Sweetgirl91: Ciao! Grazie anche a te per la recensione! Ho cercato di dare al mostro il carattere più malvagio possibile, perchè volevo che la sua figura facesse impallidire quella degli altri nemici di Dragonball… ci sarò riuscita? Certo che continuerò ad aggiornare, perlomeno per ricevere i miei due poemi per capitolo XD! Come ho detto sopra, a me piace lamentarmi… non ci fare troppo caso perciò! Grazie mille per il tuo incoraggiamento (io non riuscirei neanche a scrivere la metà delle righe >.<).

 

 Bacioni!

DarkMartyx

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Capitolo 6
*** Nuove vittime ***


CAPITOLO 5 – NUOVE VITTIME

 

Sud–ovest della Kame House, diciotto e due.

Il gelo era calato sui cinque. La tensione li faceva impazzire: nessuno sapeva quale sarebbe stata la prossima mossa di Razor.

Nessuno accennava a muoversi o a tornare al Palazzo. Erano tutti persi nei propri pensieri. Goten, non riuscendo a sopportare quel silenzio e cercando di distrarsi, tentò qualche passo. Ma era ancora troppo debole: dopo solo qualche metro, barcollava e cadeva a terra. Si sentiva girare la testa, e ogni minimo movimento sembrava riportarlo in balia delle onde, mentre lo stomaco si contraeva in un conato di nausea.

Mentre suo fratello si precipitava su di lui per aiutarlo, rievocò le parole di Razor.

– Goten… Hai già undici anni, sei un Saiyan, ma hai ancora bisogno di essere protetto come un poppante. Alla tua età i Saiyan sapevano cavarsela da soli. Sei patetico. E voi vi date anche la pena di proteggerlo…

Non provava odio verso Razor, questo no. Era rimasto sempre il ragazzino innocente, così simile a suo padre da bambino. Ma era avvilito: quello che aveva detto quel mostro aveva un senso. Aveva ragione. Era un buono a nulla.

Gohan gli passò un braccio intorno alle spalle. Sostenendolo, si accorse del viso triste di suo fratello.

– Ehi, Goten, ti senti bene?

Il ragazzino alzò svogliatamente lo sguardo Gohan. Aveva gli occhi lucidi, di sicuro non a causa dell’apparente annegamento.

– Sì, sto bene.

Il ragazzo scandagliò per un altro minuto il viso del fratello minore. Dopo una breve pausa, capì.

– Goten, non devi dare ascolto alle menzogne di quel mostro. Non è assolutamente vero che sei debole. Io, alla tua età, non sognavo nemmeno di trasformarmi. Io mi sono trasformato in Super Saiyan a undici anni. Tu a sei.

Gohan indugiò sul viso ancora contratto dall’ansia di Goten. Scrollò le spalle, tranquillo.

– Senti, Goten: quel mostro ti ha detto quelle parole solo per farti dubitare di te. Lo sai che ciò che ha detto non è vero. In questo momento non abbiamo bisogno anche di sfiducie interiori: abbiamo già abbastanza problemi.

Sentendo la voce del fratello incrinarsi, Goten scandagliò il volto di Gohan. Vi si leggevano stanchezza, disperazione… e tormento. In quel momento ricordò che Gohan aveva perso la sua famiglia. Era una separazione breve, perché le Sfere avrebbero compiuto il loro lavoro, ma doveva comunque sentirne il dolore.

Così decise di mettere a tacere i suoi dubbi, poiché c’erano questioni ben più importanti di quelle un ragazzino demoralizzato.

 

Sud–ovest della Kame House, diciotto e ventinove.

Avevano deciso di passare tutta la giornata sull’isolotto per riprendere le forze e riposarsi. Non che avessero combattuto un granché, ma dovevano ancora smaltire tutto il nervosismo accumulato nelle ultime ore. Inoltre Goten era ancora troppo debole anche per alzarsi in volo. Sarebbe svenuto nel giro di pochi minuti. Per ingannare il tempo, cominciarono ad allenarsi.

Vegeta guardava il figlio e Gohan combattere allegramente, senza pensieri, senza preoccupazioni, proprio come due ragazzi normali che stessero studiando arti marziali.

Dal bordo della scogliera dov’era seduto poteva sentire distintamente le risate, gli scherzi, le battute forse un po’ infantili per l’età di Gohan. Vedeva Goten che, ancora in “convalescenza”, aizzava i due l’uno contro l’altro, e si divertiva da pazzi, osservando il suo migliore amico diviso moralmente tra l’intento di fargli seriamente del male o il lasciarlo perdere, visto che non si poteva difendere.

Si chiedeva come facesse il figlio ad essere così spensierato, dopo tutto quello che gli era successo, da piccolo e in quel giorno. Prima la perdita del padre, poi la responsabilità della salvezza del mondo, ultimamente la morte della madre: niente sembrava scalfirlo. Avrebbe voluto essere come lui.

Il Principe portava ancora dietro di sé la traccia di quei primi trentuno anni, quelli precedenti al suo arrivo sulla Terra: anni oscuri e sofferenti, segnati solo dalla tirannia di Freezer. E ogni volta che viveva qualcosa di doloroso, quell’inferno tornava a tormentarlo.

Non aveva mai avuto un’infanzia e neanche un padre che si prendesse cura di lui. Non sapeva cosa volesse dire. Però poteva capirlo dall’affetto che Trunks gli dimostrava, nonostante il fatto che Vegeta non fosse stato un padre modello.

Ma Trunks del futuro? Lui non l’aveva mai conosciuto, aveva dovuto sopportare le sue bizze e la sua freddezza. Non aveva avuto un gesto di tenerezza, figuriamoci d’amore. Malgrado tutto, gli voleva un gran bene, proprio come un figlio al padre.

E se Vegeta fosse morto, come avrebbe voluto il corso del destino? Se Trunks non fosse arrivato nel passato, evitando una strage senza precedenti, come sarebbe ora suo figlio? Sarebbe stato meglio?

“E se morissi?”

Chi si sarebbe occupato di Trunks e Bra? Non avevano più una casa, e anche se fosse, non ci si vedeva proprio a fare la casalinga. La sola idea gli dava il voltastomaco. Se ci fosse ancora Bulma…

La nostalgia lo assalì. Aveva perso il miraggio di una vita normale. Non l’aveva mai avuta.

In quel momento, Goku gli si sedette accanto. Stette in silenzio per un attimo, notando con stupore che Vegeta non l’aveva invitato ad andarsene. Sembrava non accorgersi di lui.

– Vegeta, hai visto i nostri figli, come sono forti?

Il Principe mugugnò un assenso, mentre tornava a contemplare l’orizzonte. Sempre più sconcertato, Goku ritentò:

– Lì c’è l’Isola del Genio. Sai che ho imparato a combattere lì?

Vegeta sembrò vagamente interessato. Ormai la meraviglia di Goku sconfinava nell’incredulità.

– Il mio primo maestro è stato Muten. Sai? A quel tempo, pur essendo io un Saiyan, riusciva a battermi. È lui che mi ha insegnato la Kamehameha… Pensa, a lui ci sono voluti cinquanta anni; io l’ho superato che non ero neanche un ragazzo!

Vegeta sporse leggermente la testa verso l’ex rivale. Sconcertato per quel nuovo atteggiamento, Goku si lanciò in un lungo monologo, volto a distrarre il suo ex–nemico. Sentiva che, in qualche modo, il Principe apprezzava la sua compagnia. Non era mai capitato. Prima lo allontanava fastidiosamente; ora mostrava un minimo di attenzione. Era entusiasta, come un bambino di fronte al regalo di Natale più grande della sua vita.

Non smise di parlare finché non scese la notte.

 

Sud–ovest della Kame House, diciannove e cinquantaquattro.

L’atmosfera si era in parte risollevata. Goten era ancora più allegro e scherzava con i due ragazzi sulla sua condizione di salute.

– Goten, sembri ubriaco!

Il Principe era tornato alla sua ostilità di un tempo. Goku era dispiaciuto, ma in fondo in fondo si era tranquillizzato: Vegeta non era malato.

Quando finalmente Goten fu capace di fare dieci metri senza ruzzolare a terra, si organizzarono per tornare al Palazzo.

Volgendo lo sguardo all’orizzonte, Goku notò un leggero chiarore. Strano che il sole non fosse ancora tramontato. In quel periodo dell’anno, le giornate erano abbastanza brevi.

Mano a mano che passavano i secondi, Goku si sentiva sempre più agitato: c’era qualcosa che non andava, ed era tutto in quella luce.

– Guardate… – mormorò rivolto agli altri.

I Saiyan si voltarono. Guardavano fisso quella luce. Ma non diminuiva, anzi, cresceva. Non era una luce naturale. Era una luce prodotta da qualcosa di veramente potente.

Prima ancora che il panico dilagasse, un forte sbuffo di vento mise alla prova il loro equilibrio. Goten cadde subito a terra e, se non fosse stato per il fratello, sarebbe precipitato anche dalla scogliera.

Un boato assordante stordì i cinque Saiyan. La confusione in quel momento era al massimo: non sapevano cosa stesse succedendo. Una terrificante consapevolezza si fece strada nelle loro menti.

“È un’esplosione!”

Appena furono in grado di fare qualche ragionamento, notarono che la colonna di luce era a nord–est di dove si trovavano.

Sapevano esattamente cosa c’era in quella direzione.

La Kame House – mormorò Goku allibito.

Vegeta gli lanciò un’occhiata che avrebbe dovuto sembrare preoccupata. Aveva capito che quel luogo era uno dei punti saldi del suo ex rivale.

Goku cadde in ginocchio.

Una luce non gli era mai sembrata tanto estranea e nemica.

 

FINE QUINTO CAPITOLO

 

NA: Ecco il quinto capitolo! Scusate per l’aggiornamento un po’ in ritardo, ma i proffini non mi hanno lasciato respiro fino all’ultimo giorno di scuola! Ma ora, i ringraziamenti ^^!

Sweetgirl91: Non c’è che dire, questa è telepatia ^^! Per la descrizione del mostro non mi sono rifatta a nessun personaggio in particolare, ho cercato di crearne uno che sia diverso da tutti gli altri… Ma non ci sono riuscita T.T… In ogni caso non c’entra niente con l’ultimo Drago della serie GT, anche perché questa doveva essere una sua sostituzione (il GT non mi ha soddisfatta assolutamente). Per essere sinceri, di Pan mi sta antipatica quella del GT (si sarà capito che quella “serie” non la sopporto…), almeno all’inizio, perché è piagnucolosa e non sembra neanche una Saiyan… Quella della serie Z, invece, è cucciolosa *.*! Ma non è questo il motivo dell’esistenza di Tomi… Una nota: che ne pensate di questo nome? Sono talmente perfezionista che mi vengono delle crisi anche per il nome di un personaggio! =.=).

Me91: Mi dispiace, non c’è nessun altro flashback. Razor non ha una storia alle spalle, è una creatura venuta al mondo nel momento stesso in cui decide di uccidere i Saiyan… Dispiace a te quanto a me, perché con i pensieri dei cattivi riesco ad esprimere la mia vena sadica XD! Ma purtroppo, la storia mi è venuta così, e ci ho penato talmente tanto che ormai non ho neanche la forza di cambiarla ^^’ Non che voglia farlo, in ogni caso… Ed ecco la vena veggente che si fa risentire XD! Però non ti dico dove hai azzeccato, perché sennò equivarrebbe a raccontarti tutta la storia!

Capitolo drammatico… D’ora in poi non ce ne saranno pochi, anzi, saranno anche peggiori! Continuate a seguire!

Grazie a tutti quelli che hanno letto la storia!

DarkMartyx

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Capitolo 7
*** Braccati ***


CAPITOLO 6 – BRACCATI

 

Palazzo del Supremo, venti e otto.

Le stelle della notte occhieggiavano sulla cupola del Palazzo. Al suo interno, i sopravvissuti tenevano una riunione d’emergenza. Si era aggiunto anche Piccolo, avvertito dal Supremo della situazione.

– Basta! – urlò il Principe agitando il pugno – Non può andare avanti così! Dobbiamo sconfiggerlo una volta per tutte!

– Non è così facile come dici – osservò Dende abbassando il capo –Hai visto anche tu la potenza di quel mostro. Non so se abbiamo qualche possibilità.

– Ha ragione – confermò Piccolo cupo.

Vegeta fu sul punto di disintegrare qualcosa. Respirava affannosamente dalla rabbia e aveva un cipiglio terribile.

– Calmati, Vegeta – lo redarguì Goku stancamente.

– Non osare dirmi cosa devo fare, Kakaroth!

– Papà! – sbottò Trunks – Non è il momento. Questa è un’emergenza!

– Insomma, vogliamo calmarci? – implorò Goten.

Dopo qualche occhiata di fuoco, la situazione si stabilizzò. Popo cominciò a parlare:

– Forse dovremmo chiedere consiglio a Re Kaioh o ai Kaioshin.

– Figuriamoci se ci possono aiutare! – esplose il Principe.

Gohan perse la pazienza.

– Vegeta, ti stai comportando come un bambino. Non ci aiuti affatto così. Calmati e pensa lucidamente. Sei tu quello con la mente più brillante … Se dai in escandescenze, non ci dai una mano. Anzi, ci dai un problema in più.

Il Principe stava per fargli veramente male, poi si convinse delle sue parole, e si quietò. Gohan guardò il padre. Goku annuì e si portò due dita alla fronte per individuare l’aura di uno dei tre Re Kaioh vivi: quello del nord, il loro “mentore”, era morto, e non era possibile trovarne la forza vitale. Poi dall’Aldilà avrebbero potuto anche raggiungere il pianeta dei Kaioshin. Ma accadde qualcosa di strano.

L’aura dei Re Kaioh non si avvertiva. Non solo: non si sentivano neanche le aure di Re Yammer e tantomeno del Gran Maestro. C’era qualcosa che non andava: più di una volta, Goku aveva fatto tranquillamente la spola tra l’Aldilà e la Terra. Per verificarsi quello che stava succedendo, sarebbero dovuti morire tutti, cosa impossibile per chi era vivo nell’Altro Mondo.

Abbassò la mano, sconfortato.

– Che cosa succede, papà? – chiese Goten preoccupato.

Goku sospirò.

– Non riesco ad andare nell’Aldilà.

Un istante di silenzio regnò nell’ampia sala.

– Kakaroth, che scherzi sono questi? – lo aggredì Vegeta – Ti ho visto benissimo, in passato, teletrasportarti da qua al pianeta di quel Re Kaioh. Non ci prendere in giro!

– Non è uno scherzo – lo interruppe Goku – Per teletrasportarmi devo seguire la traccia di un’aura, lo sai benissimo. È vero che in passato riuscivo a raggiungere Re Kaioh nell’Altro Mondo. Però ora non sento l’aura di nessuno. Non posso arrivare fino a lì semplicemente volando. Sembrerebbe… sembrerebbe che ora l’Aldilà non esista più.

I presenti sbiancarono in volto.

– Quel mostro… quel mostro sarebbe riuscito a distruggere l’Aldilà? – chiese incredulo Gohan.

– Già. Forse è così.

Non era quello il problema: anche Majinbu stava per distruggere l’Aldilà, tempo prima. Ma la cosa che li rendeva sgomenti non era quella: per distruggere l’Aldilà serviva un’immane quantità di energia. Come avevano fatto a non avvertirla? E come aveva fatto a polverizzare l’Altro Mondo in così poco tempo? Era una mostruosità.

E se l’Aldilà non c’era più…

Il cuore di Gohan mancò un battito.

– Ma se… se l’Aldilà è stato distrutto… allora… Videl… Bulma… mio figlio…

Goku gli rivolse un’occhiata addolorata.

– Non lo so. Potremmo anche farli resuscitare. La risposta è nelle Sfere del Drago.

Gohan si immobilizzò, sconvolto. Piccolo mosse un cenno millimetrico nella sua direzione, ma rimase impassibile. Vegeta e Trunks evitavano di guardarsi negli occhi, per non vedere il proprio dolore riflesso negli occhi dell’altro.

Non avevano più niente da dirsi. Goku, a testa bassa, uscì dalla stanza per fare compagnia a Chichi.

 

Palazzo del Supremo, venti e quarantasette.

Si erano divisi. Non riuscivano ad affrontare gli sguardi vuoti degli altri. Vegeta aveva chiesto con voce vuota a Dende una stanza dove ritirarsi. Stupito dalla docilità del Saiyan, il Supremo gliela concesse. Poco dopo se ne andò anche Gohan, seguito da Piccolo, dal Supremo e Mister Popo. Tutti erano da soli.

Solo Goten e Trunks, di tutti i guerrieri, si facevano compagnia. Non parlavano: stavano zitti.

Trunks giocava un po’ con la sua sorellina. Bra si era svegliata e non aveva perso il buon umore. A otto mesi e mezzo compiuti, sembrava un cucciolo legato al guinzaglio. Adorava il fratello e anche lui non disdegnava di giocarci insieme, anche se era più grande di dodici anni.

Goten non faceva niente: sdraiato sul pavimento, osservava il soffitto della stanza. Ad un certo punto disse:

– Secondo te, chi è quel mostro?

Le mani di Trunks tremarono leggermente.

– Non lo so.

– Non ti sei fatto nemmeno un’idea?

– No.

Aveva risposto troppo in fretta. Goten alzò lo sguardo.

– Cos’hai?

Questa volta gli tremò anche la voce.

– È… è che quel mostro… mi fa uno strano effetto.

– Come, scusa?

– Non lo so.

Trunks era a un passo dalle lacrime. Il suo amico lo guardava ad occhi spalancati.

– Trunks? – chiese incerto.

– Sì… sto bene… – balbettò il ragazzino – È che… mi sembra di essere attratto da quel mostro… E se avessi qualcosa in comune con lui?

Il ragazzino tacque.

– Mi sento male al solo pensiero… – disse poi in un soffio.

Goten si avvicinò all’amico, lo sguardo fermo. Trunks riconobbe in lui l’espressione di suo padre Goku, forte, decisa, sicura delle proprie idee, tanto amata quanto rassicurante. Anche su di lui fece quell’effetto, e in breve si rasserenò.

– Trunks – cominciò – Tu sei il mio migliore amico. E so che tu non sei cattivo. Non vedo come tu possa avere qualcosa in comune con quell’essere immondo. Sarà una tua impressione, ma ricorda: lui è malvagio, tu no.

– È vero, forse hai ragione – mormorò Trunks. Ma in cuor suo, non era completamente convinto. Perché aveva fatto solo su di lui quell’impressione?

– Cominciamo ad allenarci – propose Goten, avviandosi alla porta.

– Sì. Andiamo.

Sarebbe stato utile per distrarsi.

 

Neanche cinque minuti dopo, Goten sentì un refolo d’aria sfiorargli il collo. Senza avere il tempo di rabbrividire, si trovò avvinghiato al petto di Razor.

– Ci rivediamo, Goten… mi sei mancato… non avevo niente da fare…

Trunks assisteva alla scena tremando come una foglia. Ancora quella strana sensazione che gli infondeva quel mostro… Da una parte avrebbe voluto correre in aiuto dell’amico, ma il suo istinto gli diceva di rimanere fermo, se non avesse voluto finire mare.

Fu a lui che si rivolse il mostro. Sorridendo, gli chiese:

– Che fai? Non vieni ad aiutare il tuo amico?

Il ragazzino non si mosse. Razor strinse ancora la sua morsa soffocante.

– Sei solo un piccolo codardo… lo sai che sto facendo tutto questo per spronarti a combattere? Che il tuo amico ci sta andando di mezzo per questo?

– Ma… ma perché proprio io? – riuscì ad articolare il ragazzino.

– Perché so che tuo padre farebbe fuoco e fiamme pur di difenderti – sogghignò il mostro – E perché so che tu non riusciresti mai a battermi. Sei una nullità. Non si direbbe che sei il figlio del Principe dei Saiyan. Forse è proprio per questo che tuo padre ti ha sempre ignorato.

Trunks, in quel momento, si rifiutò di ascoltare altro.

Improvvisamente la parete si squarciò e il pugno di Goku colpì la guancia di Razor. Il mostro non diede segno di aver avuto danni, ma allentò la presa. Goten si era finalmente liberato e trasformato in Super Saiyan.

– Tutto bene, figliolo? – domandò il padre, senza staccare gli occhi dal nemico.

– Sì – rispose Goten, massaggiandosi il collo. Lungo tutta la sua circonferenza si stagliavano nitidi segni rossi.

In breve, arrivò anche Vegeta. Si dispose subito in posizione di difesa, senza degnare gli altri di uno sguardo. Poco dopo li raggiunsero anche Dende e Gohan.

Razor sorrise di quella riunione.

– Bene, vedo con piacere che ci siamo tutti…

Vegeta non potè sopportare oltre la sua arroganza.

– Che cosa vuoi da noi?

– Sei duro di testa, Principe dei Saiyan – rise Razor – Mi pare di essermi spiegato bene… Io voglio la vostra rovina.

Goku ebbe un terribile presentimento.

– Che cosa vuoi fare?

– I Saiyan sono casi irrecuperabili – scosse la testa il mostro. Poi, alzando lentamente e minacciosamente il capo verso di loro, scandì:

– Ora vedrete tutte le vostre speranze morire.

Inarcò la schiena a raccogliere tutta la sua potenza e nella stanza fu l’inferno.

Sarebbe bastato il decimo della sua forza a far impallidire il guerriero numero uno, il valoroso Goku. La pareti furono come risucchiate, si dissolsero anche i calcinacci dei calcinacci; pochi secondi dopo, furono all’aperto.

Trunks, senza perdere altro tempo, corse nella stanza dove riposavano Chichi e Bra. Naturalmente anche quella era rasa al suolo, ma le due erano indenni.

– Che cosa sta succedendo? – chiese Chichi, con gli occhi terrorizzati.

Il ragazzino agguantò velocemente la donna e la sorellina, che aveva cominciato a piangere.

– Quel mostro… è tornato.

Non potè aggiungere altro. Un intenso bruciore alla schiena lo prese a tradimento. Non ci mise molto a capire cosa stesse succedendo: il Palazzo del Supremo stava esplodendo.

Urlò con quanto fiato aveva nei polmoni: il fuoco stava bruciando le sue spalle. L’intenso dolore gli procurò un annebbiamento al cervello che agì come antidolorifico. Si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Era finita. Da lontano udì un caos di voci, una sopra tutte le altre, furiosa, satura di preoccupazione, ma che non riconobbe.

Continuò a gridare fino a quando, con il pianto di Chichi e Bra nelle orecchie, precipitò nell’incoscienza.

FINE SESTO CAPITOLO

 

NA: Sono contenta! Finalmente qualcuno che legge la fanfic comincia a farsi sentire ^^!

Sweetgirl91: Adoro le cavolate del primo pezzo delle recensioni XD! Sono contenta che ti sia piaciuta la parte con Goku e Vegeta, perché a me sembrava un po’ troppo melensa ^^’ Ma d’altronde non potevo continuare per sempre a descrivere morti e solo morti… Ci voleva un’emergenza del genere per Vegeta per non far trattare malamente Goku XD! La recensione è magnifica! All’inizio, infatti, avevo notato qualcosa di strano… Figuriamoci, non sono riuscita a capire nemmeno come hai fatto! ^^’ Grazie dei complimenti!

Me91: Anche a me piacciono molto le storie drammatiche (non si capisce, eh? NdMe)… Però non ci provo gusto a far soffrire i miei eroi, anzi! Ti piace la parte tra Goku e Vegeta? Bene, a me sembrava un po’ fuori luogo… insomma, non è che il Principe si dia a queste scene tutto i giorni, no? Mi sembrava molto OOC… Per fortuna mi è andata bene! Ah, grazie ancora per i complimenti **!

silvergirl90: Che bello! Una nuova coraggiosa che commenta! Grazie mille dei complimenti ;)!

Inoltre ringrazio anche miettajessica e monicar92 per aver aggiunto la mia storia tra i Preferiti ^^!

Poi, una buona e una cattiva notizia! La buona è che ho finito la prima parte e ho cominciato a correggere la seconda… Quella cattiva è che mi devo riprendere da un attacco di diabete acuta da melensaggine del primo capitolo della seconda parte (ma come ho fatto a scrivere certa roba?! ò.ò NdMe)… Scherzi a parte, penso di aggiornare ancora prima che finiscano la vacanze (questa è per Sweetgirl91 e M 91, so che saranno contente!).

Bacioni a tutti!

DarkMartyx

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Capitolo 8
*** Tregua ***


CAPITOLO 7 – TREGUA

 

Area Ovest, Quartiere 1050, l’una e ventisei.

Volavano da ore. Troppo deboli per compiere tutto il percorso in una volta sola, avevano dovuto fare parecchie soste. Una delle prime per controllare le condizioni di Goten, Chichi, Bra e soprattutto di Trunks.

Era quello che era uscito peggio dallo scontro. Appena si erano allontanati abbastanza da essere fuori pericolo, lo avevano esaminato con grande attenzione. Goten, già debole di suo, inorridito da quella vista, si era dovuto distaccare dall’amico per non dare di stomaco.

Anche gli altri erano profondamente sconvolti: la schiena di Trunks era carne viva, le ustioni cominciavano ad infettarsi. Non riuscivano a toccarle senza udire l’urlo di dolore del ragazzo, che tuttavia rimaneva incosciente. Vegeta era come anestetizzato: non riusciva a parlare, invece di respirare boccheggiava. Non si rilassò neanche quando Trunks inghiottì un fagiolo magico.

Quando aprì gli occhi, allo stremo, il ragazzino chiese con voce stanca e flebile al padre:

– Dove siamo?

– Lontano dall’Obelisco.

– Dende?

– È morto.

– È stato Razor?

– Sì.

– E ora?

– Non lo so.

Non gli chiedeva se stesse bene, né aggiungeva altro. Sembrava freddo e distante, perso nei suoi imperscrutabili pensieri. Più lo guardava, più si convinceva che quello che Razor aveva detto fosse la verità.

Si voltò su un fianco. La stanchezza causata dalla guarigione ebbe la meglio sul tormento e si addormentò.

 

Giunti all’Area Ovest 1050, avevano deposto Trunks alla base di un albero di quella foresta, avevano acceso un fuoco e ora si stavano riprendendo. Gohan si guardava intorno, lo sguardo spento.

– È questo il luogo dove il ragazzo del futuro, Bulma e io abbiamo trovato la macchina del tempo di Cell – mormorò atono.

Goten alzò lo sguardo meravigliato.

– Il ragazzo del futuro?

Prima che Gohan potesse parlare, Vegeta intervenne:

– Niente. Gohan si è confuso.

I modi bruschi del Principe stupirono Goten, ma preferì non protestare. Quanto agli altri Saiyan, reduci dallo shock di quella sera, tacevano. Era chiaro che la conversazione era finita lì. Non aggiunsero altro. Dopo circa mezz’ora, erano tutti addormentati. Tutti, tranne Vegeta.

Ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva quelle orribile bruciature. Se pensava che suo figlio stesse per morire… e che anche Bra stesse per fare la stessa fine. Se non fosse stato per la prontezza di Trunks, a quest’ora sua figlia non ci sarebbe più. In realtà, anche se non l’avrebbe mai ammesso, si vergognava da morire: aveva pensato solo a dare battaglia, egoisticamente.

Era stanco morto, ma non riusciva ad assopirsi. Decise di montare la guardia. Si dispose ad osservare il fuoco che cominciava a spegnersi.

 

Area Ovest, Quartiere 1050, sei e trentatré del mattino.

Quando Goku si svegliò, trovò Vegeta seduto su una roccia, lo sguardo rivolto all’alba. Il focolare era ormai un letto di braci e cenere.

–‘Giorno, Vegeta – lo salutò.

Era stato il primo rumore che udiva dopo ore. Allarmato, si voltò di scatto per vedere chi fosse. A Goku ricordò un animale braccato, costretto a guardarsi le spalle per non incappare in un qualsiasi pericolo mortale.

– Ah, sei tu, Kakaroth.

Pensando che come saluto fosse sufficiente, Vegeta tornò a contemplare l’alba infuocata. Goku si sedette vicino a lui.

– Sai, avevo già qualche sospetto.

Il Principe si voltò sorpreso.

– Che vuoi dire?

– Pensavo già da ieri che fossi malato. Guardati: non mi hai mai risposto male in quasi ventiquattr’ore. Hai qualche virus, ne sono certo.

– Risparmia il tuo sarcasmo per Razor – replicò Vegeta con una smorfia – Se non troviamo qualche modo per batterlo, è finita.

– È lui che ti preoccupa, vero? – domandò Goku.

Il Principe ripiombò nel suo mutismo. Goku aveva centrato in pieno.

– Che c’è che non va? – azzardò.

         Non dire niente – sbottò Vegeta – Non so che farmene dei tuoi discorsi sulla fiducia tra amici. Noi non siamo amici.  

Goku s’incupì, ma non cadde nella trappola.

– Non voglio fare un discorso, voglio solo parlare.

Vegeta trasse un profondo sospiro. Poi disse lentamente, come se dovesse pentirsene da un momento all’altro:

– Non so cosa fare.

Goku attese che continuasse.

– Mettiamo ipoteticamente che noi riuscissimo a sconfiggere Razor: dopo dove andremo io, Trunks e Bra?

– Tutto qui? – ridacchiò Goku.

– Non c’è assolutamente niente da ridere, Kakaroth. Smettila, o sono capace di piantarti un pugno su quella tua faccia da schiaffi.

Goku non accennò a smettere, anzi, aumentò il volume della risata.

– Secondo te, non lo so? Conosco già il bel carattere, grazie.

– Finiscila – lo minacciò sottovoce il suo ex nemico – Altrimenti, oltre a spazientirmi, sveglierai anche gli altri.

Finalmente le risate cessarono, ma Goku non abbandonò il suo sorrisetto malizioso.

– Ma di che ti preoccupi, Vegeta? Verrete a casa mia. Lo ammetto, avevo pensato di prendere con me solo Bra e Trunks, ma visto che ci sei anche tu…

Vegeta lo guardò torvo. Goku capì che l’aveva preso sul serio.

“Devo fare qualcosa, è capace di ammazzarmi!”

In tutta fretta, balbettò:

– Vegeta, scherzavo!

Il principe si accigliò.

– Lo so che scherzavi. Io rispondevo allo scherzo.

– Sì, dicono tutti così… – continuò Goku, nascondendo un enorme sospiro di sollievo. Ma le sue parole si persero nel vento, mentre Vegeta tornava a fissare l’alba.

Poi, inaspettatamente, disse:

– Grazie, Kakaroth.

Goku rimase esterrefatto.

– Vegeta, mi sta ringraziando!

– No, non precisamente – replicò Vegeta – Io ti sto ringraziando da parte dei miei figli. Io non c’entro niente. Poi, scherzavo.

Goku non riuscì a trattenere un ghigno.

– Lo so che scherzavi. Io rispondevo allo scherzo.

Il viso di Vegeta s’illuminò d’un debole sorriso, lo stesso sorriso astuto e rassicurante che aveva conquistato Bulma dodici anni prima, mentre la luce rosata del sole nascente si intensificava e lasciava il posto a quella più decisa e chiara della mattina.

FINE SETTIMO CAPITOLO

 

NA: Non ci credo neanch’io, sono tornata! Scusate per l’immenso ritardo, ma un virus ha messo KO il mio computer, ma per fortuna la storia era sulla chiavetta USB. Ma come se non bastasse, provando ad aggiornare dal computer della mia amica, ho scoperto che il file era troppo grande per essere letto dalla vecchia versione di Word che c’era installata, così ho dovuto rinunciare. Come minimo adesso avrò perso i pochi lettori che avevo ;_; me misera…

Ringrazio tutti quelli che mi hanno commentato, per stavolta non rispondo. La prossima sicuramente. Un ringraziamento speciale a Fraky_93 che ha cercato di aiutarmi con gli aggiornamenti (senza successo) e che ha messo l’avviso sotto forma di commento sulla mia assenza. Sarai per sempre the best(ia)!

Bacioni

Martyx

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Capitolo 9
*** Grigiore ***


CAPITOLO 8 – GRIGIORE

 

Rovine del Palazzo del Supremo, venti e cinquanta del giorno prima.

Scappate, scappate pure… Non avete capito che io posso raggiungervi dovunque? Sarete morti prima che venga la sera di domani. Mi sono stufato di giocare a rimpiattino: il gioco deve finire, prima o poi.

Vedrete che finale vi ho preparato…

Vi piacerà…

Da morire.

 

Area Ovest, Quartiere 1050, sette e dodici.

Non avevano proferito parola, da quando gli altri si erano svegliati. Era tutto come sempre, ma qualcosa era cambiato: l’espressione di Vegeta non era più ostile, ma serena, e Goku era più allegro del solito. Li avevano trovati a farsi compagnia. Avevano capito che tra di loro era scesa una sorta di tregua, la sfida era solo stata rimandata.

Quella mattina Trunks stava molto meglio. Dopo una notte di sonno si era completamente ristabilito e non aveva problemi di nessun tipo. Anzi, era lui ad accompagnare Goten quando camminava, spalleggiato da Gohan. Ma anche il ragazzo si era rimesso e non aveva bisogno dei due angeli custodi.

Avevano deciso di riportare Chichi e Bra a casa: avevano capito, ormai, che erano più al sicuro lì che con loro. Razor cercava i Saiyan, non loro due. E visto che tra i monti Paoz non c’era nessuno di cui conoscessero l’aura, erano costretti a fare tutto il percorso in volo, sebbene fossero più di cinquecentomila chilometri.

Partirono circa un quarto d’ora dopo che si erano svegliati. Bra, che era fresca come una rosa, verseggiava, cercando di spezzare il silenzio che c’era tra i Saiyan.

Chichi non diceva una parola. Manteneva sul suo viso un’espressione corrucciata da quando si era svegliata.

Anche Goku se n’era accorto. Alla prima sosta che fecero, le si avvicinò.

– Stai bene? – le chiese con dolcezza.

– Sì, certo che sto bene! – rispose lei, provando anche a ridere. Ma quello che ne uscì era come un rantolo.

– Non mi illudi, lo sai.

La donna sospirò.

– Goku… non mi sento tranquilla.

Il Saiyan sorrise.

– Per quale motivo? Noi siamo i più forti guerrieri dell’Universo. Niente ci può battere.

– Ora sei tu che mi illudi, Goku – replicò Chichi. Il marito la guardò interrogativo.

– Che vuoi dire?

– Non fare il finto tonto. Si vede benissimo che non sapete che fare. Questo nemico è diverso, vero?

Il Saiyan tacque.

– Sì, è vero. Ma quante volte ce la siamo cavata? Non ti preoccupare inutilmente.

Chichi sospirò di nuovo. Era al limite, non ce la faceva più. Era troppo forte quel senso di disgrazia che la opprimeva. Trasse un ultimo, grande respiro. Sorrise.

– Però, promettimi che controllerai tu che Goten studi. Lo sai, te l’ho ripetuto tante volte: lo studio è importante… Ora, però, fammi vedere Bra: avrà fame.

Goku trattenne la commozione. Sua moglie aveva accantonato la sua ansia per provocare meno preoccupazioni agli altri. Soffriva in silenzio, senza lamentarsi, senza far trapelare la sua disperazione se pensava appena che uno dei suoi cari potesse non tornare più da una battaglia. Nonostante quello che aveva passato…

Cosa avrebbe fatto senza di lei?

 

Trunks passeggiava appresso a Goten, pronto a sostenerlo se ne avesse avuto bisogno. Rideva con il suo migliore amico e Gohan. Scherzavano come adolescenti, dimentichi per un attimo dei loro problemi.

Aveva recluso il suo dubbio sul padre in un angolo della sua mente, ignorandolo. Sapeva in cuor suo che era falso, ma metteva in luce un altro problema, reale: l’assenza del padre nella sua vita.

Fino ad sette anni non gli aveva chiesto niente. Aveva osservato il suo mettersi in disparte dalla sua vita, come se non ne fosse incluso. Ma c’era dentro più di quanto immaginasse.

Era suo padre. Trunks guardava Goku, che stava quasi tutto il tempo con i figli. Guardava sua madre, che fino a poco tempo prima si occupava insistentemente di Bra. Trovava sempre il modo di passare un po’ di tempo con lui, ma un lattante impone molte attenzioni. Per quanto si sforzasse, Trunks stava con lei solo la sera. Il resto del giorno lo trascorreva ciondolando per casa, quando suo padre non lo chiamava per allenarlo. L’unico momento in cui lo vedeva, oltre ai pasti.

Quando lo allenava, non scambiava mai battute con lui. Eseguiva gli esercizi con una smorfia accigliata, scontrosa. Se Trunks provava a scambiare due parole, lo zittiva malamente.

Ma ora sapeva che cosa avrebbe dovuto aspettarsi. Non avrebbe sopportato un’altra angheria o sgarbatezza. Finché la mamma non fosse tornata in vita con le Sfere di Namecc, avrebbe fatto capire a suo padre che non lo poteva trattare così in eterno. Chiarezza e coerenza erano le parole d’ordine.

La sua rabbia adolescenziale premeva e lo faceva stare male. Sotto l’apparenza dura e decisa, il suo dolore urlava, implorando di essere ascoltato e compreso.

 

Monti Paoz, dodici e quarantacinque.

Appena arrivata, Chichi si precipitò nel suo regno: la cucina. Conosceva abbastanza bene suo marito, o meglio, lo stomaco di suo marito, da sapere che entro dieci minuti avrebbe cominciato a rombare come un’orchestra di tuoni. Senza contare che la loro tavola si era allargata, accogliendo Vegeta e Trunks e tornando ad alloggiare (sperando per poco tempo) suo figlio Gohan. Cinque Saiyan, più una bambina di otto mesi e mezzo. Un’impresa al di fuori della portata di un normale essere umano. Ma Chichi era specializzata in imprese impossibili. Inoltre doveva cominciare a fare pratica: Goku le aveva parlato della sua intenzione di accogliere Vegeta e i suoi figli e lei non aveva potuto fare altro che acconsentire, un po’ per principio, un po’ per quei poveri orfani, ma soprattutto per amicizia con Bulma. Sarebbe stata più che contenta di come si sarebbe presa cura di Bra. Quella bambina era più che adorabile e le faceva rimpiangere di non avere una figlia femmina.

– Goten, Trunks, andate a lavarvi le mani – ordinò minacciosamente. Anche Trunks sapeva che quella donna poteva essere anche più pericolosa di suo padre e obbedì senza protestare.

Poi Chichi spostò lo sguardo sugli altri due Saiyan.

– Anche voi due – sillabò lentamente, senza lasciarsi intimorire da Vegeta.

Quest’ultimo inarcò le sopracciglia infuriato e Chichi temette che l’avrebbe attaccata. Invece, rassegnato, ma furioso, seguì Goku, che aveva abbassato la testa. Ma entrambi sapevano che il prezzo di una loro possibile ribellione sarebbe stata punita con il digiuno. E tutti e due sapevano quanto cucinava bene Chichi.

Entro l’una ognuno ebbe davanti a sé la propria razione di leccornie e cominciarono a mangiare.

Ma c’era qualcosa di diverso. Di solito, il pranzo era rumoroso e allegro, colmo di risate, tra rimasugli di cibo schizzati dall’ingordigia dei due Saiyan e l’espressione isterica–disperata–rassegnata di Chichi.

Quella volta, invece, l’atmosfera era tetra e silenziosa, un’occasione per mantenere una parvenza di normalità. Goku mangiava con lentezza e come lui anche Vegeta, Gohan e i due ragazzini. Invece di strafogarsi, erano composti ed educati. Chichi non era affatto stupita e, pensierosa, fingeva di ignorare la ragione di quel mutismo.

Perché Goku l’aveva capita. Quello che avevano passato, aveva lasciato una traccia indelebile. Vedere i propri amici e familiari morire come mosche era stato scioccante. Come potevano parlare di valore della vita dopo quello che era accaduto?

Ma il Saiyan non la pensava così. Non dovevano lasciarsi andare: quello che era successo era solo una ragione in più per combattere sino alla fine, perché i loro cari che li avevano lasciati sarebbero stati orgogliosi di loro, una volta risorti. Combattere per loro, dedicare loro ogni goccia di sangue che scorreva, ogni vittoria, ogni sconfitta, ogni tentennamento. Quello era lo scopo della sua vita.

Intento a spezzare quel silenzio, Goku esclamò allegro ma nervoso:

– Ehi, cos’è questo silenzio? Non siamo mica in collegio!

– Goku, non dare cattivi consigli a tuo figlio. A tavola è bene osservare silenzio – sentenziò Chichi.

Mentre Gohan e Trunks ridacchiavano, Goten levò uno sguardo implorante all’indirizzo della madre.

– Mamma! Potresti una buona volta non sfornare regole su regole?

– Ma come!? Io cerco di darti un’educazione e tu…

– Ma…

– Niente ma! Dopo pranzo, compiti fino alle quattro!

Ormai Gohan e Trunks ridevano a crepapelle, beffandosi dell’espressione disperata di Goten. Goku osservava la scena sorridendo, mentre Vegeta ostentava noia. Bra sollevò la testa interessata.

Ma Chichi non aveva finito.

– Devi studiare per il tuo futuro, caro! E poi – continuò melliflua – Trunks ti aiuterà, vero?

Trunks si strozzò con il boccone che stava ingoiando. Vegeta gli lanciò un’occhiata a metà tra il beffardo e la sufficienza. Gohan aumentò il volume delle risate, seguito a ruota da Goku.

– D’accordo… per oggi niente compiti. Siete esonerati – concluse lo scherzo Chichi, ammiccando ai due ragazzini.

Goten la guardò adorante, imitato da Trunks. Gohan e Goku continuavano a ridere. Vegeta sbuffò. Bra batteva la forchetta sul piano del tavolo.

Sembrava tutto normale. Un po’ di quotidianità stava rivivendo in quella stanza. Ma se provavano a pensare a Razor, le pareti ridiventavano sbiadite, i sorrisi sparivano.

E tornavano in balia del destino.

 

Monti Paoz, tredici in punto.

Non c’era più tempo: erano in trappola. Razor poteva raggiungerli da un momento all’altro. Dovevano capire quali erano veramente le armi a loro disposizione.

Dovevano tornare alla Capsule Corporation.

Goku, quando aveva salvato Bra, non aveva notato gravi danni al laboratorio sotterraneo. Era pur vero che il Saiyan non se ne intendeva. In ogni caso, nel caso avessero sconfitto Razor, avrebbero avuto bisogno di una navicella per viaggiare fino a Neo Namecc e chiedere l’aiuto dei Namecciani. Erano sicuri che non gliel’avrebbero negato: erano un popolo molto generoso e avevano dei debiti nei loro confronti.

Goten e Trunks erano stufi di viaggiare da una parte all’altra del mondo senza sosta. Ma era necessario che venissero anche loro: Trunks, per quel poco che ne sapeva, era l’esperto di tecnologia del gruppo, non una cima, ma comunque in grado di usare la maggior parte dei macchinari inventati dalla madre. Goten, in questo campo, non era di alcuna utilità; Chichi aveva suggerito (a dire il vero, ordinato) che il figlio minore rimanesse a casa. Ma ciò non era possibile: se fosse stato attaccato, la madre non avrebbe potuto niente. Sarebbe stato più al sicuro con tutti i Saiyan pronti a difenderlo. Inoltre, il ragazzino non aveva certo intenzione di rimanere con le mani in mano. Tanto fece e tanto disse che la madre fu costretta a cedere, come sempre. Dopo dieci minuti, erano partiti.

Raggiunsero la rovine della Città dell’Ovest in tre ore e mezzo. La luce cominciava a diminuire, anche se ancora appariva brillante.

Individuarono subito la Capsule Corporation. I muri anneriti dal fuoco, ormai alla stregua di monconi, si alzavano sconsolati verso il cielo, come pregando di tornare come prima. Sotto i calcinacci si indovinava ancora la geometria del pavimento. Non si riconosceva più l’ampio salone in cui avevano messo piede solo il giorno prima. Trunks sentì un nodo alla gola.

Nel laboratorio sotterraneo non c’era più nessuno che potesse essere messo in pericolo con il crollo del soffitto. Con un colpo, il pavimento si sbriciolò come un biscotto.

Goku aveva ragione: i computer erano ancora al loro posto, perfetti e ancora funzionanti. Trunks cercava di ricordare il luogo dove la madre conservava le capsule. Frugando in vari cassetti, rinvenne una scatoletta immacolata, con tre scomparti. Al suo interno, ordinatamente disposte, c’erano tre capsule. Trionfante, si precipitò all’esterno per aprirle.

La prima, come avevano pensato, rivelò una navicella per sei persone, ancora in ottime condizioni e carica, pronta per un viaggio. Più di quanto sperassero.

La seconda conteneva l’aeroplano che Bulma usava negli spostamenti a grandi distanze. Non sarebbe servito, un Saiyan poteva superare la velocità di qualsiasi jet.

La terza lasciò tutti a bocca aperta. Al suo interno c’era uno strano macchinario, dalla forma ovoidale la cui metà superiore costruita di plexiglas, attorniato nella metà inferiore da diversi missili propulsori. Si manteneva dritta sul terreno grazie a delle sottili zampette, e somigliava un grosso ragno.

Trunks e Goten non aveva mai visto quella macchina. Sembrava una navicella spaziale, ma era troppo piccola, un monoposto. I propulsori erano poco potenti, non avrebbero assicurato una grande velocità. Sembrava lo scarto di lavorazione di un laboratorio aerospaziale.

Vegeta, Goku e Gohan, invece, la conoscevano molto bene.

La Macchina del Tempo – mormorò Gohan, incredulo.

FINE OTTAVO CAPITOLO

 

NA: Nuovo capitolo, un po’ inutile a dire il vero, poiché non succede niente. Solo per riferire lo stato d’animo dei Saiyan. Forse la scena a tavola è un po’ fuori luogo, dato che con un assassino alle calcagna di sicuro non avranno pensato a scherzare (^^’), ma era per sottolineare quella tensione che percorre tutta la fanfic, anche nei momenti più leggeri.

Wow, ho davvero fatto una nota seria? O.o Vabbè, ora i ringraziamenti (anzi, il ringraziamento =.=)

SweetGirl91: la conversazione tra Goku e Vegeta, in effetti, mi è venuta per caso. Fa sorridere anche me, me li immagino proprio a punzecchiarsi in questo modo! Purtroppo non ci sono molte scene come questa nell’anime (nel manga non lo so, ho solo la saga di Cell e il volume 29…). Mi dispiace deluderti, ma di azione non ce n’è molta in questo capitolo. Ma non manca molto alla battaglia finale! Giusto qualche capitolo… poi l’epilogo della prima parte, la seconda parte e la fine della fanfic.

Ok, un aggiornamento: sto continuando la seconda parte e direi che sono a buon punto e che sono molto soddisfatta del mio lavoro. A dire il vero, tutta la prima parte fa da prologo alla seconda, che sinceramente è la mia preferita, perché succedono tante cose (Ok, confesso, la mia è una strategia per continuare a farvi leggere la fanfic *,..,*).

È tutto.

Bacioni, Martyx.

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Capitolo 10
*** Fuga ***


CAPITOLO 9 – FUGA

 

Rovine della Capsule Corporation, tredici e dieci.

– Macchina del Tempo? – domandò Trunks sbalordito – Com’è possibile? È… inconcepibile anche solo l’idea di un viaggio nel tempo… Come ha fatto?

– Ti sbagli – gli disse Goku senza staccare gli occhi dalla macchina – È più che possibile, e tua madre lo sapeva molto bene.

Vegeta non aveva ancora parlato. Come gli altri due Saiyan, che avevano già vissuto quel momento, fissava quell’ammasso di metallo senza capacitarsi che fosse reale.

Trunks non riusciva a spiegare la meraviglia di suo padre. Ma erano molte le cose che non riusciva a spiegarsi.

– Incredibile… c’è riuscita, alla fine… – commentò Gohan. Non riuscì a trattenersi nel controllare i missili che facevano da motori. La parola “hope” spiccava appena sopra l’emblema della Capsule Corporation.

– “Hope”… “Speranza”… – lesse Goten – Ma che significa?

Al Principe, quella scritta faceva un effetto stranissimo. Un misto di tristezza, che però aveva un sapore dolce anche nell’amaro del distacco tra lui e l’“altro Trunks”: sapeva che si chiamava nostalgia. Gli mancava il ragazzo del futuro.

Ma non l’avrebbe mai raccontato al “suo” Trunks. Temeva quei ricordi, quel tempo in cui era stato così debole da aver ceduto alla richiesta di affetto di un ragazzino.

Vegeta non sapeva perché Bulma l’avesse scritto. Probabilmente per ricordare quel figlio che le era arrivato a bordo della sua macchina dieci anni prima. Ma ora, per uno strano scherzo del destino, quella macchina diventava ancora uno strumento di speranza, come recava scritto sulla sua fiancata. Chissà perché l’aveva scritto…

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri.

– Dobbiamo andare – ordinò Goku, trasformando la Macchina del Tempo in una capsula – Torno a casa: la darò a Chichi.

Si portò due dita alla fronte e, pochi secondi dopo, sparì.

Non era passato che poco tempo. Un sibilo dolce riempì le loro orecchie.

– Bentornati, vi stavo aspettando.

 

Monti Paoz, tredici e undici.

Chichi stava cantando la ninna nanna a Bra. Goku comparve al suo fianco.

– Ciao! – salutò allegramente.

Chichi, solamente guardandolo, da nervosa e preoccupata, diventò più serena. Il sorriso di suo marito era come un raggio di sole brillantissimo in un oceano di buio. Così sincero, così puro… ma mise da parte i sentimentalismi: se Goku era lì, voleva dire che aveva bisogno di lei.

– Goku, stanno tutti bene, vero? – chiese accorata.

Il Saiyan rise.

– Sì, per ora sì. Sono venuto a chiederti un favore.

La donna non sapeva se essere diffidente o altro.

– Che cosa? – domandò sospettosa.

– Niente di pericoloso, tranquilla – rispose Goku, sorridendo. – Devi solo conservarmi questa.

Le mise in mano una piccola scatola bianca. Lei aprì e riconobbe le capsule che usava sempre Bulma.

– Trovate nel laboratorio – spiegò Goku – Potrebbero sempre tornare utili, non si sa mai. Tienile con cura.

Chichi corse subito a riporle nel cassetto del comodino. Poi riprese Bra in braccio e cominciò a ninnarla.

– D’accordo, le terrò io.

Goku rimase lì, impalato. Chichi lo ignorò, ma si accorse che Goku la osservava.

– Che fai qui come un mammalucco? Vai ad aiutare Goten e Gohan! Potrebbero essere in pericolo…

Goku sorrise della sua scontrosità.

– È che… mi ricordavi tanto quando Gohan era piccolo e tu lo cullavi. Stavo delle ore a guardarvi… Ecco, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Tutto qui.

Chichi non ebbe il tempo di esprimere la sua meraviglia.

– Hai ragione: devo andare. Ci vediamo più tardi, non stare in pensiero!

Le rivolse un gesto di saluto e se ne andò.

Ancora sorpresa per quella rievocazione del passato, di cui lui non parlava mai, la donna corse in cucina a preparare il vecchio biberon di Goten e Gohan.

 

Rovine della Capsule Corporation, tredici e dodici.

I Saiyan erano paralizzati dalla sorpresa e dal panico. Alle loro spalle, si ergeva la creatura nera, che li guardava con un sorriso beffardo.

– Buon pomeriggio – salutò cerimonioso.

I quattro non fiatarono.

Era soddisfatto di quello spettacolo. Uno dei piaceri più grandi che avesse mai provato. Razor non riusciva a saziarsene.

– Bene, vedo che siamo loquaci, oggi…

Trunks sentì il battito selvaggio del suo cuore aumentare a dismisura. Era spaventato più da quello che da quel mostro: era qualcosa di incontrollabile e primitivo. Il respiro si faceva sempre più corto, sempre più affannoso. Persino Goten se ne accorse.

– Trunks, stai bene? – domandò all’amico.

Il ragazzino annuì, tremante. Non riusciva a spiegarsi quello che stesse succedendo, ma decise che non si sarebbe ritirato. Era disposto a vendere cara la pelle.

Vegeta, completamente dimentico dei due ragazzini, scrutava ogni movimento di Razor. Gohan pregava perché arrivasse suo padre per dare manforte.

La sua preghiera non venne esaudita. Il mostro guizzò repentino da un lato. L’istante dopo era a pochi centimetri dal viso di Trunks.

Il piccolo Saiyan ormai non riusciva più a controllarsi: avvertiva un oscuro velo di morte aleggiare intorno al suo nemico. Per un tempo infinito si fissarono negli occhi. Il ragazzino non trovò altro che divertimento, divertimento nel terrorizzarlo. Spinto dall’istinto, si mosse di scatto da un lato per fuggire. Fu un errore: Razor lo colpì con una sfera energetica alla schiena. Trunks finì bocconi nella polvere. Si alzò in volo, appena in tempo per evitare un altro attacco. Tentò degli attacchi energetici a ripetizione, che ebbero solo l’effetto di sollevare una gran polvere.

Il mostro lo guardava dal terreno, osservandolo con scherno. Il suo sguardo sembrava incredulo.

– E questo sarebbe un Saiyan? Peggio, il figlio del Principe dei Saiyan? Come siete finiti in basso… Sono solo cinquanta anni che vi siete quasi estinti, ma tra voi e i Saiyan di una volta c’è un abisso incolmabile… Mi chiedo cosa penserebbe tuo padre, Vegeta, vedendo che razza di erede hai messo al mondo…

Vegeta era paonazzo dalla collera, ma non replicò.

Trunks sentì la delusione dilagare.

Quel mostro aveva sempre avuto ragione fin dall’inizio.

Gohan era pronto ad approfittare della minima distrazione del suo nemico. Digrignando i denti dalla rabbia, distolse lo sguardo dal viso ferito di Trunks e attaccò il mostro.

– No, Gohan. Fermati! – urlò invano suo fratello.

Razor si lasciò avvicinare. Quando il ragazzo fu a pochi metri da lui, la sua mano guizzò verso le spalle, impugnando qualcosa ed estraendola. Gohan evitò per un pelo una gigantesca spada. Era grigia, ma non come il grigio metallico della spada di Trunks. Era un grigio opaco, tuttavia splendente: pietra levigata. Gohan fu sorpreso dalla noncuranza con cui Razor la teneva per l’elsa: doveva essere pesantissima. Più cauto, si allontanò lentamente dal mostro.

Il loro nemico rideva, come se fosse a conoscenza di un segreto in suo solo possesso. A Gohan si gelò il sangue nelle vene: quella risata sembrava quasi un’oscura premonizione.

Il mostro spostò la sua attenzione su Trunks. Il giovane lo guardava dall’alto, con astio e sollievo. Quando si alzò in volo contro di lui, negli occhi del ragazzino si dipinse il terrore. Troppo spaventato per tentare di muoversi, venne colpito in pieno da un pugno, che lo fece urtare violentemente al terreno. Volgendo spasmodicamente gli occhi al suo nemico, fece in tempo ad accorgersi della sfera d’energia che viaggiava velocemente verso di lui. Veloce. Troppo veloce…

Il suo fulgido splendore sparì, sostituita dalla figura infuriata di suo padre.

– Come diavolo combatti oggi, idiota? Vuoi finire all’Altro Mondo?

Non notò l’espressione addolorata di suo figlio, troppo smanioso di riprendere la battaglia.

Per Trunks, quelle parole ebbero l’effetto di una pugnalata. Non era giusto che lo trattasse così…

La tristezza venne spazzata via dalla rabbia. Non lo poteva più sopportare.

“Ora basta. Questo è troppo!”

Il suo piano di vendetta si profilava lento nella mente, mentre osservava suo padre misurarsi con quel mostro. Osservandolo, però, si rendeva conto solo ora che Razor si stava trattenendo. Capiva benissimo le sue intenzioni: stancare suo padre, divertirsi con lui come il gatto con il topo, per poi finirlo più facilmente.

Anche Gohan se n’era accorto, e stava accorrendo in aiuto di Vegeta. Razor non gradì: il due contro uno non lo divertiva. La violenza dei suoi attacchi aumentava, e con essi l’ansia di Goten e Trunks, perfettamente consapevoli di non poter far nulla.

Infine, anche Vegeta cedette. Con un fragore di tuono, si schiantò a terra, come era accaduto a suo figlio poco prima. Gohan non demordeva, e continuava alacremente a contrastare l’offensiva avversaria.

Ad un certo punto, Razor afferrò il polso di Gohan con un gesto di stizza e glielo torse. Il ragazzo lanciò un grido di dolore. Goten seguiva la scena con il fiato sospeso: non poteva intervenire, era troppo lontano.

Il mostro unì le dita della mano, come a formare una lama. Ritraendo il braccio per caricare un colpo. La mano era diretta al cuore: con la sua violenza avrebbe potuto trapassarlo da parte a parte. Anche Gohan se ne era accorto e lo guardava fieramente. Razor sussurrò:

– Sei stato sciocco: non puoi sfuggirmi. Non sei morto prima, morirai adesso. Addio, Saiyan.

Calò la mano, rapidissimamente.

Colpo del sole!

Una luce abbagliante scaturì da un punto imprecisato nel cielo; i Saiyan, d’istinto, abbassarono le palpebre. Razor, invece, colto per la prima volta di sorpresa, lasciò Gohan per portarsi le mani agli occhi. Tentò ancora e ancora di sbirciare, ma la luce aumentava a dismisura. Solo dopo molto tempo si accorse che il biancore diminuiva. Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, i Saiyan erano scomparsi.

FINE CAPITOLO OTTAVO

 

NA: Siamo alla fine del nono capitolo. La tregua dei Saiyan è finita, ma la battaglia finale è sempre più vicina… e sono in arrivo delle ferite tra i Saiyan. Ma ormai si sarà capito ^^.

Vegeta4ever: Mah, non importa, meglio tardi che mai ^^! Mi dispiace (o sono contenta di dirti? O.o) che le cose non si risolveranno così facilmente e così tra breve tempo, ho ancora tutta la seconda parte da finire di scrivere… succederanno ancora molte cose, garantito!

bellissima90: Beh, se ti dico tutto adesso, che divertimento c’è ^^? Sono contenta che ti sia piaciuta la scena del pranzo, era quella su cui avevo più dubbi…

SweetGirl91: Macciao! Non ti arrabbiare! Non è che il capitolo lo considerassi inutile, solo che non raccontava niente, mi sembrava un po’ pesante… Comunque, la Bulma del presente ha preso spunto dalla Macchina della Bulma del passato, non so neanch’io perché (che brava scrittrice che sono =.=’’), forse perché sentiva questo nuovo nemico… e poi anche perché quando mai i Saiyan sono stati tranquilli per più di dieci anni di seguito XD? Chi ha tempo non aspetti tempo!

Ok, ora qualche aggiornamento sulla seconda parte: ho finito di scrivere il diciottesimo capitolo e ho iniziato il diciannovesimo, la storia procede bene ^^! Perciò salvo altri imprevisti, d’ora in poi aggiornerò più o meno regolarmente ^^!

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 11
*** Battaglia ***


CAPITOLO 10 – BATTAGLIA

 

Goten respirava affannosamente, reduce dalla recente fuga. Un’occasione così arrivava raramente nel mondo fatale del combattimento: ancora un attimo, e Gohan sarebbe stato ucciso. Se Goku non fosse arrivato in quel tempismo così perfetto…

Trunks stava in un angolo, solitario. Era rimasto in silenzio da quando era arrivato, rispondendo con frasi secche ogni volta che qualcuno gli rivolgeva parola.

– Trunks, tutto bene? – chiese preoccupato Gohan, poggiandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzino annuì appena. Si sentiva male se solo pensava che qualcun altro avrebbe dovuto rassicurarlo…

Invece lui era all’imboccatura della caverna, ringhiante contro il cielo grigio. Sembrava un dio forte, inarrestabile, terribile: pareva che fosse la sua ira a dipingere il cielo di temporale.

Trunks non poteva fare a meno di ammirarlo, anche se andava contro il suo orgoglio. Si capiva dallo sguardo che suo padre era il Principe dei Saiyan…

Ora anche Goten si era avvicinato. Si chinò su di lui e bisbigliò:

– Che hai?

– Niente – rispose Trunks, asciutto.

– Non è possibile – replicò il suo amico – Non ti ho mai visto in questo stato… Non hai mai parlato da quando siamo arrivati qui.

– Non ho niente – ripeté il ragazzino, alzando il tono di voce.

Goku e Gohan si erano voltati verso di loro, i volti contratti in una smorfia accigliata. Trunks sentì i loro sguardi su di lui e si affrettò a riabbassare lo sguardo. Ma anche qualcun altro lo stava guardando, lo sguardo che più agognava.

Vegeta lo osservava, pronto a cogliere ogni suo segno di stanchezza o debolezza. Distolse gli occhi da suo padre e tornò a fissare il suolo.

Il Principe dei Saiyan aggrottò la fronte, ma rimase in silenzio.

Tutti riuscivano a percepire la grande tensione che regnava in quella grotta. Così come Vegeta aveva intuito che la causa del disagio di Trunks era proprio se stesso.

Senza una parola, Goku uscì dalla caverna per raccogliere un po’ di legna. Goten rimase accanto al suo migliore amico, ma per la prima volta in vita sua lo sentiva estraneo. Vegeta si sedette sul suo posto di guardia, attendendo il ritorno del rivale.

Quando il fuoco cominciò a scoppiettare allegramente, i Saiyan si riunirono attorno al falò. Le loro espressioni erano pensierose, il tono di voce distratto. Ad un certo punto, Gohan disse:

– OK, qual è il piano?

– Non lo so – gli rispose Goku scuotendo la testa – La Stanza dello Spirito e del Tempo è esclusa: per ottenere un allenamento efficace serve almeno un giorno e noi non abbiamo tutto questo tempo. E poi è stata distrutta.

– Anche il potenziamento di Kaioshin il Superiore – soggiunse Gohan – Finché non riusciamo a raggiungere l’Aldilà, gli esseri superiori sono esclusi.

– L’unica soluzione sarebbe quella di allenarsi – osservò Vegeta.

– Ma riusciremo a potenziarci abbastanza? – domandò Goten ansioso.

– Non penso. Ma dobbiamo provare comunque.

Goku scoccò un’occhiata ai suoi compagni.

– È meglio cominciare ora – sentenziò – Penso che ciascuno dovrebbe allenarsi con i membri della propria famiglia. Cosicché, conoscendo i punti deboli di ognuno, possiamo migliorarci. Avanti, cominciamo.

Si divisero in gruppi. Trunks, cupo, si diresse verso il fondo della grotta con suo padre. Questi si bloccò all’improvviso. Il ragazzino gli lanciò un’occhiata obliqua.

– Allora? Non andiamo?

Vegeta sembrava arrabbiato, si vedeva.

– No, non andiamo. Sei stato strano tutta la sera.

– E allora? Fa qualcosa?

– Sì – replicò Vegeta irritato – Non riuscirai a concentrarti negli allenamenti. Tanto vale che mi alleni da solo.

– Fa’ pure – replicò Trunks arrabbiato –Non che cambi di molto le cose…

– Cosa vuoi dire? - domandò Vegeta turbato.

– Sai benissimo di cosa parlo!

– Ricordamelo.

– Non ti piacerà sentirlo.

– Bene – concluse Vegeta, risoluto – Rimani pure lì come un codardo. Mi alleno da solo.

– Non ne posso più! – gridò Trunks ad un tratto – Non ne posso più! Da quando sono nato, non fai che parlare di combattimenti e combattimenti! Mai che tu mi proponga qualcos’altro di migliore, sempre questi maledetti allenamenti!

– Dunque… è per questo – disse Vegeta con voce sempre più adirata – È per questo… che ce l’hai con me? Perché penso solo agli allenamenti?

Il ragazzino non rispose. Turbato almeno quanto il padre, si stava dirigendo verso l’imboccatura della caverna. Con uno sguardo, si rese conto che li stavano osservando tutti. Avevano smesso di combattere, allarmati dai toni della loro discussione.

Innervosito, si sedette in un angolo, dove venne raggiunto da Goten.

– Trunks, sai dirmi che cosa ti prende? Stasera sei un’altra persona.

– E piantala, anche tu! – sbottò Trunks – Non fate che dire che stasera sono strano!

Goten lo fissò per un attimo infinito, poi gli voltò le spalle e tornò dalla sua famiglia.

Il ragazzino rivolse un ultimo sguardo al padre. Lo guardava ancora, arrabbiato. Quando si accorse di essere osservato, tornò ad allenarsi.

Trunks, sdraiandosi su un fianco, cadde in un sonno profondo.

 

Sembravano passati solo pochi secondi, quando fu svegliato da una voce sibilante e fredda come un rivolo d’acqua gelida.

– Siete pronti? È arrivata la vostra ora. L’ultima battaglia sta per cominciare.

FINE DECIMO CAPITOLO

 

NA: Bah. Non riesco a farmi piacere questo capitolo: secondo me Trunks è troppo OOC. Ma d’altronde, è anche vero che Vegeta non è il padre modello per eccellenza. Vabbè, non aggiungo altro, ditemi voi.

SweetGirl91: Beh, forse è vero, quando sono nate Pan e Bra saranno stati tranquilli per dieci anni di seguito e anche più. Ma il fatto è che io odio Dragonball GT (non riesco neanche a vederlo, pensa tu XD) e che quindi non lo considero il seguito ufficiale di Dragonball Z. Per me la serie di Dragonball finisce con Goku che parte con Ub per allenarsi. Una piccola nota: nel capitolo non–mi–ricordo–quale l’isola del Genio, dove viveva anche Crili, è stata distrutta. Perciò la persona che ha usato il Colpo del Sole non può essere che Goku. In quanto al suo ritardo, non è stato un ritardo, perché la scena a casa sua e l’attacco di Razor succedono contemporaneamente.

Ho finito, sperando che aumentino le recensioni ^^’.

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 12
*** Vittima ***


CAPITOLO 11 – VITTIMA

 

Una luce sfavillante brillò nella grotta prima che se ne rendessero conto. Un attimo dopo, l’intera montagna era distrutta.

I Saiyan ansimavano alle spalle di Razor, dove si erano catapultati con il Teletrasporto. I tre adulti fissavano il mostro con odio.

– Maledetto… – sibilò Vegeta.

Razor scoppiò in una risata che non presagiva niente di buono.

– Mi dispiace aver interrotto i vostri sogni così bruscamente… Ma non potevo più aspettare. Avete giocato anche troppo, per i miei gusti. E il gioco, quando dura troppo, diventa… pesante.

Mentre attaccava Gohan, Goku si parò davanti a lui per proteggere il primogenito. Mentre cercava di resistere alla sua potenza, lo fissò negli occhi con odio.

– Non toccherai mai i miei figli Razor, passassi sul mio cadavere.

Il mostro rise ancora.

– Vuol dire che la loro vita finirà molto più presto del previsto.

Ricolmo di rabbia, Goku si sganciò dalla stretta in cui l’aveva costretto il suo nemico. Con una furia indomabile, centrò Razor con una sequela di pugni, che lui parò con precisione e facilità.

– Non sei così forte, dopotutto…

Mentre parlava, non notò Gohan, che si abbatteva su di lui. Con difficoltà, riuscì ad evitarlo e colpì il ragazzo con violenza, abbattendolo a terra. Goku gridò:

– Gohan, stai bene?

Razor gli sorrise.

– Non dovresti preoccuparti di tuo figlio…

– Maledetto! – mormorò rabbioso il Saiyan e sferrò un pugno. Razor lo scansò, ma non riuscì ad evitare l’attacco che Vegeta gli aveva assestato in contemporanea con l’ex rivale.

Il mostro si immobilizzò. Sembrava aver accusato danni abbastanza gravi. Vegeta lanciò un urlò di trionfo all’indirizzo di Goku, che sorrise.

La loro gioia non durò a lungo.

Con un movimento veloce e fluido, Razor sfilò la spada dal fodero e la lanciò con tutte le sue forze verso Goku. Goten, che osservava dal basso, lanciò un’onda energetica per deviare la traiettoria della spada, che, altrimenti, si sarebbe conficcata nel corpo di suo padre.

Ma l’attrito dell’arma era così forte che questa si svincolò dal raggio energetico. Prima che Goku se ne accorgesse, la spada avanzò versò di lui.

– PAPÀ! SPOSTATI! – gridò Gohan con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Ma invano.

Grazie alla sua buona stella, la lama urtò contro la nuca di Goku solo di piatto. Ma l’impatto fu così forte che il Saiyan perse conoscenza e, afflosciandosi come un sacco vuoto, precipitò a terra, battendo ancora la testa contro il suolo.

Raddrizzandosi lentamente, Razor sfoderò un sorriso malvagio quanto terribile.

– Fuori uno. Chi vuole essere il prossimo?

 

Gohan e Goten fissavano il mostro con un odio così bruciante che li rodeva dentro. Si gettarono sul mostro contemporaneamente, sperando di riuscire a colpirlo una seconda volta.

Ma chi sbaglia, impara dagli errori.

Questa volta Razor non si lasciò prendere di sorpresa. Afferrò il braccio di Goten che gli stava arrivando di fronte, scagliando il ragazzino su Trunks, finendo entrambi a terra. non riuscì, invece, a fare lo stesso con Gohan, con cui iniziò un agguerrito duello.

I due ragazzini osservavano attoniti da terra. Goten ansimava leggermente.

– Tutto a posto? Stai bene? – domandò ansioso Trunks.

– Tranquillo, sono a posto. Ora andiamo ad aiutare Gohan…

– NO! – ruggì Vegeta perentorio – Se non riusciamo noi a batterlo, vuol dire che voi non avete nessuna speranza. Se la situazione precipita, tornate sui Monti Paoz da Bra e Chichi e proteggetele.

– Ma uniti, forse, ce la faremmo a sconfiggerlo – protestò Trunks.

– Senti, io, Kakaroth e Gohan siamo i più forti esseri dell’Universo – sbuffò il Principe dei Saiyan – Se avremo bisogno di voi, ve lo diremo, d’accordo? –

E senza lasciare loro il tempo di replicare, sfrecciò verso Gohan, pronto a dargli manforte.

– Saranno pure gli esseri più forti dell’Universo – commentò Trunks rabbioso – Ma al momento, uno su tre degli esseri più forti dell’Universo è stato sconfitto. Io dico che, se non interveniamo, anche Gohan e papà faranno la stessa fine!

– Ma se… – iniziò Goten, ma non fece in tempo a dirlo che uno dei Saiyan si schiantò a terra con un gran boato.

– Gohan! – gridò Goten. Non osava disobbedire a Vegeta, ma non riusciva più a stare lì con le mani in mano. I due digrignarono i denti.

Pochi secondi dopo, anche Vegeta finì a terra. La sopportazione di Trunks aveva un limite e lo stava per oltrepassare.

Razor, ignorando Vegeta, si gettò su di Gohan bersagliandolo di pugni e calci. Quando il ragazzino udì le urla di dolore del ragazzo, non ce la fece più.

Fece appena in tempo ad avvertire il richiamo di Goten che era già sul mostro. Ma Razor gli assestò un calcio violentissimo nello stomaco, che lo spedì a diversi metri di distanza. Mentre era ancora in volo venne ferito da un altro colpo energetico lanciato da quel mostro. Stramazzò a terra, senza fiato. Cercando di sollevare il capo per vedere, colse il grido di suo padre.

– Adesso basta, guastafeste – ringhiò il mostro, perdendo improvvisamente il suo sorriso beffardo. Puntò la mano contro il ragazzino e sul suo palmo brillò qualcosa.

– Va’ all’Inferno – sibilò ancora Razor.

In quel momento, partì un raggio.

Contemporaneamente, davanti agli occhi attoniti di Trunks, il mondo era diventato caos completo. La luce viaggiava a un’incredibile velocità verso di lui, risucchiando e sbriciolando inesorabilmente la terra su cui passava sopra. Attutite dal rombo del colpo energetico, udì molte voci: urlavano il suo nome, gli ordinavano di spostarsi. Ma era troppo debole, non sarebbe mai riuscito a fuggire in tempo.

Improvvisamente, qualcosa gli bruciò il petto: era stato colpito. Era a pochi passi dalla morte. Urlò di dolore, mentre un’ombra offuscava la luce abbagliante che veniva verso di lui. Sentì un ultimo grido.

– Trunks!

La voce di suo padre. Disperata, addolorata e dolorosa al tempo stesso.

Con il dolore di suo padre piombò nell’oblio.

 

Trunks sembrava essersi addormentato. Non vedeva niente, non percepiva il tempo che scorreva. L’oscurità lo avvolgeva come una coperta tiepida, come a consolarlo e a riscaldarlo. Non c’era niente di difficile in quella dimensione, niente.

Era sicuro che quello fosse l’Aldilà. Si sentiva così protetto, galleggiando così in quella distesa di vuoto che gli lambiva dolcemente le braccia, come delle onde dolci. Un venticello leggero gli sfiorava il viso, accarezzandolo.

Ma quella pace non durò molto.

Poco dopo la brezza divenne un vento impetuoso, che gli impediva di respirare. Il buio sembrava soffocarlo, cacciandosi a forza nei polmoni; la pressione lo schiacciava. Ansimava violentemente, cercando di riprendere fiato. Quando, poi, riuscì a prendere una grande boccata d’aria, ebbe un attacco di nausea. Diede di stomaco, rischiò ancora di soffocare.

Finalmente riprese a respirare normalmente. Si sentì immediatamente meglio. Aprì gli occhi, meravigliato, perché era convinto di averli già aperti. La luce li ferì, ma già pochi secondi dopo si stava abituando ai raggi del sole.

“Non sono morto… non sono morto…”

Sentiva la testa girare: era ancora molto debole. Tentò di alzare la testa, ma ricadde all’indietro. Quando poi riuscì a vedere qualche metro più in là, notò qualcosa ai piedi di Razor. Una macchia scura.

La mente gli si schiariva a poco a poco. Sembrava emergere da un sonno profondissimo. Non era ancora razionale, ma…

No, non era confusione. Era la verità.

Trunks riprese i sensi improvvisamente. Frenetico, il suo sguardo spaziò per tutta la landa di quella montagna. Individuò Goku, ancora svenuto, Gohan, accanto a lui, e Goten, che ancora lo guardava sbalordito.

E di fronte a sé, vide suo padre, riverso al suolo in una chiazza di sangue.

La terribile verità si fece strada nella sua mente. La sfera energetica che lo aveva colpito prima non era la stessa lanciata da Razor: era un Bing Bang Attack di suo padre. Lo aveva usato molto probabilmente per costringerlo a cadere al suolo, così da non essere ferito ben più gravemente dall’attacco del mostro; ma il raggio era comunque troppo veloce per consentirgli il tempo di mettersi in salvo. Lo sapeva, ne era cosciente: il suo non era stato un tentativo di salvataggio, ma un sacrificio consapevole.

Suo padre era stato ferito a morte per salvarlo.

Il ragazzino sentì di nuovo perdere le sue forze, improvvisamente.

Non era possibile… Non era vero…

Suo padre sarebbe morto… Suo padre stava per morire…

Suo padre sarebbe morto per colpa sua.

FINE UNDICESIMO CAPITOLO

 

NA: Non ve lo aspettavate, eh? Ecco la nostra prima vittima tra i Saiyan. È vero, sono stata abbastanza bastarda. A dire il vero, sono bastarda anche ora, sembra quasi che ne sia contenta! Ma non è vero. Più che altro è che finalmente siamo arrivati al momento clou della fanfiction. E poi questo è uno dei miei capitoli preferiti: l’ho riscritto almeno tre volte con il resto della fanfiction, ed è stato anche il primo capitolo che ho scritto (ok, pensate pure che sono un caso patologico, a cominciare dall’undicesimo capitolo). Vabbè, ora rispondo alle recensioni:

Vegeta4ever: O.O come “che bello ci sono ancora tanti guai”? Devo pensare che sei sadica? XD Scherzo!

bellissima90: No, per questa volta Goten non muore – ghigno sadico –. Grazie mille per i complimenti! ^^ Però io ho quindici anni, non lavoro ancora ^^’…

SweetGirl91: Ti piacciono gli aggiornamenti lampo, eh? ^^ D’ora in avanti ne vedrai molti (sta a te considerarla come una promessa o come una minaccia ^^). Ok, mea culpa, non è di sicuro colpa tua se mio zio se la prende comoda U.U. Mah, per stavolta sei perdonata XD! Sì, intendevo proprio queste ferite… beh, ora mi sembra un po’ più di una ferita. Spero di non averti scioccato! Grazie per i complimenti!

Comunque, volevo chiarire il rapporto tra Razor e Trunks. Non è proprio un “rapporto”, è Razor che vuole lo scontro con il Principe dei Saiyan, che sa essere di un temperamento abbastanza permaloso… così cerca di colpire colui che probabilmente gli sta più a cuore, cioè Trunks, anche se non lo ritiene alla sua altezza e lo sottovaluta. Tutto qui. Spero di non aver deluso nessuno ^^’.

Che volevo dire? ?_? Ah, sì: fino a domenica non aggiorno. Perché vado all’Heineken Jammin Festival a vedere i miei adorati Linkin Park *o* Probabilmente per domenica vedrete il nuovo capitolo, ma potrebbe anche essere posticipato a lunedì.

Anche per oggi è tutto.

 

Bacioni

La vostra sadica DarkMartyx

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Capitolo 13
*** Rabbia ***


CAPITOLO 12 – RABBIA

 

Barcollando, Trunks si diresse verso la figura supina di suo padre. Anche da molti metri di distanza, riusciva bene a distinguere il respiro irregolare e pesante del Principe dei Saiyan. Era vivo, anche se per poco.

Quando gli fu sopra, si lasciò cadere in ginocchio. Vegeta, tra violenti tremiti, riconobbe il suo primogenito. Fece una smorfia.

– Bene… pensavo di aver lanciato… un Bing Bang Attack… troppo potente.

Le sue frasi erano intervallate da respiri violenti, come se avesse l’asma. Ogni volta che si agitava troppo, tossiva piccoli fiotti di sangue.

Gemendo di dolore, Trunks azzardò un’occhiata alla ferita di suo padre: troppo profonda per essere guarita senza l’aiuto di Dende, sicuramente mortale. Il ragazzino scoppiò in singhiozzi.

– Smettila… sembri… un moccioso…

Ogni parola detta con il tono roco della sua voce era una coltellata nel cuore di Trunks. Ma si sforzò di smettere di piangere, anche se ottenne solo lacrime silenziose.

– Papà… scusa per ieri sera… non volevo assolutamente, perdonami! Ero arrabbiato, e…

– Quella che hai detto… era solo la verità – ammise Vegeta con un ghigno. Si torse per distogliere il viso dal figlio, ma ottenne solo un’acuta fitta di dolore. Con un gemito, desistette dal suo tentativo di muoversi.

– Non avrei… mai immaginato… di morire così… ma non potevo sopportare… una seconda volta…

Prima che Trunks potesse chiedergli cosa intendesse, Razor si dispose in posizione di attacco.

– Basta, mi avete stufato, voi due! – gridò sguaiatamente. Poi, con un movimento fluido, si alzò in volo, diretto verso di loro.

Prima che Trunks potesse rendersene conto, il mostro gli fu sopra. Trunks, inginocchiato ai suoi piedi, sentì esplodergli un’ira cieca e rabbiosa.

– PERCHÉ HAI COLPITO MIO PADRE? – gridò.

– Infatti non era mia intenzione – si lamentò Razor con finto dolore e disappunto – Avrei voluto colpire te, e poi divertirmi con tuo padre. Ma, così scioccamente, sta morendo per averti salvato… per aver salvato un ragazzino così debole

Trunks era così furioso che a stento riuscì a notare la mano del mostro che si stendeva su di loro. Vegeta se ne accorse e voltò il viso verso suo figlio.

– Va’ via… Trunks… per me… non c’è… niente da fare…

Il ragazzino neppure lo ascoltò. Non aveva mai abbandonato suo padre, Vegeta lo sapeva.

– Trunks… vattene…

Una scintilla scoccò, ma Trunks rimase immobile. Non si sarebbe mai mosso, mai: meglio morire con suo padre che vivere senza di lui.

Quando il colpo, il ragazzino sentì una mano sulla spalla. Un ansimare violento gli sfiorava il collo.

– Prendi anche tuo padre – ordinò Goku perentorio. Aggrappandosi a Vegeta, Trunks svanì nell’aria.

Ma non comparvero al fianco di Gohan, come era nelle intenzioni di Goku: a metà strada, il guerriero più forte dell’universo ruzzolò a terra, gridando di dolore e tenendosi la testa tra le mani. Trunks era sbalordito.

– Papà! – urlò Gohan, e si precipitò ai piedi del padre, seguito da Goten. Il tempo passava e le fitte diminuivano lentamente d’intensità. Boccheggiando, Goku tentò di alzarsi in piedi, ma aveva dei capogiri così forti che riuscì solo a mettersi in ginocchio.

– Ma che cosa mi succede? – si chiese angosciato – Non sono riuscito a teletrasportarmi…

– Bene! – esclamò entusiasta Razor – Ecco che cosa ho colpito…

– Cosa hai fatto a nostro padre? – gridò Goten – Che gli hai fatto?

– Dovete sapere… – spiegò il mostro abbassando gli occhi con un’espressione compiaciuta – …che la mia spada è di pietra. Quando ha colpito Goku, viaggiava ad altissima velocità. L’impatto è stato così violento che vostro padre è svenuto. Ma un colpo così forte non può rimanere senza conseguenze…

Fece una pausa, godendosi il fiato sospeso dei Saiyan.

– …In vostro padre, la conseguenza è stata perdere l’uso del Teletrasporto. Non potrà concentrarsi abbastanza per individuare l’aura vicino alla quale comparire. Il dolore, in quel caso, sarebbe lancinante, come quello di poco fa.

Goku lo osservava, scioccato. Il Teletrasporto era stato il loro unico vantaggio, anche se lieve. In questo modo, ogni speranza di sopravvivere sfumava come un sogno.

– Non ho ancora finito – continuò Razor alzando lentamente il capo  – Non so se avete notato, ma non riuscirete mai ad avvertire le aure dei Re Kaioh dell’Aldilà. Penso ci siate già arrivati. L’Altro Mondo non esiste più.

I guerrieri trasalirono.

– … E c’è di più.

Razor rivelò il suo viso, una maschera di pura malvagità, così terribile da mettere paura.

– Anche Neo Namecc è stato distrutto. Non sono stato io, anche se ne avevo l’intenzione. Quando sono arrivato lì, ne erano rimaste poche briciole. Una collisione con un meteorite, immagino. Ma con esso, se non sbaglio, sono scomparse le Sfere del Drago. Non conosco i loro poteri, ma… penso che con esse se ne sia andato un vostro asso nella manica. Non sbagliavo, vero?

Se i Saiyan pensavano di aver toccato il fondo quando la Capsule Corporation era stata distrutta, o quando Goten aveva rischiato di affogare, o quando Razor aveva raso al suolo il Palazzo del Supremo o quando aveva ucciso tutti i loro amici, si sbagliavano, e veramente di grosso. Il tramonto rosso sembrava tinto di sangue e la notte che si avvicinava la morte che incombeva su di loro. Non esisteva più speranza: l’Inferno era sceso sulla Terra, e li soffocava tra le sue spire.

Come se non bastasse, Trunks sentì un gemito. Abbassando lo sguardo, vide suo padre diventare sempre più pallido, sempre più spettrale. I tremiti involontari dei muscoli erano sempre più deboli, il respiro irregolare e il polso sempre più leggeri. Con gli occhi vitrei, guardò un’ultima volta suo figlio.

– Trunks… tocca a te… sconfiggere… quel mostro… prenditi cura… di tua sorella…

Mentre chinava la testa di lato, Trunks ebbe la sensazione di sprofondare in un abisso nero e senza fondo. Scioccato, gridò:

– Papà! Papà! Non morire! Non risusciterai più! Non mi lasciare! Papà!

Cominciò a tremare da cima a fondo, scoppiò in un pianto disperato, abbracciando suo padre.

Ma non c’era più niente da fare.

Suo padre era morto.

Ed era rimasto solo…

 

Nessuno si era accorto della morte di Vegeta. Erano troppo addolorati per accorgersi di qualunque cosa che accadesse attorno a loro. Il lutto li avvolgeva come una corrente soffocante, togliendo loro ogni capacità di pensiero.

Gohan aveva difficoltà ad accettare la verità che gli aveva imposto quel mostro. Con quella scoperta tutte le sue speranze, i suoi progetti, gli unici motivi che lo avevano spinti a continuare, lottare e perdere così miserabilmente erano crollati su di loro, e i gli unici resti erano delle macerie fumanti.

Più cercava di non pensarci, più quei due volti si riaffacciavano nella sua mente. Due nomi rimbombavano nei suoi pensieri, assordandolo con la loro dolorosa intensità.

“Videl… Tomi… che cosa vi ha fatto quel mostro?”

Il suo silenzio si prolungava, mentre il viso si contraeva in una smorfia di rabbia pura. I due nomi erano scomparsi, ed erano stati sostituiti da un’unica parola, che pulsava al ritmo del suo stesso sangue.

“Vendetta. Vendetta. Vendetta!

Il suo spirito Saiyan, addormentato da così tanto tempo, si svegliò con la violenza di un uragano. Non sembrava più neanche Gohan. L’odio della sua faccia cambiava tanto i suoi lineamenti da far temere più lui che Razor.

Trasformandosi in Super Saiyan, si gettò sul mostro, implacabile, deciso a fargliela pagare.

 

Goku, tra Goten e Trunks, cercava di alzarsi. Quando finalmente riuscì a tenersi dritto, cercò di tirare in piedi Trunks. Ma il ragazzino era come anestetizzato. Non piangeva né tremava più, ma giaceva in ginocchio come se non avesse vita, pallido come il cadavere di suo padre. Il suo viso era spento, senza espressione.

Goku lo afferrò da sotto le braccia. Docilmente, il ragazzino si lasciò trascinare, ma quando venne lasciato, cadde pesantemente al suolo. Il Saiyan rinunciò a risvegliarlo dal suo torpore e, ormai esausto, cominciò a seguire il combattimento di Gohan…

 

Il colore dei suoi ricordi era nero. Nei suoi pensieri non c’era spazio per la luce. Quelle masse informi vagavano per la sua mente, offuscando la realtà e rendendola più sopportabile. Perché Trunks non riusciva ad accettarla.

Non provava più niente. Il vento sembrava attraversarlo, come se fosse trasparente, ma lui non lo sentiva sulla sua pelle. Finalmente riuscì a dare una voce ai suoi pensieri. Ma la voce era cupa.

“Mio padre è morto… e non tornerà più.”

Provò una rabbia improvvisa verso Razor. Al posto del sangue, sentiva fuoco liquido, che bruciava, e bruciava. Faceva male e soffriva, ma non faceva altro che aumentare il suo odio. Senza accorgersene, si trasformò in Super Saiyan.

Non si sarebbe arreso.

 

L’aura di Trunks aumentò talmente tanto in così pochi secondi che tutti i guerrieri, Razor compreso, smisero all'istante di fare quello che stavano facendo, per osservare con occhi sgranati il ragazzino. Perché l’aura, velocemente come era aumentata, era scesa fino allo zero, e anche Trunks era tornato normale.

All’improvviso, i capelli del figlio del Principe dei Saiyan si allungarono. Goku, sbalordito, credette di assistere alla trasformazione in Terzo Livello di Super Saiyan, ma essi smisero di crescere quando gli arrivarono alle spalle. Delle ciocche dorate ondeggiarono sulla sua nuca.

La muscolatura, già più accentuata dalla trasformazione in Super Saiyan, aumentò, ma non in modo spropositato; non sfigurava nel corpo acerbo di un ragazzino di dodici anni. Era comunque meno sviluppata di un Super Saiyan di Secondo Livello.

La forza sviluppata da Trunks aveva generato un vento, una brezza gentile, che giocava con i suoi capelli. La vivacità di quel venticello sfigurava con l’espressione d’odio degli occhi di Trunks.

La potenza del ragazzino aumentava di secondo in secondo, come se il Saiyan non provasse alcuno sforzo. Sembrava quasi non rendersene conto. Il tempo passava e la sua forza non accennava a diminuire.

All’improvviso una luce abbagliante esplose dal suo corpo; non il solito pulviscolo dorato, ma una luce intensa, materiale, pura, bianca, non come la luce del sole, ma come il riflesso che sarebbe potuto venire da un immaginario metallo di colore bianco. Quando i Saiyan riuscirono a scorgere qualcosa, colsero ciuffi di capelli argentati.

Dopo pochi minuti, la luce scomparve. E agli occhi dei guerrieri presenti in quella landa desolata, si presentò un’altra persona.

I capelli di Trunks sembravano incorporei e immateriali, tanto erano luminosi. Ondeggiavano leggeri, al ritmo della brezza che gli vorticava intorno.

I suoi occhi non erano azzurri né verdi; ora erano di un celeste così chiaro da sembrare grigio. Erano impressionanti, impregnati così tanto da odio e rabbia, ma comunque composti, controllati. Intimidivano l’avversario non appena si posavano negli occhi dell’altro. Erano la parte più spaventosa di tutto il suo essere.

Per il resto era sempre il solito Trunks di sempre: un po’ gracile, anche sotto i muscoli resistenti, che si erano irrobustiti di poco. Quella che partiva da lui era solo un brezza leggera, niente al confronto di certi uragani che si erano sollevati in altre occasioni. L’aura era smorta, spenta. Ma quella figura incuteva timore: uno sguardo così carico d’ira repressa non poteva non scuotere chiunque lo guardava. Un sentore di potenza lo avvolgeva come un’aureola, facendolo sembrare imbattibile. I guerrieri lo fissavano in silenzio.

Razor gli rivolse uno sguardo stupito. Lo stupore fu sostituito dall’incredulità. L’incredulità al panico.

Lui aveva sensi più affinati di tutti i Saiyan messi insieme. Sapeva che quella era solo la facciata, la punta dell’iceberg.

– No… – mormorò con voce spezzata – Non è possibile… L’Ultimo Livello di Super Saiyan…

Goku era esterrefatto.

“Un altro Livello di Super Saiyan…”

Finalmente capì che era imbattibile: quello di Trunks doveva essere per forza l’Ultimo Livello di Super Saiyan. Era la fine, ma insieme l’inizio, l’essenza della razza Saiyan. Dopo e prima di lui non c’era niente.

Trunks Super Saiyan di Ultimo Livello rimase immobile. La sua determinazione non vacillava.

Poco dopo si sentì un tonfo. Videro Razor scontrarsi contro il terreno. E videro Trunks in piedi sul mostro.

“Che velocità…”

Il ragazzino alzò il mento fieramente. Rivolse uno sguardo neutro alla creatura che ansimava rabbiosa a terra.

– È arrivata la tua ora. Preparati.

FINE DODICESIMO CAPITOLO

 

NA: Ok, chiamatemi pure “banale”. Me lo dico anche da sola: ma come hai fatto a pensare a un altro livello di Super Saiyan? Non ti bastavano i “Super Saiyan di ottantesimo livello” che riempiono Internet? Beh sì: per questo quello di Trunks è il Super Saiyan Ultimo livello. Ditemi che ne pensate. Sono anche concessi insulti.

bellissima90: Hai visto? Non ho ucciso Goten. Non sono ancora così sadica XD!

Vegeta4ever: Mi dispiace, ma è così. Vegeta è morto. E non ci ho preso gusto per niente a farlo morire, ma pensavo che dovesse andare così. Vegeta è stato il mio primo personaggio preferito (ma lo è ancora, insieme, ma meno di Trunks). Hai ragione ad essere in******a, lo sarei anch’io!

Sgt: Ciao! Finalmente una faccia (o un nick) nuovo XD! Grazie per i complimenti (quando mi ci metto, chiamarmi “sadica” diventa un eufemismo ^^). Già, Trunks è ancora vivo… Vedrai che casino che fa XD!

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 14
*** Vendetta ***


CAPITOLO 13 – VENDETTA

 

Trunks fissava impietoso Razor, riverso a terra, grondante d’ira. L’aria era immobile, come se si fosse zittita di fronte alla manifestazione di potenza del ragazzino. In tutta quell’area deserta non si udiva un solo suono. Anche i Saiyan non parlavano, né si muovevano. Si limitavano a respirare, ogni tanto, quando si accorgevano di essere rimasti senza aria.

Il mostro sputò un grumo di sangue a terra.

– Non credere di riuscire a battermi, moccioso. Non è ancora arrivato il guerriero…

Fu interrotto dal pugno che il figlio del Principe dei Saiyan gli sferrò all’addome. Razor si raggomitolò su sé stesso, gemendo come un cane.

– Non mi pare che tu sia nelle condizioni di fare lo sbruffone, mostro. Vivere di sogni non aiuta a vincere uno scontro.

Schiumante di rabbia, Razor si gettò sul ragazzino. Trunks si limitò a schivare ogni colpo, scansandosi appena all’ultimo secondo. Colpo dopo colpo, gli attacchi del mostro andavano a vuoto, aumentando la sua collera. La smorfia d’odio sul volto del mostro era in contrasto con quella indifferente del ragazzino.

Che contrastava con quello che Trunks sentiva dentro. Ogni calcio serviva a ricordargli che quel mostro era reale e che aveva ucciso suo padre. Ogni colpo gli dava più rabbia, e più ancora, e lo consumava, rischiando di roderlo fino a fargli perdere se stesso.

“Sembra tutto come tredici anni fa…”

I ricordi di Gohan erano limpidissimi. Le immagini spaventose che si affacciavano in quel momento nella sua mente erano sorprendentemente simili a quelle che stava vivendo in quel momento: un ragazzino spaventato, un mostro crudele che aveva intenzione di uccidere tutti coloro ai quali voleva bene, una trasformazione, miracolosa quanto opportuna, l’assassinio della persona più importante della sua vita… Tanto valeva che l’uomo che si era sacrificato per il suo bene, ora, fosse vivo: quell’esperienza era ancora vivissima dentro di lui, e bruciava come un fuoco inestinguibile. Capiva benissimo cosa provasse Trunks, cosa si nascondesse dietro quell’aria serafica che non gli apparteneva. Anche lui aveva perso delle persone care. E fuggiva dal momento in cui avrebbe dovuto affrontare la realtà.

Vagò con lo sguardo sul campo di battaglia e incrociò gli occhi esausti di suo padre che lo fissavano.

– Gohan, non ti sembra…

Lo sguardo di Goku lampeggiavano interrogativi. Aveva già afferrato i pensieri del primogenito.

– Già, sembra anche a me.

 

Trunks continuava a colpire, senza pietà. Dai suoi pugni colava il sangue del nemico, inzuppandogli la tuta da combattimento. Il suo odore gli dava alla testa e ne era inebriato. I gemiti del suo nemico si susseguivano senza tregua, dandogli una soddisfazione mai provata prima.

“Quanta potenza…”

Colpo dopo colpo, Razor si accucciava sempre di più su se stesso. Appena provava a respingere un pugno, Trunks aumentava la violenza dei seguenti. Ormai non rispondeva più, si limitava a farsi colpire, senza lamentarsi. Il ragazzino smise di colpirlo, e il mostro cadde a peso morto sul terreno.

Afferrandolo per una spalla, Trunks lo sollevò di peso da terra, ma il mostro era così alto che i suoi piedi si strascicavano nella polvere. Il capo pendeva da un lato, mentre dalle labbra di Razor stillavano delle gocce di sangue scuro.

– Allora, non ti sei ancora pentito di quello che hai fatto? Ne vuoi altre?

Il mostro gli rivolse a fatica uno sguardo carico d’odio.

– Non mi piegherò mai davanti a te, sporco Saiyan.

Una violenta ginocchiata lo spedì a diversi chilometri di distanza. Con gran fragore, si schiantò contro uno spuntone di roccia, disintegrandolo. Nulla si mosse nei minuti seguenti. Trunks era immobile e attendeva che il nemico si rialzasse.

– Trunks!

Il ragazzino si voltò verso la voce che l’aveva chiamato. Goku, terrorizzato, lo guardava. Gohan era terreo in volto. Finalmente avevano capito.

Non sembrava uguale a tredici anni fa.

Era come tredici anni fa.

– Trunks! Uccidilo ora che è indifeso! Non aspettare oltre! Quel mostro è stato capace di uccidere tuo padre! Potrebbe farci fuori da un momento all’altro!

– No – rifiutò Trunks. Chiuse gli occhi, ricordando l’orrore della morte del padre. Tanta crudeltà non doveva rimanere impunita.

– Avanti! – gridò Gohan disperato – Altrimenti te ne pentirai!

– Trunks! Fai come ti dico! – urlò Goku – Tuo padre non è morto per questo! Uccidi Razor! Fallo prima che sia troppo tardi! Fallo per tuo padre!

Prima ancora di poter rispondere, un boato scosse tutta la piana circostante. Migliaia di schegge di pietra si propagarono per chilometri. I Saiyan le schivarono appena in tempo. Trunks, disorientato, si guardò intorno. Un grido d’ira fendette l’aria.

Razor era scomparso.

Si alzò in volo, sempre più in alto. Niente di niente, neanche a chilometri di distanza.

“Non è possibile… non può essersi…”

Fu colpito da un pugno. Pochi secondi dopo, un corpo completamente nero lo bloccava a terra mozzandogli il respiro.

– Mi dispiace, Saiyan… hai fatto male i tuoi conti…

Gli occhi del mostro fiammeggiavano a pochi centimetri dai suoi. Poteva sentire il suo alito, freddo e fetido come la morte  mischiato all’odore acre del suo sangue.

Razor alzò adagio la mano, fino ad afferrare la grossa spada di pietra. Con lentezza esasperante, la puntò lentamente contro la gola del ragazzino. La punta affilata sfiorava la giugulare.

Trunks aveva il respiro mozzo. Riverso a terra, schiacciato dal mostro, sentiva ogni muscolo dolere. I polmoni reclamavano aria, impazientemente. La spada lo ammaccava sulla schiena, e…

“La spada!”

La piana risuonò di un clangore metallico. Il ferro e la pietra mandavano scintille, mentre cozzavano l’una contro l’altra. Razor era furibondo.

In breve, Trunks si rialzò in piedi, con una forza nuova, menando un fendente al fianco del nemico. La lama veleggiò tagliando l’aria in due con un fischio, scontrandosi contro l’arma nemica. Senza scoraggiarsi, il ragazzo cominciò ad attaccare senza sosta il nemico,senza lasciargli respiro. Sembrava danzare, mentre i suoi piedi sfioravano sulle punte il terreno, mentre si piegava per schivare un assalto. In breve, Razor perse colpi, perché la spada era troppo pesante per usarla per troppo tempo. Ogni parata era sempre più lenta. Fino a quando non riuscì più a sopportare la fatica, e si lasciò cadere a terra con la spada.

In quel momento, Trunks lo trafisse al cuore.

Un sospiro di fatica.

Una goccia di sudore che cadde a terra.

Un gemito strozzato.

Poi Razor si accasciò definitivamente in mezzo alla polvere.

Un secondo.

Due secondi.

Il tempo sembrava non passare mai.

Fino a quando Razor smise definitivamente di muoversi.

Solo allora Trunks riprese a respirare. Ma fu travolto dalla stanchezza che in quei giorni l’aveva attanagliato. Con un tonfo, si abbatté violentemente al suolo.

Solo allora una voce parlò. Nel suo subconscio, riconobbe con terrore le terribile voce fluida e grondante d’odio, ora così debole, ora così spaventosa.

“Saiyan, non la passerai liscia! Mi hai ucciso, ma io renderò gli ultimi anni della tua vita un inferno. Preparati a soffrire, perché è quello che ti meriti! Guardati le spalle dai nemici inesistenti! Soffri come non hai mai sofferto! Il rancore di tuo padre ti consumerà, portandoti dove con il tuo carattere mite non saresti mai arrivato! Soffri e fai soffrire gli altri! Sii odiato e maledetto!”

Le parole erano ancora ardenti nella sua mente, quando provò una tristezza assoluta. Un gelo insopportabile gli afferrò il cuore. Il pensiero della morte di suo padre lo colpì con quanta forza sia immaginabile. Due righe di lacrime gli sfioravano il viso.

Non soffrì a lungo, perché pochi secondi dopo perse i sensi.

 

EPILOGO

Nella stanza si udivano sospiri e rumori. Un ragazzo non trovava pace tra le lenzuola, e si rigirava come un’anima in pena. Infine spalancò gli occhi, ciechi al buio, cercando di cogliere qualcosa con la poca luce che penetrava dalla finestra.

Trunks aveva avuto un incubo. Un incubo che sembrava fosse durato da sempre. Morti su morti, pile di cadaveri, dolore senza tempo, fughe senza speranza… Ma ormai era tutto passato. Era solo un sogno…

Annaspò con le mani nell’aria, cercando il suo vecchio comodino. Ma, al posto del solito piano in plastica, sfiorò legno ruvido.

I suoi occhi si stavano abituando all’oscurità. Riuscì ad abbozzare la figura di una culla, accanto al suo letto. Non era possibile: Bra non aveva mai dormito nella sua stessa stanza.

Più riusciva a vedere, più si delineava il suo incubo. Le pareti di legno, i mobili non lavorati, la luce che non filtrava dalle imposte come al solito, ma che dipingeva un lago argentato sul pavimento, e, dalle finestre, il panorama mozzafiato dei Monti Paoz.

Non era un incubo, suo padre e sua madre erano morti davvero.

Senza avere il coraggio di affrontare la realtà, pianse premendo il viso contro il cuscino, per non vedere altro di quella realtà che lo soffocava.

 

FINE PRIMA PARTE

 

NA: E così è finita la prima parte. Nella prossima saranno passati tre anni. Ma non vi dico nient’altro e passo ai ringraziamenti.

bellssima90: Grazie per i complimenti ^^! Certo che il prossimo capitolo non è l’ultimo: c’è ancora tutta la seconda parte che secondo me è la più bella.

Vegeta4ever: Ho fatto incavolare Gohan solo per fare un po’ di suspense! Poi secondo me Gohan ha avuto più di un occasione per fare l’eroe e mettersi in mostra (in senso buono, naturalmente, guarda nella saga di Cell!). Invece Trunks, eccetto l’annientamento di Freezer, non ha mai compiuto imprese eroiche, nemmeno da bambino. Questa fanfiction è fatta apposta per lui ^^.

 

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 15
*** Nuove Ombre ***


PARTE SECONDA

 

CAPITOLO 14 – NUOVE OMBRE

 

Erano le dieci del mattino, e una bimba si stava svegliando tra le cime dei monti Paoz. Dapprima respirò piano, poi sempre più forte. Rise piano, contenta di iniziare quel nuovo giorno. Di colpo aprì gli occhi. La luce forte che penetrava le montagne li ferì. Li richiuse, in un bagliore azzurro, e li riaprì quando si furono abituati. Cercando di non fare rumore, sfidando se stessa ad alzarsi in completo silenzio, tentò di mettersi seduta. Naturalmente, il vecchio letto cigolò, come tutte le mattine. La bambina esibì una buffissima smorfia di disappunto.

Tutta questa silenziosità non poteva essere messe in pratica senza uno scopo. Lo scopo era quello di spaventare, come tutte le mattine, la donna che trafficava in cucina, come sempre alle dieci. Senza mettersi le scarpe, la piccola si avviò in cucina.

A parte il cigolio del letto e la sua esuberante vivacità, era una bambina silenziosissima, e raggiunse il piccolo locale senza un rumore. Arrivata sulla soglia, osservò la sua vittima, sentendosi una leonessa che caccia la sua preda, annusando gli odori che emanavano le pentole. Con passo felpato, percorse l’ultimo tratto che la divideva dalla donna. Poi, all’improvviso, l’abbracciò.

Come tutte le mattine la donna, che nonostante la silenziosità della bambina aveva un udito finissimo, l’aveva sentita, ed era pronta a fingere paura.

Lanciò un urlo. Poi si voltò. Una bimba con i capelli turchini la guardava con un gran sorriso e con le mani dietro la schiena, recitando innocenza.

La donna sospirò, con teatrale rabbia.

– Bra!   

La bimba si mise a ridere forte quando la donna cominciò a farle il solletico.

– Adesso ti faccio vedere io!

La bimba continuava a ridere, ma, ad un certo punto, svenne.

La donna la fissò interdetta.

– Non avrò esagerato? –  disse rivolta a se stessa.

Ebbe ancora un attimo di esitazione, poi riprese a farle il solletico con più energia.

Bra rinvenne in un attimo e riprese a ridere più forte di prima.

– Basta, basta! Pietà!

Finalmente la donna la lasciò andare.

– Dove sono gli altri?

– Ad allenarsi, come sempre, dove tu sai –  rispose Chichi – Non disturbarli, mi raccomando.

– Certo, lo so.

– E non fare tardi a pranzo –  aggiunse Chichi, ma la bambina non la sentì, perché se n’era già andata.

Si diresse verso la montagna dove facevano allenamento Goten e Trunks. Era una grande distanza, ma Bra era una bimba resistente, anche grazie a quella metà di sangue Saiyan che scorreva nelle sue vene.

Dopo mezz’ora di cammino arrivò in una dei rari spiazzi d’erba pianeggianti che si stendevano sui Paoz. Goten e Trunks stavano combattendo corpo a corpo, e quel giorno c’era anche Gohan, che meditava poco lontano, incurante del chiasso che facevano i due ragazzi, ad occhi chiusi e con un’espressione concentrata.

– Ciao a tutti! Ciao, Goten –  salutò Bra, noncurante delle raccomandazioni di Chichi.

Goten s’interruppe e la salutò.

– Ciao, Bra! –  gridò, ricevendo un pugno sul viso da parte di Trunks.

– Ho vinto io! –  urlò il ragazzo – Grazie, Bra, Goten ci casca sempre!

– Di niente! –  rispose ridendo Bra.

– Cosa? Ehi, così non vale, questa è una congiura! – . Poi disse guardando Trunks minacciosamente: – Ora ti faccio vedere io!

– Sì, avanti, fammi vedere chi sei!

– Con piacere! –  e cominciarono ad accapigliarsi nel modo che faceva tanto ridere Bra. La bambina aveva le lacrime agli occhi dal gran ridere.

Gohan si svegliò dal suo torpore e, guardando i due ragazzi, alzò gli occhi al cielo.

– Hanno tutti e due quattordici anni, ma ne dimostrano ancora sei –  sospirò, accogliendo la bambina sulle sue ginocchia. Poi riprese:– Come abbiamo dormito stanotte?

– Benissimo, ho fatto un sogno divertentissimo.

– Wow!

– Già, ha riso tutta la notte e non mi ha fatto dormire –aggiunse Trunks, che nel frattempo aveva battuto Goten.

Bra gli fece la linguaccia.

Trunks gliela restituì.

Gohan sospirò.

– Forse mi sono sbagliato, ne hanno solo quattro.

Il certo ventiquattrenne Gohan riposò gli occhi su quelli della bambina.

– Va bene, Bra, ora stai qui buona e giochi qui vicino, mentre noi finiamo di allenarci, ok?

Bra sceglieva quel momento per chiedergli sempre la stessa domanda, che trovava sempre la stessa risposta da almeno due mesi.

– Ok, ma quando mi insegni a volare?

A quelle parole, Gohan sorrideva tristemente.

– Io adesso ho da fare, te lo insegnerà mio padre.

Bra mise il broncio.

– Va bene…

Poi corse a giocare con le lucertole e con tutti gli animali che erano lì intorno.

Gohan sospirò, poi cercò di riconcentrarsi senza riuscirci. Come tutte le volte che li guardava, gli occhi di Bra riempivano i pensieri. Quegli occhi azzurri così simili a quelli di… non riusciva a pensarla senza provare un fortissimo dolore che gli mozzava il respiro.

I primi mesi erano passati per lui in uno stato catatonico. Mangiava pochissimo, dormiva ancora meno, era distratto, e più di una volta non sentiva le parole che gli venivano rivolte.

Poi un pomeriggio, Chichi esplose.

– Basta, Gohan, basta!

Ed era scoppiata a piangere.

Gohan la guardava con gli occhi fuori dalle orbite.

– Cosa ho fatto, mamma?

Chichi, che stava cambiando Bra, che allora aveva quasi un anno, la ripose malamente nella culla di vimini, e la bambina cominciò a piangere.

– Hai fatto che sono passati tre mesi, e ancora sei nello stesso stato di quando sei tornato dallo scontro con Razor.

Gohan distolse lo sguardo.

– Non puoi continuare a non vivere, Gohan! Non sai quanto mi fai male! Non puoi continuare a piangere per Videl e per tuo figlio!

Il ragazzo abbassò lo sguardo, fissando il pavimento e tentando di ignorare le proteste di sua madre. Ma ormai il danno era fatto: la ferita era stata riaperta…

Chichi non si lasciò impressionare.

– Fai come ti pare!

Poi la donna tornò a occuparsi di Bra, fingendo di non vedere suo figlio.

– Ha quasi un anno, ma non ha ancora imparato a parlare –  mormorò, ragionando tra sé e sé e ignorando volutamente Gohan.

Da parte sua Bra, finalmente calmata, si esibiva in mossette e versetti. La donna la cullò fino ad addormentarla.

Quella sera, a cena, Gohan e Chichi erano silenziosi. Goku sapeva già tutto, ma voleva sentirlo raccontare da Gohan.

– Figliolo, che cosa è successo?

Gohan guardò fuori dalla finestra. Goku venne colpito dai suoi occhi. Il nero vivace, che era anche il suo nero vivace, era sparito. Al suo posto era comparso un nero, non più pieno come quello di una volta, ma sbiadito. Quella scintilla che prima li rendeva tanto belli e affascinanti si era spenta. E sapeva come si era estinta, come d’altronde potevano capirlo tutti. Quella vista gli stringeva il cuore, soprattutto se pensava che non poteva fare niente per aiutarlo.

Lo capito anche Bra, che aveva una faccina triste da spezzare il cuore.

A quel punto la conversazione a cena era finita. Gohan si era alzato da tavola, per andare in camera sua, come tutte le sere. Nessuno lo aveva fermato. Soltanto quando fu sulla soglia, sentì qualcuno che lo chiamava:

– Go…han… Go…han…

Gohan, stupito, si voltò, e quale non fu la sua sorpresa, come quella degli altri, nel vedere la piccola Bra che gli tendeva le manine.

– Go…han…

Il ragazzo spalancò la bocca.

Il primo a risvegliarsi da quello sbalordimento fu Trunks.

Felice,aveva urlato: – Hai visto, Chichi? Ha parlato! Ha detto “Gohan”! Ha parlato!

Poi aveva preso la sorella sulle braccia. Osservò il viso sbalordito di Gohan. Era da tanto tempo che non vedeva un’emozione così forte in quel ragazzo e, sorridendo, si era fermato di fronte al ragazzo inebetito, tendendogli Bra.

Sorridendogli, gli aveva detto:– Gohan, prendila in braccio, dai! Mi sa che vuole più bene a te che a tutti noi…

Bra confermò le parole del fratello con un “Go…han” un po’ più sicuro.

Trunks depose la piccola tra le braccia di Gohan, ancora sotto shock. La bimba cominciò a fare versetti graziosi. Guardò il ragazzo ridendo, e tese le mani verso di lui nel tentativo di afferrargli il ciuffo che gli ricadeva preciso sopra gli occhi.

– Gohan!–  aveva dichiarato Bra.

Gohan si riscosse.

– Bra…?–  mormorò.

– Gohan!–  esclamò felice la bambina con voce squillante – Gohan!Gohan!Gohan!

Il ragazzo la fissava senza staccarle gli occhi di dosso, come se temesse che qualcuno gliela portasse via, mentre Bra ripeteva all’infinito il suo nome. In quell’attimo, ricordò quando, tre anni fa, si era verificata la stessa identica scena, all’ospedale di Satan City. Quella piccolina non era figlia sua, ma che cambiava? Erano entrambi come due naufraghi, rimasti soli dopo una grande tragedia.

– Che scena strappalacrime, ragazzi! La volete smettere?! Siamo a cena, mi date il voltastomaco –  esclamò indignato Goten e, per completare il quadretto, accennò ad un finto conato di vomito.

Tutti esplosero in una risata, tranne Chichi, che si avvicinò minacciosa al figlio.

– Sei come tutti i ragazzi, senza un briciolo di sensibilità! –  e si accinse a colpirlo con il matterello, quando un suono agghiacciò tutti. Gohan stava tremando nascondendo il viso.

– Gohan, no… io stavo scherzando! –  esclamò angosciato e stupefatto Goten.

Ma Gohan alzò lo sguardo verso il fratello. I suoi occhi non erano umidi. Erano qualcosa di più scioccante: erano sfavillanti, come se qualcuno avesse dato loro fuoco.

Goten ne rimase sconvolto:chissà da quanto tempo Gohan non rideva…

Gohan osservando l’espressione di Goten, non seppe più trattenersi, e scoppiò in una risata liberatoria. Rise così tanto, che dapprima spaventò tutti, compresa Bra. Accorgendosi che rideva da solo, alzò lo sguardo verso i familiari, stupito.

– Beh? Cosa sono quelle facce?

Goten si spaventò ancora di più.

– Chi sei tu? E che ne hai fatto di Gohan?

Gohan riprese a ridere alle battute del fratello, e questa volta trascinò con sé anche gli altri.

Quella notte si intestardì ad accompagnare lui Bra nel suo letto. Chichi, andando a controllare i figli, vide stampato su Gohan un sorriso beato, che rispecchiava quello della bambina che gli dormiva accanto. Con un nodo alla gola, tornò a dormire con Goku.

Quella bambina gli aveva salvato la vita, ed era diventata lei la sua famiglia.

Un giorno, circa sei mesi prima, Bra gli aveva detto:– Papà, mi aiuti a disegnare?

Tutti avevano fissato Gohan con il fiato sospeso. Goku, Goten e Chichi perché temevano che quelle parole potessero riportarlo a quello stato di vita–non–vita. Trunks, invece, era preoccupato perché aveva paura che Gohan volesse sostituirsi al loro vero padre. Di padre, loro due, ne avevano solo uno, ed era morto tre anni prima, lasciandoli orfani per proteggerli. Non avrebbe sopportato quel genere di presa di posizione da parte di Gohan.

Con sua sorpresa, Goku non aveva avanzato nessuna pretesa di farsi chiamare “padre”, anche se era affettuoso nei confronti della piccola. Era la figlia del suo migliore amico. Oltretutto, doveva mantenere la promessa fatta a Vegeta tanti anni prima.

Ma con grande sollievo di tutti, Gohan aveva sfoderato quello che negli ultimi tempi era diventato il suo sorriso, e con amarezza aveva detto:  

– Bra, io non sono il tuo papà. Al massimo, potrei essere tuo zio, o un fratello –  aggiunse guardando Trunks. Ma il ragazzo era tranquillo, e non sembrava offeso né discordante. Annuì. Gohan tirò un sospiro di sollievo.

– E dov’è il mio papà?

Ora toccava a Trunks ad essere fissato con ansia. Lui si avvicinò alla sorellina, la prese sulle ginocchia, e le disse:– Il nostro papà non c’è più.

Bra sgranò gli occhi.

– E dov’è?

– È in paradiso, dove stanno tutte le persone che sono state buone.

– E perché non viene a salutarmi?

Trunks sentì tremare la sua voce al tono deluso della voce di Bra.

– Vorrebbe venire, ma… non può.

– E perché?

– Perché…

Trunks si interruppe. Gli faceva troppo male, non riusciva a continuare.

Intervenne Gohan a salvare la situazione.

– Perché –  disse trasferendo la bimba sulle sue ginocchia – lì ce l’ha portato una persona cattiva. Da lì non si può più uscire, anche se vorrebbe.

Bra gemette, delusa.

– Però ho una loro cosa per te.

La bambina lo guardò meravigliata.

– Che cos’è?

– È un oggetto a cui tua madre teneva molto. Serviva per trovare le Sfere del Drago.

– Wow –  mormorò estasiata. Rigirò il Radar tra le dita. Poi rivolse a Gohan un luminoso sorriso.

– Grazie!

– Prego, non c’è di che –  Poi guardò l’orologio. – Accidenti, si è fatto tardissimo! Bisogna andare a dormire.

Gohan accompagnò la bambina a letto, e da quel giorno la vita fu molto più serena per tutti.

Fino ad allora…

FINE QUATTORDICESIMO CAPITOLO

 

NA: Ecco il primo capitolo della seconda parte. Personalmente, non so come mi sia venuto fuori, mi fa venire il diabete solo rileggendolo. Vabbè, giudicate voi ^^.

Vegeta4ever: Penso che il capitolo non ti sia piaciuto, eh? Qui Bra la fa da padrona… ma dovevo fare un minimo di presentazione, no? E comunque dal prossimo capitolo ricomincia l’azione! Stai allegra XD!

bellissima90: No, non possono più rinascere, perché le Sfere del Drago sono state distrutte. Grazie per i complimenti! ^^

SweetGirl91: Finalmente sei tornata *.*! Mi sono mancati i tuoi poemi, sai? Quante cose ti sei letta tutta in una volta! I capitoli più intensi… e non hai nemmeno dovuto aspettare XD!

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 16
*** Incubo ***


CAPITOLO 15 – INCUBO

 

Gohan si rese conto che erano già le due. Richiamò i ragazzi e Bra, e si avviarono tutti verso casa.

Appena arrivati, sentirono un odore delizioso. Con l’acquolina in bocca, si sedettero a tavola. In quel momento, Gohan si accorse che mancava Goku. Strano, suo padre era il primo che arrivava a pranzo.

Come se avesse letto nei suoi pensieri, la madre lo guardò.

– Gohan, hai visto tuo padre?

– No, mamma, sarà un po’ di ritardo.

Mangiarono tranquilli. Bra era tutto un fremito.

– Chichi, sai che ho imparato a volare?

Chichi finse stupore.

– Veramente? Chi ti ha insegnato?

– Goten e Trunks.

– Ma io non mi sono accorta di niente! –  esclamò meravigliato Gohan.

– Tu eri mezzo addormentato, ci credo –  replicò Bra con impudenza – Non mi volevi spiegare, e così mi sono arrangiata.

Chichi si scambiò uno sguardo con Gohan, che sospirò. Sapevano perfettamente entrambi il motivo per cui era così difficile per il ragazzo insegnare a Bra a volare.

A spezzare quel momento di silenzio ci pensò Chichi.

– Voli già bene?

– Sì! Ti faccio vedere!

– Prima finisci di mangiare.

Bra spazzolò quello che aveva nel piatto, poi si alzò di scatto dalla sedia.

– Guarda!

Si concentrò, alzandosi circa due metri da terra. I tovaglioli volarono dal tavolo.

– Bra, vai di fuori, stai facendo disordine!

Bra sfrecciò di fuori.

– Se non mi avessi insegnato, Gohan, non ci sarei mai riuscito –  esclamò Goten – Accidenti, dovremmo farci pagare. Sai quante persone vorrebbero imparare a volare? Diventeremmo ricchi sfondati!

Gohan fece una smorfia.

– Grazie dell’idea.

– Non c’è di che, la mia genialità è al servizio di tutti.

Finirono di mangiare. Goku ancora non si faceva vedere. Gohan e Goten erano sempre più preoccupati.

“Dove sarà papà?”

Trunks condivideva l’angoscia dei due amici, perciò restò in silenzio. Ma una parte oscura di lui, quella che riassumeva l’orgoglio e la violenza del popolo Saiyan, palpitava, in attesa di entrare in possesso del cuore di Trunks, che ormai da tre anni era gelido come ghiaccio. Era come se il vecchio Trunks si stesse per addormentare, risvegliandone uno astioso e orgoglioso, esattamente come suo padre.

Ma mai nessuno se n’era accorto.

Gohan si concentrò per individuare l’aura del padre, e sentì che Goten faceva lo stesso. La trovò, ma fu sconcertato sentendo che aumentava a dismisura. Goku si stava preparando a combattere. Ma contro chi?

Continuò a controllarla. Il tempo passava.

Bra giocava di fuori.

Tutto era tranquillo.

Almeno lì.

Trunks si riposava, mezzo addormentato. All’improvviso sentì un rumore, e si svegliò del tutto.

Gohan aveva rotto il bicchiere con cui stava per bere, e Goten si era alzato di scatto, rovesciando la sedia.

Chichi era furiosa.

– Ma cosa avete combinato? Rimettete tutto a posto!

Ma non guardavano il disastro. Si erano fissati su un punto all’orizzonte.

Trunks cedette, e si concentrò. Quello che sentì gli fece gelare il sangue nelle vene.

Gohan uscì dalla porta, e spiccò il volo, seguito da Goten.

– Aspetta! –  urlò.

Trunks si preparò a seguirli, ma si sentì trattenuto. Chichi e Bra gli tenevano un braccio.

– Cosa succede, Trunks?

Chichi lo guardava con preoccupazione. Bra era sbalordita dal comportamento dei suoi due fratelli adottivi.

Il ragazzo era indeciso se raccontare loro la verità, allarmandole, o dire loro una bugia, tenendole calme.

Scelse la seconda. Non doveva perdere tempo.

– Niente, c’è solo qualcosa di strano. Stiamo andando a controllare.

Rivolse loro un sorriso rassicurante, poi volò via.

Bra lo seguì.

– Aspetta!

Chichi era preoccupata.

– Bra, torna qua!

La bambina era ancora lenta a volare, e Trunks non se ne accorse. Aveva altri pensieri per la testa.

In breve la distanziò.

“Resistete, ragazzi!”

 

Gohan arrivò per primo. Vide suo padre trasformato in Super Saiyan.

– Che cosa succede, papà?

Sapeva benissimo quello che succedeva. Fu interrotto dall’arrivo di Goten.

– Papà, stai bene?

Goku non rispose. Disse solo:

– Guarda là.

Entrambi si voltarono verso il punto indicato da Goku.

Il loro incubo personale era tornato.

 

Trunks arrivò finalmente dove si trovarono gli altri guerrieri. Lanciò un’occhiata circolare alla radura che stavano osservando.

Non credette ai propri occhi. La rabbia soppressa di quei tre anni passati cercando di sopravvivere riemerse nel tono terribile della sua voce.

  Razor.

Il mostro sorrise affabilmente.

– Come, dopo tutto questo tempo, nemmeno un saluto?

Gohan si limitò a digrignare i denti, ancora troppo incredulo di rivedere la figura del mostro.

– Se avessi saputo che accoglienza avrei ricevuto, non sarei passato a trovarvi…

– Nessuno ti ha chiamato! Vattene! –  urlò Trunks.

Razor esibì una smorfia falsamente addolorata.

– Mi mandate già via? Non volete… divertirvi un po’?

Goku fu l’unico che rimase impassibile.

– Allora, vogliamo cominciare?

 

Fu subito chiaro che non ce l’avrebbero mai fatta.

“Non importa, combatteremo fino all’ultimo!”

Goten e Trunks furono loro i primi a sfidare il mostro. Gohan e Goku li lasciarono fare: erano diventati più forti. Nonostante la grande potenza di Razor, ormai erano capaci di combattere contro un mostro del genere, anche se non di sconfiggerlo. Avevano affinato le loro tecniche di combattimento. E non erano inesperti come tre anni prima.

I due ragazzi piombarono sul mostro, Goten da destra, Trunks da sinistra, attaccando senza potenza particolare, saggiando il terreno, per constatare se il mostro fosse migliorato in quegli anni. Razor stette al loro gioco, mostrando divertimento. Aveva capito perfettamente il piano dei ragazzi: stanca e finisci. Chiaro e trasparente come l’acqua. Lo avrebbero ucciso quando sarebbe stato abbastanza debole, aiutati dagli altri.

“Hanno dimenticato così in fretta con chi hanno a che fare?”

Un leggero fastidio, poi un sorriso allusivo. Lo avrebbero ricordato presto, non c’era dubbio. Inoltre, era da idioti interrompere subito un gioco così divertente.

E giocare era ancora il suo passatempo preferito.

E così godette, mentre i minuti passavano, nell’osservare che i colpi dei ragazzi si facevano via via più deboli, più facili da schivare. Ogni pugno era leggermente meno veloce e potente del precedente, i loro attacchi meno fitti. Dopo un po’, il mostro smise addirittura di usare le mani per evitarli, e si limitò a scansarsi tra risate di scherno. Negli occhi dei ragazzi, la rabbia leggendaria dei Saiyan aumentava a dismisura.

Goku era sapeva che Razor li avrebbe sconfitti facilmente se i ragazzi avessero continuato così. Più il tempo scorreva, più ogni colpo sembrava l’ultimo, più il silenzio calava sul campo di battaglia, il tempo li avvolgeva nelle sue snervanti spire.

La situazione stava degenerando. Goten e Trunks non ce la facevano più, erano stanchi morti. Il mostro si concedette un istante per ridere agli occhi imploranti di Goten all’indirizzo del fratello. Poi, con un violento calcio all’addome, Goten si schiantò a terra, e non riuscì più ad alzarsi.

Gohan e Goku si slanciarono sul mostro, perfettamente sincronizzati, come se si fossero messi d’accordo, anche loro intrisi d’ira.

Il loro intervento fu inutile. Uno dopo l’altro, i Saiyan caddero bocconi nella polvere. Razor si stava spazientendo.

Lo scontro durò diversi minuti, e se la fazione degli eroi ancora stava in piedi era solo grazie alla differenza numerica: appena Razor batteva uno dei guerrieri, ce n’era uno pronto a prendere il suo posto.

Infine, Goten e Trunks caddero vicini, ormai senza energie. Goku resistette ancora qualche minuto, ma era talmente stanco che si ritrovò in ginocchio anche lui. Era durato solo pochi minuti e lo scontro fu dei più disastrosi dai tempi dei Cyborg.

Il mostro rise gelidamente. Da parte sua, era fresco come una rosa. Sembrava che si fosse appena riposato. Era soddisfatto: stava per avere la sua vendetta.

“Mi dispiace Saiyan, il gioco è bello quando dura poco. E secondo me, questo è durato abbastanza. È ora di finirlo.”

Razor si calmò. Sorridendo, disse loro:

– E ora? Che pensate di fare?

Trunks ringhiò di frustrazione. Probabilmente erano i loro ultimi istanti di vita.

“Forse, se papà fosse ancora vivo, ce l’avremmo fatta!”

Razor si accinse a finirli. Il ragazzo si vide puntare contro una sfera d’energia.

– Tu sarai il primo, per quello che mi hai fatto tre anni fa! –  rise il mostro.

Il viso di Trunks era una maschera d’odio. Poi si controllò, e assunse un’espressione orgogliosa e fiera.

– Potrai anche uccidermi, ma io rimango l’erede del Principe dei Saiyan, e non mi faccio intimorire da un’idiota come te! –  disse fieramente.

– Non mi sembri nella posizione adatta per insultarmi, “erede” –  lo derise Razor. Poi comparve la sua smorfia terribile, terrificante.

– È arrivata la tua ora!

– No… Trunks –  mormorò Goten, alzandosi faticosamente in piedi. Si slanciò sul mostro, che gli rivolse il palmo alla testa.

– Fermo, Goten! –  urlò Goku, apprestandosi a proteggere il figlio. Ma era troppo lento. Non ce l’avrebbe mai fatta.

Una scintilla brillò sul palmo di Razor… Ma improvvisamente si fermò.

Trunks era perplesso.

Poi percepì una debole aura che si avvicinava. Arrivava volando lentamente, molto più lentamente di un Super Saiyan.

Alzò gli occhi al cielo, e quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.

Bra era arrivata. Ed era diventata un nuovo bersaglio.

***FINE***

NA: Oggi ho aggiornato più velocemente. Mi stavo annoiando a morte, poi tanto mancano tanti capitoli… Non ve lo aspettavate, eh? ^^ Una bella (oddio, mica tanto!) sorpresa! Ci sono vecchie conoscenze. Vabbè, ora basta ^^.

Vegeta4ever: Finito bene questo capitolo, eh? XD Non l’ho nemmeno fatto apposta, mi è venuto in mente così… vedrai, penso che il prossimo capitolo ti piacerà ancora di più… ma non ti dico niente (sono MOLTO crudele… muah!)

bellissima90: Davvero ti ho fatto venire le lacrime agli occhi? *.* Non me l’aspettavo, sono contenta!! Grazie per i complimenti!

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 17
*** Ritorno ***


CAPITOLO 16 – RITORNO

 

Razor si era accorto della piccola. Guardò la bambina e sorrise.

“Penso che mi divertirò ancora un po’… Dopotutto, ad allungare il gioco non c’è niente di male, no?”

Indirizzò la mano al cielo.

– Ho pensato…

Tutti si voltarono verso di lui.

– …che mi tratterrò ancora per qualche minuto.

Trunks notò la posizione della sfera energetica. Scattò nello stesso istante in cui partì il colpo.

Era una sfida tra lui e il tempo. Ogni secondo guadagnava posizione, gemendo per il dolore delle ferite, rallentando ogni tanto per le proteste dei muscoli già senza energia. Il bene che voleva a sua sorella poté quello che da solo non sarebbe mai giunto a compiere.

Quando arrivò a Bra, si voltò per sgridarla:

– Dovresti essere a casa! Perché sei venuta?

Poi vide la sfera venire sempre più verso di lui. Si maledisse per non aver imparato la Tecnica del Teletrasporto quando ancora avrebbe potuto. Non sarebbe riuscito a  fuggire, era ormai allo stremo. Poteva solo rimanere a difendere Bra con il suo corpo, sperando che almeno lei non riportasse troppi danni. In quanto a lui, non si faceva illusioni.

“Papà, farò la tua stessa fine? Chissà se ti potrò rivedere, nell’Aldilà…”

La luce lo accecava. Chiuse gli occhi.

“Forse… però…”

Il sole fu offuscato da un’esplosione.

– Trunks! –  urlarono insieme i tre Saiyan.

Un gran fumo coprì la visuale. Goku, Gohan e Goten rimasero con il fiato sospeso. Fissavano quella nube di polvere, fremendo ad ogni movimento del pulviscolo. Appena si diradò, si intravide la sagoma del ragazzo, ansimante.

“Grazie al cielo sta bene!”

Di fianco a Razor, qualcosa saltò in aria.

Goten esultò mentalmente.

“Ha sviato il colpo!”

– Ma cosa…? –  ringhiò Razor.

Trunks, accanto a Bra, le ringhiò: – Ma cosa pensavi di fare?

La bambina, con gli occhi sbarrati, fissava il punto dove prima c’era la sfera di energia.

– Trunks…

– Pensaci due volte prima di fare qualcosa!

– Ehi, Trunks! – urlò Goten entusiasta – Gran bel colpo, per un soffio non hai centrato Razor!

Trunks era confuso.

– Ma cosa…?

– Bravo, sei grande!

Trunks era sempre più smarrito.

– Goten, io la sfera di energia l’ho deviata verso l’alto.

Il ragazzo era confuso.

– Ma allora cosa…?

– Trunks…

Bra era sconvolta.

– Che c’è, Bra? Stai bene? –  chiese Trunks allarmato.

– Trunks!

– Come…

– TRUNKS! –  urlò terrorizzata la bambina – Guarda là!

Trunks si accorse che la bambina fissava un punto vicino al mostro, ancora pieno di fumo.

“Cosa avrà visto Bra di tanto…”

S’interruppe. Una folata di vento aveva dissolto il fumo per un attimo.

“No, non può essere…”

Anche gli altri guerrieri lo avevano visto. Anche Razor. E tutti erano ugualmente storditi e spaventati.

Alla fine anche l’ultimo residuo di fumo calò. I Saiyan non credevano ai loro occhi.

Goku non riuscì a spiccicare parola.

Trunks riprese finalmente a respirare, ma lo shock gli aveva portato via la voce. Infine mormorò:

– Papà…

Vegeta era rimasto lo stesso di tre anni prima. Ignorò gli altri e urlò a Razor:

– Ora te la vedrai con me!

Razor si ritrasse.

“Qualcosa dev’essere andato storto!”

– Ma come hai fatto?

– Non divagare, Razor! Preparati alla fine!

Fece per attaccarlo, ma lo mancò.

Un’immagine sfocata del mostro, confusa e arrabbiata, prima che ogni traccia di lui svanisse nel nulla.

Razor era sparito.

Vegeta ringhiò.

– Accidenti, è scappato!

Grugnì di frustrazione, poi si immobilizzò. Si voltò lentamente, fino ad incontrare i volti degli altri guerrieri. Volti che esprimevano incredulità, ma anche gioia nel rivederlo. Lui, invece, il Principe dei Saiyan, rimase impassibile. Non si smentiva mai.

Trunks atterrò lentamente a terra, seguito da Bra, che gli si nascose dietro. Oltrepassò i suoi amici, e si fermò.

– Papà…?

Vegeta alzò lo sguardo al figlio, una maschera di pietra.

– Trunks…

Silenzio.

– Trunks… Quanto tempo è passato?

La voce di Trunks era un sussurro.

– Tre… anni.

– Tre anni…

Poi Vegeta notò la piccola che si stringeva alle gambe del fratello. Lei si nascose ancora di più tra le pieghe della tuta da combattimento del ragazzo.

Vegeta fissò Trunks negli occhi. – Bra?

Trunks annuì.

Vegeta si inginocchiò, per guardarla meglio.

Rivolto a lei chiese:– Bra?

La bambina sbarrò ancora di più gli occhi.

– Piccola…

Trunks si convinse che quello era veramente suo padre. Si sentì leggero e felice come l’aria. Si rese conto che Bra era ancora spaventata: quello, per lei, era il primo incontro con il padre. Tentò di sorridere, ma, impacciato com’era nelle dimostrazioni d’affetto, riuscì ad ottenere solo un ghigno.

– Ciao.

La bambina riconobbe nel suo inconscio quel sorriso che aveva visto per la prima volta in n ospedale, quando ancora la vita era felice per tutti. Si sentì immediatamente rassicurata.

– Papà?–  chiese, con una nota di speranza nella voce.

– Sì.

La bambina lo guardò felice.

– Ma allora sei tornato dal Posto–Da–Dove–Non–Potevi–Tornare?

Vegeta aggrottò le sopracciglia, confuso, sentendosi preso in giro. Goku non poté trattenere un sorriso canzonatorio.

– Ma di cosa parli?

Bra scoppiò a piangere.

– Ma allora te ne vai di nuovo?

Vegeta era totalmente confuso e si stava quasi arrabbiato. Trunks, ormai tranquillizzato, scoppiò a ridere fragorosamente.

– Che diavolo ridi, idiota? Sembri una iena! – sbraitò, facendo aumentare il volume delle risate. Poi si rivolse burbero a Bra:

– Non so di cosa tu abbia detto prima, ma io non vado da nessuna parte, rimango qui. Chiaro?

Le lacrime smisero di scorrere, sostituite da un sorriso luminoso come il sole.

Ma, ad un certo punto Vegeta barcollò, e si accasciò a terra. Bra strillò, spaventata. Trunks temette che questa fosse davvero l’ultima volta che lo avrebbe visto. Si slanciò su di lui.

– Papà!

**FINE**

 

NA: Non ve lo aspettavate, eh? Da un po’ di tempo non faccio che dire questo… e di sicuro non smetterò adesso, siamo appena entrati nel vivo della fanfic! Penso che i fan di Vegeta (chi so io sa bene a che mi riferisco ^^) saranno molto contenti di questa rimpatriata.

Vegeta4ever: Mi dispiace, niente trasformazione *sguardo diabolico e risatina satanica*. E Bra non è neanche morta (ti prego, abbiamo capito tutti che ce l’hai con Bra, puoi pure smetterla di inveire contro di lei, grazie! XD).

bellissima90: Eheh, quando mai questa vita è giusta? Mi dispiace ma è tornato. E non penso che se ne andrà facilmente come l’altra volta…

Bacioni

DarkMartyx

 

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Capitolo 18
*** Contrasti ***


CAPITOLO 17 – CONTRASTI

Trunks si gettò su di lui, e verificò il respiro e il battito del cuore.

– È morto? –  chiese Bra con la voce tremante di pianto.

Trunks sospirò, tranquillo.

– No, è svenuto.

Il ragazzo prese il suo braccio destro e se lo passò dietro le spalle. Poi guardò gli altri.

– Chi mi aiuta?

Goten corse subito verso di lui, e afferrò l’altro braccio. Sembrava timoroso, come se temesse che, da un momento all’altro, il Saiyan sparisse di nuovo.

– Vegeta ci deve delle spiegazioni –  affermò, scosciato per quella paura che provava.

– Ora lascialo respirare, Goten –  lo ammonì Trunks alzando gli occhi al cielo.

Tornarono a casa in silenzio.

 

Vegeta riposava nella camera dei figli. Si era risvegliato un solo momento, giusto per dire:

– Dove siamo?

– A casa di Goku –  aveva risposto Trunks. E a quel punto era crollato di nuovo.

Ora dormiva tranquillo come un bambino. Solo Bra era rimasta con lui, per giocare all’infermiera e guardarlo senza che nessuno la disturbasse.

Trunks tornò dagli altri.

Goten, con molto tatto, chiese: – Non è un fantasma, vero? È ancora di là, non è svanito nel nulla…?

Trunks fece una smorfia.

– No, è nel mio letto.

A quel punto non c’era più niente da dire, e calò il silenzio. Fu Goku ad esprimere il pensiero di tutti.

– Ma come è possibile…?

– Non lo so, non lo so –  disse Trunks scuotendo la testa – L’importante è che sia vivo.

– Certo –  aggiunse in fretta Goku.

Calò il silenzio nella cucina, il regno di Chichi, che in quel momento si reggeva al tavolo, stordita

– Ma… Razor…?

– C’è solo una cosa da fare –  affermò Gohan – Aspettiamo che Vegeta si svegli. Forse a quel punto capiremo qualcos’altro.

– Giusto –  disse la voce stanca di Goku.

Bra entrò nella stanza. Trunks si protese subito verso di lei.

– Come sta papà?

Bra sorrise.

– Dorme sereno e tranquillo.

Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

La bambina si mosse verso Gohan, e si accoccolò sulle sue ginocchia. Poi lo guardò ansiosa.

– Ti dispiace se dopo mi siedo su papà?

Gohan rise.

– No, certo che no.

– Bene –  sospirò la bimba sollevata. Pensava di offendere Gohan preferendo suo padre a lui. Ma non si era smentito. Era ammirata.

“Lo zio è veramente buono!”

I pensieri avevano preso il posto delle parole, ancora una volta. Ma com’era possibile parlare, quando si era verificata un fatto così inverosimile? Tutti dovevano resistere alla tentazione di affacciarsi nella camera che Trunks divideva con Bra per appurare che il Principe fosse davvero lì, e che non fosse una loro immagine mentale. Ognuno pensava alla stessa cosa.

“Come fa Vegeta ad essere ancora vivo?”

Ognuno lavorava di cervello così duramente che quasi non sentirono la voce di Goku. Dovette ripetere la sua domanda una seconda volta.

– Come possiamo fare contro Razor?

Trunks sbuffò.

– Beh, non posso trasformarmi una seconda volta come tre anni fa. Un’ondata di rabbia come quella non riuscirei a generarla. E di sicuro non voglio che mio padre ci vada di mezzo una seconda volta.

– Naturalmente – sospirò Gohan.

– L’energia sferica? –  propose Goku.

– No. L’energia sferica non arriverebbe a nemmeno la metà del livello di combattimento che ho raggiunto io tre anni fa.

– Ehi, vacci piano con la modestia – esplose Goten per sdrammatizzare, ma un’occhiata minacciosa di Trunks lo fece zittire.

La situazione stava sfuggendo di mano.

E nessuno sapeva che Razor li aveva in pugno.

 

 

“Tutto va secondo i miei piani. Quel ragazzo è pieno d’odio per ciò che ha passato in questi anni. Non mi sarà difficile controllare le sue parole, soprattutto ora che sono tornato. Gliela farò pagare! Ciò che mi ha fatto tre anni fa è inaudito! Ma la sua parte malvagia si sta per svegliare…

E presto, lui diventerà il colpevole di tutto.

Ecco la giusta punizione.”

 

 

– E allora, che hai intenzione di fare?

La parte di Trunks che odiava Goku esplose in tutta la sua rabbia. Mentre parlava, sentì ancora quella sensazione di disagio e senso di colpa, che in quegli anni lo aveva tormentato. Ormai andava a ruota libera, non si rendeva nemmeno conto di ciò che diceva.

– Di sicuro non tirar fuori idee senza senso –  ringhiò.

“Continua, principino, continua…”

– Di sicuro puoi fare di più anche tu, piuttosto che arrabbiarti.

 Trunks stava per perdere il controllo.

– Cerchi di darmi degli ordini? Eh? Chi sei tu, mio padre?

“Wow, sono veramente ammirato…”

– Ora basta, Trunks –  intervenne Gohan – Non è così che ci aiuti.

– Ma l’hai visto, com’è irritante? Non è possibile parlare civilmente con lui!

– Senti chi parla! Non mi pare che in questi tre anni tu sia stato un mostro di buone maniere!

Ormai Gohan urlava. Goku fissava con angoscia i due.

– Perché ora che è tornato tuo padre vuoi litigare a tutti i costi? Non ti sei accorto che in questi anni siamo stati noi ad ospitarti?

– Non l’ho voluto io! E poi –  disse ringhiando Trunks – non ti azzardare a dare la colpa a mio padre! Sono stato chiaro?

– Non me la sto prendendo con lui, io me la prendo con te! –  gridò Gohan esasperato – Persino tuo padre, tuo padre, l’orgogliosissimo e altezzoso Principe dei Saiyan, è riuscito a perdonare mio padre (e, per inciso, non gli ha mai fatto niente). Tu invece, che fino a otto anni fa nemmeno lo conoscevi, ce l’hai tanto con lui?

– Non parlare di mio padre con quei termini. Non è altezzoso. Poi, non ha fatto niente? –  ringhiò Trunks – Ti rendi conto di quanto ha fatto soffrire mio padre? Ti rendi conto che se, anni fa, si è fatto controllare da quel mago da strapazzo, è solo perché Kakaroth lo aveva riempito di frustrazione, che non poteva più sopportare?

Sentendo pronunciare il suo nome con tanto odio da un ragazzo a cui voleva bene, Goku sussultò. La discussione stava toccando una piega che non gli piaceva per niente.

– Non è colpa di mio padre, e nemmeno di Vegeta! Ma se anche lui l’ha perdonato, che senso ha che tu continui a dargli contro?

Urlavano entrambi, e tutti li fissavano terrorizzati. Un litigio tra Saiyan non era piacevole.

Tutti.

Eccetto Goku.

Lui era sconcertato. Quello non era il Trunks degli anni passati. Era un altro Trunks, malvagio… cattivo. Era come trasformato, non era più se stesso.

Ricordava tanto…

“No, come può essere? È morto…”

 Eppure, più ci pensava, più era come otto anni prima. Quella rabbia, quel rancore che bruciava come un fuoco… quel desiderio di far del male… quella crudeltà non gli era assolutamente nuova.

Ma né Gohan né Trunks se ne accorsero.

– Perché continuo a dargli contro? Ma per non fargli dimenticare che se mio padre è stato così male è solo per colpa sua!

– Ma che fai ricordare! Non ti accorgi del male che fai a tutti, parlando così?

– BASTA! – si impose Goku, ansimando. I due lo guardarono, sorpresi da quell’interruzione.

– Gohan, non è Trunks che sta parlando. È controllato direttamente da Razor.

Lo stupore nella stanza fu immenso.

– Ma… come… – mormorò Goten turbato.

– Non vi ricorda qualcosa il modo in cui Trunks litigava con Gohan? Era… come se fosse veramente malvagio. No… voi non potete ricordare… Ma Gohan, Chichi… ricordate Vegeta, al Torneo Mondiale di Arti Marziali? Quando ha ucciso quella marea di persone?

– Ma otto anni fa Vegeta era controllato da…

Gohan non riuscì a terminare la frase. Era assurdo.

– Vuoi dire che ora Trunks è controllato da Babidi?

Il ragazzino sussultò. Goku scosse il capo.

– No, Babidi è morto. Non può essere fuggito, non dovrebbe più esistere l’Aldilà. A questo punto si può solo pensare… che sia Razor a controllare i fili delle nostre vite.

Rivolse uno sguardo grave a chiunque fosse nella stanza.

– Siamo come burattini nelle sue mani.

 

 

“Niente da dire, sei perspicace, Saiyan. Allora non sai solo mangiare e dormire come pensavo. Una cosa di me l’hai capita: io vi controllo. Siete in mio potere, non potete fare niente che io non voglia. Inutile, non riuscirete mai a sconfiggermi. Come sono tornato dopo tre anni, tornerò anche fra altri tre, fra altri cinque, fra altri cento anni. E lentamente, sparirete per sempre.

Il vostro destino è segnato.”

**FINE**

 

NA: Nuovo capitolo. Ecco gli effetti della “maledizione” che Razor ha lanciato a Trunks un anno prima. Non vi sembrano un po’ troppe le coincidenze con il passato? Io a questo punto comincerei a insospettirmi. In ogni caso non dico niente (vi lascio nel dubbio e nell’incertezza *risata diabolica*) e per chi l’ha notato sappia che c’è una spiegazione logica che verrà spiegata più avanti.

Vegeta4ever: Contenta, eh? Immaginavo una reazione del genere! ^^ E dire che era già tutto programmato fin dall’inizio… Il destino, eh? O io che non riesco a stare senza Vegeta… Sì, con fan di Vegeta mi riferivo a te! ^^ Perché, non sei anche tu una fan di Vegeta? XD

folg_89: Ma ciao! Chi si rivede ^^! Allora anche tu leggevi questa fanfiction! Esattamente, nel prossimo capitolo vedremo le spiegazioni di Vegeta e tutto il resto. A essere sinceri no, ma ora che me lo fai notare sembra una cosa un po’ strana, due morti che ritornano nello stesso giorno… sai che non ci avevo fatto caso? O.o Che scrittrice attenta! XD Che bello, mi ha fatto piacere risentirti.

SweetGirl_91: Tranquilla, non c’è bisogno di continuare a scusarti: anche a me piacerebbe passare meno tempo qua davanti, ma non ci sono molti posti dove andare =.=. Ti piace Bra? Sono contenta, anche a me piace tanto da piccola (da grande no, per la mia avversione per la serie Gt). Goku sembra scarso perché quel bastardo di Razor gli ha tolto la metà dei suoi poteri, ricordi? Non può più concentrarsi abbastanza per eseguire il Teletrasporto. E anche il resto ne risente. Ho fatto qualche errore? O.o Mi puoi dire quali? Perché di solito sono così sicura di aver scritto tutto correttamente che non controllo più di tanto. Ma ora stai tranquilla, ho controllato per bene! (Come minimo adesso ci trovi un casino di errori… XD)

Un ultimo avviso. In questo periodo mi sono iscritta a un contest e probabilmente sarò assorbita da questo impegno. Da qui a metà luglio non posso assicurare degli aggiornamenti frequenti. Poi tornerà tutto come prima, state tranquilli!

Bacioni

DarkMartyx_93

 

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Capitolo 19
*** Pericolo ***


CAPITOLO 18 – PERICOLO

Il silenzio regnava sovrano nella cucina. Non si sentivano né respiri, né fruscii, né rumori. Era come se, intrappolata da una bolla, quella stanza fosse stata divisa dal mondo reale e fosse stata teletrasportata in un’altra dimensione. Fuori la vita scorreva normalmente: gli uccellini cantavano l’arrivo della primavera, il sole scaldava la nuova giornata. Ma non scioglieva il gelo dei loro cuori.

– Ho paura che Kakaroth abbia ragione.

Reggendosi allo stipite della porta, Vegeta face la sua comparsa nella stanza, salutato dagli strilli di gioia della piccola Bra. Il Saiyan la ignorò e posò i suoi occhi gravi su suo figlio. Uno sguardo che non pesava né d’accusa né di disgusto. Solo di stanchezza e dolore.

In quanto al ragazzo, non proferiva parola. Rivolse il volto al suolo e strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche delle dita.

– Trunks… – disse Goten, esitante.

– Non può… come si permette di giocare con le nostre vite? –  sibilò rabbioso il ragazzo – Perché non ci lascia in pace? Perché ce l’ha con me? L’avevamo sconfitto, perché è tornato?

– Non serve a niente pensarci – sentenziò Goku – Abbiamo affari più urgenti. Dobbiamo preparare il contrattacco.

– Non ci è concesso nessun contrattacco – intervenne Vegeta – Tre anni fa avevamo il Super Saiyan Ultimo Livello… Sei più riuscito a trasformarti di nuovo?

Trunks fece un cenno di diniego.

– A questo punto non abbiamo più speranze. Se solo Razor avesse un punto debole…  ma non ne abbiamo individuato nessuno, purtroppo.

Il silenzio calò sulla stanza, pesante e greve come la sentenza della loro condanna a morte.

Goku fu il primo a riscuotersi.

– Ma Vegeta, dove sei stato tutto questo tempo? Ti credevamo morto, credevamo che l’Aldilà fosse stato distrutto… e invece…

– Non lo so, Kakaroth. In ogni caso ero conciato male, non avevo molta percezione di quello che avevo intorno. Ma una cosa è sicura: quello non era l’Aldilà.

 – Ma allora cos’era? – ribatté Goku sbalordito.

– Se lo sapessi l’avrei già detto, no? – sbottò Vegeta spazientito – Ma questo conferma le nostre ipotesi di tre anni fa: l’Aldilà era stato distrutto.

– Ma… se… – cominciò titubante Trunks, spaventato di sentire la risposta – Se sei tornato in vita… allora… la mamma, i nonni, Dende… possono tornare in vita come hai fatto tu?

– Non lo so – rispose Vegeta abbassando la voce – Ma una cosa è certa: io non ho visto le loro anime nel luogo dov’ero confinato. Solo un’immensa distesa di vuoto. Nient’altro.

Il Principe dei Saiyan volse lo sguardo alla finestra. Nella stanza il dolore era tale che soffocava i loro respiri. Gohan era impallidito in faccia. Trunks chinò il capo, trattenendo a stento le lacrime.

– Έ tardi – fece notare Goku stancamente – Penso che sia ora di riposaci un po’.

Lentamente, i Saiyan, Chichi  e Bra scemarono fuori dalla stanza. Per ultimo uscì Vegeta, scoccando un’occhiata che avrebbe dovuto sembrare preoccupata al suo rivale. Goku gli rispose con un debole sorriso. Il Principe si dileguò nell’oscurità della casa.

Il Saiyan fu colto da un capogiro e si sedette su una sedia. Non era raro: dalla botta che gli aveva inferto Razor molto spesso doveva appoggiarsi a qualcosa per non finire a terra. E, come aveva affermato il suo nemico, non era più riuscito a Teletrasportarsi, poiché veniva colto da un’emicrania che lo costringeva a letto anche per un giorno intero. Ripensò a quando era il miglior guerriero della Galassia, ai nemici sconfitti, alla Terra distrutta e poi riformata. Ma queste immagini si sovrapponevano a quelle di Razor, della Capsule Corporation rasa al suolo, dell’immenso dolore di suo figlio, della morte di Vegeta, della loro vita negli ultimi tre anni. Il mal di testa aumentò e, gemendo, si strinse il capo tra le mani.

“Ma come ha fatto la nostra famiglia a lasciarsi distruggere così?”

 

Il mattino dopo, attorno al tavolo in cucina, Goten trovò già alzati suo padre e Goku. Stavano parlando sottovoce, ma quando il ragazzo entrò si interruppero.

– Per la colazione devi aspettare che si alzi tua madre.

Sospirando, si ragazzo si accomodò sulla sedia. Nella stanza entrò anche Trunks che, mugugnando un buongiorno, si sedette accanto all’amico.

– Come stai? – gli domandò Goku, voltandosi, leggermente apprensivo.

– Così.

Nessuno gli chiese altro. I Saiyan ripresero a parlare, sullo sfondo del televisore acceso a cui nessuno faceva attenzione.  Le scene si muovevano sul televisore e sembrava trasmettere un vecchio film. Le immagini in bianco e nero erano sgranate, e ben presto gli occhi ancora non svegli di Trunks cominciarono a dolere.

– Allora? Ripetimi tutto.

Vegeta guardò Goku, spazientito.

– Ti ripeto che quell’Aldilà era strano, non c’era né il Serpentone né l’ufficio di Re Yammer. Solo buio. E…

– E? – incalzò Goku, ignorando che l’amico si era rabbuiato.

– E… montagne di cadaveri. Per questo dico che non era l’Aldilà: i morti non mantengono i loro corpi, dopo il trapasso.

Goku sbiancò.

– Cadaveri?

– Già. E non è tutto. I cadaveri non rimanevano integri. Si decomponevano. Temo che non ci sia più niente da fare.

Trunks, che stava ascoltando con il fiato sospeso, abbassaò il capo, deluso e sofferente. Vegeta lo fissava sconfitto e impotente.

– Allora è così? Non torneranno mai più in vita?

Gohan, più bianco di un cadavere, aveva ascoltato da quando avevano iniziato a parlare. Goku sospirò.

– No. Mi dispiace un sacco.

Per un tempo che a lui sembrò infinito, rimase immobile. Poi, tremando come se avesse avuto la febbre, si diresse verso la porta e uscì. Dalla cucina sentirono distintamente il boato provocato dal repentino spostamento d’aria e l’aura di Gohan che si muoveva ad alta velocità verso nord.

– Lasciamolo in pace. Ha bisogno di stare da solo – sospirò Goku. I ragazzi e Vegeta annuirono.

La mattinata trascorse tediosa come era cominciata. Verso mezzogiorno cominciò anche a piovere. E Gohan non era ancora tornato. Chichi, Goku e Goten erano sempre più preoccupati.

– Credi che gli sia successo qualcosa di brutto? – ripeteva Chichi, gli occhi colmi di antica paura.

– Vedrai che andrà tutto bene – le rispose Goku meccanicamente. Ma poi, si bloccò.

Era stato un guizzo d’aura, ma chiarissimo. Anche Vegeta lo aveva sentito e la sua mente quasi geniale lo aveva portato alla tragica intuizione.

– Ma certo! – ringhiò il Principe – Kakaroth, dobbiamo trovare tuo figlio!

– Ma… cosa…

– Possibile che non ci arrivi? Gohan è là fuori, è solo ed è un bersaglio perfetto per Razor. Dannato ragazzo… perché non è rimasto a casa?

I presenti nella stanza lo guardavano con tanto d’occhi.

– Allora, che facciamo? – domandò Goku cereo.

– Ehi – li interruppe Trunks – Dov’è Goten?

E tutti si accorsero che Gohan non era l’unico ad essere in pericolo.

**FINE**

 

NA: Ecco, ora comincia la parte peggiore della seconda parte. Non che non mi piaccia. Però è tanto triste… Forse ho esagerato con quei poveri Saiyan.

Vegeta4ever: Grazie per l’”in bocca al lupo”! Beh, non so se non riuscirai ad odiare Bra, ma io non la vedo molto bene per quei poveri Saiyan. Non aggiungo altro.

bellissima90: Grazie! Non sai quanto mi facciano piacere i tuoi complimenti *.*!

Bacioni da una triste

DarkMartyx

 

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Capitolo 20
*** Attacco ***


CAPITOLO 19 – ATTACCO

 

Da quando era partito da casa, Gohan non si era mai fermato. Volava, senza rendersi conto di quanto si stesse allontanando. Attraversava pianure, laghi, catene montuose, sempre diretto verso nord. Fino a quando, verso mezzogiorno, scoppiò un violento temporale che lo costrinse ad atterrare. Quando si guardò intorno e riconobbe la zona dove fosse stato il laboratorio del dottor Gelo, si rese conto di quanto fosse distante da casa.

“Forse dovevo stare più attento…”

Ma non riusciva a respirare in quel misto di oppressione che ormai riempiva la stanza. Ma ora, nella foresta di montagna, avvolto dalla pioggia, non si avvertiva più l’alone di minaccia che patinava ogni cosa ai tempi del malefico scienziato. Ma qualcosa non andava.

“Non c’è neanche un animale…”

Gli uccelli non volavano strepitando per cercare un altro rifugio, il sottobosco era immobile. Nessuna traccia di animali; solo il ticchettio continuo e assordante della pioggia.

Un tuono colse di sorpresa il ragazzo, ma notò ugualmente il leggero sbuffo d’aria che lo aveva accarezzato e che lo aveva fatto rabbrividire, bagnato com’era. Il ragazzo sospirò, poi, voltandosi lentamente, si trovò faccia a faccia con l’ultimo essere che avrebbe voluto avere davanti.

– Razor.

Un altro lampo illuminò gli occhi rossi perfettamente rotondi e il sorriso sprezzante.

– Che occhio. Complimenti, Gohan.

Le gocce scivolavano sulla sua pelle nera lasciando un scia, ma il mostro non sembrava farci caso. Gohan lo fissava silenzioso.

– Da solo non ho speranze, lo so benissimo. Sono stato uno sciocco a dividermi dagli altri.

– Hai ragione. Non fa una grinza – commentò Razor sogghignando.

– Perciò… sei qui per uccidermi?

Il viso di Razor, illuminato da un fulmine, si aprì in un sorriso ancora più malvagio.

– Non proprio, caro ragazzo. Non morirai solo tu, se tutto va secondo i miei piani.

Non lasciò il tempo a Gohan si aggiungere altro e, con uno scatto repentino, cinse con le dita lunghe e fredde il collo del ragazzo, inchiodandolo a terra.

– Presuntuoso da parte tua pensare che fossi venuto solo per te – disse con voce suadente, stringendo ancor più la presa – Non sarai solo tu la vittima della tua imprudenza.

Finalmente, Gohan comprese il piano di Razor: attirare i suoi amici lì e finirli definitivamente, uno alla volta. I polmoni bruciavano, non solo per mancanza d’aria, ma anche per il peso opprimente del senso di colpa.

“Se solo non fossi stato così imprudente…”

Lentamente, il viso del Saiyan diventava sempre più livido. Vedeva offuscato, per colpa anche della pioggia. Pensava a suo padre, a Goten, a Trunks, anche a Vegeta, appena tornato, a Chichi, sua madre, e a Bra, la bambina che gli aveva salvato la vita. Risentì i suoi incubi peggiori che gli parlavano dall’Oltretomba, sopra tutti Cell, quasi demoniaco. Ma, quando ormai stava per perdere i sensi, sentì fresco ossigeno lambirgli i polmoni in fiamme.

“Ma… cosa…?”

Gli occhi gli restituivano la sagoma di Razor, nera, che si stagliava contro il fondo del cielo grigio di pioggia. Il viso era rivolto in alto, verso una luce intensa, che pareva sempre più familiare al ragazzo. Fino a quando non capì perché.

– Benvenuto. Ti stavamo aspettando, Goten.

 

A casa di Goku, Trunks sussultò.

– L’aura di Gohan… è diminuita.

– Dannazione! Avevo ragione io! Gohan è in pericolo! – ringhiò Vegeta.

Goku era sempre più pallido.

– Ma… c’è di più.

I due adulti si voltarono verso di lui.

– Con Gohan c’è anche Goten. Ed è trasformato in Super Saiyan.

Il viso del ragazzino era esangue. Vegeta si innervosì ancora di più.

– Dobbiamo fare in fretta, altrimenti sarà troppo tardi – mormorò Goku, ormai senza più voce.

 

Goten, sospeso in aria, fissava la scena trattenendo il fiato. Il mostro era sopra suo fratello, steso a terra. Era partito pochi minuti dopo di lui, come aveva fatto a lasciarsi battere così facilmente? Ma soprattutto, cosa avrebbe fatto adesso? Era fin troppo chiaro che non era all’altezza di Razor, se neanche suo padre e Vegeta erano riusciti a sconfiggerlo?

– Scappa, Goten! – mormorò flebile Gohan. Goten ebbe un fremito di rabbia.

– Bene, abbiamo un eroe – commentò Razor ignorandolo, e, come leggendo nel suo pensiero, sogghignò. – Cosa pensi di fare, ora? Sei caduto nella mia trappola e non hai più scampo. La tua ora è suonata.

“Una trappola! Una trappola! Sono un completo idiota! E io ci sono cascato…”

Ma non era finita. Razor sorrise sornione, come se pensasse a qualcosa di veramente piacevole. Quel sorriso aveva l’ambiguità di quello di un serpente, e strappò un brivido a Goten.

– Vediamo se sei più sciocco di quanto immagini.

 Il mostrò si illuminò improvvisamente. Il ragazzino quasi non notò l’indice puntato che si abbassava lentamente, così lentamente che sembrava immobile. Mirava suo fratello e se ne accorse solo quando un sottile raggio energetico spuntò da quel dito. Ma ormai era troppo tardi.

Goten, con il respiro sospeso, guardò con orrore l’onda energetica trafiggere il cuore di Gohan, il suo viso diventare più pallido di quanto non fosse già, un fiotto di sangue uscire violentemente dalla bocca, sporcando le sue labbra bianche. Sapeva, era consapevole che quella era una ferita mortale.

Tutto quello che non fosse rabbia, amara bile e odio, un odio puro, sparì di colpo. Sparì l’aria umida e fredda delle notte che sopravveniva e la pioggia che si affievoliva sempre di più. Sentiva solo dolore, disperazione, la protezione che il fratello gli aveva da sempre assicurato e che lui aveva ricambiato non alzando nemmeno un dito per proteggerlo. Si scaraventò sul mostro con tutta la sua velocità.

Scagliava colpi a caso, facili da parare. Poi Razor, stufo di quel gioco, esclamò: – Ne ho abbastanza di te! – e, sotto lo sguardo agghiacciato di un Gohan inevitabilmente morente, colpì il ragazzino allo stomaco talmente violentemente che il dolore gli impedì persino di svenire. In meno di un attimo si rese conto di volare in aria. Percepì appena il bagliore di una lama di pietra, fino a quando essa non gli squarciò un occhio. Gridò dal dolore, mentre il sangue scorreva lungo il viso. Sentì la spada ferirgli la spalla sinistra. Ormai non aveva più sensibilità di quel braccio.

“Ma cosa ho pensato di fare contro Razor?”

Il pensiero corse al padre, alla madre, a Trunks al fratello, che stava morendo vicino a lui. E un’indomabile sensazione di impotenza si impossessò di lui.

“Perdonatemi… Sono stato uno sciocco…”

Poi, improvvisamente, avvertì il suo corpo cozzare contro il suolo. L’impatto, invece di stordirlo ancora di più, gli rese inclemente un attimo di lucidità, nel quale vide chiaramente una sagoma nera che impugnava una spada calare rapidissimamente verso di lui. Un solo secondo per patire il dolore della pietra ferirgli il petto, per lasciare andare il suo ultimo respiro. E per osservare un’ultima volta la smorta luna crescente della sera, compagna di tante notti sui monti Paoz.

“Έ così bella, stasera…”

Poi sparì anche quella e fu solo buio e percezione del nulla.

 

La nebbia si alzava lenta dalla foresta, formando una cortina sempre più spessa. L’odore di umidità si mescolava a quello del sangue di Gohan, che cercava di raggiungere il cadavere del fratello strisciando sull’erbe. Dove passava, lasciava una scia rossa di sangue. La ferita faceva un male cane, più di una volta doveva fermarsi per prendere fiato. La vista, ostacolata anche dalla nebbia, si offuscava sempre più. Quando poi arrivò al cadavere del fratellino, toccò la sua mano fredda e umida d’acqua. Dei singhiozzi gli scossero la cassa toracica, aumentando il dolore. Fino a quando esso non cominciò ad affievolirsi. Lentamente, perdeva sensibilità di braccia e gambe, le palpebre non reggevano più. Strinse ancora di pi sul petto del fratello, ancora trafitto dalla spada. Il suo sguardo incontrò gli occhi vacui di Goten, fissi sul cielo scuro. Un ultimo singhiozzo, prima che l’aria gli mancasse del tutto. Rivolse il suo ultimo pensiero al fratello, mentre esalava il suo ultimo respiro e abbassava le palpebre per sempre.

“Scusa… non sono stato capace di proteggerti.”

**FINE**

 

NA: Ecco. Questo è il capitolo che tanto odiavo. Ma dopotutto sentivo che la storia doveva comprendere per forza anche questo, so che voi potete capirmi. Brutto, brutto capitolo. Per la prima volta da quando ho cominciato a scrivere la fanfiction, mi si sono inumiditi gli occhi. Tremo solo al pensiero del prossimo capitolo.

Vegeta4ever: Mi dispiace, questa è la fine che fanno quei poveri ragazzi. Lo so, anch’io pensavo a Trunks quando ho scritto questo capitolo… ma è così. No, dai, perché Goku è un idiota? È tanto simpatico… poi è coraggioso, è altruista, è giusto… è un sacco di cose buone.

folg_89: Non penso che una fusione possa risolvere il problema ^^. Se facciamo due calcoli, questo mostro, per nascondere persino l’entità della propria aura, dev’essere almeno cinque o sei volte Majinbu… non credere che non ci avessi pensato, ma le fusioni mi sembrano superate… Vuoi mettere col Super Saiyan di Ultimo Livello (anche se non esiste più)? XD

Tono un po’ depresso, lo ammetto. Me ne scuso.

Bacioni

DarkMartyx

 

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Capitolo 21
*** Lutto ***


CAPITOLO 20 – LUTTO

 

Finalmente i tre Saiyan giunsero in vista del bosco dove avevano sentito Gohan e Goten fermarsi. Le luci della Città del Nord brillavano, anche attraverso la nebbia fitta che permeava ogni cosa.

– Non si sente… non si sente più la loro aura – mormorò Trunks pallido.

Vegeta non disse niente, digrignò i denti e riprese le ricerche, per poi abbandonarle qualche minuto dopo.

– Non ce la faremo mai, con questa nebbia. Dobbiamo scendere al suolo.

Trunks annuì e lo seguì immergendosi nella foschia.

Goku atterrò su un soffice tappeto di muschio. Ne suoi pensieri non c’era niente che non fossero i figli, trovarli. Il suo cuore era oppresso da un terribile presentimento.

“Non possono essere morti… non è possibile… cosa dirò a Chichi se… se…”

La sua mente vagava confusa da un pensiero all’altro. Pensava a Gohan bambino, al suo viso impaurito, al suo viso gioioso, al suo viso dopo che si era sacrificato nel Cell Game, agli anni che aveva passato senza di lui. Pensò a Goten, che suo padre non l’aveva mai visto né conosciuto per sette lunghi anni. Tutt’ad un tratto si pentì di aver seguito il suo egoismo, a voler essere rimasto nell’Aldilà per tutto quel tempo. Tempo usato per allenarsi, senza la sua famiglia. Il suo cuore puro vacillava tra mille dubbi.

Improvvisamente, inciampò su un ramo, reso invisibile dalla nebbia. Si tirò in piedi a fatica, pulendosi il viso dal fango.

– Tutto bene? – domandò freddamente la voce di Vegeta, così da farlo sussultare.

– Sì. Sono inciampato su un ramo…

Non fece in tempo a ripeterlo che cadde un’ennesima volta. Stavolta andò a sbattere contro il ramo, facendosi male a una guancia. Si aggrappò al ramo, o alla radice, per tirarsi su, ma all’improvviso una repentina consapevolezza si fece strada nella sua testa. Lasciò atterrito la stoffa che gli bagnava il palmo. Respirava affannosamente. Il suo fiato caldo dissolse un po’ di quella foschia, rivelando una tuta arancione.

Pregando tutti gli dei, conosciuti e sconosciuti perché avesse visto male, si trasformò in Super Saiyan. Il calore dell’aura dissolse rapidamente la nebbia circostante fino ad un raggio di un paio di metri, come il sipario di un macabro spettacolo. E gli apparvero i figli, Goten infilzato a terra da una pesante spada di pietra, Gohan steso su di lui, la tuta sporca di sangue e fango.

– Goten…

Trunks cadde in ginocchio accanto al cadavere del suo migliore amico. Il suo respiro era irregolare e ben presto calde lacrime cominciarono a scendergli dalle guance. Intorno a loro era freddo come in una tomba.

– Ma bene… siete arrivati finalmente. Peccato che sia troppo tardi…

Una mano nera sfiorò la spalla del ragazzino. Goku sfigurò dalla rabbia.

– Cosa hai fatto ai miei figli!

– Li ho uccisi, mi sembra evidente – sottolineò il mostro. Poi, rivolgendosi di nuovo a Trunks, disse:

– Questa è la mia vendetta per quello che mi hai fatto tre anni fa. Avevo deciso di lasciarlo in vita… ma poi  ho cambiato idea. Se adesso ti uccido, penso di farti solo un favore, vero? E alleggeriresti di molto il lavoro da fare per me…

– Non hai di che provarci, mostro!

Vegeta sferrò un pugno a Razor, che venne spedito a diversi metri di distanza. Il Principe dedicò una sola occhiata per assicurarsi della salute del figlio, poi tornò ad occuparsi del nemico.

– Kakaroth, aiutami!

– Non penso che Kakaroth possa aiutarti in questo momento – ridacchiò il mostro. Il Goku rivolse a Vegeta un’occhiata disperata. Solo allora il Principe notò i due cadaveri ai suoi piedi. Impallidì. Poi, ringhiò:

– Bastardo…

– Non mi sembra il caso di essere così scontrosi, visto che sono io che decido sulla vostra vita o sulla vostra morte. L’avete visto anche voi, la prova sono quei due sporchi cadaveri laggiù.

In quel momento, Goku perse definitivamente la ragione: tentò di attaccare Razor, ma, accecato dalla rabbia, sferrava solo colpi a vuoto. La sua espressione era così minacciosa che persino Vegeta ebbe un moto di paura, come se temesse che, da un momento all’altro, potesse essere attaccato da quell’essere che ormai di umano non aveva niente, talmente erano sfigurati i suoi lineamenti dalla rabbia.

Tutto si concluse così rapidamente che si riusciva a stento a capire quanto fosse durato: dopo qualche secondo di quel gioco, il mostro sparì all’improvviso, per poi ricomparire alla spalle di Goku, le sue unghie affilate a brevissima distanza dalla giugulare del Saiyan. Il guerriero numero uno della galassia si bloccò, colto di sorpresa.

Scorrevano i minuti, ma non accadeva niente. Infine, il mostro ritrasse lentamente le sue mani, come scusandosi.

– Non ti posso uccidere in queste condizioni, devi recuperare la lucidità. Non sarebbe neanche divertente. Inoltre voglio gioire del tuo dolore. Sarà piacevole. Per questa volta la scampi, la prossima sarà anche l’ultima in cui ci vedremo.

E sparì, insieme alla nebbia che aveva cominciato a dissolversi da quando si era trasformato in Super Saiyan. Il bosco era muto, come se fosse partecipe della loro disgrazia. Si sentivano solo i lievissimi sospiri di Trunks, che ancora versava lacrime silenziose accanto al cadavere dell’amico.

Goku cadde in ginocchio, il petto scosso dai singhiozzi. Strappò la spada da petto di Goten e la scagliò lontano, sussultando per la sua stessa veemenza. La spada si dissolse nell’aria appena toccò terra.

Vegeta osservava, in silenzio. Comprendeva perfettamente i sentimenti del suo nemico e, nel suo sguardo impassibile da tempo, apparve un barlume di compassione. Goku lo notò, ma, invece di esserne consolato, riuscì solo a pensare che, mentre lui era riuscito a proteggere suo figlio, lui li aveva lasciati morire. Avrebbe tanto voluto essere al posto loro, ma ora finalmente comprendeva quale vuoto avesse lasciato nei loro cuori ogni volta che moriva e se ne andava.

Il Principe dei Saiyan, il volto grave, sospirò. Rivolse un’occhiata a Gohan, che sembrava dormire abbracciato al fratello minore, come se volesse proteggerlo dalla morte. Poi guardò Goten, dal viso raccapricciante, una maschera di sangue. Mentre raccoglievano le spoglie di quelli che erano stati i figli di Kakaroth, aggrottò le sopracciglia.

– Ora siamo rimasti solo in tre.

 

“La mia vendetta si sta finalmente compiendo. Niente più giochetti come tre anni fa. Ora voglio solo vedere scorrere il vostro sangue, ascoltare compiaciuto le vostre urla agonizzanti, ridere al dolore provato per la morte dei tuoi figli, Goku. Sei tu la mia principale vittima… sei tu che più di tutti hai contribuito alla mia dannazione. Ma non temere: morirai per ultimo. Il primo sarà quel moccioso che ha osato sconfiggermi. Immagino che… non starà mai più bene come prima.”

**FINE**

 

NA: Scusate, scusate, scusate: ho lasciato passare un’infinità di tempo, prima di aggiornare! Ma ormai il contest è concluso, quindi potrò riprendere ad aggiornare più regolarmente ^^. Siete fortunati, in questo capitolo niente stragi. Per o prossimi… chissà. Intanto rispondo alle recensioni.

nightwish4ever: Che bello, una new entry *.*! Non sai quanto mi fai contenta! L’hai seguita da quando è nata? O.o Wow, ti darò la tessera fedeltà XD! Però tu mi dai il tuo condizionatore, qui si muore di caldo XP.

Vegeta4ever: Ti importa poco dei due Son? O.o Ma se Goten è il miglior amico di Trunks! Perché non lo sai, ma questo capitolo è fatto apposta per far soffrire Trunks XD! No, scherzo! Contenta che non è morto nessuno? :D

bellissima90: Immaginavo che avresti reagito così. Mi dispiace. Posso solo dirti che forse si sistemerà tutto (se nessuno ci lascia le penne, ovvio).

SweetGirl91: Anche se si fossero sbrigati e si fossero trasformati, non avrebbero comunque fatto in tempo: erano trascorse diverse ora da quando Gohan era partito. Dalle prossime volte cercherò di stare più attenta agli errori, giuro –///–.

folg_89: In effetti no, non avevo voglia di inserire anche una fusione… Ne hanno già provate tante nella Saga di Majinbu e nei film… Del Super Saiyan di Ultimo Livello ancora non si sa. Però stai certo che non sarà il solito idiota in tuta arancio (per dirla con le tue parole XD) a sconfiggere Razor. Con tutto il rispetto per Goku, ha già fatto abbastanza per rubare la gloria agli altri… Un po’ di secondi piani non possono che fargli bene, no? XD

Ci stiamo avvicinando a grandi passi al momento X. Qui la tensione sale, tenetevi pronti ^^.

Bacioni, DarkMartyx

 

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Capitolo 22
*** Ricominciare? ***


CAPITOLO 21 – RICOMINCIARE?

Il terzo giorno a letto. Non aveva mosso un passo fuori dalla casa da quella notte maledetta. Era sempre rimasto dentro, in quella casa che stentava a riconoscere. Gli unici suoni erano i piagnucolii di Bra. Si riuscivano a sentire persino i sospiri i Chichi, che serpeggiavano tra le stanze deserte.

Quando la donna aveva visto i cadaveri dei due figli portati in braccio dal marito, aveva urlato. Un solo urlo, così intenso da raccapricciarlo. Le lacrime avevano cominciato a scendere, mescolandosi a frasi incoerenti, al sangue dei suoi bambini, al vento della notte che le accarezzava il volto. Poi era svenuta. Da tre giorni non si svegliava.

Lo Stregone del Toro, il padre di Chichi, avvertito da Goku della disgrazia, era subito intervenuto al capezzale della figlia. Non parlava, non diceva niente. Non staccava mai lo sguardo dalla “sua bambina”, se non per salutare il genero.

Goku si era trasformato. La sua espressione pura e ingenua se n’era andata, non sorrideva più. Trunks trovava sempre più difficile distinguerlo dal padre: ora il Saiyan girava per casa con l’espressione corrucciata che prima era tipica del suo rivale. I suoi occhi erano gravi, non brillavano più.

In quanto a suo padre, poteva dirsi cambiato. La sua espressione, che Goku ormai aveva fatta sua, si era leggermente sciolta. Parlava meno di prima, ma era un po’ più premuroso. Ogni tanto, si affacciava alla porta della sua stanza, sbirciandolo mentre era ancora a letto.

– Allora?

– Tutto a posto. Sto abbastanza bene.

Le parole che in tre giorni si erano detti.

Tutte le mattine, Goku e suo padre uscivano di casa prestissimo, per allenarsi. Trunks, poteva indovinarlo con facilità, sapeva che durante quegli allenamenti non passava neanche una parola, ma solo attacchi, pugni, difese. Ogni tanto avvertiva dei picchi di energia, ma quello era il loro unico segno di vita. All’ora di pranzo tornavano a casa, mangiavano qualcosa in fretta e poi riprendevano ad allenarsi.

Ogni tanto Goku si soffermava nella camera della moglie. Percepiva bene la sua aura e era cosciente che, dopo ogni giorno che passava, era sempre più debole. Non sarebbe sopravvissuta a lungo, se non avesse mangiato qualcosa: invano, suo suocero cercava di farle ingoiare qualcosa forzandole i denti, ma l’unica cosa di cui Chichi potesse ormai cibarsi era ormai l’acqua o altre bevande. Ogni tanto mormorava nel sonno i nomi dei suoi figli. Quando sentiva i nomi di Gohan o Goten, il Saiyan non riusciva più a rimanere nella stanza e, rivolgendo un cenno al padre di sua moglie e a Trunks, se era lì, se ne andava.

Non aveva mai parlato con nessuno. I suoi occhi sembravano essersi tinti di vendetta. Quel mostro era riuscito a rubargli la sua proverbiale spensieratezza.

Trunks, rigirandosi nel letto, ripensava agli avvenimenti di quegli ultimi giorni, sudando litri di sudore per colpa di quella febbre alta che aveva la minima intenzione di abbassarsi.

“Ma come siamo finiti?”

 

Quel giorno, il ragazzo decise che si doveva alzare assolutamente. Vedendolo attraversare barcollando il corridoio, lo Stregone del Toro esclamò con la sua voce cavernosa:

– Trunks, torna a letto! Sei ancora molto debole! Aspetta almeno fino a quando la febbre non ti si sarà abbassata…

Nessuna risposta. Lo Stregone abbassava lo sguardo e sospirava.

“I Saiyan hanno delle teste più dure dei sassi”

Infine, arrivò in cucina. Goku e Vegeta stavano consumando il loro pasto spartano.

– Trunks, tutto bene? – chiese Goku. Sembrava finalmente essersi ricordato di lui. Nei suoi occhi, contornati da pesanti occhiaie, si leggeva senso di colpa.

– Questa stupida febbre non vuole abbassarsi – borbottò il ragazzo, piombando di peso sulla sedia.

– Ciao a tutti.

La piccola Bra comparve sulla soglia della porta, sfregandosi gli occhi rossi e gonfi di pianto. Senza una parola, si accoccolò sulle ginocchia di Vegeta e cominciò a sbocconcellare un biscotto. Pochi minuti dopo, il Principe se la scrollò via.

– Devo allenarmi.

Poteva leggere la delusione negli occhi di sua figlia, ma lei non protestò. Silenziosamente, tornò in camera sua, dove ormai trascorreva tutti i pomeriggi.

 

Quella stessa sera, Goku si svegliò di soprassalto, poiché sentiva osservato e minacciato. Si mise a sedere nel letto che prima era di Gohan e si guardò intorno, cieco nel buio. Poi, quando si fu abituato all’oscurità, avvertì qualcosa. Si voltò lentamente verso la finestra.

Razor sedeva tranquillo sul davanzale. Persino senza luce, riusciva a vedere brillare i suoi delicati occhi rosso sangue, brillanti come rubini.

Corse con lo sguardo Vegeta, ma lui non c’era. Non sentiva neanche il russare del suocero, né i sospiri di Chichi. Incenerì il mostro con lo sguardo.

– Cosa hai fatto a Chichi e agli altri?

- Stai tranquillo, non ho fatto niente a nessuno - mormorò.

- Sei davvero educato a parlare a bassa voce, quando tutti dormono - ringhiò Goku - Un vero gentiluomo…

- Sai, nonostante tutto ho un po’ di anima umana…  Povera donna, non ha colpa di essersi sposata con l’uomo che voglio uccidere… e poi non mi divertirei a farle del male. Preferisco che soffra quando scoprirà che non ci sei più. Chissà come reagirà, vedendo il corpo dilaniato di suo marito davanti la porta della sua casa…

Vegeta spalancò la porta, e fissò Razor infuriato.

- Non ti preoccupare, principino - sogghignò lui – Ho pensato anche a te e ai tuoi pargoli… non so se il più grande riuscirà a trattenersi quando vedrà il tuo corpo sfigurato… la piccola, probabilmente, ne verrà segnata a vita…

- Stai lontano da Trunks e Bra! - ruggì Vegeta.

-Non ti scaldare… potrei decidere di far sparire ogni traccia di voi… si tormenteranno finché vivranno.

Vegeta tremava dalla rabbia.

- Non toccare i miei figli!

- Oh, forse non lo farò - sghignazzò Razor - Ma chi ti dice che lascerò andare l’ultimo discendente della gloriosa ma estinta razza Saiyan? L’erede del Principe? Non mi priverò di un divertimento così grande…

Vegeta si scagliò su di lui per combattere. Goku lo fermò freddamente.

- Non qui, Vegeta.

- Non dirmi cosa devo fare o non fare, Kakaroth! - sibilò lui rabbioso – Quest’essere non è soddisfatto di aver ucciso i tuoi figli, ora vuole uccidere anche i miei!

- Vegeta, ragiona. Se combattiamo qui distruggeremmo la casa e le macerie ucciderebbero i tuoi figli comunque. Trunks è debole per la febbre. Tua figlia, per ora, non ha dimostrato di avere poteri, e non sopravvivrebbe ad un’esplosione. Per di più non c’è solo Bra, ma anche Chichi, e non mi va di mettere in pericolo né lei né suo padre.

Vegeta, finalmente, si calmò.

- Veramente il Saiyan più giovane ha la febbre? - rise Razor – Che strano… allora anche i Saiyan soffrono i comuni malanni umani… Se è così sarà ancora più piacevole…

Vegeta ringhiò qualcosa, tremando di rabbia.

- Razor, adesso ascoltami bene - ingiunse Goku spazientito –Andiamo da un’altra parte a combattere, prima che ti passi tutto il riguardo per la mia famiglia.

Razor rise malignamente, ma annuì.

- D’accordo, posso accettare.

- Veniamo subito.

Vegeta per uscire passò dalla camera dei figli. Li guardò mentre dormivano.

“Probabilmente non li vedrò mai più…”

Si soffermò ancora qualche secondo.

“Addio, ragazzi.”

Sospirò, e proseguì.

Volarono per un buon quarto d’ora prima di atterrare su un altopiano. Razor diede loro le spalle.

- Allora? - borbottò Vegeta – Che vogliamo fare, spassarcela tutto la notte?

Razor si voltò e lo fissò con la coda dell’occhio, sorridendo.

- Certo che no, caro principe… non oserei mai farti perdere tempo così…

Vegeta lo guardò con aria altezzosa e da vero principe.

- E ti vuoi far battere un’altra volta vero?

- Non ci giurerei - sogghignò Razor - Non mi sembri in grado di sconfiggermi…

- Non ci contare, mostro

In un lampo Razor fu davanti a Vegeta, e lo osservò con freddezza.

- Portami rispetto d’ora in poi. Fino ad ora sono stato indulgente, ma ora basta. Potrei distruggerti in qualsiasi momento - lo minacciò tranquillamente puntando uno dei suoi artigli alla gola di Vegeta.

-  Vuoi sapere una cosa? - gli disse il Principe dei Saiyan – Non me ne importa niente dei tuoi sporchi giochetti - Sorrise, trasformandosi. –Rimani comunque un Inferiore. Mi sarebbe piaciuto dirtelo e te l’ho detto. Ora fai quello che ti pare, non mi interessa.

- Ti accontento subito - gli rispose di rimando Razor. E con un pugno lo spedì contro uno spuntone di roccia, che si frantumò in mille pezzi, ricoprendo il corpo del Principe.

- Vegeta!

Osservò trepidante il compagno che riemergeva dalle schegge che lo ricoprivano, completamente ricoperto di piccoli graffi, ma con lo sguardo ancora altero e fiero. Ma non era lo sguardo di un uomo che sa già di aver vinto, ma quello di un uomo che vuole morire con onore. Ormai se ne rendeva conto anche lui: dopo la loro morte, la sua famiglia sarebbe stata sterminata, indifesa com’era. Anche Trunks sarebbe morto, così indebolito. Erano senza speranza, la razza Saiyan stava per eclissarsi definitivamente.

Pregò solo il cielo che i suoi cari non soffrissero troppo.

**FINE**

 

NA: Ed ecco a voi la battaglia decisiva. Ebbene sì: non manca molto alla fine. E purtroppo ho appena cominciato il capitolo 24… Vabè, mi ci metterò d’impegno, promesso! ^^

Vegeta4ever: Mah, ormai mi sono abituata alle tue minacce di morte XD! Puoi pure puntarmi il mitra contro, io non ho paura *posa epica*. No, scusa, non ho letto bene: Goku ti ha fatto pena? Cioè, voglio dire, ti ha fatto pena O.O? Preparatevi, or dunque (non so se si scrive così), l’Apocalisse è vicina XD.

folg_89: La spiegazione su dove finiscano le anime dei morti ci sarà tra breve, non temere.

bellissima90: Ah, ammazzerò Razor quando sarà il momento *,..,* Comunque non temere, si risolverà tutto!

nightwish4ever: Potrei anche dartelo, il regalo, ma dopo come faccio a mandartelo XD? Per quanto riguarda il condizionatore, comincia subito a mandarlo perché va a finire che fondo con tutto questo caldo XD. Comunque non c’è problema, per la raccolta punti ti faccio sapere.

SweetGirl91: Ma a me fanno piacere i tuoi rimproveri, perché se me lo dici prima almeno la volta dopo non sbaglio più ^^! Ora che me lo fai notare, è vero, a Trunks non gliene è fregato molto di Gohan XD Ma che devi fare, vedi morto il tuo migliore amico e perdi la testa. Ora stai bene, vero?

Bacioni

DarkMartyx

 

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Capitolo 23
*** Sconfitta ***


CAPITOLO 22 – SCONFITTA

È finita

Vegeta riemerse dalla pietra che lo circondava con difficoltà. Sapeva che non sarebbe sopravvissuto, ma almeno sarebbe morto integro nel suo orgoglio. Rivolse a Razor uno sguardo fiero e sprezzante.

Il mostro si innervosì. Voleva vedere la paura e il terrore nei suoi occhi. Fu preso da una rabbia furibonda e lo attaccò. Vegeta cercava di opporsi, ma erano troppo veloce e troppo forte, anche per un Super Saiyan. Smise addirittura di cercare di contrastarlo, senza sprecare energie inutili e continuò a farsi picchiare senza battere ciglio. La furia crebbe in Razor, non vedendo nessuna reazione, e colpì con maggiore violenza. Vegeta cominciò a cedere, ma non emise suono.

Con un calcio più violento, lo scaraventò in cielo. L’occasione che stava aspettando: il Principe iniziò a lanciare diversi Bing Bang Attack all’indirizzo del nemico. Razor, senza neanche impegnarsi troppo, li evitò e raggiunse il Principe. Lo rispedì a terra, alzando una grande polvere.

Vegeta si rialzò con difficoltà. Era già stanco e barcollava. Si lasciò cadere a terra e cominciò a respirare profondamente. Non aveva la minima traccia di paura.

Goku urlò:

- No, Vegeta! No! Rialzati!

- Vorrei vedere te al posto mio - fu la risposta flebile del Principe.

Razor decise di farla finita. Tese una mano verso Vegeta e si preparò a lanciare un’onda energetica. Era davvero finita: così debole com’era non riusciva nemmeno a muoversi. Sorrise beffardo, per spazientire Razor ancor di più. E raggiunse il suo obiettivo.

- Hai anticipato la tua fine!

E il colpo partì.

Mentre la sfera di energia si avvicinava, sentiva il calore aumentare. Il suo sibilo era accompagnato dai richiami di Goku.

“Sempre il solito…”

Si avvicinava sempre più. Ormai era a poca distanza da lui. Non era né spaventato né infuriato. Solo il rimorso di non aver potuto difendersi, di aver lasciato i suoi figli ancora una volta soli.

Il colpo esplose. Sorpreso di non sentire dolore, si accorse di avere ancora davanti Kakaroth e Razor. Goku tradiva un’espressione sbalordita. Razor ribolliva dalla rabbia. Guardavano un punto alla sua destra, che gli era coperto dalla macerie.

Tutto ad un tratto, qualcuno gli coprì la visuale, le braccia aperte a proteggerlo. Vedeva le sue spalle alzarsi e sollevarsi nel suo ansimare. La spada sulla sua schiena riluceva alla luce della luna.

Razor era ancora infuriato.

- A quanto pare abbiamo ospiti indesiderati! - disse rabbioso.

Trunks aveva ancora la febbre. Gli tremavano le gambe. Era troppo anche per un Saiyan, combattere con la febbre alta. Per uno sconosciuto miracolo era arrivato lì in tempo. Ma ora era esausto, non sarebbe riuscito a lanciare un altro Ki Blast come quello. Sapeva che la sua fine era segnata.

- Trunks! - esclamò sorpreso Vegeta.

Il ragazzo fissò il suo nemico con odio, ma con contegno e un certo orgoglio. Razor rise del suo coraggio. E passò all’espressione del Principe. Era sbalordita e preoccupata. E la sua mente contorta concepì un piano per far uscire dai gangheri il Principe.

Sorridendo, si avvicinò al giovane Saiyan. Lui alzò subito la guardia, ma fu troppo lento. Trunks crollò a terra, ormai prosciugato delle ultime energie.

- No! - urlarono contemporaneamente i due adulti.

Trunks tremava mentre cercava con difficoltà di rialzarsi. Nell’impatto, aveva battuto malamente la spalla, che ormai era stirata, se non rotta. Perdendo spesso l’equilibrio, riuscì a mettersi in ginocchio e riprese un po’ di fiato.

Razor rise cupo. Tese una mano verso di Trunks. Vegeta perse il controllo.

- Lascialo immediatamente!

- Smettila, scimmione. Hai la coda di paglia?

Il mostro afferrò con la mano i capelli di Trunks e lo sollevò. Il ragazzo emise un debole lamento, semicosciente, tenendosi la spalla offesa con la mano buona. Si girò verso Vegeta, fornendogli una panoramica più ampia. Sorrideva, divertendosi un mondo.

Il Principe dei Saiyan era furioso.

- Lascialo!

Razor parve non sentirlo. Si voltò verso Trunks e lo colpì allo stomaco a tradimento. Il ragazzo gridò, e fu solo il dolore che gli impedì di perdere definitivamente conoscenza. Uno spruzzo si sangue bagnò la terra sottostante.

Vegeta si alzò in piedi, aiutato dalla sua rabbia. Non si accorse nemmeno di essersi trasformato in Super Saiyan.

Goku osservava a bocca aperta la scena. Per quanto avesse avuto a che fare con la crudeltà di Razor, ancora non riusciva a credere che fosse possibile tutta quella violenza. Fremeva come Vegeta a vedere i colpi che doveva supportare quel ragazzo. Ma era così sbalordito da non emettere suono.

Il Principe ormai non riusciva più a controllarsi. Scattò verso di Razor.

- No, Vegeta!

- Cosa vuoi ora, Kakaroth?

- Vegeta - disse Goku - Razor vuole provocarti! Non lo capisci?

- E per questo ci deve andare di mezzo mio figlio? - esclamò Vegeta fuori di sé – Io non ci sto, Kakaroth!

- Vegeta! - gridò Goku senza alcuna speranza di riuscire a fermarlo. Ma il Principe non l’ascoltò. C’era qualcos’altro che aveva attirato la sua attenzione: un urlo disarticolato. Non era difficile immaginare di chi fosse. Vegeta si girò fulmineamente.

Lo vide dondolare come un sacco vuoto, svenuto. Vide i suoi occhi chiudersi, il volto in una smorfia di sofferenza. Pendeva ancora dalla mano del suo nemico come uno straccio bagnato. Il suo respiro era un debolissimo sibilo.

Vegeta non ci vide più, e perse la testa.

- No, Trunks!

Goku osservava la scena terrorizzato. Conosceva Vegeta, e sapeva altrettanto bene che, anche se i Saiyan sfoderavano una forza inimmaginabile se venivano fatti infuriare, sapeva altrettanto bene che Razor era molto al di sopra della sua portata. Anche potenziandosi di molto, non avrebbe avuto speranza. Avrebbe dovuto assistere all’omicidio di un suo carissimo amico.

Pensò a Gohan. A cosa avesse pensato, vedendo il fratello morire. Provò una profonda pena per il suo primogenito e orrore per se stesso, rendendosi conto che anche a lui sarebbe toccata una sorte simile: ormai Vegeta era un fratello con lui.

Vegeta si scagliò su Razor, ma fu scaraventato a terra. Non si lasciò scoraggiare. Si rialzò e cercò di mollare un pugno a quel mostro, ma venne rispedito con la faccia nella polvere. Razor si stufò presto di quel gioco, lasciò cadere a terra Trunks e si alzò in volo verso l’alto. Vegeta lo seguì, ma quando lo raggiunse, il mostro gli bloccò il braccio.

- Lasciami! - gridò il Vegeta furioso.

Razor lo ignorò. Afferrò più saldamente il braccio del suo rivale e glielo torse violentemente. Quando si spezzò, le urla del Principe risuonarono alla luce fredda e impassibile della luna. Poco dopo, Vegeta era disteso, il braccio rotto innaturalmente piegato verso l’esterno. Goku lo chiamò, ma ormai doveva essere svenuto anche lui.

Razor si avvicinò a Vegeta sorridendo. Posizionò il piede sulla frattura, e premette con tutta la sua forza. Il Principe gridò di dolore e sbiancò. Stava per soccombere.

Goku andò su tutte le furie. Non poteva restare a guardare, mentre il suo migliore amico veniva fatto fuori e si concentrò per aumentare la sua aura. Razor lo sentì e si voltò verso di lui.

Lui si era trasformato in Super Saiyan e si stava potenziando per raggiungere il terzo livello. La sua forza era talmente superiore a quella di otto anni prima da far tremare tutta la Terra. Sarebbe rimasto incredulo anche lui se non fosse stato così arrabbiato.

Razor, sbalordito, lo fissò, ma riprese subito il suo autocontrollo. Sorrise e guardò con interesse i lunghi capelli biondi del Super Saiyan di terzo livello che ondeggiavano al vento della sua aura.

- Certo che più siete potenti, più diventate brutti.

- Non ti preoccupare della mia bellezza, Razor - rispose Goku calmo – Dovresti preoccuparti della mia furia.

E il combattimento iniziò. Ma non durò molto: Goku era leggermente in difficoltà e con il passare del tempo unito alle esorbitanti energie usate per la trasformazione, la sua forza diminuì, e cominciò ad incassare pugni e ginocchiate a ripetizione. Entro breve fu steso a terra  nel suo stato normale, bocconi in mezzo alla polvere, esausto, il nemico che incombeva su di lui, in piedi. La luce della luna cozzava violenta contro la sua corazza da coleottero e delineava il suo sorriso. Accanto a lui, c’era Vegeta.

“Cosa ho creduto di fare?”

“Che cosa avrei dovuto fare?”

“Che cosa avrei potuto fare?”

 

“E ora, che ne sarà di noi?”

**FINE**

NA: Sono imperdonabile. Perlomeno stavolta non sono mancata tre mesi... per stavolta non rispondo perché non voglio ritardare ancora.

Bacioni

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Capitolo 24
*** Rivelazioni ***


CAPITOLO 23 – RIVELAZIONI

Era disperato, glielo si leggeva negli occhi. Non sapeva che cosa ne sarebbe stato di lui, di Vegeta, di Trunks. Non sapeva come avrebbero reagito Chichi e Bra trovando i loro letti vuoti e rendendosi conto che sarebbero rimaste sole per sempre, Bra soprattutto, come ultima discendente della stirpe Saiyan, oltretutto senza poteri. Non sapeva che cosa avevano fatto per meritarsi tutto questo. Non sapeva che cosa avesse sbagliato Trunks tre anni fa, perché quel mostro fosse lì davanti a lui invece di marcire nel regno degli Inferi.

Decise che non poteva sopportare tutta quella ignoranza. Almeno prima di morire doveva sapere.

Si fece coraggio per non far tremare la voce, e disse:

- Razor…  dimmi come hai fatto.

Razor lo guardò sorpreso.

- Come ho fatto a fare cosa?

- Come fai a essere qui a tormentare di nuovo le nostre vite! - esplose Goku – Trunks ti aveva ucciso, anni fa! Come fai ad essere ancora vivo?

Il mostro lo fissò sorridendo.

- Ci sono tante cose che non sai…

- Allora dimmene una piccola parte - borbottò il Saiyan. Razor sorrise sornione.

- Temo non sia possibile. Potrebbe ritorcersi contro di me.

- Ormai sono sconfitto, non posso nuocerti. Ora dimmi che cosa sei di preciso.

Il mostro rise.

- Mi pare di averlo già detto. Io sono la vostra angoscia, le vostre paure, l’artefice del vostro destino.

- Piuttosto chiara, come spiegazione.

Razor allargò il suo sorriso.

- Io sono stato creato dal desiderio di vendetta dei guerrieri morti e che sono negli Inferi. Penso sia più semplice.

- Che vuoi dire?

- Voglio dire che… voi scimmioni siete più stupidi di quanto pensassi - Goku impallidì. Razor scosse la testa divertito. – Più chiaro di così...

- Come… come hai fatto? - balbettò Goku terreo.

- A fare che cosa? - domandò il mostro sorridendo educato – Questo?

- No, non è possibile…

- Vedo che ci stai arrivando… alla fine ce l’hai fatta.

Goku tentò di parlare, ma era senza parole. Quella voce così… fredda e fluente, che era appartenuta ad un altro nemico, gli avevano riportato alla memoria il ricordo di un dolore immane, di cui ancora portava il segno.

- Come faccio a parlare con la voce di Freezer? - chiese Razor beffardo - Direi che è logico.

- Tu… tu sei… - disse Goku sbalordito – una fusione di tutti i malvagi dell’Aldilà?

- Quasi, amico mio, quasi…- abbassò la voce tenebrosamente – Io sono il riassunto dell’odio dei dannati degli Inferi. L’odio per la sconfitta che tu e gli altri guerrieri avete inflitto loro, per essere precisi. Con il passare degli anni si è accumulato, e accumulandosi ha dato vita a me.

Lo guardò curioso della sua espressione. Goku era sbigottito.

- Vuoi dire che tu… sei tutti i nostri nemici che abbiamo combattuto? Ma come ti hanno creato?

- Pensa a Majinbu. Se ti ricordi bene la sua parte malvagia si era separata da quella buona. È così strano che sia avvenuto lo stesso con la vendetta e l’odio? E poi un po’ d’aiuto l’ha dato anche Babidi.

- Ma come fai a possedere la voce di Freezer? - chiese Goku.

- Come faccio? Volendo potrei pure trasformarmi in lui, ma è doloroso, e il mio corpo è di gran lunga più adatto a combattere di quello di quel principiante. Riesco a parlare con la sua voce modificando le mie corde vocali. Potrei anche parlare con la voce di Cell o quella di Majinbu.

- Come fa Vegeta ad essere ancora vivo?

- Non tanto vivo - sogghignò guardando il Principe – E comunque non era vivo neanche fino a qualche settimana fa: per chiamarlo poeticamente, possiamo dire che era un morto-non-morto.

- E dove è stato fino a quando non è tornato? - domandò Goku.

 -Oh, il Principino ci aveva azzeccato. Fino a esattamente quattro giorni fa il vostro amico era in una dimensione creata appositamente da me.

- Avevi… avevi architettato tutto questo piano… per vendicarti? - esclamò Goku gonfio di rabbia – Hai costruito una dimensione dove mettere le tue vittime… per vendetta? Ma perché? A che ti serviva un’altra dimensione?

- Prima di tutto perché se per qualche motivo fossero rimaste le Sfere del Drago non avreste potuto riportare in vita i vostri amici; poi perché sarebbe stato bello divertirmi ancora con voi. Non sareste stati ancora morti, e per me prolungare la vostra agonia sarebbe stato un piacere troppo grande. Mi capisci? - disse sorridendo ammiccante.

- Sei… sei disgustoso - ringhiò Goku.

- Forse, ma a quanto pare ho vinto io. Anche se all’inizio non tutto è andato secondo i miei piani, non mi posso lamentare… ho raggiunto il mio scopo… se Vegeta non si fosse messo in mezzo…

Goku lo guardò sbalordito.

- Che cosa vuol dire?

- Adesso capisco perché Vegeta era il vostro Principe - commentò Razor - I Saiyan di infimo livello come te dovevano essere duri di comprendonio.

Scosse la testa, poi fissò Goku, con gli occhi di un rosso sfavillante come il rubino, e un’espressione folle. Il Saiyan rabbrividì.

Provare due volte lo stesso profondo dolore è la peggiore vendetta che si possa infliggere a un nemico.

Tornò normale, poi guardò Goku con fare sconsolato. Il Saiyan era atterrito.

- Peggio di quanto pensassi, devo spiegarti tutto io. Ma non ti rendi conto che tutto si ripete?

Goku attese che continuasse, ma vedendo l’altro mantenere il silenzio, ragionò.

“Tutto si ripete… tutto si ripete…”

Goku rimase sconvolto.

Cercò di ritrovare la voce per esprimere ciò che aveva appena scoperto.

- Perciò… non era un caso… se quello che ci hai fatto passare tu… ricordava tanto le nostre esperienze passate!

- Bingo! Ce l’ha fatta! - esclamò Razor divertito.

- Quindi… quando Vegeta si è sacrificato per Trunks…

- Giusto. Quando quello scimmione si era sacrificato per Trunks, ha rovinato tutti i miei piani. Per completarlo, tutto doveva essere fatto alla perfezione: in poche parole, quando Vegeta è morto lui al posto di Trunks, ho perso la mia invincibilità. Dovevo seguire scrupolosamente i miei progetti per mantenere l’immortalità. Per colpa di Vegeta, una buona parte dei miei poteri sono andati perduti.

- Per questo sei rimasto nascosto questi tre anni?

- Sì, anche per questo. Poi anche per la storia delle esperienze già vissute: ricordi Future Trunks? Anche lui, a circa tredici anni, aveva perso il suo migliore amico, in quella dimensione Gohan. Perciò pensavo che avrei potuto uccidere Goten… ma il Principe si è intromesso nei miei affari. Alla fine, però, l’uno vale l’altro… e poi, Goten è morto comunque.

Goku digrignò i denti. Una profonda amarezza dilagò in lui.

- E così ho deciso di “ricaricarmi”, per così dire, attendendo nell’ombra in questi tre anni.

– E le tue vittime?

-Gli altri sono in uno stato di morte-non-morte, te l’ho già detto. Nella mia dimensione sono bloccati nel momento in cui l’anima lascia il corpo. In altre parole, l’anima è ancora nel loro corpo, ma ne è staccata.

-E Vegeta?

-Ah, Vegeta… lui è stato veramente un vero problema… Come ho detto prima, non era tra i miei piani, o almeno non in quel momento. Mi ero indebolito e con me la mia “seconda Aldilà”. Quel posto nella dimensione era destinata a Trunks, non a Vegeta. Perciò, con questo cambiamento delle carte in tavola, è riuscito a distruggere la barriera che lo aveva diviso per tre anni dalla Terra. Lo scambio di persona l’aveva indebolita molto. Anche per questo era solo molto conciato male, ma non in punto di morte.

- Che succederebbe se anche le barriere della tua dimensione cedessero?

- Non cederanno. L’Altra Dimensione si distruggerebbe solo se io morissi. E ciò, ovviamente, non accadrà.

Goku scattò di rabbia.

- E tu… tu come mai sei ancora vivo?

- Io? - chiese Razor - Io sono vivo perché c’è qualcosa che mi mantiene in vita.

Il Saiyan era sconcertato.

- Che vuoi dire?

- Ho un potere particolare. Il contenitore della mia forza. Un oggetto infernale, una reliquia dell’Inferno. Con un incantesimo di Babidi, la mia potenza è stata rinchiusa in questo oggetto. Se non viene distrutto, posso rigenerarmi all’infinito, perché è anche il contenitore della mia forza vitale. E posso tornare dove mi pare e piace, anche se impiego un po’ di tempo per tornare forte come un tempo. Se invece viene distrutto… sarò eliminato per sempre, non esisterò più su nessuna linea spazio-temporale. In pratica sparirei dalla faccia dell’Universo e del Tempo. Sarà come se non fossi mai esistito. E tutto tornerà indietro nel tempo, perché… perché, mio caro Saiyan, anche il mondo, questo mondo, questo in cui adesso stai ascoltando quello che sto dicendo, beh, anche questa è una dimensione.

– Una… dimensione?

– Già. Scioccante, non è vero?

– E se tu scompari, noi torneremo indietro nel tempo?

– Esattamente.

- E qual è questo oggetto? Dove lo nascondi? - chiese Goku.

- E secondo te, te lo vado a dire? Se scoprissi cos’è potresti uccidermi anche seduta stante.

Goku rimase in silenzio, riflettendo freneticamente, revisionando tutto ciò che aveva scoperto. Dopo qualche minuto Razor lo interruppe.

- Mi sono stufato di giocare al quiz! È giunta la tua ora!

Con un urlo terribile, sfoderò i denti. Gli occhi gli si iniettarono di sangue. Gli artigli gli crebbero di una quindicina di centimetri. Si accucciò a terra, come per prendere lo slancio. Poi con uno scatto felino e rapido, si scagliò verso di lui, la mano artigliata rivolta al petto.

Goku non sapeva quello che il mostro aveva intenzione di fare. Non aveva paura della sofferenza o della morte: c’era già passato, e ormai non gli faceva più nessun effetto. Rimase solo un dolore sordo per l’impossibilità di aiutare i propri amici e la sua famiglia.

“Chichi… resisti… ora ti è rimasta solo Bra.”

Le unghie affilate di Razor calarono sul suo torace.

L’ultimo pensiero fu rivolto a Goten e a Gohan. Che non avessero sofferto come lui prima di morire. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.

 

**FINE**

NA: Questa è la spiegazione a tutto quello che è successo. Potrà sembrarvi stupida, troppo semplice, plausibile. Fatemelo sapere, almeno se non vi piace, se ci sarà una prossima volta ve la risparmierò ^^.

Vegeta4ever: Se è finita? È ancora tutto da vedere. Comunque ti prometto che, se finirà così, ucciderò anche Bra. Per parcondicio, perché non avrebbe senso lasciare in vita solo lei. D’accordo XD? Comunque, c’è qualcosa che hai frainteso. Vedrai nel prossimo capitolo, finale in arrivo [sbav]!

bellissima90: E’ tutto finito? Chi lo sa. Di sicuro questo capitolo non aiuta XD.

vivvina: O.O cavolo, non mi sarei aspettata tutto questo entusiasmo. Ma ne sono felice *O*. beh, in effetti, sì, stanno morendo tutti O.O E ho anche notato che in ogni fic che scrivo c’è sempre una persona che muore. Sarò una pazza O.o?

Aggiornamento: scritto il penultimo capitolo, il venticinquesimo. Ciò significa che non ci saranno più di ventisei capitoli. Un po’ meno del previsto, ma tant’è.

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 25
*** Cambio di finale ***


CAPITOLO 24 – CAMBIO DI FINALE

 

Capitolo dedicato a Vegeta4ever, che oggi compie gli anni. Grazie, perché continui a recensire senza mancare neanche un capitolo e per aver messo la storia e persino me tra i preferiti. Sono davvero contenta di averti conosciuta e di dedicarti questo capitolo ^^. Goditelo, io sto già sbavando *ç*

 

Né dolore né sofferenza. Non sentiva niente, semplicemente, tranne la brezza fredda della notte. E un respiro pesante, ansimante. Finalmente, il Saiyan si decise ad aprire a riaprire gli occhi.

Razor era sopra di lui, le unghie a qualche centimetro dal suo torace, immobile. Un rivolo di denso sangue usciva dalla sua bocca e colò a terra, mescolandosi con la polvere.

Goku era confuso. Sentì una voce affaticata.

– Ero rinvenuto… non te n’eri accorto?

Era Trunks. Le guance ancora chiazzate di rosse, bollenti, malfermo sulle gambe. Ma vivo. E impugnava la sua fedele spada, conficcata nel petto di Razor.

– Grazie alle tue informazioni… sono riuscito a capire il tuo punto debole.

– Ma cosa…

Sputò un grumo di sangue: Trunks aveva affondato la lama ancor più profondamente. Quello sforzo gli appannò la vista, ma tenne duro. La sua vendetta non era ancora finita.

– Questo… è per mio padre.

Estrasse la spada, strappando un gemito al suo nemico, che crollò a terra.

– Questo… è per Gohan.

Fissò inclemente il mostro che cercava di rialzarsi inutilmente. Ma questa volta non era come tre anni prima: non avrebbe più aspettato, né rischiato. Avrebbe tenuto la sua indole Saiyan a freno. Ormai aveva capito come sconfiggere Razor e non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione.

– Non credere… che sia finita qui…

Afferrò il mostro per le spalle. Goku era stupito. Che cosa aveva intenzione di fare?

– Ci ho messo un po’, lo ammetto… dopotutto, non tutti i Saiyan sono dei completi idioti, non pensi? – continuò con voce soave il ragazzo. E afferrò la spada del suo nemico.

Il mostro, che fino ad allora aveva cercato di riprendere il respiro, sarebbe impallidito se solo avesse avuto un volto umano. Si dimenò per mettersi supino, gli occhi iniettati di sangue.

Goku assisteva allibito a quella messa in scena. La sua incredulità aumentò quando sentì Trunks affermare:

– E’ grazie a questa che sei tornato in vita, non è così?

Il Saiyan a terra non capiva più niente. Come poteva avere tutto quel potere quella spad…

Non l’aveva mai osservata con attenzione, ma, ora che ci faceva caso, quell’arma aveva un che di familiare che lo lasciava senza fiato. Dove l’aveva già vista?

Poi ricordò. Nella navicella di Babidi… un mostro, il Signore degli Inferi…

– Darbula – mormorò – Questa è la spada che aveva Darbula…

Razor lo fulminò con rabbia. Aveva fatto centro.

– Già. Compariva e scompariva in modo strano. Non è sospetto? Inoltre, Darbula era una creatura dell’Inferno: tutto il suo potere è lì dentro, ma le la spada si spezza per lui non c’è niente da fare.

Posò un piede sul fodero della lama. Il mostro strabuzzò gli occhi.

– No, ti prego, non farlo! Non ti ucciderò!

Trunks lo ignorò. Si trasformò in Super Saiyan e, facendo pressione sul centro della spada, cercò di romperla. Le preghiere di Razor erano un gemito.

– Questo, invece, è per Goten. Lo hai ucciso senza pietà! Era il mio unico e migliore amico! Non ti perdonerò mai una cosa del genere!

Ad un certo punto, dalla spada grigia provenì uno scricchiolio che fece gelare il sangue nelle vene. Dalla scalfitura scaturì una luce bianca, purissima, che accecò tutti.

Goku cominciò a capire quello che stava succedendo. Guardò sprezzante il volto del mostro.

– Ti davi tante arie e ti sei fatto sopraffare da un quindicenne…

Razor gli rivolse uno sguardo pieno d’odio.

Improvvisamente, tutto cessò. La luce bianca sparì, la spada si dissolse. Il cadavere di Razor si decomponeva ad una velocità impressionante e in un attimo non esisteva già più. Era tutto… finito?

– Έ morto davvero? – mormorò Trunks ansimando – Ce l’abbiamo davvero fatta?

– No – rispose con un sospiro Goku. Questa volta non aveva salvato lui la sua adorata Terra. Ma cosa importava? Erano salvi, ancora una volta.

– No, Trunks. Tu ce l’hai fatta. Io stavolta non ho fatto niente di niente.

Il ragazzo fu sbigottito da quella dichiarazione. Arrossì lievemente e si grattò una guancia, imbarazzato.

– Ehi – esclamò improvvisamente – La febbre mi è passata. Mi sento davvero bene!

– Già – sorrise Goku – Probabilmente l’aveva provocata Razor. Prima mi aveva detto anche un’altra cosa: quando fosse morto, saremmo tornati nella nostra dimensione.

– Lo so – annuì Trunks con gli occhi che brillavano – Ma non è ancora successo niente…

– E’ vero, è strano. Mah, noi aspettiamo. Prima o poi succederà qualcosa…

– Ho freddo.

– Tra poco saremo a casa. Tieni duro. E per scaldarti, perché non mi aiuti a trasportare tuo padre?

Lo sollevarono, passando le braccia dietro alle sue spalle. Non aveva ancora ripreso conoscenza, ma ad un attento esame convenirono che  le sue ferite non erano così gravi.

– Insomma, tutto è bene quel che finisce bene – commentò Trunks ridendo.

– Non molto. Gohan e Goten sono ancora morti.

– Tra poco torneremo nella nostra dimensione, non ricordi? Non avremo più problemi di…

Tutto iniziò improvvisamente.

Una scossa di terremoto sconvolse tutti i Monti Paoz.

Uno squarcio si aprì nel terreno.

E Goku iniziò ad urlare, tenendosi la testa tra le mani.

– Goku! – gridò Trunks, mentre vedeva suo padre cadere a terra, come un sacco. Si precipitò verso di lui per rimetterlo in piedi, ma venne come sollevato verso l’alto. La testa gli girava sempre più forte. Prima di svenire, vide Goku accasciarsi a terra.

Poi non sentì più niente e perse conoscenza.

**FINE**

 

NA: Terzultimo capitolo. Sono tutti vivi (non si sa per quanto). Ma come mai avete pensato che fossero tutti morti O.o? non era mica specificato! Comunque, tornando a noi: molti sono stati soddisfatti, Trunks ha ucciso quel mostro e Goku finalmente si è fatto da parte. Ora rimangono solo due capitoli…

Vegeta4ever: Piaciuta la sorpresa? Beh, sorpresa mica tanto! Stavi per rovinare tutto è.é Visto? Avevo ragione o no a dire che questo capitolo ti sarebbe piaciuto XD?

vivvina: Goku non era mica morto! XD Beh, che te ne sembra di questo capitolo?

nightwish4ever: Nah, nessun bollino perso, tranquilla! XD

monicar92: Piaciuto il capitolo? Anche se non è stato Goku a sconfiggere Razor…

Gente, questa è l’ultima volta che sentirete parlare di Razor. Forse lo nominerò qualche altra volta… ma il mostro bastardo è ufficialmente morto XD. Gioite!

Bacioni

Darkmartyx

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Capitolo 26
*** La fine della Fine ***


CAPITOLO 25 – LA FINE DELLA FINE

“La febbre mi è passata…”

“Tutto è bene quel che finisce bene…”

“Tra poco torneremo nella nostra dimensione…”

“Ma cosa è successo?”

Gli echi delle loro ultime parole risuonavano ancora nella mente di Trunks. La testa gli girava ancora ed era come se non fosse più nel suo corpo, era inconsistente e lieve come l’aria, era… sospeso.

Come un’anima fuori dal proprio corpo.

“Sono morto?”

Aprì gli occhi e fu abbagliato dal bianco che lo circondava. Un’immensa distesa di bianco… come quello della Stanza dello Spirito e del Tempo.

“Allora se non è il Paradiso è un’altra dimensione…”

Si guardò intorno, scocciato.

“Basta: con le dimensioni ho chiuso.”

Cominciò a vagare senza metà per quello strano luogo. Niente di niente. Non vedeva niente eccetto il bianco, non sentiva niente, era tutto impalpabile e il silenzio era dei più completi.

“Forse è così che si sentono le anime che vagano per l’Altro Mondo. Che triste destino…”

Poi notò qualcosa di diverso. Un’ombra scura si profilava all’orizzonte. Trunks ne gioì, avvertendo un cambiamento. L’ombra si avvicinava sempre più, diventando sempre più grande e definita. Assunse un profilo slanciato, sottile, come quello di un serpente. Quando fu sopra al ragazzo, egli si accorse che non era un serpente, ma un gigantesco drago.

I suoi occhi rossi si accesero nel bianco.

– Salve a te, Saiyan. Se sei arrivato sin qui, vuol dire che nel tuo mondo è successo qualcosa di terribile.

Qualcosa di terribile… sì, ricordava vagamente un mostro dagli occhi color sangue, ricordava suo padre, Goten, Gohan, Goku, Chichi, Bra… Dov’erano? Si guardò intorno spaesato.

– Dove sono i miei amici? E mio padre? E io sono morto?

Il Drago lo fissò negli occhi.

– Non sei né morto né vivo. Ma i tuoi amici e tuo padre sì, sono morti.

Trunks ebbe un tuffo al cuore.

– Ma… non c’è nessun modo per riportarli in vita?

Il suo interlocutore tacque. Il ragazzo era così agitato che il sangue gli rombava nelle orecchie. Si sentiva ancora più girare la testa.

“Ora basta, sta calmo…”

– Sì.

I suoi occhi si accesero di speranza.

– Se vuoi puoi esprimere tre desideri. Ma stai attento a sceglierli bene.

– Che vuoi dire?

– I desideri sono solo tre.

– Tre desideri basteranno.

– Ma…

Il ragazzo alzò lo sguardo.

– … potresti anche morire.

Un sudore freddo, molto sgradevole, inumidì le mani del giovane Saiyan. Ecco dov’era la fregatura.

– E… perché potrei morire?

– Perché passare da una dimensione all’altra è sempre pericoloso. Inoltre qualcos’altro stava per accadere. Paradossalmente, Razor ti ha salvato la vita, pur sconvolgendo la tua vita.

– Com’è possibile?

Il Drago ignorò la domanda.

– Allora, vuoi rischiare?

Non avrebbe mai voluto fare quella scelta.

La sua vita o la vita degli altri?

– E se… decidessi di rimanere qui?

– In questo caso vagheresti in questa dimensione per l’eternità.

Trunks si morse a sangue il labbro. Una goccia cadde a terra, macchiando quell’immacolato biancore.

– Penso che la risposta sia scontata.

Gli occhi del Drago si accesero.

– Scelgo di tornare nel passato.

Silenzio.

– Ne sei veramente sicuro?

– Certamente. Mi stai chiedendo di passare la vita in questo luogo deserto? Che esistenza sarebbe? Voglio tornare nel mio mondo, anche se per poco tempo. Voglio ritrovare mio padre, parlare con mia madre, che non vedo da tre anni, voglio crescere con Bra. E ridere con Goten, Goku, Gohan e Chichi, infastidire mio nonno per le sue ricerche, prendere in giro il Genio. Allenarmi. Anche se dovessi morire, morirei contento. Inoltre, scegliere di non tornare per paura di andare all’Altro Mondo sarebbe da egoisti. Ho deciso: torno nel passato. Non importa quel che sarà di me. Non posso lasciarli vagare nel nulla.

Il Drago lo fissò per qualche secondo. Poi sentenziò:

–Ho visto raramente un animo altruista come il tuo. Mi stupisci, Erede dei Saiyan.

Trunks aspettava il suo verdetto.

– E sia. Ma dimenticherai tutto quello che è successo.

– Non chiedo niente di meglio.

Di botto, tutta la sua baldanza se ne andò. Tornò un quindicenne spaventato, incerto sul proprio futuro. Mille dubbi lo assalirono: era davvero convinto di quello che aveva detto? Davvero era disposto a tornare indietro, rischiando in ogni caso di non vedere mai più i suoi genitori?

Il suo respiro era irregolare. Non vedere mai più suo padre. Sua madre. Bra. Goten. Gohan. Goku. Era un pensiero insopportabile.

Ma se fosse rimasto lì non li avrebbe visti comunque, no?

Stava facendo la cosa giusta.

Ne era certo.

Avrebbe riabbracciato i suoi genitori.

Una lacrima corse lungo la sua guancia.

“Perché? Sto per rivedere i miei…”

Le lacrime gli avevano bagnato completamente il viso. I singhiozzi gli mozzavano il respiro.

“Mamma… papà… non ho mai smesso di volervi bene. Potrei non rivedervi mai più, ma non importa. Non riesco a sopportare il pensiero della vostra morte. Ci ho sofferto per troppo tempo.”

– Sei pronto? Esprimi i tuoi desideri.

Il ragazzo si asciugò gli occhi con un braccio e rifletté.

– Come prima richiesta, vorrei che ripristinassi la mia vecchia dimensione.

Gli occhi del Drago si illuminarono.

– Desiderio esaudito. Il prossimo.

– Vorrei che le essenze di tutti i morti della dimensione creata da Razor venissero trasferite nella vecchia dimensione e resuscitate.

Il luccichio sanguigno segnalò che il desiderio era stato avverato.

– E infine… voglio essere trasferito io nella vecchia dimensione. Prima che Razor ci trascinasse nel suo Inferno. Anche gli altri saranno lì, vero? Sarebbe come tornare indietro nel tempo…

– Sì, ci saranno anche loro. Avvererò il tuo desiderio, ma ci vorrà un po’.

– Grazie di tutto.

La commozione della sua voce era evidente. Attese il momento del suo ritorno al passato.

– Fatto. Ti sentirai un po’ strano…

Non fece in tempo a dirlo. Sentì la testa girare, crollò a terra. Il suolo lo inghiottì, mentre lui tornava a casa.

Forse era l’ultima occasione per pensare. Rifletté su cosa valesse la pena ricordare in quei (forse) ultimi istanti di vita. Revisionò a lungo ogni suo ricordo.

Ma scelse che non ce n’era uno adatto per quel momento.

Troppe cose da ricordare, tutte troppo importanti.

Sorridendo tra sé e sé, si lasciò andare, mentre scompariva nella luce.

______________________________________________________________________________________________

 

NA: Capitolo strano. Non era questo il finale che avevo programmato, in verità. Ma a me piace di più questo. Beh, siamo arrivati al penultimo capitolo. Nel prossimo si scoprirà se Trunks sopravvivrà o no.

monicar92: Grazie per i complimenti! ^^ Spero ti sia piaciuto questo capitolo!

Vegeta4ever: Difficile che Vegeta dica a Trunks che è fiero di lui: è morto. Sì, lo so, la febbre era il mio colpo di genio *ç* Adoro quel capitolo!

vivvina: Gli altri forse torneranno… Trunks non si sa.

nightwish4ever: Mi dispiace, ma non so più cosa far succedere >.< Anche a me mancherà tanto questa fanfiction.

bellissima90: Potevo lasciare in vita Razor? XD

SweetGirl91: Certo! Trunks è il mio personaggio preferito, sia da bambino sia da ragazzo (ma è meglio il Mirai XD). E poi ero stufa del solito finale in cui Goku sconfigge tutti i nemici… perché se ci si fa caso è sempre lui a fare la parte del leone (anche nella saga di Cell, quando aiuta Gohan a sconfiggere quel mostro >.<). E–mail? O.o No, non l’ho ricevuta, altrimenti te l’avrei detto… Dannato Hotmail. Comunque, se non ho risposto e se non te l’ho chiesto prima è perché quando me l’hai chiesto non avevo letto bene ^^’’ non sapevo nemmeno della sua esistenza… però se me la rimandi (e se mi arriva) ti rispondo di sicuro!

Bacioni

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Capitolo 27
*** La spada dell'eroe / Epilogo ***


CAPITOLO 26 – LA SPADA DELL’EROE

 

Trunks era confuso. Sentì un forte dolore allo stomaco. Cercò di riprendere fiato, ma un’altra fitta gli bloccò il respiro. Si sforzava disperatamente di mettere a tacere quel dolore, che non conosceva. Non aveva neanche la voce per chiamare i genitori in soccorso.

Rivolse lo sguardo alla finestra. Non seppe mai perché lo fece, ma quel gesto gli dava una sensazione di dejà vu. Aveva l’impressione di aver già vissuto quell’attimo.

Gli parve di ricordare qualcosa. Tenne gli occhi fissi sulla finestra, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro.

Ma il cielo rimase nero e la luna restò al solito posto.

Nel dolore, trovò la forza di sorridere. Poi perse i sensi.

 

Vegeta stava per perdere la pazienza. Quella notte non aveva dormito per niente bene, si era svegliato quella mattina con la sensazione di aver appena terminato uno dei suoi duri allenamenti. E ora ci si metteva anche quell’isterica di sua moglie. Provò ad addormentarsi sul divano, per recuperare.

– Smettila! Cosa diavolo ti prende?

Bulma andava avanti e indietro per la stanza. Non si prese la briga di rispondergli e Vegeta la ignorò. Sbuffando, tornò a oziare. La donna tornò a passeggiare su e giù.

Il Saiyan si accorse di qualcosa di strano. Guardò Bulma, mentre dava in una crisi isterica per un vaso di fiori spostato di un millimetro.

No, quello era più che normale.

Erano le dieci di mattina. Tardi, per il sonno di un Saiyan attivo come lui. E anche per Trunks. Dov’era finito?

– Bulma, tuo figlio? Ma ti vuoi fermare, accidenti?!

Bulma finalmente si bloccò. Si portò un dito alla bocca, come per riflettere.

– Trunks… è strano a quest’ora è già sveglio. Vado a chiamarlo.

I colpi dei passi sulle scale si allontanarono ritmicamente. Vegeta tornò a rilassarsi.

All’improvviso, uno schianto.

Veniva dal piano di sopra.

– Ve… Vegeta…?

Un esile pigolio, appena udibile.

Vegeta, d’istinto, si precipitò sulle scale. Un solo pensiero, quasi un riflesso involontario per un guerriero come lui.

“Nemici!”

Ma, sulla porta della camera del figlio, lo aspettò un’amara sorpresa.

Sua moglie era in ginocchio accanto al letto del figlio. Trunks era prono, fuori dalle lenzuola, che giacevano lì accanto, stropicciate come se qualcuno le avesse strappate dal materasso.

Niente di strano. Ma gli occhi di Bulma erano colmi di terrore.

– Vegeta, non respira.

Solo un momento per comprendere la vera gravità di quella constatazione.

“Merda!”

– Trunks, smettila! Svegliati, svegliati!

Il ragazzo rimaneva immobile e non si muoveva.

– Trunks! È uno scherzo idiota! Basta!

– Vegeta, finiscila urlare!

Il Saiyan, alla vista delle lacrime che colavano sulla guancia di sua moglie si arrestò. Si concentrò e sondò le aure circostanti.

– No… non è come pensi… la sua aura è debole, ma il cuore batte ancora…

– Ehilà, Vegeta!

Gohan si affacciò alla porta della camera.

– Abbiamo trovato la porta aperta e siamo… Ehi, ma cos’ha Trunks?

Vegeta lo fulminò.

– Non fare domande inutili! Muoviti, aiutami a portarlo in ospedale!

***

“Lo stomaco… che fastidio… fa male…”

Gli addominali, già scolpiti benché avesse solo dodici anni, erano ancora contratti e dolevano. Ricordava solo un’intensa luce bianca, le sue mani strette convulsamente sulla pancia, la febbre che lo bruciava come se lo volesse consumare.

Poi, mentre la fitta andava scemando, non aveva sentito più nulla.

Ma ora tornava a sentire dolore. Strinse i denti e per lo sforzo le sue palpebre tremarono. Mosse impercettibilmente una mano, cieca nel buio.

– Ha mosso una mano! Forse si sta svegliando… – sussurrò una voce lontanissima.

Si sentiva come se fosse sul fondo di un oceano. Le voci nuotavano intorno a lui, la luce era solo uno spiraglio, tutto era ovattato.

All’improvviso, tornò in superficie.

Una luce bianca colpì i suoi occhi. Fece per coprirseli con una mano, ma era talmente indolenzito che rinunciò immediatamente.

– Trunks si è svegliato! Ha aperto gli occhi! – cinguettò qualcuno di familiare. Voltandosi in direzione della voce, vide sua madre.

– Ciao… mamma.

– Oh, piccolo mio! Quanto mi hai fatto preoccupare!

– Ma cos’è… successo?

– Non si sa, a dirla tutta… però sei stato molto male, ti hanno ripreso per i capelli e per un colpo di fortuna…

– Neanche i Saiyan sono immuni ai comuni malanni terrestri, eh? – esclamò Yamcha. Ma dov’era stato fino a quel momento?

Spaziando con lo sguardo, si accorse che non c’era solo sua madre nella stanza. Accanto a lei c’erano i nonni, il padre di Chichi, Gohan e Muten. Alla sua destra c’era Goten, che gli teneva una mano, vicino a Crili, C-18 con Marron, Yamcha. Di fronte a me c’erano Goku e mio padre.

Una riunione, insomma. Sebbene la camera non fosse piccola, a malapena si respirava.

“Ma… sono tutti qui… per me?”

Tutti avevano stampata in faccia un’espressione commossa. Sembravano prodotti in serie. Ma il più commosso di tutti era Goku: il suo volto brillava d’orgoglio, come se avesse fatto chissà che cosa. Mio padre stava un po’ in disparte, come al suo solito, con un viso corrucciato; ma gli occhi erano ombrati da pesanti occhiaie, segno di insonnia prolungata.

– Ma come ti viene in mente di dirgli certe cose? Si è appena svegliato, accidenti, e già gli vuole dare certi shock! Roba da matti…

– Mamma, smettila! Mi fa male la testa – si lamentò Trunks, impietosito dalla dura ramanzina a Yamcha. Bulma si tappò la bocca.

– Oh, scusa, tesoro. Ma non sai come ho passato questi due giorni…

– Due giorni? Sono rimasto addormentato due giorni?!

Era sbalordito. Non aveva mai dormito per due giorni filati.

– Lascialo in pace, una buona volta – sbuffò una voce. Il ragazzo non era mai stato tanto contento di sentire la sgarbatezza di suo padre.

– Trunks… figliolo… – iniziò Goku contento.

Storsi la bocca, disgustato.

– Sei così zuccheroso, che mi è rimasto il dolce in bocca. Mi prenderò il diabete.

Goku sorrise maliziosamente e si rivolse a mio padre:

– Sta’ attento, Vegeta, non vorrei che cominciasse a somigliarti troppo.

Trunks rise di gusto, mentre Vegeta ignorava il suo acerrimo rivale.

Muten, che era stato in silenzio fissandomi come un animale raro, ordinò autorevolmente:

– Adesso lasciamolo solo con i genitori e gli amici stretti. Stiamo consumando tutta l’aria, e l’ultima cosa di cui ha bisogno Trunks è un bello svenimento.

Tutti gli diedero ragione e piano piano uscirono. Goku fu l’ultimo. Passandomi vicino, bisbigliò in un orecchio dell’ammalato:

– Sei il nostro eroe.

Lo guardò sorpreso. Per tutta risposta, lui ammiccò. Poi raggiunse la famiglia di fuori.

 

 

Erano rimasti solo i Brief e la famiglia di Goku, tranne Goten, che appena aveva scoperto che gli ospedali hanno un bar. Mentre Chichi rifletteva sulla probabile stima dei danni che avrebbe dovuto pagare per conto del secondogenito, qualcuno bussò alla porta.

– Chi è? – domandò mia madre.

– Sono io, Videl.

Gohan si precipitò ad aprirle. Appena entrò, lei fulminò il degente con lo sguardo.

– Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai? – lo sgridò con la sua voce carezzevole.

– Mi dispiace – disse contrito, ridendo sotto i baffi. Poi notò il fagottino tra le sue braccia.

– Noo… Ti sei portata…?

– Già – confermò – lei con un gran sorriso.

Goku sorrise.

– È il piccolo Tomi, giusto?

Lei guardò il Goku, meravigliata.

Lui aveva una faccia da “sono-un-genio”. Compiaciuto, si dispose comodo ad ascoltare i commenti stupiti alla “ma come fai a saperlo?”. Restò piuttosto sbalordito quando Videl gli chiese:

– Tomi? Ma certo che no!

Goku era molto confuso. A Trunks veniva da ridere.

– Ma come?

– Papà, è una bambina.

Goku era confuso. Anzi, dire che era confuso era un eufemismo. Era sconvolto.

– Una bambina? – riuscì a sillabare infine.

– Sì. Si chiama Pan – lo informò Videl, lanciandogli un’occhiata strana.

– Goku, tesoro, stai bene? Perché non avrebbe dovuto essere una bambina? – gli disse preoccupata Chichi.

– Il solito maschilismo Saiyan – commentò Bulma, alzando gli occhi al cielo.

Lui annuì, pensieroso. Sembrava proprio fuori di testa. Trunks lo sorprese mentre guardava Vegeta confuso. Lui gli rispose alzando le spalle.

La sapevano lunga, questo era certo.

Il ragazzo guardò Pan. Aveva dei tratti delicati, amalgamanti però a lineamenti marcati (evidente segno di geni Saiyan) che rendevano il suo viso dolce e vivace allo stesso tempo vivace. Gli occhi erano nerissimi come i capelli e brillavano come due stelle. Gli riuscì subito simpatica.

Disgraziatamente, sua madre, nelle vicinanze di un neonato, non può stare in pace finché lo sfortunato non avesse ricevuto un lungo monologo sule sue somiglianze con i suoi genitori. In poche parole, Bulma e Chichi le saltarono sopra e cominciarono a parlare. Niente di meglio per il Principe che, avendo passato diverse notti insonni per colpa del figlio, non resistette, e solo dopo cinque minuti di quello spettacolo si addormentò.

Niente è meglio della propria moglie pettegola, quando si ha bisogno di un sonnifero.

– Sì, e guarda il taglio d’occhi… – ciarlavano intanto loro. Il ragazzo non le ascoltava. Guardava Goku.

Era decisamente strano quel giorno. Guardava le due donne e scuoteva la testa, come se fosse già stato costretto ad assistere a quella scena.

Trunks gli fece un cenno. Lui corse al suo letto, pronto ad aiutarlo.

– Cosa significava quell’occhiolino, prima? – lo aggredì appena arrivò.

Goku sorrise sibillino. Dannazione, come dava ai nervi.

Avvicinò la bocca all’orecchio e ripeté:

– Te l’ho detto: sei il nostro eroe!

Il giovane Saiyan perse definitivamente la pazienza e urlò sottovoce: – Smettila di parlare per enigmi! Dimmi cosa vuol dire!

Lui fece finta di non averlo sentito e continuò:

– Tuo padre è molto fiero di quello che hai fatto. È orgoglioso di te.

– Qualcuno mi dice cosa ho fatto? – fece Trunks stufo.

– Hai salvato tuo padre. Hai salvato me. Hai messo a rischio la tua vita per far sì che noi avessimo una vita felice.

Goku notò la sua aria spersa e incredula.

– Non ricordi niente, eh?

Ricordare che cosa? Magari era impazzito Goku e non lui. Eppure sembrava molto sicuro di quello che diceva.

– Trunks, fidati. Guarda.

E gli consegnò la sua spada. La sua adorata spada. La sua sola vista gli dava sicurezza. Non riusciva ad allenarsi senza di lei. E più di una volta gli aveva salvato la vita.

L’esaminò, temendo che fosse rovinata. L’impugnatura era perfetta, neanche una piccola incrostazione di sudiciume. La voltò, e per poco non schizzò dal letto.

Il piatto della lama non era intatto. Dall’impugnatura alla punta correva un lungo graffio, sottile e irregolare. Niente aveva mai scalfito la sua spada e anche quando Tapion gliel’aveva consegnata sembrava nuova.

Chiese spiegazioni a Goku con lo sguardo. Lui gli sorrise.

Mentre sbirciava la spada, venne accecato da un lampo di luce. Era una luce splendente, bianca, abbagliante, come il riflesso di una pietra preziosa a metà tra il diamante e un metallo bianco.

Ok, ero impazzito.

Scrutò Goku, per assicurarsi che non avesse visto niente. Invece sorrideva.

Trunks non ci aveva capito niente, ma fu sommerso in una sensazione di pace. Era così contento che gli venivano le lacrime agli occhi.

Goku venne contagiato dalla sua contentezza e allargò il suo sorriso. Era così luminoso che la costellazione più brillante sarebbe sbiadita in confronto.

Si alzò in piedi, pronto a seguire la moglie. Vegeta dormiva ancora.

Commosso, gli fece una carezza.

– Ora dormi, Trunks. Ne hai sicuramente bisogno.

Il Saiyan, il giovane eroe che aveva salvato il mondo mettendo a rischio la sua vita, appoggiò la testa sul cuscino. In quel momento, sprofondò in un sonno pesante, con il sorriso sulle labbra.

 

EPILOGO – L’INIZIO

 

Due giorni dopo, Trunks è a casa. Sembra che siano anni che non la vede… immagini spaventose di macerie lampeggiano per un attimo sui suoi occhi. Orribile. Cerca gli occhi di suo padre, in cerca di sicurezza.

Li incontra e sono sereni come non lo erano mai stati.

Dal piano di sopra arrivano gli strilli infantili di Bra, sua sorella, e le risate dei suoi nonni, che stanno giocando con lei. Sulla soglia, ad attenderlo, Goten, speranzoso di potersi allenare o di poter uscire un po’ con lui. Chichi e Goku stanno venendo incontro a loro.

– Bentornato! Tutto bene?

– Sì. Sì.

– Vieni dentro! Tua nonna ha preparato i pasticcini.

Il ragazzo, prima di entrare, si guarda intorno, indugiando sul giardino verde d’erba, sui ciliegi in fiore dei viali, su casa sua.

La pace era lì, era nell’aria.

Forse avevano finito veramente di soffrire, una volta per tutte.

Lasciandosi alle spalle la primavera, entrò in casa.

Sentiva quella primavera come un inizio.

“Basta! Mi faccio venire il diabete da solo, altro che Goku!”

La spada luccicò un’ultima volta, poi la porta si chiuse con fragore.

 

***THE END***

 

NA: Le conclusioni son sempre un gran problema per me ò.o Beh, ecco a voi l’ultimo capitolo de “The End OF Saiyans”. È deludente? Melenso? Fatemelo sapere.

Per le recensioni di questo capitolo, vi rispondo su un altro capitolo a parte. Liberi di non leggere quello che vi dirò, ma mi dispiaceva far cadere le recensioni a vuoto. ^^

monicar92: Visto? Trunks non è morto e tutti vivono felici e contenti! XD Almeno, finché non torno io…

Vegeta4ever: O.O Ma che cavolo! Sei peggio di Hannibal Lecter! Praticamente ammazzi chiunque! Ti avevo detto o non ti avevo detto che finiva tutto bene? ;)

nightwish4ever: Vero! ^^ Tutti felici e contenti! Anche Trunks (anche se un po’ malaticcio, ma si riprenderà ^^)

vivvina: Ti pareva che andava a finire male, eh? Come vedi, ogni cosa si è sistemata! Dopotutto, anche se sono una fan dei non–lieto–fine, ho deciso che quello che avevano patito era abbastanza, e li ho fatti sopravvivere ^^!

SweetGirl91: A chi lo dici :( io mi chiedo che farò dopo questa long–fiction… Comunque sì, se non si era capito bene il drago era proprio Shenron (non l’ho specificato, scusate! >.<). Beh, alla fine è tornato tutto a posto. Mail ricevuta, finalmente! La risposta ti è arrivata?

 

Gli addii per la pagina dei ringraziamenti! Preparo i fazzoletti (per me almeno, penso che voi sarete felici di non vedermi più in circolazione XD).

Bacioni

DarkMartyx

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Capitolo 28
*** Ringraziamenti ***


RINGRAZIAMENTI

Beh, che dire? Dico che questa scritta mi mette tanta tristezza.

Ho cominciato che avevo solo due persone che mi commentavano (anche se le loro recensioni facevano per tre XD) e che mi sostenevano. Poi sono arrivati anche tutti gli altri e sono stata la persona più felice di questa terra.

Grazie a tutti voi.

Soprattutto grazie a (in ordine alfabetico):

bellissima90

dEiD the ArTiSt

eli995

kutai

Me91

Miettajessica

Monicar92

Silvergirl90

SweetGirl91

Vegeta4ever

Vivvina

_Nodoka_

che hanno messo la mia storia tra i Preferiti.

Ora rispondo alle ultime recensioni:

Vegeta4ever: Infatti il titolo è una cosa che devo spiegare e lo farò sotto. Ti avevo detto che finiva bene no? ^^ Peccato che è finita ç.ç

Vivvina: Grazie per i complimenti! La fine piaceva un sacco anche a me: sarò stata felice almeno quanto Trunks ^^.

Nighwish4ever: Annoiarmi a morte? Ma cosa dirai! Ti ho fatto piangere?! O.o Questa non me l’aspettavo, sul serio! Ah, e anche la faccenda di Tomi/Pan era una delle tante cose che mi sono dimenticata di spiegare.

Monicar92: Grazie mille! XD

SweetGirl91: Oh, grazie per i complimenti *O* Non sai quanto mi rendono felice! Beh, Vegeta non era visibilmente preoccupato per il figlio… per fortuna sua, ho evitato di umiliarlo facendolo saltare al collo del figlio guarito XD! Guarda, a ‘sto punto te lo dico qui, tanto non mi faccio problemi: io sono di Macerata. Praticamente siamo vicine di casa senza saperlo XD! (copiata precisa precisa dalla mail che ti ho spedito, non ho molta fantasia XD)

Ora le spiegazioni.

Per il titolo: sì, il titolo è “The End Of Saiyans”… però visto come possibile fine dei Saiyan, perché il tutto si svolge in una dimensione e quindi non è reale… anche se i Saiyan non ricordano nulla è come se ne serbassero ancora la sensazione di terrore… insomma, anche se tutto si è sistemato, la loro fina l’hanno vissuta in un’altra dimensione. Non so se sono stata chiara ^^’.

Riguardo a Tomi/Pan, era una mia macchinazione progettata fin dall’inizio: Razor, venendo nella loro dimensione, aveva cambiato il corso della storia… per questo Pan è nata maschio. Poi, quando si è sistemato tutto, la storia ha continuato il suo normale decorso. Tutto questo complotto stile Death Note era atto ad un unico obbiettivo: no, non la conquista del mondo, ma a far fare una figuraccia a Goku XD. E questa spreca tutta la sua intelligenza così, penserete voi… beh, pensate bene. Non c’è niente di meglio per me di una cavolata del genere XD!

Ok, è tutto. Non so se tornerò con un’altra storia. Una mezza idea ce l’ho, ma per la gioia di Vegeta4ever tratterà anche di Pan e Bra! Non so se ti verrà voglia di leggerla, Ele. Io però ci conto ;). Anche perché naturalmente tornerà Trunks.

 

È tutto. Grazie ancora a tutti voi. Vi voglio bene.

Per l’ultima volta

Bacioni

DarkMartyx

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